Death Note: Effetto Farfalla

di Denebula
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'Orizzonte degli Eventi ***
Capitolo 2: *** Risvegli ***
Capitolo 3: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 4: *** Ultimatum ***
Capitolo 5: *** Scontro Frontale ***
Capitolo 6: *** Primi collegamenti ***
Capitolo 7: *** Tamponare vecchie ferite ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'Orizzonte degli Eventi ***


Da molto lontano, oltre le stelle ai confini dell'universo, il Vascello ed il Sigillo ascoltavano in silenzio le voci esaltate degli umani. Il primo disorientato, il secondo addolorato. Nonostante fosse passato relativamente poco tempo -per loro- la mente ed i valori degli esseri umani non erano cambiati di una sola virgola ed avevano dimenticato ciò che invece avrebbero dovuto custodire per sempre: la memoria di un sacrificio fatto per amore. Il Vascello provò pena quando volse lo sguardo verso il Sigillo che per quei poveri ed illusi mortali aveva dato via tutto. Tornò però a guardare verso la Terra quasi subito, cosciente ormai di come all'altro non piacesse essere compatito.

-Idiozie, non credi?-  Le sue parole, pronunciate sull'onda di un sospiro, ruppero il surreale silenzio con una punta di amara ironia. -Sono arrivato a dover fare gli straordinari.-

Ma dal Sigillo non ottenne risposta. Quello sguardo pieno di dolore ma anche concentrazione aveva potuto contemplarlo una sola volta prima di allora e da esso era nata una inimmaginabile scintilla di vita. Si aspettava grandi cose dal Sigillo se ora stava avendo l'onore di assistere al momento nel quale quest'ultimo stava ragionando con così tanta sregolatezza e senso di responsabilità al tempo stesso.

 -Sai meglio di me che non possiamo intervenire...-

Per quanto la mente dell'altro l'avesse incuriosito ed attirato come fosse del puro, dolce nettare era suo compito anche ricordargli del ruolo che entrambi ricoprivano e delle responsabilità immensamente pesanti di cui si erano fatti carico nell'imprevedibile gioco dell'esistenza, pieno di causalità e casualità. Fato, direbbero alcuni. Solo allora le iridi grigie quanto la polvere lunare del Sigillo si voltarono lente e stoiche verso la figura nera, sottile e piumata del Vascello.

-Eppure uno dei tuoi "sottoposti" è intervenuto.-

Il Vascello a volte provava un odio viscerale nei confronti dell'altro, soprattutto quando le sue parole gli venivano rispedite indietro e con più ragionevolezza di quanto pensasse.

 -Non sottostà ai miei ordini- provò a replicare ma un semplice quanto lacerante "lavora comunque per te" giunto dal Sigillo lo fece ammutolire di nuovo.

Altro silenzio in quello spazio siderale, riempito solo dalla confusione dei loro pensieri inumani.

-Come hai intenzione di risolvere il problema?- Chiese sorprendentemente preoccupato il Vascello, i suoi profondi occhi azzurri rivolti verso il Sigillo in una tacita ma disperata richiesta di aiuto.

E come poteva il Sigillo, nella sua immensa bontà, rifiutare tale grido? Il Vascello lo osservò racchiudersi ancora di più in se stesso sembrando un piccolo sole per quanto la sua figura risplendesse in quel placido oceano di neutro nulla.

-Di questo passo le tue nascite saranno comunque troppo poche anche solo per equilibrare le mie morti- continuò l'oscuro Vascello. -Se non fermiamo la minaccia prima che essa si espanda non ci sarà più nulla da fare. La Caduta tornerà ed a questo punto sarà inesorabile. Nessun miracolo potrà più fermarla.-

La resa era palpabile sulle labbra del Vascello eppure il Sigillo non aveva abbandonato la speranza, posando un suo evanescente piede sul tappeto color oltremare dell'infinito. L'obiettivo della sua intera presenza era quello di dover proteggere gli umani a tutti i costi anche nei momenti più cupi, non si sarebbe certo tirato indietro adesso. Le alte sfere avranno sicuramente compreso. Una certa irritazione ma anche ammirazione da parte del Vascello non tardarono ad arrivare.

-Sappi che sarò costretto ad attaccarti se dovessi incontrarti- ammise di malavoglia la sinistra entità che si sciolse sotto il consapevole sorriso del troppo giovane protettore.

-Farò quel che devo- aveva risposto, come se ciò fosse stato giusto, una conseguenza naturale delle cose.

A volte i loro compiti ed i ruoli che ricoprivano erano proprio crudeli nei confronti dei loro sentimenti.

Dunque il Sigillo discese sulla Terra sottoforma di lontano ricordo della sua vita mortale, conservando il suo dono ed il suo fine ultimo ma lasciando indietro cosa significasse essere un essere umano. Il Vascello tornò ad osservare, ora da solo, meditabondo ma pronto a tornare anche lui sul piano materiale molto presto. Avevano compiuto la prima mossa sulla scacchiera di quella delicata partita.

La loro minaccia aveva un nome ben preciso, urlato dalle masse come sinonimo di giustizia: Kira.

- - -

E niente, un giorno mi stavo annoiando pesantemente ed ho pensato:

"Ma come sarebbe un crossover tra Persona 3 e Death Note?"

Ed è uscito questo-

La timeline non è precisissima ma fondamentalmente è la trama di Death Note che accade dopo gli eventi di P3, per questo ho dovuto lavorare di fantasia ed inserire degli headcanon che rendessero la storia interessante e coerente (se così possiamo definirla-) con se stessa nella sua ambientazione.

Spero possa piacervi!

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Capitolo 2
*** Risvegli ***


L'odore di marcio delle stradine di periferia rimaneva identico ovunque si andasse nel mondo, fu questo il primo pensiero del Sigillo al suo risveglio. Le lunghe ciglia, alzatesi con fatica, si mossero frenetiche per scacciare polvere e gocce d'acqua stagnante dagli occhi, in pieno contrasto col resto del corpo che invece tastava con lentezza la sua ritrovata fisicità. Il sopraggiungere improvviso di così tanti familiari stimoli lo destabilizzò: il rumore della città insaziabile, le luci multicolori che illuminavano a giorno l'ambiente in un arcobaleno artificiale di neon e pixels, la freddezza e ruvidità del cemento sul quale poggiavano i nudi palmi delle mani, l'odore ed il sapore ripugnanti di avanzi di cibo scaduto e chissà cos'altro si trovasse lì vicino al bidone della spazzatura...

Non uno dei migliori risvegli per il rinnovato giovane essere umano, perso in questo labirinto di caos mondano ed alla totale mercé delle bassezze di cui erano capaci questi intelligenti mortali. Ma non aveva nulla da temere, aveva con sé la speranza e questa bastava a fargli ignorare il malessere ed il dolore; finché c'era lui tutto sarebbe andato bene e constatare quanto il respiro gli riempisse i polmoni ed il cuore pompasse incessante il sangue lo rassicurava. Provò con calma ad alzarsi in piedi tenendosi ad un cassonetto sporco sul quale presto allungò l'intero braccio sinistro. Sforzando al massimo la sua memoria muscolare trovò la sua carne avvolta in un irreale torpore che lo lasciò alquanto deluso. Con la grazia di un cerbiatto appena venuto al mondo provò a portare un piede avanti all'altro in uno sconnesso tentativo di camminata fallito quasi istantaneamente. Alle orecchie interne il movimento non piacque affatto e dopo una fugace quanto appannata vista della strada trafficata poco più avanti seguì una perdita dell'equilibrio tale da far sbattere al povero ragazzo la schiena sul cassonetto. Il fracasso provocato dall'impatto fece destare quello che doveva essere un senzatetto rintanato lì in cerca di calore ed un misero, disgustoso pasto.

-Bastardello, va' a bucarti altrove- aveva subito strillato, alzandosi la coperta logora fino al viso incolto.

Ansimante, il Sigillo prestò poca attenzione allo sfortunato e rabbioso estraneo preferendo di gran lunga conservare le energie per procedere, con cautela e con entrambe le mani sulla parete esterna di un edificio, verso la strada. In pochi, dubbiosi passi aveva quantomeno imparato di nuovo a camminare. Il solo occhio scoperto, intento a catturare velocemente tutto ciò che circondava la debole figura, fu presto investito dalle mille luci delle insegne, dei lampioni e dei semafori del centro cittadino. Il Sigillo si chiese se l'acqua che ora gli inumidiva le fredde guance fossero lacrime di irritazione, fitta pioggia o entrambe. A giudicare da come i capelli si fossero appiattiti su tutto il capo e gli solleticassero il collo gocciolando copiosamente dovette ripiegare sulla seconda opzione. Il pianto del cielo non sembrava però turbare la popolazione né lui stesso che, dopo un profondo respiro, provò ad infilarsi con incertezza tra la folla del marciapiede. Sotto tutti quegli ombrelli il ragazzo faceva la figura di un'ape solitaria in un alveare sconosciuto nel quale non era il benvenuto. Lui però continuava a camminare, seguendo un sentiero ben chiaro ma con lo sguardo perso tra le ombre della notte. Il sorgere della luna calante gli indicava il cammino e lui, in rispettoso silenzio, seguiva incessante le indicazioni della matrigna cosmica.

Alla fine del tracciato si trovava un altro giovane essere umano che, al contrario del Sigillo, si godeva seduto alla scrivania il confortevole riparo dalla pioggia nella sua modesta camera. Con una gamba posata elegantemente sopra l'altra osservava compiaciuto lo schermo del televisore, reggendosi la testa in una posa di totale rilassatezza.

-Kira non riposa mai?- chiese sarcastico lo shinigami mentre sgranocchiava la sua succosa mela rossa, appollaiato sullo schienale della sedia da ufficio alla pari di un avvoltoio che incombe sulla carcassa della preda.

Ma il ragazzo, al contrario, aveva tutta l'aria di essere un feroce predatore che non conosce pietà.

-Mai- rispose infatti, affilato come un rasoio.

Light Yagami considerava il suo operato troppo importante per dedicarsi anche solo al misero riposo.

"Un dio non ha certo bisogno di riposare" diceva qualche volta alla creatura ultraterrena per giustificare il suo dispendioso "nuovo passatempo", come affermava Ryuk.

Per lo shinigami però quello non era altro che puro intrattenimento di altissima qualità, non avrebbe certo fatto calare il sipario così presto. Nelle ultime settimane Light aveva ripulito più della metà delle carceri delle più famose città giapponesi, facendo brancolare le forze dell'ordine nel buio pesto, ma anche studiato per il test d'ingresso all'università. Aveva poi recentemente acquistato un completo nuovo per presentarsi al meglio proprio per questa occasione, la prima impressione era sempre quella più importante dopotutto. Eppure per lo studente modello di spiccata intelligenza come lui tutto questo non era ancora abbastanza, a volte la fame che provava era facilmente paragonabile a quella che sentiva l'entità della morte che lo accompagnava in ogni dove nei riguardi delle mele. Si chiedeva, sulla stessa linea di pensiero, se il malessere dello shinigami per la mancanza di esse fosse simile al vuoto interiore che gli procurava l'impazienza, il non raggiungere subito le aspettative che si era prefissato. Ora doveva inoltre pensare a come conciliare il percorso universitario con la realizzazione del mondo perfetto, non poteva di certo sacrificare lo studio in quanto gli forniva ulteriori conoscenze ed un alibi di ferro ma non poteva abbandonare la sua priorità più grande. C'erano poi di mezzo i legami sociali: aveva promesso alla sorellina Sayu di aiutarla a studiare e passare del tempo con lei e doveva quantomeno fingere di stringere amicizia con qualcuno dei suoi futuri compagni di corso o avrebbe destato sospetti, il che significava togliere altro tempo della giornata che poteva dedicare al Death Note.

Gli ingranaggi ben oliati della sua mente umana stavano operando in modo così diligente che l'improvviso intoppo che ricevettero nel sentire la bizzarra risatina di Ryuk li fecero fermare all'istante. Light si mise all'erta. Non era mai un buon segno quando quell'incosciente si comportava in questo modo.

-Cos'hai da ridere, Ryuk?- chiese sottovoce per paura di venir ascoltato da qualcun altro oltre che dallo shinigami.

Si mise a fissarlo con la coda dell'occhio mentre portava i muscoli in tensione. Lo shinigami aveva le smorte iridi gialle fisse verso l'esterno, stava contemplando qualcosa dalla finestra e Light era indeciso se affacciarsi anch'esso o non rischiare, rimanendo seduto alla scrivania. La risata grottesca della creatura si andò ad affievolire mano a mano fino a sparire in un pericoloso silenzio.

-Questo sarà...decisamente un problema.-

Prima ancora che Light potesse chiedere a cosa si riferissero quelle parole che non gli piacevano affatto sentì dei rumori provenire dal piano di sotto. Sconnessi ed ovattati ma persistenti. Erano quasi l'una di notte. In un baleno Light nascose il Death Note ed aprì la porta della camera, determinato a capire cosa stesse succedendo. Ryuk non si mosse di un millimetro e la tensione sottopelle non fece che crescere nel castano quando si accorse di essere rimasto solo nel corridoio. I rumori si stavano facendo ora più forti ed erano decisamente degli scossoni dati alla porta d'ingresso. Più Light ragionava avanzando di pochi centimetri alla volta più non stava trovando un senso a quello che stava succedendo e l'irritazione si faceva palpabile. Microcriminalità? Impossibile, anche i ladruncoli da quattro soldi temevano il giudizio di Kira e non si azzardavano a muovere un dito. Se invece fosse stato quello il caso, quanto poteva essere stupido questo ladro nel tentare di derubare in casa del capo della polizia nazionale? Soichiro Yagami era ben rispettato e tutti nel quartiere lo conoscevano dunque chiunque ci fosse stato aldilà del portone non doveva essere della zona. Escludendo l'ipotesi di un ladro poteva essere un agente di polizia? Ma gli sarebbe bastato chiamare al telefono suo padre se doveva avvertirlo di qualcosa... Un agente dell'Interpol? Una retata a sorpresa a casa sua in piena notte per catturare Kira era improbabile: non avevano prove di come Kira uccidesse le sue vittime, figurarsi conoscere la sua identità. Light non era -ancora- un esperto ma pensava inoltre che non fosse questa la procedura solita della polizia internazionale: avrebbe sicuramente provato prima altre strade più discrete. Le sinapsi gli stavano facendo male, Light odiava tutta questa illogicità. La sua famiglia stava ancora dormendo nelle rispettive stanze quando Light si ritrovò faccia a faccia col legno del portone. Chiunque stesse cercando di entrare aveva per forza di cose scavalcato il cancello esterno, Light poteva svegliare il padre e far arrestare questo sconsiderato per violazione di proprietà privata e la questione si sarebbe chiusa in pochi minuti ma temeva che il genitore avesse incominciato a fargli fin troppe domande. Inoltre aveva il presentimento che tutto questo c'entrasse col Death Note vista la reazione di Ryuk e non poteva dunque, a maggior ragione, far intromettere dei terzi. Avvicinò il volto allo spioncino e dall'altra parte il giovane riuscì a vedere solo una piccola porzione di matassa bluastra muoversi. Rimase immobile, trattenendo il respiro.

-Siamo in trappola, Light- il sussurro dello shinigami arrivatogli alle spalle senza alcun preavviso gli fece gelare il sangue nelle vene.

...Era paura quella che aveva sentito nelle parole della creatura oscura? Ma l'iride marrone del ragazzo che si affacciava verso l'esterno si era ancorata all'intruso seguendolo nei minimi movimenti. In qualche modo quest'ultimo aveva compreso che la porta non si sarebbe aperta dunque aveva smesso di scuoterla e stava indietreggiando. Finalmente Light poteva concludere qualcosa della fisicità di quella persona: decisamente più bassa di lui, fradicia dalla testa ai piedi, sembrava indossare un'uniforme liceale a lui sconosciuta ma non riusciva a capirne il sesso né le intenzioni visto che la faccia era rivolta verso il basso e coperta da un lungo ciuffo blu come il resto dei capelli. Cosa accidenti voleva un presunto minorenne nel cuore della notte per essere disposto a infrangere la legge in casa di un poliziotto? E perché uno shinigami sembrava avere più paura di lui? La risposta a questo quesito sembrava star arrivando da sola visto che qualche secondo dopo la figura uscì dal campo visivo di Light, diretta però sicuramente verso il retro della casa. Il castano sapeva benissimo che l'abitazione non aveva entrate secondarie ma c'era ancora un modo nel quale quel pazzo poteva riuscire ad intrufolarsi: le finestre. Light iniziò dal piano terra a serrare tutte le finestre possibili ma proprio quando, con le mani tremanti per via della fretta, chiuse l'ultima finestra della cucina sentì un rumore sordo al piano di sopra.

Era entrato. Si era arrampicato ed era entrato. La finestra di camera sua era chiusa da quel pomeriggio, se lo ricordava benissimo! I suoi genitori dormivano sempre con la finestra chiusa in quel periodo dell'anno. Quella della camera di Sayu... Il respiro veloce e spezzato del castano non era minimamente paragonabile al fremere di terrore delle sottili ali dello shinigami. Senza farselo ripetere due volte Light prese uno dei grossi coltelli da cucina e corse verso le scale per tornare di sopra, stringendo il manico di plastica dell'arma così forte e con così tanta adrenalina da avere quasi l'impressione di starlo sciogliendo sotto il calore della mano.

Il secondo gradino, il quarto.

Click.

Quell'unico occhio visibile, il sinistro, dello sconosciuto sembrava illuminare e congelare la superficie degli scalini per via della sua freddezza. Light lo trovò voltato verso di lui ad osservarlo dall'alto con la mano ancora sulla maniglia della porta della camera della sorella. Tutto sembrava come essersi fermato all'improvviso ed il silenzio di tomba che era piombato dopo tutta quella tensione lasciò Light senza fiato, con gli occhi spalancati che studiavano pieni di domande l'esile e giovane figura che aveva poco sopra di lui. Questa perdeva acqua che ora aveva iniziato a colare, un poco alla volta, per le scale fino ad arrivare ai calzini di Light con una ritmica precisa quanto un orologio. Passarono pochi ma interminabili secondi di stasi prima che il misterioso intruso senza spiccicare parola incominciò ad avvicinarsi, scendendo di un gradino. Light subito gli puntò contro la lama affilata del coltello con il chiaro messaggio di non avvicinarsi un centimetro in più.

-Chi sei? Cosa vuoi?-

Ma non ottenne risposta e la minaccia dell'arma non sembrò turbare il giovane dai capelli blu che continuò a scendere. Light prese il coltello a due mani ma scese gli scalini in sincronia con l'estraneo. In questo stallo alzò la voce per strappare con forza una risposta dall'altro.

-Cosa vuoi?!- ripeté per un paio di volte, invano.

Tornato con entrambi i piedi sul pavimento del salotto Light continuò ad indietreggiare vedendo come il ragazzino non accennava minimamente a fermarsi.

-Non costringermi a farti del male.-

E Light, oltre ad averne decisamente la voglia, sapeva di esserne più che capace, farlo però gli avrebbe complicato le cose. Come reazione ebbe solo l'iride grigia dell'altro venire lentamente coperta per una frazione di secondo dalle palpebre già per metà abbassate. In questa bizzarra danza di forze contrapposte Light si ritrovò con la schiena contro la parete che separava il salotto dalla cucina non potendo vedere dove stesse effettivamente andando; solo quando si voltò per accertarsi di dove si trovasse vide le ultime piume di Ryuk sparire oltre un muro. Quel buono a nulla se n'era andato lasciandolo solo con uno sconosciuto totalmente imprevedibile. Forse era anche armato. Light non aveva altra scelta.

-Fai un altro passo e ti ammazzo- disse in un mormorio pieno di veleno, alzando il coltello verso la giugulare dell'altro che ora era ad una pericolosa distanza.

L'eco delle parole del maggiore sembrò riecheggiare per tutto il piano terra e tornargli indietro dopo aver impattato il viso inespressivo del più giovane. Quell'indecifrabile persona ancora una volta sbattè le palpebre ed incominciò a lasciare spazio a Light solo per poter entrare in cucina...secondo il castano non aveva effettivamente capito quello che gli aveva detto. Si stava osservando intorno ma non sembrava interessato al cibo contenuto nelle credenze o nel frigo. Light stava esplodendo di rabbia ed ora che il ragazzino gli stava dando le spalle un ghigno si dipinse sulle sue labbra. Sarà stato da vigliacchi? Forse, ma per lui il fine giustificava qualsiasi mezzo.

-Non sei stato molto furbo- gli disse Light una volta averlo aggredito alle spalle, bloccandogli entrambi i polsi dietro la schiena e tenendolo bloccato a terra col suo stesso peso.

L'assenza di tentativi di liberarsi da parte del minore lo lasciarono perplesso ma poteva ben notare il suo sguardo di pura furia. Conscio ormai della sua vittoria era determinato ad avere delle risposte a costo di strappargliele con la violenza se necessario e glielo fece capire schiacciandolo ancora di più tra lui ed il pavimento per non lasciarlo respirare bene. Non gli avrebbe dato tregua.

-Per l'ultima volta: chi sei e cosa vuoi?-

Ma l'altro ancora si rifiutava di parlare; Light si stava seriamente arrabbiando e se c'era una cosa che le sue vittime avevano imparato era non farlo arrabbiare. Mentre con una mano teneva fermi i polsi del ragazzino con l'altra intensificò la stretta sul manico del coltello e lo avvicinò all'occhio grigio del minore fino a quando pochi millimetri non separavano il ferro dal bulbo oculare.

-Ti conviene rispondere.-

Light percepì il rumore distante di quello che sembrava del vetro rotto ed un secondo dopo una luce accecante gli precluse la vista accompagnata da un dolore lancinante che si fece velocemente strada nella testa. Sembrava gli avessero appena perforato il cranio da parte a parte con una freccia. Istintivamente il maggiore lasciò andare il coltello e si portò le mani alla testa nel tentativo di affievolire il dolore e proprio in quel lasso di tempo il più piccolo guizzò via dalla sua presa, liberandosi, e scappando verso la camera di Sayu per uscire da dove era precedentemente entrato. Finito a terra ed ancora dolorante Light non poteva far altro che imprecare un "lurido bastardo" tra i denti ed augurargli mentalmente che gli si spaccasse qualche osso importante per via della caduta dal primo piano. A causa del trambusto dettato dalla velocità di queste azioni la piccola Sayu si svegliò di soprassalto ma senza l'occasione di poter capire cosa fosse successo: la porta si muoveva ancora e cigolava mentre si socchiudeva e la pioggia continuava a scendere fuori dalla finestra spalancata, dal piano di sotto si sentivano dei profondi respiri. Preoccupata, la ragazzina scese dal letto e quasi non scivolò per via degli scalini bagnati mentre scendeva in salotto. Trovò Light seduto per terra che si passava le mani sugli occhi.

-Fratellone! Cosa succede?- chiese Sayu mentre accorreva in soccorso del fratello, evitando miracolosamente di calpestare il coltello che non aveva notato.

Light la abbracciò per tranquillizzarla ma forse con troppa forza visto che Sayu gli dovette dire che la stava stritolando. Ciò che Sayu non sapeva era che quella stretta non era forte per via della paura e che stava avendo molta fortuna ad avere un fratello con estremo autocontrollo come Light Yagami. Quest'ultimo, mentre raccontava la tipica scusa dello spuntino di mezzanotte alla sorella, pensava a come ora quell'intruso si fosse appena fatto un terribile nemico e sarebbe andato incontro ad un triste destino. Che la sua pena sarebbe stata d'esempio: nessuno può permettersi di attaccare Kira, nessuno può attaccare una divinità.

L'identità ed il movente di quel ragazzino non gli importavano più, lo voleva morto.

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Capitolo 3
*** Chi non muore si rivede ***


Dire che Light Yagami ribolliva di rabbia era dire poco: per tutta la notte non aveva chiuso occhio ed aveva riflettuto su chi fosse quel ragazzino, come avesse fatto a liberarsi -visto che per lui quello che gli era successo era stata causa sua- e come mai Ryuk fosse scappato. Il collegamento tra lo shinigami e quell'enigmatico giovane era palese per il castano ma non riusciva a trovare esplicitamente ciò che li legava insieme. Ryuk ne aveva paura e quel tizio dai capelli blu gli aveva dato l'esplicita dimostrazione, entrando nella cucina subito dopo che lo shinigami se ne fosse andato, che lo stava cercando. Quindi poteva vedere lo shinigami? Era anche lui un possessore di un Death Note? L'ipotesi che avesse fatto lo scambio degli occhi dello shinigami aveva spronato Light a cercare informazioni come un matto per evitare di morire prima che questo ignoto ragazzino scrivesse il suo nome sul suo Death Note. Era diventata una corsa contro il tempo ed avrebbe vinto chi sarebbe stato il più veloce a scrivere il nome dell'altro sul proprio quaderno, l'idea che il suo avversario partisse in qualche modo avvantaggiato però logorava Light ogni minuto in più che passava. Navigando in rete dopo ovviamente aver preso tutte le precauzioni necessarie aveva tentato di risalire all'identità dell'intruso solamente basandosi sul suo aspetto fisico ma, come alla fin fine si aspettava, non aveva trovato nulla. Era persino entrato nel database della polizia grazie al computer in centrale collegato in remoto del padre ma anche lì aveva ottenuto zero risultati. Da lì per ore ed ore di ricerca ininterrotta era rimasto più volte bloccato in svariati vicoli ciechi: social media, forums, chatrooms, deep web, aveva tentato di tutto ma quel bastardello sembrava non esistere da nessuna parte. Certo avere qualche riferimento preciso sarebbe stato più utile di una mera descrizione fisica, l'uniforme scolastica che indossava sicuramente l'avrebbe aiutato a trovare un percorso più proficuo ma non l'aveva mai vista in giro per Tokyo. Veniva forse da un'altra regione del Giappone o anche fuori dal paese? Provò dunque, sulle stesse fonti, a cercare informazioni sull'uniforme ma anche quella sembrava non esistere. La sveglia che suonò alle sei in punto del mattino pareva più una campana di morte col mero compito di ricordargli che non era nessuno se non un semplice e debole essere umano.

-Heylà.-

In quella irrazionale esplosione di irritazione Light prese la sveglia e la scagliò contro Ryuk che era magicamente riapparso nella sua camera, incurante del fatto che l'oggetto passò attraverso il corpo sinistro della creatura ed impattò contro il muro, rompendosi e smettendo di suonare.

-Dove diavolo sei stato?- iniziò a chiedere Light con evidente furore nel tono della voce, tenuto a bada solo dalla consapevolezza che urlando avrebbe svegliato quantomeno la madre. -Perché te la sei data a gambe, codardo?-

Ryuk di nuovo ridacchiò nel suo unico e fastidioso modo che aveva, non nascondendo un certo nervosismo.

-In teoria sto ancora scappando.-

Light ci vide nero. Si alzò dalla sedia e veloce come un lampo si avvicinò allo shinigami come quasi a volerlo colpire dritto nel muso.

-Scappando da un misero ragazzino puzzolente? Una creatura della morte come te ha paura di uno stupido poppante? Pensi di riuscire a prendermi in giro?-

Ryuk non solo stava dicendo la verità ma era tornato lì rischiando la sua pellaccia proprio per informare Light, per questo raddrizzò un poco la sua postura genericamente ricurva per farsi più grande e minaccioso nei confronti del giovane. Il tutto solo per riuscire a spiegarsi...gli umani erano proprio degli illusi. Light non abbandonò la sua espressione lacerante verso lo shinigami ma si fece comunque indietro, sedendosi sul letto e rimanendo in silenzio.

-Ascoltami bene, Light Yagami: altre forze estranee a questo mondo materiale si sono mosse. Quali e quanto alte non so dirlo ma sono decisamente potenti.-

Ormai il castano non faceva molte domande a riguardo: se esistevano gli shinigami per forza di cose sarebbero dovuti esistere altri spiriti, demoni o divinità. Una cosa l'umano e l'ultraumano avevano in questo momento in comune: entrambi non se lo aspettavano.

-E ti stanno dando la caccia?- chiese Yagami, ora più interessato a conoscere la questione piuttosto che restare arrabbiato con Ryuk.

-Sembra essere il loro obiettivo. La mia assenza dal regno degli shinigami deve essersi fatta sentire un po' troppo.-

Quindi volevano riportare indietro Ryuk nella sua dimensione? Parlando di massimi sistemi non era poi una cosa così illogica: era giusto che gli umani rimanessero nel mondo degli umani e gli shinigami nel mondo degli shinigami. Ma...

-Immagino però che per te sia più facile a dirsi che a farsi.-

Ryuk istintivamente diresse gli occhi verso il nascondiglio del Death Note.

-Già.-

Quindi finché il quaderno rimaneva tra le sue mani e di sua proprietà Light doveva essere costantemente seguito dallo shinigami, il che significava che questo costringeva Ryuk a vagare nel mondo degli umani. Light aveva capito.

-Stanno complottando contro di me- sussurrò, stringendo le mani in due solidi pugni.

Anche se presa per le lunghe questa era comunque una manovra per impedire che un umano utilizzasse il Death Note il che, nello specifico, implicava lui ed andava ad intralciare il suo piano per la creazione di un nuovo e pacifico mondo. Ryuk scoppiò a ridere, ricevendo un'occhiata omicida da parte del castano.

-Pensi davvero che loro si interessino di te?- chiese retoricamente lo shinigami, svolazzando sopra Light quasi per incutergli timore. -Gli umani per esseri come me e come loro non sono altro che piccole, insignificanti formiche. Sono nati dalla polvere e torneranno alla polvere. Per loro non esistono Light Yagami, Sayu Yagami o addirittura Ryuk: per loro esistono essere umano generico, essere umano generico e shinigami generico. La tua storia, la tua utopia...nulla di tutto questo ha davvero importanza per noi.-

E Light che durante tutto questo tempo si era impegnato oltre ogni misura proprio per elevarsi al di sopra degli umani per il loro stesso bene si sentì sprofondare in mare dopo essere precipitato da un dirupo: non accettava di essere un mero mortale generico, di non essere importante. Lui era il dio di un nuovo mondo, colui che avrebbe guidato il popolo verso un futuro privo di guerre ed orrori, era destinato ad essere ricordato tra gli umani e tra gli shinigami e tra qualsiasi altra cosa fossero questi esseri superiori! Lui era diverso, lui doveva essere trattato come unico esemplare a parte.

-Ma io ho il Death Note- rispose Light alla creatura della morte con un lieve sorriso. -Io non sono né un umano né uno shinigami, sono entrambi.-

E le "altre forze" questo non potevano ignorarlo, giusto? Altrimenti non avrebbe avuto senso il loro intervento per riportare Ryuk a casa.

-A proposito, tra le cose che non mi rendono uno shinigami puro ci sono gli occhi...- continuò Light. Ryuk si stava dimostrando particolarmente interessato all'andatura del discorso.

-Vuoi fare lo scambio?- chiese lo shinigami ma come risposta ricevette una scossa del capo da parte di Light.

-Uno scambio sì, ma non degli occhi. Tu avrai sicuramente visto come si chiama il moccioso quindi ti propongo questo scambio: il suo nome per la tua vita. Dimmi come si chiama ed io lo ucciderò per te, a quel punto nessuno ti potrà dare la caccia e tutto proseguirà come programmato.-

Era un piano perfetto ma Ryuk non sembrava convinto.

-Mi hai detto che lo shinigami di cui ora ho il quaderno è morto, non è così? Dunque se gli shinigami possono morire e venire uccisi la stessa cosa può accadere per esseri come loro.-

Ma prima che Ryuk potesse anche solo articolare una sillaba la madre di Light bussò con discrezione alla porta della camera del figlio.

-Tesoro c'è qualcuno alla porta, è per te?- dal suo tono sembrava confusa ed era ovvio che lo fosse. Light non era solito ricevere visite così presto di mattina.

Senza distogliere lo sguardo da Ryuk, Light rispose a sua madre che sarebbe sceso presto. Lo shinigami aveva ricominciato a fremere.

-È qui- disse solamente. -Devo andare via.-

-Dammi il suo nome.-

Ma non lo ottenne: Ryuk se l'era di nuovo filata e Light era rimasto ancora una volta a mani vuote. Velocemente scese le scale ed arrivò al portone d'ingresso, aprendolo e squadrando con rabbia il ragazzino che era tornato a tormentarlo. Questo alzò il capo per fissarlo nella sua solita, inespressiva maniera. Rispetto a ieri aveva solo i capelli asciugati ma di certo non in ordine e puzzava di acqua stantìa. E questo sarebbe stato il pericolo che minacciava Ryuk? Ad una prima occhiata sembrava così fragile da essere in grado di farlo cadere soffiandogli addosso. In quella breve, silenziosa sfida di sguardi il primo a sottrarsi fu proprio il ragazzino senza nome che come all'improvviso privo di qualunque interesse fece dietrofront, diretto altrove. Prima che potesse però allontanarsi ancora di più Light lo afferrò saldamente per un polso, da sopra la manica, ed incominciò a trascinarlo dentro casa. La violenza cieca non aveva funzionato? Avrà provato a raccogliere informazioni in modi più contorti.

-Hey Hisoka- e Light si compiacque da solo per questa lieve frecciatina, -ci stavamo tutti chiedendo che fine avessi fatto, eccoti qua! Mamma mia, sei lercio.-

E blaterando sul nulla di fatto Light lo fece entrare e chiuse il portone alle sue spalle. Il ragazzino era rimasto impassibile.

-Sei di nuovo scappato di casa? Potevi avvisarmi, ti avrei dato una mano...dai, andiamo a renderci presentabili, non vorrai di certo andare in giro conciato così!-

E Light, scusandosi con sua madre per non averla avvisata di questo inconveniente, incominciò a tirare il ragazzino verso il bagno del piano di sopra. Arrivati lì chiuse a chiave la porta, si mise dei guanti in lattice che usava sua madre per pulire e spinse lo sconosciuto nella vasca con tutti i vestiti, azionando l'acqua corrente a qualsiasi temperatura la manopola finisse per indicare.

-Troppo calda o troppo fredda?- chiese Light con una certa acidità, puntandogli il soffione dritto in faccia. Lo sconosciuto chiuse solamente gli occhi, lasciandosi scorrere l'acqua gelida addosso.

-So per chi sei qui.-

Chinatosi per arrivare alla sua stessa altezza, Light tornò a fissarlo dritto nell'occhio sinistro ed il ragazzino di rimando lo fissava in silenzio.

-...Probabilmente non capisci neanche quello che dico, meglio così.-

E Light prendendolo per il collo bloccò il minore sulla parete piastrellata del bagno. Il ragazzino dai capelli blu non si oppose né tentò di allontanare la sua mano.

-Non è divertente il gioco del silenzio, sai? E per la cronaca non mi fai neanche paura.-

Light incominciò a stringere la presa, sentendo finalmente una reazione da parte del minore che aveva teso i muscoli della gola. Il castano ridacchiò lievemente.

-Riprendiamo da dove eravamo rimasti ieri notte: ti conviene iniziare a parlare.- Per la prima volta da quando lo aveva incontrato aveva effettivamente avuto una risposta sonora, anche se si trattava di un gemito dato dal soffocamento.

Di nuovo la voce della madre di Light si fece sentire da oltre la porta:

-Tesoro accompagno Sayu a scuola e vado a lavoro, ci vediamo questa sera. Salutami il tuo amico.-

Con ora entrambe le mani sul collo del ragazzino Light sorrideva malignamente: aveva tutta la casa ed il tempo libero per sbarazzarsi di un eventuale cadavere. La faccia della sua futura vittima stava diventando rossa.

-Ti saluta anche lui, buona giornata e buon lavoro mamma.

Disse Light tentando di non lasciarsi trasportare troppo dall'entusiasmo mentre continuava a soffocare la piccola peste. Sentì il portone aprirsi e subito dopo chiudersi, il collo del nemico incominciare a cedere. Non gli aveva lasciato impronte addosso, avrebbe lavato via il resto e non avrebbe dovuto ripulire del sangue. Aveva vinto senza neanche conoscere il suo nome. Qualche altro minuto gli bastò per terminare il lavoro: gli occhi chiari del senza nome dopo averlo guardato con visibile sofferenza persero qualsiasi scintilla vitale come anche il resto dei muscoli e così lo sconosciuto esalò il suo ultimo respiro. Light aspettò ancora un po' per accertarsi di non sentire il polso e solo dopo aver ricevuto conferma che fosse definitivamente morto lasciò andare il collo del povero malcapitato che si ripiegò in avanti. L'acqua venne chiusa. Il sorriso sul volto di Light era sparito per far spazio ad una fredda neutralità mentre staccava dall'uniforme del cadavere quello che doveva essere il distintivo della scuola. Se lo mise in tasca e si alzò in piedi per incominciare ora a ragionare su quale fosse stato il modo migliore per sbarazzarsi di quella zavorra. Seppellirlo? Lì non era possibile. Smembrarlo? Avrebbe combinato un'opera d'arte surrealista nel bagno ed in quel momento non era dell'umore per improvvisarsi pittore. Arderlo? Dispendioso ma discreto, l'inceneritore si trovava sul retro. Era fattibile, doveva solo accertarsi di non essere visto dai vicini...lo avrebbe prima infilato in qualche sacco dell'immondizia che per sicurezza avrebbe profumato, in quel modo almeno poteva evitare qualche sguardo e naso indiscreti. Mentre Light tirava fuori il necessario dai mobili del bagno il corpo che si riversò di lato nella vasca creò un rumore alquanto tetro che per un attimo fece paralizzare il castano. Si era preso uno spavento per niente, voleva quasi sputargli sopra ma si limitò a scuotere la testa per poi uscire dal bagno per recuperare i sacchi della spazzatura.

-Puoi uscire fuori, Ryuk- disse quasi annoiato Light, aspettando di godersi la vittoria con lo shinigami ma questo non si presentò.

La cosa lo lasciò perplesso: che Ryuk non potesse sentirlo? Ma gli aveva detto che gli shinigami sanno sempre dove si trovasse il possessore del loro quaderno e potessero raggiungerlo in qualunque situazione e momento. Light staccò con forza qualche sacco ed andò a prendere nello sgabuzzino del deodorante per ambienti per nascondere l'odore di putrefazione. Solo una volta chiusa con nonchalance la porta dello sgabuzzino sentì degli strani rumori venire da poco lontano. Sarà stata probabilmente l'adrenalina che gli giocava brutti scherzi... Ma poi, quando si girò, lo vide. Era lo stramaledetto ragazzino, goffamente in piedi, col collo leggermente torto da un lato ed ansimante che stava armeggiando con la serratura del portone con la chiara intenzione di voler uscire. Quel bastardo era ancora vivo. Rabbia, disgusto e confusione pervasero la mente di Light: lo aveva ammazzato, ne era sicuro! Cosa diamine stava succedendo? Davanti a quella inusuale scena si stava rendendo conto che i suoi piedi si erano incollati a terra e stavano rifiutando di muoversi come invece stava loro comandando. Senza che potesse fare niente se non essere profondamente allibito, Light lo vide riuscire a togliere la sicura al portone utilizzando le sue stesse chiavi che aveva lasciato nello svuotatasche, aprirlo, lasciar cadere a terra il mazzo di chiavi, azionare l'apertura del cancelletto esterno e con tutta la calma del mondo uscire e richiudersi il portone alle spalle come se pochi minuti prima non fosse successo assolutamente nulla. Lo aveva sottovalutato e lui, come un idiota, pensava di aver avuto la meglio su un essere sovrannaturale in questo modo...

Anche se ora aveva del materiale con il quale avrebbe potuto ricavare delle informazioni si sentiva così sconfitto da sentire la sua autostima sotto la suola delle scarpe.

Light giurò di aver sentito la risata sguaiata dello shinigami, ovunque esso si trovasse, che lo prendeva in giro e gli ricordava incessantemente che fosse stato fregato alla grande.

---

Sì...non fate domande-

Come ho detto nelle note del prologo devo lavorare di fantasia per far andare avanti la cosa eeee non si può uccidere chi è già morto, giusto?

Giusto?

Ho scelto Hisoka come pseudonimo in quanto ha "segreto" o "riservato" come significati e visto che Minato non parla...

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Capitolo 4
*** Ultimatum ***


Per tutto il resto della giornata Light restò chiuso in camera, scendendo unicamente per il pranzo e la cena, rifiutando la merenda. Era troppo impegnato a darsi dello stupido e pensare a come lui, una divinità, avesse fatto un errore così elementare e rischioso. Il pensiero lo lasciava semplicemente senza alcuna voglia di fare altro se non insultarsi da solo. Se avesse avuto un altro tipo di carattere in quel momento si sarebbe ritrovato a contemplare le pareti della camera ricolme di buchi e le mani massacrate per i colpi inferti, era invece rimasto steso malamente sul letto a fissare apatico il soffitto. Pensava di poter risolvere il problema tutto da solo e velocemente ma si sbagliava: si trattava di una guerra di informazioni ed il nemico aveva il coltello dalla parte del manico...

Ah, l'ironia.

-Hey Light- lo chiamò lo shinigami che era tornato da qualche minuto nella camera, cosa che il castano aveva bellamente ignorato, -non mangio mele da ieri pomeriggio, mi sento morire.-

Con un sospiro sconsolato il giovane fu costretto ad alzarsi ed in silenzio andò a prendere un paio di mele per poi tornare e lasciarle alla rinfusa lì in camera.

-Che ti prende, Light? Non sono questi i modi.-

A quel punto il suddetto gli rivolse uno sguardo terrificante ed incominciò a spiegargli.

-Avevo ammazzato il ragazzino...-

Ryuk si era fermato a metà dell'azione di dare il primo, grande morso e la bocca già aperta deviò in sorrisetto. Lo shinigami aveva capito dove la frase stava andando a parare.

In effetti Light cosa si aspettava succedesse? Ryuk gli aveva parlato di forze superiori, doveva pensarci prima che non sarebbe stato così facile. L'aspetto umano del moccioso lo aveva ingannato.

-Ma non ha funzionato- concluse logicamente lo shinigami.

Light sforzò un sorriso sarcastico. Doveva per forza esserci un modo per farlo fuori solo che ancora non lo conosceva. Ed ora, visto che la fortuna gli aveva voltato le spalle, Light era sicuramente nel suo mirino ed alla prima occasione quel tizio senza nome gli avrebbe ricambiato il favore. Ryuk sembrò leggergli nel pensiero.

-Stai tranquillo: vuole me, non te.-

Quindi gli stava dicendo che al minore dai capelli blu Light non gli interessava affatto? Da una parte l'idea di non essere lui il problema lo rassicurava, dall'altra lo irritava visto che stava venendo ignorato. Aveva sprecato un'intera giornata per nulla in sintesi quando poteva concentrarsi sulla sua grande opera. Esasperato, Light non poteva fare altro che mettersi seduto alla scrivania ed utilizzare le poche ore di veglia rimaste prima di andare a dormire per cercare ancora una volta informazioni, almeno adesso aveva una pista più chiara. Tirò fuori il distintivo dell'uniforme che aveva gentilmente "preso in prestito" dal bastardello e lo esaminò. C'erano più cerchi concentrici di cui solo uno rosso, l'ultimo cerchio era diviso in quattro spicchi due bianchi e due neri alternati a scacchiera. Molto spartano e basico, sembrava più il logo di una marca per automobili che di un istituto scolastico. Più lo fissava più non gli diceva niente ma forse in rete qualcuno poteva dargli una mano. In tutto il Giappone, dando per scontato si trattasse di una scuola giapponese, ci sarà pure stata una persona andata nello stesso istituto del piccolo pezzente. Era arrivato il tempo di mettersi al lavoro: Light accese la lampada da studio collocata sopra la scrivania e posizionò il distintivo vicino alla tastiera del computer. L'indice destro si era appena posato sul tasto di accensione che un improvviso blackout impedì l'avvio della macchina e lasciò il ragazzo al buio.

-Ci mancava solo questo...-

Sospirò Light rabbioso, alzatosi per andare a controllare il pannello elettrico al piano di sotto e ripristinare la corrente. Lo fermò dall'uscire dalla stanza la luce esterna che ora colorava l'intero ambiente di un verde brillante.

-Smettila di scherzare.-

Ma il povero shinigami al quale era indirizzato il rimprovero non aveva fatto nulla ed anzi era rimasto come imbambolato a guardare la finestra. Light fece altrettanto quando intravide il contorno della luna quasi nuova e giallognola essersi fatto enorme in un cielo notturno che di normale non aveva più niente. La volta si era tinta di un innaturale e luminoso verde e le nuvole avevano arrestato la loro corsa, anche in alta quota. Light subito pensò che se non aveva ucciso il ragazzino lo aveva di sicuro fatto infuriare...stava incominciando a credere che Ryuk gli avesse mentito nel dire che non avrebbe ricercato vendetta. L'impotenza di Light di fronte a tutto quello che stava succedendo in questi ultimi giorni l'opprimeva terribilmente. Controllò l'orario sul suo orologio da polso che, con sua sorpresa, aveva smesso di funzionare: mezzanotte in punto.

-Ryuk...cosa succede?-

Questa volta era Light ad avere paura, lo shinigami sembrava totalmente a suo agio ed anzi emozionato. L'umano percepì dentro le ossa che qualcosa di terribile si stava avvicinando ed incominciò ad essere succube di mille tremori. Light aveva solo voglia di scappare e per questo corse verso la porta, trovandola inspiegabilmente chiusa. La chiave era nella serratura e capace di muoversi ma non importava in quale senso Light la girasse, la porta rimaneva sigillata agli stipiti ed il castano sentì il battito frenetico del cuore arrivargli alle orecchie.

-Ryuk!- urlò ansioso, voltandosi verso lo shinigami in cerca di aiuto.

Sulla finestra, seduta aggraziata verso l'interno, si era palesata un'altra creatura. Era molto simile allo shinigami ma era più sottile, più nera -se fosse stato possibile- e con due o più paia di ali piumate nelle quali all'interno erano visibili delle venature blu scuro che le attraversavano da cima a fondo...o meglio, Light non stava riuscendo a capire se fossero effettivamente ali o una specie di vestito. L'unico tocco di colore era quella che pareva in tutto e per tutto una vaporosa sciarpa gialla che avvolgeva il collo dell'essere ma i dettagli interessanti si trovavano decisamente più sopra. Sul viso portava una maschera perlacea poco decorata e priva di tratti facciali ben definiti, aveva solo lo spazio per gli occhi e per la bocca e questi non erano un bello spettacolo: Light aveva capito si trattasse di una maschera in quanto nulla del volto si muoveva eppure il modo in cui lo spazio degli occhi fosse profondamente incavato e quello della bocca innaturalmente grande e piegato in un orripilante sorriso lo stava facendo ricredere che quella si trattasse effettivamente della sua faccia. Ai lati della testa, incorniciata da una capigliatura nera corta e sbarazzina, infine sembrava avere delle corna anch'esse nere rivolte verso il basso che davano l'impressione di risplendere di una luce oscura. L'essere stava muovendo le gambe filiformi e appuntite tranquillo quasi quanto un bambino seduto su una giostra ferma. Una visione a dir poco grottesca, considerando l'atmosfera.

-Il tuo nome è Ryuk?- aveva chiesto all'improvviso, rivolto all'altra creatura ultraterrena. La voce sorprendentemente pacifica ed a tratti anche cordiale. -Sei uno shinigami molto fortunato.-

L'essere scese per mettersi in piedi verso Ryuk, entrando così definitivamente nella camera del giovane essere umano che aveva solo un disordinato fiume in piena di domande nella mente. Lo shinigami sembrava stare in totale venerazione della creatura.

-Le presentazioni non sono necessarie- continuò, -ma sappiate che sono qui per lo stesso motivo del mio...opposto.-

Quindi anche quel coso, qualsiasi cosa fosse, era lì per riportare Ryuk indietro nel suo mondo? Ragionevole ma Light non capiva quel presagio di pericolo che gli causava la pelle d'oca.

-Al contrario di lui però- ed il sorriso immobile della creatura sembrò come ampliarsi, -ho un metodo ed un obiettivo diversi.-

Lo sguardo vuoto dell'essere si fermò su Light Yagami e quest'ultimo capì che era spacciato. Se il suo opposto, come aveva detto, era lì per Ryuk quell'essere era lì per lui. Ne era sicuro, stava per morire. Una risatina amabile quanto profondamente sinistra della creatura riecheggiò tra le pareti della camera e Light se la sarebbe ricordata per sempre.

-La magnanimità non mi rappresenta ma tante vite sono già state spezzate...Umano, ti concedo ventiquattro ore. Sai cosa devi fare.-

E nell'attimo di un battito di ciglia tutto era tornato alla normalità: la luna piccola, serena e bianca, il cielo scuro e tempestato di stelle lontane, le nuvole in placido movimento, la porta aperta e la creatura sparita in un lampo nero pece. Mezzanotte ed un minuto. Se Light non sarebbe crollato privo di sensi adesso non sarebbe mai più svenuto in vita sua. Aveva paura di parlare, di muoversi, di pensare; il terrore che quell'essere lo avesse sentito anche se si fosse azzardato a fare un respiro più profondo degli altri gli paralizzava la gola che sentiva già suo ostaggio.

-Ryuk...?- pregò Light, sforzandosi con tutto se stesso di rimanere calmo ed indifferente.  Ryuk era al settimo cielo.

-Finalmente ho conosciuto il messaggero della regina.-

Light impallidì, sperando per la prima volta in vita sua di aver sentito male.

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Non solo mi piacciono i crossover ma mi piacciono i crossover che uniscono i due universi a fondo, collegando anche l'ambientazione oltre ai personaggi.

Eeee anche se non potrebbe c'entrare nulla mi piaceva l'idea.

Headcanons assurde? Assolutamente.

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Capitolo 5
*** Scontro Frontale ***


-Dimmi tutto quello che sai e velocemente, Ryuk.-

Dopo quell'incontro Light si era sentito come rinvigorito, la consapevolezza di star probabilmente per morire gli aveva donato un'energia che pensava di non avere. Avrebbe passato un'altra notte insonne pur di raccogliere tutte le informazioni possibili ed usarle per superare anche questo ostacolo, non poteva arrendersi e morire proprio adesso che il suo piano stava iniziando a dare i suoi frutti. Ryuk allora fece come Light gli aveva chiesto ma nella sua solita cripticità e lasciando nel vago alcuni dettagli. Il mondo degli shinigami era una dura monarchia governata dal re degli shinigami.

-Nessuno di noi sa da dove veniamo, spuntiamo semplicemente dal nulla ma ora ho capito: è la regina.-

Ovviamente, pensò Light, non c'è un re senza una regina...sempre se le cose nella dimensione ultraterrena degli esseri della morte funzionassero in modo simile a come accadevano nel mondo umano.

-Tuttavia non l'abbiamo mai vista.-

-Non conoscete vostra madre?-

Lo shinigami rispose negativamente. Se il ragionamento del giovane umano fosse rimasto fermo alla superficie avrebbe solamente trovato strano come esseri così potenti nascondessero la propria esistenza anche tra di loro ma Light Yagami non rimaneva sulla superficie, lui andava sempre in fondo alle questioni. Nell'elaborare una teoria incominciò ad avere il cieco terrore di vedere Ryuk occupare parte del suo spazio, pensò che doveva in qualche modo sbarazzarsene.

-Ryuk, la regina...è uno shinigami?-

E la creatura bizzarra a quella domanda ingoiò in un sol boccone l'altra metà della seconda mela che Light gli aveva riportato precedentemente. Era visibilmente esaltato.

-Pensavo di sì ma non lo è.-

Il che voleva dire che esistevano altre creature della morte?

-Ed è potente?- chiese Light stringendo una mano per la tensione.

Stava considerando quanto, su una scala da uno a dieci, stava per rischiarci la pelle. Ryuk gli diede le spalle, osservando la luna che stava lentamente raggiungendo il suo zenith.

-Ineguagliabile ed insuperabile.-

Light non stava per rischiare la pelle, la sua pelle gli era già stata strappata di dosso e messa in vendita, in bella vista. Se prendeva alla lettera le parole di Ryuk significava che la regina era smisuratamente potente ed un suo messaggero sarà stato forte quanto tutti gli shinigami esistenti messi insieme. E cosa c'era di più forte di uno shinigami? Light Yagami era senza speranze. Ripiegato sulla scrivania con entrambe le mani tra i capelli rimuginava su come non avesse concluso niente della sua grande opera di costruzione del mondo, su come avrebbe fatto la fine di uno sfigato, di un umano qualsiasi. Probabilmente nessuno avrebbe mai anche solo capito come sarebbe morto. Niente finale col botto, niente funerale in pompa magna, niente desolazione per un dio sconfitto...niente di niente. Sarebbe tristemente morto da giovane post-diplomato.

-E così Kira si ferma qui? Che peccato.- sospirò lo shinigami, quasi dando una pacca sulla spalla del giovane. -Preferisci morire per mano mia o per quella della regina?-

"Preferisco non morire affatto" voleva replicare Light ma l'umano era troppo impegnato a pensare per rispondere. Ci doveva pur essere un modo per salvarsi all'ultimo minuto, qualsiasi cosa. Light entrò come in meditazione profonda, ripercorrendo passo per passo cosa fosse accaduto dal giorno prima: il ragazzino, l'aggressione, il suo liberarsi e non morire, il messaggero di tale regina degli shinigami... Il messaggero non aveva per caso detto di avere un opposto? Questo significava che se quella creatura lo voleva morto la sua controparte voleva, in teoria, tenerlo in vita a tutti i costi. Era lui o lo shinigami e tra questa scelta Light scelse ovviamente lui.

-No, Kira non si ferma qui- mormorò il ragazzo con un sorrisetto vincente.

Avrebbe preso una scommessa alquanto rischiosa ma se si fosse rivelata favorirlo non solo sarebbe rimasto in vita ma avrebbe ricevuto una protezione contro il messaggero della regina degli shinigami. 

-Ryuk si ferma qui- continuò, adocchiando in modo preoccupante la creatura alata che ora si era fatta perplessa.

Non ci fu neanche bisogno di chiedere all'umano di specificare cosa intendesse visto che gli arrivò dal castano l'imperativo ordine di rimanere lì, in quella stanza.

-Sei pazzo, Light?- rispose offeso lo shinigami.

-Forse, ma se la mia strategia funziona potremo cavarcela entrambi.-

-Non diventerò certo la cavia da laboratorio di un essere umano- si lamentò a denti stretti lo shinigami ma prima che potesse fare altro si ritrovò la faccia estremamente seria e calcolata di Light dritta sul muso.

-Che ti piaccia o no lo sarai, sei costretto a seguirmi e prima o poi un incontro avverrà.- 

Ryuk non lo avrebbe mai apertamente ammesso ma Light aveva ragione: era impossibile scappare per sempre e due menti erano sempre meglio di una. Avrebbe dovuto sopportare in silenzio, fidandosi solo delle buone parole di Light.

-Inoltre- continuò quest'ultimo, -sono sicuro che il moccioso rivoglia indietro questo.-

Il ragazzo sventolò davanti a Ryuk il distintivo con lo stemma della scuola a lui ancora sconosciuta. Per un po' lo shinigami rimase in silenzio ad osservare Light continuare a fare ricerche, annoiandosi a morte ed avendo paura di sentire la presenza del ragazzino dai capelli blu in ogni momento.

-Quindi...qual è il piano?- disse per tentare di riempire il tempo.

 

Light, che aveva chiesto su internet informazioni con una foto del distintivo e non poteva fare altro che aspettare, decise di dirgli solamente che non doveva preoccuparsi e che aveva tutto sotto controllo. Inutile specificare che fosse una menzogna. Era un azzardo ma se stava davvero per morire non aveva più nulla da perdere. Per tutto il giorno Light si comportò con la famiglia come aveva sempre fatto, parlando tranquillo con i genitori e dando fugaci carezze alla sorella di tanto in tanto. Passato del tempo a guardare la tv dopo cena con loro arrivò il momento di andare nelle proprie stanze per dormire, mancava mezz'ora esatta a mezzanotte e Ryuk era rimasto per tutto il tempo vicino a Light, estremamente all'erta e guardingo. Il castano augurò a tutti la buonanotte e chiuse la porta della propria stanza con un profondo respiro, mandando giù a vuoto un enorme boccone amaro. Se quella notte sarebbe andato tutto bene avrebbe potuto ancora rivederli il giorno dopo e quelli a venire. Mancavano ormai dieci minuti alla mezzanotte ed al termine delle ventiquattro ore, se per l'intera giornata non era successo nulla avrebbe fatto in modo che accadesse qualcosa a pochi istanti prima dello scadere del tempo. Velocemente Light accese il computer e prese il Death Note che stava trascurando negli ultimi giorni, scrivendo il nome del primo criminale che gli capitò sotto tiro. Anche solo uno sarebbe bastato per provare la sua teoria. Aspettò in silenzio, seduto sulla scrivania ad occhi chiusi e mantenendo la compostezza respirando lentamente. Mezzanotte meno due minuti. Sentì le ali di Ryuk fremere e non ebbe bisogno di conferme. Light si alzò dalla sedia e scese le scale per andare al piano di sotto con Ryuk molto più dietro di lui ma sempre alle calcagna, spaventato. Spalancò la finestra della cucina per poi tornare all'ingresso. Si stava prendendo tutto il suo tempo.

-Light?- chiese tormentato lo shinigami. 

Venti secondi alla mezzanotte. Il criminale era appena morto. Qualcuno aveva iniziato a scuotere la porta. Tutto stava filando liscio come l'olio.

Dieci secondi.

-Light?!- di nuovo Ryuk lo chiamò, agitatissimo.

L'umano tolse la sicura al portone e lo aprì, rivelando la figura sottile del ragazzino dai capelli blu con ancora dei profondi lividi sul collo.

Mezzanotte in punto.

Il cielo si colorò di verde, la luna piena si fece talmente grande che sembrò stesse incombendo sulla Terra come fosse un meteorite pronto ad impattare e spazzare via qualsiasi forma di vita.

-Tempo scaduto. Hai fallito, umano- pronunciò una pacata ma solenne voce alle spalle di Light, dalla cucina.

E con questo anche il messaggero era tornato. Dopo due incontri Light aveva più o meno compreso il temperamento estremamente mite ed indifferente del moccioso, per questo non si aspettò una reazione così fulminea da parte sua. Il ragazzino corse grintoso dentro casa, ignorando Light e superandolo. Pensando, ovviamente, di essere lui l'obiettivo di tale carica Ryuk urlò e provò a scappare solo per constatare come il messaggero lo stesse attraversando da parte a parte con in mano una grossa spada. Lo shinigami si convinse che quella fosse la sua fine ma si rese presto conto che l'azione del messaggero non gli fece assolutamente nulla; pronto per darsela a gambe dovette concentrare tutte le sue forze per rimanere lì quando incrociò lo sguardo severo di Light dall'altra parte del corridoio. Come aveva scommesso Light si creò all'improvviso un'inattività e per l'umano era giunto il momento di guardare con attenzione quello che sarebbe successo da lì in poi.

La sagoma nero pece del messaggero della regina degli shinigami osservava con la sua maschera inquietante il ragazzino dai capelli blu che si era ritrovato di fronte, quest'ultimo sembrava avere le braccia leggermente divaricate come per proteggere il castano ed impedire all'essere di raggiungerlo. Dunque la priorità non era Ryuk, era Light. Il suddetto cercò di nascondere un piccolo sorriso nel constatare quanto in quel momento fosse più importante di una forza sovrannaturale della morte. Il silenzioso stallo durò per quella che sembrava un'eternità ma il messaggero di colpo alzò la spada pronto ad attaccare per primo ed il ragazzino lo intercettò, parandolo con una pistola. Light non ricordava di avergliela vista addosso...

I due sfidanti si separarono dopo il contatto e continuarono ad osservarsi. Uno era visibilmente alla ricerca di un angolo a lui più favorevole dove colpire, l'altro pronto ancora una volta a fermarlo. Ci fu un secondo tentativo di attacco da parte della creatura ultraterrena che venne tempestivamente bloccato. Un terzo, un quarto ed altri ancora ma entrambi restavano in assoluta parità. Si stava rivelando uno spettacolo a dir poco interessante per Light: aveva sottovalutato il poppante se questo stava mettendo in difficoltà una creatura talmente potente e pensò avesse avuto immensa fortuna nel non essere rientrato nel mirino del minore anche dopo averlo aggredito ed ucciso. Poteva tirare la corda? Era l'occasione giusta per scoprirlo, quella notte si stava già giocando il tutto e per tutto. Light strinse forte tra le braccia il ragazzino da dietro, doveva capire quanto quel tizio poteva dimostrarsi suo alleato.

-Scusa per quello che ti ho fatto...ti prego, aiutami- implorò con falso senso di colpevolezza, spezzando apposta la voce per apparire terrorizzato.

Ricevette in risposta il leggero supporto morale di una mano sulla sua testa che conteneva il chiaro intento di tranquillizzarlo e farlo sentire al sicuro. La situazione sembrava essersi placata ma l'oscuro essere tornò all'azione preparando un affondo dall'alto. Light aspettò l'impatto della spada chiudendo gli occhi ma, per sua sorpresa, non arrivò mai. Non aveva percepito il ragazzino muoversi per parare, aveva constatato stando ancora attaccato a lui, eppure adesso che era tornato ad osservare la scena Light aveva dedotto che lo sconosciuto era riuscito comunque a respingere l'aggressione. Come ci fosse riuscito era un’enigma e Light divenne incredulo nel vedere il messaggero con la coppia di ali ripiegate verso l'interno indietreggiare da loro due, sofferente e lasciando che la punta della spada venisse trascinata a terra durante la ritirata. Qualunque cosa fosse successo ad opera del ragazzino dai capelli blu ora era in vantaggio. Light non lo lasciò andare e l'altro non fece nulla per far allontanare il maggiore. Magari così poteva continuare a vivere, poteva decisamente vincere! Un basso ringhio provenne dalla gola della creatura che si raddrizzò, adirata, e dopo aver stretto con maggiore convinzione l'elsa della spada e dispiegato le ali scure tornò all'assalto. Questa volta Light rimase con gli occhi ben aperti. Il ragazzino senza nome non si mosse di un millimetro ma un qualcosa di invisibile sembrò non solo impedire alla spada di colpire ma respinse con violenza l'essere che emise un gemito di dolore mentre ritrovava a mezz'aria l'equilibrio per atterrare in piedi, lontano da loro. Tornò la stasi anche se la battaglia era ancora in corso e ben visibile, dettata solo da un gioco di profondi sguardi tra i due nemici.

-Non finisce qui- minacciò l'essere oscuro con tono lacerante una volta arrampicatosi sulla finestra della cucina per poi volare via, fuggendo e così arrendendosi.

Forse in futuro sarebbe tornato ma per quella notte Light era ancora vivo ed aveva vinto la scommessa. Il castano continuò a stringere il ragazzino fino a quando il cielo non tornò blu scuro e la luna piena alle sue dimensioni originali. Era tutto finito. Light stava per ringraziare il minore ma questo, ora libero dalla sua presa, scattò per aggredire lo shinigami che fino in quel momento si era rintanato in un angolo del soffitto del salotto. Light partì all'inseguimento e si frappose tra i due ritrovandosi la canna della pistola argentata dello sconosciuto puntata a Ryuk ora contro la sua fronte. Una goccia di sudore freddo gli attraversò la nuca.

-Aspetta, aspetta!- provò a calmare i bollenti spiriti, ormai sicuro che il più piccolo non gli avrebbe sparato.

Light neanche sapeva se il bluastro comprendesse realmente il significato delle parole che pronunciava, non aveva individuato particolari reazioni da parte sua ogni volta che gli aveva parlato ma doveva comunque tentare di spiegarsi.

-Siamo amici! Io e lo shinigami, amici.-

Il minore pensava che Ryuk volesse ucciderlo? Light non capiva questo suo grande senso di protezione nei suoi confronti. La pistola era ancora sollevata ma il senza nome era rimasto immobile; Light tentò rischiosamente di portare una mano sopra la fredda canna per far abbassare l'arma.

-Amici- ripetè, forzando un sorriso rassicurante vista la situazione.

Il braccio del minore seguì il movimento dettato da Light, abbassandosi lentamente. A quel punto Light provò un'altra rischiosa mossa avvicinando la sua mano a quella dell'altro che ancora teneva stretta la pistola per prendergliela. Con sua sorpresa non fu troppo difficile ed una volta ottenuta l'arma Light mise la sicura e la allontanò dal ragazzino, fermandola tra la cintura dei pantaloni sulla sua schiena.

-Ecco qua, visto? Nessun problema- concluse il castano ora decisamente più tranquillo.

Anche se non era più armato il minore aveva lo sguardo fisso sullo shinigami e questo si era appallottolato nell'angolino, ancora terrorizzato.

-Lui è Ryuk- disse l'umano facendo le dovute presentazioni.

-Light, che accidenti combini?!- esclamò Ryuk da sotto le sue ali, convinto a questo punto che il castano lo volesse morto. 

-Siamo amici- sottolineò ancora il maggiore provando a capire cosa frullasse nella testa dello sconosciuto.

Terza mossa rischiosa, guadagnarsi la sua fiducia.

-Come lo siamo noi due.-

Per la prima volta vide un'emozione, anche se lieve, sul volto del ragazzino muto: genuina sorpresa. Capiva quello che gli stava dicendo e Light era sulla buona strada.

-Mi hai salvato la vita, il minimo che posso fare per ringraziarti è essere tuo amico.-

A giudicare da come il minore aveva spostato l'attenzione su di lui e non stava tornando sullo shinigami Light capì che stava avendo successo.

-Non dirò a nessuno quello che è successo se è questo quello che temi, ti do la mia parola- ovvio che avrebbe mantenuto la promessa, chi mai avrebbe creduto ad una storia del genere? L'avrebbero preso per pazzo e rinchiuso in un ospedale psichiatrico.

Il bluastro lo stava ancora osservando con meno apatia del solito e Light pensò fosse il momento adatto per tentare un approccio amicale: prima di tutto gli fece un profondo inchino in segno di scuse.

-Chiedo perdono ancora una volta per averti...strangolato. Ho davvero sbagliato e non ti farò mai più qualcosa del genere- questa promessa Light non era sicuro che l'avrebbe mantenuta, al contrario della prima. -Immagino sia difficile chiederti di far finta che non sia successo niente ma vorrei ripartire da zero col piede giusto.-

Gli porse la mano destra per sigillare con lui un tacito accordo di una nuova fratellanza.

-Per me già lo sei ma vorrei prima sapere il tuo parere, vuoi essere mio amico?-

Dopo qualche attimo di quella che sembrava essere titubanza da parte del minore questo alla fine ricambiò la stretta di mano con una presa delicata ma decisa. Light gli sorrise appena, vincente su tutti i fronti.

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Altri headcanons pazzi yeee

E si creano nuovi legami, tra chi ci crede sul serio e chi vuole solo sopravvivere (e che fai, te ne privi?)-

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Capitolo 6
*** Primi collegamenti ***


-Penso che questa ti spetti di diritto- disse Light mentre riconsegnava al suo legittimo proprietario la spilla dell'uniforme scolastica.

Il ragazzino, ora in piedi nella sua stanza, si fermò per un attimo ad osservare quel logo rigirandoselo tra le dita prima di riattaccarlo sulla giacchetta nera, dov'era sempre stato. Ryuk si stava tenendo il più lontano possibile dal bluastro che qualche volta gli lanciava occhiatacce tali da far comportare lo shinigami come un cagnolino indifeso. Pur di non incrociare il suo sguardo Ryuk nascose il viso nella parete e si fece immobile peggio di una statua di marmo, trovando conforto nell'idea che magari in questo modo diventasse invisibile o impercettibile. In un certo senso Light trovava questo siparietto incredibilmente divertente.

-Ora che siamo amici direi di conoscerci meglio- disse Light facendo segno al ragazzino di accomodarsi pure ovunque preferisse.

Ma lo sconosciuto non fece nulla; l'iride grigia dell'occhio sinistro seguì il movimento della mano fino in fondo per poi tornare sul viso di Light, in attesa. Di cosa esattamente l'umano non ne aveva la più pallida idea. Quest'ultimo decise di passarci sopra preferendo continuare il discorso e finalmente usare la sua arma preferita: la diplomazia.

-Sei strano, sai? In senso positivo ovviamente e questo mi incuriosisce. Raccontami un po' di te, sembri un tipo interessante- incominciò Light, studiando bene nella sua mente il percorso conveniente da prendere con questo approccio.

Un passo alla volta, senza fretta per non commettere un singolo errore e recepire ogni dettaglio, anche il più insignificante.  Ricevendo ancora il silenzio come risposta Light ridacchiò un poco, sedendosi comodamente sul letto.

-...E riservato, mi pare di capire- ma questo non sarebbe stato un problema per il castano: quando voleva esserlo si dimostrava una compagnia versatile e particolarmente piacevole quindi toccò a lui rompere il ghiaccio. -Mi chiamo Light Yagami e ho da poco finito il liceo. Potremmo essere coetanei, è incredibile. Tu come ti chiami?-

Primo tentativo di conoscere la sua identità fatto; Light era sicuro non gliel'avrebbe detta quella notte ma aveva ormai gettato le basi e prima o poi, una volta ottenuta completamente la sua fiducia, lo sconosciuto si sarebbe aperto senza pensarci troppo. Il bluastro come previsto rimase a guardarlo senza rispondere, l'unica cosa che fece dopo qualche secondo fu mettere entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni neri. Questo gesto fece ricordare a Light come l'ultima volta che lo aveva visto fosse impresentabile...lo era ancora.

-Senti, senza offesa ma hai davvero bisogno di farti una bella doccia- disse il castano rimettendosi in piedi e posando una mano sulla schiena del minore, spingendolo appena verso la porta della camera per farlo uscire e portarlo nel bagno.

-Ho promesso che non ti avrei mai più fatto del male- ma il ragazzino sembrava tranquillo ancor prima delle sue parole.

-Ti lascio tutto il tempo di cui hai bisogno, ok? Avvisami se ti serve qualcosa- e con questo Light lo lasciò solo nel bagno, chiudendo la porta per buona educazione e tornando in camera sua.

Lo shinigami fumava di rabbia ma la sua furia non era credibile quando tremava più di una foglia d'autunno.

-Sei uno sconsiderato! Pensi davvero che quel "coso" ti consideri suo amico?! No Light, tu mi vuoi morto!-

-Risparmia il fiato, Ryuk- disse Light con tono seccato, in pieno contrasto con il lato premuroso che aveva mostrato finora.

Certo che quel ragazzino non lo considerava un amico, come lui d'altra parte pensasse altrettanto. Quella era solo una messa in scena ma per ora a Light quel misterioso ragazzo serviva e l'avrebbe tenuto vicino a lui fino a quando gli sarebbe servito. Come due famosi detti dicevano, non solo doveva tenersi stretti i propri nemici ma il nemico del tuo nemico era tuo amico.

-Sto solo evitando che il messaggero della regina mi ammazzi.-

L'urlo esasperato dello shinigami gli entrò in un orecchio e gli uscì dall'altro. Al momento a Light non interessava altro che portare a termine la sua grande opera, quelle che erano comparse erano solo un paio di variabili inaspettate ma totalmente gestibili.

-Cosa ti avevo detto? Ce la siamo cavata, la mia strategia ha funzionato. Stai calmo Ryuk, ho tutto sotto controllo- spiegò Light con nonchalance, portandosi rilassato entrambe le mani dietro la nuca.

-Tutto?- sottolineò lo shinigami, indicando col suo dito nero affusolato qualcosa fuori dalla finestra.

Perplesso, Light si affacciò e vide il ragazzino dai capelli blu camminare per strada con le mani ancora nelle tasche dei pantaloni. Era impossibile che ci avesse messo così poco tempo per farsi la doccia, semplicemente se n'era andato! L'irritazione lo fece sospirare e stropicciare gli occhi con un pollice e l'indice di una mano pur di non perdere la compostezza. Quell'enigma su gambe era una vera e propria mina vagante. A proposito di proiettili, Light non gli aveva sequestrato la pistola? Convinto di avere sotto mano un importante indizio si tastò la schiena ma quella che strinse tra le dita fu solamente aria. Magari era caduta da qualche parte; Light si tastò il resto dei pantaloni ed incominciò a controllare il pavimento della camera ed i gradini delle scale ma l'arma da fuoco era sparita, anzi evaporata nel nulla. Non voleva neanche immaginare cosa sarebbe successo se a trovarla fosse stato il padre l'indomani. Di quella storia non voleva più saperne per oggi, si era stancato. Si infilò dunque velocemente il pigiama e decise di andare a dormire. Crollò nel sonno profondo subito dopo aver affondato il capo nel cuscino, non preoccupandosi neanche di trovare una posizione comoda. Si sarebbe sì risvegliato anchilosato la mattina dopo ma almeno avrebbe visto l'alba di un nuovo giorno e già che c'era avrebbe recuperato le ore di sonno perse, approfittando dei giorni liberi che precedevano il test d'ingresso all'università.

Per la prima volta dopo tanto tempo Light si concesse di essere indubbiamente egoista, svegliandosi in tarda mattinata e senza sveglia. Ancora per metà nel mondo dei sogni si rigirò tra le coperte fino a quando i raggi del sole non illuminarono con inaudita violenza proprio le palpebre del povero malcapitato. Con un lamento il giovane fu costretto ad alzarsi ed eseguire la sua routine mattutina. Mentre si lavava i denti controllò le notifiche arrivate sul telefono: sua madre aveva scritto che aveva fatto bene a prendersi qualche ora in più di riposo se gli serviva per via della stanchezza data dallo studio e che non l’avrebbe disturbato. A fine messaggio lo aveva salutato raccomandandogli di non affaticarsi troppo. Nessun messaggio da parte di suo padre e Light esalò un sospiro di sollievo, eliminando dalla mente l'ipotesi che il genitore avesse trovato l'arma da fuoco. Una volta essersi sciacquato il volto, pettinato i capelli e vestito per bene Light si sedette davanti al computer, determinato più che mai a portare avanti le sue ricerche. Ryuk era ancora sotto il letto a ronfare quindi poteva concentrarsi in totale relax. Light si ricordò che in tutto questo non doveva inimicarsi neanche lo shinigami...scuotendo la testa pensò che avrebbe dovuto ricompensarlo con doppia dose di mele almeno per una settimana. Acceso il computer e collegatosi in remoto con quello del padre la prima cosa che balzò agli occhi di Light fu la notifica, arrivata il giorno precedente circa alle tre del mattino, di uno dei forum sui quali aveva avviato una discussione pubblicando la foto del distintivo a lui ignoto.

Qualcuno aveva finalmente risposto, un tale "_straw-barry_". Parte del messaggio era già visibile nella notifica: "ODDIO LO RICONOSCO!!!! DOVE ACCIDENTI L'HAI TROVATO??!!? Btw era il logo di un liceo di Tatsu...", il resto risultava tagliato. Tatsu quindi era il nome della città dove era collocato l'istituto ma non gli diceva niente, forse non era completo, e l'uso del passato nel messaggio lo aveva lasciato confuso.

"E così il moccioso ha altri segreti" pensò Light con un lieve ghigno.

Il castano volle subito andare a leggere il resto della risposta ma tutto quello che si ritrovò davanti una volta aperto il browser, digitato il nome del forum nel motore di ricerca e cliccato sullo stesso una volta avuti i risultati fu una schermata bianca sulla quale spiccavano giusto un paio di scritte. Il sito era stato sospeso. L'admin del forum aveva espresso le sue sincere scuse a riguardo ed augurava uno splendido futuro a tutti i membri che il sito aveva ospitato. Per un millisecondo anche la mente di Light venne sospesa ed il ragazzo si accasciò sullo schienale della sedia. Proprio adesso che aveva una pista l'aveva persa in un battito di ciglia...

Lo sconforto durò per poco, lasciando il posto ad una probabile ricostruzione degli eventi: Light, usando il computer della centrale di polizia, carica la foto sul forum ieri mattina quasi ad ora di pranzo, la notifica arriva in piena notte del giorno stesso quindi il forum è stato per forza di cose eliminato tra le tre del mattino e le dieci di quella mattina. Anche se non era certo centrasse lui, per i gusti di Light era stata un'azione alquanto tempestiva e da come ne stava parlando quell'utente che gli aveva risposto aveva tra le mani un oggetto molto difficile da trovare. A Light la cosa puzzava di occultamento e per confermare questa supposizione aveva bisogno di fare altre prove ma questa volta con più discrezione. Incominciò creandosi ad orari differenti tre profili tutti con nome utente diversi su tre forum, uno molto popolare, uno nella media e l'ultimo poco conosciuto. Terminata la creazione dell'ultimo profilo non doveva fare altro che caricare l'immagine della spilla ed avviare la discussione in merito: aprì la cartella molto difficile da raggiungere per una persona non avvezza alla tecnologia, come lo era suo padre, e selezionò la foto interessata per condividerla sul primo forum.

Nei seguenti minuti Light Yagami entrò in un vero e proprio incubo lucido. Il file sparì da sotto il suo naso. Il ragazzo era sicuro di non essere stato lui ad eliminarlo ma volle comunque andarlo a recuperare dal cestino. Mosse il mouse ma il cursore sul monitor restò immobile; Light provò ancora molte volte a spostare il mouse ma il puntatore non dava segni di vita.

"A mio padre serve un computer nuovo." 

Light sospirò, pensando si trattasse di un rallentamento o un blocco dell'intero sistema. Il giovane vide la finestra dell'esplora risorse tornare indietro nel percorso e subito dopo venire eliminata anche la cartella nella quale aveva conservato la foto. Solo allora Light iniziò a preoccuparsi: era un attacco hacker. Qualcuno si era infiltrato nel computer. 

-Merda...!- esclamò sottovoce, cercando di pensare velocemente ad un modo per impedire all'hacker di combinare altri guai.

Se non poteva usare il mouse doveva per forza usare le scorciatoie da tastiera ma anche facendo quello non avrebbe spento il computer del padre ma il suo. Provò inutilmente ad avviare il Task Manager e il prompt dei comandi, scoprendo che neanche la tastiera rispondeva ai suoi imput. Light divenne totalmente impotente, condannato a guardare passivamente quello che stava succedendo: la finestra venne chiusa ed il cestino svuotato. Paralizzato sul posto Light vide venir installato un programma per recupero di file cancellati, una volta avviato la foto venne selezionata di nuovo ma questa volta eliminata definitivamente dal computer. Il software all'hacker non servì più e venne così disinstallato.Tornato sull'anonimo desktop Light vide venir creato al suo centro un nuovo documento, un file di testo blocco note e potè assistere in diretta a ciò che l'hacker ci scrisse dentro.

"Avevamo un accordo.  -Lucia | "

Light spense brutalmente il computer, contemplando il suo stesso volto sbigottito sul riflesso dello schermo nero. Questa volta l'aveva combinata grossa e la cosa che più lo faceva adirare era il non esserselo minimamente aspettato. Va bene la sospensione del forum ma come poteva immaginare un accordo tra le forze dell'ordine giapponesi ed un hacker? Come se non bastasse in questo modo aveva complicato la vita a suo padre che sicuramente avrebbe saputo cosa fosse successo ma non le cause scatenanti del problema. Light trovò solo normale l'arrivo di un messaggio da parte del padre qualche ora dopo che lo avvisava che non sarebbe tornato a cena quella sera per via del lavoro.  Quel disgraziato maledetto dai capelli blu anche se gli aveva salvato la vita sarebbe stato la sua rovina. Bene. Se le cose stavano così allora avrebbe ottenuto informazioni in un modo che nessun hacker sarebbe riuscito ad ostacolare.

-Ryuk, il nome Tastu per una città ti dice qualcosa?-

Nel sentirsi chiamato lo shinigami si svegliò alzandosi dal suo giaciglio di ombre e passando attraverso il letto, sbadigliando rumorosamente.

-Tatsu, hai detto?- Ryuk si fece pensieroso e svolazzò pigramente vicino a Light. Un'altra delle sue risatine irritanti abbandonò la sua bocca. -Se mi dai qualche mela ti racconterò volentieri di una leggenda conosciuta a noi shinigami.-

L'umano non se lo fece ripetere due volte, a momenti gli portò l'intera riserva di mele che aveva in casa. Ryuk nel vedere tutta quella frutta si sentì trattato come un re. 

-Parlamene- disse Light, osservando la creatura ingozzarsi di mele scarlatte. Una fame insaziabile li aveva accumunati ma paradossalmente era quella di Light ad essere immateriale.

-È solo una leggenda- incominciò Ryuk, -ma tra gli shinigami si dice che tempo fa il vostro ed un altro mondo si siano uniti in un punto preciso che lasciò noi shinigami liberi di vagare sul piano materiale senza problemi. Un'isola ideale, una sorta di paradiso in vita per noi.-

-Quasi come il nostro Shangri-La?- elaborò Light.

-Sì, ho sentito di quella vostra leggenda...ma il nostro luogo si chiama Tatsumi- concluse Ryuk, continuando a sgranocchiare i succosi e dolci frutti.

Isola, Tatsumi...

"Ma certo!" unì i puntini Light.

Tastumi Port Island. Il castano ricordava si trattasse di un’isola posta vicino ad Iwatodai, una città alquanto piccola al confine del Kanto. Era un luogo di stampo prettamente commerciale, senza attrazioni degne di nota e per questo veniva in genere ignorato dai turisti ma anche dai giapponesi stessi. Da Tokyo era comodamente raggiungibile in giornata ergo sarebbe potuto andare ad investigare di persona, Light ci avrebbe fatto un pensierino. Come tutte le leggende insegnano c'era sempre un pizzico di verità in questi racconti: com'era possibile che un'isoletta anonima fosse divenuta punto d'incontro tra due dimensioni e parco giochi per shinigami? Deve essere successo qualcosa e se la polizia ne era coinvolta doveva essere stato anche molto importante.

-Ti farebbe piacere se uno di questi giorni ti portassi in questo tuo paradiso?- chiese Light, lasciando che un sorrisetto scaltro si formasse sulle sue labbra nel sentire Ryuk quasi strozzarsi con una mela.

L'aveva preso per un sì.

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Capitolo 7
*** Tamponare vecchie ferite ***


-Soichiro starà via per tre giorni- disse Sachiko durante la cena.
Light alla notizia fermò la forchetta prima che potesse raggiungere la bocca.
Una sola cosa doveva tenere nascosta: il Death Note, ora invece aveva combinato un disastro nel quale ci era rientrato il padre per errore.

-Come mai?- chiese Light col tono di voce più calmo possibile; persino la sorella sembrava preoccupata.

Pregava davvero che la madre sapesse qualcosa in merito più che altro per evitare di essere beccato per questa cavolata.

-Ha accennato ad una riunione importante...-

-Una riunione lunga tre giorni?- Era una scusa troppo poco credibile. Qualunque cosa fosse non si trattava solo di una riunione.

La povera Sachiko sospirò dopo aver posato sul tavolo il fazzoletto con il quale si era pulita le labbra.

-È tutto quello che so.-

"Non fa niente" pensò Light scuotendo appena la testa prima di ringraziarla per averli avvisati.
La madre cambiò subito discorso, riferendo quello che aveva sentito quel pomeriggio alla televisione.

-Certo che ne accadono di tutti i colori ultimamente: prima queste misteriose morti dei criminali ed ora il tasso di natalità giapponese è salito del due per certo nell'arco di qualche giorno!-

Informazione inutile ma che Light ugualmente si annotò nella propria mente.

Sayu aiutò il genitore a sparecchiare e lavare i piatti mentre Light passò l'aspirapolvere e lo straccio in salotto ed in cucina, toccava a lui fare le pulizie del piano terra quella sera ma non tutti i mali venivano per nuocere. Il lavoro manuale gli permise di staccare il cervello per qualche minuto e quando tornò in camera per ragionare sulla sua prossima mossa si sentì più in forma di prima.
Mancavano circa due mesi al test d'ingresso per l'università ed il padre sarebbe rimasto fuori per tre giorni, questo era il tempo perfetto per prendersi una "vacanza".

-Ryuk, sei stato bravissimo a non scappare l'altra sera.-

Lo shinigami emise un verso di fastidio al solo ricordo.

-E per questo ho deciso di premiarti: dopodomani si fa un bel viaggetto ad Iwatodai.-

L'essere della morte sembrava genuinamente felice della proposta, a quanto pare persino queste creature avevano bisogno di cambiare aria ogni tanto.
L'indomani Light sarebbe uscito per fare le compere necessarie per il viaggio come cibo, acqua e biglietti, si sarebbe portato dietro ovviamente qualche mela ed un normalissimo quaderno per raccogliere indizi, per fare foto sarà bastato il telefono. Per il Death Note aveva in mente un'altra tattica: quella sera il castano si anticipò col lavoro suddividendo le morti dei criminali nell'arco temporale di quei tre giorni, programmandone le date e gli orari nelle specifiche della loro morte. In questo modo se anche fosse stato fermato per Iwatodai non avrebbe sollevato sospetti come Kira visto che quest'ultimo avrà continuato ad uccidere. Poteva lasciare a casa il quadernino nascondendolo per bene ed atteggiarsi a ragazzo qualunque, era un piano così perfetto che andò a letto presto e soddisfatto.

Un altro Yagami invece il letto non lo avrebbe visto tanto facilmente.
Soichiro, in piedi nell'ascensore, si puliva nervosamente gli occhiali preparandosi a quel fatidico incontro con il presidente dell'azienda Kirijo.
Quando quell'accordo top secret era stato firmato lui era un poliziotto comune e non conosceva le specifiche, solo da quando era stato promosso a capo della polizia nazionale aveva iniziato a conoscere i particolari di tutte le operazioni esistenti.
Anche quelle più bizzarre, come quest'ultima.
Perché mai un'azienda come Kirijo Group famosa a livello internazionale per la produzione e la vendita di vari macchinari su larga scala avrebbe dovuto fare un accordo con la polizia giapponese nel quale si pretendeva massima segretezza?
Soichiro aveva sempre pensato si trattasse di corruzione, di importazione illegale di materie prime o spionaggio aziendale ed invece in mano si era ritrovato una cartellina con dentro documenti riguardanti la demolizione di due edifici, la messa al bando di divise scolastiche, una lunghissima lista di nomi, referti medici e qualche certificato di morte.
Il campanello dell'ascensore suonò e con l'apertura delle porte metalliche Soichiro raggiunse il piano designato dove si trovava l'ufficio nel quale era stato chiamato.
Camminò per il corridoio sistemandosi la cravatta, il rumore dei suoi mocassini attutiti dall'elegante moquette grigia. Dalle enormi e perfettamente lucidate finestre si poteva vedere il panorama notturno di Iwatodai da molto in alto. Non c'era anima viva per tutto il piano tranne che per una guardia del corpo che lo stava palesemente aspettando. Arrivato alla porta dell'ufficio la guardia lo fece entrare e ad accoglierlo fu una affascinante donna dai vaporosi capelli rossi e sguardo glaciale. Sembrava alquanto giovane per essere lei il presidente dell'azienda, avrà ricevuto il titolo ed il posto in eredità oppure si trattava di un giovane prodigio dell'economia, pensò il poliziotto. I due si strinsero la mano e lei lo invitò ad accomodarsi ad un capotavola di un lungo ed ampio tavolo da meeting di pregiato legno scuro. La donna si sedette composta al suo esatto opposto, sempre a capotavola; davanti a lei un computer portatile ed un piccolo telecomando, dietro di lei un grande telo bianco.

-Signor Yagami, il mio nome è Mitsuru Kirijo e ricopro il ruolo di presidente dell'omonima azienda.
È un vero peccato incontrarsi a causa di avvenimenti spiacevoli, spero non prenda la questione sul personale.-

-Nessun disturbo, signora Kirijo.-

-Signorina.-

Siochiro chiese perdono ma la donna chiuse la faccenda con un cenno disinteressato di mano.

-Comprendo quanto l'orario sia scomodo dunque, se non le dispiace, verrò subito al dunque per farle perdere meno tempo possibile.-

La donna si girò con la sedia verso la parete a cui dava le spalle e prendendo in mano il telecomando fece apparire sul proiettore un'immagine. Ciò che colpì Yagami fu in realtà un box affianco l'immagine che racchiudeva tutti i metadata: aveva subito riconosciuto due degli indirizzi in esso presenti e sentì un paio di gocce di sudore attraversargli le tempie.

-Ieri mattina alle ore 11:37 sul forum di bassa attività "Students Today" l'utente "ScarletfruiT" ha pubblicato la foto della spilla della Gekkoukan High avviando una discussione col chiaro obiettivo di conoscerne l'origine- iniziò a spiegare con tono chiaro e presente a se stesso la donna. -All'inizio abbiamo pensato si trattasse di un raro esemplare sfuggito alla distruzione ma abbiamo scelto di eseguire ugualmente un controllo completo.
Capirà bene, signor Yagami, che per ragioni di sicurezza abbiamo dovuto richiedere l'intervento di un hacker professionista.
Siamo giunti alle seguenti conclusioni: la foto è stata scattata da un telefono cellulare con localizzazione determinata a casa sua mentre l'indirizzo IP del computer usato per accedere al forum è quello del personal computer alla centrale di polizia nella quale lei opera. Appena abbiamo ricevuto questi dati volevamo contattarla al suo numero privato ma siamo stati costretti a sospendere immediatamente il sito quando l'utente "_straw-barry_" ha risposto alla discussione affermando di riconoscere la spilla ed indicando esplicitamente da quale luogo essa provenga. Abbiamo infine chiesto all'hacker di accedere forzatamente ed eliminare definitivamente la foto dal suo computer per poi informarla della grave violazione dell'accordo. Posso assicurarle, e le do solennemente la mia parola, che non abbiamo manomesso altri file nel suo apparecchio tranne che per quella foto e la cartella nella quale era stata archiviata.-

A Yagami girò la testa, aveva capito un quarto di quello che la signorina Kirijo gli aveva detto ma aveva ugualmente capito che era sorto un putiferio.

-Non ho davvero idea di cosa sia successo,- cercò di spiegare Soichiro stringendosi maggiormente la cravatta al collo, -ho dato indicazioni precise ai miei colleghi e sono sicuro abbiano rispettato la segretezza imposta dall'accordo.-

-Ne sono più che convinta, signor Yagami. Ora,- riprese la donna voltandosi verso di lui ed incrociando le braccia al petto, appena sotto il seno, -la nostra intenzione è quella di risolvere la faccenda con meno effetti collaterali possibili ma le chiediamo cortesemente di aiutarci al massimo delle sue capacità. Non abbiamo intenzione di punire lei, la sua famiglia o i suoi sottoposti: le chiediamo solamente di risalire alla fonte del possessore di quella foto e/o di quella spilla, accertarsi che non abbia altre informazioni sulla Gekkoukan High, il dormitorio o altri luoghi presenti nell'accordo e consegnarci ogni prova materiale e/o digitale. Se necessario potrà usufruire dell'assistenza di una squadra formata da suoi uomini fidati o anche richiedere il supporto del nostro reparto di sicurezza informatico. Penserò io personalmente a distruggere le informazioni ed insieme a voi stenderemo un nuovo accordo, pressocché uguale al precedente. Il fine è quello di far finta che non sia accaduto niente e che tutto continui a scorrere come ha fatto fino ad ora.
Intendo però essere chiara con lei: in caso non riesca ad ottenere nulla saremo costretti a formare con voi un accordo più rigido e coinvolgere l'Interpol. Ha tempo tre giorni a partire da domani.
Tutto chiaro?-

-Trasparente- rispose amaramente Soichiro, ingoiando a vuoto.

-Bene- disse la donna, sempre fredda ed autoritaria alzandosi dal suo posto per avvicinarsi a Sochiro per porgergli ancora una volta la mano. -Le auguro un buon lavoro e la ringrazio per la sua gentile disponibilità.-

Yagami le strinse la mano ma questa volta con una stretta più nervosa e decisamente umida per via del sudore. La donna gli sorrise con formalità.

-Al momento risiede in un albergo qui ad Iwatodai, giusto? Non si faccia problemi a chiederci di ricoprire eventuali spese di vitto e alloggio.-

-Le farò sapere, auguro un buon proseguimento di serata.-

E con questo si concluse l'urgente incontro di quella sera. Tutto quello che voleva fare Soichiro era sparire, quella maledetta cravatta lo soffocava e quegli scricchiolanti mocassini si erano fatti troppo stretti. Il poliziotto ancora non processava quello che era appena successo, per lui era inimmaginabile che fosse accaduto qualcosa del genere dopo anni in cui l'accordo era stato rispettato...
Era esausto anche solamente per pensare, dentro l'ascensore che lo avrebbe accompagnato al piano terra si asciugò la fronte ed il collo con un fazzoletto di stoffa e si chiese da quando stava sudando per il nervoso.
Tornato nella sua stanza d'albergo e cambiatosi sprofondò tra le coperte senza neanche rendersi conto di essersi infilato la parte di sopra del pigiama al contrario.

 

-Misturu...?- chiese una voce maschile, profonda ed impastata al di lá del telefono.

-Sono addolorata per averti svegliato ma ho un enorme favore da chiederti- disse la donna, contemplando ancora la foto incriminata fatta da chissà chi in un'espressione di incertezza.
-Riattiva "Aeon".-

-C-Cosa?!- l'altra persona sembrò essersi completamente svegliata dopo queste parole.
-Ma...ci aveva chiesto di- -

-Sì, lo so e mi dispiace davvero dover arrivare a questo...sono una pessima amica.-

Il silenzio avvolse entrambi per qualche secondo fino a quando dal telefono non giunse una malinconica risata.

-Rassegnarti non è da te, vero?-

-Non lo è mai stato. Una parte di me ci spera sempre, lo sai.-

Mitsuru spense il computer ed il proiettore con un sospiro restando ora in un buio accogliente con solo l'odore neutro ma piacevole di mobilia fresca di fabbrica a farle compagnia.

-Anche se ne rimarrai puntualmente delusa?- disse l'uomo dall'altra parte.

-Sono disposta a vivere nel miraggio ed incassare l'ennesimo pugno di dura realtà che mi arriverà allo stomaco se è quello che mi stai chiedendo.-

Entrambi sapevano bene che non tutta la loro cerchia era pronta per questo e Mitsuru non nascose di sentirsi in colpa.

-Cos'è che ha risvegliato in te l'ossessione dei bei vecchi tempi questa volta?- chiese il ricevente della chiamata con tono chiaramente stanco.

-Una spilla che non dovrebbe esistere.- Ci fu una tesissima pausa. -Ha le stesse imperfezioni della sua.-

Li divorò un lungo e pesante silenzio.

-"Aeon" completerà la riattivazione entro domani.-

 

Light si aspettava, visto che il giorno prima aveva usato il Death Note, che alla porta a bussare quella mattina fosse il ragazzino dai capelli blu. Da quello che aveva inteso finora sia lui che il messaggero erano lì a causa di questo. Ad attenderlo invece furono due agenti che non conosceva.

-Light Yagami?- chiese per confermare uno dei due tenendo in mostra il distintivo della polizia.

"Tranquillo, è impossibile che siano qui per il quaderno. Stai calmo..." incominciò a ripetersi Light mentalmente e ciò lo aiutò a non dimostrarsi nervoso di fronte a loro. -Sì.-

-Buongiorno Light. Siamo Taro Watanabe e Ren Yamada, colleghi di suo padre. Lavoriamo allo stesso distretto.

-Buongiorno, piacere di conoscervi. Posso offrirvi qualcosa?-

-Come se avessimo accettato, grazie.-

Questi facevano in modo impeccabile il loro lavoro, in genere quelli del distretto che aveva conosciuto non rifiutavano offerte simili vista l'amicizia che li legava a Soichiro...Light capì che si trovavano lì da lui per problemi più grossi e che non avrebbe potuto raggirarli facilmente.

-Chiediamo scusa per il disturbo ma abbiamo bisogno del suo aiuto, potremmo farle qualche domanda?-

-Certo, sarei ben felice di poter dare una mano- disse Light apparendo sicuro di sé. Già altre volte aveva offerto il suo tempo per alcune investigazioni, stava diventando una vera e propria abitudine eppure questa volta il punto focale dell'indagine era indubbiamente lui.
Attese, meditando con attenzione sulle parole da usare.

-Ottimo, è lo spirito giusto. Sa dirci se riconosce questa foto?- chiese Taro mentre Ren mostrò al castano la foto della spilla che aveva scattato.
Merda, si trattava davvero di occultamento...cosa stava insabbiando la polizia? Se erano arrivati da lui voleva dire che lo avevano in qualche modo rintracciato quindi mentire su questo era fuori discussione.

-Sì, l'ho fatta io.-

Light vide Ren prendere appunti su un taccuino in operoso silenzio.

-Possiamo chiederle dove e quando ha trovato l'oggetto fotografato?-

Interessante, non ne avevano parlato come se fosse una spilla. Qui poteva inventarsi una credibile scusa sfruttando il dettaglio recepito, o almeno sperava.

-In mezzo alla strada, qui vicino, due giorni fa e di notte. L'ho raccolto pensando si trattasse di un pezzo di un'automobile andato perso.-

Entrambi gli agenti annuirono ma Light non riuscì a capire con quanta effettiva convinzione.

-E lo ha ancora?-

Volevano la spilla, questo era certo, ma volevano anche Light?

-No, l'ho gettato via- almeno questa era una mezza verità.

-Capisco.-

Light no, non stava capendo niente di quello che stava succedendo e del perché ora rischiasse di venir arrestato se commetteva un altro passo falso.

-Parliamo della foto...-

Era giunto il momento di sparare la bufala del secolo? Assolutamente sì.

-Sono appassionato di macchine e non avevo mai visto questo logo. Pensando si trattasse di un nuovo modello lanciato sul mercato volevo chiedere ad amici con i miei stessi interessi, coetanei, se ne sapessero qualcosa ma anche loro non hanno saputo rispondermi, per questo alla fine ho buttato quel logo.-

Ren continuò ad annotare, instancabile.

-Ed ha ancora la foto?-

-Sì, qui- ripose Light, tirando fuori il telefono dalla tasca. Non aveva bisogno di mentire, né gli conveniva.

Taro si schiarì la gola portandosi per buona educazione una mano davanti alla bocca.

-Vede, ci ha visto giusto: il logo si tratta effettivamente di un nuovo modello di macchina ma al momento è ancora protetto da un contratto commerciale che ne vieta la diffusione mediatica privata o pubblica.-

Sentire mentire un poliziotto era uno spettacolo che non si vedeva tutti i giorni. Light rimase al gioco, inchinandosi verso i due.

-Sono desolato, sono pronto a pagare una sanzione ed eliminare la foto.-

-Stia sereno, nessuna sanzione- "almeno quello", pensò Light, -ma dovremo procedere ad eliminare la foto. Ci dispiace chiederlo all'improvviso ma potrebbe consegnarci il cellulare per qualche minuto?-

Ecco qual era il loro scopo: sbarazzarsi completamente della foto. Ovviamente, pensò Light, se si trattava di occultamento dovevano eliminare ogni prova esistente. Il castano consegnò loro il telefono senza fare storie, lasciando che lo attaccassero ad un dispositivo che Taro aveva tirato fuori dalla valigetta. Tanto ormai per indagare aveva già una pista alternativa, poteva prendersi il lusso di uscire da questa storia senza essere preso di mira dalla polizia.

-Uno dei vostri apparecchi magici?- chiese Light per far rimanere l'atmosfera tranquilla ai loro occhi. Aveva già capito che quell'affare non avrebbe solo eliminato la foto.

-Esattamente, nulla però di cui preoccuparsi.-
Come promesso dopo un paio di minuti Taro gli riconsegnò il telefono.
-Ecco fatto, la ringraziamo per la sua collaborazione.-

I tre si strinsero la mano mentre Light rispose che il piacere era stato tutto suo. Gli agenti augurarono una buona giornata, il castano fece altrettanto e chiudendo il portone di casa sbuffò sonoramente. Chiuse gli occhi e parlò sottovoce a Ryuk, ancora nell'atrio.

-Giuro che prima o poi quel poppante lo ammazzo di nuovo.-

Lo shinigami ridacchiò ben sapendo che anche in quella ipotetica seconda volta l'umano non ci sarebbe riuscito.

 

-Agganciato- disse entusiasta una piccola voce, accompagnata da un verso affermativo più neutrale.
-Light Yagami, il figlio maggiore di Soichiro. È attualmente in casa sua, a Tokyo. Lo terrò d'occhio per un po', in caso manderemo "Aeon" ad arrestarlo ma spero non ce ne sia bisogno. Attendo gli appunti della polizia.-

-Il piano procede alla perfezione e gli agenti stanno facendo del loro meglio. Come sempre ottimo lavoro Lucia, sapevo di poter contare su di te.-

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