Drammi d'amore nel regno di Hyrule

di Be_Yourself
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I migliori cavalieri di Hyrule ***
Capitolo 2: *** Il cavaliere e la principessa ***
Capitolo 3: *** Voci di corridoio ***
Capitolo 4: *** Verso le terre Gerudo ***
Capitolo 5: *** Fraintendimenti ***



Capitolo 1
*** I migliori cavalieri di Hyrule ***


CAPITOLO 1
I migliori cavalieri di Hyrule


Quella sera la locanda del borgo di Hyrule era più affollata del solito. Dopotutto erano in pieno periodo di fiere, e mercanti da ogni parte del regno avevano affollato la zona intorno al castello per vendere le loro merci più pregiate.
Link sbadigliò con aria stanca mentre seguiva Honey oltre la porta. Il caldo asfissiante e l’odore di idromele che permeava l’aria lo colpirono come un pugno, e lui si ritrovò a domandarsi perché ogni volta si lasciasse convincere dall’amica ad andare in quel posto. Inoltre per lui rimaneva un mistero come l’altra riuscisse ad essere allegra e pimpante a quell’ora della sera anche dopo un’intera giornata passata tra ronde e allenamenti.
Presero posto ad un minuscolo tavolo per due in fondo alla sala stracolma di gente. Link sbadigliò ancora, ma Honey parve non notarlo – o più probabilmente ignorò la cosa – e ordinò da bere per entrambi.
«Per me no» si affrettò a dirle lui, serio ma anche vagamente lamentoso «L’ultima volta che ho bevuto qualcosa che hai ordinato tu sono praticamente collassato e il mattino dopo non mi sono svegliato in tempo per il mio turno di guardia. Sono un cavaliere, non posso permettermi di essere così incosciente».
Honey lo guardò con espressione innocente «E io cosa ne potevo sapere che la tua resistenza all’alcool è pari a quella di un poppante? A proposito, vuoi che ti ordini una brocca di latte?» lo prese in giro bonariamente, ma si guadagnò un’occhiata truce.
«Mi hai convinto a venire qui soltanto prendermi in giro?».
«Guarda che sei tu che hai tirato fuori l’argomento».
Link sospirò e rimase in silenzio. Provare a vincere con Honey su quel fronte era una battaglia persa in partenza, sapeva usare le parole tanto quanto la spada. Lui, invece, non era così tanto loquace.
Quando la cameriera tornò al loro tavolo con due boccali e li mise davanti a loro, Link le chiese qualcosa che non fosse alcolico. La cameriera si scusò, convinta di aver sbagliato a versare la bevanda, e fece per riprendere il boccale.
«No, nessuno sbaglio!» intervenne prontamente Honey, afferrando il boccale che era davanti all’amico e trascinandolo verso di sé, poi fece l’occhiolino alla cameriera «Stasera ho molta sete».
L’altro osservò i due enormi boccali stracolmi di idromele e strabuzzò gli occhi, domandandosi come potesse Honey reggere tutto quell’alcool.
«Ci sono abituata, tutto qui. E poi mi piace» disse lei, intuendo perfettamente i pensieri dell’amico. Dopotutto quella era una delle cose che avevano contribuito a farli diventare così tanto amici: Link era silenzioso, parlava davvero poco, quasi lo avrebbe fatto soltanto quando strettamente necessario; Honey, invece, parlava tanto, forse troppo, ma era altrettanto brava a capire cosa passasse per la testa di una persona senza bisogno che questa parlasse, e quella cosa a Link piaceva.
Lei prese a sorseggiare l’idromele da uno dei due boccali, mentre si guardava intorno, incuriosita da tutte quelle persone provenienti da ogni parte del regno: c’erano soprattutto Rito e donne Gerudo, ma anche alcuni Zora e Goron. Questi ultimi, data la loro stazza, erano costretti a consumare le loro bevande stando in piedi o seduti sul pavimento, dato che le esili sedie in legno della locanda non avrebbero potuto reggerli.
Anche Link si guardava intorno con aria incuriosita mentre sorseggiava il proprio succo di bacche selvatiche che aveva un sapore dolce ma con un retrogusto leggermente aspro.
«Sono proprio curiosa di scoprire quali merci particolari verranno vendute alla fiera di quest’anno. Ho sentito dire che i Rito sono abili fabbricanti di frecce ed hanno trovato il modo di creare anche quelle esplosive» disse la ragazza, tutta eccitata «Le Gerudo invece sanno fabbricare gioielli come nessun altro. Devo assolutamente comprare un nuovo paio di orecchini o una nuova collana».
A quel punto l’attenzione di Link tornò tutta sull’amica, la fronte aggrottata in un’espressione di scetticismo e sorpresa. Non ricordava di aver mai visto l’altra indossare nulla del genere, né interessarsi a quel tipo di accessori.
«Le Gerudo sanno creare gioielli con particolari proprietà magiche» si affrettò a spiegare l’altra, interpretando lo sguardo dell’amico «I loro gioielli possono essere utili per resistere alle temperature più estreme, o ai fulmini, o al fuoco. Cose di questo tipo».
Ah, ecco, adesso tutto aveva un senso. Era strano che Honey pensasse a qualcosa che non riguardasse le battaglie, o l’alcool… o le ragazze.
I gioielli delle Gerudo avevano proprietà che potevano essere utili in una missione o contro determinati nemici, quasi come un’armatura, perciò l’altra era interessata ad acquistarli.
«Certo, costano parecchio» continuò lei con aria pensierosa, mettendo da parte il primo boccale ormai già vuoto e prendendo l’altro «Ma forse riuscirò a contrattare un buon prezzo».
Rimasero lì ancora per un po’, osservando il numero crescente di avventori che arrivavano alla locanda e conversando tra un sorso e l’altro di idromele e succo. Beh, per lo più era Honey a parlare, Link ascoltava con aria ora interessata, ora interrogativa, ora sorpresa.
Soprattutto gli parlò del popolo Gerudo, di quella città il cui accesso era vietato agli uomini e che nessuna donna poteva lasciare finché non avesse raggiunto la maggiore età.
Honey aveva vissuto due anni lì prima di tornare a casa e decidere di entrare a far parte dei cavalieri di Hyrule, lì aveva appreso le usanze delle Gerudo, il loro modo di combattere che comprendeva l’utilizzo della lancia o della scimitarra, e aveva imparato a sopravvivere alle estreme condizioni del deserto.
«Mi piacerebbe tornarci nella Cittadella Gerudo adesso che ho l’età per bere. C’è un locale che serve una famosa bevanda, il Vay meets voy, ma non ho mai potuto assaggiarla perché all’epoca ero troppo giovane e la proprietaria non si lasciava ingannare facilmente. Chissà se si ricorda ancora di me e di tutti i metodi fantasiosi che ho provato per farle credere che fossi più grande della mia età».
Link spalancò gli occhi nel sentire quelle parole, poi sospirò e si spalmò una mano sul viso come per dire che l’altra era proprio senza speranza.
Se non avesse visto lui stesso quanto l’amica fosse abile in combattimento e quanto fosse ligia al dovere se si trattava del suo ruolo in difesa del regno, si sarebbe domandato come avesse fatto a diventare cavaliere, visti i suoi modi molto discutibili e la sua quasi totale noncuranza anche delle regole più semplici.
Di tanto in tanto finiva nei guai, infatti, e un paio di volte si era ritrovato proprio lui a doverla arrestare dopo che l’altra aveva iniziato una rissa: una volta con alcuni avventori della taverna, un’altra con dei suoi compagni cavalieri.
Honey era proprio una testa calda, ed era molto permalosa se le veniva detto qualcosa che non le piaceva, ma era anche un ottimo cavaliere, per quello ogni volta riusciva a cavarsela soltanto con una ramanzina oppure una notte in cella.
Link pensava sempre che se lei non avesse avuto la vocazione e il desiderio di diventare un cavaliere, probabilmente avrebbe finito con l’essere la più tremenda piantagrane del regno.
Finito di bere il suo succo, Link si alzò dalla sedia «Adesso è meglio che vada a dormire, devo essere in forma per domattina» disse all’altra, guardandola con aria seria «Faresti bene ad andare anche tu. Hai sentito cosa ha detto oggi il capitano, domani il re verrà alla caserma per constatare di persona se i suoi cavalieri sono davvero capaci e degni di proteggere il regno».
L’altra fece un gesto disinteressato con la mano «Il segreto in queste occasioni è comportarsi come al solito senza farsi prendere dalla voglia di fare bella figura, altrimenti il nervosismo farà accadere l’esatto contrario. Sei un cavaliere impeccabile, Link, domani comportati come al solito fingendo che il re non sia nemmeno lì e andrà tutto bene» gli suggerì in tono affettuoso e rassicurante «E comunque pare che la vera ragione della visita sia quella di scegliere un possibile candidato che diventerà il cavaliere personale della principessa Zelda» aggiunse poi, alzandosi a propria volta e dirigendosi fuori dalla locanda insieme a Link, che la guardò sorpreso e un po’ scettico.
«Me lo ha detto una delle domestiche della principessa con cui sono diventata piuttosto… ecco… intima» spiegò, arrossendo leggermente, e l’altro capì cosa volessero dire quelle parole.
Anche lui arrossì, e fu grato che si trovassero già fuori dalla locanda, nell’oscurità della notte, così Honey non lo avrebbe notato.
Diventare il cavaliere personale della principessa Zelda sarebbe stato un grande onore per chiunque, ma per lui sarebbe stato un vero e proprio sogno avere l’occasione di passare con lei praticamente tutto il tempo, e riuscire, magari, a conoscerla meglio.
Non aveva mai parlato a nessuno di quei sentimenti, sarebbe stato troppo imbarazzante.
Lui era figlio di un cavaliere, era praticamente cresciuto al castello di Hyrule e la prima volta che aveva visto la principessa erano entrambi ancora piccoli, ma lui non avrebbe mai dimenticato quel momento.
Stava giocando con una spada di legno in un piccolo cortile vicino agli alloggi delle guardie reali, colpiva un piccolo manichino che suo padre gli aveva costruito per permettergli di allenarsi in attesa di essere abbastanza grande da poter usare una spada vera. Era così concentrato nel cercare di imitare i movimenti che aveva visto fare alle guardie durante l’allenamento, da non accorgersi che qualcuno lo stava osservando ormai da un po’. Se ne accorse solamente quando la spada gli cadde dalle mani e una sottile risatina provenne da un punto alla propria destra.
Quando si voltò, con aria infastidita e pronto a dirne quattro a chiunque stesse ridendo di lui, vide la ragazzina più graziosa che avesse mai incontrato in vita sua.
Non che fino ad allora si fosse mai reso conto che le ragazzine potessero essere graziose, in effetti.
Qualcosa dentro di lui si mosse, come un fuoco che divampa violento e improvviso e che arrivò a colorirgli le guance, e lui rinunciò ad ogni proposito di mostrarsi offeso e infastidito.
L’altra, tuttavia, parve piuttosto imbarazzata, infatti arrossì a propria volta e si scusò per aver riso, dopodiché gli fece i complimenti per il modo in cui sapeva usare la spada.
Restarono per qualche minuto a conversare nel tipico modo timido, impacciato e un po’ diffidente dei bambini – ad oggi Link neppure ricordava più di cosa avessero parlato – poi qualcuno chiamò la ragazzina e lei si affrettò a correre via, ma non prima di avergli detto il proprio nome: Zelda.
Da quel giorno Link era irrimediabilmente infatuato della principessa, e nonostante gli anni passati quel sentimento non era svanito. Nonostante non avesse più avuto occasione di parlarle, ogni volta che la vedeva anche soltanto di sfuggita quei sentimenti riaffioravano e crescevano ancora più forti di quanto fossero stati fino ad allora.
Sì, sarebbe stato bello diventare il cavaliere personale della principessa e poter finalmente avere l’occasione di parlare di nuovo con lei.
Adesso sì che si sentiva nervoso al pensiero della visita del re.


 
Angolo autrice
Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, sì, Honey sono io, o meglio, il mio (discutibile) alter ego all’interno delle storie. Certe volte non mi accontento di giocare a fare Dio con le vite di personaggi non miei, devo proprio andare a rompergli le scatole di persona 😂
A parte questo, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. È una piccola fanfiction divertente e senza pretese su questo gioco che ho amato alla follia e che mi ha fatta stare fino a notte fonda a cercare quegli stramaledetti korogu 😂 (però ne è valsa la pena).
Alla prossima!

 
 

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Capitolo 2
*** Il cavaliere e la principessa ***


CAPITOLO 2
Il cavaliere e la principessa


La sala principale del castello di Hyrule era gremita di gente, per lo più cavalieri, riunitisi lì per i festeggiamenti in onore di Link, nominato cavaliere personale della principessa Zelda.
Al ragazzo avere su di sé tutta quell’attenzione non piaceva, ma era tradizione che la nomina di un cavaliere, soprattutto una nomina di quel tipo che rappresentava un grande onore, venisse festeggiata in pompa magna, con la presenza, ovviamente, della famiglia reale al completo, e Link non poteva certo esimersi da quella tradizione.
Tutto era iniziato con lui inginocchiato dinnanzi al trono, poi il re lo aveva ufficialmente investito della carica di cavaliere personale della principessa, e lui si era alzato in piedi tra gli applausi dei suoi compagni.
A quel punto erano iniziati i festeggiamenti, nella sala dei banchetti.
Un gruppo di musici suonava in un angolo, mentre al centro erano disposti una serie di tavoli con cibi e bevande.
Lui, tra i cavalieri, era quello seduto più vicino ai posti d’onore del re e della principessa, poi seguivano tutti i suoi compagni.
Honey era capitata quasi in fondo alla sala, ma appena possibile si avvicinò a lui, cacciando via Rodrik, il cavaliere seduto accanto a Link.
«Congratulazioni, amico!» disse a voce piuttosto alta, mettendogli un braccio intorno alle spalle ed innalzando a mo’ di brindisi il bicchiere che aveva in mano.
Link arrossì leggermente per i modi esuberanti dell’amica «Ho sentito questa frase decine di volte nell’ultima ora» sussurrò, sbuffando una risatina imbarazzata.
«Penso faccia parte degli oneri che dovrai sopportare assieme all’onore del tuo nuovo ruolo» rispose l’altra per poi prendere un lungo sorso di idromele dal proprio bicchiere.
L’altro la fissò per un lungo momento con una strana espressione dipinta in volto, quasi esitante, poi si guardò furtivamente intorno per assicurarsi che nessuno stesse prestando particolare attenzione a loro due.
«Lo so che il re aveva scelto te, e so anche che tu hai rifiutato e gli hai suggerito me. Me lo ha detto il capitano» sussurrò fitto fitto, avvicinandosi ancora di più all’amica, l’espressione seria.
Lei fece un gesto con la mano come per dirgli di non pensarci «Aveva scelto me solo perché sono una ragazza. Avrà pensato che sua figlia si sarebbe sentita più a suo agio o qualcosa del genere, ma sai bene anche tu che non sarei stata adatta a questo ruolo. Sicuramente il re aveva già pensato a te, o non ti avrebbe certo scelto solo perché io e il capitano glielo abbiamo suggerito».
Link sospirò quasi spazientito «Tu saresti stata perfetta per questo ruolo».
Lei rise divertita «Sono una combinaguai. E poi sarebbe stato imbarazzante passare tutto il tempo insieme alla principessa dopo che ho sedotto metà delle sue domestiche…» nel dire quelle parole, un leggero rossore le colorò le guance.
Honey difficilmente si imbarazzava, tranne che per certe questioni, su cui era invece molto riservata… almeno finché non beveva qualche bicchiere di troppo, allora iniziava a provarci spudoratamente con qualche ragazza che le piaceva. E, per qualche assurda ragione, la cosa solitamente funzionava. Doveva avere probabilmente qualcosa, un fascino naturale da cui le ragazze erano irrimediabilmente attratte e a cui non sapevano resistere.
Agli uomini, invece, Honey faceva paura. Almeno in senso amoroso… e anche se si trattava di combattere, in effetti.
«Voglio sperare che tu non abbia detto al re questa cosa» disse Link, fissandola con espressione quasi preoccupata.
Lei fece spallucce «Non è che abbia fatto qualcosa di vietato» rispose, guadagnandosi da Link un'occhiata sconvolta «Ma no, non gliel’ho detto» si affrettò quindi ad aggiungere, ridacchiando per l’espressione dell’amico.
L’altro tirò un sospiro di sollievo.
«Comunque smettila di preoccuparti e goditi i festeggiamenti in tuo onore, perché ti assicuro che ti sei assolutamente guadagnato la nomina a cavaliere personale della principessa» disse ancora lei, poi aggrottò la fronte in un’espressione pensierosa e alla fine sorrise con aria quasi divertita «Ma guarda, sembra quasi l’inizio di una di quelle storie d’amore che si raccontano ai bambini: il cavaliere e la principessa».
Link, che era arrossito fino alla punta delle orecchie, in quel momento avrebbe voluto strozzarla.
 
Seduta al posto d’onore accanto al padre, la principessa Zelda osservava Link, il cavaliere che questi aveva scelto, e non poté impedirsi di provare una morsa di gelosia quando lo vide così vicino a quella ragazza, parlando fitto fitto come se condividessero chissà quali segreti.
Era una cosa sciocca, se ne rendeva conto, probabilmente Link neppure ricordava quel loro primo incontro, anni prima, quando entrambi erano poco più che ragazzini. Probabilmente non avrebbe mai provato per lei ciò che lei provava per lui fin da quel fatidico momento, eppure una piccola speranza si era accesa dentro di lei quando il padre le aveva detto chi sarebbe stato il suo cavaliere personale.
Finalmente avrebbe avuto l’occasione di passare del tempo con lui, di parlargli di nuovo, di conoscerlo meglio, non si sarebbe più dovuta accontentare di osservarlo da lontano, di cercarlo con lo sguardo tra i gruppi di cavalieri sperando di vederlo anche solo per un attimo.
E forse, chissà, con il tempo lui avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti.
Ma quell’ultima speranza si era incrinata quando aveva visto Link insieme a quella fanciulla. Era chiaro che i due fossero molto in confidenza, e stavano vicini in un modo che normalmente sarebbe stato inappropriato ed imbarazzante per un ragazzo ed una ragazza che non avevano una relazione.
Forse, però, quelle erano soltanto sue paranoie.
Dopotutto quella ragazza era un cavaliere, proprio come tutti gli altri compagni di Link che erano andati a congratularsi con lui abbracciandolo e brindando. Forse erano soltanto amici… forse.
O forse no.
 
Quando i festeggiamenti giunsero al termine, finalmente Link e Zelda ebbero l’occasione di scambiare qualche parola. Non che qualcuno si aspettasse che facessero amicizia loro due, formalmente erano legati solo da un vincolo di dovere e rispetto, ma entrambi avevano atteso quel momento per tutto il giorno.
Link si inginocchiò davanti alla principessa, in segno di rispetto.
«Per me è un onore essere il vostro cavaliere personale, principessa Zelda» disse lui, sperando che l’imbarazzo che provava non fosse troppo evidente. Sperò anche di non essere arrossito.
Zelda non sapeva bene come comportarsi, anche lei era in imbarazzo.
«E per me è un piacere avere te come mio cavaliere personale» disse in tono gentile e gli posò una mano sulla spalla, dandogli tacitamente licenza di alzarsi. Poi, scortata dall’altro, si avviò nella propria stanza.
Camminarono in silenzio per alcuni metri, poi la principessa prese coraggio e parlò di nuovo.
«Link, io non so se ti ricordi, sono passati così tanti anni, ma io e te ci siamo già conosciuti da bambini» sussurrò, sentendosi un po’ sciocca e tremendamente in imbarazzo «Sai, sono felice di vedere che sei riuscito a diventare un cavaliere. Ricordo che era ciò che desideravi».
Link si fermò nel mezzo del corridoio e la fissò con occhi sgranati. Non poteva crederci, la principessa si ricordava di lui, dopo tutti quegli anni ancora si ricordava di lui. Addirittura ricordava che lui le avesse parlato del proprio sogno di diventare un cavaliere.
Zelda arrossì sotto quello sguardo, sentendosi ancora più sciocca «Scusa, è ovvio che non ti ricordi, sono passati così tanti anni…».
«Certo che mi ricordo!» si affrettò a dire l’altro, con una veemenza che era insolita per lui durante una conversazione «Io… ero solo sorpreso perché non pensavo che anche voi lo ricordaste».
La principessa sorrise felice mentre le guance le si colorivano di una piacevole tonalità di rosa.
Link pensò che fosse la creatura più bella su cui avesse mai posato gli occhi.
«Sono onorato che vi ricordiate di me dopo tutto questo tempo» aggiunse, rivolgendole un altro breve inchino, ma era più una scusa per costringersi a distogliere lo sguardo da lei per non sembrare troppo adorante.
«Beh, anche tu ti ricordi di me» ribatté lei in tono allegro, riprendendo a camminare.
Lui la seguì «Questo è vero, ma di principessa ce n’è una sola, mentre io non sono l’unico cavaliere di Hyrule» rispose, evitando di dire che di lei si sarebbe ricordato benissimo anche se fosse stata una delle tante domestiche del castello. Sarebbe stato impossibile dimenticare una bellezza come la sua e quegli occhi che esprimevano una dolcezza e una gentilezza tali da essere la cosa più rara che lui avesse mai visto.
Non dissero più nulla per tutto il resto del tragitto, ma quella notte entrambi si addormentarono con il cuore colmo di gioia. Nessuno dei due osava sperare o anche solo permettersi di immaginare di poter stare con l’altro, ma per il momento quelle piccole gioie erano più che sufficienti a renderli felici.

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Capitolo 3
*** Voci di corridoio ***


CAPITOLO 3
Voci di corridoio


Essere il cavaliere personale della principessa Zelda richiedeva un impegno e una quantità di tempo di gran lunga maggiori di quelli richiesti ad un semplice cavaliere, ma a Link andava bene così, quel ruolo non gli pesava, era per lui un onore e un piacere passare il tempo con la principessa ed accompagnarla durante i suoi impegni quotidiani o durante i suoi viaggi per studiare le reliquie del popolo Sheikah.
L’unica pecca era che ormai vedeva Honey e gli altri cavalieri soltanto di sfuggita, il tempo di scambiare appena qualche parola prima di tornare ognuno ai rispettivi impegni.
Quella sera Link era nell’armeria, intento a lucidare ed affilare la propria spada dopo aver lasciato la principessa nelle sue stanze, quando si sentì improvvisamente tirare per la collottola.
«Tu adesso vieni con me!» disse Honey con il tono di chi non ammetteva repliche, trascinandolo così bruscamente da fargli cadere la spada di mano.
«Honey!» sbottò lui in tono di rimprovero, cercando di liberarsi e recuperare la spada, ma per tutta risposta l’altra strinse ancora di più la presa sulla sua tunica e lo strattonò nuovamente.
«Tu adesso vieni alla taverna con me! È passato troppo tempo dall’ultima volta che io e te abbiamo fatto una chiacchierata. La spada potrai lucidarla domani mattina» disse, imperterrita.
Link sbuffò, tra il frustrato ed il rassegnato «E va bene!» acconsentì infine, ottenendo finalmente che l’amica lo liberasse da quella presa. Mise al suo posto la spada e seguì l’altra fuori dall’armeria.
La taverna era meno affollata della volta precedente, dato che la fiera autunnale si era conclusa due giorni prima.
«Oh, guarda cosa ho comprato!» esordì Honey appena ebbero preso posto al tavolo, spostando una ciocca dei suoi scarmigliati capelli neri e rivelando tutta fiera un orecchino d’argento e ambra «Migliora la difesa in combattimento» spiegò.
L’altro capì che doveva trattarsi di uno dei gioielli delle Gerudo di cui l’amica gli aveva parlato settimane prima. Le sorrise come per dirle che era contento per lei, tuttavia la vide sospirare sconsolata.
«Però ho speso tutti i miei risparmi per questi orecchini e non ho potuto comprare le frecce esplosive dei Rito» si lamentò.
Link non lo disse, ma fu sinceramente grato per quella cosa. Honey con delle frecce esplosive in dotazione era sicuramente più un pericolo che altro.
«Allora dimmi» continuò lei «ti piace il tuo nuovo ruolo di cavaliere? Beh, suppongo di sì, visto che ti sei completamente dimenticato di avere degli amici».
L’altro sospirò ed alzò gli occhi al cielo «Non mi sono dimenticato di avere degli amici, ma lo sai bene che è un ruolo impegnativo. Sono incaricato di proteggere la principessa, la futura signora di Hyrule e colei che è destinata a sigillare la calamità Ganon quando questa si risveglierà. Non è mica una cosa da poco».
L’altra lo guardò con un’espressione strana, vagamente maliziosa e divertita al tempo stesso «Certo… Certo! È solo per questo».
Link non capiva cosa volesse dire e la fissò confuso.
Honey si sporse verso di lui, così da poter parlare a voce più bassa «E non c’entra nulla il fatto che tu sia innamorato della principessa, vero?».
Iniziava a fare improvvisamente troppo caldo lì dentro… e Link sperò di non essere diventato rosso come una fragola matura.
«Che ti salta in mente?» disse, provando a sembrare sconvolto, come se la sola idea fosse per lui troppo assurda anche solo da immaginare.
In quel momento odiò più che mai l’abilità di Honey di capire con uno sguardo cosa lui pensasse o provasse.
«Andiamo, Link! Non sono cieca e nemmeno stupida. L’ho notato dal modo in cui guardavi la principessa alla festa per la tua nomina, e ho notato il luccichio che hai negli occhi quando parli di lei» continuò Honey, sempre a voce bassissima «A me puoi dirlo, sono la tua migliore amica, saprò tenere il segreto».
«Tu non riesci a tenere nemmeno i tuoi di segreti quando bevi troppo» borbottò lui, rivolgendole uno sguardo vagamente truce.
«Questo è vero, non so tenere i miei segreti, ma questo non significa che non sappia tenere quelli degli altri. Insomma, mi hai mai sentita parlare spudoratamente ed irrispettosamente di qualcuna delle mie conquiste?» ribatté saccente.
Un sospiro rassegnato sfuggì dalle labbra di Link. Non poteva negare che l’amica avesse ragione, non aveva mai rivelato nulla che riguardasse altre persone.
E comunque lei aveva ormai capito tutto, negare sarebbe stato inutile e sciocco, nonché un’offesa nei confronti della sua più cara amica.
«Lo ammetto, io… provo qualcosa per… beh, lo sai» non voleva nominare la principessa, per paura che qualcuno potesse udirlo, tanto sapeva che l’altra avrebbe capito.
Sulle labbra di Honey si dipinse un sorriso trionfante, come a dirgli “non ho mai avuto dubbi”.
La cameriera arrivò con le loro ordinazioni, il solito idromele ed il solito succo di bacche.
Link gliene fu grato, sentiva la gola secca, come se rivelare la verità sui propri sentimenti a qualcuno gli fosse costato tutte le energie che possedeva.
Afferrò il bicchiere e bevve tutto in un sorso.
Intanto Honey era appena arrivata ad avvicinare il bicchiere alle labbra, quando si accorse, dall’odore, che quello non era affatto idromele… ma succo di bacche selvatiche.
Spalancò gli occhi, allarmata «Link, no!» provò a fermare l’amico, ma era troppo tardi, lui aveva già vuotato tutto il bicchiere, e dalla sua espressione era chiaro che si fosse reso conto soltanto in quel momento di cosa avesse bevuto.
«Maledizione!» borbottarono entrambi, all’unisono.
Venti minuti dopo erano nel corridoio che conduceva agli alloggi dei cavalieri, con Honey che trascinava di peso un Link completamente ubriaco che a stento riusciva a reggersi in piedi.
«Era solo un bicchiere, dannazione! La tua resistenza all’alcool è davvero pari a quella di un bambino» si lamentò la ragazza, affaticata «Ma poi sei così magro, come fai a pesare così tanto?».
«Non sono… così tanto… magro» rispose Link tra un singhiozzo e l’altro, in tono quasi offeso.
Honey non aveva nessuna intenzione di continuare a trascinare l’amico per tutto il corridoio fino a raggiungere la sua stanza, così lo trascinò all’interno della propria, più vicina, e lo gettò di peso su un lato del letto. Sospirò di sollievo e si sgranchì le ossa.
«Spero tu non abbia grossi impegni per domani, amico, perché avrai un mal di testa allucinante» disse quasi preoccupata, mentre si toglieva la giacca e gli stivali, per poi stendersi accanto all’altro, nel piccolo spazio lasciato libero.
In risposta gli arrivò un borbottio indefinito, quasi subito seguito da un sommesso russare, e capì che Link si era addormentato.
Si mise più comoda, per quanto le fosse possibile, sbadigliò ed infine si addormentò anche lei.
 
 
Il sole era ormai sorto da un bel pezzo e la principessa Zelda era pronta a partire. Quel giorno sarebbe andata ad esaminare un antico sacrario Sheikah non molto distante dal castello, ma aveva comunque bisogno della scorta del suo cavaliere personale, per ogni evenienza.
Però Link non si era ancora fatto vedere.
Non che fosse in ritardo, non ancora, ma ormai mancava davvero poco al momento della partenza, e solitamente lui arrivava sempre in anticipo.
Che gli fosse successo qualcosa?
Zelda sperò vivamente di no, ma cominciò a sentirsi preoccupata… almeno fin quando non udì la conversazione tra due domestiche che stavano passando lì proprio in quel momento.
«Hai sentito? Pare che Link, il cavaliere personale della principessa, e Honey, un altro dei cavalieri, abbiano passato la notte insieme».
«Sul serio? Ne sei proprio sicura? Non pensavo che quel Link fosse il tipo che…».
«Te lo assicuro! Me lo ha detto mia sorella che si occupa degli alloggi dei cavalieri. Ieri sera, mentre lavava le divise, ha sentito degli strani rumori in corridoio, e quando si è affacciata ha visto Link e Honey entrare nella stanza della ragazza, e pare che lì siano rimasti per tutta la notte».
Le domestiche sparirono dietro un angolo e il resto della conversazione si perse nel rumore dei loro passi sempre più lontani. Non che a Zelda importasse cos’altro avessero da dire, aveva già sentito abbastanza, anche troppo, e ora aveva il cuore a pezzi.
Perciò i suoi sospetti erano fondati, Link e quella ragazza avevano davvero una relazione.
La cosa non avrebbe dovuto sorprenderla, in effetti lo aveva già immaginato, ma era stato così bello fingere che potesse non essere vero.
Però era delusa, soprattutto dal comportamento di Link. Non aveva mai pensato, neppure lontanamente, che lui potesse essere il tipo che avrebbe sedotto una ragazza prima del matrimonio. Le era sempre apparso serio, galante e rispettoso.
Ma, dopotutto, non lo conosceva davvero.
L’idea che aveva di lui era il frutto soltanto delle illusioni che lei aveva costruito in seguito a quel loro breve incontro da bambini, era piuttosto ovvio che potessero non corrispondere alla realtà.
Il rumore di passi rapidi e frettolosi la distolse da quei pensieri.
«Principessa, vi chiedo scusa! Sarei dovuto essere qui già da tempo» Link arrivò davanti a lei rapido come un lampo e subito si inginocchiò, scusandosi in tono concitato, il respiro ansimante a causa della corsa «Vi assicuro che non accadrà più».
Lei lo fissò sbigottita per diversi istanti, non sapendo come reagire e ripensando continuamente a quanto appreso poco prima.
Link sperò che l’altra dicesse in fretta qualcosa, dandogli licenza di alzarsi, perché stare in quella posizione gli stava facendo venire di nuovo da vomitare.
Quella mattina si era svegliato nel letto di Honey sentendosi uno straccio: aveva un mal di testa lancinante, la nausea ed era così stordito che gli venne il dubbio di aver passato la notte a fare rissa con un lynel.
L’amica gli aveva fatto bere un intruglio denso e caldo dal sapore terrificante, ma che, a detta sua, lo avrebbe aiutato a riprendersi presto. Evidentemente non aveva ancora fatto effetto del tutto, anche se lo stordimento un po’ gli era passato.
«Non ti preoccupare, non sei in ritardo. Non hai motivo di scusarti» rispose infine la principessa, con la sua solita voce delicata, ma che in quel momento risultava intrisa da una certa tristezza.
Link si alzò in piedi e le rivolse un’altra piccola riverenza, come per ringraziarla per essere stata così indulgente con lui, ma non poté fare a meno di domandarsi quale fosse la causa della sua tristezza. Che il re l’avesse rimproverata ancora?
Lo faceva spesso, aveva notato lui da quando era diventato il cavaliere della principessa, e ogni volta che vedeva Zelda così triste avrebbe voluto consolarla in qualche modo.
Ma non era nei suoi compiti, non aveva il diritto di prendersi una simile libertà, così come non sarebbe stato opportuno chiedere alla principessa cosa la rendesse tanto triste quel giorno.
Avrebbe voluto farlo, ma non poteva. Il suo ruolo era proteggerla, eseguire gli ordini, e a quello si sarebbe limitato.
Si diressero verso il sacrario che la principessa intendeva esaminare, immersi in un cupo e teso silenzio a cui Link non sapeva dare una spiegazione.
 
 
Angolo autrice
Salve a tutti, cari lettori! Spero che la storia vi stia piacendo come sta piacendo a me scriverla. Confesso che ho riso tantissimo mentre scrivevo questo capitolo, perciò mi auguro che abbia divertito anche voi.
Detto questo volevo informarvi che la storia verrà aggiornata ogni settimana, nel weekend, solitamente di sabato, ma potrebbe capitare che anticipi o ritardi di un giorno a causa di eventuali impegni.
Inoltre, se vi va di seguirmi su Instagram, questo è il link per il mio profilo: 
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Qui pubblico disegni, curiosità sulle storie e tanto altro.
Grazie per essere arrivati fin qui.
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Verso le terre Gerudo ***


CAPITOLO 4
Verso le terre Gerudo


Il sole stava già tramontando all’orizzonte, riempiendo il Canyon Gerudo di una luce rossiccia. Link, Honey e la principessa Zelda cavalcavano cauti nella direzione che li avrebbe condotti al deserto e infine alla cittadella Gerudo.
Erano lì per parlare con la matriarca Urbosa, signora di quelle terre e vecchia amica della madre di Zelda. Normalmente sarebbe stato soltanto Link ad accompagnare la principessa, in quanto suo cavaliere personale, ma l’accesso alla cittadella era vietato agli uomini, così si era resa necessaria la presenza di Honey perché facesse da scorta alla principessa durante il suo incontro con la matriarca.
«Ci conviene fermarci allo stallaggio più avanti per questa notte» disse Honey osservando il cielo farsi sempre più scuro «Viaggiare nel deserto in piena notte non è una buona idea, e poi dobbiamo comunque lasciare i cavalli».
Gli altri due furono ovviamente d’accordo.
Raggiunsero lo stallaggio che si trovava quasi alla fine del canyon quando ormai le stelle già punteggiavano il cielo blu.
Link pensò ai cavalli mentre Honey andava a parlare con il proprietario per chiedere tre letti per quella notte, intanto Zelda sedette accanto al fuoco per scaldarsi. L’aria iniziava a diventare gelida.
La principessa fissava le fiamme con aria assorta, preoccupata e vagamente triste. Sperava davvero che l’idea di usare i colossi sacri per sconfiggere la Calamità Ganon potesse essere d’aiuto, anche perché era la loro sola speranza finché lei non fosse riuscita a risvegliare i propri poteri, cosa che il re suo padre le rinfacciava ogni giorno.
D’altronde, però, neppure la Spada Suprema aveva ancora scelto un eroe, dunque la Calamità non doveva essere così tanto imminente.
«Va tutto bene, principessa?» la voce di Honey la distolse da quei pensieri. Sussultò involontariamente e fissò l’altra ragazza.
Non poteva negare che fosse graziosa, nonostante i modi poco femminili e aggraziati, nonostante i capelli tagliati corti e sempre in disordine, ma c’era qualcosa di particolare in lei, un fascino che andava oltre l’aspetto fisico, oltre quei capelli corvini e gli occhi verdi. Forse era la sua spavalda sicurezza, o il sorriso allegro ed irriverente che aveva sempre sulle labbra.
Magari era quella la ragione per cui aveva conquistato Link, quella sicurezza, quella perenne allegria. Si rese conto con angoscia che lei era tutto l’opposto. Nonostante fosse una principessa, una futura regina, non era minimamente sicura o spavalda, ma spesso timorosa, insicura delle proprie scelte e delle proprie capacità. Link non l’avrebbe mai considerata in nessun altro modo se non come la principessa da proteggere, un dovere da compiere, perché non era il suo tipo.
«Io… Ho solo un po’ freddo» si affrettò a rispondere quando si rese conto di essere rimasta a fissare Honey per un tempo troppo lungo.
«Sì, nel deserto le temperature sono davvero estreme. Troppo caldo di giorno e troppo freddo di notte. Vi prendo una coperta» disse lei con allegria e gentilezza, prendendo una coperta dalla borsa e posandogliela sulle spalle.
«Ti ringrazio» rispose Zelda in tono incolore. Era una cosa stupida, se ne rendeva conto, ma anche un gesto così gentile da parte di quella ragazza l’aveva infastidita. Insomma, non era stato il gesto in sé, e non è che Honey avesse mai fatto qualcosa per rendersi insopportabile ai suoi occhi, ma aveva una relazione con Link, e tanto bastava.
Honey osservò il calderone sul fuoco con aria pensierosa «Sarà meglio cucinare qualcosa di caldo» così detto prese dalla borsa una scatola con dentro alcuni ingredienti che aveva portato per quel viaggio.
Link, che aveva appena finito di sistemare i cavalli nell’apposito recinto, si avvicinò quasi allarmato «Non ti preoccupare, ci penso io» disse e le tirò la scatola di mano.
L’amica lo guardò offesa «Ti comporti come se io potessi tentare di avvelenare la principessa».
«No, è solo che penso di conoscere un po’ meglio i gusti della principessa, e poi non voglio darti troppo lavoro da fare» farfugliò, non volendo screditare Honey davanti alla principessa dicendo che raramente i suoi piatti potevano definirsi commestibili e che, se anche non avessero avvelenato nessuno, comunque non sarebbero stati gradevoli da mangiare.
Iniziò a preparare una zuppa con carne, carote ed erba di Hyrule, ignorando completamente le spezie Goron che l’altra aveva portato, che bruciavano quanto la lava del Monte Morte.
Honey, dopo aver guardato Link con aria imbronciata per un po’, decise di pensare ad altro.
«Volete che vi insegni qualche parola nella lingua Gerudo?» domandò rivolta agli altri due.
La principessa la guardò sinceramente sorpresa «Conosci la lingua Gerudo?».
«Sì, prima di diventare cavaliere ho vissuto qui per alcuni anni. Infatti conosco bene queste terre e, ovviamente, anche la lingua che si parla qui».
Zelda non avrebbe voluto darle così tanta importanza, ma era curiosa, sia di conoscere qualche parola nella lingua Gerudo, sia di sapere qualcosa in più della sua permanenza nella cittadella.
«Mi piacerebbe sapere qualcosa, sì».
L’altra assunse un’aria particolarmente fiera «D’accordo, la cosa principale da sapere sono i saluti. Sav’otta significa buongiorno, per augurare buona giornata invece si una sav’aaq, mentre arrivederci si dice sav’orq, buonasera è sav’saaba, se vi salutano dicendo vasaaq allora vi stanno augurando il benvenuto» disse scandendo accuratamene le parole in modo da farle comprendere bene agli altri due «Altre parole importanti da conoscere sono vay, ragazza, e voy, ragazzo. Poi c’è vehvi che significa bambina o figlia».
La principessa ascoltava con estrema attenzione, poi sorrise «Credo di aver capito».
«Beh, comunque ci sarò io con voi, quindi non dovete preoccuparvi» rispose l’altra con un sorriso, poi la sua espressione divenne pensierosa «Chissà se avremo tempo per fare un salto al bar della cittadella. Voglio proprio assaggiare il famoso vay meets voy».
«Honey!» sbottò Link in tono di rimprovero «Sei in missione, devi pensare a proteggere la principessa, non a bere».
«Non ho mica detto di voler trascurare il mio dovere!» ribatté lei, guadagnandosi uno sguardo truce dall’altro.
«Se dovesse accadere qualcosa alla principessa…».
«Link, tranquillo» intervenne Zelda, posandogli una mano sul braccio, in volto aveva un’espressione divertita e le gote leggermente rosse. Era stato bello vedere Link così preoccupato per lei «Non può succedermi nulla mentre sono nella cittadella, Urbosa era amica di mia madre, nessuno lì potrebbe mai farmi del male».
«Questo non lo metto in dubbio, principessa, ma la prudenza non è mai troppa» rispose lui in tono serio «Se qualcuno attaccasse la cittadella, le guardie di Urbosa difenderebbero prima di tutto la loro matriarca, non penserebbero a voi, per questo è necessario che Honey sia costantemente vigile e non si lasci distrarre da niente» detto ciò lanciò un’altra occhiata ammonitrice all’amica.
«Sai che quando si tratta dei miei doveri niente mi distrae. Tengo al mio ruolo di cavaliere tanto quanto te!».
Per la prima volta Zelda vide la solita irriverente allegria svanire dallo sguardo della ragazza. Era seria, fin troppo, e sembrava essersi davvero offesa per le parole di Link, ma fu solo un istante.
«Cerca di stare tranquillo, farò in modo che alla tua principessa non capiti nulla» lo disse in un tono così allusivo che sia Zelda che Link si ritrovarono ad arrossire ed evitarono accuratamente di guardarsi negli occhi.
Lui finì di cucinare e mise la zuppa in tre ciotole. Honey prese la sua, mangiò in fretta e poi si alzò «Faccio io il primo turno di guardia stasera, voi due riposate» disse e, senza dare loro il tempo di ribattere, si allontanò verso il recinto dei cavalli, sedette su una delle travi e cominciò ad accarezzare Shadow, il suo destriero nero come la notte.
Zelda aggrottò la fronte «Non siamo al sicuro qui allo stallaggio? Perché c’è bisogno che Honey faccia la guardia?».
«Beh, voi siete una principessa, è sempre meglio essere prudenti. Se uno di noi resta di guardia potrà rapidamente agire e dare l’allarme nel caso notasse qualcosa di sospetto».
«Non deve essere per niente un lavoro facile quello del cavaliere. Fate così tanto per me, per il regno, e rischiate così tanto ogni giorno».
«Principessa, per noi è un onore, ve lo assicuro».
Zelda gli sorrise, ma era un sorriso velato di tristezza. Quei cavalieri rischiavano così tanto per il regno, e lei non era capace di fare la sola cosa che le era richiesta: risvegliare quel potere necessario a sigillare la calamità, necessario a proteggerli tutti.

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Capitolo 5
*** Fraintendimenti ***


CAPITOLO 5
Fraintendimenti
 

Il mattino dopo, di buon’ora, avevano ripreso il viaggio, si erano fermati al Bazar Arsur dove Link le avrebbe aspettate finché Zelda non avesse concluso i suoi impegni lì, poi lei e Honey si erano avviate verso la cittadella.
In realtà Link avrebbe voluto accompagnarle almeno fino alle porte della città, per poi tornare al bazar, ma Honey aveva insistito che non era saggio girare da solo nel deserto per qualcuno così poco abituato a simili temperature, e, soprattutto, lei non si sarebbe sentita tranquilla. Lui, seppur riluttante, aveva infine ceduto, ammettendo che l’amica avesse ragione.
Alla cittadella, la principessa era stata accolta con tutti gli onori e la cortesia attese in simili situazioni. Come di consueto, prima di discutere di qualunque cosa, nel palazzo della matriarca sarebbe stato organizzato un banchetto in onore degli ospiti quella sera stessa.
Così Zelda si trovava seduta al tavolo principale, nel posto d’onore accanto a Urbosa, mentre Honey sedeva assieme ad alcune delle guardie scelte della città, ad un tavolo più distante ma da cui riusciva comunque a tenere sotto controllo tutto.
Si stava comportando bene, evitando di bere qualunque cosa fosse anche vagamente alcolica e non si stava lasciando distrarre da nulla, almeno finché…
«Honey! Sei proprio tu?» quella voce… la conosceva bene.
Osservò la ragazza che aveva appena preso posto accanto a lei. La riconobbe immediatamente, nonostante fosse un po’ cambiata in quegli anni «Annit! Che sorpresa vederti qui».
L’altra rise «Tu ti sorprendi di vedere me qui, nella città delle Gerudo?».
«Beh, sai, ricordo che dicevi di volertene andare, girare il mondo».
«E l’ho fatto… per un po’, ma poi ho deciso di tornare qui e, come vedi, sono diventata una delle guardie personali della matriarca» lo disse con aria fiera, indicando i propri abiti e le armi che portava legate alla cintura «E tu? Guardia personale della principessa di Hyrule?».
Honey scosse la testa «No, no, lo sono soltanto in questa occasione. Il cavaliere personale della principessa, Link, è un uomo, perciò capirai da sola come mai io sia qui».
«Complimenti per essere diventata cavaliere, comunque» disse Annit alzando il proprio bicchiere come per fare un brindisi «Devo ammettere che è una sorpresa. Quando eri qui ho sempre pensato che saresti diventata una criminale o qualcosa del genere».
L’altra non poté fare a meno di scoppiare a ridere «Sì, questo me lo dice sempre anche Link. O meglio, non lo dice, ma glielo leggo in faccia che lo pensa».
L’espressione della Gerudo divenne strana, un po’ maliziosa e un po’ incuriosita «Mi sembra di capire che tu e questo Link siate molto legati. Dimmi un po’, hai forse iniziato a trovare interessanti anche i voy?».
«Oh no, no! Per carità! Link è il mio migliore amico, ma nulla di più. Siamo legati, ma non in quel senso» si affrettò a rispondere Honey, trattenendo a stento una risata. Era strano anche solo il pensiero che tra lei e Link potesse esserci qualcosa, loro due erano così diversi che, se in un’amicizia quelle diversità contribuivano a rafforzare il loro legame, in una relazione romantica avrebbero finito per condurli verso una rapida disfatta.
E poi, comunque, lei non era interessata a Link e lui aveva il cuore già rapito dalla principessa.
«Confesso che la cosa mi consola. Un rispettabile cavaliere e addirittura innamorata di un uomo? Stavo già pensando che fossi completamente impazzita» le disse Annit ridendo divertita.
«Cavaliere sì, rispettabile un po’ meno. Perciò dormi pure sonni tranquilli, mia cara Annit, sono ancora la solita vecchia Honey… con solo una scintillante armatura in aggiunta».
L’altra sorrise di nuovo in modo malizioso e si fece più vicina «Sai, più che dormire sonni tranquilli preferirei avere la tua compagnia stanotte… magari in ricordo dei vecchi tempi».
Le loro labbra erano vicinissime, e Honey non si fece certo pregare per annullare quella breve distanza. Non importava che fossero in una sala piena di altre persone, non era un segreto che loro due avessero avuto una relazione anni prima, nel periodo che Honey aveva passato alla cittadella, e infatti nessuno si scompose per quel bacio.
Certo, all’epoca erano troppo giovani per fare qualunque cosa andasse oltre i semplici baci, e non c’era un solo angolo della cittadella e del deserto circostante in cui non avessero passato ore a baciarsi, ma erano diventate adulte ormai… ed era un vero peccato non poter comunque passare insieme la notte.
«Mi dispiace doverti dire di no, Annit, ma credo che capirai. Sono in missione, devo stare con la principessa, non posso concedermi distrazioni».
La Gerudo mise su un’espressione imbronciata «Qualche volta però torna a trovarmi, magari senza la principessa».
«Oh, sicuro! Adesso che so che hai deciso di rimanere nella cittadella tornerò molto presto» rispose Honey prima di baciarla ancora.
 
 
Se tra le Gerudo nessuno aveva prestato troppa attenzione al bacio tra Honey e Annit, così non era stato per la principessa Zelda.
Vedere quella scena l’aveva prima di tutto sorpresa, perché non immaginava che a Honey potessero piacere le ragazze, ma poi si era sentita arrabbiata. Link non si meritava di essere tradito in quel modo da una persona di cui sicuramente si fidava ciecamente.
Quella ragazza avrebbe dovuto tenere più in considerazione i sentimenti del suo fidanzato… o qualunque cosa fossero loro due.
«Va tutto bene, principessa?» la voce di Urbosa la distrasse da quei pensieri, e soltanto in quel momento lei si rese conto di aver involontariamente stretto con rabbia il tovagliolo.
Si costrinse a rilassarsi «Sì, certo! Va tutto a meraviglia».
«Ne siete sicura? Sembrate piuttosto nervosa» insistette la matriarca con tono quasi materno, poi seguì la direzione che lo sguardo di Zelda aveva preso poco prima «Vi sconvolge vedere due donne che si baciano?».
«No! Certo che no!» si affrettò a rispondere imbarazzata «Io… spero soltanto che Honey faccia bene il suo dovere. Link, il mio cavaliere, mi ha detto che lei si distrae molto facilmente» aggiunse, ma un attimo dopo si sentì in colpa per aver parlato male di quella ragazza, così si sentì in dovere di rimediare «Cioè, n-non che lei non sia un bravo cavaliere. Volevo solo dire… ecco…».
Le spalle di Urbosa vennero scosse da una risatina a stento trattenuta «Non preoccupatevi, principessa, ho capito» disse con fare comprensivo. In realtà non aveva capito molto, almeno sulle ragioni del comportamento di Zelda, ma voleva toglierla dall’imbarazzo. Decise quindi che sarebbe stato anche il caso di cambiare argomento.
«Spero che il cibo sia di vostro gradimento».
Zelda fu ben felice di poter pensare ad altro e annuì «Sì, è tutto molto buono. Mi piace soprattutto questo frutto, è molto fresco e dissetante» rispose ed indicò il frutto rosso dalla buccia verde.
Sebbene di tanto in tanto il proprio sguardo ed i propri pensieri andassero ancora a Honey – che passò il resto della serata in compagnia dell’altra ragazza – si sforzò comunque di non indugiarvi troppo e di apparire tranquilla.
Quando la luna era ormai alta nel cielo, il banchettò finì e tutti lasciarono la sala.
Zelda e Honey si diressero nella stanza che Urbosa aveva messo loro a disposizione all’interno del palazzo. Ovviamente sarebbero rimaste insieme, per proteggerla al meglio Honey non poteva certo allontanarsi o andare a dormire altrove. Non che avrebbe dormito, comunque, il suo compito era quello di vegliare sulla principessa.
Mentre questa si cambiava dietro il paravento, indossando gli abiti da notte, Honey controllò vie d’accesso e di fuga della stanza e si accertò che non ci fosse nessuno nascosto da qualche parte in attesa solo del momento giusto per colpire. Quando ebbe fatto, spostò una poltrona nell’angolo da cui avrebbe potuto tenere d’occhio la porta, la finestra e tutto il resto della stanza, e vi si sedette sopra.
«Un vero peccato che Link non possa essere qui con noi, vero?» le domandò Zelda, sedendosi sul bordo del letto e fissandola con espressione quasi severa, di rimprovero.
Honey, che era distratta a sistemare le armi in modo da poterle prendere facilmente anche restando seduta, non fece caso a quell’espressione.
Sospirò dispiaciuta «Già, un vero peccato. Confesso che mi dispiace saperlo tutto solo al bazar, ma purtroppo queste sono le regole del popolo Gerudo, e vanno rispettate».
L’altra strinse i pugni, ancora più arrabbiata dall’ipocrisia di quella risposta «Oh davvero? Ti dispiace sul serio? Eppure non mi sembra che tu abbia disdegnato la compagnia di quella ragazza Gerudo» lo disse a voce piuttosto alta, il tono accusatorio.
Honey la fissò dapprima sorpresa, poi onestamente perplessa, aggrottando la fronte e inclinando leggermente la testa di lato.
Zelda si ritrovò ad arrossire vistosamente e per un istante ebbe il dubbio di aver esagerato, ma poi si disse che doveva mostrarsi sicura, se non per sé stessa, almeno per Link.
«Non fare finta di non sapere niente! So che tu e Link avete una relazione, eppure tu non hai esitato a baciare un’altra persona appena lui non era nei paraggi».
«Io e Link…? Eh?» stavolta Honey era davvero sconvolta «Da dove viene fuori questa sciocchezza?».
Lo disse in tono così sicuro, così sinceramente incredulo, che la principessa sentì tutta la sicurezza e la rabbia provate fino a quel momento sgonfiarsi in un istante. Ciò che le rimase fu soltanto un tremendo imbarazzo e la sensazione di aver fatto la figura della stupida.
«Io… ho visto che voi due siete molto legati… e poi…» abbassò lo sguardo e deglutì. Si sentiva il volto in fiamme «ho sentito alcuni domestici parlare del fatto che voi due… che avete… passato… ecco… la notte insieme» confessò infine, con grande sforzo.
«COSA?» urlò l’altra, visibilmente indignata. Si alzò dalla poltrona e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza tenendo in mano la balestra «Maledetti domestici chiacchieroni! Appena torniamo a casa dovranno fare i conti con me! Posso già immaginare chi è stato a mettere in giro questa stupida voce».
Zelda si sentì ancora più stupida e in imbarazzo, ma anche vagamente preoccupata di ciò che Honey avrebbe potuto fare. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma l’altra riprese a parlare.
«Per una volta che Link dorme nella mia stanza subito iniziano a circolare strane voci, ma mai che a qualcuno sia venuto un dubbio con tutte le ragazze che ho frequentato in questi anni. Che razza di idioti!».
«Honey, s-scusami, forse sono io ad aver frainteso. Non è necessario arrabbiarsi così» tentò la principessa, sperando di calmarla. Fortunatamente la cosa sembrò funzionare.
Honey si fermò e guardò la principessa, l’espressione seria «Per la cronaca, Link è il mio migliore amico, ecco perché siamo così legati, ma non è, né è mai stato, nulla di più».
Zelda fissò quello sguardo sicuro e tremendamente serio «Nulla di più…» ripeté, vagamente sollevata, cosa che non sfuggì all’altra.
«Perdonate la sfacciataggine, principessa, ma come mai vi siete indignata tanto al pensiero che io avessi appena tradito Link?» domandò in un tono che lasciava ben intendere quanto poco le importasse, in realtà, di risultare sfacciata.
«Io… Link è il mio cavaliere personale, penso sia normale che mi preoccupi per lui» rispose la principessa, arrossendo fino alla punta delle orecchie e guardando altrove.
«Quella non era solo preoccupazione. Voi eravate arrabbiata… e credo di sapere il motivo di tanta indignazione» ribatté Honey prendendo nuovamente posto sulla poltrona.
«Non dovresti parlare in modo così sfacciato alla tua principessa» ribatté l’altra, cercando di mettere su un atteggiamento da nobile altezzosa abbastanza convincente, che però ebbe il solo effetto di far sorridere l’altra.
«Per vostra sfortuna, principessa, non sono capace di dare troppa importanza a certe formalità» fu la sua risposta, ancor più sfacciata «Inoltre sono bravissima a capire cosa passa per la mente delle persone. Perciò potrete anche negare o non dire nulla, ma io ho già capito».
Cercando di ignorare il disagio che provava, guardò nuovamente Honey negli occhi «E cosa avresti capito, esattamente?».
«Che Link vi piace… e tanto. Forse vi piace da prima ancora che diventasse il vostro cavaliere, anche se non riesco ad immaginare come la cosa sarebbe potuta accadere, l’intuito mi dice che è così».
Quelle parole caddero come un fulmine nella mente di Zelda.
Non aveva mai confessato a nessuno di provare qualcosa per Link, né aveva mai osato parlare ad alta voce di quei sentimenti, neanche nei momenti di solitudine. Sentire qualcun altro che ne parlava fu strano, quasi frastornante.
Quei sentimenti non erano più un pensiero intimo rinchiuso nella propria mente, in qualche modo erano venuti fuori, Honey li aveva percepiti e ne stava parlando. Questa cosa li rendeva più reali, quasi tangibili.
«Non lo dirò a nessuno, non vi preoccupate» si affrettò a rassicurarla la corvina, notando che lei era rimasta zitta «Al contrario dei domestici ficcanaso e chiacchieroni, io so quando è il caso di parlare e quando no».
Non aveva nemmeno aspettato di ricevere conferma a quell’affermazione, come se la reazione dell’altra fosse valsa più di mille parole.
«Perché ti importa così tanto quello che provo per Link?» le domandò Zelda con voce flebile. Non c’era nulla nella sua voce a parte la sincera curiosità.
Honey fece spallucce «Perché penso che insieme sareste perfetti. Magari dovreste dirgli cosa provate per lui».
Zelda si rabbuiò «Ora vorrei dormire» disse e, senza attendere una risposta, chiuse le tende del letto a baldacchino e finse di dormire.
In realtà rimase sveglia ancora a lungo, pensando a Link e alla possibilità di dirgli cosa provasse per lui. Anche se non aveva una relazione con Honey come avrebbe potuto mai ricambiare i suoi sentimenti? Lui era un abile cavaliere, ligio al dovere e perfetto sotto tutti i punti di vista, mentre lei era soltanto una principessina incapace che non riusciva a fare la sola cosa che le si richiedeva.
Link magari provava affetto per lei, ma di sicuro non l’avrebbe mai considerata degna di stare al suo fianco come fidanzata o come moglie.
All’ombra in quell’angolo della stanza, Honey emise un sospiro silenzioso «Mi sa che mi toccherà faticare un bel po’ per spingere quei due sciocchini l’uno tra le braccia dell’altra» mormorò tra sé e sé.

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