Il corvo e il lupo Parte 2

di Wenclair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettere ***
Capitolo 2: *** Dipinto ***
Capitolo 3: *** Brividi ***



Capitolo 1
*** Lettere ***


“Sei sicura che vada bene?” Enid camminava nervosa avanti e indietro per la stanza, fermandosi continuamente davanti allo specchio “Guarda che capelli! Sono un disastro!”.

“Enid” sbuffò una esasperata Mercoledì mentre batteva a macchina il suo romanzo “Stai benissimo, smettila”.

La lupa mannara scosse la testa “Non lo so…magari i capelli non vanno bene, oppure sembrerò ridicola per il mio modo di vestire”.

Mercoledì alzò gli occhi al cielo “Enid…” ma l’altra continuava a parlare senza ascoltarla e a sistemarsi ossessivamente in ogni piccolo dettaglio.

“E se non gli piacessi?” continuava la ragazza “Sono così tesa…è la prima volta che..”.

La giovane Addams la chiamò più volte cercando di attirare la sua attenzione ma Enid continuava a parlare da sola davanti allo specchio. 

Mercoledì inspirò profondamente e tuonò “Sinclair!”.

La licantropa sussultò sentendosi chiamare per cognome e si voltò verso la compagna, che le si avvicinò e le prese il viso tra le  mani “Rilassati, ok? Si tratta solo di una cena e un weekend dai miei genitori”.

“Ma se poi non gli piacessi?” rispose l’altra ansiosa “So che mi hanno pagato le cure, però…”.

“Enid, guardami e respira con calma” fissò la ragazza negli occhi e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio “i miei genitori già stravedono per te, sei disgustosamente adorabile…e poi sei capace di diventare una brutale macchina omicida, non credo esista una compagna migliore per me”.

La bionda inspirò, calmandosi leggermente “Ok, hai un modo strano per calmare le persone, lo sai?” poi le sorrise.

L’altra sorrise a  sua volta “Con te funziona sempre” disse e la baciò dolcemente sulle labbra.

Il rumore inconfondibile della limousine fece drizzare le orecchie della licantropa, che corse alla finestra “Ok…ok è arrivata, calma Enid ce la puoi fare” disse mentre finiva di sistemarsi allo specchio.

La giovane Addams la guardava agitarsi davanti allo specchio, cercando di sistemare difetti inesistenti. 

Sì…disgustosamente adorabile.

Enid si voltò verso di lei e le sorrise “Sono pronta!”.

 

La limousine oltrepassò i cancelli dell’inquietante tenuta degli Addams, che si aprirono con un cigolio sinistro. Lurch fermò la vettura, scese e con inaspettata galanteria aprì la porta alla graziosa ospite che gli sorrise. A Mercoledì sembrò quasi di vederlo arrossire, sempre se ciò fosse stato realmente possibile. 

Poco prima che le due ragazze arrivassero all’enorme portone, questo si aprì di colpo, quasi con violenza “Finalmente!” Gomez e Morticia, mano nella mano li accolsero con enormi sorrisi.

Enid li salutò timidamente agitando le dita “Salve signori Addams” balbettò.

Gomez le piombò addosso in un lampo e, circondatele le spalle con le mani “È un piacere vederti fuori dall’ospedale mia cara! Immagino che avrai molte cose da raccontare!”.

La licantropa cercò di formulare una risposta ma si aggiunse anche Morticia “Sei così incantevole, Enid. Mercoledì mi dice sempre quanto sei bella ma non…”.

“Madre!” la interruppe la giovane Addams con un lieve rossore sulle guance.

Enid la guardò divertita, poi si rivolse a Morticia “È un piacere essere qui a cena da…”.

“Tu sei Enid, quindi” Pugsley era come spuntato dal nulla, facendo sussultare la ragazza.

Mercoledì fece per prenderlo da un orecchio, ma Gomez si frappose tra i due “Pugsley, così spaventi la nostra graziosa ospite” poi si rivolse verso il maggiordomo “Lurch, accompagna le signorine”.

Questi rispose con il solito rantolo e le condusse gentilmente nel salone. Enid constatò che, nonostante fosse tetra e inquietante, casa Addams era veramente di buon gusto. Mobili antichi e pregiati, poltrone di pelle nera, enormi lampadari, sembrava una casa di qualche secolo fa. Sapeva che gli Addams erano una famiglia molto facoltosa e che, nonostante l’eccentricità, Gomez era un brillante uomo d’affari. 

“Vedi Enid cara” diceva mentre faceva fare il giro della casa alla ragazza “nella vita mi sono dedicato ai più disparati interessi, un giorno magari ti porterò a vedere il mio fantastico allevamento di coccodrilli”.

Enid lo guardò stupita “Non sapevo che un…allevamento di coccodrilli fosse così redditizio. Ma scusi se glielo chiedo, chi è che li compra?”.

“Oh mia cara” rispose lui “rimarresti stupita da quante persone hanno bisogno delle cose più insolite”.

La lupa mannara si trovò stranamente subito a suo agio, nonostante quei bizzarri personaggi che erano la famiglia di Mercoledì. La cena fu inaspettatamente normale, certo i cibi erano insoliti, ma lei da licantropo gradì la buona quantità e qualità della carne.

“Com’è stato fare a botte con un Hyde?” disse Pugsley guardandola curioso.

“Beh devo dire che è andata meglio di quanto mi sarei mai aspettata” rispose Enid.

Pugsley continuò con una serie di domande, era talmente entusiasta del racconto che volle sapere ogni minimo dettaglio sullo scontro tra lei e Tyler.

“Wow, lo hai messo al tappeto con un doppio calcio!” disse con espressione ammirata guardando la giovane licantropa.

La ragazza sorrise “Diciamo che ho improvvisato”.

“Come mai non c’è Zio Fester?” domandò Mercoledì alla madre.

“È ancora in fuga dalla polizia” rispose lei “però non è escluso che a breve si faccia vedere, magari potrebbe venire a trovarti a scuola”.

“Mio fratello è come un terremoto” si intromise Gomez accendendosi un sigaro “nessuno sa se e quando arriverà ed è sempre pronto a portare caos”.

“Mi spiace solo che sia dovuto andare via” disse Enid “avrei voluto tanto ringraziarlo per avermi salvato la vita”.

“L’ho ringraziato io al posto tuo, tranquilla” disse Mercoledì mettendole la mano sulla sua.

“Bene signori!” Gomez batté le mani “Ora si mangia il dessert e poi si va in sala!”.

 

“Certo che hai proprio una bella famiglia” Enid guardava Gomez e Pugsley mentre giocavano a simulare disastri ferroviari con i modelli dei trenini.

Mercoledì alzò un sopracciglio “Diciamo che esiste di peggio”.

La licantropa si girò verso di lei “Intendo…siete così uniti, magari sarete strambi agli occhi di molte persone, eppure a modo vostro vi volete bene”.

Mercoledì li guardò appoggiandosi al tavolo dove erano entrambe sedute “Sai, non ci avevo mai riflettuto prima, penso di aver stretto diversi legami ultimamente. Non pensavo sarebbe mai stato possibile".

“Avanti fallo” disse Enid raddrizzandosi sulla sedia con un sorriso di orgoglio.

La giovane Addams la guardò inizialmente senza capire “Cosa?”.

“Puoi ringraziarmi” replicò l’altra “sono stata io a farti fare amicizia con tutti gli altri, ti ho resa più simpatica, oltre che salvarti svariate volte la vita. Diciamo che ho tirato fuori la Enid che era nascosta in te”.

Mercoledì sbuffò irritata “Sai che qui in casa abbiamo armi d’argento? Dovrebbe esserci una spada proprio…”.

“Tesoro, preferirei che evitassi si assassinare la tua ragazza, per ora” Morticia si unì sedendosi con loro.

Enid rise, iniziava ad abituarsi al loro macabro umorismo “Non si preoccupi, signora Addams, non mi ucciderà…per ora” disse ridendo insieme alla donna.

“Lurch, la camera delle ragazze è pronta?” domandò Morticia.

Il maggiordomo rispose in modo affermativo “Bene, vi auguro una stupenda e terrificante notte, mie care” disse la donna congedandosi.

 

La camera da letto di Mercoledì, dove avrebbero entrambe dormito quella notte, ricordava abbastanza quella della Nevermore come dimensioni, tranne per l’arredamento. Mobili d’epoca vittoriana, tetri e scuri e un letto in ferro battuto, al centro della stanza. 

“Non è esattamente il tuo stile” disse Mercoledì facendole da guida “ma il letto è abbastanza comodo”.

Enid si guardò intorno “Beh, è abbastanza tetra, lo ammetto” si avvicinò a lei e le mise le braccia intorno al collo “però sono contenta di essere qui con te”.

“Cerchi di farmi morire di diabete?” ribatté l’altra con un ghigno sarcastico.

“Mmm…in effetti sarebbe un buon piano” rispose ironicamente la lupa mannara, prima di baciarla.

L’udito raffinato di Enid captò un movimento di polpastrelli nelle vicinanze “Mano! Dove ti eri cacciato?”.

Mercoledì guardò Mano, che era appena entrato dalla porta “Appendice impicciona! Si bussa prima di entrare”.

Mano si scusò ma si giustificò dicendo che era stato praticamente costretto da Gomez e Morticia ad allontanarsi dalla sala dove i due stavano discutendo. 

Le due ragazze si guardarono interdette “Ma i tuoi non litigano mai” disse Enid.

“Già” Mercoledì si fece pensierosa “c’è qualcosa che non mi convince, di cosa stavano parlando?”.

Mano spiegò che stavano discutendo di alcune questioni recenti “Ah capisco, sempre la solita storia”.

Enid la guardò perplessa “Di cosa state parlando?”.

“Ecco, da anni ormai, padre riceve continuamente lettere minatorie” spiegò Mercoledì “in tanti hanno cercato di truffarlo e rubargli soldi ma lui, vuoi per qualche intuizione o per pura fortuna, è sempre riuscito a farla franca e smascherare i truffatori. Ciò ovviamente gli ha fatto guadagnare molti nemici”.

“Ma non ha paura di eventuali ritorsioni o vendette?” domandò Enid preoccupata.

Mercoledì alzò le spalle “Padre non si è mai preoccupato di nulla. Ogni volta se l’è sempre cavata senza un graffio”.

“Ma tu non sei di questo avviso, vero?” le domandò la lupa mannara, centrando il punto.

La giovane Addams la guardò con un mezzo sorriso di soddisfazione “Stai cominciando a conoscermi fin troppo bene” poi aggiunse seria “diciamo che il resto della mia famiglia non brilla certo in acume, per fortuna ci sono io. Non hai idea di quante volte li ho tirati tutti fuori dai guai”.

“Beh l’anno scorso hai salvato tuo padre dalla galera, penso di averne una vaga idea” replicò l’altra.

Mercoledì unì le dita delle mani, ponendole davanti al suo viso con fare riflessivo “Il punto è che non ho idea di chi gli mandi queste lettere, ovviamente anonime. Tutti i potenziali colpevoli sono in prigione o morti” allo sguardo preoccupato di Enid, aggiunse “no, non li ha uccisi lui. Ce n’è stato qualcuno che è stato freddato dalla polizia, uno si è addirittura tolto la vita in carcere”.

“Non credo sia una cosa da sottovalutare” disse seria Enid “ma tu ovviamente già avrai indagato, vero?”.

“Esattamente” rispose l’altra “ma finora non sono riuscita ad individuare dei sospettati papabili, devo indagare più a fondo…”.

“Ehi ehi” la licantropa si fece più vicina prendendole le spalle, cosa che solo a lei era concesso fare “troveremo il responsabile, ok? Ti aiuterò io”.

“Immagino che non ti convincerò mai a farti gli affari tuoi” disse l’altra sarcasticamente.

Enid le lasciò le spalle e, con il suo solito raggiante sorriso, rispose “Esattamente”.

 

Le due si svegliarono presto e in ottima forma. Mercoledì ammise a sé stessa che, da quando dormiva insieme a lei, si sentiva più sicura e riposava molto meglio. Si prepararono e con tutta calma scesero nel salone per la colazione. Enid gradì con entusiasmo la quantità industriale di pancetta croccante e pancakes, i licantropi infatti avevano un appetito maggiore rispetto agli umani normali, soprattutto appena svegli. Non a caso esiste il modo di dire fame da lupi.

“Ancora pancake al lampone, cara?” le domandò Morticia porgendole il vassoio.

“La ringrazio, signora Addams, sono veramente sazia” disse la ragazza soddisfatta.

D’improvviso un colpo sul tavolo fece sussultare la giovane lupa mannara che si voltò in direzione del rumore. Gomez aveva appoggiato una vera e propria pila di lettere sul tavolo e, dopo essersi seduto, aveva preso un tagliacarte e aveva cominciato ad aprirle una alla volta.

“Dunque, cos’abbiamo qui?” disse con tono allegro”Speriamo che ti venga un tumore…meraviglioso! Muori bastardo maledetto…banale ma sempre efficace. Che Dio ti fulmini Addams…che carino!”.

Enid guardò la sua compagna che annuì “Sì almeno una ventina di lettere di minaccia al mese” disse alzando gli occhi al cielo.

Gomez andò avanti per qualche altro minuto finchè Mercoledì notò una lettera diversa dalle altre “Una lettera nera! Oh questa credo sia roba forte!” disse l’uomo entusiasta mentre la apriva.

Quando tirò fuori il biglietto, anch’esso nero, rimase tuttavia perplesso “Questa minaccia è strana…in realtà non sembra nemmeno una minaccia…chissà cosa vuol dire”.

Mercoledì si alzò e gli strappò il biglietto di mano. Tuttavia una strana espressione si dipinse sul suo volto, una faccia che forse solo Enid riuscì ad interpretare.

Mercoledì…non sarai mica…spaventata?

 

Dopo la colazione la giovane Addams non aveva detto più una singola parola anzi, per la precisione dopo aver letto quel biglietto. Enid la guardava mentre la ragazza preparava la sua borsa pronta per il ritorno alla Nevermore.

Le si avvicinò cautamente alle spalle, come un cacciatore che cerca di cogliere di sorpresa un cervo “Mercoledì” disse piano.

La ragazza sembrava ignorarla, allora ripeté il suo nome a voce leggermente più alta, poggiandole una mano sulla spalla.

Cosa…ma sta tremando?

Sentendo la mano sulla spalla Mercoledì si bloccò come un automa “Che cosa c’era scritto su quella lettera?” le domandò la bionda.

Ormai si sentiva con le spalle al muro “Enid” disse inspirando profondamente “devo parlarti di una cosa” disse mostrandole il biglietto.

Ti è piaciuto giocare con i demoni?

Enid la guardò perplessa “Cosa vuol dire? Demoni? Parla del Wendigo?”.

Mercoledì la guardò negli occhi, quegli occhi così intensi e profondi, l’unica cosa al mondo capace di farla vacillare, e finalmente le raccontò tutto del misterioso Stalker. Le disse che quella scritta sulla lettera era la stessa frase che le aveva mandato per messaggio, poco dopo la battaglia contro il Wendigo.

Si aspettava una reazione emotiva da parte della lupa, magari un misto tra rabbia per non averne parlato prima e preoccupazione. Invece Enid si limitò a chiudere gli occhi e inspirare molto profondamente più volte.

La Addams fece per parlarle ma l’altra la interruppe “Quindi c’è uno stalker psicopatico che ti sta perseguitando, uno stalker che a quanto pare ha persone che lavorano per lui…”.

L’altra annuì “Avrei dovuto parlartene prima”.

“Sì, avresti dovuto” replicò lei “però capisco perchè tu non l’abbia fatto. Ora non possiamo perdere tempo con i se e con i ma, dobbiamo assolutamente scoprire chi è questo maniaco”.

Mercoledì la guardò e senza rendersene conto si ritrovò ad accennare un sorriso. Enid era diventata più seria e matura, senza perdere comunque la sua esuberanza e la dolcezza.

“Beh, ti aspettavi forse che avrei lasciato tutto il divertimento a te?” disse la lupa con il suo solito sorriso brillante.




 

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Capitolo 2
*** Dipinto ***


La limousine procedeva lungo le strade della città, le due ragazze sedute dietro e Lurch che guidava con la sua solita espressione assente. Enid dormiva con la testa appoggiata sulla spalla di Mercoledì, non era molto abituata a svegliarsi così presto, ma dovevano tornare alla Nevermore prima dell’inizio delle lezioni. La giovane Addams guardava fuori dal finestrino, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

“Lurch, fermati qui. Devo scendere per un paio di minuti” disse rivolgendosi all’autista.

Questi annuì e si fermò “Perché ci siamo fermati?” domandò Enid stropicciandosi gli occhi.

“Datemi solo qualche minuto” disse rivolta verso la ragazza “ho una questione da risolvere”.

Scese dall’auto sotto lo sguardo confuso della lupa mannara e del maggiordomo.

 

Il piccolo forno a microonde suonò un paio di volte, facendo destare lo sceriffo Galpin. Questi si alzò e tirò fuori una piccola vaschetta di scadente cibo spazzatura, poi voltandosi per poco non urlò di sorpresa.

“Gesù santo, Addams!” imprecò vedendo la giovane spuntare, come al solito, dal nulla.

“Ho bisogno di informazioni, sceriffo” disse con il suo solito tono freddo, completamente diverso da quello che usava con Enid.

“Ancora con questa storia? Lo sai che non posso darti…” ma fu interrotto dalla ragazza.

“Chi era quel mutaforma?” lo sguardo di ghiaccio che non ammetteva repliche “Ho il diritto di sapere chi ha tentato di uccidermi”.

Lo sceriffo alzò gli occhi al cielo, sapendo bene di non poter competere con la determinazione della giovane Addams. Si alzò e chiuse la porta del suo ufficio, e tornò a sedersi alla sua scrivania. 

“Ti dirò quello che potrò dirti” disse secco l’uomo “ma poi ti voglio fuori dai piedi”.

Mercoledì si limitò a fissarlo impassibile e lo sceriffo riprese “Dunque, si tratta di Henry Bailey, non si sa molto su di lui, tranne che era praticamente un vagabondo senza fissa dimora”.

La giovane lo guardò riflessiva “Non ha senso, come ha fatto a sapere del libro di Bennett e soprattutto non c’è un movente al suo crimine”.

Lo sceriffo scosse la testa “Mi dispiace, Addams, non abbiamo nient'altro per ora. Senti, capisco che tu voglia saperne di più e soprattutto perché qualcuno abbia cercato di ucciderti. Tuttavia non posso coinvolgerti nuovamente in un’indagine”.

“Le farò solo un’altra domanda” si avvicinò e il suo sguardo fece quasi rabbrividire lo sceriffo “mi sta nascondendo informazioni, vero?”.

Galpin strinse i denti e i pugni fino a sbiancarsi le nocche “Levati dai piedi, Addams”.

 

“Almeno ha un nome adesso” disse Enid mentre riprendevano il viaggio verso la scuola.

“Non mi porta comunque a niente, non ho altre informazioni su quel mutaforma” Mercoledì era visibilmente seccata.

Enid la guardò ridendo sotto i baffi “Si può sapere che hai da ridere?” le domandò l’altra stizzita.

“Mercoledì sappiamo il suo nome e abbiamo visto anche il suo aspetto naturale” rispose la lupa mannara.

“Quindi dovrei andare in giro per tutta la città a chiedere a tutti se per caso qualcuno conosca questo Henry Bailey?” domandò scettica la Addams.

La licantropa sghignazzò di nuovo “Certo così magari entro un anno circa scoprirai qualcosa di utile” poi si volse verso la sua compagna “oppure potremmo fare come si fa nel nostro secolo e informarci tramite i social network…sai hai presente una cosa chiamata Facebook, Instagram…?”.

“Dubito che un senzatetto abbia avuto a che fare con dei social network” sbuffò Mercoledì.

L’altra le diede un colpetto sulla spalla “Ragazza di poca fede, scommetti che entro domani sera avrai più informazioni di quelle che ti ha dato quel buono a nulla dello sceriffo?”.

La giovane Addams non poté fare a meno di sentire un sorriso sul proprio volto “Stai diventando troppo simile a me, così mi spaventi”.

 

C’era un insolito strano movimento all’interno della Nevermore, mentre le due ragazze attraversavano il giardino esterno. Erano da poco scese dalla limousine e si stavano avviando con le loro borse verso le camere, quando un’automobile decisamente lussuosa, forse più della limousine Addams, varcò il viale, parcheggiò e da essa scesero due figure. Un uomo alto, robusto, dalla pelle scura e vestito in maniera molto elegante e una donna dalla carnagione pallida come quella di Mercoledì, più alta e dai corti capelli scuri, anche lei molto elegante e vestita con un raffinato tailleur. La giovane Addams sentì una strana sensazione mentre li osservava.

C’è qualcosa che non mi convince, ma non so cosa.

Dall’auto scese anche una terza persona, una ragazzina minuta che poteva avere la sua stessa età, capelli castani e occhi nocciola, dall’abbigliamento sembrava quasi una bambolina. 

“Mercoledì” Enid le prese il braccio “Tutto bene?”.

La giovane sensitiva annuì, anche se non molto convinta “Sì…andiamo”.

“A quanto pare c’è una ragazza nuova” Xavier si era materializzato alle loro spalle.

Mercoledì si voltò verso di lui “Sai qualcosa in merito?”.

Il ragazzo scosse la testa “Non proprio, da quando siamo senza preside è più difficile ottenere questo tipo di informazioni. Le decisioni in questi ambiti vengono prese in un’altra sede per ora”.

“Ogni persona che è arrivata qui alla Nevermore ultimamente ha portato solo disastri” disse Enid, poi incrociò lo sguardo contrariato di Mercoledì, che si sentì presa in causa “beh tu non hai portato solo quelli” disse sorridendole e cingendole le spalle con un braccio.

“Ho una strana sensazione” Mercoledì continuava a fissare quel trio che varcò l’ingresso della scuola “non so spiegarmi di cosa si tratti, ma non è una buona sensazione”.

 

“Sei ancora nervosa per quella lettera?” le domandò Enid mentre si preparavano per la lezione.

Mercoledì scosse la testa “No, c’è dell’altro, almeno credo” di voltò verso di lei “ma ancora non ho capito di cosa si tratta”.

L’altra fece spallucce “Non saprei, sei comunque una sensitiva. Su Bennett nello specifico ti sei sbagliata, eppure che ci fosse qualcosa di strano in corso lo hai percepito prima di tutti noi”.

“Enid” disse mentre uscivano dalla stanza “hai notato per caso quelle tre persone scese da quell’auto mentre eravamo nel cortile?”.

La lupa mannara guardò in alto pensierosa “Intendi quell’uomo e quella donna con quella ragazza?”.

La giovane Addams annuì “Precisamente. Non so perché ma osservandoli ho sentito una sensazione strana, non so spiegarmela…era come se in quel momento non volessi trovarmi lì”.

“Beh, immagino che per qualche motivo ti sia sentita a disagio” rispose l’altra.

Mercoledì annuì “Sì ma c’era dell’altro, quasi come…”.

“Avete visto la nuova arrivata?” Eugene si parò davanti alle due ragazze.

Ma perché continuano tutti a comparire dal nulla? Questo lo faccio io di solito!

Le due si guardarono “Sono abbastanza sicura di averla vista stamattina” disse Mercoledì.

Mentre parlavano anche Xavier, Bianca e Yoko raggiunsero il gruppetto. Poi si sentì un brusio e un vociare di sottofondo mentre tre figure uscivano dall’ufficio del fu preside della Nevermore. Un uomo alto e robusto, una donna e una ragazzina uscirono fuori. L’uomo si chinò davanti alla ragazza dicendole qualcosa, si salutarono e i due adulti abbandonarono il corridoio. Mercoledì scrutò attentamente la ragazza, contrariamente a quanto gli era sembrato al primo impatto, sembrava veramente molto giovane, probabilmente del primo anno, anche per il suo modo di vestire, che la faceva assomigliare alla protagonista di qualche film Disney.

“E questa chi sarebbe, Alice nel paese delle meraviglie?” il commento sarcastico di Bianca esprimeva esattamente il suo stesso pensiero.

“È pallidina ma non credo sia una vampira” si aggiunse Yoko.

“E sicuramente non si tratta di un licantropo” osservò Enid “tra i branchi qui a Jericho ci conosciamo più o meno tutti ma lei non l’ho mai vista prima”.

“E poi quei due non sembrano i suoi genitori” disse Xavier “o almeno sicuramente non quelli biologici”.

Enid poggiò la mano sulla spalla della compagna “La senti ancora quella sensazione?” sussurrò senza farsi sentire dagli altri.

Mercoledì percepì un brivido lungo la colonna vertebrale che le salì fino alla nuca e annuì impercettibilmente. Fu una frazione di secondo ma la percepì.

C’è qualcosa che non va.

 

Si sentiva stranamente stanca, eppure aveva dormito bene e si era svegliata piena di energie. Mercoledì continuava a percepire quella strana sensazione, come un formicolio o una specie di lieve puntura dietro la nuca. Si stiracchiò seduta al suo banco e si massaggiò il collo, sentendolo fastidiosamente contratto.

“Ehi tutto bene?” Enida la guardava e dalla sua voce traspariva una curiosità mista a preoccupazione.

Mercoledì annuì stiracchiandosi i muscoli del collo “Credo di sì…forse non ho dormito bene”.

“Eppure dormivi come un sasso” disse la bionda sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Nello stesso momento la professoressa Rouge entrò “Buongiorno ragazzi, prego accomodatevi” disse sedendosi al suo posto.

Tutti si sistemarono ai loro posti “Bene, ora che siete tutti comodi possiamo dare il benvenuto alla nostra nuova arrivata” disse la professoressa volgendosi verso la porta “Entra pure cara”.

Dalla porta d’ingresso dell’aula fece capolino una figura minuta, più o meno di altezza simile a quella di Mercoledì. Capelli castani e grandi occhi marroni, con indossi la divisa della Nevermore.

La ragazza che ho visto prima nei corridoi…

Si avvicinò educatamente alla cattedra e con un sorriso salutò la professoressa, poi si volse verso i suoi compagni “Mi chiamo Leslie Bolton, è un piacere e un onore per me frequentare la Nevermore insieme a voi”.

Mio dio, è ancora più zuccherosa di Enid…

Con un sorriso che la faceva somigliare a una bambolina, si sedette composta al suo banco. Mercoledì fremeva assalita dalla sua solita curiosità, come ogni volta che c’era una novità, eppure faceva fatica a concentrarsi. Ogni tanto sentiva le palpebre calare lentamente e si risvegliava quando la testa le dondolava. 

Enid alzò la mano, attirando l’attenzione della docente “Professoressa, mi scusi” disse “Mercoledì non si sente bene…posso accompagnarla a prendere un po’ d’aria?”.

La Rouge acconsentì, Mercoledì guardò la compagna con l’intento di minacciarla di morte, ma suo malgrado si rese conto che Enid aveva ragione. Le due si alzarono e abbandonarono l’aula uscendo in giardino a prendere una boccata d’aria.

“Avrei voglia di ucciderti” disse Mercoledì massaggiandosi le tempie.

“Sì lo so, facciamo che mi uccidi più tardi, ok?” replicò la lupa mannara sedendosi accanto a lei “Non ti ho mai vista così, che hai?”.

La Addams poggiò la testa sulla panchina guardando il cielo “Tranquilla, è solo stanchezza e un po’ di mal di testa”.

“Vai in camera a riposare” disse la bionda alzandosi “prenderò gli appunti anche per te”.

“No, preferisco seguire la lezione” ribatté l’altra alzandosi.

“Addams! È un ordine!” il tono della lupa era autoritario e non ammetteva repliche.

Mercoledì avrebbe voluto ribattere, ma effettivamente quell’emicrania le impediva di concentrarsi e decise di eseguire gli ordini perentori della sua compagna. 

 

Si abbandonò di peso sul letto, e già cominciò a sentirsi leggermente meglio. Anche se aveva una notevole tolleranza al dolore, quel cerchio intorno alla testa era una vera e propria seccatura. Chiuse gli occhi cercando di prendere sonno, concentrandosi sulle sensazioni che il proprio corpo le comunicava. Aveva imparato dallo zio Fester questa tecnica di meditazione, e il più delle volte le aveva permesso di riprendere la concentrazione e la lucidità anche nei momenti che fisicamente erano più stressanti. Sentì gradualmente l’emicrania allentare la propria morsa, tuttavia percepiva ancora quello strano formicolio dietro la nuca. Lo sentì scendere giù per i collo, passare alle spalle e lentamente giù lungo la spina dorsale, come se un cubetto di ghiaccio le stesse scendendo lungo la schiena. Poi lentamente la situazione sparì insieme al mal di testa, lasciandola dormire serenamente.

Si svegliò di soprassalto, le sembrava fossero passati a malapena cinque minuti. Guardandosi si accorse di avere addosso una coperta, mentre fuori dalla finestra non entrava più la luce del sole, dovevano essere all’incirca le 20 di sera. 

“Come stai dormigliona?” Enid entrò in stanza, indossava una tuta da ginnastica e portava un asciugamano sulla spalla.

Mercoledì si alzò a sedere “Ho…dormito tutto il pomeriggio”.

L’altra annuì poggiando sul letto della compagna un sacchetto “Sì, io ho fatto in tempo a finire la lezione, andare in palestra e venire a portarti da mangiare” si sedette accanto a lei con il suo solito sorriso smagliante.

Maledetta adorabile creatura…

“Stai meglio?" la incalzò la bionda.

La giovane Addams annuì “Sì adesso sto molto meglio” guardò il sacchetto “cos’è?”.

“Beh…ti ho preso qualcosa dalla mensa” disse l’altra “è un hamburger, non è il massimo anche perché è freddo, però hai bisogno di mettere qualcosa sotto i denti”.

La ragazza dai capelli corvini le si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra “Sei sempre così maledettamente adorabile”.

Enid la guardò soddisfatta mentre addentava l’hamburger “Anche tu…a modo tuo”.

“Come vanno gli allenamenti?” le domandò Mercoledì appena ebbe finito il rapido pasto.

Da dopo il recupero dalla convalescenza dovuta allo scontro con il Wendigo, Enid aveva deciso di cominciare a sottoporsi ad un serio allenamento fisico e stava anche seguendo un corso di arti marziali per migliorare le sue già istintive capacità di combattimento.

“Benissimo” disse la bionda entusiasta “non solo ho già recuperato ma sto migliorando molto rapidamente".

In effetti era vero, dopo essere stata in ospedale Enid era guarita molto rapidamente dalle ferite riportate nello scontro con il Wendigo. Durante la notte di luna piena, poco più di un paio di settimane addietro, si era anche trasformata guarendo completamente. Si sentiva incredibilmente in forma e piena di energie. Aveva cominciato ad allenarsi duramente in palestra e nel combattimento corpo a corpo, anche se con un suo stile più…personale.

Sarò pronta la prossima volta. 

Enid, guardando la sua compagna, era sempre più determinata a difenderla e a difendere sé stessa da qualsiasi minaccia.

 

Le due ragazze procedevano a passo spedito per il bosco fuori dalla Nevermore, mentre i loro passi affrettati facevano scricchiolare il manto di foglie secche sotto i loro piedi. Xavier aveva detto a entrambe di raggiungerle dopo le lezioni e sembrava seriamente preoccupato.

“Secondo te di cosa si tratta” le domandò Enid.

“Ha detto di raggiungerlo nel suo capanno” rispose l’altra “credo che abbia qualche dipinto da mostrarci”.

La bionda si arrestò allarmata “Aspetta…non sarà mica qualcosa collegato a…”.

Anche la corvina si fermò “Non è una cosa da escludere”.

Xavier aveva un legame psichico con Tyler, l’Hyde psicopatico che aveva manipolato e cercato di uccidere la giovane Addams e ci sarebbe riuscito se Enid non fosse intervenuta.

Enid serrò i pugni ricordando lo scontro che aveva vinto con immensa fatica, poi sentì le mani della sua compagna sulle sue “Questa volta siamo più preparate” disse alla lupa mannara guardandola negli occhi.

“Ragazze, anche voi avete parlato con Xavier?” Eugene sopraggiunse emergendo tra gli alberi.

“Bene ci sei anche tu” lo squadrò Mercoledì e i tre raggiunsero il capanno.

Entrando trovarono Xavier in piedi davanti a quella che chiaramente era una tela coperta, mentre Bianca e Ajax erano seduti e mormoravano in maniera concitata. 

Cosa sta succedendo di così grave? Sono tutti troppo preoccupati…

Xavier si voltò verso di loro “Bene…ci siamo tutti, direi che possiamo cominciare”.

Tutti osservavano il giovane sensitivo e un silenzio di tensione aleggiava per tutto il capanno.

“Come tutti saprete ho…o almeno avevo un legame psichico con…Tyler” disse guardando Mercoledì “la notte scorsa credo di aver avuto una visione, ma la cosa strana è che non aveva a che fare con lui”.

Xavier si avvicinò alla tela e la scoprì.

Quello che vi era dipinto lasciò a dir poco confusi i presenti. L’oggetto o il paesaggio raffigurato era qualcosa di indefinibile. Sembrava di intravedere l’interno di un palazzo o una casa ma la cosa che più attirava l’attenzione e che occupava la maggior parte del dipinto, era una specie di sfera che, in base ai colori sembrava essere fatta da una specie di luce azzurra. Il sensitivo passò rapidamente la mano sul dipinto e questa enorme sfera prese a muoversi, come se fosse una sorta di gigantesco vortice.

Tutti erano rimasti confusi e senza parole, era qualcosa di mai visto e totalmente incomprensibile.

Mercoledì si sporse in avanti con gli occhi incollati a quell’inquietante vortice “Xavier…è un portale?”.

Tutti si voltarono verso di lei, mentre Xavier alzò le spalle “È l’unica cosa che mi è venuta in mente, non so cosa altro possa essere”.

Eugene deglutì a vuoto “Un portale per dove?”.

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Capitolo 3
*** Brividi ***


“Xavier…” Mercoledì pronunciò il suo nome una seconda volta, a voce leggermente più alta.

Il giovane pittore aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava quasi che stesse avendo una visione. Tutti lo osservavano trepidanti, in attesa di qualche frase rivelatoria, di qualsiasi cosa si trattasse. Con lentezza prese uno sgabello e si sedette a testa bassa poi emise un profondo sospiro.

“Un portale per dove?” incalzò Bianca usando un tono certamente più dolce di quello della giovane Addams.

Xavier scosse la testa “Non lo so…insomma, non so nemmeno se è un portale, nè come o quando sia stato aperto”.

“Se lo hai sognato dev’essere successo mentre dormivi, non è così che funziona il tuo potere?”.

Il ragazzo annuì “Sì…insomma almeno credo, pensavo di avere un collegamento solo con Tyler, ma evidentemente il mio potere è in qualche modo più esteso”.

Mercoledì si passò una mano sul mento “Ha senso in effetti, dopotutto io una volta sono riuscita a prevedere il futuro” e si volse verso la lupa mannara che ricambiò con il suo dolce sorriso.

“Una cosa mi preoccupa” tutti si volsero verso Ajax “insomma, nel caso fosse davvero ciò che pensiamo...cosa è uscito esattamente dal portale?”.

 

“Ajax non ha tutti i torti” Enid camminava al fianco della sua compagna lungo il bosco, in direzione della Nevermore.

“Già e soprattutto dev’esserci un mago molto potente qui a Jericho” la giovane Addams avvertì lo sguardo preoccupato della sua compagna e si voltò verso di lei.

“Mercoledì” la lupa mannara le prese un braccio “questa volta non ti lascerò sola, sarò la tua ombra”.

La giovane Addams accennò quasi un sorriso guardandola “So benissimo quanto sia difficile liberarmi di te”.

Enid sorrise a trentadue denti, soddisfatta di aver, almeno per il momento, vinto quella breve discussione. Poi in brivido percorse la schiena di Mercoledì, partendo dal basso lungo la colonna vertebrale, fino ad arrivare alla nuca, come una specie di formicolio.

“Mercoledì Addams” una voce alle loro spalle fece voltare entrambe le ragazze, una figura minuta che sembrava uscita da un qualche libro di favole le osservava con uno zuccheroso sorriso “finalmente ho l’onore di conoscerti”.

Non seppe spiegarsene il perché, ma la giovane Addams si portò istintivamente sulla difensiva “Leslie Bolton, la nuova arrivata”.

La ragazzina annuì mantenendo quello strano sorriso “Ho sentito parlare molto di te, ero così curiosa di venire a conoscerti. Prima la vicenda di Crackstone, poi quella serie di altri omicidi un paio di mesi fa, ti ammiro molto”.

Enid al contrario suo non sembrava particolarmente allarmata e si avvicinò a lei porgendole la mano. Con suo grande disappunto fu completamente ignorata e ritrasse la mano stringendola a pugno con stizza.

“Non mi interessa avere dei fan” replicò secca Mercoledì e fece per aggirarla.

Leslie le si parò davanti, mani dietro la schiena e quell’irritante sorriso smagliante “Adori metterti nei guai, non è così?”.

La corvina ebbe un fremito di rabbia, che riuscì a nascondere perfettamente come al solito “Togliti dalla mia strada” sibilò con il suo solito tono freddo.

La ragazzina ridacchiò divertita e si fece da parte, senza tuttavia scollarle quel fastidioso sguardo di dosso. Enid la fissò con la mascella contratta dalla rabbia, non era brava come la sua compagna a nascondere le proprie emozioni, e le due insieme ripresero a dirigersi verso la scuola.

“Non vedo l’ora di scoprire in quale guaio di caccerai” disse Leslie mentre le altre due si allontanavano.

 

Appena le due ragazze fecero il loro ingresso in camera trovarono Mano che tamburellava soddisfatto sulla scrivania di Enid, davanti al suo portatile.

“E tu che diavolo ci fai lì?” lo interrogò la giovane Addams.

Mano spiegò che durante la loro assenza aveva fatto delle ricerche su Bayley il mutaforma. Usò le varie informazioni recuperate dai giornali e le foto pubblicate e, dopo un impegnativo pomeriggio di ricerca sui vari social network, disse trionfante di essere riuscito a scoprire qualcosa di molto interessante. Aveva trovato un parente di Bayley che viveva nella periferia di Jericho, un cugino per la precisione.

Enid saltellò entusiasta e diede il cinque a Mano complimentandosi per il lavoro svolto.

Mercoledì li osservava a braccia conserte “Se voi due avete finito di fare le cheerleader, ho già un piano d’azione. Mi complimento con te, Mano” era il massimo della gentilezza che ci si poteva aspettare da lei.

Ormai si era fatta sera e le due cominciarono a prepararsi per mettersi a letto, l’indomani sarebbe stato più movimentato per entrambe. 

“Quella ragazza” disse Enid mentre si cambiava “avevi ragione tu, è veramente…strana”.

“Enid…” disse l’altra mentre indossava la sua lunga vestaglia nera “ho avuto di nuovo quella sensazione quando eravamo con lei. Devo scoprire cos’ha Leslie di sospetto”.

“Perché non pensiamo a una cosa alla volta?” rispose la lupa mannara mettendosi a letto.

“Sì hai ragione, domani mi occuperò della faccenda di Bayley,, devo saperne di più” disse Mercoledì facendo la stessa cosa.

“Dove vai?” la interruppe Enid alzando la coperta per farle posto nel suo letto, guardandola sorridente.

L’altra ricambiò e si infilò sotto la coperta insieme a lei “Ero sovrappensiero, ultimamente ho molte cose in testa”.

La bionda l’abbracciò e poggiò dolcemente la testa sulla sua spalla “Sai cosa? Quella sensazione che senti…potrebbe avere a che fare con i tuoi poteri”.

Per qualche assurdo motivo non ci aveva pensato, eppure poteva essere un’ottima spiegazione. Probabilmente il suo potere da sensitiva stava subendo qualche sorta di evoluzione o cambiamento, anche se non aveva visioni da un bel po’.

“Non si direbbe ma sei sempre più sveglia” rispose lei.

“Facciamo che ho sentito solo la parte in cui mi hai detto che sono sveglia” disse la lupa, poi aggiunse ridendo “altrimenti sarò costretta a strozzarti".

 

L’indomani le ragazze si svegliarono presto e furono le prime ad arrivare in classe. Le lezioni volarono in poche ore, tuttavia Mercoledì fece più fatica del solito a concentrarsi. Non per qualche malessere o stanchezza, ma perché ogni volta che guardava in direzione di Leslie, la vedeva fissarla con quel suo odioso sorriso. Sembrava quasi che la fissasse ogni secondo, una sensazione che Mercoledì odiava, quella di essere fissata.

“Mercoledì…” una voce la fece voltare, si girò verso Eugene fulminandolo con lo sguardo.

Il ragazzo sussultò incrociando i suoi occhi, gli sembravano quelli di uno squalo pronto a divorare la sua preda “la..la..gomma…me la potresti prestare?” balbettò.

La Addams gliela passò e torno ad incrociare lo sguardo fisso di Leslie.

Quello sguardo…ha qualcosa di strano.

“Ehm…cosa dovrei farci?” Eugene la guardava confuso mentre teneva la gomma in mano.

“Mi prendi in giro?” Mercoledì lo fissò stizzita “Me l’hai appena chiesta tu”.

Il ronzatore sembrò ancora più interdetto “Non ti ho chiesto niente Mercoledì…tutto bene?”.

La corvina ebbe un attimo di confusione “Due secondi fa…” poi si interruppe.

Ma che diavolo sta succedendo?

Era convinta che pochi secondi prima Eugene le avesse parlato, eppure adesso ciò che le sembrava fosse appena successo sembrava solo frutto della sua immaginazione, come quando si sogna e al risveglio si dimentica tutto. Istintivamente si volse verso Leslie, che si limitò a fissarla sempre con la sua solita insopportabile faccia sorridente.

 

“Addams! Non avrò pietà per te!” urlò la ragazza per poi lanciarsi contro di lei, vibrando un violento affondo con la sua lama.

Mercoledì lo parò indietreggiando di un passo “Devi fare per forza questa sceneggiata ridicola, Bianca?” replicò poco prima di ricambiare il colpo verso la sua avversaria.

Come al solito gli allenamenti di scherma tra lei e la sirena erano un vero e proprio intrattenimento settimanale per gli studenti della Nevermore. Entrambe erano estremamente competitive, e non si risparmiavano di certo di usare i loro colpi migliori e dare ogni volta fondo alle proprie abilità. Enid osservava sempre i loro scontri tenendo il fiato sospeso, temendo per l’incolumità di Mercoledì. 

“Enid! Mi fai male!” sbottò Xavier accanto a lei.

La licantropa si rese conto di avergli afferrato il braccio, che stava inconsciamente stritolando “Scusa Xavier” disse lasciandolo.

Le due spadaccine continuarono ancora per qualche minuto, attaccando, schivando e parando colpi rapidi e precisi. Bianca si ritrovò con il fiatone davanti alla sua avversaria, che quel giorno sembrava più in forma del solito. Per quanto si stesse impegnando per portare a segno almeno un colpo, la giovane Addams riusciva a parare ogni attacco.

Mercoledì la guardò rimanendo in posizione di guardia “Che ti prende? Oggi i tuoi attacchi sono così prevedibili”.

La sirena fremette di rabbia ma non si mosse “Sei solo fortunata, devi essere particolarmente in forma, te lo riconosco”.

La giovane Addams si avvicinò di un passo ma poi si arrestò. Tra il gruppetto di curiosi vide Leslie e il suo maledetto sorriso compiaciuto e quegli occhi che la fissavano. Riportò lo sguardo verso la sua avversaria, quando qualcosa la fece fermare di nuovo. Sentì il terreno sotto i piedi instabile, che vibrava sempre più forte. La cosa più scioccante tuttavia era che nessuno sembrava rendersene conto, mentre le vibrazioni si facevano tanto forti da renderle sempre più difficile rimanere in piedi. Un rumore sordo, qualcosa di pesante che impattò con il terreno la fece voltare e si accorse che un blocco di pietra era appena caduto. Sollevò lo sguardo e vide il soffitto attraversato da crepe sempre più grandi, mentre altri pezzi venivano giù con violenza.

Enid!

In una frazione di secondo il suo primo pensiero andò verso di lei, dovevano uscire di lì e mettersi in salvo. Cercandola con lo sguardo però vide che tutti gli altri la stavano fissando, compresa la bionda lupa mannara, con sguardo attonito.

Che diavolo stanno facendo? Perché nessuno si mette in salvo?

Ora cominciavano a cadere vere e proprie macerie dal soffitto, il rumore era tanto assordante che a malapena riuscì a sentire la voce di Bianca che la chiamava. Poi sotto i suoi piedi sentì il terreno spaccarsi con violenza, mentre una voragine si apriva per inghiottirla nell’oscurità della terra.

 

Si ritrovò seduta per terra, doveva aver perso l’equilibrio. Guardandosi intorno vide che era tutto era esattamente normale, nessun soffitto crollato, nessuna voragine nel terreno. Solo gli sguardi stupiti dei presenti che la fissavano, compresa Bianca che aveva abbandonato la sua posizione di guardia.

“Addams, cosa stai facendo?” il tono della sirena sembrava sinceramente preoccupato.

Mercoledì si rialzò traballando, accompagnata da un senso di vertigine “L’allenamento è finito” disse prima di allontanarsi sotto lo sguardo confuso dei presenti.

 

Sentiva un enorme senso di frustrazione, Enid aveva ragione, probabilmente il suo potere stava cambiando in qualche modo. Fino a quando si trattava di qualche mal di testa o stanchezza non era un problema, ma le allucinazioni erano tutto un altro discorso, un problema da affrontare seriamente. Ripose la tuta nell’armadietto e prese le sue cose, quando un rumore alle sue spalle la fece voltare.

“Permesso?” domandò Enid dopo aver bussato sullo stipite della porta aperta.

L’altra di limitò ad annuire.

“Ne vuoi parlare?” continuò la lupa mannara.

Mercoledì sbuffò e si sedette “E di cosa? Non so nemmeno che diavolo stia succedendo. Mi sento così…”.

“Frustrata” disse la bionda sedendosi accanto a lei.

La corvina accennò un sorriso “Che fai, adesso mi finisci le frasi?”.

“Mi sentivo così anche io quando non riuscivo a trasformarmi” la lupa mannara le poggiò la testa sulla spalla “anzi, a volte mi capita ancora, è difficile essere…beh come noi” disse guardandola negli occhi.

“Devo fare chiarezza su questa storia” disse alzandosi, poi porse la mano alla compagna che la accettò con entusiasmo.

 

“Mia nuvoletta di tempesta” l’immagine di Morticia si riflesse nella sfera di cristallo “perché non me lo hai detto subito?”.

“Non ne ero sicura, madre” rispose la giovane Addams “almeno fino ad ora. Gradirei una tua opinione in merito”.

“Vedi, tesoro” riprese la madre “il nostro potere è simile anche se non uguale, quindi potrebbero esserci similitudini ma anche differenze nella sua evoluzione e su ciò che ne comporta. Ad esempio io ho avuto spesso emicranie e stanchezza ma poi il potere si stabilizzerà nella sua forma definitiva”.

“E per quanto riguarda le allucinazioni?” era quello l’argomento che più le premeva.

“Conosco diverse persone con poteri simili al nostro” riprese Morticia “e le allucinazioni non sono molto comuni, anche se non sono un sintomo improbabile”.

Mercoledì giunse le mani davanti al viso con fare riflessivo “Dunque l’allucinazione potrebbe essere stata scatenata da un altro fattore…bene madre, ho informazioni sufficienti”.

Morticia le sorrise “Non vedo l’ora di sapere come evolverà il tuo potere…oh c’è Enid, ciao tesoro sei bellissima”.

La licantropa sorrise e agitò la mano in segno di saluto “Salve signora Addams, la ringrazio”.

“Madre gradirei se tu lasciassi stare la mia…” si fermò appena in tempo mentre sentì un lieve rossore sulle guance “...insomma, ora ho da fare” disse tagliando corto.

“Sei ancora più carina quando sei in imbarazzo” la punzecchiò una Enid tutta sorridente.

Mercoledì in risposta la fulminò con lo sguardo “Sai essere davvero odiosa” replicò secca, facendo scoppiare la lupa mannara in una risata.

 

Aveva contattato questo Andrew Bayley, cugino del mutaforma e si erano dati appuntamento nella caffetteria che di solito lei e gli altri frequentavano. Mercoledì sedeva sul sedile passeggero del taxi, pensando a come avrebbe potuto affrontare quella nuova situazione. Era riuscita con enorme fatica a convincere Enid a lasciarla andare da sola, in fondo si trattava di un incontro sicuro in un luogo pubblico e, in caso ne avesse avuto bisogno, aveva sempre con sè il suo ombrello speciale…

Ecco, finalmente sono arrivata.

Raggiunse la caffetteria e si sedette ad aspettare il suo incontro.

È già un quarto d’ora che aspetto…odio chi arriva in ritardo.

Il campanello alla porta annunciò l’ingresso di un uomo di mezza età, capelli e barba rossicci.

Somiglia abbastanza al vero aspetto di Bayley, direi che è lui.

L’uomo si avvicinò “Lei è la signorina Addams?”.

“Sì e lei deve essere Andrew” rispose lei.

L’uomo annuì e si sedette “Ecco…non so da dove cominciare”.

“Intanto potrebbe iniziare parlandomi di suo cugino e del perché ha cercato di uccidere me e i miei amici” rispose secca, le chiacchierate amichevoli non erano proprio il suo forte.

L’uomo sospirò e sembrò sinceramente mortificato “Mi dispiace molto per quello che è successo, mio cugino ecco…purtroppo dopo quello che ha passato non è stato più lo stesso”.

Mercoledì sollevò un sopracciglio “Di cosa si tratta?”.

Andrew rifletté per meglio organizzare le parole “Henry non è sempre stato un senzatetto. Quindici anni fa aveva un lavoro, una moglie e un’adorabile bambina, diciamo la vita perfetta. Purtroppo un giorno…non so se ha mai sentito parlare della storia di Cole Street”.

Sentendo quel nome una lampadina si accese nella mente della ragazza. Ne aveva sentito parlare anche nei notiziari, un maniaco telecineta aveva fatto irruzione in una casa e aveva compiuto un vero e proprio massacro.

“Henry era…quel telecineta ha ucciso la sua famiglia?” domandò.

L’uomo annuì “Eravamo tutti sotto shock, abbiamo cercato di stargli vicino ma purtroppo la sua salute mentale è peggiorata molto velocemente. Si è licenziato, ha tagliato i contatti con tutti e si è isolato sempre di più”.

“Una cosa non mi è chiara” lo interruppe Mercoledì “voi sapevate che Henry era un mutaforma?”.

Andrew scosse la testa “Non ne avevamo idea, non ce lo aveva mai detto”.

La giovane Addams sembrò dubbiosa “Non capisco perché avrebbe dovuto nasconderlo…questa storia ha troppi punti oscuri”.

L’altro alzò le spalle “Non so cosa dirle, signorina ero convinto che Henry fosse un…normale, come ci chiamate voi”.

 

Mercoledì camminava lungo la via immersa nei suoi pensieri, tutto questo non aveva senso.

Perché nascondere la propria natura da mutaforma? E soprattutto chi c’era dietro le azioni di Bayley?

Delusa dal fatto di non essere riuscita a scoprire granchè, prese il telefono e cominciò a scorrere la chat. Per la precisione quella con il misterioso stalker. Non aveva mai risposto ai suoi messaggi e alle minacce, si limitava semplicemente a tentare di stuzzicarla e spaventarla. Passò davanti un edificio dismesso, doveva essere una vecchissima scuola, delle assi di legno inchiodate alla meno peggio sostituivano la maggior parte delle porte e finestre. D’improvviso avvertì di nuovo quella sensazione, quel brivido che in una frazione di secondo le attraversò la colonna vertebrale fino alla nuca. D’istinto portò la mano sul manico del suo ombrello e ne sfoderò rapidamente la lama, appena in tempo per bloccare un grosso coltello. Si trovò di fronte un ragazzo, poco più grande di lei, da come era vestito sembrava un senzatetto. Prima che questi potesse reagire, Mercoledì gli piantò un calcio nello stomaco facendolo indietreggiare e imprecare. Il ragazzo digrignò i denti furioso e si lanciò di nuovo all’attacco, ma sembrò quasi muoversi a rallentatore mentre la giovane Addams si spostava lateralmente evitando il suo coltello. I due si fronteggiarono per un paio di secondi ma, quando Mercoledì fece per parlare l’altro si lanciò di nuovo all’assalto. Tuttavia invece di colpire con il pugnale si limitò ad afferrarle il braccio, poi ghignò e volse lo sguardo verso l’edificio abbandonato. E in una frazione di secondo Mercoledì si sentì trascinata a una velocità folle, come se stesse cadendo in un baratro mentre tutto intorno diventava completamente nero come la notte. Il tutto durò un istante, poi si guardò intorno e si rese conto che non si trovava più sulla strada. Una grande stanza con pochissima luce, muri cadenti e diverse macerie. Quel poco di luce filtrava attraverso le assi poste al posto di porte e finestre di quella sala polverosa.

Sono dentro l’edificio! Com’è successo?

“Dovevi stare al tuo posto, ragazzina” la voce di quell’uomo giunse alle sue spalle “adesso mi toccherà ucciderti!".


 

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