RICORDO LONTANO di ValeAlcazar (/viewuser.php?uid=1210243)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Un incontro fortuito ***
Capitolo 2: *** 2. La morte del re ***
Capitolo 3: *** 3. Cuore in subbuglio ***
Capitolo 4: *** 4. Incontro sotto la pioggia ***
Capitolo 5: *** 5. Pensieri e turbamenti ***
Capitolo 6: *** Cap.6.6 Mera illusione ***
Capitolo 7: *** cap.7 SOLO TU ***
Capitolo 1 *** 1.Un incontro fortuito ***
Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO
Cap. 1 – UN INCONTRO
FORTUITO
“PER
10 ANNI NON HO AVUTO OCCHI CHE PER TE ,HO AMATO SOLO TE”
PALAZZO
JARJAYES
Anno
1774
L’immenso
salone di Palazzo Jarjayes, brulicava di un’incessante andirivieni
di domestici, che solerti si affaccendavano attorno alle tavole
imbandite per ultimare i preparativi del banchetto che si sarebbe
tenuto quella sera.
Nanny
risoluta e spazientita, inveiva contro la servitù, temendo che ogni
più piccolo particolare non fosse accuratamente predisposto.
Era
quella un occasione particolare, si sarebbe festeggiato, la riuscita
della nuova campagna militare a cui aveva preso parte il Generale ed
il suo Reggimento e che ne era valsa un encomio.
Le
enormi tavole, brillavano del candore delle tovaglie inamidate,
emanando una lieve essenza di lavanda e dove in bellavista spiccavano
le succulente pietanze pronte ad essere saccheggiate.
André
quel giorno si era recato alla Reggia come prevedeva il suo ruolo di
attendente per accompagnare Oscar, ma non vi si trattenne, sarebbe
tornato al tramonto per ricondurla a Palazzo.
Aveva
promesso a sua nonna, che l’avrebbe aiutata nell’allestire la
festa e che sarebbe stato oberato in compiti ed incombenze di ogni
genere.
Era
ormai tardo pomeriggio, e ancora si attendeva con spasmodica frenesia
l’arrivo di Mousier Andouins, il ricco fornitore di scorte di vino.
Possibile
che si fosse attardato proprio quel giorno?
Nanny
si era fortemente raccomandata che le consegne giungessero in tempo
dovuto, un minimo ritardo avrebbe pregiudicato il buon andamento
della serata, suscitando le ire del Generale, che non avrebbe
certamente desiderato che gli intervenuti non gradissero appieno
della ricca ospitalità riservata dalla famiglia Jarjayes.
Nanny,
sempre più inquieta e nervosa vedendo ormai prossimo l’arrivo
degli invitati chiese ad André, di recarsi presso Mousier Andouins.
“André,
si sta consumando una tragedia...se solo il Generale si accorge che
sulle tavole non spiccano in bellavista ottime bottiglie di vino
d’annata avverrà una catastrofe.” disse Nanny affannata.
“Poveri
noi, non voglio neanche immaginare una cosa del genere.”
“Dai,
nonna, non ti agitare...andrò io da Mousier Andouins, vedrai che
sarà un eccellente serata.”
“Sbrigati
allora André, che il Generale non tarderà ad arrivare per
accogliere gli invitati...e vedi di fare presto.”
“Vado,
nonna.”
Mi
reco come chiesto dalla nonna a casa di Mousier Andouins, non è
solito mancare le consegne dev’essere successo qualcosa.
Vado
alla porta di servizio per chiedere dove posso trovarlo e mi accoglie
una graziosa fanciulla formosa, non tanto alta, avrà 19 anni.
Una
montagna di ricci castano ramati che le incorniciano il viso, due
grandi occhi scuri che spiccano sulla pelle chiara, sul piccolo
nasino e le gote leggermente rosate ha alcune lentiggini, una bocca
rosea ben delineata...chissà chi è!? Forse una delle ragazze al
servizio della casa.
“Buonasera
Mademoiselle” le dico “Mi presento, sono André Grandier e vengo
da Palazzo Jarjayes.
Aspettavamo
Mousier Andouins per la consegna del vino ma non si è ancora
presentato...non vorremmo gli fosse successo qualcosa, non ha mai
tardato una consegna, se non vi dispiace vorrei parlare con lui se è
possibile e se è il caso porterei io il vino a Palazzo.”
Sono
a fare le mie solite faccende, quando vedo presentarsi alla porta di
servizio un bel giovanotto gentile, alto, capelli lunghi neri legati
dietro con un fiocco blu, bellissimi occhi verdi, come il bosco nel
pieno della stagione estiva, lo conosco di vista...so che è
l’attendente di Madamigella Oscar il Capitano delle Guardie Reali,
a volte lo vedo alla Reggia di Versailles insieme ad altri servitori,
non l’ho mai visto da così vicino...mi guarda stupito poi si
presenta.
Dice
di chiamarsi André Grandier e di venire da Palazzo Jarjayes per
chiedere della consegna del vino prevista per oggi.
“Buonasera
a voi Mousier Grandier, mio padre ha avuto un problema con il carro e
gli altri sono già fuori per le consegne ad altri clienti, tra cui
la Reggia...è nelle scuderie per cercare di sistemarlo.”
“Mi
dispiace tanto per l’inconveniente, potrei parlare con vostro
padre? Se per lui non è un problema posso portare io il vino a
Palazzo.”
Accompagno
Mousier Grandier da mio padre, poi torno alle mie faccende dopo
averlo salutato che lui ricambia con un bellissimo sorriso e un
inchino.
La
fanciulla si allontana e mi lascia nelle scuderie con il padre a cui
faccio la proposta di portare io il vino a Palazzo.
È
molto dispiaciuto per il disguido, ma non avendo altra soluzione mi
aiuta a caricare il vino sul mio carro, ringraziandomi e scusandosi
ulteriormente mi dice che passerà tra qualche giorno per riscuotere
il dovuto.
Passo
nuovamente davanti casa Andouins, rivedo la fanciulla...è proprio
bella.
Con
il mio carico mi avvio verso casa...arriverò in tempo per la festa,
devo far presto...devo anche andare a Versailles a prendere Oscar.
Sono
quasi arrivato a Palazzo e mi viene in mente quella fanciulla di cui
non so il nome...lo scoprirò.
Mio
padre è troppo indaffarato, non è ancora andato dai nostri clienti
per riscuotere il dovuto, non può neanche mandare nessun altro vista
la mole di lavoro che abbiamo in questo periodo così mi ha chiesto
se posso andare io a riscuotere a Palazzo Jarjayes.
Prendo
il mio calessino e mi avvio...mi viene in mente Mousier Grandier, è
proprio un bel ragazzo, spero tanto di rivederlo.
Mi
hanno colpita i suoi occhi verdi, cosi belli ed espressivi, i suoi
modi gentili...credo sia già impegnato.
Non
mi sono accorta mentre ero presa dai miei pensieri di essere già
arrivata a Palazzo.
Vado
verso i locali di servizio, mi si avvicina una donna avanti negli
anni che mi chiede chi sto cercando, mi presento, mi dice che lei è
la governante e di attendere un attimo che sarà da me a breve.
Che
bello qui, è proprio un bel posto.
Mentre
percorrevo il viale ho notato una vastità di roseti profumati, la
maggior parte sono di rose bianche, tutt’intorno l’aria ne è
inondata...che profumo soave.
Sento
dei cavalli avvicinarsi e le risate di due persone...mi sporgo
dall’angolo della casa.
Vedo
Mousier Grandier con un ufficiale in uniforme che riconosco in
Madamigella Oscar, certo che se anche veste da uomo è proprio bella
ed ha un bellissimo sorriso.
Oggi
Oscar ha voluto lasciare prima la Reggia incaricando Girodelle di
finire il lavoro...la vedo stanca.
Mentre
torniamo a casa per tirarla un po’ su, faccio un grande passo
indietro nel tempo ricordandole i dispetti che facevamo quando
eravamo piccoli alle sue sorelle, alle corse che eravamo costretti a
fare per tutto il Palazzo per nasconderci e non farci scoprire.
Ecco
la Oscar che conosco solo io, con me non è l’algido Capitano delle
Guardie di Sua Maestà, è la Oscar bambina quella che ride e si
lascia andare.
Tra
un racconto e un altro e tante risate arriviamo a casa, smontiamo da
cavallo, Oscar entra a Palazzo e io con i nostri fidati César e
Alexander mi dirigo verso le scuderie.
C’è
una ragazza davanti la porta di servizio, mi sembra di riconoscerla
dalla lunga chioma scura e riccia.
“Buonasera
Mademoiselle...”
“Buonasera
Mousier Grandier, Agnes...il mio nome è Agnes.”
“Mademoiselle
Agnes, cosa la porta qui a Palazzo? Va tutto bene spero?”
“Sì
tranquillizzatevi Mousier Grandier, è tutto a posto. Mio padre mi ha
chiesto di passare per riscuotere, lui in questo periodo non può e
non riesce neanche mandare nessun altro dei nostri garzoni...hanno
tante consegne da fare in questi giorni.”
“Capisco
Mademoiselle, ma chiamatemi André.”
“Va
bene André...voi chiamatemi Agnes.”
“Bene
Agnes, ora devo andare. Vado a governare i cavalli, spero di
rivedervi presto.”
“Spero
anch’io di rivedervi presto André.”
Mio
Dio che tuffo al cuore, non credevo di rivederlo in così breve
tempo.
“Scusa
ragazza mia, ecco qua il dovuto. Stai attenta per strada.”
“State
tranquilla Madame non preoccupatevi.”
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Capitolo 2 *** 2. La morte del re ***
Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO
Cap. 2 – LA MORTE DEL RE
Versailles,
Fine aprile 1774
I
tiepidi raggi di un sole primaverile, riflettevano il loro bagliore
negli specchi d'acqua delle fontane che adornavano con il loro
marmoreo splendore i giardini della Reggia, mentre una leggera brezza
trasportava nella frizzante aria mattutina il sentore delle bardature
e dei finimenti di cuoio dei cortigiani, riuniti per prendere parte
alla prima battuta di caccia stagionale.
Questo
avvenimento avrebbe previsto la presenza dell'anziano Luigi XV.
Il
Sovrano fin dal mattino aveva accusato un malessere generale, da
indurlo non venendo meno alle regole dell'etichetta, a presenziare
alla caccia, rimanendo rannicchiato e febbricitante in un angolo
della berlina reale.
Sentendosi
sempre peggio fu, dapprima accompagnato al Trianon, ed in seguito nei
suoi appartamenti a Versailles dove venne messo a letto.
Immediatamente
la notizia della malattia del Re fece eco nei saloni, per poi trovare
certezza nella venuta al capezzale del monarca dei più "illustri"
ed importanti esponenti in campo della medicina, ma nessuno riuscì a
sentenziare una precisa diagnosi sulla sua malattia che
apparentemente, sembrava una semplice e banale infreddatura.
Le
condizioni di Luigi XV peggiorano nei giorni avvenire tanto che il
vaiolo, fino a prima latente, esplose in tutta la sua virulenza.
L'
agonia del Re fu lenta e dolorosa ed i medici si dichiararono
impotenti su una possibile guarigione, mentre la favorita in carica
Madame Du Barry e le nubili figlie di Luigi XV si alternavano al suo
letto sebbene non avessero mai contratto la malattia.
A
Parigi appena giunse la notizia, come usanza le chiese restarono
aperte e fu un susseguirsi di messe, novene, litanie per la salvezza
dell'anima del vecchio monarca. Nelle strade e nelle piazze si
snodarono lunghi cortei processionali, dove prelati in paramenti
viola trasportavano effigi devozionali recitando giaculatorie, altri
ostentavano reliquiario intonando salmi ed inni.
Tutti
i reggimenti erano impegnati nella sorveglianza dei vari cortei che
vi erano in città, anche le Guardie Reali furono chiamate a
sorvegliare, affinché non si verificassero disordini.
Le
Guardie comandate da Oscar furono divise in due gruppi, uno comandato
da lei e l'altro dal suo secondo, il Tenente Girodelle.
Oscar
con una parte delle sue Guardie Reali, presidiava una via cittadina
dove si snodava uno dei cortei diretto a Notre Dame.
Oscar
con accanto André, si era posizionata su un lato della strada quando
si accorse che una giovane fanciulla, mentre procedeva nella loro
direzione, invece di recitare le litanie che uno dei sacerdoti a capo
della processione inneggiava volgeva il suo sguardo verso di loro,
niente di strano pensò in un primo momento, sarebbe stata attratta
dalla bellezza e dall'eleganza delle uniformi delle Guardie Reali,
senonché la fanciulla più si avvicinava più il suo sguardo era
rivolto verso qualcuno in particolare...André.
Tenne
lo sguardo verso di lui finché non lo oltrepassò voltandosi solo
una volta poco dopo averlo superato e sorridendogli.
André
dal canto suo tenne i suoi occhi sulla fanciulla seguendola con lo
sguardo per un po'.
La
cosa non sfuggì ad Oscar che finito il loro turno mentre erano sulla
strada del ritorno a Palazzo Jarjayes gli chiese "André,
conosci la fanciulla che alla processione ti guardava con
insistenza?"
In
un primo momento André preso alla sprovvista negò, non voleva che
Oscar pensasse che avesse una probabile fidanzata
"No
Oscar, non so di chi parli."
"Smettila
André, non mentirmi.
Ho
visto che l'hai seguita con lo sguardo e le hai anche sorriso, non lo
avresti fatto se non la conoscessi che motivo hai di dirmi che non la
conosci, non capisco."
A
quella osservazione ad André non rimase che ammettere la conoscenza
"Scusami
Oscar, sì la conosco. È la figlia del fermiere che fornisce le
vostre cantine e quelle della Reggia. L'ho conosciuta la sera che
sono andato a prendere io il vino per la festa organizzata a Palazzo
per la buona riuscita della missione di tuo padre.
Abbiamo
scambiato solo qualche parola tutto qui."
"Non
mi devi spiegazioni André, era solo curiosità la mia. Lanciamo i
cavalli al galoppo, sono stanca voglio arrivare presto a casa,
vediamo se riesci a starmi dietro."
André
guardò per un attimo Oscar che si allontanava, nella sua mente
balenò una domanda
"Oh
Oscar, che ti passa per la testa? Perché mi hai chiesto di lei!
L'unica che possiede il mio cuore, la mia anima sei tu"
E
si lanciò all'inseguimento di Oscar verso casa.
Luigi
XV, entro' in agonia il 10 maggio 1774 e l'intera nobiltà attendeva
la ferale notizia della scomparsa del sovrano nel cortile principale
della reggia. Uno dei medici del re aveva apposto una candela sul
davanzale di una finestra della camera del monarca, la fiamma sarebbe
stata spenta al momento della morte....Alle 3 del pomeriggio, la
flebile luce si dissolse, portando con sé un regno, mentre una
folla irrompeva a Versailles, acclamando i nuovi sovrani che erano
stati relegati nelle stanze più lontane da quelle del re per
scongiurare ed evitare un possibile pericolo di contagio...In
seguito il Delfino e la giovane sposa furono condotti nella più
salubre aria del castello di Meudon, evitando i miasmi e il fetore
provocato dal vaiolo che contaminava le pareti di Versailles. La
salma del re fu trasportata nella cripta reale, in una bara piombata
con solo un corteo composto unicamente da 40 soldati della Guardia
reale.
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Capitolo 3 *** 3. Cuore in subbuglio ***
Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO
Cap. 3 – CUORE IN SUBBUGLIO
Versailles,
Giugno 1774
Le
bianche costruzioni che comprendevano le scuderie reali, accozzaglia
di edifici di varie epoche e di differenti architetture, si ergevano
solitarie ai limiti del cortile ovest della Reggia.
Il
luogo era solitamente molto frequentato, vi si riunivano oltre una
vasta schiera di palafrenieri, stallieri che vi lavoravano in pianta
stabile, anche cocchieri, valletti ed attendenti che aspettavano i
loro padroni chiamati a compiere e svolgere il loro ruolo a corte.
Le
scuderie, erano divenute il centro di pettegolezzi, infatti tramite i
domestici era facile carpire notizie, su intrighi, intrallazzi,
congiure e tradimenti che si consumavano all'interno di dimore
signorili.
Più
volte anche lo stesso André, aveva attinto "informazioni"
necessarie richieste da Oscar proprio da questo stuolo di camerieri,
oppure era lui medesimo a fornirle a Oscar in caso avesse udito
qualcosa di utile per poterla aiutare nel suo ruolo di Colonnello.
Le
scuderie solitamente traboccavano di gente, soprattutto in inverno,
dove era facile per cocchieri e valletti, trascorrere intere giornate
scaldandosi intorno al fuoco consumando qualche bicchiere di vino, al
contrario in estate, per evitare il penetrante odore emanato dal
fieno e dalle cavalcature, la folla si trasferiva all'esterno dove i
bivacchi si alternavano ad incontri amorosi.
André,
in quella calda sera d'inizio estate si era attardato più del dovuto
alla Reggia, i compiti di Oscar con i nuovi regnanti e con le nuove
disposizioni da impartire ai soldati della Guardia Reale,
richiedevano una presenza più costante a Corte.
André
se ne stava appoggiato ad una delle staccionate di legno osservando
sorridente due garzoni che si contendevano la vincita di una partita
a dadi, quando la sua attenzione venne distolta da una voce che lo
salutò cortesemente.
Si
avvicinò fermandosi solo ad un passo da lui con un sorriso, gli
occhi colmi di gioia per aver avuto la fortuna di rivederlo, con voce
suadente le rivolse il suo saluto
"Salve
André" salutò Agnes
"Salve
Agnes. Cosa ci fai ancora qui alla Reggia a quest'ora!? Non è tardi
per le consegne? Sei da sola?" le chiese guardandosi intorno
cercando qualcuno che poteva averla accompagnata
"No
André non sono sola, sto aspettando mio padre che, oltre ad aver
effettuato le consegne, sta prendendo gli ordini per il prossimo
rifornimento." si apprestò a rispondere la ragazza.
"Capisco..."
"Tu
invece? Come mai ancora qui?"
"Oscar
si è dovuta trattenere per via delle nuove disposizioni da dare alle
Guardie e perché l'ha convocata Sua Maestà la Regina per un
colloquio privato...credo che arriverà tra poco."
A
quel modo confidenziale che André ebbe per dirle di Oscar
chiamandola per nome e non con il suo titolo, Agnes rimase
sbigottita.
Sapeva
che tra attendente e padrone stando fianco a fianco si instaurava un
rapporto quasi amichevole ma non aveva mai sentito un attendente
chiamare il suo padrone per nome.
"Bene,
ti devo lasciare adesso. Spero di rivederti presto André."
"Anch'io
spero di rivederti presto Agnes. Vedi che ti dicevo...ecco arrivare
Oscar.
Vado
a prendere i cavalli. A presto."
Agnes
lo vide allontanarsi ed entrare nelle scuderie, rimase un po' lì,
ferma ad osservare l'altera Madamigella Oscar che avvicinandosi a lei
fece un cenno con la testa come a salutarla a cui lei rispose con un
inchino.
Non
aveva mai visto un membro della nobiltà rivolgerle un saluto, lei
una semplice borghese.
Capì
così del perché André la chiamava per nome, doveva essere una
persona speciale e nobile d'animo e non solo per i suoi natali...ne
rimase affascinata.
La
rivide un attimo dopo a cavallo con accanto André dirigersi verso
l'uscita della Reggia.
"André,
André, ma dove ti sei cacciato ingrato di un nipote, eppure è a
casa l'ho visto rientrare prima dalla Reggia con Madamigella Oscar.
Che siano usciti nuovamente senza che li abbia visti?" sbuffava
Nanny non trovandolo in cucina.
"Mi
cercavi nonna? Eccomi!" rispose André sbucandogli da dietro le
spalle
"Ti
ho sentita urlare il mio nome dal piano di sopra. Che c'è di così
urgente?"
"André,
mi farai venire un infarto se mi sbuchi così all'improvviso, che ci
facevi al piano di sopra, eh! Quante volte te lo devo dire che devi
mantenere le distanze André."
"Mi
ha chiamato Oscar perché doveva parlarmi, ecco perché ero di sopra.
Che volevi nonna perché mi cercavi?"
"Ho
bisogno che tu vada al mercato, Claude non può, deve aiutare Jacques
e Marcel ha da fare in giardino con Pascal."
"Cosa
vuoi che prenda al mercato?"
"Devi
solo portare le scarpe del padrone dal ciabattino. Tra un paio di
settimane dovrebbe essere di ritorno e le sue calzature preferite
hanno bisogno di essere sistemate. Ti prego André fa che te le diano
presto, non vorrei che il Generale tornasse prima e non le trovasse
in ordine."
"Stai
tranquilla nonna, vado subito. Non preoccuparti saranno pronte in
tempo per il ritorno del signor Generale."
"Grazie
nipote mio."
Il
mercato si trovava nel piazzale antistante la chiesa di Saint Pierre,
nel quartiere del Marais, soprattutto nei giorni festivi era gremito
da una folla composta non solo da borghesi, ma anche da contadini che
approfittavano per esporre le loro merci.
Le
urla dei venditori giungevano sonore fin dal sagrato della chiesa,
dove Agnes ed una piccola compagnia composta da fanciulle e garzoni
si era recata per la celebrazione del vespro, era prassi per questi
giovani una volta conclusa la funzione, aggirarsi tra le bancarelle
del mercato, approfittando non solamente della frescura e del tepore
di un tardo pomeriggio estivo, ma concedersi qualche ora di svago per
ristorarsi dalle fatiche del lavoro.
La
chiassosa e lieta compagnia si divise mentre passeggiava tra le file
di banchi, chi si soffermò a vedere il divertente
spettacolo di alcuni saltimbanco,
altri ne approfittarono per allontanarsi con qualche spasimante,
altri ancora come Agnes si sedettero sulle panche di legno di un
chiosco dove si poteva sorseggiare in tutta tranquillità qualche
bibita fresca, gettando lo sguardo all'ilare rappresentazione che
alcuni attori girovaghi stavano improvvisando.
Agnes,
era insieme ad un giovane garzone uno dei molti alle dipendenze
paterne, che chiedeva impaziente di poter continuare nella
passeggiata.
André
dopo aver lasciato le calzature dal ciabattino, che avrebbe sistemato
di lì a poco, nell'attesa si aggirava tra i banchi quando fu
attirato da una risata frizzante e cristallina, più si avvicinava e
più si faceva nitida la figura della ragazza che lo aveva attirato
con la sua fresca risata.
"Agnes,
sei tu? Buon pomeriggio." salutò
"Oh!
Salve André, anche tu qui?"
"Sì,
mia nonna mi ha mandato qui per andare dal ciabattino e mentre
aspetto che le calzature siano pronte facevo un giro tra i banchi."
"Io
sono qui per fare una passeggiata dopo aver partecipato ai vespri
insieme a degli amici, mi sono fermata a prendere una bibita fresca
insieme a Mathis mentre gli altri sono in giro. Vuoi sederti con noi
André?" gli chiese con lo sguardo raggiante
"Sì
perché no, ti ringrazio. Devo aspettare quindi ne approfitto per
fare due chiacchiere con voi. Salve Mathis, sono André."
"Salve
André. Ascolta Agnes, visto che sei in compagnia ne approfitto per
fare un giro tra i banchi anch'io, non ti dispiace vero? Oh...non ho
chiesto a te André se ti va di farle compagnia, perdonami. Magari
non puoi rimanere qui a lungo."
"No
no, vai pure. Non preoccuparti sto io con lei, faremo anche noi un
giro tra i banchi, magari c'incontriamo dopo." si premurò di
dirgli André
"Bene,
grazie. A dopo allora, mi ha fatto piacere conoscerti André. "
ringraziò Mathis prima di allontanarsi
"Allora,
cosa mi racconti André, non eri occupato oggi alla Reggia con
Madamigella Oscar?"
"No,
oggi siamo tornati nel primo pomeriggio. È una di quelle giornate
che può delegare il suo vice, il Tenente Girodelle, ne approfitta
per riposare un po' prima di tutti gli impegni della prossima
settimana con le feste che ci sono in programma, il servizio sarà
duro ed estenuante...ma ora basta parlare di lavoro. Facciamo questa
passeggiata?"
"Sì
dai, andiamo." rispose entusiasta prendendolo per il braccio
sotto uno sguardo divertito
di
André che a quella esternazione le sorrise.
Si
aggiravano spensierati ridendo e scherzando tra i banchi del mercato
scambiandosi opinioni sulle varie mercanzie esposte e sulle stranezze
che a volte si palesavano sotto i loro occhi.
André
ad un certo punto vedendo l'avvicinarsi dell'imbrunire chiese ad
Agnes se sapeva dove cercare i suoi amici per poterla lasciare in
compagnia e tornare così a casa.
"Non
li ho visti in giro, non vorrei che non incontrandoci abbiano pensato
che siamo andati via e si siano avviati verso casa."
"Tranquilla
Agnes, passiamo dal ciabattino a prendere le calzature e poi ti
riaccompagno io a casa. Non ti lascio certo qui da sola senza sapere
se i tuoi amici sono ancora qui o no? Dai andiamo." la
tranquillizzò
"Mi
dispiace André, davvero. Non pensavo ci saremmo persi, sono stata
così bene con te che non ho fatto caso all'ora e che tu avevi altro
da fare." disse un po' imbarazzata
"Sono
stato bene anch'io Agnes. Non preoccuparti non avevo da fare, è
stato piacevole trascorrere il pomeriggio con te."
"Grazie
ancora André." disse stringendogli più forte il braccio che
teneva sotto braccio.
Arrivati
dove André aveva lasciato in custodia Alexander l'aiutò a salire a
cavallo e dopo essere montato in sella anche lui si avviarono verso
casa.
Agnes
a quel contatto poggiò la testa sul petto di André, senti andare
le sue guance in fiamme e il suo cuore battere all'impazzata tanto da
darle l'impressione volesse uscire dal petto.
Anche
André sembrava essere turbato da quel contatto tanto che trovandosi
il viso di Agnes così vicino non resistette all'istinto di darle un
bacio che la ragazza ricambiò con trasporto.
André
staccatosi da quelle calde labbra guardandola negli occhi vide un
luccichio a cui sopraggiunse un sorriso che le illuminò il viso.
"Scusami
Agnes ti prego. Non so cosa mi sia preso, tu mi piaci, non voglio
approfittare di te. Io..." disse fortemente imbarazzato.
"Non
ti preoccupare André, non scusarti e non sentirti in imbarazzo. Lo
volevo anch'io questo bacio, anche tu mi piaci, tanto."
"Sì,
ma io..."
"Non
è successo niente André, davvero. Se tu non vuoi, non ci vedremo
più. Non voglio crearti problemi."
"No
Agnes, non mi crei problemi e voglio rivederti se capiterà
l'occasione..."
"Sono
arrivata André, grazie per avermi accompagnata. Anche se è stato
bello, non pensare più al nostro bacio d'accordo?" lo rassicurò
sorridendo
"Agnes,
Agnes, ma che fine hai fatto? Ti abbiamo cercata ovunque, dove
eravate finiti tu e il tuo amico!?" gridarono i ragazzi
vedendola arrivare
"Dove
vi siete cacciati voi piuttosto! Noi eravamo andati a vedere i banchi
del mercato ma non vi abbiamo visti in giro ed è toccato a lui
riaccompagnarmi a casa."
"Va
bene Agnes, io vado. Buonanotte."
"Buonanotte
André e grazie ancora."
"Cosa
mi succede con Agnes, perché l'ho baciata, non voglio prenderla in
giro.
So
di non avere speranze con Oscar, ma io l'amo. È lei quella che
voglio, è lei la mia anima, la mia luce."
Nella
solitudine della sua stanza Agnes pensava al bacio che André le
aveva dato, ai suoi occhi, quegli occhi che l'avevano incantata dal
primo istante.
"Mi
ha baciata, gli piaccio lo so. Oh André,
anche tu mi piaci e tanto."
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Capitolo 4 *** 4. Incontro sotto la pioggia ***
Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO
Cap. 4 – INCONTRO SOTTO LA
PIOGGIA
Parigi,
inizio autunno 1774
La
taverna della " La Vigne Blu" era situata nel sobborgo del
Marais, antico quartiere periferico di Parigi, poi inglobato
all'interno della cinta cittadina.
L'osteria
da poco sorta, faceva parte delle nuove commissioni di Mousier
Andouins, fu non soltanto per questo ma anche per la stretta amicizia
che legava Agnes a Marie la figlia di Padron Bourgeaud che la
trattenne in conversazione nel retrobottega per l'intero pomeriggio.
Agnes
dopo aver contrattato le nuove ordinazioni con l'oste, era ben lieta
di potersi fermare qualche ora in piacevole compagnia, in frivole
chiacchiere giovanili.
I
rumori dei clienti che iniziavano ad affluire nella locanda
distolsero Agnes dai suoi discorsi, portandola ad accorgersi che
stava ormai calando la sera.
Era
alquanto pericoloso, inoltrarsi dopo il crepuscolo tra le vie
cittadine, per questo motivo la ragazza, si affrettava una volta
uscita dalla porta sul retro a raggiungere casa sua situata non molto
distante.
Quasi
correva durante il percorso, in quanto una fine pioggerella che
bagnava l'asfalto, si stava trasformando in un acquazzone, uno di
quei cruenti temporali che rompevano il cielo di fine estate, che
imperversano furiosi.
André,
come era solito fare nelle serate in cui Oscar era occupata alla
Reggia per impegni di organizzazione con il Generale Bouillè, andava
a passare la serata in qualche locanda a Parigi.
Quella
calda sera aveva notato in lontananza delle nubi che si sarebbero
avvicinate di lì a qualche ora alla città, si disse che sarebbe
rientrato presto per evitare quell'acquazzone.
Ai
primi bagliori del temporale che si avvicinava in groppa ad Alexander
si avviava verso Palazzo Jarjayes.
Iniziava
a scendere una lieve pioggerellina che in brevissimo tempo si
trasformò in un violento acquazzone, cercò di ripararsi sotto
qualche balcone quando notò una giovane fanciulla che sorpresa dalla
violenta pioggia correva per la via cercando un riparo.
Molto
cautamente le si avvicinò per non spaventarla e sembrare uno di
quelli che si aggirano per le vie cittadine in cerca di giovani donne
per incontri fugaci.
"Mademoiselle,
voglio solo aiutarla, non voglio spaventarla. Io..."
"André,
sei tu?" chiese la ragazza
"Agnes?
Agnes che ci fai sola a quest'ora di sera in città da sola?"
disse con tono apprensivo
"Ero
a prendere l'ordine alla taverna " La Vigne Blu" del
Padron Bourgeaud, sono molto amica di Marie la figlia, mi sono
attardata a chiacchierare con lei nel retro bottega e non mi sono
accorta che si era già fatto buio, per giunta è venuto giù
quest'acquazzone." spiegò
"Vieni
con me. So dove andare a ripararci finché non smette e staremo anche
al caldo."
Si
avviarono per le strade cittadine fino ad arrivare davanti ad un
vecchio Palazzo che, dallo stato in cui versava, doveva essere
disabitato ormai da parecchio tempo anche se tenuto bene, infissi e
porte erano ben chiusi e non avevano alcun segno di incuria o
cedimento.
Si
diressero sul retro del Palazzo, dove attraverso una porta si
accedeva alle cucine che André apri con una chiave, posta sotto una
mattonella della balaustra in pietra che facevano da ringhiera ai
gradini dell'ingresso della cucina.
"André,
conosci questo Palazzo? Chi sono i proprietari?" chiese Agnes
"È
il vecchio Palazzo dei genitori del Generale Jarjayes. Lui e Madame
Marguerite hanno sempre vissuto a Jossigny da quando si sono sposati,
per via che essendo vicino a Versailles era più veloce raggiungerla
in caso i Sovrani avessero avuto bisogno di lui, quando era ancora
Colonnello delle Guardie Reali.
Questo
Palazzo è disabitato ormai da molti anni, ma è ancora tenuto bene,
il Generale se ne è sempre preso cura. Vieni entriamo, dovrebbe
esserci della legna così accendiamo un camino per poterci asciugare
e scaldarci"
Aprì
un cassetto di una credenza, posta accanto all'entrata, prese delle
candele, ne accese qualcuna per non lasciare Agnes da sola al buio.
"Ecco,
intanto facciamo un po' di luce...aspettami qui, torno subito."
Agnes
si guardava intorno, con in mano una delle candele accese si avvicinò
alla porta che dava sul corridoio.
Avanzava
piano piano finché arrivò ad una porta che immetteva in uno dei
saloni.
Il
mobilio era stato sapientemente coperto da teli per evitare che la
polvere e l'incuria rovinasse e deteriorasse tutto.
Si
guardava intorno e immaginava la gente che frequentava quel Palazzo,
le voci e le feste che vi si svolgevano, chiuse gli occhi e come
trasportata dal tempo immaginando una melodia nella sua mente si
mosse a passo di danza verso il centro della sala.
André
nel frattempo aveva trovato della legna che era stata sapientemente
custodita in una delle cassapanche, in un piccolissimo casotto
attiguo adibito a legnaia.
Non
trovando la ragazza in cucina si premurò di andarla a cercare.
La
trovò nel primo salone, che al silenzio spettrale del Palazzo, si
muoveva e ondeggiava come a danzare.
Si
fermò per un attimo a guardarla sorridendo, poi gli si avvicinò
cingendola per la vita e danzando con lei.
A
quel contatto Agnes sobbalzò
"Scusami
André, mi avevi detto di aspettarti in cucina ma sono stata presa
dalla curiosità di vedere cosa ci fosse oltre quel corridoio."
spiegò imbarazzata
"Non
preoccuparti, ho sentito dei rumori come un fruscio provenire da qui
e ti ho trovata...danzi bene anche da sola sai?" le disse
sorridendo
"Grazie
Mousier " rispose facendo un inchino
"Adesso
però andiamo, vieni ad asciugarti o prenderai un malanno."
Aveva
acceso il camino in uno dei piccoli salottini che utilizzavano di
solito le donne di casa impegnate nella lettura o nel ricamo.
André
tolse la giacca e la poggiò su una delle poltroncine accanto al
fuoco che rischiarava il piccolo ambiente, disegnando lunghe ombre
sulle pareti.
La
ragazza guardava ammirata la stanza quando iniziò a tremare, André
accorgendosi dell'abbraccio che Agnes si dava sfregandosi le braccia
per scaldarsi, si accostò a lei e l'avvolse nel suo abbraccio.
"Ti
conviene toglierti questa roba bagnata di dosso...vado a guardare in
qualche camera se è rimasto qualche vestito o qualcos'altro per
cambiarti."
Nel
frattempo Agnes seguì il suo consiglio iniziando a togliersi i
vestiti zuppi, quando André tornò, la trovò seduta a terra davanti
al camino che abbracciava le sue gambe con solo la camiciola di
cotone che la copriva fino ai piedi.
André
gli si fece vicino, coprendola con una pesante veste da camera che
trovò in uno degli armadi della camera padronale, probabilmente
appartenente alla madre del Generale.
Agnes
sentendosi abbracciata si girò verso di lui alzò il viso, il
profumo di lavanda e muschio di André la inebriò, accostò
timidamente le labbra e lo baciò, all'inizio un po' titubante poi
sempre con più trasporto a cui André in un primo momento sembrò
ricambiare.
Le
piaceva Agnes, dal primo momento era stato attratto da lei, così
diversa da Oscar, iniziò a stringerla a sé, spostò i suoi baci
dalla bocca al collo, lievi mugolii di piacere uscirono dalle labbra
di Agnes...André si bloccò, la guardava imbarazzato
"Che
succede André?" chiese
"Mi
dispiace Agnes, davvero, ma non posso farti questo. Tu mi piaci ma
non posso stare con te, non sono la persona adatta a te."
"Perdonami
se ho fatto qualcosa di male...non volevo. Tu mi piaci tanto André.
Dopo tanto tempo avevo trovato in te la persona di cui mi sarei
potuta innamorare. Mi sei piaciuto da subito e credevo che anche io
ti piacessi.
Vedi...io
fino ad un anno fa stavo con un ragazzo che amavo tanto, si chiamava
Hyppolite, lavorava nelle vigne dove mio padre si rifornisce per
l'uva.
Ci
amavamo tanto, volevamo sposarci poi un giorno con le lacrime agli
occhi mi confessò che mi voleva bene che teneva a me ma che si era
innamorato di un'altra ragazza che conosceva da qualche tempo. In un
primo momento aveva rifiutato i sentimenti che aveva iniziato a
provare per lei, ma poi, resosi conto che erano più intensi di
quelli che provava per me e non poteva più negarli anche perché lei
ricambiava con la stessa intensità i suoi sentimenti. Non mi ero
accorta di nulla, ero sicura dell'amore che ci univa...è stato il
primo per me pensavo ci saremmo sposati, lo amavo. Mi ero concessa a
lui sicura dei suoi sentimenti, le sue promesse il suo modo di
dimostrarmi il suo amore, nulla mi fece dubitare e presagire che tra
noi non sarebbe finita con il matrimonio, che cos'ho di sbagliato,
io..." raccontò in lacrime.
"Shhhh!
Tranquilla Agnes, non è successo niente. Mi dispiace per ciò che
hai passato e non sei tu ad essere sbagliata. Non hai niente che non
va."
La
ragazza in preda al pianto si accasciò a terra, André la strinse a
sé accarezzandole i capelli cercava di calmarla finché non ci
riuscì.
Il
temporale fuori imperversava , i due ragazzi erano abbracciati a
terra accanto al fuoco.
André
guardava Agnes vedendo in lei una donna e non una ragazzina, anche a
lui era piaciuta da subito.
Si
chiedeva come mai era così attratto da lei, che fosse Agnes la donna
con cui doveva stare e non Oscar? Com'era possibile che una giovane
donna fosse entrata nella sua vita in modo così irruento da far
vacillare il sentimento che provava da sempre per Oscar.
Agnes,
al lieve tocco di quelle dita che scivolavano leggere sul suo corpo
trasalì, tanto che cercò ancora il contatto con le labbra di André,
quel dolce balsamo che prima l'avevano inebriata, i baci da accennati
a fiore di labbra si fecero sempre più arditi.
André,
assaporò gli effluvi di quel corpo giovanile che cingeva, ella
lasciò che le sue mani si posassero sui suoi seni, candidi germogli
rigogliosi che attendevano le sue carezze.
Agnes,
affondava le sue mani, in quella capigliatura d'ebano che scendeva
fino alle spalle, contemplando quel corpo dalle fattezze di una
scultura greca, mentre André dolcemente continuava ad esplorare il
suo ventre, fino a perdersi nelle profondità del suo intimo.
Lei
gemeva piano, quasi a non voler rompere quell'atmosfera che si era
creata, quando André entrò in lei si cullò nella ritmica cadenza
di quella danza primitiva e ancestrale che trasporta il delirio
d'amore per poi esplodere nelle contrade della passione.
Il
dolce sonno dell'amore sopraggiunse davanti al fuoco del camino
cullati dal rumore della pioggia che batteva violenta sugli scuri
delle finestre.
Quel
dolce tepore dei loro corpi avvinghiati al chiarore della fiamma del
camino che ormai aveva quasi consumato la sua brace ma che ancora
donava il suo tepore ai corpi accoccolati nelle sue vicinanze,
disegnava sulla vicina parete un'unica figura come se vi fosse un
solo corpo su quel giaciglio improvvisato.
André
si svegliò sentendo muovere Agnes che dormiva placidamente tra le
sue braccia.
Si
alzò appoggiandosi sul gomito, la guardava con tenerezza quella
giovane donna con cui aveva appena condiviso un momento di passione,
le accarezzò lievemente i capelli.
A
quel tocco gentile Agnes si svegliò girandosi verso di lui,
incontrando quegli occhi verdi che la guardarono dolcemente.
"André..."
disse con gli occhi lucidi
,"No
non piangere Agnes ti prego." le disse stringendo a sé
Stettero
così ancora qualche istante, senza dire niente, poi si staccarono
dal caldo e delicato abbraccio che ancora li cingeva
Il
rumore del temporale si era gradualmente attenuato, nel cielo in
lontananza si notava ancora un baluginare di lampi che tagliava
l'oscurità.
Era
ormai notte fonda, era meglio approfittare di quella tregua della
pioggia per far ritorno a casa, in fondo il cammino non era molto da
percorrere.
Agnes
si vestì velocemente, attendendo che André sistemasse quelle poche
cose che avevano utilizzato in quella breve permanenza nel vecchio
Palazzo.
Una
lieve sensazione cullava le membra di Agnes, tanta era la sua
felicità provata in quegli istanti di passione che l'avevano
avvinta, poi André così tenero, rassicurante, da farla sciogliere
nelle sue carezze.
Durante
il percorso a cavallo che li avrebbe ricondotti verso le loro
abitazioni, Agnes non riusciva dall'imbarazzo ad incrociare il suo
sguardo con quello di André, notando sul suo volto un accenno di
sorriso mentre tranquillo portava il cavallo al passo.
Anche
se non lo avrebbe più visto, quegli istanti passati con lui
sarebbero rimasti indelebili nella sua mente.
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Capitolo 5 *** 5. Pensieri e turbamenti ***
Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO
Cap. 5 – PENSIERI E
TURBAMENTI
Lasciata
Agnes ed accertatosi che fosse rientrata in casa, André prese
Alexander, che aveva lasciato un po' più lontano per non svegliare
gli abitanti della casa vista l'ora tarda e non crearle problemi, si
mise in sella dirigendosi verso Palazzo Jarjayes.
Durante
il tragitto, mille pensieri occuparono la sua mente rivivendo i
momenti di passioni vissuti con lei, in contrasto con quello che il
suo cuore urlava da sempre per Oscar.
"Che
mi succede? Perché mi sono lasciato trasportare dalla passione con
Agnes, perché l'ho fatto? Cosa voglio dimostrare? Che posso
dimenticarti Oscar? Sei dentro di me da quando ti ho vista la prima
volta da bambino, non ho scelto di farlo, sei entrata prepotentemente
in ogni fibra del mio essere.
Non
ho scelto di amarti, ti amo e basta.
Ma
Agnes...già Agnes!
Dolce,
gentile, impaurita. Pensi di essere sbagliata, ma non è così, non
sei tu ad esserlo.
Mio
Dio cosa ho fatto?
La
sto illudendo che possa esserci qualcosa di più tra noi, ma non
posso...non posso stare con lei.
Sono
stato cauto, non voglio mettere nei guai una brava ragazza, anche se
mi piace e tanto.
Sto
bene con lei, ma il mio cuore appartiene a te Oscar, solo a te amore
mio. Potrei allontanarmi, ma non voglio, non servirebbe, impazzerei a
non averti accanto, non vedere i tuoi splendidi occhi, quel mare blu
che a volte sembra in tempesta, ci annegherei in quel mare e morirei
felice.
Perso
nei miei pensieri sono arrivato, non devo fare rumori, non voglio
svegliare nessuno.
Andiamo
Alexander, vai a riposare amico mio."
Uscendo
dalle scuderie, dopo aver sistemato il suo fidato amico, André prima
di dirigersi verso l'ala sinistra del Palazzo, alzò lo sguardo verso
le stanze di Oscar come a darle la buonanotte immaginandola già
dolcemente abbandonata al sonno, ma notò la sua figura esile da
dietro le tende che si muoveva nella stanza, illuminata dalla fioca
luce lunare che faceva capolino dal diradarsi delle nuvole, che fino
a un'ora prima coprivano il cielo lasciandole lo spazio necessario
per illuminare quella finestra, bearlo della sua visione prima di
andare a dormire popolando così i suoi sogni.
Oscar,
quella sera si era ritirata prima del solito, era stanca e spossata
dopo aver trascorso diverse nottate insonni alla Reggia, raddoppiando
il servizio d'ordine per la nuova stagione dei ricevimenti.
Alle
prime avvisaglie del temporale,Oscar cercò in tutte le maniere di
restare calma tentando con tutte la sua volontà di abbandonarsi ad
un placido sonno ristoratore...ma inutilmente.
Il
rumore e lo scroscio della pioggia che prima cadeva fitta, il
frastuono continuo dei tuoni risuonavano fino a poco prima, ma che in
lontananza ancora riempivano il silenzio della notte, la
terrorizzavano a tal punto da rompere il suo sonno e non riuscire più
a chiudere occhio.
Si
girava convulsamente nel letto, finché un torpore soporifero le
avvolse le membra facendola sprofondare in un inquieto dormiveglia.
Si
riscosse sussultando, al lontano suono della pendola, che scandiva
nel silenzio di palazzo i suoi monotoni rintocchi.
L'oscurità
incombeva sovrana nella sua camera, solo una piccola candela rimasta
accesa spandeva un fioco chiarore all'interno della stanza.
Un
brusio lontano, lieve, indistinto che si perdeva nei meandri del
parco la fece trasalire, chi mai poteva aggirarsi a quell'ora tardiva
tra i viali di Palazzo Jarjayes?
Pose
maggiore attenzione e si accorse che il rumore proveniva dalla
cigolante serratura della porta delle scuderie.
Si
alzò dal letto e in punta di piedi raggiunse l'ampia finestra,
scostò il bianco tendaggio e notò una sagoma che avanzava furtiva e
rapida verso l'ingresso principale, accompagnandosi da un piccolo
lume.
Appena
la visuale divenne più nitida, Oscar riconobbe André, che giunto al
patio spense la lanterna voltandosi verso l'ala sinistra del Palazzo
per raggiungere il suo alloggio.
Cosa
ci faceva in giro in piena notte? Forse il temporale improvviso lo
aveva colto di sorpresa e per questo motivo si era fermato in qualche
riparo a Parigi?
Non
poteva essere altrimenti si chiedeva, era l'unica spiegazione
plausibile per quel rientro a quell'ora tarda.
Una
volta accertatasi che fosse André, non uno sconosciuto ad aggirarsi
per chissà quale motivo intorno al Palazzo, tornò a farsi cullare
dal tepore del letto appena lasciato, sperando di poter finalmente
dormire.
La
mattina successiva, André attendeva Oscar nelle scuderie per poi
recarsi a Versailles, per affrontare un'altra giornata lavorativa.
"Buongiorno
André...André? Insomma André, ma che ti succede? Sei strano
stamattina, ma dove hai la testa?"
"Buongiorno
Oscar. Niente, niente Oscar, non ti preoccupare.
Ho
solo dormito un po' male stanotte...sarà stato il rumore del
temporale." provò a giustificarsi
"Quando
sei rientrato il temporale si era già allontanato. Ho sentito dei
rumori perché non riuscivo a prendere sonno e ti ho visto rientrare.
Sei
rimasto bloccato in qualche taverna finché non è passato il
temporale suppongo." gli chiese
"Non
ti è mai passata la paura dei temporali, eh Oscar!" la canzonò
lui cercando di sviare il discorso
"Ti
ho appena detto che avevo sentito dei rumori e ho sbirciato da dietro
la tenda per capire chi fosse ancora in giro a quell'ora tarda."
"Ah
Oscar, questa non la bevo. Ammettilo hai ancora paura dei temporali."
ribatte ridendo
"Smettila
di prendermi in giro André, non è per niente divertente."
disse infastidita
"Questo
lo dici tu." riprese a canzonarla
"Ricordo
ancora quando eravamo piccoli, come sgattaiolavi da camera tua per
venire da me e dormivi tranquilla fino al mattino dopo." ricordò
col tono di voce e lo sguardo malinconico
"Già!"
rispose Oscar accennando un sorriso
"Su
andiamo che si è fatto tardi." esortò subito dopo Oscar
salendo in sella a César e lanciandolo al galoppo lasciando indietro
André
"Non
sai quanto vorrei tornare a quei tempi Oscar. Soli io e te, senza il
tuo lavoro che ti porta sempre più lontana da me." e lanciò
anche lui Alexander al galoppo per raggiungerla.
Albeggiava
appena quando Agnes in compagnia del padre e di uno dei garzoni
lasciarono il loro quartiere, per dirigersi alla volta di piccoli
villaggi situati nelle campagne circostanti Parigi.
Quella
si sarebbe preannunciata una giornata molto impegnativa, non solo per
il rifornimento presso gli abituali vigneti, ma anche per le consegne
in quanto i clienti, soprattutto i signorotti locali, erano molto
esigenti per le loro cantine.
Agnes
viaggiava accanto al padre, solitamente loquace, quel giorno appariva
stranamente taciturna.
La
sua mente era rapita dal dolce pensiero della sera innanzi, tenera
ebrezza di quelle leggere carezze, le sue dita che sfioravano il
corpo perfetto di André, lui così attento, premuroso, delicate
sensazioni soavi che le avvolgevano l'anima.
Agnes,
si dedicò come di consueto al lavoro, ma fremeva all'idea di
raggiungere la Reggia di Versailles, là avrebbe potuto vedere
André, anche se questi non l'avesse degnata di uno sguardo, le
sarebbe bastato semplicemente guardarlo da lontano.
Concluse
le ultime trattative e contrattazioni, Agnes e il padre presero la
via del ritorno, ormai era tardo pomeriggio non sarebbero rientrati
che a sera inoltrata a casa, per questo decisero di consumare un
frugale pasto in un'osteria prima di recarsi a palazzo dove Mousier
Carapet, uno dei dispensieri attendeva le botti di sidro e bottiglie
di vino alle mandorle, nuova prelibatezza della tavola Reale.
Il
calesse si arrestò ad una delle entrate secondarie di Versailles,
quella che immetteva direttamente nel cortile delle scuderie, a
quell'ora pressoché deserte.
Mousier
Andouins si dedicò a discutere i prezzi e trattative con gli uomini
che lo aspettavano per il rifornimento, mentre Agnes dopo aver
affidato il cavallo a uno degli stallieri si arrestò sotto un
pergolato di legno.
Non
era stanca, quell'attimo di solitudine, la portava ad immaginare
ancora quelle labbra che morbide e lievi si avventuravano tra le
pieghe nascoste del suo intimo, portandola al delirio totale dei
sensi.
Persa
nei suoi pensieri una voce la fece trasalire...era André che,
avendola scorta gli si avvicinava sorridendo.
"Agnes..."
"Buonasera
André. " sussurrò lei a mezza voce arrossendo timidamente
ricordando gli avvenimenti della sera prima.
"Salve...
" rispose, cercando di stemperare quel senso d'imbarazzo che
visibilmente si notava riflesso sul volto della fanciulla.
"Spero
di non averti creato problemi con tuo padre, per averti accompagnata
a casa ad un'ora cosi tarda"
"No
André, non preoccuparti. Mio padre non si è accorto che sono
rientrata tardi. Mi ha solo chiesto come mai non ero a cena ieri
sera, ma gli ho detto una mezza verità.
Che
mentre tornavo a casa la pioggia mi ha sorpresa e che tu
incontrandomi per strada per non bagnarci siamo andati a rifugiaci a
casa di una delle serve di Palazzo Jarjayes che abita in zona e poi
mi hai riaccompagnata."
"E
ti creduta?"
"Direi
di sì. Vuole ringraziarti alla prima occasione per esserti preso
cura di me."
Si
avvicinò a lei accarezzandole il viso, lei abbassò lo sguardo
appoggiando la sua guancia alla mano di André accogliendo quella
carezza che le scaldò il cuore.
"André
io..."
"Non
dire niente Agnes...non devi.
Se
ti riferisci a ieri sera, lo abbiamo voluto entrambi.
Tu
mi piaci, io..."
"Non
dire niente di più André, ti prego.
È
successo, ti capisco se non vorrai più vedermi.
Non
voglio assolutamente importi niente. Anche tu mi piaci, lo sai,
lasciamo al tempo decidere se dobbiamo o no stare insieme.
Perdonami
ma ora devo andare. A presto André."
"Va
bene Agnes, come vuoi.
Rispetto
la tua decisione. Spero di rivederti presto."
Le
si accostò, le prese il viso tra le mani e la baciò sulla fronte
che lei ricambiò abbracciandolo poco prima di andar via.
André
la guardava mentre si allontanava.
Lei
si voltò ancora una volta verso André con un sorriso malinconico e
gli occhi lucidi, si chiese se lo avrebbe rivisto e se avessero avuto
mai la possibilità di stare insieme...se lo augurava.
Intanto
portava dentro al suo cuore chiusi come in uno scrigno quegli attimi
vissuti con lui come un tesoro prezioso.
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Capitolo 6 *** Cap.6.6 Mera illusione ***
MERA ILLUSIONE
Capitolo VI
MERA ILLUSIONE
Versailles, tardo inverno 1775
Il
periodo che trascorreva tra le festività natalizie e l'Epifania
era giunto al termine, era quello un momento frenetico per l'intera
Corte e per la Reggia, oltre alle celebrazioni liturgiche che
accompagnavano lo svolgersi di quei giorni, si alternavano sontuosi
banchetti di gala a cui partecipava gran parte della nobiltà.
Oscar,
salvo una breve vacanza in concomitanza del suo genetliaco che cadeva
proprio il 25 Dicembre, non aveva avuto che pochi attimi da dedicare al
riposo, occupando la maggior parte del tempo nel costante
servizio di pattugliamento e sorveglianza presso la Corte.
Adesso,
Oscar e i suoi uomini, avevano il compito di organizzare il servizio
d'ordine per il prossimo arrivo del Carnevale, dove ricevimenti e balli
si sarebbero susseguiti in modo costante, mentre André come
prevedeva il suo ruolo, avrebbe atteso Oscar oberata dai suoi impegni,
almeno che non fossero richiesti i suoi servigi.
In
quel tiepido pomeriggio André, si era diretto verso il piccolo
cortile adiacente le scuderie, per godersi quei timidi raggi di sole
che facevano capolino in un cielo ancora avvolto dalla bruma invernale,
anche Agnes si trovava in quel luogo attendendo la riscossione del
compenso giornaliero, per la nuova fornitura di sidro da uno dei
dispensieri.
La
ragazza mentre si avvicinava alle scuderie per riprendere il calessino
e tornare a casa, vide André appoggiato alla staccionata, si
bloccò, le guance le andarono in fiamme alla sua vista, erano
mesi che non si vedevano e non era certa che lui sarebbe stato contento
di rivederla dopo tutto quel tempo.
Lei
non aveva dimenticato quanto era successo tra di loro, chissà se
si ricordava ancora di lei e se anche lui ci pensava a volte, si chiese.
Era
in imbarazzo, tornò sui suoi passi, sarebbe andata più
tardi a riprendere il calessino, ma mentre tornava indietro si
sentì chiamare a gran voce, quella voce che a sentirla le
provocò dei brividi che le percorsero tutta la schiena...da
quanto non sentiva il suo nome pronunciato da quelle labbra che, anche
se a distanza di tempo sentiva ancora vivide sulla sua pelle.
-"Agnes..."-
Si voltò, aveva gli occhi lucidi per l'emozione, l'aveva notata e la stava chiamando
- “Allora non ti eri dimenticato di me?” - pensò
-"Salve André..."-
-"Quanto
tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti? Sei ancora
più bella di quanto ricordavo, come stai?"-
-"Già!
Tanto...troppo. Sto bene, e tu? Come stai?"- rispose abbassando lo
sguardo per non far notare che le lacrime, per quell'incontro fortuito
ed inaspettato, le avevano riempito gli occhi ed erano lì
lì per sgorgare da un momento all'altro.
André
delicatamente poggiò sotto al mento della ragazza una mano e le
alzò il viso e vide quei grandi occhi scuri inondati di lacrime
che ormai rigavano quella pelle chiara e le chiese
-"Che ti succede Agnes? Perché stai piangendo?"-
-"No Andrè, ti sbagli, non sto piangendo. È la polvere."-
-"Va bene, farò finta di crederti. Allora? Cosa mi racconti? Cosa hai fatto in questi mesi?
Possiamo fare una passeggiata, ti va?"-
-"Sì, certo."-
André
e Agnes, conversavano allegramente dopo un primo momento di assoluto
silenzio, incuranti dell'imminente venuta del crepuscolo, il loro
cammino s'inoltrò inconsapevolmente nel labirinto di viali
sentieri e nicchie, luoghi appartati che si perdevano nelle
profondità degli sterminati giardini e boschetti che
circondavano con la loro bellezza la Reggia.
Entrambi
non si resero conto di essere giunti ai confini estremi del consueto e
usuale percorso intrapreso dai cortigiani, ma di trovarsi ai limiti
della foresta di Versailles, dove su un'altura sorgeva un solitario
padiglione dalle bianche volte marmoree ancora ben conservate anche se
sulla facciata si notavano lievi segni di incuria.
L'edificio
sconosciuto ai più, rappresentava il primo nucleo delle
costruzioni della Reggia, quando questa era solamente un maniero
utilizzato dai primi Sovrani Borbone come casino di caccia.
-"Bello qui. Cos'è questo edificio André? Tu conosci bene la Reggia e i dintorni, vero?"-
-"Sì,
è vero. Sono anni ormai che frequento Versailles, a volte per
avere informazioni utili ad Oscar mi capita di dover seguire qualcuno
in posti che non sono molto frequentati, questo è uno dei
tanti."-
-"Non è pericoloso? E se ti scoprissero? Rischieresti la vita, lo sai? Se ti succedesse qualcosa di brutto io, io..."-
-"Non preoccuparti, sono prudente."-
André si avvicinò di più ad Agnes le prese il viso tra le mani e la baciò.
Un bacio dapprima gentile poi più esigente, sempre più profondo a cui Agnes si lasciò andare.
Quelle
labbra che, dalla prima volta che le aveva assaporate non era
più riuscita a dimenticare, le sentive sempre sulla sua pelle
come scie infuocate, le agognava, le avrebbe volute sempre su di lei,
assaporarne la delicatezza, il calore, la consistenza morbida e carnosa.
Adesso, dopo tanti mesi le aveva nuovamente tutte per lei e ne era totalmente in balia, trasportata dalle sensazioni mai sopite.
Le
labbra vellutate di lui divennero avide ed impazienti di desiderio,
iniziarono ad insinuarsi sempre più nella scollatura della veste
di Agnes, mentre lei tentava di liberarsi dal corsetto inarcando la
schiena sempre di più verso quelle carezze che divenivano sempre
più ardite.
La
bocca di André accolse quell'invitante proposta assaporando le
delizie di quei capezzoli che, sembravano bramosi di ricevere quella
leggera e delicata tortura.
Liberata
dalle vesti Agnes si abbandonò alle mani di André che,
esplorativo ogni più piccolo anfratto della sua pelle, fino a
raggiungere con lievi e morbidi baci il centro del suo ventre per poi
sprofondare delicati nella sua essenza di donna.
Il
corpo di Agnes si perdeva a quei tocchi sempre più arditi, la
portavano ogni volta a perdersi nel totale oblio della passione.
Agnes
non provò alcun imbarazzo a cingere le gambe intorno ai fianchi
di André, mentre le dita di lei percorrevano voluttuose la linea
sinuosa della schiena.
I
due corpi erano sciolti nelle briglie della passione, i loro sospiri
soffocati dal delirio, quando d'un tratto André si riscosse,
immaginando la visione di Oscar prendere corpo e forma nella sua anima,
e si ritrasse da quel momento di passione che lo aveva avvinto.
Agnes a quel ritrarsi di André rimase interdetta
-"Che...che
succede André? Ho forse fatto qualcosa che ti ha irritato?"-
chiese intimorita coprendosi come meglio potè alzando la
camiciola che aveva tirato giù fino alla vita per scoprire i
seni.
-"No
Agnes non è colpa tua. Ho sentito dei rumori, non voglio che ci
trovino qui, è troppo pericoloso per te...vestiti ti prego,
sbrighiamoci ad uscire da qui."-
Nel
mentre che si sistemava, ad André passarono per la mente mille e
più pensieri, ma uno più prepotente degli altri...Oscar.
Dopo essersi sistemati in fretta uscirono e tornarono verso le scuderie.
Accompagnò
Agnes dove aveva lasciato il calessino, si salutarono con la promessa
da parte della ragazza di rivedersi, poi presero la via verso le
rispettive direzioni.
André
era diventato cupo, pensava che giacendo con Agnes sarebbe riuscito a
dimenticare colei che era la sua unica ragione di vita, rinunciarvi
significava rinnegare se stesso e quell'amore che, anche se non
corrisposto per lui era vitale. L' amava con ogni fibra del suo essere,
non voleva dimenticare quel sentimento puro che nutriva da sempre nei
suoi confronti.
Oscar per lui era tutto, la compagna di giochi, l'amica, la sua famiglia.
Amare un'altra donna significava anche allontanarsi da lei.
"No!
No!" continuava a ripetersi "Non voglio! Ti amo Oscar, non voglio
vivere lontano da te!" calde lacrime gli bagnavano il viso, le versava
sia per il suo amore per Oscar sia per Agnes.
Non
meritava un uomo come lui, non era giusto illuderla, stava male, anche
se Agnes gli era sempre piaciuta, non voleva usarla per cercare di
dimenticare chi era da sempre nel suo cuore e che mai sarebbe andata
via.
Agnes nel tragitto verso casa, a differenza di André, ebbe pensieri felici.
Le
s'imporporarono le guance a ripensare ai momenti appena trascorsi con
lui alle sue labbra calde e morbide che le lasciavano scie di ardente
fuoco sulla sua pelle e la portavano in estasi anche se a malapena la
sfioravano.
Se
ne stava innamorando, anche se sentiva in cuor suo che in André
c'era qualcosa che lo turbava, ma forse era solo paura la sua, paura
che quella felicità tanto attesa e a portata di mano, con un
uomo con cui stava bene, le facesse vedere cose che non esistevano.
Si
ripromise che al prossimo incontro, sperando che succedesse presto,
sarebbe stata chiara con lui, senza timore gli avrebbe chiesto di dirle
con franchezza cosa provava per lei, se era solo un vero sentimento
quello che provava per lei oppure solo un illusione.
Non
voleva pensarci adesso, avrebbe affrontato la cosa a tempo debito, ora
voleva solo crogiolarsi nel dolce ricordo di quei momenti trascorsi
insieme a lui, nell'attesa di riviverli ancora e ancora.
André
rientrò da solo a Palazzo Jarjayes, Oscar gli aveva fatto
comunicare che sarebbe rimasta più del dovuto alla Reggia per un
improvvisa riunione organizzata da Bouillè, a cui avrebbe
partecipato anche il Generale suo padre e che quindi non sarebbe dovuto
tornare a notte fonda a riprenderla.
Ancora
preda dei suoi pensieri André a quel punto desiderava stare da
solo, si ritirò immediatamente nella sua stanza, evitando
così sua nonna che vedendolo in quello stato lo avrebbe
certamente tormentato, come era solita fare, da una miriade di domande.
Si
distese sul letto, cercando di prendere sonno, ma niente, la mente
vigile e lucida riandava continuamente a quegli attimi di passione
appena vissuti dove il desiderio della carne aveva prevalso inutilmente
sull'amore che provava per Oscar.
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Capitolo 7 *** cap.7 SOLO TU ***
RICORDO LONTANO Capitolo 7
SOLO
TU
Capitolo
7
Erano
passati un paio di settimane, da quando André e Agnes si erano visti
l'ultima volta, le loro giornate trascorrevano tranquille con i loro
rispettivi impegni.
Lei
era sempre in giro per la riscossione del dovuto per la vendita del
vino e gli ordini di rifornimento dai vari clienti che, da quando
alcuni signorotti avevano saputo che Mousier Andouins riforniva anche
la Reggia di Versailles, i clienti erano aumentati e facevano quasi a
gara a chi si accaparrava più bottiglie di vino e delle migliori
annate.
Agnes
era ormai oberata di lavoro, perché il padre era spesso via per
rifornirsi da vari vigneti per scegliere le meglio uve e
accontentare tutti.
Le
era rimasto pochissimo tempo da dedicare a sé stessa, ma non le
pesava, l'unico rammarico era che quando si trovava a Versailles non
riusciva a fermarsi troppo per cercare di rivedere anche solo per un
istante André...sentiva la sua mancanza, ora più di prima.
Spesso
nel tragitto verso la Reggia si trovava a pensare all'ultima volta
che erano stati insieme e le guance le s'imporporavano al pensiero
delle sensazioni che provava quando stava con lui.
André
dal canto suo, era sempre impegnato anche lui tra le incombenze che
gli dava da fare sua nonna, quando sapeva che non era impegnato nel
suo ruolo di attendente con Oscar alla Reggia.
Non
aveva più pensato ad Agnes, poi un tardo pomeriggio, mentre stava
andando alle scuderie per riprendere Cesar e Alexander si rividero.
Ad
Agnes brillavano gli occhi, finalmente lo rivedeva, poteva parlargli,
accarezzarlo prendergli le mani e stringerle tra le sue, quelle
mani che al solo pensiero di risentirle sulla sua pelle nuda la
mandavano in estasi.
-"André...oh
André, finalmente."- lo chiamò con voce suadente e buttandogli
letteralmente le braccia al collo cercando un qualsiasi contatto con
lui, provò persino a baciarlo.
André
rimase spiazzato dall'irruenza con cui Agnes lo salutò, non si era
mai comportata in quel modo, soprattutto perché sapeva chi poteva
vederli alla Reggia e lì la discrezione non era certo di casa anzi
tutt'altro, anche i fili d'erba avrebbero raccontato cosa succedeva
se avessero potuto.
André
molto gentilmente la prese per i polsi e la scostò, era evidente che
si sentiva in imbarazzo.
Agnes
rimase interdetta dal suo comportamento, notò che era strano, i suoi
occhi che, di solito brillavano come l'acqua di un laghetto colpito
dai raggi del sole che filtrava tra gli alti alberi di un
bosco, erano tristi, spenti.
Vide
il suo imbarazzo, allora si scostò e gli chiese
-"Che
ti succede André? Non sei felice di vedermi? Stai male per caso?
Parla ti prego, così mi preoccupi!"-
-"Sto
bene, tranquilla. Mi dispiace Agnes, davvero. Ma..."-
-"Che
c'è?"- lo interruppe
-"Ti
vedo strano, devi dirmi qualcosa? Non sei l'André che conosco e che
mi piace da impazzire. Ho paura che quello che mi vorrai dire non mi
piacerà, ho ragione?"-
-"Vedi
io...perdonami ti prego. Non volevo credimi, non era mia intenzione
prenderti in giro. Però..."- tremava.
Era
consapevole che le stava facendo del male, ma non sarebbe stato
giusto illuderla ancora andando avanti con lei.
Aveva
cercato di dimenticare tra le sue braccia, colei che si stava ormai
impossessando della sua anima, colei che anche senza far niente lo
aveva fatto innamorare perdutamente senza via d'uscita.
Era
troppo tardi ormai faceva parte di lui in ogni sua fibra, gli bastava
viverle accanto ed inebriarsi della sua aura di luce che lo rendeva
vivo, anche se sapeva di non avere nessuna speranza.
-"Dimmi
André c'è un'altra donna? Ti sei innamorato di un'altra, non è
così? Parla dannazione!!!"- era furiosa
-"Non
è come pensi."- riuscì solo a dirle queste parole
-"Non
è come penso? Invece è così!!! Te lo leggo negli occhi. È lo
stesso sguardo che mi rivolse negli ultimi tempi Hyppolite. Ed io che
pensavo tu fossi diverso!
Che
stupida sono stata! E dire che mi stavo innamorando di te."- gli
urlò tutto d'un fiato tra le lacrime.
-"Agnes,
ti prego, perdonami. Non è facile neanche per me, cosa credi!
Pensavo anch'io che potesse funzionare tra noi...evidentemente mi
sbagliavo. Non voglio illuderti, tu meriti un uomo che ti ami
davvero, senza riserve, purtroppo non sono io."- anche André
era provato, stava male per lei ma, era sempre più convinto che non
era giusto continuare a farle credere il contrario.
Eppure
anche se soffriva Agnes si rese conto che quello che le aveva appena
detto André era giusto, non avrebbe potuto costringerlo ad amarla se
lui non poteva.
Ebbe
la forza di darle un'ultima carezza sul viso mentre gli diceva addio
con il cuore in frantumi.
Poi
tra le lacrime scappò via senza voltarsi neanche una volta.
André
rimase lì ancora un attimo, finché non la vide sparire dalla sua
vista, poi andò nelle scuderie per riprendere i cavalli...Oscar
sicuramente lo stava già aspettando, infatti visto il suo ritardo lo
raggiunse nelle scuderie.
-"Andrè...ah
sei ancora quì! Ti aspettavo, tutto bene? Che hai? Sei sconvolto! È
successo qualcosa?"- chiese Oscar apprensiva vedendo il suo viso
sconvolto.
-"Non
è niente, non preoccuparti...andiamo, si è fatto tardi."-
rispose flemmatico
Passarono
i giorni e André era tornato come sempre, perché i giorni
precedenti il chiarimento che ebbe con Agnes era più pensieroso del
solito, probabilmente perché la situazione si stava facendo
complicata e meditava come poter chiarire con lei.
Un
pomeriggio Agnes avviandosi verso la Reggia per il solito giro di
ordini sentì dei cavalli lanciati al galoppo e delle voci e delle
risate che venivano dal bivio di fronte a lei
-"Dai
André, batti la fiacca. Possibile che non riesci mai a raggiungermi?
E non venirmi a raccontare che mi lasci vincere perché non ti credo,
sei un lumacone."- erano Oscar e André che avendo la giornata
libera erano andati al laghetto in mezzo alla radura dove andavano
spesso quando erano più piccoli.
Oscar
rideva di rado, lo faceva soltando quando era serena o quando si
divertiva a prendere in giro André
In
quei momenti tornava una ragazzina, aveva una risata limpida e
cristallina e ad André riempiva il cuore quando la sentiva ridere,
anche se spesso era perché si burrata di lui.
Agnes
fece in tempo a scendere dal suo calessino, portarlo dietro a degli
alberi legare il cavallo per poi nascondersi dietro un cespuglio
alto, non voleva che André la vedesse.
-"Oscar,
dai fermiamo un attimo i cavalli, sono sfiniti. Ti va di fare due
passi mentre loro si riposano un attimo?"- quasi le urlò visto
che era parecchio avanti.
-"Va
bene, ma non credere che ti farò vincere."- ed ecco un'altra
risata
Da
dietro il cespuglio Agnes vide i due che scesi da cavallo si
avviavano verso Palazzo Jarjayes e avendoli nel senso opposto se li
trovò davanti.
Aveva
un nodo in gola al pensiero di aver perso André, bruciava come non
mai quella ferita.
Non
riusciva a staccare gli occhi dal suo viso, finché mentre si
avvicinavano sempre di più, non scorse i suoi occhi.
Ecco
lo sguardo che non aveva mai visto quando guardava lei.
-"Adesso
ho capito tutto André."- disse tra sé e sé.
Ora
le era chiaro come la luce del sole...ecco chi era la donna che gli
aveva rubato il cuore, lo scorgeva da quella luce che faceva brillare
il colore dei suoi meravigliosi occhi verdi smeraldo che l'avevano
fatta innamorare, oltre ai suoi modi gentili.
-"Ti
auguro di essere felice André, davvero. Spero ti ami anche lei con
la stessa intensità con cui tu ami lei."-
Stette
lì ancora un po', fin quando Oscar e André furono abbastanza
lontani da non accorgersi di lei, così riprese il suo calessino e
con la morte nel cuore tornò sulla strada per andare dov'era
diretta.
Anni
dopo, un pomeriggio d'estate inoltrata, Andrè libero dalle consuete
incombenze alla Reggia, concluso il lavoro nelle scuderie di Palazzo
Jarjayes, si era dedicato a sistemare in dispensa alcune provviste,
mentre era intento in quella faticosa occupazione, udì la voce di
sua nonna che lo chiamava insistentemente
-"André...André...quando
lo chiami non risponde mai."- sbraitava Nanny.
-"Sì
nonna, ti ho sentito non sono ancora diventato sordo, ho appena
finito di sistemare i sacchi di farina come mi avevi chiesto."-
-"Vedi
di sbrigarti e di raggiungere Mousier Bertrand che non è ancora
molto pratico di consegne."-
-"Mousier
Bertrand?"- chiese André stupito, non aveva mai sentito quel
nome
-"
Sì, che sciocca che sono"- seguitò di rimango Nanny"- mi
ero dimenticata di farti presente che Mousier Bertrand è il nostro
nuovo fornitore di vino, dopo aver sposato la figlia Agnes, da
qualche mese ha rilevato l'attività di Mousier Andouins...non poteva
scegliere persona migliore come nuovo proprietario del suo redditizio
commercio.
Non
farlo attendere ed accompagnalo nelle cantine."-
-"Va
bene nonna, vado"-
Andrè
s'incamminò verso il cortile sul retro, le parole pronunciate da sua
nonna gli riportarono alla memoria il pensiero della dolce Agnes, non
ne aveva più avuto notizie dal loro ultimo incontro, era felice e
auspicava che finalmente avesse trovato un uomo che l'amasse come si
meritava e di quell'amore incondizionato come quello che lui provava
per Oscar...doveva essere così, visto che si era sposata.
Lo
avrebbe fatto solo se avesse trovato l'amore vero, di quello ne era
sicuro.
Si
era reso conto che non aveva più pensato a lei, dopo i giorni
seguenti all'ultima volta che si erano detti addio.
Pensò,
che per quanto potesse essere bella e coinvolgente, per lui era ormai
un ricordo lontano.
L'amore
che provava da sempre per Oscar non si sarebbe mai offuscato anche se
fosse riuscito a farsi una vita al di fuori dei suoi compiti di
attendente.
Avrebbe
dovuto abbandonare il suo ruolo accanto a lei ed era sicuro che anche
così non ci sarebbe riuscito a togliersela dalla testa, dal cuore e
dall'anima anzi, e ne era certo, sarebbe impazzito al pensiero che
qualcun altro avrebbe preso il suo posto accanto a lei, al pensiero
di non vederla tutti i giorni ed Agnes non meritava certo un uomo che
non le fosse totalmente fedele, con tutto il suo essere e non solo
fisicamente.
-"Ti
auguro, ogni bene Agnes."-
Sentì
il suo cuore più leggero in quel momento.
Con
quei pensieri si diresse verso le cantine, per adempiere al compito
che la nonna gli aveva dato.
Palazzo
Jarjayes, inizio 1787
Oscar,
si era ritirata nella sua stanza, la solitudine ed il suono del piano
erano la sola arma che aveva per vincere quello stato di profonda
prostrazione, seguito all' inevitabile fine della sua amicizia con
Fersen.
Il
suo cuore ferito, da quel rifiuto l'aveva portata a prendere la
decisione di lasciare il suo incarico di Colonnello delle Guardie
reali.
Voleva
fuggire, allontanarsi dalla Reggia e da Fersen, da quella certezza
infranta e distrutta di un sentimento che l'aveva portata ad apparire
debole e fragile, a farle assaporare quelle emozioni che mai aveva
creduto di provare, né era uscita a pezzi, quel diniego l'aveva
lasciata avvilita, distrutta.
Non
voleva più provare certe puerili emozioni, voleva rinchiudersi in
quel suo guscio protettivo fatto di silenzi.
Voleva
tornare ad essere l'algido comandante, dimenticare quegli istanti,
annullare ancora una volta se stessa, volendo in tutte le maniere
nascondere quel fragile e sottile momento in cui era apparsa la sua
vera natura di donna, vivendo con la freddezza di un uomo.
Una
sera, maturata la sua decisione ne fece partecipe André, mettendolo
al corrente che una volta lasciato il suo incarico voleva farcela da
sola, senza doversi appoggiare a nessuno e che quindi non avrebbe
avuto più bisogno di lui né di chiunque altro.
André
a quel congedo così freddo ebbe da ridire ma con la sua proverbiale
flemma per tutta risposta le disse: -"Anch'io ti devo dire una
cosa. Una rosa è una rosa anche se essa sia bianca o rossa, una rosa
non sarà mai un lillà Oscar."-
A
quella bruciante verità Oscar si volse verso André come una furia
tornando sui suoi passi e schiaffeggiandolo sul lato buio del viso,
lo tirò verso di sé prendendolo per il bavero della camicia e
riprese
-"Con
questo cosa vuoi dire? Che una donna rimane una donna in ogni caso? È
questa la morale? Rispondimi, devi rispondermi André. Ma lo capisci
che è importante per me?"-
André
a quella reazione violenta di Oscar rimase impassibile, la prese per
i polsi, rimase così con lo sguardo come perso nel vuoto per qualche
istante, poi la strinse a sè e la baciò...caddero sul letto. André
gravò sul corpo esile di lei.
Lo
sguardo di Oscar a quell'irruenza era di stupore misto a paura, si
dimenò cercando di liberarsi da lui ma inutilmente, sentì tutta la
forza di André gravargli addosso, riuscì a scostare il viso e a
gridargli -"Lasciami André o chiamo aiuto."-
Chiamò
a raccolta tutta la forza che potè e lo spinse via.
André,
che ancora aveva tra le mani i suoi esili polsi, alla spinta lacerò
la sottile camicia che indossava scoprendole il seno, cime era solita
fare quando era libera dai suoi impegni a Corte, quella sera non era
coperto dalle solite fasce che portava sotto l'uniforme per celare
agli occhi del mondo quelle piccole dolci rotondità che facevano di
lei una donna.
Al
suono dello strappo Oscar gridò come se le avessero lacerato
l'anima.
André
si ravvide lasciando cadere ai suoi piedi quel lembo di stoffa che
ancora teneva tra le mani
Lei
tra mesti singhiozzi chiese
-"Bene
e adesso, e adesso che cosa vorresti farmi André? Che cosa vuoi
provare?"-
André
tra le silenziose lacrime che ora le rigavano il volto rispose
-"Ti
prego perdonami Oscar. Giuro su Dio che non ti farò mai più una
cosa come questa."-
Si
avvicinò a lei e molto delicatamente coprì quella nudità che lui
stesso aveva provocato.
Poi
allontanandosi da lei, prima di uscire dalla camera si fermò un
attimo, ricurvo e dolorante nell'animo per quello che era appena
successo, ebbe la forza di fare una confessione che mai in quei
termini avrebbe voluto fare, non era così che voleva confessarle il
suo amore se mai avesse avuto il coraggio di farlo
-"Una
rosa non potrà mai essere un lillà. Ascolta Oscar, non potrai mai
cancellare di essere nata donna. Per 10 anni non ho avuto occhi che
per te, ho amato solo te."-
A
quella confessione Oscar sgranò gli occhi, non aveva mai sospettato
che André, il suo amico fraterno, compagno di giochi e confidenze,
la sua ombra da una vita, provava dei sentimenti d'amore per lei.
Ora
sapeva che tutte le attenzioni che lui le rivolgeva non erano per
senso del dovere o per semplice affetto fraterno ma Amore
incondizionato...ne rimase spiazzata.
Cosa
ne sarebbe stato di loro adesso? Della loro vita, della loro
amicizia?
André
distrutto da quel suo gesto impulsivo ed irruento si chiuse in camera
sua in preda ai sensi di colpa per aver distrutto in un attimo il
rapporto con Oscar, quell'amicizia che era stata vitale per lui fino
a quel momento...e ora, cosa ne sarebbe stato di loro, si chiese.
Trascorsero
le ore ma quel tarlo non lo mollava, aveva una bottiglia di vino in
camera l'aveva bevuta in poche sorsate, per stordirsi e cadere così
nel sonno più profondo per non pensare e non sentire quel dolore che
gli dilaniava l'anima, ma fu inutile, quella scena continuava a
riviverla.
Quello
che più lo addolorava erano le lacrime di Oscar che con il seno
scoperto e con viso girato da una parte per non incrociare il suo
sguardo chiedeva cosa avrebbe voluto fare arrivato a quel punto.
Come
aveva potuto fare un gesto così ignobile, baciarla senza il suo
consenso, la camicia non l'aveva strappata volontariamente, non lo
avrebbe mai fatto, non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere,
ma era successo e stava male adesso al pensiero di lei in camera sua,
ancora in preda al pianto o forse alla paura di averlo accanto e
sotto al suo stesso tetto...tutto era perduto.
In
preda ai dubbi, alle incertezze di quel gesto che aveva portato André
a baciarla in quel modo rude, dopo essersi calmata, si alzò e uscì
dalla sua camera diretta verso quella di André per cercare di
chiarire con lui.
Si
era resa conto che con quello schiaffo dato in pieno viso sul lato
cieco e con quella decisione di volerlo allontanare da lei, André si
era sentito abbandonato dalla persona a cui teneva di più, lo aveva
trattato non come un fratello, l'amico di una vita ma come un servo,
non era questo che aveva intenzione di dirgli congedandolo.
Voleva
solo dirgli che era capace di farcela da sola, che non aveva bisogno
della sua protezione né di chiunque altro.
Avrebbe
comunque continuato ad essere la sua amica ma non poteva immaginare
che invece lui l'amasse.
Nelle
parole di André sentì tutto il suo dolore per quell'amore che aveva
per lei.
In
quel lungo corridoio che la separava da lui, ad ogni passo in più
che la portava alla sua meta, dentro di sè si faceva sempre più
forte la consapevolezza che anche lei provava qualcosa per lui.
Passato
il momento di smarrimento per quello che era successo solo poche ore
prima, conoscendo il sentimento che animava l'animo di André per
ogni gesto, ogni decisione, ogni parola ed ogni intervento di
protezione verso di lei si fece sempre più spazio nel suo cuore un
calore nuovo che le bruciava in petto e che non aveva mai provato
prima.
Finalmente
arrivò davanti alla porta di André, notò una flebile lucina ancora
accesa che filtrava da sotto la porta. Rimase lì, immobile qualche
istante, poi bussò lievemente annunciando che stava per entrare.
André
rimase impietrito nel vederla in camera sua a quell'ora di notte e
dopo quanto era successo
-"Oscar,
che succede? Ti prego perdonami, non volevo farti del male. Mio Dio
cosa ho fatto?"-
-"Andrè,
calmati, non sto male. So che non volevi farmene."-
-"Allora
come posso aiutarti?!"-
-"Volevo
solo parlare di quello che è successo e chiederti io, scusa per come
ti ho trattato. Non volevo credimi, non era mia intenzione, ma quella
frase che hai detto mi ha mandata fuori di testa."-
-:Io
perdonare te Oscar?"-
-"Sì.
Perdonami tu André, per non aver capito il tuo malessere.
Volevo
nascondere il mio, fuggendo per cercare di essere un uomo, perché tu
non fai mai trapelare ciò che senti.
Tu e
mio padre siete il mio esempio, mai una lacrima, mai un momento in
cui vi ho visto vacillare.
Stasera
invece ho sentito tutto il tuo dolore André, il dolore di un uomo
che ama e che non è ricambiato.
Conosco
bene quel dolore, ha fatto parte di me negli ultimi anni, so solo che
questa rosa è più fragile di quanto si pensi.
Le
mie certezze sono andate in frantumi.
Vorrei
che mi aiutassi a capire, ti prego André aiutami.
Vorrei
prendere un congedo e andare via per un po' di tempo, appena lo avrò
ottenuto andrò nella villa di famiglia in Normandia, vorresti
accompagnarmi?
Magari
stando lontano dai miei obblighi di Colonnello potrò fare chiarezza
dentro di me e magari riflettere bene sulla mia vita e su di noi."-
-"Noi?
Davvero lo vuoi Oscar? Davvero vuoi che venga con te in Normandia?
Non sei arrabbiata con me?"-
-"No
André, non lo sono. Dimentichiamo questo incidente, che dici? Non
voglio perderti, non l'ho mai voluto. Volevo solo non aver bisogno
della tua protezione, tutto qui. Ora che so dei tuoi veri sentimenti
per me, non posso far finta di niente."-
-"Oscar..."-
-"No,
non dire niente André, ne parleremo ancora quando saremo in
Normandia. Avremo tutto il tempo per farlo."-
André
era rimasto senza parole.
Era
perso nel suo sguardo che brillava alla fioca luce delle candele,
quegli occhi che lo mandavano in delirio per quante sfaccettature
aveva e che lui adorava tutte.
Guardava
la sua Oscar, era lì, davanti a lui, fragile e indifesa che ancora
una volta si affidava a lui.
Voleva
ancora parlargli, stargli accanto, gli aveva chiesto aiuto e lui non
si sarebbe tirato indietro.
Forse
c'era ancora una speranza per loro, se lo auspicava.
Oscar
fece un passo avanti verso di lui, poggiò la sua esile mano sulla
guancia e poi lo baciò leggermente sulle labbra, quelle stesse
labbra che quella stessa sera aveva assaporato per la prima volta ma
che adesso erano calde, morbide e dolci.
André
non sapeva che fare, era rimasto fermo per paura di allontanarla e
farla scappare.
Quando
Oscar si staccò dalle sue labbra, senti il cuore balzargli in petto
come se si fosse staccato da lui per seguire lei.
Oscar
lo guardò e gli sorrise, gli augurò la buonanotte dicendogli che lo
aspettava la mattina successiva per la colazione e poi uscì dalla
stanza.
André
non credeva ancora a quello che aveva appena vissuto.
Era
andato all'Inferno e ora era in Paradiso tutto nella stessa sera.
Oscar
non lo odiava, non voleva escluderlo dalla sua vita anzi, lo aveva
anche baciato.
Le
sue labbra erano di velluto e dolci come l'ambrosia degli dei.
Non
tutto era perduto, adesso lo attendeva un periodo da trascorrere
insieme, solo loro due.
Era
certo che anche Oscar provava dei sentimenti per lui, doveva solo
capirlo, abbandonarsi al suo cuore e lasciarsi guidare.
La
sua vita, come quella di Oscar stava prendendo una via tortuosa ma
che avrebbero percorso insieme mano nella mano senza mai lasciarci
andare.
FINE
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