Pathfinder: La Maledizione del Trono Cremisi

di Justice Gundam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uniti dalla vendetta ***
Capitolo 3: *** La tana di Gaedren Lamm ***
Capitolo 4: *** Scontro nella pescheria ***
Capitolo 5: *** Sull'orlo dell'anarchia ***
Capitolo 6: *** Al servizio del Trono Cremisi ***
Capitolo 7: *** Tutta la Carne del Mondo ***
Capitolo 8: *** Verik di fronte alla verità ***
Capitolo 9: *** Nelle strade di Korvosa ***
Capitolo 10: *** Il segreto dell'ambasciatore ***
Capitolo 11: *** Nella reggia del Re dei Ragni ***
Capitolo 12: *** Intrappolati nella ragnatela ***
Capitolo 13: *** Un'ombra del passato ***
Capitolo 14: *** Inseguimento nell'Erpete ***
Capitolo 15: *** La questione di Trinia ***
Capitolo 16: *** Spedizione nel Grigiore ***
Capitolo 17: *** Le gallerie degli orrori, Parte 1 ***
Capitolo 18: *** Le gallerie degli orrori, Parte 2 ***
Capitolo 19: *** Fuori dal Grigiore ***
Capitolo 20: *** Questioni di giustizia e prigionieri ***
Capitolo 21: *** Una giornata incantevole per dare risposte ***
Capitolo 22: *** Ma non altrettanto per un'esecuzione ***
Capitolo 23: *** Giustizia per Korvosa! ***
Capitolo 24: *** Fuga da Korvosa, Parte 1 ***
Capitolo 25: *** Fuga da Korvosa, Parte 2 ***
Capitolo 26: *** I primi sintomi della paura ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

Benvenuti a tutti!

Quella che vi apprestate a leggere è la novellizzazione di una delle più famose e amate serie di avventure ambientate a Golarion, il misterioso mondo che fa da sfondo alle vicende del gioco di ruolo Pathfinder!

"La Maledizione del Trono Cremisi" è una storia cupa, misteriosa ed eccitante che ha luogo in una grande città nella regione di Varisia, non troppo lontano da Sandpoint. In effetti, gli eventi di questa storia si svolgono quasi in parallelo con quelli di "L'Ascesa dei Signori delle Rune", anche se non ci sarà molta sovrapposizione tra le due storie.

Quindi, preparatevi ad immergervi di nuovo nell'atmosfera fantasy di Golarion... e a visitare la grande città di Korvosa, per carpirne i segreti e risolvere i suoi misteri nel tentativo di fermare un male apocalittico!

Tutti i marchi registrati che utilizzerò in questa fanfiction sono di proprietà della Paizo o della Legendary Games, un gruppo di sviluppatori indipendenti che hanno scritto un bel po' di materiale per la prima edizione di Pathfinder. Tali marchi registrati sono utilizzati in questa fanfiction per puro divertimento e senza scopo di lucro.

Okay, amici fan del fantasy! Si ricomincia! Buona immersione nel mondo di Golarion!

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Prologo

 

Più di diecimila anni fa, sul pianeta Golarion...

Durante l'Era delle Leggende, la misteriosa età in cui gli Azlanti e l'Impero di Thassilon dominavano apparentemente incontrastati sul pianeta...

Per quasi 1200 anni, la regina Sorshen, Signora delle Rune della Lussuria, aveva regnato su Eurythnia, la satrapia sulla quale aveva esteso il suo dominio dopo la caduta del Primo Re Xin. Laddove altri Signori delle Rune si erano impegolati in conflitti con i loro vicini, lei aveva sempre fatto un gioco più sottile. Di attesa. Una politica che aveva sicuramente dato i suoi frutti. Mentre altri signori delle Rune erano stati spodestati, assassinati o costretti alla fuga da certi rivali che ambivano al loro trono. Karzoug stesso aveva eliminato Haphrama, il precedente Signore delle Rune dell'Avarizia, più di 400 anni prima, in quello che Sorshen aveva definito una brillante dimostrazione di astuzia e cinismo.

E come dimenticare il colpo di stato che Alaznist aveva condotto contro Thybidos, quasi nello stesso periodo? Oooh, quello era stato spettacolare! Sorshen non pensava che quella mocciosetta capricciosa di Alaznist sapesse essere così sottile... e invece, si era guadagnata anche lei la posizione di Signora delle Rune dell'Ira...

Solo Xanderghul era riuscito, come lei, a mantenere il potere per tutto quel tempo. Sì, doveva ammettere Sorshen, quell'ometto presuntuoso aveva i suoi buoni motivi per essere così sicuro di sè.

Ma queste... erano considerazioni che ormai avevano fatto il loro tempo. Ora, la situazione era cambiata.

Gli alghollthu avevano fatto a pezzi Azlant. E come esuli della grande cultura di Azlant, quelli di Thassilon sarebbero stati i prossimi. Lady Sorshen si era preparata già da tempo a quell'eventualità... e ora, la sua paranoia le avrebbe permesso di sopravvivere... e di rinascere a nuova vita una volta che il flagello proveniente da oltre il cielo si fosse esaurito, e il mondo fosse stato pronto alla nuova ascesa dei Signori delle Rune.

"E' ora che anch'io mi unisca ai miei... stimati colleghi... nel nostro sonno millenario." Con queste parole, la bella e perversa Signora delle Rune della Lussuria si rivolse ai suoi due subordinati, due uomini dall'aspetto affascinante e dalla bellezza ipnotica che attendevano in piedi vicini a lei, su un pentacolo disegnato con dei rivoli di sangue che scorrevano magicamente tra le pitre del pavimento e sulle loro superfici, disegnando degli intricati motivi. Tutt'attorno, dei canali di scolo facevano scorrere fiumi di sangue in un fossato che circondava il centro della sala - uno spettacolo impressionante e spaventoso, accompagnato dai suoni vibranti della magia che permeava quel luogo, e dal rombo che le fiumate di liquido scarlatto sollevavano mentre si riversavano.

"Quando il Cataclisma sarà cessato, ci sarà molto da ricostruire... e preferirei che sia fatto senza inopportune interferenze. Immagino che voi abbiate già capito cosa voglio dire... giusto, Kazsethil?" Sorshen guardò verso uno dei due uomini - un individuo alto e prestante, nel pieno della giovinezza e della forza, con fluenti capelli castani che incorniciavano un volto allo stesso tempo delicato e mascolino, con lineamenti armoniosi, un accenno di baffi e barba, ed ipnotici occhi che sembravano cambiare colore in continuazione. Era vestito di una splendida veste rossa, dello stesso colore del sangue che circondava il centro di potere, decorata con dei complessi disegni magici in filigrana dorata.

L'uomo di nome Kazsethil non ebbe esitazioni e chinò la testa al volere della sua padrona. "Conti su di me, potente Lady Sorshen. Io e Solusen faremo in modo che non ci siano problemi quando lei ritornerà." Gettò uno sguardo di intesa al suo compagno, un uomo dall'aspetto quasi altrettanto affascinante, con corti capelli neri, lineamenti più mascolini ma comunque aristocratici, e un fisico scolpito ed attraente, senza un filo di grasso, mirabilmente accentuato dalla toga di seta bianca e dei sandali dorati che indossava. 

Quando quest'ultimo annuì senza dire una parola, Sorshen fece un piccolo ghigno e rispose a tono. "Ottimo. Mi raccomando, Kazsethil. Conto su di te." dichiarò. Cominciò a concentrarsi, e poi iniziò a fluttuare senza peso verso l'enorme volta del soffitto, distante alcune decine di metri da terra, mentre il suo corpo veniva circondato da una brillante aura viola. L'arcimaga si permise un altro sorriso malizioso. La verità era che lei non si fidava di nessuno - era anche questo uno dei motivi per cui aveva conservato così a lungo il potere. E immaginava che, se solo avessero avuto la possibilità di farlo, Kazsethil e Solusen non avrebbero perso tempo a cercare di detronizzarla.

Ma non era certo questo che la preoccupava, al momento. Quei due non erano nella posizione di tentare nulla contro di lei, almeno per adesso. In effetti, se erano davvero saggi come lei immaginava, sarebbero presto entrati a loro volta in animazione sospesa, pronti ad entrare in azione quando ce ne fosse stato bisogno.

Sorshen vide una luce rossastra dall'aspetto malato ed innaturale che scendeva su di lei, e alzò lo sguardo verso ciò che la emanava: sopra di lei, a quelli che sembravano essere numerosi metri di quota, si trovava una gigantesca sfera che sembrava fatta di sangue fluido che in qualche modo veniva trattenuto in una forma geometrica. La sfera rotolava e girava su sè stessa, sollevando delle ondate di liquido denso e scarlatto dalla sua superficie, che si estendevano a grande distanza prima di essere riassorbite nella superficie del globo sanguigno. Se qualcuno avesse potuto vedere da vicino quella mostruosa sfera di sangue, avrebbe potuto vedere che di tanto in tanto, dei volti umani dall'espressione sofferente affioravano nella marea scarlatta, fluttuando sulla superficie semifluida e boccheggiando per qualche istante prima di essere assorbiti di nuovo.

Nulla di tutto questo sembrava infastidire Sorshen, che anzi sorrise con espressione quasi nostalgica, come se stesse rivedendo un luogo a lei caro o un souvenir di un viaggio che le era piaciuto particolarmente.

"Aaaah, la mia cara Pozza dell'Alba Eterna. Se vogliamo, è da qui che è cominciato tutto." disse tra sè. Allungò una mano verso la sfera di sangue che roteava senza posa... e un tentacolo rosso scuro si protese dalla superficie della sfera e si avvinghiò attorno al suo braccio in maniera quasi affettuosa, come se volesse riabbracciare la Signora delle Rune. Per nulla turbata dallo spettacolo e da quell'inquietante avvenimento, Sorshen chiuse gli occhi come se fosse stata in meditazione, e sentì i vestiti che le cadevano di dosso, lasciandola completamente nuda al momento di raggiungere la superficie della sfera di sangue. Con espressione estatica, la Signora delle Rune della Lussuria estese l'altra mano e toccò la superficie della "Pozza dell'Alba Eterna", che non oppose alcuna resistenza e lasciò che Sorshen entrasse all'interno.

Pochi secondi dopo, Sorshen era entrata del tutto nella sfera di sangue... e la superficie si calmò rapidamente. Le ondate di sangue si fecero più piccole, e anche il movimento rotatorio dell'orribile sfera rallentò fino a bloccarsi del tutto. Sembrava quasi che la sinistra sfera di sangue si fosse calmata quando la sua signora era tornata ad essere un tutt'uno con essa. La luce ultraterrena venne lentamente riassorbita dalla  Pozza dell'Alba Eterna, che si quietò un attimo dopo e fluttuò di nuovo verso l'oscurità...

 

oooooooooo

 

Kazsethil e Solusen erano rimasti a guardare senza fare commenti mentre la loro signora e padrona scompariva nella Pozza dell'Alba Eterna ed entrava in un limbo che sarebbe potuto durare secoli o millenni, in attesa che il Cataclisma si fosse esaurito e Golarion tornasse ad essere quello che era una volta... I due uomini sapevano di essere delle parti fondamentali del piano di Sorshen, e sapevano quali fossero i loro compiti...

"Allora... tutto inizia da qui, mio caro Solusen." sussurrò Kazsethil, cingendo con un braccio le spalle del suo compagno. Solusen tenne la mano dell'uomo vestito di rosso e annuì, mentre Kazsethil teneva lo sguardo puntato verso l'oscurità in cui Lady Sorshen era scomparsa. Il sangue che riempiva la stanza smise di scorrere e si rapprese, ma continuò ad emettere un cupo bagliore scarlatto...

"Per ora, qui non possiamo fare più niente..." disse Solusen, guardandosi una mano e muovendo le dita in quello che sembrava essere un gesto di lancio di un incantesimo. Alcune rocce grandi come monete apparvero attorno alla mano dell'uomo in toga bianca e orbitarono attorno a lui per qualche secondo. "Quei dannati alghollthu hanno deciso di spazzare via tutti i progressi che la razza umana ha fatto in questi secoli. Non siamo nella posizione di opporci a loro... al momento, sono troppo potenti."

Un sorriso sottile apparve sul volto attraente di Kazsethil. "Ma non durerà, mio caro Solusen." lo rassicurò. "Si tratta solo di avere pazienza. Tutto ciò che è andato perduto verrà ritrovato. Tutto quanto... per sempre..."

Solusen disse di sì con la testa. Si trattava di avere pazienza, e attendere che l'età dell'oro tornasse. Ma per Thassilon sarebbe venuto il momento. Avevano tutta l'eternità davanti... e il nuovo impero di Thassilon sarebbe durato per sempre!              

 

oooooooooo

 

Dopo il Cataclisma, gli imperi umani di Azlant e di Thassilon cessarono di esistere a tutti gli effetti. Ma anche gli alghollthu iniziarono un rapido e devastante declino - le mostruosità avevano sottovalutato la devastazione che le meteore da loro evocate avrebbero provocato sul pianeta, e anche loro vennero in gran parte sterminati e dimenticati.

Cominciò un lungo periodo di caos ed oscurità, l'Era di Tenebra... che si concluse solo quando un mitico eroe sorse per guidare nuovamente l'umanità ai fasti perduti. Aroden, l'Ultimo Azlanti, in qualche modo sopravvissuto alla catastrofe, innalzò la Pietrastella (ciò che rimaneva del meteorite che aveva quasi distrutto Golarion) in un luogo segreto sull'Isola di Kortos e divenne una divinità - il dio della cultura umana, dell'innovazione e della storia. Un'importante profezia nota come Dottrina del Cataclisma suggerì che si sarebbe manifestato a Cheliax nell'anno 4606 del nuovo calendario, segnando l'inizio dell'Era della Gloria tanto attesa. Invece, all'ora stabilita, Golarion fu tormentato da tre settimane di tempeste che lasciarono l'Occhio di Abendego come ricordo duraturo...

Dopo tale periodo, i chierici di Aroden ebbero la notizia della morte del loro dio, e cominciò l'Era dei Presagi Perduti, un periodo di caos ed incertezza...

 

oooooooooo

 

Anno 4707 del calendario di Golarion. Diecimila anni dopo la caduta di Thassilon.

La città di Korvosa, la più grande città della regione di Varisia, e la sua precedente capitale... e ora, una delle tre città-stato che sostengono l'autorità indipendente dei loro singoli insediamenti nella regione. Anche se i suoi cittadini e le sue tradizioni hanno forti legami con l'Impero di Cheliax, la posizione della città alla foce del fiume Jeggare e la presenza di un porto altamente difendibile hanno contribuito all'affermazione di Korvosa come fulcro principale per il commercio; all'interno delle mura della città si possono trovare diverse culture e popoli, come le merci che circolano dentro e fuori dalle sue porte.

Ma Korvosa nasconde segreti inconfessabili e zone oscure, e presto tutto il male che è rimasto occultato sotto di essa esploderà, con conseguenze potenzialmente devastanti per Varisia e per tutto Golarion...

E due giovani fratelli Varisiani, eredi di una misteriosa tradizione magica, si troverano ben presto nel bel mezzo del disordine e della ribellione, in un disperato tentativo di salvare Korvosa dall'oscurità che ha permeato la sua storia...

 

oooooooooo

 

CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Uniti dalla vendetta ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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Risposte alle recensioni

Farkas - Possiamo dire che Pathfinder è una serie che mi ha preso molto, da quando ho iniziato a giocare L'Ascesa dei Signori delle Rune assieme ai miei amici... XD

Diciamo che per adesso ho riassunto quelli più importanti da capire ai fini di questa serie... ma più avanti, verranno rivelati altri pezzi del puzzle. In effetti, uno dei temi principali di Pathfinder è che le conseguenze delle azioni passate si ripercuotono molto più in là nel tempo... e in questo caso, si parla delle conseguenze del malgoverno dei Signori delle Rune.

Vedremo cosa succederà più avanti, e se il piano di Sorshen avrà i risultati previsti.

Grazie della recensione, e a presto!

 

oooooooooo

 

LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 1 - Uniti dalla vendetta

 

Korvosa, la grande città portuale. L'antica capitale di Varisia. L'avamposto dell'Impero di Cheliax. Un gigantesco ricettacolo di culture, popolazioni e persone, e un luogo di opportunità, rischi, speranze ed incontri. Allo stesso tempo, una città piena di pericoli, dove spietati predatori sono continuamente a caccia di prede. Giorno e notte.

In quel momento, quando il sole era già alto nel cielo, il mercato settimanale era in pieno svolgimento. Molte bancarelle erano state allestite per vendere la grande varietà di merci che ci si potrebbe aspettare da un così grande centro culturale. Cianfrusaglie, frutta, carne, cereali, vestiti e molti altri beni. La piazza era immersa in un caos che esprimeva bene la vitalità e la frenesia della grande città... e in mezzo all'andirivieni di persone, si muovevano due giovani che già da tempo avevano potuto sperimentare sulla loro pelle quanto le strade di Korvosa sapessero essere spietate.

Una ragazza dai capelli neri di non più di diciotto anni si stava destreggiando tra le folla del mercato, alla disperata ricerca di una guardia cittadina, mentre teneva per mano un ragazzino che sembrava avere qualche anno meno di lei, e che condivideva i suoi capelli di un lucido colore nero. Entrambi i giovani indossavano dei vestiti che una volta dovevano essere stati belli ed eleganti, ma che ora erano strappati, logori ed impolverati per il fatto di aver vissuto sulla strada da tanto tempo. E in quel momento, mentre cercavano di farsi strada tra la gente che riempiva il mercato, i due cercavano quanto più possibile di non attirare troppa attenzione. Le loro espressioni apparivano ansiose mentre si piazzavano ad un lato della piazza e cercavano qualcuno che indossasse l'uniforme della guardia cittadina.

"Bene... tieni gli occhi aperti, Rilo." disse la ragazza mora, usando una mano per riavviarsi i capelli e per spazzarsi un po' di polvere dai vestiti. Piuttosto alta e robusta per la sua età, era di carnagione olivastra, con lineamenti acuti ed un contegno che avrebbe subito fatto pensare ad una persona di alto lignaggio, probabilmente un'aristocratica. I suoi occhi erano grandi ed espressivi, e le sue pupille rilucevano di un inusuale colore violetto, mentre la sua corporatura era agile, non proprio muscolosa ma comunque piuttosto atletica, e le sue mani erano affusolate e davano un'impressione di destrezza ed abilità. Indossava un leggero giaco di maglia, un po' usurato ma ancora ben tenuto, sopra i suoi vestiti ormai parzialmente consumati - una camicia bianca con i pantaloni neri e un paio di stivali al ginocchio, decorata con dei nastrini rossi sulle maniche e sul colletto. Nonostante tutto, dava l'impressione di una giovane donna di classe, e la sua alterigia  non era ancora stata del tutto smorzata dalle difficoltà della vita di strada. Teneva sulla spalla una bisaccia ancora abbastanza pesante, e all'altezza del cuore portava un ricamo che probabilmente rappresentava lo stemma della sua famiglia.

"Sono sicura che i ragazzini di quel maledetto Lamm operano in posti affollati come questo, dove hanno meno probabilità di farsi prendere." continuò la ragazza mora, anche lei guardandosi attentamente in giro. "Tieni d'occhio se vedi qualcuno che potrebbe assomigliare a Deriu."

"Lo sto già facendo, Krea, sorella mia." disse il ragazzino più giovane di nome Rilo, che condivideva con la sorella maggiore la carnagione un po' abbronzata e i capelli di un vivo colore nero, indossava anche lui degli abiti che fino a un po' di tempo prima erano ben tenuti ed eleganti, ma che ora mostravano segni di consunzione a causa della sua vita sulla strada - una camicia bianca con sopra una giacca nera e pantaloni e scarpe dello stesso colore, oltre che i resti di un cravattino blu attorno al collo. I suoi occhi avevano un colore un po' particolare - erano violetti, come quelli della sorella maggiore, ma ogni tanto, se qualcuno fosse stato abbastanza vicino, avrebbe potuto vedere delle ombre nere che danzavano al loro interno, immergendo l'iride nel colore del cielo notturno. "Ma... ho paura che qui sia come cercare un ago in un pagliaio. Non è tanto facile vedere un bambino come Deriu in questo marasma..."

Krea sospirò e scosse la testa. Certo, in effetti era logico. Quel maledetto Gaedren Lamm, il boss della banda di strada che aveva fatto tanto parlare di sè tra i ceti bassi della popolazione di Korvosa, sceglieva apposta bambini che riuscissero ad intrufolarsi in luoghi affollati, borseggiare qualcuno e poi scappare via prima di essere notati... e Deriu, purtroppo, aveva tutte le carte in regola per diventare uno di quelli che Gaedren chiamava, senza alcuna vergogna, 'i suoi agnellini'.

La giovane dai capelli neri si guardò attorno... e riuscì finalmente a vedere un uomo che indossava una polverosa uniforme della guardia cittadina, immediatameente riconoscibile dallo stemma disegnato sul pettorale - un'alta torre argentata su sfondo rosso, con due pugnali dalle lame ricurve che si incrociavano dietro la cima. Krea fece un cenno a Rilo e gli indicò l'uomo con un cenno della testa, come ad invogliarlo a rivolgersi a lui e chiedergli del loro fratellino più piccolo.

"Chiedo scusa, signore..." esordì Krea non appena si fu avvicinata al soldato ed ebbe attirato la sua attenzione con un gesto educato della mano. La guardia, che fino a quel momento non stava facendo nulla di più che restare ferma al suo posto, con la lancia appoggiata al suo fianco e attendendo che si verificassero eventuali problemi, rivolse la sua attenzione alla ragazzina e al fratello minore, e Krea cercò di rimettersi a posto i vestiti come meglio poteva - ormai la loro famiglia aveva perso già da un po' lo status nobiliare, ma lei non aveva dimenticato il decoro e l'etichetta, e anche in quella situazione difficile, cercava di mantenere un certo contegno.

La guardia si sgranchì una spalla e si rivolse alla ragazzina, dando l'impressione di volersi togliere dall'impaccio il prima possibile e tornare ai suoi incarichi. "Sì, ragazzina? Qual è il problema?"

Rilo si schiarì la voce e cominciò a parlare. "Ecco... vorremmo chiederle se per caso non avesse visto il nostro fratellino più piccolo." esordì. "E' più o meno come me, solo più piccolo..."

La guardia sembrò effettivamente pensarci su almeno un po', il che diede un barlume di speranza ai due fratelli. Ma sfortunatamente, tale speranza durò soltanto qualche istante prima che l'uomo scuotesse la testa. "No... no, non credo di aver visto nessun bambino come quello che mi avete descritto." rispose infine. "Dovreste tornare indietro e cercare da qualche altra parte nel mercato. Se si è allontanato o è stato separato da voi dalla folla, è probabile che non si sia allontanato da dov'era."

"N-Nostro fratello non si è perduto!" esclamò Krea, forse con più veemenza di quanta intendesse. "Lui... lui è stato rapito! E' stato rapito da Gaedren Lamm, e adesso... sono sicura che quel verme lo sta costringendo ad andare in giro per le piazze di Korvosa a borseggiare la gente! Per favore, non potrebbe almeno cercare di fare qualcosa? Magari chiedere in giro ai suoi colleghi se hanno visto un bambino come Deriu? Noi... noi non sappiamo più dove andare a cercare!"

"Hey! Hey, con calma! Cosa credi, ragazzina, che noi della guardia cittadina possiamo essere ovunque? Noi facciamo dal nostro meglio, ma quel bastardo di Lamm sa come mantenere un profilo basso... e poi, in questo momento, non abbiamo il personale da dedicare a queste ricerche. Siamo già tutti preoccupati per questa malattia di Sua Maestà..." rispose la guardia con fastidio.

Krea strinse i denti per il disappunto, ma dovette ammettere che quello che diceva la guardia non era proprio sbagliato. Gaedren Lamm era riuscito a passare nelle maglie della giustizia di Korvosa perchè la sua banda si concentrava su piccoli furti commessi ai danni di gente modesta, e anche se accadeva che qualcuno finisse accoltellato o strangolato, era difficile che l'omicidio andasse ad incidere sull'andamento della vita di tutti i giorni a Korvosa.

E come se non bastasse, già da tempo la città si trovava di fronte ad un altro problema. Una misteriosa malattia che aveva colpito Eodred II, l'amato re di Korvosa, e per la quale non erano stati trovati rimedì, nè mondani nè magici. Nemmeno i capi delle chiese di Sarenrae e di Abadar erano stati in grado di capire cosa stesse accadendo al popolare sovrano, e questo aveva inquietato sia la classe nobiliare che quella mercantile.

La precaria salute del sovrano, che nel corso del suo regno si era dimostrato ragionevolmente competente nel gestire gli affari di stato e nelle relazioni con le case nobiliari di Korvosa e di Cheliax, aveva fatto gradualmente cadere la città-stato in una situazione dapprima di insicurezza, poi di tensione che stava man mano degenerando in disordini. Già da tempo si sentivano notizie di ribellioni su piccola scala che si erano verificate nei quartieri bassi di Korvosa... e non c'era esattamente da stupirsi che sia la guardia cittadina che la Compagnia dello Zibellino (la divisione d'elite dell'esercito di Korvosa, conosciuta per i suoi cavalieri di ippogrifi) fossero estremamente preoccupate e avessero il loro bel da fare in quel momento.

Detto questo, la guardia di fronte a loro non sembrava esattamente occupata... e in effetti, dava l'impressione di volersi togliere di mezzo il prima possibile quei due ragazzini. E per quanto fosse preoccupata a morte per Deriu, Krea aveva abbastanza buon senso da comprendere che mettersi a litigare con un soldato della guardia cittadina voleva dire mettersi nei guai. E che dal momento che il loro interlocutore non era disposto a collaborare, era inutile insistere.

"Sì... si, capisco." rispose infine la ragazza, dopo essere rimasta qualche secondo a rimuginare. Anche se manteneva un tono formale ed appropriato, Krea faceva in modo che la guardia sentisse un accento di acredine nella sua voce. "In tal caso... proseguiremo le nostre ricerche da soli. E... lunga vita a re Eodred."

Quell'ultima parte non era sarcastica, se non altro. Anche lei provava simpatia per il vecchio re, come gran parte degli abitanti della città-stato. A parte la sua abilità nel gestire gli affari di stato e i rapporti diplomatici con Cheliax, aveva finanziato molte opere di pubblica utilità e dato inizio a nuovi scambi commerciali. L'unica ombra in un regno non straordinario ma tutto sommato stabile era stata la sua sfera privata. La popolazione di Korvosa non aveva mai visto di buon occhio quella giovane nobildonna di Cheliax che re Eodred aveva sposato tre anni prima. A parte il fatto che Ileosa, questo il nome della giovane regina consorte, era talmente giovane che avrebbe potuto benissimo essere scambiata per la figlia di re Eodred... c'era anche il fatto che Ileosa non aveva mai espresso simpatia per la città stessa, definendola "un arretrato villaggio coloniale".

Considerata la storia di Korvosa, questa definizione sarebbe stata presa non come una gaffe ma come un deliberato insulto alla città, se Ileosa non fosse stata conosciuta come una donna stolta e di scarsa intelligenza.

Ma queste considerazioni non aiutavano certo Krea e Rilo a trovare Deriu. I due fratelli si allontanarono dalla guardia e si destreggiarono tra la folla che riempiva la piazza del mercato, per poi infilarsi in un vicolo isolato e percorrerlo fino a sbucare in una piazzetta isolata... dove Krea ebbe la possibilità di dare libero sfogo alla sua frustrazione.

"Maledizione!" esclamò la ragazza, e sferrò un pugno ad una porta di legno malferma, facendola barcollare e spaventando due gatti randagi che scorrazzavano lì attorno senza una meta apparente. "Com'è che non riusciamo a trovare una traccia? Una sola miserabile traccia? Deve per forza esserci qualcuno che sa dove si nasconde quel dannato Lamm! Se solo riuscissimo a trovarlo, avremmo trovato anche Deriu!"

Rilo sospirò frustrato e si sedette su ciò che rimaneva di una panchina. "Gli abitanti dei quartieri bassi hanno paura, Krea. Sanno che Gaedren è senza scrupoli, e che se parlassero rischierebbero di finire in mare con la gola tagliata." affermò. "E la guardia cittadina ha criminali di ben altra portata di cui preoccuparsi. Anche se questo significa che le azioni di Gaedren passano sotto silenzio."

Krea incrociò le braccia sul petto e scosse la testa, la schiena appoggiata ad un muro. "Già, posso capire. Gaedren non provoca abbastanza danni per essere considerato una priorità per le autorità di Korvosa. Ma bisognerà pure che qualcuno lo scovi e gliela faccia pagare. Non può continuare così... tra questi piccoli criminali che sfuggono alle maglie della giustizia, e questo malcontento che cresce ogni giorno di più... ho paura che Korvosa stia andando sempre più verso l'anarchia."

"Se solo ci fosse ancora Blackjack... gentaglia come Gaedren se la farebbe sotto dalla paura e non si azzarderebbe a mettere in pericolo i cittadini di Korvosa." affermò il fratello più giovane.

"Blackjack, eh?" chiese Krea con un sorriso nostalgico. Ogni tanto, nelle conversazioni tra i cittadini di Korvosa, ritornava il nome di quel misterioso vigilante mascherato, che appariva di colpo per fermare qualche crimine, dare una lezione a qualche malfattore, o donare qualche moneta e un po' di aiuto, sia materiale che morale, a qualcuno che era in difficoltà. Era una leggenda popolare che circolava a Korvosa e nei suoi dintorni da più di duecento anni ormai. C'erano momenti in cui questa figura leggendaria scompariva per anni, anche decenni. Tuttavia, quando la popolazione di Korvosa aveva bisogno di lui, Blackjack riappariva per aiutarli. Che fosse un membro di una razza che vive molto più a lungo degli uomini, che si nascondeva tra la gente e aspettava di essere di nuovo necessario? Oppure una serie di persone, ciascuno un successore dell'ultimo? "Di chiunque si tratti... certo sarebbe bello se potesse tornare ad aiutare Korvosa in questo difficile momento. E magari potremmo anche chiedergli di aiutarci a trovare Deriu..."

I due fratelli rimasero per un po' di tempo in silenzio, a riflettere cupamente su quanto stava accadendo in quei giorni e al destino che sembrava essere stato riservato al loro caro fratello più piccolo. Non avevano nessuna intenzione di tornare alla loro nuova, modesta dimora senza notizie. Già da quattro giorni avevano dovuto annunciare ai loro genitori di non avere nessuna traccia di Deriu, e la disperazione si stava impadronendo sempre di più di loro.

Almeno oggi, dovevano trovare qualcosa. E poi si sarebbero regolati. Ma avevano bisogno di un po' di speranza...

Krea e Rilo entrarono in alri vicoletti... e al momento di ritornare in una delle vie principali di Korvosa, il più giovane dei due fratelli si accorse troppo tardi di un altro ragazzino, un monello di strada dalle vesti polverose e consunte, che gli arrivava addosso a velocità sostenuta. I due ragazzi si urtarono, e Rilo perse per un attimo l'equilibrio, sorretto rapidamente dalla sorella... mentre il bambino di strada, rapido come una donnola, sgattaiolò nel vicolo da cui i due erano usciti, e fece rapidamente perdere le proprie tracce, ignorando la voce di Rilo che lo richiamava.

"Hey! Hey, aspetta un momento..." il ragazzino dai capelli neri tese una mano nella direzione in cui il monello era scappato, ma non ricevette risposta, e il ragazzino non si fece più vedere. Allarmato, Rilo si mise la mano nella tasca dei pantaloni, pregando che quel marmocchio non fosse riuscito ad approfittare di quel momento per rubargli le poche monete che gli erano rimaste. Era un trucco semplice ma dannatamente efficace - andare addosso ad una persona, apparentemente per caso, e approfittare della confusione per rubare qualcosa.

Ma Rilo, con suo grande sollievo, si rese conto di avere ancora il borsello delle monete in tasca.

"Rilo! Tutto a posto? Non ti sei fatto male, vero?" chiese Krea. "E... non ti manca niente?"

Il ragazzino provvide subito a tranquillizzare la sorella maggiore. "Va tutto bene, Krea... tutto a posto, non mi ha rubato niente... huh? E questo cosa..." disse, mentre continuava a frugare nella propria tasca per essere sicuro di non essere stato derubato. In effetti, oltre al borsello dei soldi c'era qualcos'altro nella sua tasca. Al tatto, sembrava essere un foglio di carta piegato, e Rilo lo prese e lo guardò con aria divertita.

"Beh, questa sì che è una novità." commentò. "Non uno svuotatasche, ma un riempitasche?"

Krea rise brevemente, sentendo il bisogno di trovare un attimo di leggerezza nella loro difficile situazione. "Beh, a me basta che non sia un rompitasche! Hehehee... scherzi a parte, Rilo, vediamo un po' se c'è scritto qualcosa su quel foglio?"

Rilo annuì rapidamente e spiegò il foglio, per poi leggere con attenzione quello che c'era scritto... e la sua espressione dapprima soltanto incuriosita lasciò rapidamente il posto ad una di sbalordimento e di vago sospetto. I suoi occhi si posarono rapidamente sulle righe, scritte in bella calligrafia e con un inchiostro rossastro che faceva risaltare ottimamente ogni singola lettera... e le sue mani cominciarono a tremare.

"R-Rilo?" chiese Krea preoccupata. "Rilo, che succede? Va tutto bene?"

Rilo passò il foglio alla sorella, deglutendo un po' a fatica. "Leggi... leggi un po' cosa c'è scritto qui, sorella..." mormorò, e immediatamente Krea cominciò a leggere quello che era scritto...

 

So cosa vi ha fatto Gaedren. Ha fatto dei torti anche a me. So dove abita, ma non posso muovere contro di lui. Venite a casa mia, al 3 di Lancet Street, al tramonto. Altri come voi saranno lì. Gaedren deve affrontare il suo destino e giustizia deve essere fatta.

 

Il messaggio non era firmato, e Krea notò immediatamente che non poteva essere stato scritto da quel monello - a parte il fatto che era difficile che quel ragazzino sapesse leggere e scrivere, l'inchiostro rosso che era stato usato per scrivere il messaggio era sicuramente di una qualità abbastanza costosa. Quel bambino doveva essere stato pagato da qualcuno per consegnare il messaggio a loro... il che faceva sorgere altri interrogativi, molti dei quali inquietanti.

"Chi... chi può averci mandato un messaggio simile?" si chiese la ragazza, mentre i due cercavano di sgattaiolare nuovamente in qualche vicolo per evitare di attirare la curiosità dei passanti.

“Non mi fido di questo messaggio. Potrebbe anche essere stato scritto da Gaedren stesso. Vogliamo davvero correre questo rischio?” La voce di Rilo era piena di dubbio.

Krea si sfregò la fronte, cercando di pensare attentamente a questa situazione. In effetti, sembrava davvero troppo bello per essere vero. Sembrava che le loro preghiere fossero state finalmente esaudite, dopo tutti quei giorni passati a cercare senza trovare nulla. Ma a quel punto... avevano altra scelta? 

"Ti capisco, Rilo, ma... questa è l'unica traccia che abbiamo trovato. L'unica risposta che ci hanno dato che non fosse: spiacente non posso fare nulla per voi." rispose la ragazza, la cui voce tradiva la sua emozione all'idea di aver fatto finalmente un passo in avanti. "Questa è una pista... una VERA pista! E' vero, potrebbe essere una trappola, non dico di no... ma tu ed io sappiamo difenderci! E se è una trappola... se è da parte di qualcuno degli scagnozzi di Gaedren, lo riempiamo di legnate e ci facciamo dire dov'è Deriu!"

Rilo si fermò a pensare a quello che aveva detto la sorella maggiore. Con un sospiro, si convinse e fece un cenno di assenso verso di lei. “Hai... hai ragione. Scusa, sono solo preoccupato. Non voglio che tu corra dei rischi... soprattutto perché tutto questo è già un affare poco chiaro."

"Ci sono affari peggiori in cui potremmo essere coinvolti. Lancet Street 3, stasera. Possiamo farcela, Rilo... possiamo ritrovare Beriu! Abbiamo solo bisogno di un po' di fortuna per trasformare quest'occasione in un vero salvataggio." Disse la giovane, con assoluta sicurezza. Era una vera speranza a cui poteva aggrapparsi, qualcosa di tangibile per loro due.

"Lancet Street 3, allora." concluse Rilo. "E va bene... allora stasera saremo lì. Per adesso... che ne dici se ci prendiamo qualcosa da mangiare? Non abbiamo neanche fatto colazione, stamattina..."

"Hai ragione..." rispose Krea con un mezzo sorriso. "Immagino che a stomaco pieno si ragioni un po' meglio. Poi... passaremo a raccogliere un po' di equipaggiamento che possa servirci per stasera."

Con un cenno di intesa, i due fratelli tornarono al mercato in cerca di un posto dove potersi sedere, mangiare e parlare per ingannare il tempo fino al momento dell'incontro. Dovevano avere il tempo di tornare a casa per raccattare il loro equipaggiamento e dare la buona notizia ai loro genitori...

 

oooooooooo

 

Quella sera, nel luogo dell'appuntamento...

"Okay... questa è Lancet Street, numero 3." sospirò Krea, guardando le indicazioni affisse sopra l'ingresso di quella che appariva essere la modesta casa di un popolano dalle mura in legno, con un tetto spiovante sul quale erano state eseguite delle frettolose riparazioni. Le finestre erano appannate, e dall'interno non sembrava provenire nessuna luce... al punto che i due fratelli cominciarono a temere che quel messaggio fosse stato un inganno. Erano da soli, ad attendere in silenzio davanti alla porta chiusa... e Krea sospirò stancamente mentre passava la mano sull'elsa dello stocco che si era portata appeso alla cintura.

"Siamo appena arrivati, sorella. Un po' di pazienza." affermò Rilo, cercando di calmare i timori della sorella maggiore. "Dopotutto, siamo arrivati qui abbastanza presto... ci hanno pur detto che ci sarebbero stati altri come noi che portavano rancore nei confonti di Gaedren. Aspettiamoli... se ci arrendiamo adesso e ce ne andiamo, potremmo non avere più un'altra occasione come questa."

"Lo so, lo so..." rispose la sorella maggiore, sperando con tutta sè stessa che Rilo avesse ragione. Non sapeva se avrebbe potuto accettare un'altra delusione, dopo quei giorni passati a cercare con ansia in tutti i quartieri bassi di Korvosa. "Scusa, Rilo, ma sono nervosa. Spero che... che queste altre persone arrivino presto, e che ci possiamo fidare di loro."

I due fratelli attesero in silenzio per diversi minuti, continuando a sperare che ben presto qualcuno si sarebbe fatto vedere. Per tutto quel tempo, nessuno dei due si azzardava a pronunciare una parola, quasi temendo che se avessero detto qualsiasi cosa, avrebbero potuto perdersi qualcosa di importante... un suono, un sussurro, qualcosa che avrebbe assicurato loro che non erano da soli...

Finalmente, Krea colse un suono ovattato, come quello di un sassolino che rotolava sulla strada sconnessa. Con un tuffo al cuore per l'emozione, la ragazzina varisiana si alzò dallasua panchina improvvisata e guardò in direzione di un vicoletto vicino, dal quale provennero altri suoni appena udibili - un lieve rumore di passi metallici, e il suono di qualcuno che si aggirava per gli edifici. Anche Rilo sentì qualcosa e si alzò, i sensi tesi al massimo, e un'oscura aura grigio-nerastra aveva cominciato a circondare la sua mano. Krea afferrò l'elsa del suo stocco, pronta a sfoderarlo nel caso ci fossero stati problemi.

C'era infatti una figura che usciva dal vicolo - una ragazzina bassa ma atletica, che sembrava avere la stessa età di Rilo. I suoi occhi neri simili a gocce di petrolio, il suo attillato costume intero di cuoio nero e i suoi stivaletti erano contrastati dai suoi lunghi capelli argentati, legati in una coda dietro la testa, e dalla pelle bianca come la neve. Sembrava essere molto ben equipaggiata, con diverse cinture e bandoliere che contenevano un sacco di attrezzatura per avventurieri. La sua spada corta e la sua mazza erano sguainate e puntate nella direzione dei due fratelli, ma non in modo aggressivo. Krea sgranò leggermente gli occhi per l'incredulità. Una caligni. Una dei misteriosi abitanti dei continenti sotterranei di Golarion.  

Altre due figure più grandi seguivano la ragazzina, e Krea riconobbe subito la figura tozza ma robusta di un nano, un po' più basso della media umana ma dalla corporatura ben piantata, e capelli, barba e baffi castani scuri e ben tenuti, corredati da un paio di acuti occhi neri che osservavano il mondo con attenzione da dietro un robusto elmetto di metallo. La barba era decorata con degli anelli di rame ed argento che la tenevano separata in  tre trecce distinte. Anche la sua corazza a scaglie e il suo piccolo scudo di metallo, tenuto legato alla schiena, erano ornati con delle piccole gemme disposte in maniera ordinata e simmetrica, e le vesti che indossava sotto la sua protezione erano di un vistoso colore porpora.

Infine, la figura più grande era quella di un mezzorco, facilmente riconoscibile dalla pelle verde e dai lineamenti più rozzi di quelli di un umano, ma meno animaleschi di quelli di un orco purosangue. Alto almeno un metro ed ottanta, con le spalle larghe, aveva lunghi capelli castani tenuti ordinatamente legati sulla schiena e un corto pizzetto, e indossava un corpetto di cuoio borchiato che mostrava i segni dell'usura, una giacca blu-grigia dai bordi sdruciti e un paio di pesanti scarpe da lavoro. Un piccolo scudo di metallo ammaccato era legato al suo braccio sinistro, e portava appese ai fianchi una spada ben forgiata e una frusta di pelle.

"Suppongo che non siamo qui per incontrare voi." affermò la ragazzina dalla pelle candida a bassa voce.

"No, ma immagino che siamo qui per lo stesso motivo, giusto?" rispose Krea, mentre dava una rapida occhiata ai tre davanti a lei. Ad una prima impressione, sembravano gente in gamba. Rilo, da parte sua, sembrava concentrato sulla ragazzina...

"Lancet Street 3?" Rispose il nano con voce rude, mentre tirava fuori un piccolo biglietto arrotolato, molto simile a quello che i due fratelli avevano ricevuto in precedenza. “Ognuno di noi tre ha ricevuto questo... invito. Diceva che Gaedren doveva pagare, quindi eccoci qui."

"Sembra che anche voi abbiate problemi con il nostro signore del crimine locale." Krea fece un cenno verso di loro. “Beh, il biglietto diceva che altri come noi sarebbero stati qui. Anche se non mi aspettavo che anche tu fossi così giovane." Portò la sua attenzione alla caligni, che alzò le spalle, evidentemente abituata a queste considerazioni.

"Sembri avere... più o meno la mia età." aggiunse Rilo, rimasto in silenzio fino a quel momento. “Gaedren ha fatto qualcosa di male anche a te e ai tuoi compagni? Siamo anche noi qui per fermarlo. Ha rapito il nostro fratellino". Sorrise leggermente. "Oh, io sono Rilo, comunque."

“Il mio nome è Fedra." disse la caligni. "Tutto sommato, è un piacere conoscervi."

Il nano disse di sì con la testa. "Mi chiamo Runyar Locklin, e sono un chierico al servizio di Abadar, il Signore del Primo Deposito. Scusate per... l'imboscata."

"Nessun problema... posso capire." rispose Rilo con un cenno della testa. Se non altro, era più che lecito fidarsi di un chierico di Abadar, il dio delle città, delle leggi e dei mercanti.

"Non si può mai essere troppo attenti quando ci si incontra al calar della notte." affermò il mezzorco. "A proposito, il mio nome è Kostur Kyle, e sono un investigatore della guardia cittadina di Korvosa." Mostrò un documento un po' sbiadito ma comunque leggibile, a testimonianza delle sue affermazioni. 

"Piacere di conoscervi, io sono Krea Aldinn... e lui è mio fratello Rilo. Come ha detto mio fratello, siamo qui perché Gaedren ha rapito il nostro fratellino più piccolo, Beriu. Non avevamo alcuna pista o altro su come trovarlo fino a quando non abbiamo ricevuto l'invito. Ma non mi aspettavo che ci saremmo incontrati in una baracca così modesta."

"Le apparenze spesso ingannano." rispose Kostur con tutta calma. Sembrava un autentico professionista, il che aveva anche senso considerando il suo lavoro. "Entriamo, ma tenete le armi a portata di mano."

Fedra estresse ancora una volta la sua mazza prima di andare avanti, e il gruppo si avvicinò alla baracca. Sembrava che la porta fosse stata lasciata aperta e leggermente socchiusa. Senza troppi problemi, Krea aprì lentamente la porta prima di entrare...

L'interno di quella piccola e umile casa era costituito da un'unica, accogliente camera pervasa da una fragranza di fiori e spezie forti. L'aroma proveniva da dei bastoncini di incenso che covavano sotto la cenere in bruciatori a parete dall'aspetto di elfi con ali di farfalla. Le pareti erano drappeggiate con degli spettacolari arazzi, uno dei quali mostrava una bestia dal teschio nero che giocherellava con dei cuori umani e un altro che mostrava una coppia di angeli che ballavano in cima a una montagna innevata. Un terzo arazzo sulla parete di fondo raffigurava una figura alta ed incappucciata avvolta nella nebbia, che teneva una spada fiammeggiante in una mano scheletrica. Diversi tappeti dai colori vivaci coprivano il pavimento, ma gli unici arredi della stanza erano un tavolo di legno coperto da un panno rosso brillante e diverse sedie eleganti con lo schienale alto. Sotto il tavolo si trovava un cesto coperto da un panno blu.

"Bel posticino..." disse Krea, guardandosi attorno con un misto di meraviglia e sospetto. Quegli arazzi avevano un'aria vagamente familiare, per qualche motivo...

Appurato che non ci fossero pericoli o agguati, Kostur si avvicinò al tavolo e lo esaminò con attenzione. Sopra di esso si trovava un biglietto, scritto nello stesso inchiostro rossastro e nella stessa bella calligrafia degli "inviti" che i cinque avevano ricevuto, eil mezzorco lo raccolse e lo lesse con attenzione.

 

Grazie per essere venuti. Sono dovuta uscire per un po', ma tornerò a breve. Per favore, mettetevi comodi e aspettate. Il cesto sotto il tavolo contiene pane e acqua per voi.

 

"Heh... bisogna ammettere che, se non altro, sono ospitali da queste parti." disse Runyar, il nano chierico, mentre metteva da una parte l'elmetto e dava un'occhiata al cestino posto sotto il tavolo. Al suo interno si trovavano esattamente cinque pagnotte, non proprio freschissime ma perfettamente commestibili, e cinque otri riempiti di acqua fresca, probabilmente attinta da un pozzo. "Per adesso, sediamoci e mangiamo qualcosa. Attendiamo che questo misterioso benefattore ritorni..."

"Ho l'impressione che questa storia si stia facendo complicata..." commentò Rilo, sedendosi accanto alla sorella maggiore, che gli passò una pagnotta e un otre. Il ragazzino prese due bocconi e un sorso d'acqua, poi guardò gli arazzi esposti sulle pareti. Anche a lui ricordavano qualcosa, se doveva essere sincero... "Krea, sorella mia... tu che cosa ne dici?"

La giovane donna alzò le spalle. "Non so che dire, fratellino. Ormai siamo in ballo... e dobbiamo ballare. Ma... voialtri, come mai siete qui? Anche voi state dando la caccia a Gaedren Lamm, come avete detto. E chiunque voglia vendetta contro quel bastardo è per noi un potenziale alleato, se non un amico."

"Sono d'accordo. Penso che sia mio dovere aiutarvi a prenderlo. Qualunque siano i dettagli che potete offrire in merito, sono sicura che possiamo lavorare insieme. Gaedren..." Fedra si fermò per un momento, non del tutto certa di voler continuare. Poi, prese un bel respiro e riprese. "Quel verme... ha ucciso mia sorella, e voglio la sua testa."

"Anche io e Kostur, qui presente, abbiamo le nostre ruggini contro Gaedren." continuò Runyar. Si voltò verso il mezzorco investigatore e fece un cenno di assenso. "Tempo fa, mio fratello Iven è stato accusato di un crimine che non aveva commesso - un omicidio avvenuto nei quartieri bassi. Sono riuscito a trovare un testimone che lo scagionasse, ma l'accusa sta comunque rovinando il buon nome della famiglia Locklin, che fino a poco tempo fa era garanzia di onestà ed affidabilità tra i gioiellieri di questa città. E ho scoperto che ad incastrare mio fratello è stato proprio Lamm."

"Ma per quale motivo?" chiese Rilo incuriosito. "Cosa ci guadagna Lamm a far incriminare vostro fratello, mastro Locklin?"

"Di recente, mio fratello aveva scoperto delle attività illegali condotte da uno degli scagnozzi di Lamm, un tale Yargin Balko." rispose il nano chierico. "Pare che la sua banda sia implicata anche in un traffico di quella droga chiamata brivido."    

"Già, quella porcheria... ha rovinato le vite a un sacco di gente." affermò Krea. Il 'brivido', un tipo di droga distillata dal veleno di una particolare specie di ragno endemica della regione di Korvosa, era conosciuta per il suo prezzo accessibile e i suoi effetti particolarmente intensi: induceva un sonno caratterizzato da sogni particolarmente vividi, durante i quali il corpo dell'intossicato era colto da spasmi e brividi. Ma nonostante il pericolo di overdose, molte delle persone più disperate di Korvosa assumevano quella droga, considerando le sue allucinazioni come l'unica alternativa al suicidio in una vita fatta di miseria.  

"Esatto... compreso uno dei miei più cari amici. Credevo fosse un problema delle classi più povere, ma poi ho trovato il mio collega mezzo morto al suo posto di guardia, in preda al delirio che quella schifezza provoca." proseguì amareggiato Kostur, il mezzorco. "Ma la guardia cittadina si sta prendendo il suo tempo a dare la caccia a Gaedren Lamm, e non vogliono sprecare risorse su "un criminale da quattro soldi", così lui è libero di spacciare la sua droga. A questo punto, credo che l'unica cosa da fare sia fermare personalmente la sua operazione. Lo devo a tutti coloro che hanno perso la vita o la dignità a causa di quella dannata droga."

"Quindi avevo ragione. Vedo che tutti voi avete delle buone ragioni per volere Gaedren Lamm morto o dietro le sbarre." intervenne una voce di una donna matura. La porta d'ingresso si aprì di nuovo, e da essa entrò la padrona di casa - un'attraente donna varisiana di mezza età con lunghi capelli scuri, vestita di abiti da popolano relativamente ben tenuti, con un paio di sandali un po' consunti ai piedi, e un fazzoletto dagli eleganti motivi rossi e verdi legato sulla testa. Tutti rivolsero a lei la loro attenzione, e riconoscendo una varisiana come loro, Krea e Rilo si alzarono in piedi in segno di rispetto.

"Siete stata voi a farci pervenire quei messaggi, dunque..." disse la ragazzina dai capelli neri.

La donna sorrise malinconicamente e disse di sì con la testa. “Grazie per essere venuti, amici miei, e per aver sopportato il mio metodo poco convenzionale per contattarvi. Vedete, ho motivo di rimanere nascosta: un uomo malvagio mi farebbe del male se sapesse che sto cercando aiuto. Quest'uomo ha fatto qualcosa di terribile anche a ciascuno di voi. Parlo, ovviamente, di Gaedren Lamm, un uomo la cui crudeltà e capacità di distruggere le vite di coloro che tocca sono eguagliate solo dalla sua abilità nell'evitare rappresaglie." spiegò la donna. "Ma immagino che sia il caso di spiegarvi qualcosa in più. Il mio nome è Zellara Esmeranda, e sono un'apprensora."

"Un'apprensora?" chiese Fedra con espressione confusa. Era effettivamente la prima volta che sentiva questo termine. "E... perdonate la mia ignoranza, ma cosa sarebbe?"

Fu Rilo a rispondere alla domanda. "L'apprensura è una delle tradizioni di noi varisiani e certamente una di quelle che ha catturato l'immaginazione e la curiosità della maggior parte della gente del Mare Interno..." rispose il ragazzino. "E gli apprensori sono coloro che usano l'antica arte della predizione per rivelare i segreti del passato, del presente e del futuro. Usano un mazzo di carte particolare, chiamato appunto mazzo dell'apprensura, per rivelare questi segreti."

"Esattamente." rispose Zellara, tirando fuori un grosso mazzo di carte da una tasca del vestito. "Vedete... un anno fa, i ladri al servizio di Gaedren mi hanno rubato questo, il mio mazzo dell'apprensura. È importante per me, è un cimelio di famiglia tramandato attraverso una dozzina di generazioni, e anche il mio unico mezzo di sostentamento. Quando i borseggiatori di Lamm l'hanno rubato, mio ​​figlio Eran li ha rintracciati e mi ha restituito il mio mazzo. Ma Gaedren lo fece seguire, e subito dopo aver lasciato la mia casa, i teppisti di Gaedren lo assassinarono. Ho cercato aiuto dalla guardia di Korvosa, ma mi hanno respinto. E così ho chiesto in giro. Ho anche scucito dei soldi. Ho consultato il mio mazzo dell'apprensura per un consiglio. E di recente sono stata premiata: ho scoperto dove abita Gaedren. Lo potrete trovare in una vecchia pescheria a nord di qui, a Westpier 17, dove addestra i bambini rapiti a fare i borseggiatori e conta i suoi tesori rubati."

Krea strinse i denti rabbiosamente e corrugò la fronte. Proprio come temeva, era a questo che Deriu era destinato... a meno che lei e Rilo non intervenissero.

"Ma ho bisogno del vostro aiuto." continuò Zellara. "Non posso sperare di affrontare quest'uomo da sola, e la guardia cittadina si muove così lentamente che anche se fossero disposti ad aiutare, Gaedren saprebbe sicuramente del loro arrivo con largo anticipo. E anche se lo arrestassero, che garanzia avrei che sarebbe punito? Questo criminale ha eluso la legge per decenni. Ma conoscete anche voi queste frustrazioni, vero? Gaedren ha fatto un torto a ciascuno di voi. Quindi ci siamo. È ora che paghi."

"Credo... che siamo tutti d'accordo." rispose Krea con decisione, guardando prima il fratello minore e poi i tre che avevano risposto all'appello di Zellara assieme a loro. Persone che fino a poco prima non si conoscevano neanche, e che ora erano accomunate dalla sete di vendetta nei confronti di Gaedren Lamm. "Penso che se lavoriamo tutti assieme, riusciremo a salvare i bambini, e a fare in modo che Gaedren non faccia più del male a nessuno."

"Sì, sono con la ragazza." disse Runyar. "Siamo alleati. E spero, anche compagni."

Fedra annuì energicamente. "Contate su di me." rispose, mentre anche Rilo dava il suo assenso.

"Allora... credo che non ci sia nient'altro da dire." concluse Kostur. "Westpier 17, giusto? Tutto quello che dobbiamo fare è andare lì, studiare la situazione ed elaborare un piano per infiltrarci là dentro. A quel punto, salviamo i bambini... tra cui anche il vostro fratellino... e poi andiamo a prendere Lamm e i suoi scagnozzi."

"Aspettate un momento..." disse Zellara, alzando educatamente una mano. "Prima che voi andiate... credo che vi sarebbe utile se provassi a fare un'apprensura. Che ne dite? Potrebbe essere un buon auspicio, non credete?"

Fedra sbattè gli occhi sorpresa. "Eh? Non... non conosco questa usanza varisiana..."

"Beh, potrebbe essere un'occasione per vederla in azione. Perchè no... vi posso assicurare che i risultati di un'apprensura sono sempre precisi. Anche se non sempre sono chiari." affermò Krea. Rilo confermò, facendo un cenno di assenso alla giovane caligni, che alzò le spalle e si mise da parte per vedere di cosa si sarebbe trattato...

"Va bene, cominciamo pure. La mia domanda, miss Zellara, è... riusciremo a salvare i bambini?" chiese il ragazzino.

Zellara raggiunse il tavolo, chiuse gli occhi e si concentrò, poi mescolò il suo mazzo e ne pescò nove carte simili a quelle dei tarocchi, che poi dispose sulla superficie del tavolo formando una sorta di tabella di tre per tre.

"Okay, Fedra, guarda bene... queste carte indicano le notizie positive e negative degli eventi passati, presenti e futuri. La colonna di sinistra rappresenta il passato, la colonna centrale rappresenta il presente e la colonna a destra rappresenta il futuro." spiegò Krea, mentre Zellara mostrava le carte una alla volta. Rilo guardò con attenzione le carte di sinistra, per vedere se rispecchiassero il passato con precisione...

Una carta che rappresentava un guerriero in armatura dall'aspetto tormentato, che teneva la sua spada puntata contro il terreno. Una scena in cui un uomo fuggiva, sovrastato da un inquietante sole nero... e un'altra carta sulla quale era disegnata un'enorme formica rossa con una corona dorata in testa, vestita in abiti regali. "Vediamo un po'... il vostro passato. La Perdita... una perdita di identità... di qualcuno a voi caro... di proposito... e poi, l'Eclisse... indica mancanza di fiducia in sè... ma questa non è allineata bene, il che vuol dire che in seguito avete scoperto delle abilità che voi stessi non credevate di avere... e infine, la Regina Madre, che indica conoscenza tramite fedeltà." guardò verso Kostur e Runyar, e il mezzorco corrugò la fronte, cercando di immaginare a quale fedeltà si riferisse Zellara. Forse alle leggi di Korvosa, alla guardia cittadina o all'amicizia del mezzorco con il suo collega rimasto vittima dei traffici di Lamm?

Zellara portò la loro attenzione alla colonna centrale, quella che rappresentava il presente.

"Le Lanterne dei Demoni..." disse Zellara, indicando una carta che rappresentava una mano che emergeva da una palude in un ultimo disperato tentativo di aggrapparsi a qualcosa per tirarsi fuori. Delle strane luci sferiche fluttuavano sopra la scena... "Una situazione molto difficile... ma l'allineamento della carta indica che una guida vi sta mostrando la via d'uscita."

"Poi... la Danza." Zellara indicò una carta che rappresentava un giovane dagli abiti ampi che eseguiva un'elaborata danza. "Significa restare in armonia. Un buon augurio per voi. Siete già riusciti a trovare una certa intesa nel vostro gruppo. E infine..." spostò lo sguardo verso il terzo tarocco, che mostrava un guerriero in armatura dorata con delle piccole ali da angelo. "Il Paladino. Significa avversità ma anche desiderio di resistere e di perseverare."

"Wow... non mi aspettavo che funzionasse così, l'apprensura..." commentò Fedra con evidente meraviglia. L'aria da fredda mercenaria era svanita, lasciando il posto ad una normale ragazzina di 15 anni che aveva ancora visto ben poco del mondo.

"E per quanto riguarda il futuro... cosa dice?" si chiese Rilo, tradendo un po' di apprensione.

La donna varisiana chiuse gli occhi e mosse una mano sopra la carte disposte sulla destra, quelle che rappresentavano il futuro. Con attenzione, le rivelò una alla volta: rappresentavano un individuo incappucciato che teneva in mano un grosso mazzo di chiavi; un umanoide con la testa da grillo, vestito da menestrello... e una figura umanoide prostrata davanti ad un trono vuoto.

"Questo è quello che posso dirvi: qualcuno tiene in mano le chiavi del vostro destino, e incontrerete presto questo Fabbro Ferraio... avrete bisogno di agilità e velocità come quelle del Grillo per cogliere un'occasione unica... ma il Trono Vuoto sarà il più grande pericolo." affermò Zellara, per poi tirare un sospiro e aprire gli occhi, con espressione stanca. "Di più non posso dirvi. Spero che i miei vaticini potranno esservi utili."

"Il Trono Vuoto..." disse tra sè Krea, provando un brutto presentimento in proposito. Si impose di non pensarci, e di concentrarsi sul salvare Deriu e tenere al sicuro Rilo e i loro compagni di squadra. Sapeva per certo che l'apprensura, se fatta da un'esperta, raramente dava risultati errati... e Zellara le dava l'impressione di essere una persona seria, da quel punto di vista. E certe idee che le stavano venendo in mente circa il significato potenziale di quella lettura...

No, meglio non pensare a certe cose. Concentrarsi sui problemi più urgenti... salvare Deriu e i bambini... aiutare i suoi compagni... e passare Lamm a fil di spada.

Con un sospiro, Krea mise in ordine i suoi pensieri e guardò negli occhi Zellara con evidente gratitudine. "Va bene... grazie, compagna di sentiero." affermò, usando uno dei termini che i varisiani a volte usavano per parlarsi tra loro. "Le assicuro che faremo tutto il possibile per fare giustizia di Gaedren Lamm... e fare in modo che l'anima di suo figlio riposi in pace."

"Partiremo quanto prima." rispose Kostur. "Speriamo di poterle dare buone notizie quanto prima."

"E grazie per il suo aiuto." concluse Fedra con un sospiro malinconico. Chiaramente, il comune dolore di aver perso un membro della loro famiglia faceva sì che la caligni si sentisse particolarmente vicina alla donna varisiana.

Zellara annuì, e una lacrima le scese lungo una guancia, mentre si stringeva una mano all'altezza del cuore.

"Vi ringrazio. State molto attenti. E che la strada vi sia propizia."    

 

 

oooooooooo

 

CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 3
*** La tana di Gaedren Lamm ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti  
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam  

  

Come sempre, rispondo alle recensioni!

 

Farkas – Eh, ti capisco… comunque cercherò di recensire anch’io qualcuna delle tue storie, in particolare quella di Spider-Man! ^^

In effetti, questa volta ho deciso per una coppia di fratelli. Ma sono convinto che non sarà l’ultima volta… e più avanti sapremo anche qualcosa sulla loro famiglia.

Più che un Robin Hood, si può dire che Blackjack sia una specie di Zorro. E sì, i caligni sono una delle mie razze preferite in Pathfinder, ma non c’è molto supporto per loro.

Dire che Gaedren Lamm ha molte malefatte sulla coscienza non è proprio esatto, visto che lui una coscienza non ce l’ha.

Grazie ancora per la recensione, e a presto!

 

Attenzione. Questo capitolo contiene delle scene abbastanza forti di abuso e sfruttamento minorile. Stiano attenti i miei lettor che potrebbero considerare queste scene troppo dure per la loro sensibilità.

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI 

Capitolo 2 - La tana di Gaedren Lamm  

 

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La vecchia pescheria del numero 17 di Westpier era ormai soltanto una triste eco dei sogni di qualcun altro, come lo erano stati gli innumerevoli nascondigli che Gaedren Lamm aveva usato per condurre il suo stile di vita, a danno dei citi più bassi della popolazione di Korvosa. Era un edificio in legno decrepito e scricchiolante, anche se era ancora abbastanza solido da offrire un rifugio sicuro al criminale e ai suoi scagnozzi... oltre che un ottimo nascondiglio per celare i bambini che aveva rapito e che ora costringeva a lavorare per lui... 

 

oooooooooo 

 

Il piccolo Deriu Aldinn cercò come poteva di nascondere la sua paura mentre si avvicinava al mezzorco che torreggiava su di lui e sul resto dei bambini riuniti in quell'orrenda, soffocante stanza. Il pavimento era intriso di acqua di fiume e insozzato di alghe e viscere di pesce, e l'aria era pregna degli odori che ci si poteva aspettare da un luogo così insalubre. Il più piccolo dei tre fratelli Aldinn ebbe un giramento di testa, e mentre aspettava con crescente paura il suo turno, guardava gli altri bambini - alcuni dei quali erano anche più piccoli di lui - e si chiedeva come facessero loro a sembrare così calmi e rassegnati. 

"P-Per favore, Mister Ridarella..." implorò un bambino dagli abiti stracciati e dagli arruffati capelli castani quando il mezzorco gli abbaiò un ordine. "Io... Io ho cercato di portare quanti più soldi potevo... ma poi una guardia mi ha preso... mi ha costretto a restituirli e..." 

La frase si interruppe in un grido di dolore quando il mezzorco, con una risatina isterica, sferrò al bambino un pugno abbastanza forte da storcergli il naso e rompergli un paio di denti. La piccola vittima venne scagliata a terra e cominciò a lamentarsi per il dolore, e Deriu si avvicinò timidamente a lui per dargli una mano... ma gli altri bambini erano troppo terrorizzati dal loro aguzzino per tentare di aiutare il loro compagno.  

"Hihihihiii... fermo dove sei, mostriciattolo!" stridette il mezzorco chiamato Mister Ridarella, con un'altra risatina atroce. Deriu rabbrividì per la paura e volse lo sguardo al terrificante individuo dalla pelle verde che intimoriva tutti i bambini con la sua stazza e la sua crudeltà: alto più di un metro e ottanta, il suo volto era segnato da alcune cicatrici che la percorrevano verticalmente, gli mancavano diversi denti e portava una benda di cuoio nero sull'occhio sinistro, che era andato perso in chissà quale atto di violenza. I suoi capelli erano neri, unti e lunghi fino a metà schiena, e indossava dei grezzi abiti da lavoro, sotto i quali si riusciva a vedere una lurida ma ancora funzionante armatura in cotta di maglia. "Questo è quello che capita a chi non sa lavorare! Chi non guadagna abbastanza finisce a cucinare la brodaglia! E se non potete essere utili neanche come lavoratori, vi renderete utili come cibo per Mangiabudella!" 

Alcuni dei bambini rabbrividirono a quella minaccia - nessuno di loro lo aveva mai visto con i loro occhi, ma si diceva che Gaedren Lamm avesse un alligatore addomesticato che lui chiamava Mangiabudella, e che gli desse in pasto i bambini che non lavoravano abbastanza bene. Nessuno di loro poteva dire per certo che fosse così, ma restava il fatto che nessuno dei bambini che fosse stato portato nelle stanze di Lamm, nel retro della vecchia pescheria, aveva mai fatto ritorno... 

Mentre Deriu era impegnato a guardare spaventato la scena, Mister Ridarella si avvicinò a lui con un ampio passo, studiato appositamente per fare quanta più paura possibile. Prima ancora di rendersi conto di cosa stesse accadendo, il piccolo sentì il fiato puzzolente del sadico mezzorco che gli arrivava dritto in faccia. "Hihihiii... E tu, nuovo arrivato? Dov'è la grana?" sghignazzò. Deriu rabbrividì e non riuscì a trattenere le lacrime quando vide l'orribile faccia sfregiata dell'aguzzino, con le sue cicatrici rossastre e i suoi denti gialli e cariati, a pochi centimetri dal viso. 

"P-Pietà... s-signor... Ridarella... i-io... i-io ho... ho solo... questi..." singhiozzò Deriu. Con una mano tremante, si tolse di tasca quel po' di monete che era riuscito in qualche modo a sgraffignare - due monete d'oro e un pugno di monete d'argento - e le porse a Mister Ridarella, che le afferrò avidamente e le contò con lenta e studiata perfidia. 

"Heheheee... Per stavolta è accettabile!" ridacchiò infine, dando una spinta a Deriu come se volesse cacciare via un cane pulcioso. Il ragazzino finì seduto a terra, tra la terrorizzata indifferenza degli altri piccoli schiavi. "Ma la prossima volta dovrai fruttarci di più, o finirai a lavorare alla sbobba, o in bocca a Mangiabudella!" 

"Allora, come stanno andando le cose?" chiese una voce roca, appartenente ad un individuo allampanato che stava entrando in quel momento da una porta dietro Mister Ridarella. I bambini si ritrassero spaventati quando videro apparire Gaedren Lamm in persona - un uomo ingobbito, itterico, quasi cadaverico, la perfetta immagine del vecchio mal vissuto, con gli occhi ingialliti e la pelle macchiata dall'età. Trascinava visibilmente la gamba sinistra, ed era vestiti di abiti usurati e mal tenuti, macchiati di inchiostro, sangue e di chissà quali altre sostanze sgradevoli. Sopra i suoi abiti tradizionali indossava una veste grigia imbottita che gli dava un minimo di protezione, e i suoi capelli erano lunghi, ma radi ed ingrigiti, mettendo in mostra la pelle del cranio. In una mano, teneva un cappello a larghe falde, mentre nell'altra stringeva un bastone che usava per trascinarsi. 

Si fermò accanto a Mister Ridarella e osservò con occhi cisposi i bambini spaventati davanti a lui... e un attimo dopo, picchiettò per terra con il suo bastone. "Aaah, bene, bene, molto bene, caro Mister Ridarella. Vedo che state facendo lavorare alacremente questi piccoli parassiti. Devono dimostrare di valere il pane che mangiano, se vogliono continuare a stare sotto le mie cure!" gracchiò Gaedren, e terminò la frase in una secca risata. Sputò per terra e riprese fiato, mentre il mezzorco suo complice sghignazzava di nuovo, come se avesse sentito chissà quale battuta divertente. "Bene, marmocchi, adesso si torna al lavoro! Ancora un'ora a fare la sbobba, poi si mangia, e infine si va subito a letto! Vi voglio produttivi per domani! Anche perchè oggi uno dei vostri amichetti è crollato, e non credo proprio che tirerà fino a domattina. E se la produttività dovesse calare perchè uno di voi ha tirato le cuoia... beh, sappiate che posso sempre procurarmi altri marmocchi come voi nelle strade di Korvosa!" 

"Hihihihiiii! Avete sentito? Non si fa arrabbiare il signor Lamm, bambini! Hyahahahahaaaaa! E ora forza, branco di scansafatiche! Tornate al lavoro!" sghignazzò Mister Ridarella. Troppo spaventati e rassegnati per ribellarsi, i bambini presero delle lunghe aste di miscelazione e salirono su alcune piattaforme, dalle quali era possibile raggiungere delle vasche riempite di una nauseabonda miscela di alghe, pesce marcio e qualche sostanza chimica dall'odore pungente. Deriu sembrava essere l'unico ad avere ancora un minimo di speranza che le cose sarebbero potute cambiare... 

"Krea... Rilo... vi prego... venite a salvarmi..." mormorò tra sè, cercandi di trattenere le lacrime mentre cominciava a mescolare quell'orrida mistura... 

 

oooooooooo 

 

La notte era scesa sulla pescheria abbandonata di Westpier 17... ma per quanto la maggior parte degli abitanti di Korvosa si fossero già rinchiusi nelle loro case, qualcuno era ancora in circolazione, e stava attentamente pattugliando l'esterno della pescheria per cercare di capire quale fosse il momento buono per entrare. 

Il giovane stregone Rilo e la furtiva caligni Fedra avevano passato la precedente mezz'ora a dare un'occhiata all'edificio fatiscente, stando ben attenti a non farsi vedere, in modo da determinare quali potessero essere i punti migliori da cui introdursi. Una volta eseguita un'adeguata ricognizione, i due membri più giovani del gruppetto si erano ritrovati su uno spiazzo non troppo lontano dal pontile di carico, e da lì erano tornati dal resto del gruppo, che attendeva in una piccola piazza tra alcune baracche abbandonate. 

"Allora... che cosa avete scoperto, ragazzi?" sussurrò Krea, nascondendo abilmente la sua bramosia di entrare in azione. La ragazzina varisiana teneva il suo stocco ben riposto in un fodero di cuoio nero con delle decorazioni argentate che, per quanto dovesse già aver visto molte vicissitudini, conservava ancora buona parte della sua eleganza. "C'è un modo di entrare nella pescheria e prendere di sorpresa Gaedren e i suoi uomini?" 

Fedra annuì rapidamente. "Sì... sì, ci sono due finestre nella parete est della pescheria. Se riusciamo ad introdurci da quelle, ci troveremo direttamente nella stanza dove riposano, si fa per dire, i bambini rapiti." spiegò 

"Sono riuscito ad avvicinarmi abbastanza, e posso dirvi che in effetti è proprio così." continuò Rilo, sempre a bassa voce. "Ho visto che una delle stanze a nord-est sembra essere quella in cui Gaedren fa lavorare i bambini rapiti quando non li manda a borseggiare la gente." 

"Dici davvero?" chiese Krea, facendosi prendere per un attimo dall'emozione. "E... E sei... sei riuscito a vedere se c'era anche Deriu, tra i bambini?" 

"Temo di no... la finestra era troppo appannata, e non potevo rischiare di entrare... se... se fosse successo qualcosa e avessero dato l'allarme, sarebbe stato un disastro." replicò il fratello di mezzo. 

Krea prese fiato e abbassò la testa, come a volersi scusare per essersi fatta prendere dalle emozioni. "Giusto... giusto, hai ragione." sussurrò. "Allora... adesso ci intrufoliamo lì, tutti assieme?" 

"Certamente. E stai tranquilla, libereremo il vostro fratellino assieme a tutti gli altri bambini." la rassicurò Runyar, mettendole una mano sulla spalla con fare paterno. Preparandosi mentalmente al momento decisivo, Krea annuì e fece un cenno di congratulazioni a Rilo e Fedra, per poi controllare se anche l'ultimo membro del gruppo era pronto. Kostur, il mezzorco investigatore, emerse dalle ombre con un segno affermativo, e il gruppo cominciò a muoversi con circospezione verso la fatiscente pescheria abbandonata. 

"Okay, ragazzi... adesso seguiteci e vi faremo vedere da dove entrare..." disse Fedra a bassa voce una volta che il gruppo riuscì a vedere l'edificio in questione. La caligni si interruppe di colpo e fece cenno al resto del gruppo di aspettare, avendo visto qualcosa che si muoveva nell'oscurità... e tutti loro la assecondarono, restando ben nascosti a cercare di vedere quale fosse il problema. 

Pochi attimi dopo, due figure umane uscirono dalla pescheria, portando con loro quello che all'inizio sembrò un fagotto... ma che Fedra si accorse subito essere un corpo umano inerte, appartenente a qualcuno di evidentemente più piccolo di quei due. La caligni provò un moto di rabbia ed orrore quando vide i due individui buttare a mare il corpo senza tante cerimonie... e poi andarsene come niente fosse, rinchiudendosi nella pescheria. 

"Quei bastardi..." sussurrò Runyar, avendo assistito anche lui alla scena grazie alla capacità di vedere al buio tipica dei nani. "Dobbiamo fare qualcosa, e in fretta. Quella... dovrà essere la loro ultima vittima." 

"Preferisco non chiedere cosa avete visto..." sussurrò Krea. "Okay, Fedra... Rilo... basta che ci diciate dov'è la finestra da dove entrare, e noi andiamo a dare a Gaedren quello che si merita." 

"Seguitemi. La parete est, da quella parte..." sussurrò Fedra. Krea accarezzò l'elsa del suo stocco e prese un bel respiro, preparandosi a quello che stava per fare...   

 

oooooooooo 

 

In una stanza piena di fumo, pervasa da un'aria pesante e viziata, Gaedren Lamm si era ritirato assieme ai suoi tre scagnozzi per fare una partita a carte, mangiare qualcosa e scambiarsi delle informazioni su quanto stesse accadendo a Korvosa in quegli ultimi tempi... e in quel momento, l'anziano malvivente aveva appena calato sul tavolo una carta, guadagnandosi dei punti alle spese dei suoi subordinati. 

"Hah! Un dannato colpo di fortuna!" esclamò uno dei tre individui, il più basso e smilzo, con voce stridula. Gruller Gamba-Ad-Uncino era uno gnomo dall'aspetto demente, con un paio di grandi occhi spiritati che contrastavano con il colore castano spento dei suoi capelli scarmigliati. Era vestito di una tuta intera marrone sopra la quale portava un corpetto di cuoio borchiato e un paio di stivali dalle punte rialzate, e portava appeso ad un fianco un kukri, un pugnale ricurvo dall'aspetto inquietante. "Aspetta che mi venga una mano decente e mi ripiglio tutto!" 

"Hihihihiiii! Cosa vorresti riprenderti tu, microbo?" Questo, chiaramente, era Mister Ridarella."Sei fortunato che a me non è ancora venuto in mano niente!" 

Il terzo degli scagnozzi di Gaedren - un uomo di mezz'età dai capelli biondi tagliati corti, vestito di abiti rossi di una qualità decisamente superiore rispetto ai suoi colleghi - pescò un'altra carta dal suo mezzo e si mise a fissare il tavolo con apparente disinteresse, poi mise qualche moneta al centro. "Invece di perdere tempo con le vostre sciocchezze, potreste almeno darci qualche notizia su quello che succede là fuori, a Korvosa. Come sta andando? La guardia cittadina ha cominciato a muoversi?" chiese Yargin Balko, un aspirante alchimista specializzato in acidi. "Grazie a questo imprevisto, le vendite di brivido sono andate a rilento." 

"Bah. Ancora non stanno facendo nulla. Sono troppo impegnati a cambiare i pannolini al re." rispose Gruller beffardo, per poi calare una carta che prese quella di Ridarella. Il mezzorco imprecò e sputò per terra. 

Gaedren storse il naso e sgranocchiò una pagnotta ormai secca e dura come un pezzo di ghiaccio. "Bah. E come potevo sapere che c'era quella spilla tra ciò che abbiamo rubato? Non credevo che avrebbero mandato uno straccione come quello a fare la staffetta per consegnarla." ringhiò. "Questa sì che è una fregatura. Ancora non stanno venendo a cercarci, e immagino che non sappiano neanche che siamo stati noi a rubarla... ma non possiamo uscire di qui e non possiamo venderla. Siamo intrappolati qui come tanti sorci." 

"Forse sarebbe una buona idea sbolognare quella spilla a qualcun altro." rispose Yargin, per poi mettere giù una carta vincente. "Magari a Rolph e a quella sua puttanella. Immagino che loro sapranno smerciarlo da qualche parte. E ci facciamo dare una percentuale, visto che l'abbiamo trovata noi." 

"Heh. Se quel babbeo di mio figlio si facesse trovare, forse potremmo anche farlo." Gaedren sghignazzò. "Non l'ho più sentito da un pezzo. Sembra che sia impegnato in esperimenti di necromanzia, o simili assurdità magiche. Certo, il materiale non gli manca." 

"Beh, lui aveva pur detto che suo padre è stato un'ispirazione! Heheheheee..." commentò Ridarella. Gaedren ignorò il commento e calò una nuova carta sul tavolo, mentre Gruller prendeva un sorso da una fiaschetta di pessimo liquore... "Bah, sapete che vi dico? Mi sono rotto di questo gioco! Vado a dare un'occhiata là sopra e vedo se c'è qualche marmocchio che cerca di svignarsela. Se ne pesco qualcuno, lo diamo in pasto a Mangiabudella, che ne dite?" 

Gaedren sghignazzò. "Hehee... Se non altro, sarà un modo un po' più vivace di passare il tempo."          

 

oooooooooo 

 

Con lentezza e con attenzione, Rilo si avvicinò alla finestra che lui e Fedra avevano individuato. Come sospettava, i cardini erano allentati, e non sarebbe stato troppo difficile sollevarla e sgusciare silenziosamente all'interno. Il problema si sarebbe probabilmente posto non appena fossero entrati e avessero finito per svegliare i bambini... dovevano tenersi pronti a tutto, e magari convincere i bambini a non fare rumore. 

Kostur sollevò attentamente la finestra, e Runyar gettò un'occhiata all'interno della catapecchia. Come immaginavano. La finestra si apriva su una stanza di grandi dimensioni, ma doveva essere rimasta chiusa così a lungo che all'interno aleggiava un nauseante sentore di aria viziata. Dalla finestra, si poteva accedere ad una passerella pericolante che faceva il giro attorno alla sala, passando sopra alcune vasche nelle quali si vedevano ancora residui di qualche sostanza densa e disgustosa. Sparsi qua e là per quell'ambiente insalubre, sul pavimento sotto le passerelle o appese a qualche supporto sui muri, si trovavano sacchi a pelo sdruciti e amache improvvisate, sui quali il nano era in grado di vedere delle piccole figure rannicchiate... sicuramente i bambini rapiti che cercavano di prendersi un po' di riposo dalle fatiche della giornata. 

"E' qui che quel porco di Gaedren fa lavorare i bambini?" mormorò tra sè il nano. "Le condizioni di lavoro sono pessime... non mi sorprende che abbia bisogno di... rimpiazzi... così spesso." 

"Okay, squadra... entriamo, ma facciamo molta attenzione." disse Krea. La giovane Varisiana fece passare una gamba attraverso la finestra e, con estrema cautela, appoggiò la suola dello stivle sulla passerella di legno scricchiolante. Poi, fece passare anche l'altra gamba e si introdusse nella stanza fatiscente, guardandosi attorno per cercare una rampa di scale o comunque un mezzo per scendere di sotto... e tentò di dare un'occhiata di sotto, per vedere se tra i bambini fosse stata in grado di riconoscere Deriu. "Oh, Desna misericordiosa... tutti questi bambini costretti a lavorare in questo posto infernale..." 

Rilo e Fedra entrarono subito dopo Krea, che si diresse verso una scaletta a pioli appoggiata alla passerella. Stando bene attenta a non far scricchiolare i pioli, la giovane scese fino al piano terra, sentendo il cuore che batteva all'impazzata. Davvero avrebbe trovato Deriu tra tutti quei bambini? E se non lo avesse trovato... cosa avrebbe potuto fare? Non si sentiva pronta ad una delusione... sentiva che doveva controllare subito, e al diavolo la prudenza. Prima che Rilo la potesse raggiungere, Krea si avvicinò al giaciglio davanti a lei e guardò furtivamente verso il bambino che dormiva lì... ma si rese subito conto che non poteva essere Deriu. Il colore dei capelli non era lo stesso. 

"Krea, aspetta." sussurrò Rilo, arrivando al piano terra assieme a Fedra, mentre Kostur e Runyar restavano sulla passerella in modo da poter dare un'occhiata alla stanza e tenerla sotto controllo. "Krea, non essere imprudente. Se facciamo troppo rumore, gli scagnozzi di Gaedren si metteranno in allarme." 

"Ben vengano. Per come mi sento, vorrei infilzarli uno ad uno con il mio stocco." rispose lei, con una voce bassa e quasi ringhiante. "Ma... hai ragione, per adesso l'importante è mettere al sicuro i bambini." 

"Diamo un'occhiata, Deriu deve per forza essere qui." sussurrò Rilo, per poi cominciare a cercare tra i bambini addormentati. Improvvisamente uno dei bambini, che evidentemente aveva il sonno più leggero rispetto agli altri, aprì di scatto gli occhi... e si ritrovò a guardare Fedra dritto in faccia, proprio mentre la caligni si accingeva a dare una mano a Rilo e Krea nella loro sofferta ricerca.  

Il bambino e la ragazzina dalla pelle candida restarono per un attimo a guardarsi con espressione sbalordita... ma Fedra si riebbe per prima dalla sorpresa e si portò un dito alle labbra per dire al piccolo di non gridare e non parlare. 

"Sssh! Stai tranquillo... non vogliamo farvi del male. Siamo qui per salvarvi. L'uomo che vi ha reso schiavi sta per morire." sussurrò. Il bambino, un ragazzino di strada dal naso gocciolante, di non più di dieci o undici anni, afferrò al volo e annuì timidamente, mentre Krea e Rilo continuavano a cercare... 

La ragazza guardò verso un sacco a pelo roso e pieno di pulci che giaceva vicino ad una delle vasche di mescolatura... e dopo aver spostato un po' le coperte, dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non mettersi a gridare dalla gioia! Il bambino che dormiva rannicchiato là dentro, raggomitolato su sè stesso per proteggersi dal freddo e dall'umidità, sembrava in effetti una versione più piccola di Rilo, con quei capelli neri arruffati e quella carnagione olivastra tipica dell'etnia Varisiana... e i suoi abiti, per quanto fossero polverosi e strappati a causa delle vicissitudini che doveva aver passato per la strada, erano ancora riconoscibili! 

Sì, non c'era dubbio... erano gli abiti che indossava Deriu il giorno della sua scomparsa! Gli occhi di Krea si riempirono di lacrime di gioia, ma la ragazza si trattenne e si limitò a prendere delicatamente una spalla del fratellino più piccolo e scuoterla gentilmente per farlo svegliare.  

"Deriu! Deriu!" sussurrò, cercando di non alzare la voce. Rilo, Fedra e il bambino che si era svegliato guardarono verso di lei, e anche Rilo si illuminò in volto quando vide che il fratellino più piccolo era lì, e stava ancora bene! Da parte sua, Deriu ci mise qualche secondo a svegliarsi del tutto e a mettere a fuoco la persona davanti a lui... 

E finalmente, riuscì a vedere che si trattava proprio della sorella maggiore! 

"Ah... s-sorellona, sei... sei proprio tu?" balbettò Deriu, quasi non osando credere ai suoi stessi occhi. Era troppo bello per essere vero... "Non... non sei... un trucco di quell'uomo, vero?" 

Troppo emozionata per trattenersi, Krea abbracciò il fratellino più piccolo, provando una esaltante sensazione di gioia e sollievo! "No, no, sono proprio io, Deriu! Che gioia rivederti! Quando... quando non ti abbiamo più visto, io... io... non sapevo più cosa fare! Ti abbiamo cercato per tutto questo tempo, e non sapevamo più che fare... ma adesso sono qui, Deriu!" sussurrò, tenendo la voce quanto più bassa possibile, mentre Fedra e il bambino che aveva svegliato cominciavano a svegliare anche gli altri piccoli schiavi e a fare loro cenno di non parlare ad alta voce. "Non... non permetterò più che ti succeda niente! C'è anche Rilo con me, sai? E poi ci sono tre nostri nuovi amici che vogliono liberarvi tutti!" 

"Rilo? C'è anche... il fratellone Rilo?" chiese il piccolo Deriu, che solo in quel momento si accorse del fratello di mezzo, che era arrivato da lui e lo stava guardando con felicità e commozione.  

"Sì, ci sono anch'io..." sussurrò. "E' tutto finito. Adesso vi portiamo via di qui." 

"Non ancora tutto finito, dobbiamo vedercela con quel dannato Lamm." ricordò loro Fedra. "Adesso, prima che si accorga che siamo qui, scendiamo giù nella sua tana e..." 

La porta al lato nord della camera si aprì di scatto, e da dietro essa apparve il volto sfregiato di Mister Ridarella, che notò subito i cinque intrusi. "Aaaaah! Ma cosa abbiamo qui, heheheheee... è venuta gente che crede di fare gli eroi!" sghignazzò, mentre brandiva un minaccioso mazzafrusto e lo faceva dondolare pericolosamente verso Krea! I bambini gridarono spaventati, e quei pochi che ancora non si erano svegliati cercarono di allontanarsi quanto più possibile, rifugiandosi dietro Fedra e i due fratelli. 

"Aaaah! Attenta, sorellona! Quello è Mister Ridarella!" esclamò Deriu. Krea si piazzò davanti al fratellino più piccolo e afferrò il suo stocco, mentre Fedra e Rilo si mettevano in guardia, e anche Kostur e Runyar si apprestavano ad intervenire. "Lui e Gruller Gambe-Ad-Uncino sono quelli che ci sorvegliano e ci picchiano se non facciamo un bel lavoro!" 

"Ma davvero?" chiese Krea, la cui gioia era ora evaporata e aveva lasciato il posto ad una fredda, rabbiosa determinazione. Con un lieve rumore metallico, la giovane Varisiana sfoderò il suo stocco e lo puntò contro Ridarella, che continuava a dondolare la sua arma con un ghigno sadico dipinto sul volto. "Si fa presto a prendersela con dei bambini, ignobile porco. Vediamo come te la cavi contro una che sa combattere!" 

"Hihihihiiiii! Ti ammazzo, troietta!" sghignazzò Ridarella. Senza alcun preavviso, il mezzorco scattò in avanti e agitò il mazzafrusto in un ampio arco, mirando alla testa di Krea! Ma quest'ultima reagì con prontezza e scansò il colpo, che si abbattè su un tavolo vicino riducendolo in frantumi, mentre i bambini si disperdevano terrorizzati! Prima che Ridarella potesse alzare di nuovo l'arma, Krea sferrò un fendente mirando al cuore dell'avversario... ma quest'ultimo riuscì a spostarsi all'ultimo momento, e la lama dello stocco tracciò una ferita lunga ma superficiale sotto la spalla dell'avversario. Ridarella emise uno stridio di dolore e agitò di nuovo il mazzafrusto contro Krea, che ancora una volta riuscì a scansarsi per un pelo, mentre Runyar e Kostur scendevano dalla passerella il più rapidamente possibile.  

"Sorella!" esclamò Rilo mettendo mano al suo pugnale e cominciando ad eseguire dei gesti con la mano libera per lanciare un incantesimo, mentre Fedra cercava di far uscire i bambini dalla porta principale.  

"Di questo qui mi occupo io!" replicò Krea. Con abile gioco di gambe, la ragazza evitò un altro fendente da parte di Ridarella e lo tenne a bada con la punta acuminata del suo fioretto. "Fedra, porta i bambini al sicuro! Rilo, tu e gli altri andate di sotto! Prendete Lamma e i suoi uomini!" 

"Hihihiii, sei finita!" con un ghigno feroce, Ridarella alzò di nuovo il suo mazzafrusto e lo abbattè sull'avversaria, che però ancora una volta si dimostrò scattante quanto bastava per vanificare i tentativi del mezzorco. La micidiale arma contundente si abbattè sul pavimento aprendovi una breccia, e Krea ne approfittò subito per tentare un affondo al torace di Ridarella, che però sollevò la sua arma più rapidamente del previsto e riuscì a deviare il colpo. Con un'esclamazione di sorpresa, Krea incespicò e si afferrò alla parete di una vasca per non cadere, mentre i bambini lanciavano delle esclamazioni di paura. 

"Sorellona!" esclamò Deriu.  

"Krea! Ti do una mano io..." si offrì Rilo. Ma la sorella maggiore si era già ripresa e schivò il colpo con il quale Ridarella cercava di schiacciarle la testa, poi eseguì un fendente che raggiunse il mezzorco ad una gamba. Ancora una volta, si trattò di una ferita poco profonda, ma il dolore e l'umiliazione stavano facendo perdere la calma al bruto. 

"Ce la faccio, Rilo! E' un avversario perfettamente alla mia altezza!" replicò lei. Ringhiando, Ridarella si scagliò nuovamente contro la ragazza, che si misse a zig-zag per evitare i colpi del suo mazzafrusto. "Voi andate giù e prendere Gaedren e i suoi galoppini, prima che scappino!" 

"Presto, bambini, presto!" Fedra si prodigò per guidare i bambini verso l'uscita della pescheria, finalmente fuori da quell'inferno, ma tra sè si ripromise che il suo ruolo in quell'assalto non si sarebbe limitato a questo...  

"E... E va bene, Krea! Ma stai attenta!" disse Rilo, mentre si accingeva ad oltrepassare la porta dalla quale Ridarella era entrato. Runyar e Kostur diedero un'occhiata nel corridoio... e il nano fece cenno di restare fermi dov'erano, appena in tempo per evitare una fiala di vetro che sfrecciò dal corridoio verso la stanza! Il flacone, riempito di un liquido semitrasparente dall'aspetto poco raccomandabile, mancò di poco il volto di Rilo e si infranse sul pavimento, spargendo tutt'attorno il fluido che conteneva, e che emise delle volute di vapore bianco quando cominciò a divorare il pavimento.  

"Attenti! Quella cosa è acido..." cominciò a dire Kostur, un attimo prima che qualcosa di rapido e furtivo si avvicinasse a lui! Guidato dall'istinto, il mezzorco si scansò, ma la lama dell'avversario misterioso lo ferì comunque ad un fianco, e Kostur grugnì di dolore mentre indietreggiava e si metteva in guardia. "Gah! Maledizione..." 

"Sei mio!" ghignò Gruller Gamba-Ad-Uncino, emerso di colpo dal corridoio brandendo il suo affilato kukri, ora gocciolante del sangue di Kostur. Appena dietro il perfido gnomo, Yargin Balko afferrò un'altra boccetta di acido e la scagliò contro Runyar, che alzò appena in tempo la sua ascia e la deviò, facendola finire contro il muro più vicino! 

"Sono arrivato gli scagnozzi, a quanto pare!" esclamò Rilo, per poi muovere una mano e lanciare un semplice incantesimo. "Raggio di Gelo!" 

Dall'indice puntato del giovane Varisiano partì un piccolo raggio di luce azzurrina che colpì Yargin ad una mano, un attimo prima che quest'ultimo potesse agguantare un'altra boccetta di acido. Il malvivente emise un'esclamazione di dolore e ritirò la mano intirizzita, mentre Runyar avanzava verso Gruller e cercava di colpirlo con un pugno. Lo gnomo evitò il colpo, ma Kostur reagì prima di quanto Gruller avesse previsto e lo agguantò per le spalle, facendolo sobbalzare per la sorpresa.  

"Era da un po' che la guardia cittadina aveva messo una taglia anche su di te, Gruller Gamba-Ad-Uncino!" ringhiò il mezzorco. "E ora che sei qui, hai un bel po' di cose da dirci su Gaedren e sui suoi traffici!" 

"Che... che diavolo vorresti fare, tu?" esclamò Gruller, cercando come poteva di divincolarsi. Ma c'era ben poco da fare - il mezzorco era molto più grande e forte del suo avversario, e riuscì a strattonarlo e ad allontanarlo da Krea e Mister Ridarella... ancora impegnati nel loro duello. Gruller afferrò nuovamente il suo kukri e cercò di piantarlo nel ventre di Kostur, ma quest'ultimo reagì con prontezza e afferrò il braccio con cui lo gnomo cercava di pugnalarlo, poi strinse con energia il polso, strappando a Gruller un ringhio di dolore. "Aaaargh! Maledetto, lasciami!" 

"Voi... come avete fatto a sapere dov'era il nostro covo?" esclamò Yargin. Con un'imprecazione, l'alchimista lanciò un'altra ampolla di acido contro Rilo, che riuscì appena in tempo ad evitarla. Questa volta, tuttavia, uno schizzo di liquido caustico raggiunse l'avambraccio destro del ragazzino, che strinse i denti e grugnì per l'improvviso dolore. 

"Ugh... beh, abbiamo i nostri metodi!" esclamò il giovane stregone. Yargin lanciò una quarta ampolla, ma questa volta il ragazzino era pronto a reagire. "Scudo!" 

Uno schermo di energia nera con dei cupi riflessi violacei apparve davanti alla mano alzata di Rilo, e l'acido che conteneva si sparse sul pavimento senza fare danni a nessuno. Prima che Yargin potesse ripetere ancora una volta la tattica, Runyar lanciò a sua volta un incantesimo. 

"Divino Abadar, il tuo umile servitore ti chiede aiuto." esclamò, per poi puntare il palmo della mano contro Yargin. "Che a questo agente del caos si offuschi la vista."   

Immediatamente, l'espressione del criminale si fece dubbiosa... e un attimo dopo, i suoi occhi divennero completamente neri, e Yargin mollò a terra l'ampolla di acido che stava per lanciare e si portò l'altra mano al volto con un grido di paura! "Aaaargh! I miei occhi! Non ci vedo più!" urlò. "Maledetto nano! Che cosa mi hai fatto?" 

"Tranquillo, è solo per qualche attimo." rispose il nano con malcelata soddisfazione. "Il tempo che mi serve per fare questo!"  

Con un gesto improvviso, Runyar sferrò un poderoso pugno con la mano guantata d'acciaio e colpì il malvivente sotto il mento – un colpo tremendo che fece saltare un paio di denti a Yargin e lo fece cadere a terra con un gemito di dolore. Ancora accecato e dolorante, Yargin si dibattè debolmente e tentò disperatamente di strisciare via, ma il nano lo raggiunse ed estrasse una fune dalla sua bisaccia, con la quale provvide a legarlo. 

“Ragazzo, tu vai giù a prendere Gaedren!” esclamò Runyar, legando tra loro i polsi di Yargin per renderlo inoffensivo. “Noi sistemiamo i suoi scagnozzi!” 

Rilo sj guardò attorno, sentendosi un po' fuori posto in mezzo ai suoi compagni di squadra, ognuno dei quali era impegnato con il proprio compito. Krea stava ancora duellando con Mister Ridarella, mentre Kostur se la vedeva con Gambe-Ad-Uncino, che stava opponendo un'inaspettata resistenza e sembrava sul punto di scivolare via dalla presa del mezzorco. 

“Hihihiiii! Muori!” sghignazzò Ridarella. Con un fendente micidiale cercò di colpire Krea alla testa con il suo mazzafrusto, ma la ragazzina riuscì ad evitarlo e si piazzò a distanza di sicurezza, in modo da avere il tempo di dire quello che doveva al fratello minore. 

“Di questo qui mi occupo io, Rilo! Tu vai a prendere Lamm!” esclamò. Vedendo che Rilo esitava, evidentemente preoccupato per lei, la ragazza ripetè l'esortazione, con più veemenza. “Vai! Presto, prima che scappi!” 

“O-okay! Ma stai attenta!” si raccomandò Rilo, per poi affrettarsi lungo il corridoio umido e scendere una rampa di scalini pericolanti, desideroso di avere presto per le mani il rapitore del fratello più piccolo… 

 

 

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Fedra era stata solerte nel guidare i bambini fuori dalla pescheria abbandonata. La giovane caligni aveva buttato giù la porta d'ingresso con una serie di calci ben assestati, permettendo così ai bambini, una dozzina in tutto, di uscire e di raggrupparsi sulla strada. “Okay! Ci siete tutti? Non vedete che manca qualcuno?” chiese non appena anche l'ultima delle piccole vittime di Gaedren Lamm fu uscita da lì, e nel frattempo continuava a tenere d'occhio i dintorni. Sentì lo schianto di una finestra che si infrangeva, e qualcosa che piombava nelle acque limacciose attorno all’edificio… e sperò tra sé che i suoi compagni se la stessero cavando bene.

"Ci... ci siamo tutti... credo..." balbettò, ancora incredula di essere stata salvata, una bambina con diverse cicatrici sul viso.

Fedra annuì lentamente e contò quanti bambini erano nel gruppo, compreso il piccolo Deriu. Per fortuna, tutti quelli che si trovavano in quel luogo orribile erano usciti, e la ragazzina caligni riusciva a sentire il rumore dei combattimenti che provenivano dall'interno della pescheria. Con un battito di mani, richiamò su di sè l'attenzione dei bambini, per evitare che si disperdessero nelle caotiche vie di Korvosa, dove avrebbero potuto essere facili prede di qualche altro malfattore. "Okay... okay, bambini, adesso ascoltatemi bene!" esclamò. "Ho bisogno che voi rimaniate qui. L'uomo che vi ha rapito starà sicuramente cercando di scappare, e io e i miei compagni non vogliamo dargli la possibilità di tornare un giorno e mettere in pericolo voi, o chiunque altro. Adesso cercherò di raggiungere il retro della pescheria e fermare Gaedren. Lui ha un corridoio o un passaggio dal quale potrebbe fuggire in caso di pericolo, immagino..."

"Sì... sì, l'ho visto una volta che usciva con una barca a remi, da un passaggio nascosto dietro la pescheria... al piano più basso!" rispose la bambina di prima. "Ma... lui ha il suo coccodrillo lì! Se... se vai da quella parte, il coccodrillo ti mangerà!"

"Non ti preoccupare, piccola." rispose Fedra con un occhiolino e un sorriso sicuro. "Ho atteso a lungo il momento in cui l'avrei fatta pagare a quel verme... e non basterà un coccodrillo a farmi cambiare idea. Per favore... voi restate qui, e aspettate che i miei amici sistemino gli uomini di Lamm. Io vado ad assicurarmi che quel vecchiaccio non possa più fare del male a nessuno. Deriu... sei tu, vero? Sei il fratellino di Krea e Rilo, giusto?"

"Ehm... sì, sono io!" rispose il più piccolo dei fratelli Aldinn. "Mi... mi dica pure, signorina... cosa posso fare per aiutarla?"

"Niente di difficile. Assicurati solo che restino tutti qui." disse Fedra. "Non ci metteremo molto, state tranquilli."

"Va... va bene, signorina! In bocca al lupo!" esclamò Deriu. Un istante dopo, Fedra si precipitò verso il bagnasciuga... e verso la via di fuga che Gaedren avrebbe potuto usare per sfuggire una volta di più alla sua giusta punizione.

Non questa volta, giurò Fedra a sè stessa. Questa volta era giunto il suo momento, e l'avrebbe pagata per ogni cosa...    

         

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CONTINUA...  

  

 

 

 

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Capitolo 4
*** Scontro nella pescheria ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti  
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam  

  

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI 

Capitolo 3 - Scontro nella pescheria  

 

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Lo scontro era passato all'esterno della pescheria, su una pensilina che dava sul mare. Deciso a catturare un altro della banda di Gaedren Lamm, Kostur si fece avanti e si preparò ad affrontare Gruller Gamba-Ad-Uncino, il feroce gnomo fuorilegge che, ad appena un metro da lui, si manteneva in guardia e lo minacciava con un kukri. Il mezzorco, decisamente più grande e più forte dello gnomo, cercava comunque di tenersi lontano dalla portata del suo avversario, consapevole di quanto potesse essere pericolosa quell'arma.

"Arrenditi, verme. I vostri loschi traffici sono ormai stati scoperti." ringhiò Kostur. Gruller tentò un fendente con il suo kukri, ma il mezzorco riuscì a deviarlo con la sua spada. "E presto tutti saprano dei bambini che usate come forza lavoro. Non ve la caverete, questa volta."

"Hah! Ce la siamo sempre cavata, finora!" gracchiò lo gnomo, mentre evitava abilmente un fendente. Kostur fece deliberatamente cadere la spada, e con un abile movimento del braccio afferrò la frusta appesa alla sua cintura. "Credi davvero che ti sarà tanto facile trascinarci in tribunale? Gli sbirri di Korvosa non hanno tempo da perdere con noi!"

Un fendente da parte del kukri di Gruller colpì di striscio la gamba destra di Kostur, e l'investigatore strizzò un occhio per il breve dolore. "Hm. In tal caso... visto che non hanno tempo da perdere con voi, non credo che gli dispiacerà troppo se li sollevo da questo problema. Una volta per tutte."

Kostur mosse rapidamente il braccio destro, e la sua frusta guizzò in avanti e si avvinghiò attorno al braccio con cui Gruller teneva il suo pugnale ricurvo. Lo gnomo crudele fece appena in tempo a sgranare gli occhi per la sorpresa, prima che Kostur tirasse verso di sè e gli facesse cadere l'arma di mano. Il kukri cadde sul pontile con un rumore sordo, e Gruller strillò per la sorpresa e il disappunto mentre il suo avversario lo trascinava fino ad afferrarlo per i capelli. Prima che il malvivente potesse dibattersi e cercare di liberarsi, Kostur fece un salto dalla pensilina e atterrò in piedi nell'acqua poco profonda appena un metro più sotto, poi tuffò la testa di Gruller in acqua e lo tenne fermo! In preda al panico, il criminale cominciò a fare le bolle, cercando disperatamente di non respirare l'acqua salata... e quando ormai il malfattore credeva che i polmoni gli sarebbero scoppiati, Kostur gli fece uscire la testa dall'acqua e lo sollevò di peso.

"Ti arrendi?" ringhiò Kostur. "Se confessi e collabori, avrai una pena ridotta!"

Dopo alcuni secondi passati a tossire e a sputare acqua, Gruller biascicò una risposta. "Fo... Fottiti..."

"Risposta sbagliata." disse Kostur scuotendo la testa. Un istante dopo, tuffò nuovamente la testa dello gnomo in acqua e lo trattenne là sotto. Gruller si contorse freneticamente e artigliò l'aria con le mani nel disperato tentativo di riguadagnare la superficie e riempirsi i polmoni di aria, ma Kostur era di gran lunga più forte di lui e lo tenne fermo là sotto.

Finalmente, Kostur lo sollevò di nuovo e gli fece riprendere fiato... e questa volta, Gruller ci mise molto più tempo a riprendere fiato e a rispondere. "Agh... cough... ba... basta... cough... mi... mi arrendo... risparmiami... dirò tutto... cough... che cosa... vuoi...?"

"Ecco. Adesso sì che ragioni.." rispose il mezzorco. "Ti consegnerò ai miei colleghi, e dovrai raccontare tutto quello che sai. A chi avete venduto il brivido. Da dove lo prendete. Quali sono le vostre connessioni nella malavita di Korvosa. Hai sulle spalle delle accuse molto pesanti, Gruller Gamba-Ad-Uncino, quindi ti conviene collaborare."

"Anf... anf... va... va bene... racconterò tutto..." ansimò lo gnomo. Senza troppi complimenti, Kostur trascinò nuovamente Gruller sul bagnasciuga e lo ammanettò, per poi legargli assieme le caviglie con una fune in modo che non potesse fuggire.

Un altro degli scagnozzi di Gaedren Lamm era stato preso. Ora non doveva che aspettare e sperare che i suoi compagni facessero la loro parte...

 

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Con un tremendo schianto, il mazzafrusto di Mister Ridarella si schiantò su un tavolo dopo aver mancato di poco la spalla di Krea, mandando in frantumi il legno marcio. Il mezzorco sfregiato ringhiò furiosamente e cercò di colpire la ragazza con un fendente al viso, ma Krea riuscì abilmente a scansarsi e fece alcune finte con il suo stocco, in modo da tenere l'avversario a distanza.

"Cosa succede, Mister Ridarella? Non ridi più? Hai perso il tuo senso dell'umorismo?" Krea stuzzicò il suo avversario, in modo da fargli perdere ancora di più il controllo, e scansò ancora una volta la mortale sfera chiodata. Per quanto potesse essere letale, il mazzafrusto era un'arma difficilmente governabile e pericolosa anche per chi lo usava... e Krea contava su questo e sulla sua agilità per far stancare il suo avversario, che in termini di forza fisica le era senz'altro superiore.

Furente, Ridarella cercò nuovamente di alzare il mazzafrusto e colpire, ma il combattimento prolungato gli stava facendo perdere man mano le forze. Osservando attentamente le mosse del suo avversario e scansandosi al momento giusto, Krea riusciva ad evitarlo con relativa facilità, e ancora una volta, la letale palla chiodata mancò il bersaglio e rimbalzò sulla parete di una delle vasche. Krea fece cadere con un calcio una grossa pala di legno - probabilmente una di quelle che i piccoli schiavi usavano per il loro massacrante lavoro - in modo che andasse addosso a Ridarella, e il mezzorco sfregiato fu costretto a ripararsi, lasciando alla ragazza il tempo necessario per organizzarsi e sferrare l'attacco decisivo.

"Bene, credo che non sia il caso di perdere altro tempo." disse. Chiuse gli occhi e si concentrò per un istante, poi passò l'indice e il mediio della mano sinistra sul piatto della sua lama, e pronunciò una formula magica in lingua Varisiana. La mano sinistra della giovane venne circondata da una crepitante aura elettrica, e Krea fece uno scatto in avanti che coprì rapidamente la distanza che la separava da Ridarella. Prima che il malfattore potesse difendersi, Krea gli mise la mano elettrificata sul torace... e la scarica elettrica venne trasmessa al corpo del mezzorco, che ringhiò di dolore e barcollò indietro, finendo quasi con le spalle al muro. Senza attendere oltre, Krea alzò il suo stocco, la cui lama ora risplendeva di una tenue aura magica azzurra, e sferrò un affondo che si infilò tra le maglie dell'armatura di Ridarella e in mezzo alle costole, trafiggendo il cuore.

Il mezzorco sfregiato emise un roco grugnito, e i suoi occhi si spalancarono, mentre un rivolo di sangue scorreva dalla ferita mortale che Krea gli aveva inflitto. "Put... tana..." mormorò Ridarella, mentre cadeva in ginocchio.

Con aria sprezzante, Krea estrasse la sua lama dal corpo di Ridarella, che cadde al suolo senza più vita. "Un mestiere meno vergognoso del tuo." rispose al mezzorco ormai cadavere.

Terminato lo scontro, la giovane donna sospirò e guardò la lama del suo stocco, ora gocciolante del sangue di quel miserabile. Solo in quel momento si rese veramente conto di aver stroncato una vita, e il pensiero le provocò un accesso di nausea e rimorso. Certamente, quel mezzorco era un criminale, un sadico e un rifiuto della società, e lei stava combattendo per salvare la sua vita e quella dei suoi cari... ma era comunque la prima volta che uccideva qualcuno, e non era una bella sensazione. Con un po' di esitazione, la giovane donna ripulì lo stocco dal sangue che lo inzuppava e chiuse gli occhi di Ridarella. Se non altro, gli spettava una sepoltura decente...

"Ce l'hai fatta, ragazza mia." si sentì chiamare da Runyar, il nano chierico di Abadar, che in quel momento aveva finito di legare Yargin. Ma in quel momento, Krea aveva la mente che andava da altre parti, e non rispose subito. "Hey? Signorina Aldinn? Sta bene? Suo fratello è entrato in quel corridoio, forse avrà bisogno di aiuto..."

"Oh... Ah, già! Rilo sta inseguendo Gaedren!" Il pensiero dei suoi fratelli più piccoli scosse la ragazzina dal suo momento di shock, e Krea si affrettò verso il corridoio nel quale Rilo era entrato, fermandosi giusto un attimo per fare una richiesta a Runyar. "Mastro Runyar, lei... può raggiungere Fedra e i bambini là fuori? Io vado a dare una mano a mio fratello... anche se spero non ne debba avere bisogno."

"Ugh..." grugnì Yargin. "Che diavolo volete fare, voi? Credete di essere gli eredi di Blackjack o cose del genere?"

"Tu preoccupati di cosa dirai al giudice, carogna." lo rimbeccò Runyar. "E adesso alzati! Tu e quello gnomo avete molte cose da confessare. Signorina Aldinn, buona fortuna! E stia attenta a quello che fa!"

"Stia tranquillo, mastro Runyar! Non mi faccio ammazzare prima di averla fatta pagare a quel dannato Lamm!" rispose Krea, e fece il segno dell'okay al chierico prima di affrettarsi lungo il corridoio, la spada già sfoderata al suo fianco...

 

oooooooooo

 

Rilo Aldinn non era di buon umore, in quel momento. Del resto, nessuno lo sarebbe stato, se si fosse trovato di fronte un gruppo di ragni rossastri grossi come gatti, con gli addomi rigonfi, le zampe biancastre e i cheliceri grondanti di veleno. Quelle bestiacce erano saltate fuori all'improvviso da un passaggio, e stavano cercando di bloccargli la strada. A quel punto, era impossibile che Gaedren non fosse stato allarmato... e restare lì a combattere contro quelle bestiacce troppo a lungo gli avrebbe impedito di raggiungere il malfattore e dargli quello che meritava.

"Ragni del sogno... ma certo, sono quelli da cui si estrae il veleno per produrre il 'brivido'." disse tra sè il ragazzino, mentre cominciava a lanciare un incantesimo. Uno dei ragni, più ardito degli altri, avanzò verso di lui e fece uno scatto in avanti, cercando di afferrarlo con le zampe e piantargli le zanne velenifere nella gamba destra. Il ragazzino si scansò in tempo, ma un altro ragno del sogno si lanciò su di lui, prendendo lo slancio con le sue lunghe zampe. Questa volta, le zanne velenose andarono a segno... ma per pura fortuna, Rilo riuscì a togliere il braccio all'ultimo momento, e gli affilati cheliceri strapparono un lembo della sua manica.

"Accidenti... se non mi muovo in fretta, Gaedren sfuggirà ancora una volta." disse tra sè il ragazzino, per poi lanciare un incantesimo su di sè. Pronunciò qualche parola nella lingua Varisiana, mentre i suoi occhi si riempivano per un istante di ombre nere... e subito dopo, la sua sagoma divenne oscillante e sfocata mentre si affrettava verso il nascondiglio di Lamm. Alcuni dei ragni si fecero indietro, confusi dall'effetto illusorio, ma uno di essi cercò ugualmente di attaccare Rilo. Per fortuna, l'incantesimo aveva reso il giovane stregone difficile da distinguere, nell'oscurità di quel corridoio, e Rilo riuscì a passare oltre, lasciandosi dietro un gruppetto di ragni confusi. Senza indugiare oltre, il ragazzino scese rapidamente una piccola rampa di scale di legno umido, che scricchiolarono sinistramente nel tentativo di sostenere il suo pur esiguo peso.

Finalmente, una volta giunto alla fine della rampa di scale, il ragazzino Varisiano si trovò in una grande stanza, percorsa da una corrente fredda che recava con sè il nauseante odore di alghe marcite, sicuramente a causa delle aperture nel pavimento di legno che davano sul fiume, non più di un metro e mezzo più in basso. Diverse colonnne di sostegno dall'aspetto instabile emergevano dalle acque per sostenere il soffitto, con delle funi ricoperte di muschio che le collegavano tra loro. In un angolo, si trovava un tavolo abbastanza grande circondato da quattro sedie, sul quale erano stati lasciati avanzi di cibo e varie cianfrusaglie... ma il particolare che saltò subito all'occhio del ragazzino fu la figura emaciata e dall'aria malvagia che stava in piedi accanto al tavolo, tenendo una balestra carica puntata contro di lui.

"Aaaah, benvenuto! Immagino che tu sia il fratello di quel moccioso che ho... assunto di recente!" gracchiò Gaedren Lamm. Mentre Rilo alzava una mano, pronto a lanciare un incantesimo sull'anziano malfattore, quest'ultimo esplose in una secca risata e accennò a premere il dito sul grilletto della sua balestra. "Ah, ah! Non ci provare! Avrò la mia età, ma ti assicuro che ci metterò meno io a spararti un quadrello nella gola che tu a fare uno dei tuoi giochi di prestigio da Varisiano!"

Rilo corrugò la fronte e si spostò di un passo alla propria destra. Ancora sotto l'effetto del suo incantesimo Movimento Sfocato, il giovane stregone apparve per qualche istante annebbiato agli occhi di Gaedren. "Vogliamo scommettere, vecchio? Se non mi colpisci, essere più rapido non ti serve a niente! E io ho ancora qualche... gioco di prestigio... da usare su di te." lo sfidò, con un sorrisetto minaccioso.

Gaedren ridacchiò, ma si trattava di una risata amara... e Rilo continuò a minacciarlo. "Ti consiglio di arrenderti!" intimò. "Ti consegneremo alla guardia cittadina, e passerai il resto della tua miserabile vita in galera."

"Oh, non credo proprio che lo farò. Mi basterà dileguarmi e cercare un altro posto dove nascondermi." sghignazzò il vecchio malfattore. Cercando di non farsi notare da Rilo, gettò un'occhiata alle acque che scorrevano sotto di loro, e attraverso un'apertura nel pavimento vide una familiare sagoma che si muoveva sotto il pelo dell'acqua. "Anche se... sarei curioso di sapere come avete fatto a sapere che mi nascondevo qui."

"Ti basti sapere che la signora Zellara ci ha raccontato molte cose di te..." rispose Rilo.

La risposta di Gaedren non fu quello che il giovane stregone si era aspettato. Gaedren sfoderò un ghigno malvagio ed emise una roca risatina. "Che... che hai da ridere?" esclamò il giovane.

"Heheheheee... già, Zellara! Me la ricordo bene! Aveva degli occhi così belli e dei capelli così soffici che non mi andava di darla in pasto al mio cucciolo!" sghignazzò. "Se vuoi... parlare con lei, è nella stanza dietro di me!"

"Cosa?" esclamò Rilo. "Di cosa stai parlando, bastardo?"

Ma a quel punto, Gaedren aveva raggiunto il suo scopo. Mentre Rilo era distratto, il malvivente puntò la sua balestra verso l'apertura nel pavimento più vicina al ragazzo e premette il grilletto, scagliando il quadrello verso la sagoma che nuotava là sotto e colpendola. L'effetto fu immediato. Rilo sentì il rumore dell'acqua che si agitava... e la creatura che nuotava là sotto, furiosa per il dolore della ferita, emerse dall'acqua e si lanciò su di lui! Il giovane stregone si voltò appena in tempo e sgranò gli occhi per la paura quando si vide arrivare addosso un possente alligatore, lungo non meno di due metri, la bocca spalancata e i denti aguzzi che lo facevano sembrare una sorta di tagliola vivente! Il ragazzino fece appena in tempo a scansarsi, e le fauci del temibile rettile si chiusero a pochi centimetri dal suo braccio destro, ma la sorpresa e l'attacco improvviso lo fecero comunque cadere a terra. L'alligatore, da parte sua, riuscì ad arrampicarsi sulla passerella... e Rilo riuscì a vedere il dardo di balestra che si era piantato nella schiena del rettile.

"Hahahaa! Dopo che sarai schiattato, parlerai a quattr'occhi con la tua cara Zellara! E' l'ora dello spuntino notturno, Mangiabudella!" sghignazzò Gaedren. Con una rapidità insospettabile, il rettile si lanciò sul ragazzo che cercò disperatamente di alzare una mano e lanciare un altro incantesimo prima di essere morso. In una frazione di secondo, Mangiabudella raggiunse Rilo e lo costrinse a terra con tutto il suo peso!

"Uuuugh... m-maledizione... devo... devo sfuggirgli in qualche modo!" mormorò Rilo. Tentando disperatamente di tenere lontane le fauci dell'alligatore, Rilo alzò una mano per lanciare un incantesimo... ma fu costretto  ad interrompersi per spingere di lato la testa del rettile ed impedirgli di chiudere le fauci sulla sua testa. A quella distanza, e con l'alligatore che gli impediva di muoversi, Rilo non poteva contare sugli effetti del suo incantesimo Movimento Sfocato.

E mentre Rilo era impegnato a non farsi sbranare da Mangiabudella, Gaedren ne approfittò per ricaricare la sua balestra - un modello di piccole dimensioni che poteva essere facilmente usato con una mano sola. Mentre Rilo continuava a lottare per non farsi mordere dal temibile rettile, il vecchio ghignò e puntò nuovamente la balestra contro di lui, mirando alla testa...

Tutto accadde in una frazione di secondo.

Una figura minuta si piazzò, rapida e decisa, dietro Gaedren. Si sentì un lievissimo suono metallico... e un attimo dopo, Gaedren sgranò gli occhi e urlò per il dolore sentendo il freddo acciaio che gli penetrava nella milza, inzuppando di sangue i suoi abiti cenciosi!

"AAAAARGH!" Gaedren fece cadere a terra la sua balestra e, nonostante il tremendo dolore, voltò la testa quel tanto che gli bastava per cercare di vedere di cosa si trattasse... restando sconvolto quando riconobbe la ragazzina dalla pelle bianca e dai capelli argentati che gli era apparsa appena dietro!

"Salve, Gaedren." disse freddamente Fedra, la mano ben serrata sullo spadino che era stato immerso fino all'elsa nel fianco del criminale.

"T-tu?" biascicò Gaedren. "Come... come hai fatto... Io... credevo che..."

La frase si interruppe quando Fedra gli rigirò la lama nella carne, facendolo ringhiare di nuovo di dolore. "I tuoi scagnozzi hanno lasciato il lavoro a metà. Questo è per mia sorella." sibilò. Estrasse la lama dal corpo di Gaedren, e l'anziano malvivente si accasciò a terra sanguinante mentre Fedra si muoveva per andare a dare una mano a Rilo.

Per fortuna, il giovane stregone era riuscito ad approfittare di una frazione di secondo in cui Mangiabudella aveva allentato appena un po' la presa. Con uno sforzo, riuscì ad alzare il braccio destro, e una sfera di ombre vorticose apparve nel palmo della sua mano.

"Che... le ombre si tolgano le forze! Raggio Di Indebolimento!" esclamò Rilo. La sfera di ombre si trasformò in un raggio di luce nera che raggiunse il temibile rettile, il cui corpo sembrò perdere colore per qualche istante. Mangiabudella indietreggiò, stupito e confuso, e si sentì improvvisamente mancare le forze, dando così a Rilo la possibilità di rialzarsi e sottrarsi al famelico alligatore. Quest'ultimo si tuffò nuovamente in acqua e riprese a nuotare in circolo attorno al gruppo, mentre il suo padrone cercava di rialzarsi, tamponandosi la ferita al fianco. Con un ringhio rabbioso, Gaedren Lamm usò la mano libera per recuperare la balestra e puntare un quadrello alla schiena di Fedra...

"Ah! Attenta, Fedra! Dietro di te!" la avvertì Rilo.

Dalla prontezza con cui Fedra reagì, Rilo comprese subito che la giovane caligni si era aspettata un attacco di sorpresa. La ragazzina si gettò di lato e, prima che Gaedren potesse premere il grilletto, gli afferrò il polso e lo strinse con abbastanza forza da fargli rattrappire le dita! Il vecchio criminale ringhiò di rabbia e dolore, e cercò di divincolarsi, ma non poteva competere con una giovane atletica ed agile come Fedra.

"Gnnnn... lasciami... lasciami, piccola sgualdrina!" ringhiò Gaedren. "Che cosa... che cosa vorresti fare?"

"Voglio solo dare la possibilità ad un rifiuto della società come te... di rendersi utile in qualche modo!" rispose rabbiosamente Fedra. Con uno strattone, la ragazzina sollevò Gaedren da terra e lo strattonò di lato... fino a spingerlo oltre il bordo della passerelle sulla quale si trovavano! Gaedren emise un roco grido di paura e rabbia quando perse l'equilibrio e cadde nell'acqua melmosa del fiume Jeggare... e un attimo dopo, il sangue che stava perdendo dalla ferita al fianco tinse l'acqua... e giunse alle narici di Mangiabudella.

Freneticamente, Gaedren cercò di riguadagnare la superficie e di trascinarsi nuovamente all'asciutto... ma il suo "cucciolo" si era già lanciato alla carica, reso folle dalla fame e dal dolore del dardo ancora piantato nella sua schiena. Quando Gaedren si rese conto di cosa stava per accadere... era già troppo tardi.

"Che cos... NOOOOOO!" Il grido di terrore di Gaedren si spezzò quando le fauci di Mangiabudella si chiusero sul suo torace, e l'uomo emise un gemito strozzato prima di essere trascinato sot'acqua, sotto gli occhi spaventati di Rilo, e quelli freddi ed indifferenti di Fedra. In una frazione di secondo, le acque limacciose cominciarono a ribollire e ad agitarsi, poi a tingersi di rosso mentre l'alligatore tratteneva il suo "padrone" e lo sbranava! Per un attimo, Gaedren riuscì a riguadagnare la superficie con la forza della disperazione... ma l'alligatore lo trascinò nuovamente sul fondo, azzannandogli le gambe con abbastanza forza da spezzarle!

Ancora per diversi secondi, il fiume continuò a ribollire...

Poi, improvvisamente, tutto tacque. E tutto ciò che rimase di Gaedren Lamm furono alcuni brandelli di vestito e una enorme macchia di sangue che veniva trascinata via dalla corrente.

"E' fatta... è morto, alla fine." disse Rilo con un sospiro di sollievo. Non gli dispiaceva per quell'individuo spregevole, e anzi provava una sensazione di liberazione. Da quel giorno in poi, Gaedren Lamm non avrebbe mai più tormentato gli abitanti di Korvosa. "Finalmente... faccio quasi fatica a crederci..."

"Addio, Gaedren Lamm. Buon viaggio ad Abaddon." sibilò Fedra con disprezzo, mentre l'alligatore si ritirava per divorare ciò che restava del corpo di Gaedren. Si passò una mano sugli occhi, per asciugare le lacrime che si stavano formando ai loro angoli, e guardò verso l'alto, tenendo un pugno stretto all'altezza del cuore. "Kendra, ti ho vendicata. Che le ombre ti concedano il giusto riposo."

Dopo qualche secondo di silenzio, Fedra si voltò verso Rilo e gli mise una mano sulla spalla, con grande sorpresa del ragazzino. "Rilo, tu stai bene? Non sei ferito, vero?" chiese con evidente preoccupazione.

Il giovane Varisiano si schiarì la voce e rispose, cercando di non apparire imbarazzato. Era la prima volta che vedeva così da vicino una ragazza così carina. "Beh... è stato piuttosto spaventoso, lo ammetto..." rispose. "Ma... non basterà un alligatore a farmi fuori, no davvero! Sono solo un po' indolenzito... E poi... e poi sono soddisfatto perchè finalmente abbiamo eliminato Gaedren... nostro fratello è salvo, e sono contento che tu sia riuscita a vendicare tua sorella. E anche Kostur e mastro Runyar saranno soddisfatti di come sono andate le cose. Tuttavia... prima che tu arrivassi, quel vecchio verme mi ha detto una cosa inquietante..."

La caligni sbattè gli occhi stupita. "Cosa vuoi dire? Cosa c'è che non va?"

Rilo esitò un attimo e si sfregò il mento, non del tutto sicuro di come raccontare ciò che aveva sentito da Gaedren. "Ecco..." esordì dopo qualche istante. "Beh, quando ho scambiato due parole con il vecchio verme, lui ha riconosciuto il nome della signora Zellara. Te la ricordi, vero? La cartomante che ci ha messo sulle tracce di Gaedren e dei suoi scagnozzi?"

Fedra riuscì a sorridere, e Rilo notò che quell'espressione la rendeva ancora più graziosa... "E come potrei non ricordarmi di lei?" rispose prontamente. "Se non fosse stato per lei, saremmo ancora lì a cercare."

"Immagino di sì..." rispose Rilo sfregandosi la nuca. "Ecco, ho sentito che..."

"Rilo! Fedra!" esclamò la voce di Krea, un attimo prima che la giovane donna facesse irruzione in quella stanza insalubre. Sorpresi, Rilo e Fedra si voltarono di scatto verso la rampa di scale... dalla quale cadde il corpo senza vita di uno di quei ragni che il ragazzino si era lasciato dietro! Krea raggiunse la fine della scala, ripulendosi i resti di ragno gigante e di seta vischiosa che le erano rimasti appiccicati, e ripulì la lama del suo stocco. "Ragazzi, state bene? Dov'è Gaedren? Lo avete preso?"

"Krea!" esclamò Rilo sollevato. "Va tutto bene, sorella! Gaedren è nella pancia di un alligatore... non darà mai più fastidio a nessuno."

La giovane maga-spadaccina annuì soddisfatta. "Dici davvero, fratellino? Questa... è una buona notizia. Se non altro, Gaedren ha finito di fare del male." affermò con soddisfazione.

"Però... adesso stavo dicendo a Fedra che c'è qualcosa di inquietante, in tutto questo." continuò Rilo. Fedra disse di sì con la testa, confermando quello che il giovane stregone voleva dire. "Quando... quando ho confrontato Gaedren, e gli ho fatto il nome di Zellara... lui mi ha risposto che se volevo parlare con lei, l'avrei trovata nella stanza lì accanto..." Con lo sguardo, Rilo indicò una porta di legno tarlato che portava ad un'altra stanza.

Krea sgranò gli occhi sorpresa. "Cosa? La signora Zellara?" esclamò. "Ma... ma com'è possibile? Lei ci aveva detto che non poteva muovere personalmente contro Lamm..."

"Appunto. Qui c'è qualcosa che non torna." rispose Fedra. "Secondo me è una trappola."

Rilo si sfregò la fronte. "Pensi che Gaedren abbia messo su qualche trappola come... vendetta postuma, per così dire?" chiese. "In effetti, mi ha dato l'impressione di essere il tipo di persona che farebbe una cosa simile."

"Ma forse... facciamo bene a dare un'occhiata." continuò Krea. "Ovviamente, prestando la massima attenzione. Restate dietro di me, okay?"

I due avventurieri più giovani annuirono e seguirono Krea mentre quest'ultima raggiungeva la porta. Dopo essersi assicurata che non ci fossero trappola sulla serratura, toccando la manopola e la serratura con il suo stocco, la giovane aprì la porta e gettò un'occhiata al suo interno...

Krea storse il naso quando la puzza che aleggiava là dentro la raggiunse come un pugno in faccia, e la maga-spadaccina fece una smorfia e si coprì la bocca e il naso con la mano libera. Quella stanzina angusta sembrava una camera da letto e al tempo stesso uno studio, arredata con un letto di legno dalle coperte lacere, e un tavolo rotondo infestato di piatti sporchi e resti di cibo. Ai piedi del letto si trovava una grande cassaforte dal lucchetto arrugginito, sopra la quale era posto un libro mastro ammuffito con le pagine increspate dall'umidità. Una cassettiera cadente, piena di vestiti tarlati e ben oltre i loro giorni di gloria si trovava in un angolo. e sopra di essa si trovava una cappelliera di legno, circondata da una nuvola di mosche. L'unica fonte di luce era una piccola pietra posta vicino al letto che emanava una radianza magica - un oggetto magico minore di cui disponevano molte famiglie di Korvosa che vivessero in uno stato almeno dignitoso.

I tre ragazzi restarono fermi sull'ingresso, aspettando di vedere se per caso non ci fosse qualche trucco o qualche trappola. Ma ancora una volta, non accadde nulla. La stanza era abbandonata, oltre a mettere bene in mostra la scarsa igiene dell'anziano malvivente.

"Gaedren viveva in questo schifo di stanza?" si chiese Fedra, entrando con circospezione. "Cavolo. Mi dovrei scusare con quel coccodrillo. Gli ho dato davvero un pasto scadente."

Con riluttanza, i tre cominciarono a cercare, senza apparente successo. Il letto era infestato di cimici, e i resti di cibo rimasti sul tavolo avevano attirato numerose blatte. Ma cercando in giro, i due fratelli e la caligni cominciarono a trovare degli oggetti che potevano essere utili o di valore...

"Guardate. Credo proprio che questo libro mastro contenga un po' di informazioni interessanti." disse Rilo, gettando un'occhiata alle pagine ingiallite. Anche se la luce era esigua, il ragazzino riuscì comunque a leggere qualche frase in lingua Varisiana. "Infatti... qui parlano della gente a cui hanno smerciato il 'brivido'... e sentite un po' questa, c'è anche il famigerato Re dei Ragni tra i suoi clienti!"

"Sono sicura che a Kostur e ai suoi superiori interesserà molto." disse Fedra. La caligni si era messa ad armeggiare con degli arnesi da scasso sulla cassaforte, e dopo un paio di tentativi, la serratura scattò, e Fedra aprì lo sportello per trovarsi davanti un assortimento di preziosi - tra questi, una corona d'oro in miniatura, un anello d'argento, un piccolo forziere di legno scuro contenente numerose fialette, un pugnale dalla lama a forma di chiave, una bacchetta di ossidiana intagliata, e una statuetta di avorio sorprendentemente realistica che rappresentava due succubi (demoni dell'Abisso dall'aspetto di donne attraenti e procaci) abbracciate tra loro. "Hm? E questo... cavolo, questa statua mi dà l'impressione di essere un'opera della famosa artista Avayah! Le succubi sono tra i suoi soggetti preferiti..."

"Avayah? Non era quella tiefling che si è fatta una certa fama per le sue credenze eretiche sulla principessa demoniaca Nocticula?" chiese Krea, interrompendo per un attimo la sua ricerca. "Heh... sì, ne ho sentito parlare. Mi sorprende che il culto di Nocticula non le abbia già fatto la pelle... ma lasciamo perdere, e continuiamo la ricerca! Qui mi sembra che ci sia qualcosa di inter... AAAAARGH!"

Krea sobbalzò e lanciò un grido di sorpresa ed orrore mentre dava un'occhiata all'interno della cappelliera... e si trovò a guardare dritto negli occhi la testa decapitata di una donna! Rilo e Fedra volsero immediatamente la loro attenzione alla ragazzina mora, sorpresi e preoccupati... e in quel momento di paura, Krea fece cadere sul pavimento la testa, malamente preservata e decorata con del trucco grossolano in un goffo tentativo di dare alla pelle morta un aspetto più vitale.

Con una smorfia di raccapriccio, i tre ragazzi osservarono la testa: anche se il processo di decadimento era già avanzato, non c'era modo di sbagliarsi.

Quella testa apparteneva a Zellara.

"La... signorina Zellara? E questo... che cazzo vuol dire?" boccheggiò Rilo.

Krea non potè fare altro che scuotere la testa con rabbia e rammarico. "Non lo so, fratellino... ma ho l'impressione che questa storia sia più complicata di quanto sembrasse all'inizio..." disse, mentre dava un'altra occhiata all'interno della cappelliera, e scorgeva altri due oggetti che sembravano interessanti: un mazzo di carte, molto simile a quello che Zellara aveva usato per fare loro l'apprensura...

...e una spilla ingioiellata di squisita fattura, che raffigurava un draghetto e un imp arrotolati l'uno intorno all'altro in una sorta di schema yin-yang...

 

oooooooooo

 

Dopo aver cercato con attenzione in tutta la stanza e aver scoperto un altro po' di cose interessanti, il gruppo si era riunito fuori dalla pescheria, dove Runyar si era occupato di fare compagnia ai bambini salvati. Tutti loro, compreso Deriu, sembravano quasi spaesati all'idea di essere finalmente liberi, ed erano rimasti lì attorno, in attesa che i loro salvatori tornassero.

"Come... come sarebbe a dire che la signorina Zellara era già morta?" esclamò Kostur con incredulità. "Le... le avevamo parlato... soltanto qualche ora fa! O... O mi state dicendo che quello era un fantasma o cose del genere?"

"Chi è questa Zellara, sorellona?" chiese il piccolo Deriu. Fin da quando i suoi fratelli maggiori erano tornati, il ragazzino non si era più staccato dal loro fianco, felice di poterli riabbracciare e temendo di essere di nuovo separato da loro in qualche modo. "E'... la persona che vi ha aiutato a trovarci?"

Rilo disse rapidamente di sì con la testa. "Proprio lei. Ma a quanto ho potuto vedere... in realtà la signora Zellara era già morta, e quella con cui abbiamo parlato era un fantasma."  

"Beh, sai, non dovresti stupirtene più di tanto!" esclamò una voce sghignazzante che apparteneva allo gnomo dall'aria malvagia che sedeva lì vicino, legato polsi e caviglie vicino ad un muretto basso. "Con tutti i non-morti che saltano fuori di tanto in tanto nei quartieri bassi di Korvosa, perchè mai la vostra amica non potrebbe essere diventata un fantasma?" Gruller Gamba-Ad-Uncino sghignazzò di nuovo e guardò in direzione di Yargin, che grugnì con fare disinteressato.

"Una cosa è sicura... dovremmo tornare a casa di Zellara." affermò Krea con un sospiro. "Forse lì troveremo qualcosa di più. E poi, c'è tanta di quella roba che abbiamo trovato là nel covo di Gaedren, che dovremmo prenderci il tempo di passarla in rassegna, vedere cosa si può restituire, e cosa invece può fare da prova per le attività illecite di Gaedren. E' vero che è morto, ma intanto si può risalire ai suoi complici e fermare altri crimini."

"Abbiamo scoperto che c'era un'intera partita di brivido pronta per essere smerciata..." disse Rilo indicando gli oggetti che lui e le ragazze avevano portato fuori. Alcuni dei bambini si stavano avvicinando per cercare di sgraffignare qualcosa di valore, e Fedra si era dovuta adoperare per pregarli di non farlo, visto che molti di quei preziosi oggetti potevano ancora avere un proprietario. "E quella, la dovremo consegnare alla guardia cittadina di Korvosa. O meglio, a lei, signor Kostur, visto che lavora lì."

"Certamente. Farò in modo che tutti voi veniate ricompensati per aver fermato quella maledetta droga." rispose il mezzorco investigatore. La sua voce si incrinò rabbiosamente verso la fine, visto che chiaramente stava ripensando a quel suo collega che era stato quasi stroncato da un'overdose di brivido.

"Bene. Per quanto riguarda i ragazzi, qui..." azzardò Runyar, che fino a quel momento era rimasto con i bambini liberati. "Ovviamente, il piccolo Deriu torna con voi, ma gli altri? La maggior parte di loro sono orfani, mendicanti che vagavano per le strade di Korvosa prima che Gaedren li costringesse a lavorare per lui."

Krea guardò con attenzione la dozzina o quasi di bambini e bambine vestiti di stracci, con ancora addosso i segni della brutalità a cui erano sottoposti. Tutti loro stavano guardando la ragazzina Varisiana, apprensivi e al tempo stesso spaesati, come se adesso che erano stati liberati dalla schiavitù, non sapessero che altro fare e a chi rivolgersi. In effetti, questo era un po' un problema... chi si poteva occupare di tutti questi bambini?

Finalmente, Krea azzardò un'ipotesi. "Beh... io dico che per il momento, è il caso di affidarli al tempio di Sarenrae più vicino." rispose, accarezzando Deriu ed arruffandogli i capelli. "Più avanti, penso che potremo decidere il da farsi assieme a qualcuno che sia più competente di noi."

"Non... non andremo a lavorare per qualcun altro, vero?" chiese un bambino dal volto arrossato.

Krea sorrise e volle subito tranquillizzare tutti. "No, no, per niente!" rispose. "Anzi... quello che noi vorremmo è trovarvi un posto dove potrete ricevere una giusta educazione, e passare un'infanzia serena come meritate. E sono sicura che gli adepti del Fiore del Mattino sapranno aiutarvi in questo."

"Okay, visto che questa è l'idea, va benissimo." continuò Kostur. "Ma restano ancora altri problemi, no?"

Fedra annuì e mostrò la spilla preziosa che avevano trovato nel covo di Gaedren. "Esattamente. Tra il bottino di Lamm, c'era anche questa... e anche se non me ne intendo, credo che sia un gioiello di ottima fattura. Non certo qualcosa che un ladruncolo da quattro soldi come Lamm poteva rubare tanto facilmente." affermò la caligni, mentre consegnava a Runyar il prezioso gioiello.

"Vedere." disse il nano, per poi esaminare con attenzione la spilla. Per qualche secondo, il sacerdote di Abadar non disse nulla... ma poi, sgranò gli occhi e si lasciò cadere la mascella in un'espressione di assoluto stupore! "AH! Per... per tutte le casseforti di Abadar, ragazza mia! Hai idea di cosa sia questo? Questo stemma con il draghetto e l'imp che si rincorrono?"

"No, per questo lo chiedo a te." rispose tranquillamente (anche se con un po' di sarcasmo) Fedra, notando la stessa espressione sbalordita sul volto di Kostur.

Runyar sospirò e strinse la spilla in una mano, come se avesse paura di perderla. "Aaaah, beata ignoranza... mia cara, questo che vedi qui è lo stemma della famiglia reale di Korvosa, gli Arabasti! Questa spilla è di proprietà nientemeno che del legittimo sovrano della nostra città!"

La reazione del gruppo fu di unanime stupore - a parte Kostur, che aveva già capito di cosa si trattava. "Che... cosa? Dite... dite sul serio, mastro Runyar?" esclamò la caligni restando a bocca aperta. "Un... un gioiello che appartiene alla famiglia reale di Korvosa?"

"Proprio così, mia cara! La mia famiglia ha lavorato per generazioni nel ramo della gioielleria, quindi so quello che dico!" ribattè Runyar, un po' accigliato all'idea che quella ragazzina mettesse in discussione la sua esperienza sull'argomento. "Comunque, questo è un caso serio. Un gioiello di proprietà della corona, in mano ad un criminale di bassa lega come Lamm. Come diavolo è stato possibile."

Krea pensò che la soluzione migliore fosse anche quella più semplice. "Sentite, io dico che in questo caso, la cosa migliore da fare è restituirlo ai legittimi proprietari. Cioè, in questo caso, alla famiglia reale di Korvosa." propose, per poi sorridere e strizzare un occhio in segno di intesa. "A parte il fatto che si tratta della cosa giusta da fare... penso che ci varrà anche una bella ricompensa, non credete?"

"Heh... immagino di sì, ragazza mia." rispose Kostur. "Comunque, prima di tutto..."

"Hey, guardate!" esclamò improvvisamente Deriu, indicando qualcosa in direzione dei quartieri più vicini. "Che sta succedendo lì?"

"Cosa? Lì dove, Deriu?" chiese stupito Rilo. Il giovane stregone guardò in direzione della città, assieme ai suoi compagni e al resto dei bambini... e davanti ai loro occhi apparve uno spettacolo inquietante. In lontananza, si riusciva a vedere il bagliore di fuochi che ardevano, annunciando che in alcuni punti della città erano scoppiati degli incendi... e il suono inconfondibile di campane che annunciavano uno stato di allarme cominciò a risuonare nell'aria, accompagnato da una cacofonia di urla, dal suono dell'acciaio, e di tanto in tanto, da qualche rumore che annunciava il lancio di un incantesimo. Sembrava che, nel giro di pochi minuti, Korvosa stesse precipitando nel caos, e i cinque avventurieri, assieme ai bambini che avevano salvato, restarono a guardare come inebetiti la scena, chiedendosi freneticamente che diamine stesse accadendo alla loro città. I rumori, le urla, la sensazione di paura e confusione, crescevano sempre di più...

"E'... è normale che qui a Korvosa ci sia tutta questa confusione?" chiese Fedra, usando una mano per schermarsi gli occhi dalla luce che squarciava l'oscurità a cui lei era abituata.

"Ma cosa dici, Fedra?" rispose Rilo scuotendo la testa. "Tutto questo... non è affatto normale! Sta succedendo qualcosa di terribile!"

"Guardate! Sopra di noi!" esclamò uno dei bambini.

Krea alzò di scatto lo sguardo - un piccolo gruppo di ippogrifi, strane creature simili a cavalli con il becco e le ali di un'aquila e un paio di affilati artigli al posto degli zoccoli anteriori, stavano sorvolando il cielo notturno della grande città, diversi metri sopra di loro. Ognuno di quelli strani animali era dotato di una sella e di una bardatura di cuoio che gli offriva un po' più di protezione senza appesantirli troppo, e in groppa a ciascuno di essi si trovava una figura umana vestita di nero - sicuramente, si trattava di una pattuglia di cavalieri della Compagnia dello Zibellino, l'unità militare d'elite di Korvosa, alle dipendenze dirette del Siniscalco di Castel Korvosa. E in effetti, in quel momento stavano volando proprio in direzione della dimora dei reali della città-stato.

Ma una delle cavalcature sembrava essere in difficoltà - volava in maniera incerta, perdendo quota per poi tirarsi nuovamente su... e i fratelli Aldinn, con un misto di stupore e disgusto, si ritrovarono all'improvviso sotto una pioggia di sangue, che proveniva dall'ippogrifo barcollante. Mentre gli altri cavalieri e i loro alati destrieri proseguivano per la loro strada, l'ippogrifo ferito finì per soccombere, e malgrado i disperati sforzi del suo cavaliere, precipitò e si schiantò addosso ad un edificio, con risultati raccapriccianti.

Fu allora che Krea comprese il significato del caos che era esploso attorno a loro... e il sangue le si gelò nelle vene.

"Lacrime di Pharasma..." mormorò sconvolta, le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi sbarrati.

"E' morto... Re Eodred II di Korvosa... è morto..."      

        

oooooooooo 

 

CONTINUA...  

  

 

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Capitolo 5
*** Sull'orlo dell'anarchia ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

Risposte alle recensioni!

 

Farkas: E sembra che su Golarion ci siano più criminali con nomi assurdi che in altri mondi! Grazie per i complimenti… e sappi che Blackjack sarà importante più avanti nella saga!

L’aracnofobia è una delle paure più comuni, quindi immagino di conoscere anch’io molta gente che morirebbe di paura!

Su Golarion ci sono molti cattivi tragici come Nualia o affascinanti come i Signori delle Rune. Gaedren non era nessuna delle due cose. XD  Ah, già, e lì ho fatto un errore di stampa. Vedrò di correggerlo.

I tiefling sono, in pratica, l’opposto degli aasimar: laddove gli aasimar sono persone che discendono (alla lontana) da un angelo o comunque da una creatura soprannaturale del Bene, i tiefling sono persone che hanno come antenato un demone, un diavolo, un daemon o comunque un essere soprannaturale del Male. Detto questo, i tiefling non sono malvagi di per sé… ma molti lo diventano a causa della discriminazione che incontrano.

La situazione si sta facendo davvero complessa… e tra non molto vedremo che caos è scoppiato a Korvosa!

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 5 - Sull'orlo dell'anarchia

 

La notizia delle morte di Re Eodred II si era diffusa per tutta Korvosa con rapidità incredibile. I primi raggi di sole del mattino si erano appena fatti vedere oltre l'orizzonte, che già numerosi messi reali stavano facendo il giro dell'intera città per dare l'annuncio, e la guardia cittadina era già oberata di lavoro nel disperato tentativo di mantenere una parvenza di ordine e controllo in una città attraversata dalla tensione. Ma per quanto potessero godere dell'appoggio della Compagnia dello Zibellino, le forze dell'ordine di Korvosa erano semplicemente incapaci di far fronte a quanto stava accadendo. Gruppi di persone armate di sassi e strumenti da lavoro saccheggiavano i negozi rimasti incustoditi. I lavoratori del porto stavano abbandonando i loro posti. Navi di mercanti frustrati levavano gli ormeggi per non farsi coinvolgere nei disordini. Nelle strade, i cittadini più poveri stavano già litigando tra loro nel disperato tentativo di accaparrarsi gli ultimi sacchi di farina o gli ultimi pezzi di legna per il fuoco. La banca di Abadar aveva tenuto chiusi i cancelli, e tutti coloro che non erano scesi in strada armati di bastone e torcia, si erano invece tappati in casa, sperando di sfuggire alle folle senza controllo. Non c'era fine ai disordini e alle rivolte, rese ancora più violente dalla preoccupazione dei cittadini per l'ormai imminente successione al trono.

Nelle principali piazze di Korvosa, un nutrito numero di persone si era riunito per ascoltare l'annuncio dei messi della corona... e in quel momento, nella grande piazza di North Point, un giovane messaggero dall'aria impaurita stava muovendo i suoi passi incerti su un palco in legno, sotto lo sguardo nervoso ed inferocito di centinaia di cittadini di Korvosa, sentendosi come un condannato mentre si appresta a recarsi al patibolo. Il foglio di pergamena che stringeva in una mano  era spiegazzato per il modo in cui il messo lo stringeva, e mentre prendeva posizione al centro del palco, il giovane deglutì, sperando di poter tornare a casa tutto d'un pezzo.

"Popolo... di Korvosa..." esordì, cercando di farsi sentire oltre il brusio generale. Le persone si quietarono almeno un po', e questo diede al messaggero regale un po' più confidenza.

"E' mia... triste e sfortunata incombenza annunciare a tutti voi... che il nostro amato re, Eodred Arabasti II di Korvosa, dopo aver a lungo lottato con la malattia, è ora nelle braccia di Pharasma." annunciò, accolto da un cupo silenzio e dalle espressioni contrite di popolani, nobili, mercanti e di tutti coloro che erano riuniti nella piazza, e che ora piangevano la morte del sovrano. "Che la dea del fato lo accolga, e che il suo giudizio gli sia benevolo. Il nostro re è stato un sovrano equilibrato, saggio e capace... e mancherà senza dubbio a tutti noi."

Il brusio della folla si ridusse fino quasi ad un sussurro... e il messo, dopo essersi asciugato un po' di sudore dalla fronte, si apprestò a fare l'annuncio che più temeva...

"Il nostro amato re... non ha avuto figli nè eredi... nè ha fratelli o sorelle che possano ereditare la sua posizione." continuò. "Pertanto, come previsto dalle leggi della nostra città... ehm... il... il Trono Cremisi passerà alla sua consorte. Dichiariamo seduta stante che la regina consorte Ileosa Arabasti è ora la legittima sovrana di Korvosa. Gloria a Korvosa! Lunga vita alla regina!"

La reazione del popolo a questo annuncio fu... a dir poco esplosiva.

Il malcapitato messo fu costretto a ritirarsi quando una grandinata di pietre, spazzatura, urla ed insulti cominciò a piovere furiosa su di lui!

"IMPICCATE LA REGINA!"

"A MORTE L'USURPATRICE!"

"CHE ASMODEUS SE LA PORTI!"

In preda al panico, il messaggero lasciò cadere la pergamena che portava con sè e si ritirò disperatamente verso la strada che portava a Castel Korvosa, mentre la folla inferocita continuava ad imperversare...

 

oooooooooo

 

Nei momenti immediatamente successivi all'annuncio della morte del re di Korvosa, Krea e il suo gruppo si erano mossi con rapidità. Il loro primo obiettivo era stato quello di affidare i bambini al più vicino tempio di Sarenrae. E, come la giovane Varisiana aveva sperato, i chierici della dea del sole si erano fin da subito impegnati a cercare delle dignitose sistemazioni per i bambini - in particolare, trovare degli orfanotrifi affidabili in cui i bambini non avrebbero corso il rischio di essere nuovamente sfruttati da qualche criminale della stessa risma di Gaedren Lamm.

Dopo essersi ripromessi di controllare nuovamente come stessero i bambini, i cinque avventurieri e Deriu avevano consegnato Gruller Gamba-Ad-Uncino e Yargit Balko alla Guardia Cittadina di Korvosa, in modo che potessero essere adeguatamente interrogati. Infine, si erano recati alla casa di Zellara, nel tentativo di avere una conferma sui sospetti che avevano avuto fin da quando avevano trovato la testa della donna tra le cianfrusaglie e i tesori di Lamm.

Quello che avevano trovato al 3 di Lancet Street, dove Zellara aveva dato loro appuntamento, era stato sorprendente. La casa della donna era completamente abbandonata... e anzi, dava l'impressione che fossero ormai diverse settimane che nessuno ci viveva. Non c'era più alcun segno di cibo, di tappezzerie, di decorazioni, nè tantomeno di Zellara stessa. La mobilia era in pezzi, sparpagliata per la sala sotto una fitta coltre di polvere disturbata unicamente dalle impronte che i cinque avevano lasciato lì durante la loro prima visita.

E davanti a quello spettacolo desolante, il gruppo era rimasto in piedi sull'ingresso, a guardare esterrefatti le rovine di quella che una volta era stata la casa di una delle tante vittime di Gaedren Lamm...

"Qui... non c'è proprio nessuno. E' una casa abbandonata..." mormorò Runyar scuotendo la testa. Il nano fece un primo passo all'interno della sala, stando ben attento a non provocare un crollo, e dopo un attimo di esitazione, Krea lo seguì, cercando qualcosa che potesse metterli sulla giusta strada.

"Devi credermi, Deriu. Quando io e Krea siamo venuti qui, c'era una signora che ci viveva... o almeno, credevano che ci fosse." spiegò Rilo al fratello più piccolo, che si guardava attorno incuriosito. "Ci ha ospitato qui dentro, ha dato da mangiare e da bere a noi e ai nostri compagni... e ci ha persino fatto un'apprensura."

"Era una Varisiana come noi?" chiese il bambino, toccando con attenzione i resti di un comodino. Quando Krea disse di sì con la testa, Deriu sospirò e guardò verso il soffitto, nel quale si erano aperte delle grosse fessure attraverso le quali si vedeva il cielo notturno. "Capisco... quindi quella che avete visto qui... non era davvero la signorina Zellara."

"Era un fantasma, o cose del genere..." affermò Fedra. "E noi siamo stati il suo strumento con il quale ha vendicato sè stessa e suo figlio."

Rilo si grattò una tempia. "Beh, non che mi piaccia essere ingannato... ma se il risultato è che abbiamo tolto di mezzo un uomo come Gaedren, allora posso fare un'eccezione." rispose.

"Ricordami che dobbiamo dare ai suoi resti una sepoltura come si deve." affermò Krea. "Come si addice ad una nostra sorella Varisiana."

Rilo e Deriu annuirono, e i tre fratelli si misero in una fila ordinata, per poi congiungere le mani e chinare la testa, in quella che pareva essere una sorta di preghiera o ultimo saluto. "Riposa in pace, sorella Zellara." disse infine la maga-spadaccina. "Grazie per averci permesso di ritrovare il nostro caro Deriu. E spero che il fatto che sei stata l'ultima vittima di Lamm ti possa dare almeno un po' di conforto."

"Che Pharasma accolga anche te, e che tu possa raggiungere il riposo che meriti." continuò Rilo. Fedra, Runyar e Kostur rimasero in rispettosa attesa, aspettando che i tre fratelli avessero finito di dare l'ultimo saluto alla donna che aveva permesso loro di ritrovarsi.

Stavano ancora aspettando quando accadde qualcosa di sorprendente. Il mazzo dell'apprensura che Krea aveva trovato nel covo di Lamm, e che la giovane aveva portato con sè più per rispetto per Zellara che altro, cominciò ad illuminarsi, sprigionando una tenue luce azzurrina che gli avventurieri e Deriu riuscirono a vedere mentre filtrava dalla bisaccia di Krea. Con un moto di sorpresa, Krea sbattè gli occhi e restò a guardare stupefatta la misteriosa luminescenza... e andò a ripescare il mazzo di carte dalla bisaccia.

"Che succede?" si chiese la ragazza. "Signorina Zellara... forse vuole ancora dirci qualcosa?"

"Prova a mettere il mazzo sul tavolo, Krea." disse Kostur. Pur non essendo di discendenza Varisiana, il mezzorco conosceva bene gli usi e i costumi di quella gente, e aveva l'impressione di sapere cosa sarebbe successo.

Prontamente, Krea fece come Kostur le aveva detto e appoggiò sul tavolo il mazo di carte illuminato. L'aura di luce si espanse leggermente e immerse la stanza ormai desolata in un tenue bagliore azzurrino che diede per un attimo l'impressione che una parvenza di vita fosse tornata tra quelle mura abbandonate. Davanti agli occhi del gruppo, dei tenui fuochi fatui apparvero a mezz'aria e cominciarono a scendere al suolo, come neve luminosa... e Krea si allontanò di due passi dal mazzo di carte. Le sembrò quasi che la carta posta in cima al mazzo si stesse muovendo da sola, dando appena uno scorcio al tarocco che rappresentava...

"E adesso... che succede?" chiese meravigliata Fedra. "E'... previsto che durante un'apprensura si accendano tutte queste luci?"

"Ne dubito. Ma forse... forse ho capito cosa sta accadendo." disse Kostur, mentre una figura umanoide dall'aspetto familiare cominciava a materializzarsi davanti ai tre fratelli Aldinn... ognuno dei quali restò in silenzio e osservò l'apparizione farsi sempre più chiara.

Gli stessi lineamenti maturi, l'aspetto ancora piacente nonostante la non più giovane età, gli occhi vividi e i capelli neri, gli abiti semplici ma funzionali e il fazzoletto legato sulla testa... non c'era ombra di dubbio, quella era Zellara, che in qualche modo si era manifestata di nuovo di fronte a loro! Un refolo di vento spirò nella stanza, disperdendo l'odore di chiuso e portando alle narici del gruppo un vago odore di incenso e spezie.

Finalmente, quello che appariva essere il fantasma di Zellara si manifestò completamente, fluttuando senza peso sopra il mazzo dell'apprensura. La donna sorrise malinconicamente al gruppo, e Deriu fece un passo indietro prima di rassicurarsi e prendere fiato.

"Va tutto bene, Deriu." lo rassicurò Rilo, mettendogli una mano sulla spalla. "Lei... è la signora che ci ha aiutato a ritrovarti. Noi e i nostri amici ci siamo ritrovati qui, seguendo le indicazioni che lei ci aveva dato... e lei ci ha detto dove potevamo trovare quel bandito che ti ha rapito."

Il bambino alzò lo sguardo verso il fantasma di Zellara, che lo guardò sorridendo con espressione rassicurante. Krea poteva giurare che Zellara rivedeva in Deriu una versione più giovane di suo figlio, lo stesso figlio che aveva perso per colpa della crudeltà di Gaedren.

Dopo un attimo di esitazione, Deriu sorrise timidamente e chinò la testa in segno di ringraziamento. "Grazie, signora Zellara... credo... che saremmo stati persi senza di lei... tutti noi..." mormorò.

"Tutti noi dobbiamo qualcosa alla signora Zellara..." disse Krea, guardando i suoi compagni di squadra rimasti accanto all'uscio. "E' stata Fedra a porre fine per sempre alla crudeltà di Gaedren, vendicando così la sorella assassinata. Mastro Runyar ha scovato chi stava rovinando la reputazione della sua famiglia, e Kostur ha visto la fine di un malvivente che per anni è sfuggito alla giustizia di Korvosa. Per non parlare del fatto che abbiamo salvato i piccoli schiavi di quel verme e stiamo cercando di fare sì che abbiano un'educazione e un posto da chiamare casa."

Il fantasma di Zellara guardò i cinque avventurieri e il bambino riuniti nella sua vecchia casa... e dopo alcuni secondi fece un sorriso materno, che esprimeva bene tutta la consolazione che provava all'idea che la sua morte per mano di Gaedren non fosse stata inutile. Ora, almeno, i quartieri bassi di Korvosa avevano un carnefice in meno.

"Sono felice che quel poco che sapevo vi abbia aiutato a fare giustizia di Lamm." affermò. "E mi fa piacere che quell'uomo funesto non possa più fare del male a nessuno. Vi ringrazio... grazie a voi per tutto quello che avete fatto. Ma... temo che i problemi di Korvosa non siano ancora finiti."

"Assolutamente no." rispose Kostur scuotendo la testa. L'investigatore mezzorco si avvicinò al tavolo e chinò il capo in segno di rispetto. "Quindi, a quanto vedo, si tratta davvero di un fantasma. Sinceramente, non me l'aspettavo. Quando i nostri amici sono tornati dalla tana di Gaedren e ci hanno raccontato tutto... sono rimasto alquanto stupito all'inizio, ma poi ho pensato che fosse la sua precedente apparizione un fenomeno paranormale. Ma... lasciando perdere questi particolari... temo che lei abbia ragione quando afferma che i problemi di Korvosa non siano finiti. Re Eodred II è deceduto poche ore fa... e adesso la città è in subbuglio. Al popolo di Korvosa non va proprio giù il fatto che ad ereditare il Trono Cremisi possa essere la regina consorte Ileosa. E se devo essere sincero, non piace molto neanche a me."

"Quello che possiamo dire è... che il Trono Cremisi ha reclamato un'altra vittima." rispose Krea.

Fedra sbattè gli occhi. "Il Trono Cremisi? E perchè dici... un'altra vittima?"

"Il trono di Korvosa, quello su cui siedono tutti i regnanti... è chiamato il Trono Cremisi. E da quando Korvosa è diventata una monarchia indipendente, non è mai successo che il re o la regina di Korvosa morissero lasciandosi dietro un erede. L'unica regina di Korvosa che abbia mai avuto dei figli è stata Domina la Grande... e aveva già un figlio quando è salita al trono." spiegò Rilo. "Per questo dicono che sul Trono Cremisi grava una maledizione."

Runyar annuì cupamente. "Esatto. E anche re Eodred II è morto senza eredi." continuò. "Il che vuol dire che, secondo le leggi di Cheliax sotto le quali Korvosa è stata fondata... il trono va al parente più prossimo del defunto re. In questo caso, la regina consorte, Ileosa Arabasti."

"Capisco..." rispose Fedra pensierosa. Si rendeva conto di quanto le usanze del mondo di superficie le fossero ancora sconosciute, e ringraziò Desna tra sè di aver trovato un gruppo di persone che potessero darle una mano ad orientarsi in quell'ambiente sconosciuto.

Il fantasma di Zellara annuì. "E' come dite voi. E il motivo per cui la città è in preda all'anarchia, è che la regina consorte Ileosa non è mai stata popolare." affermò. "Ma i problemi di Korvosa... vanno oltre la semplice successione al trono. Presto una grande oscurità scenderà sulla nostra città... e in questi tempi difficili, voi potreste essere l'unica speranza che Korvosa abbia di resistere."    

"Come?" esclamò Krea sbalordita, mettendosi protettivamente davanti ai suoi fratelli più piccoli. "A-Aspetti un momento, signora Zellara! Io e Rilo siamo rimasti coinvolti in tutto questo perchè volevano ritrovare Deriu!"    

"E io volevo soltanto vendicare mia sorella. E ci sono riuscita." replicò Fedra con evidente allarme. "Non... non sono venuta qui per farmi coinvolgere nelle beghe degli abitanti della superficie!"

Davanti allo stupore e all'incredulità delle due ragazze, Zellara sorrise pazientemente. "Vi comprendo, mie giovani compagne di strada. In questo momento, vi sembra tutto così tanto più grande di voi. Ma purtroppo... gli eventi si sono già messi in moto da molto tempo, e non è possibile fermarli semplicemente tirandosene fuori. Credetemi... non avrei scelto voi se non fossi stata sicura che aveste le capacità di risolvere la crisi che Korvosa sta per attraversare. Ma non preoccupatevi... anche se per adesso non sono in grado di offrirvi troppe spiegazioni, sarò con voi, al momento del bisogno. Prendete il mio mazzo dell'apprensura. Grazie al legame che ho con esso e con la nostra città, sarò in grado di aiutarvi a portare un po' di ordine in questo caos. Grazie per tutto quello che avete fatto per me... e sappiate che da questo momento in poi, sarò io ad aiutare voi. Che la strada vi sia propizia, futuri eroi di Korvosa..."

"Hey, aspetta un momento..." Kostur cercò di richiamarla, ma ormai era tardi. Lo spirito di Zellara chinò la testa in segno di saluto e di rispetto, e poi scomparve lentamente, venendo letteralmente assorbito nel suo mazzo di carte, e la luce azzurrina che pervadeva la stanza desolata si ridusse rapidamente ad una tenue aura attorno alle carte. Attoniti, i cinque avventurieri e Deriu si avvicinarono alle carte, guardandole come se avessero timore che da un momento all'altro prendessero vita... ma niente. Il mazzo restava inerte, a parte quella luce azzurrina che lo circondava...

"Beh, come ho detto... questa situazione è molto più complicata di quanto pensassi." affermò Krea dopo qualche istante. "Futuri eroi di Korvosa? Di cosa stava parlando?"

"Non lo so... ma secondo me dovremmo comunque portarci dietro il suo mazzo dell'apprensura." rispose Rilo. "Non lo so... ho questo presentimento che sia importante. Molto importante."

Krea sospirò e riprese il mazzo di tarocchi che era appartenuto a Zellara, per poi metterlo nuovamente nella sua bisaccia. La giovane non era per niente sicura di come sarebbero andate le cose, e con Korvosa in preda al subbuglio per la morte del re, e l'ascesa al trono di una figura impopolare come Ileosa, il futuro sembrava veramente incerto.

Tuttavia, c'erano alcune cose sulle quali anche lei era sicura, cose che andavano fatte quanto prima. Dopo aver fatto un po' di ordine nei suoi pensieri, la giovane maga-spadaccina si schiarì la voce e si rivolse ai suoi compagni. "Va bene... allora... potreste gentilmente aspettarci? Io, Rilo e Deriu dobbiamo tornare dalla nostra famiglia... è già da troppo tempo che Deriu manca da casa, e vorrei almeno dare loro questa buona notizia prima che Korvosa venga travolta dal caos. Poi... immagino che cercheremo di restituire quella spilla agli Arabasti, vero?"

"Non appena la situazione si sarà calmata almeno un po'. In questo momento, con tutti i disordini che si sono scatenati per le strade di Korvosa, sarebbe impossibile anche solo avvicinarsi a Castel Korvosa. Dobbiamo decidere un posto dove incontrarci, e stabilire un giorno e un'ora." rispose Runyar.

Kostur disse di sì con la testa. "Bene... allora credo di potervi dare io un luogo dove incontrarci. Nella piazza di fronte all'Acadamae, fra tre giorni, a mezzogiorno.  Da lì ci muoveremo e arriveremo abbastanza rapidamente a Castel Korvosa. E annunceremo le nostre intenzioni apertamente, senza ambiguità. Sarà il modo migliore di farci ricevere e dare prova della nostra buona fede." rispose il mezzorco. "Giusto per stare sicuri, credo che sia meglio ideare una parola d'ordine..."

"Hmm... idea! 'I drachi mangiano gli imp', che ne dite?" chiese Fedra con un sorrisetto acuto. Gli altri fecero una breve risata bonaria - si trattava in effetti di uno spettacolo che si vedeva abbastanza spesso nei pressi dell'Acadamae, la più prestigiosa scuola di magia di Korvosa, specializzata in magie di evocazione, che rappresentavano una parte obbligatoria del curriculum di ogni studente. Spesso, alcuni studenti evocavano degli imp, diavoli di basso rango dall'Inferno a Nove Cerchi, ma non riuscivano a controllarli, e i mostriciattoli finivano per liberarsi e provocare disordini nei quartieri attorno all'Acadamae.

E visto che gli imp erano sfuggenti e difficili da colpire con armi che non fossero fatte d'argento, era arduo per la guardia cittadina eliminare quei minuscoli diavoli... almeno finchè gli imp non si imbattevano in un draco domestico, un tipo particolare di drago, lungo non più di una trentina di centimetri, i cui artigli e denti erano in grado di superare le difese di un imp ed ucciderlo senza difficoltà. Le battaglie tra drachi domestici ed imp erano quasi all'ordine del giorno in quel distretto.

"Va bene allora. Fra tre giorni, davanti all'Acadamae." rispose Rilo, mentre lui e i suoi fratelli si apprestavano ad andarsene. "Mi raccomando, state attenti. Ora come ora, non riesco a pensare ad un posto meno sicuro delle strade di Korvosa."

Fedra sorrise lievemente e fece un segno dell'okay al giovane stregone. "Tu non ti preoccupare, Rilo. So come muovermi in questa città... anche se preferirei farlo di notte. E sono sicura che i nostri due compagni non avranno difficoltà neanche loro, giusto?" rispose. Runyar grugnì e storse il naso, mentre Kostur fece spallucce. "Okay, okay... ci vediamo dove abbiamo detto fra tre giorni, e ricordate la parola d'ordine!"

"Grazie, ragazzi! A presto, e buona fortuna." Kostur salutò i tre fratelli Varisiani, che si voltarono giusto il tempo necessario per ricambiare e si diressero verso la loro nuova casa, ppermettendosi finalmente di sperare e sorridere tra loro dopo quei giorni di tensione ed ansia.

Anche se Korvosa sembrava essere sull'orlo dell'anarchia, almeno la loro famiglia era di nuovo unita...

 

oooooooooo

 

La famiglia Aldinn, fino a poco tempo prima, aveva potuto vantare un titolo nobiliare e delle importanti risorse finanziarie. Anche se non erano certo tra coloro che muovevano e decidevano i destini di Korvosa, gli Aldinn avevano un bel po' di risorse anche nell'ambito della politica interna della città-stato, e la vita che conducevano era senz''altro invidiabile.

Ma anche per una famiglia nobile, la fortuna può avere dei rovesci improvvisi.

Una serie di affari andati male, anche per colpa dell'interferenza di terze parti provenienti da Cheliax. Gli alleati di un tempo che se ne vanno. I rovesci di fortuna dei mercati. Una serie di sfortunate concause che aveva fatto sì che la famiglia Aldinn perdesse man mano le sue ricchezze e il suo titolo nobiliare. Adesso, la famiglia si era trasferita in una nuova casa nel distretto della Costa Sud, dignitosa ma non certo all'altezza della grande mansione in cui abitavano prima... ed era proprio lì che Krea, Rilo e Deriu si erano recati di gran carriera, smaniosi di dare la buona notizia ai loro genitori.

"Mamma! Papà! Ce l'abbiamo fatta! Deriu è tornato!" Krea non aveva nessuna voglia di aspettare per dare la buona notizia, e la annunciò a gran voce non appena varcata la porta di casa. I tre fratelli fecero irruzione nel salone di casa Aldinn, una graziosa abitazione su due piani, arredata con mobili di una certa qualità e con un grande camino addossato ad un muro. In quel momento, la signora Ylena Aldinn era seduta vicino al camino spento, intenta a leggere un libro con espressione persa nel vuoto... e l'arrivo improvviso dei suoi figli le fece fare un salto per la sorpresa. Ma questa si trasformò ben presto in gioia e sollievo quando il piccolo Deriu entrò nel salotto con delle ampie falcate e si gettò nell'abbraccio della sua mamma!

"Mamma! Sono qui!" esclamò il piccolo, una frazione di secondo prima di venire accolto in un abbraccio di gioia e liberazione. "Sono qui, mamma! Sono tornato! Krea e Rilo mi hanno salvato!"

"Deriu! Piccolo mio, sei tornato!" esclamò Ylena, una donna di circa quarant'anni, con lunghi e ricci capelli neri e la carnagione olivastra tipica dei Varisiani, vestita di un abito lungo e dall'aspetto non troppo elegante ma pratico. "Tesoro! Credevo che non ti avrei mai più rivisto! Sono così sollevata! Krea, Rilo... siete... siete stati magnifici! Non... non so come avete fatto... ma siete stati fantastici! Senza di voi... non so come sarebbe finita!"

"Non... non c'è bisogno di ringraziarci tanto, mamma." rispose Krea, sentendo di nuovo la sensazione degli occhi che le pizzicavano. Era un momento di estrema gioia e commozione, e nessuno di loro si fece problemi a versare qualche lacrima liberatoria. Di solito, storie come quelle non avevano un finale così lieto. "Noi... ci siamo dati da fare... abbiamo seguito tutte le tracce che avevamo su quel dannato Lamm... e poi... grazie ad una nostra sorella Varisiana... siamo riusciti a trovare dove si nascondeva!"

"Che cosa? Avete... avete scoperto dove si nascondeva quel dannato bandito?" esclamò una voce maschile calda e profonda. In quel momento, sulla porta del soggiorno apparve un uomo di mezza età dal fisico ancora prestante, con la pelle scura e i capelli neri tagliati corti con un grosso ciuffo sulla fronte, e un paio di baffi ben tenuti, vestito di una elegante camicia bianca a maniche lunghe con sopra una sorta di gilet di raso blu sul quale era cucito uno stemma che ricordava una colomba con le ali spiegate. Un paio di pantaloni lunghi dello stesso colore e un paio di scarpe nere completavano il suo abbigliamento, e ad un fianco portava uno stocco ben forgiato riposto in un fodero nero dalle decorazioni dorate. "Ragazzi... Krea, Rilo... Deriu! Non sapete quanto sia sollevato! Temevo che vi sarebbe successo qualcosa di terribile, a cercare tra le vie malfamate di Korvosa!"

"Papà!" esclamò Rilo, accettando l'abbraccio affettuoso del padre. Vergiliu Aldinn, il capofamiglia, abbracciò con gioia i suoi figli, e per diverso tempo, genitori e figli rimasero dov'erano, godendosi un meritato ritrovo.

"Ragazzi miei... non sapete quanto siamo felici che sia andato tutto bene..." disse Vergiliu con un sorriso radioso, che però non riusciva a nascondere la sua preoccupazione. Chiaramente, anche lui e sua moglie erano venuti a sapere quello che era successo mentre Krea e Rilo erano impegnati a salvare il fratellino più piccolo. "Ma è stato un azzardo, ragazzi, ve ne rendete conto, spero. Sono felice che ci siate riusciti... e che quel maledetto bandito non possa più fare del male a nessuno. Ma se vi fosse accaduto qualcosa? Io e la mamma... non avremmo più potuto darci pace per questo."

"Io... me ne rendo conto, papà." rispose Krea con un sospiro malinconico. "Ma... non vedevamo che altra scelta avessimo... le autorità di Korvosa non avevano nè il tempo nè la voglia di occuparsi di Lamm, e tutti coloro a cui ci siamo rivolti hanno rifiutato di aiutarci per colpa di quel maledetto. Dovevamo fare qualcosa, anche se questo voleva dire esporci noi stessi a qualche rischio. E poi... alla fine è andato tutto bene, no? Noi Varisiani non siamo gente che si preoccupa troppo del se, giusto?"

Ylena ridacchiò brevemente e si asciugò gli occhi. "Nostra figlia ha ragione, caro. Abbiamo ritrovato Deriu, proprio quando temevamo di averlo perso per sempre... e i nostri ragazzi sono tornati tutti sani e salvi. Credo che almeno per adesso... possiamo esserne contenti, giusto?"

"Vero, vero..." disse Vergiliu con un sorriso sollevato. "Ma... resta il fatto che adesso Korvosa è in subbuglio. Re Eodred II è morto, e a succedergli è stata proprio quella sua squinzia di Cheliax. Siamo nelle mani di una donnetta capricciosa che gioca a fare la regina, e ovviamente tutto questo non piace alla gente di Korvosa."

"Temevo che sarebbe potuta accadere una cosa del genere..." disse Krea. "Ma... non immaginavo che sarebbe stato così presto. La salute di re Eodred... dev'essersi aggravata di colpo."

Rilo si sedette vicino al camino vuoto. "Certo, era già da tempo che era compromessa. Ma è vero, nessuno si aspettava che morisse così, all'improvviso." commentò. "E poi, il fatto che nessun rimedio magico è riuscito a guarirlo..."

"C'è decisamente qualcosa che non va, secondo me." disse Krea scuotendo la testa. La giovane maga-spadaccina si guardò attorno, e vide che i suoi genitori e i suoi fratelli più piccoli avevano un'espressione che, pur non dicendo una parola, faceva ben capire che la pensavano allo stesso modo. "Ma... in questo momento, la cosa più importante è cercare di non farsi coinvolgere nel caos che è scoppiato. Abbiamo già avuto abbastanza emozioni forti, per oggi."

"Tra l'altro, abbiamo un'altra notizia che potrebbe interessarvi." disse Rilo. "Sapete, quando siamo andati a cercare nella tana di Gaedren, abbiamo trovato... tra le tante cose di valore che quel verme aveva rubato in tutti questi mesi... una spilla di gran valore. E uno dei compagni che ci hanno dato una mano... l'ha riconosciuta come una spilla che appartiene alla nostra famiglia reale! Se la restituiamo, sicuramente ci verrà una buona ricompensa, come minimo. E chissà... forse è un po' troppo presto per sperare fino a questo punto, ma... beh, potrebbe essere che se ci rendiamo abbastanza utili, la regina ci assumerà come uomini di fducia, e la nostra famiglia avrà la possibilità di tornare ai fasti di una volta!"

"Secondo me stai correndo un po' troppo, fratellino..." disse Krea con una breve risata. Vergiliu sorrise e alzò gli occhi al cielo, segno che anche lui pensava che l'idea di Rilo fosse un po' improbabile. "Detto questo... beh, se ci potessimo rendere utili, sicuramente avremmo un lavoro ben pagato. Con i rovesci di fortuna che la nostra famiglia ha avuto in questi ultimi tempi, abbiamo davvero bisogno di un po' di buone notizie e di un impiego affidabile."

"Potrebbe essere pericoloso... voglio dire, lavorare come agenti per la nostra nuova regina in un periodo così difficile..." disse Deriu.

Rilo strizzò gentilmente un occhio. "Beh, non sarebbe il primo rischio che corriamo. E poi... chi può dirlo, compiendo alcune missioni per conto della regina, avremo la possibilità di imparare di più sui nostri poteri magici, e diventerà più semplice e meno rischioso portare a termine le altre missioni!"

"Come ho detto, Rilo, mi sa che stai correndo un po' troppo." commentò Krea. "Per adesso... la cosa importante da fare è restituire quella spilla alla nostra nuova regina e intascare la ricompensa. Dopodichè... vedremo se ci si presenterà qualche buona occasione. In ogni caso... non credo che sia il caso di andare in giro per Korvosa adesso, con tutta questa gente bellicosa che gira per le strade. Aspettiamo un po'... e poi abbiamo appuntamento con i nostri compagni nella piazza di fronte all'Acadamae. Da lì andremo a Castel Korvosa e vedremo di restituire quella spilla."

"Ma per adesso... credo proprio che ci godremo qualche giorno in famiglia!" continuò Rilo con un sorriso gioioso.

Ylena annuì e arruffò i capelli di Deriu, che emise un verso di sorpresa e cercò come poteva dirimettersi a posto la chioma. "Giusto. E per festeggiare il ritorno di Rilo... mi sembra giusto preparare il vostro piatto preferito! Il nostro impareggiabile stufato di lenticchie piccante!"

Krea non potè fare a meno di lanciare un gridolino di vittoria, sentendosi un po' tornare bambina. "Yu-huuu! Grazie, mamma! Io lo adoro, quel piatto!"

"Anche se ti riempie di aria come un vecchio mulo?" chiese Rilo con un sorriso sfacciato. Krea sbattè gli occhi e si sfregò la nuca con espressione imbarazzata, prima che l'intera famiglia esplodesse in una risata liberatoria, un modo per esorcizzare finalmente tutta la tensione e la paura che li avevano accompagnati fino a quel momento. Anche se per Korvosa la crisi era appena iniziata, in quel momento la famiglia Aldinn era contenta di essersi riunita. Ogni altra considerazione poteva attendere in seguito.

E tuttavia, mentre osservava la sua famiglia che esultava per il ritrovamento del piccolo Deriu, Vergiliu Aldinn cominciava a chiedersi se non stesse per arrivare il momento di parlare ai suoi figli più grandi della tradizione Varisiana di cui anche loro facevano parte. Non poteva dirlo per certo... ma aveva la sensazione che quello in cui Krea e Rilo si erano imbarcati fosse soltanto il primo passo su una strada molto più lunga, difficile e pericolosa...

 

oooooooooo

 

Tre giorni dopo...

Dopo i disordini e le violenze che avevano immerso Korvosa nel caos, la situazione si era calmata, almeno un po'. Le tensioni che correvano per le strade di Korvosa erano ancora palpabili, e ogni tanto si sentiva ancora la notizia di qualche ribellione su piccola scala... ma la Guardia Cittadina e la Compagnia dello Zibellino erano riuscite in qualche modo a riprendere il controllo della situazione... grazie soprattutto all'intervento dei Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid, cosa che non era andata per niente a genio agli alti graduati dell'esercito della città-stato. Korvosa non aveva mai dimenticato le sue origini come avamposto del famigerato Impero di Cheliax (di cui i Cavalieri Infernali erano tra i rappresentanti più temuti), e la presenza di quel gruppo di fanatici in armatura non faceva che ricordare alla gente di Korvosa un passato di cui non andare certo fieri, e una minaccia che continuava ad incombere su di loro, tanto più ora che Korvosa non poteva più contare sull'abilità politica di re Eodred.

Certo, nessuno con un briciolo di buon senso credeva davvero che la sovrana di Cheliax, Sua Maestà Infernale Abrogail Thrune II, avrebbe mosso guerra a Korvosa... ma c'erano molti modi per rovinare una nazione, anche senza attaccarla direttamente. E c'era da scommettere che la temuta despota li conosceva tutti o quasi.

La comandante della Guardia Cittadina, il maresciallo Cressida Kroft, e il leader della Compagnia dello Zibellino, il capitano Marcus Endrinn, avevano dato voce alle proprie riserve nel lasciare che i Cavalieri Infernali si occupassero di mantenere l'ordine a Korvosa, ben consapevoli dei loro metodi brutali, ma nel caos che era seguito alla dipartita di re Eodred II, le loro rimostranze erano state ignorate - e il fatto che Korvosa fosse tornata relativamente sicura in un lasso di tempo così breve rendeva la gran parte delle persone poco incline a discutere sui risultati.

In questo clima di tensione, dopo essersi assicurati che la situazione per le strade di Korvosa si fosse normalizzata abbastanza, Krea e Rilo Aldinn si erano finalmente incontrati con i loro tre compagni nello spiazzo antistante all'Acadamae, uno dei pochi luoghi di Korvosa che sembrava essere stato per lo più risparmiato dai disordini e dalla violenza dilagante. L'unica ad essere un po' in ritardo era Fedra, ancora poco avvezza alla luce del sole e poco familiare con le mille strade di Korvosa.

La parola d'ordine era servita egregiamente allo scopo di riconoscersi e ritrovarsi, e una volta che il gruppo si fu ritrovato, Kostur fu in grado di guidare tutti verso Castel Korvosa - gli unici due incidenti di percorso erano stati due imp che erano scesi in picchiata sui ragazzi per tormentarli, ed erano stati ben presto cacciati via dall'arrivo di due drachi domestici; e un sedicente profeta dall'aspetto folle che aveva avvicinato di colpo il quintetto, proclamando che "l'occhio di Groetus si era spostato dall'Ossario fino a Korvosa", o altre sciocchezze di questo genere. Se non altro, quando aveva cercato di agguantare Fedra, la caligni era stata molto chiara nello spiegargli che se avesse cercato di farle qualcosa, il prossimo a presentarsi al cospetto di Pharasma sarebbe stato lui. Questo aveva rapidamente indotto l'invasato a più miti consigli.

Nel corso del cammino, i cinque avevano passato il tempo discutendo tra loro e cercando di scoprire quanto più possibile sui loro nuovi compagni. Krea e Rilo non avevano avuto problemi a rivelare la loro discendenza da una famiglia Varisiana che aveva costruito una piccola fortuna grazie ad una serie di affari andati bene, ma che negli ultimi anni era caduta vittima di una serie di sfortunate circostanze che avevano fatto sì che gli Aldinn perdessero il loro titolo nobiliare e gran parte della loro fortuna. Kostur, da parte sua, aveva raccontato un po' di aneddoti sulla guardia cittadina di Korvosa, in particolare le investigazioni a cui lui aveva partecipato nel tentativo, purtroppo fallito, di catturare il famigerato "killer della serratura", il più temuto serial killer della storia della città.

Anche Runyar, superando le reticenze tipiche dei nani, era stato abbastanza generoso nel raccontare diversi aneddoti dei suoi studi religiosi nella banca di Abadar (che, data la natura di Abadar di divinità del commercio, ne era anche la chiesa lì a Korvosa). L'unica a non dire molto su di sè era stata Fedra - si era limitata a dire che lei e sua sorella maggiore Kendra erano andate via dalla loro comunità di caligni, situata nelle profondità delle Terre di Cenere, e avevano raggiunto Korvosa nella speranza di soldi facili. Invece, si erano imbattute in Gaedren Lamm...

A quel punto, Fedra aveva interrotto il racconto, e prima che Rilo potesse chiederle di andare avanti, Kostur aveva fatto fermare il gruppo, e aveva mostrato loro la destinazione a cui si stavano dirigendo.

Castel Korvosa era un edificio monumentale, un autentico capolavoro di architettura, con mura e torri che salivano quasi fino al cielo, dominando l'intera città portuale con la loro imponenza. Sembrava quasi una piccola città nella città, e il suo aspetto immacolato contrastava nettamente con il caos che ancora ribolliva nelle strade. L'intera struttura era resa ancora più imponente dal fatto che sorgeva sulla base di quella che in tempi antichissimi era stata una enorme piramide, risalente ai tempi dell'antica Thassilon. Ancora di recente, Krea e Rilo avevano sentito delle voci riguardanti il fatto che quella piramide, di cui ora restava soltanto il basamento e di cui uno spigolo era crollato, fosse stata in realtà la reggia di Lady Sorshen, la Signora delle Rune della Lussuria, e che da lì la temuta regina avesse governato sui suoi domini di Eurythnia. E nonostante quell'immensa piramide fosse ormai caduta in rovina, le aggiunte e le riparazioni fatte da abili e talentuosi architetti di Korvosa avevano reso Castel Korvosa uno dei luoghi più impressionanti e riconoscibili di tutta Varisia.

"Molto bene, ci siamo." disse Kostur con un cenno di assenso. "Da qui, quello che dobbiamo fare è salire la Grande Rampa e raggiungere il cortile pubblico, dove dovremo aspettare che i membri della guardia cittadina ci avvicinino e ci concedano udienza. Comunque, non preoccupatevi per questo. Sono abbastanza sicuro che la mia presenza renderà le procedure un po' più spedite. Dopotutto, sono io stesso un membro della guardia cittadina."

"Quello che si dice il vantaggio di avere un amico nelle forze dell'ordine, vero, agente Kostur?" scherzò Krea. Il gruppo si fece una breve risata mentre il mezzorco li guidava lungo un'immensa rampa di gradini di pietra che saliva verso uno degli ingressi più piccoli ai cortili interni del castello. Di fronte alla soglia, dopo aver salito una gradinata di marmo apparentemente infinita, erano di guardia alcuni soldati armati di balestra, uno dei quali si avvicinò immediatamente al gruppo ansimante per chiedere cosa fossero venuti a fare.

"Fermi!" esclamò il soldato, tenendo la balestra carica e puntata. "Dichiarate i vostri intenti."

Rilo ebbe un piccolo sobbalzo di sorpresa alla vista della balestra puntata contro di lui, ma Kostur gli fece cenno di restare tranquillo, poi estrasse una medaglietta argentata a forma di scudo e la presentò al soldato. "Kostur Kyle, investigatore della guardia cittadina." si presentò. "Siamo qui per restituire a Sua Maestà qualcosa che le appartiene. Non vi preoccupate. Garantisco per i miei accompagnatori."

La guardia guardò sorpresa il medaglione e si assicurò che fosse autentico, poi fece cenno ai suoi colleghi di abbassare le balestre. "Va bene, investigatore. Consegnate ogni vostra arma e seguiteci." rispose. "Sua Maestà Ileosa ha ordinato di far passare i gruppi di avventurieri in cerca di impiego che sembrano degni di fiducia."

Kostur sbattè gli occhi in un'espressione appena visibile di sorpresa. Era convinto che sarebbe riuscito a velocizzare la pratica, ma non certo fino a questo punto. La nuova regina di Korvosa doveva essere davvero sicura di sè, o terribilmente ingenua, per consentire l'accesso alla sua reggia così facilmente.

Un gruppo di guardie dall'aria nervosa, armate di balestre e spade lunghe, si riunì per scortare il gruppo all'interno di Castel Korvosa. In egual misura intimoriti ed affascinati dal luogo in cui si trovavano, Krea e Rilo si guardarono attorno mentre passavano attraverso stanze lussuose, decorate in maniera complessa ed opulenta. Ancora ricordavano la loro vecchia casa, prima che la loro famiglia cadesse in disgrazia, e ricordavano bene come fosse spaziosa ed elegante... ma non era davvero niente in confronto a quello che appariva adesso davanti ai loro occhi.

Finalmente, il gruppo raggiunse il terzo piano di Castel Korvosa e raggiunse un'anticamera contenente numerosi cimeli della famiglia Arabasti - in particolare, lo standardo della famiglia Arabasti, una rappresentazione di un palazzo attorniata da alcune picche che puntavano verso il cielo; e una serie di lance da giostra ordinate accuratamente su una rastrelliera. Davanti ad una grande porta scarlatta a doppio battente si trovava, come se stesse già aspettando il gruppo, una giovane donna dai lunghi capelli neri che indossava un'elaborata corazza a piastre rossa, con tanto di manicotti e schinieri, e portava al fianco un'impressionante sciabola dall'elsa ingioiellata, chiaramente un'arma magica. La sua bellezza era solo parzialmente disturbata da un paio di cicatrici, una sulla fronte e una sulla guancia sinistra, che certamente non avevano danneggiato i suoi splendenti occhi verdi dall'espressione acuta e penetrante.    

Non appena vide arrivare il gruppo scortato dai soldati, la donna annuì cortesemente. "Salute a voi, cittadini. Sua Maestà Ileosa mi ha avvertito che presto sareste arrivati." disse con voce chiara. "Io sono Sabina Merrin, guardia del corpo e servitrice di Sua Maestà Ileosa Arabasti, legittima sovrana di Korvosa dopo la sfortunata scomparsa di suo marito Eodred II. Mi è stato comunicato che avete qualcosa da restituire alla nostra sovrana. Questo corrisponde al vero?"

Runyar frugò brevemente in un risvolto interno della sua veste e ne tirò fuori la spilla che Krea aveva trovato nel covo di Gaedren, per poi mostrarla a Sabina. "Proprio così, Lady Merrin. Questa spilla è di proprietà della nostra sovrana, e siamo qui affinchè venga restituita alla sua legittima proprietaria." affermò. Con passi lenti e misurati, il nano sacerdote si avvicinò a Sabina e le consegnò la magnifica spilla.

La giovane donna sorrise e chinò la testa per dare al quintetto il benvenuto a Castel Korvosa, poi fece cenno alle guardie di andarsene. "Molto bene. Voi, tornate alle vostre regolari mansioni." ordinò. "Questi giovani non sono qui per minacciare la nostra regina."

I soldati, nonostante avessero ancora qualche incertezza, obbedirono all'ordine di Sabina e si ritirarono dopo aver fatto un saluto... e la guardia del corpo della regina, dopo aver dato un'altra occhiata al gruppo in modo da farsi una prima idea delle loro capacità, si avvicinò alle doppie porte della sala del trono e diede un annuncio. "Mia Regina, le persone che stavate aspettando sono venute. Portano con loro il gioiello che credevamo perduto."

Krea non riuscì a nascondere un moto di emozione quando sentì una chiara voce femminile rispondere dalla grande sala. "Molto bene. Dì loro che hanno il mio permesso di entrare. Li riceverò immediatamente."

Sabina fece un cenno con la testa, e spinse leggermente una delle doppie porte, dando un piccolo scorcio dell'interno della sala del trono di Korvosa...

"Molto bene, fedeli cittadini. Preparatevi ad incontrare Sua Maestà, la nostra nobile regina Ileosa Arabasti."

 

oooooooooo

               

CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Al servizio del Trono Cremisi ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 6 - Al servizio del Trono Cremisi

 

"Preparatevi ad incontrare Sua Maestà, la nostra nobile regina Ileosa Arabasti."

Krea prese un bel respiro mentre il gruppo seguiva Sabina Merrin all'interno della sala del trono di Castel Korvosa. Fino a pochi giorni prima, non avrebbe mai osato immaginare che avrebbe avuto l'onore di trovarsi alla presenza di un sovrano di Korvosa, men che meno di avere l'opportunità di parlargli. Ma con la confusione che stava travolgendo la sua città in questi ultimi tempi, sembrava proprio che ciò che una volta poteva sembrare impossibile si stesse avverando. Quali altre sorprese li attendevano, prima che a Korvosa tornasse una parvenza di ordine?

Trattenendo l'emozione, Krea Aldinn si mise alla testa dei suoi compagni mentre entravano nella grande sala del trono.

Nel giro di pochi passi, si ritrovarono in un magnifica sala, riccamente decorata con affreschi, mosaici e arazzi pendenti di seta color rosso vivo. Tre vetrate istoriate sulle finestre rappresentavano scene di re e regine del passato di Korvosa, e in un angolo si trovava un enorme camino, la cui mensola aveva la forma di un enorme albero di pietra che aveva esteso i suoi rami fino al soffitto. Contro la parete opposta, su una bassa predella di granito, sedeva il Trono Cremisi stesso: un trono di ferro, drappeggiato con sete rosso intenso e vellutati cuscini color cremisi.

Seduta su quel seggio regale, si trovava la nuova sovrana di Korvosa, la regina Ileosa Arabasti - una visione di bellezza e dignità regali, che spiccavano ancora di più per il contrasto con l'elegante abito nero e il velo dello stesso colore che indossava in segno di lutto per la morte del marito. Un paio di occhi acuti osservavano con attenzione il gruppo che si schierava sotto il Trono Cremisi e si piegava su un ginocchio in segno di rispetto e sottomissione, e in quel momento, Krea e Rilo riuscirono a dare un'occhiata più da vicino alla regina. Era ancora più giovane di quanto non avessero immaginato, e non doveva avere certo più di 22 o 23 anni, con una pelle candida e lineamenti armoniosi che il velo che indossava non riusciva a nascondere completamente. I suoi capelli rossi erano pettinati in maniera elaborata e al tempo stesso elegante, incorniciando il suo volto attraente e rendendo in qualche modo ancora più penetrante il suo sguardo. Krea sentì per un attimo su di sè quell'espressione inquisitrice, e si riscoprì ad aver trattenuto il fiato in un momento di apprensione.

"Avevo sentito dire che la regina consorte Ileosa... non era esattamente un'aquila. Eppure, a guardarla da qui, mi viene l'impressione che fosse tutta una calunnia." pensò tra sè, lo sguardo che restava fisso verso il pavimento, in modo da non dare l'impressione di essere temeraria o impertinente. Certo, un'espressione simile non era tipica di una persona stupida o sventata, come i detrattori di Ileosa spesso la dipingevano...

"Vostra Maestà," esordì finalmente Sabina rompendo il silenzio. "Questi Vostri fedeli sudditi sono riusciti a ritrovare la preziosa spilla che Vi era stata rubata. Sono venuti qui per restituirVela, nella speranza che questo ritrovamento sia di buon auspicio per la Vostra amata città."

Ad un cenno di Ileosa, la guardia del corpo della regina salì la breve gradinata che portava al Trono Cremisi e si genuflesse a sua volta, mentre porgeva la preziosa spilla alla regina, tenendo il gioiello con entrambe le mani. Ileosa ricevette la spilla e la osservò per un attimo... poi, si rivolse alla sua guardia del corpo e fece un piccolo sorriso.

"Ti ringrazio, mia fedele Sabina. Puoi alzarti." disse Ileosa con voce calma e melodica. Sabina fece come le era stato detto, e nonostante il suo desiderio di contenersi, non potè impedirsi di fare un breve ma radioso sorriso alle parole di Ileosa. Osservando la breve scena, Kostur e Krea si resero immediatamente conto che per Sabina non era semplicemente una questione di svolgere il proprio dovere nei confronti della corona: la giovane in armatura provava un autentico rispetto e devozione personale verso la sovrana.      

Lentamente, Ileosa si volto verso il quintetto. "Avete anche voi i miei più sinceri e sentiti ringraziamenti per aver ritrovato questo prezioso gioiello." scandì la regina. "Questa spilla mi è stata sottratta non troppo tempo fa, e ad onor del vero non mi ero fatta illusioni che mi fosse restituita. Eppure oggi, in questo giorno di dolore e raccoglimento, voi venite a me con un atto di gentilezza. La restituzione di questa spilla è qualcosa di più che un atto onorevole. Questo per me rappresenta ispirazione. Rappresenta speranza."

La regina strinse a sè il gioiello ritrovato e chiuse gli occhi, in un'espressione di rilassatezza e sollievo. "Io amo Korvosa, come la amava il mio povero marito." proseguì. "La sua morte ha scioccato me quanto la nostra città, ma nonostante il dolore per la sua improvvisa perdita, non lascerò che la sua eredità finisca con la sua morte, e non lascerò che Korvosa venga sconvolta dal caos. In questo momento, Korvosa si trova in bilico sull'orlo del baratro, un disastro che i suoi stessi cittadini stanno provocando. E questi disordini non possono continuare. Come se non bastasse, il fedele Siniscalco di Castel Korvosa, Neolandus Kalepopolis, è scomparso nel corso di questi disordini, e di lui si sono perse le tracce... temiamo che sia caduto vittima di qualche sommossa."

Aprì gli occhi, fissando nuovamente il gruppo... e Krea sentì su di sè quello sguardo penetrante ed acuto, al punto da provare una certa soggezione. "Voi, come devoti cittadini di Korvosa, mi avete già reso un grande favore nel restituirmi questo gioiello in questo giorno buio, e per questo sarete giustamente ricompensati. Tuttavia, io ritengo che forse voi potrete servire ancora meglio la nostra amata città. Sarà per voi un modo di aiutare Korvosa ad uscire da questa difficile situazione, aiutando nel contempo i vostri concittadini e voi stessi. Potrete godere del favore della corona, di un impiego sicuro, e anche di sostanziali gratifiche e ricompense, se saprete dimostrarvi all'altezza dei vostri compiti. Siete interessati a questa proposta?"

Krea sbattè gli occhi in un'espressione di sorpresa. Certo, Rilo aveva già paventato una possibilità come questa, ma Krea non si aspettava di sentirsela fare dalla sovrana di Korvosa in persona. E l'idea di lavorare per la corona era molto interessante, doveva ammetterlo. Le potenziali ricompense erano allettanti, anche se non era un lavoro privo di rischi... ma del resto, pensò tra sè la ragazzina Varisiana, quale lavoro era del tutto sicuro? Se lei e Rilo fossero riusciti a distinguersi... sarebbe stata una possibilità per la loro famiglia di risollevarsi dai loro rovesci di fortuna, e chissà... magari anche recuperare i loro titoli nobiliari! Con l'appoggio della corona di Korvosa, le possibilità che si aprivano davanti a loro erano enormi!

"Vostra Maestà..." disse infine Krea, cercando di pesare bene le parole. "La Vostra offerta è alquanto generosa. E... come avete detto Voi, anch'io sono preoccupata per la mia città, e sono sicura che mio fratello Rilo qui presente la pensa allo stesso modo."

"E'... è proprio come dice mia sorella." rispose il ragazzino. "Noi... ehm... vorremmo fare il possibile per aiutare Korvosa in questa difficile situazione. E... penso che lavorare per la corona sarebbe un ottimo modo per aiutare i nostri concittadini, e al contempo, anche noi stessi. Anche se... non posso parlare a nome dei nostri compagni. Chiaramente, loro faranno le loro scelte." Tra sè, Rilo sperava che anche i loro compagni fossero d'accordo con la proposta della regina. In particolare Fedra...

"Io accetto, Vostra Maestà." rispose quasi subito la caligni, per la gradita sorpresa di Rilo. "Riconosco che le motivazioni che mi hanno spinta fin qui erano... personali... ma sono comunque interessata alla Vostra proposta."

Runyar disse di sì con la testa. "Anch'io accetto. La mia famiglia ha servito fedelmente la corona di Korvosa per molte generazioni. E per me, questo è un modo di proseguire questa tradizione. Vostra Maestà, se questa è la Vostra offerta, anch'io Vi servirò con devozione." rispose. Krea non potè trattenere un sorriso divertito. Per i nani, rispettare la tradizione era quasi un obbligo religioso.

Compiaciuta per le risposte che aveva ricevuto finora, Ileosa annuì lentamente, e l'ombra di un sorriso divenne visibile dietro il suo velo nero. "Mi fa piacere sentire queste risposte." affermò, per poi voltarsi verso Kostur. "E per quanto riguarda voi, investigatore Kyle? Anche voi siete interessato?"

Il robusto mezzorco si schiarì la voce, ancora non del tutto sicuro. "Vostra Maestà, il rispetto che io provo per il Vostro ufficio e la Vostra posizione è indiscutibile. In condizioni normali, io non avrei dubbi ad accettare. Ma la mia posizione mi fa venire qualche riserva." rispose. "Vedete, Maestà... come Voi saprete già, io lavoro come investigatore nella guardia cittadina di Korvosa. La mia preoccupazione è che essere al Vostro servizio potrebbe risultare in una sovrapposizione di compiti, o in difficoltà se ricevessi delle direttive contraddittorie. E questo lo dico con il massimo del rispetto."

"Comprensibile." rispose Ileosa con calma. "Lodo la vostra franchezza e la vostra devozione all'ordine e al vostro compito. Ma le posso assicurare, investigatore Kyle, che la vostra nuova posizione servirà a snellire la burocrazia e le consentirà di svolgere meglio il vostro lavoro. Farò pervenire quanto prima al maresciallo Cressida Kroft, l'attuale comandante della guardia cittadina, tutte le direttive del caso. In questo modo, sarà più difficile che si verifichino disguidi o altri problemi di questo tipo."

Kostur restò in silenzio per qualche secondo, pensando attentamente alla proposta... e infine, alzò la testa e annuì lentamente. "Vi ringrazio per la disponibilità, Vostra Maestà. In questo caso, anch'io accetto la Vostra proposta." rispose.

La notizia non potè che fare piacere a Krea, che non riuscì a trattenere un sorriso di gioia. "Splendido! Così saremo di nuovo una squadra!" pensò tra sè la maga-spadaccina.

Ileosa prese un profondo respiro e alzò la testa, in modo da osservare attentamente i suoi ospiti. "Eccellente. Darò disposizione alla qui presente Sabina..." disse, al che la sua guardia del corpo fece un profondo inchino. "...affinchè domani veniate condotti a Cittadella Volshyenek sotto scorta armata. Fatevi trovare domani mattina davanti alla Grande Rampa, verso l'ora decima. Da lì, verrete scortati fino alla vostra destinazione. Il maresciallo Cressida Kroft riceverà presto la notizia del vostro arrivo. Al momento, come potrete immaginare, i suoi contingenti sono in grave penuria di operativi, e certamente il maresciallo apprezzerà la collaborazione di individui di comprovata etica e abilità come voi. Ora... se voleste scusarmi, avrei bisogno di ritirarmi nelle mie camere private. Questi ultimi giorni sono stati difficili anche per me. Ancora una volta, vi ringrazio per la gentilezza che avete dimostrato, e spero vivamente che sia un promettente inizio del vostro servizio alla corona."

Detto questo, la sovrana si alzò dal trono con un movimento lento e solenne, e Sabina prese da dietro il trono uno scrigno d'argento e lo porse al gruppo di Krea. Con un po' di esitazione, la giovane Varisiana sollevò il coperchio, sgranando gli occhi alla vista dei contenuti - lo scrigno era pieno di monete d'oro da poco forgiate, ognuna delle quali recava il simbolo sacro di Abadar (una grossa chiave dorata) su un lato, e la rappresentazione di un veliero con le vele spiegate sull'altro. Erano tirate a lucido al punto che sembravano riflettere la luce, e i cinque avventurieri rimasero per diverso tempo ad osservarle con meraviglia. Era ancora più di quanto si aspettassero di guadagnare per aver semplicemente recuperato un gioiello.

"Questa è la vostra ricompensa, da condividere in parti uguali tra i membri del vostro gruppo." affermò Sabina. "E sarà soltanto il primo di una serie di ricompense che potrete guadagnare grazie alla vostra abnegazione e alla vostra abilità. "Korvosa si aspetta molto da voi. E io stessa attendo l'occasione di vedere con i miei occhi di cosa sarete capaci. Grazie infinite, e a buon rendere."

Ileosa chinò leggermente il capo, poi si allontanò verso le sue camere private con un elegante movimento del suo abito funerario, lasciando il gruppo a contemplare la loro nuova posizione, e le strade che adesso si aprivano davanti a loro...

 

oooooooooo   

 

Poche ore dopo, nella nuova casa degli Aldinn, i due figli maggiori avevano versato alla famiglia la loro ricompensa - non meno di seicento monete d'oro - e avevano dato la notizia del loro nuovo impiego, parlando con evidente entusiasmo delle possibilità che si stavano aprendo davanti a loro.

"E così, abbiamo accettato." Krea stava finendo di raccontare ai loro genitori e al fratello più piccolo. "Adesso ci sarà bisogno della giornata di oggi per fare tutte le dovute pratiche, ma quando sarà stato fatto, Rilo e io inizieremo a lavorare per la sicurezza di Korvosa. Sarà un modo per aiutare la nostra città in questo momento di caos, e anche per guadagnarci qualcosa! Se dovessimo fare un buon lavoro... chissà, potremmo anche permettere alla nostra famiglia di recuperare i nostri titoli! Non sarebbe una gran bella cosa?"

"E così, in pratica, voi lavorerete nella guardia cittadina?" replicò il piccolo Deriu. "Forte! Così anche voi darete una mano a fermare i criminali!"

Ylena Aldinn non sembrava troppo entusiasta all'idea. "Beh... per come la mettete adesso, in effetti sembra una bella idea. Ma vi rendete conto anche voi che potrebbe essere un impiego pericoloso. Soprattutto in questo periodo." rispose lei. 

I due fratelli più grandi non poterono negare che aveva la sua parte di ragione. "Questo... è vero." affermò Rilo con espressione pensierosa. "Ammetto che aiutare a mantenere l'ordine a Korvosa non sarà propriamente un compito di tutto riposo. Ma noi... insomma, non siamo esattamente indifesi. Tutti e due sappiamo usare un po' di magia, e Krea sa tirare di scherma... e poi, non siamo da soli. Con noi ci saranno anche gli altri tre che ci hanno aiutato a ritrovare Deriu."

"Esatto." continuò tranquillamente Krea. "Staremo attenti, questo è certo. Cercheremo di non metterci in situazioni pericolose se possibile. Ma sono convinta che andrà tutto bene. Credo che sarà vantaggioso sia per la nostra famiglia che per la nostra città."

Vergiliu e Ylena restarono in silenzio, a riflettere su quello che i loro due figli maggiori avevano detto... e infine, Vergiliu sospirò e guardò entrambi negli occhi. "Rispetto le vostre decisioni, ragazzi miei. Ma state molto attenti." si raccomandò. I due ragazzi risposero con un cenno affermativo, fatto quasi in sincronia... e a quel punto, il capofamiglia decise di cambiare argomento. "Visto che ci troviamo... siete stati alla presenza della nostra nuova regina, giusto? Che impressione avete avuto di lei?"

La domanda, fatta un po' a bruciapelo, lasciò Krea stupita per un attimo. "Che impressione... ehm... beh, come posso dire..." rispose la ragazzina. "Insomma... se devo essere sincera, non mi è sembrata poi tanto male come dicono. Magari non ha esperienza come governatrice, ma è per quello che ci sono i consiglieri... anche se temo che il siniscalco di Castel Korvosa sia scomparso."

"Sì... ho sentito dire anch'io una cosa del genere... che si fossero perse le tracce del siniscalco Kalepopolis, durante queste turbolenze." rispose Ylena. "Spero che lo ritrovino vivo. O se non altro, che ci siano altri in grado di supportare la nostra nuova regina e farle comprendere l'importanza del suo compito. Migliaia di persone dipendono da lei."

"Ci saremo anche noi a cercare di far sì che il regno di Sua Maestà Ileosa sia un periodo di prosperità per tutta Korvosa." rispose Rilo. "Domani andremo a Cittadella Volshyenek, dove si trova il quartier generale della guardia cittadina. Lì incontreremo il nostro nuovo capo... e ci affideranno la nostra prima missione, assieme ai nostri compagni. Vedrete che andrà tutto bene."

"Ne sono sicuro!" rispose Deriu. "So che i miei fratelli faranno un ottimo lavoro!"

I tre fratelli ci risero su, e Vergiliu annuì silenziosamente. I suoi ragazzi stavano crescendo, e si stavano assumendo delle grandi responsabilità, ma davano l'impressione di essere pronti ad affrontarle.

Sperava soltanto che non si sbagliassero riguardo la loro prima impressione della nuova regina...  

 

oooooooooo

            

Il giorno dopo...

Come da accordi, il gruppo si era ritrovato di fronte alla Grande Rampa, e pochi minuti dopo era arrivata una diligenza condotta da alcuni soldati dell'esercito di Korvosa, per portare i cinque avventurieri a Cittadella Volshyenek. Era stato un momento di eccitazione per tutti loro, anche se comprensibilmente Kostur e Runyar erano stati un po' più distaccati.

Nel corso del viaggio, avevano passato il loro tempo conversando tra loro... e Rilo, in particolare, aveva cercato di avviare una conversazione con Fedra, che sembrava starsene per conto suo, forse non del tutto sicura di come iniziare un discorso. Cercando di sembrare più naturale possibile, il giovanissimo stregone si schiarì la voce e le pose una domanda.

"Fedra, chiedo scusa..." disse, cercando di attirare la sua attenzione e rompere il ghiaccio. Quando la caligni lo osservò incuriosita, Rilo la prese come un permesso di andare avanti. "L'altro giorno avevi detto qualcosa che mi ha incuriosito. Tu e tua sorella... provenite da un logo sotterraneo nelle Terre di Cenere, se non ricordo male."

"Ah? Beh, sì, è proprio così." rispose la ragazzina dalle pelle candida, facendo una smorfia quando alcuni raggi di sole riflessi le illuminarono il viso. "La mia nascita... è stata un po' una sorpresa per la mia 'famiglia'. Di solito, noi caligni siamo figli unici."

Rilo annuì, ma si fece un'annotazione mentale di documentarsi meglio su quello che Fedra aveva appena detto. Quindi, di solito i caligni non avevano più di un figlio? Era per qualche loro strana caratteristica fisica? "Capisco... e dove vivete, per l'esattezza? Voglio dire... i continenti sotterranei di Golarion, ovunque si trovino, non sono propriamente luoghi ospitali."

Fedra ci pensò un po' su prima di rispondere. "Ecco... immagino che a questo punto, dovrei fare una precisazione." affermò, notando che adesso aveva attirato l'attenzione degli altri membri del gruppo. Tanto meglio, pensò tra sè Fedra. In fondo, prima o poi avrebbe comunque dovuto dirlo. "Noi caligni non siamo una razza vera e propria. Non siamo in grado di riprodurci. Ogni tanto, noi nasciamo da due membri del Popolo Oscuro, i discendenti degli Azlanti sopravvissuti che, circa diecimila anni fa, si sono rifugiati nei sotterranei di Golarion per sfuggire al Cataclisma. O almeno, questo è quello che ci è sempre stato raccontato."

"Il... Popolo Oscuro?" chiese Krea stupefatta. Sì, aveva già sentito parlare di loro e delle loro origini, un po' di tempo fa... ma non immaginava che fossero legati ai caligni in quel modo. "Ma allora... fammi capire, di solito da due membri del Popolo Oscuro nasce un altro della stessa razza... ma ogni tanto nasce un caligni? E' così che funziona?"

"Precisamente." rispose Fedra senza esitazione. "E' un po' lunga da spiegare, e non so se potrebbe interessarvi, ma in pratica, noi caligni siamo ciò che rimane di quel gruppo di Azlanti che è sfuggito al Cataclisma rifugiandosi nei sotterranei di Golarion."

"E tu e tua sorella... provenite dalle Terre di Cenere." continuò Rilo.

Fedra annuì. "Esatto... da un'enclave del Popolo Oscuro nascosta più di cinquanta metri sotto la superficie. E credetemi, non è facile sopravvivere nelle Terre di Cenere, neanche sotto terra. E' un inferno che può raggiungere temperature pazzesche, e trovare l'acqua può diventare una vera impresa nei mesi estivi. E' anche per questo che io e mia sorella abbiamo cercato di trasferirci a Korvosa..." Si interruppe e guardò verso il pavimento della diligenza, ancora persa nel ricordo della sorella morta.

"Mi... mi dispiace... non volevamo farti ripensare a Kendra..." si scusò Rilo. Stava per mettere un braccio attorno alle spalle di Fedra, ma si trattenne, temendo che la giovane caligni non avrebbe apprezzato quel gesto di confidenza. La caligni, per fortuna, fece un piccolo sorriso e gli fece cenno di non preoccuparsi.

Runyar, dal canto suo, era curioso di sapere una cosa. "Hmm... e non è che per caso... avete avuto dei contatti con le tribù di Shoanti delle Terre di Cenere?"

"Hmm... qualche volta, con il Lyrune-Quah." rispose Fedra, citando il cosiddetto Clan della Luna, che si diceva aver cresciuto i migliori arcieri e cacciatori delle tribù Shoanti. "Ma gli Shoanti di solito restano in superficie, quindi i contatti non erano frequenti."

"Capisco. Beh, la mia era semplice curiosità." disse il nano chierico, riflettendo su quello che aveva sentito. Di tanto in tanto, purtroppo, si sentiva ancora a Korvosa di tensioni tra gli abitanti e la minoranza Shoanti, e Runyar conosceva bene la storia che c'era stata tra i coloni di Cheliax e gli abitanti originali della regione di Korvosa... una storia di cui, a distanza di secoli, gli Shoanti non si erano dimenticati.

La discussione era proseguita per qualche minuto ancora, finchè la diligenza non si fermò, e le guide non annunciarono che erano giunti a destinazione. Ansiosa di iniziare il suo nuovo impiego, Krea controllò il suo equipaggiamento, si assicurò di avere ciò che serviva e fece cenno al resto del gruppo di scendere. Il veicolo si era fermato alle porte di una piccola cittadella nel distretto di Midland, affacciata sul porto di Korvosa, e due soldati scortarono i cinque avventurieri al suo interno, facendo cenno alle poche guardie rimaste là dentro che era tutto regolare. In effetti, notò Krea, erano rimasti a Cittadella Volshyenek soltanto lo stretto indispensabile di uomini perchè continuasse a funzionare - la stragrande maggioranza dei membri della guardia cittadina erano di ronda in città, cercando di mantenere una parvenza di ordine, e quei pochi soldati che si vedevano in giro erano nervosi e stressati a causa del superlavoro a cui erano costretti.

Il gruppo venne condotto in un cortile che dava accesso ad un piccolo ufficio, e uno dei loro accompagnatori si avvicinò alla porta e bussò educatamente. Un attimo dopo, una voce femminile dal timbro forte nonostante l'evidente stanchezza rispose dall'interno. "Prego, entrate. Si tratta del gruppo di cui ho ricevuto notizia da Sua Maestà, immagino."

"Maresciallo Kroft, signora." rispose prontamente il soldato. "Il gruppo di esperti reclutato da Sua Maestà è arrivato. Come ci è stato comunicato."

"Va bene..." rispose la voce del maresciallo Kroft dall'interno. "Prego, potete entrare."

Con un cenno della testa, il soldato assentì e aprì la porta dell'ufficio, in modo da dare accesso ad una stanza di piccole dimensioni ma ben arredata, alla cui scrivania di legno duro sedeva una donna che doveva aver superato da poco la trentina d'anni, con i capelli neri tagliati corti e vestita dell'uniforme rossa degli alti graduati di Korvosa, con un paio di stivali alti fino al ginocchio dello stesso colore. Una spada finemente cesellata, riposta in un fodero nero dalle decorazioni argentate, era appoggiata al fianco della sua scrivania, assieme ad uno scudo argentato splendidamente decorato con i simboli araldici di Korvosa - un medaglione azzurro affiancato da un ippogrifo rampante e da un delfino che spiccava un salto. Il suo volto aveva un contegno deciso, anche se si vedeva che doveva essere da qualche giorno che non dormiva.

Cercando di apparire quanto più decisa ed efficiente possibile malgrado la stanchezza, il maresciallo Cressida Kroft si voltò verso il gruppo e fece loro cenno di venire avanti. "Benvenuti. Voi dovete essere gli agenti speciali di cui ho ricevuto notifica dalla comandante Sabina Merrin." affermò. "Io sono Cressida Kroft, comandante della guardia cittadina di Korvosa. Vogliate scusare il disordine. In questo periodo ci sono stati molti problemi ed imprevisti, e non ho avuto il tempo di badare a certe formalità. Ma accomodatevi pure. Discuteremo meglio i termini del vostro impiego."

In effetti, notarono i cinque avventurieri mentre entravano nell'ufficio della comandante Kroft e si sedevano su altrettante sedie che chiaramente erano state già preparate in anticipo, la scrivania era coperta di documenti che erano stati messi da parte e non erano ancora stati messi negli appositi raccoglitori, e sicuramente erano già da diversi giorni che non veniva fatta pulizia. Non che Krea se la sentisse di dare la colpa al maresciallo - in quel momento, con tutti i problemi che aveva la loro città, sicuramente Cressida non si era permessa il lusso di mettere in ordine.

La comandante fece cenno agli accompagnatori che andava tutto bene, e i soldati fecero un saluto e si ritirarono, lasciando Krea, Rilo e i loro compagni nell'ufficio assieme alla comandante Kroft, che finalmente tirò un sospiro di sollievo, si sedette alla sua scrivania e si rivolse nuovamente a loro. "Come ho detto, benvenuti a Cittadella Volshyenek. Persone volonterose e competenti come voi sono esattamente ciò di cui Korvosa ha bisogno in questo momento. E sicuramente voi, essendo stati per le strade, avete sperimentato in prima persona quando sia caotica la situazione là fuori. Siamo stati costretti, con molta riluttanza, a farci mandare dei rinforzi dai Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid, e ancora adesso, la situazione è estremamente tesa ed instabile. Il vostro aiuto è quindi una manna dal cielo... ma prima di cominciare, vorrei sentire anche le vostre presentazioni. Il rapporto della comandante Merrin è stato esaustivo, non c'è niente da dire, ma dal momento che lavoreremo a stretto contatto, mi piacerebbe conoscervi meglio."

"Ne saremo molto onorati, maresciallo Kroft." rispose Krea, sorridendo gentilmente. Questa donna le stava già facendo una buona impressione, anche se Krea non era stata esattamente entusiasta di molti membri della guardia cittadina che aveva incontrato. "Il mio nome è Krea Aldinn, e sono una magus. Al mio fianco c'è mio fratello minore Rilo. Lui è uno stregone, e spero che la nostra magia e le nostre abilità possano essere utili a Korvosa."

Cressida annuì con evidente interesse. "La famiglia Aldinn, dunque. Sì, è un nome che non mi è nuovo." affermò. "Siete Varisiani, giusto?"

Rilo annuì rapidamente, non del tutto sicuro di cosa volesse dire quella domanda. I suoi timori dovevano essere abbastanza evidenti, oppure Cressida doveva essere un'ottima osservatrice, in quanto il maresciallo si prodigò immediatamente di tranquillizzare i due fratelli. "Sia ben chiaro che non ho pregiudizi contro i Varisiani o gli Shoanti. La mia era una domanda a titolo di pura curiosità personale."

"Certo... certo, capisco, maresciallo Kroft." rispose il giovane stregone, ora decisamente più tranquillo. "Farò anch'io del mio meglio per risolvere i problemi di Korvosa."

"Il mio nome è Fedra, e sono una caligni delle Terre di Cenere." continuò la ragazzina dalla pelle candida. "Possiamo dire che sono specializzata in infiltrazioni e furtività."

Runyar annuì con pazienza, e si presentò a sua volta. "Il mio nome è Runyar, umile servitore di Abadar, protettore dell'ordine e della civiltà." affermò. "Come tale, sento che è mio dovere fare la mia parte per questa città."

"E infine... il mio nome è Kostur Kyle, e già prima di oggi ho lavorato per due anni per la guardia cittadina come investigatore." si presentò il mezzorco. "Sono onorato di avere questa occasione per poter fare di più per i miei concittadini."

Cressida osservò attentamente i cinque avventurieri e fece una rapida valutazione. Sì, decise, quel quintetto poteva essere proprio quello di cui Korvosa aveva bisogno. "Ottimo. Ogni forma di aiuto che possiamo ricevere da cittadini onesti come voi può essere utile. Se ne siete disposti, mi piacerebbe molto mantenere i vostri servizi come agenti della guardia cittadina. Non c'è bisogno di dire che sarete ben ricompensati per questi servizi. Per adesso, ognuno di voi prenda un distintivo, che lo identificherà come un membro cadetto della guardia. Grazie a questi distintivi, potrete snellire molte pratiche e farvi riconoscere come agenti della regina." Prese una piccola scatola di legno posta al suo fianco e la aprì, rivelando al suo interno cinque distintivi argentati a forma di scudo, ognuno delle dimensioni giuste per stare comodamente nel palmo di una mano.

"La ringraziamo sentitamente, maresciallo Kroft." rispose Rilo. Fece un breve inchino prima di prendere il suo distintivo, come fecero anche i suoi compagni, e la comandante della guardia cittadina annuì in segno di approvazione, permettendosi un piccolo sorriso di soddisfazione dopo lo stress degli ultimi giorni.

"Ottimo. Ora siete a tutti gli effetti dei membri della guardia cittadina di Korvosa." disse Cressida. "E ho già una missione per voi."

"Siamo tutti orecchie!" rispose Krea.. per poi sgranare gli occhi e correggersi. "Ah... ehm... chiedo... chiedo scusa, maresciallo Kroft, volevo dire... ehm... sì, prego, ci dica pure."

Il resto del gruppo - tranne Runyar - fece una breve risata a denti stretti, con grande imbarazzo della giovane magus... e anche Cressida dovette soffocare una risatina. "Heh... non si preoccupi, signorina Aldinn, non sono così formale da fissarmi su queste sciocchezze!" affermò divertita. "Comunque, per parlare del vostro compito... Purtroppo, con la situazione attuale, molte guardie hanno disertato le loro posizioni, più preoccupate per i loro amici e le loro famiglie che per la città. E io certo non posso biasimarli... ma non tutti i disertori hanno questa scusante. E tra questi c'è il sergente Verik Vancaskerkin."

"Vancaskerkin, eh?" pensò tra sè Kostur. "Non è la prima volta che sento questo nome..."

Cressida fece una pausa, in modo da assicurarsi che le sue nuove reclute avessero compreso il discorso fino a questo momento. "Il sergente Vancaskerkin, purtroppo, è qualcosa di più di un disertore. Ha convinto un gruppo di suoi colleghi e sottoposti che Sua Maestà Ileosa sarà la rovina della nostra città... e al momento, abbiamo bisogno che tutte le nostre guardie lavorino con noi, per superare questa crisi. Un disertore è qualcosa di peggio che una risorsa perduta - è un'infezione." continuò.

"Certo... questo lo comprendiamo." disse Kostur con un cenno del capo.

La comandante della guardia cittadina sospirò e si massaggiò la fronte. "Al momento, purtroppo, non posso richiamare dal servizio nessuna delle truppe che mi rimangono per affrontare il problema di Vancaskerkin. E comunque preferirei non far interagire con lui le mie guardie. Temo che possa convincere altre di loro a disertare, o che qualche soldato troppo zelante lo uccida senza dargli la possibilità di spiegarsi. No, ho bisogno di persone che abbiano talento e siano imparziali, come voi."

Krea annuì di nuovo, comprendendo quale sarebbe stata la loro prima missione. "Faremo in modo di essere degni della sua fiducia, maresciallo Kroft." disse la ragazzina Varisiana. "Quindi immagino che il nostro compito sia di catturare il sergente Vancaskerkin."

"Precisamente." rispose Cressida. "A quanto ne so, Vancaskerkin e i suoi uomini si sono rifugiati in una macelleria abbandonata nel distretto di Northgate - un negozio chiamato 'Tutta La Carne Del Mondo'. E' lì che dovete cercarlo. Sarebbe preferibile catturare i disertori vivi, in particolare lo stesso Vancaskerkin, in modo che possano  essere adeguatamente interrogati. Detto questo, se veniste attaccati con forza letale, siete chiaramente autorizzati a difendervi. Inoltre, cercate di scoprire perchè Verik ha disertato. Potrebbe essere molto importante. Riportate qui il sergente Vancaskerkin vivo, e ci sarà per ognuno di voi una lauto premio."

"Va bene..." rispose Krea. "Cercheremo di trovare questo Vancaskerkin il prima possibile, e di riportarlo indietro vivo e in buona salute. Non la deluderemo, maresciallo Kroft!". Detto questo, le cinque nuove reclute fecero un saluto, che la comandante ricambiò rapidamente, e cominciarono a dirigersi ordinatamente verso l'uscita.

Una volta rimasta nuovamente da sola nel suo ufficio, Cressida Kroft sospirò e si sedette alla sua scrivania, per poi dare un'occhiata ad alcuni rapporti rimasti davanti a lei. Per la maggior parte, si trattava di rapporti fatti da alcune delle sue pattuglie nei vari distretti di Korvosa, ma c'era un foglio, scritto in bella grafia, che la preoccupava in maniera particolare.

La comandante della guardia cittadina lesse nuovamente la lettera... e in particolare, la firma che recava, quella del suo collega ed amico personale Marcus Endrinn, il comandante della Compagnia dello Zibellino. Le notizie che dava non erano confortanti... i fondi per la sua unità erano stati ridotti, e molti dei cavalieri si trovavano sempre più nella posizione di non poter mantenere i loro ippogrifi. La tensione stava crescendo sempre di più... e Cressida doveva ammettere che aveva paura che entro breve si sarebbe giunti ad un punto di non ritorno.

Sperava solo che Marcus non si lasciasse prendere la mano da questa difficile situazione...

 

oooooooooo

 

"Molto bene... credo che questo potrebbe essere un buon posto per cercare qualche informazione in più sul sergente Vancaskerkin e il suo gruppo di disertori." commentò Kostur, dopo aver dato un'occhiata all'insegna di una taverna, non molto lontana dalla macelleria abbandonata che il maresciallo Kroft aveva indicato loro. Il luogo appariva ancora frequentato ed animato, nonostante l'atmosfera di tensione che ancora si respirava a Korvosa, e di tanto in tanto si sentiva provenire un'imprecazione, una risata o il canto di qualche ubriaco. Forse non era un caso che gran parte di ciò che Krea e i suoi compagni sentivano erano commenti su quanto Korvosa fosse andata al diavolo, o sul fatto che la nuova regina avrebbe dovuto restarsene a Cheliax a farsi il trucco...

Krea diede un'occhiata all'edificio, ancora relativamente in buono stato. Fece cenno ai suoi compagni di tenere ben nascosti i loro distintivi, e di tirarli fuori soltanto se fosse stato proprio necessario, poi si avvicinò guardinga all'ingresso della taverna, attirandosi le non proprio gradite attenzioni di qualche avventore che stava seduto ad un tavolo vicino. Per fortuna, la presenza del resto del gruppo, e in particolare di un mezzorco dal fisico prestante, fece sì che non tentassero nulla.

"Okay..." sussurrò Krea mentre entrava nella taverna. Sentì Fedra sospirare di sollievo al momento di entrare in un posto in cui non fosse continuamente esposta alla luce del sole. "Vediamo un po' se riusciamo a scoprire qualcosa su questo Verik Vancaskerkin. Magari qui troviamo qualcuno che lo conosce bene e ci può dare informazioni utili. Comunque, fate finta di niente. Dobbiamo dare l'impressione di essere un gruppo di avventori."

"Va bene. Auguri, ragazzi." disse Runyar. Dopo qualche cenno di intesa, il gruppo si disperse, ognuno recandosi da una parte della taverna. Kostur raggiunse il banco, dove un uomo sulla trentina d'anni, di chiara etnia Varisiana, vestito di ciò che rimaneva di un'uniforme della guardia cittadina di Korvosa, era seduto con espressione desolata, il mento appoggiato sul bancone e un boccale di idromele mezzo vuoto stretto in una mano...

Il mezzorco sospirò e scosse la testa. Non serviva avere le sue capacità di osservazione per comprendere che quell'uomo aveva alzato parecchio il gomito. Sicuramente si trattava di un membro della guardia cittadina che aveva visto lo stato pietoso della città e si era lasciato andare alla disperazione per la sua impotenza. Guardandolo un po' più da vicino, Kostur comprese subito che non molto tempo prima, quell'uomo doveva essere stato un tipo in gamba, scattante, sveglio... ora invece sembrava un relitto umano, con quell'uniforme incrostata di sporcizia, la barba incolta e un'inconfondibile tanfo di sudore ed alcol che lo circondava. Ma era senza dubbio la sua espressione quella che colpiva di più - non c'era luce nei suoi occhi, solo una cupa rassegnazione. Era l'espressione di un uomo che stava per abbandonare ogni speranza.

Senza dare nell'occhio, il mezzorco si sedette accanto alla guardia ubriaca, che emise un grugnito inarticolato quando si accorse della sua presenza. Subito, un oste dall'aria nervosa si avvicinò, e Kostur gli diede un po' di monete d'argento e ordinò una birra.

"Aaaah..." mormorò l'uomo seduto accanto a lui, distraendo finalmente la sua attenzione dall'alcol. "Già... coshì shi fa... quando ti rendi conto... che queshta scccittà scccta diventando un sccccesso... non puoi fare altro... che trovare rifugio... nella birra..."

Un po' sorpreso dall'intervento dell'uomo, Kostur si schiarì la voce. "In realtà io avrei solo un po' di sete, e comunque non credo che mi tratterrò qui più di tanto." rispose. "Ora... non per farmi gli affari suoi, ma... non credo che restare seduti in una taverna ad ubriacarsi sia il modo migliore per risolvere i problemi della nostra città."

"Eeeee cosssscccca puoi farsssschi?" rispose l'uomo, la voce strascicata. "Queshto poshto... è uno shchifo... Shempre peggio... Non shi sci può scalvare...Aaaah, i bei tempi... quando ero un allievo... hic... del grande... Vencarlo Orishini..."

Kostur sbattè gli occhi sorpreso. Aveva sentito bene? Quel tizio era un allievo... di Vencarlo Orisini, uno dei più grandi maestri spadaccini di Korvosa? Certo non ne dava l'impressione in quel momento... ma Kostur si rimproverò per aver giudicato un libro dalla copertina, senza aspettare di saperne di più. Un errore che un investigatore come lui non avrebbe dovuto commettere.

"Shu, shu... non shi shtiamo a penshare... fasshiamoshi una bevuta inshieme, eh, Neffi? In nome dei vecchi tempi... hic!" continuò l'ubriaco. Senza rendersi bene conto di quello che faceva, mise un braccio attorno alle spalle di Kostur, evidentemente scambiandolo per un vecchio amico. Il mezzorco sbattè gli occhi e storse leggermente il naso quando la puzza di alcol lo raggiunse come uno schiaffo in faccia. Poi, resosi conto dell'equivoco, cercò di risolvere la situazione in maniera diplomatica.

"Chiedo scusa, signore, ma temo che lei abbia sbagliato persona." rispose gentilmente. Non cercò neanche di districarsi dalla presa dell'uomo, immaginando che avesse bisogno di un po' di supporto. "Il mio nome non è Neffi... comunque, se lei volesse parlare con qualcuno, io sono disponibile."

Queste parole incominciarono a fare breccia nello stato di ubriachezza del soldato, che sbattè gli occhi appannati dall'alcol e guardò con attenzione Kostur. "Hmmm? Ma cosha... hic... che cosha dishi mai, amico? Non ti ricordi di... hic... del tuo vehhio amico Grau? Grau... hic... Sholdado? Shi shiamo conoshuti a Sandpoint... hic... tanti anni fa... ricordi?"

Grau Soldado? Kostur sgranò gli occhi in un'espressione di sorpresa. Non lo aveva riconosciuto subito perchè era abituato a vederlo in ordine, sbarbato e con la dignità che si addiceva ad un soldato, ma quel nome non gli era nuovo. Era il nome di un giovane e promettente sergente della guardia cittadina, che godeva di una buona reputazione tra i suoi sottoposti. Kostur non aveva mai lavorato con lui, e in effetti non lo conosceva se non per qualche saluto che si scambiavano quelle rare volte che si incontravano, ma aveva sempre sentito parlare bene di lui. E... sì, aveva anche sentito dire che il sergente Soldado era stato allievo del famoso Vencarlo Orisini, prima di essere espulso dalla sua scuola per motivi sconosciuti. I conti tornavano... e forse anche il fatto che si fosse ridotto in quello stato pietoso.

Prima che Kostur potesse rispondere, Grau si fermò e lo guardò in faccia con espressione dubbiosa. Il giovane sergente avvicinò il viso a quello di Kostur, che trattenne un'espressione di disgusto per il repellente odore di alcol e sudore che quell'uomo si portava dietro. Rimase per un po' a guardare il suo interlocutore... e infine, si rese conto di aver preso un granchio e allontanò la faccia con fare stupefatto.

"Ma voi... hic... voi non shiete... Neffi... di Sandpoint..." biascicò, sentendo che il cervello stava riprendendo almeno un po' a funzionare.

"Temo di no, sergente Soldado. Io sono l'investigatore Kyle. Si ricorda di me?" rispose Kostur, immaginando che quello fosse il momento giusto per scuoterlo dai fumi dell'alcol.

Con un grugnito, Grau si prese la testa tra le mani e strinse gli occhi mentre cercava di fare mente locale. "Kyle... Kyle... inveshtigatore... shi... ashpetta... credo di... hic... shapere chi shei..." balbettò. "Ma shi, adessho ricordo... hic! Tu shei... quello che lavorava... hic... al casho del killer della porta...?"

"Della serratura, in realtà." lo corresse gentilmente Kostur. "Ma a parte questo... sì, sono proprio io... e sono anche quello che ha scatenato quel vespaio quando quel mio collega ha fatto un'overdose di brivido..."

Queste parole riuscirono finalmente a fare breccia nella mente del sergente Soldado, che restò lì fermo a cercare di riscuotersi... e infine abbassò la testa e si mise una mano sulla fronte con aria desolata. "Aaaaah! Mi dishpiashe... hic... non... non sho cosha... mi abbia preso... hic!" esclamò, con evidente rammarico. In effetti, Kostur pensò che se la stesse prendendo un po' troppo con sè stesso. "Come... come possho... hic... shcusharmi? Non... non volevo farlo... hic... non volevo... davvero... queshta situashione... mi shta fashendo impasshire... hic! Deshtino infame... tutti i guai di Korvosha... il noshtro re... la nostra shittà... shta andando tutto... hic... a puttane..."

"Ascolti... ascolti un momento, sergente Soldado." Kostur mise le mani sulle spalle del sergente ubriaco e lo scosse leggermente nel tentativo di indurlo alla ragione. "Va... va tutto bene, non se la prenda tanto. Mi ascolti... io temo che lei abbia bevuto un po' troppo, okay? Secondo me, quello che lei farebbe meglio a fare in questo momento... è tornare ai suoi alloggi, a Cittadella Volshyenek, e cercare di smaltire la sbornia. Sappiamo anche noi che Korvosa è in una situazione difficile... ma affogare i propri dispiaceri nell'alcol non aiuterà. Temo... che i dispiaceri imparino presto a nuotare."

"Aaah... forshe... hic... foorshe hai raghione... hic!" mormorò Grau. Si alzò in piedi barcollando, ma incespicò e fu sul punto di finire lungo disteso a terra, se non fosse stato per Kostur che provvide a sorreggerlo. "Uuuugh... come mi shono... hic... ridotto... shto uno shchifo..."

"Va... va tutto bene, sergente." cercò di tranquillizzarlo il mezzorco. "Con calma. Faccia le cose con calma. Resti qui seduto... magari beva un bicchiere d'acqua... e quando se la sente, la riaccompagno a Cittadella Volshyenek."

"Shi... shi... forshe è... la cosha migliore... hic..." mormorò Grau, tenendosi la fronte con una mano.

 

oooooooooo

 

Nel frattempo, Krea e Rilo si erano seduti ad un tavolo, ad un angolo della taverna, allo scopo di osservare gli avventori e cercare qualcuno a cui fare delle domande. I due fratelli ascoltavano con attenzione i discorsi degli avventori, cercando di sentire se qualcuno di loro parlava del sergente Verik o della ex-macelleria che lui e il resto dei disertori usavano come base. Tanto valeva cercare di scoprire quanto più possibile sul loro obiettivo, prima di fare la loro mossa.

Comunque, per il momento, non sembrava esserci nessuno interessato a discutere di quei particolari argomenti. Evidentemente, la gente si era rifugiata in quella taverna per dimenticare quanto più possibile le attuali condizioni di Korvosa, e non erano interessati a discutere di qualcosa che li riportasse alla dura realtà. Tuttavia, i due fratelli immaginavano che, con un pizzico di fortuna e abbastanza pazienza, sarebbero riusciti a trovare qualcuno disposto a parlare anche di questo.

I due fratelli videro Kostur che stava evidentemente facendo coraggio ad un uomo che giaceva riverso sul bancone della taverna, ubriaco fradicio. Fedra passeggiava con fare tranquillo tra la gente, ascoltando i discorsi che facevano, ma evidentemente senza troppa fortuna. Infine, Runyar stava parlando con due persone sedute ad un banco. Ognuno di loro stava facendo quello che poteva per raccogliere informazioni e pensare a come affrontare questa missione.

"Ho paura che non abbiamo scelto un posto molto adatto a cercare risposte, sorella mia." disse Rilo, giocherellando con un bicchiere di succo di mela mezzo vuoto. "Ho l'impressione che la gente di questo posto non voglia parlare di cose che li facciano ripensare a quello che sta accadendo a Korvosa."

Krea alzò le salle e prese un sorso d'acqua dal suo bicchiere. "Valeva comunque la pena di tentare, Rilo. Restiamo ancora qui per un po', cerchiamo qualcun altro che sappia di questo Verik... e se non troviamo niente, richiamiamo gli altri e cerchiamo qualche altro posto." propose. La sua attenzione venne attratta da una figura umana piuttosto imponente che avanzava verso di loro tenendo una mano alzata in segno di saluto. Non sembrava essere ostile, e la giovane Varisiana apparve più incuriosita che veramente allarmata mentre rivolgeva al nuovo arrivato la sua attenzione.

L'uomo si schiarì la voce. "Chiedo scusa, signorina." esordì con voce rude, dal timbro rozzo, ma non sgarbato. "Ero passato di qui per caso, e vi ho sentito parlare di un tale Verik... un sergente della guardia cittadina, immagino."

"Ehm..." Krea e Rilo guardarono il nuovo arrivato - un uomo alto e forzuto, dall'aspetto un po' grezzo, il mento ricoperto da una barba nera appena visibile, e un fisico prestante accompagnato ad un volto dai lineamenti squadrati, vestito con abiti di colore neutro sui quali portava l'armatura, un pettorale di acciaio scuro. Una larga spada era rinfoderata sulla sua schiena, e Krea ebbe l'impressione che fosse un guerriero esperto.

"In effetti sì, signore. Stiamo cercando un certo Verik Vancaskerkin." rispose Krea. "Mi sembra di capire che lei lo conosca."

L'uomo fece una breve, gioviale risata. "Se lo conosco? E' mio fratello!" rispose. "Orik Vancaskerkin, piacere di conoscervi!"

 

oooooooooo

   

CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Tutta la Carne del Mondo ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

Risposte alle recensioni!

Farkas - Grazie dei complimenti! Beh, immaginavo che una sala del trono meritasse una descrizione particolarmente suggestiva, soprattutto per un momento così importante! XD

Ho voluto usare la "V" maiuscola per dare l'idea del tono solenne e formale con cui i personaggi si rivolgono alla sovrana di Korvosa. E a questo proposito, per rispondere ad una tua domanda nella recensione del Capitolo 4, Ileosa è molto invisa alla popolazione di Korvosa perchè la vedono come una donna infida ed interessata che ha sposato il loro amato re soltanto per la posizione sociale e per poterne prendere il posto dopo la morte. Beh, vedremo se Ileosa si saprà dimostrare all'altezza del suo compito.

Come puoi vedere, gran parte della storia di Golarion riconduce agli Azlanti. E chissà, forse anche gli eventi di questa saga, almeno in parte...

Sì, confesso che ho un certo debole per i mezzorchi. Due di essi saranno i protagonisti di un'altra storia di questa saga.

Detto questo... a presto, e buona lettura!

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 6 - Tutta la Carne del Mondo

 

Krea sgranò gli occhi per la sorpresa mentre guardava il nuovo arrivato che si era appena presentato come il fratello di Verik Vancaskerkin, il sergente della guardia cittadina che stavano cercando. "C-come? Dite... dite sul serio, signore? Orik... Vancaskerkin? Siete il fratello del sergente Verik?"

"Heh... allora era vero. Il mio fratellino sta facendo carriera." rispose il corpulento mercenario. Si schiarì la voce, forse cercando di apparire un po' più accomodante a quei due giovani. "Comunque... sì, è proprio così. Sono il fratello maggiore di Verik Vancaskerkin, e sono da poco arrivato a Korvosa per fargli una visita. Ma a quanto sembra sono arrivato qui in un periodo un po'... difficile."

Rilo si mise a posto i vestiti e si riavviò i capelli con un gesto della mano. "Temo proprio di sì, signor Orik." affermò. "Pochi giorni fa, il nostro re Eodred II è morto... ed è appena salita al trono la regina consorte Ileosa, che purtroppo non è molto popolare tra la gente della nostra città."

Orik disse di sì con la testa. "Sì, avevo sentito dire che c'erano dei problemi." rispose. "Che il re non era in buone condizioni di salute, e che i korvosani si lamentavano della regina consorte. Ma non mi aspettavo che il vostro re venisse a mancare così all'improvviso. Immagino che adesso la guardia cittadina abbia la mani piene a cercare di arginare i disordini..."

"Purtroppo, temo che anche vostro fratello Verik sia parte di questi disordini..." disse Krea con un sospiro. Immaginava che non sarebbe stata una notizia gradita ad Orik, ma non vedeva l'utilità nel nascondergli la verità. "Ora, non sappiamo esattamente in che misura. Ma pare che anche il sergente Verik sia convinto che l'ascesa al trono di Ileosa significherà la rovina di Korvosa. E che abbia preso con sè un gruppo di soldati che come lui non vedono di buon occhio la nuova regina."

Rilo si schiarì la voce. "Ora... forse è un po' audace da parte mia, signor Orik, ma... pensa che sarebbe in grado di parlare con suo fratello?" chiese. "Forse, se riuscissimo a convincere il sergente Verik a cessare la sua ribellione... penso che sarebbe la conclusione migliore per tutti."

Orik corrugò la fronte e fissò i due fratelli con espressione dubbiosa. "Potrei anche darvi una mano, e penso che mio fratello sarebbe disposto ad ascoltarmi... ma questo cosa comporterà per Verik?" chiese.

"Non posso negare che Verik riceverà una sanzione per la sua diserzione." fu la risposta di Krea. "Però, dal momento che la situazione di Korvosa è quella che è, forse potremmo convincere il maresciallo Kroft ad essere un po' meno dura con vostro fratello. Per quello che sappiamo di lei, è una persona ragionevole... e credo che se Verik si consegnerà da solo e cercherà di rimediare alle sue azioni, potrebbe anche essergli accordato uno sconto di pena."

"Immagino che non si possa fare a meno... ma guarda te che situazione, vengo a Korvosa per trovare mio fratello, ed è lui questa volta a ficcarsi nei guai." rispose Orik con un sospiro. "Ma... va bene, posso darvi una mano a convincere Verik. Sono sicuro che mi ascolterà."

"La ringraziamo, signor Orik. Il suo aiuto sarà ricompensato." rispose Rilo con un mezzo sorriso. "Adesso... aspettiamo che arrivino i nostri compagni, e poi andremo a vedere di Verik. Qui attorno si trova un edificio che una volta ospitava una macelleria chiamata 'Tutta la Carne del Mondo'. E' lì che vostro fratello e gli altri disertori hanno stabilito la loro base operativa."

"Okay, ragazzi. Aspettiamo pure i vostri compagni." rispose Orik. "Detto questo... non serve essere tanto formali con me. Potete chiamarmi semplicemente Orik, per me non è un problema."

Krea si sentì un po' più tranquilla. Se non altro, quell'Orik dava l'impressione di essere un tipo abbastanza alla mano. "Va bene, Orik. Quand'è così, tu puoi chiamarci semplicemente Krea... e Rilo." indicò prima sè stessa, poi il fratello minore, che mosse una mano in un cordiale segno di saluto. "E per quanto riguarda i nostri compagni, dovrebbero essere qui tra poco... Hey, un momento! S-signor Kostur, che succede?" Fu in quel momento che la giovane magus notò il suo compagno di squadra, il mezzorco investigatore, che reggeva un uomo dall'aspetto trasandato, chiaramente ubriaco, aiutandolo a camminare senza inciampare.

"Un nostro compagno della guardia cittadina..." rispose il mezzorco con un sospiro rassegnato. "Quando ritornano i nostri compagni, gli diamo una mano a tornare a Cittadella Volshyenik a smaltire la sbornia."

Krea si portò una mano davanti al viso. L'odore di alcol e sudore che l'uomo si portava dietro era davvero pesante. "Ehm... credo proprio... che ne avrà bisogno. E anche di farsi un bagno." rispose la giovane Varisiana. Ancora sotto l'effetto dei fumi dell'alcol, Grau alzò la testa e salutò con una mano, per poi fare un singhiozzo.

"Vedo... che le cose qui a Korvosa non vanno davvero per niente bene." commentò Orik, senza voler fare sarcasmo, mentre osservava Kostur che aiutava Grau ad uscire dalla taverna. Arrivato sulla strada, il mezzorco si mise a cercare qualcuno che potesse riportare il sergente ubriaco alla cittadella. "Se anche le guardie cittadine si mettono a bere..."

Rilo sospirò e si sfregò la fronte con una mano. "In effetti... è per questo che noi abbiamo deciso di lavorare per la guardia cittadina e mantenere un po' di ordine nelle strade." ammise. "Beh, c'è anche il fatto che la paga è buona."

"Rilo, Krea? Che succede qui?" chiese Fedra, arrivando in quel momento accompagnata da Runyar. "Dove sta andando il signor Kostur... e questo signore chi è?"

"Ah... ciao, Fedra! Il signor Kostur ha trovato un suo collega... in difficoltà, diciamo così... e adesso sta cercando di trovare qualcuno che lo riaccompagni a Cittadella Volshyenek." rispose la magus, mentre Orik osservava con visibile stupore la ragazzina dalla pelle candida. "Questo signore che è con noi è Orik Vancaskerkin. Già, per un incredibile colpo di fortuna, abbiamo incrociato il fratello maggiore del sergente Verik proprio qui, in questa locanda. Ne abbiamo discusso, e Orik ha accettato di aiutarci a riportare indietro il sergente Verik."

"Sergente, eh?" pensò tra sè Orik con una mezza risata. "Certo che ha fatto proprio una bella carriera, il mio fratellino. Come mai avrà deciso di rischiarla in questo modo?"

Runyar si sfregò il mento e diede un'occhiata al robusto mercenario. "Hmm... beh, questa sì che è una bella coincidenza." affermò. "Detto questo, voglio credere che tu sia una persona a posto. Sono disposto a darti fiducia, ma dovrai dimostrartene degno. Qui a Korvosa non abbiamo bisogno di banditi che credono di aver trovato un'occasione per fare soldi facili."

Un po' allarmato di fronte alla schiettezza del nano chierico, Orik alzò le mani e ne mostrò i palmi in segno pacificatorio. "Ah... no, no, state pure tranquillo. Non ho nessuna intenzione di provocare guai..."

"Anche perchè ne ho già passati un bel po', lì a Sandpoint..." pensò tra sè, e tirò un sospiro ansioso al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se quel ragazzo, Yan, e i suoi compagni di squadra non avessero fatto rinsavire Nualia... Era stato sicuramente l'impiego più terrificante che lui si fosse mai procacciato.

Fedra si mosse attorno ad Orik per osservarlo con attenzione, suscitando un po' di imbarazzo da parte del mercenario. Non che ad Orik dispiacessero le attenzioni di una bella ragazza, ma questa era davvero troppo giovane per lui... e il suo cipiglio la rendeva minacciosa malgrado fosse alta appena un metro e mezzo. Fedra era ancora sospettosa di lui... e del resto, date le sue esperienze, Orik non si sentiva di darle torto.

"E va bene... Orik Vancaskerkin. Ho deciso che tanto vale affidarsi a te. Almeno per adesso." disse la ragazzina. "Che tu possa essere degno della nostra fiducia."

Orik tirò il fiato che non si era neanche reso conto di aver trattenuto. "Come ho detto... non ho nessuna intenzione di giocarvi qualche brutto tiro. Tutto quello che voglio è rivedere Verik e cercare di impedirgli di prendere una cattiva strada." affermò. "E a questo proposito... avete qualche idea per avvicinarvi a questa macelleria? La 'Tutta la Carne del Mondo', giusto?"

"Sì, è quello il luogo. E penso di avere già un'idea di come fare a raccogliere informazioni." disse prontamente Krea, ripensando a cosa fare. "Ma prima, abbiamo bisogno di fare una piccola ricognizione... Fedra, tu te la senti?"

"Le infiltrazioni sono il mio forte, Krea." rispose la caligni. "Basta che tu me lo chieda, e mi infilo anche nelle brache di Cayden Caillean."

Tutto risero brevemente della battuta, Orik compreso, prima che Krea richiamasse l'attenzione al problema attuale. "Ehm... detto questo, mi piacerebbe sentre cosa avete scoperto di questo negozio. Avete sentito delle voci interessanti?"

"In realtà sì, Krea... Pare che i disertori che adesso usano 'Tutta la Carne del Mondo' come base stiano distribuendo tagli di carne gratis alla gente per la strada... in particolare a chi non potrebbe permettersela." rispose Fedra. "Sono andata a parlare con un po' di gente, mentre voi eravate qui a conoscere il vostro nuovo amico. E ho scoperto che i disertori che ora gestiscono il negozio hanno permesso a molte famiglie di evitare la fame, in questi tempi di caos."

"Il precedente proprietario della macelleria è stato arrestato tempo fa per evasione fiscale." continuò Runyar. "E adesso pare che Verik e i suoi uomini abbiano deciso di usarlo per distribuire carne... e per fomentare la ribellione."

Rilo sbattè gli occhi. "Beh... questo di distribuire carne a chi ne ha bisogno sembrerebbe essere un atto di generosità da parte loro... ma se devo essere sincero, mi sembra un po' troppo bello per essere vero."

"Sono d'accordo. Mi sembra un'attività... alquanto strana." continuò Krea. "Sicuramente c'è qualcosa dietro... e non appena Kostur ci raggiunge, dovremmo andare alla macelleria e cercare di capire cosa sta succedendo."

"Chiederò di parlare a mio fratello e farmi spiegare per bene cosa stanno facendo." continuò Orik. Il mercenario gettò un'occhiata all'ingresso della taverna, dal quale Kostur stava rientrando. "Oh, e vedo che il vostro compagno è qui. Va bene, io sono pronto quando volete."

"Eccomi qui." grugnì Kostur con un sospiro. "Diavolo, ragazzi, non è stato facile trovare qualcuno che portasse indietro il nostro amichetto... Allora, ragazzi, avete qualcosa in mente?"

Krea sorrise astutamente. "Prima di tutto, facciamo finta di essere dei normalissimi clienti..."

 

oooooooooo

 

Nel momento in cui 'Tutta la Carne del Mondo' aveva iniziato l'attività, un nutrito gruppo di Korvosani si era già ammassato in impaziente attesa del loro turno... e quando il gruppo di disertori si era messo a vendere e distribuire carne, la coda era soltanto aumentata. Il fatto che i nuovi proprietari della macelleria stavano facendo del bene a molti Korvosani bisognosi aveva reso popolare quel negozio... e i due fratelli Varisiani, ora vestiti con i loro abiti da civili, si erano trovati a dover attendere più del previsto prima di raggiungere finalmente la bancarella, dove un uomo dall'aspetto rozzo stava tagliando dei grossi pezzi di carne da un quarto di manzo. Il coltello da macellaio scese giù con un suono inquietante e staccò un grosso pezzo di carne prima che il negoziante volgesse lo sguardo ai due fratelli.

"Aaaah, benvenuti, ragazzi! Siete nuovi di qui, eh?" chiese l'uomo con voce roca, fissando Krea con un misto di interesse e curiosità. "La nostra macelleria, 'Tutta la Carne del Mondo', offre i pezzi più prelibati a prezzi accessibili a tutti! Allora, cosa vi posso offrire? Magari carne di uro, di ariete dei Monti Capogiro... o anche spiedini di carne di porcospino? Sono le offerte della giornata!"

Krea sbattè gli occhi e alzò le mani per calmare il negoziante un po' troppo entusiasta. "Ehm... in realtà... al momento vorremmo soltanto dare un'occhiata nel negozio. Vediamo che c'è un po' di gente che entra, e quindi..." disse la ragazzina, per poi guardare in direzione della porta d'ingresso. Un'insegna con l'immagine di una mucca grassa e sorridente era appesa sopra l'ingresso, e all'interno, un lungo bancone si estendeva per metà della della stanza, oltre il quale si trova una porta socchiusa. Una panca bassa era appoggiata sulla parete alla sinistra di Krea e Rilo, mentre un tavolo con il piano in marmo esponeva tagli di carne davanti a un'ampia vetrina. Alcune mosche volteggiavano rumorosamente sopra la carne.

"Hmm, vedo..." disse l'uomo, la cui espressione gioviale si fece un po' più guardinga. "Allora... prego, accomodatevi! Se volete, potete anche richiedere i tagli speciali della serata!"

"Ehm, vi ringrazio..." disse Rilo, mentre lui e la sorella maggiore entravano nel negozio. Il tono in cui quel tipo aveva parlato non gli permetteva di stare tranquillo. C'era qualcosa nei suoi modi di fare che faceva presagire qualcosa di sinistro. "Certo... vedo che siete molto ben organizzati, qui."

"Hah! Puoi scommetterci, marmocchio!" rispose un tipo calvo e grassoccio seduto sulla panca, impegnato a segnare qualcosa su una sorta di quadreno mentre due clienti davano un'occhiata alla carne esposta. "Il nostro capo ha fatto le cose in grande. Da quando gli è venuta in mente questa idea di mettere suun negozio di carne e dare da mangiare ai poveracci di questa città, gli affari vanno a gonfie vele!"

"Il vostro capo... si chiama per caso Verik? Verik Vancaskerkin?" chiese Krea, sperando che le sue doti di attrice la rendessero abbastanza credibile. "Avevamo sentito delle voci, ma volevo essere sicura di aver capito bene il nome."

"Heh. Le voci viaggiano in fretta, vedo!" sghignazzò il macellaio al banco. "Sì, si chiama così. Come mai questa domanda?"

Rilo sorrise lievemente e intrecciò le mani dietro la testa, Rivolse lo sguardo alla sorella maggiore, che gli fece un cenno di assenso e un occhiolino. Quello era il momento giusto per chiedere. "Oh, c'è una persona che sarebbe interessata ad incontrare il vostro capo. E' una questione personale, quindi preferirebbe parlare con lui a tu per tu." rispose il ragazzino.

L'uomo calvo sogghignò e corrugò la fronte al tempo stesso. "Ma davvero? E di chi si tratta? Il nostro capo non tratta con il primo che capita. Sapete com'è, lui ha sempre molto da fare, e non può permettersi di dividere la sua attenzione con tanti. A meno che, ovviamente, questa persona non sia interessata..." L'uomo sogghignò sinistramente. "...ai tagli speciali della serata!"

I tagli speciali della serata. Adesso Krea aveva la distinta impressione che si trattasse di qualche parola d'ordine, o comunque di un codice che indicava qualcosa di losco...

"Beh... tutto dipende." disse la giovane Varisiana, guardandosi la mano con nonchalance. "Quello che possiamo dirvi è che Orik gli vorrebbe parlare. Se voi poteste passare voce... sono sicura che capirà. Organizzeremo un incontro come si deve."

"Orik? Mai sentito questo nome..." affermò il macellaio. "Senti, Malder, puoi andare a chiedere al capo? Spero per voi ragazzini che non siate venuti qui a farci perdere tempo."

L'uomo di nome Malder fece una risataccia sguaiata e si alzò dalla panca, si grattò il fondoschiena e raggiunse la porta che dava sulle sale più interne della macelleria, mentre Rilo restituì al macellaio uno sguardo intimidatorio. "Per sua norma e regola, noi non siamo qui per far perdere tempo a nessuno." affermò "Si tratta di una questione che sono sicuro sia di grande importanza per il vostro capo, e lo è anche per il nostro amico. E sono sicuro che se il vostro capo volesse incontrarlo, converrebbe ad entrambe le parti."

"E va bene." rispose il macellaio. "Sentiamo cosa dice il gran capo. Se avete mentito, vi sbatto fuori a gran calcioni nel sedere!"

"Allora non abbiamo nulla da temere." rispose Krea con un'alzata di spalle. Tra sè, la giovane magus pensò che era stato più semplice del previsto, e si ricordò di non abbassare la guardia...

 

oooooooooo   

 

Verik Vancaskerkin non poteva dire di aver dormito serenamente da un po' di tempo... più esattamente, da quando si era impegolato in quell'attività, pensando che sarebbe stato il modo migliore per esprimere il suo dissenso nei confronti della monarchia e di come si stava riducendo la città. Mentre sedeva alla sua scrivania, fissando quasi affascinato il pugnale d'argento di squisita fattura appoggiato su una pila di fogli, il giovane ex-sergente della guardia cittadina non poteva fare a meno di immaginare che prima o poi, i suoi ex-colleghi sarebbero arrivati a chiedere di lui. E quando questo fosse successo... beh, lui non si sarebbe certo consegnato senza combattere. Avrebbe cercato di convincerli a seguire il suo esempio e disertare - ormai, per quello che valeva la guarda cittadina, non sarebbe stato un grande danno per nessuno. Ma se non si fossero lasciati convincere, allora avrebbe dovuto usare dei mezzi un po' meno piacevoli per costringerli a lasciarlo in pace.

Se doveva essere sincero, non si era aspettato che le cose andassero così, quando era arrivato a Korvosa e aveva fatto domanda di entrare a far parte della guardia cittadina. Verik non si considerava una persona particolarmente sveglia, ma sapeva di avere un certo carisma e di essere abile con la spada, quindi era convinto che avrebbe potuto garantirsi uno stipendio decente e un posto sicuro.

E fino alla morte del re, le cose erano andate come Verik sperava.

Adesso che al trono era salita quell'odiosa aristocratica di Cheliax con la puzza sotto il naso, Verik aveva la sensazione che tutto quello che la guardia cittadina di Korvosa doveva rappresentare stesse andando in malora. Era stato un colpo di fortuna incontrare quella distinta signora che gli aveva suggerito l'idea di usare una vecchia macelleria per cominciare a piantare i semi della ribellione nel popolo di Korvosa. Se solo Meliya si fosse fatta vedere un po' più spesso... Verik aveva la sensazione che la sua amata sapesse sempre cosa dire o fare per dargli l'idea migliore, ed era ormai da un po' che non si faceva sentire. Certo, immaginava Verik, i doveri di Meliya nei confronti della sua famiglia e del suo paese erano una priorità...

I pensieri di Verik furono interrotti quando sentì bussare alla porta della sua stanza privata. Alzò gli occhi dai fogli sparpagliati sulla sua scrivania, e si massaggiò gli occhi prima di rispondere. "Avanti. Che succede?" chiese con una voce chiara e al tempo stesso profonda.

La porta si aprì con un lieve scatto e uno scricchiolio, e uno dei suoi compagni disertori entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di sè. "Chiedo scusa, capo. Ci è giunta una situazione che non sapremmo bene come gestire. Sono arrivati dei tizi che vorrebbero parlare con te." rispose.

Verik sospirò con aria esasperata. Chiaramente, quella non era la prima volta che qualcuno gli si presentava con una richiesta di incontrarlo personalmente... e il sergente disertore non aveva nessuna voglia di rischiare di incontrare qualcuno dei suoi ex-colleghi. "E tu non gli hai detto che io non parlo direttamente con nessuno, a meno che non sia sicuro che non è un agente della regina?" rispose.

Lo scagnozzo si schiarì la voce. "Ecco... vede, capo, quei tizi mi hanno detto che... Orik voleva parlare con lei." rispose, ancora non del tutto sicuro di cosa volesse dire. "Sì, così mi hanno detto... e mi hanno fatto capire che lei avrebbe compreso..."

L'espressione disinteressata di Verik si trasformò immediatamente in una di sorpresa. Dopo essere rimasto in silenzio per un attimo, ammutolito dalla sorpresa, il giovane ex-sergente si sfregò la fronte con una mano e diede la sua risposta. "Hai... hai detto... Orik? E' questo il nome che ti hanno detto...?" chiese, e il subordinato ebbe la netta sensazione di sentire un accento di speranza e nostalgia nella voce del suo capo. Era una sorpresa per lui, visto che Verik gli era sempre sembrato un tipo razionale e padrone di sè...

"Sì, proprio Orik." rispose lo scagnozzo. "C'è... qualche problema, per caso?"

Verik scosse la testa, e la sua espressione tornò ad essere fredda e decisa. "No... nessun problema. Credo... che per questa volta potrò fare un'eccezione. Torna giù, e dì a quella gente che sono disposto ad incontrarli stasera, non appena il negozio chiude. Che si facciano trovare davanti al banco per l'ora di chiusura. Ovviamente, due di voi resteranno qui per tenerli d'occhio e verificare che non si tratti di un trucco."

L'uomo sbattè gli occhi, sempre più dubbioso. Aveva davvero l'impressione che il suo capo si comportasse in maniera strana, ma non aveva intenzione di mettersi a discutere con lui. "Come... come desidera, capo. Lo comunicherò subito."

Verik disse di sì con la testa e attese che l'uomo si fosse allontanato... poi si sedette di nuovo alla sua scrivania e appoggiò la testa su una mano, permettendosi un sorriso speranzoso. Chi poteva immaginare che il destino avesse questo senso dell'umorismo così bizzarro...?

 

oooooooooo

 

Krea e Rilo non avevano avuto problemi ad accettare un incontro durante le prime ore della sera, e dopo essersi allontanati dalla macelleria, erano tornati dai loro compagni e avevano fatto rapporto di quello che era successo. La notizia che i due ragazzini Varisiani erano riusciti ad organizzare un incontro con Verik aveva fatto molto piacere ad Orik, ma il mercenario di Riddleport si era imposto di non fare colpi di testa e di attenersi al piano dei suoi nuovi compagni. Probabilmente era il modo più sicuro per fare sì che Verik se la cavasse con poco, dopo la sua diserzione.

Nel giro di poche ore, era quasi giunta l'ora dell'appuntamento. Krea, Rilo ed Orik si erano preparati a presentarsi nel punto stabilito, e la ragazzina Varisiana aveva lasciato a Fedra delle precise indicazioni su cosa fare mentre la riunione dei fratelli Vancaskerkin era in corso. Ora, in un vicoletto a diversi metri di distanza dalla macelleria, Krea e Fedra stavano ripassando il piano, in modo che non ci fossero disguidi.

"Molto bene..." Krea sussurrò all'orecchio di Fedra, poi gettò uno sguardo ad Orik che faceva da guardia. Il robusto spadaccino fece un cenno affermativo, per dire che la via era libera e potevano parlare quanto volevano. "Allora, hai capito il piano, Fedra? C'è bisogno di qualche chiarimento?"

"Tutto chiaro." sussurrò la caligni, per poi dare una rapida occhiata al suo equipaggiamento. La ragazzina si era cambiata e aveva indossato il suo costume di cuoio nero, quello che usava di solito per le infiltrazioni. La sua spada corta era rinfoderata al suo fianco, nascosta ma facilmente raggiungibile. "Quando voi entrate, io aspetterò un minuto, e poi mi introdurrò nella macelleria. Darò un'occhiata in giro e cercherò eventuali prove di attività criminali. E se trovo qualcosa, farò in modo di avvertire anche Kostur e Runyar... e quindi possiamo prendere sul fatto i malfattori e scoprire di più sulle loro attività. Okay, ragazzi, buona fortuna. E... signor Orik... spero con tutto il cuore che vada tutto bene tra voi e vostro fratello." L'ultima parte fu detta con evidente partecipazione. Non serviva avere tanta fantasia per immaginare che Fedra sentisse ancora la mancanza della sorella maggiore.

Orik fece un piccolo sorriso e annuì. "Grazie, ragazzina. Sono sicuro che mi ascolterà."

"Perfetto." sussurrò Krea. "Allora, ognuno sa qual è il suo compito, e dove trovarsi. Buona fortuna a tutti voi."

Fedra strizzò un occhio e si dileguò nel vicoletto, in modo da essere in posizione per quando ce ne fosse la necessità. Krea fece cenno a Rilo e ad Orik di seguirla fino a 'Tutta la Carne del Mondo', e il terzetto passò accanto a Runyar e a Kostur, scambiandosi con loro dei silenzioni cenni di intesa. Con passo calmo, i due fratelli e il mercenario raggiunsero la facciata del negozio, nel momento in cui gli ultimi clienti se ne stavano andando, e uno dei cosiddetti commessi stava chiudendo. Raggiunsero l'uomo e si fecero riconoscere, con il risultato che l'individuo assentì e li fece entrare nel negozio, anche mentre gli inservienti stavano ripulendo i banchi e ritirando ogni cosa per la notte.

"Prego, venite. Il capo vi sta aspettando." disse uno degli inservienti, per poi guidare il gruppo verso una rampa di scale che portava al piano superiore e alla porta della stanza di Verik. Si fermò là davanti e bussò prima due volte, poi una volta, e poi altre due volte - Krea immaginò che quello fosse un codice che i disertori utilizzavano.

Dall'interno della stanza, qualcuno bussò per quattro volte di fila, e l'inserviente fece un cenno con la testa e aprì la porta, per poi fare cenno agli ospiti di entrare...

La prima cosa che Krea notò, ovviamente, fu l'uomo che stava in piedi accanto alla modesta scrivania nel bel mezzo della stanza - un individuo sulla prima ventina d'anni, di bell'aspetto e dal fisico snello, con i capelli castani scuri tagliati corti e il viso accuratamente sbarbato. Indossava ancora un uniforme della guardia cittadina di Korvosa, per quanto la sua fosse già piuttosto consumata, assieme ad una corazza in cotta di maglia, e portava una lancia di ottima fattura legata sulla schiena.

Chiaramente, concluse tra sè Krea, quell'uomo era proprio il disertore che stavano cercando, il sergente Verik Vancaskerkin - il fratello minore di Orik.

L'uomo li stava guardando con attenzione, forse in un tentativo di assicurarsi che i due ragazzini Varisiani non potessero essere in qualche modo legati alla guardia cittadina. Infine, fece cenno all'inserviente di lasciarli soli e chiudere la porta dietro di sè. Con un cenno della testa, l'uomo obbedì, piazzandosi poi appena dietro l'uscio per intervenire in caso di problemi. Sapeva che il suo capo era in grado di difendersi da solo, se necessario, ma la prudenza non è mai troppa.

Con cautela, Orik si piazzò davanti a Verik, e i due fratelli restarono in silenzio a guardarsi negli occhi, senza muovere un muscolo, per svariati secondi. Krea e Rilo si misero da parte, non volendo disturbare il momento... ma con quel silenzio che si protraeva, cominciarono presto a temere che ci fossero dei problemi. Sembrava loro che stesse salendo la tensione tra i due Vancaskerkin...

La maga-spadaccina cominciò a pensare che forse era il caso di intervenire...

...quando all'improvviso Orik e Verik si sorrisero bonariamente e si abbracciarono con una risata gioviale!

"Hahahahaaa! Orik! Vecchia canaglia! Nemmeno qui a Korvosa riesco a liberarmi di te, eh?" esclamò allegramente Verik.

Orik rise a sua volta e diede un finto pugno al fianco del fratello minore. "Hehehee... e tu allora, Verik? Cosa mi combina il mio fratellino?" ribattè. "Prima mi diventi uno sbirro di Korvosa, e adesso ti metti in proprio?"

Verik rise di nuovo, ma questa volta c'era dell'amaro nel suo tono di voce. "Heh... non me ne parlare, Orik. Più passa il tempo, più questa città diventa un cesso." spiegò. "Ora che il re è morto ed è salita al trono quella sgualdrina Ileosa, ci troviamo proprio con l'acqua alla gola. Tu sai che Ileosa non è mai stata molto popolare, vero?"

"Già, me lo ricordo. Me lo hai scritto più volte nelle tue lettere." rispose Orik. "Oh, a proposito... questi due ragazzi sono due amici che mi hanno dato una mano a rintracciarti. Krea Aldinn... e suo fratello Rilo. Anche loro desideravano incontrarti."

Verik rivolse la sua attenzione ai giovani Varisiani, con curiosità mista ad un briciolo di sospetto. "Davvero? E per quale motivo siete così interessati a parlare con me, ragazzi? Mi sembrate un po' giovani per farvi coinvolgere nei problemi della nostra città." chiese infine.

La ragazzina Varisiana prese fiato e si organizzò rapidamente un discorso. "Considerando che io ho compiuto diciotto anni non tanto tempo fa, credo di potermi considerare un'adulta. E mio fratello... beh, posso garantire che anche se ha qualche anno meno di me, è perfettamente capace di rendersi utile." rispose. "Per quanto riguarda la sua domanda, signor Verik... avevamo sentito parlare delle sue attività, ma volevamo renderci conto con i nostri stessi occhi di quello che state facendo, e di come cercate di dare una mano al popolo di Korvosa."

Mentre Krea parlava, Rilo si guardava attorno con attenzione, e il suo sguardo si posò sul pugnale argentato che Verik teneva sulla sua scrivania. Si trattava senza dubbio di un'arma ben forgiata e di grande pregio, con delle finiture argentate, l'elsa avvolta di morbide fasce di cuoio rosso e una lama ricurva abilmente cesellata, probabilmente in grado di tagliare con incredibile facilità, che quasi luccicava nella comfortevole penombra della stanza. Sicuramente, era stato forgiato con una tecnica diversa dalle armi che Rilo aveva visto fino a quel giorno. In effetti, a guardarlo bene, gli sembrava che si trattasse di un'arma proveniente da Vudra...

"Ci sono molte persone qui a Korvosa che fanno fatica a sfamarsi." affermò Verik con un sospiro. "E come guardie cittadine, io e i miei compagni non potevamo fare molto. Poi, con l'ascesa al trono di questa nuova regina, Korvosa è in preda al caos! Certo, per adesso sono riusciti più o meno a tenere la situazione sotto controllo, ma quanto pensate che durerà? Il popolo di Korvosa odia la sua nuova regina, e non passerà molto tempo prima che scoppi qualche altra rivolta. E in tutto questo, le attività della cittadina languono, e la gente muore di fame. Molti hanno perso il lavoro in questo caos, altri hanno perso membri della loro famiglia... e la situazione non accenna a migliorare!"

"E quindi tu e gli altri disertori avete deciso di rifugiarvi qui e cominciare a distribuire carne a chi non può permettersela, usando un'attività di macelleria per restarvene nascosti." disse Orik, non troppo convinto. Dei due, Verik era sempre stato il più idealista, ma per quanto il fratello maggiore ammirasse questo lato del suo carattere, a volte rendeva Verik un po' troppo credulone. "Se devo essere sincero, Verik... mi sembra un po' troppo bello per essere vero. Non metto in dubbio la tua sincerità... ma temo che possa esserci qualcosa sotto. E poi... beh, la guardia cittadina ti starà cercando. La diserzione non è cosa da poco, e lo sai."

Verik corrugò la fronte per un attimo, ma poi ci rise su. "Heh... non ti preoccupare, Orik. Sto lavorando con persone di cui mi fido, e con le nostre azioni stiamo rendendo Korvosa un po' più vivibile per molte persone." rispose. "Per quanto riguarda la guardia cittadina... sì, in effetti loro mi preccupano un po' di più. E' da quando abbiamo iniziato questa attività che quasi non esco più da questa stanza. Ma è un prezzo che ho accettato di pagare..."

Krea prese fiato e guardò da una finestra semiaperta che guardava verso il fiume Jeggare al tramonto. Se tutto era andato come previsto, Fedra e gli altri erano già in azione...

 

oooooooooo

 

Con attenzione, Fedra si introdusse nel recinto posto sul retro della macelleria, sulla riva di un piccolo canale nel quale il negozio scaricava gran parte dei suoi rifiuti. La giovane caligni si coprì il naso e la bocca con un fazzoletto in modo da smorzare il terribile odore. Il recinto per il bestiame era aperto all'aria, e la puzza di letame, fango ed animali era davvero nauseante, nonostante la brezza che attraversava il recinto di legno della palizzata. Vicino a lei si trovava una tettoia, sotto la quale era stato piazzato un carro pieno di paglia, e all'interno del recinto sostavano alcuni animali - un paio di mucche e due maiali, evidentemente portati lì da contadini abbastanza coraggiosi o disperati da affrontare il viaggio fino a Korvosa nonostante l'instabilità della situazione.

Una delle mucche si voltò verso Fedra e la osservò nervosamente, ma la ragazzina fece finta di non accorgersi di loro e scivolò rapidamente sotto la tettoia e vicino al carro, raggiungendo una doppia porta in legno che chiaramente dava accesso all'interno del negozio... o meglio, pensò tra sè Fedra, verso le camere interne, chiaramente quelle dedicate alla macellazione degli animali. Con prudenza, Fedra diede una leggerissima spinta ad un'anta della porta e gettò un'occhiata all'interno, la mano sinistra pronta a scattare verso le sue armi in caso di necessità. Quello che vide confermò le sue supposizioni - Il pavimento era cosparso di paglia macchiata di sangue, diversi ganci per la carne penzolavano da un binario di metallo affisso al soffitto, e in un angolo, un grosso martello era appoggiato sul pavimento in mezzo a una permanente macchia di sangue. Un po' più in là, una griglia insanguinata copre un ampio foro nel pavimento... ma quello che attirò di più l'attenzione di Fedra furono i due uomini (un tizio dalle spalle ampie e dalle lunghe basette; e un tizio magro e dall'aspetto nervoso dalla carnagione olivastra) che lavoravano vicino ad esso, trasportando qualcosa che la caligni, dalla sua posizione, non riusciva a vedere bene. Tuttavia, riusciva a sentire i discorsi di quei due...

"Senti, Parns... io dico che qui ci stiamo mettendo nei guai." stava dicendo il tizio più magro. "Lo sai anche tu che se ci pescano a fare quello che stiamo facendo... una bella corda attorno al collo non ce la toglie nessuno!"

"Aaah, e piantala di fare l'uccello del malaugurio, Karralo!" sibilò il tizio più nerboruto. "Non ti sei mica lamentato quando il capo ha messo su questa piccola... impresa!"

"Pensavo che sarebbe stata una cosa più tranquilla!" rispose Karralo. "Che diamine, mi andava ancora bene quando ci siamo messi a prendere soldi per fare qualche occhio nero alla gente. Ma adesso siamo passati ad essere sicari a pagamento!"

Fedra corrugò la fronte. Avete sentito bene? Quelli erano davvero degli assassini su commissione? Certo, da come si comportavano, davano l'impressione di voler nascondere qualcosa... e adesso che li vedeva un po' meglio, era sicura di vedere un grosso sacco nero tra i due individui. Un sacco delle dimensioni giuste per farci stare una persona...

Parns sghignazzò. "Se te la fai sotto, puoi anche dirlo." rispose beffardo. "Ovviamente, non sei esattamente nella posizione di dire nulla. Sai che se andassi a parlare con loro, la guardia di Korvosa impiccherà anche te... e comunque, non ci arriveresti vivo, a parlare con gli sbirri, o con il nostro... capo."

"Ugh... già, se il capo sapesse cosa sta succedendo qui... ci denuncerebbe tutti e si consegnerebbe lui stesso alla Guardia Cittadina!" fu la secca risposta dell'ometto più smilzo. "Guarda in che situazione di merda che ci troviamo..."

"Questa situazione di merda, come la chiami tu, ci fa guadagnare un bel po' di grana!" rispose l'omaccione. "E ora forza, smettila di perdere tempo e di lagnarti, e vuotiamo questo sacco. Abbiamo un bel po' di roba da far sparire."

L'ometto di nome Karralo brontolò qualcosa che Fedra non riuscì a sentire, e i due individui rovesciarono il sacco nella botola. La caligni sentì qualcosa di grosso ed inerte precipitare nello scolo, mentre i due loschi individui recuperavano il sacco nero e si allontanavano. Fedra attese che l'ultimo dei due chiudesse la porta dietro di sè... poi attese un altro po', giusto per sicurezza... e infine si intrufolò nella stanza, segretamente contenta di poter stare un po' al buio dopo tutta quella fastidiosa luce solare.

Sul momento, Fedra non si accorse di nulla che non avesse già visto prima, e non le sembrò che nulla fosse fuori posto. Sembrava davvero una sala per il macello degli animali, impressione che era acuita dagli uncini da carne, dagli utensili sparsi qua e là, e soprattutto dalle macchie di sangue sul terreno che erano state in parte assorbite da esso. Ma la grata nella quale quei due uomini di prima avevano vuotato il loro sacco era quello che più le interessava in quel momento. In silenzio, la ragazzina si avvicinò all'apertura nel pavimento e ci gettò una rapida occhiata dentro...    

Un tremendo odore di acqua stagnante e marciume la colpì in piena faccia, e la caligni si mise di nuovo il fazzoletto davanti alla bocca e al naso, contenta di non aver mangiato nulla prima di iniziare la missione. Grazie alla sua vista adattata all'oscurità, la ragazzina riuscì a vedere degli orribili resti che imbrattavano le pareti del canale di scolo... e sgranò gli occhi con espressione disgustata ed atterrita quando si rese conto che si trattava di resti umani! Poco sotto di lei, riusciva ancora a vedere un braccio, le cui carni erano state rosicchiate fino quasi all'osso.

"Che i Profeti dell'Oscurità mi portino... questo è un covo di assassini!" mormorò tra sè. "E il loro capo... questo Verik Vancaskerkin... non ne sa nulla, per giunta! Devo tornare indietro ed avvertire Kostur e Runyar. Dobbiamo stroncare questa attività criminale il prima possibile!"

Improvvisamente, Fedra sentì un ticchettio provenire dallo scolo, e percepì qualcosa che si muoveva sotto di lei. La sua vista acuta le consentì di vedere un enorme arto da crostaceo che si sollevava verso di lei... e i suoi riflessi le permisero di scansarsi appena in tempo quando una gigantesca tenaglia, simile a quella di un astice, scattò verso di lei e cercò di afferrarle la gola! La caligni balzò indietro, sentendo il rumore della tenaglia che si chiudeva a pochi centimetri dalla sua faccia, e sguainò la sua daga in un unico e fluido movimento, sferrando un fendente davanti a sè. Si sentì un tintinnio quando l'arma affilata si scontrò con un altro arto corazzato che terminava in una grossa chela... e Fedra si tirò indietro giusto in tempo per vedere la mostruosa creatura che si trascinava verso di lei! Una sorta di bizzarro ibrido tra un'anguilla gigantesca e un gambero di fiume, aveva un corpo lungo e serpentino ricoperto di squame grigio piombo, con due braccia terminanti in gigantesche tenaglie affilate e una testa mostruosa simile a quella di un crostaceo, con due lunghe antenne rosse e un paio di occhi compositi che fissavano rabbiosamente la ragazzina. La bocca era orribile e combinava gli aspetti peggiori di quella di un insetto e quella di un pesce predatore, e il dorso era solcato da una lunga cresta rossa che partiva dalla nuca e percorreva la spina dorsale fino quasi alla coda.

Con un ticchettio minaccioso, la strana creatura si sollevò nella stanza, e un'altra dello stesso tipo arrivò appena dietro, con grande disappunto ed allarme di Fedra. Due languste - astuti e mostruosi predatori di fiume creati nei laboratori dell'antica Thassilon! Ricordandosi che le loro chele erano in grado di secernere un veleno debilitante, la caligni si impose di restare fuori dalla loro portata e cercare di spacciare quei mostri il prima possibile, concentrandosi su uno di essi alla volta.

Con un verso strano ed inquietante, simile ad uno scricchiolio sordo, la langusta più grande si diede lo slancio contraendo il suo lungo corpo serpentino e si lanciò su Fedra, che non ebbe il tempo di organizzare un contrattacco e fu costretta a gettarsi di lato. Sempre tenendo d'occhio entrambe le creature, Fedra puntò la sua daga contro la langusta che aveva cercato di aggredirla... e la strana creatura, comprendendo che quell'arma rappresentava per lei un pericolo, cercò di tenersi lontana ed aggirare Fedra per prenderla di lato. Con un rapido movimento, la caligni si spostò e si portò a distanza di sicurezza da entrambe le creature, una delle quali sibilò irritata e cominciò a ritirarsi verso l'imboccatura dello scolo per tornare da dove era venuta. Emise una serie di richiami, cercando di convincere anche la sua compagna ad andarsene, ma quest'ultima sembrava decisa a fare di Fedra la sua cena, e ignorò l'avvertimento. La caligni si voltò per un attimo verso la langusta che si stava ritirando e la minacciò con la sua daga... e l'altra langusta sembrò pensare che quella fosse l'occasione migliore per lanciarsi all'attacco! Si mosse in avanti, strisciando come un serpente e tenendo alzate le sue chele mentre puntava verso Fedra... e la giovane caligni, tenendo sempre la daga ben alzata davanti a sè, fece due passi indietro mentre cercava un punto debole nel corpo della creatura.

La langusta sembrò rendersi conto di quello che Fedra stava cercando di fare, e si lanciò immediatamente all'attacco, le chele puntate verso la gola della ragazzina! Ma Fedra sembrava essersi aspettata l'attacco, e riuscì a gettarsi di lato appena in tempo, per poi sferrare un fendente che raggiunse la langusta ad una delle sue tenaglie! Ma la corazza che proteggeva l'arto resse al poderoso fendente, e la lama rimbalzò su quella protezione naturale limitandosi a scheggiarla. La langusta fece scattare di nuovo la tenaglia verso la ragazzina caligni, che riuscì a scansarla per un pelo... ma si sentì tirare di colpo nel momento in cui fece per rialzarsi, e si rese conto con disappunto che la langusta aveva utilizzato la sua coda per avvinghiarla attorno alle caviglie di Fedra e sbilanciarla!

"Ah! Che diavolo..." esclamò Fedra, distogliendo per un attimo la sua attenzione dall'avversario. Si accorse subito che le sue gambe erano state avvinghiate dalla coda della creatura, che ora avanzava con rabbia famelica verso di lei. Fedra cercò di liberarsi dalla presa della langusta tirando verso di sè, ma la bizzarra creatura strinse la presa attorno alle sue gambe con ancora più decisione, e Fedra strinse i denti per il dolore. "Uuugh... devo cercare... di liberarmi di questa cosa..."

Con un ringhio, la langusta tirò Fedra verso di sè e cercò di agguantarla con le sue chele... ma la caligni, all'ultimo momento, si spinse verso il predatore prima che quest'ultimo potesse usare i suoi letali artigli velenosi. Le tenaglie della creatura artificiale guizzarono pericolosamente vicino alla testa della sua giovane preda, che vibrò un colpo da maestro e riuscì a ferire una delle languste ad una chela, spargendo sul terreno un fiotto di sangue verdino. La creatura lanciò uno stridio acuto e cercò di acchiappare Fedra con l'altra chela, ma la ragazzina riuscì  scansare il colpo e sfoderò l'altra sua arma, una mazza chiodata dall'aspetto minaccioso malgrado le piccole dimensioni. La seconda langusta sembrò pentirsi della sua ritirata troppo rapida e scattò verso Fedra, che riuscì a tenerla a bada con un colpo di mazza... ma in questo modo diede la possibilità alla prima langusta di farsi avanti, e la chela destra del mostro la raggiunse alla coscia destra. Fedra emise un breve grido di dolore quando le punte della tenaglia le penetrarono nelle carni, e una sensazione di torpore si diffuse rapidamente lungo tutto l'arto.

"Argh!" esclamò Fedra, e si ritirò zoppicando. Il veleno le era entrato in circolo, e la ragazzina non perse tempo a farsi un taglietto a croce sul punto ferito in modo da far uscire un po' più di sangue ed espellere quanto più possibile della tossina. "Merda... questi cosi non scherzano affatto... Posso capire perchè li usino per sbarazzarsi dei cadaveri..."

"SKREEEEE!" La prima langusta stridette ferocemente e cercò di attaccare di nuovo, ma Fedra si era aspettata quella mossa, e riuscì ad allontanarsi. La seconda di quelle strane creature cercò di far cadere Fedra usando la coda, e riuscì a farla incespicare prima che la caligni appoggiasse un ginocchio a terra, facendo finta che la ferita le desse più problemi di quanto in realtà non stesse sperimentando. Credendo di avere la vittoria in pugno la prima langusta si lanciò all'attacco ancora una volta e cercò di chiudere le sue chele sulla gola della caligni... ma la seconda delle bestie, forse fiutando un inganno, si trattenne e cercò di aggirare l'avversaria e colpirla su un fianco.

Era il momento che Fedra aspettava. Con un abile trucco da lottatore, la ragazzina si lasciò cadere schiena a terra, facendo in modo che le tenaglie della bestia si chiudessero in aria pochi centimetri sopra di lei. Senza esitare, la ragazzina sferrò un micidiale affondo con la sua daga e colpì il ventre di quella strana bestia, immergendo tutta la lama nelle carni squamose. La langusta, colpita mortalmente, stridette di nuovo e cominciò a dibattersi convulsamente, sferrando una raffica di fendenti con le sue chele in un frenetico tentativo di portarsi dietro anche la sua avversaria. Impreparata ad una simile furia, Fedra ricevette un paio di fendenti, uno al braccio sinistro e uno al fianco destro... ma per fortuna, sentì soltanto il bruciore immediato delle ferite, segno che questa volta il mostro non aveva iniettato il suo veleno. Fedra si allontanò rapidamente, inzuppata del sangue verdastro e disgustoso che fluiva dal corpo della langusta... e osservò scioccata la bestia che, pur allo stremo delle forze, continuava a trascinarsi verso di lei, schioccando le chele in un frenetico tentativo di agguantarla. La caligni continuò ad indietreggiare, cercando di ignorare la sensazione di torpore che le aveva preso parte della gamba ferita... e finalmente, dopo un tempo fin troppo lungo, la langusta si accasciò al suolo in un lago di sangue verdastro, il corpo percorso ancora da qualche spasmo post-morte.

La seconda langusta stridette, un verso che esprimeva un misto di furia e dolore, e fissò Fedra con odio. Pensando che la creatura volesse vendicare la sua simile, la caligni alzò di nuovo le armi e si preparò a sostenere un altro scontro... ma per fortuna, la bestia si accontentò di tenere d'occhio Fedra mentre si ritirava nuovamente nella sua tana. La creatura stridette di nuovo e scivolò nell'angusto passaggio, lasciando Fedra da sola in quella stanza a riprendere fiato dopo lo scontro.

"Hanf... hanf... diavolo... in questa macelleria... si stanno svolgendo dei traffici davvero sporchi!" disse tra sè. Ma la sua attenzione si rivolse immediatamente a problemi più urgenti: il corpo della langusta era rimasto lì... e anche se Fedra fosse riuscita a nasconderlo in qualche modo, non sarebbe comunque riuscita a cancellare le tracce di sangue verde che insozzavano il pavimento. "Beh... tanto vale entrare in azione adesso. Devo tornare indietro e avvertire Kostur e Runyar. Questo potrebbe essere il momento migliore per stroncare questa attività criminale, prima che ci scoprano..."   

               

oooooooooo

   

CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Verik di fronte alla verità ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

Risposte alle recensioni!

Farkas - Grazie mille per le tue recensioni! Anch'io adesso partirò per le vacanze, quindi per un po' non lavorerò alle mie storie... ma spero comunque di poter riprendere presto! XD

Orik è sempre stato uno dei miei personaggi secondari preferiti nel gioco da tavolo, quindi ho deciso che avrebbe avuto un ruolo un po' più ampio nella mia storia. Più avanti vedremo anche qualche altro membro della famiglia Vancaskerkin, magari in qualche altra storia di questa saga... In generale sono dei tipi a posto, tutto sommato, solo che molti di loro hanno fatto delle scelte non proprio felici.

Più avanti vedremo di che pasta sono fatti anche gli altri membri del gruppo. Ci sarà da divertirsi!

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 7 – Verik di fronte alla verità

 

"E' già da un po' che quei ragazzi sono là dentro. Spero proprio che sappiano quello che stanno facendo." disse tra sè Runyar, mentre si aggirava nei paraggi della macelleria conosciuta come "Tutta La Carne Del Mondo" cercando di apparire quanto più indifferente possibile. Non era facile dare l'impressione di non essere veramente interessato alla macelleria, e non voleva attirare su di sè dei sospetti che avrebbero potuto danneggiare la loro missione... ma per fortuna, anche ora che la macelleria sembrava chiusa, c'era un certo viavai di gente lì attorno, cosa che contribuiva a farlo passare inosservato.

Kostur si aggirava lì intorno, e Runyar ebbe l'impressione che il mezzorco fosse un attimo più abile nel non attirare i sospetti su di sè. Beh, in fondo aveva senso. Come investigatore della guardia cittadina, sicuramente Kostur si era trovato in situazioni in cui aveva dovuto mantenere il sangue freddo... e quella per lui era ordinaria amministrazione.

Il nano guardò, apparentemente distratto, verso una delle viuzze laterali che passavano a fianco della macelleria... e grazie alla sua vista acuta, riuscì a vedere Fedra che, seminascosta nella penombra, faceva loro cenno di raggiungerla prima di ritirarsi nuovamente nella stradina. Il nano si mosse lentamente e con calma, in modo da non dare ai presenti l'impressione di essere in qualche modo di fretta, e si diresse verso il vicolo nel quale Fedra si era ritirata. Kostur lo raggiunse con passo calmo ma deciso, e i due avventurieri seguirono la loro compagna fino a raggiungerla davanti al recinto degli animali, sul retro della macelleria.

"Fedra. Sei riuscita a trovare qualcosa, mi sembra di capire." disse il nano, prima di notare che la ragazzina trascinava la gamba destra, sulla cui coscia si vedeva una ferita non troppo grande ma comunque evidente. "E quella ferita, come te la sei fatta?"

"Puoi dirlo forte che ho trovato qualcosa..." rispose la graziosa caligni, per poi indicare la doppia porta di legno che portava alla sala dove gli animali venivano macellati. "Vedete quella stanza lì? I gestori di questa macelleria fanno un doppio lavoro... sono degli assassini che si sbarazzano dei corpi delle loro vittime dandoli in pasto ad una coppia di languste! Anzi, adesso è una langusta sola, visto che l'altra l'ho accoppata."

"Ci sono degli assassini, qui?" chiese Kostur corrugando la fronte, mentre si chinava per esaminare la ferita di Fedra. "E come c'entra il sergente Vancaskerkin?" 

Fedra strizzò un occhio mentre il suo compagno le avvolgeva un fazzoletto attorno al punto in cui era stata colpita dalla langusta. "Ow... mi... mi sembra di capire che il sergente Vancaskerkin non c'entri nulla. Ho ascoltato i discorsi di due di quei fuorilegge, e sembravano entrambi preoccupati non far sapere al sergente Vencaskerkin quello che sta veramente succedendo da quelle parti. E non sento rumori dall'interno, quindi suppongo che Krea, Rilo e il signor Orik siano riusciti a parlare con il nostro ricercato e non abbiano destato sospetti."

"Beh, quell'Orik ci aveva detto che Verik sarebbe stato disposto ad ascoltare lui." rispose Kostur, dopo aver finito di medicare Fedra. La ragazzina appoggiò di nuovo la gamba a terra e si accorse che adesso riusciva a camminare meglio, anche se l'effetto del veleno non si era ancora esaurito. "Comunque, è meglio che andiamo anche noi a dare una mano. Cogliamo sul fatto i malfattori, e li costringiamo a rivelare quello che stanno facendo al sergente. Ho l'impressione che la banda di criminali non durerà a lungo dopo questo scherzo..."

"Seguitemi. Vi faccio vedere quello che ho scoperto." affermò Fedra, mentre guidava i suoi compagni verso l'ingresso posteriore della macelleria. "Spero che non vi dispiacca la puzza di bestia..."

"Ugh... non posso dire che sia un posto piacevole... ma lasciamo perdere." affermò Kostur, coprendosi il naso e la bocca con una mano. Runyar fece a sua volta una smorfia di disgusto ma riuscì a sopportare meglio l'odore penetrante - Fedra immaginò che questa fosse la leggendaria tempra dei nani. Entrarono con prudenza nella stanza in cui Fedra aveva affrontato le languste... e sia il nano che il mezzorco trasalirono brevemente quando videro che il pavimento era ancora insozzato del sangue verdastro della creatura che Fedra aveva ucciso. Il cadavere della mostruosa creatura era ancora riverso a terra vicino al canale di scolo, e Kostur si avvicinò con prudenza, osservandolo da distanza di sicurezza.

"Per la miseria... non ci posso credere, questa è proprio una langusta." esclamò l'investigatore. "E usano questa bestiaccia per sbarazzarsi dei corpi delle loro vittime?"

"Sì... attento, ce n'è un'altra. Non vorrei che ti aggredisse a tradimento." rispose Fedra, indicando il canale. "E' lì che gettano i cadaveri, e le languste provvedono a farli sparire. Per fortuna, a quanto pare erano abbastanza sazie, quindi non hanno fatto sparire tutto."

Kostur si avvicinò lentamente all'ingresso del canale, e corrugò la fronte con espressione disgustata e scioccata quando riuscìì a vedere, pur nascosta nell'oscurità, la langusta che continuava a banchettare con dei resti umani - un torace e un braccio ai quali era rimasta ancora attaccata un po' di carne. Runyar, grazie alla sua scurovisione, potè vedere meglio la scena, e fece una smorfia di orrore quando si rese conto di cosa stesse succedendo da quelle parti.

"Certo... certo, adesso è tutto chiaro." disse Runyar. "Credo proprio che a questo sergente Vancaskerkin potrebbe interessare molto vedere quello che i suoi... fedeli compagni... fanno dietro le sue spalle. Andiamo a dargli una svegliata, che ne dite?"

"Ci saranno quelli della sua banda. Dobbiamo cercare di coglierli di sorpresa." affermò Fedra. Si avvicinò furtivamente alla porta verso la parte aperta al pubblico della macelleria e diede un'occhiata attraverso la serratura, in modo da rendersi contro se ci fossero alcuni dei disertori dietro di essa. Ma per il momento, sembrava che gli uomini di Verik non fossero nei paraggi, e la ragazzina fece cenno ai suoi compagni di avvicinarsi. "Okay, credo che possiamo andare. Ma fate attenzione. Dobbiamo cercare di prenderli vivi... e magari farli cantare davanti al sergente Vancaskerkin."

"Certamente. Tranquilla, Fedra, ho i miei metodi per indurli a più miti consigli." rispose Kostur. Frugò nella sua bisaccia e ne tirò fuori un piccolo fagotto di tela, per poi soppesarlo tra le mani come se si apprestasse a lanciarlo. "Okay, Fedra, possiamo andare. Noi siamo pronti a tutto."

La ragazzina caligni fece un cenno con la testa e aprì lentamente la porta, in modo che lei e i suoi compagni potessero scivolare furtivamente nel negozio...

 

oooooooooo

 

Mentre i fratelli Vancaskerkin e Krea erano impegnati a parlare, l'attenzione di Rilo era sempre più attratta da quel pugnale dalla strana ma elegante foggia appoggiato sulla scrivania del sergente disertore e usato come fermacarte. C'era qualcosa che lo incuriosiva molto di quell'arma, non ne aveva mai vista una fatta in quel modo. Ora che lo guardava meglio, aveva la netta impressione che la sua lama incurvata risplendesse di strani riflessi argentati, e riusciva a percepire una tenue aura magica che aleggiava intorno ad esso. Chissà come aveva fatto Verik a procurarsi un'arma di un tale pregio... sicuramente, un'arma magica come quella doveva costare un bel po' di soldi, e Rilo non credeva, in tutta sincerità, che un sergente della guardia cittadina avrebbe potuto avere i soldi per comprare quella piccola opera d'arte. E dove l'avrebbe trovata, tra l'altro?

"Signor Verik, posso chiederle una cosa?" chiese Krea dopo averci pensato un po' su. Quando il minore dei due fratelli le rivolse la sua attenzione, la giovane Varisiana si organizzò rapidamente il discorso e fece la sua domanda. "Che lei sappia... ci sono in giro voci riguardanti una possibile apparizione di Blackjack, l'eroe popolare di Korvosa? Dicono che ritorni alla ribalta ogni volta che Korvosa è in crisi..."

"Che? Un eroe popolare di nome... Blackjack?" chiese Orik. "Okay, qui mi cogliete impreparato... tu sai chi è, Verik?"

Verik alzò le spalle con un sospiro. "Fantasie. Tutte storielle che la gente di Korvosa si tramanda per farsi coraggio. Parlano di questo misterioso eroe mascherato, Blackjack, e dicono che ogni volta che Korvosa è in pericolo, lui arriva a dispensare giustizia e salvare la città. Ma... no, non accadrà. Se davvero esistesse, questo fantomatico eroe, si sarebbe già fatto vedere e avrebbe rovesciato la regina dal trono!"

"Eeeh, la capisco, signor Verik... anch'io ho spesso desiderato che Blackjack ritorni e restituisca un po' di giustizia a Korvosa..." rispose Krea con un sorriso malinconico. "Ma... posso fare una domanda? Come mai la nuova regina è così odiata dal popolo? Sinceramente... io non l'ho capito."

In realtà, Krea aveva sentito più e più volte le malelingue che si susseguivano su Ileosa, ma stava facendo finta di non sapere nulla, nella speranza che Verik si lasciasse scappare qualche parola sulle sue motivazioni... e che magari potessero anche fare un po' di luce sul motivo per cui Korvosa era così in subbuglio.

Verik sospirò e si diresse verso la sua scrivania, sulla quale appoggiò una mano con espressione quasi stanca. "E'... un discorso che parte da diversi anni fa, mia cara." rispose l'ex-sergente. "Vedi... il re da poco deceduto, Eodred II, era piuttosto popolare tra la gente di Korvosa." Krea annuì, in modo da rendere il suo bluff un po' più credibile.

"Certo... il popolo di Korvosa è rimasto scioccato dalla sua morte. E anch'io, devo dirlo, sono stata molto sconvolta alla notizia." rispose la giovane Varisiana.

Verik alzò le spalle. "Beh, personalmente non ero proprio un grande fan del vecchio re. Però anch'io devo ammettere che sapeva fare il suo lavoro, soprattutto quando si trattava di negoziare con quelli di Cheliax." rispose. "E molte delle sue opere pubbliche si sono rivelate utili. Ma la regina consorte, Ileosa... già il fatto che venga da Cheliax è stato un punto a suo sfavore. E in certe occasioni, si è anche espressa dicendo che considerava Korvosa nient'altro che una specie di colonia del suo paese."

"Chiaro. Visto che Korvosa ha avuto effettivamente originale come colonia di Cheliax." rispose Rilo, la cui attenzione continuava di tanto in tanto ad essere attratta dall'elegante pugnale sulla scrivania di Verik. Decise saggiamente di tenere per sè il particolare che avevano incontrato di persona la nuova sovrana, e che non le era sembrata poi tanto male.

"Quindi, mi sembra di capire che il popolo di Korvosa vede la regina consorte Ileosa come un'opportunista che ha sposato il vecchio re soltanto per poter ereditare il suo trono e la sua ricchezza." commentò Orik. "E certi suoi comportamenti passati non hanno dato un'impressione favorevole."

Verik disse di sì con la testa. "Appunto. E se devo essere sincero, io ho paura per quello che accadrà in futuro alla gente di Korvosa e a noi della guardia cittadina." rispose. "E' per questo che ho messo su questa mia, diciamo così, attività. E' un modo per aiutare i miei concittadini... e magari farci anche un po' di soldi, perchè no?"

Orik annuì, ma dentro di sè non era convinto al cento per cento. Verik era un tipo in gamba, ma gli sembrava comunque strano che fosse riuscito a dare inizio a quell'attività così facilmente. Aveva l'impressione che ci fosse qualcos'altro dietro la macelleria di Verik e dei suoi uomini... o meglio, qualcuno che appoggiasse Verik e lo finanziasse.

"Ma... c'è qualcuno che vi appoggia?" chiese Krea, togliendo la domanda di bocca ad Orik. "Voglio dire, distribuire carne al popolo di Korvosa è un'attività in perdita. E comunque, questi animali e queste carni esotiche devono pur venire da qualche parte, o sbaglio?"

Orik ebbe per un attimo l'impressione che il fratello minore stesse corrugando la fronte in un'espressione di allarme... ma il più giovane dei Vancaskerkin mantenne la calma e diede la risposta in tutta sicurezza. "In effetti, sì, abbiamo gente che ci dà una mano con questa attività. Diversi allevatori ci vendono le loro bestie, e alcuni cacciatori ed importatori ci forniscono le carni pregiate di cui abbiamo bisogno."

Krea non fu troppo convinta di quella spiegazione. Esattamente, come si procuravano tutte quelle carni? Per polli, maiali ed altri animali comuni come quelli, certo non sarebbe stato un problema... ma per altri tipi di carne, dovevano senz'altro avere un importatore entro una certa distanza, per evitare che le carne andasse a male nel giro di poco tempo. E chi poteva allevare animali così particolari nei pressi di una cttà come Korvosa?

Insomma, pensò la giovane magus, qui c'era qualcosa che le suonava strano. 

"Capisco cosa vuole dire, signor Verik..." rispose Rilo. "Adesso, però... giusto per curiosità, potrei chiederle da dove viene questo pugnale che ha sul tavolo? Mi sembra un'arma di un certo pregio... oltre che di una foggia diversa da quella che sono abituato a vedere."

"Ah... ehm... quello?" rispose prontamente Verik, il cui autocontrollo sembrò vacillare per un istante. "Quello è un dono da parte di... una persona che supporta i nostri sforzi, e sta cercando di darci una mano come può." 

Rilo continuò a guardare con aria incuriosita il pugnale appoggiato sulla scrivania. "E... posso chiedere se per caso lei sa da dove viene, quest'arma?" chiese. "Credo di aver visto da qualche parte una simile foggia... se non sbaglio... dovrebbe provenire da Vudra, giusto?"

"Heh... hai fatto i tuoi compiti, ragazzo." rispose Verik con un sorriso compiaciuto. "In effetti, la persona che sta supportando la nostra attività viene da Vudra. Diciamo che quel pugnale è un pegno della sua collaborazione e della nostra amicizia."

Rilo disse di sì con la testa. Ma ancora Verik si stava tenendo sul vago. Il giovanissimo stregone aveva l'impressione che volesse coprire quella persona, in qualche modo.

Krea si guardò attorno, sperando tra sè che Fedra e il resto del gruppo facessero in fretta. Più passava il tempo, più diventava difficile continuare a fare conversazione con Verik e tenerlo occupato...

 

oooooooooo

 

Kostur fece cenno a Fedra e Runyar di restare fermi quando sentì dei suoni di passi che si avvicinavano. Immediatamente, il mezzorco e la caligni si piazzarono con la schiena al muro, ognuno ad un lato della porta, mentre il nano si piazzò in un angolo buio e trattenne il fiato. I tre avventurieri attesero con pazienza che i malfattori arrivassero, aprendo la porta e trascinando con sè un altro grosso sacco nero che sicuramente conteneva qualche altro cadavere.

Fedra e Kostur non persero tempo. Prima che i disertori potessero rendersi conto della presenza dei due intrusi, i due avventurieri fecero piovere due robusti colpi di manganello sulla nuca di ciascun malvivente, con il risultato di stenderli al suolo come due sacchi di patate. Il gruppo fece un cenno con la testa e Runyar andò a controllare che cosa contenesse il sacco. Come teneva, si trattava del corpo senza vita di una persona, un uomo sulla trentina che era stato ucciso con diversi fendenti alla schiena e al torace. Certo, non si trattava del lavoro di un gruppo di assassini professionisti.

"Come vi dicevo, questo è un covo di assassini." disse Fedra a bassa voce. Uno dei due malviventi stava cercando di rialzarsi, ma stordito com'era, non riuscì a dare l'allarme prima che Fedra gli fosse addosso e gli tenesse la daga puntata alla gola. "Tu! Dov'è il vostro capo? Credo che tu abbia un po' di cose da dirgli!"

"Ah... a... aspetta... aspetta, non uccidermi... parlerò!" boccheggiò il malcapitato. "Il... il capo è di sopra... sta... sta parlando con tre tizi... uno dei quali ha detto di chiamarsi Orik... ma... non vorrà essere disturbato! Ha... ha lasciato due tipi tosti a guardia delle sue camere private! Non crederete di poter andare e venire..."

"Beh, è quello che stiamo facendo in questo momento, no?" rispose Kostur, che provvide ad imbavagliare i due criminali e legarli come si deve, in modo che non potessero dare altri problemi finchè non fosse passata la guardia cittadina a recuperarli. "Okay, voi restate qui e state buoni... mentre noi andiamo a sistemare un po' di cose con il vostro capo di sopra, okay?"

Il malfattore ancora cosciente spalancò gli occhi in un'espressione di panico e si agitò convulsamente, mormorando qualcosa attraverso il bavaglio che gli era stato messo. Runyar fece una breve risata gioviale e fece un cenno con la testa ai suoi amici.

"Secondo me ha detto qualcosa che... non si può tradurre in una conversazione educata!" affermò, mentre il gruppo saliva le scale verso i piani più alti dell'edificio.

 

oooooooooo

 

"Ora che sapete il motivo per cui stiamo facendo questo... e ora che sapete quali sono i nostri metodi, siete disposti ad unirvi a noi e fare un po' di lavoro per rimediare ai problemi di Korvosa?" chiese infine Verik, dopo aver finito di spiegare a Krea, Rilo ed Orik come era organizzato il suo gruppo di disertori.

Krea cercò di guadagnare ancora un po' di tempo, e fece due passi su e giù per l'ufficio, sfregandosi il mento come se stesse riflettendo sulla domanda. La ragazzina Varisiana guardò ora verso Rilo, ora verso Orik... e lesse negli occhi del robusto mercenario il contrastante desiderio di salvare il fratello da quella difficile situazione e quello di risolvere quella situazione in maniera soddisfacente. Stava per dire qualcos'altro, in modo da cercare di scucire qualche altra informazione a Verik... quando da oltre la porta dell'ufficio si sentì un po' di confusione.

"Hey, voi tre! Chi siete? Che state facendo qui?" esclamò una delle guardie che Verik aveva posto all'ingresso del suo ufficio. "Non... non siete i benvenuti qui, quindi vedete di andarvene! Subito!"

"Rilassati, amico. Non vogliamo guai con te! E' con il tuo capo che siamo venuti a parlare!" replicò rapidamente una voce baritoneale, che Krea riconobbe come quella di Runyar. "Non credo che sarà contento di sapere che voi gli state nascondendo le vostre attività, non lo pensi anche tu?"

"Credo proprio che non gli farà piacere, per niente!" continuò la voce di una ragazza, indubbiamente quella di Fedra. Sentire all'improvviso quella voci colse di sorpresa Verik, che restò per qualche istante come bloccato per lo stupore... e poi trasalì quando il significato di quelle parole gli apparve chiaro!

"Cosa? Ma... ma che sta succedendo, qui fuori?" esclamò Verik. In tutta fretta, l'ex-sergente della guardia cittadina afferrò una lancia appoggiata al muro pronto a combattere nel caso ce ne fosse bisogno. "Chi sono queste persone? E' gente che conoscete?"

Krea non rispose con le parole, e andò invece ad aprire la porta con un rapido gesto del braccio, in modo da far vedere a Verik cosa stesse succedendo. I due disertori armati di spade corte che si trovavano di fronte alla porta trasalirono e guardarono con spavento verso l'interno dell'ufficio, dove uno sbalordito Verik Vancaskerkin era rimasto in piedi come ipnotizzato, non sapendo esattamente cosa stesse accadendo. IL sergente disertore teneva tra le mani la sua lancia ma aveva ormai completamente abbandonato la posizione di guardia, lo sguardo che passava da Orik a Krea, fino ai suoi sottoposti... e solo in quel momento notò il variegato terzetto che si trovava lì fuori - un nano, un mezzorco... e addirittura una caligni?

"Buongiorno! Lei dovrebbe essere l'ex-sergente Verik Vancaskerkin della guardia cittadina, dico bene?" chiese Fedra con un sorriso sardonico, mentre portava con sè un individuo dall'aspetto rozzo che aveva da poco catturato al piano terra. L'uomo sembrava essersi svegliato solo in quel momento, e la sua espressione era un misto di paura e confusione mentre Fedra lo costringeva a mostrarsi.

"Ah! C-Capo, meno male che è arrivato lei! Questa... questa gente lavora per la guardia cittadina! Sono venuti a prenderci!" esclamò la prima delle guardie.

"Sì, in effetti siamo qui per recuperare dei disertori." continuò Kostur con un cipiglio minaccioso. "Ma non avremmo mai immaginato che ci saremmo trovati a dover sgominare un gruppo di assassini prezzolati."

Quella frase colpì Verik come un pugno sul naso, e il giovane ex-sergente sobbalzò in un'espressione di paura e sorpresa. "Che cosa? Assassini prezzolati?" esclamò con fare oltraggiato... ma Krea e Rilo riuscirono a sentire che Verik provava un accenno di paura. Forse quell'accusa aveva fatto venire l'ombra di un sospetto a Verik? "Non diciamo assurdità! Noi siamo qui per opporci agli eccessi della monarchia, e per dare agli abitanti più poveri di Korvosa un aiuto fondamentale!"

Orik sospirò. Adesso era venuto il momento più antipatico... ovvero, quello di far capire a Verik che il suo ottimismo, in questo caso particolare, era mal riposto. Non gli era mai piaciuto infrangere certe idee che Verik si faceva, ma in questo caso era necessario.

"Mi dispiace, Verik... ma temo che tu ti stia cacciando in un bel guaio." affermò Orik, per poi rivolgersi ai membri del gruppo rimasti fuori. "Allora, voi... siete riusciti a trovare delle prove?"

"Prove? Ne hai quante ne vuoi là sotto, amico! In particolare tutti quei resti umani che questa gente ha dato da mangiare alle languste!" fu la pronta risposta di Kostur.

Verik trasalì visibilmente, mentre i suoi scagnozzi sgranavano gli occhi in un'espressione di terrore cieco. "Cosa? Di... di che state parlando? Questa è una balla! Non può essere che una balla!" esclamò Verik, per poi girarsi verso il fratello maggiore. "Orik, che significa tutto questo? Stavate cercando di farmi cadere in qualche trappola?"

"Beh, non in una trappola vera e propria... ma data la situazione, avevano bisogno di agire con circospezione." rispose Orik. "Hey, ragazzina! Avete trovato qualcosa, là ai piani di sotto?"

"Ai piani di sotto?" chiese Verik, ora sinceramente allarmato. "Che... che cosa ci dovrebbe essere, ai piani di sotto? Che vogliono dire mio fratello e queste persone?"

"N-Niente!" esclamò lo scagnozzo catturato da Runyar. "Ehm... voglio dire... capo, ascolta, stanno cercano di incastrarci! Sono... sono sicuro che questi stronzi sono della guardia cittadina! Non... non vorrai certo fidarti di loro!"

"La guardia cittadina?" esclamò Verik, per poi voltare uno sguardo scioccato ed indignato al fratello maggiore. "Orik, li stavi aiutando a prendermi? Non mi dirai che mi hai venduto a questi individui!"

"Orik non ha venduto nessuno. Era semplicemente preoccupato per te." rispose Krea, per poi gettare uno sguardo referente ai disertori, in modo da far loro capire di non aprire bocca. "Dimmi, Fedra... quindi avete trovato... resti umani là sotto? I resti di persone assassinate da questi individui?"

"Assassinate?" Verik replicò, sempre più confuso e furioso. "Che... che volete dire? Non è possibile! Noi non siamo una banda di assassini! Noi cerchiamo di aiutare la gente di Korvosa!"

"So che tu non sei un assassino, Verik." rispose Orik, cercando di calmare il fratello minore. "Non sei il tipo da ammazzare gente per denaro. Sei sempre stato il più gentile di noi due."

"Ma sei sicuro di poter dire la stessa cosa dei tuoi compagni, sergente Vancaskerkin?" chiese Kostur. Uno degli individui, vistosi senza scampo, sfoderò un pugnale dalla cintola e cercò di accoltellare il mezzorco, che però reagì in fretta e afferrò il polso all'individuo, stringendolo con abbastanza forza da strappare al malfattore un ringhio di dolore e costringerlo a mollare l'arma. "Ho visto anch'io quei resti umani al piano di sotto! I tuoi uomini hanno ammazzato delle persone dietro pagamento, e hanno dato i corpi in pasto a delle languste che hanno fatto la loro tana nello scolo!" 

"Quindi avevano ragione a sospettare di questo posto..." affermò Rilo.

Verik era rimasto scioccato dalla rivelazione. Il più giovane dei fratelli Vancaskerkin muoveva la bocca senza emettere alcun suono, come un pesce fuori dall'acqua, mentre la sua mente cercava di gestire quella rivelazione tra capo e collo. Guardava ora Krea e Rilo, ora Orik e ora i suoi uomini che erano rimasti fermi al loro posto, vedendosi ormai perduti.

"No... no... non è possibile! Non è possibile!" esclamò Verik in preda all'orrore, ancora rifiutandosi di credere che tutto questo stesse accadendo. Finalmente, raggiunse in un paio di falcate lo scagnozzo più vicino, quasi invadendo il suo spazio personale. "TU! Tu devi sapere! Questo che stanno dicendo è una balla, vero? Una falsa accusa della guardia cittadina per incastrarmi! Magari è stata proprio quella puttana di Ileosa a dare l'ordine! Noi non abbiamo ammazzato nessuno, vero?"

Lo scagnozzo emise un verso strozzato e si guardò attorno, sperando di vedere uno spiraglio per darsi alla fuga... ma si rese subito conto che era un tentativo destinato al fallimento. Il nano, il mezzorco e la caligni si erano piazzati in modo tale da impedire a chiunque di passare e raggiungere le scale per il piano terra. Non sapendo cosa dire, rivolse al suo capo uno sguardo implorante, e si trovò a guardare di nuovo l'espressione sconvolta di Verik.

"VERO?" esclamò Verik disperatamente.

A quel punto, lo scagnozzo cedette e decise che il male minore sarebbe stato confessare tutto e dare la colpa a qualcun altro. "P-pietà! Pietà, capo, io non ho fatto niente! Non... non sono stato io ad ammazzare qualcuno! Io... io ho cercato di dire loro di smetterla, ma loro non mi hanno ascoltato! Loro... loro hanno cominciato a farsi pagare per far fuori un po' di gente!"

"Che... che cosa? No... no... non può essere vero... E IO NON NE SAPEVO NULLA!" In preda ad una rabbia disperata, Verik spintonò via il suo ex-scagnozzo e raggiunse a passo rapido la sua scrivania, per poi cominciare a battere i pugni su di essa! "AAAAARGH! Com'è stato possibile? Io... io... io ero a capo di un gruppo di assassini... E NON ME NE SONO NEANCHE RESO CONTO?"

"Verik!" esclamò Orik, scioccato da quell'improvviso per quanto comprensibile scatto di rabbia, e andò ad assistere il fratello minore, la cui furia si spense rapidamente. Verik battè un ultimo colpo sulla scrivania e guardò con espressione persa il pugnale a lui tanto caro, stringendo i denti in un misto di rabbia e rammarico.

"Sergente Vancaskerkin... temo... temo che quello che i miei compagni stanno dicendo sia la verità." disse Runyar. "Anch'io ero lì... e posso confermarle che ci sono dei cadaveri parzialmente divorati nella sala del macello. Se volesse assicurarsi che le nostre parole sono vere, possiamo farle vedere quello che intendiamo."

"Era questo quello di cui avevo paura, Verik. Avevo sentito delle voci poco rassicuranti su quello che stavano facendo i tuoi compagni, e volevo essere sicuro che non ti mettessi nei guai anche tu. Con un'accusa di omicidio plurimo sulle spalle, saresti finito quasi sicuramente sulla forca." rispose Orik, con una mano sulla spalla del fratello.

Verik sospirò stancamente e scosse la testa. "Merda... e io che per un attimo ho persino dubitato di te...Ma come è potuto accadere? Sono... sono stato così sventato da non rendermi conto di quello che accadeva sotto il mio naso? E... E Meliya ne sapeva qualcosa? Non... non credo, altrimenti mi avrebbe avvertito... cazzo, ma in che casino mi sono andato a ficcare?"

Orik sospirò e fece una breve risata amara. "Non per criticarti, fratellino... ma di noi due, sei sempre stato tu il più ingenuo."

Vedendo l'amara ironia della situazione, Verik non potè che sghignazzarci su a sua volta. "Heh... puoi dirlo forte, fratello... io... pensavo che queste persone volessero aiutare la gente di Korvosa, come me." commentò. "Invece si servivano di me per condurre i loro affari sporchi e avrebbero probabilmente cercato di addossare su di me la colpa di tutti gli omicidi una volta scoperti." rispose, per poi gettare uno sguardo rassegnato a Krea e Rilo. "Quindi... voi siete della guardia cittadina? Siete... siete venuti qui per riportarmi indietro e cercare di scoprire cosa stessimo facendo qui, giusto?"

"Spiacente per i metodi poco limpidi che abbiamo usato, sergente Vancaskerkin, ma era l'unico modo per avvicinarla senza usare la violenza." rispose Krea, per poi mostrare il sigillo che la contraddistingueva come agente della corona di Korvosa. "Ed ora... in nome della regina, eseguiremo un'ispezione di questo luogo! Prego, seguiteci, e non fate storie! Orik... tu puoi restare con tuo fratello. Credo che avrete bisogno di parlare..."

"Ah, senza dubbio..." rispose Orik, mentre lui e Verik si sedevano vicino alla scrivania. Prima che Krea raggiungesse il resto del gruppo fuori dall'ufficio, Rilo riportò la sua attenzione al pugnale sulla scrivania di Verik. Più lo guardava, più aveva l'impressione che avesse qualcosa di particolare...

Beh, per il momento lo avrebbe lasciato lì dov'era. Ma avrebbe certamente fatto in modo di dare un'occhiata a quella strana arma una volta che ne avesse avuto la possibilità...

 

oooooooooo

 

Da quel momento in poi, era stata tutta una questione di forma. Fedra aveva mostrato prima a Krea e Rilo, e poi ai fratelli Vancaskerkin il luogo in cui gli uomini di Verik avevano cercato di sbarazzarsi dei cadaveri delle persone uccise. Messo di nuovo di fronte all'evidenza dei crimini degli uomini di cui si fidava, Verik dovette nuovamente mettersi seduto e calmarsi per non essere travolto da uno scatto di rabbia... e alla fine, le prove raccolte erano state più che sufficienti a consentire l'arresto dei suoi uomini, che sarebbero poi stati processati per direttissima. E con simili accuse sulle spalle, le loro prospettive per l'immediato futuro erano davvero cupe...

Verik non aveva fatto storie e si era spontaneamente consegnato alla guardia cittadina, con Orik che si era impegnato a fargli da supporto in quel momento difficile. Krea stessa, rendendosi conto che in effetti il giovane sergente era stato semplicemente un po' troppo credulone, aveva deciso che avrebbe cercato per quanto possibile di parlare con il maresciallo Kroft e fare sì che la sua punizione non fosse troppo severa.

Da lì in poi, era toccato a Krea e a Kostur fare il rapporto su quello che avevano scoperto e presentarlo al maresciallo. Il pomeriggio del giorno dopo l'infiltrazione a "Tutta la Carne del Mondo", la ragazzina Varisiana e il mezzorco si erano presentati all'ufficio di Cressida per consegnare il rapporto e spiegare nei dettagli quello che avevano scoperto, mentre il resto del gruppo era stato mandato al negozio, momentaneamente chiuso, per dare una mano con le indagini e raccogliere altri indizi che avrebbero potuto essere utili.

"Molto bene." disse soddisfatta Cressida, dopo aver letto con attenzione quello che avevano scritto. "Devo dire che sono contenta di come avete svolto il vostro lavoro. Siete riusciti a portare a termine il caso mantenendo la violenza al minimo indispensabile, e avete risolto questo mistero. Non mi pento di essermi affidata a persona della vostra competenza, e come è giusto, sarete ricompensati per i vostri sforzi."

Con queste parole, Cressida tirò fuori due borse di stoffa da un cassetto della sua scrivania e le porse ai due amici. Le borse tintinnarono, rendendo ben chiaro che cosa contenessero. "Ecco... qui si trova la vostra gratifica per questo lavoro. Condividetela in parti uguali con il resto del vostro gruppo. Ora, per quanto riguarda la questione del sergente Vancaskerkin... dal vostro rapporto, appare evidente che non fosse al corrente delle attività dei suoi uomini, e soprattutto, che non sapesse nulla degli omicidi commessi dagli altri disertori."

Krea fece un cenno affermativo con la testa. "Ci è perso abbastanza chiaro dalle reazioni del sergente Vancaskerkin e dalle prove rinvenute che il disertore non sapesse nulla... e quando lo ha scoperto, ha provato sgomento e rimorso. I miei compagni e il fratello dell'indagato possono avvalorare la mia testimonianza."

"Sì, lo confermo." rispose Kostur. "Il sergente Vancaskerkin ha espresso condanna e disappunto per le azioni degli altri disertori, e si è consegnato senza fare alcuna resistenza una volta scoperta la verità. Almeno per l'accusa di omicidio plurimo, la più grave, è scagionabile."

Cressida apoggiò i fogli del rapporto sulla scrivania davanti a sè e fece un cenno di assenso. "Mi sembra giusto. Detto questo, rimane ugualmente colpevole di diserzione ed associazione a delinquere, accuse per le quali dovrà rispondere davanti ad un tribunale... non appena ce ne sarà la possibilità. Purtroppo, la guardia cittadina è ancora subissata di problemi, e siamo a corto di personale. Prima di allestire il processo dovrà passare un bel po' di tempo. Comunque, farò in modo di convocare sia il sergente Vancaskerkin... che il sergente Soldado. Comunicherò loro i provvedimenti che ho deciso di prendere nei loro confronti. A questo proposito, sarebbe possibile parlare con il fratello maggiore del sergente Vancaskerkin? So che vi ha aiutato a ricondurlo qui, e immagino che possa essere anche lui interessato ad un lavoro."

"Immagino di sì." rispose Krea gentilmente. "Faremo in modo di recapitare questa vostra richiesta al signor Orik, sono sicura che accetterà. Detto questo, vorrei chiederle un piccolo favore."

Il maresciallo della guardia cittadina sorrise e fece un cenno con la testa. "Se è nelle mie possibilità, vi posso venire incontro." affermò. "Prego, chiedete pure."

Krea sorrise con un po' di imbarazzo. "Ecco... volevo chiederle se fosse possibile che il signor Orik sia presente, quando convocherete il sergente Vancaskerkin. E'... un favore personale che penso gradiranno."

"Capisco. Non è un problema, mi sembra una richiesta più che accettabile." rispose Cressida, guardando con evidente sollievo i due avventurieri. "Va bene. Se non c'è altro, avete il permesso di congedarvi. Vi chiedo solo di tenervi disponibili nell'immediato. Korvosa potrebbe ancora avere bisogno del vostro aiuto, e ho visto che di voi ci si può fidare."

Krea e Kostur presero ognuno una borsa di monete d'oro, per poi fare un inchino e ringraziare la comandante della guardia cittadina. Per essere stata la loro prima missione, era andata relativamente bene...

 

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Nel frattempo, nell'edificio che fino a poco tempo prima era stato la macelleria "Tutta la Carne del Mondo", un gruppetto di uomini della guardia cittadina si stava occupando di raccogliere tutte le prove che potevano servire, rimuovere i resti umani per dare loro una decente sepoltura e cercare di carpire quante più informazioni possibili sul gruppo di disertori e su chi ci stesse dietro. Rilo e Fedra si erano uniti al gruppo, anch'essi desiderosi di sapere qualcosa di più... ma la ricerca non aveva dato molti risultati. Soltanto nell'ufficio che una volta era appartenuto a Verik Vancaskerkin erano riusciti a trovare qualche lettera che menzionava una certa Meliya, ma non rendeva chiaro quale fosse il ruolo di questa misteriosa persona e come fosse legata a Verik.

Rilo sospirò stancamente e scosse la testa mentre scartabellava alcuni documenti. Si trattava per gran parte di contabilità, messaggi di poco conto e appunti, e uno solo di essi menzionava quel nome... e non dava neanche informazioni su quale fosse il suo ruolo.

"Accidenti! Meliya... Meliya... niente da fare!" esclamò Rilo, per poi gettare con noncuranza le scartoffie sulla scrivania e sedersi su una sedia vicina, massaggiandosi la fronte a causa del mal di testa che stava covando. "Maledizione... e io che speravo di scoprire qualcosa di più... questa Meliya potrebbe essere un elemento importante del puzzle. E potrebbe avere dei piani pericolosi per la nostra città. A questo punto, spero che Verik finisca per convincersi a dire qualcosa di più su di lei."

"Lo spero anch'io... ma temo che nemmeno lui sappia molto di questa misteriosa figura." rispose la giovane caligni, dando una rapida occhiata ad una lista di attrezzature che Verik aveva compilato. Non c'era nulla di davvero fuori posto... erano tutti articoli e merci che ci si poteva aspettare da una macelleria. Non sarebbe stato facile cavare un ragno dal buco. "Credo che faremmo meglio a tornare a Cittadella Volshyenek. Vediamo come sta andando, e cosa hanno deciso di fare con il sergente Vancaskerkin.. e con quell'altro che Kostur ha recuperato."

"Già... temo che qui ormai non abbiamo più niente da fare." disse Rilo, mentre si metteva nella bisaccia i fogli che stava esaminando, forse nella speranza che qualcuno li avrebbe trovati più interessanti o utili. Guardando verso la scrivania di Verik, il giovane stregone notò che quel pugnal di foggia pregiata era rimasto lì, per qualche motivo. Le guardie cittadine non si erano preoccupate di raccoglierlo... e Rilo decise che a quel punto, tanto valeva recuperarlo. Chissà, magari avrebbe potuto essere utile più tardi, forse quando avessero incontrato la famigerata Meliya.

Rilo prese con attenzione il pugnale e se lo mise via, per poi fare un cenno di assenso a Fedra e seguirla al piano inferiore...

 

oooooooooo

 

All'interno di una piccola, silenziosa ed ordinata stanza, una figura aggraziata e minuta era seduta in meditazione, le gambe incrociate in una posizione del loto e gli occhi chiusi in un'espressione di rilassatezza. Prese un lento respiro e si spostò appena un po', in modo da mettersi più comoda... e nella sua mente risuonò una voce tenue e dal timbro vagamente metallico, che suonava come lo stridio dell'acciaio sull'acciaio.

"Padrona. Padrona, mi sentite? Il vostro umile servitore parla alla vostra mente."

Le labbra della donna si sollevarono in un sorriso acuto. "Ti sento, mio fedele servo. Hai delle notizie importanti?" rispose telepaticamente.

"La nostra pedina non si è rivelata utile come speravamo." rispose la voce senza corpo. "Ma in compenso, ora sono in una posizione ancora migliore per controllare gli avvenimenti. Chiedo umilmente il permesso di restare con il mio nuovo proprietario. La aggiornerò regolarmente sulle mosse della guardia cittadina e della casa reale."

La figura annuì lentamente. "Molto bene, allora. Mi rimetto al tuo giudizio. Attenderò i tuoi rapporti giornalieri. Quando Korvosa sarà sotto il nostro controllo, ci sarà un'adeguata ricompensa anche per te."

"Vi ringrazio, mia padrona. Non vi deluderò."

Il contatto mentale svanì, e la figura espirò con calma e riprese la sua meditazione...

 

oooooooooo

 

Il giorno dopo...

Verik tirò un sospiro ansioso mentre si incamminava lungo il corridoio che portava all'ufficio della sua comandante... immaginando che entro pochi minuti sarebbe diventata la sua ex-comandante. Quando gli era venuta quella sua idea di mollare la guardia cittadina e mettersi in società con Meliya, non si era certo aspettato che se ne sarebbe pentito così amaramente... e in quel momento, uno dei suoi pensieri era che fine avesse fatto la sua amata. Era anche lei consapevole di quello che era successo? E cosa stava facendo in quel momento? Stava pensando a lui? Il giovane soldato nutriva ancora la speranza che l'avrebbe rivista presto, e soprattutto che stesse bene... ma in quel momento, c'erano delle considerazioni un po' più urgenti da fare.

"Non c'era bisogno che tu mi accompagnassi fin qui, Orik. Spero che non sia stato un disturbo per te." disse con gratitudine, rivolto al fratello maggiore che camminava al suo fianco.

Il mercenario ridacchiò bonariamente e diede una pacca sulla spalla al fratello minore. "Nessun disturbo, Verik. Siamo o non siamo fratelli?" rispose. "E poi, è il minimo che io possa fare dopo che mi hai tirato fuori dalla merda lì a Riddleport. Se non fosse stato per te, la mia testa si troverebbe impagliata sulla scrivania di quel maiale di Zincher."

"Beh, tu e i tuoi compagni avete tirato fuori me dalla merda, quindi direi che siamo pari, a questo punto." rispose Verik. Si rimise a posto quando si accorse di essere quasi arrivato davanti all'ufficio del maresciallo Kroft, e rimase un po' sorpreso quando vide di non essere il solo a trovarsi lì - una sua vecchia conoscenza era in piedi vicino alla porta d'ingresso, con un'espressione altrettanto ansiosa. "Ah? Sergente Soldado, anche voi siete stato chiamato qui?"

"Sergente Vancaskerkin?" chiese sorpreso l'uomo, rivelandosi per quello che era - Grau Soldado, quel giovane ufficiale che Kostur aveva trovato ubriaco in quella taverna dove il gruppo aveva conosciuto Orik. Adesso, per fortuna, il suo aspetto era molto più presentabile: si era da poco lavato e fatto la barba, e si era cambiato mettendosi dei vestiti puliti. Vedendo arrivare il suo collega, si schiarì la voce e salutò. "Non mi aspettavo di vederla qui... non ho più avuto sue notizie da quando re Eodred è venuto a mancare!"

"Lo so... diciamo che ho fatto una gran cavolata, e solo adesso me ne rendo conto. Mi fa piacere vedere che sta bene, sergente Soldado... anche se temo che tra non molto non sarà più obbligatorio a chiamarmi con il mio rango." rispose Verik con amara ironia. "Detto questo... non credevo che anche lei fosse stato convocato."

Grau alzò le spalle rassegnato. "Già... temo di aver fatto una 'cavolata' anch'io." rispose. "Farmi trovare ubriaco mentre avrei dovuto essere in servizio. Non è stata una bella mossa."

"In tal caso... beh, inutile tergiversare." rispose Verik. "L'orario è quello che ci era stato comunicato, giusto? Allora è il momento di affrontare le conseguenze delle nostre azioni. Orik... tu resti qui fuori ad aspettarci, va bene?"

Il maggiore dei fratelli Vancaskerkin alzò le spalle. "Va bene. Buona fortuna, fratellino." rispose, dando una pacca amichevole sulla spalla di Verik.

"Heh. Grazie, Orik. Temo proprio che ne avremo bisogno." rispose quest'ultimo, per poi prendere un bel respiro e bussare alla porta dell'ufficio. "Maresciallo Kroft? Sergenti Vancaskerkin e Soldado a rapporto... immagino che lei ci stesse aspettando."

"Per l'appunto. Siete stati puntuali. Prego, entrate pure." rispose la voce della comandante dell guardia cittadina. Grau deglutì mentre Verik apriva la porta, e i due entrarono nell'ufficio, proprio mentre il maresciallo Cressida Kroft si alzava in piedi per accoglierli. Sembrava quasi non essersi mai mossa dal suo posto, e anche se la sua uniforme era sempre ben tenuta, e i suoi capelli neri restavano ordinati, i due sergenti poterono giurare che portava in volto i segni di diverse notti insonni. Ciò nonostante, le si leggeva ancora in volto la sua grande forza di volontà e l'orgoglio che provava per il suo incarico... e soprattutto, appariva loro evidente che aveva tutta l'intenzione di dare loro una bella strigliata.

Cressida accolse i due sergenti con un cenno della testa e un saluto educato. "Buongiorno, sergente Soldado... e sergente Vancaskerkin." esordì, per poi indicare le due sedie davanti alla sua scrivania. "Prego, mettetevi pure comodi. Se avete sete, vi posso offrire un bicchiere d'acqua."

"Grazie, comandante Kroft. Credo proprio che un po' d'acqua ci farà bene, in questo momento." disse Grau, mentre Verik chiudeva la porta dietro di sè. Cressida prese una bottiglia d'acqua da un ripiano e versò tre bicchieri, uno per sè e uno per ciascuno dei suoi due sottoposti.

"Molto bene, signori." disse infine, dopo che ognuno ebbe preso un sorso. "Non credo di dover ribadire il motivo per cui vi ho convocati. Detto questo, mi sembra giusto che voi abbiate la possibilità di spiegare le motivazioni dietro la vostra condotta. Quindi, se pensate di poter dire qualcosa in vostra difesa, questo è il momento giusto per farlo."

"La ringrazio, comandante..." rispose Verik, sentendosi un po' più tranquillo. "La verità è che... come molti abitanti di Korvosa, nemmeno io ho mai visto di buon occhio la regina consorte Ileosa. E adesso che è salita lei sul Trono Cremisi, dopo la sfortunata scomparsa del nostro precedente sovrano... temo per le sorti della nostra città. Il mio gesto è stato un segno di protesta. Un modo per mostrare la mia preoccupazione per le classi meno abbienti di Korvosa, che temo subiranno più di tutte le altre il periodo di crisi che stiamo passando."

Si interruppe giusto per prendere un sorso d'acqua, e Cressida gli fece cenno di aver capito e di andare pure avanti. "Ho... raccolto attorno a me un gruppo di uomini che credevo la pensassero come me... e con l'aiuto di una mia conoscenza, ho messo su questa attività. Ma non sapevo che quelle persone di cui mi fidavo... stessero commettendo degli omicidi su commissione. Io... sono veramente mortificato, e mi vergogno di me stesso per aver permesso che la situazione degenerasse fino a questo punto."

Cressida ascoltò la spiegazione di Verik senza fare commenti. "Capisco. E... questa vostra vecchia conoscenza, sergente Vancaskerkin... come si chiama?" chiese.

Il giovane sergente guardò verso il pavimento ed esitò per qualche secondo prima di convincersi a dare la risposta. "Meliya..." disse infine. "Meliya Arkona."

Cressida annuì lentamente, e la sua espressione attenta non cambiò, ma dentro di sè provò una certa sorpresa. La famiglia Arkona. Una delle più importanti e potenti famiglie nobili di Korvosa. Circa tre secoli prima, una serie di eventi sfortunati aveva fatto loro perdere gran parte delle loro ricchezze, ma dopo un viaggio a Vudra dal quale avevano portato dei carichi di merce pregiata, erano riusciti a tornare ai fasti di un tempo. E da allora non avevano fatto altro che incrementare il loro potere e la loro influenza, fino a diventare il secondo casto nobiliare più importante di Korvosa.

Ma cosa avevano in mente, si chiese Cressida. A cosa sarebbe servito loro appoggiare le attività di un disertore? Probabilmente a procacciarsi le simpatie delle classi meno abbienti di Korvosa, questo le sembrava abbastanza ovvio. Ma con che modalità? Le venivano in mente diverse ipotesi, e non tutte rassicuranti... Non appena ce ne fosse stata la possibilità, avrebbe dovuto condurre delle indagini su di loro. Ovviamente, con la dovuta discrezione.

"Molto bene, sergente Vancaskerkin. Comprendo la sua apprensione, e mi creda quando le dico che la condivido." rispose Cressida. "Ma questo non toglie il fatto che lei si è comunque reso colpevole di diserzione ed associazione a delinquere. E' scagionato dall'accusa di omicidio plurimo perchè abbiamo potuto confermare che lei non sapeva nulla delle attività dei suoi sottoposti, ma questo non la esime dal rispondere degli altri reati da lei commessi."

Verik sospirò e disse di sì con la testa... e Grau strinse nervosamente un pugno, dispiacendosi per quello che sarebbe successo al suo collega. "Ne sono preparato, maresciallo Kroft." affermò. "Fate quello che ritenete giusto."

Cressida prese un bel respiro e cominciò a riflettere, pensando a cosa avrebbe potuto essere un compromesso accettabile. Infine, annuì e comunicò a Verik la sua decisione. "D'accordo, sergente Vancaskerkin. Per le azioni illegali da lei commesse, non ho altra scelta che privarla dei suoi gradi e metterla in stato di libertà vigilata. Fino a che non sarà stata presa una decisione in questo senso, lei è radiato dalla guardia cittadina. Potrà recuperare il suo posto soltanto quando avrà dato prova di buona fede e di pentimento."

Verik sospirò. Era una decisione pesante da sopportare, ma non c'era molta scelta. "Certo... capisco, maresciallo Kroft." rispose, cercando come poteva di nascondere il suo rammarico. "Accetto la sua decisione."

"Detto questo," continuò Cressida, con tono più disteso. "non significa che lei non potrà dare il suo contributo alla sicurezza di Korvosa, ed essere ricompensato per questo."

Il giovane ex-sergente sbattè gli occhi, sorpreso e speranzoso. "Mi scusi?"

Cressida sorrise leggermente e strizzò un occhio. "Quello che voglio dire... è che nulla le impedisce di offrire i suoi servigi alla comunità di Korvosa come avventuriero piuttosto che come membro della guardia." affermò. "Sarebbe un peccato rinunciare ad un talento come il suo... e io sono una persona che crede nelle seconde possibilità. E se suo fratello vorrà, potrà offrire a sua volta il suo contributo. Penso che come sistemazione sia conveniente per tutti... non la pensa così anche lei, Vancaskerkin?"

Dopo qualche secondo, il giovane fuggiasco di Riddleport sorrise speranzoso e fece un saluto. "La... la ringrazio, maresciallo Kroft! Saprò... saprò dimostrarmi degno della sua fiducia!"

"Ottimo. Confido che farà buon uso di questa opportunità." rispose Cressida. "Per quanto riguarda lei, sergente Soldado..."

Grau scattò sull'attenti, sentendosi di nuovo nervoso. "S-sì, maresciallo Kroft. Mi... mi dica pure."

"Stia tranquillo, sergente Soldado. Non sta per comparire su un patibolo." Cressida cercò di rassicurare il suo sottoposto. "Comunque, per quanto la sua accusa sia decisamente meno grave di quella dell'ex-sergente Vancaskerkin, si tratta comunque di ubriachezza durante il servizio. Capirà bene che non è una cosa che posso ignorare. La guardia cittadina deve essere un esempio di ordine e disciplina per la popolazione di Korvosa, e deve fare capire che sono sempre pronti a proteggere i cittadini. Una dimostrazione di ubriachezza non aiuta certo in questo senso."

Grau annuì lentamente, sinceramente pentito di quel momento di debolezza. Da quando era stato radiato dalla scuola di scherma di Orisini, e tutto per colpa di un meschino desiderio di rivalsa, tutto sembrava andare male... e adesso, scontava le conseguenze del suo comportamento irresponsabile. "Me ne rendo conto, maresciallo Kroft." rispose. "Temo... di essermi lasciato prendere la mano..."

Cressida annuì di nuovo e continuò il suo discorso. "Tuttavia, so che attualmente lei sta passando un periodo di forte stress emotivo. Non voglio entrare nei suoi problemi personali, ma posso comprendere come lei si senta. Per questo motivo, e anche perchè non si sono verificati incidenti a causa del suo stato di ebbrezza, ho deciso di chiudere un occhio per stavolta. Ma mi raccomando, che non si ripeta più. Le voglio dare fiducia, come l'ho data al signor Vancaskerkin qui presente. Cercate di esserne degni. Sono stata chiara?"

Piacevolmente sorpreso e sollevato, Grau si alzò e fece anche lui un saluto. "E' stata perfettamente chiara, maresciallo Kroft. La ringrazio per la fiducia... e la assicuro che non la deluderò!" affermò prontamente. Verik chinò la testa e ringraziò di nuovo, sentendosi molto più speranzoso... e giurò a sè stesso che questa volta sarebbe stato molto più attento alle persone che cercavano di carpire la sua fiducia.

Sia per Verik che per Grau, era andata meglio di quanto si aspettassero, e se non altro entrambi erano contenti di avere un'altra possibilità.

Per Cressida, d'altro canto, erano appena emersi degli elementi a cui sapeva di dover prestare molta attenzione. Per adesso, la confusione a Korvosa si era un po' quietata. Ma la tensione per le strade era ancora alta, e sarebbe bastato poco per far scoppiare la violenza...

E ora sapeva che forse erano gli Arkona la causa di tutto questo. Ma al momento era impossibile muovere contro di loro. Doveva aspettare e avere pazienza, aspettare che facessero un errore e le fornissero le prove di cui aveva bisogno...    

                               

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CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Nelle strade di Korvosa ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 8 - Nelle strade di Korvosa

 

Due settimane dopo la prima missione del gruppo di Krea, l'atmosfera che si respirava a Korvosa era ancora di ansia e tensione. I disordini che avevano accompagnato l'ascesa al trono di Ileosa erano stati per gran parte tenuti sotto controllo, ma il sentore di malcontento che serpeggiava per la città era ancora palpabile. I negozianti che si erano arrischiati di riaprire chiudevano un po' prima, e le persone restavano per la strada soltanto il tempo strettamente necessario a fare quello che dovevano. Nonostante i tentativi della guardia cittadina e della Compagnia dello Zibellino di far calare la tensione, Korvosa rimaneva in stato di subbuglio; e la presenza dei Cavalieri Infernali, che pure all'inizio avevano contribuito al mantenimento dell'ordine, era ora diventato per i cittadini motivo di sospetto e di inquietudine. Malgrado la città non fosse la polveriera che era stata fino a poco prima, ci sarebbe voluto molto tempo prima che Korvosa tornasse ad una parvenza di normalità.  

E in un contesto così pericolante, di tanto in tanto si verificassero degli incidenti, che le forze dell'ordine e gli avventurieri al servizio della corona si prodigavano per contenere...

 

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"Muori, schifoso!"

"Morte alla falsa regina!"

Una folla di infuriati cittadini di Korvosa, armati di bottiglie rotte, vanghe, bastoni ed altre armi improvvisate, stava avvicinandosi pericolosamente alla figura dall'aspetto elegante ed indifeso che cercava in qualche modo di calmarli e di risolvere quell'incidente senza ricorrere alla violenza. Ma le sue preghiere e i suoi inviti alla calma cadevano su orecchie sorde, perdendosi in mezzo agli insulti e alle urla della marmaglia.

"Signori... signori, per favore... sono sicuro che possiamo discuterne!" balbettò un giovane biondo di non più di vent'anni, vestito in una maniera semplice ma elegante (una camicia di seta bianca con pantaloni di raso e scarpe nere) che lo identificava subito come un membro di una delle classi più abbienti di Korvosa. Teneva le mani davanti a sè, mostrando i palmi in modo da far vedere a tutti che era disarmato. Senza successo, in quanto il gruppo di aggressori continuava ad avanzare con rabbia contro di lui. "Sentite... io non so che problemi abbiate con la mia famiglia... o con la nostra regina, ma... ma non credo che usare la violenza potrà risolverli..."

"Hah! Ma sentitelo come parla, il cagnolino della regina!" gracchiò una corpulenta donna di mezz'età dall'aspetto rude ed aggressivo, i capelli lunghi e sporchi che incorniciavano un volto appesantito. Si fece strada tra la folla, incoraggiata dal resto dei popolani, e il giovane nobile terrorizzato cercò a tentoni il pugnale che portava rinfoderato ad un fianco. Riuscì a sfoderarlo, ma la donna, di gran lunga più forte e possente di lui, gli afferrò il polso e glielo strinse con rabbia, come se volesse spezzarglielo. Il giovane gemette per il dolore e sentì le dita della mano perdere sensibilità, e la sua unica arma cadde a terra con un tintinnio acuto.

"Ma guarda che braccino esile! Scommetto che il signorino non ha mai fatto un solo giorno di lavoro onesto in vita sua!" gracchiò la donna con un sorriso beffardo, abbastanza vicina al giovane da fargli sentire il suo alito puzzolente. Poi, il suo umore peggiorò di colpo, e la donna scosse dolorosamente il braccio del nobile, strappandogli un grugnito. "Quando mio fratello era più giovane di te, si è schiacciato un braccio con un barilotto mentre lavorava su un pontile! Non ha più potuto nemmeno sollevare un boccale di birra con quella mano! Vuoi sapere come ci si sente, eh?"

"Sì! Faglielo sentire a quel cane d'un nobile!" esclamò la voce roca di un uomo nella folla.

Un altro faconiroso sputò verso il giovane nobile. "Cane bastardo! Voi nobili vi date tante arie, mentre noi ci spacchiamo la schiena per un piatto di minestra!" ringhiò. "Beh, ora tocca a noi ridere!"

"Spaccagli il culo, a quel vermiciattolo!" Un terzo giunse ad incoraggiare il donnone, che ghignò e strinse ancora la presa...

"Ora basta, voi!" esclamò improvvisamente la voce rude di un mezzorco, sovrastando il caos e la cacofonia di voci. L'intervento ebbe l'effetto desiderato, e la folla distolse la sua attenzione dal giovane nobile. Il donnone mollò la presa sul ragazzo, che barcollò all'indietro agitando la mano per riattivare la circolazione... e Kostur si fece avanti, accompagnato da Rilo. Il ragazzino Varisiano era circondato da una tenue aura azzurrina, e cercava di portarsi con più decisione di quanta non ne sentisse in quel momento, contando sulla sua presenza e sul suo carisma naturale per trattenere la folla infuriata.

"Eh? E voialtri chi cazzo siete?" ringhiò la donna. "Altri cani della regina, eh?"

"Siamo qui per far rispettare l'ordine, è diverso!" esclamò prontamente Kostur, mostrando il suo distintivo. “Ora, vi chiederemmo gentilmente di spostarvi e permettere a quel ragazzo di tornare a casa! Per favore, ora andatevene e non provocate ulteriori problemi.”

“Che… che diavolo state dicendo? Come immaginavo, siete soltanto dei cani del Trono Cremisi! Toglietevi di mezzo!” esclamò la donna. Con un gesto sprezzante, distolse la sua attenzione dal ragazzo, che si allontanò di due passi e tirò un sospiro di sollievo. “Non crederete di farci paura soltanto perché avete un distintivo!”

“Esatto! Noi ce ne sbattiamo dei vostri distintivi!” esclamò un omaccione armato di una bottiglia rotta che brandiva come un pugnale. “Fuori dalle palle, tutti quanti!”

“Non se volete fare del male a quel ragazzo o creare ulteriori problemi.” esclamò Rilo di rimando. Con un gesto lento e studiato, il ragazzino Varisiano alzò una mano e concentrò la sua energia magica sulle punte delle dita, e una tenue aura violacea si accese attorno al suo corpo. “Per favore, ve lo ripeteremo un’altra volta. Lasciate in pace quel ragazzo, e ritiratevi pacificamente. Non fate cose di cui potreste pentirvi.”

“Hah! Di certo non mi pentirò di dare una lezione ad un moccioso come te!” ringhiò l’uomo armato di bottiglia. La donna si fece avanti e si sgranchì le nocche delle mani, mentre i due agenti della regina restavano fermi al loro posto, decisi a non concedere loro neanche un passo. Prima che i facinorosi potessero fare un solo passo, Rilo pronunciò una parola magica, e improvvisamente i suoi occhi si tinsero di nero, come se si fossero trasformati in due pozze di petrolio. Tornarono normali un istante dopo, mentre la donna muscolosa restò come inebetita a guardarlo, lo sguardo perso. La folla si trattenne e guardò verso la donna, che infine tirò un sospiro e scosse la testa.

“Hey! Ma che cosa… che stai facendo, Guilde?” chiese l’omaccione.

Guilde si ritirò con un grugnito. “Ecco… stavo pensando che forse non è il caso di farsi venire cattivo sangue per questo. Abbiamo già abbastanza problemi a cercare di mettere qualcosa sul tavolo per la cena.” Affermò. “Io me ne vado. E se siete saggi, ve ne andrete anche voi.”

Rilo sorrise lievemente e gettò uno sguardo di intesa a Kostur, mentre il giovane nobile che era sfuggito alla furia della folla cercava di ripararsi dietro i suoi salvatori.

Heh… quel ragazzino deve aver lanciato un incantesimo di Charme Persone su quella befana…” pensò tra sé il mezzorco. “Questi Varisiani sono davvero pieni di sorprese…

“Che… che diavolo hai fatto, moccioso? Hai lanciato una magia su Guilde?” ringhiò l’uomo armato di bottiglia. “Maledizione! E’ uno di quei dannati stregoni Varisiani! Lo dico sempre io, che quelli non portano altro che guai!”

“Riempiamo di botte lui per primo!” esclamò un uomo allampanato, brandendo una gamba di sedia come un manganello improvvisato. “Facciamogli vedere che lui e quelli che lui non sono i benvenuti a Korvosa!”

“Sì, sono d’accordo!” esclamò una donna non più tanto giovane. L’uomo armato di bottiglia avanzò verso Rilo, che alzò un braccio e fece il gesto di lanciare un altro incantesimo… ma questa volta fu Kostur ad intervenire. Con un rapido movimento del braccio, il mezzorco investigatore estrasse la frusta dalla cintola e la fece scattare verso l’avversario, colpendolo al polso con precisione incredibile e uno schiocco assordante! Con un ringhio, l’uomo mollò la bottiglia rotta e si afferrò il polso dolorante, mentre l’arma improvvisata cadeva a terra e si infrangeva.

“Aaaargh! Dannato pelleverde…” ringhiò l’individuo.

“Inventati un insulto più fantasioso. Questo l’ho già sentito un bel po’ di volte.” Rispose Kostur, stringendo pericolosamente gli occhi. “Adesso, sarete così gentili da smetterla con queste sciocchezze e tornare alle vostre mansioni? Se cercherete ancora di fare del male a quest’uomo, vi informo che abbiamo l’autorità per arrestarvi. E che non ci faremo scrupoli ad usare dei metodi… non troppo gentili per dissuardervi.”

Per dare maggiore enfasi alle parole di Kostur, Rilo fece di nuovo sfoggio della sua magia, e fece accendere ancora una volta la sua aura di ombre turbinanti attorno al suo corpo. Messi di fronte a questa dimostrazione di potere, e intimoriti da quello che avevano visto fare a Guilde, i popolani esitarono e infine, furibondi ma impotenti, decisero di abbandonare i loro propositi e disperdersi senza causare ulteriori problemi.

“Tsk… per questa volta abbiamo deciso che non vale la pena perdere tempo con voi!” ringhiò uno degli individui. “E tu, nobile dei miei stivali, non farti più beccare da queste parti!”

“La prossima volta non ci saranno i leccapiedi della regina a salvarti, disgraziato!” ringhiò un altro dei facinorosi, anche mentre la folla cominciava a disperdersi. Lentamente ma inesorabilmente, il gruppo si sciolse ed ognuno si allontanò per conto suo, sotto lo sguardo attento di Kostur e Rilo. Quando finalmente anche l’ultimo se ne fu andato, Rilo si passò una mano sulla fronte e sospirò con evidente sollievo. Se non altro, non era stato costretto ad usare nessuno dei suoi incantesimi offensivi contro la folla… se fosse stato costretto ad usare la forza, non aveva idea di come sarebbe potuta finire.

“Okay… è tutto finito, ragazzo. Sei al sicuro, adesso.” Affermò Kostur mentre riportava la sua attenzione al giovane nobile che si nascondeva ancora dietro di loro. Adesso che il pericolo era cessato, il biondo si era seduto su un gradino vicino, passandosi una mano sulla fronte per tergersi il sudore. Il suo viso era ancora contratto per la paura, e il suo colorito non era ancora tornato normale. La paura era stata indubbiamente grande…

“Ah… grazie… grazie infinite…” rispose il giovane nobile con voce flebile. Riuscì a riprendere fiato e riprese una postura più dignitosa. “Sono… Vi sono estremamente grato per il vostro intervento. Se non fosse stato per voi, temo che non sarebbe finita bene per me… Grazie mille… Ma voi chi siete? Non… non credevo che la nuova regina… avesse reclutato altri agenti…”

“Beh, in effetti è stata una cosa abbastanza recente, signor…” cominciò Rilo, per poi accorgersi di un piccolo particolare. “Ehm… signore, non credo di aver ancora sentito il suo nome…”

“Ah! Chiedo venia, signori… nella concitazione, temo di essermi scordato le buone maniere…” rispose il giovane nobile. “Il mio nome è Amin Jalento, e sono… sono un membro di una famiglia nobile di Korvosa… non che fossimo esattamente troppo prominenti nelle politiche della città, ma certamente vivevamo abbastanza bene… almeno finchè il nostro re non è morto all’improvviso, e la nostra famiglia si è ritrovata improvvisamente in difficoltà… e come potete vedere, siamo invisi a buona parte della popolazione di Korvosa per i nostri stretti rapporti con il Trono Cremisi…”

“Ah… ma certo, ho già sentito parlare della vostra famiglia, signor Jalento!” esclamò Rilo. Il giovanissimo stregone aveva sentito quel nome diverse volte quando era più giovane e la sua famiglia non era ancora incappata nelle varie difficoltà che erano costate loro la posizione sociale. Tuttavia, non aveva mai sentito prima d’allora il nome di quel biondo. “Sì, avevate dei rapporti abbastanza stretti con il re Eodred II, che Pharasma lo abbia in gloria. Ma mi permetta di presentarmi… il mio nome è Rilo Aldinn, forse avrà già sentito il mio cognome da qualche parte?”

“Ma certamente!” rispose Amin, andando a stringere la mano prima a Rilo e poi a Kostur. “La famiglia Aldinn… avete fatto parlare di voi, ancora un bel po’ di tempo fa! Suo padre è Vergiliu Aldinn, vero? Mi dispiace per tutto quello che è successo… e spero che un giorno potrete recuperare i fasti di un tempo.”

Rilo sorrise, un po’ malinconico. “Eh… grazie, signor Amin… è quello che mi auguro anch’io.” Affermò. “Oh, e il mio compagno è l’agente Kostur Kyle, investigatore della guardia cittadina di Korvosa.”

“Onorato di fare la vostra conoscenza.” Rispose il mezzorco, facendo un inchino elegante che contrastava un po’ con il suo aspetto rude. “Comunque, non credo che le strade di Korvosa siano un luogo molto sicuro per lei, in questo momento. Potrei suggerirle di permetterci di accompagnarla fino a casa, in modo che non si possano più verificare incidenti come questo?”

Amin annuì lentamente. “Credo… che sia una buona idea, agente Kyle…” rispose con un sorriso gentile. “E poi, una volta giunti alla mia mansione, vi potrò ricompensare adeguatamente. Prego… seguitemi, vi condurrò io. E… grazie ancora per il disturbo che vi siete presi.”

“Nessun disturbo, signor Jalento!” rispose allegramente Rilo, contento di aver trovato qualcuno che fosse in grado di comprendere la posizione della sua famiglia. “Anzi… per noi non è stato un disturbo. Abbiamo fatto il nostro dovere verso la nostra città.”

“E continueremo a farlo. Finchè non sarà tutto tornato alla normalità, cosa che spero accada presto, noi ci occuperemo di aiutare la guardia cittadina e la Compagnia dello Zibellino a tenere sotto controllo le strade di Korvosa.” Continuò Kostur.

“Beh… dovere o no, state facendo un lavoro encomiabile.” Affermò Amin, iniziando a guidare i suoi salvatori. “Spero che possiate dare un esempio migliore dei Cavalieri Infernali… che al momento stanno facendo poco più che aumentare le tensioni.”

“L’Ordine del Chiodo di Cittadella Vraid…” mormorò Kostur, mentre Rilo scuoteva l testa con disapprovazione. “Speriamo di non dover mai avere a che fare con quella gente…”

 

oooooooooo

 

Poche ore dopo…

“Hmmm… okay, ragazzi, dovremmo essere a buon punto.” Affermò Krea. La ragazzina Varisiana si stiracchiò e guardò attentamente da un lato all’altro della piazza, ammirando le bancarelle che rendevano la piazza del mercato un luogo ancora più vibrante e rumoroso di quanto già non fosse. “La nostra ronda termina qui, e una volta che avremo finito potremo tornare a fare rapporto alla comandante Kroft. Tenete gli occhi bene aperti, e state attenti a tutto quello che succede. Un luogo come questo è una ghiotta occasione per ladri e borseggiatori.”

Runyar fece un grugnito che bene esprimeva la scarsa considerazione che aveva verso quei malviventi – certamente, riflettè Krea, un prodotto del suo credo come chierico di Abadar. “Nessun problema, ragazza mia. Non ci faremo sfuggire nulla.” Rispose. “Hey, Fedra, com’è la tua situazione? Riesci a vedere abbastanza bene?”

La giovanissima caligni annuì rapidamente, cercando di nascondere il fastidio che le dava la luce del sole. Mancavano ancora un paio di ore al tramonto, più o meno… e Fedra non poteva nascondere che avrebbe preferito di gran lunga fare quelle ronde sotto la cappa confortevole dell’oscurità. Ma il mercato non si faceva certo di notte, e Fedra sapeva che avrebbe dovuto rassegnarsi ed adattarsi. “Me la cavo, Runyar, nessun problema.” Rispose. “Allora, che cosa dite? Ci separiamo e teniamo ognuno d’occhio un angolo del mercato?”

Krea si sfregò il mento e annuì. “Mi sembra una buona idea.” Rispose. “Okay, Fedra, magari tu mettiti a sorvegliare i sottoportici, dove sei un po’ meno esposta ai raggi del sole. Runyar, noi due potremmo…”

“Prendetelo! Prendete quel piccolo ladro!”

La voce di un commerciante infuriato interruppe di colpo la giovane maga-spadaccina, e sia lei che i suoi compagni si voltarono di scatto in quella direzione, solo per trovarsi all’improvviso di fronte ad un ragazzino lacero e vestito di abiti sporchi e mal tenuti che correva a rotta di collo, tenendo stretta a sé una pagnotta ancora calda, chiaramente rubata, come se da essa dipendesse la sua vita! Krea sobbalzò per la sorpresa e si scansò per istinto prima che il ragazzino impattasse su di lei, e il ladruncolo si districò agilmente tra la folla, cercando di guadagnare l’ingresso di uno dei vicoletti che si immettevano nella piazza! A pochi metri da lui arrancava un uomo sulla trentina vestito in maniera piuttosto semplice, con gli abiti e il grembiule sporchi di farina. A giudicare dalla sua espressione furiosa, quello doveva essere il malcapitato a cui era stato rubato il pane… in quel momento stava cercando di raggiungere il piccolo ladro e farsi ridare il maltolto, ma non riusciva a farsi strada tra la folla con altrettanta abilità.

Il ragazzino, sempre tenendo la pagnotta tra le mani, svoltò rapidamente e cercò di entrare nel vicolo più vicino… ma la sua fortuna si esaurì quando due imponenti figure in armatura nera apparvero dalla stradina e si pararono davanti a lui, bloccandogli la strada! Con un verso di paura, il ragazzino – che non doveva avere più di dodici o tredici anni – si fermò appena in tempo per non andare a sbattere contro quei due individui: un uomo e una donna armati di minacciose alabarde, coperti dalla testa ai piedi di terrificanti armature nere che lasciavano scoperti solo i loro volti dallo sguardo severo e spietato. La gente di Korvosa si ritrasse intimorita davanti a quelle figure inquietanti, e il ragazzino emise un’esclamazione di terrore quando si rese conto con chi aveva a che fare. Sempre tenendo ben stretta la sua pagnotta, cercò di correre nella direzione opposta, ma l’uomo in armatura nera si mosse più velocemente di quanto ci si potesse aspettare e gli tagliò la strada, usando la sua alabarda per costringerlo a fermarsi…     

“Ah! P-Per favore! Per favore, non fatemi del male!” si lamentò, guardandosi attorno con evidente terrore. Gli abitanti di Korvosa presenti lì attorno si erano ritirati e avevano lasciato un ampio spiazzo attorno ai due tizi in armatura – cosa che non doveva stupire, visto che era fin troppo evidente chi fossero: due Cavalieri Infernali dell’Ordine del Chiodo, membri della temuta polizia di stato dell’Impero di Cheliax.

Per nulla mossi a compassione dalle preghiere del ragazzino, i due si avvicinarono ancora di più a lui, in modo da invadere il suo spazio. “Cosa sta succedendo qui?” tuonò l’uomo, mostrando un volto abbastanza giovanile ma dall’espressione fredda ed inflessibile che si addiceva fin troppo bene ad un Cavaliere Infernale. “Mi sembra di capire che qui si è verificato un furto.”

“E’… è così, signori.” Replicò il panettiere derubato, arrivando a pochi passi dai due individui in armatura. Avevano un aspetto davvero terrificante, con le armature ricoperte di spuntoni e lame, le corna ricurve sugli elmi e i pettorali decorati con dei volti ghignanti che ricordavano quelli di diavoli minacciosi. “Quel… quel ragazzino mi ha rubato una pagnotta. L’ha presa senza pagare, e voleva portarla via!”

“Mi… mi dispiace, signori…” rispose il ragazzino, gli occhi pieni di lacrime di paura. “Io… io… avevo fame… sono già tre giorni che non mangio niente, e non ho saputo resistere… alla tentazione…”

“Aspettate un momento!” Krea scelse quel momento per intervenire, e lei e il suo gruppo avanzarono con audacia verso i due Cavalieri Infernali, sotto lo sguardo incredulo di numerosi cittadini di Korvosa. “Per favore, signori, manteniamo la calma! Che cosa vorreste fare a questo povero ragazzo?”

La donna in armatura nera fissò la maga-spadaccina, quasi sprezzante. “Mi sembra ovvio. Dobbiamo arrestare questo agente del caos.” Rispose gelida.

Runyar corrugò la fronte in un’espressione di disapprovazione. “In prigione per aver rubato un tozzo di pane?” chiese, vedendo che anche il panettiere sembrava scioccato da una punizione così dura.

“Il… il nano qui ha ragione!” esclamò il derubato. “A me basta che questo ragazzino paghi per quella pagnotta!”

L’uomo in armatura non sembrò per nulla convinto, e rivolse agli agenti della corona di Korvosa uno sguardo severo. “Non esistono reati minori o reati gravi. Esistono soltanto l’ordine e l’anarchia.” Sentenziò. “Ogni atto di caos erode le fondamenta sulle quali si fonda la civiltà, e come tale deve essere punito in maniera esemplare.”

Oh, per la miseria… adesso capisco perché i Cavalieri Infernali hanno la fama di essere fanatici in armatura… perché lo sono davvero!” riflettè Fedra, massaggiandosi la fronte per calmare il mal di testa che cominciava già a presentarsi. Se volevano risolvere questa spinosa situazione e allo stesso tempo evitare un incidente con Cittadella Vraid, sarebbe stato necessario misurare bene le parole…

“Beh, voi non potete venire qui ed arrestare un cittadino di Korvosa!” esclamò la caligni, mettendosi davanti al ragazzino spaventato per proteggerlo. “Quella che state compiendo è una violazione!”

“Vi ricordiamo che l’Ordine del Chiodo è stato convocato appositamente per garantire il rispetto della legalità a Korvosa dopo la scomparsa di re Eodred II.” Rispose la donna in armatura. “In questo frangente, noi rispondiamo delle nostre decisioni soltanto al lictor Severs DiViri e al governo di Cheliax.”

Krea non esitò e tirò fuori il suo distintivo per mostrarlo ai due Cavalieri Infernali. “Davvero? Bene, in tal caso credo di dovervi avvertire che noi siamo rappresentanti del Trono Cremisi e della nuova regina di Korvosa, Sua Maestà Ileosa Arabasti!” esclamò. “Non credo che Sua Maestà sarebbe contenta se sapesse che degli agenti di Cheliax stanno andando in giro per la sua città, imponendo le loro leggi!”

“Finchè vi trovate nel territorio di Korvosa, dovete attenervi alle sue leggi!” continuò Runyar. “Korvosa non è più parte dell’Impero di Cheliax.”

“Si tratta di una sfida, rappresentanti della corona?” chiese l’uomo in armatura nera. Restituì a Krea uno sguardo feroce, e la ragazzina, nonostante il timore che provava, restò al suo posto e sostenne l’espressione severa dei due agenti di Cheliax.

“Stiamo semplicemente facendo valere i nostri diritti, e quelli di questo ragazzo.” Replicò Fedra. “Quelli che Cheliax sembra in procinto di calpestare.”

Il duello di sguardi proseguì ancora per un po’… e alla fine, comprendendo che sarebbe stato inutile insistere, i due Cavalieri Infernali decisero di lasciar perdere. “Hmph… bisogna ammettere che i vostri argomenti hanno senso.” Sentenziò. “Quand’è così… se questo ladro fosse disposto a pagare per quello che ha rubato, allora potremmo dichiarare chiuso questo incidente.”

Il ragazzino restò fermo al suo posto e guardò penosamente verso terra. Non si sarebbe abbassato a rubare quel pezzo di pane se non fosse stato così disperato.

“Pago io per lui.” Rispose Krea, per poi tirare fuori un sacco di monete d’argento e deporne alcune nella mano del panettiere. “Questo non è proibito dalle leggi di Korvosa e neanche da quelle di Cheliax, giusto?”

“Beh… quand’è così, accetto di buon grado questa sistemazione.” Rispose il panettiere, che contò rapidamente i soldi e se li mise in tasca. Il monello tirò un sospiro di sollievo, mentre i Cavalieri Infernali restarono ancora per un attimo a guardare la scena, come se volessero assicurarsi che tutto si svolgesse nel rispetto delle regole. Finalmente, entrambi gli agenti di Cheliax voltarono le spalle al gruppo e se ne andarono, mentre la folla che si era fermata a guardare applaudiva Krea e i suoi compagni.

“Bene… io torno al mio negozio. Vi ringrazio per l’aiuto, signori.” Il panettiere chinò umilmente il capo, poi guardò verso il monello, che si era messo già a divorare la pagnotta. “E tu, ragazzino, vedi di non abituarti a rubare. Ci sono altri modi per guadagnarsi da vivere, e tu lo sai.”

“Non condivido la severità dei Cavalieri Infernali. Abadar, il Padre Facoltoso, si aspetta che la legge venga applicata con ragionevolezza, in nome del bene comune.” Affermò Runyar. “Detto questo, quel negoziante ha ragione, ragazzo. Il furto non è certo il modo giusto per guadagnarsi da vivere.”

“Mi… mi dispiace… lo so, non è corretto rubare…” rispose il ragazzo di strada. “Ma… non sapevo che altro fare… ero disperato e non vedevo altra via d’uscita…”

Il nano chierico sorrise gentilmente e diede una pacca amichevole sulla spalla del ragazzo. “Beh, non sia mai detto che Abadar non offra consiglio a chi ne ha bisogno.” Rispose. “In questo momento, Korvosa è in profonda crisi… e c’è bisogno di giovani volonterosi che siano disposti a fare anche lavoretti umili per cercare di sanare questa crisi e aiutare i cittadini. Che ne diresti se ti accompagnassi al più vicino tempio di Abadar? Lì i miei superiori potranno trovarti un lavoro, così potrai guadagnarti da vivere onestamente e avrai un avvenire più sicuro.”

Dapprima stupito ed incredulo, il ragazzo si illuminò in viso e guardò speranzoso i tre agenti del Trono Cremisi. “Che… che cosa? Dite davvero? Potreste darmi una mano a trovare un lavoro? Un… un modo per guadagnarmi di che vivere?” esclamò con improvviso entusiasmo. “Io… io… ve ne sarei infinitamente grato! Non… non saprei proprio come sdebitarmi… come posso esprimere… la mia gratitudine? Non… non immaginavo che…”

“Hey, hey, con calma! Prima di tutto, cerca di respirare!” disse Fedra con una breve risata. “E per quanto riguarda la tua domanda… non lo facciamo certo per avere un premio o cose del genere! Anche questo fa parte del nostro dovere verso la nostra città, dopotutto.”

“Sì, Fedra ha ragione. Ammetto che all’inizio ci siamo imbarcati in questa vicenda per questioni personali, ma… adesso siamo diventati a tutti gli effetti dei tutori dell’ordine, e sappiamo quello che dobbiamo fare per aiutare il popolo di Korvosa.” Rispose Krea, mentre il gruppo si affrettava verso il tempio di Abadar più vicino. “E adesso… diciamo che sarà questo il nostro lavoro, finchè le cose a Korvosa non torneranno alla normalità. E poi… e poi vedremo. Chissà quali opportunità avremo…”

Per la prima volta dopo tanto tempo, il giovane monello di strada riuscì a sorridere, e a pensare che forse c’era qualche speranza che il suo futuro fosse migliore…

 

oooooooooo      

      

Nel frattempo, in un’altra zona di Korvosa…

I cittadini scappavano in preda al panico, cercando di infilarsi nei vicoli più stretti per sfuggire alla mostruosità aberrante che si era arrampicata sulla strada da una crepa nel pavimento della piazza. Un corpo repellente e lurido, dominato da una bocca esageratamente grande, tre tozze zampe cilindriche e tre tentacoli, due dei quali erano armati di rostri uncinati, mentre il terzo presentava numerosi occhi giallastri che fissavano con bramosia il mondo attorno a lui… e in particolare, la piccola figura armata di spada e scudo che cercava in qualche modo di ostacolarlo.

“Ugh… è in giorni come questi che dico che non mi pagano abbastanza per questa merda…” commentò Orik Vancaskerkin, per poi parare con lo scudo un fendente che quella cosa disgustosa aveva cercato di sferrargli. Un otyugh, senza ombra di dubbio. Un’aberrazione lunga quasi tre metri, che vive in luoghi insalubri e si nutre di spazzatura. Sfortunatamente, questo esemplare aveva tutta l’intenzione di integrare la sua dieta con carne fresca, e in quel momento aveva a disposizione un bel po’ di popolani terrorizzati.

Con un gorgoglio orripilante, il mostro fece scattare i suoi tentacoli verso Orik, e i rostri affilati sollevarono un terrificante stridio quando graffiarono l’acciaio dello scudo. Orik si tolse dalla portata del mostro con un abile gioco di gambe e vibrò un fendente con la sua spada, aprendo un taglio nel tentacolo destro della creatura. Dalla ferita uscì uno spruzzo di sangue verdastro e puzzolente, e lo otyugh gorgogliò di nuovo prima di puntare le zampe a terra e far scattare nuovamente i tentacoli verso Orik. Una di quelle fruste uncinate gli graffiò il braccio e cercò di avvinghiarsi attorno a lui per trascinarlo verso la mostruosità puzzolente. Ma il mercenario, abituato a simili lotte, riuscì a districarsi dalla presa della bestia e restituirli un poderoso fendente.

L’otyugh reagì con prontezza e riuscì a parare il colpo di spada con il tentacolo sinistro, per poi usare il destro per cercare di agguantare la gamba di Orik e trascinarlo verso la sua bocca cavernosa. Il mercenario di Riddleport evitò il colpo con un rapido movimento del suo scudo, poi si allontanò a distanza di sicurezza, la spada sollevata davanti a sé per dissuadere l’otyugh ad incalzarlo.

“Maledizione… avevo sentito parlare degli otyugh e di quanto fossero disgustosi… ma per gli dei, che fetore nauseante!” commentò tra sé Orik. Forse la cosa che lo impressionava di più era il fatto che quella bestia mostruosa non era un animale senza cervello – negli occhi giallastri che si aprivano sul suo tentacolo centrale, il robusto guerriero riusciva a vedere dei lampi di intelligenza. La creatura lo stava studiando, attendeva il momento giusto per sferrare un attacco decisivo.

“E va bene, sei furbo, gran figlio di puttana… ma più furbo di me? Non credo proprio.” Mormorò Orik tra sé. L’otyugh sferrò un piccolo affondo di prova, in modo da testare le difese dell’avversario, che non si fece ingannare e riuscì ad evitare il colpo successivo. Con un passo laterale, il mercenario scansò il colpo successivo e si portò ad un fianco dell’otyugh, per poi sferrare un fendente che raggiunse il labbro della bestia, aprendovi un taglio superficiale ma doloroso. La schiuma che si era formata sulla bocca di quella fetida cosa si tinse quasi all’istante di verde, mentre l’otyugh cercava di voltarsi e frustava l’aria con i tentacoli per scacciare quell’ometto irritante. Orik riuscì ad evitare il tentacolo sferzante del mostro abbassandosi di colpo, ma si trovò improvvisamente davanti la bocca sbavante dell’otyugh, e fu costretto a scansarsi in fretta e furia quando un’ondata di fiato nauseabondo lo raggiunse in faccia. L’enorme bocca simile ad una tagliola di quell’orrida creatura si chiuse a meno di mezzo metro dal volto di Orik e mancò di pochissimo il braccio con cui reggeva la spada. Evidentemente, il mostro si aspettava un altro affondo di spada… ragione per cui restò sorpreso quando Orik lo colpì sul muso con il suo pesante scudo d’acciaio. Si sentì un rumore inquietante quando uno dei denti acuminati della bestia si spezzò, e l’otyugh si ritirò mugolando di dolore, barcollando sulle sue tre zampe non più ben ferme.

Ma il dolore della ferita fece infuriare il mangiatore di spazzatura, che ebbe una scarica di adrenalina e si scagliò con tutto il suo peso contro Orik, facendo cadere a terra il robusto spadaccino con un grugnito. Agendo per puro istinto di autoconservazione, Orik riuscì a tirare indietro le gambe ed evitò di farsene troncare una dal morso dell’otyugh, ma un colpo di tentacolo lo raggiunse, aprendo un taglio abbastanza profondo sulla sua spalla destra. Il mercenario emise un breve grido di dolore e alzò di nuovo lo scudo per difendersi, mentre cercava freneticamente di rialzarsi e sottrarsi alle frustate dei tentacoli del mostro. Finalmente, colto il momento giusto, Orik si gettò di lato… ma l’altro tentacolo della bestia gli avvinghiò la gamba destra, e Orik grugnì nuovamente quando sentì gli uncini affilati penetrargli nelle carni. Per qualche secondo, il mercenario cercò di resistere, ma ben presto, la forza dell’otyugh si rivelò troppo grande, e Orik perse la presa sul terreno e venne trascinato verso le fauci spalancata della mostruosa creatura.

Agendo con un misto di esperienza ed istinto di autoconservazione, Orik afferrò strettamente la sua spada e la puntò contro l’otyugh, che continuava a tirare Orik verso di sé e si rese conto della lama affilata soltanto all’ultimo momento. Con un poderoso fendente, il mercenario colpì ad un fianco la mostruosa creatura, che emise un altro dei suoi gorgoglianti ruggiti di dolore, mentre del fluido verdastro e disgustoso colava lentamente lungo la lama. Il disgustoso otyugh si allontanò dolorante, usando i suoi tentacoli per farsi scudo come poteva, e si ritirò nella crepa del terreno, tornando nei sotterranei di Korvosa da dove era venuto. Per sua fortuna, Orik non aveva intenzione di inseguirlo, e nel giro di pochi secondi, l’otyugh aveva abbandonato il campo. Il mercenario tirò un sospiro di sollievo e si controllò la ferita, tamponandola come meglio poteva con un lembo di tessuto. Si ripromise di curarsi meglio una volta tornato a Cittadina Volshyenek, poi mosse una mano verso i korvosani più vicini, che si erano nascosti dove potevano per ripararsi dalla fame dell’otyugh.

“Hey, gente! Qui il campo è libero. Quel bestione se n’è andato!” esclamò, mentre faceva cenno ai più vicini di uscire pure dai loro nascondigli. Quando i primi abitanti si fecero vedere, Orik strizzò un occhio per il bruciore della ferita e indicò la fenditura da cui era uscito il mostro, e dalla quale usciva un terrificante odore di acqua stagnante e spazzatura. “Consiglierei di fare un po’ più di manutenzione alle vostre strade! Escono i mostri da quelle fogne a cielo aperto! Ma cosa diamine ci fa un’otyugh nel vostro impianto fognario?”

“Grazie… grazie mille, signore…” mormorò un popolano spaventato. “Non… non so esattamente quando sia iniziata questa faccenda, ma… da decenni ormai noi di Korvosa abbiamo introdotto quelle creature nelle nostre fogne. E’ un modo economico di mantenere le fogne quanto più pulite possibile… e non dobbiamo neanche spendere tanti soldi per mantenerli.”

Orik alzò gli occhi al cielo. Questa sì che era un’idea folle… non avevano pensato ai danni che avrebbe potuto fare un’otyugh che si fosse in qualche modo liberato? “Mah… comunque, chiamate chi di dovere in modo che chiudano quella fenditura. Per questa volta c’ero io, ma la prossima potreste non avere tutta questa fortuna. E ora, se permettete, vado a rimettermi un po’ a posto… e magari anche a farmi un bagno.”

Orik rinfoderò la spada e fece un cenno di saluto, per poi incamminarsi nuovamente verso Cittadella Volshyenek. Ricordandosi di fare rapporto di questo incidente, guardò dietro di lui, dove alcuni korvosani stavano già provvedendo a delimitare come meglio potevano l’area in cui si era aperto quello squarcio nel terreno.

“Otyugh nelle fogne. Bah. Che idea balorda.” Grugnì il mercenario mentre si allontanava.

 

oooooooooo

 

Quella sera, in una piccola taverna nel distretto di North Point, il maresciallo Cressida Kroft si stava godendo, per la prima volta dopo tanto tempo, una serata tranquilla di fronte ad un boccale di birra e un pasto caldo. Un’occasione che aveva scelto di condividere con un suo amico personale – il comandante Marcus Thalassinus Endrin, leader della Compagnia dello Zibellino. I due veterani alzarono i loro boccali per celebrare quell’occasione, facendoli toccare con un tintinnio cristallino.

“A Korvosa.” Disse Cressida con un sorriso che esprimeva speranza e stanchezza al tempo stesso.

“Già… a Korvosa.” Rispose Marcus, un uomo di bell’aspetto che doveva avere qualche anno più di Cressida, con i capelli biondi pettinati all’indietro e un viso dai lineamenti un po’ squadrati, reso angolato dall’età e dalle battaglie che aveva sostenuto. “Devo ammettere che la tua idea di reclutare quegli avventurieri ha funzionato, Cressida, ma non sono sicuro di quanto possano essere raccomandabili. Ho avuto le mie esperienze con mercenari e altra… brava gente di questo tipo.”

Cressida prese un sorso di birra e tirò un sospiro per rilassarsi un po’, per nulla risentita delle parole del suo compagno. Aveva sempre saputo che Marcus, come membro di un’importante famiglia di Korvosa di cui molti membri avevano svolto un esemplare servizio militare, era molto legato alla tradizione e all’onore… e questo, qualche volta, non gli permetteva di vedere cosa fosse meglio da un punto di vista politico. “Comprendo le tue esitazioni, Marcus… e credimi, se Korvosa non si trovasse in questo stato, sarei più che felice di fare tutto senza dover trovare questi escamotage.” Rispose. “Purtroppo, però, bisogna fare tutto quello che si deve per alleviare almeno un po’ le conseguenze di questo caos che sta sconvolgendo la nostra città. Krea Aldinn, il fratello Rilo e i loro compagni si sono tutti rivelati all’altezza dei compiti che gli abbiamo affidato. E per quanto riguarda il fratello dell’ex-sergente Vancaskerkin… è stato anche lui un acquisto molto utile. Sono sicura che sia lui che l’ex-sergente sapranno distinguersi.”

“Allora hai deciso di destituire Vancaskerkin.” Rispose Marcus, mentre cominciava il suo pasto. “Immagino che fosse inevitabile, dopo la sua defezione. Va bene… non voglio dirti come gestire la tua compagnia, ma stai attenta a quello che fai.”

“Non ti preoccupare, Marcus. So che sto giocando ad un gioco che ha i suoi rischi, ma credo che alla fine ne varrà la pena.” Rispose Cressida, prima di addentare un bel pezzo di carne. “I fratelli Aldinn si sono dimostrati abili, per il momento… quindi ho intenzione di affidare al loro gruppo un incarico che potrebbe aiutare a risollevare Korvosa dalla sua condizione. E al tempo stesso, mettere i bastoni tra le ruote a qualche pessimo elemento di Cheliax.”

“Ti conosco abbastanza bene da immaginare che tu abbia qualcosa di grosso in mente, Cressida…” commentò il comandante della Compagnia dello Zibellino, stringendo gli occhi. “C’entra per caso… un certo ambasciatore di Cheliax che conosciamo fin troppo bene?”

Cressida fece una breve risata ironica. “Beh, anche tu te lo sei guadagnato, il tuo rango, Marcus.” Rispose. “Sì, diciamo che ho in mente qualcosa di speciale per lui. E quando sapranno del suo coinvolgimento… ho l’impressione che Krea e Rilo Aldinn saranno più che disposti a portare a termine questo incarico. Con un po’ di fortuna… potremmo anche risolvere il problema del famigerato Re dei Ragni.”

Marcus sbattè gli occhi. “Il Re dei Ragni? Vorresti puntare… a togliere di mezzo Devargo Barvasi?” chiese.

“Non ho detto questo, Marcus.” Rispose tranquillamente Cressida. “Quello che volevo dire è che… se per caso, per una fortuita coincidenza, l’incarico che ho in mente per loro avesse come conseguenza la rimozione di Barvasi… Korvosa potrebbe dormire sonni un po’ più tranquilli, non sei d’accordo?”

“A volte mi chiedo se non abbia anche tu qualche Cheliaxiano nel tuo albero genealogico…” disse Marcus, non approvando del tutto i metodi della sua collega. “Detto questo… ti auguro buona fortuna. Credo che ne avrai bisogno, con tutto quello che sta accadendo.”

“Per ora, comunque, non pensiamo a queste cose. Abbiamo una serata libera, e cerchiamo di godercela.” Affermò Cressida, mettendo da parte le preoccupazioni, almeno per il momento. Si ricordò di dovere dei sentiti ringraziamenti al gruppo di Krea. Se non fosse stato per il loro duro lavoro, non avrebbero potuto permettersi nemmeno quella serata di pausa. “E domani… domani sarà un altro giorno. E spero che le cose comincino ad andare meglio per Korvosa.”

“Su questo, siamo perfettamente d’accordo.” Rispose Marcus con un sorriso sollevato, per poi tornare al pasto caldo davanti a lui. L’indomani li avrebbe attesi un’altra mole di lavoro… ma per il momento, era il caso di rilassarsi.  

                               

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CONTINUA... 

 

 

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Capitolo 10
*** Il segreto dell'ambasciatore ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 9 - Il segreto dell'ambasciatore

 

Krea Aldinn cercò di mettersi a posto come meglio poteva, lisciandosi attentamente gli abiti e controllando che i suoi capelli non fossero fuori posto. Probabilmente, qualcuno avrebbe potuto pensare che, per presentarsi di fronte alla comandante della guardia cittadina, simili premure per il propro aspetto fossero un po' eccessive... ma in questo caso, la giovane maga-spadaccina riteneva che essere più presentabili sarebbe stato un punto a loro favore. Il maresciallo Kroft li aveva avvertiti del fatto che ci sarebbe stato un ospite un po' speciale al loro incontro imminente...     

"Beh, questa sì che è stata una sorpresa. Chi potrebbe essere interessato ad incontrare degli esordienti come noi?" chiese Runyar, mentre controllava che il suo equuipaggiamento fosse a posto.

"Non ne ho idea, ma il maresciallo sembrava piuttosto contenta ed ansiosa di farcelo conoscere." rispose Rilo. Il giovanissimo stregone si mise a posto i vestiti e controllò che il suo pugnale - lo stesso che aveva preso durante la perquisizione della macelleria poco più di una settimana prima - fosse ben riposto al suo fianco. Poi, si diede un'occhiata attorno, giusto per essere sicuro che tutti i membri della sua squadra fossero presenti e pronti. In effetti, assieme a loro c'erano anche i fratelli Vancaskerkin, anche loro decisi ad intraprendere la nuova missione che Cressida aveva in mente per loro. Orik indossava i suoi soliti vestiti, ma si era premurato di pulirli meglio che poteva e anche di farsi la barba per quell'occasione, mentre Verik, ormai non più membro della guardia cittadina, aveva messo da parte la sua uniforme a favore di abiti più pratici e stivali da viaggio, con una cotta di maglia semplice ma funzionale, e una lancia tenuta legata sulla schiena. "Okay, gente... siete pronti? Credo che la missione di oggi sarà alquanto... particolare. Non chiedetemi perchè, ma ho questo presentimento."

"Anche questo fa parte della magia di voi Varisiani?" chiese Fedra con un sorrriso accomodante.

Orik alzò le spalle. "Hey, il ragazzo è stato in gamba, finora." rispose. "E poi, in ogni caso, potete contare su quel rituale di lettura delle carte... come si chiama, apprensura, giusto?"

Krea disse di sì con la testa, e ripensò brevemente a Zellara, la donna Varisiana da cui era iniziato tutto. Si chiese se ancora adesso si sarebbe manifestata, se lei avesse cercato di fare un'apprensura, ma decise di rimandare a più avanti tali domande, visto che ormai erano arrivati davanti alla porta dell'ufficio di Cressida. Dopo essersi schiarita la voce, Krea bussò educatamente alla porta e annunciò l'arrivo del suo gruppo. "Maresciallo Kroft... Krea Aldinn e il suo gruppo a rapporto. Ci ha fatti chiamare."

Immediatamente, la voce di Cressida rispose alla chiamata. "Ah, certamente, signorina Aldinn." rispose. "Prego, entrate pure. Stavo appunto cercando voi."

Con un cenno della testa, Krea aprì la porta ed entrò per prima nell'ormai familiare ufficio della comandante della guardia cittadina... rimanendo un po' sorpresa quando si accorse che c'era già qualcuno che era giunto prima di loro. Accanto alla scrivania di Cressida, infatti, era seduto un uomo alto e dall'aspetto affascinante, di età non più giovane ma con uno scintillio negli occhi che lasciava intendere la passione di un giovane. I suoi capelli, già un po' ingrigiti dall'età, erano tenuti legati dietro la nuca, e i suoi occhi erano di un colore verde brillante. Anche il suo abbigliamento faceva subito capire che non era un uomo qualsiasi - una camicia bianca ben tenuta con sopra una giacchetta grigia senza maniche, pantaloni di raso blu e un paio di stivali lucidi, oltre che uno stocco finemente cesellato riposto in un fodero al suo fianco. Alla mano sinistra portava un guanto di cuoio nero, mentre la mano destra restava scoperta.

Vedendo arrivare il gruppo, l'uomo si alzò per salutarli con un inchino. "Ah, quindi sono loro il gruppo di collaboratori di cui mi parlavi, Cressida." disse, con una voce profonda e al tempo stesso elegante. "Piacere di conoscervi."

"Buongiorno a voi. So che può sembrarvi una sorpresa, ma... permettetemi di presentarvi un mio vecchio amico." continuò Cressida, mentre il gruppo entrava nell'ufficio e riceveva i saluti dello sconosciuto. "Vi presento il signor Vencarlo Orisini. Immagino che qualcuno di voi avrà già sentito parlare di lui."

"Come no?" rispose Rilo, lo sguardo che si illuminava mentre stringeva la mano all'ospite di Cressida. "Vencarlo Orisini, il famoso maestro di scherma! La sua scuola è ben conosciuta qui a Korvosa!"

"Wow, stiamo davvero parlando con Vencarlo Orisini!" rispose Krea, anche lei felice di conoscere personalmente una persona famosa come lui. "Sono sempre stata una sua grande ammiratrice!"

Anche Kostur fece un cenno di approvazione, ricordando che quell'uomo era stato il maestro di Grau, il sergente che il mezzorco investigatore aveva aiutato. Vencarlo, da parte sua, fece una breve risata bonaria. "Constato che la mia fama mi precede. Ne sono molto onorato." affermò.

"Probabilmente vi chiederete come mai il signor Orisini è qui con noi." proseguì Cressida. "Beh, dovete saere che per quanto Vencarlo sia sempre stato critico nei confronti del governo di Korvosa, è sempre stato per me un ottimo amico e consigliere. E in particolar modo, in questi tempi difficili, i suoi suggerimenti e le sue osservazioni sul morale dei cittadini di Korvosa sono stati insostituibili." 

"Heh... mi lusinghi come sempre, Cressida. Io cerco solo di fare la mia parte per mantenere al sicuro la nostra città." rispose affabilmente Vencarlo. "Come vedo che stanno facendo anche questi ragazzi. Se Korvosa avesse più persone del vostro calibro, probabilmente saremmo già usciti da questa difficile situazione."

Verik sospirò e guardò verso un angolo del soffitto. Non poteva dire che pensava di meritarsi tutte quelle lodi... ma sarebbe stato un po' troppo lungo spiegare, e in ogni caso non era quello il tempo nè il luogo adatto.

Cressida sospirò, chiaramente dispiaciuta di dover interrompere la discussione, e si schiarì la voce. "Per quanto mi piacerebbe poter continuare questa conversazione, temo che in questo momento non ce ne sia il tempo." affermò. "Vedete... Vencarlo, qui presente, è da poco venuto al corrente di un intrigo che potrebbe costare a Korvosa sanzioni o embarghi da parte di Cheliax, a meno che non agiamo subito."

Il nome della famigerata nazione fece immediatamente drizzare le orecchie al gruppo. "Cheliax? Che cosa hanno in mente?" chiese allarmato Kostur.

Vencarlo sospirò mentre si apprestava a dare le spiegazioni. "Il problema è un ambasciatore di Cheliax il cui disprezzo per Varisia è ormai ben conosciuto, per quanto non si sia fatto scrupoli ad avvantaggiarsi di tutto ciò che la nostra città ha da offrire." spiegò, per poi volgere lo sguardo a Krea e Rilo. I due fratelli si accorsero subito che l'espressione di Vencarlo si era fatta seria, e compresero che in qualche modo quel discorso riguardava anche loro. "E a quanto pare, qualcuno di voi ha già avuto a che fare, in maniera indiretta, con questo individuo."   

Krea corrugò la fronte. Evidentemente, aveva già una mezza idea di chi si stesse parlando. "In... che senso? Chi sarebbe questa persona?" chiese.

Cressida guardò dritti negli occhi i fratelli Aldinn. Era un momento un po' delicato, e la comandante sapeva bene che per loro poteva diventare una questione personale. "Stiamo parlando... dell'ambasciatore Darvayne Gios Amprei." rispose.

Ma certo! Quel nome era fin troppo conosciuto ai due fratelli, e Krea storse il naso e strinse una mano per trattenere il moto di rabbia che stava provando. Rilo doveva provare più o meno le stesse cose, dal momento che Krea lo vide corrugare la fronte con un lampo di indignazione nello sguardo. Darvayne Gios Amprei era un membro di una famiglia nobile minore di Cheliax, conosciuto come diplomatico e ambasciatore, ma soprattutto come autore di un libro propagadandistico camuffato (neanche tanto bene) da trattato sulle regioni di Abendego, Belkzen e Varisia. Krea e Rilo stessi ne avevano letto qualche capitolo ed erano rimasti disgustati da come l'autore insultava la loro terra natale e propugnava il colonialismo, adducendo come scusa che "Cheliax avrebbe portato la civiltà e il progresso ai barbari".

Ma non era questo il motivo per cui Krea e Rilo odiavano l'ambasciatore Amprei... quanto il fatto che aveva avuto un ruolo importante nella caduta dalla gloria della loro famiglia, a causa degli embarghi che aveva fatto imporre su molte merci provenienti da Korvosa.

"Certo... so chi è questo individuo." continuò Kostur con espressione cupa. "Ancora prima dei recenti disordini, quel tizio era pronto a raccomandare al governo del suo paese delle sanzioni sui nostri traffici, o addirittura un embargo."

"Ma a quale scopo?" chiese Orik, non troppo versato sulle recenti vicende di Korvosa.

Vencarlo riprese il discorso. "Ho recentemente scoperto che l'obiettivo dell'ambasciatore Amprei è di minare l'economia di Korvosa al punto che lui potrà comprare intere porzioni della città a prezzi stracciati da proprietari ridotti quasi sul lastrico. In questo modo potrà guadagnarsi una posizione privilegiata qui a Korvosa, dalla quale potrà trattare la fine delle sanzioni con i suoi alleati a Cheliax."

"Un piano astuto, per quanto spregevole." rispose Runyar.

Cressida disse di sì con la testa. "Come potrete immaginare, non possiamo lasciare che i piani personali di Amprei danneggino Korvosa." rispose. "Ma non possiamo neanche intraprendere azioni drastiche - non solo ucciderlo sarebbe immorale, ma farebbe di lui un martire agli occhi del governo di Cheliax. Detto questo... anche il nostro caro ambasciatore ha i suoi punti deboli."

Il gruppo restò in silenzio e attese che Cressida e Vencarlo riprendessero il discorso. "Il qui presente Vencarlo ha scoperto anche un'altra cosa interessante." disse la comandante della guardia cittadina. "L'ambasciatore Amprei ha fatto regolarmente visita ad un luogo della Vecchia Korvosa - una nave da guerra trasformata in covo di ladri, chiamata La Coda dell'Anguilla. E' un luogo dove regnano il vizio e i piaceri proibiti, e che al momento è sotto il controllo di un famigerato criminale, Devargo Barvasi, anche conosciuto come il Re dei Ragni."

"Il Re dei Ragni... anche questo non è un nome che sentiamo per la prima volta, giusto?" chiese Verik al resto del gruppo. Anche Orik aveva già sentito quel nome: Devargo Barvasi era un uomo pericoloso, un tagliagole e un assassino che avrebbe venduto chiunque per il giusto prezzo. E sia Fedra che i fratelli Aldinn sapevano che Devargo aveva fatto affari con il mai abbastanza deprecato Gaedren Lamm...

"Per quanto mi piacerebbe mettere Barvasi fuori causa una volta per tutte, c'è il fatto che paga regolarmente le tasse, e che le sue attività criminali si limitano alle sue navi ancorate alla Coda dell'Anguilla, quindi diciamo che lui è il minore dei nostri problemi." proseguì Cressida. "Se devo essere sincera, non so se Barvasi sia una sanguisuga o un kraken. Per la maggior parte, sembra un criminale fastidioso ma non veramente pericoloso, ma a volte mi viene da chiedermi fin dove giungano i suoi tentacoli. In ogni caso, la sua insidiosa ragnatela diffusa attraverso il sottosuolo di Korvosa potrebbe tornarci utile."

Cressida fece una pausa per bere un sorso d'acqua, poi osservò attentamente il gruppo prima di riprendere il discorso, per assicurarsi che stessero seguendo. "Devargo non permetterebbe mai a qualcuno associato alla guardia cittadina di Korvosa di introdursi nella Coda dell'Anguilla, ma il vostro gruppo è un caso particolare." Continuò. "Quello che vi chiedo è di recarvi alla Coda dell'Anguilla e cercare di farvi concedere un'udienza con Devargo. Cercare di scoprire che cosa sa di Amprei, ottenete le prove di qualsiasi attività illecita nella quale Amprei sia coinvolto, e consegnatemele. Così potrò usarle per mettergli i bastoni tra le ruote e impedirgli di convincere il suo paese ad isolarci. Certo, non mi aspetto che Devargo sia disposto a concedervi tali informazioni facilmente. Vi fornitò un po' di denaro con il quale potrete convincerlo, e se avanza qualcosa potete tenervelo come premio. Ricordatevi che Devargo è un tipo pericoloso... ma lo siete anche voi. Se... per qualche motivo... i negoziati dovessero andare male, non credo che molti piangeranno la sua... dipartita."

"D'accordo." rispose Fedra, dopo aver dato un'occhiata al resto del gruppo e aver letto nei loro volti che approvavano l'idea. "Ci incontreremo con questo Re dei Ragni... e gli strapperemo le informazioni che vi servono. Non falliremo."

"Molto bene. Conto su di voi." rispose Cressida. Aprì un cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori una borsa in pelle che porse al gruppo. "Ecco. Questa borsa contiene l'equivalente di mille vele d'oro. Dovrebbero essere sufficienti a convincere Barvasi a darvi le informazioni che vi servono. Per quanto riguarda il luogo in cui potrete trovarlo, vi darò tutte le indicazioni necessarie per raggiungere la Coda dell'Anguilla."

"A questo proposito, Cressida... visto che ho comunque intenzione di tornare alla sede della mia scuola nel distretto di Vecchia Korvosa, potrei scortare il tuo gruppo fino alla Coda dell'Anguilla, se la cosa fa loro piacere, ovviamente." si offrì Vencarlo alzando una mano.

"Oh? Ti offri volontario tu, Vencarlo? Io non ho obiezioni." rispose Cressida. "Voi, che cosa ne dite?"

"Che per noi va benissimo!" rispose Krea, forse con più entusiasmo di quanto avrebbe voluto mostrare. "Per me è un privilegio conoscere una persona come messer Orisini!"

"Sono d'accordo." rispose a sua volta Runyar. "Non credo che farà male fare un po' di conversazione lungo la strada che porta a Vecchia Korvosa. Per me va bene. E credo anche per gli altri." Orik disse di sì con la testa, senza pronunciare una parola.

"Vi ringrazio, mi fa piacere potervi accompagnare." disse Vencarlo. "In tal caso, vi consiglierei di prepararvi ora che avete un po' di tempo. Partiremo per Vecchia Korvosa tra un paio d'ore, e dovremmo giungere alla Coda dell'Anguilla prima di mezzogiorno."

"D'accordo, messer Orisini. Saremo puntuali." rispose Kostur, mentre dava una rapida ma attenta occhiata al maestro spadaccino, forse alla ricerca di qualche elemento che avrebbe potuto sollevare qualche sospetto. A parte il fatto che indossava un solo guanto, forse per nascondere qualche cicatrice, non c'era nulla di strano... eppure il mezzorco aveva comunque l'impressione che ci fosse qualcosa di più in Vencarlo Orisini di quanto sembrasse a prima vista. E con la sua esperienza di investigatore, Kostur poteva dire tranquillamente che raramente le sue osservazioni si sbagliavano...

 

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"E così, io e mia sorella abbiamo avuto il privilegio di partecipare ad una caccia del Lyrune-Quah. E' stata... un'esperienza molto suggestiva!" stava dicendo in quel momento Fedra, completamente assorbita nella sua narrazione, a dispetto del suo modo di fare normalmente taciturno. La giovanissima caligni si era messa a raccontare con entusiasmo alcuni eventi della sua vita, in particolare le sue esperienze con i clan di Shoanti delle Terre di Cenere. La compagnia di Vencarlo era stata più che gradita, e durante il tragitto verso la loro destinazione, ogni membro del gruppo si era trovato a fare conversazione più che volentieri con l'amichevole maestro spadaccino.

"Oh, posso immaginare che sia stato molto affascinante, mia giovane amica." rispose gentilmente Vencarlo, mentre il gruppo si incamminava verso il molo dove il Re dei Ragni di Korvosa aveva il suo nascondiglio. Dopo una lunga camminata, durante la quale avevano avuto modo di conoscersi meglio e di chiacchierare senza tanti pensieri con Vencarlo, il gruppo era giunto a Vecchia Korvosa - come diceva il nome stesso, si trattava della parte più antica della città, conosciuta per il suo porto sull'estuario del fiume Jeggare, e per il contrasto tra i quartieri poveri di Bridgefont e l'imponente palazzo di marmo nero della famiglia Arkona - Verik aveva gettato qualche occhiata nella direzione del grande edificio, evidentemente ripensando alla misteriosa Melira che lo aveva indotto a disertare dalla guardia cittadina. Orik conosceva abbastanza bene il fratello minore da sapere che si stava chiedendo che fine avesse fatto Melira e se davvero fosse coinvolta in qualche attività criminale.

"Gli Shoanti sono un popolo misterioso. Certamente sono ricchi di storia e tradizioni." affermò Krea, ripensando a quello che aveva letto su di loro e ai limitati contatti che aveva avuto con la minoranza Shoanti di Korvosa. "E noi Varisiani teniamo molto alla storia e alla tradizione. Un vero peccato che la cultura Shoanti sia stata messa in pericolo dai colonizzatori di Cheliax."

"Purtroppo, è il modo di fare del Casato di Thrune." rispose Kostur. "Cercano di sopraffare e cancellare le culture che sono incompatibili con la loro sete di conquista e di giustificare la loro oppressione dicendo che stanno portando ordine nel mondo."

"I Cavalieri Infernali sono solo una delle espressioni di questo loro sistema sciagurato." continuò Vencarlo con un sospiro che esprimeva bene il suo modo di pensare. "L'Impero di Cheliax non cerca integrazione, non cerca di comprendere le culture e i popoli che incontra. Impone le sue regole, senza badare a come la pensano gli altri. E gli Shoanti sono stati tra le principali vittime della loro espansione. Anche adesso, mentre parliamo, la flotta di Cheliax è impegnata a sopprimere le ribellioni e catturare i fuorilegge nelle Isole dei Ceppi, vicino all'Occhio di Abendego."

"Se non altro, le Isole dei Ceppi possono contare sul fatto che nessun capitano con un briciolo di sale in zucca cercherebbe di raggiungere le isole oltre l'Occhio di Abendego." commentò Rilo. "Quelle tempeste spazzerebbero via anche la nave da guerra più pesante e meglio armata."

"Può darsi... ma è meglio non porre limite alle ambizioni di Cheliax." rispose Vencarlo. "Ho sentito dire che adesso la flotta assegnata alle Isole dei Ceppi è sotto il comando dell'ammiraglio Druvalia Thrune - dicono che sia giovane ma molto brillante, e non mi stupirebbe se riuscisse a trovare un modo di superare l'Occhio di Abendego con la sua flotta."

"Speriamo che non accada..." sospirò Krea. "Mi farebbe davvero rabbia se Cheliax riuscisse ancora ad espandere il suo dominio..."

"Lo so... ma purtroppo, qui dove siamo noi, non possiamo fare nulla per le Isole dei Ceppi." rispose Vencarlo rassegnato. "Dobbiamo concentrarci sulla nostra situazione... e in questo momento, questa missione vi permetterà di mettere i bastoni tra le ruote a Cheliax. E' già qualcosa, oserei dire."

"Scusate se interrompo... ma credo che siamo arrivati." intervenne Runyar, indicando il molo davanti a sè: lanterne a forma di ragni o anguille arrotolate erano appese a palafitte o lampioni, e il luogo sembrava in piena attività, impegnato a tutte le ore a soddisfare i vizi e i bisogni di Vecchia Korvosa.  Il molo stesso era lungo all'incirca una ventina di metri, di cui gli ultimi sette si allargavano in una grande piattaforma quadrata che fluttuava sull'acqua. Una nave e quattro imbarcazioni più piccole erano ormeggiate permanentemente al molo.

"Aaah, eccoci qua. Quella nave è la Coda dell'Anguilla." affermò Vencarlo, mentre guardava verso la nave più grande. "Essa funge da covo per Devargo Barvasi e da centro amministrativo della sua intera operazione. I quattro vascelli più piccoli sono di proprietà di vari venditori e capitani, che pagano regolarmente un affitto per avere il diritto di approdare. Coloro che non riescono a pagare o non rispettano le regole di Devargo, vedono la loro nave data alle fiamme o infestata da ragni mortali."

Kostur fece un cenno con la testa. Non per niente quel Devargo era conosciuto come "il Re dei Ragni".

"Grazie delle informazioni, messer Orisini." rispose Krea. "E' stato molto utile... ed è stato un piacere passare del tempo in sua compagnia. Adesso... immagino che lei tornerà alla sua scuola di scherma qui a Vecchia Korvosa, giusto?"

"Già. Mi spiace non potervi accompagnare oltre, ma i miei doveri mi chiamano." rispose l'uomo con un cenno della testa. "A proposito... prima di andarmene, devo ringraziarvi anche per quello che avete fatto per un mio ex-allievo. Il sergente Grau Soldado. So che lo avete incontrato, e lo avete aiutato quando era in una posizione non proprio invidiabile."

"Ah... beh, ho fatto semplicemente il mio dovere nei confronti di un mio collega." rispose Kostur. "Per fortuna non ci sono stati problemi, e adesso il sergente Soldado sta riprendendo in mano la sua vita."

Vencarlo annuì, un po' malinconico. "Grau è stato uno dei miei migliori allievi." disse, dando un'occhiata di sfuggita alla sua mano guantata. "Tra lui e Sabina, non so davvero chi sia stato il più brillante."

"Sabina?" chiese Rilo con evidente stupore. "Vuole dire... Sabina Merrin, la guardia del corpo personale di Sua Maestà Ileosa? Anche lei è stata sua allieva?"

"Oh... beh, sto parlando già di diverso tempo fa." affermò il maestro spadaccino con un piccolo sorriso. "Sì, anche Sabina è stata mia allieva. Ma adesso le cose sono cambiate... diciamo che Sabina ha trovato la sua vera vocazione. Spero solo che sia qualcosa che merita la sua attenzione."

Krea corrugò la fronte. Aveva la netta sensazione che Vencarlo volesse tenere nascosto qualcosa di molto personale, ma pensò che sarebbe stato indelicato ficcare il naso in affari personali.

"Comunque, è stata una piacevole conversazione. Vi ringrazio per avermi concesso un po' del vostro tempo... e vi auguro buona fortuna per questa missione." concluse infine il maestro spadaccino, congedandosi con un elegante inchino. "Confido che ci incontreremo ancora in futuro."

Krea sorrise gentilmente. "Lo spero vivamente anch'io, messer Orisini. E... se potessi chiederle se più avanti sarebbe disposto a darmi qualche lezione di scherma, ne sarei molto onorata!" rispose. "Che ne dici, Rilo? Non piacerebbe anche a te imparare a tirare un po' di scherma?"

"Ah... ehm... non lo so, sorella..." rispose il giovane stregone, un po' imbarazzato. "Voglio dire... certo, immagino che sarebbe una gran bella cosa... ma non so se... ehm... se messer Orisini fosse disposto..."

Fedra appoggiò gentilmente una mano sulla spalla del ragazzino, che si voltò verso di lei con un sobbalzo emozionato. "Io penso che sarebbe una buona occasione per te, Rilo." affermò la caligni, strizzando un occhio al suo coetaneo. "Voglio dire, non capita tutti i giorni di avere l'occasione di farsi dare un po' di lezioni di scherma dal famoso Vencarlo Orisini. Io ci farei un pensiero."

Vencarlo stesso sembrò approvare l'idea. "Oh, io sono sempre disposto a fare da maestro a ragazzi volonterosi e pieni di entusiasmo!" affermò con un sorriso accomodante. "Ovviamente, le mie lezioni costano... ma sono convinto che potrò farvi un prezzo ragionevole! Pensateci, ragazzi, poi mi saprete dire la prossima volta che ci incontreremo, okay? A presto!"

"A presto, messer Orisini. E grazie di tutto." affermò Verik con un cenno amichevole della mano. Il gruppo accompagnò ancora per un po' Vencarlo con lo sguardo, poi si volse verso la Coda dell'Anguilla, osservando il viavai di persone più o meno raccomandabili che salivano e scendevano dalle navi ormeggiate sul molo.

"Okay. Adesso che siamo qui, vediamo di risolvere il problema successivo." affermò Krea. "Come raggiungiamo Devargo Barvasi, e come lo convinciamo a farci ascoltare?"

"Non sarà facile. Quel tizio non è diventato uno dei più abili boss della criminalità di Korvosa senza essere paranoico." rispose Kostur. "Detto questo, credo che ci siano alcuni elementi che possiamo usare a nostro favore. Prima di tutto, credo che sarebbe una buona idea dare un'occhiata a quei vascelli. Vediamo se da quelle parti possiamo scoprire qualcosa di interessante. Magari qualcun altro che cerca un'udienza con il nostro Re dei Ragni."

"Okay. Avviciniamoci con un po' di circospezione. E soprattutto, non lasciamo intendere a nessuno che siamo agenti della corona." disse la maga-spadaccina. Ora che si era avvicinata di più, vedeva che la stragrande maggioranza dei frequentatori della Coda dell'Anguilla e dei vascelli attraccati accanto ad essa erano individui di basso ceto sociale, chiaramente attratti dai piaceri a basso prezzo che quel luogo offriva e dalla prospettiva di evadere per un po' dalla dura realtà di tutti i giorni. Detto questo, la ragazzina Varisiana riuscì a vedere anche degli individui dall'aspetto più raffinato ed apparentemente insospettabile...

"Vedo che i traffici di questo Barvasi hanno successo tra tutte le classi sociali di Korvosa." commentò Fedra. "Credo che tra tutti i quartieri di Korvosa, ironicamente, sia questo il più sicuro in questo periodo di tensione."

Runyar annuì. "Chiaramente. I disordini non sono arrivati fin quaggiù, e il desidero di molti di lasciarsi alle spalle questa crisi, anche solo per un po', significa che gli affari vanno a gonfie vele per quella canaglia." affermò. "Non diamo a vedere che stiamo prestando troppa attenzione, e per adesso limitiamoci a dare un'occhiata in giro."

"Sì, mi sembra una buona idea." rispose Krea. Aveva l'impressione che il resto del gruppo l'avesse scelta come capo. Non che la cosa le dispiacesse, ma voleva dire che avrebbe dovuto darsi da fare per non deludere le loro aspettative e non compiere mosse avventate. Dalle sue decisioni sarebbero potute dipendere le vite non soltanto di suo fratello e dei suoi compagni, ma anche la sicurezza di Korvosa...

 

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Il suono della baldoria rimbombave dalle chiatte elegantemente dipinte ormeggiate al lungo molo. Grandi cartelli dipinti in diverse lingue erano inchiodati alle palafitte e appesi a corde tese tra le chiatte. La chiatta più vicina, a est, recava un cartello che diceva:

LE TIGRI GEMELLE - Prendi la tigre per la coda e tenta la fortuna!

Di fronte a questa, a ovest, l'insegna di una barca diceva:

BENVENUTI ALLA GOLDENHAWK - Non c'è soggiorno più sicuro nella vecchia Korvosa!

Più a sud-est si trovava un posto chiamato il "Corridoio del Respiro del Drago", mentre di fronte c'era un posto identificato come

CASA DELLE NUVOLE - La carezza delle nostre bellezze ti porterà dritto in paradiso!

Solo la nave più grande, una vecchia nave da guerra a sud, non recava alcuna insegna. Ponti di corda e passerelle consentivano di accedere ai ponti delle navi dal molo e dai ponti delle altre navi. Sui pontili, si vedevano numerosi individui dall'aspetto poco raccomandabile impegnati in qualche losco affare, ubriachi o semplicemente seduti con la schiena ad un sostegno, come tanti perdigiorno. Ogni tanto, una donna dall'aspetto procace si avvicinava e cercava di iniziare un discorso con qualche uomo, con la chiara intenzione di sedurlo. Non era davvero un posto molto raccomandabile, ma se non altro, c'erano talmente tanti personaggi dall'aspetto pericoloso che Krea era sicura che lei e i suoi compagni non avrebbero dato troppo nell'occhio, a condizione che mantenessero nascosta la loro affiliazione alla guardia cittadina.

"Molto bene, amici. Adesso badate di nascondere bene i vostri stemmi, e diamo un'occhiata da quelle parti." disse la maga-spadaccina. Dopo essersi assicurati di aver nascosto tutto quello che poteva identificarli come agenti di Korvosa, i sette avventurieri si avvicinarono alla Coda dell'Anguilla, per poi dare un'occhiata ai ponti delle navi ormeggiate.

La nave più grande, coerentemente con il suo nome, aveva la parte anteriore decorata con la raffigurazione di una enorme anguilla con la testa di donna. In quel momento, il ponte principale era infestato di marinai e malviventi ubriachi che si esibivano in canzoncine stonate ed oscene, mentre il ponte di poppa era relativamente sgombro. Una doppia porta decorata da un complesso disegno di un ragno consentiva l'ingresso nella sezione di poppa del ponte principale, ed era sorvegliata da un paio di individui poco raccomandabili, ciascuno armato di spranga. Sotto le vele erano state poste alcune amache, su un paio delle quali c'erano un paio di individui che cercavan di rilassarsi.

"Bene... adesso, non credo che avvicinare immediatamente Devargo sia un'idea prudente. Tuttavia... credo che in una di queste imbarcazioni si possa trovare qualcuno che potrà intercedere a nostro favore presso il nostro Re dei Ragni." Krea istruì i suoi compagni. "Separiamoci e cerchiamo in giro... poi ci troviamo qui tra un'ora, okay?"

"Va bene. Mi raccomando, state tutti attenti, e non fate sciocchezze." si raccomandò Kostur. "Questo posto è pericoloso. E attenti al borsellino."

"Certamente, Kostur. Stai tranquillo, nessuno di noi è uno sprovveduto." replicò Fedra con tutta tranquillità.

 

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L'imbarcazione chiamata Le Tigri Gemelle, notarono Verik e Runyar una volta saliti a bordo, era stata convertita in una bisca clandestina. All'interno di ogni struttura sul ponte principale, i tavoli erano affollati di giocatori - i dadi rotolavano, le carte venivano distribuite, le ruote giravano, e le monete cambiano di mano in abbondanza, in base al capriccio del caso. Risate roboanti riecheggiavano tutt'attorno, assieme alle imprecazioni di coloro che perdevano grosse somme o alle occasionali esclamazioni di vittoria di qualcuno che vinceva. Il nano e l'ex-sergente non erano stupiti di vedere che lì c'erano più guardie che da altre parti: era proprio in quel posto che dovevano scoppiare più alterchi, ed era quasi fuori di dubbio che la casa aveva truccato i giochi in qualche modo.

"Benvenuti alle Tigri Gemelle, signori!" I due vennero accolti dalla voce di un uomo alto e dalla pelle scura vestito di seta rossa, dai lineamenti chiaramente Vudrani in piedi dietro ad un bancone, accompagnato da un altro individuo molto simile. "Possiamo esservi utili in qualche modo?"

"Ecco... noi volevamo dare un'occhiata qui attorno, rima di decidere se valeva la pena puntare qualche vela d'oro." rispose rapidamente il nano chierico, pur non sentendosi a suo agio nel mentire. "E poi, saremmo interessati anche ad incontrare qualcuno che possa presentarci al famoso Devargo Barvasi. Abbiamo... una proposta per lui."

"Beh, per dare un'occhiata, siete liberi di farlo. E ovviamente, saremmo tutti molto grati se voleste puntare qualcosa." rispose il direttore con un sorriso commerciale. "Ma per quanto riguarda parlare con il boss... temo che nè io nè mio fratello abbiamo l'autorità per farlo. Sapete com'è, il capo non è un tipo che si lascia avvicinare dal primo che capita. Temo che da questo punto di vista non possiamo fare molto per voi."

"Certo... posso capire." disse Verik guardandosi attorno. "In questo caso... daremo un'occhiata qui attorno, e vedremo di trovare qualcuno che possa darci una mano."

L'uomo sorrise di nuovo, in maniera chiaramente affettata. "Prego, signori! Le Tigri Gemelle sono a vostra disposizione!"

 

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La nave che Rilo ed Orik si erano premurati di esplorare, la Casa delle Nuvole, si rivelò ben presto per quello che realmente era - un bordello, dove prostitute vestite di abiti colorati e rivelanti cercavano di adescare gli uomini di aspetto migliore che passavano da quelle parti. Pur non attirando su di sè le attenzioni delle donne, Rilo si trovò a nascondersi dietro il più navigato Orik e a guardare con imbarazzo la sala nella quale si stavano muovendo: una grande sala decorata con tappeti e grandi cuscini, illuminata da lanterne di carta rossa e pervasa da fumo di incenso. Un profumo di anice, acqua di rose e cannella si sprigionava da bracieri di bronzo fumanti posti su supporti d'argento, scolpiti con le sembianze di serpenti dagli occhi a fessura e di fieri uccelli da caccia. Diversi uomini e donne poco vestiti si aggiravano nella sala.

"Hey, ragazzino." disse rivolta a Rilo una donna mora vestita di un abitino rosso terribilmente scollato. "Non sei un po' troppo piccolo per frequentare certi posti? Hehehee..."

"Ooooh, non dargli fastidio, Linissa!" rispose un'altra prostituta, anche lei mora, vestita di un abito bianco-azzurrino che non faceva mistero delle sue forme. "Lo vedi anche tu, no? Dagli cinque o sei anni, e diventerà un rubacuori! Devo dire, comunque, che il fusto che è con lui mi interessa!"

"Basta che dentro le braghe sia... abbondante come quei suoi muscoloni fanno credere!" rispose la prima.

Le due donne risero sguaiatamente, e Rilo storse il naso e si allontanò di un passo da loro, mentre Orik cercò di non guardarle troppo a lungo. Circondato da donne belle e  procaci come in quel momento, non era tanto facile restare concentrato sulla sua attuale missione...

"Ragazzino, ho l'impressione che qui non troveremo molti disposti ad aiutarci." commentò il mercenario di Riddleport. "Se non in un certo senso..."

Rilo disse rapidamente di sì con la testa. "Già... l'ho notato. Forse è meglio cercare da qualche altra parte..."

"Cercare che cosa, esattamente?" chiese una vocefemminile matura dal tono accomodante, quasi seducente. Una donna dai lunghi capelli biondi scuri, vestita in maniera rivelante ma in qualche modo elegante, con un abito rosso decorato di brillantini e un paio di sandali con il tacco alto, oltre che alcuni vistosi gioielli ai polsi e al collo. Le orecchie leggermente a punta e la grazia con cui si muoveva facevano intuire che aveva almeno una traccia di sangue elfico nelle vene, e osservava con acuto interesse i due agenti della corona. "Oooh, ma cosa abbiamo qui? Non siete clienti abituali, altrimenti avrei già riconosciuto i vostri volti. Comunque, permettetemi di darvi il benvenuto alla Casa delle Nuvole. Io sono Madame Halvara, la proprietaria di questo luogo di relax e piacere. Posso esservi utile in qualche modo?"

La mezzelfa si avvicinò ad Orik e gli passò un indice sul petto, apprezzando i suoi muscoli... e il mercenario, certo non indifferente al fascino di Halvara, fece un sorriso galante. "Beh... in effetti ci sarebbe qualcosa con cui potreste aiutare me e il mio giovane amico qui presente." Gettò un breve sguardo di intesa a Rilo, che annuì e mosse una mano dietro di sè, cercando di non farsi notare. "Stiamo cercando qualcuno che possa introdurre il nostro gruppo a Devargo Barvasi. E' lui che comanda da queste parti, vero?"

Rilo riuscì a completare il suo incantesimo Charme Persone senza farsi notare - per fortuna, l'attività del bordello era tale che nessuno aveva fatto troppo caso al giovane Varisiano - e la maitresse assunse un'espressione vagamente sorpresa per un momento, prima di sorridere di nuovo e annuire.

"Aaah, ma certo! Conosco bene Devargo... sotto diversi punti di vista, se capite cosa voglio dire." rispose Halvara con un occhiolino. "In effetti, penso di potervi presentare a lui... non gratis, si intende!"

"Ovviamente, abbiamo tutta l'intenzione di pagarvi." rispose Orik, prendendo un piccolo borsello di monete dalla cintura e consegnandolo ad Halvara.

La donna bionda contò attentamente i soldi e, soddisfatta, intascò la borsa e fece un cenno di assenso in direzione dei due. "E va bene. Posso scrivervi una lettera di presentazione. Se fate il mio nome, potete stare tranquilli che Devargo vi concederà un'udienza. Se poi deciderà di darvi una mano... beh, quello sta a voi. Io non posso aiutarvi in questo senso."

Rilo sorrise tra sè e trattenne un sospiro di sollievo. Se non altro, il suo incantesimo aveva avuto successo. Adesso, bisognava vedere di convincere il famigerato Devargo Barvasi, e questo non sarebbe stato così facile...

 

oooooooooo

 

"Tch... ma perchè è toccato proprio a noi quell'affumicatoio?" Fedra represse uno starnuto mentre il gruppo veniva scortato da un gruppo di omaccioni armati di bastoni e pugnali al cospetto del famigerato Re dei Ragni di Vecchia Korvosa. Lei, Kostur e Krea avevano dato un'occhiata ad un'altra delle imbarcazioni più piccole del molo, il Corridoio del Respiro del Drago... solo per rendersi conto che si trattava di una fumeria in cui i clienti andavano ad intossicarsi di oppio, brivido e di altre droghe esotiche come il pesh o la scorticafoglia. "Cavolo... non riesco più a sentire alcun odore."

"Credimi, Fedra, è un miglioramento." rispose disgustata Krea, mentre storceva il naso per l'odore di muffa e di stantio che si respirava nelle cabine interne della Coda dell'Anguilla. Verik sospirò, incapace di darle torto, e guardò con preoccupazione le enormi ragnatele che decoravano il soffitto e la parte superiore dei muri. Numerosi ragni, alcuni dei quali grandi come il pugno di un uomo, zampettavano furiosamente sulle pareti o attendevano nelle loro tele, incombendo in maniera inquietante con le zampe estese. "Non mi stupisce che lo chiamino il Re dei Ragni. Credo che ci siano più bestiacce in questa nave che gente in tutto questo porto."

"Siete pregati di tenervi i vostri commenti per voi!" esclamò uno degli scagnozzi di Devargo, poco prima che il gruppo si fermasse davanti ad una doppia porta di legno che dava accesso ad una larga cabina sulla prora della nave. "State per comparire davanti al nostro capo, il signor Devargo Barvasi, quindi comportatevi bene!"

Runyar non disse nulla, ma dentro di sè non potè fare a meno di pensare che questa raccomandazione fosse terribilmente ironica: se solo quei poco di buono avessero saputo che lui e i suoi compagni erano apparsi dinnanzi ad una vera regina...

Con uno scricchiolio inquietante, le doppie porte si aprirono sotto la spinta di due malviventi, e il gruppo potè vedere finalmente la "sala del trono" del Re dei Ragni - una grande sala che una volta doveva essere stata la cabina del capitano della nave, e che ora era stata convertita in una sorta di sala delle udienze. Anche qui, i muri e i soffitti erano tappezzati di ragnatele e popolati di inquietanti ragni di varie dimensioni, mentre la stanza in sè era arredata con due robusti tavoli di legno di quercia circondati da sedie. Al lato opposto della stanza, un piedistallo di legno supportava una grande sedia di cuoio coperta di ragnatele, nella quale sedeva un uomo sulla trentina d'anni, alto e muscoloso, con lunghi capelli neri spettinati e uno sguardo feroce che in quel momento era fisso sul gruppo di avventurieri. Accentuava la sua armatura di pelle nera con un corpetto d'acciaio a forma di ragno e una spessa catena, legata attorno al suo torace in modo da ricordare la forma di un ragno. Le sue armi erano un paio di tirapugni chiodati, le cui punte luccicavano di un liquido dall'aspetto poco raccomandabile.

Il gruppo entrò lentamente e con rispetto simulato nella stanza, mentre l'uomo seduto sul trono - chiaramente, il famgerato Devargo Barvasi - continuava a fissarli con fredda espressione indagatrice. Mentre entravano, Krea e Rilo notarono un altro elemento dell'arredamento: una gabbia per uccelli in metallo che pendeva dal soffitto come un candeliere. Sulle prime Krea ebbe l'impressione che dentro di fosse un pappagallo, o qualche altro uccello... ma poi, guardando un po' meglio, rimase agghiacciata nel vedere che dentro quella gabbia c'era un draco domestico, la cui espressione depressa e disperata diceva fin troppo sul trattamento che le veniva riservato.

Con un po' di sforzo, Krea mise da parte il suo disgusto e si chinò davanti al Re dei Ragni, subito imitata dal resto del suo gruppo. Con una mano, la ragazzina porse un foglio di carta al malvivente, che spostò su di esso la sua attenzione. "I nostri migliori omaggi, messer Devargo Barvasi. Vi ringraziamo di averci concesso udienza."

Devargo sorrise sinistramente e si sfregò il mento con una mano, mentre continuava ad osservare i sette davanti a lui. Vederli piegati su un ginocchio gli dava una certa soddisfazione viscerale, su questo non c'erano dubbi... ma era soprattutto curioso di sapere cosa li portava fin lì. "Sì, sì... potete alzarvi, il Re dei Ragni ve ne dà il permesso. Benvenuti alla Coda dell'Anguilla, e spero che il posto sia di vostro... gradimento." affermò con feroce ironia, immaginando che in effetti non fosse così. "Ora ditemi... avete un motivo degno per occupare un po' del mio tempo prezioso, o posso subito farvi scortare fino all'uscita?"

Il draco domestico chiuso in gabbia aprì la bocca ed emise un paio di versi acuti che esprimevano paura e richiesta di aiuto... ma si  zittì subito quando l'omaccione battè un pugno contro la gabbia, facendola vibrare con violenza. "E tu stai un po' zitto, Majenko! Non amo essere interrotto quando ho a che fare con degli ospiti... o delle vittime!"

Rilo strinse i denti per l'indignazione, ma restò in silenzio mentre Krea si riorganizzava il discorso e riprendeva le trattative. "Messer Barvasi... siamo venuti qui per proporle un affare. Una proposta che potrebbe convenire ad entrambe le parti. Siamo venuti a sapere... che lei possiede dei documenti, o comunque delle informazioni incriminanti, riguardo un certo ambasciatore dell'Impero di Cheliax, tale Darvayne Gios Amprei."

"Sappiamo che lei ha avuto dei contatti con l'ambasciatore Amprei." proseguì Kostur. "E avremmo effettivamente bisogno di informazioni riguardo la natura di tali contatti, e il motivo per cui Amprei si è rivolto a lei."

"Ma davvero?" chiese Devargo, vagamente divertito. "E ditemi... chi vi ha detto che avevo contatti con un ambasciatore di Cheliax?"

Krea cercò di tenersi sul vago. "Abbiamo delle fonti molto attendibili." disse semplicemente.

Devargo si sedette sul suo trono e appoggiò la testa su una mano, tenendo le gambe accavallate in un'espressione di potere ed arroganza. "Fonti molto attendibili, eh? Va bene, immagino che ognuno abbia i suoi segreti. Potrei avere quello che mi chiedete, ma... voi cosa siete disposti a darmi, in cambio? Le informazioni sono anch'esse una forma di merce o di servizio, e ci deve essere uno scambio equivalente. Il mio tempo e le mie risorse hanno pur sempre il loro valore."

“Questo non sarà un problema.” Rispose prontamente la maga-spadaccina. “Possiamo pagarla in maniera ragionevole per le informazioni che le chiediamo.”

Ma, con grande sorpresa del gruppo, il malvivente si fece una breve risata a denti stretti. “Huhuhuu… chiariamo un po' le cose, non è soltanto il denaro che vi chiedo.” Affermò. Prima che Krea potesse chiedere spiegazioni, il Re del Ragni continuò il suo discorso. “Vedete… mi stavo giusto annoiando in questo periodo. Gli affari vanno bene, ma non c'è molto movimento. Avrei proprio voglia di vedere qualcosa di eccitante. Qualcosa che faccia scorrere un po' di sangue nelle vene… e non soltanto! Qualcosa che spezzi questa monotonia, in poche parole.”

Kostur strinse gli occhi con evidente sospetto. “Che cosa volete che facciamo?” chiese il mezzorco.

Devargo si alzò lentamente dal suo trono e fece finta di pensarci su, in modo da tenere il gruppo sulle spine e sottolineare che era lui che comandava da quelle parti. “Che cosa voglio? Vediamo un po', che cosa potrei mai volere da voi… hmm… che ne direste di un bel gioco di 'monete e coltelli?”

“'Monete e coltelli'? E che cosa sarebbe?” chiese Krea, colta di sorpresa da quella richiesta inaspettata. Anche I suoi compagni sembravano colti alla sprovvista… tranne i fratelli Vancaskerkin, che provvidero a dare le dovute spiegazioni.

“'Monete e coltelli'… è un gioco d'azzardo che va molto di moda tra i pirati e i fuorilegge di Riddleport.” Rispose Verik, sentendosi a disagio nel sentire nuovamente il nome della città natale che sperava di essersi lasciato alle spalle una volta per tutte. “E quando dico azzardo, non mi riferisco soltanto al denaro.”

“Nostro padre ci portava sempre a vedere le partite di 'monete e coltelli'.” Continuò Orik, storcendo il naso di fronte agli spiacevoli ricordi della sua difficile infanzia nella Città dei Glifi. “Non oso immaginare quanti soldi ci abbia perso…”

“Hehehee… ma guarda, a quanto pare ho incontrato dei compatrioti.” Sghignazzò Devargo, rivolgendo ad Orik e Verik la sua attenzione. “Bene, quindi non dovrò perdere troppo tempo in spiegazioni. Quello che vi chiedo… è che due di voi partecipino ad una partita di 'monete e coltelli' qui, nella mia sala delle udienze. Due di voi, a mia scelta, contro due dei miei uomini.”

Krea strinse I denti. Quella carogna stava praticamente dettando lui le sue regole… ma non c'era molto che lei potesse fare per impedirglielo, e si rendeva conto che, almeno per adesso, dovevano giocare secondo le sue regole. “Non credo abbiamo molta scelta, a questo punto.” Affermò. Diede un'occhiata ai suoi compagni, volendo assicurarsi che l'idea andasse loro bene, e ricevette da ognuno un cenno affermativo o un'espressione rassegnata. “D'accordo, accettiamo le sue condizioni. Scelga due di noi per questa sfida.”

“Tu, quello più muscoloso.” Disse il Re dei Ragni, indicando Orik con una mano. “Sei anche tu di Riddleport, quindi immagino che anche tu conosca questo gioco.”

“Va bene, accetto.” Rispose Orik, per poi rivolgere lo sguardo a Verik, che sembrava un po' in pensiero per il fratello maggiore. “Tranquillo, Verik, so quello che sto facendo. Me la caverò.”

Devargo fece un cenno affermativo, poi guardò attentamente il resto del gruppo… e indicò Fedra, che alzò la testa in una vaga espressione di allarme. “E poi tu, ragazzina caligni. Dicono che voi del Popolo Oscuro siate rapidi con le mani. Sono curioso di vedere se è vero.”

“C-come?” esclamò Rilo allarmato. “Aspetti, messer Devargo! Scelga me per questa sfida!”

Krea si alzò per trattenere il fratello minore. “Rilo, per favore, non fare nulla di avventato…”

“Spiacente, ragazzino, ho già fatto la mia scelta.” Tagliò corto Devargo, rendendo chiaro che quella era la sua decisione e non l'avrebbe cambiata per alcun motivo. “Ora, preparate I tavoli, e chiamate due dei miei uomini migliori! Anzi, fare venire un po' di pubblico! Credo proprio che ci sarà da divertirsi!”

Rilo aprì la bocca per protestare, ma si rese conto che ogni sua protesta sarebbe caduta nel vuoto, e che tutto quello che poteva fare era accettare la decisione di quel losco individuo. Con un sospiro rabbioso, guardò verso il pavimento, e Krea gli mise una mano sulla spalla per rassicurarlo…

“Stai tranquillo, Rilo. Non sono una sprovveduta.” Affermò Fedra con un piccolo sorriso, rivolta al giovane stregone. “Non so esattamente cosa sia questo 'monete e coltelli'… ma sono convinta che ce la posso fare. Tranquillo, andrà tutto bene.”

“Fedra, ne sei… sicura?” chiese Rilo. Vedendo l'espressione convinta nello sguardo della caligni, il ragazzino decise che era il caso di lasciarla fare. “E va bene… ma mi raccomando, non correre rischi inutili, okay?”

“Tranquillo, Rilo, sono sicura che Fedra farà vedere di che pasta è fatta!” rispose Krea, per poi rivolgere un occhiolino alla caligni, che fece il segno dell'okay e si apprestò ad affrontare quella nuova prova…

 

oooooooooo

    

Nel giro di un quarto d'ora, tutto era pronto per la partita. Due energumeni della banda di Devargo si erano presentati nella sala delle udienze e si erano piazzati ad un capo di ciascuno dei lunghi tavoli della sala. Altri scagnozzi di Devargo avevano provveduto a legare le braccia destre di Fedra, Orik e dei due omaccioni ai loro fianchi, usando delle robuste cinghie di cuoio, e un corto coltello era stato piantato al centro di ciascun tavolo. Fedra ed Orik avevano preso posto ognuno al lato opposto di ciascuno degli uomini di Devargo, che osservò con soddisfazione la scena, sghignazzando malignamente all'idea di una sfida accesa e uno spargimento di sangue.

"Molto bene... visto che i vostri compagni conoscono le regole del gioco, penso che possano spiegare loro come funzione, giusto?" chiese retoricamente il Re dei Ragni. Fissò Verik con espressione di superiorità, e l'ex-sergente della guardia cittadina fece un sospiro e cominciò a spiegare come si giocava a 'monete e coltelli'.

"In realtà, le regole di questo gioco sono abbastanza semplici." cominciò a spiegare Verik. Dopo che ad ogni concorrente è stato legato il braccio destro, gli viene messo alla cintura un borsellino di pelle, e viene piantato un coltello in mezzo al tavolo. Il gioco inizia con un conto alla rovescia da 10 a zero, durante il quale gli spettatori possono puntare un po' di monete lanciandole sul tavolo. Al termine del conto alla rovescia, ciascuno dei due contendenti cerca di appropriarsi di più monete possibile. Per vincere bisogna far cadere l'avversario dal tavolo, oppure concludere il gioco con più monete dell'avversario."

"E dal momento che ogni combattente ha solo un braccio libero... molto spesso la prima mossa consiste in un tentativo di impadronirsi del coltello prima che lo faccia l'avversario, e usarlo per impedire all'avversario di prendere altre monete." continuò Orik. "Non ci sono altre regole. Il primo che muore, perde i sensi, cade dal tavolo o ha meno monete dell'avversario... ha perso."

Krea deglutì nervosamente. Non la stupiva il fatto che quel gioco fosse così popolare in un luogo privo di legge come Riddleport...

Malgrado il nervosismo dei suoi compagni di squadra, Fedra sembrava calma e tranquilla mentre osservava il suo imponente avversario. Con attenzione, la ragazzina caligni stava calcolando la distanza che la separava dal coltello, e quanto avrebbe dovuto essere veloce per sottrarlo dalle mani dell'avversario. E quell'energumeno all'altro lato del tavolo sembrava robusto... ma non troppo veloce. Con un po' di rapidità e di astuzia, Fedra era convinta che sarebbe riuscita a giocarlo.

"Molto bene, signori! I preparativi sono stati ultimati! Forza, Majenko, facciamo un po' di tifo!" sghignazzò Devargo, per poi dare una scossa alla gabbietta dove il suo draco domestico era rinchiuso. Il draghetto emise un acuto stridio di paura, poi cominciò ad emettere una serie di ringhii acuti... e Devargo, compiaciuto, rivolse la sua attenzione ai due tavoli. "Comincia ora la partita di 'monete e coltelli' tra la squadra della Coda dell'Anguilla e gli esordienti! Avanti, signori, fate il vostro gioco! Il conto alla rovescia comincia... ora!"

"Fedra... Orik... buona fortuna a tutti e due!" disse Krea tra sè, mentre i suoi due compagni prescelti per quel gioco prendevano un bel respiro e si concentravano...    

 

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CONTINUA... 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Nella reggia del Re dei Ragni ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 10 - Nella reggia del Re dei Ragni

 

"Ottimo! Il gioco è iniziato!" esclamò Devargo con voce stentorea, cercando di dare un po' di teatralità a quella che per lui era una piacevole distrazione. "Da adesso in poi, inizia il conto alla rovescia! Prego, puntate! Puntate tutti! Finchè non avrò raggiunto lo zero, potete fare il vostri gioco! Tutte le monete che volete puntare, sul tavolo da gioco!"

Terminata la frase, Devargo iniziò un conto alla rovescia a partire da dieci, e molti dei suoi uomini, con una serie di risate compiaciute, cominciarono a gettare sui tavoli alcune vele d'oro. Orik e Fedra restarono fermi al loro posto, notando con piacere che i loro compagni stavano esclamando delle frasi di incoraggiamento, mentre attorno a loro continuavano a piovere monete. Ormai sui tavoli se n'erano accumulate un bel po'...

Fedra stava già da un bel po' facendo i suoi calcoli, cercando di rendersi conto se sarebbe stata abbastanza veloce da afferrare il coltello piantato sul tavolo prima dello scagnozzo di Devargo. Orik, da parte sua, sembrava non badare eccessivamente al coltello e continuava a guardare il suo avversario con fare deciso.

"Quattro. Tre. Due. Uno. E... zero!"

Con un ghigno, Devargo fece un gesto con la mano destra e diede inizio alla contesa. Con rapidità, i due scagnozzi schierati davanti a Fedra ed Orik si chinarono... ma esitarono prima di afferrare il coltello, immaginando che i due sfidanti avessero qualcosa in mente. Fedra ghignò sottilmente e fece una finta, in modo che lo scagnozzo di Devargo credesse che stesse per afferrare il coltello. Con un rapido movimento, la caligni allungò la mano... e la ritrasse di colpo, in modo da lasciare il suo avversario in forse.

"Allora? Non lo prendi, il coltello?" chiese Fedra con un ghigno. "Cosa aspetti? Se non lo vuoi, lo prendo io!"

"Ugh... mocciosa impertinente! Cosa diavolo stai architettando?" chiese il malvivente, un uomo tarchiato e dalla corta ed ispida barba nera, a cui mancava il lobo dell'orecchio destro.

Il sorriso di Fedra non sbiadì nemmeno per un attimo. "Beh, non sarei molto sveglia se te lo dicessi, no?" rispose. "Perchè non provi tu ad indovinarlo?"

Per tre volte Fedra scattò verso il coltello... e per altrettante volte si ritrasse all'ultimo momento, in modo che il suo avversario restasse con un palmo di naso. Frustrato, il malvivente attese per un attimo, immaginando di aver capito con quale cadenza la ragazzina facesse i suoi tentativi... e quando fu sicuro che Fedra non avrebbe fatto in tempo a reagire, l'uomo scattò in avanti, si chinò e afferrò l'impugnatura del coltello, per poi estrarlo rapidamente dal tavolo. L'espressione di Fedra cambiò soltanto un po', facendosi più attenta e concentrata...  e i suoi occhi seguirono i movimenti del coltello, che il suo avversario fece volteggiare abilmente nella mano libera.

"Hah! Me l'hai lasciato prendere, sciocca mocciosa!" esclamò il malvivente, senza curarsi di nascondere la sua gioia. "Ora sei nei guai! Non riuscirai a prendere nessuna moneta prima che io ti infilzi!"

"Vogliamo scommettere?" chiese Fedra, gli occhi sempre fissi sulla lama del coltello. "Vediamo se sei davvero così veloce!"

"Mocciosa... ti pentirai di avermi sottovalutato!" ringhiò l'uomo. Fedra si chinò per raccattare qualche moneta, e l'uomo scattò verso di lei per colpirla con il pugnale. Ma la caligni, pronta di riflessi, evitò il fendente e si rimise in piedi in posizione di guardia, anche se questo voleva dire non raccogliere alcuna moneta. "Hmph... sei veloce, questo te lo devo concedere! Ma non riuscirai ad avere la meglio su di me!"

Fedra non diede alcuna risposta e si limitò a stare più attenta ai movimenti dell'uomo. Come aveva previsto, il fatto di essere lui ad avere l'arma in mano gli aveva dato un po' troppa sicurezza. Adesso però doveva stare attenta a non farsi colpire, seguire attentamente i movimenti dell'uomo e schivare i colpi fino a che non fosse arrivato il momento giusto per contrattaccare. Il fatto che l'individuo avesse soltanto una mano libera, senza dubbio, rendeva le cose più facili.

L'uomo tentò un affondo e cercò di colpire Fedra al volto con la punta del pugnale. Ma la ragazzina riuscì a prevedere l'attacco senza problemi, e si scansò di lato con un rapido movimento del corpo. La lama fischiò vicino al suo orecchio destro ma non riuscì a ferirla, e la caligni reagì afferrando il polso del suo assalitore e stringendolo con tutte le sue forze, cercando di fargli cadere l'arma. Con un grugnito di disappunto, il malvivente cercò di liberarsi, ma Fedra era molto più forte di quanto il suo fisico minuto facesse credere, e riuscì a tenerlo fermo.

I due contendenti si fissarono negli occhi con espressione di sfida... e il malvivente fece una rapida torsione con il braccio che reggeva il coltello, riuscendo finalmente a liberarlo dalla presa di Fedra. Sghignazzò malignamente e cercò di colpirla di nuovo, ma ancora una volta, la caligni riuscì a scansare il fendente e cercò di colpire il polso dell'uomo con un pugno. Immediatamente, lo scagnozzo di Devargo ritirò il braccio, il che diede il tempo a Fedra di raccattare qualche vela d'oro e tenerla stretta in mano. L'uomo sferrò un altro fendente... e questa volta Fedra non riuscì ad evitarlo del tutto, e la punta della lama le tracciò una ferita superficiale attraverso lo zigomo sinistro. Fedra corrugò la fronte per la breve fitta di dolore e sferrò un rapido calcio alle gambe dell'uomo, facendolo quasi cadere dal tavolo... ma il fuorilegge riuscì a rimettersi in equilibrio con un'imprecazione soffocata. Cercò di riguadagnare un po' di distanza, e si rimise in guardia, facendo ondeggiare il coltello davanti a sè nel tentativo di tenere Fedra a distanza... ma la caligni, per nulla preoccupata, approfittò di quel momento di stanca per intascare le monete che aveva preso.

"Allora, che te ne pare? Sembra che quell'arma non ti abbia dato poi tutto quel vantaggio, eh?" disse Fedra, cercando di fargli perdere la calma. "Ti informo che ora tu non hai monete, e io sì. Se non riesci a prenderne qualcuna o a buttarmi fuori in qualche modo... hai perso!"

"Dannata marmocchia..." ringhiò il suo avversario. Agitò la lama davanti a sè, forse per guadagnare un po' di tempo, mentre il pubblico attorno a loro cominciava ad infervorarsi e a fare il tifo...

 

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Nell'istante in cui Devargo aveva dato il via, il primo pensiero di Orik fu di afferrare il pugnale e usarlo per tenere a bada il suo avversario... ma quest'ultimo si era rivelato più veloce di quanto il mercenario di Riddleport immaginasse, e aveva afferrato l'arma prima di lui. Ora, lo scagnozzo di Devargo stava cercando di far indietreggiare Orik, che invece restò calmo e al suo posto, aspettando il momento giusto per contrattaccare.

"Heh... adesso cosa vorresti fare, amico?" chiese retoricamente il malvivente. "Avanti, prova pure a prendere qualche monetina, se ci riesci! Devi farlo se vuoi vincere, non è vero?"

"Tu preoccupati di vincere e non badare a me." grugnì Orik, lo sguardo fisso sul coltello. Cercò di raccattare un paio di monete che giacevano vicino ai suoi piedi, ma il suo avversario lo intercettò, sferrando un fendente che raggiunse Orik al braccio libero, aprendogli una ferita per fortuna non troppo profonda sull'avambraccio. Con un grugnito, Orik fece un passo indietro, e lo scagnozzo di Devargo fece una breve risata e approfittò del momento per raccogliere un paio di monete.

"Orik!" esclamò allarmato Verik, tirando poi un sospiro di sollievo quando si accorse che il fratello maggiore non era ferito gravemente.

"Hm. Sembra che questo tizio ci sappia fare." mormorò tra sè Orik. "E va bene. Anche se ha quell'arma in mano, non significa che abbia già vinto."

"Sei finito, amico! Ti farò a fettine come un salume!" esclamò il malvivente, sghignazzando con aria sicura. Tentò un affondo, che Orik mandò a vuoto con abilità, poi fece un passo indietro, immaginando che non avrebbe potuto competere tanto facilmente con il mercenario in un corpo a corpo.

Orik fece un'alzata di spalle. "Heh. Intanto, se permetti, mi prendo un po' di monete." affermò. Si chinò rapidamente per afferrare qualche vela d'oro, e lo scagnozzo di Devargo ghignò e cercò di trafiggerlo con il suo pugnale.

Era esattamente quello che Orik sperava. Quando il malvivente si protrasse in avanti per sferrargli una pugnalata al torace, il robusto spadaccino scansò la lama e sferrò un pugno con tutte le sue forze. Il poderoso pugno centrò l'avversario di Orik proprio in mezzo alle gambe, in un punto particolarmente sensibile!

"AAAAAAAARGH!" Il malvivente fece cadere il coltello e si mise ad ululare dal dolore, poi si piegò su sè stesso e si afferrò la parte offesa. Devargo, da parte sua, scoppiò in una risata sguaiata mentre alcuni dei suoi scagnozzi cominciavano a lamentarsi e ad imprecare contro Orik.

"Hey! Quel colpo non era valido!"

"Hai barato, infame!"

"Scendi giù da quel tavolo, bastardo!"

Un colpo secco da parte di Devargo zittì i malviventi. "Silenzio, zoticoni! Non si è mai detto che i colpi ai genitali erano proibiti!" esclamò, mentre Orik provvedeva a dare il benservito al suo avversario. Con un rapido movimento, tirò un pugno di faccia al suo avversario, lasciandolo barcollante e stordito... e poi gli tirò un poderoso calcio al torace, facendolo infine cadere dal tavolo con un frastuono assordante. Ancora una volta, Devargo non mostrò alcuna solidarietà verso il suo scagnozzo, e si limitò a fare una cupa risata di scherno. "Heh. Questo è quello che si merita per essere stato fesso."

"Bel colpo, Orik!" esclamò Verik, facendo il segno dell'okay al fratello maggiore, che si voltò verso di lui e ricambiò il gesto. Anche Majenko, il draco domestico che Devargo teneva in gabbia accanto a sè, riuscì a sghignazzare davanti alla magra figura fatta dallo scagnozzo, che ora si rotolava a terra lamentandosi per il dolore. Se non altro, era una piccola soddisfazione.

"Bene, bene... sembra che il vostro amico abbia vinto la sua sfida." disse beffardo Devargo, per nulla scontento del fatto che il suo scagnozzo avesse perso il suo incontro. "E la vostra amichetta... come se la starà cavando, eh? Non sarà stata un po' troppo fragile per uno sport così maschio?"       

"Voi non conoscete Fedra..." rispose prontamente Rilo, attirando su di sè lo sguardo divertito di Devargo e quello ostile di alcuni dei suoi scagnozzi. "Aspettate di vedere cosa è capace di fare, e resterete a bocca aperta!"

Devargo rise di nuovo. "Hahahaaa! Mi basta che non sia perchè sto sbadigliando!"

 

oooooooooo

 

Come Rilo aveva detto, Fedra si stava dimostrando un osso duro per lo scagnozzo di Devargo. Nonostante quest'ultimo stesse brandendo furiosamente il coltello che Fedra gli aveva permesso di afferrare, la caligni schivava abilmente ogni colpo, e stava pian piano raccattando tutte le monete che si trovavano sparse sul tavolo. Il malvivente cercò di intensificare il suo attacco e sferrò una raffica di colpi davanti a sè, e un paio di fendenti riuscirono a farle qualche graffio... ma erano ferite superficiali che non diedero alcuna difficoltà significativa alla ragazzina.

"Aaaaargh! Piccola troia! Perchè non te ne stai ferma, una dannata volta?" ringhiò l'uomo. Tentò di vibrare una coltellata con più decisione, ma ancora una volta Fedra riuscì a scansare l'attacco, e la lama si infisse nel legno del tavolo con una tale violenza che ne rimase piantata per diversi centimetri!

"Perchè non sarebbe un'idea molto intelligente." rispose Fedra. "Detto questo, ho l'impressione che tu ti stia stancando di questo gioco... e francamente, mi sto stancando anch'io. Che ne dici se la chiudiamo qui?"

Con un agile movimento, Fedra sferrò un calcio circolare che raggiunse l'avversario ad un lato della testa, costringendolo a mollare la presa sul coltello. L'uomo grugnì di dolore e riuscì per un pelo a restare sul tavolo, poi si gettò su Fedra e cercò di afferrarla al collo con le sue mani callose. La piccola caligni sgranò gli occhi, allarmata per un istante, ma riuscì a sfuggirgli con abilità e rispose con una raffica di pugni al volto, rompendo il naso al malvivente. Con la forza della disperazione, quest'ultimo sferrò un calcio che raggiunse Fedra all'addome, e la ragazzina sgranò gli occhi per l'improvviso dolore... ma si riprese rapidamente ed afferrò la gamba del suo nemico con entrambe le mani, poi cominciò a sbilanciarlo per farlo cadere dal tavolo. Con un'esclamazione di disappunto, l'uomo si mise a saltellare sull'altra gamba nel frenetico tentativo di mantenere l'equilibrio... ma alla fine, la forza inaspettata di Fedra ebbe la meglio, e la ragazzina strattonò il malvivente fino a farlo cadere dal tavolo!

"Sì!" esclamò Krea, permettendosi di mostrare un attimo di eccitazione. "Bel colpo, ragazzi! Sapevo che ce l'avreste fatta!"

Fedra si fermò a riprendere fiato, poi si voltò verso Rilo e gli sorrise, mostrando le monete che era riuscita a raccattare. "Fedra!" esclamò il giovanissimo stregone, raggiungendo la sua compagna di squadra mentre scendeva dal tavolo con agilità. "Come va, Fedra? Tutto bene? Sei stata davvero brava, sai? Sinceramente... non credevo che fossi così in gamba!"

"Ci sono molte cose di me che non conosci, Rilo." disse Fedra con un sorriso gentile. Si mise una mano nella borsa e tirò fuori un po' delle monete che aveva raccolto per mostrarle al ragazzo. "Comunque, per adesso, quello che ci interessa è che in tutto questo ho guadagnato un bel po' di vele d'oro! Quando abbiamo finito il lavoro, che ne dici se andiamo a prenderci qualcosa da mangiare assieme?"

"Dal modo in cui lo dici, beh... lo fai sembrare un appuntamento!" rispose Rilo con una breve risata. Fedra sghignazzò a sua volta, prima che Rilo le si avvicinasse e la sussurrasse qualcosa all'orecchio. "Comunque, se potessimo aspettare un attimo... dopo ti spiego, perchè avrei qualcosa in mente."

Fedra corrugò la fronte ma non disse nulla e si limitò a raggiungere il gruppo. Runyar si stava occupando di lanciare un incantesimo curativo che chiuse la ferita sul braccio di Orik, e Devargo, dopo aver fatto cenno ai suoi uomini di mettersi da parte, si rivolse al gruppo con un applauso sarcastico.

"Bene, bene. Uno spettacolo niente male, ve lo concedo." affermò Devargo con un ghigno sardonico. Un grosso ragno grigio e peloso scese giù dal soffitto, attaccato ad un filo di seta appiccicosa, e il boss malavitoso alzò una mano e permise alla ripugnante creatura di posarsi sul dorso della sua mano. "Siete riusciti a divertirmi, quindi credo proprio che vi concederò di farmi la vostra offerta. Se volete quelle informazioni che ho sull'ambasciatore Amprei... dovrete farmi un'offerta adeguata."

Devargo concluse la frase rivolgendo di nuovo lo sguardo a Krea e Kostur, che evidentemente aveva individuato come i leader del gruppo. Immediatamente, la giovane maga-spadaccina si schiarì la voce e fece un inchino educato, dissimulando abilmente il fatto che non provasse alcuna fiducia nei confronti di quell'uomo.

"Siamo contenti che lo spettacolo sia stato di suo gradimento, messer Barvasi." disse Krea. "Come ho detto, vorremmo comprare da lei le informazioni che lei ha circa le attività svolte dall'ambasciatore di Cheliax, Darvayne Gios Amprei. E in cambio della sua documentazione, siamo disposti a pagarla adeguatamente. Cinquecento vele d'oro, direi."

Devargo gettò indietro la testa e scoppiò nuovamente a ridere. La giovane Varisiana non battè ciglio - faceva parte della sua strategia, iniziare con un'offerta che il famigerato Re dei Ragni avrebbe trovato inadeguata. "Hahahahaaaa! Cinquecento vele d'oro!" esclamò. "Volevi dire, millecinquecento, vero?"

"Millecinquecento... non lo trova un prezzo un po' esagerato?" ribattè prontamente Kostur, immaginando quale fosse la strategia di Krea. "Per le informazioni che stiamo cercando, direi che sarebbe consona un'offerta più modesta! Qualcosa come... ottocento vele d'oro."

"Mi sembra che la situazione non vi sia molto chiara, miei graditi ospiti." rispose Devargo, mantenendo sempre quel suo tono falsamente affabile. "Quelle che mi state chiedendo sono informazioni... molto particolari. Non avete idea di quanto mi stiano fruttando in questo momento. La persona a cui si riferiscono mi sta versando un bel po' di soldi perchè certi suoi segreti rimangano tali."

Krea corrugò la fronte. Quindi l'ambasciatore Amprei stava pagando Devargo fior di quattrini per assicurarsi che quelle informazioni non venissero diffuse? Dovevano essere davvero incriminanti... e questo non fece altro che acuire il suo desiderio di portare a termine quella missione.

"Quindi... se ottocento vele d'oro non sono sufficienti... quale sarebbe la sua prossima offerta, messer Devargo?" chiese Krea.

Il Re dei Ragni della Vecchia Korvosa si sfregò il mento, facendo finta di pensarci su. "Hmm... potrei scendere fino a milleduecento vele! Non vi pare un prezzo equo?" proseguì.

Krea sorrise lievemente, decisa a proseguire le trattative finchè fosse ragionevolmente possibile. "Milleduecento, dice lei?" chiese retoricamente. "Hmm... mah, non saprei. Potremmo sempre andare da qualcun altro a cercare le informazioni che ci servono. Dopotutto, le voci girano... e quando c'è in ballo un ambasciatore di Cheliax, ho l'impressione che diversi potrebbero essere interessati." Il suo sguardo si fece gelido, e la ragazzina incrociò gli occhi di Devargo. "Mille vele d'oro. Ultima offerta."

"Accettata." rispose deliziato il Re dei Ragni. Alzò una mano e schioccò le dita per chiamare a sè uno dei suoi attendenti. "Molto bene, ho preso la mia decisione. Vai a prendere i documenti, e portali qui, in buono stato!"

"Certamente, capo!" rispose prontamente lo scagnozzo, prima di allontanarsi di gran carriera. Krea e il suo gruppo, soddisfatti che anche questa parte delle trattative fosse andata bene, si permisero di tirare il fiato... e dopo pochi minuti, il sottoposto di Devargo tornò, portando con sè una piccola scatola contenente dei fogli di carta ben piegati, sui quali era scritto qualcosa in bella calligrafia. Notando la curiosità del gruppo riguardo quei documenti, Devargo sghignazzò e cominciò a dare le dovute spiegazioni. 

“Vedete… come voi, anch’io ho le mie fonti attendibili quando si tratta di ottenere informazioni. E una di queste fonti mi ha confermato che il nostro amico, l'ambasciatore Amprei, è in una relazione clandestina con la moglie di un altro nobile di Cheliax.” Spiegò. “A quanto pare, Amprei è rimasto in corrispondenza con questa donna fin da quando ha preso dimora qui a Korvosa. E quando sono venuto a saperlo, beh… ho deciso di fare una visitina di cortesia ad Amprei. Sapete com'è, giusto per conoscerci meglio.”

“Certo, posso immaginarlo…” rispose sarcastico Runyar.

Devargo ignorò il tono del chierico di Abadar e proseguì nella sua spiegazione. “Oh, non fraintendete. Gli ho semplicemente offerto qualche dose di brivido e gli ho proposto di aprire alcuni… scambi commerciali con la sua nazione. Peccato che il signor Amprei… non sia stato molto recettivo, per così dire. Mi ha fatto… gentilmente scortare fuori da casa sua, ma non si è accorto delle chiavi che mi ero messo in tasca nel corso delle trattative. Sapete com'è, un uomo deve sempre avere a disposizione qualche piano di emergenza.”

Kostur storse il naso. “In pratica, lei sperava di trovare qualcosa di incriminante per ricattare l'ambasciatore.” Affermò.

Devargo sghignazzò di nuovo. “Tsk, tsk, tsk… ricattare è una brutta parola, potrebbe essere male interpretata.” Rispose, muovendo un indice come per dire di no. “Si è trattato semplicemente… di una precauzione in più che mi sono preso per tutelare i miei affari. Ad ogni modo… quello che ho trovato quando ho di nuovo fatto visita alla casa di Amprei sono state queste lettere. Tutte parte dello scambio epistolare tra il nostro amico ambasciatore e la sua squinzia. Niente male, eh?”

Krea annuì lentamente. Non sapeva molto di come funzionassero le cose a Cheliax, ma sapeva abbastanza da immaginare che se le voci riguardanti le scappatelle di Amprei e della sua amante fossero state confermate, la reputazione e la carriera dell’ambasciatore ne sarebbero state irrimediabilmente danneggiate. Il fatto che Amprei non si fosse rivolto alla guardia cittadina e avesse invece accettato di fare il gioco del Re dei Ragni la diceva lunga su quanto dannosi avrebbero potuto essere per lui i contenuti di quelle lettere.

“Ad ogni modo, ho rivenduto queste lettere al nostro amico ambasciatore. Siete fortunati, perchè queste sono le ultime rimaste.” Continuo Devargo, mentre il suo scagnozzo consegnava le lettere a Krea. La giovane Varisiana verso il pagamento e ricevette i documenti incriminatori, per poi darci un’occhiata ed assicurarsi che Devargo non cercasse di imbrogliarli.

No, per fortuna no… tutte quelle lettere erano autentiche, ed erano senza dubbio lettere d’amore, indirizzate ad una certa Clemenza Vasvion. Con un sospiro, Krea consegnò le lettere a Kostur, contenta di potersene finalmente andare da quel covo di banditi. “Molto bene. Siamo soddisfatti dello scambio, messer Devargo. Se non ci sono ulteriori elementi che richiedano la nostra attenzione… vi lasciamo ai vostri affari.”

“Ottimo! E’ stato un piacere fare affari con voi!” concluse il Re dei Ragni, mettendosi comodo sul suo trono ed accavallando le gambe. Diversi dei suoi scagnozzi fissarono minacciosi il gruppo, facendo loro capire che sarebbe stata una buona idea togliere il disturbo. Rilo gettò un’ultima occhiata a Devargo… e soprattutto, alla gabbietta nella quale era tenuto prigioniero quel draco che il malvivente aveva chiamato Majenko, e si ripromise che quella non sarebbe stata l’ultima visita alla Coda dell’Anguilla…

Guardandosi costantemente alle spalle, con Orik e Verik a chiudere la fila in caso di bisogno, gli agenti del Trono Cremisi imboccarono nuovamente il corridoio che li riportava all’uscita della Coda dell’Anguilla, e finalmente tornarono all’aria aperta per lasciarsi dietro la Vecchia Korvosa e tornare a Cittadella Volshyenek per fare rapporto.

“Uff… eccoci fuori, finalmente.” Sospirò Runyar, una volta che i navigli nei quail Devargo conduceva le sue attività furono a distanza di sicurezza. “Cominciavo a sentirmi soffocare là dentro. E non era solo l’odore di chiuso.”

“Per un devoto di Abadar come te, Runyar… dev’essere stato umiliante dover tollerare quelle attività criminali.” Affermò Krea. “Se non altro, puoi stare tranquillo. Adesso non dovremo più tornare da quelle parti.”

“Lo so. Ma il fatto di non poter assicurare quella carogna di Barvasi alla giustizia… mi da non poco fastidio.” Affermò il nano. “Spero almeno che un giorno di questi faccia una mossa azzardata e dia alla guardia cittadina una scusa per arrestarlo.”

“Beh… in realtà, credo che se non altro, tra non molto Devargo riceverà una visita… che non gli farà molto piacere.” Esordì Rilo, alzando una mano come se avesse avuto un'idea brillante.

Krea si voltò verso il fratello minore, stupita da quello che aveva detto. “Rilo? Di cosa stai parlando?” chiese incuriosita. Il resto del gruppo fu altrettanto sorpreso, e si voltò verso il ragazzino con espressioni interrogative.

Tuttavia, Rilo non rispose direttamente alla domanda. “Hmm… prima di dirvelo, vorrei aspettare di fare rapporto alla comandante Kroft.” Affermò. “Poi vi spiegherò cosa ho in mente. Non sarà esattamente la rovina di quel Devargo… ma se non altro, gli facciamo un bello scherzo!”

Verik si permise un sorriso arguto. “Davvero? Beh… di qualunque cosa si tratti, ho l'impressione che ci sarà da divertirsi!”

 

oooooooooo

 

Di ritorno a Cittadella Volshyenek, i membri del gruppo non avevano perso tempo e avevano raggiunto l'ufficio di Cressida Kroft, alla quale avevano poi consegnato le lettere comprate nel covo di Devargo. Inutile dire che la comandante della guardia cittadina era stata molto soddisfatta del lavoro svolto da Krea e dai suoi compagni… e si era messa subito a dare un'occhiata alle lettere, per assicurarsi lei stessa che potessero essere utili.

“Beh… che posso dire… non immaginavo che l'ambasciatore Amprei avesse… certe fantasie.” Commentò Cressida, arrossendo vistosamente mentre leggeva certi passaggi. Scrollò la testa per riportarsi alla realtà, e rimise a posto le lettere, per poi fare un cenno di assenso ai suoi collaboratori. “Ehm… ad ogni modo, avete svolto un ottimo lavoro. Anche se Devargo Barvasi è ancora al potere, è un problema a cui possiamo pensare in seguito.”

“A questo punto, che cosa farete con queste lettere, comandante Kroft?” chiese Kostur.

“Le consegnerò a persone di fiducia, in modo che vengano conservate in un luogo a cui l'ambasciatore Amprei e i suoi agenti non riusciranno ad accedere.” Rispose la donna con un sorriso sicuro. “In questo modo, potrò usarli in qualsiasi momento per… convincere Amprei a non tirare troppo la corda. Ammetto che usare questi metodi non è troppo legale, e preferei non doverlo fare, ma… se la sicurezza della mia città è a rischio, sono pronta anche ad essere spietata. Se Amprei dovesse ignorare I miei avvertimenti… farò in modo che le lettere vengano trovate da qualcuno dei suoi avversari politici, e in questo senso, ho solo l'imbarazzo della scelta.”

Krea annuì impressionata, pensando tra sè che Cressida avrebbe potuto essere una terribile criminale, se avesse deciso di usare i suoi talenti contro la sua città invece che a favore di essa.

"Per quanto riguarda voi... avete svolto un ottimo lavoro." continuò Cressida. "So che non vi è avanzato nulla del denaro che vi avevo affidato per pagare Barvasi, quindi provvederò a versarvi un'adeguata ricompensa in ogni caso. Cento vele d'oro a testa."

"Beh... vi siamo molto grati, comandante Kroft. Ma è sicura di poterselo permettere, in questo momento?" chiese Kostur.

Cressida fece un piccolo sorriso compiaciuto. "Non vi preoccupate. Voi avete lavorato bene, correndo anche dei rischi personali, ed è giusto che il vostro impegno venga ricompensato. Al momento, le finanze della guardia cittadina si stanno un po' risollevando, e anche se non navighiamo ancora in buone acque, pagare una somma come questa non è un problema."

"Ci fa piacere sentirlo..." disse Verik con un sospiro. Evidentemente, rimpiangeva ancora di aver lasciato così la guardia cittadina, per quanto la sua posizione gli permettesse di muoversi con un po' più di libertà. "Va bene. Ci sono per caso... altre questioni di cui dovremmo occuparci?"

"No, per adesso no." rispose Cressida, evidentemente sollevata. "Se non altro, per adessonon ci sono problemi di particolare urgenza da risolvere. Anche se la situazione di Korvosa resta instabile, almeno la nostra città ha ritrovato una parvenza di normalità. In ogni caso... non mancherò di contattarvi nel caso ci sia qualche altro lavoretto da fare. Nel frattempo, sentitevi liberi di impiegare il vostro tempo come meglio credete."

"Ecco... a questo proposito, comandante Kroft..." esordì Rilo alzando educatamente una mano. Fedra annuì tra sè e si piazzò a fianco del suo compagno, e quando la comandante rivolse la sua attenzione al ragazzino, quest'ultimo si schiarì la voce ed espose la sua questione. "Ci sarebbe ancora un piccolo problema da risolvere, lì alla Coda dell'Anguilla, e io e Fedra vorremmo chiedere il vostro permesso per risolverlo, noi due da soli."

"Da soli?" chiese Orik stupito. "E cosa ci tornate a fare, da quelle parti?"

"Rilo... sei sicuro di quello che dici?" chiese Krea. "Voglio dire... hai visto anche tu che razza di postaccio è. Non vorrete andare a ficcarvi di nuovo nella tana di quel Devargo!"

Rilo si sfregò la nuca con un pizzico di imbarazzo. "Ecco... in realtà sì. Dovremmo proprio tornare da quelle parti." rispose. Quando vide Krea corrugare la fronte con aria quasi minacciosa, il giovane stregone si affrettò a fare le dovute precisazioni. "Ma non ti preoccupare, sorellina. Si tratta di intrufolarsi lì con furtività, liberare un prigioniero e poi andarsene. Per questo ho detto che dovremmo essere soltanto io e Fedra."

"In quanto a furtività, non mi batte nessuno." affermò fieramente la caligni.

L'espressione di Krea si ammorbidì, ma la ragazzina continuò a fissare il fratello minore con fare interrogativo. "Un... prigioniero, dici?" chiese. "Fammi indovinare... ti riferici per caso... a quel draco domestico che era lì in quella gabbietta striminzita?"

"Un draco domestico in una gabbia?" chiese Cressida accigliandosi. "Se è la verità, questa è una faccenda molto seria. Ci sono gli estremi per la riduzione in schiavitù... non credevo che quel dannato Barvasi si sarebbe spinto a tanto."

"Sì, è la verità. Posso confermarlo." rispose Krea, reprimendo un moto di disgusto. "Devargo tiene un draco domestico in gabbia nella sua sala delle udienze. Certo quel poveretto non è lì di sua volontà."

"E quel bastardo non si fa problemi a trattarlo come un giocattolo." affermò Orik.

Cressida trattenne l'indignazione e si fermò a pensare per qualche secondo. "Certo... certo, capisco. Va bene, voi due... avete la mia autorizzazione di tornare alla Coda dell'Anguilla e liberare il prigioniero." affermò rivolta ai due avventurieri più giovani. "Anche in questo caso... se per caso doveste essere costretti a usare le maniere forti contro Barvasi, non vi biasimerò di certo. Detto questo, state attenti, e cercate di non fare il passo più lungo della gamba."

"Quel Barvasi è un tipo senza scrupoli." disse Kostur. "Temo che non ci penserà su due volte a farvi fuori se dovesse catturarvi."

Fedra disse di sì con la testa. "Lo sappiamo. E faremo in modo di non farci scoprire." rispose. "Si tratterà di una toccata e fuga, non vi preoccupate."

"Bene... ma sappiate che saremo nei dintorni, se dovesse essere necessario." rispose Krea. "Detto questo... buona fortuna, fratellino. E anche a te, Fedra."

"Grazie, amici. Agiremo questa notte... quando sperabilmente la Coda dell'Anguilla sarà un po' meno affollata." disse Rilo. "Ti senti pronta, Fedra?"

La strizzata d'occhio che la caligni gli rivolse fu una risposta più che sufficiente.        

 

Oooooooooo

 

Quella notte, la Coda dell'Anguilla era già immersa nell'oscurità, illuminata soltanto da alcune lanterne appese agli alberi delle navi all'attracco. L'attività era ancora frenetica, dal momento che anche di notte – e anzi, soprattutto allora –si susseguivano numerosi individui che scommettevano nella bisca clandestina, frequentavano il bordello o la fumeria, davano inizio a qualche rissa, o si esibivano in qualche canzoncina da ubriachi. Tra urla, imprecazioni, risate sguaiate, bottiglie infrante e uomini che correvano dietro a donnette poco vestite, era tutto un susseguirsi di scenette poco edificanti.

In tutta quella confusione, nessuno aveva notato le due piccole figure che si stavano avvicinando alla Coda dell'Anguilla, camminando lungo una striscia di terra fangosa sotto un pontile sconnesso, evitando attentamente le attenzioni dei numerosi fuorilegge e dei cosiddetti ‘cittadini perbene' che frequentavano quei luoghi di vizio. Rilo e Fedra si avvicinarono furtivamente allo scafo della nave più grande, cercando un punto da cui entrare.

“Allora, Rilo… tu ricordi meglio di me dove si trova la… sala del trono… di quel Devargo.” Sussurrò Fedra all’orecchio del suo coetaneo. “Era verso la prora della nave, giusto?”

“Sì… il che mi fa pensare che le camera private di Devargo si trovino abbastanza vicine. Quindi, dobbiamo essere il più silenziosi possible quando ci avviciniamo.” Disse il ragazzino Varisiano, per poi avvicinarsi furtivamente allo scafo e dare un’occhiata in alto. Riuscì a vedere, anche se solo di sfuggita, un paio di individui che passeggiavano sul ponte della Coda dell’Anguilla. “Come immaginavo, Devargo ha lasciato delle guardie. Se vogliamo entrare là dentro, dovremo evitarle, o almeno renderle inoffensive.”

“Tu hai qualche incantesimo per metterle fuori gioco, immagino.” Disse Fedra, che già cercava sullo scafo qualche punto da cui arrampicarsi fino a giungere sul ponte.

Rilo annuì, un po’ incerto. “Beh… in effetti avrei un incantesimo Sonno da usare per metterli fuori causa. Ma possso lanciarlo solo su uno alla volta. L’altro avrebbe il tempo di dare l’allarme.”

“Non se lo metto fuori causa io.” Sussurrò la caligni con un ghigno sicuro. Allungò la mano verso la cintura e tirò fuori da sotto i vestiti un piccolo manganello. “Dobbiamo solo fare sì che il nostro attacco sia coordinato. Tu lanci il tuo incantesimo sul primo scagnozzo, e io metto ko il secondo.”

“Beh… sì, in effetti mi sembra una strategia accorta. Ma prima controlliamo che non ce ne siano altri, e prendiamoli quando siamo sicuri che non si accorgano di noi dai pontili.” Concluse Rilo. Con un cenno della testa, Fedra cominciò ad arrampicarsi sullo scafo, facendo una smorfia quando una tavola di legno scheggiata le fece un graffio sul palmo di una mano. Non si issò fino alla fine e restò ben nascosta vicino al bordo del parapetto, da dove riuscì a dare un’occhiata ai dintorni. Quando ritenne che fosse il momento adatto e vide che I due malviventi di guardia si stavano dirigendo entrambi verso la prora della nave, Fedra calò una fune a Rilo e la assicurò al bordo del parapetto. Il ragazzino prese un bel respire e cominciò ad arrampicarsi per raggiungere la sua compagna.

“Okay, ce ne sono solo due.” Sussurrò Fedra. “Andiamo a prenderli adesso, e poi ci infiliamo dentro. Non dovrebbero essere rimasti in molti, in questo momento.”

“Grande, Fedra. Sono contento che ti abbiamo in squadra!” rispose a bassa voce il giovane stregone, mentre la caligni faceva una breve risata imbarazzata…

 

oooooooooo

 

Verso la prora della Coda dell’Anguilla, i due scagnozzi di guardia sembravano essersi presi un momento di pausa, in piedi vicino al parapetto della nave in disarmo per versarsi un goccio di liquore di bassa lega da delle borracce che tenevano ad un fianco. Ora che erano sicuri che nessuno dei loro colleghi poteva vederli, avevano tutta l’intenzione di approfittarne.

“Ecco, amico. Alla nostra salute.” Disse uno dei due, tizio tarchiato con il naso aquilino e una cicatrice sulla fronte. “Prendiamoci una piccola pausa da questo schifo di lavoro.”

“Heh… lo sai che se ci beccassero a bere mentre facciamo la guardia, il capo non sarebbe tenero con noi.” Rispose il suo compagno, di corporatura simile, con una corta ed ispida barba sulle guance, e solo tre dita – il pollice, l’indice e il mignolo – sulla mano sinistra. “Se ci va bene, ci prendiamo una bella dose di frustate, altrimenti… beh, quella cosa nella stiva non è mai sazia.”

L’altro scagnozzo ridacchiò amaramente prima di mandare giù un sorso… e subito dopo, iniziò a barcollare come se stesse per essere colto da un attacco di sonno improvviso. “Heh… stai tranquillo, finchè non ci vede nessuno, siamo al… sicuro… hmm…” mormorò, per poi portarsi una mano alla fronte. “Hmm… cazzo… perchè all’improvviso mi sento… così… yaaaawn… stan… co…”

La borraccia di bevanda alcolica cadde sul ponte della nave, spargendo in giro un po’ di liquore puzzolente… e l’uomo si afflosciò a terra come un sacco vuoto, iniziando a russare fragorosamente sotto gli occhi allarmati del suo amico.

“Hey! Hey, ma che cacchio fai, ti metti anche a dormire, adesso?” esclamò quello con due dita in meno. Si chino e cercò di scuoterlo prendendolo per un braccio. “Avanti! Svegliati, pezzo di idiota! Non vorrai farti beccare con…”

THUD!

Un colpo di manganello calò sulla nuca dell’uomo mentre questo era chinato sul suo compagno, e anche il secondo malvivente cadde privo di sensi, mentre dietro di lui Fedra metteva a posto la sua arma e sogghignava.

“Sogni d’oro.” Disse la caligni, mentre Rilo tirava un sospiro di sollievo, lieto che il suo incantesimo Sonno avesse funzionato. “Bel colpo, Rilo. Adesso dobbiamo intrufolarci là dentro, liberare il draghetto… e siamo a posto, no?”

“Certamente. Ma intanto leghiamo questi tipi, ed imbavagliamoli per bene, in modo che non possano dare l’allarme.” Disse Rilo, usando una robusta fune per legare I polsi e le caviglie dell’uomo che aveva fatto addormentare. Fedra annuì e si affrettò a sua volta a legare l’altro scagnozzo di Devargo, mentre poco lontano da loro, le attività di quel covo di malfattori continuavano senza che nessuno se ne accorgesse…

 

oooooooooo   

  

Con agilità e furtività, i due ragazzini erano riusciti ad infilarsi nei locali interni della Coda dell'Anguilla, evitando un altro paio di sentinelle che sembravano non vedere l'ora che il turno terminasse, e non avevano prestato abbastanza attenzione. Da lì, raggiungere la 'sala del trono' di Devargo era stato semplice, e dopo aver dato una rapida occhiata all'interno, per assicurarsi che non ci fossero ulteriori complicazioni, Fedra e Rilo scivolarono all'interno, trovandosi di fronte una sala buia e deserta... tranne per la gabbietta che avevano visto quel giorno, nella quale si vedeva ancora la piccola figura di un rettile simile ad un drago in miniatura, con le ali legate contro il corpo, che sedeva nella sua gabbietta con aria sconsolata. Lo sguardo di Rilo scattò rapidamente verso la gabbietta, e Fedra aguzzò lo sguardo per confermare che si trattasse davvero del draco di prima...

Sì, non c'era modo di sbagliarsi. Quello che Majenko, il draco domestico che Devargo teneva prigioniero.

Rilo fece un cenno con la testa, e la ragazzina caligni tirò fuori qualcosa dalla bisaccia prima che i due si avvicinassero silenziosamente alla gabbietta. Non volevano spaventare Majenko, sia per compassione verso la creaturina prigioniera, sia perchè temevano che se si fosse messo a gridare avrebbe allertato tutta la Coda dell'Anguilla. Il draghetto si accorse di loro quando erano ad appena due metri di distanza e sgranògli occhi per la sorpresa, ma Rilo gli sorrise e accostò un indice alle labbra per dirgli di non fare rumore e che era tutto sotto controllo.

"Sssh! Salve, Majenko!" sussurrò Rilo strizzando un occhio. "Va tutto bene. Siamo qui per liberarti, in barba a quella carogna di Devargo."

Il draco domestico emise un verso sommesso che ricordava vagamente le fusa di un gatto, poi restò in silenzio mentre Fedra si avvicinava alla gabbia e tirava fuori dalla bisaccia un grimaldello. Esaminò attentamente la serratura grazie alla sua vista perfettamente adattata all'oscurità... e poi si mise al lavoro, cercando di farla scattare. Rilo trattenne il fiato, in modo da non disturbare la sua campagna, e Majenko restò a sua volta in silenzio, sentendo che finalmente c'era una speranza di fuggire da quel postaccio.

Dopo un minuto di assoluta tensione... finalmente la serratura scattò, e la gabbia si aprì con un cigolio appena udibile. Non riuscendo più a trattenere la sua gioia, Majenko si infilò nell'apertura e uscì dalla gabbietta, gettandosi tra le braccia di Rilo con una tale foga da farlo quasi incespicare!

"Ah! Hey, piano!" esclamò ridacchiando il giovane stregone. "Capisco che tu sia contento, piccolo, ma siamo ancora nel bel mezzo della tana del nemico!"

"Grazie! Grazie mille! Majenko sarà sempre grato!" esclamò il draco domestico, con una vocetta acuta che allungava un po' le erre.

Fedra rise brevemente a sua volta. "Ne sono sicura, piccolo. Adesso però... è meglio che ce ne andiamo di qui, prima che qualcuno decida di..."

Non riuscì a finire la frase. All'improvviso, la caligni sentì lo scatto di un meccanismo... e una frazione di secondo, il pavimento si aprì sotto i loro piedi, e i due giovani avventurieri sentirono la terra mancare sotto di loro, e lo stomaco salire in gola mentre precipitavano per un breve tratto! Non riuscirono a trattenere un'esclamazione di paura quando la loro caduta si interruppe su un ammasso di un materiale soffice ed appiccicoso simile a seta... e si resero conto, dopo un istante di confusione, che erano caduti in una botola che si era aperta di colpo sotto di loro, finendo in una sorta di stiva. Majenko era ancora con loro, ben stretto tra le braccia di Rilo.

"Uuuugh... dovevo proprio dirlo..." grugnì Fedra, cercando di rialzarsi. Con disappunto, si accorse di essere finita su un mucchio di ragnatele, e che la seta si stava appiccicando a lei, intralciandole i movimenti. Guardò attorno a sè, e vide che in effetti erano caduti in una stiva oscura, piena di condotti e corridoi formati da fitte ragnatele. Il terreno era una massa appiccicosa di ragnatele, e su di esso erano sparpagliate dozzine, se non centinaia, di ossa - molte delle quali, con grande orrore di Rilo e Fedra, sembravano provenire da corpi di umani o umanoidi. Alcune delle ragnatele sembravano brillare e ondeggiare, come se stessero riflettendo tutti i colori dell'iride.

Rilo scosse la testa per schiarirsela e cercò di guardarsi attorno, ma al contrario di Fedra, la sua vista non era adattata all'oscurità, e riusciva a vedere solo in confuso. "Cavolo... siamo finiti nella stiva della Coda dell'Anguilla?" mormorò il ragazzino, ritirandosi con un moto di orrore quando sentì le zampe di un ragno sul braccio sinistro. Majenko emise uno stridio acuto e scattò in avanti, azzannando un ragno grande come un cane che cercava di avvicinarsi a Rilo. "Uuuugh... che diavolo... che razza di posto è questo?"

"Devargo butta qui uomini che lui non piace." spiegò Majenko, che stava ritrovando rapidamente la sua decisione. "Stare attenti! Lui ha un sacco di ragni schifosi qui!"

"Faremo quello che possiamo. Dobbiamo fuggire di qui, e in fretta!" rispose Rilo. Con un gesto della mano, creò una sfera di luce magica davanti a sè, in modo da riuscire a vedere abbastanza... e i suoi occhi colsero qualcosa che si muoveva dietro le ragnatele. Una figura indistinta, umanoide, con un ventre prominente e una faccia mostruosa che ricordava quella di un ragno, che si muoveva con incredibile disinvoltura tra gli ammassi di ragnatela che coprivano la sala, come se le ragnatele gli scivolassero addosso senza intralciarlo...

"Aaaah... sssssì! Finalmente qualcossssa di più gusssstoso nella mia tana!" sibilò quella creatura orrida, muovendosi con sicurezza verso i due ragazzini...         

 

oooooooooooo

 

CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Intrappolati nella ragnatela ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 11 – Intrappolati nella ragnatela

 

Con crescente paura, Rilo e Fedra cercarono di divincolarsi dalle ragnatele che li intralciavano, mentre al tempo stesso tenevano d'occhio il mostro che si avvicinava minaccioso. Mentre la creatura scostava le ragnatela come se fossero state degli innocui tendaggi, i due giovani ebbero la possibilità di vederlo meglio: era di forma umanoide, con la pelle violacea simile a cuoio, ulteriormente rafforzata con delle placche chitinose sul torace e sulle spalle, il ventre prominente e le braccia esageratamente lunghe, terminanti in due lunghi uncini affilati, come le zampe di una sorta di mostruoso insetto. Era alto circa un metro e ottanta, ma la sua andatura ingobbita lo faceva sembrare un po' meno alto, e i suoi occhi erano compositi come quelli di un insetto, con un paio di mandibole uncinate dalle quali gocciolava un liquido semitrasparente, chiaramente veleno. Si stava avvicinando con espressione famelica, e non c'erano dubbi circa le sue intenzioni nei confronti dei due intrusi.

“Sssiete piccoli, ma sssscommetto che ssssiete molto teneri.” Sibilò il mostro. Le sue mandibole si sollevarono, facendo l'imitazione di un ghigno famelico. “Il capo mi dà ssssempre da mangiare roba coriacea. Finalmente qualcossssa di più prelibato.”

“Un ettercap…” mormorò Fedra. La caligni riuscì a sfoderare un pugnale e cercò di tagliare i fili di seta appiccicosa chestavano per avvinghiarla, mentre dietro la strana creatura avanzavano ragni giganti grandi come lupi, con corpi pelosi ed occhi compositi che scintillavano nell'oscurità.

“Quello essere Battidenti…” disse Majenko stringendo i denti. “Grande capo manda gente che lui non piace a lui perchè li mangi.”

“Più o meno lo avevamo capito…” mormorò Rilo. Il giovane stregone tirò fuori il suo pugnale da sotto le vesti e lo usò per tagliare le ragnatele, mentre l'ettercap si piegava sulle gambe per sferrare un attacco improvviso. Rilo incrociò lo sguardo inumano di quella creatura e cercò di tenersi pronto… e quando Battidenti scattò in avanti puntando dritto alla sua gola, Rilo si gettò di lato ed evitò l'assalitore. Ma Battidenti si era aspettato la reazione rapida del ragazzo, e prima che quest'ultimo potesse lanciare un incantesimo, aprì le fauci e scagliò contro di lui un getto di fili di seta vischiosa che colpì la mano alzata di Rilo, invischiandola e impedendogli di completare i gesti necessari. Rilo indietreggiò con un'esclamazione di sorpresa, e Battidenti fece un cenno ai due ragni che lo accompagnavano.

“Prendetelo!” sibilò l'ettercap. “Dividerò il passssto con voi!”

I due ragni giganti sibilarono orrendamente e si lanciarono contro Rilo, che sgranò gli occhi spaventato e cercò di difendersi come poteva. Uno dei ragni stava per atterrare su di lui… quando Majenko si lanciò addosso al mostruoso aracnide e lo colpì con tutte le sue forze! Ringhiando, il draghetto cominciò a sferzare l'aracnide con gli artigli e le zanne, mentre Fedra scagliava un pugnale che trafisse il secondo ragno ad un fianco.

“Rilo! Tieniti dietro di me!” esclamò Fedra. Sfoderò la sua daga e la sua mazza per affrontare l'ettercap, che emise un sibilo rabbioso e si mise in guardia, sfoderando i suoi affilati artigli.

“Come ossssate fare del male ai miei cuccioli?” ringhiò Battidenti. Fedra fece una finta, avvicinandosi di un passo all'ettercap e dando l'impressione di sferrare un attacco, per poi ritirarsi ed evitare gli artigli della creatura. Majenko si staccò rapidamente dal ragno che aveva colpito e tornò a fianco di Rilo, mentre i due ragni giganti, pur feriti, si piazzavano alla distanza giusta per poter attaccare gli avventurieri e il draghetto nel caso avessero cercato di guadagnare l'uscita all'altro lato della stanza.

“Battidenti può parlare a ragni.” Affermò Majenko. “È grazie a lui che grande capo controlla ragni in questo posto!”

“Ma davvero?” chiese Fedra. “Il che vuol dire che se facessimo fuori questo ettercap, il controllo di Devargo su queste bestiacce verrebbe meno.”

Battidenti sghignazzò, un suono raschiante e maligno che dava l'impressione di artigli che grattavano sul selciato. "Oooh, quindi penssssate di potermi uccidere, vero? Non vi ssstarete montando un po' la tesssta?" ringhiò. "Sssarete un ottimo sssspuntino per me e per i miei cuccioli!"

"Non credere che riuscirai a farci fuori tanto facilmente!" esclamò Rilo, liberandosi la mano e cercando di nuovo di lanciare un incantesimo. Battidenti si spostò rapidamente, in modo da non dare al ragazzino Varisiano un bersaglio fisso, e usando le fitte ragnatele che tappezzavano la stiva come nascondigli per evitare gli attacchi dei suoi avversari. I due ragni giganti avanzarono verso i ragazzi e Majenko... e ben presto, Rilo e Fedra si resero conto di non poter più indietreggiare. Avevano praticamente le spalle al muro, e avevano bisogno di un'idea in fretta.

"Okay, Rilo... se hai in mente qualcosa per toglierci da questa situazione, sarò ben lieta di sentirla." affermò Fedra. " Al momento, io ho un vuoto..."

"Majenko ringrazia per tentativo di aiutare, in ogni caso..." mormorò il piccolo drago. Nell'oscurità, Rilo aveva perso di vista Battidenti, ma sentiva ancora i suoni che il feroce ettercap faceva mentre si muoveva attorno a loro. Sembrava che la creatura si divertisse a tenerli sulla corda e far loro chiedere quando avrebbe attaccato. L'ettercap cercava di snervarli, di portarli a fare una mossa avventata...

I ragni giganti si piazzarono uno davanti al gruppo, e uno su un fianco, tenendo aggrappato alla parete. Da quella posizione, entrambi avrebbero potuto saltare addosso a Rilo, Fedra e Majenko in qualsiasi momento, non appena Battidenti avesse fatto un cenno ai suoi ragni.

"Il nostro avversario principale è quell'ettercap. Se riuscissimo a toglierlo di mezzo o ad impedirgli di inseguirci, il più sarebbe fatto. Ma con tutte queste ragnatele, è difficile muoversi... e lui, invece, si muove come niente fosse." sussurrò il ragazzino. Fedra guardò all'improvviso verso il lato destro della stiva, dove alcune ragnatele si stavano muovendo... e la sua vista perfettamente adattata all'oscurità colse l'ettercap mentre tesseva qualcosa ben nascosto tra la fitta seta vischiosa.

"Okay, Rilo... preparati a scattare quando te lo dico io..."sussurrò Fedra. "E lancia un incantesimo, se puoi."

"Va bene..." disse il ragazzino. Sulla punta del suo indice destro si raccolse una piccola sfera di luce nera, quasi invisibile in quel luogo buio.

Altri istanti passarono, carichi di tensione...

E finalmente, Battidenti fece la sua mossa.

Con un cenno, diede ordine ai suoi due ragni di attaccare, e i temibili aracnidi si piegarono sulle zampe e poi balzarono addosso a Fedra e Rilo come due belve addosso a due cerbiatti indifesi!

Sfortunatamente per loro, Rilo e Fedra non erano per niente indifesi...

La caligni si mosse con rapidità incredibile e si gettò a terra proprio quando uno dei due ragni stava per chiudere le mandibole sulla sua testa! L'attacco della bestia andò a vuoto, e prima che il ragno potesse rimettersi in guardia, la agazzina lo trafisse al torace con il suo spadino, poi lo colpì alla testa con la mazza e lo scaraventò a terra! Il ragno gigante venne colto da un tremito violento e le sue zampe si rattrappirono, come se cercasse di avvinghiarsi attorno a Fedra... mentre l'altro ragno e l'ettercap si lanciavano assieme addosso a Rilo!

"Ssssei nosssstro!" ringhiò l'ettercap, pronto a colpire con le mandibole e gli artigli. Rilo agì con rapidità e lanciò un incantesimo Movimento Sfocato su sè stesso e corse verso la propria destra, sempre tenendo stretto a sè Majenko. Battidenti sgranò gli occhi sorpreso quando l'immagine di Rilo in movimento gli apparve di colpo sfocata ed indistinta... e il suo attacco fendette l'aria mentre il giovane stregone scivolava alle spalle del mostro e lanciava un altro incantesimo!

"In momenti come questi, forse mi sarebbe stato utile un incantesimo basato sul fuoco, ma tant'è... Raggio di Indebolimento!" esclamò il ragazzino. Puntò l'indice contro il mostro e scagliò un raggio di energia nera e viola che colpì Battidenti alla schiena prima che quest'ultimo potesse voltarsi per attaccare di nuovo! Improvvisamente, il feroce ettercap si sentì pervadere da una terribile debolezza e le gambe gli cedettero, facendolo finire disteso per terra mentre l'altro suo ragno da compagnia atterrava goffamente vicino a lui.  

“Ottimo! Adesso è il momento giusto!” esclamò Fedra. “Presto, usciamo di qui!”

Approfittando del momento in cui Battidenti e il ragno superstite erano a terra, i due ragazzini e Majenko si affrettarono verso l'uscita, muovendosi alla massima velocità possibile in quegli spazi bui ed angusti per guadagnare la via di fuga. Sibilando rabbiosamente, reso ulteriormente furioso dalla morte di uno dei suoi ragni, Battidenti cercò di rimettersi in piedi… e la sua mano uncinata scattò verso uno spesso filo di ragnatela che si trovava vicino al punto in cui era caduto. Con tutta la forza che gli era rimasta, il mostro tirò la fune di seta verso di sè… e all'improvviso, un laccio di seta si avviluppò attorno a Fedra, legandole un braccio al busto e facendola sbilanciare! La caligni emise un'esclamazione di paura e sorpresa prima di cadere a terra, e i suoi due compagni si fermarono di colpo accanto a lei.

“Fedra!” esclamò Rilo.

“Merda…” imprecò la ragazzina. Cercò di liberarsi dalla trappola, ma dibattersi aveva il solo effetto di farla invischiare ancora di più nella trappola, mentre Battidenti si rialzava, un po' malfermo sulle gambe, e si apprestava ad avanzare verso le sue prede. “Rilo, Majenko! Voi fuggite di qui, presto! Io me la caverò in qualche modo!”

“Sì, certo… invischiata in quella trappola? Permettimi di avere i miei dubbi…” rispose Rilo. Il ragazzino cercò di ricacciare indietro la paura e sfoderò il pugnale che aveva preso con sè dall'ufficio di Verik, tenendolo ben stretto tra le mani mentre cercava di tenere lontano l'ettercap. Anche lui si rendeva conto che era un'arma un po' misera, di fronte a quella creatura, ma forse l'aspetto inusuale del pugnale avrebbe potuto spaventare la creatura…

Questa speranza si infranse presto contro la realtà dei fatti. Battidenti sghignazzò malignamente e continuò ad avanzare, sicuro di avere ormai la preda in pugno… e spalancò le fauci per scagliare un altro getto di ragnatela appiccicosa. Rilo reagì con prontezza e si gettò di lato… e per fortuna, l'effetto di sfocatura di cui godeva ebbe successo, e lo schizzo di seta andò a spiaccicarsi inutilmente sul terreno ed unirsi alla seta che già lo copriva.

Con uno scatto improvviso, Rilo si lanciò verso l'ettercap e cercò di colpirlo alle gambe con il suo pugnale. Con un gesto quasi sprezzante, Battidenti sferrò un manrovescio che interruppe l'attacco del giovane stregone e lo fece cadere sul pavimento... ma prima che Battidenti potesse sferrare un altro colpo, Majenko si lanciò su di lui, spinto dal disperato tentativo di sopravvivere e di proteggere coloro che stavano rischiando la vita per aiutarlo. Battidenti abbassò lo sguardo verso il draghetto con espressione stupefatta... e Majenko gli affondò i denti nel ginocchio destro, provocandogli un forte dolore che gli impedì di portare a termine il suo attacco.

"Graaaaah!" esclamò l'ettercap, agitando la gamba destra. "Togliti di mezzo, besssstiolina missserabile!"

Con un calcio lanciò via Majenko, che aprì di colpo le ali e atterrò con agilità accanto a Fedra, che cercava freneticamente di liberarsi dal laccio di ragnatela che la avviluppava. Il draghetto si chinò accanto a lei e iniziò a fendere il laccio con i suoi piccoli ma acuti artigli, mentre Rilo si rialzava e cercava come poteva di difendersi dal ragno gigante che gli stava per piombare addosso. La bestia cercò di costringere a terra il ragazzino Varisiano sotto il suo enorme peso, ma Rilo reagì con prontezza e brandì il suo pugnale, la cui lama colpì una delle zampe dell'assalitore troncandola di netto.

Con un sibilo che esprimeva sia rabbia che dolore, il ragno gigante si ritirò, e Battidenti rivolse nuovamente la sua attenzione allo stregone, che cercò freneticamente di rialzarsi e rimettersi in guardia. L'ettercap scagliò di nuovo la sua ragnatela, e Rilo si spostò per evitarla... ma la massa di seta vischiosa gli intrappolò una caviglia, incollandolo a terra! Rilo soffocò un'imprecazione e cercò di muoversi quanto più possibile, in modo che l'effetto del suo incantesimo Movimento Sfocato non venisse meno.

"Ssssei una preda tessstarda!" sibilò Battidenti, avvicinandosi a Rilo che cercava come poteva di tenerlo a bada con il suo pugnale, mentre pensava ad un incantesimo con cui tenere a bada l'assalitore. "Ma non mi disssspiace. Dopo aver fatto un po' di movimento, il passssto mi ssssoddissssfa di più! Heheheheheee..."

Rilo sferrò un fendente, ma il mostro aracnoide gli afferrò il polso con cui brandiva l'arma e lo strinse fino a fargli perdere sensibilità nelle dita. L'arma di squisita fattura cadde e tintinnò sul pavimento, e Rilo strinse i denti nel tentativo di liberarsi. Sfortunatamente, anche sotto gli effetti del Raggio di Indebolimento, la forza di Battidenti era superiore alla sua, e il ragazzino emise un lamento di dolore quando il mostro lo costrinse in ginocchio.

"Ma come, non opponi più resisssstenza?" sghignazzò. "Peccato, mi ssstavo divertendo. Ma adesssso ho anche fame, quindi... buon appetito a me e al mio cucciolo!"

Battidenti aprì le mascelle dalle quali gocciolavano ruscelli di bava velenosa e puntò dritto alla gola della sua preda, già pregustando il sapore del sangue e della carne fresca. Con la forza della disperazione, Rilo alzò una mano tremante e lanciò un rapido incantesimo, che forse sarebbe riuscito solo a fargli guadagnare qualche istante...

"L-Lampo!" esclamò. Si sentì un breve suono sibilante, e un fascio di luce si sprigionò dalla mano di Rilo ed esplose in faccia all'ettercap. La mostruosa bestia emise un raccapricciante grido quando la luce abbagliante colpì i suoi occhi compositi, e indietreggiò barcollando, usando le braccia per cercare come poteva di ripararsi la vista.

"Raaaaargh!!" gridò Battidenti. "I miei occhi! Non ci vedo più!"

Rilo restò per un attimo fermo al suo posto, non aspettandosi che quel semplice incantesimo di basso livello avrebbe potuto rivelarsi così efficace... ma non restò fermo a lungo e raccolse nuovamente il suo pugnale, cominciando poi a tagliare la ragnatela  che gli teneva la gamba incollata al suolo. Riuscì a liberarsi appena in tempo prima che Battidenti e il ragno superstite, ora entrambi furibondi, facessero per lanciarsi su di lui!

"Okay, adesssso mi ssssono sssstancato di giocare!" esclamò l'ettercap, il cui tono affabile era ormai completamente svanito. Rilo brandì il suo pugnale, sicuro che questa volta sarebbe stata la fine o sua o del suo assalitore...

"Allora permetti anche a me di fare sul serio! Prendi questo!" esclamò la voce acuta e decisa di Fedra. Rilo non vide che un lampo che gli passava accanto... e un attimo dopo, Battidenti ringhiò di dolore quando Fedra, ora libera dalla trappola, piantò la lama della sua daga nella milza dell'ettercap, ferendolo gravemente! Un fiotto di sangue verdastro cominciò a sgorgare dalla ferita, e Battidenti cadde in ginocchio con uno stridio acuto, cercando in qualche modo di fermare l'emorragia.

"Fedra!" esclamò Rilo con evidente sollievo quando la graziosa caligni si piazzò accanto a lui, sollevando davanti a sè la spadina gocciolante del sangue disgustoso dell'ettercap. Majenko era appollaiato sulla spalla della ragazza, e fissava con espressione al tempo stesso impaurita e rabbiosa gli assalitori. Non c'era bisogno di troppa fantasia per capire come si fosse liberata. "Hey, Majenko, grazie dell'aiuto!"

"Presto, Rilo, tagliamo la corda!" esclamò Fedra. Continuò ad agitare la spada davanti a sè per tenere a distanza Battidenti, che però non sembrava voler sfidare ancora la sorte: restava inginocchiato a terra, tamponandosi la ferita al fianco e squadrando Fedra con rabbia impotente. "Dobbiamo scappare, prima che il rumore attragga Devargo e i suoi sgherri!"

"Via di qui! Presto, prima che lui attacca di nuovo!" esclamò Majenko.

Non c'era bisogno che i due amici se lo facessero dire due volte: voltarono le spalle a Battidenti prima che quest'ultimo potesse riprendersi e chiusero di botto la porta dietro di sè, usando uno sgabello vicino per cercare di tenerla chiusa il più a lungo possibile. Dopo essersi assicurati che ci foosero tutti, Rilo, Fedra e Majenko si misero a correre lungo il corridoio tappezzato di ragnatele, passando accanto a numerosi ragni di dimensioni abnormi - tra cui anche alcuni ragni del sogno. In breve tempo, i tre guadagnarono l'uscita, e Rilo aprì di colpo la porta per fuggire sul ponte principale...

Qualcosa sibilò in aria, e una frazione di secondo dopo Rilo urlò per l'improvviso dolore e cadde a terra - un quadrello di balestra gli si era conficcato nel trapezio, per fortuna colpendo un punto non vitale.

"Rilo!" esclamò Fedra sgomenta. La caligni si rese rapidamente conto che davanti a loro si erano schierati un bel po' di brutti ceffi armati di balestre, coltelli e bastoni. I quadrelli erano tutti puntati verso i due avventurieri, e le dita di quei ceffi da galera tremavano sui grilletti delle balestre.

“Non muovetevi o siete morti! Arrendetevi!” esclamò uno di loro con voce aspra. Fedra, che si era chinata sul suo compagno per dargli una mano, alzò lo sguardo verso la piccola folla di malviventi e li squadrò con rabbia mentre uno di essi, una figura che Fedra non ebbe certo problemi a riconoscere, si faceva strada tra di loro.

“Tch… ecco com'è fatta certa gente. Uno decide di essere gentile e porge loro un dito, e loro credono di potersi prendere tutto il braccio.” Affermò Devargo Barvasi, mantenendo un tono cordiale, ma con un udibile tono di fastidio. Il famigerato Re dei Ragni indossava soltanto un paio di sandali e dei calzoni strappati, e nonostante cercasse di darsi un tono, non riusciva a nascondere l'aria ancora stordita dal sonno. Chiaramente, l'arrivo di Fedra e Rilo lo aveva trovato impreparato.

Majenko sgranò gli occhi per la paura e si acquattò contro Rilo, che strinse I denti per il dolore e si mise davanti al draghetto. “Noi… siamo venuti qui per liberare questa creatura.” Rispose prontamente il ragazzino. “Lei… si rende conto che I drachi domestici sono creature senzienti e dotate di intelligenza, vero? Quello che lei sta facendo è un sequestro, se non addirittura… una riduzione in schiavitù!”

La rampogna non ebbe altro effetto che scatenare un'altra risata da parte di Devargo. “Hah! E con questo? Sarà così per la legge di Korvosa, ma qui, sulla Coda dell'Anguilla, sono io che decido cos'è la legge!” esclamò. “E voi vi siete introdotti qui contro la mia volontà per portarmi via ciò che è mio. Non capisco cosa vi interessi, poi, di quella bestiolina ridicola.”Il criminale gettò uno sguardo astioso a Majenko, come se volesse promettergli una severa punizione per quel tentativo di fuga. “E non solo… adesso avete anche visto Battidenti, il mio ettercap addomesticato. Capirete che non posso lasciarvi andare. Anzi… credo che sarebbe una punizione abbastanza divertente darvi in pasto a Battidenti! Dopo che vi siete dati tanta pena per sfuggirgli, adesso gli ripiombate tra le fauci, eh? Hahahahaaa!”

“Giusto, capo! Sarà uno spettacolo divertente!” esclamò uno dei suoi scagnozzi.

“Ugh… merda… qui si mette davvero male…” pensò tra sè Rilo. Se solo avesse avuto il tempo di lanciare un incantesimo… ma c'erano troppe persone attorno a loro, e diversi degli uomini di Devargo avevano le balestre cariche e puntate contro lui e Fedra. Lo avrebbero riempito di quadrelli non appena lui avesse fatto un solo gesto…

Devargo stava per dare ordine ai suoi uomini di prendere i due intrusi e il draghetto… quando accadde qualcosa che nessuno si aspettava. Fedra si alzò di scatto, tirò fuori un coltello dalla cintura, e lo scagliò con decisione! In una frazione di secondo, l'arma solcò l'aria e si piantò nel legno del ponte principale, a pochi millimetri di distanza dai piedi di Devargo! Il malvivente smise immediatamente di ridere e alzò la testa verso la caligni, che sostenne il suo sguardoastioso.

“Allora lancio una sfida!” esclamò Fedra. “Devargo Barvasi! Ti sfido ad un incontro di monete e coltelli! Non uno dei tuoi uomini! Sfido te in persona!”

Devargo rimase per qualche istante come impietrito, quasi non osasse credere a quello che stava vedendo con i suoi stessi occhi. Guardò il pugnale rimasto conficcato nel legno vicino a lui, poi guardò di nuovo Fedra e corrugò la fronte. "Come? Ho capito bene?" chiese il criminale, in un misto di rabbia ed incredulità. "Tu... vorresti sfidare me? Ad un incontro di monete e coltelli?"

"Certo, ho proprio detto questo! Cos'è, parlo Qadiriano, per caso?" esclamò Fedra. "Un incontro, io contro di te! Faccia a faccia! Se vinci tu, potrai fare di noi quello che vorrai! Se invece vinco io, lascerai andare sia noi che questo draco! Allora, che ne dici?" La caligni fece un ghigno acuto e puntò l'indice contro Devargo. "Certo non vorrai farmi credere che il famigerato Re dei Ragni è coraggioso soltanto quando è circondato dai suoi uomini, vero?"

Devargo non cambiò espressione, ma dentro di sè sentì un brivido di rabbia ed apprensione. Quella ragazzina lo stava mettendo in un angolo con le sole parole, e i suoi timori si fecero più concreti quando si guardò attorno e si accorse che diversi dei suoi scagnozzi lo stavano guardando con espressione sospettosa, come se la loro fiducia e il loro rispetto nei suoi confronti cominciassero a vacillare.

Il Re dei Ragni non sarebbe arrivato fino a quel punto se non fosse stato un tipo in grado di cogliere i segni attorno a sè... e sapeva benissimo che la maggior parte dei suoi scagnozzi non erano altro che marmaglia che lavorava per chiunque fosse in grado di pagarli bene e tenerli a bada con forza e spietatezza. Mostrare a quegli uomini infidi anche un attimo di debolezza e codardia avrebbe potuto essergli fatale... e adesso che Fedra aveva apertamente sfidato la sua autorità, doveva assolutamente rispondere. Se avesse rifiutato quella sfida, avrebbe fatto la figura del vigliacco davanti a tutti i suoi scagnozzi, con conseguenze potenzialmente devastanti per il suo impero di illegalità e piaceri proibiti.

E non sarebbe andata molto meglio se avesse accettato per poi farsi sconfiggere...

No, doveva assolutamente accettare quella sfida... e vincerla, Non c'era altra soluzione.

Con riluttanza, Devargo rispose a Fedra raccogliendo il coltello e rigirandoselo minacciosamente tra le mani, mentre fissava con ferocia la giovanissima avventuriera. "E va bene. Accetto la sfida alle tue condizioni." rispose. Senza neanche voltarsi, fece un cenno ai suoi uomini. "Voi! Preparate un tavolo nella sala del trono! Questa sfida avrà luogo subito, e avete sentito qual è la posta in gioco! Sbrigatevi, o qualcun altro andrà a fare da colazione per Battidenti e i suoi ragnacci!"

"S-subito, capo!" esclamarono assieme due dei suoi uomini, per nulla ansiosi di fare una visita al mostro della stiva e ai suoi micidiali ragni. Devargo continuò a fissare Fedra, che restava ferma davanti a lui senza mostrare il minimo cenno di soggezione, piazzata protettivamente davanti a Rilo e a Majenko. Il Re dei Ragni scosse leggermente il capo, chiedendosi per quale assurdo motivo quella mocciosa andava a rischiare tanto per un ragazzino e una lucertolina da quattro soldi.

Ma una risposta a tale domanda non lo avrebbe aiutato. Adesso doveva pensare a fare del suo meglio e vincere quella battaglia. Cercò di calmarsi dicendo a sè stesso che non era certo il suo primo incontro a questo pericoloso gioco, e che sicuramente avrebbe potuto battere quella ragazzina inesperta... e cercò di non pensare all'abilità che Fedra aveva dimostrato nel suo primo gioco...

"F-Fedra..." mormorò Rilo, ancora stordito per il dolore che il dardo nella spalla gli provocava. Majenko gli fece cenno di non sforzarsi e, agendo con gende perizia, usò uno dei suoi piccoli ma acuti artigli per allargare almeno un po' la ferita, in modo che il quadrello fosse un po' più facile da rimuovere. Quando fu sicuro di potercela fare, Majenko estrasse il dardo con estrema attenzione, e Fedra provvide a tamponare la ferita con un fazzoletto, che poi assicurò attorno alla spalla di Rilo. "Ugh... che... che ti è saltato in mente, Fedra? Quel tizio dà tutta l'aria di saperci fare... sei sicura di poterlo battere?"

"No. Ma non avevamo molte altre possibilità, non vi pare?" disse Fedra. Majenko sputò via il dardo estratto dalla spalla di Rilo e sospirò, in accordo con quello che stava dicendo la caligni. "Se non altro, con questa sfida abbiamo una possibilità di sopravvivere... o di guadagnare tempo."

Rilo storse il naso e guardò verso il terreno, sempre sotto lo sguardo vigile di diversi tiratori. Il ragazzino sospirò e poi appoggiò una mano su quella di Fedra, in segno di ringraziamento. "Beh, in effetti hai ragione. Io... voglio solo che tu stia attenta e non corra troppi rischi, tutto qui." affermò. "Okay. Allora... andiamo a fare questo incontro. Io... sai che farò il tifo per te!"

"Hey, no solo tu! Anche Majenko fa il tifo!" esclamò il minuscolo drago, spiegando abilmente le ali. Fedra ridacchiò brevemente, poi gettò un'occhiata attenta a Devargo, che continuava a fissarla furioso. Se quello che aveva sentito dire di quel tipo era vero, allora Fedra avrebbe davvero avuto bisogno di una discreta dose sia di fortuna che di determinazione per portare a casa la vittoria...

 

oooooooooo

 

Uno scagnozzo di Devargo si era occupato di legare una delle braccia di Fedra al fianco corrispondente, esattamente come avevano fatto nello scontro precedente. La ragazzina non ci badò neanche e cercò invece di prepararsi mentalmente allo scontro, poi volse lo sguardo verso Rilo e Majenko, seduti su una panca vicina al tavolo dell'incontro, sorvegliati a vista da due scagnozzi armati di lancia. Vide entrambi gli "ostaggi" che la facevano un cenno di buona fortuna, e alzò il braccio libero per fare un segno dell'okay in loro direzione.

"Se hai finito di salutare i tuoi amichetti, potremo anche iniziare l'incontro." esordì Devargo, il cui tono arrogante era leggermente disturbato da un accenno di nervosismo. Il malvivente si era rivestito e aveva indossato i suoi paramano chiodati, uno dei suoi uomini aveva appena finito di legargli un braccio al fianco con delle cinghie di cuoio, assicurandosi che la battaglia fosse alla pari, e il grande tavolo di legno duro al centro della sala era stato sgombrato in modo da poter fare da piano per l'incontro. "Allora, ti accomodi o no? Hai insistito tanto perchè ti concedessi questo duello... ma puoi ancora tirarti indietro, se vuoi!"

Fedra gettò a Devargo uno sguardo feroce. "Non mi tiro indietro, grazie tante per l'interessamento." affermò la giovane. "Sono pronta quando vuoi, Devargo Barvasi."

"Ancora non capisco per cosa ti dai tanta pena... ma non importa." disse il Re dei Ragni, per poi salire sul tavolo e prepararsi allo scontro. "Okay, adesso tocca a te. Sali sul tavolo, e cominciamo il conto alla rovescia!"

Fedra balzò agilmente sul tavolo e diede un'occhiata al pugnale conficcato sulla superficie di legno duro. Sapeva che quello era, senza ombra di dubbio, l'elemento fondamentale del confronto. E non si aspettava che Devargo cadesse negli stessi tranelli in cui era caduto il suo scagnozzo nel confronto precedente con la giovanissima caligni. No, Devargo dava l'impressione di essere molto più accorto, e sicuramente si stava aspettando molte, se non tutte, le mosse che Fedra avrebbe potuto tentare dalla sua posizione iniziale. Per questo duello, avrebbe dovuto essere molto più creativa ed astuta che in quello precedente.

"Bene, gentili signori!" esclamò Devargo, rivolto a tutti i suoi uomini lì riuniti. "Stanotte, ci sarà uno spettacolo extra! Il vostro capo si esibirà per voi in una gara di monete e coltelli con l'intrusa! Se per caso la qui presente Fedra non si dovesse rivelare all'altezza... se non altro avrete avuto il divertimento di vedere un pò di nemici sbudellati!"

Tutti risero sguaiatamente prima che Devargo riportasse l'attenzione sull'attuale situazione... "Non appena darò il segnale, inizierà il conto alla rovescia a partire da dieci!" esclamò il malfattore. Con agilità, Devargo salì sul tavolo e flettè la mano libera, in modo da scuotere la sicurezza di Fedra. La caligni non battè ciglio e si tenne pronta al momento decisivo. "Molto bene... potete cominciare!"

Uno degli uomini di Devargo cominciò subito a contare, e tutti gli altri presero a gettare monete sul tavolo, mentre Fedra e Devargo si guardavano negli occhi con fare di sfida. La giovane caligni cercò di calcolare quanto tempo ci avrebbe messo per afferrare il pugnale... mentre Devargo restava fermo al suo posto, ghignando sinistramente mentre si preparava ad afferrare l'arma. Nonostante la corporatura robusta, Devargo era agile e scattante, e la caligni si rendeva conto che probabilmente sarebbe arrivato per primo al pugnale.

Le monete continuavano a cadere tintinnando sul tavolo di legno duro, mentre Rilo e Majenko guardavano con crescente apprensione. Il conto alla rovescia si avvicinava sempre più allo zero...

"Tre... due... uno... zero!"

Fedra fece immediatamente una finta, e Devargo fece la stessa cosa... ma entrambi si fermarono dopo un attimo, e il boss della malavita della Vecchia Korvosa incrociò lo sguardo dell'avversaria, ghignando malignamente. Non del tutto sicura di cosafare, Fedra esitò... e Devargo fece nuovamente per afferrare l'arma!

Fedra agì d'istinto e alzò una gamba per calciare la mano dell'avversario prima che questo potesse serrare la mano sull'arma... ma si rese conto, troppo tardi, di essere caduta in una trappola. Improvvisamente, il braccio con cui Devargo stava per prendere il pugnale cambiò di direzione, e l'uomo sferrò un pugno alla gamba di Fedra, che sgranò gli occhi per l'improvviso dolore quando le punte acuminate del suo guardamano le penetrarono nelle carni. Era una ferita superficiale, ma iniziò immediatamente a pizzicare, e una strana debolezza si diffuse lungo l'arto ferito, facendole girare la testa. Fedra si rese subito conto che le punte dei guardamano del suo avversario erano state intrise di veleno... probabilmente quello dei numerosi ragni che vivevano nel suo covo!

Per un attimo, Fedra ebbe la tentazione di protestare... ma si trattenne, ricordando con rabbia che non c'era nessuna regola che vietasse l'uso di veleno nel corso della sfida.

"Ugh... colpa mia... avrei dovuto immaginare che questo bastardo avrebbe usato qualche mezzo sleale." pensò tra sè la ragazzina. Devargo ghignò e sferrò un altro fendente con il suo paramano chiodato, ma questa volta Fedra riuscì a scansarsi, e le punte acuminate scintillarono a pochi centimetri dal suo volto. Ma Devargo continuò l'attacco con un calcio all'addome, che Fedra non ebbe modo di schivare. Il colpo la raggiunse, mozzandole il fiato e strappandole un grugnito di dolore...

Ma la caligni si riprese prima di quanto Devargo avesse previsto, e afferrò rapidamente la gamba dell'avversario, in modo da fargli perdere l'equilibrio. Stringendo i denti, l'uomo saltellò sull'altra gamba nel tentativo di liberarsi, usando il braccio libero per cercare di tenersi in equilibrio. Fedra tenne la gamba di Devargo tra il braccio libero e il corpo, e spostò il proprio peso da una parte, in modo da sbilanciare il suo nemico.

"Ugh... sei testarda, eh? Ma... ho l'impressione che ti stia già indebolendo." commentò Devargo. Il criminale cercò di mantenere l'equilibrio e liberare la gamba, ma nonostante la debolezza che si stava diffondendo nel suo corpo, Fedra continuò a tenere duro.

"Non sono una che si arrende tanto facilmente. Questo dovresti averlo già capito." rispose prontamente Fedra. Con un grugnito, la caligni puntò i piedi a terra e strinse i denti, facendo appello a tutte le sue forze per reggere alla spinta del suo avversario.

Devargo non si curò delle parole di Fedra. "Oh, questo per me non è un problema... rende la sfida più interessante." rispose prontamente. Fedra ebbe uno scatto improvviso e torse la gamba di Devargo da un lato... e questa volta, Devargo perse l'equilibrio e annaspò per qualche istante, dando a Fedra la possibilità di attaccarlo. La caligni mollò la presa e alzò il braccio libero per sferrare un pugno alla mascella, ma Devargo si accorse in tempo del suo tentativo e si scansò all'ultimo momento, e il colpo non fece altro che sfiorargli la tempia destra. Con rapidità, Fedra si chinò per afferrare il pugnale... e questa volta riuscì ad afferrare l'arma e sollevarla davanti a sè, in modo da tenere Devargo a distanza.

"Sembra che... il vantaggio non sia più tu, Devargo!" commentò con sarcasmo la ragazzina, cercando di tenersi a distanza di sicurezza dall'uomo. Il suo avversario non non sembrò più di tanto impressionato, e si limitò ad adoperare un po' più di prudenza, in modo da non entrare nel raggio d'azione del coltello di Fedra.

"Heh... non crederai certo che basterà avere in mano un coltello per avere la meglio su di me, vero?" chiese retorico il criminale. "Ed è solo questione di tempo prima che il veleno ti tolga le forze." 

"Almeno non sono del tutto indifesa." rispose Fedra. Con rapidità, la ragazzina si incise la ferita sulla gamba, in modo da far uscire un po' più di sangue e ridurre la dose di veleno assorbita dal suo corpo. Prima che Devargo potesse attaccare di nuovo, Fedra si rimise in guardia e si preparò a sostenere un altro assalto, che il suo avversario decise di ritardare in modo da lasciarla sulle spine.

Per diversi secondi, i due contendenti rimasero a fissarsi negli occhi e fare una serie di finte ed attacchi a vuoto. Fedra scattò di lato, ma si rese subito conto che i suoi movimenti erano stati rallentati dal veleno, e che se voleva uscire vincitrice da quello scontro, doveva inventarsi qualcosa in fretta.

Con tutta la rapidità di cui era ancora capace, la ragazzina schivò un fendente da parte del suo avversario e sferrò un fendente verso la sua gamba. Ma Devargo riuscì a tirarsi indietro ed evitare il fendente, poi cercò di colpirla con un calcio per buttarla giù dal tavolo. Fedra si gettò sul tavolo a pancia in giù e afferrò alcune monete, tenendole nella stessa mano con cui reggeva il pugnale... poi si alzò di scatto e gettò le monete in faccia all'avversario. Colto di sorpresa, Devargo non potè fare altro che alzare il braccio davanti al viso per proteggersi... e in questo modo diede a Fedra un secondo che la caligni non esitò a sfruttare a suo favore. Con un breve grido di determinazione, la ragazzina sferrò un abile affondo e conficcò il pugnale nella gamba sinistra di Devargo, che sgranò gli occhi ed emise un ringhio a denti stretti. Il criminale barcollò e riuscì a malapena a non cadere dal tavolo, ma fu comunque costretto ad appoggiare una mano sul tavolo per reggersi.

"Dannata..." sibilò Devargo.

"Adesso... siamo pari!" rispose Fedra con un breve ghigno. Decisa a non perdere il vantaggio, iniziò a sferrare una raffica di calci con la gamba sana, e riuscì a colpire Devargo alla mascella, facendolo barcollare di nuovo. Il malfattore ringhiò e sputò un piccolo fiotto di sangue dalla bocca, ma restò sul tavolo e riuscì ad afferrare la gamba di Fedra, per poi tirare verso di sè nel tentativo di trascinarla giù dal tavolo. Con tutta la forza di cui era ancora capace, la caligni si impuntò e cominciò a scalciare Devargo, piantandogli la suola dello stivale sulla fronte. "Ugh... e va bene! Se vuoi metterla su questo piano, allora mi vedo costretta ad usare le maniere forti!"

"Non... non riuscirai a togliermi quello che è mio, dannata!" ringhiò il malvivente, il cui volto sembrava ora ancora più minaccioso a causa del rivolo di sangue che gli scorreva dalla fronte e gli bagnava l'occhio e la guancia sinistri. "Vai giù, maledetta! Vai giù una buona volta!"

La lotta tra i due stava ormai devolvendo in una rissa senza regole, con entrambi i contendenti che cercavano semplicemente di colpire il più duramente possibile e mettere fuori causa l'avversario. Fedra sentiva che le forze le venivano meno a causa del veleno, e decise di tentare il tutto per tutto per sbarazzarsi di Devargo.

La caligni strinse i denti e allungò la mano verso la gamba ferita di Devargo per poi afferrare il manico del pugnale che gli era rimasto conficcato nell'arto. Con un gesto, la caligni cercò di muovere la lama nella ferita, in modo da provocare quanto più dolore possibile a Devargo. Il malvivente strinse i denti e cercò di resistere... ma alla fine, il dolore si fece insopportabile, e Devargo ringhiò di dolore e mollò la presa su Fedra, che ne approfittò immediatamente. Con un calcio sferrato con rabbia e decisione, la caligni spinse il suo avversario oltre il bordo del tavolo... e Devargo cadde a terra con un tonfo sordo, sotto gli sguardi increduli dei suoi scagnozzi, e quelli sollevati di Rilo e Majenko!

"Sì! Fedra ce l'ha fatta!" esclamò il giovanissimo stregone con gioia e sollievo.

"Grandi tutti e due! Majenko è grato!" proseguì il draghetto.

Fedra rimase in piedi sul tavolo e cercò di riprendere fiato, piegandosi poi su un ginocchio in modo da far riposare un po' la gamba ferita, mentre Devargo restava disteso a terra supino, guardando il soffitto con espressione furiosa ed incredula. I suoi uomini erano rimasti in scioccato silenzio, come se non osassero credere che il loro capo fosse stato battuto da quella illustre sconosciuta. Il silenzio venne infranto solamente quando la ragazzina del Popolo Oscuro ebbe ripreso fiato, e si erse in tutta la sua ridotta statura per proclamare la sua vittoria.

"Ho vinto io! Questa sfida me la sono aggiudicata io!" esclamò con enfasi. "Quindi, ora chiedo che vengano rispettati i patti, e che io, il mio compagno e il draco domestico che il vostro capo tiene prigioniero... veniamo rilasciati e ci venga consentito di tornare dai nostri compagni!"

Uno degli scagnozzi di Devargo imprecò e sputò per terra. "Niente per il cazzo, stronzetta!" ringhiò un uomo dall'aspetto incolto, con una bandana sudicia legata sulla testa e le braccia coperte di tatuaggi neri, mettendo mano ad un coltello. "Cosa credi, di poter venire qui a Vecchia Korvosa e fare quel cazzo che ti pare?"

Un omone alto e ben piantato afferrò un bastone chiodato. "Già! Non siamo obbligati a fare quello che vuoi, stupida mocciosa!"

"Fermi dove siete, zoticoni!" ringhiò improvvisamente Devargo, ancora steso a terra e stordito dal dolore e soprattutto dall'incredulità. Mentre i banditi si fermavano e abbassavano le armi, il Re dei Ragni si mise seduto a terra, gettò uno sguardo colmo di astio a Fedra, e poi riprese il discorso. "Avevamo un patto. E io ho accettato. Lasciateli andare."

"Che cosa?" esclamò quello con la bandana. "Ma... ma capo, vuole davvero lasciare che questi due..."

"Ho detto di lasciarli andare!" ringhiò Devargo, al limite della pazienza. "Vi avverto che sono di pessimo umore! Il prossimo che mi contraddice lo getto a Battidenti seduta stante!"

Gli scagnozzi di Devargo tacquero all'istante, agghiacciati alla prospettiva di diventare cibo per il mostruoso ettercap... e Fedra scese dal tavolo e si afferrò la fronte barcollando. Se non altro, era contenta che Devargo avesse deciso di arrendersi. Non credeva che sarebbe riuscita a continuare a combattere tanto a lungo, e l'idea di riposarsi un po' le era più che bene accetta.

Devargo si rialzò e cominciò a zoppicare verso una via d'uscita, ma si fermò a metà strada giusto per gettare uno sguardo pieno di rancore a Fedra. "E voi, prendete quel fottuto draghetto e sparite di qui! Se doveste tornare alla Coda dell'Anguilla o in una delle imbarcazioni ancorate ad essa... non ne uscirete vivi, mi sono spiegato?"

"Non preoccuparti... non abbiamo nessuna intenzione di tornare in questo postaccio." rispose seccamente Fedra. Cercando di non far vedere la sua debolezza, la giovane caligni raccolse i soldi che aveva guadagnato nella sfida e si diresse verso i suoi compagni. Per un attimo, la debolezza causata dal veleno la fece barcollare, ma la ragazzina prese un bel respiro e, anche se con un po' di difficoltà, raggiunse Rilo e Majenko che la guardavano con un pizzico di apprensione. "Hey, ragazzi... avete sentito il grande capo. Non siamo più i benvenuti da queste parti. Quindi, io dico di smammare prima che questi mettano mano alle armi."

"Stai bene, Fedra?" chiese Rilo, preoccupato per la sua amica. Quando la caligni fugò i suoi timori con un cenno della testa, il ragazzino le sorrise e poi guardò Majenko, la cui espressione di gratitudine gli sembrò impagabile. "Ottimo... adesso però è meglio se togliamo il disturbo... e tu dovresti andare a farti dare un'occhiata. Se quel Devargo ti ha avvelenato, allora è meglio che ti faccia vedere da un medico. O almeno da un chierico come Runyar."

"Heh... tu preoccupati di quel buco nella spalla, morettino." rispose ironica la caligni, dopo essersi asciugata il sudore dalla fronte. "In ogni caso... Hey, Majenko, tutto bene? Ora sei libero! Puoi andare dove vuoi!"

"Majenko vorrebbe stare con Rilo." rispose il draghetto mentre i due ragazzini cominciavano ad allontanarsi dalla stanza, sempere guardandosi attorno nel caso i numerosi malviventi avessero tentato qualcosa. Diversi di loro squadravano i due amici e il draghetto con odio, e si poteva leggere sui loro volti il desiderio di farli a pezzi... ma il timore reverenziale che provavano verso il loro capo impediva loro di fare qualsiasi mossa azzardata. Senza fermarsi, i due amici e il draghetto infilarono l'uscita dalla "sala del trono" e si allontanarono, contenti di potersene finalmente andare di lì.

"Ovviamente... se questo va bene a Rilo." affermò Majenko, ora appollaiato sulla spalla sana del ragazzino, che ignorò il dolore alla quella ferita e accerazzò sulla testa il simpatico draco. "Majenko mai trovato padrone gentile con lui, quindi... volere solo aiutare loro!" 

"Sì, ti capisco, draghetto..." rispose Fedra. "Ma se credi che sia una sorta di partita amichevole, è meglio che tu sappia che... beh, la nostra professione è molto avventurosa. Magari non saranno sempre cose come infiltrarsi in un'organizzazione criminale o giocare a qualche gioco pericoloso come quello che hai appena visto... ma non sarà esattamente un lavoro tranquillo."

"Certo non potrà essere peggio di tana di Devargo." affermò il piccolo draco. "Se amici d'accordo, Majenko viene con voi e cerca di aiutare, sì?"

Rilo fece un sospiro e accarezzò la buffa creatura sulla testa, facendola nuovamente produrre in una serie di fusa. "Nessun problema, Majenko! Saremo felici di averti in squadra!"

"La compagnia diventa sempre più affollata, a quanto vedo!" rispose Fedra con un sorriso.

 

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Poco tempo dopo, vicino a Cittadella Volshyenek...

"Okay, ragazzi... diciamo che non è stata la vostra incursione più brillante." disse Krea con un sospiro rassegnato, mentre Runyar provvedeva a lanciare un paio di incantesimi di cura e un Ristorare sui due ragazzini, in modo da curare le loro ferite e neutralizzare gli effetti che il veleno aveva avuto su Fedra. "Sapevate anche voi che sarebbe stato pericoloso tornare nella tana di quel malvivente... anche se non posso certo biasimarvi per aver salvato questo simpaticone!"

La ragazzina Varisiana non potè fare a meno di sorridere quando Majenko le si arrampicò su una spalla e cominciò a giocare con i suoi lunghi capelli neri, stando ben attento a non tirarli e a non fare male alla giovane donna. Neanche Kostur potè fare a meno di ridacchiare alla vista di quel piccolo drago che si era già ambientato nel loro gruppo... e lo scaltro mezzorco stava anche già pensando che avere un esploratore così piccolo e furtivo avrebbe potuto rivelarsi un grande aiuto.

"Beh... che posso dire, se non altro è finito tutto bene. Grazie anche a Fedra." disse Rilo. Il giovane stregone provò a muovere la spalla dopo aver ricevuto l'incantesimo Cura Ferite di Runyar, e fu soddisfatto di constatare che riusciva a muoverla senza difficoltà. "Ah, e grazie anche di avermi messo a posto, Runyar. Non era divertente andarsene in giro con un buco nella spalla."

"Sì, beh... cerca di non strafare, ragazzo." rispose il nano chierico. "Queste ferite non erano troppo pericolose, ma... sappi che la magia curativa non è onnipotente. Cerca di non fare troppi colpi di testa, o potresti ficcarti in una situazione in cui la mia magia non sarà in grado di salvarti."

"Sono d'accordo, fratellino. Ricordati che la tua vita non è soltanto tua." rispose Krea, una mano appoggiata sulla spalla del fratello minore. "Io, mamma, papà, Deriu... non so proprio cosa faremmo se tu dovessi... beh... insomma, hai capito cosa voglio dire." Sembrava che l'idea che Rilo dovesse cadere vittima di qualche incidente fosse per lei talmente spaventosa che Krea non voleva neanche starci a pensare.

Rilo sospirò e appoggiò gentilmente una mano su quella della sorella maggiore. "Lo so, Krea... lo so... scusami, cercherò di stare più attento... e di non essere così avventato."

"Il vostro scopo era nobile, e di questo è giusto che voi siate fieri." rispose Kostur. "Cercate solo... di temperare la vostra nobiltà d'animo con un po' di sana praticità e pragmatismo. Per il resto... mi fa piacere che sia voi che questo piccolino vi siate salvati."

"Voi siete amici di Rilo e Fedra, vero? Io Majenko!" esclamò il draco domestico, che finalmente si era distratto dai capelli di Krea ed era svolazzato su un parapetto vicino. "Voi salvato me, quindi ora Majenko resta con voi e da una mano, se volete!"

"Non saremo certo noi a respingerti, Majenko!" rispose soddisfatta Fedra. Mosse la gamba alla quale Devargo l'aveva colpita, e constatò con piacere che era guarita del tutto. "Cerca solo... di essere più silenzioso quando siamo in missione, okay?"

"Okay, Fedra! Majenko starà attento!" disse il draghetto, per poi guardarsi attorno e notare che non c'erano due degli avventurieri che aveva visto l'ultima volta. "A proposito, dove essere altri due uomini? Uno grande e muscoloso, e uno più magro e più carino?"

"Aaah, vuoi dire Orik e Verik? Loro hanno la loro abitazione, fuori dalla Cittadella." spiegò Krea. "Ci siamo dati già appuntamento per quando la comandante Kroft ci affiderà la prossima missione... e nel frattempo, mi piacerebbe prenotare qualche lezione di scherma dal nostro amico, Vencarlo Orisini! Credo proprio... che abbiamo già di che passare il tempo, prima della nostra prossima missione."

Runyar sospirò e fece una breve risata a mezza bocca. "Aaah, questi Varisiani... non riescono mai a stare fermi, parola mia!"           

 

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CONTINUA... 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Un'ombra del passato ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 12 – Un’ombra del passato

 

Nota dell’autore: Ringrazio sentitamente il mio amico thunderfrank94 per l’aiuto che mi ha dato  nella stesura di questo capitolo e per le sue idee! Spero che leggere questo capitolo vi piacerà come è piaciuto a noi scriverlo!  

 

Tra tutti i luoghi di Korvosa, quello che i suoi cittadini consideravano in assoluto il più silenzioso era senza dubbio alcuno il grande cimitero della città, situato in un quartiere noto come “il Grigiore”.

 Questo distretto (confinante con il quartiere popolato dai poveri e senzatetto noto come “il campo del vasaio”) è visto da tutti, non solo come un luogo pieno di tombe, cripte, mausolei fatiscenti e fosse comuni piene di anonimi corpi senza vita, ma anche (a ragion veduta) come un posto pervaso di un’innaturale e strana atmosfera, quasi come se quel cimitero si stesse preparando ad accogliere numerosi morti, provenienti proprio dal “campo del vasaio”.

Ma il problema non è mai stato ciò, bensì i non morti.

Difatti il Grigiore da sempre è stato considerato dai ghoul come un enorme banchetto o peggio un terreno per creare un loro esercito personale, mentre dai negromanti come un’enorme forziere di cadaveri pronti per divenire dei servi non-morti.

Alcuni di questi maghi oscuri invece vedono il grigiore come un macabro mercato in cui recuperare pezzi di morti per creare dei costrutti. Tra i negromanti appartenenti a questa fazione vi stavano due individui, due tra i cittadini meno desiderabili di Korvosa…

Un negromante e il suo apprendista…

 

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Era di dominio pubblico che nel Grigiore, tempo addietro, le creature del sottosuolo ed (in seguito) i ghoul avevano scavato una serie di gallerie con lo scopo di creare degli habitat ideali per loro, tuttavia gli sforzi congiunti della guardia Korvosana e dei chierici di Pharasma avevano permesso non solo l’annientamento della maggior parte dei non morti, ma anche la chiusura di molte di queste gallerie.

Tuttavia, quei pochissimi tunnel che la guardia non è riuscita a scovare, sono stati usati dai negromanti come loro rifugio personale dove conducevano esperimenti sulla non morte … e non solo quello.

Ed è proprio qui che uno di questi, in cerca di un nascondiglio in cui portare avanti i suoi esperimenti, si era insediato, riuscendo nel mentre ad assicurarsi i servigi di una banda di derro – inquietanti umanoidi dalla carnagione pallida e dall’animo sadico e perverso – capeggiata da uno dei loro simili, un derro con il pallino della negromanzia di nome Vreeg...

Quel giorno, Vreeg si era svegliato nel tardo mattino. Si era alzato dal letto con molta calma e lentezza, aveva sistemato in fretta (molto stranamente) il suo letto, poi si era vestito e avevapreso con se una cintura a cui stavano attaccate della borse (contenenti pietre del tuono e attrezzi alchemici di vario genere) e una lista, e si era diretto rapidamente alla volta della grotta in cui alloggiavano i suoi pari razza, riuscendo a destreggiarsi con successo tra quei cunicoli angusti e fiocamente illuminati da una strana muffa che emetteva una spettraleluminescenza di colore blu, gradevole agli occhi dei derro.

Con passo svelto, Vreeg raggiunse la grotta dove risiedevano i suoi pari razza che (in quel momento) stavano consumando ciò che si poteva considerare un pranzo e, nel mentre, conversando amichevolmente.

Tuttavia il loro bivaccare fu notato da Vreeg, che preso da una sadica voglia di divertirsi con i suoi simili da lui ritenuti “inferiori” prese da una delle borse allacciate alla sua cintola una pietra del tuono e la lanciò per terra con forza.

Un rumore assordante, simile ad un’esplosione, risuonò nella spelonca e fece dapprima saltare in aria iderro, costringendoli poi a coprirsi le orecchie e urlare dal dolore. Non appena il frastuono si quietò, i quattro derro si girarono di scatto e notarono Vreeg che, contento di essere riuscito ad attirare la loro attenzione, prese la parola con voce simile allo squittio di un topo.

“Bene. Ora che ho attirato la vostra attenzione, possiamo passare alle cose serie. Perciò ascoltatemi attentamente, facce di cazzo, perché non mi ripeterò.” Affermò. Come la maggior parte dei derro, Vreeg era un umanoide piccolo e scheletrico con la pelle blu-grigia, e aveva dei radi capelli bianchi sulle tempie, assieme ad un paio di lunghi baffi che scendevano agli angoli della bocca e penzolavano dal volto. Indossava una tunica color terra sulla quale erano disegnate delle ossa, e le dita delle sue mani e dei suoi piedi erano esageratamente lunghe e sottili. In quel momento stava giocherellando con un’altra pietra del tuono, fissando i suoi simili con i suoi occhi bianchi e lattiginosi, privi di pupille.

 “Sono qui per mettervi al corrente del fatto che ho una lista di compiti importanti da farvi svolgere. Compiti che dovranno essere completati prima del tramonto. Tutto chiaro, sottospecie di merde di duergar?” concluse lui rivolgendosi ai suoi simili con tono inquisitorio.

Per un istante in quella piccola grotta ci fu un gelido silenzio, interrotto da una sguaiata e cacofonica risata di scherno proveniente dai derro, risata che face arrabbiare Vreeg. “Che cosa avete da ridere, razza di cani pulciosi, eh? Mi trovate buffo? Pensate che faccia ridere? Rispondete!”

Il primo derro rispose a tono. “Assolutamente!” esclamò, poi si alzo in piedi, si volto verso Vreege gli puntò contro un indice,guardandolo con aria truce. “Arrivi qui, ci disturbi mentre mangiamo, riposandoci dalle fatiche del nostro lavoro…” il suo tono divenne sempre più aspro “…e poi osi venire qui e darci degli ordini? Ma guardatelo, solo perché è l’apprendista del capo pensa di poter fare ciò che vuole! Beh, sai che ti dico? Io non credo… e ora prendi!”

Incitato dai compagni, il derro cercò di sferrare un pugno al volto di Vreeg.

Pessima mossa. Vreeg l’aveva previsto e scansò il colpo spostandosi verso la propria sinistra. Il derro negromante si distanziò di alcuni passi dall’aggressore, che insistette nel suo attacco e cercò di nuovo di colpire il suo odiato superiore, ma quest’ultimo continuò a scansare i colpi. Il derro ribelle si guardò a destra e sinistra, cercando un qualcosa, un’oggetto, un arnese che potesse usare come arma, uno qualunque.

E lo trovò.

L’essere dalla pelle blu pallida scovò un grosso sasso e si scagliò contro il negromante, ma anche questo tentativo si rivelò inutile. Vreeg si scansò di lato piroettando ed estrasse dalla sua cintura un pugnale.

“SBLOCCA CARNE!” esclamò Vreeg, lanciando il pugnale illuminato di una tetra luce azzurrina in direzione del derro ribelle, che venne colpito alla gamba sinistra e fu costretto a fermarsi con un ringhio di dolore. Si estrasse il pugnale dalla gamba e lo lanciò contro Vreeg, ma il negromante lo scanso e la lama si conficcò nel muro.

E poi, l’orrore si dipinse sul volto degli altri tre derro.

I muscoli della gamba sinistra del derro colpito cominciarono a rilassarsi così tanto che la carne sembrò staccarsi dall’osso e diventare malferma. Il derro cominciò a sentirsi male, non tanto per il dolore ma per il fetore che rapidamente si stava diffondendo.

Vreeg cominciò a ridere in maniera sguaiata. “Allora, pisciasotto, piaciuto l’incantesimo che ho appreso dal capo?” rise di nuovo. “Mi permette di rendere il punto selezionato del soggetto… floscio e decomponibile. Tuttavia sono disposto ad annullare l’incantesimo e a perdonarti se tu ti scuserai con me e assieme ai tuoi compari ti metterai a svolgere questi lavoretti.”

Gli altri derro erano scioccati da quanto stava accadendo, e capendo la pericolosità del soggetto, decisero che era meglio rassegnarsi.  “Noi… accettiamo di fare i lavori…” dissero all’unisono e con tono spaventato.

Vreeg ridacchiò malignamente e si voltò verso il ribelle. “E tu… cosa farai?” chiese, mentre il malcapitato vedeva la sua gamba tremare e la pelle marcire, uno spettacolo orrendo persino per un derro.

“Mi… mi dispiace… perdonami…” disse il derro scoraggiato. “Tu sei il capo… e io… non sono nessuno…”

“Hehehee… ottimo, vedo che hai capito.” Disse Vreeg soddisfatto. Con un gesto della mano ossuta annullò l’incantesimo, e la gamba del derro ribelle tornò normale nel giro di pochi secondi, con enorme sollievo della sua vittima. Poi, Vreeg alzò una mano e ordinò ai derro di cominciare il lavoro…

 

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Per tutto il giorno i derro furono costretti, sotto le minacce di Vreeg, a sbrigare tutte le faccende che spettavano a lui: lucidare a fondo l’ossario (un’ampia stanza sostenuta da quattro piloni di pietra che in passato era una fossa comune), dare da mangiare ad un otyugh che stava nella discarica dei cadaveri, pulirele camere di sperimentazione ed assicurarsi che il carceriere – un mezzo-ogre dall’aspetto particolarmente repellente – si occupasse in maniera adeguata dei prigionieri.

Alla fine rimase un’unica faccenda da eseguire. La pulizia del laboratorio.

Pulizia che venne eseguita verso il calar del sole dagli stremati derro che, con sommo fastidio di Vreeg, lavoravano molto più lentamente di prima.

“Avanti, bastardi! Più veloci!” li incitò mentre i derro cercavano di trasportare vari oggetti da un lato all’altro del laboratorio.

Uno dei derro si fermò a prendere fiato. “Ma Vreeg…”

“E’ signor Vreeg per te, fesso!” tuonò Vreeg interrompendolo in maniera brusca.

Il derro riprese a parlare con un tono sommesso “M-mi scusi, signor Vreeg, ma… ce-cerchi di capire, n-noi tutti abbiamo lavorato come muli e senza mai riposarci un’istante, quindi i-io stavo pensando…”

Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Vreeg gli si avvicinò e gli diede un manrovescio che lo mandò a terra.

“Ve lo dico una sola volta!Voi non dovete pensare. Dovete ubbidire! Perché voi siete gli schiavi, le bestie che sgobbano e io invece, sono il solo ed unico…”

“Re degli imbecilli, nonché uno schifoso nullafacente mangiapane a tradimento?” Una voce dalla tonalità sottile, simile a quella di un usignolo ma al tempo stesso sibilante come un serpente, riecheggiò nella stanza. Al solo sentirla, Vreeg quella voce ebbe un sussulto, e lesto si voltò per vedere chi fosse…

 E si sentì il sangue gelarsi nelle vene.

Sulla soglia della porta semichiusa stava un uomo dall’aspetto orribile, pallido, il volto tappezzato di cicatrici, con i capelli neri unti e lunghi fino alle spalle e una corta ed ispida barbetta nera sul mento, che vestiva una tunica di colore bianco sbiadito nella parte superiore e nero nella parte inferiore. Sopra di essa, indossavauna spessa casacca di pelle dotata di dozzine di tasche piene di attrezzi chirurgici dall’aspetto letale.

Quell’uomo era il negromante Rolth Lamm, figlio del famigerato Gaedren Lamm.

Rolth cominciò ad avanzare verso Vreeg, guardandolo con una smorfia di disprezzo. Giunto solamente ad un passo di distanza da lui, lo fissò mentre il derro negromante si inchinava servilmente. “Vreeg, pezzo di beone, spiegami.” Disse Rolth con tono aspro.

“S-spi-spiegare? Spiegare co-co-cosa, signor… duca… conte… Lamm?” chiese Vreeg con tono sottomesso, cercando di fare il finto tonto.

“Lo sai bene cosa mi devi spiegare, cretino! I DERRO!!” rispose Rolth, indicando i derro li presenti

“I… I de-dede- derr… ahhh, si, giusto, i derro… ecco, vede, duca… conte… loro sono qui perché ecco, loro… ecco … Si loro… loro facevano…” Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase prima di beccarsi un ceffone in faccia.

 “ALLORA NON LO NEGHI NEANCHE, GRAN FIGLIO DI UNA CAGNA, EH!?!?” tuonò Lamm per poi calmarsi di colpo e proseguire. “Non neghi di aver usato i derro per fare il lavoro che ti avevo assegnato, eh?”

Vreeg si genuflesse e si prostrò al punto da sbattere la fronte per terra. “Sì… sì, lo confesso, o magnifico, io… io… perdonatemi, chiedo perdono, duca-conte!”

Rolth lo guardò divertito. “Hmph… e sia, ti perdono.” Affermò, poi si girò verso i quattro derro. “Voi quattro, via! Lasciateci! Tornate nella vostra grotta, ma fatelo passandolo per la biblioteca, perché per l’altra porta non si può. E lesti, se non volete che io vi usi per creare un golem di carne con i vostri cadaveri.”

I derro furono più che lieti di obbedire, lasciando Rolth e Vreeg da soli e decisi a godersi finalmente un po’ di riposo.

Appena anche l’ultimo derro se ne fu andato dal laboratorio, Rolth ritornò a rivolgere il suo sguardo maligno verso il genuflesso Vreeg. “Può bastare, mio caro apprendista. Ora però alzati, che già così mi dai ribrezzo.”

Il derro si alzò di scatto, riprendendo ad adulare il suo superiore. “Ah… io… io vi s-so-sono grato, duca… conte… io v-vi prometto eterna fed…”

Rolth gli fece segno di fermarsi, poi estrasse da una delle tasche della sua casacca uno strano pugnale dalla lama a forma di chiave e ci giocherellò per qualche secondo, restando in silenzio e girovagando per la stanza. “Sai… io dovrei, per ciò che hai fatto, torturarti tramite l’esposizione ad alcune malattie che posseggo, ma fortunatamente per te, oggi ciò non accadrà, poiché sono di buon umore. E lo sai perché?” continuò Rolth con fare sibillino.

“No, n-non saprei, duca… conte…” rispose Vreeg con tono goffo.

“Semplice, mio inaffidabile apprendista.” Continuò l’uomo dal volto sfigurato. “Perché oggi il sottoscritto è stato contattato da un’organizzazione che ha richiesto i miei servigi, data la mia esperienza nel campo delle malattie.”

Fece una breve pausa, continuando a camminare per la stanza e a guardare il suo pugnale dalla lama strana, poi riprese. “Sicuramente ti starai chiedendo che c’entra tutto questo con te, beh, è semplice…  Io mi dovrò assentare per due settimane a partire da domani.”

Vreeg si stava già rallegrando della notizia… ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Rolth lo fissò gelido. “No, bello mio, non gioire! Poiché io non ho alcuna intenzione di lasciarti da solo… soprattutto dopo che tu mi hai dato prova della tua pigrizia.” affermò. Ripose nella tasca della casacca il coltello dalla lama strana e continuò con tono falsamente allegro. “Ed ecco perché ho deciso di prendere provvedimenti, chiedendo aiuto ad un mio carissimo amico che, in cambio del mio aiuto per una faccenda, risiederà qui, aiutandomi sia con la sorveglianza del posto, sia con la tua, di sorveglianza.”

Fece una pausa e si avvicinò alla porta principale. “Ora, prima di fartelo conoscere, voglio che tu sappia che lui farà le mie veci in questo periodo. Inoltre tu, durante la sua permanenza, dovrai trattarlo allo stesso modo in cui tratti me e dovrai eseguire ogni suo ordine come se provenisse dal sottoscritto, guai se scopro che non lo hai trattato bene, o peggio gli hai disobbedito… sono stato chiaro?”

Vreeg fece per obiettare, ma Rolth fermò il suo balbettio. “Sono stato abbastanza chiaro, eh, BESTIA?”

Allorché il derro rassegnato rispose. “S-sì, onnipotente…”

“Bene. Allora te lo presento.” disse Rolth con tono allegro, e con uno scatto del suo polso aprì la porta, permettendo così l’ingresso di un figuro che entro rapidamente nella stanza…

 

oooooooooo

 

Cittadella Volshyenek, circa una settimana dopo l’incursione nel quartier generale di Devargo Barvasi.

L’acuto suono di lame che si scontravano riecheggiava nella sala, mentre Krea e Rilo cercavano come potevano di farsi strada nella difesa del loro insegnante. Vencarlo Orisini, da parte sua, non sembrava quasi per niente affaticato, e trattava quel piccolo incontro di allenamento come se fosse stato un gioco divertente. In una stanza particolarmente ampia e spaziosa, che era stata adibita agli addestramenti, i due fratelli Varisiani erano impegnati nelle loro quotidiane lezioni di scherma, che da una settimana stavano ricevendo dal famoso maestro di spada.

“Niente male, ragazzi miei. Davvero niente male!” esclamò con tono gioviale, senza alcuna ombra di sarcasmo. “Ma fate un po’ troppi movimenti inutili, e finite per scoprirvi troppo e sprecare energie. La tecnica c’è, quello che vi manca è il controllo.”

Krea si passò la mano libera sulla fronte per tergersi il sudore e alzò lo stocco con la destra. “Siamo sicuri, maestro? Vediamo se riesce a controllare questo!” affermò con decisione. Con uno scatto, la giovane Varisiana ridusse la distanza tra sé e Vencarlo, ed eseguì una spettacolare finta che poi trasformò in un fendente, ma l’abile duellante si difese efficacemente e deviò la spada di Krea con una spettacolare parata. Rilo decise di sfruttare quel momento per tentare un affondo, ma Vencarlo si mosse più velocemente del previsto. Si staccò da Krea, che rimase ad incespicare, e parò il fendente del ragazzino… poi, senza perdere i suoi modi affabili, sferrò a sua volta un fendente che fece saltare lo stocco dalle mani di Rilo. Il giovanissimo stregone guardò sbalordito la sua arma che eseguiva un volteggio in aria e atterrava con un tintinnio acuto… e il risultato finale dello scontro di allenamento, ancora una volta, fu che i fratelli Aldinn erano stati battuti, anche se Vencarlo aveva dovuto prestare più attenzione, questa volta.

“Cavolo… e io che speravo di andare a segno…”mormorò Rilo, un po’ deluso.

Vencarlo sorrise gioviale e recuperò lo stocco di Rilo, per poi passarlo di nuovo al giovane stregone. “Non te la prendere, ragazzo mio. Sei in gamba, sai? Siete già migliorati un bel po’ da quando avete iniziato. Credo che abbiate talento come spadaccini.” Affermò. “Beh, credo che per oggi possa bastare. State facendo dei passi in avanti davvero notevoli. Se continuate così, penso proprio che tra non molto sarete degli avversari di tutto rispetto anche per il sottoscritto.”

Krea ridacchiò brevemente e ripose il suo stocco nel fodero. “Grazie per la fiducia, maestro. Anche se non sono sicura di essere davvero così brava…” rispose con modestia. “Comunque… la ringrazio per queste lezioni che ci sta dando. Per me e mio fratello è un vero onore… e speriamo di non esserle stati d’impiccio”

“Figuriamoci, ragazzi. Sono contento che abbiate deciso di affidarvi a me come vostro insegnante. Mi ha fatto capire… che ho ancora qualcosa da dire, sia come insegnante che come duellante!” affermò. “Ad ogni modo, avete fatto già dei notevoli progressi. Mi raccomando, continuate ad allenarvi.”

“Lo faremo.” Rispose Rilo, mentre a sua volta rinfoderava la spada con un lieve suono metallico. “Grazie ancora per le sue lezioni.”

Vencarlo sorrise e alzò le spalle. “Di niente, ragazzi, figuratevi. E quando vedete Cressida, fatele i miei saluti.” Rispose. “A questo proposito, come stanno andando le cose? So che le vostre… trattative con Devargo Barvasi hanno preso una piega inaspettata.”

Rilo si grattò una guancia imbarazzato. In effetti, subito dopo quella nottata in cui lui e Fedra si erano intrufolati nella Coda dell’Anguilla per liberare Majenko, erano successe molte cose che non erano previste. Molti dei fuorilegge che usavano quel molo malfamato come nascondiglio avevano cominciato a credere che Devargo non avesse più il polso e la spietatezza necessari a tenere sotto controllo i suoi associati, e ben presto erano scoppiati disordini e ribellioni. Solo tre giorni prima, la guardia cittadina si era trovatadi fronte ad un ettercap sbucato fuori apparentemente dal nulla che era arrivato dal distretto dell’Antica Korvosa e aveva aggredito alcuni abitanti della città. Per fortuna, l’intervento dei soldati di Korvosa era stato provvidenziale, e l’ettercap (che Fedra e Rilo avevano riconosciuto ben presto come Battidenti) era stato abbattuto prima che potesse diventare un pericolo.

In tutto questo, una cosa era ben chiara: Devargo aveva perso la faccia e la sua autorità, e tutto era iniziato quando Fedra lo aveva battuto in quella sfida. Non che la cosa dispiacesse troppo ai fratelli Aldinn. Per quanto li riguardava, c’era un boss malavitoso in meno per le strade di Korvosa, e senza la sua mano ferma, le bande dell’Antica Korvosa non sarebbero più state tanto pericolose.

“Non era esattamente nostra intenzione…” affermò Rilo. “Tutto quello che io e Fedra volevamo fare era liberare una creatura che era tenuta prigioniera ingiustamente. Comunque, alla fine è andato tutto bene, giusto?”

“Su questo non ci sono dubbi. Tuttavia… diciamo che forse sarebbe stato il caso di pianificare meglio la vostra incursione.” Rispose Vencarlo. “Ricordatevi che le azioni hanno conseguenze, e che data la vostra posizione, potrebbero riguardare non soltanto voi, ma anche molte persone che non c’entrano nulla. Detto questo, avete fatto un buon lavoro. Cercate solo di ricordare dove avete fatto degli errori, in modo da non ripeterli la prossima volta.”

“Certamente, maestro. Lo faremo.” Rispose Rilo. Lui e Krea chinarono la testa quasi all’unisono, e Vencarlo sorrise soddisfatto e ripose la spada.

“Molto bene. Avete fatto un buon lavoro anche con i vostri addestramenti.” Continuò l’uomo, per poi tirare fuori dalla sua bisaccia un paio di fogli sui quali erano scritti due brevi elenchi in bella grafia. “Ho compilato un programma di allenamento per voi. Mi raccomando, ragazzi, seguitelo con costanza. E vedrete che i risultati arriveranno.”

“Grazie mille, messer Orisini.” Rispose Krea mentre riceveva il foglio dalle mani del suo insegnante. Iniziò a leggerlo con attenzione, ma non riuscì ad andare avanti più di tanto prima che qualcuno bussasse alla porta della stanza, attirando l’attenzione dei tre.

“Avanti.” Disse Vencarlo. La porta si aprì con un lieve scatto, e da essa entrò l’ormai familiare figura di Verik Vancaskerkin, che alzò una mano in segno di saluto.

“Ah! Salve, Verik!” lo salutò la giovane Varisiana. “Capiti proprio al momento giusto. Io e mio fratello abbiamo appena concluso la nostra lezione. Dimmi, c’è qualche novità?”

Verik disse di sì con la testa. “Buongiorno, giovani Aldinn. In effetti sì, ero venuto proprio per recapitare un messaggio importante.” Affermò l’ex-sergente della guardia cittadina. “La comandante Kroft ha un compito… piuttosto delicato da assegnarci, e avrebbe bisogno di parlare a tutti noi nel suo ufficio, quanto prima possibile.”

“Ah, un altro incarico.” Disse Rilo, sentendosi allo stesso tempo contento per la nuova missione e nervoso per il timore di fare qualche errore. Ricacciò indietro i suoi ripensamenti, e annuì con decisione. “E… voi sapete già, per caso, di cosa si tratterà, signor Vencaskerkin?”

Verik alzò le spalle. “No, so soltanto che siamo stati convocati nel suo ufficio, quanto prima possibile.” Rispose. “Anche io ed Orik faremo parte della squadra. Quindi vi volevo avvisare di prepararvi e raggiungere il resto del gruppo.”

“Ricevuto.” Rispose prontamente Krea. “Saremo dalla comandante Kroft quanto prima.”

 

oooooooooo

 

“Bentornato, padron Rilo! Majenko atteso con pazienza!” esclamò la vocetta acuta del draco domestico che il ragazzino Varisiano aveva salvato. Con un vivace frullo d’ali, Majenko volò incontro a Rilo, che lo accolse tra le braccia come se fosse stato un cagnolino affettuoso.

“Hahahaa! Anch’io sono contento di vederti, Majenko! Ma per favore, non chiamarmi padrone. Non ti ho liberato da Devargo solo perché tu diventassi il mio schiavo.” Rispose prontamente il giovane stregone. Al suo fianco, Runyar fece una risata a denti stretti, un po’ invidiando il rapporto di amicizia e complicità che già si era instaurato tra il draco e il giovane stregone.

Krea controllò che il suo equipaggiamento fosse al suo posto e diede un’occhiata al resto del suo gruppo. Sembravano tutti pronti e decisi a dare del loro meglio per portare a termine il compito che la comandante Kroft aveva per loro, e mentre aspettavano, ognuno stava passando iltempo a modo suo. Fedra restava in silenzio, la schiena appoggiata al muro e gli occhi chiusi, come se fosse in meditazione, mentre Kostur stava leggendo un libro dall’aspetto ingiallito e un po’ consunto. Orik stava controllando le sue armi, in particolare una che sembrava essere un nuovo acquisto: un arco dall’aspetto un po’ grezzo ma solido. Il minore dei fratelli Vancaskerkin, da parte sua, stava guardando con un po’ di ansia un foglio di pergamena che teneva con sé, come se vi fosse scritto qualcosa che lo preoccupava… ma prima che qualcuno potesse chiedergli quale fosse il problema, Verik sospirò e arrotolò il foglio, per poi infilarlo nella bisaccia.

E’ fin troppo tempo che non sento più notizie di Meliya… spero che stia bene.” Pensò tra sé. “Non appena avrò un po’ di tempo, dovrò cercare di capire cosa le sia successo e scoprire dove si trovi…

Finalmente, la porta d’ingresso dell’ufficio di Cressida Kroft si aprì, e la comandante della guardia cittadina accolse il gruppo con un cenno amichevole e li invitò ad entrare. Uno alla volta, con calma e in ordine, i ragazzi fecero il loro ingresso nell’ufficio impeccabilmente ordinato e si schierarono come tanti soldatini davanti alla scrivania, in attesa di istruzioni.

“Vi ringrazio per essere arrivati con cortese celerità.” Esordì Cressida con un sorriso un po’ stanco. “Sfortunatamente, il tempo a nostra disposizione non è molto, quindi cercherò di venire al dunque il prima possibile… anche se la questione mi ha lasciato alquanto perplessa.”

Krea corrugò la fronte con espressione interrogativa. Cominciava già ad avere il presentimento che non si sarebbe trattato di qualcosa di semplice.

“Per prima cosa, volevo informarvi che, dopo l’infiltrazione degli agenti Rilo e Fedra nella Coda dell’Anguilla, Devargo Barvasi è caduto in disgrazia.” Esordì Cressida. “Lo smacco che ha subito ha gravemente minato la sua autorità. Molti dei suoi sottoposti sono passati ad altre bande o si sono messi in proprio, e l’ettercap che deteneva illegalmente gli si è ribellato ed è fuggito nelle strade di Korvosa, dove ha aggredito alcuni cittadini. Per fortuna, non è riuscito a fare vittime prima che la guardia cittadina di Korvosa lo isolasse e lo abbattesse.”

“E in tutto questo, se mi è concesso chiedere… dove è finito Barvasi?” chiese Runyar.

“Stiamo ancora conducendo delle indagini.” Fu la pronta risposta di Cressida. “Barvasi ha fatto perdere le proprie tracce due giorni fa, ma sicuramente adesso non ha più le risorse di cui disponeva fino a poco fa. Si può dire che grazie a voi, Devargo abbia concluso la sua carriera criminale. Per questo motivo… ho pensato che fosse giusto riconoscere i vostri meriti. Da questo momento in poi, siete riconosciuti come una divisione ufficiale specializzata della Guardia Cittadina di Korvosa… e ho pensato che sarebbe stato appropriato un nome come… la Compagnia del Draco. Che ne dite? Lo trovate azzeccato?”

Con un sorriso arguto, Cressida guardò verso Majenko, che ora era appollaiato sulla spalla di Rilo e teneva le ali fieramente spiegate. Il ragazzino Varisiano fece una breve risata imbarazzata, ma si sentì onorato del fatto che il maresciallo Kroft riconoscesse così prontamente i loro meriti.

“Ah! Adesso Majenko da nome a gruppo!” esclamò soddisfatto il draghetto, strappando un sorriso anche alla ligia comandante.

“Ora, passando ad argomenti più seri…” continuò Cressida assumendo un’espressione sospettosa. “Il motivo principale per cui vi ho convocati qui è che Sua Maestà Ileosa ha deciso di fare una mossa… che senza ombra di dubbio provocherà non poco clamore qui a Korvosa. E’ stata rivelata l’identità dell’assassina di Sua Maestà Eodred II.”

“Che cosa?” esclamò Verik con evidente stupore, che sostituì in una frazione di secondo il sospetto che nutriva verso la sovrana di Korvosa. “L’assassina di… Sua Maestà Re Eodred?”

“Ma… mi scusi, comandante Kroft.” Krea, sbalordita e confusa, alzò una mano per chiedere la parola, e quando Cressida le fece cenno di andare avanti, la magus si schiarì la voce e proseguì. “Voglio dire… non si era detto che Sua Maestà Eodred II era morto in seguito ad una malattia misteriosa?”

“Per l’appunto, signorina Aldinn. Io resto molto scettica a riguardo, e ritengo che sotto ci sia qualcosa di poco chiaro.” Rispose la comandante. “Certe voci dicono che la malattia del re sia stata provocata da qualcuno che gli ha somministrato qualcosa di strano. Un preparato alchemico, una pozione particolare che lo ha fatto ammalare... adesso non è chiaro di cosa si tratti. Detto questo, il problema, e il fatto sospetto, è il rivelare l’identità di questa presunta assassina proprio adesso. Sua Maestà Ileosa avrebbe potuto far arrestare questa persona senza tante cerimonie. Il modo in cui è stato rivelato il suo nome all'intera Korvosa... mi fa quasi pensare che voglia che torni l'anarchia. Certamente, tra le folle inferocite e i Cavalieri Infernali che pattugliano le strade, la povera ragazza non ha nessuna possibilità di avere un giusto processo. E anche se fosse stata lei ad uccidere Sua Maestà Eodred II - e non lo credo - la giustizia sommaria non è il modo giusto di procedere. Penso che voi mi abbiate capito, no? Esatto, voglio che voi la troviate e la portiate da me,cosi che io possa interrogarla, magari con la magia in modo da sapere la verità. E se lei risulterà innocente allora è evidente che c’è stato un errore o peggio… che qualcosa non torna."

“Certamente. Faremo in modo che l’accusata giunga qui viva e in buona salute.” Rispose Kostur con un cenno della testa. “A questo proposito, potremmo sapere il suo nome?”

Cressida prese fiato, come se dare quella risposta la mettesse a disagio. “Beh… si tratta di una giovane artista a cui era stato commissionato un ritratto di Sua Maestà Eodred II, che è stato completato appena due settimane prima della sua morte. Il gran ciambellano si era procurato i servigi di questa ragazza, sperando che le sue visite regolari potessero migliorare la salute e l’umore di Sua Maestà, ma come avete potuto vedere… purtroppo così non è stato. Comunque, se vi serve il nome di questa artista… si chiama Trinia Sabor.”

L’espressione calma e controllata di Kostur si sgretolò all’istante quando il mezzorco investigatore riconobbe quel nome. Trinia Sabor… ma certo! La donna che lui aveva amato… e della quale da troppo tempo non sapeva più nulla, da quel giorno in cui erano volate parole di troppo… E adesso, lei si ripresentava così nella sua vita? Certo che il destino sapeva essere davvero ironico, certe volte.

Pur non sapendo cosa stesse pensando il mezzorco, il resto del gruppo comprese subito che c’era qualcosa che lo turbava… e anche Cressida fece una pausa e sospirò, dando il tempo a Kostur di spiegarsi se avesse voluto. “Kostur?” chiese Krea sorpresa. “C’è… qualcosa che non va? All’improvviso sei sbiancato in volto!”

“Ecco…” mormorò imbarazzato il mezzorco, guardandosi sorpreso a destra e a sinistra, e incrociando le espressioni sbalordite e curiose del resto del gruppo. Messo di fronte al fatto che non avrebbe potuto sperare di sfuggire alle loro domande, Kostur si massaggiò la fronte con una mano, poi decise di non esitare più e raccontare tutto ciò che riguardava lui e Trinia…

“Trinia… io e lei siamo stati amanti, fino a pochi mesi fa.” Rispose il mezzorco con evidente disagio. Molti dei presenti sgranarono gli occhi per la sorpresa, non aspettandosi una simile rivelazione. “Non vi annoierò con i dettagli. Vi basti sapere che ci siamo conosciuti poco prima che io entrassi a far parte della guardia cittadina. Siamo diventati presto amici, e… beh, a forza di frequentarci e passare tempo assieme, siamo passati dall’amicizia a qualcosa di più. Avevamo in mente di sposarci e cominciare a vivere assieme… ma le cose non sono andate esattamente come avremmo voluto.”

“Wow! Questo è colpo di scena…” commentò il piccolo Majenko.

Kostur cercava di essere evasivo sull’argomento, ma Krea comprese subito che parlare di questo argomento risvegliava un dispiacere mai del tutto sopito…

Da parte sua, Cressida annuì con espressione comprensiva. “Avevo previsto che saresti rimasto scioccato al sentire il nome della signorina Sabor, investigatore Kyle, perchè so che tu e la signorina Sabor eravate fidanzati. Motivo per cui ho pensato che fosse meglio esonerarti da questo caso ed affidarti un caso diplomatico che coinvolge il clan Shoanti dello Skoan-Quah, anche conosciuto come il Clan dei Teschi. Di recente, le tensioni con la minoranza Shoanti della nostra città sono giunte ad un picco che raramente ho visto prima.”

Kostur alzò una mano per chiedere la parola. “A dire la verità, comandante Kroft… desidererei partecipare comunque a questa operazione.” Rispose, e la comandante si voltò verso di lui con interesse, facendogli cenno di andare avanti. “Io… so dove possiamo trovare Trinia… voglio dire, la signorina Sabor. Era lì che avremmo voluto trasferirci una volta sposati… e so anche come raggiungere il luogo senza farci individuare.”

“Ne siete sicuro, investigatore Kyle?” chiese Cressida, non senza preoccupazione. Quando il mezzorco annuì nuovamente, la comandante della guardia cittadina annuì lentamente e decise di affidarsi alla sua esperienza. Dopotutto, era lui il membro più esperto del gruppo, e sicuramente quello che meglio di tutti sapeva muoversi nelle labirintiche vie di Korvosa. Vedendo che Kostur era deciso ad andare fino in fondo, Cressida pensò che a quel punto fosse giusto acconsentire. “E va bene, mi affido al vostro giudizio. La signorina Sabor abita nel quartiere conosciuto come l’Erpete o le Tegole, al 42 di Moon Street, Midland. Investigatore Kyle… le auguro buona fortuna. E spero che la signorina Sabor sia disposta ad ascoltarvi.”

“La ringrazio, comandante Kroft. Lo spero anch’io.” Rispose Kostur con un sospiro, e permettendosi un piccolo sorriso speranzoso. A prescindere da quello che poteva esserci stato tra lui e Trinia, in quel momento l’unica cosa che gli premeva era fare sì che lei fosse al sicuro.

Orik sospirò e si sfregò la fronte, ammettendo tra sé di provare un po’ di invidia per il mezzorco. Se non altro, anche se non era durato, l’impressione era che il rapporto tra lui e quella Trinia Sabor fosse stato sano ed equilibrato. Certo, ben lontano da quella sua tresca con quella tiefling, quella che aveva dato inizio agli eventi che lo avevano costretto a fuggire da Riddleport…

“Va bene. Ci metteremo subito a fare i preparativi, e poi ci dirigeremo al 42 di Moon Street.” Affermò Krea con un cenno della testa, senza nascondere la sua preoccupazione per quello che aveva sentito. “Faremo in modo di portare qui la signorina Sabor… prima che quei maledetti Cavalieri Infernali la trovino.”

“Se dovessimo imbatterci in loro… ammetto che non mi dispiacerebbe dargli una lezione.” Confessò Fedra, accarezzando l’elsa della sua daga.

Rilo sospirò e mise una mano su quella di Fedra, che ebbe un piccolo sussulto al contatto. “Aspetta, non essere precipitosa… non credo che quelli di Cittadella Vraid la prenderebbero bene se attaccassimo alcuni dei loro uomini.” Affermò. “Ad ogni modo, non è certo detto che li incontreremo. Concentriamoci sulla nostra missione. E… Majenko, credo che avremo bisogno anche del tuo aiuto.”

“Certamente!” esclamò il piccolo drago con voce acuta. “Contate pure su Majenko, amici! Io pronto a tutto!”

Runyar annuì con decisione. Era una missione che si preannunciava più complessa di quanto non sembrasse all’inizio…

 

oooooooooo

 

Distretto dell’Erpete – anche conosciuto come le Tegole.

Trinia Sabor sospirò stancamente mentre si sedeva sul suo letto, tenendosi la testa con una mano, e si toglieva le scarpe con due rapidi movimenti delle gambe. Tutto quello che era accaduto in quegli ultimi giorni era stato così sconvolgente che la povera ragazza ancora non se ne raccapezzava. Chi avrebbe potuto immaginare che, dopo l’apparente colpo di fortuna che aveva avuto, tutto sarebbe precipitato in quel modo, e si sarebbe trovata con mezza Korvosa che le stava dando la caccia?

Con un brivido di terrore, Trinia scosse la testa e si distese a pancia in su sul suo letto, un giaciglio mal tenuto addossato al muro di quella modesta casetta - un monolocale che combinava una camera da letto, una cucina e lo studio di un pittore, lasciando poco spazio per il resto. Una pila di formaggio e pane era rimasta sul bancone accanto a diverse borracce piene, mentre il cavalletto nell'angolo opposto ospitava un dipinto ancora incompleto di un imp e un draco domestico in lotta in cima al campanile di una chiesa. Un'unica finestra si affacciava sui tetti intricati della città, appena sopra il letto.

Se solo non fosse stata così affrettata nello spendere la considerevole somma che aveva ricevuto per quel ritratto di re Eodred, ora forse avrebbe avuto migliori possibilità di fuggire da quella città che ormai era diventata una prigione… la giovane pittrice scosse la testa, rimproverandosi per la sua scarsa oculatezza, ma si disse che era inutile rammaricarsene, ora che erano giunti a quel punto, e la cosa migliore da fare era restare nascosta il più possibile, in attesa che le acque si calmassero un po’. Prima o poi, ci sarebbe stata l’occasione di fuggire da Korvosa… ma fino a quel momento, l’unica possibilità di sopravvivere era nascondersi ed evitare a tutti i costi le folle inferocite, i soldati della regina e i Cavalieri Infernali che pattugliavano le strade.

Esattamente come avrebbe fatto, non ne era sicura… ma al momento, l’importante era prendere quella risoluzione. I dettagli…erano roba per dopo.

Trinia perse la cognizione del tempo mentre restava distesa sul suo letto, restando in silenzio come se avesse paura di farsi sentire da qualche pattuglia che passava per la strada. La giovane pittrice sentiva che stava per addormentarsi, quando un suono appena percettibile proveniente dall’esterno attirò la sua attenzione. Temendo che si trattasse di qualcuno venuto a catturarla, la giovane donna si alzò di scatto e infilò una mano sotto il materasso logoro, tirandone fuori un pugnale finemente forgiato, con una lama fatta di un metallo leggero e splendente simile ad argento. Tenendo la lama in mano ma ben nascosta, Trinia si avvicinò di un passo alla porta e si fermò di colpo quando sentì qualcuno bussare lentamente alla porta.

“Trinia?” chiese una voce femminile, appartenente ad una donna matura. La giovane donna riconobbe subito la voce della sua vicina di casa, ma ancora non se la sentiva di abbassare la guardia, e restò in silenzio. Con una taglia di duecento corone di platino sulla testa, non ci si poteva fidare di nessuno.

“Trinia, ragazza mia, sono io. Ci sei?” chiese la voce della donna dietro la porta. “Ascoltami… abbiamo sentito quello che è successo… e non abbiamo creduto neanche per un istante a quelle accuse. Sappiamo che tu non faresti mai una cosa così terribile.”

La giovane artista rimase ancora in silenzio, ma ebbe la sensazione, dal tono delle parole, che almeno quelle fossero sincere. Trinia sospirò e si concesse un sorriso malinconico, poi diede un’occhiata al pugnale in mithril che teneva in una mano. Un sentimento di nostalgia la colse, ripensando a quando aveva ricevuto quell’arma di foggia eccezionale. Certo, valeva sicuramente un bel po’ di vele d’oro… ma per il valore sentimentale che aveva, per Trinia era insostituibile. Un ricordo dell’uomo a cui aveva donato il suo cuore, quando era ancora una ragazzina ingenua, un ricordo legato ad una scelta fatta, sempre per amore di quell’uomo … ed una frase, frase da lei detta che ancora ora le risuonava in testa …

“Vattene o finisce male…”

oooooooooo

 

CONTINUA…

 

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Capitolo 14
*** Inseguimento nell'Erpete ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 13 – Inseguimento nell'Erpete

 

 Nota dell’autore: Ringrazio sentitamente il mio amico thunderfrank94 per l’aiuto che mi ha dato nella stesura di questo capitolo e per le sue idee! Spero che leggere questo capitolo vi piacerà come è piaciuto a noi scriverlo!

 

"Questo è... davvero un posto fatiscente. E' la prima volta che vengo qui... e devo dire che mi fa un certo effetto sapere che esiste un quartiere come l'Erpete così vicino all'Acadamae e ai quartieri alti." commentò Rilo a bassa voce, mentre il gruppo seguiva un Kostur particolarmente serio e silenzioso attraverso le stradine dell'Erpete, tra pozzanghere di acqua stagnante, rifiuti e corpi di ratti ed uccelli che si giacevano qua e là addossati ai muri e agli angoli. Il gruppo era entrato nel quartiere evitando le strade principali, per non correre il rischio di imbattersi in qualche folla senza controllo, o in qualche pattuglia dei Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid.

La struttura dell'Erpete aveva qualcosa di miserabile ed oppressivo - il quartiere si sviluppava verso l'alto,  con abitazioni le cui fondamenta poggiavano sui tetti di altri edifici. La maggior parte delle case dell'Erpete erano baracche e creavano un terzo piano improvvisato su molti degli edifici del distretto, arrivando fino a cinque piani. Alcuni dei cittadini più poveri e disperati di Korvosa risiedevano nelle baracche sopra le strade della città.

Con un sospiro, Kostur guardò verso le abitazioni sopraelevate, chiedendosi come avesse fatto Trinia a ridursi a vivere in quel luogo. Da quando si erano lasciati - forse il più grande rimpianto della sua vita - lui e Trinia si erano del tutto persi di vista, il che non lo stupiva, date le circostanze tempestose in cui era avvenuto il fattaccio...

"State attenti. Ci sono un bel po' di bestiacce da queste parti." li avvertì Orik quando qualcosa di piccolo, alato e rigonfio svolazzò rumorosamente sopra di loro, emettendo uno squittio acuto. Krea si sentì rivoltare lo stomaco quando vide una disgustosa bestia lunga non più di una trentina di centimetri, con ali da pipistrello e un ventre rigonfio, che si gettava rapidamente in picchiata ma poi, temendo la loro reazione, si affrettava a tornare su. Un uccello stigeo, si rese conto. Un parassita alato che si nutriva esclusivamente del sangue che succhiava alle sue vittime.

"L'Erpete è un luogo malsano..." disse Verik in un sussurro, evitando per poco il corpo di un cane randagio ricoperto di ferite circolari. Gli uccelli stigei lo avevano prosciugato di sangue fino all'ultima goccia.  "Questi dannati uccelli stigei vanno in continuazione su e giù per i tetti a cercare prede... e come se non bastasse ci sono anche ragni giganti e strangolatori."

"E non solo. So che alcuni degli imp evocati all'Acadamae hanno trovato rifugio da queste parti." commentò Runyar. "Restiamo assieme, e stiamo attenti a non offrire loro un bersaglio."

"Merda... gli strangolatori..." sussurrò Fedra massaggiandosi il collo. "E io che speravo di non dovermi guardare le spalle almeno da quelle bestiacce..."

Rilo e Majenko si voltarono incuriositi verso la giovane caligni. "Hm? Come dici, Fedra? Gli strangolatori?" chiese il ragazzino Varisiano a bassa voce. "Hai già avuto a che fare con quei mostri? Che cosa sarebbero, poi?"

"Sì, quando io e mia sorella vivevamo ancora nelle Lande Tenebrose, quei dannati strangolatori erano un pericolo costante. Kendra e io ne abbiamo anche fatti fuori alcuni..." rispose Fedra, anche lei abbassando la voce. "Gli strangolatori sono mostriciattoli che vivono nell'oscurità. Hanno braccia e gambe come tentacoli, e li usano per prendere la gente per il collo e cercare di strozzarli. Sono terribilmente furtivi, e spesso i compagni delle loro vittime non si accorgono neanche che queste sono scomparse."

"Ragione in più per stare attenti..." rispose Majenko. Il draghetto si era messo a svolazzare attorno al suo nuovo compagno, e proprio in quel momento, un uccello stigeo scese giù nel tentativo di trafiggerlo con il suo pungiglione. Ma Majenko si accorse in tempo del pericolo, grazie alla sua combinazione di udito fine ed olfatto acuto, e si voltò di scatto verso la repellente creaturina, che si fermò di colpo e riprese quota con un goffo frullo d'ali.

Ancora per un po', il gruppo seguì Kostur attraverso i vicoletti che lui conosceva. Una volta giunti in una piazzetta nascosta tra gli edifici malridotti, il mezzorco investigatore chiamò a sè i suoi compagni con un cenno silenzioso e cominciò a discutere con loro di cosa fare per raggiungere Trinia e cercare di convincerla a venire con loro.

"Molto bene, Kostur." sussurrò Krea, una volta che il gruppetto di agenti di Korvosa si fu assicurato che non ci fosse nessuno nei dintorni. "Sei tu a conoscere questi quartieri meglio di noi. Dicci pure... hai già un piano su come fare?"

Il mezzorco investigatore si sfregò il mento per un attimo, poi disse di sì con la testa. "Sì, ho già un'idea che potrebbe funzionare. Allora... visto che io conosco meglio il luogo, e Fedra è la più furtiva di noi, allora io e lei ci introdurremo in un vicolo che fa da scorciatoia per arrivare vicino all'abitazione di Trinia." propose. "Per quanto riguarda Krea, Rilo e Runyar... voi potete attirare l'attenzione dei vicini, in modo che io e Fedra avremo il tempo di arrivare da Trinia in tutta sicurezza. Signori Vancaskerkin... voi tenetevi pronti, avremo bisogno di voi nel caso si verificasse qualche imprevisto."

"Per me va bene." disse Krea dopo aver pensato un po' al piano e alle probabilità di riuscita. "Va bene. Ormai dovremmo essere vicini a Moon Street. Andiamo a dare un'occhiata."

"Majenko va a controllare. Gente non fare caso a Majenko." rispose il piccolo drago.

Rilo disse di sì con la testa. "Sì, credo che sia una buona idea. Vai pure, Majenko, ma stai attento a non correre troppi rischi." disse al suo amico draco. "Buona fortuna."

Il draghetto fece un occhiolino e si librò in volo con un frullo d'ali, per poi imboccare un'altra stradina e arrampicarsi su una grondaia. Dalla sua posizione di vantaggio, Majenko gettò un'occhiata alla strada principale. Lo sguardo del draco venne attirato subito da un gruppo di persone che stava facendo chiasso ad un lato della strada. Armati di bastoni, coltelli ed armi improvvisate, un gruppo di popolani del distretto delle Tegole stava andando di casa in casa, bussando senza alcun ritegno alle porte degli altri abitanti che non desideravano altro che essere lasciati in pace.

"Avanti! Aprite, maledizione!" esclamò uno di quei facinorosi, gente dei quartieri bassi vestita di abiti da lavoro che portava sul volto e sul corpo i segni di una vita difficile. "La ricercata è da queste parti, lo sappiamo!"

Dall'interno dell'abitazione si sentì una risposta indistinta, e l'uomo che aveva bussato si infuriò e cominciò a prendere a calci la porta. "L'assassina del re è lì, lo sappiamo! Non cercate di nasconderla! Noi vogliamo la taglia!" ringhiò quel losco individuo, mentre il resto del gruppo di facinorosi si sbracciava e gridava in preda alla rabbia.

Majenko aveva visto abbastanza. Non visto, il piccolo drago si staccò dalla tettoia e planò silenziosamente verso i suoi compagni che lo attendevano con pazienza. "In strada essere guai, amici!" affermò. "Gruppo di gente che cerca Trinia! Loro pericolosi!"

"Ne sei sicuro, Majenko?" chiese Rilo preoccupato, mentre Kostur emetteva un sospiro ansioso all'idea che la sua ex-fidanzata fosse nel mirino di un gruppo di gentaglia che voleva consegnarla alle autorità di Korvosa... e ad una sicura condanna a morte.

Il draco domestico annuì rapidamente. "Majenko sicuro! Loro chiesto di Trinia! Loro volere taglia che regina ha messo su lei!" rispose con voce acuta. "Noi bisogna fare qualcosa."

"Va... va bene... signori Vancaskerkin, potete distrarre quella gentaglia e fare in modo che si allontanino da qui?" chiese Kostur. "Cercate di tornare il prima possibile, okay?"

Orik e Verik non ebbero esitazioni. "Contate su di noi. Andiamo, fratellino." disse Orik, già pensando ad un sistema per attirare la folla lontano da Moon Street e dare al resto del gruppo il tempo di cercare Trinia. Krea fece un cenno di buona fortuna ai due fuggitivi di Riddleport, che raggiunsero rapidamente Moon Street e volsero la loro attenzione alla folla armata di attrezzi improvvisati che stava ancora importunando gli abitanti di quella casa. Il leader dei facinorosi tirò un paio di calci alla porta, cercando di sfondarla e ripetè il suo ordine.

"Allora, bastardi? Smettetela di nascondere quella puttanella!" ringhiò. "Altrimenti consegneremo anche voi!"

"Giusto!" ringhiò un altro individuo, armato di una roncola arrugginita. "State nascondendo una criminale! La regina farà tagliare la testa anche a voi!"

Orik e Verik non avevano l'udito fine di Majenko, e non furono in grado di sentire la voce che proveniva dall'interno dell'abitazione, ma era evidente che qualunque fosse la risposta, non era quello che la folla inferocita desiderava. Il leader riprese a prendere a calci la porta, mettendoci ancora più forza di prima, e per un attimo Verik temette che riuscisse a sfondarla e a fare irruzione nella casa.

I fratelli Vancaskerkin si scambiarono uno sguardo di intesa e avanzarono verso la marmaglia. Verik alzò una mano e la mossa in direzione del gruppo, in modo da attirare la loro attenzione. "Hey! Voialtri! Smettetela di perdere tempo lì!" esclamò l'ex-sergente della guardia di Korvosa. Quando alcuni di loro rivolsero a Verik un'espressione sorpresa e rabbiosa, i due Vancaskerkin si fermarono a distanza di cortesia. "La ricercata non è lì! L'abbiamo vista che si dirigeva da un'altra parte! Se continuate a bussare porta a porta, è ovvio che vi sfuggirà!"

"Cosa? E voi chi cazzo siete?" ringhiò uno dei facinorosi. "E dove sarebbe quella troietta?"

"Se ci seguite, noi sappiamo dov'è. Così dopo dividiamo il premio!" disse Orik, indicando un'altra laterale dal lato opposto di Moon Street. "Se restate qui a cercare a vuoto, nessuno si prenderà nulla. Allora, che ne dite?"

"Hey, un momento, bellimbusto!" esclamò il leader della marmaglia. "Non è che volete fregarci per intascare voi tutta la taglia? Chi ci dice che possiamo fidarci di voi?"

Verik sghignazzò, cercando di sostenere il più possibile la loro menzogna. "Beh, il semplice fatto che non riusciremo a prenderla senza di voi." rispose il mercenario senza tanti giri di parole. "Se vi interessa mettervi in tasca un bel po' di corone di platino, seguitemi e vi condurremo dalla nostra fuggiasca!"

Evidentemente, Verik era molto più persuasivo del fratello maggiore, dal momento che il gruppo di popolani si convinse a seguirli, pur mantenendo delle espressioni incerte. Non appena la folla bellicosa fu abbastanza lontana, il resto della Compagnia del Draco uscì dalla stradina, e Krea cominciò a dare le indicazioni al resto del gruppo.

"Va bene... Kostur, Fedra... voi fate la vostra parte. Io, mio fratello e mastro Runyar cerchiamo di tenere su di noi l'attenzione degli altri abitanti. Buona fortuna." disse la ragazzina Varisiana. Fedra disse di sì con la testa, e Kostur prese un bel respiro per cercare di tenersi concentrato, prima che entrambi loro si dirigessero verso il vicoletto che il mezzorco investigatore aveva trovato in precedenza. Krea fece cenno al resto della compagnia di seguirla, e bussò alla porta davanti alla quale era riunita la folla di sovversivi fino a pochi istanti prima. Rilo, Majenko e Runyar andarono a bussare ad altre porte, in modo da tenere distratte quante più persone possibile mentre Fedra e Kostur si avvicinavano.

"Hey? Dell'abitazione? Che sta succedendo qui?" esclamò la ragazzina facendo finta di non sapere. "Chi erano quei pendagli da forca che vi stavano importunando?"

"Ah... ehm... va tutto bene, ragazza!" rispose la voce roca di un uomo dall'interno della modesta abitazione. "Abbiamo solo avuto un diverbio... uno di quei balordi era andato a mettere il suo carro proprio davanti alla porta di casa mia... e poi si era messo in testa che io gli avessi rubato la moglie. Pensate un po' se mi prenderei mai una racchia come quella!"

"Va bene... ma chiedo scusa per il disturbo, avremmo bisogno di sapere qualcosa in più." rispose Krea. Pregò tra sè di essere abbastanza brava a mentire, e addusse una scusa che poteva essere plausibile. "La guardia cittadina ha istituito delle ronde anche nei quartieri bassi. Sua Maestà vorrebbe che tutti i distretti fossero sotto controllo... e se ci sono dei facinorosi come quelli di prima, è nostro dovere impedire loro di provocare ulteriore caos."

"Avremmo solo bisogno di farvi qualche domanda." continuò Runyar, mostrando il suo simbolo sacro, una grande chiave dorata, a coloro che si affacciavano sospettosi dalle finestre. "In nome di Abadar il Padre Facoltoso, che veglia sulla nostra civiltà e ci protegge dal caos, ho bisogno di chiedere a tutti voi un po' di collaborazione. Non vi porteremo via molto tempo, e non abbiamo intenzioni ostili nei vostri confronti."

 

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Mentre il resto del gruppo si occupava di tenere distratti gli altri abitanti del distretto, e i fratelli Vancaskerkin si adoperavano per distrarre il gruppetto di scalmanati che cercava Trinia, Kostur e Fedra avevano percorso il vicolo fino a trovarsi vicino all'abitazione della ex-fidanzata di Kostur. Con un cenno, il mezzorco diede un segnale a Fedra, che annuì e si spostò verso il fianco dell'edificio - una sorta di condominio a tre piani, non esattamente solido o ben tenuto. La caligni scomparve ben presto dietro l'angolo, e Kostur si schiarì la voce e si accinse a bussare alla porta... quando la voce di una donna di mezza età lo accolse, in maniera non propriamente gentile.

"Chi è là? Qualche altro cialtrone perditempo?" chiese la donna, una signora sui quarant'anni dai capelli castani spettinati, che portava già sul volto i segni di una vita faticosa. Quando si affacciò alla finestra al piano terra, la sua espressione si fece un po' meno aggressiva, accortasi del mezzorco che si trovava lì fuori. "Hm? E... potrei sapere che volete, signore?"

Kostur decise di essere quanto più diplomatico possibile. "Ecco... io avrei bisogno di incontrare una certa Trinia Sabor. So che abita qui, questo è il numero 42 di Moon Street, giusto?" chiese. La donna corrugò la fronte e guardò con circospezione il robusto individuo dalla pelle verde che si presentò con un cenno. "Il mio nome è Kostur Kyle. Io e Trinia... ci conosciamo già da un bel po' di tempo. Avrei bisogno urgente di parlare con lei."

"Kostur, eh?" chiese la donna, guardando con attenzione il mezzorco. Sembrava un tipo a posto, almeno a guardarlo così, ma la signora era fin troppo consapevole che in un luogo come Korvosa, con il clima di sospetto e paura che le ultime dichiarazioni della regina avevano scatenato, non era possibile fidarsi davvero di nessuno. "Sì... ho sentito parlare di te da Trinia. Aspetta un momento."

La donna chiuse la finestra e si diresse verso la porta di quella sorta di condominio, tenendosi sempre pronta ad agire e ad avvertire Trinia nel caso si fosse rivelato un inganno. Aprì la porta e restò ferma sulla soglia mentre Kostur faceva un inchino educato. "Chiedo scusa per l'incomodo. Trinia... è in pericolo, in questo momento. Dobbiamo cercare di portarla al sicuro."

La donna restò ferma sulla soglia e continuò a guardare con sospetto Kostur. "Certamente... immagino che prima di ogni altra cosa, lei sia in pericolo a causa di cialtroni come te..." pensò, ancora non fidandosi del mezzorco.

Fedra, da parte sua, era riuscita ad intrufolarsi furtivamente sul lato dell'edificio e stava cercando un punto dove arrampicarsi per raggiungere la finestra dell'appartamento di Trinia e cercare di impedirle di fuggire da lì. La caligni aveva quasi trovato il punto più adatto per arrampicarsi... quando un fruscio proveniente da quello che sembrava essere un ammasso di stracci posto ad un angolo dela strada attirò la sua attenzione, e il fagotto cominciò a muoversi con fare irritato. Con suo grande stupore, Fedra vide che in mezzo a tutti quegli stracci c'era una persona - un giovane di circa 25 anni ma dall'aspetto trasandato, lurido e puzzolente, con la barba incolta e i vestiti stracciati e sporchi di fango, sangue e altre cose a cui Fedra preferiva non pensare. La ragazzina provò un moto di disgusto e compassione al tempo stesso - quell'uomo doveva essere, senza dubbio, uno dei tanti derelitti che affollavano le strade dei quartieri bassi di Korvosa.

"Hmmm? E che cosha... che cosha abbiamo qui?" disse il vagabondo, la voce strascicata per i fumi dell'alcol. Allarmata, Fedra riportò la sua attenzione a quell'individuo e lo vide avanzare verso di lei, guardandola dall'alto in basso con espressione libidinosa, e fissandosi sul suo petto. "Aaaah... una bella figliola davvero... hic! Shei piattina ma mi piashi... vieni qui e fammi un po' di compagnia! Ti farò passshare dei momenti favoloshi!"

Fedra si ritirò subito, sentendo la puzza di liquore di pessima qualità che la colpiva come un pugno sul naso. "Ugh... no, grazie. In questo momento ho delle cose più importanti da fare." rispose. 

L'umore del vagabondo peggiorò di colpo, e avanzò verso Fedra con fare quasi minaccioso. "Hmm? Che cosha hai detto? Shei impertinente, lo sssshai... hic!" esclamò. "Mi shembra che tu... te la passshi bene, huh? E io... shono un misherabile... quelli come te... devono prendershi cura di noi... hic! Magari dandoshi qualche vela d'oro, vero?"

"Non se hai intenzione di buttarle via per ubriacarti ancora!" tagliò corto Fedra. "Ora, se hai intenzione di rigare dritto, ti posso aiutare dandoti un po' di soldi e aiutandoti a rimetterti in strada. Ma se hai solo intenzione di continuare a fare il cialtrone, allora non ti posso aiutare."

"Shenti, mosssshiosa... tu shei una donna... e anche molto carina... hic!" esclamò l'ubriacone, e allungò una mano per palpeggiare Fedra. La caligni, indignata, gli afferrò una mano e la allontanò da sè. "Hey! Io... shono un uomo... hic! Non ti permettere di... mettermi le mani... hic... addossho..." 

Fedra era giunta al limite della pazienza. Già non era il massimo come giornata, e dopo essere stata oggetto delle attenzioni sconce di quell'individuo, la giovanissima caligni aveva deciso che non si sarebbe più lasciata trattare come una bambolina. Con un rapido scatto, si voltò verso il vagabondo e lo inchiodò con uno sguardo assassino.

"Giuro davanti a Pharasma... che se non la pianti di allungare le mani su di me... FARO' IN MODO CHE TU NON POSSA PIU' AVERE FIGLI, MI SONO SPIEGATA, RAZZA DI PERVERTITO?" esclamò, senza pensare a tenere la voce bassa. Immediatamente, il resto del gruppo, Majenko compreso, sobbalzò per la sorpresa e il rammarico.

All'interno della sua modesta abitazione, Trinia riuscì a sentire l'esclamazione di Fedra. Con un sobbalzo, si svegliò e si guardò attorno, comprendendo subito da dove veniva la voce. Era quello che temeva...

I soldati della regina erano lì per lei, per condurla in carcere e da lì al patibolo.

Non c'era altra scelta. Doveva fuggire di lì, a qualsiasi costo!

Si guardò attorno e cerco di capire cosa prendere, ma in quel momento senti la voce della vicina urlare a squarciagola. “SCAPPA, RAGAZZINA… LA… NGH… GUARDIA… AGH… E' QUI… LEVATI, IDIOTA TRADITORE… SCAPPA, TRINIA!!”

Traditore? Che cosa voleva… NO! Non c’era tempo, doveva defilarsi!

Trinia raccattò giusto l'indispensabile e, senza nemmeno preoccuparsi di infilarsi le scarpe, uscì dall’unica finestra dell’abitazione per poi arrampicarsi agilmente sul tetto della sua abitazione, approfittando della rabbia e della distrazione della caligni. Poi balzò sul tetto più vicino e cominciò ad allontanarsi quanto più velocemente possibile, balzando da un cornicione all'altro!

Solo allora Kostur, che stava cercando di passare oltre la vicina di Trinia, vide la giovane barda uscire via a scapicollo e il suo cuore mancò di un battito quando riconobbe la sua vecchia fiamma. Capendo di non avere tempo, preso dalla rabbia e dalla frustrazione, diede una testata alla donna che lo stava trattenendo. La donna si accasciò a terra e rimase stordita, mentre Kostur si dirigeva verso la finestrella più vicina.

"E' lì, guardate!" esclamò il mezzorco investigatore con tono allarmato. "E' proprio lei! Trinia!"

 

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Poco lontano, i fratelli Vancaskerkin sentirono il caos che si stava scatenando, e capirono che i loro compagni erano incappati in qualche imprevisto. Si guardarono allarmati, ed Orik fece un cenno con la testa.

"Fratellino! Dobbiamo andare!" esclamò.

Verik annuì con decisione. "Lo vedo, Orik. Dobbiamo passare subito al piano B!" esclamò, un attimo prima che i due fratelli si affrettassero verso il luogo in cui avevano lasciato il resto della compagnia, lasciandosi dietro una folla di facinorosi confusa ed infuriata...

 

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All'esterno, la Compagnia del Draco si era rapidamente riunita, cercando di non perdere di vista Trinia, che stava saltando da un tetto all'altro con un'agilità quasi felina. Vedendo che cosa stava accadendo, Krea si mise una mano sulla fronte e strinse i denti frustrata. "Tch... complimenti, Fedra. Ottimo lavoro. Dico sul serio." borbottò, mentre la caligni abbassava la testa imbarazzata. "Brava a farci scoprire."

"Non restiamo qui a fare il gioco delle colpe, signorina." esclamò Runyar, mentre i fratelli Vancaskerkin si riunivano a loro. "Presto, qualcuno insegua quella ragazza!"

"Seguitemi, presto! Ho in mente un'idea!" esclamò Verik prima di gettarsi nel vicolo alla sua sinistra.

Orik seguì rapidamente il fratello minore. "Che cosa vorresti fare?" gli chiese.

"C'è una scorciatoia, la useremo per circondarla! Tuttavia dovremmo dividerci... Krea!" urlò Verik alla Aldinn maggiore. "Ascolta, tu verrai con me assieme a Rilo! Digli di chiedere a Majenko se può controllare i movimenti di Trinia!" 

"Sarà fatto!" Krea nella corsa si girò di scatto verso Rilo e urlò "RILO!"

"SI!" rispose rapidamente il fratello minore.

"Avverti mentalmente Majenko di sorvegliare Trinia, poi vieni con me e Verik!" rispose in tutta fretta la magus.

"Capito!" rispose il giovane stregone. Mentre il ragazzo istruiva mentalmente Majenko sul da farsi, Verik e il gruppo arrivarono in un casolare abbandonato distante una decina di tetti da dove abitava Trinia.

"Qui c’è una sorta di ponte che ci porterà nella parte superiore dell'Erpete... ma attenti, è pieno di uccelli stigei, e c'è anche uno strangolatore da queste parti. Ci servono due cecchini... Orik! Tu e Runyar salirete fino a quel tetto lassù e ci coprirete con le frecce se dovessimo essere attaccati!" disse indicando un palazzo alla sua sinistra.

"Si, fratellino!" rispose Orik senza batter ciglio. Lui e il nano si affrettarono verso la cima della costruzione, comprendendo l'idea di Verik - data la loro scarsa mobilità, i due avrebbero provveduto a difendere i loro compagni se gli uccelli stigei o qualche strangolatore si fossero fatti vivi.

"Ugh... maledizione! Almeno devo cercare di rimediare al mio errore..." esclamò Fedra, per poi scattare verso una delle abitazioni più basse. Ignorando l'esclamazione di stupore del padrone di casa lì vicino, la caligni si arrampicò sul muro dell'abitazione, fino al tetto, in modo da inseguire Trinia e cercare di condurla alla ragione.

"Ehi, tu! Torna qui, puttanella!" ringhiò il vagabondo che aveva cercato di molestarla, mente saliva una rampa di scale e raggiungeva un tetto vicino. "Vieni qui, che ti devo un pugno in fasshia!"

Da parte sua, Kostur si era precipitato a raccogliere gli effetti personali di Trinia, non volendo che la sua ex se li facesse rubare da qualche sbandato. Con tutte le sue forze, il robusto mezzorco si scagliò contro la porta d'ingresso... una... due... tre volte! Alla quarta, la porta cedette e Kostur fece irruzione nell'abitazione di Trinia, rimanendo scioccato quando vide che in effetti era poco più che un tugurio. Aveva davvero vissuto in una tale condizione di indigenza, fino a quel momento?

"Maledizione, Trinia ... perché, perché non mi hai detto niente? Perché non mi hai spiegato il guaio in cui ti trovavi? Avrei potuto darti una mano come potevo!"

Ma non c’era tempo per pensare a ciò. Con rapidità, Kostur afferrò tutti gli oggetti personali della sua ex: una bacchetta magica, in grado di lanciare l'incantesimo Frastornare Mostri... ed un pugnale in mithril finemente forgiato… Anzi, no! Era IL pugnale in mithril che lui le aveva regalato e che lei, nonostante la loro rottura, aveva tenuto con sè.

Kostur prese con sè i due oggetti e li portò con sé, per poi affrettarsi nella stessa direzione in cui Fedra si era allontanata, sperando di riuscire a tenere d'occhio Trinia. Uscì dalla finestra e corse come un pazzo verso Fedra e Trinia, usando ogni soffio di fiato che aveva in se pur di raggiungere la sua ex.

Nel caos dell'inseguimento, Kostur guardò verso la strada e notò con fastidio che Fedra veniva inseguita da un barbone allupato che in quel momento stava imprecando contro la caligni. Borbottando tra sè per le complicazioni che si susseguivano, Kostur si guardò attorno per cercare un modo di toglierlo dai piedi a Fedra...

Ma non ci fu bisogno che lui si disturbasse. Lo straccione non s'accorse che il ponte improvvisato che stava attraversando emetteva dei rumori e poi...

CRASH!

Il ponte s'infranse e lo straccione, che si trovava a metà della traversata, cascò giù verso la strada.

"Che idiota..." commentò Kostur. Attingendo a tutta la sua volontà, il mezzorco arrivò fino al punto in cui il barbone era precipitato e spiccò un balzo enorme, fino al tetto successivo, atterrando incolume. Il mezzorco guardò dinanzi a se e vide che Fedra aveva raggiunto Trinia e stava cercando di trattenerla. Sembrava che la caligni fosse sul punto di trattenerla... ma la barda puntò una mano verso di lei e lanciò un incantesimo.

"RISATA INCONTENIBILE!" urlò Trinia. Fedra non riuscì a resistere all'incantesimo, e scoppiò in una risata a squarciagola, violenta al punto da impedirle di fare qualsiasi altra cosa. La barda fuggiasca la colpi al ventre e si divincolò, per poi allontanarsi verso il tetto più vicino.

"Ridi pure fino a scoppiare!" esclamò la bionda, prima di accorgersi che Kostur le stava dietro e aveva accorciato le distanze. Quando vide di nuovo il mezzorco dopo tanto tempo, sgranò gli occhi e sbiancò in volto, quasi come se avesse visto un fantasma, e rimase per un attimo a fissarlo sbalordita. "Kos... tur...? Sei... sei proprio tu...?"

"Trinia!" esclamò Kostur con voce stentorea, tendendo una mano verso di lei in un gesto di aiuto. "Trinia, meno male che stai bene! Per favore, vieni con noi! Vogliamo portarti al sicuro!"

"Perchè..." sussurrò la giovane donna con le lacrime agli occhi, ancora non fidandosi di Kostur e della sua compagnia. "Perchè sei tornato, Kostur? Io... io avevo detto che..."

"Trinia... ascoltami, ti prego!" esclamò Kostur, cercando freneticamente di convincerla. "Ascoltami, non c'è tempo di spiegare qui! Siamo qui per proteggerti!"

"Perchè dovrei fidarmi di voi?" strillò Trinia. "Per quello che ne so... voi siete uomini della regina! O siete qui per catturarmi e intascare la taglia!". Senza attendere oltre, Trinia scattò via e balzò su un altro tetto, riprendendo la sua fuga a rotta di collo. Kostur la richiamò angosciato ancora una volta... poi scosse la testa e diede un'occhiata a Fedra che, ancora sotto l'influenza dell'incantesimo Risata Incontenibile di prima, rideva come una matta distesa a terra. Kostur sospirò e scosse la testa poi, vedendo che Fedra non era in pericolo, proseguì l'inseguimento, deciso a raggiungere Trinia e a spiegarsi con lei, una volta per tutte. 

 

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Mentre ciò accadeva, Majenko osservava il tutto e lo comunicava a Rilo.

"Trinia andata da quella parte! Kostur seguire!" esclamò il draghetto. "Fedra preso Trinia, ma poi lei lanciato incantesimo, e Fedra giù a ridere!"

"Un incantesimo Risata Incontenibile... oggi non è proprio giornata per Fedra..." mormorò Rilo. "Grazie, Majenko, al resto pensiamo noi! Verik, Krea! Attenti a quegli uccelli stigei!"

Al passaggio di Krea e Verik, un piccolo sciame di uccelli stigei aveva preso il volo da sotto una grondaia, emettendo una serie di squittii acuti e di inquietanti fruscii di ali membranose. Piccoli occhi avidi e corpi rigonfi e deformi riempirono l'aria, e i due avventurieri cercarono come potevano di non farsi raggiungere da quell'orda immonda.

Immediatamente, Orik e Runyar scattarono in azione, tempestando i mostriciattoli alati di frecce e quadrelli. Un uccello stigeo che si era avvicinato pericolosamente a Krea venne infilzato da una freccia di Orik e cadde a terra morto, mentre un quadrello di balestra spezzava un'ala ad un altro di quei mostriciattoli. Gli altri mostriciattoli si dispersero in preda alla confusione, permettendo a Krea e Verik di proseguire... almeno finchè, da un altro tetto vicino, non uscì fuori un tentacolo gommoso che si avvinghiò attorno al collo di Krea!

"Krea!" esclamò Rilo spaventato. Con un gorgoglio allarmato, la ragazzina Varisiana cercò di afferrare l'arto gommoso e di allentare la presa in modo da respirare di nuovo.

Verik senti il lamento di Krea e girò il capo di scatto, vedendo con orrore la ragazza che veniva strozzata e tentava invano di liberarsi, la pelle che diventava violacea ad ogni movimento. Con un'imprecazione strozzata, l'ex-sergente prese la sua lancia e mirò al tentacolo, poi la scagliò con una forza impressionante e perforò l'arto deforme.

La cosa a cui era attaccato il tentacolo stridette per il dolore e mollò la presa su Krea, che cascò in ginocchio stremata e quasi senza fiato... ma a quel punto apparve il mostro dietro di lei: una creatura umanoide alta poco più di un metro e venti, con un volto allungato e contorto in una smorfia di odio, la bocca troppo grande che tagliava quasi la testa in due, braccia e gambe simili a tentacoli, e ricoperte da una ripugnante pelle verdognola. Al solo vederlo Rilo ebbe un moto di orrore.

"Merda, è uno strangolatore..." disse Verik. "Rilo! Prendi Krea e scappate! Lo affronterò io!"

Rilo ubbidì e sostenne la sorella maggiore mentre il suo colorito tornava normale. I due ripresero a seguire Trinia, mentre Verik afferrava nuovamente la sua lancia e si cimentava in un duello all'ultimo sangue con lo strangolatore. Con una serie di affondi rapidi e precisi, Verik riuscì a costringere il mostriciattolo a retrocedere, ma lo strangolatore non si arrese tanto facilmente e cercò di attaccare a sua volta, facendo scattare i suoi arti tentacolari contro l'ex-sergente, che usò la sua lancia per proteggersi. Una sferzata raggiunse Verik ad un avambraccio, ma il dolore di quella lieve ferita sembrò dare una scarica di adrenalina al minore dei Vancaskerkin, che descrisse un ampio semicerchio con la sua arma, cercando di trafiggere lo strangolatore. Quest'ultimo spiccò un balzo e tentò di mordere Verik, ma quest'ultimo schivò l'assalto e afferrò saldamente la sua lancia, per poi sferrare un affondo contro il ventre scoperto del mostro. Lo strangolatore si scansò in tempo e cercò di risalire su un muro, forse per riguadagnare il suo nascondiglio... ma quando Verik cercò di posizionarsi meglio, il mostro prese lo slancio per fiondarsi contro la sua gola!

Una freccia scagliata dall'arco di Orik sibilò attraverso l'aria e si piantò nella spalla sinistra dello strangolatore, che ululò per il dolore e perse la presa sul muro, scivolando a terra e cercando di difendersi dall'attacco di Verik, ma quest'ultimo con abile mossa  scattò in avanti e piantò la sua lancia nel torace dell'orrida creatura. Lo strangolatore stridette e si contorse per diversi secondi prima di morire ed accasciarsi sulla strada spianata.

"Corri, fratellino!" esclamò Orik.

Verik si alzò, si voltò in direzione del fratello e lo ringraziò con un cenno del capo, poi scattò verso i due Aldinn e aiutò il giovane stregone a tenere la sorella, che lentamente e con calma recuperava il fiato.

 

oooooooooo

 

Nel frattempo, l'inseguimento tra Fedra e Kostur era in pieno svolgimento. Il mezzorco doveva fare uso di tutta la sua prontezza di riflessi e coordinazione per farsi strada tra gli ostacoli che si paravano lungo la via, mentre Trinia stava correndo a perdifiato, provata dalla corsa, in direzione del prossimo tetto. Conosceva quelle strade come le tasche dei suoi pantaloni, e riusciva a destreggiarsi abilmente. Più e più volte le aveva percorse, a volte cadendo e facendosi male, ma divenendo abile, agile e veloce. Fu grazie a quella velocità e a quei riflessi che staccò Kostur di una buona misura. Il mezzorco investigatore comprese che non avrebbe potuto starle dietro a lungo, e decise di tentare in un altro modo.

"Trinia! Trinia, aspetta! Ascoltami, per favore!" esclamò. Per un attimo, la biondina rallentò e si voltò…

E lo vide. Era lui. Kostur.

Il suo ex, a cui mai aveva smesso di pensare, che mai aveva smesso di amare nonostante tutto. Per un attimo, un flebile istante sembrò esitare, ma subito si ricompose e capì rapidamente che era lui il traditore di cui la vicina parlava... era lui quello mandato dalla regina.

“Maledetto, vuole vendermi alla regina...”  mormorò lei con rabbia per poi imprecare sottovoce. “Bastardo figlio di una cagna lavoratrice della notte...” Con la rapidità di una lepre che tenta di scappare dal suo predatore, riprese la sua corsa disperata e cominciò ad arrampicarsi su un altro edificio vicino.

"Per favore, Kostur, vattene!" esclamò Trinia con malcelato nervosismo, “Vattene o finisce male!” continuò ripetendo la stessa medesima frase che lei disse a lui il giorno in cui si erano lasciati e che innescò quella lite che aveva fatto loro tagliare i ponti.

"NO, TRINIA! Stavolta non me ne vado!" esclamò Kostur di rimando, saltando oltre un barile caduto ed attirandosi dietro le imprecazioni di un accattone che stava seduto lì vicino, e che per poco non venne travolto dalla corsa del mezzorco. "Non ti lascio da sola! Non ora, a-ascoltami, ti prego! Noi non siamo qui per condurti dalle guardie della regina! Abbiamo solo bisogno di parlare con te! Che tu dimostri che sei innocente!"

Trinia non l'ascoltò, anzi, gli urlò con foga “BUGIARDO!” e poi riuscì ad arrampicarsi sul tetto. Kostur capì che non l'avrebbe mai ascoltato continuando così. Del resto la conosceva troppo bene, sapeva che lei era una cocciuta di prima categoria. Ma non c'era tempo per pensare a questo, doveva aiutarla. Si mosse alla velocità del pensiero e prese dalla cintura un bastoncino lungo e liscio di colore ambra, poi con un ultimo sforzo andò dietro a Trinia e si arrampico anch'egli sull'edificio, tenendo il bastoncino tra i denti.

Kostur si arrampicò sul tetto, e vide una scena che gli fece ringraziare gli dei. Majenko, nel disperato tentativo di rallentarla, si era lanciato su trinia in picchiata e la stava pungolando con i suoi artigli. "Maledetta bestia!" urlò lei "Levati, LEVATI!" 

Tentò di colpirlo, ma il suo pugno sinistro sferzò l'aria e Majenko, continuando a pungolarla, urlo telepaticamente a Rilo. "PADRON RILO, QUI. TRINIA FERMA, SOCCORSO!!"

Rilo sentì nella sua testa la voce del draco domestico e fece un cenno affermativo, poi avvisò Krea e Verik, e controllò che la sorella maggiore stesse bene. La maggiore dei fratelli Aldinn era ancora indebolita per la mancanza d'aria, e faceva un po' fatica a tenersi in piedi, ma il peggio sembrava passato.

"Hey, ragazzino!" esclamò Orik con voce roca ma ben udibile. "Tutto okay? Abbiamo trovato un passaggio solido che portava fin qui, per grazia degli dei."

"Runyar, Orik! Voi e Verik potete occuparvi di mia sorella?" chiese il ragazzino al chierico di Abadar. Il nano annuì senza dire una parola, e i due fratelli Aldinn si scambiarono un cenno di intesa prima che Rilo si lanciasse all'inseguimento di Trinia, balzando da un tetto all'altro nella direzione da cui proveniva il richiamo del piccolo draco. Nel giro di pochi balzi, era ormai quasi a ridosso di Trinia, che stava ancora cercando freneticamente di liberarsi di Majenko.

"Grazie, Majenko! Ora ci penso io..." disse il ragazzino Varisiano. Con dei rapidi movimenti delle braccia, cercò di lanciare un incantesimo che intralciasse Trinia e le impedisse di fuggire. "LAMPO!"

E in quel momento una scarica di luce abbagliante esplose davanti a Trinia, abbagliandola per un istante e costringendola a fermarsi e a mettere le braccia davanti al viso per proteggersi gli occhi. Kostur, non molto distante, vide Majenko allontanarsi e infine una luce esplosiva e di natura magica, e sorrise tra sè.

"E' stato Rilo. Okay, ora o mai più"

Veloce come un fulmine accorciò le distanze tra sè e Trinia, prese la mira e puntò la bacchetta verso di lei.

"FRASTORNARE MOSTRI!" esclamò. Il colpo partì, e Trinia, già abbagliata, venne colpita e si senti stordita, poi cascò in ginocchio. Kostur e Rilo fecero per avvicinarsi...

Ma Trinia riprese i sensi, con sorpresa di Kostur che non si aspettava un recupero così veloce, e rapida corse a carponi per la disperazione il più lontano possibile da quei due...

Troppo tardi.

Poichè fulminea arrivò Fedra, che si avventò su Trinia, furente come non mai per lo scherzetto che lei le aveva fatto, e in breve le due ragazze vennero trascinate a terra dall'impeto di Fedra e rotolarono fin quasi al bordo del tetto. Trinia strinse i denti e cercò freneticamente di liberarsi a calci, ma Fedra era più forte e più agile di lei, e riuscì a parare i colpi disperati della barda senza eccessivi problemi, poi mise le mani sulle spalle di Trinia per tenerla ferma, mentre con le ginocchia, teneva ferme le gambe della bionda.

"Trinia Sabor, fermati! Ferm… cazzo, fermati!" strepitò la caligni. "Smettila, dannazione! È come ha detto Kostur! Non siamo qui per condurti dalle guardie della regina! Siamo qui per portarti al sicuro!"

Trinia la graffiò con le unghie della mano sinistra, ma non aveva più il vigore di prima. Fedra la bloccò in una presa di sottomissione, finché Trinia non smise di agitarsi e il suo urlo rabbioso non divenne un grido flebile, disperato... e poi un pianto.

"Io... io... non... non sono stata io!” disse Trinia singhiozzando. “D-dovete credermi... I-io... non ho ucciso S-Sua Maestà... io ... s-sono stata incastrata! Non… non so perchè! Non so da chi! Dovete credermi! Vi prego, non... io... non voglio morire! NON VOGLIO MORIRE!”

"Trinia!" esclamò Kostur, raggiungendo di corsa le due ragazze e chinandosi gentilmente verso la biondina. "Va... va tutto bene, Trinia. Noi... non stiamo agendo per ordine di Sua Maestà Ileosa, in questo momento. L'ordine viene dalla nostra comandante... e lei vuole che tu venga condotta in un luogo sicuro! Potremo provare che sei innocente!"

Trinia guardò negli occhi l'ex-fidanzato. "Tu... sei... tu vuoi…" la barda interruppe il suo balbettio, ma poi si mise ad urlare con con veemenza, con tutto il fiato che aveva in gola, anche se era ancora trattenuta da Fedra. "E come faccio a saperlo, eh? Tu sei della guardia Korvosana! E sempre tu e i tuoi amici mi avete inseguito! Dammi una prova... dammi una sola prova, porco demonio, e io ti crederò!"

Prima che Fedra potesse zittire Trinia in qualche modo, Kostur sfoderò il pugnale in mithral che aveva raccolto dall'abitazione della sua ex-fidanzata, poi tese il braccio sinistro e mirò alla mano con grande stupore e spavento di Fedra, Rilo e Majenko. Sembrava che stesse per trafiggersi la mano con il pugnale... quando Trinia lo fermò con un grido disperato.

"NO!" urlò, spaventata e sconvolta, con le lacrime agli occhi. Era il modo di Kostur di dirle che sarebbe stato disposto anche a dare il suo sangue per lei.  Certo, il mezzorco non sapeva se lei lo amasse ancora, e lo stesso valeva per lei, ma una cosa era certa: Trinia poteva fidarsi di lui.

La ragazza ricacciò le lacrime e deglutì, poi disse rassicurata. "Okay... verrò con voi... ma mi dovrete nascondere... non siete i soli che mi vogliono..."

"Certamente. Su questo non si discute." rispose Fedra, alzandosi e allentando la presa su Trinia. Kostur ripose la lama nella cintola e si premurò di coprire la sua ex-fidanzata con una cappa, mentre Fedra, notando che Trinia era a piedi nudi, si levò gli stivali e li diede alla giovane barda. Ad un cenno di Rilo e Majenko, il gruppo scese dalla tettoia tramite una rampa di scale di sicurezza e si riunì rapidamente con Krea e il resto del gruppo.

"Trinia Sabor, giusto?" chiese retorica Krea, tirando un sospiro di sollievo. La giovane magus aveva ancora qualche livido sul collo, nei punti in cui lo strangolatore l'aveva agguantata. "Okay. Siamo riusciti a salvare Trinia, ma adesso dobbiamo muoverci e sgomberare il campo. Tra non molto arriveranno quelli della Compagnia dello Zibellino, o peggio i Cavalieri Infernali. Ed entrambi non cercano altro che lei."

"E' vero. Meglio sbrigarsi." sussurrò rassegnato Rilo, e il gruppo si mosse in direzione dell’uscita dall’Erpete...

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** La questione di Trinia ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 14 – La questione di Trinia

 

Note dell’autore: ancora una volta, ringrazio il mio collega e collaboratore thunderfrank94 per l’aiuto che mi ha dato nella stesura di questo capitolo e per le sue idee!

 

 

Seguendo l'ordine di Krea, Verik condusse il gruppo ad una scorciatoia che permetteva di arrivare in strada senza essere notati. Lesto il gruppo, con al seguito Trinia che era sorvegliata a vista da Kostur e Runyar, seguì le indicazioni dell’ex-sergente, dirigendosi verso l’uscita del distretto.

"Perché?" chiese Trinia a Kostur, con un misto di curiosità e voglia di comprendere. "Perché volevi fare… quel gesto?"

I suoi occhi limpidi ma al contempo pieni di curiosità guardavano il mezzorco, che non schivò lo sguardo, anzi lo incrociò e rispose con un sorriso sincero.  "Beh, perché volevo dimostrarti che potevi sempre contare su di me. Sì, certo, ci siamo lasciati… ma io avevo fatto questo perche... non volevo far sì che le tue ali fossero tarpate per causa mia. Vedi… a quei tempi ti vedevo infelice, e anche priva di ispirazione."

Trinia sgranò gli occhi in un'espressione di sorpresa e rimpianto. "Kos... tur? Stai... stai dicendo sul serio? Perché dici che mi avresti... tarpato le ali?"

Rilo e Majenko si voltarono di scatto verso il mezzorco e la giovane pittrice, incuriositi da quello che stavano sentendo. Ma prima che il discorso potesse andare avanti, Krea si schiarì la voce e richiamò il fratello minore e il suo amico draco all'ordine. "Fratellino... non pensi che non sia educato origliare così gli affari degli altri?" chiese la Varisiana con finta severità. "Su, voi due curiosi... allontanatevi un po', così che i nostri amici possono parlare in libertà. Ho l'impressione che tra non molto vorranno chiarirsi a vicenda."

"Aww, ma Majenko pensava che essere divertente!" mormorò il piccolo drago con un sorriso acuto. Rilo fece una breve risata imbarazzata. "Beh... immagino che la sorellona abbia ragione. Okay, facciamo come dice lei.” Rispose.

Trinia aveva afferrato un lembo della camicia di Kostur, guardandolo dritto negli occhi. "Per favore, Kostur. Ho bisogno che tu risponda a questa mia domanda. Perchè pensi che mi avresti ostacolato?" chiese, desiderosa di saperlo una buona volta.

"Vuoi delle risposte?" chiese Kostur con tono serio. Si fermò per cinque lunghi secondi, come se volesse cercare le parole con cui spiegarsi… poi sospirò e continuò. "E sia, avrai le tue risposte. Quando sei venuta a convivere con me, cominciasti ad essere giù di tono e a dipingere da schifo, non eri più la Trinia che conoscevo, e avevo dei dubbi. Dubbi che tuttavia divennero realtà quando un giorno, mentre stavo venendo a portarti una tisana, ti sentii dire queste parole: potrei metterlo in pericolo se entra nella guardia, potrei essere bersaglio di qualche organizzazione che potrebbe ricattarlo o peggio."

Kostur schiari la voce e proseguì. "Ecco, ti ho detto tutto... anzi, ti voglio dire che quando ci siamo lasciati ho pianto e ho bevuto, ma poi ho scoperto che il dispiacere ritornava a galla e ben presto sarebbe riuscito a nuotare. Così mi sono ripromesso un giorno... quando la tua rabbia si fosse calmata… di cercarti e spiegarmi."

Trinia abbassò lo sguardo e si avvicinò al mezzorco, appoggiandogli gentilmente una mano sul petto. Kostur ringraziò di avere la pelle verde, cosa che gli impediva di arrossire visibilmente, e guardò con affetto e confusione la ragazza.

"Sciocco..." sussurrò lei, ma non c'era ostilità nel suo tono di voce, solo un misto di affetto, rimpianto e comprensione.

"T-Trinia?" chiese Kostur, tenendole delicatamente la mano.

"Ho detto che sei uno sciocco." mormorò Trinia trattenendo le lacrime. "Perché non me ne hai parlato? Perché non mi hai detto delle tue paure? Delle tue preoccupazioni? Avremmo potuto cercare un'altra soluzione... forse le cose sarebbero andate diversamente. Però... però è tipico tuo. Tu pensi sempre più agli altri che a te stesso. E questa è solo una delle cose che mi sono sempre piaciute di te."

"Io-io ... " disse Kostur, ma non riuscì a concludere la frase, una frase che gli riecheggiava in testa.

 Come posso pensare a me stesso mentre le persone che amo sono infelici? Io… sappi che ti amo perché sei grintosa, allegra e spensierata. Entrambi siamo orfani, ma se da un lato io ho avuto la fortuna di avere un orfanotrofio intero come famiglia, tu invece no. Ma non ti sei arresa e sei andata avanti. Ed è per questo che ti amo… ma proprio per amore io ti ho lasciata andare.

Ma ciò che gli usci dalla bocca, a causa di quel momento , di quella mano sul petto fu un semplice ma soffocato: "T-ti a-mo..."

Tutti i membri della compagnia si fecero silenziosi. Tutti spalancarono la bocca quando Trinia guardò intensamente Kostur. E dopo un lungo momento di silenzio, i due si avvicinarono e le loro labbra si incontrarono in un bacio intenso ed affettuoso, un gesto che voleva significare il loro riavvicinamento e i sentimenti reciproci che erano stati riaffermati.

"Anch'io ti amo... in realtà, non ho mai davvero smesso di amarti." ammise Trinia. "Sono stata arrabbiata, è vero. Ho pensato che per te ero stata soltanto un capriccio. Ci sono state notti in cui restavo sveglia a piangere e a sfogare la mia rabbia. Ma... adesso ho capito il perché l'hai fatto... e mi dispiace di aver dubitato di te."

"Mi dispiace, Trinia. In un modo o nell'altro, le mie azioni fanno soffrire le persone a cui voglio bene." rispose l'investigatore. "Ma ora che ci siamo ritrovati, non ti lascerò più. Te lo prometto."

Fedra sospirò con aria trasognata. "Beh, questa scena valeva la pena di passare tutti quei guai." commentò. "A proposito, Krea... ti chiedo scusa. Ho agito d'impulso, e per poco non mandavo tutto all'aria."

Krea sospirò a sua volta. "Ti chiedo scusa anch'io. Non avrei dovuto essere così acida nei tuoi confronti. Ero frustrata, e ho parlato senza pensare. Ad ogni modo... " la giovane Varisiana sbattè le mani per attirare l’attenzione. "Non possiamo stare qui a perdere tempo. Ci sono tizi che vogliono lei." disse indicando Trinia. "E noi dobbiamo arrivare alla cittadella, perciò ora dobbiamo muoverci. Dopo vi sbaciucchiate quanto volete!"

Trinia e Kostur abbassarono lo sguardo imbarazzati. “Sì, capo.” Dissero all’unisono.

 

ooooooooo

 

Il gruppo continuò per le strade di Korvosa, cercando di raggiungere la cittadella. Erano arrivati più o meno a metà strada, quando notarono un qualcosa che li allarmò non poco - un posto di blocco, e non uno qualsiasi. Era formato da due ippogrifi che accompagnavano due donne vestite con stivali neri sopra al ginocchio, pantaloni neri con cuciture rosse e lineamenti argentati, una cintura a cui stavano attaccate dei foderi per le spade ed una daga, maglia nera con scollo, una sciarpa bianca e a completare il tutto una giubba in pelle nera con imbottiture bianche e dei simboli ricamati in rosso.

Le due donne erano molto belle e avevano entrambe gli occhi azzurri, ma i loro capelli avevano un colore ed un taglio diverso, la prima aveva dei capelli color dell'oro e la seconda color d'argento.

"Merda…" sussurrò Krea.

Rilo si avvicinò, notando la preoccupazione della sorella. "Cos'è successo?" le chiese.

"Riconosco le uniformi di quelle donne, sono della Compagnia dello Zibellino." Rispose Krea. Si voltò e disse al gruppo. "Ragazzi, prendiamo una deviazione, non voglio stare qui un attimo di più."

Questa volta fu Runyar a farsi venire in mente un'idea. "Conosco una strada che dovrebbe permetterci di evitare quel posto di blocco." affermò. "Seguitemi. L'ho percorsa talmente tante volte che ormai la conosco come le mie tasche."

"Ricevuto." disse Fedra. "Ragazzi, restiamo assieme. Non allontanatevi."

Il gruppo cominciò a seguire il nano chierico, che si diresse con calma verso alcuni vicoli più stretti, nei quali era possibile camminare soltanto in fila per uno. Più di una volta, il gruppo si ritrovò sul punto di avere qualche altro pessimo incontro con gli uccelli stigei o con qualche ragno gigante che si nascondeva negli angoli più oscuri dei quartieri bassi e attendeva le sue prede... ma finalmente, grazie all'abilità di Runyar e ad alcuni passaggi che Verik conosceva, il gruppo riuscì a raggiungere le rive di un canale che passava per il quartiere dell'Erpete, con l'intenzione di costeggiarlo e risalirlo fino ai quartieri più alti.

"Infiliamoci in qualche strada che ci porti lontano dall’Erpete." propose Orik, indicando una strada che si dirigeva dalla parte opposta. Dopo averci pensato su rapidamente, il gruppo si disse d'accordo e si diresse verso quella direzione, infilandosi in un altro dedalo di stradine poco frequentate che sperabilmente li avrebbe condotti più vicini a Cittadella Volshyenek. Per un po', la fortuna continuò ad assisterli, e gli agenti della Guardia di Korvosa riuscirono a passare inosservati, anche in mezzo ai cittadini che si aggiravano in quei quartierini.

Finalmente, il gruppo si infilò in una strada più grande che si dirigeva verso la loro base. Dopo aver dato un'occhiata attenta, Verik fece cenno ai suoi compagni di raggiungerlo.

"Okay, ragazzi, da qui in poi, dovrebbe essere tutto regolare." affermò l'ex-sergente. "Niente più pattuglie. Niente più bestiacce alate o strangolatori."

"Perfetto. Allora siamo a posto." rispose Kostur con un sospiro di sollievo. "Hai sentito, Trinia? Ormai è fatta. Adesso ci penserà la comandante Kroft a metterti al sicuro. E' una donna in gamba. Vedrai che farà ogni cosa come si deve, e dimostrerà che sei innocente."

Trinia fece un sorriso speranzoso... ma le sue speranze si infransero un attimo dopo quando una mano guantata d'acciaio nero la afferrò per la spalla, e una voce fredda si rivolse a lei e ai suoi compagni.

"Trinia Sabor, dunque." disse freddamente una donna in armatura nera che Krea riconobbe dalla sola voce. "Per ordine del Lictor Severs DiViri di Cittadella Vraid, ti dichiaro in arresto."

"Cos... No!" Trinia non fece in tempo a finire la frase che l'altra mano corazzata della donna si posò sulla sua bocca zittendola di scatto. La barda venne rapidamente immobilizzata in una presa di sottomissione, e Krea si avvicinò allarmata. Ma dai due vicoli adiacenti spuntarono due figure massicce, anch'esse con addosso la pesante armatura nera tipica dei Cavalieri Infernali, che si frapposero tra lei e la donna in armatura. Anche il gruppo si accorse di loro, e rabbrividirono nel vederli. La figura alla sinistra aveva un volto spaventoso: pelle giallastra, testa rasata, borse scure sotto gli occhi,iridi gialle e pupille rosse, folte sopracciglia, naso adunco, tratti brutali e rabbiosi. A completare il quadro stavano le sue labbra nere, il cui sorriso mostrava dei denti stranamente bianchi.

L’uomo alla destra, invece, non aveva un aspetto ripugnante, ma incuteva comunque terrore: i suoi capelli erano bianchi ed avevano un taglio in stile militare, i tratti erano marziali ma gradevoli, la pelle era di un bianco limpido e il naso era normale, così come la bocca e i denti, l’unica cosa che risaltava erano i suoi due occhi di colore diverso: difatti uno aveva l’iride rossa e l’altro viola.

"Bene. Guarda un po’ chi si rivede.” Disse l’uomo dai capelli bianchi con una punta di crudele ironia, per poi rivolgersi alla donna. “Dimmi, Galare, non sei sorpresa anche tu nel rivedere i nostri amici qui?"

La donna, dai tratti glaciali e squadrati, gli occhi dalle iridi verde acqua ed i capelli rossi tirati all'indietro e raccolti in uno chignon tipico del minkai noto come chommagheru, guardò freddamente la Compagnia del Draco. "Walder, lo sai che io non m'interesso di vendette, ma solo del lavoro. E ora sto lavorando." disse con aria annoiata.

Trinia tentò di liberarsi, ma il tizio orrendo (probabilmente un tiefling), come se avesse un terzo occhio, se ne accorse e la colpì con un pugno allo stomaco. “Non ci provare, anarchica!” esclamò rabbiosamente. Trinia si afflosciò stordita, e Galare si voltò furiosa verso quell’individuo.

“Reznak, pezzo di scemo! Ci serve viva! Capito, demente?" esclamò.

“Ma Galare! Quella voleva scappare!”  disse lui, cercando di giustificare la sua brutalità.

Walder decise di intervenire. “Reznak, capisco il tuo zelo ma gli ordini sono di consegnarla viva, solo così intaschiamo la taglia."

“Walder, è una criminale! Sai che cazzo me ne frega se quest’agente del caos crepa o meno!” rispose Reznak. “Già, a te importa solo della ricompensa…”

“Basta!” esclamò Galare con tono grave ma solenne, nel tentativo di interromperli.

Kostur si sentì pervadere dal furore nel vedere quello che Reznak aveva fatto alla sua amata. Il suo primo istinto sarebbe stato quello di prendere quel dannato Cavaliere infernale e spaccargli i denti a pugni… ma prima che il mezzorco potesse agire, Fedra lo fermò e gli sussurrò qualcosa sottovoce. Kostur annuì, e seguì Fedra e Rilo verso Trinia.

"Signori!" esordì Krea con tono autoritario. I tre Cavalieri Infernali si voltarono, e la giovane Varisiana si schiarì la voce. "Signori, vi voglio ricordare..." disse Krea senza scomporsi "...che voi state parlando con degli agenti della guardia Korvosana. Agenti che hanno arrestato la presunta regicida prima di voi, e quindi..."

Si interruppe e cedette la parola a Runyar, che proseguì. "E quindi per legge lei è sotto la nostra giurisdizione e io…"

“Tu cosa?” lo interruppe Reznak con veemenza. “Razza di pigmeo strozzino servo di un dio strozzino? Mi picchi col piccone? Torna a scavare e non scocciare!”

Krea si erse a difesa di Runyar. “Hey, tu! Senti un po’, che problemi hai?” esclamò rabbiosamente. “Guarda che il mio collega qui ti sta spiegando che…“

Ma ancora una volta Reznak interruppe. “E me lo chiedi pure, zingara? Il problema che ho siete proprio voi due, quindi…” esclamò… ma prima che potesse continuare, Galare sferrò un manrovescio su quella sua faccia orrida, con sommo stupore del nano e della Varisiana. Reznak barcollò e si portò una mano alla faccia, perdendo sangue dal naso.

“Dovete scusarlo. Lui odia i Varisiani, e anche i nani.” Disse Walder con falsa gentilezza.

“Tornando a noi…” proseguì Galare, gettando un’occhiataccia a Reznak. “Noi saremmo disposti ad ascoltarvi anche stavolta. Ma prima rispondete ad una mia domanda, ricordandovi che noi possiamo individuare le bugie di chi abbiamo davanti: avete posto le manette sui polsi della prigioniera, quando ne avete ufficializzato l’arresto?”

Runyar corrugò la fronte con rabbia. Del resto, sarebbe stato inutile mentire. Sapeva che gli inquisitori avevano tutti la capacità di intuire le bugie di chi avevano davanti, e la loro posizione non avrebbe potuto fare altro che aggravarsi se avessero cercato di fare i furbi. "Non abbiamo ammanettato l'accusata..." ammise, cercando di pensare ad un modo legale per togliersi da quell'impiccio.

Galare contrasse le labbra in un sadico sorriso  e poi cominciò a battere le mani in segno di scherno.

“Aaaah… e allora ditemi… come avete convinto la regicida a seguirvi ,eh?” chiese Reznak con un sorriso repellente, per poi fissare Krea con disprezzo. “Non è che tu le hai lanciato il malocchio e lei ti ha ubbidito? D'altronde voi Varisiani siete specializzati in malocchi e cialtronerie varie, giusto?"

"Un po' come voi Cavalieri Infernali vi intendete di modi per fregare la gente restando dentro le regole, vero?" affermò Krea controbattendo a quella risposta piena di scherno con una altrettanto efficace e pungente.

"Se proprio volete saperlo, lei ci ha seguiti di sua volontà." rispose Runyar guardando in modo truce l’orrido Reznak. "Perché non provate a vedere se ho detto la verità, eh? Avete detto voi che potete farlo, giusto?"

Il duello di sguardi tra il nano e Reznak continuò per diversi attimi carichi di tensione...  mentre Fedra, Rilo e Kostur si avvicinavano a Trinia per sottrarla alle grinfie dei Cavalieri Infernali. I tre si avvicinarono rapidamente e con furtività, portando con sé Trinia, ancora semisvenuta.

“Signori,  dobbiamo tagliare la corda subito.” Sussurrò Fedra con tono titubante. “Se altri di quegli infami verranno qui per noi, dubito di poter ripetere lo stesso numero."

Rilo, che nel frattempo aveva fatto riprendere Trinia, annuì e fece un cenno alla giovane pittrice… e quest’ultima si sfregò il volto con un mano, poi sorrise ai suoi liberatori e lanciò un semplice incantesimo, facendo apparire un’illusione di sé stessa nel punto in cui si trovava fino ad un attimo prima.

“Ecco fatto. Con questo dovrebbero cascarci come tanti allocchi.” Sussurrò Trinia.

Rilo fece il segno dell’okay, e il gruppetto si ritirò, con Kostur che prendeva delicatamente la mano alla sua ragazza mentre raggiungevano i due Vancaskerkin in attesa. 

Dall'altra parte Galare, che aveva assistito al confronto verbale tra il nano e il suo tanto irascibile quanto orrendo collega, aveva usato la sua abilita di percepire le bugie per scandagliare i pensieri di Kostur…  constatando che in effetti stava dicendo il vero. "Tsk... mi secca doverlo ammettere, Reznak, ma stanno dicendo la verità. Non so come, ma la regicida si è consegnata a loro di sua spontanea volontà, dopo essere stata convinta a farlo." Affermò seccata.

Walder prese la parola. "Signori. È evidente che abbiamo cominciato col piede sbagliato, e che io e Galare non siamo riusciti a comprendere le vostre capacità, ecco perché ho una proposta interessante da farvi..." disse rivolto a Krea e Runyar. “Noi prendiamo la regicida e la portiamo dalla regina. Io convincerò Sua Maestà a darci il doppio della sua taglia, che poi divideremo in parti uguali. Cosa ne dite?"

Krea serrò gli occhi in un'espressione di disapprovazione. "Si tratta di un tentativo di corruzione, per caso?"

"In tal caso, dovreste già sapere che la risposta è no." affermò Runyar. "La corruzione è una pratica di cui il divino Abadar non approva."

Il disgustoso Reznak scoppiò in una risata beffarda. “Hah! Ma sentitelo, parla quello il cui dio pretende tasse per farsi curare e pur di favorire il commercio si allea con regnanti meschini e disonesti. E tu osi fare la predica a me?" ringhiò. “Walder, sai cosa? Al diavolo le trattative, prendiamo la prigioniera e andiamocene!"

Walder si chinò verso Trinia e fece per agguantarla... ma la sua mano passò attraverso l'immagine della ragazza, che sbiadì e scomparve un istante dopo davanti agli occhi increduli di Reznak e dei suoi compari.

"Che cosa..." esclamò Galare. "Per Asmodeus, era un'illusione!"

“Piaciuto lo scherzo?” chiese la voce dolce di Trinia in tono di scherno. Krea e Runyar si voltarono e la videro, accanto a Fedra, Rilo, Kostur e ai due Vancaskerkin. La barda sorrideva beffarda ai tre Cavalieri Infernali che, come stupidi, si erano fatti fregare da una fuggitiva.

"Bel colpo, ragazzi!" esclamò Krea. "Ed ora, via di qui!"

Ad un cenno della giovane Varisiana, il gruppo si affrettò verso Cittadella Volshyenek, infilandosi in alcuni vicoli più stretti e prendendo delle strade tortuose in modo da confondere il più possibile gli emissari di Cheliax e far loro perdere le tracce. Sentivano le imprecazioni di Reznak mentre si muovevano tra le stradine anguste, e ogni tanto uno di loro si voltava per rovesciare un mucchio di rifiuti sulla strada ed ostacolare i loro inseguitori.

"Tornate qui! Vi state rendendo responsabili di favoreggiamento!" esclamò Galare.

"Fossimo scemi!" esclamò Fedra, che si arrampicò agilmente su un muro e cominciò a correre su di esso conincredibile senso dell'equilibrio. "Vi siete lasciati fregare da una semplice illusione, e ora peggio per voi!”

Reznak era furente, al punto che neanche lo stesso Walder poteva calmarlo. Ebbro di furia, il disgustoso uomo balzò verso il gruppo dopo aver distanziato i suoi compagni… ma Rilo si fermò per un attimo e alzò una mano per lanciare un incantesimo.

“LAMPO!” esclamò. Una scarica accecante si dipartì dalla sua mano, abbagliandolo e costringendolo a fermarsi con un urlo di rabbia e frustrazione! I suoi compagni lo ignorarono, mentre il gruppo arrivava ad un piazzale che Verik riconobbe subito – da lì, potevano raggiungere un vicolo che conduceva alla cittadella.

Il gruppo capì di essere vicino alla meta, e si misero a correre... ma ecco che si sentì un sibilo, Rilo si voltò e vide arrivare rapida come una saetta una lancia scagliata da una rabbiosa Galare!

 "Muori, schifoso Varisiano!” urlò la donna in armatura. Rilo si gettò disperatamente di lato, e fortunatamente schivo l'assalto di appena qualche centimetro, e la lancia si conficcò nel muro di un'abitazione. Verik, per risposta, tentò di colpire la donna con la sua lancia… ma prima che Verik potesse fare qualsiasi cosa , si sentì uno stridio acuto pervadere l’aria, e i presenti guardarono in aria giusto in tempo per vedere uno stormo di drachi domestici che, guidati da Majenko, si avventavano in picchiata contro i Cavalieri Infernali!

“ABBASSO CHELIAX! ABBASSO I CAVALIERI INFERNALI!!!” esclamarono tutti assieme aggredendo Galare! La donna, stupita ed oltraggiata, estrasse la spada e trafisse al ventre uno dei drachi. Tuttavia un'altro la attaccò al volto, e altri cinque le saltarono addosso. Walder era stato a sua volta aggredito dai drachi, e aveva anche ricevuto da uno di loro un graffio su un occhio.

Majenko volò rapidamente da Rilo, che lo accolse affettuosamente. “Bel colpo, Majenko! Non credevo avresti chiamato i tuoi compagni!”

“Presto, scappare! Diversivo non dura molto!” esclamò il draghetto.

Il gruppo scappò in tutta fretta, seminando i Cavalieri Infernali in quei vicoletti. Fedra si voltò per un attimo verso i tre individui, che ancora cercavano di farsi strada nello stormo di drachi, e non resistette alla tentazione di dileggiarli. “Che vi serva di lezione, ipocriti schifosi!” esclamò soddisfatta. Sapeva che non l’avrebbero sentita ma poco le importava, era una soddisfazione che la caligni voleva togliersi.

“Eccoci! Finalmente siamo arrivati!” esclamò Krea dopo che il gruppo ebbe percorso un altro po’ di strada. Finalmente, erano giunti alle porte di Cittadella Volshyenek, e non persero tempo a varcarle e mettersi al sicuro.

“Uff… merda, per un attimo ho temuto che non saremmo riusciti a scrollarci di dosso quegli stronzi di Cheliax.” Commentò Orik. “Beh, eccoci qui. Ce l’abbiamo fatta, bene o male.”

"Ci siamo, finalmente." disse Kostur, rivolgendo a Trinia un sorriso rassicurante. "Siamo arrivati alla cittadella. Qui quei bastardi di Cheliax non hanno nessuna autorità. La comandante Kroft farà in modo che nessuno ti porti via... e dimostrerà la tua innocenza."

"Grazie, Kostur... per un attimo, ho davvero creduto che per me fosse la fine." affermò Trinia con un sospiro di sollievo. "Come... come potrò mai sdebitarmi con voi?"

"Magari un piccolo ritratto in una posa eroica, che ne dici?" scherzò Rilo, mentre osservava lo stormo di drachi domestici che si ritiravano in disordine. Krea e gli altri ci risero su mentre raggiungevano gli uffici principali di Cittadella Volshyenek.

Appena entrati nell’edificio, i ragazzi chiesero ed ottennero di vedere la Kroft, e la trovarono, come del resto si aspettavano, nel suo ufficio – ma non da sola. Con lei si trovavano altre due persone: un uomo di mezz’età che indossava degli abiti clericali molto simili a quelli di Runyar, e un individuo un po’ più giovane, biondo e vestito con degli eleganti abiti azzurri e grigi.

“Oh, ecco. Sono tornati i vostri agenti, comandante Kroft.” Disse l’uomo vestito di azzurro. “Ci dica, chi è il soggetto che dobbiamo interrogare?”

“Un po’ di pazienza, signori. Ogni cosa a tempo debito.” Rispose Cressida, per poi alzarsi e accogliere la Compagnia del Draco con un cenno di intesa. “Bentornati. Vedo che avete la signorina Sabor con voi. Spero che non ci siano stati problemi.”

“Comandante Kroft.” disse Krea mettendosi sull'attenti. "Ci sono state delle difficoltà, ma siamo riusciti a convincere Trinia Sabor a venire con noi." Si fermò, guardando con curiosità i due nuovi arrivati. "Sono... troppo indiscreta se chiedo chi sono i nostri ospiti qui presenti?"

La comandante guardò i due uomini dietro di lei."Ah sì, loro. Questi due signori sono parte della guardia e sono specializzati negli interrogatori che richiedono l'uso della magia, difatti sono rispettivamente un mago ed un chierico di Abadar." concluse lei.

"Capisco." disse Krea, per poi rivolgersi ai due sconosciuti. "D'accordo. In tal caso, ci affidiamo a voi per l'interrogatorio della signorina Sabor. Potrei solo chiedere se fosse possibile lasciarla riposare un po', per favore? Al momento non credo che lei sia nello stato mentale migliore per un interrogatorio..."

Trinia raggiunse Krea e le mise una mano sulla spalla. “Non ti preoccupare, Krea. Ce la posso fare.” Affermò. Quando Krea, un po’ interdetta, le lasciò spazio, Trinia si rivolse direttamente alla comandante. “Maresciallo, vorrei poter fare l'interrogatorio qui ed ora. Non voglio solo dimostrare la mia innocenza… ho anche un brutto presentimento."

La Kroft la guardò e poi annuì, e tutto il gruppo si spostò  in una sala spaziosa e spoglia ai cui lati stavano delle lampade mentre al centro della sala vi stava un tavolo ai cui lati stavano quattro sedie. Krea fece un cenno di assenso a Trinia, in modo da dirle che era disponibile per qualsiasi problema, poi si rivolse al resto del gruppo. "Okay, ragazzi. Adesso restiamo qui e prestiamo attenzione a quello che chiedono e alle risposte che dà Trinia. Ogni cosa che sentiamo qui potrebbe essere fondamentale più avanti."

Kostur disse rapidamente di sì con la testa, deciso a non perdersi neanche una parola del discorso. Cressida, da parte sua, si sedette a capotavola e fece poi segno a Trinia di accomodarsi. La giovane artista fece come le era stato chiesto, e i due addetti all’interrogatorio si piazzarono ai suoi lati e cominciarono a lanciare i loro incantesimi.

“Rivela Bugie.” Intonò il mago.

“Zona di Verità.” Esclamò il chierico.

Attorno al tavolo si accesero due aure sinergiche che avvolsero la sala. La Kroft fece cenno a Trinia di porgerle il braccio destro, in modo da controllare le palpitazioni della ragazza.

"Molto bene, Trinia Sabor. Sappiamo che sei stata commissionata dalla fu Sua Maestà Eodred Arabasti II per dipingere un suo ritratto. Ti sei intrattenuta con il sovrano oltre il tempo necessario per svolgere il lavoro?" chiese il chierico.

Trinia prese un bel respiro e rispose. "In certi giorni, Sua Maestà Eodred II mi ha invitato a passare un po' di tempo con lui. Mi ha anche offerto una cena una sera... e in effetti, ho accettato perché... beh, come potevo resistere alla tentazione di una cena raffinata, quando nella mia vita di tutti i giorni devo stare attenta a farmi bastare i soldi per vivere?"

Il mago annuì. "E in queste occasioni, come ti è sembrato il comportamento di Sua Maestà nei tuoi confronti?"

"In effetti... mi è sembrato che Sua Maestà stesse cercando di... fare conoscenza con me. Come se... fosse attratto da me. Ma con tutto il rispetto che ho per il nostro defunto sovrano, non posso dire che ricambiavo questa sua apparente attrazione." rispose Trinia, un po' nervosamente.

Stavolta fu la Kroft a prendere la parola. "Ora dimmi, in tutta sincerità... hai posto tu fine alla vita di Sua Maestà? Se si, è a causa di ciò che hai detto poc’anzi? Cioè, per via dei suoi atteggiamenti?"

Trinia non ebbe dubbi. "No, non ho ucciso Sua Maestà." rispose. "Ammetto che questi suoi atteggiamenti mi avevano un po' turbato. Ma non mi sarei mai sognata di colpire Sua Maestà."

Cressida annuì con decisione. "Capisco, bene allora.. "

Ma Trinia alzò una mano, avendo ancora qualcosa da dire. "Tuttavia credo di essere stata incastrata poichè penso che qualcuno di vicino a Sua Maestà mi guardasse con rabbia in quelle occasioni. Non so chi fosse, ma so che era una donna. Quella sera, dopo cena, mentre stavo per uscire sentii sull'uscio dell'entrata della sala da pranzo la voce di una donna che diceva più o meno così: ‘io quella bastarda non ce la voglio qua, quel depravato se la spoglia con gli occhi, un altro po’ e le salta addosso’. Se mi chiedete chi fosse, mi spiace ma non lo so. Quando aprii la porta, si era già allontanata."

Cressida fermò Trinia con un cenno della mano. "Va bene, basta così." Poi si alzò e guardo i due addetti agli interrogatori.

Il mago si voltò verso Krea e Cressida, e le guardò con espressione gentile e rassicurante. "La signorina Sabor è stata sincera. Qualcuno vuole incastrarla, non so il perché ma vuole che lei venga usata come capro espiatorio."

“Le pulsazioni della ragazza oltre ad essere regolari erano anche naturali.” Continuò Cressida. “Ciò significa che lei non ha cercato di falsare nulla, perché non aveva niente da nascondere.”

"Strano…” affermò Rilo con voce preoccupata, per poi guardare i suoi amici della Compagnia del Draco. “Che lei era stata incastrata… è la stessa cosa che ha detto a noi."

Cressida corrugò la fronte e annuì. Stava cominciando ad avere dei sospetti, ma non aveva nessuna prova concreta, e in ogni caso, sarebbe stato troppo pericoloso parlarne in quel momento. Per il momento, doveva tenersi tutto per sé, continuare ad investigare e sperare che questi suoi sospetti fossero infondati.

"Molto bene." affermò Cressida. "Abbiamo determinato l'innocenza di Trinia Sabor in maniera incontrovertibile. Tuttavia, se è vero che qualcuno vuole usarla come capro espiatorio, allora potrebbe non essere una buona idea rivelarlo adesso. La cosa migliore da fare sarebbe trasferire la signorina Sabor in un luogo sicuro."

Come la Kroft finì la frase, la porta della stanza degli interrogatori venne bruscamente aperta e alla soglia di essa si presentò un uomo dai capelli neri, sbarbato e dalla carnagione olivastra e con l'armatura da sergente della guardia Korvosana – un uomo che Krea e i suoi compagni riconobbero subito come Grau Soldado, in quel momento allarmato e ansioso.

Grau si pose davanti a Cressida e fece un formale saluto, che la donna ricambiò preoccupata. “Chiedo scusa per l’intrusione, Maresciallo Kroft…  abbiamo un problema." Affermò.

Kostur riconobbe immediatamente l'uomo. "Grau... voglio dire, sergente Soldado, non mi aspettavo di trovarla qui." disse, temendo che la sua presenza volesse dire che c'erano guai in vista.

Cressida assunse un'espressione preoccupata. "Qual è il problema, sergente Soldado?"

Grau salutò con un cenno del capo il mezzorco, poi rispose al maresciallo. “Tre Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid stanno andando a riferire a Sua Maestà Ileosa che la signorina Sabor è sotto la nostra custodia."

Krea e Trinia impallidirono, e la giovane barda dovette sedersi per non cadere a terra, venendo subito sostenuta da Kostur. "Come può essere...?" iniziò Krea. "Sergente Soldado… sapete dirmi i nomi di quei Cavalieri Infernali… o almeno il loro aspetto?"

Grau annuì rapidamente. "Si trattava di una donna dai capelli corti... un uomo dai capelli bianchi con una ferita su un occhio... e un uomo dall'aspetto disgustoso e con la pelle giallastra." rispose. "Ho sentito la donna chiamare Walder il tizio con l’occhio ferito."

Majenko strinse i denti. "Cavolo... quello era tipo che miei compagni sistemato..."

"Merda…" sussurrò Krea

Fedra scosse la testa con rabbia. "Sono quei bastardi di Galare, Reznak e Walder. Quegli schifosi stanno andando dalla regina per farsi pagare l'informazione a peso d'oro."

“Ma… ma mentre Sua Maestà manda le guardie reali a prelevare Trinia… qualcosa si potrà pur fare!” esclamò Rilo sconcertato. “Sì, insomma… se spieghiamo tutto forse…”

Cressida scosse il capo e si rivolse al mago e al chierico "Lasciateci subito." Disse con voce calma ma ferma, e quelli se ne andarono dalla sala chiudendo la porta.

Krea sospirò rabbiosamente e si massaggiò la fronte come se stesse covando un feroce mal di testa. "Quindi questa è la situazione... maledizione... E adesso, che cosa si può fare?" chiese.

"Non ho nessuna voglia di sottostare alle angherie di quegli sporchi Cavalieri Infernali." affermò Fedra. "Abbiamo già avuto abbastanza cattive esperienze con loro."

"Su questo sono d'accordo con voi." rispose la Kroft con volto granitico. "Ma dovete comprendere... che stavolta non si tratta dei Cavalieri Infernali, bensì di Sua Maestà Ileosa, e purtroppo ai suoi ordini volenti o nolenti dobbiamo sottostare."

Krea si fece pallida in volto. "Che significa... no, non può farlo!" esclamò sconcertata, per poi indicare una sconvolta Trinia. "Sua Maestà non può farlo, lei è…"

Rilo sbattè gli occhi allarmato. "Vorrebbe dire... che dovremmo consegnare Trinia alle guardie della regina?" chiese, sperando di sbagliarsi. "Ma... ma se lo facessimo... Comandante Kroft, ha detto lei stessa che non avrebbe nessuna possibilità di avere un processo equo! Non possiamo abbandonare così Trinia!"

La Kroft guardo i ragazzi che a loro volta la squadravano con aria di attesa, e chinò mestamente il capo. Sapeva di stare tradendo i suoi ideali, ma loro non sapevano la verità…

E cosa dovrei fare, eh? Se io adesso mi oppongo a loro, che di certo verranno con un mandato reale, essi lo riferiranno a Sua Maestà, che avrà una scusa in più per decretare lo smantellamento della guardia, la riassegnazione dei membri femminili al "Progetto Grigio"… e la condanna a morte dei membri maschili. Per dirla in breve, ciò decreterebbe la fine dei miei uomini... I MIEI UOMINI!

Questo era ciò che Cressida voleva dire. Anzi, che voleva urlare, con tutte le sue forze. Ma tutto ciò che ella fece fu cadere in ginocchio, distrutta dalla vergogna e dalla delusione, piegare il capo e sussurrare. "Mi ... mi dispiace. Ho le mani legate."

Un silenzio cupo cadde nella stanza, e Krea si sedette sulla panca più vicina tenendosi la testa tra le mani. Non sapeva più a cosa credere. Si sentiva scoppiare il cervello. Quando aveva saputo della morte di re Eodred, si era sentita persa e smarrita, in una città che stava precipitando nell'anarchia. Dopo aver incontrato la nuova regina, aveva avuto l'impressione che almeno adesso le cose avrebbero avuto un po' più di senso, ed era stata orgogliosa di essere al servizio di una sovrana che avrebbe dovuto riportare ordine e giustizia nella sua città. Ma adesso le veniva chiesto di abbandonare una donna innocente alle guardie della regina? E cosa le avrebbero fatto, poi? E la regina? Sua Maestà Ileosa avrebbe davvero dato un ordine simile? Che ne era della figura nobile e generosa che aveva visto assisa sul Trono Cremisi? Ci doveva essere un errore ... un errore!

"No. Io ho preso la mia decisione." esclamò improvvisamente Kostur con fredda decisione. Il mezzorco si alzò di scatto, e Krea vide un'ombra furiosa scivolare nei suoi occhi.

"Kostur?" chiese Fedra intimorita.

"Ci sono due cose che un uomo deve fare nella sua vita. Mantenere le sue promesse, ed essere devoto alla sua donna." ringhiò, afferrando il suo distintivo per poi strapparselo dalla giacca. "E io ho promesso a Trinia che l'avrei protetta. Che non avrei permesso che nessuno le facesse del male. Perciò adesso, fanculo gli ordini. Fanculo i Cavalieri Infernali. Fanculo la guardia reale e fanculo tutto il resto! Io e Trinia ce ne andiamo da qui! Non resteremo a farci mettere i piedi in testa! Andremo in un'altra città! O dovunque non ci possano prendere... e nessuno qui ci vedrà mai più!"

Con rabbia furiosa, il mezzorco si strappò il distintivo di dosso e lo scagliò a terra sotto gli occhi increduli dei suoi compagni. "E se qualcuno vuole impedircelo... CHE CI PROVI SOLTANTO!"

“K-Kostur…” sussurrò Trinia, sentendosi a tempo stesso scioccata e sollevata nel vedere fino a che punto il suo amato era disposto a spingersi per lei.

Grau guardò la scena attonito... ma appena Kostur concluse il suo discorso, si avvicinò alla comandante e disse la sua. "Maresciallo, se c'è una cosa che ho imparato stando con Vencarlo.. " disse, con uno sguardo leggermente schifato non appena nominò il maestro di spada "...è che un'innocente va difeso a spada tratta, su questo non si discute. Perciò io seguo l’investigatore Kostur e mi dimetto anch’io dalla guardia!"

Grau prese il suo distintivo e lo poggiò per terra, mettendolo in un punto distante rispetto a quello del mezzorco, ma vicino a Kroft, che era ancora in ginocchio ed interdetta. Poi, il giovane sergente andò dal mezzorco e disse con decisione. "Vengo con voi, investigatore."

Kostur e Trinia lo guardarono stupefatti. "S-Sergente Soldado! per quale motivo lei…" chiese Kostur.

Si interruppe quando il giovane sergente lo guardò intensamente negli occhi. "Perché se non lo facessi, mio nipote Edmyure non me lo perdonerebbe."

Cressida restò inginocchiata ancora per qualche secondo, guardando i distintivi che giacevano per terra e poi il resto della Compagnia del Draco. Krea stava rivolgendo alla comandante con espressione quasi implorante, come se la pregasse di trovare una soluzione a quel dilemma. Anche il più cinico Orik dava l'impressione di sperare che non finisse con la consegna di Trinia alle guardie reali, e Verik guardava anch’egli il maresciallo con espressione tesa. 

Lei sapeva che stava sbagliando… ma cosa poteva fare? Lei aveva una responsabilità, e quella responsabilità consisteva nel difendere le vite degli abitanti di Korvosa, che fossero comuni civili o uomini e donne della guardia Korvosana, di mantenere un minimo di ordine in quel periodo buio... era sua quella responsabilità!

Tuttavia, doveva trovare una soluzione... ma come fare? Tutte le possibilità che le venivano in mente le sembravano altrettanto improbabili...

A meno che...

Ma certo! Forse si poteva fare...

Lentamente, Cressida si alzò e guardò verso Krea. "E va bene... Per favore, signorina Aldinn... può andare a richiamare i nostri collaboratori?" chiese. "I due signori che hanno condotto con noi l'interrogatorio?"

Krea osservò con un’espressione stupita il maresciallo, ma ubbidì e richiamò i due, poi chiese alla Kroft cosa volesse fare… e Cressida prese un bel respiro.

"Qualcosa di rischioso. Ma se funziona, possiamo salvare la situazione." rispose. Vide i suoi due collaboratori entrare e si voltò verso di loro. "Molto bene. Ho bisogno di un incantesimo Inviare. Sono pronta a pagare, se necessario. Contattate chi sapete voi e ditegli che c'è una persona da proteggere. Di recarsi dove sa, e di metterla al sicuro."

Un po' spiazzati, i due si dissero pronti... e Cressida guardò verso Trinia. "E poi... un incantesimo Invisibilità per la signorina Sabor. E lei, signorina Sabor... mi dia un pugno." disse la comandante. "Con tutta la sua forza."

Trinia spalancò gli occhi. "C-come dice, maresciallo Kroft? Ma… se lo faccio, stavolta io passo veramente un guaio..." rispose con trepidazione.

Cressida non si scompose. Estrasse la spada e ferì leggermente Kostur al volto, aprendogli un taglio sulla guancia destra con la punta dell’arma. L’investigatore non si era difeso - aveva capito che voleva fare il maresciallo – ma Trinia si sentì travolgere dall’ira e colpì la Kroft con un potente destro in pieno volto!

Cressida non si difese e prese in pieno il colpo, restando a terra. Ma dopo essere caduta, la comandante fece un cenno al mago e gli sussurrò di procedere. Comprendendo cosa voleva fare la Kroft, il mago lanciò un incantesimo Invisibilità sulla giovane pittrice, che restò interdetta quando la sua immagine sbiadì e poi scomparve.

"Ma... ma cosa...?" cominciò a chiedere.

"Alla porta ovest della cittadella, signorina Sabor… e poi segua la strada verso la periferia, prima di tornare visibile!" esclamò il chierico, indicando la porta da cui era rientrato. "Prenda il passaggio sotterraneo nella stanza vicina!"

Fu allora che Trinia comprese quale fosse il piano, e guardò stupita verso Kostur. Anche se ora Trinia era invisibile, Kostur sapeva ancora dove fosse e le sorrise in segno di intesa - la ferita al volto era poco più che un graffietto, facilmente rimuovibile con un comunissimo incantesimo curativo.

"Buona fortuna, Trinia! Ci vedremo presto!" esclamò il mezzorco con rinnovata fiducia.

"Arrivederci, amore mio… e grazie di tutto!" disse Trinia. Pur invisibile, la giovane pittrice seguì il chierico che la portò verso la stanza vicina e le indicò il passaggio per raggiungere la salvezza.

"Un’ultima cosa, signorina Sabor: se qualcuno le chiede cosa fanno un'imp e un draco domestico quando s'incontrano, lei risponda che si ammazzano a vicenda. Questa è la parola d'ordine per riconoscere chi la porterà via da quì".

Trinia annuì ed entrò, percorrendo rapidamente il tunnel e poi una parte della periferia di Korvosa sotto la protezione della sua invisibilità. Finalmente, quando l’effetto dell’incantesimo cominciava a cessare, e il suo corpo inizia a riapparire, la ragazza raggiunse il punto che le era stato indicato, dove già la attendeva un volto noto a Korvosa – il famoso maestro spadaccino Vencarlo Orisini, accompagnato da un ragazzo con barba e capelli ben curati e di colore nero, pelle dalla carnagione olivastra e occhi verdi.

Il ragazzo si avvicinò, vedendo la figura che stava tornando visibile, e le chiese: "Cosa fanno un'imp e un draco del focolare quando s'incontrano?"

Trinia comprese che i due erano quelli che dovevano metterla al sicuro, e non ebbe esitazioni a rispondere. "Semplice, si ammazzano a vicenda".

Vencarlo sorrise e annuì con decisione. "Bene, è lei." Disse, poi guardò Trinia e continuò. "Signorina Sabor… io sono Vencarlo Orisini, e questo ragazzo è Edmyure Soldado, un mio allievo."

Il ragazzo di nome Edmyure prese parola. "Vi scorteremo in un posto in cui nessuno vi troverà, ossia... da mia madre. Là nessuno ci mette piede, e poi ho amici Sczarni che mi devono certi favori."

Trinia li guardò, pur non troppo convinta, e annuì rapidamente, seguendo i due uomini verso la salvezza…

 

ooooooooooo

 

Intanto, a Cittadella Volshyenek, il gruppo di Krea non poteva dire di sentirsi al massimo. Erano tutti scossi, chi più chi meno, e ognuno di loro non poteva nascondere di avere paura… e la più spaventata di tutti era proprio Krea, seduta su una panchina con la testa tra le mani.

Rilo notò lo stato d’animo della sorella maggiore, e dopo essersi seduto accanto a lei, le chiese, con un tono sorprendentemente maturo. "Qualcosa ti sta turbando molto, sorella. Vorresti parlarne, magari?"

"Sì…" rispose Krea nervosamente. "Io… vorrei capire come mai ... " Il suo tono di voce cresceva di angoscia "Come mai la regina ha fatto questo. Perchè? Avrei capito se avesse detto che voleva sentire la parola di Trinia... ma porla sotto arresto e… e… mandarla alla forca per chissà quale motivo? Non è giusto! Io… io… pensavo che fosse una donna buona e retta! Mi sono sbagliata? C’è qualcuno che la sta manipolando? Io… non so più a cosa credere, fratellino, e questo mi fa paura!”

“Sorellina…” mormorò Rilo, per poi guardarsi attorno e incrociare lo sguardo di Verik, che sospirò e guardò dall’altra parte.

Un attimo dopo, si sentirono dei rapidi passi… e sulla soglia apparve una guardia, che salutò il maresciallo e la Compagnia del Draco. “Maresciallo Kroft! Mi scuso per il disturbo, ma ci sono delle persone che vorrebbero parlarle.”

Cressida alzò lo sguardo, mostrandosi calma e controllata. A quanto pareva, era già arrivato il momento di vedersela con la regina e le sue guardie… “Si, soldato? Se si tratta delle guardie reali, dì loro che purtroppo la prigioniera ci è sfuggita. Si è liberata dalle manette, forse grazie a qualche stregoneria, mi ha colpito ed è fuggita.” Affermò.

Ma la guardia scosse la testa. “No… no, maresciallo Kroft, è qualcosa di peggio.” Affermò con evidente preoccupazione. “E’ venuto Mille Ossa… e ha delle brutte notizie per noi.”

 

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CONTINUA…

 

 

 

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Capitolo 16
*** Spedizione nel Grigiore ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 15 – Spedizione nel Grigiore

 

"E' venuto Mille Ossa... e ha delle brutte notizie per noi."

Cressida emise un verso di disappunto nel sentire queste preoccupanti novità. "Brutte notizie da parte degli Shoanti?" mormorò, in un misto di frustrazione ed ansia. "Maledizione... sapevo che la tensione stava crescendo, ma speravo che almeno per un po' non succedesse nulla di troppo eclatante. Qual è il problema, sergente Soldado?"

Sotto gli sguardi di attesa della Kroft e della Compagnia del Draco, Grau prese fiato e si organizzò rapidamente il discorso. "Purtroppo, temo che sia un grosso problema, maresciallo Kroft. Un giovane Shoanti di nome Gaekhen è stato ucciso, linciato da una folla inferocita. E il suo corpo è stato trafugato." rispose, con un tono grave che faceva subito capire quanto serio fosse questo problema. Krea e Rilo sgranarono gli occhi, Verik strinse i denti e mormorò una maledizione, e Kostur si sfregò la fronte, ben sapendo quanto problematica sarebbe stata quella situazione. "Il venerabile Mille Ossa è stato fatto accomodare nel suo ufficio, e al momento... attende lei, maresciallo."

"Certo... certo, capisco." affermò lei con un sospiro che esprimeva stanchezza. Si voltò verso la Compagnia del Draco, in modo da spiegare cosa stesse accadendo. "Mille Ossa è uno sciamano Shoanti, ed è attualmente una guida spirituale per la minoranza Shoanti che ancora vive qui a Korvosa. Si può dire che lui fa da intermediario tra gli Shoanti e il governo di Korvosa, sperando di trovare un modo in cui le nostre genti possano vivere in pace."

"Una missione tutt'altro che facile." commentò Orik. "So che molti cittadini di Korvosa nutrono pregiudizi verso gli Shoanti e li vedono come niente più che selvaggi violenti."

Cressida annuì lentamente. "Vero. Per Mille Ossa, il compito di fare da moderatore tra questi razzisti e i membri più irascibili degli Shoanti è una battaglia costante. E temo che questo omicidio possa azzerare tutto il suo lavoro, se non gli rivolgiamo subito tutta la nostra attenzione."

I ragazzi della Compagnia del Draco si guardarono tra loro... e infine, Krea alzò le spalle e sospirò, cercando di sfogare tutta la tensione e l'ansia che aveva addosso. Qualsiasi problema avesse, qualsiasi dubbio le fosse venuto sulla regina... poteva attendere che questa crisi fosse risolta.

"Va bene, maresciallo Kroft." rispose Krea. "Vorremmo sentire anche noi cos'è successo, e vedere se possiamo dare una mano con le indagini."

"Tra l'altro, io ho una certa intesa con gli Shoanti." continuò Fedra. "Spero che questo possa servire a qualcosa."

Runyar annuì lentamente. "E certo non aiuterebbe la già delicata situazione di Korvosa se le azioni di un branco di sconsiderati dovessero sfociare in violenze. La nostra città precipiterebbe di nuovo nell'anarchia." rispose. "Quindi, è anche nostro dovere cercare di risolvere questo problema."

Cressida fece un cenno affermativo con la testa e sorrise leggermente, lieta di poter sempre contare su di loro. "Ottimo. Quand'è così... prego, seguitemi pure nel mio ufficio." rispose. "Vi porto ad incontrare l'anziano Mille Ossa, del clan Skoan-Quah."

 

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Lo sciamano Mille Ossa era un uomo di circa 60 anni, dall'espressione calma e stoica che sembrava quasi essere stata scolpita nella pietra. Capelli grigi lunghi fino alle spalle incorniciavano un volto segnato dall'età, dalle intemperie e dalle traversie della sua vita, parzialmente coperto da uno strato di polvere di gesso spalmata in modo da ricordare un teschio. Tra le mani rugose, teneva un lungo bastone che sembrava essere stato fatto con l'osso scavato di qualche bestia gigantesca. Era vestito di abiti pesanti in stile Shoanti, con pelli ben conciate e un drappo grigio che gli avvolgeva le spalle, e sembrava quasi una statua mentre osservava con attenzione il gruppo di avventurieri appena entrato nell'ufficio.

Lo sciamano fece spaziare il suo sguardo da Krea fino al piccolo Majenko, passando per Fedra, Rilo, i fratelli Vancaskerkin... e finalmente, dopo essersi fatto una prima idea delle persone con cui aveva a che fare, Mille Ossa prese fiato e cominciò a parlare.

"Salute a voi, tshamek." esordì l'anziano sciamano con voce grave. "Il mio popolo ha sempre cercato di comprendere coloro che vivono a Korvosa, e ad essere corretti, abbiamo incontrato gente di Korvosa che ha fatto tutto quello che era in loro potere per comprendere la nostra cultura. Tuttavia, temo che per ogni persona che cerca la pace e il dialogo, ce ne sia sempre un'altra, o più di una, che si impegna con altrettanto zelo per tenere accese antiche animosità."

Krea fece un piccolo inchino, invitando silenziosamente Mille Ossa a dire di più. Lo sciamano, giunto ad un punto che per lui voleva dire ravvivare un recente dolore, restò in solenne silenzio per qualche istante. Quando riprese a parlare, le sue parole erano ponderate ma pronunciate con una rabbia a malapena controllata.

"Mio nipote Gaekhen è morto." affermò. "Percosso a morte da un gruppo di vigliacchi sulle strade della vostra città."

Krea premette le labbra tra loro, ovviamente contrita. Se Mille Ossa se ne era accorto, non dava l'impressione di averlo fatto...

"Non do la colpa a voi per quanto è successo." li rassicurò lo sciamano, con un tono già un po' più tranquillo. "Tuttavia, non cambia il fatto che Gaekhen è stato ucciso, e mio figlio e la sua famiglia non sono disposti a perdonare come me. Le loro intenzioni sono di tornare allo Skoan-Quah nelle Terre di Cenere, per poi unirsi allo Sklar-Quah e muovere guerra contro Korvosa. Questa decisione sarebbe disastrosa sia per la mia gente, che per la vostra."

Kostur annuì, perfettamente d'accordo. Se due delle tribù più numerose e forti degli Shoanti avessero deciso di aggredire Korvosa, lo spargimento di sangue sarebbe stato terribile - era convinto che Korvosa ne sarebbe uscita vincitrice, ma solo al prezzo delle vite di numerosi soldati, e della decimazione dei due clan. "Sono d'accordo. Una guerra è assolutamente da evitare." rispose il mezzorco. "Dobbiamo fare qualcosa per rimediare all'ingiustizia che è stata perpetrata. Come potremmo fare, venerabile Mille Ossa?"

Le parole del mezzorco incontrarono l'approvazione dello sciamano Shoanti, che fece un mesto sorriso e annuì lentamente. "Vi ringrazio per le vostre parole, investigatore." rispose. "Le nostre vie, le nostre usanze sono diverse dalle vostre. Se un corpo non viene consumato per intero nei fuochi dei nostri antenati, lo spirito di un guerriero non può salire fino al Grande Cielo. Se solo potessi cremare il corpo di mio nipote ed inviarlo al Grande Cielo con onore e dignità, allora suo padre e i suoi fratelli mi ascolterebbero e tratterrebbero la loro ira. Così, le trattative di pace tra le nostre genti potrebbero andare avanti. Sfortunatamente, Gaekhen non è stato soltanto assassinato. Come forse vi è già stato comunicato, il suo corpo è stato portato via dalla scena del delitto."

"Certo... il maresciallo Kroft ci ha detto che il corpo di suo nipote è stato trafugato..." affermò Rilo con disgusto. C'erano sempre degli sciacalli che facevano soldi vendendo cadaveri sottratti dalle strade o ai cimiteri a qualche negromante o a ricercatori di pochi scrupoli. "E... si sa per caso chi è stato?"

Mille Ossa annuì lentamente. "Il corpo di Gaekhen è stato trafugato e venduto ad un uomo che è considerato un criminale ed un flagello sia dalla mia gente che dalla vostra: il negromante Rolth Lamm." rispose.

Krea trasalì. Ancora quel maledetto nome... e vicino a lei, Fedra venne percorsa da un brivido di collera. "Lamm? Avete detto... Rolth Lamm?" esclamò la magus. "Non sarà per caso..."

"Esatto. E' il figlio di Gaedren Lamm, un uomo che sicuramente ha dato ad ognuno di voi non pochi problemi." confermò la Kroft. "Rolth è stato uno studente dell'Acadamae, finchè non è stato espulso per esperimenti illegali, e da allora è ricercato dalla guardia cittadina di Korvosa, con numerose imputazioni di omicidio sulle spalle."

"Già, ma quel bastardo è sempre riuscito a sfuggirci!" ringhiò Kostur con rabbia. "Lui e quel maledetto 'killer della serratura'... sono i due casi che non siamo mai riusciti a portare ad una conclusione soddisfacente. Ma... prego, andate avanti, venerabile Mille Ossa. Sapete per caso anche dove è stato portato il corpo di Gaekhen?"

Ancora una volta, lo sciamano fece un cenno di assenso. "Ho parlato con gli spiriti, ed essi mi hanno rivelato che il corpo del mio povero ragazzo è stato portato in un luogo chiamato "il Grigiore", e più esattamente nel covo di Rolth Lamm, un posto chiamato la Tana Morta." spiegò. "Con questa conoscenza, sicuramente potrei guidare un gruppo di guerrieri nel vostro cimitero e recuperare il corpo di Gaekhen, ma... qiuesto per la vostra gente sarebbe una violazione e un atto di aggressione. E' per questo che mi rivolgo a voi, per chiedervi di recuperare il corpo di mio nipote e riportarlo a me. Se non ci riusciste, saremmo costretti a recuperarlo noi stessi. E per quanto mi addolori dirlo, non saremo gentili se si dovesse giungere a questo."

"Comprendiamo le sue richieste, venerabile Mille Ossa." rispose Krea con serietà, mettendo da parte le sue attuali incertezze per concentrarsi su quell'importante compito. "Faremo l'impossibile per recuperare il corpo di vostro nipote e restituirvelo affinchè possa avere degna cremazione."

"E faremo in modo che per lui ci possa essere giustizia." affermò Runyar, tenendo un pugno stretto vicino al cuore in segno di solenne giuramento.

Le loro rassicurazioni riuscirono a convincere lo sciamano Shoanti, che chinò la testa in segno di rispetto e si alzò lentamente dalla sedia. "Va bene. Vi ringrazio per la vostra disponibilità... e ora, temo di dovervi lasciare. Devo tornare dalla mia gente per dare loro la notizia e cercare di indurli a più miti consigli. Attenderemo la riconsegna del corpo di mio nipote... per favore, cercate di fare il prima possibile. La mia gente è irrequieta e piena di rabbia, e non so per quanto tempo riuscirò a convincerli a mantenere la calma."

Con un inchino, Mille Ossa si congedò e uscì dall'ufficio, appoggiandosi al suo bastone mentre camminava. Il gruppo attese che lo sciamano fosse uscito, poi si riunirono attorno a Cressida, che fece un paio di colpi di tosse per schiarirsi la voce, per poi dire la sua.

"Il venerabile Mille Ossa potrà avere dei modi un po' bruschi, ma sono d'accordo con quello che dice. E' necessario riparare quanto prima a questo torto, altrimenti la tensione a lungo accumulata tra Korvosani e Shoanti esploderà di colpo, e la situazione volgerà di male in peggio. Meglio ancora se a fare questo gesto di riavvicinamento sono degli abitanti di Korvosa." rispose. "Mi spiace di dover chiedere aiuto a voi così presto dopo che avete appena portato a termine un altro incarico impegnativo, ma... siete gli unici, al momento, a cui posso chiedere aiuto."

"Non si preoccupi, maresciallo Kroft. Dopotutto, anche questo per me è un modo per saldare il mio debito verso la città..." rispose Verik.

Orik disse di sì con la testa. "Porteremo a termine questa missione il prima possibile. Detto questo... credo che avrei prima bisogno di fare qualche domanda riguardo questo Rolth Lamm e il Grigiore." affermò.

"Giustamente. Ogni informazione in più o in meno potrebbe fare la differenza, in un caso così delicato." rispose il maresciallo. "Molto bene... come ho detto, Rolth Lamm era una volta uno studente dell'Acadamae, che è stato espulso quando la vera natura dei suoi esperimenti è venuta alla luce. Aveva ucciso numerosi senzatetto e animali randagi per usare le parti dei loro corpi per creare dei golem carogna - un particolare tipo di golem creato utilizzando pezzi di cadaveri e infondendo loro una vita artificiale."

"Uuugh, schifo! Majenko non piace proprio!" mormorò il draghetto.

"Ma... io pensavo che questo tipo di golem fosse riconosciuto dalle varie scuole di magia..." affermò Rilo. "O mi sto confondendo?"

Cressida fece una breve digressione per spiegare a Rilo di cosa stesse parlando. "Temo che tu ti stia confondendo con i golem di carne, giovane Aldinn." affermò la donna. "I golem di carne sono costruiti secondo una certa arte. Devono seguire delle regole affinchè la loro creazione sia coronata da successo. Regole disgustose, ma pur sempre regole. Questo non vale per i golem carogna, che altro non sono che pezzi di cadaveri cuciti assieme e animati dalla magia nera. Detto questo... ammetto che è un po' una distinzione senza una vera differenza, ma non disperdiamoci su questi particolari."

Cressida si organizzò il discorso e riprese la spiegazione. "AD ogni buon conto... L'Acadamae non sporse denuncia perchè temeva che le azioni criminali di Rolth Lamm avrebbero danneggiato la reputazione dell'accademia. Si sono limitati ad espellerlo, e da allora Rolth Lamm è diventato un pericolo per la città intera." affermò.

Kostur storse il naso. "A onor del vero... ho il sospetto che si sia reso responsabile di un gran numero di omicidi nel corso dell'ultimo decennio, in ognuno dei quali il corpo della vittima veniva in qualche modo mutilato." affermò. "Ho il sospetto che Rolth Lamm e il famigerato Killer della Serratura fossero la stessa persona. Ma quel dannato è abile a sfuggire alle maglie della giustizia, e non siamo mai riusciti a trovare prove solide contro di lui."

"Al momento, non siamo sicuri se Rolth Lamm si trovi o meno nella Tana Morta... ma qualsiasi cosa voi troviate lì che possa portare al suo arresto sarebbe enormemente apprezzata, quindi consideratelo come una missione secondaria." continuò Cressida.

Fedra disse di sì con la testa. "Ricevuto, maresciallo Kroft." rispose. "Ci sono altre cose che dovremmo sapere sul Grigiore?"

"Certamente." proseguì la comandante della guardia cittadina. "Il Grigiore è costellato di camere sotterranee, alcune delle quali sono state scavate da ghoul o altri mostri, mentre altre, la maggior parte in effetti, sono ciò che rimane di antichi cimiteri Shoanti. Per buona parte, questi luoghi sono mantenuti sicuri dalla chiesa di Pharasma, i cui chierici ed inquisitori istituiscono periodicamente delle ronde per distruggere i non-morti ed eliminare i negromanti che si rifugiano da quelle parti. Tuttavia, il Grigiore è un luogo talmente grande e labirintico, che non riescono ad eliminarli tutti."

"Certo, posso capire..." rispose Runyar. "E... sappiamo che aspetto abbia il corpo di quel ragazzo Shoanti ucciso?"

La Kroft annuì di nuovo. "Il venerabile Mille Ossa mi ha descritto Gaekhen come un ragazzo sui 18 anni, con i capelli castani tagliati corti e una cicatrice sulla guancia sinistra, dovuta ad un attacco da parte di un puma." rispose. "Inoltre, mi ha detto che Gaekhen presenta dei tatuaggi tribali Shoanti sulle braccia e sul torace. E' improbabile che in questo momento ci siano altri Shoanti morti da poco nella Tana Morta, quindi non dovrebbero esserci problemi a riconoscerlo."

"Certamente, maresciallo Kroft." rispose Krea, il cui sguardo si fece gelido tutt'a un tratto. "Allora sappiamo quello che dobbiamo fare. Andiamo a prendere dell'equipaggiamento per combattere contro i non-morti. Acqua santa, fuoco dell'alchimista... magari anche qualche antitossina, giusto per stare tranquilli. E magari prendete qualche arma contundente, nel caso abbiamo a che fare con gli scheletri. E poi, filiamo dritti verso il Grigiore. Questa missione deve essere portata a termine il più rapidamente possibile."

Rilo e Majenko guardarono la sorella maggiore con preoccupazione. Avevano la netta impressione che la stanchezza e l'impossibilità di riposarsi tra quelle due missioni stessero mettendo a dura prova la tempra di Krea... anche se in effetti, era vero che quel problema andava risolto quanto prima.

 

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Vreeg si fermò e riprese fiato dopo aver rimesso a posto l'ultimo scaffale della biblioteca, maledicendo la cattiva sorte. Ora che il suo insegnante era assente, sperava davvero di potersela prendere un po' comoda, magari affidando un po' di lavoretti a quel golem che Rolth aveva lasciato nel covo... ma l'amico del suo maestro faceva buona guardia, e non gli consentiva di distrarsi nemmeno per un momento.

"Ecco... ho terminato anche la biblioteca..." ansimò, pulendosi il sudore dalla fronte con un gesto della mano. "Ora devo andare a vedere se quell'idiota di un mezzo-ogre si è ricordato di dare da mangiare ai prigionieri... e poi forse posso prendermi una pausa. Maledizione alla sfortuna nera! L'amico del capo mi fa sgobbare come un mulo... Ma proprio a me doveva capitare quello stronzo che mi comanda a bacchetta? Se solo potessi gli lancerei un incantesimo Sblocca Carne, giusto per vedere che faccia fa! Fanculo lui e i suoi ordini..."

"Hmm? Ho sentito qualche lamentela, mio caro Vreeg?" rispose una voce acuta e dal timbro pungente, e il derro negromante trasalì quando vide arrivare proprio la persona di cui si lamentava da dietro uno scaffale dove i libri erano stati disposti con ordine. La figura alta e intimidatoria di Devargo Barvasi apparve da dietro il mobile, le braccia incrociate dietro la schiena in modo da esprimere confidenza ed arroganza, e fissò con fare inquisitorio il derro che stava cercando in qualche modo di giustificarsi. "Non ti conviene parlare a voce troppo alta, vermiciattolo. Qualcuno potrebbe sentirti... e il mio caro amico Rolth Lamm, se non sbaglio, ti ha dato indicazioni di attenerti ai miei ordini come se fossero i suoi. Oppure la memoria mi gioca dei brutti scherzi?"

Vreeg deglutì sonoramente, come a voler mandare giù l'orgoglio. "Ah... ehm... no, no, assolutamente no, commendator Barvasi, io stavo... ehm... stavo solo... leggendo un passaggio ad alta voce, sì!" balbettò il vile derro, facendosi aria con la sua sudicia tunica. "C'era... ehm... un libro di racconti dell'orrore dell'Ustalav che mi era piaciuto molto, e allora... sì... mi... mi esercitavo... a leggerlo ad alta voce, tutto qui! Non... non mi sognerei mai di mancarle di rispetto, marchese Barvasi!"

Devargo si sfregò il mento, coperto da una corta ed ispida barbetta incolta, e avvicinò il viso alla minuta figura di Vreeg, fissando dall'alto in basso come siguarda un cane pieno di pulci. L'ex-proprietario della Coda dell'Anguilla annusò un paio di volte e fece un'espressione schifata, volutamente esagerata per umiliare Vreeg quanto più possibile. "Aaah, puzzi come una bara aperta!" sghignazzò. "Quando hai finito il lavoro, ti vai a fare un bagno! Se non vuoi mancarmi di rispetto, non ti presenterai davanti a me sudicio e puzzolente! E ricorda che alla fine dirò al mio amico Rolth se mi hai trattato con rispetto o meno. E tu non vuoi rischiare di essere di nuovo infettato da qualcuna delle sue malattie, vero?"

Vreeg rabbrividì all'idea di essere di nuovo sottoposto a qualche disgustoso morbo che gli trasformasse le ossa in gelatina o gli surriscaldasse il cervello, e fu rapido a rassicurare Devargo. "Ah, ma... ma... Certo... certamente, eminenza Devargo!" esclamò in tutta fretta. "Io... mi farò un bel bagno non appena avrò finito il lavoro..."

"Bene. Ti conviene. Io, nel frattempo, mi occuperò di controllare che gli altri derro facciano un buon lavoro, e poi... beh, quello che faccio non sono affari tuoi, vero?" affermò Devargo con un ghigno di sufficienza. "Ah, a proposito... per quanto riguarda quello Shoanti che si è fatto ammazzare in mezzo a quella strada, spero che tu abbia qualche buona idea di come farne uso."

"Ecco... vede, o eccellentissimo, il duca-conte Rolth Lamm mi ha lasciato una raccomandazione..." spiegò balbettando il derro negromante. "La... la testa dello Shoanti servirà per... ehm... costruire un autentico golem di carne. E le altre parti... beh... sto cercando un modo per usarle al meglio! Lui non mi ha... detto niente di quelle parti..."

Devargo sembrò accettare la spiegazione e si sgranchì una spalla. "Hmph... e va bene, nanerottolo, accetto la tua spiegazione." affermò. "Cerca di stare all'erta. Credo che quei selvaggi piumati verranno qui per cercare di riprendersi il corpo. O magari la guardia cittadina manderà qualche altro aspirante eroe." Tra sè, Devargo nutriva la speranza che la guardia inviasse proprio quel branco di avventurieri raffazzonati che si erano resi colpevoli di aver liberato Majenko e di averlo mandato in disgrazia. Sarebbe stata l'occasione perfetta per prendere vendetta. "In ogni caso, il mio vecchio amico Rolth non sarebbe contento se qualcuno invadesse la nostra umile dimora e mandasse all'aria il suo lavoro... perchè tu non sei stato abbastanza diligente."

Il derro negromante si schiarì la voce e si lisciò attentamente i baffi. "Io... ehm... farò in modo che non succeda, eccellentissimo!" mormorò in tono servile. "Può... può contare su di me! Non... non fallirò, stia tranquillo!"

Devargo cominciò ad allontanarsi, gettando di tanto in tanto un'occhiata al vile derro. "Me lo auguro per le tue orecchie, nanerottolo!" affermò, per poi lasciare Vreeg da solo a tirare un sospiro di sollievo e a ringraziare la sua buona stella. Almeno questa volta, il sostituto del capo aveva deciso di lasciarlo andare senza tante storie. Il derro negromante si impose di fare più attenzione quando sentiva il bisogno di sfogarsi... la prossima volta che Devargo lo avesse sentito, molto probabilmente non sarebbe stato così fortunato. 

Dopo essersi assicurato di essere stabile sulle gambe, Vreeg si avviò verso il laboratorio, per verificare che fosse tutto a posto. Di passaggio, diede un'occhiata alla prigione, dove una figura massiccia e sgraziata, la faccia deforme e coperta di orrende escrescenze, stava ridendo in maniera idiota mentre gettava dei sassi contro delle figure che giacevano sul fondo di una buca buia e puzzolente, e che cercavano debolmente di difendersi.

"Heheheee! Voi scappa, io tira sassi!" sghignazzò il carceriere, la cui voce suonava terribilmente stridula ed acuta per un essere così massiccio. "Voi divertite me! Io da da mangiare a voi! Forse! Heheheee!"

Con un grugnito rabbioso, Vreeg decise di dirne quattro a quell'essere disgustoso. Una perfetta occasione per sfogare un po' del livore che aveva addosso. Entrò nella sala delle prigioni a passo svelto e tirò un calcio allo stinco del carceriere, che trasalì e si voltò di scatto verso di lui.

"Ah!" grugnì l'orripilante individuo, gli occhi che si spalancavano nel groviglio di cisti e pieghe di pelle che deformavano il suo volto. "Pa... padrone... Vreeg?"

"Testa di Cavolo, ti hanno proprio dato il nome che ti meriti!" esclamò Vreeg in un sibilo astioso. "Il capo ha detto che ci servono vivi, sennò non possono essere usati per gli esperimenti! Prova soltanto a farne fuori qualcuno, e useremo i tuoi pezzi per creare il nostro nuovo golem!"

"Testa di Cavolo spiacente, padrone Vreeg!" piagnucolò il mostruoso mezzo-ogre, lasciandosi maltrattare dal derro, che pure era molto più piccolo di lui. "Testa di Cavolo annoiato, voleva passare tempo..."

"Beh, passalo in un altro modo, e ricordati di dare loro la sbobba! Non vogliamo che muoiano prima del tempo, eh?" continuò Vreeg. "Paparino non è stato contento l'ultima volta che ne hai lasciato morire uno, e ne abbiamo pagato entrambi le conseguenze! Se dovesse accadere di nuovo... non appena il padrone ha finito con te, ci penso io a fartene pentire!"

Il mezzo-ogre dal nome assurdo deglutì, la gola deforme che si gonfiava per un istante in maniera innaturale. "No no no! Testa di Cavolo sta attento! Nessuno muore qui! Paparino essere contento, si?" esclamò, mangiandosi alcune parole. Vreeg non lo degnò nemmeno di un'occhiata e se ne andò per fare un bagno, sperando che almeno adesso si sarebbe potuto prendere un po' di tempo per rilassarsi...

 

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Quella sera, il gruppo di Krea si era inflitrato nel Grigiore, seguendo le indicazioni del maresciallo Kroft per raggiungere la Tana Morta. Il gruppo si era trovato a dover affrontare alcuni ghoul particolarmente audaci che avevano tentato un attacco a sorpresa, ma per fortuna le loro preparazioni avevano fatto sì che i predatori non-morti fossero costretti alla fuga dopo che tre di loro erano stati abbattuti.

Finalmente, il gruppo era giunto all'ingresso della Tana Morta - un corridoio buio e puzzolente di muffa che scendeva nei sotterranei di un'antica tomba Shoanti, illuminato debolmente da chiazze di muschio bio-luminoso attaccato alle pareti e ai soffitti, che emetteva una tenue luce azzurrina. L'atmosfera era pervasa da un odore di umidità e muffa, con un disgustoso sentore di carne marcia. In altre parole, era un luogo perfetto per nascondersi per un reietto della società come Rolth Lamm.

"Ecco... è lì che dovremo entrare per recuperare il corpo di Gaekhen." sussurrò Krea. Teneva la voce bassa in parte per non farsi sentire dagli occupanti di quel posto rivoltante, e in parte per respirare il meno possibile l'aria ammorbata. "Tenetevi pronti, perchè ci aspetta un lavoro sporco. Anche se ben pagato."

Diversi membri del gruppo fecero una breve risata alla battuta della giovane Varisiana, poi Fedra si piazzò davanti al gruppo, in modo da sfruttare al massimo la sua furtività e la sua capacità di vedere perfettamente al buio. La Compagnia del Draco scese lentamente le scale, guardandosi bene attorno, e Rilo usò un semplice incantesimo Luce per creare un po' di illuminazione e permettere afli umani del gruppo di vedere dove mettevano i piedi. La caligni si fermò all'ingresso di una grande stanza sotterranea, supportata da quattro colonne di pietra che sorgevano dal centro di essa. Una macabra visione accolse Fedra quando guardò un po' più attentamenteall'interno, e si rese conto che numerosi scheletri umani - alcuni dei quali erano senza dubbio di bambini - erano murati all'interno delle pareti, e altri mucchi di ossa si accumulavano negli angoli. Fedra rabbrividì, ma fece cenno al gruppo di proseguire, dal momento che non si vedevano ancora minacce.

"State attenti." sussurrò Runyar, sfruttando la sua infravisione per vedere al buio meglio di chiunque altro non fosse Fedra. Le sue robuste mani si strinsero attorno al manico di un robusto martello da guerra. "Mi sembra strano che uno come Rolth non abbia messo niente e nessuno a guarda dell'ingresso della sua tana."

Fedra annuì, guardando con attenzione i mucchi di ossa mentre il gruppo avanzava. Trattandosi della tana di un negromante, non si sarebbe stupita se da un momento all'altro quelle ossa si fossero mosse e ne fossero saltati fuori degli scheletri. Con estrema attenzione, la mano stretta sull'elsa di una mazza ferrata che portava legata alla schiena, la caligni appoggiò un piede davanti a sè, facendo meno rumore possibile... e questo le consentì di sentire uno strano suono di ossa che si spostavano con uno scricchiolio inquietante!

Allarmata, Fedra si fermò e fece cenno al gruppo di fare lo stesso... e ognuno mise mano alle armi, tenendosi pronto a qualsiasi cosa. Dai mucchi di ossa alla sinistra del gruppo si ersero cinque scheletri animati, composti da vecchie ossa ammuffite e che tenevano tra le falangi delle armi vecchie ed arrugginite, ma non per questo meno pericolose! Cinque di questi mostri non-morti si alzarono per affrontare la Compagnia del Draco, che si mise in guardia e si apprestò a sostenere lo scontro...

Ma in quel momento, un'altra mostruosità scheletrica si erse da un altro mucchio di ossa, questa volta posto alla destra della compagnia. Era un solo scheletro, ma era molto più grande e minaccioso di quelli sulla loro sinistra: la struttura ossea era quella di un grosso animale, probabilmente un orso, con tanto di robuste zampe anteriori e letali artigli... ma, abbastanza incoerentemente, il cranio sembrava quello di un enorme uccello da preda, con il becco uncinato e le orbite vuote nelle quali ardevano piccole sfere di luce verdina che sostituivano gli occhi! La creatura si erse in tutti i suoi tre metri di altezza e cominciò ad avanzare, con un inquietante ticchiettio di ossa che si spostavano.

Krea strinse i denti per la frustrazione. Contro creature come quelle, il suo stocco era inutile.

"Restate con Runyar! Cercate di proteggerlo!" esclamò la varisiana. I suoi compagni stavano già prendendo posizione, e Rilo alzò una mano, pronto a lanciare un incantesimo contro i non-morti che avanzavano con inquietanti scricchiolii. Gli scheletri aprirono le bocche in un silenzioso grido di battaglia e sollevarono le armi, mentre le labbra di Runyar si muovevano in una silenziosa preghiera ad Abadar.

"Restate ai vostri posti! Impedite a questi mucchi di ossa di avvicinarsi!" esclamò Kostur. Il mezzorco investigatore afferrò una boccetta dalla cintura e la lanciò contro lo scheletro più vicino, facendola infrangere sulle vecchie ossa polverose. Un liquido giallastro si sparse immediatamente addosso allo scheletro, che traballò e cominciò ad emettere volute di fumo mentre l'acido lo corrodeva. Nel giro di due secondi, il non-morto si accasciò al suolo e si ridusse in polvere... e un attimo dopo, Rilo si fece avanti contro un altro scheletro e lanciò la sua magia contro di lui.

"Torna alla polvere da cui sei uscito, mostro!" esclamò il ragazzino. "Distruggi Non Morti!"

Rilo si scagliò contro l'avversario, schivò un fendente dalla sua sciabola arrugginita e lo toccò con la mano avvolta da una tenue luce argentata. La magia distruttiva penetrò nel corpo del non-morto e dissolse l'energia negativa che lo animava - con il risultato che le sue ossa caddero rumorosamente al suolo.

Fedra e i fratelli Vancaskerkin, da parte loro, stavano affrontando lo scheletro più grande. Ognuno di loro aveva sfoderato la propria arma di scorta, una mazza ferrata che serviva perfettamente allo scopo di frantumare le ossa, e si piazzarono a distanza l'uno dall'altro, in modo che lo scheletro ibrido non riuscisse ad attaccarli tutti e tre assieme... e Fedra fece la prima mossa, scattando agilmente verso il nemico.

Agendo d'istinto, lo scheletro ibrido sferrò un fendente con un artiglio, ma la caligni fece una capriola e scansò il colpo senza problemi. Un attimo dopo, Orik scattò a sua volta e colpì il braccio del mostro con la sua mazza, provocando un inquietante suono di ossa frantumate e facendo vacillare il non-morto. Verik continuò l'attaccò, prendendo di mira lo stesso punto del fratello, e questa volta l'osso cedette, e la zampa artigliata del mostruoso scheletro cadde sul pavimento con un terrificante scricchiolio.

Nel frattempo, Runyar era riuscito a terminare la sua preghiera e aprì di scatto gli occhi, che brillarono di una luce dorata per un istante, prima che un'ondata di energia positiva si irradiasse dal suo corpo e investisse gli scheletri. I tre scheletri umani rimasti aprirono la bocca in un urlo silenzioso e si sbriciolarono, riducendosi un attimo dopo in altrettanti mucchietti di polvere, mentre lo scheletro mostruoso indietreggiò con uno spasmo improvviso, come una persona che si fosse accidentalmente versata dell'acqua bollente su una mano.

"Bel colpo, mastro Runyar!" esclamò Fedra, raddoppiando i suoi sforzi. Si avvicinò rapidamente alle zampe dello scheletro ibrido, che sferrò un paio di calci nel tentativo di allontanarla... poi prese accuratamente la mira contro il bacino del non-morto e sferrò un colpo poderoso che raggiunse l'osso e aprì delle crepe in esso. Lo scheletro mostruoso barcollò e indietreggiò, reso instabile dal danno subito, poi alzò l'artiglio che gli rimaneva e cercò di trafiggere Fedra, ma la caligni si scansò all'ultimo momento, e gli affilati artigli le fecero soltanto un graffio sopra il gomito destro. Con un'agile capriola all'indietro, Fedra si portò accanto a Rilo, che scagliò rapidamente un altro incantesimo Distruggere Non Morti sul mostro di ossa. Ancora una volta, un'ondata di energia argentata scaturì dalla mano del giovane stregone Varisiano e penetrò nel corpo dello scheletro più grande. Ma quest'ultimo era troppo forte per essere annientato sul colpo, e riuscì ancora a restare in piedi, mentre pezzi di osso si staccavano da lui e cadevano a terra, riducendosi in polvere un attimo dopo.

Il non-morto più grande rivolse la sua attenzione a Rilo, che indietreggiò mentre cercava la concentrazione per lanciare un altro incantesimo... e distolse la sua attenzione dai fratelli Vancaskerkin, che ne approfittarono subito. Orik alzò la sua mazza e colpì il punto che Fedra aveva già colpito in precedenza sul bacino del mostro di ossa... e Verik proseguì l'assalto con un colpo portato con decisione, che finalmente infranse l'osso dello scheletro ibrido. Con un terrificante scricchiolio, il bacino della creatura non-morta si frantumò, e lo scheletro piombò a terra spezzato in due. Cercò di nuovo di muoversi contro le sue vittime, ma Kostur gli fu addosso un istante dopo e sollevò la gamba per poi abbattere il piede calzato di stivale sulla testa dello scheletro. Le vecchie ossa si sbriciolarono all'impatto, scagliando schegge e frammenti di osso tutt'attorno... e finalmente, la magia nera che teneva animato lo scheletro ibrido si dissolse del tutto, e il mostro non-morto tornò ad essere polvere.

"Uff... ottimo lavoro, gente. Mi spiace solo che non ho potuto fare granchè..." disse Krea, scusandosi con i suoi compagni. Quando Runyar le fece cenno che era tutto a posto, la magus Varisiana tirò un sospiro di sollievo e gettò un'occhiata disgustata agli scheletri infranti che giacevano sul terreno. Non erano stati certo avversari temibili, ma Krea immaginava che lo scopo non fosse semplicemente quello di uccidere gli intrusi. Per la posizione in cui si trovavano e l'inevitabile frastuono del combattimento, sicuramente l'idea era quella di fare sì che gli abitanti di quel lugubre luogo sapessero in anticipo dell'arrivo di intrusi. "Comunque, non restiamo qui a lungo. Già adesso, sono sicura che gli scagnozzi di Lamm si stiano preparando per il nostro arrivo. Dobbiamo andare avanti e cercare di recuperare il corpo di Gaekhen il prima possibile."

Verik si passò una mano sulla fronte e tirò un breve sospiro prima di annuire in segno di assenso... e il piccolo Majenko si mise in piedi sulla spalla di Rilo. "Majenko va a vedere, sì sì!" affermò, cercando di tenere bassa la sua vocetta acuta. "Majenko vede cosa c'è avanti e dice, che voi siete pronti!"

"Va bene, Majenko, ma non ti esporre troppo." lo consigliò Rilo. Con un agile frullo di ali, il draghetto si staccò dalla spalla del ragazzino e scese giù in planata. Toccò terra, ripiegò le ali contro il corpo e si intrufolò in un piccolo tunnel scavato nella roccia, fin troppo piccolo per permettere ad un essere umano di passarci, ma abbastanza grande da lasciar passare un individuo delle dimensioni di un halfling. Il passato stretto e tortuoso - ma per sua fortuna, ampio abbastanza da permettere al draghetto di spostarsi abilmente in esso. Cosa che Majenko faceva senza lamentele, ma l'atmosfera lugubre del luogo unita alla fatiscenza di ciò che vedeva stava mettendo alla prova il suo sangue freddo.

"Phew... Majenko deve stare attento qui..." disse tra sè, vedendo sfuggita alcuni scheletri di ratti sparsi qua e là sul pavimento. Aveva paura che da un momento all'altro, qualcuno di quegli scheletri si rialzasse e cominciasse ad inseguirlo...

...

...

Si sentì un lieve rumore di ossa che si spostavano, e Majenko fece un salto per la paura quando uno scheletro di ratto cadde da una sporgenza di roccia e si infranse sul terreno. Quando vide che, per fortuna, non era uno scheletro animato, Majenko tirò un sospiro di sollievo e proseguì fino alla fine del tunnel, per poi guardare con attenzione nella stanza che si apriva poco più in là - era una stanza abbastanza grande, arredata con tre tavoli spogli di legno grezzo, ormai intrisi di sangue a causa delle cruente operazioni che erano state condotte su di essi. Un pungente fanto di sangue e di altri umori corporei ancora meno gradevoli permeava l'aria, e Majenko storse il naso mentre dava un'occhiata per vedere cosa stesse accadendo.

Seduto ad uno dei tavoli si trovava un esserino umanoide grande come un bambino umano, con la pele pallida, gli occhi lattiginosi e i capelli grigi scarmigliati, il volto contratto in una febbrile espressione di crudeltà e paranoia. Stava osservando con attenzione mentre due disgustose creature alate - due uccelli stigei, come quelli che lui e i suoi compagni avevano visto nell'Erpete - succhiavano il sangue ad un corpo senza vita che giaceva sul tavolo in mezzo alla sala. Un derro, pensò tra sè il draghetto con espressione allarmata. Aveva sentito parlare di quei mostriciattoli, ascoltando certe conversazioni degli abitanti di KOrvosa, ma non credeva che ne arebbe mai visto uno dal vivo. Si era convinto che fossero soltanto una leggenda popolare...

Per qualche minuto, Majenko attese che il derro terminasse la sua macabra operazione, finchè la creaturina malefica non staccò i due uccelli stigei ormai gonfi di sangue dal corpo - il cadavere di un halfling, da quello che Majenko riusciva a vedere da lì - e li ripose in una robusta gabbia di legno dove riposavano altri quattro di quei disgustosi succhiasangue alati, anch'essi gonfi e appesantiti dal sangue succhiato. Poi, il derro prese con sè il cadavere dissanguato e si allontanò con un po' di difficoltà, lasciandosi dietro la macabra camera.

Majenko fece per seguirlo, ma si fermò quando sentì che un altro derro stava arrivando di corsa, quasi scontrandosi con quello che stava portando via il corpo. Il draco sentì i due mostriciattoli parlare nella loro incomprensibile lingua, e il derro che lavorava nella stanza abbandonò lì il cadavere e corse da un'altra parte della tana. Majenko ebbe la netta impressione che quei due si fossero allarmati e stessero organizzando la difesa. Meglio avvertire i suoi compagni, magari dopo aver dato un'occhiata al resto della tana e farsi un'idea di cosa aspettarsi.

Furtivamente, Majenko sgattaiolò verso l'uscita della stanza, scansando il cadavere dell'halfling con un verso di disgusto. Diede una rapida occhiata oltre la soglia, nella direzione dove i due derro erano scomparsi, e vide che c'erano altre due stanze più avanti - probabilmente, i suoi compagni si sarebbero imbattuti in quelle stanze e avrebbero dovuto esplorarle.

"Okay, Majenko visto tutto." sussurrò tra sè il draco domestico, ritirandosi rapidamente verso il gruppo. "Adesso Majenko va a dire a padron Rilo e compagni."

 

oooooooooo

 

Il piccolo draco domestico era tornato rapidamente dai suoi compagni per dire quello che aveva visto, e per informarli di cosa probabilmente li aspettasse più avanti nella Tana Morta.

"Questo è tutto." stava dicendo in quel momento. "Majenko visto derro che parlava, e loro erano in allarme. Majenko crede che loro prepara difesa."

Krea disse di sì con la testa e accarezzò la testa del draco domestico. "Capisco... grazie, Majenko, possiamo sempre contare su di te!" affermò la giovane Varisiana. "Quindi... Rolth Lamm ha dei derro come guardie, eh? Dovevo aspettarmelo, da un individuo tanto spregevole. Ma lasciamo perdere, per adesso l'importante è elaborare una tattica per sistemare quei dannati derro."

"Derro, eh? Ho sempre avuto il sospetto che ce ne fossero alcuni nascosti sotto la città, ma non ho mai avuto modo di esserne sicuro." affermò Kostur. "Detto questo... sappiate che i derro sono resistenti agli incantesimi, ma sono allergici alla luce. Per la maggior parte, sono anche addestrati nell'uso dei veleni, quindi... visto che abbiamo qualcosa che protegge dagli avvelenamenti, adesso è il momento migliore per usarlo."

"Dovrei avere qualcosa nella mia bisaccia..." rispose Runyar, che cominciò subito a cercare e tirò fuori alcune fialette di liquido trasparente, che cominciò subito a passare ai suoi compagni di squadra. "Hah! Lo sapevo! Sempre meglio essere pronti a tutto quando si va a caccia di non-morti! Forza, ragazzi. Bevete tutti, e andiamo a sgombrare questo posto."  

"Con piacere." rispose Rilo. Fece una smorfia dopo aver trangugiato il liquido amaro, e prese un sorso dalla sua borraccia d'acqua per lavare via il sapore. "Pfuh! Okay, siamo pronti. Andiamo a rimandare un altro po' di non-morti nelle tombe da cui sono venuti!"

 

oooooooooo

 

La Compagnia del Draco si era organizzata bene, ma non appena avevano cercato di penetrare più a fondo nella Tana Morta, si erano trovati di fronte quattro derro che avevano resistito con violenza e determinazione, brandendo delle strane armi che i ragazzi non avevano mai visto prima d'allora. Ma la determinazione e il gioco di squadra della compagnia aveva presto avuto la meglio sui derro, lasciandone due a terra e costringendo gli altri due ad una fuga disordinata, ognuno in una diversa parte della tana.

Krea guardò con disprezzo verso un derro che si dileguava, gridando e farfugliando. Se non altro, quello non avrebbe più potuto dare fastidio...

"Okay, ragazzi! Fin qui ci siamo, adesso cominciamo a guardare nelle altre stanze, e cerchiamo il corpo di Gaekhen!" esclamò la Varisiana. "Mi raccomando, rivoltate ogni centimetro di questo postaccio! Dobbiamo trovare il nipote del venerabile Mille Ossa a qualsiasi costo!"

Non c'era bisogno di ricordare loro quali avrebbero potuto essere le conseguenze di un fallimento, e il gruppo si separò, dividendosi in due gruppi per cercare meglio nelle stanze attigue. Dopo aver augurato buona fortuna agli altri, il gruppetto composto da Krea, Fedra, Rilo e Majenko entrò in una stanza più a sud... dove i loro nasi vennero immediatamente assaliti da un'aggressiva miscela di rifiuti, carne marcia e zolfo, un attimo prima di sprofondare fino alle caviglie in un disgustoso pantano! Con orrore, si resero conto di essersi infilati in una sorta di stanza di smaltimento dei cadaveri, e di non essere soli al suo interno!

"Uuuugh! Schifo!" esclamò Majenko, sbattendo freneticamente le ali per non cadere in quel disgustoso fango marrone. "Cosa essere questa?"

"Una specie di fossa! Dove tolgono di mezzo i cadaveri che non gli servono più, credo!" esclamò Fedra, trattenendo a stento i conati di vomito. Krea si mise davanti ai due avventurieri più giovani quando vide qualcosa di goffo e corpulento che si muoveva in maniera disgustosa sopra una sorta di isolotto di fango e detriti al centro di quella stanza rivoltante. Un mostro di forma tozza e sgraziata, con una bocca piena di zanne acuminate che si muoveva su tre zampe corte ma muscolose, e frustava l'aria attorno a sè con due lunghi tentacoli. Un tentacolo più grande si ergeva sopra la testa della creatura, e da esso tre occhi alieni fissavano famelici il terzetto e il loro amico draco. Un otyugh, si accorse Krea con disgusto. Uno dei famigerati mangiatori di spazzatura delle fogne di Korvosa...

"Aaaaah!" il mostro gorgogliò, spargendo bava puzzolente tutt'attorno a sè mentre cominciava ad avanzare. "Carne fresca!"                         

  

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Le gallerie degli orrori, Parte 1 ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 16 – Le gallerie degli orrori, Parte 1

 

"Ma in che razza di posto siamo finiti?" esclamò Kostur, scansandosi di colpo quando un'orripilante creatura simile allo scheletro di un mostruoso serpente scattò verso di lui, e le sue fauci si chiusero a pochi centimetri di distanza dalla faccia del mezzorco. Poco lontano, Runyar e i fratelli Vancaskerkin avevano il loro bel da fare ad affrontare un'altra di quelle creature serpentine, supportata da un paio di derro che restavano a distanza di sicurezza, bersagliando il gruppo con varie armi a distanza, e un paio di uccelli stigei che svolazzavano fastidiosamente attorno a loro. "Che cosa diavolo è questo, una specie di tunnel degli orrori?"

Non c'era stata la possibilità di guardarsi attorno, impegnati com'erano a non farsi ammazzare dai nemici che si affollavano in quel corridoio, ma in effetti quella galleria era un posto dall'aspetto inquietante e macabro, i muri tappezzati da decine di teschi che erano stati sepolti per buona parte nella terra, lasciando scoperta soltanto la faccia, con la mascella inferiore cadente come se i teschi fossero congelati per sempre in un urlo di orrore e raccapriccio. Il gruppo di Kostur aveva percorso alcuni metri nel corridoio e stava tornando indietro dopo aver sentito un rumore che li aveva allarmati provenire dal luogo dove Krea e gli altri erano spariti... ma proprio in quel momento, due dei teschi si erano animati e avevano strisciato fuori dal muro, attaccati allo scheletro di un grosso serpente.

"Non... non riesco a colpirlo incanalando energia!" esclamò frustrato Runyar. Il nano chierico aveva cercato di usare contro il serpente scheletrico lo stesso trucco di prima - ovvero, scagliare contro il suo avversario un'ondata di energia positiva per dissipare quella che animava i morti viventi. Ma in questo caso, non stava avendo l'effetto sperato: l'ondata di energia positiva passava sopra ai due serpenti d'ossa che avanzavano senza sentirsi in alcun modo minacciati. "Ma che significa? Credevo che questi fossero non-morti!"

"Prendili! Prendili ora! Il capo sarà contento se gli consegniamo le loro teste!" stridette uno dei maligni nanerottoli che sfrecciavano tra i soldati, mentre un contenitore di colla densa come cera sfrecciò in aria e si abbattè sul malcapitato Verik, che imprecò quando il denso liquido vischioso gli si riversò addosso.

"Verik!" esclamò Orik, mentre con la spada cercava di impedire agli uccelli stigei di conficcare i loro pungiglioni nella sua faccia.

Il più giovane dei due fratelli cercò immediatamente di strapparsi di dosso il fluido adesivo. "Sto... sto bene, Orik! E' solo colla!" rispose. "Attento a quei due, piuttosto!"

Imprecando, Orik sferrò un fendente con la sua spada e riuscì a falciare uno degli uccelli stigei, che si schiantò al suolo con un ultimo frullo di ali. Nello stesso momento, l'altro derro cominciò a far volteggiare la sua arma - uno strano aggeggio che assomigliava molto ad un corto bastone posto alla fine di una lunga fune, con una sorta di rampino affilato che fuoriusciva da un'estremità. Il mostriciattolo prese accuratamente la mira e scagliò la sua arma, le cui punte affilate graffiarono l'avambraccio destro di Orik.

"Ugh! Piccolo bastardo..." imprecò il mercenario, mentre il derro recuperava la sua arma con una risatina malefica... e Runyar riuscì finalmente a prendere distanza dal suo avversario e sferrare un deciso colpo d'ascia che fece barcollare il serpente scheletrico. Ma non fu sufficiente ad abbatterlo, e il mostro si erse parzialmente in aria, come un cobra in procinto di intimorire un intruso. Nelle orbite vuote del suo cranio si accesero due sfere di luce verde, che poi cominciarono ad ingrandirsi e restringersi, e a cambiare colore in maniera febbrile... e Runyar si sentì invadere da una sensazione di vertigine e smarrimento.

"Adesso ho capito! Questi non sono non-morti... sono costrutti fatti di ossa!" esclamò Kostur. Riuscì per un pelo ad evitare di essere morso dal serpente d'ossa che gli stava davanti, e replicò con un deciso colpo di mazza, che infranse alcune costole di quell'essere artificiale. "Cerchiamo di sbarazzarci di questi due! Qualcuno riesce a sistemare quei derro, nel frattempo?"

"E' quello che sto cercando di fare... tsk!" rispose Orik. La ferita al braccio non era troppo profonda, ma la sensazione di bruciore che si stava diffondendo lungo l'arto gli faceva capire che l'arma del derro doveva essere intrisa di qualche strano veleno. Senza perdersi d'animo, il mercenario di Riddleport prese un pugnale e incise la ferita, in modo da far uscire un po' più di sangue e ridurre la quantità di veleno in circolazione. Verik era riuscito a liberarsi dalla colla quanto bastava per prendere il suo arco e scagliare una freccia che ferì di striscio uno dei due derro al fianco destro, e la vile creatura emise un breve stridio e indietreggiò. Orik, nel frattempo, era riuscito a giungere a ridosso del secondo derro, che però si stava rivelando un osso più duro di quanto le ridotte dimensioni facessero credere.

"Spero almeno che... Krea e gli altri se la stiano cavando meglio!" commentò Runyar, cercando come poteva di evitare lo sguardo ipnotico del suo avversario...

 

oooooooooo

 

Affamato di carne fresca, l'otyugh si scagliò come una furia contro Krea e i suoi compagni, agitando scompostamente i tentacoli nel frenetico tentativo di afferrare almeno uno dei suoi avversari. Ma Krea riuscì a scansarsi con abilità e sferrò un fendente con il suo stocco, ringraziando tra sè che almeno questo fosse un avversario in carne ed ossa. La punta della lama scavò un taglio nel fianco del divoratore di rifiuti, ma era poco più che una scalfitura, e la creatura riuscì a voltarsi di scatto e restituire il favore alla giovane Varisiana con un colpo di tentacolo, facendola cadere in ginocchio nella melma che allagava il pavimento.

"Attenta, Krea..." esclamò Rilo, per poi ritrovarsi a dover sfuggire alla presa di altri di quegli orridi tentacoli. Il giovane stregone evitò di pochissimo un altro tentacolo... e Fedra intervenne, sferrando un fendente che ferì l'appendice dell'orrida creatura.

"OOOOOH!" gorgogliò l'otyugh. "Tu fai male me! Me arrabbiato!"

Con un ringhio, il mostro rivolse la sua attenzione a Fedra e cercò di afferrarla tra le sue fauci. La caligni sentì una ventata di fiato puzzolente colpirla in piena faccia e trattenne a stento i conati di vomito, afferrò saldamente le sue armi e si preparò ad una strenua difesa. Mentre Krea si rialzava barcollando, Rilo e Majenko andarono a verificare che stesse bene, ma la ragazza li trattenne con un gesto della mano.

"Sto bene!" esclamò Krea. "Voi... date una mano a Fedra! Tenete occupato quel bestione!"

"Ah... va bene, Majenko capisce!" esclamò il draghetto. "Padron Rilo, andiamo!"

Il ragazzino si era già voltato verso l'otyugh che avanzava minaccioso contro Fedra. "Okay, sorella! Ora ci provo... Dardo Incantato!"

Rilo puntò l'indice contro l'otyugh, che sembrava in procinto di mettere all'angolo Fedra. Con un suono acuto, due dardi di energia argentata partirono dalla punta del dito e colpirono la bestia delle fogne al fianco e ad una zampa, facendo barcollare e ringhiare di dolore.

"Ah! Grazie dell'assistenza, Rilo!" esclamò Fedra. Prima che l'otyugh potesse rimettersi in guardia, la caligni sferrò un fendente diretto alla gola del mostro, che riuscì appena in tempo a voltarsi e ad offrirle un punto meno sensibile. La lama della daga di Fedra trafisse un fascio muscolare tra il collo e la zampa della creatura, una ferita dolorosa ma certamente non fatale. E l'otyugh, reso furibondo dal dolore, rispose con un poderoso colpo di tentacolo, scagliando Fedra contro il muro dietro di lei e facendole perdere la presa sulla daga.

"Stretta... Folgorante!" esclamò Krea. Con un gesto elegante, la maga-spadaccina passò le punte dell'indice e del medio destri sulla lama del suo stocco, che venne immediatamente circondata da una crepitante aura azzurra... e poi si lanciò all'attacco, affondando lo stocco in un fianco dell'otyugh e trasmettendogli una poderosa scarica elettrica!

"OOOOOOH! Basta! Basta! Me mi arrendo!" esclamò la bestia delle fogne. Le zampe cedettero e la creatura affondò parzialmente nella melma, contorcendosi nel tentativo di attenuare il dolore.

Krea estrasse lo stocco dalle carni della bestia, e Rilo e Majenko andarono ad aiutare Fedra, che tossì un paio di volte e si rialzò in piedi un po' malferma, appoggiandosi al giovane stregone. "Okay, creatura. A noi basta che non ci mangi. Dobbiamo solo cercare una cosa qui, nella tua tana, poi ti lasciamo in pace." rispose, tenendo comunque la spada alzata e bene in vista.

"Sì, me... non mangiare voi..." mormorò l'otyugh spaventato. Si ritirò in un angolo, come un animaletto impaurito, e puntò uno dei suoi tentacoli prensili verso un punto della caverna, una sorta di isolotto di terraferma che svettava in mezzo a quella melma rivoltante. "Me mangiare solo... morti che uomo con faccia brutta dare me... Quello però me non mangiato! Non piacere me macchie!"

Krea corrugò la fronte. "Macchie? Di cosa stai parlando?" chiese la maga-spadaccina.

Sentendosi un po' più ferma sulle gambe, Fedra recuperò la sua daga e corse a vedere di cosa stesse parlando l'otyugh, raggiungendo una piccola montagnola di parti del corpo scartate che la bestia non aveva ancora mangiato. Quasi subito, l'attenzione della caligni fu attirata da un corpo che sembrava avere dei segni scuri sulle gambe. Dei segni scuri che sembravano fin troppo simili a dei tatuaggi...

Allarmata, Fedra represse il suo disgusto e cominciò a cercare tra le parti del corpo... e quando riuscì a vedere bene di cosa si trattava, restò inorridita nel vedere che si trattava della metà inferiore di un umano che indossava ancora i miseri resti di un paio di calzoni, e sulla cui pelle già in disfacimento si vedevano segni di tatuaggi Shoanti! Non c'era che una spiegazione a tutto questo...

"Ah! Lacrime di Pharasma, ragazzi... venite a vedere! Questo... questa non è... una delle parti del corpo di quel ragazzo Shoanti?" esclamò, per poi mettersi una mano davanti alla bocca per la nausea. Mentre Krea, Rilo e Majenko correvano a vedere con espressioni che esprimevano orrore e rammarico, Fedra si rivolse nuovamente all'otyugh. "Tu... tu non hai mangiato parte di questo corpo, vero?"

"No, no, me no mangiato!" gemette l'otyugh, agitando scompostamente i tentacoli. "Nano cattivo buttato questo me, ma io no mangiato."

"Capisco..." disse Krea, storcendo il naso per l'odore ammorbante che si sollevava dalla metà inferiore del cadavere. "E... non sai per caso dove hanno portato il resto del corpo, immagino..."

L'otyugh scosse rapidamente la testa. "Me non sapere. Me sempre qui."

"Okay... va bene, non importa. Vorrà dire che dovremo cercare il resto da soli. Sperando che Kostur e gli altri non siano incappati in qualche trappola." disse Rilo. Fedra esaminò l'ammasso di corpi raccolto al centro della stanza e notò che c'era in effetti qualcosa di luccicante nascosto tra le membra irrigidite. Un medaglione d'ambra, un pugnale dalla lama argentata, una fiaschetta metallica ben sigillata, un anello con una piccola gemma azzurra incastonata, e una bacchetta di legno duro laccata di grigio e nero. Pensando che ognuno di quelli avrebbe potuto essere utile, la ragazzina li infilò tutti in una sacca, ripromettendosi di farli identificare... e ovviamente, di dare loro una bella ripulita una volta che la missione fosse conclusa.

"Okay. Questo significa che qui non abbiamo nient'altro da fare." concluse Krea. "Rilo, Majenko, Fedra. Portiamo via questa parte del corpo di Gaekhen, mettiamola al sicuro e andiamo a cercare le altre."

"Ricevuto!" esclamò Majenko. Mentre Krea e Fedra, non senza un certo disgusto, si occupavano di portare via la metà inferiore del corpo di Gaekhen, Majenko gettò un'occhiata di avvertimento all'otyugh rimasto nell'angolo, come per avvertirlo di non cercare di fare scherzi. Il bestione tentacolato, reso più mite dalla lezione che aveva ricevuto poco prima, annuì e restò fermo al suo posto, aspettando che gli intrusi uscissero... e una volta che fu sicuro che non correva più rischi, il bestione tirò un sospiro di sollievo e decise di tirarsi su di morale mangiando alcuni dei pezzi che erano rimasti ammonticchiati al centro della sala...

 

oooooooooo

 

Il serpente di ossa sibilò orrendamente e spalancò le terrificanti fauci per azzannare la gola a Kostur, che reagì con prontezza e si scansò all'ultimo momento, lasciando che le fauci dell'orrida creatura si chiudessero su un lembo della sua giacca. Il mostro strappò via un lembo di tessuto, ma il mezzorco investigatore abbattè un tremendo colpo di mazza ferrata sul collo della creatura, che frantumò le vertebre e staccò la testa dal resto del corpo. Il mostro scheletrico crollò a terra con un forte rumore di ossa sgretolate, ma il suo "compagno" non sembrò per nulla turbato dalla vista - e in effetti, non sembrava nemmeno essersi accorto che l'altro mostro era stato abbattuto. Runyar cercava come poteva di difendersi dagli attacchi della creatura d'ossa, ma non era agile e scattante come il mezzorco, e le fauci della creatura d'ossa si erano chiuse su di lui già un paio di volte... mentre a terra restavano due uccelli stigei, e un derro continuava a bersagliare il gruppo con le sue armi improvvisate, scagliando pezzi di mobili, rocce, teschi e tutto quello che gli veniva in mente. L'altro derro, avendo preso un colpo doloroso da parte di Verik, si era già dileguato, cercando di mettersi al sicuro nella parte più interna del nascondiglio sotterraneo.

"Ugh... e va bene, stupido mucchio di ossa. Vediamo se ti rialzi ancora dopo questo! Abadar, guida la mia mano!" esclamò il nano. Sollevò la sua ascia con entrambe le mani e calò un devastante fendente che colpì con violenza il cranio del mostro, facendolo letteralmente esplodere e sparpagliano frammenti di ossa da tutte le parti! Il corpo senza testa si abbattè al suolo con un terribile frastuono di ossa frantumate, e il derro rimasto lanciò l'ultima cosa che aveva per le mani, un'ampolla piena di un liquido semitrasparente, prima di sgattaiolare via a sua volta. Runyar riuscì ad evitare di essere colpito dalla boccetta, che si infranse sul pavimento spargendo in giro il suo liquido dall'odore acre... e uno sbuffo di vapore bianco si levò dal punto colpito, non lasciando alcun dubbio sulla natura di quella sostanza.

"Questo è... un problema. Adesso quei piccoli bastardi andranno ad avvertire gli altri... anche se immagino che con tutto il casino che c'è stato, ci aranno comunque sentito arrivare." commentò Verik. "Io... suggerirei di aspettare Krea e gli altri e riunirci a loro. Credo che tra non molto avremo addosso tutti i difensori di questo posto."

"Gli spazi sono angusti, non credo che potranno attaccarci in molti allo stesso tempo. Dobbiamo sfruttare questa caratteristica a nostro vantaggio." propose Kostur. "Detto questo... sì, penso che avremo comunque bisogno dell'aiuto di Krea e degli altri. Runyar, tu hai ancora un po' di incantesimi a disposizione, vero?"

"Abbastanza." rispose laconico il nano.

"Okay, allora direi che abbiamo delle buone possibilità..." riflettè Kostur. "Okay, ora torniamo indietro e raggiungiamo il resto del gruppo."

"Non c'è bisogno, noi qui!" rispose la vocetta acuta di Majenko. In quel momento, con grande sollievo di Kostur e della sua parte di gruppo, Krea, Rilo, Fedra e Majenko fecero il loro ingresso nel corridoio e ripresero fiato.

"Ah, meno male! Eccovi qui." affermò Verik, per poi notare lo strato di fango e detriti ancora attaccati ai loro vestiti. "Allora, com'è andata? Mi sembra di capire che abbiate fatto... un lavoro sporco. Letteralmente."  Orik alzò gli occhi al cielo e represse una risata a denti stretti.        

"Ah, puoi dirlo forte..." rispose Krea, togliendosi del fango dal giaco di maglia che indossava. "Questa armatura la dovrò sciacquare per chissà quanto tempo per mandare via l'odore... ma in compenso abbiamo trovato una parte del corpo di quel ragazzo."

"Una... parte, dici?" chiese Orik con disappunto. "Quindi non era tutto intero?"

"No... le altre parti dovrebbero essere ancora sparse per questo postaccio. Dobbiamo trovarle tutte... sperando che non siano state distrutte nel frattempo." rispose Rilo, per poi notare le carcasse infrante dei due serpenti di ossa. "Ma qui cos'è successo? Abbiamo sentito rumori di battaglia... e queste cose che diavolo sono?"

"Vi spieghiamo tutto dopo. Adesso dobbiamo pensare a difenderci. Ci sono dei derro da queste parti, e presto ci saranno addosso. Dobbiamo trovare un luogo dove non riescano a sfruttare le loro dimensioni e la loro conoscenza del posto contro di noi." affermò Kostur.

"Derro. Maledizione, e io che speravo fossero soltanto chiacchiere." commentò Krea. "Okay, non perdiamo altro tempo. Vediamo dove possiamo metterci..."

 

oooooooooo

 

Ansimanti ed ammaccati, i due derro erano arrivati alla sala dove Vreeg e Rolth conducevano i loro esperimenti di necromanzia - un laboratorio dalll'aspetto macabro, le pareti costellate di orridi strumenti chirurgici come bisturi, forcipi e lunghi aghi da sutura, l'aria pregna della puzza di sangue e sostanze chimiche, con un lungo tavolo di marmo piazzato proprio in mezzo alla sala, sopra il quale giaceva una mostruosa figura umanoide composta da pezzi di cadaveri, alta almeno due metri e con la testa fin troppo piccola rispetto al resto del corpo.

"Questo... questo è quanto dobbiamo dirti, capo..." ansimò uno dei derro, finalmente estraendosi una freccia dal fianco e applicando un panno sulla ferita per tamponarla. "Gli intrusi... hanno distrutto i nostri necrofidi, e al momento si stanno facendo strada verso i laboratori."

"Ma davvero? E voi che cosa ci fate qui, invece che essere lì a cercare di fermarli, eh?" stridette Vreeg. "Tornate immediatamente al vostro posto, o taglierò le vostre gole, vi rianimerò come zombi e vi farò tornare là ugualmente!"

I due derro rabbrividirono davanti alla collera del loro capo, e uno di loro cercò di spiegarsi. "Ma... ma... Vreeg, cerca di capire, loro... loro sono davvero forti! Hanno... hanno distrutto gli scheletri che facevano da guardia... e hanno anche sopraffatto il nostro otyugh! Come... come facciamo noi a..."

Vreeg puntò un indice contro il derro che aveva parlato e lo fissò gelidamente, mentre una piccola sfera luminosa appariva sulla punta del suo dito artigliato. "Non mi interessa come, verme! Dovete farlo e basta!"

"Avete sentito?" esclamò la minacciosa figura di Devargo, entrando in quel momento nel laboratorio e gettando un'occhiata disgustata alla macabra figura sul tavolo operatorio. Il famigerato Re dei Ragni non era certo un misericorde, ma gli esperimenti di Rolth a volte davano la nausea anche a lui. "Il vostro capo vuole che questa cosa sia fatta, e voi dovete trovare il modo di farla! Se è necessario chiamate anche Testadicavolo e liberate quell'ammasso di carne che avete rinchiuso! Ora forza, muovetevi!"

Vreeg provò un moto di rabbia all'idea che Devargo stesse praticamente usurpando la sua autorità, ma scelse saggiamente di non reagire... mentre i due derro fecero un passo indietro spaventati e corsero come topi impauriti verso il luogo dove si trovavano gli intrusi. Una volta rimasti nel laboratorio, Devargo emise una breve risata sprezzante e si rivolse al derro necromante. "Allora, mostriciattolo, tu cosa ne pensi? Qualche agente della regina ci avrà fatto visita per riprendersi il corpo di quel selvaggio?"

"Quello... quello che il mio splendido onnipotente signore ha comprato... da quei ladri di cadaveri? Non... non saprei, eminenza Devargo." balbettò Vreeg, come sempre tornato ossequioso di fronte a qualcuno che si trovava in una posizione di vantaggio. "Posso... posso solo dirle che in effetti abbiamo comprato il corpo di quello Shoanti... non più di qualche giorno fa... e la sua testa è lì, come potete vedere!"

Vreeg indicò la figura umanoide, composta da vari pezzi di cadaveri cuciti assieme, distesa sul tavolo operatorio. Con aria disgustata, Devargo guardò verso la testa, notandone a sua volta le ridotte dimensioni rispetto al resto del corpo. Il volto era ancora orribilmente tumefatto e portava i segni delle percosse che avevano portato alla morte della persona a cui apparteneva la testa - un giovane di non più di diciotto anni, con i capelli castani tagliati corti e una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra, provocata evidentemente da una corta lama o da un artiglio.

"Il... il duca-conte Lamm vorrebbe usare quella testa... per creare il suo primo golem di carne." continuò Vreeg. "Sa, è un'occasione davvero speciale per lui, e... ecco... voleva che avesse un aspetto che si addicesse ai suoi gusti!"

"Per quello, un aspetto impressionante ce l'ha..." commentò Devargo con una smorfia. "Ma se non mandiamo via quegli intrusi, credo proprio che Rolth non avrà modo di animarlo. Meglio che li mandiamo via quanto prima, non sei d'accordo?"

Vreeg fece per annuire... ma si fermò e deglutì sonoramente. "Ehm... ho... sentito bene, eminenza?" mormorò. "Ha detto... che li mandiamo via? Si... si riferiva a noi... noi due?"

"E a chi altri sennò, nanerottolo decerebrato?" Con un ghigno, Devargo si aggiustò sulle mani un paio di tirapugni chiodati, le cui punte rilucevano di una sostanza densa ed appiccicosa. "Io li affronto e tu mi dai supporto a distanza con la tua magia. Così li sistemiamo tutti."

Vreeg cercò di svincolarsi per non rischiare la pelle. "Ehm... ma... non pensa che forse sarebbe meglio se io restassi qui, marchese?" chiese timidamente. "Voglio dire, non penso che sia molto prudente lasciare che il lavoro del duca... conte... Lamm resti sguarnito, vero?"

L' ex-Re dei Ragni dell'antica Korvosa non disse nulla, ma il suo sorriso si fece truce, e i suoi occhi si serrarono mentre fissava il derro necromante, che rabbrividì all'idea di sfidare la sorte e la collera del suo insegnante non appena quest'ultimo fosse tornato. "Ehm... ma ovviamente, se l'eccelso marchese Barvasi lo desidera, il suo umile servitore non si farà problemi a seguirlo e a... ehm... contribuire secondo le sue capacità!" Vreeg si corresse rapidamente.

"Bravo, sgorbio, adesso sì che si ragiona." commentò Devargo. "Adesso, meno chiacchiere, e vediamo chi sono questi intrusi! Se ho un po' di fortuna, si tratta di qualcuno che odio davvero!"

Un Devargo assetato di vendetta, e un Vreeg meno convinto ma altrettanto pieno di rabbia e bile uscirono dal laboratorio, dirigendosi nel luogo da cui erano provenuti i derro...

 

oooooooooo

 

Krea alzò il suo stocco e si guardò attorno mentre lei e il suo gruppo avanzavano con estrema attenzione, in un'atmosfera di tensione ed attesa. Runyar e Fedra stavano tenendo d'occhio i muri e gli angoli, cercando di non distrarsi nemmeno per un secondo - già più di una volta i derro avevano cercato di attaccarli sfruttando degli angusti cunicoli per avvicinarsi, scagliare loro qualcosa e poi andarsene via senza dare al gruppo il tempo di contrattaccare.

La caligni vide qualcosa muoversi in un angolo, tirò fuori un pugnale dalla cintura e lo scagliò in quel punto... e un attimo dopo, si sentì un'acuta esclamazione di rabbia e dolore quando la lama andò a segno. Ma il derro non aveva subito una ferita mortale, e reagì scagliando quello che aveva per le mani al gruppo: una borsa di tela che, all'impatto con il terreno, si aprì di botto e versò una massa di colla biancastra che avvinghiò le suole degli stivali di Krea e Rilo.

"Hmph... di nuovo quel dannato trucco..." commentò Verik. L'ex-sergente cercò di colpire il derro con una freccia, ma nel buio, e con la calca che c'era, non riuscì a prendere la mira in tempo e mandò a vuoto il colpo. Verik imprecò e cercò di imporsi la calma - perdere la testa in quel momento avrebbe potuto essere fatale.

Senza scomporsi, Rilo puntò un dito contro la colla che gli avvinghiava gli stivali, e lanciò un basilare incantesimo Raggio di Gelo sul denso liquido appiccicoso. La colla si congelò all'istante diventando rigida e fragile, e il ragazzino non dovette fare altro che muovere le gambe per infrangerla e liberarsi. Nello stesso momento, Krea vide un altro di quei malefici nanerottoli che emergeva dall'oscurità e le puntava contro una balestra carica...

"Mia!" stridette il derro, premendo il grilletto e sparando un arpione che sfrecciò verso Krea e le trafisse la spalla sinistra. La Varisiana sgranò gli occhi per un attimo e lanciò un breve grido di dolore, e il derro sghignazzò malignamente e sfoderò una corta spada dalla lama piegata, preparandosi ad usarla per sventrare la sua vittima... ma quest'ultima, superando il dolore con un inaspettato sforzo di volontà, afferrò la corda dell'arpione con una mano e tirò verso di sè, trascinandosi dietro il derro, che sgranò gli occhi e strinse i denti in un'espressione incredula! Con un affondo deciso e letale, Krea trapassò il derro da parte a parte con il suo stocco, e il mostriciattolo emise un gorgoglio strozzato prima di crollare al suolo agonizzante. Ma un altro di quei mostriciattoli aveva lanciato un paio di boccette di fuoco dell'alchimista che erano esplose dietro il gruppo, facendo divampare una fiammata che aveva mancato di poco i membri della retroguardia e aveva impedito agli agenti della corona di ritirarsi. Ad un cenno di Krea, che nel frattempo era riuscita ad estrarsi il dardo dalla spalla e si era incisa la ferita in modo da far uscire il sangue avvelenato, il gruppo avanzò ancora nella galleria, e i derro si ritirarono, probabilmente per posizionarsi meglio e cercare di far andare gli avventurieri dove volevano loro.

E per quanto riguardava Kostur, era evidente che anche lui sarebbe stato d'accordo con questa analisi. Non serviva certo essere dotati in matematica per fare due calcoli ed immaginare che quei piccoli, maligni nanerottoli avrebbero sfruttato al massimo la loro maggiore familiarità con la tana per costringere il gruppo in una posizione svantaggiosa.

"Presto, dobbiamo uscire da questo corridoio, prima che riescano a sopraffarci!" esclamò Krea, cominciando a tossire per il fumo che stava invadendo l'area. "Spostiamoci da quella parte, mi sembra che lì avremo un po' più di spazio! Rilo, facci strada!"

"Con piacere! Dardo Incantato!" esclamò Rilo, vedendo che altri due derro stavano per attaccare, uscendo da due anguste gallerie pochi metri davanti a loro. Due dardi di energia argentata sfrecciarono senza possibilità di errore contro i mostriciattoli e li colpirono, strappando loro delle esclamazioni di dolore e costringendoli a ritirarsi per un momento. Una fiala di acido sfrecciò verso il gruppo e si infranse contro il muro, ma le gocce di liquido irritante si sparsero tutt'attorno e irritarono i fratelli Vancaskerkin e Fedra.

"Uuuugh!" esclamò la caligni, agitando la spalla destra sulla quale stava già apparendo una vistosa chiazza rossa. "Facciamo presto! Non mi va di restare qui a farmi bersagliare!"

Affrettandosi lungo il corridoio, tra il fumo del piccolo incendio che annebbiava loro la vista e i proiettili che i derro scagliavano con ritmo snervante contro di loro, gli agenti del Trono Cremisi riuscirono finalmente a raggiungere una sala un po' più ampia, dove avevano maggiore libertà di azione... e da lì, entrarono in una stanza dove si sarebbero apprestati ad affrontare i difensori della tana di Rolth Lamm. Orik chiuse la porta dietro di sè, e i derro che emergevano in quel momento dal corridoio sentirono dei rumori da dentro la stanza, probabilmente dovuti al fatto che il gruppo stava facendo il possibile per bloccare la porta e ripararsi all'interno.

"Eccoli lì! Sono entrati nella stanza del golem!" esclamò uno dei derro con voce aspra, rivolto ad una figura alta e minacciosa che stava arrivando in quel momento da un altro corridoio. Con due passi lunghi e decisi, la figura di Devargo Barvasi  uscì dall'oscurità e fissò la porta dietro la quale si erano riparati gli agenti del Trono Cremisi con un ghigno soddisfatto... e subito dietro di lui, anche Vreeg emerse, tenendo tra le mani un pugnale ricurvo e una bacchetta di osso lucidato. Inoltre, una terza figura imponente e sgraziata arrancava dietro di loro, sghignazzando in maniera idiota mentre si sgranchiva le grandi mani rigonfie.

"Hehehee! Loro in trappola, sì, padrone Vreeg?" gorgogliò con gioia infantile il mezzo-ogre Testadicavolo, il deforme carceriere al servizio di Rolth Lamm e Vreeg, emergendo dall'oscurità a sua volta. Pur avendo fattezze umane, il mezzo-ogre non avrebbe potuto in alcun modo essere scambiato per una persona normale: alto ed appesantito, aveva la pelle dura come il cuoio e piena di bubboni e pieghe di pelle in eccesso, con una testa deforme dagli occhi lattigginosi, la bocca piena di denti marci e i capelli radi, ridotti a dei disgustosi cespugli che rendevano il suo aspetto ancora più disgustoso. Indossava soltanto un paio di calzoni consunti, un paio di scarpe di cuoio rozzamente lavorate e alcune cinture che si avvinghiavano attorno al suo corpo puzzolente e piriforme, mettendo ancora più in risalto le sue deformità. 

"Potremmo dire che ci hanno risparmiato un bel po' di lavoro." affermò il Re  dei Ragni, sollevando uno dei suoi tirapugni chiodati. "Molto bene, nanerottolo. Adesso tocca a noi. Non riusciranno a tenere testa a noi e al nostro golem carogna messi assieme. Preparati a darci supporto, okay?"

Vreeg si schiarì la voce e prese fiato, sperando di non doversi ficcare nel bel mezzo del pericolo, e di potersi limitare ad usare i suoi incantesimi come supporto o per attaccare a distanza. "Ehm... certo! Certamente, conti pure su di me, eccellenza Devargo!" balbettò ossequioso il derro necromante. Testadicavolo sghignazzò e mosse le sue tozze dita, fremendo dalla voglia di avvinghiarle attorno alla gola di qualcuno degli intrusi...

 

oooooooooo

 

Non ci volle molto a Krea per rendersi conto che infilarsi in quella stanza non era stata l'idea migliore che lei avesse avuto in quegli ultimi tempi. Quella stanza, che probabilmente in passato era stata un magazzino, era ridotta allo sfacelo. Casse infrante e ripiani rovesciati giacevano qua è là per la sala, con provviste ormai andate a male, pezzi di legno e altri oggetti di vario tipo sparpagliati ovunque... e in un angolo della stanza, parzialmente occultato dall'oscurità, si trovava il responsabile di quel caos, che in quel momento si stava voltando verso il gruppo emettendo dei versi inarticolati.

Rilo fu il primo a vedere del tutto la cosa che arrancava minacciosa verso di loro... e un brivido di orrore lo percorse quando si rese conto che si trattava di un barcollante ammasso di carni necrotizzate, ossa seghettate, peli e piume che spuntavano in zone casuali, ed organi che fuoriuscivano! Un'allucinante odore di putrefazione circondava quell'ammasso di pezzi di cadaveri, i cui occhi senza vita roteavano nelle orbite mentre si trascinava verso il gruppo, le braccia protese per agguantare le sue prede!

"Tsk... temevo che ci fosse qualcuno ad aspettarci!" commentò Krea, tenendo pronto il suo stocco e iniziando a lanciare un altro incantesimo. "Questo... dev'essere uno di quei golem carogna di cui ci parlava la comandante Kroft!"

"Se fossi un insegnante all'Acadamae, e un allievo costruisse una cosa simile... anch'io lo caccerei!" commentò sarcastico Kostur. "Tenetevi lontani, e cercate di colpirlo a distanza, ma non usate incantesimi! I golem sono refrattari alla magia!"

"Cavolo... e io allora come faccio a..." imprecò Rilo. Non fece in tempo a completare la frase prima che Fedra si piazzasse davanti a lui e scagliasse un pugnale verso il golem cadaverico, trafiggendolo in piena fronte! Un colpo del genere sarebbe certamente stato fatale per un umano... ma il golem si limitò a barcollare e ad agitare scompostamente le braccia nel vuoto per qualche istante, per poi riprendere la sua avanzata senza esitazione. Orik afferrò il suo arco e piantò un paio di frecce nel corpo del macabro golem, ma anche questa volta il costrutto non diede segno di accusare il colpo... e anzi, il mercenario di Riddleport ebbe la netta sensazione che le frecce non avessero molto effetto sulle carni irrigidite del mostro artificiale.

"Sparpargliamoci! Cerchiamo di dargli più bersagli e..." cominciò a dire Krea, muovendo le braccia per fare segnalazioni ai suoi compagni...

E in quello stesso momento la porta esplose letteralmente, abbattuta da un colpo devastante che proveniva da dietro di essa, e crollò in avanti ridotta ad un ammasso di schegge e pezzi di legno marcito! Krea fece appena in tempo ad emettere un'esclamazione di sgomento prima che qualcosa di massiccio, viscido e disgustoso la afferrasse in una morsa d'acciaio... e un'altra figura, più agile e scattante, entrasse di colpo nella sala e colpisse Runyar al fianco con qualcosa di appuntito! Il nano emise un grugnito di dolore... e allo stesso tempo, un raggio scintillante colpì Rilo alla schiena.

"Sblocca Carne!" stridette la voce di un derro.

"Rilo... Uuuuugh!" grugnì Krea, sentendosi schiacciare contro il pavimento da una forza quasi sovrumana. Riuscì appena a vedere la disgustosa figura di Testadicavolo che si ergeva su di lei. Rilo, da parte sua, non sembrava essere rimasto ferito... ma emise una serie di urla terrorizzate quando vide che parte delle sue carni sembravano essersi staccate dalle ossa e ora scorrevano e si rimescolavano sotto la pelle, come se fossero diventate gelatina! Runyar barcollò in avanti e si premette la mano su un fianco... e il golem carogna, come se stesse aspettando proprio quel momento per scatenarsi, emise un gorgoglio infuriato e si lanciò sui fratelli Vancaskerkin, colpendoli con i suoi poderosi pugni e costringendoli ad arretrare e ad ansimare per l'odore nauseabondo.

"Che... che diavolo..." esclamò Fedra stravolta, e si voltò appena in tempo per parare un colpo da parte dell'aggressore di Runyar, che ora aveva cambiato bersaglio e stavacercando di tenerla sotto pressione. Lo sguardo maligno, i capelli arruffati e i lineamenti duri dalla carnagione olivastra, malgrado l'accenno di barba che ora gli cresceva sul mento e sulle guance, fece immediatamente capire a Fedra di chi si trattasse. "De... Devargo? Anche tu qui?"            

"Sorpresa, vero?" ghignò il malvivente. Kostur si mosse per cercare di bloccarlo, ma Testadicavolo lo bloccò sollevando di peso Krea e scaraventandola addosso a Kostur, con il risultato che entrambi gli avventurieri finirono a terra in un groviglio di braccia, gambe ed imprecazioni. Come rinvigorito dalla mossa del suo tirapiedi, Devargo sollevò il pugno sinistro e cercò di colpire Fedra in pieno viso con le punte avvelenate, ma la caligni si scansò appena in tempo e subì soltanto un graffio su una guancia.

"Da quando mi avete giocato quel brutto scherzo e siete venuti alla Coda dell'Anguilla a derubarmi, la mia organizzazione mi è scivolata di mano come sabbia tra le dita!" esclamò Devargo con furia sempre crescente, mettendo sempre più sotto pressione Fedra. "Quei leccapiedi che prima mi erano fedeli... mi hanno voltato le spalle! Anche quell'ingrato ettercap che si era ingrassato sotto le mie cure ha deciso che non voleva più stare al servizio di un... debole! E tutto questo perchè voi mi avete sconfitto ed umiliato!"

"Ugh... e quindi, hai pensato bene di metterti al servizio di un uomo come Rolth Lamm? Un negromante che si nasconde sotto terra come il verme che è?" ansimò Fedra. Sferrò un fendente con la sua daga e riuscì a colpire di striscio Devargo sotto lo zigomo destro, aggiungendo una cicatrice a quelle che tappezzavano il viso del malvivente... ma il Re dei Ragni non si fece scoraggiare e sferrò un altro colpo, che questa volta raggiunse la ragazzina al fianco! Gli spuntoni le penetrarono nelle carni, iniettandole il veleno nelle vene... e Fedra si gettò a terra e si allontanò da Devargo rotolando di lato, per poi sollevare la daga e bloccare il suo attacco successivo. Con un rapido movimento della gamba, Devargo le sferrò un calcio al torace e la buttò nuovamente a terra, poi si gettò su di lei e cercò di colpirla con i suoi tirapugni chiodati mentre era prona.

Fedra non esitò e si rialzò in tempo, vibrando un colpo poderoso con la sua mazza e colpendo Devargo alla spalla destra. La furia del malvivente si interruppe di colpo, e Barvasi strinse i denti e barcollò, tamponandosi la spalla ferita, mentre Fedra si rialzava con un colpo di reni e sputava un po' di sangue sul pavimento. Tutt'attorno, la battaglia andava avanti... e Vreeg approfittò di quel momento per lanciare un incantesimo contro Fedra.

"Il terrore scenda su di te, mocciosa!" sibilò malignamente il derro. "Incuti Paura!"

Ad un cenno della mano di Vreeg, la ragazzina si sentì gelare il sangue nelle vene, e quel poco di colore che aveva in viso scomparve del tutto. La sua presa sulle armi si fece instabile, e Devargo ghignò e ne approfittò per attaccare di nuovo, sferrando una serie di colpi, e ferendo Fedra ad una spalla e al torace. Solo grazie ai suoi riflessi fulminei Fedra riuscì ad evitare di essere colpita mortalmente...   

"Uuuugh... maledizione, così non può andare avanti!" mormorò tra sè la ragazzina. Parò un altro colpo con il piatto della sua daga, e poi ne intercettò un altro ancora con un fendente della sua mazza ferrata... e con uno scatto furioso, costrinse Devargo a farsi indietro sotto una raffica di fendenti ed affondi!

 

oooooooooo

 

Krea e Kostur si erano rialzati, e stavano cercando di reggere al furioso assalto del disgustoso mezzo-ogre Testadicavolo, che ora si era fatto avanti e cercava di stritolarli a mani nude. Con un colpo deciso, il deforme guardiano colpì Kostur al volto e lo fece quasi cadere a terra, tossendo e sputando sangue... ma Krea riuscì a trovare il tempo di lanciare un incantesimo.

"E va bene... vediamo se questo trucco ti impressione, ammasso di carne!" sussurrò tra sè. "Immagini Speculari!"

Krea fece un elegante gesto con il braccio libero... e tre illusioni di sè stessa apparvero dal nulla attorno a lei, lasciando il mezzo-ogre interdetto e spaventato! "Co-cosa?" grugnì Testadicavolo. "Tu era una... adesso tu è quattro? Come... questa essere magia! Tu imbrogliona!"

"L'importante è che funzioni." tagliò corto Krea. Vide Kostur rialzarsi a vuotare d'un fiato una fiala di pozione curativa, che fece smettere di sanguinare le due ferite... poi attaccò a sua volta, sferrando una raffica di affondi che fecero andare in panico Testadicavolo, convinto com'era che fossero tutte vere. "Avanti, sacco di budella! Mostrami cosa sai fare! E vediamo se riesci a colpire la vera me!"

Il mezzo-ogre ringhiò furioso e cercò di schiacciare Krea sotto il suo pugno deforme, ma il colpo si abbattè su una delle immagini illusorie della ragazzina e la infranse come se fosse stata di vetro... ma non fece nulla alla vera Krea e alle altre due immagini illusorie, che scattarono in avanti tutte insieme per sferrare una serie di affondi! Con un'esclamazione di orrore, Testadicavolo cercò di scansarsi... ma evitò una lama illusoria solo per incappare in quella della vera Krea, che lo raggiunse ad un fianco penetrando in profondità nella sua pelle simile al cuoio! Ringhiando di dolore, il mostruoso carceriere cercò di agguantare Krea alla gola e strozzarla, ma non riuscì ad agguantare che l'aria - le sue tozze dita si strinsero attorno al collo di una delle immagini illusorie, senza neanche riuscire a farla dissolvere... e Krea mise a segno un altro colpo, trafiggendo il braccio destro di Testadicavolo.

La ragazzina Varisiana gettò una rapida occhiata al fratello minore, che ancora stava cercando di capire cosa gli stesse accadendo, e poi a Runyar, che stava cercando di usare i suoi poteri curativi per medicarsi la ferita, e ai fratelli Vancaskerkin, ancora impegnati ad affrontare il golem carogna. Resistendo ai conati di vomito, Orik sferrò un fendente dall'alto verso il basso che penetrò nel torace del macabro costrutto, aprendo una larga ferita che tuttavia non rallentò il mostro più di tanto.

Krea vide il pugno di Testadicavolo sfrecciare verso di lei e si apprestò a schivarlo, ma prima che potesse farlo, vide un flacone pieno di una strana polvere volare verso il mezzo-ogre ed infrangersi su di lui, sprigionando una nuvola di fuliggine nera che andò dritta in faccia a Testadicavolo e gli annebbiò la vista! Con un mugolio incomprensibile, il mezzo-ogre indietreggiò e agitò le braccia davanti a sè per cercare di spazzare via la polvere...

 

oooooooooo

 

Rilo cercò di concentrarsi e lanciare un altro incantesimo... ma la vista dei suoi muscoli e della sua pelle che si muovevano da soli lo aveva lasciato scioccato e nauseato, e non riusciva a raggiungere lo stato mentale necessario. Si appoggiò una mano sul torace, nel tentativo di trattenere il proprio corpo ancora sotto l'effetto dell'incantesimo Sblocca Carne, e puntò l'altra mano contro Vreeg per lanciare una raffica di Dardi Incantati... che però si infransero senza alcun effetto su uno schermo di energia che circondava il gracile corpo del derro necromante.

"Hah! Allora, moccioso, che te ne pare?" sghignazzò Vreeg, fiero di essere in una posizione di forza rispetto al suo avversario. "Questo è solo uno degli incantesimi che mi ha insegnato il capo... e adesso ne ho uno che sono certo gradirai! Raggio Rovente!"

Con un ghigno malefico, Vreeg puntò un indice contro Rilo, e dalla punta del dito scaturì un raggio di energia incandescente che colpì il malcapitato stregone alla spalla destra, strappandogli un grido di dolore e provocandogli delle bruciature alla spalla e al torace. Rilo barcollò all'indietro, e Vreeg si apprestò a lanciare un altro incantesimo...

"Come osi fare male a padron Rilo?" si sentì la vocetta stridente di Majenko. Con uno strillo acuto, il piccolo draco domestico si gettò addosso al derro necromante con le ali spiegate, piantandogli gli artigli nella faccia! Colto di sorpresa, Vreeg emise un'esclamazione di dolore e disappunto e cercò freneticamente di strapparsi di dosso quel fastidioso intruso, ma Majenko si avvinghiò saldamente al volto di Vreeg, che fu costretto a mollare la presa.

"Uff... grazie, Majenko... non è stata davvero un'esperienza piacevole!" commentò Rilo, mentre si versava della pozione curativa sullle bruciature. La pelle rinsecchita tornò rapidamente sana e tesa, e il giovane stregone approfittò del momento per lanciare un incantesimo su di sè. "Ed ora... Movimento Sfocato! Stavolta voglio proprio vedere se mi prendi, maledetto derro!"

"Aaaaargh! Mollami! Mollami, dannato rettile!" strepitò Vreeg. La sua mano destra venne avvolta da un'aura di energia azzurrina, e il derro toccò Majenko su un fianco, trasmettendogli una soprannaturale ondata di gelo che rallentò i movimenti del draghetto. "Che il gelo della tomba si impossessi di te! Tocco Raggelante!"

La mano destra di Vreeg venne avvolta da un'aura di gelo, e il derro necromante toccò la schiena di Majenko, che rabbrividì e si sentì mancare per un attimo mentre l'energia negativa sopprimeva per un istante la sua scintilla vitale. Il draco domestico fu costretto a staccarsi e planò verso terra per cercare di riprendere fiato... ma per allora, Rilo si era già rimesso in piedi e stava scattando verso Vreeg, brandendo il suo pugnale finemente forgiato. Un abile fendente raggiunse il vile derro ad una spalla, aprendogli una ferita superficiale e facendolo indietreggiare con un breve grido di dolore e sorpresa.

Rilo si chinò per raccogliere Majenko, che scosse la testa per schiarirsela e alzò lo sguardo al suo compagno umano, con riconoscenza, mentre il ragazzino Varisiano si piazzava davanti ad un infuriato e scioccato Vreeg, che lo fissava astiosamente.

"Se pensi che tutto quello che so fare sia lanciare incantesimi, mostriciattolo... temo di doverti dare una brutta sorpresa!" esclamò Rilo rimettendosi in guardia. L'effetto dell'incantesimo di prima non era ancora cessato, e Rilo provava ancora l'orrenda sensazione di sentire le sue carni che si spostavano sotto la pelle, ma la sua determinazione era rimasta la stessa. "Fatti sotto! Siamo qui per una missione importante,e non sarai tu ad impedirci di portarla a termine!"

"Heh... heh... padron Rilo è sempre forte!" commentò allegramente Majenko. Nessuno dei due sembrava aver fatto caso al fatto che l'elegante pugnale nella mano di Rilo aveva pulsato per un istante, emettendo una strana luce viola...

 

oooooooooooo

 

Il golem carogna emise un mugolio atroce e calò un colpo devastante con il pugno destro, mancando di pochissimo Orik e sfondando un ripiano vicino a lui. Il mercenario di Riddleport strinse i denti, impressionato dalla forza fisica di quell'essere, ma non si fece intimorire e sferrò un poderoso fendente dall'alto verso il basso, che raggiunse l'orrido costrutto al torace e penetrò per una buona profondità nelle carni. Ma il golem carogna, come c'era da aspettarsi, non fece una piega e colpì Orik al volto con un manrovescio, mandandolo a terra con un grugnito.

"Orik!" esclamò Verik allarmato. In un impeto di rabbia, il più giovane dei due fratelli Vancaskerkin si lanciò contro il golem e lo trafisse al fianco con la sua lancia, ma la punta incontrò molta più resistenza di quanta Verik si sarebbe aspettato, e l'affondo non riuscì ad infliggere danni troppo rilevanti al costrutto. Senza neanche rallentare, il golem carogna tirò Verik verso di sè e gli affibbiò un tremendo colpo al torace che gli mozzò il fiato in gola. Un attimo dopo, il golem afferrò Verik per la gola con il solo braccio destro e lo sollevò di peso, stringendo per cercare di strangolarlo! Verik sgranò gli occhi e scalciò freneticamente nel tentativo di liberarsi da quella presa d'acciaio, ma la forza del costrutto era enorme...

Con un ruggito furente, Orik caricò di nuovo... e questa volta, dopo aver lasciato cadere il suo scudo, sferrò un devastante colpo che raggiunse il golem carogna alla spalla destra. Questa volta, il colpo ebbe un effetto tangibile, e si sentì un'agghiacciante rumore di ossa che si spezzavano quando la lama andò a segno. Ovviamente, il golem carogna non poteva sentire dolore... ma fu comunque costretto a mollare la presa su Verik, e il giovane ex-sergente si sedette per terra ansimando e massaggiandosi il collo, mentre il golem carogna indietreggiava con il braccio che penzolava infranto dalla spalla.

"Verik, stai bene?" chiese Orik, cercando di aiutare il fratello a rialzarsi. Ripresosi in fretta, Verik annuì e recuperò la sua lancia per attaccare nuovamente l'orrido golem... ma il suo sguardo cadde improvvisamente sul braccio con cui il golem carogna lo aveva afferrato, e sulla pelle ingrigita e rinsecchita, il giovane ex-sergente riuscì a vedere dei segni inequivocabili - dei tatuaggi, esattamente come quelli che Mille Ossa aveva indicato loro.

"Sì... sì, sto bene..." rispose Verik. "Orik! Taglia il braccio a questo ammasso di cadaveri! Quello... è il braccio di quel ragazzo Shoanti! Dobbiamo recuperarlo!"

"Cosa?" esclamò Orik, e alzò la spada appena in tempo per bloccare un attacco successivo del golem. Con un grugnito rabbioso, Orik spinse via il golem e si rimise in guardia. "Hah! E così ti hanno costruito anche con i pezzi del ragazzo che dobbiamo recuperare, eh, gran figlio di puttana ricucito? Okay, ti prenderò anche un pezzo alla volta, se devo! Fatti sotto!"

Il golem carogna riprese ad avanzare a passi barcollanti ma inesorabili, protendendo le braccia verso Orik, che già cominciava a prendere la mira...     

  

oooooooooo

 

CONTINUA...

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Capitolo 18
*** Le gallerie degli orrori, Parte 2 ***


Pathfinder: La Maledizione del Trono Cremisi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 17 - Le gallerie degli orrori, Parte 2

 

Il giovane Rilo afferrò saldamente il suo pugnale, lottando con tutte le sue forze contro la sensazione di nausea che si stava impadronendo di lui. Adesso sentiva che i suoi muscoli e la sua pelle, nel punto preso di mira dall'incantesimo di Vreeg, cominciavano a stabilizzarsi... ma ancora non si erano fermati del tutto, e questo interferiva con la sua concentrazione e gli provocava non poco disgusto - l'orrida sensazione che il suo stesso corpo gli si ribellasse.

Majenko, seppur indebolito, continuava a svolazzare attorno al suo compagno, attendendo il momento giusto per balzare addosso a Vreeg... e allo stesso tempo, guardando con timore la figura di Devargo Barvasi, che continuava il suo duello contro Fedra e Runyar. Il nano era intervenuto per dare una mano alla caligni, le cui reazioni si facevano lente per la stanchezza e il veleno che le scorreva nelle vene, e stava cercando di darle una mano a rimettersi in forze, ma il malvivente (che evidentemente era al corrente delle capacità guaritrici di un chierico) concentrava i suoi attacchi su di lui ogni volta che sembrava che il nano stesse lanciando un incantesimo.

In quel momento, Majenko era combattuto tra due impulsi - quello di correre ad aiutare Fedra e Runyar, e cercare di prendersi la vendetta contro Devargo per averlo tenuto imprigionato; e quello di restare ad assistere Rilo... ed evitare il più possibile Devargo, che lui odiava ma di cui aveva una paura terribile. All'inizio, gli era sembrato che Devargo non avesse fatto caso a lui, cosa che lo aveva un po' rassicurato... ma durante la battaglia, aveva avuto più di una volta l'impressione che il Re dei Ragni gli avesse rivolto un breve, brevissimo sguardo che esprimeva rabbia, sadismo e desiderio di vendetta! O era soltanto un'idea che il draghetto si era fatto, e che ora gli stava facendo perdere la concentrazione? Majenko non era più sicuro di cosa stesse vedendo o meno... e la cosa lo destabilizzava. Soprattutto, Majenko temeva che la presenza di Devargo gli impedisse di dare una mano a Rilo quanto avrebbe voluto.

Con un frullo d'ali, Majenko si scansò di lato e cercò di puntare contro Vreeg... ma, per riflesso condizionato, spostò il suo sguardo su Devargo, che stava ancora incalzando Runyar, ferendolo con i suoi tirapugni chiodati. Il nano barcollò ma restò in piedi, mentre Fedra lanciava un pugnale contro Devargo... che l'ex-signore del crimine parò abilmente con un movimento del braccio sinistro. Conun tintinnio, l'arma di Fedra rimbalzò sul tirapugni e cadde al suolo, ma la caligni si fece rapidamente avanti e cercò di attaccarlo di nuovo con la sua daga. Con l'abilità di un veterano, Devargo schivò un primo fendente, ma la caligni provò ad attaccare di nuovo, sferrando un affondo diretto al cuore del Re dei Ragni. Ancora una volta, tuttavia, il suo attacco si rivelò inefficace. Devargo usò i suoi tirapugni chiodati per deviare il colpo, e poi raggiunse Fedra con un diretto appena sotto lo zigomo destro, scaraventandola a terra con un breve grido di dolore, e aprendole un taglio sulla guancia.

"Hah! Ti ricordavo più abile di così, marmocchia!" esclamò Devargo. Tirò un calcio a Fedra mentre quest'ultima era a terra, e Fedra grugnì e cercò di allontanarsi e prendersi il tempo che le serviva per rialzarsi. Ma Devargo non aveva intenzione di darle tempo, e continuò il suo attacco. "Non sai con quale ansia ho atteso il momento in cui te l'avrei fatta pagare per tutto!" esclamò, mentre con un altro calcio faceva sobbalzare la caligni. Cercò di attaccarla di nuovo, ma questa volta Runyar riuscì ad intervenire e scagliò un dardo dalla sua balestra, mirando alla testa del criminale. Quest'ultimo si accorse in tempo del tentativo e si scansò, facendo sì che il quadrello sibilasse vicino al suo orecchio... e si piantasse nella schiena del golem carogna di Rolth, affondando nelle carni necrotiche senza fare alcun danno vero e proprio.

"Non ti preoccupare, mi occuperò anche di te!" esclamò Devargo. Si lanciò all'attacco contro il nano chierico, e cercò di colpirlo con un tremendo pugno, costringendo Runyar a difendersi alzando di scatto la sua balestra ed intercettando il colpo. La balestra gli sfuggì di mano, atterrando con fragore poco più indietro, vicino al punto dove Krea e Kostur stavano combattendo contro il mezzo-ogre. Devargo non perse tempo e scattò verso Fedra per colpirla con un altro calcio, in modo che non riuscisse a rialzarsi... e poi lanciò un coltello verso Runyar, colpendolo al braccio sinistro proprio mentre quest'ultimo si apprestava a recuperare la sua arma. Con un'esclamazione di rabbia e dolore, Runyar si ritirò, e cercò di pensare ad un incantesimo da lanciare prima che Devargo riuscisse a sopraffarli entrambi...

 

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"Heheee! Padrone sarà molto contento quando io portare lui la tua testa!" esclamò Testadicavolo, mentre avanzava minaccioso verso Krea, che cercava in qualche modo di tenerlo a bada con il suo stocco. La giovane magus era riuscita a mettere a segno qualche affondo... ma la pellaccia sorprendentemente coriacea del mezzo-ogre e il suo strato di grasso che lo proteggeva come una sorta di corazza facevano sì che anche quei colpi andati a segno non avessero più di tanto effetto sul bestione. La ragazzina schivò un poderoso pugno da parte del crudele guardiano, poi rispose con un fendente che raggiunse la gamba sinistra di Testadicavolo e lo fece barcollare per un istante... ma si trattò soltanto di un attimo, e il mezzo-ogre riprese immediatamente il suo attacco.

Kostur, da parte sua, si teneva attentamente fuori dalla portata di Testadicavolo e cercava di logorare lentamente le sue difese, studiando al tempo stesso il modo in cui il carceriere si muoveva per determinare i suoi punti deboli e capire quando fosse il momento di sferrare un attacco decisivo. Ma gli appariva chiaro che la sua compagna non avrebbe potuto reggere troppo a lungo l'assalto del mezzo-ogre... Era il caso di inventarsi qualcosa in fretta per darle una mano.

L'agilità di Krea non avrebbe potuto durare per sempre... e infatti, pochi attimi dopo, la giovane barcollò e perse l'equilibrio per un istante dopo aver schivato un colpo del suo avversario. Con un ghigno idiota, Testadicavolo approfittò subito di quel breve momento di debolezza e sferrò un pugno tremendo con il braccio sinistro, raggiungendo Krea a metà tra il torace e l'addome, con abbastanza forza da scaraventarla a diversi metri di distanza! La giovane strabuzzò gli occhi e sputò un po' di sangue prima di schiantarsi a terra stordita e dolorante, e per qualche istante non riuscì a fare altro che restare distesa a cercare di riprendersi. Afferrò nuovamente il suo stocco e cercò di rimettersi in guardia, mentre il bestione deforme si avventava su di lei con intnti omicidi...

Almeno finchè una frusta non si avvinghiò attorno alle sue caviglie rigonfie.

Testadicavolo emise un mugolio indistinto quando Kostur tirò verso di sè e fece inciampare il carceriere, che finì a terra con un tonfo sordo e cercò immediatamente di liberarsi. "Uuuuuh! Pelleverde ha fatto inciampare me! Imbroglione! Così non vale!" esclamò, e afferrò saldamente la frusta per trascinare Kostur verso di sè. Il mezzorco si era aspettato una mossa simile, e si lasciò tirare per un breve tratto... poi stappò una piccola fiala e bevette d'un fiato il liquido rosso acceso che conteneva. Immediatamente, i suoi muscoli già sviluppati crebbero e diventarono ancora più robusti, al punto che riuscì a tenere testa all'animalesco mezzo-ogre in quel mortale tiro alla fune. Krea ebbe il tempo di rialzarsi e rimettersi in guardia, per poi lanciare uno dei suoi incantesimi preferiti.

"Grazie, Kostur! Ed ora... Stretta Folgorante!" esclamò la maga-spadaccina. Toccò la lama del suo stocco con la punta della dita, e l'arma venne circondata da un'aura di scariche elettriche azzurre che emettevano un pungente odore di ozono... poi, con un affondo, raggiunse Testadicavolo ad un fianco proprio mentre quest'ultimo si stava rialzando, e la scarica elettrica penetrò nel corpo sgraziato del carceriere e gli strappò un feroce ringhio di dolore! Testadicavolo si abbattè di nuovo al suolo, ululando e tenendo il punto colpito.

"Bel colpo, signorina. Ora ci penso io." rispose Kostur. Con abilità, l'investigatore usò la sua frusta per legare tra loro ancora più strette le caviglie dell'avversario... e mentre Testadicavolo era ancora stordito per la scarica elettrica, Kostur si tirò fuori una corda dallo zaino e gli afferrò saldamente i polsi, in modo da legarli assieme ed impedirgli di fare altri danni.

"No! Fermo! Lasciare me!" si lamentò il mezzo-ogre, cercando di dibattersi.

"Spiacente, non posso ascoltarti." rispose prontamente Kostur, per poi rivolgersi a Krea. "Presto, signorina! Vai a dare una mano agli altri, temo che per loro non stia andando bene come per noi!"

Krea prese una fialetta di pozione curativa e la tracannò d'un fiato, in modo da riprendere almeno un po' le forze. "Vado subito!" esclamò, per poi afferrare strettamente il suo stocco e correre in aiuto del fratello minore...

 

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Orik imprecò mentre cercava di sferrare un altro colpo, che rimbalzò sul braccio teso del golem carogna senza fare danni apprezzabili. L'altro braccio del golem, quello tatuato, era sempre lì, quasi a portata ma troppo lontano per essere raggiunto. Se solo lui e Verik fossero riusciti a tenere fermo quell'ammasso di cadaveri ricuciti, forse avrebbe potuto prendere il braccio del golem con un colpo di spada, ma così, il costrutto restava un bersaglio troppo difficile.

"Non riesco a raggiungere la spalla e tagliargli via il braccio..." disse il mercenario. Orik si piazzò accanto al fratello, proteggendo sia lui che sè stesso con il suo ampio scudo. "Verik, se hai qualche idea di come facciamo a sistemare questo bastardo, io sono tutto orecchie."

Verik scagliò una freccia dal suo arco e infilzò il torace del golem, ma l'unico effetto che ottenne fu di decorarlo con una freccia che attraversava quasi da parte a parte il torace del costrutto. Non avendo nessun processo vitale nè recettori del dolore, il golem carogna non cambiò nemmeno espressione e continuò ad avanzare. Un tremendo pugno si abbattè sullo scudo di Orik, con abbastanza potenza da ammaccarlo... ma Orik non attese il colpo successivo e si scagliò contro il golem putrescente con tutte le sue forze, spingendolo via con il suo scudo. Per quanto resistente fosse il suo corpo artificiale, il golem non riuscì a reggere ad un attacco così improvviso e perse l'equilibrio, finendo a terra con un tonfo. Cercò immediatamente di rialzarsi e riprendere lo scontro, senza perdere un colpo... ma un'altra freccia dall'arco di Verik lo raggiunse, inchiodando la mano del braccio tatuato contro il terreno. Ovviamente, il mostro non fece un lamento, ma cominciò immediatamente a cercare di staccare la mano dal terreno, con la freccia ancora piantata.

Orik non era tipo da farsi sfuggire quell'occasione. Con un cenno di ringraziamento al fratello minore, il mercenario sollevò la spada e la abbattè con tutte le sue forze sul golem, mirando alla giuntura tra spalla e torace. La lama penetrò nella carne marcia, tranciandola e spaccando ossa, ma il costrutto era così solido che non bastò quell'unico colpo a separare l'arto dal resto del corpo. Il golem barcollò, ed Orik tentò un secondo attacco, mirando con precisione al punto che aveva appena colpito. Questa volta, il colpo andò a segno senza errori, e la lama fendette le carni del golem carogna e separò il braccio tatuato dal resto del corpo! L'arto cadde sul pavimento ricoperto di polvere, e Verik provvide immediatamente a metterlo al sicuro per evitare che venisse calpestato nella furibonda mischia.

Il golem carogna, non essendo in grado di sentire dolore, si era rimesso in piedi rapidamente e aveva cercato di tornare all'attacco, usando il braccio che gli restava per afferrare Orik per la gola, sollevarlo di peso e scagliarlo via con forza sovrumana. Il mercenario di Riddleport grugnì di dolore e si schiantò contro un tavolo vicino, ma cercò di rimettersi subito in guardia. Raccolse rapidamente la spada che gli era caduta, e si alzò tenendo lo scudo alzato davanti a sè... e Verik intervenne rapidamente, trafiggendo il torace del costrutto con la sua lancia. Il golem carogna si dibattè per liberarsi e cntinuò ad avanzare, trascinandosi lungo l'asta dell'ex-sergente per cercare di raggiungerlo... e con un'esclamazione di spavento, Verik mollò la sua arma, e il golem, appesantito dalla lancia che era rimasta nel suo corpo, barcollò e perse l'equilibrio. Riuscì a tenersi in piedi e continuò ad avanzare verso i fratelli Vancaskerkin, incurante dei danni subiti... ma i suoi movimenti si erano fatti più lenti ed impacciati. E senza un braccio, non era più la minaccia che era poco prima.

"Certo che questo affare è resistente." commentò Orik, mentre Verik afferrava il suo arco  e incoccava una freccia. Il minore dei due fratelli scagliò due frecce, mirando alle gambe e alle ginocchia del golem. Anche se il costrutto non era in grado di sentire dolore, erano comunque dei punti deboli... e infatti, quando una delle frecce andò a segno appena sopra il ginocchio destro, il golem incespicò e cominciò a camminare con difficoltà. "Ma non credo proprio possa reggere al nostro gioco di squadra. Bel colpo, fratellino!"

"Cerca di tenerlo occupato, Orik. Io lo terrò sotto tiro." propose Verik. Orik annuì e si fece avanti, muovendosi con rapidità per schivare i poderosi colpi del costrutto e attaccare quando quest'ultimo era scoperto. Non essendo dotato di intelligenza, il golem carogna non era in grado di accorgersi di quando il suo avversario stava usando qualche trucco - e Orik riuscì a schivare abbastanza facilmente il colpo successivo, per poi immergere la spada fino quasi all'elsa nel fianco dell'essere artificiale prima che questo potesse reagire. Orik estrasse rapidamente la spada dalle carni rigide dell'orrido costrutto e si allontanò per non farsi colpire... e nello stesso momento, Verik scagliò un'altra freccia contro l'altro ginocchio del mostro. Il dardo trafisse l'arto ricucito del golem, limitando enormemente la sua mobilità, e Orik scivolò alle spalle del costrutto e affibbiò un colpo alla base del collo. Si sentì un agghiacciante rumore di ossa che si rompevano... e il golem barcollò pericolosamente in avanti, la testa che penzolava in maniera innaturale, il braccio rimasto che ancora fendeva l'aria alla cieca, in cerca di vittime. Verik incoccò un'altra freccia e colpì il golem alla testa, con abbastanza potenza e precisione che quel po' che teneva la testa del costrutto attaccata al corpo cedette e si staccò!

Orik represse un brivido di disgusto quando la testa del golem si schiantò a terra e il cranio si aprì, facendo uscire qualcosa di rosso e denso che doveva essere il suo cervello ormai morto. Il corpo decapitato del golem si allontanò a scatti... e infine crollò a terra inerte, ponendo fine a quello scontro snervante.

Con prudenza, Orik e Verik si avvicinarono al golem ormai inerte, e il minore dei due fratelli afferrò la lancia ancora immersa nel corpo della cosa. Dopo che si furono assicurati che il golem fosse davvero sconfitto, Verik puntò un piede contro il costrutto abbattuto e recuperò la sua arma. Poi, i due fratelli si scambiarono un cenno di assenso e si precipitarono ad aiutare i loro compagni.        

 

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Vreeg imprecò quando Rilo ridusse di colpo la distanza e sollevò una mano avvolta da un turbine di fiamme nere, per poi abbatterla su di lui! Il derro negromante riuscì a fare un passo indietro ed evitare gli effetti peggiori di quel colpo... ma si sentì comunque pervadere da una strana sensazione di debolezza quando la mano del ragazzino passò a pochi centimetri dal suo volto.

Con un ringhio, Vreeg cercò di indietreggiare e di lanciare un altro incantesimo Raggio Rovente... ma pur indebolito dall'attacco precedente e dall'incantesimo Sblocca Carne che gli era stato lanciato contro, Rilo riuscì a tenere sotto pressione il vile derro e superò abilmente la sua guardia, sferrando un fendente con il suo pugnale che raggiunse Vreeg appena sotto le costole. Majenko continuò l'assalto, raggiungendo la spalla di Vreeg e mordendolo ferocemente, al punto da costringerlo a mollare il pugnale che stringeva nella mano.

"Raaaaargh!" Vreeg lanciò un grido di dolore ed isteria e balzò indietro, evitando una ferita più grave, ma perdendo l'incantesimo che stava per lanciare. Sibilando malignamente, il derro negromante alzò una mano e si circondò di uno scintillante scudo di energia semi-trasparente, scoraggiando il giovane stregone dal tentare un altro attacco. "Tu... tu... chi diavolo sei? Come... come diavolo hai fatto?"

"Non mi sottovalutare, mostriciattolo..." mormorò Rilo. Finalmente l'effetto di Sblocca Carne cessò, e i muscoli e la pelle del ragazzo tornarono normali, riattaccandosi alle ossa come se niente fosse successo. "Abbiamo affrontato... criminali ben peggiori di te e del tuo capo!"

"Hah! Ho i miei dubbi! Che la mia magia mi sostenga, e il mio corpo pesi come una piuma! Volo!" sghignazzò Vreeg. Con un rapido gesto della mano, il derro negromante lanciò un altro incantesimo... e un istante dopo, i suoi piedi si staccarono dal suolo. Prima che Rilo potesse fermarlo, Vreeg si librò in volo e infilò una mano nella sua sudicia tunica, da cui estrasse un pugno di ossa. "Ed ora, vediamo come te la cavi contro i miei amichetti! Hyahahahahaaa!"

Allarmato, Rilo fece un passo indietro... e le ossa toccarono terra, scomparendo in uno sbuffo di polvere grigiastra che poi si raccolse rapidamente e si rapprese, come plasmata da mani invisibili. Nel giro di due secondi, tre orride creature non-morte erano apparse nel punto in cui Vreeg aveva lanciato le ossa: uno scheletro armato di una scimitarra arrugginita, un goblin mezzo putrefatto con i denti trasformati in zanne acuminate, e uno zombi dalla pelle grigiastra, vestito di abiti luridi e stracciati. Senza la minima esitazione, i non morti appena evocati brancolarono verso Rilo e Majenko, che furono costretti ad indietreggiare.

"Ah! Maledizione..." esclamò il ragazzino, e lanciò un breve grido di dolore quando lo scheletro sferrò un fendente con la sciabola, ferendo Rilo ad una spalla. I due zombi si fecero avanti, cercando di afferrare Rilo e Majenko con le loro mani putride... e il giovane stregone si rese conto che era troppo vicino a loro per usare un incantesimo senza essere aggredito!

Con un gesto disperato, Rilo cercò di colpire lo zombi più grande con il suo pugnale, mirando al collo del non-morto. Il fendente andò a segno, ma l'arma si rivelò troppo piccola per infliggere un danno significativo, e il morto vivente continuò ad avanzare senza intoppi pur con la gola tagliata. Lo scheletro incalzò, sferrando un altro fendente che graffiò la guancia di Rilo... ma quando quel mucchio di ossa sollevò l'arma per attaccare di nuovo, il ragazzino riuscì a colpirlo con un calcio, costringendolo ad indietreggiare e rompendogli alcune costole. I due zombi cercarono di attaccare di nuovo...

Ma all'improvviso, una boccetta di acqua benedetta cadde dall'alto e si infranse sulla testa dello zombi, cospargendolo del liquido sacro che cominciò immediatamente a sciogliere le sue carni necrotiche! Lo zombi emise un verso inarticolato e crollò al suolo, riducendosi ben presto in un mucchietto di materia putrescente... e Rilo alzò lo sguardo per vedere Majenko che sorrideva con aria sollevata, tenendo tra le zamptte un'altra boccetta di acqua santa.

"Majenko chiede scusa, padron Rilo!" esclamò giovialmente il draghetto. "Majenko preso tua acqua santa per dare una mano!"

"Nessun problema... attento, Majenko!" esclamò il giovane Varisiano, sgranando gli occhi allarmato quando vide Vreeg che puntava un indice contro il suo amichetto. Con un ghigno atroce, il derro scagliò un altro incantesimo Raggio Rovente, puntando dritto contro Majenko...

Il draghetto sgranò gli occhi allarmato e chiuse le ali di colpo, eseguendo un disperato tentativo di sfuggire a quel raggio infuocato...

E riuscì ad evitarlo per un pelo, anche se sentì il caore periferico del Raggio Rovente che gli scottava il fianco. Nel panico, Majenko mollò la seconda ampolla di acqua santa, che si infranse sul pavimento senza fare nulla ai non-morti, che avevano ripreso ad avanzare verso Rilo...

Ma lo scheletro non ebbe il tempo di attaccare di nuovo. Verik intervenne appena in tempo, piantando la lancia nel cranio del non-morto con abbastanza foga da farla uscire dal lato opposto... mentre Orik si lanciava contro il goblin zombi e calava un devastante fendente che aprì in due il cranio del mostriciattolo!

"No! I miei zombi!" stridette Vreeg.

"Orik! Verik! Ragazzi, grazie mille! Cominciavo a vedermela brutta..." esclamò Rilo con un sospiro di sollievo. I due fratelli fecero un cenno di assenso, e Verik si voltò di scatto verso Vreeg, incoccò una freccia e la scagliò mirando dritto al cuore del derro. Era un colpo perfetto, ma la freccia si infranse sullo scudo energetico che Vreeg aveva alzato attorno a sè, e il derro, con un sibilo, cercò di volare dall'altra parte della sala per proseguire il suo attacco a distanza. Verik scoccò un'altra freccia, ma anche questa mancò il bersaglio e si infranse sul muro.

"Che voi siate maledetti!" esclamò Vreeg, cominciando seriamente a temere per la sua vita. "Non crederete certo di cavarvela così, vero?"

"Veramente... pensavamo di cavarcela in quest'altro modo!" esclamò Rilo, alzando le mani per lanciare un altro incantesimo. "Ora... che le ombre ti tolgano le forze! Raggio di Indebolimento!"

Il giovane stregone fece partire un fascio di luce nera dal palmo della sua mano che oltrepassò lo schermo di energia di Vreeg e raggiunse il derro, risucchiandogli rapidamente le forze. Vreeg sgranò gli occhi e fece una smorfia di sorpresa mentre sentiva le energie che fuggivano via dal suo corpo. Nella confusione del momento, Vreeg perse quota e diede a Rilo e ai fratelli Vancaskerkin la possibilità di attaccare. Con un abile fendente, Orik costrinse il derro a scansarsi rapidamente di lato, dove Verik aspettava il momento giusto per colpire.

Con un ringhio infastidito, Vreeg si girò in direzione del Vancaskerkin più giovane e riuscì ad intercettare la punta della lancia con il suo scudo energetico. Cercò di fluttuare indietro... ma Rilo riuscì a sferrare un attacco, saltando e usando il suo pugnale per mandare a segno un abile fendente! Vreeg strinse i denti per il dolore... e Orik lo colpì con il piatto della sua spada con tutta la sua forza, tirandolo giù e facendolo schiantare con violenza contro un muro!

"Bel colpo, Orik!" esclamò Verik, per poi raggiungere il vile derro, stordito a terra, e puntargli la lancia alla gola. "Tu resta fermo lì! Credo che tu abbia un bel po' di domande a cui rispondere!"

Vreeg strinse i denti e sputò un po' di sangue in direzione di Verik, per esprimere il suo disprezzo. "Ugh... M-merda... non... non crederete certo che... finisca così, vero?" sibilò.

"No, infatti finirà con la tua testa che rotola dalle tue spalle se cerchi di fare qualche cazzata." rispose Rilo, la lama del suo pugnale puntata verso la gola del derro, che emise un'esclamazione strozzata e cercò di ritirarsi... ma a quel punto, non aveva alcun posto dove andare. Majenko scese giù spiegando le ali e atterrò vicino al viso di Vreeg, tenendo sfoderati i suoi piccoli ma acuti artigli.

Immediatamente, ogni traccia di baldanza scomparve dal comportamento di Vreeg, che impallidì e cominciò a balbettare. "Ah... ehm... i-i-io... po-potremmo... di-discuterne insieme, no-non pe-pensate che... che... sarebbe conveniente... sia... sia per voi... che per me?" affermò, mentre si guardava attorno alla ricerca di una via di fuga... che non sembrava esserci da nessuna parte. Per tutta risposta, Majenko affondò lievemente i suoi artigli nel volto del derro, che emise un verso strozzato e cominciò a sudare come sotto il sole cocente!

"Secondo me, dovresti pensare a quello che conviene a te, mostriciattolo. Noi siamo già a posto." rispose Orik con sarcasmo.

Un'esclamazione di sorpresa e dolore interruppe il confronto, e Rilo riconobbe la voce di Fedra, ancora impegnata nel suo duello con Devargo. La caligni si stava battendo con vigore, ma anche Devargo era molto migliorato dall'ultima volta, e questa volta era lui che stava avendo la meglio. Nonostante la rabbia che provava verso chi aveva provocato il crollo del suo piccolo impero criminale, il Re dei Ragni si batteva con fredda determinazione e senza perdere la testa, e questa volta Fedra stava avendo dei seri problemi a superare la sua guardia.

"Heh. Ma come, tutto qui quello che riesci a fare?" esclamò Devargo, parando un altro affondo della daga di Fedra. "Non eri così fiacca, quella volta che mi hai battuto sulla MIA nave!"

Devargo sferrò un pugno diretto al volto di Fedra, che piegò la testa da un lato appena in tempo per evitarlo. Ma il tirapugni chiodato le si piantò ugualmente nella spalla destra, e Fedra strinse i denti per il dolore e barcollò all'indietro, indebolita dalla perdita di sangue e dal veleno. Cercò di sferrare un altro fendente con la sua daga, ma i suoi riflessi erano rallentati, e Devargo riuscì a schivare il colpo, spostarsi alle sue spalle e colpirla di nuovo, questa volta in mezzo alle scapole.

"No! Fedra!" esclamò Rilo. Il giovane stregone cercò di intervenire lanciando un incantesimo Missile Magico, che creò due dardi di energia che raggiunsero Devargo ad un fianco e ad una spalla. Il malvivente ringhiò di dolore e fu costretto ad interrompere il suo attacco a Fedra, e Rilo sfoderò nuovamente il suo pugnale incantato, dimenticandosi del tutto di Vreeg e lanciandosi contro Barvasi.

"Padron Rilo!" esclamò spaventato il piccolo Majenko.

"Hey, aspetta!" esclamò Orik. "Quel tizio è troppo forte per te!"

"Dannato moccioso..." ringhiò Barvasi. Con abilità, il malvivente evitò un paio di fendenti sferrati in fretta e furia dal ragazzino e lo atterrò con un poderoso calcio al torace. Con un grugnito, Rilo si abbattè al suolo, e Devargo gli fu rapidamente addosso per cercare di finirlo.

Majenko sgranò gli occhi per l'orrore, vedendo il suo carceriere che si avventava sul ragazzino che lo aveva salvato. In quella frazione di secondo, il draghetto ebbe l'impressione di rivivere tutti i momenti in cui Devargo gli aveva fatto del male. I giorni in cui era costretto a restare in quell'angusta gabbia, a fare da fenomeno da baraccone per gli ospiti del malvivente; i giorni in cui era stato costretto a restare senza cibo, ridotto a mangiare mosche e zanzare per non svenire dalla fame; e tutte le volte in cui Devargo lo aveva percosso e maltrattato perchè Majenko non era stato in grado di eseguire i suoi ordini.

E ora... ora quell'uomo stava per aggredire il giovanotto che lo aveva salvato...

Tutti i suoi istinti gli gridavano di allontanarsi da quell'uomo. Che era più grande di lui. Più forte. Che lo avrebbe schiacciato. Che Devargo lo avrebbe sempre perseguitato, che sarebbe stato per tutta la vita sotto il suo controllo, e che qualunque cosa Devargo decidesse, Majenko non avrebbe potuto fare nulla, soltanto chinare il capo ed accettare che le cose stavano così...

...

No.

Adesso Devargo stava minacciando il suo amico. Gli voleva sottrarre una delle persone che gli avevano fatto intravedere la speranza di una vita migliore.

Basta fare il bravo animaletto.

Majenko serrò gli occhi e prese la sua decisione.

Doveva combattere. Doveva spezzare la catena invisibile che lo teneva prigioniero di Devargo. Doveva proteggere il suo amico.

"RAAAAAAAAARGH!"

Devargo stava per calare un colpo terribile su Rilo, quando un acuto grido di battaglia lo costrinse ad alzare la testa... e venne accolto da un furioso Majenko che gli atterrò sulla faccia come un pipistrello impazzito, sferzandolo con i denti e le unghie! Il Re dei Ragni lanciò un ringhio di rabbia e paura, che si trasformò in dolore quando il draco domestico cominciò a sfogare tutto il desiderio di vendetta che aveva accumulato nel corso della sua prigionia, e che solo ora aveva l'opportunità di sfogare!

Majenko si aggrappò saldamente al suo bersaglio e cominciò a graffiargli la faccia con i suoi artigli, lacerando la pelle fino quasi all'osso. Devargo urlò per il dolore quando un fendente ben piazzato lo colpì all'occhio sinistro, rendendolo inutilizzabile, e un altro gli fece un lungo sfregio sul setto nasale... e un attimo dopo Majenko lo azzannò sulla fronte appena sopra il sopracciglio destro, facendo scorrere rivoli di sangue lungo il volto del malvivente. Accecato dal sangue, dal dolore e dall'occhio compromesso, Devargo indietreggiò e cercò disperatamente di strapparsi Majenko di dosso... ma così facendo diede a Fedra tutto il tempo di cui aveva bisogno per rialzarsi, afferrare saldamente la sua daga e tornare alla carica, non prima di aver rivolto un cenno di ringraziamento a Rilo. Il ragazzino Varisiano si alzò da dove era caduto... giusto in tempo per vedere la sua compagna di squadra che scattava verso Devargo e gli conficcava la daga nel fianco, proprio sotto le costole!

Il Re dei Ragni crollò in ginocchio agonizzante, ancora aggrappato al draghetto che gli stava lacerando il volto... e Fedra estrasse lo spadino dalle sue carni solo per sferrare un altro micidiale affondo, questa volta colpendo il cuore del suo bersaglio. Fu il colpo decisivo, e Devargo, dopo un paio di secondi di resistenza, si afflosciò a terra, esalando l'ultimo respiro pochi istanti dopo, mentre una vasta pozza di sangue si allargava sotto di lui.

Solo quando fu sicuro che il suo aguzzino fosse morto, Majenko allentò la presa sul volto di Devargo, ormai ridotto ad una maschera di tagli e lacerazioni. Il draghetto svolazzò all'indietro, la bocca e gli artigli inzuppati del sangue di Devargo, e riprese fiato, quasi non osando credere che la persona che aveva odiato e temuto più di chiunque altro al mondo fosse finalmente morta. In un attimo, Rilo fu al fianco del suo piccolo amico alato, controllando ansiosamente che non fosse rimasto ferito.

"Majenko! Stai bene? Accidenti, Majenko, ti rendi conto che hai fatto una pazzia?" esclamò il giovane stregone. "Potevi... potevi farti ammazzare!"

"Anche padron Rilo... ha fatto una pazzia, no?" chiese retoricamente il draco domestico, non appena ebbe di nuovo abbastanza fiato nei polmoni per rispondere. "Attaccare Devargo così... tu non sei atletico come sorella Krea, no?"

"Ha... ha ragione, Rilo! Non... non è stata una mossa molto saggia gettarsi a testa bassa contro quel Devargo." rispose Fedra ansimando. La caligni fece un piccolo sorriso mentre si tamponava una fila di ferite da punta sulla spalla, in un punto dove il tirapugni chiodato di Devargo l'aveva raggiunta. In quello stesso momento, Krea aveva raggiunto il fratello minore e stava controllando che stesse bene, mentre Kostur e Runyar si occupavano di verificare che il mezzo-ogre catturato fosse stato legato per bene, e poi passava a verificare che anche Vreeg fosse neutralizzato. "Dì un po', Rilo, come ti è saltato in mente di..."

Fedra non ebbe il tempo di finire la domanda.

"Ma cos...? Hey! Vieni qui, piccolo bastardo! Subito!" esclamò Runyar nel momento in cui Vreeg sgusciò via dalla sua presa e gli sputò in faccia, accecandolo per un istante che il derro non si fece problemi a sfruttare a suo vantaggio. Kostur si mosse rapidamente per fermarlo e cercò di agguantarlo con la sua frusta, ma Vreeg riuscì a scansare l'arma e si infilò agilmente tra i sorpresi agenti della corona, riuscendo a guadagnare l'uscita!

"Accidenti, quello ci scappa!" esclamò Verik. "Presto, andiamo ad acchiapparlo!"

Orik e Kostur furono i primi ad inseguire, e si precipitarono fuori dalla stanza nel frenetico tentativo di raggiungere Vreeg. Ma il derro si accorse subito del loro tentativo e afferrò una pietra del tuono che teneva attaccata ad una delle sue bandoliere, per poi lanciarla verso i suoi inseguitori. La pietra si spezzò con un fragore assordante all'impatto con il terreno, costringendo il mercenario e l'investigatore a fermarsi e a tapparsi le orecchie per il dolore di quel suono violento ed improvviso. Con un ghigno, Vreeg si tolse un altro piccolo oggetto dalla bandoliera, questa volta un bastoncino non più grande di un ramoscello, lo spezzò e ne lanciò i pezzi dietro di sè... e dalle due metà si levò una fitta coltre di fumo che invase rapidamente il corridoio, precludendo la vista a chiunque si trovasse dall'altra parte. Soddisfatto di essere riuscito a guadagnare abbastanza tempo, Vreeg si intrufolò tra i passaggi più ristretti, raggiungendo la sua stanza e prendendo con sè il suo libro degli incantesimi, poi cominciò a chiamare a gran voce gli altri derro.

"Hey! Hey, voi, dannati scansafatiche! Alzate i vostri culi da dove li avete e venite a darmi una mano! Subito!" esclamò, e già si stava infilando nuovamente nel passaggio che portava all'uscita, in modo da porre quanta più distanza possibile tra sè e il gruppo di agenti del Trono Cremisi. Normalmente, i derro sarebbero corsi subito a dargli una mano, temendo una punizione da parte di Rolth (o, in questa occasione, di Devargo) se si fossero attardati... ma questa volta, nonostante il tempo che scorreva, Vreeg non sentì arrivare nessuno.

"Hey! Hey, teste di merda, mi avete sentito? Venite subito qui, o vi faccio gettare tutti in pasto al nostro otyugh! Sbrigatevi!" provò a gridare e a minacciare ancora, restando ben nascosto nel corridoio in cui si trovava... ma ancora niente. I derro sembravano essersi volatilizzati.

In compenso, qualcun altro arrivò all'imboccatura del corridoio.

"Ciao. Sei tu quello che ha fatto quello scherzo a mio fratello, vero?" chiese Krea, stagliandosi minacciosa all'imboccatura del passaggio. Il derro negromante si voltò e spalancò per il terrore i suoi occhi lattiginosi. Per sua fortuna, il corridoio era troppo stretto perchè Krea ci potesse entrare facilmente.

Per sua sfortuna, però, era largo più che abbastanza da permettere allo stocco della giovane Varisiana di passare... e anche ai suoi incantesimi!

Krea sferrò un affondo deciso che raggiunse Vreeg alla gamba sinistra, e il derro stridette per il dolore e cercò di allontanarsi saltellando. Senza perdere un colpo, la giovane alzò una mano e cominciò a lanciare un incantesimo... ma il derro, con prontezza di pensiero, spezzò un altro bastoncino fumogeno e lo gettò tra sè e Krea. Riuscì giusto a vedere la ragazzina sgranare gli occhi per la sorpresa prima che il suo viso scomparisse dietro la cortina di fumo. Zoppicando, Vreeg riguadagnò l'uscita e si affrettò verso una via di fuga, deciso a lasciar perdere tutto e salvarsi la pellaccia.

"Hmph. E va bene. Non ho bisogno di quegli idioti." disse tra sè con acredine. "Certo... il duca-conte Lamm si infurierà come una bestia quando vedrà cos'è successo a questo covo... ma io dirò che è stata colpa di Devargo, e sarà lui a doversi prendere la lavata di testa!" Poi, Vreeg si fermò a riflettere e storse il naso. "Però... dal momento che Devargo è morto, non sarà lui a doversela vedere con la collera del duca-conte, e quindi... sarò sempre io, alla fine. Bah. Che Asmodeus se li porti, tutti quanti. Io ho chiuso. Non mi va più di fare l'apprendista di quello spostato e di prendermi le sue arrabbiature. Da oggi in poi mi metto in proprio, e chi si è visto si è visto! Heh, chissà... magari diventerò un negromante più bravo di lui... e potrò terrorizzare l'intera Korvosa! Sì, mi piace l'idea! Hehehee... poter fare io il bello e il cattivo tempo in questa città... al sicuro nel mio covo segreto!"

Ghignando all'idea di essere lui il capo e di comandare un piccolo esercito di non-morti e di suoi simili, Vreeg si allontanò trascinando un po' la gamba sinistra, e pregustando già la libertà che lo aspettava.

Era talmente entusiasta all'idea di diventare lui stesso un capo, che non si accorse di qualcosa che lo fece inciampare, facendolo cadere a faccia in giù sul pavimento ricoperto di fango puzzolente. Vreeg emise un grido di allarme e grugnì al momento dell'impatto, poi si rialzò imprecando e, in preda alla frustrazione, sferrò un calcio all'oggetto che lo aveva fatto inciampare.

Con sua grande sorpresa, si accorse che si trattava della gamba di qualcuno.

La sorpresa si trasformò in realizzazione... e subito dopo in terrore quando si rese conto che qualcuno lo aveva già raggiunto! Una figura alta e terrificante, che guardava il derro negromante dall'alto in basso!

Con un urlo di terrore, Vreeg si rialzò di colpo, incespicando nelle sue stesse vesti, e cercò di riguadagnare l'uscita malgrado la gamba ferita. Aveva quasi coperto tutto il percorso quando qualcosa di particolarmente grande e pesante lo raggiunse, facendolo cadere a terra di faccia e bloccandolo per qualche istante sotto il suo peso. Freneticamente, Vreeg sgusciò fuori da sotto l'oggetto... e si rese conto con sgomento che si trattava del corpo senza vita di uno dei derro suoi sottoposti, la veste inzuppata di sangue e il volto contorto in un'espressione di estremo orrore! Guardando davanti a sè, Vreeg vide i corpi di altri due derro, tutti nelle stesse condizioni...

Confuso e spaventato, Vreeg riuscì a districarsi dal corpo del suo simile e si guardò attorno per cercare di trovare una via di fuga...

"Puoi scappare, ma non puoi nasconderti, vermiciattolo. La tua paura ti starà sempre dietro."      

Una voce gelida e decisa interruppe i pensieri di Vreeg, che si voltò di scatto...

E il suo urlo di cieco orrore riecheggiò desolato nell'oscurità del covo di Rolth Lamm.

 

oooooooooo

 

CONTINUA...        

                  

 

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Capitolo 19
*** Fuori dal Grigiore ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 18 – Fuori dal Grigiore 

 

Riprendendo fiato dopo lo scontro con Vreeg, Devargo e i loro scagnozzi, la Compagnia del Draco si era presa un momento per rimettere in sesto i feriti - in particolare Fedra, che era appena uscita vincitrice da un duro scontro con il Re dei Ragni in persona. Krea, ancora frustrata per essersi fatta scappare Vreeg da sotto il naso, attese comunque con pazienza che Runyar finisse di curare i feriti. Il nano chierico di Abadar si era messo in una posizione di meditazione e aveva fatto scorrere un'ondata di energia positiva attorno a sè - come aveva fatto per affrontare i non-morti che li avevano aggrediti all'inizio della spedizione, ma nel caso dei suoi compagni di squadra, tale energia aveva avuto l'effetto di guarire le loro ferite e lenire i dolori della battaglia. Nel frattempo, i fratelli Vancaskerkin avevan fatto in modo di tenere separato il braccio tatuato del golem carogna, una parte del corpo del ragazzo Shoanti che erano stati inviati a recuperare.

"Uff... grazie tante, Runyar. Adesso va decisamente meglio." affermò la caligni, guardandosi le braccia ora intatte. Rilo guardò la sua coetanea con espressione preoccupata, ma si tranquillizzò quando quest'ultima gli fece un sorriso e un segno dell'okay. "Allora, che aspettiamo? Quel piccolo bastardo di un derro non può essere andato tanto lontano. Secondo me, se ci sbrighiamo possiamo ancora prenderlo."

"Stai attenta, Fedra. Quel mostriciattolo non è uno sprovveduto. Potrebbe ancora avere qualche scagnozzo non-morto qui in giro." la avvertì Krea. La caligni fece cenno di aver capito prima che lei, Rilo e Majenko si dirigessero con prudenza fuori dalla stanza, cercando di seguire le tracce che il derro negromante aveva lasciato - impresa non facile, in quei corridoi angusti e scarsamente illuminati. Tuttavia, grazie alla sua vista perfettamente adattata a quelle condizioni di luce, Fedra riuscì a distinguere alcune deboli tracce che il vile Vreeg si era lasciato dietro.

I due ragazzi e Majenko seguirono la traccia che Fedra era riuscita a trovare, passando per la stessa strada che Vreeg aveva percorso poco prima nel frenetico tentativo di sfuggire agli agenti della corona. Tuttavia, mentre si avvicinavano all'uscita, si resero presto conto che c'era qualcosa di strano - alcuni derro giacevano a terra senza vita, uccisi in maniera rapida e brutale, e i tre compagni sapevano per certo di non essere mai passati per quella zona del covo di Rolth Lamm.

"Ma che è successo qui?" si chiese il piccolo Majenko, svolazzando per dare un'occhiata di sfuggita al corpo senza vita di un derro che giaceva sul pavimento con una larga ferita al torace. "Guardate questo! Ho l'impressione che qualcuno l'abbia pugnalato! C'è stato qualcuno qui, prima di noi?"

"Non ne ho la più pallida idea..." commentò il giovane Rilo, mentre evitava per un pelo di inciampare nel corpo di un altro derro. Il terzetto svoltò un angolo, dirigendosi verso quella che sembrava essere un'uscita verso il Grigiore... ma Rilo si fermò di colpo con un'esclamazione di paura e sorpresa, trovandosi all'improvviso faccia a faccia con una visione agghiacciante!

Davanti ai suoi occhi, appeso per i piedi al soffitto si trovava Vreeg ormai cadavere, la gola tagliata da un orecchio all'altro, e il volto contorto in un'espressione di orrore e raccapriccio, la bocca rimasta aperta per sempre in un silenzioso grido di terrore, gli occhi vitrei e fissi nel vuoto. Quel poco che rimaneva della sua sudicia toga era intrisa di sangue uscito da varie ferite sul torace di Vreeg, segno che il suo assassino doveva avere del livore personale nei suoi confronti. Di fronte a quella vista scioccante, Rilo fece un rapido passo indietro e, credendo di essere in pericolo, sguainò il suo pugnale e lo puntò contro la minaccia... solo per rendersi conto che in effetti non era una minaccia.

"Rilo, che succede... Ah!" Fedra iniziò a chiedere, interrompendosi di colpo davanti al corpo senza vita di Vreeg.

"Questo succede, Fedra. Qualcuno ha fatto fuori quel derro prima che noi potessimo beccarlo." rispose il giovanissimo stregone. Majenko svolazzò verso il corpo di Vreeg, guardandolo con espressione disgustata. "Da una parte, non posso dire che mi dispiaccia per lui. Dall'altra... speravo che avremmo potuto cavargli qualche informazione."

Majenko strinse gli occhi mentre guardava più da vicino il cadavere appeso per i piedi al soffitto basso, e notò qualcosa che i suoi compagni non avevano ancora visto - un piccolo foglio attaccato ai rimasugli della veste di Vreeg, dove qualcuno aveva scritto qualcosa in bella grafia. Pensando che potesse trattarsi qualcosa di importante, il draco domestico staccò il foglio e lo portò a Rilo.

"Padroncino Rilo! Signorina Fedra! Guardate cosa ha trovato Majenko qui!" esclamò il draghetto. Stupito ed incuriosito, Rilo ricevette il biglietto dalle zampette del suo amico - ancora macchiate del sangue del suo ex-aguzzino - e si mise sotto una delle luci magiche appese ai muri, in modo da poter leggere il messaggio.

E quello che lesse lo lasciò interdetto. Il comunicato era rivolto a Rolth Lamm, e suonava al tempo stesso sibillino e minaccioso...

 

Rolth, vieni a pescare con noi. Ci manca giusto un Lamm.

 

"Hm? Ma... che diamine..." commentò Fedra, sorpresa da quello strano messaggio. "E... ovviamente non si firma. Sarebbe stato chiedere un po' troppo, immagino."

Rilo e Majenko fecero una breve risata per la battuta della loro compagna, per poi concentrarsi di nuovo sulla situazione che avevano per le mani. "Credo... che dovremo occuparci di questo problema una volta che avremo completato la nostra missione. Dobbiamo trovare e rimettere assieme il corpo di quel ragazzo Shoanti, prima che la sua gente venga a cercare vendetta su Korvosa. Lo sciamano Mille Ossa non sarà in grado di farli stare calmi per sempre, dopo quello che è successo."

"E' vero..." ammise Fedra. "Ma questo messaggio è comunque un'altra pista che non possiamo ignorare. Dobbiamo starci attenti."

Rilo annuì con decisione e si mise in tasca il messaggio, facendosi un appunto mentale di farlo vedere quanto prima a sua sorella e a Kostur, non appena fossero riusciti a rimettere assieme il corpo di Gaekhen...

 

oooooooooo

 

"Quindi... qualcuno ha fatto fuori quel derro prima che potessimo agguantarlo?" chiese Krea con percettibile frustrazione. Anche lei, evidentemente, sperava che Vreeg potesse dare loro un po' di informazioni utili, che magari potessero portare alla cattura di Rolth Lamm. "Beh, questa è un'altra pista sulla quale dovremo indagare. Chiunque sia stato... ho la sensazione che ce lo ritroveremo ancora sulla strada."

"Potreste dirmi dove avete trovato il corpo del derro?" chiese Kostur ai due avventurieri più giovani.

Rilo disse di sì con la testa - essendo un investigatore della guardia cittadina di Korvosa, sicuramente Kostur sarebbe stato più abile di loro nel trovare degli indizi che potessero dire loro qualcosa di più sul misterioso individuo che aveva ucciso Vreeg e gli altri derro. Indicò a Kostur la strada che lui, Fedra e Majenko avevano fatto, e il mezzorco, accompagnato dalla caligni nel caso ci fosse stata qualche altra insidia nascosta, si diresse nel punto indicato, mentre il resto del gruppo si occupava di cercare e recuperare il resto del corpo di Gaekhen, nella speranza che non fossero andati perduti...

 

oooooooooo

 

In una orrida stanza che dava l'impressione di una sala operatoria, e nella quale si erano sicuramente succeduti abominevoli esperimenti contro natura, gli agenti della corona avevano trovato una delle rivoltanti creazioni di Rolth Lamm. Un umanoide alto più di due metri era disteso sul tavolo operatorio, composto da pezzi di cadaveri pazientemente saldati e ricuciti assieme, e collegato a degli inquietanti meccanismi, sicuramente intesi per infondere vita nella creatura una volta che la sua creazione fosse stata completata.

"Per la miseria... ma che razza di spostato è questo negromante?" chiese Verik, osservando con disgusto quell'accozzaglia di pezzi umani. Mancavano soltanto alcune parti al completamento del mostruoso costrutto. "Questo... questo è un altro golem carogna... o qualcos'altro?"

Krea esaminò rapidamente i macchinari accanto al tavolo operatorio. "Hmm... no, questo mi dà l'impressione di essere un golem di carne vero e proprio. Molto più pericoloso di un golem carogna, e soprattutto, costruito con una tecnica di gran lunga superiore." rispose la ragazzina Varisiana.  "Comunque, meglio dare un'occhiata anche a questa cosa. Quel Rolph potrebbe aver usato qualche parte del corpo di Gaekhen per costruirlo."

I fratelli Vancaskerkin e Krea, con un po' di comprensibile riluttanza, cominciarono a dare un'occhiata più da vicino al golem lasciato incompiuto, tenendo sempre una mano sulle loro armi come se avessero paura che da un momento all'altro la creatura si sarebbe alzata e li avrebbe agguantati. Per fortuna, il costrutto era ancora del tutto inerte, e non fece alcuna mossa mentre gli agenti del Trono Cremisi esaminavano attentamente ogni sua parte.

Finalmente, Krea arrivò alla testa del golem: stranamente piccola rispetto al corpo, aveva un aspetto giovanile, con i capelli castani arruffati... e una cicatrice piuttosto profonda sulla guancia sinistra, che ad una prima occhiata sembrava essere stata fatta dall'artiglio di qualche strana bestia. La giovane magus annuì tra sè e fece un piccolo sorriso soddisfatto. Si trattava quasi sicuramente della testa di Gaekhen.

"Okay. La testa è quello che stiamo cercando." affermò Krea dopo averla osservata attentamente. "Perfetto. Taglia pure, Orik."

Il mercenario di Riddleport sollevò la sua spada e, con un brillio di vittoria negli occhi, la abbattè sul collo del golem ancora incompleto. Poichè la magia necessaria per attivarlo non era ancora stata completata, il costrutto non era più resistente di un comune ammasso di cadaveri, e la lama di Orik affondò senza problemi nella carne e separò la testa di Gaekhen dal corpo del golem. Krea afferrò la testa, reprimendo un brivido di orrore, e fece un cenno di approvazione ai due fratelli.

"Okay, e questa è fatta. Però ci manca ancora un bel pezzo del corpo di quel giovane Shoanti." disse Verik. "Andiamo a cercare negli altri laboratori?"

Krea ed Orik annuirono rapidamente e, dopo aver messo al sicuro la testa del ragazzo Shoanti ucciso, fecero per dirigersi in un'altra sala di quel posto lugubre...

 

oooooooooo

 

Da parte sua, Kostur aveva raggiunto un'altra caverna - una spelonca umida e puzzolente ai cui bordi erano scavate tre fosse, ciascuna profonda almeno tre metri e dalle quali saliva un nauseante odore di escrementi e putrefazione. Il mezzorco non era certo uno schizzinoso, visto che durante il suo lavoro come investigatore della guardia cittadina aveva visto scene che avrebbero fatto venire la nausea alla maggior parte delle persone. Tuttavia, anche lui si trovò a storcere il naso per il fetore nauseabondo di quel luogo.

"Scommetto quello che volete che questo... è il luogo dove Rolth tiene le vittime che gli servono per i suoi esperimenti di necromanzia." sussurrò tra sè, aprendo bocca il meno possibile per non respirare l'aria imputridita più del necessario. "Non so se qui troverò qualche parte del corpo di Gaekhen, ma tanto vale tentare."

Dopo che una prima occhiata alla luce di una torcia non rivelò nella di particolare, Kostur si avvicinò con circospezione alle fosse ai lati della sala, immaginando di trovare qualche scena rivoltante - e infatti, come pensava, le fosse erano piene di ossa ingiallite e pezzi di cadaveri in putrefazione, con qualche ammasso di paglia umida sparsi sul pavimento, una sorta di trogolo di legno riempito di acqua sporca... e soprattutto, cosa che allarmò immediatamente il mezzorco, alcuni prigionieri ancora vivi. Sentendo arrivare Kostur, alcuni di loro alzarono lo sguardo, e Kostur vide che mentre alcuni di loro avevano ancora una parvenza di desiderio di lotta, o provavano ancora paura, altri avevano un'aria spenta e rassegnata, come se non aspettassero altro che la morte. Quelli che ancora sembravano non essersi rassegnati scattarono in piedi e si misero in guardia, frse pensando che Kostur fosse il loro carceriere.

"Eccolo... Guardate, è tornato, quel dannato mezzo-ogre!" mormorò una voce femminile. Kostur guardò verso la persona che aveva parlato, e per un attimo rimase scioccato, pensando che si trattasse di Trinia... ma non appena la sua vista acuta riuscì a distinguere la figura femminile mezza nascosta sul fondo della fossa, si rese conto con suo grande sollievo che non si trattava della sua amata, anche se in effetti le assomigliava abbastanza: sembrava avere qualche anno di più, i suoi capelli erano più lunghi, e indossava soltanto una camicia lurida e un paio di pantaloni stracciati che le arrivavano fino al ginocchio.

Kostur vide un paio di prigionieri afferrare qualche oggetto dal fondo delle fosse, sperando di usarle come armi improvvisate. Senza scomporsi, sollevò le mani in aria, in modo che vedessero che non era armato e non aveva intenzioni ostili.

"Eh? Che cosa..." sentì mormorare un altro prigioniero. "Hey, Tiora, guardalo meglio... non è Testadicavolo! Mi sembra più piccolo... e anche meno repellente."

"Cosa?" chiese la voce della donna di nome Tiora, la cui espressione si fece di colpo più calma e controllata. "Ma come... oh, per le brache profumate di Calistria, avete ragione! Quel tizio non assomiglia così tanto a Testadicavolo!"

"Vorrei ben vedere!" rispose Kostur, non senza un po' di fastidio. "Ad ogni modo... no, non sono uno dei vostri aguzzini! Se parlate di quel disgustoso mezzo-ogre, lo abbiamo già impacchettato, e lo assicureremo alla giustizia. E quel derro che lo comandava è morto. Io e i miei compagni siamo qui per liberarvi."

Queste parole infusero un po' di speranza in tutti i prigionieri, che si alzarono in piedi con espressioni ravvivate. "Cosa? Dite sul serio? Li avete sistemati?" esclamò un halfling incrostato di sporcizia, con i capelli neri arruffati e una larga cicatrice sulla fronte. "Non... non è un altro trucco di quel maledetto Lamm, vero?"

"E Lamm? Dov'è quel bastardo?" chiese la giovane donna di nome Tiora.

Kostur scosse la testa mentre recuperava una corda dal suo equipaggiamento. "Non abbiamo incontrato Rolth Lamm, se è questo di cui vi preoccupate." rispose. "Evidentemente, è da qualche altra parte, ragione in più per cui è il caso di sbrigarsi e fuggire da questo postaccio. Okay, signori, vi calo una corda. Riuscite ad arrampicarvi fin qui?"

"Io sì, ce la posso fare." rispose Tiora. "Ma... credo che alcuni dei miei compagni abbiano bisogno di aiuto. Sono troppo deboli per issarsi fin lì."

"Capisco. Tranquilli, vi daremo una mano noi." rispose il mezzorco. Sentì il suono di passi che si avvicinavano, e poco dopo vide Rilo, Fedra e Majenko che entravano nella spelonca, storcendo il naso per il fetore pestilenziale. "Ah, capitate a proposito, ragazzi. Avrei bisogno di una mano qui!"       

"Kostur! Cosa sta succedendo qui? Ci sono dei prigionieri?" chiese Fedra, mentre i tre si avvicinavano trattenendo il fiato quanto più possibile.

"Sì... sono persone che Rolth Lamm tiene qui per i suoi orribili esperimenti." rispose Kostur. "Cerchiamo di tirarli fuori di qui. Ho bisogno del vostro aiuto, però. Alcuni di loro non sono in grado di arrampicarsi fuori di qui."

"Il padrone di casa non ne sarà contento. Peggio per lui." scherzò Rilo. "Okay, ragazzi, mettiamoci subito al lavoro."

Fedra e Majenko annuirono con decisione, e si diressero verso Kostur per aiutarlo a salvare le persone imprigionate da Rolth Lamm...

 

oooooooooo

 

Gli occhi abituati all'oscurità di Runyar si strinsero in un'espressione al tempo stesso rabbiosa e disgustata quando entrò nel laboratorio, trovandosi di fronte una piccola camera asciutta e ben ordinata che dava l'impressione di essere un piccolo laboratorio. L'arredamento consisteva in niente più che uno scaffale relativamente vuoto, che conteneva soltanto alcuni libri, una manciata di ossa e teschi... e una lunga panca di legno sulla quale il nano vide qualcosa di orribile che ancora si dimenava. Quando Runyar lo aveva notato per la prima volta, aveva pensato che si trattasse di qualche disgustosa creatura dei sotterranei che Vreeg (o Rolth) aveva catturato per fare qualche altro esperimento...

Solo quando si era avvicinato per vederlo meglio, Runyar si era accorto dell'orribile verità. Si trattava di un torso umano, privato del bacino, delle gambe, della testa e del braccio destro, e animato tramite la necromanzia! L'orrendo rimasuglio si agitava scompostamente, sferrando una raffica di colpi alla cieca con il suo unico arto, e la sua pelle era diventata di un malato colore giallastro, punteggiato di lesioni ed ematomi che lo rendevano ancora più orribile.

Con un brivido, il nano chierico si avvicinò ai resti rianimati. Tramite qualche senso soprannaturale, il torso decapitato si accorse che stava arrivando qualche creatura a sangue caldo, e cominciò a tendere aggressivamente il braccio verso di lui, bramoso di carne che non aveva modo di consumare. Runyar, pur sapendo di non essere in pericolo, rabbrividì ancora di più e fece un passo indietro, lo sguardo come incollato a quello spettacolo grottesco.

Ma una volta passata la nausea, il chierico di Abadar sapeva cosa fosse necessario fare. Tenne stretto il suo simbolo sacro, e cominciò a levare una preghiera al suo dio.

"Abadar, Padre Facoltoso, il tuo servitore ti chiede umilmente assistenza per riparare a questa violazione delle leggi del mondo. Che ciò che non doveva rinascere torni alla quiete." pregò, per poi alzare il suo simbolo sacro ed inviare un flusso benefico di energia curativa tutt'attorno a sè. L'energia positiva, sotto forma di anelli di luce dorata che si dipartivano dal corpo del chierico, avvolse completamente il torso rianimato, che venne percorso da un brivido violento ed artigliò l'aria attorno a sè un paio di volte, per poi giacere immobile allorchè l'energia negativa che lo sosteneva venne dissipata del tutto.

"Bene. almeno questo è sistemato. Adesso... sono curioso di vedere di cosa si trattava." disse tra sè il nano chierico. Si avvicinò ai resti umani ora immobili e li osservò con attenzione, senza badare alla sensazione di nausea che la loro vista gli procurava. Quando fu ad una certa distanza, riuscì a vedere con chiarezza i tatuaggi incisi sul braccio e sulla spalla... tatuaggi di chiara origine Shoanti! "Hmm... beh, non è esattamente come me l'aspettavo... ma credo che abbiamo trovato un altro pezzo del corpo del giovane Gaekhen. Meglio provvedere subito a metterlo al sicuro, e poi a riunirlo agli altri. E' stata una giornata intensa... e prima riportiamo il corpo di Gaekhen alla sua tribù, meglio sarà per tutti."

Con attenzione, il chierico di Abadar raccolse il torso decapitato e quasi completamente smembrato, e cominciò a trasportarlo con attenzione e rispetto fuori dal laboratorio. Mormorò una breve preghiera di benedizione, augurando all'anima del giovane deceduto di trovare presto la pace, e poi se ne andò da quel posto orribile, in cerca dei suoi compagni.

 

oooooooooo

 

Pochi minuti dopo, il gruppo si era riunito, e Krea aveva notato con sorpresa che Kostur era accompagnato da alcune persone vestite di stracci, che recavano evidenti segni di percosse e malnutrizione sui loro corpi. Il mezzorco investigatore aveva spiegato che lui, Rilo, Fedra e Majenko avevano trovato quelle persone in una spelonca non troppo lontana da lì, e per Krea non era stato difficile immaginare che si trattava di cavie sulle quali Rolth e Vreeg contavano di fare qualche orribile esperimento.

"Avete visto per caso Rolth Lamm, di recente?" stava chiedendo Krea in quel momento, mentre lei e i suoi compagni condividevano le loro provviste da viaggio e le loro borracce d'acqua con i prigionieri del crudele negromante.

Tiora, la ragazza che assomigliava in maniera notevole a Trinia, aveva spiegato che avevano visto raramente Rolth Lamm da quelle parti, e anche in quelle rare occasioni, Rolth non era stato molto interessato a loro. Certo, non avevano avuto molte possibilità di vedere nessuno dei malfattori - tranne il rivoltante mezzo-ogre che ora se ne stava in piedi in silenzio dietro ad Orik e Verik, con i polsi legati da robuste corde e una benda nera attorno agli occhi in modo da renderlo quanto più innocuo possibile.

Ma in ogni caso, Rolth visitava raramente da quelle parti, e i suoi prigionieri non lo avevano sentito dire nulla di compromettente. Krea annuì tra sè. Dopotutto, non poteva certo pretendere che un criminale incallito come Rolth Lamm parlasse così alla leggera dei suoi piani. E comunque, aver salvato quelle persone da una fine atroce era già una vittoria in sè e per sè.

"Va bene. Non importa, signori. Per adesso, l'importante è uscire di qui, e ricomporre anche il corpo che siamo stati mandati a ritrovare." rispose infine Kostur. "Avete nascosto bene le parti del corpo di Gaekhen che siamo riusciti a trovare finora, giusto?"

"Sì... abbiamo fatto in modo che non ci intralciassero nel corso dell'esplorazione, e che non ci fosse il caso che qualcun altro li prendesse." affermò Rilo. "Comunque... adesso, abbiamo due cose da fare. Riportare i prigionieri alle loro case, e portare il corpo di Gaekhen alla comandante Kroft. E così anche questa missione sarà conclusa."

Krea sospirò e flettè le dita di una mano, permettendosi un piccolo sorriso nel bel mezzo di quell'ambiente lugubre ed oscuro. Tuttavia, c'era ancora un fattore che non la faceva sentire tranquilla. Non sapevano chi avesse ucciso Vreeg, nè che intenzioni avesse. Se non altro, sembrava che non fosse ostile nei loro confronti... ma non sapere nulla di chi fosse quella persona li lasciava comunque incerti.

Oh beh, decise. Si trattava di un problema che avrebbero potuto risolvere in seguito, se poi si fosse davvero rivelato un problema. Per adesso, la cosa più importante era completare la loro missione e riportare i prigionieri di Rolth Lamm alla loro vita di tutti i giorni.

"Ehm... scusate me, signori..." mormorò una voce cavernosa dietro di loro. I due fratelli Varisiani si voltarono sorpresi... e videro Testadicavolo che, con le mani legate e la testa bassa, affiancato dai fratelli Vancaskerkin, cercava disperatamente di darsi un tono. "Che cosa fare voi di Testadicavolo, ora? Lui... non più ha padrone..."

Kostur sospirò. Data la sua sfortunata origine, sarebbe stato difficile trovare qualcuno che gli avrebbe accordato un giusto processo. Era molto più probabile che sarebbe stato linciato da qualche folla inferocita o giustiziato sommariamente da qualche guardia troppo zelante, o da qualcuno dei Cavalieri Infernali che pattugliavano le strade di Korvosa. Non gli piaceva l'idea di abbandonare il mezzo-ogre al suo destino, ma non gli andava neanche di lasciare che la passasse liscia per essere stato complice di Rolth e di Vreeg.

"Per il momento, credo che la cosa migliore da fare sia consegnare questo mezzo-ogre alla guardia cittadina, e raccomandarsi che lo tengano sotto stretta sorveglianza, in modo che non possa fare altri danni." si raccomandò Kostur. "Poi, per il resto... credo che farei bene a dare un'occhiata più attenta a questo posto. Avrei bisogno che qualcuno di voi mi desse una mano... potreste dare una mano ai prigionieri ad uscire di qui e aiutarli a tornare alle loro case? Intanto, magari qualcun altro resta qui e mi dà una mano a cercare qualcosa di interessante."

"Per me va bene." disse Krea annuendo con soddisfazione. "Allora... Rilo, Majenko, Orik, Verik... voi venite con me, e riaccompagnamo gli ostaggi di Rolth fino alla salvezza. Runyar, Fedra... voi potete restare qui e dare una mano a Kostur con le sue ricerche. Con la vostra capacità di vedere meglio al buio, credo che voi siate i più indicati ad aiutare Kostur nelle sue ricerche."

"Va bene." rispose Runyar. "Quando avete finito, ci incontriamo fuori da questo posto... e allora riporteremo il corpo di Gaekhen alla sua tribù. Sperando che il venerabile Mille Ossa sia riuscito a trattenere la collera del suo quah..."

Verik annuì lentamente, condividendo la speranza e i timori del nano chierico.

 

oooooooooo

 

Krea, Rilo, Majenko e i fratelli Vancaskerkin avevano guidato il gruppetto di prigionieri laceri e disorientati attraverso i cunicoli e gli angusti passaggi del Grigiore, fino a raggiungere finalmente una zona un po' meno pericolosa della città. A quel punto, gli ostaggi liberati erano stati in grado di capire meglio dove si trovassero, e avevano potuto dare alla giovanissima magus e ai suoi compagni migliori indicazioni per essere riportati alle loro case.

Da lì in poi, era stato tutto un correre qua e là per le vie di Korvosa... ma anche se si era trattato di un lavoro estenuante, soprattutto dopo le battaglie che avevano sostenuto nel covo di Lamm, era stato enormemente ripagato dalla soddisfazione di vedere famiglie riunite e amici che si ritrovavano, un simbolo di speranza nel caos che percorreva Korvosa in quel difficile periodo. Finalmente, l'ultima rimasta era stata proprio Tiora, che aveva voluto in effetti essere accompagnata per ultima... perchè non aveva una famiglia a cui tornare.

"Vi ringrazio ancora... per tutto quello che avete fatto per noi." disse la giovane donna, mentre toccava con una mano la porta in legno marcio della sua casa. Era un posto umido e non certo confortevole... ma per Tiora, era il miglior rifugio a cui lei riuscisse a pensare per trovare un po' di sollievo dalla sua vita difficile. "Se devo essere sincera... il motivo per cui mi trovavo lì era perchè quel dannato negromante mi ha pescato a rovistare tra le sue cianfrusaglie alla ricerca di qualcosa di valore. Voglio dire, non poteva davvero rinunciare a qualche veletta d'oro per donarla ad una persona che ne ha bisogno?"

"Beh, in effetti si tratta pur sempre di rubare... ma considerato quello che ti stava facendo, non me la sento proprio di difendere quel bastardo di Lamm. Spero che lo acchiappino presto e lo facciano ballare da una forca." commentò Rilo.

"Lo piglieremo. Voi stare tranquilli." Majenko volle rassicurare tutti quanti.

Tiora rise brevemente, a denti stretti, delle rassicurazioni del draghetto. "Ah, ma ora ho imparato la lezione. Niente più furti per me." disse la giovane donna. "Ora ho imparato che si finisce solo per cacciarsi nei guai. Quindi... ho deciso di darci un taglio con la mia vita di borseggiatrice, e trovarmi un lavoro onesto."

"Ti auguriamo la migliore delle fortune, Tiora." affermò Krea con fare incoraggiante.

"Capisco anch'io cosa vuole dire, signorina." affermò Orik. "Diciamo che anch'io ho dovuto arrangiarmi per sopravvivere, dopo certe cazzate che ho fatto nella mia vita. E anch'io ho avuto delle esperienze non proprio edificanti. Sono finito anch'io con la gente sbagliata... ma ho avuto la fortuna di incontrare qualcuno che mi ha fatto capire che stavo gettando via la mia vita, e che avrei fatto meglio ad usare le mie capacità per degli scopi... un po' più nobili."

Verik fece un sospiro e sorrise al fratello maggiore. Verik era stato presente e pronto ad aiutare Orik quando aveva finito per incorrere nelle ire di quel dannato Zincher, e aveva visto come il fratello maggiore si fosse ficcato in un circolo vizioso che era culminato in un errore che gli aveva quasi rovinato la vita. Adesso era per Verik un sollievo sapere che Orik era riuscito almeno in parte a ricostruire la sua vita... e, ironia della sorte, era stato lui ad impedire a Verik di commettere un errore che avrebbe avuto tragiche conseguenze.

Tiora annuì in segno di gratitudine, ma non si accontentò di ringraziare solo a parole. "Purtroppo, non posso esattamente permettermi di darvi un premio in denaro... ma forse vi posso ricompensare in un altro modo. Potete aspettare un momento?" chiese, per poi entrare rapidamente in casa sua. Krea e i suoi compagni la sentirono scartabellare per alcuni istanti... e un attimo dopo, la ex-ladra uscì di nuovo dalla sua modesta abitazione, portando con sè una bacchetta di legno finemente intagliato, sulla quale erano scritte con estrema cura delle piccole rune nere. Tiora si avvicinò al gruppo, e diede la bacchetta a Krea, che la guardò stupita.

"Ehm... questa è una bacchetta magica, immagino." disse la ragazza, non convinta al cento per cento. "Ammetto che potrebbe esserci molto utile. Ma... sai per caso che incantesimo è contenuto all'interno?"

"Oh, un incantesimo curativo molto utile!" rispose prontamente Tiora. "Una volta l'ho fatta funzionare, e mi ha guarito all'istante da una pugnalata che aveva ricevuto... ma non sono più stata in grado di farla funzionare come prima. Però... ho l'impressione che degli avventurieri di una certa abilità vome voi dovrebbero essere perfettamente in grado di farla funzionare."

"Grazie. Credo proprio che ci sarà molto utile!" rispose Rilo, mentre la sorella riceveva la bacchetta dalle mani della ex-ladra. "Detto questo... ti auguro buona fortuna nel tuo futuro, Tiora. E speriamo di incontrarci ancora, magari in circostanze più favorevoli."

Krea ringraziò con un altro cenno della testa e si assicurò la bacchetta alla cintura. "Certamente. Buon proseguimento, Tiora, e... vedrai che saprai sfruttare al meglio questa tua seconda possibilità. A presto, e grazie ancora!"           

Con questo, i fratelli Aldinn e Vancaskerkin salutarono Tiora, che li accompagnò con lo sguardo fino a che non furono più visibili nelle labirintiche strade di Korvosa. Rincuorata, e sicura che da quel momento la sua vita non avrebbe potuto fare altro che migliorare, la giovane donna si riavviò verso casa.

 

oooooooooo

 

Nel frattempo, dopo essersi assicurati che le parti dl corpo di Gaekhen fossero al sicuro, gli altri agenti della corona si erano messi ad esplorare con attenzione il resto del nascondiglio di Rolth Lamm. Mentre passavano attraverso la sala operatoria dove avevano trovato il golem di carne incompleto da cui avevano recuperato la testa del ragazzo Shoanti, Kostur e Runyar si erano messi a cercare tra gli orribili strumenti chirurgici del criminale. Con espressione disgustata, il mezzorco guardò uno strumento dall'aspetto inquietante che ricordava molto una sorta di forcipe incredibilmente lungo, con degli spuntoni affilati alle estremità della pinza. Il mezzorco investigatore scosse la testa, ma mise l'atroce strumento nella sua sacca. Si trattava pur sempre di una prova importante degli esperimenti che si svolgevano in quel luogo orribile.

Cercando ancora, Kostur aveva rinvenuto altri atroci strumenti di tortura - uno strizzapollici, uno spaccamascelle, una sorta di attizzatoio usato per versare gocce di piombo fuso rovente sulla pelle delle vittime. Tutte prove che avevano la loro importanza, ma non erano ancora quello che stava cercando per confermare i suoi sospetti.

"Come vanno le ricerche, ragazzi?" chiese il mezzorco ai suoi compagni. "Avete trovato qualcosa di particolare?"

Fedra cercò tra alcune ossa ordinate su uno scaffale... e la lama di un pugnale apparve tra di esse. La caligni colse il luccichio metallico dell'arma e si fermò prima di rischiare di ferirsi la mano su di essa, poi avvicinò lo sguardo al pugnale per vederlo meglio.

"Credo che ci sia qualche indizio da queste parti." rispose la caligni. Con attenzione, prese il pugnale per l'elsa e lo guardò con attenzione, restando meravigliata davanti alla strana forma dell'arma: l'impugnatura non aveva nulla di particolare rispetto ad un pugnale normale... ma la lama era a forma di chiave, con dei rebbi affilati ancora incrostati di sangue rappreso. "Guardate. Non vi sembra che questo pugnale abbia una forma... molto particolare?"

"Posso vedere, Fedra?" chiese Kostur, la voce che tradiva l'interesse per quella scoperta. Con un movimento elegante del braccio e un cenno di intesa, la ragazzina dalla pelle candida consegnò l'arma al suo amico, che la ricevette e serrò pericolosamente gli occhi quando ne vide la strana foggia. Un brivido di rabbia e sorpresa lo percorse: quel pugnale aveva una forma che non avrebbe potuto dimenticare in alcun modo, una forma che aveva visto già più volte nel corso dell'unica indagine a cui aveva partecipato che aveva finito per essere insabbiata.

"Un pugnale... a forma di chiave." sibilò a denti stretti. "Come quelli usati da quel dannato 'killer della serratura'. Questo sì che è un ritrovamento interessante. E' un indizio a favore della mia teoria."

"Davvero?" chiese stupito Runyar, interrompendo la sua ricerca per concentrarsi sull'arma che Fedra aveva ritrovato. "Aaaah, certo! In effetti è un'arma molto strana a vedersi. Quindi, investigatore Kyle... ritieni che il famigerato 'killer della serratura' e Rolth Lamm siano la stessa persona?"

"Beh, gli indizi cominciano a puntare in questa direzione. La forma dell'arma usata per i delitti era molto particolare, e in effetti potrebbe corrispondere a questa. Dovrò chiedere ai miei colleghi di consultare gli archivi, e verificare se c'è la possibilità che le ferite riscontrate sui corpi delle vittime corrispondano alla forma di quest'arma." rispose il mezzorco, per poi riporre adeguatamente il pugnale assieme agli altri indizi. "Continuiamo a cercare, e vediamo cosa si può trovare."

Runyar, che stava dando un'occhiata alla libreria adiacente, corrugò la fronte con espressione dubbiosa mentre passava in rassegna i libri della raccolta di Rolth Lamm. Per la maggior parte, si trattava di trattati sulla necromanzia o sull'arte di creare golem, ma il nano chierico, con sua grande preoccupazione, notò che c'erano diversi volumi che trattavano di malattie e pestilenze di vario genere. Tra queste, Runyar trovò un foglio di pergamena che recava diverse righe scritte in bella grafia... ma che per la maggior parte erano state cancellate da qualche incidente che aveva sparso dell'inchiostro sul foglio. Guardando con attenzione, Runyar cercò di leggere quello che era scritto, ma non era certo un'impresa semplice. Riuscì soltanto a leggere qualche pezzo...

...trovato un esemplare che soddisfa ampiamente...

...dimora dei Foxglove, un maniero abbandonato vicino a Sandpoint...

...il culto di... sarà soddisfatta...

Runyar notò il nome appena leggibile posto alla fine della lettera come firma e cercò di leggerlo. "Hmm... vediamo un po'... Xa... Xa... Xane... hmph, non riesco a leggerlo bene, ma... mi sembra che ci sia scritto Xanesha..." mormorò. "Peccato che io non conosca questo nome. Comunque, meglio tenere questa lettera. Non si sa mai, potrebbe sempre voler dire qualcosa."

Il nano notò solo in quel momento un paio di pergamene riposte in ordine su uno scaffale, e le prese per darci un'occhiata. Davano l'impressione di essere due incantesimi utili, e si ripromise che li avrebbe studiati meglio non appena avesse avuto un po' di tempo.

Fedra, da parte sua, aveva dato un'occhiata in altre stanze - e fu piacevolmente sorpresa di scoprire un po' di oggetti di valore, tra i quali ce n'erano alcuni che dovevano essere magici. Prese con sè tutto quello che poteva, e si riunì con i suoi compagni. Il gruppo, vedendo che ormai non c'era più niente da fare, andò a recuperare il corpo di Gaekhen dal luogo dove lo avevano nascosto. Poi, si diressero finalmente verso l'uscita di quel luogo orribile, raggiungendo il punto dove si sarebbero incontrati con Krea e gli altri. Era stata una giornata lunga e faticosa... e Fedra non vedeva l'ora di buttarsi sul letto e dormire un po'.

    

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Poco tempo dopo, la Compagnia del Draco era riunita, e si stava dirigendo nuovamente verso Cittadella Volshyenek portando con sè le parti del corpo di Gaekhen, ben avvolte in coperte e lenzuola, in modo da evitare di allarmare eventuali abitanti di Korvosa incrociassero. Ormai, per la Compagnia del Draco, la strada era ben nota, e non ci volle loro più di un'ora per raggiungere il quartier generale, dove la comandante Kroft stava aspettando con trepidazione ben dissimulata il ritorno delle giovani reclute.

Krea aveva confermato il recupero del corpo di Gaekhen, oltre che la morte di Devargo Barvasi e del derro negromante che faceva da guardia al covo di Rolth Lamm. Sollevata dalla notizia che il corpo del giovane Shoanti assassinato avrebbe potuto essere riconsegnato alla sua tribù, e che un conflitto con i Quah sarebbe stato evitato, Cressida aveva chiesto al gruppo se avessero notizie di Rolth Lamm.

"Sfortunatamente, non possiamo dirle nulla di Rolth Lamm, comandante Kroft." aveva risposto Krea. "Non era presente sul luogo, il che probabilmente è stato una fortuna per noi. Comunque, abbiamo trovato degli indizi che potrebbero essere molto interessanti per la guardia cittadina di Korvosa."

"A questo proposito, comandante Kroft..." disse Kostur dopo essersi schiarito la voce. "Avrei bisogno di chiedere il permesso di accedere agli archivi della guardia cittadina. Riteniamo di aver trovato degli importanti indizi riguardanti il caso del Killer della Serratura. Indizi che potrebbero far riaprire il caso, e sperabilmente assicurare il colpevole alla giustizia."

La reazione di Cressida a questa notizia fu contenuta, ma comunque visibile. Gli agenti del Trono Cremisi la videro sgranare gli occhi appena un po', e la sua bocca muoversi in maniera quasi impercettibile, in quello che poteva essere un sorriso o una smorfia. "Dite davvero? Bene, farò in modo che l'investigatore Kyle abbia un permesso per consultare gli archivi. Spero che le vostre scoperte portino a degli sviluppi positivi. In un periodo come questo, ogni buona notizia sarà utile per tenere alto il morale del popolo di Korvosa... e se fosse possibile catturare il serial killer che li ha terrorizzati per tanto tempo, credo che sarebbe una gran bella cosa."

"Ci fa piacere saperlo. I nostri sforzi stanno facendo un po' di differenza, a quanto pare." rispose Rilo sollevato.

 

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Poco dopo, il corpo di Gaekhen era stato attentamente ricomposto, e Mille Ossa era stato chiamato a riconoscerlo e recuperarlo. Rimasta presente alla scena, Krea vide gli occhi del vecchio sciamano inumidirsi e versare una lacrima silenziosa mentre passava la mano sul volto sfregiato del nipote, in un ultimo gesto di affetto prima di dirgli addio.

"Pensare che quel ragazzo aveva la mia età..." pensò tra sè la magus, volgendo lo sguardo verso il terreno e trattenendo le lacrime. "Cosa farebbero mamma e papà se fossi io a morire? Non oso neanche pensarci... un genitore non dovrebbe seppellire il proprio figlio."

Ma l'energia e il coraggio dello sciamano gli permisero di tenere il dolore sotto controllo, e Mille Ossa levò lo sguardo verso la Compagnia del Draco, annuendo in segno di rispetto e gratitudine.

"La città di Korvosa restituisce il corpo di Gaekhen al suo Quah." disse solennemente Cressida, chinandosi davanti allo sciamano, che ricambiò il gesto di rispetto.

"Allora lo Skoan-Quah considera questo incidente chiuso." rispose Mille Ossa. "Vi ringrazio per la vostra disponibilità e l'aiuto che ci avete offerto... e farò in modo che questo vostro gesto di riavvicinamento e compassione venga conosciuto fra il mio popolo, nella speranza che questo contribuisca alla pace."

"Non resterete a Korvosa, quindi." affermò Runyar.

Mille Ossa scosse la testa, mentre il corpo di Gaekhen veniva avvolto in un sudario bianco e consegnato a due possenti guerrieri Shoanti che accompagnavano l'anziano sciamano. "No. Questa città contiene troppi ricordi amari e dolorosi per la nostra famiglia. Porteremo il mio sfortunato nipote nelle terre dei nostri avi, dove consegneremo il suo corpo al Grande Cielo, e la sua anima potrà trovare la pace a fianco di quelle dei nostri antenati."

Runyar annuì lentamente, facendo trapelare un'espressione di compassione dal suo volto stoico. I nani ponevano molta importanza sulla celebrazione dei defunti e sui riti funerari, e anche se le credenze e i riti degli Shoanti erano diversi, Runyar comprendeva perfettamente quanto fosse importante per Mille Ossa che il rituale per cremare il corpo di Gaekhen fosse condotto seguendo la loro secolare tradizione. 

"Comprendiamo le vostre volontà, e rispettiamo la vostra scelta." rispose la Kroft. "Quand'è così, vi auguriamo un ritorno sicuro nelle vostre terre."

Mille Ossa annuì di nuovo, con espressione indecifrabile. "Lo Skaon-Quah ringrazia gli tshamek che hanno recuperato il corpo di mio nipote, e si congeda da Korvosa." affermò. "Forse un giorno le nostre strade si incroceranno di nuovo. Pregherò gli spiriti affinchè quello sia un giorno di amicizia e distensione anzichè di odio e vendetta."

In silenzio, Cressida e la Compagnia del Draco restarono a guardare mentre gli Shoanti si allontanavano lentamente, senza più voltarsi. Solo quando Mille Ossa e i suoi attendenti furono scomparsi, la Kroft tirò un sospiro di sollievo, e si rivolse ancora una volta ai suoi sottoposti più fidati per ringraziarli. "Oggi avete reso un grande servizio alla nostra città, e avete evitato una guerra che sarebbe costata numerose vite ad entrambe le parti, e che nessuna delle due parti voleva davvero. Inoltre, avete liberato la nostra città dal pericoloso malvivente Devargo Barvasi, e avete gettato scompiglio nei piani del negromante Rolth Lamm." affermò. "Per questo, vi sarà accordata un'adeguata ricompensa. Detto questo... credo che fareste meglio a prendervi un po' di riposo. Per quanto adesso la situazione sia tranquilla, temo che non passerà troppo tempo prima che Korvosa abbia nuovamente bisogno di voi. E credo che fareste meglio ad usare questo tempo per stare con i vostr cari e gestire i vostri affari personali, finchè potrete."

"Vi ringraziamo, comandante Kroft." disse Krea con aria sollevata, scambiando con Rilo e Majenko uno sguardo di intesa. Kostur si sgranchì il collo, e Fedra guardò verso il terreno e si sfregò il mento con espressione pensierosa. In effetti, pensò Krea, tra tutti loro era Fedra quella che non aveva una dimora per sè... e la giovane magus si trovò a chiedersi come la caligni se la fosse cavata fino a quel momento.

Krea si fece avanti per proporre la sua idea a Fedra... ma Rilo la anticipò ed estese una mano verso la graziosa caligni. "Fedra, posso chiederti una cosa?" esordì il giovanissimo stregone. "Tu... non hai un posto dove tornare, immagino..."

La caligni sbattè gli occhi sorpresa, trovandosi con quella domanda tra capo e collo. "Ah! Ehm... beh, non è proprio così... ecco... ho preso una stanza, in una locanda qui vicino, ed è lì che mi riposo." spiegò.

"Beh... non voglio certo immischiarmi, ma... non è un po' solitario?" chiese. Quando Fedra abbassò lo sguardo, massaggiandosi la nuca imbarazzata, Rilo si schiarì la voce e fece la sua proposta. "Ecco... non ti piacerebbe passare la serata a casa mia e di Krea? Giusto per sentirti meno sola, tutto qui."

Majenko fischiettò ammirato, e la pelle pallida di Fedra si tinse di un'inequivocabile colore rosa. La caligni ci mise qualche secondo a trovare le parole per rispondere. "Ah! Ehm... dici... dici sul serio, Rilo? Voglio dire, non è che mi dispiaccia, ma... insomma... non è una cosa un po'... improvvisa? Non finirò per disturbare? Non... non sarò di troppo?" balbettò, passando dalla guerriera tutta d'un pezzo alla ragazzina al primo appuntamento in uno schiocco di dita. Krea si rese subito conto dell'idea di Rilo, e sorrise astutamente.

"No, per niente!" rispose Krea, venendo in aiuto del fratello. "Anzi, credo che mamma, papà e Deriu saranno felici di passare la serata con te! Che ne dici, Fedra? Ti va?"

"Anche Majenko è contento se Fedra viene!" continuò il piccolo Majenko.

Rilo arrossì visibilmente, nonostante la pelle scura, e ringraziò tra sè la sorella maggiore. "Grazie, Krea. Ti devo un favore." sussurrò tra sè per non farsi sentire.

Fedra armeggiò nervosamente con le dita e restò ferma al suo posto per qualche istante, sentendosi incredibilmente ridicola... e finalmente diede la sua risposta. "Beh... grazie, Rilo... ne sarò molto onorata!" rispose infine, per poi rivolgere un sorriso al suo compagno di squadra. "Penso... che sarà un modo diverso... e divertente... di passare la serata!"

Poco più in là, Verik sorrise con fare comprensivo, e diede una leggera gomitata nel fianco al fratello maggiore. "E allora, fratellone? Che ne dici? Ho l'impressione che ci sia qualcosa tra quei due... e tu no?"

Orik ridacchiò e sorrise malinconico. "Che posso dire, Verik? Spero che si trovino bene l'uno con l'altra." affermò, augurando a Rilo di non fare i suoi stessi errori. Ma anche soltanto a guardarla così, Fedra dava l'impressione di essere una persona molto più affidabile e sincera di Lillia...

 

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La giovane Gatlynn Keidros sospirò stancamente, mentre si incamminava verso casa. Ancora una volta, sapeva cosa la aspettava - un'altra delle prediche di suo marito, un paio di interminabili ore costretta a sorbirsi le sue sciocchezze e i suoi pregiudizi sulla nuova regina. Com'era possibile che Nelsin non si rendesse conto di quello che Sua Maestà Ileosa stava facendo, e di come il suo lavoro fosse indispensabile affinchè Korvosa tornasse ad essere la città importante che era una volta?

E come era successo che il suo matrimonio si fosse rovinato così in fretta, quasi da un giorno all'altro?

Certo, il loro rapporto non era mai stato quello che si dice una storia d'amore ideale. Il loro era stato un matrimonio combinato dalle loro famiglie quando loro erano ancora molto piccoli, ma ciò nonostante si erano sempre trovati bene assieme. Certo... erano in disaccordo su molte cose, e spesso la loro storia d'amore aveva percorso strade imprevedibili. Erano sempre stati in competizione, in ogni cosa. Amichevoli allenamenti di scherma diventavano duelli che duravano tutta una notte. Cavalcate romantiche lungo il fiume Jeggare si trasformavano in competizioni di corsa ed abilità in sella. Danze di corte diventavano prove di agilità e resistenza. Ma in tutto questo, pur segnato dalla loro costante competizione, il loro rapporto era sembrato forte ed infrangibile.

Poi, con la morte di re Eodred e l'ascesa al trono di Sua Maestà Ileosa, tutto era cambiato.

Gatlynn scosse nuovamente il capo, i corti capelli castani che si agitavano lievemente nella brezza notturna. Era solo questione di tempo, si disse. Una volta che avesse visto come Sua Maestà Ileosa stava salvando Korvosa dall'anarchia, sicuramente Nelsin avrebbe capito e si sarebbe convinto. Non c'era altra possibilità, si disse Gatlynn. Era la cosa più logica, dopo tutto quello che la loro città aveva passato.

Forse su per questo che, quando vide la figura alta e robusta del marito, Gatlynn fece un sobbalzo per la sorpresa. Nelsin Caid, suo promesso sposo ed amico d'infanzia, nonchè membro candidato della Compagnia dello Zibellino, emerse dalla semioscurità del vicolo. C'era troppo poca luce per vedere bene... ma Gatlynn si rendeva conto fin troppo bene che non stava sorridendo, ed anzi, aveva un cipiglio minaccioso mentre si avvicinava a Gatlynn.

"Dove sei stata? Di nuovo ad ascoltare i balbettamenti di quelle sceme?" chiese rabbiosamente Nelsin. "Quelle pazze stanno minando le fondamenta sulle quali si regge Korvosa! Quello che stai facendo è un atto di tradimento!"

Dopo un attimo di sorpresa, Gatlynn diede la sua risposta. "Sto solo cercando di fare la mia parte per fare sì che la nostra città torni ad essere bella come una volta! Sua Maestà Ileosa sa quello che sta facendo! E io voglio aiutarla a rimettere a posto questa città!" affermò. "E se tu vuoi impedirmelo... mi dispiace, ma non me ne starò zitta!"

"Che cosa ti prende, Gatlynn? Sei cambiata... all'improvviso non mi obbedisci più. Ti sei messa in testa queste strane idee..." mormorò Nelsin scuotendo la testa. "Ora basta, sono stato fin troppo permissivo con te! Smettila di frequentare quel branco di ribelli e torna da me, o giuro che la pagherai cara!"

Con queste parole, Nelsin alzò le braccia e rivelò una piccola balestra carica che fino a quel momento aveva tenuto nascosta! Gatlynn trasalì quando vide che il quadrello era già stato caricato ed era puntato verso il suo torace...

"Nelsin?" esclamò la giovane donna. "Nelsin, sei impazzito? Che stai facendo? Abbassa quell'arma, subito!"

"Mi sto occupando di una traditrice!" esclamò il giovane. "Questa è la tua ultima possibilità, Gatlynn! Rinnega quel branco di esaltate, e torna da me! Così tutto tornerà come prima!"

La giovane scosse furiosamente il capo. "Le cose non potranno mai più tornare come prima, Nelsin!" esclamò con rabbia. "Non te ne sei ancora reso conto? Nulla è più come prima a Korvosa! La città sta cadendo nell'anarchia! Solo con una guida forte e sicura potremo fare sì che tornino la pace e l'ordine! Alcuni sacrifici sono necessari!"

Nelsin fremette, in un misto di rabbia, delusione, rimorso e... forse anche un pizzico di paura. Non poteva accettare quello che sua moglie gli stava dicendo. Non poteva accettare che la donna passionale ma comunque devota che aveva sposato si stesse trasformando in una ribelle. Entro breve, se avesse continuato così, gli sarebbe sfuggita e l'avrebbe persa per sempre. E lui non poteva permetterglielo. Piuttosto che lasciare che lei si corrompesse e diventasse un'altra persona... e una traditrice di Korvosa... Nelsin era disposto a prendere provvedimenti drastici.

"Se è questo quello che pensi davvero, Gatlynn... allora sappi che sei stata tu a costringermi a fare questo!" sentenziò Nelsin. Prima che la giovane moglie si rendesse conto di cosa stesse accadendo, Nelsin premette il dito sul grilletto della balestra... e una frazione di secondo dopo, il quadrello si piantò nel torace di sua moglie, oltrepassando le piastre d'acciaio del pettorale che lei indossava.

Un dolore lancinante invase il corpo di Gatlynn quando la punta di acciaio le penetrò nelle carni, e la donna indietreggiò di due passi sotto la spinta del colpo. Con espressione gelida, Nelsin guardò negli occhi sua moglie, come se volesse darle un ultimo addio...

Ma con suo grande sgomento, Gatlynn scattò in avanti e lo raggiunse. Malgrado la terribile ferita, la giovane donna, spinta unicamente dall'adrenalina e dalla sua indignazione, raggiunse il marito, che fece cadere a terra la balestra e cercò freneticamente di allontanarsi. Senza successo, in quanto Gatlynn lo afferrò saldamente per il bavero dell'uniforme e lo strattonò verso di sè. Nelsin vide l'espressione febbricitante della moglie, accompagnata da un paio di occhi spalancati dall'odio e dall'incredulità.

Per una frazione di secondo, Nelsin riuscì a leggere negli occhi della moglie la domanda che lei si stava sicuramente ponendo.

Perchè l'hai fatto, Nelsin? Perchè hai voluto sbarazzarti di me? Io ti ho amato, ho voluto rendere Korvosa una città in cui tutti potessero vivere in pace... e tu mi ripaghi così?

IL resto fu un confuso turbine di sangue, violenza e dolore. Gatlynn ricordava vagamente di aver afferrato il marito e di averlo scaraventato con violenza a terra. Nelsin era stato uno spadaccino di non poco conto, ma la sua abilità non era valsa niente contro la collera di Gatlynn, che si era scagliata su di lui e aveva cominciato a colpirlo con tutte le forze che le erano rimaste, tempestandogli il volto di pugni con i suoi paramano metallici.

La furia della giovane donna si spense soltanto quando il marito si afflosciò a terra privo di sensi, il volto ridotto ad una maschera di sangue e dolore. Non che Gatlynn ebbe il tempo di sincerarsi delle sue condizioni - ora che la scarica di adrenalina si era esaurita, la giovane si sentì venire meno le forze, e la sua vista si annebbiò mentre il dolore al petto si trasformava in una terribile sensazione di gelo e di torpore. Gatlynn scivolò in ginocchio, allungando una mano verso un qualsiasi oggetto che avrebbe potuto usare per tenersi in piedi...

Pochi secondi dopo, Gatlynn mormorò qualcosa tra i denti e si accasciò al suolo boccheggiando. Mentre una grande macchia di sangue si espandeva sotto di lei, il suo più grande rimpianto fu quello di non aver potuto fare di più per salvare Korvosa dal caos in cui era precipitata.

Riuscì appena a vedere delle figure umanoidi che le si avvicinavano e si riunivano attorno a lei... e prima di perdere i sensi del tutto, si sentì sollevare e trasportare via, lontano da quel luogo fatale... 

    

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CONTINUA...

  

 

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Capitolo 20
*** Questioni di giustizia e prigionieri ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 19 – Questioni di giustizia e prigionieri

 

 

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"Bentornati, ragazzi! Com'è andata?"

Per Krea e Rilo, in quel momento, la voce della madre che li accoglieva era il suono più rilassante e rassicurante. Si erano fermati a Cittadella Volshyenek giusto il tempo che serviva per rimettersi a posto ed indossare nuovamente i loro abiti civili... e adesso, si trovavano ad affrontare la difficile sfida di sottrarsi all'abbraccio vigoroso della madre.

"Ah... beh, insomma... diciamo che non è stata esattamente una passeggiata... ma la missione è riuscita!" affermò Rilo con imbarazzo. Il giovane stregone si guardò indietro quando sentì una breve risata da dietro di sè... e vide Majenko che ridacchiava, e Fedra che si copriva la bocca con una mano, con espressione divertita.

"Majenko! Insomma, un po' di supporto da parte tua!" si lamentò Rilo.

"Siete i migliori, fratellone e sorellona!" esclamò il piccolo Deriu, venuto anche lui ad accogliere i fratelli maggiori all'ingresso di casa. Fu allora che il più piccolo dei tre fratelli notò la ragazzina dai capelli argentati e dalla pelle bianca come latte che stava in piedi accanto a Rilo. "Hm? E voi chi siete, signorina? Siete... una degli amici dei miei fratelli, vero?"

Fedra rivolse la sua attenzione alla famiglia Aldinn, e si ritrovò improvvisamente al centro dell'attenzione, cosa che non la faceva esattamente sentire a suo agio. La caligni si schiarì la voce, cercando di guadagnare un po' di tempo per organizzarsi il discorso...

"Ah, sei una dei colleghi dei miei figli? Scusa, non mi ero accorto subito di te." si scusò Vergiliu Aldinn, il capofamiglia, mentre si avvicinava a Fedra e le parlava da distanza di cortesia. "Piacere di fare la tua conoscenza, cara. Il mio nome è Vergiliu Aldinn... e sono il padre di Krea, Rilo e del piccolo Deriu, che puoi vedere qui con noi." Indicò il bambino dai capelli arruffati che stava abbracciando allegramente Krea. "E questa bella signora che vedete qui è mia moglie Ylena. Tu devi essere... Fedra, dico bene?"

La caligni fece un inchino, ancora un po' incerta. Le appariva chiaro che malgrado la loro dimora non fosse esattamente opulenta, Vergiliu ed Ylena erano persone di un certo stato sociale, e Fedra stava cercando di fare una buona impressione. "Ehm... sì... il mio nome è Fedra. Ho... partecipato a diverse missioni per la corona di Korvosa asseme ai vostri figli..." affermò infine. "Sono... ehm... sono molto onorata di fare la vostra conoscenza, signori Aldinn..."

"Bentornato anche a te, Majenko!" disse Ylena, estendendo un braccio in modo che il draghetto si potesse posare sulla sua spalla, come una sorta di pappagallo. "Grazie per aver aiutato i miei ragazzi!"

"Loro aiutato Majenko, è giusto che Majenko aiuta loro!" rispose allegramente il draco domestico mentre si posava su di lei. Lui e Rilo si scambiarono un segno di intesa, mentre Deriu cominciava a guardare attentamente Fedra. La caligni guardò il piccolo Varisiano con espressione interrogativa, tenendosi pronta a qualsiasi domanda...

"Signorina Fedra, come mai avete la pelle bianca?" chiese infine Deriu, con innocente curiosità.

Ylena sospirò e richiamò il figlio più piccolo. "Deriu! Lo sai che non si fanno domande come questa!" lo redarguì gentilmente.

"Ah... non... non è un problema, signora Aldinn, dico sul serio!" si schermì la graziosa caligni. "Immagino... che qui a Korvosa non si vedano molte persone come me... noi caligni non siamo esattamente conosciuti nel mondo di superficie."

"Vedi, tesoro, è per questo che la signorina Fedra ha la pelle di quel colore." spiegò Ylena al figlio più piccolo. "I caligni vivono nel sottosuolo, dove la luce del sole non arriva mai, e quindi la loro pelle non assume lo stesso colore di quella degli abitanti della superficie. E visto che noi siamo Varisiani, beh... la differenza del colore della pelle si vede ancora più nettamente." Indicò con lo sguardo il suo braccio e la sua carnagione olivastra tipica dei Varisiani.

"Detto questo... dobbiamo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per aiutare i nostri ragazzi." continuò Vergiliu. "Krea e Rilo mi hanno detto che non hai esattamente un luogo dove passare la notte, e ritengo che dobbiamo sdebitarci in qualche modo per tutto quello che hai fatto per i nostri ragazzi. Quindi... finchè non avrai trovato una sistemazione per conto tuo, che ne diresti di essere nostra ospite?"

"Sì, bella idea!" esclamò Majenko. Il draghetto gettò uno sguardo complice a Rilo, le cui guance assunsero un inconfondibile colore rosso che si mischiava con la sua carnagione. Rilo aveva l'impressione che la proposta di suo padre non fosse del tutto disinteressata, e che anzi cercasse di farli avvicinare un po'. Detto questo... lui non se ne sarebbe lamentato di certo! Era dal giorno in cui Deriu era stato rapito che la fortuna non girava così tanto a favore suo e della sua famiglia...

Fedra, da parte sua, sembrò ancora più emozionata ed imbarazzata. Certo, combattere contro malfattori e bestiacce mutanti non la imbarazzava quanto ritrovarsi così all'improvviso a condividere una dimora con uno dei suoi più cari amici. "Ecco... io... ehm... apprezzo molto la vostra generosità, signor Aldinn..." balbettò. "Però... come dire... non vorrei disturbare, o essere di troppo..."

"Tranquilla, un'amica dei nostri ragazzi non è mai di troppo!" rispose gentilmente Ylena. "Certo... la nostra famiglia non è agiata come una volta, ma ospitarti per un po' non è certo un problema!"

Rassicurata, la caligni deglutì e guardò il resto della famiglia. Krea le fece un cenno di assenso, sorridendo con decisione, mentre Rilo guardava i suoi genitori con gratitudine, e Deriu, pur non dicendo nulla, esprimeva il suo entusiasmo nel conoscere un'amica del fratello magiore con un sorriso raggiante. Majenko si alzò in volo dalla spalla di Ylena e strizzò un occhio a Fedra, per dirle che era tutto a posto, e che lei non avrebbe disturbato per niente.

"Beh... se davvero per voi non è un problema..." mormorò imbarazzata la caligni. "Allora... per me sarebbe davvero un piacere restare qualche giorno con voi!"

"Splendido!" esclamò Rilo, in un attimo di eccitazione in cui non fece attenzione a quello che stava dicendo. Quando Krea e Deriu lo guardarono con un sorrisetto arguto, il giovane stregone si rese conto di aver detto un po' troppo e cercò goffamente di correggersi. "Ehm, cioè, volevo dire... mi fa piacere che abbiamo un ospite a casa nostra, dopo tanto tempo! Era... era passato un bel po' dall'ultima volta!"

"Ooooh, scommetto che questa particolare ospite ti fa molto piacere, vero, fratellino?" chiese Krea con un sorrisetto malizioso, dando una leggera gomitata a Rilo.

"Il fratellone Rilo ha una cotta per la signorina Fedra?" Deriu sussurrò nell'orecchio di Rilo, facendolo arrossire ancora di più, mentre Fedra li guardava incerta, sbattendo gli occhi. Per fortuna dei giovani avventurieri, Ylena provvide a distrarli e a richiamare tutti alla situazione attuale.

"Okay, ragazzi! Non ha senso restare tutti fermi qui sull'uscio di casa... perchè non vi accomodate?" chiese. "Fedra, adesso vedrai con i tuoi occhi la famosa ospitalità Varisiana!"

"Grazie, signora Aldinn... per me sarà un vero piacere!" rispose Fedra, mentre entrava nell'accogliente dimora dei suoi due compagni d'avventura.

 

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Nello stesso momento, gli altri avventurieri della Compagnia del Draco avevano a loro volta i loro impegni - e per Runyar e Kostur, questo voleva dire passare per Palazzo Lungacro, un sinistro edificio sede della principale prigione di Korvosa, e il luogo dove avvenivano la maggior parte delle condanne a morte per crimini particolarmente atroci.

"Okay, investigatore... voglio dire, Kostur." disse il chierico di Abadar mentre i due entravano in uno degli uffici principali, dove alcuni impiegati si occupavano di tenere i registri e verificare che tutto fosse in ordine. "Sei sicuro che i ragazzi avranno il permesso di portare con loro i... testimoni di cui dicevi?"

"Tranquillo, Runyar. Ho firmato loro un permesso, e sono sicuro che snellirà non poco la burocrazia necessaria." rispose il mezzorco investigatore mentre i due raggiungevano l'ufficio a cui erano interessati. "Tu occupati di portare i documenti a chi di dovere, e al resto ci pensiamo noi."

Il nano chierico annuì con convinzione. "Ottimo. Grazie, amico mio. Ricordami che ti devo un favore per questo. Il divino Abadar impone che tutti i debiti vengano saldati... e con questo tu mi stai facendo un favore davvero enorme."

"Va bene, va bene." mormorò Kostur, non troppo interessato a discorsi religiosi. "Detto questo... adesso credo sia il momento di andare a parlare con chi di dovere. In bocca al lupo, Runyar."

Il nano ed il mezzorco si scambiarono un cenno di intesa, e Runyar controllò per l'ultima volta, per massimo scrupolo, i propri documenti prima di incamminarsi verso gli uffici, mentre Kostur controllò di avere tutti gli strumenti necessari e si diresse verso il luogo che aveva adocchiato poco prima...

"Okay, prepariamoci. Credo proprio che mi aspetti un bel po' di lavoro di ricerca..." disse tra sè Kostur, giocherellando con il suo badge di agente del Trono Cremisi...

 

oooooooooo

 

Quello che attendeva Runyar una volta giunto a destinazione fu una sorpresa non troppo gradita. In quel momento, seduta dietro alla pesante scrivania di legno scuro, impegnata a discutere con altre persone che come lui avevano le loro rimostranze da fare, si trovava Zenobia Zenderholm, la famigerata "Giudice dell'Impiccagione" di Magnimar, conosciuta con questo nome a causa delle sue rigorose decisioni come giudice. Giustamente temuta tra gli elementi criminali della città, era anche famosa per il suo aiuto alle vittime dei reati al di fuori dei tribunali.

Runyar non era molto sicuro di come pensarla. Da una parte, la giudice Zenobia era fin troppo rigorosa quando si trattava di punire i colpevoli, e aveva personalmente condannato all'impiccagione una quantità enorme di malfattori. Dall'altra, era pur sempre una donna ragionevole che aveva fatto molto per il benessere di Korvosa, e Runyar aveva ragione di credere che avrebbe ascoltato le sue argomentazioni.

Con la pazienza tipica dei nani, il chierico di Abadar si mise in fila e cominciò ad attendere. Per fortuna, le pratiche prima della sua vennero sbrigate più velocemente di quanto lui avesse previsto, e ben pretsto, Runyar si presentò nell'ufficio a lui familiare, davanti alla scrivania della temuta giudice di Korvosa, schiarendosi la voce in modo da poter parlare più chiaramente. Quello era un momento importante per lui e la sua famiglia...

Zenobia Zenderholm era una donna dai lineamenti duri e dalla carnagione pallida che, in certe condizioni di "luce", la faceva quasi sembrare un morto vivente - ironico, considerando quanto la chiesa di Abadar detestasse i non morti, quasi quanto quella di Pharasma. Aveva lunghi capelli neri ben tenuti, e indossava un elegante vestito rosso con una gonna lunga che nascondeva quasi completamente il suo corpo. La sua espressione era calma e al tempo stesso severa mentre scorreva i documenti posti sulla sua scrivania.

"Molto bene. Esponetemi il vostro caso. Chiaramente e senza ambiguità, prego." disse Zenobia, con voce calma e controllata. Dopo aver preso un bel respiro ed essersi ripassato mentalmente il discorso da fare, si presentò davanti al magistrato.

"Buongiorno, magistrato Zenderholm." esordì. "Runyar Locklin, chierico al servizio del Padre Facoltoso, Abadar. Vengo per dirimere la questione riguardante le accuse mosse a mio fratello, Iven Locklin."

Zenobia mise da parte i documenti che stava esaminando, in modo da rivolgere a Runyar tutta la sua attenzione. "Runyar Locklin, hm? Certo... certo, ho già sentito parlare di lei. Siete già abbastanza in vista nel clericato del divino Abadar. So che in questo momento, lei e un gruppo di associati fate parte di un gruppo di agenti direttamente al servizio di Sua Maestà Ileosa e del Trono Cremisi." affermò, senza mai tradire alcuna emozione.

Il nano annuì con fare deciso. "E' proprio così, magistrato Zenderholm. Il... motivo per cui la disturbo è per chiedere se fosse possibile chiudere definitivamente il caso riguardante mio fratello, per il quale le accuse di omicidio volontario sono cadute." affermò. Non potè nascondere a sè stesso un briciolo di nervosismo - Zenobia era una donna dall'aria intimidatoria, e Runyar si sentiva più che mai soggetto alle proprie emozioni impulsive. Si impose di stare calmo... e di essere pronto a battersi a parole.

La donna, senza mostrare neanche un segno di sorpresa, aprì un cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori un registro ben relegato, che iniziò subito a verificare. "Allora... Locklin... Locklin... ah, eccolo qui. Iven Locklin. Accusato di omicidio volontario con l'aggravante dei motivi abietti. In questo caso, la copertura di un traffico di brivido. Certo non è un reato a cui si possa passare sopra."

"Proprio così, magistrato..." disse Runyar con un sospiro. Anche se adesso Lamm e i suoi scagnozzi erano stati sistemati, le conseguenze delle loro azioni avrebbero continuato a creare problemi per tutta Korvosa...

Runyar mise da pare certe sue convinzioni personali e proseguì il discorso. "Di recente, io e un gruppo di associati ci siamo intrufolati nel nascondiglio personale del criminale e dei suoi tre complici - l'alchimista Yargin Balko, lo gnomo accoltellatore Gruller Gamba Ad Uncino, e il mezzorco Mister Ridarella - e ci siamo personalmente occupati onde  assicurare i criminali alla giustizia." esordì il nano, cercando di non apparire troppo emotivo.  "Data la situazione... chiederei che le accuse verso Ivar Locklin - in particolare quella di omicidio -  siano eliminate dal suo registro, e ci si possa rendere noto che erano false ed infamanti."

Zenobia ascoltò con molta attenzione la richiesta del chierico di Abadar, senza che il suo volto facesse trapelare la benchè minima emozione. Runyar corrugò la fronte: adesso che la incontrava faccia a faccia, poteva capire come mai, nonostante la sua indubbia competenza professionale, la Zenderholm non fosse molto popolare tra le figure più altolocate di Korvosa.

Dopo qualche istante di silenzio, Zenobia riprese la parola. "Tecnicamente, potrei fare quello che lei mi chiede, mastro Locklin." affermò. Il nano non rimase sorpreso da quel tipo di risposta - si aspettava che ci sarebbe stato più di un cavillo burocratico di mezzo. "Il problema è che per scagionare ufficialmente vostro fratello dovrei avere delle testimonianze accurate e confermate da autorità attendibili. Oppure, in alternativa, delle confessioni affidabili da parte dei veri colpevoli del delitto di cui vostro fratello è stato ingiustamente accusato. Vi aiuterei volentieri, ma ci sono delle regole di mezzo, e non ho l'autorità di aggirare l'iter burocratico necessario."

"Giustamente. Dopotutto, le leggi e i regolamenti esistono per un buon motivo." rispose il nano. "Per questo ho richiesto che  i due membri superstiti della banda di Gaedren Lamm venissero condotti qui, in modo da essere interrogati con la magia."

La Zenderholm sbattè gli occhi in una rara espressione di sorpresa. "E come avete fatto?" chiese, sinceramente incuriosita. "Anzi, aspetti un momento. Credo di aver capito. So che tra i vostri associati c'è l'investigatore Kostur Kyle, della guardia cittadina di Korvosa. Lui avrebbe potuto ottenere un permesso per interrogare i due detenuti."

"E' esattamente così che è andata, magistrato." rispose Runyar.

"Molto bene. Quand'è così, attenderò che arrivino i vostri... testimoni." rispose Zenobia, riprendendo la sua espressione severa e distaccata. "Tuttavia, le faccio presente che non potrò dedicarle più di tanto tempo, e che ci sono diverse pratiche dopo la sua che attendono di essere espletate. Se i vostri testimoni non saranno qui entro una decina di minuti, sarò costretta a rigettare la vostra richiesta."

"Dieci minuti basteranno, grazie." rispose il chierico, restando seduto sulla sua sedia e aspettando mentre Zenobia prendeva una clessidra e cominciava a far scorrere la sabbia da una parte all'altra. I due attesero in silenzio, e Zenobia ne approfittò per scorrere altri dei suoi documenti e continuare il suo lavoro.

La sabbia era discesa per poco più di metà quando Runyar e Zenobia sentirono dei passi che si avvicinavano rapidamente alla porta dell'ufficio, e poi qualcuno che bussava dall'esterno. "Magistrato Zenobia Zenderholm?" chiese una voce giovanile, che Runyar riconobbe come quella di Verik, appena fuori dall'ufficio. "Ci è stato chiesto di portare qui due carcerati affinchè rendano una testimonianza attendibile."

Sorpresa, la giudice adagiò la clessidra orizzontalmente sulla sua scrivania e mise da parte i documenti ai quali stava lavorando. "Riguarda il caso di Ivar Locklin, immagino." affermò. "Molto bene, entrate pure."

Runyar face un sorriso appena visibile quando la porta dell'ufficio si aprì di nuovo. Verik ed Orik, in attesa appena dietro di essa, fecero entrate due uomini vestiti di abiti grigi e rozze scarpe di cuoio da carcerati, le mani trattenute da due robuste paia di manette, e poi entrarono a loro volta per tenerli d'occhio. Verik presentò a Zenobia un documento accuratamente scritto e firmato, che la giudice ricevette con un po' di sospetto e iniziò a leggere attentamente.

Runyar gettò un'occhiata ai due testimoni ammanettati. Un uomo alto e biondo, i cui lineamenti esprimevano ancora intelligenza ed acume malgrado il tempo passato in carcere; e un gnomo allampanato e dagli zigomi affilati che gli davano un'espressione maligna. Yargin Balko e Gruller Gamba Ad Uncino, i due scagnozzi di Gaedren Lamm che lui e i suoi compagni avevano catturato durante l'attacco alla pescheria.

"Credo che siano questi i testimoni di cui parlava il nostro compagno qui presente." affermò Orik, cercando di tenere un certo contegno. Gruller ringhiò e gettò uno sguardo omicida al mercenario, scuotendo le braccia come per dire che se avesse potuto muoversi come voleva, non ci avrebbe messo nulla a tagliargli la gola.

"Con il vostro permesso, magistrato Zenderholm, chiedo che queste persone vengano interrogate tramite la magia, in modo da fornire una testimonianza accurata dall'innocenza di mio fratello e della loro implicazione nel crimine commesso." continuò Runyar. "I qui presenti Balko e Gruller hanno già acconsentito a sottoporsi a tale interrogatorio in cambio di una riduzione della pena."

Con un sospiro, Zenobia appoggiò il documento che Verik le aveva consegnato sulla scrivania, appena davanti a lei. Tecnicamente, era stato tutto presentato secondo le regole, anche se la forma era stata... un po' più fantasiosa rispetto alla norma. Non c'era molto da obiettare, l'unica cosa giusta da fare era acconsentire alla richiesta di Runyar. Prese una penna, la intinse nell'inchiostro e appose lasua firma sul documento, per poi riconsegnarlo all'ex-sergente.

"Molto bene. Consegnate questi due uomini alla guardia cittadina, in modo che possano essere interrogati in maniera adeguata." rispose Zenobia. "Mastro Locklin, le richiedo di rimanere qui finchè la pratica non sarà stata espletata. Non dovrebbe volerci più di qualche ora. Si mantenga comunque reperibile."

"Certamente, magistrato Zenderholm. Non mancherò." affermò Runyar, mentre Orik e Verik si occupavano di portare via i due ex-scagnozzi di Gaedren. Gruller emise un ringhio frustrato mentre veniva fatto uscire dall'ufficio, e Verik chiuse lentamente la porta dietro di sè, lasciando Runyar e la donna giudice da soli nell'ufficio. "La ringrazio per la disponibilità e per la possibilità di riscattare il buon nome della mia famiglia."

La donna fece cenno a Runyar di avvicinarsi, con l'espressione di chi doveva fare un discorso serio. "Non ho ancora finito, mastro Locklin. Mi permetta di fare qualche osservazione." rispose. Il nano storse il naso, immaginando che adesso venisse il momento dei rimproveri, ma fece come gli era stato chiesto.

"Sono stata disposta a venirle incontro, anche perchè mi rendo conto che la vostra famiglia si è ritrovata in una situazione sfavorevole contro la vostra volontà." continuò Zenobia. "Mi auguro comunque che lei si renda conto che questa procedura è stata al limite della legalità. Devo lodare la vostra franchezza e la vostra abilità nel mantenervi entro i limiti, ma devo comunque farvi un'ammonizione. Spingere le proprie azioni fino a tali confini può facilmente sfociare nell'illegalità, il che avrebbe potuto inficiare la vostra richiesta e lasciare la vostra famiglia nella difficile situazione da cui state cercando di riscattarla. Avrei semplicemente rigettato la vostra domanda, bollandola come il disperato tentativo di un familiare cieco di fronte alla legalità e alla giustizia."

La giudice aveva la sua parte di ragione, e Runyar lo sapeva bene. In quel momento, la cosa migliore da fare era di accettare la propria responsabilità. "Me ne rendo conto, magistrato. Riconosco che certe mie azioni sono state rischiose, e in futuro cercherò di stare più attento."

"Mi fa piacere saperlo." rispose Zenobia, reclinandosi appena un po' nella sua sedia. Per un attimo, chiuse gli occhi, riflettendo su quello che avrebbe detto l'arcibanchiere Tuttle davanti ad un caso simile. Sicuramente, lui sarebbe stato un po' più flessibile. In fondo, a cosa serviva la legge se non a rendere migliore la vita delle persone? C'era bisogno di regole per fare in modo che la società non degenerasse nel caos e nell'arbitrio più completo, ma un uomo di legge doveva stare bene attento a non perdere di vista lo scopo primario di tali regole.

Del resto, pensò malinconicamente Zenobia, le leggi e le regole non potevano restituirle la persona a lei più cara...

"Detto questo, penso che posso tranquillizzarla." affermò Zenobia. "Suo fratello è già stato scarcerato. Con le confessioni di quei due, potremo ufficialmente scagionarlo e proscioglierlo da qualsiasi accusa. Ora, se avesse la cortesia, si accomodi pure e attenda il riscontro dell'interrogatorio. La convocherò non appena ci saranno aggiornamenti significativi."

"A nome della chiesa di Abadar e del Padre Facoltoso, la ringrazio sentitamente." affermò Runyar. Stava per uscire dall'ufficio, ma la giudice gli fece cenno di aspettare un momento.

"Un'ultima cosa prima che lei esca." affermò. "L'arcibanchiere Darb Tuttle mi ha fatto sapere che ha apprezzato il lavoro da lei fatto per mantenere l'ordine e la legalità qui a Korvosa. E vorrebbe farle sapere che il suo valore e la sua abnegazione saranno ricompensati adeguatamente. Questo è quanto."

Runyar sbattè gli occhi stupito. Darb Tuttle era il vescovo capo della chiesa di Abadar a Korvosa, e ricopriva l'ambito ruolo di arcibanchiere, il che faceva di lui uno dei chierici più potenti ed influenti della città. Se una figura così importante si era scomodata per un modesto chierico come Runyar, doveva essere per un motivo davvero importante, e ricevere simili lodi da Darb Tuttle non era cosa da poco.

"L'arcibanchiere..." mormorò Runyar, guardandosi il palmo di una mano come se stesse contemplando le risposte alle sue domande. "Chissà cosa avrà in serbo per me..."

Si schiarì la voce e si rivolse al magistrato, facendo un rispettoso inchino. "Molto bene, magistrato Zenderholm. Se l'arcibanchiere ha tutta questa stima di me... farò in modo di mostrarmene degno."

I due si salutarono con un inchino, e Runyar lasciò l'ufficio attraverso la stessa porta che Orik e Verik avevano imboccato poco prima...

 

oooooooooo

 

Nel frattempo, in un altro ufficio, Kostur stava consultando alcuni registri della guardia cittadina di Korvosa, alla ricerca di informazioni che lo aiutassero a fare alcuni collegamenti importanti. Aveva già intuito che c'erano delle importanti connessioni tra il caso del Killer della Serratura, l'unico caso che lui non fosse riuscito a risolvere, e alcune morti recenti. C'erano delle somiglianze più che superficiali tra diversi delitti dell'epoca del Killer della Serratura, e altri omicidi avvenuti nei quartieri bassi di Korvosa di recente.

"Avrebbe senso, in effetti. Uccidere mendicanti, prostitute ed altri elementi che vivono ai margini della società permetterebbe ad un negromante di ottenere tutta la... materia prima di cui avrebbe bisogno per creare un golem carogna... o anche un golem di carne, se il mago è abbastanza potente ed abile. Se quello che sospetto è vero, e Rolth Lamm e il Killer sono la stessa persona... allora molti tasselli andrebbero al loro posto, e si farebbe nuovamente luce su questi crimini... certo, il numero delle vittime è stato enorme... hm? E questo cosa...? Ah, ma certo! Il Killer della Serratura era al servizio di vari signori del crimine di Korvosa... la cosa ha senso... solo che poi le bande che avevano usato Rolth come assassino sono state smantallate da quella che i criminali superstiti chiamano... la piaga vivente che perseguita i Lamm? E questo... che cosa dice? Hmm... prima di essere espulso dall'Acadamae per le sue azioni illegali, Rolth aveva sotto la sua supervisione un'allieva di nome Vanavra... poi qui il testo diventa scarsamente leggibile."

E poi c'era il misterioso assassino che aveva ucciso Vreeg, l'assistente di Rolth Lamm, durante la loro incursione nel Grigiore. Il suo obiettivo era lo stesso Rolth, a giudicare dal messaggio che aveva lasciato, ma fino a quel momento non aveva lasciato altri indizi, e non sapevano abbastanza di lui da poterlo considerare un alleato o un nemico. L'unica cosa da fare era attendere che questo misterioso personaggio si facesse vivo di nuovo, e sperare che lasciasse dietro di sè abbastanza indizi da far sapere qualcosa di più concreto su di lui.

"Investigatore Kyle! Perdoni il disturbo..." la voce di un soldato della guardia interruppe le sue ricerche, e il mezzorco fece un breve sospiro frustrato prima di rivolgere la sua attenzione al nuovo venuto.

"Eccomi qui. Nessun disturbo, amico... come posso esserti utile?" chiese il mezzorco, dissimulando abilmente il suo disappunto.

Il soldato, una giovane recluta che non doveva avere più di 22 o 23 anni, fece un saluto rispettoso. "Non a me, investigatore Kyle. C'è una signorina che chiede informazioni, e ha chiesto esplicitamente di lei." affermò. "Pare che fosse... un'allieva dell'apprensora Zellara Esmeranda."

Kostur si sfregò il mento. Okay, questa sì che era una notizia interessante, e che giustificava in pieno un'interruzione della sua ricerca. Chissà, forse questa donna poteva avere delle informazioni interessanti, e che potevano fare un po' di luce sulla storia dell'apprensura. Dopo aver messo un segno sui registri che stava consultando, l'investigatore si alzò dal suo seggio e si sgranchì le ossa. "Hmmm... okay, provvedo subito. Dille di aspettare un istante, e sarò subito da lei."   

Il soldato annuì, fece un saluto e tornò da dove era venuto, mentre Kostur metteva un po' di ordine sul seggio e si mise in tasca il taccuino su cui aveva annotato tutto ciò che di interessante aveva scoperto. Una volta che tutto fu a posto, il mezzorco seguì la recluta, trovandola seduta ad un tavolo assieme a quella che presumibilmente era la fantomatica allieva di Zellara. Ad un primo sguardo, si poteva già dire che aveva l'aspetto della classica Varisiana - molto bella, alta e snella, con la carnagione olivastra e lunghi capelli neri elegantemente ondulati. I suoi vestiti erano sgargianti e colorati, ornati con innumerevoli monili dorati ed argentati, e diversi braccialetti dorati ai polsi, e indossava un paio di grandi orecchini ad anello. Un'ampia gonna di tessuti rossi e azzurri nascondeva le sue gambe fino quasi alle caviglie, e ai piedi indossava un paio di scarpe nere a punta. Era senza dubbio una giovane donna dall'aspetto attraente e seducente, e Kostur dovette ammettere a sè stesso, pur con un po' di riluttanza, che se non fosse già stato innamorato di Trinia (Kostur inviò un pensiero di auguri alla giovane pittrice, sperando che fosse sana e salva), avrebbe potuto anche provare il classico innamoramento a prima vista per questa affascinante Varisiana.

"Buongiorno." esordì Kostur, sedendosi di fronte alla giovane donna, che alzò lo sguardo e lo osservò attentamente. Kostur le diede un'occhiata attenta, in modo da farsi una prima idea della persona con cui aveva a che fare... e dovette ammettere a sè stesso che l'espressione di questa donna aveva qualcosa di misterioso ed impenetrabile. Non era così semplice farsi un'opinione di lei a pelle. "Sono l'investigatore Kostur Kyle, della guardia cittadina di Korvosa. Come posso esserle utile, signorina...?"

"Raven. Raven Nicoletta." rispose la giovane. Aveva una voce calda e suadente, piuttosto profonda per una donna. "La ringrazio per il tempo che ha voluto dedicarmi. Sono venuta a chiederle delle informazioni riguardo la morte della mia mentore, l'apprensora Zellara Esmeranda. So che... è deceduta qualche settimana fa, e vorrei avere qualche chiarimento riguardo le circostanze... e se ha lasciato qualcosa."

Kostur annuì lentamente, mentre analizzava tra sè quel po' che riusciva a vedere di quella giovane. Non sapeva ancora abbastanza per farsi un'idea delle sue intenzioni, o di quanto sapesse davvero di Zellara, ma riusciva a vedere un brillio bramoso e disperato negli occhi della giovane Varisiana, malgrado il contegno dignitoso che manteneva. Sicuramente Raven sperava in qualcosa di concreto che Zellara avesse lasciato dietro di sè per lei, e Kostur si rammaricò tra sè all'idea che sarebbe rimasta delusa.  

"Capisco." disse l'investigatore. "Molto bene, dovrei avere alcuni documenti riguardanti il caso di Zellara Esmeranda... agente Feluz, potrei chiederle di portarmi la cartella del caso dell'apprensora di Lancer Street?" chiese rivolto ad un'altra recluta che stava passando in quel momento. Immediatamente, l'agente fece un cenno affermativo e si diresse verso un archivio a passo svelto, mentre Kostur si schiarì la voce e si rivolse nuovamente a Raven. "Non dovrebbe volerci molto, signorina Nicoletta. Tutto ciò che ci serve sapere è contenuto in quei documenti."

"La ringrazio, investigatore." rispose Raven, cambiando appena espressione. Kostur la osservò ancora per un attimo, notando il suo autocontrollo e il suo fare reticente. Dovevano esserci un bel po' di segreti che quella giovane si teneva ben stretti.

L'investigatore e la misteriosa Varisiana restarono seduti ai loro posti, in silenzio per diversi minuti. Finalmente, l'agente Feluz ritornò con una cartella ben sigillata, contenente tutto ciò che la guardia cittadina di Korvosa aveva raccolto su quel particolare caso. Kostur ringraziò la recluta e aprì con attenzione la cartella, leggendo con attenzione ogni documento. "Molto bene. Qui sono contenute tutte le informazioni che possiamo darle." affermò Kostur. "Allora... la morte della signora Zellara Esmeranda è stata fatta risalire a circa sei settimane fa. E' stata uccisa da Gaedren Lamm, un criminale dei quartieri bassi di Korvosa: spacciatore di brivido, ladro, taglieggiatore e sfruttatore di minori. Sì, oserei dire che non è un individuo che mancherà a molti."

"Volete dire che anche Gaedren è già morto?" chiese Raven stringendo gli occhi. Non era un'espressione di sollievo o di chiusura. Kostur potè intuire con abbastanza sicurezza che Raven era dispiaciuta del fatto che l'assassino della sua mentore fosse già morto, probabilmente perchè avrebbe voluto farsi giustizia da sola.

Tuttavia, Kostur non fece commenti e si limitò a rispondere alla domanda. "Proprio così. Lamm è rimasto ucciso durante uno scontro con alcuni avventurieri di Korvosa, che desideravano condurlo alla giustizia per questioni personali."

Raven annuì, assimilando tutte le informazioni. "Certo... certo, capisco." affermò. "Immagino che un uomo come Gaedren Lamm si sia fatto molti nemici. Tornando a noi... si sa qualcosa di un eventuale testamento della signora Esmeranda?"

"Non è stato trovato nulla..." disse Kostur, dando un'occhiata ad un altro documento. "L'unico figlio della signora Esmeranda è stato a sua volta assassinato da Lamm poco prima della morte della suddetta, e non aveva altra famiglia o amici prossimi a cui lasciare la sua eredità. Non che l'eredità fosse molto sostanziosa, sia ben chiaro. La signora Esmeranda lavorava come apprensora, come immagino lei sappia già... ma non guadagnava molto. Poco più di quanto serviva per sostenere la sua famiglia."

"E il suo mazzo dell'apprensura?" chiese Raven. Quando Kostur la guardò con espressione interrogativa - un'espressione con la quale il mezzorco aveva fatto pratica per farsi credere meno acuto di quanto in realtà non fosse nel caso non si fidasse pienamente di chi aveva di fronte. La finta sembrò funzionare con Raven, il cui volto assunse una vaga espressione frustrata. "Il mazzo dell'apprensura della signora Esmeranda. Deve per forza essere andato a qualcuno. Non lo ha lasciato a me?"

"Come ho detto, signorina Nicoletta, la signora Esmeranda non ha lasciato alcun testamento nè altre ultime volontà... e non è stato trovato il suo nome in alcun documento che la sua mentore abbia lasciato dietro di sè." rispose Kostur. Adesso stava cominciando a vedere qualcosa di più della persona che aveva di fronte - per Raven questo mazzo dell'apprensura era senz'altro molto importante, e non soltanto come eredità di Zellara. C'era qualcosa in più, anche se Kostur non aveva abbastanza elementi da poter dire che cosa, esattamente.

Raven sembrò prendere la notizia con filosofia e tirò un lungo sospiro, guardando verso il pavimento... ma un attimo dopo, Kostur vide un brillio che non gli piacque nei suoi occhi neri e misteriosi. "Ma se non lo ha lasciato a me... allora chi ha ricevuto il suo mazzo dell'apprensura?" chiese infine, incrociando di nuovo lo sguardo di Kostur.

L'investigatore mezzorco abbassò appena un po' lo sguardo. "A questa domanda, signorina Nicoletta, temo di non essere autorizzato a rispondere." affermò. Non era esattamente una bugia. Simili informazioni erano considerate personali dalle leggi di Korvosa, e Kostur non era nella posizione di diffonderle o di rivelarle ad una persona sconosciuta.

Se non altro, Raven non ebbe modo di dubitare di quello che Kostur stava dicendo. La giovane Varisiana storse il naso e sospirò di nuovo. "Capisco, investigatore... e comprendo la sua posizione." rispose sibillina. "Quand'è così... immagino che sarebbe inutile insistere. La ringrazio comunque per la sua disponibilità, e le auguro buona continuazione."

"Altrettanto, signorina Nicoletta. Mi scuso per non averle potuto essere utile oltre un certo punto..." rispose Kostur, cercando comunque di mostrarsi affabile e disponibile. Quella donna aveva sollevato in lui alcuni sospetti... forse vaghi e difficili da definire, ma dei sospetti in ogni caso, e il mezzorco investigatore si vantava del fatto che i suoi sospetti avevano spesso ragione. Raven non fece obiezioni e salutò con un cenno della testa e un inchino mentre si alzava e si incamminava verso l'uscita, seguita dallo sguardo di Kostur. Finalmente, quando la misteriosa Varisiana scomparve dal suo campo visivo e si confuse tra la folla, Kostur fece un cenno tra sè e ritornò al suo lavoro, ma si fece un appunto mentale di tenere d'occhio quella donna. Per il momento erano solo sospetti e cattivi presentimenti, ma era sempre meglio non farsi cogliere alla sprovvista...

 

oooooooooo

 

Qualche giorno dopo...

"Hmm... okay, devo ammettere che non è per niente facile. Come diavolo avrà fatto, quel Lamm, a creare un incantesimo del genere?" si chiese il giovane Rilo. Per uno stregone come lui, che usava la magia in maniera istintiva, non era così semplice studiare un nuovo incantesimo su un tomo - ed era esattamente quello che Krea e Rilo stavano facendo in quel momento, con un piccolo libro di incantesimi tascabile che era stato confiscato dal covo sotterraneo di Rolth Lamm, e usando come cavia un pezzo di carne cruda ancora attaccata ad un osso. Fedra era seduta vicino a loro e stava guardando con attenzione i loro esperimenti magici. Anche se lei non aveva mai imparato ad usare la magia, e non credeva di avere la prontezza mentale necessaria per usarla, questo non voleva dire che non potesse assistere.

"Okay, fratellino... concentrati e prova a vedere se... beh, se non riesci a far funzionare questo incantesimo con il tuo... istinto magico!" disse la giovane Varisiana.

Rilo fece una risatina soffocata. "Non è proprio così che funziona per noi stregoni, ma... ho compreso il concetto! Aspetta un momento, e vediamo se riesco a..." cominciò a dire, un attimo prima che il pezzo di carne rossa cominciasse a tremolare, come se si stesse per staccare da solo dall'osso. Rilo spalancò gli occhi e cercò di intensificare il flusso di energia magica che gli scorreva nel braccio destro. Come si aspettava, il pezzo di carne sembrò scorrere e tremolare, e Rilo storse il naso per il disgusto. "Okay, questo incantesimo non è per niente simpatico! Che cosa passerà per la testa di quel Lamm, per creare una magia simile?"

"Non ne ho idea. Sicuramente, la mela non è caduta per niente lontana dall'albero." affermò Krea. Rilo interruppe l'incantesimo, e il pezzo di carne tornò esattamente com'era prima, come se niente fosse successo. La sorella maggiore prese un bel respiro e cominciò a sua volta a fare pratica con lo stesso incantesimo, cercando di concentrare il suo potere magico nei punti in cui le ossa e la carne si saldavano. Non era un'impresa tanto facile, anche perchè l'incantesimo di Lamm si basava su energie negromantiche che lei non era abituata a gestire. Tuttavia, anche se con un po' di prove ed errori, Krea riuscì a far scorrere la carne e a staccarla dall'osso. Vide che la carne ondeggiava e sembrava quasi ribollire, ma non si staccava mai del tutto dall'osso.

"Majenko pensa che questo incantesimo molto disgustoso..." commentò il draghetto, anche se restava al fianco del suo compagno senza lamentarsi.

Dopo qualche secondo, Krea interruppe l'incantesimo, e ancora una volta la carne incantata tornò com'era prima. "Okay, credo che per adesso possiamo fermarci qui. Credo che Fedra abbia già assistito ad uno spettacolo... abbastanza inquietante!"

"Beh, avete comunque dato una bella dimostrazione della vostra abilità. Io non ci capisco niente di magia..." affermò Fedra. "Ma mi sembra di capire che quello di quel dannato Lamm è un tipo di magia diverso da quello che voi usate di solito. Come mai avete deciso di fare pratica con questo incantesimo, a proposito?"

"Più che altro, per fare pratica con il controllo della magia, facendo delle prove con un tipo di magia un po' diverso dal solito." rispose Krea, notando che, per qualche motivo, la luce stava diminuendo appena un po', come se un ammasso di nuvole stesse passando in quel momento davanti al sole. Incuriosita, la ragazzina Varisiana andò alla finestra e si guardò in giro, notando che in effetti la luce stava diminuendo sempre di più... e che per la strada, la gente stava con gli occhi alzati verso il cielo, fissando qualcosa di sorprendente...

"Guardate lassù!" esclamò Majenko. "Sole è nero!"

Quando Krea alzò lo sguardo, si rese subito conto del perchè di tale stupore: sopra Korvosa si stava verificando un'eclisse di sole! La ragazzina, sorpresa e affascinata, non potè non avvertire i suoi compagni dello spettacolo, e invitarli a salire sul tetto di casa per goderselo meglio.

Vergiliu, Ylena e Deriu erano già sul tetto, con il naso all'insù per assistere allo spettacolo del sole che scompariva man mano, lasciandosi dietro soltanto un disco nero coronato da fiamme lucenti mentre l'oscurità calava su Korvosa, immergendola in uno spettacolo suggestivo. "Ragazzi! Meno male che siete venuti!" esclamò Vergiliu salutandoli con la mano. "Sarebbe stato un vero peccato perdervi questo spettacolo... non è tutti i giorni che capita di vedere un'eclisse di sole."

"Certo che no! E noi non potevamo certo perderla!" affermò Krea. Sentendosi come se stesse tornando bambina, la giovane magus si sedette vicino all'orlo del tetto, godendosi lo spettacolo dell'oscurità che scendeva sulla sua città. Rilo e Fedra si accomodarono lì vicino, e Krea notò che, come era sicuramente logico, la caligni sembrava molto più a suo agio senza la luce del sole che feriva le sue delicate retine.

"Aaaah! Accidenti, non mi ero neanche accorta che i miei occhi si fossero sforzati così tanto..." commentò la caligni. "Stare alla luce del sole non è certo il massimo per noi caligni, che siamo abituati alle tenebre del sottosuolo."

"Majenko è proprio sorpreso..." commentò il draghetto.

Rilo distrasse la sua attenzione almeno un po' dall'eclisse di sole, e si concentrò invece su un altro spettacolo che gli era seduto proprio accanto. Ringraziò tra sè che l'oscurità che calava sulla sua città impedisse di vedere il rossore sul suo viso... quando si ricordò che essendo una caligni, Fedra poteva vedere tranquillamente al buio.

"Già... immagino che lì sotto non si vedano cose del genere..." disse Rilo, un po' timidamente. Prese un bel respiro, cercando di calmarsi e parlare alla graziosa ragazzina caligni senza balbettare nè fare la figura dello stupido. "Ma... sai, sarei curioso di sapere un po' di più di come ve la passate voi caligni là sotto. Voi... fate parte delle varie tribù del popolo oscuro, se non ho capito male..."

Fedra sbattè gli occhi, un po' spiazzata dall'interesse che Rilo provava per il loro stile di vita. Forse era l'oscurità dell'eclisse che rendeva un po' più semplice attaccare conversazione? "Beh... ho avuto modo di guardarmi attorno... e per me, qui è tutto diverso." disse gentilmente la caligni, lo sguardo fisso verso il disco solare, ormai niente più che una sfera nera circondata da un'aureola di luce. "Nei sotterranei... il popolo oscuro è diviso in caste molto rigide, e i caligni come noi devono dimostrare di sapersi rendere utili agli owb, le entità d'ombra che governano il nostro popolo."

"Non deve essere bella vita..." ammise Majenko, con evidente preoccupazione.

Fedra annuì lentamente. "E' per questo che io e mia sorella Kendra abbiamo deciso di andarcene da lì..." affermò. "Ammetto che non sapevamo bene come funzionassero le cose, qua in superficie, e forse è per questo che ci siamo fatte abbindolare... Ma sono contenta che ho finito per incontrare persone come Zellara e come voi... Mi sentivo persa dopo la morte di mia sorella... ma adesso, credo di aver incominciato più o meno a riprendermi..."

"Mi fa piacere saperlo." disse Rilo con un sorriso sincero. Si avvicinò appena un po' a Fedra, "E quindi... hai dei progetti, per il futuro? Voglio dire, sei soddisfatta di lavorare come agente del Trono Cremisi? Non hai rimpianti o altre idee?"

"Come ho detto... non rimpiango di essermi lasciata dietro una vita passata a servire quei dannati owb." rispose prontamente Fedra. "Per adesso, sono contenta di come vivo adesso, e non ho motivo di cercare un altro lavoro. Più avanti... ma a questo punto parliamo di quattro o cinque anni come minimo... forse ci penserò su e deciderò se lasciare Korvosa e cercare fortuna altrove. Ma non ho nessuna intenzione di tornare alla nostra vecchia enclave. Sicuramente qui ho molte più possibilità... e... beh... ho anche trovato molte persone che hanno reso più agevole la mia permanenza. Se non fosse stato per voi, e per Runyar e Kostur, beh... non so davvero come avrei potuto cavarmela."

Rilo si avvicinò ancora un po' a Fedra, che non diede segno di volersi allontanare. "Abbiamo solo fatto... quello che per noi era giusto." rispose. "E' stato anche grazie a te che ce la siamo cavata bene finora. Ricordo ancora... beh... come hai sistemato Devargo! Sei stata un ottimo membro del nostro gruppo, e una compagna preziosa... ehm... anche... per me..."

Fedra deglutì e si sentì avvampare il viso. Aveva sentito bene? Rilo si stava proprio... complimentando così con lei? Majenko fece un occhiolino al suo compagno e gli fece un cenno amichevole, come per dire che quello era il momento giusto per avvicinarsi a lei. Dopo un attimo di esitazione, le loro mani cominciarono lentamente a muoversi l'una verso l'altra...

Ma proprio in quel momento, un boato di gioia feroce esplose dalle strade sotto di loro, facendoli sobbalzare e strappando a Rilo un'imprecazione a denti stretti. Fedra si guardò attorno imbarazzata e stupita... e subito dopo, la famiglia Aldinn e la loro ospite guardarono in basso, soltanto per vedere un molesto gruppo di ubriachi che si appoggiava al muro di casa, intonando una serie di canti osceni mentre seguivano una folla che si dirigeva verso il centro di Korvosa...

Irritata, Krea si sporse dal balcone per gridare loro dietro di starsene buoni e di non cantare le loro terrificanti canzoncine da ubriachi... ma prima che potesse aprire bocca, le parole di quella canzoncina idiota giunsero alle sue orecchie...

 

Adesso la pagherà! Il capo le scorcerà!

E l'anarchia finirà perchè lei morirà!

Trinia oggi ai ceppi e domani su una picca sarà!

E tutti noi felici siam!

E Ileosa assai lodiam!

 

Krea si sentì mozzare il fiato in gola nel sentire quelle parole. Da dove saltava fuori il nome di Trinia? Che stavano dicendo quegli idioti? Perchè parlavano di Trinia? Non poteva essere che Trinia fosse stata presa e portata al supplizio! Il maestro Orisini aveva personalmente fatto in modo che fosse al sicuro! Che stava succedendo?

Una cosa era sicura, la ragazzina era convinta al cento per cento che la risposta non le sarebbe piaciuta!

Con uno scatto improvviso, Krea si alzò e fece cenno a Rilo, Majenko e Fedra di seguirla. I signori Aldinn si voltarono sorpresi verso i loro figli, e Deriu li richiamò con evidente allarme, ma Krea fece semplicemente cenno che sarebbero tornati quanto prima, per poi mettersi alla testa del gruppetto che si stava già fiondando giù per le scale e verso le strade di Korvosa.

Krea uscì di corsa da casa e si guardò attorno per vedere dove fossero finiti quegli ubriaconi di prima... e con suo sollievo, vide che non si erano ancora allontanati, e stavano cantando le loro canzoncine stonate appena sotto il muro di una casa vicina, ignorando le imprecazioni dei residenti. In un attimo, la giovane magus fu addosso al primo degli ubriaconi e lo prese per un risvolto della camicia, costringendolo a prestarle attenzione.

"Che cosa sta succedendo?" esclamò la ragazzina. "Cosa state cantando a fare? Chi è che andrà ai ceppi?"

Fedra cercò di calmarla, tenendole una mano sulla spalla mentre i vagabondi la guardavano stupiti ed increduli. "Krea, aspetta!" esclamò. "Calmati, per favore!"

Il tizio ubriaco guardò Krea con espressione melensa, come se non si rendesse ancora conto di cosa stesse accadendo. "Huh? Hey, mossshiosha, che ti piglia?" chiese, annebbiato dai fumi dell'alcool. "Shtavamo dissshendo che... hic... hanno presho l'asshasshina del re... hic... Trinia... Shabor... e la manderanno... a morte! Hic!"

"Ghià!" rispose un altro di quei poco di buono. "Quella baldracca che ha ussshisho il noshtro re... Trinia Shabor... la meetteranno... hic! A morte... molto preshto!"

Krea si sentì gelare il sangue nelle vene. Non era possibile! Credeva che Trinia fosse al sicuro! Cosa poteva essere successo? Qualcuno aveva tradito e aveva consegnato Trinia alle guardie della regina? La ragazzina spintonò via l'ubriacone, che grugnì una volgarità e raggiunse di nuovi i suoi compari, per poi restare ferma dov'era con un'espressione incredula e scioccata.

"Krea!" esclamò Rilo, scuotendo la sorella maggiore per un braccio. "Krea, che sta succedendo? Com'è possibile... che abbiano preso Trinia?"

La ragazzina Varisiana scosse la testa. "Io... non ne ho la più pallida idea, ma saranno grane. Grane grosse. Dobbiamo correre a Cittadella Volshyenek... se è come temo, allora Kostur avrà già sentito cosa sta succedendo... e la comandante Kroft sarà il primo oggetto della sua collera! Presto, amici, dobbiamo andare lì seduta stante!"

"Ah! Aspettare, Krea! Majenko non vola così veloce!" protestò il draghetto, mentre Rilo e Fedra si mettevano ad inseguire la maga-spadaccina...

 

oooooooooo

 

Circa mezz'ora dopo, a Cittadella Volshyenek...

"Maledizione, Kostur! Capisco come ti senti, ma non risolverai niente comportandoti così!" esclamò Runyar, cercando come poteva di stare dietro al suo compagno di squadra, che si stava facendo strada a spintoni e grugniti tra i pochi soldati che in quel momento erano rimasti nella cittadella. In quel momento, il meticoloso detective era sparito, e al suo posto non c'era altro che un orco furioso in procinto di rompere tutto quello che gli si parava davanti.

"Largo! Fatemi largo! Non ho tempo per rispondervi, maledizione!" ringhiò il mezzorco, spintonando via una guardia che aveva cercato debolmente di indurlo a più miti consigli. Il malcapitato si spostò di lato con un breve lamento di disappunto, e Runyar sospirò e si scusò con il giovane cadetto prima di continuare a seguire Kostur, con tutta la velocità che il fisico tozzo e le gambe corte di un nano gli permettevano. In breve tempo, Kostur raggiunse l'ufficio della comandante Kroft... e ignorando completamente le preghiere di Runyar, spalancò la porta e vi entrò di prepotenza. Seduta alla sua scrivania, con un pacco di documenti ancora non letti piazzati davanti a lei, si trovava la comandante Cressida Kroft, che davanti all'irruenza del mezzorco restò sorprendentemente calma e posata, come se si aspettasse quell'ingresso da un momento all'altro.

"Agente Kyle..." cominciò a parlare, ma fu costretta ad interrompersi quando Kostur la raggiunse e la afferrò per il bavero della sua uniforme, sollevandola di peso dalla sedia, con sommo orrore di Runyar. Si accorse a malapena del resto del suo gruppo che arrivava, fermandosi con espressioni scioccate sull'uscio dell'ufficio.

"Kostur, no! Che stai facendo?" esclamò Krea. Fece per entrare, ma la comandante, che dopo un attimo di sorpresa aveva rapidamente recuperato il sangue freddo, la fermò prima che potesse entrare.

"Fermi!" esclamò Cressida. "Non un passo di più, voi! Lasciate che l'agente Kyle mi dica in faccia quello che deve!"

"Lei mi aveva dato la sua parola." ringhiò Kostur, la sua rabbia sul punto di esplodere. Le sue parole erano brevi, dirette e cariche di una furia che non aspettava altro che il momento di esplodere. "Mi aveva detto che con Vencarlo sarebbe stata al sicuro. Che finchè era con lui, la forca e la scure del boia non l'avrebbero mai sfiorata. E allora... PERCHE' QUALCHE MINUTO FA HO SENTITO DA QUEI BEONI FESTANTI CHE TRINIA E' STATA ARRESTATA? PRETENDO SPIEGAZIONI! E SUBITO, PRIMA CHE FACCIA QUALCOSA DI CUI CI PENTIREMO TUTTI!"

Il resto del gruppo rabbrividì davanti alla furia di Kostur, e ancora una volta Krea fu tentata di intervenire, anche sfoderando il suo stocco se necessario... ma ancora una volta, Cressida riuscì a restare calma e a gestire la situazione. "Apra il taccuino a pagina 77." disse con tutta calma, indicando un piccolo taccuino nero con gli angoli dorati e una piuma d'oca stilizzata disegnata al centro. Corrugando la fronte, Kostur abbassò lo sguardo verso il taccuino e riportò giù la Kroft, permettendole di toccare terra coi piedi.

Con fare spiccio, Kostur prese il taccuino e lo aprì alla pagina che gli era stata segnalata... e lesse il messaggio che vi era scritto, in bella grafia...

 

Cara Cressida,

oggi sono andato al nascondiglio (tu sai dove e tu sai quale) per assicurarmi che Trinia stesse bene. Sta bene e come mi ha promesso non si è mossa. Tuttavia ti volevo dire che io ora sono ancora con lei poichè sto sentendo voci secondo cui l'avrebbero arrestata. Fandonie. Lei è con me.

Vencarlo Orisini

 

E appena più sotto, in una grafia che Kostur riconobbe subito come quella della sua amata:

 

Confermo, comandante Kroft. Sono al sicuro.

Trinia Sabor

 

Il mezzorco trasalì e spalancò gli occhi, lasciando cadere il taccuino sul tavolo e rendendosi conto di essersi infuriato e di aver minacciato la sua superiore per nulla. Imbarazzato, abbassò la testa e si scusò con la Kroft. "Io... io... ehm... mi dispiace, comandante Kroft... ho... ho sentito quegli ubriaconi che si mettevano a cantare della mia Trinia che sarebbe andata sotto la scure... e non ci ho visto più per la rabbia e l'ansia." mormorò. "Avrei... avrei dovuto mantenere la calma e... non fare quello che ho fatto, in pratica. Se... ha in mente di punirmi per questo mio comportamento, non farò obiezioni. Faccia pure quello che ritiene giusto."

"Non sarà necessario." rispose Cressida, mettendosi a posto l'uniforme mentre il resto del gruppo faceva il suo ingresso nell'ufficio. "Ritengo che la figuraccia che lei ha fatto sia già di per sè una punizione sufficiente. Ma... nel frattempo, ho inviato un messo a Castel Korvosa per confermare queste voci, e dovrebbe tornare tra poco."

"Sono già di ritorno, comandante Kroft. Ho fatto prima di quanto mi aspettassi, in realtà..." giunse la risposta di una recluta dai capelli castani chiari scompigliati che si presentò in quel momento sull'ingresso dell'ufficio, facendo un saluto militare. Stupita, Krea ricambiò il saluto e fece posto al soldato, che ringraziò e si fermò al centro dell'ufficio per fare il suo rapporto. "Comandante Kroft. Possso confermarle che l'arresto è avvenuto per mano della guardia reale, e che la prigioniera è stata portata dinnanzi a Sua Maestà Ileosa in persona per un processo. Sono arrivato proprio quando hanno portato l'accusata in catene davanti a Sua Maestà."

"Dite davvero? Beh... questa è una buona notizia, no?" esclamò Krea, sentendosi più speranzosa. "Sicuramente adesso Sua Maestà starà ascoltando l'accusata, e..."

La maga-spadaccina si fermò interdetta quando il messo scosse la testa desolato. "Mi spiace doverle dire che non è così. Il processo, se così lo possiamo chiamare, è durato esattamente due minuti netti, al termine dei quali due guardie reali hanno trascinato via di peso la prigioniera." spiegò il soldato con un tono diretto e quasi brutalmente onesto. "Quest'ultima ha cercato di dimenarsi e di urlare... ma la regina ha ordinato che fosse zittita, al che le due guardie l'hanno malmenata con i loro manganelli fino a farle perdere i sensi... e poi l'hanno condotta in una cella. Sono solo riuscito a sentire la prigioniera che, anche con un cappuccio sulla testa, ha urlato chiaramente che lei non era Trinia. E poi... la regina ha comunicato che l'esecuzione sarebbe avvenuta domani sera, nella pubblica piazza accanto a Castel Korvosa. Ora, se volete scusarmi..."

"Puoi andare, soldato. Hai fatto un ottimo lavoro." rispose Cressida. Il soldato fece un saluto e se ne andò, ma a quel punto, la rivelazione aveva scioccato tutti: non c'era altra spiegazione, era stata arrestata un'altra persona che poi era stata spacciata per Trinia.

Dopo qualche secondo di attonito silenzio, Krea si schiarì la voce e disse la sua. "Beh... se le cose stanno così, allora non possiamo lasciar perdere!" esclamò la magus. "Andiamo da Sua Maestà! Cerchiamo di spiegare le cose come stanno!"

"Mi dispiace, ma è fuori discussione." esclamò Cressida, prima che chiunque potesse rispondere. Colti di sorpresa, molti membri della Compagnia del Draco si voltarono verso la loro comandante, che spiegò cosa voleva dire. "L'arresto è stato compiuto dalle guardie reali, non dalla guardia cittadina, e io non ho alcuna autorità su di loro."

"Come sarebbe a dire? Non siete tutti parte della milizia di Korvosa?" chiese Fedra, arrabbiata ed incredula.

Verik scosse la testa. "No, non è proprio la stessa cosa." spiegò. "Sono divisioni distinte delle forze armate di Korvosa, ognuna con i suoi comandanti.". Kostur annuì con approvazione, confermando quello che l'ex-sergente aveva detto.

"Quando la signorina Sabor ci è... sfuggita... il capo delle guardie reali, ovvero la comandante Sabina Merrin, mi ha sollevato dall'incarico di arrestarla. Per ordine esplicito di Sua Maestà Ileosa, cito testuali parole." spiegò la Kroft. "Quindi, se andaste lì, sareste passibili di essere arrestati."

"E allora... cosa dovremmo fare?" chiese Orik, intervenendo per la prima volta da quando la discussione era iniziata.

Cressida si sedette alla sua scrivania e si mise una mano sulla fronte, come se stesse cercando di calmare un feroce mal di testa. "Per il momento, questo sarà il nostro piano d'azione. Prima di tutto, mi recherò al nascondiglio di Trinia, per assicurarmi che stia bene. Poi andrò a Palazzo Lungacro, per verificare che le pratiche processuali siano state avviate e fare in modo che il processo sia equo. Questo permetterà a Trinia di guadagnare tempo e scappare da Korvosa se fosse necessario. Inoltre, vorrei provare a fare visita alla prigioniera nelle segrete, per capire di chi si tratta."

La comandante della guardia cittadina fece silenzio per diversi secondi, poi si rivolse nuovamente al gruppo. "E se alla fine non dovesse esserci un processo equo... allora l'esecuzione verrà portata a termine, e allora avrò bisogno che voi mi accompagniate... sia per contenere la folla che per essere sicura che non facciate niente di avventato." affermò. "Detto questo... non credo di avere altro da aggiungere. Potete congedarvi. Grazie per la vostra collaborazione."

 

oooooooooo

 

"Non è possibile... non è possibile! Non è assolutamente possibile!" esclamò Krea come in trance, camminando rabbiosamente lungo il corridoio, ancora incredula di ciò che stava accadendo. "Ci deve essere per forza un errore! Sua... Sua Maestà Ileosa non può fare questo! E'... è una cosa assurda! C'è qualcosa dietro, ne sono sicura!"

"E cosa ci potrebbe essere dietro, Krea?" chiese Rilo, preoccupato per lo stato d'animo della sorella. "Hai idea di chi potrebbe...?"

"Questo non lo so! Ma deve essere così!" replicò spazientita la magus. "Sua Maestà Ileosa non farebbe mai un'ingiustizia simile!"

Kostur sospirò e scosse la testa. "Le tue convinzioni sono comprensibili... e anche le tue intenzioni sono buone." affermò il mezzorco. "Ma... temo che la realtà dei fatti sia quella che stiamo vivendo. Resta il fatto che c'è una donna innocente in attesa di essere condannata a morte... e purtroppo, per ordine della regina."

"Ho detto... che Sua Maestà Ileosa non farebbe una cosa simile di sua volontà!" scattò su Krea, voltandosi rabbiosamente contro il mezzorco, che sgranò gli occhi per la sorpresa. "Ci deve essere una spiegazione! Sua Maestà... deve essere stata costretta dalle circostanze! Deve per forza essere un modo per mantenere l'ordine! Avrà avuto bisogno di fare un compromesso!"

"Certo, un compromesso può essere necessario!" esclamò di rimando Kostur, restando calmo ma fermo di fronte alla rabbia di Krea. "Ma una volta che ne è stato fatto uno... come ci si comporta se sembra essere necessario un secondo?  E un terzo? Un quarto? Non credi ci sia il rischio che l'eccezione diventi la regola?"

"Mi dispiace, Krea, ma sono d'accordo con Kostur." replicò Fedra con convinzione. "Credimi... ho già sperimentato sulla mia pelle compromessi come questi... e il risultato non è mai stato nulla di buono!"

Rilo restò di stucco quando Krea afferrò Kostur per il bavero della camicia. Malgrado il mezzorco fosse decisamente più alto di lei, la ragazzina Varisiana sembrava quasi in procinto di spintonarlo via. "Come vi permettete? Facciamo parte di un gruppo che ha l'onore di servire il Trono Cremisi! E non avete fiducia in Sua Maestà?"

"No, perchè non ci sta dando motivo per avercene!" replicò Kostur di rimando.

"Un'altra parola di questo, e giuro che... che..." cercò di dire Krea, mentre Rilo e Majenko si affrettavano accanto a lei per farla calmare. Kostur strinse i denti e afferrò i polsi di Krea per costringerla a mollare la presa... ma prima che la lite potesse degenerare, fu Verik ad intervenire per sedarla.

"Calma! Calma, voi due! Non siamo in guerra tra noi!" esclamò l'ex-sergente, mettendosi in mezzo. Come se le parole di Verik le avessero permesso di ritrovare la ragione, Krea mollò la presa e incespicò all'indietro, con espressione confusa e sconvolta, come se non riuscisse a credere di essersi spinta fino a quel punto. Immediatamente, anche Kostur si calmò... e Verik si schiarì la voce e fece la sua proposta. "Ascoltate... io credo che la cosa migliore sia incontrarci qui a mezzogiorno, e sentire cosa è riuscita a fare la comandante Kroft. Agire di testa nostra... non porterà a niente di buono."

"Sì... sì, mi sembra giusto." disse Orik. "Prendiamoci questa notte per pensarci su... e sperabilmente, domani saremo un po' più lucidi per pensarci su. Allora, fratellino... torniamo alla locanda, okay?"

Verik annuì silenziosamente, e Fedra sospirò e guardò verso Rilo. "Rilo, mi dispiace... io... credo che forse per adesso faccio bene a fermarmi qui per la notte." affermò.

Pur dispiaciuto che Fedra non si fermasse più a casa loro, Rilo accettò con un cenno della testa. In fondo, in quel momento Krea era ancora arrabbiata e confusa... e Fedra si era detta d'accordo con Kostur. Majenko sospirò e scosse la testa, immaginando che a quel punto non c'era altra scelta che accettare come stavano andando le cose...

 

oooooooooo

 

L'eclisse di sole era finita quando Krea, Rilo e Majenko uscirono da Cittadella Volshyenek, dirigendosi con passo svelto verso casa ed ignorando tutti i festeggiamenti che proseguivano attorno a loro. Krea era talmente arrabbiata e sconvolta per tutto quello che stava accadendo, per il fatto che aveva quasi messo le mani addosso ad un suo compagno, che quasi non si accorgeva di ciò che le accadeva attorno. Tutto ciò che le importava era di non smarrire Rilo e Majenko nella confusione.

Il tempo passò in un lampo mentre i due fratelli e il loro amico draco raggiunsero la loro casa, trovandosi davanti i loro genitori e il loro fratello minore che li attendevano ansiosi.

"Krea, Rilo! Majenko!" esclamò Vergiliu vedendoli arrivare. "Ragazzi, ma che è successo? Come mai siete partiti come delle furie? Dove siete andati, con quel buio che è sceso?"

Krea non rispose nemmeno. Con uno scatto, la ragazzina mormorò delle parole di scusa e si fiondò in lacrime verso la sua stanza, con grande stupore dei signori Aldinn e di Deriu!

"Sorellona!" esclamò il più piccolo dei tre fratelli. Ma Krea era già corsa via, e Deriu sentì il rumore di una porta che sbatteva. "Ma... Sorellona, che succede? Abbiamo detto qualcosa che non va?"

"E come mai la signorina Fedra non c'è?" chiese Ylena. "Cos'è successo mentre eravate via?"

Rilo sospirò e guardò per un breve momento Majenko negli occhi. "Majenko crede... che sia caso di raccontare cose come sono." affermò il draghetto, e Rilo sospirò e annuì lentamente, massaggiandosi la fronte.

"Sì, in effetti..." cominciò a dire il giovanissimo stregone, per poi voltarsi verso la sua famiglia e cominciare a raccontare...

Pochi minuti dopo, il resto della famiglia Aldinn sapeva la verità...

"Questo è quanto. Mi dispiace." rispose Rilo malinconicamente. "Abbiamo scoperto quello che Sua Maestà Ileosa vuole fare... e Krea non lo ha preso bene... e abbiamo litigato con i nostri compagni. Compresa Fedra..."

"Majenko molto dispiaciuto..." mormorò il draghetto, comprendendo come si sentiva il giovane stregone in quel momento.

L'umore di Ylena e Vergiliu Aldinn, in quel momento, poteva solo essere definito cupo. Restarono in silenzio per diverso tempo, a riflettere su quello che avevano sentito... e finalmente, Vergiliu ruppe il silenzio con un sospiro rabbioso e frustrato.

"Dunque è questa la giustizia, qui a Korvosa?" si chiese desolato.

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Una giornata incantevole per dare risposte ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 20 – Una giornata incantevole per dare risposte

 

 

oooooooooo

 

Gathlynn Keidros non era sicura di dove si trovava in quel momento.

I suoi ultimi ricordi erano confusi, a causa delle circostanze, ma ricordava molto bene quel suo confronto con Nelsin. Erano volate parole di troppo, si erano scambiati accuse, e poi... e poi... cos'era successo?

Oh, già. Nelsin le aveva sparato con quella sua dannata balestra.

Eppure... ancora adesso, la giovane donna sentiva un sordo dolore al torace, proprio nel punto in cui il dardo le era penetrato nelle carni. In quel momento, era distesa su qualcosa di morbido, molto probabilmente un letto, ed era avvolta da delle coperte leggere, che tuttavia le sembravano enormi a causa della sua debolezza.

"Quindi... non sono morta... ma allora... dove mi trovo...?" pensò tra sè, storcendo il naso a causa del disgustoso sapore che si sentiva in bocca. Si sentiva come se avesse dormito per un'intera giornata - la schiena le faceva male, le giunture sembravano bloccate, e la sua visuale era annebbiata. Sentendosi debole e confusa - sicuramente per la perdita di sangue - Gathlynn alzò una mano per passarsela sulla faccia... e si sentì l'arto che veniva gentilmente trattenuto da qualcuno.

"Per favore, signorina, non si sforzi." disse una calda voce maschile, che sicuramente non era quella di Nelsin. "Le consiglierei di restare distesa e non fare sforzi. Quel quadrello l'ha ferita quasi mortalmente. E' una fortuna che i miei ragazzi l'abbiano trovata al momento giusto e l'abbiamo condotta qui."

"Hmm... chi è...? Con chi sto... parlando?" chiese la giovane donna, la lingua ancora impastata. Riuscì a distinguere l'uomo seduto accanto a lei che le offriva un bicchiere d'acqua e glielo portava alle labbra. Gathlynn bevette qualche sorso e cominciò già a sentirsi meglio.

"Siete in un'infermeria, signora Keidros." rispose l'uomo. La vista adesso le si era schiarita abbastanza da vederlo bene. Doveva avere all'incirca una quarantina d'anni, ma li portava molto bene, al punto da dimostrarne almeno cinque in meno, e indossava un impermeabile scuro con pantaloni beige ed eleganti scarpe nere. I suoi capelli erano neri, corti e gentilmente ondulati, con qualche striscia che cominciava ad ingrigire, unico segno della sua età non più tanto giovane, mentre i suoi occhi erano azzurri ed acuti, ed esprimevano una viva intelligenza e spirito di osservazione. "Siete stata portata qui dai miei allievi quando vi hanno trovata a terra, gravemente ferita da un dardo di balestra. E' stato difficile... il quadrello era penetrato davvero in profondità, e temevo ci sarebbero stati danni permanenti agli organi respiratori. Per fortuna, con una combinazione di magia curativa e della mia abilità come chirurgo, siamo riusciti a salvarvi la vita. Vostro marito è stato trovato poco lontano da voi, con evidenti segni di percosse."

Gathlynn assorbì la notizia con freddezza. In quel momento, l'unica cosa che le passava per la mente e la torturava era il modo in cui suo marito aveva cercato di sbarazzarsi di lei non appena lei aveva osato contraddirlo su qualcosa che le stava a cuore. Come aveva potuto sprecare tutta la sua devozione, la sua giovinezza... i giorni migliori della sua vita... al fianco di quell'individuo spregevole? Che ingenua... avrebbe dovuto capirlo subito che lui non era affidable, e che avrebbe dovuto allontanarsi da lui quanto prima. Lui aveva ricambiato così il suo amore e la sua fiducia... e adesso lei non gli avrebbe dato altre possibilità. Che andasse all'inferno, amico d'infanzia o meno.

"E' stato lui..." mormorò Gathlynn. "Lui ha cercato... di uccidermi..."

Intravide il medico che annuiva in segno di intesa. "Vostro marito è già stato arrestato e consegnato alle guardie reali. Subirà un giusto processo e verrà punito secondo la legge di Korvosa." affermò. "Tuttavia, adesso voi dovreste riposare. Se aveste qualche domanda, o qualche richiesta, io sarò lieto di venirvi incontro."

Gathlynn annuì debolmente. "Certo... ecco... vorrei sapere... Oriana e le altre... stanno bene, vero?" chiese, riferendosi alle altre soldatesse che avevano presenziato alla riunione di quella sera fatale.

Il dottore fece un sorriso appena accennato. "Non si preoccupi per loro, signora Keidros. Le vostre compagne sono tutte al sicuro, e alcune di loro hanno già espresso i loro desideri di rapida guarigione nei vostri confronti." affermò.

La giovane soldatessa riuscì a sorridere. Se non altro, questa era una bella notizia. "La ringrazio... ehm... potrei sapere il vostro nome, per... favore?"

"Senz'altro." rispose il medico con un sorriso sottile. "Dottor Reiner Davaulus. Ho avuto l'onore di servire per molti anni la famiglia Arvaxani ad Egorian."

"Arvaxani? Questo è... il nome della famiglia... di Sua Maestà Ileosa, non è così?" chiese la sua paziente. Sentendosi già un po' più forte, cercò di alzarsi, ma un penetrante dolore al petto la costrinse a sdraiarsi di nuovo. "Ugh... scusi... dottore... ho avuto un momento di..."

"Va tutto bene." rispose il medico, aggiustandole le coperte in modo che non rimanesse esposta. "Per adesso, si preoccupi di recuperare le forze. Vi farò sapere per quanto riguarda le vostre compagne o qualsiasi altra questione vi possa riguardare. Buon riposo, signora Keidros."

Il dottore si allontanò, lasciando che la giovane donna si riposasse e prendesse fiato. Gathlynn lo sentì chiudere la porta dietro di sè e tirò un sospiro, ripensando alla situazione in cui si trovava, e chiedendosi cosa avrebbe potuto fare da quel momento in poi. Ritornare dalla sua famiglia? Era escluso. Dopo tutto quello che avevano investito in quella buffonata di un matrimonio, non avrebbero preso bene il modo in cui era andata a finire...

Ma non se la sentì di pensare oltre. Il dottore aveva ragione, per il momento era il caso di fermarsi e riprendere le forze... e con un sospiro rassegnato, la giovane donna si abbandonò ad un sonno senza sogni.

 

oooooooooo

 

In quel momento, Krea Aldinn stava guardando Trinia Sabor dritta negli occhi.

Mentre quest'ultima veniva costretta ad inginocchiarsi e a mettere la testa sul ceppo del giustiziere.

La giovane artista alzò lo sguardo verso Krea, e la magus rabbrividì quando vide quegli occhi azzurri pieni di lacrime, rabbia e livore. Un silenzioso sguardo di accusa mentre le figure dei suoi aguzzini la tenevano ferma e la costringevano ad appoggiare la testa.

Krea non riusciva a credere ai suoi occhi. Com'era possibile che fosse successo tutto questo? Non si era detto che Trinia era al sicuro? E dov'era Kostur? Dov'era suo fratello? Tutti i suoi compagni... Krea si guardò attorno, alla disperata ricerca di qualcuno che potesse aiutarla a salvare Trinia...

Ma non c'era nessuno. Soltanto una folla senza volto e senza mente, riunita tutt'attorno, che inneggiava alla morte della "traditrice" e della "regicida". Krea provò a chiamare qualcuno... ma la sua voce si perse nella marea di urla ed imprecazioni che risuonavano tutt'attorno, annegando qualsiasi altro suono. Cercò di alzare una mano... di avanzare verso i boia che tenevano ferma Trinia... ma il suo corpo era bloccato. Con un'esclamazione di orrore e di stizza al tempo stesso, Krea cercò di muoversi... ma il suo corpo non rispondeva alla sua volontà. Era come se tutti i suoi muscoli fossero diventati pietra. L'unica cosa che riuscì a muovere fu il suo sguardo, e incrociò nuovamente l'espressione accusatoria di Trinia, che la fissò ferocemente negli occhi.

"Perchè?" chiese Trinia, e per un attimo, il frastuono della folla sembrò quietarsi, in modo da far sentire a Krea tutto quello che la giovane artista aveva da dire. "Perchè non mi hai salvata?"

Prima che Krea potesse anche soltanto iniziare a pensare ad una risposta, l'ascia del boia cadde...

E un attimo dopo, a cadere fu la testa di Trinia Sabor, che rotolò giù dal palco in mezzo alle grida selvagge della folla assetata di sangue e, come guidata da qualche mano misteriosa, rotolò fino ai piedi di Krea, senza mai perdere la sua espressione severa ed accusatoria.

Finalmente, anche se troppo tardi, Krea riuscì a muoversi e si chinò verso la testa decapitata di Trinia, toccandola con le mani tremanti e facendo per prenderla tra le mani...

La pelle candida di Trinia cominciò improvvisamente a ribollire, come se qualcosa di orrido si stesse muovendo sotto di essa... e nel giro di pochi secondi, il volto della pittrice cominciò a coprirsi di disgustose pustole rosse, che continuarono a diffondersi e ad espandersi a vista d'occhio, passando in seguito dal rosso acceso ad un malato colore blu-violaceo, come quello di un livido mostruoso. Le guance, il mento, la fronte, gli zigomi... nel giro di pochi secondi, il viso di Trinia perse tutta la sua bellezza e prese a ribollire e a disfarsi...

Krea non riuscì a trattenere un grido di terrore quando la testa di Trinia esplose letteralmente, inzuppandola di sangue e riempiendole il campo visivo di rosso! Con un urlo di terrore, la giovanissima magus indietreggiò e cercò di pulirsi il volto con le mani, sentendo sulla lingua un disgustoso sapore di sangue e marciume. Sembrava che tutto il mondo fosse impazzito, e che lei stesse disperatamente cercando di tenersi aggrappata ad un ultimo barlume di sanità mentale...  

Finalmente, il sangue marcio che le copriva gli occhi venne via, e la giovane Varisiana aprì le palpebre con esitazione...

Soltanto per trovarsi di fronte ad uno spettacolo apocalittico.

Korvosa stava bruciando.

La grande città era avvolta dalle fiamme, gli edifici crollavano al suolo mentre lingue di fuoco scarlatte guizzavano verso un cielo plumbeo, ingombro del fumo che saliva da quella scena terribile. Le grida della folla si erano trasformate di gemiti di dolore e di supplica, e le strade erano ricoperte di detriti, rovine e cadaveri rigonfi. L'orrore travolse Krea, che cercò di allontanarsi, ma si trovò subito con le spalle al muro, mentre la città in rovina si riempiva di persone che, uscendo dai pochi edifici ancora in piedi, camminavano come in trance verso la reggia...

Ma la reggia non c'era più. Al suo posto, un'altra visione orrenda si pose davanti agli occhi di Krea, che rabbrividì e trattenne a malapena un conato di vomito.

La grande reggia di Korvosa era crollata, e dove un tempo essa si ergeva, c'era una figura femminile gigantesca, che sembrava accogliere tutti i derelitti che le andavano incontro. Era una donna bellissima, quasi troppo bella per essere vera, con lunghi capelli neri e setosi che incorniciavano un volto candido, dai lineamenti armoniosi e dalle labbra rosse e carnose, sul quale un paio di occhi dorati ardevano di desiderio e passione. Indossava un abito di seta bianca, ornato con eleganti e delicati merletti che le davano un aspetto allo stesso tempo delicato e seducente...

...ma la metà inferiore del suo corpo era priva di carne - soltanto ossa sanguinolente là dove avrebbero dovuto esserci lo stomaco e le gambe. Tra le mani avvizzite, la donna stringeva una falce gocciolante di sangue, il sangue di tutti i cittadini di Korvosa che aveva mietuto...

"La Pallida Principessa ha avuto il suo banchetto."

Una voce inquietante, simile ad un ruggito innaturale, riecheggiò tutt'attorno... e la figura della donna con la falce scomparve, per essere sostituita da un'altra figura femminile, vestita di un lungo ed elegante abito rosso, con un velo nero a coprirle il volto. Questa nuova figura, non meno grande della donna-scheletro, fluttuava lentamente verso Krea, tendendo una mano esile e delicata per togliersi il velo che le impediva di vederla in volto...

E con un gesto lento e deliberatamente calmo, la donna in rosso si tolse il velo... e Kre asobbalzò di nuovo quando, anzichè un volto umano, vide apparire il muso feroce di un drago ricoperto di squame blu, con due lunghe corna nere sulla testa e gli occhi che rilucevano di una strana luce azzurrina, proiettando fulmini e scariche elettriche tutt'attorno! 

Un istante dopo, la donna dal volto di drago voltò lo sguardo verso Krea, che restò agghiacciata nel vedere quell'espressione di odio e ferocia senza limite...

Una raffica di scariche elettriche crepitò attorno alla bocca armata di zanne, e con uno sfrigolio infernale, una folgore scaturì dalla sua gola ed investì Krea e ciò che rimaneva di Korvosa...

 

oooooooooo

 

"Aaaaaaah!"

E subito dopo, Krea aprì di scatto gli occhi e si ritrovò nel suo letto, nella sua stanza, nella sua casa a Korvosa. La tenue luce delle prime ore del mattino illuminava fiocamente la stanza e le sue lenzuola, offrendo una visione calmante che riuscì a rassicurare la giovane maga-spadaccina. Dopo aver preso fiato ed assersi assicurata che fosse tutto finito, Krea si rilassò e si afflosciò sul materasso.

"Era... era soltanto un brutto sogno... un sogno... davvero orribile..." sussurrò.

Ancora sconvolta e sudata per quell'incubo, la giovane Varisiana si alzò dal suo letto e si infilò le pantofole. Sentiva di aver bisogno di fare due passi per scaricarsi e calmarsi un po'.

Ma prima di potersi avviare verso la porta della sua camera, Krea sentì una serie di passi che si avvicinavano a gran velocità... e un attimo dopo, la porta della camera da letto si spalancò di colpo, rivelando la figura di Ylena Aldinn, accorsa nel sentire il grido della figlia maggiore.

"Krea!" esclamò Ylena. "Tesoro, che cosa è successo? Ti ho sentita urlare..."

Dopo un attimo di sorpresa, Krea si riavviò i capelli, cercando di sembrare presentabile, e si sedette sul letto. "Sì... sì, mamma, sto bene. Non hai niente di cui preoccuparti." sussurrò.

Certamente non doveva essere stata molto convincente. Con un passo aggraziato ma rapido, che Krea non le aveva mai visto fare prima d'allora, Ylena le si avvicinò. Si sedette al fianco della figlia con la grazia di un gatto e le appoggiò una mano sulla spalla, parlandole con serenità materna.

"Mia cara ragazza, ti conosco troppo bene. Quel tuo colorito pallido e quell'urlo di paura che io e tuo padre abbiamo sentito... sono un segno fin troppo evidente che non stai bene."

La verità era che la stessa Krea era desiderosa di raccontare a qualcuno dell'incubo che aveva fatto... e dopo aver preso fiato, la giovane magus si riavviò i lunghi capelli neri con un gesto della mano. "In effetti... se devo essere sincera... ho appena fatto un incubo... un incubo terribile." affermò, sentendosi come se stesse tornando bambina per un momento. "Il fatto è... che mi era sembrato così reale, e per un attimo ho creduto che stesse accadendo davvero..."

Krea si fermò di colpo, ma questa volta non si trattava di paura per il sogno terribile che aveva appena fatto. A causa dello spavento non ci aveva subito fatto caso, ma Krea aveva appena notato che la madre era vestita in maniera un po' diversa dal solito. Come sempre quando andava a dormire, indossava la sua elegante camicia da notte color celeste, e portava ai piedi un paio di ciabatte... ma sopra la veste indossava un giubbotto nero con gli interni imbottiti di pelle bianca. In corrispondenza del taschino sulla parte superiore sinistra era appuntata una targhetta sulla quale era stata ricamata una scritta in tessuto rosso...

"Amm. Maktouko"

"Tutto okay, tesoro?" chiese la signora Aldinn, preoccupata per il silenzio improvviso della figlia. Quest'ultima si riscosse dalla sorpresa e si schiarì la voce.

"Sì... sì, madre, tutto bene..." affermò. "Solo... mi stavo chiedendo... non ti avevo mai visto addosso quella giacca..."

"Ah, questa?" chiese prontamente Ylena,guardando la giacca che indossava con un misto di orgoglio e nostalgia. "Beh... è un vecchio cimelio che conservo con cura da molto tempo."

Accorgendosi di un'ombra di malinconia sul volto della madre, Krea si sentì imbarazzata. "Ah... scusami, mamma... forse non avrei dovuto chiederti nulla di quella giacca. E' solo che... ecco, mi era sembrata familiare." affermò, guardando Ylena negli occhi.

Sinceramente incuriosita, Ylena fece un piccolo sorriso e inclinò la testa da un lato. "Familiare? In che senso, cara?" chiese.

Krea si fermò a pensare per un attimo e si sfregò il mento, cercando di fare mente locale. Aveva visto una divisa del genere da qualche parte a Korvosa, e anche di recente, ma non era sicura di dove fosse... "Ecco, non mi ricordo di preciso dove, ma so per certo che l'ho vista mentre svolgevamo una missione per conto di..."

La magus si fermò e il suo volto si illuminò in un'espressione di gioia. Ora ne era sicura, ricordava benissimo dove aveva visto quell'uniforme!

"Ma certo! Adesso me lo ricordo!" esclamò. "Addosso a quelle due tipe della Compagnia dello Zibellino, ecco dove l'avevo visto!" Krea si voltò di nuovo verso la madre, che ancora le stava tenendo la mano... e vide che la sua espressione si era fatta stranamente pensierosa. "Madre, che c'è? C'è... qualcosa che mi devi dire?"

Ylena Aldinn prese un profondo respiro e cercò di mettere in ordine i suoi pensieri. Forse era il momento di rivelare alla figlia certe verità che sperava non dovessero mai venire a galla...

"Ecco, vedi... una volta io..." cominciò a raccontare.

Ma non ebbe il tempo di andare oltre. Un acuto grido di paura riecheggiò nella casa, facendo sobbalzare le due donne, che riconobbero subito la voce del piccolo Deriu. Temendo che il suo fratellino più piccolo fosse ancora in pericolo, Krea prese il suo stocco, che era riposto accanto al suo letto in un elegante fodero di cuoio nero, mentre Ylena si alzò di scatto e corse a sua volta a prendere qualcosa. Senza attendere oltre, scambiandosi soltanto uno sguardo di intesa con la madre, Krea si precipitò verso il soggiorno, quasi scontrandosi con Rilo che stava arrivando in quel momento, vestito soltanto dei suoi pantaloni e stivali!

"Krea! Sorella, che succede? Ho sentito un urlo..." esclamò il giovane stregone, dietro il quale stava arrivando anche il capofamiglia Vergiliu Aldinn. "Rilo è in pericolo?"

"Spero di no! Corriamo a vedere!" esclamò Krea, per poi raggiungere il soggiorno correndo a rotta di collo. Si guardò attorno frenetica, alla ricerca del fratellino più piccolo... e lo vide seduto a terra a pochi passi dalla porta d'ingresso, lo sguardo terrorizzato fisso sull'uscio di casa. "Deriu! DERIU!"

"K-Krea! KREAAAA!" strillò il piccolo Deriu, correndo tra le braccia della sorella maggiore, mentre Vergiliu e Rilo arrivavano a loro volta, chiaramente in ansia. Poco distante da loro, Ylena Aldinn arrivò, vestita ancora con gli abiti da notte e la giubba della Compagnia dello Zibellino... e imbracciando una balestra a ripetizione - un'arma dall'aspetto terrificante, fatta di ferro nero sul quale erano state incise strane rune color rosso sangue, l'archetto di color ghiaccio e la corda che brillava di luce dorata. Con un'agilità che i suoi tre figli non avevano mai visto da lei, Ylena scavalcò la balaustra delle scale e saltò giù, attutendo la caduta con un'elegante capriola per poi correre dal figlio più piccolo.

"Deriu!" esclamò Ylena, accarezzando la testa al bambino ancora spaventato. "Deriu, tesoro, che succede? La mamma è qui, non avere paura!"

Deriu deglutì e cercò di tenere la paura sotto controllo, cosa non proprio facile per un bambino della sua età. "Ecco... io... stavo... stavo andando a bere un bicchiere d'acqua... avevo sete e... e poi sono passato qui in soggiorno, e..." spiegò il piccolo con voce malferma. "E poi... ho... ho visto lì fuori... due tipacci... una... una di loro è... un'elfa, ma... le manca un orecchio..."

"Due tipacci?" chiese Krea. "Deriu, spiegati meglio, che vuoi dire?"

Rilo prese la spalla della sorella maggiore. "Krea, diavoli dell'inferno, non mettere fretta a Deriu! Non vedi che è spaventato?" esclamò con evidente nervosismo. Krea scostò la spalla dalla presa del fratello di mezzo, un po' irritata... e in quel momento, si sentì qualcuno bussare alla porta con decisione, quasi con tracotanza.

Ylena si alzò, come se il suono dei colpi sulla porta l'avesse ipnotizzata, e scostò delicatamente Deriu. Poi, con voce grave e decisa, si rivolse ai suoi due figli maggiori.

"Krea. Rilo. Occupatevi di Deriu." affermò.

Krea e Rilo si posero accanto a Deriu, che stava riprendendo fiato. "Mamma...?" chiese il giovane stregone, chiaramente spiazzato.

Ma in quel momento, Ylena Aldinn non era in vena di spiegazioni. "Ubbidite, diavoli dell'inferno!" esclamò, con più veemenza di quanta intendesse. I tre fratelli e il loro padre rabbrividirono per il tono brusco e deciso di Ylena, ma obbedirono senza esitazione.

Con un tono di curiosità misto ad apprensione, Deriu guardò la madre che si piazzava a quindici passi dalla porta di casa, la balestra puntata. "Ma... che cosa succede alla mamma? Non l'avevo mai vista così..." si chiese il piccolo.

"Credimi, Deriu... nemmeno io." rispose Krea scioccata.

La porta di casa emise uno scricchiolio... e cominciò lentamente ad aprirsi, rivelando la figura umanoide in armatura che fece per entrare. Ma non riuscì a fare neanche un passo che Ylena premette il grilletto, ed un quadrello uscì a velocità folle dalla balestra e si conficcò rapido e silenzioso nello stipite della porta, facendo sobbalzare la figura ancora avvolta nell'ombra.

"Questo era solo un colpo di avvertimento." tuonò Ylena. "La prossima volta mirerò dritto al cuore. Chi siete? Che cosa volete?"

Si sentirono un paio di respiri affannosi, e la figura si fece avanti rivelando il suo aspetto. Rilo e Krea si avvicinarono un po' per vedere con chi avevano a che fare, e si sentirono gelare il sangue nelle vene quando poterono finalmente vedere in faccia l'intruso: era un'elfa dai capelli neri come la pece, raccolti in una lunghissima treccia legata lungo la schiena, che indossava una pratica armatura composta da cotta di maglia, pettorale, manicotti e schinieri, ornata da un elegante manto color cremisi. Portava una spada lunga rinfoderata al fianco sinistro... ma i due fratelli si trovarono a guardare in particolare il volto dell'elfa come inebetiti - una volta doveva essere stata bella, ma ora il suo volto era attraversato da delle orride cicatrici che scendevano diagonalmente su di esso, e il suo orecchio sinistro era stato mozzato di netto, creando un'inquietante contrasto con il destro, che per contro era ancora lungo ed appuntito come era tipico per gli elfi.      

Una volta entrata nel soggiorno, l'elfa dal volto deturpato sollevò lo sguardo verso Ylena e la fissò gelidamente. "Siamo combattive a quanto vedo. Non è un problema, penso anzi che così sarà più divertente, almeno per me." commentò. Senza badare al quadrello già puntato verso di lei, l'elfa afferrò l'elsa della sua spada, apprestandosi a sfoderarla.

"Che cosa vuoi?" ripetè freddamente Ylena.

L'elfa sfregiata alzò il braccio sinistro e puntò l'indice contro la donna. "E' semplice. Sono venuta per prendere te, Yalara Maktouko!" rispose.

Ylena impallidì e per un istante abbassò la balestra... e l'elfa, chiaramente prendendola come un'occasione perfetta per attaccare, sfoderò la spada con un fluido movimento del braccio. Immediatamente, Ylena sollevò l'arma e si preparò a combattere...

Ma prima che l'elfa sfregiata potesse fare un solo passo, qualcun altro che si trovava dietro di lei le afferrò il polso e la trascinò indietro, con abbastanza forza da farla quasi cadere per terra. Krea e la sua famiglia rimasero al loro posto, sbalorditi, mentre l'altro individuo si faceva avanti e cominciava a rimproverare aspramente l'elfa.

"Tenente Tisharue! Cosa significa questo comportamento inqualificabile?" esclamò severamente una voce di donna che a Krea e Rilo sembrò molto familiare. Il secondo intruso si fece avanti, rivelando un'elegante figura femminile in armatura, completa di un elmo dal folto cimiero rosso che nascondeva il suo volto, con l'eccezione di due fessure per gli occhi e un'apertura a griglia per far passare l'aria e permetterle di parlare. Teneva una spada appesa al fianco sinistro, ben riposta in un fodero di cuoio nero con decorazioni argentate. "Le ricordo, nel caso lei se ne sia dimenticata, che la signora Aldinn e la sua famiglia sono liberi cittadini di Korvosa, e non tollererò che vengono minacciati o che gli si manchi di rispetto! Mi sono spiegata?"

Sbalordita, l'elfa di nome Tisharue guardò verso il pavimento e si massaggiò il polso dolorante. "Io..." cominciò a dire, poi abbassò la testa e si scusò, anche se con un po' di riluttanza. "Chiedo scusa, comandante."

"Comandante?" chiese Ylena, ancora non del tutto sicura di cosa fare. "Che cosa sta succedendo? Qualcuno sarebbe così gentile da spiegarmi perchè siete venute qui nelle prime ore del mattino e aveva spaventato i miei figli?"

La donna in armatura si fece avanti mentre Tisharue si alzava e si spolverava con un gesto sdegnoso della mano sinistra. "Mi scuso per il disturbo, e per il comportamento della mia subordinata. Temo che Tisharue abbia peccato di eccesso di zelo." rispose. Con un gesto lento, la donna si tolse l'elmo e scosse la testa, in modo da sciogliere i suoi lunghi capelli neri che fluirono elegantemente dietro la sua schiena. Krea e Rilo riconobbero subito la donna - era Sabina Merrin, guardia del corpo personale della regina Ileosa ed allieva di Vencarlo Orisini, come loro! L'avevano incontrata il giorno in cui avevano restituito alla regina la sua spilla, e in qualche altra occasione successiva...

I due adolescenti non riuscirono a nascondere la loro sorpresa - se una persona come Sabina era venuta a far loro visita, doveva essere per un motivo molto importante, soprattutto considerando che erano le prime ore del mattino.

"Comandante Merrin!" esclamò Krea stupefatta. "A... A cosa dobbiamo questa visita?"

"Lei è... la guardia del corpo di Sua Maestà Ileosa?" chiese Ylena, permettendosi infine di abbassare la guardia.

Sabina annuì con fare apologetico. "Sono io, Lady Aldinn. Comandante Sabina Merrin, al servizio del Trono Cremisi e di Sua Maestà, la nostra nobile regina Ileona Arvaxani in Arabasti." affermò. "Come ho detto, mi scuso per il modo in cui ci siamo presentate. Noi non siamo qui per minacciarvi o punirvi, bensì per discutere. A nome di Sua Maestà, avremmo da farle una proposta che sono convinta troverete interessante."

Finalmente, Ylena abbassò la balestra e guardò dritta negli occhi la Merrin, come per assicurarsi che le sue intenzioni fossero sincere. Con suo grande sollievo, non ebbe l'impressione che Sabina mentisse o volesse in qualche modo ingannarli... tuttavia, data la spiacevole prima impressione che Tisharue aveva lasciato di sè, decise che era il caso di essere prudenti. "Va bene. Tuttavia, prima di sederci a discutere, vi chiedo di lasciare le armi all'ingresso, e di attenervi alle leggi dell'ospite in voga tra noi di Varisia." affermò.

Sabina non ebbe esitazioni. "Mi sembra giusto." affermò, e si staccò la spada dal fianco per poi riporla accanto alla porta d'ingresso. Gettò a Tisharue un'occhiata di ammonimento, e l'elfa sfregiata sospirò e fece la stessa cosa, appoggiando la sua spada accanto a quella della comandante.

"D'accordo. Ora, secondo la tradizione Varisiana, ci sarà il rito dell'ospitalità." disse Ylena. "Prego, seguitemi. Krea, tu prepara il pane e il sale."

"Subito, madre." rispose la magus. Mentre si dirigeva verso una credenza e prendeva una pagnotta e un coltello, il resto della famiglia e le due guardie reali si sedettero attorno al tavolo della sala da pranzo, con Majenko che prendeva posto a . Krea tagliò diverse fette di pane, una per ciascun membro della sua famiglia (Majenko compreso) più altri due per Sabina e Tisharue, le dispose con attenzione su un largo piatto da portata e ci sparse sopra del sale, per poi portarle in tavola e sedersi a sua volta accanto a sua madre.

"Questo è un rituale dell'ospitalità tra noi Varisiani." spiegò Ylena. "Mangiando assieme il pane con il sale, ci si impegna a rispettare la pace di questa casa e a non fare nulla che possa danneggiarla od offenderla. Prego, ognuno di voi mangi una fetta di pane."

"Sta bene, signora Aldinn." disse Sabina, prendendo la fetta di pane salato a lei più vicina. "Anche lei, tenente Tisharue. Lo consideri un mio ordine."

"Ricevuto." disse Tisharue con tono inacidito. Ognuno dei commensali prese una fetta di pane e cominciò a mangiarla lentamente, completando il rito come secondo la tradizione.

Quando ognuno ebbe finito di mangiare, Vergiliu annuì con fare di approvazione e si rivolse alle due guardie della regina. "Molto bene. Direi che questo è sufficiente." affermò. "Adesso, direi che possiamo parlare in libertà della vostra offerta. Possono restare ad assistere anche i nostri figli, immagino."

"Ovviamente. E' una proposta che riguarda tutta la vostra famiglia." disse Sabina con un sorriso accomodante. "Molto bene, dovete sapre che..."

Sabina si interruppe quando si sentì chiaramente il suo stomaco che brontolava, e restò ferma dov'era con espressione imbarazzata. "Ehm... colpa mia. Sono venuta non appena ho ricevuto l'ordine, e non mi sono neanche fermata per fare colazione." si spiegò. Tisharue tirò un piccolo sospiro, come se si stesse chiedendo cosa ci stesse facendo lì.

"Hmm... capisco." rispose Ylena, non volendo far pesare alle due guardie reali la loro situazione. Con un sorriso deciso, la giovane madre si alzò dal tavolo e assunse la sua migliore aria da regina della casa! "In questo caso... la soluzione non è che una sola! Krea, Rilo, Deriu! Cominciamo a preparare la tavola! Caro, fai un salto a prendere qualcosa di buono. Ovviamente, anche Majenko può dare una mano! Adesso... prepariamo per noi e per le nostre ospiti una colazione di quelle come si deve! Non c' modo migliore per cominciare una giornata con energia!"

"SI'!" esclamarono tutti assieme i tre figli di Ylena, e il piccolo Deriu continuò. "Sei grande, mamma!"

"Non... non vorrei essere di peso, sul serio." la Merrin cercò di schermirsi, mentre Tisharue manteneva un'espressione neutrale - anche se dentro di sè era infastidita da quelle che per lei erano solo delle inutili lungaggini. "State facendo più di quanto è necessario."

"Non vi preoccupate per questo. Per me è un vero piacere... e poi, potremo discutere con più calma. Dopotutto, non avete il tempo contato, giusto?" rispose Ylena senza scomporsi.

"Devo ammettere che... no, in effetti non abbiamo fretta." rispose Sabina, con grande fastidio di Tisharue, che però ancora una volta tenne a freno la lingua. "Va... va bene, allora! Saremo onorate di condividere con voi la vostra colazione."

"Concordo." rispose Tisharue, mascherando la sua malavoglia.

Krea disse di sì con la testa. "Perfetto! Allora, attiviamoci! Dovrà essere una colazione con i fiocchi!" esclamò la giovane magus, riprendendo l'entusiasmo che aveva smarrito con l'incubo di quella notte.

 

oooooooooo

 

"E' stata davvero... un'ottima colazione. Vi devo ringraziare per la vostra ospitalità e gentilezza, lady Aldinn." disse Sabina una volta terminata la colazione. Tisharue aveva mangiato quel tanto che bastava per non dare l'impressione di essere inospitale, ma la Merrin aveva chiaramente apprezzato molto la cucina di casa Aldinn.

"Ci sembrava giusto nei vostri confronti, comandante Merrin. Dopotutto, siamo accomunati dai nostri sforzi per servire Korvosa e Sua Maestà." affermò Rilo. Il giovane stregone gettò uno sguardo di intesa a Krea, che annuì brevemente. Quello era il momento giusto per fare alla Merrin certe domande che già da un po' le stavano ronzando nella testa, e sperabilmente ottenere delle spiegazioni che mettessero a tacere le sue preoccupazioni.

"Sì, è vero! I miei fratelli sono in gamba!" rispose Deriu. "Mi hanno salvato da quell'uomo malvagio, Lamm... e adesso stanno lavorando per rendere la nostra città un posto più sicuro! Come faceva Blackjack!"

Sabina annuì in direzione dei due figli maggiori della famiglia. "E non crediate che io non me ne sia accorta." continuò. "Ho avuto modo di rendermi conto dei progressi che avete fatto e di come siete riusciti a rendere più sicure le strade della nostra città. Avete stroncato sul nascere la ribellione di Vancaskerkin. Eliminato il famigerato Devargo Barvasi, impedito una crisi commerciale con Cheliax, e scongiurato un grave incidente diplomatico con le tribù Shoanti. Devo dire che sono molto orgogliosa della loro crescita professionale e della loro abnegazione nei confronti della nostra città."

Rilo sorrise goffamente e si sfregò la nuca con una mano. "Oh, beh... facciamo soltanto quello che dobbiamo per proteggere la nostra città, tutto qui." rispose, facendosi un po' rosso in viso. Krea e Majenko ci risero su, ma la ragazza si schiarì la voce di colpo e decise di passare ad un argomento più serio.

"Ma... se posso dire una cosa, comandante Merrin... io sono rimasta alquanto interdetta da... un episodio che si è verificato di recente." rispose Krea. Quando Sabina annuì e le fece cenno di continuare, Krea si schiarì la voce e parlò, cercando di non far vedere il suo nervosismo. "Ho sentito voci secondo cui... la persona che sta per essere giustiziata al posto di Trinia Sabor, con l'accusa di aver assassinato re Eodred e aver cercato di destabilizzare la nostra città... sarebbe in realtà una persona innocente."

"Queste accuse sono infamanti ed oltraggiose." tuonò Tisharue minacciosa. "Chi ha avuto la temerarietà di muovere simili accuse alla nostra sovrana? Si tratta forse di un atto di ribellione da parte vostra?"             

"Stiamo solo dicendo quello che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie!" esclamò Krea, sostenendo lo sguardo di Tisharue. Indignata, l'elfa si alzò si scatto dal suo posto e fece per raggiungere Krea e darle una bella lezione... ma ancora una volta, la Merrin si adoperò per tenere a bada i bollenti spiriti della sua sottoposta, estendendo un braccio per imporle di calmarsi.

"Contegno, tenente Tisharue!" esclamò la Merrin. "Le ricordo che ha accettato di sottostare alle leggi dell'ospitalità di questa casa. Vorrebbe forse contraddirle?"

L'elfa sobbalzò e cercò di giustificarsi. "La ragazza sta facendo discorsi da ribelle, e non possiamo tollerare simili insulti a Sua Maestà!" rispose.

"Sta solo esprimendo delle legittime riserve riguardanti alcune recenti decisioni di Sua Maestà, e noi siamo qui anche per spiegarle come stanno le cose e dare contesto alle decisioni della nostra nobile sovrana." affermò la Merrin. "Un'altra azione irrispettosa nei confronti di questa famiglia, tenente Tisharue, e sarò costretta a prendere dei seri provvedimenti disciplinari!"

Tisharue strinse i denti e si zittì all'istante, mentre Sabina tirava un sospiro e si accingeva a rispondere a quella spinosa domanda. "Sì, posso comprendere i suoi dubbi, signorina Aldinn... immagino che abbia sentitole voci secondo cui la condannata a morte... non sarebbe Trinia, bensì una sorta di capro espiatorio. Io stessa non ero molto convinta di questo sistema. Tuttavia le posso assicurare, signorina Aldinn, che questa persona non è un'innocente mandata a morire, bensì una spietata assassina che era già stata condannata a morte sotto il nostro beneamato re Eodred II, e la cui esecuzione è stata continuamente rimandata per svariati motivi. Mi rendo conto che questi metodi non sono esattamente limpidi, ma... data l'anarchia e la tensione dei tempi più recenti, Sua Maestà Ileosa ha ritenuto necessario far credere che questa condannata sia in realtà Trinia Sabor, che ormai è divenuto un nome famigerato tra la popolazione di Korvosa. Offrendo loro la morte della regicida, Sua Maestà spera di giovare al morale della popolazione e stabilizzare la situazione. Comprendo le sue riserve... ma in situazioni così complesse, a volte è necessario fare alcuni compromessi."

"Comprenderete che governare una città non è un affare semplice, e che non si diventa dei leader efficienti soltanto con il buon cuore." volle aggiungere Tisharue. Krea doveva ammettere che le motivazioni della Merrin avevano senso, ma non riusciva a togliersi dalla testa l'impressione che Tisharue stesse parlando più per sfogare il suo livore verso la famiglia Aldinn che per altro. Detto questo, i discorsi di Sabina le sembravano convincenti, abbastanza da farle dimenticare la lite che aveva fatto con i suoi compagni e rassicurarla che supportare Ileosa fosse la cosa più giusta da fare.

Da parte sua, Ylena non poteva dire di essere altrettanto convinta. Aveva la netta sensazione che dietro tutto questo ci fosse qualcosa di poco chiaro, anche se Sabina dava l'impressione di essere onesta e sincera.

"Detto questo... se per voi non è un problema, parlerei del motivo per cui sono venuta." proseguì Sabina. Ylena e Vergiliu fecero entrambi un cenno con il capo per darle il permesso di proseguire, e la guardia del corpo della regina, sentendosi ora un po' più sicura, procedette a fare il suo annuncio. "Molto bene. La nostra nobile sovrana, Sua Maestà Ileosa Arvaxani in Arabasti, ha preso a cuore la situazione della vostra famiglia. Sua Maestà sa che avete subito vari rovesci di fortuna in tempi recenti, e vorrebbe offrirvi la possibilità di riguadagnare il prestigio perduto e risollevare le vostre finanze."

Tutti i presenti non poterono fare a meno di meravigliarsi di una tale proposta. Certamente, l'idea di ritornare ai fasti di un tempo era allettante, e non potevano dire che la proposta non fosse molto interessante. Pur tuttavia, non erano entusiasti al punto da dimenticare il buon senso.

"Beh... mentiremmo se le dicessimo che l'idea di tornare quelli che eravamo una volta non ci attrae." affermò infine Vergiliu. "Tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare che ci debba per forza essere un'importante contropartita."

Sabina non volle fare troppi giri di parole. "Certamente, Sua Maestà Ileosa non vi sta offrendo questa possibilità in cambio di niente." affermò. Poi, si volse verso Ylena e la guardò dritta negli occhi. "E questo ci porta a lei, ex-comandante Yalara Maktouko."

Ylena si sentì gelare davanti al suo vecchio nome che veniva pronunciato così apertamente, ma non mostrò alcuna reazione e si limitò a restituire a Sabina uno sguardo misterioso. Certamente, i suoi tre figli e Majenko apparvero molto più sorpresi, e Krea rivolse a sua madre uno sguardo interrogativo e scioccato.

"Sua Maestà la invita ad entrare a far parte del suo nuovo progetto per assicurare ordine e stabilità alla nostra città." proseguì Sabina. "Se lei volesse entrare a far parte del Progetto Grigio, avrete la possibilità di recuperare lo status nobiliare della vostra famiglia. Tra l'altro, dati i vostri trascorsi e il vostro eccellente stato di servizio, evitereste il periodo di addestramento, e potreste entro breve affiancare la qui presente tenente Tisharue nei suoi impegni. Sono sicura che, con il vostro appoggio, Korvosa tornerà presto la città splendente che merita di essere, e i suoi cittadini potranno ben presto dormire sonni più tranquilli."

L'elfa trattenne a malapena una rispostaccia, ben sapendo che la Merrin non gliela avrebbe fatta passare liscia.

Ylena, da parte sua, restò calma e guardò Sabina con espressione neutrale, riflettendo su quello che aveva sentito. La proposta era allettante, questo non poteva negarlo... ma non era del tutto convinta che sarebbe stato conveniente. Sabina le dava l'impressione di essere sincera, su questo non si poteva discutere... ma per quanto lei ne sapeva, Sabina poteva essere all'oscuro di alcuni elementi. Non era il caso di prendere decisioni affrettate.

"Apprezzo molto l'offerta di Sua Maestà..." rispoe infine, dopo quasi un minuto di riflessione. "Tuttavia, trovo difficile darle una risposta in questo momento. Se potesse darmi un po' di tempo, così che io possa valutare con calma i pro e i contro della vostra offerta, le sarei molto grata, e potrei darle una risposta con più sicurezza. Credo che potrei darle una risposta definitiva tra una settimana a partire da oggi."

"Mi sembra giusto." affermò Sabina annuendo. "Tuttavia... temo di doverla informare che Sua Maestà è stata chiara anche a riguardo di una clausola. Ovvero, che se lei non dovesse accettare, Sua Maestà ha disposto... per quelli che lei ha definito motivi di ordine e di sicurezza... che lei e la sua famiglia dobbiate lasciare Korvosa quanto prima."

"Diciamo pure che si tratta di un esilio." continuò Tisharue, segretamente godendosi le espressioni scioccate di Krea e Rilo. Ylena corrugò la fronte, ma restò ancora calma e controllata, e forse stava già pensando a come fare per togliere la sua famiglia da quel pasticcio.

"Comprendo le vostre necessità." affermò Ylena. "Va bene, comandante Merrin. Userò al meglio questa settimana per fare tutte le mie valutazioni e discuterne con la mia famiglia."

"La ringrazio per la sua disponibilità. Per quanto possa valere, signora Aldinn, io non avrei aggiunto quella clausola." proseguì la Merrin con un cenno di ringraziamento. "Conosco bene la sua devozione alla nostra città e sono consapevole che lei è una cittadina modello. Ma ho l'impressione che Sua Maestà debba tenere in considerazione molti altri elementi, dei quali io non conosco abbastanza da poter dare una misura o un giudizio. Detto questo... sono convinta che lei farà quello che è giusto per la nostra città e per il bene del nostro popolo. Ammiraglio Maktoko... vi ringrazio sentitamente per l'ospitalità concessaci, e vi porgiamo i nostri più cordiali saluti."

"Altrettanto." rispose tersa Tisharue. Le due guardie reali si alzarono e fecero un inchino, che Ylena, Krea e Vergiliu ricambiarono formalmente. Poi, con un ultimo e cordiale saluto, Sabina si allontanò e uscì da casa Aldinn, non prima che Tisharue gettasse uno sguardo obliquo alla famiglia e scomparisse a sua volta dietro la porta.

Ora che erano rimasti tra membri della famiglia, Krea tirò il fiato e si rivolse a sua madre, decisa a sapere finalmente di più su quanto stava accadendo. "Okay, mamma... adesso credo che tu ci debba delle spiegazioni." affermò bruscamente. "Come mai la comandante Merrin ti conosce? E cos'è questa storia dell'Ammiraglio Maktouko e della Compagnia dello Zibellino? Cos'è che ci hai tenuto nascosto?"

"Krea! E' questo il modo di rivolgerti a tua madre?" esclamò Vergiliu... ma la moglie gli fece cenno di stare calmo, alzando una mano con fermezza.

"No, caro. Nostra figlia ha ragione." affermò. "Hanno il diritto di sapere. Speravo che potessero restare fuori da questioni simili, ma a quanto vedo sono stata troppo ottimista. Krea, Rilo! Vi darò tutte le spiegazioni di cui avete bisogno... ma per fare questo dobbiamo prima di tutto prepararci e andar ea fare visita... ad un mio vecchio amico, che sicuramente potrà farvi sapere qualcosa in più."

"Può venire anche Majenko, sì?" chiese il draghetto alato svolazzando accanto a Rilo. Il giovane stregone sorrise ed estese il braccio affinchè Majenko potesse usarlo come trespolo.

Ylena sorrise, allentando un po' la tensione per quanto stava accadendo. "Ma certamente, Majenko! Anzi... sono sicura che la tua presenza sarà più che gradita! E poi, puoi sempre tenere compagnia a Rilo!" affermò. Il draghetto ridacchiò fieramente, aprendo le ali come se fosse stato un falco pellegrino in attesa di piombare sulla preda.

"Grazie, mamma..." disse Krea, anche lei rassicurata. "Se non altro, sarà un modo per tentare di capire meglio quello che sta accadendo qui nella nostra città."   

"Non dovremo andarcene da Korvosa, vero?" chiese Deriu nervosamente.

Ylena ci rise brevemente su, ma era più che altro per rassicurare il figlio più piccolo che perchè ne fosse davvero convinta. "No, tesoro, vedrai che troveremo una soluzione. Non sarà mai che lascerò che ci mandino via così... e infatti, adesso io e i tuoi fratelli andremo a parlare con questo mio vecchio amico che spero potrà fare un po' di chiarezza."  

"E' quello che spero..." sussurrò Krea massaggiandosi la fronte.

 

oooooooooo

 

Poche ore dopo...

"Quindi sei stata un marine della Compagnia dello Zibellino?" chiese Rilo stupito a sua madre mentre camminavano per la strada

La donna annuì con una certa fierezza. "Sì, nello specifico sono stata ammiraglio della compagnia."

"Beh ... questo spiega come mai la comandante Merrin ti conosce così bene." affermò Krea. Se non altro, adesso le cose cominciavano ad andare a posto.  "E... cosa sarebbe questo Progetto Grigio di cui parlava?"

"Abbiate pazienza, appena giunti al quartier generale quel mio vecchio amico vi dirà tutto quello che sa." disse lei con tono serio ma gentile. Ylena aveva indossato l'uniforme tipica della Compagnia dello Zibellino: un completo grigio sfumato di nero, con un pettorale di cuoio rinforzato con borchie, un paio di stivali alti fino al ginocchio e un’arco incantato che portava a tracolla, con tanto di faretra. Portava la spada appesa al fianco, e i gomiti e le ginocchiere erano rinforzati con dei corti spuntoni di metallo. A completare il tutto c'era la giubba nera che precedentemente aveva indossato e mostrato alla sua famiglia. “Comunque sia, ci siamo." disse lei indicando il quartier generale che era a pochi passi di distanza da loro.

Rilo prese un bel respiro, cercando di tenersi pronto ad ogni rivelazione. Con un lieve battito d'ali, Majenko si affiancò al suo amico umano, in modo da fargli sentire la sua presenza.

"Tutto bene, Rilo?" chiese il draghetto.

Rilo fece un lieve sorriso e strizzò un occhio al suo amico, contento che non lo avesse chiamato 'padrone'. "Sì, tutto a posto. E' che scopro solo oggi che mia mamma è stata un pezzo grosso di una delle più importanti istituzioni militari della nostra città." rispose. "Permetterai che io sia un po' stupito."

"Okay, ragazzi. Adesso andremo a parlare con il mio vecchio commilitone, nonché il mio successore. Il capitano Marcus Endrinn." disse Ylena con un cenno della testa. "Oh, e un'altra cosa. Mi raccomando, non parlate se non venite interpellati da me o da Marcus, okay?"

Il tono di Ylena era serio e non incline alle repliche, e i due ragazzi non esitarono ad annuire. Con Majenko ben nascosto nella giacca di Rilo, i tre entrarono nel quartier generale.

Ad accoglierli, appena oltre la pota d'ingresso, fu un caotico viavai di persona che indossavano divise simili a quella di Ylena. La donna e i suoi figli maggiori si avvicinarono al banco informazioni, ed Ylena si rivolse all'addetta che stava facendo il turno lì.

"Buongiorno. Scusi per i modi bruschi, ma è una questione importante." esordì, lasciando di stucco la donna. "Può andare a dire al capitano Endrinn che... Groleo è tornato? Lui capirà."

Colta di sorpresa, la donna annuì guardando Ylena con stupire prima di dirigersi verso l'ufficio del capitano. Dopo un minuto, uscì e confermò che Endrinn era pronto a riceverla, al che Ylena e i suoi figli annuirono in segno di ringraziamento ed entrarono con tutta calma nell'ufficio...

Marcus Endrinn era in piedi dietro alla sua scrivania, e sembrava aspettare proprio loro, rivolgendo ad Ylenia un sorriso di intesa nel momento in cui la donna e i suoi figli maggiori varcarono la soglia. Ylenia, da parte sua, restò ferma sulla porta ancora per un po', ammirando con nostalgiaquell'ufficio in cui lei stessa era stata seduta tempo prima, e poi rivolgendo tutta la sua attenzione a Marcus.

"Bentornata, Ylena. E' sempre un piacere rivederti." esordì Marcus.

"Posso dire lo stesso di te, Marcus." proseguì Ylena. "Soprattutto ora che vedo che hai fatto carriera."

"Ho avuto una buona maestra." disse Marcus con tono fraterno. Invitò i tre a sedersi, e Ylena prese la parola dopo qualche attimo di riflessione.

"Alla fine è accaduto, Marcus. Sono venuti da me e mi hanno chiesto di unirmi a loro.” rivelò.

Marcus corrugò la fronte. "Chi, di preciso?"

"Sabina Merrin e una tale Tisharue."

Marcus annui con tono serio. "Capisco. Immagino che la Merrin abbia pensato che sarebbe stato meglio usare il miele piuttosto che l'aceto. E in effetti ha fatto bene. Comunque sia, dimmi... come ti è sembrata questa Tisharue?" chiese.

Ylena fece un sorriso amaro. "Posso parlare fuori dai denti, Marcus? Una vera stronza." affermò. "E scusate il mio Galtiano."

Marcus fece una breve risata. "Tranquilla, Ylena. Come dite voi Varisiani, quando ci vuole ci vuole." affermò, per poi tornare serio. "Detto questo... quello che mi dici è in effetti allarmante. Cosa gli hai risposto?"

"Ho cercato di prendere tempo. La Merrin è stata ragionevole, se non altro. Mi ha dato una settimana per pensarci." rispose Ylenia. "Ma... ho comunque l'impressione che unirmi a loro non sia una buona idea."

"E fai bene a pensarlo." rispose Marcus. "Vedi... ci sono cose che non sai riguardo il Progetto Grigio... delle cose inquietanti." Si fermò per un attimo, come se stesse pensando se fosse il caso di andare avanti... poi proseguì. "Come tu sai, il progetto è volto a creare un'unità militare d'elite fatta di sole donne, giusto?"

Ylena annuì. "Sì, peccato che quando la regina propose ciò, usando come pretesto che i corpi militari esistenti erano corrotti ed inaffidabili... tutti, e dico tutti, i presenti del concilio reale le risero in faccia." commentò.

"Esattamente..." affermò Marcus "Anch'io la pensavo così, e difatti ho mandato alcune spie a farsi reclutare, e che poi con un pretesto avrei tirato fuori. Ma di queste, una sola è tornata viva e mi ha detto tutto. Inutile dire che dirà tutto anche a te, ma credimi se ti dico che rimarrai scioccata. Una volta informata di ciò, bocca cucita a tutti e quattro. Sì, so del draghetto." disse Endrinn facendo capire che aveva notato la presenza di Majenko. Rilo strizzò un occhio e fece una smorfia imbarazzata.

"Non ti preoccupare, Marcus. Non ne faremo parola con nessuno." rispose Ylena, per poi guardare con espressione seria i suoi due figli maggiori. "Avete capito, ragazzi? Non dovete dire nulla di questo Progetto Grigio.  Ne potrebbe andare delle nostre vite."

"Tranquilla, mamma. Saremo muti come pesci." rispose Krea, mentre anche Rilo e Majenko davano il loro assenso.

Qualche minuto dopo, Marcus aveva condotto Ylena e i suoi due figli in una stanzetta più piccola nel piano interrato del quartier generale. Al loro seguito, c'erano tre marines, due uomini e una donna - quest'ultima indossava un elmo nero che le copriva tutto il volto. Krea guardò incuriosita ed intimorita la donna misteriosa, chiedendosi come mai indossasse quell'elmo... Rilo sperava che quella donna non fosse la spia sopravvissuta di cui aveva parlato Marcus, poichè aveva intuito già qualcosa di ciò che probabilmente era accaduto...

Il capitano della Compagnia dello Zibellino cominciò a parlare con tono mesto. “Lei è Unella, l’unica spia sopravissuta per fare rapporto su quello che ha visto del Progetto Grigio, rapporto che vi consegnerò e che vi chedo di leggere all’interno di questa stanza." affermò. Guardò in direzione dei due uomini che accompagnavano Unella e fece un cenno con la testa. “Se dovesse fare le bizze tenetevi pronti, il condizionamento potrebbe essere ancora attivo.”

Poi si rivolse alla donna. “Unella, so che ti chiedo qualcosa di difficile, ma... per favore, levati l’elmo.”

Unella annuì, si portò le mani all'elmo e se lo tolse.

Ylena, i suoi figli maggiori e Majenko rimasero congelati dall'orrore.

Unella era pelata, la sua pelle ustionata, le mancava un occhio, il naso era stato in parte tagliato e il volto era sfigurato da una sequela di cicatrici.

“Dimmi, Unella... chi ti ha fatto questo?” chiese Marcus con calma, appoggiando una mano sulla schiena della donna per darle conforto.

La donna sfigurata rispose subito. “Lei... me le ha fatte... lei mi ha detto che se subisco in silenzio non mi accadrà alcun male... che io avrò potere. Ma debbo solo ubbidire... Vanavra me lo ha detto... Tisharue me lo ha detto...” La sua voce era atona, sembrava ipnotizzata.

"Ma che cazzo...?" esclamò Ylena sgranando gli occhi.

"E'... è orribile..." mormorò Rilo sconvolto.

Krea non disse nulla, ma una lacrima le usci dall’occhio destro. Marcus la notò e fece cenno ai suoi sottoposti di uscire. Unella si rimise l'elmo e salutò con un inchino rispettoso, per poi seguire i suoi due compagni fuori dalla sala.

“Ho visto abbastanza, e ho deciso." disse infine Ylena, con gelida determinazione. "Non mi arruolo.”

“Ma ti esilieranno se non lo fai… o peggio.” disse Krea con le lacrime agli occhi.

Ylena andò dalla figlia e la abbracciò, non sapendo cosa dire. Era vero... le possibilità non erano a loro favore, e la ex-marine non sapeva cosa inventarsi in quel momento.

“Non succederà." disse infine Marcus. "Ho un piano che potrebbe funzionare.”

Stupiti e speranzosi, i tre rivolsero a Marcus tutta la loro attenzione, e l'uomo proseguì. "Ho un amico pronto a farvi scappare.” affermò, poi si avvicino a Ylena e le consegnò una pergamena.  "Attendete fino all’alba del quarto giorno. Poi, quando sulla pergamena comparirà la frase 'khaelesoris', voi preparate tutto quello che vi serve, e prima che l’alba sorga sul quinto giorno tu, il piccolo Deriu e Vergiliu dirigetevi verso il luogo designato e attendete.”

“E per quanto riguarda Krea e Rilo?” chiese Ylena, gettando uno sguardo preoccupato ai suoi figli.

“Finchè Cressida non lo riterra più necessario, staranno nella cittadella." rispose tranquillamente Marcus. "Tranquilla, si prenderà cura di loro come fossero figli suoi e non gli farà mancare nulla. Me lo ha giurato.”

I due fratelli si alzarono e fecero un inchino di ringraziamento. “Sono davvero in debito con te, Marcus." affermò sollevata la ex-comandante della Compagnia dello Zibellino. "A proposito, un'ultima cosa. Non ti sei dimenticando di…” 

Marcus sorrise lievemente. "Tranquilla, non me ne sono scordato. Il tuo ippogrifo, Turok, verrà camuffato e portato al luogo designato. Quando lo vedrai lo riconoscerai subito: avrà l’aspetto di un cavallo nero con la criniera d’ossidiana.”

“Perfetto, Marcus. Ancora una volta ti ringrazio. Ti devo un grande favore per quello che hai fatto per noi.” disse Ylena. Prima di andarsene, però, volle ancora togliersi una curiosità. “Una domanda, chi è l’uomo che debbo ringraziare per la mia fuga?”

“Una nostra vecchia conoscenza.” rispose Endrinn con tono cordiale. "Vencarlo Orisini.”

    

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CONTINUA...

  

 

 

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Capitolo 22
*** Ma non altrettanto per un'esecuzione ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 21 – Ma non altrettanto per un'esecuzione

 

 

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Nello stesso momento in cui le vicende della famiglia Aldinn si stavano svolgendo...

Nella sua stanzina privata a Cittadella Volshyenek, Fedra era seduta sul suo letto a gambe incrociate, con addosso soltanto un leggero top di tela bianca e un paio di pantaloncini corti. Immersa nell'oscurità, con gli occhi semichiusi e la mente intenta a pensare agli eventi degli ultimi tempi, la caligni sospirò e congiunse le mani davanti al petto, nel tentativo di rilassarsi e meditare un po'. Sfortunatamente, in quel momento la sua mente stava galoppando come un destriero, e la giovanissima caligni non riusciva a darsi pace per quanto era accaduto quel giorno. Il fatto che si stesse aprendo una spaccatura tra lei e i fratelli Aldinn... non aiutava di certo.

"Il processo si è concluso." mormorò Fedra, scimmiottando l'attendente di Kressida che aveva dato la notizia. "La regicida è stata imprigionata e... aaaah, tutte stronzate!"

Fedra si alzò di colpo dal letto e cominciò a camminare furiosamente su e giù per la stanza, pestando di tanto in tanto i piedi nudi sul pavimento. "Un'innocente sta per rimetterci la pelle e noi... noi che facciamo? Per ordine della comandante Kroft non possiamo intervenire! Sono tutte stronzate!"

A differenza di Krea, che si sentiva smarrita davanti a quella situazione, Fedra era piena di rabbia e livore. Non si dava pace al pensiero che una donna innocente fosse stata messa in galera e spacciata per Trinia, per poi essere condotta al patibolo. "E' così che fanno le cose, nelle grandi città? Dobbiamo sottostare a questi ordini assurdi soltanto perchè è la legge? Che differenza c'è tra questo modo di fare e gli owb che tiranneggiano il popolo oscuro, mi domando!" sibilò Fedra, continuando a passeggiare avanti ed indietro per la stanzina. La stanza di Fedra era in effetti una camera piuttosto spartana - tutto quello che si trovava in quella camera era un letto ben tenuto, un manichino per armature e una bassa credenza la cui porta era chiusa con un lucchetto. Sopra la credenza era stato appoggiato un libriccino tenuto aperto e una bottiglia d'acqua, dalla quale Fedra prese un sorso.

Sentendosi più calma ma stancata dall'arrabbiatura, Fedra si sedette di nuovo sul suo letto e sospirò, tenendosi la fronte con una mano. "Se solo lo avessimo saputo, io e Kendra non ci saremmo mosse dalla nostra comunità. E ora magari lei sarebbe ancora viva... aaaah, al diavolo!"

Desiderosa di dare sfogo alla sua rabbia, Fedra battè un pugno sul tavolo, con abbastanza forza da far barcollare la bottiglia che vi era appoggiata, e restò a riprendere fiato. Prima che si potesse staccare da lì, sentì qualcuno bussare alla porta e alzò lo sguardo per rispondere.

"Un attimo che mi rivesto!" esclamò la ragazzina con fastidio. Fedra si affrettò a recuperare i suoi vestiti di tutti i giorni e se li infilò nel giro di pochi minuti, poi corse ad aprire la porta... e vide che a bussare era stato Kostur, che in quel momento aspettava con la schiena appoggiata al muro accanto alla porta.

"Disturbo, Fedra?" chiese il mezzorco con un sarcasmo quasi palpabile. "Visto che ti si sente dal corridoio... ho avuto la vaga sensazione che qualcosa ti turbasse."

Fedra sospirò e si rimise un po' a posto i vestiti. "Qualcosa mi turba..." disse con fare stizzito. "Tu vieni a bussare alla porta del mio alloggio e mi chiedi se qualcosa mi turba."

Per qualche istante si fermò come per fare ordine nei suoi pensieri, ma quando proseguì, il suo tono non era molto meno nervoso. "Mettiamola così. Ho ammazzato Devargo con le mie mani dopo che Majenko gli ha fatto un bel ricamino sulla faccia. Poi siamo usciti e ho visto quel derro appeso a testa in giù con tanto di cartello sul quale era scritta una strana frase. Niente di strano, davvero. Anzi, ero contenta di come stessero andando le cose, se non fosse che poi... ultime notizie, hanno arrestato Trinia."

"Lo so..." rispose Kostur, annuendo lentamente e con rabbia trattenuta. "Anch'io ero preoccupato. Anzi, come hai potuto vedere ero fuori di me. Certo, abbiamo scoperto che era salva, grazie agli dei, ma anche se quella che è stata condannata non è Trinia, questa faccenda puzza lontano un miglio. Possono inventarsi tutte le balle che vogliono sul fatto che devono tenere buona la popolazione di Korvosa, ma resta il fatto che stanno condannando una che non c'entra niente con i casini di Korvosa." affermò. "E la cosa che mi dà fastidio, è che Krea si sta bevendo tutte queste cazzate."

"Ecco, vedi? Condannano una popolana..." cominciò a dire Fedra, ma si interruppe di colpo. "Come? A-aspetta un momento, cosa vorresti dire che non c'entra nulla? Certo che i popolani non c'entrano nulla!"

Kostur grugnì. "Non lo sai, Fedra? La comandante Kroft mi ha detto che hanno deciso di giustiziare una carcerata che era già stata condannata alla pena capitale e che proviene dalla Volta Testa di Morto." affermò, facendo il nome della prigione più temuta di Korvosa, riservata solo per i criminali più spregevoli e pericolosi.

"E tu... non ci credi?" chiese Fedra con tono incerto.

Il mezzorco scosse la testa scettico. "Nè io nè la comandante Kroft, se è per quello. Infatti devi sapere che la comandante Kroft ha controllato i registri... e sorpresa delle soprese, ha scoperto che erano registrate 18 prigioniere donne di cui una matricola. E indovina un po'? Hanno preso proprio la matricola."

Fedra si chiuse nel silenzio e riprese a passeggiare per la stanza, per poi tirare un lieve pugno al muro. "Merda... ma allora noi cosa siamo, soltanto delle pedine che la burocrazia di questa città muove a suo piacimento?" esclamò.

"Non lo so, ma ti dirò... ho paura." rispose Kostur.

Ed era vero, purtroppo. Fedra guardò verso il suo compagno e per la prima volta da quando si erano incontrati, lo vide veramente ansioso e spaventato, malgrado stesse mantenendo la calma in maniera ammirevole. Davanti a lei non c'era più il risoluto detective pronto a seguire anche i casi più difficili, ma un piccolo mezzorco pieno di incertezza.

"Ti fidi della comandante Kroft?" sussurrò Fedra.

Kostur disse di sì con la testa, cercando di mostrarsi più deciso. "Di lei sì. E' della regina che non mi fido." mormorò, come se stesse cercando di non farsi sentire da nessuno se non dalla sua compagna.

I due avventurieri restarono in silenzio per un po' prima di sentire un suono di passi che si avvicinavano. Contento di avere finalmente un po' di distrazione, Kostur guardò in direzione dei passi, e fu lieto di vedere che si trattava di Grau Soldado, che ora era in forma decisamente migliore, con addosso un'uniforme impeccabilmente pulita, armatura tirata a lucido e sbarbato.

"Buongiorno, investigatore Kyle... agente Fedra..." disse Grau, facendo un saluto appena giunto a pochi passi da loro, e subito ricambiato dai due agenti. "Perdonate il disturbo, ma avrei bisogno di parlarvi. Se in questo momento non siete occupati, si intende."

Fedra e Kostur si guardarono, un po' dubbiosi, per poi rivolgersi nuovamente al giovane sergente. "Buongiorno, sergente Soldado! La vedo bene, oggi. Ci dica pure, che novità ci sono?" chiese il mezzorco. Fedra si affrettò a sistemarsi i capelli ed infilarsi un paio di stivali.

"Niente di eclatante, in effetti... volevo solo confermarvi che l'esecuzione è confermata per il tramonto, e che voi siete stati scelti per fare parte del blocco che presenzierà all'evento. Tuttavia... avrei anche bisogno di chiedervi un favore personale." rispose Grau, per poi schiarirsi la voce e cercare le parole giuste per una domanda che per lui era molto importante. "Sareste disposti ad accompagnarmi all'accademia Orisini?"

Kostur corrugò la fronte dubbioso e guardò verso Fedra, che aveva appena finito di mettersi gli stivali. La graziosa caligni alzò le spalle, come per dire che per lei era lo stesso. "Beh, per noi non è certo un problema." affermò l'investigatore mezzorco. "Ha per caso qualche richiesta da fare a messer Orisini?"

"Beh... niente di particolare, in effetti... volevo solo chiedere se... poteste semplicemente accompagnarmi? Avrei bisogno di persone che possano evitare delle liti." rispose Grau, un po' nervoso. Kostur annuì lentamente. Ricordava quello che gli aveva raccontato Vencarlo a suo tempo, e ricordava che Vencarlo aveva reagito con una certa malinconia quando gli era stato ricordato uno dei suoi migliori allievi. Aveva l'impressione che questo volesse dire che, ad un certo punto, la relazione con i suoi due migliori studenti si fosse in qualche modo guastata. E la reazione di Grau, in quel momento, stava rafforzando le sue supposizioni. Tuttavia, decise che non era il caso di immischiarsi, e annuì con decisione.

"Va bene." rispose tranquilla Fedra. "Se è solo per questo, non è un problema. Avrei davvero bisogno di sfogarmi un po', dopo la giornata nera che mi è capitata."

Grau fece un piccolo sorriso amaro. "Grazie, investigatore Kyle... agente Fedra... ricordatemi che vi devo un grosso favore."

"Sarà, ma ne parleremo più avanti." rispose Kostur con un cenno di intesa. "Okay... andiamo pure a fare visita a messer Orisini!"

 

oooooooooo

 

Circa mezz'ora dopo, in una delle vie più note di Korvosa...

Fedra si schermò gli occhi dal sole mentre osservava l'edificio dell'Accademia Orisini che si ergeva davanti a loro. Per lei, una creatura dell'oscurità e nativa del sotterraneo di Golarion, era ancora difficile abituarsi ad un luogo dove la luce invadeva ogni cosa per più di metà della giornata. "Eccoci qui, sergente Soldado. Via Cimacolle, accademia Orisini." affermò, gettando un'occhiata alla funzionale magnificenza della facciata. "Vuole che la accompagniamo all'interno?"

Grau si sfregò il mento, chiaramente a disagio. "Forse sarebbe meglio..." concluse. "In fondo, non devo fare altro che una cosa, e poi ce ne andiamo." Si fece avanti e aprì la porta, per poi guidare i suoi due accompagnatori attraverso una serie di corridoi impeccabilmente puliti e quasi luminosi, verso un ufficio dalla porta in legno laccato posto alla fine di un breve corridoio. Il giovane sergente esitò per qualche istante, poi si fece coraggio e bussò alla porta.

"Avanti." rispose una voce che Kostur e Fedra riconobbero come quella di Vencarlo Orisini. Grau tirò un sospiro ed entrò, guidando i suoi accompagnatori in un'ampia sala luminosa, arredata da una scrivania in legno scuro e da una libreria nella quale facevano bella mostra di sé numerosi manuali e libri di vario genere - anche se prevedibilmente, la maggior parte di essi verteva sulla scherma, sulla conoscenza delle armi e dei vari stili di combattimento, e sulla storia di Korvosa. DIvensi riconoscimenti erano stati accuratamente incorniciati ed appesi alle pareti... e seduto alla scrivania c'era Vencarlo, che stava armeggiando con una spada di foggia particolare.

"Scusate un secondo. Questa lama ha bisogno di un'attenta manutenzione." disse Vencarlo, passando con attenzione un panno secco sulla lama larga ed affilata. Qualche secondo dopo, il famoso maestro di scherma concluse il suo lavoro e alzò lo sguardo verso i suoi visitatori. Fedra e Kostur videro un'espressione indecifrabile apparire sul suo volto quando si rese conto che c'era anche Grau con loro... ma pochi attimi dopo, pur con un pizzico di incertezza, Vencarlo si rivolse al suo ex-allievo. "È pronta. Edmyure potrà avere la lama anche subito."

Grau annuì con evidente disagio, cercando come poteva di non guardare il suo maestro dritto negli occhi. "Già, a questo proposito... lui... Edmyure, voglio dire... è tornato." disse con incertezza.

"Lo so. Mi ha aiutato con Trinia." rispose Vencarlo, e gettò un'occhiata di intesa a Kostur. Il mezzorco investigatore non disse nulla, ma si limitò ad osservare, ascoltare e segnarsi mentalmente i nomi. Edmyure... questo era il nome di un nipote di Grau, questo lo ricordava bene. Perché aveva bisogno di quella strana lama? Era di un modello che a Korvosa non aveva mai visto prima...

"E... chi cacchio sarebbe questo Edmyure?" chiese Fedra, ancora non sapendo nulla della situazione.

Il mezzorco strizzò un occhio e si voltò verso la sua compagna d'avventura. "Fedra, maledizione!" esclamò. "E' proprio necessario esprimersi così?"

Tuttavia, né Grau né Vencarlo se l'erano presa a male. "Nessun problema, investigatore Kyle. Edmyure è un nipote di Grau, e in un certo senso... è un nipote acquisito per me."

"Per non parlare del fatto che è grazie a lui se adesso siamo ancora in grado di parlarci e di guardarci in faccia." rispose Grau, ora visibilmente più sereno. "Se volete vi posso parlare un po' di lui."

Fedra si schiarì la voce imbarazzata e guardò verso il pavimento, maledicendo la propria impulsività. "Ehm, chiedo scusa..."

"Prego, sergente Soldado." rispose Kostur. "Saremmo onorati di saperne di più."

Vencarlo indicò a Grau una sedia, e il giovane sergente si accomodò, si schiarì la voce e rispose. "Grazie, investigatore Kyle. Edmyure è mio nipote, nonché primogenito del mio defunto fratello Bayan." spiegò Grau. Abbassò lo sguardo verso la fine, sentendo risvegliarsi un dolore mai del tutto sopito per la tragica morte del fratello maggiore.

"Oh, questo non lo sapevo..." replicò Fedra, sinceramente dispiaciuta. "Chiedo scusa, sergente Soldado. Temo di essere stata troppo invadente..."

"Non importa." rispose Grau annuendo. "Vi ringrazio per la vostra considerazione."

"D'accordo. Se per voi è lo stesso, io vi consegnerei la lama anche adesso." affermò Vencarlo, volendo evitare che la conversazione vertesse su sentieri poco piacevoli per il suo ex-allievo. Il maestro di spada fece un sorriso ed un piccolo inchino a Fedra e Kostur... e i due avventurieri di Korvosa compresero che la loro non era stata solo un'impressione: c'era effettivamente un palpabile disagio tra Grau e Vencarlo. Un senso di rabbia, impotenza e desiderio di chiarirsi...

Vencarlo consegnò la spada a Grau, dando a Kostur e Fedra la possibilità di vederla: era un'arma di squisita fattura, forgiata in una maniera del tutto particolare. La lama era lunga ma sottile, con un filo incredibilmente affilato, e Fedra comprese subito che era un'arma pensata più per la velocità e la precisione che per la potenza. L'elsa era lunga abbastanza da permettere di brandire la spada con due mani, ma al tempo stesso dava l'impressione di essere abbastanza leggera da poter essere usata con una mano sola se necessario.

"Gli piacerà, ne sono sicuro. Ho dato tutto me stesso nel mettere a posto questa spada. In fondo, lo devo a quel ragazzo." disse Vencarlo. "Avevo giurato a me stesso che non avrei mai più addestrato un Soldado, ma quel ragazzo mi ha fatto cambiare idea. Anzi, si può dire benissimo che lui mi abbia fatto capire... che sono stato un'idiota."

Grau scosse la testa e si fece avanti. "L'idiota sono stato io. Ero geloso, non ho pensato a quello che facevo o dicevo. E se Edmyure fosse qui, sono sicuro che ci direbbe..." Si fermò per fare una breve risata a denti stretti. "Ci direbbe che siamo dei beoni."

"Su questo sono perfettamente d'accordo..." rispose Vencarlo sorridendo.

Non volendo intromettersi in questioni che non la riguardavano, Fedra non fece domande, anche se quella conversazione gliene aveva fatte venire un bel po'. La sua curiosità venne attratta da quella spada così particolare, e la ragazzina caligni si avvicinò e ci diede un'occhiata. "Wow, non ho mai visto prima una lama del genere! La foggia... non è propriamente del Mare Interno, o sbaglio?"

"In effetti non ricordo di aver mai visto una lama di forma simile in tutto il tempo in cui ho viaggiato per Varisia." rispose Kostur. "Questa forma elegante e leggermente incurvata mi dà da pensare..."

"E' una katana, un tipo di spada tipico delle terre di Tian... in particolare del Minkai." spiegò Vencarlo, ferrato in materia. "E questa particolare tecnica di forgiatura risale alla dinastia Amatatsu."

Grau volle aggiungere qualcosa alla spiegazione. "Si chiama Bayan. E la sua caratteristica più interessante è che la sua lama è forgiata in mithril damascato."

"Perché non gliela mostri?" chiese Vencarlo, sollevato all'idea di essere riuscito almeno un po' a riavvicinarsi al suo allievo.

Grau fece un cenno con la testa e mostrò loro la lama di quella spada dalla foggia magistrale, in modo che Fedra e Kostur potessero vedere il luccichio argentato del mithril che componeva la lama. Fedra osservò ammirata la lama finemente forgiata, sottile, elegante ed affilata. Con prudenza, passò i polpastrelli di due dita sul piatto della katana in modo da farsi un'idea delle sue caratteristiche.

"Wow, è davvero un'arma straordinaria!" commentò la caligni. "Sono sicura che vostro nipote ne sarà pienamente soddisfatto e ve ne sarà grato, sergente Soldado!"

"Credo proprio... che sarà grato ad entrambi noi." rispose Grau, guardando Vencarlo con un accenno di ritrovata fiducia. "Io gliel'ho donata..."

"E io gliel'ho riparata. Era in pessime condizioni quando l'ho avuta." proseguì Vencarlo. Dopo un attimo di esitazione, guardò verso Grau che gli fece un cenno di assenso. "E in effetti, lo era anche il povero Edmyure."

"Dopo la morte di mio fratello, Edmyure ha cominciato a frequentare delle brutte compagnie e a drogarsi." spiegò Grau. "Per fortuna si è ripreso... grazie anche all'aiuto di Vencarlo e Marian. Ah, ma non vi ho fatto neanche vedere mio nipote. Eccolo, è lì."

Grau indicò un piccolo quadro appeso alla parete, che raffigurava un giovane dai capelli neri ben pettinati e dalla carnagione olivastra tipica dei Varisiani, con uno sguardo acuto e un paio di baffetti appena accennati e vestito con abiti dai colori vivaci senza risultare troppo appariscenti. Kostur diede un'occhiata al quadro, fissandosi in mente l'aspetto del giovane nel caso avessero avuto a che fare con lui in futuro.

"Hmm, capisco. Quindi è lui vostro nipote Edmyure, sergente Soldado." affermò. "Che posso dire... mi dà l'impressione di un giovane di belle speranze."

Grau annuì con un misto di fierezza e malinconia. "Belle e terribili speranze, si può dire." commentò.

"Va bene. Allora noi andiamo. Ci vediamo più avanti, spero." disse Vencarlo con tono amichevole ma deciso. Guardò verso Kostur, e si tirò fuori dalla tasca un foglio di carta piegato, che poi consegnò a Kostur. "A proposito, prima che ve ne andiate, investigatore Kyle... Dovrei consegnarvi una lettera da parte di Trinia. Certo, per ovvie ragioni non posso dirvi dov'è, visto che la segretezza è vitale al momento. Ma è al sicuro."

Kostur tirò un sospiro sollevato. "Vi devo un favore, messer Orisini. Sono davvero in debito con voi." affermò.

Vencarlo fece un sorriso cordiale. "Beh, se volesse proprio sdebitarsi... allora lei e i suoi compagni aiutate Edmyure nel momento del bisogno." rispose deciso. "E credo che ne avrà bisogno presto... anche se non è tipo da ammetterlo così facilmente."

Con un ultimo saluto, Vencarlo e Grau si congedarono da Kostur e Fedra, e il mezzorco spiegò il foglio di carta che gli era stato dato e lo lesse con affetto. Fedra vide che gli occhi del suo compagno si inumidivano.

"Come sta Trinia?" chiese Fedra, giusto per essere tranquilla.

Kostur si ricompose, ma non riuscì a nascondere un sorriso speranzoso. "Bene. Sta bene, e spera di rivederci al più presto, quando tutto questo sarà finito." affermò. "Ora però andiamo... prima che questa storia sia finita, credo che ci sarà ancora un bel po' da aspettare. E nel frattempo... dobbiamo pensare noi alla sicurezza di Korvosa."

"Sono d'accordo." rispose Fedra con un cenno della testa. "Torniamo alla cittadella... e vediamo se ci sono notizie."

 

oooooooooo

 

Runyar attese con pazienza davanti alla porta, in attesa che venissero terminati gli ultimi proforma per concludere una volta per tutte il caso di Iven Locklin. Annuì lentamente mentre leggeva il documento che la giudice Zenobia gli aveva consegnato - la dichiarazione che Iven era stato ufficialmente scagionato e riconosciuto innocente del crimine per cui Yargin lo aveva incastrato. C'era voluto un po' per navigare l'iter burocratico, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio.

Il nano alzò la testa quando sentì il suono della porta che si apriva, e suo fratello apparve da dietro di essa, scortato da due guardie Korvosane che lo affiancavano. Iven, che in effetti dava l'impressione di essere quasi una copia del fratello come aspetto fisico, prese fiato e si voltò verso i due soldati, per poi inchinarsi educatamente.

"Ci scusiamo a nome del sistema legislativo di Korvosa per questo errore, mastro Iven." disse uno dei soldati con tono rispettoso. "E le auguriamo buon proseguimento."

Iven si sgranchì una spalla, come se volesse rimettersi in moto dopo il tempo in cui era rimasto in gattabuia. Si rivolse a ciascuno dei due soldati e ricambiò silenziosamente i loro auguri, senza mostrare alcun rancore o risentimento - per quanto lo riguardava, quei due soldati non avevano avuto altra colpa che aver eseguito i loro ordini. Dopo essersi assicurato che tutto fosse andato al suo posto, Iven si congedò dalle guardie e si voltò verso il fratello, che si era appena alzato dal suo posto a sedere, e stava cominciando a venirgli incontro con un sorriso appena accennato - i nani non erano conosciuti per essere molto espressivi con i loro sentimenti, e i due fratelli Locklin non davano l'impressione di essere eccezioni a questa regola.

Finalmente, Runyar e Iven si scambiarono un'energica stretta di mano e si guardarono dritti negli occhi. "Sono felice di vedere che stai bene, fratello." affermò Runyar. "Ringrazio il Padre Facoltoso di aver esaudito le mie preghiere per la tua scarcerazione."

Iven sorrise e alzò le spalle. "Mi fa piacere che tu abbia trovato gente disposta ad aiutarci. Se non fosse stato per loro... temo che questa storia sarebbe finita molto peggio." affermò. "Allora... i veri colpevoli sono stati già trovati ed assicurati alla giustizia."

"Sì, fratello. Puoi stare tranquillo, l'uomo che ti ha fatto accusare ingiustamente è finito anche lui in galera." affermò Runyar, e i due fratelli cominciarono ad avviarsi verso la successiva destinazione. "Siamo riusciti a trovare il covo di Gaedren Lamm, e ci siamo occupati di lui."

"Hai corso un bel rischio, lo sai, fratello?" chiese Iven con un sospiro sollevato. "Se fosse andato qualcosa fuori posto... avresti rischiato la vita, oppure ti saresti trovato impossibilitato ad aiutarmi."

Runyar annuì lievemente. "Anche la giudice Zenobia Zenderholm me l'ha ricordato. Ammetto che avrei potuto ricorrere a dei sistemi un po' più... legali. Ma non potevo aspettare. C'era in gioco l'onore della nostra famiglia, e il rischio era che quel dannato Lamm ci sfuggisse... o che provocasse la morte di qualche altro innocente. Io e i miei compagni dovevamo agire il prima possibile."

"Sì, ti capisco. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me." rispose Iven con un lieve sorriso. "Ma adesso... ci sono ancora problemi da risolvere, per caso? Dove stiamo andando, in questo momento?"

Runyar non poté impedirsi di sorridere con orgoglio. "Beh, si tratta di una richiesta da parte dell'Arcibanchiere Darb Tuttle. A quanto pare, mi ha chiesto di incontrarmi con lui appena possibile. E immagino che tu sappia che ricevere un invito da parte dell'Arcibanchiere... non è esattamente una cosa che capita tutti i giorni. Spero solo che non ci siano problemi."

"L'Arcibanchiere Darb Tuttle? Questa sì che è una grande notizia!" affermò Iven, contento per il fratello. "E non credo che ci sia qualcosa di cui preoccuparti. Ti sei sempre attenuto al dogma del Padre Facoltoso, e hai sempre lavorato onestamente per il bene della città. Sono sicuro che qualunque cosa abbia in mente per te, sarà gradita."

Da un punto di vista prettamente razionale, Runyar immaginava di non avere in effetti nulla da temere - a parte la sua spedizione punitiva contro Lamm, non gli sembrava di aver fatto nulla che potesse incontrare lo sfavore di Abadar. Restava il fatto che comparire di fronte ad una personalità importante come l'Arcibanchiere non era una cosa da poco...

 

oooooooooo

 

In una città abituata alle macchinazioni politiche e devota alla legalità e al commercio come Korvosa, non stupiva il fatto che una delle religioni più diffuse ed influenti fosse quella di Abadar, il dio delle città, del commercio onesto e della legge. E la Banca di Abadar non era soltanto dedita a servire i cittadini di Korvosa come principale istituzione bancaria della città, ma era anche la sede principale della chiesa del Padre Facoltoso. Situata nel distretto più a nord della grande città, forniva ai cittadini un'ampia varietà di servizi, tra cui le cassette di sicurezza più affidabili di cui si avesse notizia da quelle parti. La Banca di Abadar era indubbiamente una delle istituzioni più affidabili della città, sempre pronta a ricordare al governo e alla nobiltà i loro doveri nei confronti dei cittadini.

Ed era proprio davanti alle grandi doppie porte ornate della Banca di Abadar che Runyar ed Iven si erano trovati dopo una camminata a passo svelto - per lo meno, tanto svelto quanto era possibile ai nani - attraverso i quartieri più alti di Korvosa. Era un edificio davvero impressionante, che esprimeva allo stesso tempo ricchezza e sobrietà, un luogo elegante che si inseriva nel panorama cittadino con naturalezza. Un paio di torri bianche come avorio sovrastavano il grande complesso, meticolosamente pulite e mantenute. Un grande simbolo sacro di Abadar, una chiave dorata con la rappresentazione di un tempio incisa sul manico, ornava i cancelli di ingresso, e un'ordinata processione di chierici ed adepti biancovestiti si avvicendava per i cortili interni.

Runyar si era annunciato ad un paio di guardie in armatura dorata che facevano il loro turno ai lati del cancello principale. Il nano si era prontamente identificato, e un adepto di rango inferiore era stato chiamato per guidare i fratelli Locklin attraverso gli immacolati corridoi della banca, raggiungendo in breve tempo l'ufficio dell'Arcibanchiere.

E una volta che ebbero ricevuto dal leader religioso il permesso di entrare, i due nani avevano esitato soltanto un attimo prima di entrare a passi lenti, cercando di tenere un portamento quanto più decoroso possibile.

L'Arcibanchiere Darb Tuttle era un uomo di mezz'età ma ancora in ottima forma fisica, con la pelle scura ma i capelli di un insolito colore biondo cenere, tagliati molto corti e pettinati ordinatamente. La sua espressione era seria ma tranquilla, quella di un uomo che aveva fiducia in sé stesso e nella sua capacità di risolvere i problemi con il dialogo e la diplomazia. Le sue vesti clericali erano elaborate ma al tempo stesso sobrie, e tra queste svettava un ampio collare clericale e un manto giallo oro che sembrava tempestato di minuscole gemme. Alzò lo sguardo verso Runyar e il fratello, e fece ad entrambi cenno di venire avanti.

"Ehm... sono il chierico Runyar Locklin, al fedele servizio del divino Abadar." affermò il nano chierico. "Sono qui per rispondere alla vostra chiamata, vostra eminenza. Ci sono... notizie particolari ed importanti, per cui lei avrebbe bisogno di convocarci?"

L'Arcibanchiere finì di apporre alcune firme su una pila di documenti, che ordinò accuratamente in una serie di ripiani, poi rivolse la sua piena attenzione al suo sottoposto. "Direi di sì, che il motivo della vostra convocazione è abbastanza importante, banchiere Locklin. La vostra famiglia è stata a lungo tempo un modello di operosità e abnegazione, fin da quando si sono stabiliti per la prima volta a Korvosa. E in questo senso, voi e vostro fratello non siete stati da meno. A questo proposito, volevo esprimervi la mia solidarietà per l'accusa infamante che è stata recentemente mossa a vostro fratello senza alcuna validità."

Runyar ed Iven chinarono la testa rispettosamente, aspettando il resto del discorso.

"Ora, a questo proposito... ho avuto modo di sapere che voi vi siete messo al servizio della nuova regina di Korvosa, Sua maestà Ileosa Arabasti. Assieme ad un gruppo di associati che si fanno chiamare La Compgnia del Draco." affermò Tuttle, la cui voce non tradiva alcuna emozione, in positivo o in negativo. "Certo... prima che questo accadesse, avete partecipato ad un attacco al covo del fuorilegge Gaedren Lamm. Ammetto che quell'episodio... è stato un po' al limite della legalità, da parte vostra."

Runyar si schiarì la voce e cercò di spiegarsi. "Me ne rendo... perfettamente conto, eminenza." affermò, sostenendo lo sguardo acuto dell'alto sacerdote. "In quel momento... ho ritenuto che operare in quel modo fosse il male minore, piuttosto che permettere che dei bambini innocenti venissero ulteriormente sfruttati ed abusati da un criminale come Lamm."

"Giustamente. Del resto, i crimini commessi da Lamm erano tali e tanti, che ormai non godeva più di alcuna protezione legale. E per quanto questo ragionamento possa essere insidioso, ammetto che l'eliminazione di Lamm ha recato molti più benefici che svantaggi alla popolazione di Korvosa, e che sia stato in generale un bene per la stabilità della nostra città." affermò l'Arcibanchiere. "Quindi... non credo che si possa definire una vera e propria macchia sul suo curriculum."

"La ringrazio per la considerazione." rispose Runyar, sinceramente sollevato.

"E comunque, a parte questo episodio... vedo che lei ha sempre cercato di fare del suo meglio per far rispettare la legge a Korvosa, e che ha lavorato per la stabilità e la legalità. Si è anche esposto direttamente per evitare che agenti di Cheliax imponessero le loro regole a scapito della nostra sovranità e del nostro buon diritto." riprese Tuttle. "In definitiva, trovo che voi abbiate svolto un lavoro encomiabile come rappresentante del Padre Facoltoso in questa città, e ritengo che siate meritevole di una posizione di maggior prestigio, rispetto a quella che ricoprite ora."

Questa volta, Runyar non potè trattenere la sorpresa. Sobbalzò lievemente e sgranò gli occhi, come se non riuscisse a credere a quello che stava sentendo. "Er... Eminenza? Ho... ho sentito bene quello che ha detto? Lei... pensa che io sia degno di un incarico di maggior fiducia?" chiese, cercando comunque di mantenersi il più formale possibile.

Senza mai perdere quella sua espressione stoica, l'Arcibanchiere fece un cenno affermativo con la testa. "Certamente. Ritengo che voi abbiate le capacità necessarie per l'incarico che vi vorrei affidare. Per questo motivo io, Arcibanchiere Darb Tuttle, con la benedizione e l'approvazione del divino Abadar, in nome di Korvosa, della legge e dell'ordine, promuovo voi, chierico Runyar Locklin, al rango di Banchiere di prima classe. Siete disposto ad accettare questo onore... e questo onere?"

Malgrado la sorpresa, Runyar si ricompose in fretta e si mise sull'attenti davanti al suo superiore. "Io... ne sarei immensamente onorato, eminenza. Mi onora il fatto che voi ritenete che io abbia la capacità per ricoprire un incarico così importante, e farò del mio meglio per dimostrarmi degno della vostra fiducia." rispose. Si voltò leggermente verso il fratello, che era rimasto altrettanto sbalordito da quella notizia... ma che si riebbe molto presto e fece un segno dell'okay.

"Ottimo. La vostra abnegazione è rimasta sempre la stessa... Banchiere di prima classe Runyar Locklin." affermò l'Arcibanchiere. Firmò un documento con una grafia essenziale ma elegante, e lo consegnò al nano chierico, che lo ricevette rispettosamente. "Perciò, ora ufficializzo questa promozione. Chierico Runyay Locklin... sappiate mostrare ancora di più le abilità che vi hanno consentito fino ad ora di fare un ottimo lavoro. Attenderò con pazienza di vedere i risultati della vostra amministrazione. È tutto... potete congedarvi. Buon proseguimento, e che il Padre Facoltoso guidi sempre i vostri passi."

"Vi ringrazio ancora per la fiducia e per questa... inaspettata ma gradita promozione." rispose Runyar, non riuscendo a nascondere un sorriso eccitato. "Buon proseguimento anche a lei."

Dopo un ultimo, educato inchino, i fratelli Locklin si congedarono dall'Arcibanchiere ed uscirono con calma e in ordine dal suo ufficio, con Runyar che stringeva a sè il documento che attestava la sua promozione, con la stessa determinazione di un naufrago che agguanta uno scoglio durante una tempesta. Per tutto il percorso fino ai cancelli della Banca di Abadar, i due fratelli restarono in silenzio mentre si avvicinavano all'uscita, facendosi cortesemente strada tra i chierici e gli adepti che ancora lavoravano alacremente...

E finalmente, una volta giunti fuori e salutate le guardie, Runyar ed Iven si allontanarono... e una volta che ebbero l'impressione di essere abbastanza lontani, in barba al tipico stoicismo dei nani, esplosero in un liberatorio grido di vittoria e si diedero il cinque!

"Fantastico!" esclamò Iven. "Banchiere di prima classe! Ci pensi, Runyar? Questo sì che è un incarico di gran fiducia!"

"Già... mi rendo conto che questo vuol dire... che l'Arcibanchiere Tuttle ha piena fiducia nelle mie capacità!" affermò Runyar, ammirando raggiante il documento che sanciva la sua promozione. La sua espressione si fece più seria un istante dopo, e il nano chierico ripose con cura il foglio ornato nella sua bisaccia. "Anche se mi rendo conto che per me comporterà anche dei doveri più importanti. E spero che la mia nuova posizione non finisca per creare dei contrasti con il Trono Cremisi."

"A questo proposito..." disse Iven, abbassando la voce mentre i due si allontanavano in un vicolo isolato. "Che cosa ha intenzione di fare? A quanto ho visto... la posizione di Sua Maestà Ileosa non è esattamente una delle più limpide. Sento già delle voci insoddisfatte... e certe sue recenti decisioni non hanno certo incontrato il favore del popolo di Korvosa."

"Non so che dirti, Iven." affermò Runyar, guardando con aria malinconica verso i tetti dei quartieri più bassi di Korvosa. "Ho l'impressione che i guai per la nostra città siano soltanto iniziati... anche se non ho idea di cosa potrà accadere in futuro."

"Ed è per questo che il tuo ufficio sarà importante, fratello." rispose Iven. "Credo proprio... che un difensore della legge deciso come te sarà indispensabile, in questi tempi bui."

Runyar non rispose, ma dentro di sè si sentì incoraggiato dalle parole del fratello. Fare onore alla sua nuova posizione aiutando a mantenere l'ordine nella sua città in quel periodo di tensione... era un suo preciso dovere come devoto di Abadar, e aveva tutta l'intenzione di rispettarlo.

"Sì, hai ragione anche tu." rispose Runyar. "Ora... è meglio che ci prepariamo. Stasera abbiamo una sgradita incombenza... una a cui speravo di non dover mai adempiere."

"Ti riferisci... a quell'esecuzione, vero?" chiese Iven. Quando il fratello annuì, Iven non poté fare altro che guardare in lontananza, comprendendo la sua riluttanza. 

"Esatto... più ci penso, e più mi convinco che non sia altro che una pagliacciata... una messinscena per tenere buono il popolo di Korvosa." rispose Runyar. "Ma al momento... non ci posso fare niente. Solo sperare che succeda qualcosa che salvi quella povera vittima."

 

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In uno dei quartieri bassi di Korvosa, un'altra coppia di fratelli era impegnata in un piccolo scontro di allenamento...

"Attento! Tieni alta la guardia, Orik!" esclamò Verik con un sorriso arguto. Con un abile gioco di gambe, il minore dei Vancaskerkin evitò il fendente con cui Orik cercava di farlo inciampare e contrattaccò, usando il suo bastone da allenamento per sferrare un affondo. Ma Orik era un combattente esperto, e non si fece ingannare da quel semplice trucco. Sollevò il suo bastone da allenamento e deviò il colpo di Verik, poi lo costrinse ad indietreggiare e si riposizionò.

"Hehee... non serve che me lo dici, fratellino! Sono in anticipo rispetto a te!" affermò il mercenario. Con abilità, Orik e Verik si scambiarono una raffica di colpi, ognuno di essi contrastato dall'arma dell'altro... e finalmente giunsero a distanza ravvicinata, e i loro bastoni si incrociarono spingendo l'uno sull'altro.

Per diversi secondi, lo stallo tra i due Vancaskerkin proseguì, senza che nessuno dei due avesse la meglio sull'altro. Da una parte, Orik aveva dalla sua una maggiore forza fisica e maggiore esperienza, mentre Verik poteva contare sulla sua agilità e scioltezza di movimenti. Lo scontro di allenamento sembrava in perfetta parità, e nessuno dei due appariva in procinto di sopraffare l'altro.

E in effetti, non accadde. Dopo un contrasto che era durato più a lungo di quanto i due non immaginassero, Orik e Verik si separarono e si rimisero in guardia, ognuno brandendo il suo bastone da allenamento con aria decisa. Si guardarono negli occhi ancora per un po', studiando la posizione di guardia dell'altro alla ricerca di possibili punti deboli...

E alla fine, entrambi si rilassarono e appoggiarono i loro bastoni al muro con aria soddisfatta, terminando lì l'allenamento. "Heh... niente da fare, Orik. Alla fine, resti sempre tu il più forte di noi due." disse Verik, senza rancore. "Immagino che tu abbia combattuto più battaglie di me."

"Beh, in effetti... mi sono ritrovato nelle peste più di una volta, e ho dovuto cavarmela in qualche modo..." rispose Orik, riprendendo la sua espressione seria e decisa. "Però sei migliorato molto, Verik. Continua così, e sono convinto che mi supererai."

"Beh, allora stai in guardia, fratellone." rispose Verik con aria tranquilla. "Sei sempre stato il più forte di noi due, fin da quando eravamo piccoli... ma le cose potrebbero cambiare in un futuro... non troppo lontano!"

Orik si sgranchì una spalla e guardò fuori dalla finestra semiaperta della loro stanza. Un sorriso amaro apparve sulle sue labbra al ricordo della loro infanzia a Riddleport - una città pericolosa e violenta, che certo non si addiceva a due bambini; i piccoli furti e vandalismi fatti assieme alla loro sorellastra Natalia, la figlia che il loro padre Saul aveva avuto da una Varisiana; e le piccole avventure nelle foreste attorno a Riddleport, vissute assieme al loro zio Damon. Quelle, in particolare, erano state tra i momenti più felici che entrambi ricordassero di un periodo difficile e problematico.

Adesso, la famiglia Vancaskerkin sembrava dispersa per Varisia... e loro ne erano gli ultimi rappresentanti, che si ingegnavano come potevano per vivere in maniera dignitosa. Non rimpiangevano certo di essersi lasciati Riddleport alle spalle... nè Orik rimpiangeva di aver incontrato quel ragazzo di Sandpoint che gli aveva permesso di cambiare strada prima che fosse troppo tardi. Chissà dove si trovavano adesso, lui e il suo ex-capo...

"Ti ho mai parlato di quel ragazzo che ho incontrato lì a Collecardo, Verik? Sai, quando ho deciso di raggiungerti qui a Korvosa e vedere se qui avrei avuto miglior fortuna..." chiese Orik, sinceramente incuriosito.

Verik si sfregò il mento e mise da parte il suo corpetto protettivo di cuoio. "Hmm... mi avevi accennato a lui, questo me lo ricordo. Ma non mi hai mai davvero raccontato cosa è successo. Se non ricordo male... avevi detto che stavi lavorando per una aasimar che voleva vendetta contro la città di Sandpoint."

"Sì... una certa Nualia Tobyn, che voleva vendicarsi di come era stata trattata dalla gente di Sandpoint." spiegò Orik. "Fatto sta... che un gruppo di avventurieri era arrivato a Sandpoint, ed è rimasto coinvolto nei piani di Nualia... e di un dannato damerino mezzelfo che le andava dietro." Orik grugnì e scosse la testa al ricordo di Tsuto Kaijitsu - non gli era mai piaciuto quell'odioso individuo. "E indovina un po'? Uno di questi avventurieri era un amico d'infanzia di Nualia. In pratica, l'unica persona che l'avesse trattata bene. Insomma, fatto sta che io e questo ragazzo ci siamo battuti... e lui ha vinto. Lui e i suoi compagni mi hanno offerto di combattere per loro... e alla fine questo ragazzo... Yan Gudril... ha combattuto con Nualia e l'ha convinta a lasciar perdere la sua vendetta."

"Beh... che posso dire, mi fa piacere che sia andata così." rispose Verik. "Questo ragazzo e i suoi compagni sono stati leali... e onorevoli."

"Diciamo anche... che vedere fin dove si stava spingendo Nualia pur di avere la sua vendetta mi ha fatto capire... che se avessi proseguito nel mio intento di vendicarmi di quel bastardo di Zincher, avrei rovinato la vita a me stesso e ad altri." continuò Orik. "Tra le parole di quel ragazzo, e la storia di Nualia, credo di essermi finalmente dato una svegliata. Ho ancora molto da fare... e non voglio sprecarlo in una vendetta che non gioverà a nessuno."

"Quindi... non tornerai a Riddleport, vero?" chiese Verik. Quando Orik annuì lentamente, Verik tirò un sospiro di sollievo e gli battè amichevolmente una mano sulla spalla. "Mi sembra giusto. Ormai... Riddleport non è più nulla per noi. Adesso... abbiamo la possibilità di qualcosa di meglio di una vita di furti ed espedienti. E anche se ancora non posso dire che Ileosa mi piaccia... almeno Korvosa è una città che offre molte più possibilità."

Orik annuì, e un raro sorriso apparve sul suo volto dall'aspetto rude. Malgrado tutti i suoi problemi, Korvosa era stata una grande opportunità per entrambi loro... e lavorare a fianco di Krea e dei suoi compagni era stato piacevole. Adesso... Orik e Verik speravano che il fraintendimento che si era creato di recente non avesse danneggiato seriamente i legami tra i membri della Compagnia del Draco. Era stato sgradevole vederli litigare...

"Beh... adesso che ne dici, fratellino?" chiese Orik, iniziando a prepararsi. "Andiamo a vedere questa esecuzione? Se non altro per assicurarci che Krea e gli altri non facciano sciocchezze?"

"Preoccupato per loro?" chiese Verik, sapendo già la risposta. "Beh, non posso darti torto. Se potessi fare anch'io qualcosa, anche solo per metterla in quel posto a quella stronza di Ileosa... ma non siamo esattamente nella posizione per farlo."

"Spero solo che quei ragazzi non si facciano prendere la mano..." affermò Orik, per poi raccogliere il suo equipaggiamento e guardare nella direzione della piazza dove si sarebbe tenuta l'esecuzione...

 

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CONTINUA...

  

 

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Capitolo 23
*** Giustizia per Korvosa! ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 22 – Giustizia per Korvosa!

 

 

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Poche ore prima dell'esecuzione...

Nella grande stanza riservata per le evocazioni, l'imponente figura di un individuo obeso e disgustoso, vestito in abiti eleganti e puliti che stridevano con il suo corpo ripugnante, era seduta comodamente su un grande cuscino di raso rosso, sfregandosi allegramente le mani grassocce e viscide mentre, di tanto in tanto, andava a piluccare qualcosa da un piatto di dolciumi posto al suo fianco. Con estrema voluttà, l'individuo prese una ciambella e cominciò a divorarla senza lasciarsene sfuggire nemmeno una briciola, per poi esplodere in un rutto di compiacimento.

"E' proprio necessaria questa mancanza di educazione?" chiese una voce femminile dal tono acido, appartenente ad una donna dalla pelle scura, di chiara etnia Vudrana, avvolta in splendide vesti di seta rossa e gialla che stava entrando in quel momento nella sala delle evocazioni, portando con sè alcuni tomi dall'aspetto inquietante e diverse componenti necessaria a tracciare un cerchio di evocazione - chiaramente, i due si apprestavano ad evocare qualcosa di terrificante e mostruoso da chissà quale dimensione dell'esistenza.

L'uomo obeso si leccò disgustosamente le dita. "Hohohohohoooo! Dovresti imparare a goderti certi piaceri della vita, mia cara Vavana! E mangiare è uno dei più grandi piaceri che io conosca! La cucina Korvosana è stata una vera rivelazione, e rimpiango di non averla scoperta prima!" rispose con una voce che suonava quasi come un gorgoglio di gioia infantile. Dopo aver passato qualche altro istante a riderci su e a pulirsi le mani a modo suo, l'individuo obeso si sistemò come meglio poteva e fece cenno alla donna Vudrana di accomodarsi qualche passo di fronte a lui. "Comunque, adesso che sei qui possiamo cominciare con l'evocazione. Hai portato tutto quello che serve, vero?"

"Certamente." rispose la donna, per poi disporre ordinatamente il materiale attorno ad un punto e sedersi sui talloni di fronte al grassone. "Comunque, non sono sicura che sia una buona idea. Siete sicuro che non accadrà nulla di spiacevole, una volta che avremo evocato questa... Madre delle Spine?"

L'uomo obeso ridacchiò di nuovo. "Hohohohoooo! Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Mia cara, dovresti sapere che i sahkil sono facili da evocare. Un po' meno da controllare, questo è vero... ma è qui il bello, non abbiamo bisogno di controllarla! Basterà darle quello che vuole e sarà più che disposta a lavorare per noi!"

"Se lo dice lei. Io non mi assumo nessuna responsabilità se qualcosa va male, ve lo dico subito." rispose la donna di nome Vavana. Con attenzione, la Vudrana mise mano ai suoi strumenti e cominciò a tracciare sul terreno un cerchio di evocazione spargendo su di esso della polvere argentata in una forma circolare. Il mago obeso tirò fuori alcune candele grigie e le dispose regolarmente attorno al circolo di evocazione, poi schioccò le dita tozze e creò una fiammella sulla punta dell'indice, che usò per accendere le candele una ad una. Immediatamente, un penetrante odore di erbe cominciò ad aleggiare nella sala, e la donna iniziò ad intonare una strana, discordante cantilena in una lingua dalla tonalità cupa ed opprimente. L'uomo chiuse gli occhi e si unì alla cantilena, per poi alzare le mani davanti a sè e muoverle lentamente per tracciare in aria dei simboli mistici.

"Ooooooh! Dalle nebbie dell'Etereo, dalle empie profondità di Xibalba, noi ti chiamiamo, Madre delle Spine..." cantilenò l'uomo obeso. "Noi chiediamo i tuoi servigi... Rivelati a noi... emergi dagli abissi del terrore e della disperazione!"

"Madre delle Spine, noi ti evochiamo!" esclamò la donna. Sollevò in aria entrambe le braccia, e il suo corpo venne avvolto da una tenue aura violetta, mentre il cerchio di evocazione iniziava a sua volta a brillare e a diffondere una strana luminescenza argentata nella stanza. "Ascolta il nostro richiamo! Vieni a noi, e diffondi in questo mondo il terrore!"

Entrambi gli evocatori cercarono di concentrarsi al massimo, mentre le barriere tra le dimensioni si assottigliavano davanti al potere dei loro incantesimi. Per un attimo, una gelida folata di vento spirò nella stanza, penetrando loro nelle ossa e facendo loro provare un brivido gelido. Ma questa sgradevole sensazione non durò a lungo. La temperatura tornò rapidamente quella di prima, e il cerchio di evocazione brillò di una luce ancora più splendente, emettendo una sorta di scintillante colonna di luce argentata che salì quasi fino al soffitto. Sul pavimento, il circolo sbiadì e si trasformò... e al suo posto apparve una sorta di vortice nero composto da strane nubi che turbinavano frenetiche. Un ghigno malefico apparve sul volto del grassone, mentre una mano artigliata emergeva dal vortice, facendosi strada tra i confini esoterici che separavano una dimensione dall'altra.

"Sì! Sì, così è perfetto!" esclamò. "Vieni, Madre delle Spine, e spargi orrore e disperazione tra i miseri mortali!"

Una mostruosità solo vagamente umanoide cominciò ad emergere dal varco dimensionale, usando le mani artigliate per sollevarsi dal buco immateriale che si era aperto nel terreno. Aveva un aspetto vagamente femminile, con due grandi corna che fuoriuscivano dalle tempie e si ricongiungevano sopra la testa, in modo da creare una sorta di anello sopra il cranio. Il suo corpo innaturale era avvolto in un manto di rovi, foglie e rose appassite, e non aveva gli occhi - al loro posto, un reticolo di innaturali piante rampicanti usciva dalle orbite di quella creatura e si avvolgeva attorno al suo corpo, sviluppandosi in una maniera così esagerata che sembrava che la mostruosità indossasse un decadente vestito fatto di piante e rovi, con qualche bocciolo di rosa che spuntava fuori di tanto in tanto.

Sotto lo sguardo compiaciuto del mago obeso, e quello inquieto della donna Vudrana, la mostruosità trascendentale conosciuta come la Madre delle Spine emerse del tutto dal portale che l'aveva condotta lì dal Piano Etereo. Attorno a loro, l'aria sembrò quasi vibrare ed emanare una bizzarra, inquietante sensazione... come se il mondo stesso avesse paura di ciò che era stato appena evocato, e cercasse in qualche modo di comunicarlo a tutti. Si sentirono altri suoni spettrali, e nell'aria risuonò un urlo di terrore proveniente da chissà dove, prolungato e lacerante, che ben presto si trasformò in un pianto angosciato... e per qualche istante, i due evocatori riuscirono a vedere delle forme spettrali che apparivano e scomparivano attorno alla creatura evocata... facce contorte in espressioni di estremo orrore, occhi spalancati e bocche che gridavano e digrignavano i denti!

Ma questo inquietante spettacolo non durò a lungo. Il potere magico che ancora aleggiava nella stanza si disperse con un’ultima scarica di energia, che diede ai due evocatori la sensazione di un gelido brivido elettrico che percorreva i loro corpi. Finalmente, l'oscuro rituale ebbe termine, e i due officianti si rilassarono... ma non per molto, visto che il mago obeso si alzò con facilità insospettabile e incrociò lo sguardo di quell'empia creatura - o meglio, lo avrebbe incrociato se la Madre delle Spine avesse avuto occhi o qualsiasi cosa simile ad essi.

"Hohohohoooo! Sono molto soddisfatto di com'è andata!" ridacchiò il grassone, sfregandosi le mani tra loro con evidente compiacimento. Poi, si schiarì la voce e si rivolse a quella mostruosità con tono molto più serio e professionale. "Ehm... grazie per aver risposto al nostro richiamo, potente Madre delle Spine."

"Non sarà per il piacere di una dotta conversazione che mi avete convocato da Xibalba." Una voce telepatica, dal timbro vagamente femminile ma dal tono stridente ed innaturale, riecheggiò nelle menti dei due evocatori, che rabbrividirono quasi istintivamente. Non era una semplice questione di coraggio... c'era qualcosa nella voce, nel modo di comportarsi di quell'essere che scatenava una reazione di terrore primordiale in chiunque lo ascoltasse, e solo facendo appello alla loro volontà i due evocatori riuscirono a resistere alla tentazione di scappare.

L'uomo obeso si ricompose quasi subito, rimettendosi a posto i vestiti e guardando l'inquietante creatura con attenzione. Proprio come aveva previsto, si trattava di un sahkil - un essere soprannaturale proveniente dal Piano Etereo, che incarnava un tipo particolare di paura. In questo caso, questa era una pakalchi, ovvero i sahkil che rappresentavano la paura delle relazioni interpersonali che si guastano o si infrangono.

"Certo che no, Madre delle Spine." rispose il grassone. Era abbastanza sicuro di poterla respingere se le trattative fossero fallite, ma prima di tutto voleva fare del suo meglio per convincere la creatura con tatto e diplomazia. "Abbiamo bisogno delle vostre... abilità peculiari per raggiungere certi nostri obiettivi. Non vi annoierò con i dettagli, mi basti dire che, se volesse aiutarci, noi sapremmo ricompensarla adeguatamente, in termini sia materiali che di favori alla vostra causa."

"Ma voi sapete bene qual è la causa di noi sahkil." quella terribile voce telepatica riecheggiò nuovamente nelle menti dei due evocatori. Questa volta, il mago obeso riuscì a mantenere la calma, già abituato all'inquietante presenza della pakalchi, mentre l'altra evocatrice restò per qualche istante a grattare il pavimento con una mano nel tentativo di mantenere l'autocontrollo. "Ciò nonostante, vorreste darmi qualcosa che favorirà il compimento della nostra missione in cambio dei miei servigi... certo, voi mortali siete creature davvero peculiari nella vostra grettezza e sete di potere."

"Oh, sono perfettamente consapevole dell'impressione che possiamo dare." rispose compiaciuto il grassone. "Ma se volesse ascoltarmi, Madre delle Spine, potrei farle una proposta. Un patto che recherà vantaggio ad entrambe le parti. Che ne dice? Può interessarle?"

Alcune delle liane ricoperte di spine che avvolgevano il corpo innaturale della pakalchi si mossero come serpenti che si apprestavano ad avvinghiare una preda. La Madre delle Spine restò ferma dov'era, come se stesse ponderando l'offerta... poi, le sue labbra sottili si incurvarono in un'espressione di gioia maligna, e la sahkil estese un braccio verso l'uomo per fargli cenno di parlare.

"Avete la mia piena attenzione. Sono disposta ad ascoltarvi, almeno per adesso." rispose telepaticamente. "Illustratemi la vostra idea, e io vedrò se mi conviene aiutarvi."

"Hohohooo, perfetto! Sono sicuro che non ve ne pentirete!" sghignazzò il grassone. "Molto bene, ecco quello di cui abbiamo bisogno..."

 

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Diverse ore dopo... 

La condanna a morte di "Trinia Sabor" era stata sbandierata in tutta Korvosa come un momento decisivo per tutta la città, quasi fosse stato un ballo in maschera o un matrimonio piuttosto che un'uccisione a sangue freddo. Nella piazza principale di Korvosa si erano riuniti nobili vestiti di tutto punto e popolani nei loro abiti da lavoro, in un'atmosfera che non poteva che essere definita tesa.

Krea Aldinn poteva percepire che le opinioni dei cittadini di Korvosa erano quanto mai divise su quanto stava per accadere. Alcuni esprimevano la speranza che quell'esecuzione avrebbe posto fine al caos che aveva martoriato la città fin dalla scomparsa di re Eodred, mentre altri erano più scettici, e mormoravano che non si sarebbe risolto nulla. La giovane magus, il fratello minore e il loro amico draco si fecero lentamente strada tra la folla, dirigendosi verso il palco in legno duro dove sarebbe stata eseguita la condanna a morte, guardandosi attorno per vedere se tra la folla sarebbero riusciti a riconoscere qualche volto noto.

"Credi che... siano venuti anche Fedra e gli altri?" chiese Rilo a voce bassa, tenendosi vicino alla sorella maggiore, che emise un sospiro malinconico. Il ricordo di quel diverbio che era scoppiato con Kostur e Fedra era ancora fin troppo fresco, e Krea aveva paura che se li avessero rivisti in quel momento, avrebbero finito per litigare di nuovo. E la maga-spadaccina aveva la netta sensazione che Rilo fosse stato parecchio rattristato dalla frattura che si stava creando tra lui e Fedra...

"Non lo so, Rilo..." rispose Krea. "E sinceramente, non so neanche se mi farebbe piacere parlare loro di nuovo... Ho paura che finirei per dire qualcosa che li offende..."

"Ma se Krea non parla con loro, allora non può sapere..." volle intervenire il piccolo Majenko. "Majenko pensa... che Krea non vuole offendere... e che anche voi mancate a Fedra..."

Rilo sorrise un po' tristemente e accarezzò la testa al draghetto. "Io... non so che cosa dire... certo, mi piacerebbe se potessimo chiarirci..." affermò. "Mia sorella... vuole credere che Sua Maestà Ileosa stia agendo per il bene di Korvosa, e che sia colpevole soltanto di inesperienza ed impulsività."

"Io voglio credere... che sia solo questione di tempo e di esperienza!" rispose prontamente Krea. "Ma... in effetti, ha senso che Kostur non l'abbia presa bene... in fondo, la donna che lui ama è considerata una criminale e ricercata in tutta Korvosa... e se fosse stata catturata, sarebbe lei a salire su quel patibolo, adesso..."

"E tu... che cosa ne dici?" chiese Rilo. "Sei... davvero d'accordo che venga giustiziata una donna che non c'entra niente soltanto per tenere buona la popolazione di Korvosa?"

Ecco, quella dannata domanda. Per come la vedeva Krea, non era per niente d'accordo con questo modo di fare. Non riteneva certo giusto sacrificare qualcun altro, fosse anche una criminale della peggior specie, per crimini che non aveva commesso, soltanto per motivi di ordine pubblico. Ma Krea non aveva la responsabilità di un'intera città sulle spalle, e si rendeva conto che a volte essere in una posizione di responsabilità comporta dover fare delle scelte poco gradevoli.

"Io... sinceramente non lo so. Penso... che in certi casi sia necessario scegliere il minore di due mali." rispose Krea. "Se fosse per me... io non avrei mandato a morte qualcun altro al posto della presunta colpevole... ma immagino che Sua Maestà Ileosa si sia trovata in una posizione tale che non abbia avuto scelta."

"E se... la regina avesse condannato Rilo, cosa direbbe Krea?" chiese Majenko con un tremitio nella voce.

Davanti ad una domanda così diretta e personale, Krea restò come congelata... poi rispose, come un fiume in piena. "Non lo accetterei! Non permetterei mai che mio fratello... o chiunque altro della mia famiglia... venisse mandato a morte, al diavolo l'ordine pubblico! Farei di tutto per impedire che Rilo venga sacrificato... a qualche nebulosa ragione di stato!"

"Lo vedi, sorella?" esclamò Rilo con decisione. "Adesso parli così perché sono tuo fratello! L'unica differenza con quello che sta accadendo adesso... è che la persona che sta per andare sotto la scure del boia è una che tu non conosci! Non dirmi che non ti sono venuti dubbi quando sei venuta a sapere..." Il ragazzino si interruppe di colpo e si mise la mano davanti alla bocca, dandosi dello stupido per essersi quasi lasciato sfuggire un segreto così importante. "Sì, insomma... quando siamo venuti a sapere di quella cosa che tu sai!"

Krea sgranò gli occhi, colpita sul vivo dalla realtà dei fatti. Con un brivido, si rese conto che il fratello minore stava dicendo la verità... l'unico motivo per cui lei non si stava opponendo a questa condanna a morte era che non coinvolgeva una persona a lei cara. Se invece fosse stato così, la sua reazione sarebbe stata ben diversa.

"Io... io non sono cosa dirti, Rilo... Majenko... comincio a non sapere più cosa sia giusto e cosa no!" esclamò la ragazzina con crescente frustrazione. "Io... voglio credere che Sua Maestà Ileosa sappia quello che sta facendo, ma... ma adesso comincio... ad avere tanti di quei dubbi, che mi sta venendo un mal di testa infernale!"

Rilo e Majenko restarono fermi dov'erano, chiedendosi cosa avrebbero potuto fare per dare una mano a Krea... ma prima che la discussione potesse proseguire oltre, uno squillo di trombe risuonò per tutta la piazza, annunciando l'arrivo della Regina Ileosa!

"Popolo di Korvosa!" esclamò la voce chiara e stentorea di una donna in armatura completa, il cui volto era celato da un elegante elmo con il pennacchio rosso, e che recava il simbolo della casata degli Arabasti sul pettorale. "Salutate la vostra regina, Sua Maestà Ileosa Arvaxani in Arabasti prima del suo nome!"

La folla, sorpresa e spaventata, rivolse immediatamente la sua attenzione al gruppo di araldi, guardie del corpo (tutte rigorosamente donne) e rappresentanti che stava facendo il suo ingresso dalla parte opposta della piazza, dirigendosi verso il patibolo. Krea, Rilo e Majenko guardarono con attenzione il gruppo di donne in armatura che apriva la processione, ed ebbero l'impressione di riconoscere Tisharue, l'elfa che aveva accompagnato la comandante Sabina Merrin durante la "visita" alla loro casa. Sicuramente, pensarono i due fratelli, in quel gruppo ci doveva essere anche la comandante in persona, anche se gli elmi che la maggior parte delle soldatesse indossavano rendeva impossibile capire quale di loro fosse la Merrin.

"Eccola lì..." brontolò Majenko. "Elfa maleducata. E pure brutta."

"Quelle cicatrici certo non le fanno favori..." sussurrò Rilo, il cui sguardo si spostò sulla persona che la processione stava accompagnando, e che ora avanzava con tutta l'eleganza, lo stile e la grazia che si addicevano al suo rango.

Krea sentì il cuore mancarle di un battito. La regina Ileosa Arabasti era appena emersa tra le ali dei suoi araldi e delle sue guardie, annunciata da squilli di trombe e rullo di tamburi, vestita di uno splendido abito di seta verde e bianca che doveva valere qualche migliaio di vele d'oro, con i capelli raccolti ai lati della testa e un ventaglio di piume rosse nella mano destra. Il suo sguardo acuto ed indagatore passava attentamente in rassegna la folla riunita per il macabro spettacolo dell'esecuzione, mentre tutti i presenti, nobili e popolani, favorevoli e contrari, si mettevano ad applaudire con espressioni di timore e soggezione.

Con passo leggero e sicuro, la regina e le sue guardie del corpo raggiunsero le scale di legno che portavano in cima alla piattaforma dove la "colpevole" sarebbe stata giustiziata - e sulla quale troneggiava inquietante la figura del boia, un omaccione a torso nudo che indossava il classico cappuccio nero della sua sanguinosa professione, e giocherellava distrattamente con una scure affilatissima e meticolosamente pulita. Due donne in armatura stavano salendo un'altra piccola rampa di scale che raggiungeva la piattaforma... e stavano portando con loro una giovane donna con le mani legate dietro la schiena che, Krea notò immediatamente, assomigliava a Trinia Sabor in maniera scioccante. Gli stessi capelli biondi e corti, la stessa espressione acuta... se i due fratelli non avessero saputo che Trinia era al sicuro in un altro posto, avrebbero davvero potuto pensare che si trattasse dell'amata di Kostur. La giovane venne condotta vicino al ceppo del boia, che sghignazzò malignamente e prese la sua scure con entrambe le mani, non vedendo l'ora di cominciare il suo macabro lavoro...

La condannata a morte avanzava con evidente paura, ma cercando in ogni caso di andare incontro alla fine con dignità, e rivolgendo alla regina uno sguardo di sfida mentre Ileosa prendeva posizione al centro del patibolo. Un minaccioso rullo di tamburi risuonò nella piazza, e la regina alzò una mano con tutta l'eleganza che le era propria per chiedere il silenzio...

"Cittadini di Korvosa!" esordì la regina, affiancata da Tisharue e dalla sua guardia del corpo in armatura completa ed elmetto - che i fratelli Aldinn e Majenko erano sempre più convinti che fosse Sabina Merrin. "Miei carissimi, nobili amici! Oggi è un giorno pieno di tristezza per tutti noi. Difatti proprio oggi, dopo molti imprevisti ed incidenti, si è deciso di dichiarare questo come giorno di lutto, in cui si commemora la morte di Re Eodred II del suo nome della nobile casa degli Arabasti."

La regina guardò in lontananza, evidentemente ricordando il defunto marito. "E la cosa, ahimè, mi rende assai triste. Difatti non vi nascondo che come moglie questo è un giorno di amare lacrime per me. Ma come regina invece io considero questo come un giorno di vittoria e vi spiegherò il perché."

"Voi, buon popolo di Korvosa, avete grandemente sofferto nelle settimane passate." continuò la regina, rivolgendosi al suo popolo con voce calma e controllata. "Molte case sono state date alle fiamme, molte famiglie hanno perso i propri cari, molti patrimoni sono andati perduti. Io, sia come regina che come donna, partecipo al vostro dolore, perché io stessa ho perso un marito che rispettavo e amavo. Un uomo buono e giusto, e credetemi se vi dico che a ogni singolo atto di anarchia, di morte e di follia che è seguito alla sua scomparsa, il mio cuore sanguinava ancor di più. Sono stati tempi difficili per noi, ma il nostro tormento è giunto al termine. Innanzi a voi c’è la VERA causa della vostra angoscia e sofferenza. Non lasciatevi ingannare dal timido e incantevole sembiante di questa omicida: ella è un’assassina dal cuore malvagio, che ha ucciso il re, IL VOSTRO RE! E lo sapete perché lo ha fatto? Semplice, mio buon popolo. Per vendetta."

La regina fece una pausa e abbassò lo sguardo, mentre la gente di Korvosa cominciava a vociare allarmata e scioccata. Poi, con rabbia appena trattenuta, Ileosa continuò a parlare.  "Difatti io sono riuscita a strapparle tramite la magia una confessione in cui ella esplica le motivazioni che l’hanno portata a compiere questo atto malvagio. Lo so cosa state per chiedermi... voi volete delle prove poiché corre voce che io non le ho fatto nemmeno un giusto ed equo processo. Ebbene, voglio che voi sappiate che tutte queste voci non hanno fondamento. Il processo è stato fatto in piena regola, e la sua confessione è stata annotata e posta nero su bianco. Ed ora, mio buon popolo, vi leggerò la confessione di Trinia Sabor e le sue motivazioni."

Ileosa si fece consegnare un foglio di pergamena arrotolato dalla donna in armatura completa, e la regina lo srotolò e cominciò a leggerlo...

"Io, Trinia Sabor, dichiaro dinnanzi a Sua Maestà Ileosa prima del suo nome del nobile casato degli Arvaxani in Arabasti di aver ucciso il re tramite la somministrazione di un veleno di mia creazione, poiché la fu Sua Maestà Eodred secondo del suo nome del nobile casato degli Arabasti ha rifiutato di ripudiare la moglie e di prendere me come sua sposa."

"Inoltre io mi dichiaro anche colpevole del crimine di stregoneria, poiché ho proposto al re di dargli dei figli tramite l’uso della magia pur di invogliarlo a ripudiare sua moglie e prendere me come sposa."

"Tuttavia, il re ha con fermezza declinato il mio corteggiamento e le mie proposte ed io, come gesto di vendetta, ho ucciso il re usando un veleno di mia creazione che simulasse gli effetti di una malattia. Sfruttando il fatto che dovevo dipingere un quadro per lui, ho stregato delle guardie che mi hanno aiutata nel somministrare il veleno."

"Dopodiché, alla morte del re, ho incoraggiato i disordini in modo tale da scatenare una rivolta che avrebbe, in caso di successo, deposto la regina ed assicurato a me il trono."

"Inoltre mi dichiaro colpevole dell’aver commissionato la morte del siniscalco Neolandus Kalepopolis, che voleva denunciarmi alle autorità locali poiché aveva scoperto il mio piano, usando degli assassini ombra che io avevo creato con la magia allo scopo di uccidere il siniscalco."

"Un veleno... che simula gli effetti di una malattia?" si chiese Krea con evidente orrore. "Esistono davvero prodotti del genere...? Ma soprattutto... da dove viene quella confessione? Non... non può che essere stata... falsificata!"

"Avete udito, mio buon popolo?" riprese Ileosa mentre arrotolava la pergamena e la consegnava a Tisharue. "In questa confessione sta la verità, ossia che il nostro amato re è stato assassinato da una strega, da questa cagna spregevole che vedete davanti a voi. Da questa donnaccia, una vile strega, megera e meretrice che probabilmente non è neanche un’artista, e che deve tutto alla fortuna se ella sa tenere in mano un pennello e sa dipingere. Da questa immondo, schifosissimo demonio travestito da avvenente ragazza, che non è neppure all'altezza di baciarmi le scarpe!"

La regina, che si stava infervorando sempre di più, si calmò di colpo e prese fiato per cercare di mantenere la dignità. "Ma sto divagando, mio buon popolo. Difatti io non sono venuta per sbraitare senza senso contro la strega regicida, bensì per comunicarvi che Il tempo del dolore è ormai prossimo a terminare, anzi si potrebbe dire che è già passato. Poiché è ormai giunta l'ora di guardare in avanti, verso un futuro pieno di pace e prosperità in cui tutti noi potremmo tornare ad essere felici. E in cui io tornerò di nuovo a sorridere… Non appena avremo preso QUELLA donnaccia che vedete laggiù, avremo messo QUELLA sua testa sopra questo ceppo per poi decapitarla con QUELL’ascia! E infine avremo appeso la sua testa di traditrice su QUELLA picca che sto indicando!" Ileosa puntò l'indice verso una grossa picca infissa nella piattaforma con la punta rivolta al cielo. 

"Esatto, mio buon popolo!" esclamò con enfasi Ileosa, il cui sguardo tornò a spaziare sulla folla riunita. Si sentivano alcune voci di assenso, ma per gran parte, i partecipanti sembravano scioccati ed increduli di quanto stava accadendo, e non protestavano soltanto per paura. "Io oggi, al tramontare di questo giorno, vi offro la sua morte come balsamo per alleviare l’odio e il dolore che voi avete sofferto. Non il suo esilio, ma la sua morte! Poiché io sono, se la situazione lo rende necessario, una regina giusta ma spietata, e non una sciocca dal cuore tenero."

“E così io, Ileosa prima del suo nome, della nobile casa degli Arvaxani in Arabasti, regina di Korvosa, assieme a voi entro in questa nuova era di pace con un atto di giustizia! Che l’anarchia si plachi, e boia… CHE LA SUA TESTA CADA!”

Le due carceriere costrinsero "Trinia" ad inginocchiarsi e appoggiarono la sua testa sul ceppo del boia, che sghignazzò malignamente mentre finiva di arroventare la sua scure sui tizzoni ardenti, in modo da assicurarsi che il colpo avrebbe staccato la testa più facilmente alla condannata. Poi, le legarono i polsi e le caviglie con delle cinghie di cuoio scabre, in modo che non potesse muoversi mentre il giustiziere eseguiva il suo macabro lavoro... e un attimo dopo, il muscoloso boia si avvicinò alla sua vittima e tenne la scure arroventata a pochi centimetri dal suo collo. Rendendosi conto che ormai per lei era la fine, la condannata chiuse gli occhi e rivolse un'ultima preghiera a Pharasma, per raccomandarsi almeno l'anima e fare sì che arrivasse all'Ossario sana e salva...

Il boia guardò verso Ileosa, che restò per qualche istante a guardare con disprezzo la condannata... e infine, la regina fece un cenno di assenso. Mentre il popolo di Korvosa esplodeva in un coro di proteste ignorate, il boia sollevò la sua arma e prese la mira verso il collo di "Trinia"...

Rilo volse altrove lo sguardo, incapace di assistere...

Tutto avvenne in una frazione di secondo.

Un sibilo metallico, qualcosa di rapido e luccicante che solcava l'aria...

E un istante dopo, il grido di dolore del boia infranse la coltre di paura e tensione che si era posata sulla piazza!

Ileosa sgranò gli occhi incredula mentre il giustiziere faceva cadere la sua scure sulla piattaforma e si allontanava urlando di dolore e tenendosi la mano destra... nel cui dorso si era piantato un piccolo coltello da lancio scagliato da qualche punto sopra di loro! Le guardie della regina imbracciarono le armi, sorprese ed oltraggiate, e Tisharue sguainò la spada, che ad un suo comando venne avvolta da lingue di fuoco scarlatte! La condannata stessa aprì gli occhi e si guardò attorno, incredula di essere ancora viva!

Krea sgranò gli occhi, al tempo stesso stupita e sollevata, e i due fratelli e Majenko si misero a guardare in giro, sperando di vedere chi fosse intervenuto. La regina, da parte sua, era sbalordita e furiosa, e guardava incredula il boia che camminava su e giù con una serie di mugugni di dolore.

"Chi è stato?" esclamò Ileosa con indignazione. "Chi osa intromettersi nella giustizia di Korvosa?"

"Mia regina!" esclamò la donna in armatura completa, indicando un punto su un tetto vicino. "Guardate! C'è un uomo su quel tetto!"

Gli sguardi di tutti si rivolsero al punto che la guardia della regina aveva indicato... e infatti, in piedi su quel tetto, si trovava una figura dall'aspetto audace e misterioso: interamente coperto da una veste nera con delle piccole decorazioni argentate, il nuovo arrivato indossava anche una maschera del colore dell'argento sugli occhi, e anche se non indossava nessuna armatura, portava dei braccialetti argentati a ciascun polso, e un ampio mantello grigio svolazzava nel vento dietro le sue spalle. Indossava inoltre un paio di guanti di cuoio neri, alti fino ad oltre il gomito, e i suoi stivali erano dello stesso colore. Diverse fiale ed armi di piccole dimensioni erano assicurate ad una bandoliera che gli cingeva il trapezio sinistro e il torace, e una maschera occultava la metà inferiore del suo volto, rendendo impossibile vederlo bene in faccia.

Ma per il popolo di Korvosa, quella figura non aveva certo bisogno di presentazioni...

"Sia lode a Sarenrae!" esclamò una voce maschile spezzando il silenzio. "E' Blackjack!"

 

oooooooooo

 

Nascosta nel bel mezzo della folla, una minuta ragazzina dalla pelle candida e dai capelli d'argento guardò sbalordita verso la figura ammantata di nero e grigio che era apparsa all'improvviso sui tetti di Korvosa.

"Blackjack..." mormorò Fedra come ipnotizzata dalla vista del misterioso protettore della città.

Accanto a lei, anche Kostur era rimasto a bocca aperta e ad occhi spalancati. "Blackjack... come mai adesso?" si chiese il mezzorco. "Perché è riapparso ora?"

"Non posso crederci..." mormorò Runyar scuotendo la testa. "Ma se Blackjack è qui, questo significa... che forse è il momento di rompere gli indugi!"

 

ooooooooooo

 

La figura mascherata restò per un attimo a fissare la folla mormorante sotto di lui, prima di puntare lo sguardo verso Ileosa. Le sue due guardie del corpo più vicine si mossero per proteggerla e si piazzarono davanti a lei... ma Blackjack non si mosse da dov'era, e continuando a fissare la regina dritta negli occhi, fece la sua arringa con voce chiara e stentorea.

"Sono d'accordo." disse Blackjack, senza dubbio né esitazione. "Che sia fatta giustizia. Ma che sia giustizia per Korvosa, non per questa pagliacciata che voi chiamate monarchia! Lunga vita a Korvosa! Abbasso la regina!"

Le parole di Blackjack infiammarono la folla. Con un collettivo grido di ribellione, i cittadini di Korvosa si mossero come uno solo contro la piattaforma di legno, spaventando diverse delle guerriere in armatura, mentre Krea, Rilo e Majenko restavano come imbambolati a guardare. Blackjack scese giù dal tetto con un agile balzo e atterrò senza alcun problema sul selciato, facendo una capriola per attutire l'impatto... poi, il difensore di Korvosa scattò verso il patibolo, deciso a liberare la condannata!

"Popolo di Korvosa!" esclamò la donna in armatura più vicina alla sbalordita ed oltraggiata regina. Sabina Merrin, disarmata, aprì le braccia nel tentativo di indurre la folla alla ragione, ignorando alcuni sassi che le rimbalzavano sull'armatura. "Popolo di Korvosa, aspettate! Non lasciatevi sobillare! Deponete le armi e tornate a casa! L'esecuzione è annullata! Condono generale a chiunque abbandoni questa ribellione!"

"Abbasso la regina usurpatrice!" esclamarono diverse voci tra la folla.

"Difendete Blackjack! Fate che raggiunga la condannata!"

"Indietro!" esclamò Tisharue. L'elfa sfregiata scese giù dal patibolo e agitò la spada fiammeggiante davanti alla folla per spaventarli. "Indietro, pezzenti ingrati! Chiunque osi avvicinarsi finirà i suoi giorni sulla lama della mia spada!"

Krea era rimasta ferma al suo posto, come bloccata da un misto di stupore, paura e meraviglia. Mentre la folla sciamava attorno a lei, e Rilo e Majenko la chiamavano frenetici, la giovanissima magus aveva la mente in preda ad un vortice di pensieri. Vedeva la gente che raccoglieva sassi da terra e li lanciava contro le guardie reali. Vedeva Blackjack che zigzagava tra i cittadini di Korvosa, invitandoli a mettersi al sicuro mentre lui si dirigeva verso il patibolo. Vedeva le guardie reali che barcollavano in preda alla confusione, ed Ileosa che cercava in qualche modo di riprendere il controllo del caos che era scoppiato.

E il discorso di Ileosa le riecheggiò nella mente.

La regina aveva parlato di pace. Di un nuovo inizio. Di un'era di prosperità per Korvosa...

Ma ora, il velo era sceso dagli occhi della ragazzina, e Krea aveva preso la sua decisione.

E la sua decisione era semplice.

No, non poteva lasciare che delle persone innocenti venissero sacrificate così alla leggera, per nient'altro che un nebuloso "bene maggiore".

Questo era quello che lei doveva fare. Battersi secondo la sua coscienza. Restare fedele ai suoi ideali, come aveva fatto sua madre. Anche se questo avesse voluto dire esporsi a dei rischi. Anche se questo avesse voluto dire andare contro il volere di Sua Maestà Ileosa. La regina stava prendendo delle decisioni fatali... e finchè non avesse visto la ragione, Krea doveva fare in modo che il popolo di Korvosa non patisse le conseguenze delle sue decisioni. Questo era il suo dovere... e Krea decise che lo avrebbe fatto, fino in fondo.

"Rilo." affermò la ragazzina. "Hai i tuoi incantesimi pronti?"

Dopo un istante di stupore, Rilo sorrise, riconoscendo finalmente la sorella maggiore che sempre aveva ammirato. "Puoi scommetterci, sorella!" esclamò. "Andiamo a dare una mano a Blackjack!"

"Per Korvosa!" esclamò allegramente Majenko.

Krea alzò una mano e lanciò un semplice incantesimo verso Tisharue, che si era piazzata davanti alle scale per affrontare Blackjack. Prima che il misterioso individuo mascherato raggiungesse l'elfa, quest'ultima strinse i denti e barcollò - una distrazione che non durò più di cinque secondi, ma comunque abbastanza da permettere a Blackjack si scartarla e salire sul patibolo.

"Fermatelo, presto!" esclamò la Merrin. Due delle guardie reali si piazzarono davanti a Blackjack con le spade sguainate, ma il misterioso protettore di Korvosa si mosse con agilità e sfoderò un pugnale da un fodero nascosto nelle vesti, con il quale ferì la guardia più vicina al braccio destro. La donna in armatura gridò di dolore e fece cadere la sua spada, mentre Blackjack si voltava di scatto e sferrava un poderoso calcio all'addome della seconda guardia, facendola cadere a terra. La Merrin si fece avanti per cercare di fermare Blackjack, ma fu costretta a restare dov'era quando si rese conto che la folla non attendeva altro che lei si allontanasse per aggredire Ileosa. "Vostra Maestà, cosa possiamo fare?"

Ileosa ammutolì, ribollendo di rabbia mentre Blackjack si chinava sulla condannata, che si stava sciogliendo in un pianto di gioia e sollievo. Senza perdere tempo, Blackjack tagliò le cinghie che la legavano, e poi le prese i capelli... e li sollevò, rivelando che si trattava di una parrucca!

E i fratelli Aldinn, in quel momento i più vicini al patibolo, riconobbero la condannata - era Tiora, la giovane ladruncola che avevano salvato nella tana di Rolth Lamm!

"Guardate, popolo di Korvosa!" esclamò Blackjack, mentre aiutava Tiora a rialzarsi. "Questa monarchia manda a morire i suoi cittadini spacciandoli per assassini e traditori! Come la si può definire se non... una tirannide?"

Le parole di Blackjack infiammarono ancora di più la folla, e Tisharue fu costretta ad indietreggiare quando diversi cittadini inferociti le si avvicinarono pericolosamente. Tisharue agitò ancora la sua spada fiammeggiante, ferendo al volto uno dei facinorosi e tracciandogli una ferita dai bordi frastagliati su una guancia, ma questo non fece altro che farle guadagnare qualche secondo prima che la folla riprendesse ad avanzare verso di lei.

Nel frattempo, il boia si era ripreso. Con un ringhio di rabbia, l'energumeno incappucciato raccolse la sua scure arroventata e si diresse verso Blackjack e Tiora, pensando che fossero distratti ed indifesi. Sollevò la sua micidiale arma sopra la testa, e si accinse a sferrare un colpo fatale, senza accorgersi che Blackjack lo aveva già visto con la coda dell'occhio...

"Abadar fermi la tua mano, carnefice!" esclamò la voce di Runyar. "Blocca Persone!"

Il nano puntò la mano aperta verso il boia, che si arrestò di colpo e restò rigido come una statua, con la scure ferma a mezz'aria e un bagliore di rabbia e paura negli occhi! Un po' sorpreso dall'intervento del chierico di Abadar, ma contento al tempo stesso, Blackjack annuì in segno di approvazione... e per un attimo, Runyar ebbe l'impressione che ci fosse qualcosa di molto familiare nei suoi modi di fare...

"Runyar!" esclamò Rilo in quel momento, abbassando la mano con la quale si apprestava a lanciare un incantesimo contro il giustiziere. "Guarda, Krea! Ci sono anche Kostur e Fedra!"

"Krea, Rilo!" esclamò Fedra riconoscendo i due fratelli. "Ragazzi, ci siete anche voi!"

"Hey, non dimenticatevi di noi!" esclamò una voce ben conosciuta. Dalla folla emersero due figure in armatura, una armata di lancia e una di spada... e i fratelli Vancaskerkin si riunirono ai loro compagni.

"Verik! Orik!" esclamò Krea sollevata. "Che piacere rivedervi, ragazzi!"

"Bada alle mie parole, vile incappucciato!" esclamò Ileosa. Le sue guardie del corpo riuscivano a malapena a tenere a bada la folla mentre la regina di Korvosa e il suo seguito di ritiravano verso la carrozza reale. "Io ti giuro solennemente che pagherai per la tua insolenza!"

"Questo significa che stavamo per giustiziare il criminale sbagliato!" ribatté prontamente Blackjack. Con un gesto sicuro del braccio, puntò il suo pugnale contro la regina. "Perché il solo criminale che vedo è qui dinnanzi a me! Popolo, ascoltami! Le prove che lei è un male per questa città ci sono tutte! Io non sarei qui se non fosse così... perciò insorgete! Ribellatevi con me!"

"Arrestate Blackjack! Uccidete la strega!" urlò furente Tisharue. Ma era ormai evidente che la situazione era sfuggita di mano, e non c'era altro da fare se non salvare il salvabile e ritirarsi... tanto più che dalla folla stava arrivando una pioggia di sassi, cibo marcio e addirittura dei pezzi di sterco, uno dei quali aveva insozzato il vestito di Ileosa.

E in quel momento, quando Ileosa e le sue attendenti erano arrivate a una decina di passi dalla carrozza, un'assordante esplosione riverberò nella piazza, travolgendo le guardie reali più vicine e facendo cadere a terra Ileosa, Sabina e Tisharue! La folla restò indietro, ma per fortuna - o forse per un preciso calcolo - nessuno dei cittadini di Korvosa era abbastanza vicino all'esplosione da restare ferito... ma in compenso, l'esplosione fece a pezzi la carrozza reale, riducendola ad un ammasso di macerie incendiate, e le due guardie reali più vicine alla conflagrazione caddero riverse per non rialzarsi mai più. Ileosa riuscì a rialzarsi senza troppi problemi... ma quando sentì un dolore acuto alla guancia destra, si passò una mano su di essa... e restò agghiacciata nel vederne il palmo inzuppato di sangue! Un grosso frammento di legno le aveva colpito il volto di striscio, aprendole una ferita appena sotto lo zigomo. Non era una ferita grave, ma dopo tutte le umiliazioni e i rovesci di fortuna della giornata, questa fu per Ileosa la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso, e la sovrana di Korvosa fissò Blackjack con uno sguardo furioso, a malapena trattenuta da Tisharue.              

"BLACKJAAAACK!" urlò la regina. "Io giuro davanti a Zon-Kuthon che ti acciufferò... e ti strapperò quel cuore maledetto con un cucchiaio!"

Mentre le guardie superstiti si rialzavano, molte di loro sanguinanti e stordite, Sabina prese un cavallo legato lì vicino e vi montò agilmente, come se la sua armatura fosse ormai parte di lei. Si avvicinò rapidamente alla regina e le fece cenno di salire. "Vostra Maestà! Presto... dobbiamo tornare a palazzo! Non possiamo restare qui ancora a lungo!"

"Lasciamo... che questi pezzenti sbraitino all'aria!" ringhiò Tisharue con astio, montando a sua volta su un cavallo dal mantello grigio. Con riluttanza, Ileosa annuì, tenendosi una mano sulla ferita sanguinante alla guancia... e un attimo dopo, la regina di Korvosa e il suo seguito si allontanarono di gran carriera verso Castel Korvosa, inseguiti dai dileggi e dalle esclamazioni della folla. Krea restò a riprendere fiato per qualche istante... e poi si rivolse al resto dei suoi compagni. Non ricordava di essere mai stata così contenta di rivedere Fedra, Kostur e Runyar.

"Ci siamo tutti..." affermò Krea con un sorriso sollevato. "Ragazzi, non sapete quanto mi faccia piacere rivedervi. Io... sono stata in preda ai dubbi per tutto questo tempo... ma adesso finalmente ho capito cosa è giusto fare. Non potevo permettere... che una ragazza innocente morisse per i capricci di Sua Maestà!"

Kostur le fece il segno dell'okay, mentre la folla applaudiva ed esultava per quell'atto di ribellione che aveva avuto successo. "E noi siamo contenti di averti di nuovo in squadra, Krea!" affermò.

"Rilo!" esclamò Fedra, raggiungendo il giovane stregone e il suo amico draghetto. "Majenko, come sono contenta di rivedervi!"

I due avventurieri più giovani si abbracciarono, mentre Krea si scambiava delle energiche strette di mano con i fratelli Vancaskerkin, e poi con Runyar e Kostur. Finalmente, dopo i dissapori del giorno prima, si erano ritrovati d'accordo ed erano di nuovo una squadra.

Accompagnando Tiora tenendole per mano, Blackjack si avvicinò al gruppo, che rivolse a lui tutta la loro attenzione. Krea e Rilo si schiarirono la voce, mentre Fedra guardava il misterioso difensore di Korvosa con espressione trasognata. Blackjack non disse una parola, ma si limitò a fare un cenno di approvazione in direzione del gruppo. Fu invece Tiora a ringraziare profusamente, inchinandosi e cercando di sembrare uanto più presentabile possibile.

"Grazie... signor Blackjack." disse con voce affannata. "Io... credevo che ormai fosse la fine per me... e grazie a tutti voi... è la seconda volta che mi salvate!"

"Signorina Tiora..." disse Kostur, ricordando bene il volto della giovane ladruncola che avevano salvato nel nascondiglio di Rolth Lamm. "Ci fa piacere che siate sana e salva... ma aspettiamo a parlarne. Adesso vi riportiamo a casa... e lì ci potrete raccontare cos'è successo. Credo... che avremo bisogno di sapere cosa sia successo."

"E'... un'informazione che potrebbe essere molto importante." affermò Rilo. "Ma per adesso... è meglio che ci allontaniamo. La rappresaglia della regina... temo che non tarderà ad arrivare."

"Già... ho l'impressione che questa volta ci siamo ficcati in una strada senza uscita..." commentò Kostur.

Questa volta Blackjack volle dire la sua. "Quello che dite è vero. Temo che da questo momento... molte cose cambieranno per voi, per esservi opposti alla volontà della regina. Ma sappiate anche che Blackjack sarà dalla vostra parte, in qualsiasi momento. Buona fortuna a tutti voi."

"Blackjack! Blackjack! Blackjack!" esclamò la folla festante, mentre i pochi che ancora sostenevano la sovrana di Korvosa decidevano saggiamente di dileguarsi. Affidando la ex-condannata alle attenzioni di Krea e del suo gruppo, e consapevole che il suo ritorno aveva riacceso la speranza nei cuori dei suoi concittadini, Blackjack si affrettò verso un vicoletto vicino e fece ben presto perdere traccia di sè nelle labirintiche strade di Korvosa.

"Wow... è così fico..." mormorò trasognata Fedra. "Credo che sia diventato il mio nuovo eroe!"

Rilo alzò gli occhi al cielo. "Ooookay..." affermò sarcastico, mentre Majenko tratteneva una risatina ironica.

"Ehm... forse è meglio lasciar perdere certe considerazioni... e sbrigarci a tagliare la corda." consigliò Verik. "Signorina Tiora... per favore, venga con noi. Vedremo di trovare un posto in cui non possano ritrovarla."

"Non... non vi preoccupate. Conosco un po' di posti dove nascondermi. Le guardie potranno anche tornare... ma lì non mi scoveranno mai." affermò Tiora.

Kostur volle aggiungere qualcosa. "Forse è meglio portare la signorina con noi a Cittadina Volshyenek. Lì almeno siamo sicuri che non rischia di essere presa da qualche pattuglia o da quegli sporchi Cavalieri Infernali." propose. "Presto, signorina Tiora... seguiteci, vi condurremo alla nostra base... e da lì cercheremo di pensare al da farsi."

"Sì... mi sembra una buona idea..." affermò Orik. "E dovremo anche fare rapporto alla comandante... sinceramente, ho l'impressione che ci farà una bella lavata di capo."

"Dite che... sappia già che siamo qui e abbiamo... agito contro la regina?" chiese Krea con espressione incerta. "Beh... in effetti... ora che ci penso..."

 

oooooooooo

 

Il ritorno a Cittadella Volshyenek non fu esattamente il più tranquillo che Krea e i suoi compagni avessero mai fatto. La cittadella era in fermento per quello che era successo... e la prima cosa che la Compagnia del Draco aveva fatto, dopo aver trovato una temporanea sistemazione a Tiora, era stata di fare rapporto alla comandante Kroft... che, in maniera non proprio sorprendente, era già venuta a sapere cosa era successo... e aveva non poco da dire a quel gruppetto di scavezzacollo.  

"Ecco... questo completa il nostro rapporto, comandante Kroft." disse Runyar con un attimo di esitazione, immaginando che ben presto, la Kroft avrebbe iniziato a fare loro una predica di cui non si sarebbe più vista la fine. La comandante delle guardie cittadine di Korvosa era rimasta seduta al suo posto, massaggiandosi la fronte con una mano come per tenere a bada un feroce mal di testa, e ogni tanto picchiettava con una penna sopra i documenti impilati sulla sua scrivania. Krea aveva la sgradevole impressione che stesse cercando le parole giuste con cui esprimere il suo dissenso...

"Marca male..." sussurrò Fedra, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

Finalmente, dopo un paio di minuti che al gruppo erano sembrati ore, Cressida scosse la testa e sospirò di nuovo. "Da non credere. Davvero, da non credere. Vi rendete conto di quanto sconsiderato è stato intervenire a favore di Blackjack? Se qualcuno si fosse accorto del vostro coinvolgimento e fosse andato ad informare Sua Maestà Ileosa di quello che avete fatto... voi vi sareste immediatamente ritrovati con un ordine di cattura sulla testa, e non credo che le guardie reali sarebbero state tenere con voi se fossero riuscite a catturarvi. Avreste potuto anche essere condannati a morte, ve ne rendete conto?" affermò, calma ma freddamente decisa.

Krea deglutì nervosamente e diede una rapida occhiata ai suoi compagni. "Beh... noi... ce ne rendiamo conto, comandante Kroft..." rispose, per poi prendere un bel respiro, che ebbe l'effetto di darle la sicurezza necessaria a proseguire. "Alla fine... abbiamo deciso che non potevamo restare lì senza fare nulla vedendo Blackjack che rischiava la vita per salvare quella donna condannata ingiustamente."

"E come avevamo appurato, comandante Kroft... Tiora era la più recente delle detenute della Volta Testa di Morto. E per quanto avesse precedenti penali... non erano nulla che giustificasse una condanna a morte." affermò Kostur. "Credo... che a questo punto non ci sia bisogno di troppa fantasia per giungere... ad una conclusione che temevo."

Verik strinse gli occhi, provando una sorta di feroce soddisfazione nel constatare che i suoi sospetti verso Ileosa si stavano rivelando fondati... e neanche Cressida poté negare quello che l'investigatore aveva appena detto. "Se Blackjack... il cosiddetto 'spirito di Korvosa' in persona... è intervenuto per impedire che quella ragazza fosse giustiziata, vuol dire che Sua Maestà ha davvero qualcosa da nascondere... e qualcosa di molto grave, oserei dire." affermò. "Per adesso... vi consiglierei di restare qui e aspettare che le acque si calmino un po'. A questo proposito, signorina Aldinn..."

"S-sì, comandante Kroft?" chiese la ragazzina con evidente nervosismo.

Dopo un istante di silenzio, la Kroft fece un sorriso di intesa. "Volevo dire... che approvo in pieno quello che avete fatto. Solo... cercare di essere più discreti la prossima volta, okay?"

Sollevata, Krea sfoderò un sorriso gioioso. "Certo... certamente, comandante Kroft! Non mancheremo!"

 

oooooooooo

 

Nello stesso momento, a Castel Korvosa...

Ileosa tirò il fiato quando sentì il pizzicore del taglio sulla guancia che si chiudeva da solo, sotto gli effetti dell'incantesimo curativo che le era stato lanciato dal guaritore seduto di fronte a lei. Si diede un'occhiata allo specchio, in modo da assicurarsi che non le fosse rimasta alcuna cicatrice... e poi, sentendo che finalmente le era sbollita la rabbia di poco prima, si rivolse a Sabina e Tisharue, che erano rimaste lì ad assistere.

"Molto bene. Non si può dire che sia stata una giornata molto favorevole... ma non importa. Per adesso, facciamo credere a quel maledetto ribelle di essersela cavata." affermò la regina, alzandosi dal suo posto e cominciando a dirigersi verso le sue camere per cambiarsi d'abito. "Mia fedele Sabina... fammi preparare un cambio. Non posso certo presentarmi con questi abiti insozzati. Anzi, già che ci sei... falli gettare via."

"Come desideraTe, mia Regina." rispose la Merrin, evidentemente dispiaciuta per come fosse andata quella che avrebbe dovuto essere una giornata di vittoria e trionfo. "Che cosa dovremmo fare con i facinorosi? Dobbiamo mandare qualche altra compagnia per arrestarli e cercare indizi su Blackjack?"

"Non sarà necessario." replicò Ileosa. "Ulteriori repressioni non aiuterebbero. Non farebbero altro che dare maggiore peso alle parole di quel ribelle. No, quello che dobbiamo fare... è esercitare moderazione, per adesso. Verrà il momento in cui i nodi verranno al pettine, e potremo finalmente epurare questo seme di tradimento e ribellione dalla nostra città... ma fino ad allora, dobbiamo denunciare le sue parole come le menzogne che sono, e dare prova di buona fede al popolo di Korvosa."

"Comprendo, mia Regina." rispose Sabina con un inchino. "Farò come desideraTe."

Tisharue si schiarì la voce. "Per quanto riguarda il gruppo chiamato Compagnia del Draco... dobbiamo continuare a tenerli d'occhio?" chiese. "Stanno ricevendo i favori della popolazione di Korvosa, e temo che possano anche loro farsi irretire dalle parole di ribellione di Blackjack."

La regina strinse gli occhi per un attimo. "Continuate a tenerli d'occhio, per quanto possibile." affermò. "Sono degli agenti molto validi, e spero che non cedano alle menzogne di Blackjack. A parte questo... è tutto. Potete congedarvi."

Tisharue e Sabina si inchinarono nuovamente mentre Ileosa si dirigeva verso le sue camere private... e con un sospiro malinconico, Sabina si congedò a sua volta, rivolgendo a Tisharue qualche ultima parola. "Sapete quello che dovete fare, tenente Tisharue." affermò. "La nostra Regina non desidera inutili spargimenti di sangue."

"Me ne rendo conto, comandante Merrin." replicò l'elfa sfregiata, cercando di non dare a vedere il suo fastidio. Per il momento, doveva sopportare... e attendere l'occasione giusta. "Non si ripeteranno più scenari come quello di casa Aldinn."

"Glielo auguro per lei, tenente." replicò Sabina, per poi dirigersi fuori dalla sala. Tisharue la seguì con lo sguardo con fare astioso per qualche istante, poi prese a sua volta la via e passò oltre una grande arcata di marmo grigiastro...   

"Tenente Tisharue?" chiese con fare incerto una giovane donna in armatura, dall'aria non troppo sveglia, affiancandosi alla sua superiore. "Ehm... scusi se le faccio questa domanda, ma... ehm... perché Sua Maestà vorrebbe strappare il cuore a Blackjack... con un cucchiaio? Perché non un'ascia, o una..."

"Perché non è affilato, scema!" sbottò Tisharue. "Così farà più male!"

Tisharue si allontanò rabbiosamente, a passo spedito, mentre la donna in armatura restava imbambolata al suo posto, con gli occhi spalancati e una mano tesa a mezz'aria...  

       

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Fuga da Korvosa, Parte 1 ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam 

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 23 – Fuga da Korvosa, Parte 1 

 

Fedra sospirò contrita, schermandosi gli occhi dal fastidioso sole della sera. Era contenta di accompagnare nuovamente Krea, Rilo e Majenko nel viaggio di ritorno verso casa... e soprattutto, che adesso si fossero chiarite le loro divergenze, e che tutto fosse tornato come prima della tentata esecuzione. Pareva quasi che l'apparizione di Blackjack avesse dato un'iniezione di fiducia a tutta Korvosa, e avesse spazzato via buona parte delle incertezze che ancora aleggiavano sulla grande città. Adesso, tutto quello che le mancava era raccogliere il coraggio di dire quello che doveva... e sperare di non incasinare tutto. Non era esattamente abituata a scusarsi o a parlare con tatto.

"Allora, Krea... Rilo... Majenko..." esordì la caligni, dopo aver pensato per qualche istante a cosa dire. Vide i fratelli Aldinn che si voltavano verso di lei, guardandola come per incoraggiarla a dire quello che doveva, e Majenko che le strizzava un occhio con fare complice. "Ecco... mi dispiace di essermi allontanata, ragazzi. Io... non ero d'accordo con quello che stava facendo Sua Maestà Ileosa, e avevo paura che... insomma... che voi vi faceste plagiare. Che... voi aveste intenzione di obbedirle senza riflettere, e correste il rischio di diventare delle pedine."

"Non c'è da scusarsi, Fedra." rispose Krea con un sorriso accomodante. "Ammetto... che all'inizio ero convinta che Sua Maestà Ileosa avesse le sue ragioni per quello che stava facendo. Che stesse facendo qualcosa di sgradevole ma necessario. E... ancora adesso io credo che Sua Maestà stia onestamente cercando di fare del bene alla nostra città. Ma... è chiaro che non ha ancora le capacità... o che è plagiata da qualcuno che le sta dando cattivi consigli. Non possiamo obbedire così ciecamente ai suoi ordini."

"Majenko ha voglia di scoprire cosa è dietro tutto questo..." disse il draghetto domestico, svolazzando agilmente sulla spalla di Rilo. Il giovanissimo stregone strizzò un occhio in segno di intesa e grattò il draghetto dietro la nuca, quasi fosse stato un gattino.

"Anch'io, amico mio. Anch'io." rispose Rilo con un sorriso appena accennato. Per un attimo, alcuni guizzi di luce nera apparvero attorno alle sue mani, ma il piccolo drago non ci fece caso - era semplicemente una dimostrazione della magia che scorreva nelle sue vene. "Ma per adesso... mi basta sapere che il nostro gruppo è ancora unito, e che torneremo presto a proteggere Korvosa tutti assieme."

"Sì, fa piacere anche a me." rispose Krea, sentendosi più sollevata. "Forse tutti assieme potremo mettere un po' di ordine in questo caos, e aiutare Sua Maestà a diventare la sovrana di cui la nostra città ha bisogno. Non possiamo certo lasciarla nelle mani di... chiunque stia tramando nell'ombra per controllare Korvosa."

"E io farò del mio meglio per darvi una mano. Spero di essermi sbagliata sul suo conto, e che davvero potrà diventare una buona sovrana per la nostra città." rispose Fedra con un sorriso rassicurante. "E vi aiuterò con tutti i miei mezzi per fare sì che questo periodo di crisi cessi presto."

"Forse dovremmo cercare di rimetterci in contatto con Blackjack, e cercare di scoprire qualcosa di più su di lui." disse Rilo. "Mi è sembrato un tipo a posto, anche se quella trappola esplosiva che ha messo sulla carrozza reale... mi è parsa un po' discutibile."

"Può essere... ma una cosa così eclatante non è esattamente nello stile di Blackjack." commentò Krea, riflettendoci su a freddo. "Potrebbe non essere stata una sua idea. In ogni modo, sappiamo ancora troppo poco per pronunciarci. Parlerò a Kostur di questo fatto... e magari lui ci saprà dare qualche dritta."

Fedra disse di sì con la testa. "Sì... capisco quello che volete dire." affermò la caligni, con un pizzico di incertezza. Tuttavia, la consapevolezza che adesso il personaggio simbolo della città fosse intervenuto a loro favore, e che erano riusciti ad appianare i loro contrasti, mise rapidamente a tacere le sue incertezze. "Ma per adesso... vorrei solo godermi il resto della serata."

"E quale modo migliore per farlo, se non passare la serata assieme?" propose Krea con un occhiolino arguto. "Sono sicura che anche ai nostri genitori e a Deriu piacerà rivederti, Fedra!"

La caligni sorrise contenta. Le era dispiaciuto andarsene da lì senza nemmeno salutare i signori Aldinn, che pure le erano sembrati due persone in gamba... e anche se non aveva parlato molto con il piccolo Deriu, anche lui era stato gentile con lei.

"Okay, ci siamo quasi." disse Krea, finalmente vicina a casa. I tre amici e il draghetto si avvicinarono ed entrarono finalmente in casa, solo per vedere che Vergiliu ed Ylena Aldinn erano indaffarati a preparare i bagagli e raccogliere ciò che serviva per il viaggio che avrebbero intrapreso da lì a pochi giorni, e il piccolo Deriu faceva quello che poteva per dare una mano e controllare che fosse tutto a posto. L'espressione di Krea si incupì appena un po'... non immaginava che i suoi genitori avrebbero iniziato così presto ad organizzarsi per il viaggio.

"Ah, Krea, Rilo, Majenko... e c'è anche Fedra, a quanto vedo!" esclamò Ylena interrompendo i lavori e passandosi una mano sulla fronte per sistemarsi i capelli.

Deriu alzò lo sguardo e sorrise radioso nel vedere la caligni. "Signorina Fedra! Sono contento di rivederla!" esclamò, per poi correre ad abbracciare la ragazzina dalla pelle bianca. Fedra sbattè gli occhi interdette, non abituata a queste dimostrazioni di affetto, ma ricambiò volentieri il gesto.

"Deriu! Anch'io sono contenta! Signori Aldinn... mi scuso per non avervi neanche salutata... sono successe diverse cose, e abbiamo avuto... diciamo così... delle incomprensioni." rispose Fedra, rivolta al padre e alla madre dei suoi compagni d'avventura. "Ma adesso... ci siamo chiariti. Stiamo di nuovo lavorando assieme."

"Bentornata, giovane Fedra. Siamo contenti anche noi di rivederti." rispose Vergiliu Aldinn, mentre andava ad accogliere i suoi figli maggiori. "Chiedo scusa per la confusione... ci sono state un po' di novità in questi ultimi giorni, e anche per la nostra famiglia stanno cambiando molte cose."

"Cambiando?" chiese Fedra, incerta ed allarmata. "Come sarebbe a dire, cambiando? Ci sono dei problemi?"

"Suppongo di sì..." affermò Krea con un sospiro. "Mi spiace, non te l'avevo detto perchè in quei momenti avevo altre cose per la testa, ma immagino che adesso sia il momento giusto per raccontarti tutto."

Fedra annuì, e il gruppo si sedette vicino a delle casse, mentre Krea si organizzava il discorso. La giovane magus guardò sua madre come per chiederle il permesso di raccontare, e Ylena rispose con un cenno della testa. "Okay... allora, Fedra, è successo tutto il giorno dopo... beh, il giorno dopo che siamo venuti a sapere che 'Trinia' era stata imprigionata. Quella notte... abbiamo ricevuto qui in casa una visita inaspettata... la comandante Sabina Merrin, la guardia del corpo di Sua Maestà Ileosa... e la sua sottoposta, un'elfa di nome Tisharue. L'hai vista durante quella condanna a morte andata in fumo, era quell'elfa che brandiva quella spada infuocata, con il volto tutto coperto di cicatrici!"

"Aspetta, aspetta... sì, certo! Adesso ho capito di chi stai parlando!" affermò Fedra, notando che il piccolo Deriu aveva avuto un brivido alla menzione di quel nome. Non doveva essere stata una visita di cortesia. "Ma... per quale motivo sono venute qui? Mi sembra di capire... che non devono essere state buone notizie..."

"In effetti, è il motivo per cui adesso stiamo raccogliendo tutto quello che possiamo..." rispose Vergiliu con espressione stoica.

Krea, Rilo e Majenko cominciarono a raccontare tutto quello che era successo quel giorno, a partire dall'incontro non troppo cordiale con Tisharue, a quello decisamente più rassicurante con Sabina Merrin, al passato di Ylena e alla proposta che la donna si era sentita fare dalla stessa Merrin. E in seguito, alla visita al quartier generale della Compagnia dello Zibellino, e alle sconvolgenti rivelazioni fatte dal comandante Marcus Endrinn - rivelazioni che avevano spinto Ylena a prendere la decisione di lasciare Korvosa...

Finalmente, Krea concluse il racconto e tirò un sospiro, a metà tra il sollevato e il malinconico. Prese un sorso d'acqua dalla sua borraccia, sentendosi la gola secca per aver parlato tanto a lungo. "Ecco, Fedra... adesso sai tutto. Anche la mia famiglia sta subendo le conseguenze del caos che sta avviluppando Korvosa in questi tempi bui."

"E' per questo che la nostra famiglia ha deciso di lasciare questa città, almeno finchè non verranno tempi più propizi." continuò Ylena, rigirandosi tra le mani una medaglia che doveva essere un cimelio risalente ai suoi giorni di soldatessa della Compagnia dello Zibellino. "Noi... cercheremo di darvi una mano quanto più possibile, ma dovremo lasciare che voi restiate qui a Korvosa, per cercare di mantenere l'ordine, ed evitare che Korvosa precipiti ancora una volta nell'anarchia."

"E proprio per questo abbiamo deciso di assegnarti la casa di nostra proprietà, almeno per quanto sarà necessario." affermò Vergiliu. La caligni spalancò gli occhi, esterreftta davanti a questo dono inaspettato. Anche se si trattava di qualcosa di temporaneo, era molto più di quanto la caligni si sarebbe mai aspettata.

"A... Aspettate... Aspettate un momento, signori Aldinn!" esclamò la ragazzina, gesticolando in maniera quasi comica, al punto che Majenko sghignazzò e Rilo dovette mettersi una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere. Fedra riuscì a riprendere il controllo di sè e si schiarì la voce, cercando le parole giuste per quello che doveva dire. "Insomma... quello che mi state proponendo è una cosa enorme, anche se fosse soltanto per il periodo in cui sarete via da Korvosa. E poi... io mi sono sempre accontentata di dormire in un letto decente, e di togliermi la fame. Questa... questa casa così comoda e spaziosa mi sembra... davvero un'esagerazione per una come me... Senza... senza offesa, ovviamente!"

"Davvero? Beh, credo proprio che dovrai farci l'abitudine! Mia cara signorina, ho visto che tu e il mio Rilo andate d'accordo... e se la divina Desna sarà dalla vostra parte, sono convinta che quando sarete più grandi, vivrete entrambi in questa casa comoda e spaziosa!" pensò divertita Ylena, mentre davanti a lei Fedra cercava di non dare a vedere il suo imbarazzo. "Perchè non cominciare fin da ora al luogo in cui vivrai?"

"Non è un problema per noi." rispose Ylena. "Del resto, immagino che dovremo restare fuori da Korvosa per un bel po' di tempo, e preferiamo sapere che la nostra casetta sia in buone mani. Considerala... un'occasione per passare un po' di tempo nella casa di una famiglia nobile! Certo, una famiglia nobile decaduta, ma pur sempre una famiglia nobile."                

La ragazzina dai capelli argentati ridacchiò imbarazzata, poi prese fiato e disse di sì con la testa. "Se la mettete su questo piano, signori Aldinn... allora sia come volete voi." rispose con un sorriso accomodante. "Terrò da conto la vostra bella casa... e ve la restituirò ancora megli di prima."

"Grazie, Fedra. Sono convinto che possiamo contare su di te... e ovviamente sui nostri ragazzi." rispose Vergiliu, accarezzando gentilmente Krea sulla testa ed arruffandole i capelli. La ragazza si sottrasse, ridendoci su. A volte suo padre dimenticava che lei aveva da poco compiuto diciotto anni. "Noi resteremo qui ancora quattro giorni, nei quali sistemeremo il meglio possibile i nostri affari, e ci organizzeremo in modo da rendervi la vita più facile durante la nostra assenza."

"Ci mancherete, lo sai, vero, fratellone?" affermò il piccolo Deriu, aggrappandosi alla veste del fratello di mezzo. "Penserò sempre a voi quando saremo via... ma voi, state attenti, mi raccomando."

"Sì, lo so..." rispose commosso il giovane stregone delle ombre, per poi abbracciare il fratello minore, che ricambiò affettuosamente il gesto. "Ma stai tranquillo, mamma e papà saranno con te per proteggerti, e io e Krea ce la caveremo! E poi... ci sarà anche Fedra a darci una mano, quindi... sono sicuro che andrà tutto bene."

"Contate pure su di me." affermò la caligni. "Farò tutto quello che è in mio potere per aiutare Krea e Rilo."

"E non dimenticate Majenko! Lui è sempre qui!" affermò il draghetto domestico, spuntando all'improvviso da dietro la spalla di Rilo, e facendo fare un salto per la sorpresa a Fedra. Il giovane stregone ridacchiò e grattò il suo amico draghetto dietro un orecchio, come se si fosse trattato di un gatto sornione!

Krea non potè impedirsi di sorridere, nonostante le difficoltà che si profilavano all'orizzonte. Con dei compagni come loro, la giovane magus non vedeva motivo di temere per il futuro...   

 

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I quattro giorni successivi furono relativamente calmi, almeno sul fronte degli avvenimenti. Ma chiunque avrebbe potuto vedere che Korvosa era percorsa dalle tensioni. Correvano voci che la regina Ileosa fosse inviperita per la pubblica umiliazione che aveva subito. Erano stati affissi manifesti su tutti i muri e gli edifici di Korvosa, promettendo una taglia di duemila vele d'oro per chiunque fosse riuscito a catturare la cosiddetta assassina del re, Trinia Sabor... ma soprattutto, la regina aveva fatto una mossa che aveva suscitato scalpore in tutta la città, dichiarando Blackjack, il simbolo stesso della città, come un fuorilegge, e offrendo una taglia di ben cinquecento pezzi di platino - l'equivalente di cinquemila vele d'oro - a chiunque fosse riuscito a catturarlo.

Assieme a tali avvisi di taglia, erano stati affissi dei manifesti che denunciavano Blackjack, accusandolo di atti di sovversione e di terrorismo, e di incitare il popolo alla rivoluzione.

 

Il ribelle conosciuto come Blackjack è intervenuto nel corso di un'esecuzione sancita legalmente dalla corona e dal sistema legale di Korvosa.

La persona accusata dell'assassinio del nostro amato re Eodred Arabasti secondo del suo nome del nobile casato degli Arabasti si è rivelata essere una terza persona del tutto estranea al crimine. La vera identità di tale persona è giunta come una sorpresa anche a noi. Evidentemente, l'accusata Trinia Sabor è riuscita con qualche stregoneria a sostituire sè stessa con una persona innocente, in modo che tale vittima pagasse per le atrocità commesse da qualcun altro. Blackjack, approfittando di tale errore commesso in assoluta buona fede dalle fedeli guardie della corona, ha sobillato il popolo e ha cercato di spingerlo alla ribellione, sfruttando tale equivoco e cercando di dipingerlo come un atto di mala fede.

A causa di queste manipolazioni, le tensioni stanno aumentando, e le rivolte sono sul punto di riprendere. La nostra sovrana, la nostra nobile regina Ileosa Arvaxani in Arabasti, si è resa conto che il nostro defunto re ha usato eccessiva clemenza nei confronti del terrorista Blackjack, cosa che ha permesso al criminale di intralciare la giustizia e alla regicida di sfuggire alla sua giusta punizione. 

Per questi ed altri motivi, la nostra nobile sovrana, Sua Maestà Ileosa Arvaxani in Arabasti, offre una taglia di 2'000 vele d'oro a chiunque riesca a catturare la strega Trinia Sabor, e una taglia di 500 monete di platino a chiunque catturi Blacjack, l'ex-eroe di Korvosa, o fornisca informazioni critiche che portino alla sua cattura.

Tutti coloro che hanno aiutato Blackjack nella sommossa o che si renderanno suoi complici saranno passibili di arresto ed incarcerazione da parte delle guardie reali.

 

Questi e simili avvisi ora tappezzavano gran parte di Korvosa, aumentando il malcontento del popolo, e allo stesso tempo assicurando il silenzio di coloro che dissentivano con i modi di fare della nuova regina.

In quei giorni, molti cittadini di Korvosa, spesso anche ben conosciuti e stimati, vennero arrestati e condotti alla Volta Testadimorto, dalla quale non sarebbero più giunte notizie di loro. I Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid si erano tenuti fuori dai disordini, comprendendo che ormai non avevano più facoltà di agire... ma questo era soltanto un piccolo lato positivo di quanto stava accadendo. La paura e la diffidenza si espandevano a macchia d'olio, e i cittadini si guardavano costantemente alle spalle, temendo che anche un gesto innocuo venisse interpretato come una prova di ribellione. Era sempre più evidente che Korvosa non era più una città sicura... e per questo, qualcuno aveva deciso di muoversi alla svelta per evitare che la situazione precipitasse...

 

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Quattro giorni dopo...

Ylena corrugò la fronte e annuì con aria decisa quando vide apparire la parola che le era stata comunicata sulla pergamena di Marcus. All'inizio era stato soltanto uno scintillio... poi, una alla volta, come tracciate da un lapis invisibile, le lettere che componevano la parola erano apparse sull superficie giallastra, in un evidente colore nero. Per lei, era il segnale convenuto. Era il momento di andarsene da Korvosa... e questo voleva dire che da quel momento in poi, dovevano seguire scrupolosamente tutte le indicazioni di Marcus.

KHAELESORIS

La ex-marine annuì tra sè e arrotolò accuratamente la pergamena, poi guardò verso la sua famiglia, che la stava aspettando a pochi passi di distanza. "Okay, ci siamo... dobbiamo partire adesso, prima che sorga il sole. Usciremo dalla porta est della città, evitando le pattuglie." affermò. "Siete pronti?"

"Pronti o no... dobbiamo muoverci il prima possibile." rispose Vergiliu con un sorriso amaro. "E' la prima volta dopo tanto tempo che riprendiamo la strada... devo ammettere che è un'emozione un po' particolare. Sarei eccitato, se non ci trovassimo in una situazione così difficile."

Krea sospirò e appoggiò una mano sulla spalla del padre. "Ti capisco, papà... anche per me è la stessa cosa." rispose. Pur essendo una Varisiana, aveva vissuto quasi tutta la sua vita a Korvosa, e non aveva sperimentato la tradizione di viaggi e avventure che normalmente era associata alla sua etnia. "Va bene. Seguiamo le indicazioni che ci ha dato il comandante Endrinn... e facciamo quello che dobbiamo."

"Non vorrei dover andarmene di qui..." disse il piccolo Deriu con gli occhi umidi. "Capisco che dobbiamo farlo, ma... non è giusto. Noi non abbiamo fatto niente di male..."

"Deriu..." disse Ylena chinandosi per arruffare gentilmente i capelli del figlio più piccolo. "Hai ragione. Noi non abbiamo fatto niente di male. Abbiamo la coscienza pulita... almeno da questo punto di vista... ma spesso le cose succedono senza che ce le 'meritiamo', per così dire. E noi non abbiamo responsabilità per le scelte degli altri."

"Vorrei che Ileosa non fosse mai diventata regina..." rispose sconsolato il piccolo Deriu, guardando verso il terreno. "Perchè Krea, Rilo e Majenko devono restare qui? La regina potrebbe farli arrestare..."

Rilo e Krea si guardarono negli occhi, comprendendo quello che voleva dire il fratello minore. Krea odiava ammetterlo, ma era così... da quando Ileosa aveva preso il suo posto sul Trono Cremisi, il caos e la tensione non avevano fatto altro che peggiorare, dopo un primo e breve periodo in cui sembrava che la sovrana avesse riportato tutto sotto controllo. E ora, la ragazzina aveva il netto presentimento che la sovrana, influenzata da qualche cattivo esempio, stesse trasformando Korvosa in una tirannide senza neanche rendersene conto.

"Non ti preoccupare, piccolo Deriu!" esclamò Majenko, cercando di sollevare un po' il morale del ragazzino. "Krea e il padroncino Rilo sono con grande capo Cressida, le guardie non possono arrestarli lì."

"Giusto... la comandante Cressida può ancora contare sui suoi uomini, e ha ancora l'autorità necessaria per mantenere l'ordine nel suo distretto e nelle zone di Korvosa ancora sotto la giurisdizione della guardia cittadina." rispose Krea con un cenno incoraggiante.

Rilo strizzò un occhio e volle dire la sua. "E poi... noi abbiamo fatto fuori Gaedren Lamm e il Re dei Ragni." affermò. "Beh, d'accordo, è stata Fedra a farli fuori in realtà... ma resta il fatto che non è il primo pericolo che corriamo! Ce la sappiamo cavare, davvero! E poi ci saranno anche Fedra, Kostur, Runyar... e anche Verik ed Orik! Non saremo da soli!"

"Sì, lo so..." rispose Deriu, mentre andava ad abbracciare i suoi fratelli maggiori. "Ma state attenti, d'accordo? E tu, Majenko... per favore, aiutali anche tu!"

Il draghetto strizzò un occhio in segno di intesa. "Certamente! Majenko aiuterà e proteggerà Krea e il padroncino Rilo con la sua vita!" esclamò. "Deriu stare tranquillo, tutto sotto controllo!"

"Perfetto..." disse Ylena sollevata.

 

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Quello che attendeva Kostur, Fedra e il resto della Compagnia del Draco quella mattina nel quartier generale di Cittadella Volshyenek era stato uno spettacolo quantomeno inusuale. Nell'ufficio della comandante della guardia cittadina, era in corso una discussione tra Cressida e tre figure femminili in armatura, due delle quali indossavano un pesante elmo con il pennacchio rosso - uguale a quello che avevano visto durante l'esecuzione fallita di pochi giorni prima. La terza teneva l'elmetto tra le mani per parlare più agevolmente con Cressida... e proprio per questo, Kostur e i suoi compagni videro subito che si trattava della loro vecchia conoscenza Sabina Merrin, la guardia del corpo personale di Ileosa.

"Queste sono le decisioni di Sua Maestà Ileosa per quanto riguarda la ripartizione dei compiti, comandante Kroft." stava dicendo Sabina in quel momento, mentre consegnava alla Kroft alcuni documenti che la comandante ricevette con evidente riluttanza. Le due donne continuavano a fissarsi negli occhi, mentre Cressida appoggiava i fogli sulla sua scrivania. "La pregherei di leggerli e firmarli per presa visione. Da questo momento in poi, le nostre rispettive giurisdizioni saranno designate con precisione, ed eviteremo sconfinamenti e sovrapposizioni di compiti."

Cressida prese uno dei fogli e lo lesse con attenzione, per poi guardare di nuovo Sabina dritta negli occhi. "Sì, ho avuto modo di vedere la suddivisione che avete in programma." rispose la comandante della guardia cittadina. "La... divisione scelta... alle dipendenze della corona si occuperà dei quartieri poveri, mentre alla guardia cittadina resteranno i quartieri più ricchi. Se mi è consentito esprimere un piccolo giudizio personale, mi sembra una divisione un po'... inusuale ed arbitraria."

"Queste sono le decisioni che sono state prese da Sua Maestà Ileosa, e come guardia del corpo personale della nostra nobile Regina, non ho nè l'autorità nè il desiderio di metterle in discussione." affermò la Merrin. "Comunque, le daremo il tempo di leggerli con attenzione e comprendere meglio i dettagli e le ragioni di tale suddivisione. Passeremo domani a ritirare i documenti, possibilmente firmati. Per il momento, le auguro buon proseguimento."       

"Altrettanto." rispose la Kroft, senza far trasparire alcuna emozione. Sabina e le sue accompagnatrici fecero un saluto militare e si allontanarono, passando vicino a Kostur e ai suoi compagni... e per un attimo, il mezzorco incrociò lo sguardo della Merrin. Ebbe l'impressione che la guardia del corpo della regina volesse dirgli qualcosa, ma non era del tutto sicuro se si trattava di un avvertimento, una minaccia, oppure se fosse in qualche modo preoccupata per loro e volesse pregarli di non fare niente di avventato.

Una volta che le donne in armatura si furono allontanate, Runyar rivolse al mezzorco uno sguardo interrogativo, e Kostur fece un cenno con la testa per dire che potevano proseguire. Orik annuì e bussò educatamente alla porta dell'ufficio, ricevendo poco dopo il permesso di entrare.

"Avanti." rispose Cressida, anche se la sua voce tradiva un po' di stanchezza. Il mercenario poteva ben immaginare che la comandante fosse ancora assillata dagli impegni e dallo stress che si erano susseguiti in quei giorni di fuoco. "Ah, siete voi. Benvenuti. Mi auguro che la situazione a Korvosa sia... relativamente tranquilla, dati gli ultimi eventi."

"Tanto tranquilla quanto ci si può aspettare, comandante Kroft..." affermò Runyar. "Da quando Blackjack è apparso improvvisamente e ha mandato all'aria l'esecuzione della condannata spacciata per Trinia Sabor, la città è in fermento. La regina ha posto delle taglie sia su Trinia che su Blackjack, ma ho l'impressione che la maggior parte dei cittadini non abbia molta voglia di collaborare."

"Di recente, ci sono giunte voci di avvistamenti di Blackjack in alcuni quartieri bassi... ma nessuna di queste ha ricevuto conferma." continuò Kostur. "E' probabile che si trattasse di falsi allarmi... o anche di impostori che si sono spacciati per Blackjack."

Cressida annuì, ascoltando ogni cosa con la massima attenzione. "Capisco... e non ci sono novità da parte degli Arkona?" chiese.

Verik scosse la testa. "Nulla di eclatante, quanto meno. Sembra che per il momento non abbiano intenzione di muoversi." affermò.

"Piuttosto strano," pensò tra sè la comandante della guardia cittadina. "Mi piace pensare di conoscere abbastanza bene gli Arkona, e non sono gente che si farebbe sfuggire un'occasione così ghiotta. C'è qualcosa che ci sfugge, ed è meglio tenerli d'occhio, per evitare sorprese sgradite. In ogni caso, gli Arkona sono un problema secondario, almeno per il momento. Spero solo che questa situazione non cambi tanto presto."

"Piuttosto, comandante Kroft... sono sicuro di aver già visto quelle signore in armatura, in occasione della condanna a morte che Blackjack ha mandato all'aria." affermò Kostur. "Una di esse era senza dubbio Sabina Merrin, la guardia del corpo di Sua Maestà Ileosa."

"Esattamente. Forse avrete già sentito che sono venute fin qui per consegnarmi dei documenti con i quali hanno reso ufficiale la ripartizione dei quartieri della città in aree di competenza nostra, cioè i quartieri più altolocati... e aree di competenza della guardia reale, i quartieri popolari." rispose Cressida. "Non so il motivo di tale suddivisione, ma... ho qualche ipotesi in tal proposito, e l'idea non è molto rassicurante."

Kostur annuì, iniziando già a pensare a cosa potesse esserci dietro a questa spartizione apparentemente arbitraria. Ma se c'era una cosa che aveva imparato in tanti anni in cui aveva lavorato come investigatore, era che raramente le cose avvenivano in modo arbitrario. Se era stata decisa una tale suddivisione dei quartieri, forse era perchè il governo riteneva che in questo modo avrebbero potuto ritrovare e catturare Trinia... così, mentre le guardie reali cercavano nei quartieri bassi, la guardia cittadina sarebbe stata costretta a rimanere in quelli alti.

E questo voleva dire che la Compagnia del Draco non avrebbe potuto interferire nel caso le guardie reali avessero trovato Trinia...

Non c'era dubbio, Korvosa stava diventando davvero un posto troppo pericoloso per la sua amata. Forse era il caso di parlare quanto prima con Vencarlo e vedere cosa si poteva fare per lei.

"E... per quanto riguarda la famiglia Aldinn... il mio collega, Marcus Endrinn della Compagnia dello Zibellino, ha già un piano per consentire ai signori Aldinn e al loro figlio più piccolo di andarsene da Korvosa, prima che il laccio si stringa su di loro." continuò Cressida. "In questa occasione, avrei preferito parlare con la vostra compagnia al completo, ma la necessità impone che i vostri compagni si trovino da tutt'altra parte. E' per questo che vorrei chiedere a tutti voi di supportare i giovani Aldinn al meglio delle vostre possibilità." Si rivolse a Runyar e gli fece un piccolo sorriso di congratulazioni. "E a questo proposito, mi devo complimentare con lei per la sua promozione, Banchiere di Prima Classe Runyar Locklin."

"Promozione?" chiese Verik, non avendo sentito la notizia prima di allora.

"Già, immagino che Runyar non abbia avuto modo di dirlo a voi..." affermò Kostur con un sorriso appena accennato. "Sì, Runyar è stato promosso dall'Arcibanchiere Darb Tuttle, il più alto rappresentante del clericato di Abadar qui a Korvosa."

"Caspita. Hai detto niente." commentò Orik, per poi commentare con ironia. "Vuol dire che adesso anche noi possiamo vantarci di avere dei contatti di alto livello?"

"Immagino che non potrà nuocere." commentò Fedra con un sorriso divertito.

Il nano annuì con espressione seria. "Vi ringrazio per i complimenti. So che è una posizione di grande responsabilità... e la userò per potermi rendere ancora più utile alla città e al mantenimento dell'ordine." affermò. "E dare una mano ai miei compagni... sarà un modo per rispondere ai miei doveri."

Cressida si permise di sorridere. Anche se a volte erano un po' indisciplinati, i ragazzi dalla Compagnia del Draco erano stati una fonte costante di buone notizie, e la comandante sperava che, anche ora che la città era in preda all'attuale crisi e di tumultuosi cambiamenti, questo elemento almeno restasse costante.

 

oooooooooo

 

Dopo aver preso con sè tutto quello che erano stati in grado di portare via, Vergiliu ed Ylena avevano controllato la loro casa un'ultima volta, forse anche per il desiderio di darle un ultimo saluto, e infine si erano riuniti con i loro figli, con Fedra e con il draghetto Majenko. Non c'era stato bisogno di tante parole - la situazione era ben chiara a tutti loro.  

Con circospezione, la famiglia aveva lasciato la loro dimora e aveva percorso delle vie anguste che avrebbero permesso loro di raggiungere il luogo designato limitando quanto più possibile i rischi di farsi scoprire. Majenko svolazzava in avanscoperta, usando la sua vista acuta per scovare eventuali pericoli. Fu grazie a lui e alla vista notturna di Fedra che la famiglia riuscì ad evitare più di una pattuglia.

Finalmente, la loro destinazione apparve in bella vista - la dimora di Vencarlo Orisini. E il padrone di casa, come da programma, era lì ad aspettarli. E non era da solo, dal momento che davanti alla porta di casa Orisini attendevano anche gli altri membri dell'ormai nota Compagnia del Draco. Kostur, Runyar e i fratelli Vancaskerkin erano lì ad attendere, e salutarono calorosamente i loro compagni.

"Ehilà, ragazzi! Buongiorno! Non ci aspettavamo di vedervi qui!" affermò Krea andando a salutare i suoi compagni d'avventura. "Come mai anche voi da queste parti?"

Kostur strizzò un occhio in direzione del resto del gruppo. "Diciamo che... abbiamo voluto prendere anche noi qualche lezione da messer Orisini." spiegò il mezzorco. "E guarda caso, abbiamo prenotato una lezione proprio nel momento in cui vi dovevate trovare con messer Orisini. Che caso strano."

"Già. Le coincidenze sono davvero incredibili." ironizzò Verik.

"Sono contento di rivedervi sani e salvi." affermò Vencarlo, stringendo la mano ai signori Aldinn. "Vergiliu ed Ylena Aldinn, immagino. Ho sentito parlare di voi in ottimi termini... e ovviamente, devo congratularmi con voi. I vostri ragazzi, Krea e Rilo, si sono comportati come dei cittadini modello, in questi tempi difficili."

"Abbiamo semplicemente cercato di insegnare ai nostri ragazzi il rispetto e il senso del dovere nei confronti della nostra città." affermò Vergiliu, per poi sospirare malinconicamente. "Anche se... in questi ultimi tempi, il Trono Cremisi non si sta dimostrando esattamente degno della loro fedeltà."

"A questo proposito, siete sicuri di non essere stati seguiti?" chiese Vencarlo. "Sono sicuro che avete cercato di essere quanto più prudenti possibile, ma si sa... non si è mai abbastanza paranoici, in certi casi."

"No, sono sicura che non ci hanno seguito." rispose Fedra con un cenno della testa, anche se ancora si guardava attorno per essere sicura che non ci fossero brutte sorprese. "E' tutto a posto. Possiamo entrare."

"Ottimo." rispose Vencarlo, anche se non volle esimersi dal dare un'occhiata attorno lui stesso, per massima sicurezza. "Okay, allora seguitemi. C'è qualcun altro che vorrebbe tanto rivedervi."

Il gruppo seguì Vencarlo all'interno di casa sua - un'abitazione pulita ed ordinata per quanto relativamente modesta. Dopo aver oltrepassato un paio di porte, il gruppo raggiunse la sala dove Vencarlo normalmente teneva di allenamenti di scherma... e fu lì che il gruppo ebbe un'altra gradita sorpresa. Ad accoglierli mentre entravano nella grande sala dal pavimento foderato fu una giovane donna dai capelli biondi scuri tagliati corti, che i membri della compagnia non ebbero certo problemi a riconoscere - anche se adesso era vestita in maniera decisamente più decente, con una camicia grigia con sopra un corpetto di cuoio, pantaloni di tela grigia e stivali da viaggio.

"Trinia!" esclamò Kostur, riconoscendo al volo l'amata.

"Kostur! Cominciavo a preoccuparmi, era un po' che vi aspettavo..." rispose la giovane pittrice, correndo ad abbracciare Kostur. Il mezzorco e la ragazza si tennero stretti per un po' e si scambiarono un tenero bacio... e Krea non resistette alla tentazione di strizzare un occhio e fare un simbolo del cuore con le mani!

"Quella ragazza... è quella Trinia Sabor di cui mi avevate accennato, vero, ragazzi?" chiese Vergiliu ai suoi due figli più grandi. Krea e Rilo fecero un cenno di conferma.

Vencarlo sorrise gentilmente e permise ai due innamorati di restare abbracciati ancora un po'... ma non ci fu bisogno di richiamarli, in quanto Kostur e Trinia, consapevoli che il tempo a loro disposizione era limitato, si separarono con un po' di riluttanza e rivolsero a Vencarlo la loro incondizionata attenzione.

"Mi fa piacere che ci siate tutti. Ho già pensato ad un piano per permettere ai signori Aldinn e al piccolo Deriu di lasciare la città, ma con il vostro aiuto sarà più facile implementarlo." disse l'uomo, guidando il gruppo verso un tavolo sul quale era dispiegata una mappa di Korvosa sulla quale erano segnati alcuni punti in un'evidente tratto rosso. "Okay, ascoltatemi bene. A questo punto, dovrete dividervi in due gruppi...  diciamo, un gruppo A e un gruppo B. Il gruppo A sarà composto da Rilo, Krea, Majenko, il signor Kostur, la signorina Trinia e il signorino Verik; mentre il gruppo B comprenderà il signor Orik, il signor Runyar, la signorina Fedra e il resto della famiglia Aldinn. Ci sono domande, fino a questo punto?"

Vencarlo attese che qualcuno prendesse la parola, ma nessuno ebbe nulla da chiedere, e l'uomo annuì soddisfatto e continuò la spiegazione. "Ottimo. Allora, il gruppo A e il gruppo B dovranno lasciare la città da due porte diverse. Diciamo che il gruppo A prenderà il Ponte Nord, mentre il gruppo B lascerà Korvosa passando per il Ponte Alto, a sud della città... e poi prenderà Dwarfwalk Road, cercando di confondersi tra i mercanti che sicuramente staranno già facendo il loro ingresso in città. Dopodichè, i gruppi dovranno convergere, ritrovandosi nel punto che vi mostrerò. Ecco, questo punto qui, per l'esattezza." Vencarlo prese un lapis rosso e mise una crocetta in un punto dove la strada principale che lasciava Korvosa dal Ponte Nord si divideva in un bivio, andando verso nord-est e sud-est. "Da qui... una volta che vi sarete ritrovati, proseguirete verso una taverna chiamata Il Trotto, che si trova a circa 12 miglia sulla strada verso nord. Resterete per una notte al Trotto, e a quel punto verrete raggiunti da un mio vecchio amico, tale Jasan Andriel, proprietario di un ranch di cavalli nei pressi della città di Harse. Lui si occuperà di tenere al sicuro la signorina Sabor e i membri della vostra famiglia, ovviamente tenendoli con sè sotto mentite spoglie. La signora Ylena, data la sua esperienza nella Compagnia dello Zibellino, lavorerà come mandriana, e il signor Vergiliu affiancherà Jasan nella gestione del ranch. Purtroppo temo di non potervi seguire... in questo giorni, temo di essere stato un po' troppo esplicito nella mia critica della monarchia, e potrei attirare sgraditi sospetti su di voi se venissi visto in giro qui a Korvosa."

"Per me va bene." disse Vergiliu, per poi fermarsi un attimo a pensare. Visto che era il momento di dirsi la verità, forse era il caso che anche lui facesse la sua parte in questo senso... e chissà, forse era proprio questo il momento giusto.

Vencarlo annuì in segno di approvazione, e proseguì il discorso. "Per quanto riguarda invece il piccolo Deriu... lui frequenterà una scuola di Harse sotto falso nome. Non vi preoccupate per lui, sarà ben sorvegliato. Ad ogni modo, per massima sicurezza, consiglierei ai signori Aldinn e al piccolo Deriu di assumere una pozione di Alterare Sè Stesso, che permetterà loro di cambiare aspetto per qualche ora."

"Se posso dire la mia, signor Vencarlo..." affermò Vergiliu alzando una mano. "Io rifiuterei rispettosamente di bere quella pozione."

"Papà?" chiese Rilo con evidente stupore.

Vencarlo assunse una rara espressione di stupore. "Ne è sicuro, signor Aldinn? Potrei sapere il perchè di questo diniego, se non sono indiscreto?" chiese l'uomo.

Vergiliu non rispose subito. Frugò per un breve momento nella sua bisaccia, da cui estrasse una piccola ampolla di liquido argentato che appoggiò lì vicino. Poi, si sbottonò la camicia, mostrando un fisico che, malgrado la non più giovane età, era comunque ancora robusto ed integro. Mentre tutti lo guardavano come per chiedersi cosa stesse facendo, Vergiliu prese la fialetta di liquido argentato e se lo versò attentamente sul torace e sulle braccia, dove venne assorbito rapidamente. L'effetto si vide pochi istanti dopo, quando sulla pelle dell'uomo cominciarono ad apparire degli strani simboli mistici - delle rune di colore blu scuro, quasi nero, che decoravano la pelle di Vergiliu in maniera quasi artistica e sembravano addirittura emettere un lieve scintillio alla pallida luce del sole.

Ylena sospirò, per nulla sorpresa da quella rivelazione - evidentemente, Vergiliu le aveva già parlato di quella sua particolarità. I loro figli, invece, erano sbalorditi e senza parole... in particolare Krea, che era rimasta come incantata a guardare le eleganti rune blu che ora decoravano il torso e le braccia del padre.

"Che cosa?" esclamò sbalordito Orik. "Per la miseria, questa è magia..."

"Papà?" chiese Rilo. "Quelli... sono tatuaggi Varisiani, non è così?"

Neanche Vencarlo potè nascondere la sua sorpresa davanti ad una simile rivelazione. "Beh... ammetto che questa non me l'aspettavo, signor Aldinn." affermò. "Quindi, anche lei, come il giovane Rilo, fa parte dell'antica tradizione stregonesca dei Varisiani."

"Proprio così, messer Orisini." rispose l'uomo, voltandosi verso il resto della compagnia in modo che tutti potessero vedere i suoi tatuaggi. "Le origini della mia magia risalgono al Casato delle Cupe Ombre, discendenti di Haramil, un potente signore della guerra di Nidal, famigerato per le atrocità che aveva commesso contro il popolo oscuro dei sotterranei di Golarion."

Fedra corrugò la fronte. Aveva la sensazione che quel nome, Haramil, non le fosse del tutto nuovo. Ma in quel momento non era sicura di ricordare da chi lo avesse sentito, e in che contesto.

"Haramil aveva rubato un prezioso artefatto dell'oscurità delle cripte dei caligni. La costante vicinanza con questo potente oggetto infuse quella canaglia del potere delle ombre, che gli conferì una forza sovrumana e il potere di rigenerare in breve tempo le sue ferite." continuò a spiegare Vergiliu. "Ma alla fine, anche lui venne vinto in battaglia e rimase ucciso. Ma ormai, la sua discendenza si era diffusa. Molti dei suoi discendenti nacquero con poteri oscuri legati all'artefatto che aveva trafugato e che aveva mutato per sempre il suo corpo e il suo sangue - si trattava non più di umani ma di ghermiti, creature in cui scorre il potere stesso della Dimensione delle Ombre. Io sono uno dei pochi discendenti di Haramil ad essere nato umano, ma anche in me scorre la magia dell'ombra che lo ha pervaso... e a quanto vedo, anche in te, figliolo." Terminò il discorso guardando il figlio di mezzo con un'espressione che sembrava essere orgogliosa e chiedere scusa al tempo stesso per il fardello che gli stava lasciando.

"Woooow!" esclamò il piccolo Deriu. "Quindi anche papà è uno stregone? Forte!"

"Accidenti, qui stiamo parlando di questioni extraplanari." affermò Vencarlo. "Temo che su questo argomento, non potrò aiutarvi più di tanto."

Vergiliu sorrise gentilmente e fece cenno a Vencarlo che non c'era bisogno di aiuto. "Non sarà un problema, messer Orisini... posso spiegare tutto io." affermò. "Come stavo dicendo... molti discendenti di Haramil si riunirono in questo Casato delle Cupe Ombre, decisi a perseguire le stesse mire di conquista del nostro antenato. Ma alcuni di loro, che avevano mantenuto la loro coscienza, si opposero a questo infame disegno. Ne seguì uno scisma, e nel corso delle lotte intestine, il Casato delle Cupe Ombre implose e cessò di esistere. Io fui l'unico sopravvissuto, e me ne andai dal loro covo ormai in rovina, portando con me soltanto un libro... nel quale era contenuta parte della conoscenza della magia delle ombre. A quel punto, non volevo più avere niente a che fare con la magia dell'ombra, e speravo di ricostruire la mia vita. E' stato così che sono tornato a Korvosa e ho preso in mano gli affari della mia famiglia. Speravo che ormai fosse un capitolo chiuso, ma... a quanto pare, non è stato esattamente così. Mi dispiace. Ad ogni modo, questo è anche il motivo per cui non ritengo necessario assumere la vostra pozione. Provvederò io al mio travestimento, e indosserò degli abiti che mi permettano di confondermi tra la folla."

"Non hai niente di cui scusarti, papà. Posso capire perchè non ci hai detto nulla. Ma... perchè hai voluto rivelarcelo ora?" chiese Krea. "Considerato che questo Casato delle Cupe Ombre ormai non esiste più."

"Quando abbiamo discusso con vostra madre riguardo il suo passato, e riguardo il fatto che tu e i tuoi fratelli meritavate di conoscere la verità... diciamo che le argomentazioni di Ylena hanno smosso qualcosa in me." rispose Vergiliu. "Mi sembrava giusto che anche voi sapeste la verità su chi siamo e da dove proveniamo. E poi... non si può mai sapere quando e se il passato tornerà, e volevamo che voi tutti foste pronti nell'eventualità che ciò si verifichi."

Krea sorrise sollevata. "Grazie per il pensiero, papà. Ne sono sicura, qualunque cosa dovesse accadere... sapremo come affrontarla! Anche se queste Cupe Ombre dovessero venire a bussarci alla porta di casa, non ci faremo intimorire da loro!"

"E se questo dovesse accadere... Krea, Rilo e Majenko avranno la mia spada a difenderli." rispose Fedra, sguainando appena un po' la sua daga.

"Saremo sempre tutti all'erta!" esclamò il piccolo Majenko, in piedi sulla spalla di Rilo.

Il giovane stregone fece il segno dell'okay. "Stai tranquillo, papà. E grazie per averci parlato del nostro passato. Credo che adesso... potremo comprendere meglio i nostri poteri."

Vergiliu annuì e sorrise soddisfatto. Davvero non c'era da preoccuparsi. I suoi ragazzi avevano senno e rettitudine. Poteva fidarsi di loro. Rivelare loro le sue origini era stata la scelta giusta.

"Caro... non eri obbligato a rivelare tutto adesso." affermò Ylena, avvicinandosi al marito e mettendogli una mano sulla spalla tatuata.

Vergilu le prese gentilmente la mano. "Lo so, ma ho voluto farlo. Mi hai dato l'esempio quando hai parlato del tuo passato ai nostri ragazzi, e non potevo certo essere da meno." affermò. "Adesso sanno a cosa potrebbero andare incontro... ma sono sicuro che ora se la caveranno, anche senza di noi. Per ora... la nostra attenzione deve andare a Deriu, e dobbiamo tenere un basso profilo per non farci scoprire. Ma sono convinto che presto tutto questo sarà finito, e potremo tornare a Korvosa."

"E' quello che ti dice il tuo sangue di stregone?" chiese Ylena con un sorriso ironico. "Beh... suppongo di potermi fidare. Finora ti ha sempre guidato alle decisioni giuste... e sono sicura che andrà bene anche questa volta."

Vergiliu annuì, per poi accorgersi di Kostur che si stava avvicinando, una mano alzata come per fare una domanda. "Chiedo scusa, signor Aldinn..." disse il mezzorco investigatore, dando un'occhiata alla boccetta di liquido argentato che Vergiliu aveva usato per rivelare i suoi tatuaggi. "Potrei prendere un campione di questo... unguento, o quello che è? Sarei curioso di analizzarlo."

"Il grande detective ha trovato qualcosa che ha risvegliato la sua voglia di indagini?" chiese Trinia con gentile ironia.

Kostur ridacchiò brevemente. "Diciamo di sì. È la prima volta che vedo una sostanza fare questi effetti, e sarei curioso di saperne di più. Chissà, potrebbe essere utile."

"Per me non c'è problema. Se volete prenderne un po', investigatore Kyle, siete autorizzato." rispose Vergiliu con un cenno della testa, mentre cominciava a rivestirsi. Cercò nella sua bisaccia, e ne tirò fuori un piccolo libro rilegato in cuoio nero, che consegnò al figlio di mezzo. "Ecco a te, figliolo. Credo che a te più che a chiunque altro sarà utile questo libro. Qui si parla dei segreti delle ombre, e la conoscenza che contiene potrà aiutarti a sviluppare e a controllare il tuo potere magico. Usalo saggiamente, e stai attento ad essere tu ad usare la tua magia, piuttosto che sia la tua magia a controllare te."

"Ti ringrazio, padre." rispose commosso il giovane stregone. "Farò... farò in modo che questi segreti aiutino me, e tutti noi."

"Prima che ci incamminiamo, messer Orisini... potrei fare un'ultima domanda?" chiese Verik. Quando Vencarlo rispose con un cenno della testa, il più giovane dei Vancaskerkin si schiarì la voce. "Ecco... si tratta di una persona che conosco, e che non vedo più da parecchio tempo. Una signorina di nome Meliya, con cui ho... avuto diversi contatti, ancora prima della morte di re Eodred. Lei pensa... che sarebbe in grado di rintracciarla? Ho perso ogni contatto con lei, e non vorrei che... beh... le fosse successo qualcosa."

"Meliya, dici?" ripeté Vencarlo, giusto per essere sicuro. "Hmm... non è un nome che mi è noto, ma farò del mio meglio per rintracciarla. Puoi stare sicuro che, se questa Meliya è ancora a Korvosa, farò tutto il possibile per scoprire dove si trova."

"La ringrazio, messer Orisini. Questo... vuol dire molto per me." rispose Verik con un rispettoso inchino.

Ylena guardò con attenzione il gruppo, come per assicurarsi che fossero tutti pronti. "Molto bene. Credo che adesso sia il caso di muoversi. Dobbiamo essere tutti fuori da Korvosa quanto prima. Allora, ragazzi, sapete cosa dovete fare. Mi raccomando, state tutti attenti... e ci vediamo al bivio sulla strada da Ponte Nord. Buona fortuna a tutti voi."

"Certo. Buona fortuna." rispose Krea con un sorriso maliconico. Era giunto il momento della verità.    

 

oooooooooo

 

I membri della Compagnia del Draco e i loro compagni si mossero rapidamente, e nel giro di poche ore, entrambi i gruppi erano usciti da Korvosa senza attirare sgradite attenzioni. Il gruppo che Vencarlo aveva designato come Gruppo A aveva percorso la strada che da Ponte Nord proseguiva verso est, mentre il gruppo designato come B si era diretto verso sud e aveva imboccato Dwarfwalk Road.

Le labirintiche vie di Korvosa avevano ormai lasciato posto a praterie aperte e campagne mentre Krea, Rilo, Majenko, Kostur, Trinia e Verik proseguivano lungo la strada diretti verso la loro destinazione. Il sole era ormai alto nel cielo quando il gruppo decise di fermarsi per una mezz'ora, giusto il tempo di riprendere un po' le forze, dissetarsi e mettere qualcosa sotto i denti. Dopo aver trovato un posto abbastanza occultato, al riparo da occhi indiscreti, il gruppo di Krea aveva approfittato dell'opportunità.

Era stato un pasto semplice e rapido - ciascuno di loro aveva consumato una porzione composta da gallette, carne salata, noci e formaggio, abbastanza energetica da permettere loro di andare avanti fino al giorno dopo. Poi si erano presi giusto un po' di tempo per verificare che fosse tutto in ordine... e Krea, controllando il suo equipaggiamento, aveva tirato fuori il mazzo dell'apprensura che Zellara le aveva lasciato, toccandolo con i polpastrelli di una mano come se cercasse in qualche modo di vedere qualcos'altro del suo futuro e di quello della sua città. In un certo senso, era da quel mazzo di carte che tutto era iniziato... da quello, e dai crimini che Gaedren aveva commesso contro la loro figlia.

"Hey, Krea... Stai pensando alla signora Zellara, immagino..." disse Rilo, apparendo da dietro la spalle della sorella maggiore per vedere cosa stava facendo.

Senza distaccare lo sguardo dalle carte, Krea sorrise e annuì. "Già... stavo pensando alla profezia che ci aveva fatto tempo fa, e a come si sia avverata." rispose. "Ci sono diversi elementi dell'apprensura che abbiamo fatto, e che poi corrispondono a degli eventi che si sono effettivamente verificati. E se devo dire la verità, sono curiosa di vedere cosa accadrebbe se tentassimo un'altra apprensura più avanti. Potremmo rivedere la signora Zellara? E come si sarà evoluto il destino della nostra città?"

"Majenko non ha idea..." rispose Majenko, andando a dare un'occhiata alle carte e trovandole molto artistiche. "Belle carte, però. Dicono futuro?"

"In un certo senso. Bisogna conoscere la tecnica per leggerle ed interpretarle." rispose Kostur, arrivando in quel momento. Il mezzorco era con Trinia, e i due fidanzati stavano cercando di approfittare di quei momenti per stare un po' assieme, mentre Verik montava la guardia. "Ma... a questo proposito, Krea... c'è una cosa che credo farei bene a dirti."

La giovane magus sbattè gli occhi meravigliata. "Sì, Kostur? Qual è il problema?"

"E' una cosa che è successa diversi giorni fa, ma ci sono sempre stati problemi più urgenti e ho finito per non trovare mai l'occasione di parlarne." rispose l'investigatore, con fare apologetico. "Comunque, diversi giorni fa, è venuta a parlare con me una donna... una Varisiana, per l'esattezza, una certa Raven Nicoletta. Ha detto di essere un'allieva della signora Zellara, e ha chiesto del suo mazzo dell'apprensura."

Krea, Rilo e Majenko restarono sorpresi da questa notizia. "Che cosa? Un'allieva della signora Zellara?" chiese Krea. "Beh... questa è una sorpresa. Non mi risultava che la signora Zellara avesse degli allievi."

"Forse non riteneva che la cosa fosse importante..." azzardò Trinia pensierosa. "E tu gli hai detto qualcosa, caro?"

Kostur alzò le spalle e sorrise tranquillamente. "Le ho detto le cose come stanno. Ovvero, che non ero autorizzato a rispondere alla sua domanda." affermò. "Ha insistito un po', ma alla fine se n'è andata... ma ho la netta impressione che non si sia rassegnata così facilmente. Forse è il caso di tenere d'occhio anche lei."

"Prossima volta che noi parliamo con Zellara... noi può chiedere di Raven, vero?" propose Majenko.

"Sì, mi sembra una buona idea. Va bene, Majenko, faremo così. Ma per adesso, non credo che questa Raven rappresenti un problema." rispose Rilo.

Krea annuì rapidamente e mise via il mazzo dell'apprensura. "Giusto, ora è il caso di riprendere il cammino. Ci vorrà ancora un po' per arrivare al bivio... e speriamo che mamma, papà e gli altri non abbiano avuto problemi." affermò. "Verik, tutto a posto? Stiamo per riprendere il cammino!"

Il più giovane dei Vancaskerkin era già pronto a ripartire, e stava dando un'occhiata ai dintorni per essere sicuro che non ci fossero problemi. "Strada sgombra, signorina Aldinn." affermò l'ex-sergente, alzando una mano per dire che non c'erano problemi. "Se vogliamo ripartire, adesso è il momento giusto!"

"Perfetto! Grazie, signor Vancaskerkin!" affermò Trinia, mentre il gruppo raccoglieva tutto il necessario e si apprestava a riprendere il cammino...         

   

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

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Capitolo 25
*** Fuga da Korvosa, Parte 2 ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 24 – Fuga da Korvosa, Parte 2 

 

"AAAAAH!"

Un poderoso colpo di spada si abbattè con violenza sulla creatura mostruosa che stava cercando di sbarrare la strada al gruppo di Ylena e Vergiliu. La ex-comandante della Compagnia dello Zibellino, affiancata da Orik e Runyar, stava affrontando un mostro che era sceso in picchiata all'improvviso, nel tentativo di fare uno spuntino del piccolo Deriu - una terrificante manticora, una creatura dal corpo di leone con ali da pipistrello, una testa vagamente umanoide e la coda terminante in una selva di aculei affilati!

Ma la bestia non aveva fatto i conti con l'abilità, l'esperienza e l'istinto materno di Ylena. Il gruppo era riuscito ad avvistare il mostro alato prima che questo potesse avvicinarsi troppo, e Ylena aveva accolto la bestia in picchiata prima che questa potesse ghermire il piccolo Deriu. In un attimo, Fedra si era posta sulle retrovie, tenendosi vicino al piccolo in modo da proteggerlo, mentre Orik e Runyar si erano affiancati alla donna, ed era iniziato un feroce combattimento...

Che però era durato molto poco. Con un semplice lancio di un incantesimo Benedizione, Runyar aveva dato maggiore forza ai due combattenti. Un poderoso fendente da parte di Orik aveva trafitto l'ala sinistra della manticora, impedendole di riprendere il volo, e Ylena aveva trafitto il fianco della bestia, infliggendole una dolorosa ferita. La manticora ringhiò per la rabbia e si allontanò di due passi, poi girò su sè stesse e scagliò una raffica di spuntoni neri affilati come rasoi contro i suoi avversari.

"Attenti a quelle cose!" esclamò Fedra, che si acquattò a terra con rapidità e trascinò giù anche Deriu per evitare che venisse ferito da un proiettile vagante.

"Su gli scudi!" esclamò Orik. Con la prontezza di riflessi che solo due veterani potevano avere, Ylena ed Orik alzarono i loro scudi di metallo, e gli spuntoni scagliati dalla manticora rimbalzarono sulle protezioni con degli assordanti tintinnii metallici! Sulle retrovie, Vergiliu alzò una mano e creò una sfera di ghiaccio nel palmo, per poi lanciarla contro la manticora prima che quest'ultima potesse tentare un altro attacco.

"Globo di Gelo!" esclamò lo stregone. Il colpo raggiunse la manticora in pieno petto e si infranse su di essa, strappandole un terribile ruggito e formando uno strato di brina sulla sua lurida pelliccia... e il mostro, con un sibilo furioso, si scagliò contro il gruppo, accecato dal desiderio di vendetta. Ylena abbassò lo scudo e sollevò la spada, squadrando la bestia mostruosa con espressione rabbiosa e decisa.

La manticora scattò e cercò di serrare le fauci sulla gola della donna... ma quest'ultima reagì con incredibile prontezza di riflessi e si scansò. La bocca mostruosa della manticora si chiuse a pochi centimetri dal volto di Ylena, che storse il naso disgustata quando il fiato puzzolente del mostro la colpì in piena faccia... e reagì con un affondo, immergendo la spada fino quasi all'elsa nel ventre della bestia!

La manticora strabuzzò gli occhi e sputò un fiotto di sangue dalla bocca... e un istante dopo, la spada di Orik le trafisse la gola, ponendo fine al combattimento. La manticora emise un ultimo gorgoglio strozzato prima di crollare a terra senza vita, e il suo sangue si sparse tutt'attorno, insozzando l'erba e la strada.

Ylena aspettò che il respiro le tornasse normale e ripulì la lama dal sangue che la insozzava. Guardò verso Orik, e i due guerrieri si scambiarono un cenno di approvazione, poi si voltarono per assicurarsi che tutti gli altri stessero bene. "Ragazzi, state tutti bene? Deriu, Vergiliu... non vi siete fatti male, vero?" chiese.

"Stiamo tutti bene, cara." disse Vergiliu, accarezzando gentilmente i capelli di Deriu. Il piccolo di casa Aldinn ridacchiò e cercò di rimettersi a posto i capelli. "Sei stata grande come al solito. Non hai proprio perso la mano, da quando eri nella Compagnia dello Zibellino!"

"Grazie, caro. Ma devo fare i complimenti anche ai nostri compagni." affermò Ylena, per poi rinfoderare la spada. "Sei in gamba, Vancaskerkin. Ci sai fare con quella spada."

"E' con questa che mi sono guadagnato da vivere, fino a questo momento." rispose Orik. Il suo tono era orgoglioso, ma era mescolato con un pizzico di amarezza. "Diciamo che è stato il mio lavoro fino ad oggi, da quando me ne sono andato da Riddleport. Vendere la mia spada e mettermi al servizio di chi mi pagava meglio."

Ylena era abbastanza brava a leggere l'animo delle persone da capire che Orik avrebbe preferito non scendere in troppi particolari riguardo il suo passato, e scelse saggiamente di non fare domande. "Hey, io non giudico. Ci stai dando una mano, e io rispetto la tua abilità con la spada. Credo... che i miei ragazzi avranno bisogno anche del tuo aiuto. Korvosa sta impazzendo, e ormai la comandante Kroft, il signor Orisini e quel Blackjack sono gli unici che stanno cercando di mantenere un po' di controllo."

"Non so esattamente cosa pensare di quel Blackjack, se devo dire la verità." rispose Runyar, mentre rimetteva a posto le sue armi e controllava che fosse tutto a posto. "Ho apprezzato che sia intervenuto e abbia impedito che una donna innocente venisse giustiziata, ma non si può negare che agisca al di fuori della legge, e che potrebbe fomentare una rivoluzione."

"Se volete la mia opinione..." disse Fedra. La giovane caligni si alzò e fece un cenno di intesa a Deriu, che corse ad abbracciare i suoi genitori. "Se proprio volete saperla... io dico che se la legge diventa iniqua ed oppressiva, una rivoluzione è il minore dei due mali. Io non potrei mai obbedire ad una legge ingiusta... la mia coscienza non me lo permetterebbe."

"Fedra, ragazza mia, posso capire che l'idea non ti piaccia... ma è grazie alla legge e all'ordine che una città nasce, cresce e prospera. Il caos non porta a nulla di produttivo." affermò Runyar. "Certo, le leggi sono fatte dagli uomini, e quindi non sono infallibili. Ma senza le leggi, ognuno si farebbe giustizia da solo, e non è così che la civiltà può andare avanti. Detto questo... ammetto che se una legge finisce per essere sbagliata o iniqua, è giusto cercare di cambiarla."

"Questo discorso è molto interessante, e sono sicura che farebbe parlare i filosofi ad un simposio per ore... ma in questo momento non abbiamo ore, signori." disse Ylena. "Grazie a questo gattone alato, siamo in ritardo, quindi credo sia meglio accelerare il passo e raggiungere il bivio quanto prima. Non vorrei mai far stare in pensiero Krea, Rilo e Majenko."

"Sì, hai ragione, tesoro." rispose Vergiliu. Controllò che tutto il suo equipaggiamento fosse in ordine, poi fece un sorriso cordiale e fece un cenno a Runyar e a Fedra. "Okay, se siete tutti pronti, possiamo andare. Deriu, figliolo, tu te a senti di continuare? Non sei stanco di camminare?"

"Non ti preoccupare, papà. Dobbiamo raggiungere Krea, Rilo e gli altri in tempo, e non mi sento ancora stanco." rispose il piccolo, anche se non riusciva a nascondere molto bene il nervosismo che ancora provava. Vedere quella manticora più da vicino di quanto avrebbe voluto lo aveva scosso non poco.

"Ottimo." rispose Fedra. Strizzò gli occhi quando la luce diretta del sole le provocò una dolorosa fitta alla fronte, ma cercò di non darlo a vedere e di continuare la marcia. "Andiamo avanti. E cerchiamo di accelerare il passo..."       

 

oooooooooo

 

Poco tempo dopo, al bivio a cui i due gruppi si erano dati appuntamento...

"Maledizione... ma quando arrivano? Avevamo un orario preciso!" si lamentò Krea con evidente ansia, passeggiando avanti e indietro davanti al segnale che indicava la via per Harse. Ormai il sole era in una posizione tale che non c'era possibilità di sbagliare: era arrivato il momento del rendez-vous... e il fatto che ancora non si vedesse nessuno del cosiddetto Gruppo B faceva stare in ansia la magus.

"Per favore, Krea, cerca di calmarti." disse Rilo, appoggiandole con attenzione una mano sulla spalla. Un po' infastidita, la ragazzina si ritrasse, ma il fratello minore non diede l'impressione di essersela presa a male. "Anch'io sono in ansia, lo sai... ma non risolviamo niente perdendo la calma. Stai tranquilla, lo sai che loro se la caveranno bene. Mamma e papà sono con loro, e anche Fedra, Runyar ed Orik sono dei combattenti di prima classe. Vedrai, andrà tutto bene."

Krea sospirò e si sedette su un pezzo di roccia nuda lì vicino, cercando di far riposare le gambe. "Sì... hai ragione, Rilo. Scusa, stavo perdendo la calma." rispose lei. "Ora capisco come dei esserti sentito quando hai saputo dell'aresto di Trinia, Kostur... anche se per fortuna si è rivelato un falso allarme. Scusa se mi sono arrabbiata quella volta."

Kostur sospirò e guardò verso l'orizzonte, forse sperando di veder arrivare la famiglia Aldinn e i loro compagni in quel momento. "Eravamo tutti nervosi e di pessimo umore in quel momento, e abbiamo agito senza pensare, io prima di tutti." affermò. "Sarebbe incoerente da parte mia prendermela con te. E comunque, ormai è passato. Ora cerchiamo di restare calmi e aspettiamo i tuoi genitori e il resto del gruppo. Se non si fanno vedere entro un certo tempo, allora dirò che è il caso di preoccuparsi e fare qualcosa per ritrovarli... ma per adesso, è inutile farsi prendere dal panico."

Krea annuì e tirò un sospiro, cercando di mandare via almeno un po' di tensione... e Trinia, pensando che almeno sarebbe stato giusto cercare di renderle le cose un po' più facili da sopportare, tirò fuori dalla sua bisaccia un piccolo flauto e cominciò a suonare una tenue e toccante melodia - come suonatrice era ancora un po' acerba, ma aveva abbastanza sicurezza in sè da ritenere che avrebbe comunque potuto fare un lavoro decente. La musica riuscì a sollevarle un po' il morale, e la magus chiuse gli occhi e si rilassò.

Anche Kostur si mise ad ascoltare la musica, mettendo da parte almeno per un po' la preoccupazioni. Aveva l'impressione che sarebbe passato un po' di tempo prima di poterla rivedere, e questa musica sarebbe stato un prezioso ricordo del tempo passato assieme.

"Non sapevo che Trinia sapesse suonare così bene il flauto." disse tra sè, godendosi il momento di tranquillità. "Certo che con lei non c'è mai un momento di noia. Ed è stato così per tutto il tempo in cui siamo stati assieme..."

Il piccolo Majenko prese il volo e aguzzò la vista, nella speranza di vedere il resto del gruppo in arrivo dall'altra strada. Per diversi minuti, il draghetto restò di vedetta, descrivendo dei cerchi attorno ai suoi compagni.

"Hey, Majenko! Va tutto bene? Riesci a vedere qualcuno che si avvicina?" chiese Rilo da terra. Il draghetto scese di quota e scosse la testa.

"Ancora niente, padroncino Rilo! Majenko non vorrebbe che sia successo loro qualcosa..." affermò. "Majenko torna a dare un'occhiata, forse loro arrivano tra poco."

"Lo spero proprio. Anche mio fratello è tra di loro..." rispose Verik, seduto su una roccia ad affilare la punta della sua lancia con una pietra pomice. Il giovane ex-sergente sospirò e guardò in direzione di Korvosa, che ormai era scomparsa dietro di loro già da un po'. "Mi raccomando, Orik, cerca di non fare sciocchezze. Non ci siamo ritrovati soltanto per perderci subito dopo, intesi?"

Ancora per un po', il gruppo attese che arrivassero notizie... e finalmente, Majenko emise un'esclamazione di gioia, spiegando le piccole ali e scendendo giù per dare la notizia. "Majenko li vede! Majenko vede mamma e papà di Rilo, e anche tutti altri! Stanno arrivando!"

"Sei sicuro, Majenko?" chiese Krea, alzandosi di scatto con evidente sollievo. Quando il draghetto sorrise e annuì in segno di conferma, la ragazzina si mise una mano sul petto e tirò finalmente il fiato. "Aaaah! Desna benedetta, ti ringrazio. Mai un Aldinn mancò alla parola data."

Trinia si mise in testa al gruppo e agitò un braccio per farsi vedere dagli altri, e infatti li vide accelerare il passo, anch'essi sollevati e desiderosi di vedere i loro amici. Pochi minuti dopo, i due gruppi si erano riuniti, e Krea e Rilo erano corsi subito ad abbracciare i genitori e il fratello minore, mentre Orik e Verik si davano un cinque.

"Meno male! Per un attimo ho temuto che vi fosse successo qualcosa!" esclamò Rilo. "Quando non vi abbiamo visti arrivare, ci sono venute in mente tutte le possibilità più assurde..."

"Scusate il ritardo, figlioli. Abbiamo avuto un piccolo contrattempo. Una manticora che ci aveva scambiato per la sua colazione." rispose prontamente Vergiliu. "Ma non preoccupatevi, l'abbiamo fatta fuori. E' solo che ci ha costretto a tardare."

"Va tutto bene, papà. Siamo contenti di vedere che siete tutti sani e salvi." disse Krea. Vide Rilo e Fedra che si davano il cinque a loro volta, e controllò che il gruppo fosse pronto prima di fare cenno di continuare. "Okay... meglio non attardarci oltre. Proseguiamo verso il Trotto, non possiamo perdere altro tempo!"

"Cavolo, non vedo l'ora di sedermi ad un tavolo e farmi una birra..." bofonchiò Runyar. Tra sè, Kostur non potè fare a meno di sorridere divertito. Allora anche il ligio e severo Runyar sapeva come rilassarsi e prendersi una pausa, di tanto in tanto...

 

oooooooooo

 

Finalmente, il gruppo era arrivato alla locanda di cui Vencarlo aveva loro parlato - il Trotto, una taverna dall'aspetto un po' anonimo ma accogliente posta lungo la strada che portava verso Harse.

Appena varcata la porta d'ingresso, il gruppo era stato accolto a braccia aperte dal contatto di Vencarlo: Jasan Adriel, un uomo robusto dai capelli neri leggermente mossi e un paio di enormi baffi, lunghi abbastanza da incontrare le basette ai lati della faccia, era stato subito messo sull'avviso quando aveva visto un nutrito gruppo di viaggiatori affiancati da un draghetto alato, e aveva immediatamente interrotto il suo pasto per andare ad accoglierli. Individuò quasi subito la ragazzina Varisiana dai lunghi capelli neri di cui il suo contatto gli aveva fatto cenno, e si presentò a lei con un cenno di intesa.

"Buongiorno, viandanti... e benvenuti al Trotto." disse con voce profonda. "Immagino che... voi siate gli amici di cui il nostro contatto comune ha parlato. E tra voi ci sono i signori a cui dovrò dare rifugio."

"Voi siete..." rispose Krea, e guardò con attenzione il nuovo arrivato per cercare di inquadrarlo. Almeno così a pelle dava l'impressione di essere un tipo onesto e degno di fiducia. "Bene... se la cosa per voi non è un problema, noi preferiremmo discuterne fuori. Eventualmente... torneremo dopo qui dentro per cenare assieme, può andare bene?"

Jasan annuì soddisfatto. Vencarlo lo aveva avvertito che avrebbero cercato di essere più prudenti possibile, e certo lui non poteva fargliene un torto. Erano scappati da Korvosa come se avessero avuto il diavolo alle calcagna, e adesso il loro scopo era di mantenere un profilo quanto più basso possibile.

"Mi sembra giusto." rispose l'uomo. "Prego, seguitemi. Fuori avremo il tempo di parlare a nostro piacimento."

Il gruppo uscì dall'edificio e si allontanò quel tanto che bastava per essere sicuri di parlare lontano da orecchie troppo aguzze... e finalmente Jasan si schiarì la voce e accolse il gruppo con calore. "Aaaah, perfetto. Siete proprio come il buon vecchio Vencarlo mi aveva detto. Un gruppo di giovani di belle speranze, che non si fanno intimorire dalle difficoltà. Credo proprio che Korvosa avrà bisogno di gente come voi, nei giorni che verranno." affermò. "Comunque, visto che ci troviamo qui, immagino che saprete quale dovrà essere il nostro prossimo passo. Voi siete la signorina Trinia Sabor, immagino?" Si voltò verso la giovane bionda, che fece un cenno con la testa e si presentò.

"Sì, signor Adriel. Trinia Sabor, barda e pittrice per vocazione... e per mettere qualcosa sulla tavola." rispose lei. "Diciamo che... in questi ultimi tempi ho avuto i miei problemi con la corona di Korvosa, e non sarebbe sicuro per me restare ancora in città."

"E lo stesso si può dire dei miei genitori, il signor Vergiliu Aldinn e la signora Ylena Aldinn." spiegò Krea. "Io e mio fratello Rilo non corriamo altrettanti rischi, dal momento che lavoriamo per la guardia cittadina, ma... il mio fratellino più piccolo, Deriu, potrebbe essere preso di mira da... elementi poco raccomandabili delle guardie reali, che potrebbero rapirlo o fargli del male per cercare di arrivare a noi." Il piccolo Deriu annuì silenzioso, reso inquieto dalla prospettiva che la sorella maggiore gli avev ricordato.

"Comprensibile." rispose Jasan sfregandosi il mento. Il suo sguardo acuto si spostò su Vergiliu e Ylena. "E immagino... che voi siate i signori Aldinn. Sono nel vero?"

"Ylena Aldinn, ex-comandante della Compagnia dello Zibellino. Sono stata la mentore dell'attuale comandante, il mio amico Marcus Endlinn." affermò.

Vergiliu si fece avanti a sua volta. "E io sono Vergiliu Aldinn... stregone ed ex-membro dela Casata delle Cupe Ombre." affermò. "Ma è un passato che sto cercando di gettarmi alle spalle. Adesso... sto solo cercando di fare il mio dovere nei confronti di Korvosa e della mia famiglia."

"Giusto, giusto..." affermò Jasan. "Molto bene... allora il piano è chiaro. La signorina Sabor e i signori Aldinn, assieme al loro figlio più piccolo, verranno con me ad Halse. Ma gli altri dovranno tornare a Korvosa quanto prima possibile, magari già domani. Stando a quanto mi ha comunicato il buon Vencarlo, la regina di Korvosa è diventata paranoica e vede nemici ovunque. Non escludo la possibilità che diramasse un mandato di cattura, o peggio ancora organizzasse una squadra per cercarvi ed arrestarvi."

"Lo sappiamo." affermò Ylena con espressione malinconica. "A proposito, immagino che per quanto riguarda la questione di Turok... ci sarà anche lui, vero?"

"Heh... non si preoccupi, signora Aldinn, abbiamo pensato anche a questo!" affermò Jasan con fare rassicurante. "In effetti, se volesse seguirmi..."

Jasan guidò Ylena e il resto del gruppo verso le stalle della taverna, dove alcuni cavalli erano stati messi a riposare e stavano sfamandosi. Uno di essi, uno stallone dal manto nero come l'ebano, alzò la testa non appena sentì arrivare Jasan ed Ylena, e il suo sguardo acuto si posò rapidamente sulla donna Varisiana.

L'istinto e l'esperienza confermarono ad Ylena tutto quello che lei aveva bisogno di sapere... e la donna, con espressione gioiosa, andò subito ad accarezzare lo stallone nero su un fianco. Riconoscendo la sua padrona malgrado gli anni in cui non l'aveva più vista, il destriero nero sgranò gli occhi e poi cominciò a strusciare il capo contro di lei in segno di affetto e devozione.

"Hey, Turok. Ne è passato di tempo, vero, vecchio mio?" rispose Ylena, mentre con gli occhi umidi accarezzava il meraviglioso manto della creatura. "So che non è molto confortevole stare qui in una stalla, ma è solo questione di avere pazienza. Non sareste andati molto lontano se avessi avuto il tuo aspetto naturale... ma non preoccuparti, verrà il momento in cui cavalcheremo ancora assieme. E' il mio istinto che me lo dice... e l'istinto di un cavaliere di ippogrifi raramente sbaglia."    

La figura dello stallone sbiadì, e Turok apparve nel suo vero aspetto - una possente creatura simile ad un cavallo nero, con la testa di aquila e gli artigli di un uccello rapace come zampe anteriori, oltre che un paio di grandi ali, in quel momento ripiegate sulla schiena, ricoperte di piume nere come petrolio. Come se capisse ciò che diceva la sua padrona, l'ippogrifo fece un cenno con la testa, mentre i cavalli che sostavano nella stalla emettevano qualche sbuffo di nervosismo.

"Come può vedere, signora Aldinn, ci siamo presi cura quanto meglio possibile del suo Turok." affermò Jasan. "Sono sicuro che quando verrà il momento, sarete di nuovo una coppia imbattibile."

"Sì, ne sono convinta anch'io." rispose Ylena con un cenno della testa. Dopo quella parentesi di sentimentalismo che si era concessa, era il momento di tornare con i piedi per terra e cercare una soluzione ai loro problemi. "D'accordo... adesso però è il momento che Turok riprenda il suo travestimento. Per il resto, sono al corrente del piano per mantenere un basso profilo. Io e mio marito la aiuteremo al ranch con le faccende di ogni giorno, mentre il più piccolo dei miei figli frequenterà quella scuola di cui il signor Orisini mi ha parlato. Mi sembra una sistemazione più che accettabile."

 

"Perfetto." Jasan prese una fialetta di pozione di colore azzurrino da una tasca e la versò nella ciotola dell'acqua di Turok. Come se avesse già capito che doveva fare la sua parte, l'ippogrifo immerse il becco nell'acqua stregata e ne bevve quel tanto che bastava. Nel giro di pochi secondi, il maestoso cavallo-rapace assunse di nuovo le sembianze di un normale (per quanto impressionante) stallone. Ylena fece un'altra carezza al suo destriero, poi si volse nuovamente verso Jasan. "Adesso credo che sia il caso di prenderci una pausa. Dev'essere stato un viaggio stancante, e credo che per oggi sia il caso di riposarvi e di rilassarvi un po'. Che ne dite... andiamo a prendere le nostre camere?"

 

"Mi sembra una bella idea, signor Jasan." disse Ylena soddisfatta. "Domani, io e i miei due ragazzi ci saluteremo, quindi mi sembra una buona idea. Andiamo a goderci il resto della giornata, intanto che possiamo. Turok, mi raccomando, tu resta qui e stai tranquillo. Ti verrò a fare visita dopo, che ne dici?"

Jasan fece un cenno di assenso, e guidò Ylena verso il resto del gruppo. Poi, tutti assieme, entrarono nella taverna dove avrebbero passato la notte...

 

 

oooooooooo

 

La cena era stata semplice ma godibile, e le stanze del Trotto erano pulite e ben tenute. Krea, Rilo, la loro famiglia e i loro compagni avevano passato il resto della giornata a parlare tra loro del più e del meno, cercando di non pensare ai problemi di Korvosa e alla situazione che li stava costringendo a prendere quelle decisioni. Dopo una cena di pollo arrostito e verdure assortite, avevano passato ancora un paio d'ore in compagnia prima di ritirarsi nelle loro stanze e godersi una nottata di riposo.

 

Il sole non era ancora spuntato quando Jasan, Vergiliu ed Ylena svegliarono il resto del gruppo, e tutti si accinsero a prendere le rispettive strade. Non appena il gruppo ebbe pagato la notte alla locanda, Jasan, Ylena, Vergiliu, Deriu e Trinia furono i primi ad uscire, in modo da salutare ancora una volta il gruppo. La ex-comandante della Compagnia dello Zibellino andò a prendere il suo destriero e si ripresentò davanti ai suoi compagni, conducendo gentilmente Turok per le briglie.

 

"Bene, ragazzi... adesso è giunto il momento di separarci." disse Ylena, malinconica ma con un tono speranzoso. "So che sarà un po' difficile all'inizio... ma sono sicura che voi due ve la caverete bene. In fondo... voi siete due Aldinn, e noi Aldinn non siamo gente che si dà per vinta, vero?"

"Terremo alto l'onore del popolo Varisiano!" affermò Krea con un sorriso divertito, anche se aveva gli occhi umidi. La ragazza abbracciò la madre, poi il padre e infine il fratellino più piccolo, e Rilo fece la stessa cosa subito dopo. "Grazie di tutto, mamma... papà... Deriu... noi... sapremo cosa fare. Non preoccupatevi per noi, finora ce la siamo sempre cavata."

 

"E... io saprò fare tesoro di quel libro che mi hai dato, papà..." affermò Rilo, senza trattenere le lacrime. "Sono sicuro che... i segreti che sono contenuti in quel volume mi aiuteranno a gestire i miei poteri."

"Ottimo, ragazzo mio." rispose Vergiliu con orgoglio rattristato. L'uomo arruffò i capelli del giovanissimo stregone, che fece una breve risatina imbarazzata. "E tu, Majenko... so che farai anche tu del tuo meglio per aiutare i miei ragazzi. Mi fido di te."

"Sì, signor Vergiliu!" esclamò il draghetto. Con un cenno della testa, Majenko spiegò le ali in modo da darsi un certo contegno, e si piazzò accanto al suo migliore amico.

 

"Va bene, tesoro..." disse Kostur. Il mezzorco stava gentilmente tenendo la mano a Trinia, ed entrambi stavano guardando verso l'orizzonte, dal quale cominciavano ad emergere i primi raggi di sole. "Mi raccomando, non ti angustiare per me... resta con il signor Jasan e non metterti in pericolo. Ci rivedremo presto,okay? Quando tutto questo casino sarà finito."

 

Trinia annuì e si passò la mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime. "Sì... hai ragione, caro. Stai tranquillo, non farò colpi di testa. Immagino che... questo voglia dire che non potremo scambiarci lettere o altro. C'è la segretezza da mantenere." affermò. Sospirò e prese la grande mano callosa di Kostur tra le sue mani, più piccole ma già segnate dal lavoro. "Va bene. So che il mio grande detective si farà valere. Buona fortuna, tesoro... e mi raccomando, non fare pazzie."

Kostur annuì seriamente, e i due si avvicinarono per scambiarsi un bacio. Restarono abbracciati, le labbra unite l'uno all'altra, per diversi secondi prima di staccarsi per riprendere fiato... e la giovane riuscì a rivolgere a Kostur un sorriso radioso. "A presto, amore mio."

"Altrettanto, cara." rispose Kostur. "Buona fortuna a tutti voi. Saremo di ritorno a Korvosa entro il primo pomeriggio."

 

"Buona fortuna a tutti." rispose Vergiliu. Guardò con convinzione Krea, Rilo e Majenko... e infine rivolse lo sguardo verso Fedra. La giovane caligni si era piazzata accanto a Rilo con aria protettiva. "Mi raccomando, Fedra... conteremo anche su di te!"

La ragazzina caligni strinse un pugno all'altezza del cuore. "Potete stare tranquillo, signor Aldinn. Ho un debito di riconoscenza nei vostri confronti, e io ripago sempre i miei debiti." rispose. "Proteggerò io Krea... e Rilo!"

"Grazie, Fedra..." rispose il ragazzino. Gettò un breve sguardo alla giovane caligni, e arrossì nel vedere la sua espressione decisa e valorosa che quasi strideva con la bassa statura e l'aspetto fragile di Fedra.

 

Anche Runyar e i fratelli Vancaskerkin promisero che avrebbero fatto tutto il possibile per risolvere la crisi che aveva investito Korvosa... e prima che i due gruppi potessero separarsi, Deriu corse da Krea per abbracciarla.

"Sorellona Krea!" esclamò il ragazzino più piccolo, anche lui in lacrime. Si aggrappò alla divisa della sorella maggiore, che si chinò per guardarlo dritto negli occhi con un sorriso rassicurante. "Mi... mi raccomando, stai attenta! Io... io penserò sempre a te e ai tuoi amici. Così non saremo mai davvero tanto lontani, vero? Anche a te, fratellone Rilo!"

 

Krea sorrise e arruffò i capelli al fratellino più piccolo. "Stai tranquillo, Deriu. Andrà tutto bene. Faremo andare tutto bene. Tu pensa a fare il bravo e ad andare bene a scuola, okay? I tuoi fratelloni penseranno al resto... e vedrai che prima di quanto pensi, torneremo a Korvosa tutti insieme."

"E se lo dice Krea, puoi fidarti, giusto?" rispose Rilo.

"KREEEE!" esclamò Turok spiegando le sue grandi ali nere.

 

Finalmente, era giunto il momento dei saluti. Lentamente, il gruppo di Ylena e Jasan imboccò la strada verso il ranch, voltandosi di tanto in tanto per scambiarsi qualche altro saluto con Krea, Rilo e il resto della Compagnia del Draco. Il gruppo di avventurieri restò a guardare mentre Ylena e gli altri si allontanavano, finchè non furono niente più che un gruppetto di figure che si stagliavano contro l'orizzonte. Krea, Rilo e Kostur, in particolare, restarono ad accompagnare con lo sguardo i loro cari, come se in questo modo potessero essere vicini a loro anche fisicamente. 

 

Quando finalmente i fuggiaschi furono scomparsi alla loro vista, solo allora la Compagnia del Draco si decise a muoversi. Krea e Rilo si asciugarono nuovamente gli occhi, e Kostur si schiarì la voce e corrugò la fronte in un'espressione decisa.  

"Bene, ragazzi. Sappiamo cosa dobbiamo fare ora." affermò il mezzorco. "Adesso il nostro dovere è nei confronti di Korvosa."

 

"Sì, è giusto." affermò Runyar. "Quello che dobbiamo fare ora è tornare nella nostra città e fare tutto il possibile per renderla un posto in cui i nostri cari possano vivere senza paura del caos dilagante." Il nano si voltò verso gli Aldinn, i Vancaskerkin e Fedra, guardandoli con un misto di comprensione e severità. "Possiamo contare su di voi, giusto?"

"Stai ripetendo qualcosa che ormai ci è chiaro." affermò Krea con un sorriso ironico. "Siamo pronti. Torniamo pure a Korvosa... e facciamo in modo che la nostra città torni allo splendore di un tempo."

 

"La comandante Kroft, messer Orisini e il capitano Endrinn ci staranno aspettando." affermò Rilo. "Non facciamoli aspettare più del necessario."

Finalmente, dopo aver verificato che tutto fosse in ordine, la Compagnia del Draco tornò sui suoi passi e si avviò nuovamente verso la loro città, sentendosi più decisi che mai a fare quello che andava fatto per compiere il loro dovere.

 

"Mamma, papà, Deriu... non preoccupatevi per noi! Io proteggerò Rilo, Majenko e tutti gli altri. Vostra figlia non vi deluderà... quando tornerete a Korvosa, sarete fieri di noi!" pensò tra sè la giovane magus, per poi corrugare la fronte e rivolgere i suoi pensieri ad una questione che la angustiava in maniera particolare.

"E scopriremo cosa abbia preso a Sua Maestà Ileosa. Non so cosa le sia successo... ma non lasceremo che venga manipolata! Chiunque pensi di sfruttarla per fare ciò che vuole con la nostra città ha fatto male i calcoli!"

 

 

oooooooooo

 

 

Il viaggio di ritorno era stato meno impegnativo di quello di andata. Era ormai il primo pomeriggio quando le ormai familiari mura di Korvosa cominciarono a stagliarsi all'orizzonte, una vista familiare che in condizioni normali avrebbe dato una scarica di fiducia alla Compagnia del Draco.

 

Ma mentre Krea e i suoi compagni si avvicinavano alle porte della città, ben nascosti dietro i loro cappucci e travestimenti magici in modo da non attirare attenzioni sgradite, notarono un particolare che il giorno prima non c'era. All'inizio era sembrato soltanto uno strato di nuvole che si stava avvicinando ai tetti dei quartieri dell'Antica Korvosa, ma... ora che si erano avvicinati, si rendevano conto che era qualcosa di diverso.

 

"Guardate! Cosa sono quei fumi?" chiese Orik con un tono lievemente allarmato.

 

Seguendo il dito del mercenario di Riddleport, il gruppo cercò di capire di cosa si trattasse. E non era nulla di rassicurante, purtroppo: una colonna di fumo nero che si alzava dai confini dell'Antica Korvosa, salendo verso il cielo ingrigito in una spirale che aveva ben poco di naturale. Era un fumo denso, fitto al punto che dava l'impressione di poterlo toccare con le mani, e recava con sè uno strano sentore - una sensazione soprannaturale che si diffondeva tutt'attorno.

Certamente, i fratelli Aldinn e i loro compagni non avevano un buon presentimento circa quello strano spettacolo...

 

"Cosa sta succedendo? Qualcosa brucia? Incendio?" chiese Majenko. Aveva già visto cosa poteva fare un fuoco incontrollato in quella città, e sperava che non si trattasse di qualche altro incendio.

"Non ne ho idea... spero anch'io che non sia un incendio. Proviamo ad andare a vedere?" chiese Krea. Il gruppo affrettò il passo, avvicinandosi alle porte di Korvosa. Con loro grande sorpresa, videro che diversi carri di mercanti stavano uscendo dalla porta nord di Korvosa, i loro bagagli raccolti in maniera raffazzonata, come se i loro proprietari li avessero buttati in fretta e furia sul carro e volessero andarsene da Korvosa il più rapidamente possibile.

 

La Compagnia del Draco si affrettò verso una carovana condotta da alcuni individui dall'aspetto nervoso e spaventato, condotta da un uomo di mezz'età dalle chiare fattezze Varisiane. Sperando che il capo carovana sarebbe stato più disposto a parlare con un altro Varisiano, Rilo si fece avanti e alzò una mano in segno di saluto.

"Salute a voi, fratelli di strada." disse il giovane stregone. Quando vide il capo carovana abbassare la testa in segno di riconoscimento, Rilo fece un sorriso e si fermò a distanza di cortesia dal carro. "Scusate se vi interrompo. Avrei bisogno di sapere una cosa. Come mai state andando via da Korvosa? C'entra per caso quel fumo che sta salendo da lì?" Indicò le volute di fumo che si levavano dall'Antica Korvosa.

 

Alcuni dei mercanti assunsero delle espressioni contrite e spaventate... e il capo carovana guardò in quella direzione e scosse la testa con un sospiro rassegnato. "Ragazzo... non è un posto dove ci va di tornare. Sta succedendo qualcosa di terribile lì nell'Antica Korvosa. Temo che... Abadar si sia infuriato con noi, e adesso voglia punirci perchè siamo stati disonesti."

 

"Cosa? Che storia è mai questa?" esclamò Runyar, chiamato in causa. "Che sta succedendo lì nella zona antica di Korvosa?"

"Un brutto affare. Dicono che ci sia la peste." rispose uno dei mercanti. "Hanno detto che sono morte delle persone, e che hanno paura che sia la punizione di Abadar per tutte le truffe e gli imbrogli che i nostri colleghi hanno commesso. Sia ben chiaro, noi non c'entriamo... ma non ci va di restare lì e farci sterminare. Quindi, signori, noi ce ne andiamo e cerchiamo dei posti un po' più convenienti."

"Ho sentito dire che a Riddleport si può fare fortuna..." disse un terzo membro della carovana. Il capo annuì e spronò i cavalli, e il gruppo di mercanti proseguì lungo la strada...

 

"Riddleport? Lì è più facile che vi aprano la gola, piuttosto che facciate fortuna!" cercò di avvertirli Verik. "Date retta a me, non vi conviene!"

Ma il capo carovana fu irremovibile. "Sempre meglio che restare qui a farci rodere dal morbo! E se siete furbi, ve ne andrete anche voi da questa città maledetta! Tanti saluti!"

 

E con questo, la carovana si allontanò definitivamente, lasciando la Compagnia del Draco stupita e inquieta.

"Ma... che diavolo... la peste? Sul serio?" si chiese Krea.

 

Dopo essere entrati in città con circospezione, i giovani avventurieri si resero conto che in effetti c'era qualcosa di strano nell'atmosfera della loro città, anche se era passato poco più di un giorno da quando erano partiti. L'atmosfera era strana, quasi surreale... le attività proseguivano come nella norma, e le strade della città erano ugualmente affollate... ma c'era qualcosa di diverso nell'aria. Un sentore di tensione e timore che rendeva pesante l'atmosfera della città. Krea e i suoi compagni d'avventura si incamminarono per le strade diretti a Cittadella Volshyenek, guardandosi attorno e cercando di ascoltare i discorsi, osservare i comportamenti delle persone e capire cosa stesse accadendo.

 

Sfortunatamente, la gente di Korvosa non dava l'impressione di essere molto in vena di chiacchiere. Per diverso tempo, la Compagnia del Draco non potè fare altro che guardare la gente che camminava con sospetto, cercando di restare ad una certa distanza gli uni dagli altri, e scansandosi rapidamente, con evidente paura, se si accorgevano di essere vicino a qualcun altro.

Solo quando ormai erano vicini alla cittadella riuscirono a sentire qualcuno che effettivamente stava parlando di quello che aveva allarmato i mercanti. Mentre il gruppo passava accanto ad alcuni negozi, passò vicino ad un paio di vagabondi, uno dei quali stava scolandosi un po' di liquore di infima qualità da una fiaschetta.

 

"Hey, datti una calmata, Gavol!" esclamò il suo compagno, cercando senza successo di prendergli la fiaschetta dalle mani. "Continua a bere tutto quel liquore, e finirai per annegarci dentro!"

"Aaaah, lassshami shtare!" biascicò l'altro, ormai in preda ai fumi dell'alcol. "Meglio sssshchiattare coshì che shputando sssshangue come quelli... della shittà vehhia..." Un attacco di tosse e un conato di vomito interruppero i deliri dell'ubriaco, ma Krea era già riuscita a sentire abbastanza, e non le piaceva per niente quello che aveva sentito. Notò un appena percettibile spostamento nell'espressione concentrata di Kostur, e comprese che il mezzorco era ugualmente allarmato.

 

La situazione non migliorò molto quando il gruppo arrivò a Cittadella Volshyenek. Il nervosismo e la tensione che regnavano nelle strade sembravano aver contagiato anche il quartier generale della guardia cittadina, anche se almeno lì i soldati si fermavano per salutarli e dare loro il benvenuto. Il gruppo rispose ai saluti, raggiungendo infine i loro alloggi temporanei...

 

E fu lì che Fedra per prima si accorse di Grau, che li raggiunse a passo svelto, tenendo una mano alzata in segno di saluto.

"Bentornati..." li accolse con voce stanca. "Sono... contento di vedere che è andato tutto bene..."

"Ah... sergente Soldado! Sì, non possiamo lamentarci..." esclamò la caligni, voltandosi verso di lui con un sorriso accomodante. Rivedere uno dei loro allleati era sempre motivo di gioia... ma il sorriso morì sulle labbra di Fedra quando vide l'espressione che Grau aveva malgrado il comportamento affabile. Le occhiaie e lo sguardo assente erano quelli di una persona che non stava dormendo già da un po'.

 

"S-sergente Soldado?" chiese allarmato Rilo. "Che... che sta succedendo? Va... va tutto bene?"

 

Grau sospirò impotente. Inutile cercare di nascondere loro la verità. "In realtà... in realtà no..." rispose, e il gruppo avvertì un tremitio nella voce. "Mi... mi dispiace di dovermi di nuovo rivolgere a voi... dopo quello che avete fatto per me... ma sono disperato, e non so a chi altro chiedere aiuto. Ho... ho bisogno di una mano..."

"Ma certamente!" rispose prontamente Kostur. "Ci dica pure, sergente Soldado... qual è il problema? Come possiamo darle una mano?" 

 

Grau riuscì a sorridere, ma era un sorriso amaro e sforzato. "Grazie... io... sapevo che avrei potuto contare su di voi." Prese un respiro, in modo da tenere sotto controllo le sue emozioni, e diede la risposta alla Compagnia del Draco, che ascoltava con trepidazione.

 

"Mia nipote Brienna... sta morendo."

 

 

oooooooooo

 

 

In un laboratorio segreto, da qualche parte sotto Korvosa...

 

"Questi sono i risultati dell'esperimento." disse una figura dall'aspetto macabro, con la testa calva e le orecchie leggermente appuntite, avvolto in una semplice ma inquietante veste grigia che lo faceva sembrare quasi un becchino. Con lentezza, consegnò un foglio di pergamena alla figura femminile in abiti neri e armata di falce che aspettava davanti a lui.

 

"Come potete vedere, l'effetto si è dimostrato superiore alle nostre aspettative." continuò il tizio vestito di grigio. "Non saranno necessarie ulteriori modifiche alla nostra opera. Se credete che i tempi siano maturi, possiamo iniziare la diffusione dell'eredità di Vorel Foxglove."

Alla tenue luce della lanterna magica che incombeva sopra di lei, la donna con la falce annuì, e un sorriso malvagio increspò le sue labbra rosse come rubini, l'unico tocco di colore tra il nero dei suoi abiti e il bianco del suo colorito. Dopo averla letta con attenzione, arrotolò la pergamena e si incamminò verso quattro enormi cilindri di vetro che si trovavano al centro della stanza, ognuno dei quali era riempito di un fluido verdino che sobbolliva lentamente, tingendo i dintorni di un colore malato. All'interno di uno di essi fluttuava un abominio malforme - un umanoide di carne marcita con due oscene ali nere da avvoltoio ripiegate sulla schiena e un teschio di cavallo, del tutto privo di carne, al posto della testa.

 

"Splendido." mormorò la donna vestita di nero con aria quasi trasognata. Fece scorrere una mano delicata sulla superficie del cilindro che conteneva il mostro e si leccò le labbra, come se la vista di tutta quella corruzione la eccitasse.

 

"Dia pure l'ordine di procedere, Lord Arkminos." affermò la donna, facendo stridere le unghie sulla superficie del cilindro. "La Pallida Principessa ha atteso a lungo il suo banchetto, e Korvosa canterà presto le lodi della divina Urgathoa nei gemiti di morte e nelle urla di disperazione dei suoi cittadini."

 

L'uomo in grigio chinò leggermente il capo. "Sarà fatto, Lady Andaisin."

 

               

 

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CONTINUA...

  

 

 

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Capitolo 26
*** I primi sintomi della paura ***


Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 25 – I primi sintomi della paura

 

"Mia nipote Brienna... sta morendo."

Queste furono le parole che il sergente Grau Soldado, dinnanzi alla Compagnia del Draco, pronunciò.

Tuttavia, per quanto egli si sforzasse di non far trasparire nessun tipo di segno di disperazione, un po’ per la stanchezza che egli aveva e un po’ perché i ragazzi notarono tutte le micro espressioni dell'uomo, non riuscì nell'intento di restare calmo e cominciò a singhiozzare.

Krea si mosse per prima ed andò dall'uomo, gli prese la mano e gliela strinse. "Stia tranquillo sergente Soldado... troveremo un modo di risolvere questo problema." cercò di incoraggiarlo.

"Si, un modo si troverà, non penso che la cosa sia così grave..." continuò Rilo, con un tono che voleva essere rassicurante ma che contrastava molto con la sua espressione preoccupata, che trovava riscontro anche nella sorella maggiore che lo guardava anche lei con preoccupazione.

Entrambi speravano che la "questione della peste" di cui avevano sentito parlare non avesse nulla a che fare con quella situazione. Ma i loro pensieri furono interrotti da Grau che si alzò con un moto di stizza.

"E come faccio a non preoccuparmi?" esclamò. "Mia nipote sta male! Nessuno sa cosa abbia! Nè io, nè sua madre, nè tanto meno il resto di Fine Sentiero!"

Grau comprese di essersi lasciato troppo andare, si calmò e si ricompose. "Scusatemi, è che... io voglio molto bene a quella ragazzina."

"Non si preoccupi, sergente Soldado... la capiamo." disse Runyar, per poi continuare dopo una breve pausa. "Ma mi dica, per caso sa dirmi che sintomi ha?"

Grau si voltò verso il nano e poi rispose con ritrovata calma. "Ehm... sì, certo. Allora, vediamo... beh, da tre giorni a questa parte si è ricoperta di macchioline... NO! Di pustole rosse come il sangue su ogni parte del corpo, ha tremori, tossisce da far paura, ha i brividi, e a malapena riconosce le persone che le stanno accanto. Per non parlare del fatto che non riesce a mandar giù neanche quella brodaglia di quel buono a nulla dell'erborista... che ho dovuto cacciare a calci..."

Runyar fece cenno di aver capito con la testa e poi proseguì. "E scommetto che andare alla banca di Abadar è escluso."

"E ha scommesso bene, mastro Locklin. Le tariffe di quel posto per la cura sono troppo elevate." continuò Grau con un sospiro. "Allora..."

Ma Runyar lo interruppe per poi rivolgersi ai suoi amici. "Ragazzi, non chiedete altro e rispondete." affermò con autorità. "Grau Soldado è vostro amico?"

"Che domande, Runyar... Certo che lo è!" disse Fedra leggermente confusa per poi vedere gli altri che fecero un cenno di assenso.

Runyar apparve soddisfatto. "Bene, non chiedevo altro, allora è deciso." concluse, poi si rivolse nuovamente a Grau. "Sergente Grau Soldado, le comunico che oggi è il suo giorno fortunato, poichè io sono recentemente stato nominato Banchiere di prima classe, e come tale, mi è concesso un determinato privilegio che mi viene dato dalla cosiddetta 'legge della condivisione dei beni'." spiegò. "Legge che consente a quelli del mio rango di condividere gratuitamente i miei servigi da chierico del Dorato solo con i miei parenti e amici più stretti. E si dà il caso che lei, sergente Grau, sia un nostro amico stretto... o per meglio dire, lei è amico di Kostur, che a sua volta è mio amico."

Kostur, che in tutto questo aveva ascoltato con molta attenzione il tutto, si voltò verso Runyar, comprendendo dove voleva andare a parare. "Certo che si. Siamo amici io e te, così come lo è anche il sergente Soldado." concluse con tono sicuro il mezzorco.

"Ottimo!" esclamò il nano. "Allora andiamo, sergente, ci porti da sua nipote, farò tutto il possibile per curarla. E non si preoccupi, come ho detto non le costerà nulla, se poi lei volesse fare una donazione, la farà con calma, quando vorrà. Non è obbligatoria nel nostro caso."

"Io... io... non so cosa dire." mormorò commosso Grau. Per un po’ pianse, ma si riprese in fretta. "Va bene, seguitemi."

"Certamente! Prego, sergente Soldado... ci conduca pure da sua nipote." rispose Krea. Non poteva negare a sé stessa di essere un po' preoccupata. I sintomi che Grau aveva descritto non assomigliavano a quelli di nessuna malattia di cui lei avesse mai sentito parlare, e sperava che Runyar sapesse quello che stava facendo.

 

oooooooooo

 

Sollevato e speranzoso, Grau aveva guidato la Compagnia del Draco in un piccolo quartiere di Korvosa, conosciuto come Fine del Sentiero, situato nella zona nord-orientale della grande città. Questa comunità, composta principalmente da Varisiani, con una minoranza di Shoanti e di Cheliaxiani disadattati. Era conosciuto come un luogo di povertà e criminalità... ma per certi versi, Krea e Rilo avevano l'impressione di trovarsi in una piccola città, piuttosto che nelle caotiche vie di Korvosa. Gli elementi criminali erano impossibili da ignorare - ogni tanto, guardandosi attorno, gli avventurieri riuscivano a vedere dei gruppi di tipi loschi, teppisti ed accattoni dall'aria truce. Esattamente il tipo di persone che non aspettano altro che l'occasione di accoltellare alle spalle qualche passante sprovveduto e portargli via tutto ciò che di prezioso aveva addosso.

"Questo posto è inquietante..." disse tra sé Rilo. Se non altro, i tipacci non stavano fissando né lui né la sorella maggiore, forse perché avevano visto che erano Varisiani anche loro.

"Purtroppo, molte famiglie che non possono permettersi di meglio sono costrette a cercare una casa da queste parti." rispose Grau. "E da quando mio fratello è morto, mia cognata Tayce ha dovuto arrangiarsi a crescere i loro quattro figli. Edmyure, Charlo, Rello... e come vi ho detto, Brienna. Come potete immaginare, non è una vita semplice... e la lavandaia non è esattamente un lavoro che rende molto."

"Ma i ragazzi aiutano a portare avanti la casa? O sono troppo piccoli per farlo?" chiese Fedra. Un tipaccio dalla barba incolta, circondato dall'inconfondibile fetore di alcol, gettò un'occhiata poco raccomandabile alla caligni, che rispose con uno sguardo minaccioso e sfoderando appena un po' la sua daga. Questo fu sufficiente a convincere il bruto ad andarsene altrove. Orik e Verik stavano in retroguardia, tenendo rispettivamente la spada e la lancia ben visibili per scoraggiare eventuali aggressori.

"Beh, certo. Edmyure, il più grande di tutti svolge due lavori. Nello specifico l’erborista e il tuttofare itinerante, cosa che lo porta talvolta a lasciare la città per diversi giorni. Anche mesi … ma tutto sommato guadagna molto bene, Charlo e Rello sono apprendisti di un carrellista amico di famiglia ... e Brienna, prima di essere colpita da questa strana malattia, lavorava come cameriera." rispose Grau con un sospiro. "Se non altro, Tayce e la sua famiglia sono ben conosciuti e stimati da queste parti, quindi non abbiamo nulla da temere dagli Sczarni che bazzicano da queste parti."

“Anche perché quelli non oserebbero avvicinarsi neanche di un passo verso Tayce e i ragazzi… anche grazie a quell’individuo che veglia su mia nipote.” penso Grau silenzioso ma concentrato.

"Capisco..." disse Krea, mentre Majenko svolazzava vicino a lei, guardando storto tutti i malintenzionati che si aggiravano là attorno. "Scusi se le faccio questa domanda, ma... è ancora molto lontana la casa della signora Soldado?"

"No, anzi, direi che siamo arrivati." rispose Grau, indicando un'abitazione che quasi non si vedeva tra le tante casupole fatiscenti del quartiere. La casa della famiglia Soldado era una costruzione in legno a due piani, piuttosto larga e tozza, e che chiaramente aveva un urgente bisogno di riparazioni. In pratica, quella casa dava l'impressione di appartenere ad una famiglia che era troppo impegnata a sopravvivere per perdere tempo con lavori di manutenzione. "Ecco... come potete vedere, quella è la casa di mia cognata e dei miei nipoti."

Tutti i membri della Compagnia del Draco restarono in silenzio. Non si aspettavano che la famiglia del loro amico vivesse in un posto così insalubre ed inquietante. Per qualche motivo, Kostur non faceva fatica a credere che da quelle parti si fosse diffusa qualche malattia strana...

"Okay... ora vi accompagno in casa di Tayce e dei ragazzi." disse Grau con tono solenne. "Mastro Locklin, lei crede davvero di poter curare mia nipote?"

"Devo prima vedere di che malattia si tratta." rispose il nano. "Da come me l'avete descritta, sembra qualcosa di nuovo. Ma farò sicuramente tutto il possibile per farla riprendere. Stia tranquillo, sergente Soldado, noi della Compagnia del Draco non lasciamo indietro nessuno."   

"Prego, sergente Soldado... ci faccia pure strada." disse Verik. "Anche se... non so se ci staremo tutti quanti in casa."

Orik si schiarì la voce. "Penso che sia meglio se entrano solo alcuni di noi." affermò. "Ovviamente Runyar, visto che è il chierico... e Krea, visto che è il capo del gruppo.”

“Va bene, e sia!” disse Krea risoluta. Tuttavia, in quel momento si fece avanti Kostur che chiese di poter parlare. “Sì, Kostur? Dì pure, ti ascoltiamo.” rispose Krea con fare calmo.

“Grazie, Krea. Ascoltate, se non vi dispiace vorrei poter entrare anche io, e per un motivo. Vorrei capire, visto il luogo… se la casa, di suo, non abbia potuto essere artefice della malattia della piccola. Sapete com’è, senza offesa... ma più un posto è insalubre e più c’è probabilità di contrarre una malattia. Non sono un medico, ma forse potrei scoprire qualcosa.” concluse egli con tono analitico.

Krea per un attimo restò interdetta, e si fermò a pensare a tale richiesta da parte del suo compagno di squadra. Da una parte era giustificata, dall’altra invece non le sembrava necessaria. La magus pensava che la malattia fosse dovuta al posto in cui abitavano la donna e i ragazzi, e che la piccola non si fosse ammalata per colpa di qualcos’altro.

Era escluso che fosse stata contagiata dalla peste di cui si vociferava.

Assolutamente fuori discussione...

Eppure anche lei voleva capire e sapere. E chi meglio del mezzorco investigatore era adatto per scoprire cosa fosse realmente accaduto alla piccola? In questo modo loro avrebbero potuto avere delle informazioni per prevenire un secondo contagio ai danni non solo della piccola, ma anche della stessa famiglia e di tutto il quartiere.

Si, non c’era ombra di dubbio. Era la scelta migliore da fare. Kostur doveva venire con loro.

“Va bene, Kostur, allora verrai anche tu." rispose Krea. "In modo da poter fare i dovuti accertamenti e capire la situazione”

Il mezzorco annuì e si congiunse con la giovane Aldinn e il nano chierico di Abadar, che subito vennero raggiunti da Grau. "Bene. Allora se volete seguirmi, vi faccio strada." disse l'uomo. Tirò fuori la sua copia delle chiavi di casa e aprì la porta, per poi fare cenno al gruppo di entrare. Krea entrò per prima, con Runyar e Kostur al seguito, mentre Grau per ultimo, non prima però di essersi assicurato che gli altri attendessero lì fuori.

Entrando in casa Soldado, i tre ospiti furono stupiti di ciò che videro. L’interno della casa, pur avendo bisogno anch’esso di una piccola opera di rimodernizzazione, era sorprendentemente pulito e anche ben tenuto. I tre si erano aspettati un luogo, se non sporco, quantomeno trascurato, visto che gli occupanti erano troppo occupati a tirare avanti per perdere tempo con faccende domestiche e restauri di ogni sorta.

E invece casa Soldado era anche molto spaziosa e arredata con gusto, sebbene gli arredi fossero semplici. Un vaso di ceramica era posto sopra una cassettiera di legno di quercia, e in esso era stato messo un mazzo di fiori. Accanto al vaso si trovavano due quadri con dietro un cavalletto, quello alla destra raffigurava un uomo varisiano adulto con barba curata e capelli neri dal caratteristico taglio militare e dalla carnagione olivastra tipica dei Varsiani, il fisico robusto e vestito con una divisa della guardia Korvosana accanto ad una donna che teneva in braccio un neonato mentre accanto al lei vi stava un ragazzo, una ragazzina ed un infante.

Mentre quella alla sinistra raffigurava un giovane uomo. Kostur si avvicinò di più per guardare meglio poiché sembrava di averlo già visto quel ragazzo… e difatti così era: l’aspetto, pur con qualche piccola differenza, era quello del giovane Edmyure, il maggiore dei quattro figli di Tayce. Per il resto non c’era gran che se non qualche scarabocchio che adornava i muri.

Vicino al divano del salotto si trovavano due ragazzini che presentavano gli stessi tratti somatici dei Varisiani che Runyar aveva ormai visto spesso soprattutto in Krea e Rilo. Giocavano mesti con dei fantocci di legno, nel più totale silenzio, ma il più grande dei due regolarmente alzava lo sguardo in direzione del sottoscala per poi abbassarlo.

Runyar si voltò anche lui in direzione dell’ombroso sottoscala, curioso di capire il perché il ragazzino più grande lo stesse guardando. Ma prima che potesse vedere qualcosa, sentì Grau strillare.

“COSA CAZZO CI FAI TU QUA? TI ERA STATO DETTO DI SLOGGIARE! E SUBITO ANCHE!”

"M-Ma, signore, io sono qui per..."

Il nano si voltò di scatto e con lui anche i piccoli, e videro il motivo di tanto chiasso: Grau, in preda ad un attacco di collera se la stava prendendo con un uomo vestito di bianco e dai tratti somatici Vudrani, con tanto di pelle scura e capelli neri e ricci. Il malcapitato, che indossava le vesti bianche e dorate di un chierico di Abadar, era stato afferrato per il bavero della veste e sollevato da terra, e cercava senza successo di calmare Grau.

“Per favore, sergente Soldado, si calmi!” esclamo con fermezza Kostur. Lui e Krea si adoperarono  subito per placare la rabbia del sergente, mentre Runyar andò ad assistere il suo collega chierico.

“Calmarmi? Dovrei calmarmi? Neanche per...” strepitò Grau.

Ma in quel momento l’urlo di Grau venne interrotto da un rumore raggelante proveniente da una stanzina al piano di sopra - un violento attacco di tosse che squassò per soli cinque secondi quella catapecchia, per poi calmarsi all'improvviso.

Raggelati, i tre membri della compagnia restarono in silenzio per un po', prima che Krea prendesse la parola. "Sergente Soldado..." mormorò la magus. "E'... è quello che... penso io?"

Grau confermò con voce rotta. "Purtroppo sì, signorina Aldinn..." Si interruppe, per poi allontanarsi dal luogo in cui stava l’uomo e poi andare a poggiarsi con la schiena su di un muro lì accanto “…quella che ha tossito è mia nipote. La piccola Brienna.”

Un attimo dopo, si sentì un lieve suono di qualcuno che stava scendendo le scale, e Krea alzò lo sguardo per vedere chi stesse arrivando.

E fu lì che la videro arrivare - una donna alta, dal fisico integro e dalla bellezza semplice, come del resto lo era il suo modo di vestire: una canotta arancione e una giacca di cuoio senza maniche lunga fino alle ginocchia, una sciarpetta di lino leggero di color giallo sbiadito con delle linee orizzontali blu e verdi; un pantalone color marrone scuro che fasciava le gambe e scarpe in pelle nera di buona fattura.

Tuttavia, si vedevano i segni della stanchezza e dell'ansia sul suo volto, e i suoi lineamenti cerei quasi del tutto sbiancati per la fatica, ma nonostante ciò, la donna non appariva rassegnata nè tantomeno scoraggiata.

"Buongiorno. Benvenuti nella nostra umile casa." disse la donna Varisiana con voce calda.

“Buongiorno a lei. Lei è Tayce Soldado, suppongo.” chiese Krea con tono cordiale.

Tayce annuì, ma non restò a discutere, e si rivolse con decisione all'uomo vestito di bianco ed oro, che si stava rimettendo a posto con fare imbarazzato. "Allora... è pronto?" chiese Tayce con un misto di impazienza ed ansia.

L'uomo non fece in tempo a rispondere prima che Grau si alzasse di scatto. "No! E non lo sarà mai!" esclamò Grau severamente. "Tayce, quest'uomo se ne stava andando. Adesso."

"Cercavo di spiegarle, signore..." rispose il Vudrano con tono mite. "Che la signora Soldado, qui presente, aveva per l'appunto richiesto i miei servigi per la malattia della figlia."

Grau replicò seccato. “Non ce ne sarà bisogno. E' tutto risolto, ho già la soluzione.” Il suo tono era quello di uno che non voleva sentire repliche.

Ma Tayce non era disposta amollare così facilmente. “Ma non capisci? E' fatta, Grau, finalmente la sorte ci assiste!"

"Ma davvero? E dimmi, in nome di Desna, lui è ciò che ci concede la provvidenza, eh?" fece il sergente Varisiano, trattenendo a stento la rabbia.

"Grau, ascolta..." rispose con calma la cognata.

"NO!” ribattè Grau. “Assolutamente no, per gli dei! Si era detto di non spendere cifre esorbitanti per … per QUELLO LI! Ti ha dato di volta il cervello?"

Tayce non si scompose, e anzi alzò la voce a sua volta. "HAH! MA SENTITELO!” Poi guardò i suoi due figli più piccoli, un po' spaventati per il tono, e abbassò la voce. "Con che coraggio fai la predica a me, quando tu ti presenti con un altro chierico di Abadar qui, a casa mia?" disse lei indicando il nano che non disse nulla.

Grau si fermò, colto di sorpresa dalle parole della cognata, ma poi riprese. "Tayce … hai ragione, ma vedi... lui ci darà tutto gratis, può farlo perchè..."

Tayce lo fermò e riprese a parlare, con tono solenne ed autoritario. "Ascoltami tu, Grau! Tu sei il fratello di Bayan, e io ti voglio bene... ma ti voglio far presente che io sono una madre, e per salvare mia figlia io farei di tutto, persino spendere soldi per un chierico di Abadar! Ma Desna ci ha benedetti, ci ha mandato un chierico del Dorato che farà tutto gratuitamente, grazie a lui!"

Tayce indicò il sottoscala e tutti i presenti osservarono il punto in questione. I due bambini - chiaramente Charlo e Rello, i due figli di mezzo di casa Soldado - indietreggiarono e si nascosero dietro il divano. Krea notò questo strano comportamento e si chiese cosa mai potesse fare paura ai due bambini, poi guardò l’ombra del sottoscala che Tayce stava indicando.

Due sinistre e piccole luci rosse si accesero di colpo nell'oscurità, e Krea sobbalzò e inciampò per lo sbigottimento.

"Un... un demone?" esclamò Runyar, ma Tayce lo bloccò e gli chiese di aspettare.

L'ombra si stava ingrossando e le luci rosse danzavano muovendosi in modo ipnotico. Per un attimo, Kostur ebbe l'impressione che l'ombra stesse cambiando forma mentre si muoveva minacciosa verso di loro. Ma un attimo dopo, l'ombra si arrestò e cominciò ad assumere tratti umani mentre usciva dal sottoscala... e fu allora che Krea, Kostur e Runyar lo videro.

Era una figura sinistra, torreggiante e minacciosa. Era vestita con un'armatura di cuoio borchiato completa di color nero puro con le rivettature e i bordi color grigio metallizzato che ricopriva tutto il suo corpo. La tunica (composta da una maglia a collo alto ed un pantalone attillato) era anch’essa grigio scuro. La sua cintura era nera e presentava una fibbia di color grigio metallizzato, simile ad una delle maschere indossate dei samurai del Minkai. Il suo volto era totalmente coperto da una maschera spettrale a forma di teschio i cui occhi erano color rosso sangue, gli stessi occhi visti nelle tenebre, e indossava un mantello con cappuccio anch’essi totalmente neri. Ai piedi aveva degli stivali alti fino al ginocchio e dello stesso colore. Così come i suoi guanti. Ma la cosa più strana era la sua cintura - era piena di tasche, e sulla sinistra portava una lunga spada ricurva posta in un elegante fodero.

L’individuo avanzò in modo lento ma tranquillo e poi fischiò un sinistro motivetto, al fine del quale si senti un tonfo. Krea si voltò di scatto e vide che Grau era cascato a terra... ma si ricompose rapidamente e si rialzò senza problemi.

“Almeno potevate dirmelo che c’era… lui.” commentò Grau, ora più calmo, mentre Kostur lo aiutava a rialzarsi.

“Ma si può sapere chi è quest'uomo?” disse Kostur, impressionato dall'aspetto di quella figura.

E a quel punto lo spettrale sconosciuto cominciò a parlare. “Krea Aldinn, della casa Aldinn. Figlia primogenita dell’ultimo membro del Casato delle Cupe Ombre e dell’ex ammiraglio della Compagnia dello Zibellino.”

Poi guardò il nano “Runyar Locklynn, servitore di Abadar.” disse solo questo e poi guardò l’investigatore e disse, con tono gentile “…e voi siete messer Kostur Kyle, il fidanzato di Trinia, nonché gran detective a suo dire.” concluse.

Tutti e tre impallidirono. Quell'individuo sapeva così tanto di loro? E forse anche degli altri là fuori?

Il misterioso individuo fece una riverenza e poi parlò con voce profonda. “Salute a voi, agenti del Trono Cremisi. Mi presento, io sono la notte. Io sono la paura. Io sono l'angelo custode di Brienna, la mano sinistra della giustizia di Korvosa, l’ombra di Blackjack. Molti sono i miei epiteti. Ma voi che siete amici di Grau potete chiamarmi… Mister Fear."

Krea sbattè gli occhi, allo steso tempo meravigliata e un po' intimorita da quella figura inquietante che stava innanzi a lei e ai suoi associati. "Vedo che lei ci conosce abbastanza, Mr. Fear." affermò infine. "Saprà allora che noi siamo qui per dare una mano alla famiglia Soldado, e per cercare di capire di cosa soffre Brienna."

"E per questo avete la mia gratitudine." affermò l'individuo mascherato.

Runyar, nel mentre, aveva rivolto la sua attenzione all'erborista che aveva subito la collera di Grau. L'uomo si stava guardando attorno, sfoggiando un’espressione di chi stava chiedendo scusa.

"Ecco... io... mi dispiace, signore, io faccio quello che posso, con i mezzi che mi vengono concessi..." affermò l'uomo, sotto lo sguardo di Grau. "Purtroppo... io vorrei poter fare di più per voi, ma... le regole della mia chiesa mi impongono di non offrire i miei servigi se non dietro un giusto pagamento e così ho pensato di… aggirare il sistema aiutandovi tramite l’erboristeria, e gratuitamente."

Appena egli disse “aggirare il sistema” e “gratuitamente” Runyar non ebbe più dubbi su chi egli fosse. Solo un chierico nella sua chiesa tentava di fare cose del genere per il bene del popolo...

"Ishani!" esclamò Runyar, riconoscendo l'uomo vestito di bianco. Sorpreso, il chierico Vudrano si voltò verso il nano e sbattè gli occhi sorpreso, prima che la sua espressione di aprisse in un sorriso speranzoso. "Ishani, sei proprio tu? Guarda un po' che sorpresa!"

"Run, vecchio mio!" esclamò l'uomo di nome Ishani. "Ne è passato di tempo dall'ultima volta!"

"Puoi dirlo forte..." rispose Runyar, per poi rivolgersi a Krea. "Signorina Aldinn, mi permetta di presentarle il signor Ishani Dhatri. Ci siamo conosciuti quando eravamo entrambi iniziati del Dorato. E' un tipo in gamba, puoi esserne sicura."

"Il signor Ishani sta cercando di curare mia figlia." affermò Tayce. "Mr. Fear, qui presente, lo ha convinto a venire qui, direttamente dalla Banca di Abadar. E adesso... sta cercando di curare questa strana malattia con i decotti, unguenti ed erbe messi a disposizione dalla dispensa di Edmyure."

Grau sospirò, e poi riprese con tono calmo. “Avrei dovuto immaginarlo... Va bene, okay, ma come pensate che possano delle erbe fare qualcosa contro questa malattia?”

“Beh qui ho una enorme varietà di erbe medicinali che Mr. Fear ha preso dalla scorta del giovane Edmyure e che gentilmente mi ha concesso, grazie ad esse penso che qualcosa posso riuscire a fare.” disse Ishani, che incontrò lo sguardo di Grau, ancora incerto se dargli fiducia o meno.

“Se posso sapere…” affermò Kostur incuriosito "Come mai i Soldado hanno il vostro aiuto, egregio Mr. Fear?”

Mr. Fear guardò il mezzorco e poi annuì in modo sicuro. "Le spiegherò tutto, agente Kyle. I Soldado mi hanno aiutato a nascondermi quando ero ricercato dai Cavalieri Infernali di Cittadella Vraid, per via di una questione chiamata… sottrazione di fondi e cibarie appartenenti agli agenti di Cheliax. Sebbene essi avessero a loro volta sottratto queste cose alla gente di Korvosa tramite abuso di potere. In breve, se lo meritavano" affermò. "Fatto sta che questa famiglia ha rischiato la vita per me, e da quel giorno sono in debito con loro." In quell’istante Grau e Tayce annuirono come a confermare il tutto.

"Certo, posso capire... ma temo che gli infusi e le erbe che avete con voi non stiano facendo molto, signor Ishani." affermò Krea preoccupata. Ishani annuì lentamente e fece un sorriso desolato.

"Visto? Quest'uomo è un ciarlatano!" esclamò Grau, con rinnovato risentimento. "E' stato qui tutto ieri, e non è riuscito a capirci nulla, e oggi stessa storia!"

"Grau! Ora smettila! Il signor Dhatri sta facendo tutto quello che può!" affermò Tayce con decisione. "Non è colpa sua se... se questa malattia è nuova e lui non sa che cosa funzioni o meno! Sta... sta facendo del suo meglio, e io... io... non ho altra scelta che... avere fiducia in lui!"

"Io non intendo dare fiducia al fratello della protetta di una famiglia di..." esclamò Grau senza riflettere.

"Ora basta!" tuonò improvvisamente Mr. Fear alzandosi di scatto. Grau si interruppe e indietreggiò impaurito alla vista degli occhi rossi e brillanti dell'individuo incappucciato, poi sospirò e si mise di nuovo a sedere, a capo chino.

"Mi meraviglio di voi, sergente Soldado. Giudicare un libro dalla copertina. E poi Ishani non è come la signorina..." tuonò l'incappucciato. Ma si interruppe prima di dire l'altro nome, e Krea notò che Ishani sembrava essere rabbrividito leggermente. La ragazzina comprese subito che c'era qualcosa che Ishani non voleva che si sapesse... e riguardava sua sorella. 

“Sono costernato... è che sono preoccupato per la sorte della piccola Brienna." si scusò Grau. "Non voglio perdere un altro mio familiare.”

"Calma! Calma, signori! Adesso c'è un altro chierico di Abadar con voi!" esclamò Runyar alzando una mano per chiedere ai presenti di calmarsi. Grau e Tayce restarono per un attimo in silenzio, quasi fremendo per l'ansia, poi si calmarono e fecero cenno a Runyar di proseguire. "Ascoltatemi... se potessi vedere la giovane Brienna, magari potrei cercare di capire qual è il problema, e fare qualcosa per lei."

"A questo punto... sono disposta a fare qualsiasi cosa per lei." affermò Tayce. "Va ... va bene. Brienna è ... nella camera di sopra... state attenti, non so se quella malattia sia contagiosa..."

Tayce aveva appena finito di parlare quando arrivarono altri violenti colpi di tosse dal piano superiore, così forti che Krea ebbe l'impressione che qualcuno si stesse soffocando con un boccone andato di traverso. L'attacco di tosse andò avanti per fin troppo tempo, al punto che Krea temette che la paziente si sarebbe soffocata o rotta un paio di costole... e poi cessò, rapidamente come era venuta.

Agghiacciata, Krea tacque, e Grau abbassò la testa e strinse una mano a pugno.

"Ecco... adesso... immagino che ve ne renderete conto..." affermò Tayce, cercando di mantenere la dignità anche se si sentiva che sarebbe presto scoppiata in lacrime. "Brienna sta soffrendo... non posso lasciarla così... devo tentare tutto quello che posso per salvarla..."

"Per favore, aiutate nostra sorella..." disse uno dei due figli lì presenti, che doveva essere Charlo. "Voi... siete la nostra ultima speranza..."

Runyar sospirò. "Non c'è bisogno che mi diciate altro." affermò. "Prego, Ishani, andiamo di sopra. Spero di riuscire a fare qualcosa."

"Sì... certo, Run." rispose il Vudrano, per poi guidare Runyar su per una piccola rampa di scale di legno che portavano al piano di sopra. I gradini scricchiolarono lievemente sotto i loro piedi mentre il duo di chierici di Abadar raggiungeva la camera da letto appena sopra la sala principale di casa Soldado.

In uno dei letti, quello più lontano dall'ingresso, giaceva una minuta figura, che sembrava quasi scomparire tra le ampie coperte e gli enormi cuscini che la circondavano. Con attenzione, Runyar e il suo compagno di fede si avvicinarono alla paziente, e il nano scostò con attenzione le pesanti coperte per darle un'occhiata.

Poco più che una bambina, Brienna era una ragazzina minuta dai capelli biondi scuri lunghi fino alle spalle, e la cui carnagione, già pallida per una Varisiana, era segnata da un'eruzione cutanea rosso fuoco che ricopriva il viso e le braccia, sotto forma di macchie di forme e dimensioni irregolari. Il suo respiro era lento, debole ed irregolare, e il suo esile corpo era scosso da dei tremori orribili. Le sue labbra si muovevano, come se stesse cercando di dire qualcosa ma le mancasse il fiato. Runyar restò sbalordito, e al tempo stesso agghiacciato. Sapeva già dei sintomi perché Grau glieli aveva descritti, ma vedere di persona gli effetti di questa strana e terribile malattia era tutt'altra cosa.

"Per tutte le casseforti di Abadar..." mormorò il nano. "Ishani, dimmi... queste... queste macchie sulla pelle... erano così grandi l'altro giorno, quando l'hai esaminata?"

Il Vudrano scosse il capo desolato. "No... purtroppo, ieri erano più piccole... questo può solo voler dire che la malattia è progredita rispetto a ieri... Questo morbo sconosciuto agisce fin troppo rapidamente."

Improvvisamente, Brienna scattò su, colta da un altro brutale attacco di tosse che la fece sobbalzare sul letto. Runyar si allontanò di un passo con espressione sbalordita e restò a guardare la ragazzina che si contorceva in preda agli spasmi... e si calmò altrettanto rapidamente, facendola ricadere sul letto. Ma il suo respiro restava difficoltoso come prima, se non addirittura di più.

"E' una cosa terribile... se non facciamo qualcosa, questa ragazzina non sopravvivrà a lungo." mormorò Runyar. Con espressione decisa, il nano afferrò il suo simbolo sacro e si concentrò, rivolgendo una preghiera alla sua divinità protettrice. "Splendente Abadar, il tuo umile servitore Runyar richiede la tua grazia, per alleviare le sofferenze di questa anima innocente. Ristorazione!"

Runyar estese il suo simbolo sacro e lo usò per toccare la fronte di Brienna, facendo scorrere in lei una minuscola parte del potere del Padre Facoltoso. Pochi secondi dopo, la ragazzina sembrò calmarsi, e Runyar riuscì a vedere le macchie rosse sulla sua pelle che si riassorbivano almeno in parte. La febbre scese, e il respiro di Brienna si fece più calmo e regolare. Runyar tirò un breve sospiro di sollievo e annuì in segno di approvazione - se non altro, quello era un miglioramento.

"Sei stato bravo, Run. Meno male che avevi un incantesimo di Ristorazione." affermò Ishani. "Ma... sai che questo non farà altro che farle guadagnare tempo. Senza un incantesimo di Rimuovi Malattia o un rimedio efficace, hai solo ritardato l'inevitabile."

"Lo so... ma per adesso, immagino che guadagnare tempo sia già qualcosa." affermò il nano, rimettendo a posto il suo simbolo sacro dopo aver sussurrato una preghiera di ringraziamento ad Abadar. "Senti, Ishani... quanto costerebbe una pozione di Rimuovi Malattia, più o meno?"

"Beh... qualcosa come 150 vele d'oro, più o meno." rispose prontamente il chierico Vudrano. "Certo non è una somma che una famiglia come quella della giovane Brienna può permettersi di pagare."

"Chiaramente..." affermò Runyar. "Ma noi sì. Okay, adesso vedo cosa si può fare. Se conosco i miei amici come credo, allora Brienna e i Soldado non hanno più niente da temere. Ascolta, io resto qui a prendermi cura di Brienna. Tu vai a dire alla mia capogruppo che servono 150 vele d'oro per una pozione. Sono sicuro che la somma apparirà in un lampo."

Ishani tirò un sospiro di sollievo a sua volta e sorrise. Quantomeno, sembrava che quella crisi avesse qualche speranza di risolversi bene. "Certamente, Run. Vado subito." affermò, iniziando a scendere le scale per tornare al piano di sotto prima ancora di aver finito la frase.

"Allora, signor Ishani? Com'è la situazione? Mia figlia si potrà salvare?" chiese Tayce, staccandosi dalle faccende per correre dal chierico.

"Non abbiamo perso di nuovo tempo, vero?" borbottò Grau, la cui fiducia nei confronti della chiesa di Abadar si stava ormai esaurendo. Gettò uno sguardo ostile ad Ishani, che si schiarì la voce e riferì quello che era successo.

"Ecco... in effetti ho qualche buona notizia. Siamo... siamo riusciti ad attenuare la malattia, e adesso vostra figlia si è stabilizzata." rispose Ishani. "Certo... non è una soluzione definitiva, ma se non altro, abbiamo più tempo per trovare una cura."

"Una cura? E cosa sperate di trovare?" esclamò Grau, spazientito ed ansioso per la sorte di sua nipote. "Stiamo... stiamo girando in tondo! Non abbiamo raggiunto alcun risultato concreto! Non mi direte che adesso serviranno soldi per un incantesimo di cura, vero?"

"E-Ecco..." cominciò a dire Ishani, un attimo prima che Krea si facesse avanti e alzasse una mano.

"Se si tratta di soldi, possiamo pensarci noi!" si offrì la giovane magus. "Di quanto ci sarebbe bisogno?"  

Grau e Tayce sgranarono gli occhi, sbalorditi e quasi paurosi di sperare in una tale fortuna... e anche Mr. Fear sembrò avere un leggero moto di stupore alla proposta della giovane ex-nobile. "Una pozione Rimuovi Malattia... costa attorno alle 150 vele d'oro, signorina. Voi pensate di..." iniziò Ishani.

Krea aveva già tirato fuori il borsellino e stava tirando fuori una generosa manciata di monete d'oro. "Bene. Allora credo che sia il momento di fare una colletta." affermò. "Non è un problema per il divino Abadar se compriamo noi una pozione a nome dei Soldado, vero?"

"Certo che no, signorina." rispose Ishani speranzoso. "Se la vendita avviene regolarmente, il Padre Facoltoso non ha problemi riguardo ciò che si fa della merce."

"Perfetto, allora io metto la mia parte." disse Krea, per poi interrompersi quando Mister Fear si fece avanti e le mise in mano altre monete da parte sua. "Anche lei, Mr. Fear?"

"Può ben dirlo, signorina. Come ho già detto, io sono l’angelo custode della ragazzina. E come tale ho giurato di salvaguardare la vita di Brienna, in qualsiasi modo sia necessario." spiegò l'individuo mascherato con tono cavalleresco. "E se c'è bisogno di pagare qualcosa per lei, ne sarò più che lieto. Ecco... queste sono quaranta vele d'oro."

"E con le mie e quelle di Krea fanno sessanta." affermò Kostur, facendosi avanti per offrire la sua parte. “Siamo già a cento.” 

"Okay! Grazie, Kostur, sapevo di poter contare su di te ..." rispose Krea. "Bene! Ora vado a sentire gli altri. Torno tra un attimo!"

Krea uscì da casa Soldado e trovò il resto del gruppo che ancora aspettava. Dopo che la ragazza ebbe spiegato rapidamente cosa stesse accadendo e di cosa ci fosse bisogno per aiutare Brienna, ognuno di loro mise mano ai borselli e diede qualcosa per raggiungere la somma necessaria. In appena due minuti, Krea aveva racimolato l'intera somma, e ringraziò i suoi compagni prima di tornare in casa Soldado e dare la buona notizia.

"Ecco fatto! Centocinquanta vele d'oro. Non una di più, né una di meno." affermò, mostrando un borsello contenente l'intera somma ad Ishani. "Adesso possiamo andare a comprare una pozione per Brienna."

"Lasciate che ci pensi io." Mr. Fear si fece avanti. "So dove andare per risparmiare tempo. Tornerò quanto prima, e con la pozione che serve."

Comprendendo che Krea poteva essere ancora un po' incerta riguardo una persona mascherata che lei aveva appena incontrato, una speranzosa Tayce parlò a favore di Mister Fear. "Potete fidarvi di lui, signorina Aldinn." affermò la signora. Guardò negli occhi il misterioso individuo, che annuì solennemente. "Comprendo che possiate essere un po' prevenuta e spaventata, visto che è il vostro primo incontro e non sapete praticamente niente di lui, ma Mr. Fear è una persona di cui ci si può fidare."

“Posso garantire anch'io per lui.” disse Grau, confermando il tutto.

"Come vi ho detto poc'anzi, io ho giurato di proteggere Brienna." affermò Mr. Fear con determinazione. "E come ombra di Blackjack, ho anche giurato di proteggere il popolo di Korvosa come fa lui. Potrei approfittare di questa corsa al tempio per capire se questo è un caso isolato oppure no. Corrono molte voci in città, e una di queste narra di come sia in atto il diffondersi di una peste. Ebbene io potrei capire, andando alla Banca, se la cosa è veritiera."

Krea ci pensò su per un istante, ma infine decise che in effetti l'idea migliore fosse di fidarsi di quel misterioso individuo e affidare a lui la somma che avevano raccolto. "D'accordo, messere. Voi occupatevi di procurare la medicina per Brienna. Io e i miei compagni resteremo qui e ci occuperemo della piccola. Il mio compagno è ancora lassù a badare a lei." affermò. "Non vi preoccupate, qui teniamo noi tutto sotto controllo."

"Io... non vi sarò mai abbastanza riconoscente." sospirò Tayce con le lacrime agli occhi. "Ma... per quanto riguarda il vostro compagno, siete sicuri che starà bene?"

"Sì... è rimasto da solo con nostra sorella..." affermò Rello. "Siamo sicuri che non verrà contagiato?"

Kostur annuì. "Vorrei sperare di sì. Dopotutto, i nani hanno una certa resistenza innata alle malattie." affermò. "State tranquilla, il nostro compagno farà in modo che Brienna resti controllata intanto che Mr. Fear si occupa del resto." Concluse lui voltandosi per primo in direzione del figuro incappucciato …

Ma Mr. Fear era già sparito.

 

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Sfruttando la sua conoscenza della città e di tutti i suoi vicoli e passaggi, Mr. Fear riuscì a sgattaiolare tra di essi senza farsi notare, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo fino a trovarsi in un vicoletto in penombra che proseguiva fino ad una grande piazza, la stessa che non tanto tempo prima Runyar aveva percorso assieme al fratello per ricevere la sua promozione dall'Arcibanchiere Darb Tuttle. E infatti, poco più in là, ecco sorgere la Banca di Abadar, nonché il quartier generale della Chiesa del Padre Facoltoso a Korvosa. Sembrava che l'attività fosse più concitata del solito, in effetti. Alcuni chierici erano disposti davanti ai cancelli di entrata e stavano mantenendo ordine in una piccola folla riunita nella piazza. Da quello che arrivava alle sue orecchie, Mister Fear si rendeva conto che c'erano altre persone che richiedevano i servizi del clericato di Abadar.

"Per favore, la mia famiglia ne ha bisogno!" sentì un uomo implorare. "Mio fratello si è messo a sputare sangue!"

"Anche mia madre ha quelle strane macchie rosse in faccia!" esclamò una ragazza. "Per favore, pagherò qualsiasi somma!"

I chierici cercavano di mantenere l'ordine, mentre uno alla volta i richiedenti versavano la somma di denaro richiesta e ricevevano ognuno in cambio una bottiglietta di cristallo blu riempita di un liquido denso. Chiunque la ricevesse ringraziava sentitamente i chierici prima di affrettarsi verso casa, tenendo la boccetta di pozione con estrema cautela.

“Macchie rosse. Gli stessi sintomi di Brienna." pensò Mr. Fear. "Cazzo, c'è decisamente qualcosa che non va, qui a Korvosa ... e forse quello che è accaduto a Brienna è solo l'inizio di qualcosa di ben peggiore. E come se non bastasse, tutti quelli che stavano facendo la fila davanti al Tempio di Abadar erano coloro che potevano permettersi la cura da loro. Se il mio presentimento è vero… se ci sono stati altri contagi… Quanti altri malati ancora languiscono nelle loro case perché le loro famiglie non hanno i soldi per pagare le cure necessarie? Perché le chiese di Sarenrae, Shelyn e Pharasma non si stanno mobilitando? Come è stato possibile?”

Questo era ciò a cui stava pensando il vigilante mentre vedeva quella tetra processione compiersi dinanzi ai suoi occhi. Quella vista turbava non poco i nervi d’acciaio del vigilante.

In quel momento i suoi occhi si posarono su uno dei chierici di Abadar che si mise a tossire in modo violento. L’attacco di tosse spaventò i presenti, compreso i colleghi del chierico.

“E'... è tutto a posto!" disse il chierico mentre tornava al suo posto. "È solo un colpo di tosse.”

“Che ieri non avevi, Iloas.” disse il secondo chierico con tono serio. “Accidenti a te e a quando sei stato nella volta a depositare quel sacchetto di vele d’argento…"

Ma il terzo lo interruppe bruscamente. “Gervanti! E stai zitto, cazzo! Spaventerai i presenti. Maledetta questa tua teoria che Abadar per punire i mercanti avrebbe maledetto il denaro della città con sacchetti pieni di monete maledette...”

“Ma Randall, ascolta, potrebbe essere che…”

Ma Randall lo interruppe. “Che niente! Il Dorato non ungerebbe mai il suo oro, il cuore del commercio di Korvosa, con un morbo punitivo. E chi ci crede è un eretico! E ora continuiamo, che poi dobbiamo andare ad aiutare i chierici delle altre tre chiese con i LORO di malati. Malati che si accumularono, per giunta!” sbottò.

“I LORO di malati? Vuol dire che… allora… significa che…” pensò Mr. Fear. E poi quella storia del sacchetto, e delle monete maledette. Qualcosa non tornava e la sua mente stava scoppiando, ma ecco che l’ennesimo colpo di tosse, proveniente stavolta da uno della processione, lo riportò alla realtà e ricordò a sé stesso che Brienna aveva la priorità in quel momento.

Si guardò attorno e vide una piccola rampa di scale, sotto la quale c'era lo spazio sufficiente per cambiarsi d'abito. Mr. Fear non poteva certo farsi vedere così apertamente.

Pochi minuti dopo, gli abiti, l'equipaggiamento e la maschera di Mr. Fear erano stati attentamente nascosti sotto le scale, e l'uomo, vestito dei suoi abiti civili, si affrettò verso il Tempio di Abadar... 

 

oooooooooo

 

Erano passate quasi tre ore da quando Mr. Fear aveva lasciato casa Soldado, e il gruppo di agenti del Trono Cremisi continuava ad attendere, con un misto di pazienza e di apprensione, che il misterioso individuo mascherato tornasse con la pozione che avrebbe salvato la vita a Brienna. 

"Ci sta mettendo un po' di tempo... forse davanti alla Banca di Abadar c'era confusione." affermò Ishani, mentre dava una mano a rimettere a posto un po' di strumenti e masserizie.

“Lo conosco bene, lui è sempre stato preciso” commentò Grau. “A meno che le dicerie che si son diffuse nell'Antica Korvosa non siano vere… in quel caso...”

"Si riferisce ... a quei discorsi che abbiamo sentito poco fa sulla peste, signor Ishani?" chiese Kostur. Quando il chierico gli rivolse la sua attenzione, il mezzorco fece un cenno con la testa e diede la sua spiegazione. "Abbiamo visto delle carovane di mercanti che se ne andavano da Korvosa, dicendo che nei quartieri vecchi c'era la peste, e abbiamo sentito parlare di malati che sputavano sangue ..."

"Vuoi dire... che la malattia di Brienna sarebbe la stessa che si è verificata nell'Antica Korvosa?" chiese Krea, anche se in effetti non sembrava granché sorpresa da quell'idea. "In effetti non si può escludere... ma di che cosa si tratterà, esattamente? Da dove è venuta una malattia simile? Il signor Ishani e Runyar... hanno detto che è una cosa che non si è mai vista prima!"

"Forse si tratta di qualche malattia nuova che è stata importata per errore. Che è arrivata qui a Korvosa a causa di qualche importazione da un paese straniero." rispose Ishani. "Dopotutto, con i traffici commerciali che passano per la nostra città, non mi stupirebbe che dalla stiva di qualche nave sia uscito qualcosa di strano. Un insetto sconosciuto che ha punto certe persone e ha trasmesso loro questa malattia, tanto per fare un esempio."

"Sì, in effetti avrebbe senso. Ma allora qualcuno dovrebbe catturare questo qualcosa ed esaminarlo, per capire come diamine funziona e cos'è questa strana malattia." affermò Krea. "Non vorrei che questi casi diventassero un problema serio..."

"Temo che sfortunatamente sia già un problema." rispose la voce ormai familiare di Mr. Fear, che era riapparso come dal nulla. Sorpresa dalla sua furtività, Krea sobbalzò e trattenne un'esclamazione di stupore. "La chiesa di Abadar è occupata a gestire tutti i casi di persone che si presentano da loro per farsi curare... e se quello che ho sentito è vero, le chiese di Sarenrae, di Pharasma e di Shelyn sono ancora più impegnate. Ma... chiedo scusa per il ritardo. Sono riuscito a procurarmi la medicina per Brienna."

Mr. Fear mostrò la bottiglietta di liquido curativo, per la gioia e il sollievo di tutti, poi senza ulteriori indugi salì le scale che portavano alla camera di Brienna, dove Runyar era rimasto fino a quel momento. Il nano era vicino alla porticina d'ingresso, pronto ad accoglierlo.

"Sei riuscito a ..." cominciò a dire Runyar, mentre l'individuo mascherato gli consegnava la pozione guaritrice. "Ah, perfetto! Bene, adesso ci penso io al resto. La nostra Brienna sta per guarire, finalmente."

Tenendo la bottiglietta con la massima attenzione, Runyar e l'uomo mascherato raggiunsero nuovamente il letto dove Brienna giaceva, le labbra che si muovevano lentamente, come se stesse cercando di parlare. Con estrema cautela, Runyar stappò la bottiglia e si chinò verso la paziente, poi inclinò il flacone e cominciò a versarle la pozione curativa in bocca, una goccia alla volta. Dopo qualche goccia, il nano le muoveva la bocca per aiutarla a deglutire - era un processo delicato, e Runyar temeva che Brienna non sarebbe stata in grado di tossire se il liquido le fosse andato di traverso. Per diversi minuti, il processo andò avanti... e Runyar vide le macchie sanguigne assorbirsi fino a sparire del tutto, il respiro tornare regolare, e la febbre scendere mentre il colorito tornava sul volto della ragazzina. Finalmente, i suoi occhi azzurrini si aprirono, e Brienna si alzò e si guardò attorno confusa.

"Ah... ma cosa... che è successo? Adesso... adesso mi sento... molto meglio!" sussurrò, toccandosi il petto e provando a fare un bel respiro. Non c'era più quella terribile sensazione di oppressione, né la tosse martellante che la opprimeva... in effetti, si sentiva bene come mai prima d'allora! Finalmente, il suo sguardo si fermò sul nano dall'espressione bonaria che era in piedi accanto al suo letto. "Ah... ehm... buongiorno, signor... mi scusi, non credo di averla mai conosciuta prima d'ora..."

"E infatti questa è la prima volta che ci vediamo, giovane Brienna. Diciamo che sono un amico di tuo zio Grau, e siamo venuti qui per dare una mano a lui e alla tua mamma!" rispose Runyar. "Come ti senti adesso?"

"I-io? Bene... fino... fino ad un attimo fa mi sentivo il fuoco addosso e come se stessi soffocando, ma ora... è incredibile! Ho... ho solo un po' di fame... in effetti, non ho mangiato molto, in questi ultimi giorni..." disse la ragazzina, cercando di muoversi per uscire dal letto.

Mr. Fear la raggiunse e le prese gentilmente una spalla, cercando di farla stare a letto. "Aspetta, Brienna. So che sei contenta di essere guarita, ma non devi fare troppi sforzi. Sei ancora piuttosto debole." le consigliò.

Brienna si voltò in direzione della voce. "Ah... Mister Fear…” esclamo Brienna sorpresa. “Sei… sei proprio tu?”

Il figuro dalla macabra maschera annuì prontamente e la ragazzina gli saltò addosso dalla contentezza e gli cinse le sue braccia intorno al collo.

“SEI TU!” esclamò stringendolo con tutta la forza di cui era capace. "Come mai sei qui? Sei venuto per aiutare la mamma, vero? Oppure per me?"

“In realtà, piccola Brienna, io sono venuto per entrambe." rispose l'individuo mascherato in tono gentile. "Ho sentito che tu stavi soffrendo e che tua madre stava male. E siccome io sono il tuo angelo custode, non potevo esimermi dal fare qualcosa per te. Anche se…”

Indicò Runyar ed Ishani, e poi continuò. “…loro e altri individui degni di fiducia hanno fatto lo sforzo maggiore, provvedendo alle tue cure.” concluse lui. Nonostante fosse ben celato, Brienna ebbe l'impressione che stesse sorridendo dietro la maschera che copriva il suo volto.

Runyar, che aveva apprezzato l’inaspettata onestà dell’uomo incappucciato, annuì e indicò Mr. Fear con aria di approvazione. "Sai, lui ha fatto una bella corsa fino alla Banca di Abadar per trovare la pozione giusta per farti guarire. E io e i miei compagni abbiamo fatto in modo che lui potesse comprarla." affermò. "E ora... che ne dici se diamo la bella notizia alla tua mamma, a tuo zio e ai tuoi fratelli? Non aspettano altro che questo!"

"Sì ... credo proprio che sia una buona idea." rispose Brienna, avvolgendosi nelle coperte mentre Mr. Fear le porgeva un bicchiere d'acqua.

Runyar annui e con il passo più spedito che un nano potesse avere, lui e ishani scesero le scale e poi il nano avanzò di due passi, si schiari la voce per attirare l’attenzione dei presenti su di se e diede la buona notizia. "Tutto a posto di sopra gente! Brienna è guarita!" esclamò.

Un'ondata di gioia percorse immediatamente la sala. I due fratelli di Brienna si abbracciarono, Tayce alzò lo sguardo e congiunse le mani in segno di ringraziamento e sollievo, e Grau tirò un lungo sospiro di sollievo e si mise una mano sul cuore.

"Desna misericordiosa, ti ringrazio!" sussurrò Tayce piangendo di gioia. Corse dapprima da Krea e la abbracciò strettamente, al punto che per un attimo la giovane magus si sentì mancare il fiato e poi da Kostur e infine da Runyar al quale riservo lo stesso trattamento spettato a Krea.

Nessuno sfugge agli abbracci di una madre gioiosa e grata.

"E ringrazio tutti quelli che hanno fatto questo miracolo!" disse lei con le lacrime agli occhi.

"Sono... sono stati loro!" esclamò Grau raggiante, mentre indicava Krea e Kostur. "Loro e i loro compagni! Non... non so proprio come farò a sdebitarmi! Voi... voi siete davvero i benefattori di questa famiglia!"

"Ci saranno modo e tempo di sdebitarvi, sergente Soldado, e adesso non è davvero il momento." rispose Kostur con un cenno amichevole. "Per il momento, è necessario festeggiare la guarigione di Brienna!"

"Sono... sono d'accordo! Purtroppo... al momento non posso sdebitarmi in altro modo se non invitandovi a cena qui da me, e preparando un po' delle mie specialità... ma per favore, potreste aspettare un momento? Dovrei ... andare di sopra dalla mia bambina!" rispose Tayce.

"Prego, signora Soldado..." rispose Krea, contenta sia che la famiglia non avrebbe perso uno dei suoi membri, sia di poter riprendere fiato dopo quell'abbraccio.

Kostur tirò un sospiro di sollievo. "Oh, bene! Allora, ce ne dite, gente? Vado a chiamare gli altri?"

"Mi sembra giusto. Dobbiamo festeggiare tutti quanti!" rispose Krea facendo il segno dell'okay al mezzorco. Kostur uscì dalla casa e andò dal resto della compagnia e raccontò loro quanto era successo, per poi dire loro che potevano entrare.

"Siete sicuri che la causa di questa malattia non fosse legata alla casa?" chiese Orik.

"Era una possibilità, in effetti... " rispose Kostur. “Peccato che purtroppo... grazie a certi collaboratori sinistri ma affidabili... abbiamo capito che non è così e che l'epidemia potrebbe esserci per davvero."

Verik si sfregò il mento. "Questo... è un problema. Anche se sono contento per la famiglia del sergente Soldado."

"Comunque, per il momento, questo problema si è risolto felicemente." continuò il mezzorco. "Quindi... per adesso pensiamo a festeggiare assieme alla famiglia. Poi ci occuperemo di questo contagio, e vedremo cosa si può fare."

"Okay, per me va bene." fece Rilo, tirando un sospiro di sollievo mentre il gruppo entrava in casa. Majenko, non aspettandosi degli interni così spaziosi, iniziò a svolazzare in giro con evidente stupore, poi essere notato da Charlo e Rello che gli corsero incontro.

"Ragazzi, calma! Quel draco non è un giocattolo!" li richiamò Grau, pur con tono allegro.

Rilo si guardò attorno, notando la mancanza della sorella maggiore. "Hm? Ma... Krea dov’è?" chiese il giovanissimo stregone.

"Un'attimo fa era qui, poi non so..." risposee Ishani. "Ma ora che ci penso, non vedo neanche Runyar..."

 

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"Signora Soldado, va tutto bene qui?" chiese Krea arrivando nella stanza da letto, ed entrando con un lieve inchino. Notò la ragazzina che stava alzandosi dal letto e stava abbracciando la madre, e Brienna guardò verso la magus, con aria un po' intimorita. "Ah... ciao, tu sei Brienna, giusto? Scusa, non volevo disturbarti... volevo solo vedere se stavi bene, e magari dare un po' una mano. Io sono... Krea, il capo di questo gruppo."

"Ah... piacere, signorina Krea..." mormorò Brienna, ancora un po' stordita. "Grazie... di tutto quello che avete fatto per me."

"Già... vi devo ringraziare anch'io." rispose Tayce con un sorriso di pura gioia. "Sappiate che da questo giorno in poi, sarete sempre i benvenuti in questa casa."

"Di niente..." rispose Krea, avvicinandosi a madre e figlia. "Ma... se non do disturbo, potrei fare due domande?"

Tayce guardò Krea, un po’ dubbiosa. "Va bene, ma a patto che non si calchi la mano. Brienna è un poco scossa e ha bisogno di riposo."

"Ma mamma, avevi detto che potevo parlare con Mr. Fear, appena mi avessi lavata." rispose la piccola. Krea si guardò intorno e vide che Mr. Fear era su di un letto a gambe incrociate, testa china e rilassato. Probabilmente stava meditando. Ma nonostante ciò, incuteva comunque paura.

"Sì, ma non vorrei che ti sforzassi troppo... " disse Tayce, vedendo Runyar che entrava in quel momento." Arrivate giusto in tempo, mastro Runyar, tenete!" e gli diede una bacinella piena d'acqua per poi chiedere di cambiarla.

Krea si schiarì la voce. "Ecco... vorrei chiederti se per caso ricordi se hai fatto qualcosa di particolare nei giorni prima di ammalarti. Voglio dire, se hai visto qualcuno, se hai trovato qualcosa di fuori posto... se sei andata al lavoro come sempre... Ti viene in mente qualcosa di strano, o di fuori posto?"

Brienna si fermò a pensarci un po' su. "Ecco... no. Niente di particolare. Almeno, non che io ricordi, ora come ora..." sussurrò.

Krea decise che era il caso di insistere almeno un po'. "Per favore, Brienna, può essere importante. Davvero non ricordi nulla di particolare di quei giorni? Una cosa qualsiasi?"

"Signorina, per favore... Brienna è ancora debole e molto scossa." rispose Tayce, calma ma convinta. "Non si potrebbero rimandare le domande a più avanti, quando si sentirà meglio?"

"Lo so, ma capitemi... è necessario che si sappia cosa le è capitato, in modo tale da evitare un contagio." fece Krea con tono serio per poi concentrarsi sulla piccola. "Per favore Brienna, è importante... per il bene di Korvosa."

"L'ho già detto, non mi ricordo. Ero tornata a casa e poi dopo mi sono ammalata quando... " si bloccò e poi disse leggermente agitata scuotendo il capo in modo brusco come se volesse scacciare un orrido pensiero. "Non so, non lo so!"

"Visto?" rispose Tayce. "Brienna non sa, perciò ora voi aiutatemi... e poi dopo si vedrà!" disse Tayce decisa, abbracciando la figlia in modo da rassicurarla.

"Mi dispiace ma debbo insistere. Ci potrebbe essere in gioco l'intera Korvosa qui" rispose Krea altrettanto decisa.

In quel momento Runyar posò la bacinella e andò verso Krea." Signorina Aldinn, con calma, ora la piccola Brienna è scossa e ancora debole, meglio attendere." concluse lui, sapendo che Krea poteva diventare irruenta quando si impuntava.

"Runyar, non possiamo aspettare!" esclamò Krea irritata. "Se questo morbo è davvero così pericoloso, ogni minuto che perdiamo qui potrebbe voler dire altre persone che si ammalano e muoiono!"

"Mia figlia vi ha detto che non ricorda niente, e non ci posso fare niente! Che altro possiamo dirvi?" esclamò Tayce, cominciando ad irritarsi a sua volta.

Per fortuna, prima che la discussione potesse sfociare in un litigio. Mister Fear intervenne, alzandosi di colpo.

"Signori! Contegno!" esclamò con voce possente, attirando verso di sè l'attenzione di tutti. Anche Krea trattenne le parole, intimorita da quel misterioso individuo. "Signorina Aldinn, mi rendo conto che il voler aiutare la comunità è cosa giusta. Ma la piccola al momento è stanca e anche un po’ spaventata e noi tutti ora come ora, vorremmo godere del suo riacquisito benessere. Perciò io ho una soluzione." si schiari la gola. "Ossia, provare io a parlare con lei."

"E cosa vi fa pensare che la convincerete?" chiese Krea con un sospiro. "Se non ci sono riuscita io..."

"E qui vi interrompo, signorina Aldinn, perché quando vuole, Mr. Fear sa essere persuasivo." affermò Tayce "Se poi neanche lui vi riesce, beh... pazienza."

"E anche perché... " aggiunse l'incappucciato " ...non vorrei che la vostra amicizia con i Soldado ne soffrisse. Fidatavi, so quel che faccio."

Krea ci pensò su, ma poi si rese conto che tutto sommato quell'individuo aveva ragione. Stava quasi litigando con una donna che aveva offerto a lei la sua amicizia, e si rimproverò di essere stata troppo impulsiva. "Va bene, ma poi vogliamo sapere tutto, okay?”

“Sarà fatto.” Concluse il figuro.

“Vi lascio da solo? O volete che resti?” chiese Tayce.

Il misterioso individuo guardò la piccola di casa Soldado. “La scelta è di Brienna.” rispose, allorché la piccina si tranquillizzò.

“Finché c’è Mr. Fear non ho nulla da temere, quindi penso che posso restare da sola. Grazie, mamma.” rispose Brienna. Tayce annuì rassicurata e poi dopo assieme ai due lasciò la stanza.

 

ooooooooo

 

Quando la porta si richiuse, il vigilante si sedette per terra a gambe incrociate dinnanzi alla piccina che nel mentre pareva rilassata… o almeno questo era ciò che tentava di dare a vedere. Esaminando attentamente le espressioni facciali della piccola, notò che Brienna stava mostrando dei piccoli ma evidenti segni di nervosismo dovuti a qualcosa.

Un qualcosa che in un modo o nell’altro la sua protetta, per chi sa quale motivo, cercava di nascondere.

Ma perché? Per quale motivo? Cosa mai stava spaventando la piccola?

Lui non lo sapeva e non voleva stressare la ragazzina, ma la posta in gioco era alta… e lui, come ombra di Blackjack e difensore della giustizia a Korvosa, aveva il dovere di indagare e capire cosa stava accadendo e tentare di debellarlo… o almeno di combatterlo, usando tutte le informazioni disponibili.

“Stai bene, piccola?” disse lui con voce gentile guardando la ragazzina

“Sì…” rispose lei, tenendo stretto con la mano sinistra un lembo della coperta. "Sono solo un po’ spaventata, ma sto bene.”

“Ne sei sicura? Puoi dirmelo se non stai bene.” Concluse lui.

Brienna si fece coraggio e parlò, con voce un po’ tremolante. “A dire il vero, non proprio… Sono un po’ spaventata e confusa… non capisco perché alla signorina Krea… interessa tanto sapere da me cosa mi ha fatto ammalare. Come può un piccolo peccato da me commesso essere fonte di guai?” concluse lei, ma questa volta il tono era diverso. Era il tono di una persona che si stava sfogando.

Mr. Fear ascoltò e poi prese la parola. “Perdonami, ma cosa vuoi dire quando hai detto… un piccolo peccato?”

Brienna lo guardo con espressione sorpresa, tesa come una corda d’arco, gli occhi sgranati e poi rispose. “Se… se te lo dico, Desna mi maledirà. Già è tanto che lei mi abbia graziato per la mia impudenza...” Avvolse la coperta attorno a se, a mo’ di scudo, come se con quel lenzuolo pesante ella volesse proteggersi dal resto del mondo.

“Non avere paura. Lo sai che io affronterei anche Desna in persona per te. Non lascerò che ti privi della vita per una sciocchezza.” disse mettendosi in guardia contro un qualche nemico invisibile.

"Non è una sciocchezza!" esclamò lei quasi in lacrime. “Secondo te, perché io sono caduta malata? Semplice, perché non ho condiviso il suo dono con i miei familiari... Sì, l’ho fatto con Edmyure, ma solo con lui… perdonami Desna… io... mi sono lasciata tentare...”

Ma il tipo incappucciato la abbracciò. “Tranquilla, ci sono io. Se hai delle colpe, le pagherò io per te.”

"D-Davvero?" chiese la ragazzina.

Mr. Fear la guardò, e Brienna ebbe l'impressione che stesse sorridendo dietro quella sua terribile maschera. "Ti ho mai deluso?" chiese gentilmente, e lei scosse la testa. "Ti va di continuare?"

“Si, certo… allora, io ero stata benedetta da Desna... ho trovato per puro caso, mentre tornavo dal lavoro, un sacchetto pieni di monete d’argento… e non l'ho diviso con la mia famiglia... ne ho dato un po' al mio fratello più grande, Edmyure, ma per il resto... le ho spese per comprarmi qualche dolcetto e qualche cianfrusaglia... sai, a me piacciono queste piccole sciocchezze, ma visto che la nostra famiglia fa fatica ad andare avanti, raramente me le posso permettere...”

A quel punto l’incappucciato arretrò e Brienna fu certa che qualcosa lo avesse turbato.

“Brienna, dove sta il sacchetto?" chiese con tutta calma. "E se c’è… dentro ci sono ancora delle monete?”

Brienna annui e tirò da sotto il letto un piccolo scrigno, dal quale estrasse un sacchetto di cuoio che aprì mostrando quattro monete d’argento al suo interno. Mr. Fear prese il sacchetto e lo guardò ripensando a quel discorso fatto dai tre chierici di Abadar, discorso che lo raggelò.

Quello che temevo si è avverato. La mia teoria ha purtroppo trovato riscontro... il che significa che sfortunatamente Korvosa potrebbe essere già condannata...”

Sconcertato, richiuse in modo rapido il sacchetto e poi con un gesto nervoso lo tenne stretto in pugno. “Grazie, piccola.” disse con calma.

In quell’istante arrivò Tayce che dopo essere entrata richiuse la porta e si rivolse al figuro “E allora? Siete riuscito a sapere qualcosa?”

“Sì, ho scoperto molto. Non voglio mettere in imbarazzo la piccola dicendo quello che ho scoperto, ma una cosa è certa. La mia teoria potrebbe essersi concretizzata. E ora siamo tutti nei guai.”

“Quale teoria? Non capisco.” rispose lei.

“Edmyure te lo dirà. Appena gli riferirò tutto, lo saprai.” rispose Mr. Fear.

Tayce non disse nulla in un primo momento, ma poi continuò con un sorriso speranzoso. “Va bene, allora trovalo e digli tutto.” Poi andò da Brienna e la abbracciò, venendo ricambiata. Si voltò verso l’incappucciato per ringraziarlo ancora…

Ma Mr. Fear era già sparito.

 

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CONTINUA …

 

 

 

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