Viaggio di nozze

di neveah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Candy/ Anthony. Rozova Dolina ***
Capitolo 2: *** Candy/ Terence. HIGHLANDS ***
Capitolo 3: *** Candy/Albert. OUTBACK ***



Capitolo 1
*** Candy/ Anthony. Rozova Dolina ***


C'era una volta .

Quel viaggio nella Bulgaria bucolica dei Traci era stato programmato con l'incipit di una fiaba.

I novelli signori Brown erano arrivati in terra slava proprio a fine maggio, in concomitanza con il compleanno di Candy.

Quell'idillio, nato tra i roseti di villa Andrew, si era trasformato, col tempo, in un amore solido, coraggioso e adulto.

Un amore domestico, coltivato con la stessa dolcezza e la stessa dedizione che il delicato rampollo di una delle più rinomate famiglie del Colorado riversava sui suoi boccioli perfetti.

Candy sorrise, estasiata, appena quella Valle delle Rose che sembrava aver attinto dalla tavolozza di un pittore naturalista si dipanò avanti ai loro occhi.

Suo marito nemmeno stavolta riuscì a resistere agli occhi sognanti di quella ragazza capace di fargli cadere addosso una malinconia dolce, come una carezza lieve che gli stringe il cuore a volte in un desiderio di cose ignote. E una carezza piena di amore indugiava sulla guancia di Candy dove era rimasta, indelebile, quell'espressione di puerile e sincero entusiasmo che l'aveva resa cara ad Anthony fin dal primo giorno in cui si erano incontrati, fin da quando era poco più che bambina disperata e sola.

"Sai che le contadine del posto raccolgono le rose al mattino presto, ancora intrise di rugiada, rigorosamente a mano? Ogni fiore ha trenta petali e pesa cinque grammi."

La fragranza inebriante della rosa damascena aveva provocato ad entrambi un piacere intenso, risvegliandone i sensi.

Candy si era alzata sulle punte, come un nestinarstvo , congiungendo le labbra a quelle del suo grande amore a suggellare un bacio pieno di passione e gratitudine.


Avevano lottato tanto contro i pregiudizi e gerarchie sociali ormai vetuste ai loro occhi, contro l'ottusità della vecchia aristocrazia americana. Insieme avevano cambiato gli Andrew. Avevano danzato, a piedi nudi, sulle braci ardenti e ne erano usciti fortificati.

Come nelle favole, in quella striscia di terra tra Sofia ed il Mar Nero, tra i cestini di rose le cui antenate erano state importate dalla Persia dai soldati di Alessandro Magno, venne eletta una Regina.

La Regina delle rose.

Candy si era lasciata trasportare completamente da quella giornata intessuta di rosali spettacolari, musiche popolari suggestive, danze folkloristiche, ricami ricchi sugli abiti tradizionali.

Per Anthony non c'era appagamento maggiore nel vedere la sua esuberante, giovane e vivace moglie sprizzante di gioia di vivere.

La trovava bellissima e si riteneva molto fortunato ad averla incontrata. Ad essere cresciuto con lei e per lei. Ad averla sposata.

Era un venerdì sera dal clima appiccicosamente umido. Per tradizione nel giorno dedicato a Venere, la dea della bellezza, le donne bulgare si imbellettavano e si profumavano il corpo con il rinomato olio di rose.

Candy ne impregnò due dita che poi si passò sul collo. Era leggiadra nella sua camicia da notte in cotone batista e dalle trasparenze velate che Miss Pony le aveva fatto confezionare, con malcelata e sconvolgente malizia, proprio per la prima notte di nozze.

Non si aspettava, di certo, un Anthony così intraprendente e veemente: la camicia bianca sbottonata, le stringate laccate slacciate, gli occhi cobalto intrisi di passione adulta, una rosa scarlatta tra i denti come un esperto tanguero.

Tracciò con il fiore i contorni del corpo amato, soffermandosi sulle labbra frementi, sui seni nivei e adagiandolo sulla Montagna di Venere. "Sei la Regina delle rose più bella. Unica. Mia."

Non c'era bisogno di risposte alla rivendicazione di Anthony, solo la consapevolezza in un momento tanto magico che il vissero felici e contenti sarebbe stato possibile. Come in ogni fiaba che si rispetti.

Quello insieme a suo marito per Candy non era un finale fatato quanto un nuovo inizio nella consapevolezza di poter affrontare ogni imprevisto della vita. Insieme.


*** ***

In occasione del San Valentino ripropongo anche su EFP questa mini-raccolta che, negli ultimi anni, qualcuno avrà avuto l'occasione di leggere anche sul Candy Candy e Klin Forum.

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Capitolo 2
*** Candy/ Terence. HIGHLANDS ***


"Scozia: terra di whisky, fantasmi e castelli!"

Terence Granchester sprofondò le mani nelle tasche dei suoi pantaloni in tweed, commentando con il suo inconfondibile sarcasmo la meta scelta dalla sua fresca sposa per il loro viaggio di nozze.

Era stato un matrimonio da gossip e aveva avuto enorme rilievo sulle pagine di cronaca rosa dei tabloid statunitensi: la figlia dell'America bene e l'astro nascente del teatro a stelle e strisce.

Era stata una storia sofferta, contrastata, dorata: impossibile non spasimare per loro.

"Ehi yankee ti ricordo che, per metà, anche tu hai sangue celtico nelle vene!"

Candy non aveva resistito a quella battuta, un po' da film western, attirando il suo uomo per chiudergli la bocca con un bacio pieno di passione.


Avevano fatto tappa in un'infinità di castelli: da Stirling, dove Maria Stuarda venne incoronata a soli nove mesi, fino a Cawdor, nel Nord selvaggio, dove Shakespeare aveva ambientato l'uccisione di Duncan nel Macbeth.

Era stato un viaggio a ritroso nel tempo tra quei castelli pieni di leggende, ricordi e storie di battaglie lontane contro gli inglesi, tra vallate enormi e rocce incastonate nella natura incontaminata. Tra le alte scogliere e i paesaggi paludosi erano custoditi, anche, i primi momenti di loro due. Di quella vacanza estiva ai tempi della Saint Paul, dei modi irruenti di quel ragazzo, un po' poeta maledetto, capace di un amore gentile ed impetuoso.

Era lì che, comportandosi come gli uomini un po' rudi e fieri del posto, Terence l'aveva obbligata a chiudere con un passato doloroso.

Sdraiata vicino alla cappella diroccata, sulle rive dolci del Loch Shiel riparate dalle basse e pittoresche montagne circostanti, Candy sembrava una fairies. Una dei protagonisti di quelle leggende scozzesi tramandate oralmente, all'interno dei clan, durante le Ceilidh , raduni durante i quali si ballava al suono dell'arpa celtica e della cornamusa.

L'armonica di Terence, quel pomeriggio, sembrava suonare parole d'amore sovrastando il dolce ricordo infantile dello stridere di lumache di quel caratteristico strumento a fiato da sempre associato al suo Principe della collina.

Il focoso teatrista arrestò, all'improvviso, quel suono proporzionato ed armonico, inginocchiandosi innanzi alla sua Giulietta divertita, audace e donna nelle forme evidenziate dal vestito dalla scollatura rotonda.

"Queste gioie violente hanno fini violente. Muoiono nel loro trionfo, come la polvere da sparo e il fuoco, che si consuma al primo bacio."

Candy si era alzata in piedi, commossa di fronte a quell'amore decantato in maniera Shakespeariana. E aveva proseguito.

"Il miele più dolce diventa insopportabile per la sua eccessiva dolcezza: assaggiato una volta ne passa per sempre la voglia. Amatevi, dunque, moderatamente. Così dura l'amore."

Terence non aveva resistito oltre. Aveva premuto, insaziabile, le labbra contro quelle rosee di lei.

"Voglio amarti, Bonnie!" (*)

Candy aveva risposto al bacio irruento, con il viso illuminato di felicità e desiderio.

Aveva attirato il suo uomo, fiero, robusto e forte come un vero scozzese, su di se. E avevano fatto l'amore volteggiando e ridendo.

Sparendo dietro il rosso pomeriggio delle Terre Alte.

**** ******


(*) Bonnie: termine scozzese per indicare la bellezza esteriore ed interiore di una persona. Si può tradurre: carino.

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Capitolo 3
*** Candy/Albert. OUTBACK ***


Era stata una scelta folle, un po' come il loro amore.

Passare dal Natale innevato, fatto di agrifogli e Pumpkin Pie del Colorado al semi-deserto australiano era stato bizzarro, folle e, al contempo, avventuroso.

In Australia era piena estate ed Albert aveva respirato a pieni polmoni la risacca dell'Oceano, arrotolando le maniche della camicia.

"Quando arriva in Oceania, Babbo Natale fa riposare le renne e usa i canguri!"

Candy si era rilassata nell'abbraccio grande e solido di quel tutore, padre, amico, amore. Di quel tutto.

Gli occhi smeraldo avevano osservato, curiosi, le piccole foglie verdi e i fiori rossi del Christmas Bush con cui i nativi erano soliti decorare le loro abitazioni nel periodo di festa.


Si stava bene in quell'angolo remoto di mondo, tra catene montuose e gole spettacolari, in quegli spazi aperti sconfinati ed infiniti.

Candy non aveva resistito oltre, aveva sfilato la giacca di seta restando in canottiera, con la gonna scampanata che roteava ad ogni piroetta che compiva su sé stessa. I piedi scalzi a contatto con la terra rossa danzavano e lei sembrava una gitana nel deserto.

"Avanti zio William. Cosa fai li imbambolato?"

Albert si era scosso, quella voce era giunta come un riverbero della sua infanzia assieme a Rosemary. Il tono di Candy, però, era più vivace, più argenteo e squillante di quello pacato e riflessivo della sua malinconica sorella a cui molto sua moglie somigliava nei lineamenti.

Era una provocazione ogni volta che lo chiamava zio. Una caricatura di riverenza esagerata che lo invecchiava di colpo, molto più dei suoi appena trent'anni.

"Zio a chi ragazzina?"

Albert, il pioniere degli Andrew, quello che aveva preferito vivere di rischi piuttosto che di agi e conforti, si era messo a rincorrerla in un acchiapparello giocoso e pieno di risate.

Quando, in fine, l'aveva raggiunta le aveva cinto la vita sottile e poi le aveva calato sui riccioli biondi un cappello da vera cow-girl.


"Ti amo!"

Tra le rocce più grandi del mondo, ai piedi dell'Uluṟu nel cuore rosso dell'Australia calpestato dai canguri soltanto poco più di un terzo a marsupio, quell'affermazione era ridondata forte ed indistruttibile come quel monolite.

La prima pietra stabile nella vita nomade, segnata e combattuta di Candy. L'unico porto sicuro durante tutte le tempeste della sua vita.

Le angherie subite da bambina. La morte di Anthony. Il disadattamento alla Saint-Paul. Il rinnegamento di appartenere agli Andrew e il periodo trascorso a studiare a Chicago per diventare infermiera . Albert era sempre stato al suo fianco in incognito, come un'ombra. Alla fine, grazie a lui, era diventata ciò che era destinata ad essere.

"Sei il mio angelo custode!"

William Albert Andrew aveva lasciato un buffetto sulla guancia rosea e paffuta di sua moglie, poi le aveva sfiorato le labbra con un bacio delicato.

Un canguro era saltellato innanzi a loro, innanzi agli occhi entusiasti di Candy che aveva saltellato come una bimba dinnanzi allo spettacolo nuovo ed insolito.

Il suo uomo l'aveva guardata con tenerezza, amandone tutta la semplicità e spontaneità dei gesti.

"Sai da cosa deriva il nome di questi marsupiali? Quando i primi colonizzatori bianchi giunsero qui chiesero ad un aborigeno il nome di questi stravaganti animali. Quello rispose Kanguru che, in lingua nativa, significa non lo so!"

Candy aveva ascoltato, assetata di cultura e curiosità. Poi era scoppiata in una delle sue risate belle, di quelle che avevano il potere di dare una carica enorme a chiunque avesse l'onore di ascoltarle e presto, aveva contagiato anche William Albert Andrew. Con la sua instancabile positività, sua moglie era riuscita a guarire molte ferite della sua anima.

Nel pronunciare i loro voti nuziali si erano promessi di aggiungere una bella risata ogni giorno al bicchiere della vita insieme.

Una vita con tanti giorni da vivere in maniera alternativa. Giorni del futuro venuti da lontano, da mille avventure che li avevano portati fin qui, dove erano destinati ad essere fin dal principio.

Il signore e la signora Andrew.

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