How to hire a superhero on a tight budget

di aki_penn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Iwaizumi ***
Capitolo 2: *** Iwaizumi ***
Capitolo 3: *** Iwaizumi ***
Capitolo 4: *** Oikawa ***
Capitolo 5: *** Iwaizumi ***
Capitolo 6: *** Oikawa ***
Capitolo 7: *** Iwaizumi ***
Capitolo 8: *** Iwaizumi ***
Capitolo 9: *** Oikawa ***
Capitolo 10: *** Iwaizumi ***
Capitolo 11: *** Oikawa ***
Capitolo 12: *** Oikawa ***
Capitolo 13: *** Iwaizumi ***
Capitolo 14: *** Iwaizumi ***
Capitolo 15: *** Oikawa ***
Capitolo 16: *** Iwaizumi ***
Capitolo 17: *** Oikawa ***
Capitolo 18: *** Oikawa & Iwaizumi ***
Capitolo 19: *** Oikawa & Iwaizumi ***
Capitolo 20: *** Iwaizumi ***
Capitolo 21: *** Oikawa ***



Capitolo 1
*** Iwaizumi ***


Eccomi di ritorno dagli inferi con un progetto troppo ambizioso per la persona che sono, ma ormai sono in ballo e quindi balliamo. 

Non so come presentare questa cosa, voleva essere una pwp, ma poi è spuntata un sacco di trama e adesso non sono nemmeno più sicura di voler mettere le scene di sesso (mamma mia, forse sono malata! Non è da me!); per questo motivo il rating potrebbe cambiare. 

Grazie per aver dato una possibilità a questa mia nuova cavolata, spero non ve ne pentirete. :D
 

How to hire a superhero on a tight budget

 

Iwaizumi schioccò la lingua, si calò i pantaloni e li calciò via in un angolo del salotto. Aprì il frigo, prese una birra e fece saltare il tappo con i denti, senza preoccuparsi di dove fosse caduto. 

L’appartamento in penombra era in uno stato di disordine che probabilmente non era mai stato raggiunto fino ad allora, un tappo in più non avrebbe peggiorato la situazione. 

Si lasciò cadere di malagrazia sul divano in pelle e accese la televisione. Al telegiornale parlavano delle elezioni. Iwaizumi cambiò canale: una televendita di materassi. Premette ancora i tasti, telefilm anni ‘90, le repliche di un gioco a premi, corse automobilistiche. Meglio, le corse automobilistiche non gli dispiacevano. Iwaizumi poggiò il telecomando e si allungò per prendere il pacchetto di sigarette. Se ne infilò una in bocca e l’accese, mentre il cronista commentava un favoloso sorpasso. 

Chiuse gli occhi e poggiò la schiena contro lo schienale in pelle, poggiando i piedi sul tavolino da té che nella sua breve vita a casa di Iwaizumi aveva visto solo birra e mai tisane. 

Era stata una giornata di merda, ma finalmente era solo con la sua sigaretta, la sua birra e le repliche del Gran Premio di Monaco.

Non poteva rimediare a quello che era successo, ma poteva cercare di dimenticarselo per un paio d’ore. Stava iniziando a sentire le spalle che si rilassavano, concentrato solo sul rombare dei motori, quando il campanello di casa emise il suo suono aspro. 

Iwaizumi si accigliò e rimase a fissare lo schermo per un altro secondo prima di voltarsi verso la porta con l’aria di qualcuno che volesse incenerire sia quello sia il disturbatore che si trovava dall’altra parte. 

Lo sguardo dardeggiò verso l'orologio a muro che segnava dieci minuti prima della mezzanotte. 

Chiunque citofonasse a quell'ora era uno scocciatore o un problema. Iwaizumi ne aveva avuti abbastanza di entrambi, in quella giornata, sia alla caffetteria che alla centrale di polizia.

Si alzò con un grugnito e, con la sigaretta ancora appesa alle labbra, aprì la porta blindata con uno strattone: si trovò davanti un damerino sorridente. Gli stava già sul cazzo.

Il tizio doveva essere di poco più alto di lui ed era vestito come un ragazzino scappato dal collegio. Camicia, cravatta, cardigan beige con lo scollo a V e un paio di pantaloni scozzesi. 

Abbassò ancora lo sguardo: mocassini. Ovviamente.

Iwaizumi era in mutande davanti a uno che sembrava dover andare a colloquio con la regina d’Inghilterra.

Alzò di nuovo la testa e lo guardò negli occhi. 

“Buonasera Signor Ace” lo salutò il tizio, con ironia neanche tanto velata. Gli angoli della bocca di Iwaizumi puntarono ancora di più verso il basso.

“Non sono un signore e tu chi cazzo sei?”

Il ragazzo –guardandolo meglio Iwaizumi decretò che doveva avere più o meno la sua stessa età– si puntò un dito contro il petto “Mi chiamo Tooru Oikawa e vorrei offrirti un lavoro”.

Iwaizumi gli lanciò un'altra occhiata torva e poi fece un passo indietro per chiudergli la porta in faccia senza neanche rispondere, ma il tizio con uno scatto si fece avanti e Iwaizumi dovette bloccare la porta per evitare di rompergli il naso. Sarebbe stato il secondo quella sera e non aveva voglia di un’altra denuncia. 

“Non mi ha nemmeno lasciato parlare signor Ace!”

Iwaizumi riaprì la porta sbuffando fumo “Non sono interessato a nessun lavoro. Ho appena rotto il naso a un rapinatore mentre sventavo una rapina e sono stato sospeso come collaboratore civile della polizia. Non posso aiutarti. Buonanotte!”

Cominciò di nuovo ad avvicinare la porta ma il sedicente Tooru Oikawa vi si schiacciò contro, impedendogli di muoverla. Ovviamente Iwaizumi avrebbe potuto sbatterla comunque, ma avrebbe finito per farlo cadere a terra come un sacco di patate, magari rompergli il coccige e Iwaizumi non voleva coccigi sulla coscienza. 

“La polizia non mi vuole aiutare” disse l’altro, tutto d’un fiato, probabilmente per paura che Iwaizumi chiudesse l’uscio prima che lui riuscisse a spiegare le sue ragioni. 

Iwaizumi prese una boccata dalla sigaretta e sbuffo “Perché è qualcosa di illegale? Pensi che io sia il tipo giusto per fare qualcosa di illegale?” Lo indicò tenendo la sigaretta tra indice e medio, mentre Oikawa aveva ancora la guancia poggiata contro il suo spioncino. 

Aveva rotto il naso a un tipo, era vero, non era famoso per essere il supereroe più mansueto del quartiere, ma di certo non voleva immischiarsi in giri loschi.

Si stava sforzando di mantenere un tono pacato, ma aveva iniziato a pensare che forse almeno il naso a quel damerino avrebbe potuto romperlo. 

Con sua grande sorpresa, fu l’altro a piccarsi per primo però, rimettendosi dritto e incrociando le braccia sul petto. “Assolutamente no!”

Un’ondata di profumo di shampoo ai frutti tropicali lo investì, ma a parte quello, per la prima volta da quando aveva suonato al suo campanello, Oikawa aveva ottenuto un’aria rispettabile. 

Iwaizumi si rimise la sigaretta in bocca e passò il peso da un piede all’altro in attesa che l’altro si spiegasse, sempre comunque con una mano sulla porta pronto a chiuderla alla prima cazzata. 

“Mio nipote Takeru è scomparso. La polizia sostiene che si tratti solo del un caso di un adolescente scappato di casa e non vuole fare niente”.

Lo sguardo di Oikawa era infuocato e le sue sopracciglia aggrottate; sembrava un’altra persona rispetto a quella che aveva suonato il suo campanello pochi minuti prima. 

Iwaizumi si schiarì la voce “E non potrebbe essere così?” La domanda era uscita stanca.

“Ovviamente no!” Oikawa ondeggiò la testa a destra e a sinistra in un modo che sarebbe stato comico se non avesse avuto quel tono serio. 

Iwaizumi si appoggiò alla porta con un gomito ed emise un sospiro “E cosa pensi che potrei fare io?”

“Aiutarmi a cercarlo, ovviamente”. Oikawa sembrava essere convinto di avere idee chiarissime su quello che bisognasse fare, ma Iwaizumi sospettava che in realtà non avesse davvero idea di come funzionassero certe cose. 

Prese un’altra boccata dalla sigaretta e allontanò per un attimo la mano dalla maniglia per grattarsi la pancia “Senti, io non sono un professorone o un detective” scrollò le spalle e fece un mezzo sorriso “io sono solo uno che mena.”

“Ed è esattamente ciò di cui ho bisogno. Le domande le faccio io, ma ho bisogno che qualcuno mi accompagni”. Il ciuffo che gli copriva la fronte si mosse in un modo che a Iwaizumi ricordò la cresta di un gallo. Sua nonna aveva un pollaio, un sacco di galline e un solo galletto: Akachan. Sì, Oikawa gli ricordava Akachan. Un cazzo di galletto. 

“Potresti chiedere ad Accidental Owl. Sono certo che sarebbe più utile di me”.

Oikawa scosse la testa “Nah, per parlare con lui dovrei prima superare quel suo segretario e non vorrei fargli venire un esaurimento nervoso”.

Iwaizumi non poté frenare un sorrisetto “Hai già incontrato Bokuto, quindi?”

Oikawa assunse un’espressione svagata che Iwaizumi interpretò come un sì. “Potrei aver incontrato il suo assistente”. Iwaizumi ridacchiò.

“Sono troppo impegnati con le indagini tradizionali di polizia, a quanto pare lavorano a tempo pieno come collaboratori.”

“Troppo impegnati e troppo costosi” aggiunse Iwaizumi, che conosceva piuttosto bene il giro in cui lavorava.

 “Forse, ma comunque mi è giunta voce che tu sia stato sospeso”.

Oikawa non sembrava più tanto preoccupato che Iwaizumi gli chiudesse la porta in faccia e aveva appoggiato la spalla allo stipite, mentre lo fronteggiava con un ghigno da stronzo. 

“Certo che ti è giunta voce, te l’ho detto io prima!”

Oikawa si gonfiò come un tacchino, Iwaizumi non poté fare paragoni, sua nonna aveva solo polli. “Lo sapevo da prima che me lo dicessi, per questo sono venuto da te!”

“Sei venuto da me perché il segretario di Accidental Owl non ti ha dato appuntamento e comunque non avresti potuto permetterti la parcella, io ero la seconda scelta!” 

“In realtà la terza, ho chiesto anche a Nifty Gray, ma a un certo punto ho avuto paura che mi mangiasse”.

Iwaizumi si limitò ad alzare le sopracciglia senza dire niente, non aveva bene idea di cosa significasse, ma da Sugawara ci si poteva aspettare di tutto e non si sentiva di giudicare Oikawa per essere scappato. 

“Comunque avevo pensato di chiedere anche a un altro paio di eroi, ma quando ho scoperto che eri rimasto senza lavoro mi sei sembrato assolutamente l’eroe giusto per me!” Lo disse come se il fatto che Iwaizumi avesse perso il lavoro fosse una cosa bella per tutti. In tutta onestà, Iwaizumi non concordava.

Si irrigidì e strinse le labbra. “Come facevi a saperlo?”

Oikawa distolse lo sguardo e alzò le spalle “L’ho saputo per caso”.

Iwaizumi si chinò verso di lui, i centimetri di altezza in più di cui godeva il suo interlocutore non valevano granché “È successo due ore fa. Come fai a saperlo?”

L’altro sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo; Iwaizumi aveva tutta l’aria di uno che potesse frantumargli tutte le ossa se non avesse dato una risposta soddisfacente. 

Deglutì e si ricompose “Ero in centrale a discutere in portineria e ho sentito”.

Iwaizumi strinse le mascelle con uno schiocco, ma non disse niente. Aveva senso anche se la situazione gli dava fastidio. 

“Hai provato a chiedere agli Infamous Ravens? Anche loro hanno chiuso con le collaborazioni con la polizia e sicuramente sarebbero interessati a darti una mano”.

Oikawa lo gratificò con un sorriso tirato e si stropicciò le mani. “Mmh, no. Credo che la sezione Extra Umani del Comune abbia fatto il miglior affare dalla sua fondazione spedendo quei due alla gestione ‘Rifiuti tossici’. Sono certo che si divertano un sacco con quell’uranio. Non mi sembra il caso di disturbarli”. E annuì alla sua stessa affermazione.

Iwaizumi soffocò a fatica una risatina. “Questo mi sembra un astio molto personale. Non ho ragione?”

Oikawa distolse lo sguardo e lo puntò sul lungo corridoio che portava alle scale condominiali. “No, affatto” rispose, troppo in fretta. Questa volta Iwaizumi rise davvero, piegò la testa da una parte e si ficcò in bocca il mozzicone di sigaretta in attesa di una risposta. Alla fine dei conti quella visita poteva rivelarsi divertente. 

Oikawa gonfiò le guance come un bambino che fa le bizze, ma alla fine disse “E va bene. Conosco Tobio, andavamo a scuola insieme e mi stava sempre appiccicato. Le nostre mamme sono amiche e tutte le volte che si incontrano a zumba non fanno altro che parlare di noi” d’un tratto la voce di Oikawa fece più stridula, in una probabilmente mal riuscita imitazione della propria madre “Oh, Tooru, lo sai cosa mi ha detto la signora Kageyama? Tobio ha iniziato a lavorare come operatore per la salute pubblica. Mamma, ti prego, risparmiami queste ciarle. È solo un modo carino per dire che lavora in mezzo ai rifiuti!”

Iwaizumi fece un’altra risata “Sei una merda. Ti stava proprio sul cazzo, eh?”

Oikawa gli cacciò un’occhiataccia, ma non rispose. “Sei un extra umano pure tu?”

Oikawa si accigliò “Certo che no, se no mica sarei qui a mendicare il tuo aiuto”.

“E allora perché Kageyama ci teneva tanto alla tua compagnia?”

Oikawa scrollò le spalle “Perché sono fantastico anche senza poteri? È un po’ discriminatorio pensare che io non possa essere interessante solo perché sono un umano ordinario”.

Iwaizumi si morse la lingua, non sapendo cosa rispondere. La sigaretta ormai era finita e il mozzicone gli stava bruciando le dita. “Ok” disse soltanto.

“E che lavoro fai?”

Il sorriso di Oikawa tornò prepotente “L’avvocato.”

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo “Avrei dovuto immaginarlo.”

Si guardarono per un lungo momento. “Allora parliamo di cose serie, quanto hai intenzione di pagare per i miei servigi supereroistici?”

 

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Capitolo 2
*** Iwaizumi ***


Ecco con il secondo capitolo!

Nelle premesse del primo mi sono dimenticata di informarvi che questa storia sia abbastanza lunga. Per ora ne ho scritta metà, quindi conto di riuscire a postare una volta a settimana. Sono abbastanza impegnata e non sono fisicamente in formissima, ma mi auguro davvero di riuscire ad aggiornare in tempi umani anche quando sarò in pari con la pubblicazione. 

Spero abbiate pazienza e spero che questo capitolo vi piaccia, se non capite niente come Iwaizumi non temete, è tutto sotto controllo! XD

 

How to hire a superhero on a tight budget

Secondo capitolo

Iwaizumi

 

Iwaizumi sbuffò fumo e scrollò la cenere della sigaretta dal finestrino dell’auto in corsa. “Sei sicuro di voler lavorare per un tizio che è piombato a casa tua così?”

Iwaizumi si voltò verso l’uomo alla guida e prese un’altra boccata di fumo prima di rispondere “Non sono sicuro per niente, ma non faccio più il collaboratore civile e due spiccioli per arrotondare non mi fanno schifo.”

L’altro alzò gli occhi al cielo e iniziò a decelerare fino a fermarsi davanti all’izakaya che Iwaizumi gli aveva indicato. 

"Non ti far coinvolgere in qualche rissa" disse, ma stava sorridendo e Iwaizumi ricambiò il sorriso. Accennò con la testa alla figura che si stagliava davanti alla luce d'entrata dell'izakaya. 

Era in controluce ma si poteva vedere come avesse i capelli pettinati con cura e un cappotto lungo che probabilmente non era costato poco.

"Ti sembra il tipo che mi possa portare a fare una rissa?" ridacchiò. L'altro fece un sorrisetto e scosse la testa "Quelli che sembrano tranquilli sono i peggiori" ma si vedeva che non ci credeva veramente. 

Iwaizumi gli strinse brevemente la mano che teneva sul cambio, poi con un movimento fluido aprì la portiera e uscì nella notte fresca, sussurrando un quasi impercettibile ‘A dopo’.

L'auto ripartì sgasando e gli occhi di Iwaizumi si posarono su Tooru Oikawa che aveva lasciato la sua posizione proprio sotto l'insegna dell'izakaya e gli stava andando incontro. 

"Il tuo ragazzo?" domandò con un sorrisetto.

Iwaizumi si irrigidì "No, è un amico. La mia moto è dal meccanico, mi ha dato un passaggio".

Iwaizumi aveva fatto coming out con parecchi amici, ma preferiva che in generale rimanesse una cosa privata. 

Non aveva voglia di scoprire che le vecchiette del quartiere di cui si occupava (sentì una stretta al cuore, ricordandosi di essere stato sospeso) spettegolassero su di lui più di quanto già non facessero. Tooru Oikawa non era una persona alla quale volesse confidare il suo orientamento sessuale.

Oikawa allungò il collo giusto in tempo per vedere l'auto che girava l'angolo e scrollò le spalle.

"Certo" disse solo, con un sorriso che a Iwaizumi piacque molto poco. 

Si infilò le mani in tasca e il sorrisetto si fece strafottente mentre piegava la testa verso di lui. 

Iwaizumi si incupì; non era abbastanza basso da necessitare alcun piegamento.

"Niente tutina da Supereroe stasera?"

"Perché avrei dovuto portarla?"

Oikawa scrollò le spalle "Se dovesse esserci bisogno di tirare le orecchie a qualcuno lo faresti a volto scoperto?"

"Fai in modo che non ce ne sia bisogno".

"Se avessi portato la tuta saresti stato da solo un ottimo deterrente". Si imbronciò e allungò la mano per stringere il braccio di Iwaizumi, come sua nonna faceva quando tastava la frutta al mercato. Iwaizumi venne percorso da una scintilla di fastidio più intensa del solito. Quel tipo gli stava proprio sul cazzo, forse non valeva i soldi del lavoro.

"Ci faremo andare bene i tuoi bicipiti, anche se visti così non hanno niente di straordinario".

"Ehi" e più che una lamentela umana sembrò un latrato. Oikawa ritirò la mano in fretta, ma non con l'aria di qualcuno che si fosse spaventato. 

Era serio, ma quando i suoi occhi incontrarono di nuovo i suoi riprese a sorridere. 

"Sai giocare a poker, Ace?"

Iwaizumi scosse la testa e rimase in silenzio. Oikawa scrollò le spalle. "E va bene, allora guarderai me” e con una piroetta gli voltò le spalle e si avviò verso il locale.

“Ehi, non mi spieghi niente? Perché siamo qui?” Oikawa non gli aveva detto praticamente nulla di quale sarebbe stato il loro accordo; era convinto di incontrarlo per chiarire la situazione. Cos’era quella cazzata del poker?

“Non ti preoccupare, il tuo interesse è solo che nessuno mi spacchi i denti!” e così dicendo aprì la porta del bar e ci si infilò dentro. Iwaizumi represse un grugnito e allungò la mano per evitare che la porta del locale gli finisse in faccia. Non si sarebbe fatto male, ma il suo orgoglio ne sarebbe rimasto di certo ferito e c’era già Oikawa che lo stava mettendo di cattivo umore. 

Il suo nuovo datore di lavoro avanzò a grandi passi lungo il localino lungo e stretto, come se fosse lui il padrone. Mani in tasca e sguardo strafottente. Iwaizumi gli avrebbe voluto far saltare i denti, altro che impedire agli altri di farlo. L’unico motivo per cui li avrebbe fermati sarebbe stato non farsi rubare l’onore di romperglieli personalmente. 

Le luci erano soffuse e gli avventori erano pochi, anche perché il bancone non avrebbe potuto ospitare più di dieci persone. Oikawa salì con un balzo su uno degli sgabelli, sotto l’occhio vigile del barista, i cui occhi erano velati dal riflesso azzurro dell’acquario che copriva tutta la vetrina. 

Prima che Iwaizumi facesse in tempo a sedersi, Oikawa aveva già ordinato il saké e poi, voltandosi brevemente verso di lui aveva sussurrato allegro “Vuoi anche del pollo fritto?”

“Cosa? No”. Iwaizumi aggrottò le sopracciglia e si sistemò meglio sullo sgabello accanto a quello dell’avvocato.

Quella situazione lo infastidiva mortalmente, di certo non aveva voglia di pensare al cibo. Oikawa si strinse nelle spalle e quando gli misero davanti una bottiglietta di ceramica ne versò il contenuto caldo nei due bicchierini che il barista gli aveva servito. 

“Che diamine ci siamo venuti a fare qui?” sussurrò Iwaizumi con un sibilo rabbioso nell’orecchio di Oikawa, che si era chinato verso di lui per porgergli uno dei due bicchierini.

"Stai a vedere" Oikawa gli fece un occhiolino e Iwaizumi afferrò uno dei due bicchieri, guardandolo con le labbra dischiuse e le sopracciglia aggrottate di chi non sa se arrendersi o menar pugni.

Il liquido trasparente nel bicchierino di Oikawa oscillò, mentre lui lo teneva stretto tra il pollice e l'indice; i suoi occhi erano acquosi come se fosse già stato ubriaco. Iwaizumi si domandò se per caso non avesse iniziato a bere prima di incontrarlo. 

Mandò giù il liquore in un sol colpo, Iwaizumi contrasse la mascella e seguì il suo esempio, con l'aria molto meno appagata del suo compagno. Il liquore gli bruciò la gola e un brivido caldo gli percorse le braccia. Non si era mai ubriacato, con ogni probabilità era impossibile per il suo fisico da extra-umano, ma il calore dell'alcol era sempre una compagnia piacevole. 

Fu allora, mentre le sue budella finalmente si rilassavano - almeno per un attimo - che Oikawa poggiò il bicchierino sul tavolo e si protese in avanti sul bancone. Il barista aveva l'aria scocciata, ma accorse subito, sporgendosi verso di lui tanto che Oikawa poté tranquillamente parlargli all'orecchio. Gli altri avventori erano troppo lontani per sentire lo scambio, ma a Iwaizumi non sfuggì nulla. 

"Mi sapresti dire la parola d'ordine per lo scantinato?" chiese, poggiandogli la mano a coppa sulla conchiglia dell'orecchio. L'uomo si ritrasse come se le labbra di Oikawa scottassero, ma lui parve divertito e si fece ricadere sullo sgabello con un sorriso che mostrava i denti bianchi. 

"Non c'è nessuno scantinato e nessuna parola d'ordine" farfugliò, facendosi rosso in faccia e ritirando in fretta i due bicchieri e la bottiglia che non avevano ancora finito di bere. 

"Andatevene!" aggiunse, non così forte da farsi sentire dagli altri clienti, ma con un tono così velenoso che a Iwaizumi pizzicarono le mani. 

Oikawa si strinse nelle spalle e lo guardò con occhi svagati, rimettendosi il cappotto "Come non detto, non siamo i benvenuti qui. Dobbiamo andarcene, Iwa-chan."

"Cos-" Iwaizumi avrebbe voluto dire qualcosa, tutta quella situazione non aveva senso. Il poker? Lo scantinato? La parola d'ordine? Tutte quelle cose non c’entravano niente l’una con l’altra e Oikawa stava smuovendo le acque in un posto che aveva palesemente affiliazioni non pulite senza guadagnarci niente.

Si alzò e per un secondo rimase a guardare fisso il barista che gli dava la schiena, l’uomo era impegnato a fingere di pulire dei bicchieri che aveva già pulito, ma poi Oikawa gli infilò la mano sotto il braccio e lo portò fuori. Iwaizumi avrebbe potuto rimanere dov'era, Oikawa non lo stava strattonando con la forza e anche se l'avesse fatto non avrebbe potuto smuoverlo, ma si lasciò trasportare fuori con un'ultima occhiata infuocata al bancone. 

La sera li accolse di nuovo con la sua aria fredda che dopo il tepore del bar sembrò uno schiaffo. Si voltò a guardare il suo compagno, immaginando di vederlo abbacchiato. Avrebbe dovuto gettare la sua maschera di sfacciataggine una volta lasciato il bar e invece era lì, accanto a lui, che sorrideva. 

Fece un cenno con la testa verso uno vicolo stretto tra l'edificio dal quale erano appena usciti e un altro palazzo, alto e scuro. Dovevano essere uffici, tutte le luci erano spente a quell'ora. 

Oikawa alzò i tacchi e si infilò nel vicolo, e Iwaizumi, ancora confuso, lo seguì imbronciato. 

C'erano un paio di bidoni e alcune casse piene di bottiglie di vetro vuote che dovevano appartenere al bar dal quale erano appena usciti.

Sul muro di mattoni privo di finestre, dietro una pila particolarmente alta di casse, si trovava una porta di metallo. La maniglia era arrugginita e a terra crescevano parecchie erbacce, ma c'erano anche parecchi mozziconi di sigaretta sull’asfalto tutto intorno che facevano pensare che quel posto venisse abitualmente frequentato. Probabilmente si trattava di un locale di servizio. 

"Sai cos'è questo posto?" domandò a bassa voce all'orecchio del compagno, che nel frattempo si era fermato davanti alla porta e la osservava con le mani nelle tasche dei pantaloni di tweed. 

"Più o meno" fu la risposta vaga. Iwaizumi si sentiva sempre più confuso. 

"Mi devi spiegare che cosa significa tutto questo!" Teneva la voce bassa, ma il tono era concitato e finalmente poté vedere le spalle di Oikawa venir percorse da un brivido, ma durò poco perché un attimo dopo quello stronzetto aveva riacquistato la sua naturale imperturbabilità. 

Prima che Iwaizumi potesse azzardare qualche altra domanda, l'altro bussò con forza la base del pugno contro il metallo, che rimbombò sordo nel vicolo. 

Era un rumore spettrale e ricordò a Iwaizumi quanto fossero soli. 

"Queste persone che siamo venuti a trovare sono degli extra-umani?" domandò in tono più calmo, sentendosi d'un tratto più agitato.

"Non credo, ma potrebbero. Non è sempre facile capire chi lo sia e chi no." Scrollò le spalle, come se non fosse un così grosso problema. 

"Oikawa, non è uno scherzo. Ci sono extra-umani contro i quali i miei poteri non valgono niente..."

Lui si voltò a guardarlo e gli intimò il silenzio mettendosi un dito davanti alla bocca, con un sorriso beffardo. Oh, Iwaizumi pensò di nuovo a quanto avrebbe voluto fargli volare i denti. 

Stava per aprire la bocca per mandarlo al diavolo quando qualcosa sbatté contro la porta. L'uscio si aprì un poco, rimanendo socchiuso per via di una catena di ferro di sicurezza.

“Chi siete?” domandò la voce rasposa di quello che doveva essere un accanito fumatore. 

Iwaizumi si domandò se non dovesse essere lui a rispondere, nel suo ruolo di collaboratore civile della polizia aveva avuto spesso a che fare con la criminalità e quello sembrava proprio il momento in cui le sue conoscenze potevano tornare utili, ma ancora una volta Oikawa fu più veloce di lui.

“La bocca è fonte di sventura.”

Iwaizumi lo guardò con tanto d’occhi; dalla porta arrivò un grugnito e poi l’uscio si chiuse con un tonfo metallico. 

I due rimasero in silenzio per un paio di secondi e poi, sotto gli occhi stupiti di Iwaizumi, la porta si riaprì. Questa volta non c’era nessuna catenella e l’uomo li invitò a entrare con un grugnito. 

Oikawa si girò verso Iwaizumi e gli fece l’occhiolino.

 

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Capitolo 3
*** Iwaizumi ***


How to hire a superhero on a tight budget

Terzo capitolo

Iwaizumi

 

Oikawa si infilò nell'antro buio senza un attimo di esitazione e Iwaizumi lo seguì giù per le scale di cemento che portavano al piano interrato. In fondo c'era una luce e arrivava un chiacchiericcio indistinto.

L'uomo che li aveva accolti, e che li precedeva di parecchio lungo la scalinata, scese l'ultimo gradino e si allontanò sparendo alla vista. Quando anche Iwaizumi arrivò in fondo lo vide farsi strada tra gli unici tre tavoli che arredavano la stanza; erano coperti con un tappeto verde che a Iwaizumi ricordava quello dei bigliardi, ma che evidentemente veniva usato anche per i giochi di carte. 

Non sapeva nulla del gioco d'azzardo. Si fermò ai piedi della scala e si mise le mani in tasca, in imbarazzo.

Le pareti del seminterrato erano nude, con macchie di umidità che crescevano negli angoli e si diramavano come edera. 

Tutti i presenti, quattro o cinque per ogni tavolo, si voltarono a guardarli. Erano visi duri, alcuni segnati da cicatrici provocate da un brutto scontro con un coltello, Iwaizumi avrebbe potuto scommetterci. Era stato colpito così tante volte da un’arma da taglio che sarebbe stato impossibile per lui non riconoscerne subito gli effetti.

In sostanza: quella non era decisamente la compagnia che Iwaizumi si sarebbe scelto per passare una piacevole serata e, di sicuro, nemmeno il genere di amicizie che sembravano interessare a quel damerino del suo compagno. 

Si voltò verso Oikawa, che si era fermato accanto a lui ai piedi delle scale, convinto di trovarlo - per una volta - a disagio, e invece no. Oikawa stava sorridendo a un tizio pelato. L’uomo, in tutta risposta, lo osservava come se sperasse di poterlo far esplodere solo con lo sguardo. 

Oikawa, per nulla intimorito, si tolse il cappotto e se lo mise su un braccio, poi scostò l'unica sedia rimasta vuota e si mise a sedere al tavolo proprio accanto al pelato. 

Iwaizumi fece un paio di passi nella sua direzione, ma Oikawa lo fermò senza nemmeno girarsi a guardarlo. 

"Resta lì, Iwa-chan, per favore. Non c'è posto per tutti qui. Vorrei fare una partita a poker con i miei nuovi amici."

Iwaizumi piegò la bocca in una smorfia e valutò l'opzione di andarsene e di lasciarlo lì da solo, ma proprio in quel momento l'altro si girò e sillabò solo con le labbra, per la prima volta serio "Per favore". 

Iwaizumi emise un lungo respiro e annuì senza dire niente. Oikawa gli sorrise e tornò a voltarsi verso i suoi nuovi compagni di giochi. 

Il mazziere mescolò le carte, tenendo la sigaretta appesa alle labbra come se gli stesse per cadere e fissò Oikawa mentre distribuiva le carte a tutti i giocatori. Oikawa del canto suo aveva intrecciato le dita sul tavolo e aspettava il suo turno. 

Iwaizumi non lo poteva vedere bene dalla sua posizione, ma immaginava che avesse rimesso su quel suo sorrisetto impertinente. Davvero una perfetta faccia da Poker. 

Non sapeva quanto a fondo conoscesse le regole, ma di sicuro doveva essere bravo nel bluff. Si grattò la testa e appoggiò la schiena al muro, fissando le spalle di Oikawa. Il resto degli astanti aveva smesso di fissarlo, ma il suo stomaco rimaneva contratto. 

"Bello questo posto, venite spesso?" domandò Oikawa, rompendo il silenzio che era caduto sul loro gruppetto. 

L'uomo con la cicatrice rispose con un grugnito e un paio dei suoi compagni al tavolo cambiarono le carte, un altro poggiò una mazzetta di banconote al centro del tavolo senza dire una parola e Oikawa emise un "Oh" che risuonò nella sala. Dagli altri tavoli venivano mormorii indistinti e frusciare di carte e banconote. 

"Beh, se la mettete così..." Infilò una mano nella tasca interna del cappotto e fece cadere sul tavolo con fare teatrale una mazzetta che atterrò sul tappeto verde con un tonfo. Iwaizumi incrociò le braccia e arricciò il naso, ancora più irritato dal fatto di non essere stato informato. Lo stronzetto invece era venuto preparato. 

Tra l’altro, tante storie per pagarlo e poi buttava i soldi nel gioco d’azzardo? Per un attimo si chiese se non fosse un ludopatico e la storia del nipote non fosse tutta inventata. Aveva paura che quei tizi lo picchiassero perché doveva loro dei soldi?

Iwaizumi scosse la testa, più ci pensava più quello che Oikawa faceva non aveva senso. 

Ci fu un lieve brusio inarticolato e un giocatore abbandonò la partita. "Già che siamo qui per divertirci, possiamo fare due chiacchiere. Qualcuno ha qualche argomento di cui vorrebbe parlare?” il tono era evidentemente canzonatorio e l’unica risposta che ricevette fu un rutto.

“Beh, allora inizio io: per caso non potreste aver visto da queste parti un ragazzino chiamato Takeru?" continuò, tranquillo, come se stesse parlando dell'ultimo film uscito al cinema, non come se stesse chiedendo informazioni su un ragazzino scomparso in una bisca clandestina.

"Non ho idea di cosa tu stia dicendo" mugugnò uno degli uomini.

Oikawa parve non perdersi d’animo e continuò, con voce trillante “Oh, è un ragazzino fastidioso. Diciassette anni, un vero impertinente e un pessimo gusto in fatto di capell…”

L’uomo con la cicatrice alzò una mano per zittirlo e Iwaizumi quasi gli fu grato, anche se sapeva che le cose stessero volgendo al peggio. 

“Non sappiamo niente. Non abbiamo visto niente.”

“Sicuro? … e i tuoi amici?”

Oikawa sgranò gli occhi, guardò con aria sinceramente curiosa gli altri uomini seduti al tavolo e poi, alzandosi un poco, anche quelli seduti agli altri tavoli, che ormai avevano lasciato perdere il loro gioco e si erano messi a seguire lo scambio.

L’uomo con la cicatrice mise una mano sulla spalla di Oikawa e lo spinse a sedere di malagrazia. Oikawa strabuzzò gli occhi, ricadendo a sedere e sbattendo contro lo schienale. Non si aspettava di essere toccato; non così presto, almeno, questo era evidente anche a Iwaizumi. 

L’uomo con la cicatrice puntò il dito indice verso la scala “Se non vuoi grane ti conviene andartene."

Gli occhi di Oikawa si fecero di nuovo brillanti e le sue labbra si piegarono di nuovo all’insù

“In che tipo di grane potrei incorrere?” L’uomo non rispose subito e Oikawa continuò “Una grana nella quale potrebbe essere già incappato Takeru?” Gli fece anche un occhiolino. Iwaizumi avrebbe voluto coprirsi la faccia con le mani, pur di non vedere quella scena ridicola. Era evidente che Oikawa stesse cercando di far innervosire l’uomo, ma a lui sembrava una pessima strategia. 

Fu allora che Iwaizumi vide il tizio con la cicatrice arretrare il gomito e prepararsi a colpire Oikawa in faccia con un gancio destro. 

Scattò in avanti e infilò le braccia sotto le ascelle dell'uomo prima che le nocche potessero schiantarsi sulla stupida bocca arricciata dell'avvocato. 

Oikawa sembrò rendersi conto di ciò che stava succedendo solo quando l'uomo venne tratto indietro. Sgranò gli occhi e si appiattì contro lo schienale della sedia, stringendosi al braccioli come se fosse su una montagna russa. Il sorrisetto era sparito, ma Iwaizumi non ebbe il tempo di compiacersene perché un tizio basso e tozzo che stava seduto al tavolo accanto a quello dove Oikawa aveva messo in piedi il suo show cercò di colpirlo con un pugno. 

Iwaizumi si piegò in avanti per evitarlo, ancora arpionato all'uomo con la cicatrice, che con un grugnito fu costretto a mettersi in ginocchio, mentre Iwaizumi faceva pressione su di lui.

Non rimase a lungo in quella posizione, perché Iwaizumi lo fece alzare di nuovo in piedi e, alla fine, lo sollevò tanto da non permettergli più toccare il pavimento con le punte dei piedi. Volò imprecando addosso all'uomo basso e tozzo che aveva cercato di colpire Iwaizumi poco prima, schiacciandolo. 

Chi era rimasto seduto si alzò, ma Iwaizumi era di nuovo pronto a colpire; attento a fermare ogni attacco e sperando di non rompere troppe ossa. O tentando almeno di non provocarne una scomposta se proprio doveva distribuire fratture. 

 

Oikawa se ne stava ancora seduto a occhi sgranati, con le mani ancorate al proprio sedile. Un tizio col codino ti beccò un pugno sul naso, ma un altro fece in tempo a rompere una sedia sulla nuca di Iwaizumi. 

Oikawa si coprì gli occhi con le mani per evitare le schegge e Iwaizumi si voltò lentamente verso l'uomo che l'aveva colpito con la sedia, guardandolo con odio. Il resto dei presenti sembrava essersi raggelato. Iwaizumi non aveva battuto ciglio quando il legno della sedia si era schiantato contro il suo collo, spezzandosi: quella non era la reazione di un uomo normale. D'un tratto tutti si erano resi conto di cose fosse il loro avversario. 

Quello sarebbe stato il momento nel quale se ci fosse stato qualche altro extra-umano nella sala avrebbe dovuto esporsi, ma nessuno sembrò volersi lanciare contro Iwaizumi, così lui prese per il bavero l'uomo che gli aveva spaccato addosso la sedia e lo lanciò contro il muro come se fosse stato una bambola di pezza. 

Il gesto infervorò di nuovo gli uomini, extra o non extra, tutti insieme sarebbero stati quantomeno complicati da gestire. Iwaizumi era stufo e non voleva davvero fare troppo male a nessuno. 

Guardò Oikawa e si sentì percorrere da una scossa di rabbia nei suoi confronti; lo acchiappò per un braccio e lo fece alzare con uno strattone, mentre qualcuno cercava di colpirli entrambi. 

Afferrò la testa di Oikawa e se la spinse contro il petto, in modo da evitare che venisse colpito e poi facendo le scale a due a due lo trascinò con sé. 

La porta era chiusa a chiave e Iwaizumi non perse tempo a cercare il modo di aprirla con le buone, la sfondò con un calcio e passò oltre. La porta sbatté con gran fragore di ferraglia contro il muro e rimbalzò di nuovo addosso a Oikawa mentre ci passava attraverso. 

Oikawa emise un sommesso 'Oh' che Iwaizumi ignorò, perché almeno un po' di male se lo meritava per essere stato un così gigantesco imbecille. 

Per le scale non veniva nessun rumore e Iwaizumi immaginò che gli uomini della bisca fossero solo felici di essersi tolti dai piedi un extra e che non volessero inseguirli, ma per sicurezza trascinò Oikawa sulla strada principale e poi attraverso alcuni vicoli più stretti, finché il fiatone di Oikawa non fu più impossibile da ignorare. 

Si bloccò di fianco a un bidone e Oikawa si poggiò al muro di mattoni con un sorrisetto. Iwaizumi  incrociò le braccia e lo guardò. Avrebbe voluto ancora e più di prima fargli ingoiare quei suoi bei denti bianchi. Era incredibile come un uomo così indiscutibilmente piacevole alla vista potesse provocargli così tanto fastidio. 

"Beh, è andata bene, no?" domandò Oikawa con una mezza risatina, prima di tossicchiare, ancora a corto di fiato. 

"È andata di merda. Mi hai costretto a menare quattro sfigati e non hai tirato fuori una sola informazione su tuo nipote. Ora non avrai nessun'altra possibilità di avvicinarli. Sei un deficiente!" Iwaizumi sentiva che le orecchie gli si erano arrossate per il furore. 

Oikawa si passò la mano tra i capelli scompigliati dalla corsa e scrollò le spalle "Nah, è tutto a posto. Quelli sicuramente non sapevano niente. È stato uno spreco di tempo, ma almeno abbiamo eliminato una possibilità e dobbiamo cercare altrove." L'avvocato gli fece un altro occhiolino. Un occhiolino come quello che aveva fatto all'uomo con la cicatrice e dentro a Iwaizumi crebbe una consapevolezza che lo fece infiammare di rabbia.

Oikawa emise un suono strozzato quando Iwaizumi lo prese per il collo e gli fece sbattere la testa contro il muro di mattoni alle sue spalle, senza il minimo riguardo. 

Strinse le labbra e alzò le mani in segno di resa quando l'altro gli si fece così vicino da poter sentire sulla bocca il suo respiro caldo. 

Il volto di Iwaizumi era più scuro che mai, le sopracciglia erano aggrottate e attorno alla curva seria della bocca si erano formate due rughe severe. 

Il cuore di Oikawa che stava ancora battendo forte per la corsa prese a battere ancora più forte. Iwaizumi lo poteva percepire dal pulsare delle vene del suo collo. Non resistette all’impulso e strinse un altro po'. L'avvocato tossicchiò, ma si sforzò di sorridere ancora, anche se l'angolo della sua bocca tremava. Per la prima volta quella sera provava davvero paura, era evidente. 

"Ehi, Iwa-chan, cosa è successo?"

Lui emise un grugnito e si avvicinò ancora, tanto che la punta del suo naso quasi sfiorava quella dell'altro. Oikawa tentò di schiacciarsi di più contro il muro, cercando di allontanarsi il più possibile dall'altro, ma non poté fare granché.

"Tu non sei ordinario come mi hai detto." Non era una domanda, era un dato di fatto. Iwaizumi lo sapeva e il sorrisetto di Oikawa, seppur tremante, si allargò un altro po'. Abbassò le braccia e le fece ricadere lungo i fianchi. Alzare bandiera bianca a quel punto non sarebbe servito granché. 

"Beh, io forse non sono proprio ordinario, ma ti assicuro" singulto "che il mio collo lo è assolutamente Il mio collo è ordinario. Per favore, non me lo rompere."

Iwaizumi si staccò da lui, come se d'un tratto la pelle del collo che stava stringendo fosse diventata rovente. 

Si infilò le mani in tasca e un vago rossore si propagò sulle sue guance, mentre si rendeva conto chiaramente di ciò che stava per fare. 

Oikawa mi lasciò cadere a sedere sull'asfalto e tossì, prima di riavviarsi di nuovo i capelli indietro e guardare in alto l'altro. Aveva gli occhi lucidi, ma stava ancora sorridendo. 

"Ok, Iwa-chan, in effetti non sono proprio un ordinario come ti avevo detto." Era buio, ma a Iwaizumi parve comunque che anche Oikawa stesse arrossendo. Oppure era solo l'effetto della corsa e della presa di Iwaizumi. 

Oikawa tossì di nuovo e Iwaizumi si rese conto di quanto forte l’avesse stretto. 

"Posso leggere nel pensiero. E nessuno di loro ha idea di chi sia Takeru." Fece un attimo di pausa nel quale si massaggiò il collo, poi riprese con una scrollata di spalle "Almeno, non chi sia il mio Takeru. A quanto pare, secondo il tipo con la cicatrice, c'è un barista che si chiama così al caffè all’angolo" indicò vagamente alle sue spalle, anche se c'era solo il muro "Non ci andare, sputa nelle ordinazioni di chi non gli fa simpatia."

"Sei proprio un coglione!" Iwaizumi sentiva ancora la rabbia montargli dentro. "Perché cazzo non me lo hai detto subito?"

Oikawa scrollò le spalle, rimanendo seduto per terra, sembrava che in fin dei conti quella posizione non gli dispiacesse "Cosa sarebbe cambiato?"

"Tutto!" La voce di Iwaizumi uscì fuori come il ringhio in un animale.

Oikawa si raddrizzò, ma rimase seduto per terra dov'era. Per una volta il suo volto era serio.

"Non sarebbe cambiato niente là sotto, anche se lo avessi saputo".

"Non sto parlando di quello!"

“E di cosa stai parlando?”

Oikawa aveva assunto un'espressione concentrata, come se stesse giocando a scacchi e odiasse quel passatempo.

"Mi prendi in giro? Non leggi nel pensiero?" Adesso a sorridere era Iwaizumi, ma non era il sorriso di uno che si stesse divertendo. Era un sorrisetto nervoso, Iwaizumi avrebbe voluto prendere a pugni il muro.

"Non sempre il filo dei pensieri è lineare. Se non lo pensi chiaramente non…" si fermò per un secondo come per ascoltare qualcosa in lontananza, poi sbuffò e si passò di nuovo la mano tra i capelli. "Sul serio? Solo per questo? Perché non sono stato sincero?"

"Non mi piace essere preso per il culo. Se ti faccio una domanda voglio avere una risposta, non voglio lavorare per uno che non ha nemmeno voglia di dirmi se è un extra o meno!"

Oikawa sbuffò "Beh, per te è facile. Sei un figo, sei super forte! Tutti pensano che tu sia un supereroe e la gente non vede l'ora di poter parlare con te" si rimise in piedi, ancora un po' malfermo sulle gambe, ma forse più per la rabbia che per la paura. 

"Invece con me" e si indicò il petto con l'indice "nessuno vuole avere a che fare. Nessuno vuole passare del tempo con qualcuno che può leggerli e denudarli dei loro segreti più oscuri. Quindi, no, non è qualcosa di cui voglia parlare, neanche se ti chiedo di lavorare per me".

Iwaizumi si sentì d'un tratto svuotato. Si mise le mani in tasca e annuì, senza guardarlo "Va bene, allora addio" e si avviò a passo di marcia verso l'uscita del vicolo. 

"Ehi, dove vai?" La voce di Oikawa si era fatta urgente.

"A casa, non lavoro più per te!" Si fermò a guardarlo per un lungo attimo. 

Oikawa aveva stretto i pugni e probabilmente, se davvero leggeva nel pensiero, aveva avuto modo di saggiare davvero tutta la rabbia che Iwaizumi provava nei suoi confronti. Si voltò di nuovo e riprese a camminare.

"Non ti ho neanche pagato il lavoro di stasera!" gli urlò, in un ultimo tentativo di fermarlo. Iwaizumi si ricordò solo in quel momento del compenso; soldi di cui avrebbe avuto bisogno, ma si sentì di nuovo ribollire di rabbia. "Non li voglio i tuoi soldi, non ti voglio vedere mai più!"

Oikawa, che aveva accennato a seguirlo, si fermò e fece un altro di quei sorrisetti fastidiosi.

"Come vuoi. Comunque l'amico di prima, quello che ti ha accompagnato in auto, quello con cui mi hai detto che non scopi, adesso è da un altro suo amico con cui sicuramente scopa. Pensavo che fosse il caso che tu lo sapessi. Ci stava pensando mentre ti faceva scendere davanti al bar."

Iwaizumi sentì una stoccata al petto, strinse i pugni e le labbra e urlò "Fottiti!" prima di girarsi definitivamente. 

Oikawa non lo seguì.

Aki_Penn parla a vanvera: Aaaah! Sono felicissima di essere riuscita a pubblicare questo terzo capitolo, perché finalmente questa storia inizia ad avere un po’ senso e soprattutto da ora in poi ci sono anche i capitoli scritti dal punto di vista di Oikawa! <3 

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie mille per avermi letta fino a qui!

 

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Capitolo 4
*** Oikawa ***


 

Ed eccomi con il primo capitolo con il POV di Oikawa, spero che sia interessante da leggere com’è divertente da scrivere. Come sempre, grazie per aver dato una possibilità a questa storia. <3 

 

How to hire a superhero on a tight budget

Quarto capitolo

Oikawa

 

Oikawa si guardò allo specchio della camera torcendo il busto da una parte, con una smorfia di dolore, per vedere le condizioni della propria schiena, per quanto riuscisse. Sulle costole e sulla faccia si stavano allargando lividi scuri. Le fitte erano attutite dai farmaci, ma il gesso al braccio destro era pesante e prudeva. 

La bocca era piena di tagli sanguinanti e la lingua non poteva fare a meno di andare a battere continuamente nel punto in cui l'incisivo gli era saltato. Non c'era una sola parte del suo corpo che non gli facesse male, ma almeno non era più in sala d'aspetto. Stare in mezzo a gente dolorante che non faceva altro che pensare ai propri malanni era la cosa più fastidiosa che avesse mai dovuto ascoltare. La testa gli faceva già male per le botte, ma quel chiacchiericcio lamentoso che gli veniva iniettato direttamente nel cervello era ancora peggiore. 

Avere una camera propria era una manna dal cielo. Il dottor Sakusa si era proposto di mandargli un infermiere ad aiutarlo a lavarsi, ma lui aveva rifiutato. Il medico l’aveva guardato schifato, al di sopra della mascherina chirurgica, e aveva dato una spruzzata di sgrassatore sulla porta prima di afferrare la maniglia e uscire. 

Oikawa l’aveva sentito distintamente chiedersi quali germi si potessero aggirare sui suoi vestiti sudici, a un certo punto aveva anche ipotizzato, senza nessun motivo apparente, che Oikawa potesse avere persino le piattole. Tooru si sarebbe offeso se non fosse stato così sollevato all’idea di vederlo uscire. 

Ovviamente con un braccio solo e dolorante com'era era praticamente incapace di svolgere qualsiasi banale funzione di cura per se stesso, ma rimanere sporco e insanguinato era comunque più allettante che dover passare un'altra mezz'ora insieme a un altro essere pensante, che magari si domandava come avesse fatto a ridursi così.

Finalmente era solo con un paio di piante finte e i propri pensieri.

Il dottor Sakusa, tra una spruzzatina di sgrassante e una passata di disinfettante, gli aveva detto che avrebbero dovuto tenerlo in osservazione per una notte per con i colpi che aveva ricevuto in testa. 

Oikawa avrebbe preferito andare a casa, ma non voleva chiedere un passaggio a sua sorella, anzi non avrebbe proprio voluto doverle dire cosa era successo, anche se prima o poi sarebbe stato inevitabile; così aveva incassato il colpo e aveva accettato di rimanere a dormire in ospedale per quella notte. Ormai era tardi, fuori era buio e il traffico sull'arteria su cui svettava l'ospedale non era più intasata dal traffico.

Fu mentre si affacciava alla finestra a guardare la notte scura che la porta si aprì alle sue spalle. 

Oikawa si irrigidì e si voltò di scatto, percependo d'un tratto una tempesta di umori indistinti entrare nella stanza insieme al nuovo venuto. 

Sentì d'un tratto l'impulso di sorridere vedendo Iwaizumi Hajime davanti a sé, anche se non era subito riuscito a districare l'elaborata matassa dei suoi pensieri; una cosa era certa: il soldatino che aveva ingaggiato per il lavoro nella bisca era tornato da lui. 

Un attimo dopo chiuse la bocca, a disagio, ricordandosi che gli mancasse un dente. Non gli piaceva farsi vedere così.

Iwaizumi entrò nella camera e si chiuse lentamente la porta alle spalle, in un gesto estremamente delicato per uno che poteva schiacciare teste come se fossero lattine di cola vuote. 

"Ciao Merdakawa" disse infine, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans in un gesto di imbarazzo che sarebbe stato evidente anche se Oikawa non gli avesse letto nel pensiero. 

“Ehi!” Oikawa s’imbronciò per un secondo, ma poi inclinò la testa da una parte e fece un altro dei suoi sorrisi volpini, questa volta però a bocca chiusa per non far vedere il dente mancante. Iwaizumi lo stava guardando e stava contando i suoi lividi, Oikawa avrebbe voluto coprirli, ma invece si raddrizzò imperioso: non aveva niente da nascondere. 

Fu sorpreso di percepire senso di colpa nel tumulto della mente di Iwaizumi. Si sentiva in colpa per averlo preso per il collo? Pareva di sì. Questo un po’ lo stupì, ma non lasciò trapelare niente dal suo sorriso.

"Ciao Iwa-chan!" Oikawa lo vide esitare e mentre nella sua mente passavano una serie di immagini confuse: riuscì a riconoscere solo il bar dove Iwaizumi lavorava, l'aveva già visto pensarci quando era andato a casa sua per ingaggiarlo. 

"Ho una radiolina della polizia, ho sentito che un avvocato era stato aggredito da un gruppo di balordi e sono venuto a cercarti" spiegò. Oikawa si domandò se si sentisse in colpa anche per quello che era successo a lui. Non era un pensiero cosciente, ma la sua mente ne era così pervasa che Oikawa non poté fare a meno di domandarselo. 

"Beh, dato che nessuno mi ha accompagnato sono andato da solo verso il mio secondo obiettivo." Accennò al proprio braccio "Non sono stati felici di vedermi, ma comunque nemmeno loro sanno niente di mio nipote." Alzò gli occhi al cielo come se non stesse parlando del proprio braccio rotto "Meno due, me ne mancano altri dodici."

Una vena di preoccupazione passò nella frequenza di Iwaizumi mentre lui sgranava gli occhi e si irrigidiva "E hai intenzione di andarci così?"

Oikawa scrollò le spalle e si fermò a metà dell'azione, fulminato da un dolore lancinante. Non avrebbe nemmeno saputo dire a quale parte del corpo arrivasse quella frustata, gli faceva tutto male. 

"Non ho molte altre opzioni, o per caso hai cambiato idea e non mi devo più fottere?"

Un moto di stizza mista a senso di colpa attraversò i pensieri di Iwaizumi. Uno strano connubio da assaporare nella testa di un estraneo.

“Sì, ci ho ripensato e vorrei ancora aiutarti”. Oikawa alzò le sopracciglia e sporse il labbro inferiore rotto: questo non se lo aspettava. Iwaizumi però continuò “Ma mi devi raccontare tutto. Non voglio essere lanciato di nuovo nella mischia senza nemmeno sapere che cosa stia succedendo.”

Oikawa vide un paio di pensieri rapidi nei quali fece appena in tempo a riconoscere la sagoma dell’uomo che aveva accompagnato in macchina Iwaizumi al loro appuntamento all’Izakaya. Non poté esimersi dal sorridere ancora e chiese a voce bassa, come se si aspettasse di farsi confessare un segreto “E cosa ti ha fatto cambiare idea?”

Iwaizumi poggiò entrambe le mani alla struttura del letto e abbassò la testa, sospirando. 

Iwaizumi e il tizio avevano litigato, Iwaizumi si era arrabbiato e aveva rotto una lampada per sbaglio. Se ne vergognava. 

I pensieri erano confusi, come la gran parte dei pensieri umani, ma quella sequenza sarebbe stata ovvia per chiunque avesse passato la propria intera vita a venir ingozzato dai pensieri altrui. Oikawa ovviamente aveva passato la propria vita esattamente in quel modo. 

Il ragazzo rialzò la testa e guardò Oikawa che, ancora nudo dalla vita in su, si era seduto sul letto. Distolse di nuovo lo sguardo prima di dire “Il fatto che tu sia uno stronzo non rende meno grave il fatto che tuo nipote sia scomparso e…” Oikawa sapeva esattamente cosa stava per dirgli “...e avevi ragione, il mio ragazzo mi tradiva.”

Aveva gli occhi lucidi? Oikawa si accigliò: sicuramente Ace aveva voglia di piangere. Avrebbe voluto fare un sorrisetto trionfante, perché non c’era cosa che amasse di più di avere ragione, ma quegli occhi acquosi gli fecero stringere le labbra: non aveva mai visto un supereroe piangere. Avrebbe voluto poterlo vedere spesso, quelli erano sempre dei palloni gonfiati che credevano di poter trattare le persone ordinarie come Tooru come pareva loro solo perché sputavano fuoco o altre sciocchezze del genere. 

Tooru effettivamente non era nemmeno un ordinario, ma la maggior parte dei supereroi che incontrava credeva che lo fosse, quindi il rancore rimaneva. 

In tutta sincerità aver fatto piangere un supereroe non lo rendeva felice come credeva, quasi gli dispiaceva per quel tizio. Alla fine dei conti Iwaizumi non era per niente il peggior supereroe che Oikawa avesse incontrato: era vero, aveva fantasticato davvero troppe volte sul fatto di rompergli i denti, ma quello di sentire la gente pensare di fargli del male gli capitava con un’inquietante continuità, lavorando in tribunale, quindi non c’era nulla di strano. Alla fine comunque qualcuno era riuscito, a rompergli i denti.  

Di nuovo lo sguardo di Iwaizumi vagò per la stanza invece di fermarsi su di lui "Non mi piaceva molto l'idea di fare coming out con uno sconosciuto." Deglutì faticosamente "Anche se quasi nessuno conosce la mia faccia, la faccia di Ace... cioè il mio alter ego mascherato..."

"Lo so chi è Ace" disse Tooru con voce monocorde. "Sì" continuò, lanciandogli un'occhiata rapida per poi rimettersi a fissare un quadro astratto appeso al muro "...lo sai. Ehm, Ace è abbastanza famoso. Spesso mi ritrovo sui giornali. Non voglio davvero che la gente chiacchieri di me in questo senso."

Oikawa alzò le sopracciglia "Hai paura dei bulli? Pensavo che quelli come te non avessero problemi di questo tipo".

L'espressione triste di Iwaizumi si rabbuiò "Come faccio a non avere problemi? Non ho il potere di non farmi giudicare". La sua voce aveva ritrovato una vitalità che Oikawa non aveva ancora sentito quella sera. Avrebbe volto scrollare le spalle, ma gli faceva tutto troppo male per riprovarci. 

Nella mente di Iwaizumi si affollarono immagini confuse e veloci che sicuramente causavano dolore e anche, di nuovo, senso di colpa. Dovevano essere ricordi vecchi. 

"Non posso picchiare chiunque" sibilò alla fine, piegandosi un po' verso Oikawa. Tooru arretrò un poco, involontariamente. 

"Fin da piccolo ho avuto dei problemi a contenere la rabbia, ma per me è un problema perfino più grosso di quello che potrebbe avere un qualsiasi ordinario, dato che posso lanciare per aria un'automobile" fece un sorrisetto privo di ogni allegria. 

Oikawa si mise la mano sana sul cuore "Quindi non me l'hai detto perché avevi paura di finire a bastonarmi con un lampione nel caso avessi fatto una battuta omofoba? Davvero giudizioso da parte tua!"

Iwaizumi incrociò le braccia e alzò gli occhi al cielo "Non ho detto questo. Lo so che se faccio qualcosa di violento è comunque solo colpa mia. E comunque sto seguendo una terapia, ma sicuramente lo saprai già." 

Oikawa visualizzò una donna con il caschetto e gli occhiali seduta su una poltrona di pelle e scosse la testa "Il mio potere non funziona così, so che la tua terapista porta gli occhiali perché ci hai pensato adesso, ma non so il suo nome."

Iwaizumi aggrottò le sopracciglia e scandì istintivamente nella proprio testa un nome e un cognome. Oikawa sorrise "Ora che l'hai pensato lo conosco anche io."

L'altro sembrava infastidito e Oikawa prese un profondo respiro, arrendendosi all'idea di dover dare una spiegazione "Non sono in grado di setacciare la mente delle persone per trovare ciò che pensano: devo aspettare che lo pensino, perciò ho dovuto indurre tutti quei tizi a pensare a Takeru, quando siamo stati alla bisca". S'imbronciò "Non ci avrei cavato fuori niente, se non avessi fatto domande. E comunque, per la cronaca, il pensiero umano non è chiaro come un libro scritto, la maggior parte delle cose che vedo sono immagini confuse che per me non hanno troppo senso senza conoscere il contesto."

Tentò di incrociare le braccia per darsi un tono, per poi ricordarsi di avere il braccio destro bloccato e desistere. 

Iwaizumi annuì "Okay, ho capito."

Oikawa si passò la lingua sulle labbra, cercando di tradurre i pensieri agitati dell'altro "Non ti preoccupare, sono abituato a leggere la mente di chiunque: ho visto cose che non puoi nemmeno immaginare" fece una risatina, mentre Iwaizumi si passava una mano tra i capelli, impacciato. 

Era evidente che stesse per fare una domanda su quell'argomento, ma Oikawa l'aveva preso in contropiede.

"Sono un avvocato penalista, secondo te sono uno con lo stomaco delicato? Ho lavorato anche al caso del ‘Killer dei Pasticcini’. Ti assicuro che leggere nei suoi pensieri senza vomitare è stata una bella sfida. Tu non sai cosa ha fatto a quei poveri..."

Iwaizumi alzò una mano per fermarlo "Non lo so e non voglio saperlo. Quella è la tua maledizione, io ho già la mia."

Oikawa si morsicò il labbro "La tua non mi pare affatto una maledizione" disse con aria canzonatoria. Ci fu un secondo di silenzio, durante il quale scandagliò l'ondata di pensieri che stava passando per la mente dell'altro, poi sbuffò. 

"Oh, sei preoccupato per quello? I pensieri intrusivi violenti li hanno tutti, non significa che tu voglia davvero uccidere tua nonna pugnalandola alle spalle con cavatappi solo perché ci hai pensato mentre ne tenevi uno in mano".

Iwaizumi s'irrigidì e arrossì mentre Oikawa diceva a voce alta uno dei suoi pensieri più sepolti. 

"Come fai a capire se è solo una fantasia o un ricordo?"

Oikawa strinse gli occhi e lo guardò come se fosse controsole "Non lo so spiegare, ma la differenza è molto chiara e so che tua nonna è viva e vegeta e che tu le vuoi molto bene."

“Pensavo succedesse solo a me perché…” si fermò in cerca delle parole, ma Oikawa gli poggiò la mano sana sull’avambraccio e lo interruppe “Non crederti più speciale di quanto tu non sia: sei uno che mena forte, ma per il resto sei assolutamente ordinario.”

Iwaizumi si ritirò, scottato, e Oikawa ridacchiò.

“Sei più sereno adesso? Pensi di poter avere a che fare con me?” La domanda venne posta con un sorrisetto strafottente, ma Oikawa non era davvero così sicuro che Iwaizumi avrebbe accettato, prima che lo sentisse pensarlo in modo chiaro. 

“Non ho mai detto che il mio problema fosse la lettura del pensiero, mi sono arrabbiato con te perché non mi hai detto la verità.”

Non era vero, la lettura del pensiero era stata un problema, ma Oikawa preferì non insistere: l’aiuto di Iwaizumi era fondamentale se non voleva rompersi tutte le altre ossa del corpo.

“Va bene, adesso la sai. Quindi mi aiuterai a cercare Takeru?”

Iwaizumi annuì “Però adesso mi devi raccontare tutto il resto. Non menerò nessun altro senza sapere perché la malavita sia il tuo target”.

Oikawa sbuffò “Non c’è bisogno di leggere nel pensiero per capirlo; sono un avvocato dell’accusa e lavoro soprattutto con criminali: ho un sacco di nemici. Qualcuno ha voluto farmela pagare rapendo mio nipote!” Il tono era svagato, ma anche Iwaizumi poteva immaginare che non si sentisse davvero così.

“Come fai a essere così sicuro che sia tu la vittima? Ti hanno chiesto un riscatto?”

 La domanda era apparsa nitida nel suo cervello un attimo prima che la esprimesse a parole. 

“Anche se non mi hanno chiesto un riscatto, per quale altro motivo potrebbero averlo rapito, scusa?” Oikawa si stava innervosendo.

“Se non ti hanno chiesto il riscatto come fai a essere sicuro che…” Non fece in tempo a finire la frase perché Tooru lo interruppe “Perché non voglio pensare a un’altra opzione…”

Iwaizumi deglutì, rendendosi conto di essere stato indelicato. “Okay, allora dando per scontato che Takeru sia ancora vivo…”

“Perché lo è!” sibilò Oikawa stringendo la mascella e distogliendo lo sguardo dagli occhi dell’altro.

“Perché lo è.” acconsentì Iwaizumi “Dando per scontato questo, non potrebbe essere stato rapito per qualche altro motivo?”

“Quale ad esempio?”Oikawa aveva riportato lo sguardo in quello di Iwaizumi e lo fissava come per sfidarlo a trovare una pista migliore.

“Takeru legge nel pensiero come te?” domandò. D’un tratto il suo tono si era fatto più dolce e più pratico e Oikawa sentì cosa stesse pensando. 

Rimase in silenzio per un lungo momento, indeciso su come formulare la sua risposta.

“Tutti in famiglia lo facciamo, anche se con modalità diverse” si decise ad ammettere alla fine “Ci sono bande che rapiscono gli extra-umani? Non ci ho mai avuto a che fare in tribunale.” 

Iwaizumi fu percorso da un brivido, ricordandosi di nuovo che Oikawa poteva leggergli dentro, aveva solo pensato a quell’ipotesi, ma per Oikawa il suo pensiero era chiaro come se fosse stato scritto nero su bianco.

Annuì, dopo un attimo di disagio, domandandosi se non fosse il caso di stare zitto e lasciare che Oikawa semplicemente gli leggesse i pensieri.

“Preferirei che mi ponessi le domande, sono abituato a pensare che ciò che non viene esposto verbalmente non sia formulato a mio beneficio” Il tono era un po’ brusco, si era stufato di perdere tempo con queste quisquiglie. 

Iwaizumi si torturò le mani per un attimo, in imbarazzo. "Certo".

Deglutì e continuò "Ci sono delle indagini su alcuni extra-umani scomparsi. Niente di risolto, ma so che i detective hanno dei sospetti".

"Quali?" Oikawa non si sentiva più tanto accomodante e voleva arrivare al sodo.

Iwaizumi alzò le spalle "Non lo so, ho sempre seguito piccoli furti e cose del genere. Dovremmo andare alla stazione di polizia e chiedere."

"Puoi richiedere l'accesso a queste informazioni?"

Iwaizumi si strinse nelle spalle "Avrei potuto, con una certa fatica, prima che mi sospendessero dal mio ruolo di collaboratore civile. Adesso direi proprio di no." Allungò una mano verso di lui "Ma tu puoi leggere nel pensiero, no?"

Oikawa scrollò la testa e abbassò lo sguardo, sgonfiandosi come un palloncino bucato "Non ci sarebbe utile in questa situazione. Io leggo solo i pensieri correnti, anche se teoricamente il cervello umano non dimentica niente non sono in grado di andare di scandagliare a mio piacimento i pensieri della gente, anche ammettendo di poter parlare con qualcuno che abbia studiato molto bene i registri".

Sospirò sconsolato e si mise una mano sugli occhi. I pensieri di Iwaizumi vorticarono dietro le sue palpebre. 

Distinse un volto sfocato che sparì subito. Iwaizumi fece un sorrisetto compiaciuto "Forse c'è qualcuno a cui potremmo chiedere."

Non lo disse, ma Oikawa capì che si trattava di una via non del tutto legale. Non fece commenti, l'importante era arrivare al risultato. 

"Quindi questa persona può darci i dettagli dell'investigazione." Non era una domanda, ma una constatazione. Iwaizumi annuì. 

"Devo organizzare un incontro, ti potrebbe andare bene tra... diciamo..." controllò i propri turni al bar sul calendario del telefono "...due giorni?"

Oikawa annuì, non controllò nemmeno i propri impegni, qualsiasi appuntamento sarebbe stato spostato. 

"Bene" fece Iwaizumi mettendosi il cellulare in tasca e allontanandosi di un paio di passi dal letto, con l'evidente intento di guadagnare l'uscita. "Poi potremo ripassare di nuovo alla centrale di polizia, credo che sia passato abbastanza tempo da poter pretendere un provvedimento come persona scomparsa per tuo nipote".

Oikawa annuì "E quanto vuoi per tutto questo?"

Iwaizumi si fermò con la mano sulla porta, Oikawa poté vedere che per la prima volta il pensiero dei soldi si formava nella sua testa. Se ne era di nuovo dimenticato. 

"Va bene lo stesso compenso che avevamo concordato la prima volta che ci siamo visti? Oppure vuoi di più?"

"Non voglio niente. Lo faccio perché è giusto". Gli sorrise e uscì dalla porta con un movimento fluido. 

La stanza era tornata ad essere calma e silenziosa. Oikawa sospirò e si lasciò cadere sul letto, di nuovo dimentico dei propri lividi. "Ahi, accidenti!"

 

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Capitolo 5
*** Iwaizumi ***


Ed eccomi con un altro capitolo! Sono un po’ in ritardo rispetto a quello che mi ero prefissata, ma purtroppo ho avuto una settimana impegnatissima e ieri non avevo le forze di revisionare il capitolo. Spero di riuscire ad aggiornare in tempo la settimana prossima e anche a sfruttare bene questo ponte dei Santi per andare avanti a scrivere. 

Questo è un capitolo di transizione, ma spero che almeno vi strappi un sorriso, io mi sono divertita molto a scriverlo. <3

Come sempre, grazie per essere passati!

 

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Quinto capitolo

Iwaizumi

 

Il Tooru Oikawa che uscì dalle scale della metropolitana era una persona molto diversa da quella che aveva visto in ospedale e molto più simile all'avvocato che gli era piombato in casa in piena notte alcuni giorni prima. 

Il braccio era ancora ingessato, ma portava una camicia bianca stirata e probabilmente si era truccato per coprire i lividi, perché non ve ne era quasi traccia. 

Oikawa gli fece un sorriso e gli andò incontro quando lo vide e Iwaizumi poté constatare che si avvalesse della professionalità di un dentista davvero celere, perché lo spazio lasciato dall'incisivo che gli avevano fatto saltare era stato riempito da un altro che non sembrava appartenere a nessun altro posto se non alla sua bocca. Iwaizumi pensò che fosse davvero carino per essere uno che avesse appena subito un trauma cranico. 

Oikawa fece una risatina e Iwaizumi arrossì ricordandosi che lui gli poteva leggere nel pensiero. 

L'altro scrollò le spalle (a quanto pare quel movimento non gli causava più così tanto dolore) e batté le ciglia "Non ti preoccupare, è naturale scordarsi".

Iwaizumi sbuffò e non commentò, infilandosi le mani in tasca "Da questa parte". Indicò una strada a sinistra con un cenno della testa e Oikawa lo seguì con la camminata fluida di chi non ha mai avuto un dolore nella propria vita.

“Va un po’ meglio?” domandò mentre Oikawa si accostava a lui sul marciapiede. Lui sorrise guardando avanti “Mai stato meglio!”.

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo sapendo che quella era una bugia “Non devi fare il supereroe, con tutte le botte che hai preso è normale essere ancora addolorati”.

Oikawa lo guardò divertito “Perché di supereroe ci sei già tu? Mi sembrava di ricordare che ti avessero sospeso”.

Iwaizumi socchiuse le palpebre e gli lanciò un’occhiataccia “Vuoi che ti rompa anche l’altro braccio?”.

Oikawa si mise l’indice sulla bocca e fece silenzio e Iwaizumi scosse la testa, neanche troppo infastidito. 

“Quindi il nostro uomo abita in questo bel condominio scrostato di periferia?” chiese come se quella gita nei quartieri malfamati fosse tutto ciò che desiderava, Iwaizumi si limitò ad annuire senza raccogliere la provocazione. 

“L’ascensore è rotto, facciamo le scale. Se non ce la fai fino al sesto piano ti posso portare in braccio.” Fece un paio di gradini e si fermò a guardare Oikawa che si era fermato poco distante e fissava la rampa di scale esterna con gli occhi sgranati. 

Iwaizumi aveva visto solo i lividi che Oikawa aveva sulle braccia e sul torso, ma era probabile che avesse ricevuto altrettante botte anche sulle gambe. 

“Non ti preoccupare, ce la faccio” e la risposta sembrò un modo per convincere più se stesso che Iwaizumi. Lui scrollò le spalle e riprese a salire.

“Come vuoi, la proposta è sempre valida se a metà strada non ce la fai più.”

Iwaizumi salì le scale cercando di mantenere un passo ordinario, fermandosi ogni pianerottolo per guardare Oikawa che, con un braccio appeso al collo, sembrava camminare sulle spine. 

Aveva la fronte sudata e la schiena non era più tanto dritta. Iwaizumi si chiese se non fosse di nuovo il caso di proporre di prenderlo in braccio, ma Oikawa, appena raggiunto il pianerottolo e piegato a metà dalla fatica, alzò una mano per fermarlo "Va tutto bene".

E infatti ce la fece, arrivato al sesto piano si poggiò con la schiena al muro e si guardò intorno con gli occhi sgranati, con l'aria di uno che stesse per rimettere il pranzo. 

Iwaizumi, che non aveva versato nemmeno una goccia di sudore, si infilò le mani in tasca e aspettò che l'altro parlasse per decretare se stesse meglio o fosse il caso di chiamare un'ambulanza. 

"Puoi sederti un po' sui gradini se vuoi." Ma fu in quel momento che Oikawa si riscosse e, staccatosi dal muro, gli andò incontro. "Sto bene, portami dal tuo contatto!"

Iwaizumi annuì e si mise a camminare per il corridoio illuminato dalla luce del giorno e dalle uniche due lampade al neon ancora funzionanti. Nonostante la situazione di degrado nel quale verteva l'intonaco dell'edificio, qualcuno aveva messo qualche vaso di fiori nel corridoio e appeso decorazioni di perline. 

Iwaizumi osservò gli occhi di Oikawa che sembravano non perdersi un solo dettaglio di quel posto. Lo vide sobbalzare quando accanto a lui si aprì una delle grigie porte identiche che punteggiavano il corridoio. 

Indietreggiò e piantò gli occhi sulla pettinatura del ragazzo che ne fuoriuscì con in mano un grosso sacco dell’immondizia. 

“Oh” fece il nuovo venuto vedendo Iwaizumi e lui lo salutò con un sorriso e una stretta di mano, sotto l’occhio sospettoso di Oikawa. “È sempre un piacere vederti, Kuroo!”

“Stai andando da Kenma?” Fece un cenno con la testa verso la porta in fondo al corridoio. 

“Sì, io e il mio amico dobbiamo chiedergli una ricerca…speciale.” A quel punto le sopracciglia di Oikawa si erano aggrottate così tanto da toccarsi. 

Il tizio chiamato Kuroo guardò Oikawa con un sorrisetto che l’avvocato apprezzo davvero poco. Era evidente che lo trovasse impertinente e ad Iwaizumi era anche ovvio che non gli piacesse quello che stava pensando. 

“Beh, sicuramente Kenma è la persona giusta se state cercando qualcosa difficile da trovare” disse rivolto a Oikawa, che non ammorbidì neanche per un attimo la sua espressione riottosa. Si rivolse poi di nuovo a Iwaizumi “Sempre che non abbia passato di nuovo tutta la notte a giocare ai videogiochi e si sia dimenticato di mangiare”. A quel punto anche Kuroo si fece accigliato e Oikawa parve non gradire. 

Kuroo si avvicinò a Iwaizumi e fece di nuovo cenno verso la porta in fondo al corridoio poi disse, a voce bassa “Ehi, già che ci sei: dai un’occhiata se ha buttato la spazzatura. Non voglio che succeda come l’ultima volta”.

Iwaizumi alzò il pollice “Sarà fatto, tranquillo”. Kuroo sorrise e gli batté la mano sulla spalla con fin troppo entusiasmo. Lanciò un altro sorriso felino a Oikawa e imboccò la scala. 

Oikawa aspettò a malapena che avesse sceso la prima rampa per lanciarsi addosso a Iwaizumi come una furia. “La tua soluzione al nostro problema è un adolescente che potrebbe partecipare a ‘Sepolti in casa’?” Teneva la voce bassa per non farsi sentire da Kuroo che sicuramente era ancora a portata d'orecchio. 

“Non è un adolescente e ti assicuro che la situazione immondizia non è così grave!” cercò di ribattere l’altro, anche se la voce non era troppo sicura. 

“Ho visto come era ridotta quella casa!” sibilò, indicandosi la tempia con il braccio ingessato, in un gesto abbastanza ridicolo. Iwaizumi allargò le braccia “È successo solo una volta, lo giuro. Ora Kuroo si preoccupa che non succeda più. Kenma è l’unica possibilità che abbiamo per avere quei documenti. Prendere o lasciare”.

Oikawa lo guardò intensamente e Iwaizumi immaginò che stesse scandagliando i suoi pensieri. Cercò di renderli il più possibile convincenti, anche se era una cosa un po’ strana da fare. 

Poi le spalle dell’avvocato si rilassarono un po’, aveva ancora la fronte sudata e sembrava essersi sgonfiato di tutte le energie. “Va bene” disse infine. Non era entusiasta, ma era evidente non avesse ulteriore energia né idee nuove. 

“Siamo già qui, non sprechiamo la scalata!”

Iwaizumi gli sorrise, si avviò verso l’ultima porta in fondo e suonò il campanello. Da dietro la porta arrivò una musichetta da videogioco. 

“Questo è il suono del campanello?” domandò Oikawa in un sussurro e l’altro annuì. Oikawa alzò gli occhi al cielo: era evidente che la sua fiducia nella missione stesse sempre di più scemando. 

E poi la porta si aprì e si ritrovarono davanti un ragazzo non troppo alto, che indossava una tuta troppo grande per lui e aveva dimenticato di rifarsi la tinta per due mesi di fila. 

“Entrate” disse svogliatamente, togliendosi dal buco della porta e facendosi strada per il corridoio trascinando i piedi. 

“Kuroo voleva sapere se avessi già buttato l’immondizia” chiese Iwaizumi togliendosi le scarpe e cercando di essere più allegro possibile. 

“No, ma il bidone non è ancora pieno. Ho mangiato solo tonno in scatola in questi giorni” rispose il ragazzo, appoggiandosi allo stipite della porta in fondo al corridoio. 

Iwaizumi alzò subito lo sguardo dalle proprie scarpe e guardò Kenma “Tonno in scatola? Per quanto tempo?”

Kenma scrollò le spalle “Due giorni?” e poi si voltò ed entrò nella stanza in penombra. 

“In realtà sono cinque” sussurrò Oikawa al suo orecchio. Iwaizumi si ritrasse, colto alla sprovvista “Cosa fai, la spia?”

Oikawa alzò le spalle “Pensavo volessi saperlo”. Iwaizumi scosse la testa e schioccò la lingua, seguendo Kenma della stanza. La casa era tutta in penombra, Kenma non si era premurato di alzare le tapparelle, ma Oikawa probabilmente era molto contento di constatare che fosse molto più in ordine e pulita di come l’aveva vista nella mente di Kuroo. 

“Iwaizumi mi ha detto che state cercando l’elenco delle persone scomparse negli ultimi anni” disse Kenma senza guardarli, era già seduto sulla sua sedia girevole davanti allo schermo del computer. 

“Diciamo cinque anni” specificò Iwaizumi guardando Oikawa, che annuì. Accanto al trono di Kenma non c’erano sedie, quindi i due si accontentarono di mettersi al suo fianco in piedi. 

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, durante i quali Kenma lavorò febbrilmente senza che Iwaizumi avesse la minima idea di che cosa stesse facendo, poi d’un tratto si fermò e si voltò verso Oikawa “Vuoi una sedia? Stai ansimando come un mantice”.

Oikawa fece un sorriso tirato e si poggiò alla scrivania, evidentemente affaticato. 

“Beh, io non sono come questo qui, che ha la forza di cinque muli. Sei piani di scale sono faticosi” disse con un po’ di astio. Kenma aggrottò le sopracciglia “Si è rotto di nuovo l’ascensore?” scrollò le spalle “Sono due settimane che non esco di casa, non lo sapevo”.

“C’è uno sgabello lì dietro, non lo vedi perché è coperto di vestiti. Puoi buttarli per terra e sedertici” Kenma non spostò nemmeno gli occhi dallo schermo e Iwaizumi si allontanò di qualche passo per recuperare lo sgabello che fino a quel momento, effettivamente, non aveva neanche notato. Poggiò delicatamente i vestiti per terra e porse lo sgabello a Oikawa che nella penombra gli lanciò uno sguardo riconoscente e ci si fece cadere con un sospiro di sollievo. 

“Comunque non sono cinque muli, ma venti tonnellate e cinquecentosettantuno chili” Il sorriso di Iwaizumi era largo e compiaciuto, mentre lo guardava da sopra la testa di Kenma.

“È un numero incredibilmente preciso” disse con una risatina Oikawa e, Iwaizumi vide che si pentì di aver parlato così in fretta, anche se non capì perché.

Scrollò le spalle “Beh, sono stato misurato quando mi hanno inserito nell’elenco statale degli extra-umani”.

Oikawa annuì “Sì, certo. Con i poteri psichici non funziona così” fece un sorrisetto un po’ tirato “non ci avevo pensato”.

“Lui non è registrato” disse Kenma di punto in bianco, senza distogliere lo sguardo dal computer.

“Cosa?” strillarono entrambi, evidentemente per motivi diversi. 

Oikawa lanciò uno sguardo fiammeggiante nella direzione di Kenma, che lo ignorò bellamente “Leggi nel pensiero anche tu?”

“Nah, sono un hacker” fu la risposta laconica del ragazzo “Quando Iwaizumi mi ha detto che dovevo aiutare un avvocato che legge nel pensiero ho fatto una ricerca su di te e nei registri statali degli extra-umani non ci sei”.

“Gli hai detto che leggo nel pensiero?” adesso lo sguardo fiammeggiante fu diretto verso Iwaizumi, che si strinse nelle spalle senza sentirsi minimamente in colpa. "Pensavo fosse importante che lo sapesse, se doveva aiutarci, no?”

Oikawa sbuffò, poi d’un tratto tornò a guardare Kenma come folgorato da una realizzazione improvvisa “È per questo che da quando sono entrato stai mentalmente cantando l’inno nazionale?”.

Kenma piegò la testa da una parte e lo guardò “Non voglio che tu veda per sbaglio qualcosa che preferirei tenere per me”. 

La bocca di Oikawa si aprì lentamente in una piccola ‘o’ mentre l’altro si rimetteva al computer. 

“Wow, credevo fossi uno spostato invece è geniale. Nemmeno mia madre riesce a fare una cosa del genere per così tanto tempo” batté le palpebra un paio di volte, evidentemente ammirato, poi chiese “Non è che potresti cambiare canzone? Sto diventando matto”.

“No, è l’unica di cui sappia tutte le parole” concluse secco Kenma, prima di dire “Bene, siamo dentro”. 

L’attenzione dei due tornò subito sullo schermo. “Cosa cerchiamo, solo ragazzini o anche adulti?”

“Cerchiamo tutti, ordinari ed extra. Puoi recuperare anche i risultati delle indagini?”

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Capitolo 6
*** Oikawa ***


Siamo arrivati al sesto capitolo e non so ancora come! Non posso far altro che ringraziare per il sostegno e sperare che questo capitolo vi diverta! :D

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Sesto capitolo

Oikawa

Quando uscirono dall’appartamento, Oikawa teneva un ghiacciolo alla menta nella mano buona (a riprova del fatto che il frigo di Kenma non fosse così vuoto e che il tonno in scatola fosse una scelta precisa) e Iwaizumi un pacco di fogli stampati sottobraccio. 

“Quindi abbiamo due piste: la Morte Silenziosa, che opera nel campo della prostituzione e della droga, e la Mano di Onice, che ha interessi nello smaltimento di rifiuti tossici e in quello della contraffazione alimentare.”

Oikawa sospirò, dando un’altra leccata al suo ghiacciolo “Non ho idea di cosa possano farsi di un adolescente che legge nel pensiero due organizzazioni criminali del genere”.

La cosa più frustrante era che tutto quello che avevano trovato erano supposizioni, nessuno era stato condannato per le sparizioni e a incastrare le organizzazioni non c’era nessuna prova inequivocabile.

La mente di Iwaizumi era intenta a scandagliare le sue ultime missioni senza trovare nulla di utile. Sembrava abbacchiato quanto lui

“Andiamo alla centrale a denunciare di nuovo la scomparsa di Takeru? Questa volta saranno costretti a prenderti seriamente.” 

Oikawa annuì, poi guardò le scale e un’espressione di disgusto gli si dipinse in volto, come se fossero fatte di fango. 

“Se vuoi ti posso portare giù io!” Oikawa si voltò a guardarlo e nei suoi pensieri vide che non aveva intenzione di prenderlo in braccio e scendere tutti i gradini uno a uno come aveva proposto quella mattina. 

Rimase a fissarlo con aria atterrita e metà del suo ghiacciolo alla menta, come se anch’esso  sentisse la tensione, si suicidò cadendo sul pavimento di cemento. 

“Non credo sia una buona idea” disse, arretrando di un passo mentre Iwaizumi si avvicinava a lui. 

“Sarà molto più rapido e meno doloroso della salita. Ci abbiamo messo un’eternità al tuo passo.”

“Giuro che sarò più veloce!” indietreggiò ancora e si ritrovò con la schiena contro il muro. Iwaizumi aveva assunto un’espressione sorniona e Oikawa sentì un brivido lungo la schiena che aveva solo in parte a che fare con la paura di cadere nel vuoto dal sesto piano. 

“Non vorrei che la botta avesse delle ripercussioni, ho già male dappertutto” continuò mentre Iwaizumi gli si metteva davanti, gambe larghe e mani in tasca. 

“Non sentirai nessun contraccolpo” disse sottovoce e Oikawa strinse di più le dita sul bastoncino del ghiacciolo. Quel maledetto lo stava prendendo in giro e si stava divertendo da morire. 

“Devo finire il ghiacciolo” aggiunse, con un filo di voce e un sorriso incerto. Iwaizumi ricambiò il sorriso, poi si chinò in avanti e con un morso solo fece sparire il pezzo di ghiacciolo rimasto. Oikawa lo guardò con gli occhi sbarrati mentre masticava il ghiaccio guardandolo negli occhi, incredibilmente divertito. 

“Oddio, sei un mostro. Non ti si gela il cervello?” piagnucolò. Iwaizumi scrollò le spalle “Adesso non hai più niente a impedirti di venire giù con me!” Sì infilò i documenti che Kenma aveva recuperato per loro nella tasca interna della giacca.

Oikawa alzò un dito per dissentire, ma un attimo dopo Iwaizumi se l’era caricato addosso e l’aveva trascinato verso la balaustra. 

“Ho detto che non voglio scendere in questa maniera!” urlò, cercando di aggrapparsi a una colonna, con scarsi risultati. 

“Non ti succederà niente” disse l’altro, imperturbabile, e saltò. 

Oikawa non ebbe neanche il tempo di urlare, l’aria gli sferzò il volto per un paio di secondì e poi tutto finì. Batté le palpebre, rendendosi conto di essere a terra, al sicuro. Aveva stretto la giacca di Iwaizumi con la mano buona senza nemmeno rendersene conto, mentre il suo braccio ingessato era premuto sul suo petto. 

“Non è andata così male, no?” Oikawa arrossì, vedendolo così vicino. Era evidente che Iwaizumi avesse fatto tutto per farlo imbarazzare, probabilmente era arrabbiato per aver scoperto che Oikawa non era un extra registrato. Ebbe solo la forza di esalare un suono inarticolato e Iwaizumi ridacchiò. “Hai il cuore che batte forte come quello di un coniglio!”

“Non sono un coniglio!” protestò, diventando più rosso di quanto già non fosse. “Non intendevo questo” e così dicendo gli mollò le gambe. Oikawa incespicò, ma alla fine si rimise dritto senza cadere per terra. Iwaizumi lo guardò fare un paio di passi un po’ incerti e Oikawa lo vide pensare che somigliasse un po’ a quei cuccioli di zebra appena nati che si vedono barcollare nei documentari.

“Oh, ma per piacere!” sbottò, questa volta sinceramente offeso. Iwaizumi rise ancora. “Allora, andiamo? Vuoi che corra con te in braccio fino alla centrale o accetti un passaggio in moto?”

Oikawa alzò gli occhi al cielo “Oh, pietà!”

*

Tenersi a Iwaizumi con un braccio solo era stato più scomodo che lanciarsi dal sesto piano, ma Oikawa non l’avrebbe mai ammesso. Iwaizumi sembrava più che contento di tutta la faccenda, ma finalmente erano arrivati alla centrale e dopo quell’incombenza se ne sarebbe tornato a casa con la metropolitana.

Salì i gradini che lo separavano dall’entrata della stazione di polizia e superò la porta a vetri che Iwaizumi gli stava gentilmente tenendo aperta. Poco più in là, nella sala d’aspetto, sua sorella e suo cognato lo stavano aspettando seduti su un paio di sedie di plastica.

“Questa volta andrà bene” si disse e così fu, nei limiti di come una denuncia di sparizione potesse andare bene. L’incaricato prese le foto di Takeru, annotò le deposizioni di Tooru e dei genitori di Takeru e assicurò loro che le ricerche sarebbero iniziate il prima possibile. 

L’ipotesi di pista malavitosa che Oikawa provò a suggerire fu scacciata con un sorriso malizioso e un pensiero malevolo, che Oikawa e sua sorella ingoiarono con un sorriso. 

Più tardi si ritrovarono di nuovo davanti alla porta della centrale, tutti e tre con l'aria affranta. Sua sorella gli mise un braccio sulla spalla e gli accarezzò il braccio fino al punto in cui cominciava il gesso e Oikawa alzò la testa e la guardò negli occhi. 

'Credo sia il caso che continui le mie ricerche, non mi fido granché della polizia, soprattutto dopo che quel tizio ha ignorato il mio suggerimento' pensò chiaramente. 

'È con le tue ricerche che ti sei fatto questo?'

Oikawa strinse gli occhi 'Sì, ma adesso ho una guardia del corpo'.

Entrambi si voltarono a guardare Iwaizumi che stava parlando con qualcuno che dava loro la schiena. Lo sguardo di sua sorella indugiò su Iwaizumi un po’ troppo a lungo per i gusti di Tooru. I pensieri non erano chiari come quando chiacchieravano leggendosi le menti, ma per Oikawa non fu difficile capire. ‘Ho capito.’

‘È un supereroe’

‘Vedo. Hai scelto lui perché era il migliore sulla piazza?’

‘Era il migliore disponibile. Non sono neanche riuscito a parlare con Accidental Owl. E non avrei avuto abbastanza soldi per pagarlo, probabilmente.’

‘Quindi il fatto che sia carino non ha influito per niente sul tuo metro di giudizio…’

Le sopracciglia di Oikawa si aggrottarono di colpo. 

‘Ma per chi mi hai preso? Sono preoccupato per Takeru!’

Sua sorella incrociò le braccia e gli lanciò una lunga occhiata. ‘E va bene…’

‘Perché credi sempre io sia una persona orribile?’ Strinse le labbra e l’unico pugno che poteva serrare. Si era fatto picchiare per trovare Takeru e sua sorella credeva che avesse scelto il suo unico alleato basandosi sul suo aspetto fisico. 

‘Dai, non te la prendere…’

‘Come se non potessi leggermi nel pensiero e sapere esattamente cosa penso.’

‘Va bene, va bene. L’hai scelto perché era la migliore opzione e casualmente è molto carino. E tu pensi che sia carino. Non c’è niente di male’

Oikawa aveva voglia di vomitare, non aveva niente da rispondere a quell’affermazione, anche se lo faceva arrabbiare da morire.

“Ehm, scusate” Oikawa e sua sorella si voltarono di scatto verso il marito di lei “so che state conducendo un’interessante conversazione, ma questo vostro guardarvi fisso senza dire niente è un po’ strano, se visto da fuori.” Indicò la reception dove un paio di segretari li stavano osservando.

Tooru annuì “Sì, certo” disse subito, rilassando le spalle che non si era reso conto di aver teso. 

“Allora rimani con lui?” chiese sua sorella. Oikawa annuì “Vediamo se una delle due piste funziona”. Lei non ci sperava granché, avrebbe potuto leggerglielo in volto anche senza leggerle i pensieri. 

Li guardò mentre uscivano dalla porta a vetri e sospirò.

Quando furono spariti si voltò di scatto e avvicinò ad ampie falcate ad Iwaizumi che stazionava in fondo al corridoio insieme a un tizio. Man mano che la distanza diminuiva riusciva a intercettare brandelli di pensieri e di conversazione. Si accigliò rendendosi conto di chi fosse la persona con cui Iwaizumi stava amabilmente conversando.

 “Oh, che diamine!” ringhiò tra i denti. 

“Ehi!” Iwaizumi gli fece un cenno e l’uomo che chiacchierava con lui si voltò a guardarlo, con le sue palpebre pesanti e la sua mascella squadrata. 

“Oikawa” disse soltanto e Tooru sospirò “Ciao Ushiwaka-chan”. Iwaizumi strabuzzò gli occhi e Oikawa indicò l’agente Ushijima Wakatoshi con il pollice sano “Ci conosciamo”. 

“Hajime mi ha detto che era qui ad accompagnare un amico a cui era scomparso il nipote. Non pensavo fosse Takeru.”

Oikawa sbuffò e si guardò i piedi “Sì, invece è Takeru. Iwaizumi mi sta dando una mano a cercarlo: crediamo che una gang l’abbia rapito per via dei suoi poteri”.

Iwaizumi alzò le sopracciglia e Oikawa lo sentì pensare nitidamente ‘Lui è un agente di polizia, non dovrebbe scoprire che sei un extra non registrato!’

Tooru si voltò verso Iwaizumi, che lo fissava a propria volta, paonazzo e con gli occhi sgranati; era sinceramente colpito dal modo in cui era riuscito a destreggiarsi con la conversazione mentale: non era una cosa semplice come poteva sembrare. 

“Non ti preoccupare, Ushiwaka sa già di me e della mia famiglia” disse, un pochino scocciato di doverlo ammettere, per la verità.

“Di chi sospettate?” chiese Ushijima, mentre nella mente di Iwaizumi i pensieri vorticavano a grandissima velocità.

“La Morte Silenziosa e La Mano di Onice.” 

Lo sguardo di Iwaizumi si era fatto incredulo. “Hai idea di come potremmo entrare in contatto con loro? Né io né Iwaizumi ne sappiamo granché. Non abbiamo mai lavorato a un caso dove fossero coinvolti.”

Ushijima si grattò una guancia e Oikawa vide i suoi pensieri contorcersi in quel modo caotico che non sopportava. I pensieri erano per definizione scostanti e confusi, ma quelli di Wakatoshi lo erano a un altro livello. Cercare di seguirne il filo logico gli faceva venire il mal di mare. Si strinse la radice del naso tra pollice e indice e abbassò la testa, anche se non poteva smettere di vederli dietro le palpebre chiuse. 

Finalmente le immagini si fermarono su un’immagine un po’ vaga e Oikawa si sentì come se d’un tratto la giostra su cui era salito si fosse bloccata. 

“La Mano di Onice è stata sgominata con un ultimo blitz della settimana scorsa, per quanto riguarda la Morte Silenziosa…c’è un locale notturno…” disse Ushijima. “Lo vedo, come si chiama?” La risposta si materializzò nella mente dell’agente un secondo prima che la voce facesse il suo dovere “Vortex”.

Iwaizumi scrollò le spalle “Lo conosco, ci sono spesso delle risse lì intorno. Spesso mi è capitato di accorrere per sedare gli animi. Non ci sono mai entrato però”.

“Beh, questa volta ci entreremo invece” annunciò Oikawa serafico.

“Vengo anche io, l’aiuto di un agente, anche se ordinario, può sempre esservi utile.”

Oikawa lo guardò arricciando il naso “La tua faccia da sbirro rischierebbe di farci beccare”.

“Non ho mai lavorato direttamente ai casi in cui la Morte Silenziosa era coinvolta ed è improbabile che mi riconoscano come poliziotto.”

“E poi non è vero che ha la faccia da sbirro” aggiunse Iwaizumi, indicandolo, come se quel gesto rendesse ancora più ovvia la sua affermazione. 

Oikawa piegò la testa da una parte “Sì, in effetti hai più la faccia di un venditore di cavoli”.

Ushijima non sembrò minimamente toccato dalla presa in giro e Tooru continuò.

“Non hai un altro hobby, Ushiwaka?”

“Sono preoccupato per Takeru, voglio aiutare.”

Oikawa si schiarì la voce per congedarsi, ma poi un dubbio si fece largo nella sua mente.

“Ma voi… come vi siete conosciuti?”

La stessa immagine comparve simultaneamente nei pensieri di entrambi e Oikawa per poco non si strozzò con la saliva. “Ma che cazz…Ushikawa, ho capito. Non voglio i dettagli!”

Si voltò esasperato a guardare Iwaizumi e poi di nuovo Ushijima “Insomma, puoi smetterla?”

Ushijima alzò le spalle “Scusa, è che mi è tornato in mente ed era da un po’ che non ci pensavo…”.

Oikawa alzò gli occhi al cielo mentre Iwaizumi tratteneva a stento una risatina. 

“Io me ne vado” annunciò e si avviò verso la porta a vetri. 

Quando la superò si trovò di nuovo Iwaizumi accanto. “Ushijima ha detto che domani sera non è di turno e potrebbe venire con noi al Vortex.”

“Non posso credere che tu abbia fatto sesso con Ushiwaka!” Il sorriso sulle labbra di Iwaizumi sparì, era perplesso più che arrabbiato. 

"E che cosa ci sarebbe di male?"

Oikawa arricciò il naso e lo guardò sottecchi, nascondendo un poco il viso dietro al bavero della giacca, come una tartaruga che si ritiri nel carapace. "Hai dei pessimi gusti" disse, continuando a fissarlo con occhi brillanti. 

Iwaizumi piegò la testa da una parte e gli mostrò, deliberatamente, con dovizia di particolari la scena a cui lui e Ushijima avevano pensato all'unisono poco prima. 

Oikawa strizzò gli occhi e si allontanò di qualche passo "Smettila!"

Iwaizumi ridacchiò "Cosa c'è? Sei in imbarazzo?"

"Ma come ti salta in mente di spararmi del porno nel cervello?" sbottò Oikawa, mentre le immagini molesta sparivano dalla mente di Iwaizumi, a quanto pareva si era divertito abbastanza. Una signora si fermò a guardarli e Tooru le lanciò uno sguardo così incendiario che la poverina riprese a camminare molto più in fretta di poco prima. 

Iwaizumi alzò le spalle "Non volevo davvero turbarti, volevo solo farti vedere perché non fosse male come credevi" spiegò con una voce melliflua che era palesemente una presa in giro. "Ushijima sa essere molto affascinante, se vuole."

"So benissimo che non è così male, infatti a quanto pare abbiamo gli stessi pessimi gusti." 

Tooru sentì il rossore salirgli alle guance e vide l'altro battere un paio di volte le palpebre, inebetito, in cerca di una spiegazione logica per quello che si era appena sentito dire. 

Iwaizumi indicò la centrale di polizia e boccheggiò, prima di riuscire a dire "Anche tu hai fatto sesso con Ushijima?" Sembrava che gli stesse chiedendo la cosa più assurda dell'universo e davanti a tanto impaccio Oikawa perse tutto l'imbarazzo che aveva guadagnato un minuto prima. Annuì. 

Le sopracciglia di Iwaizumi si aggrottarono e la bocca si storse in una smorfia  "Perché non mi hai detto che sei gay anche tu? Mi sarei sentito meglio quando ne abbiamo parlato in ospedale!"

Oikawa si raddrizzò, punto sul vivo, e alzò l'indice sano "Primo: non sono gay, mi piacciono anche le ragazze. Secondo: non ti devo nessun coming out solo perché l'hai fatto tu!"

La mente di Iwaizumi stava letteralmente ribollendo di rabbia e per un secondo Oikawa pensò che avrebbe urlato qualcosa, ma poi lo sentì contare mentalmente 'Uno, due, tre...' e sfiatare come un palloncino sgonfio. 

"E va bene" convenne infine, facendo strabuzzare gli occhi a Tooru, che si era aspettato un'altra sfuriata. 

"Ma comunque Ushijima mi sembra uno a posto. È successo qualcosa di brutto con lui?" il tono era sommesso e Oikawa poteva sentire reale preoccupazione per quanto riguardava la loro scampagnata al Vortex. 

"No, non è un problema. Può venire anche lui, non è successo niente di grave." Tentò di infilarsi le mani in tasca, ma ci riuscì solo con la mano sinistra, mentre quella ingessata rimase sospesa per aria in maniera ridicola. 

Distolse lo sguardo e sbuffò. I pensieri di Iwaizumi si erano rasserenati e lo poteva sentire mentre ridacchiava internamente della sua espressione. Non c'era niente da ridere, Oikawa stava cercando di darsi un tono!

"E quindi cosa c'è tra te e Ushijima che non va?" chiese e dalla sua voce si capiva che stesse cercando di non ridere. 

Tooru gonfiò le guance e lanciò un altro sguardo assassino al suo compagno "Si mangia i sandwich con la maionese e la cioccolata spalmabile dopo aver fatto sesso e i suoi pensieri sono un cazzo di casino. Un secondo prima sta pensando allo zucchero filato, poi si ricorda che lo mangiava quando andava al luna park con sua zia e poi che sua zia avesse un gatto tigrato che finì sotto una macchina e rimase senza una gamba e che lui aveva cercato di costruirgli una protesi di legno perché aveva letto di Long John Silver ma dubitava che un gatto potesse usare una stampella, quindi..."

"Respira, per favore!" Iwaizumi gli stava ridendo in faccia e aveva allungato le mani in avanti come per fermare il fiume di parole che straripavano dalla bocca di Tooru. 

Oikawa si sentiva senza fiato. “È un cazzo di incubo stargli vicino!” concluse. Aveva gli occhi lucidi e la faccia rubizza, e al di sopra del maremoto dei suoi pensieri riottosi nei confronti di Ushijima riuscì a sentire il fruscio di quelli di Iwaizumi che pensava fosse carino. 

Oikawa arrossì, anche se la situazione della sua faccia non cambiò granché, dato che era già paonazzo per lo sforzo di spiegare come funzionasse il cervello di Ushijima. 

 

Iwaizumi poggiò entrambe le mani sulle sue spalle “Okay, ho capito. Però la cosa del sandwich maionese e cioccolata spalmabile la trovo carina”.

“È disgustoso!”

Iwaizumi sorrise a labbra strette “Sì, ma è un disgusto carino…” Si stava divertendo da morire, Oikawa poteva distintamente sentirlo pensare che la sua espressione fosse buffa. 

Arricciò il naso poi, sconfitto, poggiò la fronte sulla spalla dell’altro. La mente di Iwaizumi ebbe un sobbalzo, ma il suo corpo rimase immobile e sorresse tutto il peso che Tooru ci scaricò sopra. 

Oikawa lo sentì interrogarsi su cosa dire e alla fine lo sentì che sussurrava al suo orecchio “Proverò a pensare cose abbastanza stupide da distrarti da Ushijima, però credo che il suo aiuto ci possa fare comodo, alla fine dei conti”.

Oikawa voltò la testa e lo osservò, rimanendo appoggiato alla sua spalla con la tempia “Il fatto che tu voglia pensare cose stupide mentre ci apprestiamo a entrare nel covo della malavita non mi rassicura nemmeno un po’”. Iwaizumi rise ancora e Oikawa sentì il suo corpo vibrare sotto la testa.

Si raddrizzò e si schiarì la voce “Okay, allora a domani” gli puntò contro l’indice “Guidi tu. La mia auto. Non ho alcuna intenzione di salire di nuovo sulla tua moto infernale”.

Iwaizumi scosse la testa “Non c’è niente che non vada nella mia moto”. Oikawa lo sentì mentre pensava al suo ciclomotore come alla ‘sua bambina’. Oh, pietà!

“C’è che non voglio salirci di nuovo” e con una piroetta gli voltò le spalle e si avviò verso l’entrata della metropolitana.

 

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Capitolo 7
*** Iwaizumi ***


Eccomi con il settimo capitolo! In ritardo, ma ci sono! 

Non so bene cosa dire di questo capitolo, c’è un po’ di tutto ed è un casino. T.T Spero che vi piaccia e come al solito grazie mille per aver fatto una capatina per questi lidi e per tutto il supporto che mi avete dato fino ad ora, lo apprezzo tantissimo. <3 

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Settimo capitolo

Iwaizumi

 

Quando Iwaizumi parcheggiò davanti al portone del palazzo che Oikawa gli aveva indicato, l’avvocato era già in piedi sul marciapiede ad aspettarlo.

La zona era residenziale e a quell'ora non c'era quasi nessuno, ma il quartiere sembrava molto tranquillo: ripensandoci Iwaizumi non era mai stato lì per lavoro. Non era un luogo dove ci fossero molti disordini.

"Ehi!" salutò togliendosi il casco. Oikawa gli fece un cenno di saluto con la testa. "La mia auto è parcheggiata qui accanto" disse, lanciandogli un mazzo di chiavi che lui afferrò prima di scendere dalla moto. 

Voltarono l’angolo in silenzio e Oikawa indicò col braccio ingessato un’auto scura "Ushijima ci aspetta davanti alla Grande Magazzino Hayashi. Sai dov'è?"

Iwaizumi annuì, premendo il bottone di apertura dell'auto, che pigolò mentre le luci lampeggiavano. Non poté fare a meno di notare che fosse una macchina costosa. Diede un'occhiata di traverso a Oikawa, ricordandosi d’un tratto che lui poteva leggergli nel pensiero. Oikawa rispose con un sorriso compiaciuto, senza aggiungere niente, e Iwaizumi aprì lo sportello per entrare al posto del guidatore. L'altro fece lo stesso e si sistemò accanto a lui. Hajime lo osservò litigare con la cintura di sicurezza domandandosi se fosse il caso di aiutarlo "No, ce l'ho fatta" disse, anche se era evidentemente non ce l'avesse ancora fatta. Passò ancora qualche momento prima che si potesse sentire il familiare click della cintura e Iwaizumi guardò lo specchietto retrovisore e poi spinse il pedale dell'acceleratore.

Oikawa rimase zitto e anche Iwaizumi non parlò, la sera prima gli era sembrato strano, per quanto gli potesse sembrare strana una persona che non conosceva, ma gli era parso che insieme a sua sorella fosse diventato una persona differente. Cercò di distogliersi da quei pensieri e si concentrò sulla luce rossa del semaforo.

Forse era solo di cattivo umore dopo l'incontro con Kenma? Sarebbe stato così anche quella sera? Non doveva pensarci, stavano andando a infilarsi nel nido della malavita e...

"Se devi chiedermi qualcosa lo puoi fare" disse Oikawa rompendo il silenzio. Iwaizumi boccheggiò, stringendo il volante tra le mani. L’altro scosse la testa “Ho capito che ti stai facendo delle domande su mia sorella, ma continui a censurarti a metà del pensiero e non riesco a capire davvero cosa vorresti chiedermi”.

Iwaizumi gli lanciò uno sguardo sottecchi, l’avvocato sembrava più stanco che scocciato quindi si schiarì la voce “Sembravi un po’ giù quando hai parlato con tua sorella, ieri”.

Oikawa si strinse nelle spalle “Beh, mio nipote è sparito e…”.

“Non è solo quello” lo interruppe Iwaizumi “tuo nipote è sparito prima di ieri”. Oikawa gli lanciò un’occhiata fugace e poi sospirò rassegnato “I rapporti sono un po’ complicati quando ci si legge nel pensiero. Significa non potersi nascondere proprio niente. È molto intimo ma anche… sfibrante, diciamo”.

Iwaizumi sbirciò la sua espressione attraverso lo specchietto retrovisore e gli parve d’un tratto più vecchio. Si era messo meno trucco e un po’ dei lividi che aveva in faccia erano più facili da identificare.

“Me lo immagino: nelle relazioni romantiche sarà ancora più difficile” e istintivamente pensò a Ushijima. 

Oikawa aggrottò le sopracciglia “Ehi, Ushijima è stata una scopata eccellente, niente sentimenti!”

Iwaizumi alzò le mani in segno di resa davanti a tanta veemenza, ma venne di nuovo sgridato “Non mollare il volante! Tu potrai essere un supereroe, ma se ci schiantiamo contro un lampione io crepo!”.

Iwaizumi si rimise a guidare con la solerzia che gli avevano insegnato a scuola guida e Oikawa continuò “I miei genitori sono entrambi lettori e stanno insieme da quarant’anni. A differenza loro, il marito di mia sorella è ordinario, ma anche loro funzionano”.

Oikawa poggiò stancamente la nuca al poggiatesta. “Ci si abitua. Ho ascoltato i pensieri di tutti per tutta la vita è…normale per me. Ho visto persone pensare cose assurde e orrende. E spesso la gente con cui ho fatto sesso pensava agli ex o ai colleghi di lavoro per cui aveva una cotta”.

“È tremendo!” Iwaizumi smise di guardare davanti a sé per fissare gli occhi su Oikawa, che però non lo guardava.

Scrollò le spalle “È fisiologico, non è facile controllare i pensieri in certi momenti. È… okay, ci sono abituato. È la mia normalità”.

Iwaizumi sentì una nota di tristezza nella sua ultima affermazione, ma non ebbe il tempo di fare domande perché erano arrivati al Grande Magazzino Hayashi e Ushijima li aspettava di fianco al semaforo pedonale con le mani affondate nelle tasche della giacca.

Iwaizumi accostò e aspettò che l’uomo entrasse prima di ripartire “Mi sai indicare la strada per il Vortex?”.

“Al prossimo incrocio a destra” rispose Ushijima, sporgendosi in avanti, tra i due sedili anteriori, e facendo segno anche con la mano per essere sicuro che Iwaizumi avesse capito.

“Sono certo che Iwaizumi sappia distinguere la destra dalla sinistra, piano con quella zappa che hai al posto della mano!” Oikawa lo spinse indietro, al suo posto.

Iwaizumi non poté fare a meno di ripensare, per un attimo, a quello che quelle belle mani gli avevano fatto e con la coda dell’occhio intercettò lo sguardo assassino di Oikawa. ‘Scusa’ scandì con le labbra, prima di eliminare dalla sua mente qualsiasi ricordo sconcio che coinvolgesse Ushijima.

Si schiarì la gola e disse, più per cambiare mentalmente argomento che per vera preoccupazione “Non credi che potresti avere problemi ad accompagnarci senza autorizzazione?”.

Alzò lo sguardo per cercare quello di Ushijima nello specchietto retrovisore e lo trovò impegnato ad allacciarsi la cintura di sicurezza “No, sono assolutamente autorizzato a uscire con un paio di amici. Non ho nemmeno portato la pistola”.

“Cosa che è un vero peccato perché potrebbe definitivamente servirci!” sbottò Oikawa poggiando la testa al finestrino. Ushijima non si accorse neanche del pessimo umore dell’avvocato e continuò imperterrito “Al semaforo vai a sinistra, ma vai piano perché subito dopo devi svoltare a destra”.

Ci fu un momento di silenzio, poi Ushijima parlò di nuovo “Non è strana l’idea che ci siamo visti tutti e tre nudi?”.

Iwaizumi si irrigidì contro lo schienale e seppe che Oikawa aveva fatto lo stesso anche senza voltarsi a guardare.

“Io e Iwaizumi non ci siamo visti nudi” rispose gelido Oikawa.

“Non abbiamo quel tipo di relazione, lo sto solo aiutando con suo nipote” aggiunse Iwaizumi cercando di sorridere, anche se debolmente, ed essere un po’ più accomodante di quanto non fosse stato Oikawa. Tra lui e Ushijima era stata solo ‘una botta e via’ ma si erano divertiti e, a lui, Wakatoshi sembrava un tipo a posto.

L’avvocato gli lanciò un’altra occhiataccia e Iwaizumi non avrebbe saputo dire se per quello che aveva detto o per quello che aveva pensato.

“Beh, c’è sempre tempo per…” continuò Ushijima, imperterrito, senza capire affatto l’antifona.

“No, questa cosa non è successa e non succederà nemmeno in futuro. Né tra noi due” fece oscillare il dito indice tra sé e Iwaizumi “né tra noi tre” il dito questa volta fece un movimento circolare.

“E smettila di pensarci! Sei venuto qui per aiutare o molestarmi?”

Le sopracciglia di Ushijima si aggrottarono “Non ti volevo molestare” rispose serafico.

Oikawa si sporse verso il sedile posteriore per guardarlo e arricciò il naso “Perché adesso stai pensando al riciclaggio del vetro? E…oh, diamine! Non lo voglio sapere!” Sventolò la mano per aria come per liberarsi di una mosca e poi si fece ricadere sul sedile con un lungo sospiro.

Ci fu di nuovo silenzio e quella volta fu ben più lungo e imbarazzante del primo. Iwaizumi stirò le labbra in un sorriso e strinse le dita contro il volante: sarebbe stata una serata lunga e complicata. 

“Bene, qual è il piano?” chiese a nessuno in particolare. Oikawa grugnì e Ushijima si mosse per trovare una posizione migliore, sul sedile posteriore.

“Non abbiamo un piano. Entriamo e io ascolto pensieri in giro mentre voi mi guardate le spalle” disse Oikawa guardando i palazzi illuminati sfilare fuori dal finestrino.

“Ti dobbiamo guardare le spalle perché hai intenzione di fare domande come hai fatto all’Izakaya?” chiese Iwaizumi.

“Potrei porre delle domande, sì” ammise Oikawa, sempre senza guardarlo.

“Ti posso chiedere di essere un po’ più subdolo questa volta? Non credo che gioverebbe né a me né a Wakatoshi essere coinvolti in una rissa in uno dei locali della Morte Silenziosa.”

Oikawa si accigliò “Hai idea di come io possa chiedere in modo subdolo ‘ehi, hai rapito per caso mio nipote Takeru?‘“.

Iwaizumi sentì un moto di rabbia risalirgli dallo stomaco, come bile: stava cercando di essere pratico e di aiutarlo e… sospirò e contò fino a dieci. Il grumo di rabbia ridiscese e si dissolse, lasciando solo un vago fastidio.

“No, ma andare dritto al sodo non ti aiuterà a niente se non parli con la gente giusta.”

“E chi sarebbe la gente giusta?” Oikawa aveva sicuramente letto la sua rabbia, ma non sembrava averlo minimamente toccato, perché il suo tono era rimasto aspro.

“Puoi chiedere un incontro, da quando la Mano di Onice è stata sgominata una buona fetta di affari illegali è libera, non mi stupirebbe che la Morte Silenziosa volesse tuffarcisi. Ci sono molti avvocati che fanno il doppio gioco, potresti essere uno di loro." Entrambi guardarono Ushijima, che aveva appena parlato, Oikawa girandosi indietro, Iwaizumi spiandolo attraverso lo specchietto retrovisore.

Oikawa schioccò la lingua “Non credo di essere un così bravo attore…”

Iwaizumi strinse gli occhi e ripensò a come aveva finto di essere ordinario e Oikawa probabilmente lo sentì distintamente perché disse “Mi hai beccato praticamente subito”.

Iwaizumi appoggiò la nuca contro il poggiatesta e sospirò “Non ci hai nemmeno provato a convincermi, mi hai preso proprio per un coglione”. Oikawa non si scusò, ma abbassò lo sguardo un po’ abbacchiato.

“Bene, siamo arrivati e non abbiamo un piano. Fantastico!” posteggiò l’auto accanto al marciapiede. “Cercate di non farvi ammazzare e possibilmente nemmeno chiedermi di picchiare qualcuno.”

“Non sei qui esattamente per picchiare qualcuno?” chiese Oikawa mentre si slacciava la cintura. “Se non la smetti di fare il simpatico ti rompo anche l’altro braccio” e così dicendo sbatté la portiera un po’ più forte di quanto volesse.

Oikawa gli lanciò un’occhiata torva, ma non disse niente.

“Andiamo!” Ushijima attraversò la strada e lì lasciò lì a guardarsi da un lato all’altro dell’auto. Oikawa sospirò e lo seguì, e alla fine anche Iwaizumi attraversò controllando a destra e a sinistra che non arrivassero automobili. Se un veicolo gli fosse arrivato addosso avrebbe finito per ammaccarlo.

Aspettarono in silenzio il loro turno in fila per entrare, c’era parecchia gente ad aspettare, ma non ci volle molto. Ogni tanto Oikawa gli lanciava lunghe occhiate interrogative, ma Iwaizumi non si preoccupava neppure più di organizzare e censurare i propri pensieri. Era a disagio, non era particolarmente preoccupato per se stesso, c’erano poche cose che potessero davvero fargli male, ma aveva la responsabilità di due persone adesso: non solo Oikawa, ma anche Ushijima.

Se Oikawa avesse fatto un altro exploit come quello all’Izakaya… “Starò attento con le parole, va bene? Smettila di pensarci, diamine. Mi fai venire quasi più mal di testa di Ushijima e lui è passato, in due minuti, dal pensare dall’attentato che ci fu a Splash Land due anni fa al fatto che forse per questa missione ci servirebbe un maiale”.

Iwaizumi non poté fare a meno di sorridere, anche se si sentiva un po’ in colpa nel ridere di Ushijima mentre lui si prodigava per aiutarli, ma doveva ammettere che avvicinarsi un po’ a Oikawa non gli dispiaceva. L’avvocato gli sorrise e sospirò. Era buio, ma a Iwaizumi parve che fosse un po’ arrossito.

“A cosa dovrebbe servirci il maiale?”

“Non ne ho idea.”

Cinque minuti dopo un uomo corpulento lo tastò da capo a piedi alla ricerca di armi e poi li lasciò entrare dopo una battutina sul braccio di Oikawa e l’allusione al fatto che si fosse ‘divertito troppo’. Oikawa gli fece un sorriso che a Iwaizumi fece pensare che lo stesse mentalmente uccidendo.

La porta del locale era coperta da una pesante tenda di velluto rosso, Iwaizumi la scostò e abbassò la maniglia della porta in metallo. Fu come se avesse appena schiuso le porte dell’inferno, un’ondata di calore e musica lo investì in maniera quasi spiacevole. Superò la soglia e si ritrovò in un locale ampio che si allargava verso il basso, la cui penombra veniva periodicamente trafitta da lampi di luci stroboscopiche. Erano in cima a una scala di ferro che vibrava a ritmo con i bassi della musica. Si fermò a guardare in basso la massa di corpi danzanti, quasi indistinguibili uno addosso all’altro. Per un secondo gli ricordarono le esche vive che suo padre usava per andare a pescare.

Si voltò di scatto a guardare Oikawa che aveva alzato le sopracciglia e gli stava sorridendo divertito. Iwaizumi sbuffò e mosse in aria una mano, come a dire ‘Dammi tregua’ ma Oikawa rise ancora e scese le scale dietro a Ushijima che si era avviato prima di loro.

Iwaizumi li seguì, tenendo gli occhi fissi sulla folla danzante. Anni prima non gli dispiaceva andare a ballare, era anche stato un discreto frequentatore di locali, ma nessun posto gli aveva mai dato quella sensazione. C’era qualcosa di strano che non riusciva a individuare. Fissò gli occhi su una coppia che si stava baciando in un angolo illuminato dai neon: lui aveva una mano sul sedere di lei e… si voltò di scattò quando sentì qualcuno toccargli il braccio. Il tocco era lieve, ma lo fece rabbrividire. Davanti a lui c’era una ragazza. Bella: Iwaizumi non avrebbe saputo descriverla in altro modo, per il resto nessun altro dettaglio gli rimase impresso. 

Lei gli sorrise e gli poggiò entrambi le mani sul viso “Io so cosa vuoi…” sussurrò, ma Iwaizumi sentì benissimo le sue parole anche al di sopra della musica.

Le guance gli si fecero bollenti e l’improvviso distacco dalla ragazza fu quasi doloroso. Un attimo dopo gli sembrò che ogni parte del suo corpo andasse a fuoco, ma in modo fantastico: non era mai stato così bene in vita sua. Attorno a lui si muovevano centinaia di corpi che gli si strusciavano contro e lui voleva continuassero.La stanza girava, le luci lo cullavano e Hajime voleva fondersi con le persone che gli stavano accanto. Diventare una goccia nell’oceano e liquefarsi nel torpore.

I corpi che gli frusciavano attorno erano caldi e invitanti, sentì delle labbra contro le sue, ma poi venne trascinato via del flusso della folla che lo toccava e lo leccava. Le immagini erano sempre meno nitide, ma Iwaizumi si sentiva sempre meglio. Una ragazza gli si strinse addosso, aveva gli occhi lucenti e i capelli fluttuanti come se fossero stati sott’acqua. Forse erano davvero sott’acqua. Non riusciva a vederne i contorni definiti, ma sapeva che era bellissima e che voleva toccarla. Le loro labbra si scontrarono e Iwaizumi si sentì sciogliere contro di lei. Il suo corpo era caldo come quello di Iwaizumi e lui non riusciva più a capire dove finisse il proprio corpo e iniziasse quello di lei.

Poi la sentì allontanarsi, repentinamente come se gli fosse stato strappato un cerotto. Fu crudele, ma poi il cervello gli si riempì di nuovo di liquido denso e si sentì di nuovo sulle nuvole, mentre intorno a lui corpi caldi spingevano contro di lui, languidi.

Batté gli occhi e si trovò a guardare in quelli luminosi di… come si chiamava? Oh, Oikawa. Oikawa gli piaceva e probabilmente anche lui piaceva a Oikawa perché si piegò su di lui e lo baciò. Iwaizumi sentì la lingua calda scivolare contro la sua, mentre tutti i suoi nervi si accendevano.

Per un secondo provò un vago fastidio al naso, ma fu un attimo, subito si sentì di nuovo coccolato dal calore che provava.

Ancora il fastidio al naso, ma aveva ancora le gambe di gelatina.

Poi lo sentì di nuovo e in un attimo sì trovò catapultato in una bolgia infernale. Attorno a lui corpi scatenati lo urtavano, mentre la musica faceva tremare il pavimento sotto i suoi piedi.

“Riprenditi, cazzo!” urlò Oikawa e con il braccio buono gli rifilò un gancio sul naso.

“Oh!” Non gli fece davvero così male, ma non fu piacevole e arretrò come gesto condizionato per allontanarsi dal suo aggressore.

“Ma che cazzo!?” urlò e solo allora Oikawa abbassò il braccio che stava caricando per un altro pugno.

Tooru allungò la mano e gli diede due schiaffi sperimentali sulla mandibola, Iwaizumi cacciò la mano con stizza.

“Sei di nuovo in te?” urlò Oikawa, avvicinandosi. Iwaizumi poggiò le mani sulle ginocchia piegate e strinse gli occhi. “Credo…” La voce gli uscì più roca del dovuto.

“Andiamocene allora!” Oikawa lo prese per un braccio e lo trascinò su per la scala. Sgomitarono per passare in mezzo ai ballerini che entravano, ansiosi di buttarsi in mezzo alla folla. 

Il fresco della sera lo investì appena superarono la tenda e Iwaizumi si rese conto di non essere mai stato così contento di sentire freddo.

“Cosa diamine è successo? Una tizia mi ha detto qualcosa tipo…non lo so…” Gli sembrava che il cervello gli si fosse ridotto a una pappa. “Ti ha detto ‘Io so cosa vuoi’” disse Oikawa e Iwaizumi annuì vigorosamente, sentendo che almeno un tassello del puzzle andava al proprio posto.

Stava sudando e si sentiva terribilmente scosso, tutto il calore e il piacere che aveva provato erano svaniti.

“Poi è diventato tutto strano e poi…” si voltò di scatto verso Oikawa, accigliato “Poi tu mi hai baciato e mi hai picchiato!”.

L’espressione di Oikawa si fece arcigna “Oh, no signorino. Ti ho strappato da quella tizia a cui avevi infilato le mani nelle mutande” Iwaizumi si sentì avvampare, neanche gli piacevano le ragazze “e appena ci sono riuscito ti sei lanciato addosso a me e hai cercato di soffocarmi con la lingua”.

Iwaizumi si morsicò le labbra “Scusami” disse poi, contrito.

Oikawa sospirò “Non è colpa tua” e si riavviò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Iwaizumi notò che aveva le nocche sbucciate, probabilmente per colpa della collisione con il suo naso.

Ci passò sopra l’indice, non provava il minimo dolore, Oikawa invece doveva essersi fatto male colpendolo. Decise di non dire niente a riguardo.

“Ma come…?” Iwaizumi indicò il petto di Oikawa “Perché a te non è successo niente?”

L’altro fece una smorfia “Perché tu hai un corpo extra e una mente ordinaria, mentre io ho un corpo ordinario e una mente extra. Se Accidental Owl ti tirasse un pugno in faccia probabilmente ti farebbe un po’ male, ma nulla di che. Se lo facesse con me mi staccherebbe la testa. Allo stesso modo, una che a te sussurra ‘Io so cosa vuoi’ ti fa diventare una creatura priva di coscienza pronta a ingropparsi anche un termosifone, mentre per me è come…” si fermò per cercare la metafora più adatta “un lieve brivido lungo la schiena”.

Iwaizumi si sentì mortificato e solo in quel momento si ricordò di Ushijima.

“Ancora là sotto” rispose Oikawa alla sua domanda muta.

“Dobbiamo andare ad aiutarlo!” Si voltò a guardare la porta dalla quale erano appena usciti.

“Dopo, non ho abbastanza mani sane per schiaffeggiarvi entrambi se ti facessi irretire di nuovo. Prima andiamo al combini a comprare dei tappi per le orecchie e poi andiamo a salvare Ushiwaka dalla gonorrea!”

 

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Capitolo 8
*** Iwaizumi ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo. è stato piuttosto faticoso da scrivere e, di sicuro, non il mio preferito, ma era necessario per la trama. Spero davvero che vi annoi troppo. Come sempre, grazie mille per essere passati di qua! <3 

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Ottavo capitolo

Iwaizumi

"Sei pronto?" gli chiese Oikawa prima che Iwaizumi si infilasse i tappi nelle orecchie. Lui annuì brevemente.

"Ok, allora tienimi la mano quando entriamo, cerchiamo di non perderci. Con i tappi sarai al sicuro da quella sorta di...sirena. Scandaglierò i pensieri dei presenti nel caso ci fosse qualche altro elemento pericoloso che non possa essere fregato solo con la mancanza di udito. E poi ovviamente recuperiamo Ushijima" si grattò la guancia  con il gesso e sospirò stancamente "Speriamo che stia bene".

"Ok, andiamo allora" concluse Iwaizumi infilandosi i tappi e allungando la mano verso l'altro perché la prendesse. Oikawa l'afferrò e fece di nuovo strada oltre la tenda.

Una nuova ondata di caldo lo investì, questa volta la musica era ovattata dalla gommapiuma che aveva nelle orecchie, ma il pavimento vibrava.

Insieme scesero le scale di metallo e si trovarono in pista. Iwaizumi si guardò in giro alla spasmodica ricerca della ragazza che l'aveva irretito poco prima, ma non la vide. Si rese conto di non ricordarsi che faccia avesse e si chiese a quel punto se si trattasse davvero di una ragazza. Quell'incontro l'aveva scosso così tanto che tutto era possibile.

Dopo aver abbandonato l'idea di cercarla per starle alla larga si concentrò sulla folla e si rese conto di come la maggior parte dei presenti avesse uno sguardo assente. Parecchia gente si stava baciando con fin troppo entusiasmo per essere in un luogo pubblico, qualcuno non si stava solo baciando. Più andavano avanti facendosi spazio nella ressa, Oikawa usava il suo braccio ingessato per farsi spazio, più la situazione sembrava peggiorare. Si rese conto che avrebbe potuto trovarsi lui lì in quel momento e poi si ricordò che probabilmente quello era stato il destino di Ushijima. Si guardò in giro con più frenesia, preoccupato che potesse essergli successo qualcosa.

Fu in quel momento che Oikawa si voltò verso di lui e sotto il fascio della luce stroboscopica si indicò la bocca. Iwaizumi impiegò un paio di secondi per capire che gli stesse chiedendo di leggergli le labbra.

‘Non trovo Ushijima, ma di là c’è qualcosa si strano.’ Il suo sguardo era serio sotto le luci viola.

“In che senso 'strano’?” urlò sperando di farsi sentire.

‘Non lo so. Qui sono tutti obnubilati, ma là c’è qualcuno che pensa’ e cercò di indicare un punto dall’altra parte della sala usando il braccio ingessato per non dover mollare la mano di Iwaizumi. 

Strinse la presa sul suo polso e lo trascinò in mezzo alla folla. Attraversarono un mare di persone avvinghiate i baci soffocanti, sgomitando e pestando piedi. Oikawa aveva un corpo ordinario, ma era più agguerrito che mai, ingessatura o meno. A Iwaizumi si scaldò un po' il cuore. 

Dall'altra parte del locale, fin dove erano riusciti a nuotare nell'oceano di membra umane sudate, c'era una lunga tenda scura e luccicante. 

Oikawa si era fermato a fissarla a occhi stretti e Iwaizumi fece lo stesso, distogliendo ogni tanto lo sguardo per controllare l'espressione di Oikawa. C'era un gran frastuono, quindi probabilmente sentire qualcosa di definito doveva essere difficile, o almeno così pensava. Si rese conto di non avere un'idea chiara di come funzionasse la lettura del pensiero in questo senso. 

Dopo un paio di minuti fermi a prendere gomitate e a farsi pestare i piedi dalla folla festante, Oikawa batté un paio di volte il braccio ingessato sul suo bicipite per attirare l’attenzione su ciò che stava accadendo, ma Iwaizumi stava già guardando. 

Se fossero stati lontani non se ne sarebbe accorto, ma una coppia di ragazzi intenti a sbaciucchiarsi veniva spinta oltre la tenda. Sul momento Iwaizumi aveva pensato che il terzo individuo facesse parte del delirio orgiastico nel quale versava gran parte del locale, invece li stava sospingendo. 

'Li stanno portando da qualche parte. Dobbiamo andare a vedere' disse mentre i tre venivano inghiottiti dal tessuto luccicante. 

'Io controllo che nessuno ci veda, tu affacciati!' e così dicendo lo spinse avanti. Iwaizumi non se lo fece ripetere. 

Scostò la tenda e si ritrovò a guardare una stanza di servizio molto meglio illuminata di com'era la sala dove si trovava fino a un secondo prima.

La coppia che avevano visto superare il velo solo un secondo prima si stava ancora baciando ignara di ciò che le stava accadendo attorno.

La terza persona, un uomo non molto alto, li strattonò un poco e i due barcollarono nella sua direzione.

L'uomo si irrigidì e con un gesto rapido afferrò la ragazza e la scaraventò per terra. Il suo compagno, ancora inebetito dal potere che aveva colpito anche Iwaizumi, era rimasto fermo con un'aria ebete sulla faccia.

Iwaizumi guardò la ragazza, intorpidita, cercare di rimettersi in piedi. Evidentemente la botta l'aveva fatta riprendere dal torpore orgiastico e ora stava cercando di capire dove fosse e cosa stesse succedendo, mentre il ragazzo invece sembrava ancora completamente distaccato dalla realtà.

'Cosa sta succedendo? Dove sono?' piagnucolò, Iwaizumi riuscì a leggerle le labbra anche se tremava evidentemente in preda al panico. A quel punto l'uomo si fece avanti e la colpì con un calcio alla testa, che la fece sbattere di nuovo per terra. Rimase a terra, come un sacco, e Iwaizumi si sentì pervadere dalla rabbia.

Le dita di Oikawa si strinsero di più al suo braccio, ma Iwaizumi se lo scrollò di dosso e corse in avanti, scostando la tenda e volando con un balzo addosso all’uomo con il cappuccio.

Atterrò a cavalcioni sul suo petto e lo inchiodò a terra con un braccio. L’uomo sbatté duramente la testa contro il pavimento in piastrelle. Doveva avere circa quarant’anni e aveva due baffetti timidi sopra il labbro. Iwaizumi non fece in tempo a studiare ulteriormente il suo volto perché l’uomo alzò una mano e Iwaizumi si sentì sollevare come se non pesasse niente. Fu come se la gravità fosse d’un tratto scomparsa, poi una forza lo spinse lontano, con la propulsione che si provava sulle montagne russe. Andò incontro alla tenda e la scardinò, superando il buco della porta e finendo di nuovo nel grande salone della discoteca, questa volta a mezz’aria.

Iwaizumi ebbe il tempo di guardare il brulicare di persone sotto di sé, prima di riacquistare peso e iniziare a cadere.

Si schiantò pesantemente su un gruppetto di persone abbracciate. La musica non si fermò, ma poté sentire un paio di persone sotto di sé urlare. I tappi per le orecchie gli erano saltati via a causa della potenza della spinta.

Si alzò di scatto e cercò di sollevare una ragazza con il vestito bianco sulla quale era atterrato. La gamba destra era piegata in una posizione innaturale e lei piangeva spaventata.

Iwaizumi sentì un sasso depositarsi sul fondo del proprio stomaco, rendendosi conto di aver ferito una persona. Accanto a lei tutti i presenti invece sembravano stare bene, ma doveva chiamare un’ambulanza: doveva rimediare.

“Che cazzo hai fatto?” sentì la voce di Oikawa urlare alle sue spalle, forte nonostante la musica alta. Un secondo dopo la sua mano sana si stringeva attorno al suo bicipite e lo faceva girare.

“Perché cazzo hai dovuto saltare addosso a quel tizio?” Oikawa era fuori di sé.

“Aveva picchiato la ragazza!” Iwaizumi sentì la rabbia montare di nuovo dentro di sé. Era arrabbiato con l’uomo coi baffi, era arrabbiato con Oikawa e anche con se stesso.

Oikawa strinse la mascella e Iwaizumi si voltò di nuovo verso la ragazza “Dobbiamo chiamare un’ambulanza”.

“Neanche per sogno. Ci penserà qualcun altro, noi dobbiamo sbrigarci a seguire quel tizio prima che se ne vada, se no avremo perso la nostra unica possibilità!” Oikawa era paonazzo e lo stava strattonando, anche se con magrissimi risultati. 

Iwaizumi rimase immobile per un paio di secondi. Dietro di sé sentiva la ragazza piagnucolare, era colpa sua e avrebbe dovuto rimediare, ma era colpa sua anche se il tizio dietro la tenda, qualsiasi cosa stesse facendo, a quel punto era in allerta. Chiuse gli occhi e strinse le labbra: la ragazza ce l'avrebbe fatta. Sospirò e permise a Oikawa di trascinarlo attraverso la pista ancora gremita di persone indifferenti a ciò che stava accadendo. 

"Il ragazzo è un extra, il tizio con i baffetti era interessato a portare via solo lui. Per questo ha spinto via la ragazza!" urlò Oikawa, mentre si muoveva più svelto che poteva per riguadagnare la porta non più coperta dalla tenda scura. 

Nella stanza sul retro la luce al neon era ancora accesa, facendo uno strano effetto accostata alla penombra viola e lussuriosa della discoteca. 

"Perché lo vuole?" 

"Non lo so. So solo che ci sono altre tre persone nel furgone in cui voleva caricarlo!" urlò ancora Oikawa, dando una spallata a un tizio con la cuffia. 

"Un furgone?"

"Sì, là fuori!" urlò l'avvocato, superando finalmente la porta aperta ed entrando nel magazzino. Dall'altra parte della stanza c'era un'altra porta che dava su uno spazio aperto, per quel poco che poteva vedere era un cortile asfaltato. 

Lanciò un'occhiata alla ragazza ancora stesa a terra e pregò che fosse viva, poi superò Oikawa e si lanciò fuori prima di lui, non aveva intenzione di rischiare che lo ferissero.

Fuori aveva appena smesso di piovere e l'asfalto era bagnato, l'aria era umida e pesante, intrisa della musica che ovattata proveniva da dentro l'edificio.

Il cortile era ampio, ma il furgone di cui aveva parlato Oikawa era parcheggiato a pochi metri dalla cornice della porta. Iwaizumi si fermò a osservare la situazione. Era un furgoncino bianco e anonimo, di quelli che usavano gli idraulici e proprio in quel momento l'uomo con il cappuccio stava spingendo dentro lo sportello sul retro una figura incappucciata, che doveva essere il ragazzo che aveva visto prima. Lo spintonò dentro di malagrazia e chiuse lo sportello sbattendolo.

Stava per lanciarsi in avanti per bloccare l'uomo, non aveva idea di come funzionasse il suo potere, ma non aveva tempo da perdere, che dietro di sé sentì la voce di Oikawa esclamare "Che cazzo, un velo!"

Si voltò e vide l'altro che scrutava il cortile con le sopracciglia aggrottate. “Un cosa?”

“Un velo!” ripeté Oikawa stizzito “Non sento più i suoi pensieri, c’è qualcuno che sta oscurando tutto”.

“Quindi c’è un complice nel furgone con lui?” chiese Iwaizumi tornando dentro, l’uomo incappucciato non li aveva visti ed era meglio che la situazione non cambiasse. Oikawa alzò le spalle innervosito “Non lo so, forse sì!”

Iwaizumi sbirciò di nuovo oltre la porta, l’uomo stava girando il furgone per salire in fretta dalla parte del guidatore.

“Se ne va, devo andare!”

“Aspetta…” Oikawa cercò di afferrarlo per la manica.

Iwaizumi lo ignorò e corse in avanti. In un attimo fu sopra all'uomo e lo schiacciò a terra, con la pancia contro l'asfalto bagnato. L'uomo grugnì con la faccia schiacciata per terra, Iwaizumi aveva sentito il cozzare del cranio e dei denti contro il selciato. 

L'uomo si divincolò sotto il peso dell'altro e cercò di alzare le mani, ma Iwaizumi gli piantò duramente un ginocchio tra le scapole e lui mugghiò dal dolore. In un attimo Iwaizumi aveva anche bloccato i due palmi dell'uomo verso terra, se aveva capito come funzionava il potere dell'uomo, così non avrebbe potuto scaraventarlo per aria come aveva fatto pochi minuti prima, però erano bloccati così: se Iwaizumi si fosse alzato togliendo il peso del suo ginocchio dalla schiena dell'altro l'uomo ne avrebbe approfittato per disarcionarlo. 

Rimase fermo in quella posizione per qualche secondo mentre l'uomo sotto di sé si divincolava come una biscia. Gli premette con più forza il ginocchio sulla spina dorsale fino a farlo gemere e allentò un poco la tortura solo quando sentì avvicinarsi Tooru a passo rapido. 

In un attimo lo vide entrare nel suo campo visivo. "C'è qualcuno nel furgone?" chiese con il fiato corto. 

"Non ci ho guardato" ammise Iwaizumi. "Non ho avuto tempo" aggiunse poi, mentendo, per poi ricordarsi che Oikawa sapeva leggere nel pensiero, ma l'altro non fece cenno di aver sentito i suoi pensieri. 

Oikawa si affacciò allo sportello di guida e sbirciò dentro "Non c'è nessuno. Sul retro?" Iwaizumi scrollò le spalle alzando un po' di peso dall'uomo che teneva bloccato sotto di sé "Vuoi che ci guardi io?". L'altro cercò di approfittarne e sgroppò, ma Iwaizumi tornò a concentrarsi su di lui e lo sbatté per terra di malagrazia. 

"Non ce n'è bisogno. Tieni d'occhio quello lì" e così dicendo, con un'ultima occhiataccia al tizio che Iwaizumi teneva bloccato per terra si apprestò a girare attorno al furgoncino, ma si bloccò.

Ci fu un boato ed entrambi alzarono la testa; qualcosa, qualcuno, era atterrato sulla copertura del furgoncino. Iwaizumi non poteva vedere, ma dallo schianto che aveva udito era certo l'avesse quasi sfondata. Sopra di loro, dopo un attimo, si alzò in piedi un individuo con il viso coperto da una maschera rossa come il resto del suo abbigliamento. Iwaizumi perse tempo a domandarsi se si trattasse di uno dei supereroi con i quali aveva collaborato in qualche missione, ma non fece in tempo a rifletterci oltre perché l'uomo sotto di sé si divincolò, facendogli perdere la presa sulle sue mani e facendolo ondeggiare di lato. 

A quel punto non gli ci volle molto per imporre le mani in alto, come aveva già fatto, e farlo volare. Iwaizumi si sentì spingere via, sollevato da terra, a una velocità indicibile. Sbatté contro qualcosa, ma proseguì la sua corsa finché non si schiantò contro il muro dello stabile dove aveva sede il Vortex. 

Si rialzò in un secondo e guardò l'uomo con i baffetti fare lo stesso, ad alcuni metri di distanza, poi d'un tratto si rese conto che Oikawa non era più accanto al furgone dove l'aveva visto l'ultima volta. Sentì il cuore sprofondare e guardò dietro di sé: Tooru era a terra, immobile, accasciato vicino al muro prefabbricato. 

"Ehi!" urlò, come se Oikawa si fosse messo a fare un sonnellino in posizione scomposta sull'asfalto bagnato. 

Non degnò l'uomo con i baffetti e il supereroe di un altro sguardo e si inginocchiò accanto a Oikawa con il cuore che gli batteva all'impazzata. Gli scostò i capelli dalla faccia e gli poggiò due dita sul collo. Un'ondata di sollievo lo investì, quando sentì il battito del cuore. Era debole ma presente. 

Cercò di scrollarlo per la spalla cercando contemporaneamente ferite alla testa. 

"Oikawa!"

Non sembrava esserci sangue, forse la botta non era stata forte come era sembrata. Strinse le labbra mentre lo schiaffeggiava gentilmente sulla guancia. 

Chi voleva prendere in giro? Sapeva benissimo che la botta era stata forte, l'aveva schiacciato lui contro il muro! 

Oikawa finalmente mugugnò e aprì un occhio. "Ehi, ehi! Sveglia!" disse con voce più apprensiva di quanto volesse, mentre gli scostava di nuovo i capelli dalla faccia. 

"Ci sono, sono sveglio" biascicò, cercando di puntellarsi sul gomito, ma scivolando sul gesso. Iwaizumi lo prese per le spalle e lo mise a sedere di malagrazia, prima di rendersi conto che fosse una pessima idea. Oikawa strizzò gli occhi e fece una smorfia di dolore. 

"Che cazzo...è successo?" Si mise la mano sana sugli occhi, dolorante. 

"È arrivato qualcuno e il tizio che inseguivamo mi ha scaraventato via e...ti sono venuto addosso." D'un tratto, rassicurato dal fatto che Oikawa non fosse morto, gli tornò in mente il loro avversario e si voltò di scatto, in tempo per vedere l'arrivo di un altro super eroe. 

Il nuovo venuto aveva una tuta simile a quello che era atterrato sul furgone, ma era blu. 

"Ma che cazzo!" Iwaizumi trattenne l'impulso di lanciarsi di nuovo nella mischia e rimase accovacciato a terra stringendo la mano ingessata di Tooru mentre guardava a occhi sgranati quello che stava succedendo. 

Il nuovo venuto stava a distanza, mentre l'altro non era ancora sceso dal furgone. L'uomo con i baffi li guardava alternativamente, era evidente che il suo potere non potesse trattenerli entrambi e che stesse valutando chi attaccare per primo. 

Iwaizumi lo vide guardare anche il portellone del furgone, in una fugace idea di fuggire senza combattere, ma probabilmente ci ripensò perché si voltò verso quello con la tuta blu e avanzò verso di lui proprio quando questo gli sparò addosso una fiammata così calda che Iwaizumi ne sentì il calore anche a quella distanza. Oikawa, dietro di lui, si coprì la faccia con la mano sana. 

Le fiamme però non lambirono neanche lontanamente il furgone perché il tizio coi baffi alzò le mani e lo scaraventò via proprio come aveva fatto poco prima con Iwaizumi. 

Il fuoco che gli sgorgava dalle mani si esaurì quasi subito e non colpì neanche di striscio l'uomo con i baffi, ma una delle casse ammucchiate contro la parete del locale prese fuoco quando l'extra umano in tuta blu ci cozzò contro, sfondandola. 

L'altro super eroe, vedendo che il compagno era fuori uso, si lanciò contro il suo avversario, ma quello si voltò di scatto e con l'imposizione delle mani lo bloccò quando ancora era in aria, invertendo la sua propulsione. Iwaizumi lo vide volare all'indietro e abbattere un lampione. D'un tratto il cortile si fece più buio. Iwaizumi strinse le labbra e mollò la mano di Tooru pronto a corrergli incontro. 

L'uomo non sembrava dell'idea di combattere ancora e aveva aperto la portiera del furgone, deciso a scappare, ma con una gamba già dentro l'abitacolo vide Iwaizumi correrergli incontro. Strinse gli occhi e in una frazione di secondo scandagliò lo spazio intorno a sé: tuta blu si era rialzato in una nuvola di fuoco che si espandeva. 

"Guarda la targa!" urlò la voce di Oikawa in un angolo della sua testa, a malapena sopra il rombo del sangue nelle sue orecchie. 

L'uomo coi baffi alzò le mani e Iwaizumi si aspettò di essere di nuovo scaraventato indietro. Ebbe una frazione di secondo per pregare 'Non di nuovo addosso a Oikawa' e inaspettatamente le sue preghiere vennero esaudite, perché invece che indietro venne scaraventato di fianco e atterrò addosso prima al super eroe in tuta blu, per poi finire la sua corsa contro la parete della discoteca, in mezzo alle fiamme. Sentì legno e metallo rompersi e accartocciarsi attorno a lui e l'urlo di Oikawa che gridava il suo nome al di sopra del rombare del fuoco.

Ebbe un paio di secondi per capire cosa stesse succedendo e subito dopo l'uomo in tuta blu lo spinse via, facendolo volare fuori dal cumulo di spazzature in fiamme. Le maniche della giacca stavano andando a fuoco, Iwaizumi se la tolse più in fretta che poté, il fuoco non era qualcosa con il quale potesse permettersi di scherzare nonostante fosse un extra. Quando si voltò l'uomo in tuta blu era sparito, si voltò di nuovo a guardare lo spiazzo aperto e lo vide correre all'inseguimento del furgoncino. Anche il suo compare sembrava essersi ripreso e saltava dietro al veicolo come un lampo di luce rossa. 

Iwaizumi stava per mettersi a propria volta alle calcagna dell'uomo, ma alle sue spalle il fuoco rombò, mandando in frantumi le finestre più vicine. Una scheggia volò come un proiettile proprio sotto il suo occhio. Il fuoco si stava espandendo a una velocità spaventosa, una parte dello stabile era già avvolta dalle fiamme. 

Oikawa lo raggiunse con il fiato mozzo, tenendosi il fianco con la mano buona "Lascia stare il furgone, dobbiamo fare qualcosa. Ushijima è ancora lì dentro e... anche tutti gli altri obnubilati!".

Si guardarono per un lungo momento e poi rientrarono insieme dalla porta sul retro dalla quale erano usciti poco prima. Sul pavimento del magazzino, la ragazza con la coda di cavallo che era ancora distesa dove l'avevano lasciata. Iwaizumi la prese in braccio il più dolcemente che la fretta gli consentisse e seguì Tooru oltre l'arco che portava alla pista da ballo. 

Teneva la testa bassa perché il calore era insopportabile e finì a sbattere contro la schiena di Oikawa, che era rimasto immobile sulla soglia. 

"Cosa c'è, non si passa?" ma l'altro non ebbe bisogno di rispondere perché oltre la spalla poté vedere la pista illuminata a giorno dal fuoco completamente sgombra. 

"Che cazzo!"

"L'evacuazione più rapida della storia" fece Tooru alzando le sopracciglia. 

Tornarono indietro per evitare di attraversare la pista da ballo in fiamme e circumnavigarono la rete che delimitava il cortile sul retro, Tooru davanti, con le sopracciglia bruciacchiate e un grosso livido sulla faccia, Iwaizumi dietro, senza giacca e con la ragazza in braccio. Quando raggiunsero la strada di fronte all'entrata del locale trovarono un'ampia folla intenta a ballare come se la discoteca in fiamme fosse solo un falò sulla spiaggia. 

"Cosa diamine sta succedendo?"  Iwaizumi arricciò il naso, accostandosi a lui sul marciapiede "Non ne ho idea”. 

Un veicolo dei pompieri a sirene spiegate imboccò la strada e ci fu un discreto trambusto perché i ballerini non sembravano affatto intenzionati a spostarsi dal loro posto in mezzo alla carreggiata. 

Oikawa rabbrividì e si bloccò, come se qualcuno lo avesse spintonato. "Il velo è sparito".

Iwaizumi si voltò a guardarlo, Oikawa stava battendo le palpebre preso alla sprovvista come se qualcuno l'avesse schiaffeggiato. 

"Cioè?"

"Leggo di nuovo nel pensiero!" 

Iwaizumi non disse niente, ma Oikawa dovette percepire la sua confusione perché continuò “Parecchi extra come mentali possono farlo. Inibire i poteri mentali degli altri extra è faticoso e non lo si può fare a lungo, ma è una capacità comune. Mia sorella, mio padre e Takeru ne sono capaci, ad esempio”.

“Tu no?” chiese Iwaizumi, mentre affrettavano il passo per raggiungere la folla e il camion dei vigili del fuoco.

Oikawa scosse la testa “Te l’ho detto, non tutti i poteri mentali funzionano nello stesso modo. Mia madre e Takeru sentono i pensieri solo se si concentrano, mia sorella li sente sempre ma se si concentra può smettere di sentirli, mio padre è come me, ma sa usare il velo”.

“Quindi tu sei quello con il potere peggiore?”

Oikawa gli lanciò un’occhiataccia e Iwaizumi non poté fare a meno di sorridere.

Non dissero altro perché individuarono Ushijima che, accanto a un altro individuo che non aveva mai visto, era l'unico a non dimenarsi come un tarantolato.

Iwaizumi con la ragazza in braccio si mise quasi a correre e affrettò anche Oikawa affrettò il passo cercando di stargli dietro.

"Ehi!" urlò per avere l'attenzione di Ushijima. Il poliziotto smise di guardare il tizio che aveva accanto e si voltò verso di loro "Stai bene!"

Ushijima annuì "Sì, Satori mi ha dato una mano" e indicò il tizio accanto a lui che sorseggiava un cocktail fucsia come i propri capelli come se fosse ancora tranquillamente seduto al bancone del bar e non davanti a un incendio. 

Iwaizumi aggrottò le sopracciglia "Ti ha dato una mano? Non sei stato..." Iwaizumi non sapeva nemmeno che parola usare per descrivere la cosa "...sedotto dalla voce di quella ragazza?".

Ushijima annuì "Oh, sì! Ma per fortuna Satori" di nuovo l'indice puntato verso il tizio con il cocktail "mi ha riscosso dal torpore. È un extra pure lui".

Iwaizumi si schiarì la voce "Sì, okay, fantastico, ma cosa è successo a quelli?"

Ushijima e Satori si voltarono verso la bolgia danzante come se si fossero dimenticati di loro "Oh, sì. Ho visto che l'edificio stava andando a fuoco e quindi li ho fatti uscire" spiegò Satori con un'alzata di spalle prima di prendere un altro sorso dalla sua cannuccia. 

"Quello sarebbe il tuo potere?" La domanda di Oikawa era uscita in maniera molto meno cortese di come l'avrebbe posta Iwaizumi. 

Satori annuì ancora "Posso far ballare la gente seguendo la musica che canticchio nella mia testa. Ho detto loro di mettersi in fila e fare il trenino, come alle feste di capodanno".

Iwaizumi batté le palpebre "Il tuo potere è fare ballare la gente?"

Satori annuì ancora. 

"E basta?"

Un altro cenno di sì. "È il potere più inutile e più inquietante che abbia mai visto!" urlò Oikawa. 

Iwaizumi scosse la testa "Okay, va bene. Adesso però puoi farli smettere? Questa ragazza ha bisogno di cure e  tutta questa gente blocca la strada all'ambulanza".

Satori sgranò gli occhi, come si fosse reso conto solo in quel momento di star ancora manovrando quattrocento persone. "Oh, sì, subito!"

Di colpo tutti si bloccarono e si misero a guardarsi intorno con aria sperduta, indecisi sul da farsi e su come fossero finiti lì. 

Il camion dei pompieri fece ripartire la sirena e tutti sobbalzarono lasciando però in fretta passare il veicolo. 

"Ripensandoci è meglio se io e Oikawa ce ne andiamo prima che arrivi la polizia, occupati tu della ragazza: ha battuto la testa" e così dicendo mollò la ragazza tra le braccia di un perplesso Ushijima, che però si affrettò ad annuire. 

Poi si voltò verso Tooru "Andiamo?"

"Subito!"

 

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Capitolo 9
*** Oikawa ***


Eccomi con un nuovo capitolo! Mi spiace per il ritardo, ma questa settimana sono stata via per lavoro e ho avuto pochissimo tempo per scrivere e revisionare il testo. Purtroppo è un periodo molto pieno e temo che questo non sarà il mio ultimo ritardo, cercherò comunque di fare del mio meglio per postare il prima possibile!

Come sempre, grazie per tutto il supporto, spero che questo capitolo vi piaccia! <3

How to hire a superhero on a tight budget

Nono  capitolo

Oikawa

 

Tooru poggiò la fronte sul finestrino e il cellulare all’orecchio. Era tardi, ma supponeva che la persona che stava chiamando fosse ancora sveglia, infatti lo era.

“Ciao Kenma,” dall'altra parte del telefono arrivò un borbottio "ho un paio di richieste per te".

"Mi devi pagare" rispose l'altro, serafico. Oikawa sbuffò "Certo che ti pago. Devo farti un bonifico adesso o puoi almeno sentire la mia richiesta?". Iwaizumi fece un sorrisetto nel vedere l’espressione offesa di Oikawa.

Kenma rimase in silenzio e l’avvocato lo prese come un invito a continuare. "Ho bisogno che cerchi un furgoncino bianco. La targa è 508 15-70."

Kenma dall'altra parte del telefono schioccò la lingua "Vuoi sapere chi è il proprietario?".

"Ovviamente, ma non solo quello, sicuramente sarà rubato, quindi voglio che scandagli tutte le telecamere di sorveglianza dal parcheggio del Vortex e scopri dove si è diretto; non siamo riusciti a inseguirlo." Kenma sbuffò e disse qualcosa che Oikawa non intese bene, ma che suonava molto come "Ci vorrà una vita".

In lontananza sentì i pensieri di Iwaizumi che ripassava mentalmente il percorso per tornare a casa sua. 

"Chiaro?" domandò in tono che non ammetteva repliche e senza badare a Iwaizumi, se la sarebbe cavata da solo. 

La risposta si fece attendere "Sì", era ovvio che Kenma non morisse dalla voglia di mettersi a lavorare su quel preciso incarico.

"Ottimo" continuò Tooru con un'energia inusuale da parte di uno appena stato schiacciato tra un muro e un extra-umano "perché ho anche bisogno di un'altra cosa: l'elenco di tutti gli extra che sparano fiamme dalle mani. Supereroi e civili".

Kenma non parve scomporsi "Di che colore le fiamme?" 

"Di che colore dovrebbero essere delle fiamme?" Iwaizumi sussultò e si voltò a guardarlo, perplesso. 

"Blu, verdi… è una discriminante importante."

"Erano color fuoco. Fiamme...normali? Non so co..."

"Sì, ho capito. C'è altro?"

"No" e come se con quella parola tutte le sue energie si fossero esaurite, d'un tratto si sentì terribilmente stanco e addolorato. Gli facevano male la testa, le braccia e le costole...

"Va bene, ti chiamo quando ho qualcosa" e chiuse la chiamata senza salutare. Oikawa sospirò e poggiò pesantemente la nuca al poggiatesta, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fossero già vicini a casa. Iwaizumi se l’era cavata bene da solo, dopo tutto.

Il ragazzo rimase zitto, ma Oikawa sentiva ribollire i suoi pensieri "Non mi hai fatto male".

Non era del tutto vero, ma sentire Iwaizumi arrovellarsi e sentirsi colpevole per i lividi che gli aveva procurato era una cosa di cui non voleva riempirsi la testa. Voleva dormire, ma era impossibile dopo una serata del genere.

"Davvero?"

"Sì." 

Non c'era bisogno di leggere nel pensiero per capire che stesse mentendo, ma sentì Iwaizumi pensare che fosse meglio lasciar perdere. Bene, non aveva bisogno dei suoi drammi supereroistici. 

Diede un'occhiata all'orologio sul cruscotto: erano le tre. Rimasero in silenzio per qualche minuto, finché Iwaizumi non posteggiò l'automobile di Tooru accanto alla propria moto. 

Si slacciò la cintura e aprì lo sportello, prima di accorgersi che Oikawa non si era mosso. Era rimasto seduto al proprio posto e guardava il cavalcavia in fondo alla strada, senza vederlo. 

"Ti va di venire su a bere qualcosa? Non credo di riuscire a dormire adesso."

Iwaizumi annuì "Va bene".

Gli faceva male tutto, ma cercò di non darlo a vedere mentre superava la porta a vetri dell'atrio e salutava con un cenno il portiere. Vide il proprio riflesso sbiadito nel vetro della guardiola e sentì l’uomo chiedersi se non fosse per caso caduto in un cassonetto. Tooru non poteva biasimarlo: era così che si sentiva. 

Nonostante questo prese mentalmente nota di fargli un dispetto di qualche tipo per aver pensato una cosa del genere su di lui. Alle sue spalle Iwaizumi stava guardando a bocca aperta il lampadario di cristallo che faceva bella mostra di sé nell'ingresso.

'Deve essere ricchissimo' pensò nitidamente, prima di ricordarsi che Tooru gli potesse leggere nel pensiero. Oikawa non poté fare a meno di ghignare. "L'appartamento l'ha pagato mio padre" disse, sventolando la mano verso le scale "Io faccio l'avvocato d’ufficio, più grane e meno guadagno. Però è comodo vivere coi soldi di papi". Gli fece un occhiolino e Iwaizumi alzò gli occhi al cielo. 

“Quindi non era vero che non avresti potuto pagarmi di più!”

“Verissimo, mio padre non mi avrebbe mai prestato i soldi per un tuo compenso. Non crede molto nella mia strategia d’indagine.”

Entrarono in ascensore in silenzio e Iwaizumi studiò imbronciato le loro facce riflesse nello specchio, non erano pensieri precisi, ma non era contento. Oikawa provava gli stessi sentimenti, l’incursione al Vortex era stata una catastrofe su tutta la linea. 

"Chi sono quelli, secondo te?" domandò quando il 'pling' dell'ascensore annunciò l'arrivo all'undicesimo piano. "Se ne avessi idea non avrei chiesto a Kenma" replicò Oikawa infilandosi la mano buona in tasca alla ricerca delle chiavi. 

"Amici o nemici?". Lo disse in tono scocciato, come se stesse spiegando a un bambino tonto. Oikawa aveva capito benissimo da subito cosa intendesse, si strinse nelle spalle e fece schioccare la serratura "Il nemico del mio nemico è mio amico? Non ne ho idea". La porta scattò in avanti. 

Il cervello di Iwaizumi fece un'altra capriola: a quanto pareva anche casa sua gli piaceva come gli era piaciuto l'atrio, ma non fece nessun commento esplicito, quindi Oikawa fece lo stesso. 

"Birra o sakè? Ho anche del shochu."

Iwaizumi si morsicò le labbra, pensando al fatto che avrebbe voluto qualcosa di più forte, ma che forse sarebbe stata meglio una birra. 

"Ti prendo il shochu." Non aspettò una risposta verbale e si avviò verso la vetrinetta degli alcolici.

Vide di nuovo il proprio riflesso indecoroso sul vetro e si morsicò il labbro, avrebbe davvero voluto farsi un bagno. O almeno lavarsi con l'acqua calda. Aveva male ovunque, forse quella avrebbe lenito i suoi dolori almeno un po’. 

Si voltò verso Iwaizumi con la bottiglia di shochu nella mano sana. Iwaizumi gironzolava per il salotto e sarebbe stato facile indovinare il suo disagio anche senza leggergli nel pensiero.

"Senti...vorrei lavarmi, sono tutto sporco e avrei bisogno di scaldarmi un po'.” Iwaizumi alzò la testa e lo guardò.

"Però avrei bisogno di una mano…" Iwaizumi arrossì e Oikawa fece lo stesso. 

"Potresti legarmi un sacchetto intorno al braccio, dopo che mi sarò svestito? Con una mano sola faccio davvero fatica. Ho rischiato di bagnarmi il gesso tutte le volte che ho tentato di lavarmi, in questi giorni."

Iwaizumi annuì in fretta, sollevato nello scoprire che la richiesta fosse molto semplice. Nonostante questo Oikawa riusciva a indovinare il suo imbarazzo. 

Alzò le sopracciglia "Vuoi lavarti anche tu? Il mio bagno è grande e siamo finiti entrambi in mezzo alla spazzatura".

Iwaizumi fece un sorrisetto "Ho i capelli che mi puzzano di fumo per colpa dell'incendio".

"Puzzi sempre di fumo, non dare la colpa all'incendio!"

Iwaizumi fece finta di tirargli un calcio e Oikawa rimase immobile sapendo che non l'avrebbe colpito davvero. 

"Non fare il bullo con me, posso prevedere le tue mosse. Il bagno è di là" e voltandosi fece strada. 

Si lavarono in silenzio, mentre l'acqua bruciava meravigliosamente la pelle di Oikawa, ma non era l'unica cosa che sentiva bruciare. 

La mente di Iwaizumi gli faceva venire la pelle d'oca. Non quello che davvero pensava: per tutto il tempo che rimasero uno accanto all'altro a insaponarsi Iwaizumi rimase concentrato sulla sua saponetta e sui due extra che avevano inseguito il furgoncino, ma sotto - come se fosse sottopelle - era irrequieto e il suo umore riempiva di elettricità il bagno pieno di vapore. 

Gli lanciò un'occhiata fugace, ma Iwaizumi parve non accorgersene nemmeno.

Si erano asciugati senza guardarsi e Iwaizumi, ancora in mutande, l'aveva aiutato a sciogliere il nodo del sacchetto con cui aveva avvolto il gesso. Quando le dita avevano iniziato a lavorare sulla plastica la sua mente aveva iniziato a riempirsi delle note dell’inno nazionale.

Oikawa aveva aggrottato le sopracciglia, ma non aveva detto niente. 

Quando erano tornati al shochu Oikawa si sentiva scottare, l'acqua calda l'aveva fatto stare meglio, ma si sentiva intorpidito e la mente di Iwaizumi scottava altrettanto.

Sotto i pensieri in cui riviveva la battaglia al Vortex e l'inno nazionale c’era un vulcano. Era come se gli stesse facendo il solletico al cervello e Oikawa sapeva benissimo cosa significava, anche se non l'aveva mai provato con l’inno nazionale in sottofondo. 

Prese un sorso di dal suo shochu cercando di ignorare Iwaizumi che fremeva sul divano accanto a lui. 

"La smetti?" sbottò, d'un tratto, rimettendosi con la schiena dritta per darsi un tono e guardandolo torvo. 

Iwaizumi sobbalzò e per poco non ribaltò il shochu che aveva nel bicchiere "Di fare cosa?".

Il vibrare elettrico del suo cervello si affievolì per un attimo, poi Tooru lo sentì pensare che con i capelli scompigliati fosse molto carino, subito dopo ricominciò all'inno nazionale. 

Maledisse mentalmente Kenma per aver dato a Iwaizumi quell'idea. 

“Non mi hai detto tutto di te e Ushijima, vero?” chiese con voce morbida, come se l’acqua calda gli avesse sciolto tutti i muscoli e anche il cervello.

Oikawa lo guardò e rimase in silenzio per alcuni lunghi secondi. 

“È per via di mia sorella.”

Le pupille di Iwaizumi si rimpicciolirono, mentre stringeva il bracciolo del divano con la mano. Oikawa si sarebbe preoccupato della salute della propria mobilia, se nella mente di Iwaizumi non si fosse formata l’immagine, nebulosa ma orribilmente ovvia, di Ushijima intento in un incontro intimo con sua sorella. 

“Oddio, no!” la risposta gli uscì fuori con un grido prima ancora che Iwaizumi avesse il tempo di formulare a parole qualsiasi domanda. 

“Per la misera, no! Ushijima è…super gay e mia sorella ha molto più amor proprio di quanto ne abbia io. Non sarebbe mai andata con uno del genere.”

Iwaizumi fece una smorfia “La smetti di parlarne come se fosse una lumaca di mare? A me Ushijima sembra una compagnia molto migliore di quanto non sia tu!”

Oikawa si ritrasse e fece una smorfia esagerata per fingersi offeso. A Iwaizumi piaceva Ushijima, glielo aveva letto nella mente appena li aveva visti insieme, ma non era vero che non gli piacesse anche la sua compagnia; anche se non lo stava pensando esplicitamente era ovvio dal calore che i suoi pensieri gli trasmettevano. 

“Se non ti piace la mia compagnia, quella è la porta!” e con un gesto plateale puntò il dito verso l’entrata. Iwaizumi sbuffò e si mise più comodo sul divano “La compagnia non mi piace, ma il shochu è ottimo. Credo che resterò ancora un po’”.

Oikawa fece un sorrisetto e poggiò a propria volta la schiena contro lo schienale. Sorseggiarono ancora per qualche minuto il liquore in silenzio, poi Oikawa riprese "Mia sorella pensa che la sparizione di Takeru sia colpa mia...". 

Lo disse senza guardarlo, non voleva vederlo. Avrebbe anche voluto non dover sentire i suoi pensieri, ma percepì l'umore dell'altro rabbuiarsi. 

"E tu pensi sia così?"

Respirare era diventato d'un tratto più faticoso. Fece oscillare il shochu e rispose continuando a guardarlo, come se ci fosse qualcosa di incredibilmente interessante in fondo al bicchiere "Un po' sì".

"Cosa è successo?"

Oikawa si morsicò le labbra e lanciò all'altro una rapida occhiata, prima di concentrarsi sul suo bicchiere "Takeru è venuto a stare da me per frequentare la scuola inglese. Nella città dove abita mia sorella non ce ne sono di così prestigiose".

In un angolo della testa di Iwaizumi si compose il pensiero 'avvocati ricchi', ma non era una critica, più una constatazione. "Allora, beh, è venuto a stare a casa mia e dopo un po' ho conosciuto Ushijima".

L'attenzione di Iwaizumi aumentò, non riusciva a capire come le due storie fossero correlate. 

"Ushijima mi ha chiesto di entrare in polizia come consulente civile."

"Oh, wow! E tu ovviamente gli avrai detto che era un pezzente."

"Ehi, no! Ma per chi mi hai preso?" Oikawa si sentì sinceramente offeso. 

"Ah no? Quindi ora fai il consulente civile?"

"No, come già sai. Ma l'idea mi piaceva e piaceva anche a Takeru. Lui voleva fare il supereroe."

Iwaizumi scrollò le spalle "Beh, a quanto pare è molto più coraggioso di suo zio!" e allungò la mano per dare un pizzicotto alla coscia di Oikawa. 

Tooru sobbalzò, non ribaltando il shochu per un pelo. "Ti odio. Sapevo che lo stavi per fare, ma sei stato troppo veloce" disse, imbronciato. 

Iwaizumi gli fece una linguaccia. 

"Quindi? Cosa è successo?"

"Sono successi i miei genitori e mia sorella. Lo sai già che sono un extra non registrato, vale ovviamente per tutta la mia famiglia, compreso Takeru. Per partecipare alle indagini come consulente civile avrei dovuto a un certo punto ammettere di essere un extra. Non sarebbe stata una cosa facile da nascondere."

Iwaizumi annuì. "Ai miei ovviamente il piano non piaceva, gli extra non registrati se vengono beccati vanno incontro a guai seri. Multe salate, a volte anche la reclusione. In più, beh, io sono un avvocato d'ufficio: non ho così tanto da perdere, ma i miei hanno uno studio di successo. Per loro sarebbe un disastro."

Iwaizumi si morsicò l'interno della guancia e abbassò lo sguardo. Tooru si chiese per un momento se per caso non stesse pensando di denunciarlo personalmente, ma i pensieri di Iwaizumi erano andati ai suoi genitori. Se li stava immaginando come una coppia di anzianotti vestita elegante. Non somigliavano affatto ai suoi genitori, ma era chiaro quale fosse la proiezione di Iwaizumi: stava pensando a quanto fosse sbagliato il loro modo di pensare. 

Oikawa si morse il labbro "Non essere così duro con loro. Non è solo per i soldi". 

Iwaizumi era palesemente scettico "Molta gente non ci vuole stare accanto. È spiacevole..."

Tooru sentì che si stava dispiacendo, i suoi pensieri si fecero più pesanti. 

"E poi?"

Oikawa fece un sorrisetto senza allegria "Mia sorella pensa che io abbia preso in considerazione la proposta solo perché mi piaceva Ushijima. Pensa che sia stata colpa mia se Takeru si è riempito la testa di idee sui supereroi”. 

Emise un lungo sospiro “Dall’altra parte, Takeru pensa che io sia un codardo perché non mi sono messo contro la famiglia. Abbiamo litigato l’ultima volta che l’ho visto”. Sentì gli occhi diventare umidi e ricacciò indietro un singhiozzo “L’ultima volta che l’ho visto mi ha detto che gli facevo pena” il cuore aveva iniziato a battergli così forte che a malapena si accorse che Iwaizumi gli si era avvicinato “Poi è sparito, l’hanno preso. Se queste le ultime parole che…”. Non finì la frase, ma l’altro aveva capito. 

Tirò su col naso e cercò di ricomporsi “Sta di fatto che ora mia sorella pensa che abbia scelto te perché sei un bel ragazzo. Non ha un'opinione molto alta di me da quando abbiamo bisticciato per la storia del consulente civile".

Iwaizumi ghignò "Tua sorella pensa che io sia un bel ragazzo?"

"Sei sicuramente almeno un sei, al massimo sette. Non ti emozionare, Iwa-chan!"

L'inno nazionale aveva smesso di ronzare nella sua mente, mentre i pensieri caldi di Iwaizumi sembravano tutti concentrati sui suoi occhi. La sua mente emise quello che Oikawa avrebbe potuto descrivere come un sospiro, un tentativo di allentare la tensione, ma la pressione calda era sempre lì, anche se Iwaizumi si impegnava a non esprimere nessun pensiero coerente. 

Oikawa poggiò la mano sulla sua guancia e si chinò su di lui chiudendo gli occhi.

Sentì distintamente un 'oh sìììììì!" mentale che sarebbe stato ridicolo se lui non fosse stato abituato a sentir ben di peggio in qualsiasi momento.

Le loro bocche si sfiorarono e poi di scontrarono con forza. Oikawa sentì lo schiocco del bicchiere poggiato sul tavolino da tè e poi il braccio di Iwaizumi che gli passava dietro il collo. 

Infilò il braccio ingessato tra Iwaizumi e il divano e si aggrappò a lui con forza mentre l'altro gli succhiava le labbra. La sua mente era un turbinare di pensieri indistinti, Oikawa si sentiva avvolto nel corpo, nella mente e nel calore del ragazzo. 

I pensieri di Hajime ebbero uno scossone, come se il suo corpo fosse stato colpito da un fulmine, quando il cellulare di Oikawa si mise a suonare. 

Tooru si staccò da lui con uno scatto, come se si fosse reso conto solo in quel momento di ciò che stavano facendo. 

Gli occhi di entrambi cercarono febbrilmente il telefono e Oikawa fu il primo a individuarlo sul tavolino da té. Si lanciò in avanti e lo afferrò, per poi premerselo contro l’orecchio. “Sì, Kenma?”

“Ho qualche notizia per te” disse una voce strascicata dall’altra parte del telefono. Oikawa poteva sentire il ticchettio dei tasti del laptop in lontananza. 

“Ho trovato il tuo furgoncino. Si è andato a schiantare contro un palo nei pressi della stazione di Ogi-Ohashi. A quanto pare i due extra che lo inseguivano, il power ranger blu e quello rosso, hanno finito per farlo sbandare”.

“Oh, cazzo. L'hai scoperto in così poco tempo seguendo le telecamere di sicurezza?” domandò, sinceramente impressionato. 

“Nah, è uscita ora la notizia al telegiornale notturno. Accendi la TV.” Oikawa sbuffò, ma si lanciò sul telecomando per accenderla. Cambiò canale un paio di volte, evitando una televendita di padelle e una replica di un reality show dei primi anni 2000, prima di trovare un telegiornale. Sullo schermo campeggiava la foto del furgoncino bianco il cui muso era rientrato a causa del forte impatto contro il palo della luce. 

Oikawa arricciò il naso, mentre Iwaizumi guardava lo schermo a bocca semi aperta. 

“A quanto pare le persone che c’erano dentro sono tutte illese. Erano sotto l’effetto del potere di un extra e non ricordano nulla. L’uomo che guidava il furgone è scappato.” 

Il telegiornale mostrò il video a bassa definizione di una videocamera di sicurezza. Le immagini non erano nitide, ma l’uomo che scappava e i due extra blu e rosso che lo inseguivano erano ben identificabili.

“Dimmi qualcosa che non so” ringhiò Oikawa.

“Ho l’elenco di extra che mi hai chiesto, te l’ho mandato per mail. Quando avrò scoperto qualcosa in più dai filmati mi farò sentire” e così dicendo riattaccò.

Oikawa guardò lo schermo spento del telefono per qualche secondo, come inebetito, prima di entrare nella sua mail e scaricare il file. "Ci sono un bel po' di nomi da guardare..." disse quasi tra sé prima di voltarsi di nuovo verso Iwaizumi.

Solo a quel momento si ricordò che cosa stavano facendo prima che Kenma li interrompesse e deglutì in difficoltà.

"Vuoi andare a parlare con loro personalmente?" era una domanda stupida e Iwaizumi la stava facendo solo per riempire il silenzio imbarazzante. Certo che avrebbe dovuto incontrarli, se no non avrebbe potuto leggere i loro pensieri: annuì.

"Bene" fece poi Iwaizumi, senza guardarlo. Tracannò quel poco di liquore che era rimasto nel suo bicchiere e si alzò di scatto. "Allora è meglio che vada a dormire, domani ho il turno di mattina al bar. Chiamami quando hai deciso quando e dove andare."

Oikawa annuì e Iwaizumi sparì dietro la porta d'ingresso.

 

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Capitolo 10
*** Iwaizumi ***


Eccomi di nuovo in ritardo con un’altro capitolo!

E’ un po’ un filler, ma secondo me era giusto metterlo, spero almeno vi strappi un sorriso!

(Questa è la prima volta che scrivo di un determinato personaggio, temo non mi sia venuto super IC, ma ho fatto del mio meglio!!)

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Decimo capitolo

Iwaizumi

 

Quando Iwaizumi parcheggiò la moto Oikawa era già davanti al locale. Aveva pensato al loro bacio tutto il giorno, chiedendosi come sarebbe stato rivederlo dopo averlo baciato in quel modo. Ricacciò il pensiero in un angolo remoto della mente, per non farsi sentire da Oikawa e si tolse il casco. 

Il posto sembrava tranquillo e ben illuminato, non come l'izakaya in cui l'aveva portato la prima volta che gli aveva chiesto di seguirlo. 

"Cerca di non far arrabbiare nessuno questa sera: questo posto sembra avere del buon cibo, vorrei tornarci." 

Oikawa scrollò le spalle "Questo lavoro è così tranquillo che avrei potuto venire da solo, ma non volevo che rimanessi a casa in solitudine ad annoiarti, so che hai una vita triste".

Iwaizumi si accigliò "Ma senti..." non fece in tempo a finire la frase che Oikawa si voltò con una piroetta e spinse la porta a vetri del locale "Sbrigati, questi onigiri non si mangeranno da soli!".

Lo spazio era piccolo e i tavoli pochi, ma riuscirono comunque ad accaparrarsi un paio di posti. Oikawa avrebbe voluto sedersi al bancone, ma i tre sgabelli erano già stati occupati da altrettanti avventori. Iwaizumi lo guardò mentre allungava il collo per vedere l'uomo che lavorava nella cucina a vista. Approfittò della loro posizione sfortunata, che impediva loro di sentire chiaramente cosa si dicesse in cucina, ma che impediva agli altri di ascoltare cosa dicessero tra di loro, per domandare a bassa voce "Immagino che il nostro target sia il cuoco". Oikawa fece schioccare la lingua senza spostare gli occhi dall'uomo che dietro il bancone modellava onigiri "Entrambi".

Iwaizumi aggrottò le sopracciglia "Entrambi chi?".

Fu allora che, con un frullio di tende, dalla porta sul retro entrò un uomo identico al cuoco in tutto e per tutto. 

Iwaizumi batté un paio di volte le palpebre. Guardò il cuoco e poi guardò il nuovo venuto che stava poggiando una bibita alle erbe sul tavolo accanto a loro. "Sono gemelli?"

Oikawa, dopo aver squadrato anche il cameriere, si voltò di nuovo a guardare Iwaizumi. “No, è un caso che siano identici e abbiano anche lo stesso cognome” Iwaizumi gli tirò un calcio sotto al tavolo e Oikawa strizzo gli occhi. "Wild Flame" disse solo, tirando su col naso, forse Iwaizumi aveva colpito un po’ più forte di quanto volesse.

"Wild Flame? Quello che ha salvato tutti quegli operai quando ci fu il rogo alla fabbrica Suzuki?" domandò, emozionato, impegnandosi però per mantenere un tono di voce basso. Oikawa annuì di nuovo. 

"Chi dei due?"

"Te l'ho detto: entrambi."

"Entrambi sono Wild Flame? Ma ce n'è solo uno!"

Oikawa sporse il labbro inferiore e alzò le spalle "Immagino che si diano il cambio, quando uno salva i cittadini dagli incendi l'altro li salva dalla fame con gli onigiri". 

Iwaizumi si passò una mano sulla faccia. Rimasero in silenzio per qualche secondo, durante il quale Oikawa si guardò in giro instancabilmente. Probabilmente non sarebbe stato giudicato un comportamento normale per uno che volesse solo mangiare, ma nessuno fece caso a lui.

"Senti qualcosa di interessante?"

Oikawa fece una smorfia "La signora qua accanto ha appena scoperto che il marito la tradisce. Osamu Miya" accennò al cuoco con la testa "è preoccupato perché hanno finito il katsuobushi per questa sera". Iwaizumi rimase impassibile, ma non poté fare a meno di pensare che fosse proprio il ripieno che aveva voglia di mangiare. Oikawa sbuffò "Non lagnarti, puoi prendere lo shiozake, quello ce l'hanno".

Iwaizumi aprì la bocca esasperato "Non mi stavo lagnando, non mi leggere nel pensiero!”

“Non posso non farlo!” ribatté l’altro, con voce più acuta del solito, colpito nel vivo.

Iwaizumi sbuffò “Che altro?”

“Atsumu si è schiacciato un dito nella porta antincendio mentre cercava le bibite nel retro del locale.” Oikawa si zittì e si mise composto di fronte a lui.

“Tutto qui?” Alzò le sopracciglia e si protese in avanti verso l’altro che, per tutta risposta, scrollò le spalle “Dovrò fare domande, a quanto pare”.

Iwaizumi sospirò “Ti prego, non farli arrabbiare, non sono ignifugo”.

Oikawa non gli rispose e si mise a guardare la piccola televisione appesa in alto sopra la cucina, ma ben visibile anche da dove si trovavano loro. Sullo schermo si susseguivano immagini di una partita di pallavolo. Distolse lo sguardo solo quando il cameriere - Atsumu o Osamu? Iwaizumi non se lo ricordava - si appropinquò al loro tavolo con un blocco per gli appunti in mano.

Puntò l’indice verso Oikawa e poi verso Iwaizumi, come se fosse una pistola, e disse “Abbiamo finito il katsuobushi, quindi non lo ordinate!”, il tutto masticando una gomma a bocca aperta.

Li guardò come se l’avessero estremamente offeso, anche se nessuno aveva ancora cercato di ordinare il katsuobushi.

“Perché non sintonizzate la televisione sul telegiornale? Vorrei sapere cos’è successo con quel caso degli extra rapiti” pensò bene di chiedere Oikawa, come se il loro cameriere non fosse già abbastanza mal disposto nei loro confronti. 

Iwaizumi non era uno schizzinoso, ma non avrebbe voluto rischiare che gli sputassero nel piatto. Evidentemente Oikawa non aveva imparato niente dal proprio braccio rotto. 

Atsumu (sì, quello doveva essere Atsumu) fissò Oikawa assottigliando gli occhi come se si stesse preparando a colpire in qualche modo.

“Non ce l’hai la televisione a casa?”

Oikawa batté le palpebre civettuolo, come se non avesse colto la vena di fastidio nel tono del suo interlocutore “Sì, ma volevo vedere la vostra” e con il braccio sano indicò il minuscolo apparecchio con il tubo catodico che troneggiava in alto, attaccato al muro.

Atsumu aprì la bocca per rispondere, ma Iwaizumi batté entrambi i pugni sul tavolo facendo sobbalzare entrambi.

Sia Atsumu che Oikawa si voltarono a guardarlo, con tanto d’occhi. Una volta aveva visto un gufo, durante uno spettacolo di falconeria, Oikawa gli somigliava terribilmente.

“Io voglio un onigiri con ripieno di shiozake” annunciò. Ci fu un momento di silenzio e poi Atsumu si riprese e si mise a scrivere sul proprio blocco note. “Certo” scribacchiò, poi alzò di nuovo gli occhi su Oikawa “A te consiglio la variante con gamberi e maionese”.

Oikawa esitò, ma poi si esibì in un sorriso plastico “Preferirei anche io lo Shiozake, grazie mille”.

Atsumu schioccò la lingua e gli lanciò un’altra occhiataccia, prima di girarsi e raggiungere il bancone.

Appena fu abbastanza lontano Oikawa si protese in avanti e sussurrò concitato “Gli è appena andata a male una partita di gamberi, li voleva rifilare a me!”

“Mi domando come mai, ti eri subito dimostrato un cliente adorabile.” 

Oikawa sbuffò e cercò di incrociare le braccia, per poi ricordarsi che con un braccio ingessato non fosse cosa semplice.

“Che cosa stavi cercando di fare? Hai visto tutti i telegiornali regionali e nazionali che parlavano dell’incidente da quando siamo tornati dal Vortex.”

“Stavo cercando una scusa per parlarne!”

“Mi sembra che non sia andata molto bene”.

“Dici?” chiese, sarcastico.

Iwaizumi ridacchiò e pensò che con quel cipiglio fosse carino, poi ripensò al loro bacio. Si ricordò che Oikawa poteva leggergli nel pensiero quando lo vide arrossire.

Distolse il pensiero e si concentrò su uno sbecco del tavolo in legno: chissà come aveva fatto a rovinarsi.

Oikawa si schiarì la voce “Non abbiamo più parlato di sabato sera”.

“C’è qualcosa di cui parlare?” chiese Iwaizumi alzando lo sguardo, voleva fingere indifferenza, ma anche se stava cercando di pensare il più intensamente possibile al shiozake del suo onigiri sapeva che Oikawa riusciva ad avere almeno un’idea vaga di quali sarebbero stati davvero i suoi pensieri.

Per un secondo la sua mente inciampò e Iwaizumi visualizzò di nuovo, con eccessiva chiarezza, il bacio che lui e Oikawa si erano dati seduti sul divano. Oikawa si irrigidì, ma poi gli fece un sorriso “Eravamo scossi entrambi, a volte capita”.

Iwaizumi colse la palla al balzo e annuì “Certo”. D’un tratto aveva voglia di fumare, si tastò le tasche della giacca alla ricerca del pacchetto di sigarette. Le trovò e se ne mise una in bocca, poi ripeté l’operazione, solo per rendersi conto di aver perso l’accendino.

“Che palle!” borbottò, con la sigaretta già in bilico sul bordo delle labbra. “Non è che avresti in accendin…” non fece in tempo a finire la frase perché si ritrovò di nuovo davanti il cameriere che teneva una mano sotto un piatto pieno di onigiri e l’altra con il pollice alzato sotto il suo mento. Iwaizumi batté le palpebre, dalla punta dell’unghia si sprigionava una fiammella.

“Grazie” biascicò, avvicinando la punta della sigaretta alla fiamma. La brace si accese e il cameriere ritirò la mano. “Prego” e poi si voltò andando a servire gli onigiri al tavolo accanto.

“Wow!”

Oikawa sbuffò rumorosamente e si stravaccò meglio sul divanetto “Cosa c’è di così incredibile? Non ti ricordavi più perché fossimo qui?”

Iwaizumi si accigliò, distogliendo lo sguardo da Atsumu e prendendo finalmente una boccata dalla sigaretta.

“Sì, ma non mi aspettavo che mi…mi accendesse una sigaretta. L’ho visto combattere in alcuni servizi del TG e non pensavo potesse essere così…” si fermò cercando la parola giusta “…delicato?”

Oikawa alzò gli occhi al cielo e sbuffò ancora, poi si rimise composto e si voltò a propria volta a guardare Atsumu, imbronciato. “È un esibizionista.”

Quando si rimise di fronte a Iwaizumi aveva un sorriso furbo tutto nuovo stampato in faccia.

“Perché le domande non gliele fai tu?”

Iwaizumi storse la bocca, come se la sua sigaretta avesse assunto, d’un tratto, un saporaccio “E perché mai? Non avevi detto che avrei solo dovuto guardarti le spalle? Adesso faccio anche gli interrogatori?”

“Gli piaci, è evidente” disse, facendogli l’occhiolino.

“Evidente per te che leggi nel pensiero! Non trattarmi come un idiota”

Oikawa lo ignorò “Anche io gli piaccio, ma ha anche pensato che gli piacerebbe schiaffeggiarmi e sinceramente non credo che il gioco valga la candela”.

‘Quasi tutti vorrebbero schiaffeggiarti’ pensò Iwaizumi, prima di potersi trattenere.

“EHI!” Oikawa fece il broncio “Sei crudele!”

Iwaizumi prese un’altra boccata di fumo e si strinse nelle spalle.

“Per tua informazione" continuò Oikawa, questa volta a voce bassissima “sono io quello che legge nel pensiero e quelli che mi vogliono schiaffeggiare non sono così tanti come pensi tu. In ogni modo, preparati una storia, perché voglio che tu faccia parlare Atsumu Miya”.

Iwaizumi poggiò i gomiti sul tavolo e si chinò in avanti “Non hai visto niente quando hai chiesto di cambiare canale?”

Oikawa si fece ricadere mollemente contro lo schienale del divanetto “No, si è subito inalberato e ha pensato a quella volta che un tizio ha lanciato un onigiri contro lo schermo. A quanto pare c’è voluto un bel po’ sia per convincere il tizio a uscire, sia per ripulire la televisione”.

Iwaizumi lo imitò e si rimise seduto composto “Non pensi che se fosse stato coinvolto avrebbe pensato a qualcosa di diverso?”

Oikawa annuì “È probabile, ma non si è mai abbastanza sicuri”.

Iwaizumi scosse la testa “Sei uno stronzo e vuoi solo farmi fare un po’ di show”.

Oikawa sorrise, era un sorriso da iena “Già che siamo qui fammi divertire, Iwa-chan, e fughiamo ogni dubbio”.

Sorrise anche Iwaizumi, ritornando serio subito dopo quando vide il cameriere avvicinarsi con i loro onigiri.

“Per voi” annunciò Atsumu Miya, guardando solo Iwaizumi che gli rispose con un mezzo sorriso di apprezzamento. Il cameriere poggiò prima un piatto davanti a Oikawa e poi il secondo davanti a Iwaizumi, senza distogliere lo sguardo da lui.

“Ehi, ma i miei onigiri sono sfacciatamente più piccoli!” Iwaizumi gli rifilò un calcio sotto il tavolo e Oikawa guaì, ma si ammutolì, forse percependo il roboante ‘stai zitto’ che pensò al suo indirizzo.

“Carino quel gioco con il fuoco che hai fatto prima, non mi sono mai acceso la sigaretta sul pollice di qualcuno. Lo sai fare con le altre dita?”

Atsumu emise uno sbuffo divertito e aprì la mano davanti a Iwaizumi: una fiammella si accese prima sul suo pollice, poi sul suo indice e di seguito sulle altre dita.

“Oh” per qualche motivo Iwaizumi era sinceramente impressionato. Non è che nella sua vita da supereroe non avesse mai visto niente di decisamente ‘oltre la norma’, ma quell’abilità era senza dubbio interessante. 

“Se vuoi a casa ho un sacco di candele da accendere” disse Atsumu con la voce molto più bassa di poco prima. Era una delle peggior frasi da rimorchio che avesse mai sentito, ma Iwaizumi pensò che sarebbe andato volentieri a vedere quelle candele.

Con la coda dell’occhio vide Oikawa che fingeva di vomitare.

Iwaizumi sorrise ad Atsumu “Sembra allettante ma” storse la bocca per un secondo, come se fosse stato colpito da una fitta di dolore, ma poi riprese a sorridere “sono sopravvissuto per un pelo a un incendio sabato scorso”.

Atsumu si accigliò e si mise a sedere sul tavolo, ignorando del tutto Tooru e non ribaltando per pura fortuna il suo piatto di onigiri. La sua attenzione era tutta su Iwaizumi e Iwaizumi pensò che se anche gli onigiri di Oikawa fossero caduti per terra Atsumu non se ne sarebbe dato pena.

“Un incendio?” aprì di nuovo la mano e una scia di fiammelle si accese con il movimento circolare di un fornello. Chiuse il pugno e le fiammelle si spensero.

“Al Vortex?”

Iwaizumi si mise in bocca la sigaretta e annuì. Atsumu aggrottò le sopracciglia “Deve essere stata una brutta esperienza per qualcuno che non sia ignifugo” poi aggiunse “Io lo sono”.

Iwaizumi sorrise e annuì, mentre Atsumu continuava a parlare.

“A casa mia posso offrire anche qualcosa di più interessante delle candele, se vuoi.”

Oikawa stava fingendo di impiccarsi con la cravatta, Iwaizumi lo ignorò e continuò.

“Le candele non dovrebbero essere un problema finché non danno fuoco al resto della casa. Cioè, non è che ti metteresti a fare come quel tipo con la tutina che si vede ai telegiornali…” Atsumu si morse il labbro “Ho visto quel tipo” si mise più composto, per quanto qualcuno seduto su un tavolo potesse mettersi più composto “Non è che abbia fatto niente di così difficile, ma non c’è bisogno di tutto quel fuoco per accendere le candele”. Gli fece un occhiolino e il sorriso di Iwaizumi si allargò.

Oikawa fece faticosamente segno del time-out pur con il braccio ingessato, mentre scuoteva la testa. 

Iwaizumi lo ignorò e aprì la bocca per rispondere, ma la voce dei cuoco sovrastò il chiacchiericcio del locale “I tavoli sono fatti per i piatti, non per i culi! Ti vuoi alzare da lì? Ci sono gli onigiri per il tavolo due, brutto imbecille! Basta provarci con i clienti!”

Atsumu saltò giù dal tavolo e si diresse al bancone come una furia, puntando un dito indice infuocato contro il fratello “Sei tu che sei un bacchettone di merda! E i suoi onigiri fanno schifo!”

“Se sei così bravo perché non vieni a cucinarli tu! E togli quella mano dal plexiglass che lo fondi di nuovo, stupido!”

In un attimo il piccolo ambiente si riempì dell’odore acre della plastica bruciata.

Oikawa fece una smorfia e poggiò il gesso sul tavolo “Okay, decisamente non è lui. Andiamocene!”

Iwaizumi aggrottò le sopracciglia allungando una mano verso i suoi onigiri “Cosa? Non ho ancora mangiato!”

Il collo di Oikawa si tese e il suo ciuffo ondeggiò mentre scuoteva la testa a destra e a sinistra "Secondo me quello ci impasta anche i peli del cazzo in mezz..Auch! Ehi!”

“Zitto” Iwaizumi ritirò sotto il divanetto il piede con cui gli aveva tirato un calcio e addentò il suo onigiri. Oikawa fece una pernacchia e gli lanciò la ricevuta accartocciata “Ci ha scritto il suo numero, se vuoi andare a vedere la sua collezione di candele”.

 

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Capitolo 11
*** Oikawa ***


Salve a tutti, torno con un inaspettato anticipo! Non sono certa che riuscirò a mantenerlo, ma ci provo. :D

Giuro che quello che succederà nel capitolo avrà un senso, anche se sul momento sembreranno cose a caso. XD

Come sempre, grazie per essere passati e aver dedicato tempo a leggermi. Buona lettura! <3 

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Undicesimo capitolo

Oikawa

 

Oikawa scese alla fermata della metro dove lui e Iwaizumi avevano appuntamento e si mise ad aspettarlo, ancora con la sua borsa di pelle in mano. Non aveva avuto tempo di riportarla a casa, ma supponeva che il suo vestiario elegante l’avrebbe aiutato a darsi un tono.

Si voltò quando sentì un fischio alle sue spalle "Oh, wow! Come sei tutto incravattato oggi, avvocato!"

Oikawa gli fece una linguaccia, Iwaizumi lo stava prendendo in giro, ma pensava che vestito così stesse bene. 

"Beh, la Corte richiede un dress code di un certo tipo. Lo chiedono anche a te al bar dove lavori?"

Iwaizumi pensò che se avesse avuto i poteri del tizio del Vortex l'avrebbe incenerito. Oikawa sorrise "Per fortuna non li hai".

Iwaizumi scosse la testa e si mise le mani nelle tasche dei jeans. "Hai detto che questo è l'ultimo della lista di Kenma?"

Oikawa annuì. 

Avevano visitato varie decine di extra che potevano sparare fuoco dalle mani: un paio erano in una casa di riposo in periferia e ormai non avrebbero nemmeno potuto accedere i bastoncini di incenso sulle proprie future lapidi; cinque o sei bambini delle elementari erano stati direttamente depennati; il capo vigile del fuoco, un tizio molto ansioso e molto stressato per le dimissioni del suo vice, che a quanto pareva aveva mollato il lavoro per andare a pescare pesce spada in Italia, era stato cassato dopo un breve colloquio; un vetraio che non poteva essere il colpevole perché quel sabato era con l’amante, e la sua unica preoccupazione era che la moglie non lo venisse a sapere, e un ex commercialista che aveva detto loro che quando si innervosiva dava fuoco a tutto ciò che aveva intorno, a quanto pareva l'invenzione del Cloud gli aveva salvato la vita, ma poi un hacker gli aveva rubato tutti i documenti. In ogni modo, avevano perso un sacco di tempo e non avevano trovato niente di utile. 

"Come si chiama il nostro prossimo uomo?"

Oikawa si morsicò il labbro e gli passò il foglio sul quale un ultimo nome non ancora cancellato spiccava evidenziato in giallo. 

"Lui? Pensi che sia lui?"

"Assolutamente no! Per questo l'ho lasciato per ultimo, pensavo che avremmo trovato il colpevole molto prima!"

Iwaizumi alzò gli occhi dal foglio e li piantò su Oikawa "Quindi entriamo lì e..."

"Fingiamo un saluto. Tu, dato che sei tanto bravo, lo interroghi e io gli leggo la mente. Non troveremo niente ma almeno potremmo dire di non aver lasciato intentata nessuna pista."

Iwaizumi aggrottò le sopracciglia "Ma non possiamo andarlo a trovare a lavoro senza una scusa. Non possiamo aspettare che esca e fingere di passare di qui per caso?"

Oikawa sbuffò infastidito "Non ho tempo da perdere con quello lì. Tanto sarà un buco nell'acqua, ci vorranno dieci minuti! Ahi!"

Iwaizumi l'aveva acchiappato per un orecchio "Smetti di fare la merda!"

Oikawa si allontanò con un orecchio rosso e la faccia paonazza "Non toccare le mie orecchie assolutamente ordinarie. Se tiri si staccano!"

Iwaizumi studiò di nuovo l'elenco che Oikawa gli aveva passato "Non è possibile che si tratti di qualcu..."

"Si tratta certamente di qualcun altro, ma probabilmente è qualcuno che non è residente in questa città o un cazzo di extra non registrato!"

Iwaizumi alzò gli occhi e li fissò nei suoi: Oikawa lo sentì nitidamente pensare 'Ma guarda, il tuo stratagemma si ritorce contro di te'. 

Oikawa decise di ignorarlo e si voltò per attraversare la strada. Un secondo dopo si rimise a guardarlo: mentre si girava aveva visto qualcosa che sul momento non aveva notato.

“Che hai sul collo? È una scottatura?”

Iwaizumi arrossì e fu come se anche la sua mente arrossisse a propria volta. Oikawa fece una smorfia “Oddio, non ci posso credere!”

Iwaizumi era ancora rosso, ma si strinse nelle spalle e sorrise “Non mi ha fatto vedere la sua collezione di candele, purtroppo”.

Oikawa cercò di coprirsi gli occhi con la mano ingessata, ma purtroppo avere gli occhi chiusi non fermava i pensieri che fluivano nella sua mente tramite quella di Iwaizumi e il gesso ruvido gli grattò il naso. 

“Potresti smettere di pensarci?”

“Non riesco, adesso mi ci hai fatto ripensare.” 

Iwaizumi non era neanche un po’ desolato e continuava a ripensare a come lui e Atsumu Miya si fossero presi selvaggiamente nella cucina del locale dei gemelli. A quanto pareva alla fine Iwaizumi l’aveva chiamato. 

Oikawa strinse i denti, per qualche motivo gli dava un fastidio micidiale che Iwaizumi avesse fatto sesso con Atsumu. Non che Oikawa fosse interessato a Iwaizumi, figurarsi, ma trovava sgradevole doversi sorbire i suoi ricordi così nitidi. 

Gli sembrava che Atsum gli ansimasse nelle orecchie, erano quelle di Iwaizumi ma il ricordo è così limpido che ad Oikawa sembrò di avere lui stesso Atsumu accanto a gemergli addosso. Strizzò gli occhi quando sentì il bruciore della mano letteralmente incandescente sul collo. Nel ricordo di Iwaizumi era un brivido caldo, ma se quella cosa qualcuno l’avesse fatta a lui, Oikawa sarebbe stato ricoverato nel reparto grandi ustionati. Stupidi corpi extra-umani super forti!

Si tolse la mano dalla faccia e guardò Iwaizumi con tanto d’occhi “Scusa, c’era anche Osamu?”

Iwaizumi fece una smorfia addolorata “Beh…”

“Ha colpito Atsumu con una padella?”

Iwaizumi si strinse nelle spalle “A quanto pareva non era la prima volta che Atsumu faceva sesso con qualcuno in cucina e…a Osamu non fa piacere”.

“Te l’avevo detto che la pulizia di quel posto lasciava a desiderare!”

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo e Oikawa lo sentì distintamente pensare ‘Ma che noioso!’ Poi lo guardò di sottecchi e pensò ‘Non ci credo che tu non abbia mai fatto niente del genere’.

“Non nella cucina di un locale! Bestia!” e a passo di marcia attraversò le strisce pedonali che li separavano dall'entrata della centrale ecologica. 

Iwaizumi si mise accanto a lui, mentre Oikawa guardava con odio le porte a vetri.

“Pronto per rivedere vecchi amici?”

Oikawa grugnì e con il suo miglior passo da avvocato penalista si fece avanti, le porte automatiche si aprirono e Iwaizumi lo seguì.

Alla reception c’era una ragazza bionda con una camicia con le frappe e un cardigan pied de poule che Oikawa si ricordava di aver già visto da. Strizzò gli occhi cercando di ricordare il suo nome, ma la targhetta che la ragazza portava sul petto gli venne in aiuto ‘Hitoka Yachi’. 

Il primo pensiero di Yachi che Oikawa riuscì a captare appena le porte si aprirono e prima che la ragazza alzasse lo sguardo su di lui fu ‘Devo andare al cesso’ e poi il secondo, dopo averlo visto ‘Oh no! Un rompicoglioni!’.

Oikawa strabuzzò gli occhi e si bloccò sullo zerbino dove stava scritto a grandi lettere il nome dell’azienda. 

Decisamente quello non era come si ricordava la segretaria del Tanaka Recycling Lab. Tra l’altro, nome estroso per una discarica, dava un tono a un posto che fondamentalmente era piuttosto sudicio, doveva ammetterlo. 

Oikawa batté un paio di volte le palpebre, ma rilassò le spalle quando vide Yachi sorridere da dietro il bancone. “Buongiorno signore, cosa posso fare per lei?”

Oikawa sorrise di rimando e si disse che forse era solo una brutta giornata, ne avrebbe avute parecchie pure lui se avesse dovuto lavorare in una discarica.

Iwaizumi si mise accanto a lui, poggiando i gomiti sul bancone, del tutto ignaro dell’umor nero della ragazza che continuava a sorridere amabilmente. 

“Sono Oikawa Tooru, mio nipote Takeru Oikawa faceva qui un tirocinio scolastico, sono venuto a ritirare le sue cose. Come sa…” Si sentì stringere il petto, cercava di non pensarci, ma a volte la consapevolezza lo colpiva con forza “è scomparso”. 

Il sorriso di Yachi si spense e la ragazza annuì “Certo”. Non ci fu nessun commento sgradevole questa volta, in compenso Iwaizumi pensò ‘Takeru lavorava qui e non me l’hai mai detto?’ così forte che Oikawa dovette arretrare di un passo. Era come se Iwaizumi gli avesse urlato quelle parole direttamente nelle orecchie con un megafono. 

Si voltò a guardarlo, trasognato. Iwaizumi si era voltato verso di lui e lo fissava a bocca aperta e sopracciglia aggrottate. Oikawa si strinse nelle spalle e accennò a Yachi, che era uscita da dietro la scrivania e li aspettava impettita lì accanto a loro. "Di qua, signori" disse dolcemente e poi pensò 'Cazzo, odio il mio lavoro. Devo andare al cesso'.

Oikawa le lanciò un'occhiata sospettosa e lei sorrise, prima di voltarsi verso gli ascensori e fare strada. 

Li lasciò entrare e poi li seguì all'interno della cabina. Le porte automatiche si chiusero dietro di loro e Yachi premette il tasto per il piano interrato. 

Tooru si schiarì la voce e si voltò verso la ragazza che lo fissava con un sorriso plastico "Ehm, già che siamo qui, pensa che potremmo anche passare a trovare il mio amico Kageyama Tobio? Sa, eravamo compagni di classe ai tempi della scuola".

Il sorriso plastico di Yachi si allargò mentre pensava 'Spero ti esplodano gli occhi. Devo andare al cesso, sto malissimo' subito prima di rispondere "Certo signori, non c'è alcun problema".

Oikawa sorrise a sua volta e si premette in un angolo della cabina, prendendo appunto mentalmente di chiedere a Kenma se Yachi Hitoka non fosse per caso un extra-umano capace di far esplodere gli occhi alla gente o se avesse un qualche precedente penale. Difficile credere avesse una fedina pulita. 

Lanciò un'occhiata a Iwaizumi che, con le mani in tasca, sembrava tranquillissimo, ignaro di essere chiuso in ascensore con una psicopatica. 

L'ascensore tintinnò per informarli che fossero arrivati al piano desiderato "Kageyama lavora qui, nella parte di bruciatura rifiuti" e così dicendo affrontò a grandi passi il corridoio vuoto (‘grandi’ era un modo di dire, ma comunque al massimo di lunghezza le sue gambette consentissero).

Al piano interrato faceva molto più caldo che in superficie, Oikawa tentò di allentarsi un poco il nodo alla cravatta con l'indice del braccio ingessato, ma fallì e lasciò perdere. 

Nel frattempo i pensieri di Yachi si facevano sempre più tormentati. Aveva smesso, grazie al cielo, di imprecare o augurare esplosioni di bulbi oculari, ma era ovviamente in preda al dolore. Un dolore che Oikawa faceva fatica a collegare al bisogno di andare in bagno. 

"Oh ecco, c'è anche Hinata" esclamò Yachi con un'allegria che cozzava tremendamente con la cupezza dei suoi pensieri. 

Effettivamente in fondo al corridoio c'era un tizio che Oikawa riconobbe essere Hinata. Non erano mai stati ufficialmente presentati, ma sapeva che quando Kageyama faceva il supereroe lui e il piccoletto lavoravano insieme. 

Hinata, seduto su uno sgabello, alzò la testa dalla sua rivista sportiva e salutò con la mano, sfoderando uno di quei sorrisi per i quali era famoso. Oikawa, dal vivo, l’aveva sempre visto con la maschera, quando si faceva chiamare Giant Yellow, ma nei pensieri di tutti appariva sempre come un raggio di sole. 

La mente di Iwaizumi si rilassò vedendo Hinata, a quanto pareva anche lui lo conosceva e gli stava simpatico. Magari si era scopato anche Hinata Shouyou oltre che Atsumu Miya! 

Si voltò e gli lanciò un’occhiataccia che gli fece sparire il sorriso dal volto e fiorire nella mente la domanda ‘Che cos’hai adesso?’. Oikawa non rispose e tornò a guardare Hinata, lasciando Iwaizumi ribollire come una caffettiera. 

"Hinata, Kageyama ha una visita. Puoi aprire la porta della fornace?" domandò Yachi con voce trillante. 

"Lui sta lì ad aprire la porta?" domandò Iwaizumi. 

"Ah beh" i pensieri dolorosi di Yachi vacillarono "a un certo punto il meccanismo che apriva e chiudeva la porta della fornace si è rotto e costava parecchio sostituirla e dato che Hinata lavorava già qui...".

"Quindi è un apri-porta" La situazione era perfino più ridicola di quanto Oikawa avesse pensato. 

"Oh certo che no!" si affrettò a dire Yachi, mentre contemporaneamente pensava 'Oh certo che sì!'

Oikawa strinse le labbra sinceramente colpito da quando Yachi riuscisse a sembrare convincente pur pensando esattamente il contrario di quello che diceva. Era una dote attoriale da non sottovalutare. Probabilmente era una serial killer. 

Nel frattempo il ragazzo aveva avuto il tempo di scambiarsi un paio di pacche virili con Iwaizumi, che avevano dato modo a Oikawa di scoprire che, no, non avevano mai scopato (non che a Oikawa interessasse, ovviamente!), ed aveva afferrato la grossa maniglia di metallo del portale. Con uno stridio la porta si aprì riversando nel corridoio un'ondata di caldo anomalo. 

Yachi urlò nella propria testa 'ODIO QUESTO LAVORO!' e Iwaizumi fece una smorfia ma il suo fastidio non andò oltre a questo. Hinata, del canto suo, pensò che quel caldo gli ricordasse quella missione a Rio che aveva fatto quando era ancora un supereroe.

Oikawa si sentì come se gli avessero cotto gli occhi. 

Dovette battere le palpebre un paio di volte per assicurarsi di essere ancora in grado di vedere, probabilmente non sarebbe mai più riuscito a piangere: gli si erano desertificati i dotti lacrimali. Se li stava ancora sfregando quando sentì i pensieri del nuovo arrivato. Oikawa avrebbe potuto riconoscere il flusso di pensieri di Kageyama tra mille altri. 

"Tobio-chan!" 

Cercò di darsi un tono, ma dovette passarsi di nuovo le mani sugli occhi perché non riusciva a tenerli aperti. 

"Ciao...O-Oikawa?" 

Kageyama, a giudicare da quello che Oikawa poteva sentire nella sua testa, sembrava piuttosto stupito di vederlo lì. Era un po' difficile tenere l'attenzione su di lui però perché Yachi, seppur non emettendo neanche un lamento a voce, stava mentalmente urlando improperi irripetibili tra un 'Odio questo lavoro' e un 'Mi si sono appiccicate le lenti a contatto agli occhi!'

Oikawa lanciò un'occhiata a Iwaizumi: era concentrato ma pareva perfettamente a proprio agio. Hinata intanto stava richiudendo la porta chiedendosi che ore fossero in quel momento in Brasile.

Yachi aveva smesso di imprecare mentalmente, ma continuava a stare male. 

Oikawa tornò a guardare Kageyama. 

"Sono venuto a prendere le cose di mio nipote Takeru." Sentì il cuore stringersi mentre lo diceva.

Kageyama sobbalzò ed annuì, come se fino a quel momento si fosse dimenticato di Takeru. 

"Oh sì, ho saputo che è scomparso. Sono certo che starà bene e che tornerà presto a casa sano e salvo" e così dicendo fece un inchino. 

Oikawa fece un sorriso tirato e trattenne l'impulso di rifilargli un malrovescio. La cosa che gli stava più sul cazzo tra tutte era la sicurezza con cui diceva che Takeru sarebbe tornato a casa. Non lo diceva per dire, ne era stupidamente convinto. Era un idiota ma Oikawa avrebbe davvero voluto che quello scemo di Kageyama avesse ragione. 

Si costrinse a sussurrare un 'Grazie'.

Tutt’intorno l’atmosfera si era fatta pesante, anche Yachi e Hinata stavano pensando a Takeru, l’unico che interrompeva quella coltre di depressione era Iwaizumi. 

"Hai notato qualcosa di strano qui alla discarica, finché Takeru lavorava qui?" 

Iwaizumi si era fatto avanti e si era messo accanto a lui, guardando negli occhi Kageyama.

Il ragazzo scosse la testa, facendo un broncio che lo faceva sembrare più giovane di quanto non fosse. 

Hinata si strinse nelle spalle “Non ci abbiamo avuto molto a che fare, Takeru lavorava negli uffici” per sottolineare il concetto indicò il soffitto con l’indice “però l’abbiamo incontrato diverse volte in mensa e durante le spedizioni all’aperto”.

“Le spedizioni all’aperto?” ripeté Iwaizumi.

Oikawa vide un identico pensiero formarsi nella mente dei due extra-umani davanti a loro.

Hinata scrollò le spalle “Sì, io e Kageyama ci occupiamo della distruzione di rifiuti pericolosi, dobbiamo andare a cercarli nella discarica. Qualche volta abbiamo incontrato anche Takeru”. Oikawa si rese conto di aver visto alcune di quelle immagini nella mente di Takeru tempo prima, prima che litigassero per Ushijima. 

“Vi ha mai detto di volersene andare di casa?” Oikawa sentì la propria voce meno salda di quanto avrebbe voluto.

Hinata e Kageyama si guardarono e Oikawa li sentì rispondere prima che lo dicessero: no. 

Quella era una perdita di tempo, si voltò per andarsene, ma Iwaizumi fece un passo avanti verso Kageyama “Scusami, ti posso fare una domanda da nerd?”

Kageyama si guardò in giro come se si aspettasse che qualcuno rispondesse per lui, Iwaizumi non si fece abbattere e continuò “Fino a quanti gradi puoi sopravvivere?”

Kageyama fece una smorfia, piegando la testa da una parte. Oikawa sentì gli ingranaggi del suo cervello cercare di ricordare. A differenza di Tooru lui era stato testato. 

“Circa la temperatura di fusione del ferro.” 

Oikawa lo sentì distintamente pensare di non riuscire a ricordarsi la temperatura esatta. Che cretino!

“Quindi potresti sopravvivere anche dentro un vulcano?” Iwaizumi aveva fatto un altro passo avanti e aveva gli occhi che gli luccicarono. 

Oikawa notò, con un’ombra di fastidio, che quello fosse, sì, un interrogatorio utile al loro scopo, ma anche Iwaizumi fosse sinceramente curioso di sapere come funzionasse il corpo ignifugo di Kageyama. Se ne voleva passare un altro, dopo Atsumu Miya?

Ricacciò quel pensiero e cercò inutilmente di incrociare le braccia. Dietro di sé sentì i lamenti interiori di Yachi ormai ridotti a un pigolio. Si voltò a guardarla e la trovò seduta sulla sedia dove stava Hinata quando erano arrivati, che si fissava le scarpe con aria vacua. Era evidente stesse molto male, a Oikawa sembrava quasi di sentire il suo dolore. 

“Una volta sono caduto dentro al vulcano Aso. Era molto caldo.” Kageyama non era mai stato un grande oratore. Hinata fece una risatina, ricordandosi di come fosse successo. 

“E quella roba che ha fatto il tizio alla televisione la sapresti fare?” chiese ancora Iwaizumi, finalmente arrivando al sodo. 

Oikawa vide la mente di Kageyama richiamare le immagini di un telegiornale che trasmetteva il video di sorveglianza del Vortex. Sospirò, non che lo sospettasse davvero, ma quella era la certezza che Kageyama non fosse il vigilante mascherato.

Tobio aprì la bocca per rispondere ma un allarme soffocò le sue parole. Era così forte che per un attimo Oikawa fece fatica a sentire i pensieri dei presenti, anche se teoricamente suoni e pensieri non avrebbero dovuto funzionare sulla stessa lunghezza d'onda. 

Tutti sembravano essersi scordati la conversazione e Yachi sembrava perfino essersi dimenticata di quanto stesse male. Oikawa l'aveva sentita mentalmente imprecare ‘Merda!’. Era ovvio fosse ancora addolorata, ma il pensiero era finito nelle retrovie del suo cervello. 

"Cos'è?"

Hinata si grattò la testa "Sembra ci sia qualcosa all'impianto di sicurezza". Kageyama annuì.

"Sarebbe meglio andare a controllare!" La voce di Yachi era urgente ma sempre cordiale, ma i suoi pensieri suonavano un po' come "Sbrigatevi, stupidi extra-pesaculi!".

 

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Capitolo 12
*** Oikawa ***


Ehilà, ecco un nuovo capitolo! Temo che non sia utilissimo, ma alcune cose mi servivano per quello che arriverà dopo, quindi spero almeno che vi facciate due risate. 

Come al solito, un immenso grazie per aver letto. <3

 

How to hire a superhero on a tight budget

Dodicesimo capitolo

Oikawa

 

Senza aspettare che qualcuno le rispondesse Yachi si mise a correre verso gli ascensori estremamente veloce per una con indosso dei tacchi così alti. 

Oikawa la sentì imprecare "Stupide scarpe!" ma non la vide rallentare. Iwaizumi iniziò a correre un attimo dopo, seguito da Kageyama e Hinata. Fu solo quando si rese conto di essere rimasto da solo che anche lui si mise a correre, imprecando mentalmente quasi quanto Yachi, le gambe gli facevano ancora male da quando l'avevano pestato. 

Yachi ignorò l'ascensore e, con suo grande stupore, imboccò le scale senza rallentare un attimo. Iwaizumi si fermò indeciso a guardare Oikawa, facendosi superare dagli altri due, e domandandogli silenziosamente se avesse bisogno di aiuto. "Sto bene" ansimò lui, non sentendosi affatto bene. Aveva male dappertutto e i polmoni gli stavano per scoppiare. All'andata quel corridoio non era parso così lungo. 

Iwaizumi non tentò di sollevarlo e di caricarselo su una spalla, come Oikawa l'aveva visto tramare, ma gli infilò un braccio sotto l'ascella conducendolo su per le scale. 

La scalata verso la superficie sembrò infinita, ma finalmente si trovarono all'aria aperta. La discarica era molto più ampia di quanto Oikawa avesse immaginato: vedendola su Google sembrava un piccolo fazzoletto di terra, ma il sali e scendi di colline di immondizia dava tutt'altra impressione. 

L'odore era orrendo, ovviamente, ripensandoci era molto meglio lavorare alla distruzione di rifiuti tossici con Kageyama nei sotterranei. 

"Cos'è successo?" domandò Kageyama ad alta voce, rivolgendosi a un uomo più basso e dalla testa rasata che veniva loro incontro con una carpetta sotto l'ascella. 

Oikawa si appoggiò un poco a Iwaizumi, che non si spostò di un millimetro, neanche fosse stato un masso. 

"Qualcuno si è intrufolato oltre le mura e ha depositato materiale senza registrarlo!" urlò l'uomo. Oikawa pensò che avesse l’espressione di uno che avrebbe potuto azzannare il travalicatore, se l’avesse incontrato.

Kageyama aggrottò le sopracciglia, non espresse il pensiero in maniera conscia, ma era ovvio si stesse chiedendo quale fosse il problema. Certo bisognava pagare per depositare rifiuti in discarica, ma non gli sembrava niente di così grave. 

Oikawa fu molto innervosito all'idea di pensarla nello stesso modo di Kageyama. 

Fu Hinata a formulare le perplessità di tutti, quasi senza averle pensate "E qual è il problema?".

L'uomo con la testa rasata strinse così tanto le dita sulla cartellina che le nocche gli si sbiancarono, il pensiero si materializzò nel suo cervello un secondo prima della risposta "E' un cazzo di cadavere!"

Tutti si irrigidirono e Oikawa sentì passare un generale flusso di coscienza negativo. Tutti tranne Yachi che, pur fingendosi sconvolta, esclamò internamente 'Cazzo, lo sapevo!'.

"Dove si trova il corpo, signor Tanaka?" domandò invece, con la voce che le tremava. Oikawa la guardò strabuzzando gli occhi, le doti recitative di quella ragazza erano strabilianti. 

"Nell'area est" disse il signor Tanaka, indicando distrattamente un angolo della discarica "ma non è necessario che tu lo veda. Provvedi a chiamare la polizia e..." lanciò un'occhiata a Iwaizumi e Oikawa "...questi chi sarebbero?". Yachi arricciò il naso, ricordandosi solo in quel momento dei due ospiti "Oh" il suono che le uscì dalla bocca fu un po' troppo civettuolo, ma nessuno ci fece caso a parte Oikawa "sono parenti di Takeru, sono venuti a prendere le sue cose". 

Tanaka li guardò a occhi stretti "Beh, sarà meglio che tornino un'altra volta. Come vedete abbiamo un sacco da fare e non possiamo perdere tempo con voi due!"

Iwaizumi stava per rispondere a tono, ma Oikawa si scostò da lui e gli fece il più radioso dei suoi sorrisi "Ci scusi signor Tanaka, ce ne andremo subito, ma dato che lei è stato così gentile da assumere mio nipote per uno stage sarò felice di farle da avvocato personalmente se dovesse averne bisogno" indicò con vaghezza la discarica "con questa incresciosa faccenda".

Oikawa sentì la mente dell'uomo vorticare tra l'interesse alla proposta, perché un avvocato serviva sempre, soprattutto se ti trovavi con un cadavere tra i piedi, e la voglia di menar le mani. Il signor Tanaka doveva essere uno che preferisse i fatti alle chiacchiere. Se non si fosse ricordato benissimo i volti dei ragazzotti che gli avevano rotto il braccio e fatto saltare il dente avrebbe detto che Tanaka potesse essere uno di loro. 

L'uomo alla fine annuì "Vi farò parlare con mia moglie" disse con il tono di uno che sta pensando a una scusa per spaccarti le gambe"Ora però seguite Yachi e andatevene".

Yachi sussultò e si mise sull'attenti "Certo, signor Tanaka!" e così dicendo si affrettò sui tacchi verso la reception, imprecando mentalmente perché le stavano facendo perdere tempo prezioso che avrebbe potuto passare a esaminare la scena del delitto e le telecamere della discarica. 

"Il mio amico avrebbe bisogno di andare il bagno" Oikawa alzò il braccio sano, come se fosse in classe e le sorrise amabilmente indicando Iwaizumi con un cenno della testa. L'altro lo guardò strabuzzando gli occhi, senza capire cosa stesse combinando. 

Yachi che ormai era un fascio di nervi, tra il dolore e l'irrequietezza, indicò una porta "Di là! E quando avete fatto, l'uscita è quella!" e indicò le porte scorrevoli dalla quale erano entrati neanche mezz'ora prima. 

Oikawa annuì "Sì, credo che riusciremo a uscire". 

"Cosa stai facendo?" domandò Iwaizumi nella conchiglia del suo orecchio, mentre Yachi si sedeva alla sua scrivania già dimentica di chi fossero. Il sospiro del ragazzo lo fece rabbrividire in maniera inappropriata, ma deglutì e finse indifferenza, concentrandosi di nuovo sul piano "Quella è matta come un cavallo e nasconde qualcosa. Fingi di andare in bagno e esci solo quando vengo a chiamarti".

Iwaizumi lanciò un'occhiata a Yachi e Oikawa lo sentì pensare 'La ragazzina?'. Oikawa annuì "Vai a pisciare, io ti aspetto qui su questi comodissimi divanetti!" disse a beneficio della loro ospite che li degnò di un fugace sguardo, prima di rimettersi a guardare il computer.

Iwaizumi si chiuse la porta alle spalle imprecando quasi quanto Yachi. 

Oikawa fece un altro sorriso alla ragazza, ma lei sembrava essersi dimenticata di lui mentre inseriva la password. 'Camarasaurus' digitò, Oikawa si strinse nelle spalle: buono a sapersi. 

La password era corretta e Yachi andò subito a controllare la sezione delle telecamere. Estrasse una chiavetta USB dalla tasca e copiò i video della giornata, li avrebbe controllati a casa, l'importante era che nessuno li manomettesse. Si augurò che non fosse già troppo tardi.

Si alzò con l'intenzione di dirigersi il più velocemente possibile a cercare il corpo, ma un crampo la bloccò. Lanciò un'occhiata d'odio al bagno occupato da Iwaizumi e il suo viso tondo si contrasse in una smorfia. 

Guardò Oikawa, ricordandosi solo in quel momento della sua esistenza "Crede che ci metterà molto?". La voce era un sussurro strozzato. Oikawa fece un gran sorriso e annuì e questa volta Yachi non si prese nemmeno la briga di rispondere e girò i tacchi, imboccando il corridoio che portava allo spiazzo. 'E va bene, lo farò in mezzo ai rottami!' la sentì tramare con rabbia. 

Oikawa si alzò con uno scatto e andò a bussare alla porta "Sbrigati, dobbiamo seguirla!".

Da dietro la porta arrivò il rumore dello sciacquone che veniva attivato e un secondo dopo Iwaizumi uscì dalla porta "Ma hai usato davvero il gabinetto?".

Iwaizumi si strinse nelle spalle "Beh, già che ero lì". L'altro alzò gli occhi al cielo e lo prese per mano, affrettandosi dietro a Yachi. Il contatto gli fece sentire una scossa, ma ignorò la sensazione e girò l'angolo. 

Vide una porta a vetri che si chiudeva e si fermò a guardare fuori: Yachi con i tacchi alti stava procedendo con in mezzo all'immondizia e digitava qualcosa sulla tastiera del cellulare. 

Oikawa guardò il compagno e annuì, attraverso la porta non poteva sentire i pensieri di Yachi.

Il ragazzo gli lasciò la mano e con tutta la delicatezza possibile spinse il maniglione antipanico e la aprì. 

Yachi era ormai troppo lontana per notare il 'click' della porta, inoltre sembrava che i suoi pensieri fossero tutti assorbiti dal dolore che provava. 

Con uno scarto da velocista si avviò dietro una collina e Oikawa la vide sparire, senza però smettere di sentire i suoi pensieri 'Devo aspettare, devo almeno togliermi i vestiti se no combinerò un casino. Ma non ce la faccio più'. Oikawa non aveva mai sentito nessuno piangere nei propri pensieri, ma a quanto pareva era esattamente ciò che stava facendo Yachi in quel momento. 

D'un tratto il dolore cessò e Oikawa sentì i pensieri della ragazza rilassarsi. 

Si bloccò subito dietro la collinetta e Iwaizumi fece lo stesso. Gli chiese mentalmente cosa fosse successo e lui si strinse nelle spalle "Forse si è pisciata addosso".

"Cosa?" questa volta la domanda proruppe così forte che Iwaizumi non poté fare a meno di esporla anche a parole. Peccato che il volume della voce fosse più alto di quanto avesse creduto. 

Dall'altra parte della collina Yachi si irrigidì. Oikawa imprecò mentalmente. 

Yachi rimase ferma al suo posto per qualche secondo, mentre loro trattenevano il fiato come se servisse a qualcosa. Era indecisa sul da farsi, a quanto pare non poteva rischiare di farsi vedere 'così', anche se Oikawa non aveva idea di cosa intendesse, ma allo stesso tempo non poteva non controllare. Se c'era un cadavere nella discarica forse c'erano anche degli assassini e Yachi era la persona con i pensieri più sospetti che avesse incontrato nell’ultimo periodo.

I pensieri di Yachi erano in subbuglio: se qualcuno l’aveva seguita doveva andare a controllare.

Oikawa spalancò la bocca quando la sentì pensare che, anche se era un'extra in quelle condizioni avrebbe fatto fatica a combattere contro dei semplici ordinari, aveva lasciato la pistola nel cassetto della scrivania perché non riusciva a nasconderla sotto quello stupido vestito. 

Iwaizumi lo guardò con aria interrogativa. 'Yachi è un extra' sillabò e Iwaizumi tornò a guardare il lato della collina dove la ragazza era sparita. "Non dovrebbe essere pericolosa però" aggiunse con un sussurro. 

Alla fine Yachi decise di alzarsi, imprecando contro le scarpe. Se le tolse e si mise a camminare a ritroso verso di loro. 

"Sta venendo verso di noi!" 

"Allora arretriamo!" 

Oikawa non se lo fece ripetere ed entrambi iniziarono a camminare all'indietro, sempre più lontani dal punto dove Yachi era sparita. Si nascosero dietro un frigorifero industriale ammaccato e attesero con le ginocchia strette al petto. 

"Cosa sta facendo?"

"Si è fermata, credo." Rimasero fermi in silenzio per qualche altro attimo, poi Oikawa esalò un lungo respiro "Sta pensando di essersi immaginata il rumore, se ne sta andando. Forse possiamo dare una sbirciatina".

Senza aspettare che l'altro esprimesse a parole la sua opinione contrastante si sporse oltre il margine del frigo per spiare la figura di Yachi che se ne andava. 

Singhiozzò quando si rese conto che la persona che stava guardando andarsene via non era affatto Yachi, portava i suoi vestiti, ma decisamente non era la piccola segretaria del Tanaka Recycling Lab. 

La persona che non era Yachi si voltò di scatto e lo vide. 

"Oikawa!"

"Tsukki!"

"Cosa ci fai qui? Ti avevo detto di andartene!"

"Mi sono perso!"

Rimasero entrambi zitti per un lungo momento, era evidente che quella scusa non avesse senso. 

"E tu cosa stai facendo?" chiese alla fine uscendo alla scoperto mentre Tsukishima cercava faticosamente di infilarsi delle scarpe con il tacco di una misura evidentemente troppo piccola per lui. 

Oikawa notò in quel momento che la giacca sembrasse sul punto di esplodere sul petto troppo largo del ragazzo.

"Sto lavorando." 

"Su cosa?" 

"Su un caso chiamato 'non sono cazzi tuoi'." Oikawa annuì sentendolo pensare alla Mano di Onice, Ushijima gli aveva raccontato che il caso fosse stato chiuso. 

"E..." lo indicò "sei un crossdresser?".

Tsukishima gli lanciò un'occhiata di fuoco "Sono un infiltrato". 

Oikawa gli fece un gran sorriso, mentre Iwaizumi lo raggiungeva guardingo “Non sapevo di questa tua capacità”.

Tsukishima si limitò a guardarlo male, ma pensò tra sé che fosse ovvio che Oikawa non lo sapesse, i suoi file erano secretati. 

"Te lo chiedo di nuovo: cosa ci fai qui?" Oikawa si strinse nelle spalle "Voglio capire cosa sia successo a mio nipote, non so se Ushijima te l'abbia detto, ma è scomparso". 

Tsukishima annuì, i suoi pensieri si ammorbidirono un poco "Sì, ma non credo che tuo nipote c'entri qualcosa con questa storia. E' un adolescente, non vedo cosa possa avere a che fare con il racket dei rifiuti tossici". 

Oikawa si mordicchiò le labbra "Takeru stava facendo uno stage in questo stabilimento quando è sparito. Un giorno non è più tornato a casa". 

Tsukishima scosse la testa "Non ti preoccupare. Il corpo che hanno trovato non è sicuramente suo, non ti angustiare". Lo stava dicendo perché ci credeva, ma anche perché voleva che lui e Iwaizumi smammassero. Solo in quel momento l'idea terribile che quel cadavere potesse essere effettivamente quello di Takeru lo colpì. Fino a un secondo prima non l'aveva nemmeno presa in considerazione come ipotesi. 

Si costrinse a scacciare il pensiero e a deglutire "Va bene. Allora ce ne andiamo. Ti sarei grato se non dicessi a nessuno in centrale, a parte Ushijima, che ci hai visti qui".

Tsukishima strinse gli occhi "Vi sarei grato se non diceste a nessuno di avermi visto qui, soprattutto a Ushijima!".

Oh, a quanto pare quella non era un'indagine autorizzata. Oikawa alzò le sopracciglia nel vedere una carrellata di ricordi di Tsukishima che lo immortalavano nel chiedere al commissario Tanji Washijo di riaprire il caso della Mano di Onice. 

Annuì "Okay, non c'è problema. E comunque complimenti, sei bravissimo a camminare sui tacchi, dove hai imparato?".

Tsukishima gli fece un sorrisetto e gli disse di fottersi, prima di avviarsi verso il centro della discarica. Quando ebbe fatto qualche altro metro lo vide rimpicciolirsi, mentre i capelli gli si allungavano: era di nuovo Yachi. 

Oikawa si voltò verso Iwaizumi "A quanto pare tutta la famiglia ha il dono della metamorfosi. Suo fratello ha imparato a usare le scarpe con il tacco per andare personalmente ai colloqui con i genitori e fingersi la propria madre. A quanto pare però sono comunque riusciti a beccarlo quando è stato bocciato". 

Rimasero a osservare la discarica in silenzio per un po’. 

“Quindi non abbiamo trovato nulla di utile nemmeno questa volta.”

“Già.”

Iwaizumi sospirò “Andiamo, non ne posso più di questo posto”.

 

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Capitolo 13
*** Iwaizumi ***


Eccomi qui con il tredicesimo capitolo, più in ritardo di quanto avessi previsto ma il 25 dicembre è stata una giornata più faticosa di quanto auspicato. Mi auguro comunque che abbiate passato un bel natale e che possiate apprezzate questo aggiornamento anche se è un po’ corto. 

Per quanto riguarda l’aggiornamento della storia, credo di averlo detto quando ho iniziato a pubblicare i capitoli, con la scrittura sono avanti di quello che pubblico e al momento mi dovrebbero mancare da scrivere solo i due capitoli finali (spero si rivelino davvero due e non di più) e mi auguro di riuscire a finirli durante le vacanze di natale; a quel punto mi rimarrebbe solo da fare la revisione di quello che ho già scritto e potrei pubblicare più velocemente. Spero di farcela!

Come sempre, grazie per il supporto! <3 

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Tredicesimo capitolo

Iwaizumi

Fare sesso con Atsumu Miya era stata una pessima idea. Non che lui in particolare non fosse fantastico, perché lo era, ma anche se suo fratello non fosse entrato nel momento sbagliato e avesse iniziato a prenderlo a padellate, sarebbe stata comunque una scelta sfortunata. 

Iwaizumi sospirò e, seduto sulle scale che portavano a casa di Kenma, si mise in bocca una sigaretta e l'accese. Oikawa gli piaceva, non riusciva nemmeno a capire perché; era un pavone dalla bocca larga, ma gli piaceva. Forse era perché nonostante fosse preoccupato per suo nipote non si abbatteva e andava avanti come un carrarmato, anche a costo di farsi rompere le ossa, oppure perché sotto la corazza riusciva a percepire un lato soffice anche senza il bisogno di leggere nel pensiero. 

Chiuse gli occhi e lasciò che il fumo uscisse dalle sue labbra dischiuse: Oikawa aveva detto che quel bacio non era stato niente e Iwaizumi aveva cercato di prendere le distanze e aveva fatto sesso con Atsumu, ma non riuscita a toglierselo dalla testa. Quando erano insieme si sforzava di pensare ad altro e non a quanto lui gli piacesse, ma quando era da solo non faceva altro che pensare a quel bacio che si erano dati seduti sul divano. 

La serata con Atsumu era stata divertente, ma non aveva cambiato niente in quello che Iwaizumi provava. Forse aveva solo peggiorato le cose, a differenza delle aspettative Oikawa pareva non aver apprezzato l'immagine di lui e Atsumu. Probabilmente era solo stanco di vedere la gente fare sesso nella mente degli altri. Riavviò l'immagine di Osamu Miya che prende a padellate Atsumu Miya, nudo come una statua greca nella cucina di Onigiri Miya e prese un'altra boccata di fumo, ridacchiando tra sè. Almeno era una storia carina da raccontare. 

"Stai ripensando ai gemelli che si riempiono di botte? E' un nuovo kink? Non ti facevo così perverso!"

Iwaizumi alzò la testa e vide Oikawa che con una sola mano in tasca lo guardava divertito. 

Fu grato di aver cambiato soggetto del flusso di coscienza proprio un secondo prima che Tooru arrivasse. 

"Perché, a cosa stavi pensando?" Oikawa sembrava di ottimo umore.

"Fatti i cazzi tuoi" il tono era perentorio, ma aveva finito per arrossire. Oikawa ridacchiò.

"Cos'è tutto questo buon umore?" la domanda gli uscì come un grugnito, era stanco di essere il soggetto di tanta allegria. 

Oikawa si fece d'un tratto scuro in volto "In realtà non è una buona notizia: Ushijima mi ha detto che il cadavere che hanno trovato nella discarica appartiene a una donna, quindi non si tratta di Takeru".

Iwaizumi si grattò la testa "Ushijima è autorizzato a darti queste informazioni?"

"Certo che no!"

Iwaizumi non riuscì a trattenere un sorrisetto e Oikawa sbuffò. Si alzò e gli andò incontro "Mi dispiace per quella ragazza, speriamo di trovare presto tuo nipote". Oikawa annuì e schioccò la lingua abbassando lo sguardo e chiuse gli occhi quando Iwaizumi gli poggiò una mano consolatoria sulla spalla. 

Iwaizumi non poté fare a meno di pensare che avrebbe voluto abbracciarlo. "Non ti azzardare!"

Iwaizumi arretrò e alzò le mani in segno di resa "Mi scusi signor Oikawa, non pensavo di arrecarle una tale onta offrendo conforto". 

Oikawa gli scoccò uno sguardo e Iwaizumi vide che non era davvero arrabbiato. Indicò con un cenno la porta dell'ascensore "A quanto pare l'hanno aggiustato, ma se vuoi puoi salire a piedi".

"Non ci penso neanche!"

*

La casa di Kenma era buia come tutte le volte che c’era stato. Profumava di pulito, probabilmente Kuroo si era incaricato di pulire i pavimenti con il detersivo alla lavanda. 

Oikawa si era appollaiato di nuovo sullo sgabello accanto alla postazione di lavoro di Kenma, che stava masticando placidamente una banana.

“Abbiamo scandagliato tutta la lista che ci hai dato ma nessuno è il supereroe mascherato che abbiamo visto al Vortex.”

“Si vede che si tratta di una persona non registrata” Kenma gli scoccò una lunga occhiata “...come te”. Oikawa arricciò il naso, come se la banana di Kenma fosse andata a male. 

“Per gli extra non registrati non posso fare niente, mi spiace.”

Oikawa sbuffò e fece vagare lo sguardo sulla stanza in penombra. 

“Non è possibile che qualcuno abbia mentito? Insomma, Kenma l’altra volta ti ha fregato alla grande con l’inno nazionale” indicò Kenma “lo stai ancora facendo?”

“Sì” risposero in coro gli altri due.  

“Insomma, non potrebbe essere successa la stessa cosa?”

“Nah, me ne sarei accorto. La mente per certe cose è simile ai computer, forse te lo può spiegare meglio il nostro cervellone qui.”

Kenma annuì e Oikawa continuò “È relativamente facile eliminare un pensiero, ma è impossibile farlo senza che un lettore di mente se ne accorga.”

Kenma annuì “Vale lo stesso per gli attacchi hacker, bisogna essere davvero preparati”.

Oikawa si accigliò “Tu lo sei, vero? Non vorrei che gli informatici della polizia arrivassero a me”. 

Kenma sbuffò e scosse la testa, senza degnarlo di una risposta. 

“Comunque, stavo dicendo: no, nessuno delle persone che abbiamo visto è il nostro uomo. Soprattutto non lo è Kageyama, ho visto che stavi pensando a lui. È troppo stupido per padroneggiare una tecnica del genere!”

Iwaizumi si strinse nelle spalle “Ho solo pensato che il fatto che lavorasse con Takeru e che qualcuno avesse deciso di mollare lì un cadavere proprio ieri fosse una grossa coincidenza!”

“Lo è, ma Kageyama è comunque troppo scemo per essere in grado di fare qualcosa del genere!”

“E tu sei proprio una merda!” e poi si chiese come facesse a trovare affascinante uno stronzo del genere. 

Oikawa cambiò espressione e lo guardò alzando le sopracciglia “Oh, fottiti!”

Oikawa ridacchiò, mentre Kenma muoveva il cursore sullo schermo. Alzò la mano e schioccò le dita due volte senza staccare gli occhi dal computer.

“C’è un capannone subito fuori dalla città, il furgoncino è stato rubato due settimane fa e tenuto nascosto lì per alcuni giorni.”

“E sei riuscito a scoprirlo seguendo il tragitto del furgoncino con le telecamere di sorveglianza?” Gli occhi di Iwaizumi erano larghi come due piattini di tè.

Kenma emise un grugnito d’assenso “Mi ci è voluta una vita”.

Oikawa schioccò la lingua e piegò la testa da una parte. Kenma distolse lo sguardo dallo schermo e lo puntò sull’avvocato “Che cosa c’è?” 

Oikawa si strinse nelle spalle, assumendo un’espressione innocente “Se sei così bravo mi chiedo come mai tu viva in un posto del genere”.

Iwaizumi vide la schiena di Kenma irrigidirsi.

"Oh, ho capito" Oikawa sembrava molto soddisfatto. Iwaizumi lo guardò con aria interrogativa

"Si è lasciato scappare un 'working in progress' tra i ciottoli e le rocce*." Kenma grugnì e lanciò la buccia della sua banana nel cestino.

"Già che ne stiamo parlando, non hai imparato una nuova canzone ultimamente?"

"No."

"Beh, il compito per casa per la prossima volta sarà imparare Sakura Sakura**."

"Spero non ci sarà una prossima volta, ma se dovesse esserci e tu non dovessi smettere inizierò a cantare l’inno nazionale ancora più forte."

"Ma non ti stanchi mai?"

"No. Dicevamo: il capannone."

"Sì" fecero in coro Oikawa e Iwaizumi. "Si trova nella zona di Akiruno, era un ex centro pasti piuttosto ampio. La società è fallita nel 2009, da allora il posto è, in teoria, in stato di abbandono. Mi sono permesso di fare qualche ulteriore indagine, per le quali gradirei essere pagato" Oikawa alzò gli occhi al cielo ma non disse niente "e sembra che ci siano sempre stati movimenti negli ultimi tre mesi. Altri furgoni rubati - ho controllato le targhe - che non facevano più di due viaggi tra la città e il capannone."

"Quindi i movimenti sono iniziati solo tre mesi fa?"

Kenma si strinse nelle spalle "Probabilmente no, ma i file delle telecamere vengono cancellati dopo un certo periodo di tempo. Sono riuscito ad accedere a quella della fabbrica di fronte al capanno che ci interessa, ma non sono riuscito a risalire oltre novanta giorni fa".

Iwaizumi si grattò il mento, pensieroso. 

"Purtroppo le telecamere sono ovviamente puntate in maniera da inquadrare gli accessi della fabbrica che ha installato la telecamera e non sono riuscito a recuperare immagini migliori." Fermò l'immagine e la ingrandì.

"Qui non si può vedere cosa estraggano dal vano sul retro del furgone, ma due settimane prima abbiamo questo" Oikawa e Iwaizumi lo guardarono mentre cercava tra le cartelle e faceva partire un altro video di sorveglianza. 

I due guardarono in trepidante attesa, sullo schermo il furgoncino era stato parcheggiato in maniera diversa dalle altre volte che era stato inquadrato e a Iwaizumi sembrò che il guidatore trascinasse a terra una persona traballante, forse ubriaca. 

Kenma fermò l'immagine "Se sono usciti da quel capanno la videocamera di sorveglianza non li ha inquadrati".

"Non ci sono altre vie d'uscita?" domandò Oikawa, irrequieto sullo sgabello. 

Kenma aprì l'immagine satellitare della zona e indicò con il cursore il tetto del capannone "Lo stabile è recintato, ma dopo anni di abbandono non è detto che sia ancora in buono stato, non escludo nemmeno che possa essere facile da scavalcare" si grattò il collo "tutt'intorno c'è parecchio verde, potrebbero aver fatto il giro lontano dalle telecamere. Oppure..."

"Non sono mai usciti" concluse Oikawa a labbra strette. 

Kenma lo guardò ma rimase zitto, imperscrutabile, almeno per Iwaizumi. 

Oikawa si portò l'indice alla bocca e si mise a mordicchiare l'unghia.

"Cos'altro puoi dirci?"

"Non granché, non credo abbiano un circuito di videocamere funzionanti" strinse le labbra "però potrebbe non essere collegato a internet, in quel caso ovviamente io non potrei entrarci".

"Sai dirmi quante persone potrebbero esserci?"

Kenma espirò forte, tenendo entrambe le mani poggiate sulla scrivania, lontane dalla tastiera "Posso fare delle ipotesi. Ho visto entrare altre vetture, utilitarie e moto".

"Le targhe?"

"Coperte, secondo te non ci ho pensato?"

Oikawa sbuffò. "Azzarderei dalle tre alle cinque persone."

Oikawa si voltò verso Iwaizumi "Te la senti di andare alla cieca contro cinque persone?"

Iwaizumi si irrigidì "Se sono ordinari non è un problema, se sono extra... non è una questione di sentirsela. Hai visto cosa mi è successo al Vortex...".

Oikawa si voltò di scatto verso Kenma "Ci sono degli extra?"

"Nessun modo di capirlo" disse l'altro, monocorde, facendo scorrere immagini di utilitarie anonime sullo schermo. 

Oikawa cercò di incrociare le braccia, intralciato come al solito dal gesso. “Allora dovremo essere furtivi…”

Iwaizumi sospirò e si massaggiò le tempie con le dita: quella era un’idea di merda. C’erano un milione di cose che potevano andare storte.

Iwaizumi si mordicchiò le unghie, agitato “Introdurci in quel posto da soli senza nessuna informazione su cosa potremmo trovare mi sembra azzardato.”

Oikawa lo guardò scuro in volto, Iwaizumi non aveva bisogno di leggergli nel pensiero per sapere che non ne potesse più di quell’incertezza e che volesse agire: Takeru poteva essere lì e Oikawa voleva liberarlo il prima possibile.

Avrebbe voluto consolarlo, ma poi Oikawa disse “Allora vuoi chiedere a Wild Flame di darci una mano?” Il tono era canzonatorio. Iwaizumi alzò la testa e lo guardò con l’espressione più minacciosa del suo arsenale.

“Non c’è bisogno di nessun Wild Flame” Oikawa gli fece un gran sorriso “però prima di andare avvertiamo Ushijima”. Il sorriso gli si spense sulle labbra. 

“Vorrei che mi pagaste in anticipo allora” disse laconica la voce di Kenma “non si sa mai”.

 * inno nazionale giapponese

** canzone popolare giapponese

 

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Capitolo 14
*** Iwaizumi ***


Salve a tutti! Eccomi di ritorno, meno in ritardo del solito, con un nuovo capitolo!

Purtroppo, a differenza di quanto avevo sperato la settimana scorsa, anche in vacanza procedo a rilento come quando vado a lavoro, perchè riesco sempre a trovare nuovi impegni o nuove scuse per poltrire (accidenti a me!), quindi non credo riuscirò a finire di scrivere la storia entro il 6 gennaio, giuro che però mi metterò di impegno! 

Detto questo, ci sono delle parti un po’ sanguinolente alla fine del capitolo, ho cercato di mantenerle poco dettagliate per non turbare nessuno, ma sappiate che se siete super sensibili potete saltare il paragrafo in corsivo. 

Grazie come al solito per aver dato una possibilità a questa storia e vi auguro dei divertentissimi festeggiamenti per l’anno nuovo. Ci vediamo nel 2023! ❤️

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Quattordici capitolo

Iwaizumi

"Ho portato delle maschere" disse Iwaizumi tirando il freno a mano dell'automobile di Oikawa, dopo essersi fermato a distanza di sicurezza dal capannone. Allungò il braccio sul sedile posteriore e tirò fuori un paio di maschere di gomma morbida.

Oikawa alzò le sopracciglia. "Era proprio necessario?"

"Per non farci riconoscere? Sì!"

Oikawa sbuffò "Sì, grazie per averci pensato, ma intendevo: non avevi niente di meglio?".

"Avevo la mia divisa da supereroe ma è molto riconoscibile e io al momento non ho l'autorizzazione ad agire come supereroe, non so se te lo ricordi."

Oikawa annuì "Non potevi cercare qualcosa di più sobrio?”.

“Non avevo soldi da spendere e tempo da perdere. Scegli: cavallo o coniglio?”

Oikawa fissò con odio le due maschere. “Va bene, scelgo io per te: prendi il coniglio!” e glielo lanciò in grembo.

“Stavo per scegliere il cavallo!”

“Non me ne frega niente!” disse mentre già si infilava la maschera sulla testa. La gomma contro la pelle era fastidiosa ma non disse niente e cercò di non pensarci nemmeno per non permettere a Oikawa di sentirsi autorizzato a lamentarsi a propria volta.

Quando finalmente i buchi della maschera furono al loro posto davanti ai suoi occhi e il lattice aderì fastidiosamente alle sue guance si voltò a guardare Oikawa che con la mano ingessata sembrava molto in difficoltà e imprecava a mezza bocca.

“Non ho bisogno di aiuto!” La voce di Oikawa era più stridula del solito, ma questo non fermò Iwaizumi che allungò le mani e strattonò la testa di coniglio di malagrazia.

“Ahia, mi hai tirato i capelli!”

Iwaizumi non rispose e con un movimento fluido aprì la portiera e scese dall’auto. Oikawa sbuffò e tastò le orecchie da coniglio che gli spuntavano dalla testa.

“Sbrigati!” Oikawa si irrigidì e aprì la portiera, con molta meno grazia di Iwaizumi. “Arrivo, arrivo!”

Iwaizumi si mise l’indice davanti alla bocca e gli fece segno di fare silenzio. “Ma se sei tu ad aver urlato fino ad adesso!” La risposta nervosa di Oikawa si perse nell’aria notturna, perché Iwaizumi gli diede le spalle e si mise a camminare tagliando per i campi.

Oikawa dovette correre per raggiungerlo, il supereroe era troppo svelto anche quando camminava normalmente.

Appena l’edificio diventò visibile si appartarono dietro a un cespuglio mal potato che circondava un frutteto. La fabbrica era circondata da una rete metallica e il cancello era chiuso con un lucchetto pesante.

“Non si vede niente da qui, dobbiamo avvicinarci” 

Iwaizumi si voltò a guardare Oikawa che gli aveva bisbigliato all’orecchio e si rese conto solo in quel momento che l’avvocato vedesse peggio di lui al buio.

“Aspetta un attimo.” Non aggiunse altro e rimase il silenzio ad aspettare.

“Ma cosa stiamo facendo?” Accanto a lui Oikawa non sembrava affatto a proprio agio, Iwaizumi si accorse che le orecchie da coniglio spuntassero visibilmente oltre il cespuglio.

“Abbassati, diamine!” e lo schiacciò verso il basso. Oikawa emise un buffo suono soffocato e si trovò a cadere sul terreno gelato.

“Ma che modi! Tanto non c’è ness…”

“Zitto!” Nel cortile era apparsa una luce. Oikawa emise un sussurro che suonava molto come ‘Cazzo!‘.

La luce non era molto potente, doveva trattarsi di una torcia, ma Iwaizumi fu in grado di riconoscere la figura di un uomo e poi di un altro che lo seguiva a passo lento: doveva trattarsi della ronda.

“Vedi di cosa si tratta?” La voce di Oikawa era meno di un sussurro. Iwaizumi si morse il labbro “Sono due persone probabilmente di guardia. Senti cosa pensano?”.

Oikawa scosse la testa di coniglio “No, dobbiamo avvicinarci”.

Iwaizumi cercò di portarsi le dita alla bocca per mordicchiarsi le unghie per il nervoso, ma venne bloccato dalla gomma della maschera.

“Dobbiamo strisciare nel fosso e risalire appena voltano l’angolo.”

“E dopo? Non c’è un solo punto coperto!” Si bloccò perché probabilmente aveva letto i suoi pensieri. Iwaizumi avrebbe davvero voluto saper fare altrettanto perché con quella maschera era impossibile dedurre qualsiasi cosa dalla sua espressione. “Stai scherzando?”

Iwaizumi si strinse nelle spalle “Non mi sembra ci siano altre soluzioni, l’hai detto tu che non ci sono altri posti dove nascondersi”.

Oikawa emise un suono che somigliava al cigolio di una porta rotta. “Saranno al massimo cinque metri, non è andata così male quando siamo usciti da casa di Kenma.”

“Parla per te, ho odiato ogni momento.”

“Beh, hai cinque minuti per farti venire un’idea migliore, se no sali con me sul tetto.”

Oikawa piagnucolò qualcosa di incomprensibile dietro alla maschera da coniglio, ma si mise a strisciare nel fosse dietro a Iwaizumi.

Rimasero appostati proprio di fronte al cancello, invisibili agli occhi dei due soldati di ronda. Il loro scalpiccio era quasi impercettibile e solo quando vide sparire la luce si azzardò ad alzarsi.

“Via libera” disse in un sussurro. Oikawa era accovacciato accanto a lui e tremava, non avrebbe saputo dire se si freddo o di paura, ma sembrava che non gli fosse venuta nessuna buona idea.

“Andiamo!” e così dicendo mise le braccia sotto le ascelle dell’altro e saltò.

Atterrarono sul tetto di lamiera del capannone con un boato e Iwaizumi pensò un ‘Merda!’ così forte che probabilmente fu udito da tutti i lettori di pensieri nell’arco di dieci chilometri.

Oikawa rimase così silenzioso e immobile che Iwaizumi temette per un secondo che fosse morto.

In un attimo a terra si sentirono voci concitate e gente che correva. “Oika…”

Fu l’avvocato a zittirlo questa volta, mettendogli una mano davanti alla bocca. Iwaizumi sapeva che stava ascoltando e rimase in silenzio.

“Cos’è stato?”

“Non lo so, vai a vedere di là!”

Le voci erano diventate quattro. Due si muovevano verso est, dove si trovava l’entrata del capannone, altre due a ovest.

“Dobbiamo chiamare rinforzi?”

“Forse è stato un animale?”

“Ma quale animale? Ci deve essere qualcuno!”

“Non c’è nessuno qui! Abbiamo setacciato tutto il cortile!”

Rimasero fermi, sdraiati sul letto piatto, per quella che gli sembrò un’eternità, ma poi Oikawa si raddrizzò e si mise a sedere.

“Sono quattro” questo Iwaizumi già lo sapeva, ma non lo interruppe “credo che siano tre ordinari e un solo extra, quello che abbiamo incontrato al Vortex”.

“Oh, merda!”

“E’ quello che sta pensando anche lui ora.”

Iwaizumi si zittì e cercò di indagare l’espressione di Oikawa solo attraverso gli occhi “Sta pensando intensamente al fatto che non si debba far prendere alle spalle. Non ha buoni riflessi e attaccarlo di sorpresa non è difficile. Per questo se ne sta con le spalle al muro”.

La soluzione sembrava più che semplice, bastava saltargli addosso dall’alto, da dove non se lo aspettava. Oikawa annuì.

Iwaizumi gli domandò mentalmente dove si trovasse l’uomo e Oikawa gli indicò l’angolo nord-est del capannone.

In quel momento si rese conto che forse quella notte avrebbe potuto finire per uccidere qualcuno. Pensò a suo padre e ricacciò indietro il pensiero, non voleva che quel demone lo perseguitasse proprio in quel momento. 

Guardò Oikawa e lui gli prese la mano tra le sue. Iwaizumi lo strinse e poi si affacciò oltre lo sporto del tetto. Poteva evitare di uccidere l’uomo per fermarlo, avrebbe potuto mirare a rompergli subito qualche osso. Se gli fratturava le spalle avrebbe avuto difficoltà a imporre le mani per scaraventarlo via. 

Guardò un’ultima volta Oikawa e si lasciò cadere di sotto. 

Clavicole e scapole emisero uno schiocco sordo quando Iwaizumi atterrò su di lui con entrambi i piedi. Le ossa sii spezzarono sotto il suo peso e lui si accasciò con un rantolo. 

Iwaizumi rimase in piedi sulla sua schiena per qualche secondo, valutando la situazione: l’uomo non era morto, ma di sicuro non sarebbe stato in grado di alzarsi o di alzare i palmi delle mani verso di lui. Si augurò di non avergli spezzato anche la colonna vertebrale. 

Si spostò e si chinò sull’uomo, indeciso se toccargli ancora la schiena o meno, il momento di indecisione gli costò caro, perché al rumore di un’esplosione seguì un dolore lancinante alla schiena. 

Qualcosa gli bruciava sotto le scapole. “Merda!”

Si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere due uomini in mimetica che puntavano i fucili verso di lui. 

Iwaizumi sentì il sangue andargli alla testa; corse in avanti e in un attimo si trovò di fronte a quello che aveva sparato: dal suo fucile veniva ancora il calore dello scoppio. L’uomo non fece nemmeno il tempo a prendere un altro respiro, e nemmeno a premere di nuovo il grilletto, che Iwaizumi l’aveva già colpito con un manrovescio che lo fece volare diversi metri lontano, in mezzo al cortile asfaltato. 

L’altro si fece avanti, non teneva il fucile abbastanza in alto da poter sparare, era visibilmente terrorizzato. Iwaizumi non si fermò a pensare, prese per la canna l’arma e gliela strappò. 

L’uomo in mimetica arretrò, con la bocca e gli occhi sbarrati e Iwaizumi lo colpì sulla faccia con il calcio del suo stesso fucile, facendolo cadere per terra svenuto.

Tese le orecchie e rimase in attesa, ma non accadde niente. Sospirò, adesso che l’adrenalina era calata sentiva di nuovo chiaramente il dolore dello sparo. 

Strizzò gli occhi e cercò di raggiungere il punto sulla schiena dove era stato colpito. La giacca era impregnata di sangue.

Il proiettile doveva essere rimasto in superficie e bruciava, ma non gli impediva i movimenti. Mosse il braccio per sperimentare la sua teoria e fu contento di avere ragione. La maggior parte dei proiettili facevano male, ma non erano un vero danno al suo corpo extra. 

Esalò un lungo respiro e con un balzo fu di nuovo sul tetto accanto a Oikawa. 

"Ti hanno sparato?" domandò lui in un sussurro. "Sì, ma non è niente di grave. Dobbiamo entrare, qui non c'è più nessuno" e lo sollevò passandogli un braccio dietro la schiena e l'altro sotto le ginocchia. 

Tooru non ebbe il tempo di protestare perché Iwaizumi era già saltato. Lo depositò a terra preoccupandosi che rimanesse in equilibrio, ma senza perdere tempo, e spinse la porta del capannone industriale. 

Oikawa lo seguì cautamente, a piccoli passi, come se potesse servire per non farsi vedere. 

Davanti a lui si apriva un ampio spazio buio. C'era qualche cassa, ma pareva essere quasi tutto vuoto. In fondo allo stanzone una scala che portava a un piano di sopra privo di finestre e un cabinato più piccolo dal quale usciva una fioca striscia di luce e la serie di urla più strazianti che avesse mai sentito. 

I peli delle braccia gli si rizzarono e avrebbe voluto stringere la mano di Oikawa, se questo non avesse voluto dire perdere tempo prezioso. 

"Ecco perché non hanno sentito lo sparo" sussurrò Oikawa. Iwaizumi deglutì "Andiamo, qualsiasi cosa stia succedendo là dentro la dobbiamo fermare". 

Attraversò lo stanzone vuoto con i passi che rimbombavano spettrali contro le pareti vuote, quelli più corti e rapidi di Tooru alle sue spalle. 

Quando arrivò davanti alle pesanti porte di metallo che chiudevano il cabinato si fermò, aspettando che Oikawa fosse al suo fianco. Si guardarono attraverso le maschere di gomma e Oikawa annuì alla sua domanda muta, facendo ondeggiare le lunghe orecchie da coniglio. 

Iwaizumi aprì le porte con un colpo secco e rimase pietrificato: quello che vide non se lo sarebbe mai immaginato. 

Tre uomini con il camice si voltarono a guardarli, evidentemente spaventati. Arretrarono tra i tre lettini che occupavano la stanza. 

Per terra c'era un lago di sangue che continuava a gocciolare come una cascata dalle brandine. 

Rimase immobile un secondo di troppo rispetto a quanto avrebbe voluto, incapace di distogliere lo sguardo da quell'atrocità. Sui lettini erano sdraiate tre persone il cui ventre era stato squarciato. Quando Iwaizumi era entrato nella stanza i tre uomini in camice stavano lambiccando con i loro utensili dentro quelle voragini terrificanti, ma la cosa più atroce era che le tre persone fossero ancora vive. Urlavano. 

Iwaizumi avrebbe vomitato se Oikawa non gli avesse rifilato una gomitata.

"Cosa state facendo?" ringhiò.

I tre uomini con il camice arretrarono ancora, cercando di nascondersi l'uno dietro l'altro. 

"Sono ordinari" gli sussurrò Oikawa all'orecchio. Iwaizumi schioccò la lingua mentre l'impulso di uccidere prendeva il sopravvento. Avanzò di un paio di passi, avvicinandosi alle barelle così tanto che avrebbe potuto toccare i piedi di quei poveretti, ma ormai i suoi occhi erano tutti per i tre macellai. 

"Ci hanno costretti, non avremmo mai voluto fare una cosa del genere!" piagnucolò uno dei tre. 

Oikawa superò Iwaizumi e ignorò i tre con il camice, passando tra le tre persone sulle barelle, alla ricerca spasmodica di qualcosa per aiutare. 

Si tastò febbrilmente le tasche "Chiamo Ushijima" annunciò. 

Iwaizumi non lo ascoltò neanche e continuò a fissare i tre che nel frattempo si erano stretti nell'angolo della stanza. 

"Chi è che vi ha costretto?"

"La Mano di Onice. Sono stati loro che volevano sapere..." l'uomo tirò sul naso, incapace di continuare. 

Nel frattempo la voce di Oikawa che parlava al telefono con Ushijima si mischiava alle urla delle vittime. 

"La Mano di Onice è stata sgominata dall'ultimo blitz di Accidental Owl!"

I tre cercarono ancora di ritrarsi  sentendo il tono di Iwaizumi, invano perché ormai erano arrivati in fondo alla stanza. "Non tutti" pigolò un altro "non tutti erano fedeli al capo clan. Qualcuno ci ha guadagnato dalla sua cattura e...".

"Arrivano" annunciò Oikawa mettendo il cellulare in tasca "però non dovremmo farci trovare qui". Lanciò un'occhiata d'odio ai tre uomini con il camice "Stanno dicendo la verità, ma li potremo interrogare meglio dopo che la polizia li avrà arresta..."

Iwaizumi non riuscì a sentire la fine della frase perché di colpo un dolore lancinante lo colpì. Il tuo intero corpo stava andando in fiamme, si sgretolava. Avrebbe voluto urlare, ma anche la lingua faceva troppo male, tutti i suoi nervi erano solo veicolo per il tormento. 

Le ginocchia gli cedettero e cadde di faccia sul pavimento. 

 

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Capitolo 15
*** Oikawa ***


Buon 2023 e grazie per essere ancora qui a leggere questa storia!

Speravo di usare le ferie per scrivere di più, ma ovviamente ho fallito, comunque eccomi qui con un nuovo capitolo. 

Ci tengo a precisare che personalmente non supporto alcune azioni compiute dai protagonisti in questo capitolo, ma penso che fossero coerenti con le vicende, quindi le ho comunque inserite. 

Spero che il capitolo vi piaccia, anche questo è un po’ sanguinolento, ma mi auguro che non vi dia troppo fastidio. 

Grazie ancora per essere passati di qua! ❤️

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Quindicesimo capitolo

Oikawa

 

Oikawa sentì il dolore arrampicarsi lungo la sua spina dorsale, fino ad arrivare alla base del collo, ma ciò che gli tolse il fiato fu sentire la pena che stava provando Iwaizumi e vederlo cadere in avanti come una bambola di pezza. 

Si permise di voltare la testa e scorgere un uomo che aveva superato le porte, non visto, e capire che fosse lui a causare loro tutta quella sofferenza. Ciò che sentiva era fastidioso, ma non paragonabile a ciò che sentiva Iwaizumi e sicuramente non abbastanza forte da farlo svenire.

L’uomo stringeva in mano una pistola e Oikawa si rese conto che se si fosse accorto che il suo potere non funzionava su di lui l’avrebbe abbattuto in altro modo. Si fece cadere sulle ginocchia e si accasciò a terra, fingendosi in preda agli spasmi.  

Il pavimento era freddo e nauseabondo, intriso di sangue. Era difficile concentrarsi, i tre poveretti dilaniati continuavano a urlare e anche i tre uomini col camice avevano iniziato a lamentarsi, ma riuscì a percepire la rabbia del nuovo venuto. 

Sapeva di avere i minuti contati, l’uomo aveva immaginato che lui e Iwaizumi non fossero soli, il che era vero, più o meno, e aveva sparato agli uomini che Iwaizumi aveva atterrato. Non avrebbe potuto portarli via e non avrebbe permesso che venissero presi dalla polizia. Era furioso!

L’uomo lo superò, e per poco non gli pestò la mano buona, avvicinandosi ai tre. “Cosa stavate facendo?”

“Noi…non è colpa nostra…” le spiegazioni vennero interrotte da un urlo di dolore che sembrò esplodere nel cervello di Oikawa come la sua agonia. 

“Ci ha minacciato… avevamo paura!” cercò di dire un altro, prima di venir stroncato da una sciabolata di dolore. L’uomo era sempre più arrabbiato, Oikawa lo sentì distintamente pensare che nessuno dei tre sarebbe sopravvissuto al tradimento, li avrebbe uccisi tutti e tre e poi sarebbe passato a lui e a Iwaizumi. Oikawa non poteva perdere altro tempo. 

Il primo proiettile colpì uno degli uomini con il camice alla testa e Oikawa alzò il capo alla ricerca di qualcosa con cui distrarre l’assassino. Conosceva quel tipo di potere: era necessaria una grande concentrazione per produrre così tanta sofferenza, soprattutto su così tante persone. Tooru strinse gli occhi: doveva essere lui a fargli male!

Il pavimento era sporco di sangue, che continuava a colare a pioggia dalle tre brande, ma vicino alla ruota di una delle barelle c’era qualcosa che luccicava: un bisturi. 

L’uomo sparò al secondo medico e Oikawa sentì i suoi pensieri arrestarsi all’istante come se un interruttore avesse spento la luce. 

Allungò il braccio sano e afferrò il coltello. lo strinse e scivolò un po’ più vicino alle gambe dell’uomo; aveva le caviglie scoperte e Oikawa sapeva dove mirare. 

L’assassino sparò al terzo medico e il coltello si piantò nella sua gamba; urlò e Oikawa affondò il coltello un’altra volta. L’uomo barcollò in avanti, finendo contro a una delle barelle, ma un attimo dopo il suo sguardo calò su Tooru, ancora disteso a terra nel mare di sangue, e strinse la pistola che teneva in mano. Tooru lo vide distintamente mentre si immaginava di sparargli in testa e già pregustava la gioia di vedere i suoi occhi perdere colore. 

Trattenne il fiato, conscio di quanto poco gli rimanesse da vivere, colpirlo di nuovo non sarebbe servito a niente. Le sue dita si strinsero attorno al bisturi in uno spasmo di terrore. Chiuse gli occhi, ma lo sparo non arrivò. Un boato di metallo che sbatte e si accartoccia gli riempì le orecchie e qualcosa di duro gli cascò sulla schiena. Rantolò nel sangue non suo e aprì gli occhi. Una delle barelle gli era caduta addosso, il ragazzo che vi era sdraiato sopra era stato sbalzato per terra. Oikawa si rese conto con rinnovato orrore di come le budella del ragazzo fossero rotolate fuori come disgustosi serpenti.

La sua attenzione però tornò subito all'uomo con la pistola, per quanto le budella fossero uno spettacolo atroce, i pensieri assassini dell'uomo non erano facili da ignorare. Alzò la testa per guardarlo e lo trovò piegato su se stesso, con Iwaizumi che gli teneva un ginocchio sulla guancia. 

La pistola era volata dall'altra parte della stanza, accanto ai corpi degli uomini in camice. Il ragazzo senza budella continuava a piangere. 

Senza togliere il ginocchio dalla faccia dell'uomo, Iwaizumi raddrizzò la barella e liberò Tooru, che fu libero di rialzarsi. L'uomo sotto Iwaizumi continuava a lottare per liberarsi, ma la differenza di forza non gli lasciava alcuna possibilità. 

"Toglili il ginocchio dalla faccia, voglio fargli delle domande."

Iwaizumi obbedì senza batter ciglio e si rimise in piedi lasciandolo per terra in posizione fetale.

"Sai dov'è Takeru?"

Si sentì un mostro a fare una domanda del genere, aveva fatto rotolare per terra un ragazzo agonizzante e non era ancora riuscito ad aiutare gli altri due, che urlavano straziati nelle sue orecchie e nel suo cervello, ma era lì per Takeru e avrebbe trovato Takeru.

L'uomo fece forza sulle braccia e si mise in posizione semiseduta "Chi cazzo è Takeru?", sputò per terra in mezzo al sangue e Oikawa provò l'impulso irrefrenabile di colpirlo, per quello che aveva fatto ai tre ragazzi sui lettini e perché era sincero: non aveva idea di chi fosse Takeru.

"Takeru Oikawa, ha diciassette anni ed è un extra. L'avete rapito voi!"

L'uomo fece un sorrisetto, come se avesse la situazione in mano, come se Iwaizumi non potesse staccargli la testa in un solo movimento e senza nemmeno sudare. 

"Non conosco nessun Takeru, ma forse sì, potrei averlo preso io. In quel caso non lo troverai mai" nella sua testa vorticarono immagini confuse: c'era una cella, no, molte celle. Uomini e donne che urlavano, rinchiusi lì dentro al freddo e al buio. 

"Dov'è quel posto?"

"Quale posto?" l'uomo era evidentemente confuso, ma in poco tempo nella sua mente iniziò a crearsi un nuovo pensiero, uno bruciante che in un attimo fece piegare le ginocchia di Iwaizumi.

Oikawa sentì un pizzicore lungo la spina dorsale, fece un passo verso di lui e sferrò il calcio più forte che riusciva a dare sulla caviglia martoriata dell'uomo. Lui urlò ancora e si accasciò, mentre Oikawa poteva sentire la mente di Iwaizumi di nuovo libera dall'agonia.

"Dobbiamo fargli male: se sente dolore non riesce a concentrarsi abbastanza per farti soffrire" spiegò e Iwaizumi non se lo fece ripetere una seconda volta prima di mettere il piede sulla caviglia sanguinante dell'uomo e spingere. Sentì il rumore delle ossa che si rompevano e la saetta di dolore vibrante che attraversò il corpo dell'uomo fino ad arrivare al cervello. 

"Quindi ci sono anche altre persone, ma non le tenete rinchiuse qui, qui fate solo..." indicò con la mano sana i lettini, non sapendo neanche come descrivere quell'immagine terrificante "Te lo chiedo di nuovo: dov'è Takeru e dove sono gli altri?"

L'uomo rimase muto, ma nella sua mente apparve un altro capannone, non così dissimile da quello in cui si trovavano in quel momento. Tutt'intorno sembrava esserci solo campagna e per Tooru le campagne, purtroppo, erano tutte uguali. Strinse le labbra e nel ricordo apparve un cartellone pubblicitario, lo sfondo era rosa e su un lato spiccava la foto di un cane bianco. 

C’era scritto qualcosa, Fumi… il ricordo dell’uomo non era chiaro; a quanto pare non se lo ricordava, non lo riteneva importante. Oikawa strinse il pugno e i denti. Gli tirò anche un altro calcio, questa volta in faccia. 

La mente di Iwaizumi ebbe un sussulto, ma il suo corpo rimase immobile. Probabilmente si rendeva conto di quanto quello sfogo fosse inutile all’interrogatorio ma utile per il suo umore. 

“Cosa stanno facendo qui?” chiese cercando di essere più specifico per stimolare un pensiero chiaro. 

Il cervello dell’uomo era annebbiato dal dolore, ma Oikawa non poté far altro che tirargli un altro calcio e farlo urlare. “Non lo so. Esperimenti!” urlò l’uomo, tra le lacrime. Tooru si rese conto in quel momento che avesse perso un dente. Una parte di sé se ne rallegrò, dente per dente. 

“Che tipo di esperimenti?”

La voce dell’uomo uscì strozzata, aveva la bocca piena di sangue e saliva “Non lo so”.

Oikawa prese un lungo respiro, anche questa era la verità. Chiuse gli occhi e si passò la mano tra i capelli. Quando li riaprì incontrò quelli di Iwaizumi, che aveva già indovinato cosa fosse successo. Oikawa annuì.

Un nuovo flusso di pensieri si fece largo nella sua testa ‘chissà se ho staccato la macchinetta del caffé. Tsukishima lo beve sempre troppo zuccherato, dovrei consigliargli la stevia, anche se ha un po’ l’odore della liquirizia e a ma non piace molto. Sicuramente è meglio dell’odore di sangue che c’è qui, deve esserci tantissimo sangue’.

“È arrivato Ushijima” annunciò a Iwaizumi, solo un attimo prima che l'agente entrasse nella stanza.

 

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Capitolo 16
*** Iwaizumi ***


Eccomi con un nuovo capitolo! Non sono morta, non temete!

Ultimamente faccio un po’ fatica a scrivere, quindi sono un po’ in ritardo, ma spero di rimettermi presto in carreggiata. Come sempre, grazie per aver dato una possibilità a questa storia! <3 

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Sedicesimo capitolo

Iwaizumi

 

“Non avevamo detto che se ne sarebbero andati prima del nostro arrivo?” sibilò Tsukishima a Ushijima, abbastanza forte da essere sicuro che Iwaizumi e Oikawa sentissero. Quella notte indossava la divisa e non la mise da crossdresser involontario con la quale l’avevano visto alla discarica. Il cipiglio era però lo stesso. 

“Qualcosa è andato storto; risolveremo con Sawamura, è un uomo comprensivo.”

Tsukishima arricciò il naso “Ci vuole un po’ di più della comprensione per risolvere questo casino”. Incrociò le braccia e si allontanò per andare a visionare il lavoro della scientifica. 

Oikawa e Iwaizumi lo guardarono allontanarsi mentre Ushijima si dirigeva verso l’ambulanza dov’erano fermi Oikawa e Iwaizumi.

“Come stai?” chiese l’agente, mettendo una mano sulla spalla di Iwaizumi. Lui fece un mezzo sorriso per tranquillizzarlo, ma il guanto in lattice del medico scostò bruscamente la mano di Ushijima “E lei non tocchi! Sto cercando di lavorare qui!”.

I tre si raddrizzarono di colpo e lanciarono un’occhiata al dottor Sakusa che brandiva le sue pinze. “Deve stare fermo se vuole che le tolga il proiettile che ha nella schiena!”

“Sì! Scusi, dottore” Iwaizumi sembrava impagliato, non mosse neanche gli occhi mentre rispondeva al medico che alle sue spalle lambiccava con garze e spruzzino di disinfettante.

“Si allontani, accidenti!” e così dicendo spruzzò in faccia Ushijima che si era avvicinato di nuovo per guardare la ferita. Ushijima si ritrasse come un gatto scontratosi con un idrante.

“Come se quei poveretti non fossero stati messi già abbastanza male, dovevate mettervi in mezzo anche voi supereroi! Credete sempre di poter fare tutto e poi tocca a me ricucirvi!”

Iwaizumi si schiarì la gola “Mi spiace, dottore, non volevo fare un torto specifico a lei”.

Il dottore Sakusa non lo ascoltò neanche e continuò “Prima quel cretino di Wild Flame è arrivato al pronto soccorso e per poco non perdeva un occhio, appena ho finito con lui mi è toccato venire qui ad aiutare con questa carneficina!”.

Sbuffò e infilò la pinza nella schiena di Iwaizumi con un po’ troppa forza, ma lui preferì non dire niente e limitarsi a stringere le labbra. 

“Male?” domandò il medico mentre si apprestava a cucire.

“Un po’ di fastidio.”

“Bene, che le serva da lezione: non si faccia più sparare.” Iwaizumi non fiatò.

Un cellulare squillò e il dottor Sakusa si infilò le mani nel camice alla spasmodica ricerca dell’apparecchio “Giuro che se è di nuovo Wild Flame la prossima volta che lo vedo gli somministro tre ceffoni, non si può essere dei supereroi e non essere minimamente in grado di badare a se stessi”.

Il medico si allontanò dall’ambulanza, lasciandoli da soli a guardarsi negli occhi, Iwaizumi a petto nudo iniziava a sentire freddo. Ushijima, visto che non sembrava più esserci pericolo di venir spruzzato, si avvicinò di nuovo “Credo che abbia finito con le medicazioni. Forse ti puoi coprire…”.

“Correrò il rischio di farmi sgridare di nuovo, si gela…” disse Iwaizumi afferrando la felpa intrisa di sangue e infilandosela dalla testa. Il cotone era gelido e puzzava, ma era meglio di niente. 

“E tu come stai?”.

Oikawa arrossì, evidentemente preso alla sprovvista, probabilmente non gli capitava spesso. “Sto…bene?” scrollò le spalle e infilò la mano buona nella tasca dei jeans “Mi è caduta una barella sulla schiena ma non è niente di che”.

“Non vuoi farti vedere dal dottore?”

“Sono certo che il dottore non voglia vedere me, in realtà” gli fece un sorrisetto, ma Ushijima non parve cogliere la battuta. Probabilmente stava per rispondere qualcosa sul giuramento di Ippocrate, ma Iwaizumi lo interruppe “Qual è la situazione?”

Ushijima sollevò la cartellina che teneva in mano “Quattro cadaveri all’esterno dell’edificio, Tooru dice che tre sono ordinari e uno extra-umano, il medico legale ce lo saprà dire a seguito dell’autopsia. Tutti uccisi con un colpo di arma da fuoco ravvicinato. Probabilmente erano già stati storditi al momento della morte”.

Oikawa sbuffò.

“Sì, a stordirli è stato Iwaizumi e ad ammazzarli il tizio che ha ammazzato i tre uomini in camice. Cos’altro?”

“All’interno altri tre cadaveri. In camice” Oikawa alzò gli occhi al cielo “E tre persone ancora vive. Purtroppo uno di loro è morto poco dopo l’arrivo dell’ambulanza. I medici hanno detto che gli altri due potrebbero sopravvivere nonostante le condizioni in cui sono stati trovati, pare che entrambi siano due extra”.

“Lo sono di sicuro se sono sopravvissuti a torture del genere. A uno stavano letteralmente scappando le budella” Oikawa arricciò il naso al ricordo. 

“Il dottor Sakusa ha detto che il dottor Kita è un esperto nel ricucire budella” Ushijima annuì con forza, come se questo incrementasse le competenze del dottor Kita. 

“Non c’è altro?” domandò Iwaizumi, che aveva tutta l’impressione che Ushijima e Oikawa potessero rimettersi a battibeccare da un momento all’altro. Il poliziotto si strinse nelle spalle “Tsukishima è di pessimo umore, ma per il resto nient’altro di rilevante. I miei colleghi stanno setacciando la zona, ma pare non ci sia nessun altro. Il laboratorio andrà controllato da cima a fondo, ma ci vorrà tempo; l’uomo che abbiamo fermato non ha voluto rivelarci niente di ciò che vi accadeva”. 

Ushijima si guardò in giro, poi si avvicinò a Oikawa e sussurrò “Tu invece cosa mi sai dire? Cosa hai letto nei suoi pensieri?”

Oikawa si strinse nelle spalle “Facevano degli esperimenti sugli extra. I tre tizi in camice probabilmente erano medici, ma erano prigionieri come gli altri”.

“Nessuna idea sul tipo di esperimenti, quindi?”

“No, il tizio che avete arrestato non sembrava sapere quasi niente, però sapeva esistesse un altro posto.”

Gli occhi di Ushijima si fecero più attenti. “Che tipo di posto?”

“Probabilmente un altro capannone, ho cercato di fargli pensare all’indirizzo, ma purtroppo non conosce il nome della strada, solo il percorso per arrivarci.”

“Non potremmo costringerlo a pensare al percorso e memorizzarlo?”

“Tu non hai proprio idea di come funzioni il cervello umano, vero?” Oikawa guardò intensamente il poliziotto e poi aggiunse “Mi dispiace che quel tizio ti abbia dato le indicazioni sbagliate per le terme di Yunessun nel 2010, ma sappi ti saresti perso anche avessi avuto i miei poteri. Possiamo rimanere concentrati sul caso?” 

Evidente la richiesto non venne accolta, perché Iwaizumi rimase a guardarli mentre si fissavano in silenzio, finché Oikawa aggiunse, in risposta a qualcosa che l’altro aveva solo pensato “No, un bagno in una vasca termale piena di vino non mi gioverebbe. In ogni modo, ho qualcuno che potrebbe aiutarmi a trovare questo posto”. 

Si mise una mano in tasca e ne estrasse il telefono, Iwaizumi lo vide attendere che qualcuno rispondesse dall’altra parte “Kenma, ho un altro lavoro per te: devo trovare un cartellone pubblicitario. Non sbuffare, sono certo che ti divertirai. È un cartellone rosa, con un cane bianco e la scritta ‘Fumi’, il nome era più lungo ma non ho fatto in tempo a leggerlo tutto. Non ho idea di come tu possa fare, ma sono certo che ci riuscirai in fretta. Buona notte!”

Iwaizumi non poteva vedere la faccia di Kenma, ma era certo che in quel momento stesse ribollendo di rabbia sulla sua sedia girevole da gamer. 

Ushijima lo guardò “Secondo me comunque alle terme di Yunessn dovresti farci un salt…” si bloccò quando Oikawa alzò la mano per zittirlo. L’avvocato si voltò e guardò il capannone. 

“C’è qualcosa, qualcuno…” disse a mezza bocca, guardandosi in giro. 

Iwaizumi si mise in allerta, ma non sentiva niente di strano. Poco distante i membri della scientifica stavano fotografando e discutendo, era difficile individuare qualcosa di specifico, quelli che aveva sentito Oikawa dovevano essere pensieri. 

“Oh merda, un altro velo!”

Ushijima di guardò in giro febbrilmente “Dove si nasconde?”. Oikawa e Iwiazumi gli risposero il coro “Sul tetto!”

Fu allora che due figure si affacciarono oltre il bordo, due figure in tuta. Quella più bassa mise il braccio attorno alla vita dell’altro e saltò. Atterrò con un tonfo sull’ambulanza e poi saltò di nuovo, portandosi dietro l’altro supereroe. 

“Iwaizumi, fermali!” la voce di Oikawa uscì molto più acuta di quanto avrebbe voluto, ma Iwaizumi non se lo fece ripetere due volte prima di scattare in avanti. 

“Tu non fai proprio niente! Ennoshita, acchiappa il mio paziente!”

Un attimo dopo due braccia fortissime l’avevano bloccato e lo trattenevano a terra mentre le due figure scomparivano nella notte. 

*

“Non posso credere che abbiano un extra-infermiere per i pazienti facinorosi!” urlò Oikawa quando furono di nuovo soli in automobile “Ce li siamo fatti scappare!”.

“Secondo te erano gli stessi del Vortex?”

Oikawa si strinse nelle spalle “Le tute sembravano le stesse, il velo mi ha dato la stessa sensazione. Tu non ne sei convinto?”

Iwaizumi storse la bocca “Quello rosso mi è sembrato lo stesso dell’altra volta ma quello blu…a proposito, sei sicuro fosse blu?”.

“Non lo so, scusa Iwa-chan, ma non faccio lo stilista” Iwaizumi avrebbe voluto tirargli un orecchio, ma tenne le mani sul volante. “Era buio, ma mi sembrava un blu più scuro, forse era nero.”

Oikawa appoggiò la nuca al poggiatesta “E questo significherebbe che si tratti di una persona diversa oppure che abbiano mischiato male i capi in lavanderia?”. 

Questa volta Iwaizumi gli tirò davvero un orecchio e Oikawa squittì. “Dai, mi fai male!”

“Mi sembrava anche un po’ più basso dello spara-fiamme del Vortex! Tu non hai sentito niente di specifico prima che calasse il velo?”

“No, se no non staremo qui a discuterne!”

Si ricomposero e Iwaizumi continuò a guidare in silenzio, con la campagna buia che sfrecciava fuori dal finestrino. 

"Allora, mi vuoi parlare di tuo padre?"

Iwaizumi sobbalzò come se quella volta fosse stato Oikawa a tirargli un orecchio. Serrò la presa sul volante "Cosa?".

"Ti ho sentito pensare a tuo padre questa notte, pensavo che avessi voglia di parlarmene, non sembrava essere un pensiero piacevole. Io leggo nel pensiero, eppure tu sai più di me di quanto io sappia di te."

Il tono di Oikawa era calmo, accomodante, ma Iwaizumi irrigidì tutti i muscoli pensando al sorriso di suo padre. 

Schioccò la lingua "Beh, l'hai visto nei miei pensieri, no?".

Oikawa si strinse nelle spalle "Avrei dovuto riconoscerlo?"

"Forse senza maschera no..."

"Quindi è un supereroe anche lui?"

Iwaizumi annuì, pensando alla propria madre, invece che a suo padre. 

"Tua madre è una gran bella donna" disse Oikawa, come se non avesse intuito il disagio di Iwaizumi. "Se non vuoi parlarne non ho intenzione di forzarti, anche perché in una gara a braccio di ferro perderei, ma sappi che se vuoi raccontarmi qualcosa puoi farlo."

Le spalle di Iwaizumi vennero scosse da una risatina mentre si immaginava di battere Oikawa a braccio di ferro e rompere il tavolo. 

"Questa cosa è già successa nella realtà oltre che nella tua immaginazione?"

Iwaizumi annuì "Tra me e Bokuto sono più forte io a braccio di ferro. L'ho proprio spaccato l'ultima volta!"

Oikawa alzò gli occhi al cielo "Siete dei bruti!"

Iwaizumi ridacchiò ancora, poi l'abitacolo si fece di nuovo silenzioso, mentre Iwaizumi valutava se fosse il caso di parlare con Oikawa di una cosa del genere. Da un lato era una notizia di dominio pubblico, dall'altra c'era la sua storia personale che non aveva voglia di raccontare, farsi compatire o farsi temere. 

"Mio padre non era... non è una bella persona. Non è stato un modello da seguire durante l'infanzia, picchiava mia madre e a volte anche me."

Tooru non disse niente e si limitò a guardarlo, mentre Iwaizumi non toglieva gli occhi dalla strada "Mia madre è ordinaria e avevo paura che..." deglutì un boccone amaro e Oikawa annuì "Ho capito".

Iwaizumi tirò su con il naso e cercò di riscuotersi "Faceva il supereroe a tempo pieno, non come me, ed era il più famoso della città negli anni novanta". La mandibola di Oikawa cedette in un'espressione di stupore quando nella mente di Iwaizumi si fece largo l'immagine di suo padre con la divisa da supereroe.

"Tuo padre è Calm Thunder?"

Iwaizumi annuì 

“Ma…ma tu non ti chiami…” Oikawa boccheggiava. “Ho il cognome di mia madre, l’ho cambiato quando è stato arrestato. E' in carcere dagli anni novanta, non sono mai andato a trovarlo". Oikawa rimase zitto aspettando che fosse Iwaizumi a parlare ancora "E' terribile da dire, ma il fatto che abbia ucciso quelle dodici persone mi ha migliorato la vita, mia madre è rinata quando l'hanno arrestato".

Si fermò incapace di continuare "E tu hai paura di essere come lui..." concluse Tooru per lui. 

Iwaizumi annuì sentendo gli occhi bagnati, mentre fuori dall'auto il paesaggio rurale lasciava posto alla città.

"Ti senti in colpa per quello che è successo a quelle persone? Perché hai rotto qualche ossa a quel tizio?" Iwaizumi tirò su con il naso "Non sei stato tu a sparargli. Il fatto che quell'uomo li abbia uccisi per non lasciare testimoni non fa di te il loro assassino".

Iwaizumi tirò di nuovo su con il naso e si passò la manica davanti agli occhi: la vista iniziava ad appannarsi. "Lo so, ma non è la prima volta che faccio male a qualcuno in questo lavoro. Sono stato sospeso perché ho rotto il naso a quel rapinatore, come mio padre..."

"Tuo padre ha fatto inginocchiare dodici ladri disarmati, che si erano già arresi, e li ha decapitati. Quella è stata un'esecuzione, infatti l'hanno arrestato. Non sei tuo padre, non credi di essere superiore agli altri perché hai i poteri. Tuo padre si sarebbe sentito in colpa al posto tuo questa sera?"

Iwaizumi scosse la testa. 

"Appunto!" La mano di Tooru sulla spalla gli riempì di calore il petto. "Non devi essere così duro con te stesso, stai facendo del tuo meglio e io non ti sarò mai abbastanza grato per quello che stai facendo per me."

Iwaizumi si voltò a guardarlo, sgranando gli occhi. "Davvero!" ribadì Oikawa, vedendo l'espressione dell'altro. Con le guance rigate di lacrime, Iwaizumi gli sorrise. 

Si schiarì la gola vedendo il paesaggio farsi familiare "Te la senti di stare da solo questa sera o vuoi un po' di compagnia, dopo quello che è successo?".

Non voleva rimanere da solo, non voleva pensare a suo padre né a tutte le morti che non era riuscito a evitare. Non aveva idea di cosa desiderasse Oikawa ma immaginava di non essere riuscito a nascondergli i suoi pensieri, Tooru per fortuna fece finta di non aver percepito niente "Sì, mi piacerebbe un po' di compagnia. Vuoi che ci fermiamo da te? Casa tua è più vicina e sono stanco". 

Iwaizumi annuì.

 

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Capitolo 17
*** Oikawa ***


Ciao a tutti, eccomi di ritorno con un nuovo capitolo! 

Per correttezza avviso che in questa parte della storia ci sia una scena di sesso, seppur non esplicita. Spero che a nessuno disturbi, soprattutto perché prende gran parte del capitolo. 

Oltre a questo: ho praticamente finito di scrivere la storia (questa volta per davvero) e mi manca solo l’epilogo, spero che a quel punto riuscirò a sbrigarmi con la pubblicazione!

Come sempre, grazie per essere passati di qua! <3

 

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Diciassettesimo capitolo

Oikawa

 

Casa di Iwaizumi era più ordinata di quanto avesse immaginato quando gli era piombato alla porta il giorno in cui l'aveva ingaggiato. Era un monolocale ampio e ben arredato, il futon era steso vicino alla parete e al centro del locale c'era un divano in pelle spropositato per un ambiente del genere. Ad Iwaizumi doveva piacere moltissimo guardare la televisione. 

"Posso offrirti qualcosa? Una birra?"

Oikawa si strinse nelle spalle "Vorrei qualcosa di caldo. E analcolico, possibilmente". 

"Oh, io non lo bevo di solito, ma ho del té che ha portato mia madre l'ultima volta che è venuta a trovarmi" un'ondata di calore investì i pensieri di Iwaizumi mentre pensava a sua madre. Oikawa intravide una donnina che appoggiava un sacchetto pieno di cibo sul divano di Iwaizumi. La signora Iwaizumi era una di quelle donne preoccupate che il figlio adulto non fosse in grado di cucinare da solo. 

Oikawa sorrise "Il tè di tua madre andrà benissimo". 

Cinque minuti dopo erano entrambi seduti sul divano davanti alla televisione spenta con due tazze fumanti in mano. Oikawa sentì lwaizumi pensare che il té non fosse granché, ma che sicuramente lo avrebbe scaldato, dopo essere stato a petto nudo all'aperto. 

Tooru annusò il profumo della bevanda: era una miscela pregiatissima e Iwaizumi era un cavernicolo a non apprezzarla. Si augurò che comunque si scaldasse. 

Hajime non sapeva cosa dire, era evidente che parlare del proprio padre l'avesse drenato di tutte le forze, ma comunque si sforzò di parlare "Quindi Takeru deve essere in quel capannone...".

Oikawa annuì "Penso di sì, lo spero. Ma potrebbero esserci altri laboratori e potrebbe essere lì".

"Non hai visto nient’altro nella mente di quel tizio?"

Oikawa scosse la testa.

"Dovresti chiedere a Ushijima il permesso di interrogarlo, magari con più tempo a disposizione e la mente più fredda saresti in grado di innescare un pensiero utile nel suo cervello."

Oikawa annuì "Sì, credo che sia meglio aspettare domani mattina per chiedergli questo favore, questa notte avrà già un bel da fare con Sawamura".

Iwaizumi gli poggiò una mano sulla coscia, la sua pelle era calda come i suoi pensieri. Oikawa si irrigidì, sentendo tutti i nervi del suo corpo mettersi all’erta, poi Iwaizumi la strinse un poco con un gesto più intimo che sessuale e nella mente di Oikawa si dipanarono con più chiarezza i suoi pensieri: la speranza di vedere Takeru il prima possibile. 

"Lo spero anche io" adesso era lui che si sentiva gli occhi lucidi, per la miseria. 

Distolse lo sguardo da Iwaizumi e si passò il braccio ingessato sotto il naso, mentre le lacrime iniziavano a rigargli le guance. 

Iwaizumi poggiò la tazza per terra e Oikawa alzò la testa quando si rese conto di cosa stesse pensando di fare. Si guardarono per un lungo secondo negli occhi, poi Tooru si lasciò abbracciare e appoggiò la guancia sulla sua spalla continuando a piangere, mentre Iwaizumi gli accarezzava la schiena. 

Rimasero fermi, l'uno nelle braccia dell'altro, per un tempo che parve interminabile. La mente di Iwaizumi era un bagno caldo che gli faceva sciogliere i muscoli. Tooru avrebbe voluto rimanere così per sempre, ma non poteva. Si scostò un poco, sentendo subito la mancanza di quelle braccia. 

"Oh, davvero ho un buon profumo?"

Iwaizumi sbuffò e guardò dall'altra parte, arrossendo. La sua mente era un vortice caldo di imbarazzo e voglia. Voleva scappare, non voleva che Oikawa gli leggesse nel pensiero, non voleva che lo vedesse così nudo. 

Oikawa invece lo voleva vedere nudo in tutti i sensi. Si protese in avanti e gli circondò il collo con le braccia "Non mi puoi scappare" disse solo, prima di schiacciare le labbra sulle sue. 

La mente di Iwaizumi andò a fuoco e Oikawa si sentì invadere dal suo calore, mentre la lingua dell'altro si faceva strada tra le sue labbra e s'infilava nella sua. 

Anche Iwaizumi lo voleva vedere nudo, lo vide immaginarsi mentre lo svestiva, per poi bloccarsi di colpo, preso dal senso di colpa. Si bloccò e si staccò da lui "Non mi voglio approfittare di te, non stai bene e …".

Non finì la frase, ma Tooru sapeva esattamente a cosa stava pensando ei chinò di nuovo verso di lui "Sì, non sto bene e voglio essere consolato, Iwa-chan".

Il senso di colpa rimase latente in un angolo del cervello di Iwaizumi, ma un’ondata di calore lo investì completamente e, di riflesso, investì anche Oikawa. 

Con uno scatto Tooru si alzò dal divano e si mise a cavalcioni sulle sue gambe e Iwaizumi sussultò e gli andò incontro con il bacino. Sentì il proprio corpo fremere e il cervello di Iwaizumi vibrare come un diapason. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò di nuovo, voleva unirsi a lui, voleva nascondersi tra le sue braccia.

Iwaizumi si strusciò contro di lui e gli fece scivolare le mani sul sedere coperto dai jeans. In mezzo a pensieri sensuali e caotici c'erano lampi di coscienza dove si immaginava Tooru nudo, si visualizzava ad accarezzarlo, leccarlo. Oikawa gli mordicchiò il labbro, affamato, sentendo Iwaizumi diventare duro dentro ai jeans. Un brivido risalì lungo la schiena nel vederlo immaginarsi di stringergli il sedere e sollevarlo come se non pesasse niente; poi Iwaizumi lo fece davvero, si alzò in piedi tenendolo stretto per le cosce, e Tooru si staccò dalla sua bocca con un urletto. 

Gli si attaccò come se avesse paura di precipitare.

 "Che c'è?"

"Sono un uomo grosso, nessuno mi ha mai sollevato così" pigolò. Iwaizumi ridacchiò "È davvero la tua prima volta con un extra?"

Oikawa annuì.

"Allora devo fare in modo che sia indimenticabile!"

Tooru inclinò la testa da una parte "Sei uno sbruffone".

"Stai a vedere" sussurrò al suo orecchio, prima di spostarsi verso il letto a passi decisi. Era evidente sia dai suoi movimenti che dai suoi pensieri che Oikawa non pesasse niente per lui: Oikawa non si era mai sentito così eccitato in vita sua. 

Emise un altro urletto quando lo lasciò cadere di malagrazia sul futon. Sapeva che sarebbe successo, l’aveva progettato nei suoi pensieri con gran divertimento, ma Oikawa non era riuscito a tenere la bocca chiusa.

"Sei un bruto!" 

Iwaizumi gattonò sopra di lui, lentamente, senza distogliere lo sguardo dal suo "Dici?"

"Non fare questi giochetti con me, Iwa-chan!" e con la mano sana lo afferrò per il collo della maglietta e se lo tirò addosso.

Le loro labbra si incontrarono di nuovo, fameliche, e il corpo di Tooru fu percorso da una scossa di piacere quando la sua mente fu invasa dal desiderio di Iwaizumi. 

Le lingue scivolarono l'una sull'altra e le braccia di Iwaizumi lo strinsero di nuovo, mentre quelle di Oikawa vagavano sulla sua schiena, sopra la maglietta. Poteva sentire il calore provenire da sotto il cotone, ma non era abbastanza, lo voleva ancora più vicino, voleva sentirlo addosso, dentro. 

Quando il bacino di Iwaizumi strusciò con più vigore contro il suo, Oikawa sussultò e gli piantò le unghie nella schiena. 

Lui non si mosse, non smise di baciarlo, ma Tooru poté percepire un'improvvisa frustata di dolore passare nella mente dell'altro. 

Si staccò di scatto e lo guardò negli occhi "Ti ho fatto male? E' dove ti hanno sparato?"

Si sentiva un idiota a essersene dimenticato, ma Iwaizumi sembrava in forma come se non gli fosse successo niente. Il cuore di Oikawa iniziò a battere forte, ma questa volta non in modo piacevole. Cercò di farsi forza sui gomiti per sollevarsi, ma una fitta di dolore al braccio rotto lo fece ricadere.

Allungò le braccia per toccare il viso dell’altro “Come stai? Non voglio che tu stia male solo perché ti ho dett…”

“Sto bene” lo interruppe Iwaizumi con un sorriso. Oikawa sapeva che non era del tutto vero, da qualche parte la sua schiena era dolorante, dove il dottor Sakusa l’aveva medicato “Sto guarendo. Ho le ossa più dure delle tue, Merdakawa”. 

Tooru strinse le labbra, contrito “Forse non dovremmo…”.

Un lampo attraversò la mente di Iwaizumi, come un film mandato avanti veloce, ma Oikawa conosceva tutte le scene: il tizio ordinario che gli sparava, i tre uomini col camice imbrattato di sangue, le budella dell’extra caduto dalla barella. 

Iwaizumi inspirò profondamente “Non ho voglia di pensare a questo, adesso” fece una lunga pausa e poi visualizzò se stesso intento a leccare l’interno coscia nudo di Oikawa “preferisco pensare a qualcos’altro, se tu me lo permetti” concluse con una voce soffice, quasi un sussurro. 

Oikawa si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, aveva visto se stesso in situazioni ben più oscene o ben più fastidiose nei pensieri di un sacco di gente, ma mai nessuno l’aveva fatto apposta, a suo beneficio. 

Deglutì faticosamente. 

“Allora?”

Oikawa annuì e Iwaizumi si protese di nuovo su di lui per baciarlo. 

I pensieri di Iwaizumi si riempirono di nuovo di lussuria e Oikawa si lasciò investire dal suo attacco famelico, corpo e mente. 

Le mani di Iwaizumi scendevano lungo il suo corpo, gli accarezzavano le cosce, gli stringevano le spalle e gli scivolarono sul petto. Il maglione di Tooru era pesante, ma era impossibile non sentire il calore dell'altro anche attraverso la lana. Sussultò quando i pollici di Iwaizumi si agganciarono all'orlo dei suoi jeans. 

Si staccarono per guardarsi per un lungo momento: Iwaizumi aveva gli occhi lucidi e le labbra bagnate di saliva.

Oikawa poteva vedere se stesso riflesso nei suoi pensieri, fu scosso da un brivido caldo nel vedere Iwaizumi immaginarsi intento a slacciargli i pantaloni con i denti. Boccheggiò e l'altro fece una risatina. 

Tooru lo osservò forzare un po' i jeans e poi raggiungere il bottone e slacciarlo. La zip scese più lentamente del dovuto e Iwaizumi si prese il tempo per accarezzargli di nuovo i fianchi prima di guardarlo negli occhi e sussurrargli "Alza un po' il sedere". Oikawa ubbidì come se il materasso avesse perso fuoco e Iwaizumi glieli sfilò mentre Oikawa scalciava in maniera ben poco erotica per liberarsene il prima possibile.

"Sbrigati Iwa-chan, mi sto per addormentare!"

Iwaizumi lanciò via i suoi pantaloni, lo guardò con un ghigno e poi si tolse la maglia con un movimento lento che svelava prima gli addominali e poi metteva in evidenza tutti gli altri muscoli. 

Se avesse potuto leggere nella mente di Oikawa avrebbe visto fuochi d'artificio. Tooru sapeva benissimo che quella scena era studiata per farlo sudare, ma la consapevolezza non gli impedì di mordersi le labbra quando Iwaizumi si fu liberato della maglia e si trovò in ginocchio davanti a lui a petto nudo: era un dessert che voleva assolutamente mangiare.

"Adesso dobbiamo finire di svestire te e credo che non sarà facile." Oikawa borbottò qualcosa, in imbarazzo, la vista del corpo nudo di Hajime gli aveva mandato in pappa il cervello e, come se non bastasse, doveva farsi aiutare a svestirsi per colpa di quello stupido gesso. 

Iwaizumi lo baciò di nuovo, un bacio veloce a fior di labbra, poi prese i bordi del maglione e glielo sfilò con delicatezza, per poi passare alla camicia. 

"Ce la faccio a slacciarmi i bottoni!"

"Non c'è problema, mi piace svestirti."

Oikawa poggiò la bocca sul suo collo mentre Iwaizumi gli sfilava la camicia. Sentì il corpo e la mente dell'altro rabbrividire e lo mordicchiò, facendolo fremere di piacere. 

Iwaizumi lo circondò con le braccia e lo bloccò, stretto a sé, baciandogli la spalla mentre Oikawa continuava la sua opera contro il suo collo. 

"Domani al bar le tue colleghe avranno da spettegolare su quello che ti sto facendo..." disse piano, per prenderlo in giro, prima di dargli un altro morso più delicato. 

Iwaizumi rise e la vibrazione della sua cassa toracica riverberò sul corpo e sulla mente di Tooru. 

"Il mio corpo guarisce molto in fretta, Merdakawa. Forse domani mattina non avrò nemmeno più la ferita causata dal proiettile, se vuoi che le mie colleghe spettegoli dovrai metterti d'impegno anche domani mattina!"

Oikawa si staccò da lui e lo guardò strabuzzando gli occhi, come se quella di Iwaizumi fosse una precisa offesa al suo operato e non una reazione del tutto naturale per il suo corpo extra.

Iwaizumi gli fece un occhiolino e il labbro inferiore di Oikawa tremò, prima che l’altro si avvicinasse di nuovo a lui.

Iwaizumi mormorò qualcosa sulle sue labbra che Oikawa tradusse in 'Fammi finire di svestirti' solo perché gli poteva leggere nel pensiero; non si mosse di un millimetro, continuando a succhiargli il labbro: Iwaizumi era un supereroe, avrebbe sicuramente trovato un modo per togliergli le mutande anche se era sotto attacco. 

Le sue mani erano grandi e calde mentre gli accarezzavano la schiena, Oikawa sentì un contatto elettrico quando i polpastrelli di Iwaizumi gli sfioravano la spina dorsale. Il tocco lieve gli fece venire i brividi e il suo cazzo era già duro e stretto dentro i boxer, ma Tooru voleva che Iwaizumi lo stringesse, lo manovrasse come aveva fatto poco prima sul divano. 

Singhiozzò quando alla fine Iwaizumi gli prese entrambe le natiche tra le mani e strinse. 

"Male?"

Oikawa sospirò pesantemente "Oh, no. Non era male. Però stavo per venirmi nelle mutande".

Iwaizumi avvicinò di nuovo il viso a quello dell'altro, facendo in modo che i loro nasi si toccassero "Allora ci dobbiamo sbrigare, ti voglio fare ancora un sacco di cose".

Oikawa batté le palpebre e deglutì, vedendo tutto quello che l'altro si stava immaginando, e rimase fermo mentre Iwaizumi lentamente gli toglieva anche i boxer lasciandolo completamente nudo sul futon.

Si ritrasse fino alla metà del letto e lo guardò negli occhi finché Iwaizumi non si tolse in un solo movimento sia i jeans e i pantaloni e lo raggiunse di nuovo, schiacciandolo contro il materasso. Iwaizumi era pensante, ma aveva un peso confortante. Si baciarono ancora, come se fosse la loro ultima possibilità, con le gambe intrecciate e i bacini che strusciavano l'uno contro l'altro in una meravigliosa tortura, finché Iwaizumi non si fece forza con le braccia e si rimise in ginocchio, lasciandolo fastidiosamente libero dalla sua presenza. 

Oikawa lo avrebbe guardato storto se non fosse stato certo di ciò che l'altro stava per fare. 

Chiuse gli occhi e piegò la testa all'indietro sentendo il tocco delle labbra su di sé.

Iwaizumi lo circondò con il suo corpo e con la sua mente, Oikawa si sentì liquefare come una goccia d’acqua nell’oceano nel suo calore. Iwaizumi lo manovrava come se non avesse peso, sempre stando attento a non fargli male al braccio e Oikawa era ormai completamente preso tra il godimento che sentiva e i suoi pensieri osceni.

Sentì il piacere montare nel suo basso ventre, mentre i pensieri di Iwaizumi lo eccitavano sempre di più. 

Fu allora che uno schianto fatale si insinuò nella sua mente, un camion riverso sull’autostrada, due automobili con la carrozzeria orribilmente accartocciata. 

“Iwa-chan!” urlò spalancando gli occhi e stringendo le mani ai suoi bicipiti. Iwaizumi si bloccò e lo guardò negli occhi. “Cosa diamine stai pensando?”

Il viso dell’altro si fece cinereo, dopo che un’ombra di consapevolezza passò nei suoi occhi. 

“Scusa, non volevo finire così presto e…mi ero dimenticato che potessi vedere quello che penso…”

Oikawa sbuffò e si lasciò andare all’indietro con fare teatrale “Non ci posso credere!”

Iwaizumi strinse le labbra, contrito. “Stavo per finire anche io. Non ne abbiamo parlato ma…” si passò una mano sulla faccia “...se vieni poi la sensazione si riversa su di me, quindi…”

Le guance di Iwaizumi erano color porpora, per l’eccitazione e vergogna, ma Oikawa lesse nella sua mente che avesse capito.  Prese un lungo respiro “Vai avanti e non farmi più vedere incidenti mortali in autostrada!”.

Le labbra strette di Iwaizumi si piegarono in un sorriso “Sei proprio carino così tutto rosso”.

Oikawa voltò il viso dall’altra parte “Anche tu sei rosso e non è rimasta una sola goccia di sangue per far funzionare il cervello!”

“Vero” ammise, prima di piegarsi a dargli un bacio gentile sulla bocca. 

“Adesso però…” Oikawa non fece in tempo a finire la frase che Iwaizumi lo zittì con un bacio bollente. 

Tooru lo circondò con braccia e gambe sentendo di nuovo montare l’eccitazione persa un attimo prima. Il suo respiro nelle orecchie aveva il ritmo del dondolio dei loro corpi. 

Oikawa affondò le dita nei capelli di Iwaizumi e si lasciò andare a un gemito. 

L’orgamo caricò prima dal fondo della mente di Iwaizumi, come un’onda che aumentava di dimensioni avvicinandosi. Oikawa sentiva il basso ventre scaldarsi e i muscoli tendersi contro la schiena di Iwaizumi. Affondò il viso nel collo dell’altro quando sentì la tempesta di piacere investirlo. 

Rimase immobile sotto Iwaizumi, con le gambe di gelatina e il respiro accelerato. Iwaizumi si era lasciato cadere di peso su di lui e i capelli gli solleticavano il mento. 

Chiuse gli occhi e si concentrò sul calore del suo corpo contro il proprio, finché non sentì Iwaizumi muoversi contro di lui e fu costretto a riaprirli. 

Hajime aveva alzato la testa e lo stava guardando negli occhi, Oikawa batté le palpebre e ricambiò lo sguardo. Sul viso serio dell’altro si allargò pian piano un sorriso rilassato. 

“Come stai? Scusa per l’incidente con il camion.”

Oikawa si inclinò da una parte facendolo rotolare via da sé. Ovviamente Iwaizumi avrebbe potuto fare resistenza e Oikawa non sarebbe mai riuscito a toglieselo di dosso, ma non lo fece e si spostò sdraiandosi su un fianco accanto a lui.

“Non è un problema, farai di meglio la prossima volta.”

Iwaizumi scostò le mani e guardò di nuovo Oikawa negli occhi “La prossima volta? Vuoi dire che sono sopravvissuto al primo round?”.

“Se continui a fare tutte queste domande potrei cambiare idea!” 

Il viso di Iwaizumi si aprì in un gran sorriso e, prima che Oikawa potesse fare alcunché per proteggersi, gli aveva già rifilato un pizzicotto sulla coscia nuda.

“Sei proprio una merda, Merdakawa!”

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Capitolo 18
*** Oikawa & Iwaizumi ***


 

Ah, eccomi con un altro capitolo e finalmente posso annunciare di aver finito di scrivere la storia: d’ora in poi dovrò solo revisionare. Yeeee!! 

Questo capitolo ha un andamento un po’ strano, alcune scene sono veramente stupide, ma io mi diverto così, spero che vi facciate due risate anche voi. 

Come sempre vi ringrazio per aver dato una possibilità a questa storia e per tutto il supporto dei commenti! <3

How to hire a superhero on a tight budget

Diciottesimo capitolo

Oikawa

 

“Quindi?”

Kenma addentò la banana “È stato un supplizio, ma ho trovato il cartellone che dicevi. Ho cercato tutte le aziende che potessero avere un nome che iniziasse per Fumi: Fumiaki, Fumihiko, Fumihiro, Fumimaro, e controllato negli archivi pubblicitari, a quanto pare c’è un negozio di toelettatura per cani ad Arakawa che si chiama Fumihiro, che ha pagato per questo cartellone” sullo schermo apparve l’immagine a sfondo fucsia con un cane bianco in bella vista.

“E’ quello!” trillò Oikawa dal basso del suo sgabello. 

Kenma continuò, con voce piatta e bocca piena “Il titolare ha pagato per occupare duecentocinquantatre spazi pubblicitari” Oikawa e Iwaizumi si guardarono preoccupati “li ho visionati tutti”, Oikawa e Iwaizumi tirarono un sospiro di sollievo “Duecentotrentaquattro si trovano in aree urbane, sedici in aree rurali lungo strade a scorrimento veloce senza edifici attorno, due hanno vicino delle abitazioni e poi c’è l’ultimo” si aprì un’altra foto sullo schermo. 

Oikawa la guardò intensamente “Mi sembra proprio quello che visto della testa di quel tizio”. Kenma si strinse nelle spalle “Questa è l’immagine migliore che sono riuscito a trovare dai satelliti, l’ascensore è di nuovo rotto, non sono potuto andare a controllare di persona”.

“Purtroppo mi sono accorto da solo che l’ascensore fosse rotto e comunque non ci saresti davvero mai andato da solo!”

Kenma annuì “Vero”. Fece partire la stampante e passò il foglio a Oikawa “Questo è l’indirizzo. Adesso sono libero o vuoi altro?”

“Devi ritornare alle tue magie da hacker?”

Kenma rispose in primis alzando il volume dell’inno nazionale nella propria mente, poi aggiunse “Ce l’hai il mio IBAN, vero?”

Oikawa gli fece una linguaccia “Me lo sono fatto tatuare su una chiappa per paura di perderlo!”

Kenma emise un lunghissimo sospiro “Adesso uscite da casa mia, per favore” e si mise a pregustare il ramen istantaneo che avrebbe mangiato per cena. 

Kenma non li accompagnò neanche alla porta e i due se ne andarono salutando mentre dalla stanza del computer saliva sempre di più il volume di uno sparatutto contro gli zombie. 

Appena Iwaizumi ebbe fatto schioccare la serratura Oikawa gli rivolse un sorriso emozionatissimo “Ci siamo quasi!” esclamò sventolandogli il foglietto sotto il naso. 

Iwaizumi, che stava pensando che avrebbe voluto baciarlo, fece un passo indietro per non farsi colpire dalla carta. Oikawa lo raggiunse e gli schioccò un bacio sulla guancia. 

“Dopo te ne do uno vero. Adesso devo chiamare Ushijima!”

Iwaizumi si mise le mani in tasca, arreso “Vuoi che ti porti in braccio fino a giù?”

“No, sto benissimo!” La sua voce rimbombò lungo le scale che aveva già iniziato a scendere in gran fretta. 

Selezionò il numero di Ushijima e si schiacciò il cellulare sull’orecchio. Il telefono suonò a vuoto per un po’, poi finalmente l’agente rispose “Oikawa?”

“Sono io! Ti devo parlare!”

La voce di Ushijima era roca “Anche io, ti stavo per chiamare”.

“Inizio io: quello che ti devo dire è più importante! Il mio contatto ha trovato il luogo dove si trova il capannone dove è tenuto prigioniero Takeru. Si trova subito fuori dalla città, ti ho già mandato l’indirizzo per mail, organizza una squadra e io e Iwa-chan ci uniamo. Non è più importante interrogare il tizio che ha cercato di ucciderci l’altra sera!”

Dall’altra parte la risposta si fece attendere. Oikawa guardò il telefono temendo fosse caduta la linea “Ushijima?”

“Sì, ci sono” si schiarì la voce “l’uomo che avresti dovuto interrogare è morto questa notte. È stato un infarto, ma il medico suppone sia stato indotto da un extra-umano”.

La bocca di Oikawa si asciugò “Vuoi dire che l’ha ucciso qualcuno di voi?”

Ushijima sospirò “No, le telecamere sono state fatte saltare. Da quel poco che siamo riusciti a ricostruire probabilmente qualcuno è riuscito a entrare unendosi al corpo di pulizie”.

Oikawa sbuffò “Ma che razza di poliziotti siete? Quello è il trucco più vecchio del mondo!”

“Lo so” fece un’altra pausa “poi c’è un’altra cosa…” Oikawa si accigliò “Spara! Non tenermi sulle spine, che diamine!”

Sentì i pensieri preoccupati di Iwaizumi che lo stava raggiungendo.

“Abbiamo trovato una fossa comune dietro il capannone dove venivano fatti gli esperimenti. Ci sono trentatré cadaveri.”

Oikawa deglutì, ma rimase in silenzio.

“Ci vorrà un po’ per identificarli, sono in stato avanzato di decomposizione, ma circa la metà sono maschi e almeno quattro potrebbero essere adolescenti.”

Iwaizumi

Iwaizumi aprì la porta a vetri del commissariato ed entrò portandosi dietro un soffio di vento gelido. 

Aveva il viso teso di chi non dormiva da giorni e la rigidità di chi non sia a proprio agio. Avanzò lungo il corridoio e superò il banco dove una ragazza bionda e bassa stava dicendo di dover denunciare un furto d’identità. 

Iwaizumi si voltò indietro e la riconobbe come Yachi, la segretaria del Tanaka Recycling Lab. “Sono stata in ferie una settimana e quando sono tornata in ufficio ho scoperto che nessuno sapeva me ne fossi andata perché per tutto il tempo in cui sono stata assente qualcuno è andato in ufficio fingendosi me!”

L’agente Tsukishima, dall’altra parte del vetro, annuiva “Una situazione incresciosa, signorina, indagheremo su cosa sia accaduto”. 

Iwaizumi scosse la testa e continuò la sua camminata lungo il corridoio verso l’ufficio 105, svoltò a destra, salì le scale e si trovò davanti a un altro corridoio lungo che fungeva da sala d’aspetto. C’erano alcune panche e su quella in mezzo stava stravaccato Nifty Gray, vestito completamente in latex bianco; con il mantello drappeggiato sullo schienale sembrava uno scontro tra un dipinto del rinascimento italiano e un dominatore sadomaso caduto nella candeggina. 

Appena lo vide gli sorrise a bocca chiusa, Iwaizumi sapeva che lo faceva per non far vedere le zanne, ricambiò il sorriso e si sedette pesantemente accanto a lui. 

“Anche tu qui per il caso degli extra rapiti?”

Nifty Gray scosse la testa e la sua splendida chioma perlacea ondeggiò “No, sono qui per flirtare con l’ispettore”. 

Iwaizumi strinse le labbra e annuì, di sicuro non si poteva dire che Nifty Gray non fosse un tipo onesto.

“Sugawara!” tuonò una voce alle loro spalle. Iwaizumi vide gli occhi di Nifty Gray illuminarsi mentre si voltava verso la voce. 

Dall’altra parte del corridoio stava arrivando di gran carriera l’ispettor Sawamura, seguito dagli agenti Yamaguchi e Ushijima che quasi faticavano a tenere il passo. 

"Oh, comandante Sawamura! Cosa ci fa qui?" chiese Nifty Gray tutto sorrisi e battiti di ciglia. 

"Ci lavoro!" L'ispettore Sawamura indossava la divisa della polizia e il più truce dei suoi sguardi.

Nifty Gray alzò le spalle e iniziò a dire, ignorando le occhiatacce "Che coinciden..." ma l’altro lo interruppe "Hai staccato il braccio di Yamaguchi con un morso! Di nuovo!"

Nifty Gray si allungò per scompigliare i capelli di Yamaguchi come se fosse stato un bambino, nonostante fosse più alto di lui di parecchi centimetri, e l'agente si irrigidì un poco "Non l’ho mica fatto apposta e comunque gli è già ricresciuto!"

"Non è questo il punto! Se non la finisci dovrò fare rapporto al Commissario Generale Ukai!"

Nifty Gray rispose con un altro sorriso e questa volta non si impegnò a nascondere le zanne. Iwaizumi si sentì percorrere da un brivido e, a giudicare dall'espressione che assunsero, Ushijima e Yamaguchi provarono esattamente la stessa cosa, mentre l'ispettore Sawamura non parve minimamente toccato dalla visione. "Ero solo venuto per dirti che ti sei dimenticato le manette a casa mia" fece Nifty Gray con aria innocente e questa volta a venir colto da un brivido fu certamente l'ispettore Sawamura. 

Si schiarì la voce "Ehm, va bene, Sugawara. Dopo...dopo il turno passerò a riprenderle" e poi, di nuovo il tono autoritario "ora ho da fare!". L'ispettore aprì la porta della sala 105 e guardò l'agente Yamaguchi "Vai a sostituire Tsukishima al banco dell'accoglienza e mandamelo qui, ho bisogno di lui".

"Signorsì!" rispose Yamaguchi mettendosi sull'attenti con fin troppo zelo. Yamaguchi prese il corridoio dal quale Iwaizumi era venuto pochi minuti prima e Sawamura entrò nella stanza numero 105 senza guardarsi indietro. 

In corridoio erano rimasti solo lui, Ushijima e Nifty Gray, che fece un altro sorriso da squalo e disse con voce melliflua "Gli piace fingere che non mi possa liberare" gli fece un occhiolino e se ne andò con il mantello che svolazzava. 

Iwaizumi si strinse la radice del naso tra le dita, a volte Nifty Gray era ‘troppo’.

Ushijima gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla "Dentro ci aspettano, dov'è Oikawa?".

Iwaizumi strinse le labbra e tirò su col naso "Non mi risponde da giorni. Sono andato a cercarlo sotto casa e nel suo studio".

Ushijima si accigliò "Ieri sua sorella ci ha portato i referti dentari di Takeru e credo che mi avrebbe detto se Tooru fosse morto..."

Iwaizumi si passò la mano sulla faccia "Lo so che non è morto, mi sta solo evitando, per qualche motivo. La sua segretaria mi ha detto che era impegnato in tribunale, immagino che dall'aldilà avrebbe fatto fatica a presenziare". 

Ushijima annuì, pensieroso "Quindi non segue più il caso?"

Iwaizumi alzò le spalle, sconsolato e Ushijima gli strinse il braccio "Proverò a chiamarlo io questa sera, adesso andiamo dentro Sawamura è già abbastanza su di giri".

Iwaizumi annuì e lo seguì oltre la porta a testa bassa. 

La sala 105 era piccola e sovrappopolata, le pareti erano spoglie e l'unico arredo consisteva in un tavolo bianco e sette sedie pieghevoli.

"Buonasera Ace" lo salutò l'ispettore Sawamura, come se non si fossero visti un minuto prima in corridoio. Sul tavolo c'era un fascicolo logoro, qualche penna e un mucchietto di graffette. 

Appena Iwaizumi ebbe chiuso la porta alle proprie spalle l'ispettore gli indicò con un gesto della mano i due individui seduti in un angolo, uno dei quali sfoggiava, ripiegate sulla schiena, un paio di enormi ali marroncine screziate di giallo "Conosci già..."

L'ispettore non fece in tempo a finire la domanda che l'uomo alato saltò in piedi alzando  le braccia "Iwaizumi!".

"Bokuto!" Se non ci fossero stato il suo assistente e la sua sedia ad ostruire il passaggio, probabilmente Accidental Owl gli sarebbe volato in braccio. 

L'ispettore Sawamura si passò un dito tra il collo e il colletto della camicia e annuì "Vedo che vi conoscete già, bene. Adesso sedetevi" e diede l'esempio, sistemandosi dall'altra parte del tavolo. 

I due supereroi ubbidirono, Bokuto rimettendosi sulla sedia dalla quale si era alzato, accanto al suo assistente, e Iwaizumi vicino a Ushijima, che spostò la sedia per aiutarlo a sedersi.

Quando tutti si furono messi comodi, Sawamura si schiarì la voce per cominciare a parlare, ma la porta si riaprì e spuntò la testa dell'agente Tsukishima "Yamaguchi mi ha detto che mi aveva mandato a chiamare". 

"Esatto, vieni qui!" Sawamura batté un paio di volte la mano sulla sedia in plastica accanto a sé. 

Iwaizumi, l'assistente e Bokuto si alzarono e si appiattirono contro la parete per farlo passare, mentre Tsukishima si esibiva in uno di quegli inutili balletti di cortesia facendo finta di cercare di non sbattere contro nessuno, nonostante fosse ovvio fosse inevitabile. 

Quando finalmente anche l'agente Tsukishima si fu seduto, l'ispettore Sawamura si schiarì di nuovo la voce "Come tutti voi sapete, ci sono state delle sparizioni tra gli extra della città, sia di tipo fisico che psichico". I presenti annuirono e l'assistente di Bokuto prese appunti sul suo blocco note. 

“E dopo la sconsiderata scorribanda del signor Ace e dell’avvocato Oikawa, che oggi non si è nemmeno degnato di presentarsi…”

Ushijima si schiarì la voce.

“Qualcosa da dire a discolpa dell’avvocato?” chiese Sawamura lanciandogli un’occhiata. Ushijima scosse la testa. “Dicevo, dopo questa bella idea che tu hai coperto” Ushijima annuì, sotto lo sguardo accusatore dell’ispettore “è venuto alla luce uno scenario ancora più inquietante. A quanto pare qualcuno sta facendo esperimenti sugli extra”.

Bokuto sgranò gli occhi e spiegò le ali per lo stupore. Le piume accarezzarono dolcemente il suo assistente, colpirono in testa Iwaizumi e fermarono la loro corsa contro il muro, non riuscendo a spiegarsi completamente. Tsukishima, dall’altra parte, le schivò per un pelo abbassando la testa. “Che esperimenti?”

L’ispettore Sawamura fremette “Accidental Owl ti prego di chiudere le ali, siamo già stretti!”.

“Il decreto 197 del 1998 dichiara vietato spiegare, nei locali chiusi, ali con un’apertura di più di un metro e venti centimetri. Vogliamo misurarle?” tirò fuori, come per magia, un metro estensibile dalla tasca.

Bokuto richiuse subito le ali dietro di sé, colpendo di nuovo Iwaizumi sulla testa nel ritrarle “Non ce n’è bisogno” disse piano l’assistente sistemandosi gli occhiali sul naso. 

“Sono più lunghe di un metro e venti” pigolò Bokuto guardando in basso, prima che Sawamura battesse con forza la mano aperta sul tavolo “Silenzio! E concentriamoci!”

Tutti si guardarono i piedi, contriti, a parte Tsukishima che si limitò a fissare Ushijima e a scuotere la testa. 

“Dicevo: qualcuno sta rapendo degli extra per fare esperimenti su di loro” Bokuto aprì la bocca per fare domande, ma Sawamura lo zittì “No, Accidental Owl, non sappiamo ancora di che esperimenti si trattino. Tutte le persone coinvolte sono morte o latitanti. L’unica pista che abbiamo è un capannone nella zona rurale poco fuori dalla città. L’indirizzo ci è arrivato in modo…” si voltò a guardare Ushijima con sguardo accusatore “insolito. Ma non ci soffermeremo su questo punto!”

Ushijima non mosse un muscolo, come se il discorso non lo coinvolgesse nemmeno.

“Abbiamo trovato una fossa comune nella zona adiacente al laboratorio dove si tenevano gli esperimenti” il labbro inferiore di Bokuto tremò “e un cadavere con ferite simili a quelle delle vittime del laboratorio è stato trovato al Tanaka Recycling Lab. Sospettiamo ce ne siano stati altri prima d’ora ma che sia passati inosservati, essendo una struttura ampia”. Fece una pausa, una ruga di preoccupazione gli attraversava la fronte “Ho chiesto al sergente Aone di controllare le altre strutture di riciclaggio della città e abbiamo ritrovato altri resti umani”.

Bokuto tirò su con il naso, mentre il suo assistente, impassibile, continuava a prendere appunti.

“Purtroppo i corpi erano in stato di decomposizione avanzato e per ora non è stato possibile capire se avessero ricevuto le stesse torture degli altri, ma non escludiamo che si tratti della stessa organizzazione.”

Fece una pausa guardando uno per uno tutti i presenti, per poi soffermarsi su Bokuto “E veniamo al motivo per il quale ho voluto voi due qui, oggi: sospettiamo si tratti della Mano di Onice”.

Ci fu un attimo di silenzio, poi uno mucchietto di graffette levitò dal tavolo e volò in faccia all’assistente di Bokuto, come uno sciame di moscerini incattiviti. 

“Akaashi non ti agitare, se no ti volano addosso le cose!” urlò Bokuto, agitandosi a propria volta e fermando con una manata la lampada da scrivania che dopo aver tremato leggermente stava per staccarsi dal tavolo e volare addosso all’assistente.

“Va tutto bene, tutto bene” sussurrò Akaashi con il tono di chi non lo pensasse affatto, togliendosi dalla faccia le graffette con la mano, nonostante queste tentassero di volargli di nuovo addosso.

Iwaizumi batté le palpebre indeciso su come interpretare quello che stava vedendo. Akaashi si voltò lentamente verso di lui e lo guardò sottecchi, sentendosi evidentemente in dovere di dare una spiegazione “Il mio corpo è magnetico, ma non so gestire il magnetismo molto bene, di solito. Gli oggetti metallici iniziano a volarmi addosso quando mi agito”.

“Questo è quasi peggio di quella volta che…” iniziò Bokuto, schiaffeggiando di nuovo la lampada che non voleva stare al proprio posto.

“Ti prego, non dirlo!” Akaashi sembrava ancora più esasperato.

Ushijima si sporse in avanti “E’ una cosa sessuale?” 

L’ispettore Sawamura lanciò a Ushijima un’occhiataccia esasperata, che l’agente non notò nemmeno.

“No” rispose Akaashi; “Sì” disse Bokuto, all’unisono con l’assistente.

“La finiamo?”

Tutti si ricomposero e Akaashi si schiarì la voce, cercando di darsi un tono nonostante le graffette “Come mai lo pensate? Io e Bokuto eravamo convinti che con il blitz avessimo sgominato quello che rimaneva della banda…”

Sawamura indicò Tsukishima “L’agente ha effettuato delle indagini diciamo…particolari” la parola che l’ispettore avrebbe voluto usare era un’altra, ma Tsukishima finse di non aver fatto niente di non autorizzato e rimase impassibile “e siamo giunti alla conclusione che a questo progetto stiano lavorando sia la Morte Silenziosa che la Mano di Onice”.

Sawamura si fregò le mani e strinse le labbra “L’attacco al Vortex e il successivo incendio sono collegati al laboratorio, a quanto pare un extra ha intontito la maggior parte dei presenti e un altro li ha caricati sul furgone, poi sono arrivati i due supereroi sconosciuti, ma a quanto pare questo modus operandi era già stato rodato. Secondo la testimonianza di Nishinoya Yuu, uno dei due superstiti del laboratorio degli orrori, è stato stordito nello stesso modo un paio di settimane fa in un altro locale della città”.

“Nishinoya era finito nella trappola? Ero convinto fosse in Italia a pescare pesce spada!” 

Sawamura annuì, grave “Sì, lo pensava anche il capo pompiere Asahi, a quanto pare quel volo Nishinoya non l’ha mai preso. Pare che comunque qualcuno l’abbia convinto a tornare a lavorare come vice nel corpo dei pompieri. Vedremo…”.

Bokuto e Akaashi annuirono. 

“Come dicevo, non è possibile che qualcuno di esterno alla Morte Silenziosa sia entrato sotto il loro raggio d’azione e abbia fatto una cosa del genere senza che la banda se ne accorgesse” l'ispettore batte il pugno sul tavolo “da questo deduciamo che le due bande collaborino e noi dobbiamo fermarle!”

Bokuto si mise dritto sulla sedia e spiegò un poco le ali, irrequieto “Quando lo facciamo?”

“Domani sera. Pensi di potertene occupare?” l’ispettore lanciò un’occhiata fugace a Iwaizumi “Data la situazione particolare chiederemo al comandante Tanji Washijo di reintegrare Ace nei collaboratori civili”. Bokuto e Iwaizumi si guardarono e annuirono.

“Inoltre ovviamente sarà presente la polizia tradizionale. Non so ancora se Wild Flame potrà partecipare al blitz, ma speravo che potesse coprirci le spalle almeno Nifty Gray, se non dovessero esserci problemi nella sua zona di competenza.”

“Sono certo che Sugawara non vedrà l’ora di aiutarla, ispettore” disse Ushijima, serissimo. 

Sawamura chiuse gli occhi esasperato “Sarà il caso che Nifty Gray invece non veda l’ora di fare il suo lavoro!”

Si voltò verso Ushijima “Il tuo prezioso avvocato ci sarà?”

Ushijima si raddrizzò “Ci sto lavorando!”.

L’ispettore strinse gli occhi, poco convinto “Bene, mi fido del tuo giudizio sull’importanza di portarlo con noi”. 

Iwaizumi sospettò che Ushijima avesse rivelato a Sawamura qualche dettaglio privato delle facoltà di Oikawa, ma a quanto pareva l’ispettore non intendeva denunciarlo, ma sfruttare la situazione al meglio nonostante la questione gli piacesse poco.

“Dovremo organizzarci perché venga protetto durante l’incursione e…”

“Ci penso io!” esclamò Iwaizumi senza lasciare che l’uomo finisse la frase. L’ispettore annuì “Va bene” poi lanciò un rapido sguardo alla sua platea e batté le mani sul tavolo “Bene, questo è tutto: Tsukishima vi spiegherà i dettagli dell’operazione”.

 

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Capitolo 19
*** Oikawa & Iwaizumi ***


Ed ecco il diciottesimo capitolo! Devo avvertirvi del fatto che purtroppo Oikawa sia un po’ OOC, ma spero che comunque nel complesso il capitolo sia piacevole e vi possiate fare due risate! <3 

Come sempre, grazie per essere passati di qui! 

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Diciottesimo capitolo

Iwaizumi

Iwaizumi uscì dalla centrale di polizia con il cuore pesante: avrebbero attaccato il capannone dove forse si trovava Takeru, ma a differenza di Ushijima lui non era sicuro che Oikawa ci sarebbe stato. 

Scese le scale mentre il vento gelido gli sferzava la faccia.

"Iwaizumi!"

Si voltò in tempo per vedere la porta a vetri della centrale richiudersi dietro a Ushijima che gli veniva incontro. "Gli ho telefonato, ci vediamo stasera."

Il cuore di Iwaizumi si strinse, alle sue chiamate nemmeno rispondeva, invece a Ushijima...

"Non credo ce l'abbia con te" disse l'agente, battendogli la mano sulla spalla. Iwaizumi tirò su con il naso e annuì "Certo...".

Iwaizumi avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma una voce li chiamò. Entrambi si voltarono a guardare un pedone a passeggio con il cane sul marciapiede proprio accanto a loro. 

"Hinata!"

Il ragazzo alzò la mano in segno di saluto, il cane enorme che teneva al guinzaglio tirò, ma Hinata, come se fosse fatto di pietra, non si spostò di un millimetro. Aveva un'aria piuttosto mesta che non era da lui. 

"Cosa ci fai qui, non abiti dall'altra parte della città?"

Hinata annuì "Sì, ma avevo voglia di fare una passeggiata con Pedro" indicò il cane "ma, principalmente Kageyama ha appena dato fuoco alla cucina cercando di cucinare il pollo al curry e sono venuto a comprarlo da Curry Superstar, perché lo fanno benissimo. Tra l'altro questa sera Yachi si è autoinvitata a casa nostra per cena perché qualcuno le ha rubato l'identità ed ha paura che qualche malintenzionato cerchi di introdursi a casa sua" si strinse nelle spalle "Credo che abbia accumulato già abbastanza stress anche senza costringerla a mangiare pollo carbonizzato".

Ushijima e Iwaizumi annuirono assorti e d'un tratto gli occhi di Hinata si illuminarono di quella luce allegra che Iwaizumi aveva visto tante volte "E le vostre indagini come vanno?"

"Non possiamo dire niente dato che non fai più parte della sezione 'supereroi'."

Iwaizumi vide Hinata sgonfiarsi come un palloncino bucato. 

"Non ci sono proprio possibilità che ci riprendano?"

Ushijima scosse la testa "Lo sai cosa pensa il comandante Washijo, quella cosa di infiltrarsi al torneo nazional..."

"Ho già chiesto scusa ed ero sinceramente convinto che vi si annidassero dei criminali!"

"Non c'è nessuna possibilità che Washijo vi riprenda a lavorare alla polizia." 

Le parole di Ushijima erano conclusive e Hinata incrociò le braccia sbuffando. Le guance gli erano diventate rosse.

"Non ti piace il lavoro alla centrale di smaltimento rifiuti?"

Hinata scrollò le spalle "E' okay, ma l'altro giorno è stato trovato un cadavere e vorrei rendermi utile. Vorrei fare almeno una ronda notturna, piccola piccola". 

Ushijima scosse di nuovo la testa. 

"Avete scoperto di chi è il cadavere almeno?"

Ushijima annuì e gli occhi di Hinata si illuminarono "Non posso dirtelo" disse l'agente prima che l'ex supereroe potesse porre domande esplicite. Hinata sbuffò di nuovo.

"E sapete anche chi è il colpevole?"

Ushijima scosse la testa da una parte "Abbiamo dei sospetti e nei prossimi giorni vedremo di confermarli".

Hinata fece un passo in avanti, di nuovo allegro "In che senso?"

"Non ti posso dire niente!"

Ushijima fece un passo indietro per allontanarsi dal ragazzino. Iwaizumi strinse le labbra, quel colloquio era ridicolo, era ovvio che non sarebbero andati da nessuna parte. 

"Lascia stare, Hinata, Ushijima non ti può dire niente" disse, mettendogli una mano sulla spalla.

Lui piegò la testa da una parte e lo guardò negli occhi "Oh, anche tu sai come si svolgerà la missione?" Iwaizumi visualizzò rapidamente il colloquio avuto con Sawamura e il bigliettino su cui Kenma aveva scritto l'indirizzo del capannone "Beh..." iniziò a dire.

"Allora ti hanno reintegrato come assistente civile!"

Iwaizumi aggrottò le sopracciglia "Come facevi tu a sapere che mi avessero sospeso?"

Questa volta fu Hinata ad arretrare, arrossendo "Beh, diciamo che le voci circolano e...".

"Lui, Kageyama e Yamaguchi vivono insieme" rispose pronto Ushijima, disinteressato al fatto che Iwaizumi se la potesse prendere con Yamaguchi. 

Iwaizumi sbuffò "Mi hanno reintegrato, ma anche questi non sono fatti tuoi" poi fece cenno alla strada davanti a sé "vai a prendere il tuo curry, sono certo che sia Yachi che Yamaguchi ne avranno una gran voglia".

"Nifty Gray gli ha strappato un braccio, avrà bisogno di integrare parecchie proteine!"

"Di nuovo?"

Ushijima gli fece segno di andarsene e Hinata sbuffò, ma poi prese in braccio Pedro e spiccò un salto che lo lanciò in cielo e lo fece sparire nel buio. 

Iwaizumi e Ushijima si guardarono "Devo andare o sarò in ritardo per il mio appuntamento" e senza salutare se ne andò, lasciando Iwaizumi a domandarsi se si trattasse di un incontro con Oikawa o di un appuntamento galante. Con Ushijima non si poteva mai sapere, in effetti. 

Oikawa

Oikawa entrò nel bar a testa bassa. Il freddo gli aveva gelato la punta del naso e le guance avevano assunto una ridicola colorazione rubizza. L'atmosfera calda del locale lo avvolse: le luci erano basse e verdognole, gli astanti parlavano a bassa voce seduti su poltroncine di velluto e in sottofondo suonava musica classica. 

In un attimo trovò la persona che stava cercando; si tolse il cappotto e andò a sedersi al bancone accanto a Ushijima. 

"Buonasera Oikawa."

"Buonasera Ushiwaka. Perché diavolo hai scelto un posto del genere per incontrarmi? Sembra che tu ci debba provare con me e spero davvero che non sia così perché..." in quel momento il motivo per cui era stato scelto quel locale si palesò, vestito con un grembiule da barista e un sorriso inquietante. 

"Per la miseria!" Satori Tendou si avvicinò a loro e poggiò entrambi i gomiti sul bancone "Buonasera avvocato, cosa ti posso portare?".

"In questo posto hanno cocktail molto buoni e la cosa divertente è che abbiano tutti nomi di posizioni del kamasutra."

"Non mi dire" Oikawa non era impressionato e provava più che mai il desiderio di andarsene da quel posto e da quel duo. 

Satori si schiarì la voce e iniziò a elencare sulle punte delle dita "La cavallina, l'altalena, l’inverso, la mietitrebbia…”

“Scusa, cosa sarebbe la mietitrebbia?”

Nella mente di Satori si formò in un attimo un cocktail blu acceso con uno sbuffo di ananas al centro, in quella di Ushijima apparve l’immagine di sua zia che giocava a shogi.

Per un secondo Oikawa pensò di chiedere spiegazioni, ma poi decise fosse meglio desistere. 

In un angolo della sua testa sentì Satori chiedersi dove fosse finito lo zucchero di canna e preoccuparsi che non fosse finito. 

Esalò un lungo sospiro e guardò Ushijima negli occhi “Va bene, Ushiwaka, perché mi hai chiesto di uscire?”

"Abbiamo organizzato l'attacco" disse solo lui. 

Oikawa vide nel suo immaginario come credeva fosse lo scantinato dove tenevano gli extra rapiti. Non somigliava per nulla a ciò che aveva visto della mente di quel tizio, ma la visione era realistica. 

"Bene, spero che facciate un buon lavoro e troviate mio nipote" strinse il pugno della mano sana e deglutì "sempre che le analisi non abbiano..." Ushijima coprì la sua mano con la propria e strinse. 

Oikawa sussultò, non si aspettava un gesto del genere "Vedrai che starà bene".

Tooru lo guardò con gli occhi lucidi "Avete iniziato i test di analisi dentale?"

Ushijima scosse la testa "Non ancora". Oikawa si morsicò la lingua, quelle di Ushijima erano parole vuote, ma ce la stava mettendo tutta. Dai suoi pensieri sentiva sincera preoccupazione. 

"Non vuoi venire con noi?"

Lui scrollò le spalle, liberando la mano da quella di Ushijima "A che pro? Siete voi la polizia, cosa ve ne fate di un avvocato con un braccio rotto?"

"L'ispettore Sawamura preferirebbe che tu ci fossi."

"Gli hai detto del mio potere?"

"No" rispose rapido il poliziotto, mentre nella sua mente urlava 'Sì'. Oikawa sospirò "E non mi denuncerà?"

"Sawamura è un uomo comprensivo, te l'ho detto."

Oikawa non era d'accordo, ma i pensieri di Ushijima sembravano genuinamente tranquilli. 

"Anche a Iwaizumi farebbe piacere che tu ci fossi."

Oikawa distolse lo sguardo dall'altro, mentre nella sua mente si dipanava la fastidiosa immagine di Iwaizumi alla centrale di polizia con gli occhi umidi. 

"Se la caverà benissimo senza di me!"

"Non è una questione di cavarsela" Ushijima si dondolò un po' sullo sgabello "hai iniziato tu questa cosa, dovresti esserci anche tu. E poi il fatto che tu non gli risponda lo fa stare male: pensa di aver fatto qualcosa di sbagliato".

Oikawa arrossì e scosse la testa "Non è colpa di Iwaizumi, non ha fatto niente di male. è...diamine, ho fatto sesso con Iwaizumi la notte prima che scopriste la fossa comune" la voce gli morì in gola. Abbassò la testa sentendo gli occhi riempirsi di lacrime "Lì potrebbe esserci il corpo di Takeru e io quella notte ho fatto sesso con Iwaizumi, ha ragione mia sorella e..." per poco non si morse la lingua quando Ushijima gli scrollò la spalla.

"Questo non cambia assolutamente niente: quei cadaveri erano già morti mentre tu facevi sesso con Iwaizumi!"

"Sì, ma sono comunque una persona orribile, chi cazzo fa sesso dove aver assistito a una scena del genere?"

Una caterva di immagini raccapriccianti si riversarono scompostamente nella mente di Oikawa, fluendo furiosamente dal cervello di Ushijima. 

"Ma che cavolo, Ushiwaka!"

Il poliziotto si strinse nelle spalle "Io vedo tutti i giorni cose orribili, ogni essere umano reagisce in modo diverso. Credo che dovresti richiamarlo". 

Oikawa sospirò "E per dirgli cosa? Non so neanche da dove iniziare". 

"Potresti dirgli quello che hai detto a me: che non sei arrabbiato e che non è colpa sua."

Oikawa si passò una mano tra i capelli "Infatti è colpa mia, è colpa mia se l'ultima volta che ho visto Takeru abbiamo litigato, è colpa mia se...".

Ushijima gli mise l'indice sulle labbra, intimandogli il silenzio "Non dipende tutto da te. I rapporti umani non si fanno da soli, c'è sempre una controparte. Inoltre penso sempre che tu avessi ragione a voler iniziare a collaborare con la polizia, è la tua famiglia ad avere torto". 

Oikawa scostò con la mano il dito di Ushijima "Beh, ormai non ci posso fare granché".

"Puoi sempre telefonare a Iwaizumi e, quando questa storia sarà finita, diventare collaboratore civile della polizia."

"Piuttosto che iniziare a lavorare con te mi trasferisco in Argentina! Ti ho detto che il tuo modo di pensare mi fa venire l'emicrania!"

Ushijima aggrottò le sopracciglia e lo fissò con sospetto.

"No, mentre facevamo sesso non avevo mal di testa" disse, rispondendo alla domanda che gli aveva letto nella mente. Si passò una mano sulla faccia e i pensieri di Ushijima tornarono positivi, subito dopo ripensò a quel turista svizzero che gli aveva raccontato di come nel suo paese il consumo procapite annuale di cioccolata ammontasse a dieci chili. 

"Allora, verrai?"

Oikawa deglutì faticosamente e annuì "Va bene".

Le spalle di Ushijima si rilassarono "E andrai da Iwaizumi?"

"Forse..."

"Sareste una bella coppia." Adesso Ushijima lo stava guardando con aria trasognata e Oikawa avrebbe voluto strangolarlo. 

"Piantala!"

"Dico davvero!"

"È successo solo una volta e... oddio smettila di immaginarti una cosa a tre con noi due. Sei un animale!"

"Scusa, scusa!

Calò il silenzio e Oikawa abbassò la testa per fissarsi i mocassini. Iwaizumi e la polizia sarebbero andati a cercare Takeru e lui cosa voleva fare? D'un tratto si sentì ancora più in colpa per aver ignorato Iwaizumi negli ultimi giorni. Continuava a fare cose stupide che si ripercuotevano sugli altri. 

La voce squillante di Satori lo riscosse dai suoi pensieri più cupi "Ecco per te un Semaforo!"

Oikawa strinse le labbra e osservò con orrore il cocktail tricolore, decorato con un'amarena. 

Arricciò il naso, incerto "Anche il semaforo è una posizione del kamasutra?"

Satori non gli rispose e lo fermò alzando una mano "Un attimo, ho anche la delega da buttafuori, ci sono due che stanno litigando laggiù...".

Oikawa si voltò a guardare, aspettandosi che Satori andasse nella loro direzione e intimasse di abbassare la voce, invece il barista non si mosse e qualche secondo dopo i due uomini si diressero verso l'uscita ballando un concitatissimo charleston.

"Uh, che stacco di gamba" fu il commento di Ushijima quando uno dei due aprì la porta sgambettando. 

Oikawa si mise una mano sulla faccia. 

"Per te un Agile Missionario!"

Ushijima e Satori si sorrisero e per Oikawa fu troppo, scese dallo sgabello e si infilò il cappotto. 

"Dove vai?"

"Da Iwa-chan, non voglio rimanere con voi due nemmeno un minuto di più!"

*

Oikawa salì le scale che portavano all'appartamento di Iwaizumi con passo pesante. Avrebbe potuto prendere l'ascensore, ma aveva paura che il momento dell'incontro arrivasse troppo presto. Purtroppo quel tempo extra gli diede modo di rivedere tutti gli errori che aveva fatto fino ad allora con il supereroe. 

Arrivato al piano giusto, sospirò. Non poteva farci niente, non poteva scappare, doveva mettere da parte l'orgoglio e chiedere scusa. 

Avanzò lungo il corridoio illuminato e il fatto che la porta di Iwaizumi fosse proprio l'ultima invece di una benedizione gli sembrò una tortura: altro tempo per rimuginare. 

Si fermò sullo zerbino, si sistemò il nodo alla cravatta anche se non c'era nulla da sistemare, e poi suonò il campanello. 

Iwaizumi aprì subito, come se fosse stato proprio dietro l'uscio in attesa del suo arrivo, e Oikawa sussultò ed arretrò di un passo. L'espressione del ragazzo era dura, ma si addolcì un poco quando lo vide. 

"Ciao."

"Ciao."

Il silenzio che seguì durò pochi secondi, ma a Oikawa parvero anni. Iwaizumi non era arrabbiato, anzi sembrava sinceramente sollevato all'idea di vederlo, eppure non diceva niente.I suoi pensieri erano un garbuglio incomprensibile di sollievo e confusione. Oikawa avrebbe pagato oro perché parlasse, ma era evidente che a quel punto toccasse a lui iniziare la conversazione, d'altronde non era Iwaizumi che doveva scusarsi o dare spiegazioni. 

"Ho avuto un crollo quando ho scoperto dell'esistenza delle fosse comuni." Lo disse con semplicità, alzando le spalle, ma le dita della mano sana tormentavano il lembo del cappotto. Iwaizumi già lo sapeva, non disse niente. 

"Ho pensato di essere una persona orribile perché dopo aver visto quello spettacolo tremendo ho pensato fosse una buona idea fare sesso con te e che forse avesse ragione mia sorella quando diceva che..." le parole gli fuggirono di bocca come l'aria quando Iwaizumi si avventò su di lui e lo abbraccio. 

Era stata una decisione così veloce che Oikawa non aveva fatto in tempo a sentirla. Iwaizumi lo teneva così stretto da togliergli il fiato, ma non voleva che smettesse. 

"Mi dispiace..."

"Stai zitto!" La voce di Iwaizumi era nasale e Oikawa si rese conto che stesse piangendo. Sentì anche i suoi occhi farsi umidi. 

"Posso venire con te in missione, domani sera?"

Iwaizumi annuì, senza lasciarlo andare.

 

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Capitolo 20
*** Iwaizumi ***


Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con il diciannovesimo e penultimo capitolo! Questo e il prossimo saranno due capitoli un pochino più lunghi degli altri e ci saranno un po’ di scene d’azione. Lo so che non sono il mio forte, ma ho fatto davvero del mio meglio. Spero che vi possa comunque piacere! 

Grazie di essere passati e a presto! <3 

 

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Diciannovesimo capitolo

Iwaizumi

L'ispettore Sawamura si massaggiò le tempie con le dita prima di alzare lo sguardo su Oikawa. 

Si trovavano a un paio di chilometri dal loro obiettivo; le  auto anonime ferme al limite del fosso, seguite da un’ambulanza con la sirena spenta. Il dottor Sakusa se ne stava in disparte e guardava tutti con odio dalla sua postazione accanto al muso del veicolo, senza togliesi né i guanti in silicone né la mascherina chirurgica. Accanto a lui, il suo extra-infermiere seguiva placido i movimenti degli agenti. Il gruppo era nutrito, tra polizia e supereroi: se qualcuno fosse passato per quella stradina e avesse visto un tale capannello si sarebbe insospettito, ma il blocco stradale dell’agente Yaku avrebbe rallentato qualsiasi automobilista diretto da quelle parti, che fosse un onorabile cittadino o un feroce criminale. 

L’ispettore Sawamura si schiarì la voce "Il piano è quello che abbiamo discusso: il sergente Aone e la sua squadra andranno avanti isolando la struttura con un muro di terra e roccia, in modo che gli individui all’interno non possano darsi agevolmente alla fuga. Accidental Owl, Birdstar e l’agente Tsukishima" Sawamura guardò prima Bokuto, che annuì, poi Hoshiumi, un collaboratore civile piuttosto basso che sfoggiava però un paio di ali di dimensioni impressionanti e si faceva chiamare ‘Birdstar’ quando indossava la maschera, e infine un secondo Bokuto che, a differenza del primo, esibiva un paio di occhiali e una smorfia schifata "vi faranno superare il muro dell'agente Aone per via aerea".

Yamaguchi alzò la mano "All’interno dello stabile potrebbe esserci qualche extra alato o in grado di fare balzi incredibili come Hopper o Giant Yellow, in quel caso fuggirebbe nonostante il muro!"

"Ne sono consapevole, ma questo è il meglio che possiamo fare. Accidental Owl entrerà in azione insieme a Ace, Wild Flame e Nifty Gray, ma Birdstar rimarrà sul muro e cercherà di fermare chiunque voglia scappare". Hoshiumi annuì come se non vedesse l'ora di rompere il naso a qualcuno per impedirgli di scappare dal muro del sergente Aone. 

Oikawa piegò la testa verso Iwaizumi “Tsukki può replicare anche i poteri degli altri extra oltre che il loro aspetto?”

Iwaizumi scosse la testa “Nah, solo alcune particolarità fisiche. Può replicare le ali di Bokuto ed evidentemente può anche usarle, ma se si trasformasse in Wild Flame non sarebbe in grado di replicarne le fiamme. Probabilmente ha un corpo fragile, da ordinario, perciò l’ispettore Sawamura non l’ha inserito tra chi rimarrà all’interno del perimetro di Aone”. 

Oikawa annuì, probabilmente stava pensando a quanto fossero fragili le sue, di ossa. Iwaizumi gli lanciò un’occhiata preoccupata e lui sussurrò un ‘Sto bene’ poco convincente. 

"Sei contento che ci sia anche Wild Flame?" chiese in un sussurro mellifluo. Iwaizumi non lo stava guardando, ma era certo avesse messo su quel suo sorrisetto malefico. 

"Smettila di fare il geloso" rispose esasperato, voltandosi indietro a guardare Wild Flame nella sua uniforme gialla da supereroe. 

"Non sono affatto geloso!" Iwaizumi decise che non valesse neanche la pena rispondere. 

"È Atsumu, vero?"

"Ma come, non lo riconosci anche se te lo sei sc..."

Iwaizumi gli lanciò un'occhiataccia da sotto la maschera verde che usava quando vestita i panni di Ace e Oikawa alzò le mani in segno di resa. 

"Bene, preparatevi. Ognuno con il proprio trasportatore, dovete spiccare il volo appena il muro della squadra di Aone verrà alzata! Con Tsukishima una persona sola, per favore."

Nifty Gray si avvicinò a Tsukishima in versione Bokuto e gli pizzicò la guancia come avrebbe potuto fare una vecchia zia "Allora siamo di nuovo insieme, eh?" Tsukishima sbuffò e si allontanò di un passo. 

Wild Flame passò accanto a Iwaizumi e Oikawa senza guardarli e si mise accanto a Accidental Owl.

"Lui non lo sa che sono Iwaizumi, vero?"

"No, perché è troppo scemo per associare la mia presenza alla tua." Iwaizumi gli pestò un piede "Zitto, Merdakawa! Tu vai con Accidental Owl e io con Birdstar."

Oikawa fece una smorfia addolorata ma non trovò nulla da ribattere e si avviò verso Accidental Owl, lanciando un'occhiata di fuoco a Wild Flame, la cui maschera era ornata dal disegno di due fiamme piuttosto pacchiane. Si bloccò quando vide Akaashi, l'assistente di Bokuto, saltare sulla schiena del supereroe e sistemarsi addosso a lui come uno zainetto: era ovvio che credeva il suo posto fosse già occupato.

Sawamura si schiarì la voce e si avvicinò "Non mi sembra il caso di coinvolgere più civili di quanti ne servano" lanciò un'occhiata furtiva ad Oikawa che, oltre a essere un civile, era pure infermo. 

"Non c'è problema, non sono adatto a combattere, ma sono di struttura robusta, mi arrivano in testa oggetti pesanti di continuo. Accidental Owl è abituato ad avere supporto quando combatte." Akaashi nonostante la posizione da koala riusciva a mantenere una sua dignità, mentre esponeva i fatti.

"Non credo comunque che sia il caso..."

Le guance di Akaashi si fecero rosse e il veicolo che si trovava accanto a loro iniziò a tremare e a spostarsi lentamente più vicino. Accidental Owl mise una mano sul tettuccio della vettura e la spinse di nuovo a terra. 

Sawamura si mise una mano sulla fronte, esasperato. "Va bene, fate quello che volete. Bokuto, il signor Akaashi è sotto la tua responsabilità."

"Signorsì, signore!" rispose il supereroe mettendosi sull'attenti e rischiando di far cadere Akaashi dalla sua posizione. 

Sawamura si strinse la radice del naso con le dita, ma non disse altro. 

Oikawa e Iwaizumi si sistemarono accanto a Birdstar che guardò prima uno e poi l'altro dal basso.

"Pensi di farcel..." cercò di chiedere Iwaizumi, per cortesia, prima di essere zittito dalla risposta secca del ragazzo "Certo che sì, stai zitto" e con uno strattone prese entrambi per la vita e li avvicinò a sé.

I due misero le braccia attorno al collo del ragazzo e aspettarono guardando l'orizzonte, mentre Birdstar spiegava le ali. 

Rimasero qualche minuto in silenzio in trepidante attesa, poi la notte fu scossa da un tuono. Un tuono che però non veniva dal cielo, ma dal suolo. 

In lontananza nel cielo scuro si stagliò la forma ancora più scura di qualcosa che cresceva velocemente dal terreno, come un’enorme montagna. 

“Andate!” urlò l’ispettore Sawamura e i tre uccelli si librarono in aria. Oikawa cacciò un urletto e si strinse di più al collo di Birdstar, mentre Nifty Gray esalava un urlo di trionfo. 

“Tsukishima, non farti battere da Accidental Owl!” urlò, mentre lui e l’agente Tsukishima rimanevano indietro rispetto a Bokuto e Hoshiumi.

“Sugawara, ti ricordo che io sono un mutaforma e faccio quello che posso. Non mi interessa certo primeggiare nel volo. Arriviamo quando arriviamo” rispose la voce laconica del ragazzo. 

Iwaizumi si strinse a Birdstar godendosi l'aria fredda in faccia, in quella situazione non era fastidiosa, ma quasi un sollievo. Oikawa non pareva pensarla allo stesso modo, dalla smorfia che aveva dipinta in faccia. 

"Non ho freddo" biascicò, intercettando i suoi pensieri. 

Non si era mai reso conto di quanto un supereroe come Birdstar e Accidental Owl potesse volare veloce, in quello che parve un attimo raggiunsero la gigantesca formazione rocciosa creata dal sergente Aone e si fermarono sulla sommità. Per quanto fosse bello volare, fu un sollievo poggiare i piedi sulla terra. Senza lasciare la presa da Hoshiumi e Bokuto (Tsukishima e Nifty Gray parevano essersi persi nella notte), tutti guardarono in basso. 

Alcune figure erano emerse dall'edificio, richiamate sia dal terremoto che dal rumore che la costruzione di Aone aveva causato. 

"Vi porto giù e poi torno a fare la guardia quassù" disse Birdstar prima di lanciarsi nel vuoto, come se facesse un tuffo a candela. Oikawa urlò di nuovo, ma le ali del supereroe fermarono la caduta a pochi metri da terra. 

Sul piazzale davanti all'edificio si erano radunate varie persone, tutte armate. Con un urlo il primo si fece avanti, brandendo una mazza, seguito dagli altri che alzarono i fucili. 

Birdstar non aspettò nemmeno che Oikawa avesse appoggiato per bene i piedi per terra prima di riprendere il volo. Tooru per poco non cadde per terra, ma Iwaizumi lo afferrò per il braccio buono. 

"Sono tutti ordinari, tranne quello" Oikawa indicò un uomo vestito di blu che portava i capelli lunghi e correva verso di loro disarmato "e quello!" Iwaizumi seguì il dito di Oikwa e ne vide un altro con i capelli tinti di biondo. 

Wild Flame, atterrato a due passi da loro, sparò una fiammata contro l'uomo in blu, che la schivò per un pelo rotolando da una parte. 

Iwaizumi tirò a sé Oikawa per fare in modo che stesse dietro di lui, mentre anche Bokuto si lanciava nella mischia. 

"Voi andate avanti, ci pensa Bokuto a questi qua fuori" urlò Akaashi sovrastando il baccano, ritto in mezzo al piazzale, rigido come durante un'interrogazione. Iwaizumi stava per ribattere, quando un proiettile lo colpì in fronte, poi un altro e un altro ancora. Akaashi cadde, per il contraccolpo sotto gli occhi atterriti di Iwaizumi e Oikawa. Tooru urlò, ma la sua voce si spense quando Akaashi si mise a sedere nella polvere e si tolse gli occhiali, infilandoseli in tasca. 

"Li attiro" disse semplicemente. Fu allora che Iwaizumi si rese conto che tutti i proiettili sparati dai fucili finissero addosso ad Akaashi, indipendentemente dalla direzione in cui venivano lanciati. 

Iwaizumi tornò a guardare l'assistente di Bokuto, che alzò le spalle "Magnetismo", poi accennò alla porta dell'edificio "Andate".

Iwaizumi annuì e prese per il polso Tooru, prima di mettersi a correre verso lo stabile. 

Vide con la coda dell'occhio Accidental Owl scaraventare per aria una mezza dozzina di uomini con lo spostamento d'aria delle ali, poi lanciarsi in picchiata sull'uomo biondo. Si presero per le spalle e rotolarono nella polvere, in un turbinio di terra e piume. 

Wild Flame provocò un'altra fiammata che fece arretrare altri ordinari facendoli spostare dalla loro linea di corsa. Iwaizumi si voltò a guardarlo e Atsumu gli mostrò il pollice, spavaldo, prima di venir colpito in faccia dall'extra con la tuta blu. Iwaizumi fece una smorfia, mentre alle sue spalle Oikawa sussurrava, tra i denti, "Che cretino!"

Erano a pochi metri dalla porta, non poteva correre più veloce perché Tooru sarebbe rimasto troppo indietro, ma non poteva nemmeno fermarsi per prenderlo in braccio, perciò continuò ad avanzare a passo sostenuto, ma umano. 

Si voltò per controllare Tooru, che ansimava dietro di lui, e gli lasciò la mano per afferrare la maniglia e aprire, ma la porta non si mosse. Stava per dare un altro strattone, ma con la coda dell'occhio vide un movimento, si voltò appena in tempo per vedere un uomo dietro Tooru brandire una mazza da baseball e puntare alla testa. 

Mollò la maniglia per fermare l'uomo, ma si rese conto che nonostante fosse un extra, l'uomo fosse già su Oikawa e lui non avrebbe fatto in tempo a fermarlo. La sua mente formulò lo scenario catastrofico della testa di Tooru che si rompeva come un cocomero.

Fu allora che dall'alto, come una colomba del buonaugurio, discese Nifty Gray, atterrando proprio in testa all'uomo. In un attimo si rialzò, alzando le braccia in alto come i ginnasti dopo gli esercizi alle olimpiadi, mentre l’uomo rimaneva a terra con entrambe le braccia piegate in posizione innaturale. 

"Oplà! Tsukishima mi ha mollato a metà strada, ma l'atterraggio mi sembra sia stato provvidenziale!"

Iwaizumi annuì, frastornato, mentre Oikawa si avvicinava a lui e si guardava in giro. Dietro di loro guizzavano fiammate. 

"Andiamo?" chiese Nifty Gray con tutta la tranquillità del mondo. "Andiamo!"

Iwaizumi ruppe la serratura con un calcio e si lanciò dentro, seguito dagli altri due. 

Si trovarono davanti un corridoio asettico illuminato da neon, sul quale si aprivano due file di porte, in fondo una porta tagliafuoco precludeva la vista di cosa ci fosse oltre. 

Appena il portone metallico si fu chiuso alle loro spalle, i rumori che arrivavano dall’esterno si smorzarono quasi del tutto. Le grida giungevano ovattate e i colpi come suoni lontani.

"Da dove iniziamo a cercare?" 

"Credo che quello che ho visto nella mente di quell'uomo fosse un sotterraneo."

"Allora dobbiamo trovare una scala che scenda. Nessuno alla centrale ha cercato di procurarsi una pianta dell'edificio?"

Iwaizumi sospirò “Ma tu non sei stato informato su niente?”

Nifty Gray fece spallucce “Sono stato impegnato su un altro caso fino a un’ora fa, Sawamura non è riuscito a ragguagliarmi”.

 "Ad avere una pianta ci abbiamo provato, sia con i mezzi ufficiali che con quelli, ehm, meno ufficiali" Oikawa lo guardò e fece un sorrisetto, il mezzo meno ufficiale era ovviamente Kenma "L'edificio è regolarmente denunciato, me sembra che tutti i documenti ad esso legati siano scomparsi". 

Fu in quel momento che la porta si aprì di nuovo, facendo entrare il rombo della battaglia. Tutti e tre si voltarono indietro; Iwaizumi si mise in posizione di difesa, coi pugni alzati, Sugawara sfoderò le zanne e Oikawa si acquattò dietro di loro. 

Wild Flame, con gli occhi sgranati, si fermò all'entrata. 

Iwaizumi si domandò se non si trattasse di un mutaforma come Tsukishima, ma la voce scocciata di Oikawa, alle sue spalle, disse "No, è Atsumu".

Iwaizumi ringraziò che non avesse fatto anche un commento sul fatto che avessero fatto sesso, perché il tono faceva pensare avesse voglia di ricordarglielo. "Sono un signore, io" commentò Oikawa, facendogli un occhiolino. 

"Forza, andiamo!" e facendo segno ad Atsumu di seguirli, Sugawara si avviò a passo di marcia per il corridoio con il mantello bianco che gli svolazzava alle spalle. Si affacciò alla porta di destra e a quella di sinistra e disse “Tutto vuoto, sembra abbandonato” poi proseguì spedito.

"Non sarebbe meglio procedere più circospetti?" chiese Iwaizumi a bassa voce, mettendosi però a seguire Nifty Gray, con Oikawa e Wild Flame alle spalle. 

"Di solito preferisco gli attacchi a sorpresa, ma in questo caso credo che Ace abbia ragione, dovremmo stare più attenti" aggiunse Wild Flame.

"Di solito preferisco gli attacchi a sorpresa gne gne gne..."

Iwaizumi si voltò verso Oikawa a occhi sgranati e lui alzò le spalle "Che c'è? Mica mi ha sentito, per quello te l'ho detto nell'orecchio". 

"Vorrei che, nel caso ce ne fosse bisogno, ti facessi aiutare ed eventualmente salvare da Wild Flame senza fargli il verso, okay? Il mio scopo qui è proteggere in primis te, ma non è detto che non debba occuparmi di altro" e per ribadire il concetto gli rifilò un pizzicotto.

Oikawa strizzò gli occhi, mise il broncio, ma rimase zitto. 

Nel frattempo Wild Flame si era avvicinato a Nifty Gray, che, imperturbabile, guardava il corridoio. 

"Secondo me sanno già che siamo qui e stanno aspettando di saltarci addosso, prima lì troviamo prima finiamo." Nifty Gray batté un paio di volte la mano guantata sul braccio di Wild Flame e sorrise "Vedrai che andrà tutto bene!"

Wild Flame lo guardò storto e Sugawara si tolse i guanti e fece scattare gli artigli facendolo arretrare per la sorpresa. “Sbrighiamoci!”

“Non ha senso setacciare le stanze con le porte aperte se non vedono una scala, qui non c’è nessuno. Di’ loro che è meglio superare la porta e ispezionare da lì in avanti” sussurro Oikawa.

Iwaizumi richiamò gli altri due all’ordine e insieme si fermarono davanti alla porta in fondo al corridoio. Wild Flame poggiò la mano sul maniglione antipanico e spinse, mentre Nifty Gray e Iwaizumi gli stavano accanto, Oikawa chiudeva la fila. 

Dall’altra parte, il corridoio era cieco con due identiche file di porte, come nel pezzo alle loro spalle, ma questa volta tutte chiuse.

I quattro sgusciarono oltre la porta e lasciarono che si richiudesse alle loro spalle. 

Nifty Gray provò ad abbassare la prima maniglia alla loro destra, ma quella rimase chiusa: era evidente che fosse necessario forzarle una per una fino a trovare una scala che scendesse nel sotterraneo. 

Iwaizumi sentiva i nervi a fior di pelle e Wild Flame lanciava piccole scintille di nervosismo dai palmi delle mani, Nifty Gray sembrava l'unico tranquillo; Iwaizumi si chiese quanto fosse veramente così e quanto facesse parte del suo personaggio. 

"E' agitato anche lui" gli sussurrò Oikawa infilando la mano nella sua. “Anzi, direi che sia terrorizzato, invece è Atsumu è genuinamente tranquillo e stupido”. Iwaizumi alzò gli occhi al cielo senza rispondere poi tornò a guardare Sugawara che sfondò con un calcio la prima porta che gli capitò a tiro. 

"Deposito, niente scala. Secondo me se entriamo ci prendiamo la rogna. Prossima!"

Iwaizumi sospirò, mentre rimaneva indietro con Oikawa e Wild Flame apriva le porte dall'altra parte del corridoio sciogliendo le serrature con alte fiamme, per fare un po' di show.

Sugawara sfondò un’altra porta "Vuoto!"

"Anche qui niente!"

Iwaizumi strinse gli occhi, rimanendo impalato a guardare gli altri due che buttavano giù una porta dopo l’altra chiedendosi se non stessero facendo a gara.

“No, Sugawara sta facendo il suo lavoro. Atsumu invece sente davvero la competizione” rispose Oikawa senza battere ciglio. 

Sugawara aprì la quinta porta con un calcio e la sua unica reazione fu una smorfia disgustata. 

Iwaizumi e Oikawa iniziarono a farsi avanti, sbirciando oltre le porte fuse o sfondate. 

Wild Flame aprì un'altra porta e ci infilò la testa dentro "Questa sembra una sala operatoria". 

Iwaizumi si affacciò e sentì lo stomaco contorcersi: somigliava tremendamente al luogo dove avevano incontrato i tre uomini in camice, ma era pulito e l'aria era pervasa dall'odore di candeggina. La mano di Oikawa si strinse alla sua più forte. 

Sugawa aprì un’altra porta “Questo sembra un ufficio, forse varrebbe un’occhiata”.

“Abbiamo fretta” rispose Iwaizumi, felice di avere una scusa per far muovere Oikawa dalla visione del laboratorio. 

“Che tipo di ufficio?” chiese Atsumu, voltandosi verso di loro, mentre scioglieva l’ennesima serratura. Nessuno fece in tempo a rispondere perché la porta esplose e una massa di ghiacciò inglobò il supereroe. Un uomo dalla barba bianca uscì dalla porta, passando accanto ad Atsumu ridotto a un iceberg. 

“Oh merda!” Iwaizumi si lanciò su Oikawa per toglierlo dalla nuova ondata di ghiaccio che l’uomo gli sparò contro. L’uomo con la barba bianca ridacchiò e scavalcò il piccolo dosso di ghiaccio che lo separavano dai due. Alzò di nuovo la mano destra per colpire ancora, ma Nifty Gray gli fu addosso con un balzo felino e gli addentò la mano. L’uomo urlò di dolore, ma un attimo dopo le zanne di Sugawara erano ricoperte dal ghiaccio.  

L’uomo si liberò di lui, scaraventandolo a terra e producendo un’altra ondata di ghiaccio, questa volta rossa del sangue che stava perdendo. Nifty Gray la scansò per un soffio.

Iwaizumi si rimise in piedi e fece in modo di trovarsi tra l’uomo e Oikawa, ma quello gli diede le spalle e camminò lentamente verso Sugawara che arretrava. 

L’uomo superò l’iceberg che conteneva Atsumu e continuò ad avanzare. Iwaizumi si domandò cosa potesse fare per aiutare Sugawara e, al contempo, tenere Tooru fuori pericolo. Forse se gli fosse saltato addosso alle spalle sarebbe riuscito a spaccargli la testa e a ucciderlo, ma forse le ossa di quell’uomo non erano così fragili e lui si sarebbe ritrovato come Atsumu. 

Fu proprio mentre pensava ad Atsumu che un braccio e poi l’intero busto del supereroe si liberarono dal pezzo di ghiaccio. Atsumu afferrò l’uomo per il cappuccio e lo tirò indietro, lo sconosciuto barcollò e cadde a terra. Atsumu, ancora con i piedi bloccati, gli sparò contro una fiammata, che l’uomo bloccò con un muro di ghiaccio. 

Iwaizumi arretrò, sbattendo contro Oikawa, mentre la fusione dei poteri di Atsumu e dell'uomo di ghiaccio creava una bomba di fumo. 

L'esalazione gli oscurò la vista e gli occhi iniziarono a bruciargli, Oikawa alle sue spalle tossiva disperatamente. 

"Nifty Gray!" urlò Iwaizumi, afferrando la mano di Tooru per non perderlo e strattonandolo in avanti. Il potere di fiamma di Atsumu faceva risplendere a intermittenza il miasma. 

"Sono qui!" tossicchiò il supereroe, la sua voce si faceva più vicina.

"Dobbiamo aiutare Wild Flame!"

"Qui me la cavo io, voi cercate la scala!" urlò di rimando Atsumu, Iwaizumi aveva perso l'orientamento; la voce di Wild Flame arrivava dalle sue spalle e lui non si era nemmeno accorto di averlo superato. 

"Sei un ingenuo se pensi di potermi battere da solo!" gracchiò una voce sconosciuta, a metà tra una risata e un colpo di tosse, che doveva appartenere all'uomo di ghiaccio.

"Stai zitto, testa di merda!" I rumori che seguirono non furono facili da decifrare, ma Iwaizumi immaginò che i due stessero facendo a botte. 

"Come facciamo a trovare la porta?" piagnucolò Oikawa, con la bocca e il naso ancora invasi dal fumo. 

"Le apriamo tutte e speriamo che il vapore si dissipi" urlò Nifty Gray molto più vicino. Probabilmente se avesse allungato la mano avrebbe potuto toccarlo.

Iwaizumi non disse niente e un attimo dopo il botto dello stivale di Sugawara che si schiantava contro il metallo di un'altra porta rimbombò per il corridoio. Immediatamente ci fu un altro boato e Nifty Gray urlò. Iwaizumi sentì qualcosa di grosso e viscido sbatterlo contro il muro. 

"Oikawa!" urlò, nel panico: aveva perso la presa sulla sua mano. 

"Sono qui!" La voce di Oikawa sembrava provenire da lontanissimo. "Cos'è successo?"

"Non lo soaaaah!" 

L'urlo di Oikawa gli fece rizzare i capelli sulla testa. Si rimise in piedi in un attimo, ancora cieco per il fumo e si mosse a tentoni verso la voce di Oikawa. 

Un verso, non dissimile al grugnito di un animale gigantesco, scosse le pareti dello stabile con la potenza di un tuono e Iwaizumi venne investito da uno spruzzo caldo e nauseante. 

Ci fu un altro botto e la voce di Sugawara che diceva “Oplà!”, il rombo animalesco si ripetè e un secondo dopo qualcosa si stringeva attorno alla sua vita e stringeva. Iwaizumi sentì le costole incrinarsi e tirò un pugno al corpo gigantesco che lo attanagliava. La cosa si irrigidì per il dolore e lo scagliò via. Iwaizumi ebbe solo il tempo di coprirsi la testa prima del primo impatto e poi del secondo. 

Atterrò pesantemente sulla terra nuda e polverosa e in un attimo si rimise in piedi: doveva aver sfondato il muro di cartongesso e poi una finestra, era di nuovo all’esterno. Accanto a lui c’era un uomo in tuta che brandiva un fucile e lo guardava terrorizzato.

Iwaizumi lo ignorò e con un balzò rientrò dal buco della finestra che aveva sfondato. All’interno il fumo si era dissipato e finalmente poteva guardarsi attorno: si trovava in un ufficio, anche lì nessuna scala che portasse in basso. 

“Oikawa!” 

“Sono qui!” la risposta veniva dal corridoio, la voce era tremante, ma se rispondeva voleva dire che probabilmente era ancora intero. 

Non perse ulteriore tempo e tornò in corridoio, uscendo dal buco nel cartongesso che aveva causando quando era stato letteralmente lanciato poco prima. 

Appena mise la testa fuori qualcosa lo investì e rotolò sul pavimento viscido. Non ebbe il tempo di rialzarsi che qualcosa lo prese per la caviglia e lo sollevò, il mondo si rovesciò e finalmente poté avere una visione chiara di ciò che stava succedendo, seppur capovolta. 

“Ma che cazz…”

“È una piovra!” urlò Sugawara con un entusiasmo così esagerato che fosse ovvio si trattasse di un riflesso nervoso. 

Da una delle porte uscivano una serie di grossi tentacoli viscidi e viola, uno era mozzato circa a metà e da esso sgorgava un flusso inesorabile di sangue vischioso e scuro, lo stesso che doveva averlo bagnato quando ancora brancolava nel fumo, uno aveva afferrato Oikawa per il braccio buono, un altro teneva stretto Nifty Gray attorcigliandosi attorno al suo busto e stringendogli contro le braccia, nel duplice intento di spaccargli le ossa e impedirgli di usare gli artigli e l’ultimo teneva stretto lui per la caviglia. 

Dietro di loro Atsumu e l’uomo di ghiaccio facevano a botte come due ubriachi da bar, dimentichi dei loro superpoteri se non per il fatto che lo sconosciuto avesse marchiate a fuoco in faccia le nocche di Wild Flame. Oikawa piagnucolava dolorante.

Iwaizumi si prese un secondo per analizzare la situazione, poi con un colpo di reni si tirò su e si aggrappò al tentacolo che l’aveva acchiappato. L’appendice si scosse, cercando di levarselo di dosso, ma Iwaizumi iniziò a stringere. L’arto fremette e la presa sulla sua caviglia si allentò.

“Iwa-chan, dietro di te!” urlò Oikawa, prima che qualcosa di grosso si abbattesse sulla sua schiena togliendogli il fiato. 

Si strinse ancora di più al tentacolo e scalciò per liberare la caviglia. Si voltò appena in tempo per vedere un altro tentacolo abbattersi su di lui, mollò la presa e si lasciò cadere a terra, mentre i due tentacoli si scontravano a vuoto. 

Saltò e afferrò le estremità più sottili, che si divincolarono nei suoi palmi. Il mostro tirò cercando di ritirare i tentacoli, ma Iwaizumi li strattonò con tutta la forza che aveva e li strappò dalla matrice incastrata nella porta. Il mostro ringhiò di dolore e scaraventò Oikawa e Nifty Gray per aria. Sugawara fu scagliato in aria e sfondò il tetto in cartongesso e sparì alla vista. Iwaizumi non si preoccupò di lui nemmeno per un secondo, ma si lanciò ad acchiappare Oikawa prima che cadesse a terra. Rotolarono insieme sul pavimento viscido, fino ai piedi di Atsumu e dell’uomo di ghiaccio. L’uomo si fermò un secondo per guardarli e Iwaizumi temette che li avrebbe ridotti a due ghiaccioli, ma quel momento di distrazione gli costò parecchio perché un’ondata di fuoco lo investì.

“Andatevene di qui, ci pensiamo io e Nifty Gray!” urlò Atsumu e Iwaizumi non se lo fece ripetere una seconda volta. Sollevò Oikawa come se fosse una bambola di pezza, senza fermarsi a chiedere come stesse, e si mise a correre lungo il corridoio. Uno dei tentacoli li lambì, ma riuscì a evitarlo e un secondo dopo alle sue spalle sentì un ‘ay ay ay’ e non poté fare a meno di girarsi: Nifty Gray, piovuto dal cielo e a cavalcioni di uno dei tentacoli superstiti, li stava salutando. 

“Oh, dei, il cowboy!” sentì sussurrare Oikawa. Evidentemente stava abbastanza bene per lamentarsi, era un buon segno. 

Sfondò con un calcio la prima porta che incontrò, poi la seconda e la terza, facendo a malapena caso a cosa ci fosse dentro, finché al quarto tentativo davanti a loro non si presentò una scala buia che scendeva al piano di sotto. 

“Bingo!” disse piano Oikawa, mentre dietro di lui sentivano urli e grugniti di supereroi e mostri. “Adesso mettimi giù!”

Iwaizumi ubbidì e lo rimise in piedi, prima di superare la soglia e scendere. Oikawa lo seguì in silenzio. 

Le scale erano umide e silenziose rispetto al piano di sopra e Iwaizumi si sentì quasi più minacciato che davanti alla piovra. Rallentò e Oikawa ebbe modo di raggiungerlo, passando il braccio sotto il suo. “E’ strano, ma siamo soli, non sento altri pensieri.” Iwaizumi si prese un momento per guardarlo, aveva le guance rosse e un paio di graffi sulla fronte. “Come stai?”

“Okay, mi fa un po’ male la spalla, ma sto bene.” Iwaizumi lo fissò intensamente, poco convinto. 

“Dico davvero!” 

“Okay, allora continuiamo a scendere.” Non leggeva nel pensiero e si doveva fidare delle sue parole.

Arrivarono in fondo alla terza rampa e si trovarono davanti un’altra porta chiusa, se c’era qualcosa era lì dentro. 

‘Se c’è qualcun altro qui in basso sa di sicuro che stiamo arrivando’ penso chiaramente all’indirizzo di Oikawa. Sicuramente avevano sentito i rumori della battaglia e forse anche il loro lento discendere le scale, ma non c’era motivo di informarli che fossero fermi davanti alla porta parlando ad alta voce.

‘Credo di non poter fare altro di aprire la porta e vedere cosa ci aspetta. Tu stai dietro e dimmi cosa senti appena lo senti, okay?’

Oikawa annuì e Iwaizumi fece un passo indietro per prendere la rincorsa e sfondare la porta con una spallata. 

Non ebbe il tempo di fare più di un passo che subito venne rispedito indietro, oltre la porta. 

Sbatté la testa contro il muro alle proprie spalle, la vista gli si annebbiò e qualcosa gli si abbatté sulla carotide, togliendogli l’aria. Quando la vista gli si fece di nuovo nitida e poté mettere a fuoco ciò che stava accadendo, un uomo gli stringeva le mani attorno al collo.

“Iwa-chan!” urlò Oikawa. 

Iwaizumi scalciò e l’uomo perse la presa sul suo corpo, barcollando all’indietro, e a quel punto fu Iwaizumi ad avventarsi contro di lui. Allungò le mani per prenderlo, ma quello esplose in un milione di bolle colorate. 

“Iwa-chan! Non ti fidare di quello che vedi!” la voce di Oikawa gli rimbombò nel cervello, si voltò per cercarlo, ma dietro di lui non c’era più nessuno. Era all’aperto, pioveva ed era rimasto da solo. 

 

 

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Capitolo 21
*** Oikawa ***


How to hire a superhero on a tight budget

Vantesimo capitolo

Oikawa

Iwaizumi era stato messo fuori combattimento, Oikawa lo poteva vedere in un angolo del suo cervello mentre, sotto la pioggia, annaspava tra le mangrovie, mentre il suo corpo era caduto in ginocchio sul pavimento e lì era rimasto, come una bambola rotta. 

Da qualche parte, oltre la porta aperta, arrivavano decine di pensieri sparsi, disperati. Oikawa non riusciva quasi a distinguerli.

La visione che era stata spinta nella sua mente, e che si sovrapponeva trasparente a ciò che i suoi occhi vedevano, era un luna park pieno di gente. Oikawa arricciò il naso, quasi offeso dal fatto che volessero fregarlo con una cosa del genere. 

Gli uomini adesso erano due, uno doveva avere un potere simile a quello di Iwaizumi, l’altro era in grado di creare illusioni. 

I due lo stavano guardando chiedendosi se non fosse stato stordito o se semplicemente fosse caduto in stato catatonico senza cadere per terra, a quanto pare ogni tanto capitava. 

Rimase fermo qualche secondo, indeciso sul da fare poi l’uomo che aveva attaccato Iwaizumi abbassò lo sguardo per osservare il ragazzo in ginocchio, Oikawa lo vide nitidamente immaginarsi mentre gli staccava la testa. 

Non aveva idea di quanto fosse resistente il collo di Iwaizumi, perciò non si fermò a pensare oltre, fece un passo in avanti e tirò un ceffone all’extra con i poteri psichici. Non doveva fare male, non aveva la pretesa di poter causare dolore, ma era meglio di niente. Il tizio lo guardò perplesso e poi gliene tirò uno a propria volta. 

Vista dall’esterno la scena doveva essere ridicola, sentì l'uomo che aveva colpito Iwaizumi pensare che sembrasse una zuffa tra gatti, nel frattempo con suo grande sollievo sentì anche che nella mente di Iwaizumi la visione si dissipava. 

C’era anche qualcos'altro oltre a loro tre, ma non riusciva a identificarlo. 

Iwaizumi si avventò sull’extra che l’aveva attaccato facendolo cadere sul pavimento, l’uomo rantolò e si dibatté, mentre l’avversario di Oikawa si distraeva a guardare la zuffa. Tooru non perse tempo e gli tirò un pugno. L’uomo urlò e barcollò all’indietro, ma tornò subito alla carica: lo vide immaginarsi di tirargli un pugno, cercò di scansarlo ma non fece in tempo e le nocche dell’uomo si abbatterono sul suo naso. 

Le sue ossa emisero un terrificante 'crac' che si ripercosse in tutto il suo scheletro. Sentì il dolore esplodergli nel cervello, oscurando i pensieri di chiunque gli stesse intorno. Un flusso di sangue caldo gli bagnò la bocca, mentre gli occhi erano troppo pieni di lacrime per poter vedere.

Cercò di asciugarli con la manica della giacca, ma due mani forti gli si premettero sul collo e Oikawa sentì l'aria andarsene dai polmoni. 

L'extra psichico non poteva metterlo fuori uso con il suo potere, quindi l'avrebbe semplicemente strangolato. Accanto a loro Iwaizumi e l'altro extra stavano combattendo, avevano lo stesso potere e nessuno riusciva ad avere la meglio sull'altro; Iwaizumi non poteva aiutarlo. 

Cercò di liberarsi della presa con le mano buona, mentre scalciava e gli occhi gli si riempivano di nuovo di lacrime per lo sforzo, poi sentì Iwaizumi che veniva sbattuto via. 

Annaspò con il braccio ingessato cercando di vedere come stesse Iwaizumi, poi sentì di nuovo il flusso di pensieri che prima non era riuscito a identificare: c'era qualcun altro lì con loro, qualcuno che Oikawa non era in grado di vedere e che aveva colpito Iwaizumi alle spalle. 

La stretta dell'uomo si fece più forte e Oikawa si sentì svenire; in un angolo della sua mente Iwaizumi annaspava, avrebbe voluto aiutarlo, c'era un extra invisibile con loro e Iwaizumi avrebbe dovuto affrontarlo mentre teneva a bada anche un altro super umano. Rantolò nell'estremo tentativo di avvertirlo, ma poi ci fu un'esplosione e la gola gli si liberò.

Oikawa si spinse contro il muro, mentre il suo avversario cadeva all’indietro colpito da un mattone.

Dall'alto cadevano detriti e lo spazio si era fatto saturo di polvere. Oikawa tossì e si piegò in avanti, sputando saliva, mentre la polvere si dissipava.

D’un tratto fu consapevole che il soffitto fosse stato sfondato. La testa gli si riempì di pensieri confusi: lo spazio si era riempito di gente; tra la matassa di flussi di coscienza sentì che Iwaizumi stava pensando a lui.

“Sono qui” cercò di dire, ma la voce non gli uscì, in un attimo però Iwaizumi era accanto a lui e lo stringeva. 

“Come stai?” gli domandò all’orecchio con un sussurro. L’aria era ancora piena di polvere e non potevano vedersi, ma il calore del ragazzo contro il proprio corpo lo fece rilassare così tanto che per poco non si mise a piangere. 

“C’è un extra invisibile…” riuscì a tossicchiare, ma Iwaizumi non ebbe il tempo di formulare un pensiero coerente perché una voce urlò "Ehilà!", accompagnata da una serie di pensieri che fecero rabbrividire Oikawa. 

Cosa cazzo stava succedendo? 

Si pulì gli occhi e scrutò le tre figure che erano piombate dall'alto sfondando il soffitto: erano tre supereroi mascherati, un in rosso, uno in blu e uno in nero. Quello nero aveva una mazza da baseball appoggiata alla spalla.

“Che cosa significa tutto questo?” urlò Oikawa con la voce ancora roca per la polvere. 

Fu il supereroe in nero a parlare “Zio, non ti arrabbiare, ti devo spiegare alcune cose e…”

“Zio?!” urlò Iwaizumi interrompendo il discorso del ragazzo. 

Oikawa fece una smorfia, il cuore gli batteva fortissimo: voleva correre da Takeru e abbracciarlo. E poi ucciderlo per averlo fatto preoccupare così tanto. 

Annuì "Questo è Takeru e gli altri due" esalò un lungo sospiro "sono Giant Yellow e Shadow Light".

"GIANT YELLOW E SHADOW LIGHT?" urlò Iwaizumi, che ormai sembrava incapace di parlare a un volume di voce normale. 

"Ma avevi detto che Hinata e Kageyama fossero troppo stupidi per poterti nascondere i loro pensieri!"

"Ehi, ha detto questo?" chiese Hinata irrigidendosi dentro la tuta rossa. Takeru si dondolò da un piede all'altro e Oikawa lo sentì pensare che Hinata e Kageyama, in effetti, non avessero fatto proprio niente: era stato lui a bloccare parte dei loro ricordi in modo che non potessero essere letti dall'esterno. 

A quel punto fu Oikawa a urlare "Tu sei in grado di fare una cosa del genere?"

Takeru si strinse nelle spalle e aprì la bocca per dire qualcosa, Oikawa non seppe mai cosa avesse intenzione di dirgli perché i suoi pensieri furono completamente deviati da un botto alle sue spalle. Kageyama era volato per aria come sbattuto da una folata di vento. 

"C'è un extra invisibile e uno che ha la super forza e uno psichico!" Mentre lo diceva Hinata iniziava a barcollare. Sentì Iwaizumi pensare 'Oh merda!' ma poi i suoi pensieri si spensero, nascosti dal velo di Takeru e Hinata si riprese. Un secondo dopo l'extra che aveva attaccato Iwaizumi gli fu addosso. 

Takeru e Oikawa si guardarono negli occhi, Takeru aveva sollevato il velo solo un pochino per permettergli di avere un dialogo silenzioso. 

‘Come cavolo ci avete trovati?’

Takeru si strinse nelle spalle ‘Ho mandato Hinata fuori della centrale di polizia a fare delle domande a Iwaizumi e Ushijima e mi sono nascosto per ascoltare i loro pensieri’.

Oikawa si voltò di scattò verso Iwaizumi, che lo teneva ancora tra le braccia, e berciò “Ti sei fatto fregare come un dilettante?”

“Che cosa?” Iwaizumi non aveva idea di che cosa si stessero dicendo, ma Oikawa tornò al suo dialogo silenzioso con Takeru ‘E come avete fatto a superare il muro di Aone?’

‘Hinata è amico di Hoshiumi, ci ha fatto scendere senza storie.’

Oikawa alzò gli occhi al cielo. “Mi devi dire un sacco di altre cose, ma ora è meglio muoversi.”

Takeru annuì e Oikawa sentì un’ondata di sensi di colpa invadere i suoi pensieri, all’epoca non si era reso conto di cosa stesse facendo e non immaginava che Oikawa avrebbe… “Basta così” disse Tooru, interrompendo il flusso di coscienza. 

“Ok.” Si guardarono per un secondo, sotto lo sguardo interdetto di Iwaizumi, poi Takeru chiese silenziosamente 'C'è qualcun altro qui?'

Oikawa annuì 'Ci sono delle persone imprigionate e poi...' entrambi si fermarono ad ascoltare i pensieri dei tre uomini. L'extra psichico si stava rialzando, si era rotto un braccio, lo si vedeva da come gli ciondolava lungo il corpo, l'extra invisibile stava prendendo a pugni Kageyama che cercava di parare i suoi colpi alla meglio, e Hinata e il terzo uomo si azzuffavano per terra.

I pensieri di Hinata si fecero di nuovo nebulosi e Takeru si voltò di scattò verso l’extra con il braccio rotto. Oikawa non poteva vederlo in faccia, ma sapeva benissimo che faccia faceva quando qualcuno gli dava fastidio. Il ragazzino fece ruotare la mazza e colpì l’uomo, che scivolò a terra come un sacco di patate “Dormi bene, stronzo!”

'Dobbiamo proseguire, c'è qualcuno che questi tre stanno proteggendo' pensò Oikawa. Takeru annuì 'Andate, a questi ci pensiamo noi!' e poi si voltò e colpì l’aria con la mazza da baseball, o meglio un punto dove avrebbe dovuto esserci solo aria, ma la mazza si spaccò a metà in un’esplosione di schegge.

"Kageyama, aiutami non credo gli sia piaciuto che l’abbia colpito!" urlò Takeru mentre una forza invisibile sembrava strattonarlo contro la sua volontà. Kegeyama scattò in avanti in suo aiuto. 

"Andiamo!" disse Oikawa sciogliendo l'abbraccio di Iwaizumi e prendendolo per mano. Iwaizumi non disse niente e lo seguì oltre la porta. 

Oikawa sentì il cuore sprofondare quando vide dal vivo ciò che aveva visto della mente dell'uomo che aveva accoltellato al capannone: tre celle piene di extra. La testa gli si saturò di pensieri sofferenti, le sbarre delle celle erano in materiale anti-extra e non potevano essere aperte da dentro. 

"Dobbiamo liberarli prima di andare avanti."

Iwaizumi non se lo fece ripetere due volte e prendendo i lucchetti tra le mani li sfaldò come gusci di noci. Oikawa aprì le tre porte di metallo facendole sbattere contro le sbarre. Gli extra ammassati nelle celle li guardarono, tenendosi stretti tra loro, con gli occhi lucidi e terrorizzati. 

"Potete uscire..." disse piano Iwaizumi, Oikawa lo sentiva mentre si chiedeva cosa stessero facendo. 

"Hanno paura" disse Oikawa prendendolo per un braccio "usciranno quando saranno pronti, noi dobbiamo andare avanti!"

Iwaizumi si riprese e lo prese per mano, prima di procedere e superare le tre celle ed arrivare in fondo alla stanza, dove si trovava un'altra porta chiusa. Senza fermarsi a chiedere consiglio, la sfondò con un calcio e l'attraversò, seguito da Oikawa che non ebbe niente da obiettare. 

Dall'altra parte il corridoio era buio, ma in fondo sembrava esserci un'altra porta socchiusa dalla quale filtrava una striscia di luce. 

Entrambi si fermarono e Iwaizumi gli domandò con il pensiero che cosa sentisse. 

"C'è una sola persona e ci ha sentiti arrivare."

'Quindi abbiamo perso l'effetto sorpresa.'

Oikawa sorrise e gli strinse la mano "Sei diventato bravo con le conversazioni mentali" Iwaizumi si strinse nelle spalle e Oikawa sentì che si stava un po' imbarazzando ma era contento del complimento. 

"Non credo che con tutto il casino che c'è lassù qualcuno potesse farsi prendere impreparato." Iwaizumi annuì ancora "Cosa sta pensando?"

"Sta distruggendo i documenti e gli appunti sugli esperimenti che hanno fatto fino ad oggi."

Il corpo di Iwaizumi si irrigidì e così anche la sua mente.

Oikawa rimase in ascolto cercando di studiare tutte le sfumature della mente dell'uomo, ignorando le domande concitate di Iwaizumi. 

Gli esperimenti non erano riusciti, neanche uno, era stato un fallimento e ora, per finire, la polizia stava venendo a prenderli tutti. Ricacciò indietro un'onda di nausea quando nella mente dell'uomo sfilarono una serie di corpi massacrati e una fossa comune piena di cadaveri fatti a pezzi. 

Iwaizumi lo strinse in un abbraccio, sentendo che il corpo di Oikawa stava cedendo. 

“Hanno fatto esperimenti per creare extra che avessero sia poteri fisici che psichici” riuscì a biascicare, mentre Iwaizumi lo teneva stretto. Si scostò di scatto e vomitò mentre nella sua mente si riversavano ancora tutte le immagini delle torture che l’uomo stava ripercorrendo. 

Iwaizumi si chinò su di lui, in un angolo della sua mente si preoccupava di quanto potesse essere potente un extra del genere. 

“Non ce l’hanno fatta, nessuno degli esperimenti è riuscito.” Il corpo di Iwaizumi non si rilassò nemmeno un po’ alla notizia, tutta la sua preoccupazione adesso era per lui. 

“Sto bene” sussurrò passandosi la mano sulla bocca. Aveva gli occhi lucidi e le gambe che gli tremavano, ma si rimise in piedi. 

“Dovresti rimanere qui, chiunque ci sia là dentro sarà pronto a uno scontro.”

Oikawa scosse la testa “Ci ha sentiti, ma vengo comunque con te”.

Iwaizumi gli strinse delicatamente la mano attorno al braccio e fece un po’ di pressione, ma non replicò.

"E' un extra?" domandò poi, concentrarsi sul tenere bassa la voce anche se il loro arrivo non sarebbe comunque stata una sorpresa. 

"Sì, ma non riesco a capire quale sia il suo potere..."

"Non importa, vado prima io. Non dobbiamo permettergli di distruggere le prove."

"Come se non ce ne fossero abbastanza per arrestarli e metterli in galera per duecento anni."

Iwaizumi si immaginò di rifilargli uno scappellotto, ma non lo fece, invece lasciò la presa su di lui e riprese a camminare in direzione della porta semi aperta. 

Oikawa arrancò dietro di lui, drenato di tutte le forze che possedeva. 

Iwaizumi colpì la porta con un calcio e quella si dislocò dai cardini volando all'interno. 

Un uomo urlò e una nuvola di fogli si alzò per aria. La stanza era piccola e senza finestre, poco più di uno sgabuzzino, invasa da scartoffie e invasa dall'odore di muffa.

Iwaizumi esitò un momento sulla porta e l'uomo afferrò un tagliacarte poggiato sulla scrivania. Oikawa lo sentì maledirsi per aver afferrato una cosa stupida come un tagliacarte per affrontare un supereroe: avrebbe dovuto difendersi in altro modo.

Il rumore della macchina distruggi documenti si zittì, quando Iwaizumi avanzò di altri due passi e rovesciò la scrivania dietro la quale l’uomo, in giacca e cravatta, si riparava. Fu in quel momento che si rese conto in che modo l'uomo intendesse difendersi, dato che il tagliacarte non sarebbe servito a niente contro uno come Iwaizumi.

"Iwa-chan, stai attento!" urlò, come se potesse servire a qualcosa contro quello che stava per fare. 

Gli occhi di Iwaizumi si dilatarono dietro la maschera e la bocca si storse in una smorfia, mentre le ginocchia gli cedevano. 

Si voltò a guardare Oikawa, senza fiato, tenendosi una mano sul cuore mentre poggiava le ginocchia per terra. 

Sentì il panico di Iwaizumi inondargli la mente, mentre il suo cuore si bloccava. Lo vide aggrapparsi alla scrivania, tenendo stretto il legno della struttura e si rese conto con terrore, che quel panico che Iwaizumi provava era più per lui che per se stesso. 

Gli occhi di Oikawa si riempirono di lacrime, mentre sentiva anche il proprio cuore rallentare. 

Iwaizumi strizzo gli occhi e poggiò la fronte alla scrivania ribaltata, incapace di restare eretto mentre il suo cuore rallentava sempre di più.

Poi d’un tratto sentì di nuovo i pensieri dell’uomo, era stato troppo distratto a condividere il dolore di Iwaizumi per riuscire a concentrarsi su di lui. Alzò gli occhi e li puntò contro di lui: era ancora in piedi dietro la scrivania e teneva mollemente stretto in mano il tagliacarte, i suoi pensieri concentrati sul causare un infarto a Iwaizumi e a Oikawa. 

Tooru si rese conto solo in quel momento del peso che sentiva nel petto: l’uomo stava cercando di fermare anche il suo cuore. Quel tipo di potere faceva effetto più velocemente su ordinari ed extra umani fisici, ma Oikawa era troppo debole per riuscire a contrastarlo. 

La mente di Iwaizumi si stava facendo sempre più lontana e una nuova ondata di panico lo attraversò.

Spinto dalla disperazione si fece avanti e l’uomo alzò il braccio che impugnava il tagliacarte verso di lui. Oikawa si immobilizzò a dieci centimetri dalla punta dell’arma. Tra di loro c’era la scrivania rovesciava, ma se l’uomo si fosse sporto un poco avrebbe potuto infilargli la lama in un occhio. 

Per un secondo pensò di fare un passo indietro, ma poi si rese conto che l’uomo avesse paura quanto lui e rimase fermo. 

“Smettila, siete circondati. Non potrai andartene, gli esperimenti non hanno portato a niente, avete ucciso decine di persone e uccidere anche lui non ti salverà!” urlò, sperando di distrarlo almeno un po’.

L’uomo ridacchiò, senza abbassare la lama “Tanto vale uccidere anche voi, tanto mi daranno la pena capitale”. 

Oikawa sentì scorrere la disperazione nella mente dell’uomo, non aveva più niente da perdere, gli sembrava più che accettabile fare fuori anche loro due e finire di distruggere i suoi documenti, quasi per dispetto. 

“Smettila!”  

L’uomo rimase immobile, ma fece un sorrisetto nervoso stringendo ancora di più le dita sul manico della sua arma improvvisata. 

Nella sua mente si intensificò il flusso di energia che stava cercando di fermare il suo cuore e quello di Iwaizumi. 

'Smettila!' non aveva più la forza di urlare, ma la sua preghiera rimbombò nella propria mente sbattendo contro le pareti del suo cranio. 

L'uomo si irrigidì e Oikawa si rese conto che l'avesse sentito. Aveva dischiuso le labbra e il sorrisetto era svanito, lo stava fissando terrorizzato: si era reso conto solo in quel momento che anche Oikawa fosse un extra; un extra psichico di cui lui non aveva chiaro il potere. 

Oikawa espirò forte guardandolo negli occhi 'Smettila!' ordinò di nuovo.

L'altro emise un singulto "È questo il tuo potere? Sparare il tuo pensiero nella testa di qualcun altro?"

In realtà no, non era quello il suo potere. Non aveva neanche mai imparato a usare il velo, figurarsi a sparare i propri pensieri in testa agli altri. Per un secondo gli tornò in mente la prima volta che Takeru aveva usato il velo, non era una capacità innata, ci aveva lavorato e ce l'aveva fatta solo durante una rissa con un extra psichico alle medie. 

Si rese conto che il flusso di potere fosse diminuito. Il peso sul suo cuore si era leggermente allentato e Iwaizumi si mosse sul pavimento. 

Un'onda di sollievo lo percorse nel rendersi conto fosse ancora vivo. 

'Molla il tagliacarte!'

L'uomo si irrigidì ancora, Oikawa sentì il suo corpo tremare come un castello di carte. Le dita allentarono la presa per un attimo, ma poi la rinsaldarono.

‘Lascia cadere il tagliacarte!' ripeté. L'uomo rimase immobile a guardarlo stralunato; il flusso di potere era cessato e Iwaizumi stava borbottando qualcosa dal pavimento. Oikawa avrebbe voluto guardarlo, ma non lo fece. 

'Lo so che lo vuoi mollare, lascialo andare.'

I tendini dell'uomo vibrarono. 

"No, non voglio" la voce gli uscì quasi come un piagnucolio. Le dita si stavano allargando e Oikawa fece un passo avanti, mentre l'uomo guardava atterrito la propria mano, visualizzando con orrore quello che sarebbe successo da lì a poco: le dita avrebbero ceduto e la lama sarebbe caduta, inutile, sulla scrivania rovesciata.

'Lascialo andare' fu quasi un sussurro, una nenia per accompagnarlo, mentre l'uomo lasciava cadere il coltello. 

Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di aver perso l'arma che Oikawa afferrò con la mano buona un raccoglitore e glielo sbatté in faccia con tutta la forza che aveva. 

L'uomo barcollò all'indietro, andando a sbattere contro la cassettiera in metallo che aveva alle spalle. 

"Sacco di merda!" urlò, di nuovo nel pieno delle proprie capacità mentali. 

Oikawa strinse gli occhi: quella botta l'aveva fatto rinsavire e il flusso di potere aveva ricominciato a fluire verso di lui e Iwaizumi, il petto gli si fece di nuovo pesante.

Strinse i denti e scavalcò la scrivania rovesciata con un balzo che non credeva nemmeno di essere in grado di fare. In un attimo gli fu addosso, l’uomo batté la testa per terra e Oikawa gli si mise sopra. 

“Credo che tu non voglia davvero ucciderci” disse con una calma che non sentiva, mentre l’altro cercava di divincolarsi dalla sua presa. ‘Non ci vuoi uccidere’ ripeté nella sua mente e sentì il pensiero rimbombare nella testa dell’altro, stordendolo. L’uomo si guardò intorno stralunato, ma dopo un secondo cercò di afferrare Oikawa per il braccio ingessato e lui gli spinse la mano sulla gola. 

L’uomo si sentì soffocare, perdendo per un momento la concentrazione sull’infarto che stava provocando a Iwaizumi. 

Prese un lungo respiro, cercando di incanalare tutto il proprio potere fuori di sé, come non aveva mai fatto. 

‘Non vuoi provare a fermare il tuo?’ I suoi pensieri fecero tremare la mente dell’altro come  un terremoto. L’uomo scosse la testa, mentre ancora la voce di Oikawa rimbombava sulle pareti del suo cranio. “No, per favore” piagnucolò.

Oikawa si morse le labbra e strinse la mano sul collo dell’uomo, troppo concentrato a cercare di non pensare a quello che Oikawa gli stava chiedendo per continuare a dibattersi.

‘Vorresti farlo? Secondo me ti piacerebbe.’

“Smettila! Smettila! Esci dalla mia testa!” singhiozzò l’uomo. L’aveva la bocca impastata e gli occhi così pieni di lacrime da non poter nemmeno vedere Oikawa sopra di sé.

‘So che lo vuoi fare’ sussurrò ancora Oikawa nella sua mente, sentendo il panico dell’uomo montare mentre il suo potere cominciava a scaldargli il petto come una brace. 

“Per favore…” 

Oikawa sentiva che il cuore dell’uomo stava diventando pesante, anche il suo aveva iniziato a battere più lentamente, ma non riusciva a staccarsi dall’altro, dai suoi pensieri. Era come avesse finito per fondere la proprio mente con quella dell’uomo. Lui poteva sentire quello che sentiva lui, ma forse anche l’altro era più dentro a Oikawa di quanto avrebbe dovuto. 

“Che cosa stai facendo? Ci ucciderai entrambi!”

Oikawa non riusciva più a pensare lucidamente, il flusso dei suoi pensieri si era ormai ridotto alle sole immagini. Non riusciva più a distinguere la propria mente da quella dell’altro, il suo cuore stava rallentando e piano il suo campo visivo si stava restringendo, ormai riusciva a vedere solo il viso dell’uomo che soffriva sotto di lui. Sentì il cuore dell’altro fermarsi del tutto e la sua mente emise una sorta di sospiro, come se fosse stata disconnessa. 

Batté le palpebre incapace di capire cosa stesse succedendo, in lontananza sentì la voce di Iwaizumi chiamare il suo nome, poi tutto si fece buio. 

 

Epilogo

Iwaizumi stava sognando di mangiare tofu fritto dentro ad un acquario. 

Oikawa rimase fermo sotto le coperte a guardare, soddisfatto, la sua schiena nuda e a godersi i colori di quel sogno delirante, finché non decise che l’attesa non fosse stata abbastanza lunga e che Iwaizumi gli dovesse la sua attenzione. Si tirò su e poi si lanciò addosso all’altro con tutto il peso, senza un minimo di accortezza. 

“Iwa-chan!”

L’altro grugnì, con le faccia affondata nel cuscino, se non avesse saputo leggere nel pensiero Oikawa non avrebbe mai capito stesse dicendo ‘Mi hai annacquato il tofu’. Ci mise qualche secondo ancora a capire di non essere più nell’acquario, ma in un letto. Qualche altro ancora a capire che si trattasse del letto in legno della casa di Oikawa e non il futon del suo bilocale, e che il peso che sentiva su di sé fosse quello del padrone di casa. 

“Maledetta piattola!” biascicò rotolando da una parte e facendo ricadere Oikawa, gloriosamente nudo, sul materasso. 

“È ora di svegliarsi, dobbiamo andare in commissariato!” esclamò, cercando di districarsi dalle lenzuola nelle quali si era ritrovato legato. 

Iwaizumi grugnì di nuovo e guardò l’orologio, i suoi pensieri erano ancora un po’ rallentati dal sonno, quindi ci mise un po’ a capire che ore fossero. 

“Ma dobbiamo andarci tra tre ore!”

Oikawa, che finalmente si era liberato delle spire di cotone nelle quali il letto lo aveva avviluppato, si mise al centro del letto a gambe incrociate. 

“Sì, ma” piegò la testa da una parte e batté le ciglia “pensavo che avresti voluto fare il bis dopo ieri sera”. 

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo e fece un sorrisetto “Sei un animale!”

Oikawa allungò un piede per dargli un colpetto sulla coscia “È inutile che tu faccia il sostenuto, so cosa stai pensando. Lo so che vuoi fare il bis anche tu, adesso che sei sveglio!”

Iwaizumi strinse le labbra per non mettersi a ridere. “Sei fortunato che sia un animale anche io” disse, gattonando verso di lui. 

Oikawa si sentì arrossire nel vedere le immagini che stavano passando nella mente dell’altro, ma non perse tempo a piegarsi in avanti per appoggiare le labbra sulle sue. Fu quando le loro bocche si sfiorarono che la porta scorrevole si aprì con un botto che fece sobbalzare entrambi. 

“Oh, cazzo!” imprecò Iwaizumi scostandosi da lui e afferrando i pantaloni del pigiama per coprire le sue nudità.

“Oddio, non ho visto niente! Non ho visto niente, lo giuro!” strillò Takeru con le mani sulla faccia, mentre cercava di richiudere la porta tastando in giro alla cieca. Oikawa poteva leggere benissimo i suoi pensieri e vedere che in verità suo nipote avesse visto tutto molto bene. 

“Vado a farmi una doccia” annunciò Iwaizumi, quasi urlando, imboccando la porta che Takeru non era ancora riuscito a chiudere, sperando che l’acqua fredda avrebbe potuto lavare via la vergogna di essere stato visto nudo dal nipote di Oikawa.

“Cosa diamine ci fai qui?” domandò Tooru, cercando di coprirsi con il lenzuolo, come se fosse stato una toga.

Takeru emise un lungo sospiro e Oikawa lo vide pensare alla centrale di polizia. “Non se ne parla, non c’è proprio modo che Hinata e Kageyama riottengano la loro licenza da supereroi dopo quello che è successo il mese scorso. Hanno…avete – non posso davvero credere che tu ti sia fatto coinvolgere – cercato di condurre un’indagine da soli senza avvertire la polizia dei cadaveri che avevate trovato nella discarica!”

“Ma non c’era verso che il comandante Washijo riaprisse le indagini sulla Mano di Onice! Anche Tsukishima ha fatto delle indagini per conto suo!” 

“Tsukishima è un poliziotto! Loro due…voi tre eravate degli addetti alla discarica! È davvero una fortuna che Sawamura sia un uomo davvero ragionevole!”

Takeru incrociò le braccia e fece il broncio e solo allora Oikawa si rese conto che non fosse venuto a cercarlo per quello che aveva pensato. 

Suo nipote era sparito da casa per poter indagare sul caso insieme a Hinata e Kageyama e, anche se aveva imparato a bloccare i pensieri dei suoi complici, non poteva fare lo stesso con il suo cervello. Poteva far scendere il velo per impedire a Oikawa di leggergli i pensieri, ma sarebbe stato ovvio stesse tramando qualcosa, inoltre mantenere il velo era faticoso e non poteva reggerlo per troppo tempo. 

Oikawa sapeva si sentiva in colpa per essersene andato senza dire niente e averlo fatto preoccupare, anche se era stato solo per non fargli scoprire cosa lui e gli altri due scriteriati stessero tramando.

‘Quindi non eri qui per Gian Yellow e Shadow Light?’ pensò al suo indirizzo. Takeru scosse stancamente la testa.

“Sono venuto per dirti che sono felice che tu lo stia facendo, anche se la mamma e i nonni non ti perdoneranno mai se diventassi un collaboratore civile e renderai noto di essere un extra-umano non registrato. Però è la cosa giusta.”

Oikawa fece un sorriso tirato, cercando di non mettersi a piangere e di non pensare troppo intensamente a quanto avrebbe voluto abbracciare Takeru. 

Suo nipote fece un passo indietro e alzò le mani per difendersi “Non ci pensare neanche!”

Oikawa alzò gli occhi al cielo “Scusa se forse un po’ ti voglio bene! Anche perché dopo questa mattina credo sarai l’unico componente della famiglia che mi ricambierà”.

Takeru alzò le spalle “Avevo pensato…non avevi un amico hacker? Non puoi chiedergli di, che so, aggiungere la famiglia all’elenco degli extra?”

Oikawa inclinò la testa da una parte e pensò che avere diciassette anni e credere che tutto sia possibile fosse davvero bello, Takeru si irrigidì e eruppe in un ‘Ehi!’.

“Anche se Kenma potesse fare qualche cosa, in questo momento è a Bora Bora, me lo ha detto – anzi lo ha pensato – il suo vicino di casa che adesso sfoggia una Ferrari che sicuramente non potrebbe permettersi con il suo stipendio. Tra l’altro mi domando perché un posto come Bora Bora, Kenma è praticamente un vampiro!”

Rimasero fermi a guardarsi per un paio di secondi, entrambi con la testa così piena di pensieri da sembrare vuota. 

“Vai a casa, ci vediamo più tardi” disse scendendo dal letto e afferrando le mutande.

Takeru, ancora sulla porta, si irrigidì “No, vengo con te!”

“No che non vieni con me!” lo guardò intensamente e cercò di sparare i propri pensieri nella mente del nipote ‘Torna a casa! Torna a casa!’. Il ragazzino rimase immobile “Hai la faccia di uno che stia cercando di fare la cacca” commentò, laconico. 

Oikawa pestò i piedi e smise di provare, non era più riuscito a fare quello che aveva fatto quella notte, ma forse era un bene dato che per poco non era morto. 

A salvare la situazione fu Iwaizumi, lavato di fresco ma ancora in imbarazzo, l’acqua non era riuscita a lavare via anche quello. Takeru invece era imperturbabile, Oikawa gli aveva letto nel pensiero: Iwaizumi gli piaceva ed era un supereroe, quindi guadagnava punti extra.

“Andiamo?”

“Noi andiamo, lui va a casa!” disse Tooru indicando il nipote, stizzito.

Iwaizumi alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa avesse fatto per meritarsi tutto questo. 

“A quanto pare a Iwaizumi fa piacere che venga anche io! E comunque voglio parlare con Ushijima dato che d’ora in poi lavorerai con lui!”

Oikawa strabuzzò gli occhi “Ho detto che voglio diventare un collaboratore civile, non che voglio lavorare con Ushijima! Piuttosto che collaborare con lui vado ad autodenunciarmi in un commissariato in Argentina!”

 

Aki_Penn parla a vanvera: finalmente siamo giunti alla fine! Non so come ringraziarvi per essere arrivati fino a qui e per tutto il supporto che mi avete dato!

Mi spiace che questo finale non sia stato un granché, avevo delle altre idee all’inizio ma poi ho pensato che non fossero buone e sono finita con questo level-up di Oikawa un po’ imbarazzante, spero che nonostante la trama sbilenca la fatica della lettura sia comunque stata ripagata. <3 

Grazie ancora, vi mando un bacio!

 

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