un segreto e una lettera dimenticata

di Fairy23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un giorno come un altro ***
Capitolo 3: *** la lettera testamentaria ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
Una lettera può voler dire poco, una lettera può cambiare una vita intera.

 “Con questa lettera spero di liberarmi di tutta l’angoscia nel mio cuore. Chiunque tu sia, le poco righe che stai per leggere rappresentano tutte le mie gioie e i miei rimpianti. Ecco i fatti. Quanti errori ho commesso, tutto per amore, se solo avessi potuto immaginare cosa mi avrebbe causato fidarmi anche solo per una volta. Ero sola, diffidente e totalmente immersa nei miei studi di alchimia. L’alchimia rappresentava tutta la mia vita. Tutto per scoprire un modo per tornare indietro. Di certo non era assolutamente nei piani l’amore, eppure, eccolo bussare alla mia porta, come un miraggio innaturale. I suoi occhi magnetici mi conquistarono subito, il suo carattere tuttavia un po’ meno, ma nonostante ciò in poco era lui tutto il mio mondo. E sempre in poco tempo non avevo più niente, ma di certo non avrei mai permesso che un tale errore di giudizio avesse condotto le mie ricerche nelle mani sbagliate. Quei manoscritti erano e rimarranno per sempre gli sforzi di una vita intera. Ho nascosto il mio lavoro nel posto meno improbabile, il più lontano da qualsiasi luogo immaginabile.
Non avrei mai potuto pensare che sarebbe finito tutto in questo modo, bloccata per sempre lontana da casa. Tuttavia, è troppo pericoloso e non ho abbastanza tempo. Rinuncio volentieri se significa salvare e proteggere ciò che ho appreso.
Il mio lavoro è e rimarrà per sempre tutta la mia vita.
Queste parole che sto scrivendo rappresentano una prova che anche se si viene umiliati, esiliati, ignorati e traditi, se ci si mette tutto sé stesso in ciò in cui si crede si può realizzare l’impossibile. Ma non rappresentano solo questo: sono un monito, un avviso a cercare e difendere il mio lavoro e le mie scoperte poiché se stai leggendo questa lettera vuol dire che il momento del loro utilizzo è giunto. Chiunque voi siate vi supplicò di non gettare questa lettera, di ascoltare la mia richiesta e di combattere contro ciò che sta per sopraggiungere.
Avrei preferito mille volte non coinvolgere in questa storia nessuno ma non ho scelta. Abbiate coraggio poiché se state leggendo ciò vuol dire che siete abbastanza forti da vincere. Buona fortuna, tutte le mie speranze e conoscenze le ripongo in voi.
 
Agnese De Rosablu”
 
Leggendo la lettera vecchia e ingiallita caduta per caso da un polveroso e antico libro di chimica, probabilmente rimasta lì abbandonato da secoli, trovato nella biblioteca del collegio, quella ragazza dai lunghi capelli castani, con brillanti riflessi ramati, non immaginava a cosa stava dando inizio: una ricerca pericolosa e piena di segreti vecchi di secoli da scoprire.
 

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Capitolo 2
*** Un giorno come un altro ***


 

Cari lettori, la storia che state per leggere non è una storia alla “c’era una volta”… oppure si, forse è veramente una storia di questo tipo, dipende quanto siete pronti a mettervi in gioco. Solo chi avrà il coraggio di leggerla e arrivare fino in fondo potrà scoprite che tipo di avventura sia questa. Se siete pronti a imbarcarvi su questo vascello allora Buona lettura!

 

Un cielo di pioggia, fulmini, tuoni e in lontananza qualcosa, un’immagine incomprensibile. Il vento di una forza travolgente e poi tutto si blocca e una luce accecante avvolge la scena.
 
Questa era l’immagine che ormai abitava nei sogni di Alice e ogni volta si svegliava in un bagno di sudore. Non comprendeva fino in fondo il significato di quell’incubo ma lo riteneva particolarmente inquietante e soprattutto totalmente stressante, dopotutto non riusciva a dormire per tutta la notte da quasi un mese e ormai per il sonno faticava a rimanere sveglia durante le lezioni. Inizialmente pensava fosse un monito a ricordarsi l’ombrello ma dopo una settimana di sole splendente aveva cominciato a pensare che fosse solo la sua grande fantasia o una cena particolarmente pesante.

Ormai sveglia si alzò dal letto, si preparò la solita tisana e si mise seduta davanti la finestra della sua stanza nel collegio. Già, lei viveva in un collegio, il collegio Rosa Blu. Era un collegio per persone dall’intelligenza fuori dal comune: nel collegio venivano ammesse quelle persone che eccellevano in  precise categorie (arte, scienza, musica…) e che vantavano di spirito di iniziativa e di una particolare fantasia. Lei per esempio eccelleva nella chimica, in un laboratorio si sentiva veramente sé stessa. Finita la sua tisana si rimise a sotto alle coperte sperando nel fatto che se si fosse riaddormentata non avrebbe rivissuto ancora quell’incubo tremendo.

La sveglia suonò come sempre alle 7:00 in punto e lei, che non era più riuscita ad addormentarsi, si alzò da quel letto esausta. Dopo mezz’ora, vestita di tutto punto con la sua divisa celeste (chi era al primo e secondo anno usava la divisa celeste cambiando solo il colore del fiocco, celeste per quelli del primo e rosa per quelli del secondo; chi frequentava il terzo anno divisa rosa con fiocco celeste, il quarto divisa rosa con fiocco rosso e al quinto indossavano una divisa rosa e celeste), uscì dalla sua stanza e si diresse nella sala principale del collegio.

“Alice!” si sentì chiamare lei da dietro le spalle e voltatasi vide il suo più caro amico,

“ciao Alex, magari la prossima volta non urlare così forte” le disse lei un po' scocciata che tutti si fossero girati a guardarla,

“scusami, lo sai che ho difficoltà a contenermi”

“sì lo so”, lei e Alex erano amici ormai da diversi anni. Lui era un ragazzo di media altezza, occhi verdi e capelli mori come i suoi; era un ragazzo molto affascinante secondo molte delle loro compagne anche se lei ciò non lo capiva, dopotutto non riusciva a vederlo come lo guardavano loro, forse perché lo aveva sempre considerato come un fratello; si erano incontrati due anni prima che lei entrasse nel collegio e da quel momento erano stati sempre insieme,

“sei pronta per un nuovo emozionante giorno all’accademia?” le chiese lui quasi sul punto di saltare dall’emozione,

“non tanto in realtà, dopotutto sono qui sotto costrizione ricordi; faccio fatica a essere felice come te!” ammise lei arrabbiata,

“i tuoi genitori ti hanno voluto dare un’occasione fantastica, questo collegio è per le menti più eccelse; chiunque esca da qui a una carriera di successo assicurata e tu con le tue spiccate abilità nelle materie scientifiche e principalmente nella chimica non potevi non studiare qui”

“sì, potevo non studiare qui ma i miei non hanno voluto sentire ragioni. Avevo una vita più rilassata fuori da questo collegio, non dovevo passere quasi tutto il mio tempo libero a studiare. Voglio anche rillassarmi.”, mentre il ragazzo si accingeva a controbattere suonò la campanella della prima lezione e i due furono costretti a una tregua poiché se fossero arrivati tardi in classe avrebbero ricevuto un severo castigo.

Ogni persona al collegio in base alla propria categoria di eccellenza aveva, oltre alle lezioni in comune con tutti, delle lezioni più specifiche. La giornata di Alice, perciò, prevedeva oltre le prime tre ore in comune con tutti di letteratura italiana, storia e storia dell’arte, 3 ore di corso teorico e laboratorio di chimica. Da quando non dormiva tuttavia arrivare alla fine delle lezioni diventava sempre più complicato e infatti successe che crollò in un sonno profondo durante la parte teorica.

“Signorina Revier, si sta riposando per bene?” le chiese la professoressa vicino al suo orecchio e a quelle parole Alice si sveglio di scatto e si alzo in piedi,

“presente!” disse e tutti i suoi compagni scoppiarono in una sonora risata,

“si rende conto che una cosa del genere non è ammissibile nella mia classe” e nel dire ciò gelò con lo sguardo tutta la classe che ripiombò nel silenzio più totale,

“questa è una classe di livello superiore, lei non può usare questo tempo per riposarsi! Solo perché ha dei voti altissimi e i suoi genitori sono particolarmente influenti non vuol dire che il suo posto qui sia assicurato”

“mi scusa signora professoressa, non ci sono giustificazione valide per il mio comportamento e le prometto che non succederà mai più” le rispose Alice senza minimamente accennare al fatto che non dormisse, una professoressa come lei avrebbe sicuramente pensato che mentisse e che avesse passato le serate a fare baldorie,

“di questo ne sono certa anche perché come castigo dovrai svolgere un saggio di mille parole sull’argomento trattato in classe per domani”

“certo professoressa” avrebbe voluto in realtà controbattere ma sapeva che se ci avesse minimamente provato il saggio sarebbe diventato di duemila parole, perciò, si risedette al suo posto senza dire altro.

Finite tutte le lezioni tornò in camera pronta a svolgere il suo saggio; le sembrava ingiusta come punizione ma non aveva altra scelta che obbedire. Ben presto si accorse che i suoi libri non erano sufficienti per scrivere il saggio con tutte le informazioni in più che desiderava la sua professoressa - già quando lei spiegava molte volte si allontanava dai libri di testo – e capì che l’unica soluzione che aveva era dirigersi nella biblioteca,

“maledizione! Ora mi tocca pure andare in biblioteca, non bastava già il saggio” esclamò esasperata mentre raccoglieva le sue cose nella borsa e si dirigeva verso la porta della stanza.

La scuola sembrava gigantesca e Alice essendo al primo anno faticava molte volte a orientarsi. Molti studenti del primo anno in realtà avevano il suo stesso problema, perciò, venne messo a disposizione per loro una mappa con lo scopo di non perdersi. Mentre, quindi, grazie alla mappa si dirigeva verso la biblioteca, immersa nei suoi pensieri, venne urtata da un ragazzo, il quale neanche si girò per scusarsi,

“ammetto che avrei dovuto prestare più attenzione, ma almeno uno scusa me lo potevi anche dire o almeno girarti per vedere come stavo” ma il ragazzo continuò a camminare dritto senza girarsi e lei nel guardarlo andare via oltre a essere scocciata aveva una strana sensazione, più lo guardava e più non riusciva a fare a meno di farlo, come se avesse una forza magnetica che la attirava verso di lui e solo quando si rese conto di essersi bloccata in mezzo al corridoio riuscì a rinsavire e a dirigersi nella biblioteca.

La biblioteca del collegio era spettacolare, un misto fra novità e antichità, vi erano tomi antichi di secoli, libri nuovi e anche una parte riservata ad attrezzature super tecnologiche. Era il meglio del meglio. Alice si diresse al punto informazioni e chiese i libri che potevano servirle per il suo saggio e la bibliotecaria la mando nella parte della biblioteca più desolata con tomi parecchio antichi,

“mi raccomando trattali con cura e usa i guanti” si raccomandò la signora,

“certo non si preoccupi” le rispose. Ogni studente che maneggiavo un libro antico era costretto a usare i guanti e una particolare attenzione e ciò rendeva Alice ancora più stressata.

Una volta arrivata nella parte della biblioteca che le era stata indicata si mise i guanti e cercò il libro. Quegli scaffali vantavano una lunga serie di scritti antichi le cui copertine erano di una fattezza spettacolare e camminarci vicino le metteva un po' di ansia. Sembrava quasi che il libro non fosse lì e lei dopo mezz’ora stava perdendo la speranza di trovarlo quando finalmente lo trovò, un libro particolarmente grande e anticò, rilegato in pelle e dipinto, ironia della sorte, con il suo colore preferito, il verde;

“finalmente!” esclamò lei a bassa voce. Una volta preso in mano rimase per qualche secondo incanta dalla bellezza di quella copertina - lei amava particolarmente i libri antichi – finché non si decise ad aprirlo.

Era un libro di un’eleganza impressionante e curato nei più piccoli dettagli, sembrava quasi un peccato anche solo pensare di usarlo per uno stupido saggio ma purtroppo non aveva altra scelta. Mentre lo sfogliava tuttavia cadde dal libro una lettera per terra,

“ma cosa…” poggiò il libro e raccolse la lettera; quella lettera sembrava come fosse lì per lei e perciò si accinse a leggerla senza minimamente immaginare quanto quel gesto le avrebbe per sempre cambiato la vita.

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Capitolo 3
*** la lettera testamentaria ***


Cari lettori, ecco a voi il nuovo capitolo di questa avventura! Come cambierà la vita di Alice ora che ha trovato la lettera per tanto tempo perduta?

 
 “Con questa lettera… le ripongo in voi.
 

Agnese De Rosablu”

 
Leggendo quella lettera Alice rimase per un attimo paralizzata. Una volta ripreso il controllo di sé stessa cominciò a ragionare sul contenuto e sull’origine di quello scritto; forse il collegio in passato era stato un manicomio e quella era il lascito di una donna che aveva perso la ragione e pensava di vivere in un libro fantasy ipotizzò, ma al solo pensare a quell’ipotesi capì che chi veramente stava perdendo il senno adesso era lei, che idee le stavano venendo in mente. Più guardava e analizzava la lettera e meno infatti le sembrava di una persona impazzita. Decise allora di nasconderla nella sua borsa e di tornare a svolgere il compito, dopotutto continuare ad analizzarla proprio lì sotto gli occhi di tutti non le sembrava la scelta migliore quindi decise di portarla con sé nella stanza così da poterla tenere segreta e allo stesso tempo poterla studiare.

Attraversando i lunghi corridoi del collegio il suo cuore cominciava a battere sempre più forte e un ardente eccitazione le montava nel petto, era come se quella lettera nascosta nella sua borsa la chiamasse e l’attirasse a sé, le parole le risuonavano in testa come un tamburo, avrebbe potuto recitarle a memoria e la cosa le risultava particolare.
“Alicina dove te ne vai di bello?” a quelle parole il bruciore dovuto all’eccitazione divenne un fuoco ardente di pura rabbia,

“sicuramente lontano da te, non vorrei aver bisogno del bagno, dopotutto vicino a te mi sale una nausea”

“carina, molto simpatica; Te le scrivi prima o ti vengono giù di getto”

“cosa vuoi stavolta Lisa?”

“darti fastidio e ricordarti che qui non sei la benvenuta” rispose schiettamente la ragazza,

“il solito quindi! Non ho voglia di sprecare tempo appresso a te. Soprattutto non oggi.”

“e cosa ha oggi di così speciale rispetto agli altri giorni?”

“nulla che ti possa interessare” e a quelle parole si scostò dal confronto e si diresse verso la sua stanza.

Lisa era una ragazza alta, magra e bionda che la dava il tormento da quando era entrata al collegio. In realtà la cosa nacque perché Alice le aveva rubato il posto di migliore studentessa nel corso di chimica e Lisa non lo poteva sopportare anche se dopotutto non era colpa di nessuno se la mora fosse più brava della seconda. Ma questo alla bionda non interessava poi molto e con il tempo era diventata una vera e propria bulletta. La mora, tuttavia, reggeva bene il confronto e non si faceva mai abbattere dalle sue cattiverie. Già non desiderava trovarsi lì, non si sarebbe mai fatta anche sottomettere e spaventare da una ragazzina viziata.

Superati una serie di corridoi si ritrovò nella sua stanza, poggiò la borsa, si tolse le scarpe, prese la lettera e si sdraiò sul letto. Sapeva benissimo che il saggio di chimica doveva essere la sua priorità ma il contenuto di quella antica e ingiallita busta era un richiamo veramente troppo forte.

Quella lettera doveva avere parecchi anni, probabilmente era di epoca medievale o giù di lì; eppure, era lontana anni luce dalle opere antiche che era abituata leggere. Dopotutto appena aveva un po' di tempo libero si ritirava in biblioteca per immergersi nei volumi più antichi e preziosi quindi sapeva molto bene che tipo di linguaggio aspettarsi. Era l’unico posto in cui si sentiva quasi a casa in quel lugubre collegio. Ovvio che nei laboratori di chimica si sentiva a suo agio poiché la materia in cui riusciva meglio, ma immersa in quella moltitudine di tomi antichi si sentiva come se fosse in un luogo incantato, un piccolo mondo solo suo in cui il resto del mondo reale non entrava.

Si mise a leggere e rileggere la lettera cercando di comprenderne il senso, di cogliere qualche dettaglio ma le sembrava comunque qualcosa di folle. Nel tentativo di comprenderla finì per addormentarsi con quella in mano.

Questa volta i suoi sogni non ebbero la stessa ambientazione; si ritrovò immersa in un banco di nebbia, così fitta che non riusciva a vedere niente; se da una parte era rincuorata di non sognare quell’episodio a cui ormai era abituata dall’altra era spaventata da quella nuova realtà; mentre cercava di comprendere qualche dettaglio che la potesse aiutare a capire il dove si trovasse, apparve lentamente dalla nebbia una figura incappucciata e nel vederla Alice si spaventò particolarmente,

“chiunque tu sia, stammi lontano”, ma a queste parole la figura non rallentò,

“chi sei? Perché ti stai avvicinando così tanto a me?” chiese allora la mora nel vedere che l’incappucciata era sempre più vicina a lei,

“perché tu detieni la lettera testamentaria” rispose la figura, con una voce femminile molto fioca, al punto da sembrare un alito di vento più che delle parole,

“lettera testamentaria? Per caso parli della vecchia lettera trovata dentro quel libro? Sarebbe quindi un testamento? E di chi?”

“la lettera rappresenta il testamento di Agnese De Rosablu. Lei fu portatrice di un grande e oscuro studio, e quella e l’unica cosa che ha lasciato come testimonianza di ciò che fu”

“Agnese De Rosablu? Ora che ci penso era il nome scritto alla fine della lettera, chi era?”

“Agnese De Rosablu fu una nobile donna vissuta all’inizio del rinascimento che compì dei particolari studi fuori da ogni logica, ti basti sapere questo.”, a quelle parole Alice capì che la lettera non era quindi medievale ma poco importava poiché ciò che stava accadendo era fuori da ogni logica,

“sono molto contenta per lei, ma perché ora stai raccontando tutto questo a me? Che dovrei centrare io in questo? Ho solo trovato quella vecchia lettera”

“quella lettera che tu definisci vecchia e l’unica mappa rimasta per ottenere i manoscritti segreti di De Rosablu; tecnicamente era coperta da un sortilegio e se è apparsa a te vuol dire che la battaglia finale e vicina e che i suoi studi non sono più al sicuro”

“tutto fantastico, ma continuo a chiedermi come mai questo dovrebbe riguardarmi”, quella figura le parlava con una tranquillità che lei onestamente non si spiegava; tecnicamente una cosa del genere era impossibile che stesse realmente accadendo quindi era il suo inconscio a creare il tutto, ma perché realizzare un sogno così particolare e allo stesso tempo tanto inquietante; per timore decise di assecondare ciò che stava avvenendo;

“non è un caso se hai potuto trovarla; il sortilegio di cui parlavo oltre a proteggere la lettera permette che quest’ultima venga trovata solo e soltanto da colui destinato a proteggere il segreto e qualcuno sei senza alcun dubbio tu”

“come scusa? Perché proprio io?”

“non saprei dirti il perché ma sei stata ormai marchiata quindi non puoi tirarti indietro” mentre la figura incappucciata parlava tuttavia l’ambientazione del sogno cominciò a tremare quasi ci fosse un terremoto,

“diamine, non adesso, è troppo presto” esclamò l’incappucciata terrorizzata,

“cosa sta succedendo?” chiese la mora,

“la presa della lettera sul tuo inconscio sta cedendo e tu ti stai svegliando, ormai mancano pochi minuti”

“bene” Alice era sollevata nel sentire che si stava svegliando, quel sogno ormai stavo diventando troppo reale per i suoi gusti e la cosa nel piaceva, tutto quello era fuori da ogni logica, soprattutto per una persona come lei così razionale,

“no, non è un bene! Ci sono ancora parecchie questioni che ti devo spiegare per prepararti a quello che sta per accadere. Devi capire che la vita che hai sempre condotto non sarà più la stessa”

“io capisco che in questo collegio non volevo venire e che mi annoio parecchio ma addirittura andare a fare un sogno così di fantasia a causa di ciò è troppo”

“questo non è propriamente un sogno e di certo non l’hai creato tu. Cercherò di andare al dunque più velocemente possibile. La lettera oltre a essere un testamento nasconde una mappa, seguila e ti porterà a una serie di sfide per raggiungere il tesoro di De Rosablu. Ma bada bene di chi ti fidi poiché anche quelli che ti sembrano i più leali amici nascondono in realtà oscuri obbiettivi. Ora purtroppo dobbiamo salutarci. Ci rincontreremo ancora mia cara” e a quelle parole la figura sparì e il luogo in cui Alice si trovava sembrò crollare su sé stesso e le si svegliò in preda a un bagno di sudore.

Si alzò dal letto per vedere l’ora e pensò a quello stranissimo sogno ancora così vivido nella sua mente; probabilmente era stata la conseguenza del suo recente dormire poco, anche perché di certo lei non era in nessun modo destinata a proteggere un qualche tesoro magico.

Vide che erano le tre di notte, perciò, a quel punto di sicuro non aveva più il tempo di compiere il saggio di chimica; quindi, decise che si sarebbe alzata prima la mattina per poterlo scrivere. Prima di rimettersi a letto si diresse in bagno per sciacquarsi il viso e magari con l’acqua cancellare quella notte dalla sua memoria. Appena mise le mani sotto l’acqua si accorse che qualcosa non le tornava; sul suo polso destro le era apparso qualcosa, un segno, un rosa di colore blu,

“è uno scherzo, spero” esclamò ad alta voce; provò a togliersi quel disegno ma niente e allore le venne in mente il cognome Rosablu della lettera, ma di certo non poteva essere il famoso marchio di cui parlava la figura del sogno. Allora prima di impazzire decise di rimettersi a dormire, probabilmente aveva solo troppo sonno e ciò le faceva immaginare delle cose. Sicuramente la mattina il marchio sarebbe sparito. Uscì perciò dal bagno e si rimise sotto le coperte non immaginando minimante cosa sarebbe accaduto nel suo futuro.

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