Io sono Arcadia.

di Madame Grandier
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Prologo
Testa bassa, occhi offuscati da delusione liquida, anima fragile, lei corre via dal disprezzo dell’uomo che ha sempre amato. Più di chiunque altro.
Tadashi l‘ha accusata di amarlo più di quanto ami lui.
È vero, gli ha risposto. Ma senza riuscire a specificare che quell'adorazione che ha verso Harlock ,ha origini diverse dall'amore che nutre per lui.
Lo schiaffo che le ha dato e la parola “ sgualdrina” hanno preceduto ogni spiegazione volesse dargli.
E Harlock, dietro di loro, che ha assistito a tutto , ogni gesto, ogni parola, avrà pensato anche lui che è una puttana che flirta con Tadashi e fa la smorfiosa con il capitano?
Ormai pensano tutti che è una poco di buono?
Quanto brucia quell’ineluttabile presa di coscienza, a cui non aveva pensato, persa nei suoi sogni di bambina cresciuta.
Continua a ripetersi di aver combinato un disastro, mentre la voce della dolce Met le risuona nelle orecchie :《 Devi dire la verità bambina mia. Altrimenti perderai il tuo Tadashi.》
Inciampa. Perde l’equilibrio e cade sui propri palmi, che sporge in avanti istintivamente per attuire la caduta e forse si è slogata un polso.
Si siede a ridosso di un muro, stringendoselo e nemmeno riesce a vedere tra le lacrime.
Sua madre cosa penserebbe di lei? Che è la solita, sciocca sognatrice?
Ma la colpa è anche sua se si trova lì: le ha sempre parlato di Harlock con sconfinato orgoglio e altrettanto sconfinato amore.
Si sente chiamare.
Harlock è all’impiedi, di fronte a lei che la osserva tra un connubio di tenerezza e…delusione?
《 Non sono una poco di buono.》
Sussurra singhiozzando.
《 Non sei nemmeno chi dici di essere.》
Secco e lapidario.
Si circonda le ginocchia con le braccia e lì nasconde il viso. I lunghi capelli scuri le scivolano davanti come un sipario che si chiude su ogni bugia o verità non detta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Disegno della magnifica Davy Jones 71
 
 
Dove essere per il ciclo:  oggi è  particolarmente sensibile. 
 
Più del solito.
 
Oppure è per il cielo plumbeo, che le rende sempre l’anima pesante.
 
 Entrambe le cose messe insieme probabilmente. 
 
 Non lo sa. Sa soltanto che ha tanta voglia di piangere e chiusa nel bagno della scuola  si lascia andare singhiozzando come una bambina.
 
 Dura giusto il tempo di alleggerirsi un pò l’anima, quel poco che basta per non piangere in classe davanti a tutti, perché sarebbe stato inevitabile, da come le sentiva pungere da dentro per uscire fuori.
 
Quella mattina ha litigato di nuovo con sua madre e a quanto pare non è l’unica ad avere divergenze con la figura materna. Poco fa, ha catturato  qualche parola che si sono scambiate dietro al suo banco due compagne: ieri   una di loro  ha avuto una lite furiosa con sua madre, e suo padre per coccolarla l’ha portata prima a fare shopping e poi a mangiare una pizza. Solo loro due insieme.
 
 E così si è ritrovata a pensare e a fantasticare su come sarebbe stato se ci fosse stato lui, suo padre, e le si è formato un nodo alla gola. Il tempo di chiedere di andare in bagno per scioglierlo insieme alla tristezza, prima di affogarci dentro.
 
 In realtà se lo chiede spesso come sarebbe se ci fosse stato lui nella sua vita, nemmeno fosse l’antidoto ad ogni malumore, soprattutto  per quelli che nascono con  sua madre, la quale le rimprovera spesso il carattere chiuso e difficile.
 
 
《 Tutta tua padre!》
 
 
È solita dire; una considerazione che suona più come un’accusa, nemmeno se  avesse deciso lei di ereditare quella caratteristica del genitore e segretamente, nel suo cuore, ne è orgogliosa e le fa sentire più vicino quel padre che ha conosciuto solo in foto.
 
E in foto ha conosciuto un giovane uomo di bell’aspetto,  dall’espressione fiera e solenne, con un fondo di malinconia in fondo a quell’iride dal colore indecifrabile, che a volte sembrava nocciola e  altre verde come le foglie in primavera; uno sguardo custode di tante perdite affettive, tutti dettagli che sua madre le aveva raccontato nel corso degli anni: la perdita di Maya, suo primo amore di gioventù e Il suo  amico fraterno Tochiro, per primi.
 
E poi sua madre stessa, Mayu Oyama, fuggita via prima che il capitano Harlock scoprisse di stare per diventare padre.
 
Ma  se sua madre le rimprovera spesso, ma con malcelato amore, di avere lo stesso caratteraccio dell’uomo che ha partecipato al suo concepimento, le dice altrettanto spesso, che fisicamente somiglia di più a sua nonna paterna, anche se Mayu l’ ha vista solo in qualche foto scoperta in fondo ad un cassetto negli alloggi di Harlock, quando dopo aver fatto l’amore con lui la prima volta, si è messa in cerca di una sua t shirt da indossare quella notte, stretta tra le sue braccia.
 
Vive di ricordi non suoi Arcadia, e tra quei ricordi raccontati da sua madre sa di essere molto simile a sua nonna paterna, Edith, nome che lei stessa porta  come secondo  nome. Capelli lunghi e scurissimi fino al punto vita,  esile come tutto il resto del corpo; seno appena accennato, gambe lunghissime, portamento regale. E gli occhi! diamanti scuri e splendenti da cerbiatta, orlati da frange di ciglia lunghissime e setose così ricurve, da toccare l’arcata sopraccigliare; ecco in cosa somiglia alla madre di suo padre. 
 
《 Ma lo sguardo, il modo di guardare come se avessi il potere di sciogliere il ghiaccio, quello lo hai ereditato da tuo padre. 》
 
 
Arcadia ama sentire parlare di lui. Lo ama come un mito irraggiungibile, nonostante avessero lo stesso sangue nelle vene e si chiede spesso se  Harlock avesse saputo della sua esistenza, le avrebbe voluto bene anche lui? Se Harlock avesse saputo di lei, sua figlia, l’avrebbe cercata?
 
Forse  idealizza quello che non ha e vorrebbe avere per sé, ma fatto sta, che la sua mancanza nella sua vita, le  fa sentire come amputata la metà del suo cuore. No che Mayu le avesse fatto mancare l’affetto o  qualsiasi  altra cosa  avesse desiderato: si era sempre data da fare per non far pesare a sua figlia l’averle sottratto la figura paterna, anche perché lei stessa sa cosa significa, essendo  cresciuta  a sua volta  senza genitori, in un orfanotrofio .
 
Harlock era stato l’unico affetto e con gli anni quell’affetto era divenuto amore e quell’amore aveva generato lei che portava il nome della creazione di nonno Tochiro.
 
Con un sospiro si stropiccia le tempie e chiude il libro su cui ha studiato tutta la serata; si porta alle labbra il bicchiere blu con le stelline dipinte a mano dalla sua amica Tizy, che con  i suo pennelli e i suoi colori, rende vivo tutto quello che dipinge.
 
 Cattura tra i denti un pezzetto di ghiaccio semi sciolto giocandoci finché non lo sente liquefare, e nel mentre, osserva il firmamento dall’effetto  quasi  tridimensionale sulla superficie, rigirando il bicchiere di plastica rigida tra le mani, fino a scorgere quella che doveva essere la sagoma   dell’Arcadia creata da  suo nonno, seguendo le descrizioni di sua madre. 
 
Si tratta di un regalo per il  suo ultimo compleanno e sorride pensando alle parole della sua amica di origine italiana.
 
 
《 Caso mai dovessi distrarti e non pensare  per un attimo al tuo  “pirata  spaziale” sulla sua astronave. 》
 
Glielo aveva praticamente ficcato tra le mani con i suoi modi spicci, che in realtà nascondono un animo sensibile e sognatore quanto il suo.
 
Accende la radio, seleziona la sequenza preferita e va a sedersi accanto alla porta finestra del balconcino della sua cameretta, a ridosso del muro.
 
Le piace guardare il cielo di notte.  Suo padre è lì, in mezzo alle stelle sulla sua Arcadia...e non sa che la sua Arcadia ce l’ha anche sulla terra.
 
“Vorrei tanto vederti.”  pensa “ Vorrei che tu sapessi di me.” 
 
Si addormenta così, nella sua posizione preferita: ginocchia raccolte al petto e testa riversa sulle braccia incrociate, mentre le note di un pianoforte fanno da sottofondo ai suoi pensieri e pian piano, scivola nel sonno.
 
 
Non sa quanto ha dormito, sa soltanto che gli strepitii  molesti provenienti dalla radio la fanno sobbalzare.
 
Guarda l’orologio sul muro a forma di gatto e si rende conto che è passato un quarto d’ora.
 
Si alza incerta sulle gambe intorpidite e i rumori provenienti dalla radio si fanno più forti, più insistenti. Come se volessero attirare la sua attenzione, accrescono fino a diventare assordanti. Sta per spegnerla, quando  qualcosa sembra sconvolgerla: spalanca gli occhi e la bocca, sembra turbata e sbigottita.
 
Non ha bisogno di guardarsi allo specchio vedere il suo volto impallidire.
 
《 Ma…com’è possibile?》
 
 
Esclama guardando l’oggetto come se fosse posseduto da qualche entità maligna.
 
Dopo una frazione di secondo si riprende; assume un’espressione assorta, mentre tende l’orecchio, cercando di captare di nuovo quel fenomeno, tra tremori  alle mani e sudori freddi.
 
 Aggrotta la fronte e serra le labbra concentrata.
 
Strepitii…. fruscii… La melodia di una musica classica. Poi schiude le labbra cercando di catturare un sottofondo particolare, isolandolo dagli altri rumori.
 
Per un pò non accade nulla; sente solo i propri battiti pulsare nelle tempie.
 
Comincia a credere di essersi sbagliata, che è ancora addormenta. Scuote la testa sorridendo di stessa e con un residuo di timore, tenta ancora di spegnere la radio quando, tra interferenze di  musica classica e rumori metallici, sente chiaramente una voce maschile.
 
 Pensa ad una sovrapposizione di emittenti. Pensa ad uno speaker di qualche trasmissione radiofonica…
 
Poi cattura di nuovo quella voce che pronuncia il suo nome  e stavolta non ha dubbi, qualcuno si sta rivolgendo proprio a lei! 
 
 
《 Arcadia…Arcadia ascoltami! Ascoltami e ti porterò da Harlock, tuo padre.》
 
 
Sobbalza emettendo un gridolino,  con il cuore che batte a mille e la convinzione di essere impazzita.
 
 
《 Arcadia! Ascoltami e ti porterò da tuo padre.》
 
 
 
 
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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
 
Grazie ad Alex per una dritta tecnica.
Ti sono riconoscente.
 
La voce che si è messa in contatto con lei e che ha scoperto appartenere a suo nonno, Tochiro Oyama, le ha spiegato nei minimi dettagli cosa e come fare al momento stabilito.
Kaya è pronta allo scambio, sempre dietro indicazioni di suo nonno, e le sarebbe stata grata per tutta la vita.
Tochiro, dietro una sorta di   ipnosi le ha fatte incontrare in una dimensione onirica e ad Arcadia, quella giovane donna poco più grande di lei, è diventata pian piano familiare e cara per la sua generosità.
 È indubbiamente bella Kaya; somiglia un pò a sua madre da giovane e all’inizio, ha provato una sciocca gelosia e ostilità  infantile nei suoi confronti, perché può stare accanto ad Harlock, dargli altri figli e così creare quella famiglia che a lei è stata negata per quello che, a lei è sempre sembrato un atto di vigliaccheria da parte di sua madre; uno dei primi motivi per cui litiga spesso con Mayu, rinfacciandoglielo ad ogni astiosa lite.
 Per Kaya invece ha grande rispetto: è pronta ad un grande sacrificio per una ragazzina che nemmeno conosce, ma che ha nelle vene il sangue dell’uomo che ama.
Sente  rispetto verso di lei, e contemporaneamente, sente nascere dentro di se un senso di colpa, subito scacciato e sostituito dalla gioia di conoscere il suo adorato padre.
E per lo  stesso motivo respinge il rimorso per il dolore che darà  a sua madre.
È così egoistico da parte sua  sfruttare quell’occasione?
Kaya rinuncia all'amore e ad una famiglia. Sua madre morirà dalla preoccupazione. 
Sconvolgerà la vita del capitano Harlock .
Ma cazzo si! Ne vale la pena. 
Arcadia ha marinato la scuola quella mattina. Sua madre è a lavoro, le ha lasciato una lettera sul tavolo della cucina, dove le ha scritto tutti i dettagli di quella vicenda.
Il cuore le batte forte forte nell’esile petto acerbo, mentre si posiziona dove stabilito. Lo specchio della sua camera ha già iniziato a cambiare… sembra liquido… piano comincia ad apparire un vortice che cresce di dimensioni. È il tunnel creato dal gate che si sta unendo al momento presente.
Non ha un solo attimo di esitazione;  lo attraversa e ad un certo punto, si trova faccia a faccia  con  Kaya, la quale le afferra una mano in  uno slancio di affetto. La giovane donna la stringe a sé.
 
《 Digli che l’ho fatto per lui.
E digli che lo amo e lo amerò per sempre. E voglio un bene infinito anche te, mocciosa. 》
 
《 Anche io…grazie…per tutto.》
 
Non c’è tempo per altro.
Si staccano l’una dall’altra e Kaya si trova di nuovo nel suo tempo.
 
《 In bocca al lupo, piccola Arcadia. Tuo padre ti adorerà ,ne sono certa.》
 
Ma ormai le sue parole sono solo un suono disperso nel vento che non possono più raggiungere Arcadia.
 
               *********
 
《 Ben tornata bambolina.》
 
Sono le prime parole che Arcadia sente quando sbattendo le palpebre riprende coscienza. 
Un uomo basso e tarchiato in camice bianco le tiene il polso destro.
È distesa sul lettino dell’infermeria e il suo cuore ha un fremito. È andato tutto bene! Si trova sull’Arcadia! Sta per incontrare suo padre! 
《 Il battito era tornato  
 regolare... ma adesso non agitarti. Non devi avere paura 》
 
Il dottore fraintendendo l’origine dei battiti accelerati, le sfiora una guancia con un  sorriso e un  buffetto leggero;  un semplice gesto gentile per infonderle fiducia.
Dal canto suo, riconosce  in quest’uomo il dottore Zero: ne ha sentito parlare molte volte e la descrizione di sua madre corrisponde.
 
《 Come sei finita qui piccola? Te lo ricordi? 》
 
《 Io…non lo so…non ricordo nulla. 》
 
“ Sono la nipote di chi ha progettato l’Arcadia. Nonché la figlia del capitano Harlock e di Mayu Oyama. Ho appena fatto uno scambio con la donna che mio padre stava per sposare, per permettermi di conoscerlo. Tutto organizzato da quel ruffiano di mio nonno.”
Una sintassi che scelse di non pronunciare per il momento.
Cosa avrebbe provato Harlock nel vederla? Il legame di sangue si sarebbe fatto sentire?
Desidera che suo padre impari ad amarla conoscendola, un poco alla volta, che non si sentisse in nessun modo “obbligato. ” 
Vuole avvicinarlo, conquistarlo; guadagnarsi il  suo affetto. E poi gli avrebbe detto la verità. 
Il dottore mette a posto lo strumento per misurare pressione e lei ne approfitta per guardarsi in giro. Sente un’emozione fortissima che le scalda il petto. Non vede l’ora di vedere tutto e di conoscere le persone di cui sua madre le ha spesso raccontato. E di vedere con i suoi occhi il luogo dove sarebbe dovuta nascere e crescere.
E lui, Harlock. 
Si chiede a quanti passi da lei si trova in questo momento suo padre.
È  nei propri alloggi a bere il solito calice di vino rosso, che sa egli preferisce nei momenti di relax? Magari in compagnia di Met, la dolcissima aliena,  che lo intrattiene suonando l’arpa?
Si trova al timone, in plancia?
Mayu le ha descritto nei minimi particolari l’espressione assorta, e il modo di socchiudere l’occhio nocciola, sa  perfino della ruga che gli solca la fronte, mentre scruta lo spazio dalla vetrata dei suoi alloggi.
Vorrebbe fiondarsi fuori a cercarlo.  
 
《 Almeno il tuo nome lo sai?》
 
Le sta chiedendo il dottore Zero.
 
《 Io...? Anja…mi chiamo Anja》
 
Il nome di un personaggio di un libro, letto di recente.
Non può certo dire il suo: Arcadia Edith Oyama.
《 Bel nome Anja. Bello come te.》
 
Il dottore le sorride in modo affabile, e agli angoli degli occhietti piccoli e tondi, si forma una ragnatela di rughe sottili. 
Arcadia sente dentro di sé un guizzo di simpatia, non solo dettato dalle chiacchiere di su madre.
 
 《Hai fame? Ti faccio preparare qualcosa dalla nostra cuoca.》
 
Masu san!! Ripete dentro di lei, al sentire menzionare la cuoca.
 
《Quella vecchiaccia irascibile e inacidita non se la cava male ai fornelli. 》
 
Zero, prosegue il suo chiacchiericcio, ignaro di rispolverare i ricordi della ragazza, appresi da Mayu.
Arcadia accenna ad un sorriso e l’ometto in camice bianco prosegue in tono cospiratorio.
 
《 Ma tu non dirglielo. 》
 
《 Che è una vecchiaccia?》
 
Stavolta il sorriso accennato diventa una vera e propria risata.
Zero ne è contagiato: questa ragazza è davvero adorabile. Non ha nessun dubbio sul fatto che sia innocua.  
 
《 No piccola Anja. Non devi dirle che le ho fatto un complimento! Che è brava ai fornelli.》
 
Entrambi scoppiano a ridere ed è così che li scopre kei.
 
《 Permesso dottore. Come sta la nostra ospite? 》
“Cavolo! Lei deve essere Kei” pensa Arcadia.
 
《 Entra Kei. La nostra deliziosa ospite è in perfetta forma come puoi vedere. Peccato che non ricordi quello che le è successo. 》
 
《 Capisco… Mi fa piacere che stai bene. Ho preparato una cabina dove puoi sistemarti. Se te la senti ti accompagno adesso. Appena sarai pronta,il capitano Harlock vorrebbe…》
 
All’udire il nome di suo padre, Arcadia ha un sussulto;  l’emozione deve riflettersi sul suo viso,perché intravede sgomento sul viso della ragazza bionda.
Deve fare un enorme  sforzo su se stessa, per non dire che vuole vederlo subito, non vuole più attendere. Ha atteso fin troppo.
 
《 Non avere timore, qui sei al sicuro. Per adesso la “macchina del tempo” che ti ha portata qui è fuori uso, ma vedrai che troveremo un modo per farti tornare a casa. I tuoi genitori saranno preoccupati.》
 
Con queste parole Kei fa intendere di aver frainteso l’agitazione della ragazza. 
 
《 Non ricorda nulla, ma sono sicuro che con un pò di riposo le tornerà la memoria. Su ,adesso accompagnala.》
 
Interviene il dottore, strizzando l’occhietti rotondo e ammiccando verso Arcadia. 
 
Poco dopo kei la scorta verso  una delle cabine riservate ai membri dell’equipaggio, su ordine del capitano.
Durante il tragitto Arcadia si guarda intorno avida e colma  di trepidazione; ancora stenta a credere che il suo sogno si è avverato.
《 Eccoci arrivate!》
 
Kei interrompe il flusso dei suoi pensieri.  Si ferma davanti ad una porta, costituita da un blocco metallico con una fessura al centro; digita un codice su una tastiera e tra un click e un fruscio la lastra di  metallo si apre nel mezzo.
《Questa veniva occupata da Mayu, la figlioccia del capitano Harlock, nonché unica figlia dello scienziato che ha progettato tutto questo….》
 
Con un gesto ampio della mano sottolinea le proprie parole.
《 Durante le vacanze estive, le veniva permesso di trascorrere un breve periodo a bordo.》
“ Potrei raccontarti più particolari di quanti ne conosca tu, cara Kei  Yuki. Per esempio di come mia madre e mio padre si sono innamorati e di come la Mayu di cui parli sia scappata con me in grembo…”
 
In lontananza si sente un tintinnio e prima che le due potessero varcare l’uscio, Kei si arresta e annuncia.
 
《 Oh ! Ecco Harlock! È già qui》
Arcadia intreccia le mani sul petto, nemmeno se servisse a tenerlo buono e tranquillo al suo posto: sembra volere uscire fuori, a gridare tutto l’amore che ha sempre tenuto dentro di sé; il respiro si ferma, si sente colma di un’ emozione che non sa gestire. Le gambe le tremano, gli occhi le pungono la voce del sangue urla “ Il mio papà!”
 
Credeva di essere preparata.
Credeva un sacco di cose sbagliate…
Ha di fronte LUI e un nodo  le chiude gola. Un secondo nodo le chiude lo stomaco… e resta in attesa, non sa di cosa. Che la riconoscesse in qualche modo?
“Papà sono io. Sono Arcadia”  dentro di lei lotta contro quell’emozione che preme di uscire in un pianto  liberatorio che tutti gli altri non saprebbero  spiegarsi.
Non si trova di fronte ad una foto: non si trova  faccia a faccia con una fantasticheria più vivida delle altre; non si tratta come può sembrare agli altri, di trovarsi al cospetto del mitico capitano Harlock, severo e austero, che può incutere timore ad un’adolescente sensibile.
È suo padre che la sta guardando dritto negli occhi.
Cosa sta percependo?
Cosa sente dentro di lui?
Met, fino a quel momento ad un passo dietro al capitano, gli si avvicina  quasi timorosa di intromettersi in quello che  percepisce come una forte ondata energetica, di una potenza tale da scaldarle il petto: cosa lega quella graziosa ragazza ad Harlock?
Le viene quasi da piangere, sentendosi investita da quello che emana la ragazza dai lunghi capelli neri.
Arcadia nemmeno si rende conto delle lacrime che le solcano il viso.  E nemmeno si rende conto di singhiozzare come una bambina.
Attende un gesto, uno qualsiasi e non sa nemmeno cosa di preciso.
 
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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
 
Arcadia ha imparato in fretta a nascondere le proprie emozioni agli altri. Le ha sempre tenute per se stessa, a volte annegandoci dentro per poi riemergere sempre da sola, senza chiedere aiuto a nessuno. (È un dettaglio che sua madre riconosce in lei come prerogativa dei modi di fare del genitore.)
 
Ha anche imparato a nascondere  quella rabbia scaturita dalla fuga di sua madre, incinta di Harlock, tracciandole un'infanzia e un'adolescenza con il costante sottofondo della nostalgia e della mancanza.
 
Adesso, si sente incapace di opprimerle e tutte quelle emozioni stanno zampillando da ogni suo poro, facendole tremare le gambe e piangere con gli interessi, di intensa emozione. La distanza fisica da suo padre adesso è colmata ma non sa assolutamente cosa dire o fare, annullando quello che ha spesso immaginato in un momento simile e comincia a farfugliare  per mettere insieme qualche parola coerente, per giustificare la sua presenza lì, ma ripete la stessa cosa che ha detto al dottore Zero: non ricorda nulla. Si rende conto che Harlock potrebbe avere dei sospetti, potrebbe pensare che è una nemica…e continua a piangere e singhiozzare.
 
 
《 Non credevo di fare questo brutto effetto. Non devi avere paura, sei al sicuro qui con noi.》
 
 
Harlock la interrompe; tenta un sorriso cordiale, provando un’inedita sensazione di disagio di fronte a quella reazione di cui non conosce la vera natura, e rimane turbato nel notare un qualcosa di familiare in quest’ adolescente. È qualcosa che gli scalda il petto, ma che non sa inquadrare bene per il momento, poi, all’improvviso comprende: riconosce nella giovane  passeggera lo stesso sguardo affettuoso che Mayu gli rivolgeva da bambina, essendo un’orfana che vedeva nel suo tutore l’unico punto di riferimento affettivo .
 
Forse è questo pensiero che spinge  Harlock a compiere un gesto che lascia tutti  a bocca aperta, perfino  egli stesso, ripensandoci in un secondo momento : allunga una mano guantata di cuoio e con un polpastrello asciuga le lacrime della ragazza, trasportato da un moto di  tenerezza, dedicandole uno sguardo di, comprensione.
 
 
《 Sta tranquilla, ti prometto che troveremo il modo di aiutarti.》
 
 
Arcadia assapora quel gesto osservando suo padre, e Harlock non può immaginare cosa celano quegli occhi scuri e… adoranti? 
 
 
《 Mi ricordi due persone che ho amato moltissimo: una è mia madre a cui somigli in modo incredibile. E  l’altra è la mia Mayu, quando era molto piccola. 》
 
Anche in quel groviglio di emozioni, Arcadia sente una nota di affetto e nostalgia nel tono di Harlock, mentre pronuncia il nome della donna che l’ha reso padre a sua insaputa.
 
 Quando il capitano termina il gesto di asciugarle le lacrime, compiendo una lieve carezza , Arcadia istintivamente si butta  tra le sue braccia, senza preoccuparsi troppo che quello slancio possa apparire fuori luogo.
 
Era qualcosa che aveva desiderato per lunghissimi anni e quasi sentiva quel gesto come un obbligo verso se stessa.
 
Suo padre, del tutto ignaro, l’asseconda come si fa con una bimba spaventata; la stringe e le accarezza i lunghi capelli corvini cercando di trasmetterle quiete.
 
Met sente dentro di sé le forti vibrazioni della ragazza e si ritrova anch’essa pervasa da un’emozione a cui non sa dare una collocazione specifica.
 
 Anzi, una certezza ce l’ha : questa ragazza, ha qualcosa a che vedere con Harlock.
 
Qualcosa di molto profondo.
 
 *********
 
È notte fonda e Arcadia nel letto occupato da sua madre da ragazzina, pensa a quanto quest’ultima possa essere  preoccupata della sua fuga. Sta cominciando sentire un lieve rimorso, subito rimpiazzato dalla felicità di aver realizzato il suo sogno.
 
Harlock ha riconosciuto in lei tratti  della propria madre…questo le suscita una strana soddisfazione, un maggiore senso di appartenenza alle origini paterne, anche se le sarebbe piaciuto di più somigliare a lui, a suo padre.
 
 Ha potuto constatare che tutto quello che  ha sentito sul pirata da Mayu  è tutto vero, e non enfatizzato dai sentimenti che da sempre la donna nutre per lui.  Harlock ha un fascino incredibile; emana da lui un magnetismo tale che le sembra naturale che la mazoniana Namino Shizuka , della quale sua madre le ha narrato, ha in passato tradito la sua regina e la sua gente per amore di Harlock.
 
E il pensiero inevitabilmente corre a kaya…(*)e il cuore le si stringe pensando che adesso di lei non esiste che il ricordo. È grazie a lei se ha potuto incontrare suo padre… e si chiede se Harlock sapesse del loro legame e del sacrificio di Kaya, l’avrebbe odiata per averle portato via la donna che ama per un capriccio? 
 
Arcadia scuote la testa nella penombra della cabina ,illuminata da un lume sul comodino accanto al letto. Non si è trattato di un capriccio, ne di un atto egoistico: lei ama suo padre e il desiderio di poterlo vedere e fargli sapere della sua esistenza, è valso su tutto…ma lui…lui la penserebbe nello stesso modo? Avrebbe preferito avere Kaya nella sua vita, invece di una mocciosa di cui non ha mai sentito parlare?  E i figli che la giovane donna avrebbe potuto dargli sarebbero stati più “ importanti”  di  lei, la figlia che ha avuto da Mayu?
 
Ancora una volta si trova a faccia a faccia con quel dannato senso di convinzione di non valere poi così tanto da permettersi di irrompere nella vita di Harlock in quel modo. Se si fosse arrabbiato con lei? Le viene di nuovo  il magone, quando sente degli ormai familiari ronzii di interferenze elettromagnetiche, provenienti da qualche dispositivo nella cabina.
 
 
《 Nonno! Dovresti trovare un altro metodo per comunicare, mi farai morire prima o poi.》
 
 
Sbotta, ma in cuor suo è felice della sua “presenza” a darle sollievo.
 
 
《 Ti sento agitata bambina. Non sei felice di aver realizzato il tuo sogno?》
 
 
Le chiede  quella che riconosce essere la voce di Tochiro.
 
 
《 Si che lo sono! Harlock,》e qui ha un attimo di indecisione e sorride con tale candore da portarle sul viso quei residui di infanzia che la fanno sembrare più una bimba,  che un’adolescente di diciassette anni. 《 mio padre,》 riprende, 《 è più bello e imponente da vicino di come credevo. 》
 
《 E non sei felice di conoscere anche me, tuo nonno?》
 
 
La ragazza arrossisce leggermente imbarazzata e la voce di Tochiro sembra ridere tra le interferenze.
 
 
《 Non sei serena nonostante tutto. Sei preoccupata…non devi avere timore di nulla, vieni da me.》
 
 
Tochiro le da indicazioni su come arrivare alla sala computer, dove la sua coscienza risiede. 
 
Tutto all’interno sembra prendere vita e dopo che i LED del computer si sono accesi, Tochiro proietta  la propria figura in un ologramma tridimensionale, davanti alla sua  nipotina. 
 
Arcadia fa così  il secondo incontro importante  di quel giorno, anche se ha avuto modo di interagire con la voce del nonno, adesso può vederlo in una sorta di “fantasma”
 
Lo scienziato ha un sorriso  aperto e gentile, così come l’espressione degli occhi tondi e scuri. La ragazza nota che la sagoma  è molto più bassa di lei, ma questo dettaglio lo sapeva dai racconti di Mayu.
 
La proiezione dello scienziato allarga le braccia.
 
 
《 Non posso abbracciarti, non come vorrei e come ne avresti bisogno in questo momento.》
 
 L’ ologramma le sfiora le braccia, Ma Arcadia non può sentire nessun reale contatto.
 
《 Chiudi  gli occhi bambina mia…》
 
 Obbedisce e si sente sfiorare come se uno spiffero di vento le stesse accarezzando le guance.
 
 
《 Questo  è il bacio di benvenuto di tuo nonno. Benvenuta a casa Arcadia.
 
 
Ed è qui che Tadashi trova la nuova passeggera, addormentata a ridosso dell’enorme computer. 
 
È stupido da ciò che gli si manifesta davanti agli occhi; si chiede come è riuscita la ragazzina ad entrare lì senza alcun tipo di problema, come se qualcuno all’interno le avesse dato l’accesso? Possibile che da nessun monitor risultasse la sua permanenza in quel luogo protetto? 
 
Tadashi si appresta a svegliarla e sta per farlo in modo brusco, preso dal sospetto sulle intenzioni di quella che sembra una ragazzina innocua, e che invece potrebbe essere una nemica.
 
Invece si sofferma a guardarla e per un istante rimane soggiogare da quell’aria angelica e delicata. Per una manciata di secondi indugia senza riuscire a prendere una decisione sul da farsi. Alla fine sta per allungare una mano per destarla ma percepisce una scarica elettrica che dalla mano si espande fino alla spalla. Sembra che un’entità invisibile gli abbia impedito di toccarla e così decide di lasciare la ragazza dove  si trova e di avvisare immediatamente Il capitano Harlock.
 
 
(*) Kaya è la protagonista della fan fiction "Cronaline" di Alex, a cui si aggancia questa storia.

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