RICORDO LONTANO

di ValeAlcazar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Un incontro fortuito ***
Capitolo 2: *** 2. La morte del re ***
Capitolo 3: *** 3. Cuore in subbuglio ***
Capitolo 4: *** 4. Incontro sotto la pioggia ***
Capitolo 5: *** 5. Pensieri e turbamenti ***
Capitolo 6: *** Cap.6.6 Mera illusione ***
Capitolo 7: *** cap.7 SOLO TU ***



Capitolo 1
*** 1.Un incontro fortuito ***


Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO

Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO


PER 10 ANNI NON HO AVUTO OCCHI CHE PER TE ,HO AMATO SOLO TE”

PALAZZO JARJAYES

Anno 1774

L’immenso salone di Palazzo Jarjayes, brulicava di un’incessante andirivieni di domestici, che solerti si affaccendavano attorno alle tavole imbandite per ultimare i preparativi del banchetto che si sarebbe tenuto quella sera.

Nanny risoluta e spazientita, inveiva contro la servitù, temendo che ogni più piccolo particolare non fosse accuratamente predisposto.

Era quella un occasione particolare, si sarebbe festeggiato, la riuscita della nuova campagna militare a cui aveva preso parte il Generale ed il suo Reggimento e che ne era valsa un encomio.

Le enormi tavole, brillavano del candore delle tovaglie inamidate, emanando una lieve essenza di lavanda e dove in bellavista spiccavano le succulente pietanze pronte ad essere saccheggiate.

André quel giorno si era recato alla Reggia come prevedeva il suo ruolo di attendente per accompagnare Oscar, ma non vi si trattenne, sarebbe tornato al tramonto per ricondurla a Palazzo.

Aveva promesso a sua nonna, che l’avrebbe aiutata nell’allestire la festa e che sarebbe stato oberato in compiti ed incombenze di ogni genere.

Era ormai tardo pomeriggio, e ancora si attendeva con spasmodica frenesia l’arrivo di Mousier Andouins, il ricco fornitore di scorte di vino.

Possibile che si fosse attardato proprio quel giorno?

Nanny si era fortemente raccomandata che le consegne giungessero in tempo dovuto, un minimo ritardo avrebbe pregiudicato il buon andamento della serata, suscitando le ire del Generale, che non avrebbe certamente desiderato che gli intervenuti non gradissero appieno della ricca ospitalità riservata dalla famiglia Jarjayes.

Nanny, sempre più inquieta e nervosa vedendo ormai prossimo l’arrivo degli invitati chiese ad André, di recarsi presso Mousier Andouins.

André, si sta consumando una tragedia...se solo il Generale si accorge che sulle tavole non spiccano in bellavista ottime bottiglie di vino d’annata avverrà una catastrofe.” disse Nanny affannata.

Poveri noi, non voglio neanche immaginare una cosa del genere.”

Dai, nonna, non ti agitare...andrò io da Mousier Andouins, vedrai che sarà un eccellente serata.”

Sbrigati allora André, che il Generale non tarderà ad arrivare per accogliere gli invitati...e vedi di fare presto.”

Vado, nonna.”

Mi reco come chiesto dalla nonna a casa di Mousier Andouins, non è solito mancare le consegne dev’essere successo qualcosa.

Vado alla porta di servizio per chiedere dove posso trovarlo e mi accoglie una graziosa fanciulla formosa, non tanto alta, avrà 19 anni.

Una montagna di ricci castano ramati che le incorniciano il viso, due grandi occhi scuri che spiccano sulla pelle chiara, sul piccolo nasino e le gote leggermente rosate ha alcune lentiggini, una bocca rosea ben delineata...chissà chi è!? Forse una delle ragazze al servizio della casa.

Buonasera Mademoiselle” le dico “Mi presento, sono André Grandier e vengo da Palazzo Jarjayes.

Aspettavamo Mousier Andouins per la consegna del vino ma non si è ancora presentato...non vorremmo gli fosse successo qualcosa, non ha mai tardato una consegna, se non vi dispiace vorrei parlare con lui se è possibile e se è il caso porterei io il vino a Palazzo.”

Sono a fare le mie solite faccende, quando vedo presentarsi alla porta di servizio un bel giovanotto gentile, alto, capelli lunghi neri legati dietro con un fiocco blu, bellissimi occhi verdi, come il bosco nel pieno della stagione estiva, lo conosco di vista...so che è l’attendente di Madamigella Oscar il Capitano delle Guardie Reali, a volte lo vedo alla Reggia di Versailles insieme ad altri servitori, non l’ho mai visto da così vicino...mi guarda stupito poi si presenta.

Dice di chiamarsi André Grandier e di venire da Palazzo Jarjayes per chiedere della consegna del vino prevista per oggi.

Buonasera a voi Mousier Grandier, mio padre ha avuto un problema con il carro e gli altri sono già fuori per le consegne ad altri clienti, tra cui la Reggia...è nelle scuderie per cercare di sistemarlo.”

Mi dispiace tanto per l’inconveniente, potrei parlare con vostro padre? Se per lui non è un problema posso portare io il vino a Palazzo.”

Accompagno Mousier Grandier da mio padre, poi torno alle mie faccende dopo averlo salutato che lui ricambia con un bellissimo sorriso e un inchino.

La fanciulla si allontana e mi lascia nelle scuderie con il padre a cui faccio la proposta di portare io il vino a Palazzo.

È molto dispiaciuto per il disguido, ma non avendo altra soluzione mi aiuta a caricare il vino sul mio carro, ringraziandomi e scusandosi ulteriormente mi dice che passerà tra qualche giorno per riscuotere il dovuto.

Passo nuovamente davanti casa Andouins, rivedo la fanciulla...è proprio bella.

Con il mio carico mi avvio verso casa...arriverò in tempo per la festa, devo far presto...devo anche andare a Versailles a prendere Oscar.

Sono quasi arrivato a Palazzo e mi viene in mente quella fanciulla di cui non so il nome...lo scoprirò.

Mio padre è troppo indaffarato, non è ancora andato dai nostri clienti per riscuotere il dovuto, non può neanche mandare nessun altro vista la mole di lavoro che abbiamo in questo periodo così mi ha chiesto se posso andare io a riscuotere a Palazzo Jarjayes.

Prendo il mio calessino e mi avvio...mi viene in mente Mousier Grandier, è proprio un bel ragazzo, spero tanto di rivederlo.

Mi hanno colpita i suoi occhi verdi, cosi belli ed espressivi, i suoi modi gentili...credo sia già impegnato.

Non mi sono accorta mentre ero presa dai miei pensieri di essere già arrivata a Palazzo.

Vado verso i locali di servizio, mi si avvicina una donna avanti negli anni che mi chiede chi sto cercando, mi presento, mi dice che lei è la governante e di attendere un attimo che sarà da me a breve.

Che bello qui, è proprio un bel posto.

Mentre percorrevo il viale ho notato una vastità di roseti profumati, la maggior parte sono di rose bianche, tutt’intorno l’aria ne è inondata...che profumo soave.

Sento dei cavalli avvicinarsi e le risate di due persone...mi sporgo dall’angolo della casa.

Vedo Mousier Grandier con un ufficiale in uniforme che riconosco in Madamigella Oscar, certo che se anche veste da uomo è proprio bella ed ha un bellissimo sorriso.

Oggi Oscar ha voluto lasciare prima la Reggia incaricando Girodelle di finire il lavoro...la vedo stanca.

Mentre torniamo a casa per tirarla un po’ su, faccio un grande passo indietro nel tempo ricordandole i dispetti che facevamo quando eravamo piccoli alle sue sorelle, alle corse che eravamo costretti a fare per tutto il Palazzo per nasconderci e non farci scoprire.

Ecco la Oscar che conosco solo io, con me non è l’algido Capitano delle Guardie di Sua Maestà, è la Oscar bambina quella che ride e si lascia andare.

Tra un racconto e un altro e tante risate arriviamo a casa, smontiamo da cavallo, Oscar entra a Palazzo e io con i nostri fidati César e Alexander mi dirigo verso le scuderie.

C’è una ragazza davanti la porta di servizio, mi sembra di riconoscerla dalla lunga chioma scura e riccia.

Buonasera Mademoiselle...”

Buonasera Mousier Grandier, Agnes...il mio nome è Agnes.”

Mademoiselle Agnes, cosa la porta qui a Palazzo? Va tutto bene spero?”

Sì tranquillizzatevi Mousier Grandier, è tutto a posto. Mio padre mi ha chiesto di passare per riscuotere, lui in questo periodo non può e non riesce neanche mandare nessun altro dei nostri garzoni...hanno tante consegne da fare in questi giorni.”

Capisco Mademoiselle, ma chiamatemi André.”

Va bene André...voi chiamatemi Agnes.”

Bene Agnes, ora devo andare. Vado a governare i cavalli, spero di rivedervi presto.”

Spero anch’io di rivedervi presto André.”

Mio Dio che tuffo al cuore, non credevo di rivederlo in così breve tempo.

Scusa ragazza mia, ecco qua il dovuto. Stai attenta per strada.”

State tranquilla Madame non preoccupatevi.”

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Capitolo 2
*** 2. La morte del re ***


Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO

Cap. 2 – LA MORTE DEL RE


Versailles, Fine aprile 1774

I tiepidi raggi di un sole primaverile, riflettevano il loro bagliore negli specchi d'acqua delle fontane che adornavano con il loro marmoreo splendore i giardini della Reggia, mentre una leggera brezza trasportava nella frizzante aria mattutina il sentore delle bardature e dei finimenti di cuoio dei cortigiani, riuniti per prendere parte alla prima battuta di caccia stagionale.

Questo avvenimento avrebbe previsto la presenza dell'anziano Luigi XV.

Il Sovrano fin dal mattino aveva accusato un malessere generale, da indurlo non venendo meno alle regole dell'etichetta, a presenziare alla caccia, rimanendo rannicchiato e febbricitante in un angolo della berlina reale.

Sentendosi sempre peggio fu, dapprima accompagnato al Trianon, ed in seguito nei suoi appartamenti a Versailles dove venne messo a letto.

Immediatamente la notizia della malattia del Re fece eco nei saloni, per poi trovare certezza nella venuta al capezzale del monarca dei più "illustri" ed importanti esponenti in campo della medicina, ma nessuno riuscì a sentenziare una precisa diagnosi sulla sua malattia che apparentemente, sembrava una semplice e banale infreddatura.

Le condizioni di Luigi XV peggiorano nei giorni avvenire tanto che il vaiolo, fino a prima latente, esplose in tutta la sua virulenza.

L' agonia del Re fu lenta e dolorosa ed i medici si dichiararono impotenti su una possibile guarigione, mentre la favorita in carica Madame Du Barry e le nubili figlie di Luigi XV si alternavano al suo letto sebbene non avessero mai contratto la malattia.

A Parigi appena giunse la notizia, come usanza le chiese restarono aperte e fu un susseguirsi di messe, novene, litanie per la salvezza dell'anima del vecchio monarca. Nelle strade e nelle piazze si snodarono lunghi cortei processionali, dove prelati in paramenti viola trasportavano effigi devozionali recitando giaculatorie, altri ostentavano reliquiario intonando salmi ed inni.

Tutti i reggimenti erano impegnati nella sorveglianza dei vari cortei che vi erano in città, anche le Guardie Reali furono chiamate a sorvegliare, affinché non si verificassero disordini.

Le Guardie comandate da Oscar furono divise in due gruppi, uno comandato da lei e l'altro dal suo secondo, il Tenente Girodelle.

Oscar con una parte delle sue Guardie Reali, presidiava una via cittadina dove si snodava uno dei cortei diretto a Notre Dame.

Oscar con accanto André, si era posizionata su un lato della strada quando si accorse che una giovane fanciulla, mentre procedeva nella loro direzione, invece di recitare le litanie che uno dei sacerdoti a capo della processione inneggiava volgeva il suo sguardo verso di loro, niente di strano pensò in un primo momento, sarebbe stata attratta dalla bellezza e dall'eleganza delle uniformi delle Guardie Reali, senonché la fanciulla più si avvicinava più il suo sguardo era rivolto verso qualcuno in particolare...André.

Tenne lo sguardo verso di lui finché non lo oltrepassò voltandosi solo una volta poco dopo averlo superato e sorridendogli.

André dal canto suo tenne i suoi occhi sulla fanciulla seguendola con lo sguardo per un po'.

La cosa non sfuggì ad Oscar che finito il loro turno mentre erano sulla strada del ritorno a Palazzo Jarjayes gli chiese "André, conosci la fanciulla che alla processione ti guardava con insistenza?"

In un primo momento André preso alla sprovvista negò, non voleva che Oscar pensasse che avesse una probabile fidanzata

"No Oscar, non so di chi parli."

"Smettila André, non mentirmi.

Ho visto che l'hai seguita con lo sguardo e le hai anche sorriso, non lo avresti fatto se non la conoscessi che motivo hai di dirmi che non la conosci, non capisco."

A quella osservazione ad André non rimase che ammettere la conoscenza

"Scusami Oscar, sì la conosco. È la figlia del fermiere che fornisce le vostre cantine e quelle della Reggia. L'ho conosciuta la sera che sono andato a prendere io il vino per la festa organizzata a Palazzo per la buona riuscita della missione di tuo padre.

Abbiamo scambiato solo qualche parola tutto qui."

"Non mi devi spiegazioni André, era solo curiosità la mia. Lanciamo i cavalli al galoppo, sono stanca voglio arrivare presto a casa, vediamo se riesci a starmi dietro."

André guardò per un attimo Oscar che si allontanava, nella sua mente balenò una domanda

"Oh Oscar, che ti passa per la testa? Perché mi hai chiesto di lei! L'unica che possiede il mio cuore, la mia anima sei tu"

E si lanciò all'inseguimento di Oscar verso casa.

Luigi XV, entro' in agonia il 10 maggio 1774 e l'intera nobiltà attendeva la ferale notizia della scomparsa del sovrano nel cortile principale della reggia. Uno dei medici del re aveva apposto una candela sul davanzale di una finestra della camera del monarca, la fiamma sarebbe stata spenta al momento della morte....Alle 3 del pomeriggio, la flebile luce si dissolse, portando con sé un regno, mentre una folla irrompeva a Versailles, acclamando i nuovi sovrani che erano stati relegati nelle stanze più lontane da quelle del re per scongiurare ed evitare un possibile pericolo di contagio...In seguito il Delfino e la giovane sposa furono condotti nella più salubre aria del castello di Meudon, evitando i miasmi e il fetore provocato dal vaiolo che contaminava le pareti di Versailles. La salma del re fu trasportata nella cripta reale, in una bara piombata con solo un corteo composto unicamente da 40 soldati della Guardia reale.

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Capitolo 3
*** 3. Cuore in subbuglio ***


Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO

Cap. 3 – CUORE IN SUBBUGLIO


Versailles, Giugno 1774

Le bianche costruzioni che comprendevano le scuderie reali, accozzaglia di edifici di varie epoche e di differenti architetture, si ergevano solitarie ai limiti del cortile ovest della Reggia.

Il luogo era solitamente molto frequentato, vi si riunivano oltre una vasta schiera di palafrenieri, stallieri che vi lavoravano in pianta stabile, anche cocchieri, valletti ed attendenti che aspettavano i loro padroni chiamati a compiere e svolgere il loro ruolo a corte.

Le scuderie, erano divenute il centro di pettegolezzi, infatti tramite i domestici era facile carpire notizie, su intrighi, intrallazzi, congiure e tradimenti che si consumavano all'interno di dimore signorili.

Più volte anche lo stesso André, aveva attinto "informazioni" necessarie richieste da Oscar proprio da questo stuolo di camerieri, oppure era lui medesimo a fornirle a Oscar in caso avesse udito qualcosa di utile per poterla aiutare nel suo ruolo di Colonnello.

Le scuderie solitamente traboccavano di gente, soprattutto in inverno, dove era facile per cocchieri e valletti, trascorrere intere giornate scaldandosi intorno al fuoco consumando qualche bicchiere di vino, al contrario in estate, per evitare il penetrante odore emanato dal fieno e dalle cavalcature, la folla si trasferiva all'esterno dove i bivacchi si alternavano ad incontri amorosi.

André, in quella calda sera d'inizio estate si era attardato più del dovuto alla Reggia, i compiti di Oscar con i nuovi regnanti e con le nuove disposizioni da impartire ai soldati della Guardia Reale, richiedevano una presenza più costante a Corte.

André se ne stava appoggiato ad una delle staccionate di legno osservando sorridente due garzoni che si contendevano la vincita di una partita a dadi, quando la sua attenzione venne distolta da una voce che lo salutò cortesemente.

Si avvicinò fermandosi solo ad un passo da lui con un sorriso, gli occhi colmi di gioia per aver avuto la fortuna di rivederlo, con voce suadente le rivolse il suo saluto

"Salve André" salutò Agnes

"Salve Agnes. Cosa ci fai ancora qui alla Reggia a quest'ora!? Non è tardi per le consegne? Sei da sola?" le chiese guardandosi intorno cercando qualcuno che poteva averla accompagnata

"No André non sono sola, sto aspettando mio padre che, oltre ad aver effettuato le consegne, sta prendendo gli ordini per il prossimo rifornimento." si apprestò a rispondere la ragazza.

"Capisco..."

"Tu invece? Come mai ancora qui?"

"Oscar si è dovuta trattenere per via delle nuove disposizioni da dare alle Guardie e perché l'ha convocata Sua Maestà la Regina per un colloquio privato...credo che arriverà tra poco."

A quel modo confidenziale che André ebbe per dirle di Oscar chiamandola per nome e non con il suo titolo, Agnes rimase sbigottita.

Sapeva che tra attendente e padrone stando fianco a fianco si instaurava un rapporto quasi amichevole ma non aveva mai sentito un attendente chiamare il suo padrone per nome.

"Bene, ti devo lasciare adesso. Spero di rivederti presto André."

"Anch'io spero di rivederti presto Agnes. Vedi che ti dicevo...ecco arrivare Oscar.

Vado a prendere i cavalli. A presto."

Agnes lo vide allontanarsi ed entrare nelle scuderie, rimase un po' lì, ferma ad osservare l'altera Madamigella Oscar che avvicinandosi a lei fece un cenno con la testa come a salutarla a cui lei rispose con un inchino.

Non aveva mai visto un membro della nobiltà rivolgerle un saluto, lei una semplice borghese.

Capì così del perché André la chiamava per nome, doveva essere una persona speciale e nobile d'animo e non solo per i suoi natali...ne rimase affascinata.

La rivide un attimo dopo a cavallo con accanto André dirigersi verso l'uscita della Reggia.

"André, André, ma dove ti sei cacciato ingrato di un nipote, eppure è a casa l'ho visto rientrare prima dalla Reggia con Madamigella Oscar. Che siano usciti nuovamente senza che li abbia visti?" sbuffava Nanny non trovandolo in cucina.

"Mi cercavi nonna? Eccomi!" rispose André sbucandogli da dietro le spalle

"Ti ho sentita urlare il mio nome dal piano di sopra. Che c'è di così urgente?"

"André, mi farai venire un infarto se mi sbuchi così all'improvviso, che ci facevi al piano di sopra, eh! Quante volte te lo devo dire che devi mantenere le distanze André."

"Mi ha chiamato Oscar perché doveva parlarmi, ecco perché ero di sopra. Che volevi nonna perché mi cercavi?"

"Ho bisogno che tu vada al mercato, Claude non può, deve aiutare Jacques e Marcel ha da fare in giardino con Pascal."

"Cosa vuoi che prenda al mercato?"

"Devi solo portare le scarpe del padrone dal ciabattino. Tra un paio di settimane dovrebbe essere di ritorno e le sue calzature preferite hanno bisogno di essere sistemate. Ti prego André fa che te le diano presto, non vorrei che il Generale tornasse prima e non le trovasse in ordine."

"Stai tranquilla nonna, vado subito. Non preoccuparti saranno pronte in tempo per il ritorno del signor Generale."

"Grazie nipote mio."

Il mercato si trovava nel piazzale antistante la chiesa di Saint Pierre, nel quartiere del Marais, soprattutto nei giorni festivi era gremito da una folla composta non solo da borghesi, ma anche da contadini che approfittavano per esporre le loro merci.

Le urla dei venditori giungevano sonore fin dal sagrato della chiesa, dove Agnes ed una piccola compagnia composta da fanciulle e garzoni si era recata per la celebrazione del vespro, era prassi per questi giovani una volta conclusa la funzione, aggirarsi tra le bancarelle del mercato, approfittando non solamente della frescura e del tepore di un tardo pomeriggio estivo, ma concedersi qualche ora di svago per ristorarsi dalle fatiche del lavoro.

La chiassosa e lieta compagnia si divise mentre passeggiava tra le file di banchi, chi si soffermò a vedere il divertente

spettacolo di alcuni saltimbanco, altri ne approfittarono per allontanarsi con qualche spasimante, altri ancora come Agnes si sedettero sulle panche di legno di un chiosco dove si poteva sorseggiare in tutta tranquillità qualche bibita fresca, gettando lo sguardo all'ilare rappresentazione che alcuni attori girovaghi stavano improvvisando.

Agnes, era insieme ad un giovane garzone uno dei molti alle dipendenze paterne, che chiedeva impaziente di poter continuare nella passeggiata.

André dopo aver lasciato le calzature dal ciabattino, che avrebbe sistemato di lì a poco, nell'attesa si aggirava tra i banchi quando fu attirato da una risata frizzante e cristallina, più si avvicinava e più si faceva nitida la figura della ragazza che lo aveva attirato con la sua fresca risata.

"Agnes, sei tu? Buon pomeriggio." salutò

"Oh! Salve André, anche tu qui?"

"Sì, mia nonna mi ha mandato qui per andare dal ciabattino e mentre aspetto che le calzature siano pronte facevo un giro tra i banchi."

"Io sono qui per fare una passeggiata dopo aver partecipato ai vespri insieme a degli amici, mi sono fermata a prendere una bibita fresca insieme a Mathis mentre gli altri sono in giro. Vuoi sederti con noi André?" gli chiese con lo sguardo raggiante

"Sì perché no, ti ringrazio. Devo aspettare quindi ne approfitto per fare due chiacchiere con voi. Salve Mathis, sono André."

"Salve André. Ascolta Agnes, visto che sei in compagnia ne approfitto per fare un giro tra i banchi anch'io, non ti dispiace vero? Oh...non ho chiesto a te André se ti va di farle compagnia, perdonami. Magari non puoi rimanere qui a lungo."

"No no, vai pure. Non preoccuparti sto io con lei, faremo anche noi un giro tra i banchi, magari c'incontriamo dopo." si premurò di dirgli André

"Bene, grazie. A dopo allora, mi ha fatto piacere conoscerti André. " ringraziò Mathis prima di allontanarsi

"Allora, cosa mi racconti André, non eri occupato oggi alla Reggia con Madamigella Oscar?"

"No, oggi siamo tornati nel primo pomeriggio. È una di quelle giornate che può delegare il suo vice, il Tenente Girodelle, ne approfitta per riposare un po' prima di tutti gli impegni della prossima settimana con le feste che ci sono in programma, il servizio sarà duro ed estenuante...ma ora basta parlare di lavoro. Facciamo questa passeggiata?"

"Sì dai, andiamo." rispose entusiasta prendendolo per il braccio sotto uno sguardo divertito

di André che a quella esternazione le sorrise.

Si aggiravano spensierati ridendo e scherzando tra i banchi del mercato scambiandosi opinioni sulle varie mercanzie esposte e sulle stranezze che a volte si palesavano sotto i loro occhi.

André ad un certo punto vedendo l'avvicinarsi dell'imbrunire chiese ad Agnes se sapeva dove cercare i suoi amici per poterla lasciare in compagnia e tornare così a casa.

"Non li ho visti in giro, non vorrei che non incontrandoci abbiano pensato che siamo andati via e si siano avviati verso casa."

"Tranquilla Agnes, passiamo dal ciabattino a prendere le calzature e poi ti riaccompagno io a casa. Non ti lascio certo qui da sola senza sapere se i tuoi amici sono ancora qui o no? Dai andiamo." la tranquillizzò

"Mi dispiace André, davvero. Non pensavo ci saremmo persi, sono stata così bene con te che non ho fatto caso all'ora e che tu avevi altro da fare." disse un po' imbarazzata

"Sono stato bene anch'io Agnes. Non preoccuparti non avevo da fare, è stato piacevole trascorrere il pomeriggio con te."

"Grazie ancora André." disse stringendogli più forte il braccio che teneva sotto braccio.

Arrivati dove André aveva lasciato in custodia Alexander l'aiutò a salire a cavallo e dopo essere montato in sella anche lui si avviarono verso casa.

Agnes a quel contatto poggiò la testa sul petto di André, senti andare le sue guance in fiamme e il suo cuore battere all'impazzata tanto da darle l'impressione volesse uscire dal petto.

Anche André sembrava essere turbato da quel contatto tanto che trovandosi il viso di Agnes così vicino non resistette all'istinto di darle un bacio che la ragazza ricambiò con trasporto.

André staccatosi da quelle calde labbra guardandola negli occhi vide un luccichio a cui sopraggiunse un sorriso che le illuminò il viso.

"Scusami Agnes ti prego. Non so cosa mi sia preso, tu mi piaci, non voglio approfittare di te. Io..." disse fortemente imbarazzato.

"Non ti preoccupare André, non scusarti e non sentirti in imbarazzo. Lo volevo anch'io questo bacio, anche tu mi piaci, tanto."

"Sì, ma io..."

"Non è successo niente André, davvero. Se tu non vuoi, non ci vedremo più. Non voglio crearti problemi."

"No Agnes, non mi crei problemi e voglio rivederti se capiterà l'occasione..."

"Sono arrivata André, grazie per avermi accompagnata. Anche se è stato bello, non pensare più al nostro bacio d'accordo?" lo rassicurò sorridendo

"Agnes, Agnes, ma che fine hai fatto? Ti abbiamo cercata ovunque, dove eravate finiti tu e il tuo amico!?" gridarono i ragazzi vedendola arrivare

"Dove vi siete cacciati voi piuttosto! Noi eravamo andati a vedere i banchi del mercato ma non vi abbiamo visti in giro ed è toccato a lui riaccompagnarmi a casa."

"Va bene Agnes, io vado. Buonanotte."

"Buonanotte André e grazie ancora."

"Cosa mi succede con Agnes, perché l'ho baciata, non voglio prenderla in giro.

So di non avere speranze con Oscar, ma io l'amo. È lei quella che voglio, è lei la mia anima, la mia luce."

Nella solitudine della sua stanza Agnes pensava al bacio che André le aveva dato, ai suoi occhi, quegli occhi che l'avevano incantata dal primo istante.

"Mi ha baciata, gli piaccio lo so. Oh André,

anche tu mi piaci e tanto."

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Capitolo 4
*** 4. Incontro sotto la pioggia ***


Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO

Cap. 4 – INCONTRO SOTTO LA PIOGGIA


Parigi, inizio autunno 1774

La taverna della " La Vigne Blu" era situata nel sobborgo del Marais, antico quartiere periferico di Parigi, poi inglobato all'interno della cinta cittadina.

L'osteria da poco sorta, faceva parte delle nuove commissioni di Mousier Andouins, fu non soltanto per questo ma anche per la stretta amicizia che legava Agnes a Marie la figlia di Padron Bourgeaud che la trattenne in conversazione nel retrobottega per l'intero pomeriggio.

Agnes dopo aver contrattato le nuove ordinazioni con l'oste, era ben lieta di potersi fermare qualche ora in piacevole compagnia, in frivole chiacchiere giovanili.

I rumori dei clienti che iniziavano ad affluire nella locanda distolsero Agnes dai suoi discorsi, portandola ad accorgersi che stava ormai calando la sera.

Era alquanto pericoloso, inoltrarsi dopo il crepuscolo tra le vie cittadine, per questo motivo la ragazza, si affrettava una volta uscita dalla porta sul retro a raggiungere casa sua situata non molto distante.

Quasi correva durante il percorso, in quanto una fine pioggerella che bagnava l'asfalto, si stava trasformando in un acquazzone, uno di quei cruenti temporali che rompevano il cielo di fine estate, che imperversano furiosi.

André, come era solito fare nelle serate in cui Oscar era occupata alla Reggia per impegni di organizzazione con il Generale Bouillè, andava a passare la serata in qualche locanda a Parigi.

Quella calda sera aveva notato in lontananza delle nubi che si sarebbero avvicinate di lì a qualche ora alla città, si disse che sarebbe rientrato presto per evitare quell'acquazzone.

Ai primi bagliori del temporale che si avvicinava in groppa ad Alexander si avviava verso Palazzo Jarjayes.

Iniziava a scendere una lieve pioggerellina che in brevissimo tempo si trasformò in un violento acquazzone, cercò di ripararsi sotto qualche balcone quando notò una giovane fanciulla che sorpresa dalla violenta pioggia correva per la via cercando un riparo.

Molto cautamente le si avvicinò per non spaventarla e sembrare uno di quelli che si aggirano per le vie cittadine in cerca di giovani donne per incontri fugaci.

"Mademoiselle, voglio solo aiutarla, non voglio spaventarla. Io..."

"André, sei tu?" chiese la ragazza

"Agnes? Agnes che ci fai sola a quest'ora di sera in città da sola?" disse con tono apprensivo

"Ero a prendere l'ordine alla taverna " La Vigne Blu" del Padron Bourgeaud, sono molto amica di Marie la figlia, mi sono attardata a chiacchierare con lei nel retro bottega e non mi sono accorta che si era già fatto buio, per giunta è venuto giù quest'acquazzone." spiegò

"Vieni con me. So dove andare a ripararci finché non smette e staremo anche al caldo."

Si avviarono per le strade cittadine fino ad arrivare davanti ad un vecchio Palazzo che, dallo stato in cui versava, doveva essere disabitato ormai da parecchio tempo anche se tenuto bene, infissi e porte erano ben chiusi e non avevano alcun segno di incuria o cedimento.

Si diressero sul retro del Palazzo, dove attraverso una porta si accedeva alle cucine che André apri con una chiave, posta sotto una mattonella della balaustra in pietra che facevano da ringhiera ai gradini dell'ingresso della cucina.

"André, conosci questo Palazzo? Chi sono i proprietari?" chiese Agnes

"È il vecchio Palazzo dei genitori del Generale Jarjayes. Lui e Madame Marguerite hanno sempre vissuto a Jossigny da quando si sono sposati, per via che essendo vicino a Versailles era più veloce raggiungerla in caso i Sovrani avessero avuto bisogno di lui, quando era ancora Colonnello delle Guardie Reali.

Questo Palazzo è disabitato ormai da molti anni, ma è ancora tenuto bene, il Generale se ne è sempre preso cura. Vieni entriamo, dovrebbe esserci della legna così accendiamo un camino per poterci asciugare e scaldarci"

Aprì un cassetto di una credenza, posta accanto all'entrata, prese delle candele, ne accese qualcuna per non lasciare Agnes da sola al buio.

"Ecco, intanto facciamo un po' di luce...aspettami qui, torno subito."

Agnes si guardava intorno, con in mano una delle candele accese si avvicinò alla porta che dava sul corridoio.

Avanzava piano piano finché arrivò ad una porta che immetteva in uno dei saloni.

Il mobilio era stato sapientemente coperto da teli per evitare che la polvere e l'incuria rovinasse e deteriorasse tutto.

Si guardava intorno e immaginava la gente che frequentava quel Palazzo, le voci e le feste che vi si svolgevano, chiuse gli occhi e come trasportata dal tempo immaginando una melodia nella sua mente si mosse a passo di danza verso il centro della sala.

André nel frattempo aveva trovato della legna che era stata sapientemente custodita in una delle cassapanche, in un piccolissimo casotto attiguo adibito a legnaia.

Non trovando la ragazza in cucina si premurò di andarla a cercare.

La trovò nel primo salone, che al silenzio spettrale del Palazzo, si muoveva e ondeggiava come a danzare.

Si fermò per un attimo a guardarla sorridendo, poi gli si avvicinò cingendola per la vita e danzando con lei.

A quel contatto Agnes sobbalzò

"Scusami André, mi avevi detto di aspettarti in cucina ma sono stata presa dalla curiosità di vedere cosa ci fosse oltre quel corridoio." spiegò imbarazzata

"Non preoccuparti, ho sentito dei rumori come un fruscio provenire da qui e ti ho trovata...danzi bene anche da sola sai?" le disse sorridendo

"Grazie Mousier " rispose facendo un inchino

"Adesso però andiamo, vieni ad asciugarti o prenderai un malanno."

Aveva acceso il camino in uno dei piccoli salottini che utilizzavano di solito le donne di casa impegnate nella lettura o nel ricamo.

André tolse la giacca e la poggiò su una delle poltroncine accanto al fuoco che rischiarava il piccolo ambiente, disegnando lunghe ombre sulle pareti.

La ragazza guardava ammirata la stanza quando iniziò a tremare, André accorgendosi dell'abbraccio che Agnes si dava sfregandosi le braccia per scaldarsi, si accostò a lei e l'avvolse nel suo abbraccio.

"Ti conviene toglierti questa roba bagnata di dosso...vado a guardare in qualche camera se è rimasto qualche vestito o qualcos'altro per cambiarti."

Nel frattempo Agnes seguì il suo consiglio iniziando a togliersi i vestiti zuppi, quando André tornò, la trovò seduta a terra davanti al camino che abbracciava le sue gambe con solo la camiciola di cotone che la copriva fino ai piedi.

André gli si fece vicino, coprendola con una pesante veste da camera che trovò in uno degli armadi della camera padronale, probabilmente appartenente alla madre del Generale.

Agnes sentendosi abbracciata si girò verso di lui alzò il viso, il profumo di lavanda e muschio di André la inebriò, accostò timidamente le labbra e lo baciò, all'inizio un po' titubante poi sempre con più trasporto a cui André in un primo momento sembrò ricambiare.

Le piaceva Agnes, dal primo momento era stato attratto da lei, così diversa da Oscar, iniziò a stringerla a sé, spostò i suoi baci dalla bocca al collo, lievi mugolii di piacere uscirono dalle labbra di Agnes...André si bloccò, la guardava imbarazzato

"Che succede André?" chiese

"Mi dispiace Agnes, davvero, ma non posso farti questo. Tu mi piaci ma non posso stare con te, non sono la persona adatta a te."

"Perdonami se ho fatto qualcosa di male...non volevo. Tu mi piaci tanto André. Dopo tanto tempo avevo trovato in te la persona di cui mi sarei potuta innamorare. Mi sei piaciuto da subito e credevo che anche io ti piacessi.

Vedi...io fino ad un anno fa stavo con un ragazzo che amavo tanto, si chiamava Hyppolite, lavorava nelle vigne dove mio padre si rifornisce per l'uva.

Ci amavamo tanto, volevamo sposarci poi un giorno con le lacrime agli occhi mi confessò che mi voleva bene che teneva a me ma che si era innamorato di un'altra ragazza che conosceva da qualche tempo. In un primo momento aveva rifiutato i sentimenti che aveva iniziato a provare per lei, ma poi, resosi conto che erano più intensi di quelli che provava per me e non poteva più negarli anche perché lei ricambiava con la stessa intensità i suoi sentimenti. Non mi ero accorta di nulla, ero sicura dell'amore che ci univa...è stato il primo per me pensavo ci saremmo sposati, lo amavo. Mi ero concessa a lui sicura dei suoi sentimenti, le sue promesse il suo modo di dimostrarmi il suo amore, nulla mi fece dubitare e presagire che tra noi non sarebbe finita con il matrimonio, che cos'ho di sbagliato, io..." raccontò in lacrime.

"Shhhh! Tranquilla Agnes, non è successo niente. Mi dispiace per ciò che hai passato e non sei tu ad essere sbagliata. Non hai niente che non va."

La ragazza in preda al pianto si accasciò a terra, André la strinse a sé accarezzandole i capelli cercava di calmarla finché non ci riuscì.

Il temporale fuori imperversava , i due ragazzi erano abbracciati a terra accanto al fuoco.

André guardava Agnes vedendo in lei una donna e non una ragazzina, anche a lui era piaciuta da subito.

Si chiedeva come mai era così attratto da lei, che fosse Agnes la donna con cui doveva stare e non Oscar? Com'era possibile che una giovane donna fosse entrata nella sua vita in modo così irruento da far vacillare il sentimento che provava da sempre per Oscar.

Agnes, al lieve tocco di quelle dita che scivolavano leggere sul suo corpo trasalì, tanto che cercò ancora il contatto con le labbra di André, quel dolce balsamo che prima l'avevano inebriata, i baci da accennati a fiore di labbra si fecero sempre più arditi.

André, assaporò gli effluvi di quel corpo giovanile che cingeva, ella lasciò che le sue mani si posassero sui suoi seni, candidi germogli rigogliosi che attendevano le sue carezze.

Agnes, affondava le sue mani, in quella capigliatura d'ebano che scendeva fino alle spalle, contemplando quel corpo dalle fattezze di una scultura greca, mentre André dolcemente continuava ad esplorare il suo ventre, fino a perdersi nelle profondità del suo intimo.

Lei gemeva piano, quasi a non voler rompere quell'atmosfera che si era creata, quando André entrò in lei si cullò nella ritmica cadenza di quella danza primitiva e ancestrale che trasporta il delirio d'amore per poi esplodere nelle contrade della passione.

Il dolce sonno dell'amore sopraggiunse davanti al fuoco del camino cullati dal rumore della pioggia che batteva violenta sugli scuri delle finestre.

Quel dolce tepore dei loro corpi avvinghiati al chiarore della fiamma del camino che ormai aveva quasi consumato la sua brace ma che ancora donava il suo tepore ai corpi accoccolati nelle sue vicinanze, disegnava sulla vicina parete un'unica figura come se vi fosse un solo corpo su quel giaciglio improvvisato.

André si svegliò sentendo muovere Agnes che dormiva placidamente tra le sue braccia.

Si alzò appoggiandosi sul gomito, la guardava con tenerezza quella giovane donna con cui aveva appena condiviso un momento di passione, le accarezzò lievemente i capelli.

A quel tocco gentile Agnes si svegliò girandosi verso di lui, incontrando quegli occhi verdi che la guardarono dolcemente.

"André..." disse con gli occhi lucidi

,"No non piangere Agnes ti prego." le disse stringendo a sé

Stettero così ancora qualche istante, senza dire niente, poi si staccarono dal caldo e delicato abbraccio che ancora li cingeva

Il rumore del temporale si era gradualmente attenuato, nel cielo in lontananza si notava ancora un baluginare di lampi che tagliava l'oscurità.

Era ormai notte fonda, era meglio approfittare di quella tregua della pioggia per far ritorno a casa, in fondo il cammino non era molto da percorrere.

Agnes si vestì velocemente, attendendo che André sistemasse quelle poche cose che avevano utilizzato in quella breve permanenza nel vecchio Palazzo.

Una lieve sensazione cullava le membra di Agnes, tanta era la sua felicità provata in quegli istanti di passione che l'avevano avvinta, poi André così tenero, rassicurante, da farla sciogliere nelle sue carezze.

Durante il percorso a cavallo che li avrebbe ricondotti verso le loro abitazioni, Agnes non riusciva dall'imbarazzo ad incrociare il suo sguardo con quello di André, notando sul suo volto un accenno di sorriso mentre tranquillo portava il cavallo al passo.

Anche se non lo avrebbe più visto, quegli istanti passati con lui sarebbero rimasti indelebili nella sua mente.

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Capitolo 5
*** 5. Pensieri e turbamenti ***


Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO

Cap. 5 – PENSIERI E TURBAMENTI


Lasciata Agnes ed accertatosi che fosse rientrata in casa, André prese Alexander, che aveva lasciato un po' più lontano per non svegliare gli abitanti della casa vista l'ora tarda e non crearle problemi, si mise in sella dirigendosi verso Palazzo Jarjayes.

Durante il tragitto, mille pensieri occuparono la sua mente rivivendo i momenti di passioni vissuti con lei, in contrasto con quello che il suo cuore urlava da sempre per Oscar.

"Che mi succede? Perché mi sono lasciato trasportare dalla passione con Agnes, perché l'ho fatto? Cosa voglio dimostrare? Che posso dimenticarti Oscar? Sei dentro di me da quando ti ho vista la prima volta da bambino, non ho scelto di farlo, sei entrata prepotentemente in ogni fibra del mio essere.

Non ho scelto di amarti, ti amo e basta.

Ma Agnes...già Agnes!

Dolce, gentile, impaurita. Pensi di essere sbagliata, ma non è così, non sei tu ad esserlo.

Mio Dio cosa ho fatto?

La sto illudendo che possa esserci qualcosa di più tra noi, ma non posso...non posso stare con lei.

Sono stato cauto, non voglio mettere nei guai una brava ragazza, anche se mi piace e tanto.

Sto bene con lei, ma il mio cuore appartiene a te Oscar, solo a te amore mio. Potrei allontanarmi, ma non voglio, non servirebbe, impazzerei a non averti accanto, non vedere i tuoi splendidi occhi, quel mare blu che a volte sembra in tempesta, ci annegherei in quel mare e morirei felice.

Perso nei miei pensieri sono arrivato, non devo fare rumori, non voglio svegliare nessuno.

Andiamo Alexander, vai a riposare amico mio."

Uscendo dalle scuderie, dopo aver sistemato il suo fidato amico, André prima di dirigersi verso l'ala sinistra del Palazzo, alzò lo sguardo verso le stanze di Oscar come a darle la buonanotte immaginandola già dolcemente abbandonata al sonno, ma notò la sua figura esile da dietro le tende che si muoveva nella stanza, illuminata dalla fioca luce lunare che faceva capolino dal diradarsi delle nuvole, che fino a un'ora prima coprivano il cielo lasciandole lo spazio necessario per illuminare quella finestra, bearlo della sua visione prima di andare a dormire popolando così i suoi sogni.

Oscar, quella sera si era ritirata prima del solito, era stanca e spossata dopo aver trascorso diverse nottate insonni alla Reggia, raddoppiando il servizio d'ordine per la nuova stagione dei ricevimenti.

Alle prime avvisaglie del temporale,Oscar cercò in tutte le maniere di restare calma tentando con tutte la sua volontà di abbandonarsi ad un placido sonno ristoratore...ma inutilmente.

Il rumore e lo scroscio della pioggia che prima cadeva fitta, il frastuono continuo dei tuoni risuonavano fino a poco prima, ma che in lontananza ancora riempivano il silenzio della notte, la terrorizzavano a tal punto da rompere il suo sonno e non riuscire più a chiudere occhio.

Si girava convulsamente nel letto, finché un torpore soporifero le avvolse le membra facendola sprofondare in un inquieto dormiveglia.

Si riscosse sussultando, al lontano suono della pendola, che scandiva nel silenzio di palazzo i suoi monotoni rintocchi.

L'oscurità incombeva sovrana nella sua camera, solo una piccola candela rimasta accesa spandeva un fioco chiarore all'interno della stanza.

Un brusio lontano, lieve, indistinto che si perdeva nei meandri del parco la fece trasalire, chi mai poteva aggirarsi a quell'ora tardiva tra i viali di Palazzo Jarjayes?

Pose maggiore attenzione e si accorse che il rumore proveniva dalla cigolante serratura della porta delle scuderie.

Si alzò dal letto e in punta di piedi raggiunse l'ampia finestra, scostò il bianco tendaggio e notò una sagoma che avanzava furtiva e rapida verso l'ingresso principale, accompagnandosi da un piccolo lume.

Appena la visuale divenne più nitida, Oscar riconobbe André, che giunto al patio spense la lanterna voltandosi verso l'ala sinistra del Palazzo per raggiungere il suo alloggio.

Cosa ci faceva in giro in piena notte? Forse il temporale improvviso lo aveva colto di sorpresa e per questo motivo si era fermato in qualche riparo a Parigi?

Non poteva essere altrimenti si chiedeva, era l'unica spiegazione plausibile per quel rientro a quell'ora tarda.

Una volta accertatasi che fosse André, non uno sconosciuto ad aggirarsi per chissà quale motivo intorno al Palazzo, tornò a farsi cullare dal tepore del letto appena lasciato, sperando di poter finalmente dormire.

La mattina successiva, André attendeva Oscar nelle scuderie per poi recarsi a Versailles, per affrontare un'altra giornata lavorativa.

"Buongiorno André...André? Insomma André, ma che ti succede? Sei strano stamattina, ma dove hai la testa?"

"Buongiorno Oscar. Niente, niente Oscar, non ti preoccupare.

Ho solo dormito un po' male stanotte...sarà stato il rumore del temporale." provò a giustificarsi

"Quando sei rientrato il temporale si era già allontanato. Ho sentito dei rumori perché non riuscivo a prendere sonno e ti ho visto rientrare.

Sei rimasto bloccato in qualche taverna finché non è passato il temporale suppongo." gli chiese

"Non ti è mai passata la paura dei temporali, eh Oscar!" la canzonò lui cercando di sviare il discorso

"Ti ho appena detto che avevo sentito dei rumori e ho sbirciato da dietro la tenda per capire chi fosse ancora in giro a quell'ora tarda."

"Ah Oscar, questa non la bevo. Ammettilo hai ancora paura dei temporali." ribatte ridendo

"Smettila di prendermi in giro André, non è per niente divertente." disse infastidita

"Questo lo dici tu." riprese a canzonarla

"Ricordo ancora quando eravamo piccoli, come sgattaiolavi da camera tua per venire da me e dormivi tranquilla fino al mattino dopo." ricordò col tono di voce e lo sguardo malinconico

"Già!" rispose Oscar accennando un sorriso

"Su andiamo che si è fatto tardi." esortò subito dopo Oscar salendo in sella a César e lanciandolo al galoppo lasciando indietro André

"Non sai quanto vorrei tornare a quei tempi Oscar. Soli io e te, senza il tuo lavoro che ti porta sempre più lontana da me." e lanciò anche lui Alexander al galoppo per raggiungerla.

Albeggiava appena quando Agnes in compagnia del padre e di uno dei garzoni lasciarono il loro quartiere, per dirigersi alla volta di piccoli villaggi situati nelle campagne circostanti Parigi.

Quella si sarebbe preannunciata una giornata molto impegnativa, non solo per il rifornimento presso gli abituali vigneti, ma anche per le consegne in quanto i clienti, soprattutto i signorotti locali, erano molto esigenti per le loro cantine.

Agnes viaggiava accanto al padre, solitamente loquace, quel giorno appariva stranamente taciturna.

La sua mente era rapita dal dolce pensiero della sera innanzi, tenera ebrezza di quelle leggere carezze, le sue dita che sfioravano il corpo perfetto di André, lui così attento, premuroso, delicate sensazioni soavi che le avvolgevano l'anima.

Agnes, si dedicò come di consueto al lavoro, ma fremeva all'idea di raggiungere la Reggia di Versailles, là avrebbe potuto vedere André, anche se questi non l'avesse degnata di uno sguardo, le sarebbe bastato semplicemente guardarlo da lontano.

Concluse le ultime trattative e contrattazioni, Agnes e il padre presero la via del ritorno, ormai era tardo pomeriggio non sarebbero rientrati che a sera inoltrata a casa, per questo decisero di consumare un frugale pasto in un'osteria prima di recarsi a palazzo dove Mousier Carapet, uno dei dispensieri attendeva le botti di sidro e bottiglie di vino alle mandorle, nuova prelibatezza della tavola Reale.

Il calesse si arrestò ad una delle entrate secondarie di Versailles, quella che immetteva direttamente nel cortile delle scuderie, a quell'ora pressoché deserte.

Mousier Andouins si dedicò a discutere i prezzi e trattative con gli uomini che lo aspettavano per il rifornimento, mentre Agnes dopo aver affidato il cavallo a uno degli stallieri si arrestò sotto un pergolato di legno.

Non era stanca, quell'attimo di solitudine, la portava ad immaginare ancora quelle labbra che morbide e lievi si avventuravano tra le pieghe nascoste del suo intimo, portandola al delirio totale dei sensi.

Persa nei suoi pensieri una voce la fece trasalire...era André che, avendola scorta gli si avvicinava sorridendo.

"Agnes..."

"Buonasera André. " sussurrò lei a mezza voce arrossendo timidamente ricordando gli avvenimenti della sera prima.

"Salve... " rispose, cercando di stemperare quel senso d'imbarazzo che visibilmente si notava riflesso sul volto della fanciulla.

"Spero di non averti creato problemi con tuo padre, per averti accompagnata a casa ad un'ora cosi tarda"

"No André, non preoccuparti. Mio padre non si è accorto che sono rientrata tardi. Mi ha solo chiesto come mai non ero a cena ieri sera, ma gli ho detto una mezza verità.

Che mentre tornavo a casa la pioggia mi ha sorpresa e che tu incontrandomi per strada per non bagnarci siamo andati a rifugiaci a casa di una delle serve di Palazzo Jarjayes che abita in zona e poi mi hai riaccompagnata."

"E ti creduta?"

"Direi di sì. Vuole ringraziarti alla prima occasione per esserti preso cura di me."

Si avvicinò a lei accarezzandole il viso, lei abbassò lo sguardo appoggiando la sua guancia alla mano di André accogliendo quella carezza che le scaldò il cuore.

"André io..."

"Non dire niente Agnes...non devi.

Se ti riferisci a ieri sera, lo abbiamo voluto entrambi.

Tu mi piaci, io..."

"Non dire niente di più André, ti prego.

È successo, ti capisco se non vorrai più vedermi.

Non voglio assolutamente importi niente. Anche tu mi piaci, lo sai, lasciamo al tempo decidere se dobbiamo o no stare insieme.

Perdonami ma ora devo andare. A presto André."

"Va bene Agnes, come vuoi.

Rispetto la tua decisione. Spero di rivederti presto."

Le si accostò, le prese il viso tra le mani e la baciò sulla fronte che lei ricambiò abbracciandolo poco prima di andar via.

André la guardava mentre si allontanava.

Lei si voltò ancora una volta verso André con un sorriso malinconico e gli occhi lucidi, si chiese se lo avrebbe rivisto e se avessero avuto mai la possibilità di stare insieme...se lo augurava.

Intanto portava dentro al suo cuore chiusi come in uno scrigno quegli attimi vissuti con lui come un tesoro prezioso.

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Capitolo 6
*** Cap.6.6 Mera illusione ***


MERA ILLUSIONE

Capitolo VI

MERA ILLUSIONE

 

Versailles, tardo inverno 1775

 

Il periodo che trascorreva tra le festività natalizie e l'Epifania era giunto al termine, era quello un momento frenetico per l'intera Corte e per la Reggia, oltre alle celebrazioni liturgiche che accompagnavano lo svolgersi di quei giorni, si alternavano sontuosi banchetti di gala a cui partecipava gran parte della nobiltà.

Oscar, salvo una breve vacanza in concomitanza del suo genetliaco che cadeva proprio il 25 Dicembre, non aveva avuto che pochi attimi da dedicare al riposo, occupando la maggior parte  del tempo nel costante servizio di pattugliamento e sorveglianza presso la Corte.

Adesso, Oscar e i suoi uomini, avevano il compito di organizzare il servizio d'ordine per il prossimo arrivo del Carnevale, dove ricevimenti e balli si sarebbero susseguiti in modo costante, mentre André come prevedeva il suo ruolo, avrebbe atteso Oscar oberata dai suoi impegni, almeno che non fossero richiesti i suoi servigi.

In quel tiepido pomeriggio André, si era diretto verso il piccolo cortile adiacente le scuderie, per godersi quei timidi raggi di sole che facevano capolino in un cielo ancora avvolto dalla bruma invernale, anche Agnes si trovava in quel luogo attendendo la riscossione del compenso giornaliero, per la nuova fornitura di sidro da uno dei dispensieri.

La ragazza mentre si avvicinava alle scuderie per riprendere il calessino e tornare a casa, vide André appoggiato alla staccionata, si bloccò, le guance le andarono in fiamme alla sua vista, erano mesi che non si vedevano e non era certa che lui sarebbe stato contento di rivederla dopo tutto quel tempo.

Lei non aveva dimenticato quanto era successo tra di loro, chissà se si ricordava ancora di lei e se anche lui ci pensava a volte, si chiese.

Era in imbarazzo, tornò sui suoi passi, sarebbe andata più tardi a riprendere il calessino, ma mentre tornava indietro si sentì chiamare a gran voce, quella voce che a sentirla le provocò dei brividi che le percorsero tutta la schiena...da quanto non sentiva il suo nome pronunciato da quelle labbra che, anche se a distanza di tempo sentiva ancora vivide sulla sua pelle.

-"Agnes..."-

Si voltò, aveva gli occhi lucidi per l'emozione, l'aveva notata e la stava chiamando

- “Allora non ti eri dimenticato di me?” - pensò

-"Salve André..."-

-"Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti? Sei ancora più bella di quanto ricordavo, come stai?"-

-"Già! Tanto...troppo. Sto bene, e tu? Come stai?"- rispose abbassando lo sguardo per non far notare che le lacrime, per quell'incontro fortuito ed inaspettato, le avevano riempito gli occhi ed erano lì lì per sgorgare da un momento all'altro.

André delicatamente poggiò sotto al mento della ragazza una mano e le alzò il viso e vide quei grandi occhi scuri inondati di lacrime che ormai rigavano quella pelle chiara e le chiese

-"Che ti succede Agnes? Perché stai piangendo?"-

-"No Andrè, ti sbagli, non sto piangendo. È la polvere."-

-"Va bene, farò finta di crederti. Allora? Cosa mi racconti? Cosa hai fatto in questi mesi?

Possiamo fare una passeggiata, ti va?"-

-"Sì, certo."-

André e Agnes, conversavano allegramente dopo un primo momento di assoluto silenzio, incuranti dell'imminente venuta del crepuscolo, il loro cammino s'inoltrò inconsapevolmente nel labirinto di viali sentieri e nicchie, luoghi appartati che si perdevano nelle profondità degli sterminati giardini e boschetti che circondavano con la loro bellezza la Reggia.

Entrambi non si resero conto di essere giunti ai confini estremi del consueto e usuale percorso intrapreso dai cortigiani, ma di trovarsi ai limiti della foresta di Versailles, dove su un'altura sorgeva un solitario padiglione dalle bianche volte marmoree ancora ben conservate anche se sulla facciata si notavano lievi segni di incuria.

L'edificio sconosciuto ai più, rappresentava il primo nucleo delle costruzioni della Reggia, quando questa era solamente un maniero utilizzato dai primi Sovrani  Borbone come casino di caccia.

-"Bello qui. Cos'è questo edificio André? Tu conosci bene la Reggia e i dintorni, vero?"-

-"Sì, è vero. Sono anni ormai che frequento Versailles, a volte per avere informazioni utili ad Oscar mi capita di dover seguire qualcuno in posti che non sono molto frequentati, questo è uno dei tanti."-

-"Non è pericoloso? E se ti scoprissero? Rischieresti la vita, lo sai? Se ti succedesse qualcosa di brutto io, io..."-

-"Non preoccuparti, sono prudente."-

André si avvicinò di più ad Agnes le prese il viso tra le mani e la baciò.

Un bacio dapprima gentile poi più esigente, sempre più profondo a cui Agnes si lasciò andare.

Quelle labbra che, dalla prima volta che le aveva assaporate non era più riuscita a dimenticare, le sentive sempre sulla sua pelle come scie infuocate, le agognava, le avrebbe volute sempre su di lei, assaporarne la delicatezza, il calore, la consistenza morbida e carnosa.

Adesso, dopo tanti mesi le aveva nuovamente tutte per lei e ne era totalmente in balia, trasportata dalle sensazioni mai sopite.

Le labbra vellutate di lui divennero avide ed impazienti di desiderio, iniziarono ad insinuarsi sempre più nella scollatura della veste di Agnes, mentre lei tentava di liberarsi dal corsetto inarcando la schiena sempre di più verso quelle carezze che divenivano sempre più ardite.

La bocca di André accolse quell'invitante proposta assaporando le delizie di quei capezzoli che, sembravano bramosi di ricevere quella leggera e delicata tortura.

Liberata dalle vesti Agnes si abbandonò alle mani di André che, esplorativo ogni più piccolo anfratto della sua pelle, fino a raggiungere con lievi e morbidi baci il centro del suo ventre per poi sprofondare delicati nella sua essenza di donna.

Il corpo di Agnes si perdeva a quei tocchi sempre più arditi, la portavano ogni volta a perdersi nel totale oblio della passione.

Agnes non provò alcun imbarazzo a cingere le gambe intorno ai fianchi di André, mentre le dita di lei percorrevano voluttuose la linea sinuosa della schiena.

I due corpi erano sciolti nelle briglie della passione, i loro sospiri soffocati dal delirio, quando d'un tratto André si riscosse, immaginando la visione di Oscar prendere corpo e forma nella sua anima, e si ritrasse da quel momento di passione che lo aveva avvinto.

Agnes a quel ritrarsi di André rimase interdetta

-"Che...che succede André? Ho forse fatto qualcosa che ti ha irritato?"- chiese intimorita coprendosi come meglio potè alzando la camiciola che aveva tirato giù fino alla vita per scoprire i seni.

-"No Agnes non è colpa tua. Ho sentito dei rumori, non voglio che ci trovino qui, è troppo pericoloso per te...vestiti ti prego, sbrighiamoci ad uscire da qui."-

Nel mentre che si sistemava, ad André passarono per la mente mille e più pensieri, ma uno più prepotente degli altri...Oscar.

Dopo essersi sistemati in fretta uscirono e tornarono verso le scuderie.

Accompagnò Agnes dove aveva lasciato il calessino, si salutarono con la promessa da parte della ragazza di rivedersi, poi presero la via verso le rispettive direzioni.

André era diventato cupo, pensava che giacendo con Agnes sarebbe riuscito a dimenticare colei che era la sua unica ragione di vita, rinunciarvi significava rinnegare se stesso e quell'amore che, anche se non corrisposto per lui era vitale. L' amava con ogni fibra del suo essere, non voleva dimenticare quel sentimento puro che nutriva da sempre nei suoi confronti.

Oscar per lui era tutto, la compagna di giochi, l'amica, la sua famiglia.

Amare un'altra donna significava anche allontanarsi da lei.

"No! No!" continuava a ripetersi "Non voglio! Ti amo Oscar, non voglio vivere lontano da te!" calde lacrime gli bagnavano il viso, le versava sia per il suo amore per Oscar sia per Agnes.

 Non meritava un uomo come lui, non era giusto illuderla, stava male, anche se Agnes gli era sempre piaciuta, non voleva usarla per cercare di dimenticare chi era da sempre nel suo cuore e che mai sarebbe andata via.

Agnes nel tragitto verso casa, a differenza di André, ebbe pensieri felici.

Le s'imporporarono le guance a ripensare ai momenti appena trascorsi con lui alle sue labbra calde e morbide che le lasciavano scie di ardente fuoco sulla sua pelle e la portavano in estasi anche se a malapena la sfioravano.

Se ne stava innamorando, anche se sentiva in cuor suo che in André c'era qualcosa che lo turbava, ma forse era solo paura la sua, paura che quella felicità tanto attesa e a portata di mano, con un uomo con cui stava bene, le facesse vedere cose che non esistevano.

Si ripromise che al prossimo incontro, sperando che succedesse presto, sarebbe stata chiara con lui, senza timore gli avrebbe chiesto di dirle con franchezza cosa provava per lei, se era solo un vero sentimento quello che provava per lei oppure solo un illusione.

Non voleva pensarci adesso, avrebbe affrontato la cosa a tempo debito, ora voleva solo crogiolarsi nel dolce ricordo di quei momenti trascorsi insieme a lui, nell'attesa di riviverli ancora e ancora.

André rientrò da solo a Palazzo Jarjayes, Oscar gli aveva fatto comunicare che sarebbe rimasta più del dovuto alla Reggia per un improvvisa riunione organizzata da Bouillè, a cui avrebbe partecipato anche il Generale suo padre e che quindi non sarebbe dovuto tornare a notte fonda a riprenderla.

Ancora preda dei suoi pensieri André a quel punto desiderava stare da solo, si ritirò immediatamente nella sua stanza, evitando così sua nonna che vedendolo in quello stato lo avrebbe certamente tormentato, come era solita fare, da una miriade di domande.

Si distese sul letto, cercando di prendere sonno, ma niente, la mente vigile e lucida riandava continuamente a quegli attimi di passione appena vissuti dove il desiderio della carne aveva prevalso inutilmente sull'amore che provava per Oscar.

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Capitolo 7
*** cap.7 SOLO TU ***


RICORDO LONTANO Capitolo 7 SOLO TU

Capitolo 7



Erano passati un paio di settimane, da quando André e Agnes si erano visti l'ultima volta, le loro giornate trascorrevano tranquille con i loro rispettivi impegni.
Lei era sempre in giro per la riscossione del dovuto per la vendita del vino e gli ordini di rifornimento dai vari clienti che, da quando alcuni signorotti avevano saputo che Mousier Andouins riforniva anche la Reggia di Versailles, i clienti erano aumentati e facevano quasi a gara a chi si accaparrava più bottiglie di vino e delle migliori annate.
Agnes era ormai oberata di lavoro, perché il padre era spesso via per rifornirsi da vari vigneti per scegliere le meglio uve e  accontentare tutti.
Le era rimasto pochissimo tempo da dedicare a sé stessa, ma non le pesava, l'unico rammarico era che quando si trovava a Versailles non riusciva a fermarsi troppo per cercare di rivedere anche solo per un istante André...sentiva la sua mancanza, ora più di prima.
Spesso nel tragitto verso la Reggia si trovava a pensare all'ultima volta che erano stati insieme e le guance le s'imporporavano al pensiero delle sensazioni che provava quando stava con lui.
André dal canto suo, era sempre impegnato anche lui tra le incombenze che gli dava da fare sua nonna, quando sapeva che non era impegnato nel suo ruolo di attendente con Oscar alla Reggia.
Non aveva più pensato ad Agnes, poi un tardo pomeriggio, mentre stava andando alle scuderie per riprendere Cesar e Alexander si rividero.
Ad Agnes brillavano gli occhi, finalmente lo rivedeva, poteva parlargli, accarezzarlo  prendergli le mani e stringerle tra le sue, quelle mani che al solo pensiero di risentirle sulla sua pelle nuda la mandavano in estasi.
-"André...oh André, finalmente."- lo chiamò con voce suadente e buttandogli letteralmente le braccia al collo cercando un qualsiasi contatto con lui, provò persino a baciarlo.
André rimase spiazzato dall'irruenza con cui Agnes lo salutò, non si era mai comportata in quel modo, soprattutto perché sapeva chi poteva vederli alla Reggia e lì la discrezione non era certo di casa anzi tutt'altro, anche i fili d'erba avrebbero raccontato cosa succedeva se avessero potuto.
André molto gentilmente la prese per i polsi e la scostò, era evidente che si sentiva in imbarazzo.
Agnes rimase interdetta dal suo comportamento, notò che era strano, i suoi occhi che, di solito brillavano come l'acqua di un laghetto colpito dai raggi del sole  che filtrava tra gli alti alberi di un bosco, erano tristi, spenti.
Vide il suo imbarazzo, allora si scostò e gli chiese
-"Che ti succede André? Non sei felice di vedermi? Stai male per caso? Parla ti prego, così mi preoccupi!"-
-"Sto bene, tranquilla. Mi dispiace Agnes, davvero. Ma..."-
-"Che c'è?"- lo interruppe
-"Ti vedo strano, devi dirmi qualcosa? Non sei l'André che conosco e che mi piace da impazzire. Ho paura che quello che mi vorrai dire non mi piacerà, ho ragione?"-
-"Vedi io...perdonami ti prego. Non volevo credimi, non era mia intenzione prenderti in giro. Però..."- tremava.
Era consapevole che le stava facendo del male, ma non sarebbe stato giusto illuderla ancora andando avanti con lei.
Aveva cercato di dimenticare tra le sue braccia, colei che si stava ormai impossessando della sua anima, colei che anche senza far niente lo aveva fatto innamorare perdutamente senza via d'uscita.
Era troppo tardi ormai faceva parte di lui in ogni sua fibra, gli bastava viverle accanto ed inebriarsi della sua aura di luce che lo rendeva vivo, anche se sapeva di non avere nessuna speranza.
-"Dimmi André c'è un'altra donna? Ti sei innamorato di un'altra, non è così? Parla dannazione!!!"- era furiosa
-"Non è come pensi."- riuscì solo a dirle queste parole
-"Non è come penso? Invece è così!!! Te lo leggo negli occhi. È lo stesso sguardo che mi rivolse negli ultimi tempi Hyppolite. Ed io che pensavo tu fossi diverso!
Che stupida sono stata! E dire che mi stavo innamorando di te."- gli urlò tutto d'un fiato tra le lacrime.
-"Agnes, ti prego, perdonami. Non è facile neanche per me, cosa credi! Pensavo anch'io che potesse funzionare tra noi...evidentemente mi sbagliavo. Non voglio illuderti, tu meriti un uomo che ti ami davvero, senza riserve, purtroppo non sono io."- anche André era provato, stava male per lei ma, era sempre più convinto che non era giusto continuare a farle credere il contrario.
Eppure anche se soffriva Agnes si rese conto che quello che le aveva appena detto André era giusto, non avrebbe potuto costringerlo ad amarla se lui non poteva.
Ebbe la forza di darle un'ultima carezza sul viso mentre gli diceva addio con il cuore in frantumi.
Poi tra le lacrime scappò via senza voltarsi neanche una volta.
André rimase lì ancora un attimo, finché non la vide sparire dalla sua vista, poi andò nelle scuderie per riprendere i cavalli...Oscar sicuramente lo stava già aspettando, infatti visto il suo ritardo lo raggiunse nelle scuderie.
-"Andrè...ah sei ancora quì! Ti aspettavo, tutto bene? Che hai? Sei sconvolto! È successo qualcosa?"- chiese Oscar apprensiva vedendo il suo viso sconvolto.
-"Non è niente, non preoccuparti...andiamo, si è fatto tardi."- rispose flemmatico
Passarono i giorni e André era tornato come sempre, perché i giorni precedenti il chiarimento che ebbe con Agnes era più pensieroso del solito, probabilmente perché la situazione si stava facendo complicata e meditava come poter chiarire con lei.
Un pomeriggio Agnes avviandosi verso la Reggia per il solito giro di ordini sentì dei cavalli lanciati al galoppo e delle voci e delle risate che venivano dal bivio di fronte a lei
-"Dai André, batti la fiacca. Possibile che non riesci mai a raggiungermi? E non venirmi a raccontare che mi lasci vincere perché non ti credo, sei un lumacone."- erano Oscar e André che avendo la giornata libera erano andati al laghetto in mezzo alla radura dove andavano spesso quando erano più piccoli.
Oscar rideva di rado, lo faceva soltando quando era serena o quando si divertiva a prendere in giro André
In quei momenti tornava una ragazzina, aveva una risata limpida e cristallina e ad André riempiva il cuore quando la sentiva ridere, anche se spesso era perché si burrata di lui.
Agnes fece in tempo a scendere dal suo calessino, portarlo dietro a degli alberi legare il cavallo per poi nascondersi dietro un cespuglio alto, non voleva che André la vedesse.
-"Oscar, dai fermiamo un attimo i cavalli, sono sfiniti. Ti va di fare due passi mentre loro si riposano un attimo?"- quasi le urlò visto che era parecchio avanti.
-"Va bene, ma non credere che ti farò vincere."- ed ecco un'altra risata
Da dietro il cespuglio Agnes vide i due che scesi da cavallo si avviavano verso Palazzo Jarjayes e avendoli nel senso opposto se li trovò davanti.
Aveva un nodo in gola al pensiero di aver perso André, bruciava come non mai quella ferita.
Non riusciva a staccare gli occhi dal suo viso, finché mentre si avvicinavano sempre di più, non scorse i suoi occhi.
Ecco lo sguardo che non aveva mai visto quando guardava lei.
-"Adesso ho capito tutto André."- disse tra sé e sé.
Ora le era chiaro come la luce del sole...ecco chi era la donna che gli aveva rubato il cuore, lo scorgeva da quella luce che faceva brillare il colore dei suoi meravigliosi occhi verdi smeraldo che l'avevano fatta innamorare, oltre ai suoi modi gentili.
-"Ti auguro di essere felice André, davvero. Spero ti ami anche lei con la stessa intensità con cui tu ami lei."-
Stette lì ancora un po', fin quando Oscar e André furono abbastanza lontani da non accorgersi di lei, così riprese il suo calessino e con la morte nel cuore tornò sulla strada per andare dov'era diretta.

Anni dopo, un pomeriggio d'estate inoltrata, Andrè libero dalle consuete incombenze alla Reggia, concluso il lavoro nelle scuderie di Palazzo Jarjayes, si era dedicato a sistemare in dispensa alcune provviste, mentre era intento in quella faticosa occupazione, udì la voce di sua nonna che lo chiamava insistentemente
-"André...André...quando lo chiami non risponde mai."- sbraitava Nanny.
-"Sì nonna, ti ho sentito non sono ancora diventato sordo, ho appena finito di sistemare i sacchi di farina come mi avevi chiesto."-
-"Vedi di sbrigarti e di raggiungere Mousier Bertrand che non è ancora molto pratico di consegne."-
-"Mousier Bertrand?"- chiese André stupito, non aveva mai sentito quel nome
-" Sì, che sciocca che sono"- seguitò di rimango Nanny"- mi ero dimenticata di farti presente che Mousier Bertrand è il nostro nuovo fornitore di vino, dopo aver sposato la figlia Agnes, da qualche mese ha rilevato l'attività di Mousier Andouins...non poteva scegliere persona migliore come nuovo proprietario del suo redditizio commercio.
Non farlo attendere ed accompagnalo nelle cantine."-
-"Va bene nonna, vado"-
Andrè s'incamminò verso il cortile sul retro, le parole pronunciate da sua nonna gli riportarono alla memoria il pensiero della dolce Agnes, non ne aveva più avuto notizie dal loro ultimo incontro, era felice e auspicava che finalmente avesse trovato un uomo che l'amasse come si meritava e di quell'amore incondizionato come quello che lui provava per Oscar...doveva essere così, visto che si era sposata.
Lo avrebbe fatto solo se avesse trovato l'amore vero, di quello ne era sicuro.
Si era reso conto che non aveva più pensato a lei, dopo i giorni seguenti all'ultima volta che si erano detti addio.
Pensò, che per quanto potesse essere bella e coinvolgente, per lui era ormai un ricordo lontano.
L'amore che provava da sempre per Oscar non si sarebbe mai offuscato anche se fosse riuscito a farsi una vita al di fuori dei suoi compiti di attendente.
Avrebbe dovuto abbandonare il suo ruolo accanto a lei ed era sicuro che anche così non ci sarebbe riuscito a togliersela dalla testa, dal cuore e dall'anima anzi, e ne era certo, sarebbe impazzito al pensiero che qualcun altro avrebbe preso il suo posto accanto a lei, al pensiero di non vederla tutti i giorni ed Agnes non meritava certo un uomo che non le fosse totalmente fedele, con tutto il suo essere e non solo fisicamente.
-"Ti auguro, ogni bene Agnes."-
Sentì il suo cuore più leggero in quel momento.
Con quei pensieri si diresse verso le cantine, per adempiere al compito che la nonna gli aveva dato.


Palazzo Jarjayes, inizio 1787


Oscar, si era ritirata nella sua stanza, la solitudine ed il suono del piano erano la sola arma che aveva per vincere quello stato di profonda prostrazione, seguito all' inevitabile fine della sua amicizia con Fersen.
Il suo cuore ferito, da quel rifiuto l'aveva portata a prendere la decisione di lasciare il suo incarico di Colonnello delle Guardie reali.
Voleva fuggire, allontanarsi dalla Reggia e da Fersen, da quella certezza infranta e distrutta di un sentimento che l'aveva portata ad apparire debole e fragile, a farle assaporare quelle emozioni che mai aveva creduto di provare, né era uscita a pezzi, quel diniego l'aveva lasciata avvilita, distrutta. 
Non voleva più provare certe puerili emozioni, voleva rinchiudersi in quel suo guscio protettivo fatto di silenzi.
Voleva tornare ad essere l'algido comandante, dimenticare quegli istanti, annullare ancora una volta se stessa, volendo in tutte le maniere nascondere quel fragile e sottile momento in cui era apparsa la sua vera natura di donna, vivendo con la freddezza di un uomo.
Una sera, maturata la sua decisione ne fece partecipe André, mettendolo al corrente che una volta lasciato il suo incarico voleva farcela da sola, senza doversi appoggiare a nessuno e che quindi non avrebbe avuto più bisogno di lui né di chiunque altro.
André a quel congedo così freddo ebbe da ridire ma con la sua proverbiale flemma per tutta risposta le disse: -"Anch'io ti devo dire una cosa. Una rosa è una rosa anche se essa sia bianca o rossa, una rosa non sarà mai un lillà Oscar."-
A quella bruciante verità Oscar si volse verso André come una furia tornando sui suoi passi e schiaffeggiandolo sul lato buio del viso, lo tirò verso di sé prendendolo per il bavero della camicia e riprese
-"Con questo cosa vuoi dire? Che una donna rimane una donna in ogni caso? È questa la morale? Rispondimi, devi rispondermi André. Ma lo capisci che è importante per me?"-
André a quella reazione violenta di Oscar rimase impassibile, la prese per i polsi, rimase così con lo sguardo come perso nel vuoto per qualche istante, poi la strinse a sè e la baciò...caddero sul letto. André gravò sul corpo esile di lei.
Lo sguardo di Oscar a quell'irruenza era di stupore misto a paura, si dimenò cercando di liberarsi da lui ma inutilmente, sentì tutta la forza di André gravargli addosso, riuscì a scostare il viso e a gridargli -"Lasciami André o chiamo aiuto."-
Chiamò a raccolta tutta la forza che potè e lo spinse via.
André, che ancora aveva tra le mani i suoi esili polsi, alla spinta lacerò la sottile camicia che indossava scoprendole il seno, cime era solita fare quando era libera dai suoi impegni a Corte, quella sera non era coperto dalle solite fasce che portava sotto l'uniforme per celare agli occhi del mondo quelle piccole dolci rotondità che facevano di lei una donna.
Al suono dello strappo Oscar gridò come se le avessero lacerato l'anima.
André si ravvide lasciando cadere ai suoi piedi quel lembo di stoffa che ancora teneva tra le mani
Lei tra mesti singhiozzi chiese
-"Bene e adesso, e adesso che cosa vorresti farmi André? Che cosa vuoi provare?"-
André tra le silenziose lacrime che ora le rigavano il volto rispose
-"Ti prego perdonami Oscar. Giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa."-
Si avvicinò a lei e molto delicatamente coprì quella nudità che lui stesso aveva provocato.
Poi allontanandosi da lei, prima di uscire dalla camera si fermò un attimo, ricurvo e dolorante nell'animo per quello che era appena successo, ebbe la forza di fare una confessione che mai in quei termini avrebbe voluto fare, non era così che voleva confessarle il suo amore se mai avesse avuto il coraggio di farlo
-"Una rosa non potrà mai essere un lillà. Ascolta Oscar, non potrai mai cancellare di essere nata donna. Per 10 anni non ho avuto occhi che per te, ho amato solo te."-
A quella confessione Oscar sgranò gli occhi, non aveva mai sospettato che André, il suo amico fraterno, compagno di giochi e confidenze, la sua ombra da una vita, provava dei sentimenti d'amore per lei.
Ora sapeva che tutte le attenzioni che lui le rivolgeva non erano per senso del dovere o per semplice affetto fraterno ma Amore incondizionato...ne rimase spiazzata.
Cosa ne sarebbe stato di loro adesso? Della loro vita, della loro amicizia?
André distrutto da quel suo gesto impulsivo ed irruento si chiuse in camera sua in preda ai sensi di colpa per aver distrutto in un attimo il rapporto con Oscar, quell'amicizia che era stata vitale per lui fino a quel momento...e ora, cosa ne sarebbe stato di loro, si chiese.
Trascorsero le ore ma quel tarlo non lo mollava, aveva una bottiglia di vino in camera l'aveva bevuta in poche sorsate, per stordirsi e cadere così nel sonno più profondo per non pensare e non sentire quel dolore che gli dilaniava l'anima, ma fu inutile, quella scena continuava a riviverla.
Quello che più lo addolorava erano le lacrime di Oscar che con il seno scoperto e con viso girato da una parte per non incrociare il suo sguardo chiedeva cosa avrebbe voluto fare arrivato a quel punto.
Come aveva potuto fare un gesto così ignobile, baciarla senza il suo consenso, la camicia non l'aveva strappata volontariamente, non lo avrebbe mai fatto, non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere, ma era successo e stava male adesso al pensiero di lei in camera sua, ancora in preda al pianto o forse alla paura di averlo accanto e sotto al suo stesso tetto...tutto era perduto.
In preda ai dubbi, alle incertezze di quel gesto che aveva portato André a baciarla in quel modo rude, dopo essersi calmata, si alzò e uscì dalla sua camera diretta verso quella di André per cercare di chiarire con lui.
Si era resa conto che con quello schiaffo dato in pieno viso sul lato cieco e con quella decisione di volerlo allontanare da lei, André si era sentito abbandonato dalla persona a cui teneva di più, lo aveva trattato non come un fratello, l'amico di una vita ma come un servo, non era questo che aveva intenzione di dirgli congedandolo.
Voleva solo dirgli che era capace di farcela da sola, che non aveva bisogno della sua protezione né di chiunque altro.
Avrebbe comunque continuato ad essere la sua amica ma non poteva immaginare che invece lui l'amasse.
Nelle parole di André sentì tutto il suo dolore per quell'amore che aveva per lei.
In quel lungo corridoio che la separava da lui, ad ogni passo in più che la portava alla sua meta, dentro di sè si faceva sempre più forte la consapevolezza che anche lei provava qualcosa per lui.
Passato il momento di smarrimento per quello che era successo solo poche ore prima, conoscendo il sentimento che animava l'animo di André per ogni gesto, ogni decisione, ogni parola ed ogni intervento di protezione verso di lei si fece sempre più spazio nel suo cuore un calore nuovo che le bruciava in petto e che non aveva mai provato prima.
Finalmente arrivò davanti alla porta di André, notò una flebile lucina ancora accesa che filtrava da sotto la porta. Rimase lì, immobile qualche istante, poi bussò lievemente annunciando che stava per entrare.
André rimase impietrito nel vederla in camera sua a quell'ora di notte e dopo quanto era successo
-"Oscar, che succede? Ti prego perdonami, non volevo farti del male. Mio Dio cosa ho fatto?"-
-"Andrè, calmati, non sto male. So che non volevi farmene."-
-"Allora come posso aiutarti?!"-
-"Volevo solo parlare di quello che è successo e chiederti io, scusa per come ti ho trattato. Non volevo credimi, non era mia intenzione, ma quella frase che hai detto mi ha mandata fuori di testa."-
-:Io perdonare te Oscar?"-
-"Sì. Perdonami tu André, per non aver capito il tuo malessere.
Volevo nascondere il mio, fuggendo per cercare di essere un uomo, perché tu non fai mai trapelare ciò che senti.
Tu e mio padre siete il mio esempio, mai una lacrima, mai un momento in cui vi ho visto vacillare.
Stasera invece ho sentito tutto il tuo dolore André, il dolore di un uomo che ama e che non è ricambiato.
Conosco bene quel dolore, ha fatto parte di me negli ultimi anni, so solo che questa rosa è più fragile di quanto si pensi.
Le mie certezze sono andate in frantumi.
Vorrei che mi aiutassi a capire, ti prego André aiutami.
Vorrei prendere un congedo e andare via per un po' di tempo, appena lo avrò ottenuto andrò nella villa di famiglia in Normandia, vorresti accompagnarmi?
Magari stando lontano dai miei obblighi di Colonnello potrò fare chiarezza dentro di me e magari riflettere bene sulla mia vita e su di noi."-
-"Noi? Davvero lo vuoi Oscar? Davvero vuoi che venga con te in Normandia? Non sei arrabbiata con me?"-
-"No André, non lo sono. Dimentichiamo questo incidente, che dici? Non voglio perderti, non l'ho mai voluto. Volevo solo non aver bisogno della tua protezione, tutto qui. Ora che so dei tuoi veri sentimenti per me, non posso far finta di niente."-
-"Oscar..."-
-"No, non dire niente André, ne parleremo ancora quando saremo in Normandia. Avremo tutto il tempo per farlo."-
André era rimasto senza parole.
Era perso nel suo sguardo che brillava alla fioca luce delle candele, quegli occhi che lo mandavano in delirio per quante sfaccettature aveva e che lui adorava tutte.
Guardava la sua Oscar, era lì, davanti a lui, fragile e indifesa che ancora una volta si affidava a lui.
Voleva ancora parlargli, stargli accanto, gli aveva chiesto aiuto e lui non si sarebbe tirato indietro.
Forse c'era ancora una speranza per loro, se lo auspicava.
Oscar fece un passo avanti verso di lui, poggiò la sua esile mano sulla guancia e poi lo baciò leggermente sulle labbra, quelle stesse labbra che quella stessa sera aveva assaporato per la prima volta ma che adesso erano calde, morbide e dolci.
André non sapeva che fare, era rimasto fermo per paura di allontanarla e farla scappare.
Quando Oscar si staccò dalle sue labbra, senti il cuore balzargli in petto come se si fosse staccato da lui per seguire lei.
Oscar lo guardò e gli sorrise, gli augurò la buonanotte dicendogli che lo aspettava la mattina successiva per la colazione e poi uscì dalla stanza.
André non credeva ancora a quello che aveva appena vissuto.
Era andato all'Inferno e ora era in Paradiso tutto nella stessa sera.
Oscar non lo odiava, non voleva escluderlo dalla sua vita anzi, lo aveva anche baciato.
Le sue labbra erano di velluto e dolci come l'ambrosia degli dei.
Non tutto era perduto, adesso lo attendeva un periodo da trascorrere insieme, solo loro due.
Era certo che anche Oscar provava dei sentimenti per lui, doveva solo capirlo, abbandonarsi al suo cuore e lasciarsi guidare.
La sua vita, come quella di Oscar stava prendendo una via tortuosa ma che avrebbero percorso insieme mano nella mano senza mai lasciarci andare.

FINE

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