Nel nome della verità

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il falò del male profondo ***
Capitolo 2: *** Le preghiere disturbate dalla fuga del mistero ***
Capitolo 3: *** Giuliano Viscontini, il signore del silenzio, dell'oppressione e dell'indifferenza ***
Capitolo 4: *** La distesa del fuoco cela solo il male dentro di noi ***
Capitolo 5: *** Una rivolta per una giustizia onesta ***



Capitolo 1
*** Il falò del male profondo ***



Mentre il prete di San Leo si apprestava a chiudere la sua chiesa dopo una lunga giornata, guardava fuori e quel cielo luminoso in cui la notte avrebbe portato la solita serenità.
Ma la povertà e la criminalità che imperversava nel luogo, avrebbe spinto quel piccolo paese ad una rivolta verso quella fame e quell'ingiustizia dove i più deboli erano colpiti.
Ma qui non si parlerà dei signori che manovrano le vite dei più poveri a loro piacimento.
Qui non si parlerà delle solite ingiustizie verso quella gente che non può minimamente difendersi contro i più potenti.
Ci sarà quel momento buio in cui tutta la popolazione del luogo dormirà e mentre il male imperterrito vedrà finalmente la luce, ci sarà solo indifferenza.
Indifferenza verso quel morto in cui solo il prete potrà chiedere aiuto ad un Dio che sotto sotto, non lo aveva abbandonato e mai lo avrebbe fatto.


Non sapeva bene che ora potesse essere, ma sicuramente era ancora notte e il suo sguardo concitato andava a scontrarsi contro il fuoco che si alzava imperterrito all'entrata delle mura del paese.
Il prete, di nome Don Lorenzo, non riusciva a capire che cosa stava succedendo di fronte ai suoi occhi.
Il sonno e gli incubi che imperversavano la sua mente per come vedeva soffrire il popolo, non gli aveva fatto capire che cosa succedeva.
Per lui era solo un fuco che si alzava verso il cielo e il fumo anneriva quell'aria compiacendosi e mischiandosi all'aria ventilata di primavera.
Ma quando capì che stava succedendo qualcosa di brutale, il prete uscì subito dalla sua abitazione andando incontro a quel falò.
Non sapendo a chi chiedere aiuto, il prete fece tutto da solo.
Davanti a lui qualcuno stava soffrendo, capendo anche che era una donna dalle sue urla concitate.
Avrebbe voluto salvarla. Avrebbe voluto fare tutto per lei, ma il fuoco la stava uccidendo molto velocemente e lui non avrebbe potuto fare niente.
Il male si era impossessato di quel corpo ormai salito al creatore.
E mentre il fuoco andava spegnendosi alle prime luci dell'alba, la disperazione del prete fu palpabile che le autorità del luogo lo interrogarono immediatamente per capire meglio su quel fatto.
Ma per le autorità competenti, indagare non serviva a niente.
Un altro poveraccio si era dato fuoco per loro e all'ombra di un suicidio degenerato, Don Lorenzo credeva che era tutta una follia.
Non poteva essere andata in quel modo.
Qualcuno aveva ucciso quella povera donna mentre il dolore e la paura di incorrere verso il colpevole, fu l'isteria di massa dei prossimi giorni.
Ma le autorità cercavano di fermare tutto questo.
Tutto quella tremenda paura che non serviva niente ai loro occhi.
Oltre alla paura dovevano pensare alla fame e a come guadagnarsi il pane in tavola per poter sopravvivere.
Per questo il prete indagava da solo.
Indagava interrogando il suo gregge di persone indifese mentre la disperazione aveva colpito tutta la famiglia di quella donna.
La madre, che si accinse a varcare le porte della chiesa, confessò al prete che si trattava di sua figlia Rita e che non aveva mai pensato a suicidarsi.
A quel punto Don Lorenzo domandò alla madre se la ragazza aveva dei nemici, ma la donna non sapeva cosa rispondere a parte descrivere tutta la sua bontà.
Il mistero di quella morte sembrava davvero ad un punto morto, ma il prete notò una figura misteriosa in prima fila con il cappuccio e con il volto nascosto pregare con toni alti quel Dio che sentiva ogni singolo sentimento confluire nelle orecchie dei cristiani.
Quel sentimento che giunse alle orecchie di Don Lorenzo, presentandosi subito di fronte a quella figura misteriosa mentre la piazza del suo paese brulicava ancora di cenere e di ingiustizia.
< Buongiorno. Felice di vedere un volto nuovo nell'umile casa del signore. Posso sapere come vi chiamate? >
Ma la figura in questione si limitò a non rispondere.
Una figura misteriosa che in cuore suo, sapeva di trovare un valido aiutante.
< Sono lo spirito della giustizia e quel fuoco maledetto che si è alzato ieri, dovrà prima o poi essere svelato per quello che è veramente. >
< Voi forse sapete qualcosa che io non so? >
< No, padre. Io ho solo bisogno di non essere solo. Ed è solo in questo modo che riusciremo ad avere le risposte necessarie. >
< Di quali risposte avete bisogno, buon uomo? Conoscevate la vittima? >
< In un certo senso sì. Ma non starò a parlare del mio passato con voi. Dobbiamo solo pensare al presente. Niente di più. >
Le parole di quell'uomo non convinsero minimamente Don Lorenzo che non avrebbe potuto aiutare una persona così restia senza prima aver conosciuto il suo nome e la posizione di quell'uomo in quella storia.
< Buon uomo, come pensate che io vi aiuterò? Non vi conosco nemmeno. >
< La vostra furbizia e i vostri giri di parole non serviranno con me. Se volete aiutarmi fate pure, altrimenti farò tutto da solo. >
L'uomo, ancor più restio e con toni indegni, misero il prete del luogo in allarme mentre tale isteria e quel delitto, stava velocemente essere accantonato in un dimenticatoio e infine lasciato come un flebile ricordo come uno dei delitti più efferati che San Leo e i suoi cittadini avessero mai visto.
< Va bene, per ora non vi domanderò chi siete... La verità è più importante di qualsiasi cosa. >
< Lo vedete? Io e voi parlami la stessa lingua. >
E dicendo ciò, la figura misteriosa uscì di chiesa com'era entrato: in silenzio e avvolto dal mistero.

 

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Capitolo 2
*** Le preghiere disturbate dalla fuga del mistero ***


Quella notte il giovane prete non riuscì a chiudere occhi.
Si immaginava ancora quella scena cruenta che aveva scosso per sempre il suo animo ma che non aveva minimamente intaccato l'animo roccioso degli abitanti di San Leo.
Gli abitanti di quel borgo costernato dalla violenza e dalle oppressioni dei più ricchi, avevano inneggiato a chiudersi per sempre in loro stessi senza mostrare minimamente i loro veri sentimenti.
Si sentivano imprigionati ed è questo quello che rendeva il prete furioso con il mondo.
Non poteva aiutarli in nessun modo e questo lo disturbava molto.
Ma l'omicidio efferato di quella povera creatura bruciata viva e quel misterioso personaggio che era entrato nella sua chiesa lo stesso giorno, non potevano far dormire tranquillo il povero prete.
E anche se fuori dalla sua umile dimora il silenzio era rotto dalla pioggia, qualcosa lo indusse a pregare ancora e ancora, per cercare di dimenticare le sue pene.
Uscendo dalla sua abitazioni e coprendosi per non prendere nessun tipo di malanno, il prete fissava ancora la piazza del borgo mentre i segni di quel falò erano ancora evidenti anche sotto la pioggia.
Quella visione che non faceva altro che disturbarlo e il mistero di una verità che si poteva celare per sempre a causa dell'indifferenza delle persone e delle autorità competenti.
Un misterioso percorso che avrebbe indotto il prete ad una grande riflessione mentre il luogo in cui Dio proteggeva i suoi fedeli, era l'unico nascondiglio per lui e per tutti i suoi pensieri.
Quella notte sarebbe trascorsa molto lentamente e la ricerca della verità un passo troppo grande da intraprendere.
Fino a quando il destino non incorse verso il prete che con occhi e orecchie bene attenti, stava sentendo dei rumori molesti provenire proprio all'interno della sua canonica.
I misteriosi rumori avevano indotto il giovane prete ad una ricerca ossessiva e allo stesso tempo pericolosa.
Credeva fermamente che le autorità competenti non avrebbero mai perso tempo verso lo scoprire di una morte tanto inutile quanto riduttiva.
Quindi per il giovane prete erano rumori di qualcuno che non accennava a trovare pace e rantolandosi nel buio e in quella chiesa così illuminata dalla luce della speranza, vagava senza una meta precisa.
Don Lorenzo non poteva credere a quegli occhi e a quello stupido coraggio che era impresso nei movimento della figura misteriosa.
< Sapevo che eravate voi. La vostra tunica è inconfondibile. >
< Non so di cosa sta parlando, padre. Secondo me vi state confondendo con un altra persona. >
< Ragazzo, credete forse che io sia stupido? Magari voi potreste essere più furbo di me, ma sicuramente vi chiederei di stare molto attento. >
< Mi state forse minacciando? >
< No, non è mia intenzione. Ma vorrei mettere le mie mani avanti per farvi capire che voi non potete entrare di soppiatto nella casa del Signore. >
< Infatti non è mia intenzione. Però... >
< Però lo avete fatto lo stesso. Perchè non avete più alcun rifugio. Non è forse così? >
Avendo colto le intenzioni della figura misteriosa, il giovane prete era intenzionato lo stesso ad aiutare quel misterioso ragazzo incappucciato che da un giorno a questa parte non faceva altro che vagare nella vita del diacono.
< Ragazzo, che ne dite di mostrarmi il vostro volto? Così potrei capire meglio chi ho davanti. >
Alla fine, non avendo più niente da perdere, il misterioso ragazzo accolse la richiesta del prete e il suo viso sfregiato fu un'ottima scusa per poter nascondere il suo volto.
< Figliolo, ma cosa vi è successo? >
< E' una storia molto lunga, padre. >
< Ditemi, ragazzo. Ho tutta la notte per ascoltarvi. >
< Non credo che sia una buona idea. >
< Perchè dite così? Avete forse paura di qualcosa? O di qualcuno? >
< Ho sicuramente paura di scoprire la verità della morte e dell'indifferenza che ha colpito quella donna. Oggi ho visto che parlavate con sua madre e ciò volevo sapere... >
< Ragazzo, come vi chiamate? >
< Carlo, padre. >
< Piacere di conoscervi, Carlo. Il mio nome è Don Lorenzo. Ma potrete chiamarmi solo Lorenzo. Siamo tutti e due uomini e con la nostra fiducia e la nostra benevolenza, ci rivolgiamo sempre a Dio. >
< Padre, vi devo confessare che non sono un ottimo cristiano come voi credete. >
< Nessun problema. Possiamo rimediare il tempo perso già adesso. Anche se dai vostri occhi non è la questione più importante. Non è forse così? >
< Ecco, padre... >
< Cosa vi lega quella povera donna morta, Carlo? Perchè state facendo di tutto per cercare di parlare con me mentre voi faticate a trovare le parole necessarie? >
Carlo si sentiva come intimidito ed estraniato dalle parole del prete, anche se ormai aveva capito che era l'unica persona di cui si poteva fidare realmente ed era l'unica persona che avrebbe fatto di tutto per scoprire la verità. Anche mettere in pericolo la sua stessa vita
< Figliolo, potete benissimo non rispondermi, ma come potete pensare che io vi aiuti se voi non aiutate prima me? >
< Padre, è molto difficile per me... Non riesco a trovare le parole adatte e... quella donna... Io e il suo legame... E' troppo doloroso per me. >
< Voi eravate molto legata a lei. Come se foste due anime e un corpo solo. Posso ricordare i giorni di primavere e la felicità che una giovane coppia può mostrare, anche se non conosco i loro veri nomi. >
< Quindi voi sapevate di me e lei... >
< Figliolo, anche se sono giovane, non sono così stupido. Voi non riuscite a trovare le parole adatte perchè non avete il coraggio di confessarvi a me. Ma vi capisco, ragazzo. Siete ancora scosso e a stento riuscite a trattenere le vostre lacrime. >
Ma fu in quel momento che il ragazzo non ce la fece più e iniziò a piangere dalla disperazione.
Una disperazione trattenuta per troppo tempo.
Una disperazione che aveva assoluto bisogno di uscire fuori.
Abbracciando quel prete come la sola e unica sua via d'uscita, il giovane ragazzo confessò a Don Lorenzo quanto potesse amare Lucrezia e quanto sentisse realmente la sua mancanza.
< Vi comprendo, figliolo. Voi l'amate più della vostra stessa vita... Ma purtroppo i dolori di questa vita vanno avanti e bisogna essere forti per riuscire a concepire e a trattenere tutto quello che può definitivamente distruggerci. Piangere non è segno di debolezza, ma la ricerca della verità è l'unica cosa che può spingerci verso un futuro migliore. Ed è per questo che ora, più di oggi, sono più deciso a scoprire la verità. >
< Ma come possiamo fare, padre? Nemmeno io so da dove iniziare. Chi può davvero fare una cosa del genere ad una creatura come quella ragazza? Una dolce creatura che non avrebbe mai fatto mai del male a nessuno. >
< Il male è sempre dietro l'angolo, figliolo. Però bisogna stare molto attenti e cercare di capire le consuete avversità... Magari voi Carlo, avete fatto di tutto per proteggere quella povera anima dannata, ma come adesso, vi sentivate solo e nessuno poteva aiutarvi. >
< Sì. È così. Nemmeno la sua famiglia credeva ai suoi propositi, dicendole che doveva tacere per non incorrere in pericoli dolorosi che l'avrebbero messa a tacere per sempre. >
< Forse ho capito a cosa vi state riferendo. >
Guardando fuori la casa del Signore ed ergendosi verso il castello che si ergeva su tutto il borgo, il giovane vicario aveva capito che la ricerca della verità sarebbe stata custodita all'interno dei signori del luogo e che la loro ricchezza estenuava quel silenzio che non poteva essere messo a tacere per sempre.
< Don Lorenzo, credete che sia saggia parlare con il signore di questo luogo? >
< E' l'unica possibilità per trovare la verità, Carlo. L'unica ed inconfutabile. >
< Ma ci arresterebbero!” >
< Su quale principio di accusa? >
< Non lo so. Ma sicuramente troveranno qualcosa. >
< Allora che facciano al più presto perchè io non mi fermerò dinanzi alla ricerca della verità. E se voi amavate Lucrezia come mi state facendo capire, nemmeno voi vi fermerete. >
Gli occhi di Carlo si illuminarono di una luce diversa.
Una luce che l'aveva definitivamente cambiato e che insieme ad parroco della zona, non avrebbe conosciuto nessuna obiezione verso il mistero di quella morte cruenta e che il valore di ogni uomo libero, doveva trovare luogo nei posti più pericolosi e inconfutabili, alla ricerca di una luce che attendeva solo loro per essere accesa.

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Capitolo 3
*** Giuliano Viscontini, il signore del silenzio, dell'oppressione e dell'indifferenza ***


Dopo che finalmente Don Lorenzo aveva scoperto la verità sulla misteriosa figura maschile, era pronto ad entrare in azione anche a scapito di venire ucciso in qualsiasi momento.
Perchè il prete sapeva bene che mettersi contro il signore del luogo, avrebbe messo a dura prova la sua posizione e anche quella del resto della povera gente che appoggiava incondizionatamente il parroco.
La situazione era alquanto inverosimile, ma il prete non aveva nessuna intenzione di fermarsi proprio adesso.
Avrebbe continuato a lottare, soprattutto ora con accanto il fidanzato della vittima.
Il giovane uomo non sapeva che cosa pensare, ma come il parroco, nemmeno lui si sarebbe fermato dinanzi alle prove nascoste che potevano trovarsi nel castello del conte Viscontini.
Dopo una rapida preghiera confutata dalla possibile buona sorte e dall'assistenza di Dio, Don Lorenzo era pronto per chiudere la sua parrocchiale e incamminarsi verso un futuro tetro dove il pericolo era vicino pochi passi.


Anche camminare di fronte a quella piazza dove l'indomani mattina si era radunato un folto gruppo di gente a pregare, toccò profondamente il cuore del giovane Carlo, troppo emozionato nel vedere tale scena.
< Carlo, non è il momento di piangere > fece il vicario riscuotendolo dai suoi pensieri.
< Lo so, padre. Ma questo è troppo per me. >
< Questo vuol dire che c'era molta gente che voleva bene alla tua amata. Lo vedi? Questo vuol dire che non siamo soli. >
< Sapete meglio di me che addentrarci in quel luogo... >
< Quello che ci accadrà, non devi farci venire paura. Dobbiamo continuare a lottare. In un modo o nell'altro. >
< E se noi cadremo? Che ne sarà del buon nome di Giuliana? >
< La vendetta e il sangue non possono essere lavati con altra morte. Noi faremo tutto il possibile e vedrai che il giudizio universale toccherà a tutti in questa terra. In un modo o nell'altro. >
< Sì ma se è stato quel conte ad orchestrare tutto, deve pagare. Ma da vivo. >
< Ora non ci pensate, Carlo. È ancora troppo presto. >
Pur volendo aggregarsi alle preghiere per ricordare ancora la moglie, il giovane Carlo s'incamminò con Don Lorenzo senza avere il coraggio di voltarsi.
Combattere per un unico scopo l'avrebbe spinto ovunque, anche verso la sua stessa morte.


Una volta giunti dinanzi all'entrata che li avrebbe condotti nelle sale del castello, Carlo sentì il suo cuore mancare un battito.
< Qui sorge il male, padre. Lo sento. >
< Fate silenzio o ci metterete nei guai. >
Con sua cordialità, Don Lorenzo domandò alle guardie dove avrebbe trovato il signore Viscontini e per quanto le guardie potessero essere irrispettosi, non avevano nessuna intenzione di aiutare il prete.
< Perchè non andate a confessare la povera gente? Voi non siete ben voluto qui. >
< E' doloroso sentire simili scempiaggini rivolte ad un servo di Dio. >
< Il Conte non vuole mischiarsi con la plebaglia. Quindi vi conviene andarvene, padre. >
< NO. Lasciatelo passare. >
L'urlo inconfutabile del signore del castello si erse in quel salone come un preambolo e come un ordine che non doveva essere redarguito.
Lo sguardo concitato e pieno di sfida del parroco, punto versò quel signore dallo sguardo fiero e dal potere che si ergeva nelle sue vene.
< Non ci metteremo molto, care guardie. E vi consiglio di venirmi a trovare un giorno. Dovrete pur confessarvi, non credete? O vi credete meglio del vostro Dio che pensate che tutto ciò sia una follia? Lo sapete che bruciereste così all'inferno. >
< Voi non avete nessun potere nel dirci questo. >
< Lo so. Però il mio è solo un avvertimento. >
Mentre Carlo cercava di allontanare il parroco da quei servi di Satana, gli occhi di Don Lorenzo andarono a fissarsi verso la gloria del signore del castello.
L'uomo, dal canto suo, non avrebbe mai pensato che il parroco di San Leo si potesse addentrare così in alto.
< Padre. È un vero piacere vedervi > fece il Conte con tono sincero stringendo la mano al parroco < Pensavo che voi foste troppo impegnato a stare dalla parte dei deboli. Ma vedo che oggi avete fatto un eccezione, portando uno della vostra specie... >
< Specie? Mio caro conte, vorrei ricordarvi che in questa vita siamo tutti uguali. >
< Non è vero, padre. Io sono il signore e il governatore di questa città. Ed è un peccato che voi non lo abbiate ancora capito. >
< Detto ciò conte, siamo qui per farvi alcune domande sulla morte della povera Giuliana, moglie del devoto qui presente Carlo. >
< Giuliana? Non so minimamente chi sia questa persona. Un'altra poveraccia? Oppure una serva? >
< Una serva di Dio, Conte... Una povera creatura che è stata arsa viva sotto il mio sguardo impotente. >
< Mi dispiace che non siate riuscito a salvarla, ma io non saprei minimamente come aiutarvi. >
< Magari voi, il signore di questa città, sa tutto di quello che lo circonda. E magari siete a conoscenza di questo efferato omicidio. >
< Mi dispiace, ma la morte della povera gente non è affar mio. Quindi, se non avete altro da domandarmi, potete andarvene. Ho molte cose da fare e non ho tempo da perdere. >
< Certo. Un signore come voi è sempre impegnato... Ma veniamo al dunque: non potete continuare a mentire. Non gioverebbe a nessuno. >
< Mentire? Come osate... >
< Dico solo che voi potreste aiutarci, Signor Conte. A meno che non vogliate mettervi contro la “povera gente” come dite voi. E sarebbe davvero malaugurante per voi. >
< Mi state forse lanciando delle maledizioni? >
< Siamo tutti esseri umani, Signor Conte. Bisognerebbe solamente aiutarci di più. Non credete anche voi? >
< Voi siete solo un prete insolente che ha bisogno di una bella lezione > fece il Conte con tono duro < Ma non mi macchierò le mani del peccato per farvi capire quale è il vostro posto. Quindi ve lo dirò una seconda volta: andatevene finché siete in tempo. >
Carlo, dal canto suo, era rimasto in silenzio e non si era azzardato a dire niente al riguardo, ma per difendere la sua defunta fidanzata, era disposto a tutto.
< Parlate adesso, o i vostri mali saranno solo all'inizio. >
< Ma con chi credete di avere a che fare, dannati servi del male?! Sono io che comando qui e non vi permetto simili insinuazioni! >
< Dio ha avuto per voi un destino diverso, ma ciò non siete onnipotente. Ricordatevelo. >
< Adesso basta, mi avete stufato. >
Chiamando a gran voce il capo delle guardie, Don Lorenzo e Carlo furono sbattuti fuori dalle mura del castello in malo modo, mentre i dolori di quella verità celata avrebbero presto preso una piega inaspettata.
< Signor Conte, volete che mi sbarazzi di quei due? >
< Non ci sono altre possibilità: il mio passato non può essere macchiato da quei due bifolchi. Non può venire alla luce in modo che la gente mi dipinga in maniera peccaminosa. Non lo potrei sopportare... Quindi fateli soffrire come meglio sappiamo. L'avventura di una notte deve essere dimenticata. Come quella dannata ragazza. >
< I peccatori saranno un solo ricordo per noi, Signor Conte. Continuerete a comandare su queste terre ancora per molto e i vostri segreti rimarranno all'oscuro anche dopo la vostra morte. >
< Una morte che non giungerà molto presto. Se voi farete bene il vostro lavoro, Capitano. So bene che devo cavarmela da solo, ma molto dipende anche da voi. Come il vostro destino. >
< Siete stato esaustivo, Signor Conte. Andrà tutto bene. >
< Lo spero. Anche perchè se io cado, anche voi e tutti gli altri farete la stessa fine. >
< Non cadrete. Avete la mia parola. >

 

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Capitolo 4
*** La distesa del fuoco cela solo il male dentro di noi ***


Usciti dalla fortezza inespugnabile del Conte di San Leo, Don Lorenzo si sentiva più pensieroso e riflessivo.
Le parole del Signore della città non avevano sortito nessun effetto, alimentando altre domande sui suoi propositi che l'avrebbero trasformato in un uomo dalla calma apparente.
< Quell'uomo non mi piace per niente > fece Don Lorenzo a Carlo.
< Davvero? Non c'è bisogno che voi me lo diciate. >
< Può sembrare scontato, ma quell'uomo sta nascondendo qualcosa che non vuole dire a nessuno. >
< Ad esempio? >
< Il legame che aveva con la tua fidanzata. >
Quelle parole scossero non poco l'animo di Carlo, che vedeva la sua Giuliana come una ragazza devota e perfetta.
> Giuliana non avrebbe mai fatto niente di peccaminoso. >
< Non sto dicendo che la tua ex amata è piena di peccati. Anche perchè sto seriamente pensando che l'abbiano costretta. >
< Costretta a fare cosa? Vanti padre, parlate chiaro! >
Il nervosismo di Carlo era palpabile e Don Lorenzo lo capiva bene.
Andarsi ad invischiare in quei pericoli che un giovane prete capiva realmente, avrebbe condizionato altri problemi che non si sarebbero fermati.
< Carlo, se noi moriamo... >
< Padre, come potete dire una cosa del genere? Noi non moriremo! >
< Adesso siamo sotto l'occhio del ciclone del Conte. Non si fermerà a soppiantare la verità. La sua verità. >
< Che cosa avete capito in tutto questo? >
< Forse è meglio che non ve lo dica, Carlo. Siete troppo nervoso. >
< Credete davvero che ciò possa calmarmi non sapere quello che avete in mente? >
< No. Ma sicuramente vi proteggerà. >
< Padre, vi prego di essere clemente e di parlarmi chiari, altrimenti non potremmo darci man forte l'uno con l'altro. Non possiamo essere divisi in questo momento. >
Le parole di Carlo furono molto azzeccate, portando il giovane vicario a confessare ulteriormente.
> Quell'uomo... temo che avesse una storia malsana con la povera Giuliana. >
< In che senso storia malsana? >
< Magari può aver soddisfatto i suoi piaceri proibiti abusando di lei. E per far placare tutto questo, l'abbia eliminata nella peggiore maniera. >
< No... non è possibile. >
Carlo non voleva credere a quelle parole, ma in fondo in fondo non potevano lasciar perdere nessun tipo di opzione.
< La mia amata non avrebbe mai fatto niente di tutto ciò! >
< Lo so bene Carlo, ma se l'avessero costretta? Voi cosa avreste fatto? >
< Me ne avrebbe subito parlato. Io e lei non avevamo nessun segreto da custodire. >
< Certe cose possono essere dure da raccontare. Ma voi non dovete farne una colpa alla povera donna. >
< Infatti non ne faccio nessuna colpa perchè non è assolutamente vero! >
< Carlo, ascoltatemi... >
< NO! Dovete finirla di dire stupidaggini e infangare il ricordo di Giuliana. Questo non ve lo permetto! >
Carlo non riusciva a capire che il prete faceva tutto ciò per la povera donna.
Voleva arrivare assolutamente alla verità e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di portarla alla luce.
Le divisioni tra i due non l'avrebbero aiutati e ciò avrebbe portato Don Lorenzo a difendersi da solo.


Rivolgendosi a Dio per l'ultima preghiera prima di mettersi a dormire, confessare i suoi pensieri era molto più difficoltoso di quanto potesse immaginare.
> Signore, dammi la forza. Dammi la forza di andare avanti e di scoprire questa verità malsana. Perchè Giuliana non si meritava una fine tanto dolorosa. Perchè Carlo deve capire dove l'odio e la bramosia possono portare un uomo.
L'imperfezione di noi esseri umani è il male di questo mondo.
Perchè anche se tu Dio non eri perfetto, non eri una persona cruenta e piena di peccato.
Il male può solo lavarsi con il male e le dovuto conseguenze potrebbero essere nefaste. >
Pregando e rivolgendosi come un monito che si sarebbe realizzato, l'intrusione di alcune guardie all'interno della Chiesa, scossero l'animo del giovane parroco.
< Che cosa volete?! Questa è la casa del Signore! >
Venendo atterrato malamente e fermato dalle guardie manovrate dal Conte Viscontini, il capo delle guardie fissò minaccioso Don Lorenzo minacciandolo che avrebbe pagato con la vita la sua insolenza.
< I poveri non avranno più nessun nascondiglio per colpa vostra e per la vostra dannata curiosità. Quello che il mio Signore ha fatto non deve riguardarvi in nessun modo. Mi sono spiegato? >
< Il vostro Signore ha una dannazione che non può rimanere celata per sempre. Dovrebbe costituirsi a Dio. Perchè essendo lui lo stesso supremo, forse crede che nessuno può fargliela pagare. Ma deve ricordarsi di una cosa: c'è sempre qualcuno più potente di te. E quello più potente è proprio dinanzi a voi, Capitano. >
< La vostra irriverenza e la vostra mania di credere che il nostro Dio possa risolvere ogni problema, vi fa' onore. O è solo la vostra stupidaggine e paura a parlare per voi... E anche se state facendo tutto per trattenere i vostri timori, vi farò capire che vi siete messi contro la persona sbagliata.
Colpendolo con un colpo dietro la schiena, Don Lorenzo cadde a terra dolorante mentre le guardie personali del Conte iniziarono ad appiccare il fuoco in quella casa di Dio dove la povera gente cercava rifugio.
Il povero Don Lorenzo si sentiva debole e inerme.
E mentre non riusciva a svegliarsi a causa del colpo ricevuto, credeva nella sua mente che la sua fine era giunta ormai e che il destino nefasto avrebbe trionfato.
Ma qualcuno ha voluto combattere contro quel destino nefasto, salvandogli la vita appesa ad un filo che si sarebbe spezzato velocemente.
< Voi non morirete questa notte, Don Lorenzo. Dobbiamo far capire a quel dannato Conte che la vendetta sarà lavata con la vendetta. Con o senza la vostra approvazione. >
E dicendo ciò, Carlo trasportò al sicuro il giovane parroco mentre la casa del Signore veniva rasa al suolo dalle fiamme dell'inferno e dal volere di un male che doveva essere placato velocemente.

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Capitolo 5
*** Una rivolta per una giustizia onesta ***


< Hai fatto quello che ti ho chiesto? >
< Sì, Conte. Il giovane parroco verrà soffocato dal fumo e dalle fiamme dell'inferno che solo lui ha creato. >
< E il suo compare? >
< Mi dispiace Conte, ma non era insieme al parroco. >
< Mi vuoi forse dirmi che hai ucciso il parroco senza aver colpito colui che predica vendetta? >
< Non erano insieme... >
< Non m'interessa! > sbraitò il Conte Viscontini < Devi trovarlo. Alla svelta. >
< Ma il parroco non sarà più un problema. >
< Questo non vuole dire che tutti i miei problemi si sono risolti > replicò l'uomo prendendo per il collo il suo capitano < Quindi fai subito quello che ho detto, altrimenti anche tu finirai in mezzo alla fiamme dell'inferno. Mi sono spiegato? >
< Sì, signor Conte. Vado subito. >
 

 

Riprendendo i sensi dopo tutto quello che era successo, Don Lorenzo vedeva un enorme folla che era pronta per dirigersi verso quella cinta muraria che costernava l'intero borgo.
Quella gente era pronta per entrare in azione, vendicando i soprusi dei potenti alla loro maniera.
> Finalmente vi siete svegliato, padre. >
La voce di Carlo era inconfondibile.
Don Lorenzo non fu però così contento come poteva credere, a causa di quella gente furiosa che insieme a lui predicava vendetta.
< Avete organizzato voi tutto questo? >
< Ho dovuto farlo, padre. So che è sbagliato, ma la diplomazia è finita. Ora che il Conte è uscito allo scoperto, è giunto il momento che paghi. Paghi per le sue dannazioni o noi abitanti di San Leo non saremo mai liberi. >
Don Lorenzo non sapeva come replicare a tali parole.
Si sentiva inerme e allo stesso modo afflitto, ma in fondo comprendeva quel male che il suo cuore gli diceva di agire.
Doveva cercare di placare il suo buonismo per aiutare quel povero ragazzo bisognoso di vendetta.
< Don Lorenzo, siete con me o contro di me. >
< Mi state forse minacciando? >
< No, padre. Ma questa gente conta anche su di voi. >
Guardando gli occhi pieni di grinta e di rivalsa, Don Lorenzo sapeva bene che non avrebbe potuto fare niente per fermarli.
O semplicemente non avrebbe voluto farlo.
Cercando quell'aiuto che ormai aveva ottenuto, Don Lorenzo si doveva sdebitare.
E guidando il popolo verso la liberazione nel cuore di una notte di metà primavera, non si sarebbe fermato dinanzi a niente, visto che ormai amava giocare con la sua stessa vita.


Circondando l'intera cinta muraria mentre le guardie del castello erano inerme contro quell'enorme folla che si riversava all'interno delle mura, il castello stava cadendo velocemente sotto gli occhi di quella gente che aveva atteso tutto ciò da moltissimo tempo.
Le guardie venivano disarmate o peggio ancora uccise, mentre Don Lorenzo e Carlo si preparavano ad avanzare verso il salone principale del castello.
< Dove si trova il conte?! > tuonò Carlo prendendo in ostaggio una guardia.
Ma la guardia non aveva nessuna intenzione di rispondere, troppo orgoglioso per tradire il suo Signore.
< Parlate o soccomberete per sempre! >
< Ormai è troppo tardi. Il Conte sarà già fuggito chissà dove > replicò la guardia con sorriso compiaciuto.
Ma Carlo, che non voleva arrendersi in nessun modo, avrebbe trovato il Conte anche da solo, mentre Don Lorenzo gli predicava prudenza.
< Non posso fermarmi ora, padre. Sono troppo vicino! >
Giungendo nella sua camera, vide il Conte pronto a suicidarsi mentre i rivoltosi avevano messo a ferro e fuoco l'intero castello.
< Troppo tardi, stupido contadinotto in cerca di vendetta.. non potrete mai fare in modo che la vostra amata riposi in pace. Perchè il mio segreto che accomuna quella donna, verrà via con me. >
< Non te lo permetterò. >
Facendo in modo che il Conte non si suicidasse proprio dinanzi ai suoi occhi, Carlo era pronto per scoprire la verità.
Una verità molto dolorosa.
< Che cosa pensi di aver risolto salvandomi la vita? >
< Che cosa hai fatto a Giuliana? Parla! >
< Niente di che. Era la più bella donna di questo borgo ed io, essendo il padrone indiscusso di questo posto, ho voluto divertirmi con lei.
Quella donna sembrava estasiata da tutti i miei complimenti e gli avevo promesso che l'avrei salvata dalla sua povertà.
Ma lei amava troppo un certo Carlo e che non avrebbe fatto niente per tradirlo.
E fu in quel momento che i miei istinti presero il sopravvento.
Volevo possederla, fare quello che volevo con il suo corpo, ma quella donna cercava di liberarsi.
Alla fine, cercando di fermarla, ho cercato di abusare di lei mentre era svenuta.
Mi ero trasformato in un animale, ma ciò non m'importava: volevo essere il suo padrone e quello che gli avrebbe donato tutto il piacere necessario, ma lei me l'aveva impedito.
Scappando dal mio castello, avrebbe chiesto il solito aiuto dal tuo amico parroco e ciò non potevo permetterlo.
Dovevo fermare quella lingua biforcuta e quella fuga, e l'unico modo per farlo era ucciderla e farla soffrire in maniera indicibile alla solita maniera. >
< Quindi voi... l'avete bruciata viva? >
< Ho dovuto farlo, ragazzo. Ma credimi se ti dico che mi è dispiaciuto molto vederla gridare. Ma in fondo dovevo salvare la mia anima, non credi anche tu? >
Impazzito dopo quelle parole, il giovane Carlo cercò di uccidere a sangue freddo il suo nemico spietato.
< Non avresti dovuto farlo! Sei un maledetto! >
< Mi dispiace per quella donna. Davvero. >
< Non ti credo! >
Dovette intervenire Don Lorenzo prima che Carlo potesse commettere qualcosa di imperdonabile.
< Carlo! Fermati! >
< No, non posso farlo! Quest'uomo ha ucciso Giuliana ardendola viva! >
< Lo so ragazzo, ma quest'uomo pagherà. Pagherà per i suoi misfatti. >
< E come?! Si crede il padrone del mondo. Nessuno potrà condannarlo se non io, quindi fatevi da parte. >
Don Lorenzo non aveva mai visto Carlo in quelle condizioni.
Sembrava indemoniato, e prima che l'intero popolo prendesse il castello prima di giungere nella camera del Conte, Carlo riuscì nel suo intento uccidendo con le sue stesse mani il Conte.
In qualche modo il giovane ragazzo si sentiva appagato, ma in fondo al suo cuore sapeva che quella vendetta non gli avrebbe mai riconsegnato la povera Giuliana

 

Nei giorni seguenti, Don Lorenzo fece preparare una sepoltura degna per la giovane amata di Carlo, in modo che il suo amato e tutti coloro che la amavano, potevano parlargli di fronte alla sua tomba,
Il cuore di Carlo da quel momento non fu più lo stesso e il modo in cui aveva ucciso il Conte, lo aveva reso una persona diversa, ma questo non vuol dire un assassino.
Don Lorenzo non perdeva tempo nell'aiutare il ragazzo, domandandogli ogni volta se avesse bisogno di qualcosa.
Ma il ragazzo, anche se era molto giovane, rispondeva al parroco dicendogli che se la sarebbe sempre cavato da solo.
Ma questo Don Lorenzo non ci credeva, pensando che il ragazzo avesse bisogno di essere aiutato e di avere accanto a sé persone che lo avrebbero potuto amare.
< Padre, sapete che è passato un mese dalla morte di Giuliana? >
< Sì, ragazzo. E non passa giorno che io non riesca a dimenticare quello che gli è successo. Proprio oggi pomeriggio organizzerò una messa in suo nome. In modo che tutti noi possiamo ricordarla. >
< Una messa non servirà a riportarla indietro, padre. >
< Lo so. Ma servirà a pregare per la sua anima e per quel suo destino nefasto che gli uomini crudeli gli hanno tolto per sempre. >
< Padre, so che è peccato, ma non mi pento di quello che ho fatto. >
< Figliolo, se io non posso aspirare tutti i tuoi peccati, so molto bene che sei un bravo ragazzo. E lo sarai per sempre. In questa stessa vita. >
< La ringrazio, padre. Significa molto per me. >
Don Lorenzo fissava il ragazzo con occhi diversi, ma sinceri.
Sapeva bene che quello che aveva fatto era ingiusto e sbagliato, ma non avrebbe fatto altrimenti se non amarlo incondizionatamente.
< Per qualsiasi cosa, non esitate a chiedere il mio conforto. >
< Padre, ci pensate già da voi a confortarmi. >
< Lo so. E di questo non mi pento assolutamente > replicò il parroco abbracciando quel ragazzo che da lì a poco, avrebbe ricominciato a vivere.

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