NdA: 𝗣𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗿𝗮𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝘀𝗲𝗿𝗶𝗮𝗹𝗲, 𝗺𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗻 𝗼𝘀𝘀𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝘂𝗹𝘀𝗶𝘃𝗼, 𝗺𝗶 𝗲𝗿𝗮𝗻𝗼 𝗿𝗶𝗺𝗮𝘀𝘁𝗲 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗘 𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗱𝗮 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝘂𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗳𝗮𝗿𝗹𝗼 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗳𝘂𝗼𝗿𝗶𝗰𝗵𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝗴𝗲, 𝗰𝗼𝘀𝗶̀ 𝗲𝗰𝗰𝗼𝗺𝗶 𝗾𝘂𝗮, 𝗰𝗼𝗻 𝟭8 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗽𝘁 𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼, 𝗲 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶 𝗮 𝟭𝟬 𝗺𝗶𝗻𝘂𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗮𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲 𝗳𝗮𝗰𝗲𝗯𝗼𝗼𝗸 𝗵𝗮 𝗯𝗼𝗶𝗰𝗼𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗱𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲... 𝘅𝗗

𝗦𝗼𝗻𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗳𝗹𝗮𝘀𝗵 𝗲 𝗱𝗿𝗮𝗯𝗯𝗹𝗲, 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗿𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘁𝗮𝗹𝗶, 𝗱𝗮 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗵𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗱𝗮𝗿 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗮𝗺𝗽𝗶𝗲 𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗲, 𝗺𝗮 𝗹’𝗶𝘀𝗽𝗶𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰’𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗵𝗼 𝗹𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗽𝘁 𝗲 𝗵𝗼 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗱𝗮𝗿 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝘃𝗶𝘁𝗮, 𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗲𝗺𝗯𝗿𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲.

A primo impatto, di spalle, semplicemente non lo aveva riconosciuto: l’uno sulla schiena, la testa alta -doveva star mostrando uno sguardo fiero- e quel codino alto.

Al secondo sguardo si era sentito orgoglioso di averlo in qualche modo ispirato esteticamente e anche di esser stato parte di coloro che lo avevano portato a crescere così tanto, anche se alla fine era cresciuto da solo.
Era forte e determinato abbastanza da aver abbattuto tutte le proprie insicurezze e conquistato la fiducia in se stesso prima e da parte degli altri poi.
Al terzo sguardo era arrossito.

Lo aveva trovato affascinante con il codino scomposto dalla fatica della partita, il viso tutto lentiggini e un sorriso tutto per lui.

"Azumane-senpai, sei riuscito a venire!”

Sciolse il proprio codino, toccandosi i capelli, imbarazzato.
“Sei cresciuto Tadashi”

“Ehi, Toshi, tu perché non sopporti il piccoletto?”
“È fastidioso”
“Ti piace”

Ushijima quasi si strozzò con la propria cena,

Erano passati pochi giorni dal ritiro delle matricole in cui avevano rivisto il Gamberetto della Karasuno e Tendo era rimasto di nuovo colpito dalle reazioni forti e spesso immotivate del suo compagno di squadra nei suoi confronti.

Poi aveva capito e aveva deciso di aprirgli gli occhi.

Erano due idioti della pallavolo, finire insieme non avrebbe fatto loro del male, no?

Riflettere sulla situazione di Wakatoshi però, lo aveva costretto a riflettere sulla propria.

Borbottò frustrato e si alzò dal tavolo.

“Vado a Economia domestica.”
“Non ci sono lezioni oggi”

“Voglio fare un esperimento”

“Mh?”

“Cioccolato… salato!”

“Ehi bellezza, ti va di giocare un po’?” chiese con voce maliziosa all'orecchio del suo ragazzo, mentre gli si accostava alle spalle, la mano ad avvolgerlo, accarezzando gli addominali.

“Ehi a te bellezza, non che mi dispiaccia un po’ di divertimento, ma quello è proprietà privata, dobbiamo chiedere il permesso!” aveva riso il biondo di fronte a lui, girandosi a guardarlo, ammiccando verso il proprio pacco.
C’era solo un problema, che fece affluire tutto il sangue di Shoyo al volto, pur senza far scomparire la traccia di maliziosa arroganza, Shoyo non conosceva imbarazzo: aveva sbagliato persona.

"Oh scusa, da dietro sembravi Atsumu-san" rispose, un sorriso malandrino sulle labbra.

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“Ehi ragazzaccio!” la voce di Yamaguchi era leggermente impastata dall'alcool, mentre palpava a due mani il sedere del suo ragazzo di fronte a lui.

“Ciao Lentiggini…”

Yamaguchi lo coinvolse in un bacio passionale, non appena il biondo di fronte a lui si voltò ad affrontarlo.

C’era un solo problema, che lo fece sprofondare nell’imbarazzo più profondo.

“Tu non sei un amico di Shoyo?”

Non aveva di fronte Terushima, ma Miya Atsumu.

“Uhm adesso non so davvero come cavarmela…” mormorò.

“Che stai combinando?” chiese Osamu ridendo.

“‘Samu devi aiutarmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!”

“Perché dovrei? se ti sporchi ancora un po’ più di cioccolato, posso aspettare che solidifichi, così non puoi più muoverti né parlare, sai che pacchia?”
“”Samu sono serioooooooooooooo”
“Sì è chiarissimo dal tono maturo che stai usando…” lo derise ancora.
“Devi aiutarmi a fare dei cioccolatini per Shoyo!”

Osamu scosse la testa esasperato, suo fratello era una causa persa, ma chi era lui per non aiutarlo a conquistare qualcuno che lo sopportasse al posto suo?

“Mi scusi!” la voce sembrava conosciuta, ma estranea al tempo stesso, come un ricordo distante.

Alzò lo sguardo per aiutare la persona che aveva urtato e si ritrovò di fronte un ragazzo basso e magro, con folti capelli bianchi.

“Il vice del Karasuno” disse, monocorde.
“Ushijima, scusami per beh, lo scontro…”

“Cosa ci fai da queste parti?” chiese, pervaso da una curiosità inspiegata.

“I-io ci lavoro.” rispose Sugawara, sorpreso.
“Sono un insegnante di questa scuola, tu invece?” chiese più per cortesia che per curiosità reale.
Fu così che scoprì che Ushijima era il cugino che Kaito, uno dei suoi studenti, aveva invitato per il giorno della carriera.

Fu così che si ritrovò a prendere il caffè in un bar di periferia, con un vecchio avversario del liceo.

Non sapeva bene da dove derivasse quella curiosità reciproca, né dove avrebbe portato, ma quell'incontro scontro era stato di certo interessante…

Il volto di Chikara era paonazzo.

Possibile che quell'uomo riuscisse a fare ogni tali doppi sensi senza rendersene conto?

Negli anni il suo lavoro lo aveva portato più volte ad interagire con l'asso mancino del Giappone, Ushijima Wakatoshi.

All'inizio aveva pensato che le sue battute maliziose fossero un modo goffo per invitarlo ad uscire.

"𝘚𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘶𝘳𝘰…"

con suo grande sgomento, era una frase all'ordine del giorno quando entrava per farsi sciogliere qualche contrattura.

"Ci… ci stai provando con me?" aveva chiesto un giorno, in preda all'imbarazzo più totale.

Ushijima aveva aggrottato la fronte confuso.

"No, sono qui per un massaggio" aveva risposto, serio.

Aveva scoperto a proprie spese che in realtà Ushijima era del tutto ignaro dei doppi sensi che pronunciava.

Altrettanto suo malgrado aveva scoperto che la cosa gli dispiaceva.

"Buonasera Ushijima-san, come stai?"

"Non bene, ma credo sia solo la solita contrattura…"

"Ancora la stessa?" chiese chiudendosi la porta alle spalle.

"Mhmh, Iwaizumi ha detto che devo curarla seriamente, o rischio uno stiramento"

"Ok ok -sospirò esasperato, anche lui glielo aveva detto mille volte, rimanendo spesso inascoltato- Adesso stenditi e rilassati! Devo controllare che con la tua testardaggine non abbia fatto danni! Se non mi dai retta, questa brutta contrattura alla coscia potrebbe trasformarsi in qualcosa di più serio!"

"Oh no, è l'inguine che mi fa male, non la coscia!"

Non era possibile, la malizia nella voce doveva averla immaginata, era sicuramente solo l'ennesimo strafalcioni involontario.

"Adesso ci sto provando con te, Ennoshita" 

"Ehi Lentiggini, ti va di prenderci un caffè?" 

Era iniziata così, con un invito innocente in una caffetteria, quando Yamaguchi era al suo terzo anno e l'ex capitano della Johzenji era a metà del suo corso di formazione come hair stylist.

"È hi Lentiggini, ti va di uscire con me"

"A me piacciono le ragazze!" aveva detto arrossendo il capitano del Karasuno. 

"E che c'entra? Anche a me piacciono le ragazze, ma a me piacciono in generale le cose belle e tu sei bello, non basta per voler uscire con te?" 

Era iniziata con un invito innocente in una caffetteria ed era finita con Yamaguchi che scopriva se stesso, la sua sessualità e il cuore meraviglioso che si nascondeva dietro la facciata da Casanova di Terushima Yuji.