Un degno erede

di Farkas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un degno erede ***
Capitolo 2: *** Un'eredità da raccogliere ***



Capitolo 1
*** Un degno erede ***


Un degno erede

 

Capitolo 1: Sorpresa

 
“Non indugiare sui peccati e gli errori del passato in modo così esclusivo che non ti restino energia e risorse mentali per vivere correttamente oggi, e non pensare che i peccati di ieri possano impedirti dal vivere puramente oggi.” - James Lane Allen
 
Aveva rimandato quel viaggio per mesi e non senza buone ragioni: c’era stato il doversi riprendere dalla prigionia, la situazione pericolosa della guerra, poi la riapertura del negozio più necessaria che mai visto quanti avevano perso le loro bacchette in quel maledetto conflitto.
Garrick Olivander era certo che mai nessuno nella storia della sua famiglia avesse venduto tanto in una sola estate, ma francamente avrebbe rinunciato volentieri a fare tanti affari visto quale ne era stata la causa. In genere nella sua bottega entravano ragazzini entusiasti, non persone segnate da una guerra, che in molti casi aveva portato via loro ben più della bacchetta.
Gli era rimasto particolarmente impresso un giovane mago che era stato l’unico membro della sua famiglia a sopravvivere a un attacco dei Mangiamorte e l’espressione smarrita tipica di chi non trova più un senso alla propria vita che gli aveva visto negli occhi; per quanto fosse sempre bello per lui vedere una delle sue creazioni trovare la persona giusta, in quel caso non era riuscito a non pensare che fosse un’amara ironia del destino, che quel ragazzo fosse stato scelto proprio da una bacchetta di tasso. Pensando di fargli piacere, gli aveva detto che pochi potevano vantarsi di possedere bacchette di quel legno che creava sempre strumenti potenti, ma dalla sua espressione era palese che l’informazione non gli avesse fatto né caldo né freddo.
E certo non era stato l’unico caso: c’era stata la madre che aveva visto morire la figlia, il marito che aveva perso la moglie dopo pochi mesi di matrimonio, la ragazza che aveva visto la sorella unirsi ai Mangiamorte… tutta gente che doveva ricostruire la sua vita dalle macerie e che cercava disperatamente di tornare alla normalità. Quando se li era ritrovati in negozio, non era riuscito a non paragonarli ai bambini euforici che aveva conosciuto tanti anni prima e per quanto amasse il suo mestiere, ciò aveva coperto il suo lavoro di un velo di amarezza.
Alla fine però il via vai nel negozio era cessato e Garrick aveva capito di potersi allontanare per un giorno senza problemi, in modo da fare ciò che la sua coscienza gli aveva imposto fin da quando gli era arrivata la notizia.
I fabbricanti di bacchette non erano molti, ma spesso si tenevano in contatto per discutere delle loro teorie e così aveva saputo casualmente della morte di Gregorovitch da una lettera di Cosme Acajor, in cui il fabbricante francese si diceva felice di saperlo vivo e in salute e che aveva sinceramente temuto che fosse stato vittima del Signore Oscuro come Mykew. Così aveva saputo della morte del collega e da allora sentiva il peso enorme della propria responsabilità. Era stato lui a mettere il mago più malvagio di tutti tempi sulle tracce di Gregorovitch.
Se avesse taciuto… se fosse riuscito a resistere alla Maledizione Cruciatus…
Ormai era inutile piangere sulla pozione versata, ma comunque si era sentito in dovere di andare a dire una preghiera sulla tomba del collega. Ecco perché quel giorno si trovava in quel piccolo cimitero alla ricerca del luogo del riposo eterno dell’altro fabbricante. Ci mise un po’ a trovare la lapide e con sorpresa notò che c’erano fiori freschi.
Con un sospiro l’inglese ne fece comparire altri con un colpo di bacchetta e borbottò: -Mi spiace Mykew-.
Lui e Gregorovitch non erano mai stati in rapporti molto stretti, ma Garrick nutriva un certo rispetto per il collega. Spesso si erano trovati in disaccordo su molti dettagli del loro lavoro, ma nessuno dei due si era mai nemmeno sognato di negare la competenza dell’altro.
Olivander rimase presso la tomba per qualche minuto, borbottò una preghiera e poi se ne andò.
Chissà che ne era stato della bottega di Gregorovitch. Gli pareva di ricordare che suo figlio facesse il Guaritore. Si sentì in obbligo di passare anche lì… dove avrebbero comprato i maghi dell’est Europa la loro bacchetta adesso? Gli dispiaceva l’idea che tanta gente si sarebbe ritrovata con bacchette scadenti uscite dalle mani di chissà chi… forse avrebbe potuto rilevare il negozio, ma non sarebbe stato irrispettoso nei confronti della memoria del collega? E poi si poteva permettere di aprire una filiale lì? E chi avrebbe mandato a dirigerla? Suo figlio non era ancora pronto per un impegno del genere.
Quando arrivò davanti al negozio, rilevò che era identico a come lo ricordava, anche troppo. Non c’erano segni di lotta e sembrava aperto e funzionante. Da fuori si vedevano le scatole delle bacchette e il bancone. Tutto era in perfetto ordine.
Decisamente perplesso, Garrick decise di entrare. Nello stesso momento in cui il campanello appeso alla porta trillò, una voce gridò qualcosa in bulgaro.
Circa due minuti dopo un ragazzo sui venticinque anni lo raggiunse dicendo: - Zdraveĭte, kak moga da vi pomogna? * -.
Garrick rimase senza parole, non tanto perché non avesse capito una parola, ma perché la somiglianza tra quel ragazzo e Gregorovitch era innegabile.
-Scusi, posso sapere chi è lei? - domandò.
Fu il turno del suo interlocutore di fissarlo perplesso, ma un attimo dopo rispose in ottimo inglese, sia pure con un forte accento: - Sono il proprietario di questo negozio, Anton Gregorovitch. Desidera comprare una bacchetta? -.
In genere se qualcuno gli avesse fatto una domanda del genere, Olivander si sarebbe messo a ridere, ma in quel momento era troppo sorpreso. Di colpo gli venne in mente un vaghissimo ricordo: anni prima si era recato da Gregorovitch per discutere con lui di alcuni esperimenti fatti sul legno di biancospino (le cui proprietà era uno dei pochi argomenti su cui si trovavano in perfetto accordo) e lo aveva trovato a giocare a un-due-tre-stella con un bambino dai capelli neri di cinque o sei anni. Una cosa decisamente insolita per quel vecchio brontolone, che era parso piuttosto imbarazzato.
Il discorso del figlio Guaritore, forse era saltato fuori proprio in quell’occasione. Lui e Gregorovitch in fondo parlavano quasi solo di lavoro.
-Se invece necessita di servizi di riparazione…-.
-No, no, no. Sono Garrick Olivander-.
Fu il turno del suo giovane interlocutore di rimanere sorpreso. Di certo non si aspettava una visita di uno dei più grandi fabbricanti di bacchette del mondo.
-Ho saputo della tragedia e be’… ho pensato che fosse giusto fare visita alla tomba e al negozio-.
Non ebbe il coraggio di ammettere del suo ruolo in quella faccenda. Il ragazzo però parve contento.
-Non è stato l’unico, sa? Anche altri colleghi hanno voluto rendergli omaggio-.
-Tuo nonno era un grande fabbricante- disse Olivander e in fondo era quello che pensava. Non gli piaceva il design delle creazioni di Gregorovitch, ma non poteva negare che le sue bacchette funzionassero bene e fossero di qualità migliore rispetto a quelle di molti colleghi.
-Lui diceva lo stesso di lei. E spero che presto diranno lo stesso di me. Ho già venduto qualche prodotto di mia creazione-.
Quella frase distolse Olivander dai suoi sensi di colpa: non voleva dubitare delle buone intenzioni del ragazzo, ma ricordava che Gregorovitch era andato in pensione, limitandosi a vendere le bacchette prodotte fino a quel momento senza crearne più. Forse sperava che il nipote facesse lo stesso.
-Mio nonno non faceva favoritismi; non mi avrebbe lasciato in eredità il negozio se non fossi stato in grado di portarlo avanti. Mi consegni un attimo la sua bacchetta e vedrà- fece in tono deciso il ragazzo.
Olivander lo fissò dubbioso, ma poi estrasse la bacchetta e gliela porse.
-Mmm… mmm…- mugolò il bulgaro rigirandosi lo strumento fra le dita. Dopo un paio di minuti disse: - Carpino, corda del cuore di drago, trentadue centimetri e tre quarti, leggermente flessibile-.
Di certo lui l’avrebbe identificata in meno tempo, ma era tutto giusto. Be’ non era proprio certo della misura, visto che in Inghilterra si usavano i pollici…
-Le bacchette di carpino si adattano più rapidamente di quasi tutte le altre allo stile di magia del loro proprietario e ne assorbono il codice d'onore, tanto da diventare difficili da usare per chiunque altro, anche per praticare gli incantesimi più elementari e si rifiuteranno di compiere atti che non corrispondano ai principi del loro padrone. Come vado? – riprese il giovane Gregorovitch.
-Non male. E sai che tipi di padroni prediligono queste bacchette? -.
-Streghe e maghi di talento con un'unica, pura passione. La corda del cuore di drago invece crea le bacchette più potenti ma anche le più inclini a cambiare lealtà e a causare incidenti. Inoltre è un nucleo che si adatta bene alle Arti Oscure, ma non tende naturalmente verso di esse-.
-Tuo nonno ti ha insegnato bene-.
Il giovane distolse lo sguardo: -Mio padre e mia sorella non sono mai stati molto interessati, ma io ho sempre trovato affascinante questo lavoro. Lui… ne era contento. Sa quando sono venuto qui dopo… dopo l’apertura del testamento, ho trovato i suoi appunti nello stesso posto dove da piccolo tenevo i giocattoli che lasciavo a casa sua. Li aveva lasciati lì per me-.
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi il ragazzo disse: - Vorrebbe dare un’occhiata a una delle mie bacchette? -.
Olivander esitò per un istante. Non era andato lì per quello… però il ragazzo sembrava tenerci davvero a portare avanti l’eredità di suo nonno. Visto l’accaduto non era forse suo dovere cercare di aiutarlo? Mykew poteva averlo preparato bene, ma era così giovane… più di suo figlio che al momento non era ancora pronto ad aiutarlo nella sede principale del negozio e faceva la gavetta nella filiale di Hogsmeade.
Annui e si fece consegnare una scatola che aprì con delicatezza rivelando una bacchetta grigiastra, lunga e sottile.
-Melo, tredici pollici e mezzo, corda del cuore di drago, rigida- mugolò Garrick. Se la girò davanti agli occhi per un po’, per poi agitarla e far diventare blu la scatola che l’aveva contenuta.
Il giovane fabbricante rimase in attesa del verdetto, nervoso, ma fiducioso nel suo lavoro.
-Un buon prodotto. Conosci la tecnica e hai talento. Ti manca un po’ di esperienza, ma quella è una cosa che potrai acquisire solo col tempo. Mykew sapeva ciò che stava facendo quando ti ha lasciato il negozio- dichiarò.
Un gran lode quella considerato da chi proveniva, ma il giovane Gregorovitch si sforzò di non mostrare le proprie emozioni. Lui e l’inglese discussero del loro lavoro per un po’ e alla fine Olivander se ne andò.
Uscito dalla bottega il vecchio inglese sorrise. La sua responsabilità nella morte di Mykew era rimasta invariata, ma si sentiva più leggero al pensiero che maghi e streghe dell’est Europa avrebbero potuto continuare ad adoperare bacchette di prima qualità.
Una cosa era certa: ovunque fosse, Mykew in quel momento era molto orgoglioso di suo nipote. Aveva conosciuto il collega abbastanza da capirlo.
Si sarebbe tenuto in contatto col ragazzo, gli avrebbe dato consigli su come gestire il negozio se necessario. Lo avrebbe aiutato a placare la sua coscienza.
 
 
 
 
 
  • Traduzione bulgara di “Buongiorno, come posso esserle utile?” in cirillico sarebbe “Здравейте, как мога да ви помогна?” ma ho preferito usare il nostro alfabeto.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Dopo qualche one-shot decido di azzardare una mini-long in questa sezione. Anche se si sa pochissimo di Gregorovitch e non si sa nulla del suo rapporto con Olivander, sono certo che Garrick lo rispettasse molto dato che ha ammesso esplicitamente di trovarlo bravo di fronte ad altre persone e che nei suoi appunti si rivolgeva a lui come “grande fabbricante di bacchette”. Mi immaginavo che saputo della morte del collega, si sarebbe sentito in colpa e da lì è nata questa storia. Ringrazio tutti coloro che l’hanno letto e tutti cloro che vorranno lasciarmi una recensione.
Se poi vi interessasse rivedere Anton, sappiate che compare nella mia raccolta “La scelta della bacchetta” in cui si vedono i personaggi di Game of Thrones acquistarne una.
A presto!

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Capitolo 2
*** Un'eredità da raccogliere ***


Un degno erede

 

Capitolo 2: Un’eredità da raccogliere

 
“Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità.”- Gianni Agnelli.
 
Da almeno mezz’ora Anton stava a guardare suo nonno mentre lavorava il legno senza aprire bocca. Prese la parola solo quando Mykew Gregorovitch cessò il suo lavoro, per prendere un filamento di corda di cuore di drago.
-Non sarebbe meglio limare un altro po’ il legno? –.
-Perché? -.
-Penso che se fosse un po’ più sottile, la bacchetta sarebbe più elegante-.
Mykew Gregorovitch fissò il nipote con aria critica: - E questo in cosa migliorerebbe l’utilizzò della bacchetta? Ricordati sempre che le bacchette sono strumenti di lavoro. Devono essere funzionali, non belle. E devono essere robuste per poter reggere ai danni che inevitabilmente subiranno: sono oggetti che vengono usati per combattere, che cadono, che vengono trasportati per lunghe distanze. Purtroppo molti miei colleghi non lo capiscono, nemmeno Olivander. Bravo è bravo, per carità, ma trovo che quel suo intagliare le bacchetta sia un’inutile perdita di tempo. Ma dopotutto lo fanno quasi tutti… ci tengono a rendere il loro prodotto più attraente-.
-Capisco- si limitò a rispondere Anton, mentre suo nonno si rimetteva al lavoro.
Poco dopo Mykew si avvicinò alla porta del negozio, girò il cartello con la scritta chiuso e si voltò verso Anton: -Adesso direi che possiamo cominciare a cercare la tua bacchetta-.
Anton s’illuminò. Era arrivato il momento che aspettava da tutta la vita: finalmente avrebbe posseduto una bacchetta che sarebbe stata sua soltanto, prodotta dal più grande fabbricante del mondo.
Saltellando il bambino si avvicinò al nonno: chissà che bacchetta gli sarebbe toccata… sperava tanto che avesse qualcosa di speciale… certo tutte le bacchette erano speciali a modo loro, il nonno glielo aveva sempre detto, ma in effetti era anche vero che alcuni legni avevano caratteristiche particolari molto intriganti, mentre altri creavano bacchette che ci mettevano molto più tempo delle altre a trovare padroni, dato che volevano che il loro partner umano possedesse caratteristiche particolari. 
Dopo aver preso le misure il nonno afferrò alcune bacchette: - Sambuco, crine di Thestral, trentotto centimetri e un millimetro, flessibile- annunciò porgendogli una bacchetta che malgrado ciò che aveva detto poco fa era finemente intagliata e attraversata da strani bozzi.
Anton la prese in mano e la agitò sentendosi un po’ teso a causa dello sguardo carico di aspettativa del nonno, ma non accadde niente. 
Mykew parve deluso, ma non sorpreso: - Ne ho create decine così e ne ho piazzate poco più di due dozzine- sospirò. - Be’ almeno dovevo provare. Tenta con questa: faggio, piuma di fenice, trentadue centimetri, flessibile-.
Dalla bacchetta uscì un piccolo sbuffo di fumo nero. Niente di che.
-No, non è lei. Tieni: carpino, trentatré centimetri e due millimetri, rigida, corda del cuore di drago-.
Un altro fiasco.
-Mmm… chissà, forse… abete e capello di Veela, ventotto centimetri e mezzo, molto flessibile-.
Stavolta la reazione della bacchetta fu molto più decisa: si udì un violento schianto e uno scaffale cedette, facendo cadere a terra una cinquantina di bacchette che emisero sbuffi e scintille.
-Oh, per Nerida*!- imprecò Mykew mentre si precipitava a controllare che nessuna bacchetta fosse rimasta danneggiata.
-Scusa- fece mortificato Anton.
-Non preoccuparti, non è successo niente di grave. Se avessi avuto un galeone per ogni volta che è successo un incidente qui dentro, a quest’ora sarei ricco. - borbottò Mykew, mentre agitando la sua di bacchetta aggiustava lo scaffale e faceva tornare le bacchette dentro le scatole. Alcune ritornarono facendo capriole per aria.
-Sempre esibizioniste quelle di corniolo- sbuffò l’anziano, un attimo prima di far tornare le scatole sullo scaffale.
La ricerca della bacchetta continuò, ma ci volle un altro quarto d’ora prima che Anton trovasse la sua: legno di cedro, crine di Thestral, rigida, venticinque centimetri e quattro millimetri. Non appena la prese in mano, si sentì pervaso da una sensazione di completezza, diversa da qualunque cosa avesse mai provato. Alzò la bacchetta, e da essa uscì un raggio di luce multicolore.
-Molto bene! - commentò Mykew sorridendo. - Cedro, eh? Direi che ti si adatta-.
-Se non sbaglio è un’ottima bacchetta da duello-.
-Non proprio: diciamo che in genere chi possiede una bacchetta di cedro è spesso un temibile avversario, soprattutto se hai fatto del male ai suoi cari. Una bacchetta perfetta per chi ha forza di carattere e lealtà fuori dal comune-.
 
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Anton Gregorovitch riemerse dolorosamente da quelle memorie, mentre si avviava verso il negozio. Parevano passati mille anni da quel giorno. 
Era in Brasile a studiare i capelli di curapira, quando gli era arrivata la lettera che lo aveva informato del ritrovamento del cadavere di suo nonno e del Marchio Nero che lampeggiava su di esso. 
Un paio di giorni dopo il funerale era stato aperto il testamento e come si aspettavano tutti la bottega era passata a lui. Suo padre non si era mai interessato ad apprendere l’arte della fabbricazione e nemmeno suo fratello.
-Se ci tieni tanto a congelarti le chiappe nei boschi per cercare la legna e i nuclei, per poi guadagnare quel poco che si ottiene vendendo bacchette, padronissimo- gli aveva detto suo padre quando dopo aver finito Durmstrang gli aveva detto che si sarebbe fatto insegnare il mestiere dal nonno.
Il negozio, il suo negozio era un disastro. Scatole vuote rovesciate ovunque, scaffali distrutti. Chissà quante bacchette erano finite in mano sciacalli vogliosi di smerciarle sottobanco, o a imitatori e bottegai da due Zellini che volevano spacciare le bacchette create da suo nonno per proprie creazioni e studiarle per carpirne i segreti. 
Altre invece erano finite in mano ai Mangiamorte che dopo la fuga di Olivander si erano riforniti lì prima della battaglia in cui finalmente erano stati sconfitti una volta per tutte, ma questo Anton Gregorovitch non lo avrebbe mai saputo.
Anton sospirò. Tirò fuori la bacchetta e la agitò. Come tanti anni fa, le scatole si chiusero e tornarono sugli scaffali ancora integri. Le altre si spostarono vicino alla porta, mentre il giovane riparava gli scaffali a colpi di bacchetta. 
Il meno era fatto. Ora avrebbe dovuto fabbricare abbastanza bacchette da riempire tutte quelle scatole.
Ricordava fin troppo bene l’ultima volta che era uscito dal negozio. Quanto era stato felice quel giorno…
 
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-Be’ direi che va bene- fu il commento di Mykew dopo aver osservato con aria critica una bacchetta fabbricata dal nipote. Era la prima volta che lo approvava uno dei suoi lavori. Tutte le altre bacchette erano state bocciate e distrutte.
-Sul serio? -.
-Ebano e corda del cuore di drago, trentatré centimetri e due millimetri, sorprendentemente rigida… mmm… sì, sì, vediamo… Accio mantello! -.
Un attimo dopo il mantello sfrecciò dall’attaccapanni alla mano del suo proprietario.  Mykew praticò altri incantesimi e alla fine posò la bacchetta soddisfatto.
-Bene. Nessun difetto-.
-Davvero? A me pare di avere ancora così tanto da imparare…-.
-Certo, che hai ancora tanto da imparare. C’è sempre qualcosa da imparare sulle bacchette. E c’è ancora tanto che ti posso insegnare, ma ormai hai raggiunto un buon livello. Devi girare un po’ il mondo, dare un’occhiata ai prodotti degli altri fabbricanti, capire con quali nuclei ti trovi meglio… se continui a imitare la mia tecnica i tuoi lavori non avranno mai personalità. Naturalmente devi fare ancora esperienza, ma quella arriverà solo con il tempo-.
-Lo farò nonno. Vedrai, ti renderò orgoglioso di me! -.
-Lo hai già fatto da un pezzo-.
Anton sorrise e il nonno se ne accorse. Fra loro due non c’era bisogno d’altro, si erano sempre capiti al volo. 
 
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I volantini erano stati distribuiti, la notizia fatta circolare. Ormai era certo che in giro si sapesse che il Gregorovitch Zauberstäbe aveva riaperto i battenti.
Era estate, la stagione in cui si vendono più bacchette, ma comunque poteva capitare che non arrivasse nessun cliente, ma Anton desiderava ardentemente che qualcuno venisse. Era il primo giorno di lavoro… forse era infantile, ma desiderava davvero vendere una bacchetta quel giorno. 
Dopo tre interminabili ore, la porta del negozio si aprì e ne entrò un uomo alto e bruno, seguito da una ragazzina pallida dai lunghi capelli neri. 
L’uomo lo scrutò con aria critica, ma poi decise di fidarsi del cognome Gregorovitch.
-Buongiorno. Mia figlia Sarah, sta per cominciare a frequentare Durmstrang e necessita di una bacchetta-.
-Siete venuti nel posto giusto. Mi dia solo il tempo di prendere le misure- rispose Anton. A parole si era mostrato sicuro, ma non si era mai sentito tanto nervoso da quando aveva sostenuto gli esami di diploma a Durmstrang.
Batte le mani e il metro gli obbedì perfettamente, cosa che ancora non succedeva sempre.
Selezionò una dozzina di scatole e le fece provare alla ragazzina. Le prime tre bacchette non produssero nulla, le successive tre solo poche scintille e con un sussulto Anton si rese conto che la settima era proprio una di quelle create da lui. Non appena le pallide dita di Sarah la sfiorarono, la bacchetta emise un sibilo e da essa uscì una serie di scintille scoppiettanti come fuochi d’artificio. 
-Agrifoglio e corda del cuore di drago, ventisei centimetri e sessantasette millimetri, mediamente rigida- annunciò. Poco dopo padre e figlia salutarono e uscirono.
-La mia prima bacchetta venduta. I primi soldi guadagnati con il mio lavoro- sussurrò Anton mentre metteva i galeoni nel registratore di cassa.
Il Gregorovitch Zauberstäbe sarebbe presto tornato meta obbligatoria di tutti coloro che avessero dovuto compiere la loro istruzione magica a Durmstrang e un giorno il nome di Anton avrebbe avuto la stessa fama di quello di suo nonno, ma al momento il giovane fabbricante non lo sapeva. Sapeva solo che aveva compiuto il primo passo su una lunga strada.
 
 
 
 
 
 
• Nerida Vulchanova è stata la fondatrice di Durmstrang. Immagino che Merlino sia conosciuto in tutto il mondo magico, ma penso che ogni paese abbia le sue imprecazioni.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
E qui si conclude questa mini-long. 
Spero di pubblicarne alcune sul dopoguerra in cui si assiste alla ricostruzione del mondo magico (qui per esempio si è assistito alla rinascita del Gregorovitch Zauberstäbe), e a come maghi e streghe riprendano in mano la loro vita dopo la sconfitta di Voldemort.
In origine questa doveva essere una one-shot, ma vista la lunghezza ho deciso di suddividerla in due capitoli. Avevo pensato che la prima bacchetta venduta da Anton potesse meritare un capitolo a sé, ma poi sono riuscito a farla rientrare in questo.
Spero che la storia vi sia piaciuta. Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui e Ladyriddle che ha recensito lo scorso capitolo. 
Quando avrò un’altra idea ci sarà una nuova storia. Fino ad allora… fatto il misfatto. 

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