restART.

di lickmelyca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zero. ***
Capitolo 2: *** one: prendi i sogni e scappa ***
Capitolo 3: *** two: l'arte più antica del mondo ***
Capitolo 4: *** three: ode al silenzio ***
Capitolo 5: *** four: facciamoci sentire ***
Capitolo 6: *** Riscrizione ***



Capitolo 1
*** Zero. ***


-restART-

 

#ZERO.

Hardwork City, zona residenziale, cinque anni prima

 

Fuoco. Fiamme vivaci, vivide, voraci. Urla e pianti, grida di rabbia, insulti trattenuti per non sfigurare con i bambini, insulti lasciati correre perché in quel momento era l'unico sfogo. Quegli uomini vestiti con abiti uguali sembravano fatti con lo stampino, erano entrati in casa con la stessa espressione seria e vuota che, anche dopo cinque minuti che si trovavano lì, non era mai mutata per nessuno di loro. Avevano interrotto una festa, una tradizione annuale in quella famiglia di persone fantasiose e artistiche blaterando parole che all'inizio sembravano vacue. Dicevano che l'arte doveva morire per far posto al rinnovo, alla produttività e ad un profitto più responsabile. Ma, nonostante i suoi tredici anni da poco compiuti, Touya non capiva niente di tutto ciò. Non durerà a lungo, pensava, sarà un'altra di quelle sette fanatiche che bussano porta a porta, comunicano le loro idee rivoluzionarie e poi scappano via per non ricevere un calcio nel sedere, senza tornare più. Ma poi, sempre senza cambiare espressione, avevano preso la benzina e, a poco a poco, mandavano a fuoco la chitarra di suo padre, le vesti da ballo di sua madre, le carte di sua zia, i pennarelli del cuginetto… ma non voleva smettere di pensare che era solo follia momentanea e che qualcuno stesse già chiamando la polizia. L'unico momento in cui cominciò a spaventarsi sul serio era quando si rese conto della verità: loro erano la polizia.

“Touya. Vieni un attimo qui.”

Durante la confusione generale la famiglia evacuava la dimora e gli adulti urlavano o consolavano i piccolini che piangevano, il nonno se ne era rimasto tranquillo per conto suo, come era solito fare. Era un uomo generalmente burbero e solitario, ma con Touya aveva sempre legato in modo speciale. Lo stava chiamando con un sussurro e indicando il retro della casa, non ancora raggiunto dalle fiamme. Il ragazzo lo seguì, arrivando poi ad una piccola cassaforte nascosta da degli scatoloni. Il nonno la aprì, rivelando il contenuto che il nipote conosceva benissimo: l'anziano in passato si era guadagnato da vivere lavorando come illusionista nel teatrino comunale e lì dentro conservava tutta l'attrezzatura del mestiere. Era sempre stato un tipo strano, il nonno, immerso nel suo mondo come se sapesse qualcosa di cui gli altri erano all'oscuro. Condivideva i suoi trucchi di magia quasi solo con il suo nipote preferito, che lo guardava da anni con occhi rapiti e comprendeva a fondo la misticità dietro a ciò che faceva il nonno. Aveva imparato perfino a fare qualcosa da solo tanto che, quando aveva dieci anni, il nonno gli aveva detto che un giorno avrebbe preso il suo posto. E lo sguardo non più arzillo di quell'uomo gli comunicava che quello era il momento.

“Ma nonno,” Esclamò sorpreso il giovane “non mi sembra proprio il momento! Soprattutto con quello che stanno dicendo queste persone, accennavano al voler bandire questo genere di cose...”

“E' proprio questo il momento giusto invece.”

Gli consegnò i suoi libri, le sue scatoline e i suoi appunti. Poi appoggiò una mano sulla sua testa, chiudendo gli occhi come se fosse profondamente concentrato. Rimase in silenzio per qualche minuto, per poi avvicinarsi a lui e bisbigliare.

“Coraggio, Touya. Rendi reale la Grande Illusione.”

 

Hardwork City, oggi, teatro abbandonato

 

 

“Touya.”

Il diciottene si svegliò di soprassalto, rischiando di battere la testa sullo scalino. Non era la prima volta che, dopo una notte passata a scappare e a nascondersi nel buio, appena arrivato a quello stesso teatrino comunale, ormai in disuso da decenni, crollasse addormentato sulla scala anti-incendio e i ricordi di cinque anni prima gli facevano visita. Da ragazzino spensierato era diventato un giovanotto angosciato, ma con uno scopo. Il gruppo di uomini tutti uguali si era ampliato, quella che sembrava una mania senza senso si era trasformata in un affare politico, gestito da una fazione chiamata Nevros, in cui le forme di arte erano creati a macchina o comunque strettamente monitorate. L'intrattenimento non era che una perdita di tempo in un mondo che si focalizzava sul lavoro e sul reddito, dedicare la propria vita a cantare, suonare, giocare o quant'altro era considerato deplorevole. Tutto era controllato e regolamentato, sempre più persone erano diventati dediti all'industria e avevano represso l'intrattenimento, ma c'erano ancora gli Artisti, duri a morire. Un gruppo di loro fuggiva ogni sera in quel teatrino e ogni membro si esibiva nella propria specialità, ammaliando il piccolo ma caloroso pubblico. Touya era tra loro, aveva imparato quasi tutti i trucchi del nonno e intendeva continuare a rendere onore alla sua anima che tempo prima aveva lasciato il mondo dei vivi.

“TOUYA!!”

Il giovane dai capelli ramati si stava riappisolando, aveva corso davvero tanto quella notte. Ma la sua amica, una donna robusta dai lunghi capelli ancor più rossi dei suoi, non aveva intenzione di concederli alcun riposo.

“Sono sveglio, Midori,” Si stiracchiò, infilandosi in testa il suo inseparabile cilindro bianco “sono sveglio. Ti serve qualcosa?”

“Se mi serve qualcosa?! Il pubblico ti attende da cinque minuti, è il tuo turno! Saremo anche pochi, ma ci teniamo! Vuoi mandare a monte la nostra fatica?!”

“Sai bene che non lo farei mai. Arrivo subito. Mi annunceresti, per favore?”

“Non te lo meriteresti, pigrone. Ma lo sai che sono troppo buona.”

La ragazza corse verso il palco, non prima di aver dedicato una linguaccia all'amico. Touya scosse la tetsa e guardo il cielo. Le nuvole coprivano la luna, che tentava di brillare come doveva fare. Che metafora buffa e perfetta. Ma non aveva più tempo da perdere se voleva stupire il pubblico anche quella sera. Si alzò ed entrò anche lui. Già sentiva la possente voce di Midori che lo annuciava.

“Vi state divertendo, gente? Vi siete fatti delle grasse risate, avete cantato e ballato, ma ora è il momento di rimanere a bocca aperta con il nostro ritardatario preferito! Pronti a chiedervi “ma come diamine fa?!”? Ecco a voi Geist!”

Con passo ben cadenzato, il giovane illusionista salì sul palco accolto da applausi e fischi pieni di entusiasmo. Per nessun motivo al mondo poteva deludere l'affezionato pubblico. Per nessun motivo al mondo poteva deludere il ricordo di suo nonno.

 

 

Hardwork City, oggi, sede centrale Nevros

 

 

Sakuma trascriveva senza sosta ogni parola che avrebbe composto il verbale mensile. Il suo capo, nonché capo dell'intera Nevros, gli girava intorno, controllando l'operato e annuendo soddisfatto. Kidou Yuuto era un uomo che, nonostante la giovane età, sapeva il fatto suo e riconosceva un buon lavoro e la sua precisione. Per Jirou era un grande onore lavorare per lui, ma, come sottolineava sempre il suo superiore, era lavorare il vero grande onore. Ogni essere con un compito da svolgere per mandare avanti il mondo, quella era la giustizia. Eseguire era la gioia che avrebbe portato al profitto. Un hobby alternativo? Sakuma rideva alla sola idea. Uscire la sera per intrattenimento non portava soldi, creava fatica e non gioviava al futuro. Eppure c'erano esseri umani che ancora professavano la loro arte senza ricorrere alle apposite macchine, lottando contro il sistema. Volendo, anche loro avrebbero potuto trovarsi un vero lavoro e contribuire a perfezionare il mondo tutti insieme. Non sarebbe stata una gioia maggiore? L'arte era per bambini, dopotutto. Bambini molto sciocchi.

“Ottimo lavoro, Sakuma. Davvero impeccabile.”

Il segretario si alzò, inchinandosi. Andò poi a ricevere una telefonata, lasciando Yuuto da solo con i suoi pensieri. Costui prese il computer e scelse la traccia musicale numero sei, un pezzo lento e ripetitvo ma ben costruito, preciso, perfetto come tutto doveva essere. La pausa programmata sarebbe scattata di lì a breve, ma sentiva il bisogno di continuare con il suo operato. Essere utile e conciso era la sua unica gioia. Era quella la sua personale arte.

“Signore,” Jirou rientrò, trafelato “un testimone ci ha riferito l'attuale posizione degli Artisti. Cosa facciamo al riguardo?”

“Manda una decina di agenti a spaventarli un po', se sai cosa intendo.”

“Sissignore, sarà fatto immediatamente.”

Kidou sorrise tra sé e sé. Vediamo se si divertono ancora, pensò. Si diresse verso la finestra, scrutando lo spettacolo notturno delle luci dei negozi che illuminavano tutta Hardwork City di una luce rivoluzionaria, la luce del progresso. Questione di mesi, forse anche meno, e il mondo avrebbe cominciato a girare nel suo giusto verso.

--

 

Salve, qui Ursy! Non so quanti di voi mi conoscano, quindi piacere!

Questa è la mia… mh, quarta storia ad OC. Le altre tre le cominciai due-tre anni fa, ma per vari motivi non me la sono sentita di tenerle. Ora mi sento pronta a riprendere con un impegno tanto grande, voglio che sia una cosa carina che mi spinga a spronarmi sempre di più!

Dunque, per quanto riguarda la trama, spero sia abbastanza chiara, ma mi sento comunque in dovere di spiegarla in poche parole: allora, la storia si svolge in una Terra alternativa, dove un gruppo politico emergente (Nevros) si sta impossessando del controllo del mondo. Il loro scopo è ampliare il settore lavorativo per rendere il pianeta un luogo mai stanco e sempre in funzione, regolare e stabile. Molti hanno aderito, poiché è economicamente un piano favorevole che bilancia manodopera e benessere, ma le forme artistiche sono così fortemente diminuite e regolamentate. La musica, la pittura, il teatro eccettera sono fornite da macchinari o da pochi professionisti selezionati con cura. Gli artisti di strada o comunque emergenti sono quindi banditi e i pochi che non si sono arresi sono ricercati. Lo scopo della Nevros è quello di convertirli e arrivare alla dominazione mondiale, quello degli Artisti di distruggere la Nevros e ristabilire l'arte.

Tutto chiaro? In caso, scrivetemi in MP se c'è qualcosa che non avete capito. Lascio qui le due scalette per l'OC, una con tutte le mie spiegazioni e l'altra bianca, da copia-incollare nel messaggio che mi manderete.

 

 

NOME: Qualsiasi vogliate, essendo un mondo alternativo non tengo conto delle nazionalità. Il cognome è facoltativo. Maschi e femmine tutti accettati.

ETA': Possibilmente dai sedici in su, ma vi prego cercate di variare

FAZIONE: Artisti o Nevros. Vi scongiuro, anche se capisco la tentazione, NON mettetemi tutti Artisti. Se non ci saranno abbastanza Nevros, dovrò decidere io.

LAVORO: Se siete Artisti, la vostra specializzazione (cantante, musicista, saltimbanco, mago, cartomante, pittore, ballerino, anche prostitute se volete, siate fantasiosi!), se siete Nevros, specificate se lavorate per il governo o no e ditemi la vostra professione.

ASPETTO FISICO: Siate dettagliati. Non vorrei stare a specificare che non voglio Mary Sue o Gary Stu

PERSONALITA': Come sopra.

BACKGROUND: Molti sembrano non saperlo, quindi chiariamo le cose: BACKGROUND SIGNIFICA STORIA. Il passato e presente del vostro personaggio, insomma.

RELAZIONE: Questo lo divido in quattro:

-nome: questa sezione è speciale, poiché mi dovete, oltre a ovviamente scrivere il pg che avete scelto, dire se volete che venga usato il suo nome doppiato o quello originale giapponese. Trattandosi di un'AU sono aperta ad un miscuglio, tanto conosco bene entrambi. Accetto personaggi di tutte le serie, ma specifico una cosa: per favore, cercate di essere originali con le vostre scelte. Ho scritto già tre storie ad OC e una mia amica ne ha una in corso e abbiamo avuto lo stesso problema, ossia che tutti scelgono sempre i soliti quattro gatti quali Hiroto, Fubuki, Suzuno, Nagumo, Afuro… se proprio non potete farne a meno va bene, vi rispetto, ma Inazuma Eleven ha TANTI personaggi, un po' di originalità, scegliete il vostro terzo personaggio preferito magari piuttosto che il primo. Così avete anche un po' più di probabilità di essere scelti.

-età: l'età del pg scelto.

-rapporto: siccome questa storia non è esclusivamente romantica, neanche il rapporto tra OC deve esserlo per forza. I due possono sì essere fidanzati o marito e moglie (accetto anche relazioni homo), ma anche fratelli, cugini, amici, panettiere e cliente di fiducia, paziente e dermatologo...

-fazione: anche qui Artista o Nevros e stesso discorso di prima. Potete se volete specificare il lavoro del pg scelto, altrimenti ci penso io.

ALTRO: Tutto quello che vi viene in mente, divertitevi!

 

 

 

NOME:

ETA':

FAZIONE:

LAVORO:

ASPETTO FISICO:

PERSONALITA':

BACKGROUND:

RELAZIONE:

-nome:

-età:

-rapporto:

-fazione:

ALTRO:

 

 

Bene, dovrei aver finito, solo un'ultima cosa: non scrivetemi “posso prenotare X?” perché la risposta è no. O mi inviate due opzioni o in caso vi mando un MP io chiedendovi se avete altre preferenze. Accetto otto-nove OC al massimo e avete tempo fino alla sera dell'8/12 per mandarmi la scheda.

Perfetto, non ho altro da dire, spero che vi sia piaciuto questo piccolo inizio!

Bis Bald,

Ursy

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Capitolo 2
*** one: prendi i sogni e scappa ***


#one.
(prendi i sogni e scappa.)

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, sezione controllo
dell'intrattenimento, reparto musicale

 

Erano passati esattamente cinquantré minuti dal suono della campana che segnalava la fine dell'orario lavorativo, ma come al solito Kageyama lo aveva completamente ignorato. C'era molto lavoro in arretrato e neanche un minuto da perdere… cosa molto difficile, considerando che uno dei suoi due lavoratori nell'arco di una giornata sveniva in media quattro volte. Non si trattava di un'occupazione eccessivamente complicata, a suo avviso, semplicemente creare delle tracce musicali che una macchina da lui programmata avrebbe alterato. Poche semplici melodie, non più di tre per ogni genere di musica, a volte lo stesso brano con strumenti differenti, quelle canzoni da ascoltare mentre si svolgono procedure o commissioni quotidiane, giusto per avere un sottofondo che non distragga. Tutto artificiale, niente passione, niente spreco di energia che poteva benissimo essere usata per lavorare, lavorare e, se avanzava del tempo, continuare a lavorare. Far girare il mondo, insomma.

Con i suoi occhi giudizievoli nascosti dalle sue solite lenti scure, Kageyama Reiji riprese a guardare circospetto il ragazzo incriminato, intento in quel momento a comporre quattro accordi in successione su una chitarra: la sua mano destra, esile come un fuscello d'inverno, non aveva mai smesso di tremare, ma continuava a ripetere quella serie di accordi senza minimamente curarsene. Le sue labbra violacee semi aperte, le guance bianche e infossate, gli occhi marroni contornati da profonde occhiaie e i capelli biondi sottili e sciupati come del resto il suo corpo donavano a quel ragazzo appena ventiquattrenne, il misterioso Klaïr Davis, una precoce vecchiaia nella sua giovinezza, facendolo apparire quasi come un fiore essiccato, sbocciante e morto al tempo stesso. Il fatto che Klaïr fosse al contempo suo dipendente ma anche il vice di Kidou, perciò suo superiore, instabile com'era, gli creava un'irritazione che mai avrebbe espresso a voce. E poi, non era certo il suo insolito talento artistico a rendere il giovanotto il preferito del capo, ma qualcos'altro di ben più fastidioso. La sua concentrazione sul biondo svanì però in un istante, poiché l'altra sua dipendente, addetta alla parte canora, cominciò a steccare rovinando metà dell'operato.

“Andrei.” Tuonò serio l'uomo “Non vorrai presentare questo scempio a Kidou, spero.”

“Chiedo scusa, signore!” La castana chinò energicamente il capo “In mia discolpa, però, stiamo lavorando praticamente senza sosta da più o meno quattordici ore...”

Non era del tutto vero. O almeno, la parte delle quattordici ore lo era eccome, ma non era per quello che la giovane Cassandra Andrei aveva sbagliato la sua canzone. Certo, mantenere una voce atona e senza esprimere sentimenti era difficile da fare senza stonare, ma le dava fastidio che tutta l'attenzione del suo datore di lavoro fosse concentrata quasi esclusivamente su Klaïr mentre anche lei ci stava mettendo tantissimo impegno, nonostante non amasse affatto il suo lavoro. Provava una forte ammirazione per Kageyama, anzi, qualcosa in più che non faceva neanche tanta fatica ad ammettere. Farsi notare da lui era quindi il minimo.

“Quattordici ore? Bene, arrivati a sedici forse smettiamo, ma a patto che domani ne facciate almeno diciotto.”

“Signore...”

“Li lasci andare per stasera, Kageyama, direi che hanno finito.”

Breve silenzio. Il capo della Nevros aveva fatto il suo ingresso nella sala, suscitando curiosità nei presenti e, soprattutto, in Klaïr. Yuuto si avvicinò proprio a lui, scrutandolo con cura e accennando un piccolo sorriso.

“Così oggi per questo pezzo avete scelto la chitarra. Ottimo, la chitarra non distrae. Domani però vorrei che tu suonassi lo stesso brano col flauto.”

“Te ne intendi, eh Kidou?” Cassandra rise acida “Dopotutto, Klaïr suona il tuo flauto ogni sera!”

“Molto spiritosa, Andrei, come sempre.”

Quei due non si erano mai sopportati. Ogni volta che capitava loro di doversi scambiare qualche parola, cadeva ogni forma di rispetto e prendevano a punzecchiarsi in modo molto pesante, con spesso la ragazza che coinvolgeva nella conversazione il rapporto particolarmente “intimo” che il suo capo aveva proprio con Klaïr. Il diretto interessato, visibilmente in agitazione, decise che era il momento di alzarsi e tentare di evadere dall'imminente litigio.

“Allora, visto che Yuu ha detto… c-cioè, poiché il signor Kidou è stato così tanto cortese da concedercelo, vi auguro una buonanotte e vado in camera, ci vediamo domattina alla solita ora.”

“Ti raggiungo subito, Klaïr. Tu comincia a… prepararti, ecco.” Yuuto gli fece un cenno di saluto, sorridendo come se fosse pronto a degustarsi un'ottima cena. Si ricompose, ricordandosi della presenza della sua nemesi nella stessa stanza “Allora nessun problema, potete staccare tutti quanti, poiché si è presentata un'emergenza...”

“Che tipo di emergenza?”

“Oh, la solita roba. Ci hanno riferito la posizione esatta del solito gruppo di Artisti, a quanto pare il loro attuale covo è un teatrino decadente in disuso nella zona vecchia. Ho deciso questa volta di lasciar perdere i convenevoli e ho subito fatto contattare da Sakuma il dipartimento di caccia ed esecuzione, Asprea e Lancer sono già in strada e… beh? Si può sapere che ti prende adesso?”

Cassandra era impallidita e trasalita. Di solito cercava di controllarsi in quelle situazione, ma in quello specifico caso era pressoché impossibile. Non poteva di certo rivelare come se nulla fosse che quelli che avevano intenzione di uccidere erano i suoi compagni e che lei lavorava alla Nevros solo per raccogliere informazioni in quanto talpa degli Artisti.

“Niente, mi sono semplicemente accorta del tuo brutto muso e mi sono presa un spavento!” Tossì e si sistemò i capelli, cercando di sembrare il più naturale possibile “Allora vado anch'io, domani forse faccio tardi perché devo fare da babysitter ai bambini della vicina, vi tengo comunque informati. Arrivederci!”

Con un'ultima occhiata rivolta esclusivamente a Kageyama, ignorando invece quella che Kidou le lanciava come a dirle che non credeva ad una sua singola parola, la ragazza dai capelli marroni si diresse in tutta fretta verso la zona più privata che riuscisse a trovare. Tirò poi fuori una piccola trasmittente, compose un codice e parlò a voce bassissima.

“Midori? Qui Cassandra. Abbiamo un grosso problema.”

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, piano
sotterraneo, stanza dell'esecutore

 

 

L'atmosfera era lugubre. Lo era sempre, in quell'umida saletta situata sul fondo dell'edificio, proprio alla fine del lungo corridoio. Un luogo che stonava con l'imponenza della sede centrale, ma che a loro alla fin fine piaceva così. Piacere, che parola grossa… si può dire più che altro che a loro andasse bene così. Dopotutto, un trasgressore della legge non poteva certo scontare una pena in uno di quegli stanzoni luminosi, avrebbe rischiato di illudersi. Le politiche dell'esecutore Bash Lancer, appena ventenne ma straordinariamente serio e dotato nelle punizioni, mortali o non che fossero, erano rigide e intransigenti, ma la più importante era quella di portare a termine ogni missione affidatagli in breve tempo per poi essere nel massimo della forma per la missione successiva.

Electra Asprea, da un anno divenuta luogotenente, accompagnava Lancer nelle suddette missioni, soprattutto quando esse riguardavano la caccia agli Artisti. Quattro anni prima, la giovane era rimasta sola al mondo ed era stato proprio l'esecutore a decidere di prenderla con sé. Da allora, i due viaggiavano e lavoravano in coppia, condividendo un rapporto strano. Amici? Non era il termine giusto, nessuno dei due era interessato al concetto di amicizia. Amanti? Anche, talvolta, ma solo per soddisfare qualche impulso. Colleghi intimi poteva essere la giusta espressione. Sì, era sicuramente così, dopo tutto quel tempo trascorso assieme sia in strada a cacciare, sia in quella che era divenuta la loro casa, quella stanzetta silenziosa che, se si ascoltava attentamente, nel silenzio sembrava far riecheggiare le grida pentite dell'ultima vittima. Già si pregustavano le prossime urla, poiché Kidou aveva appena affidato loro una nuova missione, anche se alla fin fine si trattava sempre della stessa: abbiamo trovato il covo dei ribelli, recatevi lì, bruciatelo, se trovate dei sopravvissuti prendeteli e fatene ciò che volete, purché li traumatizziate. Ordini semplici ma portati a termine con la stessa efficenza ogni volta. Quello, per i due, era il vero piacere.

“Tutta l'attrezzatura è a-go” pronunciò Lancer, raccogliendo una valigetta, per poi sistemarsi una visiera arancione sugli occhi “Luogotenente Asprea, qual è lo status dei veicoli?”

“Lo sai già.”

“Luogotenente Asprea. Qual è lo status dei veicoli?”

“Sono carichi e pronti a partire, esattamente come lo erano cinque minuti fa e come lo erano ieri dopo l'ultima revisione, durante la quale mi hai chiesto la stessa cosa tre volte.”

“Luogotenente Asprea.”

“D'accordo, d'accordo. Status ottimale, signore.”

“Perfetto. Sono state riscontrate altre anomalie della quale mi è dato sapere?”

“Hai reso meno del solito a letto stasera.”

“Luogotenente Asprea.”

“Era una battuta.”

“Non sei capace a farle.”

“E tu non sei capace a ridere.”

Seppur non fosse molto brava a parole, Electra rispettava Bash come nessun altro e avrebbe fatto e subito tutto per lui. Erano vincolati da un contratto invisibile, un legame che in un modo o nell'altro li avrebbe ricondotti sempre lì, in quella stanza lugubre ma per loro accogliente, a stuzzicarsi con un humor discutibile. Ma non c'era più tempo per gli scherzi.

“Molto bene allora.” Lancer si caricò la valigetta sulle spalle “La caccia è ufficialmente aperta.”

 

 

 

Hardwork City, teatro abbandonato

 

 

 

“Cosa pensate di fare?! Tornate qui!”

Un gruppo numeroso di Artisti stava lasciando in quel momento il teatro, tutti con la testa bassa e lo sguardo visibilmente rassegnato. Dietro di loro, sette persone, Touya e Midori tra loro, con i pugni stretti che tremavano di rabbia tentavano più o meno disperatamente di fermarli.

“Penso sia ovvio.” uno di loro, un giovane elegante dai capelli castani piuttosto lunghi e ondulati, prese la parola per tutti “Ce ne andiamo. Ci siamo arresi, non vogliamo più considerarci “Artisti”.”

“Ma che cosa dici?!”

Una ragazza in particolare, bionda ma con delle appariscenti ciocche colorate che le donavano un aspetto eccentrico, fece un passo avanti con la mano tesa come se pronta a tirargli un sonoro schiaffo. Ci volle l'intervento di un ragazzo molto alto per fermarla, prendendole con delicatezza il braccio e sussurando “non ora, Anja”, attenuando i bollenti spiriti almeno da parte sua. Touya ne approfittò per prendere la parola, tentando di mantenere la calma.

“Ti chiediamo di ripensarci, Takuto. Siamo tutti molto scossi e stanchi, ma non è niente che non possiamo risolvere. E' vero, hanno chiamato il loro esecutore e faranno sicuramente qualcosa a questo luogo e a noi se rimaniamo qui. E' vero anche che questo è l'ultimo luogo che ci è rimasto in questa città ed è proprio per questo che Cassandra ci sta aspettando in stazione, lì prenderemo un treno e cambieremo città, torneremo qui quando saremo più preparati.”

“E dove vorreste andare?”

“Se posso interrompere,” il più anziano del gruppo, ovvero un uomo sulla sessantina, tentò di rimediare alla situazione con un sorriso rassicurante “a questo avrei pensato io. Secondo la torre dell'orologio del campanile, sono quasi le dieci e mezza adesso. E' molto tardi, ma c'è un ultimo treno, diretto verso la campagna, che parte alle undici precise e dovrebbe arrivare al suo capolinea attorno alla mezzanotte. Le zone di campagna hanno subito meno l'influenza Nevros e potremmo rifugiarci lì, almeno per qualche giorno. Partendo di buona lena adesso, dovremmo arrivare alla stazione giusto in tempo per il nostro treno. Non dovrebbe venirci a costare molto...”

“La sua risposta è molto esauriente, signor Volcov, ma non era ciò che intendevo.” Takuto alzò gli occhi al cielo, come esasperato “Dove volete andare con questo atteggiamento ribelle? Il mondo sta cambiando e per quanto ci divertiamo a professare la nostra arte, per quanto a me finora abbia divertito suonare il pianoforte, dobbiamo arrenderci al sistema se non vogliamo finire male! Noialtri ne abbiamo già discusso da un po', siete solo voi sette più Cassandra che vi ostinate a negare ancora l'evidenza. Se davvero volete prendere un treno e siete determinati a proseguire con questa follia, siete liberi di fare entrambe le cose. Noi non proveremo più a fermarvi. Da oggi vivremo come persone normali.”

“Ma noi possiamo ancora porre fine a questo sistema ingiusto!”

“E come vuoi fare, Geist? Con una delle tue magie?”

Queste parole urtarono molto Touya, che generalmente era una persona molto calma, e ci vollero sia il ragazzo alto che l'uomo anziano a tenerlo fermo. Midori, che non era affatto una persona calma, era pronta invece a scagliarsi su Takuto e sugli altri, ma si erano dileguati troppo in fretta, lasciandola ad urlare insulti e a battere i pugni sulla porta del teatro. I sette rimasti si guardarono tra di loro, trattenendo parole, lacrime e perfino il respiro. Solo due minuti dopo, quando la rossa si fu calmata, ebbe il coraggio di fare una domanda.

“E adesso che facciamo?”

L'anziano diede un'ultima occhiata al campanile, per poi avviarsi all'uscita con un passo quasi innaturale.

“Beh, mancano venticinque minuti alle undici. Direi che ci conviene sbrigarci.”

 

 

 

Hardwork City, diciassette minuti dopo, strade secondarie

 

 

La cautela era la chiave per una situazione del genere. Proprio per questo il gruppetto dei sette Artisti che ancora si consideravano tali aveva scelto le strade più lunghe e strette per spostarsi, poiché sapevano che l'esecutore preferiva usare il suo veicolo per muoversi e che quindi le strade pedonali erano più sicure. Purtroppo, però, questo significava anche impiegarci più tempo per arrivare alla stazione centrale, l'unica dalla cui a quell'ora passavano ancora treni; dovevano affrettare il passo se non volevano rischiare di perdere la loro ultima speranza di salvezza.

Proprio per motivi di cautela si erano messi in fila suddivisi in tre sottogruppi, composti da tre persone davanti, due nel mezzo e due in fondo. A capeggiare il gruppo e a fare strada, poiché conoscevano la città meglio degli altri, vi erano Touya, Midori e l'uomo più anziano, un caparbio sessantacinquenne di nome Pyotr Volcov, vecchio nell'aspetto ma di certo non nel cuore. Pyotr era uno scultore, specializzato in orificeria, che era sempre stato un padre e una figura di sostegno per il resto del gruppo, socievole e disponibile com'era nonostante un carattere molto critico e una triste perdita subita in passato. Critiche che in quel momento erano rivolte a Shindou Takuto, il pianista che li aveva abbandonati poco prima e che aveva avuto un comportamento sconsiderato a parere dello scultore, che si accarezzava nervoso la folta barba bianca mentre condivideva i suoi pareri con il giovane mago. Costui ammirava particolarmente Pyotr, poiché lo associava malinconicamente con il defunto nonno a cui era stato molto legato.

In posizione centrale, la bionda dai ciuffi colorati e il ragazzo alto si assicuravano che la strada su cui camminavano non presentasse topi o altre cose spiacevoli. Anja Tsuchiya e Zack Avalon, questi i loro nomi, erano ottimi amici da più di tre anni. Lei, agile e scattante ma molto insicura, si dilettava spesso a realizzare particolari graffiti o murales che la aiutavano ad esprimere ciò che si teneva dentro. Zack, un bravissimo attore di teatro forzuto ma buono come il pane, le dava il supporto di cui aveva bisogno con grande piacere, ma di rado parlava di sé. Erano molto amici e di rado li si poteva trovare separati.

A chiudere la fila i due ragazzi più giovani e più solitari, Fey Rune e Atsushi Takahashi, di quattordici e diciassette anni rispettivamente, erano incaricati di trasportare i viveri. Avevano preferito rimanere in disparte nella disputa di poco prima, Atsushi soprattutto si teneva fuori dalle discussioni che non lo interessavano; a guardarlo e a giudicare dal suo atteggiamento annoiato, lo si avrebbe potuto scambiare per un Nevros, ma bastava anche solo assaggiare uno dei suoi dolci per capire che era un pasticcere appassionato che mai e poi mai avrebbe rinunciato al suo estro artistico. Inoltre non poteva neanche deludere il suo amico Fey, ragazzino dall'aria sognante e misteriosa che amava intrattenere grandi e piccoli con i suoi spettacoli da ventriloquo utilizzando un buffo pupazzetto a forma di coniglio che lui chiamava Robin.

Un gruppo insolito, insomma, quello che camminava per le stradine dimenticate di Hardwork City nell'orario di coprifuoco per i minorenni. Ogni singolo rumore sembrava essere quello della rombante moto dell'esecutore, che già avevano avuto modo di incrociare durante fughe passate, ma poi si rivelava essere un coperchio metallico calpestato o addirittura il russare di un abitante di una casa poco distante. L'atmosfera era tesa, ma per fortuna le grandi luci della stazione erano sempre più vicine. E infine, dopo altri estenuanti minuti di camminata lenta e cauta, l'edificio era proprio davanti ai loro occhi. Aguzzando la vista, si poteva anche vedere il vapore che usciva da quell'unico treno, indicando che ce l'avevano fatta. Diedero un'ultima occhiata al campanile: le undici meno due. Avrebbero dovuto correre.

“Eccovi, finalmente!” Cassandra si affacciò dal binario, correndo poi sul treno subito dopo “Forza, stanno chiamando gli ultimi passeggeri! Ve li ho già presi io i biglietti!”

I sette Artisti aumentarono il passo, segnalando al capotreno la loro presenza, ma lui li congedò con un cenno che faceva segno di sbrigarsi. Non mancava molto, ce l'avrebbero fatta di sicuro. Touya e Midori salirono insieme e un paio di secondi dopo, con un balzo che tentava di negare la sua età, li raggiunse anche Pyotr. Era fatta, nulla poteva più fermarli.

“Anja!”

Proprio in quel momento, la bionda era caduta rovinosamente a terra. Era una persona molto atletica e normalmente non avrebbe avuto problemi a raggiungere il mezzo, ma, con il fattore tensione, i colori vivaci della stazione le avevano per qualche motivo ricordato quelli dei suoi disegni e la distrazione l'aveva fatta inciampare. Zack la aiutò subito a rialzarsi e con il sostegno fisico di Atsushi e quello morale di Fey erano di nuovo pronti a partire… se non che il treno, fischiando e sbuffando, lasciò in quel momento la stazione e con essa i poveri malcapitati.

“Dannazione!” Il pasticcere sbatté i piedi, più seccato che mai “Stava andando fin troppo bene!”

“Mi… Mi dispiace…” Riuscì a dire Anja, ancora un po' stordita dalla caduta “Ho creato io questo guaio…”

“No, Anja, non è colpa tua” Zack continuò a sorreggerla, pensieroso “Raggiungeremo gli altri domattina, se possibile. Intanto dobbiamo andarcene da qui. Ho sentito un rumore che promette molto male e la gente sta già cominciando a mormorare.”

“E dove possiamo nasconderci, Zack?”

Il maggiore dei quattro cominciò a ponderare, serio. Sentì il peso della responsabilità sulle sue spalle, da quel momento in poi sapeva che, finché non si fossero risolte un minimo le cose, avrebbe dovuto assumere il ruolo di leader senza mostrare tentennamenti e saper sempre procurare ciò di cui avevano bisogno. E in quel momento, non c'era bisogno più urgente di un insospettabile nascondiglio.

“Seguitemi. Mi è venuta un'idea.”

--
Eeeeeehr... Buon anno?
Insomma, ciao a tutti, qui Ursy che si fa viva con la storia a OC che ha cominciato ben due mesi fa! Pensavate che la avessi abbandonata? Se la ricorda effettivamente qualcuno?
Chiedo scusa per il ritardo, davvero. Come sempre la fine dell'anno è un periodo molto pieno (considerando anche che la mia scuola va a trimestri, a dicembre a malapena avevo tempo per respirare-) e questo periodo, tra freddo, studio e il sedere di Sinbad  parecchie altre cose, mi ha tolto ogni briciolo di autostima e ispirazione. Ma mi sono imposta di pubblicare prima di febbraio ed eccomi qui!
Ho ricevuto un totale di dodici OC del quale ne ho accettati ben otto. Ovviamente, poiché ero convinta che sarebbero stati scelti solo Artisti avevo chiesto se qualcuno potesse sforzarsi di mandarmi qualche Nevros e ovviamente me ne sono stati inviati a non finire. Gli OC che non ho accettato sono principalmente quelli meno originali e/o che hanno infranto le regole, perché quando io dico "non tengo conto delle nazionalità perché si tratta di un mondo alternativo e inventato" e mi ritrovo gente che specifica la nazionalità nella sezione altro o addirittura rende il suo pg fortemente patriottico in modo che io non possa neanche inserire l'OC omettendo tali dettagli, un pochino mi sento presa in giro. Non voglio offendere nessuno con questo mio sclero, ma spero che coloro che hanno commesso tali errori leggano e considerino, in futuro, di leggere le istruzioni con più attenzione in modo da non sbagliare e creare un magnifico OC che un autore sarà ben felice di accettare!

Detto questo, annuncio felicemente gli OC che ho scelto per questa storia, in modo da evitare confusione:

-Anja Yurina Tsuchiya di Aiko_Miura_36 (nella recensione mi avevi chiesto Shindou/Riccardo, ma siccome ho detto che non accettavo prenotazioni ho messo Ichikawa/Zack, la tua seconda scelta come... piccola penalità, diciamo.)
-Electra Asprea di Cari Chan (ma è Àsprea o Asprèa?)
-Mavis Crowley di happley (anche a te chiedo consigli sulla pronuncia... Màvis o Mavìs?)
-Cassandra Andrei di Strawbana
-Andrea Cervini di Marina Swift
-Alexander Jonathan Mortimer di hirondelle_
-Pyotr Volcov di _Myosotis
-Atsushi Takahashi di _Cupcakes

Grazie mille per i vostri splendidi OC, sono tutti molto belli e vi garantisco che piano piano farò apparire tutti quanti! 
Chiudo così ufficialmente le iscrizioni, ma se volete aggiungere qualcosa del vostro OC che vi siete dimenticati di dire prima mandatemi un MP quando volete!
Volevo chiedervi una cosa, ma non è obbligatoria: potreste mandarmi (in MP perché non credo sia possibile via recensione) un prestavolto del vostro OC, se ne trovate uno? Mi piacerebbe provare a fare qualche disegnino (molto molto a muzzo perché non sono brava) con il vostro permesso o comunque farmi un'idea più concreta, ma come già detto nessun obbligo, posso farne anche a meno!
Insomma, grazie mille a chi ha partecipato e a chi ha letto e basta, spero che finora la storia vi piaccia! Avverto che non sono molto certa del titolo e che quindi ci sta che cambi...
Grazie ancora a tutti quanti, spero di aggiornare un po' prima la prossima volta!
Bis Bald!
Ursy

 

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Capitolo 3
*** two: l'arte più antica del mondo ***


#two.

(l'arte più antica del mondo)

 

 

Hardwork City, Gioielleria Crowley

 

 

Il pavimento del negozio era splendente, le pareti immacolate, gli scaffali in perfetto ordine. Eppure, come ogni sera, Mavis non era tornata a casa subito dopo il lavoro, ma era rimasta a pulire. Per lei quella brillantezza non era mai abbastanza, c'era sempre un granello di polvere che aveva saltato, qualcosa che non era perfetto. Ma secondo il suo regime, doveva essere per forza a casa prima della mezzanotte per poter dormire otto ore precise prima di riprendere la sua attività, perciò, nonostante non fosse ancora del tutto soddisfatta, a quel punto dovette combattere la sua nevrosi e cominciare a dirigersi verso la sua dimora. Ma fu proprio allora che i suoi occhi videro i quattro ragazzi rimasti a terra e, prestando un orecchio a ciò che si dicevano, capì che si trattava di fuorilegge. Subito la ventenne cominciò a tremare, in preda a panico e terrore: quei disgraziati erano degli Artisti, individui sporchi, pericolosi e contro il sistema che avevano rovinato la sua famiglia, la sua vita, la sua stabilità. Sapere che quei barbari erano lì fuori la terrorizzava, vederli la distruggeva nel profondo. A dire il vero, con il carattere instabile che si ritrovava, aveva l'impressione che ogni persona che incontrava fosse in realtà uno di quei vili, che ai suoi occhi spaventati erano mostri luridi e deformati pronti ad aggredirla e a strapparle gli organi. Riusciva a calmarsi e a convincersi che fosse tutto normale solo pulendo, togliendo di torno ogni granello di polvere, quasi minaccioso quanto un Artista.

Quella volta, però, era certa che fossero loro, li aveva visti, li aveva sentiti, li aveva percepiti. Non poteva starsene con le mani in mano, ma neanche poteva uscire dal negozio con una situazione del genere in corso; occorreva assolutamente chiedere aiuto. Mavis corse fino al telefono a muro, alzando di scatto la cornetta e girando la rotella ansiosa per comporre il numero che ormai sapeva a memoria. Attendeva con ansia la risposta, ma le sembrava che stessero passando anni, millenni, e che gli Artisti fossero già dietro di lei, nella loro oscura forma mostruosa che aveva dipinto loro con la sua mente fin troppo immaginativa. In realtà, fu una questione di pochissimi secondi prima che una voce maschile, giovane ma professionale, rispose con un secco:

“Sede centrale Nevros.”

La ragazza sobbalzò, riprendendosi dal suo stato ansioso. Riconoscendo subito la voce, provò a ricomporsi in modo molto maldestro.

“Signor Sakuma? Qui Mavis Crowley. Qui… Qui fuori… Lei non crederà mai, mai a cosa ho visto!”

“Un altro gruppo di Artisti inesistenti avrebbe presumibilmente cercato di aggredirla dal nulla con un pennello?”

“È una situazione seria, signor Sakuma, serissima! Io li ho visti, ho visto quei vili Artisti con i miei stessi occhi, e li ho sentiti, oh se li ho sentiti! Si nascondono per la nostra città, non possiamo sapere cosa succederà nelle prossime ore, o nei prossimi minuti, o...”

“Signorina Crowley, lei è al corrente di detenere il record di maggior falsi allarmi segnalati sia alla sede centrale, sia in tutta Hardwork City, sia probabilmente in tutta la nazione?”

“Mi… Mi sta forse dando della bugiarda?! Mi faccia parlare con il signor Kidou!”

“Signorina...” Il giovane sospirò, guardando distrattamente le sue scartoffie “Il signor Kidou si già è ritirato nelle sue stanze per la notte e consiglio che lo faccia anche lei. Ma, visto che sembra così spaventata, terrò conto della sua richiesta, anzi, le dirò di più: non è la prima segnalazione che riceviamo stasera e il nostro esecutore sta già setacciando attentamente ogni angolo della città. Domattina, se necessario, estenderemo le ricerche ulteriormente e le chiederemo di fornirci ulteriori dettagli. Per il momento le posso garantire che non si deve preoccupare, può dormire sogni tranquilli stanotte.”

“Sogni tranquilli? Sogni… tranquilli?!” La ragazza si appoggiò al muro, lasciandosi quasi cadere dolcemente ma con fare drammatico “Signor Sakuma, io sono ancora in negozio, come pretende che riesca a tornare a casa da sola con ciò che è in corso per le strade e addirittura infilarmi a letto e dormire sogni tranquilli?! Non sarebbe meglio mandarmi una scorta per portarmi fino alla mia dimora? Magari potrebbe addirittura accompagnarmi lei, signor Sakuma...”

“Signorina… Signorina Crowley, c'è un'improvvisa… interferenza… ecco, un problema… con la linea telefonica… manderò subito un collega a controllare, è un'urgenza… estremamente urgente, la saluto!”

Jirou rimise giù con forza la cornetta, ansimando come se avesse corso per chilometri e chilometri. Dalla soglia della porta, un collega lo osservava alquanto confuso.

“Signor Sakuma, cosa è appena-”

“Mavis Crowley.”

“...oh. Ora capisco.”

E mentre Sakuma si lasciò scappare un ultimo sospiro esasperato, la povera ragazza spaventata, ancora alla sua gioielleria, aveva già rimesso mano al telefono, stavolta con un piano diverso che le frullava per la testa.

“Pronto, Belle? Ho bisogno di un consulto.”

 

 

Sauvestay Town, Piazza dell'Orologio

 

 

Sauvestay Town era una ridente cittadina di transito, di quelle in cui ci si fermava principalmente per cambiare treno. Un tempo, quando la Nevros aveva meno potere, era una meta prediletta dai turisti di passaggio, a causa della quantità di negozi ben forniti, la sua maestosa cattedrale e la sua atmosfera accogliente. La caratteristica principale della città era la sua Piazza dell'Orologio, storico punto di incontro conosciuto in tutta la nazione, una semplice piazzetta caratterizzata da una specie di grosso gazebo in pietra con, appunto, uno splendido orologio antico che segnava sempre l'ora esatta, in quel caso mezzanotte meno dieci.

Proprio lì si trovavano i quattro fuggitivi, ancora leggermente spaesati dal trambusto di poco prima. Touya si sentiva il cuore in gola, oltre che una spiacevole sensazione nello stomaco che rappresentava il suo senso di colpa per aver lasciato indietro dei compagni, anzi, degli amici. Rivolse nuovamente il suo sguardo alla luna e si accorse all'improvviso di avere sonno. Non era insolito per lui, in realtà: fin da piccolo Touya aveva sofferto di narcolessia, gli era capitato di addormentarsi più o meno ovunque, una volta perfino durante un funerale. Questa situazione imbarazzante gli aveva generato un odio per il suo disturbo, ma quando gli veniva la stanchezza con fatica riusciva a controllarla per più di cinque minuti. Inoltre, non era l'unico: appena preso posto sul treno, le quattordici ore consecutive di lavoro di Cassandra si erano fatte sentire, trascinandola in un sonno profondo dal quale ancora non si era svegliata, tanto che Pyotr la doveva tenere in braccio. Era chiaro a tutti, quindi, che la priorità assoluta fosse il riposo.

“Ci dovrebbe essere un albergo non troppo caro a metà della Strada Ovest” Proclamò proprio il signor Volcov, già dirigendosi con lo sguardo al luogo indicato “Possiamo fare un tentativo lì, ho abbastanza soldi con me. Dopo una buona dormita ragioneremo meglio.”

Accordando che si trattava dell'idea migliore, il gruppo si incamminò verso la loro meta. Il giovane mago tentò di focalizzare la sua attenzione su ogni singolo dettaglio della cittadina, destreggiandosi nella furiosa battaglia contro il sonno. Ma quest'ultimo stava avendo la meglio e ciò che vedeva diventava confuso, quasi insensato. Spesso la sua narcolessia gli procurava allucinazioni e, sebbene il più delle volte era in grado di distignuerle dalla realtà, la sensazione gli risultava quasi piacevole ed era difficile combatterla. Il suo corpo stava quindi cedendo, quando due braccia robuste più che familiari lo afferrarono con sicurezza.

“Vedi di resistere un altro po', dormiglione.”

Touya si scosse un po' dal suo stato assonnato, rimettendosi in piedi il più in fretta possibile. La voce rassicurante e decisa di Midori era un toccasana per lui. In realtà, era proprio Midori ad esserlo. Il ragazzo le voleva un gran bene che non avrebbe mai potuto confessarle, poiché non sapeva bene di cosa si trattasse. Ogni volta che la vedeva e ci parlava era come se la conoscesse dall'inizio dei tempi e fossero uniti dal più indissolubile dei legami. Ma non poteva parlargliene, temeva di ricevere una sonora risata in faccia. Così si limitò a ringraziarla con un sorriso, raggiungendo poi Pyotr e Cassandra, già giunti all'albergo dove avevano chiesto un pernottamento alla signorina al bancone. L'anziano, però, aveva un'espressione preoccupata stampata in volto. Si chinò all'altezza dei ragazzi, sussurrando cauto.

“Questo albergo è un'istituzione affiliata alla Nevros. Non possiamo passare.”

Quando i Nevros si erano imposti nella società, cinque anni prima, avevano portato dalla loro parte il maggior numero di persone possibile finanziando e ampliando le loro attività in cambio della loro affiliazione. Alcune istituzioni ancora riuscivano a mantenersi neutrali, ma negli ultimi tempi erano diventate sempre meno. Per entrare in un luogo sotto il comando della Nevros bastava che una persona mostrasse il proprio documento autorizzato e garantisse per le persone che ne erano ancora sprovviste. E gli Artisti, in quanto nemici del governo, non ne erano in possesso.

“E che problema c'é?” Midori alzò le spalle “Cassandra lavora per la Nevros, lei il documento ce l'ha e dovrebbe garantire per tutti noi! Basterà svegliarla!”

Ma l'impresa era decisamente più facile a dirsi che a farsi. La ragazza era ancora profondamente addormentarla e non sembrava intenzionata ad aprire gli occhi. Anzi, più la rossa tentava di svegliarla scuotendole il braccio, più lei mugolava nel sonno, rigirandosi agitata finché, stufa di essere toccata mentre schiacciava il suo pisolino, terminò tirando all'altra una incosapevole gomitata sul naso, cosa che fece arrabbiare non poco la povera malcapitata.

“Ora ti…”

“Aspetta, Midori.” L'anziano le toccò la spalla per frenarla “Sembra che il nostro Touya abbia già capito cosa fare.”

Infatti il diciottenne, con la poca lucidità rimastagli, si era già diretto al bancone, dove la signorina cercava di nascondere la sua impazienza. Lo scrutò, giudiziosa e sospettosa. L'abbigliamento da prestigiatore di Touya giustamente non la convinceva, era soprattutto quel suo grosso cilindro bianco che teneva in testa a riempirla di dubbi, ma decise di svolgere il suo lavoro come sempre, senza giungere a conclusioni affrettate. Poteva sempre trattarsi di un esibizionista, dopotutto.

“Allora, avete trovato i vostri documenti?”

“Il mio dovrebbe andare bene.”

Dopo aver tirato un respiro profondo, il ragazzo esaminò attentamente le sue tasche per qualche secondo prima di tirare fuori un foglietto estremamente ben rilegato che porse alla signorina. Non era certo che il suo piano sarebbe andato a buon fine, ma non gli restava che provare.

“Touya… Davis?”

La donna aveva l'espressione meravigliata che sperava. Ottimo, pensò lui, era fatta.

“Sì? Qualcosa non va?”

“Davis, come Klaïr Davis, il secondo in comando subito dopo il signor Kidou? Lo stemma sulla sua carta è uguale al suo, non può essere una semplice omonimia…”

“Sì, lui è… Mio fratello maggiore…”

L'impiegata spalancò occhi e bocca. Si ritrovava davanti al fratello di uno dei pezzi grossi della Nevros e lei lo aveva giudicato male, si sentiva decisamente a disagio per ciò. Dal canto suo, neanche Touya ne era felicissimo: usare il nome del fratello come raccomandazione era quasi meschino… soprattutto quando quel fratello gli aveva voltato le spalle, diventando uno dei suoi maggiori nemici.

“S-Signor Davis, è un piacere averla come nostro ospite! Lo sa, non si nota molto la somiglianza con suo fratello, ma del resto io neanche sapevo che avesse dei parenti, sa com'è, è una persona talmente misteriosa…”

“Può ben dirlo. Potrei gentilmente prenotare delle stanze?”

“Certamente, le illustro subito le nostre offerte!”

Mentre il giovane esultava dentro di sé per la missione appena compiuta, incrociò gli occhi di Midori e vide in lei un'espressione contrariata. Forse era semplicemente il dolore della gomitata ricevuta poco prima, ma forse c'era dell'altro; gli era sempre parso che, ogni volta che faceva parola della sua stretta parentela con Klaïr, la ragazza si facesse improvvisamente cupa. Forse il motivo avrebbe potuto chiederglielo senza problemi… ma il sonno stava tornando a farsi sentire, tant'è che Pyotr lo sostituì nelle ultime trattative prima che i quattro, ormai ben più che esausti, si sistemassero nelle loro stanze godendosi finalmente il meritato riposo.

 

 

 

Hardwork City, quartiere dei piaceri

 

 

“Zack?”

“Sì, Fey?”

“Non avevi detto che conoscevi un nascondiglio adatto a noi?”

“Sì, è così infatti.”

“Allora che ci facciamo… beh, qui?”

I ragazzi rimasti a terra, guidati dal calmo Zack, si aggiravano per le zone più periferiche della metropoli, nelle strade larghe contornate da un odore misto di alchool e incenso, da cui ogni tanto si udiva qualche grido di piacere ben poco controllato. Inutile dire che un gruppo che includeva due minorenni e una neo-diciottenne risultavano poco consoni a quel tipo di ambiente, tant'è che ricevettero numerose occhiate di scherno da quasi tutte le persone sobrie che incrociavano, mentre altre, ben poco lucide, ridevano a crepapelle e offrivano loro caramelline insolite o bicchieri dai liquidi colorati, che Zack declinava gentilmente ma allo stesso tempo in maniera impassibile, quasi fosse abituato a situazioni del genere. Anja lo guardava preoccupata: possibile che il suo migliore amico avesse un trascorso oscuro di cui lei non sapeva niente?

I suoi dubbi aumentarono quando l'attore svoltò in un vicoletto e si fermò davanti a un locale dai colori sgargianti, proclamando di essere arrivato a destinazione. Il locale in questione si chiamava “Il Licaone” e appariva particolarmente moderno rispetto agli altri della zona, trascurati e sporchi, più simili a delle bettole che ad altro. Dall'interno proveniva il brano numero quindici della selezione della Nevros, quello più sensuale, che fece capire subito ai tre ragazzini il tipo di posto nel quale erano capitati. Anja trasilì, ancora più insicura di prima, mentre Fey balbettava in modo confuso e Atsushi si irrigidì, impallidendo. Eppure, senza alcun segno di esitazione, Zack entrò nel locale come se fosse a casa sua. Addirittura, vedendolo, una donna giovane dai capelli azzurri e un abito corto da cameriera lo invitò dentro con un gesto arreso e sbrigativo, urlando in direzione di uno stanzino:

“Gammaaaa, è tornato il tuo amichetto!”

La bionda non sopportava più tutti quei misteri. Prese il suo amico per la manica, guardandolo con decisione.

“Allora… sei di casa qui, pare.”

“Eh? Oh, no, ti posso assicurare che è la prima volta che metto piede qui dentro.”

“Non ci crede nessuno” Atsushi intervenì, rompendo il suo solito silenzio tant'era il suo imbarazzo “Questo non è il momento di divertirsi… senza contare che, per carità, Fey ha quattordici anni, non ha neanche l'età per bere! Ma non è questo il punto, con la scusa del nascondiglio ci hai trascinati nientemeno che in un bordello!”

“Locale per adulti, prego.”

A tagliar corto era stato un uomo sui venticinque, dai capelli bianchi rivolti all'insù e gli occhi di un azzurro limpido che sembravano danzare mentre si muoveva verso i suoi insoliti ospiti. Si fermò davanti al maggiore con un sorrisetto, ma dopo averlo scrutato per bene inclinò la testa confuso.

“Tu non sei Zanark.”

“No” Sorrise l'altro, cercando anche di rassicurare i suoi compagni “Sono Zack Avalon, suo cugino. Ci somigliamo, vero?”

“Aaah, sei il famoso cugino sobrio che lo viene a riprendere! Siete due gocce d'acqua, perbacco! Sei uno Zanark elegante e non drogato, cosa potrei chiedere di meglio? Ma sì, direi che posso farti un piccolo sconto. Che tipo di trattamento scegliete? Vedo che abbiamo degli ospiti molto giovani… Beta, preparami tre pacchetti “prima volta”!”

“No, no, no!” L'attore si affrettò a interrompere il proprietario “Senti… Gamma, giusto? Abbiamo un'emergenza.”

Sotto agli occhi attoniti degli altri tre, si mise a spiegare la loro situazione a Gamma, un perfetto sconosciuto nonché, a giudicare dalla musica del locale, un affiliato dei Nevros. La pittrice era nervosa, non riusciva a capacitarsi del fatto che il suo caro amico in quel momento fosse in un locale del genere, a pochi passi da delle coppie che ci stavano a dir poco dando dentro. Non poteva fare a meno di immaginarsi al loro posto, insieme per l'appunto a Zack, senza sapere da dove provenisse quel pensiero, finendo per arrossire in modo fin troppo evidente. Il pasticcere invece se ne restava in disparte come sempre, contrariato come non mai. Non aveva mai riposto tanta fiducia nel gruppo di Artisti che lo aveva accolto, non era il tipo che si fidava facilmente… per non parlare di quanta poca fiducia gli ispirasse Touya, considerato spesso il leader, ma rispetto a un ragazzino con un gigantesco cilindro bianco che rifiutava di togliersi e l'abitudine di addormentarsi ogni cinque minuti Atsushi certe volte avrebbe preferito Robin come capo della sua fazione. Era quasi contento di non doverlo più vedere per chissà quanto, ma ecco che si ritrovava a dover porre la sua fiducia in Zack Avalon, un attoruncolo che sembrava saperla lunga sulle cose sbagliate, in Anja Tsuchiya, colei che con le sue distrazioni aveva rischiato di condannarli e addirittura in questo Gamma, il proprietario del posto più discutibile che potesse esistere che con tutta probabilità li avrebbe fatti sbattere in galera. E Fey? Chi ci pensava a Fey? Il suo amico ascoltava attentamente la conversazione in corso, ancora in imbarazzo ma molto più calmo rispetto a prima. Costui incontrò il suo sguardò e gli rispose con un sorriso. Era incredibile, quel ragazzino.

“Ho capito.” Concluse l'albino “Siete stati scoperti e separati. Tra l'altro, ho sentito che Lancer è sulle vostre tracce…”

“È grave, Zack!” Anja tornò lucida “Ci consegnerà all'esecutore se resteremo nel bordello!”

“Locale per adulti.” Puntualizzò Gamma “E non ho mai detto niente del genere, signorina. Anzi, ho proprio intenzione di aiutarvi!”

“Non capisco come.” Borbottò il diciassettenne “E non voglio capire. Non so voi, ma io non intendo passare un minuto di più in questo bordello.”

“Locale per adulti.”

“Come le pare. Fatto sta che più respiro quest'aria contaminata da profumi artificiali, più mi chiedo come ci siamo finiti in una situazione del genere e se non sarebbe stato meglio seguire Shindou, piuttosto che Touya il maghetto sognatore o… o qualsiasi sia la vera natura di Zack. Non fraintendetemi, per ora continuo a sostenere la mia arte, ma davvero ne vale la pena? I Nevros sono ovunque, perfino nei bordelli!”

“Locale per adulti!”

“Mi lasci finire, per cortesia. Non siamo più al sicuro. L'arte potrebbe morire da un giorno all'altro…”

“Ragazzino, ragazzino” Il propretario de “Il Licaone” gli mise una mano tra i suoi capelli color carota, irritandolo ma senza darci peso “Perché pensi che esista questo posto? È vero, siamo affiliati di Kidou, non lo nego. Ma se siamo tutti qui, è per il bene dell'intrattenimento, per la più antica delle arti. Nessuno di noi si è arreso, io sono Artista quanto lo siete voi.”

“Ma se gestisce un bordello…”

“Locale per adulti! Ecco, la differenza tra un volgare bordello e il nostro locale per adulti è che a noi sta a cuore l'arte dello star bene. Son tempi difficili i nostri, in questo luogo si radunano le persone stanche di tutto, coloro che hanno ancora bisogno di arte e colore nella loro vita. C'è chi offre spettacoli teatrali, chi dipinge, chi canta e chi balla… Noi possiamo offrire dell'alchool, una chiacchierata, un massaggio e volendo una bella stanzetta comoda e profumata in cui farsi una sana sc-”

“Basta così, Gamma” Interruppe il maggiore, ridendo imbarazzato “Comunque, posso assicurarvi che questo è il posto più sicuro del mondo e che mio cugino, per quanto la sua mente sia spesso ofuscata dalla droga, riesce a riconquistare un po' di umanità qui dentro. Ma a noi serve giusto un nascondiglio, nient'altro, e Gamma è in grado di offrircelo ben volentieri. Cercate di dimenticarvi di essere in un bord- locale per adulti e riposiamoci un po', domani si riparte.”

“Io provo a fidarmi, Atsushi.” Fey toccò la spalla al suo amico, vedendolo ancora poco convinto. Prese dalla sua borsetta Robin, che carezzò la guancia al giovane pasticcere, per poi parlare “E tu?”

Takahashi si guardò attorno, sospirando. Anja si era messa a suo agio e trattava la sua ferita con l'aiuto di Zack, Gamma discuteva con la sua cameriera e attorno a lui poteva sentire le voci di molte persone tranquille, ipnotizzate dall'arte nascosta di quello strano locale.

“No Robin, io non mi fido. Però mi fido di Fey.”

 

 

 

Hardwork City, quartiere residenziale

 

 

“Vi ho detto che non siamo più loro compagni!”

Shindou Takuto era a qualche centimetro da terra, ma cercava disperatamente di non scomporsi. L'esecutore Lancer lo aveva sollevato per il colletto con una mano, mentre con l'altra appoggiava l'affilata lama un coltello sulla tempia destra dell'ex-pianista, dalla quale usciva un rivoletto di sangue. Dietro di loro, il luogotenente Electra Asprea teneva indietro i sostenitori di Shindou scrocchiando le nocche ogni volta che uno di loro osava muoversi.

“Ah sì? Bene, allora non avrete problemi a dirci dove sono andati gli altri.”

“Non lo fare, Shindou!” Una voce maschile urlò dalla folla dietro di lui “Sono comunque nostri amici, hanno diritto a vivere come preferiscono, noi non c'entriamo più nulla con loro!”

Il ragazzo si morse il labbro, guardandosi i piedi e desiderando stabilità. Una lacrima scese dall'occhio destro, mischiandosi al sangue e dandogli una sensazione di bruciore. Non ne poteva più.

“No, Sangoku. Ho deciso di abbandonare il pianoforte e l'arte in generale. Hai ragione, non c'entriamo più nulla con Geist e gli altri. Per questo da oggi volto pagina. Mi dispiace, sul serio…” Guardò Bash, con la resa negli occhi “Si sono diretti alla stazione, hanno preso l'ultimo treno della sera, quello che termina a Sauvestay Town.”

“Shindou, no!”

Electra fulminò Sangoku all'istante, forzandolo a tacere. L'esecutore fece cadere rovinosamente il suo ostaggio, strofinandosi le mani ma senza cambiare espressione. Nonostante avessero finito, non sembravano avere intenzione di spostarsi.

“Ci… Ci lascerete andare adesso?”

“Oh, aspetta solo un attimo.” Asprea prese il comando, chinandosi verso Takuto e prendendogli un braccio “Hai detto di non essere più un pianista, ho capito bene? Allora direi che queste non ti serviranno più…”

Con grande orrore di tutti, la ragazza prese tra le mani le dita dell'altro, piegandole una ad una fino a sentire il crack che indicava le ossa rotte. Shindou urlava e piangeva, sotto gli occhi attoniti dei suoi amici che non riuscivano a far nulla per aiutarlo. Sangoku avrebbe voluto intervenire, proteggere il poco che gli era rimasto, ma come poteva fare? Non avrebbero mai dovuto separarsi dagli altri. Non appena il ferito riuscì ad alzarsi, i due Nevros erano già spariti sui loro veicoli, lasciando l'ex-pianista in preda alla disperazione, ai dubbi e a un grande vuoto che non riusciva ad identificare.

 

 

AAAAAAAAAAAAAAH RITARDO.

Allora, salve a tutti. Questa è sempre “Copypasted Nightmare” ma con un titolo nuovo, così come io sono sempre Zodycaon ma con il nickname che tentavo di cambiare da mesi. Chiedo perdono, non mi piace dover cambiare titolo così dal nulla, ma quello iniziale rispecchiava la trama iniziale, che è cambiata moltissimo man mano che ideavo, quindi non c'entrava assolutamente più nulla.

Insomma, ci ho messo tantissimo ad aggiornare. C'è stata di mezzo la scuola e anche un calo di ispirazione micidiale, ma finalmente ho completato il capitolo nuovo e risposto alle recensioni. Che ne pensate? È stato molto divertente da scrivere!

Devono ancora comparire un paio di OC tra quelli che ho ricevuto, dovrebbero esserci tutti entro il prossimo. In realtà, ci sarà anche un piccolo extra, vi spiego: in totale, i Nevros che ho ricevuto sono 11, mentre gli Artisti solo 8 (non contando personaggi come Sakuma, Gamma o Shindou, che avranno un ruolo secondario) e per far tornare alcune cose me ne servivano almeno altri due. Non mi sembrava il caso di riaprire le iscrizioni per una cosa del genere, né tantomeno inventarne altri due miei (ho già Touya e Klaïr, non credo sia giusto se li invento tutti io-), perciò ho chiesto ad una ragazza che non ha un account su EFP ma che era molto interessata alla storia se volesse provare ad inviarmene uno. L'ho ricevuto stamattina, l'ho analizzato come tutti gli altri e l'ho trovato molto adatto, perciò comprarirà anche lui (sì, avevo decisamente bisogno di OC maschi) nei prossimi capitoli. Chiedo scusa per questa decisione improvvisa, ma sono certa che è un personaggio che apprezzerete come lo apprezzo io… per ora posso solo dirvi che si chiama Natsu!

Che altro dire, grazie per la pazienza, spero che il capitolo vi piaccia! Ah, giusto una cosa… non credo di riuscire ad aggiornare tanto presto, poiché subito dopo la fine del trimestre devo organizzare la mia tesina d'esame che mi terrà occupata fino alla prima metà di giugno. Cercherò comunque di fare del mio meglio!

Adesso vi saluto, grazie ancora a chi legge, apprezza e recensisce!

Bis Bald!

Ursy

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Capitolo 4
*** three: ode al silenzio ***


#three.
(ode al silenzio)

 

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, salone principale
Mattino seguente

 

Gli esecutori avevano un'unica regola ferrea: mai cacciare di giorno. Essa era stata imposta da Kidou in persona, per evitare che la quiete pubblica venisse scombussolata in maniera eccessiva e per imporre un rigido coprifuoco a chiunque non possedesse un permesso scritto per circolare nelle strade cittadine dopo le nove di sera; perciò, dalle sei del mattino fino al calar del sole, Lancer ed Asprea erano senza lavoro. Dopo l'incontro con la banda di Shindou, c'era poco altro che potevano fare: raggiungere Sauvestay era fuori discussione, poiché non c'erano più treni e la strada di campagna non era asfaltata e quindi diffcile da percorrere con le loro moto o con un'auto. L'unica opzione era tentare di raccogliere ulteriori informazioni in città, ma essendo le strade a quell'ora quasi del tutto disabitate a causa del coprifuoco erano riusciti a raccogliere solamente le testimonianze contrastanti e sostanzialmente inutili di appena una manciata di persone. Non restava che tornare alla sede centrale, fare rapporto e raccogliere le ultime cose dal covo prima di prendere il primo treno disponibile per Sauvestay Town e almeno localizzare la loro preda prima di riprendere la caccia in serata.
Essendo i due particolarmente rapidi e metodici, le loro brevi mansioni erano già state svolte molto prima della partenza del primo treno. Per ingannare il tempo, come sempre si erano recati nel salone principale, dove avevano dormito un'oretta scarsa e giocato due silenziose partite a carte, entrambe come al solito vinte da Bash Lancer. Stavano per cominciare la terza e ultima giocata prima di tornare all'opera, quando dei passi pesanti, sicuramente provenienti da dei tacchi a spillo, annunciarono l'arrivo di due ospiti.
“Possiamo unirci alla partita?”
Electra alzò lo sguardo, con un sospiro esasperato. Non aveva voglia di compagnia all'infuori di quella del suo collega, era stanca morta e non era riuscita a prendere sonno durante la sua pausa. L'unica cosa che voleva in quel momento era vincere almeno una mano, anche se in tutto il tempo che aveva passato lavorando con Lancer non ci era mai riuscita. D'altra parte, Andrea Cervini, tesoriere della Nevros, che aveva appena raggiunto i due assieme alla moglie Juliet, era stanca quanto lei: con le ultime vicende in cui erano coinvolti gli Artisti, il governo si era focalizzato principalmente su di loro e la contabilità aveva subito forti ritardi, costringendo la ventiseienne, che non sopportava gli incovenienti, a passare un paio di notti in bianco per sistemare il danno. In quel momento aveva solo bisogno di allegerirsi la mente con qualcosa di poco impegnativo e la giovane luogotenente non aveva la forza per opporsi al suo volere.
“Faccia pure. Ma l'avverto che Lancer imbroglia.”
“Sai benissimo che ciò non è vero, luogotenente Asprea.”
Le due donne si sedettero vicino a loro e la partita ebbe inizio. Il tesoriere Cervini però si spazientì quasi subito, vedendo che nessuno osava scambiarsi parola e che l'esecutore sembrava avere una fortuna inumana quando si trattava di pescare le carte giuste, rendendo la partita uno spreco inutile di tempo per lei. Juliet, ministro dell'educazione, la osservava con apprensione, vedendo il disagio nel volto stanco della sua amata. Pensò, quindi, che un po' di conversazione non potesse fare male.
“Come è andata la caccia ieri? Ho saputo che c'è stato un significativo tumulto.”
“Sì, ieri si sono dati da fare” Electra rispose solo perché sapeva che Bash non lo avrebbe fatto, ma non aveva la benché minima voglia di convenevoli “Abbiamo fatto cantare degli Artisti e abbiamo dato loro il benservito, ma un gruppetto di loro è fuggito a Sauvestay. Appena ripartono i treni ci metteremo sulle loro tracce.”
“Il benservito? Da lei non mi aspettavo una cosa del genere, signorina Asprea, con le voci che ho sentito sul suo conto.”
“Che cosa vorrebbe insinuare?!”
La diciannovenne si era alzata, battendo le mani sul tavolo e ansimando. Non le piaceva per niente la direzione che stavano prendendo le cose.
“Sto solo riportando ciò che ho sentito” dal canto suo Juliet alzò le spalle con fare innocente “Si dice che lei per gli Artisti provi… beh, pietà. Provare pietà per dei fuorilegge non è né consono né professionale, forse sarebbe meglio rivedere la sua postazione per il bene della Nevros…”
“NESSUNO LE HA CHIESTO NIENTE!”
Era vero. Nessuno aveva chiesto l'opinione del ministro, ma lei sentiva sempre il bisogno di dire le cose come stavano. Electra era molto meno forte di come appariva, ma aveva la necessità di dimostrare che non era così. Ansimava ancora di più, pronta a cominciare una discussione seria, ma la Cervini bloccò il suo incedere, tossendo e sistemandosi gli occhiali.
“Vero, non ci riguarda. Si calmi, signorina. Anche tu, tesoro, lascia perdere. Se la signorina Asprea ha dei problemi, che se li sistemi da sola. Se poi fallisce non è affar nostro.”
Addolcì lo sguardo e schioccò un sonoro bacio sulle labbra della moglie, riuscendo a calmare i suoi bollenti spiriti. Tornò poi a posare gli occhi con fare severo prima al suo mazzo di carte e poi all'esecutore, rivolgendosi annoiata a quest'ultimo.
“Lei sta palesemente imbrogliando, perché a meno che non sia estremamente sfortunato in amore non è possibile che abbia tutta questa fortuna al gioco. Si vede che il vostro mondo non fa per noi. Adesso ce ne andiamo, se non prendo un cappucino nei prossimi cinque minuti sono capace di unirmi alla vostra caccia ignorando il vostro divieto. Andiamo, Juliet.”
Le due donne si alzarono e sparirono con un semplice cenno, lasciando gli esecutori a ciò che rimaneva della loro partita a senso unico. Asprea si soffermò sulle parole del tesoriere: “il vostro mondo non fa per noi”. Aveva sempre pensato al suo isolamento come a un qualcosa di positivo, ma c'erano momenti in cui il mondo esterno e le sue relative emozioni tentavano di chiamarla. Voleva veramente continuare ad essere ciò che era?
“Pensa a svolgere il tuo lavoro, luogotenente Asprea” Lancer colse la sua tensione pur senza staccare gli occhi dalle carte “Quando la smetterai di essere così paranoica?”
In un attimo, la giovane riprese la sua professionalità, dimenticando quel momento di smarrimento e riprendendo l'espressione annoiata di poco prima.
“Quando tu la smetterai di imbrogliare, caro Lancer.”

 

 

Hardwork City, sede centrale Nevros, sezione controllo

dell'intrattenimento, reparto musicale

 

 

Kageyama non era affatto un uomo paziente. Se c'era del lavoro da svolgere, doveva essere svolto subito e bene, come recitava uno dei più importanti motti della Nevros. Che entrambi i suoi dipendenti fossero assenti, quindi, era a dir poco oltraggioso. Klaïr si era svegliato da poco e stava ancora facendo colazione, ma sicuramente avrebbe, come ogni volta, vomitato l'intero pasto dopo neanche cinque minuti, costringendo Kidou a doversi prendersi cura di lui e imbottirlo di integratori finché la sua salute non fosse almeno accettabile da un punto di vista lavorativo, il che significava aspettare ancora molto a lungo. Ciò che l'uomo non tollerava era che mancasse anche Cassandra Andrei, nonostante avesse avvisato la sera prima che quel giorno avrebbe con tutta probabilità fatto assenza per occuparsi dei bambini della sua vicina. E lui non poteva certo modificare le tracce da solo se non c'era nessuno che gli fornisse le suddette tracce, quindi occorreva che almeno uno dei due dipendenti arrivasse nell'arco di una ventina di minuti al massimo. Chi chiamare, allora? Di certo non Klaïr, avrebbe rischiato di inimicarsi Kidou o, nella peggiore delle ipotesi, di attentare alla vita del fragile ragazzo. Cassandra era quindi l'unica opzione disponibile, avrebbe parlato lui stesso con la signora e avrebbe addirittura concesso alla ragazza un piccolo aumento.
Seppur malvolentieri, quindi, Reiji prese in mano la pesante cornetta e, dopo essersi consultato con il suo registro, compose il numero che vi era segnato. A rispondergli fu una voce femminile stanca ma gentile, appartenente apparentmente ad una signora molto anziana. Cominciò a sviluppare i suoi primi sospetti.
“Scusi il disturbo, signora” Annunciò, atono “sono Kageyama Reiji, del controllo dell'intrattenimento della Nevros. Avrei urgente bisogno di parlare con Andrei.”
“Andrei? Oh, vuole dire Cassandra, quella cara ragazza! È davvero una brava persona, è sempre disposta ad aiutarmi quando il mio povero corpo anziano decide di fare le bizze! È così piena di energia ed è sempre in giro, sa? Pensi che ieri sera non è neanche rientrata a casa…”
“Non è rientrata? Eppure aveva detto di dover occuparsi dei suoi figli.”
“Come? I miei figli? Deve esserci stato un malinteso, signore!”
“Come sarebbe a dire?”
“Vede, entrambi i miei bambini sono ormai grandi e hanno lasciato casa anni fa, adesso vivono in altre città con le loro famiglie…”
“Altre città? Quindi Andrei non si è mai occupata di loro?”
“Direi proprio di no, signore, anzi, erano addirittura i miei figli a cambiarle il pannolino, qualche volta!”
“Ho capito. La ringrazio della sua disponibilità.”
Chiuse di colpo la chiamata, riattaccando la cornetta con estrema veemenza. Nascosti dietro gli occhiali scuri, i suoi occhi si infiammavano di rabbia, intimati dallo scoprire del lungo periodo di menzogne fornitegli dalla cantante. Attraverso una radio mandò un suo sottoposto a riferire la situazione al capo, per poi sedersi, esasperato, sulla sua sedia girevole davanti alla scrivania, sussurando un'unica parola colma di astio.
“Merda.”

 

Hardwork City, sede centrale Nevros,
camera da letto di Kidou Yuuto

 

Ogni mattina si ripeteva sempre la stessa scena: dopo essersi svegliato di buona lena, Yuuto passava un po' di tempo ad assicurarsi che il suo fragile fidanzato stesse bene e che non avesse avuto malori durante il sonno, poi ordinava un'abbondante colazione a letto per entrambi che potesse dare loro la sveglia, ma che purtroppo si concludeva sempre alla stessa maniera, ossia con Klaïr piegato su una bacinella per una ventina di minuti a rigurgitare tutto ciò che aveva mangiato mentre Kidou gli accarezzava la schiena tentando di nascondere una smorfia disgustata. Erano circa due mesi che il secondo in comando della Nevros non riusciva più a ingerire cibo solido senza disastrose conseguenze, ma insisteva ogni giorna di volerci provare almeno una volta, sostenendo che almeno così avrebbe tranquillizzato gli altri. La vita alimentare di Klaïr era quindi composta da integratori e, nei casi peggiori, anche da flebo. La sua corporatura ne aveva risentito fortmente, lasciandolo esile e malandato e prosciungandogli le forze, sia fisiche che mentali, che gli avrebbero permesso anche solo di sperare di potersi sentire meglio. Klaïr Davis era malato, ma di un male intoccabile che le medicine rischiavano di peggiorare. Klaïr Davis era, appartentemente, irrimediabilmente depresso.
Fin da quando lo aveva conosciuto due anni prima in un bar, Kidou aveva avuto modo di percepire il lacerante disturbo del giovane a cui di lì a poco si sarebbe affezionato tanto da farlo suo. Il suo desiderio maggiore, oltre che quello di governare al massimo il mondo, era quello di poter aiutare quel ragazzo; lo aveva quindi fatto visitare dai migliori dottori della nazione, solo per ricevere sempre la stessa diagnosi: depressione maggiore. Durante alcune silenziose sedute terapeutiche, si era potuto scoprire che il ragazzo era cresciuto in una situazione famigliare a lui opprimente, ma nulla più. Con quei signori di bianco vestiti che prendevano appunti con disinteresse il malato non riusciva ad aprirsi. Solamente con Kidou spiccicicava qualche parola in più, narrandogli con più accuratezza fatti del suo passato. Esprimersi con lui lo faceva apparire più sereno e, mano a mano che passava il tempo con il suo fidanzato, si manifestava il vero carattere di Klaïr, quello affettuoso e filosofico al tempo stesso che gli donavano un certo carisma che non lasciava impassibile nessuno. Eppure, il ventiquattrenne negli ultimi mesi era peggiorato, perdendo sempre più l'appetito, la tonicità e la forza per andare avanti. Si era sparsa addirittura la voce che non gli restasse più tanto da vivere, ma Yuuto aveva smentito il tutto, proclamando che si trattava di una semplice ricaduta e che di lì a poco il suo fidanzato sarebbe tornato in forma quasi smagliante… O almeno, così voleva sperare.
“Mi dispiace.”
Klaïr si scusava spesso dopo aver vomitato, nonostante Kidou gli rammentasse sempre che non ce n'era bisogno. Il capo della Nevros sospirò, carezzandogli con delicatezza la schiena.
“Non preoccuparti, l'importante è che tu ora stia meglio. Prenditi tutto il tempo che ti serve, ci penso io a parlare con il signor Kageyama.”
“N-No… ce la faccio, tranquillo Yuu. V-Voglio poter dare il massimo, come f-fai tu…”
Si appoggiò a lui con fare stanco, tentando un sorriso. Yuuto lo strinse a sé con estrema cautela, come se si trattasse di una bambola di porcellana. Gli mise una mano tra i capelli, per poi togliersi gli occhiali e guardarlo in faccia.
“Cattureremo gli Artisti al più presto e te lo porterò qui. Se lui… se tuo fratello Touya sarà qui, se vedrà come ti ha ridotto, capirà di aver sbagliato e tu potrai finalmente metterti l'anima in pace e stare meglio.”
Avvicinò lentamente le labbra a quelle esili del suo fidanzato, ma non ebbe neanche il tempo di sfiorarle che una voce agitata interruppe con foga quel momento idilliaco.
“SIGNOR KIDOU!”
Il capo della Nevros si staccò subito dal suo amato e si rimise in fretta gli occhiali, non dopo aver però fulminato con lo sguardo il suo sottoposto, un giovanotto impacciato dai capelli castani che indossava un paio di lenti spesse.
“Megane…” Il capo parlò con voce lenta e roca, scandendo ogni sillaba “quante volte ti ho detto di bussare?!”
“Settantadue, signor Kidou!”
“Megane!”
“M-Mi scusi, signor Kidou, giuro che non volevo interromperla… ma devo riferirle con estrema urgenza i rapporti mattutini!”
“Sentiamo, allora.”
“Dunque… Mavis Crowley…” I tre sospirarono all'unisono pronunciando e udendo quel nome “…ci ha contattati ieri sera per riferirci l'ennesimo avvistamento, assicurandoci che stavolta non vi era alcun errore. Abbiamo deciso di mandarla dall'informatore, scortata dal signor Sakuma.”
“Sakuma, eh…” Yuuto guardò verso il basso “Considerando come stanno andando le cose, avremo molto bisogno di lui. Altro, Megane?”
“L'esecutore Lancer e il luogotenente Asprea ieri hanno intercettato e torturato un cospicuo gruppo di Artisti che hanno riferito che sette di loro hanno preso l'ultimo treno serale diretto a Sauvestay Town, perciò sono appena partiti e cominceranno la caccia stasera. Oh, a quanto pare Geist faceva parte dei sette fuggitivi!”
Il volto di Klaïr si illuminò per un istante sentendo lo pseudonimo del fratello, per poi incupirsi ulteriormente l'attimo seguente. Il fidanzato gli strinse le mani, rivolgendo un'ultima occhiata a Megane.
“Grazie. Hai terminato, Megane?”
“P-Purtroppo no, signor Kidou, anzi! Il signor Kageyama ci ha appena riferito che, cito testualmente, “Cassandra Andrei ci ha raccontato un mucchio di boiate”!”
“Cosa?!” Kidou si alzò di scatto, imprecando silenziosamente “Maledetta ragazzina, lo sapevo!”
Corse verso la sua scrivania e cercò freneticamente, con una furia sconosciuta perfino al suo fidanzato, una ricetrasmittente che subito accese.
“Sakuma,” sentenziò ansimando “cerca di finire in fretta. Avremo bisogno anche di te.”

 

Moonsis Hill, chiesa di St. Proinsias,
biblioteca di St. Proinsias

 

 “Insomma, siamo arrivati o no?”
“Sì, signorina Crowley, adesso siamo arrivati.”
A Mavis piaceva tutto ciò che era immediato. I viaggi a piedi, specie se in salita, non rientravano in quella categoria. Dopo la conversazione avuta con Sakuma la sera prima, la ventenne aveva deciso, prima di tornare a casa, di consultarsi con Isabelle Trick, la sua migliore amica, che l'aveva convinta a far ritorno alla sua dimora e farsi una bella dormita rinvigorente per poi recarsi insieme il mattino seguente alla sede centrale ed insistere affiché venisse svolto qualcosa di concreto e non venissero recapitate loro soltanto promesse vacue, come spesso succedeva. Il carisma e la determinazione di Belle, come la chiamava la sua amica, erano stati determinanti, infatti Sakuma cedette quasi subito e decise di accompagnarle a Moonsis Hill, cittadina collinare poco fuori la capitale dove erano situate le istituzioni esterne al lavoro e al rendimento, ad esempio proprio la chiesa di St. Proinsias, la loro destinazione. All'interno della chiesa vi era infatti l'omonima biblioteca, gestita nientemeno che dall'informatore della Nevros, colui che aveva archiviate tutte le informazioni ottenute fino ad allora riguardo agli artisti. Tale persona era perfetta ad aiutare a dare un'identità agli Artisti visti dalla giovane e a trovare un modo definitivo per stanarli.
Il segretario di Kidou ascoltò pensieroso il messaggio appena ricevuto dal suo superiore, rispondendogli distrattamente con un “ricevuto” e, con un'insolita malinconia, si toccò la benda che ricopriva interamente la zona dell'occhio destro. Le lamentele di Mavis, incoraggiate da Belle con meno petulanza, lo riportarono velocemente alla realtà. Con un ultimo sospiro spalancò la porta della chiesa e raggiunse le scale che portavano alla biblioteca nascosta al piano di sotto. Bussò tre volte ad una porticina dall'aspetto antico, che venne con stupore di tutti aperta quasi subito da un uomo di poco meno di trent'anni, con i lunghi capelli turchesi raccolti in una coda bassa che gli dava un tono elegante e professionale. Costui sorrise, invitandoli ad entrare.
“La stavamo aspettando, signor Sakuma. Benvenute anche a voi, incantevoli signorine.” Fece il baciamano ad entrambe, stupendo positivamente Mavis ma ottenendo invece l'effetto opposto da Belle, che non amava le smancerie “Vi avverto che però dovrà trattarsi di una visita alquanto breve, il nostro Alexander stamattina sembra ancora più pensieroso del solito e come lei sa bene non ama la compagnia.”
“Non si preoccupi, Edgar, non ci tratterremo a lungo. Kidou mi ha già assegnato un altro incarico.”
“Non sarà ciò che penso io?”
“Temo proprio di sì.”
Conclusasi quella fugace conversazione, Edgar condusse i tre lungo uno strettissimo corridoio che sembrava non finire mai. Mavis, che non era abituata a sforzare così tanto le gambe, non ne poteva più; perché le cose non potevano essere semplici e concise, per una volta? Isabelle le appoggiò una mano sulla testa, intuendo il suo stato di agitazione.
“Ci siamo quasi, Mavis, un ultimo sforzo. Appena finito, ci faremo portare a colazione fuori da Sakuma per ricompensarci della fatica.”
La giovane Crowley non sapeva cos'avrebbe fatto senza la sua cara Belle, la cui forza di spirito le donava coraggio e un'effimera ma piacevole calma. Proprio come se le parole della ragazza avessero avuto un effetto magico, Edgar annunciò che erano arrivati nella biblioteca e che quindi da lì in poi avrebbero dovuto fare più silenzio possibile. La commessa, però, non riuscì a trattenere un urletto quando vide, poco più in là, un uomo seduto in sedia a rotelle con un pesante libro tra le mani. Il volto era infossato, visibilmente stanco e sciupato dalla mancanza di sonno e di molto tempo passato sui libri, mentre i suoi capelli corvini non avevano né forma né lucentezza. Se avesse potuto, Mavis avrebbe ripulito da cima a fondo quella creatura della notte. Sakuma sghignazzò sotto i baffi: se Crowley si spaventava a vedere lui, non osava pensare a cosa sarebbe successo se mai avesse incontrato il ben più malconcio Klaïr. Intanto, l'invalido avanzò verso di loro, con sguardo truce. Guardò poi Edgar, comunicandogli con gli occhi di concludere l'affare in fretta.
“Signor Sakuma, lei ha già avuto maniera di conoscerlo, ma per voi signorine, vi presento Alexander Jonathan Mortimer, informatore della Nevros, un uomo di ben poche parole che predica e predilige l'arte del silenzio, l'unica arte consentita in questo mondo già troppo ribelle, quindi vi prego di mantenere un tono basso come il mio in questo momento.” Prese il libro dalle mani di Alexander e lo porse a Mavis “È lei la signorina Crowley, dico bene? Qui vi è una serie di foto e descrizioni degli Artisti che più hanno creato tumulto negli ultimi mesi. Vede se riesce a riconoscerne almeno qualcuno.”
La ventenne fece cadere il libro di mano, che colpì il pavimento con un sonorissimo tonfo. L'informatore la guardò ancora più torvo di prima.
Silenzio.
La sua voce era talmente roca che sembrava provenire dall'entroterra. La ragazza si strinse in sé stessa, trattenendo amaramente le lacrime. Belle si chinò per raccogliere il libro e lo sfogliò vicino alla sua amica.
“Questo libro è pieno di polvere. È per questo che lo hai fatto cadere, vero?” Vedendo l'altra annuire appena, le rivolse un sorriso deciso “Allora lo sfoglierò io, tu puoi limitarti a leggere e guardare da qui, d'accordo?”
Ancora una volta la sua amica la aveva salvata. Mavis fece come suggerito e, dopo una decina di minuti, riuscì ad indentificare tutti e quattro gli Artisti che aveva avuto modo di vedere la sera prima. L'uomo dai capelli turchesi annuì e riprese il tomo.
“Dunque, abbiamo Anja Yurina Tsuchiya, Zack Avalon, Takahashi Atsushi e Fey Rune. Tutti e quattro molto giovani, devo dire. Le persone giovani sono sempre molto legate alla famiglia. Alexander, se fossi così gentile da passarmi il registro B… ti ringrazio.” Prese in mano un volume ancora più grande “Qui abbiamo registrati i nomi dei vari nostri affiliati. Nella sezione in fondo c'è la nostra cosiddetta lista nera, ossia persone che ancora non hanno aderito ufficiosamente alle regole imposte dalla Nevros. Tra di loro si nascondono spesso, ahimé, moltissimi ribelli… Oh, bingo direi. Ecco qui gli indirizzi e le informazioni disponibili che le spie Nevros hanno raccolto sulle famiglie di tre di loro. La famiglia Avalon, invece, parrebbe essere già un nostro affiliato, ottimo. Sta prendendo nota, signor assassino?”
Gli occhi di Edgar e al contempo quelli del singor Mortimer si spostarono su Sakuma, colmi di odio. Costui fece faticosamente finta di niente, ma le due giovani si spaventarono non poco.
“M-Mi scusi… ha davvero chiamato il signor Sakuma assassino?”
“Assassino? Chi, il caro Jirou Sakuma, il professionalissimo braccio destro del signor Kidou che non farebbe male neanche a mosca? Deve aver sicuramente sentito male, signorina.”
“Basta così.” Interruppe proprio Jirou “Abbiamo disturbato anche fin troppo. Vi ringraziamo, le vostre informazioni sono state utilissime, adesso ce ne andiamo.”
“Prego, non c'è di che. Ha sicuramente altro da fare per ammazzare il suo tempo.”
“Come sei spiritoso, Eddie.”
Non chiamarmi Eddie, assassino.”
Alexander avanzò di nuovo, irritato, intimandoli a concludere subito la loro disputa con la sua solita richiesta.
Silenzio.”
Tutto tacque, esattamente come aveva desiderato l'informatore, e i tre ospiti si incamminarono verso l'uscita. Se da una parte avrebbero voluto tempestare Sakuma di domande, dall'altra le due ragazze non osavano proferire parola; pregavano e speravano che ciò che era appena avvenuto non fosse altro che un malinteso, una piccola scaramuccia tra persone che non si sopportavano. Jirou si toccò nuovamente la benda, ansioso di lasciarsi l'accaduto alle spalle e di poter discutere a mente calma con Kidou. Intanto, per tranquillizzarsi, decise di guardare il lato positivo della vicenda: almeno, aveva contribuito nel realizzare il miracolo di zittire completamente Mavis Crowley.



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Ma salve a tutti, Ursy a rapporto!
Ci tenevo tanto a pubblicare qualcosa in questi giorni, prima della conclusione dei miei esami e del mio ventesimo compleanno, entrambi i quali avverranno alla fine di giugno. Insomma, mi serviva qualcosa qualcosa per spezzare la tensione e son voluta tornare su restART.
Come avete visto, questo capitolo è interamente dedicato ai Nevros. Il prossimo, di conseguenza si concentrerà completamente sugli Artisti e poi rimescolerò i punti di vista, ma avevo proprio bisogno di fare due approfondimenti separati per questione di comodità e scorrevolezza.
Allora, cosa dire su questo capitolo se non che:
-Kla
ïr è un meme 
-la vicina di casa di Cassandra è attualmente il mio personaggio preferito
-Bash Lancer è l'unico Lancer ad avere fortuna A++ questa non la capirà nessuno I'm sorry
Per quanto riguarda le precisazioni più serie, Juliet è il nome doppiato di Reiza, uno dei membri della Protocol Omega e dei fedelissimi di Alpha. Visto che il doppiaggio della Chrono Stone non è stato seguito in massa ma la ragazza che mi ha chiesto l'OC ha richiesto espressamente il nome doppiato, mi sembrava giusto precisare che Juliet non è un OC ma un pg di IE (e spero vivamente di averla resa bene, poiché è un personaggio secondario ho provato ad immaginarmi un po' la sua personalità ma aiuto non sono molto convinta-).
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, prima di continuare con un altro capitolo di restART ne pubblicherò uno di Desert Duel, ossia l'altra mia fic ad OC, per poi pubblicare un altro capitolo di questa a... siamo ottimisti e diciamo agosto, dai. Proverò a pubblicare qualcosa ogni mese, diciamo un aggiornamento di DD ogni due di restART.
Okay, probabilmente mi sto dimenticando di dire qualcosa, ma direi di concludere qui. Grazie tantissimo a Lau, che mi ha aiutato moltissimo e mi ha donato un po' di autostima in più! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo!
Alla prossima, bis Bald!
Ursy

 

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Capitolo 5
*** four: facciamoci sentire ***


#four. (facciamoci sentire)

 

Hardwork City, quartiere dei piaceri,
bordello locale per adulti “Il Licaone”

 

 

Anja aveva passato una notte agitata, durante la quale aveva dormito sì e no un paio di ore a intervalli irregolari. In parte, il motivo era dovuto alla camera in cui si trovava: essendo l'unica ragazza del gruppo, era riuscita ad ottenere la stanza prediletta della cameriera Beta, tornata a casa sua quella sera, dotata di un grosso letto a baldacchino e un bagno integrato, mentre Fey e Atsushi condividevano un altro stanzino e Zack aveva dichiarato di non aver problemi ad accomodarsi su un divanetto. Stare da sola in quel vano però non la tranquillizzava affatto, anche perché le pareti erano molto sottili e i rumori che trapelavano lasciavano ben poco spazio all'immaginazione. Ma non era solo qualche schiamazzo eccitato a tenerla vigile, bensì pensieri malinconici e preoccupati rivolti alla zia, Sabine, la persona a cui voleva più bene insieme a Zack. Era stata proprio la parente a prendersi cura di lei dopo che fuggì di casa dalle angherie dei suoi genitori, entrambi Nevros, in cerca di un luogo in cui potesse disegnare in piena libertà e con l'animo tranquillo. Era stata sempre lei, in veste sia di mentore che di ex pittrice, a spingere la nipote ad allontarsi dalla sua casetta di periferia non troppo lontana da Sauvestay Town per seguire gli Artisti che le avevano salvato la vita e con cui aveva fatto amicizia e lottare per riconquistare i loro diritti perduti. Ogni rischio che aveva corso, ogni lacrima che aveva versato, ogni goccia di sudore caduta, ogni cosa che Anja faceva era per poter riabbracciare Sabine e dirle che ce l'aveva fatta, rigraziandola per aver creduto in lei fin da sempre. Per questo la ragazza non riusciva a darsi pace e ancora si colpevolizzava per aver rallentato il gruppo. Rassegnatasi all'idea di dormire, prese la sua borsa e si recò in bagno, pronta a creare una rivoluzione per sé stessa: tingersi i capelli. Non era certo la prima volta che lo faceva, era anzi un rito che compiva ogni volta che le spettava un compito importante. Le miscele da lei personalmente create erano i suoi colori e i suoi capelli la sua tela, e lei aveva proprio bisogno di realizzare un'opera che la riscattasse, che la rendesse più forte di prima, proprio come la maestosa fenice che aveva tatuata sul braccio.
Poche ore dopo il sole era sorto e già alto nel cielo, e Anja, con i suoi freschi capelli lilla dalle ciocche azzurre laterali, si sentiva finalmente rilassata come se avesse dormito per una giornata intera. Dopo aver pulito con scarso impegno il mezzo disastro che aveva creato nel bagno, si avviò con passo sicuro per aprire la porta, trovandosi all'improvviso davanti Zack.
“Oh, scusa, non volevo certo spaventarti!” l'attore le sorrise, vedendo che la sua apparizione l'aveva fatta sobbalzare “Ero venuto a svegliarti, ma a quanto pare sei in piedi da un po'. Stai molto bene così, complimenti.”
Colta ancora più alla sprovvista dal complimento dell'amico, la diciottene ci mise un po' a rispondere, finendo per mordersi la lingua un paio di volte. Finalmente, riuscì a bonfocchiare a testa bassa:
“B-Beh, grazie… Stanotte non riuscivo proprio a dormire…”
“Neanche tu? Anch'io ho fatto un po' di difficoltà. Mi spiace non aver trovato un posto migliore dove nasconderci, ma le mie risorse sono alquanto limitate. Questo è il primo posto che mi è venuto in mente, forse perché quando mio cugino non è in riabilitazione è sempre qui e mi tocca venire a riprenderlo…”Gli occhi di Zack erano stanchi e dispiaciuti. Non sapendo come fare per migliorare la situazione, la sua amica si limitò ad invitarlo ad entrare nella sua camera e farlo sedere sul letto. Zack Avalon era sempre stato un ragazzo sorridente, ma in qualche modo indecifrabile. Forse per questo motivo la pittrice si era affezionata così tanto a lui. Si mise a sedere a pochi centimetri di distanza, senza però guardarlo in faccia.
“Non sapevo questa cosa di tuo cugino… In realtà, so proprio poco di te…”
“È vero,” sospirò l'altro “non parlo mai di me. Scusami, non lo faccio neanche apposta. Non ne sento semplicemente il bisogno… ma forse è giusto che ti racconti qualcosa. Vedi, sono molto simile a te sotto molti punti di vista: i miei genitori, soprattutto mia madre, disprezzano i miei ideali e le mie passioni, e mi sono dovuto allontanare dalla mia famiglia. L'unico parente rimastomi vicino è mio cugino Zanark, un ragazzo consumato dalla sua dipendenza, ma quando non è in giro a subire le conseguenze dell'overdose posso assicurarti che è una persona a modo suo piacevole. A volte però ho nostalgia della mia vita e soprattutto dei miei fratellini…”
“Hai dei fratellini?”
“Due maschietti e una femminuccia. È per intrattenerli che mi sono interessato al teatro tradizionale che poi è diventato la mia più grande passione. Devo molto a loro, ma adesso…”
Si bloccò. Era evidente che parlare di sé era un'esperienza a lui nuova e che ancora gli risultava scomoda. La giovane gli toccò istintivamente la mano come per dirgli che anche se non voleva esprimersi, apprezzava il suo sforzo. Il contatto però la fece arrossire, spingendola a ritirare la mano… ma il ragazzo la riafferrò, stringendola con dolcezza.
“Grazie, Anja. Sono felice che sia stata proprio tu ad ascoltarmi, tra tutti. È una situazione difficile, ma ne usciremo.” Le sorrise di nuovo, lasciandole finalmente la mano e alzandosi dal letto “Comunque, Gamma mi ha detto che a breve chiuderà il locale, quindi dobbiamo andarcene. Gli ho dato un piccolo compenso e in cambio il suo autista ci porterà alla stazione in un mezzo dai vetri oscurati. Ho già avvisato Atsushi e Fey, si stanno preparando e ci incontreremo tutti a breve…”
“Siamo già qui.”
Gli altri due ragazzi fecero capolino nella stanza, anche loro con lo sguardo assonnato. Il più giovane era determinato a nascondere il più possibile il suo stato turbato, essendo anche la sua camera dotata di mura sottili, e sfoggiare il sorriso più convinto possibile per compensare l'espressione imbronciata del pasticcere, la quale rivelava che per preservare la propria incolumità bisognava evitare di parlare con lui. Il piccolo Rune tirò quindi fuori Robin il coniglio e lo lasciò raccontare qualche barzelletta delle sue, che fecero ridacchiare Anja e Zack.
“Grazie, Robin, ne avevamo proprio bisogno” Il maggiore sorrise, dando poi loro le spalle “Gamma ci ha detto di ritrovarci entro mezzora davanti all'ingresso, quindi finiamo di preparci e rechiamoci lì, d'accordo?”
I ragazzi annuirono e cominciarono ad avviarsi verso il luogo stabilito. Tutti tranne Atsushi, ancora imbronciato, che teneva i piedi ben piantati a terra. Fey lo guardò, inclinando la testa.
“Pensavo che avessi detto che odiassi questo posto, allora perché non ci segui? Raggiungeremo gli altri finalmente e non dovremo più sentir parlare di bordell- locali per adulti!”
Pronunciò le ultime parole imitando il tono altezzoso di Gamma, nel tentativo di strappare una risata anche al suo caro amico, ma Atsushi sembrava irremovibile. Alzò lo sguardo, d'un tratto diventato più pensieroso che altro.
“Come fai?”
“Prego?”
“Come fai a non andare nel panico, come fai ad essere tranquillo in questa situazione? Hai solo quattordici anni, sei poco più che un bambino e hai insistito per immischiarti in questa rivoluzione… Ho paura per te, Fey. Da quando sei entrato nella mia vita, nella mia famiglia addirittura, ho giurato che ti avrei protetto.”
“E io lo apprezzo, Atsushi, davvero. Da quando i miei genitori sono morti, tu e tua madre mi avete accolto nella vostra famiglia e mi avete restituito la gioia di vivere. Solo che adesso… l'hai persa tu preoccupandoti troppo per me, e questo non va bene. Sono felice che ti fidi di me, anch'io mi fido di te, ma dobbiamo entrambi aprire il nostro cuore e la nostra mente agli altri. Mi sono sentito così bene quando ho fatto ridere Anja e Zack poco fa, mi hanno ricordato per cosa stiamo combattendo. Ne vale la pena, Atsushi, te lo giuro.” Gli toccò la spalla, guardandolo dritto negli occhi “Appena arriviamo in un posto più sicuro, voglio che tu cucini una delle tue torte al cioccolato per me. Se vuoi, la cucineremo insieme. Perché il tuo sorriso è il più prezioso di tutti ed è assente da troppo tempo!”
Takahashi rimase a bocca aperta. Fey, il suo amico Fey, la persona a cui teneva di più, era veramente maturato da quel freddo giorno di inverno in cui gli aveva offerto un riparo dalla neve e un buon pasto caldo e, soprattutto, la sua incondizionata amicizia. L'unico bambino tra loro era soltanto lui. Aveva pensato solo a sé stesso, si era aggrappato a qualche pregiudizio irrazionale e basta, dimenticandosi cosa significasse essere un Artista: divertirsi e far divertire. E anche se non approvava l'eccentricità di Touya o l'alone misterioso di Zack, collaborare con loro era la chiave per ritrovare il suo sorriso, necessario per far sorridere gli altri. Il diciassettenne annuì, ricambiando il suo sguardo con più sicurezza. Poi scosse la testa e alzò le spalle, rivolgendo la sua attenzione all'ingresso e ad una macchina scura parcheggiata fuori.
“Vogliamo andare allora? Se passo un altro secondo in questo bordello implodo.”

 

 

 

Sauvestay Town, Strada Ovest
Albergo “La Fonte”

 

 

Midori non era il tipo di persona che faceva incubi, o comunque sogni talmente brutti da destarla in un bagno di sudore. Fu quindi molto sorpresa quando quella mattina, alle prime luci dell'alba, le capitò proprio quello. Era sempre stata una persona irremovibile, un pilastro su cui fare affidamento, una solida roccia. Ma anche le rocce più solide erano capaci di sgretolarsi. Le numerose fasciature che avvolgevano le sue gambe, per quanto cercasse di nasconderle, ne erano un costante promemoria. Aveva cominciato la sua carriera di circense proprio per sconfiggere la fragilità del suo corpo e, ai suoi tempi, anche della sua anima. Allontanata dai genitori, separata da suo fratello minore, divenuta sola al mondo, non le restava che mettersi alla prova. Il circo era diventato la sua nuova famiglia, un punto di riferimento nella sua vita divenuta vuota e opaca. Nel suo quartiere, era diventata famosa come “Midori la danzante”, poiché non appena si alzava in aria per i suoi volteggi e le sue acrobazie o camminava su una superfice instabile quale un filo sottilissimo a decine di metri da terra perdeva la sua proverbiale rigidità per lasciar posto ad una danza soave. Finché la giovane non decise di spingersi più in là e tentare la professione di fachiro, esercitandosi ogni giorno a camminare sul vetro… ma con scarso successo. Si ferì numerose volte, una delle quali fu più grave delle altre: un pezzo di vetro si conficcò in profondità nel suo piede sinistro, colpendo un nervo e danneggiandolo in maniera irreparabile. Il piede non era più in grado di mantenere un perfetto equilibrio come lo era prima, segnalando dunque il termine della danza di Midori. Ma allora perché, se non poteva più cimentarsi nella sua arte, lottava con così tanta determinazione per riprendersela? Forse, pensava, perché anche se lei aveva perso così tante cose non era giusto che le perdessero anche gli altri. Forse, anche, perché l'arte l'aveva condotta da Touya, come un segno del destino. Forse, addirittura, quello stesso segno le indicava che avrebbe dovuto raccontare al prestigiatore tutta la verità. Ma la roccia si era quasi del tutto sgretolata, e lei era troppo fragile per trovare il coraggio.
“È tutta colpa sua.” Pensò ad alta voce, tentando di chiudere di nuovo gli occhi “Solo colpa di Klaïr.”
“Che c'entra Klaïr?”
La rossa era talmente assorta nei suoi pensieri che non aveva notato Cassandra sveglia e seduta nel letto accanto al suo, intenta a stropicciarsi gli occhi ancora assonati dopo le quattordici ore lavorative del giorno prima. Era strano vederla già alzata, considerando tutto il sonno arretrato. Midori arrossì, rendendosi conto che il suo inaspettato incubo la aveva costretta ad urlare e, probabilmente, aveva svegliato l'intero albergo.
“T-Torna a dormire” Balbettò, con un'insicurezza approssimativamente ostentata “Pensavo ad alta voce e basta.”
“Ah, ormai sono sveglia.” Insistì l'altra, sorridendole curiosa “Ti ho mai detto che ho la passione dell'oniromanzia?”
“Hai perso tua zia?”
“O-ni-ro-man-zi-a! L'interpretazione dei sogni, in parole povere. Per farla breve, è palese che tu abbia avuto un incubo e mi interesserebbe saperne qualcosa in più al riguardo. Me lo racconteresti? Cos'è che ti affligge?”
La rossa allontanò lo sguardo, scocciata. Non voleva minimamente parlare del suo sogno, orinomanzia o meno. Del resto lei e Cassandra non erano certo amiche, nonostante fosse proprio Midori la persona con cui la spia si manteneva in contatto via radio durante i suoi insediamenti alla sede centrale. Se doveva essere sincera, il costante sorriso della castana destava in lei qualche sospetto e aveva sempre evitato di rimanere sola con lei troppo a lungo. Ma anche se odiava ammetterlo, aveva bisogno di sfogarsi, di urlare al mondo del suo stato di malessere dovuto alla ferita al piede e della sua necessità di prendere a pugni tutto e tutti, e visto che aveva davanti a sé un viso amichevole e un orecchio teso pronto ad ascoltare il suo rantolio disperato, sospirò e si preparò ad urlare contro alla sua malcapitata vittima. O almeno, così avrebbe voluto, se non che tutta la sua rabbia le si bloccò in gola e al posto di gridare riuscì solamente a mormorare quelle quattro parole che meno avrebbe voluto pronunciare.
“Ho sognato mio fratello.”
Voleva mandare già al diavolo tutto. Sentiva di essersi scavata la fossa da sola, prevedendo l'ovvia affermazione che seguì.
“Non sapevo tu avessi un fratello!”
“Siamo stati separati quando eravamo piccoli” Sbuffò, districandosi la lunga chioma mentre raccontava “Quando io avevo tre anni e lui appena uno. I miei genitori erano poveri in canna e non potevano permettersi di badare a due marmocchi, tant'è che dovettero vendere il minore.”
“Ma è terribile!”
“Già. Ma pare che lo abbia preso una famiglia molto dolce, che si è subito innamorata di lui e conservò il suo nome, ma non gli raccontò le sue origini. Io ero solo una poppante, eppure questa cosa mi ha segnata. E quando un giorno anch'io venni allontanata dai miei genitori, accusati di evasione fiscale, decisi che avrei ritrovato quel fratello perduto… Che lo avrei ritrovato grazie ai miei spettacoli. Che le mie performance sarebbero diventate la mia voce e che un giorno lui l'avrebbe sentita. E il mio desiderio si realizzò davvero. Lo rincontrai, all'improvviso, nel più casuale dei modi. E lo sai cosa gli dissi?”
“Assolutamente niente?”
“Assolutamente niente. Perché per lui, io ero assolutamente niente. Dirgli che ero sua sorella non mi avrebbe resa tale ai suoi occhi. Che stupidaggine, vero?”
“Per nulla. È un pensiero molto nobile. Stupido e sbagliato, ma nobile.”
“Eh?!”
“Dirgli che sei sua sorella ti renderebbe ancora più sua sorella di quanto lo sei già, anche se fa paura e anche se non ti accetta. Riflettici, Midori. Non voglio prendere decisioni per te o altro, ma pensa bene a quest'ultima cosa. Ti lascerei in pace, adesso, però non hai ancora risposto alla mia domanda.”
“Sarebbe?”
“Che c'entra Klaïr?”
La circense si morse il labbro, odiandosi per aver lasciato trapelare quel nome poco prima. Per quanto sapesse che sarebbe stato inutile, tentò di sviare nuovamente la conversazione.
“Nulla, te l'ho detto, stavo solo pensando ad alta voce!”
“Sicura? Guarda che lavoro con Klaïr ogni giorno e sapere segreti imbarazzanti sul suo conto può tornarmi utilissimo con Kidou!”
Sorrise appena. Sì, era stato totalmente inutile. Ma la aveva aiutata a capire che in Cassandra c'era una buona amica. E un'amica era un ottimo sostegno per una roccia vicina allo sgretolamento totale.
“E va bene. C'è una cosa che non ti ho detto di mio fratello…”

 

 

Sauvestay Town, Piazza della Cattedrale,
Parco della Cattedrale

 

 

Dall'avvento della Nevros cinque anni prima, i capolavori architettonici erano diventati molto più blandi e spogli. Per evitare l'incoraggiamento all'arte, la sede centrale aveva fatto rimuovere gran parte delle decorazioni, sia interne che esterne, sostiuito le vetrate con colori più sobri ed esaltato unicamente gli aspetti funzionali del luogo in questione. Le statue, i rosoni, i busti e quant'altro erano stati per la maggior parte distrutti, mentre una frazione minore era stata tenuta dal capo della Nevros sotto sua esplicita richiesta, anche se cosa volesse farci Kidou con un gran numero di statue abbandonate, però, non era mai stato chiaro a nessuno.
Per Pyotr, scultore ed orefice, era stato un duro colpo, quasi quanto la morte di sua moglie Lina poco prima della riforma Nevros. Lina era stata, oltre che la modella di gran parte delle sue opere, la compagna di una vita e un sostegno prezioso durante i primi acciacchi della vecchiaia, fisici o psicologici che fossero. Ma fu proprio l'età in avanzamento che stroncò la vita della modella prima del dovuto, lasciando suo marito indietro e creando in lui una sorta di tentennamento che mai aveva provato prima di allora. L'uomo, però, non si era fatto abbattere: sicuramente Lina gli mancava molto, ma l'esperienza gli aveva insegnato a rialzarsi anche dopo una brutta ferita. La morte non lo aveva mai spaventato, tutt'altro: la accettava come la fine naturale di ogni creatura, un sollievo finale che premiava le sofferenze della vita. La distruzione delle opere d'arte, anzi, lo aveva spronato a rimettersi in piedi ancora più in fretta di prima e a prendere parte alla rivolta degli Artisti. Si era inizialmente stupito vedendo che l'età media dei rivoltosi non superasse i trent'anni, poiché anche se sapeva che la gioventù era per antonomasia il periodo della ribellione non gli sembrava possibile che gli adulti si fossero invece arresi dinnanzi a un'evidente ingiustizia. Presto, però, il gruppo di Artisti divenne la sua nuova famiglia e lui stesso cominciò a sentirsi ringiovanito, se non addirittura immortale. Il suo cuore era sempre stato quello di un bambino, dopotutto, lo diceva sempre anche Lina.
“A cosa pensi, Pyotr?”
Era rimasto così assorto nel guardare la devastata cattedrale di Sauvestay che si era dimenticato che Touya fosse ancora seduto accanto a lui su quella fredda panchina del parco. Quando si perdeva nei suoi pensieri, l'orefice aveva l'abitudine di accarezzarsi la barba, cosa che non passava mai inosservata a chi lo conosceva bene. Il prestigiatore, infatti, era indubbiamente uno degli Artisti con cui aveva legato di più, forse perché, quando guardava dritto negli occhi grigi del diciottenne, rivedeva sé stesso a quell'età; un giovanotto che ardeva di passione, determinazione e voglia di conoscere, dare il massimo, ma soprattutto di guardare avanti. Sapeva che Touya era molto legato al nonno, il suo maestro di vita anche lui spirato pochi anni prima, e lo era stato anche lui in gioventù. Il ragazzo gli aveva confessato di rivedere in lui proprio suo nonno e si era sentito veramente fiero di ciò. Lui e Lina non avevano mai avuto bisogno di ampliare la propria famiglia, ma se mai avesse avuto un figlio o un nipote a Pyotr non sarebbe affatto dispiaciuto qualcuno come Touya. L'unica cosa che non approvava di lui era il suo eccentrico abbigliamento dal quale non si separava in nessun caso, anche se aveva fatto saltare più e più volte la sua copertura. Il signor Volcov lo aveva criticato innumerevoli volte per questa sua caratteristica, ma lui si era semplicemente limitato a rispondergli che senza i suoi abiti da mago era come un cavaliere senza armatura, tanto anonimo quanto vulnerabile. E se riusciva a trovare la forza per combattere, pensava Pyotr, anche solo grazie a dei vestiti un tantino bizzarri, allora tanto di cappello. O di cilindro, nel caso di Touya.
“Al tempo.” Rispose con un sospiro “Tu, invece? Non pensare che non mi sia reso conto di quanto siano in agitazione i tuoi pensieri.”
“Non posso certo darti torto. Sto pensando a molte cose: ai ragazzi rimasti nella capitale, al tradimento di Shindou, a Klaïr, ai cambiamenti… più molte cose che richiedono azione, piuttosto che riflessione. Forse dovremmo cominciare a muoverci.”
“Credo tu abbia ragion-”
Ma l'affermazione di Pyotr fu interrotta da un acuto latrato. Guardando poco più in basso, i due Artisti notarono la presenza di un buffo cagnolino, con il muso appoggiato sulla panchina mentre si reggeva in piedi sulle zampe posteriori. Era di statura minuta ma tozza, di colore marrone chiaro, le orecchie grandi e rivolte all'insù. Ma la particolarità più evidente dell'insolito animaletto era il fatto che indossasse un ampio tutù rosa che non sembrava dargli alcun fastidio.
“E questo…” Biascicò l'anziano, un po' titubante. Gli animali gli piacevano molto, ma solo se erano lontani da lui “Questo cosetto da dove sbuca?”
“È un cagnolino, Pyotr.” Rispose Touya con molta tranquillità “Sarà di qualcuno nelle vicinanze. È molto particolare, ma sembra amichevole. Sei venuto a salutarci, piccolino?”
Per tutta risposta, il cane fece una piroetta aggraziata, accompagnata da un secondo latrato. Osservandolo con attenzione, Touya notò un collarino anche esso rosa, dotato di una medaglietta su cui vi era scritto “Nana”, che lasciava intuire che fosse il nome dell'animale e che si trattasse di una femminuccia. L'altro dettaglio del collare era un piccolo foglietto incastrato, come se fosse una lettera. Nonostante sapesse che probabilmente ciò non lo riguardava minimamente, il prestigiatore non riuscì a resistere alla sua curiosità fanciullesca e aprì il foglio per leggerlo ad alta voce. Dovette ricredersi subito.
“Ascolta qui: 'Siamo vostri amici, ma ancora non lo sapete. Radunate i vostri compagni e seguite Nana, vi porterà da noi. Speriamo che il nostro spettacolo sia di vostro gradimento e che la musica vi arrivi dritta al cuore. Firmato: gli SpacciArtisti.'… Che dire, è sospetto… Molto sospetto. Ma forse dovremmo indagare.”
“Vuoi davvero dar retta a un messaggio portato da un cane, Touya?” L'orefice sbuffò contrariato mentre cercava di tenere lontano Nana, desiderosa di ricevere attenzioni anche da lui “È molto probabile che sia una trappola.”
“E di chi, dei Nevros? Certo, riesco proprio a immaginarmi Kidou che lo ordina ai suoi subordinati: 'dobbiamo rintracciare il gruppo di Geist! Presto, mettete un tutù a questa bestiola e fategli traspostare questo messaggio criptico con una firma discutibile!' Non lo so, Pyotr, non mi sembra probabile. Ma forse dovremmo sentire prima gli altri.”
“Fai come credi. Mi dissociò da qualsiasi responsabilità, però.”
Annuendo, Touya fece qualche carezza alla piccola Nana, per poi rivolgere la sua attenzione all'albergo dove, per quanto ne sapeva lui, Midori e Cassandra ancora dormivano beatamente.

 

 

Sauvestay Town, periferia,
circa un'ora più tardi

 

 

“Ma chi è questa cagnolina bravissima? Sei tu? Sei tu? Sì che sei tu!”
C'era stato un consulto, una discussione, una decisione messa ai voti. Durante tutto questo, però, Cassandra non aveva mai smesso di coccolare la cagnolina con il tutù, di cui si era praticamente innamorata. Nana, dal canto suo, era felicissima di tutte le attenzioni che stava ricevendo e, quando il gruppetto comunicò di aver deciso di seguirla, si mise a trotterellare lentamente, poiché zoppicava appena, senza mai perdere di vista la cantante, fermandosi ogni tanto per ricevere delle coccole extra. Dopo quella che sembrava un'eternità, la cagnolina si era fermata davanti a un cantiere dichiarato inagibile, un tempo destinato alla costruzione di un mercato ma abbandonato pochi mesi più tardi perché ritenuto pericolante. Tre persone su quattro avevano quindi dichiarato di voler tornare indietro, preoccupate per la loro incolumità, ma Cassandra continuava a fidarsi ciecamente dell'animale, insistendo per dare almeno un'occhiata. Seguendo quindi nuovamente Nana fino al retro del cantiere, che già pareva essere più stabile dell'interno, notarono una fila di persone incappucciate molto sospette, in attesa di qualcosa. Poi, la più insolita delle sorprese: la melodia di un violino. Niente di registrato, semplicemente un brano che proveniva da un violino vero, vecchio ma ancora funzionante, suonato da un ragazzo molto giovane nell'angolo. Subito dopo, apparve una femmina, apparentemente sua coetanea, che cominciò a danzare soavemente seguendo la musica. Fu a quel punto che la cagnolina rinunciò alle coccole di Cassandra per unirsi alle danze, con delle piroette graziose degne di una piccola ballerina che mai sarebbero state associate ad un cane. Gli Artisti furono pienamente coinvolti dall'inaspettato spettacolo; non ricordavano l'ultima volta in cui avessero visto la performance di un artista di strada al di fuori delle loro, tanto che tutti e quattro furono sopraffatti dalla nostalgia e dalla commozione… Soprattutto Midori, che guardando la danza non poté fare a meno di sentirsi sopraffatta dal dolore al piede, che ogni tanto ricompariva, ma che era costretta a ignorare.
Pochi minuti dopo la melodia terminò e i due ragazzi e il cane ringraziarono il pubblico con un inchino. Le persone incappucciate si avvicinarono a loro per mettere qualche monetina dentro a un cappello, dileguandosi poi in tutta fretta. Anche Pyotr e Cassandra, gli unici ad avere ancora qualche spicciolo, decisero di donare un piccolo contributo.
“Complimenti davvero!” La castana allargò un sorriso, chinandosi poi di nuovo a carezzare Nana “Siete stati tutti e tre fantastici, vi meritereste molto di più di questi pochi spiccioli! Siete voi che ci avete scritto la lettera? Siete gli SpacciArtisti? Lo sapete che avete un cane bellissimo?”
“Ma grazie, come sei carina!” La ragazza del duo ricambiò con dolcezza il sorriso, carezzando il cane a sua volta “Sì, siamo stati proprio noi! È un piacere conoscervi, compagni Artisti. Vi abbiamo visti arrivare ieri notte con l'ultimo treno e ne siamo stati davvero felicissimi! Io sono Kinako Nanobana, mentre lui è mio fratello Natsu e… Beh, direi che Nana la conoscete già!”
“Così li disorienti, Kinako!” Il ragazzo di nome Natsu alzò gli occhi al cielo, fin troppo abituato alla vivacità della sorella “Ho capito, vi spiego io: come diceva mia sorella e come avete potuto vedere, siamo Artisti anche noi. Voi venite dalla capitale, giusto? So che molti Artisti ribelli sono lì, per rivoltarsi più facilmente alla Nevros. Noi non ce la siamo mai sentiti di abbandonare casa nostra, anche se sapevamo che un giorno avremmo dovuto farlo, se mai avessimo voluto provare a salvare la nostra arte, la nostra passione. C'è un luogo particolare in cui sentiamo il bisogno di andare. Per poter partire, però, avevamo bisogno di soldi e così abbiamo aperto la nostra attività.”
“Attività?” Midori spalancò gli occhi “Stai dicendo che voi…?”
“Esatto. Noi traffichiamo l'arte illegalmente, se vogliamo metterla così. Raduniamo persone appassionate che hanno bisogno di un sorriso per andare avanti in questo regime tanto ingiusto e suoniamo e danziamo nel retro di questo cantiere in cambio di soldi.”
“E non vi hanno mai beccati?”
“No. Vedi, questa zona è insonorizzata, perché quando questo ancora era un cantiere degli inquilini delle case qui attorno si erano lamentate dell'assordante rumore dei trapani, senza contare che essendo una zona pericolante nessuno ci mette piedi al di fuori degli interessati. Per noi quindi è perfetto, se non che viviamo con il terrore dei crolli e i soldi che riceviamo bastano solo a sfamarci. E poi…”
Natsu si zittì, intristito. Strinse forte a sé il suo violino e bonfocchiando un 'scusatemi un attimo' uscì dal cantiere, sull'orlo delle lacrime. Kinako si alzò in piedi, perdendo per un attimo il sorriso e riprendendo il discorso al posto del fratello.
“Scusatelo. Si sente in dovere di proteggermi e quindi si prende lui tutte le responsabilità, ma anche lui ha i suoi momenti di debolezza. La verità è che noi non ce la facciamo più a suonare nell'ombra. Noi vogliamo uscire allo scoperto e farci notare, farci sentire, come ogni artista dovrebbe fare. Per questo quando vi abbiamo visti arrivare eravamo così entusiasti. Abbiamo capito di aver bisogno di alleati se vogliamo che il nostro piano funzioni.”
“Piano?” Intervenì Touya “Di che state parlando? Quale piano? L'unica cosa che possiamo fare è cercare un luogo sicuro e non arrenderci finché la Nevros non avrà capito.”
“E invece no! Per riportare l'arte al suo antico splendore, dobbiamo recarci all'antico splendore dell'Arte!”
“Non starete alludendo a quella città?!” Pyotr si portò una mano alla barba non appena vide la ballerina annuire “Ormai non è altro che un cumulo di macerie e rovine.”
“È il momento di farla rinascere invece! È il modo migliore di riscattarci, credetemi. Abbiamo solo bisogno di più alleati possibili, solo allora la voce della nostra passione potrà essere udita da quei duri d'orecchie dei Nevros!”
I quattro Artisti rimasero in silenzio. Non sapevano bene se fidarsi di due perfetti sconosciuti e un cane in tutù, ma in fondo erano tutti sulla stessa barca. Inoltre, non avere un piano d'azione avrebbe finito per condurli sulla stessa strada di Shindou Takuto, quella rinunciataria e destinata al fallimento. Si guardarono a vicenda e annuirono con decisione. Fallire insieme dopo averci almeno provato era sempre meglio che andare alla deriva.
“Chiama Natsu.” Dichiarò Touya “Spiegateci un po' questo vostro piano. E Pyotr… tu sai di che città stanno parlando?”
L'anziano fece un passo in avanti. Continuò ad accarezzarsi la barba, più pensieroso che mai, ma altrettanto determinato.
“L'antico splendore dell'Arte… Indubbiamente, si tratta della leggendaria Flumea City.”

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Falalala lalalanope.
Salve a tutti! È tipo dal uhm... diciassette giugno che non aggiorno restART. Mi spiace davvero per il ritardo. Che dire... beh, intanto ho passato gli esami, ma l'anno prossimo tanto mi toccano quelli di stato quindi sì evviva- Quindi sì, devo assolutamente portarmi un minimo avanti con questa storia e pubblicare il primo capitolo di Karma'd, in arrivo, se tutto va bene, verso gennaio!
Dunque, innanzitutto una premessa: in questa storia Kinako e Fey non hanno alcun legame di parentela. In compenso, la cara Kinako ha un fantastico fratello gemello di nome Natsu, l'OC della mia amica Any, purtroppo non iscritta ad EFP ma che comunque ci teneva molto a partecipare, quindi ho selezionato il suo OC esattamente come avrei fatto con qualsiasi altro. Comunque, che ne dite degli SpacciArtisti? Ne combineranno delle belle!
Come anticipato, questo capitolo era interamente dedicato agli Artisti, anche se molto più di transizione rispetto a quello dei Nevros. Ne ho approfittato per approfondire i personaggi, in modo che possiate conoscerli meglio. Chi vi è sembrato il più interessante finora?
Un piccolo indovinello prima di salutarvi: di che razza è Nana? Uhuhuh, io amo alla follia i cani, non potevo resistere alle tentazione di aggiungerne uno!
Ora scappo davvero, si è fatto tardi!
Spero di sentirvi il più presto possibile, grazie a chi legge, gradisce e magari anche recensisce! E buone feste!
Bis Bald!
Ursy

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Capitolo 6
*** Riscrizione ***


Ciao a tutti, ne è passato di tempo! Come state?
A me manca molto questa storia che non pubblico da sette anni, così ho pensato di rivoluzionarla un po', riscrivendola sia in Italiano che Inglese (la versione inglese verrò pubblicata su un altro sito).... e insomma, mi piacerebbe avere qualche personaggio in più! Potete anche partecipare se ne avete già inviato uno, avete due settimane di tempo. La scaletta da seguire è questa: 

 

NOME:

ETA':

FAZIONE:

LAVORO:

ASPETTO FISICO:

PERSONALITA':

BACKGROUND:

RELAZIONE:

-nome:

-età:

-rapporto:

-fazione:

ALTRO:

Per maggiori info, leggere almeno il caoitolo zero! Sceglierò due o tre personaggi, mi raccomando recensite e poi mandare la scaletta completata in MP!
Se ci sono domande chiedete pure!
A presto, 
Lyca


 

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