Missing moments

di itsalixx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La gonna ***
Capitolo 2: *** Reclusione ***



Capitolo 1
*** La gonna ***


Ambientata nell’episodio 4x20 “Incontri interessanti”
 
La gonna
 
Jess sbatté la porta entrando in casa.
“Ahhhh sono stanchissimaaaaa” si lamentò, buttandosi a peso morto sul divano, con ancora addosso i vestiti usati nella giornata dedicata al golf. La visiera che indossava volò dall’altra parte del divano durante il tuffo.
Nick e Schmidt si guardarono straniti, distogliendo gli occhi dalla propria cena, poi puntandoli nella direzione della ragazza.
“Che succede piccola?” domandò Nick.
“Giornata pesante? Fawn ti ha stressata? So che è un po’ pesante ma ti assicuro che è una brava ragazza!” aggiunse Schmidt, sorridendo quasi a convincere sé stesso.
Nick fissò l’amico stranito, come a dirgli di tacere.
“Sono distrutta, ho girato tutto il giorno in quel maledetto campo da golf assieme a Fawn nella speranza che mi dessero i soldi per comprare i computer per la scuola, però è stata dura e in più ho scoperto di essere pessima a golf. Non ho azzeccato nemmeno un tiro, e le buche le ho viste a malapena…”.
Nick ridacchiò “Non penso sia una scoperta che sei una frana negli sport.”
“Senti chi parla” sussurrò Schmidt, mescolando il cibo nel piatto.
Prima che avesse il tempo di rispondere, Nick venne distratto da Jess che si stava alzando dal divano.
Lui non voleva guardarla, né fissarla, certamente. Ma gli occhi non rispondevano al suo comando in quel momento, perché caddero inevitabilmente sulle sue gambe fasciate da una gonna da golf striminzita che si agitava ad ogni passo. Era imbambolato e lo sapeva, ma non riusciva a farci nulla.
Si accorse che le gambe che stava fissando si erano dirette nella sua direzione soltanto quando si fermarono di fronte a lui e la proprietaria lo fissò con sguardo interrogativo.
“Ho qualcosa sulla gonna?” si chiese lei, tastandola e provando a tirare via pelucchi inesistenti. “Con tutta la fatica che ho fatto per trovare le palline perse durante questa giornata, è probabile che sia tornata a casa con metà campo sulla gonna…” disse cercando di guardare anche il retro, nel caso le sue accidentali cadute nel ritrovare le palline le avessero lasciato un segno del suo sedere fatto con la terra sulla gonna bianca immacolata.
Nick si riscosse dalla trance e scosse la testa, distogliendo lo sguardo e riportandolo verso il suo piatto, senza dire una parola.
Schmidt ridacchiò sotto i baffi al suo solito, notando l’azione involontaria dell’amico. Ad un tratto, il suo telefono vibrò e vi dedicò la sua totale attenzione. “Oddio!” esclamò “Fawn ha ricevuto una valanga di email sul suo scandalo della gonna, devo chiamarla immediatamente!”.
Prese quindi il telefono e, digitando velocemente i tasti, si diresse verso la sua stanza chiudendo la porta mentre accostava il telefono all’orecchio.
I due amici rimasti in soggiorno lo fissarono finché non sparì, senza proferir parola, finché un silenzio carico di disagio non calò sulla stanza.
Jess si lasciò sedere su una sedia, sbuffando. Nel giro di un secondo spalancò i grandi occhi blu, come ad essersi ricordata di qualcosa, e schizzò velocemente in piedi.
Nick, ridacchiando e appoggiandosi sullo schienale della sedia col suo solito modo di fare, disse “Che fai Jess? Hai beccato una delle viti che ho usato per riparare il lampadario sulla sedia? Se si ridammela perché la stavo cercando.”
Jess sembrava a disagio, mentre si teneva allo schienale della sedia con una mano, lasciando Nick leggermente stranito “No, ehm… è che… vedi oggi Fawn mi ha dato un consiglio strano…”
“Ho paura di cosa potrebbe averti insegnato quella donna.”
“Ecco appunto… sai, lei dice che” continuò gesticolando “una donna che non indossa le mutandine sotto la gonna ha uno charme differente, più sicuro di sé, perché il potere sembra provenire dalla vagina e quindi ti rende automaticamente inarrestabile.”
Jess scoppiò in una risata stranita, come a chiedersi perché glielo stesse raccontando.
Sulle prime Nick fece una faccia scioccata, poi scoppiò a ridere. “Quindi in questo momento non hai le mutandine? Ma Jess è una cosa da pazzi.”
“Eh già” rispose lei “è proprio da pazzi…”. Dopo un secondo di silenzio, spezzato solo dalle risatine dei due, aggiunse “Eppure sai una cosa? Mi fa sentire più viva, più donna… desiderabile.”
Fissò Nick dritto negli occhi, quasi come a sfidarlo. E quando lui si ritrovava a guardare quei grandi occhi blu, soprattutto quando lei lo guardava così intensamente, era difficile pensare.
Per qualche attimo si guardarono negli occhi senza che nessuno fiatasse.
La tensione nell’aria poteva tagliarsi con un coltello. Sembrava di essere tornati ai tempi prima che si mettessero insieme, quando qualunque cosa che l’altro faceva era una scusa per correre l’uno verso l’altra, stringersi con passione in un intreccio di braccia e lingue.
Fu Nick il primo a sciogliere quella tensione, con un semplice “beh… buon per te.” alzandosi da tavola con un sorriso accennato, per poi dirigersi verso il lavello e appoggiarci il piatto ormai vuoto.
Rimase fermo un momento, con le mani appoggiate sul bordo del lavandino, cercando di respirare.
Non avrebbe voluto ammetterlo, però quello che Jess aveva lasciato intendere l’aveva scosso ed eccitato oltremisura, tanto che stava tentando di pensare a sua nonna in costume da bagno pur di placare l’erezione prorompente che le parole della ragazza gli avevano provocato.
Non capiva perché lei ancora gli facesse quell’effetto così travolgente, facendogli venire in mente tutte le cose sporche che avevano fatto in precedenza. Ma soprattutto quello che aveva voglia di farle in quel momento.
E quei pensieri non migliorarono sicuramente la situazione.
Senza girarsi poté ancora sentire la presenza di Jess alle sue spalle, forse anche a fissarlo. Non mosse un muscolo, cercando una scusa per deviare la conversazione dal pensiero del ben di dio che l’aspettava sotto quella gonna. Stava giusto per aprire la bocca sparando la prima cosa che gli fosse venuta in mente, quando sentì un rumore alle sue spalle. Girando leggermente la testa, vide che la ragazza l’aveva raggiunto e, con un balzo, era saltata a sedere sul tavolo della cucina e lo fissava.
“Sai” esordì, giocherellando con la punta di una forchetta situata alla sua sinistra, distrattamente, mentre parlava “penso che dovrei provare più spesso questa cosa delle mutandine. Perché oltre che lasciare poco spazio all’immaginazione” continuò, immergendo un dito nella salsa greca preparata da Schmidt e portandoselo in modo provocante alla bocca “fa eccitare tanto anche me, sai?” e il dito, dopo aver aspettato la fine della frase, finalmente raggiunse la bocca. Portando le mani dietro la schiena e appoggiandosi sul tavolo, allargando le cosce ancora coperte dalla gonna, buttò la testa indietro con un gemito di piacere.
Ora, la ragazza aveva la sua più completa attenzione: il collo scoperto, i seni in bella vista, le cosce aperte per lui come se gli volesse offrire un banchetto fatto di lei. Lo stava facendo impazzire.
Jess lo stava… seducendo? E cavolo, lo stava facendo anche bene.
Ora l’erezione bruciava nei pantaloni, in attesa di unirsi alla donna che lui trovava la più affascinante, sexy e intelligente di tutte.
Girandosi verso di lei, Nick portò le braccia al petto in un ultimo, disperato tentativo di trattenersi.
Jess, vedendo che il ragazzo esitava, riportò il suo sguardo su di lui, facendolo scendere dal suo viso al torace ampio e le spalle larghe. Poi ancora più giù fino a notare l’erezione che, trionfante, sapeva di aver provocato con il suo teatrino.
Si morse un labbro, tornando a guardarlo negli occhi, in attesa.
E fu lì che Nick crollò.
In un unico movimento, le afferrò rudemente il retro delle cosce e le allargò tanto da potervici inserire in mezzo. Spinse il corpo della donna verso di sé, facendo aderire il petto morbido contro il suo. Raggiunse il suo volto, le labbra a pochi millimetri di distanza.
“Vuoi che ti scopi Jess? Se lo vuoi, non hai altro da fare che chiedere” sussurrò, sfidandola come aveva fatto la sera in cui il loro bacio passionale li aveva portati a rompere l’acquario di Schmidt. Non si sarebbe mai pentito di quella sera.
Jess ebbe un sussulto all’improvviso avvicinamento dell’uomo così non rispose, continuando a spostare lo sguardo dai suoi occhi, pieni della stessa eccitazione che aveva posseduto lei, fino alle sue labbra, quelle labbra che tante volte l’avevano fatta sentire desiderata.
Nick era un’amante passionale. Molto. L’aveva sempre fatta sentire una vera donna, proprio come la faceva sentire in quel momento. La guardava come se volesse sempre venerarla, a letto e fuori da esso. La prendeva sempre circondandola col suo corpo, accarezzandola nei suoi punti più erotici e coinvolgendola nel bacio come nessuno, davvero nessuno le aveva mai fatto provare.
A volte, ricercava quella passione negli uomini con cui usciva.
Non aveva mai trovato nessuno al pari di Nick. Non ne esistevano.
Per qualche momento nella cucina poterono udirsi solo i respiri affannati dei due che, eccitati come non mai, stavano aspettando che l’altro facesse la prima mossa. Nessuno voleva ammettere che entrambi avevano desiderato quel momento per troppo tempo, fin da quando avevano fatto l’errore di lasciarsi ormai troppo tempo fa.
Il petto di lei, ad ogni respiro, continuava a scontrarsi contro il suo, ricordando a Nick uno dei perché fosse pazzo di lei nella sua interezza: il suo seno così morbido era sempre stato un’enorme tentazione, tanto da portare la mano sinistra a salire dalla coscia di lei fino al fianco, fermandosi quando ebbe sfiorato la parte inferiore del seno. Le provocò un dolce sospiro.
La mano destra, ancora ferma sul retro della sua coscia a stringere, quasi a saggiarne la morbidezza, si spostò lentamente verso l’alto e al di sotto della gonna, fino a sfiorare il bordo della stessa.
Ora ne aveva la conferma: non portava le mutandine. Una smorfia d’eccitazione passò sul suo volto.
Al sentire le dita ruvide e callose dell’uomo sulla sua pelle nuda, Jess strinse le cosce intorno al bacino di Nick, portandolo ancora più vicino a sé.
La brama di un bacio ormai aveva catturato i due che, quasi con furia animalesca, si gettarono l’uno contro l’altra alla ricerca della danza di lingue che sempre aveva caratterizzato i loro baci.
Si strinsero con passione, lui cercando quanta più pelle esposta riusciva a trovare e accarezzando, stringendo, portandole una mano al seno e saggiandone nuovamente la morbidezza che tanto gli mancava di sentire sotto le dita.
Jess portò le sue braccia sulle spalle dell’uomo, lasciandosi travolgere dalla passione del momento, abbandonandosi completamente alle sue carezze.
Passarono minuti, ore, giorni prima che riprendessero fiato, staccandosi ancora ad occhi chiusi ma sempre con le mani l’uno addosso all’altro.
Jess non si era neppure accorta di aver tenuto in pugno la maglietta di Nick, sollevandola di conseguenza, pur di portarlo più vicino a lei.
Respirarono affannosamente e, dopo qualche secondo, aprirono insieme gli occhi l’uno verso l’altra e sprofondarono nei propri reciproci sguardi.
Si dissero interi discorsi, lunghi e appassionati, solo tramite qualche sguardo. I polmoni che ancora recuperavano fiato.
Entrambi si rendevano conto che quel bacio era pieno di cose non dette, di emozioni sfiorate e di pensieri poco consoni che avevano accumulato nel corso dei mesi di separazione.
Mentre Nick accarezzava con il pollice la parte superiore della coscia della donna, verso i glutei, si sentì dire un “Jess, io…” ovattato, come fosse appena uscito da un sogno.
Lei lo osservava, gli occhi da cerbiatto eccitati e nel frattempo curiosi di sentire se quel che Nick pensava e voleva dirle fosse quello che voleva anche lei.
Nick avrebbe voluto dirle che l’amava ancora, che la desiderava talmente tanto che aveva bisogno di stare lontano da lei più spesso di quanto non sembrasse pur di non saltarle addosso. Che desiderava sentire ancora le sue cosce stringerlo, i suoi gemiti mentre veniva, la sua risatina stridula quando lui la prendeva in giro durante le coccole dopo averla posseduta… ma soprattutto desiderava più di tutto poterla di nuovo baciare ogni volta che ne sentiva il bisogno.
Era tutto quello che la aveva detto mentalmente prima di riuscire ad esprimerlo a parole.
Avrebbe cercato quelle giuste per spiegarle esattamente come si sentiva.
Ad interromperlo, però, intervenne Schmidt che, finita la telefonata, uscì dalla sua camera quasi in trance per la conversazione appena subita.
“Vi rendete conto? Uno scandalo simile… ehi ma che succede qui?”
I due si erano separati al volo al suono della porta che si apriva, ed ora si trovavano in una situazione di estremo disagio: si davano le spalle e, mentre Nick era al lavandino che alzava e abbassava il piatto che vi aveva posto dentro, Jess era scesa velocemente dal tavolo e stava continuando ad immergere il dito zuppo nella ciotola di salsa di Schmidt, il quale a guardarla fece una faccia schifata.
“Ma no niente… noi… parlavamo di-”
“Stavamo pensando che-”
Ma nessuno dei due riuscì a finire la frase perché parlarono contemporaneamente.
Schmidt li fissò stranito mentre ridacchiava. “Va bene va bene, non mi interessa, ora devo andare da Fawn per un po’ di sesso consolatorio col suo giocattolino.” sorrise ammiccando. “Anzi, Nick mi accompagneresti in macchina prima di andare al bar?”
Nick annuì anche troppo vigorosamente, finalmente lasciando il piatto nel maledetto lavello.
“Bene, allora io…” “Si, ci vediamo…”
Jess girò sui tacchi per tornare verso la sua stanza, molto lentamente.
Mentre si preparavano ad uscire, Nick sentì la porta della camera della donna chiudersi e, prima di chiudere la porta d’ingresso, non poté fare a meno di guardare in quella direzione.
Avrebbe voluto tornare indietro, spalancare la porta della camera e toglierle i vestiti immediatamente, fare l’amore con lei e baciarla tutta la notte.
Quanto avrebbe voluto andare fino in fondo, poter tornare a recuperare il rapporto che aveva con Jess. La sua Jess.
Sconsolato, chiuse la porta e si diresse verso l’ascensore.
“Tutto okay amico?” chiese Schmidt, mentre premeva il tasto per scendere al pianterreno.
“Mh-mh” mormorò distrattamente l’altro.
Schmidt lo guardò per un momento, pensieroso.
“Jess?”
Nick non rispose.

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Capitolo 2
*** Reclusione ***


Ispirato all’episodio 4x22 “addio Coach”
 
Nota dell’autrice: è una scena che si è formata nella mia mente perversa nella scena in cui Nick e Jess parlano della tazza, però è ambientata prima di mettersi assieme.
 
Reclusione forzata
 
“Ehi Nick, senti avrei bisogno di un aiuto, mi potresti…” iniziò Jess, camminando verso il ragazzo, ignorando il fatto che stesse letteralmente correndo verso di lei col viso affannato e spaventato.
In un attimo si vide afferrare per la vita di peso (e faceva male perché sembrava lui le avesse tirato un pugno nello stomaco) e spinta in camera di lui, vicino a dove stava passando in quel momento prima che l’intera scena le accadesse sotto gli occhi e la coinvolgesse in un modo che, più avanti, le avrebbe fatto pentire di essersi trovata in quel luogo e in quel preciso istante.
Il rumore della porta che sbatteva la distolse dalla trance improvvisa in cui era caduta, notando che Nick, accostato alla porta, l’aveva appena chiusa a chiave.
L’osservò con la bocca spalancata, senza capirci niente, mentre lui era intento a mettere metà dei mobili della sua camera davanti alla porta, ignorandola. Poi iniziò semplicemente a lanciare oggetti a caso contro la porta, giusto per essere sicuro che, se si fosse aperta per sbaglio nonostante la cassettiera che la bloccava, il paio di occhiali da sole l’avrebbe certamente richiusa.
“Nick ma che diavolo…” dovette abbassarsi per schivare una saponetta sempre diretta contro la porta “…stai facendo, ti vuoi fermare dannazione!” gli sbraitò contro.
“Sto cercando di sfuggire a Winston, mi vuole ammazzare” si lamentò lui, tornando verso la porta per appoggiarci l’orecchio, nel vano tentativo di sentire chi passasse nel corridoio.
Avendo via libera, l’uomo si rilassò un po’, appoggiando la fronte alla porta. Rilasciò un sospiro, girandosi verso la donna alle sue spalle. “Devi ascoltarmi Jess. Ho fatto una cosa a Winston di cui non vado fiero. Il problema è che…” si interruppe per guardare meglio Jess. Sgranò gli occhi “…oh dio.”
Il motivo dell’incanto dell’uomo era uno solo: Jess, la bellissima donna che si trovava davanti a lui, la ragazza meravigliosa a cui si era tanto affezionato da qualche tempo, era davanti a lui ed era… nuda.
O meglio, era nuda sotto l’asciugamano che indossava. Un asciugamano azzurro, estremamente piccolo e poco coprente. Lasciava pochissimo spazio all’immaginazione, considerando che riusciva quasi a vederle un seno e praticamente per intero le gambe lisce e snelle. Deglutì.
Il suo cuore stava per fargli un bruttissimo scherzo, mancando qualche battito.
Sapeva che doveva distogliere lo sguardo, ma quando gli sarebbe mai ricapitata un’occasione simile? Poteva godere con gli occhi del corpo della sua bellissima coinquilina che, in compenso, sembrava non essersi accorta della situazione in cui si trovava.
“Jess ma…” iniziò, nel tentativo di dirle che forse avrebbe dovuto sistemarsi ma, subito prima di poter finire la frase, la donna alzò le braccia al cielo e le sbatté sulle cosce, facendo spostare pericolosamente l’asciugamano ancora più giù, questa volta rischiando di ucciderlo sul serio.
“Vuoi aprire quella cavolo di porta? Ho un appuntamento tra mezz’ora ero venuta a chiederti se potevi accompagnarmi in macchina” sbuffò irritata, avvicinandosi a lui.
In quel momento, a Nick venne da ridere, chissà perché. La situazione era così assurda che non poté fare altro che ridacchiare mentre guardava Jess fissarlo con le braccia incrociate al petto.
“Sposta subito quella roba Nick!”
“Non posso… io… senti ma perché non pensi prima a-”
“Non voglio entrare nelle vostre stupidissime faide, non oggi! Se non mi fai uscire subito, Nick Miller, ti giuro che…”
“Jess prima aggiustati, ti prego… mi stai uccidendo” riuscì a dire, senza far trasparire la reale eccitazione che gli stava salendo e che cercava disperatamente di bloccare. Decise anzi di dissimulare con una risata simpatica, come se non ci fosse assolutamente nulla di erotico in quella stanza. Come se tutto d’un tratto non avesse sentito l’improvvisa voglia di tirare via quell’asciugamano e farlo cadere per terra.
Voltò la testa verso sinistra per dare alla ragazza un minimo di privacy.
“Ma che stai dicendo, io…” disse, abbassando lo sguardo verso il suo corpo.
Oh-oh.
Un urlo acuto colpì le orecchie di Nick, facendole soffrire.
Si mise a strillare, esattamente.
Maledizione.
Come se poi Nick le avesse fatto qualcosa. O ne aveva l’intenzione.
…forse era meglio non toccare questo tasto.
E così, l’uomo assistette alla scenetta più ridicola mai inscenata dalla coinquilina: si mise affannosamente a girare su sé stessa nel tentativo di aggiustarsi, col solo risultato di mostrare più pelle al povero Nick. Jess, infatti, spostava il lembo di stoffa verso l’alto, cercando di coprire la sommità dei seni rosei scoprendo, però, di più le sue meravigliose cosce. Poi abbassava l’asciugamano per coprire le gambe alla vista di Nick, il quale cadeva nuovamente sul seno. Poi ricominciava da capo.
Era un capezzolo, quello?
Quando Jess ebbe finito di aggiustarsi, finalmente trovando un compromesso sulla posizione del pezzo di stoffa, portò le mani a coprirsi il petto fissando Nick quasi sconvolta.
“Non guardarmi cavolo!”
“Jess ma io ti ho già vista nuda.”
“Non importa, non dovrai vedermici una seconda volta!” urlò stridula.
Nick alzò gli occhi al cielo, avviandosi verso il suo armadio e prendendo la prima camicia che gli capitò a tiro, una a quadri color beige. “Mettitela” la lanciò sul letto, producendo un rumore di plastica dato dalla gruccia.
Jess lo fissò, quasi come a prenderlo per pazzo. “Nick? Ma così sembrerà…”
“Cosa?” disse lui spazientito, avvicinandosi nuovamente alla porta e appoggiandoci su l’orecchio.
“Sembrerà che abbiamo fatto sesso.”
Si immobilizzò sul posto, senza guardarla. “Beh, non l’abbiamo fatto, quindi cosa te ne frega? Puoi indossarla no?”
Silenzio. Sentì qualcosa cadere a terra, un piccolo tonfo. Deglutì. Poi fruscii di qualcosa che veniva indossato.
Sospirò.
“Nick…”
“Winston mi vuole uccidere perché gli ho fatto un brutto scherzo stamattina a colazione” disse senza girarsi “e ora vuole farmela pagare”.
Neanche a farlo apposta, qualche secondo dopo si sentì un tonfo contro la porta.
“NICK” gridò Winston “MI HAI MESSO DELLE MALEDETTISSIME CIMICI NELLE UOVA STAMATTINA?” si sentì un po’ di stridulo nella sua voce, tanto che Nick sorrise sotto i baffi. “TI RENDI CONTO DI QUANTO ERA PERICOLOSO? SAREI POTUTO MORIRE!”
“Erano solo insetti finti Winston, erano in plastica.”
“SAREI POTUTO MORIRE DI PAURA LO STESSO!”
Nick scoppiò a ridere, girandosi verso Jess quasi come a cercare sostegno, ma lei non gli diede soddisfazione, guardandolo con delusione incrociando le braccia al petto.
Lui smise di ridere poco dopo aver pronunciato un irritato “era un bello scherzo, siete voi che non li capite”.
“Per punizione adesso rimarrai lì dentro chiuso, perché se esci ti giuro che ti ammazzo. A costo di dover stare qui tutta la notte!” gridò l’amico, enfatizzando sulle sue intenzioni colpendo con il pugno contro la porta, facendo immediatamente sbiancare Jess.
“No Winston, ci sono anche io qui dentro! Tra poco devo uscire!” gridò la ragazza, buttandosi anche lei sulla porta.
“Non mi interessa, sono troppo arrabbiato!”
“Winston ma è una follia, finiscila e facci uscire di qui” gridò Nick.
“Non mi interessa, rimarrete lì fin quando non lo dirò io. Preparatevi perché so essere irremovibile” gridò Winston in risposta.
I due si guardarono, Nick frustrato e Jess arrabbiata. Tanto che si buttò coi pugni sulla porta e urlò cose irripetibili verso l’uomo fuori dalla porta che, ridendo, si girò verso Schmidt.
“Così impara” sussurrò Winston verso l’amico “adesso subirà la mia vendetta.”
“La tua vendetta sarebbe intrappolarli nella sua stanza insieme?”
“Esattamente! Così si pentirà di farmi questi stupidi scherzi” ammise trionfante “però intanto io me ne andrò tranquillo in giro, usando solo la psicologia per lasciarli lì intrappolati.”
Schmidt si sbatté una mano sulla fronte, facendo dietrofront. Ma quanto poteva essere idiota a dare all’amico esattamente quello che voleva?
 
Qualche ora dopo. Sera
 
“È ancora lì fuori?” chiese Jess dal letto, nel quale si era stesa, coprendosi con le coperte per allontanare il proprio corpo dalla vista di Nick.
“Sembra di si…” decretò l’uomo, dopo aver poggiato un orecchio sulla porta e aspettato di sentire qualche segno di vita. Quello che i due non sapevano, era che Winston aveva registrato dei suoni che si sentivano una volta ogni dieci minuti circa per fargli credere che ancora fosse lì, assicurandosi di punirli.
“Non andrà mai a dormire? Oddio, e se avesse messo un materasso fuori dalla porta apposta per controllarci? Sarebbe…” prese un bel respiro “…geniale.” concluse con faccia stupita dal suo amico.
Jess sbuffò, sbattendo i pugni e le gambe sul letto. “Io vi odio tutti, ve lo giuro!”.
Nick ridacchiò, tornando verso il letto e togliendosi la camicia che aveva indossato tutto il giorno.
“EHI FERMO, ma che diavolo vuoi fare? Maniaco!” strillò Jess, prendendo tutto il lenzuolo che copriva il letto e aggrovigliandoselo intorno al corpo.
“Ehi ehi, rilassati” esordì Nick, mettendo le mani tra lui e la donna per farle capire che non voleva farle del male “è solo che fa caldo, siamo in pieno giugno, vorrei dormire senza morire di caldo possibilmente. Metterò una maglietta più leggera. Anzi, voltati mentre mi cambio” disse mimando il gesto di girarsi con un dito.
Poté quasi sentire Jess continuare a guardarlo male nonostante fosse girata “e dormi sul letto?”
“Dove altro dovrei dormire?”
“Non so… sul pavimento magari?” rispose con tono ovvio.
“Non ci penso proprio, chissà cosa troverei a terra” disse con un’espressione disgustata sul viso. Seguì la stessa reazione da parte di Jess, proprio mentre si stendeva sul letto insieme a lei.
“Ringrazia che non dormo nudo piuttosto” disse lui disinvolto, allungando la mano verso la donna per prendere un lembo di coperta. Lei glielo lasciò fare, scoprendosi in parte.
Si sistemarono entrambi sul letto e Nick spense la luce. Calò il buio sulla stanza, insieme al silenzio.
I due si erano voltati da parti opposte del letto, dandosi la schiena.
Solo in quel momento, Nick si rese conto del disagio che provava nel dormire nella stessa stanza con la sua coinquilina, nuda se non fosse per la sua camicia, nel suo letto. Si sentiva in un mare di opportunità, senza però poterle cogliere.
Sospirò, decidendo di non pensarci e mettersi invece a dormire.
Peccato, però, che Jess non fosse della stessa idea.
“Secondo te…”
“No.”
“Lasciami finire…”
“No, dormi.”
“Ma ascoltami…”
“Jess…” ringhio frustrato.
“Secondo te…” pausa “…Rick vorrà uscire di nuovo? Insomma, gli ho dato buca in maniera davvero brusca e ho tanta paura che non gli importi più nulla di me.”
Nick sospirò. “Ma no Jess…certo che vorrà rivederti. A meno che non sia un’idiota.”
“Lo pensi davvero?” chiese lei, girandosi dal suo lato del letto. Poteva sentirlo nella sua voce: stava sorridendo.
“Certo che lo penso davvero” alzò gli occhi al cielo e, anche se lei non poteva vederlo, sapeva “tu sei fantastica.” Pronunciò queste parole in imbarazzo, ma mai complimento per lui fu più vero.
Sentì il letto muoversi, poi un braccio che gli avvolgeva il fianco. Sussultò. “Jess?”
“Shhh” sussurrò la donna sul suo collo “non ci pensare. Dormi.” Stava ancora sorridendo.
Nick nascose per un momento il viso nella mano che teneva sotto la testa, nel tentativo di nascondersi per l’imbarazzo. Fortuna che lei non poteva vederlo.
 
Qualche ora dopo. Notte
 
Si svegliò con tutta la calma del mondo: aprì delicatamente gli occhi e sbadigliò, pensando che fosse già mattino. Gli unici raggi che poté vedere, però, furono quelli della luna fare capolino dalla finestra.
Una delle prime cose che notò era che non si trovava più sdraiato su un fianco, ma sulla schiena. Aveva inoltre un peso su spalla e gamba sinistre. Alzò di poco la testa, solo per notare che una massa di capelli (enorme, avrebbe osato dire), gli bloccava la vista.
Gli servì un momento per ricordare che Jess era nella sua camera e stava dormendo nel suo letto. Con lui. E ora, a quanto pare, stava dormendo sopra di lui.
Non poteva vedere con precisione come la donna fosse abbarbicata a lui, ma poteva sentirlo.
Il petto della donna era appiccicato al suo fianco, ne percepiva i seni morbidi premuti contro il lato sinistro del busto. Il peso che sentiva sulla gamba sinistra doveva essere per forza la gamba di Jess, la quale si trovava pericolosamente vicino ad un punto per lui molto sensibile.
Deglutì. Che situazione difficile.
Alzò leggermente la testa, ma fu un brutto sbaglio: i raggi di luna che entravano dalla finestra illuminavano la coscia scoperta della donna, lasciata comodamente cadere sulla sua. Poteva inoltre scorgere una parte del suo fondoschiena, così tondo e sodo che gli venne l’improvvisa voglia di stringerlo tra le mani.
“Okay Nick calmati” disse fra sé e sé “Che si fa?”
Non avrebbe voluto ammetterlo, però quella posizione gli piaceva molto e, a quanto pare, anche al suo amico là sotto, considerando quanto velocemente il sangue iniziò a pompare verso il basso.
Strinse i denti, gettando la testa sul cuscino senza fare rumore.
Il suo braccio circondava il corpo della donna e intanto era finito ad abbracciarne il fianco. La mano prese ad accarezzare un punto indefinito del corpo della compagna, sovrappensiero.
Nick pensò che un momento come quello, a causa della pudicizia della sua coinquilina, non si sarebbe mai più ripetuto. Non era da biasimare per la decisione che prese allora: rimanere fermo e sveglio, in caso la donna si fosse improvvisamente svegliata e messa ad urlare nello scoprire quello che, inconsciamente per entrambi, era accaduto durante la notte.
Aveva appena finito di pensare ciò quando, lentamente, Jess mosse il braccio sinistro mollemente abbandonato contro il suo busto. Lo portò fino alla spalla dell’uomo, quasi accarezzandolo lentamente. Nick trattenne a stento un sospiro.
Fu qui che l’uomo iniziò a capire che Jess si stava svegliando.
I suoi movimenti, da lenti e assonnati, iniziarono a diventare sempre più insistenti, quasi come si fosse svegliata d’un tratto. Iniziò a muoversi, come fosse diventata un gatto mentre fa le fusa.
Ora, il suo muoversi non facilitava assolutamente la situazione al povero Nick, che intanto cercava di trattenere i bollenti spiriti e sembrava voler andare a fuoco, ma ancora meno diventò facile nel momento in cui Jess si alzò e si portò sopra l’uomo, le ginocchia ai lati dei suoi fianchi e i palmi delle mani a sostenerla, con gli occhi ancora chiusi.
“Ehi…” sorrise debolmente, ancora assonnata “…Nick, sai che sei molto sexy?” sussurrò chinandosi contro il suo orecchio.
Stava sognando? E se la risposta era si, era Jess o Nick a sognare?
L’uomo la guardò nella penombra, notando come la camicia le andasse abbastanza grande da mostrargli i seni della donna anche dall’angolazione da sdraiato in cui lui si trovava e, inoltre, le era scivolata in avanti e di conseguenza le aveva scoperto completamente il fondoschiena a causa della schiena inarcata.
Come poteva spiegarlo? Era da viscidi approfittare di quella situazione, ne era consapevole. Ma avere una donna bella come la sua Jess sopra di lui, praticamente quasi nuda con quella camicia che gli dava un effetto da vedo-non-vedo, con un sorrisetto malizioso al chiaro di luna… lo faceva impazzire. Le sue labbra, a pochi centimetri da lui, lo chiamavano. Aveva una voglia assurda di baciarla.
E per questo non riusciva a parlare.
“Che c’è? Il gatto ti ha morso la lingua?” ridacchiò lei, aprendo i grandi occhi azzurri e chinandosi sempre più su di lui, come un vero e proprio gatto.
Si portò con il corpo a contatto con quello dell’uomo, scendendo verso il suo collo e iniziando a lasciarvi baci infuocati, creando una scia che andava dalla base del collo fino all’orecchio.
Non riuscì a far altro che spalancare gli occhi.
Nick ci provò. Con tanto sforzo.
Cercò di sussurrare il nome di Jess, nel vano tentativo di fermarla e ricordarle che lui era Nick, solo Nick…
Ma alla fine non ci riuscì: gli sfuggì un profondo gemito di piacere, causato dai baci della donna e dal suo improvviso strusciarsi su di lui.
Non poteva resistere oltre.
Con una irruenza quasi animalesca, l’uomo decise che rimanere immobile ormai era praticamente impossibile. Portò le sue mani sui fianchi della donna, impedendole di muoversi per un momento: lei alzò la testa per guardarlo negli occhi.
Lo sguardo famelico che si lanciarono fu un messaggio chiaro ad entrambi.
Si fiondarono l’uno sulle labbra dell’altro, mentre le mani di lui raggiungevano le sue cosce e iniziavano, rudemente, ad accarezzarle. Era da una vita che sognava di farlo: le gambe di Jess lo facevano diventare matto. Con quelle gonne e le calze sempre indosso… E il suo sedere? Ancora peggio.
Si tolse lo sfizio che aveva ormai da un po’, risalendo le cosce fino a raggiungere il suo obiettivo, stringendolo tra le mani. Godette un sacco nel farlo, soprattutto sentendo che non c’era nessun indumento a coprirlo. Ricordandosi in quel momento che la donna era completamente nuda e nelle sue mani, iniziò a spingere il suo corpo verso il proprio, facendole sentire ad ogni spinta la sua eccitazione provocata dalla donna stessa, che intanto ne assecondava i movimenti.
Jess interruppe il bacio solo per sospirare e riprendere fiato. Si guardarono negli occhi.
“Lo senti?” riuscì finalmente a sussurrare Nick, stupendosi di riuscire ancora a parlare pieno di voglia com’era “Lo senti l’effetto che mi fai?” un bacio “Sempre con quelle gonne corte, e le calze, e gli asciugamani striminziti” ancora uno “Mi fai impazzire Jess, devi smetterla”
Lei sorrise felina “Devo?”
Lui si prese un secondo per osservarle il volto, le labbra, gli occhi, con un sorrisetto eccitato. “No, assolutamente no.”
E ripresero a baciarsi.
 
“Nick…? Nick!” gridò una voce nel suo orecchio.
Si svegliò di soprassalto, cadendo giù dal letto. “Cosa Jess? Cosa?” gridò agitato, ancora nel dormiveglia.
La donna, stesa ancora sul letto, lo guardò sconvolta. “Stavi sognando! Eri agitatissimo e sudavi, pensavo avessi avuto un incubo. Non riuscivo a svegliarti, continuavi a chiamare il mio nome!” concluse, anche lei agitata, alzandosi dal letto per raggiungerlo. “Stai bene?”
Nel momento stesso in cui lo disse, il suo sguardo calò verso il basso, notando un piccolo dettaglio… non proprio piccolo. Lo sguardo di Nick seguì la direzione in cui stavano guardando gli occhi dell’amica, notando che in effetti qualcosa che non andava c’era.
Aveva un’erezione enorme e in bella vista, causa i pantaloni di tuta con cui andava a dormire. Senza boxer, tra l’altro.
Per un secondo, entrambi fissarono quel punto imbarazzante, senza dire nulla. Poi salirono entrambi a guardare l’altro negli occhi. Nick poté giurare di aver visto il viso di Jess che cambiava colore in pochi istanti: dal dolce rosato che la caratterizzava, le sue gote si colorarono di un rosso intenso.
Si girò di scatto nella direzione opposta all’uomo, rimanendo immobile.
“Jess, io…” cercò di spiegare lui.
“No Nick, non devi spiegarmi niente, hai avuto un sogno erotico su di me, è okay cioè…” sentì un brivido, che venne visto da Nick come di disgusto “hai avuto un’erezione pensando a me, lo capisco è assolutamente normale…” farneticò lei. “Non è nemmeno la prima volta!”
“Jess…” tentò di nuovo lui.
Lei si allontanò e si diresse meccanicamente verso l’altro lato del letto, senza guardarlo. “No è okay dico sul serio!”
Nick la guardò spazientito, con una mano portata sul viso in segno di un misto d’imbarazzo e rabbia trattenuta. “No, Jess, non è ‘okay’” disse, mimando l’ultima parola con delle virgolette “Ho avuto un sogno erotico su di te, okay? E mi dispiace. Ma cavolo, sei nel mio letto, praticamente nuda, ti sei presentata alla mia porta con solo un cavolo di asciugamano a coprirti, ti sei avvicinata a me durante la notte… non potevo impedirlo! È così che funzionano gli uomini!” quasi gridò, indicandosi il pacco. Lei provò a non guardarlo, girando la testa completamente verso il muro e stendendosi nuovamente sul letto mentre si copriva nuovamente con il lenzuolo. Non disse nulla.
Un silenzio imbarazzante cadde sulla stanza.
Rilasciando un sospiro esasperato, Nick sbatté le mani sulle cosce e si guardò intorno. Era ancora mattino presto, ciò significava che Winston si sarebbe svegliato tra ancora qualche ora e li avrebbe fatti uscire, come avevano stabilito la sera prima. Decise di provare a dormire ancora un po’.
Si gettò sul letto, rimanendo a pancia in su e guardando il soffitto, un braccio sullo stomaco e uno dietro la testa, chiudendo gli occhi.
Ancora silenzio. Poi un “Nick?” sussurrato debolmente lo fece uscire dai gangheri.
“Jess, ti giuro che se dici il mio nome un’altra volta con quella voce non risponderò più delle mie azioni” esordì minaccioso.
Quello che Nick non sapeva, con quella provocazione che aveva mosso alla ragazza, era che l’aveva indotta a stringere le cosce tra loro, nascondendo l’eccitazione che le era salita da quando aveva scoperto l’erezione svettante dell’uomo. Cercò di nasconderlo in tutti i modi, ma non fu facile con la voglia che aveva di saltargli addosso in quel momento e rendere realtà il sogno che, secondo le sue parole, lei gli aveva indotto ad avere.
Nascose il viso nel cuscino, cercando di ignorare le farfalle che le svolazzavano insistentemente nello stomaco.

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