Il destino di Sailor Uranus e di Michiru Kaioh di FragileGuerriera (/viewuser.php?uid=157467)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
Buonasera,
a distanza di tre anni dall'ultima fanfiction torno sul fandom per dar
luce a questa storia "sofferta", sulla quale ho lavorato (con blocchi
annuali) per ben nove anni!!.
Spero
che vi piaccia.
Attenzione
i personaggi principali qui presenti sono tutti frutto della fantasia
dell'inestimabile Naoko Takeuchi o degli adattatori della serie (nel caso di Elza
Grey e del ragazzo colpito da uno dei demoni verso la fine dell'episodio).
Molte
scene qui presenti sono palesemente riprese dai preziosissimi doujinshi
di Mario/Mizuki Yamada che io ammiro tantissimo e le cui storie
rappresentate io prendo come oro colato. Quasi tutto il rapporto tra
Michiru ed Elza è stato preso di sana pianta dalla trilogia
"Intimiste" e "The lady in the tower" che a sua volta è una sorta di Missing Moments di come si sono conosciute Haruka e Michiru.
La
mia fanfiction è dunque da considerarsi un missing moments dei missing moments, ovvero:
dell'episodio 106 della terza serie di Sailor Moon e dei manga
sopraindicati di Yamada.
1. Introduzione
Haruka
era appena rientrata in casa, sbattè le chiavi nello
svuotatasche,
si tolse le scarpe e si diresse in camera. Si sedette sul bordo del
letto con la schiena piegata in avanti e le braccia appoggiate alle
ginocchia e iniziò a pensare preoccupata. Era
stata una giornata estremamente stressante. Aveva
disputato una gara
con la famosa Elza Grey ed era stata una gara deludente come tutte le
altre. Aveva sentito che nessuno aveva battuto Elza Grey, ma di
quante altre atlete l'avevano detto? E se inizialmente le parve che
quella ragazza le potesse dare davvero del filo da torcere, una
decina di metri dopo la partenza la superò e, come era
già successo
con tutte le altre, le diede un grande distacco. Tranquilla
andò a
cambiarsi, pensando che dopo questa delusione sportiva era davvero il
caso di chiudere le medie in concomitanza con le corse.
Senonchè
quella stessa ragazza le volle presentare la sua amica Michiru.
Inizialmente pensò che fosse una sua fan che le voleva
chiedere un
autografo, ma poi tutto fu estremamente chiaro: con una frase la
ragazza rivelò la sua vera identità. La guerriera
del suo sogno,
ora aveva un nome ed una consistenza solida. Se mai avesse dato retta
al suo sogno, avrebbe potuto cercarla per tutta la Terra, ma non
avrebbe mai identificato quella guerriera così decisa e
sicura di
se' in una ragazzina che trasmetteva tutto tranne che un carattere da
guerriera. Ci fu un attimo, quando i loro occhi s'incrociarono, che
sentì un'emozione mai provata in vita sua esploderle dal
cuore e
arrivare fino all'anima. In un primo momento fu quasi tentata dal
conoscerla, ma quando l'altra ragazza fece un passo avanti e con la
scusa di farle un ritratto aveva cercato di avvicinarla, fu svelta
nel trovare una buona scusa e riuscì a dileguarsi. Si
sentiva
malissimo. Il suo peggiore incubo stava prendendo vita reale.
Era spaventata da ciò, era come un film dell'orrore, ma non
c'era
possibilità per lei di uscire dalla sala. Senza contare che
Michiru
era di una bellezza unica. Aveva visto tante ragazze molto carine in
vita sua, ma lei era di una bellezza fuori dal comune. L'emozione che
provò nel vederla era fuori dal comune. Se non si fosse
trattato
della ragazza di quegli incubi..."Che
dico? Lei è
senz'altro
etero.
Non è certo
come me..."
. Ripensò ancora
una volta alla
sua vita, al suo passato, alla sua infanzia da maschiaccio e alla
reazione dei suoi genitori quando scoprirono che le piacevano le
ragazze. Ancora ora non capiva perchè non l'avessero mai
capito
prima dei suoi dieci anni; perchè se un bambino giocava con
le
bambole i genitori si preoccupavano tanto, ma se era una bambina
a
giocare con i soldatini divertiti dicevano: "E' un maschiaccio"?
I suoi lo dicevano sempre: "She's a tomboy".
Scosse
la
testa, per cacciare quei pensieri, li aveva già passati in
rassegna
tutti quanti più di una volta. Andò a farsi una
doccia per
riprendersi dallo shock della giornata. Doveva distendersi e
rilassarsi, perciò quando uscì dal box
ordinò una pizza e si
preparò davanti al televisore per vedere qualche film alla
tv.
Doveva non pensare assolutamente a quella ragazza e a quell'incontro,
non voleva che il suo incubo diventasse ancora più
impressionante.
L'idea che quella guerriera esistesse davvero ed era già
sulle sue
tracce le stava facendo venire la pelle d'oca. Doveva mescolarsi fra
la gente, camuffarsi, nascondersi e non mettersi più in
vista. Per
fortuna l'unica cosa che la interessasse davvero erano le macchine e
in pista, con la tuta e il casco, sembrava un ragazzo al duecento per
cento. "Dai, non ci devo pensare ho detto!". Prese
il giornale e guardò i programmi alla tv, aveva voglia di un
film
comico quella sera. Voleva staccare la mente dalla realtà e
dal
conto alla rovescia all'inizio del suo incubo, sempre in piena notte
tra le tre e le quattro e mezza. Per fortuna ben tre reti televisive
avrebbero mandato in onda film divertenti. Sorrise e andò ad
accendere la tv. Prese uno spuntino in attesa che arrivasse la pizza
e si piazzò di fronte allo schermo televisivo..
*** ***
***
Altrove, non lontano da Tokyo, Michiru si era ritirata nella sua stanza dopo aver
salutato mestamente Elza. Quello con Haruka era stato l'incontro
più
importante della sua vita. Aveva finalmente trovato la sua compagna
di battaglia, ma non era riuscita a portarla dalla sua parte. La sua
prima missione, trovare la guerriera del cielo, sembrava ancora
più
difficile di prima. Era da circa un anno che la stava cercando e
finalmente l'aveva trovata, ma la ragazza non sembrava per niente
disposta ad ascoltare il suo messaggio, ne' a farsi avvicinare da
lei. Si lasciò cadere di peso sul letto. Che figura aveva
fatto con
Elza! Si era messa a piangere sulla strada di ritorno come una
bambina. Eppure era stato più forte di lei e ripensando al
suo
incontro con l'atleta non le venne che da piangere nuovamente.
Aveva
accompagnato Elza alla gara e poi era quasi stata costretta dalla
ragazza ad assistere alla competizione. Lei non voleva, odiava i
luoghi affollati e rumorosi, tutto ciò che quel posto era.
Era anche
uno dei motivi per cui si era ritirata dal club di corsa. Qualunque
cosa lei facesse le veniva bene: a scuola prendeva sempre il massimo
dei voti; a nuoto era sempre in testa a tutti, così come per
le
corse; suonava il violino divinamente; nella pittura era talmente
brava che un critico d'arte della città le chiese di poter
esporre i
suoi quadri incantato dal suo precoce talento in grado di riproporre
l'arte moderna in chiave contemporanea; in prima media si era anche
iscritta al club di canto ed era stata scelta dalle suore per il coro
ufficiale della scuola. In seconda media però
abbandonò il club di
coro e di corsa. Le sue compagne e persino il presidente del club
avevano insistito affinchè restasse. In particolare quelli
del club
di corsa insistettero, nessuno correva veloce come lei, per le
competizioni scolastiche loro facevano grande affidamento su lei, ma
nonostante ciò Michiru si ritirò. La vita
scolastica si era fatta
più impegnativa e la corsa non rientrava tra le sue
discipline
preferite.
Odiava
andare nelle piste di gara con tutti quei fan così numerosi
e
scalmanati. Come se non bastasse ad inizio del secondo anno delle
medie aveva avuto il suo risveglio con tre missioni da portare a
termine: trovare la sua compagna di battaglia; trovare i cristalli
del cuore; trovare l'essere umano prescelto a possedere la coppa
lunare. Eppure dopo circa sei mesi accettò di buon grado di
accompagnare Elza alla gara. Fu in quel momento che vide Haruka
già
in pista con uno sguardo serio, l'atteggiamento distante dalle altre
atlete e indifferente alle urla che i tifosi lanciavano per
inneggiarla. In un primo momento la scambiò per un ragazzo e
per un
momento pensò di essere finalmente rinsavita, s'illuse per
un breve
attimo di essere come i suoi la volevano, come tutta l'alta
società
intorno alla sua famiglia l'avrebbe voluta e come lei stessa avrebbe
voluto essere: eterosessuale. Era solo riuscita a formulare che forse
era bisessuale, ma che ciò che contava era che almeno le
piacessero
anche
i ragazzi quando Elza con poche parole sgretolò tutti i suoi
castelli, prima ancora che potesse riflettere sul fatto che un
ragazzo non poteva competere in una gara di corsa femminile. -Ah,
vedo che neanche tu sei rimasta indifferente al fascino di Haruka
Tenoh. So che a prima vista può sembrare un maschio, ma se
guardi
bene vedrai che ha il seno come me e come te. Dicono che sia molto
veloce e che fa strage di cuori, ma che sia anche irraggiungibile, in
entrambi i campi. Rimani qua a vedermi Michiru!- Se solo avesse
potuto avrebbe espresso a parole la rabbia che le fece provare per
non averle concesso di godersi fino all'ultimo il suo momento di
illusione, altro che restare a vederla! Protestò un po', ma
alla
fine Elza la convinse. Sugli spalti, si rese conto che non aveva mai
visto nessuna persona più bella di Haruka e per un attimo fu
tentata
dal fregarsene del fatto che si trattasse di una donna. Quello
sguardo triste e malinconico le ricordava troppo quello che vedeva
ogni volta che si poneva di fronte ad uno specchio. Aveva sentito
qualcosa dentro che non provò mai prima di allora nei
confronti di
una persona. In
genere quando la gente le si avvicinava lei con garbo si staccava per
starsene sola senza che la cosa le costasse sforzi incredibili. Elza
era l'unica persona che, a lungo andare, aveva lasciato che
s'inserisse nei suoi spazi liberi. Con Haruka invece aveva sentito
un'irresistibile attrazione pur non sapendo di preciso nemmeno la sua
età. Si sentiva come se lei fosse stata una moneta di ferro
e Haruka
una calamita. Non capiva però se la sorte fosse stata
estremamente
buona o estremamente ingiusta con lei. Quando Elza le
presentò
Michiru sentì che in vicinanza la ragazza esercitava su lei
un
fascino ancora maggiore di prima.
Da
vicino era ancora più bella, non aveva una minima
imperfezione; la
voce un po' bassa e divertita la colpì fin da subito, quasi
come se
non avesse mai sentito una voce più musicale; per non
parlare dei
suoi occhi! Come i loro sguardi s'incontrarono si perse nei suoi
occhi verdi, fuori dal comune. Evidentemente Haruka non aveva del
tutto origini giapponesi, ma aveva preso il meglio sia dal ramo
nipponico che da quello occidentale. Alta, bionda, carnagione chiara
e gli occhi verdi come presumibilmente il ramo straniero; eppure gli
zigomi alti, i capelli fini e il taglio degli occhi erano come quelli
degli orientali. Per un attimo tutta la sua sicurezza per avvicinarla
e trasmetterle il suo apocalittico messaggio le venne a meno. Alla
fine però, anche se avesse voluto che quel momento durasse
per
sempre, la sua missione aveva la priorità sulle sue
irrazionalità.
Le chiese di posare per lei pensando che sarebbe stato un ottimo modo
per conoscersi meglio e convincerla a seguirla nella sua battaglia
contro il male. Haruka però si rifiutò, se ne
andò e così facendo
fece perdere ogni traccia di se'. Durante il ritorno le venne da
piangere per il modo in cui era stata allontanata, ma ancora
più per
la crudeltà del destino. Era vero che era stata fortunata a
trovare
in lei la sua compagna di battaglia, di sicuro una "collega"
più che stimabile ed amabile; ma era proprio quell'"amabile"
riferito ad una donna a farla stare male. Se solo il mondo fosse
andato avanti come se nulla fosse; se solo i suoi avessero capito che
cosa voleva dire; o molto più semplicemente, se lei non
avesse
sentito, ancora una volta, quelle pulsioni nei confronti di una
ragazza!
Sconfortata
soffocò i singhiozzi nel cuscino pensando che l'unica cosa
che al
momento sembrava buona per lei era aver avuto la possibilità
di
ottenere una camera solo per se' stessa fin dalla prima media, senza
impertinenti compagne di stanza.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Buona
sera a tutti, pubblico con un leggero ritardo (un giorno) il secondo
capitolo.
Mi sono
accorta che nello scorso capitolo non ho lasciato link che riportassero
ai doujinshi di Yamada che riportano ad alcuni dei missing moments del
famoso episodio 106 a cui io stessa ho fatto riferimento in questa
fanfiction.
Vi lascio di seguito il link dove andare a leggere la trilogia. Sfortunatamente non si riesce ancora a reperire la traduzione in italiano, ma questo sito è il più completo in quanto sono presenti sia le vignette che la loro relativa spiegazione.
http://www.yurisuki.net/tou.html
Vi
auguro buona lettura.
1
Haruka chiuse la catena della bici e guardando verso il grande edificio
sorrise soddisfatta: "Ancora
un paio di mesi e poi noi due non ci vedremo
più per un bel mesetto" pensò
allegra. Non amava la scuola,
ne' tanto meno lo studio. Aveva una media scolastica più che
buona, ma studiava per dovere non perchè le piacesse studiare. Lo studio infatti portava via il tempo che
avrebbe
potuto invece spendere per le sue uniche vere passioni: le macchine e
le moto. Non amava quella scuola in particolare perchè
essendo privata non ammetteva
certe sue "scelte" e modi di fare che non intendeva in
nessun modo cercare di correggere. "In
America non facevano
tanti casini". Il Giappone le piaceva, le piacevano i
giapponesi, le
giapponesi in particolar modo, ma la sua scuola proprio no. Erano tutti
così impostati e rigorosamente incasellati in determinate e
strette categorie! In apparenza tanto simile all'America da sembrare
quasi un prolungamento dell'estremo ovest, nella realtà il Sol
Levante era così diverso dal mondo in cui aveva vissuto fino
all'anno precedente!
I suoi
genitori l'avevano avvertita: -Non sarà facile abituarsi
alla mentalità giapponese-.
Lei
aveva risposto scherzando: -Farà bene un po' di disciplina!
Se
avesse capito quanto di strette vedute erano i giapponesi forse avrebbe
riso un po' meno. I
professori e i genitori dei ragazzi, ma specialmente quelli delle
ragazze, disapprovavano e non pochi addirittura trovavano deplorevole
il suo modo di essere. Ormai mancava praticamente solo un anno e due
mesi all'addio definitivo a quel brutto luogo. Per fortuna di scuole
superiori prestigiose ed anche pubbliche ce n'erano e lei ne aveva
già individuate due. Il vero problema non era scegliere in
quale
delle due iscriversi, ma resistere ancora ed uscire da quella scuola.
Una volta fuori avrebbe potuto finalmente respirare ed
essere se' stessa senza tanti occhi che la scrutavano come
se si fossero trovati in presenza di una monatta. Varcò la
soglia dell'edificio persa nei suoi pensieri. "Chissà come faranno
certe ragazze a resistere in un collegio di suore!"
pensò mentre le tornavano alla mente i volti delle ultime
due collegiali conosciute, Elza e Michiru.
-Tenoh-San,
hai un minuto da prestarmi?- le disse una ragazza spuntando
fuori da una porta del corridoio e distogliendola dai suoi pensieri.
-Ah,
in realtà sono di fretta, la campanella è suonata
un minuto fa.
-Chi
cerchi di fregare? Se ci tenessi davvero a non arrivare più
in
ritardo di quello che sei già non andresti in classe con
tutta
quella calma.
-Maledizione
a te Senpai ...
-Volevo
dirti che ho parlato con Taka-San e abbiamo pensato di chiederti se eri
davvero sicura di volerti ritirare dalle corse. Manca poco
alla fine dell'anno scolastico e tu potresti partecipare alle ultime
competizioni
di corsa per il nostro istituto.
-No.-
fu categorica la sua risposta.
-Per
favore Haruka-San, non c'è nessuna brava come te, non puoi
lasciare
perdere tutto all'improvviso. Noi tutti contiamo su di te per la
vittoria.
-Se
ci tenete tanto a vincere perchè non vi allenate di
più? Io non ho nemmeno la soddisfazione di tenere la coppa
visto che poi la devo cedere per l'ennesima volta alla scuola! Non ci
penso minimamente.
-Haruka-San
dai, non fare la scorbutica, in fin dei conti cosa ti chiediamo?
Capisco se ti chiedessimo di
salvarci dall'Apocalisse, ma ti stiamo solo chiedendo...-
A
quell'ultima frase Haruka ebbe
quasi un tremito di paura, perciò sbottò e la
interruppe: -Ma vai
al diavolo, ho detto no!- prima di dirigersi in classe a passi
svelti.
Quella
dannata Senpai non sapeva minimamente di quello che le stava
succedendo, non sapeva che certi discorsi erano vietati con lei e
che se aveva deciso di non voler più partecipare alle gare
di punto
in bianco era solo per salvarsi la vita. -Dannata Senpai!!- disse
prendendo a calci il cestino all'angolo di fronte alla sua classe.
*** ***
***
-Non
devi per forza venire se non vuoi.
-No,
no, ti dico che mi fa piacere- le rispose sorridendo.
-Sei
sicura?- le chiese Elza con tono apprensivo. Michiru annuì.
-Se
perdo però non devi reagire come l'altra volta- le disse a
quel
punto Elza cercando di buttare sul ridere l'episodio del pianto sulla via di ritorno. Quel pianto che servì solo a farle prendere ancora più in antipatia Haruka, perchè, anche se Michiru non aveva detto niente, era più che evidente che ad averla turbata fino a quel punto era stato il modo brusco con cui Haruka l'aveva trattata.
-Tranquilla.
L'altra volta ero un po' provata per diverse cose- mentì
Michiru
continuando a camminare.
-Va
bene, ma stavolta la straccerò. Lo voglio fare per me
ovviamente, ma
anche per te. L'ultima volta ti ha trattato con sufficienza
perchè
si dà un sacco di arie solo perchè è
piena di fan. Da
quello che so è forse più popolare tra le ragazze
che tra ragazzi.
Anche con me, non si è nemmeno degnata di parlarmi,
“Io sono la
signora del vento e voi solo mosche che senza me non potreste
spostarvi di un centimetro...
Michiru
ridacchiò prima di interromperla: -Elza, non ti sembra di
esagerare?
-Non
capisco come possa esserti simpatica.
-Non
ho detto che lo sia, solo che ti sei messa a parlare a mitraglietta,
quando non sai praticamente nulla di lei! Non sai nemmeno
l'età!-
ribattè lei ridacchiando.
-Perdinci
se la so!
Michiru
ebbe un piccolo tuffo al cuore. Sapeva che era sbagliato, che non
doveva alimentare quel nuovo interesse che sentiva per quella
ragazza, ma alla fine... era utile anche per la sua missione: -Ah,
sì? E quanti anni ha esattamente?- le chiese con una leggera
agitazione nella voce.
-Quindici
come noi. Se non ti conoscessi bene direi quasi che ti sei infatuata
di lei- le rispose l'altra infastidita dal quello strano tono di voce
che
non era sfuggito al suo orecchio sempre attento alla voce della
compagna di scuola.
-Ma
no, che dici? Neanche la conosco. E poi sai che i miei non
vorrebbero. Beh, ovviamente nemmeno io...
-Però
è questa la tua vera natura. Lo sai tu come lo so io- le
disse Elza
trattenendola per un braccio e guardandola seria. Michiru
fissò i
suoi occhi e per un attimo si perse in quel blu scuro. Come aveva
fatto ad avvicinarsi tanto al suo volto nel giro di un attimo, non lo
capiva. Vicina, vicinissima... Eppure tra loro c'era sempre quella
fastidiosa distanza, quei pochi centimetri che erano tanti quanti i
rimasugli di speranza che la sua fosse solo una confusione
adolescenziale. Incatenata con lo sguardo a quegli occhi che
aspettavano per
l'ennesima volta un risvolto decisivo nel loro rapporto, fu quasi
tentata di provare. Provare per capire chi era davvero lei. Se non
avesse dato tanta importanza al primo bacio l'avrebbe già
dato per
togliersi i dubbi una volta per tutte. Solo banciandola avrebbe capito
se per lei era una cosa giusta o solo un rimproverevole errore. A meno
di una spanna di distanza fu sul punto di convincersi. Forse la sua
confusione si sarebbe potuta chiarire anche solo appoggiando le
proprie labbra alle sue.
Come
se le avesse letto nel pensiero Elza capì che quello era il
momento
per agire. Michiru aveva abbassato tutte le sue difese. Era chiaro
proprio per una mancanza di reazioni da parte sua. Era il momento per
toglierle ogni dubbio, finalmente avrebbe capito che lei era la
ragazza giusta e che non c'era niente di male se erano entrambe
ragazze. Doveva baciarla. Guardò furtivamente alle sue
labbra e si
avvicinò piegando leggermente la testa a destra...
-Ciao,
tu devi essere Michiru-San, non è vero?- le interruppe una
voce un po' bassa
e cordiale. Michiru si girò di scatto verso la persona che
le aveva
parlato. Haruka in tuta da ginnastica era di fronte a loro che le
faceva uno strano sorriso. Elza mollò la presa sul suo
braccio
guardando piuttosto contrariata la bionda. -Mi scuso per il
comportamento della settimana scorsa- le disse avvicinandosi alle due
-Non volevo essere scortese è solo che l'altra volta... ero
un po'
provata per diverse cose-. Michiru aprì la bocca dallo
stupore:
sapeva benissimo di aver detto la stessa frase ad Elza qualche minuto
prima. -Sì, so essere cordiale anche io- continuò
poi Haruka
fraintendendo lo stupore di Michiru. -Vabbeh... Volevo solo scusarmi
per il mio comportamento della volta scorsa. Vado.- tagliò
corto poi
non ricevendo alcuna risposta. Fece per allontanarsi, ma Michiru la
bloccò subito: -Michiru Kaioh, piacere di assistere alla tua
corsa-
s'inchinò leggermente dalla sua parte, incurante del fatto
che la
frase avrebbe senz'altro creato grande fastidio in Elza che voleva
farla assistere alla sua
di corsa e alla sconfitta di Haruka Tenoh. Quest'ultima si
girò
dalla sua parte e sorridendo s'inchinò leggermente a sua
volta prima
di presentarsi: -Haruka Tenoh...- tentennò per cercare le
parole per
completare la sua presentazione. Parole che non arrivarono.
-Elza- cambiò interlocutrice in modo da tagliare la corda
nonostante l'inghippo in
cui si era ritrovata pochi secondi prima -Ciao!- la salutò
senza
onorifici e senza inchino ma accennando con la mano ad un saluto
militare prima di andarsene. Michiru con il cuore dal battito
leggermente accellerato rimase a guardarla allontanarsi; mentre Elza,
seccata dal fatidico tentativo andato in fumo e dalla scena che aveva
avuto
per protagoniste la rivale e la ragazza a cui ambiva, si
allontanò
con passo deciso dicendo solo: -Veramente, io non ti capisco,
Michiru!
A
pochi metri di distanza da loro Haruka si stava chiedendo se fosse
stata giusta o meno quell'improvvisata fatta all'amica di Elza. Le
era venuto d'istinto il presentarsi e il concentrare tutta
l'attenzione su di se'. In realtà lei non era una persona
che moriva
dalla voglia di mettersi in mostra sempre e comunque, però
in quel
momento fu più forte di lei. Non sapeva spiegarsene il
motivo, ma
quando vide Michiru così in confidenza con Elza che sembrava
quasi
che si sarebbero baciate da lì a poco, le venne istintivo
affrettare
il passo e presentarsi per distaccarle. Elza non le piaceva; non le
piaceva il modo di fare presuntuoso che aveva. Quella di due
settimane prima era la prima volta che gareggiavano insieme e quella
ragazza senza nemmeno presentarsi seppe solo dirle: -Ho sentito che
nessuno corre come te, ce la farai a battere anche me?-. Lei era in
preda ai ricordi dei suoi incubi e quella piccoletta faceva la grande
campionessa senza dire neppure il suo nome. Ciò nonostante
non era
questo a darle fastidio della scena che si presentò ai suoi
occhi appena svoltò l'angolo; il vero problema era vedere
Michiru
così vicina ad un'altra persona. Non era convinta che
avrebbe
davvero baciato Elza, forse aveva interpretato male lei i loro
atteggiamenti, o forse era Elza che aveva una cotta per la ragazza e
stava cercando in qualche modo di riuscire a rimorchiarla. Eppure anche
questo non aveva importanza; ciò che era davvero
importante era separare quelle due. Era una mossa stupida considerato
che voleva scappare dalla ragazza dei suoi incubi, nascondersi e
distaccarsi il più possibile da lei, ma il fastidio e la
gelosia
provati furono più forti di lei. Era stupido provare quella
sensazione di fastidio per una
ragazza che conosceva appena e che, nonostante lei avesse pensato il
contrario, sicuramente non stava facendo nulla di male con la sua
amica, eppure le diede una soddisfazione enorme interrompere
quell'atmosfera tra le due ragazze. Troppo appagante vedere Elza
guardarla arrabbiata e mollare finalmente la presa sul braccio della
giovane pittrice, dandole così la possibilità di
avvicinarsi a
Michiru e togliere ogni tipo di attenzione della medesima su Elza.
Ciò nonostante non poteva negare di essere stata comunque
impulsiva come sempre. Aveva capito fin dal primo momento che ora il
suo primo
obiettivo era nascondersi dalla ragazza dei suoi incubi, ma quel giorno
si palesò a lei in tutta la sua sicurezza. Sicurezza che per
poco non venne a meno nel momento in cui si
presentò, quando non riuscì a completare la sua
presentazione con
una frase diversa da quella che aveva in mente: "Haruka Tenoh,
piacere di conoscerti e di sapere che mi guarderai correre".
Dirle così sarebbe stato come dire: prego, entra nella mia
vita e
distruggi tutti i miei sogni come se nulla fosse. Sarebbe forse stato
meglio non fermarsi affatto. Alla fine però doveva anche
tenere conto della prima cosa veramente fondamentale: in quel
giorno, che senso aveva non farsi notare sul tragitto che portava
sulla pista da corsa, se tanto poi mezz'ora dopo avrebbe partecipato
alla sua seconda competizione contro Elza, grande amica di Michiru?
"Sì,
sì, sono nata sotto la cattiva stella"
pensò,
mentre accedeva agli spogliatoi. Non voleva partecipare, ma visto che
l'unica che correva un po' più veloce delle altre nel suo
club di
corsa si era sentita male, la sua Senpai l'aveva obbligata a rispettare
gli impegni che aveva preso con il club di corsa. La sua scuola non
mancava il podio da cinque anni, da
quando poi era arrivata lei, era sempre in testa a tutti gli altri
istituti lasciando loro sui tabelloni dei punteggi un bel margine di
distacco. Ora, proprio verso la fine di questo altro anno scolastico,
non potevano permettersi di perdere contro la nuova concorrente Elza
Grey che effettivamente si dimostrava essere una promessa
nell'atletica.
Dieci
minuti dopo, mentre ormai si stava allacciando le scarpe da
ginnastica vide un altro paio di scarpe piantarsi di fronte a lei.
Haruka sollevò lo sguardo individuando nella persona di
fronte a lei
la sua rivale. -Si può sapere che cosa vuoi?- le disse
facendosi
seria e tornando ad allacciarsi la scarpa destra.
-Volevo
solo dirti che un minimo di educazione non sarebbe sgradita e che
potevi presentarti anche con me invece di fare tanto la sbruffona.
-Mmm,
giusto- convenne la bionda guardandola in faccia -D'altronde anche tu
sei stata così educata la volta scorsa da presentarti con un
messaggio di sfida invece che con nome e cognome, Elza Grey.
-Io
sono nuova, mi aspettavo il benvenuta da quella che si dice
essere la padrona di casa qui sulla pista di atletica.
-Che
scusa banale!
-Ascolta
un po' Haruka, io non so che cosa tu ti sia messa in testa di fare
con Michiru, ma volevo avvertirti che lei non è come sembri
essere
tu...
-Oh-oh-oh-
la interruppe l'altra- e come sembrerei essere io?
-Beh...
- esitò. -Si dice che ronzino intorno a te diverse
ragazze.
-E
con questo? Se una ragazza è molto bella e le fanno il filo
un sacco
di ragazzi non vuol dire che lei sia una che ci sta con tutti. Senza
contare che comunque ho anche diversi ragazzi che mi fanno il filo,
se è il sesso o la quantità di chi ti corteggia a
determinare la
tua personalità.- Elza rimase un attimo spiazzata. In
effetti, se in
un primo momento dirle che Michiru era assolutamente eterosessuale le
era sembrato un buon deterrente, ora si domandava cosa sperava di
ottenere con quel discorso. Erano solo alcune voci maliziose che
giravano in spogliatoio sul conto di Haruka, ma non vi erano
certezze, ne' tanto meno conferme da parte della diretta
interessata, che Haruka preferisse le ragazze ai ragazzi. Doveva
però
almeno rimediare all'errore commesso. Era stata lei a far conoscere
Haruka e Michiru e ora, senza un piano preciso, non poteva nemmeno ostacolare la chiara
attrazione che provavano l'una per l'altra.
Però poteva in qualche modo cercare di rallentare il corso
di quella
spiacevole situazione e guadagnare così tempo prezioso per
far
cedere Michiru. -In ogni caso, non ti venga in mente di provarci con
Michiru. Lei viene da una famiglia dove gente con certe tendenze non
sono bene accette e anche lei ne prova in qualche modo ribrezzo-
mentì.
-Ah,
sì?- Haruka si alzò, chiuse la cerniera del suo
borsone e continuò:
-Non sembrava proprio prima, sulla strada per venire qua, quando i
vostri volti erano a poco più di una spanna di distanza.-
Senza
accorgersi come fosse successo, Elza si ritrovò spinta
contro uno
degli armadietti dello spogliatoio, le braccia di Haruka ai lati per
bloccarla e il suo viso a pochi centimetri di distanza dal proprio.
-Esattamente così- disse a voce bassa Haruka riferendosi
alla breve
distanza che le separava. Così breve da sentire quasi il suo respiro solleticarle le labbra. Un lieve sorriso curvò appena
la bocca della bionda
e una guizzo malizioso animò i suoi occhi verdi. -Non ti pare?-
finì la
frase fissandola negli occhi per qualche secondo prima di andarsene e
lasciarla lì, sola e in qualche modo turbata dal loro
incontro
ravvicinato.
Circa
un'ora dopo, sul ritorno di casa, Michiru stava parlando
ininterrottamente quasi senza dare peso alle mancate risposte di Elza
o a quelle poche risposte che riceveva in cambio e che si limitavano
a monosillabi. A un certo punto Elza sbottò: -Insomma,
Michiru!
Sono contenta che Haruka non abbia stracciato l'invito che le hai
dato per il tuo concerto di beneficienza sulla crociera, ma non hai
ancora capito che non sono dell'umore giusto per parlarne??
Michiru
restò spiazzata. Elza con lei era sempre stata comprensiva e
premurosa, non avevano mai litigato e lei non aveva mai ricevuto
risposte scocciate o sgarbate dall'altra. -Ma... Io... Parlavo del
concerto per tirarti su di morale.
"No,
Michiru! Tu lo facevi perchè sei troppo felice all'idea che
lei
possa accettare il tuo invito!". La guardò con
rabbia. Si stava
facendo soffiare via la ragazza dei suoi sogni da una tipa... che in
realtà nemmeno la voleva. Anzi, visto il modo seduttivo con
cui le
aveva parlato nello spogliatoio chissà quante ragazze aveva
rimorchiato con quel suo modo di fare, così spontaneo e tanto spudorato! E
Michiru pareva essere così rapita da quella ragazza da
essere fin
diventata insensibile nei confronti dei sentimenti che
provava
lei. -Lasciami sola per favore-. Era troppo arrabbiata. Aveva
faticato tanto per conquistare Michiru e la medaglia ed ora arrivava
una che con uno sguardo aveva rapito la testa alla ragazza e nelle
corse questa volta l'aveva davvero stracciata. Sette secondi di
distacco. No, non era proprio dell'umore giusto, specie se pensava
che dopo un mese lei sarebbe tornata in Brasile per le vacanze
estive, mentre Michiru sarebbe rimasta lì in Giappone, dove
quasi
sicuramente sarebbe rimasta anche Haruka Tenoh.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Buona
sera, slittando la pubblicazione ancora di un giorno pubblico il terzo
capitolo.
Colgo
l'occasione per ringraziare tutti coloro che seguono la mia storia.
2
Erano
passate altre due settimane dall'ultima volta che Haruka vide Michiru
in occasione dell'ultima gara di corsa che disputò contro
una delle
più grandi promesse di atletica, Elza Grey. Erano trascorse
due
settimane da quando si riconfermò ancora lei come la
migliore corritrice. Più di tutto però quella era
la sua prima
settimana in cui, in prossimità delle vacanze estive,
potè passare
la maggior parte del proprio tempo libero concentrata sulla sua unica
vera passione. Era la prima settimana in cui potè dedicarsi
praticamente anima e
corpo alle corse in macchina e in moto; quelle corse che la portavano a
concorrere con l'unico suo rivale degno di tale nome: il vento.
Eppure, diversamente dagli anni passati, c'era qualcosa che la
preoccupava di più delle corse. Due biglietti e un volantino
ricevuto in anteprima e che ora ritrovava sotto la forma di manifesto
in diverse parti della città. "Crociera di
beneficienza"
recitava la prima riga e la riga sottostante: "con
Michiru Kaioh". Sotto in scritte
nettamente minori il nome di altre tre
persone; poi la foto della nave, una foto di Michiru con in mano un
violino e l'immagine di un dipinto. Più sotto ancora erano
indicati
il luogo di partenza, la data, l'ora e i punti di vendita per i
biglietti. La prima volta che vide il manifesto restò
perplessa.
Aveva ricevuto il volantino con i biglietti circa una settimana
prima, ma non aveva dato molta importanza alla cosa. L'unica cosa che
in realtà contava era scegliere se andare a vedere Michiru,
che in
verità non aveva ancora capito cosa avrebbe fatto su quella
nave, o
se rifiutare. L'idea più logica nella situazione in cui si
trovava
era quella di rifiutare; ma più si sforzava di non pensare a
Michiru
e di evitarla, più si sentiva attratta dal ricordo di quella
fanciulla. Era assurdo, non le era mai capitato di sentirsi tanto
attratta da una ragazza che conosceva a malapena. Soprattutto non le
era mai successo di sentirsi così attratta dal pericolo.
Perchè se
quella ragazza era davvero quella che si era rivelata di essere, allora
era
davvero pericolosa per la sua incolumità e i suoi sogni
ambiziosi,
ma non impossibili; eppure la voglia di rivederla, con un pretesto
offertole su un piatto d'argento come quello, era troppo grande.
Combattuta tra questi pensieri contrastanti non diede molto peso a
ciò che recitava il volantino e ai due biglietti. Ora
però si
rendeva conto che necessitava di avere qualche informazione in
più
riguardo a Michiru Kaioh. Innanzitutto non le tornavano i conti con
quello che Elza le aveva detto della sua amica e della conferma che
quest'ultima aveva dato chiedendole se poteva farle un ritratto. La sua
rivale
di sport le aveva detto che Michiru era un pittrice di grande
talento, ma nel manifesto c'era la foto della ragazza che suonava il
violino, non che dipingeva o accanto a un suo quadro. Ma ciò
che
più la colpì fu vedere quanto "la pittrice", se
davvero
la poteva definire così, fosse famosa. Tutte le volte
trovava sempre alcune persone di fronte a quei manifesti molto
interessata all'evento e
alla presenza dell'artista. Capì che se non fosse andata si
sarebbe persa un evento
eccezionale, reso ancora più eccezionale dal fatto che se
lei fosse
andata e Michiru fosse diventata famosa avrebbe potuto dire in futuro
agli amici e alla famiglia che grazie alla sua permanenza in Giappone
aveva avuto la fortuna di poter assistitere a una delle prime
esibizioni in pubblico della famosa Michiru
Kaioh. Perciò a una settimana dalla fatidica data si diresse
in un
punto di informazioni per sapere di più riguardo a quella
crociera.
Entrò
nell'ufficio e si diresse al bancone dove una della due persone, quella
che pareva più giovane, l'aspettò con un largo
sorriso.
-Buongiorno, desidera qualcosa?- le domandò con voce
squillante.
Haruka
sempre seria e ultimamente anche molto cupa, sì
domandò cosa avesse
da essere tanto allegro quel tizio, ma senza far trapelare i suoi
pensieri rispose: -Buongiorno, potrei avere informazioni riguardo
alla crociera che si terrà fra una settimana con Michiru
Kaioh?
-Certo.
Cosa vuole sapere?
Haruka
lo guardò perplessa dal momento che gli aveva appena detto
quello
che voleva sapere. -Volevo... Sapere in che cosa consiste
esattamente.
-Si
tratta di una crociera di beneficienza organizzata dalla stessa
Kaioh. Come saprà è un'artista di grande talento
e di grande cuore
anche e ha pensato di organizzare questa crociera mettendo in mostra
tutte le sue doti artistiche e professionali per donare il ricavato
alle persone in difficoltà.
-Cioè
questa crociera l'ha organizzata Michiru Kaioh in persona? Fiuuu-
fischiettò al cenno di consenso del ragazzo -Non male come
cosa. E
mi dica, è davvero molto brava e famosa?
Stavolta
fu il ragazzo a guardarla stupito: -Beh, sì, direi di
sì.
Haruka
fissò un punto di fronte a se' quasi trasognata. "Bella,
talentuosa, famosa e anche ricca a quanto pare. Se solo non fosse
etero sarebbe la ragazza perfetta. Ma evidentemente è
proprio vero
che nessuno è perfetto" concluse i suoi
pensieri abbozzando un sorriso prima di porre un'altra domanda: -Ma la
crociera quanto durerà?
-Cinque
ore circa, non di più. Giusto il tempo di fare il giro
prestabilito, godere della vista della costa e delle isole da lontano,
cenare e farsi intrattenere dagli artisti lì presenti,
oppure tornare di nuovo a prua per ammirare il panorama di notte.
-Quindi
è tutto in giornata... Beh, la ringrazio molto per le
informazioni
che mi ha dato su Kaioh.
-Kaioh-san
vorrà dire!- la corresse il ragazzo prima di proseguire -In
ogni
caso il biglietto lo trova...
-Ce
l'ho già il biglietto, me lo ha dato lei in persona.
Il
ragazzo guardò confuso la donna alla sua destra, che
ricambiò
scuotendo la testa perplessa come a dire: "Non so da che pianeta
stia scendendo". -Posso sapere il suo nome?
-E
perchè mai?- domandò di rimando lei seria prima
di salutare e andarsene. Il
tipo rimase ad osservarla a lungo, gli pareva di aver già
visto quel
tipo strano. "Ma certo,
l'ho visto in una giornale sportivo...-
si sforzò di ricordare meglio- Mah... Forse è un
giovane
calciatore, o un emergente motociclista... o forse qualcos'altro
ancora. Se solo sapessi il nome, quello mi aiuterebbe a ricordarmi chi
è
quel tipo strampalato!!"
Intanto
sulla via di ritorno Haruka stava mettendo sulla bilancia i pro e i
contro dell'andare alla crociera. Arrivò alla conclusione
che: "Al
diavolo Kaioh, 17.244 yen* per la crociera sono una
sciocchezza per me, mentre per quella gente vuol dire tantissimo...
Tanto dopo questo gesto di carità vedrò di
tagliare tutti i ponti.
E stavolta sarò decisa."
*** ***
***
Michiru
era nella sua cabina che si stava pettinando. Si era già
leggermente truccata e messa due orecchini bianchi in tinta con il
colore della collana di perle e del suo abito da sera. Lei aveva sempre
tenuto molto a presentarsi bene e sempre perfetta, a maggior ragione
curava il suo aspetto quando doveva apparire in pubblico.
Quella sera però si stava sistemando, con una dovizia quasi
maniacale prestando attenzione anche ai più piccoli
particolari. Anche in quel momento passava la spazzola stando bene
attenta di non tralasciare un solo punto del proprio capo e stando
attenta a non rovinare la messa in piega dei suoi capelli mossi. Non
sapeva se Haruka ci
sarebbe stata, non aveva più avuto sue notizie, ma se ci
fosse stata
doveva presentarsi perfetta. "Ehi,
che faccio? Mi sto facendo
bella per una donna? Devo piantarla con queste sciocchezze! Ho sedici anni, Elza fra un mese tornerà a casa ed io devo
cogliere
queste vacanze come occasione per rinsavire. Devo convincere Haruka a
combattere al mio fianco, ad accettare il suo destino e a dividere il
peso della missione con me, ma non posso pensare a nient'altro. Con
Elza è tutto successo quasi senza che io me ne accorgessi,
ma con
Haruka se non ponessi dei freni me l'andrei a cercare visto che sto
provando sensazioni che ho già sperimentato al fianco di
Elza. Questo non deve accadere. Anzi, stasera stessa,
cercherò di essere più carina con Takahishi-kun .
E' un ragazzo così
carino, spiritoso e intelligente ed è da un po' che mi
invita a
uscire con lui. Prima con Elza sempre con me non potevo, ma ora devo
rimettermi sulla retta via con i ragazzi, com'è naturale che
sia...
In fin dei conti tra me e lei non è successo
ancora nulla, faccio ancora
in tempo a salvarmi e se proprio ce ne fosse bisogno a dirle anche
che, sì, è stato solo un momento di confusione."
I pensieri erano
rivolti ad Elza, ma l'immagine che aveva in mente era quella della
guerriera di Urano. C'era poco da fare o da nascondere: era lei ora
la "minaccia" più vera. Se avesse potuto molto
probabilmente, anzi
sicuramente, non l'avrebbe più cercata, ma la sua missione
veniva
prima di tutto. Era indispensabile se voleva evitare la distruzione
delle Terra. Eppure le fu inevitabile pensare: "Ti prego Tenoh-san-
quasi implorando -Non
esserci stasera, anche se so già perfettamente
cosa fare e cosa dire nel caso tu venga. Fatti convincere dallo
stesso sogno premonitore che ho io e basta. Ti prego!".
Poco dopo la
nave partì e i giochi si chiusero. Se ci sarebbe stata
avrebbe
dovuto affrontarla, in caso contrario si sarebbe finalmente messa il
cuore in pace visto che la nave non tornava indietro a prendere i
ritardatari.
Venti
minuti più tardi era pronta per il suo concerto.
Aspettò ancora dieci
minuti affinchè chi voleva assistere alla sua esibizione con
il
violino potesse dare almeno una prima occhiata ai suoi quadri esposti
nel corridoio che portava alla sala dove avrebbe tenuto il suo
concerto. -Allora siamo
d'accordo?- le chiese Sasuke cercando di controllare l'emozione. Era
da circa sei mesi che ci provava con Michiru con scarsi risultati ed
ora, di punto in bianco, lei aveva accettato la sua proposta di
uscire un giorno della settimana dopo a prendere un aperitivo
insieme.
-Sì,
sì, siamo d'accordo. Comunque questo è il numero
del mio collegio- gli allungò
un bigliettino -Nel caso in cui non sia in casa puoi comunque
lasciare un messaggio alla segretaria. Loro sono sempre puntuali nel
riferire chi sta chiamando o chi ha chiamata- sorrise.
-Perfetto,
allora domani consulto i miei impegni con il mio manager e poi ci
sentiamo.
-
Takahishi-kun, perchè aspettare tanto? Che dici invece di
prenderci
qualcosa da bere dopo l'esibizione?
-Ma...
ma certo!- disse l'altro sempre più felice. Quasi non
riusciva a
credere che finalmente, non sapeva neanche lui bene come, avesse
fatto colpo su quella ragazza tanto bella e affascinante quanto
irraggiungibile.
-Bene,
è passata quasi mezz'ora, posso andare. Ciao!- e
così dicendo lo salutò
facendogli l'occhiolino. Quel gesto agli occhi del ragazzo la rese
ancora più irresistibile. Era bastato solo quello per farlo
sentire
cotto a puntino.
-Amico,
ormai l'hai conquistata: la preda sarà tua!- disse il
batterista
della sua band.
-Ma
no, non è mica detto- disse cercando di sembrare
indifferente, anche
se dentro sperava con tutto il cuore che fosse davvero come diceva il
suo amico.
“Perdonami
Takahishi-kun, tu sei così perso di me, non sai nemmeno
perchè sto
facendo tutto questo, quando io invece non ricambio i tuoi sentimenti.
Non ancora almeno..." Michiru fece un gran respiro e poi
entrò in
scena. C'era parecchia gente e tutti l'applaudirono. Lei fece un
inchino sorridendo, guardò la folla mentre si preparava a
suonare.
Di Haruka non c'era nemmeno la traccia. Per un attimo si
sentì
triste, ma d'altronde era esattamente quello che aveva sperato con
tutta se' stessa in cabina. Iniziò così a suonare
uno degli ultimi
brani che aveva composto.
Intanto
Haruka stava parlando con un ragazzo. Il suo nome era Kameda ed era
uno studente di quindici anni dell'istituto privato Muggen. Si erano
conosciuti grazie
ad un ritardo di entrambi. I due ragazzi avevano fatto una vera e
propria corsa per arrivare prima che la nave chiudesse l'entrata
principale e avviasse i motori per salpare. Haruka si stupì
che qualcun'altro fosse
ritardatario quanto lei, perciò si complimentò
con il ragazzo. Da
lì in poi si misero a parlare. Non era facile riuscire ad
attaccare
bottone con Haruka eppure per un'ora si persero in chiacchiere. Il
motivo era più che semplice, il ragazzo ritardò
perchè era stato
accompagnato nel parcheggio del porto dal fratello, anch'egli uno
studente del liceo Muggen. Haruka se ne uscì con una battuta
sulle
suore, ma il ragazzo le spiegò che quello era uno istituto
privato
nel senso che apparteneva ad una persona, uno scienziato per
precisione, ma non c'era ombra di suore o gente come quella nel suo
istituto privato. Perciò partendo dal discorso licei
prestigiosi
pubblici e privati, passarono al discorso Kaioh-san prima di concludere
con il discorso auto, gare e motori. Durante la parte di dialogo
riguardante Michiru, Haruka venne informata dal giovane che la
ragazza era perfetta in tutto quello che faceva: a scuola, nella
musica, nel canto, nel nuoto, nella pittura e nella corsa, sebbene il
canto e la corsa ebbero vita breve. Infatti, per quanto lei si fosse
trasferita in Giappone solo all'inizio di quello stesso anno
scolastico, non
ricordava di averla mai vista correre nelle sue competizioni
sportive. Venne comunque informata anche che nonostante la giovane
età aveva già pubblicato due cd ed esposto in una
piccola galleria
d'arte. Haruka rimase stupita da tanto talento precoce, ma non c'era
che dire il ragazzo era ben informato sul suo idolo! Alle nove e
venti, Haruka stava invitando il ragazzo ad assisterla alle corse.
Kameda infatti, oltre che ad essere un aspirante motociclista e fan di
Michiru, era
anche un suo grande fan e visto che le aveva passato tante
informazioni su Michiru senza impicciarsi troppo nei suoi di affari,
pensò di ricompensare la sua discrezione con un biglietto
per le
gare del mese dopo. Il ragazzo accettò di buon grado. -Se mi
dici
dove abiti ti farò recapitare un biglietto, anzi due!- si
corresse
subito. Non aveva mai invitato nessuno alle sue corse perciò
d'istinto pensò ad un biglietto solo per un solo ragazzo.
Quasi
subito però le venne subito in mente che Michiru pur
invitando solo
lei alla crociera di beneficienza le diede due biglietti. Anche se
lei il secondo biglietto non seppe proprio a chi darlo,
pensò di far
bella figura nel proporre due biglietti anche lei a Kameda. Non
avendo nè una penna nè un foglio a portata di
mano dove segnare
l'indirizzo il ragazzo le propose di andare insieme all'esibizione di
Kaioh-san e lì avrebbero chiesto ad un cameriere se poteva
dar loro
una biro e un foglio. -Ehm... ma no, non è necessario...-
provò a
protestare Haruka. Aveva deciso di partecipare a quella crociera solo
perchè voleva dare un contributo alla beneficienza, ma aveva
idee
chiare sul suo evitare accuratamente la bella pittrice.
-Perchè, no?
Tu che non la conoscevi non sei curiosa di sentire come suona
divinamente il violino?
-Non
è questo il punto...
-Dai,
allora, andiamo insieme! E' già tardi!!- il ragazzo era in
preda
all'euforia e lei contrariamente al solito non era infastidita da
tanta esuberanza e insistenza.
-Ascolta
Kameda-kun, ti accompagno, va bene? Però ci vediamo fuori.
Non mi
chiedere perchè, al momento non ne voglio parlare,
però magari se
diventiamo grandi amici te lo dirò!- disse tra il serio e lo
scherzoso.
-Ahahah,
spero allora di diventare un tuo grande amico, non tanto per sapere i
fatti tuoi, ma per farmi introdurre magari nel tuo mondo e per
convincerti della bravura magistrale di Kaioh-san!!- Haruka rimase
colpita da tale frase. Era la prima volta che qualcuno che sapeva chi
fosse non aveva intenzione di sapere nulla della sua vita privata,
ne' era intenzionato ad esssere suo amico solo perchè lei
era una
stella nascente nel mondo dello sport e lui avrebbe potuto vantarsi di
conoscerla. Al di là del titolo onorifico
con cui continuava a riferirsi nei suoi confronti, per il resto
Kameda sembrava essere a suo agio con lei: non era titubante ne'
timido, ma neppure arrogante e “interessato”. Le
piaceva quel
ragazzo, immensamente. Stava facendo queste considerazioni quando
svoltando l'angolo di quel lungo corridoio un bimbo si
schiantò
letteralmente addosso a Kameda rovensciandogli addosso il succo che
aveva in mano. -Accidenti!
-Ma
sta'attento, razza di bambino pestifero!!- gli urlò dietro
con molta
più irruenza Haruka.
-Non
importa Tenoh-san!
-Ti
ho già detto di chiamarmi semplicemente Haruka- lo
interruppe lei
-Hai
ragione, scusa, è difficile per me, qui da noi non si usa
molto il nome.
-Ah,
già!- disse Haruka ricordando anche questa differenza tra
mondo occidentale e Giappone. Per lei era la normalità
essere chiamata semplicemente Haruka, ma in Giappone tutti usavano il
cognome con tanto di onorifico anche tra pari. -Beh, chiamami pure solo
Tenoh, non sarà troppo confidenziale anche questo, no?
-Va
bene, allora Tenoh. Non ti arrabbiare con lui però,
è solo un bambino. Ti sei fatto male?-
chiese a quel punto con tono cordiale al bimbo che rispose scuotendo la
testa
in senso di diniego. Poi il bimbo si scusò e
così, a scuse
accettate, si allontanò dai due. -Accidenti, ... . Adesso
come fai
ad andare a sentire Michiru-san?
-Kaioh-san-
la corresse lui quasi senza pensarci -Non
importa. Cercherò di andare a farmi passare questa macchia.
Però
sono in ritardo già di dieci minuti, ammesso che ci siano
ancora
posti liberi, li perdo. Per favore Tenoh, puoi andare tu?- la
implorò
quasi. Haruka provò a protestare e per circa due minuti
continuarono tra
preghiere e no sempre più deboli, finchè si
decise ad accettare la
richiesta del giovane. Quel ragazzo le era parso fin da subito cordiale
e sincero: si era aperto con lei pur non conoscendola, confidandole che
vedere Michiru Kaioh dal vivo era uno dei suoi più
grandi sogni. Come poteva essere così egoista da
far sfumare il suo sogno? In fin dei conti si trattava solo di prendere
posto, possibilmente in un angolo della sala, finchè non
sarebbe arrivato lui a darle il cambio. Così,
intenerita dai suoi occhi che si facevano sempre più tristi
a ogni sua
scusa campata in aria, alla fine accettò.
Arrivata
all'ingresso della sala dove un violino al suo interno stava
già incantando gli spettatori, due
uomini vestiti in bianco la bloccarono. -L'esibizione è
già
iniziata. Se non ha il tavolino già prenotato non
può entrare.
Non
sapeva che doveva prenotare un tavolino. - Ah... Questo non lo sapevo.
E' sicuro che non ci sia modo di entrare?
-No,
signore, l'artista si sta già esibendo e non vogliamo che
entrando le persone distraggano il pubblico o deconcentrino la
violinista.
-Capisco...-
disse a quel punto Haruka. Peccato, lei ci aveva provato
però evidentemente la sorte stava sorridendo a lei, ma non
al povero Kameda. Fece per andarsene quando l'uomo che fino ad allora
non aveva parlato la bloccò. -Mi, scusi... - Lei si
girò dalla sua parte -Lei è per caso Haruka Tenoh?
-Sì,
sono io- rispose lei stupita.
-Allora
lascia stare- parlando all'altro, poi rivolgendosi a lei:
-C'è un
tavolo prenotato a suo nome, è il terzo partendo da
sinistra, in
prima fila.- Le fecero libero passaggio e Haruka entrò un
po'
incerta. Guardò la violinista, poi l'unico tavolo libero in
prima
fila e poi nuovamente la ragazza. Sembrava un angelo, aggraziata come
era nel suonare il violino; sembrava completamente rapita dalla
musica; l'immagine di quella creatura si sovrapponeva perfettamente a
quella della guerriera dei suoi sogni. Così aggraziata
com'era, al
di là del suo messaggio apocalittico e al suo invito ad
uccidere tre
malcapitati, sembrava un angelo. "Esattamente come Michiru-san
ora.". Prese posto al suo tavolino e rimase completamente
colpita dalla musica che quella ragazza riusciva a far uscire dallo
strumento. Penso che anche lei, finchè era rimasta in
America con i
suoi genitori aveva fatto sei anni di conservatorio per suonare il
piano, uno strumento che sapeva ancora suonare bene quando ci si
metteva, ma che aveva lasciato da parte quando si trasferì
in
Giappone. Una volta arrivata in oriente, infatti, capì
che le corse non servivano a nulla se ridotte solo ai fine
settimana, perciò, dovendo fare una scelta tra i motori e la
musica, scelse
di scartare il pianoforte. Non sarebbe mai passata di categoria se
avesse continuato a dare alla musica la stessa priorità che
dava
alle corse in macchina e in moto. "In
ogni caso, non ero brava
quanto lei!”
Quando
termniò il secondo brano, Michiru si ritrovò
nuovamente con i piedi
per terra. Quando suonava il violino era completamente assorta,
attenta a tutto pur di non commettere un solo errore. Nel momento in
cui guardò verso il pubblico che la stava applaudendo vide
Haruka.
Ebbe un sussulto in cuore. Vestita così elegante era ancora
più
bella. Non sapeva come si sarebbe aspettata di vedere Haruka, certo
non con l'abito lungo, ma nemmeno con lo smocking. Riprese a suonare
il brano. Di tanto in tanto lanciava delle occhiate ad Haruka, sempre
lì, con uno i suoi bellissimi occhi verdi a guardarla seria.
La
mente si distraeva nel vederla. Ma perchè era una donna?
Com'era
possibile che non fosse ragazzo? Eppure lei l'aveva davanti agli
occhi e sì, aveva i tratti del volto molto dolci, ma vestita
così
non sembrava proprio una donna. Quanti problemi in meno avrebbe avuto
se Haruka fosse stato un maschio! Ad ogni modo, non era quello il
momento di farsi distrarre da Haruka, per cui più volte si
sforzò
di troncare tutti i pensieri che non riguardassero la
concentrazione sull'esecuzione dei brani che stava suonando.
Dopo
quaranta minuti però Haruka si alzò e se ne
andò.
Più
Haruka la fissava, più si sentiva vulnerabile in confronto a
tanta
bravura e bellezza. Era scontato che doveva anche essere una ragazza
molto intelligente. Si sforzava di sembrare insofferente, ma la
realtà era che era rapita dalla violinista che suscitava
nella gente ancora più
interesse mentre si esibiva con uno strumento che sembrava quasi vivo
da tanto era suonato bene. Probabilmente complice una musica capace
di raggiungere l'anima di chiunque, per un attimo le venne anche
l'istinto di alzarsi e di baciarla, ma era chiaro che non poteva
farlo. Lì, di fronte a tutti, con una ragazza che aveva
conosciuto
da non molto e che molto probabilmente l'avrebbe anche
schiaffeggiata. Forse due volte, visto che, contrariamente a quanto
potesse apparire, era una ragazza esattamente come la violinista.
Ripensò a Michiru con quell'abito bianco: sobrio, ma
bellissimo. Probabilmente aveva preso un abbaglio l'ultima volta che la
vide; Elza doveva avere ragione per forza: Michiru non poteva
condividere il suo stesso orientamento. Era troppo femminile e
aggraziata per poter essere come lei che invece fin da bambina aveva
manifestato un'indole più maschile. Doveva togliersela dalla
testa. Superato quel momento,
decise di uscire. Era lampante che la vicinanza di Michiru non la
faceva ragionare
bene. "Dove cavolo
è finito Kameda ? Possibile che non sapesse
che si doveva prenotare il posto per sentire il suo idolo?"
pensò Haruka girando per la nave guardando con grande
attenzione i
quadri, tutti firmati da Michiru.
"Che razza di genio è? Tutto
quello che fa le riesce bene. Come se non bastasse è
pure bella!".
Giunse
poi su uno scalone della nave in cui c'era un magnifico quanto
spaventoso quadro che raffigurava la distruzione di una
città a
causa di un potentissimo Tsunami. Rimase a fissarlo a bocca aperta.
La città distrutta sembrava una foto del suo sogno, solo che
nel suo
sogno la città prima andava a fuoco, le macerie dei palazzi
venivano
risucchiati dai vortici delle trombe d'aria e infine un potentissimo
tsunami si abbatteva impietoso su di essa.
-Ti
piace quel quadro?- le disse la voce cristallina di Michiru dopo
averla osservata mentre con lo sguardo serio cercava di voler vedere
anche il più minimo dettaglio.
Haruka
si girò dalla sua parte e la vide seduta di fronte a lei.
Quando era
arrivata? Perchè era lì? La stava forse
pedinando? Soprattutto
perchè si era seduta? Era intenzionata a fare una lunga
chiacchierata?
-Ero
convinta che stessi suonando in sala.
-Era
prevista una pausa tra due tempi.
-Quello
era solo il primo tempo? Hai composto molte melodie.
-Non
sono solo miei brani.
-Sì,
alcuni li ho riconosciuti...
-Ti
piace ascoltare musica classica, vero?
-Sì,
è così- rispose, ma senza accennare al fatto che
dai cinque ai tredici anni aveva studiato per suonare il pianoforte.
-Sono
contenta di vederti.
-Posso
immaginare...- disse l'altra senza far capire se fosse una battuta o
se fosse irritata dalle parole dell'altra.
-Tu
sei molto più che benvenuta qui, grande pilota Haruka Tenoh.
-Tu
sai molto su di me, non è così?-
guardò ancora il dipinto che
aveva al suo fianco.
-Ti
piace quel quadro?- ne approfittò subito Michiru per tornare
sul
discorso di prima.
-Hai
dipinto tu questo?
-Rappresenta
la fine del mondo e comunque nella mia scuola sei molto famosa; hai
molti fans. Uno di loro vorrebbe anche venire in auto con te lungo la
costa...- rispondendo così ad entrambe le domande
dell'esordiente
pilota. -Ad ogni modo è una ragazza.- pentendosi quasi
subito della
precisazione aggiunta. Perchè mai l'aveva detto?
-La
fine del mondo...- riprese l'altra senza dare particolare peso al
resto delle parole della violinista che da una parte fu contenta che
l'altra non avesse afferrato il riferimento che aveva fatto con quella
precisione.
-Come può una ragazza carina, che non farebbe male a una
mosca,
avere l'immaginazione per dipingere qualcosa di così
orribile?
-Non
è la mia immaginazione! E' qualcosa che vedo chiaramente.
Così come
la vedi tu.
Ancora??
Haruka si innervosì all'istante. Allora non c'era
più dubbio:
quella era la ragazza che la cercava nei suoi sogni. Lei
però non
avrebbe mai ceduto. Non importava quanto bella, delicata e innocente
potesse sembrare. Era comunque un pericolo e lei non si sarebbe mai
piegata alla sua volontà. Anzi, doveva troncare
definitivamente ogni
rapporto con lei, prendere le distanze e far perdere ogni traccia.
Lei era un'indiscutibile campionessa della velocità,
liberarsene
sarebbe stato un gioco da ragazzi. L'importante era non farsi
ammaliare dalla sua indiscutibile eleganza, bellezza e dal fascino
scaturito dalla sua poliedricità. -E' ridicolo, io sono il
più
giovane pilota giapponese Haruka Tenoh. Ne' la memoria di una vita
precedente, ne' la fine del mondo è un mio affare! Se ci
tieni così
tanto perchè non lo fai tu? Inoltre ti avverto: non voglio
che
indaghi più sul mio conto.
-Non
ti facevo così egoista!- alzò per la prima volta
la voce Michiru
alzandosi in piedi.
-Ah,
così sarei io l'egoista?? E tu che mi chiedi di abbandonare
i miei
sogni per seguire le tue idee assurde?? E poi perchè proprio
a me??
Perchè non lo chiedi alla tua amica Elza?
-Smettila
di dire queste cose! Neanche io voglio farlo! Il mio sogno è
diventare una grande violinista. Non posso più fare cose
come
tentare di salvare il mondo dalla rovina da sola!
-Allora
chiedilo alla tua amica!!- continuò l'altra alzando ancora
di più
la voce.
-Ho
passato tempo a sufficenza per capire che lei non è chi sto
cercando. Solo tu puoi aiutarmi a sostenere questo peso e a portare a
termine la missione che ci è stata affidata dal fato...
-Ora
basta, Michiru-san!- la interruppe a quel punto -Anche io ho sentito
molte cose sul tuo conto. Non credere di essere l'unica che si
informa sulla vita delle altre persone. Certo, hai talento, questo
non si può negare, ma so anche che si dice in genere che tu
sia
troppo introversa per dedicarti agli altri e che non abbia mai avuto
una relazione in vita tua.- Era arcistufa di quella storia, se era la
guerra che Kaioh voleva, allora l'avrebbe avuta e ne sarebbe uscita
disintegrata.
-
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*17.244 yen: se non ho fatto male i conti equivalgono a 120 euro.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Buonasera
a tutti, rieccomi con il nuovo capitolo.
Colgo
lo spazio di introduzione al capitolo per precisare che le battute
finali dello scorso capitolo sono state riprese dai dialoghi originali
di Sailor Moon (sapete tutti che in molti paesi occidentali, tra cui
anche in Italia, l'anime è stato devastato dalla censura
televisiva). Inoltre aggiungo l'occasione per aggiungere un'altra nota,
forse superflua per chi conosce la cultura giapponese, ma che mi sento
comunque in dovere di fare. Dallo scorso capitolo ho pensato di rendere
più fedeli i dialoghi alla lingua originale, aggiungendo i
titoli onorifici (-kun
per i maschi e -san
per le donne) e inserendo i cognomi al posto dei nomi nelle battute dei
personaggi. In Giappone infatti si è molto formali, si usa
quasi sempre il cognome quando ci si riferisce a qualcuno. Solo tra
famigliari ci si rivolge agli altri usando il loro nome. Nella puntata
"Ragazza o ragazzo" infatti c'è un momento in cui Heles
parla di Milena dicendo "La mia Milena" facendo sognare e al tempo
stesso piangere Bunny e Marta che capiscono il legame profondo che le
lega. Si tratta di una traduzione fedele, per quanto nel dialogo
originale ha un effetto maggiore per un giapponese: non solo Haruka
chiama Michiru per nome, ma senza aggiungere i dovuti e formali
onorifici.
Spero
di essere stata chiara e mi scuso per non aver aggiunto queste note
nello scorso capitolo, ma è sono talmente presa da tante
cose che è ancora un miracolo se riesco a mandare avanti
questa fanfiction ^^' .
Ringrazio
inoltre, anche se in ritardo (pure questo ^_^") , tutti quelli che
leggono la mia storia.
3.
-Allora,
ce lo prendiamo questo drink insieme?- le chiese Sasuke.
-Mmm...
Scusami, Takahishi-kun, ma non me la sento- Michiru era rimasta
profondamente amareggiata dalla conversazione con Haruka.
-Come
no? E' per via di quel tizio?- Michiru lo guardò sorpresa
-Vi ha
visti un mio amico. Ha detto che vi ha visto mentre lui ti salutava
malamente e tu sei rimasta immobile di fronte al tuo quadro.
"Apocalypse".
Michiru
restò ancora più sorpresa. Innanzitutto non si
era accorta della
presenza di qualcuno mentre Haruka se ne andava dopo averle detto
quelle parole così
dure, secondariamente non immaginava che Sasuke conoscesse il nome
del suo quadro. Ma non aveva voglia di parlare del primo punto
perciò
si limitò a chiedere: -Conosci il titolo di quel quadro?
-Insieme
a "Triton Castle" è il più bello.- rispose
sorridendo. Michiru sorrise
malinconica ripensando al quadro raffigurante il palazzo in cui visse
quando ancora era la principessa di Nettuno nella vita precedente a
quella. "Sono ricordi
che non mi appartengono del tutto", ricordando poi gli
esigui incontri avuti con la principessa
Urano. Pochi incontri vissuti alla luce del sole, nonostante
l'infrazione della regola più importante. Tutti i pochi
ricordi che aveva recuperato avevano un sapore dolce e amaro. Come
quello dell'immagine di quel sole che illuminò
al tramonto il loro ultimo incontro, quando ancora ignoravano che nel
giro di poco tempo tutto sarebbe stato risucchiato dalle tenebre.
“Triton
Castle” si rifaceva a quell'ultima sera, il
ballo con gli
altri abitanti di Nettuno, con la Principessa Uranus nel suo abito
maschile da sera mentre le cingeva dolcemente la vita con il suo
braccio. Non si erano promesse nulla, ma sapevano che appena
avrebbero potuto lasciare il loro pianeta si sarebbero riviste e
chissà forse una delle due avrebbe avuto il coraggio di
chiedere
all'altra di diventare la sua ragazza. Pagarono tutti caro per il
loro egoismo. Stavolta niente e nessuno l'avrebbe fatta desistere
dalla sua missione: non avrebbe permesso a nessuno di distruggere
l'unico pianeta sul quale si era riformata la vita e che ora era
diventato anche il suo amato pianeta.
-Questi
due quadri per me valgono più di qualsiasi altro,
perciò ti sei
guadagnato un aperitivo con me!- gli disse poi con un largo sorriso e
facendogli l'occhiolino. Voleva lasciarsi alle spalle quella brutta
serata. Non sarebbe certo bastato un aperitivo con Sasuke, ma per lo
meno stando in sua compagnia, avrebbe dovuto per forza pensare a
qualcos'altro.
-Oh,
finalmente Kaioh-san!!- esclamò lui senza riuscire a
nascondere
l'esultanza nel suo tono di voce.
La
serata proseguì in modo ottimo, ma al ritorno nel suo
appartamento
Michiru fu presa dallo sconforto. La sua missione non stava
procedendo nel modo giusto. Avrebbe voluto odiare Haruka per il tono
con cui le si era rivolta, per il suo egoismo e la sua arroganza.
Elza ci aveva visto giusto, non era quella specie di cavaliere che
era apparsa a lei, ciò nonostante non riusciva a detestarla.
Voleva
non dar peso alle sue parole, ma ci soffriva come se fosse stata sua
madre a dirgliele. Non le importava quello che la gente pensava di
lei, non la conoscevano. Tutti volevano conoscere Michiru Kaioh, ma
non lei. Perciò non le interessava se uno qualsiasi le
avesse detto: -Sei solo una stupida. Sapeva infatti quanto valeva e non
si faceva mettere in crisi da uno sconosciuto, ma se fosse stata sua
madre, avrebbe sofferto
tantissimo. Non aveva un rapporto strettissimo con i suoi genitori, ma
era affezionata a loro e per lei contava moltissimo il loro giudizio.
Ora scopriva che Haruka, una perfetta estranea, aveva lo
stesso potere di sua madre. Così, profondamente amareggiata
dall'esito della serata, rimandò il proposito di progettare
un nuovo
modo per convincere quella ragazza ad accettare il suo destino.
***
*** ***
-Ciao,
ti chiamo per il mese prossimo allora- gli disse Haruka.
-Ci
conto!- rispose allegro Kameda.
Haruka,
ormai sola, tornò a casa arrabbiata. Aveva fatto un'opera di
beneficienza ed aveva conosciuto un ragazzo simpaticissimo, ma
l'incontro con Michiru? Un vero disastro. Senza contare che lei non
la voleva nemmeno vedere quella sera! La ragazza era geniale, ma come
tutti i geni aveva qualche rotella fuori posto. “Qualche?
Che
dico?? Tante!!” Michiru
le aveva detto che presto il mondo sarebbe
stato annientato e che se non fossero intervenute loro due non ci
sarebbe stata nessuna possibilità di salvarlo. Le aveva
detto
chiaramente di essere a conoscenza del sogno che la perseguitava ogni
notte, ma non le aveva detto nulla su come, secondo lei, avrebbero
dovuto fermare l'imminente catastrofe mondiale. Lei avrebbe dovuto
fermare gli uragani e la ragazza un maremoto semplicemente dicendo
loro: "Fermatevi!" ? Era chiaro che dovevano fare così, a
meno che non fossero Super Girl e Wonder Woman. Era altrettanto
chiaro che non lo erano. Come se non bastasse dovette sentirsi dare
dell'egoista da quella ragazza dal singolare colore verde acqua dei
capelli. Le disse che non la faceva tanto egoista da non saper
rinunciare alle sue ambizioni.A quel punto sopraffatta dalla rabbia
provocatole dall'insistenza della ragazza non si controllò
più e le
rispose a dovere. Quando Michiru provò a ribattere la
zittì
dicendole esattamente quello che credeva. Non l'avrebbe detto da
calma, ma lei era un'impulsiva e stanca delle continue insistenze
della violinista iniziò a dirle tutto quello che in quel
momento le
stava passando per la testa. Era pentita, non per aver rifiutato di
stare ai suoi deliri, ma solo di averle detto
quelle parole, le ultime prima di allontanarsi da lei. Quando la nave
attraccò pensò di aspettare per scusarsi, ma
quando Michiru scese,
era in compagnia di un ragazzo con una custodia per chitarra e
capì
che la sua presenza non sarebbe stata gradita. Ancora una volta le
circostanze la stavano portando a dover riavvicinarsi a Michiru,
forse veramente la ragazza dei suoi sogni, o forse soltanto una
semplice ragazza a cui le suore avevano fatto leggere troppe volte
l'Apocalisse di San Giovanni. Però era arrabbiata con se'
stessa. Se
avesse evitato quelle parole di troppo non sarebbe stata costretta a
rivederla. Certo, poter ammirare di nuovo tanta bellezza era un lusso
impareggiabile, ma erano consigliabili maggiori precauzioni.
Purtroppo, furiosa, in quel momento sulla nave, non ci pensò.
-Ora
basta, Michiru!- la interruppe a quel punto -Anche io ho sentito
molte cose sul tuo conto. Non credere di essere l'unica che si
informa sulla vita delle altre persone. Certo, hai talento, questo
non si può negare, ma so anche che si dice in genere che tu
sia
troppo introversa per dedicarti agli altri e che non abbia mai avuto
una relazione in vita tua.
-Ho
quattordici anni- si giustificò l'altra.
-Oh
no, l'età non c'entra. Come
fai a non capire che se continui con questi discorsi deliranti non
riuscirai mai ad avere qualcuno al tuo fianco? Francamente se io
fossi un ragazzo non vorrei mai avere a che fare con una persona come
te. Sembri darti molte arie perchè sai di essere
più matura delle
altre ragazze della tua età, ma la verità
è che non potresti mai
essere il tipo ideale di qualcuno. Sei troppo esaltata dai tuoi sogni
deliranti, lo capisci? Credo che dovresti scendere dal piedistallo
sul quale ti sei messa da sola e iniziassi ad avere una vita sociale
più
attiva, lasciando perdere tutte queste assurde storie.
-Non
sono storie assurde e vorrei che tu lo capissi prima che sia troppo
tardi.
-Tardi
per fare che cosa?? Uccidere tre persone a casaccio? Sai, a ben
pensarci è vero che si dice che sei così
distaccata da essere
completamente sola, fatta eccezione per Elza, ma a me fai abbastanza
pena. Mi chiedo se più che l'essere introversa non sia
questo tuo
carattere altezzoso che ti ha fatta tagliare fuori da tutti e che
ora, la disperazione per la tua totale solitudine, ti faccia pensare a
una possibile Apocalisse. Chissà se poi magari quelle tre
persone di
cui parli in realtà non siano vittime scelte da te sulle
quali ti
vuoi vendicare perchè sono loro ad aver spinto gli altri a
starti
lontano! Quindi ora ti chiedo di non cercarmi mai più
perchè io intendo farmi la mia vinta senza fare del male a
nessuno e tanto meno voglio fare parte della tua
vita, triste e delirante!! - Era certa che l'altra si sarebbe messa a
piangere e invece nonostante l'apparente fragilità la
ragazza la
guardò basita senza mostrare una sola lacrima o tentativo di
trattenerla. Rimase un attimo perplessa chiedendosi se aveva capito
il senso delle sue parole o se era il caso di chiederle scusa, ma
alla fine, al momento, tra la rabbia e l'orgoglio, decise che non
poteva chiedere scusa appena finito di dire quelle parole. Era
più
forte di lei, a fatica riusciva ad ammettere le sue colpe.
Ora
capiva che quello era uno di quei casi in cui sarebbe stato opportuno
domandare perdono. Pensò a come fare per rintracciarla,
senza
trovare soluzione. Finchè non le venne in mente dove poteva
trarre l'informazione di cui necessitava.
***
*** ***
Michiru
aveva appena finito di ispezionare la zona. Durante la crociera aveva
avvertito una presenza negativa, senza tuttavia riuscire ad
identificarne l'identità.
Sapeva
che il portatore del prossimo demone dell'esercito del silenzio era
in città. Sentiva la sua energia ancora debole, ma
già percepibile.
Quel pomeriggio nuvoloso cercò di rintracciarlo
finchè non la sentì
più forte. Capì che il portatore del demone al
momento si trovava
in uno dei quartieri che distava solo a mezz'ora da casa sua. Non
potendo però approfondire la sua ricerca, studiò
il luogo per
prepararsi ad un possibile futuro scontro. Non sapeva in quale
momento il demone avrebbe preso il sopravvento sul malcapitato,
quindi volendo poteva anche succedere dalla parte opposta della
città, però almeno poteva organizzarsi per quel
luogo. "Devo
trovare un posto poco affollato dove portarlo, per evitare che ci
siano feriti. Più il tempo passa più
questi demoni si fanno
forti..." Trovò una piazzetta a cinque minuti
da lì. "Se
non c'è nessuno oltre quegli alberi posso condurlo qua,
tanto sono
veloce a correre fortunatamente e ci arrivo in poco tempo."
Vi
si addentrò e trovò solo una coppietta molto
appartata. Quando i
due si accorsero di non essere soli si ricomposero un attimo mettendo
le mani al proprio posto. Michiru non disse nulla. Aveva altro da
fare che guardare quei due che pomiciavano.
Tornò
poco dopo ad uno dei palazzi indagati, quando un botto d'acqua la colse
all'improvviso. Si rifugiò sotto un balcone per non
bagnarsi. Era
giunta fin lì a piedi e non aveva un ombrello con se'. "Lo
sapevo che dovevo tornare indietro a prenderlo."
ripensando al motivo
per cui quel pomeriggio non si trovava in collegio. Aveva chiesto un
permesso speciale alle suore per poter uscire e andare a ritirare gli
elementi necessari per il corso di pittura. Già che era
fuori era
passata da casa a prendere alcuni cambi che mise dentro lo zainetto
che aveva portato con se', quando sentì il suono del mare
arrivarle
alle orecchie portandole un messaggio di allerta. Senza pensarci
due volte infilò nello zainetto anche i pennelli e i colori
comprati poco prima e uscì di fretta. Solo dieci minuti dopo
il cielo si
annuvolò completamente, avrebbe voluto tornare a casa, ma
ormai era sulle
tracce del portatore del demone e non poteva perdere il suo obbiettivo
per un ombrello. "Sarà
meglio che prenda un taxi. Magari se entro in quel bar di fronte mi
possono far fare una chiamata".
-Michiru-san?
Quella
voce bassa e affascinante... Si girò dalla parte da cui
proveniva e
vedendola le girò la testa, si portò una mano
alla tempia destra e
rispose:
-Tenoh-san!
-Ti
stavo cercando quando è iniziato a piovere. Che
c'è, ti fa male la
testa? Ho la mia moto che è abbastanza grande per salirci in
due,
quando avrà smesso di piovere se vuoi ti do un passaggio.
-No,
Tenoh-san. Grazie però.
-Perchè
non vuoi accettare?
Perchè
era tanto insistente? Non capiva più nulla. Erano passati
meno di
cinque giorni e lei era di nuovo lì. Era confusa. Doveva
portare
avanti la sua missione e questa comparsa improvvisa di Haruka non
faceva altro che facilitarle il compito, ma dall'altra parte era
certa che non l'avrebbe più voluta vedere. Era
così difficile
sopportare la confusione che provava ogni volta che si trovava con
Haruka. Bella e glaciale, intelligente e tagliente. Vederla in quel
momento le riportò alla mente i ricordi dell'ultima volta
che si
videro. Come avrebbe potuto dimenticare le sue parole? Come avrebbe
potuto far finta di niente per far buon viso a cattiva sorte e
mandare così avanti la sua missione? -E tu perchè
insisti tanto??-
le disse alzando la voce mentre si girò nuovamente di scatto
verso lei.
-Va
bene, scusa. Volevo essere solo gentile- disse l'altra con voce
flebile.
-Ti
chiedo scusa- disse con voce insicura vedendo lo sguardo dell'altra.
-Tranquilla.
Anche io ho da farmi perdonare per il modo in cui mi sono rivolta a
te. L'insistenza infastidisce anche me e finisco per parlare senza
ragionare. In realtà mi piace stare con te- Michiru la
guardò con i
suoi occhi blu spalancati dallo stupore. "Ecco, vedi? L'ho fatto
di nuovo. Ho parlato senza ragionare. Anche se è vero che mi
piace
stare in tua compagnia, dovrei però impedirti di starmi
tanto
vicina" pensò Haruka sforzandosi di farle un
sorriso naturale.
Michiru leggermente arrossita abbassò lo sguardo. Era la
prima volta
che vedeva il suo largo sorriso e le parve meraviglioso. Era perfetto
come quello di Elza, ma non aveva visto un sorriso più dolce
di
quello. Nonostante la sua natura umana le dicesse di sottrarsi al
fascino che quella ragazza pareva esercitare su di lei senza nemmeno
volerlo, la sua missione di guerriera veniva prima. Aveva
già
escogitato nei giorni precedenti un nuovo piano: conquistare
l'amicizia e la fiducia della bionda per poterla convincere della
veridicità, nonchè necessità di
accettare il suo destino. Così
decise di approfittare di quel momento per instaurare un legame.
"Sforzandomi con tutta
me stessa per riuscire a sopportare le
sue parole e affinchè l'amicizia che andrò a
creare non diventi un
legame sentimentale". Ricambiò il sorriso:
-Posso approfittare
della tua offerta?
-Certamente.
Intanto
che aspettavano che smettesse di piovere Michiru spiegò il
motivo
per cui non era organizzata per tornare in collegio per conto suo, ma
aveva taciuto sulle reali motivazioni del suo scatto nervoso, disse
solo che era stanca e si scusava se la stanchezza l'aveva fatta
reagire in quel modo. Poi curiosa della sua presenza domandò
ad
Haruka il motivo per cui si trovasse lì. -Volevo trovarti
per
chiederti scusa per la mia reazione dell'altra volta. Sono veramente
rammaricata, credimi.- la guardò annuire senza
però parlare. -Alla
tua crociera ho conosciuto un tuo grandissimo fan. Sa tutto di te,
gli mancano solo le foto del tuo album personale e poi potresti
adottarlo come fratello maggiore, anche se sembra più
giovane di te-
risero insieme -Mi ha detto che facevi il conservatorio.
Così,
ritrovandomi con un numero di casa sbagliato e solo il suo indirizzo
di casa valido, sono andata da lui per sapere il nome del tuo
conservatorio. Inutile dire che lo sapeva e mi ha detto che studiavi
nel più prestigioso conservatorio di tutta Tokyo, il
migliore in
assoluto a suo dire. Anche di più di quello di Yokohama.
-Quindi
dovevo aspettarmelo un incontro a sopresa con te.
-Già,
anche se non credevo che ti avrei trovata subito al primo colpo. Tu che
cosa ci fai da queste parti, da quello che mi risulta non è
molto vicino alla scuola...
-Niente!-
la interruppe la violinista
-Te l'ho detto: passeggiavo. Avevo voglia di muovermi.
Aspettarono
circa venti minuti e parlarono molto di se'. Michiru scoprì
con
stupore che Haruka suonava il pianoforte e incuriosita da tale
notizia le guardò le mani, scoprendo così che
anche quelle
erano bellissime, con le dita lunghe e affusolate. Le
domandò se
suonava ancora, ma Haruka disse che per quanto amasse suonare il
pianoforte ed era stata riconosciuta molto talentuosa da tutti, a un
certo punto dovette mettere da parte la musica per far spazio alla
sua vera passione: le auto e le moto. Michiru le disse che capiva
quanto potesse esserle costata quella rinuncia. Anche lei quell'anno
aveva dovuto rinunciare al canto e alla corsa. Per quanto fosse molto
brava, pure lei doveva dare la priorità allo studio,
all'ammissione
alle scuole superiori e al violino (senza contare le battaglie che
però per quella volta decise di non parlarne alla bionda).
Se Haruka
era ancora indecisa se diventare un pilota di moto o di macchine, lei
invece sapeva già benissimo che avrebbe voluto diventare una
violinista affermata. Parlarono così anche delle scuole
superiori
scoprendo che ancora nessuna delle due aveva ben chiara la
scelta di dove
andare sebbene avessero già alcune idee. Quando smise di
piovere
sebbene da una parte entrambe fossero sollevate di poter finalmente
tornare indietro, dall'alta si dispiaquero. Per la prima volta erano
riuscite a instaurare un buon dialogo, scoprendo che la loro
compagnia non era solo apprezzabile solo per la loro presenza, ma
anche per il modo in cui potevano relazionarsi.
Le
due si avviarono verso la moto e quando arrivarono rimasero per un
primo momento incerte sul da farsi. Nessuna delle due aveva pensato
allo stretto contatto che avrebbe portato il condividere la stessa
sella. Ferme nell'intento di non cadere vittima l'una del fascino
dell'altra dovevano però abbattere quelle stupide reticenze
e
partire. Quando perciò, non senza imbarazzo, si sistemarono
sulla
sella, Haruka si fece coraggio e le disse di tenersi stretta a lei.
Per un primo momento Michiru pensò che fosse una scusa per
provarci con lei, ma Haruka l'avvertì che avrebbe sgasato
abbastanza e
che se non voleva cadere rovinosamente sull'asfalto le conveniva fare
quello che aveva detto: -Se non ti fidi del tutto, prova a darmi
retta per primi dieci secondi. Se secondo te puoi stare
tranquillamente arpionata alla sella togli le mani dai fianchi,
altrimenti le lasci lì.
Pur
contrariata Michiru le appoggiò le mani ai fianchi.
Cinque
minuti dopo la violinista stava vivendo una delle esperienze
più
emozionanti della sua vita: era la prima volta che saliva in moto;
non aveva mai provato l'ebrezza del vento passarle a tutta
velocità
sul viso giocando con suoi capelli; le curve affrontate con estrema
maestria dalla bionda apparivano morbide e piacevoli; lo stretto
contatto dei loro corpi le provocò come una serie di piccole
scariche elettriche di sensazioni piacevoli, sebbene mai provate
prima. “Troppo
piacevoli” constatò Michiru che
però non poteva
lasciare la presa... e infin dei conti, con il perfetto pretesto che
quella moto le stava offrendo, nemmeno voleva allentare il suo
abbraccio. Dal canto suo Haruka non era la prima volta che offriva un
passaggio in moto a qualcuno, ne' tanto meno a una ragazza,
però era
la prima volta che come sentì due braccia avvolgerla si
sentì
pervadere da un calore che le intorpidì lievemente la
mente. A quanto pareva la violinista non solo aveva dovuto darle
ragione, ma aveva capito che avvolgerle la vita era necessario per
non cadere. Quello fu il viaggio in moto per le strade di una
città
più emozionante della ragazza: riusciva a sfrecciare senza
problemi
tra le macchine, mettendo in mostra tutta l'abilità
acquisita sulle
piste e nei giri fatti per conto suo per hobby. Unì
l'adrenalina che
solo la velocità dei motori riusciva a infonderle con quella
che le
scatenava una ragazza ancora sconosciuta che la teneva in uno stretto
abbraccio, per quanto esso fu dettato dal dovere più che dal
volere.
Quando
arrivarono poco lontano dal collegio- Michiru preferì non
farsi
portare davanti all'ingresso perchè le suore l'avrebbero
squadrata
male e le compagne poi avrebbero iniziato a parlare ancora di
più di
lei- Haruka annunciò con sorriso affabile: -Eccoci qua
damigella.-
Michiru arrossì leggermente mentre scendeva, seguita da
Haruaka,
dalla moto.
Qualche
goccia di pioggia ricominciò a cadere dal cielo, per cui
Haruka aprì
la sella della moto ed estrasse un ombrello portatile, lo
aprì e si
offrì per portarla davanti al cancello. Michiru
provò a protestare,
ma il bel gesto di Haruka rese molto deboli le sue proteste:
-Davvero, non ho problemi a tornare. Guarda! Sono solo poco
più di
un centinaio di metri da qui al cancello del collegio!
-A
me invece graverebbe molto avere sulla coscienza la tua salute.- Se
è
perchè non vuoi che le tue compagne parlino di te e facciano
domande
su di me, accetta almeno di portare con te l'ombrello.
-Non
posso, Haruka-san! Come faresti poi tu?
-Non
sarebbe la prima volta che tornerei a casa con un bel temporale..
affermò lei ghignando -Tu invece se torni fradicia non solo
rischi
di prendere un accidente, ma sono sicura che verresti pure ripresa
dalle suore.- Mentre l'altra alzò lo sguardo nel tentativo
di
immaginarsi la scena, più che palusibile,
continuò: -E poi se hai
delle compagne così pettegole che cosa direbbero se ti
vedessero
arrivare a scuola bagnata dalla testa ai piedi?- Michiru
annuì
pensando anche a quella eventualità. Non avrebbero perso
occasione
per far girare la notizia e prenderla in giro alle sue spalle. -Per
cui mi spiace, ma non posso lasciarti andare se non accetti. Non ora
che ormai sono qui con l'ombrello.
La
giovane dai capelli mossi, capendo quanto l'altra fosse testarda anche
negli atti gentili, sorrise timida e accettò. Haruka le
passò
l'ombrello mentre guardando la struttura che poteva notare in
lontananza fischiò -Fiuuu, che bell'edificio antico!!
-...
Se fosse una scuola diversa ti inviterei- azzardò con il
cuore in gola.
-No-
disse ridendo- non penso che sarebbe una buona idea.
-P-Perchè?-
balbettò ancora.
-Ci
sono tante cose che non sai di me Michiru... Sappi solo che da una
parte avrei voluto che ti venisse il raffreddore, ma solo per avere
ancora un'occasione per farmi perdonare e vederti- e così
dicendo le
aggiustò un ciuffo ribelle dietro all'orecchio. No, quella
ragazza
che parlava e agiva così non poteva essere lei. "E invece... E'
che quando non parli dell'apocalisse, sei davvero irresistibile",
sorrise guardandola dritta negli occhi. Le sue dita sfiorarono
involontariamente l'orecchio della ragazza che ebbe un tuffo al
cuore. "E' sbagliato
Michiru, è sbagliato!! Devi allontanare la
sua mano" Ma così assorta nei suoi pensieri, si
accorse tardi
del tocco leggero che le dita di Haruka stavano lasciando lungo la
sua guancia. Poi, inspiegabilmente, tentò di avvicinare le
sue
labbra alla guancia di Michiru. Voleva darle anche un solo bacio.
Michiru osservò le sue labbra al limite tra il sottile e il
carnoso,
si riprese quando ormai Haruka era a soli pochi millimetri da lei e
la fermò nel momento in cui stava per baciarla sulla
guancia.
-Tenoh-san. Ti prego... Io non so cosa ti sia preso o cosa tu abbia
pensato, ma... Sono una ragazza lo vedi, no?
-Oh,
certo...- disse Haruka riprendendosi da quello stato di smania
eccessiva.
-Ecco...e
anche tu lo sei... Perchè tu sei una donna, vero Tenoh-san?-
chiese
Michiru con la più viva delle speranze di sentire un'unica
risposta:
'No, non lo sono'.
Haruka,
avendo una conferma delle parole di Elza, avrebbe tanto voluto dirle
di no e per un attimo fu anche sul punto di farlo. Aprì la
bocca, ma
la richiuse poco dopo. -Io...- provò a dirle la
verità, ma il risultato fu
ancora deludente. Michiru la guardò speranzosa, ma la
risposta non arrivò mai.
-Certo
che lo sei- disse poi profondamente
delusa. Era lei stessa a deludersi, come poteva essersi illusa
così
facilmente? -Non avresti gareggiato con Elza e tutte le altre ragazze
altrimenti. Elza stessa mi ha detto che sei una ragazza e... beh, in
canotta si poteva vedere una leggera differenza tra te e un uomo
Haruka
la guardò triste. Non si era mai sentita sbagliata per il
suo
orientamento e mai le era importato dei pareri della gente che la
guardava storto per la sua androginia, eppure la domanda di Michiru
riuscì a ferirla. Non era colpa sua se era nata donna!
Michiru era
la prima ragazza che non guardava per il puro piacere di vedere, una
bella ragazza fantasticando su chissà quali situazioni
sconvenienti
per la sua scuola. Era la prima così infinitamente bella e
così
matura che non le faceva altro che venir voglia di conoscerla meglio,
senza fretta, senza pensieri erotici al suo riguardo. Eppure, proprio
lei, sembrava anche la più irrangiungibile. -Scusami non
volevo
turbarti...- Michiru non rispose -E' solo che...- no, dichiarandole
di provare per lei dei sentimenti, per altro dall'identità
sconosciuta anche a lei, avrebbe solo peggiorato la situazione. -Ti
prego Michiru-san, perdonami. Non so cosa mi sia preso...-
mentì.
Michiru
annuì con debolezza. Sentire quelle parole che avrebbero
dovuto solo
rallegrarla, la colpirono, quasi la ferirono. Haruka per quanto
avesse un aspetto un po' maschile non avrebbe mai provato quello che
sentiva lei. Era naturale, due donne non si potevano amare ed era ora
che la smettesse di crogiolarsi in tali pensieri poco convenienti per
lei. Specie adesso che aveva deciso di frequentare Sasuke.
-Bene,
allora io vado- dichiarò Michiru dopo una breve pausa dovuta
all'imbarazzo. Salutò Haruka con un leggero inchino mentre
la
ringraziava per l'ombrello e poi si girò avviandosi verso il
collegio.
Pochi
minuti dopo essere entrata in camera si mise a piangere. Quello che
sentiva per Haruka era lo stesso sentimento che provava per Elza ed
erano solo quattro volte che si vedevano. "Non sono sicura di
essere alla vostra altezza. Ma perchè? Perchè
proprio a me doveva
succedere?" con l'immagine dei suoi genitori che cercavano
di
riprendere la loro importanza nella mente della figlia e che per
questo motivo lottavano contro quella di Haruka. Due adulti di una
certa età ora seri e ora con un sorriso freddo, contro
quello di una
ragazzina ora triste, ora tesa, ora gentile, ora con un sorriso
sincero sulle labbra. Era assurdo. Conosceva i suoi genitori da
quattordici anni e per dodici aveva sempre vissuto in casa con loro,
eppure si accorse di ricordare molte più espressioni sul
volto di
Haruka. I suoi erano quasi sempre seri, se sorridevano lo facevano
solo per cortesia o per convenienza. Haruka invece era genuina, non
faceva nulla che non le andasse, se era arrabbiata si arrabbiava, se
era felice sorrideva. Era come Elza, ma se aveva pensato alla sua
compagna di scuola come a una piccola parentesi, il fatto che ora
anche Haruka le piacesse più di quanto potesse piacerle un
ragazzo
non poteva essere considerata un'altra parentesi. La verità
le si
stava palesando in modo prepotente e i suoi metodi per negarla
sembravano non condurre a niente. "No!
Non posso permettermerlo.
Devo almeno provare a stare con un ragazzo!". Ma
sì, erano solo
sue paure causate da una semplice confusione. A lei piacevano i
ragazzi: le piaceva ricevere le loro attenzioni; farsi corteggiare e
apprezzare da loro; sapeva riconoscere un bel ragazzo; fin da bambina
aveva
un tipo ideale e si aspettava che un giorno si sarebbe sposata
e avrebbe avuto figli con suo marito. Senza contare che lei
amava i
vestiti da donna, le borse, le scarpe e ci teneva molto a curarsi. I
suoi genitori le avevano sempre detto che ragazze come Elza, erano
l'esatto opposto di lei. Infatti l'atleta era molto diversa da lei:
appena poteva togliersi la divisa femminile si metteva le felpe
leggermente larghe, si truccava solo per rare occasioni e trovava
assai noiosi i pomeriggi passati a fare shopping con le amiche. Lei,
l'unica ragazza da preferenze diverse rispetto alle altre che
avesse conosciuto, confermava perfettamente le parole dei suoi: ragazze
come Elza erano molto diverse
da lei.. Ma Elza, era davvero così diversa da lei?
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Buonasera
a tutti, spero abbiate passato tutti una serena Pasqua!
Io
ho approfittato di uno dei miei pochi giorni liberi per andare avanti
con questa fanfiction (in realtà il capitolo è
ancora leggermente in fase di revisione poichè quando ero
ormai verso la fine del lavoro, non so contro quale tasto ho preso
contro e ho cancellato tutto il lavoro fatto oggi pomeriggio T_T).
AVVERTENZA
prima di lasciarvi alla lettura: come ricorderete vi avevo avvertito
che il rating della storia è arancione a causa di scene
forti legate al sogno di Haruka. Quelle scene sono all'interno di
questo capitolo. Non sono violentissime, però non sono nemmeno
blando.
Augurandovi
buona Pasquetta, ringrazio le persone che stanno leggendo questa storia
e chi l'ha inserita tra le seguite.
4.
Haruka
stava fissando distrattamente un biglietto per assistere alle corse
di macchine dei giovani esordienti; l'ultimo che aveva a disposizione
da regalare ad amici o parenti. Gliene erano stati dati cinque: tre
li aveva dati alla sua famiglia; uno aveva deciso di darlo a Kameda
che per quanto l'avesse conosciuto da poco si era subito trovata bene
in sua compagnia, mentre per l'ultimo doveva ancora scegliere il suo
futuro proprietario. "O proprietaria?" si
domandò
pensierosa. Aveva infatti già in mente a chi dare il
biglietto, solo
che era titubante nell'agire. "Ma d'altronde non ho altre
amicizie strette... A dire il vero, nemmeno Kameda e Michiru sono
miei amici stretti. Però sono gli unici che conosco un po'
meglio
degli altri." si trovò a concludere, insoddisfatta
dei
propri rapporti sociali. Dialogava con tutti e riusciva ad aver buoni
rapporti con chiunque, ma era molto diffidente. Non era sempre stata
così. Da bambina socializzava in fretta, aveva tante amiche
e amici;
poi crescendo si era incupita, divenne incostante nel curare le sue
amicizie precedenti e non legò con nessun altro. Arrivata in
Giappone con suo padre e, incantata dalla terra d'origine, ottenuta
la concessione di stare sola, rimase davvero sola. Non aveva
calcolato che le scuole private fossero famose per avere un certo
rigore etico e morale che non includeva lei, ma anzi era apertamente
ostile a persone come lei. In Giappone poi era anche peggio che in
America. Non poteva negare che se ne era in parte infischiata di
quello che diceva o pensava la gente lì dentro, come non
negava il
fatto di aver comunque flirtato con alcune compagne di classe o di
scuola. Ma, escluso qualche bacetto innocente dato di nascosto ad un
paio di loro, in quasi un anno di permanenza nella terra del Sol
Levante, aveva stretto vera amicizia solo con Kameda. Le sembrava che
alle ragazze non interessasse davvero di lei, ma più delle
sue
possibilità economiche che sbandierava ogni volta che tirava
fuori
dal parcheggio la sua Porsche. Un regalo da parte del padre prima di
lasciarla da sola in Giappone. Un modo per ricordarle quanto le
voleva bene e un modo per farle mantenere un buon ricordo di se'
intanto che non si sarebbero visti. Avendo Haruka quindici anni
sarebbe stato illegale che guidasse la macchina, ma alla polizia
bastava dire che era un pilota della categoria Formula per far
chiudere un occhio e con I più intransigenti bastava fare il
nome di
papà Tenoh, precisare chi era per proseguire il suo percorso
ed
eventualmente dire: -Chiami pure, si renderà conto
di chi è mio
padre in America- per far perdere loro la voglia di multarla. Molte
compagne
della sua scuola sapevano che veniva da una famiglia che stava molto
bene economicamente e, alla faccia della loro giovane età,
ammiccavano con lei. Le sarebbe piaciuto essere popolare con le
ragazze, ma le dava fastidio il pensiero che potessero in
realtà
essere i suoi soldi ad avere successo tra le ragazze. Senza contare
che I soldi non erano nemmeno davvero suoi. C'erano dietro I suoi che
la finanziavano in tutto, ma prima di andare via suo padre era stato
chiaro: -Alla prima cazzata che fai ti ritiro moto, macchina e
ritorni qui con noi-. Come se fosse stato nel suo stile mettersi nei
guai. “Ma forse non ha così torto mio
papà” pensò lei
guardando poi biglietti che aveva in mano. Non poteva dare il
biglietto a Michiru. Vedere quella ragazza sarebbe stata questione di
vita o di morte. Forse non la sua, ma di tre persone sicuramente. Per
giunta le tre persone con il cuore più puro! Una follia.
Se
genitori delle due ragazze con cui c'era stata una simpatia iniziale
non le avessero allontanate da lei- una la trasferirono in un altro
istituto, mentre I genitori dell'altra la minacciarono di non
avvicinarsi più a loro figlia se non avesse voluto che si
muovessero
per farla espellere dalla scuola- avrebbe già risolto il suo
problema. Purtroppo però le cose, tanto erano nate
velocemente tanto
si erano anche concluse brevemente.
Dopo
circa dieci minuti passati appoggiata al tavolo della cucina con il
biglietto a picchiettare il mento o le mani, si decise che avrebbe
conservato il biglietto nel cassetto della camera. Immaginando come
sarebbe stato bello se da un invito alle corse fosse nata una
simpatia reciproca fra lei e Michiru... Ovviamente se Michiru fosse
stata una ragazza normale. Distrattamente infilò il
biglietto delle
corse nella tasca della giacca prima di appenderla nell'armadio. Poi
si preparò la biancheria pulita e si diresse in bagno per
fare una
doccia calda. Era di nuovo sera. Presto avrebbe rivisto quella
ragazza che le ricordava Michiru, ma al tempo stesso faticava a
sovrapporla alla esile figura della pittrice e violinista. Nel giro
di poche ore la morte e la distruzione avrebbero preso possesso della
sua mente senza che le capisse come potesse una ragazza normale
intrufolarsi nei suoi sogni per chiederla di seguirla nella sua lotta
ad astruse teorie complottiste.
Il
display della sveglia sul comodino segnava con le sue lucine verdi le
ore 03.07 e accanto, nel letto, Haruka era girata di lato dandole la
schiena. Era apparentemente il ritratto della tranquillità:
una mano
sotto il cuscino, le gambe piegate verso il petto e capelli
leggermente spettinati. Totalmente distaccata dalla realtà,
persa in
una dimensione parallela, dove la fantasia da' pieno sfogo a se'
stessa.
Lei
è lì che parla con una vecchia amica
dell'America, le dice che si
trova bene, le manca un po' l'America, gli amici e la famiglia, ma
aveva quasi quindici anni quando decise di restare in Giappone e
aveva bisogno di mettersi alla prova cercando di cavarsela da sola.
La sua amica ride con quella risata cristallina che le era mancata
tanto. Le era mancata la sua voce. Le era mancata la simpatia che
sapeva lasciar spazio alla serietà nei momenti in cui era
richiesta.
Le era mancato il suo sguardo perspicace. Le era mancata la sua
amica. Forse le era soltanto mancata lei. Strano, non si era mai
accorta di provare qualcosa per lei intanto che era rimasta in
America. A dire il vero non si era nemmeno mai accorta che avesse
capelli di quell'insolito colore verde acqua. Le chiede da quando si
è tinta capelli e lei le risponde con un altra domanda:
«Ti
piacciono così?» e li raccoglie all'indietro in
una sorta di coda.
Haruka la guarda sbalordita, per quanto fossero in confidenza, da
quando
la sua amica aveva iniziato a civettare con lei e per giunta con tanta
disinvoltura? Bella, è bella. Ha il colore del mare in
quegli occhi
magnetici da cui non riesce a staccare il suo sguardo. Com'è
diventata bella in quei mesi in cui sono state lontane! L'impulso di
posare una mano sul suo collo scoperto è
irrefrenabile. «Ti... da
fastidio?» chiede Haruka titubante. Non
è da lei esitare nel corteggiare una ragazza, ma quella che
ha di fronte non è una
ragazza qualsiasi. E' una ragazza che conosce da quando era bambina;
è una ragazza che sapeva tutto di lei prima che iniziasse a
fare
quegli incubi e si chiudesse in se' stessa diventando sempre
più
schiva con tutti; è una ragazza di cui non vuole perdere
l'amicizia;
è una ragazza di una bellezza fuori dal comune. Sarebbe
bello
scoprire che dietro a quel profondo sentimento reciproco, da
sempre non si è
nascosto altro che un dolce sentimento più che fraterno.
Forse era reso ancora più bello all'idea che con lei avrebbe
potuto riprendersi dal recente smacco che aveva preso da una ragazza
che le svegliava i sensi
solo a guardarla. Per un attimo Haruka si distrae cercando di
ricordare quando è stato e con chi, ma non le viene in mente
nient'altro che la pioggia. Guarda poi la sua amica per avere una
risposta alla sua domanda e lei le risponde: «Non qui. Almeno nei
sogni possiamo concederci di fare qualsiasi cosa.» L'enigmatica
frase passa quasi inosservata ad Haruka, inebriata dal profumo del
mare che una leggera brezza porta con se'. Entrambe socchiudono gli
occhi e avvicinano i volti. Si accorge che quella che
è
intenzionata a fare è dare il suo primo vero bacio a quella
ragazza.
Fino a prima aveva solo dato dei baci stampo alle altre ragazze e non
perchè non volesse provare qualcosa di nuovo, ma
semplicemente
perchè appena le baciava per volere loro o dei loro genitori
si
allontanavano dicendo che era sbagliato. Il cuore le batte forte
mentre realizza che quella volta no, non si sarebbe limitata a
toccare le sue labbra con le proprie, ma si sarebbe presa un contatto
più intimo con quella ragazza che non ha nulla in comune con
l'amica
che ricordava. All'improvviso la brezza diventa una forte raffica di
vento che si sposta verso il mare, facendo ritirare talmente tanto le
acque da scomparire dalla loro vista. Haruka si gira notando solo in
quel momento che il bar dove si trovano è su un promontorio
che dà
sul mare. E' un attimo: il tempo di quella veloce constatazione, poi
si gira dalla parte della sua amica e alle sue spalle vede il cielo
che si è tinto di rosso. E' scoppiato un incendio vicino a
loro. Si
alza di fretta dalla sedia e dice alla sua amica che devono
allontanarsi, ma lei si dispiace e scappa dirigendosi verso il fuoco.
Haruka urla il suo nome, ma è troppo tardi, lei è
già sparita
dalla sua vista. Haruka corre perciò, contando sulla propria
velocità, nella speranza di recuperarla e portarla via da
quella che
senz'altro non è una via di fuga. Man mano che si allontana
dal bar,
lo scenario che si svela ai suoi occhi è apocalittico. Un
castello
in rovina e in preda a un grande incendio sputa fuori gente avvolta
nel fuoco che urla e che si getta a terra sperando di spegnere le
fiamme; altri si prendono la testa fra le mani ustionate; donne,
uomini e bambini sono morti o stanno morendo di una morte terribile e
lei non può fare niente per
salvarli. Come se ciò
non bastasse arrivano due grandi trombe
d'aria: una dalla terra e una dal mare. La prima alimenta le fiamme
che divorano più facilmente tutto ciò che trovano
attorno. La
seconda sta andando verso la terraferma. Haruka capisce che per lei
non c'è più via di scampo. Ovunque lei vada
verrà risucchiata dai
due tornadi. Fa il conto alla rovescia con la morte che la sta
aspettando, quando i due violenti turbini d'aria si scontrano, facendo
volare via persone, alberi, tetti, case, automobili, ma
senza mai sfiorare lei che resta sbigottita. Pezzi di muri di
castello
cadono addosso alla gente, mutilando corpi ancora vivi e sofferenti, o
schiacciando i resti carbonizzati di povere persone travolte.
Haruka
spaventata dallo scenario che le si prospetta, sente solo il freddo e
le grida dell'orrore dei testimoni di quello che è
l'Inferno. Le due
trombe d'aria unitesi in un unico furioso tornado si spostano ancora
verso il mare portando con se' tutto ciò che trovano fino
alla
spiaggia ora deserta, perchè non più lambita dal
mare che
ritirandosi ha lasciato solo la sabbia del suo fondale. Haruka decide
perciò di scappare nell'entroterra. Accanto a se', la gente
è
morta o sta morendo, o barcolla in cerca dei propri cari, o di
soccorsi. Un uomo sanguinante che con le mani cerca di tenere ferma
la mandibola fratturata le passa accanto, senza più vita
negli
occhi. Lei corre, corre più veloce che può,
allontanandosi da quel
che resta di quel castello maledetto. Si ferma soltanto quando dopo
aver imboccanto una strada in salita verso la montagna, viene
bloccata dal rumore spaventoso che proviene dal mare. Si volta da
quella parte e un'onda anomala sta prendendo forma. Più si
avvicina
alla terra e più la sua altezza si fa spaventosa. Una
ragazza un po'
più grande di lei con i capelli legati in uno chignon la
urta ed
entrambe cadono. Lei la guarda e dagli occhi color ametista che si
spalancano di stupore sembra che l'altra ragazza la riconosca. Apre la
bocca, sta per dire qualcosa, ma poi si limita a dire «Per
di qua»
e riprende a correre verso la montagna. Lei la
guarda, ma non si muove. Non avrebbe mai potuto pensare che un'onda
potesse raggiungere tali dimensioni. Per quanto avrebbe potuto
correre non sarebbe mai giunta in cima alla montagna e lo tsunami
l'avrebbe sicuramente travolta. Si gira di nuovo verso il castello in
rovina dove un gigantesco mostro grigio sta sbucando prendendo forma.
Il cielo si è tinto di viola, una risata sardonica echeggia
nell'aria mentre appaiono quelli che sembrano essere un enorme
sorriso e due occhi luccicanti. Haruka ora vede che il mostro
è
composto dai cadaveri degli abitanti del castello, si eleva verso il
cielo emettendo inquietanti suoni che sembrano voler replicare la
risata appena udita. Dal suo corpo spuntano decine di teste che
vagamente ricordano quelle di una diabolica manticora*... dagli occhi
vuoti e luccicanti. Una alla volta si chinano afferrando corpi morti
o catturando le poche persone vive per mangiarle sbranandole poco per
volta. Lo tsunami arriva e lo inghiotte completamente.
L'elettricità
si scatena sott'acqua presumibilmente fulminando i pochi superstiti.
Quanto
preannunciato dai suoi sogni è divenuto realtà.
L'onda, ancora di
una notevole portata, si sta ora abbattendo sulla foresta che la
separa dal castello, portando con se' uno spaventoso maremoto che
più
si avvicina a lei più si fa potente. Haruka si arrende al
suo
destino quando ormai pochi metri la separano dall'onda.
Ecco
però che una ragazza, dal viso angelico si frappone fra lei
e il
mare.
Il sogno proseguì
finchè Haruka si
svegliò all'improvviso. La pressione del sangue bassissima,
il cuore
che palpitava ancora nel petto e un freddo inquietante erano gli
strascichi di quell'incubo.
Non
molto distante da Haruka, le lancette dell'orologio analogico
segnavano le 03.06.
Michiru
poco distante da un bar sta guardando Haruka in compagnia di una
ragazza che sembra avere molto in confidenza. Si domanda chi possa
essere. Un'amica,
una conquista che riporterà a
casa sua a bordo della propria Porsche, o solo una spasimante con cui
ad Haruka piace flirtare e basta?
Mentre
osserva la scena Michiru prova una strana sensazione di fastidio. Non
le piace il modo disinvolto in cui le due interagiscono, non le
piace come Haruka sorride confidenziale con quella ragazza con cui
è
totalmente rilassata e a suo agio. Il suo compito è preciso,
deve
solo aspettare il momento propizio in cui il vento
richiamerà le
onde sulla Terra per portare il suo messaggio ad Haruka. Lo aveva
sempre fatto anche se gli incipit dei sogni di Haruka erano
continuamente diversi. A volte davvero surreali già di loro,
a volte
un po' più razionali.
Fino
a quel momento, pur non conoscendone l'identità, era stato
vagamente
simpatico sbirciare nei sogni di Sailor Uranus. Se non fossero finiti
tutti nello stesso modo avrebbe anche osato dire che sarebbe stato
divertente vedere come sarebbero proseguite certe bizzarre situazioni
che Sailor Uranus si trovava a sognare. Come quella in cui si trovava
in compagnia della sua cantante preferita che le spiegava il segreto
del suo successo e la bionda si sentiva privilegiata ad essere una sua
grande amica a cui la cantante faceva confidenze inedite.
Michiru ridacchia fra se' e
se', ma il buon umore le passa subito appena le risate di quelle due
ragazze arrivano alle sue orecchie. Quel sentimento di forte fastidio
si ripresenta al suo cuore. E' un sentimento mai provato prima e di
cui non ne capisce il motivo. Per quanto siano in confidenza sembra
esserci soltanto un rapporto di amicizia fra loro. E poi chi
è lei
per rivendicare qualcosa su Haruka? -Tenoh-san che mi
combini?
Anche nei sogni adesso mi crei confusione?- pensa
Michiru mentre
combatte con i suoi istinti. Deve aspettare che gli eventi si svolgano
“naturalmente” nel sogno di Haruka. Eppure
aspettare di compiere
il suo ruolo era molto più semplice quando non conosceva
l'identità
di Sailor Uranus. Era una figura di cui conosceva solo la divisa, il
diadema in testa come il suo, un paio di orecchini e i capelli corti.
Ora che però i contatti con la guerriera del cielo si erano
concretizzati anche nella realtà aspettare il suo turno si
stava
rivelando affatto semplice. Per quanto ancora doveva aspettare in
disparte che finisse tragicamente l'incontro tra Haruka e la ragazza
che le stava seduta di fianco? Quanto ancora doveva invidiare quella
ragazza che stava serenamente accanto ad Haruka? -Basta non
ce la
faccio più!- e così pensando Michiru si
lascia vincere dalle sue
tentazioni e crea una connessione più intensa con Haruka.
Talmente
forte da poter piano piano prendere il posto dell'altra ragazza.
Ora
che sta pian piano prendendo il posto della ragazza può
finalmente
sentire i racconti di Haruka che inizialmente non si accorge dei
cambiamenti della fisionomia del volto dell'altra. Mentre la bionda
parla Michiru comprende finalmente la natura del legame tra Haruka e
l'altra, capendo che non c'è nulla di romantico fra loro:
sono solo
grandi amiche di vecchia data. Ad un certo punto Haruka porta come
esempio di quanto avesse bisogno di crescere quello del suo primo
pasto da sola. Un vero disastro! Michiru ride perciò, ma la
sua è
ancora una risata mista con quella del ricordo che Haruka conserva
dell'amica. Lei infatti è più solita a
ridacchiare, ma la risata
che sente è una risata molto più aperta. Haruka
la guarda divertita
a sua volta, ma il suo sguardo su di lei si fa improvvisamente
più
dolce. Troppo repentino il cambiamento per essere dovuto a qualcosa
che non riguarda lei. Una veloce occhiata verso il basso e vede che
le punte dei capelli stanno prendendo l'inusuale colore dei suoi.
Michiru si sente sollevata, ora Haruka potrà vedere solo
lei. Per un
attimo si vergogna di quel pensiero, di quel suo voler essere l'unica
ragazza che Haruka possa prendere in considerazione fra le tante che
ambiscono a diventare la sua fidanzata. Eppure lo sguardo che Haruka
riserva a lei soltanto, uno sguardo che non le ha visto quando era in
compagnia del ricordo dell'altra ragazza, le fa pensare che almeno
nel sogno può agire nel suo interesse. Soprattutto sapendo
già
quale piega da lì a poco prenderà. Haruka non
parla, si limita ad
osservarla con uno sguardo che è tra quello stupito e
ingenuo di un bambino e
quello meno innocente di un felino. A un certo punto per sciogliere
le personali perplessità le chiede: «Scusa se te lo chiedo
soltanto ora, ma da quando ti tingi capelli?». Michiru resta un
attimo spiazzata da quella domanda, ma è solo un attimo e
non lo dà
a vedere. Povera Haruka, non può sapere che si è
permessa di
alterare il suo sogno e che quella che ha di fronte non è
più la
sua amica! Decide perciò di lasciarsi andare ad una cosa che
non ha
occasione di fare spesso, ma che le piace terribilmente: provocare
qualcuno. Perciò si tira su i capelli, raccogliendoli in una
coda e
le chiede: «Ti piacciono così?». Haruka le guarda il collo
senza
rispondere e probabilmente il candore della sua pelle scoperta dai
capelli deve avere il suo effetto sulla ragazza dal momento che le
posa una mano sopra. Il contatto con la mano di Haruka è una
sensazione forte che le risveglia il ricordo della sua mano che
percorreva i lineamenti del suo volto l'ultima volta che si erano
viste. Forse non doveva permettere che ciò accadesse. Lei
non poteva
permettersi di guardare le ragazze. Da tempo stava combattendo
contro l'attrazione che provava per Elza e la conoscenza di Haruka
non aveva fatto altro che accendere pulsioni che non si poteva
permettere dal momento che lei stessa era una ragazza. -Appunto,
nella vita reale sto facendo del mio meglio-
realizzò Michiru e la
domanda di Haruka che le chiede se le dà fastidio la sua
mano a
contatto con il suo collo capita nel momento più giusto per
far
realizzare un pensiero in una frase: «Non qui. Almeno nei sogni
possiamo concederci di fare qualsiasi cosa.» Un ultimo sguardo
prima di fare ciò che in quel momento entrambe vogliono di
più.
Michiru sa che non sarà un bacio vero. A differenza di
Haruka che è
convinta di vivere la realtà, lei sa bene che è
solo un sogno. Sa
che nulla è reale di quello che si sta compiendo e
perciò forse
anche il bacio che si stanno dando non avrà alcun effetto su
di lei.
La mano di Haruka le ha infattti risvegliato i ricordi di quanto
accaduto nella realtà, ma non avendo mai baciato nessuno,
nemmeno
per finta, come poteva quel gesto farle ricordare sensazioni a lei
sconosciute? Però anche solo l'idea di poter baciare Haruka,
cosa
che non sarebbe mai accaduta nella realtà, le permette di
non
allontanarsi da lei, ma anzi di avvicinare a sua volta il proprio
viso a quello dell'altra. Il battito del cuore accelerato, forse
dovuto anche al fatto che, Michiru lo percepisce, Haruka sta
iniziando a capire che lei non è la sua amica con una
fisionomia
differente. Ma ecco che l'evento apocalittico si avvera. L'unione
leggera fra vento e mare si trasforma improvvisamente in una unione
potente. Il vento forte rapisce le onde del mare e il dovere ora la
chiama. Haruka si guarda intorno leggermente inquieta. Poi si volta
dalla sua parte e l'inquietudine diventa terrore. Michiru si volta
sapendo già cosa c'è. Ha visitato i sogni di
Sailor Uranus tante
volte dopo il suo risveglio e ormai conosce gli scenari spaventosi di
Haruka come quelli da lei visti prima di comprendere il suo destino.
Alle
sue spalle un incendio sta elevando le proprie fiamme e il proprio
fumo verso il cielo. Haruka si alza di scatto dalla sedia e le dice
che devono scappare, ma Michiru non l'ascolta. Ha una missione da
compiere perciò le chiede scusa e poi scappa verso il luogo
della
distruzione. Sa che Haruka la seguirà per cercare di
salvarla e
quello è il giusto stratagemma per rivelarle ciò
che è accaduto in
un tempo remoto quando la vita su Urano fu spazzata via completamente
da un nemico troppo potente da distruggere.
Michiru
guarda il drammatico scenario che si sta presentando ad Haruka. Anche
se lei è conscia che si tratta di un sogno si fa carico
dell'angoscia di Haruka perchè con lei rivive quello che
aveva
provato quando faceva quel sogno, un po' diverso, ma ugualmente
spaventoso. Nel suo sogno il nemico non erano le fiamme a cui
successivamente si univano il vento e il mare, ma era esclusivamente
il mare. Un mare sempre più turbolento, e solo dopo il suo
risveglio
comprese che tanta forza gli era data dal vento. Gli indizi per la
sua prima missione si erano presentati fin dall'inizio: la sua
compagna di battaglia sarebbe stata la detentrice del potere del
vento.
Ritorna
con la mente al sogno di Haruka: deve concentrarsi su di lei per
consegnarle il suo messaggio.
Haruka
si è appena scontrata con una ragazza più grande
che sta scappando,
anche lei indenne, dal castello. Per un attimo a Michiru quel volto
contornato da quei lunghissimi capelli verdi non pare nuovo, ma poi
la ragazza si allontana lasciando Haruka da sola. Completamente
sgomenta davanti alla scena dei mostri che si sono impossessati del
castello, al rimbombo della malvagia risata e all'idea che l'ora
della sua morte è arrivata. Capisce che è giunto
il momento per
rivelarsi ad Haruka.
Quando
la grande onda è a pochi metri dalla bionda, Sailor Neptuno
si
frappone fra lei e il mare. Haruka è incredula: quell'onda
la stava
per colpire e invece, immobilizzata nel pieno della sua forza e della
sua altezza, non si sposta di un centimentro, ma resta alle spalle
della ragazza che è apparsa dal nulla. Michiru congiunge le
mani in
segno di preghiera, sperando che Haruka l'ascolti.
«Chi
sei tu?» chiede ad alta voce Haruka
spaventata.
«Ciao,
Sailor Uranus.»
«Mi
chiamo Haruka Tenoh. Sei tu che stai fermando l'onda alle tue
spalle?» domanda quasi incredula.
«Pianeta
dei mari, Nettuno è il mio guardiano; ero la Principessa di
Nettuno
ai tempi del Regno Argentato, sono una guerriera Sailor, io sono
Sailor Neptuno.»
Haruka
è chiaramente confusa e capendo poco della sua presentazione
chiede
di nuovo ad alta voce: “Sei tu che stai fermando lo tsunami?»
«Sailor
Uranus...»
«Ancora
questo nome» dice Haruka con una leggera
punta di fastidio nel
tono.
«Ai
tempi del Regno Argentato il nemico, cresciuto in seno ai nostri
Reali che hanno accolto benevolmente nei loro rispettivi pianeti i suoi
cinque comandanti è riuscito a ingannarli,
cosicchè il suo esercito ha
potuto attaccare il sistema solare esterno. Ci ha colto impreparate e
sono riusciti a distruggere i nostri pianeti prima di poter attaccare
il sistema solare interno» - lo sguardo di Haruka fa
percepire che
per quanto si sforzi di capire fa fatica a seguire il suo
discorso «Quello che vedi è in
parte quello che è successo a Urano ed è in
parte una premonizione di ciò che accadrà alla
Terra se ci faremo
cogliere di nuovo impreparate per fermare il nuovo nemico.»
«Dio
mio...» dice Haruka pensando
alle scene viste poco prima, le urla
sentite, i corpi straziati e carbonizzati nella posizione disperata di
fuga, il rombo del tuono e il sussultare della terra che ancora sta
sentendo in quel momento. «Tu credi che io possa fermare
tutto
ciò?»
«Quanto
è vero che io posso scatenare o bloccare le onde del mare e
degli
oceani!» le garantisce lei.
«Ah,
davvero?- domanda quasi sollevata «Dimmi: cosa posso fare?
Farò
qualsiasi cosa se può essere di contributo in qualche modo a
salvare
il nostro pianeta!»
«Dobbiamo
trovare i talismani conservati nei cuori puri di tre persone.»
«Dentro
al cuore di tre persone ci sono talismani?»
«Sì,
le persone buone hanno un cuore puro che custodisce un cristallo. Tre
di questi cristalli, una volta usciti dal cuore delle
tre persone dal cuore più puro in assoluto, si
trasformeranno in
potenti talismani»
«Dobbiamo
evitare che cadano nelle mani sbagliate, in caso contrario li
dobbiamo distruggere»
«I
talismani?»
«Sì...
ed eventualmente le persone che li possiedono»
Haruka
sbianca in volto nell'udire quelle parole. «Come?» forse ha
capito male.
«Se
è necessario dovremo ucciderle con le nostre mani. In ogni
caso una
volta private del loro cristallo del cuore, perderanno la vita lo
stesso»
«Non
è possibile, io pensavo di aver trovato una persona che
potesse
salvarmi.»
«E'
necessario sacrificare la vita di pochi per la salvezza di molti.»
«Ma
tu... Chi sei veramente??»
«Pianeta
dei mari, Nettuno è il mio guardiano; ero la Principessa
di...» Haruka la blocca subito:«Eh, no! Non riattaccare con
questo ritornello. Io voglio sapere chi sei davvero e cosa vuoi da
me!»
«Io
sono Sailor Neptuno, invoco il tuo aiuto, Sailor Uranus. Solo insieme
potremo sconfiggere il nostro nemico.»
«No,
no, io non so niente di questo linguaggio in codice che stai usando
con me. Cosa vuoi veramente da me??» le urla a quel punto
Haruka
che sta iniziando ad arrabbiarsi per davvero.
«Devi
ritrovare i tuoi ricordi Sailor Uranus e seguirmi in questo scontro con
il male.»
«Tu...
Tu sei il male!» urla a quel punto fuori di se'
dalla rabbia «Sei
stata tu ad ammazzare tutta quella gente! Sembri un angelo, ma porti
solo dolore e distruzione. Tu... Io ti ho già vista...» si sforza
per ricordare dove l'ha vista, ma senza riuscirci. Eppure tutto
ciò
che ha vissuto fino a quel momento è così
surreale, ma al tempo
stesso è un dejà-vu che le permette di capire.
Un'ultima
occhiata a Michiru e le urla: «Mai!! Lasciami piuttosto
travolgere
dal mare, ma non ti seguirò mai! Preferisco morire io
piuttosto che
macchiarmi le mani di sangue innocente!!»
Detto
ciò Haruka, ormai conscia che si tratta di un sogno, si
sforza per
fare qualcosa. Non dice nulla, ma Michiru sa benissimo cosa vuol
fare: farsi forza per svegliarsi, interrompere così il sogno
e
scappare da una verità che non riesce ad accettare.
Michiru a quel punto si
svegliò. Da quando cercava
Haruka nei suoi sogni, anche dormire era diventato stancante. Ogni
notte doveva cercarla e quando la trovava doveva trovare parole nuove
per convincere Haruka ad accettare un destino crudele che la sua
natura di guerriera Sailor doveva però accettare di
compiere. Anche
quella notte però la sua missione fu un buco nell'acqua. Per
quanto
ancora avrebbe dovuto far visita nei suoi sogni affinchè
accettasse
di essere una paladina della giustizia? Per quanto ancora lei avrebbe
dovuto battersi contro i mostri da sola? Per il momento era sempre
riuscita a cavarsela in qualche modo, ma i demoni dell'Esercito del
Silenzio si facevano sempre più potenti e per quanto lei
fosse una
delle guerriere Sailor più forti, non sarebbe mai riuscita a
portare
a termine la sua missione da sola. Tremò all'idea che
potesse
soccombere ancora. Era angosciante il suo destino, ma ancora di
più
il fatto che se Sailor Uranus non avesse accettato il suo compito, la
Terra avrebbe rischiato di fare la stessa fine che fecero la Luna,
Nettuno, Urano e tutti gli altri pianeti ai tempi del Silver
Millenium. Le guardiane del sistema solare esterno avevano capito
troppo tardi che nella loro corte si nascondevano nemici assai
potenti. Quando presero coscienza delle congiure che i loro fedeli
alleati avevano pianificato per sbarazzarsi di loro, lei e Uranus si
persero in una battaglia personale contro di essi. Ognuna aveva
combattuto per salvare il proprio pianeta, ma, divise, avevano perso
la loro guerra e nemici dopo aver distrutto nel modo più
brutale
tutto ciò che viveva sui loro pianeti si infiltrarono nel
sistema
solare interno, portandolo totalmente alla distruzione. Non poteva
permettere che ora la Terra, unico pianeta in vita, potesse essere
distrutto a sua volta. Le preoccupazioni dovute al suo infelice ruolo
non le permisero di chiudere occhio, se non la mattina presto. Giusto
il tempo di dormire per poco più di quaranta minuti.
La
mattina qualcuno bussò alla porta della stanza da letto di
Michiru.
La ragazza rimise la spazzola per i capelli dentro l'apposita busta,
uscì dal bagno, prese la cartella appoggiata alla scrivania
e aprì
la porta. -Eccola qua! Buongiorno Michiru.
-Buongiorno
Elza- rispose lei cordialmente.
Ormai
erano settimane che avevano preso quell'abitudine: Elza, mattiniera
come Michiru, l'andava a prendere nella sua camera e insieme si
dirigevano in mensa. Era stata un'idea della giovane atleta,
ovviamente. Dal momento che si incontravano sempre nel refettorio con
cinque o dieci minuti di differenza e se era Elza ad arrivare per
prima si sedeva sempre nel tavolo in cui la pittrice era solita
consumare colazione e cena, la ragazza pensò di semplificare
le cose
passando direttamente nella stanza di Michiru. In un primo momento
aveva provato per qualche volta a tenerle il posto di fianco al suo,
nella tavolata con altre ragazze con cui aveva stretto amicizia, ma
Michiru declinava sempre l'invito. -E' inutile, Sua Maestà
ha la
camera e il tavolo personalizzato. Non t'illudere: abbiamo provato
tutte a stringere amicizia con lei, ma non si lascia avvicinare da
nessuno-, le disse un'amica con i capellli mori lunghi fino alle
spalle. Elza ci rimase un po' male. Poi capì che l'unico
modo per
condividere il tempo insieme sarebbe stato andare lei dove
generalmente prendeva posto Michiru.
La
prima mattina che lo fece, le
altre ragazze la raggiunsero in fretta con i loro vassoi in mano: -Ma
che fai Elza-San**? Questo è il posto di Sua Maestà
Kaioh-Sama***, se ti
vede qua si arrabbierà.
-Io
ci provo. Voi tenetemi il posto nel caso in cui mi rispedisca con una
pedata nel sedere!- rispose ridendo insieme a loro.
In
realtà quel soprannome di presa in giro nei confronti di
Michiru,
marcato ancora di più dall'appellativo
“Sama”, iniziò presto ad
infastidire Elza che, ora che iniziava a comprendere la natura di
Michiru, iniziò anche a capire perchè non faceva
amicizia con le
altre. Le ragazze in quella scuola privata erano davvero
superficiali. Anche con lei quando arrivò bisbigliarono
tutte perchè
non era una giapponese doc. Aveva solo il taglio degli occhi
orientali, ma i capelli e la sua carnagione tradivano l'altro ramo di
provenienza. Poi dal momento che le loro usanze erano molto
differenti inizialmente la considerarono strana. Dal momento che lei
era fiera della sua impronta brasiliana, molto allegra ed estroversa,
non le diede molto fastidio il fatto che la gente la considerasse
strana. Michiru invece era più riflessiva e riservata e
questo non
l'aiutò molto a smentire l'opinione di “persona
strana e
altezzosa” che si era fatta tra le compagne di classe. Tutte
l'avevano avvicinata inizialmente, ma solo perchè sapevano
che
proveniva da una famiglia molto nobile. Anche le poche un po'
più
testarde insistettero non per conoscere lei, ma per conoscere il
mondo da cui veniva e del quale lei invece non si sentiva far del
tutto parte.
Pochi
minuti dopo Michiru arrivò in mensa e si stupì di
trovare Elza nel
suo tavolino. Non sapendo bene cosa fare andò subito a
prendere da
mangiare senza nemmeno passare da lei. Elza per un attimo temette che
le sue amiche avessero ragione, dal momento che, dopo lo stupore
manifestatosi sul suo viso, Michiru recuperò la solita
espressione
malinconica e si diresse a prendere la colazione senza nemmeno
passare a salutarla.
Quando
Michiru andò al suo tavolo, tutte guardarono la scena per
vedere che
reazione avesse Sua Maestà vedendo il proprio posto usurpato
da
un'estranea. Forse Elza stavolta aveva davvero esagerato. Michiru la
guardò e le si sedette di fronte. Tutte si stupirono del
fatto che
non disse nulla, ma molte inziarono subito a malignare pensando che,
essendo di buona famiglia e non perdendo mai il controllo, il suo
silenzio fosse una tattica per allontanare l'intrusa. Le voci
arrivarono anche all'orecchio di Elza che la guardava mentre si
portò
il cucchiaio alla bocca. Non voleva crearle disturbo, ma, per quanto
non si curasse più di tanto di quello che gli altri
pensavano di
lei, l'attenzione di tutte puntata su loro due la stavano mettendo
più a disagio del silenzio di Michiru. Perciò si
decise a parlare:
-Buongiorno Kaioh-San- attirando lo sguardo dell'altra che
appoggiò
il cucchiaio sull'appoggia Hashi****. -Scusa se mi sono presa la
libertà di
sedermi qui, ma ho pensato che magari non sarebbe stato male
scambiare due chiacchiere la mattina. Visto che con gli altri non ti
va di stare insieme ho deciso stamattina di venire io qua. Se
però
la mia presenza ti da fastidio non hai che da dirlo.
Michiru
si pulì educatamente la bocca e poi rispose: -No, scusa, non
sono
molto brava con le persone...- disse leggermente in imbarazzo - Non
chiamarmi “Kaioh-San” Elza-San, te l'ho già
detto. A proposito
buongiorno e... cos'hai dentro il piatto?- chiese con tono
incuriosito.
Elza
dentro di se' tirò un sospiro di sollievo. Le ragazze nei
tavoli a
fianco rimasero scioccate. Anche le amiche di Elza in un tavolo poco
distante non fiatarono nel vedere Sua Maestà Michiru che
dopo un
primo momento di silenzio, non solo non cacciò via Elza, ma
anzi le
iniziò anche a parlare cordialmente. Poco dopo il silenzio
si
trasformò in un brusio generale e pochi minuti dopo la
notizia passò
di secondo piano, ma senza mai abbandonare i discorsi delle ragazze,
facendo perciò il giro della scuola. Le ragazze che
seguivano i corsi
con Elza la circondarono e anche le amiche che seguivano corsi
diversi dai suoi la raggiunsero in pausa pranzo per complimentarsi
con lei, ammirando il suo coraggio. -Elza-San tu sei pazza! Ora, invidio
l'esuberanza e il coraggio che avete voi brasiliani!-. Quello fu il
giorno di gloria di Elza, anche se lei si sentiva un po' in
imbarazzo. Non era quello lo scopo del gesto di quella mattina.
Voleva solo passare un po' di tempo con Michiru. Non certo
diventare l'idolo delle altre compagne.
Inizialmente
pensò di alternare i giorni in cui stava con le amiche con
quelli in
cui stava con Michiru. Voleva darle tempo per abituarsi alla
compagnia di qualcuno già di prima mattina. Pian piano
iniziò a
stare più con lei che con le sue amiche finchè
non iniziarono a far
colazione sempre insieme. Fu per quello che dopo un paio di settimane
Elza, senza domandare, si prese da sola il permesso di
“disturbare”
Michiru andandola a prendere direttamente nella sua stanza. Anche
quella per Michiru fu una novità, ma dopo tre settimane
divenne una
piacevole abitudine.
Mentre
stavano facendo la fila con i vassoi in mano per prendere
ciò che
più le aggradava Elza le disse: -Come sei silenziosa.
Michiru
si riprese dai suoi ricordi e le rispose: -Stavo solo pensando che
è
da più di un mese che facciamo sempre colazione insieme.-
Voleva
distrarsi, non voleva pensare ai suoi fallimenti come Sailor.
-Già,
nessuno ci avrebbe scommesso un soldo che sarei riuscita ad
avvicinarti ulteriormente.
Michiru
ridacchiò: -Nessuno mi conosce davvero. Tu sei l'unica.-
pronunciò
l'ultima frase sorridendo.
Elza sentì il suo cuore quasi sciogliersi per l'emozione:
Michiru
che sembrava tanto sofisticata ed in fondo lo era per davvero, aveva
aperto il suo mondo a lei. Lei che era l'ultima arrivata della
scuola, nel terzo anno delle medie, da una nazione straniera e che
era una persona molto istintiva e semplice. Il sorriso di Michiru era
bellissimo, anche se, come sempre, coperto da un velo di tristezza.
Avrebbe pagato oro per sapere fino in fondo cosa le causava quel perenne
dolore che si teneva dentro. Fino a quel momento aveva capito che in parte erano le
compagne della scuola che si sentivano in soggezione in sua presenza,
ma poi se ne uscivano con frasi un po' velenose appena lei non c'era.
Loro non si facevano sentire, ma lei era abbastanza intelligente da
capire che quando non c'era si facevano beffe di lei. Le pesava il
cognome che portava, le aspettattive che tutti avevano su di lei.
Aveva capito negli ultimi tempi che anche la famiglia la rendeva
infelice: aveva tutti i soldi che voleva e pure un appartamentino in
uno dei quartieri più altolocati dove potersi ritirare nei
fine
settimane o nelle festività. Però non aveva
contatti con i suoi
genitori. Intuiva da se' che evidentemente non ne aveva mai avuti
molti. Eppure Elza sapeva che c'era qualcos'altro che la turbava.
Qualcosa che le dava sempre quell'espressione triste e che l'aveva
portata a maturare più in fretta rispetto alle altre ragazze della loro età.
Si
sedettero al solito posto. Michiru non era una che parlava in
continuazione, al contrario di lei, ma quella mattina era
più
taciturna del solito.
-Stai
bene?
-Sì,
Elza***** sto bene.- sorrise lei.
-Non
hai una bella cera.
-Non
ho dormito bene...
-Nemmeno
stanotte? Secondo me dovresti prendere qualcosa, una tisana, un
thè... Qualcosa che possa conciliare il sonno.
“Magari
fosse così semplice” pensò la
violinista e i suoi pensieri
tornarono di nuovo al loro chiodo fisso: Haruka che non le voleva dare
ascolto. Scosse la testa con un flebile sorriso. -Non è
così
semplice.- si limitò a dire.
-Che
cosa? Cosa non è semplice?
-Prendere
sonno quando non si riesce a dormire.
-Tu
hai troppi pensieri in testa, Michiru. Dovresti rilassarti, studiare
meno e svagarti di più. La vita è una sola ed
è adesso, a questa
età!
Ecco
perchè le piaceva Elza: lei era solare e genuina.
Perchè era nata
ragazza se a piacerle era Elza e ad attrarla era Haruka? Oltre alle
battaglie contro i mostri e quelle che portava avanti con Haruka per
convincerla a combattere con lei, doveva pure battagliare contro se'
stessa e le sue inclinazioni sbagliate. Come poteva essere serena con
una vita così complicata? Fu così che il malumore
si prese possesso
di lei. -Io ho tante cose da fare tutti i giorni e non le posso
lasciare.- quella fu una delle ultime cose che si limitò a
dire ad
Elza.
Quel
giorno non si videro ne' durante l'ora di corsa di Elza- Michiru
l'andava a vedere spesso ed era allora che, totalmente sole le due
ragazze spesso si concedevano qualche contatto fisico come un braccio
su una spalla, una mano sopra all'altra e un guardarsi senza
staccare gli occhi luna dall'altra- ne' a cena.
Per
contro Michiru chiamò ancora Sasuke per sapere come stava e
per
scambiare due chiacchiere veloci con lui. Non aveva voglia di parlare
con la gente, ma doveva sforzarsi di conoscere un ragazzo e di
mettersi con lui. Nella sua mente fece capolino il volto di Hiroshi.
Rampollo di una nobile casata, figlio del migliore amico di suo
padre, ragazzo intelligente, tenace e con un futuro brillante. Il
pretendente migliore per una ragazza del suo lignaggio. Poveretto,
era abbastanza certa che avesse una cotta per lei già da quando lei si iscrisse al
primo anno
delle medie, ma si vedevano così poco da quando i suoi
l'avevano
mandata in collegio che non sapeva nemmeno come potesse credere di
essere innamorato di lei. Eppure ogni volta che lei tornava a casa e
suoi organizzavano ricevimenti, Hiroshi la cercava mostrandosi sempre
molto galante e premuroso. Per contro lei provava un senso di
tenerezza per lui ed era per questo che non voleva usarlo come
esperimento per combattere le sue tentazioni più innaturali.
Voleva
prima provare con Sasuke e se avesse capito che con i ragazzi le cose
potevano funzionare, allora forse si sarebbe fatta avanti con Hiroshi
. Il cocco di papà. Suo padre stravedeva per lui, per la sua famiglia, per il cognome
che aveva,
per l'intelligenza e per le aspirazioni professionali che lo spingevano anche ad
essere il migliore a scuola. Se loro due si fossero sposati lei
avrebbe portato in casa Kaioh un altro motivo per cui essere fieri
della loro unica figlia.
Sasuke
rispose al telefono distogliendola così dai progetti che
i famigliari
avevano già disegnato per lei. -Ciao, sono Michiru.
-Ehi
che sorpresa! Non sapevo che nel collegio dove stai tu potessi avere
un telefono privato.
Michiru
ridacchiò: -E chi ha detto che sto chiamando da un numero
privato?
-C'è
troppo silenzio per poter essere in un'area comune.
-Complimenti
davvero! Non è che dovresti investire il tuo futuro come
detective
privato invece che come batterista?- domandò divertita.
-In
effetti sono indeciso sul da farsi- rise lui. - A parte gli scherzi
puoi rispondere alla mia domanda o è un segreto?
-Oggi
sono a casa mia.
-Ahh,
sei tornata dai tuoi!- rispose lui.
-Come
va?- cambiò discorso lei. Non le andava di dire che quando
aveva
bisogno di staccare poteva ritirarsi nel suo appartamentino, poco
distante dalla scuola.
-Bene
dai. Stavo cercando qualcosa di interessante da vedere alla tv, ma
non c'è niente. E tu, stai bene?
La
conversazione proseguì altri dieci minuti al termine dei
quali i due
si misero d'accordo per vedersi in quel fine settimana.
Michiru
si sentì leggermente in colpa con Sasuke e con Elza. Le
piaceva lei,
ma usciva con lui. In qualunque modo si fosse risolta la cosa uno dei
due sarebbe stato illuso inutilmente. Sasuke ci sarebbe rimasto male,
Elza invece, avendo stretto un legame più forte con lei,
avrebbe
probabilmente sofferto di più. Invidiava molto sia Elza che
Haruka.
Nessuna delle due aveva fatto coming out, ma Elza non le aveva mai
nascosto il fatto di avere un debole per lei e Haruka bastava
guardare nei suoi sogni per capire che molto probabilmente era attratta dalle ragazze e che nonostante ciò viveva abbastanza bene la
propria omosessualità. La sua memoria ripercorse i dettagli
del
volto di Haruka. Così androgina a volte da sembrare un
ragazzo e
così bella da non dover invidiare nulla a una modella.
Peccato.
Peccato che non fosse un ragazzo davvero. Si sarebbe lasciata
avvicinare con molta più facilità e forse sarebbe
nato davvero
qualcosa fra loro. Alcuni pensieri biricchini si fecere largo nei
suoi pensieri mentre immaginò come sarebbe stato essere la
sua
ragazza; salire sulla sua Porsche e andare lontano per poi fermarsi
in un hotel in qualche città vicina da visitare entrambe per
la
prima volta. Ma in hotel avrebbero preso due camere separate o una
sola con letti singoli? Come sarebbe stato darle la buona notte e
vederla in pigiama? E come sarebbe stata la buona notte? Un saluto o
un bacio? Haruka era una ragazza da baci passionali o dolci? Aveva
già baciato qualcuno? Giravano alcune voci su di lei che
faceva
girare la testa a tutte le ragazze e che aveva anche già
avuto
storie in cui si era spinta oltre ai baci, ma Michiru sapeva bene che
i pettegolezzi erano le fonti meno attendibili su cui potersi basare.
Lei stessa era protagonista di tante chiacchiere di corridoio su cose
ingigantite o del tutto inventate. Per un attimo ritornò a
fantasticare sul tipo di fidanzata che potesse essere Haruka. Una che
amava le coccole o una che cercava raramente i contatti fisici?
L'avrebbe chiamata sempre o avrebbe chiamato solo quando si sarebbe
ricordata della sua esistenza? Appena realizzò di aver
davvero
pensato a quelle cose arrossì. “Ma a che razza di
cose sto
pensando? Neanche la conosco! Senza contare che mi sono appena messa
d'accordo con Sasuke e penso a come sarebbe essere la ragazza di
Haruka!” La sua giornata poteva dirsi conclusa e
perciò Michiru
decise di prepararsi per andare a dormire.
-
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* Manticora: spaventosa creatura mangia uomini della
mitologia persiana e indiana.
** Elza-San: tra amici si può sostituire il nome al
posto del cognome, ma è buona regola mantenere sempre il
titolo onorifico.
***Sama: è il massimo titolo onorifico che si usa
in senso di riverenza per persone di uno status sociale molto alto,
capi e divinità. L'utilizzo dell'appellativo -Sama,
rafforzato anche dalla parola specifica "maestà" serve
(all'interno della trilogia ideata da Mario Yamada, a cui si rimanda
nel secondo capitolo di questa fanfiction) per far capire che le
ragazze usano questo titolo per prendersi un po' gioco di Michiru, cosa
che ad Elza dà molto fastidio.
**** appoggia Hashi: Hashi è
il nome specifico con cui i giapponesi chiamano i bastoncini che usano
per mangiare. Chiunque sia andato in unristorante giapponese un po'
serio avrà constato che c'è sempre un piattino
dove appoggiare i bastoncini quando non si utilizzano. Lo stesso
piattino può essere usato anche per i cucchiai.
***** Elza: ora Michiru ed Elza sono molto in confidenza, motivo per il
quale le due ragazze si chiamano per nome senza usare i titoli
onorifici. Come avevo già spiegato nel capitolo della
crociera, solo i famigliari e gli amici più stretti possono
chiamare una persona per nome e senza aggiungere titoli onorifici. Per
cui si è passati dal "Kaioh-San" che Michiru chiede di non
usare più, intenendo che essendo amiche Elza la
può chiamare Michiru-San, al Michiru ed Elza senza nessun
titolo, perchè al momento attuale della storia, sono ormai
molto in confidenza. |
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Buonasera,
in ritardo di un giorno, riesco finalmente a pubblicare questo
capitolo, sperando che sia di vostro gradimento.
Ringrazio
chi sta leggendo questa storia, chi l'ha inserita tra le seguite e
chi tra le preferite.
Vi
auguro un buon 25 Aprile, festa della liberazione e, per chi vive a
Venezia come me, festa del patrono San Marco :)
5.
Haruka
uscendo dall'autodromo si guardò intorno in cerca di Kameda.
Si
erano messi d'accordo per vedersi e lei aveva concluso le prove
abbastanza in orario perciò se il ragazzo non era
già lì, sarebbe
arrivato da lì a poco. Lo vide arrivare con la sua Honda
grigia,
Haruka lo salutò avvicinandosi a lui che spense il motore.
-Ciao
Kameda, ehm.. Kameda-Kun!
-Ciao
Haruka-San come va?
-Molto
bene dai, i giri di prova di oggi sono andati molto bene e ho concluso
in testa a tutti.
-Forte,
ma non ho mai messo in dubbio la tua bravura. Non vedo l'ora di
vederti in una vera gara di competizione!
-Troppo
gentile. Anche io sarei molto felice di sapere che ci sarai a fare il
tifo per me quando ci sarà la gara in cui ti ho invitato.-
Lui
rispose con un largo sorriso. -Come stai, Kameda-Kun?
-Molto
bene. Oggi c'è una bella giornata soleggiata e ho portato
fuori il
mio gioiellino per scorazzare in città.- disse accarezzando
la sua moto, prima che i due ridessero insieme. -Dove
andiamo?
-C'è
un bar poco distante da qui, sarà a dieci minuti di distanza
in
macchina. Ci sono già stata un paio di volte, ma non mi
ricordo più
come si chiama. Comunque io ho la macchina, se mi segui ti ci porto.
A meno che tu non abbia altre proposte.
-Sai,
io ho la passione per le moto, ma non ho grandi motivi per cui
trovarmi nei paraggi dell'autodromo- disse sempre sorridente lui
-Perciò va bene dove dici tu. Tutti i bar che conosco io
sono più
lontani da qui.
-Ok,
la prossima volta ti lascerò giocare in territorio amico.-
scherzò
Haruka. La ragazza si diresse verso la sua Porsche. -Non hai la moto,
Haruka-San?- le chiese Kameda vedendo che era in auto. Haruka si
girò
dalla sua parte e gli disse: -Non parliamone! Uno stronzo nel
parcheggio pubblico l'ha fatta cadere mentre parcheggiava il suo
furgone. Sono arrabbiatissima! L'ho portata dal meccanico per farla
riparare e la riavrò fra qualche giorno.
-Cavolo,
immagino la tua rabbia. Io lo avrei riepito di insulti!
-Peccato
che non ho visto quello stronzo. Non si è nemmeno degnato di
rimetterla in piedi!
-Uuuh,
cavolo! E' proprio uno stronzo pazzesco!!
-Se
ci penso mi viene un nervoso che davvero non hai idea, Kameda-Kun. Dai,
pensiamo ad altro.- Salì in auto, si allacciò la
cintura di
sicurezza, mise in moto e fece strada all'amico.
-Eccomi
qui.- disse Sasuke uscendo dal bar.
Michiru
gli sorrise e disse: -Grazie ancora.
-Figurati.
E' un onore per me poter offrire a una ragazza bella e di
cultura
come te.
Michiru
arrossì leggermente per l'imbarazzo. L'unico ragazzo
interessato a
lei con cui aveva interagito direttamente era Hiroshi che fino ad
allora aveva
solo velatamente manifestato il suo interesse per lei. Non era
abituata ad affermazioni così dirette come quella di Sasuke.
Non che
la cosa le dispiacesse. Sapeva di essere una bella ragazza e di
esercitare una certa attrazione sotto ogni punto di vista, dalla
cultura alla poliedricità,
come dal vestiario ai modi di fare. Perciò ogni qualvolta
qualcuno
manifestasse il suo interesse, pur tenendolo a debita distanza, si
sentiva lusingata. Era impossibile quindi che restasse immune agli
apprezzamenti diretti di Sasuke.
-Temo
che tu mi sopravvaluti.
-O
sei tu che sei troppo modesta?
-Ma
figurati- rispose Michiru leggermente divertita.
Passeggiarono
un po' finchè Sasuke non si fermò. -Senti, io
sono arrivato a casa
di Nakayama-Kun.
-Ah,
abita qui?- domandò curiosa Michiru.
-Già.
Oggi abbiamo le prove perchè Domenica accompagneremo
un'altra nostra
amica che fa la cantante in un piano bar. E' molto brava. Dovresti
conoscerla!- propose.
-Se
ci sarà occasione...- glissò Michiru.
-Tu
sei più brava però. Mi sento molto fortunato ad
aver conosciuto una
ragazza speciale come te- sussurrò lui facendosi
più vicino.
A
Michiru battè il cuore più forte. Lui le
tirò indietro una ciocca
di capelli acquamarina e appoggiando la mano sulla sua guancia, la
baciò sull'altra, indugiando in quel contatto. Michiru
però si
ritrasse in fretta a quel contatto fisico e sorrise imbarazzata, non
sapendo come comportarsi. Si limitò pertanto a fare un passo
indietro e a dire: -Va bene, allora ti auguro buona giornata. Ciao-
Lo salutò con la mano e senza aspettare risposte
iniziò a
camminare.
Non
si girò nemmeno quando lui cercò di richiamare la
sua attenzione
alzando la voce: -Ma, Kaioh-San? Almeno aspetta che ti chiami un taxi!
Michiru
andò via con passo spedito. Quando lui le
sussurrò quelle parole e
la toccò prima con la mano e poi con la bocca, il suo cuore
iniziò
a battere più forte per paura che potesse baciarla.
Perchè? Perchè
aveva paura? Non era quello che voleva? Forse semplicemente non era
pronta psicologicamente, provò a convincersi. Pochi minuti
dopo però
un paragone le fece capire che non poteva negare le reazioni
involontarie del suo corpo. Quando aveva dei contatti fisici con Elza
era tutto molto più bello, più sciolto e
naturale. Quante volte si
era ritrovata a contatto con le sue mani, senza avvertire la
necessità di allontanarle, ma anzi talvolta cercandone il
contatto?
Quante volte si era ritrovata negli abbracci della ragazza o a
fissarla a pochi centimetri di distanza? In quelle ultime occasioni
il timore che provava era quello di non sapere fino a che punto
sarebbe riuscita a negare quello che provava per Elza. Con Sasuke non
si sentiva a suo agio perchè si sentiva di dover fingere di
provare
interesse per una persona che era sì interessante, ma non al
punto
da desiderare di starci insieme, di condividere tutti suoi momenti
liberi, di avere dei contatti fisici. Quando Sasuke le
sistemò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio non si era neanche quasi accorta
del modo lento in cui compì il gesto, mentre la sua mano
andò a
sfiorare l'orecchio dietro il quale stava fermando quella ciocca. Lo
stesso gesto lo fece Haruka qualche settimana prima e le sue dita che
sfiorarono il suo orecchio provocarono numerose emozioni alle quali
non sapeva dare un nome. Il bacio che le diede lui sulla guancia fu
accettato passivamente; con Haruka invece stava lottando contro il
desiderio di riceverlo. Allontanarsi da lui era stato istintivo;
allontanare lei le era costato un grande sforzo e un grande
sacrificio.
Perchè?
Perchè nonostante stesse facendo del suo meglio per farsi
piacere
pure i ragazzi non ci riusciva? Possibile davvero che non ci fosse
neanche un ragazzo che potesse attirare la sua attenzione? Com'era
possibile invece che il suo cervello registrasse come piacevoli i
sensi risvegliati solo dalla compagnia di una donna?
Si
perse nelle sue battaglie personali camminando senza meta quando ad
un certo punto una fitta alla testa la prese alla sprovvista.
La ragazza si portò una mano alla fronte. Forse aveva
ragionato
troppo su quelle considerazioni. Ancora una fitta, più forte
della precedente. Forse si era
sforzata troppo di fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
Un'altra fitta la colpì mentre stava andando in direzione di
una
cabina telefonica a qualche metro di distanza per chiamare un taxi.
Una Honda grigia le sfrecciò accanto quando la quarta la
colse di
sorpresa con la sua fitta più intensa di tutte le
precedenti. Il
dolore fu tale che Michiru perse sensi. Sulla sua fronte all'altezza
dei dolori si spense definitivamente il simbolo di Nettuno che fino a
quel momento si era acceso ad intermittenza.
Michiru
si risvegliò nel suo letto con la testa che le doleva
ancora. Si
portò una mano al capo cercando di fare mente locale
sull'accaduto. Dopo quelle forti fitte aveva perso i sensi.
C'era solo un tipo di mal di testa che poteva portarla o ad avere la
nausea o a farle perdere i sensi e non era una forte emicrania. Era il
richiamo di Nettuno, così forte che se non l'ascoltava la
faceva
stare profondamente male. Michiru si mise di colpo seduta: se Nettuno
l'aveva chiamata allora voleva dire che era vicina al detentore del
demone dell'Esercito del Silenzio e che quel demone che stava
incubando dentro sè stava iniziando a maturare a dovere. Lo
scontro
con il nemico successivo perciò non sarebbe tardato molto ad
arrivare. Ancora una leggera fitta, lei si portò una mano
sopra e
poi si fece la domanda più ovvia: come ci era arrivata a
casa sua?
Chi poteva essere stato a portarla a casa? Nessuno conosceva il
luogo dove abitava. Forse aveva perso i sensi nei paraggi dei suoi
genitori? Figurarsi, se suoi genitori si fossero spostati per andare
nella periferia di una città diversa da quelle in cui
avevano le
loro case! Non si sarebbero mai confusi con quella gente di ceto
inferiore. Michiru compativa profondamente quegli stupidi
ragionamenti!
Si
alzò dal letto. Non aveva documenti che suggerissero
l'indirizzo di
casa nella piccola borsetta che aveva preso per uscire quel
pomeriggio. Uscì lentamente dalla sua camera. Forse l'aveva
detto
mentre era quasi priva di conoscenza? Si mosse con passo felpato
verso le altre stanze. Chi l'aveva portata lì era in casa?
Diede una
sbirciatina al bagno e non vide nessuno. Era forse un
malintenzionato? Guardò in cucina e non vide nessuno. Ma era
un uomo
o una donna? Arrivò in soggiorno senza trovare nessuno. Era
da sola
in casa dunque? Restò per un attimo perplessa fissando la
porta d'inresso
chiusa.
-Stai
bene ora?
Michiru
sussultò per lo spavento e si voltò dalla parte
da cui era arrivata
la voce. -Oh mamma, Tenoh-San! Che spavento!- si portò una
mano al
cuore. - Che ci fai qui?
-Volevo
andarmene per non essere invasiva, ma prima volevo assicurarmi che
stessi bene- e così dicendo si spostò
dall'acquario per avvicinarsi
a lei.
-Scusa
non ti avevo visto.- si giustificò Michiru. Come aveva fatto
a non
notare la bionda dietro la vasca dei pesci?
-Questo
acquario è molto bello, ma, forse te ne sei già
accorta, non ci
sono pesci.- disse toccando il vetro con le nocche della mano destra.
-Ah-ah,
spiritosa. Lo so che non ci sono pesci.
-Cosa
lo tieni a fare?
-Così,
mi piace l'idea di avere una piccolissima riproduzione dei fondali
marini.
Haruka
lasciò cadere l'argomento: quella ragazza era appena
svenuta, ma chi
le assicurava che, assecondandola, non avrebbe ricominciato con le
sue paranoie sull'apocalisse e robe del genere? Si avvicinò
ulteriormente alla giovane pittrice e le chiese: -Allora, stai
meglio?
-Sì,
grazie- rispose Michiru. -Tenoh-San, come hai fatto a...
-A
entrare?- finì la domanda l'altra per lei. Michiru
annuì. -Ero
dietro di te quando sei svenuta. Avevo appena salutato un amico e mi
stavo allacciando la cintura di sicurezza quando due tizi passando si
sono chiesti cosa fosse successo. Ho guardato nella loro direzione e
ho capito subito che eri tu. Hai un colore di capelli molto
particolare, Michiru...San.- aggiunse sorridendo.
Michiru
pensò in quanti gliel'avevano detto. Ripensò alle
cene in casa con i suoi genitori. Tutti gli amici dell'alta
società dei suoi che le
facevano i complimenti dicendo quanto era fortunata ad aver ereditato
il colore dei capelli del padre. Chissà se dietro quella
frase anche
Haruka stesse pensando che erano di un bel colore oppure che erano
troppo inusuali per i suoi gusti. -Sono molto belli, ma d'altronde...-
Haruka si interruppe di colpo. Cosa le stava saltando in mente?
Già
nessuno le aveva chiesto di precisare il suo parere riguardo ai
capelli della pittrice, ma dirle anche che d'altronde non c'era nulla
di lei che non fosse bello era davvero il colmo! Al fianco di quella
ragazza era ancora più impulsiva del solito. Per fortuna si
era
fermata in tempo. Finse di essersi bloccata solo per schiarirsi la
gola e poi continuò: -Ehm... Scusa. D'altronde devono avertelo
detto in
tanti.
-Sì,
in effetti è così.- disse l'altra sorridendo.
-Beh,
quando ti ho vista ho detto che ti conoscevo perchè eravamo
compagne
di scuola e sapevo dove abitavi così mi hanno aiutato a
caricarti in
macchina. Ho trovato il tuo indirizzo di casa nella piccola rubrica
che avevi nella borsetta, per cui ho seguito la strada, ho
parcheggiato qui davanti, ho spiegato al portiere che eri svenuta e
gli ho chiesto dove abitavi. Così lui mi ha aiutato a
portarti qui.
-Ma
il portiere non ha le chiavi di casa.
-Lui
no, ma tu, nella tua borsetta, sì.- rispose l'altra con un
occhiolino. -Ti ho portata in camera, sono scesa, ho cercato un'altro
posto per l'auto e sono ritornata qui per accertarmi delle tue
condizioni.
-E'
da tanto che sei qui?
-Dieci
minuti in realtà.- rispose facendo spallucce. -I tuoi a che ora
rientreranno?
Michiru
sorrise: era normale pensare che abitasse qualcun'altro con lei. -I
miei non vivono con me.
Haruka
si stupì da tale affermazione: -Tu vivi in questo
prestigioso
palazzo da sola??
-Sì-
rispose l'altra.
-Ma
hai quindici anni, no? E hai un appartamento per viverci da sola?
-D'altronde
tu hai la macchina no?- rispose Michiru con un'altra domanda.
Giusto.
Il ragionamento della ragazza non faceva una piega. E poi di che cosa si
stupiva Haruka che condivideva la sua nuova casa in affitto con il
ragnetto che se ne stava nell'angolo della cucina? -Scusa, hai
ragione.- disse l'esordiente pilota imbarazzata. -Beh, li vuoi
chiamare? Lo avrei fatto io, ma non mi sembrava il caso di curiosare
nella tua rubrica.
-Ti
ringrazio Tenoh-San per la tua premura, ma... Non ho rapporti molto
stretti con i miei e non li chiamo certo per dir loro che sono
svenuta, ma che adesso sto bene e posso andare avanti a fare la mia
vita.
Haruka
rimase leggermente sconcertata da quella risposta. Michiru aveva dei
genitori che la mandavano in una delle scuole più
prestigiose della
città, le pagavano il collegio e un appartamento, ma non si
preoccupavano di come stava la figlia? Lei che aveva i genitori in
America li sentiva ogni due giorni. A volte anche più di una
volta.
Mentre Michiru, che aveva i genitori più vicini, non li
chiamava
nemmeno quando si sentiva poco bene. -Mi dispiace...-
mormorò poi
non sapendo cos'altro dire.
-Non
importa. Sono abituata... Grazie Tenoh-San- disse poi per cambiare
discorso. -E' la seconda volta che vieni in mio aiuto- sorrise
guardandola. Una giacca primaverile elegante e maschile che lasciava
intravedere la camicia azzurra sotto; jeans chiari a vita alta con
una cintura marrone in tinta con le scarpe. Postura del corpo
perfetta e un buon portamento. Per un attimo pensò che
sembrava un
principe dei giorni moderni. Cacciò via il pensiero, mentre
Haruka
si avvicinò a lei e disse: -Vedo che stai bene, quindi posso
andare
adesso.
-Posso
ricambiare in qualche modo la tua gentilezza?
-Per
così poco!
-Dico
sul serio.
Haruka
ci pensò. La guardò e in un attimo le venne in
mente il loro ultimo
incontro. Michiru che la guardava seria e che le diceva di non
provare a darle anche un solo bacio sulla guancia perchè non
era un
ragazzo. Perciò le disse: -Non odiarmi Michiru-San.
Quelle
parole colpirono la violinista. Odiarla? Come poteva pensare che la
odiasse se tutto quello che stava facendo era mettere al silenzio il
suo cuore che provava sempre forti emozioni quando era in sua
compagnia? Poi ricordò il loro ultimo incontro. Quello che
le aveva
detto e quello che aveva risposto Haruka: non sapeva cosa le fosse
preso. Era stato tutto un equivoco. Haruka non provava quello che
provava lei. I suoi sentimenti ancora così acerbi erano rivolti ad
una persona che non l'avrebbe mai ricambiata e che perciò
non
avrebbe mai potuto capire il perchè della sua reazione. -Io
non ti
odio, Tenoh-San.- disse con un fil di voce.
-Anche
se non sono un ragazzo.
-Non
ti odio- ripetè l'altra. -Mi dispiace per quello che ho
detto.
Continuo a ferirti.
Haruka
avrebbe voluto stringerla, dirle che a ferirla non erano le sue
parole, ma sapere di non avere alcuna chance con lei. Poteva avere
tante altre ragazze, aveva avuto un paio di flirt con altre, ma non
aveva mai desiderato di conoscere qualcuno come con lei. A volte
prima di andare a dormire, collegava la ragazza dei suoi sogni a lei
e pensava sempre come sarebbe stato se invece, per una volta, fosse
finito con loro due che si mettevano insieme. Come sarebbe stato
baciarla? Invece anche nella finzione dei suoi sogni era impossibile
realizzare quanto sperava di più. -Anche io a volte ci vado
pesante.- cercò così di alleviare il carico a
peso della ragazza
dai capelli acquamarina.
-Senti,
Tenoh-San...- esitò un attimo prima di proseguire: -Ti va di
restare
a cena? Per ricambiare la tua gentilezza.
Haruka
rimase sorpresa dalla sua domanda. Andarle le andava, ma non voleva
stringere troppo con quella ragazza che le faceva battere il cuore,
ma che non poteva avere. Anche se avesse potuto comunque non avrebbe
voluto perchè non voleva avere a che fare con il suo potere
di
insinuarsi nei suoi sogni per dirle sempre che dovevano uccidere tre
persone a caso. Eppure il destino continuava a portarle vicino. Che
fosse per una crociera di beneficenza, che fosse per rimediare ad un
errorre o per pura casualità continuavano a incontrarsi e a
passare
il tempo insieme. -Non voglio disturbarti.
-Non
è un disturbo.
-E
poi sei appena stata poco bene, non voglio affaticarti.
-Non
mi affatico. Preparo qualcosa di veloce.
Haruka
la guardò e mentre pensava a cosa rispondere,
sentì un calore
avvolgerle la mano. Abbassò lo sguardo e vide la mano di
Michiru
sulla sua. Alzò confusa lo sguardo su di lei che si
limitò a dirle:
-Resta. Per favore.
Se
a Michiru avessero regalato 1.000 yen in cambio di sapere il
perchè
del suo atteggiamento li avrebbe persi. Non sapeva spiegarsi nemmeno
lei come mai si era lasciata andare in quel modo. Proprio quel giorno
era uscita per la terza volta con Sasuke e, anche se non si sentiva
attratta da lui, voleva mandare avanti la loro conoscenza
perchè lei
doveva stare con un ragazzo. Si stava impegnando davvero per
soffocare quello che provava per Elza e per Haruka. Quella sera
però
non ne voleva proprio sapere di restare da sola. Non che vedeva
Haruka in quella casa. Non in quel momento mentre stava realizzando
che quello che provava per la bionda non era una frivolezza, ma era
qualcosa di più. Si erano viste poche volte, meno che nei
sogni,
eppure era sicura che già provava quello che era arrivata a
sentire
per Elza in sei mesi. Vedere Haruka in casa sua, la portò a
pensare
come poteva essere averla più spesso lì. Per un
attimo ebbe un
piccolo flash: Haruka che si muoveva in modo famigliare in
quell'ambiente per aiutarla ad apparecchiare la tavola e, mentre
restavano in attesa dell'arrivo degli amici in comune, si avvicinava
a lei confidenziale. Stava pensando solo a questo, quando, senza
pensarci, le prese la mano e le chiese, quasi pregandola, di restare
lì a cena.
Haruka
ancora interdetta rispose: -Ok... Va bene.
La
serata proseguì molto bene. Le ragazze ebbero modo di
conoscersi
meglio e, raccontando alcuni aneddoti della propria esperienza
scolastica, si trovarono spesso anche a ridere insieme. Scoprirono
così di avere più punti in comune di quanti ne
pensassero e Michiru
dimostrò di cavarsela molto bene ai fornelli anche senza
aver
programmato di avere ospiti.
Si
erano da poco sedute sul divano quando Haruka si complimentò
con
Michiru proprio per le sue doti culinarie.
-Mi
fa molto piacere che tu lo dica. Sai, non ho mai avuto ospiti in
casa.
-Ma
dai, sul serio?
-Non
ho molti amici.
-Ma
non hai mai avuto ospiti a cena o proprio qui in casa?
-Sì,
qui in casa.
-Non
ci credo!- disse Haruka leggermente divertita.
-Perchè
ti è tanto difficile credermi?
-Sei
troppo brava per non avere mai avuto ospiti!
-Beh,
Haruka, per me devo cucinare se non voglio morire di inedia.
-Su
questo ti posso capire, anche io all'inizio ero un disastro ai
fornelli!
Risero
insieme.
-Così,
vivi da sola in Giappone?
-In
realtà, vivo in un appartamento in affitto, ma non sono
proprio da
sola. Ho i miei nonni paterni che vivono poco distante da me, per cui
posso sempre contare su di loro... e sul loro garage per la macchina
e la moto!- concluse facendo l'occhiolino mentre l'altra
ridacchiò.
-E
tu non hai mai avuto ospiti in casa?
-Io
sì: ho avuto i miei quando sono venuti a trovarmi un paio di
volte
dall'America e i miei nonni!
-Eheheh,
intendevo come amici!
-Non
ho tanti amici qui- rispose pensando che in realtà in quasi
un anno
che era lì aveva conosciuto molte persone, ma aveva
collezionato un
solo vero amico: Kameda.
-Perciò
mi puoi capire se ti dico che non ho mai avuto ospiti qui, vedi?
-Io
vivo in Giappone da meno di un anno- spiegò.
-Giusto.
Comunque non ho molti amici stretti, quindi non ho mai avuto
occasione per invitare qualcuno.
-Non
hai mai invitato nemmeno Elza?- Haruka provò così
a capire il tipo
di rapporto che legava Michiru ad Elza. Michiru poteva anche essere
etero, ma il rapporto che aveva con Elza era troppo confidenziale per
essere solo di natura amichevole. Aveva gareggiato con Elza altre tre
volte dopo la prima volta, Michiru non era mai mancata ad una
competizione dell'amica e quando vedeva Haruka in qualche modo
prendeva le distanze da Elza, ma Haruka non capiva se fosse per non
dare troppo nell'occhio, per non darle idee sbagliate, o
perchè in
qualche modo preferiva farle capire che era libera. Inoltre, nessuno
le toglieva l'immagine della seconda volta in cui si videro. Elza
così vicina al suo volto e Michiru che non stava facendo
nulla per
allontanarsi. Un po' come fece con lei quando la riportò nei pressi del collegio la
volta precedente. Se davvero fosse stata etero l'avrebbe fermata molto
prima. Senza contare che avvertiva che tra loro c'era inizialmente
sempre molta tensione, ma che superati i primi ostacoli si creava
un'ottima intesa. Ad Haruka, che dopo quella cena cominciava molto
vagamente a capire il quadro famigliare della ragazza,
iniziò a
balenare l'idea che Michiru, contrariamente a quanto potesse sembrare
o volesse sembrare, stesse combattendo contro il suo reale
orientamento. Forse però erano tutte congetture. Era da un
quarto
d'ora che attendeva l'occasione per tirare in ballo Elza e cercare
così di capire meglio il loro tipo di rapporto e la reale
natura
della violinista.
-In
effetti no.
-Come
mai?
“Questa
ragazza è davvero indiscreta” fu il primo pensiero
di Michiru.
-Non ce n'è mai stata occasione.
-Eppure
mi sembrate molto affiatate.
A
Michiru non erano mai piaciute troppe domande personali
perciò
l'insistenza di Haruka iniziò leggermente a infastidirla.
-Siamo
solo compagne di scuola.
-Perchè
lo stai specificando, Michiru-San? Io non ho insinuato nient'altro.- le
domandò tenendo fisso il suo sguardo sul suo volto.
Michiru
a quel punto arrossì leggermente. Era vero, Haruka non aveva
alluso
ad un altro tipo di relazione. “Coda
di paglia, Michiru?” pensò
tra se' e se'. -Era così... per dire...- mormorò
con voce malferma.
-Sai, Tenoh-San- riprese con voce più sicura -mi sono
trovata molto
bene con te stasera, ma non mi piacciono molto le persone che fanno
troppe domande.
-Dovrei
dire che siamo qui apposta per conoscerci, quindi fare domande,
come quelle che tu hai fatto a me, è normale. Altrimenti tu
avresti
già potuto accendere il televisore ed io essermene andata
via, no?-
Michiru alzò le sopracciglia leggermente, ma quel tanto che
bastasse
per dare ad Haruka una tacita conferma alla sua teoria.
-Però ti
capisco, nemmeno io amo parlare molto di me. Quindi perdona la mia
invadenza.
Michiru
a quel punto non potè tacere il suo pensiero: -Siamo
più simili di
quanto immaginassimo.- Alzò poi lo sguardo su Haruka che la
guardava, ma non diceva nulla. Davvero aveva così tante cose
in
comune con lei? E doveva essere contenta di assomigliare ad
un'artista un po' svitata?
-Mmm...
Su certe cose saremo sempre ai due poli opposti, ma ti do atto del
fatto che su altre siamo molto in sintonia e la cosa mi stupisce.
-In
negativo o in postivo?- le chiese Michiru ansiosa di sapere in quel
modo cosa pensasse Haruka di lei.
-Tu che cosa dici?- preferì rispondere rigirandole la
domanda.
-Non
vale te l'ho chiesto prima io!
-Sei
una persona molto sofisticata, Michiru... Scusa, Michiru-San. Sei riservata e
introversa, come lo sono anche io da sei mesi a questa parte, ma su altre cose penso che restiamo agli antipodi.
Sono però certa che chiunque abbia la possibilità
anche solo di
sbirciare nel tuo mondo debba sentirsi in qualche modo onorato.
Michiru
arrossì, lo sguardo di Haruka, era piuttosto eloquente. Ci
stava
provando con lei!“Ma
va' a che idiozie vado a pensare?? E' una
ragazza”. Eppure nei suoi sogni la bionda aveva
manifestato
pensieri e atteggiamenti che lasciavano molto spazio a intenzioni
romantiche nei confronti delle donne. Sentendosi come un pesce che
boccheggiava fuori dall'acqua, Michiru, si limitò a mostrarle un
sorriso imbarazzato. Cosa assai rara, difficilmente Michiru si imbarazzava e anche quando accadeva riusciva a mascherarla sempre abbastanza bene
Michiru
aveva abboccato all'amo lanciato: se anche era etero subiva comunque
il suo fascino. Haruka ricambiò con un sorriso contento, prima
di
cambiare argomento: -Allora, come mai tieni quell'acquario vuoto?
Michiru
rimase un po' delusa da Haruka che non le diede corda, ma alla fine
era meglio così. Attorno a se' stessa stava già
causando troppi
problemi: frequentava Sasuke, sapendo già che avrebbe potuto
rimpiazzarlo con Hiroshi, ma le piaceva Haruka almeno quanto Elza che
però non aveva lo stesso fascino della bionda.
Perchè la sua vita
doveva sempre essere così più complicata di quella di tutti
gli altri?
-Rientro in questa casa solo quando non sto bene o quando ho voglia
di stare sola. A volte non ci metto piede per una settimana, altre
per due settimane, qualche volta anche per più di un mese.
Se
mettessi i pesci sarebbero già morti anche i più
resistenti.
-Carino
comunque il castello dentro.
-Ti
piace?- chiese a quel punto solare Michiru.
-Molto.
-L'ho
fatto io.- il sorriso sincero sulle sue labbra.
-C'è
qualcosa che non sai fare Michiru...San?- fu la domanda di Haruka che non
pretendeva una risposta.
Michiru
prese una pausa, la guardò un attimo e poi disse: -Posso
mostrarti
una cosa Tenoh-San?
-Non
pensi che abbiamo trascorso abbastanza tempo per potermi chiamare
semplicemente Haruka?
Michiru
restò dubbiosa, era la seconda occasione che stavano avendo
per
conoscersi meglio, ma non erano ancora così amiche per
chiamarla per
nome.
Haruka
notò la sua perplessità e ricordò le
regole del galateo
giapponese. -Scusa, avevo scordato le vostre usanze. Sai, noi in
America ci chiamiamo per nome e anche il cognome lo usiamo senza
riverenza se siamo fra pari. Devo ancora abituarmi a questo vostro
modo di chiamare le persone. Che ne dici di chiamarami Haruka-San?-
l'altra sembrava un pochino meno tesa. -Ce la puoi fare? Il
fatto è che per me è così strano
essere continuamente chiamata per
cognome. Mi fa sentire un po' un estranea con tutti, anche con quelli
che conosco un po' meglio. Il mio amico Kameda fa fatica, ma ci sta
riuscendo. Dal canto mio anche io mi sforzo per aggiungere il titolo
onorifico ai vostri nomi. Non perchè credo che non meritiate
di
essere onorati, ma solo perchè non sono abituata.
A
quel punto Michiru sorrise sentendo le difficoltà affrontate
dall'altra ragazza che veniva da un Paese diverso eppure si sforzava
per cercare di rispettare quanto più possibile le usanze
giapponesi. -Va bene, ci proverò.
-Grazie
mille!- esclamò sollevata -Dunque che cosa vorresti farmi
vedere?-
domandò poi curiosa.
Michiru
la invitò a seguirla per un corridoietto lungo il quale si
affacciavano le porte di legno bianche di cinque stanze. La
portò in
camera sua. Probabilmente non avrebbe portato Haruka in una stanza
che considerava alquanto intima, ma tanto la ragazza ci era già
stata
per metterla a coricare sul letto, quindi aveva ben poco di cui
imbarazzarsi. -Lo vedi Tenoh-San?- un'occhiata di Haruka e si corresse -Haruka-San, scusa! Quel quadro mi rasserena molto.
Haruka
guardò il quadro che stava sopra la testiera del letto.
Prima mentre
la adagiò sul letto non badò molto
all'arredamento della stanza:
era più preoccupata a spostare la macchina nel parcheggio e
poi
quandò risalì, con l'idea di andare via al
più presto, aveva
preferito non curiosare troppo nella casa della violinista.
-Sì, me
lo ricordo. E' il Neptune Castle, vero?
Michiru
rise composta come sempre. Che confusione di nozioni che stava
facendo: -E' il Triton Castle.- La corresse lei.
-Beh...
Nettuno, Tritone... Siamo lì.- difese l'indifendibile Haruka.
Ancora
una risata composta da parte di Michiru. -Lo vedi? E' lo stesso
castello che c'è sul fondale dell'acquario.
-E'
un castello che ti ha molto colpito.
-Sì.
-Beh,
in effetti ci vuole una fervida fantasia per arrivare a realizzare
una castello dall'architettura così bella e raffinata.
Michiru
si irritò a quell'affermazione. Lo faceva apposta Haruka?
Lei
provava ad aprirle qualcosa del suo mondo interiore e lei lo
banalizzava così: riducendo tutto alla stregua di una
fantasia!
Avrebbe
detto lo stesso se le avesse fatto vedere anche il quadro che stava
realizzando in quel periodo? Così contò fino a
cinque e le disse:
-Sai, nei corsi di arte ci spiegano anche come modellare specifici
materiali. Il mio castello è molto piaciuto per il progetto
di
laboratorio dell'anno scorso e al termine di quello ho potuto
portarlo a casa e inserirlo nella vasca.- Haruka stava per domandarle
se dunque aveva comprato l'acquario proprio in funzione del castello,
ma mentre aprì bocca la ragazza la invitò a
seguirla in un'altra
stanza.
Aprì
la porta in fondo al corridoio, poco distante dalla camera, svelando
un stanza vuota con qualche tela appoggiata al muro. Prima ancora che
lei accendesse la luce, l'odore delle tempere e dei colori ad olio
investì sensi di Haruka. -Wow è qui che dipingi?
-Alcune
tele le ho realizzate a scuola, altre qui. Questo è il
blocco dove
butto giù diversi schizzi- spiegò indicando un
raccoglitore di
fogli da disegno A3. Poi si avviò verso il cavalletto e
prima di
togliere il telo disse: -Questo è solo la bozza del dipinto
che sto
realizzando ora.- scoprì la tela e svelò la
rappresentazione di un
castello.
Haruka
disse: -Carino. E' il Triton Castle 2.0?- Michiru
era ancora infastidita dal commento precedente di Haruka, ma questa
battuta la fece comunque ridere insieme alla bionda.
-No,
Haruka.
-E
qui, posso guardare cosa dipingi?- domandò Haruka prendendo il blocco che le aveva indicato poco prima la violinista.
-No,
non puoi!- disse ad alta voce strappandole dalle mani il
raccoglitore. Haruka rimase per qualche secondo ancora con le braccia
nella stessa posizione in cui le teneva mentre stava per aprire il
raccoglitore, da tanto era basita. -Scusa- si affrettò poi a
dire
Michiru dopo essersi accorta di essere stata alquanto precipitosa.
Nella
testa di Haruka intanto si scatenarono tutte le congetture
più
assurde sul perchè della reazione improvvisamente brusca di
quella
ragazza quasi sempre pacata. Cosa c'era che non poteva vedere? Che
cosa disegnava di così segreto? C'era Elza su quei fogli?
Come la
ritraevano? Era forse nuda? O l'aveva rappresentata a letto, magari
dopo aver fatto l'amore con lei? Michiru ed Elza si baciavano di
nascosto o erano saltate direttamente alla tappa del sesso? Poteva
essere che lei a quattordici anni ancora non avesse baciato una
ragazza mentre loro due invece si erano già addentrate nella
sfera
dell'erotismo? Una serie di domande si accavallarono nella sua testa.
Perchè? Perchè più conosceva quella
ragazza e più si sentiva
possessiva? Non era mai stata gelosa di nessuno prima di quel
momento, ma era sicura che quel senso di fastidio che le opprimeva il
petto fosse gelosia. “Gelosa
di Michiru? Ma la gelosia non è il
rovescio della medaglia dell'amore?” Ma lei non
poteva amare
Michiru. La conosceva da troppo poco tempo!
-Haruka,
mi senti?- chiese Michiru passando una mano davanti ai suoi occhi.
Haruka
la guardò un'attimo confusa prima di ritornare alla
realtà. -Scusa,
mi sono persa nei miei pensieri.
-Scusami
tu per la mia reazione. Quando saranno perfezionati forse un giorno
ti farò vedere quei disegni- mentì Michiru
conscia che i suoi disegni
erano già perfetti e sapendo già che non glieli
avrebbe mai mostrati
-Comunque ti dicevo che volevo farti vedere invece questo di
disegno.- il blocco su un disegno a colori. Il castello
dalla
forma a spirale che aveva disegnato sulla tela, si presentava invece
su quel foglio a colori. -Così è come deve
diventare sulla tela.
Haruka
fu come rapita dalle forme virtuose di quel castello a punta. Il
colore blu scuro prevaleva in quelle forme avvenieristiche, mentre i suoi occhi si persero nel seguire le curve a spirale che avvolgevano
esternamente il castello. Incosciamente passò una mano sul
foglio
poco prima di mormorare: -Miranda...- e all'improvviso le venne in
mente una donna con i capelli biondi, lunghi e fini scendere le scale.
Un ricordo remotissimo e lei bambina che vedendola comparire sulla
rampa del grande palazzo le correva incontro con le braccia
spalancate. Almeno quanto spalancò gli occhi in quel
momento. Era
sicuramente un ricordo, vivo per quanto fosse un flashback e per
quanto sbiadito potesse essere. Ma non era un suo ricordo. Dunque a chi apparteneva?
-Hai
detto Miranda, Ten-Haruka-San?- le arrivò la voce di Michiru che si correggeva mentre la chiamava per nome. Chi
era quella
Miranda di cui aveva prononciato il nome? E perchè
assomigliava
terribilmente ad una persona che non aveva mai potuto conoscere?
Haruka guardò Michiru confusa. Un mal di testa improvviso
iniziò a
farsi sentire mentre il turbamento e uno strano senso di inquietudine
pervadevano il suo animo. Haruka si portò una mano alla
fronte,
mentre strinse gli occhi e i denti per il dolore.
Per
un attimo Michiru credette che il risveglio di Haruka si stesse
compiendo in quel momento perchè anche lei iniziò
a sentire quei
forti dolori alla testa dal momento in cui si risvegliò.
Haruka
barcollando uscì dalla stanza, si appoggiò ad un
muro e chiese dove
fosse il bagno. Michiru le indicò la stanza richiesta e
restò ad
aspettarla fuori. Le aveva chiesto cosa avesse, ma la ragazza
probabilmente non l'aveva neanche sentita.
Quando
Haruka uscì aveva un aspetto migliore di quando
entrò. La frangia
bagnata sulle punte fece capire a Michiru che si era sciaquata il
volto.
-Scusami
tanto Michiru, ma sono le dieci e mezza. Si è fatto davvero
tardi
per me. Devo andare.- disse frettolosa. -Grazie ancora per la cena.
Così
dicendo si diresse verso l'uscita si infilò le scarpe senza
nemmeno
allacciare le stringhe e girò la serratura. Tirò
la porta verso di
se', ma non si aprì. Provò ancora a girare la
serrattura che però
era già aperta. -E allora... perchè non si apre?-
ringhiò nervosa
tra i denti.
-Haruka,
non c'è bisogno che rompi la porta.- intervenne Michiru a
quel punto
che girò la manopola dalla parte opposta e le
aprì la porta.
Haruka
disse: -Ah, giusto se non si apre in un modo, si aprirà
dalla parte
opposta.- e con un sorriso goffo si dilenguò giù
per le scale.
Se
non fosse stata a casa sua e dunque non avessere saputo cosa avesse
bevuto, Michiru avrebbe creduto che Haruka fosse ubriaca.
Chiuse
la porta d'ingresso e andò nel suo studio. Rimise il telo sul dipinto.
Il fatto
che Haruka fosse arrivata a ricordare il nome del Miranda Castle
senza che dovesse suggerirglielo lei era davvero molto positivo.
Sentiva che il suo risveglio era vicino. La bionda non sarebbe
potuta scappare ancora a lungo e presto avrebbe dovuto dare una
risposta al suo messaggio.
Chiuse
l'album da disegni ancora aperto sulla scrivania dove l'aveva
appoggiato prima di seguire Haruka. Ci pensò un attimo e poi
lo
riaprì sfogliandone le immagini. Le braccia tese nello
sforzo della
corsa; lo sguardo concentrato prima della competizione; le gambe che
falcavano i metri della pista; capelli biondi, corti non a sufficienza
per non farsi scompigliare dal vento. Le piaceva vedere i sui capelli
mossi dal vento, quasi come se quell'elemento giocasse con la
capigliatura della persona che avrebbe dovuto detenerne il controllo.
Non aveva permesso a nessuno di sbirciare in quell'album. Nemmeno ad
Elza che ogni volta ci provava a scoprire cosa disegnava sempre ogni
volta che saliva sulla tribuna con quell'album in mano. Sicuramente
doveva aver pensato che era lei il soggetto dei suoi disegni, ma
ultimamente Michiru aveva iniziato a prediligere un soggetto
differente da quello fino ad allora più utilizzato.
Haruka
tornata in casa si tolse in malo modo le scarpe e lanciò le
chiavi
nello svuotatasche, poco attenta di aver centrato o meno il
bersaglio.
Era
stata una serata piacevole, ma perchè tutte le volte che si
vedeva
con quella ragazza doveva sempre finire in una fuga? Il mal di testa
le era passato dopo essersi risciaquata il volto a casa di Michiru e
aver inspirato profondamente un po' di aria fresca.
Si
era lasciata sopraffare dalla gelosia, dai quadri estremamente
realistici della pittrice e dall'odore di pittura di quella stanza.
Haruka si convinse che era stato quello il motivo del suo mal di
testa e delle sue allucinazioni. A prova di ciò fu il
leggero
martellamento che sentì alle tempie quando
riprovò a tornare
sull'argomento Michiru ed Elza, Elza e I disegni di Michiru.
“E'
davvero ridicolo che io mi faccia venire il mal di testa per i quadri
super realistici di Michiru e per la sua bislacca amica”
pensò poi
autosbeffeggiandosi, mentre iniziava a spogliarsi. Era tardi: erano
già le undici di sera, tra una cosa e l'altra sarebbe passata una
mezz'ora prima che riuscisse a spegnere la luce e
il giorno dopo doveva andare a scuola. Il tutto senza contare le
immancabili tre ore che passavano tra incubo e veglia.
Quella
notte però, fu una delle poche notti in cui Haruka non
sognò la
distruzione del mondo.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Buonasera,
sempre posticipando di un giorno pubblico il sesto capitolo della
fanfiction.
A fine capitolo troverete un'immagine. Chi di voi mi
conosce già, sa che molte fanfiction o capitoli sono nati
sviluppandosi proprio attorno a una o più immagini. Per
questo
capitolo mi sono palesemente ispirata alla vignetta che troverete a
fine pagina. E' tratta dall'incipit della seconda parte di
"Intimiste, l'opera di Yamada, alla quale mi sono ispirata per
delineare il rapporto tra Elza e Michiru (sostanzialmente questo
capitolo è il tributo del tributo a Yamada).
Spero come sempre
che il capitolo possa essere di vostro gradimento.
Ringrazio chi
sta leggendo questa storia, chi l'ha inserita tra le
seguite, chi
tra le preferite e chi recensisce.
Vi auguro buona lettura.
6.
Michiru
aveva appena finito di asciugarsi i capelli e li stava pettinando per
l'ultima volta quando sentì qualcuno bussare alla porta. Che
strano
era sabato ed erano le 9. -Chi è?- domandò prima
di aprire.
-Sono
io Michiru.
“Per
fortuna sei tu”
pensò Michiru
rendendosi conto che sarebbe stato imbarazzante aprire a
qualcun'altro vestita in quel modo.
Quando
aprì Elza rimase colpita nel vedere Michiru con la vestaglia
di
pizzo. Non l'aveva mai vista così eppure la sua classe
innata faceva
sì che fosse elegantissima anche quando andava a dormire.
-Prego
entra.- disse Michiru a sua volta perplessa.
-Grazie.
-Elza,
posso sapere come mai sei qui?
-Sì,
sono passata a salutarti.- rispose lei.
-E
dovevi proprio passare adesso?
-Mah...
Ti disturbo per caso?
-No,
scusami, non volevo essere scortese! E' solo che... Sono stupita
perchè sembra proprio che tu abbia urgenza di vedermi.
-Beh,
sì. In questi ultimi giorni, tra verifiche e interrogazioni
mie e
tue, non siamo più riuscite a vederci e c'è una
cosa che devo dirti
e che ormai non posso più rimandare.- Michiru era
tutt'orecchi: cosa
doveva dirle? -Vedi, Michiru... Io ho dovuto anticipare la mia
partenza per il Brasile.
Michiru
spalancò gli occhi per lo stupore: intuì che
quello che Elza le
stava per dire era davvero inaspettato e che non le sarebbe piaciuto.
-Ah...- disse semplicemente, incrociando le braccia.
-C'è
uno zio a cui sono molto legata che si sposa domani sera, ma mia
mamma, distratta come è- è proprio un vizio di
famiglia- si è
ricordata di dirmelo soltanto una settimana fa. Perciò ho
dovuto
usare il tempo libero facendo diversi giri nelle agenzie per trovare
un volo il prima possibile e cinque giorni fa ne ho trovato uno che
parte oggi pomeriggio. Così, ho dovuto far chiamare la
scuola da mio
papà che ha spiegato la situazione alle suore e poi ha fatto
pervenire un fax di giustifica per la mia partenza anticipata, infine
ho dovuto preparare i bagagli, tu lo scorso fine settimana era a casa
e... Insomma, eccoci qua.
-Ah...
- ripetè Michiru. Così dopo quel momento non
avrebbe rivisto Elza
fino alla fine delle vacanze estive. Sarebbe passato un mese e mezzo
senza potersi vedere*
-Mi
scuso davvero tanto perchè è anche per questo che
abbiamo fatto
molta fatica a vederci. Non sai quante telefonate e giri ho dovuto
fare per trovare questo biglietto last minute.
-Sì...-
disse Michiru assente. -E a che ora dovresti partire Elza?
-Ho
il volo alle 14.- spiegò mentre si sedette -Sono passata
proprio per
salutarti con un buon pranzetto. Non qui alla mensa, ma in un qualche
ristorantino.- le fece la proposta indiretta mentre si sedeva sulla
sedia di fianco alla scrivania.
Per
Michiru fu un'altra nota dolente. -Elza, mi dispiace davvero tanto,
ma non posso ho un impegno.
-Con
il tuo amico batterista?
-Ahahah,
come ti è venuto in mente lui adesso?
-Ultimamente
esci spesso con lui!- rispose l'atleta con il broncio.
-Siamo
usciti solo quattro volte e in realtà, ultimamente, mi ha
chiamato
un paio di volte e gli ho dato buca.
-Ahhh,
allora non lo devo considerare un rivale!- esclamò contenta
l'altra.
-Elza...-
la rimproverò Michiru.
-Allora
con chi esci?- chiese accavallando le gambe.
-Perchè
invece di continuare a parlare di me non mi dici perchè ti
sei
vestita in quel modo?- chiese Michiru ridendo sommessamente.
-Ma
quale parlare di te che è da quando sono arrivata che parlo
di me?-
la riprese divertita. -E poi che è questa storia: parli poco
di te e
critichi pure come mi vesto!- continuò fingendosi sempre
arrabbiata,
ma tradendosi volontariamente con il tono di voce. Tanto sapeva che
quando Michiru non voleva parlare di se', la cosa migliore per
mandare avanti la conversazione era passare oltre. Elza si
alzò per
guardare meglio i propri vestiti allo specchio posto vicino alla
scrivania: -Cos'ho che non va?
-Non
c'è niente che non vada, è solo che sei
incredibilmente femminile!-
spiegò Michiru divertita.
-Che
ci vuoi fare Michiru? Ho già caldo qua in Giappone che in
Estate si
trasforma in una cappa di calore, l'idea di andare in Brasile mi fa
venire ancora più caldo. Mi preparo per quando
sarò là!
-Sei
insolita, ma stai bene.
Elza
sorrise contenta a quell'affermazione. -In effetti non te l'ho mai
chiesto Michiru: tu preferisci le ragazze femminili come te, quelle
più maschiacce stile Haruka o quelle che sanno essere una
via di
mezzo come me?- Ad Elza a volte piaceva provocarla quando erano da
sole.
-Smettila-
disse lei esasperata, mentre andava in bagno. -E comunque non sapevo
che eri così in confidenza da chiamarla per nome e senza
onorifici!-
la prese in giro.
-Che
ci vuoi fare? Io vengo dal Sud America, non c'è nessuno che
lì usa
il cognome con tanto di onorifico per riferirsi a un coetaneo!-
Michiru restò stupita ricordando che in tono più
educato era lo
stesso discorso che le aveva fatto Haruka quando le aveva chiesto di
chiamarla per nome per non continuare a farla sentire un'estranea
anche lei. -E poi sai che io e lei abbiamo una certa antipatia a
pelle. Infatti se ci fai caso nemmeno lei usa titoli onorifici per
rivolgersi a me, ci prova riuscendoci quasi sempre con tutti, tranne
che con me.
-Non
sapevo che potessi essere risentita da ciò.
L'altra
sbuffò e preferì cambiare argomento: tanto a
pelle le era piaciuta
fin da subito Michiru, così tanto da sfidare ogni previsione
di
essere allontanata dalla freddezza emanata dalla violinista a
chiunque non la conoscesse, tanto non le era simpatica Haruka. Da un
punto di vista sportivo non poteva che stimarla, ma per tutto il
resto il loro era stata un colpo di fulmine quanto ad antipatia
reciproca. Decise perciò di virare l'argomento su cose
più
concrete, meno campate in aria: -A che ora hai l'appuntamento?-
chiese sporgendosi per guardarla mentre si metteva una molletta ai
capelli e si sciaquava il volto.
“Ancora
con questa storia?” si chiese quasi
esasperata. -Alle 11.
-E
cosa vai a fare?
-Vado
a prendere un aperitivo.
-Fico!-
esclamò quella smettendo (forse) con le sue domande: -Non
siamo mai
andate a prendere un aperitivo insieme. Non ti facevo una tipa da
aperitivo!
-Ogni
tanto si può prendere anche qualcosa di diverso dal
thè- pensò e
iniziò a canticchiare chiedendosi se Haruka a mezzogiorno
prendesse
bevande alcoliche o analcoliche. E quale di quei due generi di
bevande preferiva in generale?
-Michiru,
tu non ti trucchi mai, a parte per le occasioni importanti?- le
chiese Elza di punto in bianco dopo averla ascoltata, sorridendo,
intonare quella breve melodia.
La
ragazza la guardò stupita attraverso lo specchio mentre si
lavava i
denti. Con un gesto della mano le fece segno di voltarsi. -Michiru se
è per sciaquarsi la bocca puoi sputare anche se ti guardano
gli
altri- disse l'altra che era già capitata altre volte in
camera sua
mentre si lavava i denti.
La
risposta di Michiru arrivò poco dopo, appena finì
di asciugarsi la
bocca. -Non secondo le impostazioni che mi hanno dato i miei.
-Ma
i tuoi sono antiquati!- si lamentò Elza rigirandosi dalla
sua parte.
-Secondo
le regole della mia famiglia non dovrei nemmeno farti entrare in
camera da letto. Soprattutto non vestita così-
ridacchiò mentre
aprì l'armadio per scegliere il vestito da indossare.
-Secondo
le regole della tua famiglia non dovresti nemmeno parlarmi: dimmi tu
se non è antiquato questo!
Michiru
si mise davanti un vestito celeste con le maniche corte e subito dopo
uno rosa chiaro senza maniche, piegando la testa di lato per capire
quale le stesse meglio.
-Il
primo ti sta meglio- si permise di suggerirle.
-Uhm,
trovi?- chiese riportandosi il vestito celeste di nuovo davanti.
Stava per dare retta ad Elza quando pensò che non era il
massimo
uscire con Haruka indossando il vestito consigliatole da Elza che non
immaginava nemmeno che uscisse con la sua acerrima nemica. -Hai
ragione, ma oggi c'è davvero caldo: forse è
più pratico questo.-
Elza fece spallucce, così Michiru rimise dentro l'armadio il
vestito
celeste.
-Comunque
per tornare alla tua domanda di prima: raramente mi trucco se non
è
per una cena importante o un concerto.
-Sfido
io: sei bellissima comunque.
-Grazie-
disse facendo la finta modesta. Una delle cose sulla quale aveva
massima sicurezza era proprio il suo aspetto fisico.
-Mi
piacerebbe poterti truccare.
-Dici
sul serio?- chiese stupita Michiru mentre si toglieva la molletta dai
capelli.
-Me
lo concederesti?
-Che
cosa??- domandò perplessa dal bagno dove si era diretta per
rimettere la molletta nel beauty.
-Di
truccarti.
-Ora?
-Anche
questo è contrario alle regole della famiglia?-
domandò entrata
anche lei nel bagno.
-Ma
non mi va di andare truccata.
-Allora
dopo te lo togli.- chiese recuperando dalla busta un pennello per
definire il contorno della labbra.
-Dov'è
il coso? Il boccetto con il colore!- chiese
spazientita.
-Ahahah,
un termine da vera amante della cosmesi.
-Non
scherzare, dai!
-Ahahah,
è questo il coso con il colore?
-Sì,
ecco, appunto.- prendendo il boccetto fra le sue mani. -Dai Michiru,
me lo devi!- intanto che toglieva il tappo e prendeva anche un
rossetto.
-E
perchè dovrei?- chiese incrociando le braccia al petto e
sollevando
un sopracciglio con fare inquisitorio.
-Innanzitutto
perchè preferisci andare a prendere l'aperitivo con non so
chi
anzichè con me e secondariamente perchè
preferisci dare ragione più
ai tuoi genitori che al tuo cuore.
-Elza,
la nostra è una bella amicizia.
-Basta,
non dire altre bugie. Non oggi che parto almeno.- Elza aveva
l'impressione che andando via Michiru si sarebbe allontanata da lei.
Strano, non lo avrebbe mai creduto prima di conoscere Haruka. Michiru
prima di allora infatti non vedeva che lei. Non frequentava
nessun'altro se non lei. Da quando invece era spuntata Haruka, alle
competizioni si vedeva che guardava principalmente Haruka. Poi,
Michiru le aveva sempre detto di essersi incontrata casualmente fuori
dai campi sportivi con Haruka, ma dovevano essere incontri che
portavano i loro frutti, dal momento che ogni volta che si
incontravano alle gare erano sempre più confidenziali.
L'ultima
volta erano quasi distese, cosa che prima di allora non era mai
capitata dal momento che per quanto Michiru si sforzasse di essere
cordiale con lei, Haruka teneva sempre una certa distanza tra loro.
Senza contare che era per colpa di Haruka se Michiru si era messa
nella testa di provarci con il suo batterista per provare a se'
stessa che a lei non piacevano le ragazze. Ma era così
evidente che
in realtà le preferiva!
Elza
prese Michiru per un braccio e la portò in camera, prese una
seconda
sedia dalla scrivania e la mise di fianco a quella che aveva
già
spostato prima dove si risedette, tirando Michiru per il braccio e
così costringendola a seguirla.
-Bene
e ora che vuoi fare?- le domandò Michiru.
-Voglio
dimostrarti che non saprò i nomi dei cosmetici, ma che se
voglio
sono molto brava a metterli.- Così appoggiò gli
oggetti presi dal
bagno sulla scirvania, prima prese il rossetto che
passò sulle
labbra della violinista; poi prese il pennello dalla punta sottile
che intinse nel boccetto, per iniziare successivamente a delinaeare i
contorni della bocca di Michiru. Quanto avrebbe voluto essere lei a
ricevere il primo bacio in assoluto di Michiru!
Dal
canto suo Michiru si fece rapire dalle carezze che il rossetto, sotto
i gesti gentili di Elza, compiva sulle sue labbra, risvegliando il
desiderio da qualche tempo assopito di provare a baciare la persona
che aveva di fronte. Poi fu la volta del pennello dalla punta sottile
che rafforzò quello strano desiderio. Elza lo faceva apposta
a
disegnarle il contorno labbra così a fior di pelle da
rendere
rilassanti i suoi gesti, compiuti però con tale lentezza da
essere
quasi snervante? A due spanne di distanza da lei, con lo sguardo
concentrato sulle sue labbra... Michiru sentì che non ce la
faceva
più, doveva provare: non le bastava più tenerle
la mano,come stava
facendo in quel momento. Elza infatti non le aveva lasciato la mano
un momento da quando la portò in camera e forse non
casualmente l'appoggiò proprio sulla sua gamba.
Nonostante
Michiru realizzò solo in quel momento di avere la mano sulla
sua
gamba, non la distolse: voleva quei contatti fisici che accendevano
lei un desiderio. Lei desiderava quel bacio, che fosse anche
solo un bacio stampo, ma lo voleva. Così, lasciandosi
sopraffare
dalle emozioni si abbandonò alle attenzioni di Elza che
sorrise un
attimo quando capì che finalmente avrebbero potuto
dichiararso i
propri sentimenti con quel bacio. Sapeva che se l'avesse baciata lei
per prima, nessun'altro avrebbe potuto sperare di aver la meglio:
Michiru era troppo fedele per mantenere il piede in più
scarpe una
volta preso un impegno in modo così serio. Certo, non aveva
mai
avuto una relazione prima, ma Elza quando ne ragionava con la
pittrice sapeva che la fedeltà era sinceramente legata a
lei. Mise
perciò giù il pennello e ritornò a
fissare quelle labbra perfette.
Ritornò ad avvicinare il proprio volto a quello di Michiru
che
dall'espressione del suo volto si capiva che non chiedeva altro che
quello! Senza volerlo il pretesto del trucco era servito a qualcosa
che altrimenti forse non sarebbe mai accaduto.
Elza
prese poi un attimo le distanze da Michiru, guardandola con gli occhi
chiusi. Sarebbe stata lei ad insegnarle come baciare? Ma poteva
considerarsi una brava maestra? In fin dei conti aveva dato il suo
primo bacio ad un amichetto quando aveva quasi tredici anni: erano
entrambi alle prime armi, si stavano annoiando e decisero di provare
ad allenarsi tra loro perchè erano come fratello e sorella
quindi i
loro baci non avrebbero avuto alcun significato. Dopo due o tre baci
però capirono che non era un buon passatempo e che, proprio
in virtù
della loro amicizia fraterna, baciarsi faceva quasi senso. Nessuno di
loro avrebbe baciato il proprio fratello solo per imparare come fare!
Per
lei perciò quel bacio non sarebbe stato tecnicamente il
primo
-chiuse gli occhi- ma sicuramente sarebbe stato il primo dato
con cognizione di causa, come espressione del sentimento che provava
per l'altra persona, come coronamento di qualcosa che moriva dalla
voglia di fare da troppo tempo ormai. Se avesse potuto si sarebbe
subito fiondata sulla sua bocca per avere finalmente
quell'attesissimo bacio, ma doveva sempre tenere conto che Michiru
era una ragazza moderata, totalmente alle prime armi e che il loro
primo bacio doveva essere dolce e tenero, non istintivo come era lei.
Perciò mentre si avvicinò lentamente al suo volto
iniziò già ad
assaporare il bacio che sarebbe arrivato pochi secondi dopo quando le
loro labbra si sarebbero finalmente incontrate.
Qualcuno
bussò alla porta. Le due ragazze aprirono gli occhi
destandosi
da quell'atmosfera d'intesa totale che si era creata fra loro. Si
guardarono negli occhi e poi si sentì la voce di una suora:
-Kaio-San?
Michiru
si alzò così di scatto e andando alla porta
appoggiò l'orecchio
alla porta parlando: -Madre mi scusi, sono appena uscirta dalla
doccia, è urgente?
-E'
la sua famiglia.
Che
strano: i suoi che la chiamavano. Neanche a farlo apposta proprio nel
momento peggiore! Avevano un radar forse? -Può dire loro che
li
richiamo fra mezz'ora? Finisco di prepararmi e poi li chiamo.
-Riferirò.
Michiru
si appoggiò alla porta tirando un sospiro di sollievo! Anche
Elza si
passò una mano sulla fronte fingendo di togliere il sudore.
-Se ti
beccavano qua con me, vestita come sono, sarebbe successo un bel
guaio.
-Potevo
sempre nascondermi nel bagno.
-Ahahah,
ma tu non sei la mia amante da dover nascondere.- rise cercando si
smorzare la situazione. Che diavolo le era preso? In cuor suo avrebbe
voluto ancora quel bacio, ma ora che era tornata alla realtà
e
recuperato la sua solita razionalità, si chiese il
perchè di
volersi abbandonare proprio a quegli istinti che stava cercando di
combattere.
Elza
fu urtata da quelle parole perciò si alzò dalla
sedia e si diresse
da lei. -Perchè non posso esserlo? Perchè lo
dicono i tuoi? Perchè
lo dicono le suore? O perchè lo dicono le altre ragazze
bacchettone,
tutte fatte con lo stampino?
-Elza
non è questo...- provò a giustificarsi Michiru
apoggiando le mani
al suo petto per allontanarla. Elza però non ne voleva
proprio
sapere di andarsene e appoggiando le braccia alla porta la
bloccò.
Michiru si portò una mano chiusa all'altezza del cuore. Che
cosa
voleva fare?
-Michiru
volevamo entrambe quello che stava per accadere. Non mentire. E' da
tempo che lo vogliamo, ci stiamo per affacciare al XXI secolo e non
c'è nulla di male se due persone che si vogliono bene si
baciano.
Michiru
non seppe cosa rispondere. Elza aveva ragione, ma lei aveva ancora
qualche reticenza. Sapeva che se l'avesse baciata, lei o qualunque
altra ragazza, avrebbe spazzato via ogni speranza di redenzione. Elza
ci riprovò a creare l'atmosfera di desiderio di prima. Le
accarezzò
il volto, la baciò sulla guancia e infine le
sussurrò: -Siamo fatte
per stare insieme.
-Siamo
fatte per stare insieme, principessa Nettuno.- le disse la
principessa Urano prima di baciarla al tramonto del sole che
rifletteva il proprio disco luminoso sulle superfici dell'acqua di
Nettuno.
Fu
un flashback.
Elza
le baciò la tempia. Anche nell'altra vita lei e Urano erano
riuscite
a dichiararsi prima della sconfitta da parte del Dark Kingdom. Ecco
perchè avevano infranto le regole e si erano viste
più volte
allontanandosi dai loro pianeti!
Elza
le baciò ancora la guancia. Che fosse Sasuke o che fosse
Elza, per
quanto potessero essere forti nessuno le provocava le
stesse sensazioni che le dava Haruka pur avendola conosciuta
da
pochissimo tempo. Era quindi destinata alla guerriera dei venti?
Elza
le baciò l'angolo della bocca. No, non poteva baciarla.
Prima le
sembrava così ovvio e naturale, ma in quel momento non c'era
più
nulla di naturale, non poteva baciare Elza mentre stava pensando ad
Haruka. Perciò non potendo allontanarsi girò il
volto di lato.
Elza
la guardò stupita, ci restò palesemente male -E'
impossibile
convincerti a lasciare i tuoi timori?- chiese mortificata.
Michiru
esitò prima di dirle la verità: -Elza io... Non
sono sicura di
quello che provo per te.- Non si potevano amare due persone
contemporaneamente. Chi voleva di più? Elza con la quale
aveva
costruito un rapporto di intesa fin da subito e con la quale, in sei
mesi, aveva costruito un rapporto più profondo
dell'amicizia; o
Haruka, con la quale aveva un rapporto più burrascoso, ma
per la
quale sentiva, dopo averla conosciuta da solo un mese, di provare
sentimenti la cui natura la spaventavano? “Credevo
che sarebbe
stato molto più facile baciare qualcuno”
pensò visto che
aveva sempre immaginato che le sarebbe bastato baciare Sasuke per
capire se era in un periodo di confusione o se davvero non era
interessata ai ragazzi. Invece ora si ritrovava ad aver respinto lui
e anche Elza.
L'atleta
lasciò cadere le braccia e non replicò subito.
Non stavano insieme,
ma era evidente quello che sentivano l'una per l'altra. Fino ad
allora Michiru aveva cercato e al tempo stesso negato contatti fisici
troppo intimi, ma non l'aveva mai respinta a parole. -N-non sei
sicura?- balbettò ad un certo punto.
-Scusa
Elza. Non so davvero cosa mi prende. Non voglio ferirti con le mie
parole, ma so che lo farei molto di più se ti lasciassi
credere ciò
di cui nemmeno io sono più sicura. Forse queste vacanze
tornano
buone per schiarirmi le idee.
Elza
avrebbe voluto chiederle perchè e da quando
iniziò ad essere
confusa, ma non disse nulla. Sapeva già da quando Michiru
aveva
iniziato a vivere il periodo più travagliato per i suoi
sentimenti e
il suo orientamento. -Va bene. Allora io vado.- Poi pensò
che
comunque non poteva farsi vedere così abbattuta,
perciò le disse
sforzandosi di sorridere: -Buone vacanze e buona meditazione!
-Grazie,
anche a te.- rispose l'altra senza guardarla in viso ma spostandosi
di lato per permetterle di rimettersi i sandali e uscire dalla sua
stanza.
Quando
Michiru chiuse la porta si appoggiò nuovamente ad essa e
lasciò che
qualche lacrima le segnasse le gote e le guance. Perchè era
così
sbagliata e perchè doveva far soffrire tante persone prima
di capire
chi era e che cosa voleva davvero? Volse poi lo sguardo verso la
sveglia. L'unica cosa che la faceva stare bene era suonare il
violino, ma non c'era più molto tempo. Improvvisamente le
venne in
mente che doveva chiamare i suoi genitori e che quindi doveva fare in
fretta a vestirsi altrimenti la Madre addetta alla portineria si
sarebbe preoccupata se non l'avesse vista scendere nel giro di una
ventina minuti e lei non voleva ritrovarsela di nuovo a bussare alla
porta per sapere come mai non era ancora scesa. Indossò
l'abito che
aveva scelto per uscire con Haruka, si mise un paio di sandali
abbinati, si tolse il rossetto che aveva fatto degenare la visita
cordiale di Elza, poi si diresse in portineria. Avrebbe finito di
sistemarsi dopo aver telefonato ai suoi genitori.
La
telefonata fu anonima e fredda come sempre. Sua mamma voleva sapere
come stava. Era da tanto che non si sentivano. Un minuto dopo la
cornetta passò nelle mani del padre che le disse di
comunicare loro
per tempo quale sarebbe stata la settimana in cui sarebbe tornata a
casa, così avrebbero potuto organizzare serate per mostrare
a tutti
gli amici il fiore all'occhiello di casa Kaioh e avrebbero anche
organizzato almeno un paio di giornate in compagnia di Hiroshi e la
sua famiglia. Sarebbe stata un'ottima occasione per i due giovani.
Michiru stava crescendo, ormai aveva già quindici anni ed
era giusto
che iniziasse a pensare ad un buon partito con cui convolare a
nozze**. Hiroshi, a detta del padre, era il migliore candidato.
Michiru lo ringraziò per averle ricordato cosa doveva fare a
quindici anni, ma il padre per niente avvezzo alla comicità
non
colse l'ironia nella frase della figlia e rispose che era nel suo
dovere di padre farlo. Quando Michiru riattaccò
pensò che almeno da
quel momento in poi non avrebbe più sentito le due persone
più
fredde del mondo.
Tornò
in camera. A modo loro le volevano bene, ma era un bene dimostrato
solo con i soldi spesi affinchè potesse avere la migliore
educazione
scolastica, comportamentale, musicale e tutto ciò che
potesse fare
di lei la massima eccellenza. Un'appetibile futura sposa per i
giovani eredi delle più illustri casate del Giappone.
Inizialmente,
quando vedeva come interagivano gli altri bambini con i loro
genitori, le mancava avere due genitori affettuosi e premurosi come
gli altri e, nell'ingenuità dei suoi quasi sei anni, lo fece
pure
presente alla madre. Lei
le rispose: -Loro fanno così perchè non vengono
da famiglie
importanti come la nostra. Per tutta la vita cercano di compendiare
con i sentimenti ciò che non possono comprare con i soldi e
fingono
pure di essere felici.- All'inizio lei ci credette perchè se
lo
diceva la sua mamma era vero. Poi crescendo capì che i suoi
genitori
non erano così infallibili come credeva. Soprattutto quando
a dodici
anni la misero in quel collegio. -Sei grande Michiru, devi diventare
autonoma e indipendente. Altrimenti nessuno vorrà sposare
una
ragazza che continua a fare affidamento sui genitori.- le
spiegò suo
padre. La scelta dell'uomo a cui non si era mai opposta fu molto
difficile da mandare giù. Le veniva da piangere, ma
ricacciò le
lacrime indietro più e più volte. Lei doveva
essere forte, non
voleva piangere. Anche se avesse voluto comunque non avrebbe potuto
farlo. Non apertamente per lo meno. Tutte le volte che piangeva da
piccola sua mamma l'aveva ripresa. -Una signorina di buona famiglia
non piange per una bottarella al ginocchio. Non è
dignitoso.- oppure
-Non essere sciocca, non devi piangere perchè è
morto il cane della
tua amica. Ne compreranno un altro con cui sostituirlo.- Come poi i
suoi genitori vennero a sapere che la famiglia della bambina non
voleva un altro cane perchè soffriva ancora per la perdita
del primo
e in più, avendo avuto nel frattempo una seconda figlia, non
avevano
i soldi per permettersi di mantenere anche un cane, decisero di far
smettere di frequentare quella bambina alla figlia. Era di un ceto
troppo inferiore, non andava bene per lei.
Era tanto
preoccupata di andare via di casa e invece un paio di mesi dopo il
suo arrivo nella nuova scuola privata iniziò a sentirsi
bene. Era
isolata, era vero, ma non cambiava nulla dalla sua situazione a casa.
Anche lì, essendo figlia unica, non aveva mai molta
compagnia e sua
madre era più impegnata ad appoggiare le scelte lavorative
del
marito e ad organizzare eventi con i loro amici che a dedicarsi alla
figlia. In realtà, scoprì con sorpresa, di stare
meglio senza loro.
Se in camera, d'Inverno, voleva indossare una felpa poteva farlo
senza che nessuno la riprendesse per il suo abbigliamento non consono
al suo ceto. Se voleva poteva frequentare una ragazza di buone
origini, ma più umili delle sue senza che sua madre si
scandalizzasse. Inoltre se arrivava ad essere tanto triste o
spaventata da non trattenere il pianto poteva piangere senza essere
ripresa.
Michiru si fece il
letto e mise a posto le poche cose fuori ordine nella sua stanza-
altra cosa che non poteva rimandare a casa sua: tutte le stanze
dovevano dare l'idea di non vissuto che la rendevano perfetta
all'occhio della madre-. Si sedette poi sul letto e pensò
per un
attimo a Hiroshi, era davvero un buon ragazzo e forse l'unico che
davvero sarebbe andato bene per lei: era un ragazzo molto colto,
raffinato, educato e alimentato da un'ambizione pulita, non di quelle
che portavano le persone a schiacciare tutti gli altri pur di
arrivare al loro obbiettivo. Inoltre lui era una delle poche persone
dell'alta società che badava anche all'animo umano delle
persone
oltre che al loro rango di appartenenza. Era da almeno due anni che
aveva iniziato a farle capire che era interessato a lei e nonostante
avesse sette anni in più si era sempre dimostrato molto
delicato,
timido, quasi leggermente impacciato. Michiru sapeva che aveva avuto
solo una fidanzata a quindici anni, ma che la storia
proseguì per
due anni e mezzo e che dopo di lei non ebbe più
nessun'altra. Forse
era per quello che era leggermente negato come corteggiatore, ma
tutto sommato a lei piaceva quel suo modo di fare: per lo meno era
l'unica persona a cui piaceva e che cercava di farglielo capire, ma
che non le metteva pressione per avere sviluppi nel loro rapporto.
Richiamò alla mente la sua figura: capelli corti, neri;
occhi scuri,
orecchie piccole, mani più grandi delle sue; magro. Facendo
i cacoli
che in Giappone nessuno era molto alto lui, pur essendo già
adulto,
era poco più alto di lei***. Non era certo alto come Haruka
che doveva
aver preso la sua altezza dal ramo occidentale. Lei doveva essere
almeno un metro e settanta e c'erano buone possibilità che
potesse
crescere ancora di un po'. "Haruka!"
pensò poi
girando di scatto lo sguardo alla sveglia. Erano già le
10.30,
doveva smettere di perdersi nei suoi pensieri e uscire per andare al
luogo del loro incontro.
_
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
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_ _ _ _ _ _ _ _ _ _
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
*In
Giappone la scuola è strutturata diversamente dalla nostra e
le vacanze estive sono costituite da un mese soltanto.
**
Seguendo un video di cultura giapponese ho scoperto che in Giappone ci
si sposa molto molto presto, già a venticinque anni si
inizia ad essere un po' fuori età per il matrimonio. Per cui
immagino che trent'anni fa (l'epoca in cui è ambientata la
fanfiction) ci si sposasse ancora prima e che forse all'epoca era a
vent'anni che si iniziava ad essere un po' troppo "vecchi" per sposarsi.
***per ulteriori
approfondimenti sulla figura di Hiroshi, leggere "Un'amara
verità" XD
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Super
presa dal lavoro, faccio veramente fatica a ricontrollare e rispettare
le scadenze, per cui lo slittamento di un giorno è diventato
una regola ^_^'
Spero
come sempre che questo capitolo possa piacervi.
Ringraziando
chi sta leggendo la storia, chi l'hai inserita tra le seguite, chi tra
le preferite e chi recensisce, vi auguro buona serata.
7.
Haruka arrivò con un
quarto d'ora di ritardo.
-Ciao, scusa, sono proprio
desolata, ma mi è venuto
tardi a casa mentre stavo studiando!- si giustificò.
Michiru la guardò e
pensò che con quel chiodo marrone
stava benissimo. Sembrava avere almeno due anni in più, ma
era
bellissima. O forse doveva dire bellissimo visto che tutto pareva
fuorchè una donna. Mentre si avviarono al bar molte ragazze
la
guardarono ridacchiando o commetando fra loro per quanto era bello
quel ragazzo. -Caspita, ne hai di ammiratrici!- commentò
Michiru
mentre Haruka sorrise contenta dell'effetto che da qualche anno
aveva iniziato a fare sulle ragazze.
Da parte sua Michiru non
mancò di mietere anche lei
qualche vittima con il suo fascino. Molti ragazzi vedendola si davano
delle gomitatine e uno di loro le fischiò pure. -Vedo che
anche tu
hai parecchi ammiratori!- Michiru rise composta conscia della sua
popolarità nel mondo maschile.
Si sedettero ad uno dei tavolini
fuori dal bar scelto e
furono subito servite da un ragazzo: -Buongiorno ragazzi, sapete
già
cosa ordinare o volete prima leggere il menù?- Haruka
aprì il menù
veloce e poi disse: -Ce l'ha il menù degli infusi e delle
cioccolate?
-Certo.- si girò e le
passò il menù richiesto che
stava nel tavolino vuoto dietro a lei. -Ci da un paio di minuti per
scegliere?
-Ok, torno dopo.- rispose
indugiando con lo sguardo su
Michiru che ricambiò il suo sguardo con un sorriso.
-Niente alcolici o analcolici?
Da quello che sapevo in America vanno molto di moda- chiese alla bionda
vedendo la pagina sulla quale si era soffermata.
-Vedo che sei informata!
-Beh,
non vivo fuori dal mondo!- ribattè l'altra con il tono della
voce leggermente divertito.
Haruka
sorrise prima di riprendere: -Il fatto è che io o sono
antiquata o nel sangue sono più giapponese che americana*.
Adesso là vanno di moda gli
aperitivi con quelle bibite o con i cocktail alcolici. Non mi
dispiacciono sai, però sono convinta che niente sia
più rilassante di un incontro al
bar davanti ad una tazza di thè o cioccolato.
-Mi stupisci davvero.-
commentò Michiru, mentre l'altra
appoggiò il menù.
-Non sei la prima a dirlo.-
nella sua voce era
percepibile una nota di allegria.
-Posso? Hai finito?- chiese la
ragazza dai capelli verde
acqua riferendosi al menù.
-Sì, si ho
già scelto.- Così Michiru lo prese e lesse
l'elenco della stessa pagina che stava leggendo Haruka.
Poco
dopo arrivò il cameriere di prima: -Avete scelto?
Le due ragazze risposero in modo
affermativo prima di fare l'ordine e il ragazzo si mostrò
particolarmente
ben disposto a trascrivere l'ordine della “bella
signorina” come
l'aveva definita lui. Certo, forse il sorriso e lo sguardo che lei
gli riservò favorì quella particolare cortesia
nei suoi confronti.
Haruka osservò
silenziosa la scena.
Quando il ragazzo si
allontanò Michiru prese parola:
-Mi ha molto sorpresa ricevere il tuo invito Tenoh-S- scusami...
Haruka-San.
-Mi sembra il minimo ricambiare
dopo l'ospitalità della
volta scorsa. Purtroppo non ho potuto invitarti a casa mia
perchè
ho le gare fra meno di un mese e sono così presa tra le
ultime
verifiche in classe e le prove per le gare che ho giusto il tempo per
riempire il frigorifero per il fine settimana!- rise.
-Se ti va dopo possiamo andare a
pranzo insieme.
-E hai intenzione di pagare tu?
-Certo.
-Allora non so se
verrò. O offro io il pranzo o vieni a
casa mia, quindi vedi tu cosa è meglio. In qualche modo io
mi devo
sdebitare.
-Non devi, sono io che dovevo
sdebitarmi con te.
-A proposito, mi dispiace
davvero per la mia reazione
dell'ultima volta.
-Figurati, sono io che forse ho
tirato un po' troppo la
corda.
-Sai, in genere io sono una
persona istintiva sì, ma
non fino a questo punto.
-Immagino...
-Ma ho pensato a quello che
è successo e probabilmente
è proprio perchè sono provata che ho avuto quella
reazione assurda.
-Tu dici?
Il ragazzo che arrivò
con i due infusi richiesti non
permise alle due di approfondire il discorso, giacchè
Haruka,
forse avendo intuito dove sarebbe andata a parare alla fine Michiru,
cambiò totalmente argomento quando il giovane se ne
andò.
-E tu Michiru, che programmi hai
per l'Estate? Vai da
qualche parte?
-No, penso che
resterò un po' in collegio, un po' a
casa mia e mi dividerò fra compiti, lezioni di violino e di
arte e nuoto.
-Nuoto?
-Sì, io pratico nuoto
agonistico e competo spesso per
la mia scuola in questo sport.
Haruka rimase sbigottita. Quante
risorse aveva quella
ragazza? Sembrava così fragile eppure riusciva a dare il
massimo di
sè in più discipline. -E sei molto brava?- glielo
chiese lo stesso,
ma intuiva già la risposta.
-Sì, ho sempre
vinto.- La risposta non disattese
Haruka. Michiru avrebbe voluto dirle che l'acqua era sua amica, ma
per una volta desistette da portare l'argomento al tema che con
Haruka le stava più a cuore. -E tu hai programmi?
-Forse torno in America. Sai,
anche io frequento una
scuola privata. Non è religiosa e prestigiosa come la tua,
ma non
penso che la mentalità cambi molto. Non mi sono fatta molte
amicizie
e a meno che non saltino fuori dei motivi validi non vedo
perchè
restare pure d'Estate.
Si vedeva solo guardandola che
Haruka non doveva essere molto estroversa (anche alle competizioni se
ne stava sempre in disparte) perciò apprendere che non aveva
molti amici non stupì
Michiru.
Per un po' parlarono del
più e del meno tra una sorso
di thè e l'altro. Michiru era davvero una compagnia
più che
gradevole quando non andava in paranoia. Ciò nonostante
anche quando
non parlava di elementi dell'universo, restava fuori dal comune. Era
un gradino al di sopra di tutte le altre ragazze della sua
età. Era
molto matura, ponderata e colta. Sapeva essere divertente quando
voleva, ma non era nelle sue corde passare le giornate in compagnia
con qualcuno solo per ridere. Inoltre la sua compostezza le
dava una classe che doveva essere insita in lei.
Michiru
era composta fin
nel ridere.
Michiru
aveva quindici anni e all'ora dell'aperitivo prendeva
il thè parlando di musica e teatro.
Michiru
non era una ragazza
qualsiasi.
Michiru
era come lei. Solo più riflessiva, più aggraziata
e
forse più posata.
Haruka
non aveva dimenticato chi era quella
ragazza che aveva davanti a se', - e come scordarlo se ogni volta si
finiva sempre a parlare di universi paralleli?- ma non poteva
più
fare a meno di vederla. Se ne era accorta nei giorni successivi
all'ultimo incontro. Lo capì dopo essere stata a casa sua e
dopo
aver ricevuto rivelazioni più personali sulla sua vita
privata che
le fecero capire quanto veramente si somigliassero più di
quanto
potesse sembrare in apparenza. Per certi versi così distanti
e per altri così simili, sembravano addirittura
una
complementare all'altra. Uscire per ripagarla della cena era un
pretesto perchè sapeva bene che la cena era per ricambiare
il suo
salvataggio, quindi non le doveva nulla, ma voleva vederla. Sentiva
di voler solo annegare nei suoi occhi e godere ancora delle sue colte
argomentazioni. Lei e Kameda erano le uniche persone che conosceva da
così poco tempo
e con i quali chiacchierare ininterrotamente era un piacere; erano gli
unici con i quali si sentiva a suo agio pur conoscendoli da poco,
ma al
contrario di Kameda con lei
si sentiva di poter parlare davvero di tutto. Anche di argomenti
più complessi e non comuni per ragazzi della loro
età, quasi
esclusivamente dediti alle frivolezze. Haruka non si era mai
innamorata, ma era abbastanza certa che ciò che sentiva per
Michiru
erano le avvisaglie di un amore emergente per quella talentuosa
ragazza.
-Sai
sono ancora dell'idea di fare un quadro che abbia te come soggetto.
-Davvero?
-Mh-mh.
-Perchè
lo chiedi a me e non ad Elza? Sarebbe molto contenta di posare per
te.
Michiru
aveva disegnato molte volte Elza mentre la guardava correre sulla
pista della scuola. Aveva un fisico tonico ed era uno studio
interessante per la raffigurazione dei muscoli in tensione del corpo
umano femminile. Di disegni di Elza ne aveva parecchi, anche qualche
schizzo di lei in pause ricreative. Molte volte nella pausa pranzo si
vedevano e mentre chiacchieravano si lasciava volentieri ritrarre da
Michiru. Eppure la pittrice si sentiva soddisfatta di quei disegni,
come se non avesse altro da aggiungere. D'altronde anche la
volontà di ritrarre Haruka era mossa dall'esclusivo
piacere di poter guardare ogni colta che avrebbe voluto una
raffigurazione realistica dell'emergente pilota. -Che esagerata.
-Elza
ha una cotta per te e tu lo sai bene.- disse la bionda. Haruka aveva
preso da pochi giorni coscienza dei sentimenti per la pittrice e ora
era determinata a capire se Elza doveva essere considerata una rivale
anche in amore oltre che nello sport.
-Ma
che dici?- mentì mentre le tornò alla mente
quanto accaduto quella mattina
stessa.
-Michiru-San
l'ho capito io che vi ho viste poche volte insieme. Tu non sei una
sciocca e lei è palese con te, quindi sai bene quanto me che
le
piaci.
-Ma
anche se fosse? Perchè t'impicci di quello che non ti
riguarda?-
chiese irritata alzando leggermente la voce.
-Michiru-San
non l'hai ancora capito che non mi interessa affatto sapere se tu
piaci a lei? Io voglio solo sapere se è a te che lei piace!-
rispose
Haruka anche lei con la voce alterata.
Michiru
restò spiazzata da quella dichiarazione. -E p...
perchè ti
interessa?- chiese titubante abbassando il tono della voce. Era
così
palese il sentimento che le legava? Ma soprattutto: cosa voleva dire
Haruka con quella precisazione?
-Io...-
presa da uno scatto di nervoso non si rese nemmeno conto di quello che
stava dicendo. Capì solo dopo la domanda di Michiru. -Io...-
Era arrivato il momento di dire la verità? Come poteva
spiegarle senza passare per ridicola? Lei gelosa
di qualcuno. Lei che esplorava il terreno dell'amore per una ragazza
che conosceva da circa un mese. -Michiru-San...- Si fece coraggio -Elza
non è l'unica a
cui tu piaci.
Il
cuore di Michiru iniziò a battere forte, che cosa intendeva
dire
Haruka? -Cosa vuoi dire Haruka-San?
-Io,
Michiru-San... Vedi, io non sono sicura, però credo...
-Kaioh-San?-
chiese un ragazzo alle spalle della violinista.
Lei
si voltò spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio
e si
trovò faccia a faccia con Sasuke -Oh mamma. Takahishi-Kun!
Che ci fai qui?-
nessun tentativo di dissimulare la voce che faceva intuire che si
trattava di una sgradevole sorpresa.
-Che
ci faccio io? Che ci fai tu che mi avevi detto che non potevi uscire
perchè eri malata.
-Ah,
io... mi sono ripresa da poco.- sorrise cercando di nascondere
l'imbarazzo mentre si alzò dalla sedia.
-Ti
riprendi da poco ed esci con lui invece che con me?
-E
allora ci sono dei problemi?- intervenne a quel punto Haruka che si
sentì interpellata nel momento in cui lui con un movimento
della
testa la indicò.
-Scusa
e tu chi saresti?
-Sono
la persona con cui Michiru-San ha preferito uscire- gli disse
alzandosi da tavola per guardarlo negli occhi. Sebbene fosse una
ragazza, Haruka era molto alta quindi non aveva nessuno da guardare
dal basso.
-Ehi,
Sasuke-Kun, tutto bene?- gli domandò Nakayama, il
chitarrista della sua
band.
-Sì,
sì- fece segno di ok con la mano e poi chiese agli amici di
allontanarsi. Quando il resto della band si allontanò da
loro Sasuke
guardò ancora Haruka e poi Michiru. -E' per lui che l'ultima
volta
mi hai respinto?
-Io
non ti ho respinto, ho solo pensato che stessi correndo troppo.
-E'
correre troppo un bacio sulla guancia dopo quattro uscite?- chiese
tra l'esasperato e lo scandalizzato lui.
-Io...
Non ero sicura che tu volessi fermarti al bacio sulla guancia e poi
avevo il mal di testa e infatti più avanti sono svenuta
strada
facendo. Vero?- cercando l'appoggio di Haruka.
-Sì,
è vero, io le sono testimone. Mi ricordo molto bene quel
giorno:
era Domenica e io tornavo da un'uscita con un amico. Poi si
è ripresa e poichè l'ho portata a casa sana e
salva mi ha chiesto di fermarmi a casa sua fin dopo cena.- Poi dagli
occhi di
entrambi capì che la sua frase era stata malinterpretata.
-Nel senso
che abbiamo continuato a parlare anche dopo cena.
Il
ragazzo era leggermente confuso, ma era evidente che il tipo di
Michiru era molto in confidenza con lei: la chiamava anche per nome!
-Kaioh-San perchè sei uscita con me pur essendo impegnata
con lui?
-Ma
noi non stiamo affatto insieme!- si difese lei.
-Io...
io non capisco. Pensavo che ci piacessimo e invece ora scopro che
non solo c'è un altro, ma che mi hai pure mentito!
-Takaihishi-Kun...
-Lasciami
stare Kaioh-San. Io non so chi sia tra noi due
“l'altro”, ma di
certo io non ci sto a farmi prendere in giro. Se inizi già
adesso
a mentire cosa faresti più avanti?
-Ma
Haruka...
-Non
mi interessa di lui, Kaioh-San!- la interruppe nuovamente -Con me hai
chiuso.
Non chiamarmi più.- e così dicendo se ne
andò arrabbiato. Michiru
in teoria avrebbe dovuto dispiacersi: quello che aveva considerato
fino ad allora la sua possibilità per redimersi l'aveva
appena
piantata in asso. In realtà si sentì sollevata
che le cose fossero
andate così. Sasuke dopo quell'ultima volta che si videro
l'aveva
chiamata tre volte in cinque giorni per sapere come stava e se se la
sentiva di uscire. Quell'insistenza la stava davvero soffocando. Come
soffocante era dover raccontare bugie ad un ragazzo per il quale non
provava alcunchè. L'unica cosa di cui si dispiaque fu essere
passata
per una bugiarda. Certo, Haruka ci aveva messo del suo ostentando una
confidenzialità che non avevano mai avuto. Mentre
tornò a sedersi domandò leggermente innervosita
ad Haruka: -Cosa ti è saltato in
mente di dirgli che sei rimasta anche dopo cena? Lo sai che
significato può avere una frase di questo tipo??
Haruka, che era tornata seduta dal momento
in cui lui dichiarò la fine della loro frequentazione,
trovò
modo di riflettere anche lei nel breve lasso di tempo che
passò
prima che Michiru le rivolgesse la parola. Michiru attirava
l'attenzione di molti ragazzi e fin lì non c'era nulla di
strano. Le
cose “strane” che aveva scoperto quel pomeriggio
erano il suo
essere estremamente a proprio agio mentre manteneva un atteggiamento
vagamente civettuolo con il cameriere mentre nel frattempo, in quel
periodo, stava frequentando
un altro ragazzo. Haruka si sentì di dover rivalutare le sue
idee:
avendola sempre e solo vista con Elza aveva pensato che potesse
essere interessata solo alle ragazze, ma ora le si palesava un'altra
ipotesi: forse era bisessuale. Ma poteva essere? La domanda della
violinista interruppe ulteriori indagini. -Scusa, ho capito dopo che
la mia frase suonava male, ma poi ho corretto il tiro.
-Sì,
ma non potevi starcene fuori e basta?
-Tu
mi hai chiamato in causa e quello mi ha pure preso per un ragazzo!-
ribattè con tono quasi offeso.
-Come
se la cosa ti dispiacesse. Tutti ti prendono per un ragazzo e tu
sorridi compiaciuta di te stessa e dei tuoi stupidi vestiti maschili
che camuffano le tue forme.
-Cosa
ne vuoi sapere tu delle mie forme?
-Ti
ho vista gareggiare.
-Ahhhh,
allora mi osservi attentamente quando sono in canotta e pantaloncini
corti- la provocò Haruka con un sorrisetto malizioso,
recuperando in fretta la
sua caratteristica sicurezza facendola arrossire. -Comunque quel tipo
non fa per te.- proseguì accavallando le gambe. Al diavolo
se le
piaceva qualcun altro! Adesso era con lei, che sentiva, con un certo
masochismo,
di voler aver la meglio su chiunque. Intanto uno
era appena stato fatto fuori!
-Non
puoi sapere quale sia il mio tipo ideale. Non ne abbiamo mai parlato.
-Innanzitutto
ti piace vedere cosa si nasconde sotto la canotta di una ragazza
più che in quello che ci può essere nei pantaloni
di un ragazzo...-
continuò a provocarla nel tentativo che la sua reazione le
potesse
dare un indizio circa le sue reali preferenze.
-Haruka-San,
ma c'era del vino nel tuo thè? Perchè oggi sei
davvero sfacciata!-
rispose l'altra che invece reagì allibita.
Haruka
rise di gusto- Michiru era la prima volta che la sentiva ridere
così
in sua compagnia e la cosa le piacque molto- :- Secondariamente:
davvero ti interessa andare avanti con un tipo che ti fa una scenata
così prima ancora
di starci insieme?
-Cosa
ti fa credere che non stessimo già insieme?
-Michiru-San,
le vedi queste?- domandò toccandosi le orecchie: -Si
chiamano
orecchie, sono fatte per sentire e l'udito non mi manca. Dimmi anche
solo una favola in cui due che stanno insieme si danno baci sulla
guancia!
Michiru
arrossì. Che stupida: Haruka era lì quindi aveva
sentito tutto.
-Comunque
davvero non siete fatti per stare insieme. Immaginati voi due fra un
anno con te che ti devi giustificare anche solo per andare a fare la
spesa da sola o per uscire con un'amica! Quello sarebbe capace di
farti una scenata pure se ti vedesse mentre pulisci con delicatezza e
dedizione il tuo violino!
Michiru
a quell'immagine rise. Come era venuta in mente un'idea del genere ad
Haruka? -Va bene, te lo concedo.
-Ma
lui chi è?- si decise ad essere più esplicita.
Voleva subito
informazioni su quel ragazzo per capire se doveva veramente competere
anche con lui. O forse solo con lui. Forse Elza aveva ragione e
Michiru preferiva uscire con i ragazzi e quindi la ragazza brasiliana
non era da considerarsi come una rivale. “No, se
preferisse uscire
con lui non gli avrebbe dato buca per uscire con me e poi non sarebbe
rimasta qui subito dopo essere stata scaricata” tentò
di convincersi. "Non
mi sembra nemmeno particolarmente turbata... O forse è una
ragazza orgogliosa e lo sta camuffando. Io se fossi in compagnia di
certo non mi farei vedere giù di corda per essere stata
"lasciata" da una tipa".
Michiru
le raccontò che era un ragazzo con cui aveva suonato un paio
di
volte in passato e con il quale era uscita qualche volta, ma tacque
di proposito le reali motivazioni per le quali aveva deciso di uscire
con lui. L'unica cosa positiva di tutto ciò fu che Haruka,
assistendo a quella scena, potesse pensare che, visto che usciva con i
ragazzi, fosse eterosessuale. "Anche
se il mio stato d'animo rilassato non aiuta tanto a convincere qualcuno
del mio interesse per lui... Non importa, l'importante è che
sappia che io fuori da scuola mi vedo con i ragazzi", incoraggiando
così le proprie congetture.
-Ma
davvero ti può interessare un tipo così?
-Cos'ha
che non va?
-Oltre
al carattere? E' un ragazzo carino, ma è ancora quasi un
bambino. Mi
è bastato alzarmi e vedendo che ero più alta di
lui non ha neanche
più avuto il coraggio di guardarmi in faccia. E' un
rammolito, come
può piacerti un tipo così? Io non lo vorrei mai.
-Sentiamo
allora: che tipo di ragazzo vorresti, Haruka-San?- la domanda le
venne di getto. Haruka sembrava averle offerto su un piatto d'argento
l'occasione per constatare una volta per tutte il suo orientamento.
-Mah,
non saprei... Non mi sono mai posta il problema francamente.- Haruka
pensò seriamente alla risposta da dare a quella domanda. Non
le
capitava quasi mai di parlare di ragazzi. Ogni tanto ascoltava i
discorsi delle compagne di scuola, ma avendo poco da aggiungere
preferiva
evitare quel genere di discorsi giacchè li trovava alquanto
noiosi.
Si trovava per cui per la prima volta a riflettere su un tipo di
ragazzo ideale, ma fu difficile ipotizzare qualcosa che per lei era
così tanto lontano dalla realtà. -Sicuramente non
deve essere famoso perchè più sono famosi
più sono farfalloni e poi deve avere abbastanza coraggio da
battersi,
verbalmente parlando, per la propria donna.- Stupendosi poi di aver
trovato tante cose da dire su un ipotetico ragazzo ideale.
Michiru
sorrise. Haruka aveva riflettuto tanto per trovare due argomentazioni
superficiali che avrebbero dovuto caratterizzare il suo ragazzo
ideale. Nonostante fosse molto femminile non era particolarmente
avvezza ai discorsi frivoli delle ragazze della sua età:
preferiva
concentrarsi su cose più serie. Inoltre, cosa avrebbe potuto
dire
lei dei ragazzi se già faticava tanto a trovarne uno che
potesse
veramente piacerle? Nonostante ciò qualche volta era stata
resa
partecipe della situazione sentimentale delle sue amiche dell'alta
società. Nessuna di loro doveva riflettere a lungo quando
doveva
descrivere il suo uomo ideale e tutte iniziavano a fare un elenco
infinito di pregi e difetti che il loro principe azzurro avrebbe dovuto
avere o non avere.
L'esatto contrario di Haruka. Tutti i suoi dubbi su una possibile
errata interpretazione dei sogni dell'altra erano stati fugati molto
più facilmente di quanto potesse immaginare. -Che
c'è, non ti
sembra una buona risposta?- la riportò alla
realtà la domanda di
Haruka che sembrava impaziente di avere una sua risposta.
-Oh,
sì, certo. Molto buona- finse la violinista vedendo un
sorriso
contento apparire sul volto dell'altra -Se pensiamo che prima o poi
diventerà famoso è l'esatto
contrario di Takahishi-Kun.
Haruka
fece spallucce: -E' così. Invece il tuo tipo
com'è? Non dirmi che
deve essere come quello lì!
-Ma
perchè continui ad interessarti della mia vita privata??
Haruka
la fissò per un attimo poi disse: -Michiru-San per quanto
riguarda
prima...- provò a farsi coraggio per proseguire il discorso
che aveva iniziati prima dell'arrivo di Sasuke.
-Ah,
che stupida, devo darti questo!- la interruppe immediatamante
Michiru. Non era sicura di quello che Haruka stava per dirle, ma se
la sua intuizione fosse stata giusta non sapeva se avrebbe retto a una
dichiarazione da parte della persona al cui fascino stava facendo di
tutto per sottrarsi. Era uscita sì, ma solo
perchè doveva portare
avanti il suo piano di diventare sua amica per convincerla ad
accettare la sua missione. Beh, un pochino anche perchè
comunque
l'ultima volta si era trovata bene in sua compagnia. Questa
cosa era positiva: sarebbe stato più facile trascorrere il
tempo
insieme in attesa di un nemico o pianificando un progetto per metterlo
fuori gioco... “Chi voglio ingannare? La
realtà è che mi trovo
troppo bene con lei”. I suoi
piani però erano chiari: non doveva confondere il lavoro con
la vita
privata e con buona forza di volontà e un bel po' di
razionalità sarebbe riuscita a togliersi dalla testa strane
idee sul pilota o qualsiasi altra bella
ragazza che l'avvicinasse.
Haruka
ci rimase un po' male. Per una volta che si era decisa a parlare dei
suoi sentimenti era stata interrotta. “Peccato
Michiru, non
avrai altre occasioni per sentirtelo dire.”
pensò leggermente
risentita.
-Ecco,
guarda, l'ho trovato per terra vicino ad una sedia della sala.
Haruka
guardò il biglietto per le gare che si sarebbero tenute dopo
poche
settimane. -Aaah...- disse Haruka.
-Penso
ti sia scivolato dalla giacca perchè era sulla sedia sulla
quale
l'avevi appoggiata prima che io riprendessi i sensi.
-Mh,
capisco...- rispose ricordando vagamente di averlo messo nella tasca
non sapendo se darne uno a Michiru. In effetti pensandoci bene non l'aveva più visto nel cassetto della camera dove avrebbe dovuto metterlo, ma aveva avuto
così tante altre cose da fare e a cui pensare che si era
completamente scordata di quel biglietto. Non si accorse neppure di averlo perso!
“Sarà
diventata di poche parole perchè l'ho interrotta sul nascere
del suo
discorso?” si domandò Michiru.
Provò comunque a farla parlare:
era stata una bella giornata era un peccato concluderla in modo
così
negativo. -E' un invito per assistere ad una delle tue gare?
-Sì,
è così...- Haruka si stava domandando se fosse il
caso di
darle quel biglietto. Nonostante inizialmente non volesse
perchè
voleva evitare ogni tipo di incontro con lei, ormai le sembrava
stupido cercare di evitarla visto che se si trovano al bar era
perchè
lei l'aveva invitata. Se davvero avesse voltuo evitarla poteva
ringraziarla con dei fiori o con un qualsiasi altro tipo di regalo da
farle recapitare direttamente dal negoziante. Invece aveva colto la
palla al balzo del doversi in qualche modo sdebitare per poterla
vedere ancora, rendendosi conto con quell'uscita che in
realtà nel suo cuore non le sarebbe bastato quel pomeriggio.
L'avrebbe voluta rivedere ancora e ancora, senza averne mai
abbastanza...
-Haruka-San
mi hai sentito?
-Scusami
stavo pensando... ad altro.- da quando aveva iniziato ad avere
pensieri così sdolcinati?
-La
mia compagnia deve annoiarti davvero molto.- Haruka aggrottò
leggermente le sopracciglia non capendo il senso della sua frase- E'
già la seconda volta che ti distrai in due volte che ci
vediamo.-precisò Michiru con una nota divertita nella sua
voce.
-No,
scusami davvero è solo che... Ho così tante cose
a cui pensare!
Quelle gare saranno molto importanti per me. Se dovessi vincere
passerei prima in classifica ed essere primi in classifica significa
passare di livello.- le disse facendole l'occhiolino.
Michiru
constatò che quell'occhiolino che Haruka aveva iniziato a
farle
spesso, in senso di confidenza, era veramente irresistibile. Era
contenta che per fortuna Haruka era tornata a parlare più
sciolta.
-Allora sei proprio decisa ad abbandonare il mondo dell'atletica?
-Continuerò
a correre, ma non sarà il mio futuro. Io voglio diventare un
pilota.
Devo decidere se di Formula Uno o se di moto: sono talmente brava sia
su una moto che in una monoposto!- concluse senza nascondere la sua
superbia.
-Caspita
sei molto sicura di te! C'è qualcos'altro su cui sei molto
sicura?
-Beh...
so di essere molto bella.- continuò a fare la narcisista.
Quello
era un lato di Haruka che conosceva in quel momento e nonostante non
sopportasse le persone presuntuose come i suoi, trovava il modo di fare
di Haruka divertente. Poi come darle torto? Era davvero bellissima.
-Beh, mi fa piacere vedere che la tua autostima è
così alta!
Haruka
sorrise, magari fosse stata così sicura di se' in tutto!
-Senti
Michiru-San, stavo pensando che se vuoi puoi tenerlo tu il biglietto.-
Michiru la guardò leggermente stupita- Sì, ecco,
mi farebbe piacere
se lo tenessi tu.
-Ma
è per venirti a vedere.
-Sì,
lo so.
-Grazie,
sei davvero molto gentile.
-Anche
tu mi hai invitato al concerto di beneficenza. Piano piano sto
pareggiando i conti.
-Ma
io non ho fatto queste cose per avere in cambio qualcosa.
-Lo
so.- le sorrise a quel punto il pilota.
La
giornata proseguì molto bene e le due restarono fuori anche
per
pranzo. Quando uscirono si dovettero salutare perchè Michiru
doveva
tornare in collegio e Haruka non abitava vicino alla scuola di
Michiru.
-Mi
ha fatto piacere vederti, Michiru-San.- le disse Haruka
-Anche
a me ha fatto piacere.- ricambiò il suo sorriso.
Nonostante
il loro saluto le due rimasero a fissarsi negli occhi. Entrambe con
le stesse emozioni in cuore e la stessa domanda: “Lei le
piaceva?”.
Haruka
non resistette, nonostante fosse memore dell'insuccesso della volta
precedente, ci riprovò ancora a toccare quei soffici capelli
che le
piacevano tanto. Perciò portò una mano fra
i capelli di Michiru. Erano
belli. D'altronde c'era qualcosa di quella ragazza che non fosse
bella? Michiru arrossì lievemente, ma non
allontanò la sua mano.
Haruka si piegò appena e avvicinandosi le disse: -Sei molto
bella...- con una calcolata pausa mentre avvicinò la bocca
al suo
orecchio prima di proseguire: -Michiru.- le disse Haruka a bassa voce
e detto ciò si allontanò appena per guardarla
negli occhi per farle
così intendere di non aver aggiunto di proposito quel
“San” che
le sembrava mettere troppe distanze fra loro. Drizzando poi la schiena
la salutò e mentre fece i primi due passi per allontanarsi
allungò
una mano per darle una carezza fuggevole sotto al mento. -A presto!-
rinnovò il saluto. Girata di spalle mentre proseguiva il suo
cammino
sul suo viso comparve un sorriso trionfante. Era stata una carezza a
tradimento, ma era stato bellissimo poter avere un
contatto così diretto con Michiru. Inoltre era abbastanza
sicura che le sue parole e il suo gesto avessero avuto l'effetto
desiderato sulla violinista.
Michiru
rimase basita, non era abituata a saluti da batticuore come quello.
Se solo Haruka fosse stata un ragazzo! Non avrebbe esitato tanto e,
uscendo più spesso,
forse in quel periodo si sarebbero già fidanzati.
Così invece Michiru
si sentiva con le mani legate. Non aveva un profondo rapporto con i
suoi, ma voleva loro bene e non voleva deluderli. Loro facevano tanto
affidamento su di lei e il suo buon senno. Ma perchè doveva
avere
tanto a cuore l'affetto e la stima di due persone che stavano
finalizzando tutta la sua vita al matrimonio? Come se quello e i
soldi fossero l'unico scopo nella vita di una persona. Così
mentre loro fantasticavano sul grande evento del suo matrimonio con un
giovane blasonato, lei si
faceva stregare dall'erede di una famiglia benestante, ma non di una
casata nobile da secoli; amante delle buone maniere e della cultura,
ma con una passione sfrenata per i motori; e, soprattutto, donna come
lei. La cosa più preoccupante era che questi discorsi prima
l'aiutavano a farle da deterrente per le sue strane inclinazioni, ma
adesso il parere o l'approvazione dei suoi genitori perdeva sempre
più valore.
_
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*Ultimamente
sto seguendo i video di una ragazza giapponese che forse conoscete
anche voi, Erikottero, che spesso fa confronti tra la cultura e le
usanze italiane e quelle giapponesi. Ho scoperto proprio ieri che i
giapponesi vanno al bar per bere cioccolata, cappuccino, the e altri
infusi stando sempre seduti (non c'è la consumazione al
banco). Infatti, se notate, nell'anime (e anche nei fumetti di Yamada)
quando Haruka e Michiru sono al bar sono sempre sedute con davanti
tazzè di... the (suppongo in base al
colore).
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Buonasera,
finalmente pubblico in anticipo! Il capitolo che vi sto per proporre
fa in parte riferimento al primo volumetto della saga "Lady in the
tower" di Yamada.
Il
capitolo è breve perchè nella versione originale,
scritta abbastanza di getto nei pochi momenti liberi (perciò
perdonatemi se possono esserci degli errori), era veramente troppo
lungo! Motivo per il quale ho deciso di spezzarlo in due parti.
Spero
che possa piacervi.
Come
sempre ringrazio chi sta leggendo la storia, coloro che l'hanno
inserita tra le seguite, quelli che l'hanno inserita tra le preferite e
le persone che recensiscono, commentando ed eventualmente dandomi
preziosi consigli.
Vi
auguro come sempre buona serata!!
8.
Le
giornate in collegio non finivano più. Erano tornate ad
essere
lunghe e pesanti come sette mesi prima. Gli sguardi delle altre
ragazze e la loro finta riverenza continuavano a non scalfirla, ma
al tempo stesso non si sentiva nemmeno più così
immune come prima.
Le mancava l'allegria e l'esuberanza di Elza, con il suo carattere
perennemente solare che le faceva quasi da scudo alla
negatività
delle sue compagne di scuola.
Sarebbe
dovuta partire la settimana prima della fine della scuola e invece
con quel matrimonio improvviso era partita due settimane prima
lasciandola nuovamente sola. Sola in compagnia di tutti quei falsi
sorrisi o sorrisi di convenienza che aveva imparato a riconoscere sul
volto dei suoi genitori con loro amici.
Per
fortuna non mancavano tanti giorni poi si sarebbe potuta ritirare nel
suo appartamento per un mese. In quel periodo di pausa, oltre ai
compiti per la scuola si sarebbe dedicata anche al violino, alla
pittura e al nuoto. Aveva talento per ciascuna di quelle discipline,
ma doveva tenersi allenata. Inoltre suonare le permetteva di
rilassarsi, mentre il nuoto le permetteva di sfogare tutte le energie
negative dovute al peso della sua missione. Credeva di meritarsi un
po' di riposo ogni tanto. Purtroppo non era mai stata particolarmente
brava a farsi amici e le compagne della sua scuola non l'aiutavano
certo a vincere propri blocchi. Erano tutte così
superficiali,
interessate esclusivamente all'apparenza, al buon costume e ai
cognomi più altisonanti della loro scuola. Preferiva
apparire snob,
piuttosto che fingersi come loro. D'altronde che cosa se ne sarebbe
fatta di “amiche” che la apprezzavano per
ciò che non era
davvero? Sostanzialmente non aveva problemi a relazionarsi con le
persone, solo che nessuna delle sue compagne di scuola poteva essere
una buona amica. A lei non interessava chi erano le loro famiglie,
quanto erano ricche e tornare a casa con una nuova importante
amicizia da esibire. Non era un caso che tra tutte l'unica a
guadagnarsi la sua attenzione fu Elza, figlia di una famiglia
borghese, libera dalla prigione delle buone maniere in cui tutte loro
invece erano state rinchiuse fin dalla più tenera
età. Elza era
l'unica che si mostrava per chi era davvero, fregandosene
completamente di quello che le altre avrebbero potuto dire del suo
essere così fuori dalle righe e anche dei rimproveri che
ogni tanto
riceveva dalle suore. Era un vulcano attivo e rendeva le sue giornate
gioiose e luminose proprio con la sua solarità e la sua
spensieratezza tipica di chi aveva la loro età.
Passò
ad un altro foglio ed eccola lì con il suo sorriso a
trentadue
denti, resi ancora più belli dal contrasto tra il bianco del
loro
smalto e la pigmentazione più scura della sua pelle. Tutte
le
compagne di scuola quando arrivò l'avevano guardata
incuriosite e
anche facendo battutine stupide e un po' razziste nei suoi confronti.
Anche lei l'aveva guardata incuriosita dal colore della sua pelle e
dei suoi capelli, ma per il resto restò indifferente come
sempre:
era una ragazza come tutte le altre. Ah, quanto si sbagliavano tutte
quante! Elza era una ragazza molto intelligente e non era affatto
come tutte le altre. Aveva la spontaneità e
genuinità che la
rendeva unica in quella scuola. Girò un altro foglio. Lo
schizzo
della figura indefinita di Sailor Uranus. Ricordava bene quando
l'aveva realizzato.
Dopo
il loro primo incontro ravvicinato. Come poi le confidò in
seguito
Elza stessa, le amiche già le avevano parlato di Michiru,
quando
chiese se c'era qualcuna veloce nella scuola con cui poter allenarsi
nella corsa. A una di loro venne in mente che Michiru era veramente
veloce, ma che aveva poi abbandonato il club di corsa. Di conseguenza
iniziarono a parlare di Michiru come di una persona asociale che si
dava un sacco di arie e quindi non parlava mai con nessuno credendosi
superiore a tutti. Nonostante le descrizioni Elza era incuriosita e
avrebbe voluto conoscerla.
Il
contrasto tra i racconti delle compagne e la fuga di Michiru avvenuta
nel loro primo fugage incontro, non fece altro che aumentare
l'interesse di Elza nei suoi confronti che perciò qualche
giorno
dopo chiese alle ragazze se sapevano dirle dove era solita mangiare
per pranzo Michiru, ma tutte le dissero di lasciarla perdere non era
una ragazza che faceva per lei. In realtà non faceva per
nessuno.
Nessuno era alla sua altezza.
Elza
pensò che da come la descrivevano sembrava essere veramente
una
persona altezzosa, eppure il suo istinto le diceva che tutte si
sbagliavano. Forse era solo timida o aveva motivi personali che la
spingevano a isolarsi dagli altri. Erano stati suoi occhi malinconici
e il modo in cui si era dileguata la volta precedente a farle avere
questa intuizione e lei, come sempre, voleva dare retta al suo
istinto. Così la cercò e fu il momento in cui la
trovò che Michiru
la scambiò per un momento per Sailor Uranus. Era talmente
immersa
nella lettura del suo libro che quando una figura alle sue spalle
comparve da dietro cespugli tendendo una mano verso di lei per un
attimo rimase come trasognata. Per la prima volta ebbe la visione di
Sailor Uranus che con un volto imprecisato era uguale a quella figura
che l'aveva colta di sorpresa: capelli corti e con la frangia che
ricopriva leggermente il diadema in fronte; l'orecchino al lobo
sinistro; la divisa alla marinara e guanti bianchi come quelli che
portava lei quando si trasformava. In quella breve visione che ebbe
Sailor Uranus le porgeva la mano coperta dal guanto sporcato da
qualche chiazza di sangue. Sailor Uranus l'aveva trovata? Elza la
riportò alla realtà salutandola con disinvoltura.
L'immagine della
guerriera dei cieli che stava cercando svanì nel nulla e
riconoscendo la compagna di scuola davanti a lei capì che
non era
chi stava cercando. Perciò l'espressione del suo volto in un
primo
momento stupito si rabbuiò alla constatanzione che
nonostante lo
sforzo non era ancora riuscita a individuare chi poteva essere la
guerriera a cui doveva portare la sua richiesta di aiuto.
Elza
non si lasciò mortificare dall'espressione delusa di Michiru
quando
la vide e perciò le chiese il permesso di sedersi di fianco
e ancora
prima che Michiru potesse rispondere si sedette. A quel punto senza
porsi troppi problemi attaccò bottone parlando del libro
riuscendo a
far parlare anche Michiru che le disse che stava leggendo quel libro
perchè lo trovava molto interessante. Elza sentendola
definire
interessante un simile mattone rise dicendo che finalmente capiva
perchè tutti dicevano che era una pallosona. Michiru, senza
prendersela, le disse che apprezzava la sua schiettezza. Per lo meno
era la prima a dirglielo in faccia e poi aggiunse che non era
necessario restare lì a farle compagnia. D'altronde se tutti
dicevano che era una pallosa ragazza asociale un motivo doveva
esserci. Sorrise mestamente. Elza si rese conto che come al solito
aveva parlato senza riflettere e per rimediare a quello che aveva
detto le disse, nuovamente senza pensare: -Non è
così, non devi
prendertela perchè se tu sei pallosa, io sono talmente
istintiva che
mi puoi considerare un animale!- Nell'esatto momento in cui lo disse
Elza arrossì, come le era venuto in mente di definirsi un
animale
davanti a una ragazza così schiva? Con sua sorpresa
però Michiru a
quella definizione iniziò a ridere e da lì
cominciarono a parlare.
Andarono
avanti nella loro conoscenza ed Elza un giorno le disse che lei le
sembrava una principessa chiusa nella torre più alta del
castello,
ma ancora non sapeva se si era rinchiusa volontariamente lì
in alto
o se era in attesa del principe che l'avrebbe salvata. Michiru
sorrise a quell'affermazione. Non era poi così lontana dalla
realtà
se si toglieva la parte del principe. L'amore non era una cosa che
l'aveva mai riguardata e mai l'avrebbe riguardata dal momento che le
sue missioni avevano la priorità su ogni cosa.
Michiru
abbassò lo sguardo, riguardando quello schizzo e tornando
ancora
indietro con la memoria.
Tornata
in camera Michiru decise di disegnare subito l'immagine che ebbe di
Sailor Uranus senza avere ancora chiara la sua fisionomia completa: era
la prima volta che poteva avere una vaga idea di come potesse essere la
sua compagna di battaglia. Anche se sarebbe stato tanto bello, quanto
troppo semplice che la sua compagna di battaglia fosse Elza, da quando
ebbe quel breve flash Michiru potè almeno raccogliere
qualche vago indizio che la potesse aiutare a riconoscere Sailor Uranus
fra tanti: ora sapeva che era di carnagione chiara e anche i capelli
erano di un colore chiaro.
In
realtà lo schizzo su Sailor Uranus non le servì a
molto, dopo tanti mesi passati a inseguirla nei suoi sogni fu semplice
riconoscerla fra tante il giorno che accompagnò Elza ad una
competizione con le migliori corridrici dei vari istituti. Non aveva
mai visto nessuno correre tanto veloce quanto Haruka Tenoh.
Girò
un altro foglio ed eccola lì con il suo fisico alto, tonico,
perfetto; lo sguardo serio perso in pensieri personali. Studiando
arte Michiru era diventata anche un'esteta e pensò sin da
subito di
non aver visto niente di più perfetto in vita sua. Haruka
sembrava
uscita da un quadro moderno dell'arte occidentale: quei quadri dove
pittori prendevano spunto dalla realtà, ma osavano sfidare
la natura
correggendo le imperfezioni delle cose e delle persone per dare vita
ad architetture, paesaggi, figure femminili e maschili perfetti in
ogni dettaglio. Soggetti che, al di là dei gusti soggettivi,
potessero essere indiscutibilmente belli. Haruka era perfetta in ogni
singolo dettaglio.
Il
tempo era passato, di schizzi ne aveva fatti da riempire un album
intero, e per quanto non si vedessero spesso, Haruka era diventata
qualcosa di irrinunciabile nella sua vita... Michiru si
fermò a
riflettere. Perchè non potevano vedersi più
spesso? “Perchè
Haruka è una ragazza che dopo l'ultima volta è
chiaro che ci vuole
provare con me, ma io non devo cedere.” si
rispose poco dopo.
Dopo
un paio di giorni in quella scuola diventata tutto ad un tratto
insostenibile, decise di contattare Haruka. Non ce la faceva
più:
aveva bisogno di stare in compagnia con qualcuno che la facesse stare
bene. Qualcuno che se all'apparenza era l'esatto opposto rispetto a
lei, scavando più a fondo si era dimostrata avere anche
tanti punti
in comune.
“D'altronde approfondire la nostra amicizia va a
vantaggio anche della missione” si
incoraggiò mentre attendeva che
la bionda rispondesse.
-Hai*,
Haruka Tenoh!
Michiru
sorrise felice nel sentire la sua voce.
Era
di nuovo arrivato il fine settimana. Michiru stava attendendo Haruka
sotto casa mentre pensava a quanto si era sbloccata la situazione da
quando decise di essere più amichevole con la bionda.
All'inizio
prendendo seriamente la sua missione forse anche un po' più
del
dovuto e cercando di mantenere altissime le distanze si era
presentata ad Haruka come nei suoi sogni: senza perdere la calma le
palesava la missione da compiere. Solo ora che aveva cambiato
strategia si rendeva conto che quella precedente non era stata certo
la sua mossa migliore: Haruka non la conosceva e lei continuava ad
avvicinarla esclusivamente per parlarle dell'Apocalisse e di una
missione che poteva sembrare più grande di loro. L'idea di
diventare
sua amica e abbassare le distanze (ma non la guardia!) invece le
aveva permesso di prendere maggiore confidenza e di poter
così
inserire il discorso del destino di Haruka senza che quella la
prendesse per pazza e non volesse più avere niente a che
fare con
lei. Certo, lei aveva usato il primo approccio perchè sapeva
che il
tempo stringeva, sapeva che non sarebbe riuscita a resistere ancora
per molto a combattere da sola contro demoni che il nemico riusciva a
fortificare sempre di più. Però doveva infondere
coraggio ad una
persona ancora ignara del proprio destino, non spaventarla
più dei
suoi stessi sogni.
Il
clacson di una macchina suonò e lei si risvegliò
dai suoi pensieri
vedendo l'autista della macchina davanti a quella che aveva suonato
fare segno di scusa e partire a semaforo verde. Guardò
l'orologio e
vide che erano già trascorsi cinque minuti. Non conosceva
bene le
usanze americane, ma si domandò se era tipico degli
americani
arrivare sempre in ritardo. In Giappone tutti erano puntualissimi,
lei inclusa. Non le era mai capitato di fare tardi, nè di
dover
aspettare gli altri. L'unica altra persona che conosceva e che diceva
di essere sempre in ritardo per le cose che non riguardassero la
scuola o le gare era Elza che però le spiegò che
era nel suo DNA
brasiliano.
-In Sudamerica siamo tutti ritardatari: abbiamo orari
molto dilatati e ci manca un po' il senso del tempo. Mio
papà dice
sempre che molti giapponesi faticano ad abituarsi ai loro ritmi, per
lui invece, uomo rilassato e pacifico da sempre, è stato
come un
toccasana poter finalmente vivere senza avere la fretta nel c...
Scusa, senza avere fretta!- Michiru ridacchiò
ricordando le parole
di Elza. Ad Elza piaceva definirsi una ragazza non troppo femminile,
ne' troppo maschile, ma per certi versi, se paragonata a lei e tutte
le altre ragazze del collegio, aveva veramente poco di femminile.
Eppure anche quel suo modo di essere le piaceva tanto.
-Ehi,
bella signorina mi sa indicare il bar più vicino?- Michiru
si voltò.
-Ho veramente molta sete!- completò Haruka sorridendo nel
vederla.
Michiru arrossì e sorrise timida: eccola lì,
finalmente non più su
un foglio, ma in carne ed ossa bella e perfetta come era solo lei.
_
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
*Hai:
in giapponese significa (come molte di voi sapranno) "Sì",
viene usato sempre all'inizio di una telefonata in quanto equivale al
nostro: "Pronto"
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Buonasera
(o buonanotte dovrei dire), pubblico finalmente la seconda parte del
capitolo precedente che come potrete constatare è veramente
sostanziosa come già vi avevo preannunciato.
Alla
fine del capitolo ho messo la foto delle due immagini a cui ho
accennato all'interno del capitolo e alle quali mi sono ispirata: nella
prima è raffigurato un veliero in mare con il sole e le
nuvole nel cielo, immaginate che attorno al sole, anzichè
esserci le nuvole, ci siano i pianeti; nella seconda c'è una
Madonna con il Gesù Bambino che è una
raffigurazione da me realizzata alle elementari secondo la tecnica
descritta. Grazie al disegno collocato sotto alla lastra di vetro si
tratta della mia unica vera opera d'arte, tutte le altre sono
rappresentazioni che solo il cuore di mamma può tenere
ancora esposte! XD
Ora
vi lascio alla lettura ringraziando come sempre chi sta leggendo la
storia, chi l'ha inserita tra le seguite, chi tra le preferite e coloro
che recensiscono la storia.
9.
Le
due ragazze parlarono per dieci minuti ininterrottamente parlando del
più e del meno finchè ad un certo punto Haruka
chiese a Michiru:
-Michiru-San, scusa se te lo chiedo, ma saranno dieci minuti che
camminiamo, eppure non vedo l'ombra di un bar. Non è che ci
siamo
perse?
-Non
temere, siamo quasi arrivate.- la assicurò ridacchiando lei.
-Speriamo-
borbottò Haruka infilando le mani nelle tasche dei pantaloni
con
fare leggermente annoiato.
-Il
bar in cui ti voglio portare è molto particolare. A te piace
l'arte,
Haruka?
Pur
non capendo il nesso tra le due cose la ragazza rispose: -Certo, mi
sembra di averlo dimostrato vedendo i tuoi quadri.
-Non
saprei, quando guardi i miei quadri hai sempre strane reazioni.
Haruka
non parlò subito, avrebbe solo voluto dimenticare la sua
reazione
assurda che la portò a scappare dalla casa di Michiru la
prima e ultima
volta che fu sua ospite. -E' perchè sono molto realistici.
-Non
vuoi spiegarmi meglio che emozioni provi vedendoli?
Haruka
ancora una volta non rispose subito, da quando aveva visto
l'ultimo disegno che Michiru le aveva mostrato, sognava spesso quel
castello che andava in
rovina, quasi come se vedendolo le si fosse sbloccato qualcosa nella
sua fantasia che la portava quasi sempre ad ambientare i suoi incubi
nei pressi di quella avvenieristica roccaforte. -Sono fantasiosi.-
Decise poi di tagliare corto.
-Lo
pensi anche del disegno dell'ultimo quadro che sto realizzando?- Non
ricevendo risposta Michiru provò a insistere ancora.
D'altronde se
stavano diventando amiche era proprio per poterle parlare della loro
missione. -Perchè lo sogni spesso allora?
Haruka
a quel punto si lasciò prendere in parte dal nervoso: -Quel
castello
non significa niente. Niente, hai capito?
-Perchè
reagisci così se non significa niente?
Haruka
si fermò di colpo ed alzando la voce rispose: -Innanzitutto
perchè
detesto le persone insistenti. Secondariamente perchè non so
come
fai, ma non hai alcun diritto di spiarmi nei miei sogni -quante cose
poteva aver scoperto Michiru sbirciando nella sua mente fuori
controllo?- Infine perchè quel castello non vuol dire
davvero
niente.
-Sai
bene che non ho alcuna intenzione di spiare la tua mente, se volessi
farlo me ne starei in disparte a guardare senza agire minimamente.
-Porca
miseria, ma perchè non vai ad infastidire Elza nei suoi
sogni? Sono
certa che pur di seguirti farebbe qualunque cosa: anche credere di
poter salvare le persone da un'ipotetica Apocalisse!
Michiru
si innervosì a quelle parole: era ancora convinta che fosse
tutto
frutto della sua fantasia? Come poteva essere così testarda?
Provava
sulla sua pelle sensazioni sempre più realistiche,
mischiando addirittura
frammenti di ricordi della vita precedente con situazioni attuali
eppure continuava a non voler credere a quello che le diceva di
notte. Dopo quasi sette mesi era ancora più che decisa a non
arrendersi. -Elza non è la persona che sto cercando. Ti sei
mai
chiesta perchè sei così veloce a correre?
-Perchè
sono molto alta!
“Che
risposta stupida!”
pensò subito Michiru: -No, non è per quello!
Perchè secondo te io
sono così brava a nuotare?
-Ma
tu sei brava in tutto non c'è paragone tra me e te!
Per
quanto fossero tutte risposte ben lontane dalla strada della
verità
di certo Haruka aveva sempre la risposta pronta.
-Io
vinco sempre perchè mi alleno certo, ma anche
perchè l'acqua è mia
amica almeno quanto il vento è tuo amico.
-Basta
Michiru-San! Basta! Non voglio più parlare di questi
discorsi. Tanto
non mi convincerai mai, mi fai incazzare e basta e se continui
così
me lo cerco io un bar dove bere qualcosa e noi possiamo anche
salutarci seduta stante!
Niente:
amiche o non amiche, Haruka continuava essere sorda alle sue parole.
Michiru, seppur innervosita e delusa, dovette arrendersi
all'evidenza. Proseguirono per un paio di minuti in silenzio
finchè
Michiru non disse: -Siamo arrivate.
Entrarono senza parlare.
Il
locale era molto bello: colorato, curato e spazioso. Appena
arrivarono furono accolte da una ragazza che domandò loro se
sapevano già quali servizi offriva il bar, Michiru rispose
in modo
affermativo aggiungendo di essere stata loro ospite già
qualche
altra volta. La ragazza sorrise e dunque chiese se sapevano
già cosa
fare. Ancora una volta prese parola Michiru affermando che per il
momento avrebbero preso qualcosa da bere, poi probabilmente si
sarebbero spostate in una delle salette accanto. La cameriera sorrise
contenta e le accompagnò a un tavolo libero.
Haruka e Michiru
continuarono a non parlare ancora per un po', fino a quando non
arrivarono le due tazze di cioccolata. Dopo averne bevuto un sorso e
aver aspettato che ne bevesse uno anche Haruka, Michiru si decise a
parlare. Era davvero illogico stare in compagnia con qualcuno per
restare
entrambi tesi. -Ti piace?
-Uhm...
sì, è un bel posticino.- senza guardarsi attorno.
-Intendevo
la cioccolata.
-Ah.
Buona.
Per
un attimo Michiru pensò di aver fatto male ad aver invitato
Haruka.
Solo perchè le loro ultime uscite si erano risolte molto
bene e
Haruka aveva manifestato il suo interesse per lei non voleva dire che
erano veramente compatibili. Sotto certi punti di vista si
somigliavano era vero, ma per tanti altri erano agli antipodi. Ad
esempio lei tendeva sempre a cercare di mediare quando litigava con
qualcuno, Haruka invece anche solo per un battibecco tendeva o a
imbronciarsi o ad aggredire verbalmente le persone. Non sapeva quale
delle sue due reazioni fosse la migliore: anche avere un muro
scontroso davanti non era il massimo.
Haruka nel frattempo iniziò
a guardarsi attorno annoiata. Non voleva guardare Michiru in faccia.
Non avrebbe dovuto uscire con lei quel giorno. D'altronde Michiru
restava pur sempre la pittrice un po' svitata che aveva conosciuto in
crociera: già nell'uscita
precedente non aveva fatto riferimenti ai suoi sogni, non poteva
aspettarsi che fosse guarita di punto in bianco. E lei come poteva
dire di provare dei sentimenti tali da provarci con Michiru? Se la
ragazza avesse ceduto al suo fascino e si fossero messe insieme
doveva mettere in conto che un giorno sì e uno no (quando
sarebbe
andata bene) doveva sorbirsi i suoi insensati discorsi. Davvero
voleva mettersi con una ragazza con quei disturbi? Forse
però aveva
visto qualcosa, magari un film che l'aveva traumatizzata, oppure
erano stati i genitori estremamente credenti e le suore che le
avevano riempito la testa di idee catasfrofiche sull'Apocalisse
preannunciata da San Giovanni.
Magari sarebbero bastate alcune sedute con uno psichiatra per
aiutarla a superare le sue paure sull'imminente Giudizio Universale.
Stava ragionando su questa possibile soluzione quando la ragazza di
fronte a lei riprese parola. -Sai, io sono già stata qui.
-Ho
sentito.
-Al
di là di tutto il resto, quando prima ti ho chiesto se ti
piaceva
l'arte – Haruka si mise sulla difensiva raddrizzando la
schiena al
ricordo della discussione avuta poco prima -E' perchè
questò caffè
è molto particolare.
-Ah,
sì?- chiese senza enfasi nella voce.
-Li
vedi tutti questi vasi, vetri colorati, dipinti e modellini che
decorano il bar?
-Sì.-
dando una leggera occhiata alle decorazioni del locale.
-Sono
prodotti realizzati dalla clientela del bar.- Haruka la
guardò
perplessa senza capire il significato di quelle parole. -Vedi, in
questo bar, incluso nel prezzo della consumazione ti danno anche la
possibilità di creare qualcosa di artistico**. -Finalmente
Haruka
abbandonò la sua espressione corrucciata per assumerne una
stupita.
-Molti clienti realizzano questi pezzi artistici e poi li lasciano al
bar che espone i più belli.
-Non
ci credo, dici sul serio?
-Certo,
perchè non dovrei?
-Wow...-
dopo un breve momento di riflessione passò un paio di minuti
osservando anche il resto dell'arredo domandando di tanto in tanto:
-Anche questo è stato realizzato da un cliente?- continuando
a
ricevere risposte affermative. -Caspita, quindi è un bar per
artisti!
-In
realtà ci sono anche tante persone che non sono artiste.
Potresti
farlo anche tu se volessi.
-Io??
-Perchè
no?
-Io
non ho una vena artistica, non ho mai realizzato niente di che,
più
che qualche scarabocchio da bambina.
-Allora
vieni con me. Ho scelto questo bar perchè ti vedo sempre
molto
interessata a ciò che realizzo, anche il modellino del
castello
nell'acquario ti era molto piaciuto, per cui se vuoi puoi vedermi
all'opera.
-Ne
costruisci un altro?- domandò preoccupata la bionda.
-No,
ci vuole troppo tempo per fare un modellino. Oggi volevo provare a
decorare un vetro. Ammetto di sapere fare molte cose, ma non sono
molto allenata a dipingere sul vetro.
-Non
ci vieni spesso qui?
-Come
ti ho detto la volta scorsa, a volte passa anche più di un
mese
prima che io torni a casa mia e non sempre ho tempo o voglia di
arrivare fin qui. Dai, vieni.- La incalzò poi alzandosi e
invitandola a seguirla.
La
portò in una stanza vuota chiedendo alla maestra
lì presente se
poteva dipingere su un vaso. -Molto bene, anche tu disegni?- chiese
ad Haruka.
-No,
no io guardo soltanto.
Haruka
non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a poter osservare Michiru
all'opera mentre si apprestava a dipingere una damigiana. La
manualità con cui delineva i contorni della figura era
sciolta; si
vedeva dal modo con cui con un fazzoletto toglieva le sbavature dei
contorni che si trattava di una mano esperta. L'odore dell'acrilico
era pungente, ma piacevole e Haruka restò ad osservarla
chiedendosi
cosa avesse in mente di realizzare. La maestra le aveva chiesto se
sapeva già cosa dipingere o se voleva prendere spunto da
qualcosa
del loro catalogo. Lei ci pensò e poi disse di sapere
già cosa
voleva fare.
Quando
Michiru ultimò i contorni della prima figura- un veliero
– La
donna disse: -Caspita è veramente brava!
-Grazie-
rispose Michiru alzando lo sguardo e interrompendo la sua
attività
per un momento -frequento un corso di arte a scuola e dipingo anche
per diletto. Molte cose però non le ho approfondite e quindi
non mi
sento molto sicura a dipingere sul vetro.
-Caspita,
se non ti senti sicura dopo aver realizzato ciò, non so cosa
sei in
grado di fare con le altre tecniche artistiche per cui ti senti
più portata.
-E'
molto brava- intervenne a quel punto Haruka -Le basti pensare che
espone già molte delle sue opere.
-Ah,
ecco perchè è così brava!
Haruka
intrattenne la donna parlando per cinque minuti delle doti artistiche
di Michiru che si sentiva leggermente imbarazzata: anche se era
un'artista molto apprezzata da chi aveva iniziato a conoscerla anche
come pittrice non era abituata a
tante lodi in propria presenza.
-E'
veramente brava! E tu, giovanotto? Mi sembravi abbastanza preso da
come sta dipingendo lei, sei sicuro di non voler provare?
-Io
non me la cavo molto con la pittura.
-Sciocchezze,
qui tutti possono dipingere ciò che vogliono. Avanti
siediti.- la
invitò -A cosa vuoi dedicarti? Pittura su tela, su vetro, su
ceramica? Se vuoi posso anche insegnarti a realizzare una cornice di
vetro o a creare un vaso di argilla.
-Accidenti,
davvero si può fare tutto ciò in questo bar?
-A
parte la scultura per ovvie ragioni di poca praticità qui
non si fa
distinzione di alcun tipo di arte.
-Caspita-
rimase stupita Haruka.
-Allora,
dimmi cosa vuoi disegnare e la maestra Ai, che sono io, ti
insegnerà
le tecniche.
-In
realtà non so se mi sento di cimentarmi in una cosa sulla
quale non
ho dimestichezza...- temporeggiò Haruka nonostante si fosse
già
seduta.
-Avanti.
Sembri un ragazzo sveglio, non puoi farti bloccare solo
dall'inesperienza. Anche perchè meno fai meno diventerai
esperto!
-Sì,
a me piace molto l'arte, però le assicuro che non
è il mio campo.
Mentre
Michiru proseguiva nella sua attività rimase incuriosita dal
modo di
fare di Haruka: non solo le piaceva vestirsi con abiti maschili che
potevano effettivamente farla scambiare per un ragazzo, ma le piaceva
lasciare le persone nella loro impressione errata!
-Lo
sai che più ci dedichiamo a cose nuove, più
stimoli riceverà il
nostro cervello e quindi aumenterà la propria
capacità di
apprendimento e di memoria?
“Apprendimento??”
Haruka non era certo una secchiona, ma le piaceva mantenere un buona
media scolastica (anche perchè suo padre era stato molto
chiaro: se la sua media scolastica fosse peggiorata stando in Giappone,
alla fine dell'anno scolastico avrebbe dovuto fare ritorno in America)
per cui l'idea che questo esercizio
artistico potesse aiutarla nello studio la convinse definitivamente
ad accettare. -Va bene. Vorrei disegnare qualcosa sul vetro anch'io,
magari però qualcosa di più semplice rispetto a
quello che sta
facendo lei.
-Ooooh,
molto bene!! Vedrai che con la maestra Ai, che sarei io, riuscirai a
disegnare qualcosa che ti possa rendere fiero. Innanzitutto direi di
partire con un vetro piano visto che sei un principiante.
Secondariamente dobbiamo scegliere la forma. Di che tipo lo vuoi?
Rettangolare, ovale, circolare, triangolare...
Haruka
ci pensò e poi disse: -Rettangolare!
-Molto
bene! Ora scegli da questo blocco il disegno che vorresti realizzare,
nel frattempo la maestra Ai, cioè io, va a prendere alcuni
vetri
rettangolari, così insieme, tu e la maestra Ai, decidete
quale
formato usare.- così dicendo uscì dalla stanza
canticchiando.
Quando
la donna uscì Haruka si rivolse a bassa voce a Michiru: -Ehi
Michiru-San! -La ragazza la guardò con i suoi occhi blu
-Anche a te dà
l'idea che la maestra Ai sia un po'...- completò il concetto
toccandosi la tempia con la punta dell'indice.
Michiru
rise composta prima di dire: -Tutti noi artisti siamo strani, no?-
Haruka
sorrise, mentre guardandola pensò: “Altrochè.
Se non fosse per
questa inspiegabile attrazione che sento per te...”
lasciò il
suo pensiero in sospeso mentre iniziò a guardare i disegni
da
realizzare.
Due
la colpirono: indecisa tra una macchina sportiva e una Madonna, alla
fine pensò che se avesse realizzato l'auto l'avrebbe potuta
appendere in camera propria se invece avesse realizzato la Madonna
avrebbe potuto regalarla ai suoi genitori quando sarebbe tornata in
America per le vacanze estive. Entrambi infatti, anche se suo
papà
era di origini giapponesi, erano cattolici, quindi probabilmente
avrebbero gradito.
Quando
la maestra tornò Haruka le indicò la figura
scelta! -Molto bene.
Quale formato vuoi?- domandò indicando le tre forme di
vetro. -Non
saprei... questo?- indicò il più piccolo.
-Non
va bene!
-Allora
questo...- indicò il vetro rettangolare medio.
-Nah,
ascolta la maestra Ai. I principianti è sempre meglio che
inizino
dalle forme grandi. Più è piccolo il vetro,
più precisione e
dimenstichezza con la punta dell'acrilico ci vuole; con quello grande
invece, anche se spaventa tutti perchè c'è da
dipingere di più, il
tratto potrà essere più sciolto e anche andare a
correggere sbavature e imprecisioni sarà più
facile senza andare ad intaccare i contorni accanto.- Così
dicendo appoggiò i due
vetri scartati su un tavolo posto alle sue spalle.
“Ma
allora perchè me l'hai chiesto?”
si domandò seccata Haruka.
La
donna estrasse poi il foglio richiesto da Haruka e disse: -Per prima
cosa dobbiamo posizionare il vetro trasparente sopra al disegno,
stando bene attenti di far combaciare gli angoli... Così...
Poi ti
serve il colore. Direi il nero.
-Faccia
pure.- rispose Haruka, aggiungendo mentalmente: “Tanto
farebbe
comunque come vuole lei.”
A
quel punto diede alcuni consigli ad Haruka su come stendere il
colore. La accompagnò per i primi cinque minuti poi vedendo
che
iniziava a prendere familiarità con l'operazione da compiere
guardò
Michiru e le disse: -Vedi che la maestra Ai, cioè io,
è riuscita a
convincere anche il tuo ragazzo?
Michiru
alzò subito lo sguardo verso lei, arrossendo appena. Anche
Haruka
guardò la donna, poi incrociando lo sguardo di Michiru
sfoggiò un
sorriso gongolante. Michiru abbassò lo sguardo cercando di
dissimulare l'imbarazzo. Non avrebbe mai immaginato che viste da
fuori potessero sembrare una coppia. -Non è il mio ragazzo.-
decidendo di tenere il gioco ad Haruka e non dirle che era una
ragazza.
-Ah,
sì, i ragazzi di oggi sono molto timidi, adesso dicono tutti
così-
rise poi la donna. -Eppure si vede lontano un miglio. Non volevo
prendervi in giro, siete veramente una bella coppia e poi il modo in
cui lui ha decantato le tue abilità artistiche... Si vede
che non
solo ci tiene molto a te, ma ti stima tantissimo e questa è
una cosa
molto rara e bellissima per i ragazzi giovani come voi!
Michiru
arrossì in modo più visibile. Poi si
limitò a sussurare:
-Forse...- mentre tentò di riprendere la sua
attività e passare
alla fase successiva: colorare il suo veliero con il sole e tutto il
sistema solare attorno in lontananza... evitando accuratamente lo
sguardo di Haruka.
Era
così evidente che ad Haruka lei piaceva? Fino a che punto
lei non
voleva capire e fino a quale punto invece non capiva davvero? Aveva
sentito Haruka osannare la sua bravura, ma non le aveva dato molto
peso. Eppure ripensandoci il tono con cui ne aveva parlato era quasi
fiero. Ma la stimava davvero o era solo ammirazione per la sua
bravura in arte?
Haruka
nel frattempo si limitò a lanciare di tanto in tanto
occhiate a
Michiru, contenta della frase della donna. La maestra Ai era un po'
suonata, ma ci aveva visto bene. Chissà che le sue parole
non
fossero di buon auspicio per il suo obbiettivo. Michiru imbarazzata
che ogni volta che incrociava il suo sguardo guardava subito altrove
era ancora più irresistibile. Traumatizzata o meno, non
c'era nulla
che un bravo psichiatra non potesse risolvere e insieme avrebbero
potuto veramente formare una bella coppia.
Diverse
ore dopo, durante le quali cenarono anche al bar al termine del loro
lavoro, le due ragazze uscirono.
-Allora,
che ne dici di questo pomeriggio?
-E'
stato fantastico, è un posto magnifico! - esclamò
Haruka entusiasta
come mai la pittrice l'aveva vista prima di allora. -I giapponesi
sono persone con idee stravaganti che neanche agli americani, popolo
molto fantasioso, verrebbero in mente! Non avevo idea potesse
esistere un posto come questo! E' pazzesco! Senza contare che sia
l'aperitivo, sia la lezione con la maestra Ai, che è lei-
specificò
facendo ridere composta Michiru -e sia la cena erano tutti inclusi
nel prezzo base!
-Quindi
sei soddisfatta.
-Altrochè,
quando porterò quella Madonna a casa e dirò che
l'ho dipinta io non
ci crederanno.- disse ripensando al suo quadretto già
confezionato
in una busta regalo. -Certo, non sono ai tuoi livelli. Una damigiana
così bella e complessa, con dei colori così
realistici sono degni
di una pittrice professionista.- così dicendo estrasse la
damigiana
dalla busta che stava portando (a causa del peso Haruka aveva
insistito per scambiarsi i sacchi così da non affaticare
troppo
Michiru): era veramente bella. Se pensava che poi il disegno era
stato fatto a mano libera e i colori erano di un colore tanto
azzeccato da rendere ancora più suggestiva l'immagine si
convinse
che la pittura era davvero un dono innato per certe persone.
-Ci
sono voluti anni di studio, non è che sono nata e a un anno
con un
pennello in mano già realizzavo vedute en plein air.
Sono
passata anche io per la "fase Ligabue”!-
ridacchiò
composta.
-Li...
Liga... Liga... Chi?
-Non
conosci Ligabue?- Haruka negò -E' un pittore occidentale, lo
abbiamo
visto in un corso di arte.
-Perdona
la mia ignoranza, io non faccio arte, conosco solo gli artisti
orientali più famosi.- si giustuficò con tono
rammaricato.
-Non
ti preoccupare è normale.- la giustificò
comprensiva la ragazza con
i capelli verde acqua. -Si tratta comunque del massimo esponente
della pittura naif. Una pittura priva di studi
accademici e
quindi caratterizzata da tratti molto semplici, quasi "infantili"
in un certo senso.
-Molto
interessante.- disse Haruka realmente interessata al discorso prima di
cambiare argomento, mettere via la damigiana e riprendere a camminare
-Sai, è la seconda volta che annullo l'appuntamento che
avevo con
Kameda-Kun! La prima volta perchè i miei nonni mi hanno
invitato a
casa loro, oggi perchè mi hai invitata tu... Spero che mi
perdoni,
ma sicuramente lo farà. E' un ragazzo tanto caro, molto
accomodante... Comunque ne è valsa la pena!
-Mi
fa piacere sentirti dire ciò. Sai, non ero mai venuta con
nessuno
qui.
-Sul
serio?
-Sì
-Non
ci sei venuta nemmeno con il ragazzo dell'altra volta?
-Takahishi-Kun?
No, non eravamo poi così in confidenza.
-L'hai
più visto?- colse subito l'occasione per informarsi. La
violinista
negò con un cenno della testa. -Vi siete sentiti?- ancora
una
risposta negativa.
-Quindi
è tutto finito!
-Non
c'è altro di cui parlare? Perchè finiamo sempre
per parlare della
mia vita sentimentale e non parliamo mai della tua?
-Ah,
ehm... Sì...Ecco... Quindi dicevi che non verresti qui con
chi non
hai in particolare confidenza.- Michiru restò sorpresa dalla
risposta di Haruka. E' vero che sperava di farla smettere, ma non
pensava che alla domanda di parlarle della sua vita sentimentale
avrebbe cambiato così drasticamente il suo atteggiamento.
-Eppure tu
ed Elza siete molto legate, perchè non l'hai mai portata qui?
-Con
lei ci vediamo ogni tanto nell'aula di pittura. Però, in
realtà,
non siamo mai uscite dal collegio.
-Ah...-
Haruka rimase sorpresa da quella risposta. -Eppure tu ogni tanto
torni a casa quindi potete uscire da lì.
-Sì,
ma non è mai capitata l'occasione.
-Così
io ed Elza siamo le uniche che hanno avuto il privilegio di vederti
all'opera mentre dipingi.
-Esatto.
-Quindi
mi devo considerare sulla buona strada.- disse con un sorriso
trionfante.
-Sulla
buona strada per cosa?
-Prima
o poi potremo chiamarci per nome senza onorifici!
-Ahahah-
rise composta Michiru senza aggiungere altro. L'idea di chiamare
Haruka per nome le faceva un po' strano. Vedeva quel
“San” come
una sorta di barriera invisibile che l'aiutava a restare un minimo
immune al fascino che l'altra ragazza esercitava su di lei.
-Intanto
un altro traguardo l'abbiamo già eguagliato.
-E
quale sarebbe?- domandò curiosa.
-Sembrare
una coppia!
Michiru
si irrigidì a quelle parole, ma finse scioltezza. -Non ho
mai
sentito una teoria più assurda.
-Io
invece penso che sia assurdo il tuo continuare a negare l'evidenza-
stranamente riuscì a controllare il nervosismo che le diede
la
risposta di Michiru.
-Sei
solo tu a pensarlo!
-Certo,
perchè ve ne state sempre per i fatti vostri.
-Hai
già dimenticato Takahishi-Kun?
-Chi?
Lo sfigato dell'altra volta?
-Che
ti piaccia o no, lui o la situazione dei fatti, io esco con i
ragazzi.
-Visto
che hai confermato tu stessa di non aver mai avuto un morosetto, ti
sei mai chiesta perchè?
-Va
bene, Haruka-San, è stato un piacere vederci, ma credo che
sia
arrivato il momento di salutarci.
Haruka
a quelle parole cercò subito di rimediare: perchè
era così acida
ogni volta che si parlava dei suoi ipotetici rivali? -Ok, ok. Scusa
se ho reagito così male è che non capisco! Che
cos'è che ti da più
fastidio, Michiru-San? Il fatto che io pensi che ci sia del tenero
tra te ed Elza, il fatto che si vede lontano un miglio che non eri
particolarmente coinvolta da quel Takahishi-Kun o è
semplicemente la
mia persona a infastidirti?
Michiru
si sentì un po' in colpa per i suoi atteggiamenti. Si
sentiva che
stava per ferirla come la prima volta che si salutarono vicino al suo
collegio
perciò cercò le parole giuste. -No, non sei tu...
E' solo la tua
insistenza.
Haruka
tirò fuori dal sacco che teneva in mano la foto, scattata
dalla
maestra Ai con una polaroid, che ritraeva loro due mentre mostravano
i loro lavori e si fermò ad osservarla. Lo stesso fece
Michiru,
arrossendo un pochino. A vedersi sembravano veramente una bella
coppia.
-A
quante persone hai spezzato il cuore, Michiru-San?- domandò
dopo una
lunga pausa Haruka con tono serio. Michiru alzò lo sguardo
dalla
foto e la guardò. -Tu ed Elza sembrate già una
coppia anche se di
fatto non lo siete, quel Takahishi-Kun era convinto che foste
prossimi a mettervi insieme, noi viste da fuori sembriamo una
coppia... Eppure con Elza non è successo niente per quanto
si veda
lontano un miglio che a lei tu piaci; Takahishi-Kun ci è
rimasto da
cani quando ha capito che non eri interessata a lui, e che non eri
interessata a lui si vedeva e si continua a vedere ora dal momento
che non l'hai nominato nemmeno una volta; con me ti metti sempre
sulla difensiva ogni volta che cerco di fare un passo avanti con te.-
Michiru non rispose. Tutto quello che aveva detto Haruka era vero.
-Sai prima, quando dovevo colorare i capelli della Madonna
avevo
pensato di farli verdi come i tuoi.- Michiru rimase spiazzata da
quell'affermazione. -Non ho mai conosciuto una ragazza con i capelli
di questo colore così inusuale. Così belli- le
spostò una ciocca
di capelli dietro l'orecchio, indugiando di proposito nel contatto
con esso. -Così bella...- disse a bassa voce. Michiru
iniziò a
sentire sempre meno i contatti con la sua razionalità nel
momento in
cui Haruka con le dita le accarezzò l'orecchio. E
perchè poi in
quel momento lasciava che quella mano che si era presa la
libertà di
accarezzarle il volto con il dorso, senza domandare se potesse farlo,
le regalasse dolci sensazioni? Restava lì a boccheggiare
lasciandole
prendersi una confidenza che fino ad allora non avevano mai avuto e
che le bloccava il senno. Avrebbe voluto fermarla, ma era bello
riprovare, più intensificato della prima volta vicino al suo
collegio, quelle sensazioni che solo il contatto fisico con Haruka le
dava e che lei non sapeva neanche definire. Erano semplicemente come
delle leggere scosse che partivano dalla pancia e si irradiavano
raggiungendo il cuore e il cervello, annebbiandolo totalmente.
Guardò
Haruka: i suoi occhi verdi un po' felini dalle lunghe ciglia, i morbidi
lineamenti del suo volto, il naso piccolo. Si soffermò poi
sulle sue labbra:
una giusta via di mezzo tra il sottile e il carnoso. Per la prima
volta da quando si conobbero sentì il desiderio di baciarla.
Haruka
non aveva mai avuto problemi a flirtare con le ragazze, erano le
altre che prima cedevano con gran facilità e poi si
presentavano la
volta sucessiva dicendo che non potevano andare avanti
perchè era
sbagliato. Michiru era l'unica con la quale aveva dovuto lavorarci un
po' prima di poterla finalmente vedere vacillare. Per la prima volta
Michiru la guardò con la bocca semichiusa e con occhi
smarriti, il
fatto che però non la allontanasse voleva dire che era sulla
strada
giusta: lo smarrimento era dovuto a quel contatto fisico che stavano
avendo. Chissà se provava lo stesso turbinio di sensazioni
positive
che sentiva lei nel suo cuore? Nonostante di contatti fisici di quel
tipo con qualche altra ragazza ne avesse già avuti non le
avevano
mai provocato delle sensazioni così forti. Stavolta non
sarebbe
finita come tutte le altre volte: non si sarebbe lasciata andare
all'impulso del momento per finire con alcuni bacetti innocenti e
sentirsi poi dire la volta dopo che non potevano più vedersi
perchè
era sbagliato, le ragazze dovevano stare con i ragazzi e tutte le
altre menate di quel genere. Se le altre volta infatti non si
trattavano neanche di cottarelle, stavolta i sentimenti che provava
per la ragazza che aveva davanti erano troppo importanti per rovinare
tutto e farsela sfuggire. Etero, bisessuale o omosessuale che fosse
non le importava niente: voleva Michiru e basta.
Così si armò di forte
autocontrollo, allontanò la mano dal suo volto dai
lineamenti tanto
dolci, la guardò con occhi maliziosi e disse:
-Bellissima...- si
avvicinò fino a fermarsi a qualche centimetro dal suo viso
prima di
proseguire mormorando: -... e così irraggiungibile.
La voce bassa
di Haruka le fece provare un brivido lungo schiena che corse dal
basso verso l'alto seguendo la linea della colonna
vertebrale.
L'esordiente pilota si permise poi un contatto
fisico ancora più audace: un bacio sulla fronte. A Michiru
si fermò
il fiato nel ricevere quel gesto così inaspettato.
A quel
punto Haruka cambiò totalmente tattica e
allontanandosi da lei,
recuperando lo sguardo e la voce di sempre affermò:
-Michiru-San- il
modo in cui lo disse risvegliò l'altra dallo stato di
torpore in cui
si trovava -io sono assai convinta che se io fossi un ragazzo tu non
ti ostineresti tanto ad allontanarmi. Se è questo che
però vuoi, è
inutile proseguire con le nostre uscite. Io rischierei solo di farmi
idee sbagliate e di darti fastidio con i miei modi di fare.
-Ma...-
Michiru non riuscì a dire altro, le emozioni provate erano
troppo
forti e le impedivano di dire qualsiasi cosa di senso compiuto.
-Sono
arrivata alla mia moto.- così dicendo si fece ridare il suo
sacchetto rendendo alla pittrice ancora trasognata quello della
damigiana. -Grazie del bel pomeriggio e buon proseguimento.- se ne
andò.
-Ma...
Haruka-San...
Lei
non si girò nemmeno: si avvicinò alla sua moto,
posizionò il
quadro con la lastra di vetro in modo che fosse al sicuro e mise in
moto lasciando una Michiru del tutto spiazzata e immobile in mezzo al
marciapiede.
Qualche
minuto dopo una Kawasaki blu sfrecciava per le vie principali di
Tokyo. Baciare Michiru le aveva dato un'incredibile scarica di
adrenalina. Certo, era stato solo un bacio sulla fronte, ma
finalmente era riuscita a soddisfare quel desiderio che nel giro di
due incontri era diventata un'impellente necessità:
finalmente era
riuscita a posare le sue labbra su Michiru. E ora era lì,
come una
stupida, ad andare alla velocità massima consentita per dare
sfogo
alle emozioni suscitate da quel bacio.
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*In
un altro video pubblicato dalla yuotuber Erikottero e navigando
successivamente su internet ho scoperto che in Giappone esistono
veramente tanti bar strani (ce n'è uno addirittura
per i propri amati peluches!), tra cui uno anche che ti permette di
dedicarti all'arte in varie forme.
La
fanfiction è ambientata all'inizio degli anni '90, in
conformità con la messa in onda dell'anime, per cui non so
se all'epoca esistesse già un bar di questo tipo, ma come ne
sono venuta a conoscenza ho pensato che potessere essere interessante
portarci Michiru che è un'artista in compagnia di
Haruka.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Buonasera,
poichè per due/tre settimane non sarò a casa e
quindi il prossimo aggiornamento slitterà di qualche giorno,
ho deciso di pubblicare in anticipo di un giorno il nuovo capitolo.
AVVERTIMENTO numero 1: questo capitolo inizia subito con un altro
incubo di Haruka, per cui le scene qui descritte non pssono che narrare
eventi catastrofici che coinvolgono cose e persone (da questi capitoli,
vi ricordo, il rating della fanfiction).
Avvertimento
numero 2: qui, come l'altra volta, vi sono alcuni riferimenti al nemico
che ha distrutto il Regno Argentato e alla nuova squadra di malvagi
(l'Esercito del Silenzio) che sta progettando di distruggere il
pianeta. C'è qualcosa che però non vi
sarà sicuramente chiaro in quanto frutto della mia
immaginazione, ma non temete: in uno dei prossimi capitoli, non so
ancora quale, vi verrà spiegato il suo significato. ;-)
Avvertimento
numero 3: il capitolo si ricollegherà direttamente
all'episodio 106 "Le due guerriere", quasi tutti i dialoghi sono stati
ripresi dal doppiaggio italiano, ma qualcosa che in Italia
è stato modificato o velatamente censurato, l'ho ripreso dalla doppiaggio originale.
Finiti gli
avvertimenti non mi resta che augurarvi buona lettura!! =D
Ringrazio coloro che stanno leggendo
la storia, che l'hanno inserita tra le seguite, tra le preferite e/o
che recensiscono i vari capitoli.
10.
Il
castello sta crollando sotto i colpi del vento che non fa altro che
far divampare l'incendio che sta uccidendo tutti i suoi abitanti.
Haruka
cerca una via di fuga. Quel castello, punta di diamante del
virtuosismo dell'architettura, sta crollando impietoso uccidendo
tutti coloro che fino a poco tempo fa aveva protetto come una madre
amorevole. Le punte decorative delle sue mura si staccano e
come
enormi schegge colpiscono tutta la gente che tenta di scappare, ma
con scarsi risultati: il vento è così
forte che le persone devono utilizzare tutte le proprie forze per poter
avanzare controvento, ma inesorabilmente vengono spinte sempre
più vicine al castello. I più deboli tentano di
aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di non essere spazzati via, ma molti
non riescono a mantenere la presa salda e vengono sollevati dal
vento. La scena è raccapricciante: la gente viene
schiacciata dai
blocchi di cemento che cadono crudelmente su di essa; altre persone
vengono sbattute violentemente contro le mura del castello; anche i
bambini
finiscono vittime di quelle punte che li trapassano da parte a parte
o scaraventati con forza inaudita contro le mura della fortezza.
Haruka resta come paralizzata davanti a una scena così
apocalittica.
Ad un certo punto sente la terra tremare sotto i propri piedi, tutti,
uomini, donne e bambini, urlano in preda allo spavento per quanto sta
avvenendo. Un rumore sordo accompagna le scosse della terra e
finalmente Haruka si riprende dallo shock iniziale e decide di
scappare. Una donna con un orecchio sanguinante viene spinta dal
vento che ora soffia dalla parte opposta e Haruka mentre la vede
scivolare contro la propria volontà verso un fiume impetuoso
vede da lontano
un bambino piangere sul corpo della madre colpita a morte da uno
stendardo del palazzo sollevato e scagliato addosso alla sventurata.
Non può lasciarlo solo perciò si avvicina, gli
mette una mano sulla
spalla chiamandolo: “Ehi, piccolo, vieni con me”
quello si volta
e il suo volto è sfigurato a causa del fuoco. Haruka ha un
sussulto
e in quello stesso momento un forte rumore sordo attira la sua
attenzione nuovamente sul castello. Sotto le scosse del terremoto le
torri cedono e crollano su se' stesse mietendo un sacco di vittime.
Le urla degli abitanti si fanno ancora più forti e
angoscianti e
mentre alcuni schiacciati solo in parte dalle macerie chiedono aiuto
ai passanti che non li degnano di uno sguardo, intento ognuno a mettere
in salvo se' stesso, il vento ora inizia a
sollevare la terra spaccandola e formando numerose crepe che si
allargano, trasformandosi in buie voragini che
risucchiano persone e cose. L'orrido era lì, nella
profondità della terra. Haruka, che si sente salva per
miracolo, monta in sella alla sua moto e scappa veloce verso le
colline di quel posto. Come ci sia arrivata non lo sa: fino ad un
attimo prima stava correndo sulla pista con la sua monoposto, il
tempo di un cambio gomme ed era a cavallo della sua moto davanti a
quel castello che improvvisamente aveva iniziato ad essere preda di
fiamme già altissime. Era stato angosciante vedere come il
terrore aveva
preso possesso di un luogo sereno e pacifico come quello. E' tutt'ora
angosciante vedere quell'impietoso spettacolo di un'esistenza
millenaria che viene spazzata via dalla furia omicida della natura che
si sta
abbattendo su tutto ciò che fino a poco prima era
appartenuto a quel
regno. Una figura bionda con i capelli lunghi, biondi e sottili scende
dal cielo. “Mamma!” esclama Haruka nel riconoscere
la madre.
“Haruka,
cosa sta succedendo al mio castello?”
“Non
lo so, mammina. Un attimo prima era in piedi e adesso sta crollando
tutto.”
“Haruka...”
sua madre è così triste.
“Mamma,
non volevo che ciò accadesse. Avrei difeso il castello come
se fossi
stata tu e invece non ho potuto salvare te e non ho neanche potuto
salvare il castello che ti avevo dedicato.” Haruka si porta
una
mano agli occhi per asciugarsi le lacrime e quando le allontana nota
che i suoi guanti da moto si sono trasformati in guanti bianchi...
sporchi di sangue. “Di chi è questo
sangue??” esclama
spaventata.
“Sono
le macchie di sangue delle persone che tu hai ucciso,
Uranus!” così
esclamando sua mamma perdendo consistenza si trasforma in una figura
con vaghe sembianze umane, ma senza forma. Gli occhi luccicanti
emanano la stessa malvagità ridente della bocca. In mezzo a
quella
che sembrerebbe essere la fronte di quell'ombra inquietante si forma
una sorta di stella a quattro punte. Dalla bocca non esce
più il
dolce suono della voce di sua mamma, ma una voce malvagia:
“Tutte
le persone che sono morte a causa tua. Le vite che hai sacrificato
per non rinunciare ai tuoi sogni di piccolo meccanico!”
Come
osa quell'essere mostruoso e ignorante a definire il suo talento per le
macchine e le moto un
sogno da piccolo meccanico??“Sta zitto, mostro!” le
urla lei.
Improvvisamente la terra trema, ma non è un terremoto,
guarda verso
il castello e dal mare un'onda di una portata mai vista prima si sta
elevando al cielo. Haruka accende il motore e scappa con la sua moto
per la salita che porta in montagna. Per quanto sfrutti al massimo la
potenza del motore, quell'onda gigantesca è troppo grande e
potente
e la raggiunge in fretta. Haruka si volta e vedendola si prepara al
peggio quando una ragazza avvolta in una fascio di luce verde ferma
le acque e mette a tacere la potente risata diabolica di un uomo che
aveva iniziato a ridere alle parole di quella macchia scura amorfa.
“Ciao,
Sailor Uranus” ancora quel nome! Perchè tutti in
quel dannato
posto la chiamavano con un nome latino che ricordava quello del
pianeta Urano?
“Chi
sei tu?” chiede ad alta voce Haruka spaventata da tutti gli
avvenimenti appena vissuti e da quello tsunami altissimo che
però
resta alle spalle della ragazza che a mezz'aria si è posta
tra l'onda e lei.
Haruka
si svegliò di soprassalto. Il suo incubo non l'aveva
risparmiata
nemmeno quella notte. Eppure c'era qualcosa di diverso. C'era
qualcosa legato alla realtà, come se fantasia e ricordi si
fossero
uniti. Ancora una volta però non erano suoi ricordi. Lei in
vita sua
non aveva mai visto quel castello e non aveva mai indossato eleganti
guanti bianchi come quelli! Si alzò dal letto e si
affacciò alla
finestra. La luna calante era di tre quarti e poteva ancora
illuminare la sala con la sua luce debole. Michiru era sempre
presente. Era una delle poche costanti oltre al castello,
all'incendio e allo tsunami. Costante era anche il messaggio che le
portava. Come faceva ad intervenire nei suoi sogni era un mistero per
lei. Era davvero chi diceva di essere e fra i suoi super poteri c'era
anche la possibilità di interagire con le persone nel loro
sonno?
Come diceva di chiamarsi? Sailor Tritone? Haruka sorrise debolmente a
quella battuta mentale. Avrebbe continuato a fare quei sogni
terribili per tutta la vita? Erano ormai più di sei mesi che
andava
avanti con quella storia, svegliandosi sempre nel cuore della notte.
Svegliandosi
sempre con l'angoscia.
Con
le immagini, i rumori e le grida terrificanti ancora così
vividi,
pur nella veglia.
Cercò
di pensare ad altro spostando i suoi pensieri su Michiru... Erano
passati solo tre giorni, non l'aveva ancora sentita e avrebbe tanto
voluto chiamarla lei, ma aveva una tattica ben precisa in mente ed
era più che ferma nel suo proposito nel non farsi sentire.
Anche se
era ancora dell'idea di volere Michiru, avrebbe aspettato
pazientemente che fosse l'altra a farsi sentire. Aveva capito che
quella era l'unica tattica che forse sarebbe servita per far cedere
la violinista: nascondersi e farsi desiderare. Un pochino le faceva
strano, in genere lei adocchiava la "preda" e non si
ritirava mai indietro nonostante gli sfortunati risultati, ma Michiru
non era come le altre ragazze che se paragonate a lei diventavano
tutte ragazzine. Era così facile ottenere un sorriso da
loro: due
moine e due complimenti e cadevano all'istante. Non che poi le sue
“conquiste” si potessero definire un particolare
successo dal
momento che a parte qualche bacetto innocente a qualche ragazza non
era ancora riuscita a far decollare alcuna relazione. Come tornavano
a casa infatti le ragazzine dicevano tutto ai genitori i quali le
mettevano subito in guardia. I più pacati dicevano loro che
non
dovevano dar peso alla cosa: era una fase che poteva capitare quella
di scambiare una grande amicizia o stima per un piccolo amore; quelli
più guardinghi le allontanavano subito additando Haruka come
una
traviata. Come se le avesse obbligate quando in realtà le
erano
bastati la sua bellezza, qualche complimento superficiale e qualche
contatto fisico che alla fine si concludeva con baci stampi
più che
ben accetti da parte delle loro pargole, molte delle quali, ne era
abbastanza certa, avrebbero gradito non passare nemmeno per quel
gradino e passare direttamente ai baci più seri. Era lei che
non
voleva: se per tanti versi infatti era maschile, per altri restava
pur sempre una ragazza. Non era mai stata una di quelle che fin da
bambine si divertivano a giocare a fare le mamme o le mogliettine,
una di quelle bambine e ragazzine che sognavano il giorno del loro
matrimonio pregustando già quello che doveva essere il
giorno più
bello della loro vita. Non era mai stata una principessa nel
castello. Anzi, trovava estremamente noiosi i film romantici: le
sembravano tutti uguali, tutti patetici allo stesso modo, prevedibili
dall'inizio alla fine. Era certamente preferibile un bel film
drammatico o di guerra: lì sì che potevano
nascondersi diversi
colpi di scena. Eppure in quel cuore rude che si ritrovava c'era del
sentimentalismo: le piacevano le storie di amori tormentati o anche
quelle di guerra o avventura con il tema del romanticismo solo a fare
da sfondo. Chissà se le piacevano perchè li
sentiva più vicini a
se' stessa? D'altronde non aveva mai avuto fretta di innamorarsi (al
contrario di tante amiche che avevano iniziato a dichiararsi
innamorate perse già a tredici anni), preferiva dedicarsi ai
suoi
hobby, le moto e le macchine in particolar modo. Tanto anche quando
ci provava con le ragazze i suoi erano tutti successi a
metà,
conquiste che finivano sempre male. Forse era anche per quello che
dava un valore particolare al primo vero bacio. Non l'avrebbe dato a
una cottarella passeggera, ma solo alla persona della quale si
sarebbe innamorata. Fino ad allora non sapeva cosa fosse l'amore e
neanche sapeva a che età si sarebbe innamorata per davvero.
Le sue
amiche non erano un buon paragone: in America tutti i ragazzi
tendevano a voler avere quante più esperienze possibili; in
Giappone
invece erano tutti estremamente contenuti, raramente si vedevano le
coppie baciarsi in pubblico. A quindici anni certo che anche lei
avrebbe voluto sperimentare, ma non a caso come facevano le sue
compagne in America: dava troppo valore a quel bacio che non avrebbe
sprecato con una ragazzina che non riteneva alla sua altezza. Prima
di trasferirsi in Giappone non sapeva ancora bene chi avrebbe voluto
al suo fianco: sicuramente non una ragazzina ancora immatura e senza
carattere. Avrebbe saputo aspettare pazientemente, trovando altri
interessi nel frattempo.
Finchè
non la vide al termine di quella gara atletica che non avrebbe
scordato facilmente, il primo giorno in cui sentì per la
prima volta
quel nome a cui continuavano a ricorrere i suoi pensieri: Michiru
Kaioh. Bella, elegante e composta fin nel ridere; troppo intelligente
e introversa per cedere ad alcuni complimenti superficiali. Non era
una meta facilmente raggiungibile. D'altra parte anche lei aveva
perso tempo cercando di sfuggirle, senza capire che da come si
conobbero la ragazza era riuscita a introfularsi nella sua mente
anche da sveglia, oltre che nel sonno. Non era stato difficile tutto
sommato capire che si era innamorata, per quanto all'inizio le
sembrasse quasi impossibile conoscendola così da poco tempo.
Eppure
più si conoscevano più le sembrava che la loro
conoscenza affondasse
radici in tempi più remoti a quelli reali. Forse era anche
per
quello che nonostante le prime razionali opposizioni presto
capì che
era inutile ostinarsi nel voler scappare o nel non accettare i suoi
sentimenti. Il più era riuscire a capire come far cedere
Michiru e
adesso non le restava che aspettare che la ragazza si piegasse alla
lontananza forzata e si rendesse conto di cosa voleva veramente.
Restò
accanto alla finestra ancora per molto prima di tornare a letto, ma
senza riuscire a riaddormentarsi.
Haruka
e Michiru dopo l'ultima uscita a cena si sentirono al telefono solo
una volta. Fu Michiru a chiamare Haruka, ma la ragazza non sembrava
particolarmente propensa a chiacchierare.
Messi
da parte gli studi, per l'inizio delle vacanze estive Haruka aveva
iniziato a dedicarsi totalmente alle gare, mettendo volontariamente
da parte Michiru. Negarsi era l'unico modo per far capire a Michiru
se lei le mancava oppure no e nel caso in cui Michiru si fosse
trovata nella situazione di trovarsi bene senza le sue
“strane”
inclinazioni se ne sarebbe fatta una ragione.
Michiru
iniziò a ragionare sui propri sentimenti. Chiusa in quella
scuola
senza poter contare più su nessuno ne' all'interno ne'
all'esterno di essa, aveva iniziato a sentirsi ancora più
sola. La
solitudine, fidata compagna, stranamente le stava però
facendo
strani giochi portandola a ripensare di continuo al saluto di Haruka
dell'ultima volta. Ogni volta che si ritrovava da sola i suoi pensieri
la riportavano sempre ad Haruka. Sembrava che anche il tempo, suo
fidato alleato di sempre, le stesse girando le spalle: presentandole
il conto del suo continuo temporeggiare.
-A
quante persone hai spezzato il cuore, Michiru-San? … Elza,
Takahishi-Kun, me.- Continuava a ripensare a
quella domanda di Haruka
che non era a conoscenza del quarto nome: Hiroshi-Kun. Tutti in cerca
di entrare nelle sue grazie, come se si trattasse di una principessa
capricciosa e lei che non sapeva chi scegliere. Il volere dei suoi
genitori o il suo cuore? E il suo cuore per chi propendeva? Possibile
che si fosse innamorata di Haruka? Ma se fino a due settimane prima
era in camera in conflitto tra l'accettare il bacio di Elza e
respingerla... Bacio che
infine rifiutò nel momento in cui le apparve per la prima
volta il
flashback della sua vita sentimentale precedente e che l'aveva riportata per un
breve attimo su Nettuno, ai tempi del Regno Argentato, in compagnia
della Principessa di Urano che le dichiarava che sarebbero rimaste
insieme per sempre. Michiru arrossì lievemente. Che la
Principessa avesse avuto il potere di prevedere il futuro e sapesse
già che nonostante la morte o per quante
volte si sarebbero reincarnate si sarebbero sempre ritrovate? Possibile
che tutti gli sforzi di quell'ultimo anno servirono solo per
farle aspettare il vero amore? Ma davvero poteva credere che a quindici
anni avesse trovato il vero amore in una ragazza che conosceva da due
mesi appena? La stessa che millenni prima le aveva detto che avrebbero
infranto tutte le regole e si sarebbero riviste ancora per poter vivere
l'amore che, anche all'epoca, era nato contro ogni aspettativa. Tra
tutti gli abitanti di Urano e Nettuno di chi si erano innamorate le due
principesse obbligate a restare nei propri rispettivi pianeti? L'una
dell'altra, forse provando fin da subito una simpatia o una forte
emozione, nelle rare occasioni in cui erano state convocate insieme
presso il palazzo della Regina. Come l'emozione che era scaturita solo
guardandosi negli occhi la prima volta che si videro fuori pista.
Ogni
domanda trovava ora una risposta lampante.
Tutto
iniziava ad assumere senso: il primo forte battito del cuore vedendo
Haruka
sulla pista e riconoscendone la guerriera dei venti; l'emozione fuori
controllo nel vederla da vicino e il conseguente rifiuto di rivedersi
per posare per lei che le scatenò quel pianto improvviso, in
apparenza privo di senso; l'invito, quasi pregandola, di restare a casa
sua; la voglia di vederla e la felicità provata ogni volta
che si
dovevano vedere... Ma non poteva essere... Si conoscevano da
così
poco tempo! Due mesi costituiti anche di diversi mordi e fuggi. Com'era
possibile? Che potesse essere successo con Elza ci poteva anche
stare condividendo il collegio, gli stessi spazi comuni, ore intere
ogni giorno: Elza era l'unica che la conosceva per come era davvero
ed era l'unica che l'apprezzava lì dentro non
perchè figlia del famoso Masami
Kaioh, ma perchè era semplicemente Michiru. Haruka tanti
risvolti
del suo carattere non li conosceva, così come lei ancora non
poteva
dire di conoscere bene Haruka. Come poteva quindi dirsi innamorata di
una persona che aveva iniziato a vedere regolarmente fuori da scuola
solo da un mese?
“L'amore
non ha ragione” le venne in mente una frase che
sentì molte volte.
Forse era vero: potevano esserci vari motivi per cui le persone
potevano piacersi tra di loro, ma non c'era un perchè con
una
persona si voleva costruire un'amicizia e invece con un'altra
una solida relazione.
-Sono
sicura che se fossi un ragazzo non ti ostineresti tanto a
respingermi.- Era tutto così vero.
Più di una volta si era ritrovata a guardare i ritratti di
Haruka immaginando quanto sarebbe stato tutto semplice e bello se fosse
stata un ragazzo. Probabilmente avrebbe un po' civettato anche con
Haruka e prima o poi si sarebbe arresa, accettando la sua proposta di
diventare la sua ragazza. Se la loro relazione avesse superato un anno
avrebbe presentato Haruka ai suoi genitori che non sarebbero stati
pienamente d'accordo dal momento che non proveniva da una famiglia
prestigiosa come la loro, ma si sarebbero infine messi il cuore in
pace dato che comunque proveniva da una famiglia più che
benestante ed era un bravo ragazzo. Invece tutto questo non si
sarebbe mai avverato dal momento che Haruka era una donna. Maschile
sì, certo, ma pur sempre di sesso femminile e per quanto di
buona famiglia, brava, intelligente e talentuosa potesse essere niente
di tutto ciò avrebbe potuto far accettare ai due coniugi che
loro figlia fosse omosessuale. Quanto le faceva strana quella parola
riferita a se' stessa... Non aveva mai preso in considerazione che
proprio a lei potesse capitare di essere attratta dalle ragazze. Era
vero, non aveva mai avuto particolare interesse per i maschi, nemmeno
da bambina se si escludeva una piccola simpatia avuta per un amico ai
tempi dell'asilo, ma lei non aveva mai dato peso alla cosa. Sapeva di
essere ancora giovane e che era presto per essere veramente innamorata
di qualcuno. I dubbi arrivarono con Elza, ma anche lì
provò a dissuadersi da certi pensieri in tutti i modi
possibili, arrivando addirittura a voler pensare che fosse solo una
fase adolescenziale. Adesso però non poteva più
dire che fosse solo una parentesi se stava a combattere contro i
sentimenti che provava anche per Haruka, se il suo cuore batteva
più forte ogni volta che ripensava alla sua bocca appoggiata
sulla sua fronte e se i suoi pensieri la portarono svariate volte a
pensare come sarebbe stato ad avere la sua bocca appoggiata sulla
propria. Tanto sicura nella sua missione, tanto incerta sul da farsi
nella sua vita privata... Eppure non poteva più indugiare.
Il
tempo le stava dicendo che era arrivato il momento di fare i conti
con se' stessa: aveva quindici anni, stava tenendo in ballo tre
persone diverse (se si escludeva il povero Sasuke, eliminato due
settimane prima), tutto sommato compiacendosi delle attenzioni
ricevute da ciascuna di esse, ma senza decidere chi scegliere. Da una
parte il beniamino di suo padre che le avrebbe offerto una vita
sociale ed economica in discesa; dall'altra un'aspirante atleta per
la quale però a causa della lontananza i suoi sentimenti si
stavano velocemente
assopendo, facendosi invece vincere dai tentativi di corteggiamento,
per gradi sempre più arditi, dell'aspirante pilota. La
scelta per
l'atleta o per il pilota però, al di là del fatto
che per il momento non le
potevano garantire alcuna stabilità economica -cosa che le
interessava
molto relativamente potendosi mantenere da sola grazie al proprio
talento poliedrico-, non le avrebbe mai rassicurato un futuro felice
e sereno. Tutti, almeno negli ambienti in cui viveva, l'avrebbero
guardata male, pensando che si trattasse di una ragazza malata.
Inclusi i suoi genitori che sicuramente l'avrebbero cacciata di casa.
Passati
i primi giorni dovette però accantonare i suoi ragionamenti:
il mare
aveva iniziato a portare messaggi inquietanti dicendole che avrebbe
dovuto intensificare la ricerca del portatore del demone
dell'Esercito del Silenzio. Ogni giorno che passava si faceva sempre
più forte, ma nonostante ciò non riusciva a
localizzarlo con
precisione. Aveva solo capito in quale quartiere si trovava, ma non
sapeva chi fosse la persona dal cuore puro che era stata presa di
mira.
***
***
***
Il
giorno della gara era arrivato. Haruka vinse e passò in
testa alla
classifica. Se avesse chiuso la stagione in quella posizione avrebbe
guadagnato notorietà e sponsor. Gli sponsor le avrebbero
permesso di
prender posto alla scuderia migliore della sua categoria e quella era
il trampolino di lancio per la Formula 2: l'anticamera della Formula
Uno.
Dopo
aver festeggiato con i meccanici e i fan andò ai box.
Purtroppo quel giorno
così felice dal punto di vista professionale, fu triste da
quello
affettivo: suo papà aveva avuto un caso urgente in ospedale
e non
era potuto partire e anche sua madre dal momento che lavorava con lui;
Kameda
aveva giurato che ci sarebbe stato, ma non l'aveva visto; intravide
soltanto Michiru quando scese in pista, ma posteggiata la monoposto
non la vide più tra gli spalti. Le gare delle macchine erano
così noiose per lei?
Andava ad assistere solo Elza e lei non era all'altezza della ragazza
brasiliana? Lasciata da parte l'euforia della vittoria quella era
stata una giornata piuttosto deludente: teneva a poche persone, tra
quelle ne aveva scelte quattro per andarla a vedere e nessuna di loro
si presentò. Eccezion fatta per Michiru che però
non era riuscita a
reggere la corsa fino alla fine.
Era
ormai tardo pomeriggio, in pista e nei box non c'era più
nessuno.
Come aveva fatto a rimanere l'ultima ad andarsene tra tante persone
che lavoravano per le monoposto? Forse si era intrattenuta
più del
dovuto con i fan e gli intervistatori. Però era bello avere
dei fan e
ricevere tanti complimenti da parte di gente che era sicurissima che
l'anno successivo sarebbe passata di categoria. Fra quelle persone
anche un
gruppettino di belle ragazze che, senza troppi pudori, l'avevano
presa sotto braccio sperando di fare colpo e magari di essere pure
invitate a casa sua. Certo lei le aveva incoraggiate con i suoi
giochi di sguardi e battuttine allusive, ma di portarle veramente a
casa non se ne parlava proprio. Forse non sapevano neanche che era
una ragazza!
Entrò
nei box e vide un ragazzo mingherlino inginocchiato a terra.
Si
accorse subito che non stava bene affatto. Avvicinandosi riconobbe in
lui Kameda! E lei che credeva che non fosse andato a vederla! Cosa ci
faceva però il ragazzo in quel posto riservato solo ai membri del team della sua scuderia?
-C'è
qualcosa che non va?
Aveva
una mano sulla pancia e gemeva di dolore. -Aiuto...- disse a fatica.
La
risposta di Kameda la preoccupò per cui corse in suo
soccorso: -Ma
che hai? Ti sei fatto male?- Gli mise una mano sulla schiena per
fargli sapere che lei era lì e per comprendere le sue
condizioni
Lui
allungò una mano verso di lei, mentre senza riuscire ad
alzare la
testa disse: -Devi aiutarmi...- non finì la frase, urlando di
dolore
nello stesso momento in cui improvvisamente un grosso mostro
informe
uscì dalla sua schiena facendo istintivamente arretrare il
pilota di diversi passi.
Haruka
rimase esterrefatta: non credeva ai suoi occhi! Davvero quello che
stava accadendo era reale? Il mostro era altissimo, sembrava quasi composto da diverse masse rosse, aveva i
denti aguzzi e produceva
degli striduli versi spaventosi. Non c'era tempo per pensare! Doveva
mettersi in salvo, per cui prese la prima cosa che trovò a
portata di mano pensando che quello potesse aiutarla a colpire
quell'essere
spaventoso. Nello stesso momento in cui pensò di colpirlo,
subito le
venne in mente il volto di Kameda che le chiedeva di aiutarlo, non di
ammazzarlo. Quel pensiero la distrasse e il mostro la
colpì. Haruka con la
spranga di ferro che teneva in mano riuscì soltanto a
difendersi
dalla bocca dai denti appuntiti. Quell'asta l'aiutò a pararsi dal
colpo, ma
il mostro riuscì a far cadere a terra la bionda e a
strapparle la sbarra dalla sua mano gettandola poi lontano. Quello che stava vivendo le stava
rivelando
che per quanto si ostinasse a negarlo, il suo sogno davvero non era
altro che una profezia. Sebbene non ci fossero uragani, maremoti
imminenti e centinaia di persone che scappavano, si trovava ora
lì, da sola e totalmente indifesa contro
un gigantesco essere disgustoso che non l'avrebbe mai lasciata uscire viva da
quel box. Era giunta la fine e stavolta non c'era Michiru che calando
dal cielo come un angelo giungeva per salvarla; ne' lei poteva
svegliarsi. Il mostro si avventò su di lei, ma un vento
forte invase
il box e una luce abbagliante si frappose fra lei e il mostro.
All'interno del fascio luminoso si materializzò uno strano
oggetto che sembrava quasi uno scettro. Haruka non capì ne' come fosse
potuto
spuntare fuori dal nulla, ne' a cosa gli servisse, ma... “Piuttosto
che niente...” allungò incerta la
mano per afferarlo quando una
voce la bloccò: -Noooo! Ferma!- Come allontanò la
mano dallo
scettro, la luce svanì mentre quello cadde a terra
producendo un
rumore metallico.
Si
girò dalla parte della voce e vide Michiru, agguerrita
e appoggiata allo stipite della
saracinesca con le braccia incrociate. -Non toccare quello scettro.
Se lo stringi anche solo una volta la tua vita cambierà
completamente e non tornerai più quella di prima.- sembrava
sicura di sè e delle sue parole, come se parlasse per
esperienza personale.
Haruka
la guardò spiazzata. Era una situazione così
irreale!
Michiru
tirò fuori dalla tasca della sua gonna scolastica un altro
scettro
simile a quello comparso poco prima. La ragazza urlò:
-Potere di
Nettuno, vieni a me!- e una luce più grande di quella di
prima e
quasi acceccante illuminò il box. Haruka si
riparò gli occhi con
una mano mentre intravedeva una strana evoluzione della figura di
Michiru. Pochi secondi dopo la luce svanì e lei rimase
totalmente a
bocca aperta alla mirabile visione: finalmente vide la guerriera dei
suoi incubi in carne ed ossa. Stivaletti blu con tacchi
alti a spillo; gambe lunghe e snelle (non credeva che Michiru avesse
delle
gambe così belle); gonna vertiginosa; guanti bianchi; un
completo
alla marinara al quanto sexy (ma forse quello dipendeva da chi lo
vestiva); un elegante collarino che forse serviva per proteggere la
gola dagli attacchi nemici; una tiara in testa che faceva sembrare
Michiru una
principessa agguerrita; un leggero trucco a rendere il tutto ancora
più piacente. “Ma
a che diavolo sto pensando??” si
rimproverò
appena si accorse delle sue constatazioni sull'aspetto di Michiru che
da giovane scolaretta si era trasformata in una tosta guerriera che
sembrava anche più grande della sua età. Le sue
constatazioni
durarono ben poco però perchè come
sparì la luce della guerriera
di fronte a lei, il mostro riacquistò capacità di
muoversi e
rivolse il suo attacco proprio verso Michiru trasformata che
però
lo scansò facilmente, facendolo sbattere contro la scansia
degli
attrezzi da meccanico che gli crollò addosso.
Haruka
vedendo la scena non potè contenere la rabbia e dopo essere
corsa subito in direzione del mostro disse a Michiru:
-Ma che hai fatto? Quel mostro prima era un essere umano! Potresti
anche averlo ucciso, lo sai? Ma a te questo non interessa!- Il suo
amico Kameda, buono come nessun'altro, sempre accondiscendente e
disponibile... Michiru non l'aveva conosciuto e quindi forse non dava
valore alla sua vita come lei, ma Haruka non poteva credere che fosse
morto!
Nonostante
ciò Michiru non fece una piega spiegando seria: -Il silenzio
sta per
calare sul mondo. Dovevo distruggere quel mostro perchè non
facesse
delle altre vittime.
Vista
dal vivo faceva anche più paura che nei suoi sogni: sembrava
un
automa programmato per uccidere senza provare alcuna pietà o
compassione per la persona della quale si era impossessato
quell'essere disgustoso. -Anche a costo di sacrificare delle vite?
-Sì,
proprio così. La missione importa più di
qualsiasi altra cosa.
-Non
ti credevo così spreg...- non fece in tempo a finire la sua
frase
che il rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto. Il mostro era
ancora vivo e prima ancora che lei potesse realizzarlo si
trovò avvolta
dalla braccia di Michiru che con forza la spostò da lui
che la
stava per attaccare. Rimase spiazzata sia per il fatto che
quell'orribile mostro fosse ancora vivo e vigoroso, sia per
l'improvviso e stretto abbraccio con l'unica persona che finora ad
allora aveva quasi sempre rifuggito ogni tipo di contatto fisico. Sentì
forte la
stretta di Michiru che non calò nemmeno in seguito al grido
di
dolore per il colpo infertole dal nemico.
Con
un altro verso stridulo il mostro si preparò ad attaccare
nuovamente, ma la ragazza invocò un -Maremoto di Nettuno!-
che le
permise di ritrovarsi fra le mani un'enorme sfera verde luminosa che
scagliata contro il nemico, come un'enorme onda lo travolse e lo
polverizzò nel giro di pochi secondi.
Al suo posto ricomparve Kameda che cadde a terra. Anche Michiru si
lasciò cadere a terra perdendo conoscenza.
Haruka
prima corse verso di lui, constatando con sollievo che era ancora
vivo e illeso, sebbene privo di sensi, lo mise per cui seduto con le
spalle al
muro. Poi si diresse verso Michiru.
Quando
la giovane guerriera si risvegliò la prima cosa che chiese
fu sapere
che fine avesse fatto il mostro.
-E'
sparito, il ragazzino ha ripreso le sue sembianze e sta bene.-
rispose rassicurandola il pilota mentre la teneva fra le sue braccia.
Michiru
sapeva già che quella battaglia sarebbe stata più
difficile da
combattere rispetto alle altre. Era vero, lo scontro si era risolto
nel giro di breve, ma la potenza del nemico era nettamente superiore
a quella dei precedenti. Restando da sola non sarebbe sopravvissuta
allo scontro successivo senza scagliare in pieno il suo Maremoto di
Nettuno che però avrebbe potuto portare a conseguenze ben
più
gravi per il portatore del demone. Per cui la vittoria di poco prima
non riusciva affatto a
rallegrarla: -Avrei anche potuto fargli del male. Sai, prima o poi
finirò per uccidere qualcuno. Io non sono una persona
spietata, ma in fondo ho scelto io di essere una guerriera, quindi
non ho nessun diritto di lamentarmi...
-Ma
si può sapere per quale motivo hai cercato di proteggermi?-
Michiru
che fino a poco prima del nuovo attacco del mostro sembrava una
persona che non dava peso alla vita degli altri, era stata pronta a
metterla subito al riparo prendendo così il colpo che era
destinato
al pilota. Chi era dunque? Un'assassina o un'eroina? Haruka
guardò il suo braccio ferito e sanguinante: -Ma guarda...-
le prese una mano
guantata e le alzò così il braccio -Con un
braccio così malridotto
non potrai più suonare il violino.
Michiru
quel punto sentì che stava per avere un crollo emotivo, ma
era la
prima volta che poteva condividere i suoi pensieri al termine di uno
scontro. -Vedi, quando ti ho chiesto di posare per me era una scusa
per poter avvicinarti: sapevo che i nostri destini erano comuni e che
tu avevi le mie stesse visioni e i miei stessi incubi. Quando ho
seguito le tue gare ho intuito che avevi la stoffa della guerriera.
Sapevo che in te avrei trovato più di una sorella, una
grande alleata per la
mia grande battaglia e ho ammirato subito il tuo carattere
indipendente. Sei sempre così decisa, forte, sai quello che
vuoi.
-Ma
non è vero! Io sono piena di dubbi! Non so quale sia la mia
strada e
cerco sempre di fuggire dal mio destino!- Michiru le stava finalmente
svelando i suoi pensieri perciò si sentì di
poterla contraddire.
Anche se la piaceva ostentare una sicurezza che non aveva, tutta la
sua vita era fatta di incertezze e talvolta di contraddizioni: le
piaceva restare in Giappone, ma al tempo stesso le mancava casa sua
in America; aveva quindici anni e ancora non si era decisa a quale
categoria di corse dedicarsi; voleva scappare da Michiru e aveva
finito per innamorarsene. Questi erano solo alcuni esempi che le
vennero in mente in un primo momento.
-So
molte cose su di te, più cose sapevo di te e più
fantasticavo di
poter essere così in confidenza da andare in macchina
con te
lungo la costa. Tu eri l'unica persona che non avrei voluto
coinvolgere facendole prendere la mia strada perchè sono
certa che
sei una persona in gamba. So quanto gli incubi sulla fine del mondo
possono averti turbata e disorientata, ma credimi, non ti devi
sentire in colpa. Capire che finalmente avevo trovato la compagna
della missione e che saresti stata proprio tu a combattere con me, mi
ha resa felice perchè non ero più sola.- Non le
sembrava vero:
poteva finalmente essere libera di aprire il suo cuore ed esprimere
le sue paure e speranze. Aveva combattuto per un anno da sola, auto
medicandosi quando necessario e tenendo tutto dentro di sè,
senza
far parola a nessuno: nemmeno con Elza. Non le sembrava vero ora di
poter condividere il peso della sua identità
segreta e della missione con qualcun altro. Questo
stesso pensiero fece però salire a Michiru le lacrime agli
occhi.
-Sono un'egoista. Tu ancora non sai il terribile destino che ci
aspetta. Ah, mi dispiace... Scusami, non so che cosa sto dicendo, non
avrei dovuto dirti queste cose...-
Haruka
ascoltò tutto il discorso di Michiru, sorpresa di venire a
conoscenza per la prima volta di tutto quello che la violinista
pensava e celava dentro di sè. Era la prima confessione a
cuore aperto che le aveva fatto e
le lacrime che le aveva mostrato le avevano fatto capire che non
stava mentendo e che a lei ci teneva veramente tanto. Non l'aveva
inseguita solo per rovinarle la vita, ne' era una squilibrata che
necessitava di uno psicanalista per guarire. Haruka si girò
a guardare lo
scettro per terra. Come aveva potuto ignorare per tanto tempo il suo
messaggio, credendo sempre di più che tutto quello che le
diceva
Michiru fosse solo frutto della sua immaginazione? Quanti mostri come
quello di quel giorno aveva dovuto affrontare? Quante volte era stata
colpita brutalmente, tornando a casa da sola, forse barcollante, senza
nessuno che la potesse sostenere? Di quale missione stesse parlando
Michiru non ne era a conoscenza, ma sicuramente doveva trattarsi di
qualcosa molto più grande delle sue capacità.
Come aveva potuto tenere custodito quel grande segreto per tanto tempo?
Riportò lo sguardo
su Michiru che aveva di nuovo perso i sensi, mentre guardò
nuovamente
il suo braccio. Come aveva potuto darle dell'egoista se pur di
difendere le altre persone era disposta anche a mettere a repentaglio
la sua carriera come violinista o anche solo come nuotatrice? Per la
prima volta si rese conto di essere stata lei l'unica egoista della
situazione: pur di non rinunciare ai suoi sogni stava rischiando di
far perdere la vita a Michiru. Riguardò lo scettro. Michiru
stava
solo cercando un'alleata e lei non solo non l'aveva ascoltata e quindi
non l'aveva aiutata combattendo con lei, ma le era pure stata
d'intralcio. Molto probabilmente non si sarebbe ridotta il braccio in
quello stato se avessero combatutto insieme. Si sentiva in colpa e
perciò capì che non avrebbe più
permesso a nessuno,
mostro o umano che fosse, di poter ridurre la ragazza in quello
stato. Non senza prima essersi battuto contro di lei. Giro nuovamente la testa in direzione di Michiru e stringendola un
po' di più le mormorò: -Da adesso ci
sarò io con te.
Per sempre...- e così dicendo appoggiò la testa
sulla sua, sperando di essere all'altezza della missione di cui Michiru
le aveva continuamente accennato per tutto quel tempo.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Buona sera a tutti! Appena
tornata dal mio viaggio di vacanza in assenza di internet mi sono
subito messa all'opera per completare questo capitolo e aggiornare la
storia.
Alla
fine del racconto trovate l'immagine alla quale mi sono ispirata per
questo capitolo. E' un'immagine tratta dalla copertina di un
doujinshinshi di Yamada, "Cry for the moon". L'immagine originale con
la scritta, aggiunta da un fan che non si è firmato (motivo
per cui non posso riconoscerne i meriti), era un collage di altre
immagini riprese dai disegni di Yamada. Per questo motivo, in occasione
di questa fanfiction, ho deciso di proporvi solo l'immagine della
copertina del suddetto manga e di copiare la frase non mia, ma da cui
ho tratto ispirazione per la stesura dell'undicesimo capitolo.
Auguro
buone vacanze a tutti coloro che non le hanno ancora fatte e spero che
chi invece è già stato in ferie come me abbia
passato un bel periodo :-) .
Infine
auguro buona lettura a tutti e come sempre tengo a ringraziare chi sta
leggendo la storia, coloro che l'hanno inserita tra le seguite, quelli
che l'hanno inserita tra le preferite e le persone che recensiscono.
9.
Dopo
quanto accaduto, Haruka chiamò urgentemente un'ambulanza che
andò
in soccorso nel box indicato. Ai paramedici la ragazza
raccontò che
Kameda si era sentito male, forse aveva mangiato qualcosa di avariato
ed era molto preoccupata per lui perchè dopo essersi
contorto per i
dolori allo stomaco aveva perso conoscenza. Nessuno seppe
dell'accaduto ne' della presenza di Michiru. La violinista infatti
una volta ripresasi, si era rifiutata di andare all'ospedale
perchè
non avrebbe potuto spiegare ferite come quelle che riportava sul
braccio senza destare sospetti infondati: i medici avrebbero cercato
di capire se fosse vittima di violenze fisiche subite da qualcuno.
Forse dalla famiglia, da una suora o forse anche dalla stessa Haruka
che era l'unica persona, a parte un ragazzo privo di sensi, ad essere
presente con lei in quel box. Così prima che l'ambulanza
arrivasse
Haruka le fasciò la ferita con una garza e alcune bende
trovate
dentro il kit di pronto soccorso all'interno del box, poi
l'aiutò a
salire in auto e le disse di aspettare che l'ambulanza andasse a
prendere Kameda.
Una
volta giunte a casa di Michiru, Haruka l'aiutò dimostrandosi
di
essere la degna figlia di un medico chirurgo. Il pilota l'andava a
trovare tutti i giorni e dopo quell'attacco passava molto
più tempo
a casa di Michiru che a casa sua: le due avevano tante cose da dirsi.
Haruka aveva capito che tutto ciò a cui la stavano
preparando i suoi
sogni era vero. Accettò il suo destino e insieme a Michiru,
che
essendosi risvegliata prima aveva recuperato molti più
ricordi sulla
sua vita precedente e sulle altre guerriere Sailor del sistema solare
esterno, cominciò nel giro di un paio di settimane a
ricostruire
i primi ricordi. Il periodo di pace prolungato che fece abbassare la
guardia a tutte quante; l'attacco improvviso di un nemico
più forte
di loro che si era insediato nei palazzi delle guerriere del sistema
solare interno; la distruzione dei loro regni e poi di quelli del
sistema solare interno. Infine si era arrivati ai loro giorni con un
nuovo nemico che ora voleva conquistare anche la Terra, ma loro
gliel'avrebbero impedito. Quello sarebbe diventato il loro obiettivo,
al quale sarebbero arrivate solo dopo aver portato a termine le altre
due missioni: trovare i talismani conservati nei cuori delle persone
più pure in assoluto e scoprire chi era l'Essenza Suprema.
Da
quando ci fu l'attacco nella sua scuderia andò a trovare a
casa un paio di
volte Kameda che non si sapeva spiegare come fosse finito nei box
quando la sua intenzione era quella di andare sugli spalti per vedere
Haruka correre. Aveva ricordi confusi della giornata. Sapeva solo che
si era recato per vederla, ma nei pressi dell'autodromo aveva
iniziato a barcollare e a sentirsi poco bene. Da lì la sua
memoria
si perdeva; aveva saputo dagli infermieri che era stato ritrovato da
Haruka all'interno della sua scuderia. Haruka disse anche a lui che
forse aveva mangiato
qualcosa di avariato e lui, seppur poco convinto, finì per
crederle.
“Povero Kameda!”
pensò Haruka. Era buono come il pane,
non aveva conosciuto una persona più mite di lui e guarda
cosa gli
era andato a capitare.
Con
Michiru arrivarono alla conclusione che probabilmente era stato preso
di mira dall'Esercito del Silenzio proprio per la sua bontà
e il suo
profondo senso dell'amicizia.
Era
il 3 Luglio* e non era passata una settimana dall'attacco al box.
Haruka
decise di invitare Michiru a teatro per uno spettacolo di ballo che si
sarebbe tenuto quattro giorni
dopo. Michiru inizialmente declinò l'invito: -Ti ringrazio
Haruka, ma non mi sono ancora ripresa proprio del tutto.
-A
me sembra che tu ti stia riprendendo molto bene. Con tutto quello che
hai passato hai avuto una ripresa incredibile!- puntando lo sguardo sul
braccio che era già quasi del tutto in via di
guarigione.
-Ti
ringrazio. Lo devo a qualche gene ereditato dalla mia vita
precedente.
Ad
Haruka quei discorsi sembravano ancora surreali: mostri, poteri, vite
precedenti. Doveva però farci l'abitudine: ormai aveva
capito che
non si trattava ne' di uno scherzo ne' del frutto della pazzia
dell'altra ragazza. Per cui senza chiedere spiegazioni e senza
mostrare alcun turbamento riprese la conversazione: -Allora vieni? Ho
letto che ci saranno anche momenti in cui gli stessi spettatori
potranno ballare insieme.
-Sono
veramente stupita, ma non
sono molto brava a ballare. Conosco alcuni passi, ma sono un po'
arruginita.
-Non
c'è problema, se vuoi ripassiamo insieme!
-Tu
sai ballare bene?
-Mia
mamma è stata una regina al ballo della scuola, per cui ogni
tanto ballava anche a casa con mio papà o con me.
-Ma
dai, sul serio?- l'altra annuì sorridente -Comunque non me
la sento. E' meglio che mi riposi per riprendermi del tutto il prima
possibile.
-Non
dobbiamo per forza ballare anche noi. Possiamo anche solo restare a
guardare. Non credo infatti che tutti gli spettatori scenderanno per
andare a ballare! E' un teatro all'aperto, ma non penso che sia
abbastanza grande per far ballare tutti i presenti!
Michiru
tentennò nel rispondere. Il
problema era che il giorno del ballo a teatro coincideva con il
Tanabata Matsuri, la festa delle stelle. Haruka era arrivata da meno
di un anno in Giappone e forse non aveva ancora avuto modo di
conoscere la festa più romantica della tradizione
giapponese, ma
andare in giro per la festa in cui si celebrava l'amore di Vega e
Altair con la persona di cui aveva capito di essere innamorata, ma
alla quale ancora non voleva cedere, non le pareva una buona idea.
Michiru non era una persona superstiziosa ne' particolarmente
romantica, però ugualmente avrebbe preferito uscire con
Haruka in
un'altra data. D'altronde il Tanabata era così sentito in
generale
che in qualche modo, pur avendolo festeggiato raramente in famiglia
con tutti i prestigiosi invitati di suo papà, ne sentiva
l'importanza
pure lei e non voleva che qualcosa interferisse nel suo tentativo di
resistere al fascino ammaliatore della persona che aveva al suo
fianco. Per questo la ragazza negò ancora qualche volta, ma
alla fine Haruka
ebbe la meglio: -Michiru me lo devi. Sto rinunciando a tutti miei
sogni per salvare il mondo. Almeno uno spettacolo di ballo me lo
puoi concedere.
Come
poteva dirle di no dopo quelle parole?
Haruka
scoprì la festa del Tanabata Matsuri solo due giorni prima
del 7
Luglio. Aveva invitato Michiru a casa sua per pranzo e parlando del
più e del meno si finì sul discorso. -L'anno
scorso sono tornata in
America durante le vacanze estive e questo è il primo anno
che mi
fermo e vedo tutta la città in festa, cartoncini e strisce
di carta
ovunque, gente concentrata in luoghi pieni di bancarelle. Ho sentito
dire che ci sarà pure uno spettacolo pirotecnico per la
ricorrenza del Tanabata
Matsuri, ma perchè è così importante?
Michiru
ebbe la conferma di quanto supposto in precedenza: Haruka non
conosceva la tradizione del Tanabata, così le
spiegò la leggenda
della via Lattea, della sfortunata vicenda di Altair e Vega e di come
si festeggia il giorno dell'incontro tra i due sposi, allontanati dal
padre di lei che, impietosito dal dolore della figlia di non poter
stare accanto al suo amato, concesse ai due innamorati di vedersi una
volta all'anno: il 7 Luglio**. Haruka conosceva la leggenda delle due
stelle che si incontravano solo una volta all'anno lungo la Via Lattea,
ma non avendovi mai partecipato non sapeva che si svolgeva il 7 Luglio
e soprattutto non sapeva che fosse così sentita in Giappone.
In parte si dispiacque di
aver già comprato i biglietti per il ballo: avrebbe voluto
partecipare anche lei alla grande festa importante in Giappone quanto
il Natale in America.
***
*** ***
Nel
tardo pomeriggio del 7 Luglio Haruka andò a prendere Michiru
a
scuola. La violinista era tornata a casa sua nel periodo delle
vacanze estive, ma proprio quel giorno dovette tornare a scuola
perchè doveva prendere la valigia con le sue cose. L'aveva
già
quasi ultimata il primo giorno delle vacanze, ma l'attacco improvviso
del demone alla fine della gara di Haruka e il conseguente urgente
rientro a casa a causa delle ferite riportate durante lo scontro le
avevano impedito di portare le proprie cose a casa. Visto che Haruka
sarebbe passata in macchina si misero d'accordo per andare a prendere
la valigia una volta tornate dal teatro, cosicchè la ragazza
potesse
sfruttare il passaggio offertole da Haruka per portare la valigia a
casa sua.
Le
ragazze rimaste in collegio furono tutte catturate dalla presenza di
Haruka davanti al cancello d'ingresso e presto la ragazza si
trovò attorniata da un nutrito gruppettino di giovani
fanciulle che
sembravano già stravedere per lei. Anche quelle che erano in
procinto di prepararsi per uscire con i loro fidanzatini si
avvicinarono incuriosite e colpite dal suo aspetto fisico,
dall'eleganza e dalla postura: alta, bionda, con gli occhi verdi e dal
fisico sportivo. Indossava pantaloni neri, una camicia di un nero
leggermente più chiaro, blazer nero, scarpe in pelle nere.
Per spezzare alla tinta unica portava un fazzoletto da taschino rosso
in tinta con una delle sue cravatte preferite.
Tutte
le fecero un sacco di domande, ma lei si mostrò
insolitamente di
poche parole.
-Sei
impegnato Tenoh-Kun?
-No.
Molte
giovani senza fidanzato pensarono che si apriva per loro uno
spiraglio di speranza.
-Ma
c'è qualcuna che ti piace?
Lei
rispose facendo spallucce, tante fecero dei gridolini di gioia, ma
alcune più perspicaci insistettero.
-Ma
deve esserci qualcuna se sei qui proprio per il giorno del Tanabata.
-Chi
sei venuto a prendere?- domandò un'altra ragazza. Haruka non
rispose
e tutte iniziarono a domandarsi chi fosse la fortunata compagna che
quella sera sarebbe uscita con quel ragazzo che sembrava un principe.
Vari nomi motivati dalla bellezza, dalla disinvoltura, dal prestigio
sociale o da altre qualità uscirono dalle loro labbra, ma a
ciascuno
di essi Haruka negò con un leggero movimento del capo. Le
più
disinibite iniziarono perciò ad attirare la sua attenzione
per
essere prese in considerazione come possibili partner. Per loro non
era importante chi Haruka fosse andato a prendere, l'importante era
far vedere che c'erano anche altre scelte oltre alla ragazza che lui
stava aspettando. Haruka però non si lasciò
distrarre. Le piaceva
essere attorniata dalle ragazze, ma le compagne di scuola di Michiru
le sembravano giovani adolescenti non molto diverse da quelle che
frequentavano il suo istituto. Tutte superficiali, interessate solo
alla sua bella presenza e alla sua classe sociale di provenienza,
suggerita dall'auto con cui era andata a prendere la persona di suo
interesse. Nessuna di loro era elevata come quella persona, neanche
le più grandi. Mentre gettò un'occhiata verso
l'edificio vide la persona che stava aspettando. Quella che si
distingueva dalle altre per eleganza,
buone maniere, intelligenza, cultura e coraggio. Quando la vide si
girò dalla sua parte e sfilò le mani dalle tasche
dei pantaloni.
Tutte notarono i movimenti di Haruka e si girarono curiose anch'esse
dalla parte opposta. Michiru, vestita di grigio scuro con dei guanti
che arrivavano all'avambraccio, stava uscendo dalla scuola. Molte
bisbigliarono tra loro, altre avvertirono Haruka: -E' molto bella,
vero? Non t'illudere però: Michiru-Sama non si fa avvicinare
da
nessuno.- disse una.
-
Nessuno è alla sua altezza.- commentò un'altra.
-Ma
dove andrà vestita così?- fu il commento di
un'altra ancora a cui
seguì un: -Non lo so, ma dove pensa di essere?
In
quel momento Haruka capì perchè Michiru trovava
tanto difficile
legare con le sue compagne di scuoa. Erano insopportabili, erano
addirittura peggio delle sue di compagne e in cuor suo sorrise
perchè
non credeva fosse possibile essere più superficiali di loro!
Quando
Michiru si avvicinò tutte le altre ragazze si spostarono per
farla
passare, ma arrivata alla loro altezza Haruka disse sorridendo: -Ciao
Michiru, hai visto? Per una volta sono puntuale.
-E'
un invito ad uscire più spesso a teatro, Haruka?-
domandò quella
divertita.
-Può
darsi.- Infine Haruka salutò tutte con un: -Arrivederci.- e
insieme
si diressero verso la sua auto.
Le
ragazze rimasero tutte senza parole: chi avrebbe mai detto che un
ragazzo meraviglioso come Haruka-Kun potesse essere andato a prendere
una persona solitaria come Michiru-Sama? Lei che non si era mai vista
in giro con un ragazzo e che era tanto in confidenza con lui da
uscire il giorno del Tanaba Matsuri. Così in confidenza da
salutarsi
reciprocamente senza onorifici.
Qualcuna
non si risparmiò il commentino velenoso nemmeno in
quell'occasione:
-E te pareva se bellissima, bravissima in tutto quello che fa e
ricchissima come è non avesse anche il fidanzato bellissimo!
Alle
11.00, mezz'ora prima della fine del ballo, Haruka invitò
Michiru ad
uscire. Michiru non fu particolarmente dispiaciuta dalla scelta, ma
non capì come mai. Sembrava che stessero passando una bella
serata:
c'era l'orchestra, numerose esibizioni di ballo da parte di una
compagnia professionista a cui ogni mezz'ora si alternavano pause da
venti minuti in cui gli spettatori potevano recarsi al rinfresco tenuto
lontano dal palco e dalle gradinate dei posti a sedere, o
spostarsi sul palco e ballare a coppie. Haruka aveva
invitato qualche volta Michiru a ballare insieme, ma lei aveva sempre
declinato l'invito. Ciò nonostante la bionda non sembrava
essere
particolarmente delusa dalle sue risposte, facendosi volentieri
intrattenere anche da quanto esposto sui banchetti. Un paio di volte
Michiru fu riconosciuta da qualche altro ospite che volle scambiare
due parole con lei (un ragazzo le chiese anche l'autografo) e mentre
lei rispondeva alle loro domande, in un'occasione vide Haruka
scambiare parola con due giovani ragazze poco più grandi di
loro.
Era sicura che l'avevano scambiata come sempre per un ragazzo e i
sorrisi che il pilota si prodigava a regalare a ciascuna di loro le
suscitò una notevole gelosia mai provata prima per
lei. Forse
perchè, pur sapendo che era molto popolare tra le ragazze,
non
l'aveva mai vista simpatizzare con le altre lanciando quei cenni
d'intesa
che stava mostrando quella sera. Per fortuna per la sua gelosia si
trattò di un breve momento di distrazione perchè,
appena si liberò dalla seconda coppia, Haruka si
congedò con un: -E' stato un piacere conoscervi, ma la mia
dama è tornata. Vi auguro buona serata.-
Perciò, a parte quel breve momento, avevano passato entrambe
una piacevole serata. Perchè quindi Haruka
le aveva chiesto di uscire prima della fine della serata?
Haruka
fuori dal teatro le chiese di seguirla. -Che hai Haruka? Non ti senti
bene?- domandò la violinista mentre la seguiva. Haruka si
fermò
qualche metro più avanti. Il teatro, situato su un'alta
collina, era poco distante da un largo spiazzo che si affacciava su uno
spettacolare paesaggio collinare,
illuminato dal chiarore della luna piena.
-Guarda
come è grande la luna stasera.Non è
meravigliosa?- si decise a parlare Haruka una volta giunta vicino alla
ringhiera dove appoggiò il suo blazer: l'Estate in Giappone
era davvero torrida e ora che finalmente era fuori dal teatro poteva
liberarsi di quell'indumento tanto elegante, quanto decisamente di
troppo in quella stagione!
-Sì,
è molto bella.- rispose Michiru sincera, ma al tempo stesso
leggermente insicura a causa del comportamento della ragazza.
A
quel punto Haruka si girò verso di lei e la prese per le
braccia.
Non poteva più resistere a vivere il suo amore dietro
l'ombra dei
timori di Michiru. Da quando Michiru le aveva parlato, anche se non
del tutto apertamente e non del tutto lucidamente, nel box della
scuderia per cui correva, aveva capito che la violinista voleva stare
con lei quanto lo desiderava lei stessa. Doveva solo spronarla ad
accettare i suoi sentimenti anche se lei era solo in apparenza un
ragazzo.
Al
contatto con le mani di Haruka, seppur reso indiretto dai suoi lunghi
guanti, a Michiru iniziò a battere forte il cuore, come
sempre ogni
qualvolta avesse un contatto fisico con il pilota. Il motivo per cui
aveva sempre rifiutato di ballare con lei quella sera: dopo l'ultima
volta
che si videro prima dello scontro con il nemico, aveva capito che le
era impossibile resistere al suo fascino e alla forte attrazione fisica
che
sentiva per lei quando avevano contatti ravvicinati. La presa di
Haruka quella sera era dolce e salda sulle sue braccia. Nonostante il
senso di sicurezza che le trasmetteva, Michiru portò una
mano al suo fianco,
ma solo per impedirle di avvicinarsi ulteriormente e poi
domandò:
-Che fai, Haruka?
-Michiru,
come avrai notato anche tu stasera, io conosco facilmente molte
ragazze e non nego di aver qualche volta dato loro corda, ma nessuna
di loro è come te...
-No,
ti prego- provò a fermarla Michiru per paura di dover
affrontare un
discorso così spinoso come quello che la bionda stava per
introdurre. Haruka stavolta però si era decisa a parlare e
neanche
un nuovo demone l'avrebbe fermata: fosse anche costato di
dichiararsi tra un attacco e l'altro! -Michiru io so che sei la
persona che avrei voluto al mio fianco.
-Siamo
ancora giovani.- tentò di sminuire l'altra.
-Pensi
che dica queste cose a tutte? Non è così, ammetto
che non mi
dispiace essere oggetto di interesse delle ragazze, ma non sono mai
stata quel tipo di persona che si dichiara perdutamente innamorata ad
ogni cotta che prende. Fino a qualche mese fa non sapevo neanche cosa
fosse
l'amore, non sapevo nemmeno quando mi sarei davvero innamorata per la
prima volta e non avevo nemmeno mai perso tempo immaginando come
avrebbe potuto essere la mia ragazza ideale. So che siamo giovani, ad
essere sincera nemmeno io credevo che sarebbe successo a sedici anni,
ma ti ho conosciuta abbastanza per dire che tu vai al di là
di ogni
mia aspettativa. Anche se per certi versi siamo molto diverse, noi
condividiamo gli stessi interessi, gli stessi punti di vista e, cosa
non da poco, lo stesso destino, per cui so che sei la persona giusta.
-Haruka,
non dire parole troppo grandi per la nostra età.
-In
base a che cosa puoi dire che non è amore quello che provo
per te?-
Haruka iniziò a parlare carica di enfasi: -Perchè
credi che abbia
accettato di diventare una guerriera come te? Perchè
dall'oggi al
domani ha iniziato a non interessarmi più di tre poveretti a
cui
dovrò strappare la vita per salvare il mondo? Io ho
accettato solo
perchè quando ho visto come ti aveva ridotto quel mostro ho
iniziato
a pensare a quante altre volte sei rimasta ferita così, o
forse
peggio, perchè non avevi una compagna che ti proteggeva le
spalle e
ho capito che non volevo mai più che tu rischiassi la tua
vita e
tuoi sogni per il mio egoismo. Non voglio mai più vederti
ridotta in
quello stato sapendo di non aver fatto nulla o non abbastanza per
proteggerti. Io non voglio perderti mai più, Michiru. Costi
anche di
sacrificare i miei sogni, o i valori in cui ho sempre creduto, ma
sono pronta ad accettare il peso della missione se tu sei con me.
Voglio averti al mio fianco per sempre e non solo quando c'è
un
nemico nei paraggi.
Michiru
rimase profondamente colpita. Era sempre stata convinta che fosse
stato il vedere concretizzarsi il suo sogno che l'avesse spinta a
cambiare idea, ma Haruka le stava spiegando che il vero motivo della
sua decisione era un altro e guardandola in quegli occhi verdi come
due smeraldi capì che non stava mentendo.
-Haruka,
io... Non posso.- si decise poi a confessare quello che fino ad
allora non aveva mai detto a nessuno ad alta voce. -La mia famiglia
non lo accetterebbe mai... Loro sono vecchio stampo, hanno grandi
aspettative su di me e io... non li voglio deludere.
-A
costo di essere infelice tu?
-A
costo di essere... Non lo so, Haruka!- ammise infine. -E' tutto
così
difficile e confuso per me. Tu non sai come sono fatti! Mi
caccerebbero fuori casa e io non so se riuscirei ad accettare una
cosa come questa.
-Se
ti dovessero cacciare di casa è perchè non ti
amano abbastanza!-
esclamò la bionda, prima di riprendere con tono
più pacato -Michiru
tu sei una ragazza forte e coraggiosa che dà sempre il
massimo di
se' stessa in tutto quello che fa, ogni volta che compare un mostro
sei disposta a mettere a repentaglio la tua stessa vita pur di
salvare l'intero pianeta. Hai portato da sola questo fardello per un
anno intero e adesso saremo in due a condividere la missione che ci
è
stata affidata dal destino e se nessuno sa quanto vivrà, per
noi
questa incertezza è ancora più profonda. In due
saremo più forti,
ma arriverà il momento in cui dovremo confrontarci con
demoni o
nemici ancora più forti di noi... Abbiamo già
perso la nostra vita
cercando di difendere gli altri pianeti del sistema solare, non ci
tireremo indietro nemmeno stavolta, ma perchè negarci la
possibilità
di essere felici per quel poco o tanto tempo che ci resta da vivere?-
Michiru la guardò facendosi rapire da quello sguardo sicuro
che
trasmettevano gli occhi di Haruka, ma non rispose. Aveva ragione:
erano già state messe a dura prova dalla vita a
causa di una
sorte difficile, perchè dovevano autopunirsi anche da sole?
-Ti
interessa veramente la stima di persone che sono capaci di rinnegare
l'orgoglio e l'amore per te solo perchè non ti sei
innamorata di un
ragazzo? Veramente sei disposta a fare una vita che non vorresti, a
perdere chi ti ama davvero, solo per compiacere a delle persone alle
quali non interessa che tu sia felice?
Oggi
è la notte del Tanabata Matsuri, questa è la
notte in cui gli
infelici amanti si riuniscono favorendo tutti gli amori
impossibili... Perchè non cerchiamo di rendere il nostro
amore
possibile?- chiese Haruka che spostò una mano ad accarezzare
la
spalla scoperta di Michiru che a quel contatto ebbe un brivido. Il
suo corpo scopriva sempre sensazioni nuove quando riceveva i tocchi
gentili di Haruka. Michiru la guardò con gli occhi lucidi
per
l'emozione mentre Haruka, senza staccare gli occhi da lei,
constatò
che Michiru aveva una pelle tanto liscia da rendere il contatto
più
che piacevole anche al contatto fisico oltre che a quello visivo.
-Haruka...
Non possiamo essere solo compagne di battaglia?- Haruka aveva ragione
su tutto, ma lei avrebbe voluto ancora un po' di tempo per capire
cosa voleva davvero: rischiare di perdere la stima dei suoi genitori o
provare a non essere più perfetta in tutto quello che faceva
ed essere felice anche lei?
-Michiru
io...- Haruka sollevò lo sguardo in cerca della via Lattea e
quando
la individuò continuando a guardare in alto
pronunciò:- Guarda
lassù Michiru- anche la pittrice alzò gli occhi
al cielo, mentre
l'altra proseguì: -Io non voglio più aspettare, i
miei sentimenti
sono diventanti troppo forti per attendere ancora. Voglio che in
questa notte di Luglio tu capisca che io sono il tuo Hikoboshi. Non
lasciare che i nostri sentimenti vengano messi a tacere da tuo padre,
Orihime.- Abbassò lo sguardo su Michiru che fece lo stesso
poco
dopo.
Haruka
la guardava in attesa di una risposta al suo discorso. Michiru
esitò
poichè non trovava più parole per girare attorno
a quello che
voleva dire senza dichiarare apertamente quei sentimenti che erano
nati dal primo giorno in cui si videro, ma di cui si era resa
consapevole solo da poco. -Haruka, io...- Si rese conto che come ormai
non era più possibile temporeggiare, allo stesso modo non
era più
possibile girare attorno alla questione senza affrontarla
direttamente -Io... Non dico di non provare alcun sentimento per
te. Anzi, sto molto bene con te- Haruka sorrise a quelle parole che
confermavano quanto le aveva detto un po' più apertamente
dopo l'attacco a Kameda -ma non posso permettere
che vadano oltre un determinato limite. Se sto facendo di tutto per
rinnegarli anche se so che è difficile comandare al cuore,
è perchè
al di là dei miei genitori non possiamo vivere quello che
proviamo.
E' peccaminoso, siamo due donne. Noi, cioè, almeno io,
dovrei stare
con un uomo.
Haruka
alzò gli occhi al cielo. Ancora la solita storia, ma
stavolta non
avrebbe permesso che quella cantilena trita e ritrita
decretasse
la fine di una possibile relazione che per la prima volta voleva
vivere a tutti i costi. Non avrebbe lasciato cadere la questione
finchè non avesse fatto ogni tentativo. Senza perdere
l'espressione
e il tono sereno domandò dunque: -Che cos'è il
peccato, Michiru?
-Infrangere
le regole che ci sono state date da Dio.
Haruka
scosse leggermente la testa sorridendo: -Sbagliato, possibile che
anche tu sia così indottrinata da non provare a spiegare a
parole
tue di cosa si tratta?- la riprese bonariamente. -Se rifletti
bene il peccato consiste nel ferire o nell'umiliare gli altri o noi
stessi con parole o atteggiamenti sbagliati, a volte compiuti in modo
deliberatamente cinico o aggressivo. Non è forse logico?
-Perfettamente
logico.- si trovò costretta ad ammettere la ragazza.
-Cosa
c'è di sbagliato nell'amore Michiru? Non c'è un
comandamento che
dice “Non amare” e chi è che commette
peccato tra me e tuoi
genitori? Io che sono sicura che tu sia la ragazza per me e che sono
disposta anche ad accettare un destino difficile pur di salvarti, o
loro che pur di essere orgogliosi di un altro traguardo raggiunto
sarebbero disposti a metterti davanti a un bivio difficile come
quello di vivere lontano da casa loro con chi ami davvero o una vita
infelice, sicuramente umiliante per te se ti costringe a fingere di
essere quello che non sei? Non è da egoisti e anche cinico
anteporre
il proprio orgoglio sopra alla felicità di un'altra
persona?- Lo
sguardo di Michiru era perso nel suo. -Chi ha detto che il tuo Dio, o
qualsiasi altro Dio sia contrario ai sentimenti che un essere umano
prova nei confronti di un altro essere umano? Non è forse
Dio ad
averci creato, ad averci dato un cuore e la capacità di
amare?-
Michiru ancora non rispose a voce ma allentò notevolmente la
forza nel braccio che aveva posto sul fianco di
Haruka per tenerla lontana. Era stato uno dei pochi contatti che aveva
preso lei di sua
iniziativa ed era stato fatto solo per tenere le distanze, per cui
Haruka si rallegrò nel sentire che quella mano non stava
più facendo forza contro di lei: sentiva che le sue parole
stavano finalmente per abbattere i muri che Michiru aveva innalzato a
difesa del suo cuore. Spostò nuovamente la mano sul suo
braccio e
disse con voce bassa: - Non ti sto chiedendo di avventurarci insieme
come coppia aperta nel mondo della lussuriosa e della trasgressione.
Dio non è mai stato contrario a chi sa distinguere l'amore
dal
piacere e come un Padre amorevole se noi siamo felici, Lui è
contento per noi. L'amore non ha sesso. Amami per sempre, Michiru.
Mentre Haruka incantenava lo sguardo
della violinista al proprio, un vento fresco si elevò dalla
collina circostante avvolgendo le due ragazze.
Quelle ultime due frasi, accompagnate
dall'elemento naturale di Haruka, furono in grado di espugnare le mura
del castello in cui Michiru si era barricata. Il suo destino, che fosse
in una vita precedente, in quella attuale o in una futura, sarebbe
sempre stato legato a quello di Haruka. E come quell'ultima aveva
accettato il proprio destinto di diventare Sailor Uranus,
così anche
lei, Michiru Kaioh, accettò il proprio destino,
indissolubilmente
legato a quello della guerriera del vento. Fu così che
Michiru guardò quella bocca perfetta che sembrava non
chiedere altro che essere baciata e
avvicinò il volto ad Haruka fino a toccarne le labbra con le
proprie.
Fu
un bacio dolce, ma Haruka non si sarebbe accontentata stavolta di un
bacio come quello. Aveva soffocato troppo a lungo i propri desideri e
ora si sentiva pronta per andare alla scoperta dei propri sensi, fu
per quello che dischiuse la bocca quel tanto che bastasse per
accarezzare le labbra di Michiru con la propria lingua, sentendo una
scarica di adrenalina pervaderla a fior di pelle in tutto il corpo:
le sue labbra erano molto più morbide di quanto immaginasse.
Michiru
tolse la mano dal suo fianco e per un attimo Haruka temette di aver
osato troppo, ma presto sentì le braccia di Michiru
circondarle il
collo per stringerla a se' prima di aprire a sua volta la bocca e
incontrare la sua lingua con la propria. La abbracciò mentre
sperimentava quello che era il suo primo vero bacio. Un bacio
bellissimo, alla faccia di chi diceva che il primo bacio non
era niente di eccezionale! “Ma forse
perchè nessuno ha mai
baciato Michiru” pensò sorridendo.
Da
parte propria per Michiru fu del tutto inaspettato l'intimo contatto
che
ebbe quando Haruka iniziò a passare la lingua sulle
sua
labbra. La Michiru di qualche giorno prima l'avrebbe spinta
lontano da sè se avesse provato a fare le stesse cose, ma
quella
sera tutto era cambiato. In quella sera erano sparite le parole
"giusto" e "sbagliato" e lei si stava finalmente
lasciando andare a quei sentimenti fino ad allora repressi mandando
all'aria tutte le reticenze che si era trascinata fino a quel
momento. Erano ormai settimane che sognava segretamente a occhi
aperti quel loro bacio e la lingua della ragazza che le inumidiva
appena le labbra le fece capire che ora era lei a volere ancora di
più. Michiru quindi l'attirò a se' incrociando le
braccia attorno al
suo collo. Haruka reagì abbracciandola e il contatto
più stretto fra i loro corpi le portò alle
narici il buon profumo maschile di Haruka, rendendola per lei ancora
più irresistibile. Michiru aprì la bocca seguita
quasi subito da
Haruka che le permise così di andare a cercare la sua lingua
con la propria. Quei baci le
accorciarono il fiato e le accesero ulteriormente i sensi che adesso
partivano anche dal basso ventre facendole scoprire ulteriori
indescrivibili sensazioni mai provate prima. Il suo primo bacio non
poteva essere migliore di quello e si rese conto di essere contenta
di aver aspettato tanto perchè non poteva darlo a
nessun'altra
persona se non a Sailor Uranus.
La
sua vita, per quanto costellata di successi, dal punto di vista
affettivo era sempre stata così amara che ora che finalmente
si
sentiva felice avrebbe combattuto contro chiunque si fosse opposto
all'unica persona che la faceva sentire amata e completa.
Fu
un bacio molto lungo e intenso e quando si separarono si sorrisero
leggermente imbarazzate. Haruka guardò in basso e poi
ammise:
-Scusa... è la prima volta che bacio così una
ragazza.
Michiru
rimase molto stupita. Era convinta che fosse una rubacuori e invece
adesso scopriva che non solo non si era mai dichiarata a nessuna, ma
anche che pure per lei quello era stato il primo bacio.
Preferì non
dire nulla, appoggiare la testa sulla sua spalla e portare un braccio a
circondarle la vita mentre con l'altro iniziò ad
accarezzarle la testa. Nel suo caso non c'era bisogno di specificare
che valeva la stessa cosa anche per lei: la sua fama la precedeva,
tutti sapevano che non aveva mai avuto un ragazzo prima di quel
momento e Haruka sapeva benissimo di essere anche l'unica ragazza a
cui avesse concesso di baciarla. Ora che si era liberata la coscienza
dai sensi di colpa, si sentiva finalmente più sollevata.
Aveva
finalmente accettato la sua natura ed era contenta che Haruka fosse
una donna e che avesse insistito tanto perchè ormai aveva
capito che
per quanto avrebbe lottato ancora, prima o poi, la sua
omosessualità
sarebbe venuta a galla e magari lei nel frattempo aveva perso la sua
occasione per essere veramente felice. Voleva dire ad Haruka che
sentiva di amarla, ma forse era troppo presto. La bionda gliel'aveva
già indirettamente detto e ripetuto più volte
nell'arco di quella
serata, ma era anche vero che il pilota aveva preso coscienza dei
suoi sentimenti prima di lei, per cui continuando a restare
abbracciata ad Haruka e godendo del suo calore corporeo, le disse:
-Sono molto contenta, Haruka.
Haruka
appoggiò la testa alla sua e mentre le accarezzava quei
capelli che
le piacevano tanto rispose: -Anche se non do mai molto a vedere i miei
sentimenti, io in questo momento mi sento euforica e vedrai
farò di
tutto per rendere felice anche te.- Si scostò leggermente e
la
guardò negli occhi. Quanto piacevano a Michiru quegli occhi
color
smeraldo dalle ciglia lunghe! Abbassò lo sguardo in cerca di
un'altra cosa di Haruka che le era piaciuta fin dalla prima volta che
ebbe modo di vedere: le sue mani. Intrecciò le sue dita a
quella
della bionda e avvicinandosi a lei le disse sorridendo: -Sono
già
felice.
Seguì
un altro bacio a cui ne seguirono molti di più. Almeno
quante le
stelle nel cielo sopra di loro.
_
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*In
Giappone, come avevo già spiegato in precedenza, le vacanze
estive
durano soltanto un mese, ma sinceramente non so se si svolgono in
Luglio o in Agosto, ad ogni modo ai fini della storia era necessario
farle iniziare dal primo Luglio. Per cui, se qualcuno di voi
è più
esperto di me in materia, sappia che la scelta del mese di Luglio
come mese di vacanze, anche nel caso in cui non fosse corretta, non
è
casuale.
**
Tanabata Matsuri: come molti di voi sapranno è
una festa di
origini cinesi che si festeggia anche in Giappone il 7 Luglio o il 7
Agosto (a seconda che si usi il calendario gregoriano o quello lunare
del passato). Durante questa festività, molto sentita in
Giappone,
si festeggia il giorno in cui le stelle Vega e Altair si incrociano
nella via Lattea. Secondo la leggenda la Dea Orihime (Vega) si
innamorò del pastore Hikoboshi (Altair) con il quale si
sposò di
nascosto per non contravvenire le leggi che volevano che gli
déi e
gli uomini vivessero in cielo separati. Quando il padre di Orihime
scoprì il matrimonio fra la figlia e l'uomo, per impedire ai
due
innamorati di vedersi, divise il cielo in cui vivevano gli
déi da
quella in cui vivevano gli uomini con un fiume celeste che è
la Via
Lattea. La disperazione della figlia a quella decisione del padre lo
mosse a compassione e perciò permise alla ragazza e al suo
innamorato di incontrarsi, ma soltanto una volta all'anno, ovvero il
7 Luglio.
Questa festività è sentita da tutti non solo
dalle
coppie innamorate. Rammento, per chi non avesse seguito la mia
precedente fanfiction, che il famoso episodio in cui Haruka attira
l'attenzione di tutte le Inner nel pescare due pesci rossi per
Michiru rappresenta proprio la festa del Tanabata. Alcune
caratteristiche della festività si possono infatti ritrovare
anche
in quell'episodio di cui sfortunatamente non ricordo il titolo.
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Buonasera/Buongiorno
(dipende da quando leggerete il capitolo)!
Il
capitolo che sto per pubblicare è nato un po' per ironia da
una scenetta che la mia mente si è immaginata per conto
proprio e siccome mi faceva un po' ridere l'ho messa per iscritto.
Doveva essere solo uno scambio di battute un po' divertenti scritte
più per il mio diletto personale che per una reale
pubblicazione. Poi mi sono fatta prendere la mano dagli avvenimenti
e... Alla fine ho scritto tanto di più. Avrei voluto
dividere il capitolo perchè è veramente lungo, ma
non ho trovato il modo per spezzarlo, quindi ve lo propongo per intero.
Spero che tutto quanto riportato sia chiaro, se però non
capite qualcosa non esitate a farmelo sapere sia in pubblico che in
privato. Sono sempre disponibile ad ascoltare le opinioni dei lettori e
spesso pure ad accogliere suggerimenti o anche critiche,
purchè siano costruttivi.
Augurandovi
buon Ferragosto, vi auguro anche buona lettura e ringrazio come mio
solito chi sta leggendo la storia, chi l'ha inserita tra le seguite,
chi tra le preferite e coloro che recensiscono.
12.
-E' chiaro?
-Certo,
certo me l'hai già detto.
-Ok,
allora prova...- disse prima di allontanarsi.
Haruka
puntò lo scettro al cielo, tentennò qualche
secondo e poi girandosi verso Michiru domandò:
-Sei sicura che devo invocare anch'io Nettuno?
-No,
Haruka, tu non c'entri niente con Nettuno! Sei di Urano!
-Mi
sembrava strano, però tu hai detto di fare come fai tu!
-E'
da quando ci siamo viste la prima volta nei tuoi sogni che ti dico
che sei Sailor Uranus!!
-Ehm-
ehm- si schiarì la voce Haruka: -Potere di Uranio, Urano- si
corresse immediatamente -vieni a me! - Michiru iniziò a
ridere
composta - … Vieni a me!! … VIENI A ME!!-
esclamò infine con tutta la
voce che aveva. -Questo coso non funziona! Dev'essersi rotto quando
è
caduto al box.
Michiru
a quel punto non si trattenne più e rise di gusto come
raramente le
era capitato in vita sua! Si avvicinò e dolcemente
spiegò ad
Haruka: -Non puoi sbagliare! Devi dire la formula giusta altrimenti
non ti deriverà nessun potere se invochi quello dell'uranio!
Ahahah.
-Non
c'è nulla di divertente!- rispose l'altra imbronciata. -Mi
sembra
ancora tutto così assurdo.- aggiunse poi avvilita. -Se non
ti avessi
vista trasformarti di fronte a me, penserei ancora ad una tua presa
in giro e che il mostro tu l'avessi distrutto solo per fortuna.
-Nemmeno
il mio Maremoto di Nettu...-
-Shhh-shhh!!-
la bloccò subito Haruka mettendole una mano sulla spalla e
guardando
poi dietro di se'.
-Che
c'è?- domandò Michiru guardando anche lei con
attenzione il
panorama circostante. Una terra quasi abbandonata.
Era
passata poco più di una settimana dall'attacco del mostro
che aveva
preso di mira il cuore puro di Kameda. Michiru per fortuna- grazie ad
alcuni geni superstiti della sua vita precedente quando era ancora la
principessa di Nettuno- si era ripresa molto in fretta e con il
braccio quasi del tutto sano era già in grado di andare in
giro
dappertutto. D'accordo con Haruka organizzarono perciò una
“gita”
a Fukui, una prefettura quasi dimenticata tra le montagne di Tokyo,
poco frequentata dai giapponesi e completamente escluso dagli
itinerari più ambiti dei turisti. Lì non sarebbe
stato difficile
trovare un posto fuori mano dove permettere ad Haruka di trasformarsi
al riparo dalla vista di altre persone.
Dopo
aver scrutato con attenzione e continuando solo a vedere un fitto
bosco pieno di alberi disse a bassa voce: -Io non vedo nessuno,
Haruka.
-Certo
che non c'è nessuno! Chi vuoi che venga qui?!-
esclamò l'altra.
-Allora
perchè mi hai zittita?- replicò tornando a
parlare normalmente
anche lei dal momento che essendo ancora sole, nessuno le poteva
sentire.
-Perchè
stavi per sferrare il tuo attacco!!
-Quando?
-Quando
hai detto “Maremoto di Nettuno”!
-Non
lo stavo per scagliare.
-Come
no? Ma se lo stavi per dire!
Michiru
ridacchiò! -Per quello mi hai detto di far silenzio? Non
basta
pronunciarlo per generarlo.- Haruka la guardò scettica.
-Guarda.-
per cui si mise in posa ed esclamò -Maremoto di Nettuno!-
Haruka si
preparò a rivedere quell'attacco formidabile che vide
all'autodromo
per la prima volta, ma rimase delusa nel vedere che non accadeva
nulla. -Lo vedi? Se non mi trasformo posso dirlo anche tutto il
giorno senza che accada nulla- sorrise a quel punto Michiru. -Mi devo
prima trasformare, solo in quel momento posso mettermi in contatto
con il mio pianeta guardiano.
-Ho
capito. Per me sarebbe già tanto potermi trasformare.- disse
demoralizzata l'altra.
-Cosa
intendi dire? Non sarà certo Haruka Tenoh a scoraggiarsi!-
la spronò
a quel punto Michiru facendo leva sul suo orgoglio.
Sul
viso di Haruka comparve subito un sorriso di sfida: -No, di certo!
-Forza,
fammi vedere cosa sai fare!- la esortò nuovamente Michiru
allontanandosi di qualche metro.
Haruka
puntò quindi lo scettro al cielo ed esclamò:
-Potere di Urano...
Vieni a me!
All'improvviso
la ragazza si sentì come investita da un forte vento fresco
che non
era pericoloso, ma l'avvolse e le trasferì parte della sua
forza.
Haruka si sentì pervadere da una carica fisica, morale e
spirituale
mai sentita prima! In confronto a prima era come se non si fosse mai
sentita tanto viva in vita sua! Era fantastico!! -Non ci posso
credere!- esclamò carica di energia appena si fu
trasformata! - No,
non ci posso credere...- ripetè pochissimo dopo con una voce
sgomenta.
-Lo
so, all'inizio i nostri poteri naturali ci danno una forza a cui non
siamo abituate!
-No...
non è possibile!
-E'
così perchè sostanzialmente noi riceviamo la
forza dei maremoti e
degli uragani, quindi...
-No. Mi sto riferendo a questo Michiru!-
esclamò a quel punto con tono
quasi disperato.
-Che
cosa?
-Hai
visto come sono conciata?
-Sei
uno spettacolo!- le disse Michiru.
-L'unica
volta in cui non avrei voluto sentirmelo dire... Come faccio ad
andare in giro vestita in questo modo?? Sai da quando non indosso una
gonna?? Da quando avevo dieci anni e ora dovrei andare in giro con
una minigonna con tanto di fiocchettone e stivaletti a tacco alto??
Assolutamente no!
Michiru
rimase stupita dalla reazione di Haruka. Non pensava che
quell'uniforme potesse crearle tanto fastidio. -Però sei
molto
bella...- si permise di obbiettare mentre si avvicinava a lei.
-Io
sarei bella anche con gli stracci addosso!- rispose Haruka spavalda
prima di riprendere con le sue lamentele -Io... Io... non mi
capacito...- a quel punto avrebbe anche iniziato a camminare
nervosamente avanti e indietro... ma non poteva a causa di quegli
stivaletti che si era ritrovata ad indossare! Non voleva certo cadere
e fare una figura da pirla davanti a Michiru, l'ambita ragazza di cui
era riuscita a conquistarne il cuore da appena tre giorni. -Nella mia
scuola sono solo i ragazzi a portare i pantaloni, mi sono rifiutata
con tutta me stessa di andare con la divisa femminile e ho dovuto fin
chiedere l'intervento di mio padre per far cedere quei bacchettoni
dei dirigenti scolastici e farmi dare il permesso per usare i
pantaloni anch'io e adesso non crederai che io vada in giro vestita
in questo modo? E poi come faccio a combattere, con questa ridicola
gonna e i tacchi alti? Non li ho mai portati.
-Ma
non è difficile, Haruka, fai qualche passo avanti e
indietro... Se
vuoi ti do il braccio.
-Sì,
così mi fai sentire ancora di più una disagiata
di quanto già non
mi senta. Non sono una vecchia a cui dare il braccio!- rispose
l'altra risentita.
-No,
sei solo una gran brontolona- le rispose l'altra ragazza.
-Non
sono una brontolona, è che tu non capisci... E' una vergogna
di cui
fatico a sopportare il peso!- disse estremamente teatrale.
-Che
esagerata! Ci manca solo che adesso fai harakiri!- esclamò
ridacchiando -Se non sei una brontolona perchè non mi fai un
sorriso
prima di iniziare a provare a camminare?- e così dicendo le
tirò su
gli angoli della bocca con gli indici.
-Ah-ah,
molto simpatica Michiru!- disse un po' scocciata dopo aver spostato
leggermente il viso dalle sue dita.
Michiru
le diede un veloce bacio sulla bocca e poi disse: -Dai, prova!
Haruka
si sentiva come una bambina che la mamma coccolava prima di spronarla
a camminare. Fece qualche passo incerta, sentendosi assai goffa e
questo le stava per far tornare il nervoso. Michiru se ne accorse
così dopo una decina di passi le disse: -Ok, con un po' di
allenamento riuscirai a farcela.- senza lasciar trapelare le proprie
perplessità: in realtà non ne era molto sicura,
sembrava che stesse
cercando di camminare sui trampoli anzichè su un paio di
stivaletti
a tacco alto, ma non altissimo. -Adesso devi provare il tuo attacco.
-Va
bene. Quindi cosa devo fare?
-Ah...
Questo non lo so...- le rispose Michiru per la prima volta insicura.
-In teoria dovresti saperlo tu...
-Dunque,
fammi riflettere...- . Le due pensarono a lungo su come poter
richiamare l'attacco di Sailor Uranus finchè ad un certo
punto
Haruka disse: -Ragioniamo razionalmente: nei miei sogni tu comparivi
sempre in concomitanza con un maremoto e uno tsunami e infatti il tuo
attacco è maremoto di Nettuno. Tu sei la regina dei mari,
giusto?
-Ero
la principessa- la corresse - e comunque la mia forza deriva
dal
mare e dagli oceani- precisò ancora l'altra.
-Ecco,
io invece sono la guerriera del vento, quindi probabilmente
dovrò
richiamare la forza degli uragani, altro elemento costante dei miei
incubi.
-Non
so... Prova!
-Bene-
Haruka si schiarì la voce: -Uragano di Urano, vieni a me!-
mimando
la posa di Michiru in attesa di ricevere il suo potente attacco.
Niente. -Tifone di Urano, via!!- Ancora niente. -Tromba d'aria
di Urano, via!!- Di nuovo niente. Haruka non demordette,
pronunciando qualche altra formula finchè non si arrese:
-Basta, non
mi vengono in mente altri sinonimi.
-Prova
a pensare a qualcos'altro!- le suggerì Michiru.
-La
fai facile, ma tu come hai fatto a sapere quale era il tuo attacco?
-Io
ho avuto il mio risveglio l'anno scorso e tutto mi è stato
chiaro.
“Beata
te, a me non è chiaro nemmeno quello che mi hai appena
detto!”
pensò Haruka.
-I
tuoi sono solo ricordi indotti da me, cose che sai senza avere visto,
per cui anche trovare il tuo attacco non sarà semplice.
Prova però
con il terremoto anche quell'elemento compariva spesso nei tuoi
sogni.
-Uhm,
sì- anche se aveva capito perfettamente il motivo per cui
Michiru
l'aveva cercata e che se la spiava nei sogni era solo per portarle la
sua richiesta di aiuto, non le andava ancora a genio il fatto di
condividere con lei i ricordi dei propri sogni. Nonostante
ciò
voleva trovare il suo potere: -Terremoto di Urano, vai!!-
Riprovò con qualche altro sinonimo e poi all'ennesimo
tentativo andato a
vuoto Haruka si arrabbiò. -Basta, io non so cosa farci:
combatterò
vestita come dico io, corpo a corpo contro quei mostri, ma non ho
intenzione di perdere altro tempo con queste cretinate e con questo
stupido vestitino!
-Non insultare la divisa da Sailor!
-Questa
stupida divisa!- disse lei arrabbiata nera come Michiru non l'aveva
mai vista prima di quel giorno. -Prima mi cambiano i vestiti per
farmi sentire ridicola- si strappò via il colletto: -Poi non
mi
danno il permesso di usare i miei poteri!!- si tolse in malo modo la
tiara. -Ma che cosa vogliono da me?? Che vadano pure tutti al
diavolo!!- Guardò quella tiara: si sentiva svilita e presa
in giro!
-Sailor Uranus dei miei stivali... vai al diavolo pure tu!!-
così
esclamando lanciò in aria la tiara e prima che cadesse a
terra la scagliò lontano con un calcio. Il gesto collerico,
compiuto d'instinto, per poco non le fece perdere l'equilibrio non
essendo abituata ai tacchi alti.
Con passo malfermo si allontanò prima di urlare a Michiru:
-Dove
cazzo sono miei vestiti?? Non vorrai che resti nuda o in mutande qui,
nel mezzo del nulla, con te davanti!!
Michiru
era leggermente spaventata dal comportamento di Haruka: molte volte
con lei aveva oltrepassato il limite, ma non l'aveva mai vista
così
fuoriosa ne' mai le aveva sentito uscire una parolaccia di bocca.
Guardò
per un attimo la tiara lontana che per un attimo le sembrò
brillare,
ma probabilmente era il riflesso del sole sullo zaffiro al suo
centro. Non seppe se andare a recuperare la tiara o se prima andare a
calmare Haruka. Optò per la seconda opzione, per cui si
girò dalla
sua parte e la vide leggermente piegata in avanti, con la testa fra
le mani.
-Haruka
che ti succede??- andò subito verso di lei.
-Michiru...-
la chiamò lei stringendo gli occhi e i denti
-Improvvisamente...
Oddio, che dolore...- continuò l'altra. Forse doveva
chiamare aiuto,
si guardò attorno e di nuovo vide lo zaffiro della tiara
lontana
illuminarsi a intermittenza. Si portò una mano alla bocca
quando le
sovvenne un sospetto. -Haruka alza la testa- ma l'altra
restò
immobile come se lei non avesse parlato. -Avanti fatti vedere- e
così
dicendo le appoggiò una mano sotto al mento per guardarla in
viso:
sulla sua fronte lampeggiava il simbolo di Urano.
Michiru
quindi si allontanò da Haruka: finalmente il momento del suo
risveglio era arrivato. In cuor suo avrebbe voluto aiutare Haruka, ma
non poteva fare niente contro quei dolori che provava dal momento che
non erano di natura fisica e infatti di lì a poco...
-Sailor
Uranus.- una voce echeggiante la
chiamò. Haruka si fece forza per
guardare di fronte a sè e per un attimo ebbe l'impressione
che la
sua forte emicrania le stesse facendo avere le travegole: era se'
stessa che si chiamava da sola? Sorrise debolmente. Ma la figura che
la chiamò si avvicinò a lei e poggiando un dito
sulla fronte
all'altezza del simbolo di Urano le fece passare il mal di testa.
Haruka si stupì di come il dolore sparì
improvvisamente, fino a un
secondo prima le sembrava di avere la testa in una morsa malvagia che
voleva fin schiacciarle il cranio e adesso tutto d'un tratto
come il suo forte mal di testa era arrivato se n'era anche andato!
-Sailor
Uranus.- Haruka guardò di fronte a se'
rimanendo spiazzata:
non era un'allucinazione, davvero a chiamarla era qualcuno uguale a
lei sia per aspetto che per abbigliamento. -Chi sei?- chiese con voce
incredula e anche leggermente
spaventata.
-Io ero
la Principessa di Urano
ai tempi del Regno Argentato, ero una guerriera Sailor proprio come
te. Il mio nome è Urano.
Haruka
la guardò con gli occhi spalancati e la bocca aperta senza
riuscire a dire una parola.
-Non
temere, Sailor Uranus, ti porto a vedere come era organizzato un
tempo il sistema solare, quando a regnare su tutti i pianeti era la
Luna, arrivata fino alla reggenza di Queen Serenity.- Così
dicendo,
senza aver mai staccato l'indice dalla fronte di Haruka, sulla
ragazza si riaccese il simbolo di Urano e lei fu come
teletrasportata nel passato, diventando spettatrice degli avvenimenti
accaduti migliaia di anni prima.
-Questa
era la corte imperiale- la portò a visitare il mondo gioioso
e
festoso che c'era sulla Luna, con paesaggi surreali dai colori
così
intensi da far sembrare sbiaditi quelli che aveva visto sino ad
allora sulla Terra. Alle spalle della scena che le si presentava vi era
un meraviglioso castello bianco, riccamente decorato, pieno di
torri e di alberi che si ergevano al di là delle mura; la
cupola che sovrastava il palazzo centrale mostrava sulla
sommità il simbolo di una mezza luna. -La gente
qui viveva molto più a lungo di ora,
era felice e per i bambini non vi era alcun pericolo.- Tra i
bambini che si rincorrevano gioisi e altri che più pacati
stavano seduti in cerchio, c'era una
donna sulla trentina, dai lunghi capelli bianchi raccolti in due
insoliti codini, che giocava con loro. -Lei è Queen
Serenity, era la
nostra Regina; la ragazzina bionda con la sua stessa acconciatura al
suo fianco è la Principessa Serenity. Tutti dovevano
obbedienza alla
Regina, compito assai semplice: era sempre
così dolce, premurosa e comprensiva con tutti. Il suo
carattere
rispecchiava il suo nome e la sua serenità si irradiava in
tutto il
sistema solare.
La
portò poi sulla Terra. -Questa invece era la Terra la cui
reggenza
era tenuta dal Principe Endymion.- Haruka venne portata
nell'imponente palazzo del Principe e fu stupita di vedere come tutti
i colori fossero caratterizzati da una maggiore gamma di sfumature
rispetto a quelle che aveva visto fino ad allora. Anche i profumi
della natura erano molto più intensi, risultando ancora
più
gradevoli. Come sulla Luna anche quello sembrava un mondo fiabesco,
tutte le persone
erano cordiali: parlavano e ridevano. Un paio di persone
alzarono leggermente la voce per una questione di precedenza, ma in
una manciata di secondi avevano già fatto la pace. -Questo
clima
pacifico, in cui al massimo vi potevano essere solo piccoli screzi
permeava tutta la Terra e tutti i pianeti di questo universo.- Quel
mondo che le si prospettava sembrava
davvero il Paradiso terrestre. Un gruppo di ragazzi con un notevole
portamento passeggiava lungo il giardino reale e uno di loro con una
mascherina bianca attorno agli occhi si fermò a fiutare le
rose
bianche. -Provate a toccare i petali e a sentire il profumo che
emanano e capirete perchè la rosa, pur nella sua
semplicità, è il mio fiore preferito- disse
con tono sereno e cordiale agli altri ragazzi che dopo averne sentito
il profumo e la morbidezza dei petali non poterono che concordare con
lui.
-Lui
era il Principe, era l'unico reggente maschio di tutto il sistema
solare, era un uomo benvoluto e stimato da tutti. E' stato uno dei
sovrani migliori della Terra, nonostante anche lui avesse una debolezza.
Haruka
poi fu portata nello spazio e stupita guardava tutti i pianeti, assai
diversi da come si prospettavano agli occhi degli uomini del suo
tempo: in quell'epoca remota tutti i pianeti visti dallo spazio erano
ricchi di colori come la Terra. Era una prospettiva
suggestiva quanto surreale di un'esperienza che sapeva che sarebbe
stata unica. La Principessa Urano andò avanti a spiegare:
-Lì,
più vicino al sole c'è Mercurio, poi Venere, la
Terra che abbiamo
appena visitato da vicino e allontanandoci vediamo Marte e Giove.
Ognuno di questi pianeti appartiene al sistema solare interno e, ad
eccezione della Terra, era affidato ad una Principessa. Ciascuna di
queste Principesse aveva un proprio castello e poteva spostarsi alla
corte della Regina ogni volta che voleva.- Il suo sorriso si fece un
po' più triste quando passò in rassegna gli
ultimi quattro pianeti:
-Lontano dal calore del sole vediamo il pianeta più grande
degli
ultimi quattro che è Saturno, seguono poi Urano, Nettuno e
Plutone.
Questi sono i pianeti del sistema solare esterno ed essendo i
più
remoti a nessuna delle Principesse era concesso di spostarsi, se non
per recarsi al Palazzo Reale quando convocate e in pochissimi altri
viaggi diplomatici.
Ciascuna delle
Principesse dei pianeti che ti ho illustrato finora aveva poteri
speciali grazie ai quali, al comando del proprio esercito, poteva
sconfiggere i nemici che tentavano di
conquistare il posto della Regina o delle altre Principesse. In
occasione di tali combattimenti si trasformavano in guerriere. Erano
le guerriere Sailor.
Haruka
ascoltava e faceva propria ogni singola parola della Principessa
Urano che si decise a portarla sul proprio pianeta. Haruka ebbe un
sussulto al
cuore: il castello che aveva iniziato a sognare da quando lo aveva
visto nel disegno di Michiru si ergeva in tutta la sua bellezza,
frutto di un'invidiabile maestranza artistica! Era esattamente come
nel disegno di Michiru, ma ora che lo poteva vedere quasi dal vivo,
le trasmetteva una straordinaria imponenza. La Principessa la
portò
a visitarne ogni stanza e alla fine del giro le chiese: -Ti piace?
-Questo
castello l'ho già visto sia nei disegni di una persona per
me
importante sia nei miei sogni, ma è più bello di
quanto potessi
immaginare.
-Ne sono lieta. E' il Miranda Castle- lo
presentò con una
nota fiera.
Miranda...
Ecco perchè quando vide quel castello fedelmente riprodotto
sulla
carta, dopo esserne stata catturata completamente, le uscì
di bocca
quel nome.
-L'ho
fatto costruire io. Sai perchè ho deciso di chiamarlo
così?
-In
onore del satellite più prossimo a Urano?
-No,
semmai è il satellite che è stato chiamato allo
stesso modo del
castello. Direi un nobile tributo, anche se la scelta del nome da
parte dei terresti è stata del tutto inconscia. Miranda era
mia
mamma, Sailor Uranus- le spiegò con voce dolce e
malinconica- era la
mia mamma che ho perso quando avevo cinque anni.
Haruka
fu colpita da quella storia, la sentiva così vicina...
mentre
ricordava alcune immagini. Una sempre a casa di Michiru e
altre
recuperate nei sogni; quei sogni in cui compariva una donna con i
capelli biondi come i suoi e che lei a volte confondeva con quella
persona che, dacchè aveva memoria, per
lei rispondeva
all'appellativo di "mammina".
-La mia mamma era
stata colpita da una grave malattia e purtroppo mi ha lasciato da
sola. Ho molto sofferto per la sua perdita e una volta
raggiunta l'età adulta, ho fatto ricostruire tutto il
palazzo. Ho chiamato i migliori architetti e ingegneri del mio regno e ho
fatto costruire il più bel castello che il mio pianeta
avesse mai
visto: era una struttura così avvenieristica che divenne il
fiore
all'occhiello di tutto Urano e tanta gente giungeva fino a
lì per
ammirarlo. Tanti erano pure visitatori provenienti dagli altri
pianeti. Ero così orgogliosa della scelta fatta e del lavoro
svolto
dal team incaricato che decisi di dedicare il castello a mia mamma,
cosicchè tutti potessero sapere che su Urano c'era un
castello
stupendo che portava il nome di una Principessa meravigliosa: Miranda.
Haruka
rimase colpita da quella spiegazione, ma vedendo l'altra tacere la
incitò ad andare avanti nella storia: -Poi
cosa successe?
-Il
nemico ci colpì. Dopo millenni sereni, senza più
nemici a voler
conquistare la Luna o ad attaccare i nostri pianeti, una squadra di
personaggi senza scrupoli si
organizzò per insinuarsi nei palazzi del sistema solare
interno
senza che nessuna di noi guardiane si accorgesse di nulla. Si erano
guadagnati la fiducia di tutte le Principesse, del Principe Endymion
e della Regina Serenity, tanto che furono nominati generali
dell'Esercito dei quattro pianeti: questa mossa non potè che
favorire la vittoria della regina a capo di quella squadra, e dunque,
l'ascesa al potere di Caos.
Forse non sarebbe mai successo se
fossimo stati tutti più vigili e se noi ci fossimo attenuti
al
rigido protocollo reale...
La frase lasciata in sospeso
risultò troppo enigmatica per Haruka che voleva saperne di
più: -In che senso? Non
capisco...
La
principessa Urano la portò su Nettuno, all'esterno dello
stesso palazzo dipinto da Michiru e lo stesso riprodotto nel modellino
che aveva messo nell'acquario vuoto di casa sua: il Triton Castle.
Anche quello più bello e suggestivo nella
"realtà" per quanto riprodotto fedelmente e perfettamente
dalla pittrice.
-Quanto
mi fu caro questo pianeta...- disse dolce e triste al contempo.
Haruka
non disse nulla, ma non capì il senso delle parole della
Principessa finchè non le vide. La Principessa Urano in un
elegante
uniforme blu mentre ballava con una donna in un abito femminile
acquamarina che assomigliava tanto a Michiru.
-Era
la Principessa più bella di tutte, sia nell'aspetto che
nell'animo.
Ci eravamo incontrate qualche volta quando fummo convocate al Palazzo
Reale della Regina e nei viaggi diplomatici che dovevamo fare di
tanto in tanto per tenerci aggiornate noi guardiane dei pianeti del
sistema solare esterno.
Avevamo l'obbligo di restare sul nostro
pianeta. Era una regola che valeva da millenni e che tutti avevano
rispettato, ma con la Principessa Nettuno è scattato quasi
subito un
sentimento reciproco al quale non siamo riuscite a sottrarci. Ci
eravamo viste per quattro volte all'anno negli ultimi tre anni: due
volte lasciava lei Nettuno per venire su Urano e due volte io
lasciavo il mio pianeta per raggiungerla nel suo.
Haruka
ascoltava guardando la scena che procedeva davanti ai suoi occhi.
Impegnate in un elegante ballo, con gli sguardi incatenati fra loro,
si guardavano come se in quel momento fossero esistite soltanto loro
due.
-Abbiamo
fatto un passo falso: abbiamo permesso ai nostri sentimenti di
distrarci.
Le
due Principesse erano uscite e stavano sedute sul prato di una lingua
di terra circondata dall'acqua. Il sole stava tramontando e Tritone, il
principale satellite del pianeta si faceva vedere sempre più
distintamente. Le due donne stavano parlando teneramente fra loro. La
Principessa Urano
le prese una mano e baciandone il dorso le disse sorridente: -Siamo
fatte per stare insieme, Principessa Nettuno.- A quelle parole
seguì
un bacio.
Haruka rimase
profondamente colpita: era chiaro che tutto quello che aveva visto
fino a quel momento era il famoso Regno Argentato di cui le aveva
tanto parlato Michiru ed era evidente che quell'esperienza surreale
la stava vivendo grazie al dono del suo spirito della vita passata.
Anche nella vita precedente lei e Michiru si erano innamorate?
Nonostante vivessero in due pianeti diversi, con l'obbligo di non
abbandonarli mai, il colpo di fulmine era scattato nelle rare
occasioni in cui si erano potute vedere. Ora si spiegava
perchè
nonostante all'inizio fece di tutto per stare lontana da Michiru non
solo non riuscì nel suo proposito, ma finì pure
per
innamorarsene. La Principessa Urano aveva ragione: in
qualsiasi epoca o in qualunque luogo fossero nate, qualsiasi
identità avessero preso, il loro destino era stare per
sempre insieme. Sorrise lievemente a quella constatazione.
-Quella
è stata l'ultima volta
che ci siamo viste.- riprese il suo racconto la Principessa Urano
dopo aver osservato con tristezza quel candido bacio che aveva dato a
chi era sicura che fosse la persona con cui avrebbe voluto
condividere la sua vita. -Il nemico aprofittò della nostra
distrazione e il giorno seguente a questo, quando tornai su Urano lo
trovai in balia dei quattro comandanti. Il mio esercito era troppo
debole in
confronto a quello avversario e io ho visto Caos distruggere
il
mio pianeta senza riuscire a sconfiggerlo. Mi si è spezzato
il cuore
vedere anche il palazzo dedicato a mia madre cedere sotto i colpi
avversari che portarono distruzione su tutto il pianeta. Mi sono
battuta
con tutto il mio animo e la mia forza fisica, ma ero l'unica dotata di
potenti poteri ed essendo anche poco avvezza alla battaglia finii per
soccombere.
Haruka
osservava ammutolita le
scene che si prospettavano davanti a lei riconoscendo tante immagini
che aveva visto nei suoi incubi. Quindi i suoi sogni premonitori la
volevano avvisare del grave pericolo che stava correndo la Terra che
se fosse caduta in mano al nuovo nemico avrebbe fatto la stessa fine
di Urano! Ora capiva perchè nei suoi sogni c'era sempre un
castello, che solo dopo aver visto il disegno di
Michiru si riproponeva incessantemente a lei uguale identico alla
raffigurazione.
-Il
secondo pianeta a soccombere
fu Nettuno. Anche la sua Principessa, l'amore mio, morì in
modo
violento. Non ci fu scampo nemmeno per Plutone e Saturno che in
seguito alla morte delle loro Principesse cedettero sotto la
supremazia avversaria.
Senza di noi sarebbe stato
probabilmente impossibile che il resto del Regno si salvasse
perchè
noi eravamo le guardiane più forti, dopo Queen Serenity.
Inoltre
anche le altre guerriere, dopo un periodo così prolungato di
pace
non erano allenate per reagire e dare il massimo di se' per vincere
sul nemico. In ogni caso un fattore determinante per la vittoria del
male è stato che io e la Principessa Nettuno non siamo state
le
uniche ad infrangere un divieto millenario. Anche loro lo
infransero.- Così dicendo ad Haruka si presentò
un nuovo scenario
in cui il Principe Endymion, in un campo pieno di fiori a lei
sconosciuti, sollevava in aria la Principessa Serenity
prima di riportarla alla sua altezza e baciarla.
-Anche
loro non avrebbero dovuto
abbandonare il loro pianeta, ma i loro sentimenti vinsero su tutte le
regole e questo fu un fattore di indebolimento per tutti.
Quando Caos arrivò agli ultimi due obbiettivi,
ormai era quasi
indistruttibile e per questo colpì quasi contemporaneamente
la Terra
e la Luna, così vicine. Il giorno in cui attaccò,
la Principessa
Serenity era sulla Terra e sua madre era disperata: come poteva
sforzarsi per salvare la Luna senza sapere che ne era della figlia
che era sulla Terra? Alla fine Serenity riuscì a raggiungere
la
madre, si sacrificò per la Luna, ma fu un
sacrificio vano. Con tutti
i pianeti rasi al suolo, ogni forma di vita brutalmente
falciata, quasi tutto il suo Regno lunare distrutto e la
figlia morta, la Regina perse ogni ragione per cui combattere e
capitolò anche lei. Povera Regina...- nella sua voce si
poteva
sentire il tono commosso -La morte le donò sollievo.
Haruka
se ne stava a bocca aperta
mentre ascoltava e con un nodo in gola assisteva al tragico epilogo
di quello che sembrava essere stato il Regno dell'Arcadia
perduta.
-La
Terra è stato l'unico
pianeta dove, per qualche strana ragione, si salvò solo
qualche piccolo organismo acquatico da cui si formò il mondo
che hai conosciuto tu.
Adesso,
a distanza di migliaia di anni, nuovi nemici stanno cercando di
impadronirsi della Terra per distruggere tutto quello che gli esseri
umani hanno
faticosamente ricostruito.-
spiegò la Principessa allontanando
l'indice dalla fronte di Haruka che si ritrovò
così di nuovo tra le
montagne di Fukui. -Non commettere il mio stesso errore,
Sailor
Uranus. La Principessa e il Principe si sono reincarnati su questo
pianeta come tutte
voi e tu devi individuarli per salvarli perchè tu sei una
guerriera
Sailor del sistema solare esterno.- così
dicendo con il suo magnetismo telecinetico riattirò la tiara
scagliata da Haruka
fino a loro -Tu, Sailor Uranus, devi essere fiera di
ciò che sei: tu
sei tra le guerriere più forti di tutte- le
riposizionò in fronte
la tiara. -Hai accettato di combattere al fianco di Sailor
Neptuno e
devi portare avanti la missione che vi è stata affidata dal
Fato.
-Io... mi
dispiace per quello che ho detto e per quello che ho fatto prima...-
Haruka era veramente pentita per aver perso le staffe e per aver
reagito in modo così violento prima. Durante quella
settimana e
mezzo in cui Michiru le raccontò tutto quello che doveva
sapere, lei
aveva sentito di dover credere alle parole della ragazza, ma era come
se non si fosse realmente resa conto dell'importanza
del
loro compito. D'altronde, cercare di capire l'astratto
concetto del Regno Argentato e della sua distruzione di cui le
parlò
Michiru, era una cosa diversa dall'aver visto tutto quanto con i propri
occhi.
-Ma come
posso combattere e salvare la Terra se non so nemmeno quale
è il mio
attacco?
-Invoca
la Bomba di Urano. - Haruka rimase stupita: non ci sarebbe
mai
arrivata. -Sailor Uranus,
devi essere
pronta a tutto per portare a termine le missioni che ti sono state
assegnate e per proteggere i futuri sovrani, a costo della tua stessa
vita. - Lo spirito della
Principessa di Urano si congedò in questo modo da Haruka.
Mentre la
sua figura sbiadiva, alla ragazza parve di notare un'altra ombra con
uno specchio in mano comparire al suo fianco.
Dopo tutto
quello che era successo, la giovane rimase immobile senza dire una
parola, mentre Michiru continuò a restare in disparte. Non
aveva
assistito alle sue visioni, aveva solo visto lo spirito della
Principessa Urano toccarle la fronte sulla quale risplendeva il
simbolo di Urano e dopo molto tempo staccarsi da lei, parlarle della
minaccia attuale, porgerle la tiara e
infine congedarsi da Sailor Uranus. Mentre lo spirito della
Principessa scompariva le parve di vedere vicino lo spirito della
Principessa Nettuno, ma non ne era sicura.
Michiru
lasciò ad Haruka il tempo necessario per processare a mente
fredda
tutto quello che aveva visto. Era sicura che per il
tempo in cui le due rimasero immobili la Principessa Urano avesse
richiamato quanti ricordi più possibili da trasmettere ad
Haruka, esattamente come aveva fatto la Principessa Nettuno quando si
risvegliò.
Dopo molto
tempo in cui Michiru restò ad osservare Haruka, quell'ultima
si destò dal suo stato di meditazione e recuperando il
bavero che si era malamente tolta si avvicinò a lei.
-Michiru...
io... mi dispiace per prima... Mi vergogno del mio stupido
atteggiamento.
-Non ti
preoccupare, Haruka.
La bionda la
guardò e poi sorridendo le disse: -Io sono Sailor Uranus.
Michiru
sorrise a quelle parole: il risveglio era avvenuto, ora erano pronte
per far squadra.
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Buonasera
a tutti! Ecco a voi l'aggiornamento della storia. Come nel capitolo 8,
anche la storia qui narrata fa riferimento al doujinshi di Yamada, ma
se gli avvenimenti lì narrati facevano parte del primo
volume, questo capitolo, nelle parti in cui compare Elza, si
rifà al secondo volume "Lady in the tower".
Vi
auguro buona lettura e ringrazio coloro che stanno leggendo la storia,
che l'hanno inserita tra le seguite, tra le preferite e/o che
recensiscono.
13.
L'accettazione
del proprio destino da parte di Haruka portò le due ragazze
a
frequentarsi spesso, non solo per svagarsi nel tempo libero, ma
anche per allenarsi. Haruka era una ragazza molto sportiva, ma
avrebbe dovuto intensificare la propria attività fisica,
iniziare a
praticare esercizi mirati che fortificassero ogni muscolo del corpo per
sfruttare al massimo la carica energetica datale dal vento,
aumentare gli esercizi per migliorare i suoi riflessi e controllare
maggiormente
anche la sua dieta. Da parte propria Michiru dovette intensificare
sempre di più gli allenamenti nella corsa per dare il
massimo
di se' stessa e restare al passo della guerriera del vento senza
ritrovarsi al termine con il fiato corto, cosa che non avrebbe
giovato allo scontro che sarebbe seugito al tallonamento del demone del
momento.
Tornarono sui monti di Fukui altre due volte per testare il
potere di Sailor
Uranus e constatarne la forza. Gli allenamenti erano quasi
quotidiani, saltavano soltanto quando Haruka era impegnata nelle
corse.
Le
due ragazze inoltre passarono tanto tempo insieme anche per preparare
un piano contro il nemico. In due riuscirono a localizzare la
città-fulcro dell'Esercito del Silenzio: Tokyo. Presero
informazioni
sui licei lì presenti e alla fine, per grande gioia di
Kameda,
concordarono che il Muggen fosse l'Istituto migliore.
L'accettazione
della natura di Michiru permise ad entrambe di alternare momenti seri
a distrazioni sentimentali, sebbene la loro missione avesse la
priorità. Nella vita precedente avevano abbassato troppo la
guardia, ma stavolta non
avrebbero mai perso di vista il loro obbiettivo, nemmeno qualora la
vita di una o dell'altra fosse stata in pericolo. Fu Michiru a
chiedere ad Haruka di mantenere questa promessa e Haruka lo fece. In
cambio le chiese di non parlare mai più dei loro sentimenti.
Sarebbero ufficialmente diventate una coppia solo dopo aver sconfitto
il nemico nella Battaglia Finale. Fino ad allora sarebbero rimaste
insieme, ma nessuno avrebbe dovuto sapere della loro relazione e loro
stesse non dovevano più farsi dichiarazioni. I baci e gli
altri contatti fisici, il tempo
passato insieme e l'assistenza reciproca al termine di ogni battaglia
sarebbero bastati per ricordarsi l'un l'altra che non sarebbero mai
più state sole.
Le
vacanze estive volarono in un attimo e grazie alle giornate passate
insieme Haruka e Michiru si affiatarono molto, scoprendo e confermando
di avere molte cose in comune. Entrambe erano riservate, molto
ambiziose e molto determinate; erano accomunate da un carattere
solitario, innato per Michiru, insorto l'anno precedente per Haruka;
convidividevano l'amore per i viaggi, l'arte, la musica, la cultura e
il teatro; entrambe avevano un profondo senso di giustizia ed erano
idealiste; essendo inoltre consapevoli della propria bellezza
erano accomunate da uno spiccato narcisismo e sfoggiavano spesso abiti
costosi, eleganti, e sfarzosi per le serate particolari. Il tempo
passato insieme le aiutò anche a cercare il modo
giusto per far collimare i loro caratteri pure laddove le
diversità erano profonde... e di diversità ce
n'erano molte. Ad esempio: Michiru era puntuale ad ogni appuntamento,
Haruka era una ritardataria cronica e anche quando si
sforzava non riusciva a scendere sotto i cinque minuti di
ritardo; Michiru, per quanto garbata con tutti, era molto chiusa,
Haruka invece, sebbene fosse riservata e la sua amicizia fosse un
privilegio per poche persone, socializzava con tutti senza alcuna
difficoltà; la casa di Michiru era sempre impeccabile,
quella del pilota era ordinata solo quando aveva visite programmate
(quante volte, dopo un'uscita da qualche parte, avrebbe voluto invitare
Michiru in casa e non aveva potuto a causa del disordine); alla
violinista piaceva molto studiare, ad Haruka, per quanto mantenesse una
media alta, non piaceva per niente passare i pomeriggi sui libri di
scuola; Michiru era sempre molto mattiniera e andava a dormire presto,
Haruka nei giorni festivi si alzava e andava a dormire tardi.
Una
settimana prima del ritorno a scuola Michiru disse ad Haruka che
sentiva la presenza di un nuovo demone. Haruka si caricò di
adrenalina all'idea di doversi finalmente battere contro un mostro,
ma prima avrebbero dovuto localizzarlo, così Michiru
spiegò ad
Haruka come fare.
La
scuola era ricominciata, Elza era tornata e appena potè
andò a
cercare Michiru, ma con suo grande stupore vide che lei non c'era.
Nel
pomeriggio del secondo giorno di scuola, mentre stava andando in
camera per studiare, vide finalmente Michiru sulle scale che
portavano alle camere del collegio. Era girata di spalle, ma il
colore dei suoi capelli così inusuale le permetteva di
essere
riconosciuta da chiunque.
-Michiru!!
La
ragazza si voltò e vide Elza. -Elza, sei tornata!- Era
veramente
contenta di vederla. Anche se erano cambiate tante cose, non per
questo il suo affetto per l'atleta era venuto a meno, per cui era
felice di rivedere finalmente un viso amico. Il viso di quella
persona che era l'unica in grado di metterle il buon umore e di farla
sentire più felice e meno sola in quell'istituto.
-Come
stai, Michiru?- Elza si avvicinò allegra. Avrebbe voluto
abbracciarla, ma essendo nei
corridoi pubblici non poteva farlo.
-Molto
bene grazie e tu?
-Io
bene. Torno da una vacanza fantastica: ho rivisto tutta la mia famiglia
e i miei amici brasiliani; ho preso un sacco di
sole, ho fatto tanti bagni e sono persino stata alle Seychelles con
la mia famiglia! Ti sono arrivate le mie cartoline?
-Sì,
grazie mille, sei stata molto gentile a inviarmele.- rispose cordiale
l'altra, ripensando alle due cartoline: una ritraeva il mare delle
Seychelles e l'altra invece le acque dell'Atlantico che bagnava le
coste del Brasile allegata a una foto di Elza che le scrisse di
averle mandato quella foto scattata a sua insaputa da un amico,
sperando che Michiru, rivedendola, non si scordasse di lei.
-Per
altro nella foto che mi hai mandato sei venuta molto bene.
-Grazie,
quando l'ho vista ho pensato la stessa cosa!- Scoprì il suo
bellissimo sorriso bianco. -Ti trovo molto bene!- In realtà
tra se' e
se' pensò che Michiru fosse molto più bella di
quando si erano
viste l'ultima volta, ma non disse nulla per discrezione.
-Ah,
ti ringrazio.
-Ma
si può sapere che fine avevi fatto? E' da ieri che ti sto
cercando.
-Ieri
sono venuta a scuola solo per le lezioni, ma poi sono tornata a casa
perchè avevo un po' di cose da fare- rispose senza
specificare oltre: non poteva certo dire che doveva finire di spiegare
ad
Haruka come localizzare un nemico.
Erano
state in giro tutto il
giorno sulle tracce del nuovo portatore del demone. Non lo
individuarono, ma si appostarono nel luogo dove sentivano
più forte
la sua presenza ed essendo rimaste lì per almeno quattro ore
(il
tempo necessario perchè Haruka capisse come percepire le
onde
negative emanate dal demone) capirono che il detentore doveva
lavorare o vivere nei paraggi del quartiere dell'Ospedale Centrale.
Infine Haruka la invitò a casa propria per una cena. In
genere era
sempre stata la bionda a salire in casa di Michiru, ma quel giorno fu
lei a invitare la ragazza dai capelli verde acqua dimostrando di non
cavarsela male ai fornelli.
-Sarò sempre meglio di mio papà quando ha quasi
mandato a fuoco la
casa!- rispose ai complimenti di Michiru e la baciò.
Fu una serata molto dolce, nonostante alcune argomentazioni un po' tristi, in cui le due ragazze parlarono molto di
come immaginavano che sarebbe stato il loro avvenire, nonostante le
sensazioni negative che provavano pensando a tutti i pericoli mortali
della loro missione.
-Come
sono andate le tue vacanze?
-Bene,
ho dovuto fare molto esercizio fisico e non sono nemmeno passata dai
miei genitori. Mio papà ci è rimasto un po' male
perchè pensava
già di fare grandi cene in mia presenza, ma quest'anno avevo
così
tante cose da fare che non ho proprio avuto tempo per passare. Ti
dirò che non mi è nemmeno mancato tanto il
rientro a casa e i
“calorosi” bentornata della mia famiglia.
-Ahahah,
sì, posso immaginare! Messa in bella vista su un baldacchino
dorato
per tutto il tempo della tua permanenza.
-Il
trofeo di casa Kaioh! Tanto
alla fine mi tocca andare a casa per la commemorazione dei nostri cari,
il 2 Novembre.
-Sempre
meglio il 2 Novembre del 15 Luglio*, no? Almeno così hai
passato le
vacanze estive per conto tuo!
-Su
questo non posso darti torto!- Michiru ridacchiò
con Elza che
constatò sia in quel momento che nel tempo successivo che la
ragazza era diventata di poche parole, con risposte spesso molto
vaghe. In un intero mese libero dalla scuola, non poteva aver passato
tutto il suo tempo solo allenandosi (per quale motivo poi?), eppure
non le disse nulla di tutto il resto. Possibile che la lontananza
l'avesse fatta retrocedere nella scala confidenziale della
violinista?
Michiru
dal canto suo non menzionò mai Haruka per tutto il tempo.
Avrebbe
voluto dirglielo, ma mentre pensava se ciò avrebbe infranto
le
regole che si erano imposte lei e l'aspirante pilota, Elza se ne era
uscita informandola di averla cercata già ben due volte dal
rientro a scuola il giorno precedente, ricordandole anche le cartoline
che le aveva mandato. Per cui
lei non se la sentì di dirle: “Grazie per i tuoi
complimenti, però
devo dirti che per quanto li gradisca da adesso non li posso
più
accettare perchè è da un mese che sto con
Haruka." Perciò in
seguito alle parole dell'atleta decise di rimandare il discorso alla
volta dopo, sarebbe stato senz'altro più indolore che al
primo
incontro dopo tanto tempo che non si vedevano. Nel frattempo avrebbe
cercato le parole giuste per poterle dire come stavano le cose nel
modo più delicato possibile. Per fortuna dopo mezz'ora
Michiru avrebbe dovuto andare alle gare di nuoto, motivo per il quale
l'incontro fu molto breve e a lei fu facilitata la
possibilità di sviare l'argomento.
Quel
giorno stesso alcune ragazze si avvicinarono a Elza e dal momento che
qualcuna di loro le aveva viste parlare insieme, le chiesero se
poteva togliere loro una curiosità: era vero che Michiru
usciva con
Haruka Tenoh? Il ragazzo infatti era andato a prenderla per la festa
del Tanabata, qualcuno li aveva visti anche girare insieme per le vie
di Yokohama, dove tutti sapevano che i Kaioh avevano un
bell'appartamento in
cui Michiru poteva ritirarsi di tanto in tanto e giravano addirittura
voci di loro
due che si vedevano negli hotel della città (probabilmente per fare
determinate cose che a casa, con i genitori di lei, non era possibile
fare).
Le ragazze volevano quindi capire se erano solo voci di corridoio, se
era tutto vero o cosa fosse vero e cosa no perchè chi aveva
avuto
l'occasione di vederli insieme diceva che sembravano essere veramente
fidanzati e che apparivano anche come una bellissima coppia: sembravano
un principe e una principessa.
Elza
passò dall'essere stupita all'essere sconvolta,
domandò loro se
avevano chiesto a Michiru, ma loro le chiesero di rimando se per caso
fosse impazzita. A quel punto lei disse di non sapere nulla dal
momento che non era in Giappone durante le vacanze estive e di non
dare comunque troppo peso ai pettegolezzi perchè spesso
ingigantivano le cose fino ad arrivare ad inventarsele, molto volte
solo per screditare qualcuno.
“E
così tra loro sta andando tutto bene”
pensò appena rimasta sola.
Che stesse andando tutto bene era solo l'ipotesi migliore, ma in base
a quanto riferito dalle compagne di scuola sembrava che tra loro
fosse sbocciato l'amore e addirittura...
No, conosceva Michiru,
faceva tante storie per un bacio era impossibile che poi invece si
fosse spinta tanto oltre con Haruka nel giro di così poco
tempo.
Inoltre le compagne di scuola non lo sapevano, ma Michiru viveva da
sola nell'appartamento di Yokohama, quindi non c'era motivo per cui
lei e Haruka dovessero vedersi negli hotel della città per
“esplorare il corpo umano”. Comunque doveva
chiedere a Michiru se
quanto appreso fosse vero. Al contrario delle amiche, lei non voleva
saperlo per poter spettegolare con le altre, voleva sapere se c'era
ancora una speranza per lei o doveva
arrendersi all'idea di essersi fatta battere dall'acerrima rivale
anche in amore. Certo ora le era più chiaro
perchè Michiru fosse
stata così sfuggente l'ultima volta che si videro. Al tempo
stesso
però non le era chiaro perchè non le avesse detto
nulla.
Al
di là delle motivazioni che spinsero la violinista a non
dirle nulla
restava il fatto che qualcuno le aveva viste insieme durante l'Estate
e quello molto probabilmente era vero almeno quanto il fatto che
Haruka ebbe anche l'ardire di presentarsi davanti a un collegio come
il loro per andare a prendere Michiru per festeggiare insieme quel
Tanabata Matsuri di cui non aveva mai sentito parlare prima. Sentiva
di voler chiarire al più presto la questione, il problema
era che da
quando era ricominciata la scuola Michiru passava molto più
tempo a
casa sua che in collegio... E questo poteva essere un punto a favore
delle ipotesi delle amiche. Come mai andava tanto spesso a casa
propria la stessa Michiru che prima dell'Estate non aveva
socializzato con nessuno a parte che con lei e passava da casa solo
saltuariamente? Si vedeva forse con Haruka? E poi cosa facevano di
preciso? Mandavano avanti la loro conoscenza, si baciavano o
passavano i pomeriggi in camera da letto? Ormai perso totalmente il ontrollo della sua mente, seduta alla scrivania,
pensò: "Come è far l'amore
con Michiru?" il dubbio venne posto quasi come se lo
stesse domandando ad Haruka. "Ma
a che idiozie vado a pensare?? Ma siamo matti?? Dico alle altre di non
dar peso a certe voci e poi io sono la prima a cascare vittima dei
pettegolezzi!!" si rimproverò prima di imporsi
di studiare per non tentare di darsi una risposta immaginando cose su
Michiru non adatte alla loro età.
Elza
aveva già scelto una
scuola superiore famosa per la formazione di molti importanti atleti
giapponesi e dunque trascorreva ancora più tempo di prima ad
allenarsi. Un giorno mentre stava correndo vide
Michiru sul bordo pista. Era la prima volta che la vedeva, dopo il
breve incontro casuale sulle scale il secondo giorno di scuola; era la prima
volta che la violinista si era recata lì per incontrarla. Alla fine del suo allenamento Elza la
raggiunse.
-Ho
sentito dire che passi molto tempo qui. Hai intenzione di andare alle
Olimpiadi?- le domandò sorridendo.
Elza
si asciugò la fronte con la salvietta che si era messa al
collo e
rispose: -Magari! Non credo proprio di farcela!
-Secondo
me hai la stoffa per farlo.
-Sai,
lo pensavo anche io. Ero veloce a correre, nessuno mi aveva battuto
dalle
elementari e io ero molto sicura di me stessa. Questo finchè
non c'è
stata la prima competizione contro Haruka. Nessuno riesce a vincere
contro di lei, nemmeno io. Lei sì che corre veloce, potrebbe
davvero
andare alle Olimpiadi, ma io, in confronto a lei, non sembro
più
quella promessa che credevo di essere!- non c'era rabbia o sconforto
nelle sue parole. Solo un tono di pacifica rassegnazione.
-Non
devi guardare alle altre concorrenti. Soprattutto ad Haruka, lei non
ha intenzione di dedicarsi all'atletica in futuro.
-Quindi
è vero quello che si dice negli spogliatoi?-
domandò pensierosa. Le
tornarono alla mente le voci incerte delle altre atlete che dicevano
che Tenoh non sarebbe rimasta nel mondo della corsa. Voci alle quali
lei non aveva dato peso non essendoci nulla di certo. Molto
più peso
diede invece al modo in cui Michiru l'aveva chiamata: senza
onorifici. Questo dettaglio le fece sentire una leggera fitta nel
cuore: nel giro di un mese e mezzo, era passata a chiamarla per nome
senza onorifici. Allora era vero che durante l'Estate avevano legato
tanto da passare a chiamarsi per nome.
Cosa che, almeno per quanto riguardava Michiru, era stata preclusa a
tutti, meno che a lei. Ora invece anche Haruka aveva raggiunto quel
traguardo!
-Non
sono mai stata negli spogliatoi dopo le gare, ma penso di
sì. Lei è
affascinata dalle corse in moto e in macchina.
“Molto
femminile...” pensò Elza. -Resta
comunque che lei è più veloce
di me.
-Resta
comunque che se ti impegni anche tu puoi vincere le Olimpiadi.
Elza
la guardò, quasi commossa alle sue parole. L'espressione del
volto
di Michiru era sereno e lei capì che quello che le stava
dicendo non era per incoraggiarla, ma perchè credeva
veramente nel
suo talento. Per cui sorrise prima di replicare: -Sai, quando tu mi
parli e mi guardi in questo modo, mi sembra di poter
veramente fare tutto quello che dici. Anche adesso: se tu dici che
posso farcela, mi infondi sicurezza, mi restituisci fiducia in me
stessa e mi sento come se potessi davvero farcela.
-Elza,
non è “come se”: tu puoi farcela! Non le
senti le
persone sugli spalti? Io dacchè avevo smesso di correre non
avevo
più seguito il mondo della corsa, ma da quando ho iniziato a
seguire
le tue corse ho sempre sentito il pubblico diviso tra chi scomette su
di
te e chi su Haruka.
-Sul
serio?
-Certo,
li ho sentiti chiaramente, e sai... Io mi sento sempre un po' gelosa
quando sento che piacete a molte persone.
-Io
ho un caratteraccio non piacerei a tante persone se mi conoscessero
bene quanto te!
-Sai,
ho imparato a conoscere la gelosia molto prima dell'amore
perchè di
te ho iniziato a essere gelosa da molto tempo addietro.
Elza
rimase sorpresa dalle dichiarazioni di Michiru, tanto da arrossire
leggermente: sembrava che in quel periodo fosse diventata molto
più
sciolta a parlare dei suoi sentimenti. Era la prima volta che la
sentiva parlare di amore e gelosia e soprattutto senza vederla
provare un immenso imbarazzo, sebbene stesse esprimendo di provare
gelosia nei confronti di due ragazze. Era forse tutto collegato? Elza
pensò che l'occasione che stava aspettando per chiarire la
situazione sentimentale della ragazza fosse arrivato per cui si fece
forza (doveva essere pronta a sentirsi dire anche la più
dura
verità) e chiese: -Adesso... sai che cos'è
l'amore?- Michiru
guardando verso il basso sorrise debolmente e a Elza guardandola
sembrò che stesse sbiancando a vista d'occhio. -Michiru,
stai bene?-
Possibile che una simile domanda potesse farle gelare il sangue in
modo così vistoso?
-Scusami...
Quest'Estate sono stata davvero molto impegnata e poi probabilmente
risento molto anche delle alte temperature. La divisa scolastica
tiene molto caldo... Forse è meglio che vada a casa.
-A
casa? Se non stai bene sarà che meglio che tu vada in
camera, no?
-Avevo
intenzione di andare a casa...- replicò pensando che quel
giorno doveva
vedersi con Haruka per localizzare il nemico. Forse però
Elza aveva
ragione, era meglio andare in camera e caso mai chiamare Haruka a
casa sua per rimandare il loro incontro. Si alzò dalla
panchina e
con la cartella in mano disse: -Hai ragione, andrò in camera
mia.
-Fra
poco torno anche io che devo studiare, se hai bisogno non farti
problemi a chiamarmi.
-Grazie,
Elza. Ciao!
-Ciao!-
Elza rimase ancora a riflettere su quanto appena scoperto: Michiru
gelosa di qualcuno! Che sorpresa poi che ne parlasse così
apertamente, così come apertamente le aveva detto di essere
gelosa
sia di lei che di Haruka; Haruka che ormai chiamava per nome e
non certo
perchè, come lei, le fosse antipatica. "Deve essere successo
qualcosa per forza durante la mia assenza"
pensò mentre si avviava
verso l'edificio scolastico. Non si spiegava altrimenti un
atteggiamento così rilassato nel modo in cui Michiru parlava
del suo modo
di rapportarsi con due ragazze che cercavano di arrivare al
suo cuore. Per non parlare della reazione alla
sua domanda! Era passato un mese e mezzo, ma erano cambiate troppe
cose in Michiru e sentiva che purtroppo tutti i cambiamenti notati fino
a quel momento avevano un unico denominatore in comune: Haruka Tenoh.
Chissà
cosa aveva di così interessante quella ragazza da avere
tanto
successo con le altre! Al di là dell'oggettiva bellezza e
dell'indiscutibile velocità, lei l'aveva conosciuta come una
persona
scorbutica e arrogante e il suo giochetto iniziale negli spogliatoi,
quando la bloccò contro uno degli armadietti,
le faceva pure temere che fosse davvero una latin lover come
si
vociferava in giro. Sperava con tutto il cuore che se davvero voleva
Michiru, almeno la volesse seriamente, non per divertirsi soltanto.
Alla fine non era riuscita a chiarire quale fosse il rapporto che
legava l'eterna rivale con... “Un
momento!” I pensieri di Elza
furono interrotti appena a metà strada tra la pista da corsa
e il
collegio vide Michiru inginocchiata a terra, con le braccia conserte
all'altezza del cuore.
-Michiru,
che ti succede?- domandò appena la raggiunse.
-Il
caldo...- riuscì soltanto a rispondere a bassa voce la
violinista.
-Forza,
vieni che ti aiuto- disse Elza chinandosi a terra per prendere la
cartella della ragazza e per aiutarla a rimettersi in piedi. Se fosse
solo stata un po' più alta di lei e più muscolosa
nelle braccia l'avrebbe anche
sollevata e portata lei in infermeria, ma anche se la sua statura si
poteva considerare molto buona in
Giappone -lei e Michiru erano tra le ragazze più alte del
loro
istituto- in realtà sapeva che un metro e sessanta non era
una grande altezza. Considerando poi che aveva ormai quindici anni e,
sorella a parte, nessuno nella sua famiglia era molto più
alto di lei, sapeva che sarebbe cresciuta ancora di pochi centimetri.
Per
fortuna per tutto il resto aveva ereditato solo i lati positivi del
ramo brasiliano, compresa anche quella striatura muscolare che le
permetteva di essere molto
veloce nonostante non fosse particolarmente alta. Mentre aiutava
Michiru a dirigersi nell'edificio scolastico, i suoi pensieri tornarono
di nuovo ad Haruka. Anche lei era figlia di genitori di diversa
nazionalità, ma lei sembrava aver preso solo i pregi dei
due rami di ascendenza, ereditando così anche quel metro e
settanta presumibilmente di origine americana.
Giunte
in infermeria non trovarono nessuno per cui Elza disse a Michiru di
coricarsi su uno dei lettini mentre preparò una salvietta
con
l'acqua fredda. -Ultimamente sei sempre molto occupata sia a scuola
che fuori, ma forse dovresti riguardarti di più. Potrebbe
essere
stato un colpo di calore. Questo ti potrebbe aiutare intanto che
aspettiamo l'infermiera.- Le posizionò la salvietta bagnata
sulla
fronte.
-Forse...
è che ho così tante cose da fare... Ma
sarà sicuramente
dovuto al fatto che sono anemica. Non è la prima
volta che mi capita...- disse
continuando a sentire il forte mal di testa che l'aveva colta sulla
strada di ritorno verso scuola.
-Dovresti
farti vedere, un po' di anemia non fa male, si risolve compensando
con integratori di ferro. Se ti capita spesso però potresti
avere
valori molto al di sotto della media, forse dovresti fare un'indagine
tramite gli esami del sangue. Non sono un dottore, quindi sentiamo
cosa ti dice l'infermiera e poi eventualmente potresti, tra i tuoi
impegni, inserire anche il controllo da un medico... Adesso ti segno
il promemoria.- così dicendo prese il block notes
dell'infermeria.
Dalla
finestra aperta il vento entrò nella stanza, portando
distintamente
a Michiru il rumore del mare che si stava agitando. Se già
sulla strada di ritorno aveva un
presentimento ora era chiaro che il mare la stava chiamando per
avvertirla che il nuovo demone si stava per palesare. Doveva subito
intervenire prima che facesse vittime e prima che il nemico potesse
impossessarsi del talismano. -Devo andare!- detto ciò si
alzò di
scatto mentre si tolse la salvietta dalla testa.
-Sono
d'accordo. Prima il medico ti dice cosa fare, prima potrai porre
rimedio alla tua carenza di ferro.- rispose Elza mentre dando le
spalle al lettino scriveva: Chiamare il dottore per
disturbi
anemici.
Michiru
si mise una mano sulla fronte, lì, vicino a dove, era certa,
stava
pulsando il simbolo di Nettuno. Era stata solo fortuna se Elza le
aveva messo quella salvietta sulla fronte, altrimenti l'avrebbe visto
anche lei e quello non sarebbe stata in grado di giustificarlo
tramite lo scarso apporto di ferro o di qualche vitamina. Nonostante
il terribile dolore che le martellava la testa si alzò dal
letto e
andò via. Il dovere la stava chiamando, non poteva restare
ad
ascoltare Elza, ne' darle spiegazioni, così uscì
frettolosamente
dalla stanza. -Grazie di tutto!
-Non
c'è di che! ... Ehi, Michiru? Dove stai andando? Non
è così
urgente!!- urlò Elza senza capire. Voleva solo avvertirla,
non
spaventata al punto da farla correre via. Aveva perfino dimenticato la
sua cartella in infermeria.
***
*** ***
Michiru
non si presentò a scuola il giorno dopo, nemmeno il
successivo e
nemmeno quello dopo ancora. Non era la prima volta che quando stava
male andava a casa: da quando Elza era arrivata in quella scuola era
già successo altre due volte, solo non era mai capitato che
scappasse da scuola in modo così improvviso e abbandonando
anche la cartella dove
capitava.
L'atleta,
preoccupata, decise quindi di passare da casa sua e così
parlando
con un'insegnante e spiegandole che voleva andare a trovarla per
portarle a casa la cartella e gli appunti delle lezioni degli ultimi
giorni, riuscì a farsi dare l'indirizzo di casa della
ragazza.
Il
giorno seguente perciò si ritagliò un po' di
tempo per uscire dal
collegio e raggiungere la casa di Michiru. Quando arrivò
rimase
stupita nel vedere in quale quartiere residenziale abitava. Era
incredibile che i suoi genitori le avessero preso una casa in cui
vivere da sola nella zona più prestigiosa di Yokohama.
All'ultimo
piano dell'edificio, oltretutto!
Si
avvicinò al citofono e cercando il cognome della violinista
citofonò.
-Questo
è l'appartamento di Kaioh, chi è?
-Ehm,
buongiorno signore, signora... - non era Michiru ad aver riposto e
dalla voce al citofono non capiva nemmeno se ad averle risposto fosse
stato un uomo o una donna: -Io sono Elza Grey, una compagna di scuola
di Michiru-San. Sono passata per portarle la cartella che ha lasciato
a scuola e gli appunti delle lezioni.
Ci
fu una breve pausa, poi la voce rispose: -Va bene, attendi un
attimo, avviso il portinaio.
Dopo
poco tempo il portone si aprì e a Elza si
presentò un ingresso
ampio, ben curato e con tanto di portineria. Il portinaio la
guardò
entrare e lei disse: -Sono Elza Grey, sono qui per Michiru Kaioh, mi
hanno aperto dal suo appartamento.
-Prego,
la signorina Kaioh vive all'ultimo piano.
-Grazie,
lo so.
Prese
l'ascensore (dodici piani di scale erano tanti anche per lei) e
premette il tasto 12. L'ascensore era abbastanza veloce e in un
minuto arrivò al piano desiderato. Quando la porta si
aprì Elza
trovò l'ultima persona che si sarebbe immaginata di vedere:
Haruka
Tenoh.
-Ciao!
-Ciao...-
rispose quasi incredula lei. Era sicura che fosse uno dei genitori di
Michiru ad averle risposto, mai si sarebbe aspettata di trovarsi
faccia a faccia con Haruka.
-Hai
detto di avere gli appunti e la cartella di scuola di Michiru,
giusto?- andò dritta al punto la bionda senza troppi
preamboli.
-Sì,
è... è esatto. - rispose avvicinandosi -Questa
è la cartella e
dentro ho messo i fogli con gli appunti- disse alzando il braccio che
reggeva la cartella.
-Molto
bene- rispose la ragazza afferrandoli.- Grazie mille!- e
così
dicendo fece per chiudere la porta, ma Elza fu svelta a realizzare il
gesto della ragazza e a mettere un
piede tra la porta e lo stipite per impedire di restare fuori.
-Ehi,
aspetta un momento!!
“Che
seccatura!” pensò Haruka intuendo che
non sarebbe stato facile
sbarazzarsi della rivale.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
*In
Giappone il giorno dei morti, festa di Obon, si celebra
secondo una tradizione buddista, il 15 Luglio o il 15 Agosto (a seconda
della zona in cui ci si trova). La festa di Obon è
nota anche come festa delle lanterne, si celebra per tre giorni e come
in Italia si fa visita alle tombe dei propri defunti. Tra altri rituali
vi è il più suggestivo che consiste
nell'accendere lanterne di carta che il primo giorno aiutano i
defunti a ritrovare la strada verso casa, l'ultima sera invece li
aiutano a ritornare nel regno dei morti. Le lanterne possono
essere messe in acqua oppure in grandi
falò disposti in modo tale da formare grandi kanji
sui lati delle montagne.
Essendo in una scuola di suore, si suppone che tutte le ragazze del
collegio appartengano alla minoranza religiosa cristiana, motivo per il
quale immagino che tutte, Michiru inclusa, festeggino il giorno dei
morti secondo il rituale cattolico, ovvero il 2 Novembre.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Bentrovati
a tutti voi lettori. Ormai siamo alle battute finali di questa
fanfiction che era inizialmente formata da 9 capitoli. Tra i tanti
capitoli aggiunti solo nell'ultimo mese e mezzo rientra anche questo
che, fino alla parte antecedente allo scontro di Sailor Neptuno e
Sailor Uranus, fa riferimento al terzo e ultimo manga di Yamada. Ci
sarà anche una parte in cui le due ragazze saranno
protagoniste di una battaglia con un nuovo demone e spero che possa
essere di vostro gradimento. E' la prima volta che descrivo una lotta e
sinceramente, prima di questo capitolo, neanche avrei mai immaginato di
provare a cimentarmi in un genere di racconto tanto distante da quelli
che ho scritto finora. Spero che possa essere di vostro gradimento.
Un
ringraziamento speciale va a Fenris: grazie per i tuoi consigli, spero
di averli recepiti quanto meglio ^^.
Ringrazio
come sempre chi sta leggendo la storia, coloro che l'hanno inserita tra
le seguite, quelli che l'hanno inserita tra le preferite, le persone
che l'hanno salvata tra le ricordate e gli utenti che recensiscono.
Buona
lettura :-)
14.
-Ehi,
aspetta un momento!!
“Che
seccatura!” pensò Haruka intuendo che
non sarebbe stato facile
sbarazzarsi della rivale.
-Mi
devi dare qualcos'altro?
-No,
voglio sapere come sta Michiru.
-Non
bene.- spinse di nuovo la porta, ma Elza faceva resistenza
aggrappandosi ad essa pure con le mani.
Restarono
per un po' così: a spingere la porta una nella direzione
opposta
all'altra. Entrambe più che decise a non demordere: Haruka
non
voleva Elza in casa ed Elza non intendeva essere trattata da estranea
in casa di una persona per la quale lei era tutto fuorchè
un'estranea.
Dopo
un minuto passato a combattere attraverso quella porta e notando che
Haruka era più forte di lei, Elza decise di giocarsi la
carta della
cortesia. Haruka era sicuramente più maschile e anche
più
maldisposta di lei nei suoi confronti, però le sembrava una
ragazza
di buone maniere: -Ho fatto molta strada per arrivare fin qui,
perchè
non mi fai entrare un attimo?
“Ci
mancava!” pensò la bionda roteando
gli occhi prima di lasciarla
entrare.
-Ti
posso offrire qualcosa da bere, un the' o un altro tipo di infuso?
-Il
the va benissimo- rispose Elza seguendola in cucina.
Haruka
prese la tazzina con il piattino, poi prese un pentolino dove
scaldare l'acqua in cui immergere la bustina del thè riposta
in una
delle ante della credenza in cucina.
Elza
osservava ogni suo gesto, di sicuro la bionda non era capitata
lì
per caso come lei: aveva molta dimestichezza con quella casa, tanto
da sapere con assoluta certezza dove trovare tutto l'occorrente e
questa cosa non faceva che avvalorare le ipotesi delle compagne di
scuola. Solo chi si ha in confidenza si invita a casa propria e gli
si da il permesso poi di muoversi come se si trovasse a casa sua.
Haruka poi si muoveva con notevole destrezza, senza un minimo di
dubbio su dove poter trovare tutto il necessario.
-Ecco
il tuo thè, quando avrai finito potrai andare.- le disse
offrendole la tazzina, mentre con la mano sinistra sorreggeva la sua.
Quella mano le faceva ancora un po' male, ma non intendeva tenerla
troppo a riposo: doveva abituarsi a reagire al dolore.
“Quando
ho finito, dici, eh? Ho come l'impressione che l'acqua sia troppo
calda e dovrò bere molto lentamente questo
thè.” pensò Elza con
un sorriso un po' sardonico. Si fermò ad osservare Haruka e
dovette
ammettere di trovarla attraente come mai, per la prima volta
capì
perchè faceva girare la testa a tante ragazze sia della sua
età che
quelle un po' più grandi, eppure c'era qualcosa di diverso
in lei rispetto
a prima delle vacanze: anche se con lei non aveva cambiato
atteggiamento, sembrava essere diventata più distesa, ma al
tempo
stesso più adulta di prima.
-Sei
stata altre volte a casa di Michiru?- Domanda banale in apparenza,
bastava guardarla come si muoveva con sicurezza per capire che c'era
già stata, ma sperava di carpire più informazioni
con quella
domanda generica.
-Direi
di sì.
“Tutto
qui?”. L'atleta sperava in molte più
informazioni, per cui provò
a farle un'altra domanda un po' più nello specifico.
-Molte
volte?
-Direi
che nell'ultimo periodo ho quasi passato più tempo a casa di
Michiru
che a casa mia!
Elza
sentì una stretta al cuore. Anche questo non faceva che
avvalorare
le ipotesi delle amiche. -Vi siete viste spesso quindi...
-Abbiamo
scoperto di avere tante più cose in comune di quanto
immaginassimo
all'inizio.
Haruka
non sembrava una persona di molte parole. A ogni sua frase,
rispondeva in modo secco, ma esaustivo. Qualcosa
le faceva pensare
che per una volta non facesse così perchè era in
sua presenza, ma
che semplicemente, come Michiru, anche lei era molto riservata per
ciò che riguardava la sua sfera personale. Ecco la prima
cosa in
comune che poteva notare. Era una delle poche cose che le accomunava o
era davvero una delle
tante come diceva l'aspirante pilota? Se le sue parole rispecchiavano
la realtà probabilmente dovevano essere molti di
più gli aspetti in
comune se durante l'Estate avevano iniziato a vedersi così
di
frequente.
Elza
bevve un sorso di thè. Poi domandò ancora: -Ho
visto che hai molte
bende e cerotti, addirittura una fascia al collo e una alla mano.
Posso sapere che cosa ti è successo?
-Queste?-
fu la domanda retorica di Haruka che si guardò per un attimo
la mano
sinistra, riportandosi così alla mente anche il tutore al
collo e due
grossi cerotti sulla guancia sinistra. -Sono caduta dalla moto.-
rispose.
-Caspita,
dev'essere stata una caduta parecchio rovinosa.
-Già...-
fu la risposta leggermente assente della bionda che con la mente
ritornò a pensare allo schianto contro il tronco di un
albero e
successivamente la caduta da un albero sul quale stava provando ad
arrampicarsi.
Elza,
dopo aver bevuto ancora un po' di the' replicò: -Capisco che
ti
piaccia andare in moto e andare veloce, ma devi stare attenta
potresti farti male alle gambe e compromettere il tuo futuro nelle
corse.
Anche
Haruka bevve prima di rispondere: -Mi
piace correre, è vero, ma il mio futuro non è
sulle piste da corsa.
-Che
cosaaaa?- esclamò Elza incredula. Era vero che giravano
già voci
negli spogliatoi sul fatto che Haruka Tenoh non fosse interessata a
impegnare il suo futuro nell'atletica ed era anche vero che pure
Michiru aveva confermato quanto le aveva appena rivelato Haruka, ma
per quale ragione? -Perchè? Per quale motivo?
-Ho
sempre saputo di avere una passione sfrenata per il mondo dei motori.
Elza,
si alzò di scatto: -Sono certa che nessuno corra come te.
Perchè
vuoi sprecare il tuo talento in questo modo? Non ti basterebbe
correre sui go-kart se ci tieni tanto?
-Ho
già passato quella fase da bambina e ambisco a molto di
più. E'
anche per questo che mi sono trasferita in Giappone- rispose pensando
al contratto con la scuderia giapponese per cui correva con la
monoposto e nascondendo l'irritazione alle domande di Elza. Era da
quando si era seduta in cucina che continuava a farle domande, le
sembrava volersi prendere una confidenza eccessiva nei suoi
confronti. Elza era un'amica di Michiru non sua e sicuramente non
sarebbero mai state amiche dal momento che, al di là di
un'evidente antipatia a pelle, avevano iniziato a contendersi la stessa
ragazza quasi fin da subito. Ancora prima che Haruka sapesse chi era
veramente Michiru Kaioh.
-Ma
come fai ad esserne così sicura?- continuò ad
alta voce Elza: -Tu
avresti la strada spianata anche se volessi partecipare ai Mondiali o
alle Olimpiadi, tutti lo sanno. Lo riconosco anche io che prima di
conoscerti non avevo mai perso una gara! Cosa allora ti spinge a
prendere una strada tanto diversa?
-Non
sono affari tuoi!- a quel punto il nervosismo
fu malcelato poichè
iniziò a manifestarsi sia nel tono della voce che nel suo
sguardo.
La
risposta sgarbata della bionda spinse anche Elza ad abbandonare il suo
tono cordiale e così la stuzzicò: -Che
c'è? Non è che sei riuscita ad apparire
più forte di quanto non
sei realmente e vuoi ritirarti fintanto che sei in testa?
Haruka
era innervosita dai discorsi dell'altra ragazza: -Ascolta Elza:
ciò
che intendo fare del mio futuro non è affar tuo. Ora ti
ringrazio
per essere passata, ma credo che sia arrivato il momento che tu vada.
-Prima
voglio parlare con Michiru.
-Nessuno
ha tempo per te oggi, ne' io che ho molto da fare, ne' Michiru che
è malata e sta
riposando.
Ancora
quel "Michiru". La confidenza che Haruka aveva acquisito nei confronti
di Michiru tanto da chiamarsi vicendevolmente senza titoli onorifici
iniziava a infastidirla. In quel momento però non era quella
una preoccupazione di primaria importanza: voleva vedere la pittrice
poichè il comportamento di Haruka era troppo sospetto e lei
voleva sincerarsi delle reali condizioni di Michiru. -Non
mi muovo finchè non la posso vedere!- e così
dicendo si diresse per
il corridoio, Haruka la inseguì e, precedendola, le
bloccò l'accesso alla camera
da letto della ragazza.
-Cosa
c'è lì dentro?
-La
camera da letto dove Michiru sta dormendo.
-Ok,
non voglio svegliarla, mi basta vederla e poi me ne vado!
-HO
DETTO DI NO!!- le urlò a quel punto Haruka. Per Michiru
quella casa
era un luogo protetto in cui solo lei aveva
avuto l'esclusiva di potersi inserire e ambientare. Haruka non
avrebbe consentito ad Elza di vedere il resto della casa in cui si
era autoinvitata, figurarsi se le avrebbe fatto vedere il nido
più
intimo dell'appartamento! Neanche in condizioni normali gliel'avrebbe
mostrato senza specifica autorizzazione da parte della proprietaria.
Elza
però a quel punto era davvero stufa degli atteggiamenti
della bionda
che non solo era antipatica come sempre, ma faceva pure la prepotente
in casa degli altri! -Ma chi ti credi di essere?- sbottò a
quel
punto. -Chi sei tu per Michiru? Non hai alcun diritto di impedirmi di
vederla in questa casa che non è tua, non sei nemmeno la
fidanzata
di Michiru o qualcosa del genere!! Sarai anche più libera di
passare
a vedere come sta, non stando in collegio come me...
-Perchè,
pensi che il mio comportamento sarebbe accettabile se io fossi la sua
fidanzata?- la interruppe a quel punto con più calma Haruka
incrociando le braccia al petto.
Elza
sconvolta si portò istintivamente una mano alla bocca. Che
cosa
voleva dire? -L-Lo... sei?- chiese con un fil di voce l'atleta,
temendo la risposta.
-In
realtà noi siamo molto più di ciò.
Anzi, io direi che siamo anche
più che intime*.
Elza
ebbe uno shock a quelle parole: la risposta andava fuori da ogni
previsione negativa. -Co-cosa intendi dire con int-inti-intime?
Haruka,
che sapeva che la ragazza brasiliana non avrebbe retto alla notizia
bomba, aprofittando del suo stato, la accompagnò con calma
alla
porta e prima di chiuderla fuori insieme alle sue scarpe disse:
-Chiedi pure spiegazioni a Michiru la prossima volta che vi vedrete a
scuola.
Elza
appena uscì dal palazzo si piegò vicino a un
lampione della luce.
Voleva credere che fosse uno scherzo, solo un tiro basso della rivale
per farla desistere, ma la calma e la sicurezza che emanavano suoi
occhi le avevano fatto capire fin da subito che non era
così. Era
vero quindi che nel giro di un mese si erano messe insieme ed erano
anche già andate a letto insieme?
Qualunque
cosa intendesse dire Haruka, era comunque qualcosa che dichiarava che
ormai aveva perso ogni speranza con Michiru. Pensare che fino a
nemmeno due mesi prima la stava per conquistare con quel bacio
mancato! E adesso... nel giro di una manciata di secondi ogni sua
speranza era stata distrutta, poi disintegrata in mille pezzi e
infine, onde evitare qualsiasi illusione, incenerita. Il tutto fatto
con una serenità e una freddezza d'animo tali da risultare
fin crudeli. Almeno quanto quegli occhi felini verdi, quasi vitrei, con
la quale Haruka l'aveva guardata mentre definiva il suo rapporto con la
pittrice.
Cosa
avrebbe potuto fare per riprendersi dallo shock, per guardare in
faccia Michiru senza pensare all'enigmatico significato delle parole
di Haruka e sforzandosi di ignorare i sentimenti che le suscitava ogni
volta
che la vedeva?
Haruka
nel frattempo entrò in camera di Michiru.
-Perchè
hai urlato, Haruka?- le chiese la ragazza con voce debole.
-E'
venuta Elza a portarti gli appunti e la cartella e non voleva
andarsene senza averti prima vista, ma come potevo permetterle di
vederti in questo stato?- le disse lei con voce triste, mentre
prendeva lo sgabello vicino alla scrivania per sederle accanto.
Michiru era distesa a letto; la testa e il braccio sinistro erano
fasciati;
sulla guancia, la spalla e il petto erano posizionati dei grossi
cerotti. -Mi chiedo se... se saremo all'altezza del nostro compito o
se... faremo la stessa fine dell'altra volta...- confessò a
quel
punto con tono dolorante la ragazza dai capelli verde acqua.
-Ce
la faremo. La prossima volta io sarò più forte e
l'importante è
restare unite, dobbiamo restare unite. Non ti lascerò mai
più sola.
-No,
assolutamente!- l'esclamazione le provocò due colpi di tosse
che a
loro volta le causarono un forte dolore al petto gravemente ferito.
Per cui riprese a bassa voce: -Non devi darti nessuna colpa... hai
fatto quello che dovevi fare... Sono contenta che tu abbia rispettato
la promessa.- il dolore allo sterno e al petto le impediva di parlare
senza fatica e senza interruzioni che le permettessero di riprendere
fiato -Restiamo unite finchè una delle
due non è in pericolo... A quel punto... chi è in
vantaggio deve
pensare a se' stessa... La missione è più
importante di qualsiasi
cosa... Stavolta non dobbiamo... anzi, abbiamo il dovere assoluto...
di impedire ai nostri sentimenti... di... offuscare la nostra
missione.
Haruka
si rattristò a quelle parole, Michiru era buona, ma in
realtà
sapeva che se adesso se ne stava distesa quasi immobile su quel letto
era solo colpa sua. -Sarà così. Ora pensa a
riposare, solo così potrai rimetterti in forma il prima
possibile.- Detto ciò si portò una ciocca di
capelli verde acqua al
naso inspirandone il buon profumo leggero di salsedine: un'altra
caratteristica unica dei suoi bei capelli che tanto le piacevano.
Chiuse gli occhi, ricordando quel giorno maledetto.
Alla
fine avevano individuato il portatore del nuovo demone: era un
ragazzo che lavorava presso gli ospedali per
portare un po' di gioia nei luoghi più tristi per i bambini,
piccoli pazienti, le cui anime si spegnevano lentamente prima che
sopravvenisse la morte fisica. Il giovane dottore era stato affetto lui
stesso
di un tumore al cervello all'età di cinque anni per cui
sapeva
benissimo che cosa voleva dire stare male, fare le chemio, perdere
i capelli, continuare a vomitare e restare per giorni a letto senza
forze, con i genitori e i parenti che cercavano di farti sentire sereno
e
di farsi forza per piangere il meno possibile davanti a te. Sarebbe
stato bello, ogni tanto, avere qualche comico che portava gioia in
quelle tristi corsie, asettiche già alla vista, per quanto
colorate dai disegni dei bambini. Per questo ancora
giovane fu uno dei primi sostenitori di quella nuova terapia,
trovando riscontro del bene che faceva ogni volta che la risata di un
piccolo paziente giungeva alle sue orecchie**. Ci metteva l'anima e
il cuore in quanto faceva e si sarebbe battuto fino alla fine per
supportare quell'insolita terapia dalla maggior parte del mondo
scientifico considerata assurda.
Per
quello fu preso di mira dai nemici.
Michiru,
partita a tutta velocità da scuola, era arrivata per prima
nel luogo
in cui il mostro uscì dal corpo del ragazzo e
chiamò subito Haruka
con il cercapersone dicendole che avrebbe attirato il mostro lungo
l'argine di un fiume poco distante dalla clinica ospedaliera del
quartiere nel quale avevano indagato negli ultimi tempi.
Haruka
si maledisse per non essere riuscita a capire il messaggio del vento.
Era in casa che si stava preparando per andare a trovare i suoi nonni,
quando sentì le imposte sbattere per una forte raffica di
vento. Si
affacciò per riaprirle quando un'altra folata di vento si
fece
sentire, entrando in casa e facendo sbattere le porte all'interno.
Haruka decise quindi prima di chiudere le imposte e poi le finestre e
mentre si apprestava a compiere la sua operazione fu stupita di
vedere che le altre case non sembravano soggette a quelle raffiche.
Solo a quel punto le venne il dubbio: fino a prima non aveva mai
comunicato con il vento, ma erano forse quelli i segnali di un attacco
immininente di cui le aveva parlato fino ad allora Michiru? Nello
stesso momento arrivò la chiamata della pittrice.
Quando
arrivò nel punto indicato trovò Sailor Neptuno
impegnata con una specie di enorme
massa rossa viscida, con quattro corte zampe con grossi artigli, un
volto umano bianco e un enorme naso rosso sopra ad una bocca piena di
denti aguzzi. Sembrava quasi un “clownesco” Nobusuma***. Haruka
ebbe finalmente l'occasione di mettere in pratica il risultato di
tutti i giorni di duro allenamento svolto dal giorno del suo risveglio
fino al giorno precedente. Chiamò il potere di Urano e
sentì quella
sensazione di freschezza e di energia pervaderle il corpo mentre si
trasformava in Sailor Uranus; a trasformazione avvenuta corse in
soccorso di Sailor Neptuno che stava tentando di destreggiarsi contro
il
mostro che sembrava molto forte. -Scusate per l'intrusione!- si
annunciò mentre l'altra guerriera sorrise contenta del suo
arrivo.
Purtroppo
però essendo la prima vera battaglia Sailor Uranus non aveva
ancora sviluppato i riflessi per schivare ogni attacco. Il mostro
riuscì a graffiarla sul volto, lei reagì
d'istinto invocando una grande sfera luminosa che si formò
nelle sue mani: la Bomba di Urano! La guerriera
sorrise vedendola, si sentiva potente come un dio... e come tale
avrebbe posto fine all'esistenza di quell'essere disgustoso.
-Sailor
Uranus, no, che stai facendo??- esclamò Sailor Neptuno,
gettandosi
contro di lei mentre lanciava la bomba d'attacco, che
fu però deviata verso l'argine distruggendo un
buon numero di alberi.
-Che
fai, Sailor Neptuno? Il mostro è lui e ti scagli contro di
me??
-Non
puoi lanciare il tuo attacco nel massimo delle tue forze! Ti ricordo
che dentro quel mostro orribile c'è una persona! Non
dobbiamo
ucciderla, dobbiamo vedere se ha il talismano e in caso contrario
restituirgli il cristallo del suo cuore per farlo vivere!
Haruka
non replicò: si era fatta così prendere dalla
voglia di vendicarsi
per il torto ricevuto da aver dimenticato che quello che vedeva era
un mostro, ma al suo interno si trovava un persona esattamente come
era successo a Kameda. In quello stesso istante il mostro
cercò di
colpirle ma loro riuscirono a schivare l'attacco. Sailor Neptuno
scagliò un Maremoto di Nettuno; il mostro
barcollò, ma, contrariamente a tutti gli avversari
precedenti, non perse di consistenza. A
quel punto Haruka invocò nuovamente la Bomba di Urano e la
scagliò al
minimo della sua potenza rendendo così facile il
respingimento del colpo da parte dell'avversario che si difese
con una zampata.
-Accidenti...-
imprecò tra i denti. Mentre Sailor Neptuno cercò
di distrarre il mostro, lei
si spostò alle sue spalle e riformando una bomba un po'
più grande
lo colpì alle spalle; quello si voltò,
schivò l'attacco e cercò di
colpire la guerriera che però riuscì a scansare
il colpo saltando di lato.
-Devi
formare una sfera più grande di queste ultime, cerca di
renderla
uguale alla mia!- le urlò Sailor Neptuno. Così
dicendo ne aprofittò
per attaccare nuovamente il mostro con il suo potere. Stavolta il
mostro emise un ringhio di dolore, ma con due balzi raggiunse la
guerriera dei mari colpendola in pieno volto!
Sailor
Uranus vedendo Sailor Neptuno ferita, si avventò su
quell'orrido essere tentando di
colpirlo con un calcio, ma quello la afferrò per la caviglia
e la
lanciò contro un albero lontano!
-Sailor
Uranus!- la compagna non rispose e Sailor Neptuno non potè
andare in
suo soccorso poichè il mostro, dopo aver eliminato la
minaccia della
guerriera del vento ed aver emesso una risata clownesca maligna, si
concentrò su di lei. Sailor Neptuno provò a
parare i colpi come
meglio poteva, ma era in netto svantaggio fisico. Il giorno tanto
temuto in cui i demoni sarebbero diventati più potenti era
arrivato e nonostante la velocità e gli attacchi fisici
contro l'avversario, da sola non sarebbe riuscita a sconfiggerlo.
Quando
Sailor Uranus aprì gli occhi, dopo un primo momento in cui
la vista
era leggermente sfocata, si rialzò subito in piedi sentendo
un
forte dolore al collo. Si portò una mano al collo mentre
constava che probabilmente era stato l'urto contro l'albero con la
testa che l'aveva portata a quel forte indolenzimento del collo.
Sentì Sailor Neptuno urlare! Non importava come
aveva colpito il tronco ne' se il collo le faceva male, doveva
correre in suo aiuto!
Quando
la raggiunse fu urtata dalla scena che le si presentò agli
occhi: il
mostro era sopra Sailor Neptuno e le stava martoriando il corpo a
colpi di morsi sullo sterno e sulla spalla mentre rideva con
quella agghiacciante risata da clown diabolico.Vedendo Sailor Neptuno
perdere tutto
quel copioso sangue capì subito quello che doveva fare:
usare la
propria forza fisica al massimo e calibrare invece solo il suo potere
d'attacco. Si lanciò quindi con tutta la propria forza sulla
schiena
del mostro: la potenza dell'urto fu tale da scaravanterlo contro un
masso lontano.
-Sailor
Neptuno!!- si precipitò a soccorrerla rimanendo spiazzata
dal vederla perdere tanto sangue sia dalla guancia che dalla testa.
-Che cosa è successo?!- Non si era posta il problema di
sapere per quanto tempo aveva perso conoscenza, ma doveva essere stato
molto più di quanto immaginasse perchè una
guerriera forte come Sailor Neptuno, fosse stata ridotta in quello
stato.
-Uranus...
Aaaaahh!!- urlò per il dolore straziante -La promessa... Il
talismano!!- le ricordò lei.
Giusto:
aveva fatto una promessa solenne! A quel punto si lanciò su
quel
mostro che ancora un po' barcollante si diresse verso lei. Lo prese a
calci e a pugni, tentando di difendersi dai suoi artigli e dai quegli
spaventosi denti aguzzi. Lo scontro andò avanti a lungo, a
furia di colpi all'ultimo sangue, ma Sailor Uranus non riusciva ad
avere la meglio. Nonostante i forti colpi inferti dalla guerriera
ovunque, sia sul corpo che sulla faccia, il mostro di tanto in tanto
emetteva ringhi di dolore, perdeva sangue da nuove parti del
suo "corpo" e vacillava,
ma non riusciva mai ad indebolirlo abbastanza per guadagnare il breve
tempo necessario per evocare la sua bomba. Haruka
correva zigzagando, nella speranza di seminarlo per attaccarlo alle
spalle, ma nonostante la massiccia “corporatura” e
la bassa
stazza quel mostro era agile e le stava dietro senza problemi.
“Un momento!
Se non lo posso attaccare da dietro, posso provare ad
attaccare dall'alto!” si illuminò
Sailor Uranus prima di correre
verso il punto in cui era stata colpita. Arrivata lì, in uno
dei
punti in cui gli alberi erano rimasti ancora in piedi si rese conto
di non essere ancora abbastanza agile per poter balzare sui rami come
aveva visto fare da Sailor Neptuno. Dal momento che non poteva
saltare, provò ad arrampicarsi. Aveva appena fatto presa sul
primo
ramo che il mostro, pur non riuscendo nemmeno esso stesso a saltare
sui rami, riuscì comunque con una zampata artigliata a
colpirle la
mano provocandole un forte grido di dolore che le fece perdere la
presa e quindi la fece cadere a terra. Che dolore lancinante!! Dal
guanto una chiazza rossa aveva subito iniziato a diffondersi a
macchia d'olio e lei non poteva nemmeno guardare in che stato le
aveva ridotto la mano quell'ignobile massa rossa perchè si
era
subito ritrovata sotto i suoi attacchi! Lo
scontro riprese sul piano fisico, Sailor Uranus ricominciò a
schivare i
colpi dell'avversario e a prenderlo a calci e a pugni appena
possibile!
Tra i colpi di difesa e di attacco, si domandò se fosse
possibile che quella
sottospecie di Nubusuma clownesco non avesse un punto debole! Se solo
fosse stata abbastanza allenata da poter saltare
sugli alberi, avrebbe anche potuto provare a fare come aveva fatto
Sailor Neptuno con il mostro precedente nei box dell'autodromo:
correre verso un albero e saltarci sopra all'ultimo secondo in modo
da far schiantare quella bestiaccia contro il tronco e quindi a quel
punto colpirlo con il suo potere. Invece, per quanto combattesse al
massimo delle sue forze, sentiva di essere in svantaggio fisico: non
tanto perchè il mostro fosse più forte di lei, ma
perchè non dava
segni di affaticamento, mentre lei non sapeva quanto avrebbe
resistito ad uno scontro così furioso che si stava
già protraendo da molto tempo da quando
arrivò sull'argine.
-Sailor
Uranus, spostati!- sentì la voce di Sailor Neptuno. Entrambi
la
guardarono: il suo corpetto, in parte lacerato, era pieno di sangue e
anche dalla guancia e dalla testa aveva perso molto sangue, eppure
tra le sue mani aveva già la sfera contenente il Maremoto di
Nettuno. Il mostro catturato dalla sua presenza lasciò
perdere
Sailor Uranus che ebbe così modo di allontanarsi mentre
Sailor
Neptuno lanciava il suo attacco contro di esso. Il potere dell'acqua,
stavolta di portata leggermente superiore all'ultima volta, lo
spazzò
contro un albero rendendolo incapace di rialzarsi. Sailor Neptuno cadde
subito al suolo, ma Sailor
Uranus aveva colto il momento di pausa tanto agoniato per evocare una
bomba di Urano di eguali dimensioni del Maremoto di Nettuno e
nonostante il dolore alla mano la scagliò contro il nemico.
La sfera
nel lancio cadde subito al suolo, formando crepe lungo la sua corsa e
prendendo dal terreno la sua forza che servì per colpire in
modo
violento il mostro. Quello emise una forte ringhiata, prima di
sparire nella luce dell'attacco di Sailor Uranus. Al suo posto
apparì
il ragazzo di prima, privo di sensi e appena con un livido sul mento.
Sailor Uranus corse verso di lui, mentre Sailor Neptuno con un debole
sorriso pensò: “Ben
fatto”, era contenta di essere riuscita a vedere
almeno il
risultato dei loro due attacchi sferrati insieme. Subito dopo svenne.
Sailor
Uranus constatò che il cristallo del cuore del giovane non
conteneva
alcun talismano per cui glielo restituì. Chiamò
l'ospedale per far arrivare un'ambulanza, caricò
Michiru in macchina e aspettò in disparte l'arrivo dei
paramedici che giunsero
sul luogo dello scontro tempestivamente, prima di lanciarsi a tutta
velocità a casa di Michiru dove finalmente avrebbe potuto
medicare
la ragazza. Appena arrivata a casa sua la portò a letto e
le diede una vestaglia da indossare mentre lei preparava le garze e
le fasce con cui prima bendare la propria mano e poi medicare
Michiru. A lavoro terminato, vedendo l'eccellente lavoro fatto, Michiru
le sussurrò: -Tua
mamma sarebbe fiera di te...- Lei sorrise appena, era vero: sua mamma,
infermiera,
sarebbe stata fiera di vedere quanto lei aveva appreso, seppur mai in
diretta, del suo lavoro.
In seguito si recò in ospedale per farsi
curare dai medici. Il dolore al collo era troppo forte e, al
contrario di Michiru, con lo sport che praticava, imputare le sue
ferite ad una rovinosa caduta dalla moto non destò alcun
sospetto.
Per
accudire meglio Michiru si trasferì a casa sua dove sarebbe
rimasta finchè la ragazza non si sarebbe resa autonoma. Lo
scontro furioso dell'ultima volta aveva costretto la pittrice a
restare a letto quasi tutto il giorno. Riusciva a malapena alzarsi
solo per andare in bagno, per cui Haruka non se la sentì di
tornare
a casa quando Michiru aveva bisogno di qualcuno anche per mettersi in
piedi o per cucinare quantomeno per il pranzo e per la cena. Per
fortuna la casa di Michiru era
abbastanza grande da avere la camera degli ospiti. Il loro rapporto si
era molto consolidato da quando si misero insieme, nonostante
ciò non
avevano ancora mai dormito a casa l'una dell'altra. Michiru aveva
fatto parecchi passi in avanti e ormai riusciva ad avere contatti
fisici con lei e riusciva a parlare in modo vago dei propri sentimenti
senza
arrossire; a volte però ancora si imbarazzava a mostrarsi in
giro
con Haruka quando quell'ultima, a causa del caldo, non indossava
nessun tipo di giacca che nascondesse del tutto le sue forme. Ad Haruka
non dava fastidio l'atteggiamento di Michiru: vedeva i progressi
fatti e sapeva che ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo prima di
riuscisse a vivere la propria omosessualità serenamente come
faceva lei.
Avrebbe aspettato, così come avrebbe aspettato che la loro
relazione
seguisse il proprio percorso: per cui, nonostante qualche pensiero
biricchino sulla compagna avesse iniziato ad affacciarsi nella sua
mente, aveva
sempre creduto che fosse un po' troppo presto anche solo per dormire
una a casa dell'altra. Ora quel momento era arrivato anche se avrebbe
preferito ovviamente fermarsi per il piacere di passare più
tempo
insieme più che per curarla e vederla soffrire per le gravi
ferite infertele da quel
dannato mostro.
Perciò,
una volta convinta Michiru che non voleva gravare su di lei,
tornò a casa
solo per preparare una valigetta e avvisare la sua famiglia che per
qualche giorno non l'avrebbero trovata a casa: -Allora lo dici tu al
papà che non sarò a casa perchè resto
da questa amica?
-Non
ti preoccupare. Tuo papà sarà molto contento di
sapere che ti sei
fatta finalmente dei nuovi amici! In realtà lo sono anche
io: era da tanto che non facevi amicizia con nessuno e anche
lì in Giappone ci
sembravi tanto sola. E... Sei molto legata a questa
amica?- il tono, non malizioso, ma solo curioso, della sua
interlocutrice arrivò chiaro alle proprie orecchie.
-Beh...-
Haruka rimase interdetta dalla domanda e non seppe cosa
rispondere -Mah... Te l'ho detto, mamma: mi fermo da lei
perchè vive
da sola, non ha nessuno su cui poter contare e sta molto male.
-Non
volevo una giustificazione, tesoro. Tu hai un cuore d'oro a
prescindere e io volevo solo sapere se hai deciso di prenderti cura di
lei perchè ti fa pena o perchè ci tieni. Tutto
qui.- Sentendo la
figlia borbottare qualcosa di incomprensibile, decise di cambiare in
parte il discorso: Haruka non era mai stata una di quelle figlie che
raccontavano tutto dei propri problemi di cuore. -Beh, dai, magari un
giorno ci presenterai i tuoi
nuovi amici.
-Sì,
appena sta meglio, tutti e tre facciamo un salto a salutarvi! Tanto
siete così vicini che bastano solo dieci ore di volo!
-Che
sciocchina che sei, Haru! Magari puoi presentarceli la prossima volta
che ti veniamo a trovare!
-Ahahah-
rise per il nervoso -Questa conversazione non ha alcun senso, mamma.-
tagliò poi corto.
Il tempo
trascorse lentamente e per la prima volta a Michiru servirono due
settimane per rimettersi quasi del tutto in forma. Durante
il tempo della sua degenza Michiru non potè non notare la
dedizione con cui Haruka si prendeva cura di lei, nonostante gli
impegni scolastici e sportivi. Le cure che le prestava furono il modo
migliore per Michiru
per abbattere ogni remora sulla propria relazione con lei
perchè Haruka era una persona meravigliosa e non aveva alcun
motivo per cui
imbarazzarsi di farsi vedere in sua presenza anche con chi sapeva che
la bionda era una ragazza. Haruka Tenoh era una ragazza dal cuore d'oro
e lei non poteva che essere onorata di poterla avere al suo fianco.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
_ _ _ _ _
*intime:
è la traduzione del termine inglese da cui prende il titolo
principale di tutta la serie dei tre volumetti di Yamada, "Intimiste".
**
il riferimento qui è chiaro, si tratta della clown-terapia.
La mia storia, come già detto in precedenza, è
ambientato all'inizio degli anni '90 (in conformità con la
messa in onda dell'anime) e all'epoca la teoria che vedeva la risata
come arma per affrontare una malattia era nata da poco ed era
così poco conosciuta da non aver ancora trovato la
definizione di "clown-terapia". Come tutti saprete questo tipo di
terapia all'inizio è stata molto ostacolata e solo a partire
dalla fine degli anni '90 è stata riconosciuta come una
valida terapia per reagire al male che colpisce i pazienti.
*** nobusuma: creatura
mitologica giapponese che varia nelle diverse raffigurazioni per la
mancanza di una fisicità specifica, unici elementi costanti
della sua rappresentazione sono il volto umano (a volte posto al centro
del corpo dell'animale) , i denti aguzzi e gli artigli. Si dice pur
mangiando bacche e noci, prediligano il sangue umano. Per il mio
capitolo ho fatto riferimento alla figura bassa e tozza dal volto umano
situato sulla sommità del capo. Il volto clownesco fa
riferimento al lavoro del malcapitato e la descrizione della "massa
rossa viscida" fa riferimento alla forma del tumore.
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Buonasera a tutti,
pubblico con ampio ritardo il penultimo capitolo che si
rifà in buona parte all'ultimo volumetto di Yamada. Chiedo
venia per il ritardo, ma sono stata sopraffatta da problemi famigliari
e il nuovo lavoro, per cui ci ho messo tantissimo a rivedere questo
ultimo capitolo, inizialmente scritto di getto. Tuttora so che avrei
potuto fare un lavoro di revisione migliore, ma temo anche che se non
lo carico ora, la pubblicazione slitterebbe di un'altra settimana, cosa
che voglio evitare.
Prima di lasciarvi alla
lettura voglio precisare una cosa: nello scorso capitolo qualcuno mi ha
fatto notare che ho sbagliato a scrivere "Neptune" scrivendo "Neptuno".
In realtà non è uno sbaglio, come mi sembra di
aver già precisato in passato, tutte le mie fanfiction fanno
riferimento all'anime originale di Sailor Moon, quello degli anni '90 e
con il quale sono "cresciuta". Nella versione degli anni '90 Milena
quando si trasformava non prendeva il nome inglese, ma quello italiano
di "Sailor Neputno", così come specificato anche da
Wikipedia e anche da altre tracce rimaste su internet del suo nome
originale, tra cui anche il video su Youtube in cui le Outer si
presentano a Milord e in cui lei si presenta come Sailor Neptuno (link:
https://youtu.be/QeT0RP-4MEg?si=1FPrKd16YIbaoMIj) . Ovviamente
non me la sono presa, semplicemente volevo motivare il
perchè della mia scelta di non chiamare Michiru "Sailor
Neptune" :-)
Augurandovi buona lettura,
vi saluto con gli immancabili ringraziamenti a tutti voi che state
leggendo, ai lettori che l'hanno inserita tra
le seguite, che l'hanno inserita tra le preferite, che l'hanno salvata tra le ricordate o che recensiscono.
15.
Era
passata una settimana da quando Elza passò a casa di
Michiru, dopo
la spiacevole sorpresa di ritrovarsi malamente accolta da Haruka non
passò più a casa della violinista.
Nel
frattempo si preparò al rientro a scuola di Michiru
poichè voleva
essere naturale con lei, ma non sapeva come fare alla luce
dell'enigmatica frase di Haruka che continuava a darle tormento. Alla
fine arrivò alla decisione che
l'unico modo per essere naturale con la ragazza era essere come
sempre. Se nelle parole di Haruka ci fosse stato un fondo di
verità
o fossero state totalmente vere, Michiru l'avrebbe messo senz'altro in
chiaro.
Quando
finalmente Michiru tornò a scuola ed Elza la vide le
andò subito
incontro abbracciandola! Michiru fu imbarazzata da quell'abbraccio.
Il che le fece un po' strano: fin prima che Elza partisse erano
normali e più che ben accetti i suoi abbracci che lei, pur
non prendendo mai l'iniziativa, talvolta
ricambiava volentieri. Provava sempre un senso di benessere quando
poteva stare abbracciata all'atleta, ma adesso le veniva istintivo
essere imbarazzata. Gli unici abbracci che cercava o che ricambiava
ormai erano quelli di Haruka.
Elza
le chiese come stava e lei la ringraziò per averle portato
la
cartella. Elza le disse che non doveva ringraziarla e mentre le
chiese cosa le era successo di preciso le passò un braccio
attorno
al collo. Michiru ancora rimandò il chiarimento con la
ragazza,
finendo così per non respingere il suo abbraccio e per
raccontarle
sommariamente come era stata, senza mai specificare quanto era
ridotta male e quanto Haruka le fu vicina.
Elza
fece caso al fatto che Michiru non menzionò mai la bionda e
questo
da una parte le fece capire che qualcosa non tornava. Nonostante
ciò non
volle forzare le cose, anche se avrebbe voluto tanto sapere fin da
subito se ci fosse stata anche la possibilità più
remota di avere ancora speranza con la violinista. Conosceva troppo
bene la ragazza
però ormai e sapeva che più avrebbe insistito per
sapere qualcosa
meno ne avrebbe saputo, perciò, nonostante lei fosse una
ragazza
molto impulsiva, sapeva che avrebbe dovuto aspettare che Michiru si
sentisse pronta per affrontare il discorso appena accennato prima di
scappare da scuola.
Il
giorno tanto atteso arrivò dopo qualche tempo.
-Mi
manca, sai?- affermò sorridendo, ma con lo sguardo
malinconico.
-Che
cosa?- domandò girandosi dalla sua parte mentre si portava
una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Il
venirti a prendere tutte le mattine in camera...
-Il
mio rientro dalle vacanze estive è stato molto diverso da
quanto
immaginassi. Neanche io avrei pensato di passare così tanto
tempo
fuori scuola.
-Mh...
Cosa c'è di così tanto allettante fuori da scuola
che prima
dell'Estate non c'era?
“Solamente
una banda di essere spregevoli che vogliono distruggere il mondo. La
loro forza è aumentata così tanto nel giro di
breve che sono
costretta a vedermi molto più spesso di quanto immaginassi
con
Haruka per riflettere sulle diverse strategie per poter annientare
questo Esercito.” fu la risposta immediata a cui
pensò. Sorrise,
sapendo che non avrebbe mai potuto dirlo (sicuramente anche Elza,
come Haruka prima, l'avrebbe presa per pazza), per cui rispose:
-Tante valutazioni e decisioni che non mi sento più di
prendere da sola.
-Ad
esempio?
-La
scuola superiore.
-Quindi
passi molto tempo con i tuoi genitori per farti consigliare da loro?-
chiese perplessa. Aveva conosciuto i coniugi Kaioh solo tramite i
racconti di Michiru, ma non le sembravano quel tipo di genitori a cui
rivolgersi per ogni tipo di perplessità.
L'educazione ricevuta dai genitori, talvolta autorevole,
talvolta autoritaria, talvolta fredda, avevano portato Michiru a
delinearsi da sola il proprio futuro professionale che avrebbe voluto
intraprendere. Sempre e comunque però dentro il percorso di
vita tracciato dai genitori.
-No,
non da loro...
-Da
chi?
-Haruka.
Le
bastò quel nome per sentire una forte stretta al cuore,
riportandole alla mente la fine del concitatio diverbio avuto con
l'aspirante pilota a casa di Michiru. Si sforzò
per non dare a vedere il suo stato d'animo: -Vi vedete spesso tu e
lei?
Michiru
ripensò a tutti gli incontri che avevano non per parlare
della loro missione: a volte era per fare una
passeggiata insieme, altre per decidere la scuola in cui andare; a
volte Michiru la andava a vedere correre con le moto e altre volte
Haruka la accompagnava al conservatorio per ascoltarla durante le
esercitazioni con il suo maestro di violinio; a volte si vedevano per
fare un
giro in moto insieme, altre andavano una a casa dell'altra
semplicemente per passare una serata insieme. Certo, Haruka nelle
ultime settimane non aveva nascosto che avrebbe preferito passare
quelle
seratine in modo diverso, manifestando tale desiderio allungando le
mani, ma erano stati solo un paio di episodi facili da
respingere. Ogni pretesto era buono per vedersi e, a parte quegli
sporadici attacchi ormonali dell'altra, si trovavano sempre in
sintonia su tutto. -Sì.
-Chi
lo avrebbe detto, vero? La prima volta non ti aveva neanche degnata
di attenzione e poi siete finite per vedervi tanto spesso.
Già,
tra Haruka che tentava di sfuggire e lei che aveva pensato di voler
essere sua amica solo per tattica, chi l'avrebbe pensato che
avrebbero finito per trovarsi così bene da decidere
di
mettersi insieme? -Sai, io e Haruka, anche se a primo impatto non si
direbbe...
-...
siete molto meno diverse di quanto credevi.- completò Elza
la frase
per lei. Aveva già sentito una frase simile.
-Sì-
rispose meravigliata lei. -Come lo sai?
-Un
uccellino biondo mi ha detto parole simili.
Michiru
sorrise teneramente a quelle parole. Nel giro di pochi mesi si era
legata molto ad Haruka e ogni tanto si stupiva di credere di aver
veramente trovato la sua anima gemella. Proprio lei che era stata tra
le ragazze meno avvezze a fantasticare sul suo futuro amoroso, aveva
trovato una persona con
cui, durante la settimana di permanenza a casa sua, aiutata a fare
quasi tutto, si era consolidato un rapporto molto più intimo
di
quello ottenuto tramite un semplice spogliarsi a vicenda per la
semplice frenesia di andare in avanscoperta dei propri sensi.
Ad
Elza bastò quel sorriso mai visto prima per capire: -Ci
tieni a lei,
vero?
Michiru
capì che era giunto il momento per parlare della sua
relazione con
Haruka. -Elza, io... Mi dispiace non avertelo detto prima, è
da
tempo che aspetto l'occasione giusta. Questa Estate è stata
determinante per conoscerci meglio e chiarirci. Abbiamo passato molto
tempo insieme e abbiamo scoperto di provare gli stessi sentimenti per
cui abbiamo deciso di frequentarci.- Finalmente l'aveva detto e
al tempo stesso non aveva infranto la promessa fatta ad Haruka: non
le aveva detto che era una vera e propria relazione, ma semplicemente
che avevano deciso di vedersi per vedere se potevano davvero stare
insieme.
-Capisco...-
Elza rimase a riflettere. Poi senza guardarla in viso le chiese: -L'hai
baciata, vero?
Michiru
arrossì leggermente. Non pensava di dover affrontare anche
quel
discorso con l'atleta, per quanto ci potesse stare: Elza se n'era
andata dopo un bacio mancato per pochissimo e quando era rientrata
dopo un mese e mezzo lei, mandando all'aria tutti i suoi timori, aveva
già baciato un'altra persona. Una persona con cui continuava
a
vedersi e con cui non c'era un incontro che non includesse altri
nuovi baci. Più si vedevano, più parlavano e
più contatti fisici
avevano, più sentiva di non sbagliarsi: quello che provava
per
Haruka era davvero amore. -Sì...
-Ti
è piaciuto?
Michiru
arrossì più visibilmente a quella domanda
specifica. Per un breve momento si figurò Haruka che con la voce un po'
sbruffona dava una delle risposte tipiche sue: "Beh, trattandosi di me, certo
che le è piaciuto- mentre si passava una mano tra la frangia
con fare vanitoso -Cosa credevi?". Sorrise mentalmente
stupendosi di quanto ormai iniziava a conoscerla bene da riuscire ad
immaginare perfettamente in che modo avrebbe potuto rispondere la
ragazza al posto suo. Ciò nonostante non
riuscì a parlare, limitandosi a stringere le mani che aveva
abbandonate al proprio grembo.
Non
ottenendo risposta, Elza volse il suo sguardo verso la ragazza. Il
rossore e lo sguardo fisso verso il basso di Michiru fu per Elza una
conferma alla sua domanda. Haruka era riuscita ad avere quello che
lei non aveva ottenuto per un soffio! -Che ne è stato di
tutte le
tue remore? Haruka non è forse una ragazza?
-Ci
siamo viste una sera e lei mi ha aiutato ad allargare le mie vedute.
Mi ha fatto capire che non stavo dando una giusta intepretazione al
concetto del peccato.
-Mi
piacerebbe capire come ha fatto, io ci ho provato per così
tanto
tempo!- la sua voce era pacata.
-Vedi,
io non so quanto lei sia credente, di sicuro è una persona
molto
profonda che ha ragionato molto sulla questione del rapporto tra
religione e omosessualità.
-Capisco.-
Elza si chiese se forse non avesse sbagliato approccio. La sua era una
famiglia cattolica, per quello l'avevano iscritta in quel collegio,
ma se fosse stato per lei non sarebbe stata così praticante.
La sua
era una fede che più il tempo passava, più si
rendeva conto che era
tiepida, per cui non si era mai soffermata a pensare troppo a cosa ne
pensasse la religione della sua preferenza per le ragazze. Forse era
questo che le aveva impedito di capire che il problema di Michiru di
acettare la sua natura non dipendeva solo dai genitori, ma anche da
una questione religiosa. Se le avesse detto che come lei non doveva
dare importanza a Dio su questioni simili forse avrebbe potuto
arrivare per prima al suo cuore?
Michiru
guardò l'amica assorta nei suoi pensieri. Nei suoi occhi le
sembrava
di vedere un velo di malinconia e si dispiacque per non essere
riuscita a trovare il coraggio per dirle prima come stavano le cose.
Sapeva che dal giorno del Tanabata molte voci accompagnavano la sua
presunta relazione con il bellissimo ragazzo biondo di nome Haruka
Tenoh e forse sperava che Elza, conoscendola, riuscisse a ricavare la
verità tra le diverse versioni che la vedevano protagonista
dei
pettegolezzi da cronaca rosa delle compagne. -Elza, mi dispiace
molto...
-No,
non dirlo, Michiru!- la interruppe immediatamente la ragazza -Non mi
dire che ti dispiace perchè sembra che ti dispiaccia vederti
con
lei quando in realtà nessuno ti ha costretta a farlo e sei
liberissima di smettere di frequentare Haruka quando vuoi.
-Non
era per questo che mi dispiace...
-Michiru,
va bene così. Non sono arrabbiata con te, davvero.- La
fissò negli occhi sorridendo facendole così
capire di essere
sincera. Era giovane e aveva tutta la vita davanti per trovare anche
lei la persona giusta. Inoltre ormai era già quasi certa di
non aver
più possibilità con Michiru. Nel giro di un mese
e mezzo molte
circostanze erano cambiate e le avevano portate a perdere abitudini
prima quotidiane, allontanandole inevitabilmente . La violinista le
aveva soltanto
dato conferma di una cosa quasi certa e lei avrebbe dovuto soltanto
arrendersi alla realtà dei fatti: per quanto fossero quasi
diventate
una coppia, non lo erano mai state e Haruka, conscia di ciò,
era
riuscita a mettersi in mezzo a loro due e a conquistare il cuore di
Michiru.
***
***
***
Il
tempo volò in fretta, Elza si iscrisse in una scuola adatta
a lei pensando di
specializzarsi nella corsa ad ostacoli; la scuola arrivò al
suo
termine e il giorno della licenza media era arrivato. Il giorno della
licenza media e superiore era molto sentito in tutto il Giappone e
anche nella loro scuola. Molti studenti, anche della
scuola superiore -il collegio di Michiru comprendeva anche le scuole
superiori che però erano formate da classi miste-, scrissero
dediche sul banco di
Michiru, mentre altri assalirono quasi letteralmente Elza chiedendole
qualcosa da poter tenere di ricordo. Per questo, l'ultimo giorno di
scuola, Elza arrivò tardi all'appuntamento con Michiru.
Poche
settimane prima della fine della scuola infatti Michiru le aveva
chiesto di vedersi
l'ultimo giorno nell'aula di pittura perchè avrebbe dovuto
parlarle.
-Ehi,
Michiru, sono qua!!- le disse Elza terminata la corsa per non arrivare
eccessivamente in ritardo al loro appuntamento.
-Stai
bene?- vedendola mentre cercava di riprendere fiato.
-Sono
stata presa d'assalto da quelli del mio fanclub... Uff...- prese ancora
un
po' di fiato prima di riprendere. -Mi dispiace se sono arrivata
tardi, tutti volevano qualcosa di me come ricordo. Mi hanno derubata
strada facendo! Ahahah!
-Questo
è perchè sei molto popolare!- affermò
Michiru.
-Tu
lo sei molto di più. E' perchè tu sei molto
schiva e te ne stai in
disparte quindi non sai quanti studenti del tuo fanclub, sapendo di
non poter chiedere niente in tuo ricordo, sono andati nella nostra
aula e per scriverti dediche sul tuo banco. C'era la ressa davanti
all'aula e ho
visto anche tre numeri di telefono.- aggiunse sghignazzando.
-Sono
schiva è vero, ma non vedo perchè lasciare
qualcosa di mio a chi
non conosco. Loro mi stimano solo per il mio talento e per quello che
rappresento, non sono mai stati come te. Tu sei stata l'unica che ha
voluto conoscermi per davvero. Non lo dimenticherò mai-
disse
abbozzando un sorriso. -A te avrei lasciato volentieri un ricordo.-
Si diresse poi verso alcune tele appoggiate a terra -Ho guardato
più
volte, anche tra i lavori realizzati dalle compagne del corso...
-Hai
perso qualcosa?
-Un
dipinto che aveva te per soggetto.
-Chi
potrebbe mai rubare un dipinto che ha me per soggetto?
-Era
solo un piccolo ritratto che volevo lasciarti come mio ricordo
perchè
da oggi le nostre strade si divideranno e probabilmente non ci
rivedremo mai più.
Quelle
parole così inaspettate furono glaciali per Elza. Era vero
che avrebbero
studiato in due scuole differenti, ma non era questo un motivo per
cui perdere i contatti: -Perchè dici questo? Possiamo ancora
vederci
ogni tanto.
-No,
Elza, questo non sarà possibile.
-Ma...
Posso almeno sapere perchè?- aveva già dovuto
rinunciare ai
sentimenti che provava per lei e ora, di punto in bianco, si sentiva
dire che doveva rinunciare totalmente a lei. Si sentiva come se il
suo mondo stesse crollando tutto d'un tratto. Aveva stretto molte
amicizie ed era certa che molte amiche non le avrebbe più
riviste,
anzi, forse a parte tre non avrebbe più rivisto nessuna del
collegio.
Questa non era una cosa che le dispiacesse, a lei erano simpatiche le
ragazze con cui aveva legato, ma aveva ragione Michiru quando diceva
che erano tutte interessate all'estrazione sociale di una persona e
che erano anche parecchio bacchettone. L'unica persona con la quale
le interessava davvero mantenere i contatti le stava sostanzialmente
dicendo addio. Perchè? Era vero che si era presa una bella
piomba per
lei, ma questo non voleva dire che non potevano restare amiche. Forse
non sarebbe mai riuscita a provare solo amicizia per la violinista, ma
di sicuro non avrebbe fatto nulla che Michiru non volesse.
-Elza,
tu mi piaci e non voglio mentirti, per cui non chiedermi altre
spiegazioni.- Michiru sapeva che quelle parole avrebbero potuto
ferire Elza, per questo decise di rimandare il suo addio all'ultimo
giorno, per far sì che la ragazza si concentrasse
esclusivamente
sulla scuola e sui suoi obbiettivi personali. Anche se la stava
salutando con cordialità, non era facile nemmeno per lei
dirle
addio. Ora che però aveva trovato Sailor Uranus, la sua
missione
finale di salvare il mondo era diventata di primaria importanza e non
poteva continuare a vedere Elza andando avanti a tacere sulla sua
seconda identità, continuando a fuggire ogni volta che il
mare le
portava il suo messaggio di tempesta e mentire sui reali motivi per
cui certe volte non avrebbero potuto vedersi a causa delle ferite
riportate negli scontri contro futuri demoni. Haruka aveva imparato a
calibrare la potenza della sua bomba di Urano ed era ormai diventata
agile quasi quanto lei: come immaginava erano diventate un'ottima
squadra.
Nonostante ciò anche i creatori dei demoni che dovevano
distruggere
riuscivano a fortificare i loro mostri sempre di più. Con
Sailor Uranus al suo fianco si sentiva molto più sicura di
riuscire ad arrivare alla battaglia finale, ma a quel punto una di loro
due, entrambe, o i loro nemici avrebbero perso la vita. Elza, ora le
era
chiaro, era stata la sua prima cotta, così vicina
dall'essere anche
la sua prima ragazza, ma non doveva essere coinvolta in tutto quello
che le sarebbe accaduto da lì in avanti. Sapere di non avere
più la
possibilità di vedere la prima persona che le si
avvicinò in modo
del tutto disinteressato, era una cosa che le pesava. Non riusciva a
dirle addio a cuor leggero, specie se si trovava di fronte a quello
sguardo smarrito di Elza.
-E
così sei stata solo un miraggio...- disse amaramente Elza.
-Penso di
volere qualcosa da te, a prova che sei esistita davvero nella mia
vita e che non sei stata solo il frutto di una fantasia
adolescenziale.
-Va
bene. Che cosa vorresti?
-Non
voglio chiederti niente di quello che hai che sia particolarmente
dispendioso.
-Non
ho nulla con me che sia dispendioso- ribattè la ragazza dai
capelli
verde acqua ridacchiando. -Non ho che la sciarpa della mia uniforme,
i miei dipinti e pochi altri oggetti per la pittura. Puoi chiedermi
qualunque cosa.
-Qualsiasi
cosa va bene?
-Sì.-
Glielo doveva, sapeva di averle dato molti dispiaceri in quegli
ultimi mesi e soprattutto quel giorno stesso.
-Qualunque...
T... Tu... Intendi proprio qualsiasi?
-...
Sì...- stavolta la sua risposta non era più
sicura come prima. A
cosa stava pensando di preciso la ragazza?
Elza
si avvicinò e lentamente allungò una mano verso
di lei,
appoggiandola alla sua spalla. Quanto avrebbe voluto darle almeno un
bacio per rendere più dolce, per quanto anche più
doloroso, il loro
addio! Solo un bacio avrebbe voluto. Quello che le era stato negato
prima di partire, quello che a volte ancora sognava se pensava ad un
futuro alternativo. Se solo non fosse partita... Forse se Michiru
avesse provato... Forse avrebbe
capito che in realtà era lei la ragazza giusta. Doveva
provarci, anche se Michiru usciva con Haruka non erano davvero una
coppia, quindi tutto sommato non era poi così sbagliato
voler provare a risvegliare quei sentimenti che Michiru aveva provato
per lei fino all'Estate passata. Le guardò quella bocca per
lei così invitante... Sì, doveva farsi coraggio!
La guardò in quegli occhi incerti dello stesso blu del mare
e l'attirò a se'. Una raffica di vento aprì le
finestre socchiuse dell'aula, distraendo così Elza.
Michiru che stavolta non fu abbastanza pronta per realizzare e fermare
quello che stava per accadere, ringraziò in cuor suo
di quel piccolo effetto a sorpresa e si allontanò
per affacciarsi alla finestra. Fu così che vide, davanti al
cancello della scuola, Haruka in un bellissimo smoking, probabilmente
utilizzato per
festeggiare la fine dell'ultimo anno delle medie. Inutile dire che
subito le ragazze la raggiunsero raggianti: Haruka attirava le
ragazze come il miele le api. Doveva abituarsi se non voleva morire
di gelosia ogni volta che le si avvicinava una donna.
-Toh,
guarda! Il cavaliere è corso a salvare la principessa
dall'ex
pretendente!- disse con una certa ironia Elza dopo essersi affacciata
a sua volta e aver visto la bionda. Quindi era vero quello che si
diceva in giro: Haruka faceva stragi di cuori alla sola vista.
Lanciò
un'occhiata a Michiru pensando:
“Mah, speriamo bene!”
-Haruka
è come un cavaliere.- proseguì il discorso di
Elza, Michiru- Un
cavaliere dorato proveniente da un Regno Argentato. Non ridere di me,
Elza, ne' ti arrabbiare- continuò senza staccare gli occhi
dalla
figura di Haruka -ma la prima volta che vidi Haruka pensai che fosse
un ragazzo, eppure anche dopo aver capito che era una ragazza, mi
è bastato guardarla negli occhi per restarne colpita. Nel
tempo,
nonostante i primi incontri siano stati tra i peggiori, abbiamo
iniziato a conoscerci meglio e i miei
sentimenti per lei sono cambiati fino a diventare più
profondi. E' il destino che ci ha fatto conoscere, portandoci a
continui incontri finchè non ci siamo arrese ai nostri
sentimenti. Devo
andare.- annunciò infine girando la testa per guardarla in
volto.
-Michiru...-
la fermò Elza. -Io voglio solamente che tu sia felice. Abbi
cura di
te. Sono certa che anche tu riuscirai a diventare chi vuoi essere
veramente. Buona fortuna per tutto!
-Lo
stesso vale per te. Elza, anche io voglio che tu sia felice, anche se
devo andare. Il nostro è un addio... per il momento-.
Si congedò così dall'atleta, con quella piccola
bugia. Elza sarebbe
sempre rimasta nel suo cuore e pensò che lasciarle un
piccolo
spiraglio di speranza, per quanto lei sapesse che era illusoria,
l'avrebbe aiutata a superare meglio la loro separazione.
Elza
rimase a guardare Haruka attorniata dalle studentesse del collegio:
giravano voci sul conto suo e di Michiru e sebbene sapessero di
essere tutte un gradino più in basso rispetto alla
violinista, tutte
cercavano di ammiccare con lei, che non parlava molto, ma abbozzava
dei sereni sorrisi. “Entrare
nel mondo di Michiru, così insofferente al
mondo aristocratico che da sempre la circonda, non è facile;
si è costruita un muro per difendersi dai giudizi degli
altri per cui riuscire a raggiungere il suo cuore è
un'impresa... e a
quanto pare anche restare nella sua vita. Tu
però sei riuscita a raggiungere la principessa
nella torre*. Per favore,
non far soffrire Michiru che ha visto in te
il cavaliere a cui aprire il suo cuore.”
Ripensò alla loro prima disputa e al
fatto di aver perso ogni speranza dal primo momento in cui Michiru
vide la bionda e in fin dei conti, lei lo aveva sempre saputo. Lo
aveva capito quando girandosi verso gli spalti per salutare Michiru
prima della partenza la vide con lo sguardo assorto e rapito. Michiru
non ebbe che occhi per Haruka da molto tempo prima di incrociare il suo
sguardo o che si
evolvessero i suoi sentimenti.
Elza l'aveva persa
nel momento esatto in cui Michiru
dall'alto degli spalti potè osservare l'aspirante pilota.
Sorrise mestamente
all'illusione che l'aveva portata a pensare di poter comunque vivere la
sua storia d'amore con la ragazza
che le aveva stregato il cuore.
Nel
frattempo Michiru arrivò al cancello e, mostrandosi
stranamente
cordiale salutò tutti i suoi fan. -Quanti ammiratori che
hai!- esclamò
stupita Haruka quando fu raggiunta. -Devo forse essere gelosa?
-Non
so, dici che dovresti?
-La
gelosia non è nel mio carattere.- rispose quella sorridendo
e
facendo spallucce.
-Certo
che dici
a me, ma in dieci minuti direi che ti sei già fatta un bel
po' di ammiratrici!
-Loro
non mi conoscono, si sono avvicinate solo perchè sono un bel
ragazzo!
-Ragazzo
o no, ti avevo detto di non venirmi a prendere comunque. Attiriamo
l'attenzione e non mi piace dare nell'occhio.
-Nemmeno
a me, ma questa è l'ultima volta che posso passare da scuola
a
prenderti e vederti con questa uniforme.
-Se
ti piace tanto l'idea di venirmi a prendere, l'anno prossimo puoi
uscire subito dall'aula a fine lezione così quando
arriverò, con
molta calma al cancello, potrai far finta di essermi venuta a
prendere.
-Che
idea sciocca!- le due ragazze risero insieme, attirando ancora di
più
attenzione di tante ragazze, sia della loro età che
più grandi che
le guardavano con occhi sognanti.
Decisero
di incamminarsi. -A proposito,
che è successo alla tua sciarpa?- domandò Haruka
notando che
Michiru non portava più la sciarpa della sua bella divisa
alla
marinaretta.
-Tsk!
Mi è stata vigliaccamente rubata.
-Speri
che ci creda?
-Almeno
quanto io devo credere che tu sia venuta fin qui solo per vedermi con
questa uniforme!
Haruka
sorrise, immaginando chi avesse quella sciarpa in quel momento e
tutto sommato non le diede nemmeno fastidio. Aveva imparato a
familiarizzare e ad
ascoltare i messaggi del vento e quel giorno proprio il vento l'aveva
avvisata che di lì a poco qualcuno avrebbe provato a
tuffarsi in un
mare che non gli apparteneva. Haruka si era dunque recata in fretta
verso la scuola di Michiru, giungendo in tempo per rivendicare a modo
suo ciò
che si era faticosamente conquistata. Michiru era sua, nessuno poteva
guardarla come la guardava lei, figurarsi provare a baciarla! “Prima
deve passare sul cadavere di Sailor Uranus!”
Sorrise a quel
pensiero, sapendo quanto era veritiero, mentre Michiru la prendeva
sottobraccio.
Da
lontano Elza osservò la scena di Michiru con Haruka. Era la
prima
volta che vedeva Michiru comportarsi con scioltezza con qualcuno che
non fosse lei ed era la prima volta che vedeva comparire un pieno
sorriso
sulle labbra di Tenoh. Quando era in sua presenza o era nervosa o era
proprio incazzata. Invece con Michiru, le era bastata vederla, per
sorridere e guardarla con occhi gentili. Tutte le ragazze attorno a
loro le guardavano con occhi sognanti e lei dovette ammetterlo, erano
una coppia veramente bella da vedere. Le guardò allontanarsi
e seguì
con lo sguardo Michiru finchè la vista glielo permise, poi
chiuse
gli occhi, stringendo la mano.
La
sciarpa di Michiru era l'unica
prova che il passaggio della violinsta nella sua vita era stato reale e
concreto.
_
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
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* Principessa nella
torre: è ovviamente un riferimento al titolo dei primi due
racconti di Yamada, "Lady in the tower" :-)
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Capitolo 17 *** Epilogo ***
Cari
lettori e care lettrici, ancora in ritardo di una settimana a causa del
mio serratissimo lavoro, eccoci giunti all'ultimo capitolo.
Facendo
riferimento a una recensione del capitolo scorso, colgo ora l'occasione
per motivare l'atteggiamento di Michiru nei confronti di Elza.
Atteggiamento che io per prima ho trovato ambiguo (tanto più
che nel manga di Yamada non viene mai specificato quando e come Michiru
rivela la sua relazione con Haruka a Elza), ma che poi ho
compreso guardando i video di Eriko. Infatti in uno di essi aveva
spiegato come i giapponesi tendono a volte ad essere anche un po' falsi
per paura di offendere gli altri. Per cui se un ragazzo invita
un altro ragazzo ad andare da qualche parte insieme, anche se a
quest'ultimo l'altro ragazzo non è particolarmente simpatico
quasi sicuramente accetterà l'invito per evitare di
offenderlo.
Per
quanto riguarda l'immagine finale sono due fotogrammi presi uno
dall'inizio dell'episodio "Le due guerriere" e l'atro dalla fine dello
stesso episodio 106.
Come
sempre spero che il capitolo vi piaccia.
Concludo
con i soliti ringraziamenti per il prezioso appoggio che mi avete dato
anche solo leggendo in silenzio, aggiungendo questa fanfiction tra le
seguite, tra le preferite, o tra le ricordate, o anche recensendo.
Vi
auguro buona lettura.
Epilogo.
Solo
dopo molte battaglie combattute fianco a fianco Haruka cedette alle
richieste di Michiru e le concesse di ritrarla nella fase di
trasformazione.
-E'
la parte in cui la tua essenza femminile viene allo scoperto.- aveva
giustificato la pittrice la propria richiesta. Haruka infatti quando
accettò di posare chiese se la voleva ritrarre in tuta da
corsa, con
la giacca in pelle che usava quando andava a fare giri non sportivi
in moto, con un elegante abbigliamento da sera o con i vestiti
quotidiani. La richiesta di
poterla ritrarre mentre si stava trasformando la lasciò
interdetta.
Haruka non aveva alcun problema con la propria identità
sessuale e
da quando vide la Principessa Urano, aveva anche acettato di essere
vestita in minigonna e stivaletti a tacco alto, ma, per quanto si
ritenesse molto bella anche con la divisa da Sailor, non era abituata
a vestirsi da donna e l'idea di farsi ritrarre mentre si stava
trasformando in Sailor Uranus, tardò il suo permesso a
Michiru.
Si
convinse solo dopo quasi un anno dall'inizio della loro relazione. La
scuola era iniziata da un mese e Haruka e Michiru avevano da poco
deciso di trasferirsi a vivere insieme in un appartamento nella zona
più prestigiosa di Tokyo. Era stata lei a individuare
l'appartamento
annunciando a Michiru la sua intenzione di voler andare via
dalla casa che aveva avuto in affitto fino a quel momento.
Buttò il discorso sul casuale, ma quando le disse che non
sapeva se sarebbe valsa la pena di prendere l'appartamento che aveva adocchiato vicino
al Muggen, perchè era troppo grande per una persona sola e
l'affitto
era troppo alto dal momento che prevedeva anche il pagamento per il
mantenimento di una piscina all'ultimo piano di cui lei avrebbe poco usufruito, a Michiru fu chiaro il messaggio che voleva
mandarle Haruka*.
Nel
giro di un mese i genitori di Michiru e il legale dei coniugi Tenoh,
impossibilitati a trasferirsi in Giappone, firmarono il contratto per
l'affitto dell'appartamento.
Al contrario dei genitori di Haruka che sospettavano di una relazione
tra la figlia e la sua nuova "amica", ma non si posero alcun problema, i
genitori di Michiru non avevano nemmeno il vago sospetto del
reale legame tra le due ragazze. L'unica perplessità che
ebbero prima di firmare il contratto fu dovuto al fatto che la compagna
di classe di Michiru non proveniva da un lignaggio importante come il
loro. Michiru non aveva molte amicizie, eppure qualche amica
più adatta a lei ce l'aveva, chissà
perchè aveva legato tanto con una ragazza che, per quanto
provenisse da una famiglia parecchio ricca, non aveva ricevuto la
stessa educazione che aveva ricevuto lei? Lo dimostrava il fatto stesso
che i suoi genitori non l'avevano iscritta alla prestigiosissima scuola
media in cui aveva studiato Michiru. Alla fine però
accettarono di firmare il contratto convinti che Tenoh stando accanto
alla figlia avrebbe potuto prendere il meglio da lei e quanto
meno sembrare una donna di classe.
Emozionate
per quella che sarebbe stata a tutti gli effetti un'imminente
convivenza le due ragazze non persero tempo e già due
settimane dopo
il contratto iniziarono trasferire le loro cose nel nuovo
appartamento.
Un
giorno, mentre Haruka stava aiutando Michiru a mettere le cose negli
scatoloni per il trasloco, alla violinista cadde di mano un album da
disegno con tutti i fogli annessi. Per Haruka fu una sorpresa
scoprire quanti ritratti Michiru le aveva già fatto quando
si
trovava a bordo pista e non solo. Ancora più colpita quando
sotto la
pila di disegni spuntò la bozza del Miranda Castle,
riportandole
alla mente il ricordo della prima sera passata a casa di Michiru
quando la ragazza le strappò di mano quell'album e lei
immaginò che
ci fossero ritratti proibiti di Elza. “E così non
c'era Elza in
situazioni improbabili in questo album...”
pensò sorridendo. Era
sempre stata un passo più avanti della sua rivale e la
gelosia
provata il giorno in cui le venne riportato alla memoria il Miranda
Castle era tutta gelosia sprecata!
-Michiru...
-Haruka,
so che non sono riuscita ad aspettare il tuo consenso prima di
poterti ritrarre, ma... è stato più forte di me.
Pensavo che non ci
saremmo mai messe insieme, ma almeno avrei sempre avuto la
possibilità di guardarti da lontano anche quando ognuna
sarebbe
tornata a casa propria.
Finito
di passare i fogli a Michiru, ancora inginocchiate a terra,
l'attirò
a sé per un bacio e infine le disse: -Michiru,
voglio che
tu mi ritragga come e quando vuoi, affinchè, se dovessi
essere
sconfitta dal nemico, ti rimanga sempre un ricordo di me... Di quello
che siamo state insieme, per poco o tanto tempo che avremo passato condiviso.
Michiru
le accarezzò la fronte e dopo essere tornate in piedi, le
prese una
mano per baciarne il dorso. -Ti ho già detto che mi
piacciono le tue
mani?- disse prima di socchiudere gli occhi e portare il palmo di
quella mano a contatto con la propria guancia.
-Mmm,
forse.- rispose l'altra dopo averci riflettuto per poco tempo.
-Sicuramente l'avevo capito vedendo i tuoi disegni.-
Proseguì,
accarezzandole così la guancia.
-Mi
dispiacere deluderti, ma sapevi che ci sono tante persone al mondo
che hanno le mani? Non sei l'unica ad esserne provvista. - rispose
Michiru con gli occhi chiusi e sorridendo.
-No,
ma dimmi quante persone conosci tu nello specifico che portano guanti
bianchi da corsa belli come quelli che uso io!
Michiru
aprì gli occhi e schioccò la lingua prima di
rispondere: -Mi hai scoperta!-. Così
aveva visto anche quel ritratto fatto ricordando la prima volta che la
vide in tuta corsa, poco prima dello
scontro con il mostro nel box. Haruka era così bella in
quella tuta
sportiva. Anche se più che in qualsiasi altra occasione
appariva un
ragazzo, portava quella tuta in un modo che la rendeva estremamente
attraente. Non sazia di quel ritratto a figura intera, aveva poi deciso di ritrarre in primo piano le sue
mani: la mano con il guanto ancora indossato che teneva il guanto
appena sfilato dall'altra mano. In realtà c'erano altri due
disegni in cui erano
messe in particolare risalto.
-Scommetto
che anche nell'altro disegno quelle bellissime mani sono le mie!- Si
portò entrambe le mani alla vista e girandole le
ammirò prima di
affermare con un tono tra lo stupito e l'orgoglioso: -In effetti sono
molto belle!
-Chiudi
pure la tua ruota da pavone, Narciso!- rispose la pittrice divertita.
-Ahahah!
Se
non fossi almeno un po' narcisista, non sarei io!- rispose l'altra. -E
tutto sommato dillo che ti piaccio anche per
questo!- aggiunse avvicinando il volto a quello della violinista.
-In
questo ammetto che siamo molto simili!
-Sono
molto d'accordo!- concluse Haruka prima di prenderle una mano e
circondarle la schiena con l'altro braccio. Michiru avvicinò
ulteriormente il viso verso quello del pilota per far seguire un lungo
bacio.
Quello
di Haruka in fase di trasformazione fu uno dei disegni di Michiru
più
belli. Era riuscita a cogliere tutta l'essenza di Haruka: la ragazza
in apparenza poteva sembrare un po' un maschio: molto forte,
impenetrabile e dal cuore duro; in realtà nascondeva in se'
un'anima
gentile, molto sensibile, dolce e aggraziata. Sebbene l'aggettivo
aggraziato non fosse uno di quelli più ambiti se riferito a
sè
stessa, Haruka rimase molto soddisfatta alle parole di Michiru che
riferendosi al ritratto la definì: "un angelo
aggraziato". La pittrice infatti l'aveva sì ritratta mentre
si
stava trasformando, ma la rappresentazione del suo corpo in
evoluzione di abbigliamento era solo un modo per ritrarre la sua
anima femminile, nuda e senza corazza così come solo lei
aveva avuto
modo di conoscerla.
Considerava
quel disegno come uno dei meglio riusciti fino ad allora e forse era
per quello che ovunque andasse con un album da disegno in mano, in
mezzo a quei fogli, c'era sempre il ritratto di Haruka.
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Anche qui si fa riferimento a una storia di Yamada, di cui
però non ricordo il titolo. Probabilmente è
"Octopus garden", ma purtroppo non posso dirvelo per certo.
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