Return

di Moira2020
(/viewuser.php?uid=1212650)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


L'aria era ormai pesante e viziata. Nella stanza alleggiava l'odore pungente di vomito misto a sudore. Da quanto tempo erano lì? Jessica prese una generosa boccata di fumo dalla sigaretta che teneva pigramente tra le dita. L'esalazione si alzò verso il soffitto, unendosi all'altro fumo ormai stantio. Guardandosi intorno si rese conto di essere seduta a terra. Trovò il bicchiere quasi vuoto di rum che aveva appoggiato sul divano e ne finì il contenuto. Era svenuta durante la serata? Quelle feste stavano diventando sempre più frequenti e sempre più affollate. 
Accanto a lei un uomo sconiosciuto stava dormendo nel suo vomito. Per come era messo poteva sembrare addirittura morto. - Merda... - sussurrò lei cercando di mettersi in piedi. Una fitta dolorosa le percorse tutto il corpo arrivando fino alla testa. La nausea divenne sempre più forte constringendola a raggiungere di corsa il bagno. Vomitò una sostanza gialla e amara e quando ebbe finito si accasciò sul pavimento. 
- Ehi, tesoro. Tutto bene?-. 
La voce biascicante di Brian proveniva alle sue spalle. Jessica si voltò sobbalzando nel vederlo. Aveva delle occhiaie profonde e scure. I capelli lunghi e neri erano intrisi di acqua o forse sudore. Il corpo magro e quasi completamente nudo era ricoperto di sangue.
- Che diavolo hai fatto?- chiese alzandosi bruscamente, procurandosi un nuovo conato di vomito. Brian si guardò distrattamente, era completamente fatto e non ricordava assolutamente come si fosse procurato quei tagli.
- Credo durante il concerto... non ricordo. - rispose alzando debolmente le spalle. 
Dall'uscita del primo album "Portrait of an American Family" la loro vita era stata attirata in un vortice di alcool e droghe. Jessica aveva provato soltanto una volta la cocaina e non ne aveva più voluto sapere, ma Brian ne sembrava ormai dipendente e questo non le piaceva affatto. Erano sempre stati degli ubriaconi, amavano bere ma sapevano controllarsi. Adesso, però, era molto più difficile; i soldi li avevano corrotti. Il non dover più lavorare li aveva spinti sempre più in basso, in un mondo fatto solo di feste e sostanze che lei non aveva mai neanche sentito nominare.
-Devi smetterla con quella merda- disse lei appoggiando la schiena al muro, massaggindosi le tempie pulsanti.  
Brian le si avvicinò, cingendole i fianchi. - Bunny, stai tranquilla. Posso smettere quando voglio, lo sai...- 
- Già, dicono tutti così. Bere poteva anche starci, insomma prendevamo qualche sbronza e poi il mattino dopo eravamo sobri. Da quando non ti svegli sobrio, Brian? Non mangi, non dormi...- 
L'altro si allontanò, osservandola con odio improvviso. Jessica aveva visto molte volte quello sguardo, ma mai puntato su di lei. 
- E tu? Guardati, non riesci a stare in piedi!- 
Lei lo guardò delusa e amareggiata. Perchè erano finiti così? Era il loro sogno, stavano vivendo il loro sogno, ma il tutto si stava trasfromando in un incubo. Era molto più felice quando vivevano in quel buco di appartamento in periferia. In inverno era freddo e d'estate faceva caldo, ma era felice. -Me ne torno a casa... - disse lei sospirando. Sapeva bene che sarebbe stato inutile discutere con lui in quelle condizioni. Era una partita persa in partenza.
-Fà come vuoi, io resto. Sono felice, Jess. Vorrei che anche tu lo fossi...- 
Jessica fece per andarsene, ma una ragazza corse verso di lei costringendola ad indietreggiare. La sconosciuta li osservò per qualche secondo con occhi vacui. - Scusate... devo cambiare l'assorbente- disse con voce atona. A giudicare dal fisico pelle ossa e il colorito bluastro della ragazza era quasi un miracolo che avesse ancora le mestruazioni. 


***


Era riuscita a guidare fino a casa nonostante la sbronza e il pianto incontrollabile che l'aveva sorpresa durante il tragitto. Quando parcheggiò nel vialetto d'ingresso appoggiò la fronte sul volante. Pianse ancora e poi si asciugò il naso con il dorso della mano. Guardandosi nello specchiato retrovisore vide un'altra ragazza. Quella non poteva essere lei. Era magra e i suoi occhi un tempo cerulei erano di un grigio spento. - Cristo santo, Jess!- esclamò nella solitudine della notte. Guardò il sedile del passeggero e si ricordò del momento in cui era andata in farmacia prima di arrivare a casa. La ragazza tossicodipendente del locale le aveva ricordato che non aveva saltato le ultime mestruazioni e poi c'era il problema della nausea. Non era stupida e sapeva fare uno più uno. 
Quando entrò in casa si precipitò in bagno sedendosi sul WC. Nella sua vita aveva già fatto altri test di gravidanza. Insomma, era normale se sei fidanzata da dieci anni e scopi almeno due volte al giorno. Pregò che non fosse incinta, pregò di non dover abortire. 
I cinque minuti di attesa furono i più lunghi della sua vita. Una tortura, un secolo compresso in trecento secondi. 
Il cronometro dello smartphone che aveva poggiato sul lavabo suonò e finalmente potè riprendere tra le mano lo stick. Tutto si fermò, tutto divenne opaco. 
Era incinta. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Il silenzio. Era per il silenzio che amava quel momento della sera. Nella penombra della cucina poteva gustare un calice di vino rosso e fumare una sigaretta in totale solitudine. Victor, suo marito, non sarebbe tornato prima di due ore e sua figlia era al lago con i nonni. La pace dei sensi secondo Jessica Moore. 
Mentre sorseggiava il suo vino le venne in mente che avrebbe potuto farsi un bagno caldo. Da quando avevano installato la vasca idromassaggio la usava ogni sera. Suo marito era così premuroso e attento ad ogni sua richiesta. Era fortunata ad averlo incontrato. Sorrise pensando alla sua nuova vita. Lei e Victor si erano sposati quattro anni prima, quando sua figlia ne aveva appena uno. Lui non  si era mai preoccupato del fatto che fosse una ragazza madre. Anzi, era sempre stato molto dolce con la piccola e questo la fece innamorare ancora di più. Dopo l'ultimo sorso di vino posò il calice nel lavabo della cucina decisa ad andare al piano di sopra, ma il suono del campanello la fece quasi sobbalzare. Chi poteva essere a quell'ora? Victor avrebbe usato le chiavi e di certo non aspettava ospiti alle nove di sera. Con calma si avviciò alla porta e attivò il videocitofono. 
Capelli lunghi e neri, un colorito da cadavre. Un occhio color del ghiaccio e l'altro nero come la notte. Chiunque si sarebbe spaventato a vedere un uomo del genere alla porta di casa a quell'ora della sera, ma a lei venne solo un impeto di rabbia. Aprì la porta di scatto, ritrovandosi davanti Brian. Cinque lunghi anni senza vederlo e adesso era lì, avvolto nel suo cappotto nero con le mani ben affondate all'interno delle tasche. 
-Che diavolo ci fai qui?- sibilò lei a denti stretti.
Brian senza scomporsi, la fissò dritto negli occhi, sfoderando uno dei suoi sorrisi sarcastici.
-Grazie, Bunny. Anch'io sono felice di vederti.- 
Jessica strinse i pugni fino a conficarsi le unghie nel palmo. 
- Come mi hai trovata? Non puoi piombare così a casa mia! - 
- Beh, hai qualcosa che in parte è anche mia, giusto? Abbiamo una figlia. - 
"Abbiamo una figlia". Era vero, assolutamente vero, ma l'idea di sentire quella frase uscire dalla bocca di Brian la fece sussultare.
Jessica sospirò, cercando di raccogliere le idee. Quella notte di cinque anni prima era fuggita lasciando soltanto una lettera. Scoprire di essere incinta le aveva fatto scattare qualcosa, qualcosa che non aveva mai provato. Forse istinto materno, o semplicemente istinto di sopravvivenza. Sapeva bene che lei e Brian in quelle condizioni non avrebbero mai potuto crescere un bambino. Che vita le avrebbero offerto? 
- Si, abbiamo una figlia. Ma come ti scrissi nella lettera... - Jessica non potè finire la frase. 
- Già! La fottuta lettera! Dopo dieci anni insieme scopri di essere incinta e invece di parlarmene fuggi nella notte. Hai idea di come io mi sia sentito?- 
Jessica deglutì lentamente. Aveva immaginato milioni di volte il momento in cui lui avrebbe trovato la lettera. Aveva anche immaginato come avrebbe potuto sentirsi e in ogni immaginario lei continuava a sentirsi una merda. 
- No, non posso saperlo, ma ho provato ad immaginarlo. Ma cosa avrei potuto fare? Cristo, eri sempre strafatto e felice per il nuovo contratto. Cosa avrei dovuto dirti? "Ehi Brian, ho qui per te un figlio che ti constringerà a cambiare vita".- 
Brian la fissò per qualche secondo, prendendo l'ultimo tirò di sigaretta per poi gettare il mozzicone nel giardino. - Sarei cambiato. Se tu me l'avessi chiesto mi sarei dato una calmata. - 
- Facile parlare ora, Brian.- 
Brian alzò gli occhi al cielo e poi scrollò le spalle.
 - Ho passato qualche mese in riabilitazione. Non mi drogo più e non bevo più. L'unica cosa che voglio è conoscere mia figlia. Ne ho tutto il diritto... - 
I finali di una macchina lungo il vialetto li abbagliarono. Dopo una manciata di secondi Victor salì i gradini del porticato. Inizialmente non capì, ma poi, mettendo a fuoco l'uomo di fronte a sua moglie, tutto fu chiaro. - Eccoci qua, sapevo sarebbe arrivato questo momento - esordì Victor passando oltre Brian per andare di fianco a sua moglie. 
- Victor Wood, molto piacere- aggiunse poi porgendo la mano all'altro. 
- Tanto piacere. Il mio avvocato la conosce, mi aveva detto di averla avvertita. Tra colleghi siete più gentili, vero? - 
Jessica sbattè gli occhi più volte, convinta di essere in un incubo. Che diavolo stava succedendo? - Tu sapevi e non mi hai detto niente?- proruppe rivolta verso il marito. 
- L'ho saputo questa mattina, preferivo dirtelo di persona, ma a quanto pare il signor Warner mi ha preceduto. Il suo legale mi ha informato cordialmente che il signore qui presente, nonchè padre di Penny, vuole vedere sua figlia e noi non possiamo negarglielo. - 
Jessica si sentì scivolare. Scivolare in un enorme buco nero. La vita perfetta che si era costriuta con tanta fatica si stava per stravolgere completamente.
- Sei un bastardo!- urlò puntando il dito indice contro Brian. 

L'idea di fare un bagno rilassante era ormai svanita. Jessica si era fatta una doccia veloce e poi si era infilata sotto alle coperte in cerca di conforto. Perchè Brian le stava facendo questo? 
- Tesoro? Possiamo parlare? - chiese Victor sdraiandosi accanto a lei. -Avresti dovuto chiamarmi subito!- 
- Mi dispiace, volevo parlartene appena tornato a casa. Non avevo idea che sarebbe venuto fino a qui.-
- Davvero non c'è modo di impedire questa cosa? Insomma è Marilyn Manson. Se lo vedesse un giudice non darebbe mai l'autorizzazione.-
Victor prese le mani della moglie e l'abbracciò. Poi parlò con calma; -Jess, è il padre di Penny e soprattutto, nonostante l'aspetto e la sua vita sregolata, è un uomo famoso e con abbastanza soldi per potersi permettere i migliori avvocati. Purtroppo non possiamo impedirlo, ma nessuno può impedirti di essere presente ai loro incontri. Adesso cerca di dormire, okay?- 
Quella notte non dormì neanche per un secondo. Sua figlia era la cosa più importante della sua vita e quando la vide per la prima volta le aveva fatto una promessa; lei l'avrebbe difesa sempre. Penny sapeva che Victor non era suo padre, ma in lui aveva trovato una figura paterna solida e rassicurante. E se Brian si fosse stufato? Se dopo averla conosciuta per qualche tempo poi fosse sparito? No, non avrebbe dormito ancora per molte notte.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Il caffè che aveva davanti si stava raffreddando ma in quel momento non aveva le forze neanche per fare un gesto così semplice come alzare una tazza.
Rivedere Jessica dopo tutti quegli anni gli aveva fatto male, molto male. Non aveva fatto altro che pensare a lei, giorno e notte in quei lunghi sei anni. Per dieci anni avevano passato ogni singolo giorno insieme. Avevano passato momenti felici, ma anche momenti difficili, e poi lei, proprio quando erano arrivati al massimo della felicità era fuggita. Scappata con un bambino in grembo. Il loro bambino.  
- Vuoi berlo oppure no?- la voce seria di Johnny riportò Brian alla realtà. Quando aveva un problema correva sempre da lui. Era il suo migliore amico, anzi, un fratello. 
- Sono distrutto.- rispose Brian portandosi le mani sulle tempie, cercando di alleviare il mal di testa che aveva da tutta la sera. Johnny sospirò, alzando gli occhi al cielo. - Mi dispaice, Brian. Ma sai, adesso potrai conoscere tua figlia e sicuramente avrai modo di chiarire anche con Jess. Non condivido la scelta di scappare, ma posso capirla, cerca di farlo anche tu.- 
Brian sbuffò. - Io l'ho capito bene. Pensi che sia idiota? So bene che Marilyn Manson non sia il massimo se vuoi crescere un bambino, ma lei non conosceva Manson, lei conosceva e conviveva con Brian da dieci anni...- 
- Io credo che serva solo tempo. Hai aspettato e questo è il momento giusto.- 
Brian si alzò in piedi. La voglia di caffè era definitivamente scomparsa e all'improvviso si sentì stanco. Sperò con tutto se stesso che quello fosse il momento giusto.  
- Me ne torno a casa.- fece per andarsene, ma poi tornò indietro, fissando dritto negli occhi il suo migliore amico. 
- Io la amo, questo tu l'hai capito? - chiese Brian serio. 
Jhonny sorrise. 
-Tranquillo, si capisce molto bene. -


 
***


Stava fissando quella finestra da dieci minuti buoni, ma in realtà non stava guardando un punto ben preciso. In realtà la sua mente viaggiava a mille all'ora per capire tutto quello che sarebbe potuto succedere nei giorni a venire. Vicotr, dietro di lei, si sistemò la cravatta e poi le poggiò delicatamente le mani sulle spalle.
- Tesoro, io devo andare.- disse baciandola sulla guancia. 
- Non puoi rimandare? Ho bisogno di te in questo momento.- 
Victor sarebbe partito per un viaggio di lavoro e molto probabilmente non sarebbe tornato prima di una settimana.
-Purtroppo non posso rimandare. Ma chiamami a qualsiasi ora. Anche di notte, non importa. Se hai bisogno di me io ci sono. Lo sai che ti amo?- i due si baciarono, sfiorandosi delicatamente le labbra. Jessica sospirò, staccandosi da quell'abbraccio confortevole e sicuro.
- Victor, anch'io voglio un abbraccio!- 
La voce squillante di Penny arrivò dalla cucina.
-Certo, piccola mia, vieni qui- 
Victor la presa in braccio, stringendola a sè. -Mi mancherai, Vic. Torna presto!-.



Rimasta sola, Jessica tornò a fissare la finestra, mentre la bambina andò in camera sua a giocare. Presto sarebbe arrivato Brian e lei era tremendamente nervosa. Doveva ammettere che rivederlo le aveva fatto un certo effetto, non tutte le emozioni che aveva provato la sera prima erano negative. Senza poter continuare a pensare vide la macchina di Brian e poco dopo vide la sua figura esile attraversare il vialetto. Niente trucco sugli occhi, niente rossetto e niente lente a contatto. Era semplicemente Brian. 
Jessica uscì di corsa prima che lui potesse suonare il campanello. Appena fu abbastanza vicino gli afferrò un polso e con tutto il peso riuscì a fargli appoggiare la schiena al muro. Poi, alzando il viso per porterlo guardare meglio, i loro occhi di incrociarono. Per un attimo, un piccolo battito di ali fece capolino nella sua pancia, ma si spense subito. 
 -Penny è di sopra. Ora, ascoltami bene. Lei è la cosa più bella ed importante della mia vita, quindi vedi di comportarti bene.- 
Brian la fissò stupito. - Guarda che è anche mia figlia, forse lo stai dimenticando.- 
I due rimasero in silenzio per alcuni secondi. guardandosi a vicenda ancora stretti l'uno all'altra, quasi incapaci di allontanarsi. - Puoi lasciarmi, ora?- chiese Brian quasi in un sussurro. 
Quando entrarono in casa Jessica chiamò la bambina, dopo pochi secondi Penny scese le scale con calma. 
Appena vide Brian socchiuse gli occhi, studiandolo attentamente. Qualche secondo dopo gli corse incotro abbracciandolo. - Papà! Finalmente ci cosnosciamo!- 
Brian si abbassò per poterla prendere in braccio e poi si voltò verso Jessica con stupore. - Già, piccola, finalmente- sussurrò lui. 
- La mamma mi parla sempre di te. All'inizio ero arrabbiata perchè il tuo lavoro ti porta sempre lontano da me, ma io sapevo, che prima o poi saresti venuto a trovarmi. - 
-Avanti, fatti vedere bene - rispose lui poggiandola a terra. Penny sorrise, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. 
- Sei bellissima proprio come tua madre. Per fortuna che non hai preso da me- 
La bambina rise di gusto. -Non essere sciocco, papà. Anche tu sei bellissimo.- 
Jessica osservò la scena in dispoarte. Avrebbe tanto voluto piangere ma si trattenne. Vedere lo sguardo stupito di Brian la commosse più di ogni altra cosa. Le sembrò un bambino. Forse scappare era stato uno sbaglio. Solo in quel momento si rese conto di aver portato via una figlia ingiustamente dal padre. Sospirò, cercando di calmarsi.
-Che ne dite di un gelato?- chiese infine. 




Note aurtrice: spero che la mia storia vi stia piacendo! Questa sezione è un pò abbandonata forse? Fatemi sapere se vi interessa un continuo :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4046256