The Quest and the Curse

di Abby_da_Edoras
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: The Quest and the Curse ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: Ghosts ***
Capitolo 3: *** Cap. 3: The fire within ***
Capitolo 4: *** Cap. 4: All alone ***
Capitolo 5: *** Cap. 5: Black is my heart ***
Capitolo 6: *** Cap. 6: Frozen ***
Capitolo 7: *** Cap. 7: Don't fear the Reaper ***
Capitolo 8: *** Cap. 8: Supernova ***
Capitolo 9: *** Cap. 9: Nothing left ***



Capitolo 1
*** Cap. 1: The Quest and the Curse ***


THE QUEST AND THE CURSE

 

Cap. 1: The Quest and the Curse

 

Hearts hunger for something more

Frightened by ghosts of our own creation

When we suffocate the aspirations that we scorn

The monster hunting me down

Will pull me under

Within the stars, those spheres of light

But who can find the second to the right? (To the right)

So far, my Neverland

It’s the Quest and the Curse of us all

I am despair, your dread, your fear, shame

I am the parasite deep in you

I am Deimos, Phobos of old days

I am the shallow grave hunting you…

(“The Quest and the Curse” – Delain)

 

Erano trascorsi cinque anni e, sebbene il tempo apparentemente non scalfisse la perfezione e la giovinezza di vampiri millenari come gli Originali, in realtà molte cose erano accadute che avevano sconvolto il loro mondo interiore, alcune buone, altre meno buone, altre ancora da metabolizzare.

Hope era ormai una strega di quindici anni, la più potente della Salvatore Boarding School di Mystic Falls gestita da Alaric e Caroline, e passava la maggior parte del suo tempo là. In quei giorni, tuttavia, non era a scuola perché c’erano state nuove aggressioni, come già era avvenuto cinque anni prima, e ormai sembrava chiaro che gli attacchi erano causati da nemici dei Mikaelson che volevano colpire la giovane strega… rimaneva però da capire chi fossero questi nemici e schiacciarli prima che potessero fare del male alla ragazza o a chiunque altro degli studenti o della famiglia.

In realtà, purtroppo, poco più di due anni prima erano già accaduti episodi gravissimi e non più solo alla scuola di Hope, ma anche a New Orleans: era Mardi Gras, un giorno sacro per New Orleans e per le varie specie che la abitavano, e tutti speravano che potesse essere festeggiato come al solito, con la preghiera per la pace delle streghe e la sfilata per le vie della città di vampiri, lupi mannari, streghe e sciamani in armonia e serenità. Non era andata così. La sfilata era stata teatro di tre attentati che avevano causato la morte di dieci lupi mannari, tra cui Lisina, un membro importante della comunità del Bayou. Contemporaneamente, qualcuno aveva avvelenato il vino che le streghe avevano benedetto e con il quale stavano pregando e brindando alla pace tra le razze nella Città dei Morti: tutte le streghe che avevano bevuto quel vino erano morte in pochi minuti e tra loro c’erano sia Ivy, la nuova compagna di Vincent, sia Davina Claire, che insieme a Kol era tornata a New Orleans da San Francisco proprio per partecipare a quella festa e a quell’importantissimo rito.* Questi terribili avvenimenti avevano, ovviamente, sconvolto tutta New Orleans e in modo particolare Vincent e Kol, ma purtroppo non c’era stato modo di scoprire chi avesse compiuto tali orrori. Alcuni sostenevano che si trattasse degli stessi nemici dei Mikaelson che avevano tentato di colpire Hope, altri che fossero vampiri ribelli a Marcel Gerard, ma non c’era niente di certo e questo rendeva tutto ancora più spaventoso.

Tuttavia c’erano stati anche altri cambiamenti molto più piacevoli, sebbene destabilizzanti per qualcuno: Tristan De Martel si era stabilito a Davilla Estate, ricostruita e rimodernata per l’occasione, e Elijah trascorreva ormai la maggior parte del suo tempo con lui, sebbene fosse sempre pronto a intervenire quando qualcuno minacciava la sua famiglia e questo Tristan doveva ancora metabolizzarlo ma… va beh, in fondo anche lui avrebbe fatto lo stesso per sua sorella Aurora.

Una delle novità più sorprendenti, inoltre, era stata quella di Cami e Keelin. La giovane, che per molto tempo aveva creduto di essere innamorata di Klaus e che lo aveva anche aiutato a superare le difficoltà e le asprezze del suo carattere, aveva scoperto di provare in realtà attrazione per le donne e, in particolare, di provare un sentimento che non riusciva più a nascondere per Keelin, la dottoressa lupo mannaro compagna di Freya. Aveva parlato immediatamente dei suoi sentimenti a Klaus, visto che i due erano sempre stati prima di tutto molto amici, e l’ibrido pareva averla presa bene, forse anche per lui Cami era soprattutto una cara amica, il sogno di un amore mai vissuto appieno, così l’aveva lasciata libera di seguire la sua strada. Cami, però, non voleva assolutamente intromettersi nel legame, per quanto tormentato, tra Keelin e Freya e quindi aveva lasciato Villa Mikaelson ed era tornata a vivere nel suo appartamento a New Orleans che, adesso, divideva con il cugino Declan, il nuovo compagno di Hayley. Declan era lo chef e il nuovo proprietario del Rousseau’s, il locale dove Cami aveva lavorato come barista, ed era stato ben felice di ridare alla cugina il suo lavoro, anche se solo part-time poiché Cami aveva deciso di riprendere anche i suoi studi universitari in Psicologia.

Negli ultimi mesi, però, le cose erano cambiate tra Keelin e Freya, anche perché la strega era completamente logorata dalla preoccupazione per Hope e la sua famiglia ed era sempre meno presente e attenta ai bisogni della compagna. Rendendosi conto che non sarebbe mai riuscita a mettere Keelin al primo posto nella sua vita e che non era giusto continuare a farla soffrire così, Freya aveva deciso di rompere il suo fidanzamento con lei.

“Ti amo, Keelin, e credo che non potrò amare mai nessun’altra come te” le aveva detto, “ma ci sono casi in cui l’amore non è sufficiente e io, in fondo al cuore, so che amerò sempre di più la mia famiglia. Sai che io voglio sentirmi libera di accorrere dai miei cari ogni volta che avranno bisogno di me e che saranno sempre loro la mia priorità e tu non meriti di venire al secondo posto, né per me né per nessun altro. Non è giusto per nessuno e tu, come tutti, devi trovare qualcuno che possa amarti come meriti e che ti consideri veramente il centro del suo mondo.”

Keelin aveva annuito. Soffriva, ma in fondo al cuore sapeva che quel giorno, prima o poi, sarebbe arrivato, lo aveva capito da molto tempo ormai. Tra le due era sempre stata lei quella che amava di più mentre Freya, spesso, si era allontanata da lei per risolvere i continui problemi dei Mikaelson. Probabilmente Keelin avrebbe anche continuato in quel modo, accontentandosi delle briciole che Freya le concedeva, ma era stata la strega Mikaelson, finalmente, a comprendere quanto il suo comportamento fosse egoista e a decidere di lasciare Keelin libera di trovare il vero amore.

Si erano dunque lasciate in modo amichevole, tuttavia Keelin aveva patito più di Freya quella rottura, sia perché era stata per tutto il tempo colei che aveva amato di più e dato senza mai chiedere nulla in cambio, sia perché Freya aveva comunque i suoi familiari accanto, mentre Keelin era sola. Casualmente, una sera in cui si sentiva particolarmente triste e depressa, Keelin si era ritrovata a bere al Rousseau’s e Cami era di turno, così le due donne avevano cominciato a parlare. Si era sfogata con la giovane barista che, dal canto suo, si era imposta di non farsi illusioni e di aiutarla solo dal punto di vista psicologico, sfruttando quello che aveva appreso nei suoi studi.

Le cose, però, si erano evolute in modo diverso da quello che entrambe avrebbero immaginato e, a poco a poco, Keelin aveva sentito di poter trovare in Cami tutto quell’amore, quel senso di appartenenza e di casa, che aveva sempre cercato invano in Freya. Così, un mese prima, Keelin e Cami si erano messe insieme, Cami si era trasferita a vivere nell’appartamento della dottoressa e il loro legame diventava ogni giorno più forte, caldo e intenso.

E, tanto per non farsi mancare niente, un giorno Kol era tornato inaspettatamente da San Francisco, dove comunque continuava a vivere anche se non c’era più Davina, e tutti i Mikaelson potevano giurare di non averlo mai visto così sconvolto, forse neanche il giorno della morte della sua compagna. Non sembrava neanche più lui.

“Kol, ma che cosa ti è successo?” gli domandò Rebekah, che era sempre stata la sorella a lui più vicina e che lo capiva meglio di chiunque altro.

Nel patio di Villa Mikaelson, non appena saputo del ritorno inaspettato di Kol, si erano ritrovati anche Freya, Klaus, Hayley e Hope, che in quei giorni era a casa proprio per via di nuovi attacchi alla Salvatore Boarding School. Mancava solo Elijah che, in quel momento, si trovava in un luogo non meglio precisato insieme al suo piccolo Conte, Tristan De Martel: negli ultimi tempi aveva lasciato sempre di più il ruolo di capofamiglia a Klaus per imparare a godersi finalmente la vita con il suo compagno.

“Guarda un po’ chi ha portato il vento” fece Klaus, sarcastico. Non aveva preso molto bene il fatto che il fratello minore avesse deciso di restare comunque a San Francisco anche senza Davina e di certo non lo mandava a dire… “Se non fosse impossibile direi che ti si è finalmente sviluppata una coscienza e che sei venuto per aiutarci a scoprire chi c’è dietro gli attacchi alla scuola di Hope che in queste ultime settimane sono ripresi.”

“Per te sarà pure impossibile, invece è proprio così” ribatté Kol, rintuzzando l’attacco di Klaus. “Sono qui proprio perché voglio proteggere Hope e anche vendicarmi, visto che io e Vincent abbiamo scoperto che i responsabili degli attacchi alla Salvatore Boarding School sono anche coloro che due anni fa hanno commesso gli attentati in cui sono morti Lisina e altri lupi mannari e anche… anche Davina e Ivy. Solo che non è tutto qui, ho scoperto anche un’altra cosa della quale devo parlarvi subito, prima ancora di tutto il resto perché è una cosa che…”

“Non è tutto qui? A me sembra già abbastanza” tuonò Klaus. “Insomma, non farci perdere tempo, dicci immediatamente chi vuole fare del male a mia figlia e che ha ucciso Lisina, Davina e altri innocenti, così potrò andare senza por tempo in mezzo a staccargli la testa a morsi!”

“Non è così semplice, Nik, anche se è esattamente quello che vorrei fare anch’io” replicò Kol, che continuava a guardarsi intorno stranito, come se in qualche modo non riconoscesse la sua casa. “Quella che ha organizzato gli attentati e le aggressioni è una vampira di nome Greta Sienna, ma non ha fatto tutto da sola, anzi è a capo di una sorta di organizzazione di cui fanno parte i suoi seguaci, vampiri che rifiutano l’anello solare e che sostengono altre follie del genere… e negli anni ha ottenuto l’appoggio anche di una parte delle streghe di New Orleans, è proprio così che ha potuto avvelenare il vino che ha ucciso Davina, Ivy e le altre.”

“Greta e i suoi Notturni possono essere senz’altro responsabili degli attentati ai lupi mannari e alle streghe” intervenne Hayley, “ma non capisco una cosa: sappiamo da anni che i Notturni vorrebbero una totale separazione delle razze e che i lupi mannari fossero confinati nel Bayou, ma i primi attacchi contro la scuola di Hope e anche qualcuno di quelli più recenti sono stati portati proprio da lupi mannari. Greta li odia e loro non farebbero mai qualcosa per lei, quindi come può essere che ci sia lei sia dietro gli attentati sia dietro le aggressioni? Sei sicuro di quello che dici, Kol? In che modo hai ricevuto queste informazioni?”

Kol abbassò il capo. Aveva le lacrime agli occhi e… sì, decisamente c’era qualcosa che non andava in lui.

“Non sono arrivato a New Orleans questo pomeriggio, in realtà mi trovo in città da ieri sera e… prima di venire qui sono andato a cercare Vincent alla Città dei Morti per chiedergli se, per caso, avesse scoperto qualcosa in più su chi ha avvelenato Davina e Ivy” mormorò. “Magari qualcuna delle sue streghe poteva aver saputo qualcosa. Vincent era molto contento di vedermi, anzi mi ha detto che sicuramente erano stati gli Antenati a spingermi ad andare da lui perché aveva bisogno di me proprio per svelare l’identità dell’assassino delle streghe. Qualche giorno fa aveva avuto una visione di Ivy che gli aveva detto di sapere tutto, ma la visione era durata troppo poco, Vincent aveva bisogno di una fonte di potere ulteriore per restare in contatto con Ivy tanto da ascoltare tutto ciò che aveva da dire. E non si fidava di ricorrere alle sue streghe perché… beh, dopo quello che è accaduto quel Mardi Gras non era più sicuro su chi fosse davvero dalla sua parte.”

“Vorresti farmi credere che hai scoperto che Greta Sienna ha organizzato gli attentati e le aggressioni facendo una seduta spiritica con Vincent Griffith?” fu la caustica domanda di Klaus.

Kol alzò il viso e piantò gli occhi in quelli dell’ibrido.

“Non mi sembra ci sia da fare dello spirito su una questione del genere, sappiamo tutti che queste cose possono accadere e ne abbiamo viste anche di più incredibili” rispose, determinato. “Sì, è andata esattamente così e Ivy, usando il mio potere unito a quello di Vincent, ci ha mostrato i responsabili dei delitti di quella notte. In realtà anche gli esecutori materiali erano solo vittime, umani soggiogati per mettere le bombe lungo il percorso della sfilata e avvelenare il vino, ma abbiamo potuto vedere con i nostri occhi Greta Sienna che soggiogava queste persone perché facessero… quello che hanno fatto. Quelle stesse persone, poi, sono state uccise dai seguaci di Greta, per questo dico che anche loro sono vittime, i veri mostri sono Greta e i suoi accoliti!”

“Ti crediamo, Kol, e in ogni caso potrei anche chiamare Vincent e farlo venire qui per chiedere direttamente a lui” intervenne Freya. “Dobbiamo essere grati a Ivy che ha usato tutta la sua energia per mostrarvi queste scene e rivelarci la verità. Purtroppo, però, così sappiamo anche che chiunque può diventare il nemico, anche un passante, anche una donna con un bambino piccolo dato che Greta e i suoi soggiogano chi vogliono per i loro attacchi. Credo che questo risponda anche alla tua domanda, Hayley: i lupi mannari che hanno aggredito la scuola di Hope erano stati soggiogati.”

“È così. Ivy ci ha anche mostrato Greta che spiegava i suoi piani ai seguaci: dovevano essere i lupi mannari ad attaccare la Salvatore Boarding School perché, in questo modo, tutti avrebbero visto che sono delle creature pericolose e fuori controllo, da tenere confinate nel Bayou o peggio” aggiunse Kol. “Ma… come vi dicevo non è tutto qui, c’è un’altra cosa che devo dirvi, un’altra cosa che Ivy mi ha mostrato e non posso più tenermela dentro. Io non sono un Mikaelson, non sono vostro fratello, non faccio parte di questa famiglia!”

Fu come se Kol avesse gettato una bomba nel patio. Per un attimo tutti lo fissarono allibiti e in silenzio e poi, come al solito, fu Klaus il primo a parlare.

“Cosa significa che non sei un Mikaelson? Che idiozia è mai questa?” domandò, esasperato.

“Ivy ti ha solo detto che non sei un Mikaelson o ti ha mostrato qualcosa di preciso?” chiese invece Freya, lanciando un’occhiata di disapprovazione a Klaus.

“Mi ha fatto vedere… delle scene del mio passato, di me molto piccolo” rispose Kol, affranto.

“Vogliamo smetterla con queste stupidaggini e concentrarci invece su come eliminare Greta e tutti i suoi Notturni? Mi sembra che sia questa la cosa più importante” lo interruppe di nuovo l’ibrido che, per qualche strano motivo, pareva particolarmente innervosito al pensiero che ciò che aveva detto Ivy potesse essere vero.

“Lo faremo, Klaus, ma credo che anche la questione della vera identità di Kol sia importante per lui e per la famiglia” ribatté Hayley guardando Kol con affetto. Lei meglio di chiunque altro poteva comprendere come si sentisse poiché aveva perduto la sua vera famiglia, i Labonair, ed era stata cresciuta da una famiglia umana con un nuovo nome. Ricordava ancora quanto fosse stato doloroso essere cacciata di casa dopo la sua prima trasformazione e non sapere più chi fosse, non avere un luogo da chiamare casa.

“Non c’è nessuna questione, Kol è cresciuto con noi, io e Elijah c’eravamo e lo ricordiamo anche se sono passati più di mille anni, questa storia che non sarebbe un Mikaelson è assurda e forse Ivy gli ha causato delle false visioni per smembrare la famiglia e indebolirci” ripeté Klaus, che sembrava sempre più nervoso all’idea che Kol potesse non essere il suo fratellastro.

“Ma ti ascolti quando parli?” intervenne Rebekah. “Se Ivy avesse voluto indebolire i Mikaelson sarebbe bastato non rivelare i piani di Greta.”

“Magari lei voleva rivelarli solo a Vincent perché vendicasse le streghe uccise, e quando ha visto che anche Kol era presente ha pensato di causargli delle allucinazioni per destabilizzarlo” Klaus si stava chiaramente arrampicando sugli specchi.

“Ma Ivy non è mai stata nostra nemica, anzi, io e lei siamo diventate molto amiche quando si è messa con Vincent e… e perderla è stato come perdere una sorella, per me” disse Freya. “Non avrebbe avuto alcun motivo di mentire a Kol e, comunque, c’è un modo molto semplice per scoprire la verità.”

“Che cosa, fare il test del DNA?” ironizzò l’ibrido.

“Hayley, ricordi quando mi chiedesti di evocare la visione della morte dei tuoi genitori per scoprire dove avevano nascosto l’osso di Inadu?” riprese Freya, rivolgendosi all’amica e ignorando le proteste di Klaus che stavano diventando sempre più assurde. Insomma, neanche a lei faceva piacere pensare che Kol potesse non essere suo fratello, ma riteneva anche giusto che sia lui sia tutti loro conoscessero la verità. “Posso fare lo stesso incantesimo per riportare Kol e tutti noi indietro nel tempo e vedere quello che Ivy ha mostrato a lui. Hope, vuoi aiutarmi?”

“Certo, zia. E… non preoccuparti, comunque sia tu rimarrai sempre il mio zio preferito!” disse la giovane strega, rivolgendo un luminoso sorriso a Kol.

Freya si allontanò con Hope per andare a prendere il necessario per l’incantesimo, mentre Hayley e Rebekah si avvicinavano a Kol e cercavano di farlo sentire comunque in famiglia.

Il momento della verità si avvicinava.

Fine capitolo primo

 

 

 

 

 

* Ho modificato un po’ gli avvenimenti dell’episodio di The Originals 5x09 in cui, appunto, Lisina muore in un attentato dei Notturni e Ivy viene avvelenata per fare in modo che Davina si togliesse dalla storia, visto che mi serviva per la mia nuova OTP! Nella mia versione, tuttavia, i Mikaelson non sanno ancora che i responsabili di tutto sono i Notturni di Greta Sienna, perché saranno loro i nemici nella mia storia, mentre nella mia versione Inadu e il Vuoto sono già stati sconfitti in storie precedenti.

 

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Capitolo 2
*** Cap. 2: Ghosts ***


Cap. 2: Ghosts

 

How can I sleep with this coldness beside me?
How can I sleep with this coldness inside me?
I know I can't bring back your love
How can I move on (How can I move on)
When everyone I see still talks about you?
How can I move on (How can I move on)
When all the best things I have we made together?
Here's to letting go (Here's to letting go)
But I am lost in a void with your ghost and our memories
Lest we forget
The great reset…

(“Ghosts (How can I move on)) – Muse ft. Elisa)

 

Un quarto d’ora dopo circa, Freya e Hope avevano allestito tutto il necessario per l’incantesimo che si sarebbe svolto nel patio di Villa Mikaelson: le erbe erano pronte e, nella ciotola, la strega versò qualche goccia del sangue di Kol, visto che era suo il passato nel quale dovevano muoversi. Erano tutti in cerchio e si tenevano per mano, Kol stava tra Freya e Hope e l’incantesimo ebbe inizio.

Una giovane Esther si trovava nella sua casa insieme ai piccoli Finn, Elijah e Klaus quando udì bussare insistentemente alla porta. Aprì e si trovò davanti una sua amica strega, Kaira, con un bambino di pochi mesi in braccio.

“Kaira, che succede? Perché sei così agitata?” le chiese Esther. “Entra, riposati, il tuo villaggio è molto lontano da qui. Sei venuta a piedi con il tuo piccolo in braccio? Vieni, prendi qualcosa da mangiare e da bere…”

Kaira la interruppe e le mise il bambino in braccio.

“Occupati tu di lui, Esther, io mi fido solo di te e… non posso permettere che il mio piccolo Kol muoia!” disse tra le lacrime.

“Di che parli? Perché il tuo Kol dovrebbe morire?”

“Tu sai che i miei sogni sono sempre veritieri e da molte notti ormai faccio sempre lo stesso sogno: un grande branco di lupi mannari attacca il nostro villaggio e ci massacra tutti” spiegò la strega. “L’ho detto a mio marito e al capo del villaggio, perché organizzino delle difese adeguate, ma loro hanno pensato che esagerassi. Il capo, Erik, ha detto che lui e i suoi guerrieri faranno scappare a gambe levate quei quattro lupetti spelacchiati… non capiscono, non vogliono capire. Volevo che anche altre donne venissero con me a portare i loro bambini al vostro villaggio, qui i lupi mannari non arriveranno, ma loro hanno rifiutato, hanno più fiducia nella forza e nel coraggio dei loro mariti che nei sogni di una strega…”

“Non preoccuparti, Kaira, tu e Kol potrete restare qui con noi” disse Esther.

“No, io non resterò, sono venuta per affidarti Kol e salvargli la vita, ma il mio posto è al mio villaggio, al fianco di mio marito e delle altre famiglie. Preparerò delle protezioni per tenere più gente possibile al sicuro, ma sarò molto più tranquilla sapendo che Kol è qui con te, lontano dai pericoli” ribatté la strega, poi strinse il bambino tra le braccia e lo baciò in fronte.

Nonostante le proteste di Esther, Kaira lasciò la casa e si incamminò di nuovo verso il suo villaggio dopo aver affidato il piccolo Kol all’amica.

I suoi sogni erano stati veritieri come sempre e i guerrieri del villaggio troppo arroganti: il branco di lupi mannari sterminò tutta la gente del villaggio poche notti dopo e non ci furono sopravvissuti, Esther lo seppe tramite un incantesimo. Il piccolo Kol fu adottato dai Mikaelson e crebbe con i figli di Esther; Mikael non fece storie visto che un altro figlio maschio, anche se adottato, gli avrebbe fatto comodo di lì a qualche anno.

La visione terminò e tutti rimasero in silenzio per un lungo momento, poi Freya abbracciò Kol.

“Tua madre è stata molto coraggiosa e la nostra molto generosa, devi a queste due donne, due streghe, la tua salvezza. Ora comprendo meglio per quale motivo tu sia sempre stato particolarmente attratto dalla magia” disse, “ma questo non ha importanza. Tu sei cresciuto con i Mikaelson e Esther si è occupata di te come se fossi suo figlio, inoltre sei un vampiro Originale perché c’eri anche tu quando Esther fece l’incantesimo. Non importa se non sei nato dal sangue dei Mikaelson, è come se fossi rinato con loro quando sei diventato un Originale.”

“E dai, zio Kol, non lo sai che in questa famiglia i legami di parentela sono tutti strambi?” scherzò Hope. “Te l’ho detto, tu rimani il mio zio preferito anche se non siamo dello stesso sangue.”

“Ma certo, non devi preoccuparti” lo rassicurò Hayley, avvicinandosi a lui. “Anch’io ho perso i miei veri genitori da piccola e sono stata cresciuta da una famiglia umana che mi ha cacciata via quando ha scoperto chi ero veramente. I Mikaelson mi hanno accolta come se fossi davvero parte della famiglia e adesso questa è casa mia, come è e sarà sempre anche per te.”

Kol continuava a mostrarsi confuso e destabilizzato nonostante le dichiarazioni di affetto.

“Sì, lo so questo” disse, stranito. “In realtà io mi sono sempre sentito escluso dalla famiglia, io non ero neanche con voi quando faceste il patto del sempre e per sempre, spesso mi comportavo male per attirare la vostra attenzione ma così era anche peggio. Per secoli ho vissuto nella solitudine e nell’odio, per questo quando ho conosciuto Davina e ci siamo innamorati ho pensato che sarebbe diventata lei la mia vera famiglia, ma poi lei è morta e…”

“Noi ci siamo sempre stati per te” gli disse Rebekah, abbracciandolo.

“È stato questo a darmi la forza per reagire e andare avanti anche senza Davina” replicò Kol, commosso. “Ho scelto di vivere a San Francisco per dimostrare a me stesso che potevo farcela e che, in memoria di Davina, avrei vissuto senza tornare ad essere il mostro che ero stato prima di conoscerla, ma la forza che avevo dentro mi veniva dalla consapevolezza che qui c’eravate voi e che mi avreste aiutato se ne avessi avuto bisogno.”

“Ed è così, Kol” dichiarò Freya.

“Sì, ma adesso… mi sembra tutto diverso” mormorò lui. “In realtà all’inizio è stato una specie di sollievo, come se finalmente avessi capito perché mi sentivo escluso, perché non facevo parte del sempre e per sempre… Non ero io a essere sbagliato, era normale che non fossi come voi perché in effetti non lo ero, non ho il vostro sangue, non sono della famiglia. Sembrava andar bene, poi mi sono reso conto che, senza Davina e senza l’appartenenza ai Mikaelson io… io… non sono più niente, non appartengo a nessuno, sono solo!”

“Ma non è così! Tu sei e sarai comunque parte della famiglia” protestò Rebekah, ma Kol non sembrava del tutto convinto. Alla fine Klaus, che fino a quel momento era stato insolitamente zitto e calmo, si avvicinò lentamente e gli mise le mani sulle spalle, stringendolo verso di sé.

“Non ci formalizziamo tanto in questa famiglia e, infatti, a rigor di logica neanch’io dovrei essere un Mikaelson, visto che non sono figlio di Mikael” gli disse. “Tu sei comunque uno di noi, non importa chi siano i tuoi veri genitori, e non pensare neanche per un istante di essere solo perché noi ci saremo sempre per te. Anzi, visto che non lo facemmo all’epoca, da questo istante in poi dichiaro che anche tu fai parte del sempre e per sempre… anche se, a dire il vero, in genere sei tu che tendi a scappare da noi.”

“Ora non voglio più scappare e… grazie, Nik” mormorò Kol, mentre l’ibrido lo abbracciava stretto come, forse, non aveva mai fatto prima. E Kol, forse, aveva atteso l’approvazione di Klaus più di quella di ogni altro e tra le sue braccia provava qualcosa di strano, un calore improvviso nel petto. E Klaus, forse, si sentiva più strano e turbato dopo aver saputo che Kol non era suo fratello che per le notizie che aveva portato di Greta Sienna e dei suoi Notturni… ma perché?

Tuttavia non era il momento di indugiare su insoliti sentimenti e domande assurde… Rebekah aveva approfittato della benedizione di Klaus a Kol per chiamare Marcel e Elijah e dire loro di raggiungerli immediatamente a Villa Mikaelson.

I due, ansiosi di conoscere le novità, arrivarono dopo pochi minuti. In realtà non c’erano soltanto loro, perché Tristan non aveva voluto accettare di restare a Davilla Estate…

“Tristan, non ci metterò molto tempo e comunque non credo che la questione possa interessarti, visto che, come sempre, riguarda un problema della mia famiglia” aveva cercato di convincerlo Elijah.

Tristan si era imbronciato, ma la sua era più una reazione di delusione che di rabbia.

“Allora non hai ancora capito niente di me, Elijah, è una bella soddisfazione, certo, dopo tanto tempo…” aveva ribattuto il giovane Conte. “Prima di tutto quello che riguarda la tua famiglia e, soprattutto, i tuoi affetti, a questo punto riguarda anche me: è vero, non mi importa affatto di loro, ma so quanto li ami e per questo non voglio che accada niente di male. Inoltre se c’è un pericolo che riguarda i Mikaelson, indirettamente riguarda anche New Orleans e la Strix e quindi voglio sapere tutto, non puoi lasciarmi qui come se fossi un servitore!”

Elijah non aveva potuto far altro che baciare appassionatamente il suo compagno e poi portarlo con sé, nonostante sapesse che la cosa non sarebbe piaciuta affatto a Klaus…

“Bene, dunque, siamo tutti qui… anche chi non dovrebbe esserci” sottolineò infatti Klaus, caustico, lanciando uno sguardo seccato a Tristan, che ostentò un’olimpica indifferenza e non raccolse. “Kol ci ha portato un sacco di notizie, più o meno belle, ma comunque molto importanti per saperne di più sugli attacchi alla scuola di Hope.”

“Se è stato Kol a trovare queste informazioni, forse sarebbe meglio che fosse lui a riferircele. Sa parlare da solo, Niklaus, non ha bisogno dell’interprete” commentò Elijah, innervosito per l’accoglienza che il fratello aveva riservato a Tristan. Riflettendoci, si era reso conto che il giovane aveva ragione e che, anche grazie al suo ruolo nella Strix, sarebbe potuto essere molto utile e quindi aveva tutti i motivi per partecipare a quell’incontro.

“Sì, beh… innanzitutto mi fa piacere rivedervi tutti quanti, anche se avrei sperato fosse in un momento ben diverso” esordì allora Kol. “Come Nik, Rebekah e gli altri già sanno, sono tornato a New Orleans per parlare con Vincent e, insieme, siamo riusciti a contattare Ivy che ci ha mostrato che i colpevoli sia degli attentati ai lupi mannari e alle streghe sia delle aggressioni alla scuola di Hope sono Greta Sienna e i suoi seguaci. Ivy mi ha anche mostrato che in realtà non sono un Mikaelson ma, magari, di questo parleremo più avanti, adesso direi di pensare a come organizzarci contro i Notturni.”

Kol aveva cercato di buttarla sullo scherzo come al solito, ma si vedeva bene dal suo volto che soffriva ancora, soffriva per la mancanza di Davina e per la sensazione di non appartenere più a niente e nessuno. Le sue rivelazioni, comunque, suscitarono grande agitazione nei nuovi arrivati.

“Come sarebbe a dire che non sei un Mikaelson?” domandò subito Elijah.

“Greta e i Notturni, avrei dovuto immaginarlo, non mi sono mai fidato di loro” intervenne Marcel. “Eppure i miei vampiri li hanno sempre tenuti d’occhio e non li hanno mai colti sul fatto, devono essere più astuti di quanto pensassi…”

“Greta Sienna? La madre di Antoinette e Roman? Ma non ha senso… cioè, so quali siano le sue idee, ma so anche che Antoinette l’ha ripudiata per questo ed è partita per l’estero” riprese Elijah. “E comunque Roman stesso frequenta la Salvatore Boarding School. Perché mai Greta metterebbe a repentaglio la vita di suo figlio? E, a proposito di figli, cosa intendevi dicendo che Ivy ti ha rivelato che non sei un Mikaelson?”

“Una domanda alla volta, per favore, o dovrò far sgombrare il patio di Villa Mikaelson!” li interruppe Klaus, con l’aria di un giudice in un’aula indisciplinata. “A quanto pare abbiamo scoperto, grazie a Freya che ci ha riportati indietro nel passato, che effettivamente Kol non è un Mikaelson, non è un nostro fratello di sangue, ma non è questo il punto più importante visto che, in quanto Originale e cresciuto con noi fin da piccolissimo, Kol fa comunque parte della famiglia. Vorrei anche mettere in chiaro che io non avrei mai permesso a Greta Sienna e ai suoi Nazisti Notturni di stabilirsi a New Orleans… ma, naturalmente, qui nessuno mi dà mai retta e quanto mi secca avere sempre ragione!”

“Adesso non metterti a fare la povera vittima, Klaus” lo rimbeccò Hayley. “In questa storia ci sono molti colpevoli ed è opportuno capire bene come stanno le cose, senza pregiudizi e senza recriminazioni, prima di agire.”

“Oh, da quando la piccola lupa è diventata così saggia? Anche tu sei senza pregiudizi, quindi?” la provocò Tristan, che proprio non riuscì a farne a meno.

Hayley lo fulminò con un’occhiataccia.

“Sono diventata saggia da quando ho dovuto imparare a proteggere la vita di mia figlia a qualsiasi costo” ribatté, secca. “E no, non ho pregiudizi, infatti sono disposta ad accettare anche il tuo aiuto, se deciderai di offrirmelo per Hope, anche se non mi piaci e non mi piacerai mai.”

“Insomma, vogliamo smetterla di discutere tra noi?” intervenne Freya, con l’aria esasperata di una maestra con una classe particolarmente casinista… “Credo che sia molto più importante che Kol racconti anche a voi quello che Ivy ha mostrato a lui e a Vincent.”

E così Kol ripeté a Elijah, Tristan e Marcel quello che aveva già detto a Klaus e agli altri riguardo agli umani e ai lupi mannari soggiogati per compiere gli attentati contro i lupi mannari e le streghe e le aggressioni alla Salvatore Boarding School. Nessuno litigava o discuteva più, adesso gli occhi di tutti erano puntati su Kol e nel patio di Villa Mikaelson si udiva solo la sua voce.

“L’uccisione di Davina, di Ivy e delle altre streghe è stata una punizione per Vincent, per essersi schierato con i lupi mannari invece che con i Notturni; le aggressioni alla scuola di Hope, invece, facevano parte di un piano ancora più perverso. Ivy ci ha mostrato Greta mentre diceva ai suoi seguaci che dovevano soggiogare dei lupi mannari per attaccare gli studenti e se, magari, qualche studente, preferibilmente un lupo mannaro, fosse rimasto ucciso sarebbe stato anche meglio: così, secondo Greta, sia a Mystic Falls che a New Orleans si sarebbe scatenata una caccia ai lupi mannari, considerati pericolosi e incontrollabili, e sicuramente tutti sarebbero stati d’accordo per la loro segregazione o addirittura eliminazione.”

“Questa donna è pazza, vuole fare un genocidio!” esclamò Hayley, sconvolta.

“Greta, in realtà, voleva che tutti pensassero che quelle creature erano diventate incontrollabili per colpa degli ibridi, erano loro che i Notturni volevano davvero togliere di mezzo, mentre si sarebbero accontentati di confinare per sempre i lupi mannari nel Bayou, uccidendo chi si fosse rifiutato” riprese Kol, sempre più pallido in volto. “Nel piano di Greta, tutti gli ibridi sarebbero dovuti morire, quindi… sì, quindi anche Hope. Lei e i suoi seguaci avrebbero messo in giro la voce che Klaus Mikaelson stava formando un esercito di ibridi per dominare il mondo e che aveva iniziato proprio da sua figlia.”

“E, dopo aver ucciso i Mikaelson, immagino che il piano di Greta preveda di eliminare anche me” commentò Marcel. “Dovranno essere i Notturni a regnare su New Orleans, tenendo prigionieri i lupi mannari e costringendo le streghe a sottostare ai loro voleri. Bene, che cosa facciamo allora?”

“La cosa riguarda anche me” intervenne a sorpresa Tristan, “e sono ancora più soddisfatto di aver accompagnato Elijah a questo incontro. Se Greta vuole un predominio dei vampiri Notturni, allora cercherà di attaccare anche la Strix, che al contrario vuole che i vampiri educhino la loro parte migliore, che siano esseri superiori dediti alla propagazione della bellezza, della raffinatezza e della cultura. Io e i miei seguaci saremo al fianco di Elijah per distruggere questa Greta e i suoi barbari!”

“Oh, ne sono profondamente onorato, Milord” fece Klaus, sarcastico.

“Piantala, Niklaus! L’aiuto di Tristan e dei vampiri della nostra organizzazione sarà più prezioso di quanto voi tutti possiate immaginare e io stesso a questo punto sono doppiamente coinvolto in questa guerra, sia come Mikaelson sia come fondatore e capo della Strix” lo rimbeccò Elijah. “E proprio tu ti metti a sindacare su chi abbia o meno il diritto di combattere Greta e i suoi e di proteggere la nostra famiglia? Forse devo ricordarti perché Greta Sienna è così piena di odio e rancore verso i Mikaelson?”

Tutti si scambiarono occhiate stupite perché non comprendevano le parole di Elijah. Gli unici che capirono il riferimento furono Marcel, che sapeva tutto perché Klaus glielo aveva raccontato tempo prima, e Klaus stesso.

“Ah, dunque sarebbe colpa mia se questi vampiri folli e nazisti vogliono distruggere mia figlia e tutta la nostra famiglia? Bene, allora, se pensate che io sia solo un ostacolo nella vostra nobile missione e mi ritenete responsabile vi libero della mia presenza, così sarete solo voi, la Strix e tutti quelli che riuscirete a raccogliere in giro a lottare contro Greta e i suoi!” esplose l’ibrido, fulminando tutti con lo sguardo. “Fate tutto da soli, visto che siete tanto bravi e non avete bisogno di me. Sappiate, però, che se accadrà qualcosa a Hope, a Hayley o a chiunque altro delle persone che amo, non avrete un posto al mondo in cui nascondervi dalla mia furia!”

“Insomma, Klaus, ti ho già detto di non fare la vittima!” cercò di richiamarlo Hayley.

“Nik, nessuno voleva rimproverarti” aggiunse Rebekah, che comunque non sapeva a cosa volesse alludere Elijah.

Klaus, tuttavia, era già sparito, rifugiandosi nella sua stanza a rimuginare sulle ingiustizie subite e su altri turbamenti vari…

“Non vi preoccupate, tornerà” disse Marcel, che ormai era abituato alle uscite spettacolari di Klaus. “Probabilmente aspetta solo che qualcuno di noi vada a implorare il suo perdono e il suo prezioso aiuto, ma non sarò io quello. Intanto organizziamoci tra di noi. Tristan, hai detto di poter coinvolgere i vampiri della Strix, non è così?”

“Certo. Vampiri come Greta Sienna e i suoi sono la vergogna della nostra razza” replicò con sussiego il giovane Conte.

“Io parlerò con Vincent” disse Freya. “Anche lui è coinvolto e sono sicura che sarà ben felice di aiutarci a punire chi ha ucciso le sue streghe e la donna che amava.”

“Fai in modo che sia lui a venire qui, non è prudente che tu vada da sola a cercarlo” le raccomandò Elijah.

“Elijah, tu che cosa intendevi dire? Va bene, la reazione di Nik è stata esagerata come sempre, ma in questo caso credo di capirlo” disse Kol all’Originale. “Lo hai praticamente accusato di aver iniziato lui la faida con Greta.”

“Niklaus ha le sue responsabilità in questa storia, ma devi chiederlo a lui, se vorrà raccontartelo” rispose Elijah, dopo di che raggiunse Marcel, Tristan e gli altri che stavano iniziando a organizzare dei piani contro i Notturni.

Kol, in preda a un tumulto di emozioni che non riusciva né a spiegare né a controllare, decise che avrebbe fatto proprio così, doveva sapere tutto su quella faccenda.

Doveva raggiungere Klaus nella sua stanza e farsi spiegare… sempre che lui fosse d’accordo!

Fine capitolo secondo

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3: The fire within ***


Cap. 3: The fire within

 

No more hesitating
I don't wanna face it
This is all I've ever known
Feel my mind straining
All my doubts are fading
Rushing to the edge and I let myself go

And I feel that my heart's going crazy now
I am not gonna break, can't be taken down
No I'm not going under
It's going down with the thunder
I feel the fire within burning high
With the thunder
No, I'm not going under
It's going down with the thunder!

(“The fire within” – Within Temptation)

 

Klaus era nella sua stanza, in piedi davanti al caminetto, e fissava le fiamme quando Kol si avvicinò alla porta e bussò, sebbene fosse già aperta. Ma era sempre meglio chiedere permesso prima di entrare in camera di Klaus!

“Ehi, Nik, posso entrare?” chiese, visto che bussare alla porta era sembrato inutile e l’ibrido non si era mosso di un millimetro.

La voce di Kol, tuttavia, lo riscosse e Klaus si voltò lentamente, come se si fosse risvegliato da un lungo sonno.

“Ah, sei tu. Sì, certo, entra pure e chiudi la porta” gli disse.

Kol fece come gli era stato detto e Klaus si sedette sul letto, facendogli cenno con la mano di sedersi accanto a lui.

“Hanno mandato te come ambasciatore?”

“Eh? No, in realtà non mi ha mandato nessuno” rispose Kol. “Sono venuto di mia spontanea volontà perché… beh, perché penso che anche tu debba partecipare all’organizzazione del piano contro i Notturni e poi volevo chiederti cosa intendeva Elijah quando ha insinuato che la faida con Greta Sienna l’hai iniziata tu. Ecco, l’ho detto.”

“Sì, l’hai detto e io non ti morderò per questo, se è ciò che temi” disse l’Originale, e non si capiva bene se stesse scherzando o meno. “Elijah ha parlato dal pulpito della sua morale integerrima, come al solito, ma non ha spiegato a nessuno cosa intendesse veramente e adesso tu sei curioso. Ovviamente penserai, come tutti, che abbia fatto un grave torto ai Sienna e che per la mia furia omicida abbia attirato la loro vendetta su di me e soprattutto sulle persone che amo.”

“Io non penso niente” ribatté Kol. “In passato ho fatto anche di peggio, per cui non sono il più adatto a giudicare, per quanto ne so potrei essere stato anch’io ad ammazzare qualche parente di Greta nei periodi in cui mi divertivo a fare stragi. È una cosa del genere, Nik?”

Klaus si lasciò sfuggire un sorrisetto.

“È incredibile notare, proprio adesso che so che non sei mio fratello, quanto in realtà tu sia quello che più mi somiglia. Però no, non è stata una strage di quel tipo e di sicuro tu non vi hai preso parte” disse poi. “Accadde tutto in Germania nel 1933.”

“Oh, allora io sono davvero innocente, a quel tempo mi avevi pugnalato e infilato in una bara, te lo ricordi? Ecco perché non so niente di questa storia” replicò Kol.

“Allora ti illuminerò su ciò che accadde in quei giorni e potrai capire da solo perché Elijah mi incolpi di aver iniziato io la faida” riprese Klaus, “anche se, a volte, tendo a pensare che purtroppo abbia ragione lui.”

“Beh, se non è stata una strage di quelle per cui sei famoso allora cosa è stato?” Kol da una parte era molto curioso di venire a conoscenza di quella vecchia storia, dall’altra sentiva che era giusto sdrammatizzare perché Klaus la stava prendendo molto male e Elijah, come al solito, non gli rendeva le cose più facili. Tutto lo stesso, insomma, salvo il fatto che lui, almeno come sangue e genetica, ora sapeva di non appartenere a quella famiglia.

“Nel 1933 io e Elijah eravamo a Rostock e ovunque in Germania si diffondevano le ideologie naziste sulla purezza della razza, gli ariani e tutte quelle assurdità. Devo ammettere comunque che la cosa non mi avrebbe infastidito più di tanto se avesse coinvolto solo gli umani: sono tanto bravi a definirci mostri, ma poi sono loro a fare le cose peggiori ai loro simili. Ma non voglio tediarti per cui arriverò subito al punto: le stesse teorie si erano diffuse anche tra i vampiri e il portavoce, almeno a Rostock, era un tale di nome August che raccoglieva sempre più seguaci. Per loro difendere la purezza della razza significava eliminare fisicamente i lupi mannari” a quel punto un lampo attraversò lo sguardo di Klaus. Anche dopo tanti anni, quelle immagini di morte lo facevano infuriare, nonostante lui stesso non fosse certo un santo. “Lui e i suoi seguaci iniziarono a sterminare senza pietà tutti i licantropi che vivevano da quelle parti e così io decisi di vendicarli, anche se Elijah non era d’accordo perché riteneva che, così facendo, avrei attratto l’attenzione di Mikael.”

“Li ammazzasti tutti da solo, quindi? Questo August e i suoi seguaci e senza neanche l’aiuto di Elijah? Ma quanti erano? Venti, trenta?” il tono di Kol tradiva in realtà ammirazione piuttosto che disprezzo e Klaus, suo malgrado, si sentì scaldare dal suo entusiasmo.

“Probabilmente una trentina o anche di più, ma forse non si aspettavano il mio attacco… o non mi conoscevano. Andai a cercare August a casa sua e lo uccisi, poi massacrai tutti i suoi seguaci che cercarono di attaccarmi per vendicarlo. Ero fuori di me per la rabbia e finii per uccidere anche degli innocenti che si trovavano in quel luogo, ma non è di questo che parlava Elijah. Il fatto è che August era il marito di Greta Sienna e, quando lei uscì dalla casa con Antoinette e Roman, i loro figli, chiese pietà per se stessa e per loro, si umiliò davanti a me… e io li risparmiai” continuò l’ibrido.

“Beh, e allora?” Kol pareva non capire il problema. “Per questo dunque dovrebbe avercela con te, per il fatto che non hai sterminato anche lei e i suoi figli? Greta Sienna è più idiota di quanto pensassi, allora, sul serio non ti conosce. Dovrebbe chiedere alle famiglie che hai massacrato fino alla sesta generazione per molto meno!”

“Ovviamente non è per questo. Greta mi considerava già allora un abominio, un essere inferiore da sterminare, ancora peggio dei licantropi stessi in quanto ibrido, e ha dovuto umiliarsi a supplicare la mia clemenza dopo aver visto morire il marito e tutti i suoi amici. L’ho mortificata davanti ai suoi figli e per questo vuole fare lo stesso con me, probabilmente il suo piano è arrivare a umiliarmi, vedermi supplicare per la vita di mia figlia e poi ucciderla lo stesso e uccidere anche me” concluse Klaus, al quale ovviamente non importava un bel niente dei vampiri nazisti che aveva eliminato, ma era straziato al pensiero che le sue azioni di allora potessero danneggiare Hope nel presente.

“Quindi è questo che Elijah voleva rinfacciarti, chiaro, anche se credo che, in realtà, se la sia presa perché al tempo non lo ascoltasti e andasti comunque avanti con la tua vendetta anche rischiando di richiamare Mikael. Ma non è questo il punto, direi. La tua colpa sarebbe quella di essere stato clemente con Greta Sienna e i suoi figli? Oh, sì, proprio una grande colpa. In effetti sarebbe stato molto meglio farla fuori, lei e pure i figli, tanto per essere certi che poi non volessero vendicarsi” commentò Kol, molto pratico. “È un vero peccato che non ci fossi io lì con te, al posto di Elijah. Per quello che ero al tempo, avrei sgozzato i suoi figli sotto i suoi occhi e poi avrei staccato la testa a Greta, almeno adesso ci saremmo risparmiati tanti problemi. E, per buona misura, magari mi sarei divertito anche a massacrare un bel po’ di gerarchi nazisti, chissà, magari insieme avremmo fermato la Shoah e ora saremmo considerati una specie di eroi invece che di mostri. Ma dai, sul serio?  Caso mai dovremmo essere io e Vincent ad avercela con te, e i lupi mannari di Lisina perché, se nel 1933 tu avessi massacrato tutti i Sienna, oggi Davina, Ivy e Lisina sarebbero vive. Ma qui si entra nell’assurdo…”

Klaus lo guardò allibito. Sinceramente si era aspettato una reazione diversa, anche se non proprio come quella di Elijah, e invece in poche parole Kol aveva smontato il suo castello di sensi di colpa.

Ancora una volta si trovò a pensare, e non senza una certa emozione che non comprendeva bene, che davvero avrebbe dovuto tenersi Kol vicino e che per troppo tempo lo aveva sottovalutato.

“Greta e i suoi Notturni razzisti e deprimenti dovranno pagare per aver ucciso Davina, Ivy, Lisina e tanti altri e saremo noi a farli pentire di essere nati. Purtroppo non c’ero nel 1933, altrimenti avrei eliminato il problema alla radice, ma oggi ci sono e sarò con te per distruggere quei fanatici, sarò al tuo fianco e stavolta non ci sarà clemenza per nessuno, come loro non ne hanno avuta per Davina e le altre streghe e licantropi. Vedranno con chi hanno a che fare, la famiglia sarà di nuovo unita… anche se in realtà io non sono un vero Mikaelson, diciamo che mi guadagnerò la promozione sul campo!” dichiarò Kol, determinato e pragmatico.

Klaus sentiva che un turbine di emozioni lo travolgeva. Aveva passato giorni veramente duri pensando che, alla fine, Hope fosse in pericolo a causa delle sue colpe passate e della sua arroganza e adesso era come se un fardello opprimente e doloroso gli fosse scivolato via dalle spalle e dal cuore. E l’entusiasmo di Kol nel mettersi dalla sua parte senza se e senza ma era qualcosa che lo colpiva e lo turbava insieme. Non lo aveva mai considerato più di tanto quando credeva che fossero fratelli e, ora che sapeva che non lo erano, scopriva diversi lati di quel ragazzo che gli piacevano più di quanto, forse, sarebbe stato opportuno. Però averlo con sé lo faceva sentire meglio…

Lo prese per le braccia e lo attirò a sé, magari anche un po’ più vicino del normale, ma in quel momento non era del tutto lucido, travolto da emozioni e strani desideri che gli correvano nel sangue…

“Tu fai parte della famiglia comunque, non importa se non siamo fratelli, te l’avevo già detto, e… certo, distruggeremo Greta e i suoi, ma tu devi stare davvero al mio fianco, ho bisogno del tuo entusiasmo, della tua forza” gli disse guardandolo fisso negli occhi e con un tono appassionato che poteva essere anche fuori luogo, in fondo era di una guerra che si stava parlando… o no? “Ti ho sempre sottovalutato, Kol, e mi dispiace veramente. Ora mi rendo conto di quanto tu possa capirmi meglio di chiunque altro, meglio dei miei veri fratelli, forse anche meglio di me stesso. Con poche parole mi hai fatto sentire bene, mi hai incoraggiato, rassicurato e accettato anche per quello che sono e credo che nessuno lo abbia mai fatto per me, almeno non così. Ho bisogno che tu mi stia vicino, ho bisogno del tuo appoggio… e ti chiedo perdono se per tanti e tanti anni non me ne sono reso conto.”

“Beh, anch’io non è che mi comportassi proprio benissimo, prima, e magari qualche volta me lo sono anche meritato di finire pugnalato in una bara!” scherzò il giovane Originale, sentendo che l’atmosfera si surriscaldava e che sarebbe stato meglio sdrammatizzare un po’.

“Siamo entrambi cambiati, in questi anni, e ora mi rendo conto che avrei dovuto accorgermi prima di te, di quanto potessi essere importante e prezioso. O forse, finché ti credevo mio fratello, ti sottovalutavo proprio perché avevo la mia idea su come dovesse essere un vero Mikaelson e non riuscivo a vedere quello che sei realmente” Klaus si stava incartando un po’ nel discorso e neanche lui sapeva bene cosa stesse dicendo, ma quello che voleva era tenersi Kol il più vicino possibile e tutto il resto non contava. “Spero che tu possa perdonarmi, perché adesso ho davvero bisogno di te e lo so che quando eri tu ad avere bisogno di me io non c’ero mai, però…”

“Nik, io sono qui e non vado da nessuna parte, te l’ho detto che voglio essere al tuo fianco e lo farò. Il passato è passato, lasciamo perdere e ripartiamo da qui” lo interruppe Kol, di nuovo semplice e pragmatico.

Klaus lo abbracciò, lo strinse forte e poi, senza capire come ci fosse arrivato, si ritrovò a baciarlo, a perdersi sulle sue labbra e nel suo calore e, tanto più si perdeva in quel bacio, tanto più si ritrovava e sentiva di essere al posto giusto, nel momento giusto, con la persona giusta. Brama ed emozioni non lo turbavano più, quel bacio diventava dolce, languido, infinito e in esso svanivano le preoccupazioni e i rimorsi, la rabbia e le paure.

E poi Klaus si rese conto di cosa stesse effettivamente facendo. Si staccò da Kol come se scottasse e lo guardò, timoroso di vedere nei suoi occhi qualcosa di negativo, disprezzo, disgusto o cose simili.

“Mi… mi dispiace, Kol, io… non so cosa mi sia preso… è un momento difficile, è stata una giornata strana” provò a dire, ma il giovane non sembrava sconvolto, almeno non più di tanto, visto che, a conti fatti, lo aveva lasciato fare e non aveva cercato neanche per un secondo di sottrarsi a quel bacio, e questo doveva pur significare qualcosa, no? Semplicemente, Kol si limitò a ricambiare l’abbraccio in modo tenero e affettuoso.

“È stata davvero una giornata strana e difficile, per me forse anche di più viste le rivelazioni di Ivy” disse, “quindi non devi scusarti di niente, siamo tutti e due vulnerabili e confusi in questo momento e… non credo ci sia altro da dire. Ora torneremo di sotto dagli altri e ci organizzeremo tutti insieme per proteggere Hope, Hayley e tutta la famiglia e eliminare Greta e i suoi fanatici depressi e razzisti. Questa… cosa è successa e, a quanto pare, l’ho voluta anch’io perché non mi sono opposto, ma riguarda solo noi e non uscirà da questa stanza.”

Per la prima volta in quella giornata indimenticabile Klaus sorrise intenerito.

Te lo leggeranno in faccia non appena ti vedranno. Sei trasparente in queste cose, Kol, e neanche te ne accorgi…, pensò, ma non fu ciò che disse.

“Infatti. Non è niente che riguardi nessuno di loro” concordò. E se a qualcuno non sta bene si arrangi. Elijah non si è forse preso come compagno quel De Martel?

Mentre scendevano le scale per riunirsi agli altri, tuttavia, Klaus si rese conto che adesso riusciva anche a capire cosa fosse accaduto a Elijah e perché avesse tanto lottato per tenere con sé quel Conte spocchioso anche contro il volere di tutta la famiglia. Per quanto inizialmente Tristan fosse stato un nemico dei Mikaelson, poi aveva dimostrato di tenere veramente almeno ad Elijah e suo fratello… beh, suo fratello si era innamorato, aveva perso la testa per lui e con lui, evidentemente, si sentiva in pace, sereno come non era mai stato. Klaus non lo aveva mai capito, ma adesso…

Adesso cominciava a pensare che fosse la stessa cosa che aveva provato lui con Kol. Non poteva più giudicare Elijah, i sentimenti non si scelgono e non ti danno il preavviso, ti travolgono e basta.

“Ehi, ce ne avete messo di tempo, Klaus ti ha confessato tutti i suoi peccati?” ironizzò Marcel, vedendoli arrivare. “Va bene, non importa. Qui siamo già a buon punto e credo che, effettivamente, l’aiuto della Strix sarà davvero prezioso.”

“Certo che sarà prezioso” dichiarò Tristan, lapidario. “Io e Elijah sceglieremo alcuni membri che agiranno da infiltrati tra i Notturni di Greta, così ci informeranno dei loro piani e saremo sempre un passo avanti a loro.”

“Dunque ti è bastato che restassi assente per poco tempo per autoproclamarti padrone in casa mia, signor Conte De Martel?” reagì Klaus, piccato.

“Tristan non vuole fare niente del genere, Niklaus, ma tu sei sempre prevenuto nei suoi confronti. Infiltrare dei membri della Strix tra i Notturni di Greta è un piano eccellente” affermò Elijah.

“In realtà anch’io vorrei mandare alcuni dei miei vampiri come infiltrati” intervenne Marcel, “il problema è che la maggior parte di loro sono già noti ai Notturni. Dovrò parlarne con Josh.”

Kol, due passi indietro, osservava la scena e sorrideva. Ognuno sembrava voler dire la sua e non ascoltare gli altri, eppure stavano lavorando insieme per sconfiggere Greta Sienna e i suoi seguaci e per proteggere Hope e tutti i licantropi e gli ibridi. Nonostante le divergenze, finivano sempre per collaborare ed era questa la loro forza.

Insomma, tutto lo stesso. O quasi…

Quel bacio di poco prima, che lui stesso aveva accolto e ricambiato, poteva voler dire tanto e… chissà perché stava succedendo una cosa del genere tra lui e Nik?

Fine capitolo terzo

 

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Capitolo 4
*** Cap. 4: All alone ***


Cap. 4: All alone

 

I know you are out there
Someday I will find you
When I close my eyes
I see you and then I know
You are still there

All alone
In the middle of a crowd
Watched by a thousand of eyes
No one can see you
All alone
A thousand voices whispers
I don't understand a word
You are all alone…

(“All alone” – Russell Allen/Anette Olzon)

 

Marcel fu il primo a lasciare il patio di Villa Mikaelson per tornare a casa e convocare Josh e altri suoi vampiri fidati per capire se qualcuno di loro potesse infiltrarsi tra i Notturni di Greta; anche Elijah e Tristan se ne andarono, diretti a Davilla Estate (dove, comunque, ormai anche Elijah praticamente abitava…) per scegliere i membri della Strix più adatti ad agire da infiltrati.

“Io ho già qualche idea sui membri migliori” diceva Tristan, “comunque è chiaro che ci consulteremo prima di prendere una decisione definitiva, a questo punto siamo entrambi Lord della Strix e non intendo fare tutto da solo.”

Elijah era colpito soprattutto da un altro aspetto della faccenda.

“Io volevo… ringraziarti, Tristan. Insomma, in genere tu ti innervosisci quando io mi occupo dei problemi della mia famiglia, ma oggi hai voluto partecipare a questo incontro e addirittura sei disposto ad avvalerti della Strix per fermare Greta e i suoi.”

Il giovane Conte De Martel si strinse nelle spalle ostentando indifferenza.

“Non c’è niente di strano, invece. Questa cosa riguarda principalmente la tua famiglia, è vero, ma Greta intende estendere il suo dominio su tutta New Orleans, imprigionando i licantropi, uccidendo gli ibridi e tenendo sotto controllo le streghe. Io non posso certo permettere che una pazza con un seguito di fanatici incolti, barbari e razzisti governi questa città, sarebbe il fallimento del nostro piano come Lord della Strix.”

Elijah lo prese per le braccia e lo fece voltare verso di sé. Erano ormai giunti nell’immenso parco della villa di Tristan e nessuno poteva vederli.

“Io credo che ci sia anche qualcos’altro” gli disse piano, catturando i suoi occhi azzurri. “Niklaus è stato ostile come al solito e gli altri non ti hanno rivolto quasi la parola, ma tu sei stato paziente e collaborativo con loro. Avresti potuto semplicemente andartene e riunire la Strix a Davilla Estate.”

Tristan fece una smorfietta contrariata.

“E va bene! Sì, è vero, in questi ultimi due o tre anni ho imparato a vivere diversamente il tuo legame con la famiglia” ammise, “forse anche perché in realtà tu vivi più con me che con loro, ma non è solo questo. Non posso dire che mi siano simpatici, ma sono la tua famiglia ed è giusto che tu pensi a loro, come io mi prendo cura di Aurora. E poi devo ammettere che oggi Klaus non è stato neanche odioso come al solito, ha fatto due o tre battute delle sue, ma ho avuto l’impressione che lo facesse più per recitare il suo ruolo che per vera convinzione. Chissà, magari scoprire che Kol non è veramente vostro fratello ha segnato più lui di altri. Erano molto legati?”

Elijah rifletté sulle parole di Tristan e dovette convenire che aveva ragione: rispetto a tutti gli altri, e a lui stesso, Niklaus era sembrato turbato da quella rivelazione. Gli altri si erano sorpresi, magari anche parecchio, specialmente all’inizio, ma poi la cosa era stata accettata senza tanti drammi: Kol non era un Mikaelson di nascita, ma era cresciuto con loro, aveva vissuto avventure e combattuto nemici con loro ed era questo a renderlo un Mikaelson, come del resto era stato per Hayley. Ma Niklaus sembrava davvero scombussolato da questa scoperta e, ora che ci pensava bene, anche Elijah si rendeva conto di aver avvertito una strana tensione tra lui e Kol.

“Non direi” rispose poi alla domanda di Tristan. “In realtà Kol è sempre stato piuttosto lontano da noi, ha vissuto esperienze diverse… però, ora che mi ci fai pensare, ha sempre dimostrato un legame particolare con Niklaus, ricercava la sua attenzione e la sua approvazione, è stato anche molto geloso di Marcel, quando Niklaus decise di farne la sua creatura. E Niklaus, in genere, rispondeva alle intemperanze di Kol pugnalandolo e chiudendolo in una bara, come è stato suo costume per secoli…”

“Anche questo è un legame, comunque, che denota un certo interesse: io ho tenuto sotto controllo Aurora per secoli, sapendo della sua fragilità mentale, e per un certo periodo l’ho addirittura lasciata in un monastero in Tibet perché i monaci si occupassero di lei. È una cosa strana, non so come reagirei io se sapessi che Aurora non è davvero mia sorella” rifletté Tristan.

“Non vorrai dirmi che potresti, magari, innamorarti di lei, vero?” lo sfidò Elijah, imprigionandolo contro il tronco di un albero.

“Non c’è bisogno di comportarsi da barbaro” replicò Tristan, cercando inutilmente di liberarsi. “No, non potrei innamorarmi di Aurora nemmeno se sapessi che non è mia sorella, semplicemente perché ho vissuto continuamente con lei fin dall’infanzia e poi per secoli, in tutta Europa, sempre vedendola come la mia sorellina delicata e fragile e non potrei vederla in altro modo. Ma proprio tu hai appena detto che Kol e Klaus, in realtà, non hanno vissuto molto insieme come fratelli, non certo come hai fatto tu… e magari questa ricerca di attenzione da parte di entrambi potrebbe significare qualcos’altro. Non so cosa proverei io se scoprissi che Aurora non è mia sorella e l’avessi ritrovata solo ora dopo secoli, chissà…”

“Tu non dovresti provare proprio niente in ogni caso, perché sei mio e qualsiasi tua emozione, sentimento e devozione devono andare esclusivamente al tuo Sire” gli disse Elijah, schiacciandolo contro l’albero col suo corpo, mordicchiandolo sul collo e iniziando a slacciargli i pantaloni. Mentre gli insinuava sensualmente le mani sotto i vestiti e strofinava la sua erezione contro di lui, baciandolo in modo sempre più intimo e profondo e esplorandolo con la lingua, però, non riuscì a scacciare del tutto dalla mente quel piccolo tarlo.

Tristan poteva aver ragione? C’era forse qualcosa di particolare tra Niklaus e Kol e la scoperta di non essere fratelli aveva abbattuto ogni resistenza inconscia?

A Villa Mikaelson, invece, le cose sembravano essersi tranquillizzate. La famiglia allargata (ormai direi di chiamarla così, vista la situazione di Kol e la presenza di Hayley) aveva cenato, aveva continuato a confrontarsi ancora un po’ sulla questione e Hayley aveva deciso di chiamare Alaric e Caroline per avvertirli che, anche senza Hope, gli studenti della loro scuola potevano comunque essere in pericolo a causa delle idee razziste di Greta e dei suoi Notturni, veri responsabili delle aggressioni. Poi, pian piano, tutti erano andati a dormire. Hayley si era trattenuta a lungo in camera di Hope che aveva bisogno di essere rassicurata non tanto per se stessa, quanto per il timore che accadesse qualcosa ai suoi amici o alla sua famiglia. Ad un certo punto era passato Klaus per tranquillizzare la figlia, ma anche Hayley si era accorta che non era il Klaus di sempre… Chissà, forse tutte le notizie arrivate quel giorno avevano finito per destabilizzarlo, era comprensibile, lei stessa era rimasta sconvolta nel sapere quanto Greta potesse odiare gli ibridi, anche molto giovani come Hope; e sul fatto della famiglia, beh, Hayley sapeva meglio di chiunque quanto fosse dura perdere le proprie certezze.

Tutto taceva a Villa Mikaelson quando, nel cuore della notte, una figura attraversò silenziosamente i corridoi e raggiunse la stanza di Klaus, aprendo la porta pian piano per non fare rumore e scivolando dentro. La porta si richiuse alle spalle del misterioso visitatore… ma l’ibrido, ovviamente, era all’erta e in meno di un secondo raggiunse la porta e vi schiacciò contro l’intruso, afferrandolo per la gola.

“Chi sei? Cosa sei venuto a fare qui? Come osi introdurti di soppiatto nella mia… Kol???”

Sconcertato, Klaus liberò il giovane e lo squadrò da capo a piedi: con indosso una maglietta leggera e i boxer non dava proprio l’idea di essere minaccioso, anzi, e lui come aveva potuto scambiarlo per un nemico, magari mandato da Greta? Doveva essere proprio sull’orlo di una crisi di nervi!

“Accidenti, Nik, tu sei uno di quelli che prima spara e poi ti chiede chi sei, vero?” si lamentò Kol, massaggiandosi il collo e riprendendo fiato. Tuttavia il tono non era scherzoso come voleva apparire.

“Cosa dovevo pensare? Ti sei introdotto in camera mia di nascosto e col favore delle tenebre” cercò di rimediare Klaus. “Non potevo immaginare che fossi tu e, a proposito, cosa ci fai qui a quest’ora?”

“Nik, ho avuto un incubo” mormorò Kol, afferrando una mano dell’ibrido.

Klaus restò ancora più allibito, soprattutto perché sentiva le mani di Kol tremare. Gli circondò le spalle con un braccio e lo condusse a sedersi sul letto, cercando tuttavia di buttarla sull’ironia.

“Mi dispiace per te e immagino sia comprensibile, con tutto ciò che abbiamo passato in questa giornata, ma… beh, questa è una cosa che faceva Hope e anche lei ha smesso dopo aver compiuto undici anni” disse.

“Nik, mi devi ascoltare” insisté Kol, e stavolta il suo tono era talmente angosciato che Klaus non poté far finta di niente. “Ho sognato… ho sognato che Greta e alcuni dei suoi Notturni ti avevano rapito e che… che ti stavano torturando. Eri legato a una sedia e loro ti straziavano con un paletto pieno di spine, dicevano che con quello potevano anche ucciderti perché era intriso del sangue della Bestia…”

“Un sogno niente affatto piacevole, concordo, ma come ti ho detto è comprensibile dopo tutto ciò di cui abbiamo parlato oggi, sappiamo che Greta e i suoi sono i nostri nemici, che sono pericolosi e che io, in quanto ibrido, sono uno dei loro bersagli” minimizzò Klaus. “È uno dei tanti pericoli che corriamo, è vero, ma non è detto che vada proprio così, e poi…”

“Tu non mi ascolti, Nik! Quello non era un sogno come gli altri e non è dovuto alla preoccupazione per le mosse di Greta” Kol adesso pareva davvero fuori di sé, stringeva più forte le mani di Klaus, gli si avvicinava sempre più e la sua voce era spezzata dall’angoscia. “Ma ti sei già dimenticato quello che Freya e Hope hanno mostrato anche a te, la visione del giorno in cui la mia vera madre mi ha affidato a Esther? Mia madre era una strega potente e uno dei suoi poteri era proprio quello di prevedere il futuro tramite i sogni! Lei aveva sognato che un branco di lupi mannari avrebbe massacrato il nostro villaggio e così è stato! E io ho sognato che tu sarai rapito e torturato da Greta e dai suoi vampiri e…”

Klaus lo prese per le spalle e lo strinse, il viso vicinissimo al suo.

“Kol, tu hai mai fatto sogni del genere che poi si sono verificati?” gli chiese in tono calmo e pacato, cercando di placare la sua agitazione.

“Io… no, non che mi ricordi” rispose Kol, confuso.

“Quando Davina e le altre streghe sono state avvelenate, tu avevi sognato prima che sarebbe accaduto?” continuò Klaus, sempre con quel tono rassicurante.

“Certo che no, altrimenti non avrei lasciato che succedesse, non l’avrei lasciata partecipare a quel rituale!” replicò il giovane.

“E allora, Kol, tu non hai questo potere, hai semplicemente avuto un incubo come capita a tanti” concluse Klaus.

Il ragionamento filava perfettamente e, per qualche istante, sembrò convincere anche Kol, poi il panico ebbe di nuovo la meglio.

“Ma io non sapevo di averlo, ecco! Quando è successa quella cosa terribile a Davina, o anche in altri momenti, io credevo di essere un Mikaelson, ma ieri ho scoperto di essere figlio di Kaira e che lei aveva questo potere e magari si è attivato per questo” al contrario di quello di Klaus, il ragionamento di Kol non aveva un filo logico neanche a piangere, ma era più facile credere alla paura.

“Kol, ti ascolti quando parli? I poteri, qualsiasi potere, non si attivano perché qualcuno pensa di averlo” ribatté Klaus, sempre molto calmo. “Dovresti saperlo meglio di me, visto che hai studiato la magia per anni, però in questo caso ti posso decisamente confermare che i poteri si attivano da soli. Quando si è attivata la mia trasformazione in lupo mannaro per la prima volta e ho così scoperto di essere un ibrido, ti assicuro che me ne sono accorto e non ci pensavo neanche lontanamente. Hai avuto un incubo, tutto qui.”

“E se non fosse tutto qui? E se fosse vero? Io non posso rischiare, non lo capisci? Non posso aspettare che ti succeda qualcosa per verificare se possiedo o meno quel potere, io non voglio che ti succeda qualcosa, non potrei farcela, non potrei superare anche questo, non posso perdere anche te, Nik, non posso!” e tutte le emozioni e le paure, il terrore e tutto ciò che provava senza saperlo deflagrò letteralmente nel cuore di Kol che esplose in questa confessione disperata.

Per un istante Klaus rimase interdetto, poi la portata di ciò che Kol aveva appena ammesso arrivò alla sua comprensione… e a quel punto fu lui a non rendersi più conto di quello che faceva e che diceva.

“Non mi succederà niente, Kol, non mi succederà niente, stai tranquillo” gli disse, baciandolo, avvolgendolo in un abbraccio caldo e protettivo e distendendosi sul letto con lui. Il sangue gli bruciava nelle vene e gli rimbombava nelle orecchie e tutto quello che sentiva erano le parole che aveva detto Kol: non posso perderti, non ce la farei senza di te, non voglio che ti succeda qualcosa. Chi mai gli aveva detto cose simili? Chi mai si era mostrato così disperato all’idea che potesse accadergli qualcosa di male? Mentre lo baciava e ancora una volta placava la sua foga perdendosi nelle sue labbra morbide, si rese conto che aveva bisogno di qualcosa di più, che la brama che lo aveva invaso avrebbe trovato pace solo spingendosi fino al limite, superando ogni pensiero cosciente; rimaneva tuttavia in lui quel tanto che bastava per comprendere che, se Kol avesse reagito in qualsiasi modo, se si fosse mostrato spaventato e lo avesse respinto, avrebbe avuto la forza di fermarsi. Questo sì. Solo che… Kol non lo fermò, Kol era accogliente, docile e pareva che fosse stato fatto apposta per fondersi con lui e farlo sentire a casa, per assecondare i suoi movimenti e desideri. Klaus lo prese, sempre baciandolo, sempre respirando con lui, sempre ascoltando ogni fremito del suo corpo per non fare niente che Kol non volesse. Ma Kol accettava tutto, voleva tutto, era perso in lui esattamente allo stesso modo. Era quella l’attenzione che desiderava senza saperlo? Mille anni di incomprensioni svanirono nell’unione dei loro corpi, delle loro menti e dei loro spiriti fino all’esplosione totale dell’universo e oltre e di miliardi di scintille luminose nel momento del massimo piacere.

Solo alla fine di tutto, sempre tenendo Kol stretto tra le braccia, Klaus sembrò riprendere una certa qual padronanza di sé.

“Senti, io… mi dispiace, non so cosa mi sia preso, è che mi hai fatto sentire così importante, così accolto, mi hai detto quelle cose e io… credo di aver esagerato, ecco” cercò di spiegare qualcosa che non aveva niente di logico. “Mi sento così bene quando mi sei vicino, mi sembra che tutto andrà per il meglio, mi fai sentire accettato, come se non fossi più il mostro che sono, non mi giudichi e questo per me è qualcosa di nuovo. Però se… beh, se vuoi posso soggiogarti e farti dimenticare quello che… quello che è successo ora, insomma, se ti senti a disagio.”

“Io non voglio dimenticare proprio niente, Nik” rispose dolcemente Kol, che adesso pareva anche lui più sereno. “È vero, non ti ho fermato, ti ho lasciato fare quello che nemmeno io sapevo di volere e… e va bene così. E lo sai che io non ti giudico, sono un mostro tanto quanto te, come potrei farlo? Ma… ma continuo a non credere che il mio sia stato solo un incubo e non voglio che possa avverarsi!”

Klaus, intenerito, gli scompigliò affettuosamente i capelli.

“Allora facciamo così: rimani a dormire qui e, se farai di nuovo quei sogni, allora ne parleremo seriamente e cercheremo di scoprire i dettagli, tipo come hanno fatto a catturarmi, dove mi hanno portato, se hanno preso anche Hope o Hayley, cose più concrete, tanto per intenderci” gli disse. “Tua madre aveva delle visioni ben precise, ricordi? Sapeva tutto sul branco, quanto sarebbe stato numeroso, quando sarebbe arrivato, il problema fu che non le credettero, ma io ti crederò se farai ancora quel sogno. Altrimenti vorrà dire che era davvero solo un incubo, legato agli avvenimenti della giornata e… e beh, evidentemente alla paura che hai di perdermi.”

“Va bene” acconsentì Kol, tranquillizzato per il fatto che Klaus era disposto ad ascoltarlo. “Spero anch’io che sia solo un incubo, lo spero davvero.”

“Ad ogni modo sappiamo che Greta Sienna e quei Nazisti deprimenti sono capaci di tutto, quindi possiamo aspettarci il peggio da loro e non c’è niente di male a prendere precauzioni, l’importante è non lasciarsi paralizzare dal panico… come stavi facendo tu, Kol. Domani ne parleremo anche con Freya, Rebekah, Hayley e Elijah e metteremo in conto che quella pazza potrebbe davvero voler cominciare attaccando gli ibridi e principalmente quelli della nostra famiglia. Su questo il tuo sogno potrebbe non essere poi così sbagliato, pur senza essere una visione del futuro, e ne terremo conto” riprese Klaus. “Non preoccuparti, andrà tutto bene e la famiglia Mikaelson se la caverà anche questa volta.”

“Anche se io non sono davvero un Mikaelson?” domandò Kol.

Adesso lo sei molto più di quanto lo fossi mai stato prima” concluse Klaus, stringendolo tra le braccia. E in quell’abbraccio tenero e rassicurante Kol si addormentò sereno, senza altri incubi.

Anche Klaus, prima di abbandonarsi ad un riposo pacificatore, ebbe il tempo di pensare a come si sentiva completo, accolto e accettato da Kol e a come fosse rasserenante quella sensazione. Ancora una volta si ritrovò a pensare che finalmente poteva capire perché Elijah si fosse lasciato andare con Tristan De Martel, come fosse impossibile placare la brama e il desiderio, ma anche il vero amore quando avevi la fortuna di trovarlo. Lui, forse, era stato perfino geloso di Tristan, temendo che potesse portargli via il fratello, ma ora poteva comprenderlo e anche essere contento per Elijah, che aveva passato tutta la vita a occuparsi della famiglia e ora, pur restando ad essa legato, dedicava del tempo anche a costruire la sua vita con il giovane che aveva rubato il suo cuore e che accendeva ogni fibra del suo essere. Era stato solo tanto a lungo, erano stati soli entrambi, sia lui sia Elijah, e quando l’amore era arrivato inaspettato e improvviso aveva scardinato e travolto ogni barriera e ogni certezza, senza rispetto per niente e nessuno… e andava bene così.

Lo capiva perché, pensava, era la stessa cosa che stava accadendo a lui con Kol.

Tutto lo stesso.

Fine capitolo quarto

 

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Capitolo 5
*** Cap. 5: Black is my heart ***


Cap. 5: Black is my heart

 

Searching for a reason
To justify my faults
I kept running in a circle
No way out if not insane
Searching for a reason
To hide all my mistakes
I kept running in a circle
I drown in regret
Searching for a reason

Black is my heart but no one can see
And I can't deny how fragile we are
Our own misery

Black is my heart and now I can see
Whatever we've done
How fragile we are
Our own misery…

(“Black is my heart” – Temperance)

 

Klaus, tuttavia, era comunque e sempre Klaus e la cosa non tardò a palesarsi appena un paio di sere dopo. Elijah e Tristan avevano scelto i membri della Strix da infiltrare tra i Notturni di Greta e proprio quel pomeriggio avevano ricevuto il loro primo rapporto da loro: Greta stava organizzando un piano per colpire prima di tutto gli ibridi della famiglia Mikaelson, ma al momento non c’era niente di definito e i più importanti tra i suoi seguaci, tra cui un certo Emmett, proponevano delle soluzioni finali che Greta ascoltava e sulle quali rifletteva. Nel frattempo, la routine dei Notturni era girare per le strade di New Orleans per tutta la notte a caccia di eventuali lupi mannari che avessero osato uscire dal Bayou dove, secondo loro, dovevano restare confinati.

La situazione pareva dunque ancora tranquilla, ma era ovvio che bisognasse restare all’erta, perché poteva precipitare da un momento all’altro. Quindi Hope non poteva tornare a scuola e Klaus era diventato piuttosto paranoico e non permetteva a nessuno di mettere piede fuori da Villa Mikaelson. Così, come c’era da aspettarsi, si infuriò moltissimo quando scoprì che Hayley e Hope erano uscite per un’apericena al Rousseau’s insieme a Declan, Cami e Keelin.

“In cosa, esattamente, non sono stato chiaro quando ho detto che nessuno, e tanto meno Hope e Hayley, che sono i bersagli principali di Greta e dei suoi fanatici, dovevano uscire?” esclamò quella sera, non appena seppe della novità. “Era così difficile da capire? Parlo forse in un’altra lingua? E poi, come se non bastasse, sono andate proprio al Rousseau’s dove spesso i Notturni di Greta passano la serata, e in compagnia di chi? Di quel povero disgraziato di Declan che non sa neanche che queste cose esistano, di Cami che immagino non sia informata degli ultimi sviluppi e di Keelin che è, oh, lasciatemi pensare… ma guarda, proprio un lupo mannaro. Non avrebbero potuto fare una cosa più sciocca e imprudente neanche se si fossero tatuate un bersaglio in faccia! E voi? Voi lo sapevate e non avete fatto niente per fermarle, non è così? Nessuno ha pensato che, magari, avrei dovuto essere informato!”

Lo sfogo di Klaus stava investendo in pieno quelli che avevano avuto la sventura di trovarsi sulla sua traiettoria, ossia Kol, Rebekah, Freya e Marcel, che in quel momento si trovava a Villa Mikaelson.

“Klaus, devi renderti conto che Hope ha quindici anni e non ne poteva più di restare segregata in casa” cercò di calmarlo Freya. “Per lei è dura non poter tornare a scuola e stare con i suoi amici, una serata di svago le serviva e anche Hayley aveva bisogno di stare un po’ con il suo ragazzo.”

“Inoltre abbiamo saputo dagli infiltrati della Strix che Greta e i suoi non stanno organizzando niente, almeno per il momento. Forse è una delle ultime occasioni per madre e figlia di divertirsi un po’ insieme e con le persone che amano” intervenne Rebekah.

“E comunque non preoccuparti. Declan ha organizzato questa serata solo per loro: il locale è chiuso al pubblico, lui cucinerà per loro e non ci sarà nessun altro” aggiunse Marcel. “Tanto per essere ancora più sicuri, ho detto a Josh e ad alcuni dei miei di restare nei paraggi per intercettare eventuali Notturni, se decidessero di passare da quelle parti.”

“E io ho creato con Hope un incantesimo di occultamento affinché il locale sembri davvero chiuso e loro non possano essere né visti né sentiti da nessuno” disse Freya.

“Nik, io capisco la tua preoccupazione, ma non puoi costringere una ragazzina di quindici anni a vivere come una reclusa, altrimenti potrebbe anche decidere di scappare e sarebbe ancora peggio” intervenne Kol. “Noi abbiamo cercato di organizzare qualcosa che desse a Hope e Hayley l’illusione di una serata normale, ma abbiamo anche attivato tutti i sistemi di protezione possibili. Non sei l’unico a voler loro bene, anche tutti noi amiamo Hope e Hayley e…”

Klaus si rivoltò come morso da un serpente velenoso.

“Davvero? Me lo dici proprio tu?” sibilò, gelido. “Tu che non ci sei mai stato quando avevamo bisogno di te, che non hai mai fatto niente per Hope o per chiunque della famiglia? Tu che hai sempre pensato solo ed esclusivamente a te stesso e alla tua smorfiosa strega? Avresti sacrificato tutti noi per salvarla, lo sappiamo bene, e ora vieni a fare la morale a me? Chi ti credi di essere? Hope è mia figlia e decido io per lei, non certo tu, che non sei neanche della famiglia!”

“Nik, ma cosa dici?” gridò Rebekah, sconvolta. Meno male che avevano fatto di tutto perché Kol non si sentisse estraneo, perché non soffrisse l’esclusione dal sempre e per sempre e la scoperta di non essere davvero un Mikaelson. E poi arrivava Klaus con il suo consueto tatto da elefante!

“No, Rebekah, lascialo dire” la interruppe Kol. Fissava Klaus con due occhi che erano due pozze scure di dolore, ma cercò in tutti i modi di tenere ferma la voce e di parlare con calma. “Fallo parlare adesso che è sincero, che non dice frasi di circostanza bensì quello che pensa veramente. Tu non mi hai mai considerato un Mikaelson neanche quando credevamo che lo fossi, per te ero una delusione come fratello, una vergogna, infatti quando avete fatto il giuramento del sempre e per sempre io nemmeno c’ero. E adesso che sai che non sono tuo fratello sei libero di trattarmi anche peggio, non è così, Niklaus?”

Rebekah aveva gli occhi pieni di lacrime, mentre Freya osservava anche lei Klaus con sguardo freddo. Kol non aveva tutti i torti, anche lei si era sentita respinta da Klaus per molto tempo e solo per il fatto di non essere cresciuta con i suoi fratelli e sorelle e non certo per colpa sua. In alcuni momenti, come quello per esempio, aveva ancora la sensazione che Klaus non si fidasse del tutto di lei e che non la considerasse una vera sorella, poteva quindi ben immaginare cosa pensasse di Kol, che aveva sempre disapprovato e punito e che ora sapeva non essere neanche suo fratello.

“Kol, sappiamo tutti com’è fatto Klaus, quando si arrabbia perde la testa e non sa più quello che dice” provò a mediare Marcel, che di scontri con Klaus ne aveva avuti fin troppi e sapeva quante volte entrambi si erano accusati delle cose peggiori e si erano fatti del male senza volerlo veramente, sotto l’influsso dell’ira o delle ambizioni o di chissà cos’altro.

“Oh, no, è proprio quando si arrabbia che non riesce più a fingere e dice quello che pensa” replicò Kol, ostentando un’indifferenza che non provava affatto. Klaus lo aveva colpito nel modo peggiore e nel momento in cui era più fragile, sia per la rivelazione di non essere un Mikaelson sia per quello che credeva potesse esserci tra loro, quel sentimento che aveva scoperto di provare e che sperava potesse cambiare tutto. Che stupido era stato, non sarebbe mai cambiato niente. Tutto lo stesso, no? “Molto bene, questo si chiama parlare chiaro. Ora so cosa significa non essere un Mikaelson, ma non dovrei neanche stupirmi più di tanto visto che ero trattato così anche quando credevo di esserlo.”

“Ma insomma, Nik, fai qualcosa, digli qualcosa, fermalo!” protestò Rebekah afferrando il fratello per il braccio, ma lui sembrava non riuscire a dire altro, sorpreso lui stesso dalla cattiveria con cui aveva aggredito Kol… e perché, poi? Certo, era preoccupato per Hope e Hayley, ma non stava forse costruendo qualcosa di grande e bello con il giovane, non si era forse sentito compreso e accolto da lui? E allora perché doveva rovinare tutto come al solito?

“Aspetta, Kol, dove stai andando?” lo richiamò Freya, vedendolo incamminarsi verso l’uscita.

“Me ne vado, no? Non è quello che faccio sempre?” rispose lui, con un sorriso sarcastico. Poi si voltò e uscì senza dire altro.

“Klaus, questa volta sei stato ancora più stronzo del solito, spero te ne renda conto” commentò Marcel, lapidario. “Me ne vado anch’io, raggiungerò Josh e gli altri per tenere d’occhio i Notturni.”

Nel frattempo, tuttavia, si stava verificando qualcosa che dimostrava che i timori di Klaus non erano poi così peregrini, sebbene lui li avesse espressi con la consueta delicatezza. Era vero che Freya e gli altri avevano fatto di tutto per proteggere Hayley e Hope nella loro serata di svago, ma non sapevano che tra gli accoliti di Greta c’erano anche delle streghe che avevano preferito seguire i Notturni piuttosto che Vincent Griffith. Una di queste streghe, Marie *, era particolarmente potente e aveva rivelato a Greta dove si trovavano quella sera le due ibride, così proprio in quel momento Greta, Emmett, Marie e altri tre Notturni avevano fatto irruzione nel Rousseau’s.

“Il locale è chiuso, mi dispiace, dovete andarvene” disse subito Declan non appena vide il gruppetto poco raccomandabile. Si alzò dal tavolo e fece per andare verso di loro, ma Marie, con un semplice gesto della mano, lo fece volare dalla parte opposta della sala, sbattere contro una parete e perdere i sensi.

“Declan!” gridarono Hayley e Hope, e la donna cercò di alzarsi per raggiungerlo, ma ancora una volta Marie la fermò con la sua magia, mentre Emmett si avvicinava a Cami e Keelin e Greta andava verso Hope.

“Ma che bella riunione, non mi sarei mai aspettata tanta fortuna” disse Greta. “Qui ci sono proprio le due ibride che cercavo. Oh, no, non vi preoccupate, non vi ucciderò adesso, non è così che voglio che accada. Per questa volta vi lascerò tornare a casa, ma dovrete portare un messaggio a Klaus Mikaelson, perché è lui che voglio per primo: entro domani a mezzanotte si dovrà consegnare a me e ai miei e solo a quel punto il mio piano avrà inizio.”

“Mio padre non si piegherà mai a te!” reagì Hope.

“Oh, lo farà, dovrà farlo per forza perché altrimenti verremo a prenderlo noi e allora sarà peggio perché potranno rimetterci anche altri che non sono necessariamente nostri nemici” rispose la vampira. “Freya, per esempio, che è una potentissima strega e che sarei onorata di avere tra i miei seguaci, o la deliziosa Rebekah.”

“Non potete entrare a Villa Mikaelson, non lo sai, maledetta?” esclamò Hayley.

“Ti sorprenderà sapere quante cose siamo in grado di fare, piccolo mostro abominio della natura. Ritieniti fortunata che, per stasera, tu e la tua disgustosa progenie potrete far ritorno a casa e che, forse, deciderò di lasciare in vita anche quel tuo povero spasimante, che ovviamente non sa che mostro tu sia, e anche la bella Camille, nonostante abbia dimostrato davvero un cattivo gusto nel mescolarsi con la feccia” riprese Greta. “Per questa sera mi limiterò a lanciare il mio ultimatum e, come prova che faccio sul serio, elimineremo questo orrendo licantropo. Emmett, uccidila.”

“No!” urlò Cami, cercando di frapporsi tra il vampiro e Keelin, ma un altro dei Notturni la colpì e la gettò a terra, mentre Emmett si avvicinava sempre più a Keelin e…

E la porta del locale si spalancò, una luce accecante illuminò a giorno il salone. I Notturni vennero rimbalzati da una parete all’altra, Marie si ritrovò con le braccia bloccate da un paio di antiche manette che le impedivano di fare qualsiasi magia e di liberarsi e Emmett si sentì sollevare in aria e soffocare, come se qualcuno lo stesse strangolando.

Era Kol. Fermo sulla soglia, con entrambe le mani alzate, aveva fatto tutto questo grazie alla magia e alle catene maledette, l’oggetto oscuro che lui stesso aveva fatto incantare un secolo prima. L’energia che stava usando era spaventosa, ma si andava anche rapidamente esaurendo.

“Hayley, Hope, tornate immediatamente a Villa Mikaelson e portate con voi Cami e Keelin. Ce la fate a trasportare anche Declan? Io… io non potrò resistere ancora per molto” disse il giovane, e si vedeva che era provato, diventava sempre più pallido e perdeva sangue dal naso. **

“Ma tu come farai da solo? Forse una di noi…” obiettò Hayley.

“Non c’è tempo, andate immediatamente, mettetevi in salvo, io me la caverò!” la interruppe Kol.

Hayley non era convinta, ma non poteva permettere che accadesse qualcosa a Hope. Andò a recuperare il povero Declan, svenuto, e insieme alla figlia e alle amiche si precipitò fuori dal Rousseau’s.

“Cosa pensi di fare, stupido ragazzo? Sei da solo, se non ci hai fatto caso” disse Greta, che si era ripresa dopo essere stata scaraventata contro il tavolo.

“Non è da solo” fece una voce profonda da dietro le spalle di Kol e vennero fuori Elijah, Tristan e diversi membri della Strix, che erano stati appunto allertati dai loro compagni infiltrati. Dietro di loro apparvero anche Marcel, Josh e altri dei loro in appoggio alla Strix. I vampiri balzarono addosso ai Notturni e alla strega, massacrandoli, mentre Elijah si rivolgeva a Kol.

“Sei stremato, adesso qui ci pensiamo noi. Tu torna a casa e riposati, hai fatto un ottimo lavoro.”

“Grazie, Elijah” mormorò Kol, esausto. Lui e Elijah non erano mai stati particolarmente legati, eppure pareva che, paradossalmente, potessero diventare più amici ora che sapevano di non essere fratelli, sia perché Kol era cambiato e maturato, sia perché Elijah era meno intransigente e pretendeva meno dal prossimo. E la presenza di Tristan accanto a lui lo aveva chiaramente pacificato e rasserenato. Oltretutto questa Strix dimostrava di essere veramente preziosa come aveva sempre sostenuto il Conte De Martel. Con un sorrisetto che sembrava più una smorfia, mentre tornava verso Villa Mikaelson, Kol pensò che anche lui adesso stava rivalutando Tristan, sia come alleato sia come compagno di Elijah. Tutto lo stesso, ma anche tutto diverso, a quanto pareva.

E comunque, chissà perché i suoi passi lo stavano portando verso Villa Mikaelson? Klaus era stato chiaro: lui non faceva parte della famiglia, e Kol non era andato a proteggere Hope e Hayley per guadagnarsi il diritto di essere riconosciuto, lo aveva fatto perché lo aveva sentito nel cuore, perché voleva bene a Hope e teneva a Hayley e Cami (non conosceva ancora abbastanza bene Declan e Keelin per dire di essere loro affezionato, ma magari sarebbero diventati amici, col tempo). Tuttavia al momento era troppo sfinito e esausto per pensare a un posto alternativo in cui andare a vivere, chissà, magari proprio Tristan De Martel avrebbe potuto finire per ospitarlo a Davilla Estate e magari perfino farlo diventare membro della Strix, perché no?

Tutto pur di non pensare a quello che veramente gli bruciava e lo scorticava dentro, quelle parole gelide e cattive di Klaus, la sua reazione aggressiva e glaciale…

Quando Kol arrivò a Villa Mikaelson, Hayley, Hope e gli altri erano già arrivati da un po’ e avevano raccontato quello che era accaduto. Hope, stanca e preoccupata, era andata a farsi un bagno caldo per poi andare a letto, mentre Keelin stava medicando le ferite di Declan che si era ripreso e sembrava piuttosto disorientato, ma non quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Beh, del resto Hayley si era affrettata a soggiogarlo e a fargli credere che nel locale era entrato un gruppo di ubriachi e che lo avevano messo fuori combattimento, per fortuna passavano di lì Kol, Marcel, Elijah, Tristan e altri amici che si erano accorti dell’accaduto e li avevano soccorsi.

Rebekah corse incontro a Kol.

“Hayley ci ha raccontato tutto, sei stato magnifico, sono fiera di te e… Kol, ma tu sanguini, sei ferito? Hai la maglietta insanguinata!” esclamò.

“No, sto bene, non mi hanno neanche sfiorato, ho perso sangue dal naso perché ho speso tutta la forza e il potere che avevo per fermare Greta e i suoi” rispose il giovane, minimizzando. “Comunque non è stato solo merito mio, se non fossero intervenuti Elijah, Tristan e i membri della Strix, e poi anche Marcel, Josh e qualcun altro, probabilmente mi avrebbero catturato o peggio. Okay, è finito tutto bene almeno per stasera, anch’io vado a farmi un bagno e a mettermi a letto. Buonanotte, Rebekah.”

“Buonanotte” rispose la ragazza, che però era più preoccupata per la tristezza che leggeva negli occhi di Kol che per le sue condizioni fisiche. Dalla fatica si sarebbe ripreso, ma per le parole glaciali di Klaus che rimedio poteva esserci? “Stasera hai dimostrato di essere un vero Mikaelson… anche migliore di qualcuno che lo è per nascita.”

Kol le sorrise stancamente e si avviò su per le scale.

Nel corridoio che portava alla sua stanza si imbatté in Klaus, che era appena passato dalla camera della figlia.

“Kol, senti, io… Hope e Hayley mi hanno raccontato quello che è successo e quello che hai fatto tu, da solo, per salvarle. Va bene, dopo sono arrivati anche Elijah e gli altri, ma tu non lo sapevi, hai corso un rischio enorme per difendere… sì, per difendere la famiglia” l’ibrido era chiaramente pentito e imbarazzato. “Mi dispiace per le cose che ho detto, tu sai che io non lo penso, ero arrabbiato, preoccupato, innervosito e quando sono così sai bene che non ragiono più. Eri un irresponsabile, prima, questo è vero, ma so che sei cambiato e non avrei dovuto rinfacciarti il passato. E tanto meno avrei dovuto rinfacciarti che non sei un Mikaelson, perché stasera hai dimostrato di tenere alla famiglia più che a te stesso. Ma… sei ferito? Hai la maglietta sporca di sangue.”

“L’ho già detto a Rebekah, ho perso sangue dal naso per lo sforzo di usare tutto il potere che avevo” rispose Kol, tagliando corto e in tono quasi annoiato.

“Va bene, meglio così, ti rimetterai presto, ma hai capito quello che ti ho detto? Mi sto scusando con te” ripeté Klaus. “Ti chiedo perdono, sono davvero desolato, non avrei mai dovuto dirti quelle cose, tanto meno ora che… che sai quanto ho bisogno di te, ho capito quanto siamo simili e vicini e quanto mi fai sentire bene. Mi dispiace perché ancora una volta ho rovinato tutto e…”

“È tutto a posto, Klaus, tutto lo stesso” lo interruppe Kol, ed era già un brutto segno perché non lo chiamava quasi mai Klaus, per lui era Nik. “Capisco che eri molto preoccupato e ti perdono per quello che mi hai detto, ma non venirmi a raccontare che siamo simili perché non lo siamo affatto. Io sono cambiato, io ho imparato a controllarmi e a volere bene a tutti voi grazie a Davina, lei mi ha insegnato cosa significa amare qualcuno e non solo volerlo controllare e possedere. Per te non è così. Tu sei cambiato per Hope, ma solo per lei. Per Hope moriresti, a lei perdoni tutto e sei disposto a tutto per lei, ma solo ed esclusivamente per lei. Chiunque altro, io, Rebekah, Hayley, perfino Elijah, andiamo bene se funzioniamo come vuoi tu, altrimenti vai in collera. Ecco, le cose stanno così, tutto lo stesso, come dicevo. E se hai intenzione di pugnalarmi e di chiudermi in una bara per ciò che ho detto fallo subito, altrimenti vado a farmi un bagno e poi a dormire.”

Ovviamente Klaus non aveva alcuna intenzione di pugnalare Kol, ma quella risposta asciutta e disincantata lo lasciò senza niente da ribattere.

Kol gli passò accanto senza più guardarlo e si diresse verso il bagno.

Fine capitolo quinto

 

 

 

* Questa strega non esiste nella serie TV, me la sono inventata io riprendendo il nome da una famosissima strega di New Orleans, Marie Laveau, vissuta nell’Ottocento e considerata iniziatrice delle pratiche voodoo in città.

** Scusate questo dettaglio che fa tanto Stranger Things, ma mi piaceva troppo immaginarmi Kol in “versione Undici”!

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Capitolo 6
*** Cap. 6: Frozen ***


Cap. 6: Frozen

 

Needles sting me when you look away
And your silence
Sounds like deafening screams to me
I've been waiting
Won't you open your heart?
And let me in, please let me in

Answer me till the day that you do

I’ll be one step behind you

Answer me till the day that you do

I’ll be waiting here for you

Free your mind from doubt
All you have, is now
Free your mind from shame
It will only bring you pain…

(“Frozen” – Delain)

 

Le parole amareggiate di Kol risuonavano ancora nella testa di Klaus mentre scendeva le scale per far ritorno nel patio di Villa Mikaelson, dove erano appena arrivati anche Elijah, Tristan e Marcel. Sembrava che i tre avessero qualcosa di molto importante da dire, ma non era il caso che lo sentisse anche Declan, così Cami intervenne con molto tatto.

“Declan, se ti senti un po’ meglio io e Keelin ti accompagneremo a casa e, anzi, Keelin ti visiterà per verificare che non ci sia una commozione cerebrale o qualcosa del genere” disse. “Sai, quegli ubriachi che ti hanno aggredito ti hanno spinto contro la parete e sei rimasto svenuto a lungo. O forse sarebbe meglio portarti direttamente al Pronto Soccorso?”

“No, Cami, sto bene adesso, non preoccuparti” rispose il giovane, alzandosi a fatica con l’aiuto della cugina e di Keelin. “Mi fido della tua ragazza, se lei mi controlla e mi dice che me la caverò non ho bisogno di altro.”

“Va bene, allora noi andiamo” tagliò corto Cami. “Hayley, mi dispiace tanto che la serata sia andata così male, ma ci rifaremo un’altra volta, ok?”

“Sicuramente, ci vediamo presto. Ciao. Buonanotte, Declan, mi raccomando, riguardati” disse Hayley, anche lei piuttosto ansiosa di allontanare il fidanzato per ascoltare quello che i tre vampiri erano venuti a riferire. Forse finalmente Greta e i suoi erano stati sconfitti?

Quando le due ragazze e Declan furono usciti da Villa Mikaelson, Elijah riferì come stavano le cose.

“Per fortuna siamo riusciti a fermare i Notturni prima che potessero fare del male a qualcuno, ma Greta in qualche modo è riuscita a fuggire mentre noi eliminavamo i suoi uomini, quindi il pericolo che rappresenta non è sventato.”

“Sicuramente sarà tornata al suo quartier generale con gli altri selvaggi razzisti e pianificherà nuovi attacchi” soggiunse Tristan, con una smorfia di disprezzo, “tuttavia siamo perlomeno riusciti ad uccidere Emmett, uno dei suoi uomini di fiducia, e la strega traditrice, Marie.”

“E dobbiamo ringraziare prima di tutto Kol se siamo sani e salvi” specificò Hayley, “perché voi siete intervenuti appena in tempo, ma lui ha bloccato la strega e Emmett quando stavano per colpire Keelin e ci ha fatte fuggire, era da solo contro Greta e il suo gruppo e, se non foste arrivati voi, non so come sarebbe finita.”

Le parole di Hayley furono una coltellata al cuore per Klaus: e lui che lo aveva accusato di essere quello che scappava sempre e che se ne fregava della famiglia… invece Kol aveva rischiato la vita per combattere Greta e i suoi, senza sapere che poi sarebbero arrivati Elijah, Tristan, Marcel e i loro vampiri ad aiutarlo. Kol sarebbe potuto morire e lui lo aveva insultato definendolo un codardo e un egoista. Non c’era da stupirsi che fosse stato tanto freddo nei suoi confronti. E, oltre a questo, il pensiero che Kol sarebbe potuto morire raggelò Klaus con tanta veemenza da farlo quasi venire meno, aveva provato un terrore così devastante solo quando aveva temuto di perdere Hope… Quanto era diventato importante Kol per lui in quel poco tempo? E perché non gli aveva detto quello che provava veramente invece di offenderlo e ferirlo?

Hayley, intanto, aveva qualcosa da aggiungere e si rivolse proprio a Klaus.

“Greta ha dato il suo ultimatum e ha detto a me e a Hope che avrei dovuto riferirtelo, Klaus” disse. “Io speravo che anche lei fosse rimasta uccisa nel massacro, ma purtroppo è riuscita a fuggire e quindi immagino che il suo ultimatum sia ancora valido: ha detto che tu devi consegnarti a lei e ai suoi Notturni entro domani a mezzanotte.”

“E perché dovrei fare una cosa tanto sciocca?” replicò l’ibrido.

“Ha detto che, se tu non ti consegnerai, Greta farà in modo di venire a prenderti e a quel punto potranno esserci altre vittime, ha minacciato Freya e Rebekah” spiegò Hayley.

“Quella pazza non lo sa che i vampiri non possono entrare a Villa Mikaelson senza essere invitati? E di certo non ho alcuna intenzione di farlo” fece Klaus, caustico.

“Ha detto che troverà il modo e credo che parlasse sul serio” ribatté la donna, preoccupata.

“È così. Sappiamo che alcune streghe sono passate dalla sua parte e potrebbero fare qualche incantesimo, oppure semplicemente entrare loro stesse e colpire, lo hanno già fatto” intervenne Marcel. “Oppure potrebbe soggiogare qualche lupo mannaro… Sì, Greta avrebbe la possibilità di mandare i suoi a Villa Mikaelson.”

“Con questo cosa vuoi dire, Marcel? Forse che Nik dovrebbe consegnarsi?” lo aggredì Rebekah. “Non glielo permetteremo mai, io non ho paura delle minacce di quella pazza razzista, sarò felice di combattere lei, le sue streghe e i suoi lupi se solo oseranno mettere piede qui. Non lasceremo che Nik si sacrifichi!”

“Non intendevo questo…” cercò di rispondere Marcel, sorpreso da tanta veemenza, ma a quel punto anche altri intervennero.

“Posso fare un incantesimo di protezione per la casa, con l’aiuto di Hope e anche di Kol saremo più forti di qualsiasi strega possa aver scelto la fazione di Greta. Klaus non si muove da qui” ribadì Freya.

“Non è neanche pensabile che Niklaus accetti questo assurdo ultimatum” confermò Elijah. “Greta vuole venire qui con i suoi Notturni? Lo faccia pure, troverà tutti noi ad attendere lei e i suoi folli seguaci, e contando i membri della Strix e i vampiri di Marcel credo proprio che saremo in superiorità numerica.”

“Non mi avete lasciato spiegare” protestò Marcel. “Io volevo solo far presente che, se Greta ha dato un ultimatum così insensato, forse c’è qualcosa sotto e dovremo prepararci bene. Era ovvio che nessuno di noi avrebbe permesso a Klaus di sacrificarsi, e per che cosa, poi?”

“Se servisse davvero a salvare la vita di Hope non avrei problemi a consegnarmi a Greta” dichiarò a sorpresa Klaus, “ma so già che il mio nobile gesto non servirebbe a niente: Greta mi vuole catturare per primo per poi imprigionarmi e mostrarmi mia figlia e le persone che amo mentre muoiono in modo atroce, è questa la sua vendetta.”

“Ne sono sicura anch’io” disse Hayley.

“Tuttavia anche Marcel non ha torto” soggiunse Elijah. “Perché Greta ha mandato questo messaggio sapendo già che Niklaus non si sarebbe consegnato? Forse le streghe sue alleate sono più potenti di quanto sappiamo e potrebbero effettivamente fare del male a Hope, Rebekah e chiunque altro?”

“Magari non sa che noi possiamo contare anche sui membri della Strix e pensa di poter convincere, o magari soggiogare, i vampiri di Marcel in modo che si rivoltino contro di noi” suggerì Rebekah.

“Proprio per questo, mentre stavamo venendo qui, ho chiamato Vincent” spiegò Tristan, mentre lo sciamano entrava a Villa Mikaelson. “Lui sicuramente sa la situazione delle Congreghe delle streghe di New Orleans, quante di loro si sono piegate a Greta e quanto siano potenti. E credo che abbia anche pensato a delle soluzioni.”

Vincent Griffith salutò velocemente i presenti e poi iniziò a parlare di ciò che veramente era importante.

“Le streghe hanno paura, la maggior parte di loro è contraria alle ideologie aberranti di Greta e dei suoi Notturni, ma ciò che è accaduto due anni fa a Ivy, Davina e alle altre proprio mentre eseguivano un rituale per la pace e l’armonia nella città le ha sconvolte” disse. “Alcune sono partite per altre città, altre si nascondono, però so per certo che almeno altre quattro o cinque, oltre Marie, si sono schierate con i Sienna. Non sono più potenti di altre e… scusate, ma dov’è Kol?”

“Sono qui” rispose il giovane. In realtà tutti credevano che, dopo aver speso tanta energia per proteggere Hope e gli altri al Rousseau’s, fosse andato a dormire, invece si era lavato e cambiato e subito dopo era tornato verso il patio della villa, rimanendo ad ascoltare sulla scala. Aveva sentito tutto quello che era stato detto, ma non aveva aperto bocca e nessuno si era accorto di lui fino a quel momento.

“Kol, non dovevi riposarti? Stai bene?” gli chiese Rebekah, preoccupata, mentre Klaus lo guardava sentendo un desiderio fortissimo di correre a prenderlo tra le braccia e stringerlo forte, domandargli mille e mille volte perdono e tenerlo in un abbraccio caldo e protettivo contro ogni male.

“Ora sto molto meglio, sono qui da un pezzo e ho ascoltato tutto quello che vi siete detti” rispose Kol. “Dovevi dirmi qualcosa, Vincent?”

“Sì, dovevo parlare con voi e quindi volevo che ci fossi anche tu” rispose l’uomo. “Ho avuto un altro colloquio con Ivy e con gli Antenati e tutti loro sono molto arrabbiati con Greta e i suoi Notturni per il massacro di due anni fa e i vari attentati e aggressioni. Non tollereranno oltre la presenza di simili mostri che oltraggiano la pace e la convivenza tra diverse razze e per questo chiedono l’aiuto e la collaborazione di tutti voi.”

“Per una volta almeno mi trovo in perfetto accordo con gli Antenati” rispose Klaus, beffardo, “e sono ansioso di distruggere quei mostri razzisti come e più di loro.”

“C’è un’altra cosa, però” iniziò a dire Vincent, venendo subito interrotto da Klaus.

“Ovviamente c’è un però, come sempre. Questi tuoi Antenati non fanno mai niente per niente, vero?”

“Loro non vogliono niente da voi, vogliono solo aiutarvi” replicò Vincent, asciutto. “Tuttavia ritengono che Greta possa avere delle armi segrete, delle risorse che non conosciamo, come degli Oggetti Oscuri che tutti credevamo scomparsi o distrutti.”

“Ma gli Antenati non dovrebbero sapere tutto? Allora come mai non conoscono le forze effettive di Greta e dei Nazisti Depressi?” domandò sardonico l’ibrido.

Vincent preferì soprassedere. Klaus aveva il potere di irritarlo sempre, ma lui doveva comunque sopportarlo perché, almeno in quel caso, sarebbe stato un suo alleato.

“Voi dovete essere più forti di loro, dovete possedere anche voi delle risorse che loro non si aspettano” riprese lo sciamano. “Greta porterà qui i suoi seguaci pensando di potervi distruggere e voi risponderete eliminando lei e tutti i suoi aberranti accoliti.”

“L’idea era questa, in effetti, anche prima che venissi qui a dircelo” ribatté Klaus.

Vincent, ancora una volta, lo ignorò.

“Ricorderete tutti che, anni fa, per salvare la vita di Elijah e combattere contro Inadu, gli Antenati scelsero Tristan De Martel perché diventasse la Bestia e la cosa funzionò perfettamente. Adesso è la stessa cosa. I poteri della Bestia, e la sua immortalità, dovranno essere usati per preservare il Bene, proteggere Hope che deve essere guidata sulla strada giusta dalla sua famiglia e quindi iniziare una nuova fase di pace e prosperità per New Orleans e tutti gli esseri che la abitano” spiegò.

“Devo assumere di nuovo il siero che trasforma nella Bestia?” domandò Tristan. “Credevo che gli Antenati lo avessero distrutto.”

Sembrava particolarmente tranquillo al pensiero di affrontare di nuovo quella prova e Elijah lo guardò a lungo, ricordando come lo aveva ferito lasciandogli capire che era quasi spaventato da lui, così Tristan era scappato e lui aveva dovuto cercarlo per un lungo tempo… *

“No, il siero non fu distrutto, gli Antenati lo tolsero completamente dal tuo sangue e da quello di tua sorella Aurora, ma da allora lo hanno conservato gelosamente, ritenendo che prima o poi sarebbe potuto servire… e avevano ragione. Questa volta, tuttavia, gli Antenati non hanno fatto alcun nome, vi lasciano liberi di scegliere chi tra voi assumerà il siero, ovviamente valutando bene tutti i pro e i contro. Non tutti sono adatti a gestire il potere della Bestia, che può essere usato per il bene, ma anche infettare la mente e portarla a usare violenza, brutalità e crudeltà” replicò Vincent. “Tristan mostrò forza nel dominare la furia della Bestia, ma dovette sostenerla solo per poco tempo, necessario per salvare Elijah. Questa volta, invece, colui che diventerà la Bestia dovrà restarlo per sempre per poter garantire la sicurezza di Hope.”

“Non penso di farcela, stavolta, mi dispiace, Vincent” mormorò Tristan. Ricordava come fosse stato arduo per lui combattere la collera e l’odio che sentiva nel cuore contro i Mikaelson per tutto ciò che avevano fatto a lui e ad Aurora, quanto aveva desiderato vendicarsi e quanto fosse stato difficile, invece, dominarsi e lottare contro Inadu. Solo l’amore che provava per Elijah e la consapevolezza di essere l’unico che potesse salvargli la vita lo aveva aiutato a fare la cosa giusta, ma non credeva di riuscire a fare lo stesso per Hope e la famiglia che aveva odiato per secoli.

“Non deve toccare sempre a te, infatti” disse Elijah, circondandogli la vita con un braccio e attirandolo a sé. “Del resto neanche io mi sento pronto per una simile prova. Temo che la furia della Bestia scatenerebbe tutto ciò che ho sempre cercato di reprimere…”

“Già, la tua famosa Porta Rossa” fece Klaus. “No, non vorremmo mai che il nobile Elijah diventasse una Bestia e scatenasse tutti i suoi veri istinti.”

“Vincent, prima hai chiesto espressamente di me” intervenne Kol. “Pensi che debba essere io ad assumere quel siero?”

Klaus fino a quel momento era apparso piuttosto scettico, come sempre quando nelle loro vicende interveniva Vincent. Le parole di Kol, tuttavia, lo riscossero, impallidì e si voltò verso il giovane con una strana luce negli occhi.

“Assolutamente no” esclamò, sconvolto. “Non dovrà essere Kol a correre un rischio del genere, non lo permetterò, non sarebbe giusto! E poi Kol è stato il più selvaggio e scatenato di noi per secoli, ha imparato in questi ultimi anni a dominare i suoi istinti e a controllarsi, essere la Bestia potrebbe distruggerlo e io… io non voglio! Lo farò io, se proprio devo, in fondo Hope è mia figlia ed è mia responsabilità prendermi cura di lei.”

Diverse paia di occhi si puntarono su Klaus dopo la sua esternazione così plateale in difesa di Kol. Le cose tra quei due erano strane da quando si era scoperto che Kol non era un Mikaelson, cosa stava accadendo, dunque?

“Oh, per carità. Sul serio, Nik? È vero che io sono stato una specie di psicopatico per buona parte della mia esistenza di vampiro, ma tu pensi di poter controllare la furia della Bestia? Ci mancherebbe, non riesci a controllare te stesso nemmeno in condizioni normali, sarebbe la catastrofe!” replicò Kol, cercando di buttarla sullo scherzo.

“No, non consegnerei il siero a nessuno di voi due. Klaus è escluso per… beh, per ovvi motivi, e Kol perché gli Antenati mi hanno rivelato che è già abbastanza potente senza bisogno di diventare la Bestia, deve solo imparare a conoscere, gestire e usare le sue risorse” intervenne nuovamente Vincent. “Nella visione che Ivy ci ha mostrato abbiamo scoperto che Kol era figlio di una strega e che fu adottato dai Mikaelson per salvarlo dalla distruzione del suo villaggio, ma gli Antenati hanno detto anche che sua madre Kaira era una delle streghe più potenti di Mystic Falls. ** Kol è il primogenito e l’unico discendente della famiglia degli sciamani Warren ***, che sono tra le famiglie magiche più potenti insieme ai Mikaelson stessi, ai Del Robles e alle Bennett.”

“Ops… ecco perché ultimamente sono riuscito a praticare la magia pur essendo un vampiro, per quanto sia ancora molto faticoso per me” minimizzò il giovane, imbarazzato nel sentirsi tutti gli occhi addosso e, in particolare, lo sguardo indagatore e penetrante di Klaus che, per qualche motivo, gli accese nel ventre una tensione particolare, una sorta di pesantezza calda…

“Imparerai a conoscere e ad usare tutti i tuoi poteri, Kol, e il fatto di essere un vampiro non bloccherà più la tua magia, però la renderà più estenuante, meno naturale rispetto a ciò che accade alle streghe” spiegò lo sciamano. “Non hai bisogno del siero della Bestia, perciò…”

“Lo farò io. Assumerò io il siero” dichiarò Marcel. “Anzi, diciamo pure che la sento come una mia precisa responsabilità: sono il Re di New Orleans e, come tale, devo proteggere tutte le creature e devo fare quello che posso per far prosperare la città in pace. Se c’è un prezzo da pagare lo pagherò, altrimenti… beh, essere immortale e invincibile e strappare il cuore a quei cani razzisti di Greta Sienna e dei suoi non mi dispiacerà affatto. Sarò perfettamente in grado di rivolgere la furia della Bestia solo contro di loro.” ****

“Beh, speriamo che ad un certo punto non ti venga in mente di rivolgerla anche contro di me, come hai fatto fin troppo spesso” commentò Klaus, che proprio non riuscì a trattenere la frecciata.

“È capitato solo quando te lo meritavi” sottolineò Marcel. “In realtà sono fiero di diventare il protettore di Hope e di… beh, anche della famiglia Mikaelson, dei lupi mannari e delle streghe di New Orleans.”

Lanciò uno sguardo veloce verso Rebekah che però non sfuggì a nessuno.

“Credo che questa sia la scelta più saggia” approvò Vincent. “Marcel, vieni con me alla Città dei Morti. Tristan mi ha parlato dell’ultimatum di Greta e immagino che già domani notte, quando avrà visto che Klaus non ha alcuna intenzione di arrendersi a lei, organizzerà un attacco a Villa Mikaelson. Devi assumere il siero il prima possibile, ci sarà bisogno molto presto della forza della Bestia.”

Così Marcel e Vincent se ne andarono e, poco dopo, anche Elijah e Tristan lasciarono Villa Mikaelson per tornare a Davilla Estate e preparare i membri della Strix, organizzando le difese per la notte successiva nell’eventualità più che probabile di un assalto dei Notturni.

Gli abitanti di Villa Mikaelson si prepararono per andare a riposare, visto che la notte successiva sarebbe stata quasi sicuramente molto impegnativa.

Fine capitolo sesto

 

 

* Un’altra delle mie famose autocitazioni. Nella mia versione è Tristan a diventare la Bestia per salvare Elijah quando viene aggredito da Inadu nel corpo di Sofya Voronova, la storia fa parte della mia prima raccolta su “The Originals”: Blanc ou Noir. Nella mia versione, quindi, Elijah non viene ucciso, anche perché altrimenti con lui sarebbe morta tutta la sua discendenza e quindi anche Tristan…

** Quando Esther e Mikael Mikaelson si trasferirono dalla Norvegia agli USA, si stabilirono nei villaggi della foresta che adesso formano la cittadina inventata di Mystic Falls e tutti gli Originali sono nati lì, si sono stabiliti a New Orleans solo molti secoli dopo.

*** Famiglia di streghe che non esiste affatto nell’universo di The Originals, mi sono ispirata invece a Melinda Warren, l’antenata strega delle Halliwell! XD

**** Nella mia versione Marcel non diventa la Bestia come avviene nella stagione 3 della serie TV, così lo faccio accadere ora ma per un motivo buono, non per vendetta. J

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Capitolo 7
*** Cap. 7: Don't fear the Reaper ***


Cap. 7: Don’t fear the Reaper

 

All our times have come
Here but now they're gone
Seasons don't fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain
We can be like they are

Come on, baby (don't fear the reaper)
Baby, take my hand (don't fear the reaper)
We'll be able to fly (don't fear the reaper)
Baby, I'm your man…

(“Don’t fear the Reaper” - Blue Öyster Cult)


A Villa Mikaelson regnava la calma e ognuno si preparava all’idea di affrontare Greta e i suoi Notturni la notte seguente, tuttavia c’era qualcuno che non era soddisfatto e che aveva bisogno di un chiarimento. Klaus non aveva avuto modo di parlare di nuovo da solo con Kol, dopo il confronto piuttosto freddino avvenuto nel corridoio, e sentiva davvero l’esigenza di scusarsi con lui, di fargli capire quanto fosse veramente dispiaciuto di averlo ferito ingiustamente, tanto più adesso che il legame tra loro si stava trasformando in qualcosa di ben più profondo. Per tutta la sua esistenza Klaus era riuscito a distruggere i rapporti con coloro che amava e le persone che gli si avvicinavano, ma ora voleva davvero cambiare, non avrebbe perduto quello che aveva appena costruito con Hope… e non voleva perdere quello che sembrava potesse nascere con Kol, perciò doveva andare subito da lui e parlargli prima che fosse troppo tardi. Si avviò per il corridoio che portava alla stanza del giovane e… e sulla soglia della stanza andò a scontrarsi proprio con Kol che ne usciva e sembrava avere anche lui una gran fretta.

“Nik, ah… meno male che sei qui, stavo giusto venendo a cercarti!” disse Kol con una strana espressione negli occhi.

“Sì, anch’io avevo bisogno di parlare con te. Oggi sono stato ingiusto e, soprattutto, ti ho accusato di cose non vere, mi sono sfogato su di te perché ero preoccupato per Hope, ma in realtà tu sei stato…”

“Non sono stato un supereroe o qualcosa di simile, se è questo che volevi dire” lo interruppe Kol, “anzi, se non fossero intervenuti Marcel con i suoi vampiri ed Elijah e Tristan con la loro Strix probabilmente non sarei qui a raccontarlo. Ma non c’è stato niente di eroico perché io sapevo che perlomeno Marcel e i suoi erano fuori dal locale e che prima o poi sarebbero intervenuti. Comunque non è di questo che voglio parlare, è una cosa molto più importante e sarebbe meglio che venissi dentro perché non vorrei che qualcuno potesse sentirci qui in corridoio.”

“Va bene, ma anche scusarmi con te è importante per me, non voglio che ci sia questa macchia tra noi” insisté Klaus, entrando nella stanza di Kol e chiudendo la porta.

“Una macchia in più o in meno che differenza vuoi che faccia? Ci siamo scontrati tante volte in passato e finiva sempre che mi pugnalavi e mi chiudevi in una bara, direi che abbiamo già fatto un bel passo avanti, no?” minimizzò il giovane. “Invece io devo chiederti una cosa davvero importante e urgente, in vista dell’imminente attacco di Greta: voglio che tu mi trasformi in un ibrido.”

Klaus sbarrò gli occhi: tutto si sarebbe aspettato meno che una richiesta del genere!

“Hai smarrito il senno, Kol? Perché mai dovresti diventare un ibrido? È un’assurdità, prima di tutto diventeresti anche tu uno dei bersagli principali di Greta e poi… poi dovresti sopportare anche la trasformazione in lupo mannaro dopo la tua prima uccisione e ti assicuro che non è affatto una cosa piacevole. E poi…”

“E poi io non ti ho chiesto il tuo parere, voglio solo sapere se lo puoi fare e quanto ci vorrebbe” lo interruppe di nuovo Kol, molto pratico.

“Lo posso fare” rispose Klaus, “però il processo è… come dire… invasivo e doloroso. Dovresti bere il mio sangue e poi io dovrei…ucciderti. Dovrei fermarti il cuore, diventeresti un ibrido una volta risvegliato, ma… ma ti ho detto che sarebbe doloroso. Non è come subire la trasformazione in vampiro, le prime trasformazioni in lupo mannaro sono qualcosa di atroce e avvengono dopo la tua prima uccisione, alla prima luna piena. Tu ucciderai sicuramente dei Notturni quando arriveranno qui e quindi… Inoltre il fatto di essere trasformato da me ti renderebbe, in un certo senso, una mia creatura, non proprio come Elijah e Tristan, ma sempre con un legame inscindibile, finiresti per sentirti soggiogato da me.”

“Questo non è un problema” ribatté Kol, fissando l’ibrido negli occhi. Chiaramente era già soggiogato da lui benché non vi fossero legami di sangue o di altro tipo tra loro…

“Non hai bisogno di diventare un ibrido, non hai sentito quello che ha detto Vincent? In genere io non do molto peso alle chiacchiere di quello sciamano che sembra avere una linea diretta con l’aldilà, ma in questo caso credo di poter fare un eccezione. Se tu sei davvero l’ultimo dei Warren hai dei poteri latenti che attendono solo di manifestarsi e, a quanto pare, sono così forti che neanche il tuo essere un vampiro li potrà bloccare. In un certo senso potresti essere il più potente tra noi, esclusa solo la stessa Hope” disse Klaus. Da un lato voleva convincere Kol perché odiava il pensiero di mettergli un bersaglio sulla schiena e renderlo un ibrido avrebbe fatto esattamente quello, dall’altro però era veramente fiero di lui e si era sentito orgoglioso quando Vincent aveva parlato di Kol in quei termini. Per lui era comunque un Mikaelson per adozione… e magari perché lui avrebbe inteso crearci un legame che lo avrebbe reso ancora più parte della famiglia… ma gli era piaciuto sentir parlare di quello che aveva creduto per secoli il fratellino scapestrato come di una sorta di eroe, l’unico discendente in vita della potentissima famiglia Warren!

“Forse, ma Vincent ha anche detto che mi ci vorrà del tempo per imparare a conoscere e a gestire i miei poteri e probabilmente lui e Freya dovranno aiutarmi. Ma noi non abbiamo tutto questo tempo, i Notturni probabilmente attaccheranno già domani e io… io non sono né uno stregone né un vampiro abbastanza potente per eliminarli” ribatté Kol, abbassando lo sguardo quasi si vergognasse della sua debolezza.

Klaus gli circondò le spalle con un braccio e lo attirò a sé. Aveva bisogno di sentirlo vicino e immaginava che anche Kol avesse bisogno di calore e affetto.

“Combatteremo tutti insieme e li sconfiggeremo, non devi fare tutto da solo” provò a rincuorarlo Klaus, ma il giovane non voleva essere consolato.

“Nik, tu hai detto una cosa giusta oggi: io non ci sono mai stato e quando la famiglia aveva bisogno di me ero lontano. No, non mi interrompere, non ti devi scusare per aver detto la verità, lo so anch’io che sono stato pessimo per secoli” disse. “Volevo essere amato e accettato da voi, ma io non facevo niente per meritarlo, anzi mi comportavo sempre peggio. Non ho mai dato niente, ho solo preteso e preteso. Anche il giuramento del Sempre e per sempre… mi sono lamentato perché non ne facevo parte, ma poi ero io per primo a non rispettarlo e, oltre tutto, non c’ero neanche quando voi avete stretto quel patto, come al solito ero chissà dove. E non voglio più essere così. Già grazie a Davina avevo capito di sbagliare, ma lei pensava anche che io dovessi emanciparmi dalla famiglia. Ora, però, è tutto diverso perché io so di non essere parte di questa famiglia, non sono un Mikaelson per nascita e quindi non mi spetta niente di diritto; però è anche vero che sono stati i Mikaelson a salvarmi la vita, a adottarmi e crescermi, e adesso sono io che devo fare tutto ciò che posso per ripagare quello che voi avete fatto per me.”

“Ma cosa dici, Kol? Tu non devi ripagare niente, non sei affatto in debito con noi e tanto meno devi diventare una specie di vendicatore” esclamò Klaus, sorpreso dal dolore e dal profondo rimorso di Kol e sentendosi in colpa perché era stato lui a mettergli in testa quelle idee… “Noi ti vogliamo bene e ti consideriamo parte della famiglia, e io… beh, ti ho già detto quanto conti per me, molto più che se tu fossi davvero mio fratello.”

“Nik, non devi proteggermi dalla verità, io non sono Hope” ribatté Kol. “Voglio che tu mi trasformi in un ibrido per essere più forte, come Marcel che ha accettato di diventare la Bestia, e non cambierò idea. Per secoli sono scappato dai Mikaelson e adesso, invece, voglio sentirmi degno di voi proprio perché non sono davvero vostro fratello. Sai, potrei chiedere a Hope di trasformarmi, o anche a Marcel, credo che lui abbia ancora delle fiale del tuo sangue, ma… non sarebbe la stessa cosa, io voglio che sia tu a farlo, che sia tu a crearmi, perché ci sia un legame speciale e inscindibile tra noi, un po’ come tra Elijah e Tristan, ecco…”

Tutto divenne improvvisamente chiaro per Klaus. Quello che lui aveva detto a Kol quel pomeriggio, quasi senza rendersene conto, preso dalla rabbia e dalla frustrazione per l’uscita di Hope e Hayley, aveva scavato un solco profondo in una ferita già aperta di Kol. Il ragazzo violento e scapestrato di tanti anni e secoli prima aveva già acquisito una diversa consapevolezza e sensibilità dopo aver conosciuto Davina, ma poi la sua perdita e la scoperta di non essere un Mikaelson lo avevano ferito ancora di più, era stato destabilizzato, sperduto. Lui lo aveva accusato di essere ancora quello di una volta, ma questo nuovo Kol era più sensibile e aveva bisogno di essere accettato, compreso e amato… specialmente da lui. E ora credeva di doversi guadagnare il suo amore e l’appartenenza alla famiglia combattendo e lottando per loro… e creando un legame unico e irripetibile, profondo ma tutt’altro che fraterno, con lui, diventando un ibrido, una specie di sua creatura.

“Va bene, tanto ho capito che non ti fermerai e, se davvero vuoi diventare un ibrido, preferisco essere io a farlo” capitolò. E, mentre lo diceva, si rese conto di un’altra cosa fondamentale: a Kol, così come a Hope, alla fine non riusciva a negare niente ed erano gli unici due esseri in tutto il mondo ad avere quell’effetto su di lui. Klaus Mikaelson si era tenuto lontano dai veri sentimenti per tutta la sua esistenza, credendo che l’amore l’avrebbe reso debole e preda dei suoi nemici e per questo all’inizio non voleva accettare neppure l’idea di avere una figlia. Poi, però, stando vicino a Hope, aveva capito che quell’amore che provava per lei, che gli faceva male, che gli dava insieme un dolore insopportabile e una felicità infinita, non lo rendeva affatto più debole ma anzi molto più forte, perché avrebbe usato ogni stilla di energia pur di proteggerla. E adesso aveva aperto il suo cuore anche a Kol, il giovane col quale aveva sempre avuto un rapporto così strano e che ora sapeva non essere suo fratello… ma molto di più. Facendolo diventare un ibrido, lo avrebbe reso una sua creatura per sempre.

“Hai pensato che, diventando un ibrido, tu sarai anche più forte di me?” gli domandò Klaus con un sorrisetto storto, cercando di spezzare la tensione del momento. “Tu sei anche uno stregone e pian piano imparerai a usare quei poteri immensi di cui parlava Vincent.”

“Non ti preoccupare, non ho alcuna intenzione di usare la mia potenza sovrumana contro di te” scherzò Kol, “e comunque, se non ti fidi, puoi sempre pugnalarmi e chiudermi in una bara, ormai è diventata una tradizione!”

Klaus rise piano e baciò Kol a lungo, stringendolo a sé. Poi si morse il polso e gli fece bere il suo sangue, accarezzandolo sui capelli mentre lo faceva, rendendosi conto che stava per unirsi a quel giovane in un modo che non poteva neanche immaginare. Sapeva già cosa significasse legarsi ad una propria creatura che poi si sarebbe educata e plasmata, lo aveva vissuto con Marcel ed era un legame talmente forte che non si era spezzato nemmeno durante tanti anni in cui erano stati rivali, perfino nemici… quindi, cosa sarebbe stato creare quel legame con chi già amava? C’era di che smarrirsi e ancora una volta pensò a Elijah e a come fosse incatenato a Tristan in modo irresistibile; ancora una volta pensò che riusciva a comprenderlo e non poteva più biasimarlo, neanche quando per stare con lui si era un po’ allontanato dalla famiglia. Ora sapeva che lui avrebbe fatto lo stesso per Kol.

“Bene, ora arriva la parte peggiore. Sai che ti devo uccidere per farti rinascere come ibrido” disse.

Kol, in realtà, sembrava più tranquillo di lui.

“E cosa vuoi che sia? Sono stato ucciso e poi riportato in vita almeno tre o quattro volte, una in più o in meno non mi cambierà la vita!” ribatté.

Ma sarà straziante per me doverti fermare il cuore e vederti morire, anche se so che poi ti risveglierò, pensò Klaus, ma non diede voce a questa sua angoscia, Kol in realtà sembrava sereno e lui non voleva che si turbasse.

Lo abbracciò forte, si distese sul letto con lui tenendolo tra le braccia e gli affondò la mano nel petto, afferrandogli il cuore e stringendolo, bloccandolo fino a farlo fermare. Vide Kol trasalire, ma anche trattenere il più piccolo lamento, ugualmente preoccupato di non far sentire in colpa Klaus per avergli fatto, per quanto involontariamente, del male. Poi il giovane si abbandonò nell’abbraccio caldo e tenero di Klaus e pian piano perse colore, respiro e ogni afflato di vita. L’ibrido rimase con lui, tenendogli fermo il cuore con una mano ma stringendolo al suo petto con l’altra, in un istinto di protezione e affetto: lo avrebbe vegliato per tutta la notte per dar modo al suo sangue di entrare in circolo e di effettuare la trasformazione.

Del resto era la stessa cosa che, nella Città dei Morti, Vincent stava facendo con Marcel: gli aveva fatto bere il siero e poi gli aveva fermato il cuore affinché si risvegliasse come la Bestia. Vincent, però, di sicuro non aveva provato tanta angoscia, Marcel era un suo caro amico, certo, ma nulla di più, e trasformarlo nella Bestia era necessario per il bene di tutti.

Kol, intanto, si era ritrovato in una dimensione del tutto inaspettata. Era vero, gli era già capitato altre volte di morire e ricordava anche quando, sul piano ancestrale, doveva guardarsi dalla vendetta degli Antenati che avrebbero voluto distruggere lui e tutti i Mikaelson. Ora che gli Antenati stessi sapevano che lui non era un Mikaelson il piano ancestrale sarebbe dovuto risultare un luogo più accogliente, ma non era affatto così.

“Beh, forse non deve essere un luogo accogliente, altrimenti tutti ci vorrebbero venire” disse a sé stesso, ridacchiando della sua stessa battuta, ma era una risata nervosa. Quel luogo sembrava ancora più inquietante di quello in cui si era trovato quando gli Antenati lo braccavano: era un posto oscuro, malsano, sembrava fatto di muffa e decomposizione, ricordava l’interno di una tomba ma era anche peggio, non c’era la pace eterna che ci si aspetta di trovare in una tomba, piuttosto nell’aria aleggiava qualcosa di malvagio. Strane ombre si proiettavano sul terreno irregolare e a volte qualche luce malaticcia si affacciava in un angolo oscuro per poi svanire chissà dove.

“Questo non sembra neanche il piano ancestrale, sembra più… il Sottosopra!” cercò ancora una volta di scherzare Kol, che però adesso cominciava davvero a preoccuparsi. Se quello era il piano ancestrale dov’erano gli Antenati? Dov’era Ivy? Perché tutto era così incredibilmente macabro e spaventoso?

Kol fece qualche passo in una direzione a caso, tanto lì non c’era modo di capire dove andare. Poi, finalmente, vide una luce, una luce vera, non quelle fiammelle cimiteriali che gli mettevano ancora più ansia. E in mezzo a quella luce, come un’apparizione angelica… Davina!

“Davina? Sei davvero tu?” mormorò il giovane, che avrebbe voluto correre verso di lei, ma temeva che si trattasse di un’allucinazione. La strega, però, si mosse nella sua direzione e il suo sorriso luminoso sciolse ogni dubbio residuo.

“Sono davvero io, Kol. Gli Antenati mi hanno permesso di incontrarti grazie al tuo coraggio e perciò   hanno voluto premiarti permettendoti di passare questo tempo con me” disse lei, dolcemente. “Quando i Notturni di Greta mi hanno avvelenata non c’è stato neanche tempo per salutarci e adesso gli Antenati ci offrono quest’occasione perché sono fieri di te. E lo sono anch’io, tanto.”

“Davina, io…” Kol aveva gli occhi pieni di lacrime, ma non voleva mostrarle alla ragazza, non voleva rovinare quell’ultimo momento che avevano per dirsi addio. Però era difficile, improvvisamente era come se quegli ultimi due anni non fossero mai trascorsi e lui l’avesse appena perduta.

Davina si avvicinò e gli prese le mani.

“Tu dici a tutti che sono stata io a cambiarti e a renderti migliore e forse è vero” disse, “ma non puoi negare che anche tu sei riuscito a diventare più forte, a aprire il tuo cuore all’amore e alla compassione. Quando i Notturni mi hanno uccisa, ho temuto davvero che, per la disperazione e la solitudine, tu potessi tornare ad essere quello di prima, a massacrare e uccidere per divertimento, ad essere una sorta di Squartatore. E invece tu ti sei dominato, hai pianto, ti sei disperato, hai maledetto tutto e tutti e poi… poi hai deciso che potevi ricominciare da capo e che dovevi farlo nel modo giusto sapendo che io ti guardavo e che ero preoccupata per te.”

“È così” confermò Kol. “Sapevo che tu potevi vedermi e volevo che fossi… che fossi comunque fiera di quello che ero riuscito a diventare.”

“Ed io lo sono. Sono fiera di te, orgogliosa e commossa per tutto quello che hai fatto e per quello che hai deciso di fare” dichiarò affettuosamente la giovane strega. “Avrai in te i poteri dei vampiri, dei lupi mannari e delle streghe, e solo Hope sarà più potente di te. Tu la proteggerai, la potrai guidare insieme a Freya e Vincent, a Hayley e Klaus, perché non abusi mai dei suoi poteri. Tu contribuirai a fare di Hope la luce che porterà pace e prosperità a New Orleans e, insieme ai tuoi amici, distruggerai i Notturni che invece vogliono solo odio e morte. Sarà anche grazie a te se tutto ciò che noi streghe desideravamo potrà finalmente avverarsi, come potrei non essere incredibilmente orgogliosa di quello che sei riuscito a diventare? E non solo per merito mio, tutto ciò faceva già parte di te, io ti ho solo aiutato a tirarlo fuori.”

I due si abbracciarono, un abbraccio tenero e caldo che riempì Kol di luce e di pace, anche in quel luogo spaventoso.

“E sono contenta anche di sapere che non resterai solo” sorrise Davina, staccandosi da lui. “Mi sarebbe dispiaciuto se fossi rimasto triste e malinconico per il resto della tua esistenza, però devo anche confessare che avrei provato una punta dolorosa di gelosia vedendoti stringere e baciare un’altra ragazza, magari un’altra strega… Invece così è diverso. Sì, lo sappiamo entrambi, Klaus non mi è mai piaciuto, ma devo ammettere che l’amore per Hope lo ha cambiato e poi… beh, che dire? Lui c’era, c’è sempre stato, anche quando stavamo insieme. Dicevi di volerti staccare dalla famiglia, quando neanche sapevi che non era veramente la tua famiglia, ma in realtà ricercavi sempre in qualche modo l’approvazione e l’attenzione di Klaus. E di lui… no, non posso proprio essere gelosa!”

Davina rise e Kol si sentì arrossire: era stato così evidente? Possibile che una parte di lui avesse un attrazione insopprimibile per Klaus e che l’avesse repressa perché credeva che fossero fratelli? E Davina l’aveva capito… Kol ebbe la vaga sensazione che fosse meglio cambiare argomento.

“Ma perché questo posto è così spaventoso? Insomma, più che il piano ancestrale sembra il Sottosopra!” disse.

“Forse perché sei tu che te lo aspettavi così, anche senza saperlo” rise ancora Davina. “Mi sa che non ti ha fatto bene guardare quella serie TV…” *

Questa volta rise anche Kol, ricordando che lui aveva seguito compulsivamente le stagioni mentre Davina si chiudeva in un’altra stanza, affermando che di brutture ne vedeva già abbastanza nella realtà. Insomma, quell’ultimo saluto tra i due stava diventando un commiato dolce e amaro insieme, esattamente quello che era mancato a Kol che si era visto morire Davina tra le braccia senza neanche una parola. Gli Antenati gli stavano facendo davvero un bel dono.

Fine capitolo settimo

 

* Sinceramente in questo periodo sto guardando la stagione 4 di Stranger Things e non riesco a staccarmene, da qui i rimandi a questa serie TV nel corso della storia! XD Però mi sembra che Kol sarebbe proprio il tipo da divertirsi a guardarla e così ho immaginato che lo abbia effettivamente fatto…

 

 

 

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Capitolo 8
*** Cap. 8: Supernova ***


Cap. 8: Supernova

 

I’m waiting for your last goodbye
‘Cause I’m not over it, not over it
I’m waiting for your last goodbye
The kiss of time

Like thunder screaming out for a flash of lightning
Stars are falling down for God’s applause
I’m waiting for the light of your supernova
Your last goodbye

I’m waiting for you, supernova, supernova, supernova…

(“Supernova” – Within Temptation)

 

Erano le prime luci dell’alba e Klaus valutò che fosse trascorso abbastanza tempo, era il momento di risvegliare Kol. Con delicatezza lasciò la presa sul suo cuore e tolse la mano dal suo petto, lasciando che la ferita si richiudesse e che il cuore fosse di nuovo libero di battere. Andò velocemente in bagno per pulirsi le mani macchiate perché non sopportava di sentire il sangue di Kol sulle mani, gli sembrava qualcosa di malsano e perverso, sebbene in realtà non aveva certo voluto fargli del male e anzi si era sentito in colpa per tutto il tempo in cui lo aveva tenuto esanime. Ritornò il più in fretta possibile per essere al fianco di Kol quando si fosse risvegliato, così si rimise nel letto con lui e lo strinse tra le braccia. Proprio in quel momento lo vide riprendere pian piano il suo colore naturale, poi sussultare, prendere un grosso respiro e spalancare gli occhi guardandosi intorno, confuso.

“Kol, sono qui, non preoccuparti. Stai bene?” gli chiese, con premura affettuosa.

“Sì, mi sento bene” rispose il giovane, ancora disorientato ma prendendo progressivamente consapevolezza di sé e di ciò che lo circondava. “Dunque… avrà funzionato, secondo te? Adesso sono davvero un ibrido?”

“Immagino di sì” rispose Klaus, “abbiamo fatto tutto quello che dovevamo.”

“Non dovrei sentirmi… diverso da prima?”

“Io non mi sentivo diverso, non è come quando diventi un vampiro, non ci sono manifestazioni sensibili che testimoniano che sei un ibrido” spiegò Klaus. “Temo che la prima vera manifestazione sarà quando ti trasformerai per la prima volta in un lupo mannaro, alla prima luna piena.”

“È davvero così terribile?” domandò Kol, percependo la preoccupazione di Klaus.

“È molto doloroso e vorrei che ti fosse risparmiato” confermò lui. “Forse, però, potremmo fare in modo che tu riesca a controllare la metamorfosi, magari Freya potrebbe incantare un oggetto, come un bracciale che potresti portare e che inibirebbe la trasformazione. E chissà, forse col tempo sarai tu stesso in grado di bloccarla, quando i tuoi poteri di sciamano saranno più forti.”

“Sì, quella del bracciale potrebbe essere una buona idea” mormorò Kol. Si sentiva turbato, ma non era per timore della trasformazione in lupo mannaro e del dolore che avrebbe causato. Ad un certo punto la consapevolezza della presenza di Klaus così vicino a lui iniziò a farsi più potente e intensa, solo a guardarlo si sentiva tremare le gambe e il cuore gli batteva furioso in petto. Era qualcosa che non aveva mai provato prima, nonostante quello che era già accaduto tra loro due: nell’aria si percepiva una tensione fortissima e dall’espressione del volto di Klaus e dal fuoco nei suoi occhi era chiaro che la sentiva anche lui, che qualcosa era realmente cambiato nel loro legame. Ora, in un certo senso, Kol era davvero la sua creatura e ne erano entrambi consapevoli.

“Credo che questa sia la prova che la trasformazione ha funzionato” mormorò Klaus con voce roca, poi si distese su Kol, gli prese il viso tra le mani e iniziò a baciarlo catturandolo con il tocco e il movimento delle sue labbra e delle sue mani su di lui. Era come se il contatto tra qualsiasi parte dei loro corpi incendiasse tutto e Klaus prese Kol invadendolo e fondendosi totalmente con lui, continuando tuttavia ad essere lento e premuroso, non voleva spaventarlo, voleva che tutto fosse perfetto e meraviglioso. Dopo un tempo infinito e meraviglioso l’estasi divampò con la forza di mille soli e i loro corpi fremettero fino alle più intime fibre del loro essere, abbandonandosi ad una serie di onde di piacere mai provate che li lasciarono stremati, disfatti ma pieni di una felicità sconosciuta.

Klaus accarezzo con tenerezza i capelli e il viso di Kol.

“È quasi l’alba e so che i vampiri e gli ibridi non hanno davvero bisogno di dormire” disse, “ma quasi sicuramente questa notte Greta e i suoi Notturni ci attaccheranno e noi dovremo essere lucidi e riposati… non certo come adesso. Meglio dormire qualche ora.”

Le braccia di Klaus avvolsero nuovamente Kol in un dolce abbraccio nel quale il giovane si abbandonò, esausto e felice, affondando il viso nell’incavo del suo collo e lasciandosi invadere dal suo profumo, dal suo calore, dalla sua presenza; le loro gambe e i loro corpi erano intrecciati e così stretti da non capire più dove finisse l’uno e iniziasse l’altro. Kol si addormentò per primo, sentendosi al caldo e al sicuro, mentre Klaus rimase ancora qualche minuto ad accarezzare i capelli del giovane, mentre il suo respiro tiepido e sempre più regolare gli accarezzava la pelle mandandogli brividi fino in fondo al cuore; infine, cullato da quella intensa e inebriante emozione, anche lui si lasciò andare ad un sonno profondo.

Erano le otto e mezza quando Rebekah, Hayley e Freya si ritrovarono nel patio di Villa Mikaelson, smarrite e preoccupate.

“Ti ho detto che ho controllato, Nik non è nella sua stanza” disse Rebekah. “E il letto è intatto, sembra che nessuno ci abbia dormito, stanotte.”

“Non sarà andato davvero a consegnarsi a Greta, vero?” domandò Hayley.

“No, no, non è possibile, neanche Klaus farebbe una cosa tanto stupida” replicò Freya. “Sa benissimo che non servirebbe a niente e che, anzi, potrebbe essere usato come esca per attirare anche voi.”

“Va bene, e allora dov’è? Tra poco Hope si sveglierà e vorrà sapere dov’è suo padre, cosa dovrei raccontarle?” insisté Hayley.

“Non lo so, te l’ho detto che sono preoccupata” esclamò Rebekah. “Nik è impulsivo e arrogante, potrebbe benissimo essere andato da Greta fingendo di volersi consegnare e pensando di poterli eliminare tutti da solo… Già altre volte ha fatto cose del genere, ma questo è diverso, non è solo un gruppo di vampiri razzisti, hanno degli alleati potenti che forse noi nemmeno conosciamo!”

“Allora cosa facciamo?” Hayley iniziava a farsi prendere dal panico. Cosa avrebbe detto a Hope se davvero Klaus fosse andato a cercare di farsi giustizia da solo… e i Notturni l’avessero ucciso? Sua figlia non se lo sarebbe mai perdonato, si sarebbe sentita colpevole per il resto dei suoi giorni sapendo che aveva commesso quell’imprudenza per proteggerla.

“Hayley, tu chiama Marcel e chiedigli se, per caso, è andato da lui. Magari voleva vedere con i suoi occhi com’è andata la sua trasformazione nella Bestia” propose Freya. “Io chiamo Elijah per sapere se è andato a Davilla Estate, anche se ne dubito. Rebekah, tu vai a svegliare Kol e poi, quando avremo scoperto dove si trova Klaus, agiremo di conseguenza.”

E così andò, infatti. Freya chiamò il cellulare di Elijah e Hayley quello di Marcel, mentre Rebekah si recava al piano superiore per raggiungere la camera di Kol.

Klaus udì i passi della sorella quando era ancora nel corridoio e si affrettò ad alzarsi e rivestirsi, mentre lei arrivava alla porta e bussava.

“Kol, sei sveglio? Sei presentabile? Guarda che entro, è un’emergenza, ti concedo cinque secondi” disse, e aveva la mano sul pomolo della porta quando questa si aprì e la ragazza si trovò davanti…Klaus!

“Nik, ma cosa ci fai qui? Ti abbiamo cercato dappertutto ed eravamo preoccupatissime perché non eri in camera tua e non hai dormito nel tuo letto, temevamo che fossi andato davvero dai Notturni a commettere qualche sciocca imprudenza e invece…” esclamò Rebekah tutto d’un fiato. Poi, placata la paura per le sorti del fratello, cominciò a rendersi conto di quanto stava vedendo.

Klaus era in piedi davanti a lei, ma non nella sua stanza bensì in quella di Kol. E Kol se ne stava ancora beatamente crogiolato nel letto, avvolto nelle lenzuola che conservavano ancora l’impronta e il calore di Klaus.

“Senti, sono davvero felice di vederti sano e salvo dopo aver pensato le cose peggiori, ma adesso potresti per favore spiegarmi perché ti trovi nella camera di Kol e, a quanto pare, ci hai passato tutta la notte?” domandò Rebekah, che cominciava ad avere un sospetto più che vago e dalla preoccupazione era passata al divertimento e anche al sollievo, perché nonostante la stranezza apparente era una bella cosa che Klaus e Kol avessero trovato il modo di essere felici dopo tante sofferenze e tanta solitudine, lei ne sapeva qualcosa…

Klaus assunse un’espressione impenetrabile.

“Kol mi ha chiesto di trasformarlo in un ibrido” spiegò. “Io non volevo, all’inizio, ma lui ha insistito tanto, voleva essere più letale in vista del combattimento contro Greta e i suoi Notturni e così… beh, sono rimasto qui con lui tutta la notte mentre avveniva la mutazione.”

Kol sembrava aver ripreso coscienza di sé e del mondo che lo circondava solo in quel momento e si rese conto che Rebekah era nella stanza e che, dietro di lei, stava arrivando anche Hayley.

“Ho chiamato Marcel, ma Klaus non è con loro e…” iniziò a dire la donna, ma anche lei si bloccò sulla soglia a guardare con aria perplessa Klaus in piedi accanto a Rebekah e Kol ancora a letto. “Ma che sta succedendo qui?”

“Ho chiesto a Nik di trasformarmi in un ibrido e lui lo ha fatto” questa volta fu Kol a rispondere.

“Ah, ma guarda” commentò Hayley, sorpresa. “E per farlo doveva restare nella tua stanza per tutta la notte?”

“Ho dovuto fermargli il cuore, sai anche tu come funziona, no?” ribatté subito Klaus. “Kol doveva morire e rinascere come ibrido, mi sono assicurato personalmente che andasse tutto bene.”

“Oh, certo, ti sei assicurato personalmente” ridacchiò Rebekah.

“Bene, almeno ora sappiamo che Klaus si trova qui e non è andato a fare l’eroe da qualche parte. Direi che possiamo lasciarli soli… cioè, che possiamo tornare di sotto e lasciare che Kol si decida a uscire da quel letto” concluse Hayley, che si mostrava seria ma aveva una luce maliziosa negli occhi. “Anzi, visto che sono qui ne approfitterò per andare a vedere se Hope è sveglia. Andiamo, Rebekah?”

Rebekah sembrava voler restare e scoprirne di più su quella notte così interessante, ma Hayley la prese per il braccio e la condusse con sé. Klaus richiuse la porta, ma una semplice porta non poteva niente contro l’udito incredibilmente amplificato di un ibrido Originale e lui si ritrovò ad ascoltare tutto quello che le due si dicevano mentre andavano in camera di Hope.

“Hanno passato la notte insieme, questo è chiaro. Adesso capisco un sacco di cose, c’è sempre stato un legame strano tra loro: Kol cercava in tutti i modi di attirare l’attenzione di Nik e lo faceva generalmente nel modo sbagliato, così Nik lo pugnalava e lo chiudeva in una bara, ma anche quello era un modo per averlo sotto controllo. Immagino che, non appena saputo di non essere fratelli, si sia spalancato un mondo di opportunità per loro. Adesso sì che ha attirato l’attenzione di Nik! Chissà se è vero che Kol voleva diventare un ibrido e che Nik lo ha effettivamente trasformato” diceva Rebekah.

“Penso di sì, anzi, magari è iniziato tutto da quello. Si era capito benissimo che c’era una forte tensione tra loro in questi giorni e, proprio come hai detto tu, sapere di non essere fratelli li ha turbati particolarmente” replicò Hayley. “Figurati che proprio ieri Hope mi diceva che era contenta per suo padre, che aveva sempre temuto di lasciarlo solo e triste e invece sarebbe stato bene perché lo zio Kol è innamorato di lui. E diceva di essere felice anche perché così Kol sarebbe stato un Mikaelson anche senza esserlo di sangue. Insomma, io le ho detto che aveva una gran fantasia e che si faceva troppi film mentali, ma lei insisteva e… beh, a quanto pare aveva ragione!”

Per Klaus era abbastanza, non voleva sentire altro.

“Insomma hanno capito tutto, eh?” fece Kol, mentre si rivestiva. “Immagino che prima o poi dovesse succedere, comunque sembra che l’abbiano presa bene, no? Secondo te lo terranno per sé o lo racconteranno a tutti?”

Klaus aveva uno sguardo allucinato.

“Hope ha detto quelle cose” mormorò. “Deve aver percepito qualcosa… non immaginavo che fosse preoccupata per me sapendomi solo, però… Comunque se lo ha capito lei, allora lo avranno capito anche gli altri e comunque Rebekah lo racconterà di sicuro a Marcel e Elijah.”

“Nik, sei pentito?” chiese Kol, improvvisamente incerto e rabbuiato.

Klaus alzò lo sguardo e sentì una morsa al cuore, un dolore che era insieme strazio e dolcezza, nel vedere la delusione sul volto del giovane. Quante volte, in passato, lo aveva rattristato e deluso negandogli la sua attenzione e il suo affetto? Anche nei lunghi secoli durante i quali si erano creduti fratelli questo era stato il rapporto tra di loro: Klaus tutto preso a inseguire le sue ambizioni e troppo occupato per interessarsi di Kol, che massacrava e fingeva di fregarsene solo per somigliare a lui… Chissà quanto aveva sofferto in fondo al cuore e adesso, forse, temeva che lui potesse respingerlo ancora una volta? In un istante fu da lui e gli sorrise, un sorriso insieme tenero e accattivante.

“Pentito di cosa, di averti trasformato in ibrido?” domandò, ironico.

“Dai, sai benissimo a cosa mi sto riferendo. Sei pentito per quello che c’è stato tra noi? Sei preoccupato per come questo potrebbe influire sul tuo rapporto con Hope e con gli altri? Io lo so che non siamo mai andati molto d’accordo e…” Kol sembrava ripiombato tutto d’un tratto nelle insicurezze che lo avevano accompagnato per secoli.

“Io non sono pentito di niente” dichiarò Klaus, scandendo bene le parole e dimostrando la loro verità con un bacio profondo e intenso, che fece passare brividi gelidi e bollenti dall’uno all’altro come una corrente elettrica, facendoli sentire uniti come pezzi di un unico spirito, come ormai erano. “Io ti amo, Kol. Tutto quello che è accaduto prima è il passato e non mi interessa. Noi inizieremo una nuova vita e saremo di nuovo una famiglia, anche se in modo diverso. Ma niente mi separerà da te, noi siamo una cosa sola… e se qualcuno avrà da ridire che s’impicchi. Voglio proprio vedere se Elijah oserà rimproverarmi, lui che ormai da anni nutre un’insana passione per quel Conte spocchioso e arrogante di Tristan De Martel. Anche se devo ammettere che adesso riesco a capire meglio cosa prova e perché, nonostante tutto, non è mai riuscito a staccarsi da lui a costo di inimicarsi la famiglia. Per quanto io non sopporti Tristan, per Elijah rappresenta quello che tu rappresenti per me.”

Adesso Kol era avvampato e sembrava non riuscire a sostenere il fuoco degli occhi di Klaus che lo incendiavano e lo disintegravano.

“Tristan non è poi così male” commentò, non sapendo che altro dire. “In fondo ieri mi ha salvato la vita con la sua Strix.”

“Dunque mi mostrerò benigno con l’arrogante De Martel” fece Klaus, sarcastico, “poiché è intervenuto al momento giusto in tuo soccorso.”

Strinse ancora una volta Kol tra le braccia e lo baciò, incollandolo a sé e lasciando che tutto il resto del mondo svanisse. Esistevano solo loro due, tutto il resto poteva aspettare ancora un po’.

Fine capitolo ottavo

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Capitolo 9
*** Cap. 9: Nothing left ***


Cap. 9: Nothing left

 

Follow me back home
'Cause the night is young
And I'm tired of being alone
Follow me back home
Give me just one more
To bring shivers to the bone

Nothing left
It's time to leave
Can you make it on your own?
Nothing left
It's time to breathe
Can you follow me back home?

(“Nothing left” – Delain)

 

A quanto pareva, Greta e i suoi Notturni (a dirla così sembra pure il nome di una band gothic metal…) non erano tanto sciocchi e prevedibili quanto Klaus e gli altri speravano. Quella sera a Villa Mikaelson erano tutti pronti per un combattimento all’ultimo sangue poiché Klaus aveva rifiutato di consegnarsi e, pertanto, tutti erano più che convinti che i nemici sarebbero arrivati non appena scaduto l’ultimatum. C’era Marcel, trasformato nella Bestia, con Josh e tutti i suoi vampiri, c’era Vincent che era pronto a fare fronte comune con Freya e anche con Hope, visto che era la più potente di tutti; c’erano Elijah e Tristan con tutta la Strix e, nel team degli ibridi, Klaus, Kol e Hayley. Erano più pronti di una squadra nazionale di calcio alla finale della Coppa del Mondo… ma nessuno si fece vivo. Né Greta, né qualsiasi Notturno, neanche un povero umano soggiogato per mandare qualche messaggio minaccioso. Niente. Tutti restarono in assetto di guerra per l’intera notte ma, alle luci dell’alba, cominciarono a dare segni di scoraggiamento.

“Non verrà nessuno, ormai il sole sta per sorgere” disse Tristan, dando voce a ciò che nessuno voleva ammettere.

“E questo che significa?” lo rimbeccò Hayley. Non era più realmente arrabbiata con lui, ma non le stava simpatico e, comunque, il suo ruolo era quello di battibeccare con l’arrogante Conte De Martel.

“Beh, mia cara, si chiamano Notturni per un motivo: non hanno l’anello solare perché ritengono che la loro vera natura sia quella di vivere solo di notte. Perciò non verranno quando il sole è già sorto o brucerebbero” replicò soavemente Tristan.

“Potrebbe essere un trucco” esclamò Klaus, già innervosito dalla lunga notte e poco propenso a farsi fare lezione da quello spocchioso di Tristan De Martel. “Magari non verranno loro ma attenderanno che noi abbassiamo la guardia per attaccarci con lupi mannari soggiogati. Lo hanno già fatto.”

“Lo hanno fatto solo per creare diversivi, come l’attentato al Mardi Gras o gli attacchi alla scuola di Hope” ribatté serafico il Conte. “Non manderebbero creature che loro considerano inferiori ad attaccare i Mikaelson, il loro bersaglio finale. Verranno loro personalmente e troveranno anche il modo di entrare senza invito grazie a qualche incantesimo delle loro streghe.”

“Tristan ha ragione” lo appoggiò Elijah, cosa che innervosì ancora di più tanto Hayley quanto Klaus. “Non affiderebbero un compito così importante ai lupi mannari e, comunque, per Greta Sienna e suo figlio Roman è una questione personale contro Niklaus. Troveranno il modo di venire qui personalmente, è ciò che penso anch’io.”

“Oh, bene, e allora, visto che sai tutto, Tristan, per caso sai anche quando verranno?” domandò caustico Klaus.

“Sarei molto felice di saperlo, in effetti, ma purtroppo lo ignoro, così come tutti voi” rispose il Conte, senza cadere nella provocazione. “Immagino, comunque, che non sarà presto come pensavamo: aspetteranno per stancarci, innervosirci e, possibilmente, metterci l’uno contro l’altro. Come vedete ci stanno già riuscendo.”

“Purtroppo temo di dover dare ragione a Tristan, per quanto questo mi irriti” ammise Hayley. “È inutile restare tutti qui in assetto da battaglia, può anche darsi che Greta abbia pianificato di attaccarci tra una settimana e intanto noi che faremo?”

“Chiederò ad alcuni membri della Strix di sorvegliare i Notturni mentre altri resteranno a guardia della casa” dichiarò Elijah. “Abbiamo anche alcuni infiltrati che potranno darci notizie certe appena le avranno, ad ogni modo anch’io ormai sono sicuro che non attaccheranno oggi. È già mattina, ormai.”

“Infatti, lo penso anch’io” concordò Marcel. “Tornerò a casa e anch’io lascerò alcuni dei miei vampiri a sorvegliare Villa Mikaelson. Josh, tu vieni con me?”

Il giovane vampiro annuì e seguì Marcel via da Villa Mikaelson. Anche Tristan voleva tornare a Davilla Estate per organizzarsi meglio con i membri della Strix e Elijah decise di andare con lui.

“Ma bene, dunque ognuno se ne andrà per proprio conto a sbrigare commissioni varie?” sibilò Klaus. “Sono io l’unico a pensare che appunto questa potrebbe essere la trappola, ossia indurci a ritenere che i Notturni non attaccheranno e sguarnire le difese in modo da essere più deboli?”

“Questa si chiama paranoia, Nik” scherzò Kol. “Potresti anche aver ragione se non fosse che i Notturni sono, appunto, vampiri che escono solo di notte e che non usano l’anello solare. Non possono materialmente attaccarci di giorno.”

“E se si fossero procurati degli anelli solari proprio perché non ce lo aspettiamo? Hanno a disposizione delle streghe, no?” insisté Klaus.

“Sul serio, Nik? E se si fossero procurati la bomba atomica e facessero saltare in aria tutta New Orleans?” ribatté di nuovo Kol. “Ma dai! Penso piuttosto che sia come ha detto Tristan, ossia che stanno cercando di innervosirci perché non sappiamo quando attaccheranno… e con te ci stanno riuscendo particolarmente bene. Si vede che Greta Sienna ti conosce…”

Anche la rabbia di Klaus dovette cedere alle battute scherzose e tuttavia pratiche di Kol.

“Va bene, avete ragione voi, non sappiamo quando Greta e i Notturni ci attaccheranno e quindi dovremo tenerci pronti ogni notte. Ma non pensate che questa sia una scusa per muoversi liberamente di giorno e fare sciocchezze come andare a pranzo fuori o al cinema o che so io” intimò. “Preferisco essere paranoico che perdere Hope. Nessuno lascerà Villa Mikaelson finché non avremo eliminato Greta e i suoi seguaci, sono stato chiaro?”

Qualcuno sbuffò, ma almeno in questo Klaus aveva ragione, non potevano rischiare. I Notturni avrebbero potuto far rapire anche da umani soggiogati chi si fosse avventurato fuori e, a quel punto, avrebbero avuto un vantaggio incolmabile, un’esca per attirare gli altri e ucciderli. Bisognava armarsi di santa pazienza e aspettare, in fondo Greta non intendeva certo posporre troppo a lungo la vendetta che aveva atteso per decenni… però gli animi erano esacerbati, irritabili, suscettibili e già il giorno dopo accadde un fatto increscioso.

Hope era stanca di starsene sempre chiusa in casa e voleva andare a trovare Cami e Declan, magari insieme a Hayley. Klaus, ovviamente, le aveva negato il permesso spiegandole ancora una volta che era pericoloso e, per fortuna, aveva trovato sostegno sia nelle sorelle che nella stessa Hayley.

“Anch’io sono esasperata e vorrei tanto uscire, ma cerco di trattenermi ancora per quanto posso” aveva ammesso Rebekah, “perché non mi perdonerei mai se il resto di voi venisse attirato in trappola per colpa del mio egoismo. Tu e tua madre siete i bersagli più preziosi per Greta e, se veniste rapite, sarebbe la fine per tutti noi.”

“Io sono la strega più potente che esista” aveva risposto Hope, “e non ho paura di Greta e dei suoi buffoni razzisti!”

“Lo so che sei potente e forse potresti anche avere la meglio su Greta” disse Klaus, in un tono insolitamente dolce e paziente, “ma, se anche tu riuscissi a salvarti e accadesse qualcosa a tua madre, per esempio, potresti perdonartelo? Saresti in grado di vivere il resto della tua vita con un rimorso del genere? Credimi, io ne so qualcosa.”

Hope rimase impressionata da quelle parole: suo padre non le stava ordinando o proibendo qualcosa, ma le parlava come ad una sua pari, spiegandole perché non era possibile uscire dalla villa prima di aver sconfitto quei nemici così subdoli.

“Oppure potrebbe usare noi per catturare e uccidere tuo padre” aggiunse Hayley. “Credimi, Declan mi manca moltissimo e vorrei tanto andare a trovarlo, ma non è prudente e rischierei di mettere in pericolo anche lui, che non c’entra niente in questa storia.”

Così l’azione congiunta aveva avuto successo e Hope si era rassegnata, con un po’ di muso lungo di circostanza, ad attendere ancora qualche giorno.

Kol aveva assistito non visto alla simpatica scenetta familiare e ne era rimasto colpito e intenerito, oltre a trovare incredibilmente dolce Klaus che, quando aveva a che fare con la figlia, diventava davvero un’altra persona. Poco più tardi si trovavano da soli nel patio di Villa Mikaelson e Klaus si accorse che Kol lo guardava con un’espressione buffa, un sorriso che era insieme divertito e commosso.

“C’è qualcosa di divertente di cui dovrei essere a conoscenza?” gli domandò Klaus.

Kol scosse il capo, sempre con quel sorriso particolare sulle labbra.

“No, non di divertente” rispose, un po’ imbarazzato. “Ti ho visto mentre spiegavi a Hope i motivi per i quali non deve commettere imprudenze e… non so, ho trovato bello e veramente paterno il fatto che tu non ti sia limitato a proibirle di uscire ma che, invece, abbia parlato con lei come a un’adulta e sono certo che sia per questo che ti ha ascoltato. Sei molto tenero con lei, è come se con Hope riuscissi a far cadere la maschera che cerchi di mostrare al resto del mondo.”

“È così, infatti. Voglio che mia figlia mi ami, non che mi tema. Ho avuto per anni il terrore di diventare un padre come Mikael e sono fiero quando posso dimostrare di essere tutto l’opposto” replicò l’ibrido.

“E in effetti stai imparando a mostrare il tuo lato migliore anche alle persone che ti sono più vicine, come a me, ma anche a Elijah, a Rebekah, a Hayley” riprese Kol. “Immagino che sia stata proprio Hope ad aiutarti a non aver più paura dei tuoi sentimenti e questo mi ha fatto pensare a quanto possa essere bello e significativo avere un figlio, se può cambiare così il cuore di qualcuno.”

“Avere Hope ha avuto esattamente questo effetto su di me, anche se all’inizio non la volevo proprio perché temevo che sarei stato un padre orribile come Mikael” concordò Klaus, che però non capiva dove volesse arrivare Kol.

“Beh, un pensiero ne ha fatto nascere un altro e così mi è venuto in mente che per te è stata una fortuna essere un ibrido e non solo un vampiro, altrimenti non avresti conosciuto la gioia di avere una figlia. Rebekah è spesso triste perché pensa che non sarà mai madre e io finora pensavo che esagerasse, ma vedendoti con Hope ho iniziato a capirla: chissà come sarebbe stato se io fossi stato già un ibrido quando stavo con Davina, chissà se anche noi avremmo potuto avere un figlio o una figlia… Credo di aver negato a Davina una grande gioia e probabilmente anche a me stesso, mi chiedo cosa avrei provato stringendo tra le braccia un figlio mio” mormorò Kol. Aveva gli occhi bassi, perduto in queste riflessioni, e non si accorse del lampo di collera che attraversò lo sguardo di Klaus.

“Cosa vorresti dire con questo?” sibilò l’ibrido, avvicinandosi minaccioso.

Kol rimase allibito, non riuscendo a comprendere cosa potesse aver detto di tanto terribile da scatenare l’ira di Klaus.

“Ma… niente, Nik, cosa pensi che volessi dire?”

Klaus lo afferrò per le spalle, stringendolo così forte da penetrargli nella carne con le dita.

“Allora è per questo che sei venuto a cercarmi, era questo che volevi fin dall’inizio” ringhiò. “Non ti è mai importato niente di me, è stata tutta una recita per fare in modo che io ti trasformassi in un ibrido, perché volevi provare ad avere un figlio tuo anche se Davina non c’è più!”

Kol sbarrò gli occhi: Klaus aveva perso totalmente la ragione?

“Nik, ma cosa dici? Ti ascolti quando parli? Quello che hai detto è assurdo anche solo a pensarci, ma come ti vengono in mente certe cose?” esclamò, sconvolto. Le dita di Klaus stringevano sempre più forte le sue spalle e gli facevano male, ma non era neanche lontanamente paragonabile al dolore atroce che lo aveva invaso nel cuore e nello spirito sentendolo parlare così.

“Benissimo, ipocrita bugiardo e infingardo, hai ottenuto quello che volevi, no? Ora non hai più bisogno di fingere di provare qualcosa per me, puoi andartene dove più ti piace e cercare di mettere incinta qualche strega o lupo mannaro!” continuò Klaus, sempre più perduto nel suo delirio. “Che stolto, io mi sono aperto con te, ti ho donato il mio amore e la mia fiducia e tu mi stavi solo usando. Avrei dovuto capirlo, sei sempre stato così, non ti è mai importato niente di nessuno di noi, neanche quando ci credevi la tua famiglia!”

Kol lo fissava come intontito, non riusciva a credere che Klaus gli dicesse delle cose tanto crudeli.

“Ma… ma io non voglio niente del genere… volevo diventare un ibrido per essere più forte e… voglio bene a tutti voi anche adesso che so di essere stato adottato” mormorò. “Perché mi tratti così? Ti ho solo confidato un mio pensiero e tu… ti sei infuriato senza ragione… non capisco!”

Klaus lo sbatté con violenza contro la parete.

“Se davvero provassi qualcosa per me non sentiresti il desiderio di avere un figlio tuo” replicò con rabbia, quasi sputandogli addosso quelle parole corrosive che lo bruciavano vivo. “Se mi amassi davvero, considereresti Hope come tua figlia, perché è figlia mia… ma ovviamente non è così, tu mi hai solo usato, come hai sempre fatto con tutti. Sei un essere ignobile, un vero e proprio mostro senza sentimenti, quello che sei stato per secoli. Come ho potuto pensare che fossi cambiato?”

Adesso Klaus aveva alzato la voce e cominciava ad attirare anche le persone che erano al piano di sopra. Per fortuna Hope stava ascoltando musica con gli auricolari e non poteva sentirlo, non sarebbe stato un bello spettacolo… ma Rebekah, Freya e Hayley lo sentirono e uscirono dalle loro stanze per venire a vedere cosa stava succedendo.

“Non ti prenderai mai più gioco di me in questo modo” ruggì Klaus, afferrando Kol per i lembi della maglietta e scaraventandolo a terra, sulla soglia di Villa Mikaelson. “Vattene via da questa casa e non osare rimetterci piede mai più, sono stato chiaro? Vai a mettere incinta chi ti pare, ma non farti mai più vedere o ti strapperò il cuore con le mie mani!”

Kol, smarrito, non trovava più niente da dire, così fu Rebekah a cercare di difenderlo. Corse giù per le scale e tentò di avvicinarsi al fratello, sperando che non scatenasse la sua ira anche contro di lei.

“Nik, ma che ti prende? Ti ha dato di volta il cervello? Cosa ti ha fatto Kol, perché lo stai trattando così?”

“Perché è un falso, un ipocrita, e io non mi farò mai più prendere in giro da lui. Stanne fuori, Rebekah, non è affar tuo, Kol non fa neanche parte della nostra famiglia e non hai motivo di difenderlo” replicò l’ibrido. “E tu mi hai sentito bene? Vattene dalla nostra casa! Questa non è casa tua, tu non sei un Mikaelson, non sei niente, sei solo un approfittatore, un rettile a sangue freddo e non voglio vederti mai più! Esci immediatamente da qui e sparisci per sempre, non è forse la cosa che sai fare meglio?”

Kol si rialzò, pallidissimo e tremante, e senza più aprire bocca uscì da Villa Mikaelson di corsa, straziato da un dolore che non credeva neanche potesse esistere. Le pugnalate al cuore non erano niente in confronto. Pensò che, se mai un Originale poteva essere ucciso da qualcosa di diverso dal pugnale di quercia bianca, allora lui sarebbe morto per lo strazio e la disperazione. Vagò senza meta e senza nemmeno vedere dove stava andando, con gli occhi pieni di lacrime brucianti che non voleva lasciar cadere, ma non gli interessava dove sarebbe finito o cosa ne sarebbe stato di lui, non c’era più niente che rimanesse per lui se Klaus lo odiava tanto…

Nel frattempo anche Hayley e Freya si erano avvicinate a Rebekah e guardavano Klaus come se non lo riconoscessero.

“Klaus, ma che ti è preso?” domandò Freya.

“Non mi è preso niente, ho solo capito finalmente chi sia veramente Kol” rispose gelido lui. “È sempre stato un egoista e non si è mai interessato a nessuno di noi, chissà perché credevo che fosse cambiato, che desiderasse essere un Mikaelson anche dopo aver scoperto di non esserlo per nascita.”

“Ma cosa ti ha fatto per farti pensare questo? Klaus, guardami, dimmi la verità” insisté Hayley. “Sei sicuro di non aver sfogato su di lui la tua rabbia e la tua frustrazione per il fatto che non sappiamo niente di Greta e dei suoi? Siamo tutti angosciati e preoccupati perché non riusciamo a capire da dove arriverà l’attacco e tu ti sei sfogato con Kol, ma ti sembra una cosa sensata? Riflettici un istante…”

“Dove sarà andato Kol?” mormorò Rebekah, agitata. “Ti rendi conto che lo hai mandato fuori da solo e che potrebbe finire nelle grinfie di Greta? Ti preoccupi tanto di tenerci tutti imprigionati in questa casa e poi hai cacciato via Kol che, ora come ora, sarebbe una vittima perfetta per i Notturni?”

“Era proprio questo che volevano” disse Freya, in tono cupo. “I Notturni ci stanno mettendo alla prova per portarci a esplodere e a litigare tra noi. Vogliono separarci e disperderci perché sanno che siamo più forti di loro solo quando siamo tutti uniti… e ora ci sono riusciti.”

Klaus si voltò verso l’arco di Villa Mikaelson dal quale solo pochi istanti prima Kol era uscito, disperato e lacerato, e improvvisamente sentì un gelo paralizzante spezzargli il cuore e artigliargli l’anima.

Cosa aveva fatto?

Fine capitolo nono

 

 

 

 

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