Explosion du coeur

di Medea Astra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** explosion du coeur ***
Capitolo 2: *** Nightmare ***
Capitolo 3: *** le strane sorprese di uno strano pomeriggio ***
Capitolo 4: *** only a kiss ***
Capitolo 5: *** Sorprese al chiaro di luna ***
Capitolo 6: *** Arrivano visite! ***
Capitolo 7: *** Chiarimenti e spiegazioni ***
Capitolo 8: *** L'isola del Genio ***
Capitolo 9: *** Compagna ***
Capitolo 10: *** Nuovi nemici in vista ***
Capitolo 11: *** Sensazioni ***
Capitolo 12: *** 12. Compagni ***



Capitolo 1
*** explosion du coeur ***


Explosion du coeur


Dopo una settimana di continue piogge e raffiche di vento finalmente, anche sulla Città dell’Ovest era arrivato il bel tempo. Il sole splendeva alto nel cielo privo di nuvole, gli uccellini avevano cominciato a svolazzare da un albero all’altro, intervallando i loro battiti d’ala con dei deliziosi canti. L’atmosfera era davvero idilliaca, sembrava che non ci fosse posto per nulla di brutto, come se la natura avesse dipinto un quadro perfetto ed ora lo volesse preservare dalle insidie che gli uomini potevano creare.
 Alla Capsule Corporation però, non tutti erano d’accordo con questa visione paradisiaca della giornata infatti, in un’ala appartata della grande casa, Bulma e Yamcha stavano litigando animatamente da ormai qualche ora.
“ Se a te veramente non importasse nulla di quello stupido sayan non l’avresti invitato a star qui da te!” disse il ragazzo alzando sempre più i toni.
“ A me di lui non importa un fico secco, se l’ho invitato a stare da me è solo perché da scienziata quale sono volevo aver l’opportunità di studiare i suoi congegni alieni.”
“ Ah si, bella scusa, davvero bella scusa quella dello studio. Non sono un idiota Bulma, ho visto come lo guardi, cosa credi? L’altra sera quando è passato davanti a noi tu non gli hai staccato gli occhi di dosso nemmeno per un istante.”
“ Yamcha  stai diventando paranoico, vedi cose che non esistono e poi, anche se fosse, dopo tutti i tradimenti che ho subito da parte tua in questi anni, non vedo come tu possa farmi la morale.” detto questo la turchina si girò intenzionata ad andarsene.
Il ragazzo offeso per esser stato lasciato solo con la propria rabbia la seguì e la bloccò per un polso.
“Lasciami, mi fai male, smettila subito” disse lei rossa in viso.
“ No, non ti lascerò andare finchè tu non mi avrai detto il vero motivo per cui hai insistito perché quello rimanesse a vivere sotto il tuo stesso tetto.”
Bulma stava per dare una delle sue solite risposte pungenti quando un boato infranse il silenzio dei suoi pensieri.
I due giovani si guardarono in giro spaesati per capire da dove provenisse quel rumore poi, un pensiero fulmineo e terribile attraversò la mente di Bulma che subito corse fuori in giardino in direzione della gravity room.
“ Sono sicuro che è successo qualcosa a quel congegno infernale, forse Vegeta l’ha spinto troppo in là, forse le pareti non hanno retto alla veemenza dei suoi colpi, forse…” i pensieri di Bulma furono interrotti ancora una volta, adesso però a porre un freno alla sua mente non fu il suo udito ma i suoi occhi che raccapricciati e terrorizzati osservavano la scena che le si parava davanti.
La gravity room era esplosa.
Un cumulo di detriti e lamiere si trovava al posto del sofisticato congegno d’allenamento. La ragazza si guardò intorno cercando Vegeta, non vedendolo si gettò carponi sulle macerie e iniziò a scavare per trovarlo.
Yamcha era appena arrivato sul posto quando vide Bulma, la sofisticata ed altezzosa Bulma, gettarsi carponi sulle macerie ed iniziare a scavare a mani nude, incurante della polvere che le macchiava i vestiti firmati, delle unghie che inevitabilmente si sarebbero spezzate e dei graffi che le stavano deturpando le candide mani.
Il ragazzo non ebbe il coraggio di muoversi, rimase lì, fermo, immobile, quasi impietrito. La Bulma che lui conosceva non si sarebbe mai sognata di sporcarsi le mani con qualcosa di diverso dall’olio degli ingranaggi delle sue invenzioni eppure adesso era lì che si faceva in quattro per trovare Vegeta, quell’assassino spietato e crudele che più volte aveva tentato di ucciderla.
Ad un certo punto una mano si tirò fuori dalle macerie, seguita dopo poco da un corpo semi nudo e martoriato da ferite.
Era Vegeta.
Bulma si affrettò a sostenerlo con il proprio corpo, gli fece poggiare la testa contro i propri seni e valutò con uno sguardo veloce le condizioni in cui versava il sayan.
Yamcha era sempre più attonito, allora non erano solo sue fantasie, non era lui il pazzo visionario, era vero che tra quei due stava nascendo qualcosa.
“B…Bulm..”
Un sospiro e quel nome pronunciato con dolore da chi solitamente si rivolgeva a lei con un “donna” detto tra i denti, sprizzante di superbia e orgoglio, le era bastato sentire il suo nome uscire dalle labbra di Vegeta per stringerlo in un abbraccio che lasciava davvero pochi dubbi a Yahmcha su quali fossero i suoi sentimenti per l’alieno.
Yamcha rimase fermo qualche altro minuto, Bulma continuava a passare la sua mano frenetica tra i capelli di Vegeta, gli sussurrava qualcosa all’orecchio e piangeva, si, piangeva. All’inizio le era scesa solo qualche lacrima silenziosa, adesso il suo corpo era scosso da singhiozzi sempre più forti.
Tra un fremito e un altro, la piccola e gracile Bulma prese Vegeta su di sé e lo porto in casa seguita da Yamcha sempre più attonito.
Con uno sforzo impensabile per la sua esile costituzione lo trascinò fino all’infermeria dove lo adagiò sul lettino. Si allontanò di qualche passo, si soffermò a guardarlo, ferito e sanguinante e dopo aver asciugato una lacrima con la manica della sua camicia si apprestò a prender dei medicamenti per disinfettare le ferite dell’uomo.
Come se Yamcha non ci fosse, ignorando completamente la sua presenza, la turchina spogliò il sayan e con la delicatezza che solo una donna innamorata poteva avere, disinfettò e medicò ogni singola ferita.
Non appena ebbe finito coprì il ragazzo con un leggero lenzuolo di lino e si sedette a terra a vegliarlo.
Yamcha si sentì fuori luogo, capì che la donna che aveva osservato fino ad ora non gli apparteneva più e che quelle stanze, un tempo per lui così famigliari, adesso erano diventare pareti estranee, complici di un’altra unione ancora non sbocciata ma sicuramente più forte della loro.
Il giovane si chinò su Bulma, le carezzò i capelli e le augurò buona fortuna, lei non lo degnò nemmeno di uno sguardo, era troppo intenta a guardar Vegeta, a osservare il proprio futuro per capire che era giunto il tempo di dire addio al proprio passato.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Nightmare ***


Nigthmare


Vegeta stava camminando lungo i corridoi della Capsule Corporation, era stanco e le ferite riportate nell’esplosione della gravity room dolevano ancora ma lui era pur sempre il principe dei Sayan e non avrebbe mai mostrato alcun segno di cedimento. Di questo era convinto o almeno, lo era fino al giorno prima ,quando tra i detriti la scienziata era corsa a sostenerlo e lui aveva sussurrato il suo nome come se fosse la sua unica possibilità di salvezza.
“Dannazione!” urlò sferrando un pugno contro il muro.
“Dannazione, dannazione, dannazione” continuò a ripetere facendo susseguire alle parole altrettante raffiche di violenza contro la parete.
Vegeta continuò fin quando il muro davanti a lui non si ridusse a piccoli frammenti sotto i suoi piedi poi, ad un tratto, così all’improvviso, senza un motivo apparente, si fermò e si sedette a osservare ciò che le sue mani avevano appena fatto.
“Io sono Vegeta, sono il principe dei Sayan, non sono una femminuccia come quello Yamcha e nemmeno un vile traditore come Kakaroth, io sono un guerriero, sono il miglior guerriero della galassia, sono un assassino spietato sono… sono solo un idiota cazzo” le ultime parole vennero urlate rompendo quella coltre quasi mistica che si era creata intorno alla sua persona.
Il principe si teneva la testa tra le mani, vagava ramingo nel suo passato, rammentava la sua infanzia al fianco di un padre sempre sulle sue, di poche parole, ricordava la distruzione del suo pianeta, ricordava i lunghi viaggi verso pianeti sconosciuti, ricordava il suo polso che affondava nelle viscere calde delle vittime, ricordava i loro occhi ancora pieni di terrore, bloccati in un istante per l’eternità dalle sue mani,ricordava cose che un bambino non avrebbe mai dovuto ricordare, ricordava cose che non appartenevano alla vita di un bambino perchè lui non era mai stato un bambino, sì, era questa la verità, era diventato adulto troppo in fretta.
D’ improvviso apparve davanti ai suoi occhi una figura ben conosciuta, qualcuno di familiare per dirla alla maniera terrestre, un altro animale per dirla a suo modo. Lo vedeva avvicinarsi con passo sicuro e poi scoppiare a ridere, già, ridere, come se una misera terza classe potesse ridere di lui, s’infiammò di rabbia, come poteva mai un’antilope irridere il leone che tra poco l’avrebbe mangiata? Si mise subito in piedi sferrando colpi al presunto avversario, più aumentava la sua rabbia più la figura davanti a lui sembrava prender forza e coraggio.
“ Bastardo, vieni qui e lasciati uccidere come meriti” ringhiò il principe tra i denti.
La lotta si faceva sempre più serrata quando in un battito di ciglia comparve da dietro un angolo l’unica immagine che incuteva ancora terrore a Vegeta.
“ Tu, lurido sayan, inchinati al tuo signore” disse il nuovo venuto.
Vegeta lo guardò con occhi allibiti, no, non era possibile, no, non lui, non ancora, non anche lì…
“Freezer tu…”
“ Toh, guarda un po’ chi si vede, il principe sul pisello, cos’è, hai paura del tuo paparino?” gli fece eco il tiranno avvicinandosi sempre più.
Vegeta scattò in avanti per colpire l’altro alieno, voleva ucciderlo, lo voleva con tutto se stesso, era tutta colpa sua, lui aveva distrutto tutto ciò che aveva di più caro.
Fu semplice sferrare il primo colpo, la sua velocità e la sua notevole agilità gli avevano dato un leggero vantaggio, il pugno era andato a segno, dritto nello stomaco ma Freezer non aveva fatto una piega, il principe gli aveva sferrato un calcio dietro la nuca ma anche questo non aveva sortito l’effetto desiderato.
“ E’ tutto qui quello che sai fare verme?” disse Freezer afferrandolo per il collo e sollevandolo dal terreno.
“Guarda, guarda qui Nappa, guarda qui il tuo principe, lo vedi bene? Spero per te di sì scimmione perché stai per assistere alla sua fine” detto questo preparò nella mano sinistra una sfera d’energia che ancor prima che Vegeta potesse avere il tempo di reagire, gli venne scagliata contro il petto.
Il sayan volò contro la parete opposta radendola al suolo. Si sentiva sempre più debole, vide sul pavimento una grossa macchia rossa, era il suo sangue, dal petto gliene colava a fiotti.
Freezer si avvicinò e gli sferrò il colpo di grazia.
Vegeta sentì un forte dolore e poi, poi la luce.
Aveva aperto gli occhi, si era svegliato in una stanza che non era la sua, aveva guardato il suo corpo, era pieno di bende bianche e odorava di disinfettante, doveva esser nell’infermeria della Capsule Corporation a giudicare dall’arredamento e dal profumo di gardenie, la madre di Bulma aveva una vera e propria passione per quelle piantine.
“Bulma…” Lo sussurrò di nuovo quel nome, lo ridisse tutto d’un fiato per liberare l’anima dal peso che l’opprimeva ma piano, per paura che qualcuno potesse sentirlo.
Il suo sguardo si posò sulla scienziata addormentata sulla scrivania a fianco del suo letto, era stata tutto il tempo lì a vegliarlo, lei gli voleva bene, lei…
Le parole gli morirono in gola, si soffermò a guardar la donna che dormiva, il suo sguardo si posò sui capelli soffici, sul profilo gentile e sull’incavo dei seni, no, doveva darsi un contegno, non era da lui soffermarsi su certi dettagli insignificanti.
Si alzo, strinse i muscoli per provare la solidità delle fasciature e si avvicinò alla donna.
Una carezza, nulla di più semplice, nulla di più complicato per delle mani che nella loro vita non avevano fatto altro che uccidere.
Una carezza ed un “grazie Bulma” appena percepibile.
Il principe si girò ed uscì dalla stanza.
In quell’istante Bulma aveva aperto gli occhi e basita guardava il principe dei sayan uscire sulle proprie gambe dall’infermeria.
L’aveva ringraziata e l’aveva toccata, aveva posato una sua mano sul suo corpo in modo dolce; la scienziata capì il motivo di quel gesto e sorrise lievemente.
“ Per te questo ed altro Vegeta”.

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Capitolo 3
*** le strane sorprese di uno strano pomeriggio ***


Erano passate ormai alcune settimane dall’esplosione della Gravity Room e Vegeta sembrava essersi ripreso completamente. All’alba si svegliava e iniziava ad allenarsi fino a quando la sera non rientrava con la battle suit a brandelli e rivoli di sangue e sudore per tutto il corpo. Bulma ormai aveva chiaramente intuito i suoi sentimenti per il principe dei Sayan e anche per chi le stava in torno non era certo difficile capire che la giovane scienziata avesse adesso qualcosa di più importante per la testa che tutti i suoi strani marchingegni. Ormai con Yamcha era una storia chiusa, lei dopo l’incidente di Vegeta gli aveva detto chiaramente che non se la sentiva più di stare con lui e che avrebbero fatto meglio a prendersi un periodo di pausa per chiarirsi le idee. Naturalmente il ragazzo aveva capito che non si trattava di una semplice “pausa” ma che era stato allontanato a causa di quello che lui definiva “uno scimmione senza cervello” e questo non gli andava affatto bene, non voleva che la sua Bulma si innamorasse di Vegeta ed era intenzionato a far di tutto pur di ricondurla tra le proprie braccia.
Un pomeriggio decise di andare a farle visita per parlarle e rimettersi insieme, era assolutamente convinto che sarebbe bastata la vista del tuo corpo palestrato e qualche parolina dolce per far “rinsavire” Bulma dalla sua cotta per lo scimmione. Quando arrivò alla Capsule Corporation non la trovò in casa ma nei laboratori, china su decine di scartoffie ed immersa nei suoi pensieri tanto da non sentirlo arrivare. Stava lavorando alla costruzione di alcuni robot per Vegeta, robot con cui potesse allenarsi senza rischiare la vita, era chiaro. Stava mettendo anima e corpo in quel progetto, lavorava giorno e notte, la sua unica pausa coincideva con il momento in cui il principe andava a farsi la doccia, giusto per controllare che stesse bene, nulla più, continuava a mentire a se stessa ma non le importava.
“Bulma, non dovresti lavorare sempre così, finirai per rovinarti la salute se non ti concedi nemmeno un po’ di riposo!” proruppe Yamcha procedendo con passo lento e cadenzato verso di lei.
“Yamcha… non ti avevo sentito entrare, comunque sto lavorando ad un progetto molto importante, adesso non posso fermarmi, ho la pausa tra circa un quarto d’ora, se vuoi puoi accomodarti qui intanto che aspetti, a me non dai alcun fastidio” rispose lei pacatamente sistemandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
Lui non l’aveva mai vista così bella. Aveva un’aria stranamente innocente e pudica in quel vestitino panna che fasciava le sue forme lasciando scoperte le spalle nivee. La desiderava come non mai, avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di poterle sfilare quell’abito e bearsi del suo corpo di giovane donna. Nonostante fossero stati insieme quasi dieci anni lei non si era mai concessa a lui completamente, certo, non c’erano stati solo baci tra loro ma mai un rapporto completo, dapprima perché erano troppo giovani e poi perché lei voleva aspettare di esser pronta, pronta a cosa poi, lui mica l’aveva mai capito.
“Sai Bulma, stavo pensando che magari noi due potremmo cenare insieme questa sera, sarebbe un peccato gettare al vento anni della nostra vita solo per un tuo capriccio, infondo tu mi piaci ancora molto- dicendo questo le si avvicinò posando una mano sulla sua spalla scoperta- io sono sempre stato attratto da te e forse noi…” - la sua mano stava pericolosamente scendendo verso l’incavo dei seni della ragazza, ora scossi dal respiro sempre più affannato.
“ No- la voce le tremava, non sapeva perché ma aveva paura che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di poco piacevole- per favore Yamcha, leva la tua mano da me. Non voglio che tra noi succeda nulla, davvero, io non provo più nulla se non una forte amicizia per te, per favore, leva le mani, mi stai facendo spaventare.”
Aveva cercato di esser quanto più calma possibile ma la sua voce tremava come il suo corpo. Il ragazzo non accennava ad andarsene, anzi, spingeva la sua mano sempre più in là, come se fosse sordo alla richiesta della ragazza.
Bulma non sapeva cosa fare, era certa che Yamcha non le avrebbe mai fatto del male tuttavia non aveva tolto ancora la mano dal suo decolté, si sentiva imbarazzata e ferita nell’orgoglio, non voleva offenderlo ma nemmeno assecondare le sue idee. Stava valutando il da farsi quando sentì le labbra ruvide del ragazzo tracciare una scia di baci sul suo collo, allora presa davvero dal panico si alzò di scatto prendendo le distanze dal ragazzo.
“Smettila, smettila Yamcha, ma che ti è preso? Ti sei bevuto il cervello per caso? Non voglio che tu mi tratti come se fossi la tua ragazza perché non lo sono più, hai capito?”  le ultime parole le aveva urlate, quasi per ribadire la distanza imposta tra loro, per varcare un confine che non avrebbe mai più dovuto varcare.
Gli occhi di Yamcha si fecero di brace, si sentì ferito nell’orgoglio e sprizzante di rabbia si gettò su di lei bloccandole la schiena contro il muro e riprendendo la lenta tortura delle sue labbra su quel corpo candido.
“Un’ultima volta, solo un’ultima volta Bulma…” ansimava un po’ per l’eccitazione, un po’ per l’affanno.
Non era più in sé.
La giovane scienziata stava tremando, adesso aveva davvero paura che succedesse qualcosa che non voleva. Per quanto abituata fosse alla guerra, lei era pur sempre una studiosa, una donna, e mai sarebbe riuscita a contrastare la forza di quello che un tempo era stato uno dei suoi amici più fidati.
Yamcha preso dall’eccitazione intanto continuava a far di Bulma ciò che più gli garbava, le aveva appena scostato il vestito dal seno e avrebbe levato anche il reggiseno se una mano forte non si fosse aggrappata al suo collo sollevandolo da terra e due occhi di brace non lo avessero trafitto con un odio infinito, viscerale, ben più grande di quello che aveva visto in anni e anni di battaglie.
Era Vegeta.                                                            
Si trovava davanti a lui e lo teneva sospeso a mezz’aria, come se stesse valutando cosa fare di lui, se ucciderlo o meno.
Yamcha non capiva cosa stesse succedendo, perché Vegeta reagiva in quel modo, forse che anche lui provasse qualcosa per Bulma?
La stretta sul suo collo si fece ancora più forte, le sue ossa scricchiolavano sotto quelle mani che avevan seminato tanta morte.
“Cosa vuoi?” riuscì a sussurrare tra i denti.
“ Lascia stare Bulma, non devi permetterti mai più di toccarla e di avvicinarti a questa casa, ci siamo capiti?” così dicendo lo scaraventò contro la parete.
La scienziata confusa e basita di gettò tra le braccia del sayan affondando il viso nel suo petto e scoppiando a piangere.
Vegeta la osservò con un misto di dolcezza e amore nei suoi confronti.
Bulma non gli stava di certo indifferente, non sapeva esattamente cosa provava per la scienziata ma sapeva che nessuno oltre lui avrebbe mai dovuto toccarla.
Vedere quel verme che la forzava a fare qualcosa che non voleva l’aveva mandato in bestia.
La strinse a sé, passò le sue mani callose sulla sua schiena scoperta, verificò che non si fosse fatta male e le posò un bacio sul capo.
Bulma rimase basita da quel gesto tanto quanto Yamcha che ora in preda ad una folle gelosia si scaraventò contro i due con il chiaro intento di ferirli.
Vegeta fulmineo spostò la ragazza dietro di sé e dopo aver bloccato l’attacco del ragazzo, con un’onda energetica lo spedì nuovamente al tappeto. Questa volta però volle esser certo che non li importunasse più così si avvicinò a lui e dopo avergli sussurrato qualcosa all’orecchio lo sbatte fuori dalla porta dei laboratori.
Bulma osservò tutta la scena da un angolo del laboratorio, era rannicchiata ad un angolo, non aveva nemmeno le forze per sistemarsi il vestito e tremava dalla paura.
Quando Vegeta tornò sui suoi passi la trovò così, tremante come un neonato, con il viso ancora solcato dalle lacrime e gli occhi color del cielo che lo cercavano.
Abbandonando ogni forma d’orgoglio si sedette di fianco a lei e l’attirò a sé, facendole poggiare il capo sulle sue gambe.
Così, l’uno vicino all’altra, stettero qualche istante a guardare nel vuoto.
Il primo a rompere il silenzio fu proprio il principe dei sayan, l’ultimo da cui ci si sarebbero aspettati grandi discorsi, eppure, in quella giornata così strana, chi era in grado di fare delle previsioni?
“ Quello è un verme, non voglio più vederlo tra queste mura per nessun motivo al mondo. Se dovessi presentarsi in mia assenza ti autorizzo a venire nella Gravity Room. Lì saresti certamente più al sicuro, non oso immaginare dove sarebbe arrivato quell’idiota se non fossi intervenuto.” Dicendo così la sollevò per guardarla negli occhi .
Bulma imbarazzata dalla profondità di quello sguardo si voltò di colpo coprendosi il petto ancora semi nudo con le braccia.
Vegeta a quel punto scoppiò a rider forte, come se avesse visto la cosa più divertente del mondo proprio sotto i suoi occhi, rise come mai nessuno l’aveva visto ridere, nemmeno da bambino.
Bulma stupita lo guardò e gli chiese il motivo di tanta ilarità.
“ sei tu che mi fai ridere, ti accorgi solo ora dopo mezz’ora che sei mezza nuda e ti copri, come se non ti avessi già vista così e stretta a me, sei proprio strana eh…”
“ se mi copro è perché di maniaci oggi ne ho avuta abbastanza” rispose lei stizzita, rendendosi conto solo dopo di quel che aveva detto.
“ scusa Vegeta, non volevo dire che tu sia come Yamcha, assolutamente, anzi, mi hai anche salvata è che…”
“ non hai nulla di che scusarti, dico sul serio- disse lui guardandola serio- nella mia vita ho violentato donne ben più vestite di te- disse sorridendo- ma non è quello che voglio fare con te. Quindi stai pur serena e rilassati.”
Bulma rimase senza parola a quella confessione. Lei e Vegeta non si erano mai scambiati molte confidenze ma era chiaro che dopo l’incidente delle settimane scorse fosse cambiato il rapporto tra loro.
Spinta da un moto d’affetto, posò il capo sulla spalla di lui e prese una mano tra le sue.
Osservò l’enorme differenza tra loro.
Le sue mani erano candide e perfette, non un graffio, non una macchia, le unghie curate la facevano sembrare davvero una principessa. Poi c’erano le mani di Vegeta, grandi, nodose e coperte di cicatrici, alcune recenti, altre meno. Erano proprio diverse le loro mani, eppure stavano benissimo insieme, sembravano fatte appositamente per stare insieme.
Bulma strinse la mano di Vegeta tra le sue e dopo esservi voltata a guardare il suo viso fiero ed impassibile posò un bacio a fior delle sue labbra.
L’aveva baciato sulle labbra perché voleva che sentisse la sua gratitudine e perché voleva assolutamente dar amore a quelle labbra che avevano dato solo violenza.
“ grazie Vegeta, grazie davvero. Mi hai salvata da quella che poteva essere davvero una pessima esperienza e ti sei comportato come un vero amico. Ti voglio bene.”
Aveva sussurrato quelle parole con tutta la tranquillità del mondo, come se fosse naturale.
Vegeta non le rispose, non a parole almeno, non per il momento, si limitò ad afferrare il suo viso con entrambe le mani, in una stretta forte e gentile allo stesso tempo, a portarlo davanti al suo, e ad approfondire il bacio che gli era stato dato poco prima.



 

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Capitolo 4
*** only a kiss ***





Scusate l'immenso ritardo, so di esser imperdonabile ma vi prego di chiudere un occhio, sono di maturità quest'anno e l'ispirazione se ne è andata proprio come la mia voglia di studiare, perdonatemi :'(...
spero che il capitolo vi piaccia e che commentiate in tanti:), a presto e buona lettura
!


Dopo quel bacio Vegeta se ne era andato subito, lasciandola seduta lì, in laboratorio, con il vestito ancora mal messo e una miriade di emozioni contrastanti che le facevano a pugni nel petto. Per tutto il pomeriggio era rimasta in laboratorio a lavorare, aveva costruito dei nuovi robot e programmato il nuovo trainer della camera gravitazionale, cercava di distrarsi, di non pensare a quel dolce momento di intimità che c’era stato poche ore prima tra lei e il principe eppure ciò le risultava pressoché impossibile. All’ora di cena salì in casa e si sedette a tavola facendo finta che tutto fosse come al solito eppure il suo viso ancora pallido e i lividi sul collo raccontavano una storia diversa. Insieme a lei era giunto in cucina anche Vegeta che non proferendo parola le si era seduto di fronte.
“ Tesoro ma cosa ti è successo?” Chiese preoccupata la madre della scienziata quando, dopo svariati minuti passati a controllare la cottura del pollo, si era voltata verso la figlia.
“ Nulla mamma, oggi in laboratorio c’è stato qualche imprevisto, ma nulla di grave, non temere” Bulma mentì spassionatamente, non voleva che sua madre sapesse di quello che Yamcha aveva tentato di farle e neppure che Vegeta l’aveva salvata e che loro alla fine si erano baciati. Già, si erano baciati e le era piaciuto, chissà se a lui…
Bulma sollevò lo sguardo dal tavolo in direzione di Vegeta, lo scoprì a guardarla con il suo solito sguardo freddo e apparentemente privo di emozioni e per un momento ebbe quasi paura di quello che il ragazzo potesse pensare.
Il resto della cena trascorse tranquillo, i due giovani ragazzi e i coniugi Brief mangiarono ascoltando il tg e parlando del più e del meno, stranamente Vegeta, che solitamente non parlava se non interpellato, scambiò quattro chiacchiere con lo scienziato in merito ad alcune notizie di attualità.
“ Vedi, caro Vegeta, io non credo che l’installazione di trivelle nella nostra zona possa esser qualcosa negativo, da uomo di scienza quale sono propenderei piuttosto per dire che molto probabilmente ricaveremo molto da questi scavi” Disse il padre di Bulma quando, d’improvviso venne interrotto dalla figlia.
“Io vado in camera mia, sono molto stanca, scusatemi”.
La madre guardò la giovane allontanarsi verso il piano superiore e poi, lentamente, con una calma che nessuno sapeva appartenerle, si voltò verso i presenti.
“Sapete per caso cosa le sia successo? E’ davvero strana oggi”
Vegeta, che sapeva perfettamente cosa avesse Bulma, si limitò a ricambiare lo sguardo della donna per poi alzarsi a sua volta e dirigersi verso le scale.
“ Vado a vedere cos’abbia!”
La signora Brief e suo marito si guardarono esterrefatti, non credevano che Vegeta si interessasse a Bulma, tantomeno al suo stato emotivo però, per quanto strana sembrasse la cosa, lo lasciarono fare. Quel giovane uomo venuto da lontano a loro era sempre piaciuto e adesso che sembrava legarsi alla loro bambina, la loro opinione non era certo cambiata.
Intanto, al piano superiore, in camera sua, Bulma era sotto la doccia che cercava, naturalmente invano, di cancellare quei lividi, segno di quello che ormai era solo un doloroso ricordo. Era appena uscita dalla cabina della doccia quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua stanza con insistenza così, preso un asciugamano per coprirsi andò a vedere chi fosse. Bulma si aspettava fosse sua madre ed invece, quando aprì la porta, ecco che l’ennesima sorpresa della giornata la colpì.
Vegeta era lì, fermo davanti alla porta della sua camera con la sua battle suit ancora sporca di sangue degli allenamenti e aveva uno sguardo strano, qualcosa che non aveva mai visto in quegli occhi neri e profondi, adesso la stava letteralmente sconquassando. Il principe dei Sayan dal canto suo rimase paralizzato nel vedersela spuntare davanti completamente bagnata e con solo uno striminzito asciugamano rosa a coprire le sue nudità.
“Vegeta…” disse lei, quasi in un sussurro.
“ Posso entrare?” così, una richiesta diretta e precisa. Voleva entrare nella sua camera e chiederle come stesse, se le facesse male il collo se si sentisse meglio e invece dalle labbra gli era uscita solo quella richiesta fredda e coincisa.
“ Si, entra pure” disse la giovane chiudendosi la porta alle spalle.
Bulma si andò a sedere sul letto, seguita da Vegeta che le si posizionò a pochi centimetri di distanza, tra i due regnò il silenzio poi lui si prese di coraggio, quello stesso coraggio che mai gli era mancato in battaglia e che proprio ora gli veniva meno, e fece la sua prima domanda.
“ Come stai Bulma?”
“Bene grazie!” ripose lei tentando si sorridere nel modo più sincero possibile.
“ I segni sul collo sono molto evidenti e domani lo saranno ancor di più. Quel figlio di puttana ha scaricato la sua forza su di te” nel dirlo un fremito di rabbia trapelò dalla sua voce. Come poteva Yamcha definirsi un uomo se ad un rifiuto usava tutta la sua forza su una donna? Lui che considerava i sayan bestie indomite e feroci, come aveva potuto fare del male a Bulma?
Bulma si passò una mano sul collo, sapeva che Vegeta aveva perfettamente ragione e soprattutto, sapeva che se non fosse arrivato in tempo le sarebbe finita peggio.

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Capitolo 5
*** Sorprese al chiaro di luna ***


Bulma guardò per un attimo il sayan che sedeva accanto a lei, indugiò sui suoi muscoli scolpiti e sulle spalle larghe, si trovò a pensare, per l’ennesima volta in poche settimane, che Vegeta fosse tutt’altro che brutto. Quel giovane guerriero aveva un fascino tutto suo, qualcosa in lui l’attraeva come non mai.
“Che ci guardi donna?”
Vegeta era tornato l’uomo burbero di sempre. Bulma sorrise e si passò una mano tra i capelli, certamente non poteva dirgli quello che pensava, l’avrebbe presa per pazza. Lei, debole e fragile umana che non tremava di paura di fianco al principe dei sayan? Eppure lei non si era mai sentita in pericolo con lui, nemmeno durante le prime settimane di convivenza, quando le liti erano all’ordine del giorno e tutti i suoi amici si chiedevano se fosse ammattita ad ospitare in casa quello scimmione.
“Ti andrebbe di uscire?- chiese Bulma con tutta l’apparente calma di cui poteva disporre- Io non riesco a dormire stanotte, vorrei prendere una boccata d’aria fresca”
“Ok!”
Una singola parola, un’affermazione. Quasi la giovane scienziata non ci credeva, lui, il tenebroso e temibile Vegeta aveva accettato di accompagnarla fuori senza fare storie o urlarle dietro qualche improperio.
“Beh, allora ci vediamo qui tra una mezz’oretta che ne pensi? Sai, giusto il tempo di vestirmi” Disse lei indicando il suo corpo ancora avvolto dall’asciugamano.
Lui non rispose, si limitò a grugnire e ad uscire dalla camera.
Bulma non voleva perdere tempo, aveva detto a Vegeta che sarebbe stata pronta in mezz’ora e così sarebbe stato. Si mise un paio di pantaloncini bianchi, una t-shirt rossa e una piccola sciarpa di seta a coprire i segni sul collo. Raccolse i capelli in una coda e mise un filo di trucco.
Si guardò allo specchio e per la prima volta dopo tanti anni quello che vide le piacque, si sentì bella, desiderabile, si sentì se stessa. Ripensò agli anni trascorsi dietro ad un uomo che la tradiva di continuo e che la faceva sentire inadatta. Si disse che era stato solo un amore giovanile, che adesso tutto sarebbe cambiato, non avrebbe mai più messo la felicità degli altri prima della propria, avrebbe pensato prima a se stessa e poi agli altri poi però pensò a Vegeta, a tutto quello che aveva fatto per lei negli ultimi giorni e si disse che forse avrebbe continuato a mettere il bene di qualcun altro davanti al proprio.
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando sentì bussare alla porta. Si stupì di tanto tatto, credeva che sarebbe entrato senza avvisare, che se lo sarebbe trovato davanti senza capirlo, invece stava aspettando che lei gli desse il permesso per entrare.
“Entra pure Vegeta, sono pronta!”
Lui la guardò, sembrava la stesse squadrando da capo a piedi, poi le sorrise.
Uscirono dalla Capsule Corporation insieme, per la prima volta in vita loro stavano camminando fianco a fianco. Avevano lo stesso passo e la fresca brezza notturna li solleticava.
“Hai qualche idea di dove andare, Bulma?” Chiese lui d’improvviso.
Lei sorrise stupita che lui l’avesse chiamata per nome e che le stesse implicitamente chiedendo dove volesse andare. Malgrado il suo proverbiale orgoglio cercava di metterla a suo agio e di essere “dolce”. Si sentì lusingata dalle sue attenzioni.
“No Vegeta, non ho la minima idea di dove andare, specie a quest’ora di notte!”
“Beh allora ti porterò io in un posto decente!”
Lei non disse nulla, si limitò a seguirlo. Camminava davanti a lei con passo spedito, sembrava avere le idee molto chiare su dove volesse andare, così dopo un’ora circa si ritrovarono davanti ad un parco poco fuori dalla città. Ancora senza parlare entrarono e si andarono a sedere sotto una vecchia e grande quercia.
Lui si poggiò al tronco dell’albero, le gambe divaricate e le braccia conserte strette al petto. Aveva gli occhi socchiusi, come se stesse pensando a qualcosa d’importante, come se stesse riposando.
Lei gli si sedette accanto e iniziò a scrutare il cielo, ad un certo punto però una domanda le sorse spontanea.
“Ehi Vegeta, ci pensi mai a casa tua? Intendo il tuo pianeta? Perché sai, non ne parli mai così mi sono chiesta se te lo ricordassi o  meno!”
Lui la guardò in tralice, quella donna era sempre in grado di stupirlo. Tutti quelli che aveva incontrato nel corso della sua vita lo avevano sempre temuto e venerato, nessuno aveva mai osato rivolgersi a lui in quel modo, figurarsi una donna. Però dovette ammettere che gli piaceva quella ragazza, gli piaceva ormai da tempo. Il fatto che lei l’avesse sempre trattato come meritava, che non si fosse mai piegata ai suoi capricci e che gli avesse sempre dato pan per focaccia lo divertiva.
“Quando quel bastardo di Freezer fece esplodere il mio pianeta io avevo sei anni quindi la risposta alla tua domanda è sì, ricordo il mio pianeta, ricordo tutto perfettamente ma non mi va di parlare del mio passato, non c’è stato nulla di tanto glorioso che meriti il mio ricordo.”
“Mi spiace Vegeta, mi spiace tanto- disse lei poggiando la testa sulla sua spalla- devi avere avuto davvero una vita difficile.”
Lui non le rispose, lei sapeva che lui non le avrebbe risposto. Ad entrambi andava bene così.
“Sai- cominciò lei titubante- volevo ancora ringraziarti per quello che hai fatto oggi, prima mi hai difesa con Yamcha e poi ti sei preoccupato anche di come stessi. Non credo che qualcuno l’avrebbe fatto al posto tuo, molti sicuramente avrebbero avuto troppa paura per affrontare Yamcha e prendere le mie difese però d’altronde, di cosa mi stupisco? Sei il guerriero più forte della galassia, per te la paura deve essere un optional non incluso!”
“C.. cosa hai detto? Tu pensi davvero che io sia il guerriero più forte della galassia? Ma no hai visto che quello stupido del tuo amico Kaharot riesce sempre ad avere la meglio su di me? Lui è una terza classe e fa pure lo spocchioso con me io…”
Le parole di Vegeta furono interrotte da qualcosa che il giovane non aveva mai provato prima. Le labbra di Bulma si erano posate sulle sue. Lei lo stava baciando ma questa volta era un bacio diverso da quello che si erano scambiati quel pomeriggio in laboratorio, era totalmente diverso da qualsiasi bacio che avesse mai anche solo immaginato.
Le dita sottili di lei stavano tracciando i contorni del suo viso, ne delineavano i contorni e ne accarezzavano ogni singola parte mentre le sue labbra coccolavano dolcemente quelle del guerriero. Dopo un attimo di smarrimento Vegeta decise di prendere in mano la situazione e di approfondire il bacio.
Trascorsero alcuni minuti che li videro entrambi avulsi dalla realtà circostante poi lei un po’ riluttante si staccò da Vegeta e  dopo aver interposto una breve distanza ,ancora rossa in viso, lo guardò.
Cercava sul suo viso i segni di un’emozione, di una qualsiasi emozione che potesse dirle cosa era stato per lui quel bacio, quel contatto perché lei, dal canto suo, sapeva perfettamente cosa era stato, era stata la sua dichiarazione d’amore nei suoi confronti, era stata una presa di coscienza della sua volontà e non sapeva lui come l’avrebbe presa. È vero, aveva contraccambiato quel bacio ma l’aveva fatto perché la trovava attraente e voleva divertirsi un po’ o perché anche lui provava qualcosa per lei?
Lui per tutta risposta si alzò e le tese una mano, lei l’afferrò trovandosi così faccia a faccia con i suoi occhi. L’avevano affascinata fin dal primo giorno quegli occhi, erano scuri e profondi come lui.
“Andiamo a casa adesso , inizia a fare freddo e così scollata rischi di prenderti un’accidenti!”
“Sì, torniamo a casa!” rispose lei iniziando ad incamminarsi.
“Ehi… ma dove credi di andare? Con il tuo passo arriveremo tra due ore a casa!”
Lui l’abbraccio e si alzò in volo, lei si irrigidì e strinse la presa attorno al suo collo taurino, aveva paura di cadere, aveva sempre sofferto di vertigini ma non voleva farsi vedere spaventata da lui così cercò di farsi coraggio.
“Tranquilla, non ti lascerò cadere!” rise lui divertito.
Quella sera si concluse così,con un bacio, con un volo abbracciati, e mille pensieri per la testa.
 
Angolo dell’autrice che dovrebbe essere linciata per la lentezza con cui aggiorna: grazie a tutti coloro che hanno letto la mia storia, l’hanno inserita tra le seguite/preferite e che con pazienza continuano a seguirmi. Un grazie speciale va a GOHAN a cui dedico non solo questo capitolo (nella speranza che le piaccia) ma l’intera storia, per farle capire quanto sia stata importante per me in questi ultimi tempi!

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Capitolo 6
*** Arrivano visite! ***


Quella sera Bulma era andata a letto felice. Era da tanto che non provava certe sensazioni, le sembrava di esser tornata bambina, con le farfalle nello stomaco e le mani sudate ogni volta che pensava a lui. Continuava a ripetersi che era assurdo, illogico, puerile che una donna di oltre vent’anni si comportasse al pari di un’adolescente alle prese con la prima cotta. Il bacio che si erano scambiati non era stato il primo della sua vita eppure per lei era come se lo fosse. Continuò a rigirarsi nel letto per tutta la notte, sentiva caldo, poi freddo, aveva i brividi, poi le vampate. Ripensava al bacio di Vegeta, o meglio, al bacio che lei aveva dato al sayan e a cui lui aveva risposto, al volo abbracciati, alla sensazione che il contatto con quel corpo di pietra le aveva regalato.
Quando la sveglia suonò, Bulma non era ancora riuscita a chiudere occhio così, vista la stanchezza e la scarsa concentrazione, decise di non andare in laboratorio per quel giorno e di dedicarsi solo a se stessa e a Vegeta. Era stranissimo pensare che loro forse adesso erano un noi, una coppia, due persone che si amavano, no aspettate, Vegeta non le avrebbe mai detto che l’amava, era dolce con lei ma non smielato e lei certamente non avrebbe preteso che lui cambiasse.
Vegeta le andava bene così per com’era, freddo, rude e un tantino scorbutico ma infinitamente dolce e premuroso con le persone che voleva realmente al suo fianco. Bulma si sorprese nel pensare che quelle cose le avrebbe potute capire prima se non fosse stata impegnata a guardare altrove, se avesse prestato attenzione al principe, senza dubbio si sarebbe resa conto prima del suo reale valore.
Scese di corsa in cucina, era affamata e non vedeva l’ora di incontrare il suo lui, voleva vederlo, voleva avere la possibilità di passargli accanto e di far sfiorare la loro pelle, anche solo per un attimo, anche solo per sbaglio, giusto per sentirlo vicino, per avere la certezza che lui ci fosse.
Sua madre armeggiava ai fornelli, stava preparando delle frittelle per la colazione, lei, solitamente sempre attenta alla linea, ne prese due e le divorò con una rapidità tale da impressionare i genitori che la guardarono basiti e divertiti al contempo.
Suo padre per quanto fosse geniale con i congegni elettronici, non capiva assolutamente nulla di faccende di cuore e anche questa volta aveva dato prova del suo deficit non comprendendo affatto la portata del rapporto che si stava creando tra la figlia e il loro misterioso ospite.
La madre al contrario, per quanto sembrasse fuori dal mondo e da ogni logica legata allo scibile umano, aveva subito capito che tra Bulma e Vegeta sarebbe nato qualcosa e per questo motivo li aveva spesso punzecchiati. Pur non essendo a conoscenza degli ultimi sviluppi del rapporto tra i due, la donna, vedendo la figlia così allegra immaginò qualcosa.
“Papà oggi non vado il laboratorio, se qualcuno chiama per parlare con me digli pure che mi troverà domani… forse..” disse un attimo prima di fiondarsi fuori dalla porta di casa.
Dai vetri della Gravity Room non si vedeva molto bene cosa stesse facendo Vegeta così la ragazza, curiosa e desiderosa di passare del tempo con lui, prese il coraggio a due mani ed entrò all’interno di quella “macchina infernale” come la chiamava lei.
Trovò Vegeta a petto nudo, con indosso solo dei pantaloncini, stava facendo degli esercizi che a lei sembrarono al limite di qualsiasi legge fisica. Lui non appena la vide entrare si alzò da terra e la osservò divertito.
“Ti aspettavo prima, cos’è, sei rimasta a letto questa mattina per caso?” disse stuzzicandola.
“Tu mi stavi aspettando? Ah davvero? E perché? Cosa ti fa pensare che io sia qui per te? In realtà volevo solo assicurarmi che i congegni di quest’affare funzionino bene, sai, vorrei evitare un’altra esplosione come quella del mese scorso!”
“Sì, sì,sì, inventatene un’altra la prossima volta, sei venuta qui perché non riesci a starmi lontano” le rispose lui avvicinandosi sempre più a lei e guardandola fisso negli occhi.
“Ma cosa vai blaterando? Credi forse che per uno stupido bacio io sia innamorata di te?” le parole le erano uscite in automatico dalla bocca, lei non voleva dire quello che aveva detto, non voleva assolutamente eppure l’aveva detto e adesso aveva rovinato tutto.
Lui la guardò, le sembrava adirato. Le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardalo. Quel contatto fece gelare il sangue nelle vene della ragazza, non sapeva cosa aspettarsi dal sayan, non sapeva come avrebbe reagito, forse le avrebbe dato un ceffone, forse le avrebbe riso in faccia dicendole che certamente per lui non era stato niente, forse…
Vegeta la baciò.
Sentiva le sue braccia possenti strette attorno al suo busto sottile, le sue labbra morbide che si perdevano in quelle un po’ screpolate di lui. Sentì il contatto del suo petto sudato sulla sua pelle e le sembrò di morire. Avrebbe passato la vita in abbracci simili, non aveva mai provato nulla di così bello.
“Peccato che tu la pensi così donna, perché per me significava proprio quello che hai detto tu!” disse infine lui continuando a fissarla.
A lei sembrò di annegare dentro quelle pozze color petrolio.
“Scusami, non intendevo dire quello che ho detto è solo che …”
“Lascia stare, so che sei stupida e che non puoi avere il controllo su tutto quello che dici, non me la prendo mica” rispose lui facendole l’occhiolino.
Quel modo di scherzare, di prenderla in giro, quel modo di farla sentire unica e speciale lei lo adorava. Senza pensarci due volte gli saltò nuovamente al collo baciandolo.
“PUTTANA!”
Una voce a loro familiare li interruppe, si voltarono verso la porta della Gravity Room che  Bulma aveva lasciato aperta e videro Yamcha che rosso di rabbia scagliava a terra un mazzo di fiori.
Vegeta strinse Bulma a sé, lei non fiatò, capì quel che significava quella stretta, era il suo modo per dirle che era al sicuro, che non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla e che avrebbe risolto lui la cosa, da uomo a uomo.
“Prima mi molli, poi rifiuti le mie avances e tutto per cosa? Per farti quello scimmione? Sei solo una lurida zoccola, non hai meritato sei anni della mia vita, mi fai schifo! Ed io che ero passato per scusarmi e chiederti di uscire a cena…”
Bulma fremette di rabbia, voleva saltargli addosso, voleva dirgli tutto quello che pensava su di lui, che era stata lei a sprecare del tempo con lui e non viceversa, che era una donna adulta, che poteva liberamente decidere con chi stare e che non erano affari suoi, voleva, ma venne preceduta da Vegeta.
“Ti avevo detto di non farti mai più vedere in questa casa o è impressione mia?”
“Io faccio quel che voglio scimmione!”
“Tsk… cos’è hai per caso deciso di morire e non hai il coraggio di levarti di torno da solo? Non ho tempo da perdere io, ho altro da fare”
“Cos’è ti devi sbattere quella troietta? Oh ma fallo pure, anche qui, davanti a me, tanto ormai sappiamo tutti quello che vale e sicuramente le piacerà farlo con un animale come te!”
Vegeta a quel punto non ci vide più dalla rabbia e gli si scagliò contro. Voleva ucciderlo, voleva punirlo per quello che aveva osato dire, nessuno poteva permettersi di offendere il suo onore e di passarla liscia, nessuno. Se si era contenuto fino a quel momento era stato solo perché non voleva commettere un omicidio davanti a Bulma, gli seccava ricordarle di quanta ferocia fosse capace, eppure adesso non riusciva più a contenersi, voleva ucciderlo, ma prima avrebbe sofferto.
Iniziò a prenderlo a pugni, Bulma sentiva distintamente il rumore prodotto dal contatto tra le nocche del sayan e il volto del suo ex. Non voleva che finisse così, non voleva assolutamente solo che adesso chi li avrebbe divisi? Lei era una scienziata, mica una guerriera…
“E adesso muori verme…” disse Vegeta prima di scagliare una piccola ma potentissima sfera di luce contro la testa di Yamcha ma qualcosa, o meglio, qualcuno deviò il suo colpo.
“Ehi Vegeta ma si può sapere cosa stia succedendo qui?” chiese Kaharot materializzandosi sotto lo sguardo adirato del principe.
“ Succede bell’imbusto che non sei altro che questo deficiente del tuo amico non ha capito che tra lui e Bulma è tutto finito e che non deve più mettere piede qui dentro…” rispose Vegeta sempre più seccato.
“Si ma non c’era bisogno di reagire così cioè ci sono altri…”
Bulma si era gettata su Vegeta, aveva il viso nascosto contro il suo petto e stava singhiozzando. Kaharot li guardò sbigottito, perché la sua amica stava abbracciando il suo acerrimo nemico/amico? Perché stava piangendo? Perché non aveva fatto nulla per dividerli?
“ Stai bene vero amore mio?” chiese lei con un filo di voce.
Kaharot rimase senza parole…

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Capitolo 7
*** Chiarimenti e spiegazioni ***


Kaharot continuava a guardare la coppia allibito. Bulma, la sua migliore amica, colei con cui aveva condiviso mille avventure e di cui credeva di conoscere ogni segreto, era abbracciata a Vegeta, un sayan come lui che però era sceso sulla terra con l’intenzione di uccidere lui e tutti i terrestri.
Bulma intanto continuava a passare una mano sul petto di Vegeta, come a volersi sincerare che stesse bene, che fosse tutto intero. Lui non stava ricambiando l’abbraccio della giovane donna, tuttavia non lo stava nemmeno respingendo, si limitava a stare immobile, quasi come fosse una statua.
La scienziata ad un certo punto riprese il contegno di se stessa e si rivolse al suo vecchio amico.
“ Grazie Goku, se non fossi intervenuto tu non so come sarebbe andata a finire, Vegeta ha fatto quel che ha fatto solo per difendermi… ti prego… porta via Yamcha di qui, non voglio che si faccia ancora del male” disse tirando su col naso ed indicando l’uomo svenuto a terra.
Goku non se lo fece ripetere due volte, eseguì il favore chiestogli da Bulma e tornò indietro. Lei lo stava aspettando fuori dalla Gravity Room, Vegeta aveva ripreso ad allenarsi ma evidentemente lei gli voleva parlare.
“ Vuoi entrare? Credo… credo di doverti delle spiegazioni…” disse lei prendendolo per un braccio e conducendolo verso casa sua, evidentemente la sua era solamente una domanda retorica e comunque Goku vedendola così sconvolto non se la sentì di dire di no.
La giovane scienziata si era subito ricomposta e dopo aver servito del caffè caldo e dei pasticcini al suo ospite, prese a parlare spiegandogli quanto le fosse successo nelle ultime settimane.
“Urka e così adesso tu e Vegeta state insieme?” proruppe Goku addentando l’ennesimo pasticcino alla crema.
“Non so se stiamo insieme, non so se sia corretto definire così quello che ci è successo, sai com’è fatto… però… io credo proprio di essermi innamorata di lui!” biascicò lei mentre sorseggiava cauta il suo caffè.
“A me piacete molto come coppia. Lui non sarà proprio il principe azzurro ma è pur sempre un principe e poi noi sayan sembriamo sempre giovani!”
Bulma scoppiò a ridere ed il resto del pomeriggio trascorse in un clima sereno e rilassato. Per quanto adesso lei e Goku fossero adulti, nessuno poteva toglier loro il piacere di confrontarsi, di ridere e di scherzare come quando erano bambini.
Quando i due vecchi amici si salutarono era quasi ora di cena così Bulma decise di andare a darsi una rinfrescata prima di mangiare. Aveva appena finito di lavarsi quando sentì qualcuno chiamarla dal giardino.
“Bulmaaaa…. Buuuuulmaaaaaa…”
La giovane si affacciò al balcone avvolta nel suo accappatoio rosa preferito, con ancora decine di pinze tra i capelli.
“ Ti sembra questo il modo di presentarti?” chiese lui ridendo.
“E a te sembra questo il modo di chiamarmi? Credevo fosse successo qualcosa!” lo rimbrottò lei.
“Ti devo parlare. Scendi tu o salgo io?”
“Sto arrivando, dammi un secondo e sono da te!”
La giovane si preparò in tutta fretta, infilò i vestiti della sera precedente e scese di corsa in giardino.
Il solo era tramontato ormai da un pezzo e Bulma fece fatica a scorgere la sagoma del principe seduto su una panchina al buio, lontano dalle luci della casa.
“Ciao” disse lui non appena lei gli si fu  fatta vicina.
“Ciao Vegeta, volevi parlarmi?” gli chiese lei sedendosi al suo fianco.
Lui si voltò a guardarla e non le rispose, si limitò a prendere il suo viso tra le mani e la baciò con una passione tale da stordire entrambi. Poi d’improvviso si staccò lasciando la giovane immersa nel profondo dei suoi occhi d’ebano, con le guance più roventi del fuoco.
“Cosa hai detto a quello là?” chiese lui con tono asciutto e distaccato.
“Ti riferisci a Goku?- non aspettò risposta riconoscendo l’ovvietà della propria domanda- Beh gli ho solo detto la verità, ho creduto opportuno dargli delle spiegazioni visto quel che aveva visto”
“Hai fatto bene” rispose lui lasciandola spiazzata. Lei di certo non si aspettava la sua approvazione, anzi, era pronta ad una sfuriata dove il principe ribadiva la sua totale estraneità al mondo umano ed invece era lì, seduto di fianco che le dava ragione.
 
 
Buonasera cari,
so che questo capitolo arriva con evidente ritardo sulla tabella di marcia ma gli esami di stato prima, le ferie dopo ( con annessa mancanza di pc e connessione), mi hanno purtroppo impedito di aggiornare. Spero che questo inconveniente non abbia danneggiato la vostra lettura e colgo anzi l’occasione per ringraziare le oltre mille persone che hanno letto la storia fin qui.
Un particolare ringraziamento va alle seguenti persone che hanno inserito la mia storia tra le seguite/preferite.
-
Berri 927 
Bulma e Vegeta 
 - 
cucciola92 
 - 
Emily11 
 - 
emmae  - Erica83 
 - 
GindelDeserto 
 - 
Hope31 
kikkaXD
 - Lisa95
 - Margherita Dolcevita
 - MartinaSs 
 - 
Nihila Lannister
princess_serenity_92 
sarettapink
 - silvia_arena
Bulma e Vegeta 
 - 
CiUffEttA 
coniglietto 94 
 - 
debby san princ 
 - 
francyslytherin 
Giada00 
 - 
GohanXD 
Infine permettetemi di dedicare questo capitolo a coloro che fino ad oggi mi hanno sostenuta con le loro recensioni ovvero:
-Zappa
-Gohan xd
-Murdershewrote
-Sarettapink
-Emily11
-Disney and db fan
-Lady sayan

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Capitolo 8
*** L'isola del Genio ***


Era un pomeriggio assolato di una domenica di luglio, Vegeta e Bulma si frequentavano ormai da un paio di mese e tutto sommato, considerato quello che era stato l’inizio burrascoso della loro storia, potevano affermare con tutta serenità, che le cose stavano andando decisamente meglio di quanto si aspettassero.

All’orizzonte non si profilava nessun nemico feroce che minacciava di annientare tutti I terrestri e far esplodere la Terra, gli allenamenti di Vegeta procedevano incessanti e davano I loro frutti, da qualche settimana infatti padroneggiava perfettamente la tecnica per diventare un super Sayan.

Bulma dal canto suo si era dedicata anima e corpo ai suoi studi di ingegneria elettronica e quando era in pausa dai libri trascorreva il tempo in officina a sperimentare e collaudare nuovi marchingegni per la Capsule Corporation e per il compagno.

La loro unione infatti stava dando piacevoli frutti anche dal punto di vista professionale, contrariamente alla prima apparenza, Vegeta si era rivelato un uomo colto, in grado di discorrere dei più svariati argomenti e spesso la sera si erano ritrovati insieme a ragionare su quale fosse la soluzione migliore per un determinato ingranaggio.

Il principe a modo suo, certo a volte con metodi non troppo consoni, la spronava a dare il meglio di se stessa ma non mancava mai di esserle d’appoggio se qualcosa andava storto o non secondo I suoi piani.

Qualche sera prima, ad esempio, un robot che secondo I progetti di Bulma doveva essere in grado di resistere senza problemi a gravità elevatissime, permettendo così a Vegeta di allenarsi con un partner meccanico nella macchina gravitazionale, era letteralmente saltato in aria ferendo anche il suo “avversario”. La giovane scienziata si era così trovata trafelata a corrrere per il giardino in preda alla paura che fosse successo qualcosa di irreparabile e con I sensi di colpa che la divoravano.

A nulla erano servite le rassicurazioni di Vegeta sul fatto che quelli che a lei sembravano profondi tagli, in realtà altro non fossero che dei miseri graffietti che sarebbero guariti in breve tempo.

Quella mattina Bulma aveva ricevuto un invito dal Genio delle tartarughe perchè trascorresse il weekend nela sua isola con tutti gli altri amici di un tempo.

Dopo una breve telefonata di ricognizione con Chichi, era giunta alla conclusione che sarebbe stato presente anche Yamcha e questo un po’ la turbava e non potè fare a meno di confidare I suoi timori all’amica.

“ Beh … ho un’idea Bulma! Stai a vedere che risolvo io I tuoi problemi senza metterti nei guai” disse Chichi con aria di chi la sapeva lunga.

Stava per tramontare il sole quando Goku si parò dinnanzi Bulma e Vegeta fermi davanti la fontana del giardino di casa Brief a parlare.

“ Ehilà ragazzi, interrompo qualcosa?” chiese ridendo con la sua solita aria scanzonata.

“ Forse a breve ad interrompersi sarà la tua vita Kakarot!” rispose il principe infastidito da quell’interruzione. Non aveva visto Bulma per tutto il giorno e ora quel cretino si presentava lì come se fosse casa sua, così, senza alcun preavviso!

Bulma sorrise amichevolmente ignorando le parole di Vegeta.

“ Non interrompi nulla Goku, sai che qui sei e sarai sempre il benvenuto, dimmi pure, hai per caso bisogno di qualcosa?”

“ Beh sai quella rimpatriata dal Genio, quella dove ci saremo io, Crilin, Tensing, Yamcha … - Goku non potè fare a meno di notare come l’altro sayan fosse scattato subito sull’attenti nel sentire il nome dell’ex di Bulma – pensavo Vegeta, dato che anche Bulma è stata invitata e che sicuramente passerà tutto il suo tempo con mia moglie a parlare di cose da femmine, che ne diresti di venire pure tu? Ci possiamo allenare insieme, lì tra l’altro basta andare sul mare e non rischiamo di far male a nessuno, che ne dici amico mio?”

“ Punto primo non sono un tuo amico, io sono il principe dei Sayan e tu sei solo una terza classe. Punto secondo, mi hai per caso mai sentito rifiutare un combattimento?”

Bulma sorrise tra sè e sè, l’idea di Chichi di coinvolgere Vegeta tramite Goku era stata davvero brillante, doveva ammetterlo, ogni tanto quella donna sapeva davvero essere geniale!

Fu così che quella sera stessa, il vecchio gruppo di amici, con qualche aggiunta, si ritrovò a casa del vecchio Genio.

Bulma aveva sistemato le sue cose nella sua vecchia stanza, non era molto grande ma vi era decisamente affezionata. Vegeta, accolto dallo stupore dei più e dal risentimento di uno, si limitò a lanciare la sua sacca all’ingresso della camera della scienziata per poi entrare e richiudersi la porta alle spalle.

“ Io dormo qui” sentenziò.

Bulma annuì pacata. “ Anche io, è camera mia da sempre praticamente, da adolescente ho trascorso più tempo qui che a casa dei miei”

Vegeta non parlava, si limitava a guardarla attento. Poco dopo avrebbero dovuto cenare sulla spiaggia, c’erano già I tavoli imbanditi e le fiaccole piantate nella sabbia e la ragazza era arrivata con un abitino a suo dire poco appropriato per le persone che erano presenti.

Che Bulma amasse mettere in mostra il proprio corpo e la propria femminilità, era una verità assoluta, tuttavia a parere del principe, quella sera avrebbe anche potuto evitare.

Chichi aveva indosso un comune vestitino da mare che sembrava più adatto ad una vecchia signora che ad una giovane moglie, Bulma invece indossava un morbido paio di pantaloni scuri che fasciavano perfettamente le sue forme e un top dello stesso blu scuro, che lasciava poco spazio alla fantasia.

Più volte Vegeta si era perso a spiare il solco tra I seni che si formava ogni volta che la ragazza si muoveva ed era certo che anche gli altri uomini cedessero alla tentazione di lasciar cadere lo sguardo.

“ Non potresti mettere qualcosa di più consono addosso?” disse all’improvviso, come ridestatosi dai suoi pensieri, ancora appoggiato con finta aria strafottente allo stipite della porta.

“ Perchè? Non mi sta bene questo completo?” chiese innocente.

Il principe in tutta risposta si limitò a scuotere la testa rassegnato all’idea che Bulma fosse un genio in tutto ma non di certo nella gestione di certe situazioni.

A cena Bulma venne precettata dal piccolo Gohan che le si sedette accanto sciorinandole tutte le lezioni di scienza che aveva appreso fino a quel momento a scuola. Il piccolo era molto legato alla scienziata, lei lo trattava sempre come un bambino della sua età e non come una piccola macchian da guerra. Con lei poteva parlare di scuola, delle bambine che gli stavano antipatiche, di quanto mamma Chichi fosse una rompi scatole e del suo sogno di diventare un disegnatore di fumetti di supereroi.

Qualunque fosse l’argomento proposto dal piccolo sayan, Bulma appariva sempre interessata ed affascinata, lo ascoltava attenta e poneva un sacco di domande, decisamente incuriosita da cosa potesse partorire la mente di quel bimbetto di soli sei anni.

Vegeta dal canto suo si era seduto qualche posto più in là, alla destra della donna e aveva trascorso la serata a mangiare tutto quello che gli capitava a tiro e a discutere con Goku su quale fosse la miglior tecnica di allenamento da poter mettere in pratica nei giorni successivi.

Nonostante l’argomento della conversazione lo interessase molto, non poteva fare a meno di tenere controllato Yamche e le sue mosse. Aveva più volte fatto cadere lo sguardo sulle forme dell’ex ma si era limitato a quello al momento e Vegeta si era promesso di non farsi prendere da sciocchi sentimenti umani come la gelosia.

Ma il suo autocontrollo venne messo a dura prova quando Bulma accettò insieme agli altri l’assurda proposta di Kakarot di fare il bagno al chiaro di luna. Se possibile in quel momento stava odiando ancor di più quello sciocco.

Vedere Bulma avvolta da un bikini nero immergersi nelle fredde acque dell’oceano, esattamente davanti ai suoi occhi, non lo lasciava di certo indifferente, anzi. Dallo scoglio su cui si era posizionato, lontano da tutto e da tutti, poteva ammirare le forme di lei che si muovevano agili tra I flutti del mare, parzialmente illuminati dai chiari raggi della luna.

La vide avvicinarsi a lui con delle timide bracciate, dedusse dovesse iniziare a sentire la sua mancanza, non avevano avuto alcun contatto per tutta la serata.

Bulma si poggiò allo scoglio con gli avambracci, posandovi sopra il viso. Lo guardò piena di affetto, gli sguardi che rivolgeva a lui, non li aveva mai rivolti a nessun altro.

“ Ciao Vegeta ….”

Il principe abbassò lo sguardo fingendo di notarla solo in quel momento.

“ Donna!”

“ Tu non fai il bagno con noi?” sembrava esserci una nota di delusione nella sua voce.

“ No, non mi abbasso mica a fare queste cose da deboli umani!” rispose con tono forse un po’ troppo aggressivo, di certo non aveva intenzione di ammettere che se ancora non aveva tentato alcun approccio più spinto era perchè si vergognava a mostrarle il proprio corpo costellato di cicatrici.

Quella mappa di odio, morte e dolore, un tempo era stata il suo più grande vanto. Ad ogni segno sulla pelle coincideva un nemico abbattuto, una vittoria da aggiungere alla sua infinita collezione, adesso però, agli occhi di Bulma, temeva che quelle stesse cicatrici potessero risultare come un affronto.

Lei era così bella e perfetta che sicuramente si sarebbe ritratta davanti quello scempio che era il suo corpo. Dopo l’incidente della gravity room, grazie al cielo, a spogliarlo del tutto e a medicarlo erano intervenuti I medici altrimenti lei si sarebbe subito resa conto di quello che lui cercava così affannosamente di nascondere.

Bulma gli si sedette accanto, poggiando la testa bagnata sulla sua gamba e sospirando serena.

“ Mi sei mancato tanto … speravo ti immergessi con noi, volevo starti un po’ vicina” si lasciò scappare in un sussurro.

Vegeta si lasciò cadere a sedere accanto alla donna e, dopo aver controllato che nessuno potesse vederli, se la tirò tra le braccia baciandola.

Come sempre in quei brevi momenti di fugace intimità, il corpo di Bulma si adattò a quello del principe tanto da sembrare complementare.

Vegeta le scostò I capelli dal viso e si soffermò a osservare I lineamenti eleganti della ragazza, fece vagare lo sguardo sul suo corpo quasi nudo, adagiato fiducioso tra le sue braccia, non si preoccupò di nascondersi durante quell’attento esame delle curve della giovane.

Di non esser un santo non aveva mai fatto mistero con lei. Non le aveva mentito riguardo le tradizioni dei mercenari dopo che aver assoggettato un popolo e di certo non si sarebbe nascosto proprio ora che stava compiendo uno degli atti più pudici della sua vita.

Una mano andò ad accarezzare leggermente il solco tra I seni di Bulma che si irrigidì appena, era la prima volta che il sayan la toccava a quel modo.

“ Sei così perfetta … la tua pelle è come il cielo del paradiso, nivea e perfetta!”.

Quelle parole, pronunciate dal principe come una mera costatazione dei fatti, suonarono a Bulma come il più dolce e sincero dei complimenti che le erano mai stati rivolti ed incapace di rispondere in un modo che la facesse sembrare qualcosa di diverso da una quindicenne alla prima cotta, si limitò a ricongiungere le sue labbra a quelle del principe.

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Capitolo 9
*** Compagna ***


L’indomani mattina, mentre Goku e Vegeta si allenavano tra loro, Yamacha, il Genio e Crilin facevano colazione insieme come ai vecchi tempi.

“ Ma avete notato dova ha dormito Vegeta?” chiese Crilin curioso come non mai.

Il Genio annuì, quella mattina, verso le cinque si era alzato per prendere un bicchier d’acqua e aveva visto il principe dei Sayan uscire dalla stanza di Bulma, intento a sistemarsi la battle suit, gli aveva rivolto un grugnito di saluto dopodichè era svanito nel nulla insieme a Goku.

“ Sì, l’ho visto uscire dalla camera di Bulma stamattina – disse l’anziano – probabilmente neanche lui è immune al fascino delle belle donne!” rispose divertito.

Yamcha posò il caffè sul tavolo con fare tutt’altro che delicato.

“ Quella sciocca sembra non aver capito in che razza di guai si sta mettendo facendo l’oca giuliva con quel mercenario da strapazzo!”

“ Di certo non in guai più seri di quelli in cui mi sono infilata stando con te per anni – proruppe una Bulma piuttosto infuriata uscendo dalla sua camera – e se proprio ci tieni così tanto a me, perchè non racconti ai tuoi compagni di pettegolezzi cosa mi hai fatto qualche mese fa? O ti vergogni a dire che le hai prese, per l’ennesima volta sottolineerei, da Vegeta?”

“ Io non avrei fatto un bel niente se tu non avessi fatto la sexy con me per poi piangere e urlare come una gallina a cui stanno per tirare il collo!” rispose piccato e sulla difensiva Yamcha.

“ Io avrei fatto la sexy con te? Io? Ma ti droghi o hai preso talmente tante botte in testa da non capire più le cazzate che dici? Io non aspettavo certo la tua visita, ero a casa mia, nel mio laboratorio a lavorare e se permetti mi vesto come mi pare e piace! Sei tu che hai cercato di mettermi le mani addosso e hai ignorato tutti I miei no!”

“ Oh ma certo, che stupido che sono, tu ti eri vestita come una puttana perchè speravi che lo scimmione passasse da lì e morisse ai tuoi piedi, vero? Peccato che tu non abbia capito che per lui sei solo una scopata tra le tante. Ho visto come festeggiavano le vittorie lui, Dodoria, Nappa e gli altri, a suon di scopate violente con le femmine conquistate, cos’è ti stai offrendo come sua ennesima preda? Eppure avevo più stima di te … ma evidentemente sei solo una cagna in cerca di qualcuno che la domi” le sbraitò contro l’ex compagno.

Bulma, ormai accecata dalla rabbia e vinta nell’orgoglio, gli tirò un ceffone prima di correre via nel tentativo di nascondere le lacrime che avevano inizato a rigarle il viso.

Chichi, che intanto come tutti gli altri presenti si era svegliata per via delle urla provenienti dal soggiorno, corse dietro all’amica.

La trovò accoccolata contro una palma sul retro della casa del Genio. I timidi raggi di sole che filtravano tra le foglie della pianta mettevano in risalto I solchi delle lacrime sulle sue guance nivee e I singulti del suo petto scosso dal pianto.

Chichi si accovacciò accanto all’amica.

I primi periodi che si erano conosciute, tra le due non regnava certo chissà quale simpatia, poi però con il tempo entrambe si erano dovute ricredere ed erano diventate grandi amiche.

Inizalmente Chichi aveva pensato a Bulma come ad una ricca ragazzina viziata che non aveva mai dovuto accettare un no in vita sua ed era gelosa del rapporto che aveva con Goku. Poi però aveva notato come quella sua prima impressione fosse ben distante dalla realtà, per quanto provenisse da una famiglia agiata, Bulma era una donna che si era fatta da sola, intelligente, tosta ed avventurosa e il rapporto che la legava a Goku era del tutto fraterno, ne aveva avuto piena conferma quando l’aveva vista spingere l’amico d’infanzia a farle la proposta di matrimonio arrivando perfino a comprare l’anello a sue spese pur di fargli fare bella figura ed ottenere la sua mano.

Bulma la guardò tra le lacrime, si vergognava infinitamente a farsi vedere in quel modo.

“ Sono … sono lacrime di rabbia, non … non freintendere!” bofonchiò imbarazzata tirando sul con il naso.

L’amica le passò un fazzoletto e le sorrise comprensiva.

“ Lo so perfettamente, Yamcha è stato un perfetto coglione e tu sei stata fin troppo signora a tirargli un solo ceffone!”

“ Non … non ci ho più visto dalla rabbia dannazione … mi ha umiliata e trattata da schifo davanti a tutti e poi … poi quelle cose che ha detto su Vegeta … Kami mi ha fatto accapponare la pelle. Vorrei avere la forza di Vegeta per stendere Yamcha come un tappetino al sole, invece sono qui a piangere dal nervoso e mi sono anche fatta mala alla mano tirandogli quel ceffone, dannazione!”

Chichi sorrise pensandò tra sè che l’amica e il principe del Sayan non erano poi così diversi come poteva sembrare.

 

Dentro casa Yamcha si stava subendo I rimproveri di tutti.

Il Genio si era detto amareggiato e deluso da quanto fosse caduto in basso, Crilin gli aveva dato dell’insensibile per come si era comportato con Bulma e Tensing lo guardava con disprezzo. Per quest’ultimo infatti, trattare a quel modo una donna, era quanto di più riprorevole potesse esistere.

Ma a stupire e far tacere tutti I presenti fu l’intervento del piccolo Gohan che con il suo pigiamino verde e rosso con I pigiamini, si piazzò davanti ad Yamcha tutto serio e gli sferrò una serie pressochè infinita di calci e pugni.

Nessuno doveva toccare zia Bulma, nessuno, tantomeno quel babbeo che l’aveva offesa davanti a tutti e l’aveva fatta pure piangere.

Ci volle la forza di tutti I presenti per placare quella piccola furia e il successivo intervento di Chichi accorsa a quel vociare per fargli capire che per quanto il suo fosse un gesto nobile, era sbagliato risolvere le cose con la violenza.

 

Quando all’ora di pranzo I due sayan rimisero piede all’isola del Genio, trovarono tutti gli altri uomini affaccendati in uno strano silenzio nella preparazione del barbecue.

Vegeta fece vagare lo sguardo in cerca di Bulma ma non la vide nei paraggi, ad attirare la sua attenzione fu però il figlio di Kakarot che si dirigeva verso di loro a passo di marcia.

“ Principe Vegeta?” squittì con la voce ancora da bambino.

Vegeta lo guardò sorpreso, mai il piccoletto l’aveva chiamato a quel modo, perchè farlo proprio adesso?

“ Dimmi …” lasciò cadere lì fingendo disinteresse.

“ Posso parlarle in privato? Riguarda la nostra gente” rispose tutto serio sotto gli occhi divertiti del padre e del principe stesso che stranamente acconsentì a quella richiesta troppo formale per provenire da un bimbetto scatenato come Gohan.

Non appena Goku se ne fu andato, lasciando loro la privacy richiesta, Gohan iniziò a sciorinare tutto quello che era successo quella mattina.

Raccontò di essersi svegliato con le urla di Bulma e di Yamcha, di aver sentito tante cattiverie su di lui e su sua zia e di averla difesa con tanto di “rissa da bar” come l’aveva definita sua madre.

Vegeta lo ascoltò attento, non perse una parola tra quelle pronunciate dal piccolo e solo quando questo ebbe finito il suo racconto, gli mise una mano sulla spalla complimentandosi per il suo lavoro.

“ Sarai un bravo Sayan da grande” disse rivolgendo a Gohan quello che per lui era il più grande tra I complimenti che si potessero fare a uno della sua specie.

Poi andò da Goku ordinandogli di seguirlo.

“ Che … che succede Vegeta?”

Goku raramente aveva visto il principe così furente e non capiva cosa potesse avergli detto Gohan da farlo arrabbiare così tanto.

“ Vieni con me da tua moglie e da Bulma, ho bisogno di parlargli!”

 

Le due donne erano su un’isola vicina a prendere il sole, in totale relax, stese sulla spiaggia una accanto all’altra a chiacchierare del passato e di altre frivolezze e rimasero decisamente sorprese quando si videro apparire davanti I due sayan.

Goku si gettò immediamente sulla sabbia accanto alla moglie, ridendo divertito per la sua mise decisamente leggera rispetto agli standard, Vegeta invece fece cenno a Bulma di avvicinarglisi cosa che lei fece immediamente per trovarsi teletrasportata su un’altra spiaggia.

Non appena arrivati la ragazza avvertì le gambe leggere e uno strano giramento alla testa, non era abituata a quel genere di spostamenti e si aggrappò alle spalle di lui per non cadere.

Vegeta si accomodò sotto le fitte fronde di un albero, poco distante dalla battigia e se la tirò addosso.

“ La medicazione alla mano è fatta male – disse senza fare una piega – se tiri fuori una di quelle capsule mediche che ti porti sempre dietro, te la sistemo io”

Bulma annuì sorpesa, estrasse da una tasca degli shorts una capsula e la fece esplodere rivelandone il contenuto.

Vegeta disfò la medicazione fatta dalla ragazza e prese a medicarla in modo decisamente migliore. Sebbene sapesse come muoversi e cosa fare, era estremamente cauto ed attento, non voleva farle male, aveva delle brutte escoriazioni sulla mano.

“ Non sono proprio un asso a far a botte” disse lei ridendo imbarazzata.

Vegeta la guardò a sua volta sorridendo e scuotendo il capo.

“ A dire il vero sul mio pianeta ti avrebbero dato direttamente dell’incapace. Meno male che c’ha pensato il figlio di Kakarot a sistemare quel bell’imbusto! Ma spero sappia che appena avrò finito con te gli toccherà una ripassata dal sottoscritto ed io di certo non meno come un lattante”

“ Sai … sai già tutto allora?”

Vegeta annuì traquillo.

“ Ah ah … il moccioso ha ritenuto opportuno far rapporto al suo principe!”

Bulma sorrise e lo baciò sulla fronte mentre era ancora a capo chino e concentrato nel chiudere la medicazione.

“ Grazie Vegeta, temevo ce l’avresti avuta con me!”

Il principe sollevò lo sguardo confuso.

“ E adesso perchè dovrei avercela con te?”

“ Perchè meno come una rammollita e ho pure pianto dal nervoso”

“ Sì beh … sei un po’ una pappamolle ma hai più palle di qualsiasi donna che abbia mai conosciuto, per questo sei la mia compagna!”

Bulma sorrise felice nel sentire che lui la considerava come una compagna.

“ Tu … tu mi vedi come la tua compagna? – chiese sorpresa guadagnandosi un’occhiataccia dal principe – cioè sai – cercò subito di correggersi – è che non pensavo che per un popolo di guerrieri come quello Sayan fosse una cosa importante il rapporto di coppia”

Vegeta si stiracchiò e tolse la parte superiore dell’armatura rimanendo con la battle suit.

“ Per noi Sayan la coppia è importantissima e siamo devoti e fedeli come nessun altro che abbia conosciuto in anni e anni di conquiste. D’altronde il tuo partner è quello che ti guarda le spalle in battaglia, chi sarebbe tanto stupido da inimicarselo ?”

“ Ma io non combatto con te, non son buona manco a tirar due ceffoni” gli fece notare lei.

Lui scoppiò a ridere nel sentire quella costatazione.

“ Ma su di te posso contare per altro e poi … – il principe fece una pausa rammentando che certe cose non erano da lui – e poi che ne diresti di fare quel tuffo insieme che tanto rompevi I coglioni ieri sera per fare?”

Bulma scoppiò a ridere e gli tirò un buffetto sulla spalla, un comportamento così confidenziale che fatto da chiunque altro, gli sarebbe senza dubbio costato la vita, ma a lei Vegeta permetteva questo e altro.

 

Bulma si sfilò timidamente gli short e il top mostrando un bikini verde petrolio ben aderente alle sue forme. Vegeta dal canto suo si spogliò della battle suit rimanendo con quelli che sulla Terra avrebbero comunemente definito boxer.

L’indumento, blu scuro come la battle suit era realizzato dello stesso materiale di quest’ultima e aveva un foto per la coda che il sayan, una volta nudo, attorcigliò attorno alla vita.

Bulma si soffermò a guardarlo, estasiata dalla perfezione di quel corpo scultoreo e definito in ogni dettaglio.

Se quello di Yamcha era forgiato da ore e ore di palestra e qualche scontro, quello del Sayan era stato plasmato da una vita intera di battaglie, e I segni di quegli scontri erano ben visibile su tutte le cicatrici sparse per il corpo dell’ uomo.

Una in particolare attirò la sua attenzione, aveva una forma slabrata e si trovata poco sotto il petto del principe, all’altezza dello stomaco.

Bulma la osservò un momento poi ricordò che il colpo mortale di Freezer aveva trafitto Vegeta proprio a quell’altezza e istintivamente gli si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lui e baciando delicatamente il segno di quel brutto ricordo.

Vegeta in un primo momento si irrigidì, mai a nessuno aveva concesso di toccarlo a quel modo. Tutte le volte che era stato a letto con una donna era per puro piacere suo e più che un’unione era il suo libero sfogo agli istinti, le prendeva, le usava finchè non era soddisfatto e poi le lasciava lì, mai nessuna aveva avuto il privilegio di toccarlo come un’amante sua pari e Bulma quel vantaggio sulle altre se lo era preso da sola, senza chiedere niente a nessuno, nemmeno a lui, proprio come avrebbe dovuto fare la principessa dei Sayan.

Chi avrebbe mai detto che proprio quelle cicatrici gli avrebbero donato così tanto piacere anche in quel frangente?

Vegeta si godette il contatto delle calde labbra di lei sul suo addome, il giocare della sua lingua sulla cicatrice, lì dove la pelle era più sensibile, lo fece eccitare fino a fargli scappare un gemito cosa che la ragazza non si lasciò scappare, sollevando su di lui il suo sguardo curioso e innamorato.

Il principe si chinò alla sua altezza e le prese il viso tra le mani, violando le sue labbra con la lingua, in un impeto urgente di sentire il suo sapore. Le morse le labbra fino a farne uscire qualche goccia di sangue che bevve avidamente mentre con mani bramose le sganciava il reggiseno del costume lasciando così libero alla sua vista lo spettacolo di quei seni perfetti.

Bulma arrossì ma non lo fermò, gli passò le mani tra I folti capelli scuri e si spinse verso di lui, in un chiaro invito che il principe certo non si fece ripetere, iniziò infatti a suggerle un seno provocandole una serie di gemiti sempre più forti e aumentando decisamente l’eccitazione di entrambi.

Ma quando Vegeta mosse la mano verso l’intimità della ragazza, questa si irrigidì appena tra le sue braccia e il suo odoro cambiò, da eccitato e sicuro passò a spaventato e timoroso cosa che fece subito scattare un campanello d’allarme nella testa del Sayan che per la prima volta in vita sua antepose qualcuno a sè.

Trasse un profondo respiro e se la tirò in braccio per poi immergersi con lei nelle acque cristalline.

Le sorrise rassicurante, non avrebbe fatto nulla se non un bagno con lei.

Bulma lo baciò accoccolandosi su di lui, il viso poggiato sulla sua spalla e le braccia attorno al collo taurino di lui, I seni premuti forte su quel petto costellato di cicatrici.

“ Perdonami Vegeta … io ...”

“Per avermi abbracciato come se fossi un umano senza palle? Ma figurati … te lo permetto solo perchè qui non ci vede nessuno ma non prendere il vizio che davanti ai tuoi amici non te lo concederò mai”

Bulma scoppiò a ridere felice.

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Capitolo 10
*** Nuovi nemici in vista ***


Vegeta si stese sotto una palma poco distante dal bagnasciuga.

L’ombra e la frescura gli concessero un momento di tregua dagli estenuanti allenamenti cui si sottoponeva da sempre.

Osservò Bulma, la ragazza era rimasta sulla riva a prendere il sole. Si beò della vista delle sue curve perfette abbracciate dai timidi raggi solari del tardo pomeriggio.

Si fermò per qualche istante sui seni della donna, quei seni che qualche ora prima aveva potuto saggiare e toccare e su cui da mesi sognava di trascorrere le notti.

La bella scienziata era da sempre il suo tallone d’Achille, la sua spina nel fianco.

Che fosse una bella donna, nessuno poteva negarlo, ricordava perfettamente i commenti di Nappa la prima volta che si erano scontrati con Goku e gli altri, il vecchio sayan le aveva posato gli occhi addosso e aveva fatto qualche pensierino non troppo carino su di lei.

Ora che ci ripensava, la cosa gli dava la nausea.

Bulma però non era solo una bella donna, non si era avvicinato a lei per quello, di belle donne ne aveva viste a bizzeffe nel corso della sua vita, lei era intelligente, sagace, ironica, orgogliosa e testarda.

Spesso, quando Vegeta si trova a pensare a lei, si rendeva conto di quanto in realtà, al di là delle apparenza, fossero simili.

Si chiese per un attimo se, qualora la sua vita fosse andata diversamente, se non fosse stato messo al servizio di Freezer sin dalla più tenera età, se sarebbe stato in grado di manifestare i suoi sentimenti e le sue insicurezze come faceva Bulma.

La donna non esitava a mostrargli il proprio affetto, a parlargli del proprio passato alla ricerca delle sfere del drago, della sua relazione con quel pivello …

Il principe scosse la testa e si tirò su a sedere.

“Donna!” chiamò in tono che voleva esser amichevole ma che nei fatti non lo era.

Bulma si diresse verso di lui con fare incuriosito.

“ Sì Vegeta? Hai già perso i modi da principe di poc’anzi?” rise.

Il principe la squadrò da capo a piedi mentre rimetteva la battle shuit.

“ Sta venendo buio e inizio ad aver fame, torniamo all’isola del vecchio e vediamo che si fa per cena?”

Bulma gli si avvicinò e premendo dolcemente le labbra sulla sua guancia, gli si strinse addosso pronta al teletrasporto.

Il sayan notò che era rimasta in costume, il pareo era stretto nella mano che teneva al suo collo per aggrapparsi.

Vegeta la strinse maggiormente contro di sé e la baciò sulle labbra nell’esatto momento in cui attivò il teletrasporto.

Quando arrivarono all’isola del genio, le loro labbra erano ancora incollate e i loro corpi erano stretti ben oltre quel che serviva per assicurare alla donna la sicurezza del trasporto.

Il sayan la tenne a sé il tempo che si riprendesse dallo shock dato dalla velocità, poi la spinse delicatamente dentro casa per farsi la doccia e sistemarsi in vista della cena.

 

Chichi lo guardava dall’amaca vicino, aveva in braccio Gohan, la donna non parlava ma i suoi occhi lo facevano per lei, sperava che lui risolvesse una volta per tutte il problema con Yamcha.

Poteva stare pur certa che lui non aveva atteso altro tutto il giorno.

Si avvicinò a passo di marcia verso il terrestre che lo fissava da quando erano arrivati.

Si fermò a pochi centimetri dal suo viso.

“ La lezione dell’ultima volta non ti è bastata? Se volevi farti sbattere da una donna, farsi prendere a ceffoni, non mi sembra il modo migliore, no?” disse sogghignando.

Yamcha cercò di rispondere a tono ma gli uscì solo uno strano blaterare.

Il principe gli posò una mano sui testicoli e strinse forte deridendolo.

“ Cerca di mostrare più palle la prossima volta, vieni da me a dire che la mia compagna è una poco di buono, fatti menare da me ...”

Il vecchio genio frappose il suo bastone tra i due.

“ Principe Vegeta – intervenne con tono riverente e rispettoso, come mai prima d’allora aveva fatto – credo che Yamcha abbia compreso il suo sbaglio. Oggi lo abbiamo rimproverato tutti. Bulma per noi è una di famiglia e non permetteremo a nessuno di mancarle di rispetto, in alcun modo” lasciò intendere che l’ultima parte era rivolta anche a lui e a qualsiasi altro.

Vegeta lo guardò.

Quel vecchio aveva osato frapporsi tra lui e quella che lui considerava una sua preda e lo aveva fatto davanti a tutti, sebbene gli avesse mostrato il giusto rispetto, non era certo permesso a chiunque di mostrare quell’insolenza.

Stava per rispondergli in modo piccato quando intervenne Bulma.

La scienziata, ancora in tenuta da spiaggia, si parò tra il sayan e il vecchio.

“ Vegeta – proruppe con fare allarmato che fece immediatamente drizzare le orecchie dei presenti – lo scouter in camera nostra ha iniziato a illuminarsi, come … come se rilevasse qualcosa!”

Il principe e Goku si diressero immediatamente verso la camera della donna e come preannunciato, notarono subito il rilevatore che si accendeva e spegneva a intermittenza.

Il problema però, era che nessuno di loro rilevava un’aura nelle vicinanze.

Vegeta prese lo scouter tra le mani ed iniziò a rigirarlo e premere dei tasti. Guardava l’oggetto con fare confuso.

“ Ho provato anche io … ma non sono riuscita a capire cosa stia succedendo – ammise Bulma – così ti ho chiamato, magari è colpa mia, non sono ancora esperta della vostra tecnologia”

Ma il sayan scosse la testa.

“No, sai tutto quello che c’è da sapere, ti ho messa al corrente di tutto” rispose l’uomo sedendosi sul letto con il mano il rilevatore che faceva le bizze.

Bulma gli si sedette accanto e iniziò a manovrare insieme al compagno su quel piccolo oggetto tecnologico, sotto gli occhi attenti dei presenti.

“ Però, non sapevo te ne intendessi di quelle cose Vegeta, allora sei un piccolo genio anche tu!” rise Goku, constatando però, quello che era nella mente di tutti.

Avevano sempre immaginato Vegeta come uno spietato mercenario pronto a imbrattarsi le mani del sangue di vite innocenti, mai lo avevano pensato in laboratorio a sporcarsi le mani tra ingranaggi e fogli di calcolo.

“ Tsk … un capo deve sapere tutto di quel che lo circonda, altrimenti chiunque può rivolgerti contro i tuoi stessi marchingegni e i tuoi stessi sottoposti!”tagliò corto Vegeta.

Bulma sorrise impercettibilmente a quel commento. Sì, lei e il sayan erano decisamente più simili di quel che sembrava ad un occhio inesperto.
Goku si sedette accanto alla donna, lo sguardo improvvisamente serio e concentrato.

“ Pensi possa trattarsi di una minaccia?” chiese rivolto all’altro uomo.

Il principe annuì.

“ Solo una volta mi è capitata una simile situazione, in occasione dell’attacco dei Payluk, un popolo in grado di celare le proprie aure e attaccare a sorpresa”

Goku si sfregò le mani, pronto alla battaglia.

“ Finalmente qualcosa di interessante da fare quest’estate” rise.

 

 

Bulma si prese un momento per bere dell’acqua fresca e schiarirsi le idee, quando uscì trovò Goku e Vegeta, in giardino, parlottavano concentrati con delle birre in mano.

La scienziata preferì non interromperli, nonostante il principe le avesse lanciato un’occhiata, come per dirle “ ti ho vista, ho visto che sei qui”.

Gohan andò da lei.

“ Zia, zia, pensi che presto combatteremo?”

La donna lo prese in braccio e gli baciò la fronte.

“ Non so tesoro … non so davvero, spero di no” sussurrò la donna tenendoselo stretto al petto.

Uno strano senso di inquietudine la scosse dal profondo. Si chiese se anche questa volta, anche di fronte a questo nuovo nemico, l’avrebbero scampata.

L’ idea che questi nuovi nemici sapessero nascondere le proprie auree e così attaccarli all’improvviso, le faceva paura.

Negli anni si era ormai abituata ad aspettare i suoi amici, era abituata al sangue, alle ferite e alla morte. Yamcha aveva sempre partecipato agli scontri e più volte ne era uscito sconfitto, tuttavia mai prima d’ora aveva provato un simile senso d’inquietudine come quello che sentiva adesso contorcerle le viscere mentre pensava a Vegeta impegnato in uno scontro, mentre valutava l’idea che qualcuno potesse ferirlo o peggio, portarlo via da lei.

Gohan la guardò sorpreso.

Involontariamente la donna lo aveva stretto maggiormente e il suo cuore aveva preso a battere più forte.

“ Zia … che hai? Non stai bene?” sussurrò allarmato al suo orecchio.

Bulma scosse la testa e lo rimise a terra, non prima di avergli scoccato un ulteriore bacio sulla guancia paffuta.

“ No … no tesoro, non abbiamo nulla da temere, sono solo piuttosto stanca”

Non appena Gohan, convinto dalle parole della zia, andò a giocare sulla riva con delle tartarughe appena nate, Chichi si avvicinò all’amica e le passò un braccio attorno alla vita sottile.

“ So cosa provi” disse notando lo sguardo perso della scienziata.

Bulma, dal canto suo, si limitò a poggiare il capo sulla spalla dell’amica e a stringersi maggiormente nel proprio pareo.

“ Mi sento strana – soffiò via Bulma – mai in tutti questi anni son stata presa da simili timori, eppure le battaglie non sono mancate”

La moglie di Goku sorrise sardonica, come una che ne sapeva più del diavolo.

“ In tutti questi anni non sei mai stata innamorata forse ...”

La bella scienziata la guardò con tanto d’ occhi, stava per ribattere quando la consapevolezza della veridicità delle affermazioni dell’amica, la colse come un uragano in piena.

Annuì, annuì e si strinse sommessamente in quell’abbraccio.

 

 

Vegeta aveva notato lo strano comportamento di Bulma, tuttavia non riteneva opportuno e dignitoso, chiederle delle spiegazioni davanti a tutti, così quando la scienziata entrò a farsi una doccia, il principe lasciò passare qualche minuto e poi la seguì.

Sentì lo scrosciare dell’acqua e i singhiozzi della scienziata.

Non capiva cosa stesse succedendo, sapeva solo che sentirla in quello stato gli dava fastidio, sentiva uno strano peso all’altezza della bocca dello stomaco.

Tolse gli stivali, la corazza e i guanti, rimase con la battle suit addosso e senza parlare entrò nel piccolo bagno.

Bulma sentendo la porta aprirsi, venne scossa dal un tremito di paura.

“ Sono io … sono io” la rassicurò subito il sayan sedendosi contro la porta, lo sguardo fisso nei suoi occhi pieni di lacrime.

Bulma sospirò.

“Che ...che ci fai qui? Credevo stessi parlando con Goku”

“ Gli ho già detto tutto quello che dovevo. Tu cosa hai?”

Bulma gli diede le spalle insaponandosi i capelli.

Il sayan fece cadere lo sguardo sui suoi glutei sodi e sulla schiena liscia e perfetta, la desiderava, eppure qualcosa dentro di lui, come qualche ora prima in spiaggia, gli diceva che finché lei non fosse stata pronta, non doveva fare nulla.

“ Inutile che mi dai le spalle donna! Sentivo i tuoi singhiozzi fin da fuori, si può sapere cosa hai?”

“ Nulla … mi era solo entrato dello shampoo nell’occhio”

Il sayan sbuffò.

“ Certo … mentre in spiaggia con la moglie di quel buon a nulla di una terza classe … cosa stavi facendo? Ti scambiavi ricette di torte?”

La ragazza scostò la tendina semi trasparente e gli lanciò la più torva delle occhiate.

“ Si può sapere cosa ti interessa?”

“ Mi deconcentri. Finchè non so cosa hai non riesco a pensare razionalmente al combattimento e questo mi infastidisce!” tagliò corto lui.

Bulma afferrò al volo un asciugamano e uscì dalla doccia senza neanche chiudere l’acqua.

Sì coprì alla bene e meglio e gli andò contro a passo di marcia, furente e arrabbiata.

“ Certo!- urlò- Certo! Perchè tu pensi solo ed esclusivamente al combattimento, ti viene duro solo a pensare di spedire qualcuno all’altro mondo … peccato che io se ti immagino in uno scontro … ora come ora sto male e mi sto anche maledicendo perché non sono mai stata una donnina sentimentale ...io...”

Ma il principe non le fece terminare il discorso, la afferrò di scatto e la fece sedere sulle proprie gambe.

 

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Capitolo 11
*** Sensazioni ***


Vegeta le cinse i fianchi con un braccio. Posò piano il capo nell’incavo del collo di Bulma e vi depositò un leggerissimo bacio. Se la pelle della donna non fosse stata più che sensibile al tocco del Sayan, non si sarebbe neanche resa conto di quel fugace contatto tra la sua pelle e quelle labbra screpolate dal sole e dalla salsedine.

“ Sei una donnicciola e non capisco perché ti ostini a negarlo” soffiò il principe all’orecchio della scienziata.

Lei sbuffò a metà tra il divertito e il seccato, poggiò una mano su quella che lui aveva poggiato sul suo grembo e strinse forte.

“ Non lo sono. Non lo sono affatto – disse convinta – ho solo … ho solo questo nuovo timore, questa paura che mi contorce le budella e che mi fa pensare che quelli come te, prima o poi, andranno a morire in uno dei tanti scontri in cui vi gettate come il Genio sui giornaletti zozzi!”

Al sayan scappò una risatina divertita.

“ Ah allora non era una mia impressione che il vecchiaccio fosse particolarmente affascinato dalle belle donne!”

La donna scosse la testa.

“ No, sono decisamente il suo tallone d’Achille!” rispose abbandonando per un attimo la tensione che le avviluppava le membra.

“ E comunque tu non pensi che quelli come me vadano a gettarsi negli scontri per puro piacere, tu pensi che IO lo faccia. Lo hai detto chiaro e tondo prima, secondo te mi viene duro al solo sentire parlare di un possibile scontro”

Bulma si voltò leggermente per guardarlo in viso, dal suo tono non riusciva a capire se fosse arrabbiato o altro.

“ E hai ragione – continuò il principe – IO amo combattere, amo la sensazione che si prova quando il nemico esala l’ultimo respiro guardandoti con terrore, amo percepire la paura, il timore e il terrore che accompagnano ogni mio passo ...”

Bulma si irrigidì leggermente nel sentire quelle parole. Ricordò il loro primo incontro, la paura di esser uccisa da quell’uomo dallo sguardo di ghiaccio e si trovò a constatare quanto le cose fossero cambiate nell’ultimo periodo.

Gli ultimi mesi erano stati come un giro infinito sulle montagne russe. Si era trovata dall’essere la fidanzatina di Yamcha, dal sopportare i suoi continui tradimenti, le sue scappatelle e le sue bugie, all’essere la compagna del principe dei Sayan.

E Bulma, in un barlume di fredda lucidità, non mancò di constatare come il trattamento a lei riservato, fosse diametralmente diverso da quello riservato a chiunque altro avesse avuto la sfortuna di incappare nel cammino del sayan.

“ Ma?” si azzardò a chiedere la donna, intuendo che il discorso del principe non fosse terminato lì ma che al contrario, preannunciasse uno strano cambio di toni e argomenti.

Vegeta si prese un attimo per osservarla.

“ Ma le cose adesso sono diverse – iniziò cauto, come sondando il terreno, mantenendo il contatto visivo con lei – muoio dalla voglia di combattere, è vero. Sono il principe dei Sayan, per me lottare, vincere e conquistare sono essenziali come per te bere, respirare o mangiare … ma adesso ho anche una strana premura di scendere in campo per arrestare il loro cammino, per evitare che possano fare del male ...” ma il principe non riuscì a terminare la frase, l’orgoglio glielo impedì.

Bulma capì.

Si alzò dalle gambe del principe. Lasciò cadere l’asciugamano e velocemente si rivestì, o meglio, si mise addosso degli slip puliti e un reggiseno e tornò a sedersi accanto all’uomo.

“ Scusa, con quel coso addosso non potevo sedermi comoda senza sembrare una che voleva lanciarla via” disse semplicemente.

Vegeta non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo. Si era perso nell’estatica contemplazione di quei ricciolini blu che scomparivano tra le gambe della donna, nella curva perfetta delle sue cosce mentre la stoffa leggera degli slip saliva a coprire il frutto del suo desiderio.

Ma lei non gli aveva detto nulla, non si era girata e non gli aveva chiesto di farlo.

Si era semplicemente sistemata davanti ai suoi occhi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“ Mesi fa quando quell’idiota ti aveva strappato il vestito, ti sei coperta subito il seno e oggi …” disse lui constatando stranito quel cambio totale d’atteggiamento. Che c’entrasse con quello che era successo in spiaggia?

Bulma sorrise.

“Abbiamo quasi fatto l’amore Vegeta … mi avevi già vista quasi completamente nuda … e so che non mi consideri una tua preda” disse lei infine.

Lui la guardò con fare interrogativo, mai aveva sentito quelle parole “ fare l’amore”, così lei aveva definito quel delicato inizio d’amplesso che era avvenuto tra loro poco prima.

“ Fare l’amore?” chiese palesando per la prima volta la propria ignoranza riguardo qualcosa.

Lei sorrise e annuì.

“ Sulla Terra a volte diciamo così – iniziò a spiegare pacatamente – sesso è quando lo facciamo con delle persone per cui magari proviamo solo dell’affetto o dell’attrazione fisica … – si interruppe un attimo in cerca delle parole giuste per dirgli quel che pensava – mentre … facciamo l’amore con la persona con cui condividiamo progetti, sogni, aspirazioni … con cui abbiamo voglia di costruire qualcosa insieme!”

Bulma rimase per qualche istante in attesa di una reazione da parte dell’uomo seduto al suo fianco, temeva di aver parlato troppo e di aver rovinato quello che sentiva crescere tra loro.

Ma Vegeta non si scompose più di tanto, certo, non le disse che anche lui aveva pensato ad un loro possibile amplesso in modo così romantico, ma si limitò ad annuire per poi alzarsi e tenderle la mano per aiutarla ad alzarsi.

Il principe fece per aprire la porta del bagno e andarsene quando sentì la delicata mano della scienziata stringersi attorno al suo polso.

“ Vegeta …” le uscì dalle labbra con uno strano tono, sembrava quasi intimorita.

Lui si voltò ad osservarla e quasi senza capirlo se la trovò nuovamente stretta addosso.

Bulma aveva le braccia strette attorno al collo del sayan, in punta di piedi si tendeva per aderire maggiormente a lui, per raggiungere quei pochi centimetri che li separavano ma che in quel momento le sembravano una distanza necessariamente da colmare.

“Grazie … grazie Vegeta”

Lui sorrise e la spinse ancor più contro di sé.

Percepì le curve del suo seno e del suo morbido ventre contro il proprio addome scolpito.

Lei lo baciò, poggiò dolcemente le sue labbra carnose contro quelle screpolate di lui e se ne appropriò mordendole piano, come a voler lasciare una traccia del suo passaggio.

Vegeta gemette a quel femmineo attacco, poggiò le mani sui glutei di lei e la tirò su fino a mettersela in braccio, il pube di lei, fasciato solo dal delicato slip che si era messa poc’anzi si scontrava ad ogni loro movimento con il rigonfiamento tra le gambe di lui.

La sentì gemere a sua volta per quella sollecitazione quasi fanciullesca, si beò del sentire la morbida carne delle sue gambe che affondava tra le sue mani callose mentre bramose e vogliose la toccavano nell’urgenza di averla tutta per sé.

Ripensò a tutte le sue avventure, al suo battesimo del sesso poco più che bambino, con un’abitante del pianeta Modur, a quelle urla di dolore che accompagnavano i suoi grugniti di piacere, ai suoi affondi egoisti e privi di ogni delicatezza e si sentì un uomo totalmente diverso rispetto a quello che popolava i suoi ricordi.

Se qualche anno prima gli avessero detto che si sarebbe trovato nel bagno di un vecchio terrestre a tenere tra le braccia una donna in paziente venerazione dei suoi sospiri di piacere, sicuramente avrebbe compiuto una strage per il sol fatto che qualcuno avesse potuto pensare a lui in tal modo.

Ma in quel preciso momento, in quel frangente di serenità, in quella stanza ancora piena di vapori e profumi della sua Bulma, decise di lasciare fuori dalla porta qualsiasi preconcetto e pregiudizio su di sé e su quello che avrebbe potuto o dovuto fare e si abbandonò completamente a lei.

Scivolò piano contro la porta, si sedette a terra tenendo Bulma ben ancorata a sé, la guardò con occhi ricolmi di parole mai dette mentre le slacciava il reggiseno.

Lei lo lasciò fare, si protese in avanti offrendosi al suo sguardo e alle sue labbra che non tardarono a suggere un capezzolo.

La donna reagì immediatamente a quell’attenzione, il seno le si inturgidì dando così modo all’uomo di giocare meglio con quella parte di lei così sensibile. Affondò le mani tra i capelli d’ebano di lui mentre sentiva l’eccitazione bagnare le sue mutandine tanto velocemente quanto si muoveva la lingua di lui sulla sua pelle.

“Vegeta” questa volta il nome dell’uomo uscì dalle sue labbra come una preghiera.

Lui strofinò le labbra sul suo collo per poi salire alla sua bocca e zittirla con un bacio.

La voleva.

“Vegeta” incalzò lei con maggiore affanno nella voce. Non aveva mai sperimentato quell’urgenza, quel bisogno di averlo.

 

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Capitolo 12
*** 12. Compagni ***


Vegeta strinse la presa sui glutei della donna e affondò il viso nell’incavo dei suoi seni.

Respirò a pieni polmoni il suo profumo mentre il suo udito si beava dei gemiti sommessi della donna che aveva tra le braccia e che invocava il suo nome.

Bulma lo stava praticamente supplicando di fare l’amore con lei e lui quasi non riusciva a capacitarsene. Mai si era trovato in una simile situazione, mai aveva desiderato una donna con tale ardore e fermezza, mai, men che meno, la suddetta donna si era trovata in posizione di poterlo ricambiare.

Sollevò lo sguardo incontrando gli occhi celesti di lei, erano umidi e arrossati dalla miriade di emozioni da cui era stata travolta in quella giornata, ma nel loro profondo, le uniche cose che il principe dei sayan riusciva a leggere, erano desiderio e amore.

 

Vegeta senza difficoltà si sollevò in piedi tenendosi la bella scienziata stretta addosso.

Avvolse la coda sul bacino di lei mentre con passi lenti e decisi, la portava nella loro camera da letto attigua al bagno dove erano rimasti sino ad ora.

Lei aveva preso a baciargli e mordergli il collo, non aveva mezze misure Bulma, nè nel quotidiano nè nell’amore, sentiva i denti di lei affondare alla base delle sue spalle mentre si spingeva verso di lui.

Quasi ruggì quando vide le labbra di lei macchiate del cremisi del suo sangue. La vide leccarsi le labbra prendendo i suoi occhi scuri in ostaggio, un sorrisino strafottente e beato si dipinse sul volto di lui a quella vista.

Bulma era la compagna per lui, ora che aveva modo di vederla in quel frangente, ne era più che certo.

Lei era come lui, erano fatti della stessa pasta. Era bella, selvaggia forte e indomita a modo suo.

Se un solo gesto della mano di lui sarebbe stato in grado di disintegrare, una sola carezza di lei, sarebbe bastata in quel momento a metter lui in ginocchio.

Senza troppe cerimonie la spinse contro il muro rosa della camera in cui aveva vissuto sin da ragazzina e le intrappolò le mani nelle sue sopra le loro teste. La forza del suo bacino da sola, era perfettamente in grado di sorreggere il peso di lei e la scienziata sembrava esserne perfettamente consapevole, non ebbe alcun dubbio infatti, quando la lingua di lui andò a ghermirle un seno, nello spingersi verso di lui in cerca della sua intimità, guadagnandosi un altro gemito gutturale del principe.

 

Bulma si tese dinnanzi a lui, le spalle poggiate sulla parete, le gambe strette al bacino di lui. Gli offrì il collo e il seno, protese l’addome verso le sue carezze, mostrandogli ancora una volta, senza paura alcuna, la sua fragilità.

Bulma non aveva paura di quello che il sayan avrebbe potuto o voluto fare con lei, quello che temeva era la possibilità di doversi riabituare a vivere senza di lui, a reprimere il desiderio delle loro chiacchiere sotto le stelle, dei suoi baci e delle mani di lui che senza mai chiedere permesso scorrevano sicure lungo il suo corpo.

Si chiese come mai con lui fosse capitolata al primo sguardo, al primo segnale di interesse mentre con Yamcha le ci fossero voluti oltre sei anni solo per mostrarsi in tolpless dinnanzi ai suoi occhi.

A Bulma piaceva esser guardata, ammirata e desiderata, sapeva che Yamcha – come altre centinaia di uomini d’altronde – ma mai si era trovata a desiderare così tanto di esser l’oggetto delle attenzioni di qualcuno.

Si trovò senza fiato quando sentì la punta della coda di lui sfilarle gli slip e carezzare la sua intimità.

Si spinse verso quello strano organo del sayan che con la sua calda e ruvida peluria stava solleticando la sua parte più intima e raccogliendo i suoi umori.

 

Si trovò ad ubbidire senza fiatare quando lui pose la coda dinnanzi al suo viso, bagnata e grondante della sua eccitazione.

La prese in bocca senza parlare, godendosi a pieno quell’intrusione selvaggia tra le sue labbra. Sentì il proprio sapore e la cosa non fece altro che aumentare la sua eccitazione e la sua voglia di congiungersi all’uomo.

Quando sentì le dita di lui entrare piano in lei, come se nutrisse un rispetto quasi religioso per lei e per il suo corpo e il suo piacere, Bulma quasi urlò di piacere facendo nascere un sorrisino soddisfatto sulla bocca dell’alieno.

 

A Vegeta piaceva vederla così, era sicuro che sarebbe potuta tranquillamente diventare la sua nuova droga il suono della voce di lei quando era vicina a godere.

Spinse la coda ancor più dentro la bocca di lei, per poi tirarla fuori, farla scorrre sui capezzoli turgidi di lei e sulle proprie labbra. Voleva sentire tutto di quel momento tra loro, l’afrore inebriante della sua eccitazione, la sua saliva calda sul suo pelo.

Sotto gli occhi attenti di lei, senza smettere per un solo istante di toccarla, mimò un pompino con la sua stessa coda, un gesto sfacciatamente sessuale cui lei volle prendere immediatamente parte e fu così che si trovarono ancora una volta stretti l’uno all’altra, inconsapevoli di dove inizasse lei e dove finisse lui a suggere entrambi dalla medesima appendice che a tratti si trovava a fare da spartizione ai loro baci appassionati.

 

Bulma conficcò le unghie nelle spalle di lui quando sentì le pareti della sua vagina contrarsi per lasciar libero sfogo al suo piacere.

Vegeta tenne le dita al suo interno fino all’ultimo istante, fin quando le contrazioni del suo utero non si placarono e l’aria tornò nei suoi polmoni, poi si chinò e in ginocchio, come mai nessuno prima d’ora l’aveva visto, neanche Freezer prima di dargli il colpo di grazia, si mise a suggere il nettare che colava copioso dalle cosce di lei.

La scienziata, inebriata di piacere e oramai dipendente da tutto ciò che lui decidesse di fargli, si trovò al allargare le cosce dandogli modo di poterla leccare e assaporare ancora più a fondo.

Affondò le unghie laccate di rosso in quella fitta coltre scura che erano i capelli del principe e quando sentì la lingua di lui passare sul suo clitoride, gli spinse ancor più il viso sulla propria intimità.

 

“Cazzo Vegeta, sei … sei dannatamente perfetto” si lasciò scappare lei quando lui la prese nuovamente in braccio per poi stenderla sul letto.

Lui sorrise e le si pose sopra, reggendo il suo peso con un braccio mentre con l’altra mano le scostava una ciocca di capelli bagnati dal viso.

“Tu non sei da meno donna, non mi sono mai divertito tanto prima … neanche in battaglia” rise.

“Mmmh … lieta di fartelo diventare più duro di quanto non lo faccia l’idea di andare in guerra, mio principe” rispose con tono sensuale che al suddetto principe costò un battito.

 

Bulma allungò una mano a toccare l’erezione di lui, passò i polpastrelli lungo tutta la lunghezza per poi chiudere la mano in corrispondenza del rigonfiamento della cappella.

Si mosse piano dapprima, facendo scorrere la pelle su e giù, scoprendo la punta del pene di lui già bagnata.

Lo guardava fisso in viso.

Vide i suoi occhi chiudersi e i denti bianchi affondare in quelle labbra sempre un po’ screpolate e un gemito gutturale farsi strada dalla sua gola.

Non aveva mai toccato un uomo in quel modo, aveva desiderato farlo con Yamcha qualche volta, ma temeva che da lì in poi non si sarebbero fermati e non voleva andare fino in fondo con l’ex compagno.

“Vado bene così amore?” gli chiese lei delicata e un po’ dubbiosa all’orecchio, temendo la propria inesperienza.

Lui annuì poggiando la fronte contro la sua. Aveva udito perfettamente il modo in cui lei lo aveva chiamato e doveva ammettere che, per quanto gli facesse strano, gli si era stretto il cuore nel sentire quel nomignolo.

 

“Va tutto bene Bulma – disse soffocando un gemito – sei … sei eccezionale” disse per poi sollevarsi e cambiare posizione.

Fece in modo di avere il viso all’altezza del pube di lei mentre il suo pene sfiorava le labbra di lei.

Non fece in tempo a leccare di nuovo l’intimità di lei, che sentì il proprio cazzo sparire nella bocca di lei che lentamente lo stava suggendo.

Il sayan dovette far appello a tutta la sua esperienza per rimanere lucido in quel frangente, non si aspettava che Bulma facesse una cosa simile, credeva piuttosto che avrebbe continuato lo splendido lavoro di mano che aveva cominciato poc’anzi, ma quella donna era sempre in grado di sorprenderlo e farlo sentire come la parte mancante del suo puzzle.

 

Bulma non aveva programmato di arrivare a tanto, credeva che quello sarebbe stato uno step successivo, una coccola che si sarebbe riservata per quando avessero avuto, se mai l’avessero raggiunta, un’intimità collaudata, ma quell’inversione di posizioni, l’intuire cosa stesse per fare lui, avevano fatto cadere ogni sua barriera e ogni sua certezza.

 

La stanza adesso odorava di loro due, della loro pelle, del loro sudore e del loro piacere. Quelle pareti dove per anni aveva fantasticato su uno Yamcha che cambiava e divenica più maturo, adesso erano il teatro di un’unione che lei avrebbe osato tranquillamente definire perfetta.

Vegeta per lei non era più un nemico da temere da molto tempo, ma in quegli ultimi mesi era stato capace di diventare il suo baricentro, il suo punto di riferimento e la sua colonna portante.

Il Vegeta che aveva incontrato per la prima volta e che sul pianeta Nameck voleva rubarle le sfere del drago, era totalmente diverso da quello che per molte notti aveva condiviso con lei le più importanti scoperte scientifiche del suo popolo e che l’aveva aiutata nella creazione di nuovi materiali sempre più forti e resistenti.

C’era stato un tempo in cui si era chiesta perché Goku nutrisse un profondo rispetto per Vegeta, si era chiesta cosa l’amico vedesse di tanto speciale in un uomo che a lei sembrava solo un pazzo sanguinario, poi quando, spinta dalla cusiosità, gli aveva aperto le porte di casa, si era resa conto che il suo migliore amico aveva ragione da vendere e che per la prima volta, era arrivato a qualcosa prima di lei.

 

Vegeta non era un pazzo sanguinario ma un re senza trono, un bambino strappato alla sua famiglia e al suo popolo, assoggettato ad un tiranno che lo usava come arma nei confronti degli altri popoli.

Sapeva dagli stessi racconti del principe, da dove provenissero la maggior parte delle sue cicatrici, glielo aveva raccontato qualche settimana prima, rispondendo alla sua domanda sul perché non si togliesse quasi mai la maglia, al contrario di Goku e degli altri.

Le aveva risposto che mai in vita sua aveva provato un sentimento simile alla vergogna, ma che sentiva qualcosa che gli si avvicinava nel mostrare deliberatamente le condizioni in cui versavano la sua schiena e il suo addome. Freezer lo aveva educato a frustate, sin dai suoi sei anni. Ad ogni sua minima disubbidienza corrispondevano mille frustate da parte di Dodoria, Zarbon e della loro cricca di leccapiedi.

Per un attimo aveva provato l’istinto di stringere quel bambino tra le proprie braccia e di proteggerlo dal mondo intero.

Ricordava di essersi accoccolata contro il suo petto quella sera e di aver pianto a lungo. Lui non aveva fiatato, aveva compreso piangesse per lui e per tutto quello che c’era stato nella sua vita prima di incontrarla, così si era limitato a chiuderla in un abbraccio protettivo.

 

Quando sentì l’eccitazione di lui arrivare alle sue labbra, la giovane donna non si spostò neppure per un attimo anzi, ne bevve ogni goccia come avrebbe fatto un assetato nel deserto con il fondo della propria borraccia, poi, con una leggera spinta, fece capire all’uomo che voleva ribaltare ancora una volta le posizioni, si trovò dunque seduta sulle gambe di lui, quei blocchi granitici che un attimo prima avevano tremato di piacere per lei.

Si sporse a baciarlo, michiando le loro salive e i loro sapori, poi senza che lui se lo aspettasse, si sollevò e guardandolo fisso negli occhi, gli disse di amarlo.

Vegeta sorrise nel sentire quelle parole, non aveva mai detto una cosa simile in quasi trent’anni della sua vita, ma sapeva perfettamente cosa volessero dire.

Zurdu e sua moglie Axia, una prima classe, fedelissimi al re e alla sua famiglia, avevano sempre detto apertamente di amarsi alla follia e la vita gli aveva insegnato che amare qualcuno, voleva dire esser pronti a tutto per quella persona, anche a sacrificare la propria vita come durante una battaglia piuttosto ostica, aveva fatto Zardu.

E lui per Bulma sarebbe morto e risorto all’infinito.

 

Bulma si mise seduta su una coscia del principe e iniziò a stofinarsi su di lui, per darsi piacere, per alleviare il bisogno che sentiva crescere nel ventre di avere un altro orgasmo, di esser nuovamente sulle vette del piacere.

Si stava masturbando su quei muscoli scolpiti da mille battagli mentre con le dita si torturava i capezzoli sotto gli occhi estasiati del sayan che estasiato la osservava non perdendosi neanche un dettaglio della sua sessione di autoerotismo.

Con Vegeta, quel pomeriggio, si era scoperta donna e non perché non sapesse di esserlo, aveva quasi ventitre anni, sapeva di non esser più una bambina, ma con il principe dei sayan, aveva scoperto la sua dimensione dove non aveva paura di mostrarsi per quella che era.

Era ormai prossima a raggiungere nuovamente l’orgasmo quando le mani di lui la presero per i fianchi e la misero nuovamente sotto quel corpo possente.

 

“Apri le gambe Bulma” le ordinò lui con un tono che a tutti sarebbe sembrato un ordine ma che a lei appariva come una supplica.

La giovane annuì eseguendo quanto le era appena stato chiesto, non ebbe alcuna esitazione o alcun ripendamento quando sentì l’erezione di lui farsi strada nella sua intimità fino a rompere l’ultima sottile barriera che li divideva.

Lo sentì affondare fino ai testicoli e gemere di piacere, sapeva che aveva fatto forza su se stesso per non esser irruento e fargli male.

Lei catturò immediatamente le labbra di lui e gli strinse le esili braccia al collo mentre lui iniziava a muoversi in lei.

I loro visi erano talmente vicini che respiravano l’uno il respiro dell’altra, Vegeta aveva cercato nuovamente le mani di lei e le aveva nuovamente bloccate sopra le loro teste mentre con affondi pieni e cadenzati la faceva sua.

Era lui ad avere il controllo, di questo Bulma ne era consapevole, ma era lei ed il suo piacere a dargli i limiti entro cui muoversi, il sayan infatti non si muoveva se non accompagnato dai gemiti di piacere di lei.

 

Il principe affondò nuovamente in lei, il fiato che si faceva via via più corto mentre sentiva il bisogno di venire e riempire il ventro candido di lei del suo seme.

“Ridimmelo … ridimmelo” la incitò lui sollevandole le gambe sulle sue spalle e aumentando il ritmo.

Bulma sorrise e senza chiedere cosa volesse sentirsi dire, ripetè le esatte parole che il sayan tanto bramva di udire.

“Ti amo Vegeta, ti amo più della mia stessa vita” disse convinta un attimo prima di soffocare un gemito mordendo le lenzuola.

Ma il principe le prese il volto con una mano e la costrinse a guardarlo.

“Ti amo Bulma” le disse sorridendole come mai nessuno, neanche lei, lo aveva visto sorridere.

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