Vedrò anch'io un raggio di sole

di darkwolf24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** La prima impressione conta ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


La mia mente continuava a vagare mentre cercavo di stare dietro all'enorme uomo nascosto fino al busto dalla scrivania d'ebano. Un uomo davvero spaventoso, alto all'incirca due metri e con una testa completamente lucida che andava ad esaltare il suo sguardo rabbioso ed egocentrico, l'unica caratteristica che gli faceva perdere tutta la sua serietà era l'enorme mono sopracciglio. <> Terminò il preside Hisato consegnandomi poi le chiavi della mia stanza. Educatamente lo ringraziai uscendo con immensa felicità dall'immenso studio colmo del suo egocentrismo e finendo in uno dei mille corridoi che componevano quell'immenso campus. "C-4.4, la mia solita fortuna" pensai sarcasticamente mentre osservavo il medaglione che indicava il numero della mia stanza e la struttura nella quale era ubicata. Senza altra scelta iniziai a tirare l'enorme valigia per i vari corridoi fino alla sezione c dove finalmente trovai la mia stanza situata al quarto piano è posizionata esattamente in quarta posizione, sicuramente tutti quei riferimenti al quattro e alla morte non erano una casualità.

Nota autore:[Yui è di origine giapponese e in Giappone il numero quattro si pronuncia "Shi", questa però è anche la pronuncia della parola "morte" e per questo il numero quattro è visto come portatore di sfortuna]

Appena entrata mi chiusi la porta alle spalle e mi gettai sull'enorme e soffice materasso e lasciandomi cullare dal dolce rumore dell'acqua che batteva incessantemente sui vetri della finestra. Tutto quello che volevo era chiudermi a riccio e rimanere lì al sicuro, lontana dai pericoli del mondo esterno, tuttavia sapevo benissimo che questo non mi era possibile e che avevo ancora una valigia da svuotare benché quest'ultima non fosse già per metà vuota, così decisi di farmi forza e iniziai a disfare la mia valigia. Una valigia grande poi solo all'apparenza in quanto al suo interno erano presenti solo dei pochi e semplici indumenti, i pochi effetti personali che comprendevano una foto di mia madre e due pupazzi e poi le varie lettere dei medici unite ad alcuni farmaci e alcune lettere del ministero. Velocemente afferrai le lettere e con decisione le gettai nel comodino accanto al mio letto, sbattendo infine il cassetto più forte che potevo nella speranza di non rivederle mai più e di dimenticare così tutto quello che mi era successo negli scorsi anni. L'unica persona che veramente mi mancava era mia madre, lei c'era sempre stata per me fin da quando ero piccola e il suo ricordo riusciva a donarmi una sensazione dolce e amara e pensare che lei in qualche modo era ancora lì con me mi aiutava spesso ad arrivare a fine giornata.

Improvvisamente saltai sul posto quando sentii qualcuno bussare alla porta della camera e velocemente finii di mettere a posto le ultime cose prima di aprire delicatamente la porta d'ingresso. Appena la porta fu spalancata un ragazzo dall'aspetto apparentemente fragile con dei capelli corti e leggermente spettinati di colore nero quasi tendenti al corvino, i quali mettevano in risalto i suoi occhi del medesimo colore. la sua altezza era all'incirca un metro e settantacinque, non molto più alto di me ma sicuramente abbastanza alto da dover abbassare leggermente lo sguardo per incrociare il mio.

Il ragazzo mi scrutò dalla testa ai piedi prima di incrociare brevemente il mio sguardo. <> Feci un cenno con la testa in risposta cercando in tutti i modi di evitare il contatto visivo. <> Mi porse la mano ma io tutto quello che feci era allontanarmi ulteriormente da lui mentre tenevo lo sguardo basso e continuavo a giocherellare con i miei lunghi capelli neri. Dopo quelle che per me sembrarono ore il ragazzo finalmente ritirò la mano porgendomi invece una serie di fogli stampati. <> Timidamente afferrai con delicatezza i fogli stando ben attenta a non toccargli la mano. La tensione era palpabile nell'aria e potevo sentire il suo sguardo su di me mentre aspettava una mia qualche reazione che non sarebbe mai arrivata. <> Finalmente potei chiudere la porta tirando un sospiro di sollievo sapendo che finalmente ero fuori pericolo. Mi sentii veramente in colpa per il modo in cui lo avevo trattato, dopotutto si era solo preoccupato di farmi inserire nel mondo corretto, eppure nonostante volessi ringraziarlo per la sua gentilezza non ero riuscita neanche a proferire parola. 

Alla fine decisi semplicemente di sopprimere il mio senso di colpa e di buttarmi nuovamente sul letto afferrando il piccolo coniglietto e alzandolo in alto. <> Mossi un dito sulla testa del pupazzo facendogli muovere la testa in un cenno di approvazione per poi stringerlo forte al mio petto. <> Chiusi gli occhi mentre una piccola lacrima iniziò a scendermi lungo la mia guancia brillando sotto la luce del tramonto e mettendo così in risalto la mia pelle pallida. Quella notte il mio sonno fu tutt'altro che tranquillo, non importava se fosse passato un anno, né importava quanta terapia avessi fatto, ogni volta che andavo a dormire facevo sempre lo stesso incubo ed ogni volta mi ritrovavo sempre nella mia vecchia casa a piangere, sola nella mia stanza tremando non solo per il freddo. Ormai per me era la normalità svegliarmi nel cuore della notte in preda agli attacchi d'ansia con il cuore che minacciava di bucarmi il petto ad ogni battito. Velocemente afferrai la mia fedele bottiglietta d'acqua e buttai giù alcune delle pasticche che mi erano state prescritte. Odiavo quelle cose, non facevano altro che ricordarmi della mia debolezza e della mia inutilità, di quanto fossi insicura e ancora attaccata al passato ed a mio padre. <> Mi chiesi mentre vedevo il mondo intorno a me sfocarsi per via delle medicine che poco prima avevo preso. Poi, lentamente ma inesorabilmente ritornai nel mio piccolo mondo degli incubi, pronta ad affrontare un'altra sessione della mia tortura personale.

Il giorno dopo la mia sveglia suonò alle sette in punto costringendomi ad un risveglio tutt'altro che piacevole ed a nulla servirono i miei lamenti se non a sfogare la mia frustrazione per la mancanza di sonno. Controvoglia mi costrinsi ad uscire nel corridoio assicurandomi che le altre ragazze del dormitorio femminile non fossero in giro e, silenziosamente mi diressi verso uno dei due bagni in comune per lavarmi. Anche se odiavo svegliarmi così presto questo era l'unico modo per evitare di incontrare le altre ragazze. Quando fui pronta tornai nella mia stanza iniziando a riordinare il letto e aprendo le finestre facendo così prendere un po' d'aria alla stanza. Intorno alle sette il dormitorio iniziò ad animarsi mentre le varie ragazze iniziavano a svegliarsi e a fare a gara per chi entrava prima nel bagno. In quel momento fui ancora più grata di aver deciso di svegliarmi così presto e di evitare tutto quel trambusto, anche solo l'idea di sfiorare qualcuno per sbaglio mi faceva venire un brivido su tutto il corpo. Mentre il tempo passava il mio sguardo ricadde sui fogli che il ragazzo mi aveva portato il giorno prima e così iniziai a sfogliarli. C'era segnato davvero tutto, dalle cose più basilari come l'orario scolastico alle cose più particolari come dei consigli sul come spostarsi rapidamente tra gli edifici scolastici. C'erano persino delle indicazioni su quale piatto mi conveniva ordinare nella mensa e quali mi conveniva evitare se non volevo "trasformarmi in uno zombie". Ridacchiai alla sua stupida battuta soffermando poi il mio sguardo sul suo numero di telefono. "Se solo avessi un telefono potrei mandagli un messaggio" pensai, di sicuro non avevo abbastanza coraggio per andare nella sua stanza a dirglielo di persona, già avevo problemi ad esprimermi normalmente, poi se aggiungevo anche l'imbarazzo per il giorno prima la questione diventava semplicemente insostenibile. Alla fine passai tutto il tempo a rimuginare sul da farsi ed intanto il suono della prima campanella risuonò nell'edificio tagliandomi fuori dai miei pensieri e costringendomi a correre fuori dalla stanza ma non prima di afferrare i fogli che Yuma mi aveva dato. Grazie alle sue indicazioni riuscii a raggiungere la prima lezione ad una velocità sorprendente riuscendo a sedermi nel banco più isolato di tutti prima che il professore potesse raggiungere l'aula.

Quando il professore mise piede nella stanza quest'ultima sprofondò nel silenzio più assoluto. Certo, l'uomo incuteva timore con la sua stazza, alto, muscoloso e anche lui completamente calvo come il preside il che lo faceva sembrare una specie di carcerato o qualcosa di simile, tuttavia a tradirlo erano proprio i suoi occhi castano chiaro, dolci e sinceri. Appena entrato, l'uomo, che era più o meno sulla cinquantina, poggiò sulla cattedra un enorme borsone prima di rivolgersi alla classe schiarendosi la gola in modo da essere il più chiaro possibile.  <> La classe rise con il ragazzo che era stato chiamato dal professore che prendeva la parola, un ragazzo castano, con capelli corti ed occhi leggermente violacei, veramente di bell'aspetto. <<è il mio regalo di natale per lei prof!>> Affermò lui con solennità facendo ridere gran parte della classe. <> La classe rise nuovamente mentre il professore mi lanciò uno sguardo interrogativo. Capii subito cosa intendeva chiedermi e lo apprezzai davvero facendo un timido cenno di negazione con la testa. <> In quell'esatto momento Christian interruppe il professore che, con un colpo di tosse lo zittì seduta stante per poi continuare a parlare <> Concluse iniziando poi la lezione. Era il primo insegnante che incontravo che si preoccupava di non mettere in imbarazzo i nuovi studenti facendogli fare la presentazione iniziale. Forse quel posto non era poi così male. 

A lezione finita gli studenti si lanciarono praticamente fuori dalla classe fuggendo tra i vari corridoi quasi calpestandosi a vicenda. Scuotendo la testa afferrai le mie cose dal banco e mi incamminai verso l'uscita solo per essere bloccata dalla voce profonda del professore. Lentamente mi girai avvicinandomi all'uomo ma continuando a tenere una certa distanza tra di noi. <> Il professore mi sorrise dolcemente sedendosi sulla cattedra e facendomi segno di accomodarmi sulla sedia dell'insegnate. <> Gli sorrisi in risposta, ma prima che potessi anche solo ringraziarlo una ragazza slanciata con i capelli biondi e gli occhi azzurri fece il suo ingresso nella classe ansimando come se avesse appena corso una maratona. Il signor Takahashi saltò giù dalla cattedra incrociando le braccia. <> La ragazza fece qualche altro respiro prima di rispondere con voce rauca. <> <> La ragazza rise imbarazzata riuscendo finalmente a controllare il proprio respiro. <> In risposta afferrai la mappa del campus che Yuma mi aveva dato e gliela porsi. <> Immediatamente gli occhi dell'altra ragazza si illuminarono alla vista di quella piantina. <> Il professore ridacchiò porgendomi nuovamente i fogli. <> Senza nessuna opzione disponibile mi ritrovai ad accompagnare quella ragazza fino all'enorme mensa dell'istituto.

Durante il tragitto non potei fare a meno di notare come la ragazza continuasse a canticchiare allegramente saltellando da un piede all'altro come se non avesse appena subito un richiamo dal professore. In un certo senso l'aura di positività che emanava era quasi contagiosa, forse anche troppo per i miei gusti ma era comunque piacevole. <> Mi lanciò un occhiolino costringendomi ad abbassare il mio viso per l'imbarazzo. <> Portai nuovamente il mio sguardo su di lei mentre gonfiava il petto e si metteva in posa come una pop star sul palcoscenico.  <> Lei mi rivolse un sorriso a trentadue denti alzando le mani al cielo e iniziando a gesticolare. <> Ridacchiai alla sua energia apparentemente infinita mentre lei incrociò le braccia sbuffando. <> Alla fine scoppiai a ridere per quanto la sua faccia sembrasse seria nel mentre pronunciava quelle parole. <> Scherzò lei grattandosi la nuca imbarazzata. <> Continuò. Io scossi la testa sorridendole dolcemente attraverso le ciocche di capelli che mi nascondevano una parte del viso. <> Il tono della mia voce calò man mano che la frase giungeva al termine ma era vero, non so cosa avrei dato per avere anche solo un briciolo del suo carattere. <>
Mi sorrise porgendomi la mano ma io in tutta risposta mi allontanai leggermente abbassando lo sguardo per la vergogna. <> Lei ritirò la mano offrendomi uno sguardo comprensivo. <> Feci un piccolo cenno di apprezzamento per poi guardare nuovamente la piantina così da sapere la strada che avremmo dovuto percorrere.

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Capitolo 2
*** La prima impressione conta ***


<> Urlò Serena praticamente sfondando le porte rinforzate della mensa e gettandosi ad afferrare i primi due vassoi che riuscì a trovare e gettandone uno tra le mie braccia. Poi, con lo sguardo di un animale che aveva adocchiato la sua preda, iniziò a riempire il suo vassoio con piatti contenenti qualsiasi cosa avesse preparato il cuoco della mensa fermandosi solo quando notò che il mio vassoio era ancora vuoto. <> Scossi la testa in risposta affermando che non avevo fame e in risposta la ragazza mi guardò come per chiedermi se facevo sul serio. <>Rise rumorosamente tornando ad impilare il cibo con praticamente chiunque che la osservava attirati dalla sua voce. Avere addosso lo sguardo di praticamente tutti i ragazzi presenti nella mensa era strano, ero abituata a rimanere in disparte e quella situazione era del tutto nuova per me, ma come darli torto? Il carattere di Serena non poteva certo passare inosservato, specialmente dopo tutto il baccano che aveva combinato senza accorgersene e più tempo passavo con lei e più mi chiedevo se non era meglio allontanarmi prima che qualcosa di brutto accadesse, tuttavia sapevo anche che se volevo superare le mie paure avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano e il suo carattere particolare sicuramente mi avrebbe dato una mano. Alla fine trovammo un tavolo vuoto in cui sederci mentre le persone tornavano a badare ai fatti loro. Tirai un sospiro di sollievo nel notare che nessuno più ci osservava. Certo, non avevo problemi con quello ma preferivo comunque non essere notata.

<> Saltai dalla sedia nel sentirle pronunciare quelle parole e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. <> Lei sorrise ingoiando l'enorme boccone che aveva in bocca prima di rispondermi. <> La sola idea di dover cantare davanti a delle persone mi faceva aumentare i battiti cardiaci oltre il limite massimo sopportabile da un normale essere umano.
<> Le mie parole si scontrarono però contro il più duro dei muri.
<>
Mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo sapendo che qualsiasi cosa avessi detto sarebbe entrata ed uscita come niente, se c'era una cosa che lei non sapeva fare era ascoltare. Nonostante non avesse cattive intenzioni mi ritrovai a pregare nella speranza che scendesse un qualche angelo a salvarmi da quella situazione e, sorprendentemente per me le mie preghiere vennero ascoltate ed un impavido eroe si avvicinò al nostro tavolo attirando l'attenzione su di sé.

<> Velocemente scossi la testa in risposta alla domanda di Yuma che nel vedere la mia reazione mi sorrise sedendosi poi nel posto libero al mio fianco mentre e presentandosi a Serena stringendole la mano. <> Sorrisi timidamente scuotendo nuovamente la testa prima di parlare con voce fioca. <> Serena a quel punto sbatté le mani sul tavolo con uno sguardo sorpreso sul viso. <> Urlò scrutando il ragazzo dalla testa ai piedi come se fosse un quadro in una mostra d'arte per poi avvicinarsi a me iniziando a bisbigliarmi nell'orecchio "non fartelo scappare mi raccomando", il ché mi costrinse ad arrossire violentemente ed a desiderare di sprofondare nella mia sedia. Per mia fortuna Yuma riuscì nuovamente a tirarmi fuori dall'imbarazzo con mia somma gioia. <> Serena partì come al suo solito interrompendo bruscamente il ragazzo a metà della sua frase. <> <> Smisi di ascoltarlo quando sentii nominare la biblioteca e tutta la mia attenzione ricadde su quel luogo. Avevo sempre amato i libri e sempre li avrei amati, ogni sera immaginavo di essere la protagonista di un libro Fantasy, magari una maga con poteri incredibili oppure una spadaccina in missione per salvare il mondo. Yuma doveva aver notato il mio interesse per quel luogo e così mi indicò la sua ubicazione per poi continuare in mia assenza a mostrare gli altri club a Serena.

Contenta come non mai corsi per gli edifici raggiungendo in poco tempo la stanza situata al quarto piano nell'edificio opposto al mio dormitorio. Senza esitare poi entrai assaporando l'odore inconfondibile dei libri ordinati per genere negli enormi scaffali. La stanza come c'era da aspettarsi era praticamente vuota, l'unica persona presente era l'insegnante addetto al controllo della biblioteca che era completamente immersa nella lettura del suo libro. Senza perdere altro tempo iniziai a passare a rassegna molti dei libri impolverati della sezione Fantasy desiderosa di gettarmi in una lettura che mi portasse fuori dai confini della realtà. Tra le varie possibilità, una più invitante dell'altra, uno solo catturò infine la mia attenzione. Appena lessi la trama i miei occhi si allargarono costringendomi a stringere il libro al mio petto nella ricerca di un posto a sedere così da poter iniziare il mio viaggio personale. La storia parlava di un ragazzo che, dopo essersi svegliato senza ricordi si ritrovava in un mondo distrutto da una guerra di cento anni prima e, insieme ad una ragazza, intraprendono un viaggio alla scoperta del loro passato.

Nel bel mezzo della mia lettura tuttavia un tonfo mi strappò via dal mio mondo immaginario riportandomi alla realtà. Velocemente mi guardai intorno solo per notare un ragazzo sdraiato a terra con i libri che portava in grembo ormai sparsi per tutto il corridoio. Istintivamente accorsi a raccogliere alcuni dei libri iniziando ad impilarli leggendo di sfuggita alcuni dei titoli su di essi segnati. Notai come fosse la tematica sovrannaturale ad accomunare tutti quei racconti e al solo pensiero delle storie di fantasmi un brivido mi raggiunse facendomi raggelare il sangue nelle vene.
Spostai poi la mia attenzione sul ragazzo che, nel tramite si era rialzato guardandomi imbarazzato con quei grandi occhi colore ambra e i suoi capelli a caschetto verdi con delle ciocche più lunghe delle altre che andavano a nascondere lievemente il suo sguardo dolce. <> La sua voce era impercettibile mentre si spolverava il maglione con scollo a v che lasciava intravedere la camicia bianca e la cravatta dello stesso colore dei capelli.
<> <> Finita la frase fece un inchino scusandosi per avermi spaventata e prima che potessi dirgli qualcosa corse via sparendo in quel dedalo di librerie.

Tornai al mio libro immergendomi nuovamente nel mio piccolo mondo personale senza accorgermi delle ore che nel tramite erano volate. Alla fine venni svegliata dalla mia trance da una voce rauca. <> Scossi la testa rivolgendo la mia attenzione alla donna, la quale mi osservava con uno sguardo dolce sul viso. Aveva i capelli rossastri con degli enormi occhi verde acqua, indossava una gonna nera, una camicia bianca e degli occhiali rossi con montatura sottile.

<> Affermai mentre lei mi guardò con stupore negli occhi. <> Scherzò, io invece colsi la palla al balzo per fargli delle domande. Ero incuriosita da Najeki e non ne sapevo neanche il perché, forse era per il suo essere misterioso o magari era perché in un certo senso mi somigliava più di quanto immaginassi. <> Poi lo sguardo della professoressa si illuminò mentre mi scrutava dalla testa ai piedi. <> Io assistente di biblioteca? Certo l'idea era invitante, poter leggere quanto e quando volevo era di sicuro una cosa più che conveniente, ma sarei mai stata in grado di avere una tale responsabilità? Alla fine decisi di chiedergli del tempo e, accompagnata dalla luna che iniziava ad alzarsi alta nel cielo, decisi di tornare nella mia stanza.

 

Una volta arrivata ed aperta la porta tuttavia saltai per lo spavento alla vista di Serena distesa sul mio letto a giocare con il suo telefonino. Appena mi vide si alzò in piedi iniziando a gesticolare come al suo solito. <> Nonostante avesse ragione la mia mente era concentrata su ben altre cose, come sul fatto che lei si trovasse nella mia stanza. <> Lei scrollò le spalle sedendosi nuovamente sul mio letto. <> Mi diedi un colpo sulla fronte così forte che probabilmente il segno mi sarebbe rimasto per circa una settimana intera. Come avevo fatto ad essere così sbadata? <> Scherzò mentre si avvicinava a me per farmi il solletico. Appena sentii quelle parole e vidi le sue mani avanzare verso di me un lampo attraversò il mio corpo e i ricordi di quella notte tornarono più forti che mai. Istintivamente saltai all'indietro cadendo a terra con le lacrime che iniziavano a formarsi sui miei occhi. <> Scossi la testa cercando di riprendermi meglio che potevo, ma nulla sembrava funzionare, così le chiesi di uscire dalla stanza mentre cercavo di trattenere le lacrime il più possibile.

Inizialmente riluttante, Serena infine accettò di uscire e silenziosamente mi diede la buona notte lasciandomi poi finalmente da sola. Senza perdere un attimo chiusi la porta assicurandomi più e più volte di aver girato la chiave tutte le volte possibili e, una volta che mi fui accertata di essere chiusa in camera, afferrai alcune pillole dal comodino e le buttai giù grazie all'aiuto della mia fidata bottiglietta d'acqua.
"Perché sono così?" Continuavo a chiedermi mentre le lacrime rigavano il mio volto. "Perché mi hai fatto questo papà? Non ti ho mai fatto niente di male, quindi perché!?" Continuai sedendomi in un angolino con le gambe tra le braccia e lasciando uscire tutte le lacrime che avevo in corpo.

Quando l'attacco di panico si calmò, la mia paura venne sostituita da una sensazione di malessere allo stomaco, fu allora che notai una busta sulla mia scrivania. Lentamente la aprii rivelando un contenitore con con dei dolcetti all'interno e due fogliettini di carta. Afferrai il primo iniziando a leggere con attenzione ciò che c'era scritto su quest'ultimo notando come la calligrafia fosse praticamente impeccabile. "Ehy Hayami, questa sera non ti sei presentata a cena, così insieme a Serena abbiamo messo da parte alcuni dei dolci di questa sera, non è molto ma spero che basti. E non fa bene leggere così tanto" Afferrai poi il secondo biglietto, la scrittura era leggermente peggiore e si vedeva che era stata scritto in fretta e furia. "Yuma avrà anche avuto l'idea, ma è un idiota quando si parla di cibo. Quindi se devi ringraziare qualcuno per i dolci ringrazia me! P.S. Dovevi vedere la sua faccia quando ha visto che non c'eri, si è preoccupato pensando di aver disegnato male la piantina dell'istituto!" 

Inizialmente ridacchiai al pensiero di Yuma che si faceva tanti problemi solo per assicurarsi che io non mi fossi persa, con Serena che probabilmente lo prendeva in giro per il suo comportamento, quei due erano davvero fatti l'uno per l'altra. Mentre pensavo a questo però un senso di malinconia perverse il mio corpo costringendomi ad abbassare lo sguardo. Alla fine non toccai neanche un dolcetto nonostante la mia golosità e semplicemente mi gettai sul letto nella speranza di riuscire finalmente ad avere una notte tranquilla e priva di incubi, speranza ovviamente vana.

 

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