Resta con me

di musa07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Resta con me ***
Capitolo 2: *** Senza titolo ***



Capitolo 1
*** Resta con me ***


Prompt: “Per favore resta con me” di Risa-chan
              “Mi stupisco ogni giorno che tu sia ancora al mio fianco” di Bombay
 
 Partecipa alla challenge #springbingo indetta dal gruppo FB "Non solo Scherlock"

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Io devo smetterla di tormentare ‘sto povero ragazzo. Ma è così catartico scrivere di lui.
Scusa Tooru
 
 Ormai non faccio neanche più finta di trovare dei titoli


 
 
Era un’insolita giornata di fine inverno. Ventosa e grigia. Praticamente perfetta per quel momento.
Praticamente perfetta perché rispecchiava appieno il suo animo. Le sue sensazioni.
 
Hajime gli camminava quei due tre passi indietro per lasciarlo tranquillo nelle sue riflessioni.
Per non dargli l’idea di essere lì per accudirlo, per fungergli da stampella (e non metaforica in questa caso). Sapeva che più di tutto Tooru non voleva vedere negli occhi degli altri la pietà, l’imbarazzo per non saper che cosa dire.
 
Era il primo giorno che i medici, i fisioterapisti, gli avevano permesso di poter far due passi fuori dalla sua stanza. Fuori dal reparto. Fuori dall’ospedale.
 
Tooru stava osservando la natura che lo circondava nel piccolo giardino che si trova nella parte retrostante della clinica ospedaliera.
Sollevò il volto, verso le fronde spoglie degli alberi che, agitandosi, producevano un suono melodioso. Proprio come le foglie secche sotto ai suoi piedi. Ai suoi passi (ancora così dannatamente malfermi e insicuri).
“Curioso” si trovò a pensare Tooru “nonostante siano apparentemente spogli, m0rti, i rami producono dei suoni melodiosi, dolci, che ti cullano. Pieni di vita.”
 
Quando il suo ginocchio aveva infine ceduto ed era stato necessario quell’intervento a lungo rimandato, ed ora era in quella sorta di Limbo in cui stava aspettando di sapere se avrebbe potuto continuare a giocare o meno, Tooru aveva imparato diverse cose.
 
Aveva ben imparato, alla fine e quando si era scontrato contro un muro, che non poteva tenere e avere tutto sotto controllo.
 
Aveva imparato che molto spesso, erroneamente, pensiamo che il tempo che ci viene concesso sia illimitato.
Che dureremo per sempre…
A volte è la noia a far perpetrare il continuo delle cose, a volte la pericolosa abitudine sulla quale ci si adagia.
Perché tutto passa ed ogni cosa con il tempo si tramuta in ricordo, ma sicuramente ci si guarderà indietro e si ricorderà…
E allora Tooru aveva capito che non era la paura di m0rire, ma era la paura di vivere. Doveva vincere la paura di vivere.
La cosa della quale si era meravigliato – dopo l’infortunio, dopo l’intervento, dopo il terrore di non sapere ancora cosa sarebbe stato di lui come atleta - era stato che la vita aveva continuata a scorrere come sempre.
Nessuno tsunami a sconvolgere il susseguirsi della quotidianità, nessuna conversione religiosa. Nessuna illuminazione.
Tutto aveva continuato a scorrere come sempre…
 
E aveva imparato che il Tempo può essere il peggiore dei tiranni ma anche il migliore e il più prezioso alleato.
Aveva capito quanto veloce fosse, di come – per quanto uno cerchi di stargli dietro – ti sembrerà che lui sarà sempre davanti avanti a te, che ne vedrai sempre la schiena inafferrabile.
Ed è solo quando ti metti a camminare al suo fianco, al fianco del Tempo, che allora ogni affanno sparisce. Ogni cosa è veramente goduta.
Che ci sono momenti in cui preghi che si fermi, perché non vorrai sapere cosa sarà domani. Cosa ti riserverà il domani.
Quando sai che il giorno dopo si deciderà davvero della tua vita, di come proseguirà, allora ti soffermi su ogni respiro, e te ne allieti.
Perché è come se tutto intorno si ampliasse ma, per contro, sparisse, come in una sorta di bolla, che si gonfia e si sgonfia ripetutamente.
Tutto si amplifica. I colori, i suoni, gli odori.
E ci si concentra su ogni cosa, su queste piccole cose, perché vuoi viverle. Ma non per imprimertele nella memoria, ma perché vuoi viverle e assaporarle in quel momento.
In quei giorni, in quelle settimane, Tooru si sentiva come se fosse nato una seconda volta.
Come se avesse riaperto gli occhi e iniziato a respirare nuovamente.
Come se avesse avuto un nuovo inizio. Un capitolo del libro finito.
Una nuova pagina iniziata… (Che però gli fa paura…)
 
- Per favore, resta con me… - sussurrò appena Tooru, un fruscio. Proprio come le fronde degli alberi sopra alle loro teste.
 
E Hajime colmò la breve – ma lunga – distanza che li separava, ponendosi al suo fianco, non perdendolo di vista. Soprattutto nel momento in cui Tooru volse lentamente lo sguardo su di lui. Il pallore del volto di Tooru era quasi spettrale, quasi onirico. Ma agli occhi di Hajime era sempre bellissimo. È sempre il suo Tooru.
 
- Scusa Iwa – un lieve sorriso ad adornagli il volto pallido – sono il solito egoista. –
Ma Hajime non gli permise di dire altro, abbracciandolo. Colmando un altro po' la distanza tra di loro.
- Mi stupisco che tu sia ancora al mio fianco. – gli sussurrò nuovamente l’alzatore, cercando in qualche modo di schernirsi ma aggrappandosi a quell’abbraccio.
- Perché sei il solito imbecille che non capisce mai niente! – lo rimproverò brusco ma pieno di quell’amore che ancora non aveva avuto il coraggio di confessargli

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Capitolo 2
*** Senza titolo ***


Prompt: “Hajime e Tooru litigano furiosamente e Iwa decide di lasciare Oikawa.
A quest’ultimo non sta bene la cosa e farà di tutto
per riconquistarlo ma deve lavorare su se stesso” di 
Bombay 
 
 
Fic scritta per la challenge #ènatoprimaluovooiltitolino indetta nel gruppo FB "Non solo Scherlock"
 
 
 
 
Ci sono due uniche cose – al momento – che Tooru rimpiange in vita sua.
E, no: non sono cose effimere, cose legate a qualcosa di materiale. Cose legate alla gloria, al prestigio… agli applausi o ai premi guadagnati.
No, niente di tutto questo.
 
 
Perché arriva sempre un momento nella vita in cui fai i conti con ciò che conta veramente.
Con i sorrisi che abbiamo indossato.
Con le ambizioni, che molto spesso solo le aspettative degli altri, della società. E che alla fine ci hanno affossato e ci hanno fatto perdere noi stessi. I nostri sogni, le nostre passioni, i nostri veri obiettivi
Con i silenzi, le parole non dette, che son diventati muri. Che dividono.
Con l’aver dato per scontato la presenza degli altri. Di chi è sempre rimasto al nostro fianco. Nel bene e nel male… nel dolore e nella sofferenza. E, cosa ancora più difficile, nella gioia; perché ci vuole un animo veramente nobile e puro per gioire dei successi degli altri.
 
 
Ci sono due uniche cose – al momento – che Tooru rimpiange in vita sua.
Non aver detto ad Iwa quanto lo amava.
E non essersi scusato subito. Perché è perfettamente consapevole del fatto che son avesse chiesto “scusa” allora, poi sarebbe subentrato il rancore, l’orgoglio…
E di orgoglio Tooru ne ha tanto, ma è quell’orgoglio che gli ha sempre permesso di rialzarsi, di andare avanti nonostante il dolore, la delusione, la sconfitta.
È quell’orgoglio che gli fa capire quando ha sbagliato e che deve ritornare sui suoi passi. Letteralmente. Dato che si sta dirigendo proprio verso casa di Hajime.
 
 
Perché Tooru sa perfettamente che non vuole avere il rimpianto di non esser stato felice.
Al fianco della persona che ama.
Perché amare non vuol dire far andare sempre tutto bene. Non è una bolla idilliaca.
Amare vuol dire sbagliare, aver il coraggio di dire di aver sbagliato, aver il coraggio di dire scusa.
Amare non vuol dire fingere, non vuole dire far finta che vada tutto bene. Non vuol dire non vedere i propri difetti e quelli dell’altro.
Amare non vuol dire evitare il conflitto.
E Tooru ci era arrivato solo ora. Là dove Hajime ci era già arrivato da tempo.
“Tu mi stai ascoltando con le orecchie ma non con il cuore.” gli aveva rimproverato Iwa prima di uscirsene dalla sua stanza, sbattendo la porta.
Perché a Tooru non piaceva il conflitto. Era già così incasinato a raggiungere compromessi con se stesso, a scendere a patti con se stesso.
 
 
Ritorna sui suoi passi, Tooru.
Ritorna da Hajime.
Che gli apre la porta. Per l’ennesima volta. Ma ha capito che questa volta è diverso.
Tooru è pronto.
Ad affrontare ogni cosa senza più nessun velo di Maja davanti agli occhi.
Ad ascoltare veramente.
Ad amare veramente.

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