For The Queen

di Karla_Heisenberg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Fondo Del Pozzo ***
Capitolo 2: *** Scintille Nel Buio ***
Capitolo 3: *** Luci Ed Ombre ***
Capitolo 4: *** Sussurri Nel Buio ***
Capitolo 5: *** Lanterne E Candele ***



Capitolo 1
*** Il Fondo Del Pozzo ***


“Lo sente Orlando che la morte l’afferra,                                

giù dalla testa fin sul cuore gli scende.

Fin sotto un pino se n’è andato correndo,

sull’erba verde ci si è accanto disteso,

la spada e il corno sotto sé si mette.

Volta ha la testa alla pagana gente,

e così ha fatto perché vuole davvero

che dica Carlo e con lui la sua gente

che morì il nobile conte da vincitore.

Confessa le sue colpe ripetutamente,

per i peccati in pegno offre a Dio il guanto.”

 

 

 

+++++

 

 

 

 

 

Un anno intero di calma e pace.

 

Un anno che ne valeva cento.

 

Ma si sa, tutti i bei sogni hanno una fine…

 

Seduto accanto ad una delle finestre del palazzo reale, Daida stava contando per l'ennesima volta gli inviti, avendo cura di controllare se in ognuno ci fosse il sigillo.

 

Non poteva rischiare errori di poco conto dopotutto!

 

Alzó lo sguardo dalle pergamene, libero di vagare per la stanza brevemente… avrebbe dovuto richiedere più pulizia; la polvere si vedeva ad occhio nudo in alcuni angoli!

 

Come poteva essere stato commesso un errore così grossolano?! 

 

Ah, l’avrebbero sentito alla prossima riunione!

 

Il biondo scosse il capo, non aveva tempo per sgridare le domestiche, non quella mattina. Aveva da fare dopotutto! 

 

Una volta raccolte le carte il sovrano lasció la stanza, e raggiunto il cortile si diresse a passo svelto dal proprio messaggero, istruendolo sul da farsi. Lo guardò allontanarsi in fretta… ma la sua mente era altrove.

 

Come sempre d'altronde.

 

Ora che gli inviti stavano venendo spediti, aveva il tempo contato: la cucina andava istruita a dovere, i decori dovevano essere reperiti, oh! Così tanto da fare!

 

Mezz'ora dopo il ragazzo si era già messo all'opera, ma era così concentrato nella sua spiegazione riguardo l’allestimento floreale da non sentire i passi affrettati in avvicinamento…

 

“Che significa tutto questo, Daida?!” 

 

Domandò stizzita una voce femminile alle sue spalle; il ragazzo gettò un semplice sguardo disinteressato oltre la propria spalla “Buongiorno, Madre" salutò freddamente per poi tornare alla sua spiegazione come se niente fosse.

 

Hiling digrignò i denti mentre sentiva la rabbia montare; quell'atteggiamento indisponente era… insopportabile! 

 

“Non hai risposto alla mia domanda" replicò “Ho visto il messaggero allontanarsi da palazzo di fretta, e i garzoni correre verso la città… non starai organizzando un altro ballo?!” domandò; il ragazzo la ignorò bellamente, più interessato nel controllo dei fiori stagionali proposti da uno dei servi

 

“… è così, vero? Un altro ballo, il terzo in un mese! Daida, non ti pare di star esagerando?!” 

 

“Volersi divertire non è mai esagerare, Madre" replicò finalmente il più giovane

 

“Nel modo in cui TU agisci lo è invece!” ribatté la donna “Sperperi il denaro in frivole feste, hai alzato le tasse solo per permetterti questo tenore, non è così che si amministra un regno!”.

 

La frase congelò il sedicenne sul posto; Daida si voltò, lanciando alla madre uno sguardo sprezzante “Non mi risulta le vostre lamentele continuino quando il vino scorre nelle vostre stanze e due o tre intrattenitrici vi aiutano a svuotare le bottiglie~” 

 

Persino i servi non poterono trattenere un sospiro di sorpresa al pesante commento. La Regina Madre sbarrò gli occhi e una frazione di secondo dopo la sua mano si mosse sferzando la guancia del figlio 

 

“Non osare rivolgerti a TUA MADRE IN QUESTA MANIERA!” urlò furibonda 

 

“UN RE NON DOVREBBE RIVOLGERSI COSÌ A NESSUNO, SPECIE AD UNA DONNA!” 

 

“L'esempio notturno che mi viene dato è qualcosa di diverso~” rispose il ragazzo crudelmente “Potete colpirmi finché volete, Madre… ma gli schiaffi non cambieranno la verità. Non cambieranno ciò che sento e vedo. Può ferirvi finché volete, ma siete VOI che agite in questo-" “CHIUDI LA BOCCA, DAIDA!!” “NO, VOI FATE SILENZIO, MADRE!!” 

 

Hiling guardò il figlio attonita.

 

Non aveva MAI alzato la voce con lei fino a quel momento!

 

“PARLATE DI MORALISMO, QUANDO VOI STESSA PARTECIPATE A CIÒ CHE ORGANIZZO! CREDETE IO NON SAPPIA POI DOVE ANDATE QUANDO NON ORGANIZZO EVENTI?! CREDETE IO NON NOTI LA CANTINA SVUOTARSI?! NON FATE A ME LA PREDICA, QUANDO VOI NON SIETE MEGLIO DI ME!!” 

 

Le parole di Daida la colpirono come un colpo di mazza ferrata; la bionda strinse i pugni, scoccando al figlio un'occhiata crudele e delusa 

 

“… Bojji non avrebbe mai dovuto lasciarti il trono, e io non avrei MAI dovuto permetterti di governare" sentenziò prima di voltarsi e lasciare la stanza. Si diresse a passo sostenuto fino a raggiungere le proprie stanze, e lì fu finalmente libera di crollare sul letto, affondare il viso sul cuscino e liberare tutto il suo dolore con un urlò straziante seguito da copiose lacrime di rabbia. Si sentiva un fallimento come Regina e come madre, non sapeva più che fare! 

 

A nulla era valso il suo supporto o i suoi consigli, e la sua fiducia? Frantumata!

 

E tutto solo per colpa di…

 

“Vostra Altezza? Posso entrare?” 

 

Al richiamo maschile Hiling si mise seduta, asciugando le lacrime con un veloce movimento della mano 

 

“Vieni avanti, Dorshe" disse cercando di mascherare la voce rotta al meglio.

 

La porta si aprì, permettendo alla guardia di entrare; con i suoi quasi due metri di altezza e la corporatura muscolosa l'uomo poteva benissimo essere definito un armadio semovente “Vostra Altezza, perdonatemi se vi disturbo, ma vi ho vista correre in questa direzione e…” gli bastò una semplice occhiata per capire tutto 

 

“… Re Daida vi ha mancato ancora di rispetto?” chiese l'uomo, ottenendo un semplice cenno di assenso in risposta. Il suo sguardo si indurì “Vostra Grazia, tutto ciò non può continuare! Non è giusto nei Vostri confronti! Un ragazzetto viziato non può-" 

 

“Bada alle tue parole, Dorshe" lo fulminò Hiling lapidaria “Il ragazzetto viziato è pur sempre mio figlio, e il tuo Re" 

 

“Altezza, sapete bene come la penso, e sapete bene chi considero mio re ancora" replicò l'uomo, ottenendo un’occhiataccia dalla donna “Lui è morto, Dorshe, da molto tempo ormai; non dovresti aggrapparti ad un ricordo che dovrebbe solo sbiadire” la bionda si alzò e si diresse verso l'enorme armadio di mogano presente nella stanza 

 

“Se sei qui per giocare alla famiglia, sappi che non sono dell'umore giusto" bofonchiò mentre osservava gli abiti riposti all’interno. Dorshe abbassò lo sguardo per un momento, prima di chiudere la porta e marciare verso la sua protetta; la fece voltare di colpo e la strinse a sé, ottenendo una reazione degna di un felino rabbioso dalla monarca. L'abbraccio duro solo fino a quando non ricevette un colpo allo stinco che gli fece mollare la presa “COME OSI?! TOCCAMI UN'ALTRA VOLTA SENZA PERMESSO E TE NE FARÒ PENTIRE!!” urlò la Regina schiumante di collera, confondendo ancora di più la guardia 

 

“Ma Altezza…” provò a rispondere questi venendo interrotto immediatamente 

 

“Devi SMETTERLA di aggrapparti al passato, Dorshe! Mi fai impazzire!! Ciò che è successo tempo fa è MORTO! FATTENE UNA RAGIONE!!” presa dalla frustrazione la donna lo caricò, riuscendo con molta fatica a spingerlo fuori dalla porta chiudendo a chiave subito dopo. Poggiò la schiena contro il legno, e dopo un momento si lasciò scivolare versi il basso sedendosi a terra. Si coprì il viso con le mani, lasciandosi andare ad un secondo pianto  affranto.

 

Lei, la Regina Madre Hiling, seconda moglie dello scomparso Re Bosse, in quel momento si sentiva più fragile di una neonata: 

 

suo figlio si era dimostrato fragile ed immaturo, incapace di sostenere lucidamente l’accaduto,

 

la sua guardia viveva nello spettro delle sue sole debolezze, 

 

non aveva più notizie di Bojji e Kage, 

 

e il suo solo modo di compensare tutto quel tormento interiore era davvero nell'alcool e tra le braccia di persone discutibili.

 

Non voleva più illudere il povero Dorshe, e le parole di Daida avevano solo confermato quello che era: un disastro totale.

 

Hiling alzò gli occhi colmi di lacrime, soffermandosi sulla porzione di cielo visibile dalla finestra… per la prima volta dopo così tanti anni, rimpianse di non essere rimasta con le altre Sorelle quel malaugurato giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

++++

 

 

 

 

 

Buongiorno o buonasera.

 

Spero che questo prologo, che serve ad inquadrare un pochino la situazione nel Regno di Bosse, vi abbia interessato abbastanza~

 

Per prima cosa preciso che la storia è ambientata DOPO gli eventi di fine serie, e come vedete… non siamo nel più roseo dei momenti eh?

 

Capita, no?~

 

Non mi piacciono i finali troppo perfetti e felici.

 

 

 

Per chi ha visto la serie, se siete arguti avrete già forse intuito come mai Daida si comporta così, avrete notato che a palazzo manca qualcuno, e la nostra Hiling scarica la colpa su questa persona~

 

Se non avete visto la serie, tranquilli che tanto tutto si rivelerà a tempo debito🌸

 

 

 

Una seconda nota prima di dirvi ciao: 

 

Controllate bene i versetti di inizio capitolo!

 

La citazione alla letteratura classica rivela indizi su cosa succederà~

 

 

 

⚙Un abbraccio e benvenuti nel Regno⚙

 

 

PS: Scusate il testo strano. L'editor mi sta facendo dannare oggi...

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Capitolo 2
*** Scintille Nel Buio ***


"Fin quando tra il cielo e la terra

rimarrà la distanza di un sogno,

ci saranno uomini disposti

a non morire nei propri letti,

e una foresta a far loro da giaciglio"

 

 

 

*** 

 

 

 

Una carrozza trainata da due Frisoni procedeva a passo sicuro sul sentiero battuto; lo scintillio del sole di primo pomeriggio rendeva il cocchio simile ad un insetto sfavillante e sovrappeso, tronfio del suo carapace.

 

A bordo stavano un uomo corvino ed una signora bionda, entrambi riccamente agghindati e ingioiellati; quando si è nobili bisogna mettere in mostra i propri averi dopotutto, no? 

 

“Come stavo dicendo, mia diletta, con gli ultimi guadagni potremo finalmente rinnovare i giardini! Non vedo l'ora di piantare quei gigli" annunciò l'uomo sfregandosi le mani come una mosca; la donna ridacchiò frivola da dietro il ventaglio “A volte temo tu ami le piante più di me, Pucci…” sospirò lei “Ma come puoi pensare una cosa così falsa?! Scoiattolina mia, ti ho forse dato modo di dubitare di me?” chiese lui preoccupato. La donna mosse il ventaglio un paio di volte e gli rivolse uno sguardo da cucciolo “Hai pensato subito a comprare i gigli e non a farmi un pensierino!” gemette, ottenendo che l'uomo le prendesse la mano “MI dispiace,  mia cara! Sono stato uno stupido! Facciamo così: alla prossima città ti comprerò il gioiello più bello che troverai!” fece smielato strappandole una risatina, che si convertì in un gridolino quando la carrozza arrestò la marcia con un brusco scossone, ribaltando l'uomo dal sedile 

 

“Ma che…” “Pucci perché ci siamo fermati?! “ la risposta fu data quando lo sportello venne aperto di colpo, permettendo ai due di vedere una figura incappucciata in piedi all'esterno, con una benda sull'occhio destro e interamente vestita di nero 

 

“Salute, Signori~” salutò la sconosciuta con voce ovattata a causa della mezza maschera indossata “Perdonate l’interruzione del vostri viaggetto, ma dovreste scendere dal cocchio”

 

L'uomo si accigliò, e così la dama “Che diavolo stai dicendo?! Che succede?!” “Pucci, falle vedere!” rincarò la donna chiudendo il ventaglio con violenza, il nobile si alzò in piedi e si mosse verso la figura, bloccandosi quando si trovò una lama a pochi millimetri dal naso 

 

“Forse non mi sono spiegata bene… dovreste scendere ORA~” ripeté melliflua la ladra costringendo entrambi ad alzare le braccia e facendo strillare la nobile di terrore. Pochi minuti dopo la carrozza ripartì a tutta velocità lasciando i due a piedi, con l'uomo impegnato a difendersi dalle ventagliate e gli strilli stizziti della sua signora “Forse avrei dovuto portarlo con me…” borbottò la ladra guardando indietro.

 

Poveretto!

 

Il tragitto durò circa un'oretta, procedendo nel fitto della foresta su un sentiero pressoché invisibile, fino a che le figure di alte mura di pietra non si stagliarono all’orizzonte; la donna estrasse rapidamente un corno dalla custodia appesa in vita, prese fiato e soffiò nello strumento a lungo: i pesanti battenti si aprirono per lasciarla passare, richiudendosi poco dopo.

 

La ladra fermò la carrozza al centro della piazza principale e scese con un balzo, spaventando alcuni polli che razzolavano nelle vicinanze “Cominciavo a temere che ti avessero presa, Tyr" commentò una voce maschile, appartenente ad un uomo alto e allampanato dalla corta chioma scura 

 

“Per prendermi non gli basterebbe un anno di allenamento” replicò la ragazza con una risata “Guarda che gioiellino, Mordred!” commentò poi dando un colpo al cocchio “Due Frisoni in ottima forma, e con questi intarsi immagino solo quante monete saremo in grado di forgiare!” fece entusiasta; l'uomo girò attorno alla carrozza ispezionandone i dettagli “Sarà possibile riutilizzare ogni parte senza problemi, e I nostri guadagni ne verranno positivamente influenzati! Questi nobili dalle mani bucate a volte ci fanno dei grandi favori con la loro stupidità~ il Nido dovrebbe proprio ringraziarli" la frase fu conclusa con un inchino plateale rivolto alla carrozza, che strappò una risata alla ladra.

 

Tyr aprì lo sportello, entrando per un momento all'interno ed affacciandosi al finestrino poco dopo “La sfortunata dama ha lasciato la borsetta" informò, attirando l’attenzione dell'uomo “Portala nello Studio, Gale e Arthur saranno già lì e io vi raggiungerò tra poco" consigliò Mordred.

 

Quando uno di loro trovava una borsa, il contenuto veniva diviso sempre per quattro; era una loro regola personale. Tyr annuì e scese, raggiungendo presto una struttura nella parte più lontana della cittadella: una sorta di piccolo castello in pietra evidentemente ristrutturato; una varcata la soglia e salite le scale entrò in un'ampia sala: un pesante tavolo era posto al centro attorniato da sei sedie intarsiate, alle pareti erano appese mappe, armi e arazzi e la luce filtrava da un’enorme finestrone. Chini sul tavolo stavano due uomini:

 

Il primo, alto quasi due metri, aveva la carnagione abbronzata quanto quella di Tyr e una scompigliata chioma scura che gli toccava le spalle; il secondo invece era un uomo sui sessant'anni, il cui dettaglio più evidente era la curata barba, argentea quanto i capelli corti. All'ingresso di Tyr si voltarono entrambi, distogliendo l’attenzione dai bilanci che stavano esaminando “Tyr, bentornata" salutò il sessantenne; la ladra salutò indietro, e lanciò la borsa verso il più alto 

 

“Mamma Tyr porta un regalo~” trillò lei “Non è il mio colore" replicò l'uomo abbronzato strappandole una risata; una volta che anche Mordred li raggiunse la ladra rovesciò il contenuto della borsa sul tavolo “Dunque Arthur, lasciamo a te" disse il più alto.

 

Evidentemente il più anziano era una sorta di capogruppo per loro “Grazie Gale" ringraziò questi, tornando poi a concentrarsi sugli oggetti caduti 

 

“Le tre sacche di monete ne conterranno almeno mille l'una. Un sacchetto finirà nella tesoriera, il resto sarà ripartito tra noi con 250 monete a testa" iniziò, passando i sacchetti a Mordred per la spartizione “Questa spilla sembra portare il tuo nome, Gale" disse poi, cedendo al corvino un monile che portava un blasone sopra “Mordred, gli occhialetti sono tuoi” 

 

“Li utilizzerò… o li smonterò~” commentò il banchiere aggiustando i propri sul naso “E Tyr, prendi gli orecchini. Le gemme ti donerebbero" continuò Arthur, prendendo l'ultimo oggetto restante: un anello in oro massiccio; il suo piano era fonderlo per ricavarne una spilla per il mantello.

 

La ladra era ancora persa nell'ammirare gli orecchini ricevuti, quando notò un ultimo oggetto sul tavolo: una busta decorata e già aperta… 

 

“Ehi, e quella cos’è?” Domandò incuriosita, Gale la prese e ne estrasse il contenuto 

 

“Siete invitati al Gran Ballo Venerdì prossimo alla tenuta d'Estate; presentate l'invito all'ingresso e comunicate il Vostro nome per l’annuncio. Si richiede di indossare un fiore di stagione come decoro.

 

Ossequi,

 

Re Daida" lesse ad alta voce l'uomo

 

“Oh, così abbiamo privato qualcuno del proprio pass d'ingresso? Come sono affranto…” commentò Mordred fintamente dispiaciuto “I nobili non fanno altro che pensare a feste e balli, degli idioti!” si aggiunse Gale passando la busta a Tyr 

 

“Il suo regno è in rovina e lui pensa a festeggiare, non è un comportamento che si addice ad un Re a parer mio!” 

 

“… perché non ci andiamo?” 

 

La voce di Tyr, o meglio la sua proposta indecente, attirò gli sguardi dei tre in un muto invito a spiegarsi meglio 

 

“Se ci infiltrassimo saremmo in grado di prendere chissà quante ricchezze! Non per forza dagli ospiti, anche solo dalle stanze! E se qualcuno sotto minaccia cederà qualcosa tanto meglio~” 

 

Arthur srotolò una mappa sul tavolo, facendo scorrere il dito sulla carta “La tenuta non dista molto dal palazzo reale, e a cavallo sono solo due o tre ore di marcia da qui" spiegò “Se tagliamo dal bosco riduciamo la distanza della metà” replicò Gale tracciando un segno sulla mappa 

 

“Gale ha ragione, e se prendiamo il sentiero che abbiamo rinnovato possiamo utilizzare un carretto per trasportare le cose più facilmente!” aggiunse Tyr. Il piano era semplice, e depredare una residenza era ben più facile che introdursi in un forte! 

 

I quattro rimasero a lungo a definire il piano, studiando dettagli e strategie e decidendo l'equipaggiamento giusto; sarebbe stato un successo per il Nido! I commerci con il Mercato sarebbero stati prosperi di sicuro… non restava che attendere il giorno prestabilito.

 

La sera del ballo giunse in un battito di ciglia; almeno un centinaio di persone presero parte all’evento, non perdendo un secondo a complimentarsi e conversare con Daida, danzare e bere. Una sfarzosa serata come tante, in una nuova festa che sarebbe sicuramente stata ricordata come un successo! 

 

Ma qualcuno non era proprio in vena di festeggiare… Hiling si teneva lontana dalla folla, cercando di rimanere nelle zone più tranquille e scambiando poche parole cortesi; avrebbe solo voluto tornare a palazzo… la scelta del figlio l'aveva un po' sorpresa, e la festa pareva meno opulenta del solito, quasi carina con tutti quei fiori delicati. Tutto sommato non era male come ricevimento, ma il suo umore stava intralciando ogni possibilità di godere dell'atmosfera! 

 

“Madre…” chiamò Daida, avvicinandosi alla donna “Cosa ne pensate? I servi hanno fatto un buon lavoro come sempre, non trovate?” Domandò il biondo “Sì, come sempre non si sono smentiti…” annuì la donna, svuotando il terzo calice della serata subito dopo; il figlio distolse lo sguardo dalla madre per un momento, dopodiché la sua mano si tese esitante verso di lei 

 

“… Volete danzare?” chiese senza guardarla negli occhi.

 

La donna fissò la mano tesa per un lungo momento “D’accordo” rispose finalmente; i due si spostarono al centro della pista da ballo, e dopo gli inchini di rito si unirono alle danze sotto agli sguardi degli invitati. Vedere la Regina ballare con il Re in carica era un evento dopotutto, che neanche a dirsi strappò qualche suono intenerito da alcune donne presenti. 

 

Erano pur sempre madre e figlio al di là dei loro titoli... ma quando la melodia si concluse ed entrambi si guardarono negli occhi, Daida sentì lo stomaco torcersi: gli occhi blu della madre erano esattamente come i suoi. 

 

Spenti, e vuoti.

 

Quella luce viva che li rendeva così espressivi pareva svanita nel nulla…

 

“Madre…” disse incerto; Hiling si limitò a rivolgergli una seconda e breve riverenza “Grazie per il ballo, Daida." disse la donna, girando i tacchi e allontanandosi senza proferire ulteriore verbo. Il Re seguì la madre con lo sguardo mentre spariva al piano superiore, avrebbe voluto seguirla ma poi? Cosa avrebbe fatto? Cosa sarebbe cambiato?

 

Sua madre aveva costruito di nuovo una corazza impenetrabile che non era in grado di scalfire in nessun modo! Per un breve momento il ragazzo strinse le braccia attorno al proprio corpo, mentre ricordava quel caldo e forte abbraccio che sua madre gli aveva dato quando l'avevano salvato.

 

Quasi due anni erano passati, e quel tepore era ancora impresso nella sua mente…

 

La serata proseguì; se le guardie fossero però state più attente avrebbero notato la serratura della porta sul retro, direttamente collegata alle scale che davano su cucina e ripostiglio, tremare. Un attimo dopo la porta si aprì silenziosamente permettendo a quattro persone di entrare come un branco di gatti, i volti nascosti da mezze maschere e cappucci 

 

“La sorveglianza lascia proprio a desiderare oggigiorno" commentò Mordred con un ghignetto sornione “Sua Maestà dovrebbe assumere gente più competente" Tyr ridacchiò al commento “Concentriamoci" li richiamò Arthur “Dobbiamo raggiungere le stanze superiori ora che gli ospiti sono rinchiusi nel salone principale. Saranno troppo ubriachi per notarci se siamo svelti abbastanza” “Te ne intendi di feste nobiliari, vero?~” il commento di Mordred fu spento da un'occhiata seria di Gale.

 

Non era il momento di scherzare o lanciarsi frecciate! 

 

I quattro si mossero all'unisono passando oltre le cucine senza essere notati, scivolando come ombre fino a vedere la via che conduceva all'ingresso. Un respiro profondo, e Arthur si mosse per primo con i tre al seguito.

 

La musica e lo sfavillio li accolsero, dando al gruppo la possibilità di ammirare per un istante le unioni di fiori ed oro; oltre all’aroma delle piante l'aria era pregna dei profumi del cibo e del vino, oltre che un po' pesante a causa della quantità di persone all’interno. Gli Uccelli di Rovo, così erano conosciuti, si concessero un singolo momento di ammirazione per poi scivolare rapidi sulla scalinata; Tyr scorse con la coda dell'occhio il Re di quel regno impegnato a conversare con una ragazza ignota dalla chioma argentea… quel giovane era proprio il ritratto di sua madre…

 

Una volta al piano superiore i quattro si divisero per meglio razziare ciò che la tenuta offriva, lasciando la ladra libera di muoversi da sola.

 

Tyr non perse tempo a darsi da fare: per essere una tenuta estiva aveva davvero molte stanze! E gli oggetti preziosi da trafugare non mancavano… soprammobili, monili dimenticati, monete lasciate da sole, una manna per il Nido! Rivendere tali oggetti sarebbe stato facilissimo! Mentre usciva da una delle stanze però la donna dovette affrettarsi a trovare riparo dietro ad una cassapanca allo scatto di una serratura; la corvina sbirciò cauta dal proprio nascondiglio, seguendo con lo sguardo una donna bionda spostarsi in una stanza attigua.

 

Le sue guance si arrossarono lievemente: era bastato un lampo della figura per annebbiarle la mente! Ah, Gale aveva proprio ragione: le bastavano due curve per andare in tilt! “Forse dovrei frequentare il bordello qualche volta in più" pensò prima di rimettersi all'opera silenziosa come un topo…

 

Nello stesso momento Arthur aveva raggiunto la balconata; poggiato ad una colonna l'uomo osservava gli invitati danzare e divertirsi. Un sospiro nostalgico lasciò le sue labbra, la mente che tornava agli anni passati, alle feste, alle danze… a quando si erano conosciuti…

 

Il ladro strinse le tempie con una mano; ormai quelli erano solo ricordi. 

 

Quei tempi non sarebbero più tornati, e nemmeno la visione di quel dolce sorriso… si maledisse da solo, non poteva distrarsi! I ricordi lo rendevano debole, ma la memoria e quella promessa erano al tempo stesso ciò che lo spingeva a continuare, a non cedere all’oscura brama di lasciarsi andare.

 

Infilò lesto la mano nella casacca e strinse tra le dita il ciondolo che portava al collo.

 

Non avrebbe tradito la sua parola.

 

“I piani superiori sono preclusi agli invitati a meno che Re Daida non abbia concesso un permesso" proruppe una voce maschile alle sue spalle. Arthur fu bruscamente riportato alla realtà, le dita strette ancora in quella presa ferrea attorno al gioiello “Infatti me lo ha concesso" replicò il brigante voltandosi con aria tranquilla. 

 

Dorshe inarcò un sopracciglio, squadrandolo da capo a piedi “La ragione?” Domandò brusco “La musica mi ha causato una forte emicrania, qui è più tranquillo. Alla mia età oramai la mia resistenza è nulla, e i profumi troppo intensi mi infastidiscono” spiegò Arthur per giustificare il vestiario. La guardia fissò il fiore appuntato alla cappa dello sconosciuto, dopodiché lo guardò negli occhi… “Curioso. Nell'invito era specificato di indossare fiori di stagione… e quello che Voi portare sono sicuro sia una rosa" incrociò le braccia, indurendo lo sguardo “Se mi seguirete senza opporre resistenza chiuderò un occhio in via eccezionale”.

 

Arthur fece un sospiro e finse di avvicinarsi, scartando alla destra del colosso all’ultimo secondo e sparendo nel corridoio; Dorshe imprecò internamente correndo nella direzione opposta. 

 

Doveva avvertire Apeas  e i soldati.

 

Un ladro braccato era pericoloso quanto un cane selvatico!

 

Il bandito più anziano intanto fece suonare il corno in un breve richiamo, il codice per i suoi alleati che segnalava il pericolo.

 

Era ora di levare le tende.

 

***

 

Tyr si chiuse la porta alle spalle, permettendo a Gale di trascinare una vicina cassapanca contro di essa per bloccare l'accesso.

 

In una manciata di minuti la situazione ai piani superiori era precipitata: diverse guardie erano state indirizzate di sopra per dar loro la caccia, e i quattro avevano iniziato il nascondino più snervante della loro vita fino a riunirsi in quella stessa stanza. Ma erano in trappola come topi!

 

“E adesso?!” gemette Tyr con ancora il fiato corto “Sono troppi, non possiamo affrontarli per guadagnare l'uscita!” constatò preoccupata. Era stata una pessima idea decidere di intrufolarsi con così tanti soldati!

 

"Non preoccupatevi miei cari compagni" rispose Mordred con la sua solita sicurezza sardonica. "Possiamo tutt'al più saltare da una finestra verso la nostra inevitabile morte per non farci catturare"

 

"Non è il momento per le tue battute!" Ringhiò Gale visibilmente seccato "Come ne usciamo?!" La ladra si mosse verso la finestra. Un salto sarebbe stato effettivamente morte certa, ma…

 

"... Mordred" chiamò preoccupata “Tu non nomini mai elementi casuali... che cosa trami?" L'altro si limitò a ghignare 

 

"Voi lasciate fare a me e seguitemi" disse, svoltando dritto verso una delle finestre che davano sul giardino. Una volta alla finestra fece segno a Gale di prendere la corda che l’l’abbronzato portava alla cintura 

 

“Ora, voi vi calate dalla corda senza fare domande. Io arriverò tra un secondo." Istruì, tirando fuori uno strano contenitore a forma di corno; i tre si scambiarono un’occhiata perplessa ma non fecero domande, obbedendo agli ordini dati.

 

Si calarono fulminei giù per la corda, raggiunti poco dopo dal castano che atterrò senza neanche un capello fuori posto

 

“Miei cari" disse mentre estraeva un altro contenitore rovesciandone il contenuto permettendo ad una polverina grigia e impalpabile di danzare nell'aria fredda fino alla base della torretta dalla quale erano scesi.

 

"È il momento di concludere la festa con i botti~" Disse malevolo, lanciando un fiammifero sul terreno.

 

Il boato che seguì se lo sarebbero ricordato per tutta la vita: fiamme danzanti eruppero dalla terra, avvolgendo le pietre del palazzo e diffondendosi a macchia d'olio, altri botti assordanti che squassavano il cielo notturno sovrastando le grida e le esclamazioni degli invitati all'interno; Tyr si fece indietro, osservando le fiamme alzarsi sempre più in alto fameliche.

 

“Era questo il tuo piano di fuga?! UN INCENDIO?!” sbraitò incredula rivolgendosi al compagno "Beh, è il modo migliore per non lasciare traccia e nel contempo distruggere possedimenti che non possono essere rubati." Il suo ghigno si fece per un attimo più serio, gli occhi che brillavano impietosi dietro alle lenti degli occhialetti "Pensavo fossi convinta che eliminare i nobili fosse la cosa migliore. Vorrei inoltre ricordarti che questa spedizione è stata una tua proposta, mia cara~".

 

La ladra si morse il labbro nervosa; si allontanò con i tre verso i cavalli e il carretto passando per i giardini, ma giunta a metà strada si fermò. Rivolse lo sguardo dell'unico occhio buono verso la tenuta ormai in fiamme, notando già alcuni uscire in fretta, in preda al panico.

 

Forse tutto ciò era... troppo drastico.

 

Ma quelle persone... tutta quella frivolezza, quello sdegno... 

 

Che fare?!

 

La donna strinse i pugni, indossò di nuovo cappuccio e maschera... e corse indietro verso l'edificio in fiamme.

 

 

 

***  

 

 

 

 

 

Zia Karla finalmente ritorna!

 

E sì, un bel cambio di ritmo dal prologo eh? Almeno spero…

 

Comunque sia, la storia finalmente è salpata…

 

E ora sono cazzi per tutti~

 

Avete fatto la conoscenza degli Uccelli di Rovo, e spero tanto vi siano piaciuti! Vorrei tanto sapere le vostre impressioni su di loro e se uno dei quattro vi ha colpito di più!

 

Sperando che Tyr non diventi un grissino stracotto, ci vediamo alla prossima!

 

Un abbraccio 

 

⚙Karla_Heisenberg⚙

 

 

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Capitolo 3
*** Luci Ed Ombre ***


“Che Dio ci conceda la capacità di riconoscere il giusto, 

 

la volontà di sceglierlo 

 

e la forza per conservarlo”

 

 

 

 

 

 

 

*** 

 

 

 

 

 

 

 

Mordred aveva architettato la copertura a regola d'arte:

 

Le fiamme si erano rapidamente espanse, lambendo l'intero edificio in pochi minuti e gettando gli ospiti nel panico; Dorshe e Apeas dovettero fare del loro meglio per coordinare la scarna guarnigione presente sul posto per scortare gli invitati nel giardino e prestare primo soccorso a chi era sfortunatamente rimasto ferito. 

 

E l'ombra dei ladri, sicuri artefici del colpo, aleggiava ancora attorno a loro… se avessero voluto attaccare, quello sarebbe stato il momento giusto; oramai all'esterno il Re aveva preso posto su una panchina, lasciando che una nobile, la stessa ragazza con cui aveva passato gran parte del ballo, imponesse le mani sul suo viso per risanare alcune scottature superficiali. Ancora scosso dall'accaduto Daida gettò uno sguardo verso la marea umana… e il cuore gli si fermò.

 

Non scorgeva traccia di sua madre.

 

Si alzò, e dopo un rapido congedo dalla ragazza scattò verso l’imponente figura di Dorshe a qualche metro da lui “DORSHE!!” chiamò “DOV'È MIA MADRE?!” chiese agitato; la guardia strinse I denti “Maestà, Vostra madre potrebbe essere ancora dentro, ma non temete! Ora torneremo all’interno per cercarla” spiegò rapidamente. Per non concedere tempo di azione al ragazzo l'uomo si diresse rapido verso l'entrata richiamando alcune guardie con sé: era stato sciocco a non imporsi nel rimanere accanto alla sua protetta, ma come sua guardia doveva anche seguirne gli ordini, e lei aveva ordinato di essere lasciata sola.

 

Nel frattempo Tyr stava percorrendo ad ampie falcata la distanza che la separava dalla struttura.

 

Il piano era semplice: trovare una via d'accesso, liberare eventuali civili intrappolati, ed uscire… un boato però arrestò la corsa della ladra, seguito dalla voce preoccupata di Apeas “L'ingresso principale è bloccato!” sentì gridare il cavaliere “ANDATE SUL RETRO!! DOVETE ENTRARE, SUBITO!!” fece eco la voce disperata del giovane re. La donna imprecò sottovoce.

 

Questo complicava le cose…

 

Si mosse velocemente verso il lato sinistro dell’edificio: la stessa finestra dalla quale erano scesi risultava la migliore alternativa… unico problema? 

 

Avrebbe dovuto scalare il muro poiché la corda usata precedentemente era stata rimossa da Mordred durante la fuga.

 

Si colpì un paio di volte le guance scuotendo il capo “Forza Tyr!” Si disse “Puoi farcela, DEVI! Qualcuno potrebbe morire senza il tuo aiuto!” 

 

La ladra prese un respiro, dopodiché mosse i primi passi sulla parete verticale: quasi immediatamente la testa fu pervasa da un fastidioso senso di vertigini che minacciava di farle perdere la presa, ma la donna strinse i denti, costringendosi a continuare.

 

Presa dopo presa, Tyr si issò all’interno della stanza; rimase a quattro zampe cercando di riprendersi dalla pesante sensazione di nausea e stordimento… quella sua condizione sconosciuta era odiosa! Voltò il viso semicoperto dalla maschera verso la porta precedentemente barricata: era stata sfondata da strani fendenti, e persino la cassapanca era in pezzi! “Almeno posso entrare…” pensò.

 

Si rialzò, e passando per l'apertura si ritrovò nel corridoio…

 

Era un vero inferno!! 

 

Le fiamme avevano reso l'aria pesante e fumosa, oltre che insopportabilmente calda, in più non sapeva con esattezza quante cariche Mordred aveva disseminato in giro. Doveva sbrigarsi a perlustrare quel posto! Prese la sinistra, ed iniziò il suo giro.

 

Ignara della presenza della ladra, in una stanza dell'ala Est, Hiling guardava ancora sconvolta la porta oramai inesistente e ciò che giaceva sotto al legno e i calcinacci: il cadavere orrendamente sfigurato dalle bruciature del servo con cui stava discutendo fino a poco prima che l’incendio peggiorasse.

 

Nemmeno la sua magia lo avrebbe aiutato stavolta! Ma vedere una persona morire di fronte ai propri occhi lascia il segno… 

 

Hiling tossì a causa del fumo, conscia di doversi alzare ed allontanare prima di una nuova esplosione, ma le gambe non obbedivano. Era completamente paralizzata, non riusciva nemmeno a gridare! Sarebbe davvero stata la fine?! 

 

Un crollo l’avrebbe schiacciata?

 

 Sarebbe bruciata viva? 

 

Soffocata da quel fumo denso e scuro?! L'idea di morire come un topo in trappola le fece salire le lacrime agli occhi…

 

No.

 

Non sarebbe finita così. 

 

La Regina Madre si costrinse ad alzare un braccio verso la porta, si concentrò e rilasciò un accecante bagliore ripetuto: se qualcuno fosse stato nei corridoi l'avrebbe notata forse! 

 

Presto il fumo aumentò e così i colpi di tosse della donna; Hiling si accasciò al suolo respirando a fatica, lottando per restare cosciente… la vista si stava offuscando, e il suo segnale luminoso si stava affievolendo “Daida…” fu in grado di rantolare flebile, ormai certa della fine prossima. Eppure si costrinse a perpetrare quella muta supplica di aiuto…

 

Curioso come il Fato mescola le carte, no?

 

Come intreccia le vite, come sceglie gli eventi, come premia gli audaci…

 

Dalla porta la bionda poté scorgere un’ombra affacciarsi ed entrare, una voce lontana le porse domande incomprensibili alle sue orecchie, alle quali la donna rispose semplicemente con un rantolio esausto, abbassando le palpebre 

 

“Nonono, hey!! Hey resta sveglia!! Non puoi dormire… porca puttana!!” Tyr la scosse di malagrazia, ringhiando. 

 

Svenire in un incendio significava meno probabilità di salvezza! Era riuscita a indirizzare un paio di domestici verso il retro, sentendo le guardie muoversi da basso e sicura che sarebbero stati aiutati… ma ora doveva uscire! 

 

La nobile era spacciata, tanto valeva lasciarla lì e guadagnare l'uscita, no?!

 

Strinse i denti “Maledizione, schifosa puttana ornata d'oro! FANCULO A ME E ALLA MIA SCEMPIAGGINE!!” urlò; con un gemito di fatica issò la donna sulla propria spalla, gettò un ultimo sguardo allo sfortunato servo, e lasciò la stanza.

 

Sarebbe uscita dal retro e nell'ipotesi peggiore avrebbe menato fendenti contro le guardie o gli avrebbe direttamente scagliato contro chi stava trasportando per poi fuggire, qualunque ipotesi avrebbe fronteggiato una volta fuori, sapeva per certo che il tempo era agli sgoccioli: le fiamme ormai erano incontrollabili, il fumo aveva sporcato il suo viso e quello della sopravvissuta di nero, la faceva tossire e lacrimare, e l'aria calda era ormai irrespirabile.

 

Presto vide la scalinata principale, accelerò… ma uno scricchiolio la fece saltare indietro giusto un attimo prima che il soffitto crollasse, sbarrandole la strada “MERDA!!” urlò la ladra.

 

Se ne fosse uscita viva, avrebbe ficcato la testa di Mordred nella prima latrina sporca del Nido! 

 

Si affrettò a tornare sui suoi passi e cambiare direzione, ritornando nella stanza dalla quale era entrata “Sono un'idiota, sono una CAZZO di idiota!!” gemette. Posò l’inerme carico al suolo e diede uno strattone ad una delle tende per verificarne la stabilità,  dopodiché riprese la donna in spalla, strinse la tenda con una mano, prese la rincorsa… e balzò nel vuoto proprio mentre un crepitio inquietante le gelava il sangue nelle vene: l'ennesima esplosione detonò alle sue spalle bruciando la tenda ed accompagnando la discesa con lingue di fuoco. Lesta la ladra fece scivolare la bionda in avanti, stringendola a sé quando l'impatto le tolse il fiato; ruzzolò di qualche metro, rimanendo poi immobile sull'erba gelida continuando a schermare il carico umano con il proprio corpo.

 

Udì chiaramente un boato, una pioggia di ciottoli e pietre colpirle la schiena, ed infine un urlo maschile carico di disperazione levarsi dall'altro lato del palazzo. Solo quando si sentì nuovamente stabile Tyr allentò la presa sulla donna per guardarla.

 

Non trattenne un gemito di sorpresa.

 

I bagliori della luna e del fuoco rivelarono l’identità di chi aveva appena salvato: nientemeno che Hiling, la Regina Madre.

 

“Visto? Lo dicevo che sarebbe uscita illesa da lì dentro~ o quasi…” Esclamò la voce di Mordred rivelandone la presenza al suo fianco “TU?!” La corvina si alzò barcollante afferrandolo per la casacca “BRUTTA VISCIDA SALAMANDRA!! SCHIFOSA PIATTOLA!! TI VENISSE LA DIARREA INCENDIARIO DEI MIEI STIVALI!!” gli ringhiò contro mentre lo scuoteva “POTEVO MORIRCI LÀ DENTRO!!” 

 

“Ma sei ancora tra noi invece~” replicò l'uomo per nulla impressionato dalla sua rabbia; Tyr fece per ribattere, ma dovette lasciare la casacca dell'uomo alla svelta: si piegò in due un paio di passi più in là, lasciandosi andare in conati ben poco eleganti dopo essersi tolta la maschera in fretta, riversando l'intero contenuto del suo stomaco sul prato “La tua bravata non ti ha giovato" commentò Arthur, avvicinandosi assieme a Gale “… ancora il tuo malessere immagino…” fece l'uomo mentre osservava la dama svenuta e la ladra impegnata a vomitare, sostenuta da Mordred.

 

Si accovacciò accanto alla Regina, sollevandola tra le braccia dopo un rapido controllo “Ci conviene andare, prima che le guardie si ricordino che il giardino è vasto"

 

“Un attimo!!” boccheggiò Tyr asciugandosi la bocca nella manica “Non staremo mica per portarci via la REGINA?!” 

 

“Il mio ruolo di medico mi impone di non lasciare nessuno senza cure, e questa signora, benché testa coronata, non sarà un’eccezione" replicò Arthur, precedendo i tre verso il carro e i cavalli. Venne seguito dai colleghi, e presto la tenuta fu una forma lontana… 

 

Il viaggio si svolse silenziosamente.

 

Nessuno aveva voglia di conversare: Mordred guidava i cavalli con maestria, mentre Gale stava seduto dandogli le spalle. Lo sfregiato teneva le braccia conserte, e pareva fremere di rabbia. 

 

Una carica pronta ad esplodere…

 

“… sareste dovuti tornare senza di me” disse improvvisamente Tyr “Avrei trovato comunque la strada! Rientrare è stata una mia idea dopotutto!” 

 

“Siamo una squadra, Tyr…” le ricordò Arthur con il suo solito tono risoluto “E tra compagni e amici funziona così: nessuno viene lasciato indietro” la frase strappò un borbottio da parte di Gale; la ladra diede un'ultima occhiata alla nobile sorretta dal superiore, dopodiché abbassò lo sguardo.

 

Con una Regina al seguito ora la loro condizione era ancora più a rischio del solito! Ma… non poteva lasciarla bruciare.

 

Non era quella la sua morale, non dopo tutti quegli anni… e quella sua correttezza poteva essere una grandissima debolezza a volte.

 

Una volta arrivati al Nido il medico, primo a scendere dal carro, si avviò verso una costruzione in legno con la Regina tra le braccia, accompagnato dagli sguardi e i mormorii degli abitanti, mentre Mordred chiamò aiuto per scaricare il bottino. 

 

Subito Tyr cercò di seguire il capogruppo, ma la salda presa di Gale sulla sua spalla la  fermò; la ladra sbuffò alzando l'occhio al cielo “Avanti Gale, non aspettavi altro…” borbottò "Sei stata una vera sconsiderata" le disse lui duro "Ti sei lanciata in un palazzo in fiamme per... cosa?! Per tirare fuori la regina di tutti quei bastardi?! Ti rendi conto che avresti potuto morire, oppure venire ferita ancora più gravemente di quanto non fossi quando ti abbiamo trovata?!" 

 

"Per prima cosa…” iniziò la corvina, scostando bruscamente la mano del colosso “Io non ero a conoscenza della sua identità o presenza, e poi l'incendio non era programmato! E se ci fossero stati dei bambini lì dentro?! Avrebbero dovuto pagare per i propri genitori con la loro vita?!" aggiunse accigliata, Gale emise un ringhio 

 

"E i bambini che vengono maltrattati per le strade con i loro genitori solo perché hanno commesso il crimine di nascere nella classe sbagliata? Loro dove li metti?! Anche il re un tempo era un bambino, eppure quello che tormenta il popolo per le sue ridicole feste è lui! Anche suo fratello era un bambino, eppure nulla ha impedito che una congiura gli si abbattesse contro, e anche noi un tempo eravamo bambini, però guarda caso, nessuno ci pensa MAI!” le abbaiò contro.

 

Tyr scosse il capo "Hai ragione Gale... la nobiltà è corrotta, non lo metto in dubbio, e io sono la prima a dirlo..." sospirò, iniziando ad avanzare verso la stessa struttura dove era sparito Arthur assieme al guerriero "Ma... non so come spiegarlo, però la Regina ha un qualcosa di strano attorno a lei" commentò "Come se un pesante velo ne avvolgesse la figura..." 

 

“Lo stesso alone che ho io dopo sei pinte di birra” replicò l'uomo. Inutile… quando Gale aveva una convinzione, ogni tentativo di ragionamento era vano! Solo Arthur era capace di persuaderlo! Tyr alzò l'occhio al cielo liberandosi del cappuccio 

 

"Non intendo la sbronza... ha qualcosa di strano. Me lo sento, me lo dice l'istinto... lo so che suo figlio è responsabile del malcontento, ma come può essere colpa della madre?" “Come può essere colpa sua chiedi? Vediamo un po' Tyr, chi è responsabile dell’educazione dei propri figli? E non iniziare con la storia dei Precettori. Anche loro vengono accuratamente selezionati dalle teste coronate dopotutto…” bofonchiò il colosso irremovibile “Se suo figlio si comporta in tale maniera, la colpa è della madre e del padre" sentenziò. Tyr preferì non ribattere, sprecare fiato era inutile e stancante… 

 

Presto i due giunsero all'infermeria; all'interno Arthur era impegnato a sistemare alcune erbe nei rispettivi contenitori e pulire il banco da lavoro “Questa donna è stata molto fortunata” informò i colleghi una volta entrati “Le sue scottature erano solo superficiali, e con ciò che le ho fatto bere i suoi polmoni si libereranno del tutto, ma ha bisogno di assoluto riposo" 

 

“Fantastico, ci aspetterà sicuramente un degno ringraziamento per il nostro operato da buoni samaritani…” fece Gale acido; Arthur si limitò a scuotere il capo con un sospiro, mentre Tyr assunse un'aria pensierosa “E se volgessimo questa giocata a nostro favore?” domandò illuminandosi “Potremmo tenerla qui con noi, e chiedere un riscatto!” esclamò. L'idea fece spuntare un ghignetto lieve sulle labbra di Gale, e persino Arthur pareva ponderare la proposta folle “Pensateci, la tesoriera ne gioverebbe molto!!” incalzò la corvina 

 

“Unico ostacolo in questo roseo scenario? Se il figlio terrà davvero a riavere la madre con sé~” il commento di Mordred, apparso all’improvviso sulla soglia, fece compiere un salto a tutti i presenti. Come facesse a muoversi come un felino era un mistero 

 

“Mordred, io ti attacco un campanello al collo prima o poi, lo giuro!” ringhiò la ladra guardandolo storto e strappandogli una risata “E che intendi con la tua frase così funesta?” aggiunse; il castano aggiustò i propri occhiali sul naso “Vedete, pare proprio che tra la nostra ospite e il suo pargolo regnante non ci sia proprio un bel rapporto, o meglio… c'era. Ma ahimè, qualcosa si è incrinato… quindi non è scontato che egli la riaccolga a braccia aperte" “Mordred ha ragione" si intromise Gale “Non so quanto lui, ma posso confermare queste insinuazioni dalla taverna… senza contare che recentemente molte ragazze del bordello sono state lautamente ricompensate proprio da lei, quindi se per pura sfiga il viziato non è comprensivo…” il discorso fece scaldare le guance di Tyr “Beh! Io propongo di fare un tentativo. Mal che vada la riporterò indietro io stessa!!” Squittì. 

 

Marciò verso il letto, accomodandosi su una sedia accanto ad esso “Mi assumo ogni singola responsabilità di questo folle piano” i tre uomini si scambiarono uno sguardo perplesso, annuendo infine. Tyr e Gale si somigliavano nelle loro convinzioni: una volta che si mettevano in testa qualcosa, non c'era modo di smuoverli o dissuaderli del tutto…

 

“Dunque! C’è comunque aria di festa stasera! Sono sicura che taverna e piazza si daranno da fare… andate, e tenetemi una pinta da parte!” aggiunse la ragazza con un sorriso “Certo, non vogliamo disturbare la tua osservazione notturna oltre~” canzonò Mordred, dovendo schivare lo stivale dell'amica scagliatogli contro.

 

Se nel Nido aleggiava un'aria di tesa gioia e nell'ormai distrutta tenuta regnavano l'angoscia e la disperazione, dalla parte opposta delle foreste regnava la calma.

 

In uno spiazzo tra gli alberi, vicino ad un limpido laghetto, si ergeva una graziosa casupola di tronchi; dall'interno, arredato con gusto, provenivano voci e risate, un chiacchiericcio udibile dalla giusta distanza… accompagnato da un fioco sibilare.

 

Accanto al camino acceso sonnecchiava un lupo più grosso del normale, mentre sul pavimento coperto di morbidi tappeti strisciavano alcuni serpenti; al tavolo ricavato da un singolo tronco intagliato stavano tre persone: la prima era una ragazza sui trent'anni il cui dettaglio più vistoso oltre ai grandi occhi scuri era la folta chioma nera dai riflessi bluastri, fermata in complesse trecce decorative. L'abito crema era abbellito da una sorta di grembiule scuro, che richiamava la tinta del mantello di pelliccia consumato e selvaggio assicurato alle spalle della persona che le stava dietro.

 

L'uomo in questione era alto, indossante un’armatura argentea vissuta, e il viso era celato dal pesante elmo modellato a formare un cipiglio demoniaco sovrastato da un paio di corna a completarne l'inquietante aspetto; anche il terzo ospite, accomodatosi di fronte alla donna, portava un'armatura: nera come la notte e chiaramente di pregio, proteggeva il corpo tarchiato dell'uomo la cui unica parte visibile era il capo su cui svettava il taglio a caschetto dei capelli scuri. Gli occhi piccoli e azzurri passavano dalla padrona di casa al cavaliere alle sue spalle durante la conversazione, soffermandosi di tanto in tanto sulle serpi e sul canide assopito.

 

Una casa accogliente all'esterno, che nascondeva forti difese all'interno.

 

“Beh! Penso che presto sarà ora per me di andare" annunciò l'uomo “Da qui al mio carro è lunga!” “Sicuro che non vuoi fermarti, Drogodok?” chiese la ragazza; l’ospite rabbrividì lievemente, asciugandosi la fronte con un fazzoletto “Ti ringrazio, Hela, ma devo rifiutare… non vorrei mai che il tuo cagnolino troppo cresciuto mi mangi o una delle tue serpi mi morda… sai no? Sono un uomo d'affari, chi svolgerebbe i miei compiti se muoio?! Oltretutto deluderei i miei Signori con una mia dipartita!” si lasciò andare ad una risata che contagiò la corvina… che smise di ridere un attimo dopo quando i suoi occhi si rivoltarono e la sua figura minuta scivolò verso il pavimento.

 

Il cavaliere alle sue spalle la afferrò appena in tempo, stringendo la presa e sorreggendole la testa mentre convulsioni la scuotevano come una bambola di pezza tra le fauci di un cane e dalla sua bocca fuoriusciva schiuma; Drogodok scattò in piedi incerto sul da farsi, mentre il lupo si destò di soprassalto con un guaito, e persino i serpenti si bloccarono come preoccupati per la loro padrona “Per l'ira dei Draghi, proprio ora?!” imprecò l'ospite, ricevendo un’occhiata sbieca dal cavaliere. Lo spettacolo durò qualche minuto, finché Hela non smise di scalciare; si irrigidì, inarcandosi tra le braccia di chi la sorreggeva

 

“Il triste usignolo che più non cantava rincontrò il falco che già lo ascoltava” mormorò “Ferito ad un'ala, solo e smarrito, il suo animo verrà addolcito; lo stormo li acclama, vola e gorgheggia... ma un'ombra attorno la gabbia aleggia.

 

Una candida serpe giunge strisciante, la sua bugia un bagliore accecante.

 

Fermala, o prode, attacca la belva... che il felino ferito dall'ombra ti osserva…”

 

prese poi un lungo respiro e finalmente rilassò i muscoli; la strega impiegò un momento per risvegliarsi, volgendo lentamente il viso verso Drogodok 

 

“… che cosa ho detto?” fece diretta.

 

 Il mercante, ancora scosso, ripeté le parole criptiche che vennero prontamente trascritte su un foglio e affisse ad una sorta di bacheca “La prossima volta avvertimi prima di darti alle contorsioni!” bofonchiò Drogodok mentre leggeva le frasi con la ragazza “Pensi di riuscire già ad interpretare la tua visione?” Chiese confuso. 

 

Hela fissò il foglio “… secchio” mormorò; l'ospite si spostò appena in tempo: nel punto in cui si trovava un momento prima fu riversata la cena della veggente, che venne prontamente affiancata dal cavaliere in argento. Questi le porse un secchio e la sorresse per nulla impressionato dalla sua violenta nausea… non era la prima volta che capitava dopotutto… 

 

Una volta che ebbe finito Hela poté salutare l'ospite, abbandonandosi su una delle sedie “Mi dispiace, chiedo scusa a tutti…” mormorò rivolta alla sua “famiglia”. Uno dei serpenti le strisciò sulla gamba, acciambellandolesi in grembo, mentre il lupo si erse in tutta la sua altezza e la raggiunse con passo lento dandole una testata affettuosa che la fece sorridere. 

 

Il cavaliere si aggiunse, poggiandole una mano sulla spalla “Senza te avrei rischiato di farmi male, Ouken" commentò la veggente alzando il viso per guardare il punto dove sarebbero dovuti essere i suoi occhi “Ti devo così tanto…” commentò con voce stanca.

 

Ne era uscita più provata del solito!

 

L'uomo inclinò il capo di lato senza proferire verbo, aspettò che la serpe scendesse e prese la strega in braccio, spostandola fino a raggiungere il salotto. Ouken la fece sedere sul morbido tappeto, con un cenno chiamò il lupo, e solo quando l’animale si fu accoccolato per farle da cuscino prese posto a sua volta, accomodandosi a terra dandole le spalle; la mano celata dal guanto metallico si spostò sull’elsa della spada che portava alla vita.

 

Avrebbe vegliato sulla sua protetta, come faceva ogni notte… dopotutto i non morti non avevano bisogno di dormire.

 

Hela corrugò le sopracciglia “Drogodok non ritornerà, non temere" cercò di calmarlo tirandosi una coperta addosso “E se anche entrasse tu, Fenrir e i nostri amici squamosi lo fermereste" ridacchiò; si rannicchiò come un gattino, abbracciando il grosso canide e augurando la buonanotte ai presenti… le ore passarono, e presto ognuno degli inquilini si assopì.

 

Tutti tranne Ouken.

 

Il cavaliere non necessitava di riposare, aveva un solo obiettivo al momento ovvero fare la guardia alla strega addormentata; si voltò appena verso di lei e allungò un braccio, rimboccando la coperta della corvina e tornando a concentrarsi sulla porta.

 

Curioso come le sue mani, un tempo solo fonte di morte e distruzione, ora fossero in grado di compiere gesti così delicati…

 

Per un singolo momento gli parve di intravedere un bagliore dorato sul metallo argenteo…

 

Splendente come l’armatura che per lungo tempo aveva indossato.

 

 

 

Ah, il Fato… 

 

 

 

Così curioso, 

 

così crudele, 

 

così misterioso…

 

 

 

 

 

 

 

***  

 

 

 

 

 

E Zia Karla vi lascia con questo nuovo cap, che preannuncia un sacco di guai~

 

Benvenuti o bentornati amici vicini, lontani e svizzeri; spero la lettura vi sia piaciuta, e vi chiedo… secondo voi quale può essere l’interpretazione della predizione di Hela? Aspetto le vostre interpretazione se ne avete! 

 

Spero di rivedervi al prossimo cap, e se conoscete la serie vi dico: il fatto che Ouken stia camminando ha un motivo, ma ve lo spiegherò a tempo debito~ 

 

 

 

Un abbraccio 

 

⚙Karla_Heisenberg⚙

 

 

 

PS. Honorable mention a Maria_la_Sanguinante, creatore di Drogodok proprio per questa storia! 

PPS. SCUSATE EVENTUALI ERRORI MA POTREBBERO ESSERMI SFUGGITI CAUSA STANCHEZZA POST LAVORATIVA💔

 

 

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Capitolo 4
*** Sussurri Nel Buio ***


"E se ben come Orlando ognun non smania,

 

suo furor mostra a qualch’altro segnale.

 

E quale è di pazzia segno più espresso

 

che, per altri voler, perder se stesso?"

 

 

 

*** 

 

 

 

Le campane risuonarono per tutto il regno con i loro lenti rintocchi, pervadendo l'aria delle strade vuote.

 

Nessuna bottega era aperta, nessuna taverna gremita di gente.

 

Uomini, donne, bambini, giovani, anziani… ogni singolo abitante del Regno stava in piedi nei giardini della Cattedrale in rispettoso silenzio; alcuni piangevano, altri nascondevano il loro dolore… esattamente come il giovane Re.

 

Nelle prime file Daida teneva lo sguardo fisso sulla corona di fiori posta in onore della madre; rosa, rossi, bianchi, gialli… una composizione che riportava alle sue arti curative e ai dettagli che la caratterizzavano. Il ragazzo tremava, le mani contratte sulla panca di legno con tale forza da rendergli le nocche bianche, le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, incapaci di essere fermate.

 

Prima suo padre.

 

Poi la sua consorte.

 

Suo fratello non era stato rintracciato.

 

E ora anche sua madre se ne era andata…

 

Era solo. E si sentiva perso.

 

Avrebbe voluto solo gettarsi su quel crudele bouquet, stringerlo tra le braccia e gridare tutto il suo dolore, oppure lasciarsi andare ad un vero e forte pianto.

 

Ma non poteva permettersi tale lusso… lui era il sovrano in carica, doveva imporsi un certo controllo.

 

Solo quando la funzione si concluse il ragazzo fu libero di avvicinarsi alla corona floreale, sfiorandola con una mano “Madre…” mormorò affranto “Mi dispiace… mi dispiace… perdonatemi…” si accasciò in avanti, poggiando la fronte contro alle piante. Cosa non avrebbe dato per poter riavere la donna con sé…

 

Se solo non avesse mai dato quel ricevimento!

 

D'un tratto sollevò il capo, avvertendo un tocco delicato sulla propria spalla: una ragazza più o meno della sua età e molto più bassa di lui gli si era avvicinata, le iridi rosate puntate dritte nelle sue.

 

La stessa giovane che aveva curato le sue ferite e quelle di molti altri la sera dell'incendio.

 

“Lady Flora…” le si rivolse il biondo. 

 

Era convinto di essere solo! E invece… 

 

“Altezza…” mormorò la giovane tristemente “Perdonate la mia presenza qui con Voi ma… volevo assicurarmi che steste bene, per quando bene si possa stare in una tragedia simile" spiegò; l'intento sorprese il monarca, era incredibile pensare che qualcuno potesse accertarsi del suo stato in maniera disinteressata, ma se c'era qualcuno in grado di fare ciò, si trattava proprio della giovane sovrana: Flora era sua coetanea, ma a differenza sua governava su un regno florido e potente, finito recentemente tra i primi venti nel famigerato Ranking of Kings. I sudditi la amavano, e il suo esercito ricambiava tale amore proteggendoli. Molte poi erano le voci riguardanti l’intelletto della ragazza assieme a lodi riguardo il suo aspetto, così apprezzato da valerle il titolo di una tra le dame più avvenenti tra i Regni.

 

Anche sua madre compariva in tale elenco…

 

Si asciugò gli occhi, sforzandosi di rivolgerle un tiepido sorriso “Vi ringrazio, Lady Flora…” mormorò, notando le guance della regina arrossarsi “Non fatelo, Vostra Grazia" replicò l’albina “Chiunque lo avrebbe fatto al posto mio" “Mi permetto di contraddirvi: siete la sola rimasta oltre me, e siete la sola che si è spinta oltre l’etichetta per venire a consolarmi" se la ragazza avesse potuto probabilmente si sarebbe sciolta sul posto! 

 

Il Re le aveva rivolto parole così gentili! 

 

“È mio dovere. So come ci si sente a perdere un genitore dopotutto” replicò, scostando alcune ciocche candide sfuggite dalla lunga treccia ornata di fiori oltre la spalla. Solitamente vestiva delle tinte del cielo terso e dell'oro, ma per omaggiare la defunta aveva optato per un solenne abito scuro che faceva risaltare ancora di più il suo albinismo “E proprio per questo io volevo dirvi che, se doveste sentire il bisogno di parlare con qualcuno, potete rivolgervi a me. Notte e giorno, ad ogni ora.” 

 

Per la seconda volta le parole di Flora colpirono profondamente il biondo.

 

La coetanea pareva sincera, ma non poteva evitare di sentirsi esitante, dopotutto la sua consorte era spirata solo da un anno… forse era sbagliato dare troppa confidenza ad un’altra dama! Ma Flora in quegli incontri avvenuti nei suoi ricevimenti gli aveva sempre rivolto complimenti e parole dolci, disinteressate e sincere, scaldandogli l'animo come nessuno aveva mai fatto. Viveva in un costante dilemma, e anche ora quella tragedia pareva più lieve proprio grazie all'albina.

 

Pareva quasi che fosse in grado di alleggerire il suo animo flagellato dal dolore e dai dubbi, confondendolo al tempo stesso. Si decise a raddrizzare la postura “Terrò a mente le vostre parole, e dal profondo vi ringrazio, Lady Flora" disse, sorridendole di nuovo; la ragazza si intrattenne in sua compagnia per altri minuti, dopodiché si congedò per garantirgli un po' di spazio. Non voleva assillarlo, ed elaborare un lutto non era facile! 

 

Lo sapeva bene dopotutto… 

 

Uscita dall'edificio si guardò attorno e prese la destra, scorgendo una figura seduta su una panca: un uomo alto e snello indossante un abito scuro con i suoi stessi arabeschi. Quando la scorse egli si alzò, stirando le labbra sottili in un sorriso “Vostra Altezza, perdonate il mio spostamento ma avevo proprio bisogno di riposare" fece questi con una lieve risata, dando una sistemata al diadema intrecciato che gli ornava i lunghi capelli argentei 

 

“Non scusarti, Deimos!” lo rassicurò la monarca “La tua salute viene prima di ogni cosa per me!” “Oh, Vostra Grazia, siete sempre così prodiga a prendervi cura del prossimo” rispose l'uomo mellifluo “Persino con un umile servo come me!” 

 

“Deimos, non sei un servo! Sei il mio precettore e consigliere, e lo sai che tengo molto a te!” replicò la ragazza, ricevendo un secondo sorriso dal consigliere. 

 

Un sorriso paragonabile a quello di una serpe verso un ignaro topolino.

 

“Dunque! Avete conversato con Re Daida? Come sta?” Mentre Flora gli raccontava la conversazione avvenuta lo stregone le cinse le spalle con un braccio tenendola vicina al proprio fianco… e presto si ritrovò ad annuire sforzandosi di mantenere un falso tono interessato. Quella stupida ragazzina era così irritante! Ma era anche la sua pupilla, la sua allieva, la sua creazione… non poteva permettersi di infrangere il suo animo puro e ingenuo! 

 

“… è stato così dolce con me, nonostante si trovi in un momento di grande dolore…” concluse Flora con un sospiro “Ragion per cui ci impegneremo a fargli visita spesso~” sentenziò Deimos “La vostra presenza lo aiuterà, ne sono certo!” la ragazza arrossì nuovamente, lusingata dai complimenti del suo consigliere.

 

Dalla morte dei suoi genitori il mago era diventato come un padre ai suoi occhi. Non poteva che essergli grata! Ma il suo idillio si ruppe quando l'uomo le strinse la spalla con forza, conficcandole quasi le unghie lunghe, scure e curate nella carne “Ahi! Deimos, mi hai fatto male!” pigolò la ragazza “Vi chiedo perdono, Altezza" si scusò l’uomo mentre cambiava strada bruscamente “Ma… qualcuno vi osservava in maniera strana, e ho preferito imporre la mia presenza come vostra guardia" spiegò in fretta.

 

Si allontanarono, e il consigliere gettò un’occhiata torva delle iridi gialle proprio a chi li stava tenendo d’occhio da sotto ad un albero: un individuo il cui dettaglio più evidente erano i baffetti scuri quanto i capelli folti. Se ne stava immobile, carezzando un serpente adagiato comodamente sulla sua spalla… ringhiò a denti stretti.

 

Quello stregone lo aveva notato. Avrebbe dovuto essere più cauto… ma almeno origliare la conversazione dei due era servito: non sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti… 

 

La spia si mosse, raggiungendo un punto dei giardini dove stava Dorshe, abbandonato su una delle panche di pietra in compagnia di altre tre persone: un uomo alto quanto la guardia dai corti capelli grigi, un secondo cavaliere biondo dalla vistosa protesi di ferro al posto della mano, e infine un terzo uomo biondo, chiaramente nobile per via del taglio corto fin troppo curato e gli abiti funebri neri ma un po' troppo decorati.

 

Il corvino si fermò di fronte alla guardia, incrociando le braccia “Come stai, Dorshe?” chiese al collega; l'uomo sollevò il viso, mostrandolo rigato dalle lacrime 

 

“Potevo evitarlo… potevo evitare questa tragedia! Non avrei dovuto ascoltarla, che razza di guardia sono?!” guaì affranto; tornò a nascondere il viso tra le mani, emettendo un lamento degno di un animale ferito che intristì i presenti 

 

“Non prenderti colpe non completamente tue, Dorshe" lo richiamò la guardia dai capelli argentei, Apeas “Io non sono riuscito a sbloccare la via per le scale dopo il secondo crollo" ricordò con un sospiro “Tu sei stato leale fino alla fine, hai salvato quei servitori prima dell'ultima esplosione!” “E tu? Hai aiutato quella donna prima che le macerie la travolgessero, Apeas…” replicó Dorshe “Ma non siamo comunque stati in grado di raggiungerla, e io sono stato stupido a non rimanerle accanto nonostante il suo ordine… dovevo morire io al posto suo!!” inutile negarlo, quel lutto li aveva segnati tutti nel profondo dell'animo. 

 

Quella frase provocò nuove lacrime tra i presenti, solo il nobile biondo e il domatore di serpenti si astennero dai pianti, attirando l’attenzione del cavaliere più giovane “Come potete non piangere? Non siete provati da tutto questo?!” chiese con tono accusatorio “Domas, questo fatto ha segnato tutti noi" lo redarguì il corvino “Ma non posso fare a meno di riflettere su alcuni particolari…” “Sono d’accordo con Bebin" annuì il nobile alla sua destra 

 

“Ho come la sensazione che ciò che vediamo non sia la verità” “Spiegatevi, Despa" Apeas gli puntò gli occhi grigi addosso, stringendo la presa sulla sua fidata lancia per stemperare la propria tensione… Despa a volte era troppo teatrale per i suoi gusti; il principe lo guardò storto, ma proseguì nella sua esposizione 

 

“Penso che questo evento possa non essere vero. Attorno alla corona non ho avvertito alcuna presenza, e nemmeno nelle macerie dopo l’esplosione” Dorshe alzò il viso sconvolto, capendo al volo cosa stava per dire “… non illudeteci così, Principe Despa,” ringhiò “Io non illudo nessuno, buon Dorshe" replicò il nobile poggiando le mani sui fianchi indispettito “E questa accusa mi ferisce! È questo il grazie per darvi una speranza concreta?! Ah! Che villano!” fece drammatico “Di che state parlando?! Non capisco!” si intromise Domas sempre più confuso mentre si frapponeva tra Dorshe e Despa “Qualcuno può spiegare?!” 

 

“Quello che Despa sta cercando di dire è che la Regina potrebbe essere ancora viva" rivelò Bebin, lasciando i colleghi a bocca aperta. 

 

Il colore abbandonò il viso di Dorshe, che ripiombò pesantemente sulla panchina “Come…” “Despa, come può una simile affermazione essere vera?” chiese Apeas stringendo la spalla della sconvolta guardia “Tutti noi abbiamo visto la tenuta in fiamme, e la corona di Sua Maestà è stata ritrovata tra le macerie" ricordò. Il biondo sorrise lievemente sotto i baffi arricciati 

 

“La corona, non i resti carbonizzati” puntualizzò “Si è subito dato per ovvio il peggio, quando il dettaglio più lampante è stato ignorato, ossia l'assenza del corpo" 

 

“Effettivamente nella stessa stanza io stesso ho potuto scovare un cadavere, ma era un uomo. Non una donna" si aggiunse Bebin “E non ci risultano altre vittime a parte quel servitore e la Regina… quindi la tesi di Despa ha una possibilità di essere vera" “E allora cosa aspettiamo?! Dobbiamo scoprire che fine ha fatto Lady Hiling!” sbraitò Domas, ricevendo la mano di Apeas a coprirgli la bocca “Contegno e discrezione, Domas…” lo rimproverò duramente “È solo una possibilità, se la notizia si divulgasse e si rivelasse falsa, sarebbero guai".

 

Dopo che le acque si calmarono e Dorshe si fu ripreso dallo stato di shock, i cinque si spostarono per non dare nell'occhio in un'altra area dei giardini con la scusa di tenere d’occhio i restanti sudditi e la zona “Dunque, come possiamo scoprire se Sua Maestà Lady Hiling è viva?” chiese la guardia. La sua sensibilità si era intromessa troppo nelle sue decisioni ed azioni ultimamente, facendogli compiere errori… ma per amore della donna si sarebbe corretto, e l’avrebbe trovata.

 

Era la sua guardia.

 

Le era stato accanto sin dal primo momento in cui si era trasferita a palazzo, avevano passato così tanti momenti insieme… e anche se lei insisteva sul fatto che ciò che era stato era ormai un vano ricordo, per lui quelle memorie andavano conservate. Forse Lady Hiling non lo vedeva più con gli occhi di una compagna e un’amante, ma per l'uomo una sola cosa era importante: la sua sicurezza e la sua felicità.

 

“La scelta più saggia sarebbe rivolgerci a qualcuno pratico di occulto o di negromanzia" spiegò Despa “Così da vagliare ed eliminare la possibilità che la sua anima sia nell'Aldilà” 

 

“Un nome valido in tale campo è quello di Lady Elisabetta Lombroso del Regno di Altomare” disse Apeas “Le sue abilità sono rinomate tra le contee quanto le sue scoperte. Si potrebbe verificare se un emissario è ancora in città ed usarlo come corriere" “Anche Re Sigurd del Regno di Nimue potrebbe essere un'opzione a parer mio" ribatté Domas “Non solo sapiente, ma le voci dicono che lui sappia proprio imporre la sua volontà sui non morti!” aggiunse con trasporto “Una leggenda sul suo conto narra che comandi un esercito di spiriti!!” 

 

“Entrambe le opzioni sono valide ma impossibili" li interruppe Dorshe seccato “I due regni sono troppo distanti, e inoltre ricevere un’udienza non è cosa certa… e a noi servono risposte immediate. Non possiamo andarcene per chissà quanto tempo e lasciare Re Daida solo!”.

 

Era vero, loro quattro erano i Big Four, il corpo speciale a difesa della Famiglia Reale… andarsene significava esporre Sua Altezza a possibili rischi!

 

“… ci sarebbe un'opzione più vicina, anche se il rischio di fallimento è forse più elevato" Bebin si rivolse ai quattro con tono grave; il tempo sarebbe stato a loro favore con una distanza pari ad un'ora a piedi e forse meno a cavallo, ma la persona in questione detestava il Regno di Bosse, l’attuale Regno di Daida… e in particolare i residenti del Palazzo Reale

 

“Mia sorella, Hela" rivelò.

 

 

 

*** 

 

Procedendo a Nord dal Palazzo si giungeva ad una distesa d’acqua tersa e ad un porto gremito di gente; da tale porto ci si poteva imbarcare su alcune delle navi disponibili, e nel giro di sei ore si poteva raggiungere un'isola alquanto singolare.

 

Posto al centro della laguna e costruita su livelli, il Regno di Altomare rappresentava una rinomata meta turistica e non solo; casa di sapienti, di maghi, stregoni e uomini di scienza, era conosciuta come “La Culla delle Menti"; facile era perdersi tra le vie e le botteghe, e unica era l’esperienza di vedere con i propri occhi gli Altomarini nei loro pomposi abiti e le loro singolari maschere. 

 

Non c'era che dire: Altomare era come immergersi in un sogno…

 

In una delle varie piazze dei decoratori si stavano accanendo su una struttura, affiggendo manifesti ed arazzi sotto lo sguardo vigile di due donne: la più alta si reggeva ad un bastone d'ebano decorato riccamente in oro, e la sua figura slanciata era nascosta dalle pesanti vesti scure, mentre sul viso stava poggiata una maschera da Medico candida; durante la sua osservazione colpi di tosse sfuggivano da sotto la maschera, attirando l’attenzione della sua accompagnatrice: minuta e nettamente contrastante con il Medico della Peste sia per l’abito ampio e candido ornato di pelliccia, sia per i bianchissimi capelli fermati in due morbide code che le raggiungevano la vita, sia per il fioretto assicurato ad essa, celato in un fodero a forma di corno d’unicorno.

 

Anche la sua maschera era diversa: nascondeva solo metà del viso pallido, e rimandava ad un ariete.

 

L’albina toccò il braccio del medico, e quando ottenne la sua attenzione mosse le mani, strappandole una risatina “Non preoccuparti, Amelia" la rassicurò l'interpellata “Sto bene, solo… oggi gli acciacchi si sentono maggiormente” spiegò, concentrandosi sui decoratori “Hai scelto dei motivi e dei fregi sopraffini, l’esposizione sarà stupenda" commentò; la più giovane le rivolse altri segni “Lo so, lo so, nemmeno io sono lieta di questa mostra… ma Amadeo ha insistito molto, ci sarebbe rimasto male se ci fossimo opposte" la risposta ottenne uno sbuffo dell’Ariete.

 

La mostra commemorativa della Guerra degli Dei propri non le andava giù…

 

Amelia e la sua collega rimasero con i nasi per aria a lungo, finché una voce maschile agitata non le fece voltare: un ragazzo sulla trentina dell’abbigliamento colorato ed una arlecchina maschera da canide stava correndo nella loro direzione “MADONNA ELISABETTA, MADONNA AMELIA! FINALMENTE VI HO TROVATE!!” Chiamò trafelato “Petruccio? Cosa vi porta a correre così?!” chiese il medico; il giovane riprese fiato prima di rispondere “Mi mandano dal laboratorio…” informò “Lo Specchio ha… ha avuto una reazione!!”.

 

I tre si recarono in fretta nel suddetto laboratorio, dove altri uomini e donne con divise simili a quelle di Elisabetta ma completamente nere erano riuniti attorno ad uno strano specchio esagonale affisso ad una parete. Alcuni prendevano appunti, altri reggevano dei cristalli colorati che venivano di volta in volta avvicinati all'oggetto, osservando riflessi e scariche fumose apparire sulla superficie liscia 

 

“Uno dei nostri ha avvicinato un cristallo proveniente dal Regno di Bosse, e lo specchio ha reagito!!” esclamò Petruccio emozionato “Che genere di cristallo era?” domandò Elisabetta fremente di curiosità “Conteneva l’essenza di Madonna Hiling" spiegò “Condoglianze alla famiglia" aggiunse il medico, lasciando il ragazzo libero di proseguire mentre si avvicinavano all'oggetto “Dopodiché abbiamo provato con il vostro cristallo, e ha reagito di nuovo!!” concluse il canide.

 

Amelia si staccò dal gruppo per avvicinarsi all'oggetto… 

 

Accadde tutto in una frazione di secondo:

 

Elisabetta si voltò appena in tempo per vedere la collega parare con il fioretto quello che pareva un tentacolo di solido fumo, al quale ne seguirono altri proprio dal centro dello specchio “INDIETRO!! FATEVI INDIETRO!!” urlò il medico ai colleghi. Averli attorno limitava il raggio d’azione della spadaccina, che infatti non riuscì a bloccare una sferzata.

 

Fu spedita bruscamente contro ad un tavolo, e altri colpi sopraggiunsero facendo apparire tagli sul suo corpo “MADONNA AMELIA!!” Petruccio si lanciò verso di lei, ma venne tirato indietro dal superiore, che corse dall’amica proprio mentre uno dei tentacoli, spaventosamente acuminato, scattava verso l'albina ancora a terra.

 

Elisabetta emise un gemito sofferente quando l’appendice la trafisse; alzò il bastone, e toccò il tentacolo con la parte in oro dal quale scaturì un’abbagliante luce dorata…

 

Con sua grande sorpresa il laboratorio sparì, lasciando spazio a quella che ricordava una sala del trono nobiliare. Tutto era scuro, illuminato solo da candele fluttuanti… dov'era finita?! 

 

“Perché ti sei messa in mezzo?” 

 

Dalle ombre alle sue spalle emerse una figura femminile il cui viso era parzialmente celato dal cappuccio del lungo mantello verde che portava; Elisabetta assottigliò lo sguardo sotto la maschera, notando ciocche scure ricadere sulle spalle della donna sconosciuta.

 

Curioso, le ricordava qualcuno…

 

“Perché sei intervenuta?” domandò ancora la figura “Non avresti dovuto. Percepisco lo stesso sangue scorrerci nelle vene, dunque PERCHÉ intercedi per una di loro?!” 

 

“Perché è una mia carissima amica" rispose la scienziata dura “Benché venga dal Regno di Gyakuza e io venga dal Regno di Houma, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Una guerra non definisce una singola persona, e ti avviso che se proverai a toccarla ancora una volta, anima o meno, ti spedirò all’Inferno senza troppi complimenti~” aggiunse minacciosa.

 

La dama in verde si fece seria, stirando poi le labbra in un sorriso sghembo “Ci sono già stata, e non mi aggrada come casa~” replicò, mentre le candele iniziavano a spegnersi “Elizabeth Lombroso…” l'essere chiamata con il suo vecchio nome colse non poco di sorpresa il medico “Guardati le spalle. Presto o tardi, mi libererò di quella puttana di Gyakuza" promise quella che doveva essere un'anima rancorosa 

 

“Voglio proprio vederti provare, Dama in Verde" rise il medico stringendo il bastone tra le mani guantate “Amelia si sa difendere molto bene… e anche io!” batté con forza la punta del bastone sul pavimento, producendo un nuovo bagliore che fece ringhiare l'entità infastidita. La sala del trono si sbiadì, ed una calda luce avvolse il medico…

 

Con un sospiro pesante riaprì gli occhi; si tolse la maschera e il cappuccio protettivo, libera di respirare affannata e tossire alcuni grumi di sangue nelle mani. Subito Amelia e Petruccio le furono accanto, con il ragazzo intento a scusarsi più volte per aver creato guai.

 

I tentacoli erano spariti, e tutto pareva tornato alla calma antecedente all’improvviso attacco, persino la ferita al petto era sparita! si rialzò dopo che la tosse fu scemata, gettando un’occhiata allo specchio “Sorprendente…” mormorò sciogliendo i capelli grigi, liberi di ricadere lunghi e lisci fin sotto al fondoschiena; quella capigliatura quasi stonava per il modo in cui incorniciava il suo viso di età impossibile da definire “Signori, vi racconterò tutto presto, ma per ora vi dico solo che credo abbiamo a che fare con uno Specchio Stregato" rivelò “Abitato dall'anima di una deceduta della guerra di Houma…”

 

 

 

*** 

 

 

 

La predizione l'aveva lasciata davvero stremata! 

 

Hela se ne stava rannicchiata di fronte al camino sul suo giaciglio di cuscini, nascosta sotto la coperta; Fenrir dormiva poco più in là, mentre Ouken era seduto al tavolo intento ad affilare lo spadone e i serpenti strisciavano attorno, captando i suoni circostanti. Si preannunciava un primo pomeriggio tranquillo, ma l’improvviso bussare alla porta sentenziò il contrario.

 

Ouken si alzò di scatto, e Fenrir ringhiò poco amichevole “State calmi, sono certa che non è nulla…” la veggente si alzò, zampettò fino alla porta e la aprì, per sbatterla indietro un secondo dopo 

 

“Lo sapevo…” Bebin roteò gli occhi, bussando di nuovo sui battenti di legno “Vattene!” berciò la strega dall'interno “Hela, per favore apri, è importante!” tentò il corvino “Sparisci, non mi interessa!” replicò la ragazza; Dorshe prese il collega per la spalla, scambiando le posizioni “Lady Hela, per ordine del Re aprite questa porta!” tuonò la guardia, rimanendo di stucco quando ricevette una pernacchia come risposta “Il Re non ha autorità nelle MIE Foreste!” informò lei “Sparite!”.

 

Non aveva proprio voglia di conversare con suo fratello o i suoi stupidi amici del Castello di Re SoTuttoIo! 

 

“Vi avevo detto che le probabilità di fallimento erano molto alte…” sospirò la spia; nemmeno conversare con i serpenti della sorella sarebbe servito “Lady Hela, per favore apra la porta" stavolta Apeas e Domas erano impegnati nel tentativo di farsi accogliere nella capanna “Non ci costringa a buttarla giù!” alla frase di Domas la serratura scattò, mostrando Ouken ritto in tutta la sua altezza e a spada sguainata.

 

La visione del non morto fu abbastanza per far comparire un'ombra di paura sul viso dei Big Four; i due cavalieri di fronte alla porta strinsero le rispettive armi pronti allo scontro facendo due passi indietro… Quell'essere era l'ultima cosa che si aspettavano di vedere! “Ecco perché non era saggio insistere…” ringhiò Bebin 

 

“Tu sapevi della sua presenza e non l'hai detto?!” berciò Dorshe contrariato “La vera domanda è che COSA ci fa lui qui?!” commentò Domas, il più agitato dei quattro “Manteniamo la calma" si impose Apeas “Lady Hela, non vogliamo scontrarci! Vogliamo solo discutere di una faccenda con Voi!” disse a gran voce, ma Ouken non arrestava la sua avanzata, e presto a lui si unì l'imponente lupo a denti scoperti. Era chiaro che se avessero insistito la questione si sarebbe risolta con il sangue.

 

Despa intanto osservava la scena: era stato contrario sin da subito al bussare ed imporre la propria presenza, se lo sentiva che non era la maniera giusta! 

 

“I tuoi amici non sono stati molto garbati, Fratello…” alla sua sinistra, apparso come dal nulla, stava un uomo indossante una maglia bianca e un paio di pantaloni scuri. Il viso dall'aria gentile era sovrastato da una folta capigliatura scura che si abbinava ai baffi curati “Hela è molto risentita con il fratello e con la Corte. Me lo disse qualche tempo fa…” “Se le parlassi io secondo te potrei convincerla?” chiese il biondo, ricevendo un cenno di assenso dal fratello “Provaci, ci riuscirai secondo me" rispose. Il principe gli sorrise, sentendosi rincuorato “Grazie, Ouken…” mormorò mentre la visione del corvino spariva.

 

Osservò il cavaliere d’argento rientrare con il lupo dopo aver scacciato indietro i quattro e chiudersi la porta alle spalle; si avvicinò alla porta, e bussò “Hela, ti ricordi di me?” domandò “Sono io, Despa" si presentò “Capisco quello che provi, Ouken mi ha rivelato qualcosa… ma ora ci serve il tuo aiuto. Le tue doti…” proseguì “Non ti deluderemo, potrai prendertela con me se così sarà, te lo prometto!” 

 

Ci fu un pesante silenzio per qualche minuto, dopodiché la serratura scattò di nuovo: Ouken apparve sulla soglia, e si fece da parte “Grazie…” gli si rivolse Despa prima di fare un cenno verso i quattro.

 

Il Cavaliere si mosse portandosi alle spalle della veggente, seduta al tavolo principale 

 

“Che cosa volete da me?” abbaiò ostile “Hela cara, vedi… oggi si sono svolti i funerali della Regina Madre, Lady Hiling” informò Despa “Condoglianze” sbuffò la ragazza, ignorando Dorshe serrare i pugni adirato; Ouken le poggiò una mano sulla spalla, che la corvina strinse “È… proprio per questo che siamo qui, Hela. Vogliamo sapere… Sua Altezza è davvero nell'Oltretomba?” domandò finalmente il principe.

 

La ragazza si massaggiò i lati del naso con un sospiro seccato “Il glicine…” mormorò, confondendo i presenti “Nei giardini doveva esserci un glicine” precisò la strega come se stesse parlando di qualcosa di ovvio “Com'era?” “Secondo lei perdiamo tempo a guardare le piante, con tutto il rispetto?!” sbraitò Dorshe a denti stretti, venendo richiamato da Apeas e facendo stringere il braccio di Ouken attorno alla veggente in maniera protettiva. Alcuni serpenti soffiarono minacciosi, e Fenrir ringhiò nuovamente. 

 

Bastava una scintilla, e tutto sarebbe piombato nel caos per la seconda volta!

 

“Era intatto, era intatto!!” si ricordò improvvisamente Bebin, cercando di sovrastare il ringhio ostile del lupo con la propria voce; Hela alzò una mano, calmando l'animale all'istante 

 

“Se l'acqua scorre triste e lenta, e rosso il cielo da azzurro diventa, è segno che la povera Regina si è spenta… Ma se il glicine svetterà senza danno, il cuore batterà senza alcun affanno…” recitò, guardando i presenti “Ebbi questa visione mesi fa, e il vostro caro Re mi scacciò in malo modo. Avete appena detto che il glicine era intatto… traete le vostre conclusioni” sentenziò.

 

Dorshe passò dalla furia al sollievo, cadendo in ginocchio e scoppiando in lacrime seguito da Domas, Bebin guardò la sorella con rammarico e così Apeas, sentendosi in colpa per il trattamento che la ragazza aveva ricevuto e al quale non poterono opporsi ai tempi, infine Despa le prese la mano tra le proprie, sorridendole gentile “Grazie, Hela cara…” disse sincero, guardando il cavaliere alle sue spalle. Senza il suo incoraggiamento non avrebbe neanche tentato di stabilire un contatto con la veggente! 

 

Hela roteò gli occhi, rivolgendogli un breve sorriso “Ora però vi voglio dire una cosa" proferì seria “Proprio due giorni fa ho avuto una nuova visione, è trascritta su quella bacheca… leggetela, e ricordatevela” istruì, sicura che stavolta sarebbe stata ascoltata…

 

 

 

*** 

 

 

 

Le palpebre di Hiling tremarono, sollevandosi poco dopo… cos'era successo?

 

Si sentiva così confusa… l'ultimo suo ricordo era una figura che le si avvicinava in mezzo al fumo, e poi un gran buio; emise un lamento, mettendo poi a fuoco l’ambiente circostante… un momento. 

 

Quella non era la stanza della Tenuta d'Estate! Dove si trovava?! 

 

“Oh, finalmente il riposino di quarantotto ore è finito?” fece Tyr dalla sedia accanto al letto; la Regina Madre balzò seduta, ritraendosi un po' “Chi sei tu?!” domandò brusca “E dove mi trovo?!” quarantotto ore? Due giorni quindi?! Dove era stata per due giorni?! 

 

“Ti trovi nella nostra infermeria, e il mio nome se proprio ti interessa è Tyr" bofonchiò la ladra, facendo diventare il viso della nobile rosso di stizza “Lo sai con chi stai parlando?!” chiese, ricevendo una risatina dalla donna più giovane “Oh sì, con sua Altezza Reale Milady Hiling~” rispose Tyr “E allora sei pregata di parlarmi in modo adeguato, sfregiata” sibilò la reale “Altrimenti che fai? Ordini al nulla di mozzarmi il capo?” rise la ladra per nulla spaventata “La tua autorità e il tuo titolo sono nulli qui, cornacchia~” la canzonò, punzecchiandole il naso con l'indice e ricevendo uno schiaffetto alla mano 

 

“Non toccarmi!!” strillò la bionda adirata “Altrimenti che fai, mi mordi?” miagolò la rapitrice aumentando la rabbia della testa coronata.

 

 Tyr si voltò, stiracchiandosi e dandole le spalle “Fossi in te mi metterei comoda, bambolina: se non ti fosse chiaro il concetto, hai da due giorni guadagnato il titolo di Ostaggio Reale, e ci aspetta una luuuunga convivenza~”

 

Hiling sentì il sangue ribollire e salire alla testa, quella vile buzzurra aveva superato ogni limite! Si alzò di scatto, e allacciò il braccio destro attorno al suo collo mentre il sinistro premeva dietro alla sua testa. L’avrebbe messa fuori gioco e sarebbe scappata! Una fortuna aver chiesto a Dorshe delle nozioni di difesa! Strinse la presa con un ringhio, presa che si allentò quando ricevette un colpo alla bocca dello stomaco e una spinta che mise distanza tra le due “Qui micio micio~” canzonò Tyr con voce roca per il tentativo di soffocamento appena ricevuto. 

 

Voleva la lite? Nessun problema.

 

La bionda le fu addosso subito dopo, attaccando furiosamente e riuscendo ad un certo punto a graffiarla in viso; l’assenza dei guanti, rimossi per accertare le condizioni delle mani e delle braccia della donna, si era ritorta contro la ladra! La sorpresa fu tale da farla inciampare trascinandosi la Regina dietro. Rotolarono un paio di volte sul pavimento sempre impegnate in quella zuffa selvaggia, colorita da altri graffi da parte della bionda e prese ai capelli e parate da parte della corvina; Hiling riuscì a guadagnare un vantaggio, stringendo le gambe attorno ai fianchi della ladra sovrastandola, la afferrò per il collo con entrambe le mani e iniziò a stringere.

 

Gli occhi blu parevano risplendere di rabbia, e la smorfia sul suo viso era pari al ringhio di una fiera fuori controllo; l'aveva rapita, l'aveva toccata, le aveva mancato di rispetto e le aveva rovinato il vestito scoprendole le spalle e quasi il petto… doveva pagarla cara! Non le importava se la donna sotto di lei le aveva afferrato la gola a sua volta, avrebbe resistito finché quella schifosa rapitrice non sarebbe crollata svenuta sul pavimento! 

 

Tyr si agitò nel tentativo di levarsela di dosso, scalciando e dando un paio di colpi di reni, ma l’avversaria portò il proprio peso verso il basso, inchiodandola ancora di più a terra; da quella posizione la bionda riuscì a guardarla dritta nell'unico occhio visibile… e sentì i propri spalancarsi…

 

Più la guardava, più provava una strana sensazione, un calore che si irradiava dal centro del petto in tutto il corpo, una sensazione che aveva già provato…

 

Ben dieci anni prima…

 

Con grande sorpresa della ladra Hiling allentò la presa, permettendole di respirare nuovamente e spingendo Tyr a fare lo stesso, lasciando cadere le braccia ad incorniciare il capo… la Regina sentì le guance andare letteralmente a fuoco alla vista della donna più giovane ansimante peggio di lei a cui stava ancora addosso 

 

“Smettila…” ordinò, poggiando le mani accanto alle sue per sostenersi “Cos-..?” “Smettila di… respirare così-!” la sgridò la bionda “È… indecente!” Tyr ridacchiò tra gli ansimi, rivolgendole un sorriso stanco 

 

“… pervertita~” sogghignò, muovendo le proprie mani ad afferrare i polsi della donna.

 

Le fece scivolare in avanti sul pavimento di legno, ottenendo che la Regina le piombasse addosso; l'intento era solo di riprendere fiato e sfruttare la stanchezza dell'ostaggio per evitare un'ulteriore zuffa, ma quella posizione era… alquanto ambigua, e avere il seno prosperoso della donna premuto contro al proprio di certo non aiutava. Evidentemente la nobile ebbe gli stessi pensieri, poiché la fulminò con lo sguardo 

 

“Ti odio già …” sibilò esausta, lasciando cadere mollemente il capo in avanti e facendo ridacchiare la ladra 

 

“… Ho interrotto qualcosa?” 

 

Rapita e rapitrice mossero il capo, incrociando lo sguardo incredulo di Arthur e quello imbarazzato di Gale, che si girò dall'altra parte dando loro le spalle 

 

“Non è come sembra!-" guaì Hiling ancora più rossa 

 

“Dicono tutte così~” miagolò Tyr senza vergogna; i due le aiutarono ad alzarsi, e mentre Tyr lasciò l’edificio Gale si appoggiò alla porta, permettendo ad Arthur di sedere accanto alla bionda “Vedo che si è ripresa" le si rivolse il ladro, sorprendendola un poco. Dopotutto non aveva usato il tu! “E ho ragione di credere che è stata in grado di muoversi bene, quindi le mie cure sono state efficaci" “Come prego?” Hiling inarcò un sopracciglio “… lei mi ha curato?” 

 

“Arthur è il nostro medico, oltre che il Grande Capo" spiegò Gale “Via, sono solo un coordinatore più che un capo" lo corresse il più anziano lusingato “Potrei sapere dove mi trovo, che sta succedendo e chi era quella buzzurra pervertita, di grazia?!” starnazzò la bionda “Fossi in lei sarei un po' più gentile con Tyr. Dopotutto la “buzzurra pervertita" ha rischiato la vita per salvare la sua" rispose Arthur, informando poi la donna dei fatti.

 

Hiling rimase seduta sul letto senza parole.

 

La donna con cui si era azzuffata e che aveva cercato di soffocare… era andata incontro a morte certa o ad una cattura solo per salvarle la vita?! 

 

Perché?! Che ragioni aveva?! 

 

“Le garantisco che, anche se può essere definita ostaggio, non vogliamo assolutamente farle del male. Non siamo selvaggi" “A meno che non ci attacchi prima tu, allora puoi salutare la tua gola-” “Gale, non è il momento!” ristabilito l'ordine il grigio tornò a guardare la bionda 

 

“Screzi a parte, le cose stanno così.  E ora le chiedo gentilmente di seguirci… l'infermeria va lasciata libera nel caso qualcuno necessiti delle mie cure, quindi la sistemeremo nello stesso edificio dove io e i miei compagni risiediamo “ finì di spiegare, ricevendo un cenno dall'ostaggio 

 

“Ah, e ripeto. Ringrazia la buzzurra pervertita anche per questo, visto che io ti avrei sbattuto in cella…” le sibilò contro il gigante mentre uscivano dall'infermeria…

 

 

 

 

 

*** 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui che di nuovo vi lascio in sospeso~

 

Sono cattiva lo so💖⚙

 

Tante domande?

 

Lo spero.

 

Più casini? Assolutamente 

 

Soft Core? SÌ CAZZO!!! 

 

Spero di vedervi nel prossimo cap, e voglio sapere cosa ne pensate dei nuovi personaggi apparsi! 

 

 

 

Un abbraccio

 

⚙Karla_Heisenberg⚙

 

 

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Capitolo 5
*** Lanterne E Candele ***


Se si chiedeva ad ognuno degli abitanti del Nido cosa fosse la Rocca, si sarebbero ricevute definizioni diverse accomunate però da un elemento: la positività.

 

E ognuno di loro avrebbe poi dato le stesse indicazioni per raggiungerla: prosegui dritto verso Est dalla piazza principale, passa oltre la Taverna del Grifone, le stalle e l'armeria; continua mantenendo il sentiero e dopo una decina di minuti te la troverai davanti. Non puoi sbagliare.

 

Quando la costruzione di pietra le apparve di fronte, svettante nella sua imponenza, Hiling si concesse un singolo momento di stupore per ammirarla: si trattava di un castello in pietra, probabilmente restaurato da poco data la presenza di impalcature sul lato Ovest, dall'aria sicura ed impenetrabile. Quattro torri massicce si ergevano ai quattro estremi, e la sola vista pervadeva l’osservatore di un intimidatorio senso di potenza e sicurezza nonostante la rude semplicità stilistica.

 

Un castello ridotto era proprio l'ultima cosa che si aspettava di vedere in una città di ladri! 

 

“Ti si è incastrata una scarpa nel selciato?! Non abbiamo tutto il giorno!” la richiamò Gale strappandole uno sbuffo seccato “Villano…” pensò la donna mentre lo raggiungeva ed insieme varcavano il portone di legno massiccio.

 

Dall'ingresso salirono la scalinata principale, e da lì imboccarono il corridoio di sinistra “Non mi aspettavo questo sfarzo…” commentò la bionda con una punta di veleno nella voce: quei tappeti, quegli arazzi, quelle finiture e torce sicuramente facevano parte dei loro saccheggi 

 

“Mordred ha la passione per i decori, e noi lo lasciamo fare e lo accontentiamo" replicò Gale con un ghigno lieve; il trio si fermò di fronte all’ultima porta del corridoio, proprio vicino ad una delle balconate, dopodiché aprirono… Hiling si fermò nel mezzo dell’ingresso alla vista di Tyr, stesa poco elegantemente sul grosso letto presente in quella che doveva essere la sua stanza, intenta a leggere un tomo antico

 

“Non se ne parla proprio!” Fece contrariata a braccia conserte.

 

Se l'avevano scortata fino alla stanza della ladra, significava che l'avrebbero condivisa, e per la Regina ciò era impensabile! 

 

“Lady Hiling, è l'unica soluzione possibile" Arthur la affiancò, sospirando quando la donna scosse il capo freneticamente “Io non giacerò accanto ad un'altra donna! Sarebbe sconveniente!” ribatté la nobile “Pagala allora, potrebbe aiutare la tua stramba morale~” sputò Gale, ricevendo un'occhiata offesa dall’ostaggio ora rosso in viso. 

 

Come poteva sapere… che i pettegolezzi avessero raggiunto quel luogo ignoto?! 

 

“Se non vuole condividere il letto non è un problema, dormirò sul tappeto" propose Tyr ironicamente “Sarebbe il luogo più appropriato per una donna come te…” sibilò Hiling, dovendosi poi nascondere dietro Arthur quando Gale fece un passo nella sua direzione con aria poco amichevole.

 

Il Cavaliere non aspettava altro che l’occasione per menare le mani contro la petulante cattura dopotutto.

 

“Lascerò che sbrighiate le vostre questioni da sole, ho impegni che mi chiamano e così anche tu, Gale. Conto che risolverete la faccenda come donne mature" detto questo Arthur, seguito da un contrariato Gale, lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle; Hiling emise un suono stizzito, per nulla abituata a quelle mancanze di rispetto. Almeno quell’Arthur pareva il più civilizzato dei tre per il momento…

 

“Hai intenzione di stare lì in piedi fino all'ora di pranzo?” domandò Tyr senza staccare gli occhi dal libro “Cosa cambierebbe se così fosse?” berciò la Regina di rimando “Ti verrebbero i crampi alle gambe" rispose la ladra “E poi hai ancora un abito strappato addosso, senza contare i capelli… pensavo che voi teneste maggiormente alla vostra immagine” gli appunti peggiorarono la già presente rabbia della regnante che, rossa in viso, si chinò verso il basso e scagliò poi la propria scarpa contro la rapitrice.

 

Tyr afferrò al volo l'oggetto prima che la potesse colpire “Conosco qualche collezionista che pagherebbe una bella somma per questa" commentò “Che razza di gente frequenti?!” esclamò Hiling ancora stupita dalla presa dell'altra donna “Comunque non importa, ridammela" ordinò; Tyr finse di pensarci su un momento “Mmmhno, penso proprio che me la terrò” rispose con un ghigno da schiaffi… Dovette alzarsi un attimo dopo, evitando agilmente la nobile che per la seconda volta l'aveva caricata.

 

Ne scaturì un secondo inseguimento per la stanza, che vide Tyr balzare come un grillo decisa a non mollare la refurtiva, seguita da una sempre più livida Hiling; la corvina si ritrovò ad un certo punto con le spalle al muro e, trovandosi la bionda a distanza ravvicinata fece la cosa più irrispettosa di sempre nei confronti della donna: il braccio libero le allacciò la vita tirandola a sé in una nuova e alquanto ambigua posizione 

 

“E adesso?~” la canzonò la ladra, stringendo la presa quando l’ostaggio tentò di allontanarsi “Se volevi starmi così vicina bastava dirlo, Canarino~” 

 

“FINISCILA!! GIURO CHE TI FARÒ MOZZARE LA TESTA QUANDO ME NE ANDRÒ DI QUI, SFREGIATA!” sbraitò Hiling su tutte le furie, rossa quanto l'abito rovinato. Come poteva un essere così rozzo e vile farla infuriare e confonderle la mente al tempo stesso?! E perché provava ancora quel senso di familiarità?! “Oh, come sei cattiva con me! il mio cuoricino si è spezzato a metà!~” guaì la corvina, sfruttando la lieve differenza di altezza per alzarsi sulle punte e darle un bacio sulla punta del naso. Hiling squittì di sorpresa, coprendosi il viso con entrambe le mani imbarazzata. 

 

Tyr parve soddisfatta; le porse la scarpa, dopodiché la lasciò libera e si mosse per raggiungere il grande armadio presente nella stanza “Le tue espressioni sono uno spasso” commentò mentre esaminava il contenuto del mobile “E hai un naso davvero adorabile~” 

 

“Prima la scarpa, poi questo commento… devo per caso farmi idee strane sul tuo conto?” chiese Hiling con un mezzo cipiglio dubbioso “Parecchia gente strana popola queste terre…” “Non è il mio caso" la rassicurò Tyr “A me fa più fremere ciò che hai sul petto" le lanciò un’occhiata con l'occhio scoperto “Sono vere a proposito?” “NON SONO AFFARI TUOI!” urlò stizzita la Regina, accomodandosi sul letto in modo pesante “In un contesto normale ti avrei già condannata a morte, te lo posso garantire…”

 

Quella sfacciataggine la infastidiva alquanto, e al tempo stesso le ricordava qualcosa… un momento della sua gioventù, dove già qualcuno le aveva rivolto simili frasi, qualcuno che non era ancora riuscita a dimenticare dopo dodici anni pieni…

 

“Scherzo, non ti scaldare troppo…” cercò di rabbonirla la ladra “Sinceramente mi hanno colpito i tuoi inaspettati bicipiti" commentò sincera “Non mi aspettavo che una testa coronata avesse tanta forza fisica, sono sorpresa!” Questo strappò un lieve sorriso all'ostaggio “Devo sapermi difendere dalle canaglie come te~” la punzecchiò di rimando.

 

La vista le si oscurò un attimo dopo strappandole un grido sorpreso; impacciata Hiling si tolse ciò che le era stato scagliato sul capo, che si rivelò essere una blusa beige, forse di lino, dalle maniche a campana “I pantaloni dovrebbero andarti bene, vedrò nel caso tu voglia cambiare anche le scarpe. Non è elegante come quell’abito, ma almeno non è strappato" la ladra tornò a sdraiarsi sul letto con un sospiro, chiudendo l'occhio… tutto quel saltare e correre non le aveva giovato…

 

HIling guardò prima gli indumenti offerti, poi l'altra donna “Non ti senti bene?” le chiese “Capita ogni volta che mi muovo in maniere errate, mi passerà presto…” la rassicurò la corvina; la Regina fu colta da un dubbio “Sei malata?” la domanda appena posta strappò una risata all’interpellata 

 

“Forse! Arthur non riesce a capire che cos'ho, e lui è un medico! Capita solo quando mi muovo troppo rapidamente, quindi non pensa sia una vera malattia, più un qualcosa legato al corpo” riaprì l'occhio, indirizzandole un sorrisetto sornione 

 

“Carino da parte tua preoccuparti per me però… ti stai già innamorando?~” miagolò, ridendo dell’imbarazzo provocato; era davvero divertente vederla così in difficoltà! I nobili vivevano una vita impostata e di regole, e quando i loro schemi venivano rotti andavano nel panico. Un branco di pecore che giravano in cerchio, in un vortice impossibile da fermare… ma forse Hiling si sarebbe rivelata essere una pecora nera?

 

Quegli sbotti, quelle frasi, quella rabbia… erano inusuali per una donna impostata! E la memoria delle sue mani a stringerle il collo in quella maniera le dava ancora i brividi…

 

“Comunque se vuoi cambiarti, prometto che non ti guarderò” aggiunse, e per provare la sua frase si coprì gli occhi con entrambe le mani. Hiling esitò un momento, dopodiché si alzò e rapidamente indossò gli abiti offerti dalla ladra. Non era abituata a cambiarsi di fronte a qualcun altro, non importava che avesse il suo sguardo addosso o meno! La fulminò un paio di volte mentre assicurava i bottoni alle asole. 

 

Impertinente fino alla fine… un'impertinenza intrigante e senza apparenti limiti. Un qualcosa di mai visto prima, forse con lei… ma anche lì un limite era stato posto. Un sospiro lasciò le sue labbra mentre concesse al proprio sguardo di intristirsi: era inutile torturarsi con memorie simili, no? Quante volte aveva rimproverato Dorshe riguardo a ciò che erano stati, dunque era incoerente da parte sua desiderare qualcosa di impossibile.

 

I morti erano morti dopotutto, no?

 

E tali dovevano rimanere…

 

“… Ho finito" avvertì, autorizzando la corvina a guardarla.

 

Tyr sentì le guance farsi bollenti e gli occhi spalancarsi: senza tutti quei fronzoli e tessuti le forme della Regina erano evidenziate, permettendo ai fianchi e al seno prosperoso di premere sul lino e sulla pelle aderente “Accidenti…” fu l'unico commento che riuscì a dire, lottando contro l’impulso di soffermarsi troppo a guardarle certi punti “Dovresti vestire così più spesso! Hai merce buona, mostrala!” “Attenta, se continui a tirare la corda potrebbe spezzarsi~” Hiling si concesse un sorrisetto, incrociando le braccia proprio sotto al seno.

 

Aveva notato le occhiate della ladra, e forse aveva trovato il modo di estinguere quella sua baldanza! Però era strano ricevere simili apprezzamenti… così grezzi, ma a loro modo lusinghieri per quanto imbarazzanti.

 

Prese posto sul letto, notando il proprio riflesso nell’unico specchio presente “Mi occorre una spazzola” decretò autoritaria; Tyr non rispose, limitandosi a recuperare l'oggetto in questione. Si spostò alle sue spalle, mostrando la spazzola quando l’ostaggio si voltò a guardarla 

 

“Mi lasci fare? Sono brava con i capelli” si pavoneggiò mostrando la propria chioma ferma in svariate trecce e dreadlocks, stavolta fu il turno della bionda a non rispondere, dandole di nuovo le spalle. 

 

La ladra si mise subito al lavoro, pettinando e separando le ciocche con attenzione: mai aveva sfiorato qualcosa di così setoso in vita sua! Certo, il calore di quel dannato incendio li aveva rovinati lievemente, ma non abbastanza da imbruttirli o danneggiarne la morbidezza; con cura raccolse la parte superiore della chioma in una treccia, aggiungendone altre a formare una sorta di coroncina e lasciando il resto delle ciocche libero di ricadere sulla schiena… erano così vicine, e nessuna cercava di attaccare.

 

Il silenzio regnò fino a che Tyr non concluse il lavoro “Allora? Soddisfatta?” chiese mentre la nobile osservava l’acconciatura attentamente “Non male devo ammettere" commentò Hiling, poco abituata a vedere i propri capelli sciolti e liberi; per i suoi standard quelle trecce erano quasi sbarazzine! “Dovresti portarli così più spesso" consigliò la corvina 

 

“Quel raccolto è bello ma… quando sono liberi ti danno un’altra aria. Più vera, ecco… non so come spiegarlo” azzardò incerta.

 

La Regina sbatté le palpebre un paio di volte… un'aria più vera aveva detto? La frase non era così insensata… dopotutto non indossava forse una maschera ogni giorno da quando aveva varcato le porte del Palazzo?

 

 

 

*** 

 

 

 

Con un gridolino acuto Hela cadde nel suo nido di cuscini, rimanendo a gambe all’aria prima di riemergervi scuotendo il capo 

 

“Ouken, insomma! Sto bene!” protestò imbronciata la veggente; il cavaliere la ignorò, posizionandosi di fronte alla finestra scrutando i dintorni “Fenrir è di guardia, penso tu riesca a vederlo benissimo da lì, e loro sono andati via" con un grugnito si rialzò, ma giunta a metà strada si ritrovò il non-morto davanti. 

 

L'uomo la sollevò senza avvertirla, riportandola indietro “Non sono malata, non occorre che rimanga lì!” sbuffò la corvina “Che cosa ti prende oggi?!” dopo che suo fratello e i suoi amici avevano lasciato la capanna Ouken aveva iniziato a comportarsi in quel modo bizzarro… perché?! Che la predizione riguardasse lui stavolta? Impossibile, no?! Non riusciva a spiegarsi quella preoccupazione, quell'insistenza nel tenerla lontana dai vetri delle finestre…

 

Una volta a terra Hela si rialzò per l’ennesima volta e gentilmente rimosse l'elmo del guerriero, posandolo sul tavolino basso accanto a sé scoprendogli il viso “Ouken, che cosa c’è che non va?” chiese preoccupata. 

 

Gli occhi scuri e vuoti dell'uomo la fissarono, inespressivi quanto il volto dal colorito smunto, confondendo la ragazza ancora di più “Qualcosa ti turba? Siamo in pericolo?” incalzò senza ottenere risposta.

 

La veggente strinse i denti, portando entrambe le mani sulle guance dell'uomo “Parlami, per favore… dì qualcosa, spiegami che cosa senti” tentò inutilmente, ricevendo solo lo stesso sguardo impassibile come risultato; Hela abbassò lo sguardo, frustrata “Perché Despa può capirti…” mormorò fremendo di rabbia “Perché lui ci riesce, mentre io no? È ingiusto…” tutta colpa di quella sua stupida condizione! 

 

Il suo Maestro l'aveva istruita a riguardo: le aveva raccomandato di non vagliare mai il campo della percezione in maniera troppo intensa, o avrebbe rischiato ben più che convulsioni e schiuma alla bocca! Non le era mai importato di non poter percepire le energie altrui, ma ora che il silenzioso non-morto viveva sotto il suo stesso tetto questo limite le pesava.

 

“Anche io voglio parlarti, anche io voglio sentire la tua voce…” si lamentò.

 

Il suo maledetto corpo difettoso aveva posto un muro che li separava, impossibile da abbattere.

 

E ciò la disturbava, la faceva sentire impotente e così incerta… quel filo di pensieri così bui si spezzò quando sentì le braccia dell'uomo avvolgerla stretta. Spalancò gli occhi, rimanendo immobile nell’inaspettato contatto.

 

Da quando la loro convivenza era iniziata due anni prima, un simile fatto non era mai accaduto! Il metallo tremava lievemente, forse anche un semplice abbraccio gli costava fatica… ricambiò l’abbraccio dopo un momento di incertezza ignorando il sibilo dei serpenti, chiudendo gli occhi… non era giusto. Non doveva essere così. Lui non doveva faticare in quel modo… non era equo!

 

“… cosa stai facendo?” 

 

La stretta dell'uomo si fece più intensa 

 

“Non puoi, lo sai che non puoi…” 

 

La sua armatura tremò più forte 

 

“Ti prego, smettila! Fermati!!”

 

Strinse i denti, e quando sollevò le palpebre sorrise all'uomo che la fissava agitato 

 

“Hela, perché?!” Ouken si fece avanti, sfiorando il viso della veggente con una mano “Lo sai quanto rischi, ero presente quando Re Sigurd-" “Tu avresti fatto lo stesso" lo interruppe la ragazza “Se ti sforzi tu, è equo che anche io lo faccia" sentenziò.

 

Il corvino sentì le lacrime salirgli agli occhi: il gesto della giovane lo lusingava, ma era così in pensiero per lei! “Ora ti prego, dimmi cosa ti preoccupa” gli chiese la maga, avvertendo già uno spiacevole cerchio alla testa “Ho avvertito una presenza, qualcuno che speravo di non fronteggiare mai più… e ho il timore che possa rivolermi con sé” la rivelazione di Ouken la lasciò senza parole.

 

Di chi parlava?! 

 

“Spero di sbagliarmi, ma se si farà viva sono sicuri che tenterà di raggiungermi, e tu potresti essere vista come un ostacolo, perché sta pur certa che non ti lascerò sola" proseguì il corvino stringendole la mano, così minuta rispetto alla sua 

 

“È te che voglio proteggere, non lei!” 

 

Le guance di Hela presero letteralmente fuoco: quell'intento era così… dolce! 

 

Riuscì a mormorare il suo nome, prima di genere di dolore portandosi entrambe le mani alle tempie; il cavaliere la chiamò preoccupato, notando un rivolo di sangue scenderle dal naso “Hela, basta! Torna indietro, interrompi tutto questo!” guaì scivolando nel panico e avvertendo le prime lacrime solcargli le guance alla vista della strega ansimante “Fallo per me, ti supplico! Non posso perderti, sei troppo importante! Smettila di farti del male ti prego!!”.

 

Hela gridò sofferente, aggrappandosi al corpo del cavaliere con tutte le sue forze, questi la tenne stretta a sé premendole il guanto gelido dietro al collo rafforzando la presa con il braccio libero; lunghi minuti passarono, e finalmente il respiro della donna ritornò regolare, seppur ancora tremante. Ouken la lasciò libera di muoversi, i loro sguardi si incrociarono nuovamente… “Anche tu sei importante per me…” rivelò la ragazza con voce provata “Non immagini quanto, Ouken” mormorò, concedendosi di poggiare il capo contro la sua spalla.

 

Continuò a guardarlo, ignorando il terrore per la consapevolezza della scempiaggine appena compiuta; nemmeno l'ombra della morte possibile l'aveva fermata… sarebbe stata quasi dolce se significava riuscire a sentire la voce del cavaliere almeno una volta!

 

Si stava riprendendo, ma si sentiva spossata… di certo non sarebbe stata in grado di muoversi da sola per qualche giorno! “Ti faccio sempre preoccupare…” ebbe la forza di ridacchiare alzando lo sguardi stanco “Sono un vero impiastro di convivente…”.

 

In risposta il non-morto le prese la mano, guidandola sulla corazza fino a raggiungere il cuore senza interrompere il contatto visivo, come se volesse rassicurarla, come a dirle non mi importa, a me sta bene… 

 

Ed era proprio così.

 

Hela aveva fatto un gesto così stupido e rischioso solo per riuscire a parlargli, solo per comprendere cosa lo turbava, e lui non l'avrebbe tradita. La strega era davvero importante per lui, lo faceva sentire quasi vivo nonostante la sua condizione.

 

Gli scaldava e gli faceva fremere il cuore gelido come se fosse stato un uomo qualunque. E nonostante tutto, non avrebbe permesso a quella fiamma di spegnersi. Vide la ragazza sollevare il busto, avvertendo le sue labbra tiepide posarsi lievi sulle proprie; durò un momento, e non potè replicare, ma quel gesto non fece altro che alimentare il fuoco che gli ardeva nel petto.

 

Hela era la sua dama.

 

Il suo mondo ormai da molto tempo.

 

E avrebbe difeso quel suo piccolo mondo da chiunque avrebbe osato minacciarla…

 

 

 

***  

 

 

 

“Scempiaggini! Scempiaggini! E ancora scempiaggini!!”

 

“Te le do io le scempiaggini se non la smetti di starnazzare, oca!” 

 

Altomare non somigliava a nessuno dei Regni oltre il mare non solo per la posizione, ma anche per il sistema politico: il governo non era in mano ad una sola persona, ma ad un cerchio ristretto. Un gruppo che ascoltava le voci dei cittadini, che controllava le strutture e realizzava desideri e migliorie; tra le vie e le case erano conosciute come “I Dodici".

 

Per gli Altomarini rappresentavano un caposaldo, un facilmente riconoscibile punto fermo, identificabile dalle loro iconiche mezze maschere raffiguranti le effigi delle Dodici Case Zodiacali.

 

Ognuno si occupava di un campo specifico, e le decisioni erano prese insieme. Un gruppo ben organizzato, estraniato dal Ranking, che aveva portato la città a quel tale livello di splendore.

 

Ma in quella grigia giornata l'armonia dei Dodici pareva seriamente incrinata: Elisabetta, nella sua argentea maschera del Toro, stava venendo trattenuta per le braccia, e così un uomo più alto di lei dal viso celato dall'allegoria dello Scorpione “Chiamami oca un'altra volta e ti faccio mangiare il pungiglione, bestia ignorante!” sbraitò la donna; l’uomo provocato tentò di divincolarsi dalla presa di chi lo tratteneva, un individuo le cui vesti e maschera rimandavano ad un centauro arboreo.

 

La precedente spiegazione di Elisabetta riguardo l'episodio avvenuto nel laboratorio aveva imbestialito l'uomo, e così vedere l'Ariete con tutte quelle medicazioni “SMETTETELA!” tuonò la possente voce di chi portava l'effige della Bilancia dato il bastone con tale oggetto stretto tra le mani e la maschera bendata “Non è modo di confrontarsi questo" 

 

“Ha cominciato lui, Grigorij!” Protestò Elisabetta “Tu hai dato inizio alle sperimentazioni, Betta!” ruggì lo Scorpione contrariato “E con ciò hai messo in pericolo Amelia!” “Ma sentitelo questo c-" 

 

“VI HO DETTO DI SMETTERLA!” ringhiò la Bilancia fulminandoli da sotto la maschera “Detesto ripetermi, e lo sapete bene…” la frase fu sufficiente a zittire i litiganti 

 

“Sanità e Scienza dovrebbero muoversi in armonia, come ognuno di noi, non azzuffarsi come ubriaconi in taverna!” l'uomo, almeno alto due metri, scrutò i presenti intensamente, per poi rivolgersi all’Ariete un po' in disparte “Amelia, racconta la tua versione dei fatti" ordinò. L'albina si spostò al centro della stanza, gesticolando per narrare l'accaduto; più venivano rivelati particolari, e più lo Scorpione fremeva di rabbia… Amelia era la più giovane tra loro, almeno in apparenza, e non tollerava si mettesse in pericolo! 

 

“Non dovrebbe esserci nessuna discussione a riguardo!” sbottò questi traducendo le proprie parole in segni per Amelia, come già compiuto da Grigorij.

 

Se alla ragazza risultava più semplice tale mezzo di comunicazione, era loro compito facilitarla ed includerla “Quella cosa va distrutta! Fatta a pezzi e lasciata affondare nella laguna!” “Ti rendi conto di quanto ciò sarebbe stupido, Leonardo?!” replicò un uomo dalla maschera a scaglie e motivi marini, l’Acquario “Uno specchio proveniente dalla Guerra degli Dei, che per di più ospita un’Houmana! Si tratta di un qualcosa di irripetibile, di unico! Betta ha ragione, va preservato!” “Amadeo, la Cultura può farsi da parte quando una minaccia si presenta" berciò un uomo indossante una fulva maschera del Leone, facendo inorridire il collega “Come OSI dire una simile bestemmia in mia presenza?!” guaì Amadeo teatralmente “Vergognati e chiedimi scusa!” “Le scuse me le farai tu quando ci scapperà il morto" fu la risposta che ottenne dal Leone “Amadeo, mi rincresce dirlo considerata la nostra solida amicizia di anni, ma questa volta temo proprio che le opinioni di Leonardo ed Alessandro siano tremendamente valide" si fece avanti il nobile che portava la maschera del Capricorno “I danni che una possibile maga furiosa di Houma potrebbe creare sarebbero incalcolabili… ma è anche vero che le arti Altomarine potrebbero equivalere ciò limitando perdite e spese, per cui la situazione è spinosa, ma dal punto di vista morale la sicurezza di Donna Amelia e Donna Elisabetta è da conteggiare…” il commento causò un lamento dal centauro arboreo, il Sagittario “Ci risiamo, ecco che Messer Borgia ricomincia con le arringhe noiose… ODIO quando lo fai!” berciò “Stiamo parlando di un REPERTO. Un qualcosa per cui abbiamo anche sborsato parecchio, e che dovrebbe starsene chiuso in una teca alla mostra di Amadeo!” si portò al fianco dell'Acquario cingendogli le spalle “Qui lo dico senza vergogna: lo specchio non si tocca. PUNTO” 

 

“Colleghi, penso che ci stiamo tutti scaldando troppo…” l'ultimo a parlare fu l'uomo che portava la maschera dei Pesci “I punti sono tutti validi, non si può rovinare ciò che potenzialmente fornisce scoperte e dati, ma al tempo stesso non si può mettere in pericolo la vita altrui! Bisogna riflettere bene secondo me" riassunse con tono calmo. Odiava le liti tra colleghi, e aveva compreso opinioni e punti di vista di ognuno. Era proprio il loro essere uniti e funzionali che aveva causato la discussione!

 

Nessuno voleva mettere in pericolo Elisabetta o Amelia, ma sminuirle a donzelle in pericolo non gli pareva giusto…

 

“Mateus ha riassunto perfettamente la questione” annuì Grigorij “Dunque questo ci porta a due strade: distruggere lo specchio e sventare un pericolo perdendo però una preziosa perla storica nonché un mezzo per comunicare con chi il passato l'ha vissuto, oppure mantenerlo intatto e studiare l’oggetto e chi ci risiede, senza scordarci delle minacce verso Amelia ed Elisabetta” stese il bastone e trasse da una bisaccia che portava in vita alcune sfere di vetro, reggendole nella mano libera 

 

“La questione è ai voti" sentenziò.

 

Uno ad uno i presenti presero una sfera e la posizionarono nel piatto della bilancia corrispondente alla loro scelta; la votazione si concluse con un pareggio… l’opinione di Grigorij sarebbe stata decisiva.

 

Lui rappresentava la Giustizia dopotutto…

 

“La mia scelta, prima che esplodano discussioni, è stata compiuta basandomi soprattutto su un fattore" iniziò, lasciando cadere la sfera: Alessandro imprecò sonoramente, Amadeo sospirò di sollievo, mentre Leonardo rivolse alla Bilancia uno sguardo esterrefatto “Per quanto le minacce verso Amelia ed Elisabetta siano gravi, ritengo sarebbe scorretto giudicarle incapaci di difendersi, sminuendo così le loro capacità, dunque Elisabetta potrà continuare a studiare lo specchio, e conto che verrà aiutata nello scoprire di più sull’identità dell'anima in esso. Inoltre, mi aspetto la massima attenzione da tutti voi nella possibilità che le minacce si concretizzino" spiegò Grigorij “La questione è risol-" 

 

Un singhiozzo lo interruppe: Amelia se ne stava in piedi, grosse lacrime a solcarle le guance “Mi dispiace…” gesticolò tremante “Quello spirito è adirato con me, probabilmente le ho causato qualcosa di brutto che non ricordo, e ora avete pure litigato per colpa mia!" Non ricordava un’altra occasione dove i suoi colleghi si erano dati contro con tale veemenza, e ciò la faceva stare così male… “Amelia cara, non pensare una cosa così brutta!” Commentò Elisabetta, affiancandola “Se Alexandrina, Cristoforo e Maria fossero qui, anche loro avrebbero espresso opinioni diverse, e magari avrebbero preso parte alla lite comunque! Non devi sentirti in colpa perché i nostri pensieri sono differenti. Nessuno è arrabbiato con te!” 

 

“Betta dice il vero" la rassicurò Leonardo “Se abbiamo discusso è solo perché ci siamo preoccupati per te, e…” lo Scorpione sospirò “Ammetto che forse avrei potuto risparmiarmi certe scene" “Anche io…” bofonchiò il Toro “Si può parlare senza gridare" 

 

“Quello che sostengo sempre" fece Mateus a braccia conserte. Detestava urlare come scimmie piuttosto che scambiarsi opinioni in maniera pacata, anche se non sempre era possibile…

 

La spiegazione calmò lievemente l’albina, ma non del tutto: quando la riunione fu sciolta Amelia si diresse dritta verso la piazza principale, e preso posto su una panchina un po' isolata fu libera di piangere affondando il viso tra le mani.

 

Chi avrebbe mai pensato che il suo passato avrebbe avuto tali ripercussioni sul presente?! Tutti quegli anni di morti e sangue dovevano essere solo un brutto ricordo, e invece… che quella donna fosse caduta sotto la sua lama quando combatté per gli Dei? Avrebbe solo voluto sparire! 

 

D’improvviso dei suoni sconosciuti le fecero sollevare il capo: un ragazzo di almeno dodici anni dalla riccia chioma corvina e coperto da una mantella da viaggio verde stava in piedi di fronte a lei, fissandola preoccupato; lo sconosciuto emise ancora quegli strani versi come se stesse inutilmente cercando di parlare, muovendo le mani nello stesso momento 

 

Perché piangi?”.

 

Amelia non poteva crederci.

 

Un turista, un esterno data l'assenza di una maschera a celargli il viso… le aveva parlato con i segni?! Dunque non era un linguaggio strettamente Altomarino? 

 

La ragazza si asciugò gli occhi sotto la maschera, rispondendogli “Scusatemi, oggi non è una bella giornata per me" riferì; il ragazzino le poggiò una mano sulla spalla brevemente “Mi dispiace… posso fare qualcosa per aiutare?” 

 

“BOJJI! ECCO DOV'ERI!” qualcosa scivolò rapidamente  verso i due, rivelandosi essere letteralmente una sorta di ombra senziente; il corvino gli si rivolse allegro con quei tentativi di dialogo “Eh? Hai visto questa ragazza piangere e volevi sapere perché?” ripeté l'ombra, ottenendo altri suoni in risposta “Sa usare i segni come te?!” il nuovo arrivato la guardò, facendo spuntare una strana appendice spinosa che si mosse come una bocca “Sei muta per caso?” chiese. 

 

Amelia annuì, muovendo le mani in risposta “Siete un amico di questo ragazzo gentile?” la domanda fece ridacchiare l’ombra “Amico?! Io sono il suo MIGLIORE amico!” la corresse il demone “E la sua guardia personale!” aggiunse orgoglioso “Hai un nome? Io sono Kage, mentre lui è nientemeno che il Principe Bojji; Sicuramente hai sentito parlare di lui!” la rivelazione impose ad Amelia di rimanere calma: il Principe Bojji era il figlio della defunta Hiling dopotutto, ma non sembrava scosso… forse non sapeva dell’accaduto?

 

Ho sentito parlare di voi in effetti” 

 

Meglio non toccare l’argomento.

 

Si sforzò di sorridere ai due “È un piacere conoscervi, il mio più sincero benvenuto ad Altomare" “Questo regno è stranissimo, lo devo ammettere” commentò Kage guardandosi attorno “Ci si può arrivare solo in barca, e poi indossate tutti queste maschere strane!” Bojji gli si rivolse ancora “Non ho mica offeso!” protestò la guardia “Ho solo detto che sono strane! Quante persone mascherate abbiamo visto nei nostri viaggi dopotutto? Poche! E un intero regno di gente mascherata fa strano…”

 

Voi avete viaggiato parecchio?” domandò l'albina, il corvino annuì “Abbiamo molta strada ancora da fare, ma sono già quasi tre anni che io e Kage siamo in viaggio" spiegò Bojji “Governare non fa per me, così ho preferito lasciare il trono a mio fratello… magari lo conosci! Parlo di Re Daida".

 

Amelia per la seconda volta dovette mantenere la calma: questo ragazzino pareva ignaro di tutte le disgrazie recenti avvenute nel suo Regno… 

 

“Sì, lo conosco" annuì “Ho sentito parlare di lui" sul viso di Bojji si aprì un ampio sorriso “È in gamba, vero?!” gesticolò felicemente; Amelia preferì rimanere vaga, annuendo “Le voci a riguardo che ho sentito ne parlano bene…” mentì.

 

Bojji pareva nutrire un'alta considerazione del fratello da quelle poche frasi, e probabilmente i suoi viaggi gli avevano impedito di sapere l'amara e recentemente situazione: Re Daida non godeva di una felice considerazione da parte dei suoi sudditi, e nella classifica il regno figurava solo nei primi 50. Ancora un risultato basso rispetto al settimo posto ottenuto dal padre anni indietro… sapere una tale situazione avrebbe potuto ferire il corvino!

 

“Allora ha messo la testa a posto finalmente!” si aggiunse Kage “Speriamo regga… dovremmo proprio passare dal Palazzo a salutare prima o poi" commentò guardando l'albina “Ma cambiamo discorso! Dove si può prendere una bella maschera come la tua?” chiese, con Bojji che annuì. Amelia ci pensò su “Molte botteghe di artigiani producono maschere" informò “E tu potresti accompagnarci?” Chiese l'ombra emozionata “Ne vogliamo una anche noi!” la ragazza asciugò le ultime lacrime e annuì, alzandosi in piedi.

 

Li accompagnò fino ad una delle sue botteghe preferite, dove assistette i visitatori con l'aiuto del proprietario nella scelta della loro maschera; l’acquisto si concluse con un monocolo dorato di rimando corvide per Kage e con una maschera rimandate ad un coniglio dalle orecchie ingioiellate per Bojji “Immagino che ci sia un gran lavoro dietro alla creazione di questi oggetti" disse Kage mentre il trio passeggiava per le vie “Ma mi chiedo… perché vi coprite tutti il viso? È una moda?” 

 

Ogni volta che usciamo dalle nostre case, noi umani indossiamo inevitabilmente una maschera” spiegò l'Ariete “Quindi di regola noi rappresentiamo ciò fisicamente con queste" indicò la propria “E non ve le togliete mai?” incalzò Bojji curioso “Le togliamo nelle nostre case, oppure quando siamo insieme a qualcuno con cui condividiamo un legame. In quei casi le maschere non occorrono" la dama si guardò attorno, soffermandosi su alcuni operai al lavoro, intenti a disporre file di lanterne spente connettendo i lati della strada “Siete capitati in un periodo fortuito anzi! Tra una settimana comincia il Carnevale Altomarino… se vi piacciono le nostre maschere così tanto vi consiglio di fermarvi e godervi i festeggiamenti" curioso… parlare con il nobile e la sua guardia le provocava un effetto insolito: sollevava quel peso opprimente sulle sue spalle.

 

Bojji soprattutto irradiava come una luce pura che si espandeva, bruciando ogni sua ombra e preoccupazione… nemmeno la calma di Mateus e Maria le dava la stessa sensazione! Era incredibile… le voci sul conto del Principe si stavano rivelando vere! Alexandrina le aveva raccontato di come, a differenza del fratello minore, Bojji fosse in possesso di un animo impossibile da corrompere e di un grande cuore d'oro. Aveva perdonato chi aveva tramato contro di lui, e ovunque andasse sapeva farsi voler bene; non avendo mai visto suoi ritratti non l'aveva riconosciuto, ma alla vista della sua guardia ombrosa le idee si erano schiarite.

 

Ascoltò i commenti dei due con un lieve sorriso ad incurvarle le labbra rosee, mentre il timore riguardo lo specchio si faceva sempre più  lontano… 

 

Le ore passarono, e la sera scese rapida su tutto il Regno e le città… quando le tenebre calavano, le taverne si riempivano. L'alcol scorreva, così come i pettegolezzi e le voci; gli ambienti gremiti di gente erano inoltre il luogo perfetto per incontrarsi senza destare sospetti.

 

Deimos se ne stava seduto ad un tavolo in disparte, scrutando attentamente l'uomo sulla cinquantina che gli sedeva di fronte intento a leggere dei fogli con attenzione “Qualcosa non va, Primo Ministro?” chiese il consigliere “Pensavo di avervi fatto un favore compilando i documenti al posto vostro" l'uomo emise un pesante sospiro “Lord Deimos, apprezzo il vostro aiuto ma non nego che la vostra convocazione mi ha lasciato perplesso… potevate spedirmi le carte dopotutto” puntò gli occhi scuri verso lo stregone, sentendo un brivido lungo la schiena quando lo vide sorridere in quella sua maniera inquietante “Sapete che cosa è caduto questo mese, Sir Sorii?” chiese questi, ottenendo un cenno negativo “Sua Altezza Lady Flora ha compiuto sedici anni" informò il precettore “Ah! Oh cielo, avete ragione… Re Daida ha voluto dare un ballo in suo onore in effetti!” ricordò il Ministro con un colpo della mano sulla fronte “Perdonatemi, oggi non so dove ho la testa…” Deimos alzò una mano “È tutto a posto, a parte un piccolo dettaglio…” il sorriso si tramutò in un’espressione dura “La Promessa".

 

Sorii sbarrò gli occhi dopo un momento di confusione “Ma… Ma Lord Deimos… non credo che Re Daida sia in condizioni di pensare ad una frequentazione e ad un matrimonio!” disse incerto “È stato appena colpito da un lutto molto grave, capirete che-" “Io capisco solo che il Regno di Daida sta ritirando la parola data" il grigio ebbe scrupolo di alzare la voce all'ultima frase, attirando alcuni sguardi su di loro. Il Ministro strinse i denti, facendogli cenno di abbassa i toni

 

“Lord Deimos, due anni fa Sua Altezza è convolato a nozze, lo sapete" tentò, ma Deimos lo incenerì con lo sguardo “Lady Miranjo, davvero un ottimo partito oserei dire…” berciò impietoso “Scegliere una criminale invece che la sua promessa moglie… una vergogna" se avesse potuto Sorii sarebbe sprofondato dall'imbarazzo! Ma non poteva fare a meno di domandarsi come lo stregone sapesse dettagli così riservati… doveva fare molta attenzione 

 

“Re Daida ha agito perché voleva dare a Lady Miranjo una nuova vita, e perché era affezionato a lei" la giustifica provocò una risata nel consigliere “Peccato che lei abbia ricambiato tale affetto cercando di eliminarlo di nuovo… o sbaglio?~”.

 

Il colore lasciò il viso del Ministro.

 

Solo lui, il Re e la defunta Regina Madre sapevano del secondo attentato e della tragedia ad esso collegata! 

 

“Sposare una maga traditrice, un'assassina che ha eliminato la madre del fratellastro, ha causato la morte del padre, ha tentato di uccidere la Regina Madre Hiling, il Principe Bojji e Re Daida stesso… scegliere un simile elemento, tradendo la parola data al Regno di Gaia quando Lady Flora era ancora una bambina!” 

 

“Re Daida non sapeva della Promessa stipulata tra i nostri regni, Lord Deimos!!” Sorii rivolse un’occhiata implorante al consigliere “Ha agito con buone intenzioni, lo posso giurare! Se avesse saputo del patto non avrebbe MAI sposato Lady Miranjo!” come Primo Ministro, doveva assolutamente evitare la furia dello stregone. Il Regno di Gaia era ventesimo nel Ranking dopotutto… una guerra lì avrebbe visti sconfitti! 

 

Il mago parve interpretare le sue preoccupazioni, perché le parole che sibilò gli gelarono il sangue “Lady Flora ne sarebbe molto dispiaciuta se lo sapesse, Sir Sorii…” annunciò Deimos congiungendo le punte delle dita “Dalla morte dei genitori io e le dolci speranze verso Re Daida sono ciò che l'ha mantenuta sorridente… se sapesse che un'altra donna, una criminale pericolosa, ha preso il suo posto… oh, le si spezzerebbe quel suo povero cuoricino! E potrebbe prendere decisioni drastiche… come contemplare la vendetta~”.

 

Sorii quasi cadde dalla sedia. Deimos lo stava seriamente spaventando; quelle erano minacce concrete! Accuse che però trovavano solide basi a cui appigliarsi.

 

L'unico capriccio dettato dall'altruismo del Re rischiava di scatenare un conflitto tra Regni in un tale momento di fragilità! 

 

“Sir Sorii, sarò diretto: il gesto di Re Daida ha risolto l’accordo con due anni di anticipo, ma, ora che la sua prima moglie è deceduta, il patto può essere portato a termine” proseguì il mago implacabile “Dunque io esigoche il Regno di Bosse mantenga la parola data al Regno di Gaia, in virtù di ciò concedo a Re Daida la mano di Lady Flora, con i migliori auguri di darci presto un principino o una principessina" concluse diretto.

 

Sorii sentì il cuore fermarsi; abbassò lo sguardo, incapace di replicare “Suvvia, Lady Flora è molto bella, addirittura considerata tra le ragazze più belle dei Regni!~” cinguettò lo stregone stringendo la mano del Primo Ministro “E inoltre ricordo bene che Lady Hiling la adorava… dunque un matrimonio tra lei e suo figlio sarebbe come farle un regalo!” il Ministro annuì lievemente “Su questo avete ragione, Lord Deimos…” sospirò “Forse… la compagnia di Lady Flora potrà giovargli” doveva vedere il lato positivo delle cose, no?

 

Forse la giovane Regina sarebbe stata migliore di Lady Miranjo?

 

“Avviserò Sua Altezza domani stesso” sentenziò l'uomo, strappando un nuovo sorriso al consigliere, un sorriso che celava un malsano senso di soddisfazione e vittoria.

 

 

 

Tutto stava procedendo secondo i suoi piani~

 

 

 

***  

 

 

 

E qua si conclude un nuovo capitolo! 

 

Come avete visto i casini non mancano di certo… so che non c’è stata molta azione, maaaa possiamo definirlo un capitolo lore? Speriamo! 

 

Comunque! Vediamo se siete stati attenti e avete capito qualcosa, perché ho letteralmente rivelato un filo conduttore moooolto spesso che lega tutti i personaggi insieme almeno come eventi passati e correnti~

 

Secondo voi cos’è? O chi è?

 

 

 

Aspetto le vostre risposte!

 

 

 

Un abbraccio meccanico

 

 

 

⚙Karla_Heisenberg⚙

 

 

 

 

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