Il brivido di amarti

di Prettybene9816
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve, qui parla Benilka! Mi trovate anche su Wattpad sempre col nominativo di "Prettybene9816", vi suggerisco di leggere la storia lì per evitare un muro di parole senza spaziature, come capita qui. Scrivo principalmente su Wattpad e qui faccio copia e incolla del testo scritto, ma non capisco ancora perchè non distanzia le frasi :( Ad ogni modo, vi aspetto lì Un bacio, vi abbraccio! Buona lettura. "Un giorno, tre autunni". Un proverbio cinese usato quando ti manca qualcuno così tanto, che un giorno pesa come fossero tre anni. GIORGIO A 16 ANNI: "Gigio?" mi chiama in lontananza Ines. "Sono qui!" grido correndo verso la sua voce, ha fatto in fretta. Sento i suoi passi velocizzare e ci veniamo incontro nel nostro posto segreto. Le nostre case sono uno di fianco all'altra e le nostre famiglie hanno diversi etti di terreno in comune dietro, dove io e Ines ci divertiamo a giocare tra ulivi e tantissimi altri alberi di agrumi. "Perché mi hai chiamata a quest'ora?" mi chiede Ines appoggiandosi contro il nostro ulivo. Lo abbiamo piantato insieme anni fa e sta crescendo sempre più forte, come il nostro legame. Butto per terra il borsone e chinandomi su questo lo apro di fronte a lei "Ci ho messo un po' di tutto: vestiti, cibo, gioielli, ho anche trovato questi in cassaforte" "Che ci fai con un lingotto d'oro?" chiede incredula Ines abbassandosi al mio livello. "Ne ho presi tre, non si sa mai" "Sei impazzito? Perché l'hai fatto?" "Scapperemo, stasera. Così nessuno potrà costringerti a partire e noi resteremo insieme" "Giorgio." replica lei severa. "Penserò a tutto io, è tutto nella mia testa. Ti fidi di me?" "Credo di averti già detto che non sono costretta ed è una mia scelta andare a studiare in America. Ho vinto una borsa di studio prestigiosa, non posso lasciarmi scappare quest'occasione" "Cosa te ne frega della borsa di studio, se sei ricca sfondata?" sbotto contrariato. Ines incrocia le braccia e borbotta "I miei genitori lo sono, non io. Voglio cavarmela da sola" "Ma hai solo 14 anni" "E con questo? Non credi che sia capace di farlo?" "Non credo di poter sopportare la distanza io, granchio" confesso alzando una mano ad accarezzarle una guancia. Lei scuote subito la testa. Non le piace che la chiami così, ma i capelli rossi mi ricordano tanto il colore di un granchio ed è un soprannome che uso da troppo tempo, ormai è abitudine chiamarla così. Ines si allontana di scatto dalla mia mano e sbotta permalosa "Dovresti essere contento per me. Io lo sarei, se tu partissi per inseguire un tuo sogno" "Il mio sogno è tenerti al mio fianco sempre" faccio un passo nella sua direzione, ma lei indietreggia allontanandomi, non sa quanto mi fa male questo gesto. "Smettila, ti prego" sospira lei stanca portandosi una mano in fronte "Mi stai...soffocando. Credi che io sia di tua proprietà e mi schiacci con le tue insicurezze, le tue ossessioni." "Ossessioni?" poso le mani sui fianchi innervosendomi. "Sì Giorgio, sei ossessionato da me!" quasi mi urla addosso agitando le mani. Alzo un sopracciglio sorpreso dal suo tono di voce e faccio per replicare, ma lei continua a gridarmi in faccia "Non posso fare qualsiasi cosa che mi controlli sempre. Non vuoi che dia confidenza a nessuno, non vuoi che nessuno mi si avvicini...non è così che ci si comporta tra amici" "Amici?" sputo schifato. "Cugini o come ti pare" si corregge lei, ma non ha capito nulla. "Il punto è che io sopporto, sopporto e sopporto, ma a una certa scoppio anch'io. Non ce la faccio più con te" "Di che stai parlando? Non sei in te granchio" "Smettila di chiamarmi così e lasciami in pace!" mi dà le spalle e fa per andarsene, ma le prendo subito il polso e mormoro con un filo di voce "No...non ti lascerò andare mai." "Giorgio per favore, domattina ho l'aereo presto. Devo andare." "Tu non ci andrai, ok? Tu rimarrai qui con me e..." uno schiaffo mi fa zittire di scatto. La fulmino subito con gli occhi e vedo che si pente del gesto, infatti dice a voce bassa "Ti chiamerò appena atterrerò, ok? Buonanotte" "Granchio" "Non è così che avrei voluto salutarti, ma...non mi vuoi ascoltare. Perdonami per lo schiaffo" mi gira le spalle e si dirige verso casa sua. "Granchio fermati, Ines!" Lei continua a camminare consapevole di me che la supplico di fermarsi e urlo ancora "Prova a fare un altro passo e giuro che non ti parlerò più per il resto dei miei giorni!" Ines si ferma di scatto e il mio cuore pure, quando credo che abbia cambiato idea e stia tornando da me, muove un passo e un altro ancora fino ad allontanarsi definitivamente. "Ines, cazzo! Ti odio! Mi hai sentito? Ti odio e ti odierò per sempre!" urlo a squarciagola cadendo in ginocchio. Afferro il borsone che avevo fatto con cura pensando a tutti i nostri bisogni, soprattutto i suoi, e scagliandolo contro il nostro ulivo, mi rialzo per prenderlo a calci. "Fanculo!" grido dando un altro calcio, ma sono così incazzato, in collera con quella stupida, che marcio fino alla moto che ho parcheggiato poco più in là e monto sopra. "Non ho bisogno di te per vivere stronza." ringhio tra me sfrecciando fra gli alberi fino a immettermi nello stradone dietro casa. ** PRESENTE. DOPO 4 ANNI. "Demir! Demir!" urlano tutti quanti mentre accelero ulteriormente e sfreccio più veloce di una scheggia in pista. Lancio un'occhiata allo specchietto e noto Manuel poco più dietro di me che cerca di raggiungermi. Povero illuso. Mi sporgo verso destra per fargli credere che stia girando e quando è a un pelo da me, svolto dall'altro lato tagliandogli la strada e facendolo sbandare di brutto. Sorrido compiaciuto quando dallo specchietto vedo che rotola per terra insieme alla moto e va a sbattere contro le transenne. Ecco quello che succede a sfidare Demir, coglione. Sono a un passo dalla vittoria e alzandomi coi pugni in alto supero Clarissa che sventola la bandiera decretando la mia vittoria. Mi rimetto seduto e facendo rombare la moto sfilo davanti alla folla vittorioso. Era chiaro a tutti quanti chi avrebbe vinto fin dall'inizio. "Sei il solito coglione fortunato" mi raggiunge Bartis battendomi sulla spalla. "Quale fortuna, è tutta bravura figlio di puttana" sbotto levandomi il casco e spostando lo sguardo a Manuel che zoppica aggrappato a due ragazzini. "Bravissimo amore mio" si attacca come una cozza a me Clarissa riempiendomi di baci. "Ti ho detto mille volte di non baciarmi con questa robaccia appiccicosa" la scosto togliendomi dal viso il suo lucidalabbra. "Mi riporti a casa? Domattina abbiamo il primo giorno di scuola e sono quasi le 4 del mattino" mormora Clarissa mostrandomi l'orario sul cellulare. Sbuffo, mi ha scambiato per il suo cazzo di taxista? "E sarebbe anche il tuo primo giorno di scuola" mi ricorda riportandomi alla realtà. E' il terzo anno di seguito che ripeto la quinta e stavolta se non mi metto sotto, potrebbero espellermi da quel fottuto liceo. "Monta su" borbotto salutando con un cenno i ragazzi e concordandoci per la settimana prossima che ci sarà la finale e chi vince si decreterà la piazza della scuola, dove avrà il controllo assoluto per spacciare indisturbato. Il Meli è da anni il mio territorio, ma ogni anno è giusto ricordare chi comanda. Non mi occupo personalmente di vendere l'erba, ci pensano i miei ragazzi che fanno un ottimo lavoro e poi mi fanno un resoconto. Io mi limito a dettare comandi e controllare che la piazza sia pulita, ci sono sempre nuovi spaccini che credono di fottermi. E' il mio giochino, e deciderò io come e quando smettere. Lascio Clarissa all'angolo della strada che porta alla sua villa e faccio per andare via, ma lei mi trattiene posando una mano sul mio pacco. "Dove credi di andare?" chiede sorridendomi maliziosa mentre scendo dalla moto e mi faccio trascinare contro un albero che ci copre. Non perde tempo ad abbassarmi i pantaloni e iniziare a massaggiarmi il cazzo prima piano e poi più veloce fino a farmelo diventare duro come una roccia. Impaziente le spingo il membro in bocca e inizio a pompare fino a riempirle la bocca, infatti quando le arrivo in gola si scosta subito e inizia a tossire lacrimando. "Su, non fare i capricci" le spingo di nuovo il cazzo in bocca e lascio stavolta che sia lei a prendere il ritmo. "Sì, così sì." sbotto brutale afferrandole i capelli in un pugno. Lei esegue prendendolo tutto dentro e continua a lacrimare pur di non lasciarmi insoddisfatto. La sua lingua vortica sul mio membro non lasciando neanche un centimetro di pelle asciutto, che ingorda. Vengo dopo pochi minuti e mettendola a novanta contro l'albero, la penetro senza alcuna delicatezza...le stoccate la fanno gemere di piacere e palpandole le tette, me la scopo come un animale. Lei allarga le gambe accogliendomi più a fondo e io posando le mani contro l'albero, le lascio diverse stoccate che la fanno urlare come una cagna in calore. "Quanto ti piace quando ti tratto da puttana?" le chiedo facendola sorridere malefica mentre viene ancora tremante. Sono esausto e voglio solo andare a dormire, quindi velocizzo le stoccate e venendo anch'io, mi scosto da lei e le lascio una carezza sulla guancia. "A domani" mi fa le fusa strofinando la guancia sul mio palmo. "Sì" mi limito a dire allontanandomi da lei e montando sulla moto. Torno a casa poco dopo e passo come al solito dalla maledetta villa, odio doverci passare di fronte ogni volta, è come se fossi in un girone dell'inferno. L'inferno vero è la mattina dopo quando mamma mi toglie le coperte dal letto e mi schiaffeggia il viso per darmi una svegliata. "Alzati, forza! Non costringermi a buttarti una caraffa d'acqua in faccia" strilla mamma facendomi morire dentro. "Ho capito cazzo" rantolo ancora con gli occhi chiusi che sbavo sul cuscino. "Cazzo lo dico io. Sei già in ritardo, muoversi!" mi toglie il cuscino dalla testa e mi colpisce con questo. "E lavati che puzzi!" esclama prima di uscire da camera mia e lasciarmi finalmente in pace. "Gio avanti, ascolta mamma!" sento gridare anche papà dal corridoio. M'impongo di riaprire gli occhi, ma vorrei solamente scavarmi una fossa e continuare a dormire per il resto dei miei giorni. Mi trascino in bagno non so con quale forza e lavandomi i denti, vado sotto la doccia per darmi una svegliata. Funziona in parte, perchè mi addormento anche sotto il getto d'acqua e uscendo dalla doccia, mi allaccio i jeans con gli occhi chiusi. Afferro la salvietta per asciugare i capelli e a petto nudo cerco una maglia da indossare. "A che ora hai detto che atterra Ines?" sento chiedere al telefono da mamma in corridoio e subito mi blocco. Ines? Ho sentito bene? No, non è possibile. Devo aver capito male io. "Va bene, ci saremo. A stasera" la sento dire per poi scostare la porta di camera mia e controllare che sia sveglio e attivo. Ritorno a cercare una maglia fingendo di non aver origliato nulla e mamma chiede "Ieri sera che ore hai fatto?" "Non ricordo, le 2?" recupero una maglia nera che indosso subito e torno ad asciugarmi i capelli umidi. "Che hai fatto fino alle 2?" "Cazzi miei?" Mamma mi fulmina con lo sguardo e io sbuffando borbotto "In giro con amici, non mi sono accorto di aver fatto così tardi" "Mmm...la prossima volta se l'indomani hai scuola, evita di fare così tardi o mi costringerai vero a buttarti giù dal letto" "Sì, ho capito. Posso vestirmi in santa pace?" cerco le mie Jordan in giro per la camera, dove diavolo le ho buttate via? "Stasera ci sei?" "Per cosa?" "Lena ha organizzato una festa a sorpresa per il ritorno di Ines, atterra alle 21 e ci faremo trovare tutti..." Allora non era l'effetto dell'erba, avevo capito bene prima. "No." sputo schifato fermandola subito. "No cosa?" "No, non ci sarò." quella stronza non si merita che muova un dito per lei. "Avanti, Ines ne sarà felice. E' mancata a tutti quanti" "Non a me." "Giorgio..." Rinuncio alle Jordan e indossando il primo paio di scarpe che becco, afferro le chiavi della moto e lo zaino vuoto, non ho avuto il tempo di riempirlo ma non credo che oggi mi serva nulla. "Devo andare, oggi pranzerò al bar e poi andrò in palestra. Non aspettarmi" "Che ti prende? Sei più acido di me e ce ne vuole" incrocia le braccia contrariata mamma. "Non ho niente, sono solo stanco. Posso andare o ne avremo ancora per molto con l'interrogatorio?" "No, vai pure." sbotta lei offesa e io sospirando le lascio un bacio sulla guancia "Ti voglio bene ma' " le dico prima uscire dalla stanza. "Ehi campione" mi saluta papà uscendo dalla camera da letto con solo un asciugamano in vita. "Ciao pa', vado a scuola" "Mi raccomando, eh" mi batte sulla spalla e mi fa l'occhiolino prima di raggiungere mamma. "Ti aspettavo in doccia" le dice afferrandola per i fianchi. Faccio una smorfia e scendo subito le scale prima di beccarli limonare, sanno essere disgustosamente dolci. Esco di casa e montando sulla moto, sfreccio via arrivando al Meli in ritardo. C'era un ritardo bestiale. Parcheggio nel posto riservato solo alla mia moto e sento dei fischi alle mie spalle, Bartis. Tolgo il cascone e scendendo dalla moto, mi passo una mano fra i capelli. "Hai spaccato ieri fratello" mi danno il cinque i ragazzi del mio gruppetto. E' un gruppo molto ristretto, molto particolare e ognuno ha uno scopo ben specifico: Xavier si procura la roba; Axel, Daniel e Oliver la vendono, Mattia procura l'alcol per le feste e Bartis, figlio del preside, nonché il mio braccio destro, è l'unico di cui possa almeno un minimo fidarmi. Col tempo ho imparato a dosare le mie emozioni, a fidarmi solo di ciò che vedo ed essere consapevole che nessuno darà mai niente per niente. "Grande, sei il migliore" mi battono sulla spalla Mattia e Oliver che mi passa una canna, chi sono io per privamene. "Buongiorno" mi sfila dalla bocca la canna Clarissa sorridendomi. "Che ci fai qui? Vai in classe e non rompere i coglioni" la caccia via Bartis, suo fratello maggiore. "Non rompere tu o vado a raccontare tutto a papà" gli alza il dito medio Clarissa appoggiandosi a me. "Ha ragione Bartis, entra dentro e coprici per qualche minuto. Abbiamo delle questioni di cui parlare" "Uffa, e va bene" sbuffa lei ridandomi la canna e mettendosi sulle punte per darmi un bacio sulla guancia. "Ti aspetto dentro" mi sussurra all'orecchio leccandomelo per poi allontanarsi sculettando nei suoi leggins che le fanno un culo stratosferico. "Che tette da sogno" Axel sbava dietro a Clarissa ricevendo uno schiaffone da parte di Bartis "Sei un cane" lo rimprovera. "Perchè Demir si può portare a letto tua sorella e io no?" sbotta Axel ricevendo un altro schiaffo "Perchè tu sei un coglione" "Piantatela con queste stronzate e ditemi com'è andata ieri sera" butto fuori del fumo e torno a respirare, cazzo se avevo bisogno di una canna. "Abbiamo mangiato tutto, Xavier è andato a prendere altre caramelle" m'informa Daniel parlando in codice. "Ottimo, che mi dici della liquirizia?" parlo in codice dell'hashish. "Ha fatto il pienone" mi dice col sorriso Oliver, è lui che si occupa di venderla. "Bene, continuiamo così ragazzi. Teniamo l'asticella alta" espiro tutto il fumo e mi appoggio al muretto con un sorriso compiaciuto. Sarà il mio anno questo, me lo sento. "Entriamo?" chiede Daniel notando che sono quasi le 8 e quindici. "Andate, vi raggiungo" me la prendo con calma. Sia io che Bartis siamo ripetenti e ci siamo fatti mettere nella classe di Clarissa in modo che potesse passarci le versioni di latino e greco senza problemi. Per le materie scientifiche dovrò trovarmi qualche schiavetto che faccia il gioco sporco per me. "Vuoi che ci espellano il primo giorno?" ridacchia Bartis scuotendo la testa. "Sarebbe tanto male?" "Mio padre mi ammazzerebbe" "Tuo padre ti ammazzerebbe, se sapesse altro. Fidati" finisco di fumare la canna e attraverso la strada per entrare dal cancello. "Ciao Bartis" saluta con l'occhiolino Fabiana, l'amica più cara di Clarissa. "Ehi piccola" ricambia l'occhiolino Bartis e io scuoto la testa divertito. "Che c'è?" nota lui dandomi una spallata. "Fabiana? Davvero? A Clarissa non piacerà" "Chi sono io a privarmi dei suoi pompini? E mia sorella se la fa con te, quindi non ha diritto di parola" "Cosa vuol dire? Io e Clarissa non stiamo insieme, ci divertiamo soltanto" "Non entrare nei dettagli, te ne prego" sale le scale dell'area b e io lo seguo fino alla nostra aula. Non ho neanche idea di che sezione si tratti. "Buongiorno professoressa, sempre fresca come un fiore" entra Bartis in classe e lavora col suo solito umorismo di merda la professoressa d'inglese. "Non attacca con me Perera, subito in vicepresidenza. Avete idea di che ore sono?" Abbasso lo sguardo al mio cellulare che segna le 8 e mezza. "Professoressa, le ho detto che sono stati bloccati in presidenza!" esclama Clarissa venendoci in aiuto. "Esatto, mio padre ha voluto raccomandarsi che iniziassi l'anno al meglio e ci ha trattenuti più del solito. Glielo giuro prof" prende al volo la palla Bartis. La professoressa d'inglese si beve tutto e lasciandoci entrare, Bartis nota che è rimasto solo il primo banco come posti liberi. "Pardon" alza in aria il primo banco e lo posa dietro il secondo dov'è seduta una ragazza di colore mai vista prima. Mi aspetto che protesti contro la furbata, ma si limita a sistemarsi meglio gli occhiali e abbassare lo sguardo furiosa. E' stato più semplice del previsto. "Voilà" mi sposta la sedia per accomodarmi Bartis e io mi siedo in silenzio. Anche il primo banco mi sarebbe andato bene, avrei saputo copiare comunque senza farmi beccare. "Abbiamo iniziato a spiegare, prendete il quaderno" sbotta la professoressa che torna alla lavagna. "Hai il quaderno?" chiedo a Bartis. "Non ho neanche un foglio" fa spallucce lui, ma si adopera subito a ricavare due foglie dalla ragazza di fronte. "Pss, cioccolatina" la chiama a bassa voce. Non credo alle mie orecchie. La ragazza si gira interdetta e lui chiede "Hai due fogli da prestarci?" Quando penso che sia arrivato il momento che lo mandi a fanculo, lei sospira e stacca due fogli dal suo quaderno per poi passarceli. "Gentilissima e...avresti anche due penne? Per favore?" ha ancora il pudore di parlare Bartis. Ecco cosa più ammiro di lui: ottiene sempre, e dico sempre, ciò che vuole. Ragazze, favori, denaro...non c'è cosa a cui lui non possa arrivare. "Ne ho una nera e una verde" dice la ragazza porgendo le penne sulla sua mano. "Vanno bene lo stesso, grazie tesoro" le fa un occhiolino e Bartis mi passa la penna nera, ovviamente. Fingo di prendere appunti per il resto dell'ora finchè suona finalmente la campanella e Clarissa corre a sedersi sulle mie ginocchia. "Quanto mi piace averti sotto i miei occhi tutto il tempo" mi sussurra all'orecchio. Faccio subito una smorfia "Suona inquietante Clarissa" la scosto per uscire dalla classe, mi sento soffocare. Bartis viene fermato da Fabiana che gli chiede perchè non l'abbia più chiamata e io decido di scappare da lì al più presto. "Scusami" mormora la ragazza del primo banco che stava rientrando in classe e si stava per scontrarsi con me, credo abbia chiesto qualche minuto fa il permesso di andare al bagno. Quando dicono che non sto attento in classe, mentono. Sento il cellulare vibrare e leggo il messaggio di Xavier che dice di essere riuscito a rifornirsi fino alla fine del mese e che mi aspetta nei campetti. La giornata a scuola passa lentamente, abbiamo venduto il triplo di quello che vendevamo di solito e ho raccolto nella nostra banda altri ragazzini che vengono da quartieri popolari e dicono di saperci fare con lo spaccio. Li terrò d'occhio, ma non mi sembrano intenzionati a fregarmi...non avrebbero il coraggio. "Abbiamo un problema" m'informa Oliver all'uscita della scuola. "Che succede?" mi accendo una sigaretta, sembra essere passato un secolo da stamattina. "Daniel ha venduto dell'erba a Gabriele Esposito senza sapere chi fosse" "E sarebbe?" "E' figlio del maresciallo Esposito e se dovesse denunciarci?" Sorrido divertito. Denunciare? A me? "Porta avanti diversi progetti per la legalità e ha più volte cercato di incastrarmi mentre vendevo a scuola. Eccolo" m'indica con la testa un tipo secco, rossiccio che attraversa la strada come spaventato anche della sua ombra. "Tenetelo d'occhio, in caso interveniamo a modo nostro" "Ricevuto" ridacchia sadico Oliver. Sento il cellulare vibrare e diverse chiamate perse da Clarissa, cielo che zecca. Non rispondo e montando sulla moto borbotto "Io vado, mi raccomando" "Lo abbiamo in pugno, non temere" cerca di rassicurarmi Oliver, ma la verità è che credo siano tutti un ammasso di deficienti che mi diverto a trattare come burattini, e neanche se ne accorgono. "Sì" mi limito a dire uscendo dal parcheggio. "Ehi!" sento gridare alle mie spalle e vedo dallo specchietto mia cugina Diana correre verso la moto. "Menomale che non sei ancora andato via, mi dai un passaggio a casa di zia Lena? Le ho promesso che l'avrei aiutata coi i preparativi" "Ringrazia il cielo che mi sei di passaggio o ti avrei lasciato col culo per terra" le lancio il mio casco e aspetto che salga sulla moto. "Sì, muoviti" m'ignora lei aggrappandosi alla moto. Accosto davanti a casa di zia Lena e lasciando Didi, esco dal cancello per andare via "Tu non ci dai una mano?" chiede restituendomi il casco. "Devo andare in palestra" "Che scusa di merda, vabbè...allora a stasera" sbuffa lei sistemandosi lo zaino sulla spalla. "Non ci sarò" "Come no? Ma Ines..." "Lasciami in pace e fatti i cazzi tuoi Didi" sbotto severo per poi andare via. Che cazzo hanno tutti quanti? Nessuno che capisca che quella stronza non la voglio più vedere per il resto della mia vita? Solo il pensiero di poterla incrociare per strada mi ripugna. Vado in palestra a digiuno, sentire nominare quel nome mi ha fatto passare l'appetito e devo sfogare al più presto la mia rabbia contro qualcosa. Sono un pozzo di sudore quando Mauro, il mio pt mi recupera da terra e mi chiede che accidenti ci faccia da ore in palestra. "Qualcuno ti ha fatto incazzare, vero?" chiede Mauro passandomi una bottiglietta d'acqua che scolo in un attimo. "Dovevo recuperare delle ore di allenamento" spiego a fatica, sento dolore ovunque...merda, ci sono andato davvero pesante. "Le hai recuperate, forza vattene a casa" "Mi stai cacciando dalla palestra?" "Ti sto salvando dai dolori muscolari che avrai, se vai avanti così" "Mi hai scambiato per un pivello" gli lascio un pugno sulla spalla per poi trascinarmi negli spogliatoi per lavarmi. Sono circa le 18 quando torno a casa e non trovo nessuno, presumo siano tutti da zia Lena. Mi corico sul divano incapace di fare le scale per andare sul letto e chiudo gli occhi per poco esausto. Era proprio questo quello che volevo, sentirmi morto...non poter più sentire nessun muscolo, essere inerme e sconfitto contro me stesso. Annullarmi completamente. "Dove corri! Rallenta!" grido dietro a una chioma rossa. "Ines non scherzo, fermati!" urlo sentendo i polmoni andarmi a fuoco. "Seguimi! Non ti fermare" ridacchia lei girandosi di poco mostrandomi il suo profilo perfetto, ogni singolo dettaglio di lei è fatto ad arte. "Ma dove mi stai portando?" entriamo in una specie di aiuola, non sono mai stato in questo posto. "Corri, corri con me!" lei continua a corree allegra tra i muri spessi e alti di vegetazione. Mi fermo un attimo per prendere fiato e la perdo d'occhio "Ines!" urlo guardandomi attorno...dov'è andata? "Segui la mia voce!" "Ines!" svolto a destra, poi a sinistra...non c'è, non la vedo. L'ho persa. "Sono qui" "Ines? Non ti vedo, torna da me!" giro a sinistra, ma ancora niente. Sento la sua risata da lontano e cerco di raggiungerla in ogni modo, mi porto le mani in testa sentendomi impazzire. "Sono qui, seguimi!" "Ines!" urlo sentendo ancora la sua risata, non riesco a capire da dove provenga, mi scoppia la testa. "Ines non lasciarmi qui! Non lasciarmi!" grido cadendo in ginocchio tremante. "Ines! Ines!" "Ines!" urlo a squarciagola svegliandomi di scatto. Mi guardo attorno portandomi una mano sul cuore che batte all'impazzata, cazzo è stato un incubo. Cerco di calmare i battiti impazziti e scuotendo piano la testa, mi rassicuro mentalmente...va tutto bene. Sussulto quando sento il mio cellulare vibrare e leggo il nome di Clarissa sullo schermo "Cosa c'è" rispondo infastidito, che diamine vuole stavolta. "Avevi detto che mi avresti chiamata stasera" "Dico tante cose Clari, non devi per forza credermi ogni volta" "Ad ogni modo sto venendo da te" "Perchè?" "Hai casa libera o mi sbaglio?" "E tu come fai a saperlo?" chiedo corrugando la fronte, non è che ha installato qualche videocamera a casa di cui non sono a conoscenza? "Diana ha messo una storia su instagram e c'erano i tuoi, come mai non sei con loro?" "Cazzi miei?" Sento il campanello suonare e mi passo una mano sul viso, che stress. "Sono io" dice al telefono. "Sì, diciamo che me lo immaginavo" scendo dal divano e raggiungo scalzo l'ingresso aprendo la porta. "Ciao!" esclama sia al telefono che a me. Faccio una smorfia riattaccando "Che ci fai qui?" "Su col sorriso, sembra che ti abbia fatto visita un fantasma" mi prende una guancia tra le dita facendomi infastidire ulteriormente. "Devi uscire?" chiedo indicando la gonnellina che ha indosso, è troppo appariscente per una visita a casa mia. "Sono stata al Country, ma mi annoiavo...per fortuna che ci sei tu" allaccia le braccia attorno al mio collo e io chiedo stranito "Sei stata al Country? Che ore sono?" "E' mezzanotte" "Cosa?" ho dormito per 6 ore di fila? Il mio stomaco conferma la teoria e staccandomi da Clarissa borbotto andando in cucina "Ho fame" "Anch'io sono terribilmente affamata" mi guarda maliziosa mentre apro il frigo e prendo dell'affettato. "Non hai trovato nessuno in discoteca con cui sfogarti?" mangiucchio della fesa e apro un pacchetto di crackers integrali. "Non sono come te" "Be', su questo devo darti ragione" ridacchio spalmando del formaggio sul cracker. "Vuoi?" le allungo un po' di fesa. "No, passo" sbuffa aprendo la sua borsetta e recuperando una canna. "Non in casa mia, per piacere" gliela faccio rimettere nella borsetta. "Abbiamo già fumato a casa tua" mi ricorda lei stizzita. "Già, e mia madre ha minacciato di mandarmi dritto in Zimbabwe se ci riprovo" "Che rottura" Faccio spallucce e finisco di mangiare i crackers insieme alla fesa, mi sono riempito il giusto. "Saliamo da te?" chiede lei raggiungendomi con i suoi artigli lunghi gellati di viola. "Ho casa libera, posso scoparti anche qui e ora" le poso una mano sul culo risalendo la gonna e glielo palpo senza delicatezza. "Sì, ti prego. Fallo." mugola mentre la sbatto contro il bancone e scostandole il tanga con le dita le stuzzico la carne. "Oh cazzo" geme aggrappandosi al bancone e allargando ulteriormente le gambe. "Sei fradicia, aspettavi solo che ti scopassi, vero?" inserisco due dita facendola gemere ancora. "Ti supplico, non farmi aspettare ancora" piagnucola e io non me lo faccio ripetere due volte. Esco fuori il mio cazzo e affondo dentro di lei penetrandola forte. "Sì, oh sì! Cazzo sì!" grida di piacere Clarissa mentre le alzo la gambe destra e rientro dentro di lei facendola urlare. Le stoccate sono così veloci e forti che il rumore risuona per tutta la cucina e, nonostante lei sia venuta da un pezzo, continuo a pompare dentro di lei come un pazzo. Clarissa tiene resistenza a lungo, finchè vengo anch'io ed esco da lei completamente sudato. Cazzo, se me la scopata. Clarissa ancora eccitata si mette subito in ginocchia e mi prende il membro in bocca facendomi un pompino da sogno, dannazione se ci sa fare con quella lingua. Le vengo in gola e svuotandomi, esco da lei accarezzandole la testolina. "Sei sempre una garanzia Clari" le asciugo un po' di sperma dall'angolo della bocca e l'aiuto a rialzarsi. "Continuiamo di sopra?" mi lecca l'orecchio e io sorrido scuotendo la testa. Faccio per dirle che sono stanco e adesso vorrei soltanto morire sul letto, quando sento suonare alla porta. Mamma e papà vi ringrazio. "Sarà per un'altra volta?" le chiedo accarezzandole le braccia e fingendomi dispiaciuto. Non le do modo di replicare ed esco dalla cucina per andare ad aprire la porta e togliermela dalle palle. Il campanello suona ancora e urlando "Arrivo ma!" apro la porta senza neanche vedere di chi si tratta. "Ci vediamo domani a scuola? Prego" caccio via Clarissa che però corruga la fronte guardando davanti a sé. Che cazzo le prende ade...mi paralizzo realizzando che non si tratta di mia madre. Perdo un battito e rimango come impietrito a fissare una ragazza carina, cosa dico? Bellissima, assolutamente stupenda con i capelli lunghi, rossi, ondulati tirati un po' all'indietro lasciando due ciocche a incorniciarle un viso dolcissimo, armonioso, soave con due gemme color smeraldo al posto degli occhi, l'arco del nasino sinuoso, ad arte, le labbra carnose dipinte di un rosa scuro e tante piccole lentiggini che ricoprono il viso angelico. Le labbra si piegano in un sorriso rivelando una scia di denti bianchissimi e la sua voce delicata mi dice qualcosa, ma io sono totalmente stordito dalla sua magnificenza. Brucio con lo sguardo le curve del suo corpo tonico, le gambe chilometriche e la sua pelle, non più color latte come ricordavo quattro anni fa, ma leggermente abbronzata che risalta il vestitino bianco con delle margherite sparse, dei fronzoli sulle braccia e alla fine della gonna troppo corta che mi fa eccitare come un dannato. Rialzo piano lo sguardo confuso, disorientato e l'ascolto aggrappandomi alla porta sentendo le gambe improvvisamente molli, non so con quale forza non sia ancora svenuto. "Ehi ciao, scusa il disturbo. Ho chiesto di te a zia Viviana e mi ha detto eri rimasto a casa per studiare, quindi ho pensato di scappare per un attimo dalla festicciola e portarti una fetta di torta. È davvero buonissima ed è al pistacchio come piace a te" abbasso lo sguardo alla fetta di torta esageratamente grande su un piattino di carta rosa e la forchetta di lato, l'avrà portato con estrema cura a destinazione. Rialzo lo sguardo a lei e mi perdo nei suoi occhi, sono sempre gli stessi: dolci, luminosi e teneri. Mi ha sempre dato una gran pace guardarli, hanno un effetto totalizzante su di me. Vorrei toglierle la fetta di torta dalle mani, attirarla a me e stringerla così forte da farle mancare il fiato. Vorrei ringraziarla per essersi ricordato di me, accarezzarle le guance tonde, candide e chiederle com'è stato il viaggio, se vuole entrare e passare il resto della serata con me, perché mi è mancata come l'aria in questi anni, e adesso voglio soltanto recuperare tutte le nostre chiacchiere, coccole, risate mancate, ma la mia mente viene annebbiata da un ricordo, un orrendo ricordo... * Non ho bisogno di te per vivere stronza." ringhio tra me sfrecciando fra gli alberi fino a immettermi nello stradone dietro casa. Come fa a non pensare a me? Come si può essere talmente egoisti? Sa che dipendo da lei, sa che non mi fido di nessun altro, che non vivo senza lei, che è tutto il mio mondo e ogni cosa, ogni pensiero, ogni gesto gira attorno a quella stronza. "No! Non se ne andrà, non glielo permetterò!" urlo al cielo rabbioso per poi svoltare bruscamente a sinistra e tornare indietro. Dovrà passare sopra il mio cadere per...non ho neanche il tempo di realizzare che una jeep che andava a cento all'ora mi travolge facendomi schizzare in aria. Passano una manciata di secondi prima che il mio corpo ricada sull'asfalto violentemente e non senta più nulla piano piano: prima le gambe, poi le braccia, la testa inizia ad annebbiarsi, una lacrima scende rovente sul mio viso e la vista prima nitida comincia a sfocarsi finchè il buio prende il sopravvento. L'ultimo mio pensiero è come sia possibile morire due volte a distanza di pochi minuti. Ines è davvero davanti a me, come se non fosse mai successo nulla, come se non fossero mai passati 4 anni in cui non ci siamo mai visti, sentiti...come se non avesse mai scelto di uccidermi e abbandonarmi Serro la mascella così forte da potermi spezzare i denti e sentendo il sangue bollirmi dalla rabbia mandandomi a fuoco, faccio un passo in avanti e con una mossa faccio scivolare dalle mani il piatto spalmando per terra la fetta di torta. "Sparisci." ringhio, non staccandole gli occhi funesti da dosso, con tutto il mio odio, il rancore, il dolore che ho tenuto imprigionato senza dar modo a niente e nessuno di ferirmi più di quanto lo sia stato. Mi aspetto che indietreggi spaventata, che sbatta più volte le palpebre incredula e che scappi via, ma non succede nulla di tutto ciò. Rimane ferma sul suo posto e mi guarda dritto negli occhi senza tremare, senza alcuna cazzo di esitazione. "Gigio" sussurra in un filo di voce sparandomi dritto nel cuore. Le sbatto la porta in faccia non sopportando tutto il dolore che mi sta lacerando dentro e solo adesso mi ricordo di Clarissa ancora in casa. "Chi era?" mi chiede cercando di trattenermi. "Nessuno. Vai via" sbotto superandola e andando dritto in camera mia. Chiudo la porta a chiave e non riuscendo più neanche a respirare, mi accascio per terra raggomitolandomi su me stesso. E' possibile morire di crepacuore?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


in corso..

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Trattenere il rancore è come bere il veleno e sperare che l'altro muoia. INES'S POV: 18 settembre 2019 Caro Gigio, oggi è il mio primo giorno in California. La mia host family è adorabile, ho anche una host sister poco più piccola di me. Sembra molto simpatica e affettuosa, spero che possiamo diventare amiche...non ho mai avuto una sorella e questa sensazione inaspettatamente mi piace. Ho fatto colazione come una vera americana con pancake, bacon e uova! Il succo d'arancia qui è un gallone enorme, penso sia due volte la mia faccia. Per quanto riguarda la mia camera, amo la carta parate tempestato di fiori e la moquette beige. Al centro c'è un lettone che ha un materasso sofficissimo e fuori dalla mia finestra sventola una bandiera americana, che figata. Vado a dormire che domani mi aspetta una giornata piena, mi manchi e vorrei poterti rendere partecipe della mia esperienza. In fondo alla lettera dovresti trovare delle foto della casa e una della host family con me. PS. Non far caso alla mia faccia stravolta, dopo 15 di volo sembro un mocio. Un bacio grande, il tuo granchietto. PRESENTE Mamma dice spesso che sono nata testarda come papà, delle volte mi limito a sorridere, ma mai come oggi potrei darle ragione. Papà ha insistito per accompagnarmi a scuola e io, come una stupida testarda quale sono, ho rifiutato il passaggio per approfittarne a prendere un po' d'aria e imparare la strada da me. Eccomi qui a Villa Adriana con ancora non so quanti chilometri da fare e sono le 8 meno 10. Potrei chiamare papà e accettare la mia sconfitta, ma lo disturberei a lavoro e dovrebbe farsi le corse per poter ritornare in tempo. Colpa mia, errore mio...devo uscirmene da sola da questo casino. Mi metto a una fermata e mentre studio sul tabellone le varie linee dell'autobus, sento un clacson alle mie spalle. All'inizio non mi giro credendo di non essere la diretta interessata, ma poi sento una voce chiamare il mio nome. "Clarissa?" chiedo corrugando la fronte. "Vieni, ti do un passaggio" dice lei aprendo la portiera del passeggero della sua decappottabile "No, grazie. Tranquilla" rifiuto il passaggio non sentendomi a mio agio. "Forza, sono quasi le 8. Sai che abbiamo greco a prima ora, non vorrai fare incazzare la professoressa?" Dannazione, è la prima volta che incontro la professoressa di greco. Non posso darle subito una brutta impressione di me. "Sicura che non sia un disturbo?" "Salta su" replica lei. "Grazie, davvero" mi siedo sul sedile del passeggero e chiudo la portiera. "Non pensavo distasse così tanto da casa la scuola" mormoro posando lo zaino sulle mie ginocchia. "Tesoro, ti conviene prendere la patente e sfrecciare anche tu con una bella macchina" "Preferirei andare in bicicletta, sarebbe più ecologico" Clarissa scoppia a ridere e, onestamente, non ne capisco il motivo. "Potresti chiedere un passaggio a Giorgio, non siete...insomma vivete vicino" Scuoto subito la testa "Non mi sembra il caso" Ci fermiamo al semaforo e Clarissa mette la prima al volo "Perchè ti odia tanto? Gli hai ucciso il cane?" "Santo cielo, no! Non sarei capace di un azione tanto vile" "E allora cosa gli prende? Sembra possa bruciare l'intera città con le occhiate di fuoco che ti lancia" "Io...in realtà sto cercando di capirlo anch'io" "Stavate insieme, vero?" "Chi? Noi due?...Io e Giorgio siamo cugini" "Mio padre si è risposato con sua cugina di terzo grado, non c'è niente di male" La guardo perplessa "Non è il caso di me e Giorgio" "Sicura?" "Più che sicura, io e Giorgio non dureremmo neanche un giorno" "Oh scusami" dice lei frenando di botto facendo cadere un sacchettino che era poggiato sul cruscotto. Fa per recuperarlo, ma mi allungo io prendendolo "Faccio io, tranquilla" "Grazie tesoro, potresti vedere se è ancora integro?" "Ehm...sì, un attimo "scosto il sacchettino con la scritta Rolex sopra e apro un scatolina dove dentro c'è un orologio scintillante, scommetto sia tempestato di diamanti. "E' integro" le dico riposando il tutto nel sacchettino. "Meno male, potresti metterlo nel mio zaino? Così evito di perderlo" "Certo" recupero il suo zaino dai sedili posteriori e infilo il sacchettino dentro con cura. "Regalo di papà per l'inizio dell'anno" mi spiega lei svoltando a scuola. "Carino da parte sua" "Non fa altro che viziarmi, Bartis delle volte è geloso di me" "Bartis è tuo fratello?" "Sì, frequentiamo la stessa classe" "Quindi è un nostro compagno" realizzo ricordandomi di Clarissa in aula ieri. Non abbiamo avuto modo di parlare, più che altro sono stata turbata tutto il giorno dopo il litigio con Giorgio. "Sì! Ieri credo che abbia bidonato insieme a Giorgio" "Vanno d'accordo quindi" "Sono migliori amici" Una volta ero io la migliore amica di Giorgio, detestava essere circondato da qualcuno che non fossi io. "Sono felice per lui" mormoro facendo un sorriso tirato. "E allora? Com'è andato questo primo giorno, Giorgio a parte" "Mi sono trovata molto bene con tutti i professori e Jasmine è adorabile" "Ah si, Jas...credo di non aver mai sentito la sua voce" "Magari è molto timida. Se provi a parlarle, scoprirai che è una bellissima persona" "Sì, un giorno magari..." borbotta lei parcheggiando. Scendiamo insieme e Clarissa caccia un urla salutando qualcuno, mi giro e vedo Giorgio al muretto insieme ad altri ragazzi che m'inchioda con un'occhiataccia. "Io entro...grazie ancora per il passaggio" farfuglio scappando dentro senza darle tempo di replicare. "Buongiorno" saluto Enzo, il barista che ricambia con un sorriso. Grazie a Jas, ieri ho scoperto una scorciatoia per arrivare in classe più velocemente. Attraverso il bar che emana un buonissimo profumo di cornetti caldi con passo rapido e quando faccio per svoltare, vengo fermata da un ragazzo che mi porge un volantino e dice "Ciao scusami, posso rubarti un attimo?" Vorrei rifiutare per raggiungere al più presto la classe, ma porto pazienza e mi fermo ad ascoltarlo "Sì, dimmi" " Grazie, sarò breve. Il ministero dell'ambiente ha finanziato quest'anno un progetto intitolato "Scuole per lo sviluppo sostenibile" e le conseguenti certificazioni che saranno rilasciate, assumeranno una valenza internazionale ai fini del miglioramento delle prestazioni per l'Ambiente, il Sociale e il Governo delle organizzazioni pubbliche e private. Parteciperanno diverse scuole al progetto e chi vincerà, potrà presentare il proprio progetto al consiglio europeo a Bruxelles" Caspita, che occasione imperdibile. "Ci sono 8 posti a disposizione, siamo 5 al momento...ti va di unirti a noi?" chiede alla fine, ma io sono già convinta al mille per mille. "Con piacere!" esclamo un po' troppo forte, sono così felice in realtà. "Davvero? Wow, è stato più facile del previsto. Mi aspettavo un no" dice lui facendomi ridacchiare " Puoi lasciarmi il tuo nome e un recapito telefonico?" "Certo" gli detto il mio nome e il mio numero e lui mi assicura che riceverò un messaggio al più presto per organizzarci con i primi incontri. "Perfetto, allora aspetto un tuo messaggio" "Sì, esatto. A proposito...non mi sono ancora presentato, sono Gabriele" mi porge la sua mano. "Ines, come avrai intuito" gli stringo la mano sorridendo. "Grazie per la tua disponibilità, Ines" dice Gabriele mentre suona la campanella. "Ma di che. Devo andare adesso, a presto!" lo saluto con la mano e scappo via. Raggiungo la classe di fretta e furia ed entrando trovo già Jasmine seduta "Ehi" la saluto buttando per terra lo zaino. "Ciao, hai preso la scorciatoia che ti ho insegnato?" "Sì! E sai chi ho incontrato?" "Chi?" chiede lei mentre le passo il volantino che legge immediatamente. "C'è ancora un posto, ti va di partecipare?" "Interessante, potrebbe anche darmi punteggio per i crediti" "Esatto, va solo a nostro vantaggio. Cosa ne dici?" "Perchè no?" "Sì, che bello! A ricreazione andiamo al bar, così becchiamo il tipo del progetto. Mi pare si chiami Gabriele" "Esposito?" "Non mi ha detto il cognome" "Alto, secco, moro, occhi scuri, capelli lisci con gli occhiali?" "Sì! Allora vi conoscete" "Conoscere è un parolone, è figlio del colonnello Esposito e mia madre fa le pulizie da lui" "Colonnello Esposito, sai che non è la prima volta che lo sento?" mormoro cercando di ricordare dove l'ho sentito già. "E' a comando del ROS" "ROS?" chiedo non capendo. "Il raggruppamento operativo speciale, è l'organo investigativo d'élite dell'Arma dei Carabinieri, l'unico con competenza centralizzata sulla criminalità organizzata e sul terrorismo" "Caspita, dunque è un pezzo grosso" commento impressionata. "Viene sempre con la scorta, mia madre stessa deve superare vari controlli di routine prima di entrare a casa loro" "Capisco, anche i miei zii sono sotto scorta. Mia cugina Zaira ha ricevuto delle minacce e adesso ha una guardia del corpo anche in camera sua" "Sarà molto pesante per lei sopportare questa mancanza di privacy" "Lo è, anche se Tariq sembra un tipo simpatico" dico mentre entra in classe una donna sui 50 con i vestiti che vendono da desigual e una strana smorfia in viso. "Buongiorno" posa le sue cose e noi ci alziamo per accoglierla. "Potete accomodarvi" rantola lei guardando tutti male. Inizia a fare l'appello e quando arriva al nome di Giorgio noto che non è salito in classe, vorrà bidonare anche oggi? "Ines Therani" chiama me e alzo subito la manina. "Sei nuova?" chiede masticando la gomma non curante. "Sì, professoressa" "Ho capito" sposta lo sguardo annoiata al registro. Mi aspettavo un'accoglienza più calorosa. "Perchè ha una faccia schifata?" chiedo piano a Jas che ridacchia e dice "E' la sua faccia, tranquilla" Scuoto la testa divertita mentre sentiamo la porta aprirsi e un ragazzo mulatto seguito da Giorgio entrare in classe. "Scendete in vicepresidenza, vi ho già messo l'assenza" sbotta la professoressa seccata. "Professoressa su, non faccia così!"esclama il ragazzo moro andando verso la professoressa con le mani congiunte. "Bartis, non mi fare perdere tempo. Sparisci" "La prego, sarà l'ultima volta. Mi guardi in faccia, sa che non le mentirei mai" "Come no" commenta Clarissa. Solo adesso collego le cose, ecco il Bartis di cui parlava Clarissa. "Si può fidare di me professoressa, lo sa" insiste Bartis riuscendo alla fine a convincerla. "Muovetevi, e che sia l'ultima volta!" "Sa che la trovo in forma professoressa, ha ripreso ad allenarsi in palestra?" "Vatti a sedere Bartis" borbotta la professoressa che cela invano un sorrisetto. "E' geniale" sussurro a Jas divertita dal teatrino. "E' un clown" sbotta invece lei contrariata. Il sorriso muore quando Bartis si sposta e Giorgio punta gli occhi su di me, abbasso subito i miei e fingo di non essermi accorta del suo ingresso. Sento le sedie dietro di noi spostarsi e con amarezza realizzo che, non solo avrò per tutto l'anno gli occhi addosso di Giorgio, ma che lo avrò a pochi centimetri di distanza dal mio posto. "Iniziamo subito ragazzi, non abbiamo tempo da perdere. Procediamo col primo autore: Seneca" dice la professore e io corrugo la fronte. "Non dovremmo fare greco?" domando stranita a Jas. "Con l'Agata faremo latino e greco e abbiamo greco a quarta ora oggi" "Ah, ho capito. Grazie" La professoressa parte a razzo a spiegare Seneca e faccio un po' fatica a starle dietro, infatti quando entra la bidella con una circolare tiro un sospiro di sollievo. "Pss " sussurra qualcuno alle nostre spalle. Faccio per girarmi, ma Jasmine me lo impedisce sibilando "Ignoralo" Corrugo la fronte stranita mentre Bartis insiste "Pss cioccolatina, dico a te" Jas chiude gli occhi esasperata e si gira forzata. "Mi sono perso l'ultimo pezzo, non è che mi potresti aiutare?" "Sì" mormora Jasmine passandogli il quaderno. "Grazie mille, sei un tesoro" le fa l'occhiolino e inizia a copiare tutti i suoi appunti. In realtà si era perso già da un po'. "Scusami, cosa c'è scritto qui?" la disturba dopo poco. "La Consolatio ad Marciam" gli dice Jasmine paziente. "E' sempre latino?" "Sì" si limita a dire Jas, posso sentire le sue imprecazioni. Azzardo a lanciare un'occhiata al posto di Giorgio e osservo il suo quaderno immacolato, non ha preso neanche un appunto. Sussulto quando il quaderno viene chiuso di scatto e capisco di essere stata beccata. Mi rigiro e trascinando la sedia, m'incollo al banco. La bidella ci mette una vita a mostrare tutte le circolari, infatti la professoressa innervosita le dice di passare più tardi, quando non ci sarà lei. "Continuiamo?" riparte a spiegare senza darci tregua fino al suono della campanella. "Non hai scritto un cazzo, sei un coglione?" chiede Bartis dietro a Giorgio. "A che serve, se mi passerà tutti gli schemi ordinati Clarissa" "Non li passa a suo fratello e li passa al suo scopamico" quasi urla Bartis per farlo sentire a Clarissa che gli lancia una penna. "Ehi! Stavi per prendermi l'occhio!" protesta Bartis. "Era quello l'intento stronzo" replica Clarissa mentre la sento avvicinarsi. "Come stai?" chiede a Giorgio e io m'irrigidisco di scatto. "Vado un attimo al bagno" mormoro scappando dai due. "Ti seguo" mi fa compagnia Jasmine uscendo insieme a me. "Non lo sopporto" sbotta una volta fuori dalla classe affiancandomi. "Chi? La professoressa?" incrocio le braccia attraversando il corridoio. "Bartis, fa anche muovere la mia sedia col suo stupido piede" "Diglielo, così smette" "Se avessi un po' di coraggio, gli direi anche di non rivolgermi la parola. Sai cos'ha fatto il primo giorno di scuola?" Scuoto la testa corrugando la fronte curiosa. "Ero messa al secondo banco, arriva lui col suo amichetto e hanno spostato il primo banco che era vuoto dietro il mio!" "Non ci credo, ma non è giusto!" "A chi lo dici e sai cos'ho fatto?" "Lo hai preso a parole?" "Non ho fatto nulla. Ho accettato il mio destino in silenzio come una fallita" sbotta agitando le braccia. "Non sei una fallita, sei troppo educata e matura per i suoi giochetti infantili" l'attiro a me in un abbraccio impacciato. "E' molto dolce da parte tua, ma sappiamo tutti che prima o poi supererò il mio limite e gli sputerò addosso tutto ciò che penso di lui" "Ovvero?" "Che è un fallito, un imbroglione, un citrullo, un balordo..." "Wo wo, con chi ce l'hai cioccolatina? Me ne occupo io" sentiamo dire alle nostre spalle. Solo adesso ci accorgiamo di Bartis dietro che ci supera e mi porge la mano "Incantato, io sono Bartis" "Ines" mi presento stringendogli la mano. "Vado a fumarmi un cannetta, volete unirvi a me?" "No grazie, non fumo. Grazie per l'offerta" rifiuto cortese. "Cioccolatina?" "No." replica Jas guardandolo male. "Non sapete cosa vi perdete" mette la canna in bocca e dice "Mi coprite se il professore dovesse arrivare in anticipo? Grazie bellezze" ci volta le spalle senza aspettare una risposta. "Non puoi dire che non sia divertente però" mormoro a Jasmine che alza gli occhi al soffitto e svolta per il bagno. "Invece che ne pensi di Clarissa?" chiedo lavandomi le mani con nonchalance. "Odiosa, non per nulla è sorella di quel citrullo" entra nella toilette e grida dentro "Anche se devo ammettere che ha una buona media per merito suo, e non per suo padre, come dicono in giro" "Suo padre?" "E' il preside della scuola, ecco perchè si sentono i padroni del Meli, insieme a Giorgio" Alzo un sopracciglio sorpresa, ora capisco tante cose. "Eh...sapevi di Clarissa e Giorgio?" asciugo le mani con la carta. "Lei è sicuramente più presa di lui" "Dici?" "Non lo conosco bene, ma dal modo in cui scansa sempre Clarissa, posso intuire che non gli piaccia le sue attenzioni" sento che tira lo sciacquone. Esce fuori e andando a lavarsi le mani chiede "A proposito...hai capito perchè ieri si è comportato da grandissimo cafone con te?" "Te l'ho detto, non ci capiamo" faccio una smorfia. "E quindi ti tratta come una pezza? E tu glielo lasci fare?" "Non ho il coraggio di andargli contro" le do una gomitata scherzosa e aggiungo "Abbiamo una cosa in comune, a quanto pare" "Sì, che siamo due codarde" scoppio a ridere e torniamo in classe. Al nostro rientro, Clarissa è ancora sulle ginocchia di Giorgio e mi fa un sorrisino che ricambio, rimettendomi subito a posto. Il professore di filosofia fa il suo ingresso e alzandoci per accoglierlo, ci rimettiamo seduti. L'ho conosciuto ieri il professore di filosofia, sembra molto strano ma una persona di cuore. Saranno divertenti le sue lezioni. "Perera Bartis?" chiede il professore e io e Jasmine ci guardiamo in faccia. Scuoto la testa chiedendo cosa fare e Jas prende parola "Credo sia stato chiamato dal preside" "Sì, e io sono Brad Pitt. Signorina Kapoor vada a cercarlo o vi porterò entrambi veramente dal preside" Faccio per dire che Jas non c'entra nulla, ma lei mi stringe il braccio e scuote la testa "Tranquilla, ci penso io" dice alzandosi per poi uscire dall'aula. Sospiro contrariata mentre sento una penna cadere accanto alla mia sedia. La raccolgo e mi giro per posarla sul banco dietro, ma il sorriso sparisce quando vedo Giorgio con un'espressione tetra che mi augura la morte con solo lo sguardo. Riposo la penna in silenzio e gli do le spalle visibilmente scossa. "Prego" borbotto tra me aprendo il quaderno per prendere appunti anche per Jas che è alla ricerca di quel soprannominato "citrullo". JASMINE'S POV: "Guarda un po' cosa mi tocca fare" sbotto nel corridoio scendendo le scale dell'area A. Dove diavolo si sarà cacciato? E soprattutto...perchè ho preso le sue difese? Che mi sia di lezione per il futuro, dannazione. Faccio il giro dell'agorà immenso e passando a rassegna i giardinetti, scendo nelle varie palestre della scuola. Ancora niente...potrei tornare in classe e dire tutta la verità al professore, sarei ancora in tempo per non perdermi la lezione. Faccio per voltarmi e tornare in classe, ma la mia stupida coscienza me lo impedisce. Perchè devo essere così buona? Perchè! Sbuffo ed esco ai campetti scendendo le scale e attraversando i due campi da pallavolo. "Ciao ragazze, avete vis..." sto per chiedere informazioni del citrullo quando vedo sbucare dalle scale del teatro dei ragazzi barcollanti. "Scusatemi per il disturbo" mollo le ragazzine e vado spedita verso le scale del teatro. Credo che in 5 anni non ci abbia mai messo piede, è troppo appartato e mi vengono i brividi solo a scenderne le scale. Quando mi avvicino al teatro sento un odore pungente di erba e tappandomi il naso, mi sporgo nelle scale trovando un gruppo di ragazzi che stanno fumando. Individuo finalmente il citrullo e lo chiamo, almeno credo di averlo fatto ma non mi sentono. "Che tu sia dannato" sibilo tra me scendendo le scale. I ragazzi notano la mia presenza e girandosi di scatto, mi squadrano tutti dalla testa ai piedi. "Calma, non è pane per i vostri denti" interviene quel citrullo facendo calmare gli spiriti bollenti dei suoi amichetti tossici. "Il professore ti cerca" mi limito a dire, mentre lui si rilassa contro il muro e con lo spinello tra le bocca mormora "E io che pensavo che volessi farti un tiro con me" Neanche nell'universo più remoto. "Potresti venire? Ho già perso un pezzo della lezione" per colpa tua. "Tanto vale perdere anche l'altro pezzo" replica tranquillo lui. Non ha il minimo interesse o pensiero che possa rischiare un rapporto dal professore. "Ci manderà in presidenza, se non ci muoviamo" insisto stringendo i pugni dietro la schiena. "Che problema c'è? Ci parlo io con mio padre" Santi numi, cosa mi trattiene dal prenderlo per le orecchie e trascinarlo in classe? "Bartis, per favore" mi appello alla misericordia del cielo. Non posso credere che siamo arrivati al punto che devo pregarlo per non farci prendere una nota. "Ok ok, a una condizione" si scolla dal muro e mi raggiunge. Corrugo la fronte mentre lui sale sul mio stesso gradino facendomi indietreggiare per la troppa vicinanza e dice "A patto che mi passi gli appunti di filosofia, mi sento un po' stordito al momento" Che razza d'irresponsabile, babbeo, stolto. "Ok" sbotto dandogli le spalle e uscendo da lì con o senza di lui. Attraverso i campetti velocemente senza perdere altro tempo e mentre faccio per entrare dentro la scuola, m'imbatto in Gabriele Esposito che invece sta uscendo. Abbasso subito lo sguardo in imbarazzo e mi faccio da parte per farlo passare, ma lui fa lo stesso e ci scontriamo nuovamente. "Prego" si sposta di lato e mi sorride. Restituisco il sorriso arrossendo fino alle punte dei piedi, ma il suo sorriso muore quando dietro di me Bartis gli dà uno schiaffetto e sghignazza "Piccolo Esposito, che bello vederti" Mi paralizzo quando sento la mano di Bartis sul mio fianco destro che quasi mi spinge dentro e chiede a Gabriele "Come sta tua sorella? Salutamela" Non aspetta una risposta ed entra anche lui facendomi avanzare ancora. Per mio grande sollievo leva la mano sul mio fianco e mi cammina accanto, che diavolo gli è preso prima? "Che profumo usi?" mi chiede ficcandosi le mani in tasca. Alzo lo sguardo a lui che mi supera di parecchi centimetri e mormoro confusa "Profumo?" "Sai di...vaniglia" Vaniglia? E' la prima volta che lo sento dire. "Non lo so, forse è il bagnoschiuma o l'ammorbidente che..." divento di pietra quando Bartis si allunga improvvisamente su di me e infilando il naso prima tra i miei capelli e poi al mio collo dice "No no, sei proprio tu" Rimango spiazzata e lascio che mi superi lungo il corridoio. E' l'effetto della cannabis? Sì, deve essere così per forza. Raggiungiamo la classe e Bartis aprendo la porta, mi fa passare per prima...sembra un dejavù con Gabriele prima. "Alla buon'ora!" esclama il professore mentre con lo sguardo basso torno a posto e Ines dice di aver preso appunti anche per me. "Sei un tesoro" le sorrido stringendole il braccio. Le due ore di filosofia passano fin troppo lentamente e a ricreazione seguo fuori Ines per andare alla ricerca di Gabriele Esposito. Credo che non sappia che mia madre faccia le pulizie da lui, non che me ne vergogni, ma sarebbe un po' strano. Scendiamo al bar non trovandolo nella folla e decidiamo a di andarlo a cercare in classe, se non erro anche lui è del quinto anno ed è della H. Ci mettiamo un po' a trovare la sua classe e raggiungendo la sua aula, ci sporgiamo dentro per vedere un gruppo di ragazze che stanno stuzzicando qualcosa. Chiediamo a loro di Gabriele e ci dicono che dovremmo trovarlo in biblioteca. Riscendiamo e dirigendoci alla biblioteca, ne approfitto per mostrare meglio la scuola a Ines che rimane impressionata dalla sua grandezza. "Eccolo" finalmente lo troviamo davanti alla libreria che consulta un libro. "Sembra impegnato, magari passiamo più tardi" propongo a Ines volendo scappare da lì. Improvvisamente non mi sento all'altezza del progetto, delle mie aspettative, di Gabriele Esposito. "Ines" sentiamo dire proprio dalla direzione di Gabriele. Beccate. "Ehi, disturbiamo?" chiede Ines prendendomi dal braccio, sa che me ne andrei da un momento all'altro. "No, assolutamente" si gira per dare un libro alla bibliotecaria e la ringrazia. Rimango completamente affascinata dai suoi modi di fare. Usciamo dalla biblioteca e lui alzandosi gli occhiali chiede "Mi cercavate?" Anch'io ho sempre questo vizio di alzarmi gli occhiali quando non serve. "Sì, ho trovato un altro componente per il progetto. Ricordo che erano rimasti due posti, siamo ancora in tempo?" "Ricordi bene e, sì, siete ancora in tempo" ci dice facendo un sorrisino timido risaltando le sue fossette. "Lei è Jasmine" mi presenta Ines indicandomi. "Come la principessa Jasmine. Molto piacere, Gabriele" Mi sciolgo. "Ines ti ha spiegato un po' del progetto?" "Più o meno" sussurro in un filo di voce. "Vi va di parlane meglio davanti a un bel caffè delle macchinette? Offro io" "Impossibile da rifiutare" ridacchia Ines, mentre io osservo persa Gabriele. Non pensavo avesse una voce così calda, soave, gli occhi dolcissimi; sembra molto intelligente, una persona alla mano, di buon cuore. "Noi ci siamo scontrati prima, se non sbaglio" dice Gabriele incamminandosi alle macchinette. Allora si è ricordato di me. "Sì, ai campetti" annuisco felice del fatto che mi abbia riconosciuta. "Eri con Bartis" M'incupisco di scatto. "Lunga storia, non siamo amici comunque. È stato un caso vederci insieme " nego qualsiasi legame con quel citrullo. Non voglio assolutamente nulla a che fare con lui. "Capisco. Lo prendi zuccherato il caffè?" mi chiede inserendo il livello dello zucchero. Gabriele è una persona brillante, come già sospettavo. Mi ha esposto con chiarezza tutto il progetto e io letteralmente pendevo dalle sue labbra. È stato così illuminante parlare con lui. Ci diamo appuntamento domani per continuare la nostra chiacchierata interrotta bruscamente e sfortunatamente dalla campanella, e saliamo in classe in fretta per l'ora di greco. "Allora? Cosa ne pensi del progetto?" mi chiede Ines incamminandosi verso la nostra classe. "Penso che se prima ero convinta, adesso Gabriele mi ha straconvinta" Ines scoppia a ridere "Sei cotta a puntino o mi sbaglio?" "Di chi? Gabriele?" faccio la finta tonta. "No, di Bartis" "Eh??" grido un po' troppo forte. "Dicevo di Gabriele, torna a respirare" ridacchia lei entrando in classe. "Vuoi biasimarmi? Lo starei ad ascoltare per ore" la seguo dentro l'aula, ma ci fermiamo sulla soglia quando vediamo Clarissa in lacrime e le sue amichette attorno. "Eccola!" esclama Fabiana, la migliore amica di Clarissa, indicando Ines. "Mi stavate cercando?" chiede lei non capendo cosa stia succedendo. Non lo sto capendo neanch'io. "Come hai potuto? Pensavo che fossimo diventate amiche" piagnucola Clarissa guardando Ines. "Io...non capisco" mormora lei sbattendo piano le palpebre. Fabiana ci viene incontro e ringhia in faccia a Ines "Sappiamo che sei stata tu!" "A fare cosa?" chiedo affiancando Ines. "Tu stanne fuori." sbotta Fabiana spingendomi di lato bruscamente. Perdo l'equilibrio e non riesco ad aggrapparmi in tempo al banco, ma qualcuno alle mie spalle riesce ad afferrarmi prima di ritrovarmi col culo per terra. "Wo wo, che cazzo succede?" realizzo con orrore che sono le mani di Bartis a sostenermi, di nuovo. Mi scosto immediatamente, come scottata dal suo tocco, e Fabiana facendo gli occhi dolci mormora a Bartis "Non sai cos'è successo" "E parla per la miseria" sbotta Bartis mentre anche Giorgio entra in classe, appoggiandosi allo stipite della porta per godersi lo spettacolo. "Clarissa aveva perso l'orologio che le aveva regalato vostro padre. L'abbiamo cercato ovunque e alla fine lo abbiamo trovato" "Tutto questo bordello per un orologio? E dov'era?" chiede Bartis scocciato. "Nello zaino di Ines" singhiozza Clarissa mentre vedo il viso di Ines impallidirsi. "Attenti ragazzi, abbiamo una ladruncola in classe" canticchia alle nostre spalle Giorgio ridendo malefico.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Non esiste difesa contro il senso naturale dell'attrazione. -Algernon Swinburne BARTIS'S POV: "Dev'esserci un errore, non sono stata io. Non ho motivo di farlo" farfuglia in totale shock Ines. Vorrei che fosse più cazzuta nella sua difesa, ma la verità è che sta tremando come una foglia. "Ah no? Hai idea di quanto costi un orologio Cartier? Certo che no" la guarda dalla testa ai piedi schifata Fabiana. Giorgio sbuffa divertito, sembra stia godendo nel vedere Ines in difficoltà. Non so molto dei loro trascorsi, ma so per certo che se dicessero a Giorgio di buttarsi da un burrone o dare una mano a Ines, salterebbe senza alcuna esitazione. "Non so quanto costi, ma non m'interessano queste cose. Non sarei capace di rubare..." si gira verso Giorgio e dice sperando che le venga in aiuto "Diglielo Giorgio che non sono stata io, che non potrei mai farlo" "Perchè mai?" sbotta lui arrogante scollandosi dallo stipite e sovrastandola con la sua statura. "Sei capace di fare cose peggiori" ringhia al suo viso bruciandola con lo sguardo. Gli occhi di Ines si fanno lucidi, ma lei tiene duro e non versando neanche una lacrima cerca di difendersi come meglio può. "Se non è stata lei, perchè continuate a incolparla?" interviene Jasmine facendosi coraggio, ma Fabiana è brava a fare la voce grossa e sbotta avanzando "Cos'è? Siete complici? Effettivamente siete sempre insieme" "Ora basta Fabiana." mi metto tra lei e Jasmine, non vorrei che la colpisse ancora. "Perchè la stai difendendo?" borbotta guardandomi male, sbuffo subito. "Non sto difendendo nessuno, mi sembra solo eccessivo questo accanimento" "Senti chi parla, il bullo della scuola" mi deride mia sorella facendo ridacchiare Giorgio. "Cos'è questo baccano?" ci rimprovera la professoressa di greco entrando in aula. "Queste due hanno cercato di rubare il nuovo orologio di Clarissa" gracchia subito Fabiana indicandole col dito minacciosa. "E' vero Clarissa?" chiede la professoressa, ma prima che dica qualcosa intervengo io "Nessuno ha visto nulla in realtà" "Non ho tempo per i vostri bisticci, voi 5 dal preside e ve la risolvete voi" raggiunge la scrivania e butta tutto sopra scazzata. "Ma noi vogliamo seguire la lezione" mormora triste Ines. "Muovetevi allora. Chiudete la porta quando andate" Fabiana esce dalla classe muovendo quel bel fondoschiena trascinandosi con sè Clarissa e faccio uscire anche Ines e Jasmine prima di chiudere la porta. "E' la prima volta che vado dal preside" dice con una smorfia Jasmine affiancando Ines. "Finalmente succede qualcosa di eccitante nella tua vita pallosa" ridacchia Fabiana superandola. Mi aspetto che Jasmine la mandi a fanculo, ma si limita a lanciarle un'occhiataccia e consolare Ines che è completamente pallida in viso. Potrei dirle qualcosa per sollevarle l'umore, ma ho paura di peggiorare la situazione. "Ditemi la verità: siete state voi?" chiedo piano a Clari e Fabiana agganciando il braccio sulle loro spalle. "Cosa ti fa pensare che ti diremo davvero la verità?" borbotta Clari scrollandosi da me. Lo sapevo, ero certo che fossero state queste due serpi. "Dimmela tu allora la verità" mormoro all'orecchio di Fabiana leccandole il lobo. Fabiana, come previsto si mordicchia il labbro eccitata, e per darle un'altra spinta sussurro "Siamo o no abbastanza intimi da farmi una confidenza?" Lei sbatte le ciglia finte lunghissime e fa per svuotare il sacco, ma Clarissa se la trascina via e mi fulmina con lo sguardo. Ci ho provato. Arriviamo in presidenza e Ines sembra abbia visto un fantasma, mi avvicino a lei e dico cercando di rassicurarla "A me avevano beccato con l'erba e mi hanno lasciato andare, ci parlo io con papà" Jasmine mi guarda storto e io scuoto la testa non capendo nella sua direzione. Lei non mi dà alcuna spiegazione ed entra insieme a Ines in presidenza. "Ragazzi, cosa succede?" chiede papà e s'irrigidisce visibilmente quando mi vede. "Bartis non mi dire che ti sei cacciato nell'ennesimo guaio" sbuffa allentandosi la cravatta. Non gli rispondo nemmeno. Sono talmente abituato ad addossarmi la colpa di qualsiasi cosa che adesso non mi tocca più nulla. "Papà, Bartis non c'entra nulla" dice Clarissa accomodandosi con calma. "Lo riconosce signore?" chiede Fabiana posando sulla scrivania la scatola dell'orologio. Papà lancia un'occhiata a Clarissa confuso "Non capisco" infatti dice corrugando la fronte. "Glielo spiego io: qualcuno ha provato a rubare l'orologio di Clarissa, per fortuna l'abbiamo trovato" indica Ines e aggiunge "Nel suo zaino" "Non so come sia potuto succedere, sono innocente" si difende immediatamente Ines e Jasmine le dà manforte "E' stata con me tutto il giorno signor preside, le assicuro che..." "Infatti sospettiamo che la ragazzina abbia aiutato la sua amichetta" la interrompe Fabiana e io sbotto senza controllo "Jasmine." Prendo un bel respiro e mormoro più calmo "Si chiama Jasmine, Fabiana" "Sì, insomma lei" mi fa un sorrisetto da perfetta stronza. "Se la signorina Therani si dichiara innocente, allora sarà così" dice papà sconvolgendo tutti quanti. Mi aspettavo che andasse per le lunghe la questione. "Ma come..." mormora Clarissa incredula che viene subito fermata da papà "Potete lasciarci un attimo da soli?" Jasmine e Ines si guardano esterrefatte e ascoltando papà, scappano via dalla stanza. "Anche tu Fabiana, per piacere" Fabiana è visibilmente irritata, ma continua a masticare la sua gomma ed esce dalla stanza sbattendo la porta. Papà aspetta un attimo prima di dire a bassa voce "Cosa ti è passato per la testa?" "Ines mi ha rubato l'orologio! Si merita l'espulsione e tu la lasci andare così?" sbotta furiosa Clarissa battendo un pugno sulla scrivania. "Espellerla? Hai idea di chi sia sua madre?" sibila papà diventando rosso in volto. "Hai presente quando vostra madre è morta e ci ha lasciati in una montagna di merda?" Clarissa si ammutolisce quando papà rivela "Avevamo milioni di euro di debiti e sai chi ci ha fatto la grazia di estinguerli senza chiederci un centesimo? La madre di Ines, Lena de Angelis" Merda, Lena de Angelis insieme alla madre delle gemelle Cortada sono le proprietarie di una delle banche più prestigiose della città. "Pensavo che tu..." "Che avessi pagati io i debiti? Da dove avrei dovuto prendere 10 milioni di euro Clarissa?" chiede severo papà. "Cosa dovrei fare? Ringraziare Ines per avermi rubato l'orologio solo perchè sua madre ha avuto pena di noi?" sputa velenosa Clarissa. "Sappiamo entrambi che non è stata lei, vero Clari?" papà tiene lo sguardo fisso su di lei che cede e si alza dalla poltroncina. "Tieniti l'orologio, non lo voglio più." Clari fa per uscire dalla stanza, ma papà aggiunge "Lascia in pace Ines, non voglio avere problemi neanche con suo padre che è un mostro di avvocato" Clarissa s'innervosisce ulteriormente per quest'ultima notizia e lasciando la porta aperta supera furiosa Jasmine e Ines che si affacciano dallo stipite "Signorina Therani, mi dispiace per quest'incomprensione. La prego di perdonare mia figlia per questa scenata" "E' tutto...risolto quindi?" chiede Ines stretta a Jasmine. "Ma certo, è stato un terribile equivoco. Potete tornare in classe" "Oh grazie mille, grazie!" esultano entrambe felici e prima di chiudere la porta papà mi dice piano "Controlla tua sorella" Faccio un piccolo cenno ed esco anch'io seguendo le ragazze che saltellano dalla gioia. "Avete visto? E' stato più facile del previsto" raggiungo le ragazze condividendo la loro felicità. "Sei stato tu, vero?" chiede Ines abbracciandomi. Rimango paralizzato non capendo che diavolo stia succedendo, ma il mio cuore si ferma quando Jasmine mi regala il suo primo sorriso e mima con le labbra "Grazie" Sono totalmente stordito da lei che non mi accorgo neanche di Ines che si stacca da me e raggiunge Jasmine dandomi le spalle. Ho bisogno di aggrapparmi alla colonna del corridoio per riprendermi un attimo e realizzare cos'è successo, cioccolatina mi ha davvero sorriso? Mi ha davvero guardato con occhi che non fossero schifati, nauseati o ripugnanti, come fa sempre? "Che cazzo ci facevi in presidenza amico?" mi assalta Xavier facendomi riprendere dallo stato in trance. "Farti i cazzi tuoi?" sbotto scrollandomelo di dosso. "Una cannetta?" mi propone indicando con la testa i campetti. "Come posso rifiutare" accetto mettendo lo spinello dietro l'orecchio. "Stasera ci sei? Abbiamo un sacco di caramelle da distribuire" "Stasera?" chiedo uscendo ai campetti e raggiungendo la scale del teatro, il luogo più appartato della scuola. "La festa per il rientro da Giorgio, Oliver ha detto che farai da dj" "Davvero? Sarò stato fatto quando ho accettato" mi accendo lo spinello sedendomi. Ricevo un messaggio da Clari che dice di salire in classe o mi becco una nota. Sorrido guardando nel vuoto ricordandomi di Jasmine che mi era venuta a cercare. Sembrava così piccola, innocente, ingenua mentre scendeva le scale tremante. "Stasera te la porterai a letto?" chiede Xavier facendomi paralizzare per un attimo "Ma chi?" "Fabiana, chi altre? Ormai fate coppia fissa" Butto fuori del fumo scuotendo la testa "Chi cazzo se ne frega di Fabiana" "Posso intingere il biscotto anch'io allora?" "Fai quello che ti pare coglione" mi rialzo dalle scale per tornare in classe. Ultimamente stare in classe non mi sembra più una rottura di palle. JASMINE'S POV: "Visto? E' andato tutto bene alla fine" abbraccio Ines che è ancora incredula, si vedeva già sbattuta fuori dalla scuola. "Tutto grazie a Bartis" "Credi che sia stato lui a risolvere la questione?" chiedo un po' incerta, anche se prima l'ho ringraziato. Mi sembrava la cosa più giusta da fare. "Credo proprio di sì, Clarissa era decisa a farmi espellere" "Non quanto Fabiana, sembrava che le avessimo fatto un torto solo respirando" "A proposito di Fabiana...hai notato che Bartis si è scaldato quando lei ti ha chiamata 'ragazzina'? E' stato molto dolce" "Uhm...sì, magari si sente con la coscienza sporca dopo avermi fregato il posto" "Sei proprio irremovibile su quel povero ragazzo" "Povero? Se la spassa alla grande il ragazzo tra droghe e scopate varie" dico scuotendo la testa contrariata. Entriamo in classe con la professoressa che sta spiegando a raffica e notando che dietro di noi non c'è Bartis, chiede di lui. "Forse il preside lo ha richiamato indietro" dice Ines cercando di coprirlo. Io cerco invece di tenermi alla larga dai suoi problemi e prendendo posto sussurro all'orecchio di Ines "Quanto scommetti che è a farsi una canna nelle scale del teatro?" "Dagli tregua" sorride lei prendendo il quaderno di greco. Bartis rientra dopo poco con un odore pungente di erba, confermando la mia ipotesi, e non prende appunti per il resto dell'ora. Inventerò una scusa quando me li chiederà. "Mi raccomando domani interrogherò sulle versioni che vi ho lasciato, quindi ripassate anche la grammatica dell'anno scorso e qualsiasi scusa sarà un 3. Non voglio impreparati. A domani" dice la professoressa lasciando l'aula a fine ora. Io e Ines ci guardiamo stranite...non ha lasciato nessuna versione. "Può darsi che le abbia lasciate quando eravamo fuori?" chiedo girandomi per chiedere a qualcuno, ma vedo i due babbei. E' un miracolo se sappiano i compiti per domani. "Scusami, sai che versione ha lasciato la professoressa per domani?" tenta la fortuna Ines chiedendo al banco centrale. Anna fa per aprire il diario, ma Giorgio interviene stranamente e dice "pg.234 n°5 e 6" Ines si gira verso Giorgio sorpresa e sorridendogli chiede "Oh ehm...potresti ripetere per favore?" "Pg. 234 n°5 e 6" ripete lui paziente, fin troppo... "Grazie mille" mormora Ines con le guance paonazze rigirandosi. Guardo storto Giorgio che mi fa un sorriso tirato e mi rigiro anch'io, da quando in qua Giorgio, che neanche si preoccupa di prendere uno sputo di appunto, sa i compiti per casa? Vado a controllare la pagina che ci ha detto ed effettivamente ci sono varie versioni e solo quattro non sono ancora segnate: la 3,4,5 e 6. "Sembrano complicate" fa una smorfia Ines osservando le versioni dal mio libro. "Dopo scuola possiamo andare in biblioteca per studiare insieme, se vuoi" propongo volendo aiutarla a recuperare il programma di greco. "Davvero mi aiuteresti?" chiede lei spalancando gli occhi incredula. "Certo, che problema c'è?" "Sei un angelo, non ci sono altre spiegazioni " mi abbraccia felice. Sorrido intenerita dalla sua reazione "Ti va invece di venire da me a studiare?" propone lei. "Sicura che non disturbiamo?" "Macchè! I miei partono questo pomeriggio con i loro amici, quindi ho casa libera. Mi faresti anche compagnia" "Va bene, con piacere" le faccio l'occhiolino e ci alziamo per accogliere la professoressa di chimica. Ci manca solo l'ultima ora e Ines esce fuori un attimo per chiamare sua madre e avvertirla che sarò a pranzo da loro, anche se ho insisto a mangiare qualcosa fuori per non disturbare. Lancio un'occhiata all'orologio aspettando il professore di filosofia, finchè sento un dito sulla mia spalla. Mi giro e trovo Bartis col cappuccio in testa che mastica l'asticina di plastica che ti danno col caffè. Lo guardo col sopracciglio alzato e lui chiede "Che fai stasera?" "Cosa?" domando pensando di aver capito male. "Stasera, tu che fai?" ripete scandendo le parole. Allora non me lo sono immaginata. Rimango immobile per qualche secondo prima di rispondere "Dormirò?" Bartis ridacchia e propone sorridendo "Ti va di venire a una festa?" "Una festa...oh ehm non credo" "E perchè? Non ti piacciono?" mi chiede togliendo quel pezzo di plastica dalla bocca, sembra tutto così poco igienico. "L'indomani c'è scuola e comunque non avrei passaggio, quindi evito" "Che problema c'è? Ti vengo a prendere io" Io sulla sua moto della morte? Manco per idea. "No, grazie lo stesso" mi giro chiudendo la conversazione. E' durata fin troppo. "Mamma e papà sono entusiasti di conoscerti!" esclama Ines saltellando in classe. "Davvero? Che carini" mormoro felice mentre entra il professore di filosofia e Giorgio lo segue chiudendo la porta. Quando passa dal nostro banco butta di proposito per terra l'astuccio di Ines facendo cadere tutto e mormora per finta "Oh scusa" Ines sospira, ma si tiene tutto dentro e dice piano piegandosi per recuperare le cose "Non fa niente.." "La smetti di fare il coglione?" sento borbottare Bartis a Giorgio, per una volta sono d'accordo con lui. L'ultima ora sembra interminabile, ma riusciamo a uscirne indenni e preparando gli zaini, ci catapultiamo fuori dalla scuola. Fuori ci aspetta il padre di Ines che suona il clacson quando ci vede e io rimango impressionata dal jeep enorme...non sono mai stata in una macchina così bella. "Salve signore" lo saluto entrando dietro con Ines. C'è spazio ancora per tre persone dietro. "Signore? Subito fuori dalla macchina" dice scherzoso il padre di Ines. "Sono Efrem per gli amici" mi allunga la mano che stringo e rimango incantata dal suo viso. E' un uomo bellissimo, cosa dico? E' stupendo, potrei innamorarmene. "Jasmine, grazie per il passaggio sign...Efrem" mi correggo all'ultimo guadagnandomi un sorriso da parte sua. "Didi!" sento gridare all'improvviso Ines dal finestrino. Una ragazza con una pelle meno scura di me si ferma e sorride a Ines "Ti serve passaggio?" grida il padre di Ines, sembra che si conoscano. "No, c'è papà! Grazie lo stesso" "C'è Bilel? Non l'ho..." fa per dire Efrem ma sentiamo un altro clacson e un uomo coi riccioli sventolare la mano. "Ecco quel coglione" ridacchia Efrem e sposto lo sguardo anch'io a esaminare l'uomo che li saluta. Ammazza, ma sono tutti così belli in famiglia? "Papà..." lo rimprovera Ines per la parolaccia. "Suvvià Ines, concedimi una parolaccia al giorno" ridacchia Efrem partendo. "Non davanti alla mia amica, non vorrei che scappasse spaventata" "Perdonami Jasmine, farò più attenzione. Giuro" "In classe ascolto cose peggiori, non mi scandalizza più nulla" dico smorzando la tensione con una risatina. Mi sento così fuori luogo...su questa macchina stupenda, con Ines che è un amore di persona, il padre altrettanto. Mi sembra tutto troppo per me che vengo da un semplice quartiere popolare e non ho nulla da offrire. "A proposito, in classe come va?" "Benissimo papà, sono tutti buoni con me" dice subito Ines e io corrugo la fronte. Solo oggi Clarissa e Fabiana hanno cercato di espellerla dalla scuola e Giorgio la tormenta da giorni. Ines incontra il mio sguardo stranito e fa spallucce in silenzio, capisco che non voglia far preoccupare più di tanto i genitori. "E con Giorgio? Immagino sia contento di averti con lui in classe" "Contentissimo" annuisce Ines e io per poco non scoppio a ridere. Arriviamo alla casa di Ines dopo un immenso traffico e io devo un attimo stropicciarmi gli occhi per realizzare la mega villa che mi si presenta davanti agli occhi. Scendiamo dalla Jeep e continuo a guardarmi attorno esterrefatta, solo nei programmi in tv ho potuto ammirare case così belle. Ines recupera il suo zaino e prendendomi a braccetto, mi fa fare un tour veloce di casa sua. Molto veloce perché ci vorrebbe almeno mezz'ora per soffermarsi almeno 5 minuti in ogni stanza. "Tu devi essere Jasmine" sentiamo dire da una voce delicata alle nostre spalle mentre sto ammirando la stanza di Ines. È così intima, profumata, non c'è nessuna crepa qui...non potrei mai mostrare camera mia a Ines, me ne vergognerei troppo. Ci giriamo entrambe e Ines va ad abbracciare la signora esclamando "Mamma!" Rimango un attimo a osservarle intenerita, la madre è la copia spiaccicata di Ines. Anche lei rossa, col viso sparso di lentiggini, occhi verdissimi, delle labbra carnose e un corpo da favola. "Sì, sono io. Piacere mio signora" mi asciugo le mani sudate sui jeans. "Lena ti prego, è un immenso piacere. Grazie per essere venuta" si avvicina a dare anche a me un abbraccio. Sento all'improvviso il cellulare squillare e la canzone Golden di Harry Styles riempire la stanza, arrossisco di scatto. "Scusatemi, è mia madre" dico prendendo il cellulare. "Fai pure. Noi ti aspettiamo di sotto in sala pranzo, ok?" "Perfetto, arrivo subito" rispondo alla chiamata quando entrambe escono dalla stanza. "Pronto?" "Jas tesoro, sei già uscita da scuola?" "Si si, sono a casa di Ines al momento. Qua è stupendo mamma..." dico in hindi per non farmi capire da nessuno. "È grande?" "È enorme casa sua! Ci sono un sacco di stanze e i suoi genitori sono adorabili" dico felice guardando fuori dalla finestra il giardino illuminato dal sole. "Per fortuna sono brave persone. Comportati bene, mi raccomando. Quando pensi di tornare a casa?" "Ancora non lo so, poi ti faccio sapere" "Non fare troppo tardi, sai che mi preoccupo quando sono anch'io fuori casa" "Si, stai tranquilla. Ti tengo aggiornata. Scendo a pranzo che mi aspettano, tu tutto bene?" "La signora ha avuto il solito malore al braccio, ma adesso dorme. Ne approfitto per mangiare anch'io" "Ho capito, buon appetito. Un bacio" "Stai attenta Jas, un bacio" riattacca mamma e io mi dilungo più del necessario a stare in camera di Ines. C'è così tanta pace qui dentro, non come a casa mia che c'è sempre qualcuno che mette la musica sparata, continui lavori in corso o urlano come pazzi i vicini. Sospiro ed esco dalla stanza, vorrei venire ad abitare qui per sempre in realtà. Scendo le scale e facendomi guidare un po' dall'istinto raggiungo la cucina e intravedo la sala da pranzo. "Eccoti, vieni che le lasagne si freddano altrimenti" dice Ines indicando la sedia vuota al suo fianco. Mi accomodo posando il cellulare sul tavolo e lascio che la madre di Ines mi metta sul piatto una bella porzione di lasagne ancora fumante. Ines racconta ai genitori la giornata di oggi, omettendo la parte in cui Clarissa e Fabiana hanno fatto le pazze e Giorgio ha fatto il Giorgio, e sia Lena che Efrem ascoltano entusiasti. Ines cerca di coinvolgere anche me, ma sono come un blocco di marmo. Sono cosi imbarazzata di stare in mezzo a loro, di essere seduta a questa tavola che è grande quanto la mia cucina. Per dessert mangiamo delle fragole con la panna e la tenerina al cioccolato squisita. Dopo pranzo andiamo fuori al sole per rilassarci sulle sdraio e quando i suoi ci salutano per uscire, noi rientriamo per studiare. Ci rimettiamo in sala da pranzo per studiare e impieghiamo una vita a fare tutte le versioni, ripassare tutte le regole e fare anche gli altri compiti per domani. Si fanno le 19:45 quando finiamo tutto quanto e Ines cerca di convincermi per rimanere anche a cena. Le dico con dispiacere che poi avrei problemi a prendere l'autobus, ma dice che chiamerà il loro autista per riportarmi a casa. Dimenticavo che fossero così ricchi da permettersi anche un autista. Declino lo stesso l'offerta temendo di disturbare troppo, ma Ines mi tiene in ostaggio e mi obbliga a rimanere anche per cena. Mando un messaggio a mamma per aggiornarla sulla situazione e andiamo in salone. Ines mi spiega che ha mandato a casa prima la domestica per farla riposare e che se voglio, possiamo ordinare qualcosa. Optiamo per il cinese e davanti a Twilight ci gustiamo i nostri spaghetti di riso. "Gli ultimi due ravioli" mi posa sul piattino il raviolo e mi sorride. Avendo ancora fame, decidiamo di andare a farci un frullato col gelato e spruzzando della panna sopra, battiamo il cinque soddisfatte. Finiamo i frullati e facciamo per pulire il disastro che abbiamo lasciato in cucina, quando sentiamo i vetri delle finestre tremare per la musica che viene dalla villa vicina. "Sembra che ci sia una festa" mormoro osservando varie lucine e delle persone che ballano sul terrazzo. "Sai chi ci abita lì?" chiede Ines scostando le tende della porta finestra. Scuoto la testa e mi rivela "Giorgio" "Che dici?" la guardo incredula. "Tutta questa zona appartiene al padre delle gemelle Cortada. Il suo braccio destro, Adil è il padre di Giorgio e mio padre è il loro avvocato. Sono amici da un secolo. Anche le nostri madri sono molto amiche" "Siete cresciuti insieme quindi" deduco dal fatto che i loro genitori siano molto amici. "Sì, infatti ci definiamo cugini...almeno prima che partissi per l'America" "Cos'è successo poi?" chiedo curiosa, ma me ne pento subito dopo "Scusami, magari è una questione privata" "No, tranquilla. Giorgio e io siamo sempre stati molto vicini, ci siamo voluti un gran bene e facevamo qualsiasi cosa insieme. Quando decisi di andare a studiare all'estero, Giorgio non la prese tanto bene e smise di parlarmi. Mi bloccò ovunque e...insomma il resto puoi intuirlo" racconta triste Ines. "Questo non giustifica il trattamento barbaro che ti riserva" sbotto infastidita. "Non lo giustifica, ma sto cercando di dargli tempo. So che prima o poi mi perdonerà, devo solo portare un po' più di pazienza" "Ma di cosa devi farti perdonare? Hai soltanto scelto di studiare fuori. È tua la vita, non sua. Avrebbe solo dovuto supportati, se si definiva tuo grande amico" "Lo so, ma ci tengo a Giorgio. Sono consapevole del suo caratteraccio e di quello che potrebbe farmi ancora" "Sei troppo buona, lo sai?" "Tu lo sei per avermi aiutata con le versioni, hai idea di quanto tempo ci avrei messo senza di te?" chiede posando la testa sulla mia spalla. "Tu sei una persona in gamba, è anche tuo il merito" le accarezzo la testolina, mentre decidiamo di finire Twilight e poi Ines chiamerà l'autista per me. Siamo sul divano con la copertina a guardarci Twilight con una festa stratosferica accanto a noi, quando sentiamo il cellulare di Ines squillare. Ines si allunga sbadigliando e risponde con voce impastata "Pronto mamma?" Sbadiglio anch'io sorseggiando la camomilla che abbiamo preparato poco fa, quando Ines cade all'improvviso dal divano con la copertina ed esclama "Cosa? Adesso??" Corrugo subito la fronte stranita. "Ho capito. Sì si, tutto bene qui. Vado a farmi una doccia che sono stanchissima, a tra poco allora" riattacca e cerca di alzarsi in fretta, ma invano perché ricade sulla copertina. "Che succede?"chiedo riposando la camomilla. "Dobbiamo andare da Giorgio. Adesso." butta la copertina sul divano e s'infila le sue babbucce. "Cosa? Di che stai parlando?" chiedo scostando la copertina. "I miei genitori, i nostri genitori stano tornando a casa. C'è stato un incidente per strada e si sono fermati per cenare fuori. Tra mezz'ora saranno qui" "Continuo a non capire" mi gratto la testa. "Se conosco un minimo Giorgio, non avrà detto nulla a zia Viviana della festa. Per non parlare della robaccia che starà circolando in quella casa. Dobbiamo andare ad avvisarlo" "Oh ehm...ok. Non se lo merita, ma ok." mi allaccio le scarpe e infilo il cellulare in tasca. Ines si catapulta fuori di casa e io correndo dietro di lei, la seguo fino alla villa accanto. C'è un codice da mettere al cancello, ma sembra che Ines lo sappia e digitandolo, mi fa segno di entrare. Facciamo un altro tratto a piedi ed entrando nella villa, ci paralizziamo a vedere una marea di gente solo in piscina che gioca a palla nuota, altri limonano a bordo piscina e altri ancora sono così ubriachi da danzare scalzi in giardino. "Bazookaaa!!" sentiamo urlare dall'alto e un ragazzo buttarsi dal balcone e atterrare in piscina. "Ehi ragazze, vi serve qualche caramella?" chiede un ragazzo affiancandoci. Mi giro spaventata e squadro il ragazzo perplessa, mi sembra molto familiare. Anche lui rimane ad analizzarmi, ma Ines mi trascina via e io perdo il suo contatto. "Io lo cerco al primo piano, di sopra c'è la sua stanza. Prova lì, e appena una delle due riesce a trovarlo, chiama l'altra" grida Ines sopra la musica assordante mentre una coppia mi sposta per continuare a limonare indisturbati. Alzo un pollice facendo capire a Ines che ho recepito e salgo al piano di sopra evitando bicchieri, persone sbronze e...siringhe? Non mi soffermo sulla loro utilità e individuando Clarissa, la raggiungo con passi felpati. "Ehi, hai visto Giorgio per caso?" urlo sopra la musica, ma lei sembra andare di fretta e m'ignora completamente. Ok...dovrò cavarmela da sola. Scavalco altre persone per terra completamente andate e faccio una smorfia a sentire un odore pungente di erba, adesso puzzerò anch'io. Mi guardo attorno iniziando a sentirmi frastornata tra la musica a bomba, l'odore nauseante di erba e inizio ad aprire varie porte alla ricerca disperata di Giorgio. "Scusatemi" richiudo la porta di un bagno con due ragazzi che ci stavano dando dentro. Mi porto una mano sulla fronte ed evito l'ennesimo spaccino che cerca di vendermi droga, ora capisco perché Ines fosse così preoccupata per Giorgio. Apro un'altra porta trovando la lavanderia e richiudendola, faccio per scendere le scale per dire a Ines che non ho trovato nessuno, ma solo adesso noto Fabiana uscire da una stanza in fondo al corridoio. Corrugo subito la fronte, sarà la famosa stanza di Giorgio? Fabiana si aggiusta le bretelle del suo top e corre per le scale, mentre io raggiungo piano la porta e accosto l'orecchio a questo. Che devo fare? Busso? Al diavolo. Apro la porta, ma non vedo nulla, la stanza è nel buio totale. Che stra...non ho neanche il tempo di realizzare che delle braccia mi attirano dentro la stanza risucchiandomi nell'oscurità e sento delle mani afferrarmi il viso. Faccio per urlare terrorizzata, ma delle labbra s'incollano alle mie facendomi andare a fuoco. Sono fameliche, voraci, non mi danno tempo di prendere fiato e io sono cosi sconvolta che non riesco neanche a oppormi. "Dio, sì." ringhia una voce roca, calda, avvolgente che va dritto al mio ventre facendomi venire mille brividi, talmente forti, letali, da sembrare scosse elettriche. Sento le sue mani grandi, calde, decise afferrami i fianchi sotto la camicetta e salire fino alla mia schiena facendola inarcare. Gemo quando mi succhia il labbro inferiore e scende a lasciarmi baci roventi sul collo. Non sono mai stata toccata o baciata in questo modo da nessuno in vita mia. È la primissima volta che ho baciato delle labbra, che sento su di me delle mani così virili e che soprattutto mi piaccia tutto ciò. Lui non perde tempo a riappropriarsi delle mie labbra e a divorarmi fino a ridurmi in polvere, ma Harry Styles decide di porre fine a questo momento surreale e la canzone di Golden risuona per tutta la stanza. Mi stacco immediatamente da lui ancora col fiato in gola ed esco dalla stanza alla velocità della luce. Non so dove diavolo mi trovi o cosa sia appena successo, ma quando sento la porta riaprirsi, mi nascondo nella stanza accanto che si rivela essere la lavanderia e resto immobile senza fiatare. "Dove cazzo è andata?" ringhia una voce, la stessa che ho sentito mentre mi succhiava il labbro. La porta non è chiusa completamente e quando sento dei passi felpati superare la lavanderia, mi sporgo per vedere di chi si tratta. "No, merda. Non può essere." sussurro nel panico più totale vedendo chiaramente Bartis. Non lui, dannazione non lui! Il cellulare torna a squillare e temendo che Bartis possa tornare indietro, rispondo immediatamente alla chiamata. "Pronto?" chiedo non sapendo neanche da chi viene la chiamata. "L'ho trovato, scendi. Sono in cucina" dice Ines per poi riattaccare. Riposo il cellulare in tasca e con le mani tremanti mi tocco le labbra. Non è successo, non può essere successo davvero. Vorrei spaccarmi la testa contro il muro adesso. Una coppia entra nella lavanderia interrompendo il mio momento di panico, ma se ne strafregano e continuano a baciarsi con passione, esattamente come abbiamo fatto poco fa io e...no, non voglio neanche dirlo. Esco dalla lavanderia ancora scossa e scendendo le scale, raggiungo il salone per andare alla ricerca della cucina. "Cioccolatina?" chiede una voce alle mie spalle e io mi paralizzo di scatto. C'è solo una persona che mi chiama in maniera così imbarazzante. "Ehi..." farfuglio con un sorriso tirato sentendomi andare a fuoco. Bartis si gratta il collo guardandomi confuso e chiede come nulla fosse "Avevi detto che non saresti venuta, da quanto sei qui?" Aspetta, non sa che ero io nella stanza con lui? "Ehm...una storia lunga, sono appena arrivata. Ti stai divertendo?" mi torturo le mani dietro la schiena. "Sì, credo di sì" si guarda attorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno. "Stavi cercando qualcuno?" decido di chiedere per capire se veramente non ha idea di me. "Sì, no...cioè non so neanch'io chi sto cercando esattamente" Non ha idea, grazie al cielo. "Ho capito, sai dirmi dove si trova la cucina?" cambio argomento volendo scappare da lui al più presto. "Sempre dritto e poi a destra" m'indica il corridoio dal lato opposto in cui stavo per andare. "Grazie" lo supero, ma sento che mi chiama di nuovo. Faccio finta di non averlo sentito e me la do a gambe levate. Passerò tutta la mia vita a evitare Bartis Perera come la peste.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il debole dubita prima della decisione; il forte dopo. GIORGIO'S POV: "Sìì!" urlano tutti quanti quando centro con la pallina il bicchiere con la birra dentro. "Giù, giù! Giù" esclamano come scimmioni mentre butto giù a grandi sorsi la birra e getto in aria il bicchiere. "Grande!!" mi battono sulla schiena per poi alzarmi in aria. Xavier mi porge la bottiglia di vodka ed erigendo anche questa, la porto sulle labbra per tracannarne la metà. "Demir! Demir!" gridano tutti quanti mentre faccio segno di rimettermi per terra e Oliver mi allunga uno spinello, è il terzo nel giro di un'ora. "Abbiamo venduto quasi tutto!" mi grida all'orecchio Xavier con un gran sorriso. "Di già?" chiedo accendendo lo spinello. "Guarda un po' "mi mostra il marsupio pieno di bigliettoni. "Pensa quanto triplicheranno quando avremo la piazza tutta per noi" sogghigno aspettando con ansia la gara di sabato sera. "Ti stavo cercando" mormora al mio orecchio Clarissa trascinandomi con sé in salone. "Che ti prende?" sbuffo prendendo un altro tiro mentre Clari mi spinge contro il divanetto e mi sale addosso. "Mi prende che non mi rivolgi la parola da stamattina" Abbasso lo sguardo alla scollatura vertiginosa sui seni e sorridendo malizioso dico "Punti di vista" Fa per darmi un bacio, ma scosto il viso e ridacchio buttando del fumo fuori "Te lo devi meritare gioia" "Piantala!" esclama lei prendendomi il viso, ma mi scosto ancora e tengo le sue braccia dietro la schiena "Mi avevi garantito che l'avresti buttata fuori dalla scuola" "Te l'ho detto che non è possibile." digrigna lei fulminandomi con lo sguardo "E' dei piani alti la stronza, neanche papà ha potere su di lei" "Sbaglio o ti stai tirando indietro?" "Sai che non perdo mai, mi verrà in mente qualcos'altro" "Entro la fine del mese la voglio fuori, sono stato chiaro?" "Tu dammi prima un bacio" sussurra lei sfregando la sua intimità sul mio pacco. Sorrido eccitato e agguantandole le natiche, le divoro le labbra...lei infila la lingua eccitata e inizia a muoversi su di me. Scendo a baciarle il collo e afferrandole i fianchi, la faccio muovere più velocemente...Clarissa si rialza e scende sul mio pacco con movimenti sensuali, ma il mio cuore smette di battere quando in fondo al salone osservo una ragazza molto simile a Ines. Sento Clarissa gemere continuando a muoversi su di me, mentre il mio sguardo è incatenato su quella ragazza. Il fumo e l'alcol non mi permettono di metterla chiaramente a fuoco, ma osservo la sua figura alta, snella con dei jeans a vita alta e una maglia aderente sotto i jeans color bianco, ai piedi porta delle pantofole a forma di stivale e in testa ha una coda arruffata. "Giorgio" sibila Clarissa al mio orecchio, ma io sono paralizzato, sudo come un dannato e non sono mai stato così eccitato. La ragazza terribilmente simile a Ines si divincola nella folla e sembra punti nella mia direzione, sbatto più volte le palpebre sentendo la bocca asciutta. "Giorgio" geme ancora Clarissa su di me, i miei occhi non si staccano da quella piccola creatura che si fa sempre più vicina e alzando la manina cerca di attirare la mia attenzione. Perché? Ha già la mia totale attenzione. Velocizza i passi raggiungendomi e spostando di lato delle casse che la ostacolavano, si para davanti a me. "Vieni" dice lei abbassandosi a prendermi la mano. Sono così frastornato che scosto bruscamente Clarissa e lascio che mi trascini via da lì, ha lo stesso profumo dolce di Ines. Che terribile coincidenza. Fisso le nostre mani congiunte, le sue dita sottili, eleganti, bianche che tengono strette la mia mano almeno il triplo della sua. All'improvviso la musica si fa meno chiassosa e raggiungiamo l'angolo della cucina. Finalmente riesco a vederla bene in viso e spalanco subito gli occhi, cosa ci fa la mia Ines qui? "Bevi, su!" mi ordina porgendomi una bottiglietta d'acqua. Non capisco più nulla e faccio quello che mi dice, mi tracanno tutta la bottiglia e inizio a recuperare il senno. "Dobbiamo muoverci" dice lei, ma io sono ancora confuso e chiedo scosso "Di che cazzo stai parlando?" "I nostri genitori stanno tornando a casa!" esclama agitando le sue manine. Ho bisogno di qualche secondo prima di realizzare "Che minchia dici?" richiedo bevendo dell'altra acqua, devo riprendermi immediatamente. Lei non risponde alla mia domanda e prendendo il cellulare, chiama qualcuno davanti a me "L'ho trovato, vieni. Sono in cucina" Corrugo la fronte, come cazzo ha fatto a venire qui? L'invito era esteso a tutti tranne a lei. Chi le ha dato il codice del portone? Lo conoscono solo quel disgraziato di Bartis e la sorella. "Chi ti detto di venire alla festa? Non sei la benvenuta qui e...soprattutto, come cazzo fai a sapere il codice?" sbotto iniziando a innervosirmi di brutto. Questa stupida stronza non avrebbe dovuto varcare la soglia di casa mia, se ne pentirà. "Non l'hai cambiato, è ancora la data del mio compleanno" Cosa? Merda, ha ragione. L'avevo fatto modificare anni fa da papà per far in modo che Ines potesse entrare sempre e non si dovesse scordare la combinazione. Stupido coglione, come ho fatto a non cambiarlo immediatamente? "Mi stai ascoltando?" chiede Ines sventolandomi una mano sul viso. Faccio per insultarla e cacciarla da qui quando dice paralizzandomi "Stanno tutti tornando a casa, zia Viviana e zio Adil saranno qui a momenti" La squadro male e chiedo incrociando le braccia "E io come faccio a sapere che sia tutta una tua messa in scena per far sgombrare tutti?" Lei sbuffa e digitando qualcosa al cellulare, lo alza per mostrarmelo. Mi sporgo di poco per leggere la chat con sua madre e la replica al suo messaggio che chiedeva dove fossero. "Siamo quasi arrivati, venti minuti e siamo a casetta" "C'è stato un incidente in autostrada e sono tornati indietro, sono corsa da te appena l'ho saputo" mi spiega e io mi aggrappo un attimo al muro dietro. Cerco d'immaginarmi la loro entrata di scena in mezzo alla festa e riesco a vedere mio padre a suo agio, ma mamma no...mamma sarebbe su tutte le furie. Alzo lo sguardo a Xavier che mi mostra altre banconote e solo adesso realizzo della grandissima merda in cui sono dentro fino alla testa. "Cazzo, Bartis!" urlo correndo fuori dalla cucina. Incontro Clarissa nel corridoio che mi guarda col broncio, ma non è il momento di scenate varie e prendendola per le spalle grido sopra la musica "Caccia tutti fuori, tutti! Non deve esserci nessuno qui" "Cosa? Che stai..." fa per dire Clari, ma la blocco urlando "Ora dannazione! Stanno tornando i miei" Finalmente Clarissa capisce la gravità della situazione e aggiustando il vestitino, fa per andare in salone. "Clari! Mandami Bartis in cucina, dobbiamo fare sparire tutto!" le urlo prima che vada via. Mi giro per cominciare a ripulire il bordello in cucina, ma noto Ines al mio fianco pronta a darmi una mano. "Tu sparisci, adesso." "Ma io..." "Non ti voglio qui, come cazzo devo dirtelo!" le grido in faccia spaventandola. Osservo i suoi occhi farsi subito lucidi e sento il cuore stringersi dal dolore, se lo merita. Si merita solo la mia indifferenza, esattamente come ha fatto lei con me. Ines non aggiunge altro e indietreggiando piano, scappa via dal corridoio con i pugni stretti. Cosa si aspettava? Che la elogiassi per avermi salvato il culo? "È tutto vero amico? Stanno tornando i tuoi?" chiede Bartis sconvolto entrando in cucina. "Sì, cazzo sì. Tieni questo, raccogli tutto l'alcol nella scatola e portala in camera mia" gli lancio lo scatolone che conteneva le birre. Recupero dei sacchi per ripulire tutto il macello sul bancone quando l'amica di Ines, che al momento non ricordo il nome, entra in cucina e si guarda attorno. "La tua amica se n'è andata" sbotto buttando nel saccone tutti i bicchieri. "Oh ehm, ok" fa per uscire dalla cucina, ma Bartis la chiama "Ehi cioccolatina!" Faccio subito una smorfia, perché si è fissato con questo nomignolo osceno? La ragazza non lo sta ad ascoltare e corre via, sarei scappato anch'io al posto suo. Bartis lascia stare lo scatolone e fa per seguirla, ma mi paro davanti a lui e lo spingo all'indietro "Non adesso, dobbiamo muoverci!" "Stamattina ha detto di non avere passaggio" ribatte Bartis. "E quindi? Sei suo padre? Muoversi!" batto le mani al suo viso per darsi una cazzo di svegliata. Chiedo l'aiuto anche di Xavier e degli altri ragazzi per ripulire la casa alla velocità della luce, per poi cacciarli via appena hanno finito. "Non fate casino e uscite dal retro!" mi raccomando consegnando a loro tutti i sacchi da buttare. "Ok, il salone brilla e il piano di sopra pure" dice Clarissa tornando in cucina. "Non ho mai fatto così tante pulizie in vita mia, merda" piagnucola Bartis mentre sento il cellulare vibrare. È un messaggio di mamma che dice di essere vicino a casa e che hanno rimandato il viaggio per un imprevisto. Grazie mamma per avermi avvertito in tempo. "Si crepa di caldo, vuoi accendere l'aria o mi butto in piscina?" sbotta Bartis e io faccio per dirgli divertito che con tutte le persone che avranno scopato dentro, come minimo gli verrà la malaria, ma solo adesso mi rendo conto di aver totalmente dimenticato il giardino. "Cazzo!" sbotto correndo fuori dalla cucina per raggiungere il giardino, quando vedo dal pannello di controllo i miei parcheggiare al cancello. Merda, sono finito. Posso già scavarmi la fossa. Esco fuori pronto a essere mandato in chissà quale posto remoto del mondo, quando noto il giardino e la piscina perfettamente puliti. Cosa cazz... "Zia Viviana!" sento dire e solo adesso noto Ines al cancello che accoglie mia madre e mio padre. Lancio un'occhiata all'angolo della piscina dove giace dietro la pianta un saccone e uno stupido sorriso si fa largo sulla mia bocca. Nonostante l'abbia cacciata e presa a male parole, ha ingoiato il rospo e mi ha dato una mano, una grossa mano. "Come stavi andando via? Entra tesoro, abbiamo portato degli avanzi della cena" "Oh no no, ho già cenato. Grazie lo stesso, io vado" fa per uscire dal giardino Ines, ma mio padre la prende a braccetto e la costringe a entrare. "Signor Demir" gli sorride Clarissa e papà le fa l'occhiolino superandola. Clari guarda male Ines che è a braccetto con papà e lancia un'occhiata anche a me, si aspettava che papà invitasse anche lei a cena. Come glielo spiego che Ines sarà sempre la preferita della famiglia? L'amano anche più del loro stesso figlio. "Bene, noi...ci vediamo domani a scuola?" chiede Clari avvicinandosi a me. Vedo con la coda dell'occhio mamma verso di noi e per non darle l'impressione di essermi impregnato con Clari dico tenendola lontano "Sì, ciao" Non aspetto una replica ed entro a casa in silenzio. "Ciao cara" sento dire mia madre dietro. "Grazie amico, di tutto" do una spallata a Bartis che mi scombina i capelli ed esce da casa. "Signora Demir sempre incantevole, deve dirmi assolutamente il suo segreto per l'eterna bellezza" sento dire da Bartis, che idiota. Entro in cucina dove trovo papà a rovistare tra i sacchi che ha portato e Ines sta prendendo i piatti dalla mensola. E' troppo bassa per raggiungerla, ma non ci penso neanche ad aiutarla. Mi appoggio allo stipite e la guardo maligno, anche lei mi osserva, ma sa per certo che non verrò ad aiutarla e manco ci prova a chiedermelo. "Che fai lì? Dai una mano a Ines" mi dà un colpo sulla testa mamma entrando in cucina. Sbuffo toccandomi la parte lesa e staccandomi dallo stipite, raggiungo Ines con una smorfia in faccia. Mi sporgo oltre a lei e prendendo i piatti, glieli passo. Che stupida incapace. "Grazie" gracchia lei, ma io mi allontano di nuovo e avvicinandomi a mamma mormoro piano "Era necessario quello schiaffo?" Mamma mi fulmina con lo sguardo. Ho capito, devo stare muto. "Io vado di sopra" borbotto, ma mamma dice di aver portato il pollo arrosto e io mi fermo di scatto. Merda, forse potrei fermarmi qualche minuto a mangiare e scappare via. Mamma aiuta Ines a posare i piatti sul bancone della cucina e mettendo al centro il pollo, esce anche le patate al forno che sembrano squisite. Papà si siede accanto a mamma e rimane la sedia vicino a Ines vuota, ma la trascino all'estremità del bancone e solo adesso mi accomodo. "Gnam!" inizia a mangiare papà senza aspettarci e faccio un sorrisetto a mamma che mi dà la coscia, la parte più succulenta. "E l'altra coscia alla nostra piccola Ines" dice mamma dandole l'altra coscia, non se la merita in realtà. "Grazie zia, mi sarebbe andato bene anche il petto" "Quanto sei carina, a casa erano Beni e ammi che mangiavano il petto lasciando le parti più buone agli altri" "Zia Beni è un angelo, cosa le vuoi dire" dico ricevendo un'occhiataccia da mamma, la provoco sempre elogiando sua sorella per dispetto. Mi metto anche delle patate al forno sul piatto e mentre addento la coscia osservo in silenzio i miei genitori e Ines accanto a me che mangiamo sul bancone, come se fossimo una vera e propria famiglia. La mente mi riporta a quei momenti quando io e Ines tornavamo a casa mia sporchi e sudati dopo aver corso fra ulivi e mamma ci faceva trovare sempre qualche dolce per merenda. Ci mettevamo esattamente così al bancone, impazienti di mangiare, e avevo il cuore pieno di gratitudine per avere con me una compagna tanto speciale. "Allora? Che facevate insieme?" chiede mamma guardando me e Ines. "Oh ehm...abbiamo studiato, domani quella di greco interrogherà" interviene Ines salvandomi, di nuovo. "Giorgio che studia greco? Il multiverso?" papà chiede incredulo. "Grazie papà, tu sì che credi sempre in me" sbotto masticando le patate, dannazione sono fantastiche. "E Carolina cosa ci faceva qui?" "Clarissa mamma, so che sai che si chiama così" la rimprovero anche con lo sguardo. "Non mi convince quella ragazza, perché continui a frequentarla?" Ines alza un sopracciglio sorpresa, ma continua a mangiare in silenzio composta. "Non ci frequentiamo, non siamo nulla" ho la premura di dire subito, non so perché. "E perché me la ritrovo un giorno sì e l'altro no a casa?" "Amore, devi capire che Giorgio è anche mio figlio e ha ereditato le mie stesse esigenze" dice papà facendo ridacchiare Ines, mi fermo un attimo a osservarla di nascosto. Odio ammettere che quel sorrisetto sotto i baffi mi era mancato da morire. "Sei un coglione, lo sai?" sbotta mamma colpendolo al braccio, ma papà intercetta il pugnetto e attira a sé mamma per un bacio. Io e Ines ci guardiamo, come facevamo sempre quando ci sentivamo in imbarazzo, ma lei come spaventata da me, torna a guardare in basso al suo piatto. Dovrei gioire di questa cosa, finalmente le incuto timore, ma dentro di me, molto molto dentro vorrei prendermi a pugni. "È così, eh? Non solo rapite nostra figlia, ma vi mangiate queste delizie senza chiamarci" sentiamo dire alle nostre spalle. Ci giriamo e vediamo zio Efrem con zia Lena che ci raggiungono. "Sempre a rompere i coglioni" lo insulta papà aggiungendo due nuovi posti. "Tesoro, tutto bene?" chiede zia Lena abbracciando Ines che le dice di essere passata qui per studiare con me. "E Jasmine?" "Ho chiamato l'autista per lei, è andata via dopo cena" Ripenso alla preoccupazione di Bartis per riportare a casa Jasmine, che gli è preso? Non glien'è mai fregato un cazzo di nessuno. Neanche per me si è mai preoccupato tanto. Zia Lena passa a salutare anche me e sedendosi vicino mamma parlano del più e del meno. Papà e zio Efrem invece dopo aver mangiato sono andati in salone per giocare alla play e Ines, chiaramente a disagio, dice di volersi ritirare perché troppo stanca. "Certo tesoro, ci vediamo a casa" dice zia Lena dandole un buffetto. "Vieni qui, dammi un abbraccio" invece se la trascina a sé mamma. Non ricordo l'ultima volta che abbia abbracciato me, c'è anche da dire che non amo queste dimostrazioni d'affetto. "Vado di sopra" scappo via, ma mamma non me lo permette e abbaia "Giorgio accompagnala a casa" Faccio per protestare, ma mamma mi guarda minacciosa e io sbuffo uscendo di casa. Prendere un po' d'aria non mi farà male. Ines mi segue in silenzio e uscendo con me, lascio che mi superi oltre il cancello. Mi ficco le mani in tasca e lancio un'occhiata al suo culo alto e sodo fasciato dai jeans, la sua schiena sinuosa e i capelli rossicci adesso sciolti che danzano tra un passo e l'altro. Avrei una voglia matta di passarci le dita in mezzo, sembrano così setosi e morbidi. Sorrido per le babbucce che ha ai piedi, sono a forma di squali e il triplo del suo piedi. La rendono così piccola e tenera. Ines si gira all'improvviso facendomi abbassare subito lo sguardo per non essere beccato e sento che dice "Non c'è bisogno che mi accompagni fino a casa, tranquillo" "Non ti sto accompagnando, sto solo facendo due passi" sbotto infastidito. Lei si mordicchia il labbro e annuisce con la testa tirandosi il tessuto della maglia fino alle mani. Mi ridà le spalle e camminiamo fino al suo cancello, mi fermo fingendo di messaggiare con qualcuno e con la coda dell'occhio mi assicuro che entri dentro. Faccio per tornare a casa, ma sento la sua voce delicata chiamarmi. Mi fermo di scatto e guardandola da sopra la spalla, ascolto ciò che ha da dirmi. "Io...volevo ringraziarti per oggi" Per oggi? La guardo confuso e lei mi spiega "per avermi dato i compiti di greco, sei...stato molto gentile" Ah...mi scappa un sorrisino. Lei stringe forte le sbarre del suo cancello e mormora con le guance paonazze "So che le cose tra noi si potranno aggiustare. Io tengo molto a te e...spero che tu possa darmi un'occasione per dimostrarti quanto mi sei a cuore" La osservo in silenzio col cuore che pompa all'impazzata e avrei anch'io tante cose da dirle, raccontarle, ma dalla mia bocca escono soltanto parole vili "Non azzardarti a mettere più piede a casa mia, soprattutto con quelle babbucce orrende." Detto ciò le volto le spalle e vado per la mia strada, come lei mi ha insegnato a fare. Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando scoprirà di aver studiato le versioni sbagliate.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ciò che non cresce, marcisce. INES'S POV: "ἵστημι, ἵστης, ἵστησι, ἵσταμεν, ἵστατε, ἱστᾶσι" ripeto a memoria chiudendo un occhio per spremere meglio le meningi. "Duale?" mi chiede Jas buttando un occhio sul manuale di greco. "ἵστατον, ἵστατον" "Participio?" continua con l'interrogazione Jasmine. "Uhm..." mi batto il dito sul mento per poi dire un po' incerta " ἱστάς, ἱστᾶσα, ἱστάν?" Jas socchiude gli occhi guardandomi da sopra il manuale, ma poi lo butta sul banco esclamando "Tutto giusto!" "Davvero?" mi passo le mani sul viso incredula. "Che ti avevo detto? Sei stata bravissima!" "Credevo di aver dimenticato tutto" confesso ancora in agonia. "E invece..." mormora Jas per poi spostare lo sguardo spaventata alla porta della classe. Mi giro credendo di vedere la professoressa, ma vedo entrare Bartis con Giorgio, Clarissa e Fabiana. "Tutto bene?" chiedo a Jas notando che è un po' agitata. "Oh ehm...sì sì, credo che andrò velocemente in bagno prima che venga la professoressa" detto ciò si volatilizza fuori dalla porta. "Ehi! Che cazzo di problemi ha?" gracchia Fabiana lanciando uno sguardo di fuoco alla porta da dove è appena uscita Jas. "Ma se non ti ha neanche sfiorata" la prende in giro Bartis superandola. Alzo lo sguardo a Giorgio che sta raggiungendo il suo posto e subito mi giro rimettendomi composta. Sento le sedie dietro spostarsi e un odore pungente di erba, avranno fumato prima di entrare a scuola. "Oi" sento un dito sulla mia spalla. Mi giro sussultando e sento Bartis che mi chiede "Dov'è?" "Chi?" domando confusa. "La tua amica. Dov'è andata? Sembrava avesse visto un fantasma" "E' andata in bagno, sarà agitata per l'interrogazione di greco" ipotizzo, non mi viene nient'altro in mente. "Uhmm, ho capito" borbotta lui sedendosi al suo posto. Lancio un'occhiata a Giorgio che non mi ha minimamente calcolato nel mentre e sta rollando uno spinello, non gli basta quello che si è fatto stamattina? "Ciao Ines" sento invece davanti a me. Che vogliono tutti quanti da me stamattina? "Ciao Clarissa" le faccio un sorriso tirato. Diciamo che il torto che mi ha fatto ieri non è stata una sciocchezza che potrei completamente ignorare. "Buongiorno ragazzi" entra la professoressa greco con i suoi tacchi, le mille borsette e la gomma da masticare. Ottimo tempismo. "Possiamo parlare più tardi in privato?" mi chiede Clarissa e io corrugo la fronte, vorrà uccidermi direttamente? "Certo, quando vuoi" mi rendo disponibile mentre Jas rientra in classe e si accomoda lanciando un'occhiataccia a Clarissa. "Perfetto" replica lei sorridendomi per poi andare a sedersi al suo posto. "Che voleva quella vipera?" mi sussurra all'orecchio Jas. "Vuole parlarmi in privato, sarà per scusarsi di ieri?" "Non bastano delle semplici scuse per quello che ti ha fatto" La professoressa inizia a fare l'appello e rivelo piano a Jas "Bartis ti cercava" "In che senso?" "Voleva sapere perchè fossi scappata, magari pensa che ne sia lui la causa" ridacchio ma Jas deglutisce a vuoto e sposta il banco più in avanti, come a mettere più distanza possibile dal banco dietro. "Therani Ines?" "Presente!" alzo la mano e la professoressa appuntandosi gli assenti, lancia uno sguardo all'intera classe. "Avete fatto le versioni che vi ho lasciato per casa?" domanda a tutti quanti mentre esamina il registro. "Dunque interroghiamo...Faulisi Mauro?" "Professoressa, ieri sono stato poco bene. Ho la giustificazione firmata da mia madre" dice Mauro, ma la professoressa lo fulmina con lo sguardo e sbotta "Cosa vi avevo detto ieri? Tutte le giustificazioni sarebbero stati dei 3" "Ma professoressa..." fa per dire Mauro invano perchè la professoressa ha già messo l'impreparazione e sta continuando a chiamare. "Perera Clarissa" fa il secondo nome. "Eccomi" dice Clari alzandosi per mettersi al primo banco. "Salerno Gaia e...Therani Ines" mi salta il cuore in gola quando fa il mio nome. "Siete preparate?" chiede la professoressa e io annuisco felice, sono carica. "Bene, Clarissa inizia a leggere la versione e fermati al punto" la professoressa butta il tablet sul tavolo e prende il libro di grammatica. "Se non sai qualcosa, te la suggerisco io. Tranquilla" mormora Jas piano dandomi sostegno morale. "Grazie" mimo con le labbra prendendo la versione. Clarissa inizia a leggere e io corrugo subito la fronte, cosa sta leggendo? Alzo lo sguardo a Jas anche confusa, Clarissa sta leggendo la versione sbagliata? "Professoressa, mi scusi" alzo la mano per chiedere delucidazioni. La professoressa mi guarda infastidita per l'interruzione e io domando "Le versioni non erano pg.234 n°5 e 6" "3 e 4 Ines, sveglia" mi sfotte Fabiana ridacchiando. "Ma io sapevo che..." faccio per dire, ma la professoressa batte una mano sulla scrivania zittendomi e sbotta "E' preparata o no signorina Therani?" "Ho fatto le versioni sbagliate, potrebbe sentirmi su quelle per favore?" "Sì, e magari mi dici tu che domande devo farti" prende seccata il registro e scrivendo qualcosa borbotta indicando Gaia e Clarissa "Continuiamo con voi due" Prima che Clarissa parli sposta lo sguardo a me irritata e dice sprezzante "Signorina Therani ha un 3 da recuperare" "Ma io avevo studiato, mi hanno riferito le versioni sbagliate" "Chi?" "Giorgio" non esito a fare il suo nome, ma la professoressa e l'intera classe scoppiano a ridere. "E ti sei fidata di...Giorgio?"chiede la professoressa ancora divertita. I miei occhi si fanno lucidi e sotto il banco stringo fortissimo i pugni...sì, l'ho fatto. Mi sono fidata. "Continuiamo noi" torna da Gaia e Clarissa, ma io non riesco a trattenere le mie lacrime e mugolo "Posso andare al bagno?" "Va' e non disturbarci più" sputa con odio la professoressa mentre io corro fuori dalla classe, non prima di aver visto di sfuggita il sorriso compiaciuto di Giorgio. Sono un fascio di nervi quando Jasmine mi raggiunge in bagno e mi ritrova per terra e gli occhi gonfi dopo aver pianto tutte le lacrime in corpo. "Ehi..." si siede al mio fianco e posa una mano sulla mia spalla. "Mi sento così stupida..." confesso con voce tremante tirandomi le maniche della felpa fino alle dita. "Che scemenza dici, non sei stupida. Ci siamo solo fidati della persona sbagliata, abbiamo imparato una bella lezione" cerca di confortarmi Jas. "Eppure...un tempo mi fidavo ciecamente di quella persona" "Non capisco...dopo quello che abbiamo fatto per lui ieri sera. Saresti potuta stare in silenzio e lasciarlo nei guai" "E' più forte di me preoccuparmi di lui" "Ma lui non si preoccupa affatto di te" "Se solo non fossi partita..." mi porto le ginocchia al petto pentendomi di averlo lasciato da solo. "Mi fa rabbia quando parli così..." borbotta Jas per poi mettersi di fronte a me e dire guardandomi dritto negli occhi "La tua vita non dipende da lui. Se vuoi prendere e andartene per farti un'esperienza all'estero, lo fai e basta. Decidi tu della tua vita" "Sì, ma..." "Ma un corno. Guarda come ti sta trattando quel pezzo di merda" sbotta innervosita Jas, quando all'improvviso sentiamo un applauso e alzando gli occhi, troviamo Giorgio appoggiato allo stipite della porta. "La professoressa ha chiesto al pezzo di merda di riportarvi in classe" dice fulminando con lo sguardo Jas. Lei si alza di scatto e andando da lui dice con coraggio "Sei contento adesso? Puoi dormire in pace ora che hai fatto prendere un impreparato a Ines?" "Jas.." la richiamo temendo che possa dire qualcosa di cui si pentirà. "Facevo sogni ancora più tranquilli prima che quella stronza mettesse piede qui" sbotta Giorgio in faccia a Jas che stringe i pugni e gli fa sotto il muso "Mi fai pena." sputa con odio. "Jas ti prego, torniamo in classe" mi alzo di scatto e prendendo Jas dal braccio, la porto fuori dal bagno con lo sguardo basso. Non voglio neanche guardarlo in faccia. "Brutto coglione" sbotta ancora furiosa Jasmine facendosi trascinare fuori. Rientriamo in classe prima che Giorgio ci possa importunare di nuovo e arrivo in tempo per i complimenti della professoressa a Clarissa che ha fatto un'interrogazione impeccabile. "Dove eravate finite voi due?" sbotta la professoressa bruciandoci con lo sguardo. "Mi sono sentita male, ora va meglio. Mi scusi professoressa" dico andando ad accomodarmi mentre Giorgio rientra in classe e fa un occhiolino a Clarissa. Quanto se la intendono. La professoressa dopo le interrogazioni passa a spiegare nell'ora successiva e a terza ora abbiamo chimica che ci lascia da fare un lavoro in squadra sui fenomeni di dinamica esogena ed endogena. Se faremo un bel lavoro, ci conterà come voto nel quadrimestre. Grande. Suona finalmente la ricreazione e io e Jas facciamo per uscire per prenderci una boccata d'aria, ma Clarissa si avvicina al mio banco e chiede "Ehi, possiamo parlare?" "Certo" dico nascondendo una smorfia, è l'ultima persona che vorrei vedere adesso. "Io...vorrei scusarmi per ieri. Ho dato di matto quando non ho visto l'orologio e poi avendolo trovato nel tuo zaino, ho dato per scontato che insomma..." "Mi hanno incastrata, io non..." "Sì, lo so. So che non sei stata tu, magari qualcuno in classe ha voluto farti uno scherzo e..." "Uno scherzo di cattivo gusto" borbotta Jas dietro di noi. Reprimo un sorriso, mi dà conforto sapere che è al mio fianco. "Certo, di cattivo gusto. Ad ogni modo, volevo scusarmi per il mio atteggiamento. Non avrei dovuto alzare il dito contro di te senza neanche darti modo di spiegare. E' stato davvero uno spiacevole episodio, potresti perdonarmi?" "E' acqua passata, tranquilla" la rassicuro, non voglio più avere problemi con lei. "Grazie, posso?" chiede aprendo le braccia, vuole...abbracciarmi? "Come no" accetto l'abbraccio e guardo stranita Jas che sta trattenendo una risata. "Ora che è stata fatta pace, volevo proporvi di unirvi a me nel progetto di chimica. Vi va?" chiede Clari staccandosi dall'abbraccio e rivolgendosi anche a Jasmine. Io e Jasmine continuiamo a guardarci stranite, cosa diavolo sta succedendo? "Noi in realtà..." "Sarebbe anche un pretesto per conoscerci meglio, mi piacerebbe passare più tempo con voi. Che ne dite di venire sabato a pranzo da me e poi ci mettiamo sotto col progetto? Spoiler: non accetto un no" dice lasciandoci a bocca asciutta. "Ehm...Jas tu che dici?" chiedo a Jasmine non sapendo davvero che fare. "Non disturbiamo troppo? Potremmo anche metterci in biblio..." fa per proporre Jasmine, ma Clarissa la ferma dicendo "Non se ne parla! A casa mia staremmo anche più comode, sabato per le 13 va bene?" "Oh credo di sì" mi gratto il collo interdetta. "Ottimo! Adesso scendo che Giorgio mi starà cercando" ci dà un veloce buffetto ed esce fuori dalla classe lasciandoci perplesse. "In 5 anni di liceo insieme Clarissa non mi ha mai rivolto la parola" mormora Jasmine facendomi ridere. "Sembra davvero pentita" "Quello sì, ma...non so, mi puzza" storce il naso Jas. "Forza, la ricreazione sta finendo e io non ho il mio tè al limone in mano" prendo per il braccio Jasmine e la porto fuori. "Trovare una persona più dipendente di me dal tè è davvero una cosa buffa" ridacchia Jas prendendomi a braccetto. JASMINE'S POV: "E' questo l'indirizzo?" chiedo a Ines con Google Maps in mano. "Penso di sì, guarda un po' anche tu" mi porge il suo cellulare e annuisco vedendo che è proprio qui che si trova casa di Clarissa. "Entriamo dal cancello?" Ines annuisce leccando il suo lolipop, li abbiamo presi al tabacchi quando abbiamo comprato i biglietti dell'autobus. Lei lo ha preso alla fragola e io alla cocacola, non li mangiavo da una decade. "Sai che stanotte ho sognato Giorgio che mi voleva sparare?" dice Ines tranquilla, sarà abituata al temperamento di Giorgio. "Davvero non capisco perchè una persona che ha dei buoni genitori, un patrimonio enorme e in salute abbia così tanta voglia di rovinarsi la vita spacciando, bevendo e facendo il bulletto" "Giorgio spaccia?" chiede Ines sorpresa. Davvero non lo sapeva? "Lui e il suo clan hanno tutta la piazza della scuola, per non parlare di quello che può fare nei locali di suo padre" "Pensavo si limitasse a qualche spinello, è peggio di quanto credessi" mormora con una smorfia Ines raggiungendo il cancello del palazzo. Cerchiamo nel citofono il cognome 'Perera' e suonando, aspettiamo che qualcuno risponda. "Chi è?" sentiamo dire al citofono. "Ciao, siamo Ines e Jasmine" dice Ines avvicinandosi al microfono del citofono. "Ragazze! Salite, salite. 8° piano" il cancello si apre ed entriamo senza problemi. Chiamiamo l'ascensore rifiutandoci di fare 8 piani di scale a piedi e arrivando al portone di Clarissa suoniamo il campanello. "Eccovi!" ci accoglie col sorriso abbracciandoci. Cos'è tutto questo affetto? "Un pensierino da parte mia e di Ines" le consegno la teglia con i dolcini che ci siamo fermate a prendere. Sarebbe stato scortese presentarci a mani vuote. "Che carine, non dovevate" prende la teglia e si addentra nel corridoio lasciando la porta aperta. La chiude Ines e aspettiamo Clarissa che torni dalla cucina, suppongo. Non mi viene altro posto dove posare i dolcini. "Potete dare a me le vostre cose" dice Clarissa prendendo le nostre borse. "Grazie, molto gentile" le sorrido levandomi anche il giacchino di jeans, oggi fa un sacco di caldo. "Puoi darla a me" mi sottrae anche la giacchetta. "Venite, ho appena apparecchiato" ci porta in sala pranzo mentre mi guardo attorno. La casa è molto moderna, i mobili sono tutti bianchi e così lucidi da potersi specchiare, ai nostri piedi c'è un parquet chiarissimo e le varie portefinestre danno tanta luce alle varie stanze. Sembra una di quelle case che vedi nelle riviste di mobili e pensi "Wow, la voglio proprio così la casa" "Elena puoi calare la pasta" grida a un certo punto facendoci sussultare. "Venite, vi mostro un po' la casa" dice subito dopo iniziando col tour. Scopro che c'è anche un piano di sopra dove si trovano i bagni e le camere da letto, guardiamo da fuori la stanza di Bartis e io arrossisco subito. Quel dannato bacio mi tormenta giorno e notte, mi lecco sempre le labbra e sembra che il suo sapore non se ne vada mai. L'ho impresso nella mia mente. "Bartis non c'è?" chiede Ines strappandomi la domanda dalla bocca. "Credo sia in palestra, di solito tutta la mattinata la passa lì" "Tutta la mattinata?" ridacchia Ines divertita. "Be', ci sono tutte quelle ochette in palestra. Si diverte come al parco giochi" Deglutisco in silenzio, cosa mi sarei dovuta aspettare? Che smettesse di flirtare con altre ragazze dopo il nostro bacio? Non sapendo neanche che ero io. "E certo, comunque è ordinatissimo" dice Ines osservando la stanza semplice con dei poster di film sulla parete e delle magliette di squadre di calcio. "L'ha appena pulita Elena, figurati se quel gradasso muove il culo per fare qualcosa" sbuffa Clarissa superando la stanza e mostrandoci la sua sui toni del lilla e impeccabile, come lei. Ritorniamo di sotto ed entrando in sala pranzo, troviamo tutto pronto...ho un certo languorino. "Accomodatevi" ci dice Clarissa indicando le sedie. Ci mettiamo vicine io e Ines mentre Clarissa si siede di fronte a noi e ci mette la pasta nel piatto. "E' con pesto di pistacchi e gamberetti, è la mia pasta preferita" "Sembra super buona" Ines le sorride e io non vedo l'ora di assaggiare, ha davvero un bel aspetto. "Buon appetito ragazze" ci dice Clarissa mentre Ines chiede "E tu non la mangi la pasta?" "Sono a dieta tesoro, questi gamberetti andranno benissimo" Alo un sopracciglio, ecco il segreto per il suo fisico perfetto: il digiuno. Parliamo del più e del meno durante il pranzo, Clarissa racconta di come ha saputo che la professoressa di greco sia stata lascia all'altare e quindi del suo caratteraccio. Clarissa racconta della high school e mangiucchiando anche i dolcini squisiti, ci prendiamo del tempo per capire cosa fare nel progetto. Quando abbiamo qualche idea ci spostiamo in camera sua e iniziamo a fare le nostre ricerche al computer. "Mentre voi cercate, io posso andare subito in bagno?" chiedo a Clarissa alzandomi. "In fondo a sinistra" mi dice semplicemente continuando a digitare al computer. "Arrivo subito" mormoro uscendo dalla stanza e seguendo le sue indicazioni. Il bagno è molto carino con mattonelle bianche e blu pastello messe a scacchi, anche la vasca è blu pastello, un'altra stanza a prova di rivista. Faccio i miei bisogni e lavandomi le mani, mi pettino con le dita i capelli un po' all'aria. Ci ho passato le mani varie volte. Esco dal bagno spegnendo la luce e faccio per tornare in camera di Clarissa, ma sento qualcuno fare le scale. Mi sporgo di poco e becco Bartis che fa le scale mentre si leva la maglietta rivelando il suo petto nudo e sudato, gronda di sudore come un animale. "Sì, amico...ho capito. Mi faccio una veloce doccia e vi raggiungo in pista" dice al telefono salendo le ultime scale e beccandomi nel corridoio. "Guarda un po' chi abbiamo qui" dice riattaccando con la maglietta che penzola dalla spalla. Vorrei non abbassare lo sguardo ai suoi addominali, ma è proprio questo che sto facendo. Rimango per qualche secondo a contemplare il suo corpo roccioso, da sogno e mi porto una mano sul petto ricordandomi come si respira. Sfoggia il suo sorriso da strappa mutandine e avvicinandosi sempre di più a me chiede "A cosa devo il piacere?" "Io...tua sorella..." sbatto velocemente gli occhi, Jas parla potabile! "Stiamo facendo il progetto di chimica" riesco a dire una frase sensata. "Ho capito" si mordicchia il labbro appoggiando il braccio al muro e mi guarda lentamente dalla testa ai piedi. Non ricordo più come si vive a questo mondo, mi sento infiammare dentro, sto letteralmente morendo dentro. Perché diavolo l'ho baciato? Perché non poteva trattarsi di Gabriele Esposito? Me la sarei vissuta meglio. "Ritorno dalle ragazze" mormoro sviando lo sguardo a qualsiasi cosa che non siano i suoi pettorali, i suoi addominali, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra. Faccio per darmela a gambe levate, ma lui mi taglia la strada parandosi di fronte a me e chiede "Sbaglio o mi avevi detto che non ti piacciono molto le feste" "È così" corrugo la fronte, ho il brutto presentimento che voglia andare a parare dove non deve. "E sbaglio o...la scorsa volta eri alla festa di Giorgio" Eccoci qua. Come posso uscirmene adesso? Butto un occhio alle scale, potrei rotolare lì e spaccarmi la testa. "Jas, sei riuscita a trovare il bagno?" chiede Clarissa salvandomi il culo. Non ho mai voluto così tanto bene a Clarissa come ora. Ci raggiunge e lanciando un'occhiataccia a Bartis sbotta "E tu mettiti qualcosa addosso e non importunare le mie amiche coglione" "Amiche? Mi sono perso qualcosa o ricordo male che hai cercato di farle espellere?" la provoca Bartis con un sorrisetto malefico. "Vaffanculo" sbotta Clarissa prendendo il mio braccio e trascinandomi via. Lancio un ultimo sguardo a Bartis che ricambia con un occhiolino, gli sorrido senza volerlo. "Che succede?" chiede Ines notando Clarissa incazzata. "Niente, mio fratello è un idiota. Continuiamo? Ah cazzo...mi sono scordata degli snacks, torno subito" riesce fuori lasciandoci sole. "Di che sta parlando?" cerca d'indagare Ines appena Clari è fuori. "Bartis le ha rinfacciato di quella volta che ha cercato di farci espellere" "Non ci credo" ridacchia e mi unisco a lei con un sorrisetto. "E' un tipo tosto" replica Ines scuotendo la testa. "Be', forse" mi accomodo accanto a lei e cerco di non incrociare il suo sguardo o scoprirebbe ogni cosa. Non mi sono ancora decisa a rivelare nulla a nessuno, e mai credo che lo farò. Non è stato un bacio voluto, io non ho provato piacere a...bugiarda, mi urla il cuore. Sospiro a fondo respingendo con ogni forza questi pensieri intrusivi. Clarissa torna con gli snacks e continuiamo a lavorare fino alle 19, siamo esauste ma abbiamo finito tutto ed è uscito un ottimo lavoro. "Ci siamo meritate una bella pizza, che ne dite?" chiede Clari stiracchiandosi. "Non ti preoccupare" dice Ines rifiutando l'offerta. "Ma di cosa? Dovete solo dirmi come la volete" "Non vogliamo disturbare, ci hai anche offerto il pranzo" "Scherzate? Forza...sono sola soletta a casa, fatemi compagnia" cerca di convincerci Clari e io e Ines ci guardiamo perplesse. Posso sentire i suoi pensieri...vorrebbe scappare via, ma la coscienza dice di rimanere con lei. "Ok, ma solo se ci permetti di offrire anche a te la pizza" "Non se ne parla!" esclama lei. Bisticciamo per un po', ma alla fine vince Clari, ha un brillante futuro da avvocatessa. Ordiniamo la pizza da Savoca e io la prendo con patatine e bocconcini di pollo. Ines prende una pizza alla norma e Clarissa una bianchina. Sempre attenta alla sua impeccabile linea. Si fanno le 21 quando finiamo di mangiare e Clari ci propone di andare a una festa. È vero che oggi mia madre non c'è tutto il giorno a casa, ma se sapesse che sono andata a una festa da sola con lei fuori casa, non mi farebbe più mettere piede fuori. Soprattutto dopo quello che è successo nell'ultima festa. "I miei non credo saranno d'accordo e poi mi aspettano a casa" cerca di scappare dalla situazione Ines, ma Clarissa insiste "Potete dire a loro che dormirete a casa mia, non verranno a scoprire nulla" Ines fa per pensarci e io la guardo stranita, che le prende? "È stata una lunga giornata, forse è il caso di..." "Avanti! Ci saranno tutti quanti, ci divertiremo!" esclama rompendomi i timpani. "Io non conosco nessuno, al massimo Gabriele Esposito" ci scherza su Ines. "Magari ci sarà, anzi sicuramente sarà lì " Ines passa subito a guardarmi e io arrossisco di botto, sa che ho una leggera infatuazione per lui. "Perché no, allora? Tu che dici Jas?" chiede Ines guardandomi con un sorrisetto malizioso. "Io non penso di..." faccio per dire, ma Clarissa riceve una chiamata e va fuori a rispondere. "Forza! Non vuoi vedere Gabriele? Lo vedo come lo guardi!" "Ti sbagli, io..." non riesco più a proseguire con la frase. Le immagini di Bartis che mi afferra i fianchi e mi sbatte al muro per divorarmi, mi spezzano il fiato. Magari avvicinarmi a Gabriele potrebbe farmi smettere di pensare così maniacalmente a Bartis. "Sai cosa? Va bene. Andremo alla festa e ci divertiremo come delle vere teenagers" "Puoi dirlo forte!" esclama Ines dandomi il cinque mentre Clarissa rientra e le comunichiamo la nostra decisione. "Grande! Non perdiamo tempo e andiamo a prepararci" "Ma noi non abbiamo nulla con noi" osserva Ines. "Vi presto tutto io, scommetto che abbiamo la stessa taglia e per i trucchi ci arrangeremo, non vi preoccupate" Ci mettiamo almeno un'ora a prepararci. L'armadio di Clarissa ospita così tanti vestiti e top striminziti che la cosa più larga e lunga che ho trovato è stato un vestito bianco con scollo a cuore e lungo fino a poco sopra le ginocchia. Ai piedi invece ho degli stivali texani neri e ho piastrato i capelli che avevano una forma strana. Ines invece ha una gonna a pantaloncini bianca molto striminzita e una bralette di pizzo con sopra una giacchetta di pelle. Anche lei ai piedi ha degli stivaletti di pelle, solo con un po' di tacco in più. Clarissa ha optato per una gonna cortissima e il top a fascia abbinato insieme a degli stivali bianchi di pelle col tacco. Abbiamo capito la sua passione per gli stivali di pelle. Con i trucchi ci siamo arrangiate, io ho potuto usare il suo bronzer che era un'ottima cipria per me, insieme al mascara, il fard e un rossetto rosso scuro sulle labbra. Ines ha solo del mascara e un gloss, mentre Clarissa ha un mascherone addosso che però è riuscita a sfumare ad arte. "È arrivato il fratello di Fabiana" c'informa Clarissa digitando al cellulare. Infilo dentro la cover dei soldi e i documenti e dopo un'abbondante spruzzata di la vie est belle usciamo fuori. Con mia madre ho sistemato le cose facendo una chiamata veloce e dicendole che ero già a letto e che sarei crollata da un momento all'altro, così da assicurarmi che non mi chiamasse più. Non mi avrebbe permesso né di dormire fuori né di andare a una festa da sola, diciamo che sono stata costretta a mentirle. Un po' mi sento in colpa, so che mia madre vuole solo tenermi al sicuro. Ines invece ha semplicemente detto ai suoi che rimaneva a dormire da Clarissa per finire il progetto e loro non le hanno detto nulla. Delle volte mi chiedo perché mia madre non sia cosi accollativa. Saliamo nella macchina da cui proviene una canzone napoletana a volume esagerato e facendo un saluto veloce a Fabiana, partiamo. "Amo ho scordato le sigarette, tu le hai?" chiede Fabiana mentre Clarissa le allunga dalla borsetta le sigarette e se ne accende una proprio in mezzo a noi. Il fratello di Fabiana sembra totalmente sconnesso, pensa solo a guidare e a cantare Geolier a squarciagola. "Sono già tutti in pista?" chiede Fabiana urlando sopra la musica, abbassarla no? "Penso di sì, Bartis è lì da un pezzo" M'irrigidisco subito al suo nome, spero di evitarlo per tutta la serata. Parcheggiamo alla cala e iniziamo ad addentrarci in posti mai visti in vita mia, il sentiero è anche parecchio buio. "Hai idea di dove stiamo andando?" mi sussurra all'orecchio Ines prendendomi a braccetto. "Non ho la più pallida idea, com'è che non ci è venuto in mente di chiedere prima a Clarissa dove si trovasse la festa?" "Cosa diavolo ci avrà messo in quella pizza?" chiede Ines facendomi scoppiare a ridere. "Ma la vuoi la mia giacca?" "Serve più a te che a me, io ho l'addome coperto almeno" continuiamo a ridere come sceme. La situazione è così tragica che non ci rimane altro da fare. Finalmente vediamo come un folla davanti a un parcheggio e una fila infinita...sarà l'ingresso per la festa? "Clarissa?" chiede Ines quando nota che sta superando la fila. "Venite" ci trascina con lei nella folla fino ad arrivare alle transenne e un tizio che ci squadra dalla testa ai piedi. "Loro sono con me" lo informa Clarissa e lui ci lascia subito passare, caspita che fortuna. Non so se me la sarei accollata di fare tutta questa fila. Passiamo anche davanti alla biglietteria senza pagare un euro e ci addentriamo in una discoteca, non è tanto piena, ma dalla gente dentro si può capire che è molto esclusiva. "Volete qualcosa da bere?" chiede Clarissa sopra la musica. Menomale che sono stata in macchina con la musica a bomba, qui mi sento quasi a mio agio. "Sì, due aperol?" chiedo a Ines che annuisce. "Ma quale aperol!" esclama Clarissa sporgendosi al bancone del bar e chiedendo dei cocktails. Io intanto mi guardo attorno osservando la discoteca a due pianti, di sopra ci sarà il privé e al centro blindato c'è la consolle del Dj. "Ecco a voi" ci porge i drink e noi chiediamo di cosa si tratta. "Tutta salute, bevete!" ci fa portare i bicchieri alle labbra e prendiamo un sorso del drink. "Cazzo" faccio subito una smorfia, cos'è? Benzina? "È un po' forte" mormora Ines trattenendosi dallo sputare tutto. "Che esagerazione!" ci fa bere almeno metà dei drink e io sbatto piano gli occhi. Se pensavo che l'Aperol potesse essere pesante, con questo drink sembra di bere lava. "Andiamo, su! Sta per cominciare" urla Clarissa portandoci in un corridoio stretto. Credevo che la festa fosse qui. "Cosa sta per cominciare?" chiede Ines senza ricevere una risposta. Ci addentriamo sempre di più fino a spingere un portone e uscire fuori. "Porca miseria" sussurro col cuore in gola. "Ma cosa..."sento al mio fianco Ines. Davanti a noi si estende una pista enorme con diversi motorini di lato e altri sul punto si partenza, ci sono tantissime persone, una puzza pungente di canna e diversi barili agli angoli che vanno a fuoco. Sussultiamo quando scoppia una rissa e Clarissa corre verso questa, cosa cazzo sta succedendo? "Dimmi che sto vivendo un incubo" dico a Ines che si stringe nella sua giacca e io abbasso lo sguardo a solo il mio vestitino addosso. Merda, me la sono andata a cercare. "Che coglioni" sghignazzando Fabiana accendendosi la terz sigaretta nell'arco di un'ora. "Cosa succede?" decido di chiedere, ma quando ascolto la risposta vorrei non aver mai chiesto. "Sono quelli del Galilei, stasera si aggiudicheranno con quelli del Meli la piazza" "La piazza...?" domanda Ines ingenuamente. "Per vendere le caramelle, non lo trovi eccitante?" Fabiana ci supera e Ines mormora tra sé "Caramelle?" "Andiamo via di qui" prendo per il braccio Ines e mi giro, ma vado a sbattere contro tre ragazzi molto alti che ci squadrano come se fossimo delle puttane. Faccio per superarli, ma uno di loro ci taglia la strada e chiede "Non vi ho mai viste in giro, siete del Galilei?" "Galilei sta per Galileo Galilei? Non capisco" chiede Ines e io alzo gli occhi al cielo, signore aiutami tu. "Fateci passare" ringhio io minacciosa, non tanto da far spostare il ragazzo che mormora malizioso "Allora siete del Meli, interessante la concorrenza" "Veramente vi state azzuffando per vendere delle caramelle?" domanda Ines e io vorrei farmi seppellire adesso. I ragazzi ridacchiano, ma sembrano essere meno minacciosi e chiedono "Che ci fate qui? Non è posti per voi piccole" "Infatti ce ne stavamo andando, con permesso" apro un varco in mezzo a loro che ci fanno passare miracolosamente. "Se vi dovesse servire un passaggio..." "No, grazie" sibilo rientrando in discoteca. Prendo per mano Ines e cercando di divincolarci nella folla, riusciamo a uscirne fuori e raggiungere il parcheggio. Prendo il cellulare e sbuffando cerco il numero di qualche taxi. "Che stai facendo?" chiede Ines continuando a bere il suo drink. Ecco perché sembra così rincoglionita. "Vacci piano con quello" le indico il drink mentre seleziono un numero e faccio partire la chiamata. "Sì, pronto?" rispondo appena prendono la chiamata. "Come la posso aiutare?" "Io e la mia amica siamo in una discoteca, può venirci a prendere?" "Quale discoteca signorina?" "Oh ehm..." mi guardo attorno non trovando nessuna insegna. "Un attimo solo" raggiungo delle ragazze fuori e chiedo a loro il nome del locale. "Roller" dico al taxista, ma ha già riattaccato. Stronzo. Riprovo allo stesso numero, ma non mi risponde più, fanculo. Ritorno da Ines che si è appoggiata al muretto e si guarda attorno confusa. "Stai bene?" le chiedo provando un altro numero. "Io si...vedo solo le stelle molto vicine" ridacchia portandosi una mano sugli occhi. Nel mentre nessuno mi risponde. Andiamo benissimo così. Mi appoggio anch'io al muretto esausta e mi maledico ripetutamente. Ecco cosa succede a lasciarsi andare. "Perché sei imbronciata? Non ti diverti?" chiede Ines toccando il viso. Le sorrido e chiedo in pena per lei "Non bevi molto, eh?" "Sto bevendo adesso!" alza il bicchiere ormai finito. Io mi sono limitata a 3 sorsi, già mi sentivo leggera come una piuma. "Nessun taxi mi risponde" decido di metterla al corrente del nostro infausto destino. "Rientriamo dentro?" "Là dentro non ci metto più piede" dico decisa con una smorfia. "Oh...e che facciamo?" "Sto cercando di capirlo" mormoro col magone. "Clarissa potrà aiutarci" "Clarissa ha fatto fin troppo" ribatto dura. "Ragazze!" sentiamo gridare alla nostra destra. Alzo lo sguardo e osservo con orrore Bartis venire verso di noi. No, merda. "Andiamo andiamo" prendo per il braccio Ines e me la fo a gambe. "Ehi!" urla lui, ma mi allontano sempre più velocemente. Faccio per girare in una stradina abbastanza buia, ma mi fermo non volendo mettere ulteriormente a rischio la nostra situazione. Bartis riesce così a raggiungerci e posando le mani sulle ginocchia dice col fiatone "Clarissa ha detto che siete venute con lei, non volevo crederci" "Be' sì, non pensavamo che ci avrebbe trascinate in questo postaccio" sbotto furiosa. "Non ve l'ha detto che..." "No." taglio corto. "Non è un posto per voi" "Sì, ci ero arrivata...grazie. Noi andiamo via" gli do le spalle, ma lui chiede "Come ve ne andate? Potrei..." "Un nostro amico è venuto a prenderci, ci sta aspettando fuori" "Davvero?" chiede Ines guardandomi stranita. No Ines, ma tienimi il gioco...grazie. "Quale amico? Lo conosco?" domanda invece Bartis facendomi ribollire il sangue. Che razza di domande sono da fare adesso? "Non so se vi conoscete, dobbiamo andare adesso" "Mi scrivi quando arrivi a casa?" No? "Certo" giro all'angolo insieme a Ines e spariamo dalla sua vista. "Dove si trova il nostro amico?" chiede Ines e io vorrei soltanto urlare a squarciagola. "Ora lo chiamo" la faccio appoggiare al muro e scorro i vari numeri in rubrica. "Sta richiamando!" esclama all'improvviso Ines mostrandomi il suo cellulare. Corrugo la fronte "Chi?" Tuo padre?" "Gabriele! L'ho chiamato per vedere dove fosse, non lo volevi tutto per te?" Non ci credo. "E ti aveva risposto?" "No, ma sta richiamando adesso. Tieni, parlaci!" esclama lei ridendo mentre accetta la chiamata. "No aspe...merda" impreco quando sento la voce di Gabriele dire "Pronto? Ines?" "Ciao, sono Jasmine" dico con le guance paonazze. "Jasmine, tutto bene? Ines mi ha chiamato prima" "Ehm...sì, noi..." "Diglielo che vuoi vederlo!" esclama Ines e io mi allontano immediatamente da lei. Cielo, quando finirà questo inferno. "Ti sento male Jasmine" dice Gabriele gridando al mio timpano. Io invece ci sento benissimo. "Ehm...in realtà, io e Ines siamo nei guai" decido di dire la verità, Gabriele potrebbe essere la nostra unica salvezza. "Che succede? Dove siete?" chiede subito Gabriele preoccupato. Che carino. "Clarissa ci ha trascinate in una specie di gara clandestina e non sappiamo come uscirne, ho provato a chiamare diversi taxi ma nessuno mi risponde a quest'ora" "Gara clandestina?" "Be' sì, ci sono quelli del Galilei e quelli del Meli che si stanno contenendo la piazza" "E voi siete lì? Santo cielo" "Non sapevamo dove ci stesse portando Clarissa" "Merda, ho capito. Avete modo di mettervi un posto al sicuro mentre vi raggiungo?" Allora i miracoli esistono. "Grazie, davvero. Sì, ci siamo nascoste in una stradina tranquilla" "State attente, arrivo" Gabriele riattacca e io lancio un'occhiata a Ines che si guarda attorno ancora confusa. È strano che solo col drink si sia ridotta così. "Allora?" chiede eccitata Ines. "Sta arrivando" le dico con uno stupido sorriso. Non mi sarei mai immaginata di finire la serata con Gabriele, ci speravo però. Passano vari minuti quando all'improvviso sentiamo un boato e un sacco di grida. "Cos'è stato?" mormoro col cuore in gola. "Stanno festeggiando? Andiamo a vedere!" "Ines, no! Dove stai andando!" vado alla rincorsa di Ines che si sta dirigendo verso la pista. "Ines!" la chiamo a gran voce seguendola dentro la discoteca. "No no..." mormoro nel panico quando non la vedo più. Cerco di scostare le persone ricevendo vari insulti e occhiatacce ed esco fuori dalla discoteca rientrando nel parcheggio. "Ines!" grido guardandomi attorno notando un sacco di gente lasciare il posto di fretta. Cosa diavolo sta succedendo? "La polizia!" urla un ragazzo dandomi una spallata che mi fa cadere per terra. "Cazzo" gemo sentendo le pietroline infilzare la mia pelle come piccoli aghi. Alzo lo sguardo spaventata osservando altre persone urlare e scappare, mentre all'improvviso due mani mi alzano dalle spalle rimettendomi in piedi. Gabriele? Tiro un sospiro di sollievo e faccio per girarmi, ma sento chiedere al mio orecchio "Tutto bene cioccolatina?" No no no, non è possibile. Più lo evito, più me lo ritrovo attorno! Mi scosto immediatamente dalla sua presa, seppur rassicurante, e lo guardo con orrore indietreggiando "Ho perso Ines" sbotto tossendo. Dai barili a fuoco esce un nugolo di fumo nero. "E' con Giorgio" "Oh no, la ucciderà" mi giro per andare alla sua ricerca, ma Bartis mi prende il polso e grida sopra le urla "Non le torcerebbe un capello, vieni! Andiamo via, sta arrivando la polizia!" "Andrò via col mio amico" incrocio le braccia per far in modo che mi tocchi più. "Me l'hai detto un'ora fa, chi cazzo è questo?" "Non sono affari che..." mi paralizzo quando si piega all'improvviso e mi alza in aria posandomi sulla sua spalla. "Bartis!" urlo incredula. Ho sempre letto nei libri o visto nei film questa scena e m'immaginavo un giorno al posto loro, ma realizzo con orrore che non è così romantico come pensavo. Ho la testa sottosopra, lo stomaco in subbuglio e dondolo di qua e di là come un sacco di mele. Solo adesso mi ricordo del mio vestito corto e cercando di alzare la mano per coprire il sedere, ottengo l'effetto opposto. E' lui che mi sistema la gonna e mi posa la mano sul culo, che incubo sto vivendo? Mi posa su una moto molto alta e levandosi la giacca, me la mette addosso. "Ho detto che non vengo con te!" faccio per scendere dalla moto, ma Bartis mi rialza sul sedile e sbotta duro "Mettiti la giacca e non fare i capricci Jasmine!" Fanculo. Mi metto la sua stupida giacca solamente perchè mi sento nuda, mentre sento la moto abbassarsi e Bartis davanti a me che mi posa il casco in testa e afferra i manubri mettendo in moto. "Tieniti" mi avverte. Incrocio le braccia contrariata, ma quando parte per poco non schizzavo in aria. Ottimo...sbotto in testa aggrappandomi a lui, non ho altra scelta. Solo adesso riesco a sentire meglio le sirene e Bartis uscendo dal parcheggio, prende una strada buia sbucando fuori dalla discoteca. "Fermo, polizia!" sentiamo alle nostre spalle e Bartis accelerando cerca di schivarli. Chiudo gli occhi non volevo vedere la velocità a cui stiamo sfrecciando e dopo poco non sento più le sirene. "Li abbiamo scampati?" chiedo a Bartis che se la ride "Altrochè, ho avuto un faccia a faccia con Gabriele" "Cosa?" domando non volendo crederci. "E' riuscito a superarmi con la sua moto, ma credo che quando abbia visto te, ha rallentato e ha tagliato la strada al padre dandomi vantaggio" "Gabri...Gabriele mi ha visto con te?" mormoro con orrore. "Ora saprà che sei dalla nostra parte, non è grandioso?" "Fermati, devo vomitare" sibilo con la nausea. "Cosa? Adesso?" "Ferma la moto!" grido mentre lui si accosta alla cala e io scendendo di fretta rigetto tutto sul cipiglio della strada. Voglio morire.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"Però quando sei qui vicino sembra che sia scritto nel destino" -Frah Quintale JASMINE'S POV: "Grazie, non dovevi" mormoro mentre Bartis mi consegna l'antistaminico e si accomoda sul marciapiede di fianco a me. Lui non risponde e porgendomi anche la bottiglietta d'acqua, aspetta paziente che prenda il medicinale. "Meglio?" mi chiede accarezzandomi piano la schiena. Mi scosto subito da quel contatto, non perchè non mi desse sollievo il suo tocco, ma perchè non sono abituata in generale al tocco di qualcuno su di me. "Sì" rimetto il tappo alla bottiglietta e butto un sospiro. Sussulto quando una goccia d'acqua bagna il viso e alzando lo sguardo, solo adesso realizzo tutti i nuvoloni sopra di noi. "Conviene che ci muoviamo" dice Bartis alzandosi e porgendomi la mano. Non l'accetto alzandomi da me e annuisco con la testa "Posso prendere un taxi" propongo, ma lui non vuole sapere ragioni. "No davvero, hai già fatto abbastanza per me. Ti ringrazio, ma adesso corri a casa prima di capire in mezzo a una tempesta" "Due goccioline non sono nulla, forza sali" insiste lui facendomi innervosire. Perchè diavolo non mi lascia stare? "Abito lontano, non sembra il caso" "Non importa, fammi strada" mi porge il casco e mette in moto. Sbuffo, ci ho provato con tutta me stessa. Salgo dietro di lui e aggrappandomi alle tasche della sua felpa, sfrecciamo in strada prima che l'acquazzone ci prenda. Gli indico la strada mano a mano che ci avviciniamo, finchè arriviamo al mio quartiere e mormoro indicando in lontananza il mio palazzo "Io abito lì" Mi aspetto che mi lasci all'ingresso del quartiere, invece mi sorprende entrando senza esitazione. Sembra che conosca già queste strade...e io che immaginavo che rimanesse impressionato dal quartiere. Le gocce di pioggia iniziano a farsi più frequenti mentre gli indico il punto in cui fermarsi e Bartis si rifugia sotto il cancello insieme alla moto. Fuori non c'è nessuno, sono quasi le due di notte...chissà cosa penserebbero i miei vicini pettegoli, se ci vedessero insieme. Osservo Bartis che si porta le mani sulle braccia incominciando a sentire freddo e io mi sento subito in colpa per la giacca addosso. "Tieni, questa prendila tu" dico levandomi la giacca. "No assolutamente. Sto bene così" rifiuta categorico. Annuisco piano con la testa mentre dei tuoni mi fanno sussultare e mi mordo l'internoguancia, non avrei mai pensato di poterglielo dire un giorno "Vuoi salire da me?" "Va bene" risponde senza indugiare. "Ok...seguimi" entriamo dal cancello e facendo le scale, arriviamo al primo piano. Cerco la chiave e inserendola nella serratura, apro la porta entrando a casa. Accendo la luce mentre Bartis dietro mi segue e io chiudo la porta. Mi tolgo subito la giacca un po' bagnata dalla pioggia e faccio per appenderla, quando Bartis si leva la sua felpa da sopra la testa e i miei occhi corrono alla canottiera sotto che risale mostrando il suo busto scolpito. "Potresti mettere ad asciugare anche questa?" chiede porgendomi la felpa e rimettendo la canottiera a posto. Quasi quasi avrei voluto che mi consegnasse anche la canottiera. "Ehm...sì, certo" sparisco dal salotto e corro al balconcino per stendere le cose. Fuori intanto c'è il diluvio, quando smetterà dannazione? Lascio anche gli stivali fuori e rientrando dentro, vado alla ricerca di cose in disordine. Sono solita lasciare tutto pulito prima di uscire, ma magari mi sarò scordata qualcosa. Vado in salotto sistemando nel mentre vasi o sciocchezze varie e trovo Bartis in giro che curiosa "Questa sei tu?" indica la foto di me da piccola completamente pelata. Ho più chiesto a mia madre di toglierla da lì, ma dice che sono troppo adorabile. "Sì, lascia stare...storia lunga" "La voglio sentire invece" "Semplicemente...mia madre non ha molta creatività e per carnevale ha deciso di travestirmi da uomo" Bartis scoppia a ridere "In realtà è stata molto creativa, chi altro penserebbe di travestirsi da uomo?" Scuoto la testa divertita "Vuoi qualcosa da bere? Un tè caldo?" "Perchè no" Oh...mi aspettavo un rifiuto secco, di solito gli italiani preferiscono il caffè. "Te lo faccio subito" mi sposta in cucina uscendo dal salotto, ma lo sento chiedermi da lì "I tuoi non ci sono a casa?" "Mia madre lavora, tornerà domattina" "Figo, potrai fare quello che ti pare" mi raggiunge in cucina. "Come assistere a una gara clandestina e portarmi uno sconosciuto a casa?" metto l'acqua sul fornello a induzione. "Uno sconosciuto? Mi offendi così cioccolatina" si appoggia al ripiano di fianco a me. "Be'...non possiamo definirci amici o sbaglio?" alzo lo sguardo a lui trovandolo fin troppo vicino. "Sbagli" dice non staccandomi gli occhi di dosso. Abbasso subito lo sguardo sentendomi andare a fuoco e farfuglio "Allora? Chi si è aggiudicata la piazza?" "Quelli del Galilei, ma non è finita qui" "In che senso?" "Non sono stati giusti, io sono dovuto andare via per un'urgenza. Non mi hanno permesso di rifare il giro" "Ti sei sentito male?" "Clarissa mi ha detto di voi" Sbatto piano gli occhi "Hai...interrotto la gara per venirci a cercare?" "Vedi che siamo amici?" Uno stupido sorriso si dipinge sul mio volto. "E' una prova dell'amicizia bella e buona" ci scherzo sopra mentre l'acqua bolle e aggiungo la polvere di tè nero. "E tu invece?" chiede lui ma non capisco cosa voglia sapere, infatti lo guardo corrugando la fronte. "Perchè volevi andare via con Gabriele anzichè con me? Ti piace Esposito?" Arrossisco subito mordendomi il labbro "Io no...è solo un amico" "Lui sì e io no, ora mi spieghi perchè" posa i gomiti sul bancone guardandomi dal basso con rimprovero. "Con Gabriele siamo più...simili?" "Vi piace annoiarvi insieme?" mi provoca lui. "Gabriele non è noioso..." Bartis finge di dormire russando mentre mi ascolta e io gli lascio divertita uno schiaffetto sulla spalla "Finiscila" "Cos'è? T'immagini già sposata con lui nella vostra villetta con le staccionate, due cani e i vostri tre figlioletti?" continua a prendermi in giro. "Sono allergica ai cani" "Questo rovina tutti i tuoi sogni" Spengo il fornello e prendendo due tazze, metto il colino sopra per far filtrare il tè. "Abbiamo interessi comuni, io e Ines faremo parte del suo nuovo progetto "Scuole per lo sviluppo sostenibile". E' un ragazzo che ha a cuore le questioni sociali e..." Bartis si rimette a dormire per finta. "Non capisco perchè l'odi tanto" "Non l'odio, mi sembra solo un coglione" replica lui aprendomi la mensola a cui non arrivavo. "Non lo conosci neanche" "Tu sì?" mi sfida con lo sguardo. Prendo lo zucchero e un cucchiaino "Mi piacerebbe conoscerlo meglio...zucchero?" "No" "Ok, niente zucchero" faccio per riposarlo. "No, cioè sì...due cucchiaini di zucchero possono bastare" Lo guardo stranita, perchè sembra essersi irrigidito di colpo? Gli porgo la tazza fumante e torniamo in salotto, vedere Bartis che è alto e grosso quanto una colonna dentro il mio umile salottino è molto esilarante. Mi siedo sulla poltroncina portandomi la copertina addosso per coprirmi dal vestito abbastanza corto e inizio a sorseggiare il tè. Lo stesso fa lui sull'altra poltroncina e si porta la coperta in pile di fianco sulle gambe. Sembriamo due pensionati. "Lo bevi spesso il tè?" chiede Bartis soffiando sul tè. Annuisco "Sempre, perchè?" "Si sente, è squisito" Sorrido compiaciuta "Mi fa piacere, mia madre lo fa ancora più buono. Di solito ci aggiungiamo il latte" "Tua madre è italiana?" "No, viene dall'India" "Ci sei mai stata?" "Mai" "E non sei curiosa di..." "No" taglio corto. Bartis capisce che c'è qualcosa che non va e sorseggiando il suo tè chiede "Conosci Xavier?" "No, chi è?" "Un mio amico, abita qui vicino" "Oh...forse ho capito di chi stai parlando, effettivamente aveva una faccia familiare. Ecco perchè conosci queste strade" "Le conoscevo anche prima, vengo spesso qui a...rifornirmi" "Giusto" abbasso lo sguardo a disagio. "Non ti ho mai notata nè qui nè al Meli, come mai?" "Mi nascondo da te, non l'hai ancora capito?" chiedo ironica. "Sai in questi giorni pensavo fosse veramente così" rivela facendomi irrigidire di colpo. Ridacchio buttando fuori il nervosismo "Perchè mai?" "Io...lascia stare. Piuttosto, che ci facevi alla festa di Giorgio?" Oh no no, navighiamo in acque pericolose adesso. Mi muovo a disagio sulla poltroncina "Sono passata solo un attimo, con Ines volevamo avvertire Giorgio di sua madre" "Ho capito...e l'avete trovato subito? Hai dovuto controllare al piano superiore?" chiede Bartis socchiudendo gli occhi sospettoso. Sento i battiti del cuore accelerare e portandomi il tè sulle labbra scuoto piano la testa. "Sei sicura?" "E' stata una cosa veloce" "E sai se Ines invece sia salita di sopra?" "Può darsi, non ricordo" odio dover mentire, ma devo salvarmi da questa catastrofe. Butto un'occhiata alle mie spalle e mormoro "Sembra che abbia smesso di piovere" "Non penso" "E tu come fai a saper..." "Lo so. Senti, ho un problema con le chiamate. Posso provare a chiamarti un attimo?" Oh merda, la suoneria. "Anch'io ho dei problemi...che coincidenza, potresti provare domani con Giorgio" Bartis continua a guardarmi con sospetto, ma riposa il cellulare e torna a sorseggiare il tè. "Che problema? Potrei aiutarti io" "Un problema...alla batteria, si scarica sempre. Penso sia scarico anche adesso" Come a chiamarmela, sento il suono di un messaggio. "Non sembra scarico" osserva Bartis. Sorrido nervosamente prendendo il cellulare "E' al 10% infatti" Trovo un messaggio da parte di Gabriele, ma la mia premura al momento è cambiare immediatamente la suoneria del cellulare. "Tutto bene?" chiede lui notando la mia espressione ansiosa. Prego ogni santo che non veda le mie gambe tremare sotto le coperte. "Sì sì, mi ha scritto Gabriele" "E...cosa vuole?" "Nulla, solo sapere se sono tornata sana e salva a casa" "Che ragazzo premuroso" fa una smorfia lui. "Sì, molto" dico distratta selezionando la prima suoneria che mi spunta e impostandola come predefinita. "Dicevamo?" riposo il cellulare sul tavolino. "Ah sì, volevi chiamarmi. Fai pure" Bartis mi guarda stranito, ma prende il cellulare e digitando qualcosa, fa partire la chiamata. Sorrido quando risuona "It's you" di Ali Gatie. "Sembrano a posto le tue chiamate" "Sì..." si limita a mugolare Bartis riposando il cellulare. Sono così sollevata che mi alzo dalla poltroncina e chiedo "Vuoi un pezzo di torta col tè? Vado a prendertelo" Corro in cucina e tirando fuori dal frigo il plumcake che avevo sfornato stamattina, taglio tre fette grandi e quando faccio per prendere un piattino, sbatto contro qualcosa dietro. "Attenta" sento le sue mani afferrarmi la vita e tenermi immobile contro il piano cottura. Mi sento ricapultata in quella stanza al buio, quando le stesse mani grandi e forti mi afferrarono la vita per tenermi ferma contro il muro. Sento bruciare il collo, il punto dove Bartis mi ha lasciati una scia di baci e quasi cedo con le gambe. Per fortuna c'è Bartis che continua a sorreggermi. "Tutto bene?" mi chiede vicinissimo al mio viso, sento il suo fiato sulle mie labbra. Annuisco terrorizzata e scostandomi dalla sua presa, faccio finta di andare a recuperare qualcosa. "Sì, sono solo...stanca" mi metto sulle punte per prendere un piattino e metterci sopra le fette di torta. "Per te" gli porgo il piatto che accetta e assaggia subito una fetta. "Agli agrumi?" mi chiede prendendo un altro morso. "Mmm" mugolo rimettendo il plumcake in frigo. "Quando passo per l'erba, posso salire anche da te per il tè e il dolce?" chiede Bartis facendomi sorridere, che idiota. "Preferisco che non porti quella robaccia a casa mia" rispondo uscendo insieme a lui dalla cucina. "Lascerò lo zaino fuori casa, affare fatto?" "Vedremo, devo ancora capire se possiamo diventare amici" "Ancora con questa storia? Cosa devo fare per entrare nelle tue grazie?" Il respiro mi si ferma per un attimo...credevo volesse dire "per entrare nelle tue gambe". Sono impazzita, completamente andata o non mi spiego. "Non è tanto facile, ti avverto" "Mi piacciono le sfide impossibili" Lo vedo. "Vado a cambiarmi, ti posso lasciare qui da solo?" chiedo andando verso camera mia. "La tua versione maschile mi farà compagnia" replica lui indicando la mia foto da pelata. Gli alzo il medio facendolo scoppiare a ridere e vado in camera mia. Faccio per cambiarmi, ma decido di farmi una doccia lampo prima e lavandomi, indosso con calma il mio pigiamino. Mi asciugo i capelli con la spazzola elettrica e facendo la mia skin routine alla velocità della luce, esco dalla camera. Controllo la situazione fuori dal balcone e vedo che ha smesso di piovere, prendo la giacca e la felpa di Bartis che avevo messo ad asciugare e torno in salotto. "Per fortuna ha smesso di..." mi paralizzo quando vedo Bartis sonnecchiare tranquillo sulla poltroncina in cui ero seduta e la mia coperta addosso. Mi avvicino piano per controllare che non sia uno scherzo, ma sembra che si sia veramente addormentato. Sospiro, non mi sembra il caso di svegliarlo per cacciarlo di casa. Alzo una mano per scostargli una ciocca di capelli sulla fronte e sorrido, sembra così innocuo mentre dorme. Abbasso lo sguardo alle sue labbra schiuse e la voglia di assaggiarle di nuovo mi fa scotere subito la testa, Jas scappa da qui immediatamente. Mi allontano di colpo e spegnendo le luci, esco dal salotto. In punta di piedi raggiungo camera mia e posando la giacca di Bartis sulla scrivania, porto la sua felpa al naso. Non penso tanto a quello che sto facendo, quando inspiro a fondo il suo profumo e sorrido. Maledetto, come fa a fumare come un turco e profumare di pulito allo stesso tempo. Sa anche di pioggia, non riesco a spiegarlo, è un profumo calamitante. Mi metto sotto le coperte con la sua felpa al naso e chiudo piano gli occhi cosparsa del suo profumo. Domattina me ne pentirò, lo so già. BARTIS'S POV: Busso prima di entrare nella sua stanza e con la tazza fumante scosto la porta. Sorrido nel vederla a letto con le coperte scostate, la parte sopra del pigiamino rialzato scoprendo l'addome piatto e i capelli sparsi sul cuscino. Mi avvicino piano e sedendomi sul materasso, rimango in silenzio a contemplare la sua bellezza. Analizzo a fondo ogni cosa...dalle sue ciglia lunghe, il nasino piccolo, le guance tonde, le sue labbra piene che si sporgono in avanti, come se sapessero della mia presenza e volessero essere svegliate da un mio bacio. Un ciuffo di capelli le incornicia il viso delicato, soave, mi lascia senza fiato. Divoro con gli occhi ogni centimetro di pelle fino a soffermarmi alla linea sinuosa dei suoi fianchi. Allungo le dita piano e percorro la scia di pelle immaginandomi di poterla sentire sulle mie mani. Deglutisco a fondo cercando di recuperare il lume della ragione e prendendo fra le dita il tessuto della canottiera, l'abbasso lentamente coprendole l'addome e i fianchi. Non so quanto ancora avrei potuto resistere prima di chinarmi su di lei e assaggiarla. Jas mugola muovendosi di poco, finché sfrega la guancia sul cuscino e arriccia il nasino. Ha capito che c'è qualcuno con lei, si sveglierà tra pochissimo. Come avevo previsto, sbatte piano gli occhi e solo quando mi mette a fuoco chiede con voce impastata "Bartis?" Abbassa lo sguardo a me finché l'occhio le cade sulla scia di pelle scoperta alla fine dell'addome e si copre immediatamente. "Buongiorno" dico io per attirare la sua attenzione. 'Che ore sono?" chiede lei allarmata riavviandosi i capelli. "Le sette del mattino" le porgo la tazza fumante. "Ah, è presto" butta un sospiro di sollievo mentre accetta ancora confusa il tè e ne prende subito un sorso. Sorrido compiaciuto quando sbatte le palpebre incredula e sussurra in un filo di voce "Ma...è come quello di mia madre" Non ci vuole credere. "La mia tata era indiana e mi faceva sempre il tè latte la mattina, ho imparato a farlo grazie a lei" le spiego in breve. "Oh..." mugola sorpresa per poi prendere un altro sorso e rivelare "Credevo che manco ti piacesse il tè" "Abbiamo un po' di pregiudizi sul mio conto o sbaglio?" chiedo toccandole la punta del naso, non so perché. Mi piace da matti il suo nasino. Lei ridacchia facendo spallucce, che peste. "Dormito bene?" mi domanda lasciandomi un'occhiata da sopra la tazza. "Come un ghiro, perché non mi hai svegliato ieri notte?" "Come hai detto tu...dormivi come un ghiro. Chi sono io a svegliare i ghiri?" Ridacchio, sono felice che non mi abbia svegliato. "Grazie per il tè, non dovevi scomodarti" "È stato un piacere. È la prima volta che faccio il tè a qualcuno, Clari non lo beve mai. Non fa neanche colazione, se è per questo" "Fai colazione da solo?" "Meglio cosi, non sono un tipo mattiniero" "Non si direbbe" "Ho fatto una piccola eccezione per te, anche se inutile perché non mi ritieni neanche tuo amico" la provoco in ogni modo. "Perché ci tieni tanto..." prende un sorso e continua con la domanda "a essere mio amico? Sei pieno di amici" "Tu scommetto che saresti un'ottima amica" "Non ti basta l'amicizia di Fabiana?" "Fabiana non è mia amica" rispondo secco, quella stupida oca. "E non ci tieni che lo sia?" Scuoto la testa "vuole altro da me" "La tua erba?" "Il mio cazzo" Lei tossisce immediatamente posando la tazza sul comodino e io ridacchio accarezzandole la schiena "Piano, piano" le sussurro sui capelli. Non resisto ad accostarmi un attimo su questi e inspirare il suo profumo di vaniglia, dio ma come fa ad avere un profumo così dolce? "Bartis?" chiede stranita Jasmine. Mi scosto di scatto "Scusami" per poi afferrare tra le dita una ciocca dei suoi capelli e spiegare "Ti ho già detto che hai un buon profumo?" Lei annuisce e io distratto alzo la mano ad accarezzarle la guancia candida. Sfrego col pollice sulle sue labbra e deglutisco forte, impedendo a me stesso di sporgermi a darle un bacio. "Sarà meglio che vada adesso" mi alzo dal letto per tenermi alla larga da lei. "Grazie ancora per il tè" "Ma di che, quella la puoi tenere" indico la mia felpa fra le sue braccia. Jasmine abbassa subito lo sguardo confusa e spalanca gli occhi paralizzata "io...non..." farfuglia non sapendo cosa dire. "Non è come credi, non mi sono addormentata con la tua felpa" esordisce col viso in fiamme. Mi trattengo quanto posso dal ridere. "Non importa. Tienila tu, ne ho tante" "Te la riporterò a scuola lavata e stirata" nega subito. "Come vuoi, grazie per l'ospitalità" apro la porta mentre lei scende subito dal letto rivelando i pantaloncini minuscoli sotto e scalza recupera la mia giacca sulla sua scrivania. "Non ti dimenticare la giacca" me la porge stirandola con le mani nervosa. Sorrido intenerito e nel riprendere la giacca, sfioro apposta le sue mani. Lei le ritrae subito nascondendole dietro la schiena, ma non sa che così mette in risalto il suo seno sotto la semplice canottiera. Abbasso subito lo sguardo dai suoi capezzoli, devo andarmene immediatamente da qui. "Vado, ci vediamo domani a scuola?" Jas annuisce e seguendomi fino al salotto, apre la porta per farmi uscire. "A domani" allungo una mano ad accarezzarle la guancia e scappo via. Ritrovo la moto sotto il cancello e chiamando Xavier, ci concordiamo di vederci da Giorgio per discutere il da farsi con quelli del Galilei. Ci raggiungono anche gli altri ragazzi e parcheggiando davanti il cancello di Giorgio, osservo Ines uscire fuori da lì. Fischio per attirare la sua attenzione mentre scendo dalla moto togliendo il casco. "Ciao Bartis..." mormora con lo sguardo basso. Ha una strana maglia oversize addosso e nient'altro. "Tutto bene?" le chiedo notandola un po' agitata. "Sì, tutto bene. Tu?" cerca di mostrarsi sicura di sé, ma non ci riesce tanto. "Torno da casa di Jas, siamo stati insieme ieri notte" Ines spalanca subito gli occhi e io spiego prima che si faccia inutili pare mentali "Non è successo nulla, ognuno ha dormito per conto suo" "Oh...capisco, sarebbe stato strano in caso" Corrugo subito la fronte "Strano? E perché?" "Be'...tu non le piaci molto, l'avrai capito" "E da cosa l'avrei dovuto capire?" "Ti evita in ogni modo, soprattutto dopo la festa di Giorgio. Le hai detto qualcosa di male?" "Io...no. Piuttosto posso farti una domanda di quella sera?" "Certo, dimmi" si rende disponibile. "Ricordi se quella sera sei rimasta di sotto a cercare Giorgio o sei salita in camera sua?" Ines fa per pensarci e mormora "Avevo chiesto a Jas di cercarlo in camera sua di sopra, perché?" Mi si ferma il cuore. "E ti ricordi per caso la suoneria del cellulare di Jas?" "Ehm...no, mi dispiace. Perché lo vuoi sapere?" "Curiosità, ci becchiamo domani a scuola?" chiedo intravedendo i ragazzi venire verso di me. Ines annuisce e facendomi un sorriso tirato, mi dà le spalle raggiungendo la villa a fianco. Sento qualcuno chiamare il mio nome, ma non mi muovo prima di cercare nel gruppo della classe il numero di Jas e scriverle "Quindi sicura di non essere mai salita in camera di Giorgio la scorsa volta?" La trovo online che scrive immediatamente "Sì, perché?" "Perché Ines mi ha appena detto il contrario." Blocco il cellulare e raggiungo i ragazzi. Jasmine non me la racconta giusta per niente.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ci si abbraccia per ritrovarsi interi. - Alda Merini PASSATO. GIORGIO'S POV: "Ti tengo, tu vai vai!" "No Gigio! Sto per cadere, non ci so andare!" piagnucola Ines andando a zig zag, ha il terrore di cadere, ma non sa che ci sarò sempre io a vederle le spalle. "Stai andando bene, abbi fiducia in te!" "Non vedi che sono tutta storta? Sono un disastro" Mi allungo per tenerle i manubri dritti "Prova adesso" "Non mi lasci, vero?" mormora cominciando a pedalare dritta. "Ti fidi di me?" "Io solo di te mi fido, lo sai" Sorrido, certo che lo so...come io mi fido solo di te. "Pedala più velocemente" la incoraggio cominciando a correre insieme a lei. "Ok, ci provo...così?" "Sì, va bene...aspetta aspetta, non così veloce!" urlo quando perde il controllo e inizia a pedalare troppo velocemente. Cado per terra perdendo equilibrio, ma mi aggrappo con ogni forza alla bicicletta senza mollarla. "Gigio! Come si ferma, come si ferma!" grida nel panico Ines. "I manubri!" grido mentre mi trascina sull'asfalto a una velocità massima. Quando penso che sia imminente il nostro scontro con l'albero, Ines preme i manubri di scatto facendo fermare la bici dalle ruote ancora fumanti. Scende immediatamente dalla bici con le gambe che le tremano visibilmente e mi lancia uno sguardo di terrore. "Ines io..." Ecco, come non detto. Inizia a piangere a squarciagola. "Ehi, no. Non piangere piccola, vieni qui" le prendo la manina. "Sei ferito! È tutta colpa mia, perdonami! Perdonami!" "È solo un graffietto" scosto la parte bucata del pantalone rivelando una ferita che non sembra affatto un graffietto. Ines si porta le mani sul viso e piange ancora più forte, ora chi glielo spiega che quello che ha bisogno di aiuto sono io? "Forza, dobbiamo tornare a casa" mi trascino fino alla bici e rialzandomi, monto sopra. Ines si asciuga il naso col braccio, mentre la prendo in braccio e posizionandola davanti a me, inizio a pedalare per tornare a casa. Trattengo la smorfia sul mio viso per il dolore alla ferita, ma per fortuna non ci siamo allontanati molto da casa e in pochi minuti riusciamo ad arrivare al cancello di Ines. "Com'è andata?" chiede zia Lena mentre sta potando delle piante. "Presto mamma, Giorgio perde molto sangue. Potrebbe morire" Ines balza giù dalla bici e scuote sua madre dalle spalle. "Santo cielo Giorgio, cos'è successo?" solo ora zia Lena si accorge della mia ferita al ginocchio. "Oh, non è niente. Sono solo scivolato nel..." "Sono stata io! Lui voleva solo aiutarmi, mamma che aspetti! Portalo dentro!" urla Ines impaziente. Zia Lena mi prende in braccio e seguendo Ines dentro casa, mi fa accomodare sul bancone della cucina. "Arrivo subito, aspettatemi qua" zia Lena sparisce dalla cucina, mentre Ines mi prende una mano e mormora "Puoi piangere, ci sono io con te" Sorrido intenerito e allungo una mano ad accarezzarle una guancia ancora bagnata per le lacrime versate. "Hai visto che sei riuscita a frenare?" "Un modo un po' estremo per impararlo" ridacchia lei e io m'illumino di fronte al suo sorriso. "Domani ci riproveremo" "E come farai con la gamba?" "Stasera sarà guarita" "Mmm" mugola Ines titubante per poi dire pensierosa "Che ne dici invece se domani vengo da te e giochiamo ai video giochi?" "Ma tu odi i miei video giochi" "Non è vero, non mi piace tutta quella violenza nel gioco, ma possiamo provare a giocare ad altro. Non so...hai qualche videogioco sul giardinaggio?" "Ehm...non credo. Dirò a papà di comprarmeli, intanto però possiamo giocare a the Sims " "Cos'è? È divertente?" "Crei delle persone che poi interagiranno con altre persone. Devi occuparti della tua casa, fare giardinaggio, cucinare, andare a trovare gli amici..." "Come nella vita reale" osserva lei presa dalla mia spiegazione. "Sì, è simile" "Non sembra essere violento, mi hai convinta! Allora domani giocheremo a the Simpson" "The Sims, granchio" la prendo in giro mentre zia Lena torna con tutto il necessario per curarmi e bendare la ferita. "Mamma, me la fai adesso la crostata preferita di Giorgio?" chiede piano Ines a zia Lena che la guarda stranita e domanda piano stando al suo gioco "Certo, ma perché? C'è qualcosa d'importante da festeggiare?" "È una sorpresa, shh!" torna a riprendermi la mano e mi sorride convinta che non l'abbia sentita chiaramente. "Ecco fatto. Volete mettervi in salone a guardare qualche cartone prima che zia Viviana e zio Adil tornino a casa?" "Sii!!" esclama Ines mentre zia Lena mi porta in braccio in salone e mi fa accomodare su una poltroncina. "A voi il telecomando. Io intanto preparerò qualcosa per merenda" dice zia Lena facendo un occhiolino a Ines che se la ride. "Cosa vuoi guardare?" chiede Ines accendendo la tv. "Tu cosa vuoi guardare?" "Le Winx!" "Winx sia" Ines felicissima cerca le repliche delle puntate delle Winx e corre a sedersi su di me. "Ahi" mugolo quando per sbaglio si appoggia alla mia ferita. "Oh oh, scusami. Scusami tanto" butta le gambe di lato e stringendomi forte in vita sospira sul mio petto "Ho pensato che saresti morto con tutto quel sangue, sai?" "Ci vorrà un po' di più per uccidermi" "Cosa? Un camion sopra?" alza la testa perplessa. "Allontanarmi da te, questo mi ucciderebbe più di ogni altra cosa" sussurro scostando dei fili ramati dal suo viso cosparso di lentiggini. "Fortuna che siamo fratelli" mi sorride posando la testa sull'incavo del mio collo. "Già" le poso un bacio sulla testa accarezzandole i capelli morbidi e profumatissimi. Passiamo la prossima ora a guardare altre puntate delle Winx, finché Ines alza la sua manina e chiede "Gigio?" "Dimmi piccola" mugolo sulla sua testa, stavo per addormentarmi. Mi succede spesso quando sono immerso nel suo calore. "Perché non ho i poteri come Bloom?" domanda affranta girandosi la manina. "Chi te l'ha detto che non hai poteri magici?" "Di che stai parlando?" "Del tuo potere...di far sorridere le persone" Lei fa per pensarci e chiede incerta "E con te funziona?" "Prova, dammi un bacio" Ines si allunga subito per lasciarmi un bacio sulla guancia e io esco un sorriso enorme. "Funziona!" esclama incredula. "Che ti dicevo?" le scombino il ciuffo facendola ridere, mentre zia Lena entra nel salone con una crostata alla crema gialla tra le mani e Ines esclama abbracciandomi "Sorpresa!" Le accarezzo la schiena felice e chiedo "È tutta per me?" "Un pezzo non me lo merito? E' stato difficilissimo mantenere il segreto" mette il broncio granchio. "Dipende, un altro bacio?" Ines si allunga a darmene un altro, ma l'attiro a me e la riempio io di baci facendola scoppiare a ridere. Ecco cosa mi ucciderebbe davvero. Mi ucciderebbe perdere tutto questo. PRESENTE. "Indovina?" chiede Clari saltellando felice col drink in mano. "Che vuoi Clarissa" sbuffo concentrandomi sulla gara. Tra un po' sarà il mio turno e sono carico a molla, mi gioco tutto. "Ho trascinato qui con me Ines e la sua amichetta" ridacchia esaltata. "Cos'hai fatto?" chiede brusco Bartis mentre i ragazzi che gli dovevano aggiustare le ruote gli fanno il segnale di ripartire. "Muoviti" dico a Bartis ributtandolo in pista, ma lui torna da Clari e sbotta "Dove sono?" "Che cazzo di domande fai? Monta su quella fottuta moto, se non vuoi farci perdere il round!" replico severo, ma lui mi spinge scostandosi dalla presa "Fanculo" Ci dà le spalle e io urlo "Cazzone!" "Andate a farvi fottere!" urla a sua volta lui alzandoci il medio. Intanto quelli del Galilei gioiscono e io do un calcio alla moto incazzato nero. "Non avresti potuto aspettare prima di dire a Bartis di Jasmine? Non lo sai che le va dietro!" punto il dito contro Clarissa che però ride e mi rivela all'orecchio "Abbiamo un problema ben più grosso" "Di che stai parlando?" Esce fuori una boccetta e mormora maligna "Può darsi che abbia messo un po' di questo nel drink di Ines" "Hai drogato Ines?" chiedo spalancando gli occhi. "Sarà su di giri da qualche parte e...ho scattato alcune foto di lei in pista" "Cosa ci vuoi fare con quelle foto?" "Lo vedrai" mi fa l'occhiolino e si allontana sculettando. Mi aggrappo alla moto e cerco di rimanere lucido, concentrato nella gara, ma il pensiero che Ines sia barcollante in mezzo alla strada mi fa impazzire. "Calmo Giorgio, calmo" mormoro a me stesso imponendomi di non muovere un passo. Ci penserà Bartis a loro, tu non dovrai..."Ehi amico!" mi vengono a salutare Xavier e Daniel distraendomi. Ines se la caverà, non è un problema mio...continuo a ripetermi in mente incerto. Rimaniamo a parlare un po' finché viene il mio turno e mi posiziono sulla linea di partenza insieme al mio sfidante. Una ragazza di fronte a noi fa per sventolare la bandiera, quando all'improvviso la folla inizia a correre dappertutto urlando "Polizia!" "Merda" sospiro guardandomi attorno. "Giorgio!" urla una voce maschile alle mie spalle. Mi giro perplesso e trovo Ines barcollante che mi sorride totalmente andata aggrappata a Bartis. Cosa cazzo...? Lascio la moto e vado subito incontro a lui che mi posa Ines fra le braccia dicendo "Clari è al privé del locale, entrate prima che la polizia vi becchi. Vado a cercare Jasmine io" "Ehi!" grido, ma Bartis si è già buttato nella folla e mi lascia solo a gestire la situazione. Ines fa per scappare da me per andare in pista, ma la prendo dalla giacca prima che cada per terra rovinosamente. È messa molto male. La sorreggo dalle spalle ed entrando dentro il locale, trascino con me Ines fino al privé dove trovo finalmente Clari con Fabiana che ballano al cubo. "Eccoti!" esclama Clari correndo da me con un drink in mano. "Vuoi?" me lo offre, ma io ho un problema ben peggiore. "Quante gocce?" grido per sovrastare la musica. "Cosa? Di che stai parlando?" si avvicina a me non sentendo. "Quante gocce le hai messo nel drink?" indico Ines che si guarda attorno incantata. Sembra sbarcata da un altro pianeta. "Ohh...mezza boccetta" mi fa l'occhiolino e ridacchia. Mi paralizzo di scatto. "Cosa hai...ma sei impazzita?" le ringhio al viso. "Che ti prende? La piccola Ines si sta divertendo" indica Ines che prende una bottiglia di vodka dal tavolo intenta a berla. "Ti ho detto di spaventarla, non di ucciderla, cazzo!" sbotto furioso dandole le spalle e levando a Ines la bottiglia. "Nooo, voglio l'acqua! Perché mi togli l'acqua?" biascica Ines mentre la carico sulla spalla e mi allontano al più presto da qui. "Oh santo cielo, mi gira tutto" mormora lei sulla mia schiena, per fortuna non accenna a scendere. "Una bottiglia d'acqua " chiedo al bancone del bar prima di lasciare il posto. "Jass! Hai trovato Gabriele? Hai visto?" ridacchia quando la riposo per terra e accendo la moto. Gabriele? Sta parlando di Esposito? "Bevi" le apro la bottiglietta che prende subito per sorseggiare. "Piano piano..." me la riprendo quando a poco non si versa tutta l'acqua sul viso. Le metto il mio casco e alzandole la cerniera della giacca di pelle che ha addosso, la carico davanti a me sulla moto. Non mi fido a lasciarla dietro. È ancora sotto effetto crack, ci vorrà qualche ora prima che riprenda lucidità. "Gio!" individuo Clarissa che corre fuori dal locale per venirmi incontro. "Fermati!" continua a urlare. Come ha fatto a essere così irresponsabile? È un miracolo che a Ines non sia venuto un infarto da tachicardia. La ignoro completamente e passando di fronte a lei, sgommo uscendo dal parcheggio. Che si vada a fottere. Il tragitto per casa è un incubo, Ines ha più volte cercato di scendere dalla moto e si agitava abbastanza da ostruirmi la vista della strada. Ho cercato in ogni modo di evitare la polizia prendendo varie scorciatoie che implicano stradine piccole e al buio, potete immaginare la fatica di trattenere Ines buona e docile sulla moto. "Un altro gradino" cerco di farle salire i gradini di casa mia, ma si rifiuta categoricamente e io sono esausto. Bussare a quest'ora a casa sua con lei sotto effetto di droga è un'opzione che ho dovuto decisamente scartare. Ci riversiamo sulle scale e Ines si leva la giacca che ha addosso lanciandola in aria. Azzardo un'occhiata verso di lei scoprendo che ha solo una specie di reggiseno di pizzo sotto e dei pantaloncini molto molto corti, infatti quando cerca di rialzarsi sulle scale, posso perfettamente vederle il culo. "Ines, ti prego. Sta' un po' ferma" arrivo a supplicarla come una bambina di tre anni. "Queste scale sono molto particolari, non trovi?" farfuglia lei mentre cerca di gattonare sui gradini, ma perde l'equilibrio e ricade indietro. "Merda, Ines" le prendo in tempo la testa prima che se la sfracelli tutta. "Ma dov'è la festa? Io voglio tornare alla festa!" mugola contrariata mentre la rialzo e arriviamo al secondo piano. "Shh o sveglierai mamma e papà" le sussurro piano portandola velocemente in camera mia. Se i miei dovessero vedere Ines in questo stato, mi ammazzerebbero. "Aspetta...ma tu chi sei?" bofonchia lei mentre raggiungiamo finalmente camera mia e io chiudo a chiave, non si sa mai. Porto Ines fino al letto e butto un sospiro di sollievo, non mi sembra vero. "Gigio!" urla realizzando chi sono, ma le sono subito addosso tappandole la bocca. "Non gridare o svegli mamma!" sussurro al suo viso, esserle così vicino mi turba non poco. "Zia...zia Viviana?" spalanca gli occhi. "Sì, zia Viviana. Non la svegliare o saranno cazzi." Ines comincia a capire e annuendo sussurra a bassa voce "Che ci faccio qui?" "Me lo chiedo anch'io..." sbuffo osservandola al centro del mio letto, quando avevo giurato a me stesso che non avrebbe più varcato la soglia di casa mia. "Abbiamo fatto pace?" chiede per poi guardarsi attorno e ridacchiare "O vuoi uccidermi qui?" "Se avessi voluto ucciderti, non ti avrei portata in camera mia. Non trovi?" sbotto rialzandomi dal letto per levarmi la giacca, cazzo sto sudando come un animale. "Allora abbiamo fatto pace!" esclama, ma poi si tappa la bocca ricordandosi di non urlare. "No, non faremo mai pace noi. È solo una piccola tregua che tu molto probabilmente domani neanche ricorderai" frugo nel mio armadio per prendere una maglia e lanciargliela. "Mettitela o prenderai freddo" Ines osserva la maglia perplessa, ma decide di ascoltarmi e fa per levarsi i pantaloncini. Davanti a me. Mi giro di scatto dandole le spalle, non sono sicuro di voler assistere. Rimango per vari minuti di spalle, finché sento la sua voce piagnucolare "Gigio?" È sempre una pugnalata al petto sentire quel nomignolo. "Mmm" mugolo appoggiando la testa contro l'armadio. "Mi aiuti?" Era proprio quello che volevo evitare. Sbuffo e girandomi la trovo con la cerniera aperta e i pantaloncini calati solo da un lato rivelando i suoi slip di cotone color crema. "Signore..." invoco allungandomi su di lei per aiutarla. "Aspetta, non ti muovere o ti fai male" mormoro calandole piano piano i pantaloncini, il mio sguardo intanto si sofferma un po' troppo a lungo sulle sue gambe snelle e candide. "Mettiti la maglia adesso, vado un attimo in bagno io" scappo dalla situazione e aprendo il rubinetto, mi butto in faccia almeno un litro di acqua gelida. "Merda, merda." sbotto ripensando a Ines mezza nuda sul mio letto che invocava il mio nome. Come farò a uscire da questo fottuto tunnel dell'inferno. Conto almeno dieci minuti prima di uscire dal bagno e come previsto, la trovo sul letto a sonnecchiare con la mia maglia addosso. Sospiro osservandola in silenzio e levandomi le scarpe, mi accomodo sulla poltrona accanto. Non ci penso proprio a stendermi con lei. Sbatto piano gli occhi assonnati e appoggiando la testa dietro alla testiera, cerco di riposarmi un attimo quando all'improvviso sento un corpo avvinghiarsi completamente a me. Apro gli occhi trovandomi Ines che mi stringe forte e posa la testa sull'incavo del mio collo come nulla fosse. Per paura che possa cascare per terra, la sorreggo dalla schiena e mi assicuro che stia attaccata a me. "Gigio?" mugola sul mio collo facendomi sorridere debolmente "Mmm" mugolo sulla sua testa, odio ammettere che il suo profumo mi fa ancora impazzire. "Perchè non facciamo pace?" mormora dispiaciuta. Le accarezzo la schiena piano "Tu perchè hai scelto di abbandonarmi?" "Volevo solo studiare all'estero, fare un'esperienza diversa...Jasmine dice che saresti dovuto essere fiero di me anzichè impedirmi di seguire i miei sogni" "Jasmine dovrebbe farsi una manciata di cazzi suoi." Ines ridacchia e alzando la testa per osservarmi, prende il mio mento per avere la mia completa attenzione "Facciamola finita con tutti questi litigi...sono tornata adesso, sono tornata per te" Alzo un sopracciglio sorpreso "Sei...tornata per me?" "Mi mancavi...non sopportavo più l'idea di essere lontana da te" confessa lasciandomi senza fiato. "Anch'io..." sussurro scostandole una ciocca di capelli dalla fronte delicatamente "Cosa? Ti sono mancata?" chiede lei e io annuisco piano. "Certo che mi sei mancata, più di qualsiasi altra cosa granchio" le accarezzo una guancia col pollice. "E allora torniamo a essere quello che eravamo, io il tuo granchio e tu il mio Gigio" "Dormi piccola, domani non ti ricorderai di nulla" le faccio i grattini al braccio per farla addormentare, funzionava sempre da piccoli. "Ti ricordi?" chiede Ines iniziando a prendere sonno. "Cosa?" "Quando hai detto che ho il potere di far sorridere le persone, funziona ancora con te?" Sorrido scuotendo la testa divertito "Prova, dammi un bacio" Lei si allunga per darmene uno sulla guancia e rimango serio per indispettirla, dentro di me in realtà sto morendo. "Non funziona più" constata triste. "Solo quando mi fai incazzare" "Ma tu sei sempre incazzato con me, hai quel broncio e quel faccione da bulldog" "Bulldog?" scoppio a ridere. "Mi spaventi sempre e poi...dimmi la verità: ti piace Clarissa?" "Ti darebbe fastidio?" decido di provocarla. "Forse, Clarissa è bellissima. Perfetta" "A mio avviso, tu sei più bella" "Davvero?" domanda lei felice sorridendomi. "Mmm" annuisco accarezzandole il contorno del viso delicatamente. "Sei la più bella di tutte" Ines arrossisce e nascondendo il volto sul mio petto mi fa ridere. "Mi sento girare ancora la testa" "È normale, sta incominciando a svanire l'effetto" "Quale effetto?" "Niente tesoro, riposa un po'. Ci sono io qui" Ines mi guarda con occhi lucidi e allungandosi a lasciarmi un bacio sulla guancia sussurra su questa "Grazie Gigio" Si rimette adagiata su di me e sbadigliando, percepisco il suo respiro farsi regolare. Sento la notifica di un messaggio e alzando con l'altra mano il cellulare per silenziarlo, trovo un messaggio di Clarissa "Ti sei arrabbiato?" "Avresti potuto ucciderla, che ti è saltato in mente!" replico incazzato. "Esagerato. Lei sta bene e noi ci siamo fatti quattro risate" Non capirà mai la gravità delle sue azioni. "Lascia perdere. Non toccare più Ines, ci penso io a lei." "Che cazzo vuol dire? Avevamo un piano, questo è solo l'inizio!" replica Clarissa nervosa. "Ci penso io. Non ti riguarda più la questione, notte." "Fanculo Demir" mi allega anche un dito medio. Spengo il cellulare e torno a fare i grattini a Ines, al momento farla stare a suo agio è la mia unica priorità. INES'S POV: Caro Gigio, ho chiesto a mamma e papà di te, ma mi hanno detto che sei partito per una piccola vacanza con i tuoi amici. Spero ti stia divertendo. Ti scrivo dalla mia high school! Mi sto godendo un'ora buca sotto il sole con le mie compagne, mai mi sarei immaginata di poter stringere amicizia tanto in fretta. Loro sono al telefono col loro ragazzo, io invece ho pensato di scrivere a te. Ho iniziato a decorare la mia stanzetta, ci ho messo delle lucine, delle candele sparse e delle foto sulla parete. Ricordi quella foto che facemmo insieme durante la festa di carnevale dalle gemelle? Io ero vestita da Bloom e tu da pagliaccio. L'ho messa al centro di tutte le altre, è la foto che mi fa più ridere e di cui ho un ricordo dolce. Tu che mi racconti? Ho parlato alla host family di te, sono più curiosi di conoscere te che mamma e papà. Ho detto a loro che sei parte del mio cuore e mi manchi da morire. Ho anche raccontato del nostro battibecco, dicono che sei arrabbiato con me proprio perché ci tieni e che ti passerà, magari mi farai anche una sorpresa venendo qui da me, c'è una stanza che ti aspetta in caso. Torno in classe che tra un po' dovrei avere algebra, fatti sentire quando puoi! Con tutto il mio cuore, granchio. PRESENTE Appena sbatto gli occhi, me ne pento subito sentendo un dolore lancinante alla testa. Ma che diavolo...? Mugolo di dolore toccandomi la tempia e mettendo a fuoco davanti a me, osservo dalla finestra un'altra finestra...quella di camera mia. Se quella è camera mia, io dove...non finisco la frase che abbasso lo sguardo a un braccio che mi cinge la vita e delle gambe lunghe stese. Ci metto un paio di secondi a realizzare che potrebbe essere Giorgio, ma sono ancora incredula su quest'ipotesi, infatti mi costringo a fare uno sforzo e alzare la testa per verificare di persona. Trattengo il respiro quando capisco che non è tutto frutto della mia immaginazione. Sono sopra Giorgio, nella sua stanza e con una sua maglietta addosso. Com'è successo tutto ciò? Giorgio che non sopportava neanche il mio sguardo su di lui. Mi paralizzo quando farfuglia qualcosa nel sonno, ma poi appoggia la testa sulla mia e torna a sonnecchiare tranquillo. Cerco di ricordarmi qualcosa della sera prima, ma ho un enorme buco nero che m'impedisce di collegare i fatti. Il mio ultimo ricordo è che con Clari e Jas siamo andate in quel locale strano e poi...nulla. Assolutamente nulla. Continuo a grattarmi la testa confusa, mentre mi prendo un po' di tempo a osservare la stanza di Giorgio. E' cambiata molto dall'ultima volta che l'ho vista. Adesso è tutto più...cupo, tetro, mi fa venire i brividi. La parete è imbrattata da scritte che non capisco, disegni di maschere inquietanti e brutte. I mobili sono stati riverniciati di nero e non c'è traccia di altro colore. E' tutto scuro, tenebroso. Di lato c'è un angolino palestra con vari pesi e uno specchio da cui riesco a vedermi riflessa insieme a Giorgio. Come a chiamarmela Giorgio si muove rafforzando la presa sulle mie gambe e mugola qualcosa...mi avvicino per sentire "Non lasciarmi" Alzo subito un sopracciglio, sta dicendo a me? "Io non posso, non posso...lo sai!" esclama sempre nel sogno. Si sta agitando sempre di più, è il caso che vada via prima che si risvegli e mi veda con lui. Gli alzo delicatamente il braccio e posando i piedi per terra, mi stacco piano piano tra le sue braccia. Mi aspetto che si svegli da un momento all'altro, ma rimane con gli occhi chiusi. Sarà molto stanco. Butto un sospiro di sollievo quando riesco ad alzarmi da lui e individuo i miei pantaloncini sul suo letto, non voglio neanche sapere come ci siano arrivati lì. Mi riprendo i pantaloncini e rimettendomi gli stivali, in punta di piedi percorro la stanza e apro la porta. Prima di richiuderla, mi predo qualche minuto a osservare Giorgio, sembra così innocuo mentre dorme. Sorrido intenerita e accostando piano la porta corro per le scale. Mi fermo appena sento delle voci in salone, zia Viviana e zio Adil...dannazione. Mi affaccio piano al salone e li vedo che sono accoccolati sul divano, non si accorgeranno mai di me. Corro fino all'ingresso e uscendo dal portone, richiudo piano per poi scappare via dal loro giardino finchè becco Bartis che mi dice di aver trascorso la notte con Jas. Sono subito sorpresa, anche perchè Jas non apprezza tanto Bartis, infatti decido di dirglielo sperando per possa cambiare atteggiamento con Jas, ma lui continua a farmi domande strane. "A domani" lo saluto quando lo raggiungono gli altri ragazzi, ho fatto bene a levare le tende adesso. Cammino fino a casa mia ed entrando dal retro, faccio per salire di sopra quando sento papà dire "Buongiorno" Salto in aria rischiando un infarto. "Papà" sussurro col cuore in gola, mentre lui sorseggia il suo caffè e mi guarda strano. "Cosa c'è?" gli chiedo perplessa. "Che hai addosso?" Diamine, mi ero totalmente scordata. "Oh...questa è del fratello di Clarissa. Non avevo un pigiama e me l'ha prestata" Entra anche mamma in cucina che mi guarda seria "Eccoti" Abbozzo un sorriso e cerco di scappare dalla situazione "Vado in camera per farmi una doccia" "Da dove vieni?" chiede mamma sospettosa. "Ehm...da casa di Clarissa, perché?" "Perché ci ha chiamati Viviana dicendo che eri da loro" Digita qualcosa al cellulare e me lo mostra, è una foto di me che dormo su Giorgio. Dannazione, gli zii sapevano già tutto. "Dove sei stata ieri sera?" domanda papà facendomi sentire male. "Io...ok, ho mentito. Sono andata a una serata con le mie amiche e c'era anche Giorgio" svuoto per metà il sacco. "Una serata? Che tipo di serata?" indaga ancora papà. "Una serata...tranquilla. Piuttosto noiosa, infatti ho chiesto a Giorgio di ritirarci prima" "Mmm una serata tranquilla" esce dalla sua tasca una busta e me la lancia sul bancone. "Cos'è?" domando stranita. "Vogliamo chiederti la stessa cosa, l'abbiamo trovata stamattina sotto la porta" dice duro papà guardandomi severo. Mi avvicino piano al bancone e allungandomi per prendere la busta, incontro anche lo sguardo di mamma freddo. Sono delusi da me. Abbasso gli occhi alla busta e aprendola tiro fuori delle foto, trattengo subito il respiro. Sono io ieri sera col drink in mano alla gara clandestina di moto della scuola, merda. "Io...posso spiegare" farfuglio ancora sotto shock. Come diavolo è successo? "Non ce n'è bisogno, il colonnello Esposito è pure venuto stamattina a parlarci. Ti ha vista ieri sera e ha chiuso un occhio, sai quanto la cosa ci abbia messo in imbarazzo?" "Non sapevo che...non volevo. Giuro, io non..."sussurro tremando visibilmente. Non ricordarmi quello che è successo ieri sera mi fa sentire solo peggio. "Io e papà abbiamo preso una decisione Ines" annuncia mamma senza darmi modo di spiegare. "Lascerai il Meli e tornerai in America a finire l'anno scolastico. Crediamo che sia stato un errore farti tornare buttandoti a capofitto in una situazione più grande di te." "Ma mamma..." cerco di protestare...invano perché mamma replica gelida "È deciso Ines. Noi vogliamo solo il tuo bene tesoro e qui non lo avrai." "Papà" spero nel suo aiuto, ma anche lui sembra deciso "Vai a farti una doccia amore, intanto chiamerò la tua high school per risolvere la questione" Deglutisco a vuoto e annuendo piano la testa, salgo le scale arrivando in camera...casco per terra non sentendomi le forze e non riesco a pensare a nulla, se non al profumo di Giorgio che mi circonda. Sbatto gli occhi cercando di capire cos'è appena successo, quando all'improvviso capisco tutto quanto, chi possa avermi fatto tutto questo...alzo lo sguardo di fronte a me, alla finestra di Giorgio e una lacrima bagna la mia guancia. Ho sempre pensato che dentro di sè in realtà fosse felice del mio ritorno, avrei solo dovuto pazientare un po' per riavvicinarmi a lui...quanto mi ero sbagliato. Aveva promesso che mi avrebbe cacciata da qui ed è proprio quello che ha fatto. Sospiro con rammarico realizzando che non c'è più nulla da salvare del nostro rapporto, Giorgio è riuscito a spazzare via anche quel briciolo di affetto che ci legava. Mi porto le ginocchia al petto e seppellisco fra queste il viso ormai bagnato di lacrime che scendono copiose. Forse mamma e papà non hanno tanto torto, forse è davvero una situazione più grande di me...forse è vero che il mio posto è in America e non più al suo fianco, forse è davvero finita tra noi due.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


"Se, come il viso, si mostrasse il core" -Ariosto GIORGIO'S POV: PASSATO. "Tesoro? Tesoro mi senti?" sento una voce delicata sopra di me. Apro gli occhi dolorante e metto a fuoco il viso di mia madre con gli occhi gonfi e lucidi, penso abbiamo appena smesso di piangere. "Campione, ci senti?" sento dire dall'altro lato, sussulto quando faccio per alzare la testa ma mi sento un mattone in testa. "Piano piano, non fare movimenti bruschi" si raccomanda mamma facendomi posare la testa sul cuscino. "Dove...cos'è successo?" chiedo osservando con orrore la mia gamba destra e tutto il busto fasciato, credo lo sia anche la mia testa. "Sei schizzato via dalla moto, è un miracolo che tu sia vivo" borbotta papà cupo in viso. Cerco di ricordami com'è successo, ma ho ricordi vaghi e confusi. Ricordo soltanto Ines che mi volta le spalle e la rabbia che ha iniziato a divampare in me. "Ines" sussurro spalancando gli occhi. Mamma e papà mi guardano subito titubanti e io mi guardo attorno stranito "Non è qui?" Papà alza lo sguardo a mamma che si fa forza e mi risponde "Ines è già in America, tesoro sei stato in coma per tutto il giorno" Ho bisogno di qualche minuto per realizzare. "Lei...se n'è andata davvero?" sussurro in un filo di voce sentendo un magone al cuore. "Continuerete a sentirvi, magari qualche volta potremo andare a farle visita" Quest'ultima affermazione mi fa mancare il fiato. Io non voglio farle visita, voglio averla con me sempre. "Per me è morta." ribatto stringendo le mani, ma sento subito dolore al fianco e rilascio la presa. "Non dire così. Voi siete molto legati" "Dov'è adesso? Tu la vedi?" chiedo a mamma con rabbia. "La chiamerai appena sarà atterrata. Vedrai che..." "Non voglio più sentirla, non voglio più niente a che farci. Io e lei abbiamo chiuso, l'avevo avvertita." "E' la rabbia che parla al posto tuo" "Non deve sapere di me all'ospedale, penserà che sia in queste condizioni per lei" "Non è così? Sei scappato via dopo che Ines è rincasata" "Mamma." "Ho capito. Pensa a riposare adesso, ok?" "Lei non deve sapere, nessuno deve." ribadisco duro. "Sì, va bene. Diremo che sei fuori con i tuoi amici, ma adesso riposa" "Ha ragione mamma, poi penseremo al resto. Devi recuperare le forze adesso" Annuisco piano e alzo lo sguardo al soffitto pensando che nessun dolore al corpo è intenso come quello che sto provando adesso per la sua perdita. PRESENTE "Sveglia" mormora una vocina al mio orecchio. Mugolo contrariato finchè sento come delle labbra posarsi sul mio collo e un profumo dolce inebria i miei sensi, la mia Ines. "Piccola" sussurro muovendo alla cieca le mani per afferrarla. Lei non si fa afferrare e la sento ridacchiare. "Stronza" borbotto allungandomi per acciuffarla. L'attiro su di me e le pizzico il fianco facendola urlare "Gigio!" Le tengo stretta a me mentre continua a gridare il mio nome "Giorgio! Giorgio!!" "Giorgio!" uno schiaffo mi colpisce in pieno volto e spalancando gli occhi vedo Bartis su di me. Ma che cazz... "Mollami!" sbotta lui e solo adesso realizzo che lo sto stringendo a me. Lo lascio subito andare e mi passo una mano sul viso mentre sento altre risatine dietro di me, mi volto e vedo tutti i ragazzi che si prendono gioco di me. "Che cazzo ci fate qui?" E dove cazzo è finita Ines? "A chi stavi sognando? Dicci la verità" sghignazza Xavier rollando una canna che gli sequestro subito "Non in casa mia coglione, mia madre mi spenna" "Chi altri se non Clarissa?" dice Oliver buttandosi sul mio letto, che animale. "Stavi facendo sogni erotici su mia sorella?" chiede Bartis con una smorfia. "Avete finito di sparare cazzate? E perché siete tutti qui? Non ricordo di avervi invitati a casa mia" sbotto seccato entrando in bagno per sciacquarmi il viso. Dopo quel sogno mi devo dare una bella svegliata. "Dobbiamo parlare di ieri, quelli del Galilei ci hanno fottuto" borbotta Daniel dando un pugno alla scrivania. "Vacci piano, solo io ho l'autorizzazione di spaccare le mie cose" gli tiro una pallina antistress che mi aveva regalato zio Bilel dopo che gli confessai dei miei improvvisi attacchi di rabbia. Dice che è stato d'aiuto anche a lui. "Prenditela con questo" Daniel apprezza la pallina e inizia a stritolarla per testarne la resistenza. "Abbiamo un piano" annuncia Axel calandosi il cappuccio della felpa. "Ovvero?" chiedo mentre papà entra in camera senza bussare "Vi faccio preparare la colazione? Che ne dite di qualche proteina mattutina?" Sto per rifiutare quando tutti quei cazzoni esclamano "Sì signore, grazie!" "Ottimo, così complottate a stomaco pieno" dice papà ritirandosi. Ci ha sentito? "È proprio forte tuo padre" indica la porta Mattia sorridendo come un coglione. "Siete venuti per risolvere la questione o per riempirvi lo stomaco?" li rimprovero severo. "Come diceva Axel, abbiamo un piano" prende in mano la situazione Bartis. "Sì, sentiamo quest'idea geniale" incrocio le braccia. "Abbiamo minacciato quelli del Galilei dicendo che avremmo portato questo alla polizia" Axel mi porge il suo telefono che riproduce il video della gara di ieri con tutti quelli del Galilei presenti. "Chi è stato?" chiedo perplesso, c'è il divieto di riprendere qualsiasi cosa. "Clari aveva fatto un video per postarlo nelle storie di instagram" "E loro?" "Non ci sono cascati, non ne vogliono sapere di rifare la gara. Abbiamo quindi pensato di farli cagare in mano" "Ovvero?" "Una finta denuncia, ci servirebbe la firma del colonnello Esposito" "E come cazzo facciamo?" "Qua useremo il fascino di Bartis che ha sulla figlia del colonnello" "Non ho ben capito" corrugo la fronte perplesso. "Sono già stato a casa sua. Vittoria mi ha mostrato lo studio del padre che guarda caso è sullo stesso piano delle camere" "Dovrai portala in camera sua quindi" "Questo è una sua specialità" Axel batte sulla spalla di Bartis che se lo scrolla di dosso e borbotta "Sarà solo per questa volta e nessuno dovrà venirlo a sapere. Non voglio voci di me e Vittoria a scuola" "Perché mai? Vittoria è anche figa, avremmo il suocero Esposito dalla nostra parte" sghignazza Mattia. Osservo Bartis che rimane in silenzio pensieroso, so io a cosa sta pensando, anzi a chi... "Lasciatelo in pace, non è un morto di figa come voi. Andiamo di sotto che muoio di fame" esco dalla stanza salvando il culo a Bartis che mi segue. La colazione mi fa rinascere, mi sento subito più energetico e dopo una partitella a biliardo coi ragazzi, questi si ritirano. "Possiamo parlare un attimo?" mi bisbiglia all'orecchio Bartis. Annuisco piano e aspettando che gli altri se ne vadano, restiamo nella sala giochi. "Che succede?" chiedo stoccando sul tavolo da biliardo. "Ho visto Ines stamattina" Mi paralizzo di scatto, ma fingo che la cosa non mi tocchi e mormoro con nonchalance "E quindi?" "E quindi usciva da casa tua...con solo una tua maglia addosso" "Me l'hai mollata ieri sera? Non ricordi?" "Le hai fatto qualcosa? Sembrava turbata" alzo subito gli occhi funesti a lui e lancio sul tavolo la stecca. "Cosa vuoi insinuare Bartis?"ringhio raggiungendolo mentre lui alza le mani e replica "Solo una legittima domanda" "Dillo. Vuoi sapere se l'ho violentata?" Bartis non risponde e io prendendolo per la maglia lo sbatto alla porta sibilando "Vuoi sapere se le ho alzato le mani? Se l'ho lesa in qualche modo?" "Calmati Gio" dice facendomi incazzare di più. Batto il pugno vicino al suo viso e ringhio furioso "Calmarmi? Mi stai accusando di aver fatto del male a Ines. La mia Ines, capisci?" "Non ti sto accusando di nulla, non voglio litigare" "Vaffanculo Bartis, mi hai già fatto incazzare. Io non ti chiederei mai se hai fatto del male a Jasmine, so che non saresti capace neanche di pensarlo." "Scusami Gio. Ho sbagliato, ok?" Fulmino con lo sguardo Bartis e allontanandomi da lui, vado dall'altra parte della stanza. "Perché non glielo dici?" mi chiede all'improvviso gridando. "Di che cazzo parli." "Che ci tieni a lei, non capisco perché fingi che non ti importi nulla di Ines. Devi uscire le palle Demir" "Faccio quello che mi pare, fatti i cazzi tuoi" sprofondo sul divano. "Potresti perderla" Gli tiro un cuscino e sbotto "Sparisci!" "Lo dico per il tuo bene, amico. Mia madre è sparita da un momento all'altro, so cosa si prova a rimanere senza nulla a cui aggrapparti" Rimango in silenzio finché lui lascia la stanza non prima di avermi detto "Pensaci, ci vediamo domani a scuola" Sbuffo e riprendendo il cellulare, cerco nella chat della classe il numero di Ines. Ero così incazzato che non mi sono curato neanche di salvarlo. Ci metto un po' a trovarla e cliccando il nome, osservo la sua immagine del profilo. È un suo selfie alla luce del sole che fa una smorfia arricciando il nasino. Mi ritrovo a sorridere come un coglione, odio ammettere che è adorabile, tenerissima. Affondo i denti sul labbro inferiore e faccio per scriverle un messaggio "Sei a casa? Prendi un'aspirina se ti gira ancora la testa" Mantengo il dito sopra il tasto invio, ma cancello il messaggio e lancio il cellulare sul divano. Sarebbe strano sentirci all'improvviso per messaggi, forse è il caso che domani ci parli. Magari a scuola potrei chiederle scusa per averle fatto prendere un impreparato in greco. Magari potremmo ricominciare da capo come ha detto lei, tornare a essere io il suo Gigio e lei il mio granchio. "Ehi, io e papà andiamo a pranzo da zia Beni, vieni?" chiede mamma scendendo nella sala giochi riportandomi alla realtà. "La mia zietta preferita, certo" mi alzo e vado incontro a mamma che mi alza il medio facendomi scoppiare a ridere. Il giorno dopo mi sveglio pieno di energie, ieri credevo di poter beccare Ines al pranzo da zia Beni, ma non c'era nessuno della famiglia. Strano, di solito zio Efrem e e zia Lena sono presenti. Non ho voluto fare domande, magari avevano un impegno e non sono potuti venire. La tentazione di scrivere a Ines e chiederle come stesse è stata molto forte, ma mi sono imposto di parlarle direttamente a scuola. Essendo nella stessa classe non mi sfugge. Mi doccio veloce e indossando una maglia blu, simile a quella che avevo dato a Ines, mi pettino i capelli e indosso la mia nuova giacca di pelle. Mamma dice che è vintage e fa figo, a me basta che copra mentre vado in moto. Azzardo con del profumo e penso di essere pronto. Non mi sono mai curato così tanto prima di andare a scuola. "Buongiorno" saluto mamma e papà che fanno colazione e mi guardano straniti. "Che succede?" domando accomodandomi. "Sono le 7:00 e sei già sveglio, è un miracolo se sei fuori dal letto alle 7:30" "Mi sono svegliato presto e non ho più preso sonno, mi passi la marmellata?" indico il vasetto mentre spalmo del formaggio sulla fetta biscottata. "Hai qualcosa da fare in particolare stamattina?" chiede papà passandomi il vasetto. Ha già capito tutto. "No, perché?" lecco del formaggio dal mio pollice. "Chiedevo"fa spallucce papà, in realtà non mi ha creduto neanche per un secondo. Mamma riceve una chiamata da qualcuno e uscendo dalla cucina, lascia me e papà soli. "Quindi?" "Quindi cosa?" lancio un'occhiata a papà mentre immergo la mia fetta biscottata nel cappuccino. "Devi vederti con qualche tipa? Clarissa?" "Cristo, ma perché siete tutti ossessionati da Clarissa? Tra noi non c'è nulla" "E lei lo sa?" "Certo, sono stato chiaro fin da subito. Non sono tipo da rela..." taccio pensando a Ines. "Insomma...lei non c'entra. Devo solo vedermi coi ragazzi" "Tutto qua?"alza un sopracciglio papà. "Cos'altro vuoi che ti dica?" "La verità?" mi dà uno schiaffo in testa. "Papà!" esclamo toccando il punto in cui mi ha colpito. "Vuoi far fesso me?" "Eh va bene! Può darsi che voglia beccare una tipa" "Non Clarissa?"ci pensa su. "No papà, no" replico seccato sorseggiando il mio cappuccino. "E ti piace?" "Bo...forse. Che domanda è?" "Una domanda a cui stai sudando freddo, ti piace per certo"mi sgama in mezzo secondo papà. Metto a lavare la mia tazza e borbotto "Non mi mettere in bocca parole che non ho detto" "All'inizio anch'io negai i sentimenti che provavo per tua madre, ma come vedi...nessuno è riuscito a separarci" "No ti prego, non ricominciare con la storia del rapimento. Mi hai già bloccato la crescita una volta" "È importante che tu sappia come mamma e papà si siano conosciuti" sogghigna papà mentre mamma rientra e chiede di cosa stavamo parlando. "Rammentavo a Giorgio come ci siamo conosciuti" papà attira a sé mamma che risponde "Ah sì, quel giorno nefasto." "Quella linguaccia" papà la prende per le guance e io schifato esco dalla cucina. "Aspetta Giorgio! Devo dirti di..." fa per dire mamma, ma non la sto ad ascoltare e prendo lo zaino insieme alle chiavi della moto. "Si sì, ne parliamo quando magari i vostri spiriti bollenti si saranno calmati. Io vado, ciao!" chiudo la porta non aspettando una replica e monto sulla mia moto. Lancio un'occhiata alla villa di Ines di fianco e sorrido, sarà il caso di darmi una mossa. Conoscendo Ines, sarà già arrivata. Arrivo a scuola in pochi minuti e parcheggiandomi davanti al cancello, vado al muretto dove ci sono gli altri ragazzi. Mi guardo ancora un po' attorno, ma di Ines non c'è traccia. Sarà già entrata? "Eccolo Demir" mi dà una spallata Bartis sorridendo. Il battibecco di ieri è ormai acqua passata, con Bartis è impossibile mettere il muso. "Quando andrai dalla figlia di Esposito?" gli chiedo piano. "Dopo scuola, entro stasera avremo tutto pronto" risponde prontamente Bartis. "Ottimo, molto bene" fisso il cancello come un ossesso fino al suono della campanella e stufo di aspettare oltre, decido di entrare con Bartis. "L'hai vista?" gli chiedo attraversando l'agorà. "Chi?" fa spallucce lui. "Ines" "Oh...non credo Gio, no" "Ho capito, magari è in classe" dico speranzoso. "Magari, sì. Ti sei deciso a parlarle?" Annuisco piano. Bartis mi dà subito uno strattone "ecco le palle che volevo vedere, vai così!" Me lo scrollo di dosso divertito e raggiungendo la classe, rimaniamo perplessi non trovando nessuno al primo banco. Non è entrata. "Che ore sono?" chiedo a Bartis che mi comunica "8:06" Che strano, non tarda quasi mai. Entra dietro di noi la professoressa di fisica e siamo tutti obbligati a metterci a posto. Fisso per tutto il tempo il posto vuoto di Ines e mi sale uno strano magone in gola, ho una brutta sensazione. Controllo il cellulare e devo resistere come un dannato a chiederle dove cazzo è. La professoressa fa l'appello mettendo la prima assenza a Ines e mentre fa per metterla anche a Jasmine Kapoor, lei entra in tutta fretta in classe. "Mi scusi per il ritardo, devo scendere per il permesso?" La professoressa è un po' seccata, ma le dice di accomodarsi e non far perdere altro tempo. Mentre si avvicina noto i suoi occhi gonfi, come se avesse appena pianto, e non degna di uno sguardo nè me mè Bartis. Si accomoda in silenzio e spingendo il banco in avanti per mettere più distanza da noi, non accenna a girarsi. "Che ha?" chiedo a Bartis che continua a fissare la schiena di Jasmine pensieroso. La professoressa comincia a spiegare e io controllo in continuazione il cellulare, magari scriverà nel gruppo della classe qualcosa. La campanella suona alle 9 in punto e la professoressa lasciando i compiti per domani, si ritira. Lo stesso fa Jasmine che si fionda fuori dalla classe con un pacchetto di fazzolettini in mano. "Vieni" do uno schiaffetto a Bartis e mi alzo dal posto. "Dove?" domanda lui perplesso. "Andiamo a parlarle" indico la porta da cui è appena uscita Jasmine. "Non mi sembra il caso Gio, lasciala in pace" "Il cazzo, sa qualcosa. Muovi il culo" mi precipito fuori dal bagno delle femmine e sbirciando dentro non trovo nessuno. "Sta' fermo o sono cazzi se ci beccano" bisbiglia Bartis tirandomi fuori dal bagno mentre all'improvviso sentiamo uno sciacquone. "Pronto? Ehi, sei già lì?" chiede una voce, ci affacciamo di poco e vediamo Jasmine al cellulare di spalle. "Io sono a scuola, per fortuna quella di fisica mi ha fatta entrare senza permesso" Sta parlando con la madre? "Oh no no, non ti dispiacere. Ci tenevo ad accompagnarti e salutarti un'ultima volta, chissà quando ci rivedremo" Io e Bartis ci guardiamo subito straniti, non stiamo capendo un cazzo. "Sì, c'era...ma non l'ho calcolato minimamente. E' colpa sua se adesso..." si stoppa appena sente un rumore strano, siamo noi che abbiamo cacciato delle ragazze che volevano entrare dentro. "Va bene, ci sentiamo più tardi. Fai buon viaggio e scrivimi appena atterri" dice lei per poi riagganciare e asciugarsi il naso col fazzolettino. Osserviamo con attenzione le sue spalle muoversi e intuiamo che stia piangendo. "Vacci a parlare" bisbiglio a Bartis. "Magari quando si sarà calmata" "E' successo qualcosa, vacci!" insisto attirando disgraziatamente l'attenzione di Jasmine che si paralizza a vederci affacciati. Faccio per dire qualcosa per giustificare la nostra presenza, ma ci pensa Jasmine a togliere l'imbarazzo e uscire dal bagno. "Ehi" la saluta Bartis, ma lei non lo calcola minimamente e svolta verso il corridoio. Spingo Bartis nel corridoio per darsi una mossa e lui raggiungendola chiede ancora "Tutto bene?" Niente da fare, Bartis sembra essere un fantasma. "Ciao" intervengo io affiancandola. Jasmine mette subito distanza e velocizza i suoi passi per tornare in classe. Ok, vuole giocare sporco...sono il migliore in questo. "Ti sei divertita alla gara?" Jasmine si ferma di scatto, bingo. Mi fermo anch'io mentre lei mi guarda minacciosa e sibila "Con quale coraggio me lo chiedi?" Faccio per dirle che si trattava di una semplice domanda quando lei ringhia furiosa venendomi sotto il muso "Hai finito di tormentare Ines e adesso vuoi cominciare con me? E' così?" Corrugo subito la fronte "Io...non è così." "Non ti è bastato mandare quelle foto ai genitori di Ines ed espellerla dalla scuola?" mi sputa tutto il suo odio in faccia, mentre io mi paralizzo a quelle parole. Hanno espulso Ines? "Quali foto?" chiedo con orrore. In realtà so la risposta, però vorrei tanto sbagliarmi. "Certo, adesso fai il finto tonto. Sei un miserabile" indica Bartis dietro e sbotta "Siete due miserabili, avete appena rovinato la vita a una ragazzina che voleva solo godersi casa sua" "Non siamo stati noi, non sappiamo neanche delle foto di cui stai parlando piccola" dice Bartis avvicinandosi a lei che mette subito distanza e borbotta puntandogli il dito contro "Stupida io che ti ho seguito e ho lasciato Ines da sola quella sera. Avrei dovuto immaginare che fosse tutto un vostro piano per rispedire Ines in America. Sarete felici di sapere che ci siete riusciti" "Di...di che stai parlando" sussurro spalancando gli occhi, sento il cuore accelerare i battiti come una locomotiva. "Ines sta tornando in America, complimenti ragazzi. Adesso potrete festeggiare" Ho bisogno di appoggiarmi un attimo al muro del corridoio per reggermi "Ines cosa?" Sento il mondo cadermi addosso, una grossa voragine si apre ai miei piedi facendomi sentire sospeso in aria. "E' già partita?" chiede Bartis posando una mano sulla mia schiena da supporto, sa che potrei svenire a momenti. "Ha l'aereo fra pochi minuti" Ha l'aereo fra pochi minuti. Questa frase inizia a rimbombarmi in testa come un disco rotto. Mi stacco dal corridoio e barcollando un attimo svolto a sinistra per uscire da lì. "Giorgio!" mi grida dietro Bartis. Ha l'aereo fra pochi minuti. No, non di nuovo. "Non di nuovo" sussurro tremando come una fottuta foglia mentre corro per le scale. "Giorgio!" urla Bartis da sopra. Alzo lo sguardo e lo vedo lanciarmi dall'alto il cascone "Corri cazzo." grida ed è proprio quello che faccio. Apro il portone della scuola facendo scattare l'allarme e correndo come un fulmine al mio motorone, metto in moto per poi montare sopra e sfrecciare via. Ha l'aereo fra pochi minuti. Giro l'acceleratore al massimo e schizzo come una scheggia per strada. Mi sembra di vivere un déjà-vu, come quando Ines se ne andò la prima volta e io disperato mi misi alla moto. Mi risvegliai su un letto d'ospedale con il cuore spezzato, non accadrà questa volta. Ines dovrà passare dal mio cadavere prima di salire su quel fottuto aereo. Un fiume di clacson protesta contro la mia corsa impazzita, ma non ne ho per nessuno. Devo raggiungere l'aeroporto al più presto. Prego me stesso di mantenere la lucidità nel tragitto e rimango vigile in autostrada nonostante stia schizzando in strada. Spero solo di arrivare in tempo, spero solo...ha l'aereo fra pochi minuti. Merda, merda. Accelero più di quanto mi sia consentito dalla legge e superando varie macchine, finalmente riesco a intravedere Puntaraisi. Raggiungo l'aeroporto a una velocità sovrumana ed evitando la fila di macchine all'entrata, prendo l'altra strada in controsenso. Se non morirò per la perdita di Ines, morirò per mezzo di mia madre che vedrà tutte le multe arrivate a mio carico. Arrivo finalmente all'entrata e non perdendo tempo a parcheggiare la moto, la lascio per terra insieme al cascone e corro dentro. Ho il fiatone e la tachicardia quando mi guardo attorno alla ricerca degli imbarchi e trovandolo inizio a correre verso questo. "Cazzo." sbotto quando arrivo ai controlli. "Ines!" urlo cercando di farmi sentire da qui. "Il volo K4T34GR di American Airlines con destinazione Los Angeles sta imbarcando attraverso il gate B9, i passeggeri sono pregati di avvicinarsi al gate con documenti e carta d'imbarco" "Fanculo" salto sopra lo sportello ed evitando la sicurezza corro di lato uscendo da lì. "Ehi! Fermo!" grida uno di loro venendomi dietro, ma sono più veloce e correndo più che posso raggiungo il gate B, ricordo dove si trova perchè avevo preso il volo per Londra proprio da qui. "Ines!" grido con tutto me stesso arrivando al gate. Tutti quanti si girano a guardarmi male, ma io continuo a correre per il piano urlando il suo nome. "Ines! Ines!" urlo a squarciagola con tutta la voce che ho. "Giorgio!" sento alle mie spalle. Mi giro e trovo zio Efrem e zia Lena che mi raggiungono preoccupati. "Ines, dov'è Ines" prendo le mani di zia Lena tremando. "Ines è stata già imbarcata" mi comunicano facendomi morire dentro. "No, no...non è vero" mi porto le mani ai capelli, mi sta scoppiandola testa. Indietreggio e per caso leggo la scritta "VOLI INTERNAZIONALI" E' lì che l'hanno imbarcata. "Cosa vuoi fare Giorgio?" cerca di trattenermi invano zio Efrem "Quello che avrei dovuto fare 4 anni fa, zio." mi allontano da loro. Corro immediatamente allo sportello e spostandomi nella folla che si è creata, supero la ragazza che si occupa del visto. "Signore, lei non..." fa per fermarmi ma la supero spostandola "Ci metto un secondo, giuro." "Giorgio! Torna indietro!" urlano zio Efrem e zia Lena. L'ho già lasciata andare una volta, non accadrà di nuovo. Non permetterò che accada. Cerco il gate B9, ma la sicurezza mi è subito addosso e cercano di fermarmi. Riesco a sgusciare via dalla presa di uno di questi mentre finalmente individuo il gate e urlo "Ines!! Ines sono qui! Ines!" I passeggeri di quel gate si girano subito straniti e la ragazza che li sta imbarcando prende il telefono per comunicare molto probabilmente alla sicurezza la mia presenza, ma il mio cuore si ferma solo quando intravedo una chioma rossa. "Ines! "grido sperando di attirare la sua attenzione. Solo adesso noto che ha le cuffie addosso e non mi sente. Mi scrollo di dosso gli altri due agenti e correndo da lei, cado ai suoi piedi aggrappandomi alle sue gambe. Sono esausto, emotivamente e fisicamente. Ines si gira solo adesso sentendomi addosso a lei e levando una cuffietta sussurra "Giorgio?" Cerco di calmare i miei battiti e sono senza fiato quando affondo la testa sul suo grembo rimanendo immobile così. Sembra passare un'eternità quando Ines stacca le mie braccia da lei e abbassandosi al mio livello, posa una mano sulla mia guancia. "Sei tutto rosso e...sudato" mi dice impressionata. Sono così incredulo dal fatto che sia riuscito a trovarla che scoppio a ridere e prendendole la mano sulla guancia, gliela bacio con riverenza. "Che ci fai qui" mormora lei piano. "Dove cazzo stavi andando senza di me di nuovo?" vorrei chiederle severo, ma la verità è che sono così felice che sia con me che la bacerei adesso. "Cosa ti aspettavi? Hai mandato quelle foto per cacciarmi apposta" "Non sono stato io" Ines alza subito un sopracciglio incredula. "Ma...chi è stato allora?" Evito di fare il nome di Clarissa, me la vedrò più tardi io con lei. "Non lo so, ma non lo avrei mai fatto dopo quello che ci siamo detti la scorsa notte" "Cosa...cosa ci siamo detti?" domanda lei confusa. "Sei tornata per me" Ines mi guarda sorpresa, ma annuisce alla fine costretta a confessare "E io sono tornato per te" replico facendola sorridere. "Io credevo che mi odiassi" "E' così, ti odio" "E allora cosa vuoi da me Gigio?" Mi avvicino al suo viso e sussurro non staccando gli occhi dai suoi "Ti voglio ad un respiro da me granchio, sempre" Ines strabuzza gli occhioni verdi sorpresa dalle mie parole, è così adorabile che punto affamato alle sue labbra per prenderne un assaggio. Ci sono quasi, sono a un soffio dalle sue labbra quando qualcuno mi acciuffa dalle spalle staccandomi bruscamente da Ines "Lei è in arresto per aggressione a pubblico ufficiale" "Signorina, perderà il volo se..." fa per dire l'hostess a Ines che però scuote subito la testa e dice "Non parto più" alza lo sguardo a me e ribadisce "Resto" "Ci segua in caserma" dice invece l'agente trascinandomi via. "Frena, lui non va da nessuna parte. Sono il suo avvocato" interviene subito zio Efrem raggiungendoci, mentre io e Ines non riusciamo a smettere di sorriderci a vicenda con gli occhi pieni di eccitazione.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Certe donne sono come i maestri di scherma: si fanno toccare per incoraggiare i principianti. -Achille Campanile CLARISSA'S POV: "Che cazzo è successo con Giorgio?" chiede Fabiana sovrastando la musica, mentre ripenso con rabbia a Giorgio che portava sulla spalla Ines, come se fosse un fottuto premio. "Niente." sbotto finendo il mio drink e schiacciando con le mie mani il bicchiere di plastica. "Niente non mi sembra, sei incazzata amo" insiste Fabiana, perché non chiude quella fogna per una volta? "Devo andare" sbotto recuperando la mia borsetta con le idee molto chiare. "Dove?" gracchia Fabiana, ma la lascio sbattere ed esco dalla discoteca recuperando la giacchetta. Devo solo trovare un passaggio adesso. Mi guardo attorno e trovo con mia grande sopresa Gabriele Esposito seduto su una moto non sua. "Sei quasi irriconoscibile senza la tua bici da sfigato" gli vado incontro mentre lego i capelli in una coda. Gabriele mi lancia un'occhiataccia e si limita a ignorarmi, non è serata per entrambi. "Che ci fai qui?" "Me ne stavo andando" sbotta lui indossando il casco e attivando il motore. "Aspetta" mi paro di fronte e appoggiandomi sensualmente alla moto mormoro con voce sensuale "Mi daresti uno strappo?" "Sicura che farti vedere con uno sfigato come me non possa rovinarti la reputazione?" "Per fortuna sono tutti dentro, allora Lele?" Lui alza subito gli occhi al cielo, è così che lo chiamo dalla prima elementare. Abbiamo fatto le stesse classi insieme...asilo, elementari, medie, solo al liceo stiamo stati divisi, ma ci becchiamo sempre a scuola, anche se io fingo di non conoscerlo da una vita. "Muoviti che devo andare a letto" "Non sia mai che ti diverta all'una inoltrata" monto sulla moto con facilità e prendendo il cellulare chiedo "Ho bisogno di un favore" "Non era il passaggio?" Lo ignoro. "Devo stampare delle foto urgentemente, dove posso andare?" "Hai idea di che ore siano?" chiede lui esterrefatto. "Vuoi darmi una soluzione o no?" "A casa ho una stampante per..."non lo lascio finire "Andiamo da te" "Per favore? Grazie per l'aiuto?" "Sisi, muoviamoci" gli do degli schiaffetti sulle braccia. Gabriele sbuffa, ma parte immediatamente e arrivando a casa sua, ci addentriamo salendo di sopra. "Dove stiamo andando?" "Fa' piano, mia madre dorme" quasi mi rimprovera lui continuando a camminare. Entriamo in una specie di studio e guardandomi attorno comprendo che si tratta dell'ufficio del padre, il colonnello Esposito. "Cosa devi stampare?" accende la macchinetta per stampare. "Cose mie, mi puoi aspettare fuori?" Gabriele mi fulmina con lo sguardo e io riformulo "Muoio di sete, potresti portarmi da bere dell'acqua per favore?" Lui finge di aver abboccato e lasciandomi sola, mi adopero immediatamente a stampare le foto di quella stronza alla gara. Collego il mio cellulare alla stampante attraverso il bluetooth e selezionando le foto da stampare, modifico la luce, il riquadro e aspetto che escano fuori. "Giusto in tempo" spengo la macchinetta quando Gabriele rientra nello studio col mio bicchiere d'acqua. Poso la busta con le foto nella tasca della giacca e bevendo l'acqua dico "Perfetto, possiamo andare" "Ma dove?" chiede Gabriele non capendo. "Ti faccio strada, andiamo" lo supero uscendo dallo studio. Gabriele sospira seccato, ma mi segue e risalendo in moto, partiamo. Lo porto fino alla villa di Giorgio e Gabriele chiede titubante "Siamo nel posto giusto?" "Sisi, fermati all'angolo della strada" "Qui?" chiede mentre sentiamo un altro motore in lontananza, dannazione. "Vieni, vieni. Nasconditi" attiro Gabriele dietro a un cespuglio insieme a me. "Cosa stai..." mormora lui, ma gli tappo la bocca e osservo con attenzione Giorgio parcheggiare davanti al cancello. "Forza piccola" dice a Ines mentre la prende in braccio e la porta in casa sua. Li guardo incazzata nera e bollendo di rabbia, penso a un altro piano. Uno più drastico. Il mio intento era quello di minacciare Giorgio con le foto di Ines, sarebbe servito per rimetterlo al suo posto, ma qua la situazione sembra essere degenerata. Giorgio sta realmente iniziando a provare qualcosa per quella stronza, questo non lo permetterò mai. Giorgio è mio, mio. "Rimani qua" dico a Gabriele uscendo dal mio rifugio. "Cosa vuoi fare?" "Shh non fiatare!" lo rimprovero per poi scappare via. Arrivo col fiatone al cancello di casa di Ines e inserendo la busta con le foto sotto al portone, torno indietro a corsa. "Mi spieghi cosa..." fa per dire Gabriele, ma gli tappo nuovamente la bocca e sbotto "Andiamo via" Lui obbedisce e sgommando, scappiamo via da lì. "Grazie per...tutto" mormoro scendendo dalla moto davanti al cancello di casa mia. Gabriele annuisce piano con la testa e fa per ripartire, ma poso una mano sulla sua e chiedo "Vuoi salire da me?" "No grazie" rifiuta categoricamente. "Sai che l'intera scuola morirebbe per essere al posto tuo adesso?" "So che sono tutti dei coglioni" replica facendomi ridere. "Forza, sali che ti offro da bere" Lele ci pensa un attimo prima di scendere dalla moto "C'è Bartis? Non vorrei..." "Non c'è nessuno, non te lo avrei chiesto altrimenti" apro il cancello col codice e ci addentriamo al palazzo. "Me lo dirai prima o poi cos'è successo prima? chiede lui varcando casa mia. "È meglio che tu non sappia" levo le scarpe e la giaccia lasciandoli all'ingresso. "Vorrei sapere di cosa mi sono reso complice" "Non penso sia reato, puoi stare tranquillo" "Non...pensi?" Entriamo in cucina e aprendo il frigo prendo una birra per lui e io bevo dell'acqua ghiacciata. "Solo una piccola rivincita, salute" faccio scontrare la mia bottiglietta con la sua. "Vuoi un po' di birra?" mi offre lui, ma io scuoto subito la testa "Mi gonfia troppo" "E quindi?" "E quindi evitiamo" Lele mi guarda storto, ma lascia perdere e chiede "Posso andare al bagno?" "Seguimi" saliamo di sopra e indicandogli il bagno, ne approfitto per entrare in camera e cambiarmi. Tolgo tutto quanto e rimanendo in intimo, infilo dei pantaloncini mentre sento lo sciacquone ed esco nel corridoio. "Sono qui" grido in modo che mi senta per poi entrare in camera e levarmi il reggiseno. "Dove diavolo è?" sbotto girando per la camera alla ricerca del pezzo di sopra del pigiama. "Io...merda" mormora Gabriele uscendo immediatamente dalla mia stanza. "Che ti prende? Non hai mai visto delle tette?" chiedo ridendo trovando la canottiera, ma non la indosso subito divertita dalla sua reazione. "Certo che le ho viste, ti sei rivestita?" "Sì" Lui si rigira, ma notando che sono ancora con le tette fuori, si copre gli occhi. "Clarissa a che gioco stai giocando?" Mi mordicchio il labbro e raggiungendolo, gli afferro le mani per poi posarle sulle mie tette. Lele fa per toglierle subito, ma non glielo permetto mettendo le mani sulle sue e iniziando a massaggiare i miei seni. "Clari" ringhia eccitato lui. "Sì, Lele?" mi mordicchio il labbro maliziosa. "Smettila." "Altrimenti?" gemo al suo viso. Lui mi divora con lo sguardo e io sussurro andando a fuoco "Baciami" Non se lo fa ripetere due volte.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Siamo fatti di carne, sangue e mancanze. JASMINE'S POV: "Corri cazzo!" urla Bartis dal corridoio lanciando il cascone a Giorgio. Rimango interdetta a osservare la scena mentre lui torna indietro e io per evitarlo faccio per rientrare in classe "Ehi ehi, dove scappi" cerca di fermarmi prendendomi dal braccio. "Non mi toccare." mi scosto dalla sua presa e l'osservo con orrore. Bartis alza subito le mani, ma continua ad avanzare nella mia direzione finchè riesce a mettermi a muro "Non puoi accusarmi di qualcosa che non ho fatto" "Stai lontano da me." sbotto trovandomelo a un palmo dal viso, continua ad avere le mani alzate e non mi sta neanche sfiorando eppure sento il suo respiro addosso. "Perchè non mi credi? Credevo che fossimo amici" "Mi prendi in giro? Sparisci, non parlarmi più. Ho finito di farmi prendere per i fondelli da te" lo fulmino con un'occhiataccia cercando di farlo indietreggiare. Bartis fruga fra le sue tasche e tirando fuori il cellulare dice spavaldo "Posso dimostrarti che non sono stato io, guarda la mia galleria" Alzo un sopracciglio "Mi credi così stupida? Le avrai eliminate" "Controlla il cestino" "Tu sei pazzo" lo scosto dalla spalla, ma lui non mi permette di muovere un passo "Non sono stato io e neanche Giorgio. Quella sera la nostra priorità era quella di mettervi in salvo, non nella merda" Lo guardo dritto negli occhi e sono sorpresa di leggere sincerità, ci tiene a dimostrarmi la sua innocenza. "Trovami il responsabile allora, solo così potrò crederti" Bartis accenna a un sorriso e dice deciso "Lo avrai e lo distruggeremo insieme, parola mia" alza il mignolo, ma lo ignoro scuotendo la testa. "Nel frattempo stammi lontano, finchè non mi avrai dato il colpevole, continuerai a esserlo tu" Lui mi prende il mento e sussurra al mio viso "Dopo avertelo portato, mi farai di nuovo quella torta agli agrumi che ho amato? Magari potrei passare da te anche per il tè" "Vedremo" borbotto ritrovandomi a sorridere contagiata dal suo sorriso stupido. "Mi conviene muovermi con le indagini allora, posso passare questo pomeriggio?" chiede spudorato "Solo se avrai le prove con te. C'è la professoressa" lo spingo prima che la professoressa di chimica possa farsi idee sbagliate. Bartis si allontana e accoglie subito la professoressa col suo solito modo da farfallone "Professoressa! Nuovo taglio? Sa che le incornicia meglio il viso, davvero stupenda" La professoressa ridacchia abituata a Bartis e accettando il suo braccio entrano insieme. Li seguo in silenzio e accomodandomi al mio posto, mi chino allo zaino per prendere il libro di chimica. "Ma che..." sussulto quando vedo uno zaino volare sul mio banco. Bartis si siede a fianco a me e mi prende una guancia fra le dita "La mia cioccolatina" bofonchia. Signore, quanto è imbarazzante e ridicolo. "Mollami" gli do uno schiaffetto al braccio e mi accarezzo la guancia. "Incredibile, fai sempre così profumo" immerge il naso fra i miei capelli allungandosi su di me. "Bartis, smettila!" lo scosto di nuovo e lui continua a inspirare chiudendo gli occhi "Che ne dici se manteniamo i posti così? Ines rischia di non esserci più ormai" "Preferisco stare da sola, presente!" alzo la mano all'appello, mentre sento le dita di Bartis mettermi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Ti darò i tuoi spazi" "Ne dubito e...basta, ti prego!" allontano le sue dita molesti che tracciano il contorno del mio viso per poi scendere al collo. "Perera?" chiede la professoressa a Bartis che si limita ad alzare la mano mentre continua a essere riverso sul banco e con lo sguardo fisso su di me. E' tutto così inquietante. Sentiamo all'improvviso bussare alla porta e mi paralizzo a vedere Gabriele entrare con un foglio in mano. "Mi scusi, posso consegnarle i compiti che mi ha chiesto di raccogliere?" chiede sporgendosi dalla porta. "Certo caro, entra pure" lo accoglie la prof e io lo seguo con lo sguardo incantata. Li osservo mentre discutono di qualcosa e Gabriele annuisce sorridendo gentile, un sorriso si fa largo anche sulle mie labbra. Mi ritrovo in un attimo a fissare altro perchè Bartis tiene le dita fra le mie guance e mi obbliga a guardarlo "Hai finito di fargli la bioscopia?" sbotta infastidito. "La bioscopia si fa sul cadavere" "Appunto" Allontano le sue mani dal mio viso e mi appiccico al muro dietro per mettere distanza tra noi. Torno a guardare Gabriele che aiuta la professoressa a raccogliere i compiti in una carpetta e le sorride, mi aspetto che vada via senza degnarmi di uno sguardo, invece alza gli occhi alla classe prima di andare via e mi becca. Alza la mano verso la mia direzione e io mi sento morire dentro, ricambio immediatamente con un sorriso timido, ma Bartis mi oscura ancora una volta la sua vista spostando la sedia davanti a me e saluta Gabriele "Piccolo Esposito, sempre un piacere vederti" Mi sporgo oltre Bartis per vedere in tempo la smorfia sul suo viso e la porta che si richiude velocemente, l'ha fatto scappare. "Perchè l'hai fatto!" lo colpisco sulla spalla furiosa. "Sembravi un pesce lesso, ti mancava la bavetta" Gli prendo lo zaino sul mio banco e mettendolo dietro sbotto "Torna al tuo posto, non ti voglio con me" "Oh oh qualcuno si è offeso o mi sbaglio?" "Sei insopportabile, hai rovinato tutto" "Potresti puntare più in alto, sai? Esposito è solo uno sfigato" "Tu sei uno sfigato, Gabriele è una persona brillante" "Sentilo come lo elogi, a me non hai mai detto nulla di carino" "Perchè non hai niente di carino" "Mi hai visto? Senti qua che muscoli" mi obbliga a toccargli il bicipite e alzando la maglia fa per posare la mano sui suoi addominali, ma mi ritraggo e sbotto "Non è coi muscoli che conquisterai una ragazza" "Ah no?" tira fuori il cellulare e prendendo Instagram, va nei suoi seguaci. "Scegli il profilo di una ragazza qualsiasi" mi passa il cellulare. "Perchè?" "Voglio dimostrarti che ti sbagli" Lo guardo male, ma seleziono il primo profilo che spunta di una ragazza della scuola abbastanza popolare. Bartis riprende il cellulare e facendo una foto dei suoi addominali, le manda la foto. La risposta non tarda ad arrivare "Che fai dopo scuola? ;) " "Non mi pare di averle parlato dell'Eneide" mi sfida Bartis mostrandomi la risposta. "Be', sarò stupida io allora" borbotto prendendo il quaderno. "Non sei stupida, solo diversa...è per questo che mi piaci" Gli lancio subito un'occhiataccia "Non sai di cosa parli" "Io credo di sì, ma so aspettare" "Cosa devi aspettare?" "Che anche tu capisca che siamo più simili di quanto pensi" "Questo non accadrà mai, noi siamo completamente diversi. A te piace passare la serata a farti canne e partecipare a gare clandestine, a me piace strafogarmi di noodles istantanei e guardare un bel film" "I noodles istantanei sono cancerogeni" "Anche le canne" lo sfido a dire il contrario. "Ragazzi silenzio!" ci rimprovera la professoressa beccandoci. Bartis mi dà un pizzicotto al fianco ancora per dispetto e io spostando la sedia di lato cerco di allontanarmi più possibile da lui. La giornata passa molto lentamente e Bartis non mi lascia in pace un minuto. Gioca coi miei capelli tutto il tempo, si diverte a fare disegnini agli angoli della pagina del quaderno sul quale sto prendendo appunti, mi fa il piedino sotto il banco e mi fissa in continuazione. Facevo certi sbadigli presa dalla noia e lui era lì riverso sul banco con la testa poggiata sulle sue braccia che mi guardava dal basso immobile. Non accennava a muoversi di un millimetro, figuriamoci seguire la lezione. "Ti do un passaggio a casa?" mi propone scortandomi fuori dalla classe dove trovo tutta la sua gang ad aspettarlo. "Ehm no, grazie" faccio per scappare via, ma lui mi blocca dal braccio e lasciandomi un bacio sui capelli, mi sorride. Cosa diavolo gli prende. Lo ignoro e corro per le scale per uscire da qui. Sento il cellulare vibrare e sorrido a leggere un messaggio da parte di Ines, dice che ha deciso di restare e che mi racconterà tutto domani a scuola. Per fortuna, non avrei retto per tutto l'anno scolastico con Bartis come compagno di banco. Il cellulare s'illumina nuovamente mostrandomi una chiamata in arrivo, è mamma. "Pronto?" rispondo andando verso la fermata. "Tesoro, sei uscita da scuola?" "Sì, adesso. E' successo qualcosa?" "Ho portato con me le tue chiavi di scorta, mi sono totalmente dimenticata di rimettertele nello zaino" "Sono...senza chiavi quindi?" mi fermo per verificare nel taschino e mi rendo conto effettivamente di non averle. "Puoi passare da qui? Ci metti un attimo" Sospiro...un attimo non proprio. "Sì, arrivo" "Scusami tesoro, non voglio farti seccare" "Tranquilla, così ne approfitto per vederti, no?" "Ti aspetto allora"replica lei ridacchiando. "Sì, ti chiamo quando sono al cancello" "Ok, perfetto. A dopo" Mamma riattacca e io faccio dietro front per andare dall'altra parte della fermata. "Oh perdonami" si scusa immediatamente il ragazzo che mi è venuto contro. Alzo lo sguardo per fulminarlo, ma rimango piacevolmente sorpresa nel vedere che si tratta di Gabriele. "Ci si rivede" mi sorride aggiustandosi il cappellino. Sorrido come una scema incapace di proferire parola. "Non c'è Ines? Non l'avevo vista neanche in classe da te" "No, ma torna domani" pazzesco, so parlare. "Tutto bene?" "Sì sì" mi mordicchio il labbro mentre sentiamo un fischio e girandoci trovo Bartis con gli occhiali da sole e tutti i suoi amici attorno che mi saluta. Faccio finta di non averlo visto e mi copro coi capelli quel lato del viso. "Sembrate molto amici" commenta Gabriele divertito dalla mia espressione d'orrore. "Chi? Io e Bartis? No, non lo siamo e mai lo saremo" metto subito in chiaro. "Sta venendo verso di te" dice guardandola da sopra la mia testa. "Merda" impreco infastidita. "Sali su" mi fa spazio nella sua bici e io non ci penso due volte a salire davanti a lui. Gabriele afferra i manubri bloccandomi contro di lui e inizia a pedalare allontanandoci da lì. "Pozzanghera" si scusa quando fa slalom facendomi ridere. Si ferma al semaforo e sorridendomi chiede "Dove la porto signorina?" Solo adesso realizzo che è proprio a casa sua sono diretta. "Vuoi ridere?" "Sempre" "Devo andare a casa tua" Gabriele corruga subito la fronte e io spiego "Mia madre lavora da te" "Aspetta...Disha è tua madre?" Annuisco arrossendo, ho sempre immaginato la sua faccia quando l'avrebbe scoperto. "Tua madre fa un riso pazzesco, ho sempre pensato di rapirla ogni domenica per pranzo. Crea dipendenza" Scoppio a ridere "Il biryani intendi, sì...lo fa veramente molto buono" Gabriele riparte col verde e scuotendo la testa dice "Disha mi aveva detto di avere una figlia, non immaginavo fossi tu. Il mondo è veramente piccolo" "Concordo" "E perchè hai tenuto il segreto quando ci siamo presentati?" "Non so, non...mi sembrava il caso" "Tua madre è molto preziosa per la nostra famiglia, lo sai?" Annuisco piano. Mamma fa a turno un giorno sì e uno no con un'altra ragazza per assistere la madre di Gabriele che ha un tumore maligno al seno. Hanno cercato di asportarlo, ma si era diffuso troppo velocemente intaccando anche le ossa. Da quello che mi dice mamma, non ha molti mesi di vita. E' già ridotta male, non è autosufficiente e mamma deve occuparsi di lei h24. E' davvero dura, non immagino come possa sentirsi la famiglia, Gabriele. "Ora che ci penso, vi assomigliate un po' "osserva lui continuando a pedalare indisturbato. "Dici? Mamma è bellissima" "Be', anche tu lo sei." Divento una melanzana in faccia e con un sorriso da ebete, mi aggrappo alla bici per non capitombolare per terra. Gabriele Esposito ha detto che sono bellissima, sto sognando? Arriviamo a casa sua in pochi minuti essendo vicini a scuola e raggiungendo il cancello, Gabriele mi fa scendere. "Grazie mille per...il passaggio" mormoro rimettendomi bene lo zaino sulle spalle. "Quando vuoi" mi sorride lui inserendo un codice che fa aprire il cancello. Si addentra con la sua bici a casa e notando che non lo seguo chiede "Non entri?" "Oh no no, mamma mi porterà le chiavi al cancello. Siamo rimaste così" "Ma no, entra per favore. Potremmo pranzare insieme" "No tranquillo, sto bene così. Davvero, grazie lo stesso per l'invito" rifiuto categoricamente. "Un caffè? una birretta?" insiste lui. "Non bevo entrambe le cose" replico con una smorfia. "Oh, ci sono. Tè! Tua madre lo beve sempre, abbiamo la nostra ora del tè sacrosanta" Scoppio a ridere, certe abitudini sono dure a morire. "Il tè di mamma è impossibile da rifiutare" "Prego milady" mi tiene il cancello aperto da buon cavaliere. Lo ringrazio in imbarazzo e lo seguo fino al portone che apre con le chiavi, posa la bici all'ingresso e prendendomi lo zaino, lo poggia a fianco al suo su una cassapanca. "Disha? Ti ho portato una sorpresa" grida addentrandosi in casa. "Che sorpresa?" sento mamma da lontano. E' così strano. "Vieni, è in cucina" mi fa strada Gabriele. "Jas! Ti aspettavo al cancello" dice mamma mentre pulisce il bancone. "Gabriele mi ha corrotto col tuo tè" lo indico col pollice divertita. "Colpevole, signore accomodatevi che metto il bollitore" si adopera subito aprendo delle mensole. "Mamma?" chiede piano a mia madre mentre riempie il bollitore. "In ospedale con papà" risponde piano mamma e io fingo di non aver sentito nulla. "Posso?" chiede indicando la sedia davanti al bancone. "Devi" replica Gabriele facendomi ridacchiare, è incredibile come passi a essere preoccupato a scherzoso in un attimo. Si vede che è allenato a celare i suoi sentimenti. Mi accomodo con mamma che mi chiede come faccio a conoscere Gabriele "Siamo insieme in un progetto" le spiego, non ho ancora avuto modo di accennarglielo. "Che bello, sai che sta per candidarsi a rappresentante della scuola Gabriele?" mi rivela mamma, in realtà me l'aspettavo. E' stato rappresentante per tutti questi anni e ha sempre fatto un ottimo lavoro. "Be', il mio voto andrà a te come negli anni precedenti" "Hai una fan" ci scherza su mamma mentre si alza per dare una mano a Gabriele. "Come posso ringraziarti di tutto questo supporto?" "Basta il tè" gli sorrido intenerita. Gabriele continua a tenere i suoi occhi su di me e io non riuscendo a sopportare il contatto, svio lo sguardo a mamma che aggiunge lo zenzero all'acqua. "Com'è andata oggi a scuola?" Meglio dimenticare. Faccio per rispondere quando sentiamo una porta chiudersi e delle risatine, dai passi intuisco che chiunque sia, stiano salendo di sopra. "Sarà Vittoria" spiega Gabriele con una smorfia. Non vanno d'accordo? "Avete litigato?" decide d'indagare mamma, sono proprio sua figlia. "No, ma le ho detto di smetterla di frequentare gentaglia come Bartis" alza lo sguardo a me e dice subito "Scusami" Mamma si gira a guardarmi stranita e chiede "Tu conosci questo Bartis?" "Conoscere è una parola grossa. Siamo compagni di..." "Giusto, siete compagni di banco" finisce la frase al posto mio Gabriele facendo inorridire mamma. "Hai litigato con Ines?" Oh signore. "No, era assente oggi e...insomma Bartis si è messo al suo posto" "Quindi siete in confidenza" deduce mamma. "No!" esclamo un po' troppo forte. Mi rendo conto adesso delle mani alzate in aria e la mia agitazione che cresce sempre di più, il ricordo delle sue labbra sulle mie mi brucia ancora l'anima. "E' solo avanzato di posto, tutto qua." dico più calma, in realtà sento il sangue bollirmi dentro. Parlare di lui mi mette sempre molto a disagio. "Ho capito...e cosa ha che non va questo Bartis?" "E' un bulletto che spaccia, partecipa a gare clandestine e ovviamente non ci facciamo mancare la nomina di sciupafemmine" Mamma lancia un fischio e io mi porto una mano sul viso sentendomi male, ho dato il mio primo bacio a quest'individuo. "Eppure non lo hai mai nominato a casa, è un nuovo compagno di classe?" investiga mamma guardandomi stranita. Vuole sapere e questo non glielo posso permettere assolutamente. "E' ripetente" mi limito a dire, ma Gabriele decide di dare altri dettagli a mamma "E' la terza volta che ripete l'anno, se non verrà promosso questa volta, verrà espulso...anche se ne dubito avendo il padre come preside" "Un tipetto particolare, l'incubo di qualsiasi genitore. In questi casi ringrazio il signore di avere un angelo come Jas"mamma mi accarezza i capelli e Gabriele ci osserva intenerito mentre sentiamo il bollitore fischiare. Il tè ci viene servito insieme a una fetta di crostata alla ricotta e fra una chiacchiera e l'altra sento il bisogno di andare in bagno prima di tornare a casa. "Vieni, ti accompagno" si offre Gabri finendo di sorseggiare il suo tè. "Oh tranquillo, io..." lui m'ignora totalmente e superandomi dice di seguirlo. Ne approfitto per guardarmi un attimo attorno e osservo la casa minimale con varie sculture contemporanee e molto buia, per fortuna nel piano di sopra c'è più luce che filtra dalla finestra in alto. "Allora? Com'era il mio tè?" chiede Gabriele affiancandomi. Trattengo una smorfia a pensare che quello di Bartis era più buono. "Ottimo, complimenti" Gabriele sorride felice e io ricambio contagiata. Ha davvero un sorriso stupendo, illuminerebbe un'intera stanza con la solarità che sprigiona. "Comunque potresti venire più spesso qui, a me farebbe piacere" Sento il fiato mancarmi, vuole rivedermi. "Io...potrei passare a fare un saluto ogni tanto" Gabriele mi posa una mano sulla parte bassa della schiena e mormora indicandomi la stanza vicino a lui "Questo è il bagno" Non riesco a muovermi, sento la sua mano bruciarmi la schiena e i suoi occhi bruciano nei miei. Potrei svenire da un momento all'altro. Deglutisco e avanzo per avvicinarmi alla porta del bagno, ma Gabriele non si sposta e rimane a fissarmi intensamente. Schiudo le labbra respirando con affanno, quando all'improvviso ci vengono addosso una coppia che escono dalla stanza opposta. Ci giriamo di scatto e i miei occhi incontrano degli occhi familiari, Bartis. Abbasso lo sguardo a lui senza maglietta con la cintura dei pantaloni slegata e una ragazza in reggiseno attaccata ai suoi boxer. E' molto chiaro quello che stavano facendo. "Jas" sussurra Bartis incredulo per poi bruciare con lo sguardo la mano di Gabriele su di me. Alzo subito un sopracciglio e non riesco a trattenermi quando gli sputo in faccia con odio "Menomale che ti piacevo." Bartis fa per dirmi qualcosa, ma la verità è che, anche se sapevo in cuor mio che quelle di Bartis erano solo parole all'aria, nel profondo del mio stupido cuore speravo che dicesse la verità. "Non sprecare fiato per altre cazzate" sbotto per poi dargli le spalle e uscire da lì. Ho già visto abbastanza. BARTIS' S POV: "Sei pronto?" mi batte sulla spalla Xavier sogghignando. Inforco i miei occhiali da sole e annuisco piano mentre mi guardo attorno alla ricerca della mia preda. "L'hai vista?" chiedo riferendomi a Vittoria, non vorrei perdere altro tempo a cercarla. "No, ma penso che..." fa per dire Xavier, ma non lo ascolto più preso dalla scena davanti a me. Gabriele Esposito che fa il cascamorto col mio cioccolatino. Un ringhio esce incontrollato dentro di me e lanciando un fischio li faccio girare entrambi. Jas mi guarda subito male, riesco a sentire i suoi pensieri...mi starà maledicendo per averli disturbati. Peccato che finchè ci sarò io fra i coglioni, non avrà mai modo di avvicinarsi a quel pisciasotto. Jas non abbocca rigirandosi di scatto e io volendo rovinarle la festa, faccio per raggiungerla, ma quel pisciasotto sembra che la stia avvertendo e...non ci credo. Li osservo allontanarsi insieme in bici e battendo un pugno al cancello, li maledico entrambi. Se solo potessi cavare gli occhi a quella testa di cazzo. "Eccola" mi comunica Xavier indicandomi Vittoria col suo gruppetto di amiche che fuma e ammicca nella mia direzione. "Voglio qualcosa di compromettente sul piccolo Esposito" sbotto ancora irritato, se ripenso a quei due insieme rischio di perdere la testa. "Impossibile, è perfetto. Ottimi voti, attivo nei progetti contro la mafia, il capitalismo, il cambiamento climatico, probabilmente lo rieleggeranno come rappresentante della scuola" "Si candiderà anche quest'anno?" "Per forza, è l'unico capace a portare avanti la baracca" "Questo è da vedere, mi candiderò anch'io quest'anno e gli toglierò il trono da sotto il naso" "Devi odiarlo tanto per farti carico dell'intera scuola" "Voglio solo dimostrare a una persona che sono migliore di lui" "A chi?" "Questi non sono cazzi tuoi, vado da Vittoria e torno con la firma del colonnello. Vorrei concludere questa cosa al più presto" mi dirigo verso Vittoria cercando di stamparmi un sorrisino sul viso, sono ancora incazzato per Jas. "Ehi dolcezza" metto un braccio sulle spalle di Vittoria e le frego la sigaretta tra le dita. "Che programmi hai al momento?" le chiedo buttando fuori del fumo. Lei sbatte gli occhi completamente rapita da me "Nulla, hai qualcosa da propormi?" "Un'idea ce l'avrei" mi avvicino al suo orecchio sussurrandole "Che ne dici di andare in un luogo più appartato? Solo io e te?" "Possiamo fare da me" propone e io gioisco dentro di me. "Andiamo allora" la trascino con me fino al motore e facendole l'occhiolino monto sopra. Aspetto che salga anche lei e indossando il cascone, andiamo via. Butto un'occhiata all'orario e calcolo che fra un'oretta potrei essere in palestra. Sfrecciamo per strada e arrivando da lei, parcheggio fuori per poi seguirla dentro casa. "C'è tuo fratello?" chiedo indicando la bici per terra all'ingresso. Ci sono anche due zaini, di cui uno mi sembra familiare, ma non ho modo di soffermarmi perchè Vittoria mi trascina sulle scale ridacchiando. Mi porta subito in camera sua e prima di entrare dentro adocchio lo studio di suo padre aperto, sembra tutto fin troppo facile. Vittoria attacca subito le mie labbra e levandomi la maglia, sfila anche la sua rimanendo in reggiseno. Non vuole perdere tempo. Sgancia la mia cinta veloce con le dita e fa per calarmi i pantaloni, ma la fermo subito indietreggiando. "Ho bisogno del bagno, urgentemente. Mi aspetti qui?" "Cosa? Adesso?" mette subito il broncio lei seccata. "Ci metto un attimo, resta qui. Non muoverti da qui per nessuna ragione al mondo" scappo via da camera sua e chiudendo la porta, butto un sospiro di sollievo. Ci è mancato poco che me lo prendesse in mano. "Ok, Bartis muoviti" borbotto a me stesso entrando nello studio del colonello Esposito. Sulla scrivania ci sono vari fascicoli, sentenze...li sfoglio veloce e trovo alla fine di una sentenza la sua firma, bingo! Prendo subito il foglio e accendendo la stampante, ne faccio subito una copia. Ho il cuore in gola mentre la copia esce fuori fumante e rimettendo tutto a posto, infilo la copia in tasca. E' fatta. Faccio per uscire dalla stanza, ma individuo sulla scrivania anche il timbro, servirà insieme alla firma. Metto anche questo subito in tasca e spegnendo la stampante, esco da lì. Non ci credo che è andato tutto liscio. Mi levo del sudore che imperniava la mia fronte e rientrando nella stanza di Vittoria mormoro dispiaciuto "Ha chiamato mia sorella, devo tornare a casa o mio padre mi spenna" "Ma come..." fa una smorfia Vittoria raggiungendomi. "Sì, davvero un peccato. Recupereremo un'atra volta..." faccio per recuperare la mia maglia, ma Vittoria mi afferra dai pantaloni e sbottonandoli mormora "Faremo in fretta" Oh cazzo. "Perchè fare una sveltina se..." non mi lascia finire la frase che mi bacia, che dico mi divora. "Vittoria" cerco di chiamarla, ma non mi ascolta. "Devo andare" indietreggio uscendo dalla stanza per rendere l'idea, quando all'improvviso vado a sbattere contro qualcuno. Mi giro perplesso e spalanco gli occhi incrociando quelli di "Jas" sussurro incredulo per poi abbassare lo sguardo al braccio di quel pisciasotto sulla schiena di Jasmine, se solo potessi tranciarglielo. "Menomale che ti piacevo." sbotta Jas con tono di rimprovero, alzo lo sguardo a lei e leggo nel viso che è amareggiata. Ci credeva davvero alle mie parole e io l'ho delusa. Faccio per dirle che è così, ma non mi lascia parlare sputandomi con odio in faccia "Non sprecare fiato per altre cazzate" per poi darmi le spalle e uscire da lì. "Aspetta, no aspetta" la rincorro per il corridoio, lei non accenna a fermarsi. La supero nelle scale e tagliandole la strada dico salendo sul suo gradino "Non è come pensi, non m'importa nulla di lei" Jas afferra il corrimano tenendosi lontana da me e sibila furiosa "Se non t'importa nulla perchè vi stavate baciando?" Signore, come glielo spiego che mi serviva solo una dannata firma e che ho occhi solo per lei? "E' complicato, ma ti assicuro che non c'è niente tra noi. A me tu piaci veramente" Lei scuote subito la testa non credendomi, come potrebbe dopo quello che ha visto? "Stammi alla larga, te ne prego" fa per scendere le scale, ma non glielo permetto, col cazzo. "Questo non succederà, anche perchè basta che distolga lo sguardo un secondo che quel pisciasotto è subito qui a fottermi il posto" sibilo in un filo di voce al suo viso. "Di che diavolo stai parlando?" sbotta lei corrugando la fronte infastidita. "Di che sto parlando? Sei scappata via con lui dopo scuola, ti avevo chiesto prima io di darti il passaggio. Perchè mi rifiuti ogni volta? Perchè lui viene sempre prima di me?" "Togliti, fammi passare" non vuole degnarmi neanche di una risposta. "Dimmelo! Dimmi cosa non ho che lui ha." la spingo contro il corrimano bloccandola fra le mie braccia. "Cosa non hai che lui ha? Il cervello Bartis, sei un arrogante sfacciato che pensa solo a farsi di canne, a scopare a destra e manca e non si cura minimamente dei sentimenti altrui. Vittoria sta per perdere sua madre che è malata di tumore e tu cosa fai? Te la scopi illudendola e poi corri da me dicendo che ti piaccio?" mi guarda con puro odio quando mi ringhia in faccia "Sei un miserabile, non potrai mai e poi mai essere all'altezza di Gabriele, Bartis. Mettitelo ben in testa" Sento il cuore trafitto da mille pugnali, uno per ogni parola sputata con disprezzo. Pensa tutto questo di me, io sono tutto questo per lei. Sono in uno stato di trance quando vediamo una signora alla fine delle scale che ci guarda perplessa "Jas, tesoro della mamma tutto bene?" chiede e solo adesso realizzo che ho la madre di Jas di fronte a me e io sono a petto nudo coi pantaloni slacciati. "Sì mamma" sbotta Jas spingendomi con una mano e scendendo le scale. "Non mi presenti il tuo amico?" chiede sua madre indicandomi sulle scale. Jas scuote la testa e prendendo delle chiavi che pendono dalle dita della madre borbotta "Non siamo amici, ci vediamo domani mattina mamma. Io vado" Esce dal portone prendendo lo zaino e rimaniamo io e la madre soli all'ingresso. "Io...piacere, sono Bartis" mormoro con la faccia per terra. "Il famoso Bartis" commenta lei osservandomi con attenzione. "Mi conosceva già signora?" "Le voci girano giovanotto, sei solito girare per casa altrui senza maglia?" "No signora, io..." "Questa è tua" Gabriele mi lancia in faccia la maglia e raggiungendo la madre di Jas, le posa il braccio sulle spalle "Vieni Disha, leviamo le tende" La porta via e io rimango solo sulle scale con le mani che stringono la maglia così forte che potrei strapparla. Sento il cellulare vibrare e vedo un messaggio da parte di Xavier che dice di aspettarmi insieme a tutti i ragazzi. Ottimo. Esco fuori sbattendo la dannata porta e montando sulla moto, sfreccio per strada. Vedo Jas salire sull'autobus all'angolo della strada ed evitando di soffrire ulteriormente, svolto prendendo un'altra strada per la scuola, non importa che allunghi. "Eccolo il nostro campione" mi acclamano i ragazzi quando mi vedono arrivare. Freno di scatto e scendendo dalla moto, prendo il foglio con la firma del colonello e lo strappo davanti a tutti quanti. "Che cazzo fai amico?" chiede Axel sconvolto dal mio gesto come gli altri. "Già, sei impazzito?" sbotta Oliver contrariato. "Può darsi. Non m'interessa più un cazzo, che quei coglioni si tengano la piazza. E' arrivato il momento di farla finita" "Di che cazzo stai parlando Bartis, eh?" inveisce contro di me Daniel dandomi uno schiaffetto sulla testa. Lo spingo all'indietro facendolo cadere per terra e ringhio "Abbiamo perso la piazza, accettiamolo e basta. Potete ancora vendere a scuola" "Potete? Non siamo più una squadra, Bartis?" "Me ne tiro fuori, è arrivato il momento di mettermi la testa a posto e..." "Come cazzo parli Bartis, ci siamo dentro tutti! Non puoi venire un bel giorno da noi e dire che te ne esci, non è così che funziona!" Mi porto le mani sul viso mentre Xavier mi raggiunge e dice ai ragazzi per calmarli "Bartis si candiderà quest'anno. Se verrà eletto, ci parerà il culo a scuola...questo ci basta, giusto?" "Giusto" mormora pensieroso Oliver, abbiamo sempre avuto problemi a vendere a scuola per colpa di Gabriele. "Ottimo" Xavier si avvicina a me e dandomi uno schiaffetto sul viso sussurra "Tu dimostri a quella persona di essere migliore di Gabriele e noi ci prendiamo la scuola senza coinvolgerti, vinciamo entrambi" Stringo i pugni sentendo quel cazzo di nome e le parole di Jasmine cominciano a rimbombarmi in mentre "Sei un miserabile, non potrai mai e poi mai essere all'altezza di Gabriele, Bartis. Mettitelo ben in testa" "Distruggerò Esposito, fosse l'ultima cosa che farò in vita" ringhio ribollendo di rabbia. "E' guerra?" chiede Xavier sorridendo malignamente. "E' guerra." affermo leccandomi i denti pregustando la vittoria in pugno. "Dove cazzo è Demir? Andiamo da lui" propone Daniel, ma io scuoto subito la testa e dico "Devo andare in palestra. Ho bisogno di scaricare tutto quanto, cazzo." "Cos'è successo con Vittoria?" "Lei non c'entra. Vado" monto sulla moto mentre Xavier dice "Ci raggiungi dopo la palestra?" "Non credo" "Non credi? Che cazzo devi fare" "Devo chiarire con una persona" "Scommetto la stessa a cui devi dimostrare di essere il migliore di tutti quanti" "Può darsi, ci vediamo domani" faccio per sfrecciare via, ma Xavier mi taglia la strada facendomi fermare "Non è per questa persona che hai mandato il nostro piano a puttane, vero?" "E' stata una mia decisione" influenzata da lei, ma questo non glielo diciamo. "Ottimo, perchè altrimenti ti avrei menato di brutto" "Sempre se te l'avrei permesso coglione" gli faccio l'occhiolino e sfreccio via con un solo obiettivo in testa. Riprendermi Jas, dovessi crepare prima di permettere a quel pisciasotto di riavvicinarsi a lei.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il volto è lo specchio della mente, e gli occhi senza parlare confessano i segreti del cuore. -San Girolamo BARTIS'S POV: "Grazie, quanto le devo?" chiedo al fioraio prendendo il mazzo di fiori che gli ho chiesto di comporre a suo piacimento, io non ci capisco un cazzo. "30€" mi comunica il fioraio a cui allungo una banconota da 50€ gli dico di tenersi il resto, non voglio perdere tempo. Devo andare da lei. Monto sulla moto e facendo attenzione sfreccio a casa sua, spero che in queste ore abbia sbollito un po'. Ho davvero bisogno di parlarle e chiarire la questione tra noi, non può andare avanti così. Parcheggio al cancello e sistemandomi la giacca, vado al portone per poi suonare il campanello. Dovrebbe essere a casa, in caso contrario l'andrò a cercare personalmente. "Bartis" mormora lei aprendo la porta e sorpresa di vedermi lì. "Ehi, disturbo?" chiedo sui gradini. "No, entra pure" scuote la testa facendomi spazio per entrare. "Questi sono per te" le allungo il mazzo di fiori un po' impacciato, non sono solito regalare fiori alle ragazze. "Oh grazie, sei...molto carino" profuma subito i fiori e sorride felice. "Io...senti, volevo parlarti di prima. Non mi sono comportato bene con te e...ti chiedo scusa" Vittoria mi guarda con gli occhi che le luccicano e indicandomi le scale dice "Andiamo di sopra a parlare?" "Dopo di te" la faccio passare prima e non per guardarle il culo, giuro. In realtà queste scale mi ricordano il litigio con Jas avvenuto poco fa, neanche dopo essermi ammazzato in palestra sono riuscito a togliermi dalla mente le sue parole. Vittoria entra in camera sua e posando il mazzo di fiori sulla scrivania, m'indica il suo letto per accomodarmi. Pensare che prima avremmo scopato qui sopra mi fa ridere. "Tuo fratello è in casa?" "No, sono fuori a fare la spesa con Disha" Annuisco pensieroso "Tuo fratello e Disha sembrano molto intimi" "E' sempre stata una roccia per lui, da quando mamma si è ammalata hanno stretto di più e..." Vittoria non riesce a finire la frase e io fingendo di non saperne nulla chiedo "E...tua madre come sta adesso?" Vittoria si mordicchia le labbra e schiarendosi la voce sussurra "Insomma...le sessioni di chemio non danno i risultati sperati e mamma...ecco..." le trema la voce alla fine e io annullando lo spazio fra noi, l'abbraccio e le accarezzo la schiena. "Mi dispiace tanto, avrei voluto saperlo prima per poterti dare forza" "Credo...di averlo accettato ormai. Mamma sta male da anni e fa tanto fatica anche solo a tenere gli occhi aperti. So che prima o poi li chiuderà per sempre, sono...pronta a questo momento" "Non si è mai pronti a vedere la propria madre morire, per quanto tu possa convincere gli altri che tu lo sia" "Come dovrei fare altrimenti? Sono stufa di stare male e vederla stare male, vorrei che i dolori che prova possano cessare e sono consapevole che cesseranno solo in un modo ormai" Le stringo la mano e mormoro "Sei molto coraggiosa, sai? A scuola non dai l'impressione di star soffrendo, non avrei mai sospettato che avessi una situazione del genere ed è anche per questo che sono qui a scusarmi. Non dovevo approfittarmi di te" "Il sesso con te mi fa scappare dalla realtà, mi facevi più bene che altro...ci siamo usati a vicenda" "Io...vorrei poterti sostenere da amico da ora in poi, potrai sempre contare sulla mia spalla" Vittoria si asciuga una lacrima e dandomi un altro abbraccio sussurra "Grazie, lo apprezzo davvero" "Volevo parlarti anche di un'altra cosa..." "Dimmi pure" "Ho deciso di candidarmi a rappresentante di scuola quest'anno" "Davvero? Come mai questa decisione?" chiede perplessa, nessuno se l'aspetta da me. "Vorrei mettermi in gioco" "Ok, ma sai che gestire una scuola così grande non è un vero e proprio gioco? Gabriele si fa il culo ogni anni per essere presente a ogni consiglio, per risolvere i cazzi e mazzi di ogni studente, non è tanto divertente come credi" "So cosa comporta, è per questo che voglio tentare e dimostrare a tutti e soprattutto a me stesso che sono capace di combinare qualcosa" le spiego fermo nella mia decisione. "Mi sembri molto motivato, ti auguro il meglio in questo caso" "Grazie Vitto, volevo soltanto avvisarti che quindi gareggerò contro tuo fratello e spero che questa cosa non rovini la nostra...amicizia" "Figurati. Gabriele ha le ossa dure, credo in lui e comunque andrà, che vinca il migliore" "Tu...credi che possa farcela? E' strano che una persona come me..." "Bartis, sei l'idolo della scuola. Sei ben voluto da tutti quanti, hai ogni ragazza ai tuoi piedi, i ragazzi sognano di avere almeno l'1% delle tue palle e persino i professori sono innamorati di te. Sei molto capace e sono sicura che ce la farai, se ci metterai impegno" "Davvero lo pensi?" "Non parlo a caso, Bartis. Hai la stoffa di un leader, non è da tutti" "E'...la prima volta che qualcuno crede così in me" confesso commosso dalle sue parole. Dopo quello che mi ha detto Jas, non so più chi sono, se sono davvero quel mostro che ha dipinto con così tanta ferocia. "Fai vedere a tutti di cosa sei capace Bartis Perera" mi scuote la spalla e io annuisco ancora impressionato dalle sue parole. "Lo farò, grazie Vittoria. Sei davvero un'amica" mi avvicino per darle un ultimo abbraccio, ma lei mi prende il viso e mi lascia un bacio sulle labbra. La guardo subito confuso e lei mormora "Me lo merito un bacio d'addio, no?" Le accarezzo una guancia sussurrando "Per qualsiasi cosa, conta su di me." Lei annuisce con gli occhi lucidi e lasciandole un bacio sulla fronte, mi alzo dal letto. "Vado che mi aspettano a cena a casa, noi ci vediamo domani a scuola?" "Sicuro, ti accompagno di sotto" Percorriamo il corridoio insieme mentre lei mi domanda all'improvviso "Posso chiederti il perchè del mazzo di fiori?" Corrugo la fronte e Vittoria spiega subito "No, è che...non è da te. Non ti è mai importato nulla di me, l'hai anche ribadito alla tua amica" "Quale amica?" "Jasmine, vi ho sentiti prima." Ficco le mani in tasca e borbotto a disagio "Noi non siamo amici" "Le hai detto che ti piaceva" "Hai ascoltato proprio tutto" "Eravate sulle mie scale, sai?" ridacchia lei per smorzare un po'. "E'...complicato, lei è complicata" mormoro rabbuiato. "Comunque è stata abbastanza stronza, fossi in te mi terrei alla larga da questo soggetto" "In realtà volevo andare proprio da Jasmine adesso, speravo di chiarire anche con lei" "E farti calpestare di nuovo come uno zerbino? Ti ha chiaramente detto che non vali nulla. Ha una bassissima considerazione di te e tu le corri dietro, non ti riconosco più Bartis" Mi gratto la testa pensieroso cominciando a metabolizzare tutto quanto, Vittoria non ha torto. "Concentrati sulla campagna elettorale e lascia stare questi giochini stupidi, vedrai che a perderci sarà lei" "Mi consigli quindi di starle lontano per un po'?" "Ti consiglio di aprire gli occhi e capire chi ti circonda, chi vuole veramente il tuo bene e chi no" "E tu come ti classifichi?" "Chiaramente dalla parte di chi ci tiene a te" replica facendomi sorridere. Arriviamo all'ingresso quando dalla porta entrano Gabriele e Disha con dei sacchi della spesa e lui mi fulmina subito con lo sguardo mentre Disha mi guarda incuriosita, penserà che stia con Vittoria. "A domani amica" scandisco l'ultima parola in modo che venga recepito chiaro e tondo da Disha. "Signora Kapoor" faccio un cenno a lei ed esco dal portone. Prima di montare sulla moto controllo il cellulare e rimango deluso non aspettandomi nessun messaggio da Jas, adesso mi odierà più che mai. Torno a casa sconsolato e salendo in camera solo adesso mi ricordo della conversazione con Jas, le avevo promesso che avrei trovato il responsabile delle foto di Ines, Giorgio mi potrebbe aiutare a trovarlo. "Ehi Demir" lo chiamo mentre mi spoglio. "Perchè non eri coi ragazzi e soprattutto perchè non mi hai avvisato che stavano piombando in casa mia?" sbotta Giorgio infastidito. "Avevo i miei cazzi da risolvere, allora? Siamo riusciti a portare a casa la rossa?" "Sì, ci sono riuscito e stavo passando del tempo con lei prima di essere interrotto bruscamente da quegli animali" "Axel direbbe che siamo una squadra" "Che si fotta Axel, Xavier ha anche offerto uno spinello a Ines" "Che stai dicendo? E lei?" "E' scappata via terrorizzata, che cazzoni" "Avrei voluto esserci, lo ammetto" ridacchio buttandomi sul letto in mutande. "E perchè non c'eri? Cosa mi nascondi stronzo" "Lascia stare, è stata una giornataccia" "Ha a che fare con la tua nuova ossessione?" "La mia cosa?" sbotto non capendo. "Le hai parlato?" chiede Giorgio riferendosi sicuramente a Jasmine. "Sì, ma...in realtà è andata male. Non so più come farle capire che può fidarsi di me" "Come biasimarla, fidarsi di te?" ridacchia quel coglione. "Sei proprio una bestia, lo sai?" "Ci perde lei in ogni caso" Ci perdo io, perchè pensare di averla delusa mi uccide. Fanculo. "Jasmine ha già sporto denuncia contro di noi per le foto?" ci scherza su Giorgio. "No, ma se non troviamo chi è stato, potrebbe farlo veramente" "Non te l'ha detto?" domanda Giorgio confondendomi ancora. "Chi? Cosa?" "E' stata Clarissa, amico" Mi metto subito seduto sul letto "Clarissa? Mia sorella Clarissa?" "Proprio lei" Oh signore, mi porto una mano sul viso. "Come fai a esserne certo?" "Perchè mi ha mostrato lei stessa le foto che ha scattato" "Merda, l'ammazzo." sbotto scendendo dal letto e uscendo dalla mia stanza. "Credevo che lo sapessi" "Come cazzo avrei dovuto saperlo? Jasmine crede che siamo stati noi, le ho promesso che le avrei dato il nome del responsabile" "Le consegnerai Clarissa?" "No, perchè morirà prima. Ti richiamo" riattacco bruscamente e senza bussare entro con furia nella stanza di Clarissa. "Ma che cazzo? Ti ho detto che devi bussare prima di..." fa per dire Clarissa mentre chatta con qualcuno riversa sul letto. Salgo sopra di lei e prendendola per la gola sibilo "Sei stata tu a scattare quelle foto di Ines, che cazzo ti è preso eh?" "Lasciami, brutto stronzo!" cerca di divincolarsi dalla mia presa, ma m'incollo al suo viso e sibilo "Ti farò passare la voglia di scherzare, sei solo una bambina stupida e capricciosa." "Fanculo Bartis, faccio quello che mi pare e piace." "E' così, eh? Lo vedremo" scendo dal letto e lei chiede spaventata "Cosa vuoi fare?" "Lo dirò a papà, sei finita." "No! Tu non lo farai." mi raggiunge subito parandosi di fronte alla porta. "Spostati o non ci metto nulla a farti volare dall'altra parte della stanza" "Tu non lo farai o dirò tutto io a papà" "Della corsa? Fai pure, dirò che eri con me a sbronzarti" "So tutto, quel coglione di Xavier mi ha detto del vostro piano per avere la firma del colonnello" "Peccato che non ce l'abbiamo, quindi va' a farti fottere Clarissa." "Ma ci hai provato" alza in aria il timbro che avevo in tasca, merda mi sarà caduto. "Quello è mio" faccio per riprendermi il timbro, ma lei è più veloce e lo nasconde dietro la schiena. "E' del colonnello Esposito, lo so per certo" "Come fai a saperlo? Non sei mai stata nel suo ufficio" "E tu che ne sai?" mi sfida alzando un sopracciglio, che cazzo mi sta nascondendo? "Se spifferassi tutto a papà, andrebbe su tutte le furie" mi guarda sorridendo maligna e sussurra al mio orecchio "O peggio ancora, se raccontassi tutto quanto a Jasmine..." "Non oserai." ringhio prima che finisca la frase. "Dipende, io starò zitta se lo sarai anche tu" mi dà un pizzico sulla guancia. "Sei una serpe" sibilo stringendo i pugni. "E' di famiglia" mi lascia un bacio sulla guancia e uscendo dice "Sono felice di aver risolto la faccenda, ti voglio bene fratellone e...non mi aspettate per cena, esco." Esce dalla stanza muovendo quelle chiappe in una gonnellina striminzita e aggiunge gridando "Ho saputo che vuoi candidarti. Molto coraggioso da parte tua sfidare Esposito, chissà chi l'avrà vinta" "Fottiti." sbotto furioso. Se avevo qualche chance di avvicinarmi a Jas, adesso è andato tutto a puttane. JASMINE'S POV: E' passato un mese dall'inizio della scuola e non so cosa rimarrà di me fino alla fine della maturità, probabilmente un mucchio di polvere. Studio h24, con Ines ci diamo una mano a vicenda a ripetere e il carico di compiti che ci lasciano giornalmente è a dir poco pesante. In classe si respira un'aria ostile: Clarissa e le sue amichette ce l'hanno palesemente con noi, Bartis non mi rivolge la parola e Giorgio ha occhi solo per Ines anche se non parlano chissà quanto. Ho più volte pensato di chiedere scusa a Bartis per quello che gli ho detto, mi sono resa conto di aver esagerato e lui non si meritava un trattamento del genere da parte mia, ma non ho mai avuto il coraggio. Già dal giorno dopo Bartis mi evitava e dopo l'annuncio della sua candidatura è stato molto impegnato, oltre alle ore delle lezioni, non lo becco proprio. Non posso neanche rimanerci male, non eravamo niente, io stessa gli ho sempre ripetuto che non saremo mai amici. L'unica cosa che mi fa sorridere è il tempo che passo coi ragazzi del progetto. Sì, va bene non prendiamoci in giro. Mi piace passare del tempo con Gabriele. Ogni giorno mi convinco sempre di più della sua genialità, del suo carattere gentile, generoso e della sua capacità di portare avanti il progetto con passione e dedizione, nonostante anche lui sia candidato a rappresentante d'istituto. La campanella suona a prima ora e posando tutto nello zaino, ci dirigiamo tutti quanti in agorà per gli ultimi discorsi dei candidati a rappresentante d'istituto e la nostra classe sarà la prima a votare in aula Seminari. Ne approfitto di questo tempo libero per ripassare filosofia che interrogherà la prossima ora e insieme a me si unisce Ines che si mette in disparte nelle scale che danno all'agorà e ripassiamo a bassa voce. All'improvviso si alzano delle urla e buttando un occhio all'agorà vedo mettersi al centro Bartis che prende il microfono e sorride a tutti quanti, odio ammettere che quel maglione blu gli sta divinamente. Ines continua a ripetere e io portandomi una mano sul viso maschero il mio interesse al discorso di Bartis. "Calmi ragazzi, calmi. Non spaventiamo gli altri candidati che credono di avere qualche possibilità contro di me" inizia a dire e io alzo gli occhi al soffitto. Il solito coglione. "A parte gli scherzi, sarò breve e sincero con voi. Non avrei mai pensato di potermi candidare un giorno a rappresentante d'istituto. Odiavo venire a scuola, odiavo i professori, forse qualcuno ancor 'oggi" Tutti scoppiano a ridere e lui continua a dire "odiavo i compiti che lasciavano, odiavo qualsiasi cosa che riguardasse il Meli, mi nauseava il pensiero di dovermi svegliare la mattina e stare in quest'inferno. Cos'è cambiato vi chiederete voi?" Si tocca la tempia e dice con convinzione "E' cambiato tutto quanto da quando ho capito che in realtà il problema non era la scuola, non erano i professori, non erano la valanga di compiti che lasciavano, ero io. Ero io il problema. Il modo in cui affrontavo la mia vita, la mia ostinazione a credere che la scuola non mi avrebbe portato da nessuna parte, ho sempre pensato di essere una nullità, di non avere un reale valore e di non essere destinato a cose grandi. Mi sbagliavo, io sono meglio di così: non sono il solito coglione che si fa di canne, si diverte con le ragazze e calpesta i sentimenti altrui. Io sono capace di amare, di prendermi le responsabilità e di valorizzare voi e questa scuola che mi ha permesso di maturare e capire i reali valori della vita. Vi dimostrerò che la scuola non è solo un posto dove prendere 4 e piangere degli scrutini finali. E' un posto dove possiamo reinventarci, crescere, fare esperienze di ogni tipo, aperto ad ogni opportunità, ad ogni ideale, ad ogni disciplina, ad ogni cultura. Vi dimostrerò con tenacia, dedizione e senso di responsabilità il mio impegno nei vostri confronti e della scuola. Ve lo dimostrerò, se solo me ne darete modo votandomi e dandomi la vostra fiducia di cui sarò riconoscente e onorato di ricevere. Grazie" Tutti, e dico tutti, persino i bidelli applaudono a Bartis urlando complimenti e incoraggiamenti, mentre lui cede il microfono al prossimo candidato e prima di uscire di scena alza lo sguardo puntandolo dritto su di me. Ho il cuore che mi batte all'impazzata mentre percorre l'agorà non staccandomi gli occhi di dosso e io non accenno a nulla, a un sorriso, a una parola d'incoraggiamento, a una qualsiasi espressione facciale...sono immobile che lo seguo con lo sguardo finchè sparisce dalla mia vista e io torno a respirare. "Oh ecco, c'è Gabriele!" esclama Ines, ma non la sto ascoltando. Sono ancora ipnotizzata dalle parole di Bartis. "Per chi pensi di votare?" mi chiede Ines in fila per andare a votare, è passata una mezz'oretta e prima che finisca l'ora dobbiamo tutti votare. "Io...penso che la scelta più giusta ricada su Gabriele" "Con Gabriele vai sul sicuro" concorda Ines. "Ha saputo gestire al meglio la scuola in questi anni, se lo merita più di chiunque" "Mi fido del tuo giudizio" mi fa l'occhiolino Ines mentre un ragazzo del seggio grida "I prossimi tre" facendo entrare me, Ines e Maria Giulia. All'interno ci consegnano le schedine, la penna e c'indicano dei tavoli in fondo alla stanza dove possiamo votare. Indico la mia preferenza per i candidati alla consulta e arrivata alla scelta della casella da spuntare per il rappresentante d'istituto sbarro quella di Gabriele. La penna non funziona bene e chiedendone un'altra, me ne consegnano una verde dove rispunto nuovamente il nome di Gabriele. E' fatta. Consegno la schedina e uscendo dall'aula vado incontro accidentalmente a Bartis che invece sta entrando e si frena di scatto. "Prego" mi fa passare e io con lo sguardo basso lo supero. "Ehi, dove scappi?" mi chiama Ines dietro facendomi rallentare. Mi stringo nella giacchetta e guardo le scale totalmente assente. "Tutto bene?" chiede Ines affiancandomi, ma mi limito ad annuire con la testa. Dovrei essere felice di aver dato il mio voto a Gabriele e quindi sperare che salga, eppure dentro di me mi sento sporca, colpevole, una traditrice. "Eccovi, vi cercavo!" esclama una voce davanti a noi. Alziamo lo sguardo e troviamo Gabriele che scende le scale nervosamente "Ditemi che non avete impegni questo pomeriggio" "Oltre a due versioni di greco, tre capitoli di ripasso di filosofia e probabile interrogazione d'inglese, nulla" risponde ironicamente Ines. "Ho bisogno di voi ragazze, è una questione urgente" "Che succede?" chiedo preoccupata. "I due ragazzi che avrebbero dovuto contare i voti ci hanno mollato all'ultimo, cerchiamo dei sostituti da ore. Ho pensato a voi, che ne dite?" "Uhm...dovremmo soltanto contare i voti?" domanda Ines per capirci qualcosa. "Sì! Dovete essere molto precise, so di potermi fidare di voi" "Se me lo dici così...tu che ne dici Jas?" "Ehmm ..sì, per me va bene" "Grande! Siete la mia salvezza, allora ci vediamo alle 16 in aula Seminari, ok?" non aspetta una nostra replica e scappa via. "Penso che saremo giustificate per domani, non credi?" "Credo proprio di sì se rimaniamo tutta la giornata qui" La campanella suona e insieme alla classe torniamo di sopra, ovviamente Bartis oggi è assente in classe. Potrei mandargli un messaggino augurandogli buona fortuna, ma dubito che lo apprezzerebbe dopo quello che gli ho sputato addosso con odio. Seguono due ore di greco infinite e alla fine religione dove respiriamo un attimo. A pranzo mangiamo un panino con le patatine al bar della scuola e portandoci avanti con greco, sistemiamo i nostri appunti finchè alle 15:45 iniziamo a dirigerci verso l'aula Seminari. "Ecco le nostre scrutinatrici" Gabriele ci presenta a tutti i candidati e a degli addetti al servizio di scrutinio. Iniziamo col contare i voti per i rappresentanti della consulta, per fortuna ci sono già due ragazzi di cui se ne occupano. Si fanno circa le 17 quando finiscono ed eleggono Gabriele. Un punto per lui. "Ok ragazze, potete accomodarvi nelle vostre postazioni" c'invitano a prendere posto e solo adesso entrano nella stanza Bartis e tutto il suo tifo dietro. Fingo di non averlo notato e con lo sguardo chino sulle scatole incominciamo a contare i voti. Si fanno le 18:30 quando arriviamo alla metà dei voti e sembra che sia in vantaggio Bartis. Facciamo una piccola pausa dove io e Ines ci mettiamo alle macchinette con Gabriele dandogli man forte. Sapevamo che sarebbe stata dura contro Bartis, è il ragazzo più amato della scuola. Chiunque vorrebbe essergli amico o sì insomma...scopamica, perchè sarebbe incapace di avere solo un'amica. "Vedrai che recupererai, abbiamo ancora la metà dei voti da contare" Ines cerca di consolare Gabriele accarezzandogli la schiena. "Mi rifiuto di dare la scuola in pasto a quella gentaglia, Bartis non ha idea della mole di lavoro e delle responsabilità che dovrà assumere" "Stai tranquillo che la scuola ha fiducia in te, negli anni scorsi hai sempre stravinto alle elezioni e comunque il tuo posto in consulta è assicurato" anche se sappiamo tutti quanti che il voto della consulta non conta nulla, è sempre il rappresentante d'istituto a dire l'ultima parola. "Stravincevo prima che si candidasse Bartis, non glien'è mai importato nulla della scuola. Perchè diavolo si è risvegliato adesso?" Ripenso all'ultima conversazione con Bartis e al fatto di avergli detto che non potrà mai essere alla sua altezza, mi sta dimostrando che non è così? "Ragazze siete pronte? Vorremmo finire prima delle 20 che chiuderà la scuola" ci chiamano gli altri addetti allo scrutinio. "Sì, arriviamo" finiamo di bere il nostro tè e buttando i bicchierini, torniamo in aula Seminari. Bartis è seduto sulla scrivania dove si tengono i discorsi di solito e mi osserva di sfuggita mentre io mi riaccomodo e non ci faccio troppo caso anch'io. Si sono unite al tifo diverse ragazze, tra cui Vittoria la sorella di Gabriele. Grande. "Ricominciamo?" chiede Ines riportandomi alla realtà, stavo fissando la mano di Vittoria sul braccio di Bartis. Non che mi dia fastidio. Sorprendentemente Gabriele rimonta alla grande nella prossima ora e arriviamo quasi alla parità, mancano pochi voti e a Gabriele servono 6 voti in più per superare Bartis. Se la giocano fino all'ultimo voto. "Gabriele, Gabriele" "Gabriele, Gabriele e...Gabriele" contiamo i voti che riescono a far pareggiare completamente Gabriele e Bartis. Metto mano alla scatola, ma non sento più nulla...inclino la scatola e trovo soltanto una schedina, quella decisiva. Prendo la schedina e aprendola riconosco la penna verde, è la mia schedina. Il segno sulla casella di Gabriele è rimarcata più volte, ero certa del mio voto. Alzo lo sguardo a Gabriele, muore di ansia e aspetta con strazio il suo destino. Dovrei essere felice, ha vinto lui eppure...lancio un'occhiata a Bartis. Sembra tranquillo, può apparire sereno mentre aspetta l'esito, ma i suoi occhi dicono tutt'altro. È emozionato, agitato, irrequieto, speranzoso di farcela. "Vi dimostrerò con tenacia, dedizione e senso di responsabilità il mio impegno nei vostri confronti e della scuola. Ve lo dimostrerò, se solo me ne darete modo votandomi e dandomi la vostra fiducia di cui sarò riconoscente e onorato di ricevere" "Bartis" annuncio facendo scoppiare un boato di gioia in aula. Passo la schedina a Ines che controlla e notando chiaramente il segno sul nome di Gabriele, la richiude in silenzio e la nasconde senza farsi scoprire. Cerca nel mio sguardo una risposta, ma scuoto la testa e mi alzo di tutta fretta. Non mi fermo a congratularmi con nessuno, a consolare nessuno, corro fuori dall'aula e salendo le scale alla velocità della luce entro nel bagno più vicino. Mi aggrappo ai lavandini tremando e sento gli occhi riempirsi di lacrime, cos'ho fatto? "Ehi Jas, tutto bene?" chiede Ines entrando in bagno preoccupata. Mi prende le mani che tremano e notando che non riesco neanche a respirare, mi accarezza la schiena sussurrando "Respira con me, inspira ed espira. Sì, così. Un'altra volta, sempre con me" Mi affido alle sue parole e respirando insieme a lei, cerco di calmare i battiti impazziti. "Va tutto bene, respira. Piano, stai tranquilla. Sediamoci un attimo per terra" Annuisco e sedendomi, appoggio la schiena al muro continuando a respirare piano. "Vado a prenderti dell'acqua, resta qui" Ines corre via e io non riuscendo a controllare le mie lacrime, comincio a piangere istericamente. Mi sento morire dentro. "Eccomi" Ines rientra in bagno con una bottiglietta d'acqua che mi porge. "Bevi piano" si raccomanda mentre prendo i primi sorsi e inizio a calmarmi. "Bravissima, ancora qualche goccio" mi accarezza la schiena con pazienza e aspetta che mi riprenda del tutto. "Come va?" chiede notando che sono più tranquilla. "Mi sento di merda" dico sincera, voglio soltanto sparire dalla faccia della terra. "Vuoi...parlarne?" Mi porto le mani sul viso angosciante "Ho combinato un disastro" "Che disastro?" "Ti...ricordi della festa di Giorgio? Quando ci siamo imbucate per avvertirlo dell'arrivo dei suoi genitori e tu mi hai chiesto di cercarlo di sopra?" "Sì, non capisco dove vuoi andare a parare però" borbotta lei grattandosi il braccio. "Io...ho fatto come mi hai chiesto e l'ho cercato in ogni stanza del piano sopra, finché sono entrata in camera sua e sono stata trascinata dentro" "Trascinata dentro? Qualcuno ti ha..." fa allusioni Ines, ma la fermo subito "Era Bartis, credeva che fossi qualcun'altra e...mi ha baciata" Ines si porta le mani sulla bocca per non urlare e sussurra incredula "Vi siete baciati? Com'è stato?" "È stato...senza fiato, stupendo, incredibile, lui era così delicato e passionale allo stesso momento, mi è piaciuto da matti. È stato il mio primo bacio e ne avrei voluti altri mille, ma Golden di Harry Style ha risuonato per la stanza rompendo la magia e io sono scappata via" "Ti stavo chiamando io, dannazione! Se solo avessi saputo..." "Hai fatto bene in realtà, la situazione stava degenerando. Bartis era...senza controllo e anch'io non riuscivo a fermarmi" "Non capisco però, se vi siete baciati perché adesso non vi parlate?" chiede Ines perplessa. "Eravamo al buio, oltre alla mia suoneria, non sa nient'altro della misteriosa ragazza" "E tu come sai che hai baciato Bartis?" "Perché mi nascosi in lavanderia subito dopo e lo vidi uscire dalla stanza stravolto" "Ecco perché nei giorni seguenti lo evitavi come la peste" "Esattamente. Avrei voluto cambiare scuola, se avessi potuto. Ero molto molto in imbarazzo "ridacchio ricordandomi del mio panico iniziale. "Mi dispiace che ti sia tenuta tutto dentro, avresti dovuto parlarmene. Ti avrei aiutata" Le prendo le mani "Lo stai già facendo" "Quindi...è per questo che hai fatto vincere Bartis? Perché stai provando qualcosa per lui?" Bingo. "Io...non lo so. Ci sono delle volte che penso sia la persona più insopportabile del pianeta e delle altre che...insomma, penso che sia dolce e protettivo nei miei confronti" "E' dolce con te, penso che tu sia l'unica persona di cui gli importi qualcosa. Neanche di Clarissa si preoccupa tanto" "Eppure non mi parla, anche se stavolta la colpa è mia" ammetto con dispiacere. "Colpa tua? Cos'è successo?" "Mi aveva confessato che gli piacevo e poi l'ho beccato con Vittoria. Diciamo che...non l'ho presa bene e ci sono andata pesante con le parole" "Quanto pesante?" "Abbastanza da farmi odiare, neanche mi guarda in faccia" "Non gli hai mai chiesto scusa?" Scuoto la testa. "E perchè?" chiede Ines delusa dal mio atteggiamento, come biasimarla. "Non lo so, forse ho paura che non voglia perdonarmi" "Ma se non ci provi Jas..." Sospiro buttando la testa all'indietro "Come faccio?" "Perchè non ci parli adesso?" propone Ines facendomi sbarrare gli occhi "Adesso?" "Sì! Lui è euforico e neanche ci penserà più alla vostra discussione. E' il momento adatto per riconciliarvi" "Tu credi?" mormoro terrorizzata, non so come potrebbe prenderla Bartis. "Vai, forza! Cercalo e congratulati con lui, poi il resto verrà da sè" Ines mi dà la carica giusta e annuendo con la testa, mi rialzo insieme a lei. "Ok. Sì, hai ragione. Ci andrò adesso" usciamo dal bagno e incominciando a fare le scale sentiamo come il suono dello sciacquone. Subito dopo appare Vittoria nelle scale che mi fa un sorriso debole e scappa via. "Ci avrà sentite?" chiedo a Ines con orrore. "Ma no, verrà dal piano di sopra. Forza, concentrati sul tuo obiettivo" "Giusto, andiamo a cercare Bartis. Oh signore, cosa sto facendo?" entriamo in aula seminari sperando di trovarlo lì, invece troviamo Gabriele con i pugni stretti che recupera la sua giacca e ci supera. "Gabri!" lo chiama Ines, ma lui non si ferma. "Vado a parlarci, intanto tu cerca Bartis!" mi dice all'orecchio per poi correre dietro a Gabriele. Mi sento doppiamente di merda a vederlo in questo stato, ma ormai il danno è fatto e io devo trovare assolutamente Bartis prima che possa pentirmene. "Ciao, hai visto Bartis?" chiedo al suo amico Xavier che ho scoperto che abita vicino casa mia. "Sarà in giro a sbronzarsi" "E' uscito dalla scuola?" "Sono ai campetti che stanno stappando" m'informa un altro suo amico. "Perfetto, grazie ragazzi" corro verso i campetti e faccio una smorfia a trovare una marea di gente che beve e urla di gioia. Questi da dove diavolo sbucano? Scendo le scale e vado alla sua ricerca, mentre un tipo mai visto prima mi cede un bicchiere di spumante e poi beve dalla bottiglia. Che schifo. "Sai dov'è Bartis?" domando a una ragazza seduta sugli spalti insieme a un ragazzo. "Credo...ah sì, nelle scale del teatro" Ma certo, in quale altro posto avrei potuto trovarlo. "Grazie" le sorrido e corro verso le scale del teatro, scosto un po' di gente sui gradini quando all'improvviso mi paralizzo davanti alla scena che mi si presenta. Vittoria avvinghiata a Bartis che ci stanno dando dentro con la lingua. Notano la mia presenza e Bartis staccandosi immediatamente, mi fissa in silenzio. Non capisce perchè sia lì, in realtà neanch'io. "Scusatemi, io...vado via" sussurro indietreggiando per poi scappare da lì. Ho il cuore che mi batte all'impazzata mentre corro e sento il sangue salirmi al cervello offuscando ogni mio senso. Mi giro pensando di avercelo alle spalle e invece no, non si è degnato di venirmi a cercare. Dopotutto perchè farlo? Gli ho sempre detto di starmi alla larga. Ingurgito lo spumante nel bicchiere che tengo in mano, mentre vedo in lontananza Ines raggiungermi coi pollici all'insù. Scuoto subito la testa desolata e lei capisce che non è andata. "Dov'è? Ci parlo io" interviene lei decisa. "E' sulle scale del teatro che sta ficcando la lingua nella bocca di Vittoria" sbotto furiosa. "Ma come..." "E io che pensavo che il nostro bacio fosse stato speciale, che stupida. Sono solo una di tante altre. Ho dato il mio primo bacio alla persona più sbagliata che potesse capitare" mormoro con le lacrime agli occhi. "Andiamocene via di qui" Ines mi prende per le spalle e mi aiuta ad uscire da quest'incubo. Bartis Perera è morto per me.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Quello che provo per te non è un frutto d'estate dalla buccia liscia...ha a che fare con il tronco, con la scorza dura come una noce di cocco o guarnita di spine come i fichi d'India. Fa male alle dita, ma contiene del latte. - Gustavo Flaubert. GABRIELE'S POV: "Gabri! Ehi, aspettami!" sento gridare dietro di me Ines che cerca di raggiungermi. Esco dalla scuola a passi felpati e levando le catene alla bici, la porto fino al portone. "Gabri! Gabri!" continua a gridare lei, vorrei che mi mollasse un attimo. "Scusami Ines, non è il momento" borbotto salendo sulla bici e sfrecciando via. Sono una furia mentre pedalo più veloce che posso senza meta e ripenso a tutto quello che è successo, a tutto quello che ho perso per colpa di quel farabutto. "Fanculo!" sbotto in mezzo alla strada stringendo forte i manubri, vorrei poterli spezzare. Sento il cellulare vibrare in tasca, ma continuo a pedalare finchè all'improvviso la mia mente mi riporta in camera di Clarissa, mentre sprofondavo dentro di lei facendola godere e gridare il mio nome al vento. Freno di scatto e cambiando corsia torno indietro con una meta chiara adesso. Ho bisogno di staccare un attimo o rischio d'impazzire veramente. "Chi è?" sento la sua voce al citofono. "Apri, sono io" mi limito a dire appoggiando un braccio al cancello per coprire il viso, non vorrei che qualcuno mi vedesse in queste parti. "Lele?" chiede Clarissa perplessa. Non rispondo e lei sbloccando il cancello dice "Ultimo piano" Ricordo che era l'ultimo piano. Prendo le scale per scaricare un po' di tensione e trovo Clarissa già alla porta ad aspettarmi "Che sorpresa Esposito" "C'è tuo padre in casa?" la raggiungo ignorando le sue parole. "No, sono sola" "Ottimo." sbotto prendendole il viso e divorandola. La sento subito gemere fra le mie braccia e alzandola in aria, la porto dentro. "Aspetta aspetta" mugola sulla mia bocca sporgendosi per chiudere la porta. Vado di sopra senza perdere tempo e buttandola al centro del letto, levo la camicia e sbottono i pantaloni. Sono molto chiare le mie intenzioni. Clarissa sembra essere già pronta per me e levandosi la canottiera, rimane in pantaloncini che durano poco perchè li strappo in uno strattone agguantandole il culo. "Il preservativo" mi ricordo e lasciandola andare per un attimo, mi chino nel mio zaino. "Ce li ho" m'informa lei frugando nel cassetto del comodino. Mi avvicino a lei che strappa la bustina e prima di mettermelo, lo massaggia facendomelo diventare più duro di quanto fosse già. L'afferro dai capelli e accostando il mio cazzo alla sua bocca aspetto che me lo prenda in bocca, non devo aspettare molto. "Cristo, sì." mugolo scostandole i capelli che m'impediscono di godermi lo spettacolo. Clarissa ci sa fare con la lingua e provocandomi con la mano e con quella boccaccia, mi fa venire. Sorride soddisfatta mentre io esce dalla sua bocca e buttandola di schiena sul letto, le salgo sopra entrandole dentro senza preavviso. "Lele dio, dio!" si aggrappa alle mie spalle ad ogni mia spinta. Non sono delicato, premuroso...spingo a fondo senza capire dove finisco io e inizia lei. Sento il suo respiro accostarsi al mio collo e i denti mordermi la spalla, mentre le stoccate si fanno sempre più veloci e in poco tempo raggiungiamo entrambi il culmine. Siamo senza fiato, sudati e sconvolti, ma questo non ferma la nostra eccitazione che ci fa ripartire da capo. L'alzo per aria e appoggiandola alla scrivania, la penetro nuovamente allargandole le gambe più che può. Agguanto i suoi seni che danzano a ritmo delle mie stoccate e divorando le sue labbra, sfrego il membro anche al suo clitoride facendola impazzire. "Cazzo! Ancora, non fermarti. Ancora!" geme Clarissa piegata sul tappeto col mio membro nel suo culo. Non ci siamo fermati un attimo, sembriamo dei cazzo di animali. "Sì, così. Così." do le ultime stoccate che la fanno tremare e venire per la quarta volta di seguito. Ricadiamo sul tappetto senza alcuna forza e mi porto una mano sul petto, all'altezza del cuore che batte impazzito. Non ho mai scopato così tanto e così bene in vita mia. Sento il mio cellulare vibrare in lontananza e alzando il polso per vedere l'orario sbotto "Merda, devo andare" Clarissa si rotola nuda sul tappeto e alzando le gambe chiede maliziosa "Non credo che ci sia qualcosa di più eccitante di me ad aspettarti" Non rispondo, ho perso fin troppo tempo qui. Mi rimetto i boxer, i pantaloni e mentre recupero la camicia sulla scrivania, un dettaglio attira la mia attenzione. "E questo?" prendo il timbro di papà fra le dita perplesso. "Come fai ad averlo tu?" chiedo più severo alzando lo sguardo a lei che non sembra minimamente turbata. "Può darsi che mi sia portata un souvenir dall'ufficio di tuo padre" mormora continuando a giocare con me. "Be', questo non è esattamente un souvenir. Papà lo cercava ovunque, potresti beccarti una denuncia per furto" "Per un timbro? Riportatelo, se proprio ci tieni" "Hai preso altro?" inizio a frugare fra i suoi cassetti, finchè apro quello dell'intimo e deglutisco a vedere un sacco di perizoma di pizzo messi in ordine cromatico. Faccio per chiudere il cassetto, ma Clarissa che è alle mie spalle, si allunga per recuperare un perizoma verde acqua e me lo infila in tasca. "Adesso siamo pari?" mi sussurra all'orecchio leccandomelo. Dal basso la risposta non tarda ad arrivare. Mi giro per affrontarla e afferrandole il mento sussurro al suo viso serissimo "Non con me Clari, a questo gioco vinco io." "Sei sicuro?" si mordicchia un labbro facendomelo diventare duro, di metallo. Le lascio il mento e la supero recuperando le scarpe e lo zaino. "Lele?" mi chiama prima che esca dalla stanza. Mi fermo sulla soglia dandole le spalle mentre lei mi dà il colpo finale "Sarai sempre il benvenuto qui quando non saprai accettare le sconfitte" Stringo i pugni ed esco da lì più incazzato che mai, mentre ricevo un'altra chiamata. Decido di spegnere il cellulare, ma leggo il nome di Jasmine. "Jas?" prendo la chiamata uscendo da quella maledetta casa. "Gabri? Io...scusami, scusami tanto" singhiozza non facendomi capire. "Jas, tesoro? Ti sento male, tutto bene?" chiudo la porta per poi abbottonarmi la camicia. "No, devo parlarti. Adesso" Corrugo la fronte, cosa mi vorrà mai dire? "Oh...ok, dove ti trovi? Ti raggiungo" "Sono ancora a scuola" "Ci vediamo all'angolo del caffè?" "Sì, va bene. Ci metti tanto?" "No, conta una quindicina di minuti. Ci sentiamo più tardi" riattacco e riprendendo la bici, sfreccio fuori dal cancello, mentre involontariamente alzo lo sguardo al balcone di Clarissa e la becco che mi guarda, infatti mi saluta anche sfacciatamente. La ignoro e vado via promettendomi di non mettere più piede qui. CLARISSA'S POV: "Vuoi un tiro Clari?" chiede Fabiana porgendomi uno spinello. Lo accetto e prendendone un tiro, butto il fumo sopra di me. "Che fine hai fatto ieri sera? Abbiamo fatto casino a scuola e poi ci siamo sballati al parcheggio, eravamo tutti così euforici e ubriachi per la vittoria di Bartis" ridacchia Fabiana mostrandomi qualche video dei ragazzi per terra in strada. che cazzoni. "Avevo di meglio da fare" calo gli occhiali da sole e prendo un altro tiro. "Cioè?" "Cioè saranno cazzi miei?" sbotto infastidita, quanto diamine parla. "Che c'è? Mi stai nascondendo qualcosa di losco?" "Ma che losco, mi sono solo vista con un tipo" "Che tipo? Lo conosco?" "Forse" "E' della scuola?" "Può darsi" "E ci sa fare?" Sorrido ripensando al ricordo del mio orgasmo multiplo "Sì, se la cava benone" "Quanto ce l'ha grosso?" "Abbastanza, vuoi finirla con questo cazzo d'interrogatorio?" le passo lo spinello e prendo il cellulare per vedere le mie ultime notifiche. "Sei una bomba sexy, come fai a essere così porca?" leggo l'ultimo messaggio di un coglione su instagram. lo blocco e sbadigliando scorro altri messaggi simili, l'ultima storia che ho caricato ha fatto così tanto successo che mi sono svegliata con 3mila followers in più. "Terra chiama Clarissa, ci sei?" mi sventola la mano in faccia Fabiana. "Hai rotto, cosa vuoi?" borbotto uscendo da instagram, non controllo i messaggi su whatsapp da ieri. "Hai capito cos'è successo? Jasmine sembra essere sotto Bartis" Corrugo la fronte, ero convinta del contrario, che Bartis corresse dietro a Jasmine che in realtà era interessata a Gabriele. Ieri sera ho sentito la loro chiamata e Gabriele l'ha anche nominata "tesoro". Non che la cosa mi tocchi. Riposo il cellulare prestando più attenzione "Jasmine Kapoor? Sicuro ti sbagli" "Che cazzo ne so come fa di cognome, mi ha raccontato tutto Vittoria. Mi ha detto di non dirlo a nessuno" "Vittoria Esposito? La sorella di..." "Sì, di quello sfigato di Gabriele Esposito" La guardo subito male, ma per fortuna ho gli occhiali e non mi vede. "Racconta" le ordino di fare per filo e per segno. "Hai presente la festa d'inizio anno a casa di Demir? Si sono baciati lì per sbaglio, solo che Bartis non ha idea" "Come non ha idea? Era fatto?"chiedo non capendo. "Avrà sicuro bevuto, ma a quanto pare erano al buio in camera di Giorgio e quando è suonato il cellulare di Jasmine, lei è scappata via senza lasciare altre tracce" "E' per caso Golden di Harry Styles?" "Sì! Come fai a saperlo?" "Perchè l'è squillato il cellulare quando facevamo il progetto insieme e...quindi? Cosa c'entra Vittoria in tutto ciò?" "Adesso viene il bello: Jasmine ha cambiato il suo voto all'ultimo facendo vincere Bartis e salendo in bagno con Ines ha svuotato tutto il sacco, mentre Vittoria era dentro che ascoltava tutto" "Non ci credo...e Vittoria l'ha detto a Bartis?" "Macchè! Si è spacciata per la misteriosa ragazza del bacio. Gli ha pure fatto sentire la nuova suoneria" "Che casualmente era Golden" "Bingo" ridacchia Jasmine prendendo un tiro. Scuoto la testa divertita "Davvero non capisco cosa ci trovino in mio fratello tutte queste ragazze" "Be' amo, effettivamente è un bono da paura ed è così..." "E' un coglione, Fabiana. Guarda come si è fatto abbindolare dalla prima che capita" "Lascialo stare, non è colpa sua. E' Vittoria che è una serpe...e io che pensavo che si fosse addolcita dopo la malattia di sua madre" "Sua madre è malata?" mormoro non riuscendo a mascherare lo stupore nella mia voce. "Oi Clari, vuoi che ti offra un..." si avvicina a me Xavier che lo allontano con uno strattone "Non è il momento." sbotto tornando a Fabiana. "Cosa dicevi?" "Amo, ma non lo sai? Ha un tumore al seno da anni, le restano pochi mesi di vita" "Ma che dici, non ne avevo idea" sussurro con un magone in gola. Me la ricordo ancora all'ingresso della scuola primaria con mia mamma che ci aspettavano uscire da scuola. "E' una brutta situazione e Vittoria ha solo la testa per tuo fratello, che follia" Fabiana spegne nel posacenere lo spinello e io rimango a guardare il vuoto. "Parliamo del diavolo" mi sussurra all'orecchio facendomi alzare lo sguardo a Gabriele che porta la bici mentre sorride a Jasmine totalmente preso dalla conversazione. "Sai cosa? Meglio per Jasmine, con Bartis non c'era storia. Con Gabriele hanno molte più cose in comune" commenta Fabiana dandomi sorprendentemente fastidio. "Il fatto di essere due secchioni? Anch'io ho un'ottima media" dico troppo tardi, non ho pensato minimamente prima di parlare. "Sì amo, ma ti vuoi paragonare a quei due sfigati?" "Non ho detto questo." mi alzo lo zaino sulla spalla ed esco dal bar. "Dove vai?" chiede Fabiana ma la ignoro. Mi abbasso il top mostrando di più la scollatura e fingendo di andare nella direzione opposta a Gabriele, taglio a lui e Jasmine la strada passando davanti a loro. I nostri occhi s'inchiodano subito e noto visibilmente Gabriele irrigidirsi, anche se non dà a vedere che siamo molto confidenza. "Ciao Jas" saluto Jasmine sorridendo. "Ehi" mormora Jasmine più sconvolta che altro, non l'ho mai salutata in pubblico. Non saluto mai nessuno in pubblico. La supero e vado verso Giorgio che è messo sulla moto insieme a Bartis, ne approfitto per sculettare un po' consapevole degli occhi di Gabriele addosso. "Demir" mi attacco al suo collo e lui si rabbuia all'istante. "Non mi dire che ce l'hai ancora con me per quella faccenda? Ti ho già detto che è stato solo per divertimento" "Divertimento il cazzo, mollami" borbotta Giorgio alzandosi dalla moto ed entrando dentro scuola. Sbuffo e mi appoggio insieme a Bartis alla moto, noto che fissa turbato in lontananza Jasmine e Gabriele insieme. "Perchè non ti fai avanti?" chiedo incrociando le braccia. "Cosa?" scuote la testa Bartis, come per tornare sulla terra. Cielo, è cotto a puntino. "E' evidente che ti piace Jasmine, muoviti a dirglielo che stai solo perdendo tempo" "Come se fosse facile, non vedi come guarda Gabriele?" Lo vedo eccome, vorrei poterli staccare in qualche modo. "Potresti batterlo sul tempo, lo hai già battuto una volta" "Potrei batterlo in qualsiasi cosa, Jas avrà sempre e solo occhi per lui" "E se lei scoprisse che Gabriele in realtà è impegnato?" "Gabriele? Quello sfigato passa il suo tempo solo sui libri, non a caso le sue pagelle sono esposte come trofei" "Io non ci scommetterei, avrà per forza una vita sessuale" "Chi? Gabriele a malapena lo saprà usare" ridacchia Bartis, mentre Vittoria si avvicina a noi e lascia un bacio sull'angolo della bocca a Bartis. "Ci vediamo dentro?" gli chiede maliziosa e io per poco non sbocco. "Sì, arrivo cucciola" le lascia una sculacciata che la fa andare via contenta. Sbuffo e aspettando che si allontani chiedo con una smorfia "Stai con Vittoria adesso?" "Ci divertiamo, i patti sono chiari" "Speriamo siano chiari anche a lei" borbotto osservando Gabriele e Jasmine entrare a scuola insieme. Non hanno smesso un attimo di sorridersi a vicenda. "Come mai quest'impiccio con Vittoria? Non ti è mai interessata" Bartis fa spallucce e spiega con nonchalance "Ma niente, alla festa di Giorgio è successo una cosa fra noi" "Cos'è successo?" fingo di non sapere. "Cos'è tutto questo interesse? Non vuoi mai sapere nulla delle mie cose" sospetta Bartis socchiudendo gli occhi. "Mi sto solo annoiando" "Certo, ora che Giorgio non ti parla più, non hai più una vittima a cui rompere le palle" "A Giorgio passerà, il tempo che si stufa di quella troietta" "Non hai capito la situazione allora, Giorgio perde la testa quando si tratta di Ines. Ti consiglio di levarci mano" "Sei proprio una merda. Io ti do man forte con Jasmine e tu mi butti giù così con Giorgio" sbotto guardandolo male. "Su Clari, dimmi la verità. Ti piace davvero Giorgio o ti piace l'idea di avere il ragazzo più popolare della scuola?" Mi mordo l'internoguancia mentre lo supero seccata "Sta' attento a Vittoria, non la racconta giusta" "E questa da dove viene?"mi grida dietro lui. "Sono sempre un passo davanti a te fratellone, tienilo ben a mente" entro a scuola e vado dritta da papà per chiedergli di ricaricarmi la carta per una borsetta che vorrei passare a prendere dopo la scuola. È in edizione limitata, non voglio lasciarmela sfuggire. Busso per formalità ed entro senza aspettare che mi risponda, ma noto che papà non è solo, è in bella compagnia di Gabriele che è di spalle e non si è ancora accorto di me. "Signor preside, la prego. Sarà solo per un'oretta, non abbiamo un altro posto per tenere i nostri incontri e la sala computer ci aiuterebbe molto" Lele cerca di supplicare mio padre. "I computer non si spengono da soli, chi si assicurerà di lasciare tutto spento e in ordine? Metti che c'è un guasto? I tecnici ci metteranno secoli a risolvere il problema. Non possiamo permetterci di..." "Il professore Sutera terrà dei corsi di matematica avanzata a scuola il pomeriggio. È lui il responsabile della sala computer, no?" intervengo facendo girare Gabriele che mi guarda sorpreso. "Mmm...e voi del progetto sareste disposti a combaciare gli orari dei corsi del professore Sutera con i vostri incontri?" propone papà a Gabriele che annuisce immediatamente. "In tal caso, permesso accordato Esposito" E' stato più facile del previsto. "Grazie signor preside, staremo attenti ai computer. Di questo non si dovrà preoccupare" "Non ringrazi me, l'idea è stata di mia figlia d'altronde" papà m'indica fiero e Lele fatica anche solo a guardarmi. Che gli prende? Fino a ieri eravamo uno dentro l'altro. "Sì" borbotta Lele per poi fare un cenno a papà e scappare via dalla stanza. "Tutto bene tesoro?" chiede papà notandomi distratta, devo andarci a parlare. "Ehm...si. Papi mi carichi la carta che sono a secco? Ti voglio bene, scappo in classe" gli lancio un bacio volante ed esco anch'io dalla stanza. Individuo Gabriele poco più avanti concentrato su dei fogli e affiancandolo chiedo "Sbaglio o ti ho salvato le chiappe?" Lele guarda stranito prima me e poi si guarda attorno, è come se temesse che qualcuno possa vederci insieme "Avrei risolto anche senza il tuo aiuto" sbotta accelerando il passo per seminarmi. "Su ammettilo." velocizzo anch'io i passi, non mi scappi Esposito. Lui corruga la fronte e io dico maligna "Ammetti che sei stato battuto, di nuovo. Prima da Bartis e poi da me" Sorrido perfida quando aggiungo "sembra che tu non riesca più a fare nulla da solo" Succede tutto in millesimi di secondi, Lele mi sbatte contro il muro all'angolo della macchinetta coprendoci e afferrandomi la gola con una mano ringhia al mio viso sovrastandomi "Sparisci dalla mia vita, Clarissa. Non mi venire più a parlare, non mi toccare, non mi guardare, non respirare nemmeno nella mia direzione. Non ho niente a che fare nè con te nè con Bartis, sono stato chiaro?" "Eppure sei corso da me ieri sera, come mai se dici di non avere niente a che fare con me?" domando non staccando gli occhi da lui. "Non accadrà più, stanne certa. Prendimi pure a pugni, se ritorno di nuovo da te" sibila lui per poi lasciare la presa su di me e andare via voltandomi le spalle. Lo prendo dal polso prima che se ne vada da me e sussurro sotto al suo muso "Sai che è stata Jasmine a far vincere Bartis ieri?" Lele mi guarda subito incredulo "Stai mentendo." Ridacchio divertita dalla sua espressione sconvolta, non se l'aspettava proprio dalla sua piccola Kapoor "L'ultimo voto era suo ed era per te, solo che ci ha ripensato e ha fatto il nome di Bartis alla fine" Sfioro le sue labbra, mettendomi sulle punte per arrivarci e sussurro su queste "Vai a controllare tu stesso i voti, se non mi credi" Rimane in silenzio a contemplare il vuoto mentre io batto un colpo sul suo petto e mormoro superandolo "Guardati le spalle Esposito, i cattivi hanno volti molto più familiari di quanto pensi." Mi allontano col sorrisetto mentre mi arriva la notifica della ricarica effettuata nella carta. La giornata inizia alla grande.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


T'amo come la pianta che non fiorisce e dentro s'è nascosta la luce di quei fiori. - Pablo Neruda GIORGIO'S POV: "C'era una volta un drago di nome George che voleva bruciare tutta la popolazione perchè era molto molto arrabbiato" "E perchè era arrabbiato?" chiede granchio osservandomi attenta. Tiro su di noi la coperta coprendoci completamente e sussurro accendendo la torta "Perchè era sempre solo, tutti avevano paura di avvicinarsi a lui, lo facevano sentire sbagliato" "Poverino, non è colpa sua se è nato così" sussurra triste granchio colpita dalla storia drammatica del drago. "Fortunatamente c'era qualcuno che la pensava come te. Un bel giorno una bella contadinotta di nome Iris cercava delle erbe magiche per guarire il suo nonnino da un malanno rarissimo. Le avevano detto che nei dintorni della torre in cui abitava il drago George cresceva un po' di quell'erba, ma le avevano sconsigliato di avvicinarsi perchè il drago l'avrebbe resa polvere col fuoco" "Ma lei non li ha ascoltati, vero?" domanda lei furba. Scuoto la testa "Iris era molto testarda, ma anche molto dolce e coraggiosa. Voleva un mondo di bene al nonnino e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, quindi quando calò il sole si mise in viaggio per raggiungere la torre. Sperava che nel buio il drago non la potesse notare" Granchio si mordicchia le mani impaziente di ascoltare il continuo della storia e l'accontento subito "Il viaggio fu pesante, Iris camminava da ore ore, non ce la faceva più. Decise di fare una piccola pausa e adagiarsi un attimo contro un albero. Chiuse gli occhi e iniziò a sognare il nonnino, ma non sapeva che al drago la notte piaceva passeggiare per il bosco in pace e tra un po' l'avrebbe raggiunta" "Oh no! Adesso il drago George si arrabbierà moltissimo!" esclama Ines preoccupata, infatti ha le mani sul viso e corruga la fronte per l'ansia. E' adorabile, mi avvicino per lasciarle un bacio sulla fronte. "Al contrario! Il drago George fiutò subito l'odore di un'umana e quando scorse Iris adagiata contro l'albero, restò a contemplarla per ore. Non aveva mai visto così da vicino un'umana, avevano tutti paura di lui, scappavano urlando quando lo vedevano" "E poi? E poi? Cosa fa lui?" chiede granchio che pende dalle mie labbra, vuole sapere come continua la storia. "George si accorse che tremava la piccola Iris, c'era freddo fuori e Iris non aveva neanche una giacca pesante addosso. Era molto povera e non poteva permettersi una bella pelliccia che la riparasse dal freddo, quindi George decise di rimediare al problema. Individuò un mucchio di tronchi al suo fianco e sputando un po' di fuoco sopra, accese un piccolo falò che riscaldò subito Iris. Lei aprì gli occhi nel sonno e vide sia il fuoco che il drago al suo fianco, ma pensò che fosse frutto della sua immaginazione e tornò a dormire" "Oh che dolce! Che carino! Sapevo che non era cattivo" replica Ines col sorriso, è genuinamente felice del comportamento di George, peccato la deluderò presto. "Purtroppo buttava molto vento quella notte e il fuoco toccò un cespuglio alle sue spalle che prese subito fuoco divampando in un enorme incendio. Iris si svegliò nel nugolo del fumo e iniziò a tossire, credeva che il drago avesse provocato quell'incendio che si stava sempre più estendendo bruciando l'erbe che lei avrebbe dovuto raccogliere. Si buttò per terra a raccogliere più foglie possibili, ma si ritrovò in mezzo a un cerchio di fuoco, era la fine per lei" "No no, Gigio se finisce male mi arrabbio con te! Non ti parlo più!" inizia a minacciarmi Ines nervosissima. Ridacchio divertito dalla sua espressione furiosa e angosciante allo stesso tempo. "Non ti preoccupare, perchè il drago George raggiunge Iris con le sue ali e prendendola per gli artigli la portò nella torre al sicuro. George si aspettava che adesso Iris si mettesse a urlare per la paura, invece lei si mise in un angolino a piangere, pianse per ore e George non capiva. Le aveva salvato la vita, sarebbe dovuto essere sollevata" "Iris diglielo!" suggerisce Ines tenerissima. "Glielo disse" l'accontento "Il drago le chiese perchè piangesse così tanto e Iris gli raccontò tutto, chiese a George anche perchè avesse appiccato l'incendio per poi salvarla. Sarebbe stato meglio lasciarla morire, ora che non aveva più possibilità di salvare il nonnino" Scosto dei ciuffettini dalla fronte di Ines e mormoro"Sai cosa fece George? Andò nel fuoco a recuperare qualche erbetta, quella poca che ancora non era andata persa" "E ci è riuscito?" "Sì, ma si ferì alla coda gravemente. Iris lo notò e custodendo l'erbetta nel borsellino corse fuori dalla torre" "Lasciò il drago George da solo?" mormora Ines delusa. "Sì, tornò dal nonnino a dare l'erbetta magica che lo fece subito rinsavire e lo portò alla torre del drago George, per fortuna il nonno era un veterinario che avrebbe sicuramente aiutato George che però era molto arrabbiato dall'abbandono di Iris. Credeva che lo avesse lasciato al suo destino dopo essersi presa quello che le serviva, infatti minacciava di sputare altro fuoco a lei e al nonno, se solo si fossero avvicinati a lui. Era debole e non sapeva come difendersi" "George no! Iris non è cattiva, fidati di lei" mette il broncio granchio. "Vuoi sapere come finisce?" "Certo! Parla!" mi scuote dalle spalle Ines facendomi ridere. "Il nonnino, il primo a essere stato diffidente nei confronti del drago, si avvicinò a lui, a suo rischio e pericolo, e gli chiese scusa. Gli disse che lo aveva valutato male e che lui in realtà era un drago buono e gentile, gli aveva salvato la vita e adesso il nonnino voleva salvarla a lui. Anche Iris si avvicinò, George aveva molta paura ma negli occhi di Iris ci vedeva una scintilla, un qualcosa che gli faceva battere forte il cuore. Decise di fidarsi ed espose la coda al veterinario che operò subito" "Lo hanno salvato quindi?" Annuisco accarezzandole distratto il contorno del viso "L'amore l'ha salvato, Iris e George furono inseparabili da quel momento in poi, finchè si sposarono e vissero felici e contenti nella torre insieme al nonnino" "Che bello! Sapevo che sarebbe finita bene, sapevo che George si sarebbe innamorato di Iris. Sono così carini insieme" sorride raggiante Ines. Le bacio il nasino intenerito "Concordo, sono troppi carini insieme." PRESENTE: "Guarda chi c'è" do una gomitata a Bartis che alza subito lo sguardo a Jasmine che esce da scuola. Rimane a fissarla per un po' finché fa una smorfia quando Esposito la raggiunge da dietro con la bici. Si sorridono a vicenda, sembrano andare molto d'accordo. "Perché v'ignorate? Avete due anni l'uno?" Bartis si accende uno spinello infastidito "È lei che non mi guarda neanche, ha occhi soltanto per quello sfigato" "Buttarlo giù dal trono non ti ha soddisfatto abbastanza?" "Per niente." Esposito l'accompagna fino al semaforo e assicurandosi che attraversi sana e salva la strada, torna indietro con la bici. Passa davanti a noi ignorandoci e Bartis borbotta con astio "Se solo potesse cadere da quella fottuta bici" Sorrido maligno "non dire altro" monto sulla moto e parto a inseguirlo. Esposito si accorge di me alle calcagne e spostandosi di lato pensa di potermi depistare, ma non ha capito che è solo l'inizio. Suono il clacson facendolo sussultare e ridacchio quando si guarda alle spalle preoccupato, spero che Bartis si stia godendo lo spettacolo. "Pedala più veloce Esposito, devo passare!" gli grido sopra il clacson che suono in continuazione. "Passa!" sbotta facendomi spazio e lo supero per poi fare dietro font. Fingo di andargli addosso e quando sono a pochi metri di distanza da lui freno facendogli perdere l'equilibrio e cadere per terra. Le ruote della bici continuano a girare anche per terra ed Esposito fa una smorfia tenendosi il ginocchio, che pivello. Scoppio a ridere e giro con la moto attorno a lui che mi grida addosso "Che cazzo fai!" "Io? Sei tu in mezzo che blocchi la strada con la tua bici del cazzo" alzo lo sguardo a un gruppetto di persone che si avvicina a noi e individuo Clarissa. A scuola abbiamo parlato e mi ha promesso che lascerà in pace Ines. Voglio crederle al momento, ma solo per fare un favore a Bartis che mi ha chiesto di perdonarla. "Clari, vieni un po' qui! Ci divertiamo" grido ridendo, mentre all'improvviso vengo scaraventato per terra insieme alla moto. Ma che cazz? Mi porto una mano sul braccio che inizia a insanguinare per l'impatto violento con l'asfalto e sposto lo sguardo a Esposito ancora per terra che guarda dietro di me impressionato. Se non è stato Esposito a buttarmi per terra, chi cazzo è stato? "Amico, stai bene?" chiede un ragazzo che mi supera e va ad aiutare Esposito. Corrugo subito la fronte, chi minchia è questo? Mi rialzo come una furia e afferrando per le maglia lo stronzo, lo scaravento contro il muretto della scuola. "Non sai contro chi ti sei messo" sibilo pronto a sferrargli un pugno in pieno viso, solo che lui è più veloce di me e non solo riesce a evitare il mio pugno, ma a precederlo e darmene uno a sua volta. Mi porto una mano sulla mascella che mi ha spaccato e sputo del sangue per terra, cazzo. "Non ti diverti più?" chiede lo stronzo inclinando il viso. Stringo i pugni e ringhio pronto a conciarlo per le feste, ma interviene Bartis che mi tiene per le spalle e sbotta guardandomi negli occhi "Non ne vale la pena amico, andiamo via" "Spostati!" prorompo in un grido che fa persino eco, sono incazzato nero. Sento altre mani afferrarmi da dietro e trascinarmi via, ma io continuo a fissare rabbioso lo stronzo che mi guarda impassibile, come se non fosse minimamente spaventato da me. "Lasciatemi, cazzo! Lo uccido, è morto!" grido al cielo mentre mi portano via di forza e mi prometto che non è finita qui. "Calmati Giorgio, oh! Guardami!" Bartis mi prende a schiaffi in un vicoletto isolato. "E' morto, se lo becco giuro che lo uccido." ringhio sentendomi andare a fuoco. Xavier entra nel vicolo con la mia moto recuperandola e nervoso chiede "Chi è quel coglione? Sa di essersi appena scavato la fossa? "Mai visto, sarà straniero? Aveva un accento strano" osserva Daniel ficcandosi le mani nelle tasche. "Eh vero? Tipo spagnolo. Secondo me era solo di passaggio o non si sarebbe mai sognato di colpire Demir" dice Oliver appoggiandosi alla mia moto. Lo spingo subito da lì e monto sopra. "Dove stai andando?" mi ferma Bartis preoccupato. "Cazzi miei." "Giorgio." insiste parandosi di fronte alla moto. "Sto andando in palestra cazzone, levati." "Vengo con te" monta dietro di me e io sbuffando freccio via senza salutare gli altri. Le mie intenzioni erano quelle di dare la caccia allo stronzo, ma Bartis in mezzo alle palle non mi permette di fare un passo e guido veramente fino alla palestra. "Ciao ragazzi" ci saluta Claudia la receptionist, una tipa molto carina e gentile, peccato stia con uno sfigato della palestra. "Ciao splendore, oggi sei più raggiante del solito o mi sbaglio?" chiede Bartis facendole scuotere la testa per il divertimento. "Muoviti coglione" lo spingo oltre il tornello e andiamo allo spogliatoio a cambiarci. Passiamo tutto il pomeriggio in palestra, ci spacchiamo come facevamo una volta e ne usciamo totalmente a pezzi. Sia io che Bartis avevamo molto da sfogare, inutile nasconderlo. "Che fai stasera?" mi chiede Bartis chiudendo il suo armadietto. "Oltre a dormire?" prendo il cascone e apro la porta dello spogliatoio per uscire. "Non esci?" "Non mi va" sbotto scendendo le scale dell'ingresso. "Dai, andiamo a farci un giro" cerca di convincermi Bartis. "Non rompere, ho detto che non mi va. Esci con la tua nuova sguattera, come si chiama la sorella di Esposito?" "Vittoria, non la chiamare così. E' una brava ragazza" Ridacchio "Che c'è? Ti sei dimenticato della piccola Kapoor?" "Con Vittoria siamo solo amici" mi spiega grattandosi la testa. "Solo amici?" chiedo non convinto. "Amici con qualche beneficio" "Ecco, quasi non ti riconoscevo Bartis" gli do uno schiaffo sulla spalla e raggiungiamo la moto. "Ti ricordi che ti parlavo di una tipa con cui ho limonato alla tua festa?" "In camera mia? Sì, sei disgustoso." sbotto con una smorfia. "Era Vittoria, mi ha anche fatto sentire la sua suoneria. Era proprio quella" "Che cazzo dici? L'ho mandata via appena l'ho vista a casa mia" Bartis corruga subito la fronte "Ti starai sbagliando" "No amico, non volevo problemi col colonello. Girava abbastanza erba, non mi conveniva farla rimanere" "Ma come...lei mi ha..." "Ti ha preso per il culo e anche alla grande, forza monta su" accendo la moto, ma Bartis rimane immobile pensieroso e non accenna a salire. "Oh! Muoviti che vorrei lavarmi al più presto, ho sudato come un animale" "Io...vai, ci vediamo domani" risponde totalmente assente. "Che ti prende?" "Niente, devo fare una cosa" "Ma cosa?" "Vai, te lo spiego domani" Sbuffo, che faccia quel che vuole. "Vabbè, io vado" sfreccio fuori dalla palestra e torno a casa. Lancio un'occhiata alla villa di Ines a fianco e penso che potrei mandarle un messaggio, oggi non è venuta a scuola perchè aveva il prelievo da fare e so che la vive molto male. Ha il terrore degli aghi dopo che degli infermieri per un prelievo l'avevano bucata sette volte non trovandole la vena. Alla fine gliel'avevano presa dal polso e ricordo i pianti fra le mie braccia perchè non voleva più fare un prelievo in vita sua. Entro a casa e salendo in camera mia, vado subito sotto la doccia per lavarmi. L'acqua calda rilassa subito i miei muscoli in tensione e distrutto mi cambio per scendere a mangiare qualcosa e buttarmi a letto. "Piccolo mio, com'è andata la...oh cielo, che hai fatto sulla mascella?" mi chiede mamma super preoccupata notando la parte gonfia. "Ma niente, che c'è per cena? Ho fame" faccio cadere la questione, ma papà nota anche il mio braccio ferito e mi obbliga a sputare il rospo. "Uno mi ha fatto incazzare" rispondo vago. "Ed è così che si risolvono le cose?" mi rimprovera mamma mentre papà sogghigna e se ne accorge anche lei "Sei proprio figlio di tuo padre" sbotta portandomi del ghiaccio da mettere sulla ferita. "Non è niente ma', voglio solo mangiare. Sono stanco morto" "Noi usciamo fuori a cena, puoi ordinarti qualcosa o vieni con noi" "Passo" "Andiamo da zia Beni che dà una cena per dare il benvenuto al ragazzo dell'exchange" "Diana è già partita?" chiedo di mia cugina che non si è degnata di salutarmi. "Sì, domenica sera credo. Dai vieni, così ti fai un nuovo amico" vuole convincermi mamma, invano perchè non ci verrò mai. "Non ho bisogno di amici, ne ho fin troppi. Vado a ordinare qualcosa per cena" mi alzo per uscire dalla cucina, quando mamma dice delle parole magiche che mi fanno subito fermare. "Ci sarà anche Ines" Spalanco gli occhi e sento il cuore accelerare, adesso cambia tutto. "Ne sei sicura?" chiedo socchiudendo gli occhi. Purtroppo sanno che è il mio punto debole. "Certo, sono già lì anzi" Mi mordicchio il labbro felice "Dammi il tempo di vestirmi" dico per poi sparire da lì. Corro a cambiarmi mettendomi un paio di cargo scuri e una maglia blu a maniche corte "Il blu ti dona" dice mamma alle mie spalle. "Non so se mettermi la maglia bianca" borbotto indeciso. "Quella bianca ti risalta i muscoli" Afferro quella bianca. "Andiamo?" mi scombina i capelli mamma facendomi sbuffare "Non li toccare, ci ho messo un po' di gel!" Papà è già in macchina che ci aspetta, ma io prendo la mia moto in modo che possa andarmene quando voglio e raggiungiamo casa di zia Beni in poco tempo, abitiamo tutti vicino per fortuna. "Il mio piccolo Giorgio!" mi accoglie felice zia Beni abbracciandomi forte. "Zia, che buon profumo che hai" le accarezzo la schiena. "Ho cambiato profumo, sei stato l'unico a notarlo" grida l'ultima parte della frase per sfregio a zio Bilel che se la ride. Vado a salutare anche lui e gli altri parenti che sono riuniti in salone. Mi aspetto di trovare anche Ines lì, ma non c'è traccia di lei. Mamma mi ha mentito? "Ines?" chiedo a zia Lena salutandola. "Uhm...dovrebbe essere in giro, forse con Zaira" "Ho capito, vado a cercarla" esco dal salone e la cerco al piano superiore senza risultati, ho solo trovato Zaira che ripeteva in biblioteca insieme al suo nuovo bodyguard che la sorvegliava. Tipo molto strano, non spiaccica parola. Scendo al piano inferiore, ma non la trovo nè in cucina nè nella sala da pranzo. Dove diavolo è? Esco fuori in piscina e guardandomi attorno, sento delle voci provenire dal gazebo...mi avvicino stranito finchè finalmente trovo Ines stesa su un lettino. "Perchè parli da sol..." mi paralizzo quando Ines si sposta mostrando un ragazzo sempre nel suo stesso lettino. Non un ragazzo qualsiasi. INES'S POV: Caro Gigio, ieri sono stata al mio primo pigiama party qui in America. Insieme alle mie compagne abbiamo organizzato un pigiama party a tema High School Musical e abbiamo fatto una maratona di tutti i film. Ci siamo divertite un sacco. Domani andrò a San Diego, ci sono delle spiagge stupende lì, non vedo l'ora. Ho conosciuto un ragazzo, si chiama Josè. Anche lui fa exchange, viene dal Messico. Mi sta facendo imparare qualche parola spagnola, sono un disastro, ma lui è molto paziente con me. E' molto diverso da te caratterialmente, non so se ti starebbe simpatico, ma è davvero un ragazzo per bene. Magari quando sali a trovarmi, te lo faccio conoscere. Ti aspetto, ti aspetterò sempre. Tuo, granchio. PRESENTE: "Come va adesso?" chiede papà accarezzandomi la treccia. Annuisco piano bevendo il cappuccino "Dopo il cornetto meglio, grazie papà" Lecco la crema al pistacchio sopra il cornetto e me lo gusto felice dimenticandomi dei pianti fatti dalla dottoressa che mi faceva il prelievo. Mi sono imbarazzata un sacco, ho 17 dannati anni e ancora piango dalla dottoressa, se solo potessi controllare questa mia paura per gli aghi. "Ho preso il giorno libero oggi, cosa ti va di fare?" I miei occhi s'illuminano subito, papà è sempre così impegnato a lavoro che non abbiamo mai del tempo per noi. "Sei sicuro?" chiedo cominciando a sentirmi in colpa. "Ma certo principessa mia, oggi sono tutto tuo" "Oh papà, grazie!" gli salto sulle ginocchia e lo abbraccio forte forte. "Che ne dici se ci adiamo a fare un bel massaggio, così ci rilassiamo un po' e poi...andiamo a mangiare al sushi?" "Affare fatto, finisci di fare colazione e andiamo" applaudo con le mani e cerco di finire quanto prima il cornetto. Quando torniamo a casa siamo appanzati e rilassati, mamma è super invidiosa di noi e con papà la prendiamo in giro. Purtroppo tutte le cose belle finiscono e dopo una pennichella, passo tutto il pomeriggio a studiare. Jas mi ha passato i compiti e oltre ai nuovi capitoli di letteratura latina da fare, domani il professore di filosofia interrogherà. "A che punto sei?" chiede mamma entrando in camera per lasciarmi delle fette biscottate con formaggio e miele sopra. "Ho finito filosofia, adesso faccio gli schemi del nuovo capito di greco e credo di aver finito per oggi" mormoro sbadigliando. "Ottimo, ce la fai a finire fra un'oretta?" "Penso, perchè?" "Ricordi la cena da zia Beni per dare il benvenuto al ragazzo dell'exchange?" "E' oggi? Cavolo, me n'ero totalmente scordata. Faccio presto qui e mi lavo a tempo record" "Va bene tesoro, chiudo la porta?" "Sì, grazie mamma" mormoro cominciando subito a sottolineare il capitolo. Sorprendentemente riesco a fare tutto. Esco dalla doccia più sudata di prima e scegliendo un semplice top bianco a bretelle e un pantaloncino nero, ai piedi metto dei sandali coi lacci che salgono fino alle ginocchia. Mi pettino i capelli lasciandoli un po' ondulati e applico solo del gloss sulle labbra, sono pronta. Prendo il cellulare e scendo giù trovando mamma e papà già pronti. "Come si chiama il ragazzo dell'exchange?" chiedo in macchina. "Rafael, viene dalla Spagna" Sorrido ricordandomi di Josè, alla fine è riuscito a farmi imparare un po' di spagnolo, anche se faccio fatica a seguire quando parlano troppo velocemente. Arriviamo a casa della zia Beni e salutando tutti quanti felice, sento il cellulare vibrare in tasca. Corrugo la fronte stranita vedendo che si tratta di Jasmine, non è solita chiamarmi. Lei stessa dice di odiare le telefonate. "Torno subito" dico ai miei zii uscendo fuori in piscina. "Pronto Jas?" chiedo prendendo la chiamata. "Ines, non sai cos'è successo. Non te lo puoi neanche immaginare" la sento un po' scossa. "Jas respira, stai bene?" "Mi ha appena chiamata Vittoria. Era molto arrabbiata, cosa dico? Era incazzata nera, mi ha insultata e ha detto che me la farà pagare per aver raccontato la verità a Bartis" "La verità? Ma di cosa stai parlando?" chiedo confusa sedendomi su un lettino al buio. Non voglio che qualcuno venga a disturbarmi adesso. "Del bacio! Ma io non ho mai detto nulla a Bartis. Oh cielo, vorrei sotterrarmi!" Mi porto una mano fra i capelli "Ok, calmiamoci un attimo. Gliel'hai detto che non sei stata tu?" "Non mi ha manco dato il tempo! Ha cominciato a insultarmi a raffica e sembrava stesse piangendo, ho paura di quello che potrebbe fare adesso" "Non capisco come faccia a sapere lei la verità, chi gliel'ha detta?" "Ricordi quando te ne parlai in bagno e poi abbiamo visto Vittoria scendere? Credo che fosse nel nostro bagno e avesse ascoltato tutto" "Merda" mormoro facendo una smorfia. "Dice che mi renderà la vita un inferno adesso, è il caso che ne parli con Gabriele? Magari suo fratello potrà..." "No, lascia fuori Gabriele. E' già complicata così la situazione, c'è solo una cosa da fare" "Cosa?" Jas pende dalle mie labbra. "Parlare con Bartis" "Mai." sbotta subito lei. "Jas! Dovrai farlo prima o poi" "No, non se ne parla! Bartis mi odia!" continua con questa stupida fissazione. "Sai che non è così" "Non so più nulla Ines, davvero. Ad ogni modo, domani credo che non andrò a scuola" "Vuoi smettere di andare a scuola per questa stupidaggine?" "Sì?" "Jas ti trascino io a scuola domani, se non vieni." "Ines...non capisci. Meno mi farò vedere e..." la fermo subito "La soluzione non sarà nascondersi da tutti, mostra chi sei! Mostra a Vittoria che i suoi insulti non ti hanno toccata" "Ma l'hanno fatto" "Questo non lo verrà mai a sapere ness...oh dio!" esclamo notando solo adesso qualcuno nel mio stesso lettino. Mi alzo di scatto e Jas chiede al telefono stranita "Tutto bene?" "Io...sì, domani verrai a scuola. Discorso chiuso, ti voglio bene. Devo andare, a domani" riattacco e riposo il cellulare in tasca. Osservo il ragazzo dalla carnagione mulatta con capelli lunghi fino al collo tutti ricci, occhi castani, un corpo scolpito ad arte che mi sorride e chiede con un accento spagnolo "Tu devi essere Ines" "E tu devi essere Rafael" sussurro con le guance paonazze, non posso credere alla figuraccia appena fatta. "Perdonami, non ti avevo visto" "Era quello l'intento, volevo riposarmi un attimo prima di tornare dai miei nuovi parenti" "E' stata una giornata frenetica?" "Abbastanza, vieni. C'è spazio per due" batte sul lettino in cui è steso. "Oh...ehm ok" mi stendo anch'io insieme a lui e ci ritroviamo a una distanza decisamente ridotta tra noi. "Raccontami un po' della giornata" dico riempiendo il silenzio imbarazzante che si era creato. "Stamattina Beni mi ha portato nel mio nuovo liceo, abbiamo compilato dei moduli e mi hanno fatto fare un tour della scuola. Quando sono uscito ho preso a pugni un bulletto e.." "Un bulletto?" chiedo perplessa. "Un stronzo nel parcheggio che si divertiva a spaventare un ragazzo. Peccato gli sia andata male con me oggi" "Sei proprio un eroe" sorrido fiera del suo comportamento. "Grazie a lui però ho un nuovo amichetto" "Vedi che ogni cosa porta qualcosa di bello?" "Credo proprio di sì. Ho scoperto che siamo nella stessa classe e l'ho invitato qui a pranzo. Abbiamo mangiato insieme kili di lasagne, Rosita ha le mani magiche" Ridacchio "Sì, Rosita cucina da dio. Quelle lasagne creano dipendenza, ti ha fatto quelle classiche o quelle con salsiccia, friarelli e besciamella?" "Non sapevo neanche l'esistenza di questa nuova versione" risponde Rafael facendomi scoppiare a ridere. "T'innamorerai della cucina italiana" "E' proprio questo che mi preoccupa, conosci qualche palestra nei dintorni? Prima che mi trasformi in un balenottero" Rido di nuovo, è molto divertente. Mi piace. "Sì, mio zio ne possiede una, ma attento...zio Kemal ci va giù pesante" "Sono pronto ad accogliere il mio infausto destino pur di non diventare una foca" Ridacchio ancora "Quindi da domani ci beccheremo a scuola" "Spero proprio di sì, sempre se vuoi continuare a parlarmi" "Perchè non dovrei farlo?" "Perchè non vorrai più parlare con una foca" Scoppio a ridere mentre sentiamo alle mie spalle qualcuno chiede "Perchè parli da sol..." Giorgio. Mi giro pronta a presentare a Rafael Giorgio, ma lui fulmina subito con lo sguardo Rafael e ringhia "Tu." Succede tutto in un attimo. Giorgio afferra per i piedi Rafael e buttandolo giù dal lettino, gli sale sopra pronto a pestarlo a pugni. "Giorgio! No, fermo!" grido cercando di fermarlo, ma sembra una furia mentre cerca di tenere ferme le mani di Rafael e gli sferra un pugno. "Dannazione." sbotto scappando dentro casa. "Papà! Papà! Giorgio sta prendendo a pugni Rafael!" grido entrando nel salone creando il panico. "Ma che cazzo?" chiede zio Bilel superandomi insieme a tutti gli altri. "E' proprio tuo figlio" sbotta zio Massimiliano a zio Adil che si rabbuia correndo fuori. Li seguo e osservo zio Bilel prendere dalle spalle Giorgio che non molla e continua a dare calci all'aria a Rafael. "Figlio di puttana!" gli grida addosso sputandogli in faccia. "Giorgio!" lo allontana immediatamente zio Adil, suo padre, che lo prende per la maglia. "Non ti fare più vedere o ti ammazzo!" urla Giorgio mentre zio Adil gli dà uno schiaffone in testa e mi superano rientrando in casa. Corro da Rafael che perde sangue dal naso e ha un occhio gonfio. "Oh signore" mormora preoccupata zia Beni correndo a prendere un kit di pronto soccorso. "Cosa posso fare io?" chiedo a zia Beni che continua a sentire le minacce di morte che butta Giorgio. "Vai a calmarlo, sei l'unica a cui dà retta" dice lei andando da Rafael. Mi mordicchio le unghia in ansia e rientro in casa alla ricerca di Giorgio che trovo in sala da pranzo. Sussulto quando scaraventa per terra una sedia e ringhia a suo padre "Calmarmi? Fanculo! Lo uccido!" Fa per gettare in aria un cesto quando si paralizza alla mia vista. Vorrei correre via dalla paura, ma avanzo qualche passo e butto un occhio su zio Adil che sembra nervoso. "Zio, posso parlare un attimo con Giorgio?" gli chiedo con l'intento di mandarlo via o Giorgio potrebbe innervosirsi ulteriormente. Zio Adil non è molto convinto, ma nota che Giorgio è immobile e inizia a calmarsi. "Arrivo subito" dice uscendo dalla stanza rosso in faccia. Giorgio si nasconde immediatamente dal mio sguardo e impugna forte una sedia, come a scaricare un po' di tensione su questa. Rimaniamo per un po' in silenzio finchè lui sbotta facendo il giro del tavolo "Me ne vado." "Vengo con te" faccio per seguirlo, ma lui scuote subito la testa "Non sono in me Ines, è pericoloso" "C'è il rischio che mi alzi le mani?" chiedo facendolo subito alzare lo sguardo a me. Mi sta comunicando in silenzio che non si sognerebbe neanche di torcermi un capello. "Ecco, quindi vengo con te" Giorgio non sa come replicare e va spedito fuori dalla sala pranzo. Lo seguo correndo e uscendo raggiungiamo la sua moto. "Mettitelo" si raccomanda passandomi il suo cascone che afferro con entrambe le mani, sembra un mappamondo. Infilo la mia testa in qualche modo nel casco e cerco il cinturino per bloccarlo, ma senza molti risultati. Per fortuna ci pensa Giorgio che tira una levetta che neanche avevo notato e a una distanza molto ravvicinata mi chiude il casco. Gli sorrido riconoscente, ma solo adesso ricordo che da fuori non si vede un tubo. Giorgio monta su e mettendomi sulle punte salgo anch'io. La moto è troppo alta, dannazione. Non ho il tempo neanche di adattarmi che Giorgio parte a raffica e io mi aggrappo alle sue spalle. "La sai portare la moto, vero?" chiedo con un po' di timore a Giorgio che m'ignora, ma noto il suo sorrisetto sul viso. Non andiamo troppo lontano, Giorgio si parcheggia a Mondello e quando faccio per scendere, la gamba s'incastra alla moto e sto per cadere. Mi aspetto la faccia per terra fra pochi secondi, ma Giorgio riesce ad afferrarmi all'ultimo e alzandomi in aria, mi riporta per terra con cura. "Grazie..." mormoro un po' in imbarazzo mentre mi leva il casco e io subito scuoto i capelli. Facciamo una brave passeggiata in silenzio ed entrando in spiaggia nel buio pesto, Giorgio raccoglie dei ramettini per terra e li lancia in mare. Io mi siedo sulla riva levando le scarpe e l'osservo mentre lancia con forza i rametti. Sembra che questo lo aiuti a scaricare. Uno starnuto da parte mia lo fa girare nella mia direzione e guardandomi per un tempo indeterminato, si viene a sedere non troppo vicino a me. Un altro starnuto lo fa preoccupare e levandosi la giacca, me la porge sempre in silenzio. "Oh no no, sto bene" rifiuto, ma lui me la lancia in faccia. Messaggio ricevuto. Indosso la sua giacca che effettivamente mi fa stare al calduccio e stringendomi nel suo calore mormoro "Come stai?" Non mi risponde continuando a guardare davanti a sè assente. "Che ti è preso prima?" richiedo non ricevendo alcuna risposta, di nuovo. "Prima che tu c'interrompessi, Rafael mi stava raccontando della sua giornata. Stamattina è passato da scuola e ha notato questo bulletto nel parcheggio che si stava divertendo a disturbare un ragazzo e lui ha deciso d'intervenire suonandogliele di santa ragione" "Non è così, gliele ho suonate io." sbotta Giorgio confermando ogni sospetto. "Ecco spiegato tutto" mormoro scuotendo la testa, per una volta volevo sbagliarmi. "Vuoi raccontarmi tu cos'è successo?" "A che serve se credi già a lui?" mi risponde duro Giorgio. "Quindi non è vero che ti stavi divertendo a importunare qualcuno?" Giorgio rimane in silenzio confermando ogni cosa. "Puoi biasimare il suo comportamento? Stava aiutando qualcuno in difficoltà, qualcuno che hai messo tu in difficoltà" Lui prende della sabbia che lancia in aria e sbuffa, sa di essere nel torto marcio. "Perchè ti diverti a causare problemi alle persone?" "Esposito se lo meritava" sbotta Giorgio arrogante. "Hai fatto del male a Gabriele? Perchè!" esclamo nervosa. Non lo lascio parlare e dico dura "Gabriele è un bravissimo ragazzo, è sempre disponibile ad aiutare il prossimo...non si merita che venga trattato male." Giorgio fa per alzarsi incazzato, ma stavolta sono io irritata e lo trattengo di forza "Promettimi che non gli farai più del male, tengo troppo a Gabriele. E' una persona preziosa per me" "Lasciami stare." sibila lui, ma lo afferro per le spalle e dico più calma guardandolo negli occhi "Non sto scherzando. Finiscila con queste buffonate, prima con me poi con Gabriele, adesso con Rafael. Non è questo il Gigio che conosco, il mio Gigio era sempre dolce con tutti, attento a non ferire nessuno, aveva un'anima pura e buona..." Alzo le mani al suo viso e sussurro "Il mio Gigio mi raccontava le favole sull'amore, mi diceva di credere nel prossimo, di andare oltre le apparenze...sei stato proprio tu a insegnarmi che il bene prevale sempre sul male" Giorgio rimane a fissarmi intensamente finchè mi strappa le mani dal suo viso e sibila acido "Come hai detto tu, erano solo favole. Favolette che inventavo sul nulla. Non ho mai creduto a niente di quello che dicevo" I miei occhi si fanno lucidi e lui sbotta ferendomi ulteriormente "Come ci si sente a essere ingannati? Ti si lacera il cuore dentro, vero?" Delle lacrime iniziano a scorrere lungo le mie guance mentre lui si alza scostandomi e borbotta "Ti riporto a casa." Rimango immobile a piangere finchè sento che grida al vento "Muoviti!" costringendomi ad alzarmi dalla sabbia e seguirlo in silenzio.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Il vostro unico limite sia il vostro cuore. INES'S POV: Caro Gigio, San Diego ha rapito il mio cuore. Mi sono divertita così tanto con la mia host family e le mie nuove amiche, c'era anche Josè! Le spiagge erano incantevoli e indovina chi si è ustionata nonostante la protezione 50? Sì, hai indovinato. Ho visto uno dei tramonti più belli della mia vita e mi è venuto spontaneo pensare che con te me lo sarei potuto godere meglio. Tu che mi racconti? Come va la vacanza con i tuoi amici? Ti manco? A me da morire. Scrivimi quando puoi, aspetto qualsiasi cosa, anche una lettera con solo una parola. Tua, granchio. PRESENTE "Buongiorno" saluto mamma con un bacio. "Buongiorno tesoro, hai dormito bene?" chiede concentrata a spalmare della marmellata sopra il formaggio nella festa biscottata. Dopo aver scoperto questa combo, non posso più farne a meno. "Benone, avrei potuto dormire di più, ma mi aspetta una domenica piena di studio" "Buongiorno principessa" papà entra in cucina e mi posa un bacio sulla testa. "Com'è andata la riunione di ieri?" chiedo a proposito della riunione per cui papà e mamma sono dovuti stare tutta la giornata fuori Palermo. "Volevamo parlarti proprio di questo" dice mamma versando la schiuma di latte nella mia tazza. Amo la mattina prendere il cappuccino con le fette, in America mi nutrivo soltanto di cereali sottomarca. "La questione è più complessa di quanto pensassimo, siamo costretti a partire per una settimana e mezza. Dobbiamo seguire questo nuovo progetto passo per passo e abbiamo varie riunioni fissate con ingegneri ed economisti per tutta la settimana. Fare sali e scendi dalla Germania ogni giorno non mi sembra la cosa più adatta" "Oh...certo, è inutile viaggiare ogni giorno. Restate lì il tempo necessario e poi tornate con calma. Io me la caverò" mangiucchio la fetta biscottata un po' preoccupata. Non sono mai stata a casa da sola per così tanto tempo. In America avevo comunque una host family che mi teneva sempre compagnia e non mi faceva mancare mai nulla. "Siamo sicuri che saresti capace di cavartela da sola, ma dopo quelle foto al parcheggio..." fa per dire papà e io faccio subito una smorfia "Non vi fidate di me?" "Ci preoccupiamo per te tesoro, è diverso. Abbiamo parlato con Viviana e Adil, ti ospiteranno per il tempo in cui mancheremo" Butto giù il boccone e sussurro timorosa "Dovrò stare da Giorgio?" "Sì, siete sempre andati d'accordo. Qual è il problema?" "Nessun problema." Mi gratto il collo sempre più preoccupata. "Portati solo qualche pigiama e i cambi per la scuola, il resto puoi sempre passarlo a prendere a casa" Annuisco con la testa " Quando partirete?" "Stasera, domattina dobbiamo essere a Berlino" mi comunica papà. "Ho capito. Quindi stasera dormirò dagli zii?" "Esatto. Appena finisci di studiare, ti aiuto a fare il borsone con le cose da portarti" "Ok, allora mi conviene muovermi" mi porto il cappuccino appresso e mangiucchio l'ultima fetta. "Sicuro di aver messo tutto quello che ti serve?" chiede mamma quando viene in camera mia per chiudermi il borsone. Dopo aver studiato, ho buttato le prime cose che erano nell'armadio e messo tutti i libri in due zaini. Mi serviranno più questi che vestiti. Annuisco un po' divertita dall'espressione di mamma. "Va bene. Questi sono per ogni evenienza" mi porge delle banconote che rifiuto categoricamente. "Non mi servono, starò sempre a casa a studiare tanto" "Ma neanche per offrire un gelato a Jasmine?" "Ho quelli sul conto ancora che sono avanzati dall'America. Quando mi servirà qualcosa, ti farò sapere" "Mmm...in ogni caso, li lascerò nel cassetto all'ingresso. Sei pronta?" "Sembra di sì" Mamma afferra lo zaino coi libri, ma fa subito una smorfia "Amore!" chiama papà che arriva subito e ci dà una mano col "trasloco". "Tutto qui?" chiede anche papà indicando il borsone. "Hai detto tu che mi servirà solo il pigiama e qualche cambio per la scuola" "Mi hai preso alla lettera, brava ragazza" mi scombina i capelli ed esce da camera mia con gli zaini sulle spalle. Come faccia ad alzare tutte queste cose, rimarrà un mistero. Usciamo di casa e aprendo col codice il cancello della villa di zia Viviana, entriamo senza problemi. Il fatto che sia il giorno del mio compleanno mi diverte molto. "Eccovi!" esclama zia correndo ad aiutarci. "Sono io che ho alzato il carico in palestra o questo borsone è particolarmente leggero?" Tutti scoppiano a ridere e io arrossisco, ho davvero messo tutto l'essenziale per me. "Non è solo una tua impressione Vivi" scherza mamma entrando a casa. seguita da noi. "Gli altri sono dentro?" domanda papà. "Adil è a Padel e Giorgio...credo di non avere idea, ma di solito o è con Bartis o con...come diavolo si chiama quella sua amichetta" "Clarissa?" vengo in aiuto alla zia. "Sì! Proprio lei, la conosci?" "Siamo tutti compagni di classe" Purtroppo. "Giusto...ti mostro la tua nuova cameretta? In realtà non è cambiata molto da quando l'hai lasciata" Sorrido ricordandomi di quelle volte che restavo a dormire da Gigio e zia Viviana aveva arredato una delle camere degli ospiti a mio piacimento. Penso che abbia sempre sognato avere una femminuccia, ma troppo traumatizzata dal primo parto per fare altri figli, infatti credo che gli zii abbiano adottato diversi bambini in difficoltà sparsi per il mondo. Vorrei poterne adottare uno anch'io quando potrò permettermelo senza l'aiuto di mamma e papà. Saliamo le scale per la mia cameretta e deglutisco vedendo che è proprio di fronte a quella di Gigio, avevamo scelto proprio quella per restare vicini. "Non è cambiato nulla" ribadisco sopresa, la carta da parati color crema con i fiorellini rosa è sempre la stessa. La poltroncina a forma di conchiglia di velluto è al solito angolo, il letto è stato sostituito con una matrimoniale e il mobilio color crema si sposa perfettamente col colore della parete. Zia Vivi posa il borsone sul tappeto bianco e va ad aprire la finestra scostando le tende beige. "Ho fatto mettere un armadio più grande e...vieni qua" mi fa entrare nel bagno mostrandomi un angolo trucco nuovo di zecca. Peccato che non mi trucchi quasi mai. "È tutto stupendo zia, grazie di cuore" l'abbraccio riconoscente e posso scorgere il suo sorrisino soddisfatto. "Su, mettiti comoda e sistema le tue cosine che fra poco ceniamo. Ho fatto fare le lasagne con zucca, provola e besciamella" Alzo i pollici felicissima. Sto cercando di togliere il più possibile la carne e il pesce dalla mia alimentazione, per poi toglierlo del tutto. Mi mancherà da morire il sushi, ma so che è la decisione giusta. Mi sento sempre in colpa dopo aver mangiato carne, non so per quanto ancora potrò sopportare questo strazio. "Tesoro, per qualsiasi cosa puoi chiamarci. Possiamo lasciarti tranquilla?" "Certo mamma, voi pensate al lavoro che qui sarò coccolata da zia Vivi e zio Adil" abbraccio mamma e papà e m'imprimo nella mente il loro profumo. Sembra di rivivere quella volta che lasciai l'Italia e non smettevo più di piangere aggrappata a loro. "Noi andiamo allora" papà mi lascia un bacio in fronte ed esce insieme a mamma e zia Vivi. "Chiamatemi quando atterate!" mi raccomando mentre papà mi fa l'occhiolino ed esce definitivamente. Butto un sospiro e guardando di fronte a me fisso la porta della stanza di Giorgio, mi dà i brividi anche solo la porta. Dopo quel battibecco con Rafael a casa di zia Beni, non mi ha più rivolto parola e siamo tornati a evitarci come una volta. Credevo che dopo quell'episodio in aeroporto le cose potessero cambiare fra noi, ma a un passo fatto in avanti, ne facciamo altri dieci indietro. Chiudo la mia porta e aprendo il borsone mi do da fare. Ne approfitto per finire di ripassare greco per domani e sistemando tutti gli altri libri sulla scrivania e nella libreria, scendo in cucina. "Che profumino" mormoro entrando in cucina mentre zia Viviana taglia le lasagne fumanti "Giusto in tempo, mi avvicini i piatti?" "Zio non viene a cena?" chiedo porgendole solo i nostri due piatti. "Dopo il padel vanno sempre al sushi a strafogarsi. Ti basta?" mi mette nek piatto una porzione generosa di lasagne. "Sisi, va benissimo e...Giorgio?"domando con nonchalance posando il piatto sul bancone prima che mi ustioni. "Nel weekend non cena quasi mai a casa, penso che si fermi da Bartis a dormire stasera" "Oh...abbiamo la casa tutta per noi quindi" "Spritz?" zia Vivi esce dal frigo la bottiglia di Aperol. "Perché no? Non ho mai provato la combo spritz e lasagne" ridacchio accomodandomi sullo sgabello. Essendo solo noi possiamo anche mangiare sul bancone. "Come no? È pazzesco! Provare per credere" Zia vivi versa lo spritz nei bicchieri e alzandolo inizia a dire "Isa isa isa" Lo abbassiamo "Cala cala cala" Veniamo incontro coi nostri bicchieri "Accosta accosta accosta" E alla fine beviamo dicendo "Alla salute nostra!" Le lasagne non sono buone ma spaziali, io faccio il bis nonostante la porzione abbondante iniziale e zia Vivi esce anche dei dolcini che aveva ordinato proprio per me. I miei preferiti sono i cesti di frolla con panna e fragoline, infatti ne mangio a palate e a fine cena entrambe arriviamo troppo appanzate. "Credo che rotolerò fuori dalla cucina" dice zia Vivi facendomi ridere. "Ti va un film?" chiedo io non avendo ancora sonno, strano. "Andata, aiutami a rialzarmi" Ci aiutiamo a vicenda ridacchiando e raggiungendo la sala cinema, optiamo per "Un principe tutto mio". Zia Vivi lo avrà guardato una centinaia di volte e non si stufa mai di riguardarlo, come io con"il favoloso mondo di Amélie". Dopo poco ci viene la fantastica idea di finire i dolcetti davanti il film e andandoli a prendere, ce li gustiamo per la seconda parte del film. "Che ore sono?"zia Vivi sbadiglia mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda. "Sono le...undici e cinquanta" "Domani hai scuola, giusto?" "Conviene andare a nanna allora" usciamo dalla sala cinema e mentre scendiamo a buttare la teglia vuota in cucina, sentiamo la porta dell'ingresso. Il cuore inizia ad accelerare e quando credo che sia rientrato Giorgio, sentiamo zio Adil gridare "Sono a casa!" Nascondo la mia delusione e vado a salutarlo. Giorgio credo proprio che lo rivedrò direttamente a scuola domani. Sempre se verrà. "Io vado a dormire zii, buonanotte" li bacio entrambi e mi dirigo di sopra. "Buonanotte gioia, per qualsiasi cosa puoi svegliare zia Viviana" dice zio Adil ricendevo un ceffone da zia. "Scherzo! Fai prima a svegliare me che zia neanche con le bombe si alza" "Hai finito stronzo?" lo insulta zia facendomi ridere. "Faremo a turno, tranquilli" li saluto con la mano prima di salire gli ultimi scalini e svoltare a destra. Mi accarezzo l'addome gonfio di dolci e arrivando davanti camera mia, lancio un'occhiata alla porta di Giorgio. Mi mordicchio il labbro curiosa mentre una folle idea si fa spazio nei miei pensieri e guardandomi attorno, abbasso la maniglia della porta entrando. La richiudo subito dopo e rimango in silenzio per un attimo al buio. Non ci credo che sono qui veramente. Accendo l'abat jour al mio fianco e deglutendo, avanzo i primi passi timorosa. Quando mi sono svegliata qui fra le sue braccia non ho avuto abbastanza tempo per studiare la stanza, volevo scappare da qui quanto prima. Ora invece avrei tutto il tempo del mondo, dato che Giorgio non rientrerà. Apro il primo cassetto del comodino e trovandoci un mucchio di preservativi e robaccia, lo richiudo. Speravo di trovarci qualche nostra foto nascosta, ricordo che le teneva appese sulla parete. Adesso ovviamente non c'è più nulla. Osservo la scrivania con qualche quaderno messo in disordine e dei fogli stracciati agli angoli, ne apro uno e vedo che si tratta di un disegno. Accarezzo con le dita il contorno della moto tracciato ad arte e una coppia sopra che sfreccia. Lei ha i capelli lunghi che volano al vento, ma il viso non è definito. Sarà Clarissa? Ripiego con cura il disegno e lo conservo nel taschino del pigiama. Se Giorgo non apprezza la sua arte, lo farò io. Mi avvicino alla scrivania che contiene per lo più videogiochi e sorrido prendendo The Sims...era l'unico gioco a cui giocavo e Giorgio si era procurato tutte le edizioni possibili. Mi manca giocarci insieme, ci divertivamo un sacco. Noto sulla poltroncina a fianco una giacca e ricordandomi di quella che mi aveva prestato in spiaggia, la prendo e la porto al naso sentendo il profumo di Giorgio invadermi i sensi. È un misto di muschio bianco, sandalo e sigarette. Odio che mi piaccia così tanto questo profumo. Riposo la giacca dov'era e mi siedo sul letto testando il materasso che risulta morbidissimo. Faccio un saltino sopra e mi spavento quando sento che si rialza di poco, cosa diavolo ho combinato. Scendo immediatamente dal letto credendo che sia arrivata la mia ora per colpa della mia stupida curiosità, quando mi paralizzo nel vedere cosa c'è sotto nel cassettone sotto il letto. Mi piego per terra e afferro le nostre foto, mi sorprendo nel vedere che sono conservate perfettamente. Sorrido prendendo tutti i disegni che feci per lui da bambina. Non pensavo che li avesse tenuti tutti, anche perché non ero proprio un'artista. Ridacchio vedendo una foto di noi due con le bocche sporche di nutella e i cucchiai in alto, ricordo che stavamo provando a fare dei brownies che sono venuti bruciati. Sfoglio tutte le foto una ad una prendendomi tutto il tempo per osservarle nei minimi dettagli, finché individuo come una cassetta di latta chiusa. Corrugo subito la fronte, cosa ci sarà dentro? Rimango un attimo immobile a riflettere sul da farsi, sul voler completamente violare la sua privacy, ma la curiosità vince sulla coscienza. Sforzo un po' la cassetta e riuscendo ad aprirla finalmente rimango senza parole. Mi porto una mano sul viso col cuore che mi batte all'impazzata, mentre una lacrima scende furtiva lungo la mia guancia. "Che cazzo ne so, l'importante è riuscire a..." Giorgio si blocca al telefono appena apre la porta e mi vede per terra con le nostre foto attorno e la cassetta fra le mie mani. Riattacca immediatamente e lanciando il cellulare sul letto sibila portando le mani sui fianchi furioso " E tu che cazzo ci fai qui?" "Io...io, non...giuro che non..." balbetto in difficoltà abbassando lo sguardo appannato dalle lacrime sulle mie lettere. "Le hai lette...sono tutte qui" mugolo prendendole in mano. Giorgio serra la mascella ed espirando dal naso nervoso, noto le vene lungo il collo gonfiarsi. Non sa se strangolarmi o pugnalarmi sul momento. "Non le ho mai lette." sputa con tracotanza. "Ma sono qui, sono aperte e..." "È solo carta straccia" afferra tutte le lettere dalle mie mani e le strappa davanti ai miei occhi. "Vedi?" crea una pioggia di carta su di me. Se mi avesse pugnalato, avrei sofferto di meno. "E adesso fuori dalla mia stanza." sbotta indicando la porta. "Ho detto fuori!" esclama più forte facendomi sussultare. Mi rialzo tra tutti i pezzi di carta per terra e con le mani che mi tremano dal nervosismo sussurro "Perché mi tratti così? Avevamo deciso di andare avanti, di provare a essere Gigio e..." "Non dovevi entrare in camera mia e rovistare tra la mia roba." sibila Giorgio fermandomi. "No, lo so. Non avrei dovuto" mi asciugo le lacrime. "E cosa diamine ci fai qui in pigiama? Sei scappata di casa?" "Assolutamente no. Tu non...zia Viviana non te l'ha detto?" "Dirmi cosa?" "Resterò qui finché mamma e papà torneranno dal loro viaggio di lavoro" Giorgio spalanca gli occhi. No, nessuno gliel'aveva detto. Non aveva idea. "Per quanto tempo? Domani te ne vai?"chiede con orrore, sembra totalmente schifato all'idea di condividere casa sua con me. Una volta avrebbe fatto delle capriole dalla felicità. "Una settimana e mezzo" "Cazzo, mamma!" urla uscendo dalla stanza in fretta e furia. "E cosa aspettavi a dirmelo?" sento che urla dall'altra parte del corridoio. Esco dalla sua stanza e l'osservo mentre marcia rabbioso verso di me e fermandosi di fronte sibila "Entra un'altra volta in camera e vedi in che guai ti caccerai. " "Perdonami, non accadrà più. Io non..." non riesco a finire la frase che Giorgio mi sbatte la porta in faccia. Stringo i pugni e buttando un sospiro, entro in camera mia. Mi raggomitolo sul letto sotto le coperte e recuperando il disegnino di Giorgio, lo porto al petto. All'altezza del cuore che lacrima adesso. GIORGIO'S POV: "Ca che chi co cu" "No, non è 'che' ma 'ce' "ripeto per la millesima volta. "Ma perché! Non ha senso, allora 'ca' dovrebbe pronunciarsi 'cia'!" esclama Ines arrabbiatissima con il suo libro di lettura. "È diverso granchio" Lei richiude il libro di lettura e allontanandolo da sé sbotta "Basta, mi sono stufata di queste prese in giro" Ridacchio "È la grammatica italiana" "Stupida grammatica! Non la studierò mai più." "Vuoi farti bocciare?" la stuzzico pizzicandole la guancia. "No."scaccia la mia mano infastidita. "E allora ti tocca riaprire quel libro di letture e finire di ripetere" "Tu come hai fatto a imparare tutte queste cose?" "A suon di schiaffi" dico facendola ridere. "Mi prenderai anche tu a schiaffi?" "Penso che non ce ne sia bisogno, tu sei molto più intelligente di me" le accarezzo la guancia candida. "Ma se non riesco neanche a ripetere" borbotta morsicchiando la matita. "Ci riuscirai, devi solo pazientare ancora un po' "le levo la matita dalla bocca per farle smettere questo vizio. "Odio aspettare" Prendo un cioccolatino dal cesto in mezzo alla tavola e dico "Se ripeti tutto quanto entro mezz'ora, questo sarà tuo" Ines si lecca subito le labbra. "Ca ce..." fa per pensarci e dice finalmente "ci co cu!" "È stato più semplice del previsto, vieni a prenderti il cioccolatino" Ines corre da me e facendola sedere sulle mie ginocchia chiedo "Neanche un grazie?" Lei mastica il cioccolatino e mormora con la bocca piena "Grazie" "E un bacino?" Si allunga a darmene uno sulla guancia "Grazie per non avermi preso a schiaffi" Scoppio a ridere stringendomela tutta. PRESENTE: "Giorgio? Terra chiama Giorgio" mamma mi sventola la mano sul viso mentre il mio sguardo era distratto a fissare Ines che apre il frigo. La fulmino con lo sguardo e abbasso gli occhi ai miei cereali prima che Ines possa pensare che non riesco neanche a concentrarmi a fare colazione in sua presenza. "Tesoro, se vuoi ci sono i cereali di..." fa per dire mamma, ma prendo il cartone di cereali e lo svuoto nella mia ciotola. Mamma mi guarda subito male e io la ignoro masticando più veloce che posso. "Buongiorno a tutti! Ines cara" papà lascia un buffetto a Ines e io alzo gli occhi al soffitto. Cos'è tutto quest'affetto di prima mattina? "Amore potresti prendere un nuovo pacco di cereali che tuo figlio è un cafone che non sa condividere?" sbotta mamma che continua a guardarmi male. "Giorgio? È questa l'educazione che ti abbiamo insegnato?" mi rimprovera papà ricevendo un'occhiataccia da parte mia. "Ines tesoro, questi sono i cereali più buoni del pianeta. Sono tutti tuoi" papà le avvicina il pacco nuovo dei cereali e io scuoto la testa contrariato. "Grazie zio, siete troppo gentili con me" mormora Ines facendomi serrare la mascella. Il ricordo di quello che ha combinato ieri mi fa ancora arrabbiare a bestia. Non solo ha frugato fra le mie cose, ma mi ha costretto a strappare tutte quelle lettere che tenevo con cura e rileggevo ogni volta che mi sentivo giù. Fanculo, non lo avrei mai ammesso di fronte a lei. Non dopo che l'ho vista ridere come una scema con quello stronzo spagnolo. E io che ero corso quella sera solo per lei, quanto posso essere fuso in testa? Ines non avrà mai occhi per me e io continuerò sempre a morirle dietro. "Oggi che materie avrete a scuola?" chiede mamma e io non rispondo, anche perché non saprei cosa dirle. Porto un quaderno a malapena nello zaino. "Nelle prime due ore greco, filosofia, educazione fisica e alla fine fisica" risponde prontamente Ines, non avevo dubbi. "Tosta..." "Sì, quella di greco interrogherà oggi" "Ma davvero? Giorgio hai studiato?" Guardo mamma e faccio spallucce. "Giorgio...sai che se ti fai bocciare anche quest'anno, ti ammazzo?" "Sì mamma, hai finito? Vorrei godermi i cazzo di..." papà mi tappa la bocca. "Giorgio voleva dire che questo pomeriggio si metterà su coi compiti arretrati. Ines gioia, potresti dargli una mano?" Cosa? Non se ne parla. "Certo, possiamo studiare insieme Giorgio" dice Ines sorridendomi, ma il mio occhio corre sul latte che macchia il suo labbra superiore. Cazzo, cazzo. Smettila di fissarla coglione. "Devo andare in palestra questo pomeriggio" ribatto furbo. "Vedi che non ci metto nulla a chiamare Kemal e farti ritirare l'abbonamento" mi minaccia mamma. Mi blocco con i cereali per aria. Merda. "Devi metterti seriamente a studiare Giorgio. Se verrai bocciato per la terza volta di seguito, rischi l'espulsione dalla scuola" borbotta mamma ancora. Mastico i cereali adirato e fulmino con lo sguardo Ines, perché cazzo ha aperto bocca? Bevo il latte rimanente e lavando la mia ciotola borbotto "io vado." "Non scherzo Giorgio, c'è in gioco la tua vita" Oh cielo, non la sopporto più. "Sì mamma, ho capito. Hai finito di romp.. " ricevo uno schiaffone da papà. "Giorgino...porti tu Ines a scuola?" chiede papà stringendomi forte il collo da dietro. "Oh non c'è bisogno, vado in bici" dice Ines sorridendo a tutti quanti. Come fa a essere così raggiante di prima mattina? "Come in bici? Giorgio può lasciarti in moto" la contraddice mamma sorseggiando il suo caffè. "Mi piace andare in bici, non è un problema" scuote la testa lei facendo fuoriuscire dallo chignon qualche ciuffo che le mie mani prudono dal bisogno di sistemarglielo. Levo la mano di papà dal mio collo e lo supero con una spallata, che cazzo gli prende. Una volta ero io il suo preferito. Salgo in camera a cambiarmi in fretta e recuperando il cascone insieme alle chiavi, esco di casa senza salutare. Tanto ormai sono affezionati alla loro nuova figlia. Salgo in moto e uscendo dal cancello, mi parcheggio dietro un albero dall'altra parte della strada. Aspetto almeno quindici minuti prima di vedere Ines uscire con dei jeans a vita alta, una canotta sotto, il maglione legato al collo, le cuffie alle orecchie e lo zaino sulle spalle. Porta la bicicletta fino al cancello e salendo sopra, inizia a pedalare arrivando alla fine della strada. Lascio che vada ancora più avanti e parto anch'io non facendomi notare da lei. Arriviamo fino a Villa Adriana senza problemi, finché alla rotonda un motore s'infila senza dare alcune precedenza e fa frenare di scatto Ines a cui cadono anche le cuffie per terra. "Dove cazzo guardi!" ha anche il coraggio di gridarle contro il codardo. Ines non gli risponde scendendo dalla bici a recuperare le cuffie e io facendo il giro dall'altra parte della rotonda, taglio la strada allo stronzo. "Mi stavi mettendo sotto stronzo!" urla infuriato lo stronzo. Scendo furioso e prendendolo per le giacca, lo faccio cadere dalla moto "Adesso non ti diverti più a tagliare la strada?" "Io non ho mai fatto niente di simile!" sbotta l'uomo facendomi incazzare ulteriormente. "Ah no? Prova a ripeterlo coglione" faccio per dargli un pugno, ma interviene Ines che si mette in mezzo a noi e urla "Giorgio! No, no, ti prego! Non è nulla!" Allontana lo stronzo da me e lo supplica "Per favore, non se la prenda con lui. La prego, si è soltanto spaventato per me. Non gli faccia niente" "Moccioso del cazzo!" sbotta il coglione facendomi avanzare minacciosamente. "No, ti prego. Stai fermo" mugola Ines prendendomi la mano mentre lo stronzo ringhia allontanandosi "Tieni a bada il tuo ragazzo o lo gonfio di botte!" "Avanti, fatti a..." Ines mi tappa la bocca in punta di piedi e aspetta che lo stronzo se ne vada per lasciarmi andare. Intanto sentiamo dei clacson per noi che blocchiamo la strada e andando a recuperare la bici di Ines inveisce contro uno che continua a suonare come un indemoniato "Ancora che suoni? Ti pare che non ci sento, eh?" "Giorgio, per favore. Vieni qua" Ines mi porta a lato della strada facendo passare le macchine. "Vai a farti fottere!" grido dietro a quello che continua a suonare. Ines si copre il viso in imbarazzo e fa per risalire sulla bici, ma glielo impedisco e la trascino con me. "No, non posso lasciare la bici" protesta lei, peccato che la ignoro mentre le poso il casco sulla testa e glielo allaccio. "Chiamo papà per farla riportare a casa, andiamo" monto su e sfreccio via insieme a lei. Arriviamo a scuola puntuali e i ragazzi insieme a Clarissa e le sue amiche di cui non ricordo i nomi, ci fissano mentre scendiamo dalla moto e aiuto Ines a levarsi il casco. "Grazie...io salgo allora" Ines scappa via stringendosi lo zaino a sé. Io invece mi prendo tutto il tempo e sistemando per bene la moto, raggiungo i ragazzi che sghignazzano. "Cazzo avete da ridere?" sbotto nervoso aggiustandomi i capelli. "Te la fai con tua cugina o sbaglio?" chiede Oliver ricevendo uno schiaffone da me che lo fa ammutolire. "Fatti i cazzi tuoi e Ines non è mia cugina." sibilo notando Bartis occupando al cellulare. Tanto vale salire in classe. Faccio per andare via, ma Clarissa mi si affianca e dice "Lo sapevo" La ignoro. "Non mi chiedi che cosa?" "Sincero? Non ne ne frega un cazzo" faccio spallucce entrando a scuola. "Sapevo che ti saresti fatto infinocchiare da quella ragazzina" "Ines, la ragazzina ha un nome" sibilo salendo le scale. "Sei solo un perdente" sbotta Clarissa infastidita superandomi. Fuori dalle palle. Entro in classe e la trovo già a posto con Jasmine che ripassano, non fanno altro dall'inizio della scuola. La professoressa entra poco dopo di me e inizia subito a fare l'appello. Bartis come al solito viene in ritardo, ma con le sue lusinghe riesce a entrare senza permesso. "Interrogati Demir e Perera" dice l'ultima cosa che avrei voluto sentire. "Quale Perera prof? Scommetto mia sorella" replica Bartis facendo ridere la classe. "Tu Bartis, proprio tu. Alla cattedra, forza" Bartis sbuffa, ma si alza col libro e va alla cattedra. "Demir?" richiede quella rompiballe. "No prof, un'altra volta" "Quando Giorgio? È la seconda volta che eviti l'interrogazione" "Venerdì mi farò interrogare" dico ricordandomi del fatto che avrei comunque dovuto studiare questa settimana. "Ok, ma intanto un impreparato a matita te lo metto lo stesso" "Ma prof!" mi ribello. "Te lo toglierò appena sarai interrogato" Cazzo. "Therani vuole recuperare il suo impreparato?" chiede la professoressa a Ines che annuisce subito e va alla cattedra. "Kapoor sei preparata?" chiama anche Jasmine. "Certo professoressa" "Vieni allora. Ok: Kapoor, Perera e Therani. Cominciamo" L'interrogazione dura più di un'ora, Bartis riesce a prendere una sufficienza a stento e Jasmine e Ines un 9 a testa. Sono state molto brave, devo ammetterlo. "Avevi studiato?" chiedo a Bartis quando ritorna al suo posto. "Ho letto gli appunti di Jas, mi ha salvato il culo" mi sussurra non staccando gli occhi da Jasmine che si accomoda. "Il solito coglione baciato dalla fortuna" "Non rosicare troppo Demir che hai un impreparato da recuperare" Mi porto una mano sul viso, se solo mamma lo venisse a scoprire. "Giorgio!!" urla mamma appena rientro a casa da scuola. Come non detto. Rimango immobile all'ingresso mentre mamma marcia verso di me col tablet in mano e mi mostra una notifica nel registro della scuola. L'impreparato in greco non me l'ha messo a matita la stronza. "Cosa ti avevo detto stamattina?" mi prende per l'orecchio. "Mamma! Ma che cazzo!" sbotto facendomi trascinare fino in cucina. Fruga nelle mie tasche e prendendomi il cellulare sbotta "Questo è sequestrato finché non mi porterai almeno un 7 in greco" "7?? A malapena posso arrivare a un 5" "Non se t'impegni seriamente." sentiamo la porta aprirsi e poco dopo Ines affacciarsi in cucina. "Oh eccovi" ci sorride come un angelo, aspetta cosa? "Gioia, com'è andata a scuola?" mamma la raggiunge versandole un bicchiere di succo. Da notare come ha accolto me e poi lei. "Benissimo, ho preso 9 all'interrogazione di greco. Grazie zia, non dovevi" accetta il succo che beve subito. "9? Ma è grandioso! Perché non prendi esempio da lei caprone?" mi tira uno schiaffo sul braccio mamma. Vorrei mandarla a quel paese, ma poi sarebbe lei a cacciarmi di casa a calci in culo. "Posso riavere il cellulare?" borbotto a mamma che mi lancia un'occhiataccia. "Prima portami un 7"non molla lei. "Mamma sai che non ci riuscirò mai" "Perché no? Hai qualche disturbo per l'apprendimento?" Sbuffo. "Esatto, hai un cervello grande e pensante. Usalo. Hai anche Ines che può darti una mano, vedi che fortuna" "Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno" mi rabbuio. Mamma fa per contraddirmi, ma è Ines a fermarla dicendo "Giorgio ha ragione, è perfettamente capace di cavarsela da solo. Se avrai qualche ripensamento, io sarò comunque a tua disposizione" Socchiudo gli occhi osservandola con rabbia, cos'è? Adesso sa anche mettere a bada mamma? "Posso andarmi a cambiare o devo cominciare a studiare in quest'istante?" "Per me puoi metterti a studiare anche in mutande, basta che studi" sbotta mamma mostrandomi nuovamente l'impreparazione. Volto le spalle a entrambe e salendo in camera, mi faccio una veloce doccia. Mi aspetta una giornata tosta. In camera mi ritrovo un piatto di pasta, sarà stata sicuramente mamma che sapeva che per orgoglio non sarei mai sceso a mangiare davanti a lei. Mi metto la tuta e mi siedo alla scrivania a mangiare in santa pace. Purtroppo finisco di mangiare in una manciata di minuti e portando il piatto di sotto, mi lavo i denti prima di cominciare con la rottura di palle. Mi gratto la testa di fronte alla mia scrivania, non sono sicuro di avere neanche comprato il libro di greco. "Ok, magari Bartis me lo può passare a dare" borbotto cercando il mio cellulare che solo adesso ricordo che ha mamma. "Fanculo" mi porto le mani ai capelli, come faccio a studiare senza neanche avere il libro e non sapere da dove partire? "No no, mi rifiuto" borbotto al mio subconscio che mi suggerisce di andare da Ines, l'unica che potrebbe aiutarmi al momento. "Anche Clari è brava in greco, potrei..." Clari ha danza quasi tutti i pomeriggi, dannazione. "Magari potrei chiederle soltanto il libro e per il resto me la cavo da sola" mugolo fra me uscendo dalla stanza e bussando a quella di Ines di fronte alla mia. "Ehi" mi apre la porta col fiatone tutta sudata con le cuffie al collo e la spallina della canotta calata. Deglutisco sentendomi andare a fuoco. Distogli lo sguardo dalla spalla, distogli lo sguardo dalla spalla. "Ti serviva qualcosa?" chiede Ines, io nel frattempo sono completamente a bocca asciutta. "Sì, io..." che cazzo mi serviva? "Il libro, sì. Non so dove ho messo il mio, forse l'ho lasciato a scuola" "Oh...certo, te lo porto subito" lascia la porta aperta e corre dallo zaino per terra. Si piega coi leggins e io chiudo gli occhi pregando ogni santo di venirmi in aiuto. "Eccolo qui, ti serve altro?" mi porge il libro di letteratura. Un miracolo, ecco cosa mi serve. "No, grazie" borbotto prendendo il manuale e tornando in camera. Mi riaccomodo alla scrivania e inizio a sfogliare il libro cercando di dimenticare in ogni modo la presenza di Ines a pochi passi da me. Continuo a sfogliare il libro finché noto delle sottolineature e deduco che sia questa la parte da studiare. Inizio a leggere i primi paragrafi arrivando alla conclusione che l'arabo potrebbe essere più facile da apprendere. "Merda, non ce la farò mai" sbotto richiudendo il libro con forza. Butto i piedi sulla scrivania e osservo il soffitto in silenzio, un silenzio assordante perché so già cosa dovrò fare. "Calmo Giorgio, magari può spiegarti solo il primo capitolo e poi il resto lo potrai continuare da solo" ripeto a me stesso mentre la testa inizia a fare certi giri e immagino Ines spalmata su di me che cerca di farmi imparare le varie declinazioni. "Cazzo" casco dalla sedia per terra e mi porto una mano alla testa che ha battuto contro lo spigolo del letto. Mi rimetto in piedi e afferrando il libro di greco, esco dalla stanza pronto ad ammettere la mia sconfitta. Ribusso alla porta della sua stanza e aspetto che mi apra, stavolta ha una strana fascia in testa e una maschera buffa in faccia. "Sì?" chiede sbattendo gli occhi come un cerbiatto. "Io...mi chiedevo se mi potessi spiegare il primo capitolo. Poi me la caverò da solo" borbotto non incrociando il suo sguardo, non voglio vedere come si sta godendo la mia sconfitta. "Dammi un minuto, il tempo che levo la maschera dalla faccia e sono tua" Stringo i pugni sentendomi morire, mia? "Entra, siediti sul mio letto che arrivo subito" Mia sul suo letto? Scuoto la testa cercando di ritornare in me. Ines scappa in bagno lasciandomi solo nella stanza e io mi siedo sul letto, come mi ha detto. Inspiro il suo profumo di lavanda e chiudo gli occhi serrando la mascella, perché l'ho fatto? Mi guardo attorno a disagio, finché realizzo che sono a casa mia. È lei l'ospite, perché diavolo mi sto comportando così? Mi alzo con l'intento di rovistare sulla sua scrivania, come ha fatto lei in camera mia, e per sbaglio faccio cadere l'astuccio aperto. "Merda" borbotto abbassandomi a riordinare tutto, rimetto l'astuccio sulla scrivania e sbuffo. Non mi sentirò un estraneo in casa mia. Mi stendo sul letto e sistemo meglio il cuscino sotto la testa, finché sento qualcosa di strano al tatto. Corrugo la fronte stranito e tiro fuori un pezzo di carta, non un pezzo di carta qualsiasi. Uno dei miei disegni che avevo stracciato via. Sento la porta del bagno aprirsi e posando il disegno sotto il cuscino, dov'era, mi rimetto a posto. "Scendiamo giù per studiare?" chiede lei afferrando altri due libri e un quaderno, aspetta...io credevo mi servisse solo un libro. Annuisco piano e la seguo fuori in silenzio, non mi resta altro da fare. "Ehi, vi volete mettere a studiare qui?" chiede mamma passando dalla sala pranzo. "Sì zia, è un problema?" "Certo che no, ma tu hai mangiato qualcosa per pranzo?" domanda mamma guardandomi. Ma c'è o ci fa? "Mi hai messo tu il piatto di pasta in camera" le ricordo. "Così sporchi di sugo la scrivania? Certo, manca solo questo per quel porcile" La guardo stranito, se non è stata lei allora...osservo Ines che cerca di tenere lo sguardo basso per non farsi beccare, ma le dita delle mani che picchiettano sul tavolo tradisce il suo piano geniale. "Be', non ho mangiato nulla. Stai tranquilla" dico fingendo di non aver capito nulla. Ines alza piano lo sguardo a me e mette il broncio. Oh piccola, perché sei così adorabile? "Vi farò portare qualcosa a merenda, con lo stomaco vuoto forse sei più concentrato" dice mamma uscendo dalla sala pranzo. Che bestiaccia. "Ok, iniziamo da...no no, classico lo nascondiamo al momento" toglie le pagine che avevo preso. "E perché?" "La professoressa si concentrerà di più sulla letteratura, se dovesse farti qualche domanda di classico, basta che leggi dai miei appunti sopra" "Niente classico quindi?" Io che vengo a sapere adesso dell'esistenza di una materia di nome "classico". "Niente classico, anche perché perderemmo l'intera settimana dietro alla grammatica inutilmente. Jas mi ha detto che agli esami neanche lo chiederanno, concentriamoci sulla letteratura" "Ok, se lo dici tu" Ines inizia a sfogliare freneticamente libri, appunti, fogli che volano in aria...che caos. "Trovato!" La guardo confuso, molto confuso. "Partiamo dall'inizio: l'Ellenismo, quindi il quadro storico, i centri di diffusione, gli orientamenti della cultura, la poesia ellenistica...passiamo poi a una breve introduzione di Aristotele insieme alla tragedia e le sue origini. Dopodiché Menandro e qui faremo il testo sulla tuke, la dea Ignoranza, il soldato innamorato e carità interessata...molto importante, lo chiede tutto questo. Ci sposteremo alla fine con le Argonautiche di Apollonio, dove faremo il proemio e la vicenda d'amore fra Giasone e Medea che sarà un bel chiummo. Sei pronto?" Ines scoppia a ridere per la mia espressione totalmente frastornata. "Sarà più semplice di quanto pensi, per fortuna ho schematizzato tutto e questo ti aiuterà parecchio" dice lei per tranquillizzarmi mostrandomi i vari schemi che sono curati nei minimi dettagli. "Iniziamo con l'Ellenismo" prende i primi schemi e inizia a spiegarmi per filo e per segno ogni cosa, decido di fare anch'io qualche schema per ricordarmi il filo logico che segue. Sorprendentemente dopo quasi due ore abbiamo già finito di ripetere l'Ennesimo e Aristotele. Ci manca adesso Menandro e le Argonautiche, abbiamo concordato che di Menandro faremo soltanto i testi che chiede sicuramente facendoci guidare anche noi dalla famosa tuke (sorte in greco). "Medea era veramente una stronza" osservo mentre Ines mi racconta che uccise i figli avuti dal compagno Giasone per vendetta. "Be' anche Giasone poteva evitare di abbandonarla e sposarsi con Glauce per la successione al trono" ribatte lei mordicchiando la matita, mi ricorda quando da piccola ne consumava a palate così. Non ha mai perso questo vizio, osservo sorridendo. "Cosa c'è? Questa tragedia ti fa ridere?" chiede Ines sorridendo. Le indico la matita che continua a morsicchiare come una talpa. "Oh...dovrei smetterla" la riposa subito sul tavolo. No, non farlo. Sei tenera. "Vado a fare il caffè, vuoi?" si alza stiracchiandosi e rivelando il suo addome piatto, deglutisco non staccando gli occhi da quella porzione di pelle. "Sì" mormoro riabbassando lo sguardo agli appunti, mi conviene muovermi. Ines esce dalla sala da pranzo, finchè sento il campanello di casa e aspetto che qualcuno apra. Come non detto, nessuno alza il culo. "Vado io, tranquilli!" sbotto andando ad aprire. "Perché non sei venuto al parcheggio coi ragazzi?" chiede Clarissa entrando appena apro la porta. "Non avevo voglia" dico grattandomi la testa, ora come la mando via? "Ci sono i tuoi?" si avvicina guardandomi maliziosa. "Sì, conviene che ci vediamo un'altra volta" le apro la porta. "Andiamo in macchina allora" propone lei, mi trattengo dall'alzare gli occhi al soffitto. "Non sono in vena" "Che hai? Non ti senti bene, ha la febbre il mio piccolo..." non riesce a continuare la frase che sbuca dal corridoio Ines con due tazzine di caffè in mano. "Clari, ciao...caffè?" alza una tazzina sorridendole. Clarissa la fissa, come se avesse un alieno sbarcato da Marte, e mormora "No cara, stavo andando via" Mi dà uno spintone e marcia fuori dalla porta con furia, merda. La rincorro fuori e fermandola cerco di calmarla "Stavamo studiando insieme" "Studiando, eh? Ti sei stufata di me e adesso te la fai con quella sgualdrina?"ringhia lei puntandomi il dito contro. "Clarissa" l'avverto severo. "Cosa? E' solo una puttana frigida, te ne accorgerai anche tu e vedrai come tornerai da me" mi viene sotto il muso sibilando alla fine "Ma io non sarò più qui ad aspettarti, di pesci in mare ne posso trovare in abbondanza" "Non ti ho mai trattenuta, puoi fare quello che ti pare Clari" "Hai ragione, farò proprio così. Addio Demir" va via lasciando dietro la sua scia di profumo e vedo Ines sulla soglia della porta che mi guarda preoccupata. La raggiungo e prendo la tazzina entrando a casa "Grazie" "Clari sembrava nervosa, tutto bene?" "Sai com'è, le passerà. Torniamo a studiare così per ora di cena riusciamo a finire tutto" le poso una mano sulla schiena e andiamo in sala pranzo. La mia mano trema quando perdo il contatto col suo calore e lei torna a sedersi. "Credo di essere arrivato all'esaurimento" mormoro non riuscendo a ripetere l'ultimo testo delle Argonautiche. Ines mi guarda pensierosa per poi allungarsi a prendere un cioccolatino dalla cesta "Se riuscirai a ripetere per l'ultima volta il testo, questo sarà tuo" Sorrido, si ricorda di quando usavo la stessa tecnica con lei? Mi prendo di forza e ripeto l'ultimo testo in tempo record. "Al volo" mi lancia il cioccolatino che prendo e scarto subito. Ora capisco perché la tecnica funzionasse, la soddisfazione di mangiare il cioccolatino dopo averlo conquistato con fatica è impagabile "Se ripeterai come mi hai ripetuto adesso, 7 sarà il minimo da cui partirai" "Credi che possa riuscirci?" chiedo masticando il cioccolatino, sembra più buono del solito toccato da lei. "Non credo, ne sono certa" m'incoraggia come l'angelo che è. "Grazie per avermi aiutato" frugo in tasca e le passo il disegno che mi aveva rubato. "Questo lo puoi tenere, te lo sei meritato" Ines realizza di cosa si tratta e diventa rossa in faccia, vorrei poterle scattare una foto adesso e conservarmela per sempre. "Io...posso spiegare" farfuglia in difficoltà. "Era solo carta straccia, non so cosa tu ci abbia visto" "Per me...non è carta straccia. Lo sento come mio questo disegno. Sembriamo noi sulla moto, non credi?" Non rispondo, perché è esattamente così e non vorrei dirle che ho disegni di me e lei sulla moto fino a riempire una stanza. "Hai una bella immaginazione" sussurro col cuore a mille. "Può darsi" ridacchia lei riprendendosi il disegno e ripiegandolo con cura, estrema cura. La cosa mi colpisce così tanto che rimango incantato a fissare le sue mani che accarezzano il disegno e ne fa tesoro. Vorrei tanto avvicinarmi a lei e abbracciarla ringraziandola per dare valore a qualcosa per cui neanche ho esitato a gettare via. "Com'è andata ragazzi?" chiede papà entrando in sala pranzo. "Zio! Tutto bene, Giorgio è stato bravissimo" "Vedi che quando t'impegni, qualcosa esce fuori?" papà mi posa una mano sulla spalla. "È merito suo" indico Ines con un cenno per poi lanciarle un cioccolatino "al volo" Ines riesce a prenderlo e scartando un cioccolatino anch'io, incominciamo a mangiarlo insieme. Non le stacco gli occhi di dosso mentre lei arrossisce, ma mantiene il contatto e io mi sento ricapultato al passato, quando nello stesso tavolo io le insegnavo le sillabe e lei mastica il suo cioccolatino conquistato sulle mie ginocchia.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


L'amore vuol sentirsi dire le cose che sa già.- Victor Hugo BARTIS'S POV: "Arrivederci professoressa" la scassapalle di fisica leva su le chiappe ed esce dalla classe lasciandoci finalmente liberi. Mi alzo per andarmi a fumare uno spinello, ma Clarissa mi spinge a posto e sbotta "Non ti muovere." "Ragazzi, possiamo dare inizio all'assemblea per la scelta dei rappresentanti di classe!" gracchia alla classe andando a cancellare sulla lavagna le formule che quella di fisica aveva appuntato. Ines e Jasmine fanno per uscire pure, ma Clarissa riprende anche loro "No ragazze, a posto! Non abbiamo tempo da perdere" chiude la porta e impedisce a chiunque altro di muovere un passo. "Io esco" borbotta Giorgio alzandosi dal posto e Clari non spiaccica una parola. Ma fanculo. "Lui sì e noi no? Non l'ho capito" dico contrariato mentre Giorgio apre la porta per uscire "Ci penserà Bartis al mio voto" non aspetta una risposta e va via. Incrocio le braccia sbuffando stanco di queste stronzate. "Ragazzi, un attimo di attenzione! Come ben sapete, oggi voteremo i rappresentanti di classe, quindi chi si vuole candidare, è pregato di raggiungere la lavagna e scrivere il proprio nome" Clarissa ovviamente segna il suo nome in cima e sorride con la vittoria già in tasca. So che è sempre stata lei la rappresentante di questa classe, l'hanno votata ogni anno e giustamente si aspetta di vincere anche quest'anno. "Allora? Nessun altro vuole candidarsi? Sapete che i rappresentati devono essere due, qualcuno deve farsi avanti per forza" "Eh va bene, vengo io" si alza Domenico di controvoglia e anche Fabiana che però è certo che nessuno voterà. "Perfetto, possiamo cominciare con..." fa per dire mia sorella quando Ines all'improvviso alza la mano di Jasmine ed esclama "Si candida anche Jas!" "Ma io..." fa per dire Jasmine non convita. "Perchè no? Jasmine raggiungici allora" Clarissa scrive il nome di Jasmine e ridacchia insieme a Fabiana. Non vedono l'ora di godersi la sconfitta di Jas. "Vai forza! L'hai detto tu che ti sarebbe sempre piaciuto fare la rappresentante di classe!" la incoraggio piano Ines. "Sai che non mi voterà nessuno" mugola Jas mordicchiandosi il labbro. "Questo non è vero, avrai il mio voto" E il mio. E quello di Giorgio. "Sì, ma...almeno ci avrai provato. Al massimo ci facciamo due risate. Forza, non hai niente da perdere" la motiva Ines convincendola finalmente ad alzarsi. "Su Jas, non mordiamo mica" la prende in giro Clari facendo ridere la classe. Che cazzoni. "Cominciamo con una breve presentazione e un discorso per convincere la classe a votarci, tutto chiaro ragazzi?" chiede Clari ai candidati e non aspettando una replica, si mette al centro della classe per iniziare a decantare tutte le sue magnifiche doti. Nel mentre osservo Jas che si contorce le mani e tiene lo sguardo basso, piccola che tenera. Domenico finisce il suo discorso con un rutto e Fabiana è riuscita a spiaccicare due parole in croce. "E' il turno di Jasmine" la invita Clari a mettersi al centro della classe e Ines inizia ad applaudire felice. Jas raggiunge il centro della classe e lisciandosi la camicetta cerca di trovare il coraggio per parlare alla classe. "Hai perso la voce Jasmine?" chiede Domenico facendo ridere i tre coglioni messi in croce dell'ultima fila. "Magari se ti tappi quella fogna, la possiamo sentire" sbotto a Domenico che si ammutolisce o sa che saranno cazzi amari per lui. La classe rimane in silenzio dopo il mio rimprovero e Jas alza piano lo sguardo a me, le faccio l'occhiolino sperando di darle forza per parlare. "Scusatemi, non sono abituata ad attirare l'attenzione su di me. Ad ogni modo, volevo ringraziare prima di tutto Ines per avermi dato coraggio a candidarmi. E' sempre stata un'esperienza che ho voluto vivere, ma per la mia bassa autostima ho sempre preferito rintanarmi nel mio angolino e guardare gli altri sorpassarmi. Non oggi però, grazie a Ines vorrei alzarmi da quell'angolino e mettermi alla prova. So di essere sempre stata una persona silenziosa e molto timida, lo sono tutt'ora come vedete, ma so di avere altre qualità che magari voi non siete a conoscenza per colpa mia e della mia timidezza. Sono anche una persona molto attenta, attenta ai bisogni altrui, a non ferire nessuno, penso che per ricoprire questo ruolo ci sia bisogno di empatia, generosità, delicatezza...non è spesso facile metterci nei panni del prossimo e comprendere le loro problematiche. So quanto sarà faticoso quest'anno per noi, so che i professori vorranno il massimo da ognuno di noi e sono pronta a potervi tutelare quando vi sentirete stremati, incompresi o quando vorrete soltanto una parola di conforto, di motivazione. Potrete trovare in me una figura di leader, darò spazio ai vostri pensieri, alle vostre opinioni anche se non saranno congrue alle mie, cercherò di essere la vostra guida guadagnandomi la fiducia in voi, dandovi il buon esempio e prendendo le responsabilità che comporterà questo ruolo. Grazie per la vostra attenzione e...per me è già una vittoria essere qui a parlarvi superando le mie paure, quindi...come andranno le votazioni, sarò comunque felice e fiera di me." Fa un passo indietro tornando vicino a Domenico e Ines inizia ad applaudire esclamando complimenti a Jas, mi unisco a lei con gli applausi. "Può bastare questo baccano" interviene Clari nervosa frugando nella scatola per recuperare i fogli a disposizione per votare i rappresentanti. Passa da ogni banco per distribuire i fogli e io mi assicuro che Jas vinca l'elezioni. Contatto in privato Domenico e gli scrivo che se non si ritira immediatamente, si sognerà di prendere l'erba dai ragazzi. Fischio per attirare l'attenzione di Domenico e facendogli segno di guardare il cellulare, Domenico decide immediatamente di ritirarsi. "Che storia è? Non puoi ritirarti adesso" sbotta Clari, ma lui non ne vuole sapere e ritorna a posto. E' stato fin troppo facile. Gli scrivo anche di votare Jas e assicurarsi che tutti gli altri suoi amichetti dell'ultima fila lo facciano. "Avete votato tutti? Ottimo" Clari inizia a contare i voti e segna sulla lavagna il numero. "Un altro voto per me" segna una X felice Clari arrivando a dieci voti. "Un voto per...Jas" mormora stranita stavolta segnando il voto alla lavagna. "Jas, Jas, Fabi, Jas, Jas...un voto per me" va segnando tutti i voti finchè l'ultimo voto va anche a Jas arrivando per lei quota 6 voti, Clari 11 e Fabiana, che avrà votato per sè stessa, un voto. "I nuovi rappresentanti di classe siamo io e Jasmine" decreta Clari alzando la mano di Jas che ancora stenta a crederci. La campanella suona e tutti si precipitano fuori mentre Ines corre ad abbracciare Jas che sorride incredula. "Ce l'hai fatta!" esclama saltellando. Mi avvicino anch'io a loro "Complimenti rappresentante" mormoro a Jas che arrossisce per poi superarla e uscire dalla classe. "Ho fatto come mi hai detto Bartis. Siamo a posto, giusto?" chiede Domenico fuori dalla casse tremante. "Ottimo lavoro" gli lascio uno schiaffetto sul viso e scendo le scale per fumarmi finalmente il mio spinello. La giornata sembra non finire più quando io e Giorgio usciamo dalla palestra dopo il casino che è successo nel parcheggio con Gabriele e quel ragazzo strano. Per fortuna adesso Giorgio sembra aver sbollito, spero non incontri più quel tizio o se la vedrà brutta. "Ti ricordi che ti parlavo di una tipa con cui ho limonato alla tua festa?" chiedo sistemandomi il borsone sulle spalle. "In camera mia? Sì, sei disgustoso." sbotta Giorgio con una smorfia. "Era Vittoria, mi ha anche fatto sentire la sua suoneria. Era proprio quella" raggiungiamo la moto di Giorgio mentre lui dice "Che cazzo dici? L'ho mandata via appena l'ho vista a casa mia" Corrugo subito la fronte, di che sta parlando? "Ti starai sbagliando" mormoro confuso. "No amico, non volevo problemi col colonello. Girava abbastanza erba, non mi conveniva farla rimanere" "Ma come...lei mi ha..."farfuglio ripensando alle parole di Vittoria, sembrava così convinta mentre mi raccontava per filo e per segno quello che era successo. "Ti ha preso per il culo e anche alla grande, forza monta su" Giorgio accende la moto, ma io rimango immobile. Mi ha davvero preso per il culo? Dopo il mio impegno a esserle vicino per la situazione della madre? "Oh! Muoviti che vorrei lavarmi al più presto, ho sudato come un animale"insiste Giorgio. "Io...vai, ci vediamo domani" rispondo totalmente assente. "Che ti prende?" "Niente, devo fare una cosa" "Ma cosa?" "Vai, te lo spiego domani" sbotto uscendo dalla palestra mentre lui sfreccia fuori con la moto. Casa di Vittoria non dista molto da qui, posso farmela a piedi e pensare nel frattempo a cosa dirle. "Chi è?" chiede una voce delicata al citofono. Sono quasi le 21 e ho riflettuto a lungo prima di venire qui. "Bartis, c'è Vittoria?" "Sì, le apro subito" dice la stessa voce per poi aprirmi il cancello. Raggiungo il portone e c'è Disha, la madre di Jasmine, che mi tiene la porta abbozzando un sorriso. "Salve signora Kapoor" le faccio un cenno. Lei ricambia e chiude il portone tornando ai suoi lavori. Ricevuto. Salgo di sopra e trovo Vittoria sul letto che mi guarda maliziosa, scuoto subito la testa. "Devo parlarti" butto il borsone della palestra per terra. "Ah sì?" si mordicchia il labbro non prendendomi sul serio. Mi tengo a distanza da lei e svuoto subito il sacco "So la verità" Vittoria finge di non aver capito e mormora sorridendo "La verità su...?" "Non sei mai stata alla festa di Giorgio" "Che dici? Ci sono venuta alla festa" "E poi sei stata cacciata da Giorgio, mi sbaglio?" Non risponde. "Mi sbaglio Vittoria?" richiedo più severo. Vittoria tiene lo sguardo basso e mormoro agitata "Sono tornata alla festa di nascosto, nessuno mi ha vista" "Quindi se chiedessi a Giorgio di controllare le videocamere di sorveglianza ti troverei?" "Certo che sì" Stanno così le cose, eh? "Lo chiamo allora" faccio per digitare il numero di Girogio, ma Vittoria non accenna a fermarmi. "Pronto Giorgio" fingo che mi abbia risposto alla chiamata "Senti, scusa il disturbo. Potresti farmi il favore di controllare le..." "No aspetta!" finalmente Vittoria cede. Stavolta sono io a ignorarla "Il giorno della festa d'inizio scuola, ricordi?" "No!!" mi strappa il cellulare dalle mani e noto che queste tremano dal nervosismo. Sta cedendo piano piano. "Che succede Vittoria? Vuoi dirmi qualcosa?" chiedo pacato, fin troppo. Sono incazzato nero. Rimane in silenzio con lo sguardo basso, non sa che dire. "Dillo" sbotto rigidissimo "Dillo che mi hai mentito" Alza finalmente lo sguardo a me e mi osserva con occhi colpevoli, certo che mi ha mentito. Mi riprendo il cellulare e guardandola con orrore sibilo "Ti avevo chiesto più volte se ne fossi sicura. Ci tenevo Vittoria, lo sapevi." "Tu non capisci. Non volevo perderti" "E mentirmi ti sembrava la cosa più adatta da fare?" Non dice altro. "Ti sei divertita abbastanza a prendermi per il culo, eh?" sibilo con i pugni stretti. "Non era mia intenzione, non volevo" "Non volevi...hai avuto diversi giorni di tempo per tornare sui tuoi passi. Non ci hai mai pensato a me, hai sempre e solo pensato a quello che faceva stare bene te egoisticamente" "Bartis..." sussurra lei con gli occhi lucidi. La guardo con rabbia, come ha potuto mentirmi in maniera così spudorata dopo essermi totalmente fidato di lei? "Non ho altro da dirti Vittoria, stammi bene." mi riprendo il borsone e faccio per andare via, ma lei mi prende per il braccio e mormora "Ti prego, non andare" "Non abbiamo più niente di cui parlare Vittoria, abbiamo chiuso." "No, non dire così." "Vittoria lasciami" le dico serrando la mascella infastidito. "Per favore, lasciami spiegare" "Vittoria, non voglio ripetermi." "Io non..." "Ho detto lasciami!" esclamo facendola sussultare, infatti lascia di scatto la presa e si allontana. Era ora. Esco dalla stanza e mentre percorro il corridoio la sento urlare "Fottiti Bartis, tu e la tua amichetta del cazzo Jasmine" Mi fermo di scatto stringendo i pugni "Lascia fuori Jas, non coinvolgerla nei tuoi giochetti di merda" "Lasciarla fuori? È proprio lei ad aver iniziato il gioco!" Corrugo subito la fronte, di che diavolo sta parlando? "Quale gioco?" "Semplice così. Chiedilo a lei, vediamo se avrà le palle di dirti la verità" "La verità? Parla Vittoria!" mi scaldo, ma lei mi sbatte la porta in faccia e io rimango inerme sulla soglia. "Tutto bene? Ho sentito delle urla" chiede Disha affacciandosi sul corridoio. "Io...sì, va tutto bene. Ci scusi, posso chiederle una domanda?" Lei annuisce subito "Oggi ha il turno pieno?" "Sì, perché?" "Nulla, solo curiosità. Buon lavoro signora Kapoor" la supero e scendo immediatamente le scale. Mi sono stufato di essere il coglione all'oscuro di tutto, tirerò fuori la verità da Jas a tutti i cazzo di costi. JASMINE'S POV: "Avanti su! E datevelo questo bacetto!" esclamo leccando il cucchiaino con la nutella. Ho incominciato un k-drama che mi ha presa un sacco su Netflix e adesso non riesco più a staccarmi, ho anche messo da parte il ripasso di storia pur di continuare. La coppia sta per darsi il primo bacio dopo 10 episodi di agonia quando all'improvviso sento il cellulare vibrare facendomi sussultare dallo spavento. "Merda..." borbotto intenta a non accettare la chiamata pensando sia la Wind, come al solito, ma mi sorprendo a leggere il nome di Vittoria. E' un numero che ho salvato dalla rubrica di mia madre, come fa Vittoria ad avere il mio numero? Sarà successo qualcosa a mamma? "Pronto?" rispondo immediatamente. "Non hai perso tempo, eh?" sibila facendomi corrugare la fronte, che sta succedendo? "Ehm...ciao Vittoria, forse hai sbagliato numero. Io sono..." "So cosa sei, una viscida stronza. Fai tanto la santarellina che non sa nulla, che non fa niente. Sei la peggiore della specie" "Aspetta, io non...so davvero di cosa tu stia parlando" mugolo grattandomi la testa, cerco di pensare a un torto che avrei potuto farle, ma proprio non mi viene nulla in mente. "Stai muta! Hai già parlato abbastanza! Hai rovinato tutto quanto, Bartis mi odia adesso!" grida al telefono singhiozzando. Scendo dal divano agitata e faccio per dirle che non so di cosa mi stia accusando, ma lei continua a urlare come una iena "Ti renderò la vita un inferno brutta stronza, te lo giuro. " "Guarda che io e Bartis non..." "So del vostro bacio! Ho sentito tutto." Spalanco gli occhi sentendo il cuore battere all'impazzata. "Non sai contro chi stai andando, te la farò pagare cara." sbotta per poi riattaccare mentre io rimango col cellulare in aria completamente scioccata. Tremo digitando il contatto di Ines e premo per avviare la chiamata. "Pronto Jas?" risponde subito alla chiamata Ines. Per fortuna o non so come avrei gestito la situazione. "Ines, non sai cos'è successo. Non te lo puoi neanche immaginare" mormoro scossa. "Jas respira, stai bene?" "Mi ha appena chiamata Vittoria. Era molto arrabbiata, cosa dico? Era incazzata nera, mi ha insultata e ha detto che me la farà pagare per aver raccontato la verità a Bartis" "La verità? Ma di cosa stai parlando?" "Del bacio! Ma io non ho mai detto nulla a Bartis. Oh cielo, vorrei sotterrarmi!" mi porto una mano sui capelli volendomeli strappare, rischio veramente d'impazzire. "Ok, calmiamoci un attimo. Gliel'hai detto che non sei stata tu?" "Non mi ha manco dato il tempo! Ha cominciato a insultarmi a raffica e sembrava stesse anche piangendo, ho paura di quello che potrebbe fare adesso" "Non capisco come faccia a sapere lei la verità, chi gliel'ha detta?" "Ricordi quando te ne parlai in bagno e poi abbiamo visto Vittoria scendere? Credo che fosse nel nostro bagno e avesse ascoltato tutto" "Merda" Esatto, merda. "Dice che mi renderà la vita un inferno adesso, non so se sia il caso di parlarne con Gabriele. Magari suo fratello potrà..." "No, lascia fuori Gabriele. E' già complicata così la situazione, c'è solo una cosa da fare" "Cosa?" chiedo sperando che possa darmi una via d'uscita. "Parlare con Bartis" "Mai." sbotto. "Jas! Dovrai farlo prima o poi" "No, non se ne parla! Bartis mi odia!" riprendo il cucchiaio con la nutella, adesso mi serve più che mai. "Sai che non è così" "Non so più nulla Ines, davvero. Ad ogni modo, domani credo che non andrò a scuola" "Vuoi smettere di andare a scuola per questa stupidaggine?" "Sì?" "Jas ti trascino io a scuola domani, se non vieni." "Ines...non capisci. Meno mi farò vedere e..." non riesco a finire la frase che Ines esclama "La soluzione non sarà nascondersi da tutti, mostra chi sei! Mostra a Vittoria che i suoi insulti non ti hanno toccata" "Ma l'hanno fatto" "Questo non lo verrà mai a sapere ness...oh dio!" sento che grida dallo spavento Ines. "Tutto bene?" chiedo stranita. "Io...sì, domani verrai a scuola. Discorso chiuso, ti voglio bene. Devo andare, a domani" Ines riattacca lasciandomi a bocca asciutta. Non ho neanche il tempo di riprendermi da questa terribile situazione che suonano alla porta, chi può essere a quest'ora? "Chi è?" chiedo avvicinandomi alla porta. Non risponde nessuno. Faccio per tornare in salotto quando sussulto per un altro pugno alla porta. "Chi è?" richiedo più forte, ma la persona dietro continua a bussare senza rispondere. Mi prendo di coraggio e apro uno spiraglio della porta, ma un piede spalanca completamente la porta e un Bartis incazzato e agitato si fa strada in casa mia. "Cosa...cosa ci fai in casa mia?" chiedo con la porta ancora aperta. Vorrei uscire io di casa. "Cosa ci faccio?" mi raggiunge venendomi pericolosamente vicino fino a sbattermi contro la porta che si richiude "Voglio la verità. Adesso Jas." ringhia tenendomi intrappolata tra lui e la porta. "Mia madre..." "Non è in casa e non ci tornerà fino a domani, non ci provare." Mi sembra tutto così assurdo che ci metto un po' a prendere coscienza di tutto ciò e mormoro "Non capisco cosa volete da me" "Volete?" domanda lui guardandomi stranito. "Vittoria mi ha..." mi zittisco ricordandomi della telefonata. Non so cosa abbia detto a Bartis, devo vedere fino a che punto gli ha detto la verità. "Cos'ha fatto Vittoria?" insiste Bartis impaziente di sapere. Deglutisco volendo sparire da qui, non avrei mai dovuto aprire. "Questo me lo devi dire tu, ha parlato di te" "Di me? A te? Che cazzo sta succedendo Jasmine?" stringe i pugni con una vena del collo che sembra scoppiare. Non sa nulla allora. "Non lo so! Perché mi state tutti venendo contro? Io non c'entro nulla con voi!" esclamo nervosa facendolo zittire, infatti si allontana un attimo da me e mi dà le spalle. L'osservo che si porta le mani in testa e sussurra qualcosa, sembra molto agitato. Rimaniamo in silenzio per una manciata di minuti finché lui si rigira e butta per terra il borsone. "So che mi stai nascondendo qualcosa Jas, perché non me ne vuoi parlare?" si avvicina a piccoli passi verso di me e alzando le dita per accarezzarmi il contorno del viso sussurra "Hai forse...paura di me piccola?" Sbatto velocemente gli occhi sentendomi morire dentro...troppo vicino, troppo bello, troppo intenso. Schiudo le labbra calamitata dagli occhi di Bartis e dalle sue dita che adesso sono scese ad accarezzarmi il collo, le braccia, lascia scintille di brividi ad ogni suo tocco. "Sai che puoi parlare con me, vero?" sussurra al mio viso con così tanta delicatezza che mi trovo a mugolare qualcosa completamente ebbra di lui. "Dimmi, sono qui. Ti sto ascoltando" mi prende il viso facendomi impazzire ulteriormente. Sento il cuore battere all'impazzata, la testa mi gira e mi sento senza fiato. Questo ragazzo ha un effetto totalizzante su di me. "Ho...io ho...potrei aver..." mugolo, mugolo, non riesco a formulare una dannata frase sensata. Il suo profumo, i suoi occhi su di me, il suo respiro che sento affaticato come il mio...credo che sverrò tra una manciata di secondi. "Sì?" chiede con dolcezza, come se stesse parlando a una bambina, a me. "Ho imbrogliato al seggio" sputo il rospo non staccando gli occhi dai suoi. Sono persa di lui, non c'è più margine di salvezza. Bartis corruga subito la fronte "Non capisco tesoro, potresti spiegarmi meglio per favore?" Deglutisco facendo una fatica immensa anche solo a respirare "Il mio voto non era per te" "No?" mi chiede sorridendo, non sembra offeso come avrei pensato. "Perché sorridi?" decido di chiedergli. Scuote la testa "Ho avuto i voti dell'intera scuola, ma non l'unico di cui m'importava veramente" Faccio per dirgli che non è andata così, ma lui continua a dire "Va bene così, non sono arrabbiato. Se non te la sei sentita di..." Stavolta sono io a zittirlo alzando il dito sulle sue labbra. "Ho imbrogliato perché ho cambiato all'ultimo il mio voto" "Quindi..." si mordicchia il labbro felice scendendo a prendermi la mano. Non vuole mollarmi un attimo. Annuisco con la testa confermando le sue ipotesi "Il voto che ha decretato la tua vittoria era il mio" Non ce la fa a resistere e alzandomi in aria inizia a fare festa facendomi urlare dalla sorpresa. Si butta sul divano insieme a me e stringendomi forte mugola sulla mia spalla "Stupida che me l'hai tenuto nascosto" "Be'...tu festeggiavi con Vittoria" borbotto facendolo sorridere ancora. "Non c'è nulla fra me e lei" puntualizza subito lui, ma io stento a crederci. "Non sembra" infatti farfuglio staccandomi un po' per guardarlo in faccia. "Non mi hai ancora detto perché Vittoria parla di me a te" chiede Bartis giocando con i miei capelli. "Sa di questo mio imbroglio e penso che voleva parlartene" "Tutto qua?" "A quanto pare" faccio per scendere da lui, ma le sue braccia me lo impediscono "Dove vai" protesta trattenendomi. "Siamo passati dal non parlarci per giorni a...questo" Bartis mi attira di più a sé "Sei stata tu a prendermi a parole, ricordi?" Ricordo bene e ricordo che me ne sono pentita per tutti i giorni. "Io...potrei aver esagerato un po' " "Un po'?" inclina la testa guardandomi dal basso. Avvicino il pollice e l'indice indicandogli lo spazio fra questi "Un po' " ribadisco facendolo ridacchiare. "E su cosa avresti esagerato? Sentiamo" "Forse non è vero che non hai un cervello e Gabriele ecco..." "Mmm dimmi" mi ascolta con attenzione sapendo già dove voglio andare a parare. "Gabriele è certamente una persona brillante..." mi pizzica i fianchi facendomi sussultare "ma non comunque migliore di te" "Puoi ripeterlo, scusa?" Sorrido, mi ero dimenticata quanto fosse furbo "Non farmi rimangiare il mio voto per te" "Ormai è mio, hai scelto me a Gabriele" mi ricorda sfacciato. Scuoto la testa divertita "Ora che sai la verità, puoi tornare a casa tua" "Non mi va adesso, voglio stare con te" Con...me? "Ti guardi i film dei cinesi?" m'indica lo schermo del computer. "Sono coreani" lo correggo. "Cosa cambia? Hanno sempre gli occhi a mandorla" "Cosa c'entra? Tu sei chiaro come gli spagnoli, questo vuol dire che lo sei?" "Vorresti che sia spagnolo? Posso provarci" Mi porto una mano sulla fronte. "Guardali, lui ci sta dando dentro" avvia la serie e mi sorprendo nel vedere lui che sbatte al muro la tipa e la spoglia. In dieci episodi non si sono neanche sfiorati e adesso si danno alla pazza gioia? Davanti a Bartis? "È un film hard?" chiede ricevendo un'occhiataccia da parte mia. "Io non guardo queste cose." "Sì invece, guarda...quello la sta portando a letto" Effettivamente lo fa, non ci posso credere. "Non è sempre così nei drama coreani" "Volevi dire nei porno coreani" prende il cucchiaio di nutella che stavo leccando io prima. "Vuoi finirla?" sbotto mentre lui scoppia a ridere e uscendo dalla serie, cerca qualcosa sul mio profilo di Netflix. "Che fai?" borbotto non volendo che frughi tra le mie serie salvate. "Sto scegliendo un film horror" "E perché?" "Per guardarcelo, no?" "A me fanno paura gli horror e...tuo padre non ti starà cercando?" cerco in ogni modo di cacciarlo da casa. "A mio padre non frega un cazzo. Comunque l'ho trovato" Mi affaccio a vedere e leggo "Letherface" "Cosa ci vuole fare con quella motosega?" indico il tipo con una maschera inquietante. "Lo scopriremo, forza vieni" Ci sdraiamo sul divano e io afferro il cuscino per tenere distanza tra noi, la verità è che ho bisogno di uno scudo che mi protegga durante il film. "Avvio?" "Mm...non sono convinta" mi mordicchio l'unghia ansiosa. Si alza a spegnere la luce e io protesto già per la paura "Ci sono io piccola, puoi prendermi la mano quando vuoi" Sbuffo, se lo può sognare. Come non detto, ho stretto le mani di Bartis per tutta la durata del film. È stato a tratti elettrizzante e altri assolutamente rivoltante, soprattutto la parte dove i ragazzi si sono nascosti nella carcassa di un animale morto. Là ho pensato di vomitare da un momento all'altro. "Ti è piaciuto?" chiede Bartis spegnendo il computer. "Non era male, ma continuo a preferire i kdrama" "Ti farò ricredere" "Magari ti farò ricredere io" lo provoco. "Sfida accettata"lui fa per alzarsi, ma io lo fermo immediatamente. "Che fai? Dove vai?" "Si è fatto tardi" mi spiega. Lancio uno sguardo all'orologio che segna la mezzanotte. "Oh...certo." mormoro non volendo lasciare la sua mano. "Che succede? Hai paura che..." "Sì." lo anticipo senza dignità ormai. "Sai che leatherface non esiste veramente?" quasi mi prende in giro. "Certo che lo so, è che..." mi blocco non sapendo cosa dire "Potresti restare solo finchè prendo sonno? Mi sentirei più...ecco..." non ho il tempo di finire la frase che Bartis mi prende in braccio e mi porta in camera mia. "Che stai facendo?" chiedo mentre mi mette sotto le coperte e me le rimbocca come se fossi una bimba. "Dormi, ci sono io qui" mormora sistemandomi il cuscino e sedendosi a lato del materasso. "Scusami tanto" mormoro mortificata dalla scena che sto facendo, chissà che impressione gli sto dando. "E di cosa tesoro?" mi accarezza lentamente i capelli con dolcezza. "Per tutto. Per essere una codarda, per averti fatto soffrire con le mie parole, per aver imbrogliato al seggio..." "E' acqua passata ormai. Cerchiamo di lasciarci i brutti ricordi al passato e guardare avanti al nostro futuro" "Il nostro futuro?" chiedo sbadigliando. "Siamo amici adesso, no?" "Ci devo ancora pensare" lo faccio ridere. "Sei proprio una peste, lo sai?" accarezza le mie guance teneramente. "Mmm" mugolo sbattendo piano gli occhi inebriata dal suo profumo, dal suo calore, da lui. L'indomani mi sveglio con un cuscino strano accanto. Ha anche un buon odore, lo palpo per renderlo più morbido ma sento una voce che dice "Stai cercando di rompermi il femore?" Salto in aria terrorizzata e trovo Bartis sdraiato vicino a me che mi sorride. "Tu..." sussurro portandomi una mano sul viso per accertarmi di non star sognando. "Vuoi marinare scuola?" mi chiede facendomi fare una smorfia "Assolutamente no" "Allora è tardi, dobbiamo andare" m'indica l'orologio sopra la mia testa che segna le...aspetta. Sono le 7:45? Cazzo! Scendo immediatamente dal letto e corro in bagno, solo riflessa allo specchio mi rendo conto del mio aspetto mostruoso. Cerco di lavarmi e rendermi decente in tempi record e mentre corro per la camera per trovare i vestiti, vedo Bartis comodo sul letto che si gode il mio panico. "Tu che ci fai ancora qui?" chiedo entrando in bagno per vestirmi, non ho intenzione di denudarmi davanti a Bartis. "Andiamo insieme a scuola" "Prendo l'autobus" grido dal bagno. "Alle 7:50?" Merda, merda! Esco dal bagno zampettando tirandomi i jeans e allacciandoli, corro a mettermi le sneakers. "Non ho fatto filosofia ieri" mugolo imprecando mentalmente contro me stessa. "Vuoi entrare a seconda ora?" "Non l'ho mai fatto. Come funziona?" "Funziona che fai il cazzo che ti pare fino alle 9 e poi entri col permesso" "E il permesso devo farlo firmare da..." "So falsificare la firma di mio padre" m'interrompe Bartis facendomi inorridire. "E' reato, lo sai?" "E' reato anche essere così belle di prima mattina, lo sai?" mi fa l'occhiolino facendomi arrossire come una stupida. "Scemo" borbotto rialzandomi per fare lo zaino, finchè sento un profumo buonissimo di..."Hai fatto il tè di mamma?" "Muoviti che si raffredda altrimenti" scende dal letto e io saltello felice raggiungendo insieme la cucina. Facciamo colazione inzuppando qualche biscotto di Paolo Forti nel tè e punzecchiandoci a vicenda come dei bambini usciamo di casa con calma. Sono le 8:40 quando arriviamo a scuola e io rimango aggrappata a Bartis fino a quando non spegne il motore, è stato orribile stare con la paura di cadere dalla moto da un momento all'altro. "Vieni qua" mi attira a sè per levarmi il cascone e mi accarezza la punta del naso col dito. Arriccio il naso e gli do un pugnetto sul petto facendolo sorridere, sembriamo degli idioti dall'esterno. "Allora? E' meglio con me, vero?" chiede lui entrando a scuola al mio fianco. "Cosa?" "E' meglio andare in moto con me che in bici con quello sfigato, vero?" Scuoto la testa "Vuoi lasciare in pace Gabriele?" "Ammettilo, su" mi abbraccia da dietro per scombinarmi i capelli. "Smettila! Sei proprio un idiota" rido allontanandolo mentre lui mi stringe più forte a sè. "Bartis, eccoti cazzo. Vieni!" grida dai giardinetti il suo amico che ho scoperto essere anche spacciatore nel mio quartiere. "Arrivo" borbotta Bartis mentre mi prende la mano e mi porta in segreteria. "Ciao Roberto, come andiamo oggi?" raggira la scrivania dell'assistente per poi prendere due fogliettini. "Insomma Bartis, mia moglie dice che sono ingrassato" "Per forza, con tutte le ciambelle che ti mangi" inizia a scrivere qualcosa sui fogliettini. "Ma sono troppo buone, come faccio Bartì?" Mi sorprendo di vedere il signor De Bellis interagire così con Bartis, è sempre stato tremendamente serio con me. "Cerca di mangiare qualche stronzata integrale, non sono male come credi" gli risponde Bartis mentre mette pure il timbro ai fogliettini, il tutto indisturbato. "Dici?" "Immagina la faccia di tua moglie quando comincerai a dimagrire" "Le verrà un colpo a Mariella" ci scherza l'assistente mentre Bartis mi riprende per mano. "Fammi sapere come va, ok? Non abusare delle ciambelle integrali, è pur sempre una ciambella" "Arrivederci" saluto con la manso il signor De Bellis e mi faccio trascinare fino all'agorà da Bartis. "Questo è tuo piccola, inizia a salire che ti raggiungo fra poco" Prendo il foglietto che mi porge e realizzo che si tratta del permesso firmato e timbrato, ci metto secoli per averne uno. "Sicuro che non sia un problema la firma?" chiedo titubante. "Ti fidi di me?" "Può darsi" "Peste" mi lascia un bacio sulla fronte e mi accarezza la guancia prima di scappare via. Rimango al centro dell'agorà col permesso in mano e completamente rossa in viso, sono così felice di aver fatto pace con Bartis che non vedo l'ora di salire in classe a raccontare tutto a Ines. Salgo le scale per la mia area e mentre faccio per svoltare nel mio corridoio, sento una mano afferrarmi il braccio e trascinarmi dentro il bagno. Cosa diavolo...? "Che carini, davvero. Mi date il voltastomaco" ringhia Vittoria sbattendo la porta. Mi guardo attorno stranita e noto con orrore che siamo solo noi due. Deglutisco terrorizzata mentre lei avanza verso di me con gli occhi rossi dalla rabbia e sibila "Peccato che non ci sarà nessun lieto fine per voi" Alzo un sopracciglio, che diavolo di problemi ha? "Devi sparire dalla vita di Bartis, sono stata chiara?" sibila al mio viso puntandomi il dito contro. E' pazza, completamente andata. "Lasciami andare" "Non gli rivolgerai più la parola, non lo toccherai, dovrai ignorarlo per il resto dell'anno!" sbotta coi pugni stretti. Corrugo la fronte "Perchè mai dovrei farlo? Io..." mi zittisco, ma capisco che non devo farlo. Non mi farò più calpestare i piedi in testa da nessuno. "Io tengo molto a Bartis, non farò nulla di quello che mi hai detto." replico con coraggio, sono sorpresa anch'io di me. "Ah no?" porta le mani sui fianchi e dice col sorrido da psicopatica "Sbaglio o tua madre lavora...per me?" Mi ammutolisco, non pensavo potesse cadere così in basso. "Pensa se raccontassi tutto quanto a tua madre? La sua dolce e carina figlioletta se la fa col bullo della scuola, che delusione le daresti?" "Non ti crederà mai" sbotto serrando la mascella. "Non hai capito un cazzo. Sono io qui a comandare, tu e tua madre non valete nulla. Posso farla licenziare in due secondi, vuoi scommettere?" "Gabriele non lo permetterebbe" "A Gabriele davvero pensi che possa importare qualcosa di te? Non sai che se la fa con Clarissa?" Spalanco gli occhi "E' impossibile" Ha sempre disprezzato tutto il loro gruppo. "Peccato che li abbia visti con i miei occhi ieri a casa mia, scopavano come animali. Non te lo saresti mai immaginata da lui, vero?" Mai. "Pensi ancora di poterti fidare di Gabriele? Lo stesso che se la fa con la sorella del suo acerrimo nemico" Respiro a fatica quando si avvicina a me e ringhia al viso "Sparisci dalla vita di Bartis o faccio fuori tua madre, a te la scelta." Sentiamo qualcuno bussare alla porta e Vittoria andando ad aprire sparisce dal bagno, mentre io ricado per terra senza forze e sento la voce di Ines urlare "Jas!"

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo. -Sigmund Freud JASMINE'S POV: "Ti sei ripresa un po'?"chiede Ines sventolandomi con un foglietto di carta. "Non avrei mai dovuto" singhiozzo con le mani fra i capelli. "Di cosa parli?" "Di quel maledetto bacio. Avrei dovuto scansarlo, prenderlo a sberle, urlare...invece che ho fatto?" "Ci sei stata perché evidentemente è piaciuto anche a te" "No! Non doveva andare così, lui e io siamo due persone opposte, noi..." "Voi vi piacete" s'interrompe Ines facendomi piangere di nuovo. "No." sbotto nascondendo il viso stremato di lacrime tra le gambe. "Perché vuoi negarlo? Non vedi come ti guarda Bartis?" "Perché a me? Ho vissuto questi quattro anni di liceo come una totale sfigata e osavo lamentarmene!" esclamo asciugando le lacrime col dorso della mano. "Non capisco il motivo per cui sei così contrariata all'idea di stare con Bartis. Certo, non è il modello del bravo ragazzo, ma ha pur sempre un buon cuore e ti tratta con dolcezza. Sai quante ragazze vorrebbero stare al tuo posto?" "Che ci stessero, io stavo benissimo sola e senza problemi d'amore" "Problemi d'amore? Ho sentito bene?" mi prende in giro Ines mentre scuoto la testa e lei insiste a chiedere "Mi vuoi dire di cosa avete parlato con Vittoria? Sembravi sconvolta prima" Nego subito in silenzio. Devo ancora capire come fare con Vittoria e non mi va di coinvolgere nessuno. "Eh va bene, ci hai parlato con Bartis alla fine?" "E' venuto a casa mia ieri sera, è stato...inaspettato" confesso mordicchiandomi il labbro. Abbiamo passato una serata stupenda, sembrano essere passati secoli. "E me lo dici così?" sbotta Ines sorpresa. "Siamo stati insieme fino a stamattina. Vittoria sembra che non gli abbia detto la verità, non sapeva nulla" "Gliel'hai detta tu?" "La verità? Quasi" "Che vuol dire quasi?" domanda Ines abbassando la voce mentre una ragazza entra in bagno. "Gli ho detto che ho imbrogliato al seggio" "Tutto qua? E del bacio non gliene hai parlato?" "Non ci sono riuscita, non ci riuscirò mai" "Cosa temi? Che Bartis possa rifiutarti? Sai che è perso di te" "Perso non direi...se la faceva con Vittoria, anche se lui nega che ci sia qualcosa fra loro" "Potrei indagare" "In che senso?" Ines si avvicina al mio orecchio per sussurrare "Posso chiedere a Giorgio" "Ti parla?" "È costretto, abitiamo insieme al momento" "Giusto...dimenticavo della tua momentanea permanenza da lui" "Ci provo, ok? Vedrai, riusciremo a capirci qualcosa" "Jas, eccoti! Dove diavolo eri finita?" sbotta Clarissa entrando in bagno di fretta e furia. "La professoressa mi cerca?" mi alzo immediatamente allarmata. "Macché. Muoviti che abbiamo consiglio" "Consiglio? Adesso?" "Non lo sai? Vogliono occupare, non si parla di altro da stamattina" Guardo subito in faccia Ines che scuote la testa "Io non ne avevo idea" "Forza che aspettano tutti i rappresentati in aula seminari" Clarissa mi afferra per il braccio e mi trascina con sé. Non ho neanche il tempo di salutare Ines che Clari mi ha già trascinata nelle scale "Aspetta, cosa andremo a fare?" chiedo per essere un minimo informata. "Ogni classe deciderà se occupare o meno" "E noi...?" "Saremo a favore ovviamente" "Ma hai chiesto alla classe o è stata una tua decisione?" "A nessuno frega un cazzo, poi qualche giorno di relax dalla scuola ce lo meritiamo, no?" entra in aula seminari e vedo Bartis seduto sulla scrivania che scherza con altre ragazze. Appena si accorge di me, mi sorride ma io abbasso subito lo sguardo e vado a sedermi nel posto più appartato dell'aula. Per mia disgrazia, becco anche Vittoria che è in prima fila e fissa sia me che Bartis, quando finirà questa giornata infernale? Mi guardo attorno sperando di trovare qualche faccia amica, ma non vedo nessu...."Ehi cioccolatino" mormora una voce roca al mio fianco. Bartis, merda. Si siede vicino a me e posa il braccio sulla mia sedia, dannazione. "Hai avuto problemi col permesso?" mi chiede premuroso, quanto l'odio. "No" dico scollandomi dalla sedia per stargli lontana il più possibile. "Tutto bene?" nota la mia espressione glaciale. "Sì" sussurro asciugandomi le mani sudate sugli jeans. "Ok...che ne dici se più tardi..." fa per dire, ma vedo Vittoria che si è girata ad osservarci. "Scusami un attimo" sfreccio via fuori dall'aula e vado a sbattere contro qualcuno. "Jas" sento dire dalla persona in questione. Alzo lo sguardo e trovo Gabriele che mi tiene saldamente "Stai bene?" "Sì sì, io..." mi porto una mano sulla fronte sentendomi un capogiro improvviso. "Ti porto in infermeria?" chiede subito allarmato Gabri. "No, sto bene. Ho solo bisogno di un goccio d'acqua" "Vieni, andiamo al bar" raggiungiamo il bar della scuola in silenzio e lui comprandomi una bottiglietta d'acqua, me la porge svitandomi il tappo. "Grazie, più tardi ti restituirò i soldi" prendo subito un goccio. "Sì, grazie. Vorrei anche gli interessi, mi raccomando" Sorrido scuotendo la testa divertita. "Scusami, è che...non è giornata" mormoro rimettendo il tappo alla bottiglietta. "Che succede? Posso aiutarti in qualche modo?" Potresti dire a quella pazza di tua sorella di lasciare in pace me e mia madre? "No tranquillo, quella di fisica rompe" "Hai preso 9 al posto di un 10?" "Vuoi smetterla di prendermi in giro?"ridacchio mentre lui mi pizzica la guancia ed entriamo in aula seminari. "Oh scusa" lascio passare Clarissa che deve uscire e lancia un'occhiata perplessa a Gabriele. Solo adesso mi ricordo delle parole di Vittoria sulla loro relazione losca. Gabriele posa una mano sulla mia schiena per farmi avanzare e ignora completamente Clari. Se non mi fosse stato detto, avrei pensato che questi due si odiassero ancora. "Bella merda, vero?" chiede Gabriele riportandomi alla realtà. "Come scusa?" "No dico...bella merda. Siamo solo a fine ottobre e già vogliono occupare"si accomoda tra le prime file e sono costretta a seguirlo. Anche se non lo vedo, sento lo sguardo di Bartis bruciarmi ovunque. "Che cogliona" sbotta Gabriele al mio fianco. "Chi?" domando non capendo a chi si stia riferendo. "Mia sorella, abbiamo litigato ieri sera e non mi parla più. Mi chiedo quanti anni abbia" M'irrigidisco di scatto, ci ho litigato anch'io. "Lasciale un po' di tempo, le passerà. Vedrai" cerco di confortarlo. "Sono solo un po' preoccupato, da quando Bartis le ha parlato, è sempre nervosa" Mi gratto il collo cercando con tutta me stessa di restare inespressiva. "Mi dispiace" sussurro sperando che cambi argomento, non lo fa. "Non capisco perché le piaccia tanto, è solo un pallone gonfiato senza cervello e senza ambizioni. Oltre al bel faccino, non ha altro" Un flash di lui che mi accarezza i capelli teneramente ieri sera mi fa deglutire. "Diamo inizio al consiglio gente!" esclama Bartis dando un pugno al tavolo che fa sbuffare Gabriele. Come mi aveva anticipato Clari, il consiglio parla dei motivi per cui dovrebbe occupare citando argomenti stupidi come la mancanza di carta igienica in bagno e chiedono ad ogni classe di votare. "La 5B ovviamente è favorevole" gracchia Clarissa facendomi innervosire. Non ha chiesto niente a nessuno e vuole parlare a nome della classe. "I nostri compagni hanno acconsentito?" chiede Bartis sorprendendomi. "Che differenza fa?" ridacchia Clarissa. "Jas?" Spalanco gli occhi quando fa il mio nome al microfono. "La classe ha acconsentito?" In aula si crea un silenzio tombale e lancio un'occhiata a Gabriele "Non li abbiamo neanche avvertiti" "Ottimo. La 5B non è a favore, 5C?" "Che discorsi sono! Ho detto che siamo a favore!"protesta subito Clarissa. "Jas ha detto che non hai consultato la classe" la interrompe bruscamente Bartis. "Da quando in qua t'importa di cosa vogliono i nostri compagni?" "Clari, qua non siamo a casa che puoi comandare anche sulla marca dell'acqua da bere. Riaccomodati. 5C?" Mi trattengo dal ridere mentre Clari fulmina con un'occhiataccia Bartis ed esce dall'aula furiosa. "Devo fare una chiamata, scusami. Torno subito" mormora Gabriele alzandosi. L'osservo uscire dall'aula e mi trovo a confermare la tesi di Vittoria. Gabriele e Clarissa stanno decisamente nascondendo qualcosa. Il consiglio va per le lunghe tra litigi di persone che negano assolutamente l'occupazione perchè di maturità e altri che vogliono occupare perchè...perchè sì, le loro motivazioni non erano tanto credibili. "Silenzio! Non abbiamo ancora finito di votare. Decideremo tutti insieme e la maggioranza vincerà, questo è quanto!" "Un corno! Siamo nel pieno del quadrimestre, non possiamo permetterci di saltare lezioni!" protesta un gruppo di persone. Gabriele rientra in aula dopo un'infinità di tempo e torna a sedersi al mio fianco "Cosa mi sono perso?" "Nulla fondamentalmente, dovrebbero chiamare la tua classe adesso" "5N" Bartis annuncia e Gabriele esclama "Non favorevoli!" "Strano, Esposito contrario all'occupazione proprio non me l'aspettavo" Bartis si appunta il voto e l'intera aula si mette a ridere. "Lascialo sbattere" mormoro a Gabri che scuote la testa incurante. Sembra che gli scivolino di dosso le parole di Bartis per fortuna. "5O" chiama alla fine la classe di Vittoria. "Favorevoli" dice Vittoria dando vantaggio all'occupazione. "Signori e signore..." Bartis scrive qualcosa su un foglietto e urla salendo sulla sedia "Si occupa!!" La folla favorevole applaudisce saltellando felici, mentre la parte non a favore esce immediatamente dall'aula e mi alzo anch'io per uscire. "Che coglioni, se ne pentiranno quando dovranno riprendere le lezioni e dovremo tutti faticare come muli per recuperare" borbotta Gabriele inserendo le mani in tasca mentre vediamo Clarissa scendere le scale e si trattiene dal sorridere a Gabri che guarda altrove. Non me la raccontano affatto giusta. Saliamo le scale incuranti delle urla nel corridoio e andiamo incontro a Ines che corre verso di noi appena ci vede "Allora?" chiede sperando che non sia salita l'occupazione. Siamo nel pieno delle interrogazioni e dei compiti, ci siamo preparate duramente per prendere un bel voto e adesso chissà a quando saranno rimandate le interrogazioni. "Ha vinto l'occupazione" mormoro con una smorfia facendo spallucce. "Ma come! Domani ho interrogazione di filosofia e dopodomani avevamo compito di chimica!" esclama Ines inorridita. "Non mi dire niente, con l'occupazione non potremo neanche continuare il nostro progetto" ci comunica Gabriele. "Perchè no?" chiedo dispiaciuta. "Con l'occupazione ogni attività curriculare ed extracurriculare verrà sospesa" "Dannazione, non si può fare nulla?" chiede Ines non arrendendosi. "Potremmo manifestare contro certamente" propone Gabriele. "Ottima idea! Manifestiamo per i nostri diritti, ci sto" annuisce Ines e anch'io sorrido "Potremmo provarci, da dove partiamo?" Passano davanti a noi ragazzi che urlano scalmanati e bussano alle porte gridando "Occupì occupà occupiamo l'agorà!" La campanella suona l'ultima ora e i ragazzi corrono fuori come impazziti. È un vero e proprio inferno. "Andiamo via prima che ci mettano sotto" i ragazzi scendono le scale, ma io devo un attimo cambiare l'assorbente. "Ragazzi vi raggiungo subito" "Tutto bene?" chiede Ines preoccupata. "Ciclo" le spiego e capisce subito. "Ti aspettiamo al cancello allora gioia" mi fa l'occhiolino e insieme a Gabriele si allontanano. Entro in classe per recuperare l'assorbente nello zaino e una volta preso faccio per uscire dalla classe, ma vado a sbattere contro qualcuno. "Oh scus..." mi blocco appena vedo Bartis a un niente da me. "Ti cercavo" mormora al mio viso mentre sento le sue mani cercare le mie. Mi allontano immediatamente, come scottata e lui notando questo mio rifiuto, avanza fino a bloccarmi contro la finestra. Oh cielo, come me ne esco adesso? "Che succede? Pensavo che ti mettesse a disagio stare insieme davanti a tutti, adesso siamo soli" alza una mano ad accarezzarmi il volto delicatamente e io chiudo per un paio di secondi gli occhi. Un secondo per godermi la carezza, l'altro per ricordarmi di Vittoria. "Per favore, devi lasciarmi in pace" mormoro togliendogli le mani da me. In realtà vorrei che me le stringesse e non me le lasciasse più. "Sei arrabbiata con me tesoro?" mi chiede tenero, guardandomi con attenzione. Deglutisco ingoiando il rospo, non posso farlo. "Devo andare" "Aspetta" mi afferra la mano riavvicinandosi a me "Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato? Per favore, dimmelo o credo che impazzirò" Non so più che dire, non voglio tutto questo. "Stamattina siamo stati benissimo, cos'è cambiato?" "Non sei tu, sono io che..." "Non me lo dire. Se ti piace Esposito, non me lo dire. Potrei morirne" Corrugo la fronte "Gabriele non c'entra. E' che vorrei concentrarmi sullo studio, siamo di maturità e mia madre si aspetta che io..." "Pensi che voglia ostacolare i tuoi studi?" m'interrompe facendo una smorfia. "Sei favorevole per l'occupazione" "E quindi?" "E quindi per colpa dell'occupazione non potremo andare avanti col programma e col progetto, ogni attività sarà sospesa" "Quale progetto?" non capisce cosa intenda. Certo, perchè mai dovrebbe sapere l'esistenza di un progetto per l'ambiente. "Lascia perdere, devo proprio andare adesso" Bartis mi lascia il braccio, ma dice prima che me ne possa andare "Continui ad avere un'idea sbagliata di me" "O sei tu ad aver frainteso tutto quanto" mormoro uscendo dalla classe. Entro in bagno in tempo per non mostrare a nessuno una lacrima che scende furtiva. Mi decido a uscire dal bagno quando Ines mi chiama e lascia un messaggio chiedendomi dove sia sparita. "Tutto bene?" mi chiede Gabriele quando vado incontro a loro che mi aspettano al cancello. Annuisco piano, mentre si accosta davanti a noi Vittoria in macchina. "Dopo di voi" mi fa segno di salire Gabriele. Lo guardo subito stranita e Ines mi spiega "Stiamo andando da Gabri per fare i cartelloni contro l'occupazione che ci serviranno per domattina" "Oh...ok" salgo in macchina dietro non volendo assolutamente stare a fianco di Vittoria e prima di partire vedo Bartis al muretto che ci osserva mentre fuma e dall'espressione non sembra affatto contento di vedermi. Sposto subito lo sguardo da Bartis sentendomi andare a fuoco e partiamo. "Vuoi saperla una cosa incredibile?" chiede Ines cercando di distrarmi. "Cosa?" "Bartis ha detto che possiamo continuare a usare la sala informatica per il progetto" Deglutisco mentre incrocio lo sguardo di Vittoria nello specchietto. "Davvero?" mormoro cercando di essere più inespressiva possibile. "Non sapeva manco di che progetto si trattasse. Gli abbiamo chiesto se fosse sicuro di lasciarci i computer e lui ha detto testuali parole 'potete dare anche fuoco ai computer, non me ne frega un cazzo' " "Be', buon per noi allora" commento torturandomi le mani. "E' strano però, a Bartis non è mai importato nulla dei progetti della scuola. C'è qualcosa che non quadra" borbotta Gabri facendomi sudare freddo. "Forse si sarà sentito con la coscienza sporca" dico sperando che Gabriele si convinca in qualche modo. "Sempre se ce l'ha una coscienza" sbotta lui e io guardo subito fuori dal finestrino trattenendomi dal parlare. "Jas?" chiede mamma quando ci apre la porta di casa di Gabri. "Ciao mamma, scusami ma non riesco a stare lontana da te" l'abbraccio facendola ridere. "Ma nessuno mi aveva avvertita di voi, ho apparecchiato per due" "Che problema c'è, ci penso io Disha" le fa l'occhiolino Gabriele e si allontana in cucina. "Salve signora, non ci siamo mai incontrate. Io sono Ines" si presenta Ines cordiale, mamma l'adorerà come l'adoro io. "Ho già mangiato al bar della scuola, vado di sopra" sbotta Vittoria andando di sopra. "Venite ragazze, volete qualcosa da bere?" mamma ci porta in cucina versandoci due bicchieri di tè fresco, anche se è ottobre qua fa ancora caldo. "Per fortuna cucino sempre in più" dice mamma mescolando un pentolone pieno di salsa, dal profumo sembra strabuona. "Papà è con mamma in ospedale?" chiede piano Gabriele a mia madre che annuisce. Pranziamo tutti quanti con una sublime pasta al sugo e mangiando anche del gelato alla frutta, ci ritiriamo in salone per discutere sui cartelloni da fare. C'impegniamo tantissimo e tra risate, macchie di pennarelli ovunque e la cena che abbia accettato volentieri si fa molto tardi e Ines fa per chiamare sua zia per venirla a prendere. "Ma restate qui a dormire. C'è un posto nella camera degli ospiti e una di voi può dormire sul mio letto" "Oh no, tranquillo. Abbiamo già disturbato abbastanza" mormora Ines dispiaciuta, ma Gabriele insiste e ci convinciamo a rimanere per stanotte. "Ottimo, vado a rifare il mio letto. Disha puoi occuparti per favore del letto della stanza degli ospiti?" chiede Gabriele cortese. "Certo" mamma va subito a prendere lenzuola nuove e Ines si offre di aiutarla. Io invece seguo Gabriele e mi offro di aiutare lui. "Perdonami per il disordine" mormora Gabri mentre disfa le coperte sul letto. "Non hai mai visto camera mia" rispondo facendolo ridere. "Disha dice che sei una figlia perfetta, quindi non ci crederò mai" mi fa arrossire Gabri mentre fruga nel suo armadio ed esce fuori una maglia e dei pantaloncini. "Pensi che vadano bene come pigiama?" me li porge titubante. "Ma certo, anzi grazie per essertene preoccupato" li prendo subito imbarazzata. "Il bagno è di là, se vuoi cambiarti" "Perfetto, faccio in un attimo" entro nel bagno che m'indica e mi cambio velocemente. Prima di uscire dal bagno ne approfitto per odorare i suoi vestiti che sanno di ammorbidente...mi viene spontaneo pensare al profumo intenso di muschio di Bartis. Esco dal bagno scalza e trovo il letto fatto benissimo e Gabriele che ordina dei vestiti sulla poltroncina. "Eccoti" mormora notandomi. "Grazie ancora per...il pigiama" ridacchiamo insieme. Gabri si avvicina a me e mi accarezza le braccia "Come stai? Stamattina sembravi un po' turbata" "Oh ehm...meglio, è solo che..." "Problemi a scuola?" Faccio una smorfia, non ha idea. "Sì, insomma...i professori ci ricordano ogni giorno che siamo di maturità e adesso la situazione a scuola..." "Non ti preoccupare. Ehi, guardami" mi prende il viso e dice dolce "Sei in gamba, hai molte capacità e non sei sola. In classe hai Ines e fuori hai me. Ti supporteremo sempre" Sorrido commosso "Come fai?" "A fare cosa?" "A essere così positivo nonostante..."non completo la frase, ma lui intende perfettamente. "Piangermi addosso ho capito che non aiuta affatto. Mamma poi mi ha fatto promettere di non sprecare neanche un secondo della mia vita, sto soltanto mantenendo la parola data" "Sei un ragazzo incredibile, sono rare le persone come te" dico sincera facendolo imbarazzare. "Sei troppo buona" mormora lui accarezzandomi una guancia. "Sono solo since..." non ho il tempo di finire la frase che Gabriele mi bacia. È un bacio a fior di labbra e molto lento, sono così scioccata da ciò che quando lui si stacca, si rende conto della mia espressione incredula in volto. "Io...scusami, scusami davvero" mormora allontanandosi immediatamente. Va a sedersi sul letto e si passa una mano sul viso "Non so cosa mi prenda, io...non volevo. Scusami" "Gabri?"lo chiamo. "Ho definitivamente perso la testa, perdonami. Non era mia intenzione spaventarti" "Gabri?" lo richiamo e lui finalmente alza la testa. "So di te e Clarissa" rivelo facendogli spalancare gli occhi. "Ma come..." sussurra non capendo. "Non lo dirò a nessuno, non temere" giuro andando a sedermi al suo fianco. "Come lo sai?" "Mamma" mento. "Cazzo...ora sono mortificato" si copre il viso e io gli prendo subito le mani "Ehi...va tutto bene. So che sei confuso, te lo si legge in faccia" "È un problema mio, non dovrei coinvolgerti" "Ricordi quando hai detto che mi supporterai sempre?" Lui annuisce e io replico stringendogli le mani "Vale lo stesso anche per me" "Cosa ti turba?" gli chiedo notando che sta in silenzio. "Con lei è tutto molto intenso, pensavo fosse solo svago invece..." "Sta cominciando a piacerti sul serio" "Voglio poter tornare indietro, annullare ogni cosa" confessa triste. Come lo capisco. "Non avere paura di quello che senti" mormoro accarezzandogli le mani. "Ci hai visti? Lei è totalmente diversa da me" "Eppure ci sarà qualcosa che vi accomuna" "Il sesso" risponde Gabriele facendomi ridacchiare. "Le vostre fragilità" replico io facendolo riflettere e dire consapevole "Non posso permettermi di essere fragile con lei, non più" "Lasciati andare, vedrai che riuscirai a viverti le cose con molta più tranquillità" "Suo fratello mi ammazzerebbe, se lo venisse a sapere" "Bartis non è così terribile come credi, ci ha anche lasciato l'aula informatica per il progetto" intervengo io in sua difesa. "Sono sicuro che vorrà qualcosa in cambio, non sembra tipo che fa qualcosa per niente" "Magari stavolta sì" "Te l'ho già detto che sei troppo buona?" mi abbraccia e sussurra sulla spalla "Grazie per non avermi preso a schiaffi " Scoppio a ridere mentre sentiamo qualcuno bussare e Ines chiedere "Ho interrotto qualcosa?" "Solo un abbraccio a due che adesso diventerà a te" apre le braccia per accogliere Ines. "Che carini" sentiamo dire da mamma che si affaccia pure. "Gabri, ho preparato il letto per te. Quando vuoi, puoi scendere" "Arrivo" Gabri si stacca da noi e recuperando il pigiama, ci augura la buonanotte. "Allora?" investiga subito Ines appena tutti escono dalla stanza. "Non è successo nulla. Almeno...è successo, ma non è stato niente" mormoro facendomi una treccia. "Che vuol dire? È successo o no?" "Mi ha dato un bacio" rivelo. Ines si porta subito le mani sul viso trattenendosi dall'urlare. "Ma è stato uno sbaglio. Gabri in realtà si vede con un'altra" dico non volendo illuderla. "Con chi??" "Clarissa" mimo con la bocca facendola inorridire. "Giura" sussurra ancora incredula. "Vanno a letto e basta, anche se Gabri sembra un po' preso" "Giorgio lo sa?" "No, e non deve assolutamente saperlo o lo dirà a Bartis e saranno cazzi" "Tutto mi sarei aspettata, ma non questa coppia. Gabri mi sembrava preso da te" "Lo pensava anche lui, ecco perché mi avrà baciata" "A te è piaciuto?" Scuoto la testa facendo una smorfia "Il bacio con Bartis è stato troppo bello per essere battuto" "Siamo punto e a capo praticamente" borbotta Ines delusa. "Già, sono esausta. Mi sa che andrò a dormire" "Prima che me ne scordi, il tuo cellulare. L'hai lasciato di sotto e Vittoria stava salendo a dartelo. Le ho detto che te l'avrei dato io per evitare di vedervi" "Hai fatto bene, grazie" mormoro riprendendo il cellulare. "Buonanotte, a domani" mi dà un abbraccio e fa per uscire dalla stanza di Gabri "Che la notte possa portarti buon consiglio" dice facendomi ridere per poi chiudere la porta. Mi metto sotto le coperte e ripensando triste a come ho iniziato la giornata, mi addormento speranzosa almeno di poterlo vivere nei miei sogni. Il cellulare che squilla mi sveglia bruscamente dal mio bel sogno e rispondendo alla chiamata senza neanche vedere da chi partiva, mugolo stropicciandomi gli occhi "Pronto?" "Jas! Corri subito a scuola, Bartis è impazzito!" esclama Ines al telefono. Cosa? Alzo lo sguardo all'orologio che segna le 8:30, perchè nessuno mi ha svegliata? "Non capisco, siete già a scuola?" "Non volevamo svegliarti stamattina, ma devi venire subito qui Jas. La situazione è totalmente fuori controllo" "Cosa vuol dire che Bartis è impazzito?" "Ha scoperto tuto Jas" "Scoperto cosa?" chiedo con orrore. "Del bacio con Gabri, corri. Sta urlando per tutta la scuola che..." non c'è bisogno che mi dica nulla perchè sento dal telefono una voce urlare a squarciagola "Io lo sapevo! lo sapevo! E' morto cazzo!" "Sto arrivando, tieni Gabriele lontano da Bartis. Nascondilo nella saletta dei bidelli se serve, arrivo." riattacco subito e vestendomi velocemente, scendo di casa recuperando la bici di Gabri appoggiata all'ingresso. Merda, adesso sì che sono nei guai.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Era uno di quei momenti che non si possono misurare con l'orologio, ma solo con i battiti del cuore. -David Grossman BARTIS'S POV: "Merda, chi l'ha chiamato?" borbotta Xavier indicando il colonnello Esposito entrare a scuola. "Cazzo" mi alzo immediatamente dal banco "Fate sparire tutto" sbotto prima di andargli incontro. "Colonnello, che bella sorpresa. Se ci avesse avvertito prima, avrebbe avuto un'accoglienza più gradita" "Se avessi avvertito prima, questo non lo avrei trovato" tira fuori uno spinello. Ti pareva. "La scuola è grande, può capitare una svista. La prego di chiudere un occhio solo per questa volta colonnello" "Non sono di certo un vostro amico per chiudere un occhio, Perera. Mi segua per firmare il verbale" Merda, merda. "Era solo uno spinello, forza. Glielo regalo" "Scrivo anche questo nel verbale?" chiede il suo collega squadrandomi male. "Dove devo firmare?" metto fine a questa pagliacciata. Il collega mi mostra la sezione dove firmare e mettendo una sigla, faccio un sorriso tirato. "E' tutto?" "La prossima volta sarò costretto a portarla in centrale, lei e tutti i suoi amici. Siete avvertiti" sbotta il colonnello strappando il verbale che però si mette in tasca in segno di avvertimento. "Non ce ne sarà bisogno, le do la mia parola colonnello" porto una mano sulla testa. Il colonnello Esposito mi lancia un'occhiataccia, ma si allontana poco dopo e io gli alzo il medio dietro facendo ridere i ragazzi. "Quindi?" chiede Xavier ridacchiando. "State attenti che la prossima volta saranno cazzi altrimenti. Hanno già la mia firma" torno a sedermi sul banco e controllo i nuovi messaggi. Spalanco gli occhi trovando un messaggio da parte di Jas, sono quasi le 22. Non si è fatta nè sentire nè vedere per tutta la giornata. "Che fai?" Ho il sorriso sul viso e non penso troppo a come rispondere "Ti pensavo, tu che fai cioccolatina? :) " Jas è online e visualizza subito il messaggio, infatti vedo che sta scrivendo...ci mette un po' prima di rispondere "Sono con Gabri" Osservo il messaggio a lungo sentendomi andare a fuoco, cosa cazzo si aspetta che gli risponda? Arriva un altro messaggio "Sei a scuola?" "Sì, ti vengo a prendere?" replico velocemente Jas sta scrivendo... "Dormo da Gabri" Che cazzo vuol dire che dorme da lui? "Posso stare tranquillo?" le scrivo col magone in gola. Visualizza ma non risponde. Faccio per chiamarla quando finalmente arriva una risposta "Certo, buonanotte ;) " Lancio il cellulare sul tavolo e mi rabbuio. "Le ragazze stanno facendo un festino in aula seminari, vieni?" mi chiede Xavier ma io nego con la testa. "Avanti, c'è Fabiana mezzanuda" "Non ho voglia" "Muoviti che ci sbronziamo" "Ho detto che non voglio!" sbotto dando un pugno sul tavolo che fa sussultare Xavier. "Non mi rompere le palle" mi allontano in ufficio di papà e chiudendomi a chiave, crollo sul divano di pelle. Jas riesce a spremermi come una pezza. "Fanculo" sbotto rigirandomi e sbattendo piano gli occhi. Rialzarmi l'indomani è un'impresa titanica...sbadiglio sentendo la schiena a pezzi ed entrando nel bagno di papà mi lavo la faccia e i denti. "Ma che cazzo?" mormoro vedendo fuori dall'ufficio di papà persone riverse per terra e con le birre in mano. La scuola aprirà tra un'ora ed è tutto un porcile. Se dovesse venire papà a controllare, sarei nella merda. "Clari dove sei?" chiedo al telefono. "Che minchia vuoi? Lasciami in pace" gracchia lei senza giri di parole. "Ho bisogno del tuo aiuto Clari, vieni in presidenza" "Non ci penso neanche per sogno" sbotta facendomi innervosire. "Sono tutti sbronzi per terra, che cazzo è successo ieri?" raccolgo delle bottiglie di birra iniziando a pulire, che macello cristo. "Peggio per te che te lo sei perso" "Bartis amico, cazzo che sballo!" ridacchia Oliver aggrappandosi alla mia gamba. Devo farli smammare da qui immediatamente. "Alza il culo e vieni subito qui Clari, non sto scherzando" riattacco al cellulare e recuperando un secchio d'acqua gelida lo butto in faccia ai ragazzi per terra che urlano risvegliandosi. "Muoversi! Dobbiamo ripulire tutto il macello prima che vengano gli altri!" esclamo mentre vedo in lontananza Clari barcollare. Non so quale santo mi stia assistendo, ma riusciamo a pulire tutto quanto entro le 8:30 e con le urla e le proteste dei ragazzi bloccati fuori, ordino a Xavier di aprire i cancelli. Per assicurarci che entrino solo studenti del Meli chiediamo a tutti di mostrarci il libretto delle giustificazioni e con la testa che mi scoppia dal dolore, vado un attimo a prendere un caffè al bar. "Buongiorno" mormora una voce alle mie spalle. Mi giro e trovo Vittoria con un corsetto striminzito e le tette che sembrano esploderle dentro. "Non è il momento Vittoria" gracchio rigirandomi per sorseggiare il mio caffè. "Come stai? Sembri distrutto" "Ho davvero bisogno di stare per i fatti miei adesso Vittoria" le dico pacato, fin troppo. "Ho capito, sono venuta solo per aggiornarti di una cosa" "Se non è una cosa urgente, puoi dirmela più tardi" "No certo, Jas e Gabriele non sono urgenti. Ci vediamo più tardi" fa per andarsene, ma io la blocco immediatamente "Cosa cazzo c'entra Jas" "Hai detto che vuoi stare per i fatti tuoi" "Vittoria, parla." ringhio mentre lei sorride maligna e dice "Mi sembrava giusto avvisarti del fatto che Jas e mio fratello stanno insieme adesso. Non voglio che t'illuda su di lei" "Di che cazzo stai parlando, è impossibile" sibilo stringendo forte la tazzina del caffè. "Dici?" chiede digitando qualcosa al cellulare e mostrandomi una foto. "Non può essere" sussurro tra me strappandole il cellulare dalle mani. Jas ha addosso una maglia larga maschile e sta baciando Esposito. "Sarà un fotomontaggio" mormoro iniziando a tremare, infatti la tazzina del caffè cade per terra spaccandosi in mille pezzi. "Se scorri, trovi anche un video" Non vorrei mai averlo fatto, è un video di un secondo ma si vede chiaramente il bacio dei due. "Stamattina siamo stati benissimo, cos'è cambiato?" "Non sei tu, sono io che..." "Non me lo dire. Se ti piace Esposito, non me lo dire. Potrei morirne" "Gabriele non c'entra." "Ti ha sempre preso in giro, mi sembrava giusto farti aprire gli occhi una volta per tutte" sento che posa una mano sulla mia spalla, ma la scanso immediatamente. "Non mi toccare." dico gelido riabbassando lo sguardo alla foto di loro due insieme. "Lo sapevo" sussurro con voce bassa sentendomi andare in fiamme. "Lo sapevo!!" urlo facendo zittire tutti quanti al bar. "Bartis cosa succede..." si avvicina a me Giorgio preoccupato, mentre il mio sguardo si posa in lontananza su Esposito che passeggia per l'agorà con Ines. "Lui oggi muore." ringhio faticando a respirare, sento il sangue salirmi al cervello. Non risponderò più delle mie azioni da questo momento in poi. "Bartis non agire senza pensa..." fa per dire Giorgio, ma io urlo a squarciagola facendo girare tutti dalla mai parte "LUI OGGI MUORE!!" "Bartis!" grida Giorgio rincorrendomi mentre vado dritto verso Esposito che mi guarda con orrore e io sferrandogli un pugno con tutte le mie forze, lo afferro per la maglia per scaraventarlo in aria. "Portalo via!" sbotta Giorgio a Ines che è visibilmente spaventata, ma prende per le spalle Esposito e scappano insieme. "Lasciami! Lo uccido! E' morto!!" grido inferocito fino ad infiammare le mie corde vocali. Sono una bestia senza controllo quando con una gomitata mi libero di Giorgio e corro sulle scale per cercare Esposito. "Dove sei! Esci fuori che ti ammazzo! Lo giuro che muori oggi!!" grido prendendo a pugni e calci ogni porta delle classi lungo il corridoio. "Esposito esci fuori! Esci!" sbatto la porta dell'aula d'arte e prendo a calci tutte le sedie. "Bartis!" mi vengono incontro tutti i ragazzi che cercano di fermarmi. Afferro la lavagna e buttandola per terra ringhio "Trovatemelo, subito! Lo voglio qui!" "Che cazzo ti prende!" esclama Clari dandomi uno spintone. "Vattene Clarissa!" grido così forte da farla spaventare e indietreggiare "Smettila di prendertela con Gabriele" "Che te ne fotte di quello sfigato, eh?" ringhio fulminandola con un'occhiataccia. "Vaffanculo Bartis, sei solo un pazzo" mi alza il medio e scappa via. Esco dall'aula d'arte e percorro il corridoio che si affaccia in agorà, mentre tutti indicando qualcosa e seguendo la traiettoria vedo...Jas? Alza lo sguardo a me dal basso e sparisce dalla mia vista. Ora mi sente, cazzo se mi sente. Prendo a spallate quei coglioni dei miei amici e scendo le scale come un razzo mentre Jasmine fa invece per salirle e accorgendosi di me, corre dall'altro lato. Non mi scappa. Risalgo le scale e facendo il giro dell'area scendo per andare in agorà. "No, mer..." fa per dire Jasmine tornando indietro, ma l'acciuffo dai fianchi e la metto sulla spalla. "Bartis! Lasciala! Ragiona, cazzo" grida Xavier, ma faccio le scale ed entrando nella prima classe che trovo, chiudo la porta riposandola per terra. Prevedo i miei amici che si catapulteranno dentro e trascinando due tavoli li metto contro la porta insieme alle sedie. "Bartis!" colpiscono alla porta, ma io ho un'altra questione di cui occuparmi. Sono un fascio di nervi quando mi giro verso Jasmine che sgrana gli occhi e indietreggia piano. A ogni suo passo indietro, ne faccio uno in avanti. Le scivola dalla spalla lo zaino e continua a indietreggiare fino ad arrivare al muro. Sul suo viso si dipinge la consapevolezza di essere fottuta ormai. "Gabriele non ha niente a che fare con tutta questa situazione, devi lasciarlo in pace" osa dire con coraggio. Avanzo a passi felpati fino ad arrivarle vicinissimo e sussurro gelido "Prova a nominare di nuovo Esposito e giuro che lo ammazzo adesso con le mie mani" Sbatte velocemente gli occhi e cerca di capire se stia scherzando o meno "Non vuoi davvero mettermi alla prova" l'avverto convincendola stavolta. "Non ho paura di te." sbotta volendo tenermi testa. "È curioso come scappavi prima da me" inclino la testa guardandola storto. "Stavo cercando Ga..." ci pensa un attimo prima di pronunciare il suo nome dopo la mia minaccia. "Hai fatto una scenata davanti all'intera scuola" sbotta come un rimprovero. "Non me ne frega un cazzo dell'intera scuola, tu mi hai mentito."ringhio battendo un pugno al muro. "Questo non è vero." sostiene decisa. "Hai detto che lui non c'entrava nulla con noi, mi hai scritto ieri sera che potevo stare tranquillo. Certo che mi hai preso per il culo Jasmine" ringhio al suo viso a un passo dal prendere fuoco per la rabbia che ho dentro. "Io non ti ho scritto proprio nulla" Prendo immediatamente il cellulare e recupero i suoi messaggi sbattendoglieli in faccia "Me li sarò sognati questi allora" "Non sono stata io. Non ti ho mai scritto, perchè scriverti ieri?" Lancio il cellulare in aria e afferrando una sedia la scaravento contro il muro sempre più nervoso "Sto impazzendo Jasmine, non lo vedi? Non lo vedi che sto impazzendo!" "Devi calmarti, sto cercando di..." "Calmarmi? Mi scrivi e dici che non eri tu, mi dici che Esposito non ti piace e poi lo baci. Vuoi dire che il bacio con lui non c'è mai stato??" Rimane in silenzio. Certo, con quale faccia può negarlo. Sposto bruscamente un banco dandogli un pugno e mi trattengo dall'urlare di rabbia. Dovrei veramente darmi una calmata, ma ho quel video di loro due impresso in mente. Mi siedo per terra e mi porto le mani in testa. Sapere che l'unica ragazza che mi sia mai interessato vuole un altro, mi dilania. "Non è come credi" mormora Jas ancora immobile contro il muro. Alzo lo sguardo esausto su di lei "E come credo?" "Credi che lui mi piaccia, non è così. Te lo avrei detto" "Vi siete baciati" "Lui mi ha baciata" replica precisando. "Che differenza fa? Tu ci sei stata" "Hai visto che ricambiavo il bacio?" "A te è sempre piaciuto Esposito, chi vuoi prendere in giro? Dici sempre che è migliore di me" "Veramente ti ho detto il contrario la scorsa sera" "Cos'è cambiato dalla scorsa sera Jas?" Lei si blocca e svia lo sguardo. C'è qualcosa che non va, qualcosa che mi sta nascondendo. Mi rialzo e andandole incontro mormoro più pacato e controllato "Siamo stati così bene, cos'è cambiato?" Rimane in silenzio, vuole tenersi tutto dentro. "Non me lo vuoi dire tesoro?" sussurro sfiorandole le mani. Sbatte velocemente gli occhi che diventano presto lucidi. "Parlami ti prego, non ce la faccio più piccola" mormoro portandole i capelli dietro la schiena per avere il collo libero. "Non posso, non posso dire nulla. Non posso fare nulla, lei mi osserva" "Lei chi? Di chi stai parlando?" corrugo la fronte, ma Jas scuote subito la testa. Sembra terrorizzata. "Chi ti ha fatto questo? Chi ti sta spaventando tesoro?" Delle lacrime cominciano a scendere furtive per poi cominciare a piangere istericamente. Sembra che si stia togliendo un peso enorme che portava sulle spalle. La prendo fra le mie braccia e la tengo al sicuro nel mio calore, finchè si calma un attimo e mi dica cosa stia succedendo. "Io non vorrei nascondermi, davvero." "Nasconderti da cosa?" le prendo il viso fra le mani asciugandole le lacrime sul viso coi pollici "Da me?" "Soprattutto da te" singhiozza con una smorfia. "Perchè? Cosa temi che io possa scoprire?" le chiedo, ma lei rimane immobile e guardarmi e basta. I suoi occhi mi stanno comunicando qualcosa, mi supplicano di capire. "Eri tu quella sera da Giorgio, vero?" domando sfiorando i nostri nasi. Jas non accenna ad aprire bocca, non sta nè negando nè confermando. "Se non me lo vuoi dire tu, allora c'è solo un modo per capirlo" sussurro prima di inclinare il viso e andare incontro alle sue labbra. Prendo un primo assaggio delle sue labbra addolcite dalle lacrime, ne prendo un secondo succhiando piano il suo labbro inferiore per poi baciarla con più veemenza. Non riesco a controllarmi quando infilo la lingua nel bacio e gemo sentendo anche la sua venirmi incontro timidamente. Rafforzo la presa sul suo viso e col cuore che rischia di esplodermi nel petto, la bacio esattamente come quella sera. Come un folle affamato. Ci stacchiamo di pochissimo solo per prendere fiato e appoggiando la fronte sulla sua sussurro col fiatone "Eri tu..." Lei annuisce e mi sorride piano mentre io non resistendo le rubo altri baci e chiedo sulle sue labbra "Sapevo che fossi tu, avevo il tuo profumo impresso in me. Perchè l'hai sempre negato quando te l'ho chiesto?" "Ho dovuto. Ero spaventata, non sapevo come l'avresti presa...non sono come le ragazze che frequenti, magari speravi che fosse Vittoria" "Quanto puoi essere stupida per averlo pensato, eh tesoro?" l'alzo in aria per metterla sopra un banco e baciarla ancora, non riesco a staccarmene. "E tu quanto puoi essere stupido ad aver pensato che mi piacesse Gabriele?" "Vittoria mi ha mostrato un video di voi insieme, sono impazzito. Mi biasimi?" sussurro baciandole il viso, non posso credere che stia realmente accadendo. L'ho sperato così tanto. "Ho subito chiarito le cose con lui, siamo solo amici. Il mio cuore..." "Cosa?" la incito a continuare. "Batte solo per una persona al momento" sussurra guardandomi dritto negli occhi. Le sue parole mi riempiono così tanto il cuore che potrei mettermi a piangere per la felicità adesso. "Bartis apri! Lascia stare Jasmine, sono qui! Vieni fuori!" sentiamo gridare da fuori Gabriele. M'irrigidisco immediatamente e Jas m'impedisce di fare un passo "Guardami" prende il mio viso per guardarmi dritto negli occhi. "Cosa ti ho appena detto?" "Il tuo cuore batte solo per me" ripeto le sue parole completamente ipnotizzato da lei. "Esatto, non dimenticarlo mai. Siamo d'accordo?" Annuisco piano lasciandole un bacio sul naso mentre Gabriele sembra che stia per sfondare la porta. "Devi farmi un favore adesso" sussurra sulle mie labbra accarezzandomi la mascella. "Tutto quello che vuoi tesoro" mi porto la sua mano all'altezza del petto. "Questa cosa...i nostri occhi, i nostri baci...nessuno deve venire a saperlo" Corrugo la fronte facendo una smorfia "Ti vergogni di me?" "No, assolutamente no. C'è Vittoria che..."ci mette un po' prima di svuotare il sacco "Mi sta minacciando. E' come...ossessionata da te e ha capito che c'è qualcosa fra noi" "Che vuol dire che ti ha minacciata?" ringhio innervosendomi stringendola la sua mano, non voglio lasciarla a nessun costo. "Vuole che stia lontana da te altrimenti...licenzierà mia madre" "Questa è un'assurdità! Cosa c'entra tua madre" sbotto incazzato nero cominciando a sudare freddo, infatti mi allontano di poco cercando di riprendere lucidità. Jas capisce che sto riperdendo la testa e raggiungendomi si mette sulle punte per allacciare la braccia attorno al mio collo "Lo so, lo so. Anch'io sono stata molto male. Avrei voluto lasciarmi andare con te e invece...ho dovuto fare mille passi all'indietro col rischio di perderti" "Ci vado a parlare io con lei, tutto questa pagliacciata finirà. Nessuno si sognerà di farti più del male" borbotto, ma Jas scuote la testa replicando "No, Vittoria non ci sta con la testa nell'ultimo periodo, ho paura che possa veramente licenziare mamma. Conviene far lasciare un po' di tempo" "E noi? Io voglio stare con te" ribadisco disperato, non ho intenzione di perdere una cosa così bella. "Noi...staremo insieme, solo di nascosto finchè si calmeranno le acque e risolvo la questione con Vittoria" "Non mi convince tanto questo tuo piano, ma se è quello che vuoi fare...puoi contare su di me" Lei sorride e prendendo l'iniziativa mi dà un bacio, un bacio così dolce e tenero che potrei sciogliermi. "Ti conviene non toccarla Bartis! Giuro che non risponderò delle mie azioni!" continua a gridare fuori Gabriele facendoci ridacchiare. "E' il caso di uscire adesso" sussurra sulle mie labbra. "No, ancora un minuto" le rubo altri tre baci per poi perdermi nei suoi occhi. "Sei felice?" le chiedo titubante. Per fortuna annuisce col sorriso "E tu?" "Io? Cazzo se sono felice, senti qua" le porto una mano sul petto per farle ascoltare i miei battiti impazziti. "Bartis apri! Bartis!" colpiscono la porta ripetutamente facendomi sbuffare. "Faremo finta di essere ancora arrabbiati, ok? Nessuno deve sospettare dei nostri ecco..." "Dei nostri baci?" le chiedo facendola arrossire, dio se mi fa impazzire. Le lascio un bacio sulla fronte, mentre con un colpo riescono ad aprire la porta e diverse spallate spostare i banchi messi davanti. Jas mi spinge immediatamente lontano da lei e sbotta davanti a tutti "Sei solo un imbecille, lasciami stare. Non capisci che non voglio niente a che fare con te?" Mi trattengo dal sorriderle e borbotto "Ora l'ho capito. Fai quello che ti pare, io per la mia strada e tu per la tua" "Era ora." Jas supera Gabriele e gli altri che ci osservano in silenzio ed esce dall'aula marciando. "Non avete risolto?" chiede Giorgio scocciato mentre anch'io supero gli altri e sbotto "Ti sembra che abbiamo risolto? E' più testarda del coccio, è tutto inutile" Altre persone radunate lungo il corridoio si scansano appena mi vedono uscire e cercando di tenere un'espressione torva, scendo le scale. "Quando ci rivediamo?" le scrivo immediatamente. "Io dopo scuola vado a casa" risponde non come avrei voluto. "Hai casa libera stasera?" "No :( ci vediamo domani mattina?" Domattina? E' impazzita? E' un miracolo se mi stia trattenendo adesso dall'andare da lei. "Prima non possiamo? Voglio ancora un altro bacio" Mi manda l'emoticon che manda un bacino. Molto simpatica. "Voglio un bacio vero." replico torvo. "Potrei passare la notte a scuola, che ne dici?" Un sorriso si dipinge subito sul mio viso. "Che ne dico? Sì, cazzo." "Ahhahah dirò a mamma che sono da Ines, a stasera allora" "A stasera cioccolatino, non vedo l'ora." riposo il cellulare con un sorrisetto da scemo, sono perso.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Trattenere il respiro per sentire i battiti del cuore. Così immagino l'amore. INES'S POV: "Cosa fai?" chiedo entrando in camera di Gigio mentre sta alzando dei pesi. Fa certi mugolii che sembra stia cagando. "Mi sto facendo i muscoli, vuoi toccare?" domanda posando per terra e flettendo il bicipite. Zampetto verso di lui e tasto il punto in cui mi ha indicato. "Senti quanto sono grosso" risalta i suoi muscoli fiero. Non ne capisco nulla, ma per non deluderlo dico "Vero, sei grossissimo" Capisco di aver fatto la cosa giusta quando mi sorride a trentadue denti e corre a riprendere i pesi. "Hai intenzione di allenarti per tutto il tempo?" protesto buttandomi sul suo letto. "Tu che ci fai ancora sveglia? Sono le dieci di sera" replica Gigio prendendomi in giro. "Sono le dieci di sera, appunto, non le due di notte" gli faccio una smorfia. "Non hai sonno?" "Che senso ha dormire, se poi vengo svegliata dai i miei tra qualche ora?" "Conviene che vai a riposarti, i nostri genitori non torneranno a casa tra qualche ora. La tata sa che sei da me?" Scuoto la testa. Sono sgattaiolata via con le mie abilità da ninja. "Sei tremenda" posa i pesi per poi prendere il cellulare. "Che stai facendo?" "Sto avvisando tutti che sei da me, non puoi scappare da casa nel cuore della notte" "Sono le dieci di sera" preciso. Gigio scuote la testa e buttando sul letto il cellulare, si avvicina per prendermi in braccio. "Ehi!! Non sono più una bambina, mettimi giù!" grido quando mi carica sulla sua spalla come un saccone. "Ho capito, allora andiamo a fare una cosa da adulti" mi porta al piano di sotto e mi butta sul divanetto della sala cinema. "Ovvero?" "Ci vedremo un film" "È questa sarebbe una cosa da adulti?" lo riprendo subito incrociando le braccia. "Un film horror" precisa e io corruga la fronte. "Quelli con i fantasmi?" domando un po' intimorita. "Meglio, quelli con i pagliacci. Sei pronta?" chiede selezionando un film che s'intitola "Clown" "Un padre amorevole diventa vittima di un maleficio crudele a causa di un travestimento da pagliaccio indossato per la festa di compleanno del proprio figlio. L'uomo infatti viene impossessato dal demonio e si trasforma in un assassino senza alcuna pietà il cui bersaglio preferito sono i bambini" legge la trama Gigio e io deglutisco sentendomi i brividi. "Avvio?" Annuisco non tanto convinta. Il film parte e quasi mi dimentico che si tratta di un horror. C'è un padre che fa di tutto per animare la festa del figlio finché... "oďdio, no!" infilzo le mie unghia nelle braccia di Giorgio per la paura. "Ma cos'è?"chiedo terrorizzata indicando lo schermo. "È un demone. Divertente, no?" "Certo..." sussurro stringendo forte il pacchetto di popcorn. "Dove vai?" domando spaventata mentre Giorgio si alza dalla sua poltrona. "Vado un attimo in bagno" "Vengo anch'io" faccio per scendere insieme a lui. "Ma no, ci metto un attimo. Rimani" "Voglio veni..." non mi lascia finire e scappa via. Il film continua davanti a me e io facendomi piccola piccola cerco di farmi coraggio. I pagliacci mangiano i bambini solo nei film, giusto? Azzardo a mangiare qualche popcorn mentre all'improvviso il film si stoppa sulla faccia del clown in procinto di ammazzare un bambino. Il minuto dopo si spengono le luci della sala e rimango nel buio insieme al faccione del clown. Ok...niente paura, è solo andata la luce e i pagliacci cattivi esistono solo nei fi..."oh no no!!"esclamo sentendo una risata inquietante. "Giorgio se è uno scherzo, finiscila subito!" grido tappandomi le orecchie. La risata si fa sempre più forte e io mi porto le ginocchia al petto per proteggermi. Continuo a dire a me stessa che è tutto finto, ma il mio cuore batte così all'impazzata che lo sento rimbombare all'orecchio. Vorrei potermela dare a gambe e scappare via da quest'incubo eppure le mie gambe sembrano come paralizzate. Sono interamente paralizzata. "Ines calmati, ti prego calmati" sussurro al mio cuore che non ne vuole sapere di rallentare i battiti. Mi sento la testa girare e un conato di vomito minaccia di riversare tutto quanto per terra. Il mio unico pensiero fisso diventa "non voglio morire così." "Ines?" "No! No,no!"urlo pensando che sia arrivata la mia fine. "Ines, sono io" dice una voce, ma io continuo a sentire nella mia testa la maledetta risata. "Non voglio! Ti prego, risparmiami" singhiozzo tremando, ma il pagliaccio mi afferra per le spalle e vuole portarmi via con sé. "Aiuto!! No, ti supplico! No!!" grido a squarciagola agitando le gambe disperata. "Ehi, shh...stai tranquilla. Sono io, sono Gigio" mi accarezza piano la schiena cercando di calmarmi. Gigio? "Respira insieme a me, va tutto bene" mi ripete una voce che mi tranquillizza subito. Afferra la mia mano e portandola al suo petto mormora "Segui il mio ritmo, lo senti?" Respiro piano e in maniera più controllata come dice lui e asciugo gli occhi colmi di lacrime che m'impedisce di vedere chiaramente. Metto a fuoco piano piano il viso di Giorgio che mi osserva preoccupato e mi guardo subito attorno. "Dov'è il pagliaccio?" chiedo col cuore in gola aggrappandomi alla poltrona. "Non c'è nessun pagliaccio, era uno scherzo" "Uno scherzo?" lo guardo confusa. "Sì, ho spento io le luci e alzato il volume" confessa Giorgio accarezzandomi le gambe. Mi scosto immediatamente dal suo tocco e lo guardo con orrore. "Ines" sussurra lui dispiaciuto in volto. "Hai idea dello spavento che mi sono presa? Ho pensato di morire di crepacuore!" gli urlo contro lanciandogli una manciata di popcorn. "Doveva essere uno scherzo divertente, scusami..." cerca di giustificarsi lui. "Per te, spero ti sia fatto quattro risate. Complimenti." "Dove vai?" chiede Giorgio mentre salgo le scale. "Ines!" grida ma io sono già fuori dalla sala cinema. "Avanti, non ti sembra di esagerare adesso? Ti ho già chiesto scusa" mi segue dietro. "Granchio, dai! Farò qualsiasi cosa per farmi perdonare" continua seguendomi anche fuori casa. "Vattene e non rivolgermi più la parola, ecco quello che devi fare." rispondo gelida sbattendogli il cancello in faccia. PRESENTE "Grazie zia per il passaggio" dico scendendo dalla jeep della zia Vivi insieme a Jas. "Sicure di non venirvi a prendere? Potrei annullare il mio impegno" si offre gentilmente zia, che carina. "Tranquilla, siamo attrezzate per la notte" batto sul mio zaino sorridendo. "Buona occupazione allora" zia ci fa l'occhiolino e sgomma via nella sua Porsche. "Entriamo?" chiedo a Jas indicando il cancello semiaperto, penso che lo abbiano tenuto così sapendo del nostro arrivo. Jas annuisce e superando il cancello, andiamo verso l'ingresso dove troviamo il gruppetto di Giorgio seduti con delle birre a cazzeggiare. Ci osservano venire, ma non battono ciglio. Saranno stati avvertiti da Bartis. Andiamo verso l'agorà immersa nel buio, se non per qualche lucina che illumina gli angoli, e mormoro impressionata "Che strana l'agorà al buio, sembra ancora più grande" "Concordo" sorride Jas mentre sentiamo un fischio sopra di noi. Alziamo lo sguardo perplesse e vediamo Bartis sorriderci e fare il giro per scendere le scale. "Eccovi" dice avendo occhi solo per Jas, menomale che non c'è nessun altro in giro. "Ciao" sussurra in imbarazzo Jas arrossendo. Bartis si mordicchia il labbro e non le stacca gli occhi di dosso, comincio a sentirmi di troppo. "Ehm...io andrei" mormoro riuscendo finalmente ad attirare la loro attenzione. "Giorgio dovrebbe essere nei paraggi, capace che è in aula seminari. Ogni sera organizzano qualche festino lì" spiega Bartis e io scuoto subito la testa "Io...in realtà mi sono portata i libri a presso, c'è un posto tranquillo dove potrei fare i miei schemi?" "Certo, c'è la sala dei professori. Là non dovrebbe venire nessuno a disturbarti" m'indica dietro di lui la sala chiusa. "Perfetto, grazie. Divertitevi" faccio un occhiolino a Jas che arrossisce ancora. Vado verso la sala professori che Bartis mi ha indicato e aprendo la porta, accendo la luce illuminando l'intera sala per me. Mai avrei pensato di venire qua a studiare un giorno. Poso lo zaino sul tavolo lungo di legno e accomodandomi, esco fuori il libro di storia e il mio quaderno. Concentrandomi maggiormente sulle materie principali, ho trascurato storia limitandomi a sottolineare qualcosa sul libro per tenermi a mente le date più importanti Adesso che ho del tempo libero ne approfitto assolutamente per recuperare storia e, se non mi addormento prima, dovrei allenarmi con gli esercizi di chimica. Dopo un'oretta uno sbadiglio e lo stomaco vuoto interrompono il mio studio e uscendo dalla sala professori, vado verso la macchinetta per prendere qualcosa. Adocchio dei Tuc con pomodoro e prendendo anche un Bueno fondente, scelgo qualcosa da bere. Prendo un tè verde alla fine e portando tutto quanto in sala professori, ricomincio coi miei schemi. Sono riuscita a finire il capitolo 2, mi manca l'ultimo e ho finito. "Buoni..."osservo ad alta voce mangiando i crackers, dovrei dire a mamma di farne una scor...sussulto rimanendo al buio d'un tratto. Il cuore comincia a battermi forte ricordandomi della mia paura del buio, ma cerco di farmi coraggio e recuperando il cellulare, metto la torcia per illuminare la stanza. Mi aspetto di sentire qualcuno che protesta per il blackout, ma non vola neanche una mosca. Penso sia il caso di andare a controllare. Esco fuori un po' intimidita e guardandomi attorno, noto che non c'è nessuno. Bartis ha detto che Girogio era in aula seminari, magari potrei andare lì. Esco dagli uffici della scuola e cerco di comporre il numero di Jas, lei che sarà con Bartis ne saprà qualcosa. "Dannazione" borbotto quando noto che non prende. Vedo alla mia destra la porta per i campetti aperta e uscendo un attimo, tolgo la torcia per non consumare troppo. Ci manca soltanto che rimanga senza batteria. Ricompongo il numero di Jas e finalmente parte la chiamata. Mi porto subito il telefono all'orecchio, ma all'improvviso sento delle voci. Corrugo la fronte mentre ascolto qualcuno bisbigliare sotto la passerella, chi sarà? "Sì, la luce se n'è appena andata. Io vado in presidenza e tu nella sala informatica, prendi tutto quanto." Spalanco gli occhi, ci sono i ladri? Non ho neanche il tempo di realizzare la conversazione appena sentita che un tipo col passamontagna mi becca sulla passerella e s'immobilizza. Restiamo a fissarci per un paio di secondi finché scattiamo insieme, io a scappare dentro scuola e lui a prendermi. "Pronto?" sento intanto Jas rispondermi. Corro sulle scale sbattendo la porta degli uffici per depistare il ladro e sussurro al telefono "Dove sei?" "In presidenza, se n'è andata la..." "Arrivo" non la lascio finire e corro più veloce che posso. Mi guardo alle spalle e faccio un sospiro di sollievo notando che non c'è nessuno alle spalle a rincorrermi. Sono riuscita a depistarlo. Riscendo le scale e stando attenta a non trovarmi nessuno dietro, entro negli uffici alla ricerca della presidenza. "Jas!" esclamo piano vedendola nella penombra uscire da una stanza. "Eccoti, tutto bene?" chiede notando che sto tremando come una foglia. La trascino dentro la stanza e chiudo piano la porta "Cosa stai..." "Shh!" le poso un dito sulle labbra e la porto all'angolo della stanza. "Ci sono i ladri" sussurro pianissimo. "Che dici" mormora lei spaventata. "Ho sentito uno dire che sarebbe venuto qui e all'altro di rubare i computer nell'aula informatica" "Merda, Bartis è uscito a controllare. Devo andare ad avvi..." blocco subito Jas "Ha una pistola, non stanno scherzando" "Provo a chiamarlo" Jas tira fuori il cellulare, ma anche a lei non prende qui. "Devo uscire, tu rimani qui" "Assolutamente no, hai sentito cos'ho detto? Ha una pistola, mi sta già cercando. Non ci penserà due volte a prendere anche te" "Che vuol dire che ti sta cercando?" "Mi ha vista origliare. Sono riuscita a depistarlo, io non tirerei troppo la corda. Sono stata fortuna già una volta, ci mancava poco che mi prendesse" "Dobbiamo comunque uscire da qui, non siamo al sicuro. Hai sentito che verrà qui, dobbiamo almeno spostarci di sopra in qualche aula. Là non c'è niente da rubare" propone Jas. "Non possiamo scavalcare dalla finestra?" chiedo invece io temendo che quando apriremo la porta, ce lo possiamo ritrovare davanti. "Non so, possiamo provare. Dannazione, ti ho trascinata io in questa situazione di merda" si sente già in colpa Jas. "Pensiamo a uscirne indenne prima, ok?"cerco di tranquillizzarla sentendola molto agitata. "Ok, proviamo ad aprire la finestra" ci avviciniamo a questa e cerchiamo nel buio la maniglia. "Penso di averla trovata" sussurra Jas muovendo qualcosa. "Oh che bello, possiamo andarcene" mormoro sollevata di uscire da quest'incubo quando all'improvviso sentiamo qualcosa alla testa e una voce roca sibilare "Non penso proprio" Succede tutto in un attimo. Vengo sbattuta contro la finestra e portando le mie mani dietro la schiena, le lega così forte da farmi mugolare per il dolore. "Tu stai ferma o sparo alla tua amichetta" sibila a Jas che s'immobilizza subito, mentre il ladro mi butta per terra all'angolo e lega anche i miei piedi. Sento il cuore battere all'impazzata quando il ladro mi mette un pezzo di scotch sulle labbra per farmi stare in silenzio e mormora prima di rialzarsi "E ora fai la brava" "Muoviti, seguimi fuori!" grida a Jas facendomi sussultare per l'impeto. "Per favore, non diremo nulla. Lasciaci andare" supplica invano Jas finché la sento che l'afferra dal braccio e ringhia "Non hai sentito cosa cazzo ho detto, eh? Muoversi!" "Ines stai bene?" mi chiede con voce tremante Jas prima di essere trascinata fuori, ma io non ho modo di risponderle e osservo invano la mia migliore amica uscire dalla stanza insieme al mostro. GIORGIO'S POV: PASSATO: "E il bacio del principe risvegliò Biancaneve" Ines applaude con le mani mentre io sbatto piano gli occhi, sto morendo di sonno. "E poi zia? E poi?" chiede Ines a mamma che le pizzica una guancia e dice "Il principe le chiede di sposarla e insieme ai sette nani si trasferirono al palazzo vivendo tutti felici e contenti" "Che bello, è una favola stupenda! Di nuovo!" "Eh no piccolina, ora si va a nanna. Domani ci aspetta una bella scalata da fare" "Ho capito, ho capito" Ines s'infila nel sacco a pelo accanto a me e mamma ci lascia il bacio della buonanotte. "Sono nella tenda di fianco per qualsiasi cosa, d'accordo bimbi?" "Sì zia, dolce notte" "Amore quanto sei tenera" se la spupazza di baci mamma per poi accarezzare i miei capelli "Gigio non fare scherzi a Ines, mi raccomando" Sbuffo e mi giro dall'altra parte. Mamma esce finalmente dalla nostra tenda e io posso dormire in santa pace. "Gigio" sussurra una vocina alle mie spalle. E ti pareva se potevo dormire in santa pace. Mi giro e le chiedo con gli occhi chiusi "che c'è?" "Pensavo...dopo pranzo ho mangiato una mela e se fosse stata avvelenata come quella di Biancaneve?" "Non credo proprio, dormi adesso" "Ma se dovessi morire, chi mi darebbe un bacio?" Apro un occhio "Che vuoi dire?" "Il bacio che mi riporterà in vita" "Uhmm suppongo che possa dartelo io" "Sei tu quindi il mio principe?" Annuisco con la testa, che domande sono? Non si sognerà di dare baci ad altri ragazzi. "Io sono la tua principessa allora" continua a parlare. "Sì granchio, ora possiamo dormire per favore?" "Sì, ora sono più tranquilla" mi prende la mano tra le sue piccoline e stringendola sbatte piano gli occhi. L'indomani mattina mi sveglio prima di tutti per andare a pisciare e tornando in tenda, tengo gli occhi chiusi pigramente. Non li apro neanche quando sento mamma svegliare Ines. Quando le sento tornare in tenda penso a uno scherzetto da fare a Ines, non le faccio prendere uno spavento da un po'. "Giorgio, tesoro alzati" mormora mamma. "Gigio, sveglia! Sveglia!" mi agita le spalle Ines meno delicata. Faccio per alzarmi di scatto imitando un orso per spaventarla quando all'improvviso sento che dice "So io come fare zia" Il secondo dopo sento le sue manine stringere le mie guance con forza e le sue labbra andare incontro alle mie. Spalanco gli occhi realizzando che Ines mi sta dando un bacio, mentre lei esclama felice "Ha funzionato zia!" Mamma scoppia a ridere e io mi tocco la bocca ancora incredulo, non può essere. "Forza che la colazione è pronta matacchione!" esclama Ines facendo ridere ancora mamma. "Credo che Giorgio abbia capito, aspettiamolo fuori tesoro" mamma prende per mano Ines ed escono fuori mentre io penso che morirò di tachicardia da un momento all'altro. PRESENTE. "Ci spostiamo da un'altra parte?" chiede la ragazza che ho conosciuto alla festicciola in aula seminari mentre mi slaccia i pantaloni. "Sei impaziente?" le accarezzo i capelli immaginando di raccoglierli in un pugno mentre me lo succhia. "Non hai idea" si avvicina per darmi un bacio, ma io le infilo subito la lingua e le lascio un limone che me lo fa venire durissimo. "Andiamo sulle scale" mi alzo e lei non se lo fa ripetere due volte. Ci addentriamo nel corridoio buio e arrivando sulle scale, lei si mette in ginocchio sorridendomi. "Fammi vedere quanto lo vuoi" le dico malizioso e lei fa per prendermelo in mano, ma se ne va improvvisamente la luce. "Cosa cazz...ohhh" mugolo quando sento delle dita afferrarmi il membro e iniziare a massaggiarlo velocemente. La sento che ridacchia mentre ne prende un assaggio leccandomi la cappella e io afferrandole la testa le infilo tutto il membro in bocca. Perchè perdere termpo? Lei non si ritrae, anzi comincia a pompare prendendomelo fino in fondo, finchè sento vibrare il cellulare. Lo ignoro una volta, due...alla terza controllo chi cazzo è. "Rispondi, è grave!" c'è un messaggio di Bartis. Sbuffo e digito il contatto di Bartis per chiamarlo "Tu continua cucciola" ordino alla tipa che me lo sta succhiando da dio. "Che vuoi?" sbotto scopando la bocca di lei che è molto vogliosa, non vedo l'ora di sbattermela sulle scale. "Dove sei?" mi chiede Bartis. "Che te ne frega?" borbotto spingendomi sempre più veloce e a fondo. "Sono fuori a controllare il contatore, puoi dare un'occhiata a Jas?" "Che cazzo me ne fotte della tua ragazzina, non mi chiamare più" faccio per riattaccare, ma Bartis aggiunge "E' venuta con Ines" Mi blocco immediatamente. "Ines? Che diavolo ci fa qui? No, ferma cazzo!" allontano la testa della tipa dal mio membro e scendo immediatamente le scale. "Non posso stare fermo, devo andare a..." "Non tu Bartis, cristo! Da quanto è qui Ines?" mi riallaccio i pantaloni. "Che ne so? Sono un cronometro? Sarà passata più di una mezz'oretta" "E dov'è adesso?" chiedo nervoso toccandomi i capelli. "Le ho detto di andare in sala professori per studiare" "Merda" impreco dando un pugno al muro. "Che ti prende?" "Ines ha paura del buio" mi allontano dal corridoio mentre sento la tipa protestare. "Ines non è piu una bambina, per tua informazione" borbotta Bartis. "Non l'è mai passata questa paura" "E tu come lo sai?" Sono io l'artefice della sua fobia. "Quando pensavi di dirmelo che Ines era qui, eh?" sbotto cambiando argomento. "Magari se rispondessi al cellulare, te lo direi..." non presto più attenzione a Bartis quando sento all'improvviso un rumore provenire dalla sala informatica. Che cazzo sta succedendo? Mi avvicino alla sala in silenzio e sporgendomi di poco vedo qualcuno mettere in degli scatoloni i computer. Merda, sono entrati i ladri. Mi riallontano immediatamente e sussurro al cellulare "Chiama il colonnello" "Cosa? Manco per idea" "Stanno rubando i..." faccio per dire, ma un colpo fortissimo alla testa mi fa cascare per terra e perdere i sensi. "Giorgio? Giorgio che succede?" sento gridare Bartis. "Metti in salvo Ines, corri" riesco a mormorare al cellulare prima di cadere in un lungo sonno. Il risveglio è così traumatico che ci metto un po' a connettere il cervello e sbattere piano gli occhi. Sibilo subito appena sento un dolore allucinante alla testa che mi fa richiudere gli occhi, cosa cazzo è successo? Sento dei mugolii strani in lontananza e aprendo con difficoltà gli occhi, cerco di mettere a fuoco quello che ho davanti. E' più difficile del previsto dato che è tutto buio pesto attorno a me. Altri mugolii mi fanno sussultare, non sono solo. Cerco di chiedere dove mi trovo, ma mi ritrovo la bocca sigillata. Poco dopo realizzo di avere anche mani e piedi legati, sono fottuto. I mugolii però non s'interrompono, chiunque sia in questa stanza è nelle mie stesse condizioni. Adocchio una finestra nella penombra e buttandomi per terra striscio come un verme fino alla finestra per essere visibile e dare la stessa idea all'altra persona. Funziona il piano, perchè sento dei movimenti strani e nel chiarore della luna vedo come un'ombra spostarsi verso di me. Attendo impaziente finchè scorgo qualcosa che mi fa paralizzare: dei capelli color arancio. Tutti i miei terribili sospetti vengono confermati quando l'ombra si fa sempre più vicina e vedo chiaramente il profilo di un volto tempestato di lentiggini, il mio granchio. Nella penombra vedo che anche lei ha dello scotch sulla bocca e approfittando della sua posizione, mi avvicino a lei per levarle lo scotch. Tasto con le dita il suo viso delicato e afferrando i lembi dello scotch inizio a tirarlo via piano, non voglio farle del male. "Ohhh" sospira Ines. Alza subito dopo lo sguardo a me e realizza che anch'io sono completamente immobilizzato. Si rimette subito seduta e strascinandosi fino al mio fianco mormora "Stai fermo" Corrugo la fronte, che ha intenzione di fare? Spalanco gli occhi quando vedo che si avvicina troppo e accosta il suo viso al mio...vuole darmi un bacio per ringraziarmi del gesto appena fatto? Chiudo gli occhi col cuore in gola quando accosta le sue labbra allo scotch che ho sulla bocca. Non avrei mai immaginato che il nostro primo bacio potesse essere..."cazzo!" impreco quando lo scotch viene rimosso d'un tratto dalla mia bocca bruciandomi la pelle. Riapro gli occhi e vedo che Ines sputa il pezzo di scotch e chiede "Tutto bene?" Aspetta? Voleva soltanto togliermi lo scotch? Non voleva baciarmi? Sbatto piano gli occhi realizzando quanto sono coglione. "Sì" mi limito a dire leccandomi le labbra, merda pensavo di avercela fatta finalmente. "Hanno preso Jas, dobbiamo andare a trovarla" dice nel panico Ines facendomi inorridire. "Cazzo, Bartis mi aveva chiesto di andare a controllarla. Gli verrà un colpo adesso" "Dov'è Bartis?" "Ha detto che era uscito per controllare il contatore. Tu perchè sei a scuola, mamma lo sa?" "E' stata zia a lasciarci a scuola" "Perchè non mi hai avvertito?" chiedo severo. "Perchè avrei dovuto farlo? Non mi calcoli mai" Ma se sei h24 nei miei pensieri stupida. "Io sono responsabile di te quando i tuoi non ci sono" "Da quando?" Da sempre, stupida al quadrato. Sentiamo all'improvviso dei rumori che ci fanno paralizzare "Giorgio..." piagnucola Ines incollandosi a me. "Stai tranquilla, non ti succederà nulla. Non finchè sarò in vita io" cerco di confortarla strofinando la mia spalla contro la sua. "Sono armati, non ci metteranno nulla a spararci" "Sono solo dei pischielli che sono venuti a rubare. Il tempo di portarsi via i computer e leveranno le tende" "Come fai ad esserne così certo?" "Ho detto a Bartis di chiamare il colonnello, sarà qui a momenti. Non conviene a questi restare a lungo" "Hai visto i ladri in faccia?" "No, tu?" "Era col passamontagna, ma sembrava conoscesse bene la scuola. Si sarà studiato la pianta" ipotizza Ines. "E' strano anche il perfetto tempismo. Saranno stati quelli del Galilei, sono gli unici che ce l'hanno con noi" "Tu credi? Effettivamente la persona che ho visto io sembrava della nostra età" "Stronzi del cazzo, appena li prendo..." "Smettila di combattere la violenza con altra violenza, poi non ci pensi a zia che potrebbe essere in pensiero per te? A me che potrei..." non completa la frase e io domando "Che potresti...?" "Niente." si rifiuta di darmela vinta. "Ci rimarresti molto male, se andassi a prendere a calci in culo quelli del Galilei?" "Non ti parlerei più." sbotta lei facendomi sorridere. "Come quella volta che ti feci lo scherzo del pagliaccio e non mi parlasti per 2 settimane?" "Perchè me l'hai ricordato ora che siamo al buio?" borbotta Ines intimorita. Faccio la risatina del pagliaccio e Ines grida subito "Smettila! Non mi fai più paura, smettila!" Mi avvicino al suo orecchio e continuo con la risata "Gigio no! Basta, ti prego!!" Mi ha appena chiamato Gigio, realizzo col cuore a mille. "Ok, la smetto. Ma solo perchè non mi sembra il caso di attirare altri ladri" "Non per pietà di me" "Con te mi diverto" "Davvero? Riesci ancora a divertirti con me?" chiede piano lei spezzandomi il cuore. Pensava che non mi facesse più effetto? "Dipende, quando sei con Rafael non mi diverto più" "Rafael è un bravo ragazzo" ribatte prontamente l'avvocatessa. "Lo conosci da due giorni" "Non importa, con me si è sempre posto con modo gentili" "So io perchè" borbotto facendo una smorfia. "Perchè è semplicemente il suo carattere?" "Perchè ti vuole scopare" La sento che sbuffa "Non tutti sono come te Giorgio" "Che vuoi dire?" chiedo, so già che la risposta mi farà incazzare. "Che pensi solo al sesso" "Non è vero" mi difendo immediatamente. "Sai perchè non sono venuta a cercarti prima?" fa una pausa e aggiunge "Ero certa del fatto che fossi con qualche ragazza e non volevo disturbarti" Faccio per ribattere, ma mi ricordo che non ho risposto a Bartis proprio perchè una tipa mi stava facendo un servizietto e non volevo essere interrotto. "Mi sbaglio?"chiede confermando le sue ipotesi. "E' solo divertimento, sono ancora troppo giovane per rinchiudermi in casa a guardare Super Quark" "Super Quark è il mio programma televisivo preferito" ribatte granchio. "Appunto." "Ognuno si diverte come crede, io e Rafael abbiamo modi simili di divertirci" "Modi noiosi, volevi dire" "Super Quark è molto interessante" "Lo guardi solo per Alberto Angela" "Anche" "Vedi che anche tu sei ossessionata dal sesso?" "Come faccio ad esserne ossessionata se non l'ho mai fatto?" Si crea un silenzio tombale. Sono sempre rimasto col dubbio se avesse perso la verginità in America e questa cosa mi faceva uscire fuori di testa. Dovevo essere io il suo primo di tutto, non sopportavo l'idea che potesse sperimentare cose nuove senza di me. "Non l'hai mai..." mormoro sentendo sudare freddo "No." risponde schietta Ines. "E neanche ecco..." "Preliminari? No, con Josè c'è stato soltanto qualche bacetto prima che partisse" Serro subito la mascella. Se non sapessi per certo che il suo primo bacio sono stato io, avrei già spaccato la faccia a Josè di merda. "E tu a che età l'hai persa?" "Subito dopo che sei partita" "Oh..." si limita a dire. Si aspettava che le dicessi dopo qualche anno, in realtà ero così incazzato con lei che il vuoto che mi lasciò l'ho subito colmato con corse clandestine, sostanze stupefacenti e sesso, tantissimo sesso. Uno sparo ci fa zittire di scatto e sento Ines tremare al mio fianco "Ehi..."sussurro cercando di farle sentire la mia presenza. "E se non ne usciremo vivi qui stasera?" mormora Ines triste. "Guardami." le impongo e lei lo fa immediatamente. Sgrana i suoi occhioni color smeraldo e mi guarda terrorizzata "Tu pensi che permetterò che ti accada qualcosa?" "E se non dipendesse da te?" "Cazzate, farei l'impossibile per te." Ines fa un sorriso tirato e fa una cosa inaspettata, si allunga per darmi un bacio sulla guancia "Anch'io farei l'impossibile per te" Abbasso lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra e rimango immobile a contemplarle, mi sento male di quanta voglia ho di assaggiarle. "Granchio..."sussurro avvicinandomi a queste. "Gigio" mormora lei schiudendo le labbra facendomi battere più forte il cuore. "Non ti ho mai confessato una cosa" deglutisco non staccandole gli occhi di dosso. "Di che stai parlando?" "Io ho sempre avuto...ho sempre provato qualcosa di...ecco...Ines" "Sì? Sono qui, dimmi" sussurra a un niente dalle nostre labbra. "Ines io ti amo." Lei sbatte piano gli occhi e mi sorride "Anch'io ti amo" "Davvero?" chiedo incredulo, mi sento di svenire. "Certo, ti ho sempre amato come un fratello. Non smetterò mai di farlo" Aspetta...come un fratello? Non ho il tempo di realizzare che cazzo è appena successo, quando la porta davanti a noi viene sfondata e sento la voce di Bartis chiedere "Jas? Piccola sei qui?" "Bartis!" esclama Ines e lui sposta subito la torcia a illuminarci. "Dov'è Jas?" chiede corrugando la fronte. "Un ladro l'ha portata via, dobbiamo chiamare il colonnello" "Che cazzo vuol dire che l'hanno portata via? Dove? Come?" "Se ci liberi magari lo scopriamo anche noi, che dici?" sbotto a Bartis che sembra che stia per andare nel panico. Corre a liberarci finalmente e chiede tremando "E se le avessero fatto del male? Non me lo perdonerei mai, mai." "Piantala di farti pare inutili. Hai chiamato il colonnello?" "Sì, siamo rientrati a scuola insieme" "Non perdiamo tempo, andiamo a parlarci" usciamo tutti insieme dalla presidenza e poco dopo torna la luce. Era ora cazzo. Troviamo finalmente il colonnello e Ines comincia a raccontare tutto per filo e per segno. Una parte degli agenti va a controllare le videocamere di sicurezza e altre pattuglie vanno a perquisire la zona. "Vengo con voi" dice subito Ines. "Assolutamente no, voi dovete tornare immediatamente a casa. Non è sicuro restare qui" dice il colonnello, ma Ines non si arrende e insiste. "Giorgio portala a casa, adesso." mi ordina ed esce dalla scuola seguito da altri agenti. "Dove vai?" chiedo a Bartis che prende il casco e fa per uscire. "Vado a cercarla, non si saranno allontanati più di tanto" "La polizia ha detto che..." "Se fosse sparita Ines, cosa avresti fatto?" ringhia Bartis. Avrei dato fuoco a tutta Palermo finchè non sarebbe saltata fuori. "Ecco." mi legge nel pensiero Bartis marciando verso l'uscita. "Andiamo con lui" fa per dire Ines, ma la prendo subito dal braccio "Hai sentito il colonnello? Abbiamo già rischiato il culo una volta" "Ma Jas è in pericolo!" "Se ne stanno già occupando, non vedi?" Indico dei cani della polizia che stanno annusando gli angoli dei campetti. "Non me ne andrò finchè Jas..." Le prendo il viso tra le mani zittendola "La troveranno. Stai tranquilla, non è sola. Io devo portarti a casa" "No...non voglio andare a casa. Non col pensiero di Jas scomparsa" piagnucola Ines portandosi le mani sul viso ad asciugarsi delle lacrime. "E cosa vorresti fare? Gli agenti stanno già perlustrando la zona, Bartis ha già mandato i ragazzi a cercare altrove. Stanno tutti cercando Jasmine" "Quello aveva una pistola" singhiozza Ines. "Magari era una pistola finta" "Non sembrava finta" "Da quando sei esperta di pistole? L'unica pistola che hai mai toccato era d'acqua" Lei ridacchia e mi colpisce sul petto "Piantala di farmi ridere!" "Sei tu che me l'hai servita in un piatto d'argento" le accarezzo le braccia sorridendo "Senti un po'. Adesso andremo a casa, ti fai una bella doccia, ti cambi e rimaniamo svegli finchè avremo notizie di Jas" "Non possiamo restare qui?" "Il colonnello è stato chiaro" Mette subito il broncio e io le pizzico la guancia "Forza, andiamo" Le prendo la mano e la trascino con me fino al parcheggio della scuola. "Questo lo metti tu" le allaccio il casco e montando in sella, aspetto che salga dietro di me. "Vai piano per favore, sei anche senza casco" mormora aggrappandosi alle mie spalle. "Tieniti al mio addome, se non vuoi volare" l'avverto prima di partire. "Mi tengo qui, tranqui..." non riesce a finire la frase che io scatto e lei si aggrappa immediatamente al mio addome. "Piano!" protesta subito. "È quando cambio marcia che devi tenerti più forte" "Ho capito, tu vai. Prima arriviamo a casa, meglio è" sbotta dietro di me facendomi ridere. Sento le sue mani timide che cercano lo stesso di aggrapparsi alle mie spalle, ma delle volte si aggrappano al mio petto e mi tengono stretto a lei. Aumento un po' di velocità quando siamo approssimativamente vicino casa e allungo una mano ad accarezzarle la gamba per chiederle "Tutto bene?" "Insomma" mormora sigillata a me facendomi divertire di più. "Ti ho fatta divertire?" chiedo quando scende dalla moto e la vedo un po' barcollante. Non mi risponde fulminandomi con lo sguardo e si avvicina a me per levarle il casco. Siamo a una certa vicinanza quando le sblocco il casco e glielo tolgo. "Che c'è?" chiede quando mi vede ridacchiare. "Sembri un leoncino con questa criniera" allungo le mani per aggiustarle i capelli. "Faccio io" borbotta lei invece allontanandosi. Entriamo insieme a casa e Ines prova a chiamare e mandare dei messaggi a Jas, tutto invano perchè non le risponde. "Vai a farti una doccia, forza" la spingo verso le scale e sorprendentemente mi obbedisce. Ne approfitto per cambiarmi anch'io e ordino una pizza per cena mentre cerco di contattare Bartis che non mi risponde. Che coglione. Chiamo anche mamma per avvisarla del macello che è successo, per fortuna è fuori Palermo. "Bartis ti ha scritto?" sento una voce dietro di me mentre sono sdraiato sul divano. "No, non mi sta calco..."mi blocco quando vedo la sua maglia oversize che pende da una spalla denudandola e dei pantaloncini minuscoli che non le coprono un cazzo. "Ho chiesto a Gabriele se il colonnello gli avesse detto qualcosa" mormora abbassandosi davanti a me per aggiustarsi i calzini. Il suo culetto spiattellato in faccia me lo fa venire di acciaio e recupero immediatamente un cuscino per coprire l'erezione imbarazzante che ho. "Quindi?" mi richiede sedendosi accanto a me, male malissimo. "Ehm...cosa?" "Mi stavi ascoltando?" No, per niente. Ero a sbavare sulla tua scollatura e sulle tue gambe. "Sì" Mi guarda male e borbotta "Bartis ti ha scritto?" "No" Non ho neanche controllato in realtà. Per fortuna il campanello mi salva il culo. "Arrivo" scendo dal divano, ma solo adesso mi ricordo dell'erezione. Scendo insieme al cuscino. "Arrivo subito" scappo dal salone e mi batto una mano sulla fronte. Come un ragazzino sto facendo, per la miseria. "Salve, fanno 13€" il fattorino mi consegna la pizza. "Si tenga il resto" gli allungo 20€ mentre lui abbassa gli occhi alla mia erezione, che cazzo guarda. Gli sbatto la porta in faccia e torno in salone insieme al cuscino. "Ho ordinato una pizza" la poso sul divano fra me e lei, è meglio creare distanza tra noi. "Grazie, ma non ho fame. Mangiala tu" "È con la crema di pistacchi, stracciatella e noci" "Magari solo una fetta" Lo sapevo. Va matta per la crema di pistacchi e la stracciatella, ho fatto togliere la mortadella per la sua scelta di ridurre il consumo di carne. Punta a diventare vegetariana entro la fine dell'anno, io posso aiutarla nel mio piccolo. Accendo la televisione per accompagnare la nostra pizza e neanche a farlo apposta va Super Quark su rai 1. "Lascia lascia" m'impone Ines prendendo un boccone della sua fetta di pizza. "Ancora nulla" mormora triste granchio dopo aver mangiato la quarta fetta di pizza consecutiva. Menomale che non aveva fame. Si sdraia sgranchiendosi sul divano e posta la testa sul cuscino che serviva a coprire il mio pacco. "Hai sonno?" chiedo abbassando il volume della televisione. "No, devo restare sveglia" scuote subito la testa. "Ti chiamerò appena Bartis mi darà notizie di Jas, riposa un po' " "Chiudo gli occhi per un attimo allora" mormora lei sbadigliando. "Sì, tranquilla. Ci sono io qui" sussurro mentre Ines sbatte piano gli occhi fino ad addormentarsi. Mi azzardo a scostarle un ciuffo di capelli ramati dal suo viso e resto per un tempo indeterminato a contemplarla in silenzio, finché sento la vibrazione al cellulare. Lo sblocco e leggo il messaggio di Bartis che mi dice di aver finalmente trovato Jas. Dovrei svegliare Ines adesso, ma si catapulterebbe dove sta Jas e si metterebbe di nuovo in pericolo. La osservo mentre schiude le labbra e russa piano completamente persa nei suoi sogni. "Se solo mi potessi amare come il tuo uomo e non come tuo fratello..." mormoro sconsolato immergendo le dita nei suoi capelli per accarezzarglieli. "Non importa, basta che tu mi stia vicino. Non ti sognare di lasciarmi un'altra volta, mi senti?" le chiedo consapevole del fatto che non abbia sentito una parola. "Non so quanto potrei sopportare di nuovo la tua lontananza. Io appartengo a te e tu appartieni a me" mi avvicino al suo orecchio per sussurrarle "Anima e corpo, soprattutto dopo quello che ho scoperto oggi. Non permetterò a nessuno di prendersi ciò che mi appartiene, anche a costo di tagliare qualche testa." Come a essermela chiamata, il cellulare di Ines s'illumina mostrando un messaggio da parte di Rafael...certamente. Non ci penso due volte a sbloccare il cellulare con la sua impronta e leggere il messaggio "Ho sentito quello che è successo a scuola, zia Viviana ha detto che eri lì stasera e adesso sei tornata a casa. Tutto bene?" Digito immediatamente una risposta "Sì, ti prego di non mandarmi più messaggi. Sono molto scossa e Giorgio è l'unico che può darmi conforto in questo momento. Spero che tu comprenda" Lo stronzo è online e replica subito dopo "Volevo soltanto accertarmi che stessi bene, perdonami" "Ora che sono con Giorgio mi sento al sicuro. Non cercarmi più, grazie per la tua comprensione" invio il messaggio e spengo il cellulare. Che si fotta quello spagnolo del cazzo. Non ha ancora capito come stanno le cose, sarà il caso di fargliele capire con le buone o le cattive. Spero vivamente con le cattive. Deglutisco a fatica sentendo la gola completamente secca e mi guardo attorno alla ricerca di acqua. Abbasso lo sguardo a Ines che sonnecchia tranquilla sulle mie gambe e con dispiacere, alzo di poco il cuscino per sgusciare via. Ines per fortuna non si sveglia e io mi alzo immediatamente. "Cazzo" mormoro sentendo un giramento di testa, sarà la vecchiaia che avanza. Mi dirigo in cucina per bere un bicchiere d'acqua quando mi porto una mano alla parte che continua a dolermi della testa. "Ma che..." sussurro notando la mano sporca di sangue. Rifletto la mia immagine alla finestra di fronte a me e noto un rivolo di sangue colarmi lungo la tempia. Merda, avevo asciugato prima la ferita che il ladro mi aveva procurato. Non pensavo potesse tornare a sanguirnarmi e, soprattutto, non volevo spaventare Ines che mi avrebbe trascinato all'ospedale immediatamente. Mi giro per aprire il rubinetto e bagno nuovamente la ferita sentendo il dolore farsi sempre più forte. Mi aggrappo al lavabo chiudendo gli occhi non riuscendo a sopportare il ronzio che mi sta lacerando e mi giro per uscire dalla cucina. Devo andare da Ines. Non arrivo a fare neanche un passo perché un capogiro mi fa perdere l'equilibrio e cadere per terra, peggiorando ulteriormente il mio stato. Vorrei gridare aiuto, muovermi in qualche modo, ma mi sento come bloccato nel mio stesso corpo. Cosa mi sta succedendo? Allungo la mano per aggrapparmi allo sgabello e rialzarmi, ma ricado inerme per terra finché sento le orecchie fischiare e la vista annebbiarsi fino a non vedere e sentire più nulla.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


C'è almeno un punto in ogni sogno, dove non si può toccare il fondo: un ombelico, in un certo senso, che è il suo punto di contatto con l'ignoto. Sigmund Freud JASMINE'S POV: "Stai bene? Siamo subito corsi a cercarti quando abbiamo saputo che Bartis ti aveva trascinata in una classe" Ines continua a toccarmi ovunque assicurandosi che sia tutta intera. Peccato che mi stia letteralmente sciogliendo solo al pensiero di quello che è successo con Bartis in quella classe. "Gabriele?" chiedo notando che non è qui. "Non lo so, penso sia uscito dalla scuola" "Devo dirti una cosa" sussurro guardandomi attorno. Ines corruga subito la fronte "Ti ha aggredita?" "Macché" l'afferro per il braccio e la trascino in un luogo appartato ai campetti. "Ci siamo baciati, di nuovo." le dico all'orecchio. "Giura" stenta a crederci, pensa io. "Gli ho detto tutta la verità" le rivelo ancora. "Tutta tutta?" "Tutta." "Jas!!!" si mette a urlare all'improvviso e mi abbraccia. Ricambio l'abbraccio goffo e sorrido insieme a lei, aspettavamo entrambe questo bel epilogo. "Com'è stato? Racconta!" esclama Ines mentre vedo Bartis uscire col suo gruppo ai campetti. I nostri occhi s'incrociano immediatamente e mentre lui si accende la sigaretta, io mi sento consumare dal fuoco. Ines si gira per vedere cosa calamita il mio sguardo e capendo mormora ridacchiando "Se il tuo intento è quello di nascondere il vostro coinvolgimento, mi duole dirti che stai miseramente fallendo" Per quanto mi sia difficile farlo, distolgo lo sguardo rovente di Bartis e lo poso per terra. "Abbiamo deciso di tenerlo nascosto finché la situazione con Vittoria non si sarà risolta" "Vi conviene risolverla in fretta, perché siete pessimi a fingere" "Andiamo a cercare Gabri" faccio per uscire dai campetti e alzo per un secondo gli occhi su Bartis. Non avrei mai dovuto farlo. Prende un tiro profondo della sigaretta e butta fuori il fumo fissandomi a una tale intensità da farmi fermare il respiro. Ines, per fortuna, riesce a portarmi via da lì di peso e mi facilita di molto le cose. "Ribadisco: siete proprio pessimi" Scuoto la testa divertita "Devo chiederti un favore" "Spara" "Ti va di passare la notte a scuola?" "A scuola? Come mai?" chiede Ines perplessa. "Ecco...Bartis voleva vedermi e..." "Ho capito, ho capito. Puoi venire da me dopo scuola e poi chiediamo a zia Vivi di lasciarci a scuola" "Sicura? Non è troppo disturbo?" "Ma quale disturbo e poi...Bartis chi lo sente" ridacchia Ines seguendomi nelle scale. "Grazie zia" Ines lascia un bacetto a sua Viviana e anch'io la ringrazio per il passaggio. "Sicure che non devo venirvi a prendere?" "No zia, tranquilla. Ci siamo attrezzate per la notte" Ines batte un colpo sullo zaino che ha in spalla. "Buona occupazione allora, per qualsiasi cosa potete chiamarmi. Mi raccomando" "Certo, buonanotte" salutiamo con la mano Viviana che sgomma nella sua Porsche e va via. Scrivo immediatamente a Bartis. "Che strana la scuola di notte" mormora Ines entrando a scuola immersa nel buio se non per qualche lucina che illumina l'ingresso e l'agorà. Passiamo davanti al gruppo di Bartis e lancio un'occhiata a Xavier che si sta fumando una sigaretta. È così strano che abitiamo praticamente nello stesso padiglione e non ci calcoliamo affatto. Mi fissa un attimo e si gira dall'altro lato ignorandomi, come sempre. "Concordo" seguo Ines in agorà mentre all'improvviso sentiamo qualcuno fischiare sopra di noi. Alziamo lo sguardo perplesse e vediamo Bartis sorriderci e fare il giro per scendere le scale. Il mio cuore inizia a correre come una locomotiva. "Eccovi" dice puntando i suoi occhi magnetici su di me. "Ciao" sussurro in imbarazzo arrossendo. Bartis si mordicchia il labbro e non mi stacca gli occhi di dosso, per fortuna che non c'è nessun altro con noi. "Ehm...io andrei" mormora Ines cominciando a sentirsi di troppo. "Giorgio dovrebbe essere nei paraggi, capace che è in aula seminari. Ogni sera organizzano qualche festino lì" spiega Bartis e lei scuote subito la testa "Io...in realtà mi sono portata i libri a presso, c'è un posto tranquillo dove potrei fare i miei schemi?" "Certo, c'è la sala dei professori. Là non dovrebbe venire nessuno a disturbarti" le indica dietro di lui la sala chiusa. "Perfetto, grazie. Divertitevi" Ines mi fa un occhiolino e io vado a fuoco. Seguiamo con lo sguardo Ines entrare in sala professori finchè si chiude la porta dietro e rimango sola con Bartis. "Vieni con me" allunga la sua mano che prendo timidamente. Mi aveva già presa per mano una volta, solo che io avevo la testa per Gabriele e il pensiero che mi potesse piacere Bartis un giorno non mi era passato neanche nell'anticamera del cervello. Mi porta in presidenza e chiudendo la porta dietro di noi mormora "È la stanza più appartata della scuola, qua non dovremmo essere disturbati" Mi guardo attorno stranita "Non mi sarei immaginata di passare il mio primo appuntamento in presidenza" Solo adesso mi rendo conto della minchiata sparata "Cioè...forse non è un appuntamento. Scusami io..." "Certo che lo è." mi raggiunge accarezzandomi una guancia. "Ti dirò di più. È il mio primo appuntamento in assoluto" aggiunge sorridendomi tenero. "Davvero?" alzo un sopracciglio sorpresa. "Mmm" mugola posando un bacio sul dorso della mia mano. "Non te l'aspettavi?" chiede notando la mia espressione perplessa. "No, credevo che avessi molta esperienza" "L'esperienza che l'ho, ma in altro...non so se intendi" "Credo di sì" mi sento andare a fuoco. "Non ho mai avuto una vera e propria ragazza prima di te" Oh cielo, sta dicendo che sono la sua ragazza? Mi lecco le labbra e cerco di apparire calma, quando in realtà vorrei solo urlare dalla gioia. "Hai mangiato?" mi chiede cambiando argomento per fortuna. Scuoto la testa mentre lui lascia andare la mia mano e toglie un lenzuolo che copriva il tavolino in mezzo alla stanza. "Ho fatto fare al barista il loro miglior panino" "È il panino che costa 14,50€? Ho sempre voluto assaggiarlo, ma non ho mai avuto il coraggio di spendere tanto per un panino del genere" "Vedi? Ne ho fatto fare un altro se ci dovesse venire ancora fame" "Avrai speso un sacco" "Ma no, al figlio del preside non fanno pagare nulla" "Sei un raccomandato o sbaglio?" "Il raccomandato dei panini, hai capito bene" scoppiamo a ridere mentre ci accomodiamo sul divanetto e lui dice "Sei incantevole con questo vestito e poi questo colore ti dona" Scuote la testa e aggiunge subito dopo goffamente "Sei stupenda anche con altri colori, ma col giallo sei ancora più raggiante, meravigliosa. Ok, sto parlando troppo" Ridacchio e accarezzandogli la gamba mormoro "Grazie, sei molto gentile" Lui rimane come ipnotizzato a fissarmi e basta, forse neanche se ne accorge, ma tolgo la mano dalla sua gamba e indico il panino "Mangiamo? Non vedo l'ora di assaggiare il famoso panino" "Certo, sì. Come no" farfuglia scuotendo la testa come se si fosse svegliato da un sogno. Prendo il panino e ridacchio piano dietro, sembra più impacciato di me. "Alla tua salute" va incontro al mio panino col suo e prendiamo insieme il primo morso. Spalanco gli occhi "Capisco perchè costi così tanto" continuo a masticare di gusto. "Concordo, è spaziale" Bartis recupera un tovagliolo e allungando la mano mi pulisce il mento. Gli sorrido riconoscente e continuiamo a mangiare mentre lui mi racconta cos'ha fatto per il resto della giornata. "Hai spazzato un'intera area da solo? Impressionante, mia madre ti assumerebbe domani per lavorare a casa mia" Bartis ridacchia e rivela subito dopo "Dovevo assicurarmi che fosse tutto lindo per quando saresti arrivata" "Hai pulito la scuola per me?" "Ero molto agitato, mi dovevo anche tenere occupato quindi mi sono fatto carico della pulizia di tutto quanto. Posso ritenermi soddisfatto, guarda quanto luccica il pavimento" Scoppio a ridere "I ragazzi non ti hanno aiutato?" "Macchè...quelli pensano solo a fumare e scopare, ieri il colonnello ci ha anche beccati con degli spinelli. Li devo mettere in riga" "Sembrano un po' grandicelli per essere messi in riga" "Sono delle teste di cazzo, ma ci tengo che escano da questo giro di spaccio. Devo convincere in qualche modo Xavier" Trattengo il fiato quando sento nominare il suo nome... ho ricordi vaghi di lui da piccolo fra i palazzi popolari che andava in giro in bici con l'aria da adulto arrogante. So che suo padre rubava perchè un giorno lo beccarono e gliene diedero di santa ragione proprio sotto il mio palazzo, è così che si risolvono le cose qui. Ricordo Xavier quella volta che cercò di difendere il padre andando contro i grandi, ma venne scaraventato in aria senza possibilità di avvicinarsi. Da quel giorno lo vidi raramente, sapevo che abitava sempre di fronte a me perchè lo vedevo di svista tornare a casa quando io scendevo per andare a scuola, probabilmente spacciava tutta la notte. Ritrovarlo a scuola è stato così scioccante che all'inizio neanche lo riconobbi. Sono state le sue fossette e i suoi occhi a ricordarmi di lui. Aveva il fuoco in quegli occhi, aveva così tanta rabbia repressa che avrebbe potuto dare fuoco all'intera città solo con uno sguardo. Erano occhi funesti che non ti scordavi tanto facilmente. "Lo conosci da tanto Xavier?" domando prendendo un altro morso del panino. "Da qualche anno, il tipo da cui ci rifornivamo andò in carcere e Xavier prese il suo posto. Avendo la nostra età, abbiamo cominciato a invitarlo alle nostre feste per estendere il suo giro di spaccio e siamo arrivati qui" "L'avete convinto voi a iscriversi al Meli?" "E' stato lui a prendere la palla al balzo. Sapeva che il Meli è una scuola frequentata da ragazzi ricchi e avendo noi al suo fianco diciamo che se n'è approfittato" "Quindi è qui solo per spacciare?" "Praticamente sì" "Immagino sia stato rimandato più volte, dato che le sue priorità sono altre" "Non ci crederai mai, ma ha partecipato al Certamen" Spalanco gli occhi sorpresa, il Certamen è una gara di traduzione e commento dal latino di un brano di Marco Tullio Cicerone, aperto agli studenti iscritti del liceo classico di tutto il mondo. Vengono selezionati solo i migliori al Certamen, neanch'io ho mai potuto partecipare. Bisogna avere una media impeccabile. "Com'è possibile..." mormoro in sovrappensiero. "E' un genio del male, non farti ingannare da quel viso da duro" "E' un peccato che si rovini così" "E' quello che cerco di fargli capire, è di coccio però. Voi vi conoscete?" "Mmm non precisamente. Come ben sai, abitiamo vicino e capita che ci becchiamo qualche volta, ma non ci siamo mai rivolti la parola" "Capisco, avevo chiesto di te a Xavier e anche lui mi disse la stessa cosa. Diceva che avevi sempre un'espressione impaurita in volto quando passavi davanti a lui" "Be' molto probabile, non sembra un tipo simpatico a prima vista" "Affatto, è proprio quello che fa girare la testa alle ragazze" "Anche lui è uno sciupafemmine immagino" "Nah...ha solo testa per i suoi affari. A parte qualche scopata occasionale, non è mai stato tanto interessato alle ragazze" "Non è che è..." "Gay? Può darsi, sai. Glielo chiederò" "Non penso sia il caso di chiederglielo veramente, magari investighi un po' " "Sbaglio o sei gelosa?" "Io? Parli tu che stavi radendo al suolo la scuola per un mezzo bacio con Gabriele" prendo l'ultimo morso del panino. "Non me lo ricordare che è meglio, piaciuto il panino?" "Altrochè, adesso come farò? Ora che l'ho assaggiato, lo vorrò sempre" "Tu che lo dici a me e io mi assicurerò di fartelo avere in qualche modo" "I vantaggi di stare col figlio del preside" bevo un sorso della pepsi e mi rilasso sul divano. "E tu? Che hai fatto oggi?" chiede Bartis facendosi più vicino a me, cerco di non pensarci troppo e mi concentro a raccontare della mia giornata. "Ines è davvero una buona amica" mormora lui facendomi dei grattini al braccio. "Sì, sono molto fortunata" sussurro mentre Bartis sale con la mano ad accarezzarmi la spalle e poi a guancia. Passa il pollice sul mio labbro e tiene lo sguardo su questo "Lo sono anch'io adesso" mugola avvicinandosi ulteriormente. Sorrido sentendo i miei battiti accelerare di colpo e dei brividi percuotermi da testa ai piedi. "Posso?" chiede il permesso prima baciarmi. "Ci penso da tutto il giorno, ti prego" mi supplica leccandosi le labbra. Schiudo le mie e annuisco piano. Non se lo fa ripetere una seconda volta, le sue labbra si posano delicate sulle mie e ne prende un primo assaggio. "Dio..." mugola prendendo tra le mani anche l'altra guancia e dandomi ancora un altro bacio. "Sai che passeremo l'intera serata a baciarci, vero?" sussurra solleticando il mio naso col suo. "E io che pensavo che ci saremmo raccontati qualche barzelletta" lo faccio ridacchiare. "Non sono molto bravo con le barzellette" mi lascia un bacio sulle guance. "Come no?" passa a mordermele facendomi ridere ancora. "Potrei impararle per te" "Mi piacciono quelle di Pierino" "Pierino sia" torna a baciarmi e tocca la punta della mia lingua con la sua. E' un bacio più spinto rispetto agli altri e cerco di andare incontro alla sua lingua che si muove armoniosa, sembra che l'abbia fatto centinaia di volte. "Bartis..." sussurro senza fiato quando ci stacchiamo di poco, ma lui non resiste e abbassandomi di poco il vestito mi lascia una scia di baci umidi. "Sei la perfezione, ti rendi conto di quanto sei bella?" Arrossisco e alzandogli il mento, gli lascio un bacio pieno di gratitudine. Bartis afferra la mia vita e facendomi stendere sul divano, si leva la felpa per poi salirmi sopra. Passa a baciarmi il collo, le clavicole mentre sento la sua mano risalire il vestito accarezzandomi la coscia. Butto le braccia attorno al suo collo e attirandolo a me continuiamo a baciarci. "Jas...tesoro, mi stai facendo perdere la testa. Come posso essere lucido con te?" "Perchè devi esserlo? Voglio che ti lasci andare" sussurro sulle sue labbra accarezzandogli i capelli. "Non lo vorresti veramente" mi mordicchia il labbro. "Invece sì, lo voglio." lo guardo maliziosa e lui sento che respira rumorosamente...sta cercando di controllarsi in ogni modo. Stavolta sono io a rubargli un bacio e abbasso le mani ad accarezzargli i pettorali da sopra la maglietta, sono così scolpiti che riesco a percepirli anche così. "Jas..."sussurra Bartis mentre il nostro bacio si fa sempre più spinto e adesso che siamo più vicini sento uno strano rigonfiamento che preme contro la mia intimità. Quando penso che stia per perdere il controllo della situazione. di colpo se ne va la luce lasciandoci nel buio pesto. "Bartis?" chiedo sulle sue labbra fameliche che non smettono di baciare le mie. "Dimmi tesoro" "La luce, non c'è la luce" finalmente Bartis si accorge del blackout e staccandosi dalle mie labbra, sento che mormora "Cosa cazz..." "E' normale?" gli chiedo stranita. "No" sbuffa lasciandomi un bacio sulle labbra e un altro sulla fronte "Vado a controllare. Non ti muovere, intesi?" "Vengo con te?" "No, tranquilla. Sarò subito di ritorno dal mio cioccolatino" mi lascia una serie di baci e si decide ad alzarsi da me. "Ok, ti aspetto allora" "Sì...e riprendiamo da dove abbiamo lasciato" mi accarezza la mano al buio, per fortuna non vede il mio viso arrossire. "Muoviti" ridacchio e dopo un ultimo bacio sento che esce fuori dalla presidenza. Recupero il cellulare e mando un veloce messaggio a mia madre per dirle che sto per andare a letto, se solo sapesse. All'improvviso ricevo una chiamata da parte di Ines e solo adesso mi ricordo che è qui a scuola. Sono totalmente fusa. "Pronto?" rispondo subito. "Dove sei?" la sento affannata. Sta correndo? "In presidenza, se n'è andata la..." "Arrivo" non mi lascia finire di parlare e riattacca. Molto strano. "Jas!" mi raggiunge dopo qualche minuto. "Eccoti, tutto bene?" chiedo notando nella penombra che sta tremando come una foglia. Ines chiude di scatto la porta e io mormoro preoccupata "Cosa stai..." "Shh!" mi posa un dito sulle labbra e mi porta all'angolo della stanza. "Ci sono i ladri" sussurra pianissimo. "Che dici" spalanco gli occhi incredula. "Ho sentito uno dire che sarebbe venuto qui e all'altro di rubare i computer nell'aula informatica" "Merda, Bartis è uscito a controllare. Devo andare ad avvi..." Ines mi blocca subito "Ha una pistola, non stanno scherzando" "Provo a chiamarlo" tiro fuori il cellulare, ma non trovo più campo. Dannazione. "Devo uscire, tu rimani qui" "Assolutamente no, hai sentito cos'ho detto? Ha una pistola, mi sta già cercando. Non ci penserà due volte a prendere anche te" "Che vuol dire che ti sta cercando?" chiedo non capendo. "Mi ha vista origliare. Sono riuscita a depistarlo, io non tirerei troppo la corda. Sono stata fortunata già una volta, ci mancava poco che mi prendesse" "Dobbiamo comunque uscire da qui, non siamo al sicuro. Hai sentito che verrà qui, dobbiamo almeno spostarci di sopra in qualche aula. Là non c'è niente da rubare" propongo. "Non possiamo scavalcare dalla finestra?" "Non so, possiamo provare. Dannazione, ti ho trascinata io in questa situazione di merda" mi sento terribilmente in colpa. "Pensiamo a uscirne indenne prima, ok?" cerca di tranquillizzarmi Ines, sfortunatamente non ci sta riuscendo. "Ok, proviamo ad aprire la finestra" ci avviciniamo a questa e cerchiamo nel buio la maniglia. "Penso di averla trovata" sussurro muovendo qualcosa. "Oh che bello, possiamo andarcene" mormora sollevata di uscire da quest'incubo Ines quando all'improvviso sentiamo qualcosa alla testa e una voce roca sibilare "Non penso proprio" Succede tutto in un attimo. Ines viene sbattuta contro la finestra e portando le mie mani dietro la schiena, le lega così forte da farla mugolare per il dolore. "Tu stai ferma o sparo alla tua amichetta" sibila a me che m'immobilizzo subito, mentre il ladro butta all'angolo Ines e lega anche i suoi piedi. "E ora fai la brava" mormora mettendole anche un pezzo di scotch sulle labbra per farla stare in silenzio. "Muoviti, seguimi fuori!" grida a me facendomi sussultare per l'impeto. "Per favore, non diremo nulla. Lasciaci andare" supplico sperando che possa impietosirsi, ma al contrario mi afferra dal braccio e ringhia "Non hai sentito cosa cazzo ho detto, eh? Muoversi!" "Ines stai bene?" chiedo prima di essere trascinata fuori, ma solo adesso ricordo che non ha modo di rispondermi. "Ba..."faccio per urlare una volta fuori, ma il ladro mi tappa la bocca con la mano così forte da non farmi respirare. Mi agito in cerca di aria invano perchè il minuto dopo siamo fuori e spingendomi dentro un'auto, parte a tutto gas. Mi aggrappo ai sedili mentre la macchina sfreccia a zig zag senza seguire nessuna regola stradale e lasciandoci alle nostre spalle una marea di clacson che risuonano facendomi stordire. Guardo fuori dal finestrino cercando di capire dove diavolo stiamo andando e riconosco la strada di casa mia, il ladro mi conosce? Una chiamata interrompe il silenzio spaventoso che c'era in macchina e sento risuonare una voce che dice "Ne ho colpito uno alla testa, l'ho trascinato in presidenza" "Cos'hai fatto testa di cazzo? Dovevi solo portare fuori quei fottuti computer" "Mi stava scoprendo, ho dovuto!" "La minchia hai dovuto! Sparisci da lì coi computer prima che possa arrivare la polizia" "E quei due in presidenza?" chiede il tipo ma sentiamo di sottofondo come degli spari e la linea si riattacca. "Mimmo? Mimmo cazzo! Cazzo!" sussulto quando il ladro impazzito prende a pugni il volante e accelera ulteriormente. Siamo già a 100 km/h in strada urbana, non so se riuscirò a sopravvivere questa sera. Alzo lo sguardo al cielo e faccio una tacita preghiera, supplico che possa essere risparmiata e che possa tornare a casa sana e salva da mia madre. Non posso lasciarla da sola, ha solo me al mondo, come io ho solo lei. Entriamo nel mio quartiere attraverso stradine strettissime e sempre a una velocità spericolata, mentre solo adesso capisco che possa essere entrato qui perchè le strade non sono sorvegliate. Ci fermiamo di scatto davanti a un garage giallo e, neanche il tempo di capire in che parte del quartiere siamo, che il ladro mi tira a sè e mi trascina dentro. "No, ti prego. No" mugolo terrorizzata mentre mi scaraventa per terra all'angolo e mi lega le mani. "Muta!" mi grida in faccia facendomi perdere un battito. Mi faccio piccola piccola e osservo lui che risponde al cellulare e si leva il passamontagna. "Che vuol dire che ti hanno sparato?" Abbasso lo sguardo ai miei piedi piagnucolando piano, le cose si stanno mettendo malissimo. "E' solo un proiettile, puoi togliertelo da solo. Sparisci da lì prima di combinare altro danno o giuro che ti stacco la testa" sputa con arroganza per poi lanciare in aria il passamontagna e portarsi i capelli scuri all'indietro. Nella penombra noto delle dita affusolate e dei tatuaggi su tutta la mano che spariscono sotto la manica della felpa nera. Aspetta ma...il ladro si gira per lanciarmi un'occhiataccia e tutti i miei orribili sospetti vengono confermati. Ecco perchè conosceva bene il quartiere, viene da qui. "Xavier?" chiedo sbattendo piano gli occhi incredula. Lui m'ignora completamente e sparendo nel buio va a recuperare qualcosa. Rimango in silenzio con mille dubbi in testa quando lui fa ritorno poco dopo con un coltellino in mano. Spalanco gli occhi notando che viene verso di me "Cosa vuoi fare con quello? Per favore, non mi uccidere. Per favore, ti supplico" Continua a non spiaccicare parola e abbassandosi al mio livello rimane a guardarmi dritto negli occhi. Vorrei tanto abbassare lo sguardo, ma è così calamitante che vengo attratta a lui senza alcuna spiegazione. "Fa. silenzio." sibila gelido facendomi morire di paura. Deglutisco piano mentre si allunga di poco verso di me e io vado in confusione totale, cosa vuole fare? Perchè è così vicino a me? Istintivamente mi lecco le labbra e le schiudo aspettandomi non so cosa, quando lui accosta il viso al mio collo e sento il suo respiro incendiare la mia pelle. I mie battiti salgono alle stelle e ho bisogno di chiudere per un attimo gli occhi imprimendomi il suo profumo di sigarette e menta. Non ho mai sentito nulla di più seducente, primordiale. Inarco la schiena mentre lui poggia una spalla contro la mia e solo poco dopo capisco cosa succede, quando sento il coltellino tagliare il nodo della corda e le mie mani liberarsi da quel fastidioso intreccio. Xavier si rialza subito dopo con il coltellino in mano e si allontana nuovamente. Accarezzo immediatamente i miei polsi arrossati e faccio un smorfia di dolore. Mi stavano letteralmente bloccando la circolazione del sangue. "Pronto? Sì, ho letto il gruppo." lo sento dire roco inghiottito nel buio. "Certo amico, non ti preoccupare. Controllo nella mia zona e se la trovo, ti scrivo" esce dall'oscurità e mi punta gli occhi magnetici addosso. Sta parlando di me a Bartis. Riattacca il cellulare e riposandolo in tasca, mi osserva in silenzio appoggiato al muro. Non ho idea di cosa gli passi per la mente. Potrebbe star architettando la mia morte, come potrebbe star pensando alla sua cena. Ha un'espressione controllata e vigile, grazie al padre avrà affinato le sue doti da ladro professionista. "Io...non so cosa tu voglia da me, ma possiamo cercare una soluzione...insieme" cerco di dire con voce ferma, ma sto tremando dentro come una foglia. Resta per un attimo in silenzio per poi scollarsi dal muro e chiedere con voce calda e suadente "Jasmine, giusto?" Serro la mascella, si ricorda di me. "Non importa come mi chiamo, se non vuoi che..." "Tu sai chi sono" m'interrompe brusco. Cosa vuole da me? "Fai...parte del gruppo di Bartis" mugolo piano. "No, tu sai veramente chi sono." precisa incrociando le braccia nerborute. "Io non ti conosco" Schiocca subito la lingua contro il palato "Bugia" Che diavolo... "Non mi hai mai rivolto la parola, a stento mi guardi" "Vuoi che ti guardi?" ribatte alzando un sopracciglio malizioso. Si. "No, certo che no." "Ancora una bugia, il linguaggio del tuo corpo dice altro" "Ma se sono terrorizzata e voglio soltanto andarmene da qui?" sbotto perdendo la pazienza. "Se lo volessi veramente, ti saresti accorta del garage aperto" fa cenno alla sua sinistra e con orrore mi rendo conto che ha ragione. "Io...posso andare?" chiedo speranzosa di scappare via da quest'incubo. "Vuoi correre dal tuo nuovo fidanzatino?" Stringo i pugni "Voglio andare a casa mia." "E come lo spieghi a tua madre che non hai passato la notte da Ines?" Aspetta, come sa che... "Bartis ha questo brutto vizio di raccontare a tutti i cazzi suoi" mi spiega facendo una smorfia. Non rispondo alle sue provocazioni e domando "Perchè stai tradendo i tuoi amici?" "I miei amici? Non significano nulla per me, sono solo dei ragazzini viziati che mi diverto a fottere" recupera una sigaretta che accende. "Non è molto carino quello che stai facendo" "Non è molto carino lasciarmi a secco. Per colpa di Bartis, il Galilei ha preso la piazza e non ho più i clienti di prima. In qualche modo avrebbe dovuto pagarla" butta fuori un nugolo di fumo e picchietta la sigaretta per far cadere la cenere. "Bartis sta solo ripulendo la scuola e adesso ripulirà anche le sue amicizie." Un sorriso beffardo dipinge il suo viso spigoloso "Hai intenzione di fare la spia? Perchè in caso sarò costretto a farlo anch'io" Corrugo la fronte "Di che stai parlando?" Avanza di poco sovrastandomi con la sua altezza e afferrandomi il mento mormora al mio viso "Scommetto che non gli avrai detto di tuo padre in carcere." M'irrigidisco di scatto mentre sento il rumore di una moto in lontananza avvicinarsi al garage e la voce di Xavier al mio orecchio che sussurra "Pensa se sapesse che sei la figlia di un assassino" Sfiora il naso col mio ridacchiando "Sai che scandalo..." "Jas!" urla una voce e Xavier si scosta buttando del fumo fuori mentre io sono paralizzata al mio posto. Delle braccia calorose stringono subito il mio corpo e sento Bartis dirmi parole rassicuranti, peccato che non stia ascoltando una parola. "Grazie amico per averla portata in un posto sicuro, sono in debito con te" dà una spallata a Xavier che gli fa un sorriso tirato e dice non staccandomi gli occhi di dosso "Sai che puoi contare su di me, amico" Bartis mi accarezza le braccia notando che continuo a tremare e mormora trascinandomi con sè "Piccola, è tutto finito. Possiamo andarcene" Esco dal garage insieme a Bartis mentre Xavier mi fa un occhiolino e io mi rendo conto che l'incubo in realtà è appena iniziato.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Gli uomini non sono puniti per i loro peccati, ma dai loro peccati. -Elbert Hubbard INES'S POV: Sbatto piano gli occhi mentre la sigla del Tg notte mi sveglia e mi fa fare una smorfia. Da quanto mi sono addormentata? Mi sgranchisco le gambe e prendendo un cuscino sottomano torno a sonnecchiare. "Fisco, il "magma" di agevolazioni causa una perdita del gettito per il 4% del Pil. Secondo un rapporto sulle tax expenditures dell'Ufficio valutazione impatto del Senato, la delega fiscale punta alla semplificazione. Dal 2016 al 2022 le spese fiscali erariali sono cresciute in maniera costante" Mugolo non sopportando la voce della giornalista che continua a parlare, cerco alla cieca il telecomando senza risultati e costretta mi alzo dal divano. "Chissà dove diavolo è" borbotto non trovandolo. Mica sarà caduto nel divano? Alzo i cuscinoni del divano ancora assonnata e finalmente trovo il telecomando. Nel 90% dei casi è sempre lì. Spengo finalmente la televisione e mentre rimetto a posto i cuscinoni, solo adesso mi ricordo di Jas. Giorgio mi aveva promesso che mi avrebbe svegliata, se avesse avuto sue notizie. Invece sarà andato a dormire in camera sua, che screanzato. Mi guardo attorno alla ricerca del mio cellulare e individuandolo trovo un messaggio da parte di Jas. "Ehi gioia, ho visto adesso le chiamate. Io sto bene e sono con Bartis adesso. Mi ha detto che sei sana e salva con Giorgio, ero molto in pensiero per te. Per fortuna il ladro mi ha rilasciata subito dopo, si sarà preso di paura della polizia e sarà scappato. Domani ti chiamo e ti racconto meglio. Notte" Butto subito un sospiro di sollievo. Se non fosse per il fatto che sia tardi, sarei corsa da lei. "Stai bene quindi? Domattina passo da Bartis, serve che ti porti qualcosa? Non sai che sollievo sentirti, non vedo l'ora di riabbracciarti" replico velocemente. Non posso credere che sia andato tutto per il meglio. Di certo, non scorderò mai questa notte da incubo. Riposo il cellulare sul tavolino a fianco al cartone di pizza e sbuffo. Giorgio non si è neanche degnato di pulire. Recupero il cartone di pizza e sbadigliando noto dal corridoio la luce della cucina accesa. Sarà rientrata zia Viviana? Faccio per entrare in cucina, quando all'improvviso vado a sbattere contro qualcosa di flaccido e abbassando il sguardo rimango di stucco. Perché diavolo Giorgio sta dormendo per terra in cucina? Poso il cartone di pizza superandolo e sbotto "Ma che ti prende? Alzati, ti sembra posto dove addormentarti?" Recupero dal frigo anche dell'acqua fresca e riempiendomi un bicchiere, lo bevo con calma. Intanto Giorgio non si è mosso. "Giorgio? So che è uno dei tuoi stupidi giochetti. Credi che ci caschi ancora?" Mi avvicino a lui e lo giro per vederlo in viso "So che mi senti, alzati" Allungo una mano per schiaffeggiarlo piano in faccia "Oh dai, ho sonno. Andiamo di sopra a dormire" Tutto tace. "Ok, l'hai voluto tu. Manderò una foto a zia Viviana così sarai nei guai" mi allontano fingendo di fargli una foto, ma Giorgio è ancora immobile. "La chiamo? Vedi che si arrabbierà moltissimo" tento un'altra volta di mettergli paura. Ancora niente. "Gigio?" mi riabbasso scuotendolo per le spalle. "Non mi sto divertendo affatto, dai smettila" gli do dei pugnetti al petto. Perché non si muove? È diventato a tal punto bravo a recitare? "Gigio non scherzare, sai che ho paura. Sono anche sola a casa, piantala" Gli do altri dieci secondi per ripensarci, ma non sembra che accenni a muoversi. Prendo il suo polso per sentire il battito e quasi non lo percepisco. "Giorgio? Giorgio mi senti? Giorgio?" gli prendo il viso e con le dita gli apro gli occhi totalmente spenti. Merda, non stava scherzando. Corro a prendere il cordless e compongo il numero dell'ambulanza. "Pronto, 118" mi rispondono immediatamente. "Sì, pronto! Mio cugino ha perso conoscenza ed è svenuto per terra. Venite presto!" esclamo tremando tutta. "Mi dica dove si trova e com'è andata precisamente" mi comunica con calma la signora al telefono. Le fornisco immediatamente l'indirizzo e aggiungo "Non so com'è successo. Mi ero addormentata un attimo e l'ho ritrovato così in cucina. Non dà segni di vita, la prego deve far in fretta!" "Saranno lì fra qualche minuto signorina. Suo cugino perde sangue?" "No, sembra di no. Che faccio?" "Nulla, può essere che abbia un trauma cranico. Non lo muova" Ho un flash di me che scuoto le sue spalle. "E se lo avessi mosso per sbaglio?" "Meglio che non lo faccia più o potrebbe peggiorare le sue condizioni" Mi porto una mano sul viso...e io che pensavo che stesse recitando. "Ho capito, grazie." "A lei" la signora riattacca e io aspetto in ansia l'ambulanza seduta per terra accanto a lui. "Non ti lascio solo, mi senti? Sono qui" gli prendo la mano e la porto al mio petto. Vorrei scoppiare a piangere per la paura, ma decido di essere forte per lui mentre sento in lontananza delle sirene. Sono arrivati. In pochi minuti gli infermieri lo visitano e caricandolo su una barella lo portano nel camion dell'ambulanza dove entro anch'io. Tutti mi chiedono le dinamiche della vicenda, ma non posso aiutarli più di tanto perché neanche so come ci sia finito per terra tutto un tratto. Appena arrivati in ospedale, sono costretta a lasciare la mano di Gigio e ad aspettare in sala d'attesa mentre lo portano dentro col codice rosso. Solo adesso mi lascio andare a una valle di lacrime e penso ad avvisare gli zii che, appresa la notizia, scendono immediatamente da Cefalù. Mi raggiungono in circa un'oretta insieme a zia Beni, zio Bilel e Rafael. "Ehi, come stai?" mi chiede Rafael abbracciandomi. "Sto morendo d'ansia dentro. È successo tutto così all'improvviso che non riesco ancora a realizzare" singhiozzo fra le lacrime. "Vieni, andiamo un po' fuori a prendere aria" cerca di convincermi Rafael, ma scuoto subito la testa. "Voglio aspettare qui Gigio" "Non avremo notizie di Giorgio almeno non prima dell'alba" "Ha ragione Rafael tesoro, vai a prendere una boccata d'aria. Restiamo qui noi e ti faremo sapere" dice zia Beni accarezzandomi le braccia. Mi asciugo le lacrime e seguo Rafael fuori dall'ospedale in condizioni pietose. "Ti va un po' d'acqua?" mi chiede indicando la macchinetta in lontananza. Annuisco piano e la raggiungiamo in silenzio. Rafael non solo mi prende l'acqua, ma mi prende anche qualche snack da sgranocchiare e gli sorrido riconoscente. È da ore che sono qui e la stanchezza comincia a farsi sentire. "Zia Viviana ha pianto per tutto il tragitto, era pentita perché non è scesa appena ha saputo da Giorgio la notizia dei ladri a scuola. Giorgio le aveva detto che non aveva senso scendere perché stavate bene ed eravate a casa" "Aveva ragione, non c'era motivo di scomodarsi. Stavamo aspettando notizie di Jas a casa, finché io mi sono addormentata e pochi minuti dopo l'ho ritrovato così" prendo un goccio d'acqua e mi vado a sedere su un muretto insieme a lui. "Ti sarai presa uno spavento..." "No, in realtà all'inizio pensavo che stesse scherzando. Quando ho notato che non si muoveva veramente, ho subito chiamato l'ambulanza" "Mi dispiace tanto. Avrei voluto chiamarti prima, ma nei messaggi eri chiara" "Quali messaggi?" corrugo la fronte. "Quelli che mi hai mandato poche ore fa" "Io? Sei sicuro che non ti stai confondendo con qualcun altro?" Rafael recupera il cellulare e digitando qualcosa, mi mostra la nostra chat. Cosa diavolo... "Non li ho scritti io questi messaggi" nego subito con la testa. "Ma vengono dal tuo numero i messaggi" "Io mi ero già addormentata, quindi è impo..." solo adesso realizzo, anzi realizziamo "Giorgio" diciamo in coro. "Se non stesse già male, lo avrei preso a schiaffi" borbotto ridandogli il cellulare. "È sempre stato così...arrogante?" "No, certo che no. Non capisco cosa gli sia preso" "Voi due siete..." "Cugini. Siamo cugini" "Giorgio dice che non lo siete" Sbuffo "Non siamo cugini di sangue, ma i nostri genitori sono migliori amici e noi siamo cresciuti praticamente insieme" "Capisco. Quindi non ci sarebbe niente di strano, se voi due..." "No, non succederà mai. È più di un fratello per me, non so se comprendi" lo fermo prima che possa pensare male. "Gli vuoi bene" "Molto bene, ma niente di più" Rafael rimane in silenzio e io chiedo "Perché questa domanda?" "Non so, non ti guarda come se foste cugini" "E come mi guarda?" "Come qualcuno che ti vorrebbe portare a letto" Spalanco gli occhi "È impossibile, noi due non...mai..." non riesco neanche a completare la frase tanto sono in shock. "Sì, ho capito Ines. Stai tranquilla" Annuisco piano con la testa e prendo un altro sorso d'acqua. "Ne avete mai parlato?" "Di cosa?" alzo un sopracciglio. "Dell'impossibilità che ci possa essere qualcosa di più fra voi?" "Non abbiamo mai avuto la necessità di parlarne" "Quindi non ne avete mai parlato" "No, perché tu pensi che..." "Sì, glielo dovresti dire apertamente" Lo guardo pensierosa mentre sento il cellulare squillare e vedo che si tratta di Bartis. "Scusami un attimo" mi allontano per rispondere alla chiamata. "Ehi Bartis, tutto bene?" "Sì Ines, scusami l'orario, potresti passarmi Giorgio un attimo per favore? Sto cercando di chiamare al suo cellulare da ore" Come glielo dico ora? Gli racconto più o meno com'è andata e Bartis riattacca dicendo che mi sta raggiungendo. "Tutto bene?" mi chiede Rafael quando torno da lui. "Era Bartis, stava cercando Giorgio e gli ho detto tutto. Sta arrivando qui" "Mi dispiace aver interrotto il tuo weekend a Cefalù" aggiungo con una smorfia. È qui da poco e, approfittando dell'occupazione, i miei zii volevano portarlo fuori Palermo. "Mi sono goduto il tramonto e un bel piatto di pasta con vongole prima di venire qui, mi ritengo soddisfatto dai" Ridacchio "Tu sì che vedi sempre il bicchiere mezzo pieno" Sentiamo la moto di Bartis poco dopo entrare nel parcheggio dell'ospedale e dietro di lui trovo Jas. Corro ad abbracciarla. "Ehi...che bello vederti" sento che mi dice sulla spalla. "Questa notte d'incubo sembra non finire più" mormoro io triste. "Vedrai che Giorgio si riprenderà. Restiamo positivi, ok?" "Tu stai bene? Ero così in pensiero" sussurro accarezzandole i capelli, non mi sembra vero che sia di fronte a me. "Sì, a parte la paura iniziale, poi è andata bene" "Per fortuna Xavier l'ha trovata e l'ha portata in un posto sicuro" interviene Bartis affiancandola. "Xavier?" chiedo perplessa. Lo stesso Xavier che quando incrocio il suo guardo mi mette i brividi? "Viviana e Adil sono dentro?" mi chiede invece Bartis. Annuisco mentre lui corre dentro e rimaniamo solo io e Jas "È stato Xavier a spaventare il ladro?" chiedo ricordandomi dei suoi messaggi. "Più o meno" La guardo stranita "Perché ho l'impressione che mi stai nascondendo qualcosa?" "È stato Xavier" sussurra pianissimo al mio viso. "A salvarti? Sì, questo l'ho capito" "No! A fare la rapina, è stato lui" Spalanco gli occhi "Bartis lo sa?" "Assolutamente no e non deve saperlo" "Perché no? Lo sta prendendo in giro" "È rischioso, non conviene avere Xavier contro. Lo terrò d'occhio io" "Sei impazzita? Questo è rischioso! Dobbiamo dirlo subito alla polizia!" "No!" mi afferra dalle spalle e sibila "Promettimi che non ne farai parola ad anima viva" "Ma..." "Prometti" "Così diventiamo sue complici, non capisci?" cerco di farla ragionare. "È stato il suo amico a colpire Giorgio, vuoi che la prossima volta lo uccida direttamente?" Perdo un battito. "Prometti adesso" Le parole di Jas continuano a rimbomarmi in mente...Giorgio se sapesse di Xavier perderebbe la testa, non posso permetterlo. "Prometto" mormoro ancora scossa da questa rivelazione. "Ottimo, andiamo da Rafael che ci sta guardando, forza" mi prende la mano e mi trascina con sé, ma io sto ancora tremando dentro. GIORGIO'S POV: Forse non avrei dovuto aprire gli occhi. Li richiudo sentendo un dolore lancinante alla testa. Cosa cazzo è successo? Sembra che un tir mi sia passato sopra la testa. Porto una mano sulla fronte cercando di calmare il dolore, quando sento delle strane voci vicino a me. Non sono solo. Riapro piano gli occhi e metto a fuoco delle persone, aspetta...mamma? "Tesoro, tesoro mi senti?" mi chiede trapanandomi il cervello. Faccio una smorfia e la tengo lontana da me. "Che hai? Dimmi Giorgio. Giorgio?" Oh signore. "Mamma cazzo, un po' di silenzio" sbotto portandomi le mani alle tempie. Mi sento scoppiare la testa. "È normale che senta dolore signora, ha avuto un trauma cranico importante" sento che dice qualcuno. Trauma cranico? Risposto lo sguardo a mamma "Cos'è successo? Dove mi trovo?" "Amore non ti ricordi nulla? Sei svenuto in cucina e Ines ha chiamato l'ambulanza" Ines...aspetta. "Dov'è Ines? L'hanno presa di nuovo? Dobbiamo subito..." "Calma, calma. Ines sta dormendo beatamente con Rafael" mi comunica mamma. Quasi quasi avrei preferito sentire che non è qui. "Che cazzo vuol dire che sta dormendo con Rafael?" sbotto incollerito. "Siamo qui da tutta la notte, Rafael è stato vicino a Ines e l'ha aiutata molto." "Certo, mentre il gatto dorme i topi ballano. Pezzente." "Devo dire che si è ripreso del tutto" commenta papà dietro mamma. "Qua c'è una lista di medicinali da prendere e almeno due settimane di assoluto riposo. Qualsiasi movimento brusco potrebbe essere fatale. Buona fortuna" si raccomanda la dottoressa per poi sorridermi e uscire dalla stanza. "Come ti senti tesoro? Vuoi tornare a casa o..." "Voglio Ines." borbotto turbato. "Ma sta dormendo" "E svegliatela" "Perché vuoi..." Faccio per scendere io dal letto e mamma capisce "Per forza che non ti è successo niente di grave, sei di coccio." esce dalla stanza sbuffando e io sorrido malefico. "Come stai campione?" chiede papà accarezzandomi i capelli. Gli levo la mano "Bene, non mi scombinare i capelli" "Gigio!" sento un gridolino e subito dopo Ines entrare in stanza. "Oh eccoti!!" corre da me felice. "Come stai?" domanda preoccupata. Metto subito il broncio "Male, dicono che abbia avuto un trauma cranico" "Gigio..." mi abbraccia piano e mi accarezza i capelli mentre mio padre mi guarda storto. "Ehi Giorgio" entrano nella stanza anche gli zii, Bartis, Jas e...Rafael. "Ci hai fatti preoccupare campione" zio Bilel mi sorride e Bartis corre da me con certe occhiaie. "Amico, come ti senti? Ricordi qualcosa di ieri?" Scuoto la testa, ho ricordi confusi di ieri...mi gira ancora un po' la testa. "Giorgio, tutto bene?" mi chiede Rafael mentre io trattengo una smorfia e stringo più forte a me Ines. Mi limito ad annuire con la testa e a ignorarlo. Che cazzo ci fa qui? Non sa che non è gradita la sua presenza? "Sarà meglio portare Giorgio a casa, la dottoressa ha detto che deve stare a riposo" dice mamma recuperando le sue cose e venendo verso di me per aiutarmi a scendere dal letto. "Faccio da solo" m'impongo io non volendo lasciare la presa su Ines. "Piano, sei ancora molto debole Gigio" dice Ines super preoccupata per me, è proprio adorabile. Usciamo tutti insieme dall'ospedale e papà aiutandomi a salire in macchina, partiamo per tornare a casa. Noto in lontananza Rafael salutare Ines con un abbraccio e spazientito mi allungo sul volante per fare il clacson. "Giorgio!" mi rimprovera mamma, ma riesco a far staccare i due. Ines corre in macchina e salutando con la mamma gli zii, Bartis e Jas finalmente torniamo a casa. "Ines aiutami" dico aspettando lei per scendere dalla macchina. Potrei perfettamente farlo da solo, ma perché non approfittarmene? Corre ad aprire la mia portiera e dandomi il braccio cerca di risollevarmi. È così tenera che me la stringerei tutta. "Attenzione ai gradini" mi dice indicando ogni singolo ostacolo. "Giorgio hai bisogno di..." fa per dire mamma ma scuoto la testa "Ci pensa Ines" Papà all'angolo se la ride, penso che abbia capito le mie cattive intenzioni. "Un altro gradino, ancora un altro" "Sì granchio. Ho battuto la testa, non ho perso la vista" le dico facendola ridacchiare. Raggiungiamo finalmente camera mia e Ines adagiandomi piano a letto, corre a posizionarmi bene il cuscino. "Più in alto? Più in basso?" chiede in ansia. "Va bene così, grazie" mi stendo senza problemi. "Hai bisogno di qualcosa? Hai fame?" "Sì, ho un certo languorino. Vorrei fare colazione" "Ok. Vuoi che ti faccia dei pancakes, una macedonia, latte e biscotti?" "Latte e cereali penso che andrà bene" "Arrivo subito" corre fuori dalla stanza e io sorrido intenerito. Mi guardo attorno trovando il mio cellulare e scrivo a Bartis raccontandogli dei fatti che ricordo e gli ordino di trovare a tutti i costi i figli di puttana. Spero per loro che non vengano beccati o li faccio fuori. Sento dei passi avvicinarsi e buttando il telefono sul comodino, mi rimetto a letto. "Ecco latte e cereali, zia mi ha anche dato delle pillole che devi prendere" mi posa un vassoio con tutto l'occorrente, ma io metto il broncio dicendo "Potresti imboccarmi tu? Non riesco a muovermi" "Oh ma certo!" si siede immediatamente sul letto e aiutandomi a mettermi seduto, prende la ciotola coi cereali per cominciare a imboccarmi. Non smetto di fissarla un secondo mentre m'imbocca con cura e pazienza, dio la bacerei adesso. "Cosa vi siete detti?" chiedo cupo. "Chi?" "Tu e Rafael, sembravate intimi stamattina" "Oh...è stato molto dolce con me, ha cercato di consolarmi tutta la sera" "Perché stavi male per me, giusto?" "Sì, ero in pensiero per te. Moltissimo" "Brava bimba" allungo una mano ad accarezzarle una guancia. "Mi ha però mostrato dei messaggi strani" dice facendomi irrigidire. Sto iniziando a ricordare. "È opera tua Giorgio?" mi chiede diretta. "Può essere" non mi tiro indietro. "Perché l'hai fatto?" "Sai perché" sbuffo masticando i cereali. "No, non lo so. Non te lo avrei chiesto altrimenti" "Non voglio che ti avvicini a lui, non mi convince affatto" "Non lo conosci neanche, dovresti dargli una possibilità" Mai. "Ci devo riflettere" "Bene. Sai cos'altro mi ha detto?" Quanto hanno parlato? Scuoto piano la testa. "Ha detto che io ti piaccio e che pensi di avere con me qualcosa di più, non è un'assurdità?" porta il cucchiaio alla mia bocca. "Mmm" mugolo masticando. "Gli ho spiegato che siamo solo cugini e non potremo mai avere niente di più. Povero, era convinto del contrario" Mando giù il boccone amaro "Davvero uno sciocco" "E ora la pillola" mi allunga un bicchiere d'acqua che prendo molto volentieri. Vorrei annegarci dentro in questo momento. "Hai bisogno di qualcos'altro?" "No, grazie. Magari mi riposo un po' " "Vuoi che rimanga con te?" Sì, dormiamo insieme abbracciati. "No, hai già fatto abbastanza" "Riposa bene" allunga una mano per accarezzarmi i capelli e va via chiudendo la porta. Recupero il cellulare e scrivo nel gruppo coi ragazzi "Rafael. Lo voglio fuori dalla scuola, trovatemi qualcosa. Qualsiasi." Lancio il cellulare sul letto e torno a riposare, la pillola sta iniziando a fare effetto. Mi rialzo per colpa del cellulare che vibra in continuazione. Lo sblocco aprendo solo un occhio e trovo vari messaggi sul conto di Rafael. Tutti molto irrilevanti, tranne il fatto che abbia la madre palermitana. Interessante. Ordino ai ragazzi di investigare più a fondo e scendo dal letto sentendo la vescica piena. Avrei anche una certa fame, che ore si sono fatte? Lancio un'occhiata all'orologio che segna le 20:15. Ho dormito per 8 ore consecutive? Non succedeva da un po'. Esco dal bagno dopo essermi sciacquato la faccia e vado alla ricerca di Ines. Busso alla porta di camera sua di fronte alla mia, ma sembra che non ci sia nessuno. Starà cenando? Scendo le scale per andare al piano di sotto e trovo gli zii che chiacchierano con mamma e papà. "Eccolo!" esclama mamma felice di vedermi alzato. "Come va campione?" chiede papà, ma l'ignoro e chiedo "Ines?" "Dovrebbe essere a bordo piscina con Rafael" mi comunica zia Beni. Che cazzo ci fa qui? Merda, ora lo meno. "Giorgio cerca di..." non ascolto mamma e sfreccio fuori. Come mi aveva accennato zia Beni, trovo i due piccioncini a bordo piscina che ridacchiando fra loro. La pacchia è finita. "Ines" la chiamo gelido. Finalmente si accorgono di me e Ines esclama "Ehi! Ti sei svegliato, come va?" "Mi sono dimenticato di prendere la pillola, potresti andare a prendermela per favore?" domando col pretesto di allontanarla da Rafael. "Oh ehm...certo. Scusami Rafa" sorride al coglione e schizza via obbedendomi. Rafa...che confidenza. Le faccio un sorriso tirato mentre io e Rafael rimaniamo soli e mi avvicino a lui per non farmi sentire da altri. "Quanto vuoi?" sbotto irritato. "Come prego?" "Quanto vuoi per ritornartene al tuo paese? 50mila? 100?" Rafael sbatte piano gli occhi e scuote la testa quasi divertito "Non ho bisogno di soldi" "Cosa vuoi allora? Dimmelo e lo avrai" "Voglio la verità, sono qui per questo" borbotta guardandomi storto. Corrugo la fronte, di che diavolo sta parlando? "Quale verità?" "Lascia stare, me la caverò da solo" Mi siedo accanto a lui e dico facendolo ragionare "Ho degli amici che sono bravi a investigare, dimmi di cosa si tratta" "Da quando in qua ti frega dei miei problemi?" "Da quando voglio che tu sparisca dalla vita di Ines al più presto. Ti aiuterò a trovare questa famosa verità e tu te ne andrai, che ne dici?" "La fai molto facile" "Mettimi alla prova" "Non so neanch'io da dove partire. Non ho molte informazioni di mio padre" "Stai cercando tuo padre?" "Mio padre è morto prima che nascessi" Oh...non so che dire. "Non ci sto capendo un cazzo, di che verità parli?" "I tuoi amici sono veramente così bravi a investigare come dici?" "Tua madre è palermitana, no?" Mi guarda impressionato, ha avuto la sua conferma. "Non so se posso fidarmi di te, non sembri avere la testa a posto" "Grazie per il complimento. Ad ogni modo, col mio aiuto troverai più velocemente le risposte alle tue domande. Ho gli agganci giusti nella città, dovresti approfittarne" "Che tipo di agganci?" "Agganci potenti. Tu chiedi e lo avrai" Rafael mi guarda per un po' pensieroso per poi rivelare "Mia madre mi ha raccontato che mio padre è stato assassinato e tutte le prove sono state insabbiate. Neanche mio nonno paterno, ormai deceduto, è mai riuscito a trovare il colpevole" "Quindi tu vuoi..." "Trovare l'assassino e farla pagare a lui e alla sua famiglia, così capiranno com'è crescere senza un padre e una madre che si fa il culo per portare il pane a casa e farsi carico di tutto da sola" sibila Rafael stringendo i pugni. Sospiro assorto nei miei pensieri "Ti aiuterò a trovare l'assassino, ma nel frattempo starai lontano da Ines" "Mi piace parlare con Ines" "Questo lo so bene."digrigno. "Tu portami qualcosa di concreto e io penserò a soddisfare la tua richiesta" si rialza dal bordo piscina. Brutto pezzente. "Come hai detto che si chiamava tuo padre?" "Aldo. Aldo Herman"

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


"Ci si innamora sempre per la persona più inaspettata, nel momento più inaspettato e, talvolta, per la ragione più inaspettata." JASMINE'S POV: "2kg di patate 2€! Affrettatevi signori e signore, non fatevi scappare quest'affare" esclama uno dei fruttivendoli del mercatino. Delle signore incuriosite si avvicinano al suo bancone e mormorando "Permesso" le supero continuando a camminare fra le altre bancarelle. È da un po' che non vengo al mercato del giovedì del quartiere. Non avendo scuola per tutta questa settimana, ne ho approfittato per farmi una passeggiata. Dopo la rapina a scuola, chiaramente il preside ha ripreso in mano la situazione, anche se ha concesso a noi ragazzi di continuare l'occupazione fino a domani venerdì, sempre sotto la vigilanza della polizia. Per fortuna i ladri non sono riusciti a rubare nulla a scuola e da lunedì le lezioni riprenderanno normalmente. Conviene godermi questi ultimi giorni di pace. Bartis è sempre a scuola in quanto rappresentante, e quindi responsabile dell'occupazione. Stamattina ci siamo sentiti e mi ha detto che sarà impegnato durante la giornata a scovare insieme alla polizia i delinquenti. Peccato che non ci riusciranno mai, dato che il delinquente in questione è mille volte più furbo di loro. Come a chiamarmela, trovo Xavier appoggiato a una moto sotto un albero insieme ad altri ragazzi che fumano e se la ridono. Scommetto che fra questi c'è lo stronzo che ha colpito Giorgio e l'ha mandato in ospedale. Osservo infastidita Xavier che non mi stacca gli occhi di dosso e buttando del fumo fuori resta a inquietarmi con solo la sua presenza. Il ricordo del suo respiro caldo sul mio collo mi fa ancora venire i brividi. Sospiro riabbassando lo sguardo e mi concentro su una bancarella che vende degli abiti molto carini. Mi addentro andando alla ricerca di qualcosa per me e accarezzo una minigonna grigia di jeans. Ha anche delle taschine laterali che mi ricordano i cargo, potrebbe essere del mio stile. Mi allungo per vedere il prezzo e leggo che costa 5€, faccio mente locale per ricordare quanto ho nel portafoglio. Penso di arrivare a 5€ con gli spicci che ho. Recupero la gonnellina e riflettendoci su ancora un po' se ne valga la pena acquistarla, mi convinco ad andare dal venditore. "Salve, vorrei prendere questa gonna" l'allungo timidamente in modo che me la possa mettere in un sacchetto. "Viene 15€" mi allunga la mano per ricevere i soldi, ma io spalanco gli occhi sorpresa. "Ehm...scusi non veniva 5€ la gonna?" gli mostro il cartellino che segna il prezzo. Si avvicina anche lui e m'indica a lato del cartello "C'è l'1, non lo vedi?" E' quasi del tutto invisibile veramente, vorrei dirgli ma taccio. "La prendi o no la gonna? Allora?" mi chiede in modo scortese. Faccio per rispondergli che non posso materialmente prenderla, ma sentiamo alle nostre spalle una voce roca chiedere "Saverio, come stiamo?" Ci giriamo perplessi e perdo un battito nel vedere Xavier, ci supera entrambi di parecchi centimetri e con la sua espressione tetra mi fa accapponare la pelle. "Oh Xavier, niente. Si lavora come al solito" gli risponde il signore tirando fuori dal sacchetto la gonna che non posso più permettermi. Penso che sia il caso di darmela a gambe levate, ma Xavier posa un braccio sulla rella bloccandomi il passaggio e chiede riprendendo la gonna che il tipo stava riposando "La signorina voleva questa gonna?" Inizio a sudare freddo sentendomi morire dentro, adesso saprà che non posso permettermela. "Sì, lascia stare. Costa 15€ e idda capì 5€" Ecco, perfetto. Adesso posso farmi tatuare sulla fronte la parola 'Poveraccia'. "Ah perchè non è così?" Xavier afferra il cartellino e glielo sbatte in faccia. "Dove lo vedi 15 Saverio? Pensi di prendere per il culo le persone?" Tutti quanti si fermano a fissarci ammutoliti e per non attirare altra attenzione sussurro piano "Xavier..." Lui si scalda ulteriormente e facendo un passo per intimidire il tizio ringhia "Penso che la signorina si meriti delle scuse" Il signore che ha un'espressione terrorizzata in viso abbassa lo sguardo a me e quasi farfuglia in difficoltà "La prego di scusarmi, è stato un mio errore. Posso venderle la gonna a 5€, la prende ancora?" Lo guardo incredula, cos'è appena successo? "Io...sì. Se non è un problema" mormoro non volendo mettere ulteriormente in difficoltà il signore. Frugo nel portafoglio gli spicci da prendere e glieli allungo "Saverio che ne dici di scusarti con la signorina omaggiandola di un'altra gonnellina." sibila Xavier. Doveva uscire fuori come una domanda, ma è stato solo un ordine. "Oh no no" faccio per dire io, ma Saverio sembra davvero molto intimorito da Xavier e mette nello stesso sacchetto altre due gonne dello stesso tipo ma blu e nera. "Mi scusi ancora. Se volesse cambiarle, può tornare la prossima settimana senza problemi." si rende super disponibile. E' così strano vedere un cambiamento così repentino del suo atteggiamento. Due secondi fa mi stava gridando contro. "Sì, grazie. Non doveva, buona giornata" decido di scappare immediatamente da lì e per fortuna Xavier alza il braccio dalla rella facendomi passare sotto di lui. Sì, è così alto che mi fa sentire un dannato chicco di riso a confronto. Sorpasso la folla che si è creata nel mentre e con lo sguardo basso esco dal mercatino per tornare a casa. Credo che non potrò più metterci piede. Una volta tornata a casa preparo della pasta col sugo e inizio a mangiarla davanti a un kdrama. Per fortuna mamma oggi lavora e non mi vede in queste condizioni. Il tardo pomeriggio, dopo una pennichella, lo passo sui libri, in specifico su fisica che è incomprensibile e decido di staccare un po' verso ora di cena mettendo in ordine il salone, tranne i libri sul tavolo che mi serviranno per combattere ancora contro fisica. Soddisfatta delle mie pulizie, torno in camera per mettere il pigiama e solo adesso mi ricordo del sacchetto con le gonne sul mio letto. Avevo lanciato lì le gonne e neanche ho avuto il coraggio di tirarle fuori o sarei morta d'imbarazzo nel ricordare la scenata al mercatino. Credo che la prossima settimana tornerò per riportare le due gonne con la scusa che non mi stanno, anche se non vorrei mettere nei guai il signore. Xavier sembrava conoscerli e questi terrorizzati da lui. Vorrei capire il motivo, ma la verità è che ho già i miei problemi e non ho bisogno di addossarmene altri. Finchè resterà lontano da Bartis, Xavier può fare quello che gli pare. Prendo la gonnellina grigia e portandomela sui fianchi vedo come può starmi...penso anche a un ipotetico abbinamento e decido di provarmelo. "Mmm" mugolo non convinta dei colori scelti. Levo la giacchetta sopra rimanendo con la canotta e ci faccio un nodo scoprendo la pancia. Mi riguardo allo specchio e cerco di abbassarmi un po' la gonna, non vorrei rimanere nuda. Sorrido vedendomi carina allo specchio mentre mi sciolgo i capelli e sento una notifica al cellulare, sarà Ines? Le avevo detto di tenermi aggiornata sulla situazione di Giorgio. Prendo il cellulare e sorpresa leggo un messaggio da parte di Bartis "Che fai? Ci sono i ragazzi di turno a scuola, potrei venire da te per qualche oretta" Mi mordicchio il labbro felice e faccio per rispondergli che lo aspetto da me, ma sussulto quando sento qualcuno bussare alla porta. Chi è a quest'ora? Sarà mamma? Esco da camera mia e posando il cellulare sul tavolo insieme ai libri in salone, poso l'orecchio sulla porta per captare qualcosa. Un altro pugno mi fa saltare all'aria e mi decido a chiedere "Chi è?" Nessuno risponde eppure i pugni moltiplicano. Che faccio? Spengo le luci del salone e decido di aprire la porta per vedere di chi si tratta. "Sì?" non faccio neanche in tempo ad aprire la porta, che qualcuno entra senza permesso e richiudendo la porta, vengo trascinata all'angolo al buio. Vorrei mettermi subito a urlare, ma una mano estranea mi tappa la bocca mentre sento delle urla fuori dalla porta. Resto immobile all'angolo col cuore che mi batte fortissimo, finché inspiro un profumo familiare. Mugolo qualcosa sulla sua mano e lui finalmente conferma i miei sospetti sibilando "Shh non fiatare" Xavier. Le urla si fanno sempre più forti e io mi sto letteralmente pisciando di dosso dalla paura quando un altro pugno alla porta mi fa sussultare. "Aprite! Aprite!" urlano fuori dalla mia porta. Oh cielo, cosa diavolo sta succedendo. I pugni si fanno più violenti e Xavier si decide a lasciare la presa su di me per sussurrarmi all'orecchio "Apri solo uno spiraglio e di' che non mi hai visto." "Ma per..." "Fallo." abbaia feroce non accettando repliche. Poso le dita sulla maniglia della porta e l'abbasso, sporgendomi di poco "Chi è?" domando timidamente alle facce per niente raccomandabili. "Hai visto un ragazzo alto, moro con la pistola?" La pistola?? "Io..." sento un pizzico "No, non ho visto nessuno" squittisco di getto. "Sei sicura? È entrato nel palazzo, potrebbe essere pericoloso" Troppo tardi amico. "Non ne so nulla" rimarco. "Lassa iri a picciridda, sta anche tremando. Andiamo a vedere sul tetto" gli ordina il suo amico iniziando a salire le scale. "Scusa il disturbo" si leva di torno l'altro pezzo di malacarne e finalmente posso chiudere la porta. Xavier si allunga per girare la chiave nella serratura per bloccarla ulteriormente. Faccio per parlare, ma lui tiene un dito sulle labbra congiunte per non farmi fiatare. Si muove nella penombra in salone e scostando le tende della finestra impreca piano. "Mi vuoi spiegare perché sei piombato a casa mia?" chiedo dura, ma so già che sarò sembrata un cucciolo di foca. "Fa' silenzio! È in corso una faida tra clan" Spalanco gli occhi, non credo di aver sentito bene. "Clan? Ma di che stai parlando?" Xavier scosta altre tende e con lo sguardo fisso sulla finestra borbotta "Ancora qui sono, non muoveranno un passo finché mi avranno morto" Morto? "Perché...perché ti vogliono morto?" farfuglio cercando di non andare nel panico. "Vogliono morto il capo del clan avversario" "E tu cosa c'entri? Diglielo che..." "Sono io il capo del clan avversario, Jasmine." m'interrompe bruscamente Xavier. Oh cielo, sto ospitando un capo clan in casa? "Senti...a me dispiace per la tua situazione, ma devi andare via da casa mia. Non posso rischiare che..." "Cosa pensi? Che mi piaccia infilarmi nel primo buco di merda che trovo?" Gli lancio un'occhiata di fuoco, ha appena definito casa mia un buco di merda? "Me ne andrò appena la situazione si calmerà e qua sotto non ci sarà più nessuno. Di questo puoi essere certa, non ricapiterà più." aggiunge tracotante togliendo il cappuccio della felpa e tirando fuori la pistola. "La potresti mettere via?" indico subito la pistola. "È scarica, ho già usato tutti i proiettili" Forse era meglio che restassi all'oscuro. "E se ti scoprissero?" gli metto la pulce all'orecchio. "Impossibile. Nessuno potrebbe sospettare di te" cerca di rassicurarmi invano. Sentiamo all'improvviso il rumore di spari e mi porto subito le mani alle orecchie, mentre Xavier prende una telefonata e inizia a gridare cose incomprensibili. Ho così tanta paura che chiudo gli occhi tremando come una foglia e cerco di respirare a fondo per mantenere la calma, ma quando sono a un passo dal crollare emotivamente, un calore insolito avvolge il mio corpo e una voce sinuosa sussurra alla mia anima che va tutto bene, che posso fidarmi di lui. Mi aggrappo con ogni mia forza a questo corpo e poso le dita tremanti sul suo petto per sentire il calmo e controllato battito del cuore che mi tranquillizza di scatto. Prendo un bel respiro inalando una fragranza legnosa che irradia forza, protezione, pace. Sento le sue dita accarezzarmi delicato la cute della testa e io vorrei non potermi più muovere da qui, ma sento lui alza il mio mento con un dito "Meglio?" Ho bisogno di qualche secondo in più per prendere il coraggio di staccarmi e ritornare alla realtà. Annuisco piano e indietreggio per mettere distanza tra noi. Non so cosa diavolo sia successo, so soltanto che mi sento anima e corpo legata a questa persona in maniera sconcertante. "Ho detto al mio amico di allontanarsi dalla zona e portare la gentaglia fuori da qui. Tra mezz'oretta sarà tutto finito e non mi vedrai più" Deglutisco torturandomi la pellicina delle unghie "Vuoi qualcosa da bere?" riesce a dire la mia voce sconvolgendo me stessa e lui che mi guarda stranito ci mette un po' a replicare "No, sto a posto così" Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti finché Xavier chiede a disagio "Hai...del disinfettante?" Lo guardo titubante e lui alza la felpa mostrandomi una ferita bruttissima che continua a sanguinare. Mi porto subito una mano sul viso sconcertata e mormoro "Dobbiamo andare all'ospedale" "Mi basterà soltanto pulirla un attimo" scuote la testa irremovibile Xavier. Mi mordicchio il labbro e corro in bagno per recuperare il necessario per pulirgli la ferita. "Faccio io" rifiuta il mio aiuto quando gli porto l'occorrente e io annuisco allontanandomi. Sto già facendo anche troppo per lui. L'osservo mentre recupera una sedia e scostando di poco la felpa, rivela il resto della ferita. Sembra che sia scivolato per terra. Magari dalla moto... "Merda." sibila quando bagna la ferita col cotone imbevuto di disinfettante. Fa una smorfia e ritorna a pulire la ferita senza successo, è dietro la schiena e non ci arriva neanche se fosse un acrobata. "Posso?" chiedo avvicinandomi piano. Lui non risponde, ma con gli occhi mi supplica che ha bisogno del mio aiuto, per quanto cerchi di negarlo a se stesso. Questo mi fa pensare a quante volte si sarà sentito in dovere di provvedere per sé senza avere nessun tipo di aiuto. Prendo il pezzo di cotone sfiorando le sue dita e mettendomi in ginocchio comincio a pulire la ferita con cura. Mi aspetto che imprechi ancora, ma rimane in silenzio subendo dentro. "Ecco fatto, ci metto un cerotto e lo bendo" dico frugando della valigetta, ma lui scuote la testa dicendo "No, non c'è bisogno. Non voglio disturbarti ancora" "È necessario e comunque...non disturbi" controbatto posando un cerotto sopra la ferita e recuperando la benda. Attacco un pezzo di nastro e rialzandomi inizio a girare attorno a lui per bendargli l'addome. Cerco con tutta me stessa di non essere impressionata dal suo fisico scolpito. Dopo aver fatto due giri, mi fermo davanti a lui per tagliare la benda e fare un piccolo nodo. "Troppo stretto?" chiedo e faccio l'errore di alzare lo sguardo a lui ritrovandomelo a pochissimi centimetri dal mio viso. Non mi risponde e si limita a scuotere piano la testa. Non sopporta il fatto che qualcuno lo abbia aiutato, infatti neanche riesce a ringraziarmi. Quanto male ti è stato fatto per non credere più all'umanità Xavier? Riposo tutte le cose nella valigetta e la metto in disparte, mentre noto Xavier sedersi piano al tavolo e lo stesso faccio io di fronte a lui. La suoneria del mio cellulare riempie il silenzio imbarazzante che si era creato e recuperando il cellulare vedo che si tratta di Bartis. "Pronto?" rispondo subito. "Il mio cioccolatino come sta?" chiede tenero. Sorrido "Bene, tu?" "Aspettavo una tua risposta al mio messaggio, l'hai letto?" Dannazione, vero... "Sì, scusami. È che è tornata mia madre a casa prima e sono stata occupata" m'invento su due piedi. "Capisco, non c'è problema. Ci vediamo domattina allora?" "Certo, a domani. Dormi bene" "Se sognerò te, avrò dormito bene" replica Bartis facendomi ridacchiare. "Scemo. Stai attento, ci vediamo domani" "Un bacio amore" dice Bartis prima che io riattacchi. Aspetta...mi ha chiamata "amore"? Xavier sembra occupato a messaggiare con qualcuno al cellulare e io lancio un'occhiata all'orologio, cosa posso fare per i prossimi venti minuti? Abbasso lo sguardo a fisica e sospiro, in qualche modo dovrò pur impiegare il tempo. Riprendo a studiare il capitolo che stavo sottolineando e con più dubbi che altro comincio a fare degli esercizi per allenarmi. Intanto Xavier non fiata e non mi degna di uno sguardo, meglio così. Ricopio il testo dell'esercizio sul quaderno e comincio a farlo, dopo qualche minuto cancello tutto quanto e riprendo il capitolo sul libro per capirci qualcosa. Tento una seconda volta di affrontare l'esercizio, ma c'è qualcosa che proprio non va. Mi porto una mano in fronte e cerco di spremere le meningi, dove sto sbagliando? "Per ottenere la componente x della velocità devi prima ricavare il tempo dal moto rettilineo uniforme lungo l'asse y e sostituirlo nel moto uniformemente accelerato lungo l'asse x" Alzo lo sguardo a Xavier e corrugo la fronte "Eh?" chiedo non capendo un tubo di quello che mi ha appena detto. Xavier capisce che sono a terra e prendendomi il quaderno e la matita, inizia a scribacchiare qualcosa spiegando "F agisce perpendicolarmente alla velocità iniziale dell'elettrone v0 e lo devia verso destra, pertanto, il moto dell'elettrone in queste condizioni è paragonabile a quello di un proiettile, cioè costituito da due moti indipendenti: moto rettilineo uniforme lungo l'asse e il moto uniformemente accelerato lungo l'asse x. Quindi, ricavando il tempo t dalla (1) e sostituendolo nella (2) otteniamo la componente x della velocità" Sembra una calcolatrice vivente mentre scrive delle formule e fa i calcoli a mente. "Pertanto il modulo della velocità e l'angolo di deflessione sono dati da..." scrive le ultime formule e risolvendo il problema, mi allunga il quaderno annoiato. Sbatto piano gli occhi impressionata, dalla sua espressione sarà sembrato un gioco da bambini. Analizzo con attenzione i passaggi che ha fatto e solo adesso mi è chiaro l'errore che facevo, incredibile. Ricopio in bella l'esercizio che ha svolto per tenerlo d'esempio per i prossimi e tento con un altro esercizio. Mi mordicchio la matita quando mi blocco nuovamente e automaticamente alzo lo sguardo a Xavier. Blocca il suo cellulare capendo di aver bisogno del suo aiuto e trascinandosi la sedia accanto alla mia legge il problema per poi risolverlo in pochi minuti. Seguo con attenzione tutti i passaggi e gli faccio delle domande quando non capisco, per fortuna lui riesce a spiegarmi ogni dubbio chiaramente e con pazienza. "Sei davvero forte in fisica" gli concedo un complimento mentre trascrivo in bella tutti gli appunti presi dalla spiegazione di Xavier. Non mi risponde, come previsto. "Bartis mi ha detto che hai anche partecipato al Certamen, solo i migliori vengono selezionati" Continua a non rispondere, penso che gli diano fastidio tutti questi complimenti. È perché non crede abbastanza nel suo potenziale? "Potresti dare ripetizioni, sai? Sembri portato per queste cose" Vedo che fa una smorfia "Non guadagnerai quanto guadagni spacciando o rubando, ma è un lavoro onesto che ti fa dormire in pace la sera" "Dormire in pace" sputa queste parole schifato con una risata sarcastica. "Mentre tutti dormite in pace, io guadagno 500€ a sera" "I soldi non sono tutto nella vita, lo sai?" replico dura "Quand'è stata l'ultima volta che hai dormito senza pensieri?" "Senza pensieri penso dalla nascita" fa una smorfia di disgusto. "Alla strada non importa quanti anni hai. Importa quante palle hai" Un flash di lui piccino che cammina fiero accanto al padre, il ladro per eccellenza del quartiere, mi colpisce come un pugno allo stomaco. "Mi dispiace" mormoro abbassando lo sguardo. "Per cosa?" "Per non aver mai dormito senza pensieri, spero tu possa farlo prima o poi" Xavier rimane per un attimo in silenzio ad analizzarmi per poi riporre lo sguardo alla mia matita ancora fra le sue dita "Cosa si prova...a dormire senza pensieri?" "È una sensazione di libertà e serenità che i soldi non possono compensare" "I soldi hanno il potere di fare qualsiasi cosa" "E' così che ti hanno detto, ma tu non lo pensi veramente" Xavier alza subito lo sguardo a me, come se lo avessi colto nel fatto "Cosa ne sai tu di cosa penso io" mi risponde nervoso. "Stamattina non mi avresti aiutato altrimenti" Lascia la matita e incrocia le braccia contrariato "Stamattina mi giravano male e volevo prendermela con qualcuno, è stato un caso" Non ci credo, ma taccio e riabbasso lo sguardo al mio quaderno. "Comunque ho fatto bene, la gonna non ti sta malaccio" dice dopo pochi attimi di silenzio. Solo ora mi ricordo di averla addosso, non ho avuto il tempo di ricambiarmi. "Grazie, ma penso che riporterò le altre gonne al signore. Dovrà in qualche modo guadagnarsi da mangiare, mi sentirei in colpa a non ripagare le gonne" "Le ho già pagate io" "Come?" alzo un sopracciglio sorpresa. "Saverio mi doveva dei soldi e gli ho detto di sottrarre dal debito il costo delle gonne" "Oh...allora li posso dare a te i soldi" mi alzo per andare a recuperare i miei risparmi, ma lui scuote la testa subito "Mi hai salvato il culo prima, facciamo che siamo pari adesso" "Sicuro?" Annuisce piano e io mi riaccomodo mentre noto che osserva più del dovuto la mia gonna e deglutisce quasi in difficoltà. "Sembra che tu conosca bene Saverio" cerco di capirci qualcosa. "È solo lavoro" sbotta non volendo entrare nei dettagli. Eppure sono curiosa proprio di quei dettagli. "È un lavoro che ti appaga?" "Mi appaga economicamente" "Ed è l'unica cosa che conta per te, giusto?" "Esatto." Mi mordicchio il labbro "Non dovrei chiedere ma...quei ragazzi che oggi erano con te al mercatino fanno tutti parte del tuo clan?" "Una cosa giusta l'hai detta" Corrugo la fronte confusa "Cosa?" "Non dovresti chiedere." Come immaginavo. "E se mi dovessero scoprire? Devo sapere con chi ho a che fare" Xavier scuote la testa quasi divertito "Tacere è la cosa migliore che possa fare per te" "E da quando pensi a fare la cosa migliore per me?" Si crea un silenzio tombale eppure i nostri sguardi s'incatenano e restiamo a divorarci con gli occhi a vicenda. Sembra che voglia comunicarmi qualcosa d'importante, lo capisco da come i suoi occhi si dilatano e non smettono di splendere per me, ma il cellulare di Xavier inizia a vibrare all'improvviso costringendolo a distogliere lo sguardo da me. Butto fuori tutta l'aria che non mi ero accorta di aver trattenuto e mi asciugo le mani sudate sulle gambe, non ho idea di cosa mi stia succedendo. Mi tocco il collo surriscaldato e mi allungo per recuperare dell'acqua, sembra che abbia appena corso a una maratone. "Arrivo" sento che dice al telefono e si alza dalla sedia rimettendo il cappuccio della felpa. Mi aspetto che apra la porta e vada via senza neanche salutare, invece si sofferma sulla soglia della porta e guardandomi da sopra la spalla mormora "Dormi bene" Se ne va subito dopo richiudendo la porta e sul mio volto si dipinge uno stupido sorriso.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Fare finta che il pericolo non esista è il modo migliore per caderci dentro. -Alain Rey JASMINE'S POV: "Permesso" cerco di scavalcare la folla che si è creata davanti all'ingresso di scuola. E' l'ultimo giorno di occupazione e sono tutti impazienti di entrare e fare casino un'ultima volta. "Apriremo alle 7:50! Non rompete i coglioni." sento gridare qualcuno. "Permesso, scusatemi" mi faccio spazio tra i ragazzi finchè finalmente arrivo al portone e intravedo Bartis dentro scuola con un giubbotto marrone e le mani in tasca. Fa un po' freschetto stamattina, non immagino in che gelo si saranno svegliati. Come ad avvertire il mio sguardo su di lui, si gira e s'illumina appena mi vede. Gli sorrido mentre raggiunge il portone e aprendolo di poco, mi afferra dal braccio per far entrare solo me. I ragazzi dietro si lamentano del fatto che stanno gelando fuori, ma Bartis l'ignora e posando una mano sulla mia schiena mi conduce in agorà. Il mio sguardo si sposta su Xavier all'ingresso che si sta fumando una sigaretta e ci osserva come annoiato, levo la mano di Bartis dalla schiena e mormoro "Hai le mani gelide" "Stamattina mi sono svegliato un polaretto" biascica lui sbadigliando. "Vieni con me" lo supero per raggiungere le macchinette e prendo subito un caffè caldo che poso fra le mani di Bartis. "Tieni, così ti riscaldi un po' e ti svegli soprattutto" Bartis mi sorride riconoscente mentre prendo anche degli Oreo e ci accomodiamo sulle sedie a lato delle macchinette. "Come hai dormito?" "Una merda, se ci fossi stata anche tu magari ci saremmo riscaldati insieme" Scuoto la testa divertita e aprendo gli Oreo gliene allungo uno "Prova ad inzupparlo nel caffè" Mi obbedisce e subito mi guarda spalancando gli occhi "Ma è buonissimo" "Sono tutti tuoi" gli mostro gli Oreo nel pacchetto. "Mangiane uno anche tu" "Stamattina ho mangiato una montagna di pancakes" "Li hai fatti tu?" "Proprio io" rispondo soddisfatta. "Ed erano buoni?" "Erano fenomenali, modestia a parte" "Allora oggi me li fai" "Oggi?" chiedo guardandolo confusa. "Dopo scuola ti va di venire da me? Ho bisogno di staccare un po' e voglio stare con te" allunga una mano ad accarezzarmi la guancia. Intravedo delle persone attraversare l'agorà e tra questi osservo Xavier che si chiude la zip della giacca fino alla fine e si nasconde metà viso. Anche lui punta gli occhi su di me, ma è solo per un nano secondo perchè torna a camminare con i suoi amiconi e sparisce dalla mia visuale. Torno a guardare Bartis e deglutisco col cuore a mille, ultimamente succede quando sento lo sguardo bruciante di Xavier su di me. Se pensavo che con Bartis provassi delle forti sensazioni, con Xavier, anche solo un minimo, innocuo, esiguo contatto visivo scatena in me miliardi di scosse elettriche che percuoto il mio corpo e mi lasciano completamente e perdutamente stralunata. Se in questa relazione è Bartis che ha occhi per me, con Xavier sono io ad avere occhi per lui. E la cosa che più mi fa ribrezzo è che non mi sento di sbagliare a provare qualcosa per Xavier, ma è il contrario. Sono le emozioni per Bartis che mi sembrano inadatte, scorrette, quasi fuori luogo. "Dopo scuola andremo a pranzo fuori con Ines e studieremo insieme, magari domani?" "Oh ehm...sì certo" mormora lui un po' deluso. Finchè non chiarisco le idee nella mia testa pacata, dovrò andarci piano con Bartis. "Vieni qui, mi sei mancata tantissimo" sussurra Bartis attirandomi a sè per darmi un bacio. M'irrigidisco e scuotendo la testa dico "E se ci dovessero vedere?" "Non c'è nessuno" prende il mio mento e mi lascia un bacio sulle labbra. Gli sorrido rialzandomi dalla sedia "E' meglio andare adesso, staranno per aprire le porte e non vorrei rischiare di farci incocciare da Vittoria" "Tutto bene cioccolatino?" indaga lui non molto convinto. Mi asciugo le mani sudate sugli jeans e annuisco con la testa "Certo, perchè?" "Ti vedo un po'...agitata. Sei ancora scossa per la scorsa notte?" La mia mente mi riporta a quel garage e a quella volta che provai per la prima volta delle sensazioni per Xavier talmente intense che non mi rimase altro che farmi trasportare inesorabile dall'impeto. "No, tranquillo. Ci vediamo dopo che vado a cercare Ines" gli faccio l'occhiolino e scappo via, ma per sbaglio vado a sbattere contro qualcuno. Capisco che il mondo mi vuole male quando mi accorgo che si tratta proprio di Xavier. Le mie mani si aggrappano al suo petto per non cadere rovinosamente a terra e il suo profumo che mi ha lasciata insonne per tutta la notte, ritorna a tormentarmi ancora. "Scusami" farfuglio facendo subito un passo indietro ancora barcollante. Signore...sembro ubriaca. "Geniale, potrebbe funzionare!" esclama all'improvviso Bartis venendoci incontro. Lo guardiamo entrambi confusi mentre dice "Fingerete di stare insieme quando ci sarà Vittoria nei paraggi! Che ne dite?" Si avvicina a Xavier e aggiunge "Chiaramente ti pagherei" "Quanto?" chiede sorprendendomi Xavier. "Quanto vuoi amico, 500€ va bene? Si tratterebbe di qualche settimana" Spalanco gli occhi, non l'ha appena detto veramente. "No no, un attimo. Bartis posso parlarti in privato?" non aspetto che risponda e lo attiro all'angolo. "Che diavolo ti dice il cervello, eh?" gli chiedo subito incredula. "Tesoro pensaci, Vittoria potrebbe finalmente lasciare in pace te e tua madre" mi afferra le mani stringendole convinto della sua decisione. "Sei impazzito? Hai fatto un bordello inimmaginabile per un bacio rubato di Gabriele e adesso vuoi lasciarmi al tuo amico?" Bartis contro dietro la mia spalla e avvicinandosi a me sussurra pianissimo "Sono al 97% sicuro che sia gay" "Di che stai parlando?" "Li conosci i ragazzi, sbavano sempre per un paio di tette e un bel culetto. Tutti tranne Xavier, sembra immune a tutto ciò, capisci?" "Magari perché non ha bisogno di gridarlo al vento?" lo guardo male. "Non è così, le ragazze non le guarda neanche." "Mi avevi detto che era andato a letto con qualcuna" "In casi estremi. L'ultima volta che ha scopato qualcuno è perché era ubriaco marcio per la morte del padre" Aspetta...io ero rimasta che suo padre fosse ancora in prigione. Sono così sconvolta da questa notizia che Bartis ha bisogno di sventolarmi una mano in faccia per riportarmi alla realtà. Socchiudo gli occhi "E non ti senti minimamente minacciato del 3%?" "Xavier è un cane fedele. Io ordino e lui si limita a eseguire, soprattutto se ci sono soldi di mezzo" Un cane fedele...certo. Però su una cosa ha ragione; farebbe qualsiasi cosa per un mazzetto. Anche se comporta tradire il suo ingenuo proprietario. "Non sono ancora convinta. Non c'è un altro modo per..." "Ti fidi di me tesoro?" m'interrompe allungando una mano alla mia guancia. Annuisco piano. "E allora lascia fare a me." mi riprende per mano e mi conduce al diavolo. "Affare fatto?" chiede a Xavier che invece replica furbo "500€ a settimana" Quanto?? "Andata" gli stringe la mano Bartis, come se avessero parlato di centesimi. "Vado ad aprire le porte, voi preparatevi per entrare in azione" Bartis mi lascia un bacio sulla guancia e scappa via lasciandoci da soli. Xavier si allontana di poco per accendersi una sigaretta affacciato ai giardinetti e io lo raggiungo piano "Non avresti dovuto accettare" Butta del fumo in aria incurante "Sono 500€ facili, non credi?" Alzo un sopracciglio indispettita "Dimenticavo quanto ti venisse naturale fingere" È per la prima volta che vedo un sorriso dipingere il viso di Xavier, è una sottilissima curva che fa una differenza enorme sul suo viso sfacciato. Butta della cenere per terra e riprende a fumare la sigaretta sempre in silenzio. Potrebbe risultare imbarazzante per alcuni il silenzio, non per lui. Lui è il silenzio. "Com'è finita ieri sera?" ho la curiosità di chiedere, ma me ne pento subito. Se ho imparato a conoscere un minimo Xavier, è certo che non aprirà bocca. Infatti si limita a fare spallucce. Ispeziono velocemente le sue mani, il viso, qualsiasi traccia di ferita che però fortunatamente non trovo. "La benda della ferita almeno l'hai cambiata?" "Bisognava essere cambiata?" Spalanco gli occhi mentre lui scuote la testa quasi divertito e butta fuori del fumo rivelandomi "Ho tolto il bendaggio subito dopo" "Ma come..." "Non preoccuparti più di tanto, non lo faccio neanch'io" "Dovresti, era una brutta ferita" "Non le hai viste le brutte ferite allora" fa una smorfia per poi allungarmi la sua sigaretta. "No, non fumo" scuoto la testa incrociando le braccia, ma succede tutto troppo velocemente. La sua mano si sposta al mio viso e le sue dita iniziano ad accarezzarmi delicatamente una guancia che va a fuoco sotto il suo tocco. Rimango paralizzata e totalmente incantata dalla sua dolce carezza mentre il suo pollice si sposta lento sul mio mento e lo racchiude fra le dita pizzicandomelo di poco. Schiudo le labbra aspettandomi che prosegui con le carezze, ma si ritira subito dopo ritornando a fumare la sua sigaretta incurante. Sposto lo sguardo a Vittoria che ci supera e solo adesso realizzo che prima Xavier ha solo recitato la sua parte. Parte recitata egregiamente perchè non mi ero accorta di nulla, come diavolo ha fatto a vedere arrivare Vittoria restando di spalle? Qua andiamo oltre ai riflessi di un gatto. Lo guardo quasi incredula dal suo repentino cambio di atteggiamento e innervosendomi sparisco da lì prima che possa pentirmi di fare o dire qualcosa che non dovrei. Ripercorro l'agorà e per fortuna vedo entrare a scuola Ines, butto un sospiro di sollievo. Ho un'urgente bisogno di parlarle del casino che sta succedendo nella mia testa. "Ehi, come sta Gior..." non faccio in tempo a chiedere che vedo dietro il suo gruppetto accogliere Giorgio con tanto di insulti volgari e pacche abbastanza violenti per una persona uscita da poco dall'ospedale. Be', almeno si è ripreso. "Zia ha insistito che rimanesse a casa, ma non voleva perdersi l'ultimo giorno di occupazione" sbuffa contrariata Ines. "Di cosa ci stupiamo? Parliamo di Giorgio. Andiamo in classe?" le propongo trascinandola con me. "Ho portato fisica, non ho capito un tubo degli esercizi...ti avviso" dice Ines frustrata in viso. "Sono più semplici di quanto pensi, Xavier mi ha spiegato che..." mi blocco quando Ines spalanca gli occhi e solo ora mi accorgo di aver parlato troppo. "Vieni, devo raccontarti un po' di cose" entriamo in classe che troviamo vuota per fortuna. Chiudo la porta e appoggiandomi contro questa sussurro portandomi le mani al viso "Ho combinato un casino Ines, non hai idea..." Sento che posa lo zaino sul banco e raggiungendomi toglie le mani dal mio viso "Prendi un bel respiro e raccontami" "Non so neanche da dove partire" mugolo disperata. "Parti dalla cosa più scioccante" "Credo che mi piaccia Xavier" sbotto tirando fuori il rospo. "Ok...questo va oltre il scioccante" farfuglia Ines sventolandosi con le mani, si sta sentendo male per me "Sai che è un ladro infame e uno spacciatore?" "Ieri ho scoperto che fa parte di un clan" "Ottimo, ora abbiamo la ciliegina sulla torta. Ti rendi conto del soggetto che è?" cerca di farmi ragionare Ines, poverina si è fatta pallida in viso. "Ci ha legate come bestie e minacciate, te la ricordi quella sera o devo rammentartela io?" continua a dire, ma come glielo spiego che è proprio da quella sera che è cambiato tutto? "No, non c'è bisogno mi ricordi nulla. Sono già consapevole della merda in cui sto navigando, ma sento qualcosa per lui che...che..." "No no, ti prego. Ragiona, Jas io so che non penseresti mai di avere a che fare con persone del genere" "Bartis non è di certo un santo" le ricordo dura. "Ma non penserebbe mai di rapinare una scuola, pugnalare alle spalle i suoi amici mandandone uno all'ospedale e far parte di clan loschi!" "Io...lo so! Lo so. E comunque ho detto 'credo'. Sono ancora molto confusa al momento" "Confusa di cosa?" "Di quello che mi fa provare. Io...Ines, non ho mai provato nulla di simile in vita mia. Neanche con Bartis" rivelo con le mani che mi tremano dall'emozione di parlarne con qualcuno. Ines mi osserva con attenzione e prendendomi le mani chiede più pacata e comprensiva "Sei più attratta da Xavier?" Annuisco la testa con orrore "Ieri sera è venuto a casa mia per nascondersi dal clan avversario e...superato lo shock iniziale, abbiamo parlato un po'. Mi ha aiutato in fisica e mentre mi spiegava in maniera brillante gli esercizi, sono rimasta come rapita da lui. Oltre a tutta quella merda che lo riguarda, Xavier ha una testa geniale, è sensibilissimo e mi sento legata a lui in un modo che non mi spiego. Con Bartis delle volte mi sento io l'adulta della situazione, con Xavier non è così...è lui l'uomo. Vivendo per strada, purtroppo, sei obbligato ad acquisire una certa maturità che nei coetanei di oggi non trovi facilmente" Alzo lo sguardo a lei e rivelo amaramente "Bartis ha ancora molto da maturare e, per quanto io possa tenere a lui, non riesco a smettere di pensare a Xavier " "Siamo nei guai" si limita a dire Ines raccogliendo una mia lacrima furtiva. "Che mi dici di lui? Ha interesse per te o..." "Macché, mi guarda a stento. Bartis sospetta che sia gay, infatti gli ha chiesto di fingere di essere il mio ragazzo davanti a Vittoria per 500€ alla settimana" "Cos'ha fatto Bartis?" quasi urla Ines sconvolta. "Sì, non ha idea di me. Mi ha praticamente consegnata al demonio" "Io...non so davvero che dire. È tutto così..." "Vergognoso?" "Surreale. Se Bartis dovesse scoprire di Xavier e poi di te, credo che a stento gli impedirei di mandarvi sottoterra" Faccio una smorfia consapevole del rischio di tutto ciò "Magari potrei sbagliarmi. Magari si tratta di una stupida cotta passeggera e tutto si riaggiusterà" "Si, può darsi, ma piuttosto che ritrovarti sottoterra, vorrei poterti vedere felice e libera di esprimere i tuoi sentimenti" L'abbraccio felice della sua comprensione "Non sai che sollievo essermi liberata di questo peso, lo tenevo per me da troppo" "Sai che ci sarò sempre per te" mi accarezza la schiena confortandomi. "Che mi racconti tu? Come procede la convivenza con quella bestiaccia?" chiedo di Giorgio volendo cambiare argomento. "Procede, anche se ieri è successa una cosa strana" "Cosa?" "Ha parlato civilmente con Rafael" "Giorgio? Giorgio Demir?" "Sì, la cosa ha scioccato anche me. Credo che stia tramando qualcosa" "Può darsi, è meglio se lo tieni sotto controllo. Invece con Rafael?" le do una gomitata scherzosa. "Che c'è?" chiede lei fingendo di non capire eppure è diventata tutta rossa. "Ti piace, vero?" "Ma no." "Mmm non me la racconti giusta Therani" le lascio un buffetto sulla guancia e lei ridacchia "Voglio dire...è una persona che sicuramente di carattere potrebbe prendermi" "Solo di carattere? Hai visto che figo spaziale è?" "Certo che ho visto. Cerco di non concentrarmi sulle sue fossette ogni volta che sorride" "Le sue fossette ahhhh!" grido mentre lei scoppia a ridere e io continuo a prenderla in giro. "Piuttosto...tu che hai intenzione di fare?" mi chiede Ines tornando a concentrarsi su di me. "Sicuramente parlerò con Bartis e lo desisterò da questa folle idea del finto fidanzamento con Xavier e...per quanto riguarda lui, mi terrò lontana al momento. Preferisco concentrarmi sullo studio e risolvere il problema con Bartis. Queste saranno le mie priorità" "Bene. Prima risolvi questa faccenda, meglio è" Annuisco piano mentre sentiamo all'improvviso delle urla fuori dalla porta e con Ines ci guardiamo subito perplesse. Corriamo alla porta e scendendo le scale per andare in agorà chiediamo intanto a delle persone ferme nel corridoio che stanno chiamando i pompieri "Ma cosa sta succedendo?" "Vittoria si vuole buttare dal secondo piano" Spalanco gli occhi "Cosa? Perchè?" "Bartis" si limitano a dire e io realizzo tutto quanto. Corriamo in agorà e mi porto subito le mani sul viso quando vedo Vittoria affacciata al corrimano che urla qualcosa, intravedo sopra Bartis che cerca di calmarla. "Dobbiamo salire" farfuglio a Ines correndo di sopra. Arriviamo col fiatone al secondo piano e vedo tutto il gruppo di Bartis, Gabriele e Clarissa che cercano di far ragionare Vittoria. "Cos'altro mi rimane, eh? Ho perso tutto, ho perso anche te!" urla Vittoria rivolgendosi a Bartis e sedendosi sul corrimano pronta a buttarsi. "No!" esclamo tremando dalla paura. "Ti prego Vittoria, possiamo parlarne. Non è come credi" mormora Bartis cercando di essere pacato, dalla sua espressione sul volto si vede che è terrorizzato. "Ah no? A te piace quella stronza di Kapoor, prova a negarlo!" Oh signore, sapevo che sarebbe successo prima o poi. "E' così, non lo nego, ma è lei che non vuole stare con me" rivela Bartis facendo corrugare la fronte di Vittoria "Jasmine vuole Xavier, è così che stanno le cose. Te lo giuro" Spalanco gli occhi e sposto lo sguardo su Ines che si mordicchia le labbra tacendo. "Chi vuoi prendere per il culo? So che stanno solo recitando una parte, loro due non..." Clarissa non ha il tempo di finire la frase che Xavier dà una spallata ai ragazzi davanti a me e prendendomi il viso, va incontro alle mie labbra voracemente. Indietreggio di colpo presa alla sprovvista e sento subito le gambe farsi molli perdendo l'equilibrio, per fortuna Xavier mi adagia contro la colonna e infila una gambe fra le mie per tenermi salda contro questa. Inclina il viso per andare a fondo nel bacio e tocca anche la mia lingua mandandomi a fuoco, inspiro a fondo il suo profumo di menta e tabacco e andando incontro alla sua lingua mi scordo completamente di ogni cosa. Di me, di Bartis, di tutte le persone che ci stanno guardando...sono inesorabilmente persa nel suo sapore, nel suo calore, in lui. Quando si stacca dal bacio di forza mi faccio scappare un mugolio di protesta e sento lui sussurrare in un filo di voce sulle mie labbra "lo so." Vorrei chiedergli cosa, ma sarebbe umiliante per me perchè quel "lo so" sta per "lo so che ne vuoi un altro". Spalanco la bocca in cerca di aria e ringrazio tutti i santi che ci sia Xavier davanti a coprire il mio viso in fiamme. Deglutisco cercando di tornare per terra dopo aver toccato per un attimo il cielo e sento Xavier che sibila "Smettila." Corrugo la fronte guardandolo e lui leccandosi le labbra ancora col mio sapore ringhia quasi con rimprovero "Smettila di farmi capire che ti è piaciuto" Chiudo subito la bocca precipitando rovinosamente dalle nuvole e solo ora mi accorgo di essere tuttora aggrappata a lui. Lo lascio andare e ancora con le gambe molli raggiungo Ines che è sconvolta quasi quanto me in viso. "Hai visto?" Bartis indica me e Xavier mentre Vittoria mi osserva attentamente e decide una volta per tutte di scendere dal corrimano. Cammina piano verso di me e continuando a guardarmi dritta negli occhi scoppia a ridere "Ti piace davvero Xavier cazzo" ride fino a farsi venire le lacrime agli occhi e io rimango paralizzata nel mio posto. "Non ti dispiacerà allora se io e Bartis ci appartiamo un attimo" prende per il braccio Bartis e lo trascina con sè, mentre lui mi fa l'occhiolino come per tranquillizzarmi non capendo ancora il reale problema. Spariscono dalla nostra vista e insieme a loro tutto il gruppetto di Bartis, incluso Xavier che è tornato a ignorarmi come sempre. "Grazie Jas per esserti immolata. Se non avessi baciato Xavier, Vittoria adesso...santo cielo, non so più che fare con lei" mormora Gabriele triste "E' ossessionata da lui, non posso pensarci che era disposta a buttarsi per Bartis" "Io...mi dispiace. E' tutta colpa mia in realtà" sussurro sentendomi responsabile di tutto ciò. "Assolutamente no Jas, è giusto che vivi la tua vita sentimentale come ti pare e piace. Vittoria dovrebbe mettersi il cuore in pace e andare avanti" "Sta male per vostra madre e Bartis le dà sollievo, non posso dargliene una colpa Gabri" "Vittoria è grande e vaccinata. Come cerco di andare avanti io, lo farà lei" "Vieni, andiamo a prenderci una boccata d'aria" propone Clarissa prendendo per la prima volta per mano Gabriele che rimane stupito a sua volta. Li osserviamo allontanarsi e una volta sola con Ines ricado per terra contro il muro. "Ehi..."Ines mi abbraccia subito e io scoppio a piangere. "Ho deciso, cambierò scuola così non dovrò vedere nè Bartis, nè Xavier e nè Vittoria" "Così mi lasci da sola, a me non ci pensi?" chiede Ines sorridendo. "Non ce la faccio più, davvero. Sono arrivata al limite" singhiozzo mentre Ines cerca di asciugarmi paziente le lacrime e mormora "Ti va di uscire adesso e andare da Stancampiano per mangiarci una bella crepe?" Un piccolo sorriso affiora sul mio viso e Ines esulta "Sapevo di poterti corrompere col cibo, andiamo" Torniamo in classe per recuperare le nostre cose e uscendo da scuola, superiamo i controlli all'ingresso. Ognuno deve mostrare il libretto di giustificazione e registrare l'orario d'uscita. Per mia sfortuna, mi capita Xavier che si limita a inclinare la testa e farmi segno di andare via senza registrare nulla. Abbasso lo sguardo mortificata ancora dal nostro bacio e mi trascino dietro Ines che non fermano per i controlli. Xavier sta assicurando per noi. "Da Stancampiano stiliamo i pro e i contro per cambiare scuola" informo Ines che scoppia a ridere. Ci prendiamo l'intera giornata per noi pranzando fuori e studiando al parco in santa pace senza mai menzionare né Bartis né Xavier. Forse è proprio questa la risposta, lasciare perdere entrambi e concentrarmi sulle mie cose. Sarebbe la cosa più giusta da fare in vista degli esami e dell'orientamento all'università. È sempre stato un mio desiderio studiare lettere classiche per poter fare la docente in un futuro prossimo. Mia madre dice che è una strada tortuosa rispetto magari al fare il medico, ma sarebbe un sogno che si realizza. "Ci vediamo domani" lancio un bacio volante a Ines e ringrazio sua zia che è venuta a prenderci essendo notte inoltrata. Viviana ha anche insistito che cenassimo insieme e ci siamo fermate a prendere un pokè. Ha offerto lei ed è stata carinissima con me, le voglio sinceramente bene. Scendo dalla macchina e scavalcando il muretto che mi fa entrare nel quartiere, intravedo in lontananza un gruppo di ragazzi all'angolo della strada, tra questi ci sarà sicuramente Xavier. Abbasso lo sguardo correndo il più velocemente possibile a casa. Apro il taschino dello zaino per recuperare le chiavi e faccio le scale per raggiungere casa. Sono fuori da tutto il giorno e voglio soltanto crollare a letto facendo un fosso. Faccio per inserire la chiave nella serratura quando noto stranamente che la porta in realtà è aperta. Corrugo subito la fronte non capendo e inizio a ipotizzare che mamma sia rientrata a sorpresa a casa e mi abbia voluto fare una sorpresa. Apro piano la porta convinta di trovarmi mamma stesa sul divano che si segue una delle sue serie tv, quando con orrore realizzo che del mio salone è rimasto soltanto il tavolino al centro. Sento perdere un battito quando mi giro e vedo che anche la cucina è quasi vuota. Le chiavi mi scivolano dalle mani per il tremore e corro in camera mia trovando soltanto il materasso per terra e dei vestiti sparsi ovunque. Mi si riempiono subito le lacrime agli occhi e stringo le mani sentendo una violenta rabbia rimontarmi dentro. Xavier. Sfreccio fuori da casa col fumo che mi esce dalle narici per la collera e vado dritta a quel gruppetto che avevo intravisto prima. Questi mi vedono arrivare e mi guardano straniti, ma la loro espressione cambia dalla curiosità allo stupore quando con una spinta metto all'angolo Xavier e urlo fuori di me "Sei felice adesso?" Mi fulmina subito con un'occhiataccia e io prendendolo ancora a pugni ringhio "Cos'è? Un'altra vendetta contro Bartis? Non ti è bastato quello che mi hai fatto?" Un'altra spinta "Anche casa mia volevi saccheggiare. Cos'altro vuoi da me! Non vedi che sono già polvere? Non mi rimane più niente e tu continui a tormentarmi!" "La gattina ci sa fare" sento quegli stronzi dietro di me che se la ridono, ma smettono quando Xavier l'incenera con lo sguardo per poi afferrarmi il polso e trascinarmi via. "Lasciami! Giuro che mi metto a urlare, lasciami!" cerco di liberarmi dalla sua presa di ferro, ma chiaramente invano perchè lui è il triplo rispetto a me. "Fermati! Non entrare a casa mia, tu...."non ho il tempo di finire la frase che Xavier entra in casa mia e si guarda attorno in silenzio. Solo ieri sera era lì e non era vuota come adesso. Mi accarezzo il polso che ha stretto un po' troppo forte mentre altre lacrime riempiono i miei occhi che riosservano il salone completamente vuoto. Si sono portati persino i giornali che mia madre usava per avvolgere il pesce. Xavier prende il cellulare e attende un attimo prima di abbaiare a chiunque sia dall'altra parte "Scala I primo piano. Rivoglio tutto com'era prima, adesso!" Riattacca nervoso e si gira di poco per guardarmi da sopra la spalla. Mi asciugo subito le lacrime per non mostrarmi fragile eppure fa così male vedere casa mia spoglia dopo tutti i sacrifici miei e di mia madre. Rimango immobile nel mio posto pensando a come dirò tutto a mia madre, ma Xavier si abbassa a recuperare il mio zaino e mi prende per mano, non più dal polso. "Dove stiamo andando? Vuoi rubare anche il mio zaino?" sputo con arroganza. Lui non ci fa molto caso e continuando a scarrozzarmi da un condominio all'altro, saliamo le scale di un palazzo che non avevo mai notato. Arriviamo al quarto piano e Xavier aprendo la serratura della porta, entra dentro. Col mio zaino. "Ehi! Il mio zaino, ridammelo!" sbotto seguendolo dentro mentre l'osservo accendere le luci della casa e addentrarsi sempre col mio zaino. Lo seguo fino ad arrivare in una stanza interamente celeste con dei poster di motocicli e macchine ovunque, presumo sia camera sua. Posa il mio zaino sul letto e inizia a frugare qualcosa fra i cassetti. "Perchè mi hai portata qui?" domando incrociando le braccia. Si abbassa per recuperare dei calzini nuovi e posandomi sul letto una maglia e dei boxer spiega "Dormirai qui mentre sistemo la situazione a casa tua" "Non se ne parla, io..."continua a ignorarmi e indicando la finestra dietro dice "Devi fare un po' di forza per aprirla e se dovesse bussare qualcuno alla porta, non fiatare" Non dice altro ed esce fuori dalla stanza. "Xavier!" cerco di fermarlo inseguendolo, ma tira dritto aprendo la porta e sparendo da casa sua, poco dopo sento delle chiavi che girano nella serratura. Mi ha rinchiusa a casa sua. Corro alla porta e prendendola a pugni urlo "Xavier apri! Xavier adesso, apri!" Sento i suoi passi allontanarsi e realizzo che se n'è andato via. Cerco di girare il pomello per aprire in qualche modo la porta ma invano, è bloccata. "Merda!" esclamo incredula sulla situazione. Ritorno subito in camera e rovistando nel mio zaino cerco il cellulare che..."No no, no!" mugolo notando che è totalmente scarico. Mi guardo subito attorno per trovare qualche spina che possa combaciare col mio modello di cellulare, ma vedo soltanto spine per un modello completamente diverso dal mio. "Fanculo" rigetto le spine trovare sulla scrivania facendo cadere dei documenti. All'inizio penso di non dovermi neanche disturbare a mettere a posto, ma è più forte di me l'esigenza di mettere a posto e contrariata recupero i documenti che sono finiti dietro la scrivania. Faccio per riposarli quando prima però spinta dalla curiosità curioso sulla sua data di nascita. Sono un po' ossessionata sui segni zodiacali, sapere qual è il suo potrebbe spiegarmi un paio di cose. Apro il documento convinta di trovare il suo nominativo, ma mi blocco nel leggere in realtà "RAFAEL ARDIZZONE. Aspetta, il Rafael di Ines? La foto nel documento conferma la sua identità, ma la cosa che mi sciocca di più è vedere la sua data di nascita 07/08/1997. Mi fermo un attimo a fare i calcoli e realizzo che ha ben 26 anni, come diavolo è possibile? Dietro il documento ce n'è un altro uguale con la data di nascita diversa stavolta 07/08/2005...è un falso? Rafael si è rivolto a Xavier per nascondere la sua reale età? Metto i documenti dentro il mio zaino e lo chiudo con la zip. Domani, se Xavier si degnerà di venire a recuperarmi, dovrò parlarne assolutamente con Ines.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


"Sic ignara Psyche sponte in Amoris incidit morem." "E fu così che l'innocente Psiche, senza accorgersene, si innamorò di Amore." JASMINE'S POV: Strofino la guancia sulla coperta ruvida e raggomitolandomi sorrido trovando finalmente una posiziona comoda. Ci ripenso dopo due secondi quando mi rigiro dall'altro lato, ma sento poco dopo la guancia andarmi a fuoco...mi porto una mano su questa sentendola effettivamente surriscaldata e sbatto piano gli occhi per capire da dove provenga questa vampata di calore. Me ne pento subito quando un fascio di luce cerca di accecarmi e mugolando in protesta mi rimetto raggomitolata dall'altro lato. Stringo a me il cuscino posando la testa, ma è troppo alto per il mio collo. Do un pugno a questo per appiattirlo invano, il mio cuscino non è così...spalanco gli occhi. La federa del cuscino è interamente rossa e una coperta che non ricordavo di avere mi avvolge completamente. Faccio mente locale paralizzata e solo adesso realizzo con orrore dove mi trovo. Scosto immediatamente la coperta con una smorfia e sbuffo, ricordo bene che mi sono sdraiata un attimo sul letto rifiutandomi di dormirci e come non detto...ho dormito come un ghiro. Noto a lato del letto le mie scarpe posate in ordine e i calzini stesi sopra questi. Aspetta...Xavier è tornato? Scendo dal letto e in punta di piedi esco dalla camera attraversando il corridoio. Mi fermo di scatto quando intravedo un piede che penzola. E' arrivato. Mi affaccio di poco e osservo in silenzio Xavier che sonnecchia sul divano a petto nudo...senza volere il mio sguardo indugia sui suoi pettorali e l'addome scolpito ad arte. I pesi in camera non saranno lì a caso. Socchiudo gli occhi quando intravedo delle chiavi nella tasca destra dei suoi pantaloni. Posso andarmene finalmente da qui. In punta di piedi lo raggiungo e mi piego di poco allungando la mano alla sua tasca. Il mio sguardo indugia un po' troppo sul fianco e un tatuaggio a forma di serpente che continua nel fondoschiena. Deglutisco chiedendomi dove finirà. Mi lecco le labbra inspirando il suo profumo di menta e sigarette che si fa sempre più forte e con le mani che iniziano a tremare infilo delle dita in tasca. Afferro qualcosa di metallico e mentre cerco di tirarla fuori sento al mio orecchio dire roco "Quelle sono le chiavi della moto" Mi paralizzo, merda da quanto è sveglio? Serro la mascella e rialzandomi subito dopo sbotto "Fammi uscire da qui." "La porta è aperta" si limita a dire lasciandomi a bocca a aperta. Potevo andarmene ore fa? Lo fulmino con lo sguardo e torno in camera per recuperare le mie cose, brutto mascalzone. Mi levo la sua stupida maglia che avevo indossato perchè stavo crepando di caldo e rimanendo in reggiseno e mutandine cerco i miei vestiti. Ricordo che li avevo posati alla finestra per farli asciugare dal sudore. Mi affaccio da questa e impreco in mille lingue diverse...potevano con la mia immancabile fortuna non volare per terra? Mi rimetto i calzini e le scarpe e indossando nuovamente la sua stupida maglia del Milan esco dalla stanza insieme al mio zaino. Non gli do alcuna spiegazione sul fatto che stia uscendo da casa sua con i suoi vestiti addosso e sbattendo la porta con furia, scendo le scale uscendo dal palazzo. Recupero i miei poveri vestiti per terra e penso adesso a come fare per lavarli non avendo più nulla a casa. Sono a un passo dal piangere nuovamente quando faccio le scale del mio palazzo e penso al fatto di dover chiamare la polizia. Avrei dovuto farlo già ieri, se non fosse per il fatto che avevo il cellulare scarico. Faccio inserire la chiave nella serratura della porta, ma noto che non entra. Ci riprovo girando la chiave ma niente...cosa diavolo? Xavier. Ora mi sente, diamine se mi sente. Marcio nuovamente verso il suo palazzo a un passo dal mio e risalendo le stupide scale busso alla porta più forte che posso. Lo stronzo ci mette un po' di tempo ad aprire e continua a essere a petto nudo, coprirsi no dannazione? Deglutisco impendendomi di concentrarmi sulla sua maledetta tartaruga e lanciandogli un'occhiataccia sibilo "Che hai fatto alla serratura della porta? Non entra più la chiave!" Mi osserva un attimo prima di darmi le spalle e rientrare in casa. Mi sta ignorando? Sono a un passo dall'ennesima crisi di nervi quando finalmente riemerge con delle nuove chiavi "Prova con queste" si limita a dirmi. "Hai fatto cambiare la serratura di casa mia?"chiedo gelida. "Mi sembrava doveroso dopo la rapina" "Rapina che hai fatto tu, quindi siamo punto e a capo" gli strappo la chiave dalle mani. "Puoi pensarla come ti pare, non sono stato io." "Disse il figlio di uno dei rapinatori più grandi del quartiere" sputo con arroganza, ma mi pento subito delle mie parole quando lo vedo che si rabbuia. Solo adesso mi ricordo di Bartis che mi disse della morte del padre. "Comunque avresti dovuto dirmelo che avevi cambiato la serratura" aggiungo severa per cambiare argomento. "Non me ne hai dato modo, sei scappata via" Certo, ora la colpa è mia. "Denuncerò tutti voi, non la passerete liscia. Vi avviso" gli do le spalle e vado via da lì consapevole del fatto che fare una denuncia contro loro sarebbe come scrivere il testamento prima di morire. Torno a casa ancora più frustrata sul da farsi e inserendo la nuova chiave apro finalmente la porta di casa mia. "Ma che...?" sussurro allibita osservando la luce del sole che filtra dalla finestra illuminare il salotto con tutti i mobili a posto. Non manca nulla. Entro subito in cucina e ritrovo tutto quanto allo stesso identico posto, anzi ci sono degli elettrodomestici mai visti prima nuovi di zecca. Non ci posso credere. Corro in salotto e solo adesso noto una nuova tv. E' enorme ed è sottilissima come quella a casa di Ines, so che costa una cifra. Oltrepasso il salone ed entrando in camera mia trovo un'altra tv simile a quella in salotto, un letto praticamente nuovo insieme ai mobili abbinati. Persino l'armadio è gigante e ha degli specchi da sogno, spalanco le ante trovando i mie vestiti riposti ordinatamente, insieme ai miei accessori in fila. Mi porto una mano sul viso con le lacrime agli occhi, mentre sento la voce di mia madre chiamarmi. "Mamma!" urlo correndo fuori dalla stanza. "E' modo di lasciare la porta aperta?" invece lei mi rimprovera severa L'abbraccio subito e rido per la felicità "Che ti prende e...perchè abbiamo una tv nuova?" chiede mamma sulla mia spalla. "Sorpresa! Ho vinto una tv nuova e altre cose per camera mia. Un tecnico ieri mi ha installato tutto quanto" "Davvero?" mamma stenta a crederci. "Vieni, ti faccio vedere!" la porto con me e le mostro tutto quanto. Sono così felice di aver recuperato tutto e aver anche guadagnato nuove cose per la casa che mi dimentico di ringraziare Xavier e passo l'intera giornata con mamma a guardarci nuovi programmi nella tv gigantesca e testare i nuovi elettrodomestici della cucina. Lunedì mattina torno a scuola felice di riprendere le lezioni e dando appuntamento a Ines al bar dell'angolo, ci prendiamo un cappuccino e un bel cornetto da pucciare dentro. "Allora con Bartis?" decide di chiedermi Ines leccando la marmellata sopra il suo cornetto. Non so come faccia a mangiarla, io odio la marmellata. "Non ci sentiamo da venerdì in realtà" lecco la crema sopra il mio di cornetto. "Da venerdì? Non volevi parlargli di...ecco, hai capito" "Volevo godermi qualche giornata a casa in pace, gli ho detto che sono andata a trovare degli amici di mia madre fuori Palermo nel weekend" "E lui?" "Si era offerto di accompagnarci" prendo un sorso del cappuccino. "Ti rendi conto di come lo stai trattando?" "Lo faccio per lui, avevo veramente bisogno di prendere del tempo per me...di chiarire le idee" "E...lei hai chiarite?" "Diciamo..." "Dovresti dirglielo Jas" è categorica Ines. "Lo so e lo farò, devo solo trovare il coraggio" prendo un morso del cornetto che si scioglie subito in bocca. "Che mi dici di te? Hai più visto Rafael?" indago con nonchalance. "Sì, ieri abbiamo cenato insieme al cottage di famiglia. Ci dovresti venire un giorno, sai?" "E...che vi siete detti?" "Ma niente, abbiamo studiato un po' in realtà. Ha delle lacune in greco che deve colmare presto e gli ho dato una mano" "Certo...mi ricordi quanti anni ha?" mi asciugo col tovagliolino del cappuccino che cola sul mio mento. "Penso la nostra età...18?" "Ne sei sicura?" "Massimo 19" fa spallucce ipotizzando e io asciugandomi le mani frugo subito nel mio zaino. "Non mi chiedere come li ho avuti" le passo da sotto il tavolo i documenti di Rafael. Ines mi guarda subito perplessa, ma la sua espressione cambia quando realizza la stessa cosa che ho realizzato io venerdì sera. "Sì, non è strano che un ventiseienne sia in questa scuola?" "Ma...com'è possibile?" sussurra Ines ancora incredula. "Credo che Xavier si sia occupato di falsificargli i documenti" mormoro attenta a non farmi sentire da nessun altro. "Oh cielo...cosa starà nascondendo?" "Questo dovremo scoprirlo presto" dico mentre in lontananza vedo Bartis e il suo gruppetto avvicinarsi al bar, merda. "Togli togli" le dico subito prima che possano vederci. Ines mette i documenti nello zaino e sorridiamo come nulla fosse quando Bartis si abbassa per salutarci. "Ciao cioccolatino" fa per lasciarmi un bacio sulle labbra, ma giro subito il viso ricevendo il bacio sulla guancia. "Ehi" mormoro alzando gli occhi a Xavier che ci raggiunge con la sigaretta in bocca e il cappuccio calato in testa, mentre Giorgio toglie lo zaino di Ines e si siede accanto a lei. "Com'è?" chiede indicando il suo cornetto. "Alla marmellata" "Mmm" mugola Giorgio prendendone subito almeno una metà. Mi aspetto che Ines protesti, ma non fa assolutamente nulla...penso che sia ancora scioccata sulla rivelazione dell'età di Rafael o è semplicemente abituata ai modi rozzi di Giorgio. "Ci vieni alla protesta?" chiede Bartis posando un braccio sulla mia spalla. "Ehm...non penso proprio. Abbiamo fisica a prima ora, mi offrirò volontaria per correggere i compiti che ho capito per la prima volta in vita mia" lancio un'occhiata a Xavier che becco a osservarmi, ma dura un secondo perché decide di darmi le spalle e continuare a fumarsi la sigaretta. "Capito, ci vediamo dopo scuola noi?" "Io..." faccio per negare, ma davanti a me Ines mi guarda severa. Vuole che gliene parli oggi. "Sì, poi mi farò sentire io allora" "Ottimo, comunque neanche Xavier parteciperà alla protesta così la copertura con Vittoria continuerà" "Vorrei parlarti proprio di questa cosa" faccio per dire, ma Bartis riceve una telefonata a cui risponde dicendo che arriverà adesso. "Devo scappare, ci sentiamo dopo cioccolatino. Buona scuola" mi lascia un bacio all'angolo della bocca e va via insieme a tutti gli altri tranne Xavier e Giorgio che continua a rubare la colazione a Ines. "Entriamo?" chiedo a Ines, ma Giorgio impone a Ines di restare almeno fino a quando finirà il suo cappuccino. Che bambino. "Tu vai, io ti raggiungo" mi fa l'occhiolino Ines, mentre vedo con la coda dell'occhio Xavier allontanarsi. "Ci vediamo dentro" dico a Ines e corro dietro a Xavier, un suo passo sono tre miei. "Ciao" sussurro col fiatone affiancandomi a lui che continua a camminare con passo svelto. Ovviamente non mi degna di alcun saluto e svolta nella strada della scuola buttando del fumo dalla bocca. "Io...ti volevo ringraziare per quello che hai fatto per me" "L'avrei fatto per chiunque altro" sbotta attraversando la strada a caso ricevendo dei clacson in risposta che ignora completamente. "Mi scusi" porgo le mie scuse alla macchina che si è dovuta arrestare di colpo. Intanto Xavier è già arrivato al cancello, quanto è veloce dannazione. "Volevo anche scusarmi con te per le accuse che ho avanzato, non avrei dovuto alzare il dito contro di te senza neanche avere uno straccio di prova" "Sono abituato ad addossarmi colpe non mie" dice rattristendomi, sono stata davvero orribile con lui. Butta la cicca per terra e spegnendola con gli anfibi ai piedi torna a camminare a passo da dinosauro. "Posso fare qualcosa per sdebitarmi?" "Non c'è bisogno" prende le scale per il piano B. E' il piano opposto al mio, ma lo seguo lo stesso. "Che ne dici di un caffè? Una cosa molto informale e..." mi arresto di scatto quando Xavier si ferma bloccandomi e mi fulmina con lo sguardo. "Hai passato tutta la vita a guardarmi schifata perché sono figlio di mio padre e adesso vuoi prenderti un caffè con me per ripulire la tua coscienza?" Le sue parole hanno l'impatto di un proiettile dritto al cuore; mi svuotano, mi pietrificano, mi annullano, mi devastano totalmente. Ho un flash di me da piccola che scendo in strada per prendere il pane e vedendo venirmi incontro Xavier cambio completamente strada. Non pensavo si potesse mai accorgere che lo stavo evitando. Ho sempre pensato agli avvertimenti di mia madre "se incontri gentaglia per strada, evitali in ogni modo. Noi non abbiamo nulla a che fare con questi delinquenti" "Io...perdonami" indietreggio piano con le lacrime agli occhi finchè scappo via con impressa in mente l'immagine dei suoi occhi addolorati quando da piccola evitavo di prendere ogni sua strada perchè è figlio di suo padre. INES'S POV: "Ciao zia, come stai?" abbraccio zia Beni che mi accoglie a casa. "Tutto bene piccolina, entra pure" "Disturbo? Non ho avvisato prima di venire, mi dispiace" "Tu non disturbi mai, scherzi? Come va con la scuola?" chiede zia Beni mentre sta cercando qualcosa nella sua borsa, sembra che stia per uscire. "Oggi abbiamo ricominciato con le lezioni finalmente. Rafael è in casa?" "Sì, dovrebbe essere in piscina. Lo chiamo" "Tranquilla, vado io. Posso lasciare lo zaino in camera di Rafael prima? Dovremmo studiare insieme" "Ma certo. Io purtroppo devo scappare, per qualsiasi cosa c'è Rosita" "Perfetto, grazie zia" zia Beni mi lascia un buffetto sulla guancia e va via lasciandomi sola all'ingresso. Mi sporgo di poco per vedere se Rafael sia effettivamente in piscina e scappo di sopra. Dopo quello che ho scoperto su Rafael, ho deciso d'indagare per conto mio per capire cosa lo porta qui. Avrei potuto coinvolgere gli zii che lo stanno ospitando, ma temevo potessero cacciarlo di casa...meno persone sono coinvolte in questa faccenda, meglio è. Per fortuna non incontro nessuno nel corridoio e controllando che non ci sia Zaira al piano di sopra, entro finalmente nella camera di Rafael. Poso lo zaino per terra e mi asciugo le mani madide di sudore sugli jeans. Ho chiesto a Rafael di vederci il pomeriggio per studiare proprio per scovare qualcosa in camera sua. Spero davvero di poter trovare qualcosa, non so più cosa pensare sul suo conto. Inizio a cercare nel suo zaino, ma oltre a libri e quaderni non trovo nulla. Apro i cassettoni del mobile dove tiene altri libri, appunti volanti e altre cianfrusaglie inutili. Provo anche con entrambi i comodini a fianco del letto trovando solo dell'intimo e delle agende vuote. Ottimo lavoro agente. Mi siedo sul letto sbuffando, ma mi rialzo subito dopo notando qualcosa di duro sotto. Scosto subito le coperte e trovo il suo pc, bingo! Apro immediatamente il pc, ma mi blocco quando vedo che c'è un pin da inserire. Sarà la sua data di nascita? Ci provo invano quando però mi ricordo della sua reale età e quindi dell'anno errato. Riprovo mettendo stavolta l'anno giusto e riesco ad accedere. Sono un fenomeno. Vado subito nei documenti e trovo diverse cartelle di foto, word con progetti di scuola, finchè una foto non attira la mia attenzione. Zoomo la foto in questione e noto una certa somiglianza tra questo ragazzo e Rafael. Sembrano avere gli stessi occhi. Decido di fare una foto dal mio cellulare e passo a vedere altre cartelle. Quando penso che non troverò più nulla di utile nelle sue foto, apro la foto del ragazzo che assomiglia a Rafael insieme a...zia Beni? Corrugo subito la fronte, come fa ad avere queste foto Rafael? "Sì Rosita, una crostata andrà più che bene! Mi cambio e arrivo" sento gridare e realizzo con orrore che Rafael sta tornando in camera. Spengo immediatamente il computer e lo rimetto sotto le coperte in tempo quando Rafael apre la porta e mi becca in stanza. "Ehi!" faccio finta di star cercando qualcosa nel mio zaino. "Ines! Da quanto sei qui?" chiede Rafael guardandosi attorno un po' agitato, come se avesse paura che possa scoprire qualcosa. Peccato che ne sia già a conoscenza. "Sono arrivata adesso, zia Beni mi ha detto che potevo lasciare lo zaino in camera tua" "Ma certo. Scusami, mi cambio e andiamo a gustarci la crostata che sta facendo Rosita" "Ci sta un po' di dolcezza con tutto il greco che ci aspetta" ridacchio recuperando il quaderno e il manuale di greco. "Mi aspetti di sotto?" "Sì, come no. Fai con calma" esco dalla camera sorridendogli e una volta fuori spalanco gli occhi. Mille domande iniziano a farsi spazio nella mia mente e nessuna risposta che possa dare un senso a tutto ciò. Mi gratto la testa ancora perplessa e scendendo di sotto, trovo Rosita intenta a infornare una crostata "E' al cioccolato, vero?" chiedo posando i libri sul bancone. "Alla nutella" mi fa l'occhiolino. Faccio un segno di esultanza "Tra quanto sarà pronta? Ho già l'acquolina" "Una mezz'oretta, ti offro una tazza di tè nel mentre?" "Molto volentieri, è da un po' che non facciamo la nostra ora del tè" "Col latte?" "Certo, come i veri inglesi" le faccio un sorrisino d'intesa sistemandomi sullo sgabello. "Sai quando torneranno zia Bilel e zia Beni?" chiedo pensando a mostrare la foto che ho scattato a zia e avere qualche informazione. In quella foto insieme sembravano parecchio complici, che fossero stati fidanzati? "Penso per ora di cena, vuoi restare con noi?" "Non credo, zia Vivi mi aspetta per cena" frugo nello zaino e tirando fuori il cellulare chiedo a Rosita "Posso farti una domanda?" "Dimmi piccolina" "Lo conosci...per caso?" le mostro la foto che ho scattato prima di quel ragazzo. Rosita socchiude gli occhi e mettendosi gli occhiali per vederci meglio dice "Non credo, ma mi è familiare come volto" Mugolo frustrata mentre lei chiede "Perchè lo stai cercando?" "Una ricerca, nel tempo libero mi piace fare la detective" "La detective?" sentiamo dire alle nostre spalle e io riposo subito il cellulare. "Di chi state parlando? Anche a me piace indagare nel tempo libero" dice Rafael sedendosi accanto a me. "Ines sta cercando un ragazzo, mostragli la foto. Magari lui lo conosce" Sudo freddo, freddissimo. "Ma no, era una sciocchezza" cerco di cambiare argomento. "Fammi vedere, magari vero lo conosco" "Non penso, non è della scuola. Lascia stare, tranquillo" rimetto il cellulare nello zaino e scendo dallo sgabello. "Vado un attimo in bagno" esco di corsa fuori dalla cucina senza aspettare nessuna replica. Salgo di sopra guardandomi attorno e tornando in camera di Rafael, riprendo il computer sotto le coperte. Come sospettavo, le foto non ci sono più. Chi è quest'uomo? Il fatto che fosse amico di zia Beni c'entra col fatto che lui è qui? All'improvviso la porta della stanza si apre e con orrore realizzo che sono spacciata. Come gli spiegherò che stavo controllando il suo computer? "Giorgio!" esclamo un po' per sollievo e un po' per stupore. Lui mi guarda subito stranito e chiede " Tu che diavolo ci fai in camera sua?" "Chiudi la porta!" sbotto riposando il computer immediatamente. Ho rischiato troppo, è meglio svignarsela. "Niente, tu che ci fai qui?" riposo il computer sotto le coperte. "Niente, perché gli stavi guardando il computer?" Socchiudo gli occhi "Cose mie. Hai finito con l'interrogatorio?" Faccio per superarlo e andare via dalla stanza, ma Giorgio mi afferra il polso e sbotta "Cosa stai tramando granchio?" "Niente, ho detto niente. Devo tornare di sotto" cerco di liberarmi dalla sua presa invano, lui non me lo consente. "Anche a te l'ha detto di suo padre?" Corrugo subito la fronte, Giorgio sa qualcosa? "Si" fingo di sapere. "Anche tu lo sai quindi?" continuo con la mia recita. "Ha rivelato prima a me perché fosse qui" Perché è qui? Dannazione, devo fingere di sapere. "A me aveva già parlato di suo padre, ti ha detto quello che ha detto a me?" "Mi ha detto che è stato assassinato ed è qui per scoprire chi è stato" Mi trattengo dal voler spalancare gli occhi. "Sì, anche a me ha detto lo stesso" Giorgio inclina il viso e li esamina in silenzio "Stai mentendo" "Può essere mai?" "Perché stavi guardando nel suo computer allora?" Insiste Giorgio. "Io...volevo verificare che stesse dicendo la verità" "E hai trovato qualcosa?" "No" "Ines." mi guarda severo adesso. "Devo proprio scendere adesso, Rafael mi sta..." non mi lascia finire la frase che mi strappa dalle mani il cellulare e scappa via. "Giorgio!" urlo rincorrendolo lungo il corridoio. "Giorgio Demir! Giuro che ti uccido appena ti prendo!" sbotto scendendo le scale a corsa, peccato che Giorgio salti come un giaguaro nelle scale ed è già sparito dalla mia vista. Lo trovo in salone che cerca di sbloccare il mio cellulare e vedendomi arrivare, scappa fuori in piscina. "Vieni qua! Giorgio dannazione!" corro fuori in piscina e gli salto sulle spalle allungando le mani per recuperare il mio cellulare. "Dammelo! Non puoi fare così, dammelo!" "Sta' ferma! Ines, cazzo!" urla Giorgio mentre perde l'equilibrio cadendo in piscina e con lui anch'io. Riemergo dall'acqua tossendo e vedo Rafael insieme a Rosita che ci fissano incuriositi. "Non era meglio togliervi i vestiti prima di entrare in piscina?" chiede Rafael mentre io fulmino con lo sguardo Giorgio che mi guarda quasi divertito. Dio, lo prenderei a sberle. Individuo il mio cellulare galleggiare sull'acqua e riprendendolo, cerco subito di rianimarlo. "Non si accende!" piagnucolo devastata. Ho perso per sempre quelle foto, dopo l'enorme rischio che ho corso per averle. "Possiamo provare a mettere il cellulare nel riso" cerca di trovare una soluzione Rosita. "Dici che funzionerà?" "Provare non costa nulla, forza" mi aiuta a uscire fuori dalla piscina e mi avvolge con un asciugamano. Mettiamo subito il cellulare in una ciotola piena di riso e salendo in camera di Zaira mi faccio una veloce doccia. "Ti ho lasciato un cambio sul letto" mi grida fuori dalla porta Rosita. "Grazie!" rispondo uscendo dalla doccia afferrando un asciugamano per coprirmi. "Mi ci voleva una bella doccia" esco dal bagno mentre mi asciugo ancora i capelli zuppi d'acqua. "Zaira dov'è?"chiedo a Rosita. "Che cazzo ne so io" Alzo di scatto la testa e trovo Giorgio riverso sul lettone a petto nudo. "Sei impazzito? Esci da qui, mi sto cambiando!" esclamo tenendo la mano sull'asciugamano misero che mi copre appena. "Non abbiamo finito di parlare prima" ha il coraggio di dire. "Sparisci Giorgio." "Vuoi che dica a Rafael che gli hai guardato il computer?" mi minaccia sogghignando. "Non lo faresti veramente" frugo nel mio zaino per recuperare il deodorante che per fortuna mi porto sempre a presso. "Sai che lo farei senza problemi in realtà" si mette su un gomito osservandomi. "Vuoi uscire da qui? Ho bisogno della mia privacy" "Privacy negata, sputa il rospo" scende dal letto raggiungendomi. "Ora stai esagerando Giorgio. Non ti è bastato rompermi il cellulare?" gli lancio un'occhiataccia nonostante stia indietreggiando. "Quel cellulare del medioevo? Si sarebbe rotto a momenti" continua ad avanzare togliendo sempre più spazio tra noi. "Non hai un minimo di rimorso per quel che hai fatto." arrivo a toccare il muro con la schiena. "E tu granchio? Non hai un minimo di rimorso a frugare nelle cose di Rafael?" posa le mani sopra la mia testa guardandomi dall'alto. Deglutisco sentendo il suo petto nudo sfiorare il mio asciugamano all'altezza del seno e il suo sguardo bruciarmi l'anima. "Non sono obbligata a dirti nulla." sibilo cercando di tenere la voce ferma. "Sapevo che stavi nascondendo qualcosa" "Non sono l'unica a quanto pare." "Cosa sai?" "Perché non te ne vai e mi lasci in pace? replico dura. "So che effetto ti fa il solletico." "È una minaccia? Non oserai." E invece lo fa veramente. "No! No, basta! Giorgio non ho nulla sotto!" grido mentre lui mi butta sul letto e salendomi sopra ricomincia a farmi il solletico. Cerco di mantenere la mano salda sul nodo dell'asciugamano e urlo "Smettila! Sei un mostro, Giorgio no!" "Dimmi cosa sai e io smetto" "No! Lasciami!" lo prendo a pugni sul petto che sembra insormontabile. "Perché ti ostini a fare la testarda? Potremmo collaborare!" "Con te? Mai." "Bene, l'hai voluto tu" scende a farmi il solletico sul collo che soffro maggiormente. Mi agito come un'anguilla finché tolgo la mano sul nodo dell'asciugamano e afferrandolo dalle spalle lo spingo giù dal letto. "Gigio!" urlo quando mi trascina con sé e atterro sopra di lui. "Cazzo." Sento che mugola e alzando piano lo sguardo incontro il suo mi guarda paralizzato. Aspetta...dov'è il nodo dell'asciugamano? Abbasso lo sguardo e osservo con orrore di essere completamente nuda. Non ho neanche il tempo di realizzare la figuraccia che la porta della camera si apre e sento Rosita che mi chiama. Mi alzo immediatamente acciuffando l'asciugamano sul letto e mi copro come posso "ehi" fingo di non essere terribilmente in imbarazzo. "La crostata è pronta, tutto bene?" chiede Rosita notando purtroppo la mia espressione stravolta. Mi porto i capelli sulla schiena e le sorrido annuendo "Sì, mi cambio e arrivo" "Perfetto, vado a chiamare Giorgio" Rosita esce dalla stanza e io fulmino con occhi quella bestia. "Fuori. Immediatamente. " ringhio a un passo dal prenderlo veramente a sberle. "Sì, scusami...io...vado." si rialza in un lampo ed esce dalla stanza con la faccia rossa e lo sguardo basso. Aspetto che chiuda la porta per buttarmi sul letto e morire d'imbarazzo in pace. Non posso credere che sia arrivato a tanto.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


La più breve distanza tra due cuori è un brivido. -Fabrizio Caramagna GIORGIO'S POV: PASSATO. "Ehi, dove sei stato?" chiede mamma con una maschera in faccia e un calice di rosè in mano. A scopare con Clarissa nel parcheggio della palestra. Si è fatta trovare a sorpresa davanti alla palestra, è stata una sorpresa gradita. "Da Bartis" "Avete studiato? La scuola finirà tra qualche settimana. Sai che se vieni bocciato, ti faccio decapitare?" "Vado a farmi una doccia, che c'è per cena?" la ignoro trascinandomi sulle scale. Stanotte ho sognato Ines. Era tornata a Palermo e io ero impaziente di vederla, solo che ho poi scoperto che non è più potuta scendere e io ci sono rimasto così di merda che ci ho pensato per tutto il giorno. Neanche spaccarmi in palestra è servito a qualcosa...nè tantomeno la scopata con Clarissa. "Papà ha ordinato la pizza. A proposito c'è posta per te" Mi paralizzo di scatto. Non mi scriveva da un mese e 14 giorni...la lettera di questo mese tardava un po' troppo ed ero sempre di malumore. "La sto buttando" borbotto a mamma, ma in realtà prendo la busta e corro in camera da letto. Non faccio in tempo a chiudere la porta che ho già strappato la busta e apro la lettera. "Caro Gigio, è il giorno del prom qui in America, sono così emozionata. Io e le mie compagne abbiamo passato intere settimane a cercare un vestito adatto, perdonami infatti se ho tardato a scrivere la lettera, anche se dubito che la leggerai mai." Sbuffo, non sa e non saprà mai che aspetto il mese prossimo impaziente di avere sue notizie. Di solito ricevo le lettere il 9 di ogni mese e come ha detto lei, questo mese ha tardato facendomela recapitare il 23. Stronza, sono stato due settimane in agonia. Pensavo si fosse scordata di me, ero pronto a risponderle io la prossima settimana insultandola e mandando a puttane la mia copertura da bastardo menefreghista. "Alla fine ho optato per un vestito di seta semplice color lime, dicono che mi risalti...non saprei, sai che non ci capisco un tubo di queste cose. Ho anche comprato una pochette tutta glitterata e delle scarpe col tacco abbinate. Spero di non cadere e spaccarmi la faccia, sono ancora indecisa in realtà sul metterle o meno. Non ci so camminare un granché, magari ci provo un po' e mi porto dietro le scarpe da ginnastica. Devo scappare adesso, sono di corsa ma ho voluto scriverti lo stesso. Domani il mio padre host dovrà mandare un pacco e gli ho chiesto di spedire anche la tua lettera. Nella prossima parleremo più a lungo, promesso." Non c'è scritto più nulla, tutto qua? Mi prende per il culo? Sto iniziando a innervosirmi, quando alla fine della lettera leggo una piccola frase "Per farmi perdonare, una foto di me con l'abito. Fammi sapere se sembro un mostro, un bacio. Tuo granchio" Merda, c'era altro nella busta? Mi giro immediatamente e individuo la busta che giace per terra. L'afferro di scatto e aprendola trovo effettivamente una piccola polaroid. La giro tra le mie mani e rimango senza fiato. Un mostro? È una visione divina. Noto che ha i capelli più lunghi, più slanciata probabilmente dal fatto che sia cresciuta d'altezza e i fianchi più tondi. È stupenda, assolutamente meravigliosa. Accarezzo con le dita il suo viso angelico, gli occhi lucenti e il sorriso raggiante. Come fa a essere così bella? "Giorgio è arrivata la pizza!" sento gridare da sotto, ma io sono ancora incantato, folgorato dalla bellezza di Ines per articolare qualsiasi tipo di parola. Mi porto la foto al petto e mi stendo a peso morto sul letto, adesso farò sogni tranquilli fino al 9 del prossimo mese. PRESENTE Impiego qualche secondo per staccarmi dalla porta della camera di Zaira e prendere un bel respiro. Ho sempre immaginato, sempre, come sarebbe potuta essere Ines senza nulla addosso. Vari immaginari si sono affollati nella mia mente: seno alto, seno basso, capezzolo rosa chiaro, rosa scuro, ventre piatto e liscio, ventre più sinuoso...non esagero quando dico che passo le giornate a immaginarmela in ogni modo possibile, ma nessuna di queste fantasie può minimamente competere con la realtà. I suoi riccioli ramati che scendevano a cascata da un lato scoprendo l'altro lato esposto ai miei occhi voraci che analizzavano la linea del collo curvilineo e delicato scendendo fino alla spalla nuda e ancora umida che ne risaltava il colore pallido, tenue, etereo. Alcune gocce d'acqua ricadevano dai capelli sul suo petto tracciando delle scie letali lungo i seni pieni, avvolgenti, morbidi, alti con le punte sottili e di un roseo così di pregio, raro, prezioso, fine. La vita talmente sottile da poterla racchiudere con solo un mio braccio e i fianchi, signore mio, quelle curve voluttuose da capogiro che mi hanno spezzato il fiato. Si è rialzata così in fretta che non ho potuto catturare più niente con gli occhi, anche se quello che ho potuto vedere mi è bastato per altre sette vite. Ho le mani che mi tremano ancora dall'eccitazione quando muovo un passo e cerco di recuperare il lume della ragione. Sono frastornato, confuso, totalmente stordito dalla sua bellezza, da tanta soavità, magnificenza. Mi sento ubriaco di lei. Non mi accorgo neanche di Rosita che mi prende a schiaffi e urla "Giorgio, sveglia!" "Rosi" sussurro in un filo di voce passandomi le mani sul volto, come farò adesso ad andare avanti? La mia vita si è fermata lì dentro, insieme alla testa e a ogni parte del mio corpo. "Che ti prende? Ti stavo cercando per dirti che la crostata è pronta" "Signore, prendimi con te. Prendimi con te" scivolo per terra addosso al muro e chiudo gli occhi sperando di mettere fine ai vari immaginari catastrofici di noi due insieme. "Stai bene? Devo chiamare tua madre?" chiede preoccupatissima Rosita posando una mano sulla fronte per misurarmi la febbre a modo suo. "Ay dio...sei bollente Giorgio!" "Bollente...sì, ecco cos'era lei" deliro ancora senza coscienza. "Appoggiati a me, dobbiamo andare di sotto" mi rialza a fatica Rosita e aggrappata a lei scendiamo le scale. "Cosa sta...succedendo?" chiede Rafael con una fetta di crostata in mano vedendomi barcollante. "Presto, dell'acqua ghiacciata e un panno" interviene Rosita posandomi sullo sgabello. "Piccolo mio, riprenditi" mi bagna subito il viso andato in fiamme e io ridacchio con ancora gli occhi chiusi "Riprendermi? E' impossibile, Rosita sono finito" "Che succede?" sentiamo la voce di Ines alle nostre spalle. Spalanco gli occhi e alzando lo sguardo a lei la osservo con un vestitino bianco tempestato di fiorellini colorati e i capelli arruffati come se avesse...no, Giorgio smettila. "Sta poco bene" Rosita m'indica, mentre Ines si avvicina di poco a me e sbotta "Sta fingendo" Che stronza, sto male per te. Si affaccia all'improvviso su di me e prendendomi le guance tra le mani mi osserva a una vicinanza molto pericolosa. Trattengo il fiato perdendomi dei suoi occhi verdeggianti, finchè si allontana di colpo e borbotta "Dategli la crostata e si riprenderà" "Crostata, presto." ordina Rosita a Rafael che ne taglia un pezzo e me lo porge un po' titubante. Non capisco che cazzo stia succedendo, ma accetto il pezzo di crostata e me lo porto in bocca gemendo di piacere subito. "Vedete? Aveva solo bisogno di zucchero" Ines mangiucchia la sua fetta come un cricetino. "Ero a un passo dal chiamare l'ambulanza" mormora ancora allarmata Rosita. "Nulla che una tua crostata possa risolvere" risponde Ines bevendo del tè. Sono incuriosito da questa combo e le rubo un po' di tè. "Ehi, versatene un po' per te" protesta Ines lanciandomi un'occhiataccia. La ignoro e inzuppando un pezzettino di crostata nel tè scopro un altro universo. "Ma è la cosa più buona del mondo" mi prendo l'intera tazza di Ines, mentre Rosita gliene versa subito un'altra per non farci litigare ulteriormente. Passiamo un'oretta a goderci la merenda squisita di Rosita e io non smetto di lanciare occhiate a Ines, non riesco a toglierle lo sguardo di dosso. Ora che ne ho avuto un assaggio, voglio tutto il resto. Subito. "Andiamo a studiare?" chiede Ines a Rafael che annuisce e scendono dagli sgabelli. Aspetta...cosa? Dove stanno andando insieme? "Mi unisco a voi" borbotto scendendo anch'io dallo sgabello ma col resto della crostata, non la mollo più. "Stiamo andando a studiare greco, non a divertirci Giorgio" borbotta Ines...la guardo subito storto. Per caso vuole allontanarmi da lei per poter andare avanti col suo misterioso piano malefico? "E chi si vuole divertire qui? Sono serissimo" la supero e affianco Rafael che mi osserva stranito "Ma non hai nulla con te" "Ci basterà un manuale. Andiamo?" "Giorgio, posso parlarti?" sbotta Ines innervosendosi. "Certo, dimmi" "In privato." E rieccoci con i miei immaginari. Mi afferra dal braccio e mi trascina in un angolo del salone dove non c'è nessuno, tento con ogni mia forza di non pensare al fatto che voglia appartarsi con me per volere piacere. "Che hai intenzione di fare? Sparisci." sibila gelida...dritta al punto. "Io? Mi sembra di capire che sia tu quella con cattive intenzioni" ribatto stringendo a me la teglia di crostata come a farmi da scudo tra me e lei. Ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa o non so dove andrebbero a finire le mie mani. "Da quando in qua ti sei trasformato nel detective Conan?" Scoppio a ridere "Conan risolve sempre i suoi casi" "Non questo." Alzo le sopracciglia sorpreso dalla sua determinazione "Perchè non vuoi dirmi quello che sai? Potrei aiutarti" "Tu? Mi prendi in giro? Hai già rotto il mio cellulare e rubato la mia privacy" sibila venendomi sotto muso. "Era l'unico modo di farti parlare" "Hai fallito entrambe le volte, Conan perde colpi o sbaglio?" Mi farà uscire pazzo. "Non voglio lasciarti sola con lui." confesso serio. "Di cosa hai paura?" Che ti possa fare del male, che possa toccarti, sfiorare la cosa più preziosa che ho al mondo. "Nasconde qualcosa di grosso, non puoi gestirlo da sola" Un sorriso orgoglioso dipinge le sue labbra e venendomi ancora più vicina mormora "Eppure riesco a gestire te che sei più subdolo di lui" "Ines..."sussurro bagnandomi le labbra mentre i miei occhi si concentrano sulle sue piene e lucide, pronte a ricevere un agguato da me. "Giorgio...lasciami fare" bisbiglia lei cercando di convincermi con i suoi occhi penetranti. "Non posso rischiare quando si tratta di te. Sei troppo..." mi si spezza il fiato non riuscendo a continuare la frase. "Troppo...?" m'incita lei a finirla lo stesso. Troppo importante per me. "Troppo stupida." Ines mi dà uno spintone incollerita e va via lasciandomi contro la tenda a riprendermi ancora una volta dal suo contatto. Mi consuma come un pezzo di carta esile in preda alle fiamme infernali. Prendo un'altra fetta di crostata e frustrato torno in cucina, dove trovo lo zaino di Ines appoggiato ai piedi dello sgabello. Che imbranata, deve studiare e si scorda lo zaino qui. Lo recupero posandolo sopra il bancone e mi siedo sullo sgabello per un bicchiere d'acqua... noto dei fogli che sono fuori usciti dallo zaino aperto e mentre faccio per rimetterli dentro, mi paralizzo nel vedere il documento di Rafael. Cosa diamine...? Riposo il bicchiere d'acqua e prendendo il documento ne faccio cadere una copia...quanti sono? Aspetta...non sono uguali, osservo notando una differenza sottile di colore tra i due. E' minima, ma per chi ha campato di documenti falsi durante l'adolescenza è visibile. Uno è originale e l'altro no. Prendo in mano quello originale e leggo tutti i suoi dati finchè spalanco gli occhi alla data di nascita, non è possibile. Mi accerto di avere il documento originale in mano, ma è proprio così...Rafael ha 26 anni. "Ce ne hai messo di tempo per scoprirlo" sento dire alle mie spalle e riconosco la voce di Rafael. Mi giro con le carte in mano e sibilo "Cosa vuol dire questo?" "E' stato Xavier a dartele?" sbotta lui strappandomi dalle mani i documenti. "Xavier? Che cazzo c'entra lu..." solo adesso realizzo che sarà stato proprio Xavier a fargli procurare i documenti falsi. "Come hai fatto ad averli allora?" "Sono stata io" dice un'altra voce sulla soglia della cucina. Ci giriamo e troviamo Ines che ci guarda seria e avanza piano. "Ines?" sussurra realmente sorpreso Rafael. "E ti dirò di più...ho frugato nel tuo computer e ho trovato una foto di un ragazzo che ti somiglia, quindi presumo sia tuo padre, insieme alla zia Beni. Come ce lo vuoi spiegare questo?" Corrugo la fronte non capendo più un nulla...che cazzo c'entra suo padre con la zia Beni? "Sapevo che avrei dovuto tenere sottocontrollo più te che Giorgio" sorride amaramente Rafael osservandola con intensità. Non è uno sguardo che mi piace, infatti mi paro di fronte a Ines e sbotto a Rafael "A che gioco stai giocando amico?" "Io? Siete voi che state giocando a fare i detective del cazzo" "Si tratta della mia famiglia, non sto affatto giocando." dice severa Ines superandomi. L'afferro per il braccio e sibilo sulla sua testa "Non ti allontanare da me." "Si tratta anche della mia famiglia. Mio padre è stato assassinato ingiustamente e la vostra famiglia ha a che fare con questo, non mi tirerò indietro finchè scoprirò chi è stato" "Come fai ad essere così certo di ciò?" chiedo stringendo forte il polso di Ines. "Per questo" tira fuori dalla tasca il portafoglio e ci porge un bigliettino di carta che apro subito "Mia dolce Beni, sono malato e mi restano pochi giorni di vita. Cerco di dirtelo ogni volta che c'incontriamo, ma le parole non vengono mai fuori...come se non volessi accettarlo neanch'io. Ti scrivo questo breve messaggio mentre stai sonnecchiando su di me. I tuoi genitori sono in pericolo di vita e tu hai subito chiamato me per precipitarti al Cervello. Non hai chiamato Cortada, ma hai chiamato me...perché? Sì, so della tua relazione col professore già da qualche mese, l'ho beccato delle volte salire da te ma ho mantenuto il segreto per non metterti a disagio. Voglio soltanto metterti in guardia su di lui, è un uomo pericolo e immischiato con gente poco raccomandabile. Devo andare, dicono che devo spostare la moto dal parcheggio. Ti amo tanto, tuo Aldo. 23/12 " Ho bisogno di rileggerlo una volta ancora per capire che non si tratta di un sogno. Il padre di Rafael, oltre a essere stato molto unito con zia Beni, ne era innamorato. "Qua dice che era malato e che gli restavano pochi giorni di vita, come fai a sapere che è stato assassinato?" chiede invece Ines molto più razionale di me. "Mia madre avrebbe dovuto incontrarlo quel giorno stesso per dirgli di me, ma non l'ha mai più visto. Quel giorno è morta una persona nel parcheggio dell'ospedale, nessuno sa di chi si tratta. Sono state cancellate tutte le prove" "Tu pensi che sia stato lo zio Bilel?" sibilo guardandolo minaccioso. "Non escludo proprio nessuno." sbotta Rafael incrociando le braccia. "Ma...come fai ad averlo tu questo?" domanda Ines con ancora il fogliettino in mano. "Benedetta" risponde semplicemente. Quindi zia Beni sa qualcosa. "Ehi ragazzi, come state?" entra una persona in cucina e vediamo zio Bilel allentarsi la cravatta e andare verso il frigo. Ci paralizziamo tutti quanti. "Rosita ha fatto della crostata, la vuoi?" chiede Rafael come nulla fosse. E' un attore nato. "Ecco cos'era questo buon profumo, certo" zio Bilel si versa dell'acqua fredda e si avvicina al bancone. "Tutto bene? Se continui a stritolare il polso di Ines, si romperà sai?" dice zio Bilel indicando la mia presa ferrea su Ines. "Noi...stavamo andando via" mormoro indietreggiando con lei. "Non rimanete per cena?" "No, no. Mamma ci vuole a casa per cena, sarà per un'altra volta" aggancio una mano sul fianco di Ines per tirarla a me. "Oh certo, come contraddire Viviana. Ci vediamo presto allora ragazzi" ci saluta zio Bilel mangiandosi la fetta di crostata mentre gli faccio un sorriso tirato e recuperando lo zaino trascino fuori Ines che trema visibilmente. "Ehi, guardami" le prendo il viso continuando a camminare. Ha lo sguardo terrorizzato, lo sono anch'io cazzo. "Ce ne andiamo, ok?" sussurro al suo viso accarezzandole i capelli per farla calmare. "E se zio Bilel..." fa per dire lei ma le metto un dito sulle labbra "Non ora piccola, andiamo a casa prima." Le prendo la mano e la porto fuori da lì. "Giorgio sei tu?" grida mamma quando apro la porta di casa. "Sì, sono con Ines" "Avete studiato?" "Molto, vado di sopra per una doccia" mi trascino dietro Ines sulle scale e portandola in camera mia, la faccio accomodare sul letto. "Non pensavo fosse tanto grave la questione" sussurra Ines ancora scossa. "E se stesse mentendo? Se l'avesse scritto lui quel bigliettino?" mi siedo di fianco a lei. Ines scuote subito la testa "No, non sembrava che stesse mentendo" "Ha mentito sulla sua età per tutto questo tempo" le rammento. "Ho visto i suoi occhi incolleriti. Vuole avere giustizia e non si fermerà finchè l'avrà" "Che facciamo quindi? Avvisiamo zio Bilel e zia Beni?" chiedo passandomi una mano sui capelli. "Assolutamente no, prima dobbiamo capire fino a che punto sono coinvolti con la morte del padre di Rafael" "E come?" "Chi proteggerebbe zio Bilel in caso avesse fatto un crimine, oltre ai suoi familiari?" Faccio per pensarci "Il suo legale". Ines annuisce e solo adesso realizzo "Tuo padre, tuo padre sa." "Esatto, dobbiamo andare nel suo studio" "Adesso?" "E quando? Muoviti!" Ines corre verso la finestra e si sporge per uscire da lì. "Perché non possiamo entrare dalla porta?" la seguo dietro. "Perché ci sono le telecamere, dobbiamo agire in incognit...aiuto!" l'acciuffo in tempo prima che si possa rompere qualche costola "Attenta" borbotto stringendola a me. "Sto bene" invece lei rifiuta ogni mio contatto e torna a percorrere come un'equilibrista il tronco robusto che collega la mia finestra alla sua. La seguo in silenzio ed entrando in camera sua, mi guardo un po' attorno. E' da 8 anni che non ci metto piede, ha lo stesso profumo di fiori che ricordavo. "Giorgio?" mi riporta alla realtà Ines uscendo dalla camera. "Sì, arrivo" distolgo lo sguardo dalle foto sopra la scrivania, in alcune sembra che ci sia anch'io. "Fa piano" sussurra mettendosi in punta di piedi. "Ma non c'è nessuno in casa" borbotto seguendola lungo il corridoio. "Shh!" mi rimprovera aprendo la porta dello studio di suo padre. "Presto" mi trascina dentro e chiude la porta dietro di noi. "Sei consapevole del fatto che ti stai atteggiando da ladra a casa tua?" "Zitto e aiutami con questi" indica dei fascicoli giganti dentro l'armadietto. "Per favore, no?" "Gigio!" sbotta severa. "Ho capito, ho capito." "Non so te, ma io sto morendo di fame" borbotto in mezzo a mille fascicoli, un'infinità di fogli e neanche una traccia di Aldo Herman dopo due ore di ricerca. "Non posso credere che non ci sia nulla" mugola contrariata Ines continuando a cercare. "Posso andare a farmi un panino o mi arresti a casa tua?" "Vai, vai." Neanche mi guarda in faccia Ines talmente concentrata sul suo obiettivo. Sbuffo e alzandomi tra le scartoffie esco dallo studio richiudendo la porta. Faccio per scendere in cucina, ma il mio sguardo viene calamitato dalla porta di camera sua ancora aperta. Butto uno sguardo dietro di me e muovo i passi verso camera sua. Sono un po' intimorito quando entro e devo abbassare di poco la testa per non andare a sbattere contro il soffitto. Mi porto le mani in tasca arrivando al centro della stanza sul tappetino peloso bianco e inspiro a fondo il suo profumo. Dio, se potessi catturarlo e portarlo sempre con me. Osservo la sua postazione trucco curata e minimalista insieme ai gioielli appesi e lo specchio decorato da lucine che faranno un bel effetto una volta accese. Di fianco sono ordinati anche vari profumi che fanno un odore buonissimo. Apro i cassettini curioso, ma ci trovo soltanto rossetti e altri cosmetici vari. In fondo c'è invece la scrivania con libri di ogni materia sopra e cancelleria varia. Sopra c'è una lavagnetta di sughero con delle foto attaccate e sorrido vedendo delle nostre foto insieme. In una siamo al mare di fronte a un castello di sabbia fatto interamente da me, ma che Ines ha preso i meriti...in un'altra siamo al parco, io su una bici e lei sul triciclo che c'inseguiamo e nell'ultima invece siamo un po' più cresciuti, forse una delle ultime che abbiamo scattato prima che lei andasse via. Abbiamo degli stupidi cappellini di Natale ed è un selfie di noi che facciamo delle smorfie alla camera. Scuoto la testa quando vedo un'altra foto ancora più nascosta delle altre...è il mio compleanno e Ines sta spegnendo le mie candeline. Glielo lasciavo fare con molto piacere perché era proprio lei l'oggetto del mio desiderio ogni anno. Era giusto che le spegnesse lei le mie candeline. "Non dovevi farti un panino?" chiede alle mie spalle Ines. Mi giro di scatto e la osservo sulla soglia che mi guarda perplessa...a distanza di così tanti anni da queste foto poche cose sono cambiate: la sua bellezza, i suoi occhi, la sua mini statura e il mio eterno amore per lei. "Perchè continuavi a mandarmi lettere sapendo che non avresti mai avuto una risposta da me?" domando di getto, è sempre stata un dilemma a cui non riuscivo a dare una risposta. Ines spalanca subito gli occhi colpita dalla domanda "Io...non volevo perderti." inspira a fondo e distoglie lo sguardo imbarazzata quando confessa "Era un modo per tenere saldo il nostro legame, farti sapere che eri sempre nei miei pensieri...nonostante fossi dall'altra parte del mondo" Rimango in silenzio per recepire ogni parola finchè lei chiede a sua volta "E tu? Perchè non mi hai mai risposto? Le ho viste le mie lettere sotto il tuo letto" Scuoto la testa "Volevo punirti. Mi avevi abbandonato e ora avresti sofferto come me, anche se dubito che tu abbia sofferto anche solo una piccola percentuale di quanto abbia fatto io" "Ti sbagli" si avvicina a me e mormora guardandomi dritto negli occhi "Sono tornata per te Gigio, non riuscivo più a sopportare la tua lontananza" Il mio cuore prende a battere più veloce di una locomotiva, mentre mi sento andare in fiamme e sudo come una bestia. Ho sempre sognato il momento in cui sarebbe tornata da me un giorno e adesso che è veramente qui, ho paura di svegliarmi dal sogno. "Ho fatto un incidente subito dopo che ci siamo parlati per l'ultima volta. Non ero molto lucido e una jeep che viaggiava a cento all'ora mi è venuto addosso. Non ho potuto fare nulla, mi ha travolto in pieno e io sono schizzato in aria. Mi sono risvegliato dopo parecchi giorni di coma in ospedale e imposi ai miei di mentire a tutti quanti" "Quindi tu non..." "No, quell'estate non ero in vacanza con i miei amici. l'ho passata in ospedale e poi dal fisioterapista per riprendere a camminare. Guarda" abbasso di poco i boxer per mostrarle una lunga cicatrice sul fianco. Ines si porta le mani sul viso "Perchè non mi hai avvisata? Sarei corsa da te" "A che scopo? Per avere pena di me?" "Per prendermi cura di te, tu l'hai sempre fatto con me" "Non devi fare qualcosa per ricambiare, non è così che funziona" le dico in tono di rimprovero. "Dopo i miei genitori, sei la persona più importante che ho Gigio. Non ho bisogno di ricambiare nulla per stare al tuo fianco" mi solletica il palmo della mano con le dita "Ti amo e ti amerò sempre. A prescindere da qualsiasi cosa che ci accadrà" I miei occhi diventano presto lucidi e lei accorgendosene alza una mano per asciugarmi una lacrima furtiva che scende sulla mia guancia. Sorride tenera quando incrocia la mia mano con la sua e chiede dolce "Ce lo vogliamo fare questo panino? Ci aspetta ancora un bel po' di lavoro detective Conan" Scoppio a ridere e annuisco, mentre lei mi porta fuori dalla camera non prima che l'attiri a me per stamparle un bacio sulla testa. Ti amo anch'io granchio.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


"E dire che in fondo non amo te, ma piuttosto la mia esistenza donatami da te." Kafka XAVIER'S POV: PASSATO. "Guarda qui, ti piace?" chiede papà posando sul tavolo dei piatti di ceramica e delle posate che luccicano di quanto sono belle. "Sono in argento questi e non è finita qui..."butta sul tavolo delle collanine "Questo è tutto oro invece" dice fiero di sé. Allungo una mano sul ciondolino a forma di croce di una di queste collane e domando "Come fai a essere certo che sia oro?" "Senti" porta la collana sotto il mio naso "Cosa senti?" Cerco di captare qualsiasi odore, ma proprio non sento nulla. Penso che papà si stia sbagliando. "Sarò raffreddato, io...non sento nulla" cerco di non farlo abbattere troppo. Lui invece sorride e mi scombina i capelli "Esatto, non senti nulla perché l'oro è inodore. Senti questo invece" mi avvicina un braccialetto che tira fuori dalla tasca. "Sento l'odore del metallo" sussurro "Quindi se odora di qualcosa non è oro?" "Impari in fretta ragazzo mio" mi lascia uno schiaffetto sul viso e si allontana per recuperare la bilancia. "Che te ne fai di tutta questa roba?" l'osservo mentre analizza gioiello per gioiello e li differenzia. "Li venderemo e ci facciamo un viaggetto insieme, che dici?" "Un viaggio? E dove?" "Non lo so, decidi tu. Avremo abbastanza soldi per qualsiasi meta vorrai" "Vorrei andare a mare a Cefalù" "Cefalù?" si abbassa al mio livello e dice guardandomi dentro gli occhi "Sogna più in grande piccolo. O le fai bene le cose o non le fai." "Io...non so, il mio compagno di classe ha passato le vacanze a Favignana. È abbastanza in grande?" ci penso intensamente. "Che ne dici dell'America? New York?" "New cosa?" Papà ridacchia e cercando qualcosa al cellulare, mi mostra un'immagine con tanti palazzi illuminati la notte. "Come ti sembra?" "Potrebbe andare" rispondo notando l'entusiasmo di papà. Qualsiasi sia questo luogo, lo rende felice e questo rende felice anche me. "Allora è deciso! Partiremo il prima possibile" "E con la scuola come farò?" domando perplesso. "La scuola? Quello che dovevi imparare l'hai già fatto alle elementari, il resto lo imparerai vivendo" "Ma...a me piace andare a scuola. Mamma diceva che..." "Mamma non c'è più e nessuno potrà riportarla in vita, adesso ci penso io a te" dice duramente papà. La morte di mamma lascerà sempre una ferita aperta sul nostro cuore. Soprattutto il modo ingiusto in cui se n'è andata, per un mero litigio con la signora del piano di sotto che non sopportava che il nostro bucato bagnare il suo balconcino. Un litigio che è degenerato in una coltellata alla gola. Io non ero a casa quando successe tutto ciò, mio padre neanche...era a lavoro, una volta faceva il muratore. Dopo la morte di mamma, papà ha lasciato il lavoro e ha cominciato a rubare. Sentivo che la notte usciva di casa e la mattina mi ritrovavo il salone pieno zeppo di cose che non ci appartenevano. Quando chiesi da dove venisse tutta questa roba, papà mi rispose "E' della stronza del piano di sotto, le rovinerò la vita. Rovinerò la vita a tutti quelli del quartiere." Da allora non si è più fermato. Non ha più intenzione di tornare a lavorare onestamente. Non ha più intenzione di sottostare alla giustizia, la stessa che non ha battito ciglio sull'omicidio di mamma perché stavamo in una casa legalmente abusiva e quindi la signora che si lamentava non aveva tutti i torti. Papà nota che i miei occhi cominciano a farsi lucidi e frugando nelle tasche dice "Vai a prendere il pane, stasera ti farò le polpette al sugo. Il tuo piatto preferito" "Ma tu non sai fare le polpette al sugo" "Posso sempre guardare un video su YouTube, non ti fidi?" Annuisco piano con la testa incerto. Prendo gli spicci che mi porge e scendo di casa. "Xavier!" sento che mi chiamano i miei amici che giocano nel cortile. "Devo andare" grido a loro ignorandoli. "Ehi! Che ti prende?" chiede Ismael raggiungendomi. Scuoto subito la testa per fargli capire che non mi va di parlare. "Sai che a me puoi dire tutto" cerca di convincermi. "Non è niente, torna a giocare" "Perché non scendi?" Perché m'imbarazza sapere che mio padre ruba a casa vostra. "Mi sento poco bene" m'invento su due piedi. "Che hai?" "Non so...sento i brividi, forse ho la febbre" "E che ci fai giù?" rimanda in aria la palla che ci stava per colpire. "Devo andare a prendere il pane, ci vediamo" accelero i passi non aspettando una sua replica e scendendo le scale, faccio per andare dal signore in macchina che vende il pane, ma una ragazzina scura di pelle si arresta immediatamente quando mi vede e corre a cambiare strada. La cosa spezza il mio cuore, ma suppongo che debba farci l'abitudine. La fama di mio padre mi precede ed è comprensibile la paura della ragazza nei miei confronti. La osservo fermo mentre va dal signore per prendere il pane e torna indietro controllando che io ci sia ancora o meno. Decido di attraversare la strada e andare nel lato opposto per rassicurarla, fingo di non accorgermi neanche di lei e la supero spavaldo. Forse in questo modo capisce che non ho interesse di derubarla. Il piano funziona perchè lei procede tranquilla e torna nel suo palazzo. Rimango qualche minuto in più a osservarla mentre resta a parlare con una sua vicina per qualche minuto e io ne approfitto per studiarla da cima a fondo. Me la ricordo quando era più piccolina. Adesso è cresciuta di qualche centimetro, le si sono allungati i capelli e il volto sembra più maturo. Ha un sorriso genuino e raggiante, i miei occhi scendono a osservarle i seni più tondi e le gambe sotto la gonnellina. Era abbastanza carina da piccola, adesso è davvero stupenda. Come sarà quando crescerà ancora? Continuerà ad avere paura di me perchè sono figlio di mio padre? Faccio il giro più lungo per tornare dal signore che vende il pane e prendendo due filoni torno a casa, sono veramente curioso di vedere come usciranno le polpette di papà. Mentre mi avvicino al mio condominio noto diverse volanti della polizia davanti, cosa succede? L'ultima volta che ho visto così tante volanti è stato quando tornai da scuola e seppi della morte di mamma. Ho la nausea solo a ricordarmene. I ragazzi che giocavano di sotto sembrano scomparsi e sono tutti che osservano dai loro balconi gli agenti che entrano nel mio palazzo. Inizio a respirare lentamente e stringendo forte a me la busta del pane, faccio per percorrere il cortile quando dal palazzo escono altri agenti e un uomo in mezzo a loro. Il mio cuore accelera quando gli agenti si avvicinano sempre di più a me e uno di questi va ad aprire la macchina scoprendo la figura di mio padre ammanettato. "Papà" sussurro in un filo di voce. Ho sempre temuto questo momento, mi sembra di vivere un incubo mentre costringono papà a sedersi nella volante e lui mi grida dietro "Sogna in grande Xavier, ricorda. In grande!" Le mie mani tremano così tanto che la busta del pane ricade per terra e dai miei occhi iniziano a scorrere lacrime amare. Ho perso anche papà. PRESENTE. "Sono solo le 9 del mattino amico!" Mattia fa per sottrarre la birra a Bartis che però si scosta e continua a bere. "Dacci un taglio coglione" sbotta Giorgio sbadigliando. Ci siamo concordati di vederci all'angolo del caffè la mattina per parlare della festa di stasera da Giorgio. I suoi saranno fuori per il weekend e ha casa libera, dovremmo vendere un casino. "Hai bisogno di fare rifornimento?" mi chiede Giorgio posando i piedi sul tavolino. "Non credo, ne ho abbastanza per stasera" "Chi si occupa dell'alcol?" chiede Bartis ruttando dopo la seconda bottiglia di birra. "Sei disgustoso" sbotta Giorgio per poi prenderlo a schiaffi per darsi una svegliata "E' solo una stronza, sai quante altre tipe ti puoi scopare? Fottitene della pausa che ha chiesto" "Come te lo devo dire che non m'interessa di nessun'altra? Voglio Jas e basta, cazzo."piagnucola Bartis mentre rollo il mio drummino in silenzio. "E' tutta colpa mia, ho mandato tutto a puttane con quella dannata occupazione. Dopo che è stata rapita, è cambiata radicalmente" continua a piagnucolare. "In che senso cambiata?" Fingo di non stare in ascolto, ma cazzo se lo sono "Quando la sfioro, si ritrae. Ha sempre una scusa per non vedermi e risponde ai miei messaggi il giorno dopo, ad alcuni risponde solo a monosillabi. E' ancora sconvolta da quella sera, è stata tutta colpa mia." Alzo un sopracciglio e un lieve sorrisino fa capolino sul mio viso. Quando l'ho baciata io, non mi è parso che si volesse ritrarre anzi...se non ci fosse stato nessuno attorno a noi, me ne avrebbe chiesto ancora e io l'avrei accontentata con molto piacere. Ripensare al suo sapore mi fa girare la testa. Ho pensieri assidui delle sue labbra sulle mie, delle nostre lingue che si cercavano fameliche...è come se quel bacio lo avessimo così tanto atteso che quando è successo, abbiamo perso il controllo di ogni cosa. Staccarmi da lei è stato talmente faticoso da essermi sentito male fisicamente. Non è mi è mai capitata una cosa del genere e mi sono promesso che non sarebbe più successo. Se solo un bacio di Jas mi scatena così intensamente, tutto il resto potrebbe verosimilmente portarmi alla morte. "Sei riuscito a trovare quei figli di puttana?" Bartis fa subito una smorfia "No, non hanno lasciato una cazzo di prova dietro di loro. Sembrano spariti dalla faccia della terra." Butto fuori del fumo e chiedo "Neanche il colonnello ha trovato nulla?" "Un cazzo, ti dico un cazzo." sbotta rabbioso Bartis chiedendo al barista un'altra birra. "Piantala, potrai sbronzarti quanto ti pare stasera" cerca di contraddirlo Giorgio, ma Bartis riesce a prendere un'altra birra ed esce dal bar incazzato. "Merda, che situazione. Se avesse trovato quei tipi, le avrebbe fatto giustizia in qualche modo" osserva ad alta voce Giorgio. "Ho l'impressione che non sarebbe cambiato nulla. Vado anch'io, ci becchiamo stasera" afferro il mio cascone e non aspetto una sua replica uscendo dal bar. "Ci vediamo" saluto Bartis distrattamente intento a salire sulla mia moto, ma appena mi vede si avvicina di scatto. "Ehi, aspetta...volevo chiederti di Jas. Non sono stato molto presente a scuola, ti ha parlato di me o..." Per poco non gli scoppio a ridere in faccia, anche se sarebbe bello vedere la sua reazione nel sapere che la sua ragazza ha chiesto a me di uscire insieme. "No, ci siamo limitati a stare vicini a ricreazione quando passava Vittoria" Bugia, non vedo Jas da una settimana circa e ho intenzione di lasciare le cose per come stanno. Qualsiasi cosa stia provando per quella ragazzina deve morire in questo istante. Non vederla o meglio...evitarla in ogni modo in questi giorni mi ha fatto smettere di pensare un po' a lei. Prendere un assaggio di quelle labbra è stato un'enorme errore di cui ancora sto pagando le conseguenze con me stesso. Mi capita di pensare a lei di più la notte quando sono per strada in attesa di clienti e rimango a contemplare in silenzio la sua finestra; immagino di potermi aggrappare alle tubature, intrufolarmi dentro camera sua e dentro di lei. Scuoto subito la testa tornando in me, alla fottuta realtà. "Mi ha chiesto questa cazzo di pausa che mi sta facendo impazzire. Non mi parla, non vuole niente a che fare con me, perché?" Ok, adesso penso che stia delirando. "Che ne dici se torni a casa amico? Stasera andrà meglio" faccio per andarmene, ma lui mi ferma ancora "Stasera...credi che Jas possa venire?" Se la conoscesse un minimo, saprebbe che Jasmine preferirebbe farsi tutto il programma di fisica piuttosto che mettere piede da Giorgio. "Non so, può darsi?" "Potresti...convincerla a venire?" Deglutisco sentendomi a disagio. No merda, starle alla larga era il modo migliore da tenere lontano i problemi e i miei sentimenti di merda. "Credo che debba parlargliene tu." cerca di scapparmene dalla situazione. "Non vuole parlarmi. Forza amico, ti sto pagando un delirio per la farsa. Fammi questo favore" Sbuffo, ha ragione. Nonostante non sappia che non vedo Jasmine da una settimana, continua a mandarmi i soldi regolarmente. Non ho intenzione di rinunciarci. "Vedrò che fare" gli concedo. Bartis finalmente sorride risaldando ulteriormente le sue occhiaie violacee e alzando la birra a me biascica barcollante "Sei un cazzo di amico, grazie! A stasera" Si allontana cantando qualcosa d'indecifrabile e io torno alla mia moto pensando a come avvisare Jas di questa maledetta festa. E non dovrei solamente avvisarla, ma devo assicurarmi che ci vada e si veda con Bartis una volta per tutte. Decido che telefonicamente è il modo di adatto di comunicarglielo, così non dovrò perdermi nei suoi occhi magnetici. Monto su e indossando il cascone, sfreccio in strada tornando a casa. Non ho ancora chiuso occhio, dopo la notte in strada di solito passo un'oretta a sonnecchiare dalle 5 alle 7 per poi andare a scuola. Il sabato e la domenica dormo qualche ora in più, ma non prendo mai sonno veramente. Quando Jas mi spiegava quanto fosse bello dormire, ho quasi provato un po' d'invidia. Dopo che papà è stato arrestato, sono stato mandato in una casa famiglia e ai diciott'anni sono tornato in casa mia. Ismael e la sua famiglia andavano spesso a dare un'occhiata a casa per fortuna ed è rimasta intatta, forse fin troppo. Accosto accanto al garage dove ci riuniamo con i ragazzi di solito e Ismael mi viene subito incontro "Hai saputo di Graffeo? Lorenzo Graffeo, figlio della puttana che ha ucciso mia madre, nonché braccio destro di Manuele Gravina, a capo del clan avversario. Scuoto la testa mente tolgo il casco "Gli hanno sparato" Corrugo subito la fronte "Chi? Come?" "Gliele hanno suonate e poi un proiettile in testa, loro credono che siamo stati noi. È stato qui" Alzo un sopracciglio sorpreso. Gravina non si sognerebbe mai di mettere piede nel nostro territorio. "Che disse?" "Che era guerra" Sbuffo "Capace che sarà stato uno di loro" "Quello che penso anch'io, come procediamo? Facciamo saltare anche a lui la testa?" "Non ce ne sarà bisogno, non è la prima volta che se la prendono con noi. Sapremo difenderci" "Dove vai?" chiede Ismael notando che mi sto allontanando. "A casa, ti serve qualcosa?" "Stasera festeggiamo Carmelo, vieni" "Non ci sono, fagli gli auguri da parte mia" gli do le spalle accendendomi una sigaretta. "Sei uno stronzo!" Faccio spallucce e salgo le scale del mio palazzo finché arrivo al mio piano stravolto, ho davvero bisogno di...mi paralizzo di scatto perdendo un battito. Jasmine è di fronte alla mia porta con un vestito lungo bianco a fiori, uno chignon non molto ordinato sulla testa con delle ciocche che fuoriescono, e senza farlo apposta le incorniciano il volto, un leggero gloss sulle labbra che me lo fanno diventare d'acciaio, le guance arrossate e gli occhi grandi e dolci che sbattono piano alla mia vista. Sono così felice e sollevato di vederla dopo questa giornata infernale che le intrappolo le guance con una mano e prendo un primo assaggio di lei "Ciao piccola. Aspetti da tanto? Avresti dovuto chiamarmi, sarei corso da te" Scuote la testa sorridendomi "Sono appena arrivata. Ho sentito la moto e sono corsa qui" Si avvicina per afferrare la mia mano tra le sue "Mi mancavi ed ero impaziente di vederti" sussurra subito dopo facendomi morire dentro. Le sorrido e rubandole un altro bacio, apro la porta di casa per trascinarla dentro "Anche tu mi sei mancata. Mi sei mancata come l'aria, Jasmine." "Davvero?" arrossisce lasciandomi senza fiato per la sua bellezza. "Mmm" mugolo accarezzandole una guancia candida e attirandola a me per poi chiudere gli occhi e inspirare il suo profumo di dolci caldi. Dio, se mi fa impazzire. "Xavier? Ci sei?" Jasmine mi sta sventolando una mano davanti gli occhi e io devo scuotere un attimo la testa per ritornare coi piedi per terra. "Io..." tossisco girato nascondendomi da lei. Non posso credere di aver appena sognato a occhi aperti proprio di fronte a lei. "Tutto bene?" sento che mi sfiora la spalla, ma schizzo in aria allontanandola al più presto. Non ha capito che le conviene starmi alla larga. "Che vuoi." sbotto io invece per metterla a disagio. Ti prego, vattene da qui prima che possa fare qualcosa di cui ci pentiremo sicuramente. Continua a fissarmi in silenzio e d'un tratto fa un passo indietro. "Niente, scusa...vado via" Sono riuscito a metterla a disagio. Questo dovrebbe farmi felice, invece serro la mascella sentendomi una merda per averla fatta imbronciare e abbasso lo sguardo al libro che stringe forte. "Non hai capito fisica?" mormoro tetro. Non voglio comunque che scopra che ho un debole per lei. Abbassa anche lei lo sguardo al libro e sussurra in super imbarazzo "La scorsa volta ho fatto bella figura con la professoressa grazie a te e mi chiedevo se...insomma potessi..." Mi prega con lo sguardo di venirle incontro rispondendole, ma sto in silenzio godendomi le sue guance paonazze, sarebbe un peccato non approfittarne "ecco...potessi aiutarmi un attimo per degli esercizi che non ho capito" riesce finalmente a dire buttando un bel respiro. Apre la copertina del libro e allungandomi una banconota mormora "Ti pago chiaramente, rispetto il tuo tempo e ho imparato che non fai mai nulla per nulla" Guardo accigliato la banconota da 20€ che tiene in aria e alzando un sopracciglio sospiro con una smorfia "Che ci devo fare solo con 20€" Jas deglutisce e con gli occhi lucidi mormora "Quanto vuoi?" "100€ all'ora" Mi guarda come se fossi un alieno con due teste e balbetta in difficoltà "100? Ma 100€ non li ho, a malapena sono riuscita a racimolare questi" "Hai detto tu che rispetti il mio tempo, dimostramelo" "Possiamo venirci incontro e fare 50€? Per favore?" Scuoto subito la testa schioccando la lingua. Quanto mi diverte vederla così sconvolta. "65€?" cerca di contrattare, sembra veramente disperata. Fisica proprio non l'ha capita. Mi appoggio alla porta incrociando le braccia e dico approfittandomene "Stasera ci sarà una festa da Giorgio, verrai?" "No." Come immaginavo. "Se verrai, ti spiegherò fisica" Spalanca gli occhi, bingo. "Davvero?" Annuisco con la testa "Prendere o lasciare" "Perché vuoi che venga alla festa?" Perché Bartis mi sta facendo un mazzo tanto. "Per far numero" "Potresti chiedere a qualcun altro, hai tanti amici" "Ci servono più ragazze" "A scuola sbavano tutte per voi, scommetto che..." Faccio per aprire la porta ed entrare, ma lei posa una mano sulla mia e si affretta a rispondere "Verrò." Vorrei fare un sorrisetto soddisfatto della mia piccola vittoria, ma la mano di Jas che stringe la mia mi fa andare a fuoco. "Scusami" la ritrae immediatamente notando la mia paralisi, che coglione sono. "Verrò alla festa se è questo che vuoi in cambio di spiegarmi fisica" ripete più calma e più distante da me. Non vorrei che fosse così, vorrei averla molto più vicino, vorrei assaggiare nuovamente le sue labbra e perdermi in lei. Ecco cosa voglio. Eppure fa bene a starmi alla larga. Bartis ha una grande fortuna alle spalle, io cos'avrei da darle? Apro la porta e le faccio segno di entrare "Prego" Jas non è molto convinta della decisione presa, ma entra dentro casa e il mio occhio inevitabilmente cade sul suo sedere fasciato dal vestito che aderisce ad arte su tutte le sue forme. Poso il casco e lanciando sul divano la giacca, vado a sedermi a tavola per poi accendermi una sigaretta. "Protesti non ehm...perdonami, ho problemi di asma e non vorrei che..." lancio anche il tabacco sul divano. "Qualche altra richiesta?" "Un bicchiere d'acqua per piacere" dice accomodandosi. La guardo male, non ha colto la mia domanda sarcastica. Mi rialzo per prenderle l'acqua e sbadigliando borbotto "Muoviamoci, non ho molto tempo da perdere" "Certo, faremo veloce. Promesso" mormora lei sfogliando frettolosamente il libro, ma sembra che solo io abbia colto della malizia nella frase. M'indica l'esercizio in questione e leggendo velocemente, le prendo il quaderno iniziando a fare calcoli e scrivere formule. "Il lavoro totale è dunque dato dalla somma del lavoro svolto dalla forza di attrito e quello svolto dalla forza peso, mentre la variazione di energia cinetica coincide con l'energia cinetica finale dell'ascensore poiché quella iniziale è nulla visto che la sua velocità iniziale è nulla" le spiego l'ultimo esercizio passo per passo. "Ma perché non si può applicare il teorema sulla conservazione dell'energia meccanica?" chiede lei aggrottando il sopracciglio, è molto tenera quando cerca di tradurre quello che le sto spiegando. "A causa della forza d'attrito provocata dalle guide dell'ascensore, il sistema non è conservativo" Si batte subito una mano sulla fronte "Come ho fatto a non arrivarci?" se la prende subito con sé stessa. Vorrei tranquillizzarla e dirle che sono concetti che padroneggerà presto perché è molto capace, ma taccio picchiettando la matita sul tavolo. "Posso farti una domanda?" chiede mentre ricopia a penna tutti gli appunti presi. "Dipende che domanda" "Come fai a essere così bravo a scuola, se sei sempre in strada?" "Mi osservi ogni tanto da casa tua?" le chiedo malizioso, lei diventa incandescente come previsto. "No! Assolutamente no. Mi capita di vederti perché ho la finestra affacciata all'angolo di strada in cui stai di solito" farfuglia frettolosamente. "La notte." "Come?" "Studio la notte. Ho un mio banchetto e studio mentre aspetto i clienti" "Riesci a fare fisica mentre vendi ai tuoi clienti?" chiede incredula lei. Mi limito a fare spallucce. "Wow...questo sì che è strano forte" cancella delle formule a matita continuando a scuotere la testa perplessa. Mi appoggio un attimo sul tavolo mentre lei finisce di copiare gli appunti e la osservo di sottecchi sentendo gli occhi farsi pesanti. Mi concentro sul suo profilo delicato e definito come se fosse un dipinto reale, contemplo le sue ciglia lunghissime sbattere lentamente, l'arco del naso sinuoso e aggraziato e le sue labbra schiuse, cristo santo, queste labbra piene, rosee, così maledettamente invitanti. "Ehi...tutto bene?" chiede lei notando che la fisso. Rimango in silenzio, finchè lei azzarda ad allungare una mano verso di me e scosta piano un ciuffetto che copriva la mia fronte per poi farmi una piccola carezza sulla testa. Mi sorride teneramente quando lo fa e mentre ritrae la mano, credendo che possa avermi dato fastidio, mando a puttane il mio orgoglio e le acciuffo il polso per poi riposarle la mano sulla mia testa chiedendole in silenzio di prendersi cura di me. Lo fa. Affonda le dita sui miei capelli e inizia a fare movimenti circolari sulla cute che mi rilassano immediatamente "Non smettere." le impongo sbattendo piano gli occhi fino a chiuderli e godermi a pieno le sue carezze. Non ho memoria di un ricordo così dolce in vita mia. Mi rialzo un po' frastornato e non trovo più Jas di fronte a me, al suo posto c'è un bigliettino che dice "Grazie per fisica, questi sono tuoi lo stesso...magari ti prendi una bistecca. A stasera, Jas" Sotto il post it ci sono i 20€ che mi aveva offerto in cambio di spiegarle fisica. Lascio tutto com'è e vado in cucina per farmi un panino al volo, avevo promesso ai ragazzi che li avrei raggiunti per aiutarli a trasportare l'alcol per stasera. "Quanto una sniffata?" chiede Fredric sovrastando la musica a bomba che proviene dalla piscina. Gli alzo nove dita facendogli capire che fanno 90€. "Dammene due" prende il portafoglio tirandomi fuori due bigliettoni da 100€. Apro il borsellino e prendendo due bustine da un grammo, prima prendo i bigliettoni e verifico che siano veri. Anche se si tratta del figlio di un noto regista e i soldi non gli mancano, non posso fidarmi di nessuno. Dopo aver verificato le banconote, gli allungo le bustine e dico "Ti consiglio di non fartele entrambe stasera" "Non sarà solo per me" ammicca a una ragazza in fondo che balla in piscina e sembra andata. "Sarà meglio darsi da fare, prendile qualcosa da bere" gli faccio un sorriso tirato e lui va via gongolando dopo avermi dato una pacca sulla spalla. Aspetto che entri dentro per andare dalla ragazza e tirarla fuori dalla piscina. "Ma ciao, come stai? Ti adocchiavo da un po' anch'io" ammicca lei completamente ubriaca. "Bene, andiamo via allora" me la carico sulla spalla e cerco Clarissa che avevo intravisto sul retro con altre ragazze. Errata corrige, è sempre sul retro ma è a cavalcioni su Gabriele. Questa sì che è una coppia inaspettata. Butto un colpo di tosse per farli smettere, ma sono troppo presi tra limoni e mani per accorgersi di me. "Clarissa" la chiamo più forte e le ci vuole un po' per scollarsi da Gabriele e girarsi. "Che cazzo volete adesso?" sbotta infastidita. "La conosci? Penso debba tornarsene a casa" le indico la tipa ancora sulla schiena, non vorrei che si fosse addormentata. "Non la conosco" Clarissa torna ad abbracciare Gabriele che però le accarezza la schiena e chiede più gentile "Davvero non la conosci bimba?" Clarissa azzarda a lanciarle un'altra occhiata e confessa "Può darsi che si tratti di Ginevra" La guardo subito male, quanto può essere stronza a fregarsene di una sua amica ubriaca? "Che ne dici se la riportiamo a casa e torniamo anche noi? Ti va?" le chiede dolcemente, potrei vomitare. Clarissa annuisce felice e gli schiocca un ultimo bacio, mentre Gabriele si alza e mi prende la ragazza dalla spalla. "Grazie amico" gli batto sulla spalla riconoscente. Lui mi fa un occhiolino e io torno alla festa. "Oh scusa Xavier, hai visto Jas per caso?" chiede Ines venendomi incontro. Alzo subito un sopracciglio, è venuta quindi? Com'è che non l'ho vista? "No, è entrata dal cancello principale?" "Era già da qui prima, ci siamo viste per studiare" mi spiega Ines. "Perchè la cerchi?" chiedo interessandomi un po' troppo sul suo conto. Normalmente non dovrebbe fregarmene un cazzo. "Era andata a parlare con Bartis, ma poco fa Bartis mi ha fermata chiedendo di lei" "Sarà dentro, fuori l'avrei notata" "Sei tu Xavier?" si avvicinano dei ragazzi interrompendoci. "Ho capito, grazie" Ines scappa via e mi sbrigo a vendere dell'erba ai ragazzi. Forse potrei chiamarla un attimo per capire se sta bene, ho un brutto presentimento. Prendo subito il cellulare per chiamarla, ma parte la segreteria. Sento improvvisamente delle sirene in lontananza e d'impulso penso che dovrei scappare via o sarei fottuto con tutta la roba che ho nel borsellino, ma non do ascolto alla testa ed entro a casa alla ricerca di Jas. Non me ne frega un cazzo se la trovo a limonarsi con Bartis, mi basta saperla viva e vegeta. Sono tutti che scappano via per paura della polizia, ma il mio cuore pulsa a una velocità surreale temendo il peggio per lei. "Hai visto Jasmine?" chiedo fermando Oliver che cerca di nascondere l'alcol preso illegalmente. "Che?" continua a riempire gli scatoloni frettolosamente. "La tipa di Bartis" "Ah che minchia ne so? Sparisci da qui prima che ti veda la polizia e...perchè cazzo stai cercando la tipa di Bartis?" Lo ignoro e marcio sul retro della casa. Magari è tornata da Ines e mi sto preoccupando per nul....mi paralizzo quando vedo davanti a me Fredric asciugare una lacrima sul viso di Jasmine e allungarle un drink. Il sangue mi sale al cervello e in un nanosecondo sono da loro lanciando in aria il drink con la droga dentro e Fredric oltre la siepe. "Che cazzo...?" sbotta lui incredulo mentre lo alzo dal colletto della camicia e ringhio "Fuori dalla palle prima che ti faccia saltare il cervello con un proiettile." "Hai buttato tutta la dose, ti avevo pagato pezzo di merda!" esclama lo stronzo facendomi uscire fuori di testa. Apro il borsellino e prendendo una gran parte delle banconote gliele spiattello in faccia "Tieni, pulisciti il culo con questi. Sparisci adesso." "Con chi cazzo credi di parlare, eh? Mio padre è un pezzo forte, il tuo cosa fa? Chiede l'elemosina per strada?" Non ci vedo più. Gli sono addosso e stringo forte le mani attorno al suo collo per sentire il suo respiro azzerarsi, lo voglio morto. Inizia a tossire diventando rosso in volto e la vena sulla testa pulsa confermandomi che lo stronzo sta soffrendo, ma il secondo dopo due braccia mi alzano in aria e non sono più addosso a Fredric. Due poliziotti recuperano anche Fredric che cerca di riprendersi, mentre gli altri due agenti mi sbattono contro la Ducati di Giorgio e iniziano a perquisirmi. Solo adesso mi ricordo del borsellino e abbassando lo sguardo a questo consapevole di essere fottuto, spalanco gli occhi quando non lo vedo addosso. Giro subito la testa per vedere dov'è finito e lo individuo a pochi metri da me per terra, merda merda. A un tratto una mano recupera il borsellino e alzando lo sguardo osservo Jasmine portarsi dietro la schiena il borsellino e allontanarsi di poco. Sono così colpito dal gesto che l'agente deve darmi uno schiaffetto per riportarmi coi piedi per terra. "Sei minorenne?" mi chiede uno di questi. Scuoto la testa. "Documento?" Oh cazzo. "Agente, quel ragazzo ha cercato di drogarmi" interviene Jasmine indicando Fredric. Gli agenti si concentrano su Fredric mentre Jasmine mi lancia la patente dal borsellino e si riallontana. "Me l'ha venduta quel figlio di puttana!" Fredric protesta subito. "Quindi ammette di aver cercato di drogare la signorina?" l'agente lo sgama. Fredric si zittisce di scatto e l'altro agente si avvicina a me guardingo "Cos'è questa storia che spacci?" "Io? Assolutamente no, mi avete perquisito" "Non mi hai fatto vedere il documento." Gli allungo la patente e questo legge lentamente "Xavier Nicolosi" fa per pensarci e poi mi restituisce la patente. "Fuori da qui" mi lascia andare e superando gli agenti, faccio segno a Jasmine di raggiungermi dall'altro lato. Corro facendo il giro della villa e intravedo Jasmine uscire dal cancello principale con il borsellino in mano. Solo adesso perdo qualche minuto a spogliarla con lo sguardo. Porta la gonna che aveva preso al mercatino, con un top a jeans che le lascia le spalle scoperte e dei tacchi dorati ai piedi, Ha una coda che le lascia il viso scoperto, in modo che possa essere contemplata in tutta la sua immensa bellezza. Per poco non mi cade la mascella. Decido di raggiungerla e riprendendomi il borsellino mormoro riconoscente "Grazie" "Non sono sicura che mi ringrazierai dopo aver aperto il borsellino" Corrugo la fronte e aprendo il borsellino non trovo nulla. Alzo lo sguardo a lei perplessa che mi spiega "Ho buttato tutto" Aggrotto il sopracciglio, avevo roba da almeno 2000€. "Ho recuperato tutti i soldi però" esce un mazzetto dalla borsetta e torno a respirare. Saranno almeno 3500€. "Sarà meglio tornare a casa" dico richiudendo il borsellino. Jasmine annuisce mentre rallenta il passo e fa una smorfia, le fanno male i tacchi. Mi levo le scarpe e raggiungendola, le tolgo i tacchi facendole indossare le mie scarpe. "Ma tu?" domanda vedendo che sono coi calzini. "Ho preso la macchina" la rassicuro prendendole i tacchi e rialzandomi. Lei scuote la testa, ma non protesta anzi sospira felice di essersi tolta un peso. Camminiamo in silenzio fino alla macchina e sbloccandola, le apro la portiera del passeggero. "Grazie" si accomoda riconoscente. Faccio il giro della macchina ed entrando dentro trovo Jasmine con le mie scarpe in mano. "Rimettitele, non vorrei morire perché ti scivola il piede sull'acceleratore" dice facendomi scuotere la testa divertito. Mi rimetto le scarpe come suggerisce e metto in moto uscendo dalla residenza. "Posso farti una domanda?" chiede accarezzandosi le gambe. Dovrei dirle di smetterla perché mi sta distraendo. "Solo se poi posso farne una io" replico mettendo la quarta e sfrecciando in strada. "Perché mi hai restituito i 20€?" Giusto. Prima di raggiungere i ragazzi, sono passata da lei e le ho messo sotto la porta i soldi che mi aveva lasciato sul tavolo. "L'hai fatto per pena perché sai che sono povera?" aggiunge osservandomi di sottecchi. "Non erano questi gli accordi. Io ti avrei spiegato fisica e tu saresti venuta alla festa, è tutto" "Sei sicuro che..." "Stai certa che la prossima volta che mi chiederai aiuto per fisica, mi farò pagare una fortuna" l'anticipo facendola ridacchiare. Ha il sorriso più bello e raggiante che abbia mai visto. E' capace d'illuminare un'intera stanza al buio sorridendo soltanto. "Ora tocca a me con la domanda" "Dimmi pure" "Perchè stavi piangendo quando ti ho trovata con Fredric?" Vedo che il sorriso sparisce all'istante e si rabbuia, vederla così invece non mi piace affatto. "Ero andata a parlare con Bartis e l'ho trovato ecco...stava baciando Fabiana" Alzo un sopracciglio, che coglione...e io che gliel'avevo servita su un piatto d'argento. "Mi dispiace" mi limito a dire, non saprei cos'altro dirle. "Probabilmente avrà bevuto e non era in sè, so che non mi farebbe mai del male intenzionalmente" "Bartis è...molto preso da te. E' stato lui a supplicarmi per farti venire alla festa, ci teneva a vederti" decido di dirle la verità. "Oh, io pensavo che...certo, non poteva essere altro" farfuglia Jas scuotendo piano la testa. Io però non capisco cosa dice e le chiedo cosa voleva dire. "No...è che pensavo che fossi tu a volermi lì" Serro subito la mascella stringendola il volante. "Ho capito male, niente. Lascia stare" aggiunge in imbarazzo lei. "Jasmine" sussurro in difficoltà. "Sì, sì...scusami, lo so. Bartis è un tuo amico e quindi non possiamo..." "Non è questo. Io...non sono tipo da relazioni, non voglio legarmi a nessuno." "Perchè hai già sofferto della perdita dei tuoi genitori" dice Jasmine spezzandomi il fiato. Entro nel nostro quartiere e accostandomi poco più lontano dal palazzo di Jasmine, spengo la macchina e sospiro. "Per voi era solo il ladro del quartiere, ma per me era il mondo intero insieme a mamma...non ho perso solo un padre e una madre, la mia vita è finita subito dopo la loro perdita" sussurro sentendo la mia voce tremare di poco. Jasmine si toglie la cintura e sporgendosi, prende le mie mani fra le sue "Sai che una volta stavo tornando da casa e un cane randagio stava per aggredirmi? Mi sono messa a urlare quando ho visto che stava prendendo la rincorsa, ma un uomo mi ha spinta via e si è sacrificato al posto mio. Ho subito chiesto aiuto per quel signore mentre cercava di bloccare il cane che però era riuscito ad azzannargli il polso. Per fortuna dopo poco sono riusciti a togliere il cane, ma io non sarò mai grata abbastanza a tuo padre" Spalanco gli occhi, mi ricordo bene quando un giorno tornai da scuola e trovai mio padre con il polso gessato. Non gli feci domande, per me era scontato che lo avessero picchiato per le rapine che faceva. Sono stato il primo a giudicare mio padre. "Non ti faceva ribrezzo mio padre quindi?" "Dopo quell'episodio gli sorridevo ogni volta che lo vedevo" Sono così felice che anche mio padre abbia potuto ammirare uno dei suoi sorrisi. "Sarà meglio che vada adesso" dice lei scalza, ma la trattengo e uscendo dalla macchina apro la sua portiera per prenderla in braccio. "Non ce n'è bisogno, posso mettere i tacchi per tornare a casa" protesta lei, ma la ignoro e la porto fino davanti al suo portone di casa. "Grazie, non dovevi" mormora lei sorridendo per poi frugare nella sua borsetta alla ricerca delle chiavi. Le trova e aprendo la porta, mi sorride un'ultima volta entrando "Buonanotte" mormora, ma io poso una mano bloccando la porta e sussurro d'istinto "Perdonami" Mi guarda subito confusa e io aggiungo molto triste e pentito "Per averti ricattato con la storia di tuo padre, ho fatto la stessa cosa che mi è stata fatta: addossare ad altri le colpe dei padri" Jas sbatte piano gli occhi abbassando lo sguardo, ma io le alzo il mento e dico piano "Non accadrà più, potresti perdonarmi per favore?" "E' acqua passata, è tutto ok" Sospiro sollevato e facendo un passo indietro, lascio che chiuda la porta. "Dormi bene" le dico facendola sorridere. "Anche tu" replica per poi chiudere la porta. Infilo le mani in tasca ed esco dal palazzo, quando sento come un applauso alle mie spalle e mi ritrovo Bartis.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri? -William Shakespeare INES'S POV: Mi stiracchio sentendomi tutta indolenzita e sbadiglio in maniera non molto aggraziata mentre vengo quasi accecata dalla luce del sole che filtra dalla finestra. E' mattina e io sono sul mio letto, com'è possibile? Scosto le coperte e mugola scendo dal letto, ho una fame. Ieri sera abbiamo fatto molto tardi a cercare qualsiasi cosa che ci portasse al padre di Rafael, ma abbiamo miseramente fallito. Ho bisogno di pensare a come procedere, magari potrei parlarne a mamma quando farà ritorno a casa. Inizio a pensare che sia una situazione più grande di me. "Buongiorno tesoro" mi saluta zia Viviana mangiando il suo porridge. Lo prepara il giorno prima e la mattina è troppo fiera quando lo tira fuori dal frigo, le ho sempre promesso che l'avrei provato a fare anch'io un giorno. Vorrei chiedere a zia come ho fatto a tornare qui, ma tecnicamente non dovrebbe neanche sapere che ieri sera io e Giorgio eravamo a casa mia. "Buongiorno, sembra buonissimo il tuo porridge zia" le faccio i complimenti, so che le fa super piacere. "Lo so! Rompiamo insieme il cioccolato sopra?" "Ma certo" mi sporgo sul bancone e assisto insieme a lei al momento in cui dà dei colpetti alla cialda di cioccolato e si spacca. Esultiamo insieme come sceme e zia si offre di darmi un boccone che accetto. "Mmm sì, è proprio buono. Domani mi sa che lo preparo" "Mi dispiace non poterci essere per l'ultima colazione con te" mette il broncio zia. Lunedì finalmente faranno ritorno a casa mamma e papà, mi sono mancati da morire e non vedo l'ora di riabbracciarli. "Tornerò per il tuo porridge, cosa credi zia?" le faccio l'occhiolino e recupero i biscotti al burro che ha regalato un'amica di zia che abita a Castelbuono. Sono una droga. "Giorgio dorme ancora?" chiedo mettendo a riscaldare del latte per pucciare i miei biscotti. "L'ho sentito uscire in realtà" "Oh...ok" sussurro un po' delusa, perchè? "Sei sicura quindi di non voler venire con noi?" domanda zia Vivi riferendosi al viaggetto fuori porta che farà con zio Adil per tutto il weekend. "Non vorrei essere d'ostacolo per il vostro viaggio d'anniversario, si sa la meta alla fine?" tiro fuori il latte riscaldato e mi accomodo accanto a zia. "Il bastardo mi sta tenendo tutto nascosto, non ho ancora fatto la valigia e partiamo dopo pranzo" "Come no? Ti posso aiutare io" puccio il mio biscotto e me lo gusto. "Davvero? Sei una cucciolina proprio come tua madre, vi amo tanto" zia Vivi viene ad abbracciarmi e finendo di far colazione, andiamo in camera sua per fare la valigia. Ci perdiamo a parlare di cose da donne, ridiamo, scherziamo tantissimo e dopo aver finito la valigia, prepariamo dei semplici spaghetti con pomodorini e formaggio, tanto formaggio. "Buon viaggio e divertitevi!" saluto con la mano zia Vivi e zio Adil che si allontanano in macchina. Aspetto che escano dal cancello per rientrare in casa e salire di sopra per una veloce doccia. Devo anche chiamare Jasmine per fisica, grazie a Xavier siamo riuscite a stare col passo con fisica, incredibile. Chi l'avrebbe detto. Esco dalla doccia molto rilassata, ma sento il cellulare squillare di sotto, l'ho lasciato in cucina? Allaccio l'accappatoio e corro per le scale per poter arrivare in tempo a rispondere al cellulare. Rischio anche di cadere sull'ultimo gradino facendo scivolare l'accappatoio su una spalla e acciuffo in tempo il cellulare "Ehi bellissima!" rispondo felice di vedere sullo schermo il nome di Jasmine. "Scommetto che non sai che stasera si terrà una mega ultra festa da te, giusto?" Sospiro seccata...e io che volevo studiare un po'. Avrei dovuto prevederlo sapendo che i gatti sono fuori casa e i topi non vedono l'ora di ballare. "Scommetti bene, come lo sai?" allungo la mano per prendere dell'uva e iniziare a mangiucchiarla. "Xavier mi ha chiesto di venire" "Xavier?" chiedo canticchiando. "Sì, ci siamo visti per fisica" "Hai fatto gli ultimi esercizi? Mi sembrano ostrogoto" "Xavier mi ha spiegato tutto" canticchia anche lei. "Ok, possiamo fare così. Vieni da me appena puoi, facciamo fisica, ordiniamo cinese per cena e poi ci prepariamo per la festa. Che dici?" "Dico che ti adoro. Mi faccio una doccia e arrivo" "Ti aspetto, un bacino!" riattacco, ma il secondo dopo mi trovo a urlare di sorpresa quando qualcuno mi prende per i fianchi e mi fa girare in aria. "Giorgio, ma che diavolo ti passa per la testa!" sbotto prendendolo a pugni quando mi rimette per terra. "A chi mandi bacini, eh?" sbotta invece lui rubandomi con la bocca l'uva che tenevo tra le dita Com'è possibile che ruba l'uva a me quando trova dei grappoli interi a pochi centimetri da lui? "Non sono affari tuoi" gli alzo il medio e lui fa per acciuffarmi di nuovo. "Giorgio, no! Giuro che dico a zia della festa, se non mi lasci in pace!" corro attorno al bancone tenendomi lontana da lui. "Come lo sai?" si ferma finalmente. "Io so tutto, piuttosto...sei stato tu a portarmi a letto ieri sera?" "No, è stato l'uomo nero" mi prende in giro mentre scuoto la testa e gli faccio la linguaccia. Lui ridacchia e sedendosi sul bancone chiede "Che c'è per pranzo? Muoio di fame" "Io e zia abbiamo fatto gli spaghetti con pomodorini e formaggio" "Questo qui?" apre il coperchio della padella e inizia a mangiare da lì. "Giorgio, ti prego. Perchè non ti metti composto come una persona adulta?" Lui mi provoca ancora e incrociando le gambe sul bacone continua a mangiare dalla padella. "Ci rinuncio" borbotto uscendo dalla cucina. "Granchio" mi chiama prima che esca. Mi giro e sento che mi dice "La pasta è molto buona" "Lo dici perchè hai fame" "Lo dico perchè è la verità stupida" "Non chiamarmi stupida." "Stupidona" "Neanche stupidona!" "Stupidaccia" "Vai al diavolo." esco dalla cucina con uno stupido sorriso. "Come sto?" chiede Jas applicando del gloss sulle labbra. "Che ne penso? Se fossi un ragazzo, ti pregherei di darmela" Lei scoppia a ridere "Se fossi un ragazzo, te l'avrei data tempo fa" "Che onore signorina Kapoor" le lascio un bacio sulla guancia. "Ho un po' paura di scendere giù" sussurra lei con una smorfia. "Per Bartis?" Annuisce triste, è così combattuta che mi sento male per lei. "Devi avere il coraggio di affrontarlo Jas, non vedi come soffre?" "Non voglio che soffra a causa mia, non voglio." si siede sul mio letto abbattuta. "Lo so tesoro, ma devi lasciarlo libero. Hai paura di fargli del male, ma facendo così fai peggio" "So già come la prenderà. Ha fatto un macello quando pensava che ci fosse qualcosa tra me e Gabriele, cosa potrà fare quando gli dirò di Xavier?" "Hai intenzione di dirgli di Xavier?" "Non devo?" "Pensavo che fossi ancora confusa per quanto riguarda Xavier" Lei sbuffa e si porta un dito a schiacciare l'occhio prima che scenda qualche lacrima "Sto soltanto combattendo quello provo per lui, ecco sta succedendo. Il mio corpo e il mio cuore sa già" Sospiro e accarezzandole le ginocchia mormoro "E allora a maggior ragione gli devi parlare" "E' quello che ho intenzione di fare" "Scendiamo? Dimmi tu, possiamo restare ancora un po' qui" "Ci guardiamo la prima mezz'ora di Twilight prima di scendere?" mi propone Jas, è il nostro comfort film. "Ma certo!" ci ritiriamo nella sala cinema e rimaniamo dentro per più di una mezz'oretta. Credo che sia mezzanotte passate quando usciamo da lì e Jas sembra molto più tranquilla. "Vado a cercare Bartis" dice prima di scendere le scale. "Che il potere di Edward sia con te" replico facendola sorridere. La osservo dall'alto mentre scende alla ricerca di Bartis e io mi guardo per l'ultima volta allo specchio. Non mi sono fatta bella più di tanto, ho solo messo un vestitino bianco, piastrato i capelli insieme a Jas e del gloss sulle labbra. Ho anche messo delle forcine con dei fiocchetti ai lati, sembro una bambina ma li trovi adorabili per rinunciarci. Scendo finalmente anch'io di sotto e trovo il salone sottosopra...non mi aspettavo di meglio. Spero per Giorgio che domani chiami una ditta di pulizia perchè io non ho intenzione di alzare un dito per pulire. Vado in cucina trovando un sacco di alcol sul bacone e vari bicchieroni sparsi ovunque. Cerco l'Aperol che trovo per fortuna e me ne verso un po' insieme al prosecco e la bibita gassata. Questo è il massimo che decido di bere, dopo l'episodio in discoteca con Clarissa preferisco non esagerare. Lascio alcune coppiette che si danno da fare in cucina ed esco fuori col mio bicchierone entrando in salone. Alcuni sono messi a cerchio mezzi nudi a giocare al gioco della bottiglia, altri sono appartare con ragazze e altri ancora guardano la partita in tv mentre fumano e bevono. Mi appoggio allo stipite e osservo fuori la piscina invasa da ragazze e ragazzi che giocano a pallanuoto e altri che bevono seduti sul bordo o ballano a ritmo di musica. Non trovo Giorgio però, saràè in camera sua con qualche ragazza? Magari con Clarissa? Sento come un bruciore al petto ripensando a loro due insieme e cerco di buttare giù il rospo bevendo un po'. Per quanto non mi piaccia Clarissa, non posso impedire a Giorgio di stare con lei. E' una ragazza meravigliosa e molto audace, ci credo che piaccia tanto ai ragazzi. Vorrei anch'io essere audace almeno la metà di Clari, mi rendo conto delle volte che con la mia timidezza mi privo di tante cose. Ho paura di espormi, di fare nuove conoscenze, di credermi bella. Desidero così tanto lasciarmi andare. "Dov'eri finita?" chiede una voce roca alle mie spalle. Mi giro di scatto e trovo Giorgio con una camicia nera un po' aperta mentre butta giù del whisky non staccando gli occhi da me. Non era quindi con Clarissa, stranamente ne sono sollevata. "Ero di sopra con Jas" "Sono venuto a cercarti in camera" si appoggia allo stipite osservandomi attento. "Eravamo in sala cinema" "A fare?" corruga la fronte. "A guardarci Twilight" "No, ti prego" alza gli occhi al cielo e io ridacchio. "Sai che ho un debole per Edward" "Che si fotta Edward, Jacob è più figo" "Lo dici perchè sei invidioso di Edward" "Di cosa dovrei essere invidioso?" mi posa una mano sopra la testa guardandomi dritto negli occhi. Sarà forse l'effetto dell'alcol, ma sento le guance surriscaldarsi sotto il suo sguardo intenso. "Lui ha un potere magico, tu no" "Se chiedi in giro, ti possono confermare il mio potere magico" Mi sento andare a fuoco adesso. "Be' saranno chiacchiere" non gliela do vinta. "Vuoi provare? Ti farei ricredere, sai?" sussurra vicinissimo al mio viso. Mi nascondo dietro il bicchierone e mormoro agitata "Credo che tu abbia bevuto troppo" "Non sono mai stato più sobrio in vita mia granchio" dice lui leccandosi le labbra mentre mi divora con gli occhi. Deglutisco sentendo un magone in gola e bevendo un po' cerco di prendere coraggio per sostenere il suo sguardo. Mi chiedo come si possa comportare Clarissa in questi casi, forse starebbe al gioco. "E come funziona? Spiegami meglio" Lui si mordicchia il labbro e scambiando le nostre posizioni, mi attira a sè allungando un braccio attorno al mio collo "Vedi quella ragazza in fondo con i pantaloncini blu?" sussurra roco al mio orecchio. "Mmm" mugolo notando la ragazza che balla in maniera sensuale e lancia qualche occhiata a Giorgio. "E' da tutta la serata che cerca di attirare la mia attenzione" "Non è l'unica, che mi dici di quella rossa?" gli indico col bicchiere un'altra ragazza che balla sculettando. E' molto brava a farlo, quasi la invidio. "Io ho un problema con le rosse" "Che tipo di problema?" "Mi piacciono troppo" alita sul mio collo facendo scuotere di brividi tutto il mio corpo. "Dovresti lanciarti allora" "Ma non è quella rossa che voglio" Butto giù un altro sorso, mi manca l'aria al momento. "E chi è la sfortunata?" mi azzardo a chiedere, per fortuna sono di spalle e non riesco a vederlo in faccia. "Non ci crederai mai" sussurra al mio orecchio stringendomi forte. "La conosco?" "Direi fin troppo." mi lascia dei baci dietro l'orecchio e accarezzandomi il fiocchetto di lato mormora "Come fai a essere così bella e pura?" "Sì, hai decisamente bevuto" ridacchio scuotendo la testa, ma lui mi pizzica una guancia e propone "Andiamo da te?" "Ma come...è la tua festa e te ne vuoi andare?" "Mi sto pentendo di tutta questa gente a casa" "Vuoi cacciarli via?" "Hai un'idea di come?" "Polizia?" "Ottima idea, vado a chiamarla" "Ma non dicevo sul serio" ho il tempo di dire prima che Giorgio sparisca via. "Hai visto Jas?" mi viene incontro Bartis nel panico. "Io...no, perchè?" Bartis non mi dà alcuna spiegazione e corre via. Dannazione, è andata male. Esco subito fuori e m'imbatto in Xavier "Ehi, hai visto Jas?" gli chiedo sperando che l'abbia vista. Lui invece non aveva neanche idea che fosse qui Jas. Intanto dei ragazzi si avvicinano a Xavier per chiedergli dell'erba e io scappo dentro alla ricerca di Jas. Magari è di sopra. Mentre salgo le scale sento come delle sirene, Giorgio ha davvero chiamato la polizia? Si forma il panico attorno a me e in pochi minuti la casa si svuota completamente. Ha funzionato. Salgo di sopra alla ricerca di Jas, quando sento delle urla sul retro e mi affaccio dalla finestra stranita. Un agente sta bloccando contro il muro un ragazzo che non ho mai visto prima e Jas scappa via insieme a uno strano borsellino, ma che...? La seguo con lo sguardo fare il giro della casa e incontrarsi con Xavier al cancello principale, parlano per un attimo e si allontanano insieme. Presumo stiano tornando a casa. Torno in camera per recuperare il cellulare e mando un messaggio a Jas "Ho visto da sopra che sei con Xavier, chiamami se hai bisogno di me. Ps. Bartis ti cercava" "Sto bene, domani ti racconto tutto. Buonanotte :) " ricevo subito una risposta da parte sua. Metto il cellulare in carica notando che sta per scaricarsi e scendo di sotto per vedere a che punto è la situazione. "Sì sì, l'importante è che sparite" dice Giorgio consegnando delle chiavi. "Che succede?" domando notando dei suoi amici con degli scatoloni. "Nascondono l'alcol in garage e se ne vanno" "Ohh avete bisogno di una mano?" mi propongo. "Certo, potresti..." fa per dire uno di loro, ma Giorgio lo tira per l'orecchio e li caccia via di casa. "Sei stato molto rude" lo rimprovero quando se ne vado tutti dalla cucina. "Ce ne vuole con quei cavernicoli, vieni con me" mi prende per mano e mi trascina fuori. "Dove andiamo?" grido mentre cominciamo a correre nella campagna. Non ricordo l'ultima volta che ci sono venuta di notte, io e Giorgio ci venivamo sempre da piccoli per controllare il nostro ulivo e raccontarci storielle inventate. "Oh cielo" sussurro portandomi una mano sul petto. La nostra piccola piantina d'ulivo adesso è un albero enorme e rigoglioso. "Prima ancora di fare colazione venivo qui a innaffiare l'ulivo" mi rivela Giorgio commuovendomi. Gli lascio la mano e giro attorno all'ulivo per ammirarlo in tutta la sua maestà. "Davo per scontato che fosse morto, sai?" "Non lo avrei mai permesso, era frutto del nostro..." Amore. "Legame" completa la frase pensandoci per un po'. Annuisco con la testa felice e corro ad abbracciare il fusto robusto, non posso credere che sia lo stesso ulivo che piantai dieci anni fa. "Grazie per esserti preso cura del nostro ulivo" gli dico riconoscente. Giorgio mi raggiunge e appoggiandosi anche lui al fusto mormora "E' diventato molto più di un ulivo, è un confidente ormai. Sa tutto di me quest'albero" "Ma davvero? Quindi se gli chiedessi qualcosa di te, mi saprebbe rispondere?" "Prova" "Sono mancata a Giorgio quando ero via?" "Per niente" forza la voce Giorgio facendomi ridere. "Scemo, così non vale!" "Che c'è? E' stato l'albero a rispondere. Riprova" "E' mai venuto qui con un'altra ragazza?" "Vuoi l'elenco completo?" Mi sporgo per dargli un pugno al braccio e lui scoppia a ridere "Fai la gelosa adesso?" "E' nostro figlio! Abbi un po' di sensibilità ogni tanto" "Nostro figlio? Caspita abbiamo bruciato parecchie tappe prima" mi prende in giro Giorgio. "Noi siamo genitori speciali" "Genitori che non si sono mai baciati" Sento le guance andarmi a fuoco mentre mi stacco dal fusto e borbotto "In verità il mio primo bacio l'ho dato a te, non ricordi?" "Come no, credevi che tu fossi Biancaneve e io il tuo principe. La differenza stava nel fatto che io non ero morto e tu mi hai baciato svegliandomi dal sonnellino che stavo facendo beatamente" "Zia Viviana non sapeva come farti svegliare e ho pensato che fosse il modo più efficace dopo che mi hai raccontato di Biancaneve" "Eri così stupida anche ai tempi" "Bestia!" lo prendo a pugni mentre lui mi blocca i polsi e mi stringe a sè non lasciandomi andare. "Gigio, smettila!" protesto subito, ma lui non ne vuole sapere e bloccandomi contro l'ulivo chiede al mio viso "E io? Ti sono mancato mentre eri via?" "Non molto in realtà" Giorgio mi pizzica subito il fianco facendomi sussultare "Ok, ok. Forse un po' " lo guardo dritto negli occhi "forse un po' tanto" "E cosa ti è mancato di me?" domanda accarezzandomi i capelli lento. "Sicuramente non il tuo cervello" Mi pizzica la guancia stavolta "Simpatica" "Invece cosa ti è mancato di me?" Si lecca le labbra prima di rispondermi serissimo "La tua...voce mentre mi chiami Gigio, le tue gemme verdi in cui mi sembra di sprofondare ogni volta che ti guardo, il tuo sorriso raggiante che illumina le mie giornate, il tuo profumo unico di fiori, le tue lentiggini sparse per il viso, i capelli così arancioni e luminosi... mi è mancato stringerti fra le mie braccia e sentirmi a casa, mi è mancato persino litigare. Mi è mancato tutto di te, così tanto che mi sentivo morire sempre di più sapendoti lontana da me" Una lacrima scende furtiva lungo la mia guancia e sussurro con voce tremante "Avresti potuto chiamarmi, mandarmi una lettera, videochiamarmi, venirmi a trovare...perchè non l'hai fatto? Ci saremmo fatti meno male" "Per sentirmi dire cosa? Che ti divertivi senza di me? Che andavi avanti nella tua vita mentre io ero qui sofferente ad aspettare il tuo ritorno?" "Eppure sei sopravvissuto" "Io non voglio sopravvivere, io voglio vivere...con te" "Gigio..."sussurro mentre lui prende il mio viso fra le mani e sfiora i nostri nasi. "Sì granchio?" dice sottovoce pianissimo. "Perchè mi hai portata qui?" "L'ulivo aveva una cosa da chiederti" "Che cosa?" Fa un po' di fatica prima di sussurrarmi "Potresti rimanere ancora un po' da Giorgio?" Sorrido intenerita "Abito esattamente a 3 metri da te" "Non è la stessa cosa, voglio potermi svegliare e trovarti in cucina a fare colazione con i miei mentre mi sorridi e mi passi una fetta biscottata con della nutella" "Verrò nel weekend e faremo colazione insieme, che dici?" Scuote subito la testa contrariato "Non capisci granchio? Non capisci cosa ti voglio dire?" Sbatto piano gli occhi realmente confusa. "Stai con me" mi stringe il viso fra le mani. "Sono sempre qui con te Gigio" "No no. Io non ti voglio semplicemente qui con me, io ti voglio e basta granchio" Sento mancarmi l'aria mentre continua a dire in difficoltà "Mi piaci Ines, muoio dietro a te da sempre e sono così stanco di dover nascondere i miei sentimenti per te. Immagino di prenderti e divorarti di baci ogni volta che ti vedo, immagino di spogliarti, farti sdraiare sul mio letto e gridare il mio nome persa nel piacere che ti procurerei in mille modi diversi. Immagino di prenderti per mano davanti a tutti e presentarti come la mia ragazza, il mio mondo, mia soltanto. Io...cielo Ines, ti amo e non come a una sorella o una parente, ti amo come potrebbe fare un fidanzato, un uomo che ti desidera anima e corpo, un folle innamorato perso di te" Ho il cuore che va a una velocità così forte che mi sento di poter svenire da un momento all'altro, sono sconvolta e senza parole. Rafael aveva cercato di avvertirmi su Giorgio, ma ho sempre negato la possibilità di un innamoramento e anche lui stesso aveva detto che non sarebbe mai potuto succedere nulla tra noi. Perchè mi sta dicendo tutte queste cose? Perchè sta rovinando tutto quanto? Giorgio fa per baciarmi, ma io indietreggio di scatto e mi scosto dalla sua presa...tremo mentre mi allontano sempre di più e sento il cuore andare a pezzi. "Granchio..."sussurra accorgendosi solo adesso della catastrofe fatta. Scuoto la testa con le lacrime che scorrono senza freni, Giorgio è sempre stato innamorato di me? E' uno scherzo? Mi viene da vomitare. "Ti prego" farfuglia sapendo già come andrà a finire "Ti prego, non andare via" avanza piano porgendomi la mano. "Io...Gigio noi siamo sempre stati come fratelli" gli grido in tono di rimprovero, che diavolo gli è passato per la testa? "Perdonami se mi sono innamorato di te, perdonami davvero" continua a venirmi incontro, ma io mi allontano sempre di più. "Hai...distrutto tutto quanto!" sbotto arrabbiata adesso, perchè me l'ha detto? Sapeva che non avrei mai ricambiato, sapeva che per me era troppo importante il nostro legame per mandare tutto all'aria. "Lo so, ma non ce la facevo più. Ines tesoro, non potevo più soffocare quello che sento per..." "No! Stai zitto, zitto! Non dirlo più!" mi porto le mani alle orecchie, non voglio più sentire le scemenze che ha da dirmi. "Tu hai bevuto, sarà sicuramente questo" "No, non è così" "Giorgio i cugini non stanno insieme, come puoi pensare che..." "Noi non siamo cugini granchio, non abbiamo nessun legame sanguigno." m'interrompe bruscamente. "Ma noi siamo cresciuti insieme, sei come un fratello per me! Cosa stai dicendo!" "Ines aspetta, non andare. Possiamo parlarne, troveremo una soluzione e..." "Una soluzione? Mi vuoi scopare Giorgio, me l'hai appena detto!" urlo fuori di testa. "Io...hai capito male. Non intendevo..." "Pensi che sia come Clarissa che ti corre dietro e sta ai tuoi comodi? Credevo che fossi qualcosa di più per te!" "Ines no, no...ti supplico, ascoltami. Tesoro hai capito male, tu sei molto di più, tu sei..." cade in ginocchio disperato. Sono così furiosa con lui che lo guardo con pura rabbia e ringhio "Non ti riconosco più Giorgio, eravamo una squadra...hai rovinato tutto." Giorgio rimane inerme sul prato con gli occhi lucidi mentre io non sopportando più la sua vista, corro dal lato opposto per tornare a casa mia in lacrime.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


E t’amo, t’amo, ed è continuo schianto! -Giuseppe Ungaretti GIORGIO'S POV: "Merda" borbotto rialzandomi con un mal di testa atroce. La dannata campanella continua a suonare e rialzandomi gattonando urlo "Andatene, cazzo!" Continuano a suonare. Lancio in aria la bottiglia di vodka che mi ritrovo fra le mani e dei flash di me che bevo piangendo fino a svenire ieri notte si fanno spazio nelle mia mente. Apro la porta aggrappata a questa e un fascio di luce mi acceca facendomi mugolare "Che cazzo volete" sbotto alle persone che mi osservano in silenzio con delle scope e altre attrezzature in mano. "Agenzia di pulizie signore" m'informa una di loro. Cazzo vero, li avevo fissati per stamattina sapendo già del macello che si sarebbe creato dopo la festa. Li faccio entrare e richiudendo la porta biascico "Fate il vostro lavoro e levatevi dalle palle, per favore." I tipi neanche mi considerano e si danno da fare come robot, ottimo. Arrivo barcollante alle scale e aggrappandomi al corrimano salgo di sopra. Faccio per entrare in camera mia, ma mi fermo davanti a quella di Ines ed entrando dentro un moto di rabbia mi porta a disfare il letto, strappare le federe e scaraventare per terra i libri sulla scrivania. Il mio riflesso sulla specchiera mi fa paralizzare un attimo. Ho gli occhi arrossati e gonfi per quanto abbia pianto, il viso stravolto, i capelli sono tutti all'aria, la camicia tutta sbottonata e le labbra grosse e martoriate dai miei denti. Come mi sono ridotto per lei? Di nuovo. Con un pugno spacco lo specchio che si rompe riflettendo adesso la mia immagine deforme. E' proprio così che mi sento adesso, a pezzi. Esco dalla stanza sentendo la nausea a inspirare il suo profumo di fiori e trascinandomi in bagno entro dentro il box ancora con i vestiti. Sono distrutto, completamente annientato, avvilito, sento il mio cuore sanguinare con agonia al pensiero del viso in lacrime di Ines. Ho sempre immaginato il giorno in cui le avrei finalmente confessato i miei sentimenti. Sapevo al rischio a cui andavo incontro, ma il nostro legame è così profondo, unico, raro e prezioso che ero sicuro avrebbe retto anche a questo. Evidentemente mi sbagliavo, evidentemente non sono alla sua altezza per quanto fermamente lo credessi e lo sperassi. Mi accascio per terra mentre il getto d'acqua mi bagna completamente e portandomi le mani in testa ricomincio a piangere. Credevo di aver finito le lacrime in corpo, ieri sera non ho smesso un secondo. Ho anche sperato di morire soffocato da queste. Le sue parole continuano a tormentarmi...."Giorgio eravamo una squadra, hai rovinato tutto..." Mi batto i pugni in testa supplicandomi di smetterla di farmi del male "Siamo sempre stati come fratelli, stai zitto...non dirlo più!" Butto un grido straziante e mi accascio per terra portandomi le mani al petto dolente, voglio solo morire adesso. Fatemi morire. Non so per quanto tempo rimango inerme per terra sotto il getto d'acqua, ilmio corpo tremante mi obbliga a rialzarmi e uscire da qui. Bagno il pavimento con i vestiti zuppi d'acqua e spogliandomi esco da lì per cercare dei boxer puliti. Non ho le forze per far nulla, a poco neanche per respirare infatti crollo a letto e chiudo gli occhi sperando che la morte possa prendermi in sogno. "Ma' che succede?" chiedo a mamma che mi fissa dall'alto come se temesse di dirmi qualcosa. "Tesoro, io non...so come dirtelo" sussurra accanto a papà che mi guarda impietosito. Scosto le coperte mentre all'improvviso sento come un rombo e delle ruote stridere. "Dove...Ines dove sta andando?" chiedo sentendo la nausea salire. "Giorgio, ti prego stai calmo" dice papà ma lo raggiungo e urlo tremando "Dov'è Ines!" "Sta tornando in America, ha detto che non vuole più vederti" Spalanco gli occhi sentendo una fitta al cuore "Non è vero" sussurro barcollando. "Gli faceva schifo pensare a te, cos'hai fatto Giorgio? Hai rovinato tutto" "Io...non...non volevo. Non volevo" "Hai rovinato tutto" ripete mamma. "Hai rovinato tutto" dice anche papà avanzando. Scuoto la testa "No, non è vero." "Hai rovinato tutto!" gridano adesso mamma e papà. Mi porto le mani alle orecchie mentre le ruote della macchina si allontanano "No! Non volevo!" "Non volevo!!" urlo spalancando gli occhi. Ho bisogno di un attimo per realizzare che sono al buio in camera mia solo. Deglutisco sentendo la gola secca e i brividi che scuotono il mio corpo sudato da capo a piedi. E' stato un incubo, grazie al cielo. Mi metto sui gomiti e allungo la mano a recuperare la bottiglietta d'acqua sul comodino. La scolo tutta e la lancio in aria ricadendo sul letto col cuore che continua a pompare forte. Mi porto una mano sulla testa e faccio una smorfia "Devo prendere qualcosa per questo malore prima che mi scoppi la testa" Mi trascino fuori dal letto e uscendo dalla stanza trovo la casa immersa nel buio, per quanto ho dormito? Raggiungo la camera dei miei in fondo al corridoio e accendendo le luci osservo che sono le 22, merda ho dormito per dieci ore consecutive. Entro nel loro bagno e frugo nell'armadietto di mamma trovando l'aspirina. Esco da lì e sedendomi sul loro lettone, prendo l'acqua sul comodino e butto giù la pillola. Ora dovrebbe andare meglio, no? Mi stendo sul lettone e resto a osservare il soffitto per non so quanto tempo, il silenzio attorno a me mi devasta...in queste settimane se mi annoiavo, mi bastava andare da Ines e disturbarla per qualsiasi cosa. Questa casa senza lei è così vuota, la mia vita senza lei è inutile. Sospiro sentendomi di nuovo malinconico e decido di mettere fine ai miei pensieri di merda con dell'alcol. Come se non avessi bevuto abbastanza, ma almeno non ci sarà nessuno che me lo impedirà. Ripenso all'alcol nascosto in garage, ma sono così pigro che mi guardo attorno alla ricerca di alcol in camera. Aspetta, forse potrei vedere nello studio di papà...di solito il whisky più pregiato lo tiene lì. Rotolo fuori dal lettone e uscendo dalla camera da letto, entro nello studio di papà componendo il codice. Non metto mai piede qui, soprattutto perchè papà non vuole senza il suo permesso, infatti tecnicamente non sa che so il codice. L'ho spiato qualche volta mentre lo inseriva, non ha ancora capito che sono suo figlio? Socchiudo la porta dietro di me e accendo le luci addentrandomi. Inspiro subito profumo di legno e sandalo, i suoi profumi preferiti oltre a quello del mare. Non ho mai capito perchè. Individuo all'angolo un carrellino di cristallo con degli alcolici e mi fiondo lì riempiendomi subito un bicchiere di whisky. Con questo dovrei essere ko in poche ore. Bevo un sorso del liquido ambrato e faccio subito una smorfia sentendo il whisky scorrere lungo la trachea come se fosse lava. Merda, questa roba non scherza affatto. La vodka che bevo io sembra acqua a poco. Aspetto un po' prima di bere un altro sorso mentre faccio il giro della scrivania e vado dritto alla libreria. Papà non è mai stato un lettore accanito, mi chiedo perchè abbia una libreria. Sarà per fare il figo? Leggo i titoli esposti e corrugo la fronte, non sono libri italiani...sembra arabo. Sbuffo e mi siedo sulla sua poltrona di pelle posando i piedi sulla scrivania. Prendo un altro sorso di whisky e riposo il bicchiere sulla scrivania mentre apro i cassetti davanti a me. Ci trovo dentro un sacco di cianfrusaglie noiose e carte che non capisco. Mi appoggio allo schienale e guardo in alto sentendomi un po' assonnato. Mi sono alzato poco fa, che problemi ho? Sento lo stomaco che protesta e solo adesso realizzo che non mangio un boccone da ieri sera. Qui dentro non c'è nulla da mangiare? Mi guardo attorno alla ricerca di un frigo bar e trovo qualcosa dietro il carrello degli alcolici. Scendo dalla poltrona e avvicinandomi al carrello degli alcolici, afferro il frigo bar per aprirlo ma sembra rotto. Solo dopo un po' capisco che c'è bisogno di un codice per aprirlo, perchè? Provo con lo stesso codice della porta e scatta subito la porticina. L'apro e cerco qualcosa di commestibile dentro, ma ci trovo dentro solo altri fogli, dei gioielli e un cd? Era una specie di cassaforte? Faccio per riposare tutto quanto dentro quando una scritta dietro alla plastichina del cd mi fa corrugare la fronte "23/12" Dove ho già visto questi numeri? Un flash del bigliettino di Rafael mi fa spalancare gli occhi, 23 dicembre...ecco per cosa sta il 12. E' una terribile coincidenza o cosa? Richiudo la specie di cassaforte rimettendola al suo posto e col cd in mano, mi avvicino al computer di papà. Può darsi che mi sbagli e sia solo un porno natalizio. Inserisco il cd nel lettore e riprendendo il bicchiere di whisky, faccio play al video. Ci mette un po' a riprodursi, ma come prima schermata spunta un parcheggio. Oh cielo. Il video finalmente si avvia, ma sembra che non accada nulla...ci sono persone che parcheggiano e altri che vanno via. Porto poco più avanti il video finchè un motorino passa e il conducente viene sparato. Rallento immediatamente il video e osservo come il ragazzo alla guida si accascia in avanti e la ragazza che era dietro scende dalla moto in tempo che per prendere tra le braccia il ragazzo sanguinante e cadere insieme per terra. Solo adesso vedo in viso il ragazzo per terra, ha una certa somiglianza con Rafael...è suo padre per certo. Nell'inquadratura spunta una terza persona in cappuccio che copre interamente il viso. Si avvicina alla coppia e agita la pistola dicendo qualcosa alla ragazza che gli grida in faccia. Una sirena fa smuovere il tipo in cappuccio che supera i due e alza il viso alla videocamera prima di scappare. Stoppo il video e spalanco gli occhi facendo cadere per terra il whisky...non è possibile, sto sognando. E' chiaramente frutto della mia immaginazione Stropiccio gli occhi per essere certo di quello che sto vedendo e rimango senza fiato fissando il volto di papà e mamma girata che lo guarda con odio. Mi alzo come scottato dalla poltrona e porto le mani tremanti in testa, non è vero. Non ci voglio credere. Vado dritto verso la finestra e spalancandola cerco di prendere aria, mi sento di svenire da un momento all'altro. Mi porto una mano sul viso e chiudo gli occhi ritrovandomi il viso di papà impresso, il viso di mamma stravolto, il viso di Ines in lacrime. Lancio un urlo a squarciagola. Non mi fermo finchè non sento i polmoni bruciare e il fiato spezzarsi. Voglio morire. INES'S POV: "Hai cenato gioia?" chiede mamma al telefono mentre lecco dal cucchiaio il gelato e mi stringo nella coperta. "Sì, più o meno" "Che vuol dire più o meno? Se hai voglia di cucinare, puoi ordinare qualcosa insieme a Giorgio" propone mamma, giusto...non sa che sono tornata prima a casa. "Ora vedrò. Voi domani a che ora verrete?" "Verso ora di pranzo, ci manchi da morire" "Anche a me, non vedo l'ora di riabbracciarvi" metto il broncio, adesso un abbraccio di mamma e papà mi farebbe proprio bene. "Che hai? Non ti sento bene" capta il mio malumore mamma. Non le posso tenere nascosto nulla. "Ma niente...tranquilla" "Tutto bene a scuola?" continua a indagare, ora come faccio? "Sì, è che...ho delle difficoltà in fisica, ma devo soltanto allenarmi di più" "Possiamo allenarci insieme quando torno" "Ottimo" sussurro prendendo un'altra cucchiaiata di gelato. "Sicura che non mi nascondi nulla?" Sapevo che non l'avrebbe bevuta. "Può darsi che sia triste per qualcosa" borbotto infilzando il cucchiaio nella vaschetta di gelato. "Ovvero?" "E' una situazione delicata" l'avverto prima di parlargliene. "Metto in vivavoce" "Mamma no!" non faccio in tempo a dire che papà chiede "Che succede zuccherino?" "Papà! Mi manchi tanto" "Anche a me piccolina, che mi racconti? Chi ti sta facendo soffrire?" "Nessuno...semmai sono io il problema." sbuffo appoggiandomi alla poltrona mentre faccio l'ennesimo rewatch di Twilight. "Ok...spiegaci meglio, hai 5 minuti. Stiamo tornando in camera" "Perchè 5 minuti?" "Perchè mamma e papà hanno da fare stasera" sento mamma in sottofondo che rimprovera papà e poi ridacchia. Alzo gli occhi al lampadario. "C'è questa persona a cui io tengo tanto che...ecco...mi ha rivelato una cosa che non mi aspettavo" "Gli piaci" deduce papà. Molto perspicace. "Esatto, ma io non ricambio e mi sento uno schifo perchè gli ho detto che in questo modo ha rovinato tutto" "Ai, Ines non ti facevo così malefica. Poveretto, già starà male perchè non ricambi" Le parole di papà mi fanno sentire ancora più male. "Ma non è colpa sua se non ricambia" mi difende mamma. "Però poi hai ricambiato tu" risponde papà ammiccando "Solo perchè mi facevi pena" risponde mamma. "Ehi, io sono ancora in linea" mi faccio sentire. "Sì amore di papà, siamo arrivati in camera. Possi dirti che prenderti del tempo per pensarci sopra, se ci stai male è perchè ci tieni a lui o mi sbaglio?" "Ci tengo come a un fratello" "Ma per Giorgio sei molto più di una sorella" Spalanco gli occhi "Come hai fatto a..." "Amore è palese, ti corre dietro da quando sei nata praticamente. Sei tornata a Palermo per lui" "Sì, ma..." "Siamo tornati in camera gioia, ci sentiamo domani?" "Certo..." "Tesoro ascolta il tuo cuore e non farti prendere dalla paura, capisco che...Efrem ti prego!" protesta mamma mentre papà cerca di toglierle il telefono. "Vi lascio dai, seguirò il tuo consiglio mamma. Buonanotte, a domani" "A domani, ti amiamo!" esclama papà prima di riattaccare. Getto il cellulare sul tavolino davanti e mi rannicchio nella mia coperta insieme al gelato alla nocciola, a mio parere il gusto più buono che ci possa essere sulla terra. Getto un occhio all'orologio che segna le 22:15 e decido di ritirarmi in camera. Domattina devo andare a scuola e stasera non ho dormito un granchè. Spengo la televisione e faccio per tornare in cucina insieme alla vaschetta di gelato quando sento un urlo che mi fa gelare dalla testa ai piedi. Corro alla finestra e trovo Giorgio affacciato pericolosamente alla finestra che urla come un pazzo. Oh cielo, cos'è successo? Non ci penso un secondo e corro fuori di casa coi calzini, tremo quando inserisco il codice del cancello e una volta aperto scappo a fare lo stesso col portone. "Giorgio!" grido facendo le scale a due a due e arrivo col fiatone al piano di sopra. Trovo una porta socchiusa in fondo al corridoio e spalancandola trovo Giorgio ancora affacciato alla finestra che urla. Lo raggiungo e gli sfioro la spalla per farlo girare, ma lui salta in aria come scottato e farfuglia mettendosi all'angolo "Non mi toccare! Non mi toccare, vattene!" E' così sconvolto che continua a farfugliare qualcosa a bassa voce e a toccarsi la testa, non so che fare...penso stia avendo un attacco di panico. "Ti prego, siediti un attimo. Vieni" gli indico la poltrona davanti al computer, ma non ne vuole proprio sapere di smuoversi dall'angolo. Decido di portargliela io la poltrona e mentre faccio per trascinarla io, il mio sguardo sul ferma sul desktop del computer. E' l'immagine di un video stoppato, c'è un parcheggio a fare da sfondo insieme a un ragazzo che sanguina fra le braccia di zia...Viviana? E c'è anche zio Adil con una pistola. Il mio occhio cade su una plastichina sulla scrivania e una data "23/12" Mi porto subito le mani sulla bocca, non ci voglio credere. Guardo meglio il viso del ragazzo che sanguina e riconosco l'uomo della foto che ho visto nel computer di Rafael, suo padre. Allora è vero che è stato ammazzato. Alzo lo sguardo su Giorgio, ma solo ora mi accorgo che non c'è più. Dannazione, dov'è andato? Rilevo il dvd dal lettore e mettendolo nella plastichina, lo metto nella tasca della felpa che ho addosso. "Giorgio!" esclamo correndo fuori dallo studio. Lo trovo che barcolla lungo le scale ed esce fuori recuperando delle chiavi. No no, no...per favore no. Spalanco il portone ed esco fuori anch'io, mentre lui monta sulla moto e fa per partire. "Tu non vai da nessuna parte" sbotto parandomi di fronte alla moto. Lui non ci vede dalla rabbia e mi grida addosso "Vattene! Non ti è mai importato nulla di me, spostati!" "Ho detto che non ti muoverai da qui" sibilo decisa a farmi mettere sotto se sarà necessario. Giorgio prova a sviarmi con la moto, ma mi metto sempre davanti impedendogli di fare un passo. Ha capito che non sto scherzando affatto. Scende dalla moto scaraventandola per terra e venendomi addosso ringhia incollerito al mio viso "Che cazzo vuoi da me?" "Evito di farti uccidere." Scoppia in una risata amara e puntandomi il dito contro sibila "Ci hai pensato tu a uccidermi ieri sera. Sono un morto che cammina, non vedi?" Sbatto piano gli occhi incassando ogni colpo "Non sei in te Gigio" "Non mi chiamare cosi!" mi urla rosso in faccia "Da ora in poi per te sono Giorgio. Gigio è morto ieri sera, mi hai sentito? E ora lasciami passare." Non mi sposto di mezzo centimetro "Dovrai passare dal mio cadavere prima di poter uscire da qui." dico serissima. Giorgio inspira a fondo guardandomi in cagnesco e girandosi inizia a prendere a calci la moto. "Cazzo! Cazzo!" grida lanciando in aria vasi e distruggendo le piante sul vialetto. Mi tappo le orecchie mentre prende un paletto di legno e inizia a colpire qualsiasi cosa gli capiti. Urla al cielo di voler morire adesso, che la sua vita non ha più senso e che la sua esistenza è soltanto una menzogna. Crolla per terra esausto dopo aver distrutto l'intero vialetto e si rannicchia continuando a piangere. Non l'ho mai visto ridotto in questo modo, mi si spezza il cuore. Mi avvicino piano a lui e mi abbasso per controllare che non abbia ferite gravi, per ora ha soltanto dei tagli superficiali sulle mani. Dovrò convincerlo in qualche modo a farsi curare quelle ferite. Rimango immobile a fissarlo mentre piange istericamente e tossisce non riuscendo a prendere aria. Azzardo ad allungare una mano per accarezzargli la schiena e dargli sollievo, mi aspetto che si scosti dal mio tocco, invece rimane come paralizzato e alza piano lo sguardo a me. Mi sento andare a pezzi riflettendomi nei suoi occhi rossi e addolorati "Sono...figlio di un assassino" dice tremando dalla testa ai piedi. Scuoto subito la testa prendendo le sua mani fra le mie "Le colpe di tuo padre non hanno niente a che fare con te, non dirlo mai più." "E' così, mio padre ha rovinato la vita di Rafael. L'ha ucciso, mamma lo sapeva, lo sapevano tutti" singhiozza tossendo. "Vieni dentro, ti do dell'acqua o rischi di soffocare" cerco di prendergli il braccio, ma lui si scosta e sbotta "Lasciami morire! Non merito di vivere, non merito nulla." "Non dire così, ti prego" sussurro triste, non so cosa fare per calmarlo. Vederlo in queste condizioni mi dilania, è sempre stato lui il forte della situazione. Se stavo male, era lui a consolarmi, a prendersi cura di me. L'ha sempre fatto, anteponeva i miei bisogni ai suoi, mi trattava come se fossi la sua regina, tutto mi era dovuto e niente mi era impossibile avere. Giorgio portava il peso di essere innamorato di me e pur di non perdermi, ha accettato di soffocare quello che sentiva e continuare a vivere con questo magone. Non bastava che soffrisse per questo, una volta che si è deciso di parlarmene nella maniera più rispettosa possibile, io ho dato di matto e me la sono presa con lui. Sono io il mostro qui, ho calpestato con un intero tir i sentimenti di Giorgio e pretendo che sia lui a cambiare. L'osservo mentre il mondo intero gli sta letteralmente crollando addosso e lui rimane inerme a fissare il vuoto, non sta neanche cercando di combattere. Si è arreso e i suoi occhi non brillano più dell'ardore che lo caratterizza. Si sta spegnendo sempre di più e questo non posso assolutamente permetterlo. Decido di fare un passo più lungo della gamba e l'unica cosa che adesso potrebbe ridargli un minimo di speranza. Gli prendo il viso fra le mani e senza dargli neanche il tempo di realizzare, vado incontro alle sue labbra e gli lascio un bacio. Un bacio pieno d'amore, di dolcezza, di gratitudine, di sentimento. Quando mi stacco Giorgio mi guarda stralunato e io ne approfitto per asciugargli delicatamente coi pollici le lacrime sotto gli occhi. "Ines" sussurra in un filo di voce lui non credendo ancora a quello che è appena successo. "Vieni con me" lo prendo per mano e prego che mi segua senza fare storie, per fortuna lo fa. Lo porto in cucina e versandogli un bicchiere d'acqua dico "Bevilo tutto per favore" Annuisce subito e con entrambe le mani gli inclino piano il bicchiere mentre lui beve e non mi stacca gli occhi di dosso. "Resta qui, arrivo subito" gli dico riposando il bicchiere e correndo di sopra per recuperare il necessario per bendargli la mano. Entro nella mia stanza ricordandomi del kit in bagno, ma quando entro trovo tutto sottosopra...ha distrutto ogni cosa. Ho bisogno di un secondo per scuotere la testa e restare concentrata. Devo medicare Giorgio, è questa la priorità adesso. Scosto le coperte e i cuscini per terra ed entrando in bagno, recupero il kit per poi uscirmene. La casa è immersa nel buio se non per quella poca luce che entra da fuori...sembra che non ci sia nessuno a casa. Torno in cucina e trovo Giorgio in cucina nello stesso punto che mi osserva con gli occhi ancora lucidi, riesco a sentire gli ingranaggi che corrono nella sua testolina. Il bacio lo ha completamente confuso, non ha idea di cosa potrebbe accadergli adesso. E' pronto a farsi spezzare nuovamente il cuore. "Eccomi" lo raggiungo e aprendo il kit, recupero il disinfettante, le bende e il nastro. Gli prendo le mani e analizzando le ferite, inizio a passare su queste il disinfettante. Giorgio non dà segni di sofferenza e sbrigandomi più che posso inizio a bendargli le ferite. "Non sono tanto gravi, dopodomani tornerai come nuovo" gli dico applicando i nastri per fissare le bende. "Ines?" mi chiama piano. Mugolo in risposta e lui chiede con voce tremante "Cos'era quel bacio?" Non gli rispondo, non ho idea di cosa dirgli. "Me l'hai dato perchè ti faccio pena?" Alzo lo sguardo a lui "No." mi limito a dire rimettendo le cose nel kit per scappare dalle sue domande. Giorgio non ci sta e posando una mano sul kit dice sopra la mia testa "Sono a pezzi Ines, non mentirmi anche tu per favore" "Mi andava di dartelo, è la verità" gli rispondo guardandolo dritto negli occhi. Lui rimane ad analizzare i miei occhi cercando di capire se stia mentendo e buttando un sospiro mormora "Non voglio costringerti a fare nulla, io capirò se non..." Mi metto sulle punte e lo zittisco con un bacio. Sta continuando a mettersi in dubbio, non voglio che soffra per me. "Ines" mi avverte quando mi stacco e riprendo a sistemare il kit con nonchalance. "Perchè hai distrutto camera mia?" gli chiedo io invece. "Io...ho sentito il tuo profumo e sono andato fuori di testa" "Devi rimettere tutto a posto" "Se me lo chiedi così" replica sorridendomi. Sorrido anch'io, sono riuscita nel mio intento finalmente. Mi attira a sè e lasciandomi un bacio sulla testa mormora "Hai visto anche tu?" Annuisco piano, si riferisce al dvd "Cosa hai intenzione di fare adesso?" "Speravo che me lo dicessi tu" "Ti fidi abbastanza di me da lasciarmi fare?" lo guardo dal basso. "Siamo una squadra, hai dimenticato?" sfiora i nostri nasi teneramente. "Andiamo allora" gli prendo la mano. "Dove?" "Dalla polizia"

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Il pericolo non viene da quello che non conosciamo, ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è. -Mark Twain JASMINE'S POV: "Ahh la felicità, non ricordo più che sapore ha la felicità" canticchio spogliandomi per mettermi il pigiama e correre in bagno per struccarmi, quando sento il campanello di casa. Corrugo subito la fronte perplessa, può essere Xavier? Mi mordicchio il labbro felice e corro fuori dalla stanza per andare a vedere dall'occhiello di chi si tratta. Purtroppo non vedo molto per colpa del buio, ma il secondo dopo mi paralizzo quando sento dire "Jas? Sono io, Bartis." Spalanco gli occhi, Bartis? Merda...e io che ero convinta che fosse Xavier. Mi schiarisco la voce e socchiudo appena la porta per dire "Ciao...potresti passare domani? E' tardi" "No Jas, ho davvero urgenza di parlarti. Gabriele mi ha detto che tua madre è da lui" Mi appunto mentalmente di dire a Gabriele di farsi una cassa di cavoli suoi la prossima volta. Sospiro e apro la porta per farlo entrare, non mi resta altro da fare. "Grazie" mormora entrando in casa mia e togliendosi la giacca di pelle rivelando sotto una maglia attillata nera. "Posso?" chiede indicando il divano. Perchè mi sta chiedendo il permesso di sedersi? Le prime volte che è stato da me non si è fatto alcun problema. "Vuoi qualcosa da bere?" "No, sto a posto" si limita a dire mentre io annuisco con la testa e vado a sedermi di fronte a lui sulla poltroncina. "Ho visto Xavier di sotto" mi comunica di getto. Mille scenari violenti si affollano nella mia mente, è ancora vivo? "Mi ha detto tutto" Merda, gli avrà detto che gli corro dietro da un po'. Sono fottuta. "Prima che tu mi possa prendermi a parole, vorrei spiegarti però" dice confondendomi. Perchè non è incazzato nero? Di cosa sta parlando? "Sono giorni davvero duri per me" fa una pausa per scuotere la testa e cercare le parole giuste da dire "Dopo...quella maledetta sera ho notato un allontanamento improvviso da parte tua e una reazione glaciale ogni volta che cercavo di avvicinarmi a te. All'inizio credevo che fossi ancora traumatizzata dalla vicenda, dalla situazione con Vittoria e ti servisse del tempo per metabolizzare, ma più passava il tempo, più mi scivolavi tra le dita." Ha gli occhi lucidi quando alza lo sguardo a me e sussurra "La pausa è stata la stoccata finale, sono crollato e...tutti quei passi in avanti che avevo fatto per essere una persona migliore sono andati a puttane. Ho ricominciato a bere per non averti nei miei pensieri, a strafarmi per sentirmi estraneo a questo mondo di merda e...stasera..." Si sta torturando le mani mentre dice con difficoltà "Stasera dopo averti aspettata per ore e credevo che non venissi più, mi sono fumato un bel po' di cose e ho dato di matto. Fabiana si è avvicinata a me in un momento in cui ero estremamente fragile e sofferente, mi ha consolato, mi ha dato quelle attenzioni che mi ricordavano tanto le tue. Mi ricordavano la tua dolcezza, la tua sensibilità, il tuo cuore buono...quando si è avvicinata per baciarmi avevo in mente soltanto te. Avrei dato qualsiasi cosa per riprovare quelle sensazioni con te e...ho sbagliato, ho sbagliato di brutto. Non mi sto giustificando in alcun modo, volevo soltanto spiegarti come mi sono sentito" Sospiro mordicchiandomi il labbro, non mi aspettavo queste parole da parte di Bartis. Mi fa male vederlo in questo stato, sapere quanta sofferenza gli ho dato. Non si merita niente di tutto questo, sono un mostro. "Io...ti capisco e ti perdono, se questo può farti stare meglio" "Sì, mi farebbe respirare finalmente" Sorrido e sedendomi per terra di fronte a lui prendo le sue mani "Anch'io ho qualcosa da dirti" Bartis scuote subito la testa e una lacrima furtiva gli scivola dalle guance "No, ti prego. No" Sa già cos'ho da dirgli. "Ero venuta da Giorgio proprio per parlare con te di noi" Continua a piangere mentre anche a me inizia a tremare la voce "Vorrei davvero, credimi...vorrei poterti dire che va tutto bene e che possiamo tornare a essere quelli che eravamo, ma non è così" scuoto la testa facendo una smorfia "Io...ho scoperto di non sentirmi affine con te come magari posso esserlo con..." "Gabriele?" chiede lui. Lo guardo stranita...cosa si sono detti con Xavier, se lui non ha nessuna idea di noi? Nego con la testa "Non c'entra nulla Gabriele. E' una questione tra me e te...purtroppo sento più un sentimento fraterno nei tuoi confronti. Ti voglio sinceramente bene e vorrei solo il meglio per te, ma non credo che tu possa...sapermi gestire. Sono una persona più problematica di come sembra, ho bisogno di sicurezze che ad oggi so per certo che non mi potrai dare" Ho il cuore a pezzi quando continuo a dirgli col cuore aperto "Credevo che le cose con te col tempo potessero migliorare, ci credevo veramente ma...mi rendo conto che su diverse cose siamo completamente incompatibili. Io vengo da un contesto sociale differente dal tuo, abbiamo modi di pensare, di fare, di credere che sono contrastanti e ho paura che a lungo andare queste incompatibilità possano soffocare il nostro rapporto." "Cosa...cosa posso fare per migliorare in questa cosa?" mi chiede in lacrime Bartis tremando, mi sento una persona orribile. Lo sono, ma cosa posso fare se non essere onesta con lui? Porto le sue mani in alto e bacio dolcemente le nocchie "Non sei tu il problema tesoro, sono io che..." mi fermo un attimo non riuscendo a continuare a parlare per le lacrime "Ho bisogno di qualcuno che mi comprenda nei traumi che ho passato, che sappia del mio vissuto, che lo abbia provato sulla sua pelle...cerco questo tipo di complicità, cerco qualcuno che sappia come gestire i miei demoni, che possa estirparli e guarirmi. Sono stufa di essere io quella che deve badare all'altro, ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me...e tu, Bartis, non puoi farlo" "Dammi una possibilità. Ti dimostrerò che ne sono capace, per sono disposto a qualsiasi cosa. Qualsiasi cioccolatino" Sorrido per il nomignolo, mi mancherà tanto sentirlo. Scuoto la testa asciugandogli le lacrime con le dita teneramente "E' finita Bartis" "No no...no" singhiozza piangendo istericamente. Appoggio la fronte contro la sua "Ascoltami, io ci sarò sempre per te. Non è andata come credevamo, ma ti amerò comunque. Di questo non devi mai dubitare" "Non mi fare questo, ti supplico. Resta con me" stringe forte le mie mani non volendole lasciare andare. "Guardami, respira..." gli accarezzo una guancia e cerco di farlo calmare un attimo. E' sconvolto e sembra stia per avere un attacco di panico. Continua a ripetermi di non lasciarlo. "Respira, così..." poso la mano sul suo petto. "Non andrò da nessuna parte, per qualsiasi cosa mi troverai qui" "Ma non sarà la stessa cosa, mi stai lasciando" mormora con profonda tristezza. "Non prenderla come una cosa negativa. Avrai modo di concentrarti più su te stesso adesso, sulla tua carriera in futuro" "Credevo che nel mio futuro ci fossi tu, ci fosse un noi" mugola spezzandomi in mille piccole piccole schegge il cuore. Abbasso lo sguardo in difficoltà "Non è facile neanche per me, credimi. Posso chiederti un favore?" Non mi risponde ma annuisce piano con la testa, è troppo sconvolto o scosso per parlare. "Smettila di bere e fumare quelle robacce per me, non è così si risolveranno i problemi. Come hai detto tu, hai fatto tanti passi in avanti per essere una persona migliore...ti prego, non mandare tutto all'aria. Dimostrami che sei un uomo maturo e che hai il pieno controllo sulla tua vita e delle decisioni che prederai. Dimostrami che mi sto sbagliando a credere che non sei pronto a crescere e maturare" "Perchè mi fai questo? Hai idea del dolore che mi stai dando? Non riesco più neanche a respirare, mi hai tolto tutto" singhiozza guardandomi dritto negli occhi. "Non dire così, ti prego" mugolo affranta. "E' la verità, mi hai illuso. Mi hai sempre illuso che potessimo davvero avere una vita fuori insieme" Ogni sua parola mi sta lentamente uccidendo. "Io ero...confusa, te l'ho detto. Sono sempre stata restìa nei tuoi confronti, questo non lo puoi negare." "Non mi baciavi se eri restìa Jasmine!" sbotta furioso facendo gonfiare le vene lungo il collo. Deglutisco capendo di aver toccato un tasto più che dolente e mormoro "Ho sbagliato, perdonami" "Hai sbagliato?" si alza portandosi le mani sul viso e ridacchia facendo il giro del divano "Adesso stai anche rimpiangendo quello che siamo stati? Jas quando penso che non potresti farmi più male di così, peggiori soltanto le cose!" Merda, sto facendo un casino. "Non so cosa dire per farti stare meglio" "Puoi dirmi che ci darai un'altra chance" "Questo è impossibile" sono ferrea nella mia decisione. Bartis mi raggiunge nuovamente e abbassandosi al mio livello chiede disperato "Io non capisco perchè questo cambiamento così repentino. Stava andando tutto bene, noi due eravamo felici e pazzi d'amore...cos'è successo? Mi devi dire cosa cazzo sta succedendo" Trattengo il respiro, non mi sembra proprio il caso di dirgli che sono inspiegabilmente attratta da uno dei suoi amici più cari. "Ho finalmente capito cosa voglio e tu purtroppo non sei quello che...." Scuote la testa zittendomi "Non continuare, te ne prego. Sto già soffrendo come una bestia, risparmiami almeno questa pugnalata" Si riallontana non sopportando la nostra vicinanza e si avvicina alla porta "E' tutto quello che mi volevi dire?" Mi asciugo le lacrime col dorso della mano e annuisco piano con la testa. Lui abbassa lo sguardo alle mie gambe e fissando il vuoto sussurra "Ti avrei dato il mondo Jas...e questo lo capirai troppo tardi piccola" "Bartis..." "Ti odierò per sempre cioccolatino" sputa con estrema dolcezza un attimo prima di aprire la porta e sparire dalla mia vita. Crollo in un pianto così isterico che mi addormento sul tappeto non avendo le forze di fare nient'altro. DOPO 3 SETTIMANE: "Penso che me lo sognerò stanotte quello spezzatino" dico a Ines aprendo la porta della nostra stanza d'hotel. Siamo arrivati stamattina a Petralia Sottana, un piccolo paesino di circa 2000 abitanti situato nel parco delle Madonie. La scuola ha aderito all'iniziativa intitolata "Festa dell'Albero" a cura di Auser per la piantumazione di esemplari di Tuia, Castagno e Piracanta. Abbiamo passato tutto il pomeriggio a piantare e abbiamo imparato tantissime cose. Mi riempie di gioia il cuore poter contribuire per la comunità e l'ambiente. L'aria di montagna è fresca, pulita e c'è una calma nella natura che ha fatto molto bene alla mia anima e alla mente che escono da un periodo abbastanza duro. Chi lo avrebbe mai detto che mi sarebbe bastato avere le mani immerse nella terra per scaricare tutta la tensione accumulata in questi giorni? "Io devo chiedere la ricetta del cous cous con quelle verdurine strabuone alla cuoca dell'agriturismo" replica Ines seguendomi dentro la stanza. "Hai fatto il bis" ridacchio richiudendo la porta e posando la carta sul tavolino all'ingresso. "Per forza, avrei voluto fare anche il tris" Ines si butta a peso morto sul suo letto. La raggiungo presto anch'io e mi butto sul mio letto "Penso che adesso farò un fosso, questo materasso è troppo comodo" contemplo fissando il soffitto. "Condivido a pieno" risponde Ines mentre sentiamo bussare alla porta. Ci guardiamo subito perplesse "Chi è?" chiedo piano a Ines. "Sarà la professoressa per il giro di controllo?" "Mmm" mugolo non molto convinta. La professoressa ci ha avvisate che avrebbe fatto un giro di controllo in tutte le stanze, ma subito dopo cena mi sembra un po' strano. Apro piano la porta e mi ritrovo Giorgio con un braccio appoggiato allo stipite "Quanto ci vuole ad aprire?" mi chiede burbero superandomi. Fino a prova contraria, questa è camera mia e lui non ha alcun diritto di entrare quando gli pare e piace. Sono intenzionata a dirglielo, ma raggiunge Ines e senza dargli modo di ribattere, si butta su di lei. "Ehi, cerca di andarci piano" ridacchia Ines mentre lui borbotta "Quella stronza della professoressa non mi ha lasciato avvicinare a te per tutta la giornata, che si fotta" Ines scoppia a ridere mentre io decido di levare le tende lasciandoli un po' in intimità "Vado a farmi due passi per digerire" "Ma no, resta. Giorgio se ne sta per andare" protesta Ines ma Giorgio non ci sta dicendo "Col cazzo che me ne vado." Come immaginavo. "Tranquilla, avevo bisogno di prendere un po' d'aria" le sorrido ed esco dalla stanza afferrando la mia felpa. Saranno le 22 circa, la professoressa si è raccomandata di raggiungere le nostre stanze entro le 23. Avrei ancora un'oretta di tempo. Indosso la mia felpa nera e scendo al piano di sotto. Annuisco a Franco, il proprietario dell'agriturismo ed esco fuori a farmi una piccola passeggiata. Da quassù si riescono a vedere benissimo le stelle in cielo non essendoci smog, è la mia prima volta in montagna e già me ne sono innamorata. Continuo con la mia passeggiata indisturbata quando vedo una panchina sotto un albero e ne approfitto per sedermi un attimo. Mi godo il silenzio e la pace della natura per un po', finchè sento all'improvviso delle voci e girandomi vedo sul retro del casale un gruppo di ragazzi. Cerco di capire di chi si tratta quando alcuni di questi se ne vanno ridacchiando e riconosco in lontananza la giacca di pelle di Xavier. Chiaro, non poteva non vendere anche stasera. Altri gruppi di ragazzi si avvicinano a Xavier e come se sentisse il mio sguardo su di lui, alza gli occhi a me inchiodandomi. Merda, sussulto sulla panchina e mi rigiro dandogli le spalle. Sono così imbarazzata dal fatto che mi abbia beccata che mi metto anche il cappuccio sperando di mimetizzarmi col buio. Il vociare dopo poco smette e mi rigiro curiosa di vedere se non ci sia più nessuno, ma mi sbaglio di grosso. Siamo rimasti solo io e Xavier. Mi rigiro prima che possa ribeccarmi e cerco di concentrarmi in altro. La soluzione più giusta sarebbe allontanarmi immediatamente da qui, ma non voglio fargli credere che mi stia allontanando per lui. In fondo, molto in fondo ho dell'orgoglio anch'io. Butto un occhio sul quadrante dell'orologio, finché all'improvviso sento qualcuno sedersi sulla mia stessa panchina. Oh cielo, fa che non sia lui. Azzardo un'occhiata scostando il cappuccio e serro la mascella, ero certa che la sfortuna non mi avrebbe risparmiata anche adesso. Mi muoio a disagio sulla panchina mentre lo sento accendersi una sigaretta e rilassarsi sulla panchina allungando gambe e braccia. Io intanto tremo seduta all'estremità della panchina. Stamattina l'ho visto scavare insieme alla sua classe e inutile dire che rimasi incantata dalla sua forza. Sembrava nato per zappare i campi, un boscaiolo burbero appassionato di montagna. Per poco non rischiavo di zappare la mia mano per osservare lui come un pesce lesso. Non ero l'unica però. Il gruppo di Giorgio è da sempre nel mirino dell'interesse delle ragazze. Oggi sfortunatamente c'erano soltanto Giorgio e Xavier, Bartis non si va vedere da settimane a scuola. Ho provato più volte a chiamarlo e mandargli messaggi, ma non visualizza nulla. Ho chiesto a Clarissa se avesse notizie di lui senza successo. Ha detto che non lo vede quasi mai a casa, quindi non potrei manco andare a parlargli di presenza. Mi sento molto in colpa per la situazione di Bartis, la prima settimana mi sono completamente chiusa a riccio e ho evitato tutti quanti. La seconda settimana è intervenuta Ines obbligandomi a tornare a scuola e farmi svagare. Ci è un po' riuscita, infatti ho iniziato a pensare sempre di meno a Bartis. La settimana in montagna non volevo assolutamente farla, ma Ines sa come prendermi e ha iniziato a farmi discorsi su quanto sia importante contribuire per l'ambiente, sul progetto che stiamo facendo a scuola e altre cavolate che hanno fatto effetto purtroppo. Ed eccomi qui in montagna aperta accanto a Xavier e non ho una pallida idea di come comportarmi. Devo scappare? Devo restare? Lo ignoro? Gli chiedo come sta? "Non si saluta?" chiede sarcastico mentre accende la sigaretta che pende dalle sue labbra. Potrei voler essere quella sigaretta. Scuoto la testa, Jas...datti una calmata. "Non volevo disturbarti in realtà" mi accarezzo le braccia, per fortuna non può vedere che ho la pelle d'oca. "Mmm...che fai qui tutto sola?" Azzardo a guardarlo di sfuggita e mormoro piano "Facevo due passi" "A quest'ora?" È così strano che esca la sera per conto mio? "Ho lasciato Giorgio e Ines da soli" decido di dirgli la verità. Butta del fumo fuori e annuisce piano guardando in alto. "Ehm...tu che ci fai fuori?" chiedo anche se so già la risposta. "Anch'io due passi" "Ti ho visto prima" ribatto. "Allora perché chiedi?" Touchè. Rimango in silenzio non sapendo più che dire, forse è il caso che vada via. Rimetto i piedi per terra e faccio per alzarmi dalla panchina quando lui chiede "Vuoi salire in camera da me?" Corrugo subito la fronte "Come scusa?" Per chi mi ha presa? Faccio per dirgli che non sono una delle sgualdrine dei suoi amichetti, ma lui spiega calmo "Per riposarti, tanto io resterò tutta la notte fuori" Oh...adesso cambia tutto. Mi sento in colpa per aver pensato male. "Grazie, ma credo che continuerò con la mia passeggiata e in caso torno in camera mia sperando che Giorgio se ne sia andato" Lui non batte ciglio e continua a fumarsi la sua sigaretta, mi sa che tolgo il disturbo. "Buonanotte" sussurro incominciando ad allontanarmi, ma una domanda mi obbliga a tornare indietro. "Scusa il disturbo, volevo chiederti se ti fosse capitato per caso di vedere Bartis in questi giorni" gli chiedo infilando le mani nelle tasche della felpa, almeno così non vede che sto tremando senza motivo. Xavier butta della cenere per terra e schiocca la lingua per diniego. Ricevuto. Ok, adesso posso andarmene eppure un'altra domanda mi fa trattenere ancora "Non vedo Bartis da quella sera, posso sapere cosa vi...siete detti?" "Non te l'ha detto?" domanda guardando i suoi anfibi annoiato. Scuoto la testa. "Gli ho detto che ci eri rimasta male del bacio con quell'altra e che se ti avesse parlato, forse lo avresti perdonato perché continui a provare qualcosa per lui" Faccio un bel respiro "Mi hai gettato nelle sue braccia...praticamente" sussurro accusando fin troppo il colpo. Non dice più nulla. Serro la mascella stringendo la mano a pugno e sbotto guardandolo con odio "Codardo." Aspetto di pentirmi di averlo detto ad alta voce, ma non succede. Sono davvero incazzata. Alza subito lo sguardo a me e mi fissa quasi divertito, vorrei prenderlo a schiaffi. Scuoto la testa infinitamente delusa e sbotto contrariata "Credevo che fossi diverso dagli altri, che avessi le palle per..." mi fermo non riuscendo più a continuare. Gli volto le spalle scuotendo la testa e me ne vado quando lo sento dire "Per dirgli che la ragazza per cui muore dietro, muore per me?" Non ci vedo più dalla rabbia. Mi giro di scatto e senza pensarci due volte gli lascio uno schiaffo in pieno viso. Xavier non accusa minimamente il colpo, anzi continua a guardarmi arrogante e alzandosi così da sovrastarmi ringhia al mio viso "Cosa? Non è forse la verità?" "Io non muoio dietro proprio a nessuno." gli ringhio a mia volta tenendogli testa per quanto mi sia possibile. "Bugia." ribatte alzando le sopracciglia sfidandomi a dire il contrario di nuovo. "Sai cosa? E' meglio che vada via prima che ti molli un altro schiaffo." "Fai pure, sono abituato a prenderle" mi rivolge la guancia abbassandosi al mio livello. Sono molto tentata di farlo veramente eppure decido di stravolgere le carte in gioco e prendendogli il mento per fargli girare il viso, lo bacio sulle labbra. Quando mi stacco, lui rimane impietrito a fissami. Dalla sua espressione posso capire che non se lo aspettava minimamente. Dovrebbe compiacermi la cosa, ma i suoi occhi, le parole dette prima con tanta arroganza mi feriscono più del dovuto e leccandomi le labbra gli volto le spalle, come se non fosse successo nulla. Come se non avessi provato mille brividi attraversarmi il corpo nel momento in cui ho toccato le sue labbra morbide, calde, dolci. Devo andarmene al più presto da qui. Decido di attraversare il boschetto per tagliare e arrivare più velocemente al casale, quando sento dei passi alle mie spalle. Cos'altra vorrà rinfacciarmi? E soprattutto...io avrò le forze di fargli fronte? Cerco di accelerare i miei passi, ma non ho il tempo di fare nulla che Xavier si para di fronte a me e prendendomi il viso di forza mi lascia una serie di baci confusi e voraci. "Lasciami!" ringhio spingendolo all'indietro furiosa. Lui non ci sta e afferrandomi dalla vita, mi alza in aria per appoggiarmi contro un albero e continuare a divorarmi le labbra. Cerco di spingerlo via da me ancora, ma inserisce una gamba tra le mie per tenermi sigillata contro l'albero e baciarmi indisturbato. Il suo profumo di menta e sigaretta mi dà alla testa e non riesco a ordinare al mio cuore di non amare questo momento. Mugolo sulle sue labbra senza volerlo e mi aggrappo alla sua giacca di pelle resistendo all'impulso d'infilare le dita tra i suoi capelli e tirarglieli leggermente. Sospiriamo entrambi contrariati quando dobbiamo staccarci per forza perchè siamo senza fiato. "Non avresti dovuto tentarmi così..." sussurra con tono di rimprovero al mio viso accarezzandomi candido una guancia. "Non avresti dovuto dirmi quelle cose" mormoro a mia volta con affanno per calmare il respiro. "Tu non capisci...Bartis ti muore dietro" "E io muoio per te" confermo le sue parole. Lui scuote la testa e si allontana da me come scottato, si sta già pentendo del bacio. "Vedi? Mi confondi in continuazione....prima mi dici cose orribili, poi mi baci" "Sei stata tu a baciarmi prima." mi punta il dito contro. "Avresti potuto fermarti lì" Non replica. "Se è Bartis il problema, non devi pe..." "Non c'entra un cazzo lui, tu non sai davvero a cosa stai andando incontro. Io non sono la persona giusta per te, non ho nulla da darti, a differenza di Bartis. Stai mandando tutto a puttane per uno stronzo come me, non farlo. Torna con lui, ti pentirai di non averlo fatto" Socchiudo gli occhi minacciosamente "Non ho bisogno che nessuno mi dia nulla. Ho già tutto quello che mi serve e avrò tutto quello che vorrò per i miei sforzi, non devo di certo andare a elemosinare aiuti. Sono sopravvissuta per tutto questo tempo sicuramente non grazie a Bartis" "Devi uscire da quel quartiere di merda, non morirci dentro con me" sbotta guardandomi serissimo. "Ne usciremo insieme" "Tu non hai idea del rischio che stai correndo e non vuoi saperlo veramente" scuote la testa prima che sentiamo una voce gridare il mio nome. E' Ines. Xavier si sistema la giacca di pelle e mi dà la pugnalata finale dicendo gelido con tutta la calma del mondo "Starmi lontano è la miglior cosa che puoi fare per te stessa, lo avevi capito già da piccola." Faccio una smorfia, per quanto ancora mi rinfaccerà questa cosa? Come posso dimostrargli che le cose sono cambiate? Che non voglio più scappare da lui? "Jas! Ti cercavo ovunque, la professoressa sta per controllare le stanze!" Ines riesce a trovarmi e si piega in due col fiatone. Alza piano lo sguardo a Xavier che sto fissando e afferrandomi il braccio borbotta "Andiamo via, forza" Marcio con Ines verso il casale mentre azzardo un'ultima occhiata a Xavier che si mimetizza sempre di più nel buio insieme al fumo della sigaretta che esce dalle sue labbra che mi mancano già.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


E tu chiedi: "E se cado?" Oh, ma mia cara, e se voli? -Hanson JASMINE'S POV: "Oh no" mugola Ines mentre scendiamo le scale del nostro piano. "Che succede?" Mi mostra il cellulare e leggo un messaggio da parte di Clarissa "Ciao sfigati, vi ricordo il mio super party 18Clari stasera dove seguirà una lunga notte di divertimento (chi vuole intendere, intenda). Dress code rigorosamente elegante quindi maschietti con camicia e femminucce vestito lungo o tuta elegante. Kiss, non vi scordate il regalo" "E' stasera?" chiedo sorpresa del fatto che siano volate queste settimane. "Potremmo non andarci ma..." dice Ines e io completo la frase "se la prenderebbe sul personale e non ci darebbe più tregua" "Esatto. Per fortuna si sono calmate le acque con lei, non vorrei svegliare il can che dorme" fa una smorfia Ines. "Ha detto dress code elegante o mi sbaglio?" "Vestito lungo o tuta elegante" precisa Ines rileggendo il messaggio. "Grande, non ho nulla di elegante" "Neanch'io, infatti credo che attingerò all'armadio di mamma. Sicuramente ci sarà qualcosa anche per te" "No no, tranquilla. M'inventerò qualcosa...potrei mettere un pantalone e una camicetta semplice sopra, che dici?" cerco d'ingegnarmi in qualche modo. "Potrebbe andare, mamma mi sta chiamando" Ines prende subito la chiamata quando superiamo l'ingresso di scuola e in lontananza oltre al cancello individuo Xavier appoggiato al muretto con una ragazza mai vista prima. Socchiudo gli occhi cercando di capire di chi diavolo si tratti, quando maledettamente non vedo un gradino e scivolo come una pera cotta davanti a tutti. "Jas!" esclama Ines correndo a recuperare la scarpa e gli occhiali che sono volati via. Merda...mi porto una mano sulla schiena dolente e sento qualcuno mettermi la scarpa al piede. Non ricordo neanche se ho i calzini bucati o meno, signore che imbarazzo. Sento anche delle mani posarmi sul viso gli occhiali e quando alzo lo sguardo per ringraziare, mi paralizzo nel trovare Bartis. Non lo vedo da...settimane. "Tieniti" mi prende in braccio alzandomi da terra e guardandomi intorno noto gli occhi di tutta la scuola addosso. Anche quelli di Xavier e della tipa accanto che sta ridacchiando divertita dalla mia caduta, che carina. "Del ghiaccio" abbaia Bartis a un suo amico che scatta dentro la scuola e posandomi sul muretto chiede dove mi sono fatta male. Come glielo spiego che mi fa malissimo il culo? "La schiena" rispondo orientativamente. Mi toglie subito lo zaino dalle spalle e Ines accanto a lui chiede "Chiamo l'ambulanza?" "Ma no, ora mi passa" scuoto subito la testa. L'amico di Bartis corre da noi con del ghiaccio in mano e passandolo a Bartis, sento le sue mani spostarsi sulla mia schiena e premere contro "Qui?" chiede dolcemente. Scuoto la testa "Più giù" Bartis scorre il ghiaccio sulla mia schiena finchè sussulto quando tocca la parte in cui ho colpito. "Ferma" mi ordina premendo più forte e facendosi più vicino a me. "Ti chiamo da giorni" approfitto di questa vicinanza per parlargli all'orecchio. "Lo so" si limita a dire concentrato a tenermi il ghiaccio sulla schiena. Non l'ho mai visto così serio. "Perchè non mi hai risposto? Ero molto preoccupata" ribatto volendo uno straccio di spiegazione. Sparisce per settimane, mi evita in ogni modo e un giorno appare come per magia dopo avermi fatto preoccupare moltissimo? Ha la barba più folta e sembra forse più muscoloso, non so lo vedo più ingrossato sulle braccia e le spalle. Ha passato le sue giornate in palestra? "Non ce n'è bisogno, non sono più un tuo problema" replica facendomi serrare la mascella. Come fa una persona a essere così dolce e stronzo allo stesso momento? Faccio per dirgli che tengo al suo benessere, come lui diversamente crederà, quando fischia all'improvviso chiamando Xavier. Oh no, perchè lo sta chiamando? Xavier supera la tipa accanto a lui e attraversando la strada ci raggiunge mentre io rischio di andare in iperventilazione. "Bro, hai modo di lasciarla a casa?" chiede Bartis a Xavier, ma non gli do modo di replicare che scuoto subito la testa "Mi sento già meglio, non c'è alcun proble..." Bartis mi rialza in aria e posandomi fra le braccia di Xavier ribadisce "Riportala a casa" Mi aggrappo al collo di Xavier per non cascare per terra e presto ci ritroviamo a un nulla dai nostri visi...è Ines che si schiarisce la voce e mi riporta alla realtà. "C'è mia madre qua fuori, posso portarla anche io" "Abitano vicino, viene meglio a Xavier. Andate" Bartis dà un colpetto sulle spalle di Xavier che scatta insieme a me tra le sue braccia. "Chiamami appena arrivi a casa!" ha il tempo di esclamare Ines mentre superiamo i cancelli e Xavier svolta a sinistra raggiungendo la sua macchina parcheggiata nei posti riservati solo a loro. "Non c'è davvero bisogno, posso tornare con l'autobus" insisto quando apre la portiera e si abbassa per caricarmi dentro. Non mi ascolta come sempre e chiudendo la portiera fa il giro della macchina per entrare dall'altro lato. Ne approfitto per lanciare un'occhiata alla ragazza di prima che ci continua a osservare curiosa, chi diavolo è...e perchè non riesce a staccare gli occhi da Xavier? La macchina parte a tutto gas e mi metto subito la cintura per non rischiare di schiantarmi contro il vetro davanti. Ho ancora un po' di cose da fare prima di morire. L'atmosfera in macchina è molto imbarazzante e lui non prova minimamente a spiaccicare parola per mettermi a mio agio. Ha quest'espressione infastidita stampata sul volto che mi fa venire voglia di buttarmi fuori dalla macchina. Recupero il cellulare e vedo un messaggio vocale di Ines mandato poco fa. Decido di riprodurlo portandolo all'orecchio, ma stupidamente ho messo il massimo volume e l'audio risuona nella macchina "Non scordarti di chiamarmi appena arrivi, sai che non mi fido per niente di Xavier. Come va con la schiena? Bartis è stato così carino a portarti il ghiaccio. Dovresti riprenderlo in considerazione, sai? E' ancora cotto di te. Comunque per stasera, dato che non hai un vestito lungo, potrei venirti a prendere e scegliere qualche vestito di mamma. Ci ha dato il via libera per frugare nel suo armadio, fammi sapere" Appoggio la schiena contro il sedile e mi faccio piccola piccola sperando con tutta me stessa di sparire da lì. Mi aspetto un commento a caldo da parte di Xavier, ma non succede...anzi la sua espressione adesso è di pietra e stringe un po' troppo forte il volante e il cambio mettendo la quarta nella strada urbana. "Ines non le pensa veramente queste cose, non ti conosce e si basa solo su ciò che vede" decido di farmi avanti rompendo il silenzio tombale. Lui m'ignora e continua a guidare come un pazzo, inizio a temere seriamente per la mia vita. "Xavier?" lo chiamo per avere segnali di vita da parte sua. Accelera ancora e borbotta "Conosce te e cos'è meglio per te, ascoltala." Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo. Incrocio le braccia contrariata e decido di fare quello che lui fa con me: ignorarmi. Arriviamo a casa dopo pochi minuti e senza ringraziarlo, esco dalla sua macchina sbattendo la porta. Che stronzo. Marcio verso il mio palazzo quando vedo un cane senza guinzaglio che corre nella mia direzione e sembra abbastanza incazzato. Indietreggio col cuore in gola e rientro nella macchina di Xavier. Avevo in mente un'uscita più di scena. "Forse è il caso che aspetti un attimo" mugolo torturandomi le mani. Non era mia intenzione chiedere un altro aiuto a lui, non sia mai che mi sopporti ancora. "Puoi lasciarmi in piazza se non vuoi aspettare, posso farmela a piedi fino a casa e sperare che il cane se ne sia andato al mio ritorno" Lui riaccende il motore e sgomma superando il mio cancello. Raggiungiamo la piazza in pochi minuti e parcheggiando davanti alla macelleria, Xavier spegne la macchina per poi aprire la portiera "Scendi" dice sbattendola. Rimango sola in macchina interdetta e osservo Xavier fuori che fa il giro per poi aprirmi la portiera "Non ci senti?" mi chiede un po' infastidito. Lo fulmino con lo sguardo ed esco dalla macchina titubante "Che vuoi fare?" "Seguimi" si limita a dire superandomi per entrare nella boutique a fianco della macelleria. Resto ferma nel mio posto. "Muoviti, ho visto il cane di prima" mi grida dandomi sempre le spalle. Spalanco gli occhi e gli corro dietro terrorizzata. "Dov'era?" chiedo entrando insieme a lui nella boutique. "Non c'era" rivela guardandosi attorno, finchè spunta una signora in carne bionda che s'illumina a vedere Xavier e corre ad abbracciarlo "Disgraziato! Mi avevi promesso che mi avresti fatto visita più spesso e sei sparito" "Lo so, sono stato impegnato. Perdonami" lascia che la signora se lo sbaciucchi tutto mentre io rimango dietro a loro ferma a osservarli. "E lei?" si accorge finalmente di me e io sorrido un po' in imbarazzo, non ho idea del perchè sia qui. Ci passo spesso dalla boutique per andare in macelleria, ma non sono mai entrata dentro...dalla vetrina notavo dei prezzi che non potevo permettermi ed era inutile illudersi. Faccio per dirle come mi chiamo, quando Xavier si abbassa per sussurrarle qualcosa all'orecchio. Ok, adesso sono davvero molto in imbarazzo. La signora annuisce a Xavier e superandolo viene da me "Cara, ma che bel fisico che tieni. Mi daresti una mano per provare i nuovi arrivi?" "Oh ehm...io..." non ho il tempo di rispondere che mi trascina nella cabina da prova e mi studia un attimo prima di sparire. "Eccomi" ricompare dopo pochi minuti con una sfilza di abiti eleganti. "Non so cosa esporre in vetrina, potresti provarli per me? Così capisco quale mettere" "Certo, devo provarli...tutti?" indico tutti gli abiti. "Mi faresti un favore enorme" mi fa gli occhioni mentre però il mio sguardo si sposta su Xavier fuori dal negozio con una sigaretta in bocca al telefono. Come a sentire il mio sguardo su di lui, alza gli occhi magnetici a me e io scappo immediatamente guardando altrove. "Dove posso provarli?" chiedo dando le spalle alla vetrina. "Di qua" dice eccitata la signora accompagnandomi alle cabine. Le sorrido e chiudendo la tenda comincio a provare gli abiti che sono uno più bello dell'altro, sono davvero sbalordita dalla vastità di modelli, colori e particolari di ogni vestito. "Questo ti sta davvero d'incanto" accarezza il corsetto dell'abito pieno di brillantini e in basso una specie di fascia color panna di seta che avvolge il corsetto e completa il vestito lasciando uno strascico di lato. E' così stupendo che resto anch'io senza fiato, ho paura anche solo a sfiorarlo nonostante lo abbia addosso. "Sì, è...meraviglioso" sussurro non riuscendo a staccare gli occhi dal vestito. "Hai in mente qualche evento a cui indossarlo?" "Stasera avrei un compleanno a tema elegante, ma questo vestito è davvero troppo. Vado a provare il prossimo" faccio per scendere dalla pedana, ma lei mi trattiene e tirandomi i capelli in su delicatamente mormora "Con quest'acconciatura sei perfetta" Annuisco completamente d'accordo "Che ne dici se te lo presto per stasera?" propone sorprendendomi. "No no, non c'è bisogno. Avevo già pensato a qualcosa, non si preoccupi" nego decisa. "Non fare la sciocca, non ci sarà nulla che possa battere questo vestito. Potresti sponsorizzare il negozio in cambio, che dici?" "Ne è sicura? E se dovessi macchiarlo?" domando titubante. "È una prova d'abito, sarebbe comunque rimasto solo in vetrina. Tanto vale la pena che lo indossi qualcuno e ne faccia una buona pubblicità" "Io...potrei farlo, sì. Domani stesso posso riportarglielo" "Con calma, intanto ti posso fare qualche foto da mettere sui social?" "Ma certo" ci mettiamo all'esterno per scattare un po' di foto e dopo aver scelto anche un paio di scarpe abbinate, la signora m'incarta tutto con attenzione. "Grazie mille, davvero." Prendo la busta felice di aver risolto il problema del vestito da mettere stasera. Mi giro alla ricerca di Xavier ma non lo trovo "Mi ha detto di dirti che ha avuto un impegno ed è dovuto andare" "Ah...capisco" mormoro un po' delusa "A domani!" la saluto ed esco dalla boutique quando lei mi ferma per dirmi "Me ne stavo dimenticando...ha anche detto che avrebbe controllato se ci fosse stato un...cane? Non ho capito molto" Sorrido senza volerlo. ** Non capisco perché sia così agitata quando mi guardo per l'ultima volta allo specchio e cerco di capire se ho strafatto. Ho fatto l'acconciatura legata, come mi aveva consigliato la signora della boutique e lasciato di lato un ciuffo che ho arricciato di poco. Non ho caricato troppo col trucco limitandomi a una buona base, l'eyeliner, il mascara, del fard e un gloss rosato. Sento il cellulare squillare e vedo che è Ines "Ehi, sono pronta" rispondo subito. "Ottimo, ti aspetto di sotto" "Arrivo" corro a mettere i tacchi e solo adesso mi rendo conto della loro altezza. Al negozio mi ero solo assicurata che mi entrassero senza provarli entrambi. Non so manco se ci so camminare. Merda, non ho più tempo. M'infilo in un sacchetto di carta delle pentole di fretta e furia e recuperando la borsetta scendo. "Sei...davvero un incanto" mormora Ines appena entro in macchina. Le sorrido e osservo il suo vestito verde chiaro tempestato di brillantini e aderente al suo corpo da favola. Ha fatto delle leggere onde ai capelli e anche lei non ha caricato troppo col trucco. Sembra un angelo tanto è bella e pura. Decido di dirglielo e arrossisce al complimento, che creatura adorabile. "Grazie Maurizio, buona serata" Ines saluta l'autista e scendiamo dalla macchina per raggiungere la location del diciottesimo di Clari. Inutile dire che siamo entrambe negate coi tacchi, infatti barcolliamo come due ubriache. Mostriamo i nostri inviti alla sicurezza e addentrandoci nella location rimaniamo impressionate dalla bellezza dell'allestimento tutto in tema Gossip girl. Non per nulla Clari ha vietato chiunque di mettere un vestito rosso simile a quello iconico di Blair. "Clari?" chiedo guardandomi attorno non trovandola. "Farà la sua entrata di scena, andiamo a bere qualcosa?" propone saggiamente Ines. "Andata" la seguo al piano bar trovando altre ragazze della nostra scuola che ci fanno i complimenti per i vestiti. Menziono subito la boutique, ma loro storcono il naso quando vengono a sapere che si trova in un quartiere malfamato. Ora ricordo perché non ho mai avuto il desiderio di aver una conversazione con nessuna amica di Clari. "Gabri!" salutiamo Gabriele con la camicia che corre per la sala, ma appena ci vede viene a salutarci. "Siete stupende ragazze. Devo andare che sta per entrare Clari" dice col fiatone di fretta. "Sarai il suo Chuck?" chiedo divertita. "È un insulto?" domanda facendomi scoppiare a ridere. Anche il Dj della serata invita tutti quanti a uscire per accogliere la festeggiata e con i nostri drink andiamo fuori. "Secondo te siamo un centinaio?" indico a Ines la folla fuori riunita. "Anche di più" Sentiamo all'improvviso dei botti e il cancello davanti a noi si apre illuminando un tappeto rosso e Clari al centro con un vestito a livelli rosso scuro senza spalline e i capelli sciolti. Inizia a camminare sul tappeto e a metà tragitto si aggiunge Gabri prendendola a braccetto. Se mi avessero detto tre mesi fa che Gabriele e Clari sarebbero diventata una coppia, mi sarei messa a ridere per ore. Tutti applaudiamo quando altri botti scoppiano alle loro spalle creando uno scenario dietro da sogno. La raggiungono anche il padre e Bartis in giacca e camicia che abbraccia la sorellina e le dà un bacio. Sono così teneri che quasi mi commuovo. Mentre la fotografa prende delle foto di famiglia, i miei occhi corrono a cercare Xavier...sembra non ci sia. "Tutto bene?" chiede Ines vedendo che mi guardo attorno agitata. Annuisco tornando a guardare Clarissa, non vorrei essere tanto evidente. "Hai visto che carino Bartis?" mi dà una gomitata Ines. "Sì, molto" confermo distratta nel pensare all'assenza di Xavier. "Ci andrai a parlare dopo?" Faccio spallucce "Non vorrei creare problemi proprio stasera" "Ma quali problemi, sai che a lui farebbe solo piacere" "Non ne sono tanto sicura ormai" borbotto facendo una smorfia. Dopo altre mille foto rientriamo finalmente dentro e andiamo a salutare Clari che ci abbraccia felice di vederci. Penso sia la prima volta o potrebbe essere che sia già ubriaca. Ho scoperto che c'è l'open bar, penso che stasera ci sarà lo sfascio qui. Il Dj annuncia l'inizio della serata e comincia col mettere qualche canzone commerciale che io e Ines canticchiamo facendo le stupide. Approfittiamo per prendere un altro drink e ci buttiamo in pista quando mettono canzoni degli anni 90, le nostre preferite. Ci stiamo scatenando con balletti alquanto imbarazzanti quando sento qualcuno alle mie spalle e Ines spalanca gli occhi. Il mio cuore inizia a battere fortissimo e mi giro piano per salutare Xavier quando in realtà trovo...Bartis. "Oh...ciao!" esclamo con voce squillante, fin troppo ma devo mascherare la mia delusione. "Posso rubarti per un ballo?" chiede e io mi giro per chiedere aiuto con lo sguardo a Ines che fraintende e ci lascia soli. Ottimo. "Come va con la schiena?"mi chiede posando una mano su questa. Si fa pericolosamente vicino. "Meglio, grazie" gli faccio un sorriso tirato. "Sei la più bella della sala" mi sussurra all'orecchio. "Credevo lo fosse tua sorella" "Lo credevo anch'io prima di vedere te" Scuoto la testa ridendo "Hai già bevuto?" "E' proprio questo il problema" si scosta per vedermi in viso "Sono fin troppo lucido" "Hai bisogno di bere allora" "Ho bisogno di altro in questo momento" abbassa lo sguardo alle mie labbra. Inspiro a fondo "Bartis" lo avverto per farlo tornare in sè. "Mmm" mugola tornando a guardarmi negli occhi, mi sta supplicando di baciarlo. Sposto lo sguardo altrove finchè i miei occhi si posano al portone della sala dove fa ingresso Xavier con una camicia nera sotto ai pantaloni eleganti, i capelli tirati dietro e le maniche della camicia al gomito. E' così bello che mi spezza il fiato. Inserisce le mani in tasca e si guarda attorno fino a quando nota me che lo sto fissando. Vorrei tanto sviare il suo sguardo, ma sono così calamitata a lui che non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Xavier sposta invece lo sguardo a Bartis che mi tiene per i fianchi e inspirando a fondo, riesce fuori marciando a passo svelto. Vorrei urlare il suo nome per farlo rimanere, ma non esce nulla dalla mia bocca. "Jas?" mi richiama Bartis. Scuoto la testa ritornando alla realtà "Vuoi scusarmi un attimo?" chiedo staccandomi da lui. Non gli do modo di replicare che quasi corro fuori dalla sala. Un folata di vento fa volare la mia gonna di poco e guardandomi attorno, non vedo proprio nessuno. Di Xavier non c'è alcuna traccia. Sospiro delusa incamminandomi dentro la sala, fra pochi minuti ci sarà la torta. "Uno spritz" chiedo al barista volendo farmi aiutare dall'alcool per buttare giù il rospo. Vado alla ricerca di Ines intanto e non trovandola in sala, mi dirigo verso i bagni...mi appoggio un attimo contro il lavandino sentendomi la testa girare. "Dovresti andarci piano con quel drink" sento dire alle mie spalle. Mi giro di scatto, ma lo faccio troppo velocemente e rischio di cadere per terra se non per qualcuno che mi afferra per i fianchi e mi mette seduta accanto al lavandino. "Merda" sospiro toccandomi la fronte...avrei dovuto evitare il terzo drink. Alzo lo sguardo per vedere di chi si tratta e mi blocco nel riconoscere Xavier...sembra una visione. "Che ci fai nel bagno delle ragazze?" biascico confusa. "E' il bagno dei maschi, Jasmine." Oh cazzo. "Sei l'unico che mi chiama così, perchè?" "E' il tuo nome" "Sì, ma gli amici mi chiamano solo Jas" "Noi non siamo mai stati amici" replica gelido, è un vero bastardo. "Perchè sei così cattivo con me? Cerca di essere più dolce, per favore" "Jasmine dovresti rientrare dentro" "Andiamo" faccio per scendere, ma lui scuote la testa dicendo "Io resto qui" "Stai vedendo anche adesso?" Non mi risponde. Frugo nella mia borsetta e aprendo il portafoglio recupero una banconota da 5€ "Cosa puoi darmi?" "Jasmine." ripete molto più duro, come per avvertirmi. "Non ho di più, hai modo di farmi uno sconto per questa volta? Ti prego" Xavier mi strappa dalle mani la banconota e rinfilandomi le cose nella borsetta, mi fa scendere dal lavandino. "Ti chiamo Bartis" "No no, lui no. Mi voleva baciare prima" Xavier si paralizza e serrando la mascella borbotta "Gli dirò di non baciarti stasera" "Io lo voglio un bacio, ma non da lui" poso una mano sulla sua guancia. "Jasmine, per favore" mugola chiudendo gli occhi. "So che lo vuoi anche tu" sfioro i nostri nasi e passo la lingua sulle mie labbra "Ho bisogno di te Xavier" sussurro alla sua bocca. "Non posso" scuote la testa lui, ma non si sposta un millimetro da me. "Quindi lo vuoi" mi mordicchio il labbro, non so quanto ancora possa aspettare. Sentiamo la porta del bagno aprirsi e non dando modo a lui di volgere il viso, lo prendo tra le mie mani e lo bacio sulle labbra. Mi aspetto che lui si ritragga, invece risale la coscia nuda e me la stringe forte...gemo sulle sue labbra e continuiamo a baciarci incuranti fino a quando risentiamo la porta chiudersi e rimaniamo di nuovo soli. E' lui il primo a staccarsi e col fiato corto scuote la testa "Smettila, devi smetterla. Non è un cazzo di gioco questo"mi rimprovera. "Non lo è neanche per me, ascoltami." cerco di trattenerlo. "Ti avevo detto di starmi lontana, cosa non capisci di questo? Non sono quello giusto per te, non lo sarò mai!" "Cosa ne sai? Non ci vuoi neanche provare, noi due saremmo..." "Non c'è nessun noi, mettitelo in testa. Non me n'è mai importato nulla di te, lasciami in pace." Queste parole dovrebbero ferirmi, ma so per certo che non sono vere e sbotto fulminandolo con gli occhi "Ripetimelo guardandomi in faccia." Xavier non riesce a reggere il mio sguardo inquisitorio e portandosi le mani sul viso scappa via. Rimango sola e accaldata in bagno. Non ho ancora ben realizzato cosa sia appena successo. Domani sono sicura che mi prenderò a pugni per quello che ho fatto. Mi riavvio il ciuffo e mi guardo allo specchio, ho le guance a fuoco e le labbra gonfie...non riuscivamo a staccarci a un certo punto, non ho mai provato nulla di così passionale in vita mia. Xavier mi fa venire le vertigini, sembra che stia letteralmente toccando il cielo con un dito quando è vicino a me. Sento la porta del bagno riaprirsi e girandomi per uscire da lì, trovo Bartis che mi sorride "Eccoti, ti stavo cercando ovunque" Oh no..."Ho sbagliato bagno"faccio per superarlo, ma lui mi afferra il polso e mi sbatte contro il lavandino. "Te l'ho già detto che sei stupenda con questo vestito?" "Bartis...non credo che sia il caso di..." cerco di tenerlo lontano, ma si fa sempre più vicino. "Sono così eccitato cioccolatino, dio...mi fai impazzire" inclina il viso per lasciarmi un bacio sul collo. "Basta così, ti stai spingendo oltre" provo a scrollarmelo di dosso senza riuscirci, è il triplo di me. "Shh...solo un bacio, dammi l'ultimo bacio" mi supplica rincorrendo le mie labbra e stringendomi forte a sè senza lasciarmi respirare. "No Bartis, lasciami. Ho detto lasciami!" scuoto la testa per evitare che mi baci, ma lui mi prende il mento di forza e mi lascia un bacio sull'angolo della bocca. Mugolo contrariata chiudendo gli occhi quando all'improvviso non sento più nulla addosso. Riapro gli occhi confusa e trovo Bartis per terra con una persona sopra di lui che lo sta prendendo a pugni. Non una persona qualsiasi, è Xavier. Il mio cuore si ferma e corro da loro per dividerli. "Basta! Basta, lo stai ammazzando!"grido a Xavier prendendolo dal braccio, ma lui è una furia impazzita e divincolandosi dalla mia presa, continua a picchiarlo ferocemente. "Cosa cazzo?" Gabriele fa irruzione in bagno e vede la scena sbigottito. "Aiutami a separarli, veloce!" gli urlo col cuore in gola. Gabriele non se lo fa ripetere e correndo prende le spalle Xavier. Dura un secondo perchè Xavier sfugge anche a lui e si ributta su Bartis. Sto iniziando a pensare che voglia veramente ucciderlo. "Aiuto!" grido dal bagno e in pochi minuti altri ragazzi entrano di corsa in bagno. "Xavier!" urla intervenendo anche Giorgio. Ci vogliono 6 persone a placare la furia di Xavier mentre le ragazze chiamano l'ambulanza e Clari entrando in bagno corre da suo fratello "Come ti hanno ridotto!" "Cosa cazzo è successo? Me lo volete dire?" chiede Giorgio a me che scuoto la testa incapace di formulare una frase. Intanto Xavier si è liberato dalla presa di tutte quelle persone e sta tornando da Bartis, quando Giorgio lo blocca e lo porta fuori dal bagno di forza. Corro anch'io fuori dal bagno e sento Giorgio urlare a Xavier di darsi una calmata o verrà la polizia a momenti. Xavier è completamente fuori controllo e dice solo che vuole la testa di Bartis. Ha visto tutto. "Xavier" li raggiungo mentre sentiamo delle sirene in lontananza. "Vai cazzo, corri!" Giorgio spinge verso l'uscita Xavier che invece vorrebbe soltanto tornare dentro per finire quello che aveva iniziato...ovvero far fuori Bartis. "Guardami, Xavier guardami." gli prendo il viso tra le mani di forza e lo costringo a guardarmi dritto negli occhi "Basta così, andiamocene." Xavier serra la mascella ancora incazzato, ma inizia a controllare il respiro e vedo la sua espressione farsi meno seria "Forza" lo prendo per mano e lo porto fuori dalla sala. "Jas!" sento Ines chiamarmi, ma scuoto la testa e gli faccio capire che ho la situazione sottocontrollo. Xavier miracolosamente si fa trascinare da me fuori e correndo al parcheggio individuo la sua moto. Gli passo il casco, ma lo prende tra le mani e lo mette a me. Vuole andare via con me? Sorrido mentre lui monta sulla moto e si gira per assicurarsi che salga anch'io. Mi aggrappo alle sue spalle e con i tacchi salgo in moto scostando la gonna. "Ci sei?" mi chiede prima di partire. Avvolgo le braccia attorno a lui e lo stringo forte facendogli capire che può partire. "Non andare troppo veloce che non hai il casco" gli dico quando inizia ad accelerare. Non mi dà ascolta e sfreccia in strada, come se non temesse assolutamente nulla. Riconosco la strada di monte Pellegrino quando inizia a salire con la moto e più sale, più vedo da sopra tutta la città illuminata. Resto incantata dal panorama da quassù finchè arriviamo in cima alla montagna e Xavier accosta davanti a un muretto. Scendo senza rompermi qualche vertebra e Xavier fa lo stesso spegnendo il motore. Mi faccio aiutare da lui per levarmi il casco e glielo consegno "Al ritorno lo indossi tu" mi raccomando. Lui non replica e si limita a posare il casco, per poi avvicinarsi al muretto in sovrappensiero. "A cosa pensi?" chiedo alle sue spalle. Scuote la testa...è pentito di quello che ha fatto. "Mi dispiace, è tutta colpa mia. Avrei dovuto fermare prima Bartis" dico per non farlo sentire in colpa. "Non avrei dovuto lasciarti da sola" replica duro con se stesso mettendo le mani in tasca. È davvero combattuto. Lo raggiungo e sedendomi sul muretto rispondo scuotendo la testa "Sono stata io a far degenerare le cose. Perdonami se ti ho baciato con la forza, adesso capisco che..." "Non è questo" mi ferma per poi rivelare "Il bacio lo volevo, dio se lo volevo" Aggrotto le sopracciglia, non credo alle mie orecchie. "Non capisco perché corri dietro a me che sono...una nullità, non sono capace di fare nulla. Hai Bartis ai piedi che ti supplica di stare con lui e tu vuoi me. Perché ti vuoi così male?" Resto senza fiato. "Perché pensi queste cose di te?" "È la verità. Guarda qui" si sfila il borsellino e mi mostra il suo contenuto. "Come fai a volermi?" "Io non voglio lo spacciatore, io voglio Xavier. Voglio te" "È anche questo Xavier" "Non è vero, tu hai un cuore buono. L'ho visto" "Vedi quello che vuoi vedere. Non è così che vanno le cose Jas" Spalanco gli occhi...è la prima volta che mi chiama Jas. "Tu non vuoi continuare a fare lo spacciatore" "Non tutto va come vogliamo. Abbiamo delle priorità, dei sacrifici da fare per la tua famiglia" Corrugo la fronte "I tuoi genitori non sono morti?" Lui sospira e si appoggia al muretto vicino a me per poi rovistare nel suo portafoglio e tirare fuori una foto. Me la porge e io prendendola fra le mani sussulto, è un'ecografia. Corro a guardarlo "Sei padre?" "Lo ero" Sento un forte dolore al petto, cos'è successo al suo bambino? "5 anni fa conobbi una ragazza nel panificio in un cui lavoravo. Era il suo primo giorno e fui incaricato di mostrarle un po' il lavoro da fare. Sai che non sono solito parlare, infatti fu lei a farsi avanti e darmi confidenza. Diventammo colleghi, poi amici, la complicità cresceva cresceva finché diventammo qualcosa di più. Sembrava andare tutto bene finché un giorno perse tutta la sua famiglia in un incidente d'auto. Sopravvisse solo lei con gravi ferite...ringraziai il signore per questa grazia. Attraversammo un periodo molto buio, io cercavo di aiutarla con le cura col poco che guadagnavo e quando lei finalmente si riprese fisicamente, iniziò la sua battaglia con la testa. Non ero molto presente a casa perché la mattina andavo a scuola e subito dopo attaccavo col lavoro fino a tardi. Non avevo idea di quello che stava succedendo finché un giorno la trovai svenuta nella vasca. Corsi all'ospedale col cuore in gola e i dottori riuscirono a rianimarla, il signore le aveva dato la grazia per la seconda volta, ma ci aveva tolto altro. Scoprì che aspettava un bambino da qualche mese e che ha rischiato di ucciderlo assumendo una quantità spropositata di pillole. Ne parlai con lei, mi rispose solo che voleva spegnere i suoi pensieri. Ritornammo a casa e le tolsi ogni pillola possibile, avevamo rischiato una volta di perdere il bambino, non lo avrei permesso una seconda volta. Non andai a scuola per un periodo per starle dietro, i professori compresero la situazione e mi aiutarono insieme ai compagni a passarmi appunti e farmi svolgere le verifiche a distanza. La sera cominciai ad andare a lavorare in un ristorante, la paga era misera ma sempre meglio di quello che prendevo al panificio. Dovevo iniziare a pensare più in grande, alla nostra famiglia. La gravidanza procedeva bene e sembrava che lei si fosse anche ripresa, iniziai a fare qualche straordinario per racimolare qualche soldo in più ma..." Si ferma un attimo portandosi una mano sul viso...non so sicura di vole sapere com'è andata a finire. "Ma ho mandato tutto a puttane" continua con voce tremante "Una notte ricevetti una chiamata dall'ospedale, era lei che piangeva e continuava a chiedermi scusa. Avevo capito tutto eppure aspettai di precipitarmi da lei e di sentirlo da lei che avevamo perso il bambino. Ebbe un'altra ricaduta e le pillole stavolta sono stati fatali per il bambino. Ero distrutto, completamente annientato, ma i problemi non finirono lì...lei mi confessò di essere indebitata col suo vecchio spacciatore. Ero pronto a dare tutti i miei risparmi per risolvere il problema, ma non si trattava di centinaia o migliaia di euro. Aveva un debito di 150.000€" Spalanco gli occhi "Quanto?" "Hai capito bene. 150.000€ da consegnare entro la fine del mese, eravamo fottuti. Pensai a un modo per uscircene, ma non avevo idea di come fare ad avere una somma del genere in così poco tempo. Mi confidai con il mio amico Ismael che mi consigliò di rivolgermi a un boss che mi avrebbe aiutato. Lo incontrai e lui fu subito comprensivo, mi diede tutta la somma che mi serviva, ma in cambio avrei dovuto lavorare per lui per riconsegnare l'intera somma" "Hai iniziato a spacciare per lei" sussurro capendo finalmente. Lui annuisce piano "Ho ripagato da poco l'intero debito, ma adesso sembra che ne abbia un altro" "Come un altro?" chiedo sbalordita. "Lei continua ad avere problemi di dipendenza. L'ho rivista oggi dopo tre anni e mi ha chiesto altri soldi" Ecco chi era la ragazza di stamattina. "Quanto ha chiesto? "6000€" Faccio una smorfia "Sono tantissimi" "Li posso fare in una settimana" "Ma non è giusto che ti sporchi le mani tu" "Glielo devo" "Perché?" Indica la foto tra le mie dita "Non ci sono stato per lui, è morto anche per colpa mia" "Tu eri a lavorare per non far mancare nulla a loro, che assurdità stai dicendo?" "Lei aveva dei gravi problemi mentali e io ho sottovalutato la situazione, non avrei mai dovuto lasciarli da soli" Solo adesso capisco perché si sia incazzato tanto per Bartis e continuava a dirmi che non avrebbe dovuto lasciarmi da sola. Solo adesso capisco perché dice di essere una nullità e incapace di fare qualcosa, lui pensa di non essere riuscito a badare alla sua famiglia. Quando continuava a dirmi di stargli lontano perché è la cosa migliore che possa fare per me stessa, lui pensava al fatto di aver rovinato la vita alla ragazza e al loro bambino. Si sta dando la colpa di tutto quanto. Apro le braccia e sporgendomi di poco, lo attiro a me stringendolo forte. Sapevo che dietro questa corazza fosse nascosto molto altro. "Hai fatto tutto quello che potevi fare per loro, non devi avere nessun tipo di rimpianto. Sei stato e sei una persona coraggiosissima con un cuore enorme, è una rarità sai?" sussurro sulla sua spalla accarezzandogli la schiena. Sento che abbassa finalmente le sue difese e aggrappandosi a me, cerca una spalla su cui appoggiarsi. Ha sempre portato il peso di qualsiasi cosa da solo, nessuno gli ha mai dato una mano. Mi fa così tanta tenerezza. Mi stacco di poco per prendergli il viso e dirgli col cuore in mano "Sei grande, immenso. Hai fatto fronte a problemi molto più grandi di te e non ti sei mai arreso. Hai sempre anteposto i problemi degli altri ai tuoi perché sei buono e generoso. Sono stati fortunati a trovare un angelo come te" Lui posa le sue mani sulle mie che sono sul suo viso e scuotendo la testa sussurra con gli occhi lucidi "Io non un sono angelo, quello lo sei te" Gli sorrido sfiorando i nostri nasi "Bartis non sa nulla di te" "Non lo sa nessuno, sei la prima a cui ho raccontato tutto" "Perché io?" Xavier alza lo sguardo a me per poi abbassarlo alle mie labbra e azzerare la distanza tra noi. Inizia come un bacio dolce, lento, innocente per poi diventare più famelico e vorace. Ci stacchiamo dopo un'eternità solo per prendere fiato, non riuscivamo a smettere e io sento di volere molto di più da lui. Sono completamente e inesorabilmente persa di Xavier. "Glielo dici tu o glielo dico io?" sussurra Xavier sulle mie labbra accarezzandomi il mento. Lo guardo stranita "A Bartis, di noi. Non ho intenzione di nascondermi dietro a nessuno" "È meglio che gliene parli io dopo stasera" "Sicura? Posso farlo io, non mi faccio problemi a dirgli di sparire dalla tua vita" Ridacchio scuotendo la testa "Sono sicura, è giusto che gliene parli io" "Ottimo" mi alza in aria per riportarmi alla moto. "Dove stiamo andando?" chiedo divertita da lui che cerca di fare tutto velocemente. "A casa mia, immagino di strapparti quel vestito da tutta la sera" "Non puoi! Non è mio, l'ho preso in prestito " "Ho chiesto io a Nadia di rifilarti questa cazzata, il vestito è tuo e io posso strappartelo" "Sei terribile, non devi andare a vendere la notte?" "Non stanotte." mette in moto e sfrecciamo via come fuggitivi.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


"Si chiama empatia quando tu piangi ed io affogo perchè il tuo pianto lo sento dentro" INES'S POV: PASSATO. "Voglio mamma! Voglio mamma, mamma!!" urlo piangendo. Tossisco non riuscendo a respirare mentre continuo a urlare. "Piano, vedi che soffochi così" Gigio accarezza la mia schiena, ma io mi scosto di scatto e sbotto "Non mi toccare! E' da giorni che mi dici che mamma e papà sono a lavoro, sei una bugia!" "Volevi dire bugiardo?" "Sì, sei un budardo!" gli punto il dito contro furiosa. Lui riscoppia a ridere e io innervosendomi ulteriormente pesto i piedi per terra e mi dirigo verso il portone. Andrò a cercarli personalmente mamma e papà. "Dove credi di andare peste?" Gigio mi alza in aria. "Lasciami! Mettimi giù, lasciami andare!" protesto cercando di scappare dalla sua presa. "Ho una sorpresina per te" mi porta in cucina e mi posa sopra il bancone. Vorrei scendere da qui, ma è molto alto...Gigio l'ha fatto apposta a mettermi qui sopra. Incrocio le braccia contrariata "Non voglio nulla da te, sei un buda...bura..." "Bugiardo" mi viene in aiuto, ma continua a ridere prendendosi gioco di me. "Sei cattivissimo, lo dirò alla zia appena arriva." "Non arriva, è insieme ai tuoi genitori a fare festa" "Festa? E perchè non ci hanno portati con loro?" chiedo indignata da questa ingiusta esclusione. "Questo lo devi chiedere a loro" "Passami un telefono" Gigio obbedisce e digitando un numero mi passa il cordless che prendo tra le mani, è il doppio della mia faccia. Me lo porto all'orecchio con difficoltà e aspetto che qualcuno risponda "Pronto?" "Mamma!" urlo spalancando gli occhi. "Tesoro, credevo che stessi dormendo" "Dove siete? Mi avete abbandonata? Non mi volete più con voi?" Mamma scoppia a ridere e io incollerita sbotto "Perchè ridete tutti quanti? Vi divertite a prendermi in giro?!" "Amore della mamma, torno stasera. Sei in una buona compagnia tu" Alzo lo sguardo a lui "In realtà Gigio si sta comportando malissimo con me, mi nasconde le cose e..." Gigio mi strappa il telefono dalle mani e risponde "Pronto, zia?" "Il telefono, dammelo!" urlo allungando le braccia per recuperarlo, ma lui è distante e con l'altra mano mi tiene ferma "Sì zia, tutto bene qui. Ines voleva parlarvi, era molto nervosa" "Nervosa io? Sei un bugardo!" "Bugiardo, bu-giar-do" scandisce le parole Gigio facendomi andare su tutte le furie. "Va bene zia, a stasera" Gigio riattacca e io ricomincio a urlare piangendo. "Shh shh, la vuoi o no la sorpresa?" cerca di calmarmi lui, ma io sono davvero arrabbiatissima. "Che cos'è?" domando scettica. "Lo vedrai, mi vuoi aiutare?" "No." Gigio ridacchia e annuendo con la testa dice "Va bene, non c'è problema. Farai la principessa e mi osserverai soltanto" Corrugo la fronte mentre l'osservo tirare fuori dai mobiletti la farina, lo zucchero , 2 uova, latte e burro. Inizia a mischiare il tutto energicamente e accendendo i fornelli, crea dei...pancakes? Mamma me li fa spesso, ma lei riscalda i pancakes già fatti nella busta. Ci mettono un attimo a cuocersi e mettendoli su un piattino fumanti, ci aggiunge sopra della nutella e un ciuffone enorme di panna. "Ta-daaaa" mi posa il piattino sul bancone e io lo guardo affascinata. "Vuoi assaggiare?" mi tenta prendendo della panna su una forchettina. Solo adesso mi ricordo di essere arrabbiatissima con lui. Scuoto la testa e mostro indifferenza quando in realtà vorrei spazzolarmi quei pancakes. Gigio si siede sullo sgabello di fronte a me e all'improvviso mi alza in aria posandomi sulle sue ginocchia. "Ehi!"sbotto indispettita mentre lui mi blocca stringendomi a sè e prendendo una forchettata di pancake dice "Apri che arriva il trenino" "Mmm" mugolo con la bocca serrata rifiutandomi di dargliela vinta. Immerge i pancakes nella panna e riavvicina la forchetta alla mia bocca "Trenino in arrivo, ciuff ciuff!" E' così scemino che decido di prendere soltanto un boccone, ma una volta che mastico il boccone spalanco gli occhi per la goduria. Sono stratosferiche. "Buone?" mi chiede portando i miei capelli lunghi dietro la schiena. "Ancora un altro po', per favore" chiedo con l'acquolina in bocca. "Arriva subito" m'imbocca una seconda volta, una terza, una quarta, fino a quando finisco di leccare il piatto dalla cioccolata. "Sono perdonato?" Annuisco e lo abbraccio in segno di gratitudine. Gigio mi stringe più forte mormorando sulla mia testa "Sai che amo tantissimo i tuoi abbracci?" "Solo i miei abbracci?" "Amo qualsiasi cosa di te, tutto. Anche quando fai i capricci" "Io non faccio i capricci!" mi scosto immediatamente da lui torva. "Sei sicura?" ha il coraggio di chiedermi. Scendo dalle sue ginocchia e marcio fuori dalla cucina incollerita mentre sento Gigio gridare divertito "Scherzavo granchio!" PRESENTE: "Buongiorno zio, come stai?" abbraccio zio Bilel seguita da Giorgio che è uno zombie, non abbiamo chiuso occhio un secondo stanotte. "Molto bene, voi ragazzi? Che ci fate qui?" zio Bilel colpisce la spalla di Giorgio che però non reagisce. "Tutto bene Giorgino?" chiede guardandolo stranito. Giorgio si limita ad annuire e nascondersi dietro di me. Non possiamo perdere altro tempo per azionare il piano. "C'è Rafael? Dobbiamo chiedergli urgentemente una cosa" "Sì, dovrebbe essere di sopra a prepararsi per andare a scuola" "Perfetto, facciamo presto" sorrido a zio e prendo per il braccio Giorgio trascinandolo con me. "Lascia parlare me" gli dico mentre busso alla porta di Rafael che ci apre subito. "Dovevamo andare a scuola insieme e non lo sapevo?" domanda guardandoci stranito. Scuoto la testa "Hai un minuto?" "Anche due" si sposta per farci spazio. Entriamo in silenzio e aspettando che richiuda la porta, gli porto il cd. Rafael ci lancia un'occhiata perplessa e cercando una risposta sui nostri volti chiede "Cos'è?" "Tutte le risposte che volevi" Resta un attimo a fissarmi sorpreso, ma poi scatta a recuperare il pc e inserire in cd. Mi posiziono vicino a lui e riguardo per la millesima volta il video, l'ho visto così tante volte che l'ho impresso in mente. "Chi è?" indica l'uomo col cappuccio. "Un terrorista dell'organizzazione di zio Bilel" Abbiamo passato tutta la notte da Xavier a farci modificare il video col volto di un uomo morto dell'organizzazione di zio Adil. Giorgio sapeva dove teneva tutti i file sull'organizzazione e scegliendone uno a caso, lo abbiamo consegnato a Xavier che ci ha lavorato immediatamente. Ci è costato 3mila euro, ma è uscito un buonissimo risultato. "Ma come...? Non ha nessun senso. Come avete avuto il video?" chiede incredulo Xavier. "Abbiamo frugato tra le cose del padre di Giorgio, penso che lo avesse tenuto per proteggere l'organizzazione" "Mio padre è stato ucciso...da un terrorista senza un motivo?" sibila Rafael digrignando i denti. Sì, il terrorista in questione è zio Adil e tu non devi assolutamente saperlo. Rafael sposta lo sguardo a Giorgio e ringhia "Tuo padre ha protetto l'assassino di mio padre?" Giorgio continua a tenere gli occhi per terra e non fiata, non perché gli ho chiesto di far parlare me, ma perché non ha veramente nulla da ribattere. È devastato da quello che ha scoperto, completamente annientato. Non l'ho mai visto ridotto in queste condizioni e mi piange il cuore vederlo così. Gli ho più volte detto che avrei parlato da sola con Rafael, ma non voleva sentire ragioni. Non mi avrebbe mai lasciata sola con lui. "Giorgio non c'entra nulla in questa situazione, lascialo stare." mi paro davanti a lui e affronto Rafael a testa alta. Resta a fissarmi in cagnesco per un attimo finché recupera le sue cose e fa per andare via. "Non abbiamo finito" sbotto impedendogli di uscire. Frugo nelle mie tasche e gli metto in faccia l'ordinanza "Questa è una denuncia per possesso di documenti falsi e tanti altri reati che hai commesso per essere qui adesso" Rafael mi strappa il pezzo di carta e sbotta "Negherò fino alla morte" "Abbiamo la testimonianza di Xavier" Stavolta rimane di pietra. "Se non torniamo in centrale tra quindici minuti per ritirare la denuncia, ti arresteranno" Mi avvicino a lui e guardandolo dritto negli occhi digrigno "O sparisci da qui immediatamente senza farti più vedere o ti sbatto in carcere e rischierai più di 5 anni" "Siete solo dei mocciosi senza palle"non si fa abbindolare lui. "Non se si tratta della mia famiglia, sono pronta a tutto per proteggerli." sibilo stringendo i pugni. Sento il suono della sirena in lontananza e Rafael si agita immediatamente. "Qua c'è un biglietto di solo andata per la Spagna che parte fra un'ora e di sotto un autista che ti scorterà fino all'imbarco. Nessuno scoprirà di te e ne uscirai pulito" Lui guarda nervoso la finestra poi il biglietto che gli sto porgendo. "Fanculo" sbotta strappandomi dalle mani il biglietto e recuperando il borsone sotto il letto. Apre l'armadio buttando dentro tutto quello che trova, mentre io lo aiuto a svuotare il comodino e la scrivania. "Cosa dirò a Bilel?" chiede Rafael richiudendo il borsone. "Che devi andare da tua madre urgentemente e non sai quando tornerai, comprenderà" Usciamo dalla stanza e andando all'ingresso troviamo zio Bilel che ci guarda straniti. Rafael rifila la scusa che gli ho suggerito e corre verso l'autista che lo aspetta. "Rafael!" grido raggiungendolo. "Mi dispiace...per tutto. Sei una brava persona e non meritavi di soffrire per la tua famiglia" "Cosa me ne devo fare delle tue parole?" sbotta lui incollerito. "Abbi cura di te e di tua madre" gli consegno un pacchetto con dei soldi che abbiamo trovato nella cassaforte di zio Adil, per poi battere sulla macchina per farla partire. Appena questa parte, una volante della polizia si accosta davanti al cancello e il poliziotto dentro mi chiede "Avete chiamato voi per un litigio in corso?" Annuisco, li avevo chiamati per spaventare Rafael e ci sono riuscita. "Sì agente, ma sono riusciti a separarli. Siete arrivati tardi" L'agente sbuffa e guardandomi infastidito fa retromarcia per poi uscire dalla villa. "Buona giornata!" li saluto con la mano finchè spariscono dalla mia vista e io ritorno dentro. Mi sono accorto dopo un po' che Giorgio non è sceso con noi e che molto probabilmente sarà rimasto in camera di Rafael. Per fortuna non incontro nessun all'ingresso e correndo per le scale, vado con passo spedito in camera di Rafael...sospiro osservando Giorgio seduto sul letto che guarda in basso ed è immobile sul suo posto, dubito anche del fatto che respiri. Mi avvicino piano a lui e inginocchiandomi davanti a lui cerco il suo sguardo che incontro poco dopo; ha gli occhi rossi, stanchi e vuoti. Sta soffrendo come una bestia. Alzo una mano alla sua guancia e guardandolo dritto negli occhi sussurro "Lo so" Gigio scuote piano la testa e svia lo sguardo, starà pensando che io non sono figlia di un assassino e che non proverò mai il dolore che sta provando lui adesso. "Che ne dici se andiamo a mangiare un boccone? Siamo digiuni da ieri" Scuote nuovamente la testa "Non voglio andare da nessuna parte." "Andiamo da me, ti faccio una colazione super golosa" cerco di convincerlo invano perchè continua a scuotere la testa. "Intanto andiamo da me che io muoio di fame, ok?" mi rialzo e gli prendo le mani. "Rafael?" domanda col terrore negli occhi. "Non è più un problema" lo rassicuro stringendogli forte la mano. "Abbiamo coperto un assassino. Pensavo che stessimo andando dalla polizia per denunciare lui, non Rafael." "Shhh" gli poso un dito sul labbro "Si tratta di tuo padre e dovevamo proteggerlo." "Lui non è più mio padre." ribatte gelido. "E' la rabbia che parla al posto tuo" "E' la verità." non batte ciglio su ciò. "Ines?" sentiamo chiedere alle nostre spalle. Ci giriamo e troviamo nostra cugina Zaira insieme al suo bodyguard Tariq "Ehi! Come stai?" corro ad abbracciarla. "Tutto bene. Cosa ci fate qui?" chiede guardando stranita Giorgio che non muove un passo. "Abbiamo saputo di Rafael e siamo venuti a salutarlo" "Cos'è successo?" "La madre ha un problema di salute ed è dovuto andare" "Che dici? Mi dispiace. E' già andato via?" "Sì, ha detto che vi saluta tutti e vi ringrazia per l'ospitalità. Penso che si farà sentire lui stesso per spiegarvi meglio" "Avrei voluto almeno salutarlo...che tragedia" "Eh sì...noi andiamo che abbiamo scuola, ci sentiamo presto" riabbraccio Zaira e mi trascino dietro Giorgio. "Salve" faccio un cenno a Tariq e scappiamo via. Raggiungiamo la moto fuori e mettendo i caschi, sfrecciamo per strada per tornare a casa. Sto per svenire dalla stanchezza, ma prima devo assicurarmi che Gigio mangi qualcosa. "Mettiti comodo, ci metterò un attimo" corro in cucina per recuperare le cose per fare i pancakes. Per fortuna mamma ha preso il preparato e devo aggiungere solo pochi ingredienti per farli. Giorgio si accascia sullo sgabello e appoggia la testa sul bancone insieme alle braccia, è veramente distrutto. Ci metto veramente poco a fare la miscela per i pancakes e cuocerli in padella. Ne faccio una decina per Gigio e ci metto sopra della cioccolata con dei ciuffi di panna. Voglio che sia il goloso possibile. "Ta-daaa!" faccio scivolare il piatto sul bancone, ma Gigio non ne vuole sapere di rimettersi con la schiena dritta. "Forza" l'obbligo ad alzare il busto e gli poso sotto il naso il piatto. "Guarda, le ho fatte con le mie manine" Lui continua a guardare il vuoto e io sospirando recupero la forchetta e mi metto seduta sulle sue ginocchia per imboccarlo, esattamente come faceva lui con me da piccoli. Ho dei ricordi bellissimi di noi due insieme. Taglio un pezzettino di pancake e prendendo della panna mormoro "Apri che arriva il trenino" Gigio sposta finalmente lo sguardo a me ricordandosi. "Il treno arriva, ciuff ciuff" avvicino la forchetta alla sua bocca mentre lui mi guarda intensamente "Ti prego, sono già ridicola abbastanza" supplico. Per fortuna avvolge le braccia attorno ai miei fianchi e si decide ad andare incontro alla forchetta che tengo in aria. "Com'è?" chiedo ansiosa di sapere. Lui mastica lentamente e accenna a un debolissimo sorriso. Ne approfitto per prendere anch'io una forchettata e alzo le sopracciglia sorpresa "Ma sono stratosferiche!" "Su apri" porto una forchettata alla bocca di Giorgio e tengo una mano sotto per paura che possa cadere qualcosa. Accetta il boccone per poi farmi capire che non vuole più mangiare. "Vuoi che ci metta più cioccolato?" "Tesoro, sono buonissime ma non mi va di mangiare" spiega portando i miei capelli sulla schiena. "Neanche un altro boccone?" Scuote la testa e notando che ho messo il broncio, si avvicina per lasciarmi un bacetto sulla guancia "Finiscile tu, ti prego" "Mi distrugge vederti così" sussurro triste abbassando lo sguardo. Lui mi alza il mento per guardarlo e mormora piano "Non soffrire per me, non me lo merito" "Perchè dici così? Sei la persona che più tenga al mondo, sei tutta la mia vita" Finalmente sorride mesto e accarezzandomi la schiena dice "Sei la ragione per cui non mi sono tolto la vita appena ho saputo di Aldo e tutti gli altri morti per mano dell'organizzazione, lo sai? Sei la mia ragione di vita Ines, letteralmente l'unico appiglio di luce che ho." Butto le braccia attorno al suo collo e poggio la mia fronte contro la sua teneramente "Non è vero, tu ami la tua famiglia. Se ci sei rimasto così male, è proprio perchè ci tieni a loro" "Non sapevo neanche di tutti gli attentati che aveva causato. Non ho mai avuto il coraggio di accedere a quei documenti che sapevo teneva sulla sua vita passata...non avevo idea di tutta questa merda." sussurra con voce tremante. Abbiamo aperto insieme quel file e trovare tutti quei video di decapitazioni, attentati e rapimenti ha scosso molto anche me. Mi sento orribile ad aver coperto tuto quanto, ma so anche che è un capitolo chiuso e serrato della vita di tutti quanti. Nessuno dovrà mai scoprire che qualcuno ha sbirciato nel vaso di pandora. "Vieni qua" lo stringo forte a me e affondo una mano nei suoi capelli accarezzandoli piano con le dita. So che ama i miei abbracci. Sento che sospira sulla mia spalla e ricambia la stretta. Restiamo abbracciati così per un'infinità di tempo finchè mi scosto di poco e mormoro al suo viso "Dimmi cosa posso fare per alleviare almeno un po' il tuo dolore" Lui scuote piano la testa mentre incrocia le nostre mani e rimane concentrato su questo. "Vuoi che ti sistemi la stanza?" Stavolta ridacchia piano. "Ti metto in ordine l'armadio?" Alza lo sguardo a me e rimane a fissarmi in silenzio. "Quindi?" gli chiedo alzando una mano ad accarezzargli la guancia. Lui l'agguanta e posa un bacio sopra il mio palmo per poi tornare a guardarmi. Gli sorrido sfiorandogli il naso col mio "Non vuoi rispondermi?" "Non posso risponderti" "Perchè" abbasso piano lo sguardo alle sue labbra. Gigio mi rialza il viso "Non guardarmi così, ti prego" "Guardarti come?" "Come se volessi un bacio" Arrossisco immediatamente e nascondo il viso nell'incavo del suo collo "Non è così" mugolo. "Perchè mi fissavi le labbra allora?" "Hai frainteso" "Sei sicura?" "Pecchiamo un po' di presunzione o sbaglio?" alzo un sopracciglio. "A te piace la mia presunzione" "Vedo che ti stai riprendendo" ridacchio pizzicandogli la guancia. Lui allunga la mano per recuperare la forchetta e prendendo un po' di pancake e panna mormora "Apri che il treno arriva anche per te" "Non vale, non ho più 5 anni." "Ah no?" "Stupido." borbotto mangiando il boccone. Gigio mi sorride soddisfatto e io accoccolandomi a lui, gli lascio un bacio sulla guancia. Entrambi ci ritroviamo a un niente dai nostri visi e dalle nostre labbra...c'è un attimo di tensione e tentennamento prima che le nostre labbra decidono di sfiorarsi e..."Siamo a casa!" sento gridare mamma dall'ingresso. Sussulto fra le braccia di Giorgio "Sono arrivati!" esclamo scendendo giù dallo sgabello e correndo fuori dalla cucina. Avevano detto che sarebbero venuti a ora di pranzo, avranno voluto farmi una sorpresa. "Amore!" esulta papà mentre gli salto addosso al volo e lo stringo fortissimo. Mamma si unisce all'abbraccio e rimaniamo così per un'eternità, mi sono mancati da morire. "Giorgio, che sorpresa" papà mi riposa per terra e va a salutare anche lui. "Tutto bene tesoro?" chiede mamma notando le occhiaie di Giorgio e il suo viso più pallido del solito. "Sì sì, sono venuto per far compagnia a Ines. Vi lascio" "No, aspetta!" lo fermo subito, ma lui scuote la testa e apre il portone "Ci vediamo più tardi, ok? Mi trovi a casa" Lo guardo titubante e annuisco piano mentre saluta con la mano tutti quanti e sparisce dietro il portone. "Sento un profumo di pancakes o sbaglio?" chiede papà guardandosi attorno. "Sì! Venite, mi sono superata stavolta" prendo per mano mamma e papà e li trascino con me in cucina.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


L'inizio del pentimento è l'inizio di una nuova vita. -George Eliot GIORGIO'S POV: "Sì Bilel, ora te la mando quella cazzo di tabella excel" sbotta papà al telefono mentre digita il codice della porta dell'ufficio ed entrando mi ritrova seduto sulla sua poltroncina che gli do le spalle. Corruga subito la fronte "Ehi campione, tua madre ti cerca e...chi ti ha dato il permesso di entrare nel mio ufficio?" Mi rigiro sulla poltroncina per affrontarlo e nota subito cos'ho in mano. "Ci sentiamo più tardi Bilel" riattacca di scatto e gettando il cellulare sul divano, mi raggiunge furioso "Che cazzo ti è passato per la testa?" fa per prendermi la pistola tra le mani, ma me la punto subito sulla tempia facendolo paralizzare. "Giorgio? Questo non è un gioco, è la vita reale. Posa la pistola" sibila rosso in volto. Sblocco la sicura e gli faccio capire che sono assolutamente serio "Esatto papà, questa è la vita reale" "Non so che cazzo stia succedendo, ma Giorgio ti supplico di posare quella dannata pistola. Non è così che si risolveranno le cose" sbotta stringendo i pugni. "Ma come? Tu l'hai risolta proprio così...non ricordi?" sibilo a mia volta bruciandolo con lo sguardo. "Di cosa parli Giorgio? Sei impazzito? Abbassa quella pistola." "L'hai sempre e solo risolta con la violenza, hai idea di quanti morti hai causato dagli attentati che hai ordinato?" Papà sospira e incrociando le braccia sbotta "Ho pagato abbastanza per il mio passato Giorgio, continuo a pagare" "Non è vero, hai rovinato la vita a centinaia di persone e sei ancora a piede libero che ti vivi una vita che non meriti affatto. Saresti dovuto morire anche tu" Non sembra che il mio disprezzo gli colpisca più di tanto perché si avvicina alla scrivania e dice "Vuoi farlo tu?" in un attimo riesce a girarmi il polso e la pistola adesso è all'altezza del suo petto. Lo fulmino con lo sguardo mentre lui non stacca gli occhi da me e sibila autorevole "Spara, se vuoi che muoia. Fallo" La mia mano inizia a tremare e abbasso lo sguardo alla mano di papà che tiene la presa ferrea sulla pistola contro di sé. Non teme assolutamente per la sua vita. "Spara, che aspetti? Dov'è il coraggio che mi hai mostrato prima?" continua a fomentarmi. Sono insonne da non so quante ore, sono distrutto, annientato da tutto quello che ho scoperto. Vorrei solo morire al momento, ma non riesco a premere il grilletto per vendicare tutte quelle persone morte per mano sua. "Cosa diavolo...Giorgio!" sentiamo urlare mamma che corre a prendere la pistola senza paura che possa sparare un colpo e la lancia fuori dalla finestra. "Che cazzo fate, eh?" grida rossa in volto. "Chiedilo a lui, me lo sono ritrovato in ufficio con una pistola in mano" papà m'indica fingendo di non saperne nulla. "Non ti vergogni neanche un po'?" guardo con disprezzo papà. "Mi volete spiegare che succedere per l'amor del cielo?" sclera mamma innervosita. "Rafael, sapevate che è figlio di Aldo Herman?" lancio la bomba osservando le loro reazioni di pietra. Non se lo aspettavano affatto. "Si era intrufolato in casa di zio Bilel per trovare l'assassino del padre, aveva chiesto aiuto a me" continuo a dire per poi ridacchiare scuotendo la testa "Immaginate la mia sorpresa quando ho scoperto che l'assassino lo avevo proprio in casa mia" "Giorgio, possiamo spiegare" mormora mamma deglutendo con un'espressione di terrore in volto. "Ho visto il video della sorveglianza dell'ospedale mamma. Ho visto come cercavi di proteggere Aldo, ma papà non ha avuto pietà di lui" spiego schifato solo a ripensare al video che avrò visto come un centinaio di volte. Potrei riprodurlo in questo momento con urla e particolari annessi. "E' passato tanto tempo e Aldo aveva una malattia terminale, gli rimanevano pochi mesi di vita" "Ah ho capito, papà ha fatto un'opera di carità per non farlo soffrire ulteriormente?" Rimangono in silenzio. Ovvio che no. "Andatevi a fottere, entrambi." Ringhio superandoli e uscendo da quel maledetto ufficio. "Giorgio, ti supplico!" mi rincorre mamma, ma io sono già fuori da casa. "Mi farò sentire io, non mi cercate." Salgo sulla moto e inserisco il casco. "Giorgio, no! No, per favore. Posso spiegarti...papà non stava molto bene, ha combattuto per tutta la sua vita contro la sindrome di bipolarità. Tu sei riuscito a guarirlo, è grazie a te se adesso papà è una persona migliore e..." "Mamma svegliati, ti prego."sbotto prima di mettere in moto. "Dove stai andando? Non farmi questo, sai che sei la nostra vita" mamma continua a piangere disperata. "Devo risolvere le questioni che papà non ha avuto il coraggio di affrontare, non posso restare qui. Ti chiamo domattina" "Giorgio, per favore.." non le do modo di trattenermi ulteriormente e uscendo dal cancello, mi fermo al cancello adiacente. Citofono e sento zia Lena chiedere chi è "Sono Giorgio zia, Ines è in casa?" "Sì, ti apro" "No no, dille soltanto di raggiungermi fuori col necessario per passare la notte fuori" "Dormite fuori?" "Sì zia, andremo a studiare al cottage e non sappiamo quando finiremo" m'invento su due piedi. "Oh ok..glielo dico. Aspetta un attimo" "Grazie zia" Aspetto impaziente quella testolina rossa sbucare fuori dal cancello e appena la vedo, le vado incontro prendendole il borsone che tiene sulla spalla. "Tutto bene?" chiede preoccupata. "Adesso sì" le poso un bacio sulla fronte e prendendole la mano, la porto al motore. "Stiamo andando veramente al cottage?" sale sulla moto mentre le faccio indossare il mio casco. Annuisco con la testa e salendo anch'io sulla moto, mi assicuro che Ines si tenga stretta a me prima di partire. Mi godo la sua vicinanza accarezzandole le coscia nei momenti di sosta al semaforo e raggiungiamo il cottage in mezz'ora circa. "Questa cosa che il casco non lo metti per darlo a me, non mi piace affatto" mi rimprovera appena le tolgo il casco. "Se uno di noi due deve morire, preferisco che la tua anima pura e gentile rimanga sulla terra per aiutare altre anime in pena" "La mia anima pura e gentile non potrebbe vivere senza la tua dannata e bisbetica" "Bisbetico dici?" "Lunatico, brontolone...definisciti come più preferisci" mi supera posando il borsone sulla spalla. Scuoto la testa divertito e seguendola, entriamo nel cottage immacolato senza nessun altro. Passiamo tutte le festività insieme ai nostri parenti qui ogni anno, è diventato un rifugio per tutti quanti ormai. Un posto dove potersi mettere alle spalle tutti i problemi e immergersi nella calma della montagna. Posiamo le nostre cose all'ingresso e prendendo la mano di Ines la trascino fino al divano e accendo il camino per riscaldare la stanza. Ines mi raggiunge per terra davanti al camino mentre sposto i tronchi con una stecca e mi passa le braccia attorno al collo "Come stai?" Faccio spallucce non sapendo davvero come risponderle. Sento così tante emozioni contrastanti al momento che non saprei neanche definire. "Tutto bene a casa?" Fisso le fiamme elevarsi e deglutendo sussurro "Non ci tornerò più" "Ma cosa stai dicendo?" si sporge in avanti e si butta fra le mie braccia. "Non riesco a guardali in faccia, non voglio niente a che farci" "Sono i tuoi genitori" "Non più, almeno papà non riuscirò mai a perdonarlo." "Capisco che sarà stato uno shock per te ma..." "Non puoi capire. Perdonami, ma non puoi" la fermo immediatamente. Lei rimane in silenzio finchè mormora "Quindi...vuoi restare nel cottage per il resto della tua vita?" Scuoto la testa, è sempre a nome dei miei...non voglio più dipendere da loro. "E allora che hai intenzione di fare?" La mia decisione l'ho presa, non so se avrò il coraggio di parlargliene. "Vedrò, adesso voglio solo godermi il calore del camino con la mia persona preferita in assoluto" la stringo forte e la cullo fra le mie braccia per un tempo infinito. "Puoi restare da me, lo sai?" mugola sula mia spalla dopo poco. "Mmm" cerco di essere vago. "Ti farei i pancakes ogni mattina" "E' un'offerta difficile da rifiutare allora" decido di stare al gioco al momento. Ines si scosta di poco per guardarmi in viso e sussurra "Per te farei qualsiasi cosa, lo sai?" Sorrido e prendendole il mento le poso un bacio delicato sulle labbra. Mi aspetto che si pietrifichi non accettando il bacio, invece abbassa lo sguardo alle mie labbra e va nuovamente incontro a queste. Sono così sorpreso dal suo gesto che rimango immobile dandole il pieno controllo. "Ines dio..."mugolo in difficoltà quando si mette a cavalcioni su di me e inclina il viso per intensificare il bacio. Le poso una mano sulla schiena intrufolandomi sotto la maglia e l'altra la infilo fra i suoi capelli per avere una presa migliore. Mi sembra di sognare mentre lei mi spinge piano sul tappeto e si leva la maglia di dosso rivelando un reggiseno colo carne con un fiocchetto assolutamente adorabile. I miei occhi corrono alla carne dei seni stretti fra le coppe e mi ritrovo a sudare freddo. Non sono ancora sicuro della mia sanità mentale. Si stende sopra di me andando nuovamente incontro alle mie labbra e io mi sento morire dentro...anche solo sfiorarla al momento mi fa saltare il cuore in gola. "Che ti prende?" chiede all'improvviso notando che sono diventato di pietra, in tutti i fottuti sensi. "Non ti piaccio?" domanda ancora mettendo subito il broncio e prendendo le distanze. Glielo impedisco immediatamente attirandola a me "No tesoro, no. Come ti passa per la mente che tu non mi possa piacere? Sei sempre stata l'unica per me, lo sai." "E allora perché...non vuoi lasciarti andare con me?" "Sincero?" Annuisce la testa. "Ho una fottuta paura." "Io...non capisco. Ti faccio paura?" "No, cioè sì. Sì, nel senso che ho paura di toccarti...ti ho sempre adorata da lontano, sfiorarti mi sembrava un'idea così lontana da realizzarsi" "Ma non hai paura di Clarissa" "Clarissa non può essere neanche messa a paragone con te. Tu sei qui" le indico il cielo. "Fammi capire: mi hai sempre voluto e adesso che ci sto, hai paura?" "Sono un coglione" "Sì, lo sei" ridacchia e scoppio a ridere anch'io. Non avrei mai detto che sarei stato in grado di sorridere più. "Hai paura di cosa esattamente?" "Io...non lo so. Che tu possa pentirti di me?" "Sai che non potrebbe mai succedere" "Come mai questo cambiamento repentino? Hai sempre detto che sono un fratello per te e che fra noi non potrebbe mai accadere nulla" indago non molto convinto. Lei scuote la testa e abbassa lo sguardo "Quel bacio che ci siamo dati ieri...non era un buon contesto, ma mentirei se ti dicessi che non ci penso continuamente" Alzo un sopracciglio sorpreso "Mi prendi per il culo?" "Perché?" "Pensavo che fossi rimasta schifata da me" "Sei così melodrammatico" "Quindi ti è piaciuto? Per davvero?" richiedo felice, felicissimo. Ines annuisce e io le riprendo il viso tra le mani "Davvero? Davvero?" "Sì, stupido!" esclama lei e io non mi trattengo più dalla felicità. Vado incontro alle sue labbra e me la divoro. Non ci mettiamo più nessun freno quando ci spogliamo piano piano e io credo di aver un capogiro nel vedere Ines in biancheria intima soltanto. Non tralascio neppure un centimetro di pelle. Le mie labbra l'adorano, la venerano, la onorano in tutto e per tutto. Le mie mani le accarezzano delicatamente, dolcemente, teneramente la pelle setosa, calda, candida. "Sei così bella, lo sai? I miei sogni non ti rendevano giustizia" sussurro baciandole le coscia fino a spostarmi alle sue mutandine. "Mi sognavi spesso?" accarezza i miei capelli dall'alto con un'espressione furbissima. "Non hai idea granchio, non hai la minima idea." Faccio srotolare piano le sue mutandine e mi lecco le labbra con l'acquolina. "Sei sicura amore?" le chiedo prima che possa perdere definitivamente la testa. Annuisce la testa per mia fortuna. "Non si torna più indietro, sappilo." "Non è mia intenzione Gigio" E io perdo ogni briciolo di autocontrollo e lucidità. "Ohhh" mugola Ines stringendo più forte la presa sui miei capelli mentre le faccio mettere le gambe sulle mie spalle e succhio la sua carne che palpita subito sotto la mia lingua. "Sei dolcissima, sembra di nutrirmi di miele" gemo continuando a torturarla di piacere. Neanche quando sento che mi supplica e trema scossa dal primo orgasmo riesco a fermarmi, non ci riesco proprio. "Gigio, oh mio dio.Oh mio dio." Stavolta spinge la mia testa per darle di più e io non me lo faccio ripetere una seconda volta. Velocizzo i miei movimenti con la lingua e succhio il suo centro pulsante finchè viene un'altra volta e dopo qualche secondo viene scossa da un altro orgasmo. "Oh cielo" sussurra sudata mentre risalgo con i baci fino al suo addome e con le dita le slaccio il reggiseno. I suoi seni alti e sodi saltano subito fuori e io non aspetto un secondo in più per prenderle fra le mani e accarezzarle testandone la sofficità. "Perfetti, assolutamente perfetti" mugolo un secondo prima di abbassarmi a prendere in bocca il suo bocciolo rosato. Ines inarca subito la schiena e butta la testa all'indietro respirando con affanno. "Mmm tesoro, sei stupenda. Sono così fortunato" Lei sorride con i capelli di lato e gli occhi che le luccicano dopo gli orgasmi multipli, non mi sembra ancora vero tutto questo. Se sono morto, credo proprio di essere finito in paradiso con il mio angelo. La guardo dritto negli occhi e prendendole il viso tra le mani sussurro "Mai avrei pensato a un epilogo del genere della giornata. Tu...con me" Ines mi passa le braccia attorno al collo e lasciandomi un bacio dolcissimo mormora "Sei sempre stato tu, non può essere diversamente" "No, anche perché sarebbe morto chiunque ti avrebbe anche solo sfiorata" la alzo per aria e raggiungo la camera da letto. "Esagerato" "Lo senti il mio cuore? Credo che creperò di tachicardia da un momento all'altro" la stendo in mezzo al letto raggiundedola. Ines ridacchia e posando la mia mano all'altezza del suo cuore mi fa sentire il suo battito altrettanto accelerato "Neanche tu scherzi" "Ho una domanda da farti" le dico notando che sta iniziando ad assopirsi su di me. "Mmm" mugola lei socchiudendo gli occhi. "Se ti chiedessi un giorno di lasciare tutto quanto e scappare insieme, cosa mi risponderesti?" "Ti risponderei che sei pazzo" "Dici?" "Abbiamo tante cose in ballo qui, tra qualche mese abbiamo la maturità. I miei genitori sono qui, tu sei qui, Jas è qui, non ci manca nulla, perchè andarcene?" "Giusto..." "Perchè questa domanda?" "Era solo...una domanda. Dormi tesoro" "Tu non dormi?" "Aspetto prima che lo faccia tu" Ines si stringe a me forte mentre sussurro piano il suo nome "Mmm"mugola con gli occhi chiusi "Ti amo da morire" La vedo che sorride e sussurra a sua volta" Anch'io, tantissimo." "Mi...prometti che non smetterai mai?" "Di fare cosa?" "Di amarmi" "Non smetterò mai di amarti Gigio" ribadisce facendomi sciogliere il cuore. L'indomani ci svegliamo più pigri del solito, mi alzo per prepararle una buona colazione e gliela servo a letto. La notte scorsa ho fatto un po' di fatica a riaddormentarmi. Non volevo perdermi neanche un attimo di lei. L'ho osservata, accarezzato più volte il suo viso, i suoi capelli, le sue braccia...non riuscivo a staccarle occhi e mani di dosso. "Come stai?" chiedo fissandola intensamente mentre mangia i suoi cereali. "Sempre la risposta che ti ho dato un minuto fa e le altre quattro volte che me l'hai chiesto. Tu non mangi?" "Uhmm sì" acchiappo una mela e dando un morso richiedo "Sei sicura che..." "Sì, quanto brontoli la mattina?" Sorrido e raggiungendola, mi sporgo per darle dei baci sulla tempia. "Vieni qua" l'attiro su di me nello sgabello di fianco e me la stringo forte. "E' stata la notte più bella della mia esistenza, lo sai?" rivelo baciandole il collo. Lei sorride arrossendo e continua a mangiare i suoi cereali "Non è stato male" "Sei proprio una bestiaccia" le stringo i fianchi e le mordicchio la guancia. "Gigio!" grida girandosi e ne approfitto per prenderle il mento e darle un bacio. "Ho sognato per così tanto tempo questo momento, non mi sembra ancora vero che tu sia qui con me" sussurro sulle sue labbra. Ines strofina il suo nasino al mio teneramente "Tu come stai?" "Adesso meglio" "Tornerai a casa?" Assolutamente no. "Forse, ci penso" le scosto la bretellina della canottiera per baciarle la spalla. "Che ore sono? Siamo in tempo per la scuola?" "Mmm...sì, sono le 7:30. Vuoi andare?" "Certo, tu no?" "Devo tornare a casa per...recuperare delle cose" "Vieni da me?" "Vedremo, andiamo a rivestirci. Forza" l'alzo in aria e la riporto in camera da letto. Usciamo di casa un po' in ritardo troppo presi da carezze e baci e parcheggiando di fronte l'ingresso, scendo per accompagnarla al cancello. "Aspetta, aspetta...ancora uno" la stringo fra le mie braccia alzandole il cappuccio della mia felpa e le lascio un bacio sulla testa. "Ti amo, ti amo da morire" mugolo sul cappuccio non riuscendo a staccarmi da lei. "Anch'io, ci vediamo più tardi?" "Mmm" le prendo il viso e le lascio un bacio dolce e lungo "Grazie di tutto, sarai sempre la mia ancora, la mia ragione di vita" Ines mi sorride tenera e lasciandomi un ultimo bacio, scappa via. Aspetto che entri a scuola e una lacrima mi scende sentendo il cuore andare a pezzi mentre alzo la mano per salutarla prima che sparisca dentro. Mi asciugo le lacrime e scuotendo la testa per riprendermi, risalgo sulla moto per poi andare da Xavier. Ci siamo messi d'accordo ieri sera per procurarmi dei documenti falsi. "Grazie amico" gli porgo le banconote e prendo la busta che mi porge. "Tutto...bene?" chiede Xavier notando il mio malessere. "Più o meno, addio Xa. Prenditi cura delle ragazze" Rimane un po' interdetto dopo la mia richiesta, ma non accenna a chiedere spiegazioni e io torno sulla mia moto in direzione aeroporto. Supero tutti i controlli senza alcuna difficoltà e gli addetti mi guardano straniti notando che non ho nessun bagaglio con me. Saranno cazzi miei? Raggiungo il gate per l'imbarco e in mezz'ora circa sono sull'aereo. Ne approfitto delle due ore di viaggio per riposare un po' gli occhi e una volta atterrato, fermo un taxi mostrando l'indirizzo che devo raggiungere. "Gracias" gli allungo le banconote e scendendo dall'auto mi guardo attorno. Ricontrollo google maps che m'indica di camminare ancora più in avanti per il numero giusto e raggiungendo il portone in questione suono. Sembra non presentarsi nessuno. Risuono altre volte finchè una donna sulla quarantina spalanca la porta e mi chiede chi diavolo sia. "Salve, sono..." "Giorgio" mormora sorpreso Rafael raggiungendo la porta. "Rafael, posso...parlarti?" "Che cazzo ci fai qui? Vuoi minacciarmi di altro?" ringhia stringendo i pugni. "No, assolutamente no. Voglio solo dirti la verità" "Quale verità?" "Sull'assassinio di tuo padre. Non è stato un terrorista qualunque ad ammazzarlo" ho bisogno di prendere un bel respiro per confessare "E' stato mio padre."

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


"Era una dolcezza rara, selvaggia, dolce al punto giusto, al punto che ti restava dentro, nei pensieri, nella pelle." Charles Bukowski JASMINE'S POV: Mi alzo surriscaldata e scostando le coperte, scendo dal letto sentendo il pavimento freddo sotto i miei piedi. Mi riavvio i capelli portandoli in un lato per lasciare prendere aria il collo sudato e alzandomi controllo nel cellulare l'orario. Sono le quattro e mezza di notte, ho la sveglia per andare a scuola tra due ore eppure non riesco a chiudere occhio. Raggiungo a piedi scalzi la finestra e la spalanco per far arieggiare la stanza, mi sembra di soffocare dentro. Mi affaccio in sovrappensiero con la testa piena di nozioni di filosofia mentre sento il cellulare fra le mie mani suonare. Abbasso lo sguardo a questo stranita trovando un messaggio da parte di un numero sconosciuto "Non riesci a dormire?" Cosa diavolo...? Premo la foto del profilo, ma mostra soltanto una foto della luna. Mi guardo subito attorno quando ricevo un secondo messaggio "Non puoi vedermi da lì" Ok, adesso sono davvero spaventata. "Chi sei?" digito frettolosamente. Faccio per bloccare il numero mentre leggo il messaggio successivo "Xavier" Ah cavolo, che scema. Certo, chi potrebbe essere altrimenti. Quanto sono melodrammatica? "Come hai avuto il mio numero?" decido di chiedere, mi ricordo di non averglielo dato. "Parli con un hacker" Ovviamente. "Domani ho interrogazione di filosofia, sono un po' agitata" rispondo alla prima domanda che aveva fatto. "Vuoi venire a ripetere?" Corrugo la fronte al messaggio "Adesso?" "Ho finito di fare anch'io filosofia, scendi" Alzo lo sguardo al buio pesto davanti a me, se non per qualche palo della luce in fondo alla strada. "Dove?" "Alza gli occhi" li alzo tempestivamente quando noto in lontananza un cellulare acceso. Mi sta facendo segno. "Sei solo?" chiedo non avendo il coraggio di ripetere filosofia davanti a tutti gli altri spacciatori. Sarebbe davvero molto imbarazzante. "Sì" si limita a rispondere. "Arrivo" è la mia ultima risposta mentre richiudo la finestra e corro a lavarmi e cambiarmi. C'è un po' di freschetto fuori, quindi opto per dei leggins per stare comoda, una felpona pesante e una giacchetta di pelle. Mi faccio una veloce coda e mettendo del burrocacao per non far seccare le labbra, recupero lo zaino e le chiavi. Per fortuna mamma non c'è stanotte e posso svignarmela senza problemi. Scendo le scale del palazzo e percorrendo il cortile, raggiungo la strada dei garage che dà alla mia finestra. Accanto a ogni garage ci sono piccoli corridoi che uniscono i due condomini e sono così tanti che potresti perderti, come sta succedendo a me adesso. "Pss" sento all'improvviso e girandomi noto di aver superato Xavier senza vederlo. "Ehi" mormoro, ma lui mi fa segno di fare silenzio e prendendomi la mano mi trascina dentro uno di questi corridoi. "Ma...che strano" entro da una porticina che a sua volta porta a una stanza spoglia se non per delle sedie, un tavolo, un santino appeso, una televisione, degli stereo, il biliardino e l'occorrente per fare grigliate. Gli abitanti di questo quartiere vanno pazzi per cinque cose: la musica che sparano a un volume vergognoso a ogni ora sia della giornata che della notte, il calcio, grigliare ogni domenica e durante le feste, la religione e la ribellione. Tendono a esagerare per qualsiasi cosa: non usano i telefoni per comunicare fra loro, basta urlare da un balcone all'altro disturbando i loro vicini. Tanto nessuno ha delle orecchie e magari hanno bisogno di un po' di pace. I compleanni non si limitano a festeggiarli in famiglia. Fanno una megafesta nel cortile radunando più famiglie possibili e danno vita a un vero e proprio flashmob con tanto di musica sparata, karaoke e urla. Se entri in una di queste case troverai in gran parte, oltre a un arredamento assolutamente tamarro, vari santini o riferimenti alla chiesa, nonostante ci vadano soltanto per ottenere il catechismo al bambino e poi chi si è visto, si è visto. I ragazzini sono scalmanati, senza alcun controllo e per niente educati. Io stessa da piccola sono stata vittima delle loro marachelle. I genitori se ne lavano le mani e continuano a sfornare figli come pane, chissà perchè se non sanno come educarli a vivere in questo mondo? Imbrattano, vanno in moto senza casco e regole stradali, buttano petardi in strada anche mentre passi solo per farsi una risata, hanno uno strano concetto di divertimento...delle volte ho molta pena di loro. Penso sempre "e se questi bambini fossero nati in un contesto diverso? Magari in una famiglia amorevole, educata e con sani principi? Sarebbero ancora per strada a insultare, picchiarsi e giocare con pistole finte?" Il futuro per questi bambini è un concetto così prossimo che neanche provano a pensarci. Per loro esiste solo il presente, il bisogno di fare soldi e imitare la società patriarcale pregna di violenza e potere. Questo è per loro la vita, il loro futuro o meglio, quello che hanno idolatrato a questi ragazzini. Ci sono tante di quelle cose che non vanno qui che ho rinunciato a combatterle in partenza...molto ironico che adesso sia pazza proprio di uno spacciatore di questo quartiere. "Giochi spesso a biliardo?" mi avvicino al tavolo osservando le palline sparse. "No, in realtà. Per niente" sento che dice alle mie spalle. Continuo a guardarmi attorno e sento un forte odore di erba, chiaro...sono entrata nel loro covo. "Studi qui?" indico il tavolo con dei libri sopra. Lui annuisce e prendendomi una sedia meno rotta l'avvicina al tavolo" Prego" Gli sorrido e mi accomodo sulla sedia che mi ha portato. "Hai finito di ehm...vendere?" domando posizionando i libri sul tavolo. "Tra mezz'ora" Alle 5 del mattino stacca, forse me lo aveva già detto. "E come funziona? Il cliente viene qui e..." "C'è una sentinella che prima mi avvisa per telefono e poi esco da qui per incontrarlo" mi spiega accomodandosi di fronte a me. E' strano vederci dopo il nostro bacio sul monte. Sfortunatamente mamma ha avuto un malore al braccio la stessa notte e sono dovuta correre da lei per aiutarla. Ho dormito a casa di Gabri in questi giorni e oggi finalmente sono potuta tornare a casa in vista dell'interrogazione di domani. Gabri si è offerto di studiare insieme e restare da loro, ma avevo bisogno dei miei spazi e di casa mia. "Una sentinella dici?" "Ismael...si aggira in questa strada per assicurarsi che siano veri clienti e avvistare volanti" Sono sorpresa da tutte le informazioni che mi sta dando, deve fidarsi molto per rivelarmi tutti i trucchetti del mestiere. "Cominciamo?" apro il mio quaderno con gli schemini e gli indico i vari capitoli sui filosofi in cui sarò interrogata. "Vuoi iniziare a parlarmi di Schopenhauer e del velo di maya?" "Per Schopenhauer il velo di Maya rappresenta ciò che nasconde la realtà delle cose. Schopenhauer afferma che bisogna strappare via questo velo. Solo in questo modo l'uomo potrà conoscere il mondo. Il velo va strappato tramite le tre vie di redenzione dal dolore..." Seguo i miei schemi per illustrargli tutte le tematiche che affronta Schopenhauer, per poi passare a Kierkegaard, Nietzsche, Feuerbach, Marx, Comte, Hegel e Fichte. "Io stacco Xa..."sentiamo dire alle mie spalle e girandomi trovo Ismael che mi fissa. Ismael non lo conosco personalmente, ma abitando tutti vicini capita di vederci...soprattutto se me lo ritrovo sempre all'angolo del mio palazzo. "Ok" risponde a lui Xavier che non sembra minimamente turbato da Ismael. "Possiamo parlare fuori?" chiede Ismael stringendo lo stipite della porticina. "E' urgente?" "No" "Allora va cuicati (vai a dormire)" Xavier non stacca gli occhi dal mio libro e io comincio a sentirmi davvero a disagio. Ismael serra la mascella, ma non dice altro e va via lasciando il gelo dietro di sè. Aspetto che non senta più i suoi passi per dire titubante "Il tuo amico non sembrava gradire la mia presenza qui..." "Sì, me lo aspettavo" sfoglia il libro come nulla fosse. Ah. "Forse è meglio andare, che dici?" "Vuoi andare?" finalmente alza lo sguardo a me. Mi stringo nel mio giubbino "Sarebbe il caso, no?" "Per me è indifferente" fa spallucce tornando a sfogliare il libro. "Non vuoi riposare un po' prima di andare a scuola?" "Lo sto facendo" "Ascoltandomi ripetere?" "Stando con te" Corrugo la fronte, continuo a non capire...infatti lui notando il mio cipiglio spiega "Mi calma avere a che fare con te" Uno stupido sorriso affiora sul mio viso e mordicchiandomi il labbro abbasso lo sguardo con le guance in fiamme. "Anche a me piace insomma...stare con te" sussurro azzardandomi a lanciargli un'occhiata. "Non sembra da come mi stai lontana" mugola osservandomi intensamente. Spalanco gli occhi, avrei tanto voluto abbracciarlo e salutarlo con un bacio ma avevo paura che fosse troppo per lui. "Scusami" sposto la sedia un po' più vicino alla sua e tengo lo sguardo basso, non capisco perchè sia così imbarazzata. "Jasmine?" "Sì" alzo gli occhi a lui sussultando. Xavier posa il mio libro e si batte una mano sulle ginocchia "Qua ti voglio" dice roco facendomi letteralmente andare a fuoco. Mi alzo piano e sedendomi sulle sue ginocchia rimango immobile senza avere idea di cosa fare. Ho pensato spesso al nostro bacio in questi giorni e più ci penso, più credo che sia stato frutto della mia immaginazione per essere vero. Non abbiamo più potuto nè sfiorarci nè parlarci e adesso averlo così vicino a me, mi fa sentire così nervosa...come se non ci fossimo mai toccati, baciati. Sento la sua mano enorme posarsi sulla mia schiena e con l'altra prende le mie gambe e mi avvicina ulteriormente a lui. Tremo fra le sue braccia mentre mi accarezza piano i capelli e sibila al mio orecchio "Shhh" Muove anche la gamba per farmi dondolare di poco e io sorprendentemente inizio a rilassarmi e inspiro il suo profumo che mi era mancato da morire. Mi appoggio a lui ascoltando il suo cuore calmo e sento le sue braccia stringermi a sè. Non chiederei di stare da nessun altra parte adesso. "Meglio?" domanda scostando i miei capelli dal viso. Sorrido e alzo lo sguardo a lui. Mi fa paura pensare a come sappia esattamente toccare i miei tasti giusti. Non so neanch'io come fare. "Grazie" dico riconoscente della sua sensibilità. Abbasso lo sguardo alla sua mano e prendendola faccio incastrare le nostre dita lasciandomi andare anch'io finalmente. Rialzo gli occhi per vedere la sua reazione e l'osservo con un sorriso fiero: è orgoglioso di me, di noi, di quello che stiamo creando. "Come sta tua mamma?" Mi fa così piacere che se lo ricordi. "Meglio, sono tornata a casa oggi e mi sono chiusa per l'interrogazione" "Ho notato, non ti ho più vista ed è da giorni che ti cerco. Stanotte vederti affacciata alla finestra mi è sembrato un miraggio" Mi cercava? Che dolce. "Perdonami, avrei dovuto aggiornarti" "Non importa, dovevi prenderti cura di tua madre. Era questa la priorità" Sorrido e alzando una mano gli accarezzo delicatamente la guancia ispida "Grazie per la tua comprensione" I nostri sguardi s'incatenano e restiamo a fissarci senza mai volere staccare gli occhi l'uno dall'altro. Abbiamo una connessione così intensa e unica che mi sento pervadere da una pioggia di brividi fulminanti ogni volta che mi sfiora anche solo con uno sguardo. Veniamo interrotti bruscamente da qualcuno che bussa alla porticina e girandoci troviamo un ragazzo che chiede "Ehm...scusate l'interruzione, devo solo prendere dell'erba" Sento Xavier sospirare bruscamente e sussurrarmi all'orecchio "Aspetta qui piccola" Mi fa scendere gentilmente dalle sue ginocchia e raggiungendo il ragazzo gli dice qualcosa che non sento, ma dalla sua espressione noto che è terrorizzato e il secondo dopo scappa a gambe levate. "Che gli hai detto?" chiedo corrugando la fronte. "Che se non si fosse tolto di mezzo entro tre secondi, gli avrei fatto ingoiare le sue stesse palle" Ridacchio scuotendo la testa, mentre Xavier mi supera raccogliendo tutti i libri e prendendomi per mano mi porta fuori dalla stanzetta. "Ah guarda...si sta schiarendo il cielo" noto uscendo in strada. "Vuoi andare a vedere l'alba?" "Certo...ma sei sicuro? Sei sveglio da tutta la notte" "Non te l'avrei chiesto altrimenti" si mette il mio zaino sulle spalle e ci dirigiamo verso la sua moto. "Il casco è meglio se lo metti..." non mi fa finire di parlare che m'infila il cascone e montando sopra, mi fa segno di salire. Mi aggrappo alle sue spalle e salgo dietro di lui. Faccio per tenermi sulle sue spalle, ma Xavier afferra le mie mani e le posa all'altezza del suo addome. Partiamo spediti e in pochi minuti raggiungiamo lo stesso posto del nostro ultimo bacio. Da quassù l'alba è ancora più bella e la città è così silenziosa che se chiudessi i miei occhi, sentirei il mio respiro. E' proprio quello che faccio. Chiudo gli occhi e respiro l'aria limpida da quassù mentre sento delle labbra posizionarsi sull'incavo del mio collo e lasciarmi un bacio umido. Le labbra si muovono lasciandomi una scia di baci roventi lungo il collo, percorrono la mascella, la guancia fresca per poi soffermarsi sulla tempia. Delle braccia mi avvolgono forte e sorridendo mi faccio stringere dal suo calore, mi sembra di aver finalmente trovato il mio posto al mondo. Riapro piano gli occhi e osservo l'alba colorare il cielo di rosa, è un vero e proprio spettacolo della natura ed è tutto così magico e speciale che non riesco a trattenere la mia commozione di fronte a cotanta bellezza e immensità. Asciugo una lacrima che scende furtiva e Xavier notandola sussurra "Non hai mai visto un'alba?" "Non una così bella" mi asciugo il naso con la manica della felpa "e...con una persona così speciale" Xavier mi gira fra le sue braccia e prendendomi il viso tra le mani posa un bacio delicato sulle mie lacrime. "Vedere te commuoverti per l'alba, supera lo splendore dell'alba stessa. Lo sai?" Sorrido e mettendomi sulle punte mi azzardo a lasciargli un bacio a fior di labbra. Anche lui ricambia il sorriso, ma a differenza mia immerge una mano fra i miei capelli e va incontro deciso alle mie labbra. E' un bacio sentito, dolcissimo, profondo...mi sento di toccare il cielo con le punta delle dita, è una sensazione di immensità che non saprei descrivere a parole neanche volendo. Ridacchio sulle sue labbra quando mi alza in aria e mettendomi sopra il muretto, s'infila fra le mie gambe e riprendendomi il viso continuiamo a scambiarci bacetti. Lo abbraccio forte quando abbiamo le labbra gonfie di baci e immergo il naso nella sua giacca inspirando il suo profumo di menta e tabacco. "Ci starebbe una frase filosofica adesso, sai?" dice Xavier facendomi scoppiare a ridere. "Che ore sono a proposito? Ho l'interrogazione a prima ora" "7:20, vuoi scendere?" "Ancora cinque minuti e scendiamo" gli passo le braccia attorno alla vita e poso la testa sul suo petto incapace di stargli lontana e cercare il suo calore. "Buona fortuna" Xavier mi passa lo zaino parcheggiandosi davanti alla scuola. "Grazie" recupero lo zaino e faccio per andare via, ma lui mi afferra il polso e prendendomi la mano ci posa sopra un bacio per poi lasciarmi andare. Gli faccio un occhiolino e corro dentro con un sorriso enorme in viso...non vedo l'ora di raccontare tutto a Ines. Entro in classe convinta di trovare Ines, ma trovo soltanto un foglio sul banco. Raggiungo il mio posto e girando il foglio leggo "Sali sul tetto" Corrugo la fronte...ma che cazz? Mi guardo attorno stranita, ma non noto nulla di ambiguo. Poso lo zaino sulla sedia e uscendo dalla classe, prendo le scale antincendio che portano più facilmente al tetto. La porta è un po' dura da aprire, ma riesco a spostarla con tutto il mio peso e mi affaccio di poco trovando qualcuno posizionato di spalle. Socchiudo gli occhi per capire meglio, quando il ragazzo si gira e osservo Bartis con le braccia conserte. Merda. BARTIS'S POV: "Bartis!" mi chiama Oliver al muretto. Attraverso la strada e mi appoggio al muretto insieme a lui in silenzio. "Xavier te le ha cantate di santa ragione, eh?" m'indica il viso con varie cicatrici causate dai pugni di Xavier. Sappiamo tutti della ferocia di Xavier quando viene istigato, ma sabato sera dopo averli visti insieme ho perso completamente la testa. Avrei dovuto capire che c'era qualcosa fra quei due dalle ripetute volte che li ho beccati insieme. Talmente ingenuo sono stato ad aver pensato che Xavier stesse agendo in quel modo per aiutare me. Quante volte gli ho parlato di Jas? Del mio dolore a saperla lontana da me? Che si vada a fottere. "Che cazzo è successo? Mi hanno soltanto raccontato che c'è una tipa di mezzo" insiste Oliver continuando a essere inopportuno. Cos'è successo? È successo che quando pensavo di averla superata, ritrovamela alla festa di Clari così stupenda, ha acceso in me un'altra speranza. Ho provato a parlarci chiedendole un ballo, ma mi ha piantato in asso poco dopo dicendo di voler andare in bagno. Ho atteso un po' che uscisse fuori, quando notai che era passato parecchio tempo e preoccupato andai a controllare. Mai mi sarei immaginato di assistere alla scena della ragazza dei miei sogni e uno dei miei amici più cari divorarsi la faccia a vicenda. Ricordo di aver dovuto stroppicciare gli occhi per assicurarmi di vedere bene. Barcollai appoggiandomi al corridoio devastato dalla scoperta e il sangue mi salì al cervello quando Xavier uscì poco dopo da lì e non batté ciglio superandomi. Neanche le palle di dirmi in faccia di avermi rubato fra le mani la cosa più bella che avessi. Non ero più lucido quando entrai in bagno e mi precipitai su Jasmine. Non era possibile che mi avesse tradito in questo modo, non era possibile cazzo. La supplicai di toccarmi, baciarmi, dimostrarmi in qualche modo che non fosse vero quello che avevo appena visto, ma lei era come schifata da me. Mi teneva lontano da lei, mi guardava con quello sprezzo in volto...era davvero finita tra noi. Il secondo dopo mi ritrovai per terra con Xavier sopra che mi riempiva di pugni a raffica. Non ci provai neanche a difendermi. Ero ancora incredulo a tutto ciò, il dolore fisico che i pugni mi stavano procurando non era minimamente paragonabile a quello che stavo sentendo dentro, al mio cuore, già spezzato, andare in frantumi annientandomi completamente. Ricordo poi Giorgio che portò fuori Xavier di forza, le urla attorno, Clarissa in lacrime, l'ambulanza...avrei tanto voluto morire in quell'istante. "Nessuna tipa e non sono cazzi vostri" gli frego la sigaretta e faccio un tiro quando di lato poco più lontani da noi Xavier parcheggia la moto con dietro Jasmine. Sembrano molto complici mentre lui le prende la mano baciandola e lei gli sorride come una gatta morta. Butto la sigaretta per terra e schiacciandola vado via. Non ho più intenzione di stare un altro secondo qui a vederli farsi la storiella d'amore del cazzo. "Era la mia sigaretta!" esclama Oliver ma lo ignoro totalmente. Entro in fretta e furia a scuola e raggiungendo la classe, scrivo in un foglio che recupero dal quaderno sotto il banco "Sali sul tetto" Lo lancio sul tavolo di Jasmine e m'incammino sul tetto. La fortuna di essere il figlio del preside sta nel fatto di avere chiavi di qualsiasi porta qui dentro. Esco sul tetto e respirando a pieni polmoni incrocio le braccia. Non ho idea di cosa dirle, ma so che non posso più sostenere questa situazione. Non posso continuare a vivere così, con questo macigno sul cuore. Sento la porta aprirsi e girandomi vedo una testolina affacciata. Ha fatto presto. È un po' titubante quando scosta la porta e sale anche lei sul tetto. Non dice nulla quando si posiziona di fronte a me e mi osserva con attenzione, starà vedendo le ferite sul mio viso. Se potesse vedere anche le pugnalate che mi ha piantato al cuore. "Non ti farò perdere molto tempo" inizio a dire inserendo le mani in tasca. Lei mi sta ad ascoltare mentre continuo a dire "Credo che...tu sia stata un'infame a raggirarmi con uno dei miei amici più cari e per non so quanto tempo. Da quanto dura tra te e Xavier?" "Importa adesso?" Serro la mascella, a volte credo che sia stato il karma a mandarmi una come Jas per vendicare tutte le ragazze che ho trattato di merda. "No, il danno è stato fatto ormai. Spero almeno ti sia divertita mentre mi prendevi per il culo." "Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare. Appena ho capito di provare qualcosa per Xavier, ho preso le distanze da te" Corrugo la fronte...è andato tutto a rotoli dopo la rapina. La sera in cui...ho trovato i due insieme nel garage di Xavier. "Non mi hai mai parlato di lui." "Non spettava a me farlo, eravate amici intimi" "Non credo lo siamo mai stati a questo punto. Ti avevo chiesto più volte se ci fosse un altro" "No, pensavi ci fosse qualcosa tra me e Gabriele e io ho negato" "Avresti dovuto parlarmene lo stesso, sapevi quanto ci tenessi a te" Jas abbassa lo sguardo e borbotta "È stata una sorpresa anche per me, mi sono sentita molto confusa. Non sto mentendo" "Cosa..." ho la voce rotta mentre chiedo "Cosa ti ha dato Xavier che io non sono riuscito a darti?" "Bartis..." "Lo sai che se mi avessi chiesto la luna, te l'avrei portata ai piedi." "Per favore, smettila. È inutile farci ancora più male" "Qua l'unico a soffrire come una bestia sono stato io" "Questo non è vero" "Ah no? A me pare che ti sia divertita a giocare coi miei sentimenti per tutto questo tempo, abbi almeno la decenza di ammetterlo" ringhio furioso. "È proprio per non giocare coi tuoi sentimenti che ti avevo chiesto una pausa" "Sapevi già che mi avresti lasciato a poco" "Io non..." "Ammettilo Jasmine! Volevi lasciarmi già da subito, non hai mai dato modo alla nostra storia di maturare, avevi già preso la tua decisione!"le punto il dito contro. "Hai finito di urlare?" chiede invece Jas facendomi uscire fuori di testa. "Urlo perché ci tenevo a noi e mi fa così rabbia vedere che a te non è mai fregato un cazzo!" "Abbassa la voce. Ti ricordo che siamo a scuola" "Sono il figlio del preside, posso fare quello che mi pare" dico arrogantemente. "Sei il figlio del preside, non il preside per decidere come se la scuola ti appartenesse. Lo vedi? Come sarebbe mai potuto funzionare tra noi?" "Tu non ci hai neanche provato, neanche una fottuta volta!" alzo l'indice in collera. "Abbiamo caratteri molto contrastanti, speravo che potessero combaciare in qualche modo, ma non è stato così...io ho ci davvero provato a comprenderti" "Hai provato a comprendermi? Dimmi quando, anche solo una volta che l'hai fatto" "E' proprio questo il problema tra noi: io ho fatto uno sforzo immane a venirti incontro, ma tu non l'hai notato neanche una volta. Vedi solo quello che vuoi vedere, il mondo non è sempre bianco o nero. Viviamo i due contesti che sono agli antipodi...neanche volendo potremmo capirci. Tu mi dirai...siamo giovani, è così che deve essere vissuta la vita. Per me non è così, io non ho le tue possibilità economiche, io non posso permettermi di farmi bocciare un anno e perdere tempo prezioso per raggiungere i miei obiettivi. Io ho molte più responsabilità sulle spalle che uno come te non potrebbe mai comprendere. Anch'io vorrei passare la mia vita a ridere, scherzare e godermi gli anni della gioventù, ma non posso...e stare con una persona che invece la pensa in maniera opposta va contro la mia persona" "La colpa è mia quindi mi sembra di capire?" "No! Non è colpa di nessuno. Abbiamo due modi di pensare differenti e a lungo andare questo potrebbe farci del male" "Che modo di pensare avrei?" "Un modo immaturo" Le sue parole mi feriscono più del dovuto...stringo i pugni e guardo altrove "Sai qual è il vero problema Jas? Potrei darti il mondo, ma non sarebbe mai abbastanza per te" "Non è vero. Anche la scenata al compleanno di Clari, ti comporti come un bambino e non te ne rendi conto Bartis" "Mettiti nei miei panni: avevo appena scoperto che la ragazza che amavo e uno dei miei amici più cari se la facevano alle mie spalle." "Non è mai andata oltre a qualche bacio con Xavier e te ne avrei comunque parlato a poco, non era mia intenzione nasconderti nulla." "E quando me ne avresti parlato, eh?" "Temevo la tua reazione perchè non ci stai molto con la testa...ricordi quello che hai fatto quando pensavi che tra me e Gabri ci potesse essere qualcosa?" Sto in silenzio, ammetto di aver esagerato. Ma è così che faccio con tutto ciò a cui tengo, do tutta la mia anima e perdo la testa quando vedo che la sto perdendo. "Devi imparare a controllare le tue emozioni Bartis, non puoi spaccare tutto e picchiare persone quando qualcosa non ti va bene. Non è così che si affrontano i problemi" "Quindi mettersi con uno spacciatore ti è sembrata la cosa più morale da fare" "Xavier ha sbagliato sicuramente, ma lui se ne rende conto e ha una visione della realtà anni luce distante dalla tua" "Più matura immagino" inclino il viso socchiudendo gli occhi. Non mi risponde, ma in fondo chi tace acconsente. "Se è tutto, io tornerei in classe. Sono interrogata in filosofia tra poco" dice infilando le mani nelle tasche della giacca. Ma vaffanculo. Mi giro dandole le spalle e mi avvicino al cornicione in sovrappensiero. "Bartis!" esclama Jas dietro. Non mi giro, non voglio vederla in faccia. Non credo di avere più le forze per farlo. "Ci terrò sempre a te e...sei una persona buona, non mi sarei mai avvicinata a te altrimenti. Possiamo tutti migliorare, anch'io lo farò...ma sappi che sarai sempre nel mio cuore." Un silenzio assordante segue le sue parole e penso si aspetti una replica da parte mia, ma proprio non riesco a reagire. Il minuto dopo sento la porta chiudersi e dai miei occhi iniziano a scorrere lacrime amare. Mi aspetto di sentirmi male, di soffrire come una bestia adesso, ma non sento assolutamente nulla. Solo un grande e profondo vuoto che mi tiene paralizzato. Osservo la città da qua sopra e i miei occhi si posano sul quartiere di Jas, come riuscirò a sopportare questo vuoto adesso?

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


"E fu così che l'innocente Psiche, senza accorgersene, s'innamorò di Amore." - Apuleio JASMINE'S POV: "Com'è possibile che ne faccia 6 e non 3, proprio non capisco?" sbotto furiosa scribacchiando sul quaderno frustrata. "Quando il gatto si avvicina allo specchio di tre passi anche la sua immagine riflessa si avvicina di tre passi allo specchio, quindi complessivamente il gatto si è avvicinato alla sua immagine riflessa non solo di tre passi ma di sei passi" mi spiega paziente Xavier. "Che cazzata" tiro la matita sul portacolori e mi appoggio alla sedia contrariata, mentre a Xavier suona il cellulare e leggendo il messaggio sospira piano "Arrivo subito". Penso sia arrivato un cliente. Prima di uscire dalla stanza mi accarezza il polpaccio e mi lascia un bacio sulla testa. Quando ammi non dorme a casa, mi metto la sveglia per le 3 di notte e alzandomi scendo da Xavier per studiare. La notte, a differenza del giorno e della sera, nel quartiere c'è il silenzio più assoluto e mi ritrovo a essere più concentrata e riposata, avendo dormito per tutto il resto della giornata. Studiando la notte e avendo poche ore di scatto dallo studio e l'inizio della scuola riesco anche a mantenere più lucida la memoria e a ricordarmi molte più cose. Mai avrei pensato a una cosa del genere. Aspetto che Xavier torni quando all'improvviso sento delle urla e corrugo subito la fronte stranita. Cosa sta succedendo? Afferro il cellulare per fare da torcia ed esco cauta dalla stanzetta seguendo le voci che ho sentito prima. "Ho detto di fare silenzio Lydia, smettila." sibila una voce maschile all'angolo, non capisco se sia quella di Xavier. "Avevi detto che me li avresti dati presto, sei un fottuto bugiardo!" esclama invece una voce femminile. "Sono io il bugiardo? Non tu che mi hai mentito sulla reale somma? Sul fatto che non sono € 6000 ma € 30000?" Spalanco gli occhi, spero sia uno scherzo di cattivo gusto. "€30000 riesci a farli in un mese" ringhia lei senza alcun pudore. "Non erano questi i patti. Ti avrei aiutato un'ultima volta e saresti sparita, invece oltre a essere tornata, mi hai anche preso per fesso" "Tornerò sempre dal mio carnefice" "Il tuo cosa?" chiede inorridito Xavier. "E' tutta colpa tua, sei stato tu a rovinarmi la vita e adesso devi tirarmi fuori dalla merda in cui mi hai infilato. Se non ti avessi incontrato, tutto questo non sarebbe mai successo." Ho il cuore a pezzi per Xavier dopo le viperate che sento, non si merita tanta cattiveria e perfidia dopo che lui ha dato tutto se stesso per salvare lei e la loro relazione. "Xavier?" esco dal mio nascondiglio di proposito per interromperli. La ragazza si gira e ho conferma del fatto che sia la stessa ragazza che vidi la scorsa volta all'uscita da scuola. E' tornata a tormentarlo. "Rientra" dice rigido Xavier appena mi vede. Faccio per ribattere, ma Xavier mi prende immediatamente dal braccio e mi trascina via senza darmi neanche tempo di battere ciglio. La ragazza resta a guardarmi con attenzione mentre Xavier mi riporta nella stanza e sibila serissimo "Non lo fare mai più. Non devi uscire da qui senza il mio permesso per nessuna ragione al mondo, sono stato chiaro?" "Ma lei..." "Stanne fuori." mi guarda dritto negli occhi e ringhia spaventandomi quasi "Fuori." Rimango paralizzata nel mio posto, mentre Xavier riesce dalla stanza e io faccio fatica a processare quello che è appena successo. Volevo soltanto prendere le sue difese e lui...mi ha cacciata via senza esitazione. Prova ancora qualcosa per quella ragazza? Perchè si è allarmato tanto quando mi ha vista lì con loro? Non penso tanto con la testa annebbiata dalla rabbia quando raccolgo tutte le mie cose ed esco da lì. Faccio il giro per non ribeccare i due e furiosa più che mai torno a casa. Lancio lo zaino ai piedi del mio letto e mi butto su questo scoppiando a piangere. Mi sento una ragazzina stupida, ma vederlo rifiutarmi in quel modo senza darmi alcuna possibilità di replica mi ha molto ferita. Pensa che sia un oggetto che può girare a suo piacimento? Vaffanculo. Sento il cellulare squillare improvvisamente e trovo una chiamata da parte di Xavier, che si fotta. Rifiuto la chiamata, ma ne arriva subito un'altra...spengo il cellulare, almeno così capirà come ci si sente a sentirsi buttati fuori. XAVIER'S POV: "Chi era quella?" chiede Lydia appena torno da lei. Merda, lo sapevo. Sapevo che avrei dovuto incontrarla lontano da qui, da Jasmine. "Nessuno." cerco di essere più convinto possibile. "E' la ragazza che si era sentita male davanti alla scuola e l'avevi soccorsa" ricorda perfettamente Lydia. "Sono stato obbligato" minimizzo la situazione. "Perchè ti cercava?" non molla la presa. "Erba" "Le hai detto di rientrare" inclina il viso fulminandomi con gli occhi rossi. "Le avevo detto di aspettarmi per vederle l'erba e poi sei arrivata tu" Lydia rimane per un attimo a fissarmi scettica, ma non le do modo di farmi altre domande e dico "Avrai i tuoi soldi entro la prossima settimana e sarà l'ultima volta, per davvero." "Non puoi anticiparmi qualcosa?" "Lydia." "Se non gli do €5000 stanotte, mi taglierà la gola." mi rivela facendomi venire i brividi. Quando la conobbi era così innocente e dolce, mi sembra di aver vissuto con lei in un universo parallelo. Prendo il portafoglio e recupero 10 bigliettoni da 500€ che lei mi strappa dalle mani avida. "Ci vediamo la prossima settimana" scappa via tossendo. E' in condizioni molto critiche, così magra che potrei contare una a una le sue costole sotto la magliettina e i suoi occhi spenti, vuoti e rossi circondati da occhiaie così scure che sembra non dorma da mesi. "Salutami la ragazzina" dice alla fine svoltando dal corridoio. Dannazione, non l'ha bevuta. Mi porto le mani sul viso e sospiro esausto stropicciandomi gli occhi, mi chiedo quando uscirò da questo fottuto incubo. Torno sui miei passi rientrando nella stanza, ma mi paralizzo quando non trovo nessuno all'interno. Non ci sono neanche i suoi libri, si è portata via tutto. Sento per un attimo la terra aprirsi sotto i miei piedi. Dov'è andata? Recupero subito il cellulare e la chiamo...non mi risponde. Riprovo, ma il cellulare viene staccato. "Cazzo, cazzo!" butto per terra la sedia nervosissimo e mi porto una mano fra i capelli tirandomeli. Volevo evitare proprio questo, merda. Esco dalla stanza mentre scrivo a Ismael che sto staccando per un'emergenza e corro a casa di Jasmine. Suono al campanello sperando che mi apra, ma niente...avrà sicuramente frainteso il mio comportamento. Riscendo nella strada dei garage e arrivando sotto la sua finestra lancio dei ciottoli che trovo per terra...non me ne andrò da qua finchè non la vedo. "Ti prego" sussurro tra me quando improvvisamente vedo la sua finestra aprirsi e un bigliettino volare. Lo acchiappo subito e leggo "Sparisci." Col cazzo. Bene, l'ha voluto lei. Salgo sul camion parcheggiato di lato e aggrappandomi alle sbarre della finestra accanto con un salto mortale riesco ad arrivare al davanzale. Non mi azzardo a guardare in basso e tirandomi su piano ricado dentro la sua stanzetta. Ammetto che questi giorni passati a fissare la finestra di Jasmine, io abbia più volte immaginato a come poter entrare dentro per rivederla. Non sono andate a vuoto le mie congetture. Atterro sul pavimento della stanza e sistemandomi la giacca, mi guardo subito attorno. Mi ritrovo Jas sul letto rannicchiata fra le sue braccia esili che trema e piange singhiozzando e quando realizza dopo qualche secondo la mia presenza fa per scappare via, ma non le do modo di muovere un passo che la blocco sul letto e l'abbraccio forte. Non mi scappi più, eh no. Sento subito i suoi pugni colpirmi la schiena protestando contro l'abbraccio, a cui io però rispondo stringendola ancora più forte e accarezzandole i capelli. "Shhh, va tutto bene" sussurro sulla sua testa cercando di calmarla. Sento il cuore andare in frantumi realizzando che sta male per colpa mia, è sempre colpa mia. "Vaffanculo Xavier, ti odio" sbotta lei facendomi sorridere per il modo in cui sta sfogando la rabbia. Mi scosto di poco e asciugandole dolcemente le lacrime dagli occhi chiedo divertito "Va meglio adesso?" "Sei una testa di minchia." continua a insultarmi furiosa e io non riesco a trattenermi dal ridere. "Continua a ridere stronzo. Non mi spiego come un ragazzo come te che ha la pagella d'oro abbia anche un cervello così minuscolo, com'è possibile?" singhiozza tirando su col naso. "Vogliamo analizzare le probabilità del caso?" chiedo guadagnandomi un cuscino in faccia. "Tu sì che mi fai incazzare tantissimo, non sono solita arrabbiarmi così tanto. Ho più volte rimproverato Bartis del fatto che non sapesse controllare le sue emozioni ed eccomi qui" farfuglia asciugandosi le lacrime con la coperta. Individuo tre pacchetti di fazzolettini sul suo comodino e allungandomi per recuperarne uno glielo porgo "E' una cosa buona, vuol dire che tieni molto a me" "Ma vaffanculo." sbotta Jasmine facendomi ridere di nuovo. Mi strappa dalle mani il pacco di fazzoletti e asciugandosi il naso mormora adorabile "Ti sei comportato malissimo con me" Allungo le mani per incorniciarle il viso "Lo so, ti chiedo scusa" accarezzo col pollice la sua guancia candida e umida di lacrime "Ma l'ho fatto unicamente per il tuo bene, cerca di comprendermi" "Lydia è la tua ex?" Annuisco con la testa. "Voleva altri soldi da te, con quale coraggio ti ha poi detto quelle cose orribili?" Ha sentito tutto allora. Abbasso lo sguardo sospirando e mi appoggio contro la parete "Ci sono abituato ormai" "Avrei voluto mollarle uno schiaffo" Sorrido, è tenera vederla affilare gli artigli per me. L'attiro a me posandola a cavalcioni sulle mie e le scosto i capelli sulla schiena "Promettimi che non ti avvicinerai mai a lei, non voglio che tu abbia a che fare minimamente con questa storia" "Se continuerà a darti il tormento, se la vedrà con me eccome." sbotta lei contrariata. Ha un cipiglio così adorabile. "La questione con Bartis ho lasciato che la gestissi interamente tu, lascia che mi occupi io di questa situazione invece" "Non voglio che ti faccia ancora del male" Sento il cuore sciogliersi, non provavo questa sensazione di calore e pienezza da così tanto tempo "E io non voglio che lei ne faccia a te, è una persona instabile e imprevedibile" "Perchè non la denunci?" "Perchè potrei rischiare quanto lei di andare dentro?" "E se la denunciassi io?" "Cosa ti ho detto un minuto fa?" le chiedo severo riguardo al fatto di starne fuori. "Se continuerà a stare a piede libero, si drogherà ancora e i debiti cresceranno...donc tornerà da te all'infinito finchè un giorno morirà di arresto cardiaco per tutte le schifezze ingerite. E' quello che vuoi che accada?" è brutalmente sincera con me. "No, ma è una situazione molto delicata. Mi sono messo in contatto con delle strutture che potrebbero aiutarla all'estero" "E...?" "E costano un po'...sto mettendo da parte dei soldi proprio per questo" confesso. "Quanto devi raccogliere?" "Almeno 500mila euro" Jasmine spalanca gli occhi facendo una smorfia "500mila sono tantissimi soldi. Dovrai vendere per mesi, è un loop." "Lo so" mormoro consapevole di ciò. "Non è giusto. Quando pensi di potertene uscire finalmente, questa parassita ti affossa ulteriormente...la odio!" sbrocca Jasmine incollerita. Le accarezzo le braccia per calmarla un po' "Cercherò di raccogliere i soldi più veloce possibile e ne uscirò un giorno. Ti prometto che saremo fuori da tutto questo molto presto." "Mi uccide sapere di non poter fare nulla per aiutarti, mi sento così inutile" mette il broncio lei e io allungo il pollice per distendere le sue labbra "Tu mi stai dando un aiuto enorme, non te ne rendi conto del bene che mi fai al cuore. Sei la mia pace" Accarezzo le sue guance tonde mentre sussurro piano al suo volto "E perdonami per i miei modi bruschi prima. Sono andato nel panico quando ti ho vista con lei e la necessità di proteggere la mia pace ha offuscato ogni cosa" "Ti perdono solo se stanotte rimani qui con me" ne approfitta lei furba. "Mi vuoi ancora con te?" Mi abbraccia in risposta e io affondo il naso nei suoi capelli di seta...non riesco ancora a credere che sia mia. Ho sempre avuto un occhio al suo riguardo e vederla con Bartis aveva soltanto alimentato in me la rabbia di non poterla avere. Non mi sentivo alla sua altezza, alla sua purezza...una come lei non avrebbe mai pensato di cedere il suo cuore a uno come me. Il mio aspetto tenebroso grida soltanto guai in vista e le ragazze ne vanno matte, tranne lei...Jasmine sembrava immune al nostro fascino, forse perchè è cresciuta in un quartiere dove la criminalità è in prima linea e non desiderava altro che uscirne fuori. I miei occhi non la mollavano un attimo quando la osservavo con Bartis...sapevo che lui fosse completamente sotto, ma dentro di me rodevo per il fatto che stesse vivendo la relazione che volevo io, con la persona che desideravo da molto più tempo di lui. "Ho così paura Xavier" sussurra lei sulla mia spalla. "Di cosa?" domando accarezzandole teneramente la schiena. "Non riesco a calmare il mio cuore quando sono con te, odio non poter averne il controllo." Sorrido e scostandomi di poco per poterla vedere in viso sussurro "Sei così bella, come fai a stare con un orco come me?" "Me lo chiedo anch'io" replica facendomi ridere, infatti poi la butto di schiena sul letto e le faccio il solletico. So che lo soffre terribilmente. "Ti prego!" mi supplica lei di smetterla, ma mi piace così tanto vederla ridere. "Credo di amarti Xavier" rivela Jasmine quando smetto di farle il solletico e la osservo dall'alto paralizzato. Sento il cuore rallentare improvvisamente e sono così rigido da non riuscire neanche a respirare. Lei non si fa scoraggiare dalla mia incapacità di professare parola o muovermi minimamente e allungandosi inizia a lasciarmi umidi sull'incavo del collo per poi salire alla mia mascella...non trascura un centimetro di pelle mentre raggiunge l'angolo della mia bocca e mi sorride teneramente. Non vuole una risposta da parte mia, sa che per me è molto difficile. Riaprire il mio cuore e rifidarmi di una persona è una cosa che mai avrei pensato di fare eppure la sua bontà d'animo e la sua leggerezza mi hanno aiutato così tanto a darmi un'altra possibilità, a capire che forse anch'io merito di amare ed essere amato. "Stai tremando" mi fa notare lei accarezzandomi la guancia dolcemente. Prende anche la mia mano e la intrappola fra le sue mani piccole e candide cercando di calmarmi. Non riesco a fare nulla, dire nulla...mi sento un fottuto idiota. Agguanta il mio viso e mi lascia un bacio a fior di labbra per poi alzare lo sguardo ai miei occhi, sono ancora paralizzato mentre lei infila le mani tra i miei capelli e inclinando il viso va decisa sulle mie labbra. Ricambio il bacio lasciandomi guidare da lei finché sento che inserisce la lingua facendomi impazzire. Non sono più lucido quando le afferro i capelli in un pugno e me la divoro. "Com'è possibile?" ringhio con affanno staccandomi dalle sue labbra e scendendo a baciarle il collo, le spalle...le strappo di dosso la camicetta e continuo a baciarla sul petto. "Cosa?" sussurra lei mentre premo sulle coppe del reggiseno strizzandole i seni e le mie labbra non trascurano nessun centimetro di pelle avido. "Una come te con uno come me, mi hai visto bene?" "Io vedo un bellissimo ragazzo, tu cosa vedi?" Le slaccio il reggiseno e accarezzandole i seni morbidi sospiro sopraffatto dall'intensità delle emozioni che sto provando, neanche con Lydia mi sono sentito così. E' tutto elevato al quintuplo. "Un mascalzone che non merita un angelo etereo come te"la mia lingua adesso assaggia i suoi capezzoli turgidi, sembrano dei cioccolatini che vorrei mordere...ed è quello che faccio ricevendo un mugolio di piacere da parte sua "Xavier..." "Piccola dio...ti prego cacciami via prima che perda la testa" "Se te ne vai adesso, ti uccido. Ti avverto" sbotta lei mentre mi sfila di dosso la felpa e resta un attimo a fissare il mio corpo. M'impegno ogni giorno a tenermi in forma e sono abbastanza orgoglioso dell'acciaio tirato su...le sue dita azzardano a sfiorarmi i pettorali e scendono a seguire la linea netta degli addominali e dei tatuaggi a forma di serpenti che riempiono l'addome. Passa poi alle vene lungo le mie braccia e socchiude le labbra stupita...è così adorabile che sorrido fiero. "Ti piace ciò che tocchi?" Solo adesso rialza lo sguardo a me e si limita ad annuire con la testa "Mi piacciono le tue vene" Ridacchio e distendendo le braccia le mostro altre vene in evidenza "Sono tantissime e così spesse..."si sorprende anche lei accarezzandone alcune. "Il tatuaggio? Dove...finisce?" chiede poi con le guance paonazze. "Vuoi vederlo?" mi alzo di poco per levare i jeans e le scarpe e risalendo sul letto scosto i boxer mostrandole la cosa del serpente vicino l'inguine. "Non ti ha fatto male?" si abbassa a osservare meglio la coda...mi fa un certo effetto averla così vicina al mio membro già durissimo. "Fa più male adesso" sibilo soffrendo come una bestia. Lei alza solo gli occhi seducente guardandomi dal basso e mugola "Cosa...posso fare per te?" "Non guardarmi così, torna su." ordino serissimo, ma chiaramente non mi ascolta e alzando le dita accarezza il membro da sopra i boxer. "Cazzo." stringo i pugni al punto di esplodere. "Mmm" sorride maligna scostando i boxer anche dall'altro lato e facendo uscire il membro che si erige senza pudore. Ho detto che stavo soffrendo. Jasmine con ancora un po' di stupore alza le dita per seguire le vene che pulsano lungo il membro e rialza lo sguardo a me furba "Hai proprio delle belle vene" "Dio Jasmine vuoi uccidermi?" sibilo dolorante sentendo il cuore battere all'impazzata...mi sento un ragazzino alle prime armi, non durerò un cazzo. Sento che ridacchia per poi leccarsi le labbra e dare un primo assaggio del membro...mi sento al punto di svenire quando mugola di piacere e inizia a succhiar la punta che guizza sotto la sua lingua ardente. Con l'altra mano impugna il membro accarezzandolo piano e con la lingua crea un piccolo vortice attorno che mi fa morire...vorrei chiederle da dove diavolo abbia imparato queste cose, ma sono così senza fiato e forze per reagire che mi limito a non staccarle gli occhi di dosso. Mai nella vita e neanche nelle prossime avrei pensato di poter vivere un momento del genere con lei, mai cazzo. Mi sembra un fottuto sogno anche adesso. Mi allungo di poco per scostarle dei capelli sul viso che m'impediscono di osservarla chiaramente e schiudo le labbra per accertarmi di respirare almeno dalla bocca. Mi sembra di aver dimenticato di fare qualsiasi cosa, il mio mondo si è bloccato e si rifiuta di processare. "Piano, piano" l'avverto quando vuole andare più a fondo, ma si ritrae poco dopo notando che sono troppo grosso. "Sto per venire tesoro, va bene così...non voglio che ti faccia male" le accarezzo i capelli e le prendo il viso con entrambe le mani per lasciarle un bacio. Lei si allunga per ricambiare, ma continua ad accarezzarmi il membro e quando velocizza il ritmo poso la testa sulla sua spalla e respiro con affanno. Mi aggrappo a lei mentre vengo a un'intensità così forte da sentirmi le vertigini e sono completamente senza fiato. Ho bisogno di qualche minuto per riprendermi e calmare il cuore che sembra stia per esplodere fuori dal petto. "Ehi, tutto bene?" mi prende il viso fra le mani e mi sorride teneramente, sono ipnotizzato dalla sua bellezza, dal suo sorriso angelico, incantevole, celestiale. "Credo di amarti anch'io Jasmine" sussurro col cuore pieno di lei. Il suo viso s'illumina alla mia confessione e va incontro alle mie labbra lasciandomi un bacio dolcissimo pieno di gratitudine. "Vuoi fare l'amore con me per la prima volta?" chiede poco dopo facendomi morire dentro "Per la prima volta? Io con te?" le richiedo pensando di aver capito male. Lei annuisce con un sorriso dolcissimo mentre io chiedo ancora incredulo "Tu non hai mai...con nessuno?" "E' così strano?" ridacchia notando la mia espressione sconvolta. "No, cioè...sei stupenda e Bartis era molto preso da te, quindi credevo che voi insomma...." Lei scuote la testa e sfrega i nostri nasi "Non mi sentivo pronta con lui, non ci siamo mai spinti oltre a qualche bacio" "Io...non so che dire" abbasso lo sguardo affranto. "Se non vuoi, non fa niente. Davvero" mormora lei, ma io scuoto subito la testa prendendole la mano fra le mie "Non voglio che tu te ne penta poi...con Lydia è successo. Mi ripeteva sempre di averle rovinato la vita. Non voglio che sia così anche per te" sussurro le ultime parole con la voce rotta. Jasmine si fa spazio tra le mie gambe e mettendosi a cavalcioni su di me dice decisa "Tu me la puoi solo migliorare la vita, hai capito?" Afferra il mio viso e guardandomi dritto negli occhi mormora facendomi sciogliere il cuore "Sei così speciale per me, non vorrei condividere questo momento con nessun altro al mondo. Solo con te." "Perchè sei così adorabile? Non riesco ancora a credere alla fortuna di averti qui con me, mi sembra di vivere un sogno e ho questa fottuta paura di dovermi svegliarmi da un momento all'altro e perdere tutto questo" domando non realizzando a pieno il tesoro dal valore inestimabile che ho fra le mani adesso. "Vuoi che ti dia un pizzicotto?" replica lei facendomi sorridere. "Puoi fare quello che vuoi di me" sussurro posando la mia fronte sulla sua. "Se non te la senti di..." fa per dire lei ma la interrompo dicendo "Se solo tu sentissi cosa sento io adesso, scapperesti...credimi" Lei ride divertita e scostandosi di poco slaccia i suoi jeans facendoli ricadere per terra e rivelando delle tenere mutandine color crema con delle roselline. "Scusami per l'intimo terribile, prometto che mi armerò di pizzo e perizoma la prossima volta" Scuoto la testa e attirandola a me la bacio riconoscente di tutte le emozioni uniche che mi sta facendo sentire. "Sono perfette, tu sei perfetta." la faccio distendere sul letto e mi posiziono sopra di lei riempiendole di baci. "Rosellina, sarà questa la parola che dovrai dirmi quando vuoi che mi fermi. Capito? Al minimo accenno di dolore dovrai dirla e io mi fermerò immediatamente" "Rosellina, mi piace" annuisce felice. Accarezzo il suo collo fine e aggraziato e scendo con la mano fino al suo ventre...mi faccio spazio fra le sue mutandine e butto un respiro profondo..."Tesoro...sei fradicia" "Fradicia è una cosa positiva?" "Per me no. Assolutamente no, sto già soffrendo abbastanza" "Cosa posso fare?" mi chiede preoccupata...non me la merito una ragazza così pura e tenera. "Tu devi solo rilassarti, penserò a tutto io" scivolo a baciarle l'addome, l'internocoscia e srotolando le sue mutandine, soffio sulla sua carne pulsante. "Oddio" sento che sibila Jasmine chiudendo le gambe. Ridacchio leccandomi le labbra...non ha ancora visto nulla. "Lasciami fare tesoro, ti piacerà tanto...lo amerai" mormoro prima di riaprirle le gambe e baciarle il monte di venere. Sento che si rilassa dopo le mie rassicurazioni, ma proprio a sto giro non sa che la torturerò. Esco la lingua e do una prima leccata alla sua carne che sotto il mio tocco pulsa e si fa più calda...Jasmine mugola subito di piacere e io perdo la testa prendendone un altro assaggio. E' deliziosa e così fresca...prendo fra i denti il centro pulsante e lo succhio prima piano poi sempre più forte. "Xavier, cazzo Xavier!" geme Jasmine volendo chiudere le gambe ma è decisamente troppo tardi. "Xavier oh dio!" afferra i miei capelli in pugno per farmi rallentare invano. L'avevo avvisata di scappare via. "Rosellina! Rosellina!" grida con affanno. "Non puoi usare la parola in questi casi" ridacchio un attimo prima tornare a torturare la sua carne. "Ahhhh! Xavier, non...dio!!" geme col respiro corto...alzo lo sguardo ai suoi seni che si alzano e si riabbassano al ritmo del respiro affannato. Che spettacolo. E' a un passo dal venire quando all'improvviso trema dalla testa ai piedi e io continuo a leccarla tutta. Non credo che mi basterà sentire il suo sapore. "Oh cazzo." sibila Jasmine accaldata mentre recupero un preservativo vecchio di almeno 3 anni e risalgo sopra di lei per un bacio. "Non hai rispettato il nostro accordo" borbotta sulle mie labbra. "Te l'ho detto. Non vale nei casi in cui provi troppo piacere" le mordicchio il mento. "Mi sembrava che il cuore stesse per uscire dalla cassa toracica, ho avuto paura di rimetterci" Ridacchio e le prendo le guance fra le dita per rubarle altri baci "Sai che è finita per te adesso? Vorrò leccarti la rosellina ogni giorno" "Le hai già dato un nome" "Sì, è mia adesso." "E tu sei mio?" "Non si era già capito?" la faccio sorridere mentre mi posiziono sopra di lei e sfrego le nostre intimità. "Stavola la parola vale, dilla quando vuoi e mi fermo" sussurro al suo orecchio succhiandole il lobo. Jasmine annuisce e io posando la mia fronte sulla sua inizio a fare un po' di pressione all'entrata. Quando mi spingo dentro di lei la bacio e le stringo forte le mani incrociando le nostre dita. Riesco e mi spingo nuovamente dentro "Va tutto bene tesoro?" sussurro sulle sue labbra accarezzandole le guance. Vedo che mi annuisce e mi sorride piano..."Se ti può consolare, sei così stretta che sto soffrendo come una bestia" "E' una prima volta per me o per te?" mi prende in giro. "Per entrambi, mi sembra tutto così nuovo e stupendo...grazie a te" sfrego i nostri nasi dolcemente rispingendo dentro di lei. Mi aspetto che usi la parola da un momento all'altro, invece non lo fa e ogni stoccata rimane in silenzio non staccando gli occhi da me. "Stai andando alla grande, lo sai tesoro?" stimolo anche la sua carne facendola mugolare di piacere. Vado sempre più a fondo e più veloce quando entrambi siamo a un passo dal venire e lei aggrappandosi alla mia schiena trema nuovamente scossa da brividi di piacere. Io vengo subito dopo di lei e ci baciamo condividendo uno dei momenti più belli e intensi da quando stiamo insieme. "Vieni qua" la prendo in braccio per portarla in bagno e posarla nella vasca che faccio riempire di acqua tiepida. Lei mi guarda con gli occhi da cerbiatta e si aggrappa alla vasca con un sorriso malizioso in volto. "Che c'è?" chiedo scuotendo la testa. "Niente, non pensavo potesse piacermi tanto" dice facendomi sorridere fiero. "Aspetta di prenderci un po' la mano e sarà sempre più bello e intenso" "Quando lo rifacciamo?" ridacchio mentre spengo i rubinetti e la lascio un po' in acqua a rilassarsi. "Tutte le volte che vorrai" "Qual è stato il posto più strano in cui l'hai fatto?" Faccio per pensarci "In ascensore?" "Che noia" sbuffa per poi chiedere "Sono stata la tua prima vergine?" Annuisco. "E...ti è piaciuto?" "Da matti" Lei sogghigna e mi fa l'occhiolino già esperta, che piccola peste. Recupero un asciugamano e facendola alzare dall'acqua, l'avvolgo col telo asciugandola "Come ti senti? Hai dolori?" "Mi sento un po' strana...ma penso che sia normale" "Strana come? Dobbiamo andare all'ospedale?" mi allarmo immediatamente. "Ma no, è solo una sensazione. Sto bene" "Sei sicura? Vedi che sono serio" "Infatti mi fai ridere" sfrega i nostri nasi e mi dà un bacio per calmarmi "Andiamo a letto?" Annuisco e prendendola in braccio torniamo in camera, ma troviamo le lenzuola macchiate di sangue sul letto. "Ci penso io" corro a prendere delle nuovo coperte e le cambio in un batti baleno. Lei rimane in silenzio a osservarmi, finchè la prendo per mano e la trascino sul letto con me. L'avvolgo con le coperte e stringendola forte sussurro "Stai bene?" "Mmm...dovrò buttare quelle lenzuola" pensa a voce alta. "Lo farò io appena ti addormenterai" "Non vuoi dormire con me?" chiede subito delusa lei. "Non sono abituato a dormire a quest'ora, ricordi?" le spiego calmo. "Giusto, dimenticavo che sei un nottambulo" mi prende il viso e accarezzandomi la barba sussurra "Resterò sveglia con te" "Non c'è bisogno, sei stanca...devi riposare" "Fallo anche tu, provaci." posa una mano sui miei occhi chiudendomeli e sussurra "Resta così, libera la mente...rilassa i muscoli" Sento che le sue dita mi accarezzano i capelli piano "Lasciati andare, ci sono io qui" Non ho idea di cosa sia successo dopo perché, per la prima volta dopo un'infinità di tempo, mi addormento con ancora le stelle in cielo.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


"Per il mio cuore basta il tuo petto" -Neruda JASMINE'S POV: Sfrego la guancia su qualcosa di caldo, morbido e flettendo i muscoli della testa, sbatto piano gli occhi insieme a un piccolo sbadiglio. Inspiro a fondo il suo profumo inebriante, fresco e l'osservo in silenzio che sonnecchia con le labbra schiuse di poco. Alzo un dito e delicatamente lo passo sopra il sopracciglio, scendo alle ciglia lunghe degli occhi e all'arco del naso sinuoso...sembra disegnato ad arte il suo volto. Mi aspetto che si svegli da un momento all'altro percependo il mio tocco, invece il suo respiro continua a essere regolare e leggero. Chissà cosa starà sognando...ha un leggero sorriso sulle labbra e sembra così rilassato che quasi lo invidio. Rimango in silenzio a studiare ogni suo particolare cercando d'imprimermi tutto quanto nella mente, quando dopo poco deglutisce e prendendo un bel respiro inizia a socchiudere gli occhi. Abbassa lo sguardo a me istantaneamente e sorride, quasi sorpreso di trovarmi ancora lì con lui. "Buongiorno, dormito bene?" sussurro ricambiando il sorriso. Lui mugola qualcosa d'incomprensibile e passando un braccio attorno a me, infila una mano nei miei capelli accarezzandomeli piano. Richiude gli occhi e non accenna a muoversi e con lui neanch'io perchè sono completamente bloccata. "Ci hai preso gusto a dormire" ridacchio al suo orecchio sentendo il suo fiato caldo sul mio collo. "Xavier?" lo chiamo quando noto che non sta scherzando e vuole riaddormentarsi. "Dobbiamo alzarci, abbiamo scuola" gli ricordo, ma sembra non importare un fico secco a lui. Sta così bene adesso che non ha la minima intenzione di lasciarmi andare. "Credo di sentire dolore là sotto" dico e Xavier abbocca finalmente alzandosi di scatto "Dove?" chiede allarmato. Che dolce. Scoppio a ridere osservando i suoi capelli all'aria, lo sguardo terrorizzato e il panico dipinto in volto. "Scherzo, volevo che ti svegliassi" confesso subito per rassicurarlo. Xavier grugnisce sospirando e stavolta mi trascina sopra di lui stringendomi forte a sè "Smettila di fare la stronza" borbotta pizzicandomi il fianco. Ridacchio e alzo la testa per guardarlo facendo ricadere i capelli di lato "Faremo tardi a scuola" "Non ci andiamo" replica lui senza esitazione con ancora gli occhi chiusi. "Non ho mai marinato scuola" "L'aggiungeremo alla lista delle cose fatte per la prima volta insieme" Sorrido scuotendo la testa "Sei terribile, muoviti" rotolo fuori dal letto e sento lui mugolare contrariato con le mani alla mia ricerca. Per quanto sia allettante tornare dalle sue braccia, esco dalla stanza ed entro in bagno con l'intimo nuovo. Mamma dovrebbe venire a momenti, non mi sembra il caso di presentarle adesso Xavier. Spazzolo i denti velocemente e lavandomi il viso, indosso l'intimo per poi tornare in camera alla ricerca del cambio per scuola. Xavier invece è ancora sul mio letto e adesso stringe il cuscino messo di pancia con le spalle muscolose in bella vista. Balzo sul letto sopra di lui "Ehi tesoro, alzati che mia madre dovrebbe venire a momenti" sussurro al suo orecchio accarezzandogli la schiena. "Mmm" mugola flettendo i muscoli della schiena che osservo incantata "Andiamo da me" propone dando finalmente segnali di vita. "A fare?" Vedo che mi sorride malizioso e io gli levo il cuscino che stringe "Andiamo a scuola, ho orientamento a ultima ora...non posso perdermelo" "Orientamento?" domanda stranito lui. "Sì, ci saranno anche quelli di lettere classiche. Ho molte domande da fare" recupero i jeans che indosso. "Vuoi fare lettere classiche dopo il diploma?" Annuisco "Vorrei insegnare, è sempre stato un mio sogno" afferro la canottiera e un maglione viola. "Professoressa Kapoor, niente male" mi osserva dal letto con le mani sotto la testa messo comodo. "Voi non avete orientamento?" domando infilando i calzini. "Può darsi, non ricordo" "E' una buona occasione per fare chiarezza su cosa fare dopo la scuola" "Già" si limita a dire Xavier continuando a guardarmi dal letto. "Non sei interessato all'università?" mi siedo sul letto per allacciare le scarpe. "Sono più interessato a te al momento" cerca di acciuffarmi, ma mi scosto e dico divertita "Hai finito di convincermi di marinare la scuola?" "Ci sto riuscendo?" "Purtroppo no, ti aspetto di là. Muoviti, ti prego" faccio per uscire dalla stanza, ma lui mugola "Aspetta Jasmine" "Che succede?" "Ho bisogno di un bacio prima" "Ne hai bisogno?" ridacchio guardandolo divertita. "Sì, dammi un bacio poi ti spiego" lo raggiungo e allungandomi sul letto gli lascio un bacio sulle labbra. "Un altro, puoi?" sussurra sulle mie labbra supplicante. "L'ultimo" gli concedo andando nuovamente incontro alle sue labbra, la situazione degenera quando i baci si quadruplicano in fretta e io gli salgo a cavalcioni non resistendo. Lui approfitta abbondantemente di questa mia debolezza e infilando le mani sotto il maglione, me lo alza fino ai seni accarezzandomeli piano. "Oh tesoro" mormora scendendo a baciarmi il collo e prendendomi in bocca un capezzolo. Mugolo di piacere quando passa la lingua attorno all'areola facendomi venire i brividi "Xavier" gemo quando ci soffia sopra indurendomeli ulteriormente. "Lo so, ti piace...lo sento" mi stuzzica con le dita i capezzoli e io mi aggrappo alle sue spalle eccitatissima. Sto per mandare all'aria la scuola quando all'improvviso sentiamo il campanello. Spalanco gli occhi, oh cazzo è già qui...capita delle volte che l'autobus passi presto e torni a casa prima. "Puoi scendere dalla finestra?" gli chiedo nel panico. "Sì, ci vediamo di sotto" schizziamo entrambi dal letto e io corro fuori dalla stanza "Xavier!" lo chiamo prima di chiudere la porta. Lui si gira con i pantaloni slacciati e la maglia a metà "Fai attenzione, mi servi ancora per fisica" Vedo che scuote la testa sorridendo e anche sul mio volto si dipinge uno stupido sorriso. Esco dalla stanza e corro in salone per aprire la porta..."Mamma" la trovo con due sacchi in mano. "Che hai preso?" recupero i sacchi liberandole le mani e vado in cucina. "Broccoli, patate, cipolle e della frutta. Hai fatto il tè?" mi chiede chiudendo la porta di casa e posando la borsa. Dannazione...me lo sono scordata. Ogni mattina quando rientra a casa le faccio trovare il tè pronto, ripenso a Bartis e al tè buonissimo che faceva. "Lo faccio subito, vai a cambiarti intanto" Lei fa per andare via quando all'improvviso si blocca e inspira stranita "Cos'è questo profumo strano?" Merda, che olfatto da segugio. "Verrà da fuori" rispondo con nonchalance scappando in cucina. Metto il pentolino con l'acqua sui fornelli e scrivo subito a Xavier "Sei vivo?" "Sì, stai scendendo?" mi risponde facendomi buttare un sospiro di sollievo. Temevo di ritrovarlo steso per strada agonizzante. "Tra dieci minuti, ho scordato di fare una cosa per mia madre" digito frettolosamente. "Ok, passo un attimo da casa. Ti aspetto davanti al cancello tra dieci minuti" "Grazie" azzardo a mettere un cuoricino e lui ricambia con un emoji che manda un bacio...mi ritrovo a sorridere sola come una scema. L'acqua inizia a bollire e grattugiandoci dentro dello zenzero, metto la polvere di tè nero...aspetto qualche minuto prima di scendere il pentolino dai fornelli e filtrare il tè col colino nella tazza di mamma. "Pronto, io scendo!" esclamo scappando in camera per recuperare lo zaino e il piumino, fuori è nuvoloso e stamattina ho sentito che ha piovuto un sacco. "Buona scuola" risponde mamma da camera sua e io esco di fretta da casa. Come promesso, Xavier mi aspetta al cancello sulla moto mentre digita qualcosa al cellulare. Gli vengo dietro e cerco di spaventarlo scuotendolo per le spalle, ma non si prende minimamente di paura. "Non c'è gusto con te" mi lamento indossando il casco che mi porge e salendo dietro di lui. "Sono altre le cose che mi spaventano" mette in moto. "Ovvero?" gli allaccio le braccia attorno alla vita stringendolo forte a me. Fa per pensarci un secondo "Il pensiero di perderti ieri mi ha terrorizzato" confessa sciogliendomi. "Davvero?" "Non sorridere troppo" mi becca dallo specchietto. Gli faccio la linguaccia e partiamo immettendoci in strada. Arriviamo a scuola verso le 8:10 e Xavier parcheggiando di fronte alla scuola dice prima che scenda "Attenta alla pozzanghera dietro" Mi sposto subito dall'altro lato e scendendo provo a togliere il casco...non capisco che dannato problema abbia coi caschi ogni volta. "Lascia, faccio io" si offre di aiutarmi lui, mentre in lontananza intravedo Bartis venire in moto. Deglutisco per il pessimo tempismo, finché osservo la sua moto entrare nella corsia controcorrente e andando a grande velocità si accosta poco più lontano da noi facendo schizzare la pozzanghera addosso a Xavier. "Scusa amico" ha anche la sfacciataggine di dire. Sono così scioccata e incazzata da questa barbaria che scatto a insultarlo "Deficiente, l'hai fatto apposta!" faccio per andare verso di lui e menarlo, ma Xavier mi afferra per la vita e mi trattiene. "Non farlo, non stare ai suoi giochetti" mi sussurra all'orecchio. "Ma ti ha macchiato tutto, guarda!" gli indico i pantaloni bagnati. "Ho un cambio nello spogliatoio, non importa." mi prende la mano per trascinarmi via da lì "E poi sarei incazzato anch'io a vedere la ragazza che mi piace con un altro" mormora per poi prendermi il viso e lasciarmi un bacio. Solo adesso capisco che vuole colpire Bartis nel punto che potrebbe fargli più male, me. Sposto lo sguardo a Bartis che c'incenerisce con lo sguardo rosso in volto e stringe forte i manubri della moto, ha funzionato. "Andiamo" Xavier passa un braccio sulle mie spalle attirandomi a lui e superiamo il cancello. "Invidio la tua calma. Fossi stata al tuo posto, sarei impazzita" gli dico mentre raggiungiamo la palestra. "Non posso biasimarlo, gli ho fregato la ragazza sotto al naso" "In realtà hai fatto di tutto per rifiutarmi, lo facevi per lui?" "Lo facevo per te, Bartis sarebbe stato più facile da gestire come ragazzo" "Non mi sono mai piaciute le cose facili" "L'ho notato" mi pizzica i fianchi mentre mi porta dentro lo spogliatoio maschile. "Ti aspetto fuori" mi fermo alla porta, ma lui mi trascina dentro con nonchalance "Non c'è nessuno, vieni" Mi guardo attorno intimorita e noto che davvero non c'è nessuno...magari ci sbrighiamo. Xavier apre il suo armadietto recuperando un borsone con dei vestiti dentro e inizia a spogliarsi di fronte a me, deglutisco cercando di guardare altrove nonostante poche ore fossimo nudi uno addosso all'altro. Abbasso lo sguardo alla mia maglia e faccio una smorfia notando una macchia, quel bastardo ha schizzato anche me. "Tieni" Xavier mi porge una felpa notando pure lui la macchia sul mio maglione. "Ma tu?" chiedo indicando l'orlo del suo maglione macchiato. "Ho la maglia e la giacca del calcetto" mi mostra uscendo le cose dal borsone. "Cos'altro hai lì dentro? Una lampada come Mary Poppins?" lo prendo in giro frugando nel borsone e trovando due paia di scarpe, una borraccia da 2 litri, un asciugamano, delle barrette proteiche e dei calzini. "Sono al cioccolato fondente?" gli rubo una barretta ingorda. "Al caramello, prendile" "Non mi piace tanto il caramello" metto il broncio e inizio a spogliarmi anch'io per indossare la sua felpa. Fuori intanto si è buttato il diluvio e rimaniamo nella penombra nello spogliatoio non avendo acceso la luce. Azzardo a lanciare qualche occhiata a Xavier a petto nudo e quando mi becca, svio subito lo sguardo alla maglia sporca tra le mani. Sento i suoi passi avvicinarsi a me e io fingo di non sentirmi morire al pensiero di lui in boxer a un niente da me. "Tutto bene?" chiede roco mentre le mie mani tremano litigando con la cerniera della felpa di Xavier. Perchè sono così impacciata? Le sue mani coprono le mie e recuperando la felpa, me la fa indossare per poi abbassarsi a tirare su la lampo. Aspetto che si tiri su, invece scosta di poco la felpa per baciarmi l'addome e traffica con i bottoni dei miei jeans per poi calarli piano. "Cosa stai facendo?" sussurro temendo che possa entrare qualcuno. "Shhh" afferra coi denti il bordo delle mutandine e le cala facendomi venire i brividi. "Sei pazzo" mormoro mentre va diretto a baciare la mia carne e mi fa gemere subito di piacere. Appoggio la testa sugli armadietti e chiudo gli occhi ispirando a fondo, devo controllarmi. "Dio santo" sibilo quando fa roteare la lingua attorno al mio centro pulsante e mi ritrovo a mordermi il labbro pur di non urlare il suo nome. Non mi dà tregua mordendo e solleticando con la lingua la mia carne finchè sento di essere a un passo dal venire e Xavier si stacca da me. "Cosa?" chiedo sconvolta col fiato corto e accaldata. "Così penserai a me tutta la giornata" Lo prendo alla sprovvista quando lo spingo fino alla panca e salendo sopra di lui, sfioro le nostre intimità muovendomi sensualmente sopra. "Jasmine." ringhia subito stringendomi le natiche. "Hai iniziato tu" gli bacio l'orecchio e poi il collo prendendomi prepotentemente quello che voglio. Sfrego la mia carne contro il suo membro che si fa sempre più gonfio sotto il tessuto dei boxer e prendendogli il viso, lo bacio inserendo la lingua. Lui stringe così forte i bordi delle mie mutandine che le strappa e io vengo spalanco la bocca contro la sua. Tremo stringendomi a lui e sento il cuore andare a una velocità sovrumana. Ho bisogno di qualche secondo per riprendermi e quando faccio per rialzarmi lui mi riporta sopra "Dove credi di andare?" "Sono in ritardo" riscendo dalle sue gambe. "Non me ne frega un cazzo, torna qui" cerca di trascinarmi nuovamente a lui, ma scappo dalle sue mani e mi rivesto veloce. "Così penserai a me tutta la giornata, ci vediamo dopo scuola" mi allungo per dargli un ultimo bacio e scappo dallo spogliatoio. "Non vorrei essere al tuo posto più tardi" mi grida dietro e io ridacchio quando però mi scontro con qualcuno. Faccio per scusarmi , ma con orrore realizzo che si tratta di Bartis. E' uno scherzo? Vedo che abbassa lo sguardo alla mia felpa e serra subito la mascella, ha capito che non è mia. Non perdo altro tempo e superandolo corro in classe. A proposito...perchè non è in classe? Per fortuna arrivo insieme alla professoressa d'inglese e andando a posto, prendo un po' di fiato. La professoressa inizia a fare l'appello e quando fa il nome di Ines le dico che sta male a casa. In realtà mi ha soltanto scritto che doveva fare una cosa urgente e che mi avrebbe spiegato poi. Chissà se ha a che fare anche con l'assenza di Giorgio. L'ora d'inglese sembra non finire più e quando suona la campanella per la seconda ora sospiro di sollievo. Recupero il librone della Divina Commedia avendo letteratura italiana adesso e insieme alla professoressa d'italiano entra Bartis con il permesso. Perchè è entrato adesso? Cos'ha fatto per tutto questo tempo? Decido di scrivere a Xavier temendo possa essergli successo qualcosa "Tutto bene?" "No, ho una dannata erezione che non va via." Mi ritrovo a sorridere, sta più che bene. "Scusa, colpa mia ;) " gli rispondo ricevendo un dito medio come replica. Continuo a ridacchiare quando la professoressa dice "Bartis scala e mettiti davanti, dato che non ci sono Ines e Giorgio" Il sorriso mi muore sulle labbra mentre Bartis cerca di dire "Sto bene qui prof" "So che stai bene lì, muoviti" sbotta la professoressa non dando spazio a repliche. Spero che Bartis protesti ancora, ma non succede...anzi sento che lancia lo zaino sul mio banco facendomi sussultare. Cominciamo bene. Striscia la sedia lontano da me e si accomoda quasi appiccicato al muro, è evidente il fatto che voglia starmi distante. Fingo di non accorgermi nulla e ascolto la professoressa che spiega il ventinovesimo canto del paradiso dove Dante incontra San Pietro, il primo apostolo, che è uno dei guardiani del Cielo e gli fa domande sulla fede e sulla Chiesa. Ognuno legge una terzina del canto e arrivati a noi, Bartis è costretto ad avvicinarsi a me non avendo il libro. "sì che là giù, non dormendo, si sogna, credendo e non credendo dicer vero; ma ne l'uno è più colpa e più vergogna" legge Bartis e alza lo sguardo a me bruciante, strofa peggiore non gli poteva capitare. Parafrasi: così che in terra si sogna ad occhi aperti, sia da parte di coloro che credono di insegnare la verità, sia da parte di coloro che sono coscienti di non dire la verità, anche se la colpa e la vergogna più grandi sono da addebitare a quest'ultimi. Continuo a fingere di non captare le sue frecciatine e leggo la strofa successiva. "Bene ragazzi, iniziate a fare gli esercizi a fine capitolo. Avete mezz'ora di tempo e poi correggiamo insieme" dice la professoressa mentre mi maledico per essere venuta a scuola. Di solito la pagina degli esercizi si fa col compagno di banco, io e Ines riuscivamo sempre a finire prima di tutti...con Bartis sarà un miracolo solo iniziare. Lancio un'occhiata verso di lui che digita qualcosa al cellulare...ottimo, presumo debba fare tutto da sola. Comincio a fare gli esercizi, finché la professoressa becca Bartis al cellulare e glielo sequestra obbligandolo a concentrarsi sull'attività, se vuole rivedere il cellulare. "Che zoccola" borbotta Bartis e io vorrei dirgli di portare più rispetto alla professoressa e che se non fosse stato al cellulare, niente di tutto ciò sarebbe successo, ma mi taccio e continuo a fare gli esercizi in silenzio per conto mio. "Sono le risposte?" mi prende il quaderno da sotto il naso ed esamina le risposte che ho faticosamente trovato senza il suo aiuto. "Sì, ma..." non ho neanche il tempo di dire che trascrive tutte le mie risposte. "Non ti conviene copiarle, potrebbero essere sbagliate" decido di avvertirlo. "Saranno giuste. Su una cosa vai forte: la scuola, oltre a mentire e tradire...chiaro" Oh cielo, rieccolo all'attacco. Ricordo le parole di Xavier prima "Non farlo, non stare ai suoi giochetti" e stringendo forte la matita butto giù il rospo, di nuovo. La professoressa chiede un volontario per rispondere alle domande avendo la possibilità di avere un voto e sia io che Bartis alziamo la mano, lo guardo subito stranito...non si è mai proposto volontario in vita sua. "Bartis, che sorpresa...prego" gli concede la professoressa e io serro la mascella contrariata. L'ora suona poco dopo e Bartis si porta a casa un bel 8 e mezzo leggendo tutte le mie risposte...non ha avuto neanche un minimo di pudore o esitazione a prendersi i crediti del lavoro non suo. Che stronzo. Mi aspetto delle scuse o qualsiasi parola riconoscendo lo sbaglio fatto, invece si alza dal posto di Ines e riporta le sue cose dietro con nonchalance. Scuoto la testa furiosa con lui, ma continuo a trattenermi...non stare ai suoi giochetti. L'ora successiva abbiamo educazione fisica e scendiamo nello spogliatoio per indossare la tuta, arrossisco passando davanti allo spogliatoio maschile. Non vedo l'ora di rivedere Xavier dopo questa giornata estenuante. Approfitto di cercare via messaggi Ines mentre mi cambio, ma non ricevo nessun segnale di vita da parte sua...inizia a preoccuparmi questo silenzio. La professoressa di educazione fisica ci raggiunge in palestra poco dopo e ci fa fare un po' di riscaldamento prima di giocare a pallavolo. Odio giocare a pallavolo, non sono per niente portata e i miei compagni sono particolarmente competitivi. Manco fossimo alle Olimpiadi. Corro da sola attorno alla palestra, non avendo nessuno con cui dialogare, ma mi strigo nella felpa di Xavier e inspiro il suo profumo che mi tranquillizza subito. "Facciamo due squadre, veloci. Fabiana e Bartis siete i capitani" dice la professoressa e mi mordo subito l'interno guancia. Inizio a pensare che sia il caso di fare il cambio sezione. Molto prevedibilmente, rimango l'ultima a essere scelta ed è il turno di Bartis...faccio per andare nella sua squadra costretta essendo l'ultima, ma Bartis alza la mano e dice umiliandomi di fronte a tutti "Prof, ho intenzione di vincere...Jasmine sarebbe solo una palla al piede, non la voglio in squadra" "Bartis che modi sono?" sbotta la professoressa cercano di difendermi, ma vorrei dirle che sono abituata ai suoi dispetti da terza elementare ormai. "Non la voglio con me." ringhia Bartis rimarcando la cosa. "La sceglievi sempre per prima" gli ricorda la professoressa mettendoci a disagio...già, ero la sua prima scelta quando capitava che dovesse fare una squadra. "Ho imparato dai miei errori" replica Bartis facendomi abbassare lo sguardo per l'imbarazzo. "Jasmine vai da Fabiana, non importa che siate di più...peggio per Bartis" decide la professoressa e io vado verso la squadra di Fabiana che mi guarda come se fossi un topo ragno. Avrei dovuto fingermi malata, piuttosto che fare educazione fisica senza Ines. "Jasmine rimani fuori campo per il momento" dice Fabiana disponendo la squadra. "Oh...ehm, va bene" corro fuori dal campo e infilo le mani nelle tasche della felpa trovando degli spiccioli dentro. Mando subito un messaggio a Xavier "Ho trovato due euro nelle tasche della felpa, grazie per la merenda :) " "Ci vediamo a ricreazione?" risponde subito lui facendomi sorridere, allora non sono l'unica impaziente di vederlo. "Certo, devo farmi perdonare da te" scrivo arrossendo, da quando sono fatta così sfacciata? "Ecco, brava" replica e io sogghigno come una scema. "Jasmine? Oh, ci sei?" sento gridare e alzando la testa trovo tutti che mi fissano...merda, mi hanno chiamata? "Sì, scusa" prendo il posto di un mio compagno e vado sotto la rete, dopo aver posato il cellulare sulla cattedra. "Con stavi parlando? Sembravi sulle nuvole" chiede Clarissa accanto a me. "Col ragazzo, con chi altrimenti?" sghignazza Fabiana, mentre vediamo arrivare una palla a una velocità ultrasonica e ci spostiamo tutti. "Bartis! Che cazzo fai, volevi staccarci la testa?" grida Clarissa furiosa, mentre Bartis mi fulmina con lo sguardo e sbotta "Non sarebbe una cattiva idea" "Che gli prende?" domanda Fabiana a Clarissa ancora scossa. "Che ne so, è più scorbutico del solito e ce ne vuole" Anche la professoressa rimprovera Bartis per la veemenza con cui ha tirato la palla e gli ordina di spostarsi sotto la rete...esattamente di fronte a me, ottimo. Gli do le spalle temendo che possa uccidermi con gli sguardi di fuoco che mi lancia e ricominciamo a giocare. "Mia!" se la chiama Vittorio nella squadra avversaria alzandola a Bartis che salta e me la lancia, merda. Alzo subito le braccia per prendere la palla, ma non riesco a mandarla oltre la rete...punto a loro. "Jasmine devi tirarla dietro in questi casi" cerca di darmi una dritta Fabiana sbuffando. Avevo detto che ero una schiappa a pallavolo. Facciamo il giro per il prossimo turno e continuo ad avere Bartis di fronte, quando finirà quest'incubo? La partita va un disastro...non riesco a prendere neanche una palla che Bartis continuava a indirizzare verso di me per colpirmi evidentemente. La squadra avversaria esulta della vittoria netta e io deglutisco a vuoto sentendomi una fallita...cosa mi aspettavo? Di trasformarmi in Egonu all'improvviso? "Andrà meglio la prossima volta" cerca di consolarci la professoressa, ma è evidente che la squadra abbia perso per colpa mia. Vorrei andare a parlare con Bartis e spiegargli che questa rabbia verso di me non porterà da nessuna parte, ma dopo la campanella sparisce insieme agli altri e rimango sola in palestra. Almeno è arrivata l'ora della ricreazione. Scrivo a Xavier di vederci alle macchinette, così ne approfitto per prendere qualcosa per merenda a scrocco, ma non ricevo risposta...neanche ha visualizzato il messaggio. Strano. Esco dalla palestra e attraverso l'agorà per andare verso le macchinette quando noto una folla radunata all'ingresso e diversi poliziotti...cosa sta succedendo? Ho un bruttissimo presentimento quando provo a chiamare subito Xavier, non risponde. "Ehi, dove sei?" gli scrivo, ma quando alzo lo sguardo tutti i miei sospetti si concretizzano. "Xavier!" urlo correndo verso di lui attorniato a due poliziotti che lo tengono per le manette. Xavier si gira subito e notandomi grida "Tranquilla, non è nulla. Sarò fuori presto" "Perché lo state portando via! Lasciatelo, Xavier! No!" urlo mentre sento delle braccia trattenermi e la voce di Gabriele supplicarmi di stare calma. "Cos'è successo? Perché lo stanno portando via?" singhiozzo in lacrime fra le braccia di Gabriele che mi spiega triste "Hanno trovato mezzo chilo di cocaina nel suo borsone" Spalanco gli occhi "Quale borsone?" Gabri m'indica il borsone fra le mani dei poliziotti all'ingresso e riconosco il bordone di stamattina "Ma non c'era. Non c'era nulla, te lo giuro" sussurro col cuore in gola. "Come fai a esserne certa?" "La felpa l'ho presa da lì, non c'era nulla. Ne sono sicura, lo stanno incastrando!" "Hai qualche prova di questo?" Stringo le mani furiosa "No, ma l'avrò e lo tirerò fuori. Parola mia." sibilo mentre il colonello Esposito viene verso di me e mi sorride "La ringrazio signorina" Corrugo subito la fronte "Non capisco, di cosa?" "Della segnalazione, è partita dal suo numero. Ha fatto la cosa più giusta" Sento il mondo crollarmi addosso e incrocio lo sguardo di Xavier che ha sentito tutto.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


"E non avere paura di perdere. Se è la cosa giusta, accadrà." -Steinbeck GIORGIO'S POV: "Non ho capito bene" sibila Rafael facendo una smorfia appena sente la mia confessione. Non posso biasimarlo, anzi si sta sorprendentemente trattenendo. "Mio padre è l'assassino del tuo, è stato lui a sparargli" ripeto con so quale coraggio. "Ripeti" sbotta di nuova Rafael avanzando minacciosamente verso di me. Non mi muovo di un passo. "Ripeti" ringhia afferrandomi per la felpa con le vene sulla fronte che sembrano stiano per esplodere. Il secondo dopo mi ritrovo per terra e Rafael urla incollerito "Prova a ripeterlo, forza!" sta per prendermi a pugni, quando la madre gli blocca la mano e dice pacata "Rafael, contieniti." Sembra che le sue parole abbiano un effetto immediato su Rafael che si rialza e va dietro alla madre, come a fingere che io non esista. "Tirati su" la madre mi dà una mano che accetto molto volentieri e molto sorpreso. "Perdonalo, era fuori di sè" mormora abbassandosi a togliere della polvere dal mio pantalone. "Faccio io" cerco di dire, ma lei continua a pulirmi e rialzandosi chiede "Vuoi accomodarti?" Sposto subito lo sguardo a Rafael che tiene lo sguardo davanti a sè e ha il pungo in bocca. La madre appoggia una mano sulla mia spalla e conducendomi fino all'ingresso dice "Entra e fai come se fosse casa tua. Parlo un attimo con Rafael e arrivo, ok?" "Ok" annuisco piano. Mi sembra così strana la sua calma, mi aspetto che mi raggiunga con un coltello da macellaio da un momento all'altro. Sento che socchiude la porta e io mi guardo subito attorno...la casa non è grande, neanche piccolissima...è adatta per due persone. Con due passi arrivo in un salone arredato in maniera molto tradizionale, il parquet per terra con un tappeto persiano, la tv penso la metà della mia, due divani dai toni scuri, alla parete c'è una carta chiara con fiorellini rosa scuro e ci sono diverse lampade agli angoli. Mi avvicino alla finestra vicino alla tv e scostando di poco le tende osservo la madre discutere con Rafael che gesticola, è ancora incazzato. Vorrebbe uccidermi in questo momento. Rafael come a sentire il mio sguardo su di lui, alza gli occhi alla finestra e io mi scosto di scatto...merda, per un secondo. Butto un respiro e accomodandomi sul divano recupero il cellulare. Ho vari messaggi e chiamate perse di Ines, Bartis, mamma e papà...apro soltanto la chat di Ines e leggo l'ultimo messaggio "Dove sei? Ti prego rispondimi, mi manca l'aria" "Sto bene tesoro, non mi trovo a Palermo. Ti chiamo appena posso e ti racconto tutto" scrivo e blocco il cellulare quando sento delle voci farsi sempre più vicine. "Forza" sento dire da una voce femminile e Rafael entra in salone con lo sguardo basso. Resto in silenzio non capendo la sua prossima mossa, avrà un fucile dietro la schiena per spararmi? "Giorgio, giusto?" chiede la madre entrando anche lei in salone. Annuisco piano. "Gradisci qualcosa da bere? Un caffè?" "Non sarebbe male" "Caro, puoi andare a farne un po'?" Rafael serra la mascella, ma non fiata ed esce dal salone. "I tuoi genitori sanno che..." "No." dico schietto. "Mmm...non saranno preoccupati per te?" "Non m'importa" rispondo sincero. "Ok, ma non vorrei avere problemi. Potresti almeno avvisare che sei in vita?" Sospiro...riprendo il cellulare e scrivo a mamma "Sono a casa di un amico, sto bene." Rimetto il cellulare in tasca e alzo lo sguardo alla donna "Grazie" mi sorride e m'indica il divano. Mi accomodo e sfrego le mani sentendo un po' di freddo. "Accendo il camino, un attimo solo" la donna butta della legna nel camino e sfregando un fiammifero, accende un fuoco divampante. "Vuoi darmi la giacca?" si avvicina a me e io le consegno in silenzio la giacca. Come fa a stare così calma? Sono il figlio di un assassino. Rafael rientra in salone con una tazzina di caffè fumante e lo lascia sul tavolino. A differenza di sua madre, non vuole avvicinarsi a me. Posso comprenderlo. Prendo la tazzina di caffè e prendendone un sorso mi sorprendo del fatto che sia del semplice caffè e non qualche poltiglia avvelenata. "Grazie per il caffè, ne avevo bisogno" rimetto sul tavolino la tazzina vuota. "Come hai fatto a trovarci?" domanda la madre di Rafael, come diavolo si chiamava? Ginevra? Si, ecco. "Voci" mi limito a dire, non vorrei rivelare le diverse ricerche fatte su di loro da Xavier. "E sempre da una voce hai saputo che tuo padre è un assassino?" sbotta Rafael fulminandomi con un'occhiataccia. "Rafael." lo riprende Ginevra e lui riabbassa lo sguardo, è rosso in volto...non so ancora quanto possa trattenersi. Quando ho scoperto di papà ho letteralmente perso la testa. Se non fosse stato per il mio angelo, non penso sarei stato ancora in vita. "Ho trovato per caso i video delle telecamere di sorveglianza dell'ospedale" "Li hai con te?" Ginevra si sta martoriando le mani. "No, sono stati eliminati" Credo che l'unica copia l'abbia custodita Ines, so che è in mani sicure con lei. Non ci sarebbe altra anima viva in questo mondo per cui mi consegnerei senza esitare. "Mamma" mormora Rafael prendendo le mani di sua madre che tremano. "Sto bene" sussurra asciugandosi una lacrima sfuggita. Non so mai cosa fare in questi casi, infatti rimango impalato al mio posto e dico "Sono qui per pagare quello che mio padre ha fatto a voi. So che non sarà mai abbastanza, ma vorrei davvero aiutarvi" "Oh tesoro, tu non hai fatto assolutamente nulla a noi" Ginevra mi sorride e io faccio una smorfia morendo dentro...perchè questa donna è così gentile con me? Sono il figlio di un assassino. "Suo padre ha ucciso il mio, ti sembra poco?" sbotta Rafael, sta iniziando a perdere le staffe. "Rafael ti prego" mormora la madre, ma lui scuote subito la testa "No mamma, questo è troppo. Hai sentito cos'ha detto? Mio padre è morto per mano del suo, lo capisci!" "E a te com'è venuto in mente di mentirmi e andare a Palermo per indagare sulla morte di Aldo quando ti avevo espressamente detto di non farlo?" risponde a tono Ginevra stringendo i pugni. "Tu non mi davi risposte, t'innervosivi solo a sentire il suo nome!" "Non avresti dovuto mentirmi lo stesso!" "Hanno ucciso il padre di tuo figlio e tu non hai mai alzato un dito, non ti vergogni mamma?" Rimango di sasso quando Ginevra gli dà uno schiaffo in pieno viso e cala un silenzio tombale in salone, finchè lei sibila "Come fai a essere così sicuro che fosse davvero tuo padre?" Rafael spalanca gli occhi e vedo nella sua espressione una voragine aprirsi sotto i piedi e risucchiarlo dentro, è completamente impietrito...lo sono anch'io. Ginevra si porta una mano sul viso e sul petto "Cazzo, non doveva andare così." sussurra singhiozzando. Rafael continua a stare paralizzato, gli staranno passando per la mente così tanti pensieri che penserà d'impazzire da un momento all'altro. "Io...è meglio che vada per il momento" mi alzo dal divano per lasciarli da soli in questa situazione delicata, ma Ginevra scuote subito la testa "Devi restare, è una cosa che vi riguarda personalmente" Alza lo sguardo al soffitto e sussurra "Ho cercato di evitarlo in ogni modo, ma il cielo sembra che non voglia staccarvi...com'è giusto che sia." Corrugo la fronte...di che diavolo sta parlando? Corre verso un mobiletto e recuperando una scatola per cucito, tira fuori dei gomitoli e un pezzo di carta che mi porge. Lo afferro un po' stranito e aprendolo leggo un test del dna fatto 26 anni fa. Non ci capisco molto, ma noto un nome in fondo alla lista...ADIL DEMIR. "Io...non capisco" sussurro col cuore che inizia a battere all'impazzata. Rafael mi raggiunge e mi strappa dalle mani il foglio, ci mette un po' ad alzare lo sguardo di fuoco a sua madre "Che cazzo vuol dire? E' uno scherzo?" Ginevra scuote la testa singhiozzando e i miei sospetti si fanno sempre più concreti "Noi due..." "Siete fratellastri" conferma Ginevra sparandomi dritto al petto. "Non è possibile, è un fottuto scherzo." Rafael appallottola il test del dna furente. "Ma...mio padre non ha mai tradito mia madre" sussurro cercando di capire qualcosa, mi sembra di essere andato incontro a un tir in piena corsa. "Non l'ha fatto, ci siamo conosciuti qualche mese prima in discoteca ed eravamo entrambi su di giri. Quando ho scoperto di essere incinta, lui è sparito all'improvviso ed è ritornato con una ragazza...tua madre, Viviana. Era molto preso da lei e io non avevo il coraggio di confessargli della gravidanza, a me non guardava neanche per sbaglio. Non sapevo davvero come avrebbe preso la notizia, eravamo dei totali sconosciuti dopotutto. Nel mentre conobbi Aldo a scuola, mi piaceva e ci supportavamo a vicenda. Sapevo della sua malattia terminale e il giorno in cui mi convinse a parlare del bambino al padre, poco dopo fu assassinato e di Adil non ci furono più tracce. Mi crollò il mondo addosso e...tornai da mia nonna in Spagna, mi promisi di cominciare una nuova vita con mio figlio lontano da tutta la merda di Palermo e nascondergli tutto quanto, almeno in parte." spiega in lacrime Ginevra mentre Rafael ascolta con un'espressione stravolta in viso. "Hai approfittato della morte di Aldo per rifarti una vita. Come facevi a dormire la notte con questo peso sulla coscienza, dopo aver ingannato per tutta la vita tuo figlio?" sibila Rafael facendo una smorfia di orrore. "Gli davvero voluto bene, la sua morte improvvisa mi ha devastata e quando tu mi cominciasti a fare domande su tuo padre, Aldo fu il mio primo pensiero. Credevo che parlare della sua morte potesse bastare a fermare la tua curiosità, ma non è stato così. Ho solo peggiorato le cose e la verità è comunque venuta a galla" Mi siedo un attimo sul divano frastornato e mi porto le mani sul viso...sto ancora pensando che sia tutto un sogno, un orribile incubo. Aspetto di risvegliarmi da un momento all'altro ma non succede, temo che non succederà mai. "E la nostra somiglianza come la spieghi?" "Mio padre assomigliava molto ad Aldo, fui colpita da lui anche per questo motivo. Erano due gocce d'acqua" "Mamma perchè mi stai facendo questo? Perchè! Ti ho dato modo di dirmi la verità così tante volte, cazzo!" urla Rafael buttando in aria dei cuscini. "Non volevo che tu avessi nulla a che fare con Palermo, è lì che i miei sono morti in un incidente, è lì che ho quasi rischiato di morire per overdose, è sempre lì che capì che quella non era più casa mia, era un inferno a cielo aperto" cerca di spiegare col cuore in mano Ginevra, ma Rafael è come impazzito e calciando delle sedie, dà dei pugni alla parete per poi uscire dal salone. "Rafael! Ti prego, no. Non andare via!" lo rincorre Ginevra, ma Rafael è più veloce ed esce in un battibaleno dalla casa lasciando la madre all'ingresso per terra che piange. Mi sento così male per Ginevra che la raggiungo e chinandomi la stringo fra le mie braccia. Lei si aggrappa subito a me e piange istericamente "Perdonatemi per avervi rovinato la vita, perdonatemi" singhiozza sul mio braccio e io le accarezzo la schiena. "Non hai fatto assolutamente nulla, se non sopravvivere per te e tuo figlio. Sei una donna da ammirare, Ginevra" "Rafael è tutta la mia vita, ho fatto tutto quello che ho fatto per lui. Volevo proteggerlo da ogni male, anche a costo di mentirgli sul suo reale padre" "Lo capisco e lo capirà anche lui, te lo prometto" cerco di consolarla. "Come?" "Ci parlerò io, risolverò tutto quanto. Lascia fare a me" le sorrido e abbracciandola più forte penso a come togliere questo macigno dalle spalle. INES'S POV: "Tesoro, scendi! E' urgente" sento gridare papà dal piano di sotto. Mi asciugo una lacrima e rotolando giù dal letto, mi faccio forza per uscire dalla stanza. Dopo scuola ho notato l'assenza di Giorgio e da lì è cominciato l'inferno per me. L'ho cercato ovunque. L'ho chiamato circa 100 volte. E' sparito dalla faccia della terra e io mi sento sempre più morire. "Dove sei? Ti prego rispondimi, mi manca l'aria" gli scrivo l'ultimo messaggio dopo una serie infinita. Prego il cielo che non gli sia capitato niente di male. "Zio, zia" mormoro trovando zia Viviana e zio Adil nel salone con delle espressioni stravolte. Sposto subito lo sguardo a zio Adil, non sa che ho io l'unica copia del video dell'omicidio che ha commesso. Non dovrà mai saperlo. "Gioia, dimmi che hai notizie di Giorgio" zia Viviana corre da me e mi prende per le spalle con la speranza che possa avere qualche informazione. Scuoto la testa dispiaciuta "Io...vorrei zia. Non lo vedo da stamattina" "Quindi stamattina eravate insieme" realizza zio Adil avvicinandosi a noi. "Sì, abbiamo dormito al cottage. Era un po' triste, ma non mi aveva detto il motivo" mento per non farmi scoprire. "Ha lasciato il paese, tesoro" mi comunica mamma e io rimango sconvolta della notizia "Ma come? Ha lasciato l'Italia?" "L'ultimo avvistamento che abbiamo di lui è all'aeroporto di Barcellona, sai per caso il perchè sia lì?" chiede zio Adil pacato apparentemente, ha le mani che quasi gli tremano. Corrugo la fronte e dei flash di noi e Rafael stamattina si fanno spazio nella mia mente. La notifica di un messaggio mi fa sussultare e recuperando il cellulare trovo un messaggio da parte di Giorgio"Sto bene tesoro, non mi trovo a Palermo. Ti chiamo appena posso e ti racconto tutto" Una rabbia cieca mi fa serrare la mascella e stringere i pugni, credevo che fossimo una squadra. Ha voluto fare di testa sua per l'ennesima volta e mi ha voltato le spalle. "E' andato da Rafael" dico decidendo di voltargli anch'io le spalle. "Rafael?" domanda zia Viviana "Stamattina lo abbiamo minacciato di tornare a casa sua a Barcellona o lo avremmo consegnato alle forze dell'ordine per falsificazione di documenti. Non ha 19 anni come mostrano i suoi documenti falsi, ne ha 26" "Lo sappiamo" risponde zio Adil per poi dire "E sappiamo anche che non è figlio di Aldo, non è stato registrato da nessuna parte e per la sua malattia terminale è impossibile che abbia potuto fare figli" "Rafael ci ha mentito" spalanco gli occhi col cuore in gola. "O forse anche lui è stato raggirato. Mi sono ricordato di aver conosciuto sua madre, almeno...ci ho scopato una sera. Può darsi che il vero padre di Rafael non lo abbia voluto riconoscere e lei abbia giocato la carta di Aldo" "Dobbiamo andare immediatamente da Rafael" dice zia Viviana recuperando il cappotto e io le corro dietro "Vengo anch'io." "No tesoro, lascia che..." fa per dire mamma, ma io sto già facendo le scale per recuperare il necessario. "Ines non sto scherzando. Non sono cose che ci riguardano, li abbiamo già aiutati abbastanza" mamma irrompe in camera mia. Butto dentro lo zaino un cambio, lo spazzolino, il dentifricio, il portafoglio e una sciarpa. Credo di avere tutto. "Ines, mi stai ascoltando?" "Mamma devo andare, è una questione che riguarda anche me" prendo il caricabatterie che arrotolo. "In che modo dovrebbe riguardarti?" "Devo dire la verità a Rafael, non merita di soffrire ancora per la questione del padre" "Ci stanno andando Viviana e Adil apposta" "Devo chiedergli scusa, mi sono comportata in maniera orribile con lui. Mamma perdonami, ma devo proprio andare" esco dalla stanza e corro al piano di sotto. "Eccomi!" raggiungo gli zii e mio padre si raccomanda con zio Adil di vegliare su di me. "Andiamo" usciamo tutti quanti di casa e ci mettiamo in macchina. Riprendo il cellulare e trovo una chiamata persa e un messaggio da Giorgio "Rispondi, è urgente" Lo ignoro esattamente come ha fatto con me per tutta la giornata. Esco dalle varie app e aprendo la rubrica cerco il contatto di Rafael "Dobbiamo parlare, sto venendo da te a Barcellona. Dimmi dove possiamo vederci" Sento qualcuno singhiozzare e spostando lo sguardo a zia Viviana con un fazzoletto, vado ad abbracciarla per consolarla "Vedrai che risolveremo tutto zia." "Lo spero tesoro, non posso vivere senza il mio bambino" zia sussurra fra le lacrime. In due ore riusciamo finalmente ad atterrare a Barcellona e scendendo dal jet raggiungiamo il suv che ci aspetta. "Giorgio ha provato a chiamarmi" dice zio Adil in macchina riaccendendo il cellulare. Lo riaccendo anch'io e trovo altre chiamate perse di Giorgio e un messaggio da parte di Rafael che apro immediatamente "Temo non potremo più vederci, non ho più voglia di vivere questa vita di merda. Addio Ines" "Oh cielo, no no no!" esclamo chiamando Rafael col cuore che mi batte all'impazzata. Non risponde, merda! "Dobbiamo andare immediatamente da Rafael, non possiamo perdere tempo! Vuole togliersi la vita, temo che abbia scoperto di Aldo"mi aggrappo al sedile con mani tremanti. Zio Adil dice immediatamente qualcosa all'autista che parte a mille e io cerco di richiamare Rafael invano. "Ci siamo quasi" m'informa zia Viviana seguendo il navigatore che ci sta portando a casa di Rafael e io sposto lo sguardo fuori dal finestrino. Attraversiamo un ponte lunghissimo e quando stiamo per svoltare noto una persona seduta sopra il ponte con le gambe dall'altro lato "Fermi, fermi!" urlo abbassando il finestrino per vedere meglio. "Che succede?" chiede zio Adil fermandoci mentre io osservo meglio la figura del ragazzo che mi ricorda Rafael, può essere che si tratti di lui? "Voi andate, io vi raggiungo subito" scendo dalla macchina, ma zia non me lo permette. "Credo proprio che sia Rafael, devo andarci a parlare" indico il ragazzo sul ponte. "Vado a parlarci io" fa per andare io Adil. "No, no. E' meglio che vada io. Voi raggiungete Giorgio e tornate qui in caso" "Secondo il gps dobbiamo soltanto girare all'angolo, noi continuiamo a piedi e ti lasciamo l'autista. Non possiamo fidarci e se dovesse farti del male?" "Sono stata io semmai a far del male a lui, ci vediamo più tardi" esco dalla macchina e chiudendo la portiera, vado verso Rafael. Lo raggiungo di soppiatto e con le mani infilate nelle tasche della giacca, non so che fare o dire. Non si accorge della presenza subito, ci mette un po' a notarmi e mi osserva in silenzio. Ha lo sguardo vacuo da ogni dispiacere, non è sorpreso di trovarmi qui accanto a lui, sta pensando soltanto a una ragione per cui non dovrebbe buttarsi dal ponte e mettere fine ai suoi pensieri logoranti. "Ho visto molte volte Titanic, ma mai avrei pensato di poterlo vivere in prima persona" mormoro affacciandomi di poco a vedere il nulla sotto di noi, si sta facendo buio e l'aria fuori è gelida. "Non siamo in una nave" replica Rafael inserendo le mani nella tasca della felpa. Non so come non stia gelando dal freddo. "Ma tu vuoi buttarti e io devo convincerti a fare il contrario. Diventeresti un blocco di ghiaccio, se dovessi decidere di buttarti in acqua adesso sai?" "Non devi convincermi a fare nulla, ho già preso la mia decisione." "Ti vuoi buttare?" Si limita ad annuire. "Ottimo" commento e con un saltellino salgo anch'io sul ponte. "Che stai facendo?" sbotta subito Rafael. "Mi butto insieme a te. Ti avrei sulla coscienza e non riuscirei più a vivere" "Ines scendi subito" "Signorina Therani" corre verso di noi l'autista, ma scuoto la testa e lo tengo lontano "Ancora un altro passo e mi butto!" L'autista si ferma di scatto e io sorrido a Rafael "Quando vuoi tu, prego" "Non lo faresti mai" mi vuole sfidare. "Non ho nulla da perdere anch'io" "Hai una famiglia tu" replica duro. "E tu hai tua madre" "Che mi ha mentito per tutta la vita egoisticamente" "Hai saputo di Aldo quindi" "Tu lo sapevi?" domanda sorpreso lui. "Poco fa, zio Adil ha indagato sul tuo conto" "E ha anche scoperto che sono suo figlio?" Spalanco gli occhi mentre lui ridacchia "Presumo di no" "In che modo...zio Adil non ha mai..." solo adesso mi ricordo di zio Adil che rivelò di essere stato con la madre di Rafael. Sembra tutto così surreale che non riesco a spiaccicare parola. "Giorgio..." sussurro ricordandomi solo adesso di lui. "Lo ha saputo insieme a me poco fa" "Quindi anche tu hai una famiglia adesso" Rafael scoppia a ridere amaramente "Famiglia? Tu la chiami famiglia questa?" "Tua madre avrà avuto le sue ragioni per non dirti nulla, cerca di comprenderla" "E chi comprende me? Eh?" grida Rafael al vento e io rimango paralizzata dal suo urlo. "La mia vita è un'enorme bugia, è tutto fumo...neanch'io so più chi sono! Non sono più un cazzo!" continua a urlare mettendomi paura, è davvero incazzato nero. "Rafael ti prego, prova a calmarti un attimo" sussurro tremando dalla testa ai piedi. "Calmarmi? Vaffanculo Ines! Vaffanculo a tutta questa vita di merda!!" urla a squarciagola per poi buttarsi dal ponte. "No!!" grido cercando di afferrarlo dal braccio, ma ottengo l'effetto opposto...Rafael mi trascina giù con lui e ci ritroviamo a fluttuare in aria insieme. Rafael è sconvolto quando realizza che mi sto schiantando insieme a lui e cerca di proteggermi quanto può circondandomi fra le sue braccia. Ci guardiamo intensamente fino all'ultimo secondo quando entriamo in acqua e più nulla. Ho sempre pensato di voler morire un giorno fra le braccia di Giorgio, ma mai avrei pensato di farlo col sangue del suo sangue.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


"Era necessario un addio perché capissi, che non c'è un addio per noi." GIORGIO'S POV: "Attenta, scotta" allungo la tazza di camomilla che ho fatto per Ginevra. Ci ho messo mezz'ora ma questi sono futili dettagli. "Grazie" sussurra con voce rotta accettando la tazza fumante. Mi siedo accanto a lei e la osservo in silenzio mentre sorseggia la camomilla e cerca di trattenere visibilmente le lacrime. "Dovrei andare a cercare Rafael" singhiozza non riuscendo neanche a parlare. "E' meglio lasciarlo sbollire, tornerà presto sui suoi passi" le accarezzo la schiena restandole vicino. "Tu dici?" lancia subito un'occhiata dubbiosa. Non ho idea, cazzo. "Certo, dagli tempo. Vedrai" le sorrido e la invito a finire la camomilla. "Io...perdonami, sono stata così concentrata su Rafael che non ho pensato a come potessi stare tu. Sarà stata una batosta anche per te" inspira col naso e non mi stacca gli occhi di dosso. Scuoto la testa "E' stato sicuramente una...novità anche per me" "Solo una novità?" "No, più che una novità. Una bella merda incandescente" replico facendola scoppiare a ridere. Finalmente un sorriso. "Hai reso perfettamente l'idea" ridacchia Ginevra mentre all'improvviso sentiamo suonare alla porta. "Vedi? Che ti dicevo" mi alzo per andare ad aprire. "Oh, grazie Signore" mormora Ginevra seguendomi sollevata di sapere che Rafael sia tornato a casa. Apro la porta convinto al cento per cento di trovare Rafael quando mi blocco a riconoscere la figura di papà. "Mamma?" domando osservando al suo fianco mamma che non aspetta un secondo per spalancare le braccia e stringermi. "Cosa...cosa ci fate qui?" sussurro ancora incredulo di trovarli qui. "Cosa ci fai tu qui?" replica invece papà duro per poi spostare lo sguardo dietro di me. "Adil" sento sussurrare alle mie spalle. Faccio subito spazio a Ginevra che si aggiusta velocemente i capelli e mormora "Che...sorpresa" alza lo sguardo a me aggiungendo "E che tempismo" "Ginevra, giusto?" chiede papà osservandola con attenzione, penso stia iniziando a ricordarsi di lei. "In persona, accomodatevi prego" spalanca la porta composta, come se non avesse appena pianto per un'ora. "Noi ce ne stavamo per andare in realtà" dice papà per poi indicarmi "Siamo venuti per lui" "Io...credo che dobbiate entrare un attimo. Abbiamo molto di cui parlare" "Possiamo fare una videochiamata domattina" comincia a fare lo stronzo papà. Faccio per dirgli di smetterla di comportarsi da cafone, ma è proprio mamma a prendergli la mano e dire a Ginevra "Se non disturbiamo troppo, ci farebbe piacere fare la tua conoscenza" Butto un sospiro di sollievo, menomale che c'è mamma. "Ma certo" Ginevra fa segno di entrare a casa e io faccio spazio. Come dicevo prima, la casa non è esattamente una reggia. "Si gela fuori" borbotta mamma entrando a casa e strofinandosi le braccia. Papà si leva subito la giacca per metterla sulle spalle di mamma e la stringe a sè. Se non lo conoscessi abbastanza, penserei a un gesto di galanteria...in realtà papà è super in ansia e cerca di trovare supporta da mamma col contatto. "Prego" Ginevra indica i divani nel salotto e corre a recuperare dei cuscini per terra che aveva prima gettato Rafael. "Come stai tesoro?" mamma mi prende la mano e ne bacia le nocchie. "Bene mamma, io e Ginevra abbiamo una cosa da dirvi" getto un'occhiata a papà e deglutisco. "Vi posso portare qualcosa da bere prima?" domanda Ginevra cercando di essere ospitale. "Solo dell'acqua cara" le sorride mamma e Ginevra scatta fuori dal salotto. "Che sta succedendo?" papà si sporge su mamma per parlarmi. "Vi spiegheremo tutto, aspetta un attimo" borbotto aspettando Ginevra che porta tre bicchieri d'acqua su un vassoio. Ne approfitto per bere anch'io, ho la gola secchissima. "E'...così strano avervi tutti qui" rivela nervosa Ginevra con le mani tremanti. Mi alzo per andare da lei "Forza, ce la puoi fare" sussurro incoraggiandola. "Se riguarda Rafael, sappiamo già tutto" dice papà sospirando. "Lo sapete?" chiede Ginevra sorpresa. "Abbiamo indagato sul suo conto e sappiamo che è impossibile sia figlio di Aldo" "E sapete chi è il reale padre?" domando mentre papà e mamma si guardano e scuotono la testa. Lo squillo di un cellulare interrompe la conversazione e papà recuperando il cellulare dice "Devo rispondere, è l'autista fuori. Un attimo solo" Sospiro per il tempismo di merda, quando però il secondo dopo sento dire da papà "Come Rafael e Ines sono sul ponte?" Spalanco gli occhi sbottando "Ines? Ines è qui?" Non do neanche il tempo di replicare a loro che sono già fuori dalla porta. Ricordo di aver attraversato un ponte all'angolo per venire qui. Sono una scheggia mentre cerco di raggiungere il ponte più velocemente possibile, svolto all'angolo e intravedo il ponte con due ragazzi sopra. Non è un fottuto incubo, sono davvero sopra un cazzo di ponte. "Ines!" urlo all'inizio del ponte, ma sono ancora lontano dai due e il mio eco non arriva a loro. Corro con tutta la velocità che mi è permessa di usare nelle gambe e quando sono a un passo dal raggiungerli il mio cuore si blocca in gola mentre Rafael si butta dal ponte e si trascina con sè Ines. Mi paralizzo per un secondo sentendomi così male da svenire in questo fottuto momento, sento la terra aprirsi sotto i miei piedi e non sento più nulla se non un suono acuto, come quello di un elettrocardiografo che non segna più i battiti. E' solo quando mi supera l'autista che mi riprendo dalla paralisi e corro verso il ponte col cuore che batte all'impazzata. Ho la testa che mi gira e sento di poter vomitare da un momento all'altro. Mi affaccio dal ponte e non vedo niente, assolutamente un cazzo di niente. Scuoto la testa non credendo a quello che sta succedendo "Ines!" urlo a squarciagola facendo risuonare il mio eco a tutta questa fottuta città. "No amore! No!!" grido con le lacrime agli occhi mentre levo la felpa e scaravento in aria le scarpe. "Giorgio! Fermo Giorgio, no Gior..." sento mamma urlare, ma non perdo altro tempo e scavalcando il ponte mi butto. Mentre mi perdo in aria prima di entrare in acqua prego il signore di prendere la mia vita in cambio di quella di Ines perchè nulla avrebbe più senso senza di lei, preferirei mille volte risparmiare la mia per salvare la sua. Di questo non ho il minimo dubbio. L'impatto con l'acqua è più violenta di quanto immaginassi e sotto non vedo assolutamente nulla, è buio pesto...come faccio a trovarla? Muovo le braccia in acqua guardandomi attorno e cerco di tornare in superficie quando all'improvviso sento qualcosa toccarmi il piede, abbasso immediatamente lo sguardo ma non vedendo nulla decido di afferrare qualsiasi cosa si tratti. Sento come un viso tra le mie mani e subito si riaccende la speranza, l'ho trovata? Faccio forza e tirando a me il corpo nuoto fino alla superficie, arrivo esausto di sopra e trascinando il corpo sopra sento qualcos'altro...aspetta, sono entrambi? Ecco perchè pesavano così tanto. "Giorgio" sento sussurrare e realizzo di aver preso Rafael. "Ines?" chiedo non vedendo che sale in superficie. "Ho la sua mano" "Non mollarla per niente al mondo, vi porto fuori" urlo afferrando la maglia di Rafael e trascinandolo con me. Arrivo senza fiato alle scale messe di lato e facendo un ultimo sforzo porto fuori dall'acqua Rafael intravedendo accanto a sè Ines inerme. Poso Rafael sulle scale e corro ad alzare in aria Ines...ha gli occhi chiusi e sembra non reagire. Il panico prende subito possesso in me e posandola per terra, mi chino sopra il suo corpo per farle la respirazione bocca a bocca. "Forza piccola, forza" sussurro prendendo fiato mentre alterno 30 compressioni al torace a due ventilazioni bocca a bocca di un secondo ciascuna. Quando penso che sia il caso di correre a chiamare i soccorsi, Ines tossisce buttando dell'acqua e prendendo un bel respiro. "Oh cielo, signore santo grazie. Grazie di cuore, grazie" mormoro alzando lo sguardo al cielo per poi spostarlo a Ines che socchiude piano gli occhi. "Ehi tesoro, come ti senti?" sussurro dolce accarezzandole il viso e i capelli, non riesco ancora a credere che sia qui con me. "Gigio?" chiede con voce rotta guardandomi confusa. "Sono qui, non vado da nessuna parte. Sono qui amore mio" non riesco a non baciarle ogni centimetro di pelle sul viso. "Rafael" sussurra poco dopo ricordandosi. "Sta bene, è qui con noi" "Sei tutto bagnato, ti sei buttato anche tu?" allunga piano la mano ad accarezzarmi i capelli umidi. "Ho dovuto granchio" "Perdonami, io...non volevo. Volevo che Rafael..." cerca di dire faticosamente, ma scuoto la testa e poso un dito sulle sue labbra. "Va tutto bene, non sforzarti troppo. Respira piano tesoro, è tutto passato" le bacio gli occhi e sussurro grato "Sei qui con me adesso, conta solo questo" Sento delle sirene in lontananza e sospiro sollevato, pensavo di non potermi più risvegliare da quest'incubo, di non poter più rivedere quelle gemme di smeraldo che amo tanto. Alzo la testa e vedo delle persone correre verso di noi, sono finalmente arrivati i soccorsi. "Riesci ad alzarti amore?" stringo a me Ines facendole passare un braccio attorno alle spalle. "Sì sì, ce la faccio. Controlla Rafael" Solo adesso mi ricordo di aver lasciato Rafael sulle scale e annuendo con la testa vado subito a recuperarlo. "Arrivo, non ti muovere" scendo velocemente le scale e trovo Rafael riverso su questi e fatica a respirare. "Ehi bello, stai bene? Forza alziamoci" prendo le braccia di Rafael, ma sono più sopra di un gradino. Mollo la presa e scendo di qualche gradino, quando però all'improvviso perdo l'equilibrio e scivolo cadendo all'indietro. Succede tutto in un attimo, sbatto la testa sui gradini successivi e ricado in acqua...vorrei tanto poter muovere le braccia e tornare in superficie, ma sono come bloccato, nè le mie gambe nè le mie braccia ricevono segnali dalla testa e non riuscendo a muovermi sprofondo sempre di più in acqua. Ho il tempo di battere per un'ultima volta gli occhi prima di sprofondare nel buio e ringraziare il signore per aver risparmiato la vita a Ines e preso la mia in cambio della sua. Un accordo è un accordo. INES'S POV: "Potete salvarlo, vero? Vero?" chiedo per l'ennesima volta all'infermiera che sta trasportando la barella insieme ad altri con Giorgio sopra in fin di vita. M'ignora completamente e dice qualcosa in spagnolo ai colleghi che mi bloccano. "No! No!! Lasciatemi, Gigio!" urlo cercando di sfuggire dalla presa degli infermieri. "Vi prego dovete salvarlo, vi prego!" grido mentre li vedo svoltare a sinistra e spalancare delle porte per poi sparire dalla mia vista. Non sento più le gambe reggermi e quando gli infermieri mollano la presa su di me ricado per terra. "Ines" mi raggiunge Rafael e cerca di tirarmi su "Andrà tutto bene, per favore rialzati" "Non andrà bene nulla! L'ho ucciso, l'ho ucciso io!" urlo spintonando con forza Rafael lontano da me. "Non è così, lo sai. E' stato un incidente, l'hai visto" Mi porto le mani sul viso, non riesco a togliermi dalla mente le immagini di lui mentre scivola sulle scale e sbattendo la testa ricadeva in acqua. Ci siamo subito buttati per recuperarlo, ma quando siamo riemersi in superficie Giorgio non reagiva completamente. Ho cercato di fare delle compressioni, fare la respirazione bocca a bocca con quel poco fiato che mi rimaneva, ma nulla...assolutamente nulla. Sembrava...morto. Solo a pensare a questa parola mi viene da vomitare. "Ines!" sentiamo alle nostre spalle e intravedo gli zii correre verso di noi. Avranno già saputo di Giorgio? Sposto lo sguardo a Rafael per terra e lui annuisce...ha capito che non ho le forze di parlare con nessuno. E' lui che comunica quello che è successo a Giorgio e mi tappo le orecchie con le mani quando sento zia buttare un grido disperato. Voglio morire. "Demir?" sentiamo chiamare dopo poco ed è il dottore che chiede un urgente trasfusione di sangue, la situazione è grave. "Quanto grave?" chiede zia tremando dalla testa ai piedi. "Abbastanza signora, ha già avuto un trauma celebrale da quel che vedo" Solo adesso ricordo dello scorso intervento di Giorgio, è successo poco meno di un mese fa. Non ha avuto il tempo di riprendersi che è peggiorata la situazione. "Mi serve qualcuno col gruppo sanguigno A positivo" aggiunge il dottore controllando la cartella. "Io sono compatibile, sono il padre" risponde zio avanzando, ma il dottore dice che non sbatterà per salvare Giorgio ed è in quel momento che avanza anche Rafael "Io sono il fratello" Si guardano tutti in viso e Ginevra annuisce piano ad Adil che cerca conferma in lei "E' tuo figlio" si limita a dire. Si crea un silenzio tombale, nessuno sapeva ancora nulla. "Non c'è tempo da perdere presto, ogni secondo è prezioso" il dottore li fa subito entrare mentre io non smetto di piangere un secondo, sono ancora per terra con i vestiti bagnati. Hanno tutti cercato di rialzarmi, ma non mi muoverò da qui finchè non vedrò Gigio uscire da lì vivo e vegeto. Avrò l'influenza e la febbre alta per giorni, in realtà spero proprio di morire. Se dovesse succedere qualcosa a Giorgio, io non...non...sento un conato di vomito salire in gola e arrivo a stento in tempo al cesso più vicino. Rigetto tutto e le mie lacrime si mischiano alla saliva che pende dalle mie labbra. Voglio morire, voglio morire, è il mio unico pensiero ossessivo e lo ripeto così tante volte nella mia mente che ricado per terra inerme e sento la testa svuotarsi di colpo.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Il mio cuore non mi apparteneva più. Mi sentivo come se mi fosse stato rubato, strappato dal mio petto da qualcuno che non voleva farne parte. -Meredith T. Taylor JASMINE'S POV: "Forza" i poliziotti trascinano via Xavier che è obbligato a staccare gli occhi da me e uscire dalla scuola. Rimango di sasso mentre la scuola si svuota di poliziotti e io mi sento di svenire da un momento all'altro. Dev'essere un incubo, adesso mi sveglierò e Xavier tornerà da me. Mi porto le mani sul viso e inspiro a fondo cercando di recuperare quel briciolo di lucidità che mi è rimasto, mi sento completamente frastornata. Estranea a questa situazione di merda. "E' impossibile, io non ho fatto nessuna segnalazione" comunico al colonello che recupera un cellulare e digitando velocemente mi mostra un messaggio "Segnalo un borsone con della droga dentro nello spogliatoio maschile del Meli, credo si tratti del borsone di Xavier Nicolosi. Fate presto" "E' il suo numero, no?" m'indica il numero da cui è stato inviato il messaggio e con orrore riconosco il mio numero. "Ci sarà un errore" sussurro con voce rotta recuperando velocemente il mio cellulare. Vado subito nei messaggi e rimango di sasso nel trovare il messaggio. Sono stata io. "Ma...com'è possibile?" leggo l'orario in cui sarebbe stato mandato il messaggio e penso al fatto che sia impossibile dato che stavo giocando a pallavolo. "Non l'ho mandato io il messaggio" scuoto la testa con mani tremanti. "Non le risulta nel cellulare?" chiede il colonnello. "Sì, spunta ma...credo che qualcuno mi abbia preso il cellulare. Stavo facendo educazione fisica. Stanno cercando d'incastrare me e Xavier, in quel borsone non c'era nulla fino a stamattina" "Ha delle prove che dimostrino tutto quello che sta dicendo?" "No, ma..." "Mi scusi, devo andare in centrale adesso. L'aspetto in ufficio appena avrà qualcosa di concreto fra le mani. Arrivederci" il colonnello si allontana con passo spedito e io stringo il cellulare addolorata. Sentiamo la campanella suonare segnando la fine della ricreazione e Gabriele si offre di riportarmi in classe. "Vedrai che andrà tutto bene. Se davvero non è stato lui, riuscirà ad uscirne fuori" cerca di consolarmi Gabri ma sono ancora scossa da quello che è successo. Xavier starà credendo che sia stata veramente io a fare la segnalazione? Quando il colonnello si è complimentato con me, ho visto nei suoi occhi oltre a stupore anche delusione. Si starà pentendo di essersi lasciato andare con me? Si starà pentendo di noi? "Jas?" mi richiama Gabri e io scuoto la testa tornando coi piedi per terra "Sì?" "Cercherò di parlare con papà, ok?" "Ehm sì, va bene. Potresti assicurarti che Xavier stia bene? Ho bisogno che sappia che non sono stata io, che non lo tradirei mai" Gabri si limita ad annuire piano con la testa e fa spazio alla professoressa di arte che deve entrare in classe "Ti tengo aggiornata" mi fa l'occhiolino e raggiunge velocemente Clarissa per stamparle un bacio e uscire fuori. Quasi barcollo raggiungendo il banco e al momento dell'appello mi limito ad alzare la mano assente, come faccio adesso? La paura che non rilasceranno presto Xavier mi fa morire dentro. "Perera Bartis?" chiede la professoressa e sposto lo sguardo alle mie spalle. Dov'è Bartis? Può essere che sia stato lui? Scuoto subito la testa, faceva con me educazione fisica e sarebbe davvero troppo anche per lui. "Si è sentito male ed è andato a casa" comunica Clarissa facendomi socchiudere gli occhi per un attimo. Mi rifiuto di credere che Bartis possa arrivare a tanto. "Iniziamo a interrogare" annuncia la professoressa e io recupero il libro di arte, non l'ho aperto neanche per sbaglio in questi giorni. "Li Volsi, Mirto e...Kapoor" chiudo subito gli occhi sospirando, merda. Anche la prossima ora arriva al termine e mi alzo dalla scrivania con un sette, per fortuna avevo fatto gli schemi dei capitoli precedenti e ho potuto spiaccicare qualcosa. Sette non è affatto buono per la mia media, ma per il momento lo preferisco a un impreparato. A ultima ora c'è il tanto atteso orientamento e io non sono per niente dell'umore. Avevo tante domande da fare e nuovi progetti da prendere in considerazione, ma mi limito ad avvicinarmi all'unico stand che m'interessa, ovvero lettere classiche, e prendere dei volantini. M'iscrivo nella loro lista d'interessati a seguire altri corsi di orientamento più approfonditi e ritorno di sopra in classe, mancano circa quindici minuti alla fine della scuola. Controllo il cellulare ogni secondo in attesa di qualche novità da parte di Gabriele, ma ancora nulla. "Sei una testa di cazzo Bartis" sento dire da una voce femminile prima di entrare in classe, mi fermo di scatto. "Non sai di cosa parlo? Hai davvero una bella faccia tosta" sbotta la stessa voce e affacciandomi di poco intravedo Clarissa sola in classe. "Ti ho visto col cellulare di Jasmine mentre giocava, come lo spieghi questo?" Spalanco gli occhi, non credo alle mie orecchie. "Che ti sta succedendo Bartis? Non ragioni più da quando Jasmine...sai cosa? Vai a fare in culo, non sono affari miei." riattacca il cellulare e quando si gira si sorprende a vedermi alla porta. Dura mezzo secondo la sua paralisi, perchè recupera la sua cartella e fa per superarmi. "E' stato Bartis?" chiedo prima che esca dalla classe. Si ferma un attimo, ma poi ci ripensa e senza rispondere esce dalla classe. Lo sapevo, lo sapevo cazzo. Recupero la mia cartella e col fumo che esce dalle narici per la rabbia esco dalla scuola, anche se non è ancora finita l'ora. I bidelli non mi fermano neanche pensando magari che possa avere un permesso per scendere prima e con i pugni stretti vado dritta a casa di Bartis, per fortuna non dista tanto e magari camminando potrò sbollire questa rabbia cieca che vorrebbe solo avere tra le mani la sua testa. Arrivo da Bartis in mezz'ora e approfitto di una persona che esce per entrare dal cancello. Pensavo di sbollire un minimo durante il tragitto, invece sono doppiamente incazzata e stanca per le corse che ho appena fatto. Salgo le scale non volendo prendere l'ascensore e arrivando alla porta di casa, busso senza alcuna esitazione. Sto quasi per sfondare la porta quando finalmente Bartis apre coi capelli umidi a petto nudo e il pantalone della tuta che pende dai fianchi rivelando i boxer Calvin Klein. Un tempo sarei arrossita, adesso ho solo voglia di menarlo ed è proprio quello che faccio alzando la mano e dandogli uno schiaffo in pieno viso con tutte le forze e la rabbia che ho in corpo. La guancia che ho colpito diventa velocemente rossa e Bartis rimane di profilo paralizzato senza muovere un muscolo. Non si aspettava potessi reagire così duramente. Io però non ho ancora finito con lui e spintonandolo all'indietro ringhio furiosa "Quando penso che tu abbia toccato il fondo con i tuoi giochetti del cazzo, mi sorprendi facendo peggio, ma stavolta no. Stavolta non la passerai liscia." Continuo a spintonarlo sibilando senza alcun controllo su me stessa "Tu adesso vieni con me in centrale e racconti tutta la schifosa verità. Racconterai tutto quanto e farai uscire Xavier, sono stata chiara?" Appena nomino Xavier, Bartis reagisce di colpo e bloccandomi il polso forte mi alita in viso sfacciato "Altrimenti?" Respiro con affanno cercando di contenere la rabbia che mi offusca i sensi. "Cosa succede se mi rifiutassi di andare in centrale? Ti metterai a piangere per il fidanzatino dietro le sbarre?" Se l'è cercata lui. Alzo l'altra mano decisa a dargli un altro schiaffo, ma vengo alzata in aria all'improvviso e il secondo dopo ricado su un letto, il suo letto. Non ho il tempo di fare assolutamente nulla che lui mi sale sopra a cavalcioni e bloccandomi contro il materasso mi sfila la felpa. Quando penso che continuerà a denudarmi, si alza da me e avvicinandosi alla finestra lancia fuori da questa la felpa, la felpa di Xavier. "No!!" urlo correndo anch'io alla finestra, ma lui non mi dà modo di affacciarmi che mi riporta sul letto e mi lancia contro la sua felpa, uguale a quella che avevo addosso. Sono così furiosa per aver buttato via la felpa di Xavier che getto via la sua e lo guardo in cagnesco. "Cosa c'è? E' la stessa felpa che avevi addosso, cosa c'è che non va con questa?" sibila Bartis raggiungendomi minacciosamente sul letto. "Sai perfettamente che è la felpa di Xavier." "Ah, quindi è questo il problema? Preferisci il profumo di Xavier al mio" dice ridacchiando in maniera inquietante, non lo riconosco più. "Eppure un tempo ti piaceva, ricordi? Eravamo in presidenza, tu sotto di me come adesso e mi facevi le fusa come una micetta, ti piacevano i miei baci, le mie battutine spinte, strusciarti contro il mio cazzo" trascina di colpo le mie gambe a lui ci ritroviamo a un niente uno sopra l'altra. Mi guardo nervosamente attorno per afferrare qualsiasi cosa che possa rendermi utile al momento, ma non trovo assolutamente nulla...persino la lampada è sigillata al comodino. "Cos'è successo a quella micetta?" si avvicina al mio orecchio mordendolo "Si è trasformata in una cagnetta?" Agito subito le gambe per sfuggire da lui, ma ottengo l'effetto opposto aggrappandomi ai suoi fianchi mentre spinge contro la mia intimità la sua gonfia "Dio, senti quanto sono duro per te cioccolatino. Mi fai eccitare come un pazzo, che fortunato figlio di puttana è Xavier. Un tempo lo ero anch'io, eri solo mia tu." "Ti prego, basta. Lasciami in pace, ti prego" mugolo restando paralizzata sotto di lui, se mi muovessi di mezzo centimetro, penserebbe che stia ai suoi giochetti. "Cosa posso fare per farti cambiare idea? Cosa posso fare per tornare a essere solo noi due, ti prego cioccolatino dimmelo" mi prende le guance fra le dita e col pollice accarezza le mie labbra. "Mi manchi da morire, mi manca tutto quello che avevamo. Per favore, lascialo e torna da me. Non è ancora troppo tardi, posso darti tutto quello che desideri. Devi solo chiedere" "Faresti qualsiasi cosa per me Bartis?" domando guardandolo dritto negli occhi. "Cazzo sì, qualunque cosa. Vuoi la luna? L'avrai entro stasera." Gli prendo il viso tra le mani e sussurro "Voglio che lasci in pace me e Xavier, è tutto quello che desidero da te." Serra di scatto la mascella e fulminandomi con lo sguardo si allontana immediatamente da me, per poi afferrare la sedia davanti alla scrivania e scaraventarla in aria. "Sai cosa facciamo adesso?" raggiunge la porta e afferrando le mie cose aggiunge "Non uscirai da qui finchè capirai che sono io l'amore della tua vita, come tu sei il mio. Non ti muoverai da qui finchè non ti sarà entrato in quella fottuta testolina" Apre la porta uscendo e io ho il tempo di aggrapparmi alla maniglia mentre lui gira la chiave bloccando la porta. "Bartis! Non puoi tenermi qui rinchiusa, Bartis!" urlo dando pugni alla porta. "Ho cercato di farti cambiare idea con le buone cioccolatino, ci ho provato. Con te sembrano funzionare solo le cattive, come con Xavier. Ti dimostrerò che so essere un mostro anch'io." "Mia madre mi aspetta a casa, ti prego Bartis! Si preoccuperà moltissimo" grido disperata per terra. "Le dirò che sei da Gabriele per un progetto e farai tardi, molto tardi" "Bartis non puoi farmi questo! Apri la porta, apri!" prendo a pugni la porta impazzita. "Tu hai fatto molto peggio a me, quello che stai passando adesso non è minimamente paragonabile all'inferno che ho dovuto vivere io a vederti con quel figlio di puttana! E hai anche avuto il coraggio di venire qui con la sua cazzo di felpa addosso, sei proprio una stronza Jasmine. Non hai mai avuto un minimo di riguardo nei miei confronti, un minimo!" urla Bartis inferocito calciando la porta dall'altra parte. Mi porto le mani sul viso, cosa diavolo speravo di fare precipitandomi qui? Convincere davvero Bartis ad andare in centrale per far scagionare Xavier? La persona che odia più al mondo, dopo di me. "Senti...io, hai ragione. Non avrei dovuto indossare la sua felpa e venire qui" "No, e non avresti dovuto baciarlo di fronte a me, sorridergli, tenerlo per mano. Non avresti dovuto neanche avvicinarti a un mio amico!" "Va bene, ho capito. Davvero." "Hai capito?" sussurra lui iniziando a calmarsi. "Sì, ho capito il mio errore e se...tu adesso andassi in centrale per parlare con il colonnello, noi potremmo tornare a essere amici" "Amici?" Sento che scoppia a ridere. "Amici cosa Jasmine? Io ti amo, porca puttana non l'hai ancora capito?!" dà un calcio così forte alla porta da farmi saltare in aria. La situazione è più grave di quanto pensassi. Chiudo gli occhi esausta, non ho idea di cosa fare, dire...vorrei soltanto riavere con me Xavier. L'idea di lui solo dietro le sbarre mi tormenta così tanto da non riuscire a respirare. "Io...Bartis vorrei tanto dire che ti amo anch'io, lo vorrei con tutta me stessa" sussurro col cuore in mano. "Dillo, adesso. Puoi dirlo, so che puoi farlo. Sono solo due parole, ti prego dimmele" mi supplica lui dall'altra parte. Mi asciugo una lacrima che scende furtiva "Bartis, io amo Xavier. Lo amerò sempre, questo non potrà mai cambiare" decido di essere brutalmente sincera. Non sento volare una mosca dall'altra lato, e quando penso che Bartis se ne sia andato sento un pugno fortissimo che mi fa sussultare. Ha sentito chiaramente. "Io...so che potrai trovare anche tu la persona giusta, qualcuno che possa amarti come meriti" mormoro piano. "Non ne sono sicuro Jas, io amo te. Ti amerò sempre, questo non potrà mai cambiare" ripete le mie stesse parole. Pochi secondi dopo sento la chiave nella serratura e la porta che si apre. Mi precipito fuori e trovo le mie cose per terra, Bartis è appoggiato contro la parete con lo sguardo basso. "Ti prego, puoi venire con me in..." faccio per dire ma lui borbotta "E' zucchero a velo Jas" Spalanco gli occhi, cosa? "L'avranno già rilasciato" "Io...non capisco, perché l'hai fatto?" Rialza lo sguardo rivelando gli occhi rossi e addolorati, sembra che un tir lo abbia investito in pieno. "Volevo...averti con me solo un altro po' "sussurra con una lacrima che gli scende furtiva. Inspiro col naso guardandolo triste "Mi dispiace, mi dispiace davvero per averti fatto soffrire, ma non potevo continuare a mentire a me stessa, a te. Sarebbe stato solo peggio, lo sai questo" Sorride amaramente e scuote la testa "Io credo che debba cambiare aria, fuggire per un po' da qui, da te." "Come farai con la scuola?" sospiro preoccupata. "M'inventerò qualcosa" Annuisco piano con la testa e faccio per andare via quando lui mi richiama e recuperando la sua felpa, me la porge piano "Ti prego, tienila. Vorrei tanto che...ti rimanga qualcosa di mio. Non avrà senso per te, ma io ci terrei molto" Abbasso lo sguardo alla felpa e avanzando di un passo la prendo tra le mani "Va bene" Stringo a me la felpa, lo zaino e faccio per uscire dalla porta, ma prima levo dal polso il mio elastico nero e raggiungo Bartis. Rimane in silenzio e immobile mentre bacio l'elastico e prendendogli la mano, faccio scivolare il mio elastico sul suo polso. Rialzo piano lo sguardo a lui e vedo che trema sotto il mio tocco. Mi fa così tanta tenerezza...qualche minuto fa avrei voluto menarlo. "Ci rivedremo presto, d'accordo?" Bartis si limita ad annuire con altre lacrime che gli bagnano il viso, mentre alzo la mano per lasciargli una carezza sulla guancia che si gode a piena chiudendo gli occhi. "Non sono sicuro tu voglia rivedermi" "Ti sbagli" Vedo che gli s'illuminano gli occhi, credeva potessi odiarlo dopo quello che è successo. "Ci becchiamo nei dintorni della scuola?" abbozza un sorriso. Sa che desidero insegnare in futuro. Annuisco con la testa "Magari prendi il posto di tuo padre e diventi preside del Meli" "Ti farebbe cambiare idea su di me?" "Forse" ci scherzo su facendogli l'ultima carezza. Prima di lasciare la presa su di lui, ne approfitta per darmi un bacio umido sul palmo e lasciare andare finalmente la mia mano. Penso che sia pronto a voltare pagina adesso. Sento il cellulare squillare all'improvviso e leggendo il nome di Xavier m'illumino. Lancio un'ultima occhiata a Bartis e mi precipito fuori da casa sua. "Pronto?" rispondo alla chiamata immediatamente. "Dove sei?" mi chiede Xavier facendomi sorridere. "Sto tornando a casa, sei fuori?" finisco di fare le scale di tutta fretta. "Hanno scoperto che era solo zucchero a velo" "Sì, lo so" "Lo sai?" "Ci vediamo da te?" cambio argomento che è meglio. "Sì, muoviti" riattacco col cuore che mi batte all'impazzata per la felicità. Arrivo col fiatone al palazzo di Xavier e quando faccio per salire le scale, sento un fischio alle mie spalle. Mi giro e trovo Xavier col casco al muretto che mi stava aspettando. Non esito neanche un secondo per andare da lui e saltargli addosso. Mi sembra ancora un sogno che sia qui con me. Lo stringo subito a me e nascondo il mio viso nell'incavo del suo collo inspirando a fondo il suo profumo. Ho temuto così tanto di non rivederlo più. "Dov'eri? Ti ho aspettato così a lungo che credevo d'impazzire" dice sulla mia spalla accarezzandomi la schiena. Sento che comincia a camminare e a salire le scale con me addosso, non ho intenzione di muovermi da lui. "Stavo impazzendo anch'io, mi è mancata l'aria quando ti ho visto con quei poliziotti che ti portavano fuori" mugolo strofinando la guancia sulla sua mascella con della barba ispida. "Sono qui, non ci pensiamo più." "È stato Bartis a mandare la segnalazione dal mio cellulare, lo sai?" alzo piano lo sguardo a lui mentre apre la porta di casa ed entriamo dentro. "Lo sospettavo, ero certo che non saresti mai stata tu." "Avevo paura che potessi pensarlo veramente, mi dilaniava il pensiero che tu potessi credere a un mio tradimento" "Stupida, non lo sai che ti amo?" Sospiro sollevata mentre lui aggiunge "Aspettavo di vederti prima di andare da lui" "Non ce n'è bisogno, non sarà più un problema" Xavier mi guarda corrugando la fronte e io gli bacio l'angolo della bocca "Ho risolto con lui, stavolta per davvero" "Non mi fido di Bartis" risponde secco, come biasimarlo. "E di me ti fidi?" domando facendo gli occhioni. Ci mette un po' a rispondere "Mannaggia a te" mi posa sul tavolo e inizia a spogliarmi di tutta fretta "Ricordi in che stato mi hai lasciato stamattina?" ringhia lasciandomi baci tortuosi lungo il collo. "Volevo che pensassi a me tutta la giornata" mi toglie il reggiseno e i pantaloni lanciandoli per aria. "Bene, perché ho pensato a me dentro di te ogni fottuto secondo e adesso me la pagherai cara piccola strega" scosta il tessuto delle mutandine e affonda dentro di me facendomi inarcare la schiena per il piacere, non aspettavo altro.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


"Attraverso la piccola fessura di due costole mi hai aperto il petto. L'intero petto." JASMINE'S POV: "Che strano" mormoro osservando l'ultimo messaggio che ho mando a Ines venti minuti fa, anche questo senza alcuna risposta. "Cosa?" domanda mamma staccando le teste alle acciughe essiccate, fatte al curry e il pomodoro sono la fine del mondo insieme al riso. "Ines, non viene da giorni a scuola e non fa accesso su Whatsapp da un po' " "Hai provato a chiedere a sua madre?" Annuisco staccando anch'io le testoline alle acciughe e buttandole nella ciotola d'acqua, all'inizio la cosa mi faceva schifo dopo un po' diventi un asso "E' andata a trovare Giorgio a Barcellona, magari lì non prende tanto" "O magari è con Giorgio e vogliono stare per conto loro" "Dici?" alzo lo sguardo a lei titubante, le ho detto che un giorno Ines e Giorgio finiranno insieme. "Dico, sono ragazzi...ci sta che si lascino andare all'amore" Riabbasso lo sguardo deglutendo forte...mi sono promessa che avrei parlato di Xavier a mamma, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Ho il terrore che non possa comprendermi e giudicare la situazione arrivando subito alle conclusioni. Conosce Xavier per la fama da delinquente del padre, quindi automaticamente lo è anche lui. Un tempo lo credevo anch'io, evitavo anche solo d'incrociare il suo sguardo per paura, mai avrei pensato di potermene innamorare perdutamente. "A proposito di lasciarsi andare all'amore...se un giorno, capitasse che magari perda la testa per un ragazzo che però ha fatto degli sbagli in passato, come la prenderesti?" "Dipende che tipo di sbaglio" "Spacciava" mamma già spalanca gli occhi e mi affretto a dire stupidamente "ma solo perchè gli servivano soldi" "A tutti servono soldi, non è una giustificazione. Spacciare è reato, non è solo uno sbaglio" Torto non ha. "E se avesse smesso?" "Non so, ho imparato a mie spese che il lupo perde il pelo ma mai il vizio" Corrugo la fronte "A cosa ti riferisci?" "A tuo padre" M'irrigidisco immediatamente...cerchiamo di non parlare per niente di papà. Mamma è scappata dal suo paese proprio perchè era bersagliata dalla fama d'assassino di mio padre, avevo 5 anni quando mi trasferì qui e iniziammo una nuova vita, solo noi due. Non so molto di lui, non ho ricordi nitidi di noi, da quello che ho trovato su internet, perchè mamma non mi diceva nulla, era un noto regista immischiato con bordelli dove trovava attrici e modelle. L'Fbi scoprì del bordello e quando fecero per arrestarlo, lui uccise l'agente e cercò di scappare invano. Lo trovarono e gli diedero l'ergastolo. Mamma non sapeva nulla di tutta questa faccenda, era un matrimonio combinato e costretta dalla famiglia lo sposò per i soldi. Aveva 17 anni quando si sposò e a 18 aveva avuto me, dopo 5 anni scoppiò lo scandalo e fu l'inferno per noi. Ricordo che restammo bloccate a casa per mesi per le ripetute minacce che ricevevamo, la situazione stava diventando insopportabile e mamma decise di scappare insieme a me e nient'altro. Non diede conto a nessuno, ancora adesso la famiglia di mamma non ha notizie di noi e neanche noi di loro. Penso che sia stata la scelta migliore che mamma avesse potuto fare per lei e per me. "Guarda che fine ho fatto io" si alza dal tavolo per prendere una cipolla. "Sei in Italia, hai un tetto, una figlia e sei in salute. Non penso che ti vada tanto male mamma" la contraddico subito accigliata. "Hai ragione, ma ho dovuto affrontare tanta tempesta per avere un momento di sole. Non è stato facile" Ok, il piano A non va. Passiamo al piano B: introdurre Xavier facendo dei favori a mamma. "Ho finito" scuoto le acciughe in acqua per far rilasciare il sale. "Me la tagli questa?" mi passa la cipolla mentre scola il riso e mette il wok piccolo sul fornello. "Domani a che ora torni?" inizio a sbucciare la cipolla. "Per cena e vado tra un'oretta. Il tempo di cucinare, una doccia e scendo" Annuisco e getto un'occhiata ai messaggi sul cellulare, è Clarissa che ci ricorda della festa d'addio a sorpresa per Bartis stasera. Partirà la prossima settimana per gli Stati Uniti dallo zio, non credevo che se ne sarebbe andato veramente, ma non posso che tirare un sospiro di sollievo per me e Xavier. Tolgo la notifica con la nocchia, chiaramente non ci andrò. Sorrido appena trovo un messaggio da parte di Xavier "Quando ci possiamo vedere? Mi manchi" "Tra un'ora circa mia madre andrà a lavoro, ti scrivo appena puoi salire" digito velocemente. "Merda, speravo di vederti adesso. Tra un'ora sarò in un posto" A spacciare, sospiro. "Dove?" "Jasmine?" mi chiama mamma insistente. "Eh?" distolgo lo sguardo dal cellulare. "La cipolla?" "Ah, sì" prendo il coltello e la taglio in pochi minuti con le lacrime agli occhi. "Vado a studiare greco per lunedì, ti serve altro?" mi alzo dal tavolo per lavarmi le mani con extra sapone. "No, vai pure" Faccio per uscire dalla cucina quando mamma mi chiama e io mi giro "Riguardo al ragazzo col passato burrascoso...lascia stare, non hai bisogni di altri problemi" Vorrei fare una smorfia, ma faccio un sorriso deforme e ridacchio "Mamma scherzavo, ovviamente. Sai che morirò zitella" le faccio l'occhiolino ed esco dalla cucina col cellulare in mano. Sto sudando freddo, dannazione. Raggiungo camera mia e chiudendo la porta sento un'altra notifica "Da Clarissa" Alla festa a sorpresa per Bartis, non starà esagerando? "Non sarà rischioso? Bartis potrebbe prenderti di mira, di nuovo" Visualizza il messaggio ma non risponde, decido di chiamarlo. "Ehi, che fa? M'ignori?" la metto sul ridere appena risponde. "Tesoro...ne abbiamo parlato" Sbuffo, dice sempre di non preoccuparmi perchè ha la situazione sotto controllo. "Potresti evitare di andarci? Solo per stasera e poi...a mezzanotte fai il compleanno, contavo di stare insieme" "Appena finisco, ti raggiungo. Promesso" "Finirai alle 4 del mattino" metto il broncio. "Cercherò di staccare prima, ho anche delle novità da dirti" "Che novità?" mi mordicchio il labbro spostando dei libri dalla scrivania. "Poi ti dico, hai modo di affacciarti un attimo?" Corro alla finestra e spalancandola trovo Xavier in fondo alla strada sopra la sua moto "Intravedo un figo da paura, tu lo vedi?" "Io ne vedo una alla finestra, vorrei tanto poterle chiedere il numero" sta al mio gioco facendomi ridacchiare. "Dille che hai una bella moto, potrebbe impressionarla" "E un bel cazzo?" "Xavier! Mi dissocio, perdio!" esclamo mentre lo vedo piegato in due dalle risate. "Dovresti vederti, sei adorabile" Sento dei passi vicino la porta di camera mia e mi appresto a chiudere la chiamata "Devo andare, comportati bene" "Come sempre, ti amo" "Anch'io, nonostante il tuo caratteraccio. A dopo" riattacco e gli invio un bacio che lui acchiappa in pugno e se lo porta al petto. "Jas?" mamma apre la porta e mi trova a chiudere la finestra. "Sì?" "Mi presti un paio di scarpe? Le mie sono ancora bagnate per l'acquazzone di stamattina" "Certo" corro a prendere un paio di scarpe sportive e gliele porgo "Anzi tienile, ne ho altre due paia io" Mamma pur di non farmi mancare nulla, si priva di molto cose...compreso un paio di scarpe decenti. "Sicura?" Annuisco sorridendole mentre mi chiede "Parlavi con Ines?" Mi ha sentita parlare al telefono? "No, parlavo con...Gabri del nostro progetto. Siamo alle battute finali" "Ho capito. Sai, la scorsa volta ho avuto modo di conoscere meglio la sua nuova ragazza...come si chiama?" "Clarissa?" "Sì, proprio lei. Ho parlato anche con Bartis, aveva accompagnato la sorella da Gabri l'altro ieri, è stato molto cortese e simpatico" Mi gratto la testa scettica "Sì...be', magari con chi vuole è anche simpatico" "Non lo è con te?" Lo era, prima che mi mettessi col suo amico. "Abbiamo avuto dei problemi a scuola e non ci parliamo più" "Che strano...quando abbiamo parlato, mi ha detto che sei una delle più brave a scuola e che sono tutti fortunati ad averti in classe" Serro la mascella, a che gioco sta giocando? "Lo ha ammesso almeno" "Dovresti provare a riparlarci, sembra...cambiato" Nah, ti sta girando a suo piacimento. "Ci penserò" borbotto torturandomi le mani. "Torno a prepararmi, potresti controllare i fornelli un attimo?" "Certo, tu vai" torno in cucina e dopo aver mescolato il condimento nel wok scrivo a Xavier "Ho un brutto presentimento su Bartis, ti prego fa' attenzione" ";)" si limita a rispondermi con una stupida faccina. Sbuffo e metto il cellulare in carica. Dopo tre ore sono sul divano con la copertina, un k-drama in tv che non sto seguendo perchè non faccio altro che pensare a Xavier. Vorrei che fosse qui con me. Apro i social per svagarmi un po' e trovo delle storie su instagram di Clarissa e altre mie compagne di classe, si stanno divertendo un sacco e dai video sembrano tutti ubriachi, Bartis compreso. All'improvviso mi si accende una lampadina...se Bartis è fuori dai giochi, posso andare a fare una sorpresa a Xavier per mezzanotte al compleanno. "Sono un genio!" corro per casa alla ricerca del cellulare. Contatto immediatamente Gabriele chiedendogli un passaggio, so che sarebbe sceso tardi anche lui per assistere alla chemio della madre. Non tarda ad arrivare una risposta, fra dieci minuti sarà da me. Corro a prepararmi. Opto di fretta per un vestito bianco con uno scollo a cuore e le bretelline che arriva a metà coscia, l'ho comprato al mercatino a 10€, un affare. Raccolgo i capelli in uno chignon un po' disordinato con due ciuffetti che ricadono ai lati del viso e mi trucco velocemente passando una tinta marroncina sulle labbra. "Arrivo" mando un vocale a Gabriele che mi avvisa di essere giù, mi appresto a prendere le ultime cose e catapultarmi fuori. Lancia un fischio quando mi vede arrivare e io arrossisco "Non mi guardare così che mi vergogno da morire, non so neanche perchè mi sia conciata così" salgo sulla moto dietro di lui. "Ti sei conciata molto bene, pronta?" mi passa il casco che indosso subito. Mi aggrappo a lui e partiamo "Come mai hai deciso di venire all'ultimo?" mi chiede prendendo lo stradone per accorciare. "E' il compleanno di Xavier a mezzanotte, volevo fargli una sorpresa" "Sai che ci sarà Bartis? La festa è per lui, a casa sua" mi avverte. "Ho visto nelle storie di Clarissa che è andato, penso che sia con qualche ragazza in camera sua adesso" "Probabile, non ti darebbe fastidio?" "Perchè mai?" chiedo non capendo. "Siete...stati insieme per un po', ricordi?" fa una rotonda e prende la seconda uscita. "E' acqua passata ormai" Arriviamo dopo pochi minuti da Clarissa e parcheggiando di sotto, scendo dalla moto porgendo il casco a Gabri "Sono molto felice per te e Xavier comunque, davvero. Ti vedo molto più raggiante con lui" mi dice rimettendo il casco a posto. "Grazie, sono felice anch'io di te e Clari...a essere sincera, devo ancora realizzare la cosa" scoppiamo a ridere mentre sentiamo Clarissa urlare il nome di Gabriele e correre da lui. "Vado a cercare Xavier" sorrido a Gabri e mi allontano per salire di sopra. Faccio un giro per l'appartamento, ma non trovo traccia di Xavier...vorrei chiamarlo, ma rovinerei la sorpresa dannazione. Mi faccio spazio tra la folla in corridoio e individuando Fabiana mi avvicino per chiederle di Xavier "Chi?" gracchia col drink in mano. "Xavier, va nella nostra scuola. Hai presente?" le grido all'orecchio. "Ah sì...credo che sia, ehm...sì, di là" fa per indicarmi una direzione, ma nel farlo agita il drink rovesciandomelo addosso. Ottimo, perfetto...era pure bianco il vestito. Fabiana, molto prevedibilmente mi ride in faccia e si tappa la bocca per trattenere un conato di vomito, è meglio che vada via. "Merda" gracchio entrando in cucina per cercare un tovagliolo. La musica è così assordante che mi gira la testa, vorrei scappare da qui. "Sai dove sono i tovaglioli?" chiedo a una ragazza che mi guarda assente, non vorrei che mi vomitasse addosso. Esco dalla cucina rientrando nel corridoio e vado alla ricerca del bagno, busso alla porta non sentendo nulla. Sembra libero. Apro piano la porta e non trovo nessuno dentro, ottimo un po' di pace. Entro chiudendomi la porta alle spalle e prendo il rotolo di carta. Mi avvicino poi al lavandino per bagnare d'acqua la carta e cerco di strofinare la stoffa che inizia a puzzare di alcol. Niente, sto solo facendo peggio. Sbuffo buttando la carta nel cestino ed esco dal bagno per chiamare Xavier, al diavolo la sorpresa...voglio andarmene da qui. Faccio per cercarlo nel registro delle chiamate ma trovo alla porta...merda, non ci voleva. "Oh oh, guarda chi c'è" biascica Bartis con una bottiglia di vodka in mano che neanche si regge in piedi. Non doveva andare così, dannazione. "Sei venuta a salutarmi anche tu?" chiede ridacchiando, è proprio andato. "Stavo cercando Xavier" sbotto fulminandolo con lo sguardo, mi sta tagliando la strada. Faccio per superarlo, ma non me lo permette e si aggrappa al muro ridendo "Cazzo piccola, sei a casa mia, alla mia festa d'addio e cerchi quel figlio di puttana" Serro la mascella "Non ti azzardare più a chiamarlo così" stringo i pugni. "Così come?" si fa terribilmente serio avanzando e schiacciandomi contro la porta del bagno senza darmi via di fuga. "Figlio di puttana?" scandisce ogni parola sfidandomi con lo sguardo. "Non cambierai mai Bartis, è inutile con te." ringhio non lasciando che m'intimidisca affatto. "Cambiare per chi? Per cosa?" in un moto di rabbia scaglia per terra la bottiglia di vodka e io chiudo gli occhi coprendomi anche le orecchie per il frastuono. "Per te?" sibila allontanandosi e andando a sbattere contro un tavolo di mogano, si gira incazzato e con una manata getta a terra il vaso al centro tavola. L'angolo di casa vuoto improvvisamente si riempie di gente e finalmente intravedo Xavier che ci raggiunge in due falcate, e parandosi di fronte a Bartis ringhia "Che cazzo ti prende, eh? Vuoi morire? Devi lasciarla stare alla ragazza mia, devi sparire dalla sua vita." Bartis si abbassa per recuperare la testa della bottiglia di vetro e sussulto col cuore in gola quando si avvicina a Xavier. "Bartis, no!" urlo prendendolo dal braccio, ma riesce a liberarsi e prendendo la mano di Xavier gli posa sopra la testa della bottiglia "Avanti, ammazzami. Voglio morire con tutto me stesso, non ha più un cazzo di senso la mia vita senza di lei. Mi sembra di impazzire" Trattengo il respiro quando Bartis porta la mano di Xavier e la testa della bottiglia al suo petto e urla "Fallo! E' quello che volete entrambi, che io mi levi dai coglioni per farvi avere il lieto fine." guarda dritto negli occhi di Xavier mentre aggiunge "Mira al cuore, batte per inerzia ormai. Sono un morto che cammina" So per certo che Xavier non alzerebbe un dito su Bartis adesso, ma Clarissa si intromette tra i due e afferrando la testa della bottiglia la scaglia sulle scale facendo zittire tutti quanti. "Fuori! Vi voglio tutti fuori da questa cazzo di casa, ora!" si avvicina a me e sibila "Via, non farti più vedere. Guarda come l'hai ridotto, spero tu sia soddisfatta adesso" "Io...non volevo che..."Clarissa non mi fa parlare e prendendomi per il collo ringhia "Sparisci dalla vita di mio fratello, per sempre." Xavier interviene immediatamente allontanando la presa di Clarissa su di me e le mie gambe molli lo ringraziano quando mi afferra dalla vita e mi porta via da lì. Tremo dalla testa ai piedi quando mi posa sulla sua moto, mi passa sulle spalle la sua giacca e mi abbraccia forte. Seppellisco il viso sul suo petto e scoppio a piangere, sono una valle di lacrime e non riesco a controllare il mio tremolio. Ho la scena di Bartis che supplica Xavier di ucciderlo perchè vuole morire a causa mia, ho il cuore a pezzi. "Ehi, shhh va tutto bene" mi accarezza la schiena lasciandomi dei baci sulla spalla nuda "Andiamo a casa? Ti va?" Annuisco subito, voglio scappare da qui al più presto. Si stacca di poco per prendermi il viso fra le mani e asciugarmi le lacrime "Ti amo" si abbassa a baciarmi il nasino. Un sorriso affiora sulle mie labbra e lui lo bacia subito, lo amo da morire. Montiamo sulla moto e sfrecciamo via, sono ancora scossa quando arriviamo da lui e mi levo la sua giacca ricordandomi solo adesso del vestito sporco. Anche Xavier lo nota e prendendomi per mano, mi porta in bagno mettendo a riempire la vasca. "Arrivo subito" mi lascia un bacio sulla fronte ed esce dal bagno. Raggiungo il lavandino e mi guardo allo specchio provando disgusto verso me stessa, cos'ho fatto? Gli ho rovinato la vita, l'ho ucciso. Mi porto le mani sul viso mentre altre lacrime rigano le mie guance, è come se mi fossi svegliata da un sogno e fossi precitata di colpo su un'incudine. Xavier rientra con un cambio in mano e posandolo sul mobiletto, mi attira a sè per iniziare a spogliarmi. Tengo lo sguardo basso per non mostrargli il viso pieno di lacrime, ma a lui non sfugge nulla e recuperando una salviettina incomincia ad asciugarmi il viso dalle lacrime e il trucco colato. Chiude l'acqua della vasca ormai riempita e fa colare dentro del bagnoschiuma che fa subito schiuma, dopodiché si spoglia anche lui e mi porta con sé nella vasca. Sale dietro di me facendo aderire la mia schiena al suo petto e avvolgendomi con le sue braccia lunghe e imponenti mi stringe forte a sè. Sono così grata del suo sostegno che mi aggrappo ai suoi polsi e poso sopra il mio viso. Mi sento subito più leggera, calma, tutta la tensione comincia a sciogliersi lasciando spazio al sollievo. Xavier è la mia pace. "Va meglio?" sussurra sulla mia testa non smettendo un attimo di lasciarmi baci e coccolarmi. Mugolo sfregando il viso sul suo braccio, sento le sue dita accarezzarmi delicatamente le braccia...è incredibile come sappia toccare ogni mio punto giusto. "Mi dispiace, sarei dovuto intervenire prima" mormora al mio orecchio mordicchiandolo piano. "Che vuoi dire?" "Avrei dovuto parlare con Bartis lo stesso, senza lasciare che gestissi l'enorme polverone da sola. Pensavo che aveste finalmente risolto la scorsa volta, ho voluto fidarmi di te" "Avevamo risolto, ci eravamo lasciati pacificamente. Stasera era ubriaco, non era in sè e...ha dato di matto, ma giuro che credevo di aver risolto la situazione con lui una volta per tutte" "Sappiamo quanto Bartis possa essere imprevedibile. Non è colpa tua, hai fatto tutto il possibile per lui, hai sopportato anche troppo" "Eppure...mi uccide sapere che Bartis stia soffrendo così tanto per me. Mi sento una persona orribile, l'ho illuso e ho calpestato i suoi sentimenti come nulla fosse" "Ehi" alza il mio mento per guardarmi negli occhi "A prescindere da me, non sarebbe andata tra voi. Caratterialmente siete diversi e non riuscite a trovarvi in nulla...non sareste comunque durati o mi sbaglio?" Scuoto la testa...ha ragione, come sempre. "Credevo che il bene che provavo per lui sarebbe bastato" "Quello è prendere per il culo le persone e tu non hai voluto farlo, appena hai capito che non riuscivi a ricambiare i suoi sentimenti gliene hai parlato. Poi sta a lui prenderla in maniera matura o fare il cazzone" Sospiro raccogliendo della schiuma "Avrei dovuto prevederlo, è molto irascibile Bartis...poi c'è la questione della madre che l'ha abbandonato e lui ha il terrore che possa ricapitargli una cosa del genere. Ho fatto un casino" "E' un problema suo, non renderlo tuo. Ti prego, stanne fuori...lunedì partirà e si toglierà definitivamente dai coglioni" Gli do una gomitata scherzosa "Lo accompagneresti tu stesso all'aeroporto pur di levartelo di torno" "Sì, cazzo. Sono stufo delle sue bambinate e non voglio vederti piangere mai più" Mi giro con della schiuma fra le mani e gliela spalmo sul viso seguendo la forma della barba, il risultato è così buffo che scoppio a ridere "Ecco....voglio vederti ridere così sempre" allunga una mano alla mia guancia accarezzandomela. Mi sciolgo passandogli il braccio attorno al collo e lui mi attira a sè prendendo le mie gambe "Amore mio" sussurra sulla mia testa lasciando un bacio sopra. "Volevo farti una sorpresa, sono un disastro" mugolo sul suo collo. "Non lo sei, non dire così e poi...la sorpresa me l'hai fatta lo stesso, quando ti ho vista con quel vestitino bianco ammetto di essere rimasto senza fiato per un attimo" "Vestito che adesso devo buttare, dovrò tornare al mercatino" faccio una smorfia. "Da chi l'hai preso? In che bancarella?" "Smettila!" gli do un pugno all'addome facendolo ridacchiare. "Oggi ho cercato di parlare di te con mia madre" traccio dei cerchi col dito sui suoi pettorali. "E com'è andata?" "Non benissimo, siamo finite a parlare di mio padre. E' rimasta ancora scottata dal suo passato burrascoso e non vuole che m'infili negli stessi casini" "Comprensibile, neanch'io vorrei nostra figlia con uno spaccino" Alzo subito lo sguardo a lui "Nostra figlia?" non riesco a contenere uno stupido sorriso. "Con chi altri hai intenzione di concepire?" mi spalma della schiuma sul naso. Arriccio il naso e mi allungo per lasciargli un bacio sulle labbra "E saresti già pronto per un bambino?" "Perchè no?" "Mia madre ci ucciderebbe" "A tua madre ci penso io" "Sì?" lo guardo interrogativa. "Ti fidi?" "Ciecamente" "Allora non preoccuparti di nulla" mi prende il mento per lasciarmi un altro bacio soffice. "E come la chiameresti?" chiedo sulle sue labbra. Fa per pensarci "Jasmine" "Come me?" "E' un nome adorabile...per una persona altrettanto adorabile" sussurra facendomi morire dentro dalla dolcezza. "Se fosse maschio?" "Sceglilo tu" "Xavier" decido. "Come me?" s'indica. "E' un nome adorabile per una persona altrettanto adorabile" imito la sua risposta di prima. "Ci sarà un po' di confusione in famiglia" sorride lui giocando coi miei capelli. "Sarà divertente, sai che ore sono?" Xavier allunga una mano sul mobiletto per recuperare l'orologio e mi mostra che sono le 23:47. "Dannazione, dobbiamo muoverci" mi alzo di scatto dalla vasca e col soffione lavo entrambi dal sapone. Xavier mi osserva divertito mentre corro nuda per il bagno per asciugarmi e indossare il cambio che mi ha portato, indosso solo la maglia che cade lunga e scappo in salotto per recuperare la borsetta. Mi ero portata dietro una candelina, una crostatina al cioccolato e il regalo. Scarto la crostatina e appizzando sopra la candelina grido a Xavier se ha un accendino. "Sì, vieni qua" risponde dalla camera e mi affretto ad andare lì. Butto un'occhiata all'orologio che segna le 23:59, giusto in tempo. "Presto presto" gli metto fretta non permettendogli d'indossare una maglia e restare solo coi boxer. Faccio accendere a lui la candelina temendo di dare fuoco al mio dito e appena scatta la mezzanotte canto "Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri al mio amore, tanto auguri a te!" Xavier mi guarda con gli occhi che gli luccicano e sorridendo timido soffia la candelina. "Desiderio?" gli chiedo subito. "Averti con me fino all'ultimo respiro" mi prende la mano attirandomi a lui e mi lascia un bacio pieno d'amore, gratitudine e gioia. "Ti amo" sussurro sulle sue labbra con ancora la crostatina fra le mani. "Io di più" replica pizzicandomi la guancia. Poso la crostatina sul comodino e recupero una scatolina dalla borsetta "Per te" glielo porgo mordicchiandomi il labbro, ci ho messo tantissimo a sceglierlo. "Non dovevi, lo sai." borbotta ma prende la scatolina e l'apre rivelando una collana placcata oro molto semplice con un piccolo ciondolo che pende a forma di àncora. Insieme alla scatolina c'è un bigliettino con su scritto "Alla mia ancora di salvezza nella vita, ti amo. Tua, Jas" "Tesoro" sento la sua voce rotta con le dita che gli tremano mentre alza gli occhi lucidi dal bigliettino. "Ti piace?" gli chiedo incerta. "Certo, certo che sì" si sorprende anche della mia domanda mentre salgo sul letto dietro e gli metto la collana. "Ecco fatto" gli accarezzo il ciondolo da dietro e lui afferrando sia la mia mano che il ciondolo posa un bacio pieno di gratitudine sopra. "Non è finita qui" balzo dal letto per recuperare dalla borsetta dei fogli che gli porgo. Lui corruga subito la fronte e legge la destinazione dei biglietti che ho preso in prossimità di Natale "Beauvais?" domanda incerto. "Francia, a un'ora di treno da Parigi. Non è fantastico?" "Non avresti dovuto spendere così tanto per me" inclina il viso dispiaciuto. "Se ti fa stare più sereno, ho scelto questa meta proprio perchè i biglietti costavano 15€. L'alternativa era Memmingen, in Germania. Nulla da togliere a Memmingen" Xavier scoppia a ridere e prendendomi dalla testa mi abbraccia infilando le dita nei miei capelli "Beauvais va benissimo, non vedo l'ora. Ricordi invece che avevo delle novità da raccontarti?" "Sì! E' da tutto il giorno che mi tieni sulle spine. Sputa il rospo" "Ho finito di raccogliere la somma che serviva per il centro di riabilitazione e il restante debito di Linda. Le ho detto che avrei pagato tutti i suoi debiti, solo se avesse acconsentito a farsi curare dal centro. Ha accettato" Spalanco gli occhi "Non ci credo, stai dicendo sul serio? E' finita?" Annuisce sorridendo "Lunedì l'accompagnerò io stesso all'aeroporto, gli addetti del centro l'assisteranno appena atterrerà" "Lunedì? Forse incontrerai anche Bartis" "Ottimo, così mi assicurerò che anche lui posi il culo su un aereo e se ne vada da qui" Ridacchio e passandogli le braccia attorno al collo domando "E con il tuo...clan o gruppo? Hanno acconsentito al fatto che te ne andassi?" "Ho passato il comando a Ismael, loro sanno che non aprirei mai bocca sul giro" "Quindi stasera era l'ultima volta che...?" Xavier annuisce nuovamente "Mi servivano gli ultimi soldi per prendere una casetta fuori dal quartiere, solo per noi due. Ce ne andremo presto da qui, sei felice?" "Se sono felice? Mi sembra tutto un sogno, dammi un pizzicotto" "Posso fare molto di più" mi butta sul letto facendomi buttare un urlo e si appresta a levarmi la sua maglia di dosso. "Hai appena scartato il tuo ultimo regalo" "Il mio preferito" s'inserisce fra le mie gambe leccandosi le labbra.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Oh quante sono incantatrici, oh quanti incantator tra noi, che non si sanno! -Ludovico Ariosto INES'S POV: Caro Gigio, è da un po' che non scrivo, ma sarà l'ultima lettera che ti scriverò dall'America perchè ho intenzione di tornare a casa, da te. Conto di dartela di persona questa lettera, conto di ritrovare lo stesso Giorgio che ho lasciato quando decisi di intraprendere quest'esperienza e tornare a divertirci insieme, come abbiamo sempre fatto. Ho pensato molto prima di prendere questa decisione, sono a un passo dal prendere il diploma qui eppure...non mi sento più bene. Sento la tua mancanza come a una persona manca il respiro quando scende in acqua, mi sento di soffocare ogni volta che penso a te così lontano da me. Speravo che mi potessi perdonare un giorno, andare avanti e supportarmi, ma non è stato così e solo adesso comprendo che con la mia scelta io possa averti ferito più di quanto potessi pensare. Sono in lacrime adesso mentre ti scrivo questa lettera, non perchè sia triste, ma perchè non vedo l'ora di vederti, parlarti, riabbracciarti. Mi chiedo come possa reagire al mio ritorno, magari ci rideremo su e io mi butterò addosso a te stringendoti forte forte o magari...no, non voglio pensare al fatto che tu possa odiarmi. Sento il cuore stringersi solo all'idea che tu non mi possa più amare. Questi anni in America mi hanno fatto capire quanto tu fossi fondamentale nella mia vita, sei il sole che ruota e scalda il mio mondo, non potrei mai sopravvivere senza. Credevo fosse possibile, credevo potesse fare meno male col tempo, ma non è così. Ho solo una sera per fare le valigie, domani pomeriggio ho il volo e, se va tutto bene, tra 48 ore ti rivedrò. Il mio cuore sussulta di gioia solo al pensiero. Ci rivediamo prestissimo amore mio, tuo granchio. PRESENTE: "Dove...dove mi trovo?" mugolo sentendomi frastornata, ho un terribile mal di testa e mi sento completamente senza forze, come se qualcuno me le avesse risucchiate tutte. "Tesoro...come ti senti?" sento zia Viviana prendermi la mano e accarezzarmi il viso, continuo a essere molto confusa. "Bene, ma cos'è successo?" domando non capendo nulla, sento un'incudine sulla mia testa che pesa come un macigno. "Ti abbiamo trovata svenuta in bagno, non è nulla però. Sarà stato lo shock degli ultimi eventi, è importante adesso che riposi un po' " una porta si apre attirando la nostra attenzione ed entra zio Adil con due bicchierini di caffè nelle mani. "Ehi, sei sveglia" mi sorride subito raggiungendomi. E' solo adesso che inizio a ricordare, ho un flash degli occhi di Giorgio terrorizzato mentre con un tonfo cade sulle scale e scivola dritto in acqua come un peso morto...mi si blocca il respiro, è morto? "Giorgio?" chiedo cercando nei loro occhi una risposta. Non tarda da una lacrime che scorre sul viso di zia Viviana, ho subito un nodo in gola che non mi permette di respirare. "Giorgio è in vita" spiega zio Adil venendo in aiuto a zia che neanche riesce a parlare. "E' vivo?" spalanco gli occhi con un sorriso esagerato che si dipinge sul mio volto, un sorriso che va sparendo notando l'espressioni degli zii "Non...dovreste essere felici?" "Lo siamo. Siamo stati molto fortunati, anche se..." pure la voce di zio inizia a tremare quando completa la frase "Sta ancora dormendo" "Oh...immagino che si rialzerà a momenti, domani al massimo" cerco di rassicurarli, ma zia Viviana scuote la testa portando una mano ad asciugare le lacrime sfuggite "Non ne siamo certi tesoro, Giorgio è in condizioni molto critiche e il dottore ci ha detto che potrebbero passare anche anni" Ecco, ora l'incudine in testa rotola sul mio petto schiacciando il cuore così forte da farmi venire una fitta dolorosissima "Come anni?" sussurro in un filo di voce sentendomi subito pallida, sono passata dal toccare il cielo con un dito a precipitare rovinosamente per terra in una manciata di secondi. "Dipende da come reagisce il corpo di Giorgio adesso. Ha avuto un'importante emorragia cerebrale dopo il trauma e c'è stata un'interruzione degli impulsi nervosi tra la sostanza grigia, ovvero la corteccia cerebrale, e i neuroni presenti nel tronco encefalico. E' una zona molto delicata e per riprendersi dovrà affrontare un processo lungo e faticoso" "Quindi...è vivo, ma non può muoversi? Non ci sente?" "No, non può muoversi al momento...è troppo presto, forse ci starà ascoltando ma non ne sono sicura" Rimango qualche secondo paralizzata a letto a fissarli per realizzare il tutto. Dovrei essere felice del fatto che sia vivo, perchè non lo sono? Perchè saperlo in coma mi fa sentire solo peggio? "Posso andare a vederlo?" "Certo, te la senti di alzarti?" Annuisco piano e con molta calma scendo dal lettino posando i piedi sul pavimento ghiacciato "Prendi queste" zio Adil scarta delle pantofole bianche e me le posa davanti. "Grazie" inserisco i piedi nelle pantofole avendo subito sollievo, sono calde. "Dove si trova?"chiedo zampettando piano, mi sento ancora stordita. "Di qua, seguimi" zio mi dà il suo braccio al quale mi aggrappo per non cascare per terra. "Da quanto sono a letto?" domando percorrendo il lungo corridoio. "Da un giorno e mezzo circa" "Caspita" mormoro impressionata "Mamma e papà?" "Non sanno nulla, aspettavamo che ti svegliassi per parlarne con te" Scuoto immediatamente la testa "E' meglio non dire nulla di me, sto bene adesso" "Sei sicura?" "Li allarmeremmo inutilmente, per non parlare del fatto che mi metterebbero in punizione per tre anni" zio Adil ridacchia mentre scosta una porta e intravedo dentro Giorgio. Trattengo il respiro quando raggiungo il suo letto e l'osservo intubato e con vari fili attaccati al petto, alla testa e alle braccia...ho quasi paura a toccare qualcosa. "Ehi" sussurro afferrandogli il mignolino, l'unica parte del corpo non attaccata ai fili. Rialzo lo sguardo a lui e in pochi secondi sono una valle di lacrime. Pensavo potessi reggere la situazione e invece no, mi uccide vederlo così, darei qualsiasi cosa per fare a cambio con lui. "Mi senti?" mormoro con voce rotta, forse perchè so per certo che sta soffrendo, e tutto per colpa mia. Avverto le mani di zio che accarezzano le mie braccia, sto tremando come una foglia e sono incapace di accettare tutto quanto. Non è possibile che Gigio sia letteralmente appeso a un filo tra la vita e la morte, non voglio credere che ci sia possibilità che non possa riprendersi del tutto. Mi sembra di vivere un incubo, vorrei urlare al cielo perchè ha preso lui e non me. "E' quasi ora di cena, hai bisogno di mangiare qualcosa. Andiamo" zio mi prende per il braccio per trascinarmi via e glielo permetto non ponendo resistenza. Non ho più le forze di fare nulla, il mondo mi è crollato addosso da un pezzo e, per la prima volta in vita mia, mi arrendo. GIORNO DELLA MATURITA': "Complimenti signorina Therani, ci auguriamo lei possa realizzare tutti gli obiettivi che si è preposta. Crediamo nelle sue capacità, complimenti ancora" stringo la mano alla presidente della commissione e le sorrido riconoscente. "In bocca al lupo" si allunga ad abbracciarmi la professoressa di greco accarezzandomi la schiena. "Crepi, grazie mille" passo a salutare gli ultimi professori e prendendo per mano Jas usciamo dall'aula. Non ho voluto nessun altro oltre a lei. "Allora?" chiede mia madre saltando da dietro la porta, credo che stesse origliando. "E' andata bene, che dico? Alla grande!" esclama Jasmine guardandomi con orgoglio. Mamma saltella felice abbracciandomi e si unisce all'abbraccio papà con un enorme bouquet di fiori in mano "Bravissima piccola" mi sussurra sulla testa. Mi godo il loro abbraccio e sospiro felice, come se mi fossi tolta un peso enorme sulle spalle. "Guardatemi un attimo" dice Jasmine facendoci girare e posare per la foto che sta scattando. "Bellissimi" "Questi sono per te, sei il nostro orgoglio" papà mi consegna il mazzo di fiori e Jas continua a scattare foto, sembra un paparazzo. "Grazie, non dovevate" prendo il mazzo enorme di fiori e mi asciugo una lacrima, non riesco ancora a credere di aver finito. Sono finalmente diplomata. "Vieni Jas" mamma le prende il cellulare per scattare delle foto con me, ci abbracciamo e sorridiamo alla camera. E' tutto perfetto o almeno lo sarebbe stato se ci fosse stato anche..."Possiamo andare da lui?" chiedo impaziente a mamma e papà che comprendono immediatamente. "Certo, hai preso tutto? Jas vieni con noi?" "Oh no, grazie. Devo tornare a casa per ripassare" Jas ha l'esame dopodomani e nonostante tutto, è stata qui con me per tutto il giorno a supportarmi, le sono così riconoscente. "Vieni che ti diamo un passaggio allora" propone papà, ma lei scuote la testa "Grazie, ma ho Xavier che mi aspetta fuori. Torno con lui" Dopo aver capito che la storia tra loro era seria e che Xavier aveva smesso di spacciare per lei, ho acconsentito a conoscerlo meglio e mi sono sorpresa della sua bella persona. Mentirei se dicessi che ero partita con un brutto pregiudizio su di lui, ho cercato fino all'ultimo di far desistere Jas, ma vederli insieme ha fatto sciogliere il cuore persino a me. Sono fatti l'uno per l'altra e Jas è sempre così felice con lui, penso che alla fine importi solo questo. "Salutamelo e grazie di tutto" l'abbraccio forte e prendendola a braccetto scendiamo le scale per l'ingresso. Scendere le scale della scuola adesso mi sembra così strano, tanti ricordi di me che scendo le stesse scale preoccupata per l'interrogazione imminente mi colpiscono e mi fanno scuotere la testa divertita. E' vero allora il detto "Tutto muta, tutto passa" "Ci vediamo in videochiamata per ripetere?" chiedo accompagnandola al cancello. "Certo, ancora auguri" mi abbraccia un'ultima volta, saluta i miei e corre da Xavier che l'aspetta dall'altra parte della strada in moto. Alzo una mano per salutarlo e lui ricambia per poi dare un bacio a Jas e passarle il casco. "Xavier non è niente male" commenta mamma e papà le dà una gomitata "Che c'è? E' un'osservazione oggettiva" "Sali in macchina che è meglio" le lascia un pizzicotto sulla guancia e ridacchiando ci dirigiamo in macchina. Arriviamo a casa sua in venti minuti e scendendo dalla macchina corro con la tesina in mano e un fiore che ho staccato dal mazzo. Non ho bisogno di suonare perchè ho il codice per sbloccare la porta e senza aspettare un minuto corro di sopra urlando "Gigio, Gigio!" Ho il fiatone quando raggiungo finalmente la sua stanza e apro la porta "Ce l'ho fatta! Gigio ci sono riuscita!" urlo entrando nella stanza, ma mi paralizzo di scatto appena realizzo chi ho davanti. Lui si gira di scatto restando a osservarmi in silenzio per poi schiarirsi la voce a disagio "Ciao" si limita a sussurrare. Sono troppo sconvolta dalla sua presenza che non riesco a spiaccicare parola, è da un po'che non ci vediamo e sembra cambiato. "Tolgo il disturbo" fa per uscire, ma scuoto subito la testa "Vado io, c'eri tu prima. Scusami" faccio per uscire ma lui mi chiama "Ines aspetta" Mi fermo sulla soglia e girandomi sento che dice "E' bello rivederti" Un sorriso affiora sul mio viso e leccandomi le labbra avanzo piano "Che...ci fa qui?" Torna a guardare Gigio sul letto e mormora "Adil mi ha chiesto se volessi passare con lui le vacanze estive per conoscerci meglio e...ho accettato" Annuisco piano realizzando "E'...una cosa bella" "Sì, penso di sì...in realtà l'ho fatto per stare vicino a lui" continua a guardare Giorgio "Dopo l'incidente il rimpianto di quello che ho fatto mi ha mangiato vivo e non...ho avuto il coraggio di vedere nessuno" Alza lo sguardo a me quando rivela "Sono stato in terapia e mi ha aiutato molto a capire che per andare avanti, devo affrontare le mie paure non nascondermi dietro" Faccio un sorriso tirato "Sono felice che lo abbia capito" "Non ho mai avuto l'occasione di scusarmi con te per...insomma tutto" "Non serve, non più. Bisogna andare avanti, come hai detto tu" mi avvicino a lui e a Giorgio posando il fiore sul suo palmo. "Ti sei diplomata?" indica la tesina fra le mani. "Poco fa, sono corsa a dirlo a Giorgio. Mi ha sopportato per tutti questi giorni mentre gli ripetevo, è anche merito suo" "Vi lascio soli allora" fa alcuni passi per uscire dalla stanza, ma stavolta sono io a fermarlo chiamandolo "Sì?" mi risponde. "Mi fa piacere che tu sia qui, davvero" Finalmente vedo un sorriso anche sul suo viso "Anche a me e...complimenti per la maturità, non avevo dubbi sul fatto che ce l'avresti fatta" mi fa l'occhiolino ed esce definitivamente dalla stanza lasciandomi interdetta. "Ehi...è tornato tuo fratello, sei felice?" domando a Gigio sedendomi accanto a lui pronta a raccontargli per filo e per segno dell'orale. GIORGIO'S POV: Lo percepisco immediatamente, non sono solo nella stanza anche se c'è un silenzio tombale. Penso subito al fatto che sia Ines, mi fa sempre compagnia appena torna da scuola e l'ultimo mese l'ha passato a ripetermi fino allo sfinimento i programmi di tutte le materie e io ho ascoltato paziente, anche perchè non posso fare altro. Alcune cose proprio non le ho comprese, altre neanche ma ricordo che la professoressa le ha menzionate, è già tantissimo per me. Vorrei tempestarla di domande, correre da lei ad abbracciarla, a stringerla forte e inspirare a fondo il suo profumo di fiori...dio, quanto mi manca farlo. Ho iniziato a recepire quello che mi stava attorno da qualche mese, è stato strano all'inizio perchè ero confusissimo e non capivo perchè non riuscissi a muovermi. Pensavo che stessi dormendo, lo credevo veramente...al terzo giorno di dormita iniziai a capire che c'era qualcosa che non andava. Com'è possibile che mamma non veniva a svegliarmi? Anzi m'intimava di riposare e riprendermi al più presto...riprendermi da cosa poi? Era tutto così confuso e più mi sforzavo di ricordarmi più cadevo in un sonno profondo dimenticandomi di tutto quanto. Ho iniziato a realizzare quello che mi era successo quando un'infermiera mi spogliò per lavarmi e aggiornò i miei sul mio stato di salute, ascoltai tutto quanto, come se stessero parlando di un'altra persona. Io in coma farmalogico? Non era possibile, cazzo. La sera delle volte mamma posava il tablet accanto al comodino e sentivo la voce di quel cazzone di Bartis, mi raccontava di come andavano le cose in America. Era veramente intenzionato a cominciare una nuova vita, anche se con la testa e il cuore era a Palermo con Jasmine. La tentazione di allungarmi e spegnere quel fottuto tablet era tanta, per cosa mi aveva preso? Il suo cazzo di diario segreto? Si lagnava ogni sera del fatto che gli mancasse Jas, quanto avesse voluto un'altra possibilità da lei e bla bla bla...una vera tortura, per un attimo ho anche desiderato di morire pur di non ascoltarlo. L'unica cosa che mi faceva desistere era il pensiero di sentire Ines il giorno dopo, averla al mio fianco mi faceva sentire un leone, combattevo ogni giorno per riavere la mia vita con lei. Sento una risatina di sottofondo e divento subito agitato, non è granchio e neanche i miei. Chi cazzo sta ridendo delle mie condizioni? Dovrò spaccare così tanti culi appena mi sveglierò. "Guardati" ridacchia una voce maschile...aspetta, Rafael? Sento che chiude la porta e i passi farsi sempre più vicino, non ho una pallida idea di quello che sta succedendo. "Il grande Giorgio Demir ridotto a uno stato vegetale a letto, chi l'avrebbe mai detto?" continua a dire facendomi innervosire. Se sono in queste condizioni è anche per colpa sua, non se lo ricorda? "Cosa credevi di fare? Fare l'eroe di turno dopo avermi rovinato la vita? Se non fosse stato per te e quella puttana di Viviana, mia madre e Adil starebbero insieme e io sarei nato nello sfarzo, sarebbe stato tutto mio di diritto. Non mi sarebbe mancato nulla...macchine, gioielli, vestiti di marca, una fottuta villa dove divertirmi con chi mi pare e scopare a destra e manca senza pensare al mio futuro" fa il giro del mio letto mentre aggiunge sempre con disprezzo "Non è troppo tardi però...non lo è affatto, capirai adesso perchè ti abbia tirato di nascosto il piede per farti cadere sulle scale. Ho subito capito che per riprendermi tutto quanto serviva toglierti di mezzo." Se non fossi inchiodato in questo fottuto letto, mi sarei fiondato a prenderlo per il collo e sentire il suo respiro azzerarsi fra le mie mani. Ora riesco a collegare i pezzi del puzzle, non sono scivolato dalle scale...mi hanno fatto scivolare. Rafael mi voleva morto. "Diventerò l'unico erede Demir, sarà tutto mio. Finalmente mio." sibila con tanta ferocia da mettermi i brividi, è un pazzo svitato e nessuno sospetta nulla...merda. "E' arrivato il momento di dire addio a questo mondo, ci rivediamo all'inferno mio caro" ringhia e solo adesso realizzo il perchè sia qui, vuole togliere la spina delle macchine che mi tengono in vita. Vuole farmi fuori veramente. Vorrei urlare il nome dell'infermiera, supplicare chiunque di raggiungere la mia stanza e fermare Rafael, ma sento che toglie la spina facendo cadere la stanza in un silenzio tombale. Sento il battito del mio cuore rallentare di colpo e un fortissimo mal di testa, come se mi stesse scoppiando...sono certo che sia arrivato il mio momento, quando all'improvviso sento in modo confuso delle urla. "Merda" sento la voce di Rafael rimbombare, ma il secondo dopo le macchine vengono riaccese e il mal di testa si fa meno intenso, il cuore riprendere i suoi battiti prima accelerati poi stabilizzarsi piano piano. Avverto altre voci, ma non riesco a riconoscerle...sembrano ovattate, ma riesco a capire che si tratta di Ines. Il mio corpo non ha bisogno di una stupida macchina per riconoscerla. Vorrei chiederle dell'esame, avvertirla sul mostro che ha di fronte, raccontarle del suo piano per eliminarmi, ma non riesco a fare nulla di tutto questo. Cazzo, che incubo. Sento uno scambio di battute, ma la loro voce continua a essere molto confusa...supplico la testa di tornare a connettere come prima, ma ci metto un po'. Rafael è appena uscito dalla stanza quando riesco a sentire meglio la voce di Ines chiedermi "Ehi...è tornato tuo fratello, sei felice?"

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


La cattiveria nasce sempre dalla debolezza. -Lucio Anneo Seneca RAFAEL'S POV: "E questa sarà la tua camera per i prossimi mesi" Adil spalanca la porta e mi mostra una stanza con pareti dipinte di nero conferendo un'atmosfera cupa e lugubre, l'arredamento è definito da linee pulite, molto essenziale e minimalista. Al centro padroneggia un letto a due piazze con testiera imbottita color bordeaux, di fronte una piccola scrivania di legno massiccio, sopra delle mensole sempre di legno che sorreggono libri di non so che genere e piantine finte. Sul pavimento c'è il parquet chiaro che emana calore alla stanza e una poltrona di pelle marrone scuro predomina sull'angolo destro insieme a una tv montata a muro e una lampada da tavola con dettagli dorati. Adil avanza nella stanza superandomi e scosta le tende grigie, per poi spalancare le porte finestre che danno al giardino e alla piscina sotto. Lo seguo fuori sul balconcino e osservo in silenzio la vastità di verde che si estende di fronte a me, un sorriso maligno affiora sul mio viso...sarà tutto mio un giorno perché Giorgio sparirà dalle nostre vite. "Come ti sembra?" chiede Adil guardandomi da sopra la spalla. Infilo le mani in tasca e fingo di non essere impressionato ed eccitato da tutta questa opulenza "Non male" gracchio rientrando dentro. Adil mi segue dentro e posando una mano sulla mia spalla dice "E' casa anche tua adesso, lo sai vero?" "E' difficile da...realizzare" gli giro le spalle e raggiungendo la scrivania osservo i libri sulla mensola "Ti piace Svevo?" "No, chi è?" Gli indico la fila di libro dell'autore e lui fa una smorfia "Non ho mai aperto un libro in vita mia, sono messi a caso quei libri. Li faccio togliere?" "Non serve, magari mi do alla lettura mentre sono in piscina a prendere il sole" "Giorgio preferirebbe farsi decapitare piuttosto che leggere un libro" ridacchia poi scuote la testa e sospira...si vede che gli manca. "Come stai...intendo dopo l'operazione di Giorgio" Fa spallucce e si appoggia alla scrivania recuperando un libro che sfoglia distratto "Aspetto, spero che ogni giorno che si rialzi...so che sono un illuso" "Non lo sei, speriamo tutti che possa rialzarsi quanto prima" Adil mi sorride e alza una mano a darmi uno schiaffetto sul viso "Spero tu possa ambientarti qui, ormai fai parte della famiglia e voglio recuperare tutto il tempo perso" inclina il viso aggiungendo "Se me lo permetterai" Annuisco piano e mi appoggio alla scrivania accanto a lui "Cercheremo di venirci incontro, piano piano" Ci guardiamo per un attimo e Adil mi attira a lui posando un braccio sulle spalle "Apprezzo che tu abbia accettato l'invito, significa tanto per me il tuo supporto in questo momento...tragico" "Figurati, ci tenevo a stare anche con Giorgio. In fondo se è messo così, è anche per colpa mia" Adil scuote subito il capo "Non lo dire più, è andata così. Pensiamo al futuro adesso, ok?" Acconsento con un cenno "Ti lascio sistemare le cose. Stasera ci sarà la festicciola a sorpresa per la maturità di Ines, vuoi venire?" "Certo, sarò dei vostri" "Ottimo, sarà a cena, ma dovremo scendere prima per aiutarli coi preparativi quindi muoviamoci o Viviana ci farà il culo" Adil apre la porta per uscire e io serro la mascella, dopo Giorgio sarà Viviana la prossima a sparire. Aspetto che esca definitivamente dalla stanza per aprire la valigia e tirare fuori i miei vestiti, non ho molto...ho portato apposta poche cose, conto di rifarmi un guardaroba griffato coi soldi che mi spettano. Finisco di sistemare le mie cose ed esco sul balconcino per mandare un messaggio a mamma avvisandola del fatto che sto bene, quando il mio sguardo si posa su una donna in piscina, Viviana. Fa una breve nuotata entrando in acqua per poi riemergere fuori come una sirena seducente. Raggiunge il cornicione della piscina e facendo forza con le mani esce fuori...la scena va a rallentatore ai miei occhi che divorano la schiena scolpita e sinuosa, un culo sodo e alto, così bello da venir voglia di strizzarlo per verificarne la consistenza e le gambe toniche chilometriche. Mi aspetto che si avvolga nell'accappatoio sfuggendo ai miei occhi che la scrutano famelici, ma alza le braccia strizzando i capelli dall'acqua e fa una sfilata muovendo quel culetto da rivista. Ho l'acquolina in bocca mentre si abbassa per recuperare l'asciugamano e se lo avvolge attorno schiacciando i seni enormi, infatti l'asciugamano sfila per terra e lei lo calcia via sbuffando. La seguo con lo sguardo vorace fino a quando sparisce dalla mia vista e io rilascio il respiro che non mi ero accorto di aver trattenuto. Ho sempre avuto un apprezzamento per Viviana, stando da Bilel la vedevo spesso e mi capitava di fantasticarci sopra, ma adesso la situazione è cambiata...adesso non ho più pietà per nessuno, adesso lei dovrà capire chi comanda qui. Rientro dentro lanciando il cellulare sul letto e mi dirigo in bagno spogliandomi interamente, non aspetto oltre per entrare nel box doccia, attivare il soffione sopra di me e prendere il cazzo rovente in mano. Chiudo gli occhi mentre inizio a massaggiare piano la punta e immagino di raggiungere Viviana in piscina...non si aspettava che venissi, mi siedo sul cornicione e la osservo mentre sorseggia un drink. Abbasso lo sguardo spudorato sui suoi seni e mi lecco le labbra, quanto vorrei prenderne un assaggio. Mi chiede cosa voglia da lei, non mi faccio problemi a dirle che mi sono appena fatto una sega pensando a lei e che adesso vorrei tanto che me lo succhi. Vedo i suoi occhi luccicare dall'eccitazione, mi guarda con sfida per poi guardarsi attorno, mi chiede dove si trovi Adil...mento dicendole che è appena uscito, in realtà il cazzone sta giocando alla play come un ragazzetto. Posa il suo drink e girandosi chiede sorridendo di mostrarle quanto sia eccitato per lei. So che vuole giocare, infatti le dico che può verificarlo perfettamente da sola. Accetta la sfida e si avvicina lenta, si mette fra le mie gambe e posa una mano sulla mia patta rigonfia, il sorriso le si allarga. Le dico che non stavo mentendo, che muoio per lei da giorni, sembra apprezzare le mie parole perchè scosta piano l'elastico dei bermuda e la mia mazza si erige fiera, pulsa per il dolore fisico di scoparle la bocca. Allargo le gambe per farla stare comoda e poso le mani dietro di me spingendo i fianchi e il cazzo al suo mento...raccoglie la provocazione e uscendo la lingua dà un primo assaggio facendomi arrivare il sangue al cervello. Geme subito di piacere e alza lo sguardo a me maliziosa mentre affonda le unghia sulle mie coscia e me lo prende tutto in bocca. Butto un sospiro strozzato, cazzo è fantastica. E' veloce nei suoi movimenti, va a fondo e stringe la bocca così forte da farmi morire. Le dico che si vede che è esperta a succhiare cazzi, le chiedo anche se preferisce succhiarlo a me o ad Adil, non risponde ma dal sorrisetto che fa posso intuire che preferisca me. Raccolgo i suoi capelli in un pugno e guido i suoi movimenti, non c'è bisogno che le dica nulla...il suo lavoro lo sta facendo egregiamente. Impreco quando sento che sto per venire e spingo la sua testa più a fondo, sono a un passo dal venire e alzo lo sguardo alla stanza di Adil che si illumina...se solo si affacciasse adesso, vedrebbe il mio cazzo dentro la bocca di sua moglie. Vorrei quasi che lo facesse. Ho bisogno di aggrapparmi al box doccia mentre vengo con una tale intensità da tremare dalla testa ai piedi e mi accascio contro. Ho il cuore che mi batte all'impazzata Riapro piano gli occhi e cerco di recuperare il fiato, sembrava così reale stavolta...cazzo, avrei giurato di aver sentito la sua voce. Spengo il soffione ed esco dalla doccia, Adil ha detto che devo muovermi e ho già perso abbastanza tempo. Avvolgo un asciugamano attorno ai fianchi ed esco con ancora i capelli umidi quando mi paralizzo all'improvviso. Viviana balza dal mio letto e mi sorride "Eccoti, ti aspettavo" dice e io non riesco a muovere neanche un fottuto muscolo, che cazzo ci fa qui? "Ti ho portato qualcosa per stasera" si scosta per mostrarmi degli abiti sul letto. "Tutto bene? Posso fare qualcosa?" mormora osservandomi attentamente, merda che mi prende. "Sì, sì." dico il secondo sì più convinto, più a me stesso che a lei. "Ti sei sistemato?" chiede guardandosi attorno e non si limita a fare solo questo, si avvicina all'armadio e spalancando le ante frugando dentro la mia roba. Ma che cazzo? La raggiungo immediatamente "Non devi toccare le mie cose." sibilo e lei si gira immediatamente, solo adesso mi rendo conto della nostra pericolosa vicinanza. Non capisco più nulla, non riesco a respirare e mi sento girare la testa talmente forte che ho bisogno di aggrapparmi all'anta dell'armadio. "Giusto, voi ragazzini avete la fissa per la privacy e cose varie" mi supera lasciando una scia di profumo avvolgente e dolce di gelsomino che inspiro a fondo e spero d'imprimermi nella mente la prossima volta che mi farò una sega su di lei. "Non sono un ragazzino, ho 26 anni...sono un uomo grande e grosso adesso" e mi piacerebbe mostrartelo, perdio. "26? Caspita, non li dimostri. Qual è il tuo elisir di giovinezza?" "Tanta attività fisica" replico velocemente, fin troppo. "Ho capito, magari qualche volta ci alleniamo insieme e metto piede nella palestra di sotto. Che ne dici?" Che ne dico? Immagini di me che la monto sulla cyclette si fanno spazio rapidamente nella mia testa. "C'è una palestra di sotto?" spingo l'attenzione altrove o morirò. "E una cantina così piena che potremmo aprire un'enoteca, ho detto ad Adil che è una stronzata ma ha insistito sul realizzarla e ho lasciato perdere. In cambio la soffitta è tutta per me" mormora avvicinandosi al balconcino fuori. "Passi molto tempo in soffitta?" "Dipende dai giorni, quando mi vengono a trovare le ragazze sì. Ti piace la vista da quassù?" indica la piscina inconsapevole di me che la divoravo mezza nuda con lo sguardo solo qualche minuto fa. Annuisco piano e la raggiungo fuori con ancora un misero asciugamano a coprirmi, prego con tutto me stesso che non stia notando la mia cazzo di erezione. "Come sta...tua madre?" chiede facendomi inspirare di botto, perchè me lo sta chiedendo? Ha rovinato la vita a lei e a me, non le basta? "Sta bene, è col suo compagno adesso" incrocio le braccia un po' contrariato. "Non ti piace il suo compagno?" Faccio una smorfia, a quanto pare non sono molto bravo a celare le mie espressioni "Non è questo, non lo ritengo adatto a mia madre" Non è vero, neanche lo conosco...ne cambia uno ogni mese e ho perso il conto ormai, non mi sono mai preoccupato della sua vita privata. Che faccia quello che le pare, tanto non imparerà mai. Non abbastanza rispetto per sé stessa. "Come mai?" Sospiro grattandomi distrattamente il braccio "E' un uomo di campagna, non guadagna molto e non credo possa mantenere mia madre. Lei...è diabetica e ha bisogno costantemente di cure" "Possiamo aiutarla noi, ne hai mai parlato con Adil?" Scuoto la testa mentre lei alza una mano sulla mia spalla e mi sorride "Gliene parlerò io, tu fammi avere solo l'iban di mamma e provvederemo a mandarle tutto il necessario per poter vivere serenamente ogni mese" "E' troppo, non posso accettare...non possiamo" fingo di essere addolorato dalla sua proposta, ma lei accarezza il mio braccio facendomi rizzare il cazzo e sussurra "Sei il suo sangue, Rafael. E' giusto così, lasciati aiutare per favore" Abbasso lo sguardo alle due unghia laccate di rosso e ringhio dentro di me, me lo sono immaginate proprio così le sue unghia che affondavano nelle mie coscia mentre mi faceva un pompino da favola. "Chiederò a mamma e ti farò sapere, grazie del pensiero" "Bravo ragazzone" alza la mano a scombinarmi i capelli e nel farlo il suo seno tocca il mio braccio, se solo potessi scostare quella scollatura e strizzarle tra le mie mani. "Vado a prepararmi. Tra un'ora di sotto, intesi? Vado dall'infermiera di Giorgio, a dopo" si allontana lasciandomi un sorriso smagliante e luminoso, un'arma letale per me. Esce dalla stanza muovendo quel culetto da capogiro e io mi accascio contro il balcone esausto, starle accanto mi risucchia ogni energia. Cazzo, ho bisogno di un'altra doccia gelata e un'altra sega, magari immaginandola a novanta contro il balconcino che mi prega di prenderla in ogni posizione possibile. "Sorpresa!" gridiamo appena Ines rientra a casa insieme alla madre e sorride trovandoci tutti nel suo salone. "Siete pazzi" ridacchia correndo ad abbracciare Viviana che le accarezza la schiena, il mio sguardo cade sul suo culo fasciato nella gonnellina di jeans scura talmente corta che potrei vederle le mutandine. Cazzo, me lo sta facendo apposta? Sono reduce di due docce in mezz'ora e non so quante seghe. Il mio corpo non regge più. Ines passa a salutare anche me e mi ringrazia per essere lì, non sa che sono stato costretto praticamente. "Posso parlarti più tardi?" mi chiede all'orecchio. "Sì, certo" annuisco e la osservo mentre passa a salutare tutti gli altri. Di cosa vorrà parlarmi? Inizio a sudare freddo, Giorgio si è svegliato? Le ha detto qualcosa? Aspetto con ansia il momento in cui rimaniamo finalmente da soli e sedendoci sulle sdraio della piscina domando "Tutto bene?" "Sí, ho una cosa da chiederti. Ti prego di essere il più sincero possibile" fa una smorfia. Merda, lo sa. Penso a un modo per farla sparire, non può rovinarmi tutto adesso. Potrei affogarla in piscina o colpirla con la sdraio. Continuo a pensare a un modo per ucciderla il più silenziosamente possibile, quando lei si siede sulle mie ginocchia e posa una mano sul mio viso...la guardo subito perplesso, non era così che m'immaginavo andassero le cose. Faccio per chiederle cosa sta facendo, ma mi sorprende allungandosi di poco e posandomi un bacio sulle labbra. Cosa cazzo...? "Vuoi essere il mio ragazzo Rafael?" mi domanda sulle labbra e la mia testa sembra scoppiarmi dai pensieri che sto elaborando. Giorgio potrebbe morire al pensiero che la sua dolce e innocente Ines non lo abbia aspettato e sia andata con suo fratello, cazzo vincerei al Jackpot. Avrei non solo i suoi soldi, ma anche l'amore della sua vita. Una vendetta che si concluderebbe coi fiocchi. La osservo ancora incredulo "Sei seria?" "Mi sei sempre piaciuto, ma prima c'era Giorgio che mi teneva lontano da te. Adesso...possiamo provarci, vuoi?" "Certo che sì" le prendo il viso per stamparle un altro bacio, mentre il mio sguardo viene calamitato da Viviana in salone sulle ginocchia di Adil che ride con una birra in mano. Un giorno saranno le mie di ginocchia su cui poserà il suo favoloso culo, non mi fermerò fino ad allora. INES'S POV: "Quindi quando mi ha chiesto di Seneca, ho subito pensato di collegarmi con greco al periodo storico di riferimento e la professoressa è rimasta entusiasta del..."m'interrompo immediatamente quando vedo l'infermiera sulla soglia. "Salve, prego. Mi scusi, delle volte mi perdo a parlare con lui e non la smetto più" balzo dal letto e faccio subito spazio all'infermiera che mi sorride e va a visitare Gigio. "Tranquilla, farò presto così potrai continuare a parlargli" Mi metto in disparte aspettando che termini i controlli di routine mentre la vedo alzare di scatto lo sguardo alle macchine e corre a controllare le spine. "Tutto a posto?" domando notando l'agitazione dell'infermiera. "E' possibile che sia andata via la corrente?" mi chiede e io faccio per pensarci "Ehm no, almeno non mentre ero qui. Cosa succede?" "Le macchine si sono spente per un attimo" Spalanco gli occhi "Com'è possibile?" corro da Gigio e controllo il suo viso, il respiro...ho subito notato che fosse cambiato qualcosa. "Posso controllare dalle videocamere se la luce è andata via prima che io venissi" Anche se mi sembra troppo strano, casa mia e casa di Gigio sono uniti da un grande generatore che si aziona appena la corrente minaccia di andarsene. E' impossibile rimanere senza elettricità. "Sì, per favore. Devo capire cos'è successo, ha i battiti accelerati e la pressione troppo bassa" Annuisco correndo fuori "Vado subito" raggiungo la stanza di sorveglianza vicino lo studio di zio e mando indietro i video di almeno un'ora. Clicco x2 per velocizzare il video e mi siedo nel posto di controllo, la mattina il sorvegliante fa una pausa, essendoci quasi sempre zio a casa e torna per ora di pranzo continuando fino a tarda notte. Osservo attentamente i monitor non notando nulla di strano, può essere che ci siamo solo presi un brutto spavento e...corrugo la fronte quando osservo Rafael correre nella stanza di Gigio e nascondersi dietro il letto. Ma che...? Rimetto indietro e tolgo la velocità per osservare meglio la scena. Mi concentro a osservare ogni suo passo e nel mio cuore mi sento una bestia solo a pensare che possa aver fatto del male a Gigio. Non può essere, lui è qui proprio per lui. Monitoro la situazione con estrema calma finchè vedo Rafael guardarsi attorno e fare il giro del letto di Gigio, poco dopo si abbassa e...mi porto le mani sul viso. Non ci posso credere, non posso proprio crederci. Mi alzo dalla sedia tremante come scottata mentre delle lacrime scendono furtive, sono così addolorata dalla scena che fatico a realizzare che sia appena successo. Spero ancora che sia frutto della mia terribile immaginazione. Mi porto le mani all'altezza del cuore che palpita incredulo e con orrore non vedo più il petto di Giorgio muoversi, stava perdendo il respiro. Pochi secondi dopo sull'espressione di Rafael si dipinge il panico perchè corre a rimettere le spine al loro posto, in tempo per la mia entrata. Mi accascio sulla sedia e mi afferro la testa che sta scoppiando di pensieri negativi, se non fossi arrivata in quel momento cosa sarebbe successo? Sarei tornata e avrei trovato Gigio morto? Solo all'idea mi si spezza il fiato. "Trovato nulla?" mi chiede una voce alle spalle. Mi giro e trovo l'infermiera sulla soglia, mi era preso un colpo. "Sì, avevi ragione tu. Si è staccata per un attimo la corrente, parlerò con zio e gli dirò di mettere un generatore, in modo da non rischiare più" esco dal riepilogo scene e rimetto la videosorveglianza all'orario odierno. Lei annuisce piano in sovrappensiero "Va bene, avvertilo in tempo per favore, non vorrei che ricapitasse. Ancora un secondo in più e sarebbe stato fatale per Giorgio" Mi vengono i brividi a sentire le sue parole, credo che le sognerò stanotte. "Sì, tranquilla. Ci penso io" forzo un sorriso ed esco insieme a lei dalla stanza di sorveglianza incontrando nel corridoio zio. "Io andrei" l'infermiera si congeda sorridendo a entrambi e zio mi abbraccia immediatamente "Papà e mamma mi hanno detto che hai fatto un figurone all'orale, complimenti!" "Grazie, mi sono impegnata tanto. Ci speravo" commento in imbarazzo, mi sento sempre così in soggezione quando mi fanno dei complimenti. "Certo, te lo meriti. Stasera che fai? Festeggi?" Non sono in vena dopo quello che ho scoperto. "Uhmm...non saprei, al momento vorrei soltanto dormire per tre giorni consecutivi" "Potrai goderti l'estate in pace adesso" Infilo le mani nelle tasche dei pantaloni e mormoro "Ho visto Rafael prima, mi ha detto che passerà l'estate qui" "Sì, vorrei recuperare il tempo perso con lui in qualche modo" Anche se vuole uccidere Giorgio? "Certo, anzi l'hai presa abbastanza bene questa notizia. Sarei andata in palla io" "Ho Viviana con me che mi supporta sempre, è la mia salvezza. È stata lei a suggerirmi di portare qui Rafael per l'estate" Zia dannazione. "Che cosa carina." digrigno coi denti. "Ha detto che vuole stare vicino a Giorgio e seguirlo nella guarigione, sono molto felice di questo" Stringo i pugni, non ho mai provato così tanta rabbia in vita mia. "A proposito di Gigio, l'infermiera ha trovato i battiti accelerati e la pressione molto bassa, sarà il caso di affiancarlo a delle infermiere che lo assistano h24" "Si, ci stavo pensando anch'io. Ne parlerò con Viviana e domani stesso vedrò di assumere nuovi infermieri" La notizia mi calma un po', ma non del tutto. Ho paura che possa fare qualcosa stasera. "Ottimo, vado che sono distrutta" mi allungo per salutare zio che mi abbraccia e si complimenta ancora con me. Appena uscita di casa chiamo papà e mamma e dico se possono organizzarmi una festa a sorpresa stasera per la maturità, dico a loro di farsi aiutare dagli zii e Rafael apposta per organizzare tutto. Mi chiedono subito il perché di questo cambiamento repentino...era il mio ultimo pensiero festeggiare. Faccio cadere la questione dicendo semplicemente che la maturità verrà solo una volta e vorrei godermi il momento. Riattacco entrando in camera mia e osservo dalla finestra la stanza di Gigio con lui che riposa sul letto. Solo adesso mi rendo conto che assumere infermieri in più non fermerà Rafael, troverà comunque un modo per riuscire nel suo intento. L'unico modo per tenerlo sott'occhio costantemente sarebbe...ingoio il rospo. Stare con lui. Sospiro asciugandomi una lacrima, Gigio mi odierà appena lo scoprirà, ma è arrivato il momento di sacrificarmi. Esattamente come ha fatto lui con me, senza pensare a nessuna conseguenza...solo ad anteporre la mia vita alla sua.

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


"E sei così bella che più bella non c'è, e sei così dolce che più dolce non c'è. E sei così quieta quando parli di noi che m'incanto a guardarti, da non credere sei." -Ivan Graziani JASMINE'S POV: "Come fai a essere così calmo?" chiedo a Xavier che si avvicina a me che sono seduta sul muretto di fronte l'aula in cui si svolgerà il suo orale. Abbiamo l'orale lo stesso giorno, per fortuna lui comincia alle 8 e io alle 10, quindi possiamo assistere a vicenda ai nostri orali. Apre le mie gambe per farsi spazio e si appoggia contro di me "A cosa serve agitarmi?" "Vorrei avere il tuo autocontrollo, davvero invidiabile" gli passo le braccia attorno al collo. " Me la caverò" commenta prendendo la mia mano e posandoci un bacio sopra. "Certo che te la caverai, sei una potenza" gli passo le mani sul petto e giocherello coi bottoni della camicia. Era intenzionato a scendere con la felpazza, dopo qualche bacio spinto sono riuscito a fargli indossare la camicia, anche se è sbottonata un po'per il caldo. E' bello da morire. "Nicolosi" lo chiama la presidente della commissione e balzo dal muretto entrando insieme a lui "Spacca tutto" gli sussurro all'orecchio stringendogli forte la mano. Xavier mi sorride e pizzicandomi la guancia si avvicina alla commissione con la tesina in mano. Come previsto, fa un figurone su tutte le materie e lo tengono per circa un'ora chiedendogli gran parte del programma. Non smetterà mai di sorprendermi la sua bravura a esporre gli argomenti e inserire collegamenti originali, non avevo dubbi che avrebbe spaccato. Si complimentano tutti per la sua prova e gli chiedono cosa voglia fare dopo, lui risponde dicendo che per il momento vorrebbe godersi l'estate con me. Arrossisco quando tutti mi puntano gli occhi addosso. Aspetto di essere fuori dall'aula per abbracciarlo felice e congratularmi anch'io con lui "Ti prego, puoi fare l'orale al posto mio? Così sarei certa di prendere il massimo" "Lo prenderai comunque" dice lui senza esitazione, il fatto che creda in me mi fa così felice che potrei piangere dalla gioia. Butto un occhio sull'orologio che segna le 9:15, tra meno di un'ora sarà il mio turno. Ci dirigiamo al piano di sopra dove si terranno i miei orali e prendo la scaletta della tesina che mi ero preparata per ripassare, Xavier mi aiuta a ripetere mille volte la tesina e a dieci minuti dall'inizio dell'esame, inizio a farmi prendere dal panico. Temevo questo momento, mi sono promessa che non avrei ceduto alle mie paranoie, ma l'ansia che possa fare scena muta mi prende alla sprovvista. "Devo andare in bagno" comunico prima di filarmela. "Tutto bene?" chiede Ines che è venuta insieme a Gabri ad assistere al mio esame. Mugolo qualcosa e scappo in bagno per piangere, sto morendo dentro. Mi sento di non sapere nulla, di non ricordare neanche come diavolo mi chiamo. "Ehi" sento dire alle mie spalle e vedo Xavier che mi segue dentro il bagno. "No, un attimo. Ho bisogno di un attimo" mormoro con la voce rotta mentre tremo dalla testa ai piedi infatti scivola tra le mie dita il foglietto con la scaletta. Xavier lo recupera e mettendolo dentro le tasche dei pantaloni, mi afferra il viso per cercare di tranquillizzarmi "Guardami" dice ma non riesco a collegare la testa, sono un fascio di nervi. Completamente paralizzata dalla paura. "Ok, facciamo a modo mio" sono le ultime parole che dice prima di chinarsi e prendermi sulle spalle. "Cosa...Xavier?" domando a testa in giù vedendo che mi trascina dentro la toilette e chiude la porta. Mi riposa per terra e inginocchiandosi di fronte a me allarga le mie gambe portandole sopra le sue spalle. Un'idea di quello che sta combinando inizia a schiarirsi quando alza la mia gonna e scosta le mutandine "Sei pazzo, non qui. Non ora!" sussurro con tono di rimprovero, ma lui m'ignora completamente e affonda la testa fra le mie gambe iniziando a torturarmi con la lingua. Il piacere della sua lingua si fa subito sentire e butto la testa contro il muro gemendo, mi aggrappo ai suoi capelli e quando sento che velocizza il ritmo spalanco la bocca gemendo più forte. "Shh piano tesoro, non vorrai farci beccare" ridacchia sulla mia carne e sento la sua gola che vibra sulla mia coscia, è ancora più eccitante. Riprende il secondo dopo e io chiudo gli occhi e la bocca per cercare di controllarmi, ma è troppo bello, non riesco a controllarmi. Dannazione, vorrei che mi prendesse adesso. "Oddio, sto..."non riesco a dire più nulla perchè vengo a un impeto così forte che ho bisogno di aggrapparmi alle pareti vicine. Ho ancora il fiatone quando Xavier mi risale le mutandine e alzandosi, mi pizzica le guance sorridendo "Meglio?" Scoppio a ridere sul suo volto, non posso credere a quello che ha fatto a 10 minuti dalla mia prova orale "Ho già detto che sei pazzo?" "Ma ha funzionato, no?" mi scosta dal viso una ciocca di capelli e mi accarezza il labbro inferiore col pollice. Annuisco continuando a ridere, non riesco a smettere...mi sento così leggera e felice adesso, mi sento anche così stupida a ridere a crepapelle. "Sì, ha funzionato" commenta Xavier divertito notando le mie risate incontrollate. Mi prende la mano e uscendo dal bagno notiamo alcune ragazze che mi osservano accigliate, credo che sia ovvio a tutti cosa sia appena successo in bagno. Non smettono di fissare Xavier in camicia con i primi bottoni slacciati e i pantaloni eleganti, è un vero e proprio figurino e posso comprendere a pieno le occhiate d'interessamento delle ragazze. Nascondo altre risatine che non riesco a controllare e mi faccio trascinare da Xavier che mi passa un braccio attorno alle spalle attirandomi a sè. "Adesso tutti capiranno" mormoro in imbarazzo coprendomi il volto accaldato, non voglio proprio sapere come sono conciata. "Lasciali capire, sarà divertente" dice Xavier ricevendo una gomitata da me. Raggiungiamo Ines e Gabriele che parlano del progetto che abbiamo vinto e discutono sui progetti avversari "Abbiamo rischiato col Garibaldi però, hanno portato un progetto pazzesco" Xavier mi abbraccia da dietro e io fingo di ascoltare il discorso in questione, in realtà mi sento una farfalla appena sfuggita dalla gabbia e libera di volare dove le pare. Xavier mi ha fatto un vero e proprio incantesimo. "Te l'ho detto già detto che questa gonnellina mi fa girare la testa?" mi sussurra all'orecchio facendomi arrossire ulteriormente. "La vuoi finire? Devo tornare seria" "Sei sexy quando fai la seria" gli mollo un'altra gomitata e lui mi pizzica il fianco facendomi ridere ancora mentre esce la professoressa di fisica e fa il mio nome. Merda, ci siamo. Corro a prendere il mio zaino con i libri di letteratura italiana, greca e latina e prima di entrare Xavier mi prende il viso per sussurrare "Andrai alla grande, mi credi?" Annuisco avendo totale fiducia nelle sue parole "Sbranali come solo tu sai fare" mi lascia un bacio e mi accarezza col pollice la guancia dandomi la carica giusta. Entriamo insieme e dietro ci seguono Ines e Gabri che fanno il tifo per me, è così importante per me averli al mio fianco adesso. Faccio l'occhiolino ai miei tre spettatori e mi avvicino alla commissione distribuendo le copie della tesina e sedendomi pronta a sbranarmeli. Va tutto alla grande, anche meglio delle mie aspettative e adesso mi manca soltanto fisica. Non conosco la professoressa essendo esterna, ma non sembra cattiva. Rilegge velocemente la tesina e mi chiede di parlarle della legge di...Coulomb? Ho un improvviso vuoto, mi sono concentrata sugli ultimi argomenti affrontati e la legge di Coulomb proprio non...sentiamo qualcuno tossire alle mie spalle e una voce che dice "Carica elettrica" altra tosse "Forza" "Signorino non è permesso suggerire!" la professoressa di greco rimprovera Xavier, ma io di colpo mi ricordo della lezione che mi ha spiegato una delle prime volte che sono andata da lui. Era proprio sulla legge di Coulomb e diceva che..."Serve per studiare l'interazione fra due cariche e capire la forza che esercitano l'una sull'altra, sia quando si attraggono sia quando si respingono. Tramite l'apposita formula si calcola infatti l'intensità di tale forza, nel vuoto o all'interno di un mezzo come aria o acqua" "Se la ricorda la formula? Mi può parlare meglio della forza di Coulomb, per l'appunto?" "Certo" accetto il foglio che mi porge e le illustro la formula integrando una spiegazione della forza. Ho la spiegazione di Xavier nitida in testa, fornisco anche lo stesso esempio che mi fece ai tempi per farmelo capire. La professoressa di fisica rimane impressionata e si complimenta della mia interrogazione. "Abbiamo finito signorina" dice la presidente di commissione e dietro di me sento partire applausi e fischi. Stringo la mano a tutta la commissione e rispondo a loro alla domanda dell'università scelta. Dico che proverò lettere classiche per fare la professoressa e mi danno carica dicendo che ho una buona possibilità di riuscirci. Aspetto di essere fuori dall'aula per buttare un urlo e abbracciare fortissimo Ines e Gabri, sono così euforica che potrei gridare ancora riempendo l'agorà con la mia voce. "Sei andata alla grande, hai spaccato di brutto!!" si complimentano Ines e Gabri felici per me, lancio un'occhiata a Xavier che mi osserva fiero in disparte. Sa che poi avremo tutto il tempo per festeggiare da soli. Scendiamo all'angolo del caffè per mangiare qualcosa e parlare della prova, mi riferiscono dei feedback dei professori che mi ascoltavano ripetere e mi rilasso appoggiata a Xavier che mi accarezza la coscia sotto la gonna. Rimaniamo per un'oretta a parlare interrottamente finchè Gabriele dice di dover tornare a casa per pranzo e Ines accetta il suo passaggio. Si offrono di pagare quello che abbiamo consumato, ma ci ha già pensato Xavier, che dolce. Concordiamo di vederci presto per una pizza e li saluto con la mano mentre si allontanano. Appena spariscono dalla mia vista, mi metto sulle ginocchia di Xavier e gli passo le braccia attorno al collo "Se non fosse stato per te, avrei toppato di brutto in fisica. Ho fatto bene a scegliermi un secchione" Lui mi pizzica il fianco pe ripicca e io sussulto ridendo "Dovrò premiarti" "Sentiamo" mi scosta dei capelli dal viso osservandomi attentamente. Mi accosto al suo orecchio e sussurro "Che ne dici di una lunga e insaziabile notte di...maratona film Disney?" "Sei una peste" si mordicchia il labbro e abbassa lo sguardo alle mie di labbra "Andiamo a casa? Muoio di fame" sussurra con voce roca facendomi eccitare, so esattamente a che fame si riferisce. "Di già? C'è una bella giornata di sole, potremmo pranzare fuori" "Eh va bene, l'hai voluto tu" si alza prendendomi in braccio e recupera il mio zaino. "Che vuoi fare?" ridacchio mentre raggiungiamo la macchina al parcheggio di fianco. "Tu non vuoi tornare a casa" apre la portiera posteriore e mi posa dietro seguendomi a ruota. Si fa subito spazio fra le mie gambe e capisco subito cosa voglia fare "Non l'ho mai fatto in una macchina" "Ti piacerà, vedrai. E poi...devo riscuotere il mio premio" sibila baciandomi il collo e afferrandomi coi palmi le natiche scoperte dalla gonna. Gemo già. "Avevi ragione, il sesso in macchina non è niente male" mormoro mentre Xavier mi versa del vino e mi rivolge un occhiolino. Dopo aver fatto sesso per almeno tre volte in macchina, siamo venuti a pranzo in un ristorante con una vista panoramica sul golfo di Mondello che adocchiavo da un po', ma non ho mai avuto il coraggio di proporre per i prezzi esorbitanti. "Ai neomaturati" alzo il calice sorridendo. "A te" mi viene incontro col suo calice e prende un sorso del vinello dolciastro, stranamente mi piace. Ho chiamato mamma raccontando tutto quanto e festeggeremo domattina appena tornerà da lavoro, ha anche voluto parlare con Xavier e gli ha fatto i complimenti per la sua prova orale. Adesso vanno d'amore e d'accordo, soprattutto dopo che Xavier le ha regalato un motorino e l'ha aiutata a portarlo, risparmiando il tempo che perdeva ad aspettare l'autobus. Integrarlo nella nostra vita è stato molto strategico, si è prima insinuato come idraulico aggiustandoci i tubi, poi come elettricista, poi come muratore...io la sera le dicevo per scherzo che mi piaceva e ci avrei parlato, finchè una sera le ho confessato che mi aveva invitata fuori a cena. E' nato tutto come uno scherzo, ma Xavier piano piano si è preso la fiducia di mamma e noi siamo usciti allo scoperto. A un certo punto tifava per noi senza sapere che stavamo insieme da mesi. Abbiamo fatto un buon lavoro. "Questo è per te" dice all'improvviso tirando fuori una scatolina di velluto blu scuro e facendolo scivolare nella mia direzione. "Per me?" domando lusingata indicando la scatolina Lui annuisce bevendo altro vino e io mordicchiandomi il labbro prendo la scatolina per poi aprirla. Mi porto subito una mano a coprire la bocca, un anello dorato tempestato di diamantini che formano come un fiocco di neve brilla così tanto che rimango senza fiato. "E'....stupendo amore" sussurro con voce rotta, sono davvero impressionata. Non pensavo di essere così materialista, ma amo quest'anello come se fosse un figlio. "Ti piace?" domanda un po' in imbarazzo mentre tiro fuori l'anello dalla custodia incantata "Vuoi mettermelo tu?" gli chiedo e lui accetta immediatamente. Corro a sedermi sulle sue ginocchia e gli porgo l'anello concedendogli la mia mano destra. Fa scivolare l'anello sul medio e io alzo subito la mano emozionata. Alla luce del sole brilla ancora di più "Quanto ti è costato?" chiedo troppo curiosa, non ho mai visto nulla di così scintillante. "Un euro, è stato un affare" Gli do uno schiaffetto sul petto e lo abbraccio riconoscente "Sei un cretino" "Ti amo anch'io tesoro" replica facendomi sorridere mentre il cameriere ci porta i primi di pasta, ma io non voglio staccarmi da lui. Prendo la sua forchetta e prendo un primo assaggio della sua pasta con le vongole "Buonissima, senti qua" prendo un'altra forchettata e lo imbocco. Dividiamo la pasta mangiando così e facciamo lo stesso con i miei spaghetti ai ricci. Mangiamo e scherziamo spensieratamente e dopo un gelato in riva al mare, andiamo da lui per fare di nuovo l'amore prima sul tavolo della cucina, poi sul divano dove ci accoccoliamo fino ad addormentarci. Mi rialzo dopo non so quante ore, avevo un bel po' di sonno arretrato da recuperare "Ciao bellissima" sussurra roco Xavier giocando con i miei capelli e accarezzandomi la guancia. "È buio fuori" realizzo notando la stanza poco illuminata. "Sono le 22 circa" "Che bello svegliarsi senza l'ansia dell'orale, non mi sembra vero" mi stropiccio gli occhi e mi accoccolo meglio su Xavier che mi avvolge con le sue braccia forti. Alzo la mia mano destra e sorrido aggiungendo "Non mi sembra vero neanche lui" indico l'anello, brilla così tanto che rimango incantata a fissarlo ogni volta. "Te lo sei meritata, hai spaccato i culi a tutta la commissione" Metto il broncio "Mi dispiace non averti potuto fare anch'io un regalo. Ero troppo presa da questo stupido esame e non mi è passato per la mente" "Credevo lo fosse il sesso in macchina" mi prende in giro e io mi porto le mani sul viso per l'imbarazzo al solo pensiero. "Vedi cosa mi porti a fare, ero una ragazza per bene una volta"alzo lo sguardo a lui e chiedo "Qual è il posto più strano in cui tu abbia fatto sesso?" "Non saprei...forse al bancone del panificio in cui lavoravo" "Dici vero?" domando incredula con mille domande in testa. "Linda mi veniva a trovare quando facevo chiusura e ne approfittavamo" "Disgustoso..." faccio una smorfia contrariata. "Eravamo piccoli, è stato un secolo fa" "A proposito di Linda...hai avuto più notizie dal centro?" "Li ho sentiti a inizio mese e mi hanno detto che sta reagendo bene, anche se non ne sono tanto convinto" "Perché?" mi mordicchio le unghia ascoltandolo "Quando è così calma c'è qualcosa che non va, preferisco che urli e si dimeni anziché nascondersi dietro i suoi pensieri nocivi" "Si riprenderà vedrai, piano piano. Non sarà facile per lei" seguo col dito le linee del suo tatuaggio sull'addome. "Lo spero, è l'unico modo per salvarsi, ma deve volerlo lei in primis" Sentiamo delle notifiche sul mio cellulare e prendendolo mi alzo da Xavier per andare in bagno "Torno subito" "Amore?" mi chiama mentre acciuffo la sua camicia sul divano e la indosso "Si?" "Ti va una spaghettata aglio, olio e peperoncino?" "E me lo chiedi?" gli faccio l'occhiolino e vado in bagno col cellulare. Mi siedo sul water mentre scorro i messaggi dei vari gruppi. Riproduco anche quelli di Ines che si lamenta per i dolori mestruali. Le consiglio di mettere una borsa d'acqua calda sul ventre per calmare il dolore e tiro lo sciacquone del water tornando in cucina. "La posso aiutare chef?" raggiungo la cucina dove trovo il mio amore già operativo. "Vieni qua" acciuffa le mie guance con una mano e mi stampa dei baci veloci "Mi prendi gli spaghetti lì in basso?" chiede poi sulle mie labbra mentre sala l'acqua. Eseguo subito portandogli la pasta "Grattugio del parmigiano?" "Si, va bene" annuisce buttando gli spaghetti. Recupero il formaggio dal frigo e col grattugia mi sbrigo, gli spaghetti non hanno tanto tempo di cottura. Alzo lo sguardo distratta al calendario di fronte a me e penso a quando dovrebbe venirmi il ciclo, di solito io e Ines lo abbiamo lo stesso periodo. Il mese scorso mi è arrivato il...mi paralizzo di colpo "Amore?" lo chiamo e lui mugola in risposta. "A giugno non mi è venuto il ciclo e oggi siamo al 7 luglio" Vedo che si blocca anche lui e abbassando i fornelli "Ne sei sicura?" Faccio mente locale "Si, mi sarebbe dovuto venire i primi di giugno" "Sarà stato lo stress? Può essere?" butta giù delle ipotesi osservandomi titubante. "Io...si, forse. Anche se non mi è mai successo, al massimo mi viene in anticipo" "Oh cazzo, vado" fa per uscire dalla cucina e io lo seguo nel panico "Aspetta, dove? Non mi lasciare sola" "A prendere dei test, faccio subito" infila al volo un pantalone, le scarpe e la maglia del Milan. Acciuffa le chiavi della moto ed esce di fretta "Xavier!" gli corro dietro posandogli fra le mani il casco "Vai piano" Lui mi sorride e prendendomi il viso fra le mani mormora "Ti amo da morire, lo sai?" mi schiocca due baci e scappa via. È una tortura l'attesa, chiamo Ines che cerca di calmarmi, non so quanto ci riesca. Non credo di essere pronta a un bambino adesso, mi sono letteralmente appena maturata. Quando Xavier torna sono un fascio di nervi, non so a cosa pensare, dire, fare. Sono nel panico più totale. Fra pochi minuti la mia vita potrebbe cambiare radicalmente. "Eccomi" svuota sul tavolo il sacchetto con almeno cinque test e prendendone due mi trascina in bagno. È lui a spiegarmi come funziona il test, eseguo quello che mi dice di fare e adesso aspettiamo i risultati di entrambi i test per essere sicuri. "L'ansia per la maturità a confronto è nulla" borbotto seduta sul water. Non è così che pensavo di concludere una giornata già abbastanza carica di suo. "Come ti senti?" "A parte che mi viene da vomitare per la paura, sto alla grande" "Non dovrebbe metterci molto a...aspetta, c'è qualcosa" si avvicina ai test poggiati sul lavandino e io mi porto le mani tremanti sul viso, ho il cuore che mi batte all'impazzata. Xavier spalanca gli occhi e mi mostra il test che segna due lineette "Che significa?" "Sei incinta" Sento la terra mancarmi sotto i piedi, mi si mozza il fiato e sento la testa girarmi di colpo. Cazzo, è uno scherzo? Xavier nota il mio stato d'animo, totalmente differente dal suo che è calmissimo, e inginocchiandosi di fronte a me afferra il mio viso "Prendi un bel respiro, così...un altro" Sono troppo sconvolta anche solo per respirare, mi sento il peso dell'intero mondo sulle spalle e fisso il vuoto paralizzata "Guardami tesoro" gira il mio viso imponendomi di guardarlo e dice col sorriso e tantissima convinzione "E' una notizia stupenda, ricordi che volevi farmi un regalo per la maturità? Non potevo chiedere un regalo migliore" "Sei...felice?" domando non capendo seriamente cos'abbia da sorridere. "Felice? Sto impazzendo di gioia. E' la cosa più bella che potesse capitarmi, non vedevo l'ora di avere una famiglia con te." "Davvero?" chiedo con una lacrima che mi scende per le sue parole dolci. "So che stai morendo di paura, lo capisco. Ci sono passato e ho subito pensato di non poter essere all'altezza della situazione, ma credimi che sarà più facile di quanto pensi." mi prende le mani posandoci un bacio sopra " Non sei sola, io sarò sempre al tuo fianco e non vi farò mancare nulla. Questo bambino crescerà in un amore incondizionato, il nostro, quello di tua madre, dei nostri cari. Abbiamo tutto quello che ci serve, non ci manca nulla" "Non ci manca nulla" ripeto le sue parole cominciando a crederci anch'io "Sarò davvero all'altezza? Non sono troppo piccola?" "Non conosco persona più all'altezza di te. Impareremo tutto quello che ci sarà bisogno d'imparare per prenderci cura del nostro bambino. Andrà tutto bene, mi credi?" Annuisco ormai in una valle di lacrime e lui lasciandomi un bacio tenero sussurra sulle mie labbra "Ti amo da impazzire, grazie grazie per questa possibilità" mi abbraccia forte e io capisco che si riferisce alla possibilità di diventare finalmente padre, uomo, il mio uomo. SPAZIO AUTRICE: Il prossimo capitolo sarà l'ultimo di Jasmine e Xavier :( Mi preparo già psicologicamente, non riesco a lasciarli andare ma devo. Xoxo vostra Beni

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


In-Yun. "C'è una parola in coreano 'in-yun' che significa 'destino'. Se due estranei si passano vicino per strada e i loro vestiti si sfiorano accidentalmente, ciò significa che ci sono stati ottomila strati di in-yun tra di loro". JASMINE'S POV: Ci metto un po' a capire che non si tratta di un sogno; Xavier mi sta accarezzando i capelli alternando dei dolci baci, il sole scalda la mia guancia esposta e io sono davvero incinta. Schiudo piano gli occhi e girandomi fra le sue braccia, mi giro per guardarlo in viso. Mi sta sorridendo e alza delle dita per scostarmi dei capelli dietro l'orecchio delicatamente. "Buongiorno bellezza" sussurra guardandomi con occhi che luccicano come gemme, sembra pieno di vita. Amo il fatto che il nostro bambino gli doni così tanto splendore. "Buongiorno" ricambio il sorriso e lui prendendomi il mento mi lascia un dolcissimo bacio sulle labbra. Scosta di forza le coperte e scoprendomi il ventre lascia un bacio anche lì "Vi porto la colazione" dice prima di balzare giù dal letto. L'osservo che esce dalla stanza e io mi alzo di poco poggiando la schiena sul cuscino, mi stiracchio le braccia concentrandomi sul sole che filtra dalla finestra. Sembra che sia una bella giornata fuori. "Non ci credo" mormoro portandomi le mani sul viso, mi ha portato un vassoio pieno di cannoli. Io ho un amore incontrollato verso i dolci con la ricotta, in eccellenza per i cannoli. "Ho fatto bene a farmi ingravidare da te" dico leccandomi le labbra mentre lui scoppia a ridere e posando il vassoio sul letto mi chiede se preferisca una spremuta o il tè. Fa troppo caldo per prendere il mio solito tè, quindi opto per la spremuta e faccio fuori già due cannoli. Sono deliziosi, non riesco ad esprimere a parole la bontà. Xavier torna con la mia spremuta e sedendosi accanto a me si limita a osservarmi "Non mangi?" chiedo col quarto cannolo in bocca. La situazione sta degenerando e va bene così. Lui annuisce sorridendo e alza la mano per pulirmi il naso dallo zucchero filato "Ho pensato a una cosa" "Mmm" mugolo sorseggiando la spremuta. "Potresti venire a stare da me, che ne dici?" Mi fermo di scatto, non mi aspettavo per niente una proposta del genere. Faccio per pensarci "Non so se mamma la prenderebbe bene" "Tua madre lavora molto e ci sono giorni che sei completamente sola a casa. Qui non ti farei mancare nulla e comunque se senti mancanza di casa, puoi sempre tornare lì per qualche giorno. Sarà una cosa graduale, so che può essere difficile per te all'inizio" "Ci sei tu a semplificarmi tutto, mi troverei bene ovunque tu sia" gli rispondo negando con la testa e lui si allunga per accarezzarmi la guancia riconoscente. "Ho trovato un appartamento vicino al liceo e alla metro, così quando inizieranno le lezioni all'università sarà più semplice per te. La puntavo da un po', ti va di vederla?" "Hai pensato proprio a tutto, eh? Fammi vedere" Xavier recupera il portatile e ritornando sul letto mi mostra l'annuncio di una casa adorabile con quattro stanze, una cucina, due bagni e un terrazzo. Sembra perfetta per noi. "Dobbiamo ancora arredarla e fare alcuni lavoretti. Ho pensato che dopo che nascerà il bambino ci potremo trasferire lì, ti piace?" "Sincera? Mi fa impazzire" salto addosso a Xavier che scosta in tempo il portatile e lo abbraccio fortissimo "Mi sembra di vivere un sogno, sai?" "Sarà sempre così, te lo prometto. Farò qualsiasi cosa in mio potere per garantire a te e al nostro bambino una vita piena di agi e felicità" Una lacrima scivola furtiva lungo la mia guancia e poggiando la fronte contro la sua sussurro "Ti amo, ti amo da morire" "Mi ami più dei cannoli?" mi accarezza la schiena nuda. "Non ti allargare adesso" dico facendolo ridacchiare e gli schiocco un bacio tenero "Sei pronto?" Xavier corruga la fronte "A farti spellare da mia madre appena scoprirà della gravidanza" gli spiego e lui esordisce con un "Cazzo" prima di alzarmi in aria per portarmi sotto la doccia, so già come andrà a finire. DOPO OTTO MESI: XAVIER'S POV: "Che ne dici?" osservo l'amore mio col nostro piccolino fra le braccia premuto contro il petto, sembra tranquillo. Posso comprenderlo, il petto di Jasmine è un luogo sicuro per tutti. "Hai fatto un lavoro pazzesco, non posso credere che sarà casa nostra. E' davvero stupenda, sono senza parole" continua a guardarsi attorno ed entrare e uscire dalle stanze "Non vedo l'ora, è già pronta quindi?" Annuisco, mi sono assicurato che fosse tutto pronto per febbraio, quando sarebbe nato il nostro bambino. Ho lavorato giorno e notte duramente per finire tutto in tempo e vedere la sua gioia negli occhi ripaga tutti gli sforzi. "Manca solo da attivare il contatore e ci siamo, per questo sabato sarà pronta e potremo passare la nostra prima notte" "Dopodomani. Non sto nella pelle, hai sentito piccolo? Dopodomani verremo ad abitare qui, ti piace?" Jasmine parla al fagiolino che ancora fatica solo a tenere gli occhi aperti, siamo appena usciti dall'ospedale e prima di tornare da sua madre che ci aspetta, volevo mostrarle la nuova casa. "Hai visto quel quadro?" indico il quadro appeso vicino alla finestra che raffigura un tramonto e rivelo "Ho fatto cadere per sbaglio della vernice celeste sul cartone e, preso dalla creatività, ho pensato di farci l'alba con i colori rimasti. Io sono lo sbaglio; il cielo, tu sei il mare che luccica e al centro il nostro sole...una nuova alba, come una nuova vita per noi" "Dannazione Xavier, lo sai che con gli ormoni non riesco a trattenermi dal piangere" mi dà uno schiaffetto sul petto e io allargo le braccia per abbracciare la mia famiglia, la mia nuova alba. "Sei la nostra vita, lo sai?" domanda alzando il viso pieno di lacrime, sorrido baciandole le guance e le labbra "E voi la mia." Torniamo in quartiere dalla madre di Jasmine che ha allestito la casa per l'arrivo del bambino e passiamo quasi tutta la giornata lì, finchè Jasmine dice di essere esausta e di voler riposare. Andiamo da me e scostando gli ultimi scatoloni da portare nella nuova casa, sistemo il letto mettendo nuove lenzuola. Jasmine è entrata in travaglio quando stavamo impacchettando le ultime cose e non ho avuto il tempo di rimettere a posto. In camera sono rimasti solo il letto, una scrivania e la culla sostitutiva. Il tempo di mettere l'elettricità e domani stesso in caso potremo dormire nella nuova casa anziché aspettare un altro giorno. "Vado a farmi una doccia" dice lei entrando in bagno e io annuendo prendo in braccio il piccolino che sonnecchia tranquillo. Appena sente del movimento, socchiude piano gli occhi e mi osserva cercando di tenere duramente gli occhi aperti. Sembra un combattivo. Trattengo le lacrime per la gioia di averlo fra le mie braccia e posandogli un bacio sul nasino, mi accomodo sull'unica poltrona rimasta in salone. Mi guardo attorno e mi rendo conto che questa sarà l'ultima notta che passerò qui, inspiro a fondo e chiudo gli occhi ricordandomi dei giorni felici qui coi miei, dei giorni meno tristi ma sempre insieme, della morte di mamma che ha sconvolto le nostre vite, di papà che iniziò a portare a casa cose rubate che all'inizio non capivo fossero rubate finchè vidi la collana della madre di Ismael, l'arresto di papà, Linda, il bambino perso, le grida, le urla, i pianti, lo spaccio e finalmente, quando pensavo che la mia vita non potesse più avere una svolta, arriva la luce in fondo al tunnel, Jasmine. Abbasso lo sguardo al bambino e gli sorrido commosso, è bello concludere questo capitolo della vita con una gioia così bella e grande. Potrò dire di aver lasciato questa casa col cuore pieno e con ogni ferita sanata dal loro amore. "Ti amerò più della mia stessa vita, papà sarà sempre al tuo fianco. Sempre" sussurro al fagiolino che alza la manina e io deposito un bacio sopra questa. Sento un rumore davanti a noi e alzando lo sguardo osservo Jasmine con solo l'intimo addosso, bella da morire, che ci guarda sorridendo mentre si asciuga i capelli umidi "I miei due uomini insieme, non so se il mio cuore può reggere" "Vieni qui" dico e lei non si fa pregare due volte, si butta sulle mie gambe, stando attenta a non schiacciare il bambino, e allungando un braccio attorno al collo posa la testa sulla mia spalla "Abbiamo fatto un bambino bellissimo" Sorrido e baciandole la testa mormoro "Sbaglio o mi assomiglia?" "Non lo volevo ammettere, ma sì...è uguale a te. Forse da me ha preso la sonnolenza, dorme sempre" "Avrà preso il cuore da te e di questo posso stare tranquillo" Jasmine alza la testa e prendendomi tra le dita il mento mi lascia un bacio, me ne lascia un altro ancora finchè ci ritroviamo a limonare come ragazzini con nostro figlio tra le braccia. Come a chiamarcela, sentiamo il piccolo mugolare e ridacchiamo rendendoci conto che ci stavamo dando un po' troppo dentro. "Ho capito, mamma e papà ti risparmieranno lo spettacolo" dico facendo ridacchiare Jasmine che si rialza piano e andiamo tutti in camera da letto. Lo riempiamo di baci e parole dolci prima di metterlo nella culla. Jasmine sbadiglia e prendendomi la mano mi trascina sul letto, mi affretto a spogliarmi anch'io e ci mettiamo sotto le coperte. Ci accoccoliamo stringendoci forte e lei sussurra con la testa sul mio petto "Hai il cuore che ti batte forte" "Sono troppo emozionato, non riesco ancora a credere alla fortuna che ho" le lascio un bacio sulla testa e affondo il naso nei suoi capelli inspirando il suo dolce profumo. "Alla fortuna che abbiamo" mi corregge per poi dire "Non so come avrei fatto senza di te e la casa...ti sei impegnato così tanto, sento tutto l'amore che ci hai messo" "Mi è bastato pensare a voi" Sento che mi lascia dei baci umidi sul petto "Mi mancherà la tua cameretta, sai? Ti ricordi di quando mi hai chiusa dentro la prima volta?" "Eri così testarda, non avevo altra scelta" "Credevo che avessi rubato i mobili di casa mia, quanta strada abbiamo fatto" ridacchia facendo sorridere anche me. "Adesso sei a letto con me e con nostro figlio a pochi metri" "Rapirmi e portarmi nel tuo garage è stata la cosa più giusta da fare" mi prende in giro e io scuoto la testa divertito "Come mai?" "Cosa?" chiede lei alzando il viso per guardarmi. "Come mai hai cambiato idea su tutto quanto? Cosa ti ha fatta ricredere?" domando sinceramente curioso di sapere, non abbiamo mai parlato della prima volta che abbiamo avuto un'interazione. Interazione molto brusca, ma c'è stata. "I tuoi occhi...sono stati devastanti per me. E' come se avessero potuto guardare dentro di me senza che potessi fare nulla, avevano una potenza tale da togliermi il fiato. Ho capito che eravamo sempre stati legati senza saperlo" "Sei...felice di me?" chiedo terribilmente serio. "Sono innamorata follemente di te, non ho margine di dubbio su questo" Mi mordicchio il labbro e sento una maledetta lacrima scivolare sulla mia guancia "Amore" mugola lei asciugandomi subito la lacrima "Stai tremando" sussurra riempiendomi il viso di baci per calmarmi. "Sei arrivata al mio cuore, sei il mio cuore." mormoro con voce rotta "Ti amo così tanto che non mi basterebbe una vita a dimostrartelo" "Saremo costretti a incontrarci anche nelle prossime vite allora" replica lei a mo' di scherzo ma io sono serio quando dico "Lo spero, spero di averti con me in tutte le mie prossime vite. Non potrei vivere altrimenti" "Sarà così, te lo prometto. Verrò a cercarti in qualsiasi vita" Sorrido sollevato da questa promessa e le lascio un bacio dolce mentre sentiamo un cellulare squillare, è il mio. "Chi è?" domanda subito Jasmine e io scuoto la testa per farle capire che non ho idea. Mi scosto di controvoglia da lei e raggiungo il cellulare per controllare il numero "Il portiere della casa" le spiego prima di rispondere "Pronto?" "Pronto signore, scusi l'orario. E' scattato l'allarme nella casa, sembra che ci sia qualcuno dentro" Merda. "Arrivo subito, blocchi le uscite per favore" riattacco e corro a rivestirmi. "Che succede?" chiede preoccupata Jasmine scostando le coperte. "Qualche problemino nella casa, niente di grave. Vado a dare un'occhiata e torno" le prendo il viso e lasciandole un bacio sulle labbra, vado a baciare la testolina del bambino che continua a sonnecchiare "Ciao amore mio" Jasmine mi accompagna fino alla porta e prendendomi il braccio si raccomanda "Fai attenzione" "Certo piccola, chiudi la porta a chiave" le lascio un altro bacio e facendole l'occhiolino corro via. Monto sul motore e sfreccio in strada arrivando in pochi minuti all'appartamento. Sblocco l'allarme mettendo il codice ed entrando dentro con una torcia non trovo nulla fuori posto, che strano. Controllo una seconda volta ogni stanza, ma ancora nulla...si sarà azionato da solo l'allarme? Faccio per scendere giù per controllare le videocamere di sorveglianza del corridoio o dell'ascensore quando ricevo una chiamata. Rifiuto la chiamata quando noto che è un numero che non conosco. Dovrò iscrivermi al registro delle opposizioni per evitare chiamate da centralini vari. Esco dal salone e il cellulare continua a suonare. Ignoro una seconda volta ed esco dalla casa assicurandomi di chiudere a chiave. Il cellulare riprende a squillare e innervosendomi rispondo aggressivo "Pronto!" "Pronto." sento una voce roca e ferma, mi è familiare. "Bartis?" chiedo più a me stesso che alla persona dall'altra parte del telefono. Sembrava sparito dalla faccia della terra, ricordo che Jasmine mi disse che non era più sui social e non è mai più tornato a Palermo, neanche per le festività. Diciamo che la notizia non mi dispiaceva. "Mi ero promesso che non avrei più avuto alcun legame con Palermo, ma tengo ancora troppo a Jasmine per far prevalere il mio orgoglio" "Che cazzo ti sei fumato Bartis?" ringhio stringendo i pugni, immagino di potergli spaccare la faccia se fosse stato qui. "Ho ricevuto una chiamata dalla tua ex" mi paralizzo di scatto, Linda non dovrebbe avere il telefono al centro e perchè chiamare Bartis? "Non so come, ma sapeva di me e Jas e voleva che mi unissi a lei per avere vendetta. Sembrava fuori di sè, non lasciare sola Jas neanche per un secondo" Spalanco gli occhi e solo adesso riesco a collegare i pezzi, Linda mi ha teso una trappola per tenermi lontano da Jasmine. "Cazzo no." sibilo riattaccando e correndo fuori dal palazzo più veloce del fulmine. Cerco di chiamare Jasmine ma non risponde, vorrei pensare che si sia addormentata e che non avrà risposto per questo. Ho il cuore a mille quando getto la moto per terra insieme al casco e corro come una furia a casa, uso le mie chiavi per entrare e vado in camera trovando il letto e la culla vuota. "No no no no." sibilo sentendo le vertigini e la testa girare così forte che ho bisogno di chiudere un secondo gli occhi e appoggiarmi alla parete. Li ha presi, mio dio li ha presi. Mi affaccio alla finestra in cerca di aria non sentendo più neanche le gambe reggermi quando sento un pianto, il pianto di un bambino. Proviene dalla strada dove avevo la stanzetta per spacciare, ci vedevamo sempre lì per parlare. Sono in un battibaleno di sotto e alzo lo sguardo al cielo chiedendo a mamma e papà di proteggere Jasmine e il nostro bambino, a qualsiasi costo. Sfondo con una spallata la porta della stanzetta e si materializza ai miei occhi lo scenario peggiore che potessi immaginare: Linda con il mio bambino in un braccio e con l'altro che punta la pistola verso Jas che indossa la mia maglia del pigiama. Noto che Jasmine ha le mani legate, un nastro sulla bocca e le ginocchia sbucciate...l'avrà gettata per terra. Sento la rabbia montarmi così furiosamente che fulmino con lo sguardo Linda e ringhio "Se non abbassi quella cazzo di pistola e mi ridai il bambino, giuro che con me hai chiuso. Non ti parlerò più, non ti darò più soldi, sparirò per sempre dalla tua vita" "Sei già sparito dalla mia vita!" urla inferocita "Mi hai abbandonata in quel cazzo di manicomio e ti sei costruito la tua bella famiglia perfetta, rovinando la mia" sibila lei tremando e scuotendo la testa, sta persino sudando. E' evidente che sia in astinenza. "Sarei dovuta essere io al suo posto, col nostro bambino e la nuova casa! Io, non lei!" agita pericolosamente la pistola verso Jasmine e io corro a mettermi davanti a lei facendole da scudo. Approfitto della situazione anche per prenderle le mani e slegarla dalla corda. "Dovrei avere della cocaina con me" dico sperando che possa distrarla questo, ma non ci casca e adesso punta la pistola contro il bambino. Sento Jasmine che vuole scavalcarmi, ma non glielo permetto e sussurro "Ci penso io, ti fidi di me?" smette immediatamente di fare resistenza e fa un passo indietro. Torno a concentrarmi su Linda e avanzo pochi passi verso lei "Fermo o giuro che lo uccido!" sibila guardandomi con orrore. So che non farebbe mai del male al bambino e avanzando ancora sussurro piano "Hai resistito per un anno intero, sono così orgoglioso di te Lili" Lei spalanca gli occhi, non la chiamavo così da quando stavamo insieme...fa molto strano anche a me. "Mi stai mentendo, a te non frega un cazzo di me. A te frega di loro adesso" guarda con disprezzo il bambino e Jasmine dietro di me. "Sarai sempre il mio primo amore Lili, mi fregherà sempre di te. Fosse stato chiunque altro a minacciare la mia famiglia, avrebbe già un proiettile in gola, ma io non voglio farti del male. So che non lo faresti neanche a un bambino, sei troppo buona" Vedo delle lacrime che scorrono dai suoi occhi gonfi e rossi e inspirando il naso che cola sbotta con voce graffiata "Non sono la Lili buona di una volta, adesso potrei far del male anche a un bambino" "Anche se sapessi che è il mio bambino?" Si blocca di scatto e abbassa lo sguardo al bambino che la guarda titubante, gli sorride anche e mormora in sovrappensiero "Ti assomiglia, avete gli stessi occhi" Il bambino sembra prendersi paura di Linda perchè riprende a piangere e io raggiungo lentamente Linda "Posso calmarlo per favore?" Mi guarda subito male, ma riabbassa lo sguardo al bambino e annuisce. Mi trattengo dal sospirare di sollievo quando mi posa il bambino fra le braccia e io cullandolo piano lo do a Jasmine che se lo stringe subito a sè. "Andate a casa, vi raggiungo subito" dico posando un bacio sia sulla sua testolina del bambino. Jasmine è un po' titubante, ma sa che la priorità adesso è mettere in salvo il bambino e mormora "Vado da mia madre, fai attenzione ti prego" scappa via dopo avermi lanciato un'occhiata piena di preoccupazione. Aspetto che escano sani e salvi per voltarmi e affrontare Linda che è paralizzata a fissare il muro con ancora la pistola in mano. Sembra rassegnata, è arrivata al capolinea. "Il centro sa che sei scappata?" "Non ci torno più lì dentro." "Non vuoi guarire?" "Voglio morire" dice così decisa da mettermi i brividi. "Non te lo permetterò" scuoto la testa avvicinandomi a lei. "Smettila! Smettila di darmi speranze, non riuscirò mai a guarire! Ci ho provato con tutta me stessa, non ci riesco! Non ci riesco cazzo!" agita la pistola portandosi una mano tra i capelli già in disordine "Non ragiono più, quella merda mi ha fottuto il cervello! Sono un mostro!" "Non sei un mostro, sei un essere umano che ha fatto degli sbagli e adesso può rimediare. So che è difficile, ma devi tenere duro" "Sai che è difficile?" mi chiede ridendo "Ma se non hai fatto altro che scoparti quella troia e averci un bambino, mi hai tradito! Io mi fidavo di te, brutto stronzo mi hai tradito!" alza la pistola contro di me furente. "Linda" l'avverto ma lei mi guarda con odio e sibila prendendo una decisione "Se vado giù io, tu verrai con me." "Cosa stai...no!" non ho neanche il tempo di realizzare che spara un colpo. Ricado per terra perdendo sangue nella parte alta dell'addome e il secondo dopo parte un altro colpo...alzo piano lo sguardo e vedo Linda con gli occhi aperti per terra con un buco in testa dove scorre tantissimo sangue. Vorrei provare tristezza per lei, ma penso solo che adesso avrà pace. Potrà incontrare la sua famiglia e ricominciare da capo. Faccio per alzarmi, ma sento una fitta così forte all'altezza del petto che cado nuovamente per terra. Aspetta...perchè sento la gola così secca? "Xavier!" sento urlare dietro di me e Jasmine che corre ad assistermi "Cazzo no no" sussurra nel panico realizzando tutto. "Andiamo fuori, chiediamo aiuto" mi afferra dalle spalle con tutte le forze che ha e mi trascina fuori dalla stanza, mi trascina ancora un po' finchè cade in mezzo alla strada del quartiere, esattamente dove ero solito stare spiandola dentro la finestra della sua cameretta, sembra passato un secolo da allora. E' buffo pensare che ho sempre voluto uscire da questo quartiere e adesso mi trovo a morire qui. Forse è il luogo più significativo dove potessi morire, dove sono nato, cresciuto, ho scoperto il male e l'amore. Potrai sempre cercare di uscire dal quartiere, ma il quartiere non uscirà mai da te. Rimarrà parte di te, nel bene e nel male. Inizio a sentire i battiti rallentare di colpo e poso la testa sul petto di Jasmine esausto "Amore ascoltami" lei abbassa subito gli occhi pieni di lacrime "Mi rimangono pochi minuti" "No, ti prego. Non dire così, non..." afferro le sue mani e le stringo a me più che posso "Non sono mai stato così felice in vita mia che con te amore mio" deglutisco cercando di inspirare a fondo e raccogliere gli ultimi respiri. "Assistere alla nascita del nostro bambino è stata la gioia più grande che mi potesse capire e non sarò mai grato abbastanza al cielo per avermi dato una fortuna così preziosa. Ho il cuore pieno di voi e sono così incazzato perchè mi stanno togliendo tutto sul più bello, ma sono sicuro che te la caverai alla grande come madre e crescerai il piccolo con tutto l'amore che si merita. Il tuo amore ha già salvato me, può fare altri miracoli tanto è grande, puro e dolce." Jasmine continua a stringermi la mano e piangere, ha capito anche lei che è finita per me. Vuole godersi gli ultimi istanti con me "Ti ricordi la promessa che mi hai fatto poco fa?" Annuisce subito "Ti verrò a cercare in qualsiasi vita" "Brava piccola, ti aspetto allora. I nostri occhi si riconosceranno sempre, sapremo che siamo destinati a stare insieme con un solo sguardo." sento di avere gli ultimi secondi a disposizione e sussurro in un filo di voce "Bartis è il tuo angelo custode, lui saprà proteggervi. Dai sempre un doppio bacio al nostro fagiolino baciandolo anche per me, veglierò sempre su di voi. Sarò il vostro cielo e voi la mia alba. Vi amo e vi amerò sempre sopra ogni cosa" "Prometti di darmi la forza per andare avanti amore mio, ti prego non lasciarmi sola. Ti amo, ti amo da impazzire. Mi senti? Io e il fagiolino ti ameremo sempre. Amore? Xavier tesoro, mi senti? Amore ti prego no, ti prego no!" sento che urla al cielo stringendomi a sè mentre esalo il mio ultimo respiro tra le sue braccia, non potevo chiedere luogo migliore di questo per morire. DOPO 8 ANNI JASMINE'S POV: "Xavier tesoro è tardi!" grido correndo per la casa alla ricerca delle chiavi della macchina, sono così agitata stamattina che non ho la testa per nulla. "Xavier ti prego!" urlo frustrata alla porta mentre lo vedo sbucare dal corridoio con lo zainetto e la bocca sporca di nutella. Lo pulisco col pollice "Hai preso un'altra fetta di crostata?" Nega con la testa e io alzo un sopracciglio "E come lo spieghi questo?" gli mostro il pollice sporco di cioccolato. Fa spallucce "Non so come ci sia finito" Che gran faccia tosta, tale e quale al padre. Mi abbasso per sistemargli i capelli "Ti farà male al pancino mangiare così tanti dolci, vuoi stare male?" "Il cioccolato non mi farà mai stare male" "Ah! Allora ammetti di aver preso un'altra fetta di crostata" scoppio a ridere quando rassegnato annuisce. "Ti ho detto che avresti potuto mangiarla dopo pranzo, devi solo portare un po' di pazienza. Devi ascoltare la mamma" mi rialzo per aprire la porta e prendergli la mano "Forza, andiamo che siamo in ritardo" Usciamo dal palazzo ed entrando in macchina ci dirigiamo alla scuola di Xavier, metto un po' di musica nel tragitto e una volta arrivati poso due baci sulla fronte di Xavier "Buona scuola tesoro" Lui m'ignora e scappa via insieme al suo motorino in miniatura, ha una passione sfrenata per le moto. Quando gli ho mostrato la moto di suo padre, aveva la bavetta per l'emozione...non vede l'ora di poterla portare un giorno. Controllo che entri dal cancello e mi dirigo verso il Meli. Oggi è il mio primo giorno di lavoro e sono emozionatissima, la Jasmine di 8 anni fa sarebbe fiera di me adesso. Sono riuscita a passare il concorso per insegnanti e ad avere il posto proprio nel liceo in cui ho maturato l'amore per le lettere classiche. Riesco a trovare parcheggio nella stradina a lato del liceo e passandomi del gloss sulle labbra, prendo la borsa e scendo dalla macchina. Frugo dentro la borsa per cercare il cellulare quando sento alle mie spalle dire "Professoressa Kapoor?" Mi giro e trovo Ines vestita con una camicetta bianca, un blazer nero insieme ai pantaloni "Professoressa Therani!" esclamo correndo ad abbracciarla. Da dopo il liceo non ci siamo più staccate, abbiamo frequentato le stesse facoltà e provato lo stesso concorso. Ci sembra un sogno essere colleghe adesso. "Sei uno schianto!" esordisce Ines accarezzando la mia camicia di seta verde acqua che ho abbinato con un pantalone bianco morbido e degli stivaletti alti. "Sembro così seria, sei stupenda anche tu" Ines mi fa l'occhiolino e prendendomi a braccetto ci dirigiamo verso il liceo, non ci mettiamo piede dalla maturità. Ricordo che ero con Xavier e quel giorno stesso avevo scoperto di essere incinta, sono successe così tante cose da allora. Varchiamo l'ingresso della scuola e ci guardiamo in giro sovrastate da ricordi, sembra passato un secolo da quando entravamo qui come semplici studentesse. Ci dirigiamo in sala professori dove si terrà il nostro primo consiglio e ridacchiamo come sceme entrando...è così strano entrare qua dentro come professoresse adesso. Sorridiamo ad alcune persone già presenti in aula e ci presentiamo, molti sono più grandi di noi e altri sono quasi della nostra età. Sembrano tutti molto gentili e cordiali. Ci accomodiamo attorno al tavolo e mi ritrovo accanto una ragazza con la mia stessa carnagione, non l'avevo notata prima...sarà arrivata adesso? Nota che la fisso e mi fa un sorriso stupendo, lei è davvero stupenda. Sembra uscita fuori dalla Disney "Piacere Jasmine" le porgo la mano. "Like the princess Jasmine" dice ricambiando la stretta di mano. Capisco subito che è straniera, ha un accento americano molto marcato. Vorrei dirle che è proprio lei a sembrare una principessa, ma si allunga per stringere la mano anche a Ines "Molto piacere, Kimberly" si presenta in italiano. "Allora sai parlare italiano" dico sollevata, non me la cavo benissimo in inglese. Buffo che sia specializzata in latino e greco e non nella lingua che veramente mi dovrebbe servire. "Sì, ma sono nata a San Francisco" ci spiega il perchè dell'accento americano. "Immagino tu insegni inglese" dice Ines tirando fuori dalla borsa la sua borraccia. "Immagini bene. E' la mia prima esperienza" "Anche la nostra, tranquilla. Ce la caveremo" cerco di rassicurarla e lei sembra apprezzarlo perchè mi sorride riconoscente. "Chi stiamo aspettando?" chiede Ines lanciando un'occhiata all'orologio. "Non saprei, forse la preside. T'immagini è sempre la nostra?" domando a Ines ridacchiando. "No, è nuovo di zecca. Dovrebbe arrivare a momenti" risponde Kimberly e io corrugo la fronte "Sai chi è?" "Certo, è il mio ragazzo. Eccolo" indica la porta dal quale entra una figura imponente vestito in giacca e cravatta attorniato da un sacco di persone che si dirama per la stanza lasciando spazio a lui. "Non ci credo" sento dire al mio fianco da Ines mentre Bartis si leva gli occhiali da sole e fa un sorriso tirato alla stanza "Salve a tutti, potete accomodarvi. Il consiglio ha inizio" SPAZIO AUTRICE: Avevo detto che sarebbe stato l'ultimo capitolo di Jasmine e Xavier, non solo di Jasmine ;) Lasciare andare Xavier è stata durissima, sono attorniata da fazzolettini al momento, tanto ho pianto. Non ho mai voluto dare un vero e proprio volto a lui proprio perchè già sapevo come sarebbe andata, Xavier è stato un capitolo stupendo sia della vita di Jasmine che della nostra. Lo porteremo sempre nel cuore. Vedi Bartis quanto ti sono fedele? Non ho mai smesso di essere una bimba dei Jartis, adesso ne vedremo davvero delle belle. Tenetevi pronti. Xoxo, vostra Beni.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


È una gran furbizia saper nascondere la propria furbizia. -François de La Rochefoucauld RAFAEL'S POV: "Eccolo il mio braccio destro" Adil mi accoglie a braccia aperte e gli vado incontro anch'io con un sorriso tirato. Nonostante in questi anni abbiamo legato molto e sono riuscito ad avere la sua totale fiducia, non riesco ancora a lasciarmi andare a queste effusioni. "E' bello tornare qui" mi guardo attorno nella villa di Palermo, ho un rapporto di amore e odio con questa città. Più odio forse. "Come sta Giorgio?" chiedo subito fingendomi apprensivo, in realtà spero che mi risponda che è peggiorato e non ci sarà altra soluzione che staccare quella dannata spina. "Benone. E' di sopra, vuoi vederlo?" "Certo" annuisco e lascio che mi faccia strada mentre il mio sguardo cade sulla cornice di una foto in primo piano di Viviana, è nuova e mi colpisce particolarmente. "Uno shooting di un fotografo che è amico da anni di Viviana" dice Adil intercettando il mio sguardo, devo fare più attenzione. "Viviana è di una bellezza disarmante" dico dolce, non voglio che si senta la malizia dietro questa frase. "Non posso darti torto, ho scelto bene mia moglie" inizia a fare le scale dandomi le spalle, meglio così non può vedere la mia smorfia. "E non hai mai temuto che qualcuno possa soffiartela da sotto il naso?" chiedo senza pensare troppo, me ne pento il secondo dopo. "E' molto complicato entrare nelle grazie di Viviana, io stesso ho faticato un po' prima di entrarci" arriviamo al secondo piano e ci dirigiamo verso la stanza di Giorgio "Cosa è stato determinante?" domando affiancandolo. "Per lei? Giorgio" Altro motivo per levarmelo di torno. C'imbattiamo nell'infermiera che mi sorride felice "Signor Rafael!" esclama arrossendo. "Ciao Santina, tutto bene?" domando sfoggiando il sorriso più finto del mondo, è questa stronza che m'impedisce di finire il lavoro. E' attaccata al culo di Giorgio giorno e notte, non la smolla neanche un fottuto carro armato. "Ce la caviamo, è venuto per vedere suo fratello?" "Anche, come sta?" entro nella stanza superandola e osservo Giorgio sul letto molto più asciutto rispetto a quando l'ho lasciato 8 anni fa, ma è anche vivo. "E' stabile e forte, combatte ogni giorno per tornare tra noi" Faccio una smorfia non staccando gli occhi dal pezzente, sono venuto per finire il lavoro e stavolta per sempre. "Speriamo molto presto" mi rigiro riprendendo a recitare la parte del fratello apprensivo. "Mi vuoi seguire in ufficio?" Adil fa cenno per uscire dalla stanza. Ricambio il cenno e sorridendo alla cozza esco dalla stanza seguendo Adil in ufficio. "Vuoi un goccio?" indica l'armadietto dei super alcolici. "Perché no?" mi accomodo sulla poltroncina di fronte alla scrivania e presto mi raggiunge anche Adil porgendomi il bicchiere di cristallo con del whisky dentro. "Com'è stato il viaggio? Sei stanco?" si siede vicino a me trascinando la poltroncina poco più distante. "E' andato tutto bene, sono carico. Voglio sapere più sul nuovo progetto" prendo un assaggio del whisky pregiato. Si allunga sulla scrivania per recuperare una carpetta e me la porge "Accordo di Programma, fra la Regione Siciliana e il Comune di Palermo,(fondi ex Gescal), Intervento E4 Programma Integrato d'Intervento. Ambito San Filippo Neri (ZEN) . Realizzazione Servizi di Quartiere - RECUPERO DI BAGLIO MERCADANTE" leggo corrugando la fronte. "La ristrutturazione del baglio Mercadante comprenderà un'area attrezzata a verde, un centro di quartiere, una ludoteca, una biblioteca, uno spazio per giovani e anziani, e un'area dedicata alle persone fragili. Dobbiamo vincere la gara d'appalto e so che sarai in grado di redigere un buon progetto" Alzo un sopracciglio, è molta carne al fuoco. Si parla di un lavoro di ristrutturazione di almeno 10 milioni di euro "Sei sicuro?" "Lo sono, hai gestito abbastanza bene le mie società in Spagna e vorrei che ti occupassi di questo progetto, poi...è la scusa perfetta per averti a Palermo con me. Fammi vedere di che pasta sei fatto" Ricambio il sorriso che mi rivolge e ritorno a guardare il fascicolo "Ok, m'impegnerò al massimo per questo progetto. Non te ne pentirai" "No di certo" Adil mi dà uno schiaffetto e torna a sorseggiare il suo whisky. Sentiamo all'improvviso bussare alla porta e Adil non ha neanche il tempo di dare il permesso che Viviana fa irruzione nello studio con delle buste in mano "Non hai idea di cosa ho trovato da...Rafael, eccoti!"molla le buste sul divano e mi raggiunge. "Sei fatto grande" mi palpa il braccio stretto nella giacca "Togliti un po' la giacca, fai vedere" mi ordina e io eseguo posando la giacca sulla poltroncina e facendo un giro su me stesso con le braccia tese. Viviana butta un fischio e Adil ridacchia inconsapevole del fatto che ho messo su massa proprio per lei. "Senti un po'...e la fidanzatina quando ce la presenti?" domanda lei mentre mi riaccomodo scuotendo la testa "Ho la testa solo per affari" "E Ines? Non sei tornata per lei qui?" si siede sul bracciolo della mia poltroncina e ho il suo seno proprio davanti gli occhi, faccio uno sforzo immane per non farci caso. "A proposito...dov'è?" "Sarà a scuola, ha ottenuto una cattedra al Meli" m'informa Adil fiero di Ines come se fosse sua figlia. "Caspita, sono molto contento per lei. Non ci vediamo da un po' " esattamente dall'estate in cui ha fatto la maturità e abbiamo avuto quella mezza relazione di qualche mese, dico mezza perché oltre a qualche bacetto e carezza non siamo mai andati oltre. Sembravamo due amici e io mi ero stufato di lei che mi stava appiccicata tutto il cazzo di tempo. "Che ne dici di farle una sorpresa? Potrei pensarci io" propone Viviana posandomi il braccio attorno al collo e il mio sguardo cade meccanicamente sulla sua scollatura, merda. "Si" rispondo senza neanche capire la domanda. "Ottimo, non te ne pentirai" mi fa l'occhiolino e alzandosi fruga nelle buste per poi lanciare una busta ad Adil "Grazie piccola, sei la migliore" le dice prima che vada via. "Quindi sei serio" mormora Adil e io stacco gli occhi dalla porta dove Viviana è appena uscita "Cosa?" "Con Ines" Ah. "Ehm...si, tengo molto a Ines" "Sapevi che piaceva anche a Giorgio? Ha sempre detto che l'avrebbe sposata quando sarebbero stati grandi abbastanza" "Comprensibile, sono cresciuti insieme" finisco di bere il whisky in un sorso. "Già" si limita a dire Adil. So che vorrebbe dirmi di lasciare Ines a Giorgio, ma non può farlo perché Giorgio ha i giorni contati. Concentro l'attenzione sulla busta che gli ha lanciato Viviana e chiedo "Arachidi?" "Si, posso tenerli solo in studio" apre immediatamente la busta e ne mangia una manciata "Vuoi?" Accetto prendendone una manciata anch'io mentre sentiamo nuovamente bussare alla porta, stavolta la persona in questione aspetta il permesso di Adil. "Signor Demir il medico vorrebbe parlarle" comunica l'infermiera e Adil si alza di scatto superandola. Rimaniamo solo io e lei e per spezzare il silenzio porgo la busta di arachidi "Ne vuole un po' " "Oh no no, sono allergica. Potrei morire se ne mangiassi uno" Aggrotto le sopracciglia capendo, ecco perché tengono solo in studio gli arachidi. "Perdonami, non lo sapevo" mi rialzo prendendo la giacca "Come mai il dottore voleva parlare con mio padre?" "Ha rilevato un movimento sulla mascella di Giorgio" Cazzo. "Che bella notizia" Non posso perdere altro tempo allora, Santina deve sparire prima del previsto. INES'S POV: "A domani ragazzi" sorrido agli alunni che corrono via dall'aula per non sprecare nessun secondo della ricreazione. Recupero la borsa ed esco col tablet tra le mani, una volta si usavano i registri cartacei adesso è tutto digitale e devo stare al passo. Mi sento già vecchia e ho solo 26 anni. Scendo in aula professori, ma non incontro Jasmine...sarà al bar con gli altri colleghi, delle volte ci comportiamo come se fossimo ancora alunni della scuola. "Hey" mi saluta Kimberly appena entro nella sala, le vado subito incontro e l'abbraccio "How was your day?" "Oh, good. Very good, I'm trying to do my best. Yours?" "Bene! I ragazzi stanno iniziando a entrare in sintonia con me e ci divertiamo. È essenziale per me avere la loro fiducia. Greco può essere impegnativo, ma col metodo giusto conto di farcela" ci sediamo posando il registro. "Che sei carina, avrei voluto avere un'insegnante come te" Kimberly mi fa arrossire e sorrido riconoscente "E io avrei voluto avere una professoressa bella e buona come te d'inglese, la mia era brutta e ignorante. Praticamente le insegnavamo noi l'inglese" "Giura" scoppia a ridere "Giuro! Pensa me che ero tornata da 4 anni di high school e le correggevo i tempi verbali" "Unbelieveble!" ridacchia per poi dire "Ecco perché parli bene l'inglese e hai l'accento americano, dove hai studiato?" "California, un'esperienza stupenda" "Hai detto di aver fatto 4 anni, giusto?" Tiro fuori dalla borsa la barretta proteica "Si, l'ultimo anno l'ho fatto qui" "Volevi prendere il diploma qui?" "Non necessariamente" "Non ti sei trovata bene nella scuola?" "No no" scuoto subito la testa mangiucchiando la mia barretta "Sono tornata per...ecco Giorgio, mio cugino" "Stava male?" mi chiede ma se ne pente subito dopo "Perdonami, sono cose personali e sto ficcando il naso dove non dovrei" "Ma no, tranquilla" accavallo le gambe per stare piú comoda "Io e Giorgio siamo sempre stati molto legati e non aveva preso benissimo la mia partenza, ha anche smesso di parlarmi per un po'. La lontananza iniziava a pesare anche a me e ho deciso di tornare, comunque la mia esperienza in America l'avevo vissuta e sono tornata a casa col cuore pieno di ricordi" "E adesso vi parlate?" domanda Kimberly che si appassionata alla storia. "Ehm...è stata dura all'inizio, ma poi abbiamo risolto. Bartis è il suo migliore amico, non te ne ha mai parlato?" "Wait, that Giorgio? No way!" agita le mani incredula "Certo che me ne ha parlato, è come un fratello per lui. Ricordo però che mi disse che sta male ed è in coma, ha avuto una specie d'incidente o mi sbaglio?" Annuisco triste "Si, da 8 anni ormai. Non perdo le speranze però" "Non devi, è vivo e sta combattendo per tornare da voi" sono così colpita dalle sue parole e mi allungo per abbracciarla "Grazie mille, mi serviva" "Quando vuoi tesoro" mi accarezza la schiena. Bartis è davvero fortunato ad averla al suo fianco, spero non la stia prendendo in giro. Si merita il mondo questa ragazza. "Consegna per Therani" sentiamo dire alla porta e quando ci giriamo vediamo un uomo con un mazzo di fiori gialli, bianchi e arancioni. Sono stupendi. "È lei!" Kimberly m'indica e il corriere si affretta a raggiungermi per consegnare il mazzo "Una firma qui prego" Firmo il foglio e chiedo "Chi me li manda?" "Ci dovrebbe essere un bigliettino signorina, buona giornata" si congeda e sento Kimberly buttare un gridolino "Forza, forza vedi chi te li manda" Scarto subito il bigliettino, ma appena leggo il contenuto mi sento gelare le vene "Congratulazioni professoressa, ho sempre creduto in te e sono così fiero del tuo percorso. Spero di festeggiare presto con te, sono in città! Un bacio, Rafael" "Tesoro tutto bene? Sei impallidita" mormora Kimberly posandomi una mano sulla schiena per calmarmi. Riposo immediatamente il bigliettino e mi alzo di tutta fretta recuperando la borsa. Se Rafael è in città vuol dire solo una cosa, è venuto a finire il lavoro che ha lasciato in sospeso...uccidere Giorgio. "I fiori!" mi urla dietro Kimberly mentre mi fiondo fuori dalla sala professori. "Li lascio lì" urlo correndo fuori e vado a sbattere contro il mio collega di educazione fisica, Maximilian e Jasmine che stavano entrando "Scusatemi, vado di fretta. Jas, prendi i fiori!" "Che fiori?" mi chiede gridando, ma io sono già all'ingresso e mi precipito al cancello "Ines? Dove stai andando, abbiamo assemblea in aula professori" borbotta Bartis guardandomi con orrore, sembrerò una pazza. "Perdonami, io non...devo andare. Poi ti spiego!" faccio per andare via ma lui si para di fronte a me "Ti ricordo che stai parlando al preside, non a un tuo amico" replica severo e io dico a mia volta "Si, mi scusi signor preside. È un'emergenza, mi scusi davvero" Non aspetto una sua replica e corro alla mia macchina, lancio tutto sul sedile accanto e parto a tutto gas ricevendo dei clacson di macchine che supero guidando a zig zag. Digito sul monitor il numero di zio Adil ma nessuno risponde, chiamo zia Viviana e neanche lei prende. Un bruttissimo presentimento mi colpisce fino alle viscere. Inizio a pregare in silenzio ogni santo di proteggere Giorgio dalle grinfie di Rafael, ma appena entro nel residence vedo in lontananza l'ambulanza e almeno tre macchine della polizia. Tremo quando mi addentro pregando che non si tratti della villa di Giorgio, ma più mi avvicino e più riconosco il cancello. "No no no" sussurro in agonia scendendo dall'auto e correndo verso la villa circondata da nastri per non far entrare nessuno. Mi sento mancare l'aria quando vedo una barella uscire dal cancello e un corpo coperto sopra. Il cuore si arresta per un attimo e ho bisogno di aggrapparmi al lampione accanto per non svenire sul posto. "Fate spazio!" urlano i medici che cercano di far passare la barella e io corro verso questa passando sotto i nastri. "Giorgio! No, ti prego. Ti prego!" mi aggrappo alla barella e sento i medici rimproverarmi "Si allontani!" Le mie mani corrono a tirare giù la coperta per vedere Giorgio in viso, ma mi blocco quando riconosco Santina. Cosa diavolo? Rimango con ancora le mani in aria mentre trasportano la barella dentro l'ambulanza e sposto lo sguardo a zio e zia che parlano con gli agenti di polizia. Aspetta...se sono tutti giù, Giorgio è da sola di sopra e Rafael.... Scatto dentro la casa superando gli agenti che cercano di fermarmi e corro su per le scale urlando "Giorgio! Giorgio!" Ho il fiatone e i polmoni contratti quando entro nella sua stanza e non trovo nessuno sul letto. Mi porto subito una mano sul petto ad un passo da un infarto istantaneo, quando all'improvviso qualcuno mi afferra dai fianchi e mi sbatte contro l'angolo chiudendo la porta. Vorrei urlare, ma una mano copre immediatamente la mia bocca e le mie grida si trasformano in mugolii innocui. Cerco di liberarmi dalla presa di ferro su di me, ma sento una voce roca al mio orecchio sussurrare "Shh granchio" Giorgio?

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Quando la pelle del leone non basta, è il momento di cucirsi addosso quella della volpe. -Lisandrob INES'S POV: "Sto togliendo la mano, non fare il minimo rumore per favore" sussurra la sua voce, sono convinta che sia ancora sotto shock o non mi spiego. Annuisco piano mentre la mano piano piano si allontana, alzo immediatamente gli occhi e li spalanco accertandomi del fatto che si tratti proprio di lui. "Ma...com'è possibile?" mugolo in un filo di voce mentre Giorgio corre dall'altra parte della stanza e scosta di poco la tenda per osservare la situazione di sotto. Lo raggiungo piano e resto a osservarlo incredula "Da quanto?" chiedo riferendomi alla sua ripresa. Lui scosta lo sguardo dalla strada a me e risponde "Da una settimana circa" Sbatto piano le palpebre, mi sta prendendo in giro? I miei occhi si riempiono di lacrime e inizio a tremare, non posso credere che mi abbia tenuto nascosto una cosa così grave. Lui si accorge subito del mio stato e fa per avvicinarsi, ma io indietreggio rimettendo distanza tra noi "Ines ti prego" mormora come se fosse infastidito dal mio atteggiamento. "Ti prego cosa? Quando pensavi di dirmelo che stavi fingendo e ti eri ripreso?" Avanza di nuovo e allungando una mano a scostarmi dei capelli dal viso sussurra "Te lo sto dicendo adesso tesoro" La rabbia monta sempre di più e mi ritrovo a scacciare la sua mano, anche se aspettavo una sua carezza da 8 anni "Hai idea di quanto abbia sofferto? Mi svegliavo ogni giorno in agonia pensandoti appeso a un filo tra la vita e morte!" "Shh fa' piano!" sibila lui e io stringendo i pugni faccio per uscire dalla stanza, sono così in collera che potrei prenderlo a sberle. Giorgio riesce però ad acciuffarmi dal braccio e attirandomi a sè mormora "Ehi, guardami" mi prende il viso sussurrando "sono qui, sono con te...non ti basta?" Sento delle lacrime scivolare lungo le mie guance e cedendo lo abbraccio scoppiando a piangere. Le mani di Giorgio corrono ad accarezzarmi la schiena dandomi subito sollievo "Mi sei mancato da morire" singhiozzo sul suo petto. "Anche a me, non hai idea" mi stringe forte e rimaniamo abbracciati così per un tempo infinito, quanto mi è mancato il suo calore. "Fatti vedere" si scosta di poco per analizzarmi a fondo "Com'è possibile essere più bella di quanto eri già?" Sorrido in imbarazzo e accarezzo le sue mani "Anche tu" "Mi sono specchiato e ho visto che sono asciutto come un'acciuga, devo rimettere massa" Non resisto e lo abbraccio di nuovo inspirando a fondo il suo profumo "Non riesco ancora a crederci, quando lo dirai agli zii?" "Devo stare cauto, soprattutto ora che è tornato Rafael" M'irrigidisco di scatto "Lo sai?" alzo lo sguardo per vederlo in viso. "Che mi vuole morto? Si. È stato lui a gettarmi in acqua" Spalanco gli occhi incredula "Cosa stai dicendo?" Gigio annuisce piano e io mi pento immediatamente di non aver detto nulla di Rafael agli zii. Ho anche cercato le riprese dove Rafael cercava di staccare la spina a Giorgio, ma sono sparite dopo poco e io non ho indagato più di tanto. Non volevo negare a zio Adil la possibilità di legare con suo figlio, dirgli che Rafael voleva morto Giorgio avrebbe rovinato ogni cosa e non mi sarei mai permessa di mettermi tra padre e figlio, soprattutto dopo tutto il tempo che ci è voluto per farli incontrare. In cuore mio speravo che Rafael tornasse lucido e che avrebbe rinunciato a questa stupida vendetta, quanto mi sono sbagliata. Ho cercato di tenerlo d'occhio durante il suo soggiorno qui 8 anni fa. Sono stati lunghi 3 mesi in cui ho finto di avere gli occhi dolci per un mostro, finché zio ha assunto Santina a tempo pieno e Rafael per fare l'università è partito in Canada. Non ci vediamo da allora, alle feste si è sempre limitato a farci recapitare fiori e regali, insieme a bigliettini dove scriveva quanto gli mancavamo e sperava per ogni anno il risveglio di Giorgio. Non ho mai tenuto nessuno di questi bigliettini, li stracciavo il secondo dopo averli letti per la rabbia. "Ho un piano" annuncia Gigio cogliendomi di sprovvista. "Mi potresti aiutare?" "Di cosa si tratta?" lo ascolto con attenzione mentre mi elenca "Poi ti spiego meglio, intanto mi dovresti procurare un telefono, che disattivi le videocamere per un'ora e un tubetto di pringles alla paprika" "Pringles?" "Si cazzo, mi danno da mangiare pappette e non ne posso più" sbotta con una smorfia "Ah! E mi serve il numero di Xavier" Deglutisco a fondo prima di dire "È morto otto anni fa" Giorgio spalanca gli occhi incredulo "Ma come? In realtà forse me ne avevi parlato e non ricordo bene" "Tu mi sentivi?" domando felice, sapevo in cuor mio che mi stava ascoltando mentre gli parlavo delle mie giornate e di quanto mi mancava. "A volte, ho dei buchi di memoria adesso" Non voglio che si sforzi ulteriormente e chiedo cambiando argomento "Per quando ti servono queste cose?" "Tutte urgentemente, le Pringles soprattutto" "Intanto puoi usare il mio telefono" pesco dalla tasca il cellulare e glielo porgo "Per quanto riguarda le videocamere vado subito" faccio per uscire ma torno indietro dicendo "Ci serve una parola in codice" "Ti amo" "Oh...ok, può andare" Lui scuote la testa raggiungendomi e mi stampa un bacio in fronte "No, ti amo per davvero. La parola in codice potrebbe essere Pringles, che dici?" "Che ti amo anch'io" lo abbraccio per l'ultima volta mentre sentiamo dei passi al piano superiore e siamo costretti a separarci. Giorgio corre a rimettersi a letto e io esco facendogli guadagnare più tempo. Incontro Rafael nel corridoio che si sorprende di vedermi, ma dura un attimo perché rimette la sua maschera da persona apprensiva ed esclama "Ines! Non pensavo fossi qua" "Sono arrivata da poco, zio mi ha avvisato di Santina e sono corsa" "Poveretta, era una donna così buona e gentile. È una vera disgrazia" "È viva" gli comunico e lui corruga subito la fronte confermandomi il fatto che sia stato proprio lui a tentare di uccidere anche Santina. Che bastardo, la pagherà cara. "Ho scoperto il suo volto, respirava ancora" rincaro la dose. "Che sollievo! Ho temuto il peggio per lei" replica lo stronzo psicopatico. "Sai com'è successo?" "A quanto pare ha una forte allergia per le arachidi e nel suo frullato c'erano dei rimasugli. Quando l'ho trovata in cucina stesa per terra non ho esitato a chiamare l'ambulanza" "Hai fatto bene" faccio per pensarci "Che strano, gli zii sono super attenti con questa sua allergia" "Sarà stata una negligenza della cuoca. Dovremmo assumerne un'altra, questa mi sembra una stolta. Ad ogni modo, Santina sembra fuori pericolo, questo è quello che conta adesso" "Giusto, mi accompagneresti all'ospedale dove stanno portando Santina e poi al supermercato?" "Cosa devi prendere al supermercato?" "Pringles, mi è venuta una voglia matta. Prima però vado in bagno, mi aspetti di sotto?" "Certo" Rafael si avvia per le scale e io vado a disattivare le videocamere, per poi scappare fuori. RAFAEL'S POV: Mi addentro nella stanza di Giorgio quando la casa sembra in silenzio, Adil e Viviana sono all'ospedale e Ines è finalmente andata via. Santina sfortunatamente è sopravvissuta, ma ha bisogno di qualche giorno di riposo. Era quello che volevo in fondo, togliermela dalle palle almeno per un po'. "Ora che Santina non c'è più e le videocamere sono spente cosa mi ferma dall'ucciderti fratellino?" sogghigno fremendo all'idea di essere presto l'unico erede Demir. In questi anni ho dato anima e corpo a curare le società di Adil, mi sono fatto il culo all'università e ho dovuto imparare prima del previsto tutto quello che c'era da sapere per poter rappresentare al meglio e portare in alto il cognome Demir. Ho anche avviato le pratiche per cambiare cognome, sono a tutti gli effetti parte della famiglia e, dopo aver vinto la gara d'appalto, avrò piena fiducia di Adil. È l'ultimo step che devo a tutti i costi superare, anche se significherà tagliare qualche testa per aggiudicarmi la gara. Mi avvicino a Giorgio che è immobile sul letto e faccio per raggiungere le spine quando sento bussare alla porta alle mie spalle. Mi giro di scatto infastidito corrugando la fronte, ero sicurissimo di essere solo in casa. "Salve" saluta una ragazza alta e snella, mora con occhi così espressivi e profondi che potrebbero scavare a fondo alle persone con un solo sguardo. Ha un grembiule addosso e un vassoio con delle ciotoline e delle pasticche sopra "Con permesso" entra nella stanza posando il vassoio sul comodino. Ha un grembiule addosso e un vassoio con delle ciotoline e delle pasticche sopra "Con permesso" entra nella stanza posando il vassoio sul comodino E questa chi diavolo è? "Deve restare ancora a lungo?" domanda sfacciata. Mi mordo internoguancia ficcando le mani in tasca "Lei è?" "La nuova cuoca, la precedente è stata licenziata e mi hanno messa in prova immediatamente. Inoltre devo occuparmi del signorino Demir, finchè l'infermiera si rimette in sesto" spiega mentre mi dà le spalle e inserisce la poltiglia in una sacca per poi inserire il sondino al naso di Giorgio. Sembra che l'abbia fatto mille volte. "Posso pensarci io, può congedarsi" le apro la porta, ma lei non si smuove di un millimetro "La signora Demir mi ha espressamente chiesto di non lasciarlo solo un attimo" "Eppure era solo 2 minuti fa" la pizzico incominciando a innervosirmi sul serio "Dovrò riferirlo alla signora Demir?" "Ero scesa per prendere la cena e le pasticche, la signora Demir capirà" mi risponde a tono senza alcuna esitazione. "Non mi ha detto come si chiama" mi scollo dalla porta e la raggiungo mentre lei risponde "Lisa, Lisa Biundo" "Signorina Biundo, quanto vuole per sparire da qui? Diecimila?" Rimane paralizzata sul suo posto e sogghignando la raggiungo piano "Cosa c'è? Non sa come funzionano le cose qua?" La guardo dall'alto e alito sul suo viso "Io pago e lei obbedisce ai miei ordini." Mi aspetto che arretri terrorizzata o scappi via piangendo, invece avanza ulteriormente tenendo gli occhi fissi sui miei e sibila a un nulla dalle nostre labbra "Io non sono in vendita e mai lo sarò." Resto interdetto dalla sua sfacciataggine, chi stracazzo pensa di essere da rivolgersi in questo modo a me? Fa per voltarmi le spalle, ma io l'acciuffo dal braccio stringendolo abbastanza forte da farle recepire il messaggio "Lascerò andare per stasera, ma sarò il tuo peggior incubo." La lascio andare subito dopo ed esco dalla stanza sbattendo così forte la porta da far tremare i muri. Quello che ho fatto a Santina non sarà nulla a confronto. Devono imparare a trattare con rispetto l'unico erede Demir e non permetterò a nessuno di ostacolare il mio obiettivo. Lisa Biundo si pentirà di aver messo piede in questa casa, è una fottuta promessa.

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Some eyes touch you more than hands ever could. JASMINE'S POV: "Ti prego, resisti. Resisti" prego a voce alta mentre corro verso la sala professori con il malloppo di compiti in un braccio, i libri nell'altro e la ventiquattrore che ha deciso di aprirsi nel momento peggiore. Sono a un passo dall'entrare in sala professori e scaraventare tutto sul tavolo, quando disgraziatamente una colonna mi viene addosso proprio un secondo prima che possa conquistare la mia vittoria e rimbalzo contro questa scaraventando tutto altrove. Ottimo. Emetto un sospiro di frustrazione e chiudo gli occhi esausta. Ho trascinato tutto quanto egregiamente fino a qui, mi mancavano due passi contati, due. Riapro gli occhi apparentemente più calma e mi ritrovo un ammasso di muscoli che recupera svelto tutte le mie cose tenendo in un solo braccio tutto. Si erige nella sua mastodontica corporatura superandomi di almeno 40cm e dice con una voce così roca da sembrare di avere un modificatore della voce incorporato "Scusa, stavo correndo al bar. Non prendo un caffè da tutto il giorno" Sorrido sentendo la disperazione nella sua voce e annuisco passandomi le mani libere sul viso "Servirebbe anche a me" Un tempo disprezzavo il caffè, poi ho avuto un bambino mentre andavo all'università e lavoravo in libreria, non ho avuto scelta. Drogarmi non era un'opzione legale. La colonna vivente stringe le mie cose in una mano, come se stesse trasportando piume e con un cenno chiede "Ti offro un caffè?" "Volentieri" cedo distrutta da due ore d'interrogazioni e un'ora di compito in classe. Sono stata sveglia tutta la notte a preparare i compiti per oggi mentre Xavier dormiva come un cuccioletto. Ricordo quando ero una semplice studentessa e pensavo che preparare i compiti per la classe fosse una cosa da niente. Quanto ci voleva a scrivere due domande e stampare i fogli? Povera ingenua ignara della mole di lavoro enorme dietro ogni compito, non è affatto semplice selezionare le domande giuste da mettere. Spesso gli alunni pensano che l'obiettivo dei professori sia affossarli, quando è totalmente il contrario. La mia più grande premura è mettere una domanda che possano comprendere tutti quanti, ma che possa anche farmi capire quanto è preparato l'alunno sull'argomento. Sono scelte con estrema cura, ognuna poi ha un grado di difficoltà diverso che possa dare comunque vasta scelta all'alunno di argomentare. La selezione delle versioni è altrettanto difficile, devo stare attenta a trovare la versione giusta che abbia solo argomenti affrontati, che possa essere tradotta non troppo facilmente, ma neanche troppo complicata per far ragionare l'alunno e premiare con un bel voto poi chi ha saputo contraddistinguersi, seguendo le regole studiate e traducendo al meglio. Per non parlare dello studio dietro le lezioni e le interrogazioni, rimango nottate intere a studiare come strutturare le lezioni per essere comprensibile a tutti quanti. E' una vitaccia, ma è anche una cosa che amo fare...arrivo esausta a fine giornata ma sempre con un sorriso gigante e il cuore pieno di soddisfazione. "Puoi darmi i libri" faccio per prenderli dal suo braccio, ma lui scuote subito la testa e se li porta a presso fino al bar. Ne approfitto per squadrarlo meglio: capelli castani sulle spalle, occhi chiari, mascella scolpita come il resto del corpo, così tanti muscoli che credo di non aver mai visto in una sola persona e alto come una colonna, non scherzo. Sarà più di due metri, mi sento letteralmente una formica al suo fianco. Il bar è invaso da ragazzi che sono accalcati al bancone con gli scontrini all'aria e Maximilian avvicinandosi a un tavolo vuoto posa tutte le mie cose sopra delicatamente. "Ragazze posso?" chiede il permesso al tavolo vicino di recuperare due sedie vuote. Le ragazze spalancano gli occhi rimanendo a bocca aperta, mi trattengo dal ridacchiare mentre lui prende lo stesso le sedie "Grazie ragazze" "Prego" mi fa accomodare e gli sorrido riconoscente "Non ti conviene buttarti nella calca adesso" indico i ragazzi al bancone che sono triplicati in due minuti. "Lascia fare a me" l'osservo che si avvicina alla cassa per recuperare lo scontrino e senza alcuno sforzo si piega sui ragazzini sovrastando la fila e consegna lo scontrino al barista prima di tutti. Torna dopo esattamente tre minuti con due bicchierini in mano "Non sapevo quanto lo prendessi zuccherato" posa il bicchierino davanti a me con tantissime bustine di dolcificante e zucchero. "Grazie" butto dentro il caffè una bustina di dolcificante mentre lui si accomoda di fronte a me coprendomi completamente la visuale dietro "Interessante" "Cosa?" domanda prendendo un sorso del caffè. "Come sfrutti a tuo vantaggio l'altezza, fai bene" "Sì, a una cosa buona serve. Per il resto, ricevo testate da lampadari, porte troppo basse e finestre" Sghignazzo bevendo il caffè "Dai, però riesci ad arrivare allo scaffale più alto al supermercato. Sai quante volte ne ho avuto bisogno io?" "Puoi chiamarmi in caso" "Lo farò, ci puoi giurare. Grazie ancora per il caffè, ne avevo bisogno" finisco di bere il nettare degli dei in un baleno e rovisto nella mia borsa per prendere la barretta proteica. "Giornataccia?" "Puoi dirlo forte, vuoi metà?" gli propino la mia barretta, in realtà in un boccone si farebbe fuori l'intera barretta. Scuote la testa tirando fuori dalla tasca un pacchetto di mandorle "Ho queste, grazie" "Immagino tu sia nuovo qui, ti avrei sicuramente notato" dico facendolo ridacchiare "Sostituzione, il vecchio collega si è rotto una costola sciando in montagna e dovrò sostituirlo per un mese" "Ma chi? Dario? Dannazione, aveva chiesto anche a me di andare in montagna. Grazie al cielo ho rifiutato, dovrò scrivergli" suona la campanella mettendo fine alla ricreazione troppo presto e sbuffo sconsolata. Adesso ci attende un'ora di consiglio in sala professori, vorrei scappare via. Per il momento, ho sempre cercato di evitare il più possibile Bartis e ai consigli sto sempre con lo sguardo basso aspettando la fine dell'ora per sgattaiolare via. Non che abbia molta scelta, Bartis è severissimo con tutti quanti e non lascia margine a nessun tipo di errore. Una collega ha dato le dimissioni perchè era indietro col programma di poco e dei genitori si erano lamentati con Bartis che l'ha rimproverata così tanto da farla scappare piangendo. Mi è molto dispiaciuto, anche per lei era la sua prima esperienza in un liceo e stava ancora imparando. Le avrei dato una chance in più mandando a quel paese il parere dei genitori, ma parliamo di Bartis che è sempre stato uno stronzo patentato. Ci rialziamo insieme e andiamo verso la sala professori più attivi di qualche minuto fa "Che mi dici degli altri colleghi?" chiede Maximilian riprendendo tutte le mie cose, che galante. "Sono tutti molto carini, anche se delle volte quelli più vecchi ci snobbano, ma ci sosteniamo tutti a vicenda" "E il preside? Ho visto che è giovane" Mi schiarisco la voce prima di dire "Ecco...lui è più particolare, se si può dire così" "Quella smorfia sul viso non promette bene" dice lui facendomi scoppiare a ridere, così tanto che ho bisogno di aggrapparmi al suo bicipite grande quanto una palla da rugby "Scusami, sono fin troppo espressiva. Devo ancora lavorarci" Svoltiamo nella sala professori quando Ines ci viene incontro col panico stampato in viso. Faccio per chiederle cosa diavolo sia successo, ma scappa via subito dopo urlando "Scusatemi, vado di fretta. Jas, prendi i fiori!" "Quali fiori?" le grido dietro invano perchè è già sparita dalla via visuale. "Ah, lei è Ines. Collega di greco, nonchè mia migliore amica" "Sì, l'ho conosciuta. Abbiamo le stesse classi praticamente" "Oh, che bello. E' davvero dolcissima lei, non lo dico perchè sono di parte" entro in sala professori trovando un enorme mazzo di fiori bellissimi. Vado subito a prenderli, non so perchè Ines non li voglia, ma li prendo molto volentieri. "Sai perchè Ines è scappata via?" chiede Kimberly seduta a fianco. Scuoto la testa "Non ho idea, ma questi fiori sono stupendi" mi giro per indicare il mio nuovo collega "Kimberly ti presento il nuovo collega...aspetta, non ti ho mai chiesto come ti chiami" ridacchio sentendomi stupida. "Maximilian, molto piacere" dà la mano a Kimberly " E tu sei Jasmine Kapoor, professoressa di latino" alza il mio registro col nome sopra. "Corretto" gli sorrido scuotendo la testa. "Piacere mio comunque, Kimberly. Insegno inglese, tu immagino educazione fisica" ricambia la stretta Kim mentre lui chiede ironico "Come hai fatto a capirlo?" "Vorrei dirti dalla tuta, ma mentirei" Scoppiamo a ridere insieme mentre vediamo tutti gli altri colleghi correre a prendere posto e il silenzio che cala in sala. Non serve neanche girarmi per capire che è appena entrato il dittatore. Ci accomodiamo insieme in fondo al tavolo e Maximilian si offre di tenermi i fiori, è così gentile. "Perchè sono tutti terrorizzati?" mi chiede sottovoce mentre mi faccio piccola per nascondermi il piú possibile "E' lui il preside?" Annuisco con la testa che tengo sempre bassa, non vorrei neanche incrociare il suo sguardo. Non che mi guardi, penso che ci evitiamo come la peste a vicenda. Potremmo essere più maturi e lasciare i nostri trascorsi alle spalle, ma è più facile nasconderci. Bartis dà inizio al consiglio e i coordinatori delle classi espongono i problemi presentati dagli studenti e delle iniziative sempre proposte da loro che però vengono bocciate in tronco da Bartis. Non c'è spazio ad alcuna attività ricreativa, i ragazzi devono solo studiare e non possono azzardarsi a fare altro. Curioso sentirlo proprio dal rappresentate della scuola che una volta sosteneva l'occupazione pur di non studiare. Penso ai miei ragazzi che avevano proposto la notte bianca a scuola per fare qualcosa di diverso, ma decido di sussurrarlo solo a Maximilian che commenta "Ma è un'ottima idea" "Già, peccato che il preside non lo terrà neanche in considerazione" sussurro sbuffando. "Provaci, magari quest'idea può piacergli" "Ma no, so già che...no Maximilian!" esclamo cercando di fargli abbassare la mano, ma troppo tardi perchè Bartis chiede "Sì, professor Cardile?" "la professoressa Kapoor aveva un'iniziativa interessante da proporre" mi dà poi una piccola gomitata e io vado a fuoco sentendomi morire dentro quando Bartis dice "Prego Kapoor" "Io ehm..." faccio per aprire bocca, ma mi manca l'aria...sono stata presa completamente alla sprovvista e non c'è neanche Ines che mi tenga sotto il tavolo le mani che mi tremano. Sembra però che ci pensi Maximilian ad accarezzarmi il braccio, stranamente mi solleva di poco e buttando un bel respiro inizio a parlare "I ragazzi proponevano di fare una notte bianca nell'istituto per promuovere la cultura classica. Durante la serata si svolgeranno tante attività: letture, recitazioni, concerti, videoproiezioni, mostre, conferenze, degustazioni, cineforum, per mostrar che l'Istituto è un vivace luogo di cultura, popolato da giovani pieni di creatività e di voglia di fare" Solo a fine spiegazione azzardo ad alzare lo sguardo su di lui che mi sta fissando intensamente. Perdo un battito e deglutisco pregando al cuore di pompare regolarmente. Rimane in silenzio Bartis per un tempo che mi sembra infinito per poi spostare uno sguardo disprezzante verso Maximilian e sbottare un secco "Idea bocciata, prossimo" Sento una voragine che si apre dentro di me, non so perchè ma speravo che potesse darmi una possibilità. Potesse credere in me, ma mi sbagliavo di grosso. "Mi scusi, ma mi sembra un'iniziativa ottima. Negli ultimi anni, gli iscritti al liceo classico sono di molto diminuiti e sarebbe un'occasione unica per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della formazione classica per i giovani studenti " interviene in mia difesa Maximilian, gli sono molto riconoscente che si sia esposto in questo modo per me. "Sono anch'io d'accordo con i ragazzi, potremmo dare l'esempio a tanti altri licei classici e proporre un vasto programma di attività organizzate dalle 17 alle 22, coinvolgendo studenti, genitori e insegnanti, ma aprendo anche le porte a tutto il pubblico del territorio interessato" parla a mia favore anche Kimberly, che tesoro. Piano piano la mia idea viene appoggiata pure dai professori più anziani, ma Bartis rimane impassibile e borbotta "Fa acqua da tutte le parti, ma ci penserò. Con permesso" si ritira per prendere una telefonata mentre io, Maximilian e Kimberly gioiamo per la piccola vittoria. Il consiglio va per le lunghe e io mi ritrovo appoggiata a Maximilian per non crollare dal sonno, stanno discutendo delle gite scolastiche che, anche in questo caso, Bartis non vuole fare. "Il consiglio è concluso, grazie a tutti" Bartis si congeda senza degnare di uno sguardo nessuno e Maximilian mi sussurra divertito "Sei ancora sveglia?" "Per miracolo" mi stiracchio per bene mentre ci raggiunge anche Kimberly. "Grazie per il sostegno ragazzi, davvero" prendo la mano di Kimberly e sorrido a Maximilian che fa spallucce "Non aveva senso respingere un'idea così bella. Il preside la mattina si farà shottini di acido e arsenico o non mi spiego" Mi trattengo dallo scoppiare a ridere e concordare con lui. "Kimberly sta col preside" decido di avvertirlo prima che spari a zero di nuovo. Maximilian non sembra troppo in imbarazzo perchè dice "Perdonami Kimberly, ma è la verità" Anche Kim sembra prenderla bene perchè ridacchia "Non è sempre così, lo giuro. A scuola diventa un tiranno, l'odio anch'io quando fa così" "Sei del team allora" Maximilian le fa l'occhiolino e posso notare come non le stacchi gli occhi di dosso. Neanche il fatto che sia fidanzata l'ha fatto arretrare. "Che ne dite di una pizzata da me stasera? Domani è sabato e possiamo fare baldoria"propongo per sdebitarmi del favore che mi hanno fatto. "Ci sta" annuisce subito Maximilian. "Dovevo accompagnare Bartis a una cena di beneficenza, ma mi sa che lo foldo. Sarò dei vostri stasera" Maximilian le alza il pugnetto che lei ricambia, se l'intendono troppo bene. "E' deciso allora" sorrido felice del fatto che Bartis sarà fuori dai giochi, dato che ha la cena di beneficenza e non si sognerà mai di venire da me. "Scappo che ho compito in seconda, a stasera! Kim tesoro, mi fai il favore di prendere il numero di Maximilian e passarmelo su whatsapp? Thanks!" scappo via dalla sala professori e sghignazzo dopo aver visto la faccia di Maximilian, gliel'ho servita su un piatto d'argento. Dovrei sentirmi un po' in colpa del fatto che tifi Kim con Maximilian, ma al contrario mi sento solo soddisfatta. Un angioletto come Kim è davvero troppo per un mostro come Bartis. Spero se ne accorga anche lei. BARTIS'S POV: "Ciao Jasmine, è da un po' di tempo che non ci parliamo. Ti va di recuperare il tempo perso davanti a una tazza di tè?" Una tazza di tè? Bartis cielo, che cazzo ti prende? Mi schiarisco la voce e riprovo la parte davanti allo specchio sistemandomi per la millesima volta i capelli "Ehi Jasmine!" Troppo entusiasmo! Non devi sembrare un disperato del cazzo, riprova. "Ciao...Jasmine" Troppo lento. "Jasmine ciao, come va? E' bello rivederti, che ne dici di prenderci qualcosa di caldo al bar e..." No, no, no! Sbuffo dando un pugno alla parete e sposto lo sguardo al divanetto in fondo alla stanza...è lo stesso di 9 anni fa, esattamente quello sul quale io e Jasmine ci abbiamo dato dentro i primi giorni che stavamo insieme. Ricordo ancora l'agitazione di quel giorno, c'era occupazione e io avevo passato tutto il pomeriggio a pulire la stanza e organizzare una specie di aperitivo per noi. Lei aveva apprezzato tantissimo e mi aveva ringraziato con altrettanti baci, li ho ancora impressi in mente...mai potrei scordarmi delle sue labbra piene e morbide, le sogno ancora cazzo. "Fanculo. Come va, va" decido di buttarmi ed esco dalla stanza insieme al suono della campanella, è arrivato il momento di entrare in azione. E' dall'inizio dell'anno che non ci rivolgiamo mezza parola con Jasmine, siamo troppo impegnati a evitarci a vicenda. E' stata proprio Kimberly a suggerirmi di parlarle oggi, lei sa benissimo della situazione con Jasmine. Quando sono arrivato in America ero un morto che camminava, non avevo più voglia di vivere, nulla mi appagava più. Una sera avevo bevuto come una pezza ed è stata Kimberly, che era la barista del posto ai tempi e così dannatamente simile alla mia Jas, a riaccompagnarmi a casa. Le avevo raccontato tutta la situazione con Jasmine e di Giorgio in coma, credo di aver finito di parlare solo alle cinque del mattino. Avevo perso tutto quanto e quando pensavo di non poter più risalire dal fondo del mio baratro, Kim mi ha fatto ragionare e pensare a come recuperare la situazione. Le avevo confidato delle mie intenzioni a studiare e diventare il preside del liceo che avevo lasciato a causa di Jas, il pensiero di poter dimostrare quello che finalmente voleva Jasmine mi ha fatto riprendere il controllo su me stesso e rimboccarmi le maniche. Sono cresciuto molto in questi anni, ho avuto nuove consapevolezze e sono diventato così serio e responsabile da non riconoscermi quasi. Il bisogno di raggiungere il mio obiettivo più grande nella vita sovrastava qualsiasi cosa, dovevo diventare preside di quel fottuto liceo. Il momento giusto è arrivato quando un mio amico del ministero dell'istruzione, già avvisato di seguire ogni passo di Jasmine, mi ha detto che aveva superato il concorso per professori e che probabilmente sarebbe stata trasferita a Torino. Ho sborsato 100.000 mila euro per farla ritrasferire al Meli e un altro centinaio per far trasferire anche l'amica, la presenza di Ines era fondamentale sia per lei che per Giorgio. Grazie al mio duro lavoro e in parte, non posso non ammetterlo, alle raccomandazioni di mio padre, sono diventato preside del Meli. Pensavo a questo punto che fosse arrivato il momento di tornare a casa lasciando Kim, ma ero in debito con lei per tutto il sostegno che mi ha dato e le ho fatto avere un posto al Meli. Amo davvero Kim, è una ragazza stupenda e dolcissima...sono stato fortunato con lei e portarla qui realizzando così uno dei suoi sogni di fare la professoressa, mi sembrava il minimo. Faccio per entrare in sala professori dall'altro lato e mi ripasso nervoso il discorsetto in mente, non dovrebbe essere tanto compli...mi paralizzo appena intravedo Jas insieme a un tizio mai visto prima che ridacchiano e si dirigono verso il bar. Li seguo con lo sguardo fino a quando spariscono dalla mia visuale e mi accorgo dei pugni che ho stretto così tanto da ferirmi i palmi con le unghia. Mi dirigo immediatamente in vicepresidenza e senza annunciarmi ringhio precipitandomi dentro "Abbiamo assunto qualcuno di recente?" "Signor preside, che sorpresa. Io...verifico immediatamente" Lucia inizia a battere velocemente sulla tastiera per poi annunciare "Maximilian Cardile, in sostituzione a Dario Di Maria che si è infortunato e ha chiesto un mese di ripresa. L'avevo avvisata della sostituzione signore" Merda, forse sì, ma ci sono così tante sostituzioni che un nome vale l'altro per me. Faccio il giro della scrivania per prendere il mouse "Con permesso" sbotto cliccando la scheda di questo Maximilian e appurando che si tratta proprio di lui. E' il suo secondo giorno e già ha combinato il danno più grave di tutti. "Tienilo sott'occhio e al primo passo falso lo voglio sapere, avvisami di tutto quello che fa. Tutto." ringhio per poi raggiungere la porta e aggiungere un "Grazie" per non sembrare uno stronzo insensibile, anche se lo sono cazzo. Esco dalla stanza sbattendo la porta e mi dirigo fuori per fumarmi una sigaretta e calmarmi, prima che impazzisca definitivamente e vada al bar per prendere a pugni quel gorilla. Quando finisco la sigaretta e mi sento molto meglio vedo Ines che corre verso di me, lancio un'occhiata all'orologio...dove va che tra qualche minuto c'è consiglio? Decido di avvisarla, ma lei è di fretta e m'ignora. Devo essere più severo con questi professori del cazzo. Rientro dentro una volta finita la sigaretta e con una calma apparente entro in sala professori sicuro di me, ma ogni briciolo di sicurezza svanisce quando vedo Jas con un enorme mazzo di fiori che sorride al gorilla, è stato lui? Solo quando noto tutti quanti correre a prendere il loro posto che mi accorgo di essere appena entrato nella sala professori. Mi schiarisco la voce e sistemo la giacca riprendendo lucidità "Buongiorno, il consiglio ha inizio" annuncio sedendomi a capotavola ed evitando in ogni modo d'incrociare lo sguardo di Jas o potrei prenderla a parole proprio adesso. Sposto lo sguardo a Kim che mi sorride e le restituisco il sorriso, penso che si sia accorta del mio nervosismo dato ancora una volta da Jasmine. I coordinatori delle classi iniziano a darmi feedback e proposte dai ragazzi che però boccio perchè troppo problematiche. Mio padre sbagliava a dare spazio a noi ragazzi di svagarci a scuola, qui si viene solo per studiare e nient'altro. Se mio padre fosse stato più severo con noi, forse mi sarei impegnato un po' di più anzichè prendere alla leggera la scuola. Ascolto per ore infinite una professoressa che blatera a vanvera dei nuovi sistemi informatici che potremmo adottare nelle classi e di nuovo corsi avanzati quando noto il braccio del gorilla alzato e Jas che cerca di farglielo abbassare. "Sì, professor Cardile?" chiedo il più professionale possibile, non deve trasparire dalla mia voce l'odio in realtà che provo nei suoi confronti. "La professoressa Kapoor aveva un'iniziativa interessante da proporre" dice e mi mordo l'internoguancia per la voglia di chiedergli se Jas lo paga abbastanza per farle da avvocato "Prego Kapoor" mi limito a dire. Lei boccheggia agitata non aspettandosi di dover parlare e prendendosi di coraggio riesce finalmente a esporre la sua iniziativa. L'ascolto con molto interesse e, nonostante ci siano mille fattori che non mi convincono, come ad esempio il fatto che potrebbero entrare cani e porci la notte a scuola e fare bordello, esattamente come avrei fatto io 9 anni. Faccio per pensarci seriamente dandole un'opportunità quando all'improvviso alza lo sguardo a me e io ne rimango perso. Non incrociavo i suoi occhi da...anni. Ha gli stessi occhi buoni, delicati e allo stesso tempo così profondi che ti rapiscono immediatamente. Deglutisco imponendomi di non farmi assortire dall'incantesimo dei suoi occhi e li punto alla persona accanto, Maximilian. Sento agitarsi le viscere dal fastidio che provo nel vedere il mazzo di fiori appoggiato sulle sue gambe confermandomi il fatto che vengono da lui. "Idea respinta, prossimo." mi ritrovo a ringhiare con così tanta rabbia da dover prendere un bel respiro per andare avanti. Un professore fa per prendere la parola, quando il gorilla decide di farmi incazzare definitivamente scimmiottando "Mi scusi, ma mi sembra un'iniziativa ottima. Negli ultimi anni, gli iscritti al liceo classico sono di molto diminuiti e sarebbe un'occasione unica per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della formazione classica per i giovani studenti" Eseguo una rotazione con inclinazione da un lato del collo e con l'altra spalla metto in tensione andando a spingere verso il basso e facendo scrocchiare ogni osso possibile del collo. Spero che mi porti un minimo di sollievo la cosa, ma non è così...forse sono più incazzato di prima. "Sono anch'io d'accordo con i ragazzi, potremmo dare l'esempio a tanti altri licei classici e proporre un vasto programma di attività organizzate dalle 17 alle 22, coinvolgendo studenti, genitori e insegnanti, ma aprendo anche le porte a tutto il pubblico del territorio interessato" interviene a favore di Jas anche Kim facendomi infastidire ulteriormente. Sento il cellulare vibrare in tasca e lasciandolo vibrare penso un attimo a come gestire la situazione, se mandare a fanculo tutti o...sento vibrare di nuovo il cellulare e tirandolo fuori un attimo vedo una chiamata persa da Ines e un messaggio sempre da parte sua che leggo in anteprima "Coglione sono io, rispondi" Aspetta un attimo, nessuno mi chiama così tranne..."Fa acqua da tutte le parti, ma ci penserò. Con permesso" decido di lasciare una mezza porta aperta per rifletterci meglio sopra e scappo via dalla stanza richiamando Ines. "Giorgio?" chiedo appena risponde e sento la sua risata che mi fa sorridere come un coglione "E' uno scherzo?" "Volevi coglione" sì, è lui al 101%. "Cazzo, non ci credo! Quando ti sei ripreso?" "Da poco, ma devi tenere il segreto. Solo tu e Ines lo sapete" "Perchè devi tenerlo segreto? I tuoi non aspettano altro, non ha senso" "Poi ti spiego tutto, fidati di me. Ho saputo che Xavier è morto" M'irrigidisco di scatto "Sì, l'ho letto su fb. L'ex gli ha sparato, è successo 8 anni fa circa" "Brutta storia, sei riuscito a riprenderti Jasmine almeno?" Mi appoggio al muretto all'esterno "No, sto meglio così" "Sì, valle a raccontare a qualcun altro le stronzate. Vado di fretta, mi serve il contatto di Monica, hai modo di mandarmelo subito?" "Monica la cuoca?" "La cuoca? Non fa l'architetta? Così spunta su internet" "Lo era, ha lasciato per seguire la sua passione per la cucina. L'ho vista la settimana scorsa, ha lasciato anche lo studio di architettura del padre" "Ok, interessante...potrei farla assumere qui. Ottimo, mandami il contatto al più presto" "Sì, ma a che ti serve?" "Tu mandamelo e basta. Mi farò sentire io, non venire da me. Addio" riattacca senza darmi uno straccio di spiegazione, ma sono ugualmente felice che si sia ripreso. Sapevo che un leone del genere non potesse essere abbattuto tanto facilmente. Inoltro il contatto di Monica, una nostra amica conosciuta in palestra, e ritorno dentro per continuare col consiglio di classe. Che rottura di coglioni. "la cravatta!" grido per l'appartamento andando alla ricerca di Kim che si sta truccando in bagno. Noto che ha solo dei jeans e una camicetta indosso, corrugo subito la fronte "Sai che in queste cene di beneficenza il dress code è elegante?" "Oh eccoti" si gira riposando un pennello e mi allaccia velocemente la cravatta "Sì, volevo scriverti prima quando eri in palestra, ma poi il pisolino ha preso il sopravvento e mi sono scordata. Stasera andrò a una pizzata, credo che mi divertirò più della cena di beneficienza. Ce la farai senza di me?" "Furba, dove vai?" Rimane in silenzio finendo di allacciare la cravatta e rigirandosi verso lo specchio sputa il rospo "Da Jasmine" Perdo un battito. "Ah...capisco, avete legato molto" mormoro recuperando la mia spazzola per fingere di pettinarmi i capelli. "Sì, lei è un tesoro. Capisco perchè te ne sia innamorato" alzo le sopracciglia mentre lei scoppia a ridere "Scusa, non lo faccio più" "Divertiti, hai bisogno di passaggio?" chiedo cambiando argomento. "No grazie, dovrebbe venirmi a prendere Maximilian" Mi fermo di scatto, cosa cazzo sta dicendo? "Caspita, ha fatto presto il gorilla" borbotto pensando a lui e Jasmine soli a casa sua, avrei voglia di spaccare lo specchio. Vaffanculo universo di merda. "Il gorilla?" ridacchia lei e io mi slego immediatamente la cravatta "Vengo anch'io" "Come?" domanda Kim e io faccio la parte del fidanzato geloso "Che male c'è? Maximilian non mi piace e poi...sei stata tu a consigliarmi di riallacciare i rapporti con Jasmine, quale migliore opportunità?" "Oh...ehm, ok. Sì, non è una cattiva idea...tanto per una persona in più non credo che Jas farà storie" "Ottimo, vado a rivestirmi che questi pantaloni non mi fanno respirare" esco dal bagno gongolando, fottiti gorilla del cazzo. Prima di andare da Jasmine decidiamo di passare da un'enoteca e prendere un buon vino, si occupa di tutto Kim che io sono così agitato che potrei vomitare da un momento all'altro. Casa di Jasmine si trova a un passo dal Meli, infatti parcheggio al mio solito posto e butto un sospiro cercando di scaricare tutta la tensione. Spero solo che Kim non se ne accorga, le sorrido in continuazione mascherando il nervosismo, non credo di essere ancora pronto ad affrontare Jas. Strano, mi preparo da anni. "Kim!"sentiamo alle nostre spalle e vediamo il gorilla che scende da un motorone e levando il casco corre verso di noi, nota me al fianco di Kim e s'irrigidisce subito "Signor preside" mormora facendo un cenno educato. "Fuori dalla scuola è Bartis, chiamalo così" gli dà delle direttive Kim e io mi limito ad annuire "Già, solo Bartis" "Va bene" mi fa un sorriso tirato e torna a rivolgere la parola a Kim superandomi. Li seguo in silenzio fino al palazzo e prendendo l'ascensore arriviamo al piano di casa sua, inconsciamente mi sistemo i capelli e il colletto della camicia che porto. Mi sento così in ansia da poter spaccare il vetro della bottiglia di vino per quanto lo sto stringendo. "Ciao ragazzi!" sento che esclama, ma non vedo nulla perchè il gorilla mi copre tutta la visuale. Aspetto che entrino tutti nell'appartamento mentre inspiro a fondo un profumo dolcissimo e delicato, ho bisogno di chiudere un attimo gli occhi per potermelo imprimere in mente. Finalmente il gorilla mi fa spazio e Jas si blocca a guardarmi, penso che nessuno l'abbia avvisata "Preside" sussurra rigida come un palo. "Bartis, solo Bartis" mormoro facendole un sorriso tirato mentre un silenzio imbarazzante si fa largo e io alzando la bottiglia aggiungo "Spero ti piaccia il vino scelto" "Ehm...certo, accomodati. Vuoi darmi la giacca?" "Sì, grazie" mi tolgo la giacca di pelle e gliela porgo sperando con tutto me stesso che non noti le mani che tremano. "Dove la posso posare questa?" indico la bottiglia volendo scappare immediatamente dai suoi occhi magnetici che riducono il mio cervello in pappa. "Entri nel corridoio, la prima porta a destra. Grazie" risponde con la voce più dolce del miele. Annuisco scappando via da lì mentre sento Kim e Maximilian ridacchiare in salone. Entro in cucina e posando la bottiglia sul bancone, mi aggrappo a questo per darmi una cazzo di calmata. Non sarei mai dovuto venire, merda. "Tutto bene?" sento chiedere all'improvviso e girandomi di scatto trovo Jasmine con un mollettone in testa e delle ciocche ai lati del viso che glielo incorniciano ad arte. Ha un top rosso che le tiene scoperta la pancia piatta ed evidenzia tutte le sue curve da capogiro. Non è cambiata per niente, è rimasta stupenda nonostante gli anni passati. Vorrei poterglielo dire, ma mi taccio e mi limito ad annuire con la testa "Dov'è Kim?" "Eccomi" fa il suo ingresso insieme al gorilla che non la molla un attimo, non è che ci sta provando davanti a me? Molto divertente. "Cominciamo che muoio già di fame?" chiede Kim lavandosi le mani. "Per vostra fortuna, ho già fatto l'impasto" Jas scoperchia una ciotola con dell'impasto dentro lievitato abbondantemente. "Mettiamoci all'opera!" esclama Kim che prende al volo un grembiule che le lancia Jas. Passiamo la prossima ora a tirare l'impasto, condire le pizze e alla fine le inforniamo facendole entrare tutte in due teglie. Io non ho spiaccicato parola, ci pensavano loro a parlare e ridere di stronzate come film, serie o gossip vari. Adesso Jas ha messo la cassa per far ballare i ragazzi e io ne approfitto per andare in bagno e stare per conto mio un attimo. Vorrei proprio uscire da qui per prendere una boccata d'aria, ma mi accontenterò del bagno. "Posso andare in bagno?" chiedo a Jas che sussulta presa alla sprovvista. "Cosa?" grida sovrastando la musica e facendosi più vicino, santo cielo mi vuole morto? "Il bagno" grido avvicinandomi al suo orecchio e inspirando più da vicino il suo profumo dolce, non avrei dovuto perchè ne voglio ancora. "Attraversa il salone e prendi l'altro corridoio, penultima porta a destra" Annuisco piano con la testa ed esco di fretta e furia da lì, non posso aspettare un secondo in più. Marcio attraversando il salone e percorrendo l'altro corridoio rimango fermo al buio prima di entrare in bagno, che cazzo di situazione. Mi sento bloccato, non riesco a fare nulla, neanche a pensare nitidamente. Voglio morire, non sarei mai dovuto venire, sapevo che mi sarebbe servito del tempo in più. Il mio subconscio si fa sentire dicendo che non sarei mai stato pronto realmente, ha ragione cazzo. Apro la porta del bagno e mi blocco appena trovo un bambino di spalle seduto davanti alla vasca che gioca con delle navi giocattolo, ma che diamine? E' una mia immaginazione? Il bambino fa dei versi strani facendo scontrare le navi ed esclama "La nave sta affondando capitano! SOS, presto!" Avanzo di poco accertandomi del fatto che non stia immaginando tutta la scena e il bambino percependo la mia presenza si gira di scatto. Mi blocco sentendomi le vene gelare, Xavier? Ok, sono definitivamente impazzito o non me lo spiego. "Xavier è morto amico, non è possibile" sussurro a me stesso mentre la miniatura di Xavier chiede "Vuoi giocare?" "Ma...chi sei? Sei reale?" domando più confuso che mai. "Io mi chiamo Xavier e sono un bambino reale, credo" Spalanco gli occhi scuotendo la testa "Tu non puoi essere Xavier" gli dico duro, chi cazzo pensa di prendere per il culo. "Perchè no? Mamma mi chiama sempre così, puoi chiedere a lei se non mi credi" Oh cielo, Jasmine ha un figlio che è la copia vivente di Xavier e si chiama pure come lui? Ho bisogno di sedermi un attimo sul cesso, è troppo da assimilare in una botta. "Vuoi vomitare?" mi chiede la miniatura di Xavier preoccupato. Faccio pena persino a lui. "Io...no o forse sì" mi porto le mani in testa cercando di realizzare tutto quanto. Mi sembra ancora surreale. "Aspetta, ti do dell'acqua" corre fuori dal bagno e ritorna pochi secondi dopo con un borraccia di spiderman. "Grazie" sussurro ingurgitando l'acqua e respirando a fondo "Ok, ci sono. Sto meglio" gli restituisco la borraccia e rimango a osservarlo più a lungo, infatti lui stesso chiede stranito "Non credi ancora che sono reale?" Sorrido e allungo la mano per pizzicargli il braccio facendolo sussultare "Sì, ora ci credo" Xavier per ripicca mi restituisce il pizzicotto e inizia una guerra di pizzicotti che lo fa divertire un sacco. "Xavier! Credevo fossi a letto, quante volte di ho detto di non giocare con le barchette la sera? Ti sei ripreso dall'influenza da poco!" Jasmine entra in bagno con un cipiglio sul viso che fa subito scattare Xavier via dal bagno insieme alle sue barchette. Jasmine però riesce a bloccarlo e alzandolo in aria lo fa urlare. Lei, abituata alla situazione, lo porta fuori dal bagno e decido di seguirli anch'io. Mi fermo sulla soglia della cameretta di Xavier arredata interamente a tema Spiderman e osservo Jasmine che lo mette a letto e gli leva le barchette "Queste sono sequestrate" "Ma mamma!" protesta subito Xavier mettendo il broncio. "Le riavrai la mattina e la sera verranno con me, non posso più fidarmi di te" "Mi ha chiesto lui di giocare alle barchette!" accusa me indicandomi, Jasmine si gira a vedermi e scuote la testa "Disobbediente e bugiardo, domani lo dirò alla maestra Angela" "No! Alla maestra Angela no!" s'indispettisce immediatamente. "E allora dormi o le racconterò tutto" Xavier si mette subito sotto le coperte e stringendo il cuscinetto di Spiderman chiude gli occhi, Jasmine aspetta qualche minuto prima di spegnere la luce e raggiungermi sulla soglia. "Ha una grande considerazione della maestra Angela" dico mentre lei si appoggia sull'altro stipite e sorride non staccando gli occhi dal suo letto "Credo che abbia una cotta per lei" "Togli il credo" replico facendola ridacchiare, mi sciolgo subito a vederla sorridere. Mi ero dimenticata quanto fosse bella quando ride alle mie battute. Restiamo per circa cinque minuti in silenzio aspettando che Xavier si addormenti e Jasmine socchiude la porta della cameretta allontanandosi di poco. Infilo le mani in tasca e appoggiandomi alla parete dietro sussurro "L'hai chiamato come lui" "Sì, con Xavier avevamo questo scherzo che se fosse nata femmina si sarebbe chiamata come me e..." "Se fosse stato maschio, si sarebbe chiamato come lui" completo la frase mentre lei annuisce piano "Esatto" "E'...molto simile a lui, all'inizio ho creduto di avere le allucinazione. Non avevo idea del fatto che avessi un figlio" "E' la sua copia sputata, fa impressione anche a me delle volte e...sì, sono rimasta incinta poco prima della maturità. L'abbiamo scoperto il giorno dell'orale" fa una smorfia aggiungendo "Mi sembra che sia passato un secolo da quel giorno" Non so cosa dire e rimango in silenzio sentendo i nostri respiri accelerare di colpo "Cosa ci fai qui Bartis?" chiede lei prendendomi alla sprovvista "So che avevi una cena di beneficenza, me l'ha detto Kim" Mi schiarisco la voce a disagio "Non mi andava tanto e ho deciso di seguire Kimberly alla pizzata, ho scoperto dopo che fosse da te" bugia, bugia mega gigante. "Ho capito" annuisce lei incrociando le braccia "Forse è meglio tornare di là" fa per superarmi, ma decido di buttarmi proprio adesso, non avrò più il coraggio di farlo. "Io..." dico facendola girare, prego con tutto me stesso che mi esca la voce "Mi chiedevo se volessi uscire con me domattina per prenderci qualcosa di caldo al bar e aggiornarci un po' di questi anni trascorsi" Quando finisco di parlare devo imporre al mio cuore di riprendere a battere o potrei crepare di arresto cardiaco adesso proprio davanti a lei. "Domattina avevo promesso a Xavier di portarlo al parco" replica lei facendo una smorfia. Ok, non è un no. "Capisco. Possiamo fare domani a cena allora, magari porti con te Xavier o posso venire io qui così..." mi fermo quando Jasmine decide di prendere la parola "E' molto gentile da parte tua, ma...mi trovo costretta a rifiutare" Sento un dolore accecante all'altezza di petto mentre lei continua a dire "Scusami...è che tu hai Kim che è un tesoro di persona e io ho la mia vita abbastanza piena con Xavier. E' meglio non incasinare ulteriormente le cose" Ho bisogno di qualche secondo per accusare il colpo micidiale che ha sparato "Sì, hai ragione. Kim è davvero un tesoro e..." devo andare via subito o sbocco di brutto qui. "Non mi sento tanto bene di stomaco, credo che tornerò a casa" la supero senza aspettarmi una replica da parte sua e corro a recuperare la mia giacca e avvisare Kim che si offre di accompagnarmi a casa "Ma no, tu resta. Io prenderò qualcosa e andrò a dormire. Buona cena" mi congedo dalla cucina. Mi rimetto la giacca e faccio per uscire aprendo la porta quando sento la sua voce chiamarmi "Bartis, aspetta!" Non aspetto un cazzo. Sbatto la porta e vado vai furioso entrando in ascensore. "Fanculo, lo sapevo. Lo sapevo!" grido scagliando un pugno alle porte metalliche. Che cazzo mi è passato per la mente? Credevo veramente di riprendere i rapporti con Jasmine come nulla fosse? Che povero coglione. Alzo lo sguardo al mio riflesso sullo specchio e noto una dannata lacrima che scorre sulla guancia destra. Mi affretto ad asciugarla e mi porto il pugno in bocca per non urlare. Fa così male, fa così dannatamente male essere rifiutato...di nuovo.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


La speranza è un rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi. -Georges Bernanos BARTIS'S POV: Il pubblico si alza appena cala il sipario e tutti iniziano a battere le mani insieme a fischi e grida. Lo spettacolo effettivamente è andato alla grande. Sono potuto arrivare solo alla metà della tragedia quando l'oracolo stava iniziando a narrare le sorti di Edipo e il pubblico era così assorto da non potersi neanche accorgere della mia presenza. Jasmine e Ines iniziano a chiamare sul palco tutti gli attori e alla fine i ragazzi presentano le due registe. Le ragazze s'inchinano davanti al pubblico impazzito e senza mai uscire dalla mia zona nascosta dietro la colonna batto le mani fiero del loro lavoro. Non riesco a staccare gli occhi da Jasmine che sorride al pubblico come un angelo e si passa una mano sulla coda per cercare di sistemarli un minimo, quando in realtà le ciocche sfuggite dalla coda le incorniciano meglio il viso rendendola ancora più angelica. Dopo la standing ovation, i ragazzi insieme a Jasmine e Ines rientrano dentro e io esco dall'aula Magna per andare a controllare che sia tutto a posto in Agorà, dove ci sono varie postazioni che offrono vari servizi: chi vende dolci per beneficenza, chi fa l'henné, chi scrive poesie improvvisate, chi parla di astronomia, chi fa ritratti...la famosa notte bianca è un successone e il merito va a Jasmine che ha gestito tutto nel modo migliore. Appena ho dato l'ok all'iniziativa, tutti si sono messi all'opera e io ho fatto assumere diverse guardie del corpo appostate per ogni corridoio della scuola, in modo che nessun ragazzino rompa i coglioni. Chi si azzarda a salire nelle aule, verrà sospeso con effetto immediato e un bel calcio in culo da me. Il bar sarà in servizio fino alla fine della nottata e fuori ai campetti hanno organizzato una serata stellare per chi fosse interessato a vedere e studiare le stelle. Devo dire che fidarmi di Jasmine è stata la scelta migliore da fare, ha portato una ventata d'aria fresca in questa scuola e io non mi sarei mai potuto fidare di qualcuno che non sia lei. Passo per i vari corridoi per avere feedback da parte di guardie che hanno solo individuato un gruppo di ragazzini all'aperto che si facevano qualche canna. Finché è solo un'innocua canna potrei anche lasciare correre per stasera, chiedo comunque di tenerli sott'occhio e mi ritiro in ufficio per starmene un po' per conto mio. Ne potrei approfittare per chiamare Giorgio e chiedergli che cazzo gli passi per la testa in questi giorni. Non è ancora uscito allo scoperto e ha qualcosa di grosso in ballo che non vuole rivelare a nessuno. Apro la porta del mio ufficio e faccio per accendere la luce quando una mano sfiora la mia e una voce delicata mormora "Chiudi la porta" "Kim?" domando stranito, effettivamente non l'ho vista in giro per la scuola. "Ti sono mancata?" sussurra in inglese maliziosa baciandomi il collo. "Perchè siamo al buio?" chiedo non capendo, a che gioco sta giocando? "E' più eccitante, non trovi?" sento le sue dita sbottonare piano la mia camicia e lasciare dei baci umidi sui pettorali. "Potremmo aspettare di essere a casa, non posso restare a lungo qui" cerco di sottrarmi, ma lei mi conduce sul divanetto dell'ufficio e si mette a cavalcioni su di me. Ho subito un déjà-vu di me e Jasmine sullo stesso divanetto 9 anni fa che ci scambiavamo i primi baci spinti e ricordo ancora adesso il mio cuore a mille e le mani che non smettevano di muoversi su di lei. Ho fatto uno sforzo immane a non prenderla sul divano in quel momento stesso. Chiudo gli occhi e so già che mi pentirò di quello che sto facendo, immagino che le labbra che mi stanno baciando siano quelle di Jasmine, le sue mani impazienti di spogliarmi e darmi piacere...le agguanto il culo spingendolo contro la mia intimità gonfia e le divoro le labbra con un impeto brutale. Immergo le mie dita nei suoi capelli e le infilo la lingua in bocca dando sfogo a tutto il desiderio represso da anni che ha lasciato una voragine abissale in me. Infilo le mani sotto il suo maglioncino e le agguanto i seni massaggiandoli con prepotenza, mi abbasso per baciarne la carne e ringhio contro queste "Ti sta piacendo?" "Oh Bartis, sì. Ti prego, ancora" mormora lei piano strusciandosi contro il mio membro che sta per esplodere per l'eccitazione. "E io? Io ti piaccio? Ti piaccio ancora?" chiedo con agonia, è una domanda che ho voluto farle ogni volta che c'incontravamo. Era sempre sulla punta della lingua. "Certo che sì" risponde lei facendomi morire dentro, finché sento che scende dalle mie gambe per poi scostarle e mettersi in mezzo. Le intenzioni sono chiarissime e divaricando le gambe, lascio che armeggi con la cinta e abbassi la lampo. "Mmm" mugola accarezzandomi da sopra i boxer il cazzo rovente che è così duro da farmi male. Sento le sue dita agganciarsi al bordo dei boxer e scostandoli piano fa uscire fuori il mio membro che si erige fiero eccitatissimo. La sua lingua avvolge subito il glande e mi ritrovo a buttare la testa all'indietro e chiudere di nuovo gli occhi. Nei miei sogni è Jasmine che non vede l'ora di assaggiarmi ed è china sul mio cazzo. Lo lecca timida all'inizio, vuole prendere familiarità finché sento le sue dita delicate agguantarlo e iniziare a massaggiarlo piano. "Dio sì, cazzo è stupendo. Piccola sì." sono preso completamente alla sprovvista quando sento la sua bocca calarsi sul mio cazzo e iniziare a succhiare vogliosa. "Se non avrò un infarto istantaneo adesso, posso stare certo di campare cent'anni" alzo i fianchi per andare incontro alla sua lingua incandescente mentre le chiedo "Dimmi che ci sono solo io per te piccola" sospiro disperato "dimmelo ti prego" "Ci sei sempre stato tu, lo sai" sento la sua risposta insieme al mio cuore che batte all'impazzata. "Giuramelo." le agguanto i capelli con forza, non voglio ricascare nello stesso tranello. Non avrei più le forze per uscirne fuori. In tutta risposta, inizia a pompare più velocemente fino a prendermelo tutto in bocca "Piccola, santo cielo. Sei fantastica, cazzo" Immagino i suoi occhi alzati sui miei che mi comunicano solo con lo sguardo quanto mi desidera, quanto gli sono mancato e quanto mi ama. Perdio, ti amo anch'io Jas. Non ho mai smesso un attimo. Sono a un passo dal venire quando perdo totalmente la lucidità e gemo col fiato corto "Sei mia, sarai sempre e solo mia Jas." Sento di scatto la bocca di Jas lasciare il mio cazzo e quando cerco di capire dove ho sbagliato, solo adesso ricordo che non sono con lei, porca puttana Bartis. "Kim no, scusami. Volevo dire Kim" cerco di salvarmi in corner, ma sento che si allontana di scatto da me e va ad accendere la luce. "Che cazzo Bartis?" sibila furente con gli occhi fuori dalle palpebre. "E' stato uno sbaglio, non volevo dire il suo nome" mi affretto a rimettermi i pantaloni, che situazione del cazzo. "Pensavi a lei mentre te lo stavo succhiando?" "No" dico fino troppo velocemente infatti lei inclina la testa incrociando le braccia "Stavi pensando a lei." "No, io...Kim, è stata una svista" mi passo le mani sul viso, vorrei evaporare da qui. "L'ami ancora, Bartis. Da quando siamo a Palermo non mi hai mai toccata una volta, sei con la testa per aria quando sei con me e ho appena capito a chi ce l'hai" "Non è così, io amo te e..." "Smettila di mentire! Smettila di mentire a te stesso, tu l'ami ancora! Sii sincero con me per una volta, me lo merito" Sospiro chiudendo gli occhi, è vero. Si merita la verità, è l'unica che se la merita veramente. "Mi dispiace, davvero. Ho cercato di andare avanti lo stesso, ma..." "Non hai mai smesso di amarla e hai preso in giro me" sussurra con le lacrime agli occhi, mi sento una merda. "Non volevo ferirti, anzi...tengo particolarmente a te" "Certo..." si asciuga una lacrima e aggiunge singhiozzando "Vado a prendere le mie cose e tornerò in America" Scuoto subito la testa "No, ti prego. Non lo fare. Insegnare è sempre stata una tua passione e stai andando alla grande. Qua ti adorano tutti, non lasciare il tuo sogno per un bastardo come me" Kim continua ad asciugarsi le lacrime mentre io la raggiungo e accarezzandole le braccia aggiungo "Lascerò l'appartamento e tornerò a casa mia. Pagherò la mia parte pattuita e potrai tenere tu l'appartamento, a me non serve. Per favore, pensaci" Lei rimane in silenzio e io asciugandole delle lacrime sussurro "Perdonami, non volevo che andassero così le cose tra noi. Non ci crederai adesso, ma ti amavo davvero e continuerò a farlo sempre. Non sarò mai grato abbastanza al cielo per averti incontrata in uno dei momenti più bui della mia vita. Ti devo molto" Sentiamo all'improvviso qualcuno bussare alla porta e Kim asciugandosi il naso col dorso della mano, apre la porta scappando via. "Kim!" esclama una voce dietro la porta, aspetto che si faccia vedere e riconosco il gorilla che domanda osservandomi stranito "Tutto...bene?" "Cosa c'è?" ignoro la sua domanda aggiustandomi il colletto e tornando serio. "Volevo consegnarle le chiavi della palestra, mi aveva detto di dargliele personalmente quando sarebbe finita la partita di basket" mi raggiunge per darmi la chiave e io sospiro "Grazie" Fa per andare via ma lo chiamo di scatto "Maximilian?" Lui si gira stranito e io dico scomponendomi "Potresti...dare un'occhiata a Kim? Abbiamo avuto una brusca discussione e non vorrei lasciarla da sola" "Certo, me ne occupo io" annuisce piano il gorilla uscendo dalla stanza. "Cazzo." batto un pugno sulla scrivania frustrato. Ho mandato tutto a puttane per Jasmine, di nuovo. Che diavolo mi prende? Non ho imparato ancora una benedetta lezione? "Fanculo" sbotto uscendo anch'io dalla stanza per fumarmi una sigaretta. Raggiungo i campetti che sono immersi nel buio per permettere ai ragazzi di vedere meglio le stelle e appoggiandomi alla parete vicino alle scale, mi accendo una sigaretta. Un gruppo di persone esce ai campetti superandomi e fra queste riconosco gli attori di prima seguiti da Jasmine e Ines che bevono qualcosa. Faccio spazio ai ragazzi per passare e Jasmine solo adesso nota la mia presenza, infatti fa un cenno a Ines che ci supera e segue i ragazzi ai campetti. "Ehi" sussurra mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, m'impongo di risultare il più apatico possibile quando in realtà sento i battiti del cuore accelerare di colpo. Stavo per venire tre minuti pensando a lei, sono un folle. Le faccio un leggero cenno con la testa e butto fuori del fumo della sigaretta, avrei preferito che fosse una canna che potesse stordirmi completamente. "Volevo...ringraziarti per stasera. So che all'inizio eri contrario, ma hai fatto bene a fidarti di noi. La serata va a gonfie vele e ci stiamo divertendo tutti" decide di dire nonostante la stia ignorando. Parla per te, io ho appena mandato all'aria una relazione di 7 anni per te. "Bene" mi limito a dire prendendo un altro tiro della sigaretta. Rimaniamo in silenzio per un po' mentre lei si guarda attorno un po' a disagio, cosa pensava? Che dopo avermi rifiutato per la millesima volta, tornassi a leccarle il culo? "Come stai?" domanda rompendo il silenzio. "Sto" butta della cenere per terra facendo passare altre persone, nel farlo Jasmine si avvicina a me e io perdo un battito. Quanto vorrei che non mi facesse questo dannato effetto ogni volta. Torniamo a mantenere la distanza appena i ragazzi scendono e lei domanda di nuovo "Hai cenato? Fanno degli hot dog discreti al bar" Scuoto la testa, ricordavo che al bar avessero ideato un menù all'americana. Il barista era venuto a chiedere consiglio a me e io l'ho indirizzato a Kim, non ho tempo da perdere in queste cazzate. Finisco di fumare la sigaretta e spegnendola per terra, rientro dentro senza dirle nulla. "Bartis!" sento che mi chiama venendomi dietro. Prendo un bel respiro e girandomi dico con apparente calma "Sono il preside, professoressa Kapoor" Lei si avvicina ulteriormente non temendo assolutamente la mia risposta e chiede preoccupata "Ce l'hai con me?" Mi rigiro ignorandola. E' la prima a mettere i paletti e adesso mi manda il cervello in pappa venendomi dietro, ah no bella mia, non ci casco più. Col cazzo. Sento i suoi passi seguirmi fino al mio ufficio e irritato al massimo sibilo "Non mi ricordo di averle dato il permesso di entrare" "Io...mi dispiace, ho esagerato la scorsa sera. Tu volevi deporre l'ascia da guerra e io ho peggiorato la situazione, davvero perdonami" si fa pericolosamente vicino a me. Scuoto subito la testa prendendo le distanze, ora come ora non mi sento completamente lucido e potrei fare qualcosa di cui mi pentirò "No, hai fatto bene. Mi hai ricordato che non conto più nulla per te, va bene così. Puoi lasciarmi solo adesso?" "Perchè dici questo?" domanda lei delusa. "Non è la verità?" chiedo inclinando la testa. "No, non lo è. Io tengo ancora a te, non...potrei mai dimenticarmi del mio primo amore" Le sue parole sono come pugnalate al mio cuore e stringendo i pugni ringhio al suo viso "Vattene, per favore. Non sono dell'umore giusto per sopportare le tue stronzate adesso" "Non mi credi" "Mi biasimi?" spalanco le braccia, sta dicendo sul serio? "Credevo che potessi mettere una pietra sopra ai nostri disguidi passati" dice sbattendo le palpebre innocuamente. "E l'ho fatto, con tutte le fottute buone intenzioni. Sei stata tu a fraintendere" le punto il dito contro. "Sono qui per scusarmene infatti, avrei dovuto accettare la mano che mi porgevi" "Sì, avresti dovuto. Adesso, è troppo tardi. Prego, fuori dal mio ufficio" le apro la porta e lei mi guarda come un animale indifeso "Per favore, possiamo parla..." viene interrotta dallo squillo di un cellulare che non è il mio. Tira di scatto il suo cellulare dalla tasca e leggiamo insieme che c'è scritto "Mami" "Scusami un attimo, ho lasciato Xavier con mia madre. Ci metterò un minuto" risponde subito alla chiamata e si allontana di poco finché urla "Come un incendio? E Xavier dov'è?" Corrugo subito la fronte mentre la vedo aggrapparsi alla parete tremando. La raggiungo immediatamente, ma lei inizia a correre verso l'ingresso. Decido di seguirla anch'io, se ho capito bene la vita di Xavier è in pericolo. "Jasmine!" la prendo per il braccio facendola girare, trema come una foglia e ha il panico dipinto sul viso "Cos'è successo?" "Lasciami! Sta andando a fuoco, casa mia sta andando a fuoco con Xavier dentro!" grida per poi liberarsi dalla mia presa e correre più velocemente senza guardare la strada, infatti vedo una moto che le sta venendo addosso e mi butto anch'io per strada per tirarla indietro. "Che cazzo fate!" grida il motociclistica superandoci. Jasmine continua a tremare tra le mie braccia e alzandola in aria la porto con me. "No! Mettimi giù, Xavier è in pericolo! Non posso perdere anche lui, non posso!" urla dando pugni alla mia schiena. "Stiamo andando lì! Ferma o ci ammazzi entrambi" corro tenendo Jasmine salda sulla mia schiena e raggiungendo il palazzo sentiamo delle persone urlare. Rimetto Jas per terra e insieme iniziamo a salire le scale alla velocità della luce. Quando arriviamo al suo piano troviamo fuori la madre che piange con altre persone che cercano di buttare acqua dentro la casa a fuoco. Jasmine non ci pensa un attimo a entrare in casa, ma la fermo immediatamente e la tengo lontana dalla porta "Entro io, tu resta qui!" "Sei pazzo, no! E' mio figlio lì dentro!" protesta subito lei e io tenendola per le spalle grido "Vuoi che Xavier viva anche senza sua madre? Resta qui, ho detto! Te lo porterò sano e salvo, anche a costo della mia vita. Te lo prometto" Mi giro per chiedere ad alcune persone di bloccare Jasmine ed entro in casa portandomi la giacca all'altezza della testa. Sento subito un bambino che piange nel corridoio e raggiungendolo vedo in fondo per terra Xavier che stringe a sè tutte le sue barchette e un pupazzo di Spiderman "Mamma! Mamma!" urla piangendo. Ci sono delle travi che stanno andando a fuoco proprio davanti a lui, ma è come se il fuoco si fermasse solo lì, come se lo spazio intorno a Xavier fosse protetto da qualcosa...penso subito a suo padre, lo sta proteggendo. Con la giacca spengo il fuoco dal lato in cui dovrò saltare e correndo vado subito a recuperare il bambino illeso. "Piccolo, forza. Andiamo via da qui" "No! Le mie navi!" esclama in lacrime non riuscendo a portarle tutte. Ne infilo alcune nelle tasche della giacca e dei pantaloni e recupero anche il pupazzo. "Dobbiamo andare adesso, ti ricomprerò il doppio delle navi che avevi e tutta l'ultima collezione di Spiderman. Promesso" cerco di calmarlo mentre lui mi guarda spalancando gli occhi "Dici davvero?" chiede concentrato sull'ultima collezione di Spiderman, nonostante casa sua stia andando a fuoco. Annuisco e lasciandogli un bacio sulla fronte lo copro con la mia giacca e risalto sulla trave raggiungendo l'unico punto non a fuoco, quel figlio di puttana di Xavier anche all'al di là continua a pararmi il culo. Raggiungiamo il salone dove le fiamme sono diventate più alte e osservo l'ingresso dal quale è impossibile passare per uscire. Mi giro verso la finestra e aprendola mi affaccio fuori trovando dei pompieri. Fischio per far attirare l'attenzione e per fortuna procedono a posizionare una scala per farmi scendere. "Non lasciare la presa su di me, mi raccomando" dico al bambino mettendo un piede fuori dalla finestra per scavalcare e aggrapparmi alla scala. "No, anche perchè mi hai promesso di comprare altre navi" scuote la testa Xavier facendomi sorridere. Mi calo sulla scala e aggrappandomi su questa scendo piano. Non ho mai sofferto di vertigini, ma l'altezza in cui siamo adesso farebbe rabbrividire persino Spiderman. Mancano gli ultimi scalini e mettendo piede per terra butto un sospiro di sollievo mentre sento urlare "Xavier!" Intravedo Jasmine che corre fra i pompieri e raggiungendoci mi strappa dalle mani il bambino "Amore, grazie al cielo. Sei qui, sei qui" singhiozza stringendo a sè fortissimo Xavier che esclama "Mamma mi hai visto lassù? Non sembravo Spiderman?" Jasmine scoppia a ridere ancora con le lacrime "Sì tesoro, ti ho scambiato per Spiderman per un attimo" gli accarezza la schiena per poi lanciare uno sguardo a me e mimare con le labbra "Grazie." Le faccio un sorriso tirato mentre dei medici ci chiedono di seguirli per fare alcuni controlli. Accertato che siamo sani come pesci, i pompieri danno la brutta notizia a Jasmine, ovvero che la casa è andata completamente a fuoco e che ci vorranno mesi prima di tornarci a vivere. Il pensiero di Jas va subito al figlio e al dove passare la notte, la madre si offre subito di andare da lei in quartiere. ma Jas sembra restìa "No mamma, non metto piede in quel posto da..." lascia a vuoto le parole lasciando intendere a noi. Dalla morte di Xavier, tornare lì sarebbe un colpo al cuore per lei. Non riuscirebbe a sopportare il dolore dei ricordi. "Potete stare da me. Mio padre è fuori per lavoro e Clarissa vive a Zurigo da qualche anno, non c'è nessuno a casa" propongo ma vedo subito Jasmine che scuote la testa "No grazie mille, cercheremo di..." fa per dire quando Xavier si oppone urlando "Andiamo da lui! Ha detto che mi comprerà l'ultima collezione di Spiderman, me l'ha promesso" "Ma cosa stai dicendo?" Jas ci guarda stranita e io faccio l'occhiolino a Xavier "Vedi di convincere tua madre allora" uso la complicità con lui a mio favore. "Mamma! Mamma! Per favore, andiamo da lui. Ti prego, ti preghissimo!" Xavier le prende il viso disperato ma Jasmine non molla "Amore, non possiamo disturbare così" "Non è un disturbo, lo sai." la interrompo. "E Kim cosa ne penserebbe?" "Noi...in realtà ci siamo appena lasciati" le rivelo un po' a disagio. "Oh, mi dispiace. Non lo sapevo" mormora lei facendo una smorfia per poi sospirare e dire "Ok, solo per qualche giorno però. Il tempo di trovare una soluzione" "Sii! Evvai!" esclama Xavier e io gli alzo il cinque che batte subito "Chi ha voglia di McDonald's?" propongo ricevendo un sorriso esagerato dal bambino che scende subito dalle braccia di Jas e corre verso di me. Sapevo di poterlo corrompere facilmente. "Voi andate, io accompagno mamma e vi raggiungo" dice Jasmine e io annuisco prendendo in braccio Xavier che si è già scordato di tutto l'incendio. "Andiamo?" gli chiedo facendolo saltellare tra le mie braccia mentre lui scoppia a ridere. Non lo avrei mai detto, ma vedere una miniatura di Xavier che ride spensierato tra le mie braccia mi riempie così tanto il cuore di gioia che per un attimo riesco a riconoscere gli occhi del padre in lui e non provare nessun tipo di odio, solo l'affetto e la stima che ci univa da ragazzi. Alzo inconsciamente gli occhi al cielo e sento i brividi attraversarmi tutto il corpo, sento la sua presenza così vicina da commuovermi. Xavier sapeva perfettamente quanto amassi Jasmine e sapeva che per amor suo sarei stato disposto a crescere il loro bambino senza battere ciglio...stasera la mia presenza non è casuale qui, stasera Xavier ha messo alla prova ancora il mio amore per lei e ha avuto l'ulteriore conferma che il mio cuore non ha mai smesso di battere un attimo per nessun'altra, se non per Jasmine.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


Il paradosso del sentimento di vendetta è che ti rende dipendente da chi ti ha fatto del male, facendoti credere che ti libererai dal dolore solo quando farai soffrire i tuoi persecutori. -Laura Hillenbrand MONICA'S POV: "Allora...fammi capire. Hai un fratellastro che hai scoperto di avere da poco e che ti vuole morto per essere l'unico Demir e in parte ci è riuscito, perchè ti ha fatto cadere sulle scale e l'impatto è stato così forte da farti andare in coma per 8 anni. Adesso sei sveglio, ma nessuno lo sa perchè vuoi fottere il tuo fratellastro e prendergli l'unica cosa a cui tiene, il potere" Giorgio mi fa un applauso per le mie doti riepilogative "Molto molto brava ed è proprio qui che mi servi. Si tratta di una gara d'appalto che dobbiamo assolutamente vincere, ci candideremo in incognito e proporremo il progetto migliore di tutti" Storco il naso contrariata "Tu sai che non sono più un'architetta? Ho lasciato lo studio d'architettura in cui lavoravo" "E come l'ha presa il capo?" Incrocio le braccia sospirando "Appena ho chiesto di poter lavorare part time per dedicarmi alla mia passione per la cucina, mi ha buttata fuori a suon di calci" Giorgio annuisce piano con la testa e scendendo dal letto mormora "Ok, ti propongo una cosa. Sei libera di pensarci e darmi una risposta anche più tardi" "Mmm...sentiamo" allungo la mano a prendere una banana, non so perchè ci sia un cesto pieno di frutta nella stanza di una persona in coma, almeno...lo era. "Hai bisogno di vitto e alloggio, mi pare di capire...no?" Decisamente sì, dopo la morte di Lisa ho lasciato casa mia e quel folle di mio padre indebitato fino al collo per il suo vecchio negozio alimentare. Lo avevo intimato di chiudere molto tempo fa quando abbiamo avuto i primi debiti, ma mio padre non ne voleva sapere. Voleva dimostrare a tutti che fosse un imprenditore senza sapere manco farlo. Ho ripagato una gran parte dei debiti lavorando come un mulo, ma adesso sono arrivata al limite. Per fortuna, al il momento sto a casa di un'amica che si è offerta di dividere la stanza con me senza chiedere un euro. E' stata un angelo, ma questa situazione non potrà andare avanti a lungo. Non avrei mai immaginato di arrivare a 25 anni in queste condizioni, ma per la prima volta in vita mia, mi sento libera di scegliere cosa fare della mia vita e penso che non ci sia un prezzo a questo. "Non sarebbe male" faccio spallucce mangiucchiando la banana, dato che scrocco la stanza alla mia amica cerco di non scroccarle anche il cibo e mangio qualche avanzo in silenzio. Per il momento mi va benissimo. "Senti qua: ti offro vitto, alloggio e cinquemila euro al mese per mettere in scena la parte della nuova cuoca in casa e lavorare di nascosto al progetto" "E' tutto splendido, ma non voglio più niente a che fare con architettura. Sono nauseata da tutto ciò, potrei passare il progetto a qualcun altro" propongo ma lui scuote subito la testa in disapprovazione. "No, assolutamente no. Avrei potuto contattare chiunque, ma ho deciso di contattare te perchè, innanzitutto, mi fido di te e delle tue capacità e poi perché è una situazione estremamente delicata e personale. Nessun altro deve venire a conoscenza del piano" Mi mordicchio il labbro valutando la situazione "E se fossi una frana a recitare?" "Impossibile, quante volte mi hai parato il culo in palestra?" Fa riferimento a tutte quelle volte che ho beccato lui e Bartis a fumare e vendere erba sul retro della palestra, ho sempre chiuso occhi e orecchie restandone fuori. "Sarà l'ultimo progetto a cui lavorerai. In cambio, hai tutto lo spazio e il tempo di sperimentare piatti nuova nella mia cucina e potrei procurarti una borsa di studio per un corso avanzato di cucina all'ALMA" Spalanco gli occhi, il corso di cui parla è uno dei più importanti in Italia e costa 4000€ all'anno. Sarebbe un sogno che si realizza finalmente, mi emoziono solo all'idea di poter entrare in una cucina professionale e avere a che fare con professionisti che condividono la mia stessa passione per la cucina. "Come fai a conoscere il corso?" "Conosco Lopriore" Devo fare uno sforzo per buttare giù il boccone di banana. Paolo Lopriore è alla guida dell'Area cucina del corso ed è riconosciuto come grande professionista e chef fra i più grandi avanguardisti del mondo. "E anche quel capelluto...com'è che si chiamava? Oldoni?" Stavolta mi strozzo e tossendo in difficoltà mi verso un bicchiere d'acqua per calmarmi "Conosci Davide Oldani? Com'è possibile?" Davide Oldani, Chef Patron del D'O di San Pietro all'Olmo a Cornaredo, è Guest Chef del Corso Superiore di Cucina Italiana con una masterclass dedicata alla sua formazione e ispirazione e alle tappe brucianti della sua carriera . E' una leggenda nel mondo della cucina e sarebbe un onore immenso respirare la sua stessa aria. "Ha cucinato per un evento di beneficenza di mamma. Un tipo alla mano, con i miei sono pure andati in montagna insieme. Tutto bene? Hai gli occhi fuori dalle palpebre" "Accetto, dove devo firmare?" chiedo senza alcun remore, è un'occasione che non posso farmi scappare assolutamente. "Ci stai quindi? Dobbiamo vincere la gara d'appalto oppure non se ne fa nulla" Sbuffo "Sai già che vinceremo, mi hi chiamata apposta" Modestie a parte, ero un vero asso a lavoro. Il mio capo penso che si sia arrabbiato tanto con me proprio perchè vedeva quanto successo stessi portando allo studio. Avevo tante idee creative e originali che riuscivano a far colpo sui clienti, per un periodo ho pensato veramente che fosse quella la mia strada finché...un magone in gola m'impedisce di continuare la frase. "Ottimo, è quello che volevo sentire. Puoi andare a recuperare le tue cose dalla tua amica e ci vediamo stasera? Nel mentre mi procuro dei documenti falsi per te, scegli un nome e un cognome" "Lisa" dico subito sorridendo amaramente. "Per il cognome fai tu" Giorgio alza il cinque che batto felice "Si entra in scena" La prima notte qui passa alla grande. Adil e Viviana mi hanno dato una stanza enorme con idromassaggio incluso e me ne sono approfittata per rilassarmi completamente ed esaminare il progetto a cui dovrò lavorare. In studio abbiamo avuto pratiche simili e lo studio di mio padre si aggiudicava quasi sempre l'appalto. Bisogna puntare soprattutto sulla sostenibilità e l'innovazione, ovviamente il tutto calcolato con prezzi minimi ma che possano garantire sicurezza. E' per questo che abbiamo molti contatti esteri: Svezia, Finlandia, Austria, Norvegia, Giappone...ne sanno una più del diavolo. Non per nulla sono fra i paesi più sostenibili al mondo. Inizio anche a buttare giù una bozza di idea per il centro del quartiere. L'obiettivo è quello di creare un'area polifunzionale nel cuore del quartiere, uno spazio verde attrezzato e fruibile da tutte le fasce d'età che cancellerà per sempre abbandono e degrado. E' un progetto molto importante che servirà anche per mettere in evidenza chi vincerà l'appalto, un'occasione unica che capisco perchè Rafael tenga tanto. L'incontro con lui ieri sera non lo immaginavo così brusco. Sì, mi aspettavo uno stronzo da come Giorgio me l'aveva descritto, ma ha omesso la parte in cui lo descriveva come un dannato adone. Non posso non ammettere di aver avuto un po' di tremarella quando è venuto a un passo da me e mi ha dichiarato guerra. Scosto le tende facendo entrare il sole dentro la stanza e mi preparo per il mio primo giorno di lavoro. Ieri sera ho avuto modo di familiarizzare con la cucina e non vedo l'ora di sperimentare mille piatti. Secondo il contratto, falso, dovrò occuparmi del pranzo, della cena e di dare i pasti a Giorgio finché la vecchia infermiera di rimetterà. La mattina hanno sempre una pasticciera che recapita a casa cornetti, sfoglie o torte, a ordinazione, e il fruttivendolo che consegna frutta e verdura di stagione, infatti scendo in cucina trovando tutto il ben di dio disposto sul bancone, è una vera e propria visione per me. Mi precipito ad annusare le pesche che splendono al sole e chiudo gli occhi estasiata "Hai intenzione di limonarci?" sento alle mie spalle e salto in aria presa alla sprovvista. Rafael mi osserva come se fossi una povera squilibrata appoggiato al muro con le mani in tasca di un pantalone di alta sartoria abbinato al completo elegante blu. Sembra che stia per uscire, buon per me. "Io non...no, prego. Mi scusi" come faccio a spiegare a un troglodita del genere la freschezza e il profumo intenso della frutta di stagione appena presa dal mercato. Mi allontano dal bancone e apro il frigorifero per cercare qualcosa, forse il latte? In realtà mi sto nascondendo dietro l'anta del frigorifero, conto che sparisca dalla cucina in una manciata di minuti. Recupero il cartone di latte dopo non so quanti minuti e quanto chiudo l'anta butto un sospiro di sollievo, non c'è più. Torno al bancone con l'idea di poter fare una favolosa marmellata alle pesche da mettere in una crostata, quando all'improvviso sbuca dall'altro lato del bancone Rafael. Mi porto una mano sul petto...quando diceva che mi avrebbe fatta fuori, intendeva farmi avere un arresto cardiaco? Rimette sul cesto una pesca e torna a guardare il suo cellulare accomodandosi sullo sgabello. Ok, non vuole comunicare. Ricevuto. Prendo le pesche iniziando a lavarle con cura quando sento la sua voce dire "Fammi un caffè" Non riesco a non girarmi e fulminarlo con lo sguardo "Anzi un caffè latte e dei pancakes proteici. In fretta che ho già perso troppo tempo" Ho scritto in faccia "Puoi parlarmi come a una serva?" Mi taccio per quanto voglia sbattergli la faccia sul bancone e procedo col mettergli su il caffè e fare la miscela dei pancakes proteici con albumi, yogurt 0% di grassi e farina d'avena. Li facevo spesso quando ero fissata col crossfit e venivano buonissimi accompagnati alla mia crema di nocciole light. Recupero la piastra per pancakes e ne faccio una decina anche per Giorgio più tardi. Scaldo il latte in un bricco montandolo un po' e poi lo aggiungo al caffè per poi tagliare una banana a fettine e mettere dei mirtilli freschi a lato dei pancakes fumanti. Dall'odorino sembrano venuti venuti. Poso la tazza e il piatto davanti a lui e gli allungo anche il miele con il suo mestolino di miele per versarlo sopra i pancakes. Sono soddisfatta del mio lavoro fatto in dieci minuti, ma Lucifero non stacca gli occhi dal cellulare e distratto inizia a mangiare. Odio quando non si dà il giusto rispetto al cibo, è una fortuna incredibile avere un pasto da consumare e non prendersi del tempo per gustarlo a pieno è un vero e proprio peccato. Mi rifiuto di osservare questo scempio e impiego il tempo a riordinare la cucina e tagliare le pesche per la marmellata che voglio fare, nel mentre ho anche pensato a un modo di usare le pesche in un antipasto ovvero una quiche che possa unire la fragranza della pasta brisèe con la dolcezza delle pesche, che incontra la sapidità del formaggio e il tocco agrodolce delle cipolle caramellate. Non vedo l'ora di lavorarci. "Avevo chiesto un caffèlatte, non un cappuccino" abbaia Lucifero decidendo finalmente di rivolgermi la parola, poi il fatto che siano critiche è un dettaglio. Si rialza seccato e va spedito fuori dalla cucina agguantando una mela. Osservo le sue spalle imponenti sparire dalla mia visuale e abbasso gli occhi al piatto completamente vuoto. "I pancakes ti sono piaciuti però stronzo" borbotto prendendo la tazza e il piatto per lavarli, non sia mai che il signorino alzi un dito. Prendo poi la mia agendina e osservo tutta la verdura sul bancone, ci sono: barbabietola, bietole, broccoli, carote, cicoria, cavoli, patate, rape, finocchi, lattughe, cipolle, spinaci, topinambur, zucca...con tutta questa verdura potrei fare una bella zuppa che accompagnata da buoni crostini di pane abbrustolito è un primo piatto leggero e gustoso. Mangiucchio il tappo della penna pensando al secondo...potrei fare una parmigiana alternativa con zucca, pancetta affumicata e noci. Potrà essere interessante il contrasto fra la dolcezza di zucca e mozzarella e il sapore più intenso della pancetta affumicata. Le noci e il pangrattato aggiungono la piacevole nota di croccantezza che non guasta mai. Eccitata per le ricette ideate, mi metto subito all'opera e mi perdo nelle preparazioni per almeno tre ore. Il tutto viene esattamente come avevo pensato e fiera del mio lavoro osservo il tavolo apparecchiato con tutte le pietanze al centro. Ne approfitto per fare delle foto e qualche appunto sulla mia agendina, in corso d'opera ho cambiate qualcosina e spero diano più sapore ai piatti gli aromi che ho scelto con cura. Porto gli avanzi e i pasti di Giorgio di sopra e chiudendo la porta avviso Giorgio della mia presenza. "Eccoti, morivo di fame" scende subito dal letto per recuperare il vassoio tra le mie mani. Mangiamo insieme discutendo delle prime bozze che ho buttato giù per il progetto e anche Giorgio mi dà qualche idea. Finito di pranzare, scendo di sotto per recuperare del gelato che Giorgio vuole insieme alla macedonia che avevo fatto quando trovo Adil in cucina. "Salve signor Demir, spero che il pranzo sia stato di suo gradimento" dico in asia di sentire il suo responso. "Ciao, Lisa giusto?" chiede Adil facendo una smorfia, non presume nulla di buono. "Sì" mormoro portando le mani che tremano dietro la schiena. "Apprezzo molto il tuo sforzo, avevo tutto un aspetto eccellente" "Ma?" domando volendo togliere il dente subito. "Un po' di sale e pepe di meno forse la prossima volta, ma posso capire che sia stata l'emozione del primo giorno. Tranquilla" Corrugo subito la fronte "Non capisco, ho dosato tutto per assicurarmi che sia perfetto di sapore. Io...mi scusi, davvero. Sono desolata, rimedierò subito...vuole che le prepari qualcos'altro?" corro ad aprire il frigo per recuperare delle uova e fare un'omelette in pochino minuti. "No, no grazie. Vogliamo approfittare per andare al sushi, magari puoi riposarti un po' prima di cucinare per cena" Mi sento così desolata che sento la mia voce che trema quando mormoro "Certo, lo farò. Sono mortificata, mi scusi ancora. Non ricapiterà più e...buon sushi!" "Grazie" Adil mi fa l'occhiolino e si porta con sè il suo frullato di frutta. Aspetto che esca di casa per precipitarmi in sala pranzo e assaggiare i piatti. "Ma che cazzo?" quasi urlo assaggiando la zuppa così tanto salata da dover bere immediatamente un bicchiere d'acqua. Passo alla parmigiana e appuro che c'è un quintale di pepe nero sopra. Sento il fumo uscirmi dalle orecchie, qualcuno ha sabotato i miei piatti e credo di sapere chi. Batto il pugno sul tavolo, quanto posso essere stupida? Mi aveva anche avvisata che avrebbe fatto di tutto per mandarmi fuori da qui e io? Gli servo l'opportunità di rovinare tutto quanto su un piatto d'argento. Porto il gelato a Giorgio e riscendo di corsa in cucina per fare la cena. Col corno che mi riposo, devo recuperare la situazione disastrosa e stavolta servirò direttamente quando saranno tutti a tavola. Me la puoi fare una volta caro mio, non due. RAFAEL'S POV: "Posso?" Adil entra nello studio che ho preso in prestito per poter lavorare in pace sul progetto. "Certo" mormoro concentrato a studiare progetti di riqualificazione urbana simili. "Il quartiere che rinasce dalle sue aree dismesse, figo come nome" si complimenta Adil leggendo una bozza che ho iniziato a buttare giù. "A cosa stai lavorando?" Esco dalla pagina che stavo leggendo e apro il file dove avevo raccolto delle idee per l'esterno dell'edificio che andremo a costruire. Non voglio correre, ho intenzione di soffermarmi a ogni singolo dettaglio: alle pavimentazioni, le cordolature, l'arredo urbano, anche a che cazzo di tipologia di specie arboree da piantare. "Quali alberi preferisci?" gli indico un abaco delle specie arboree di riferimento. "Opterei per il Populus nigra 'italica', essendo alti 25m potrebbero fare ombra ai vecchietti seduti sulle panchine" Ridacchio, torto non ha. "Nel caso di piantumazioni di esemplari di seconda e terza grandezza in areepavimentate, ogni alberatura sarà preferibilmente inserita entro elemento grigliato inmetallo "salvapianta" di forma quadrata (cm 120x120), al fine di aumentare lapermeabilità dei percorsi e minimizzare gli interventi di manutenzione. Vorrei creare un corretto assetto vegetale, capace di armonizzarsi con il costruito, generando un paesaggio di rilevante qualità percettiva e funzionale al benessere del quartiere" Gli mostro vari immagini che avevo salvato per quanto riguarda la linea di posizionamento dei fabbricati di nuova edificazione rispetto al ciglio stradale "Vorrei Incrementare l'effetto "viale urbano" e living street aumentando l'effetto di pedonabilità in direzione perpendicolare all'asse di via Pescia con la creazione di slarghi, piazzole, punti di sosta per i pedoni e sfondamento visivo dei margini della strada" Adil osserva le immagini concentrato e chiede "Pensi ci sia spazio abbastanza?" "Nel caso in cui non ci fosse lo spazio per garantire uno slargo davanti al fronte prospiciente, si avrà cura di evitare recinzioni continue e si privilegeranno le schermature discontinue ad esempio filari con piante di seconda e terza grandezza" spiego ricevendo a un cenno da Adil che sembra soddisfatto "Sì, buona idea figliolo" Alza subito un sopracciglio sorpreso mentre lui si accomoda sulla poltroncina di fronte, mi fa sempre un effetto strano sentirmi chiamare così. "Io e Viviana andiamo al sushi per pranzo, vieni con noi?" Mi trattengo dal sorridere malignamente "Ma come? La cuoca non ha soddisfatto le tue esigenze culinarie?" "Il cibo era...fin troppo sapido, ecco. E' il suo primo giorno, voglio darle una seconda possibilità. Ines mi ha assicurato che è un'ottima cuoca" "E perchè non l'assume Ines?" chiedo con lingua biforcuta. "Diamole, un'altra chance, mi fido del giudizio di Ines" replica testardo il vecchio "Quindi vieni?" Scuoto la testa, sto cercando di evitare Viviana come la peste. Quest'attrazione per lei deve finire e se non do un taglio brusco alla cosa, ho paura che possa compromettere tutto il lavoro che ho fatto per sudarmi il posto come braccio destro. "Preferisco lavorare, la scadenza per presentare il progetto è imminente" "Sei il migliore, continua a spingere così" Adil mi fa l'occhiolino e prendendo una chiamata si allontana dallo studio. Ritorno a concentrarmi sul progetto e sono così assorto tra nuove idee e la stesura della bozza che perdo completamente la cognizione del tempo e fuori è già buio. Mi stiracchio esausto buttando un occhio sull'orologio che segna le 20:26, è ora di cena. Sistemo il computer e il macello sulla scrivania ed esco dallo studio passando dalla stanza di Giorgio chiusa a chiave. Il medico si è raccomandato di tenere la porta della stanza chiusa a chiave quando non c'è nessuno per il rischio che Giorgio possa svegliarsi da un momento all'altro e preso da un attacco di panico, possa fare una pazzia. Ovviamente chi ha le chiavi della stanza oltre ad Adil e Viviana? Ringhio ripensando a quell'insetto ancora insediato in cucina. Scendo direttamente in sala pranzo e trovo apparecchiato senza il cibo in tavolo. Mi trattengo dal sorridere furbo, avrà avuto qualche sospetto. "Campione" sento dire alle mie spalle Adil che mi raggiunge in sala pranzo "Ti vedo provato" mi posa dà uno schiaffetto andando ad accomodarsi. "Lavora, a differenza tua che sei a zonzo tutto il giorno" replica Viviana entrando in sala pranzo con i capelli ancora umidi, si sarà appena fatta la doccia. M'impongo di non dare spazio alla mia mente a immagini di lei sotto la doccia nuda. Mi schiarisco la voce e vado ad accomodarmi anch'io. "Ho i miei schiavi che lavorano al posto mio" ridacchia Adil versando del vino nel bicchiere. "Come me" sbottono di poco la camicia arrotolando la camicia ai gomiti. "Esattamente" versa anche a me del vino e dice venendomi incontro col calice "Alla fortuna di avere un figlio brillante come te che sbriga tutte le faccende" Scuoto la testa ridacchiando "A me" gli vado incontro col mio calice "Sei un coglione" dice invece Viviana lanciando un'occhiataccia ad Adil che si allunga invece a darle un bacio. Abbasso gli occhi al mio piatto quando finalmente la cuoca fa irruzione in sala pranzo e agitata mormora "Salve, la cena è pronta. Posso servirvi?" "Certo cara" risponde Adil finendo di bere il suo vinello. La cuoca sparisce dopo qualche secondo per poi sbucare con piatti vari che posa al centro del tavolo "Vi presento l'antipasto: tortini ripieni di ragù di polpo accompagnati da una besciamella alle erbe" "Caspita, hanno un aspetto delizioso" dice Adil prendendo subito un tortino che assaggia tutto in una volta. Chiude gli occhi talmente impressionato dal gusto del tortino, serro la mascella osservando l'espressione gongolante della cuoca. "Straordinario, i miei complimenti" "Grazie signore, ci tenevo a non deluderla dopo l'errore a pranzo. Metto a scaldare le lasagne, con permesso" sparisce in cucina e io annoiato prendo il tortino "E' così buono?" lo taglio con forchetta e coltello. "Assaggialo e mi dici" Prendo una forchettata del tortino e faccio uno sforzo immane a non gemere di piacere. Il ragù di polpo si sposa benissimo con la polenta e la crema vellutata color nocciola alle erbe completa il tripudio di sapori di questo piatto eccezionale. "Ho assaggiato polente migliori" borbotto prendendo subito un altro assaggio del tortino, vorrei spazzolarmeli tutti in realtà. Osservo con la coda dell'occhio la cuoca entrare in sala pranzo con una teglia enorme fra le mani e aspetto che sia in prossimità alla mia sedia per tirarla indietro e farla cadere. Cosa credeva? Di poterla scampare con me? Un frastuono mi conferma che le lasagne siano tutte cascate per terra, ma non mi aspetto il suo corpo precipitare fra le mie braccia e il suo viso a un niente dal mio. Sento che sta scivolando anche da me e il pensiero che possa cadere per terra e farsi male, come avrei voluto, adesso mi fa solo ribrezzo e senza pensarci troppo la trattengo fra le mie braccia stringendola forte a me. Siamo entrambi aggrappati all'altro e i nostri sguardi stranamente s'incatenano creando una scossa tra noi talmente elettrica e fulminante che abbiamo bisogno di qualche secondo abbondante per realizzare in che contesto siamo e che in questa partita non stiamo giocando insieme ma siamo rivali. O perdo io o perde lei, e sappiamo che manco per il cazzo permetterò che vinca lei. Dopo il secondo in trance, entrambi ci muoviamo fin troppo rapidamente. Lei scatta in piedi come scottata dal mio tocco e anch'io mi allontano buttando fuori tutta l'aria trattenuta nei polmoni, non mi ero neanche ancora di aver smesso di respirare. "Scusatemi, scusatemi davvero. Sono desolata, posso tornare in cucina a..." "Cara tranquilla, stai bene intanto?" Viviana va a soccorrerla mentre io mi porto le mani sul viso e sui capelli, che cazzo ci faccio ancora qui? Esco dalla sala pranzo a passo svelto e salgo in camera con una terribile sensazione in corpo. Mi sento profondamente turbato e non riesco a togliermi a far scendere questo magone che pesa un quintale sul petto. Mi spoglio gettando per terra i vestiti senza curarmi di mettere in disordine la camera e mi butto sotto la doccia. Chiudo gli occhi appena il getto d'acqua caldo rilassa i muscoli tesi delle spalle e riesco a calmarmi piano piano. Cosa mi sta succedendo? Mi sento in colpa per quella vipera? Un flash dei suoi occhi che scavano nei miei mi fa tornare coi piedi per terra e spegnendo il getto d'aria, inizio a insaponarmi. Cerco di strofinare con tutta la forza la mia pelle scossa da brividi indesiderati, ma non cambia semmai sono ancora più turbato. Fanculo, getto la spugna di merda e riaccendo il getto d'acqua. "Pensa di fottere me?" ringhio incazzato alle piastrelle. Tempo una settimana e la faccio fuori, deve sparire da qui. Al più presto. Esco dalla doccia nudo e asciugandomi velocemente, torno in camera per accendermi una sigaretta. Mi affaccio al balcone e vedo Adil e Viviana superare i cancelli. Solo adesso ricordo che passeranno la notte fuori dalla sorella di Viviana. Mi appoggio al muro dietro fumando e sono completamente assorto nei miei pensieri: Giorgio, il progetto, la cuoca...come a chiamarmela, noto la sua figura uscire in piscina e contemplarla in silenzio. Fumo indisturbato al buio mentre la osservo spogliarsi d'un tratto e buttarsi in piscina, dal modo in cui nuota noto che sta sfogando tutta la sua rabbia. Vorrebbe solo uccidermi adesso. Continua a nuotare con foga finchè noto un dettaglio all'angolo della piscina, le si è slacciato il reggiseno? Un sorriso maligno mi fa spegnere la sigaretta e indossare le prime cose sottomano per scendere di sotto. Quando esco in piscina, lei non si accorge della mia presenza e continua a fare vasche, come se fosse una nuotatrice professionale e dovesse vincere le Olimpiadi. Mi avvicino al bordo indisturbato e recupero indisturbato il reggiseno che strizzo fra le mie mani. Pizzo color crema, bene bene. Aspetto qualche minuto prima che si fermi per riprendere fiato e finalmente si accorga di non avere il reggiseno. Appena realizza, si guarda subito attorno col terrore in viso finchè la faccio girare di scatto chiedendo con voce roca e calda "Hai perso qualcosa?" con il reggiseno che oscilla sul mio indice. Che inizi il round 2.

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


La vendetta è il territorio infinito delle conseguenze indesiderate. -Daniel Pennac MONICA'S POV: "Mi scusi, davvero. Sono desolata" corro a recuperare la teglia capovolta per terra, ma faccio solo peggio...non c'è più nulla da recuperare. Viviana mi chiede come sto, ma io sto morendo d'imbarazzo e mi sento avvampare solo al pensiero del casino combinato. "Tranquilla, noi comunque dovevamo andare da mia sorella dopo cena" risponde Viviana appena mi offre di riparare al mio danno cucinando sul momento qualcosa. "Magari vi faccio qualcosa da portarvi via" "Non ce n'è bisogno, davvero" interviene Adil facendomi allontanare dalla brodaglia per terra. "Che ne dici di riposarti un po'? Hai fatto tanto oggi" "Sono desolata, non era mia intenzione rovinare tutto quanto." "Non hai rovinato nulla, può succedere un po' di agitazione il primo giorno. Sali di sopra, ti fai un bel bagno e ti rilassi" Perché sono così gentili con me? "Non c'è bisogno che tu faccia chissà che delizie prelibate, anche una pasta al pomodoro ci va di lusso. Non sentirti sotto pressione, per favore" Viviana cerca di rassicurarmi, ma io voglio dare di più, il massimo. Annuisco piano e aspetto che vadano via dalla sala pranzo per rientrare in cucina. Sento subito gli occhi riempirsi di lacrime, mi ero impegnata così tanto a preparare tutto nei minimi dettagli e per colpa di quel mostro adesso mi sento così umiliata. Una lacrima scivola furtiva sulla mia guancia e mi affretto ad asciugarla, non gli permetterò di piegarmi in questo modo. Sono una donna grande e fiera, un tempo questi atteggiamenti mi sarebbero anche andati bene, addirittura avrei abbassato la testa e avrei sopportato in silenzio, ma adesso no. Ho promesso a me stessa che avrei dato una svolta alla mia vita, che mi sarei sempre rispettata e messa al primo posto. È il mio momento. Osservo i cancelli aprirsi e una jeep oltrepassare i cancelli, saranno Adil e Viviana che stanno uscendo per dopocena. Apro la portafinestra per prendere un po' d'aria e i miei occhi vengono calamitati dall'acqua talmente trasparente della piscina che riflette la luna e le stelle in cielo. Mi guardo attorno e un'idea malsana mi porta a lasciare le scarpe sulla soglia e a zampettare sul prato trovando un immediato sollievo. Dovrei accontentarmi di questo, invece mi spoglio di fretta e furia e mi butto in acqua. Muovo le braccia e le gambe velocemente mentre faccio diverse vasche che hanno subito un effetto calmante in me. Cerco di scacciare tutta la frustrazione, tutta la rabbia, la delusione, i suoi occhi...entro in acqua e trattengo il fiato per diversi minuti. L'idea di poter sparire da questo mondo mi sembra un'a così ottima idea, risolverei tutti i miei problemi in un decimo di secondo...riabbraccerei mia sorella e starei finalmente in pace. Riemergo dall'acqua e mi asciugo gli occhi, non capisco se dall'acqua della piscina o dalle mie lacrime. Faccio per uscire dalla piscina prima che qualcuno possa beccarmi dentro quando mi accorgo di non sentire nulla che regga i miei seni. Con orrore abbasso gli occhi realizzando di aver perso il reggiseno. Il panico s'impossessa in me e mi ritrovo a cercarlo col cuore in gola, deve essere qui per forza. "Hai perso qualcosa?" sento alle mie spalle e mi paralizzo immediatamente riconoscendo la voce di Lucifero. Mi giro piano osservando la sua faccia da schiaffi che gongola con il mio reggiseno che oscilla fra le sue dita, brutto pezzo di merda. Mi assicuro di coprire i seni con le mani e lo raggiungo piano per recuperare il reggiseno quando lui allontana la mano apposta e fa schioccare la lingua al palato in segno di diniego "Cosa ricevo in cambio?" Mi mordo l'internoguancia per trattenere tutte le bestemmie che vorrei urlargli contro "Non ti basta aver sabotato tutti i miei piatti oggi e avermi umiliata davanti a tutti quanti?" Fa per pensarci e arriccia il naso "Ti avevo avvisata o sbaglio?" si avvicina al mio viso per sussurrarmi malignamente "Con me perdi già in partenza ragazzina" Socchiudo gli occhi, vedremo. "Posso riavere il mio reggiseno?" "Tu te ne andrai da qui?" "No" sbotto secca. Lucifero si rialza col mio reggiseno in mano e mi osserva dall'alto "15.000€ per andartene" Alza un sopracciglio, ci tiene proprio a mandarmi via da qui. Accarezzo con le dita la chiave della stanza di Giorgio che porto come ciondolo della mia collana, è chiaro che voglia arrivare a questo. "Continuo a non essere in vendita" esco dalla piscina con una mano a coprirmi i seni e fulminandolo con lo sguardo sibilo "Tieniti pure il reggiseno, è l'unica cosa che avrai da me." Faccio per andare via quando lo sento urlare dietro "Aspetta!" mi raggiunge piano allungandomi il reggiseno che riprendo di scatto. "Luisa, giusto?" domanda mentre indosso il reggiseno e lo guardo storto "Lisa. Che vuoi ancora da me?" "Quei tortini di polenta erano straordinari" Incrocio subito le braccia contrariata "Ho sentito che dicevi di aver mangiato polente migliori" "Avevo una copertura da mantenere, non avrei spazzolato il piatto altrimenti" replica infilando le mani in tasca e venendomi più vicino, sento il suo sguardo di fuoco su tutto il mio corpo quando chiede "Siamo partiti col piede sbagliato, che ne dici di ripartire da capo?" Alza una mano ad accarezzarmi il braccio "Di ripartire da noi, magari sopra in camera mia" Non penso due volte quando la mia mano scatta a mollargli uno schiaffo in pieno viso "Fottiti" ringhio prima di entrare dalla portafinestra e correre di sopra. Vado a cambiarmi di fretta e furia e passo da Giorgio per assicurarmi che vada tutto bene, ma è lui a chiederlo a me vedendomi così scossa. Scuoto la testa e ricado sulla sedia accanto al letto "Giornataccia" riassumo il tutto con una semplice parola. "Ovvero?" vuole più dettagli Giorgio rigirandosi sul letto. "Tuo fratello è davvero uno stronzo" sputo con odio pettinando con le dita i capelli ancora umidi. "Ne ho un'idea" indica l'elettrocardiogramma ricordandomi del fatto che era in coma proprio per colpa sua. "Come fa una sola persona a contenere così tanta cattiveria?" Giorgio fa spallucce "Mia madre direbbe che è il gene di mio padre, non è stato un santo in passato" "Mi viene voglia di strozzarlo, dannazione" stringo le mani immaginandomi di avere il suo collo fra le dita. "Pazienta, avremo la nostra vendetta presto. A proposito, come va col progetto?" cambia argomento per il mio bene. Potrei commettere un omicidio proprio adesso. "Procede, per quando ti serve?" "La scadenza è la prossima settimana, mi pare" "Ok...posso farcela" cerco di organizzare il lavoro in più in testa, potrei lavorarci dopo cena quando sono tutti per i cavoli loro e io posso ritirarmi in camera. "Hai dato un'occhiata al progetto di Rafael?" mi suggerisce furbo Giorgio. Nego con la testa "No, dovrei?" "Certo! Tieniti gli amici vicini, ma ancora più vicini i nemici" Sbuffo incrociando le braccia "Mi fa ribrezzo solo il pensiero di averci a che fare" "Lo so, ma pensa all'obiettivo. Pensa a come gliela metteremo in culo" "Giorgio, per favore..." borbotto mentre lui ridacchia e contagiata rido anch'io. "E' meglio che torni in camera a lavorare sul progetto, ti serve niente?" Scuote la testa e io annuisco uscendo dalla stanza e chiudendo a chiave. "Con chi stavi ridendo?" sento chiedere alla mia destra e per poco non mi viene un colpo al cuore. "Cosa diavolo...mi spii adesso?" sbotto cercando di calmare i miei battiti accelerati. "Ti ho sentita ridere" ribadisce non accennando al fatto di chiedermi scusa per il quasi infarto. "E allora?" lo supero andando verso camera mia. "Non ci credo che ridevi da sola" sento che mi segue, quando riuscirò a scollarmelo di dosso? "E con chi avrei dovuto ridere? Con Giorgio in coma?" apro la porta di camera mia e faccio per entrare, ma Rafael non mi permette di chiudere la porta infilando il piede. "Ho sentito delle voci" rivela facendomi sudare freddo, dovrò stare più attenta la prossima volta. "Saranno stati fantasmi" lo derido, ma lui non sembra per niente divertito e io borbotto "Ero in videochiamata col mio ragazzo" m'invento su due piedi, almeno così si toglierà dalla testa l'assurda idea di portarmi a letto. "Hai un ragazzo?" domanda fin troppo sorpreso, cosa c'è? Una pezzente come me non potrebbe sistemarsi? "Non credo che siano affari che ti riguardano, buonanotte" faccio per richiudere la porta, ma invano perchè stavolta s'infila in mezzo e chiede con la sua solita faccia da schiaffi "Ho una proposta di pace" "Non sono interessata, puoi levarti di torno per favore?" replico secca, non lo sopporto più. "Un mio amico ha inaugurato il suo locale qui a pochi metri da casa, che ne dici di bere qualcosa insieme?" Con che faccia tosta me lo sta chiedendo? "Sono fidanzata, credo di avertelo già detto" respingo ogni sua proposta, sarebbe follia fidarmi di lui. Potrebbe benissimo uccidermi e seppellirmi qui in giardino, come nulla fosse. "Sì, ancora ci sento. Comunque volevo scusarmi per prima, mi dispiace davvero" posa un braccio sullo stipite appoggiandosi contro questo. "Per quando hai aggiunto sale e pepe spropositato sui piatti o per avermi fatto lo sgambetto facendomi cadere insieme a una teglia enorme di lasagne? Aspetta...o forse quando pensavi di trattarmi da puttana e propormi di andare a letto con te?" chiedo così acida da non riuscire a trattenere una smorfia di disgusto in viso. Lui abbozza un sorrisetto furbo "Non volevo essere così scortese" "Pensa un po' se avessi voluto" inclino il viso incredula facendolo ridacchiare "Mi daresti modo di farmi perdonare?" Sospiro piano rilassando i muscoli tesi sulle spalle "Sono esausta, vorrei solo essere lasciata in pace" "E' anche il mio intento. Rilassiamoci davanti a un drink, giuro di non annoiarti troppo" insiste facendomi perdere la pazienza. Sono intenta a mandarlo a fanculo pur di levarmelo di torno, ma ricordo le parole di Giorgio "Tieniti gli amici vicini, ma ancora più vicini i nemici" Potrei chiedergli del progetto tra un drink e l'altro e farmi dire i dettagli o il modo in cui mettere mano al suo pc. Subito mi ritrovo a sorridere con le idee più chiare "Dove hai detto che si trova il locale?" "Proprio qua dietro, ci vorranno cinque minuti di macchina" "Mmm...domattina alle 4 dovrei andare al mercato del pesce, quindi potrò stare solo una mezz'oretta" gli concedo unicamente per scoprire qualcosa sul progetto. Sapere cos'ha intenzione di fare mi semplificherebbe di molto il lavoro. "Perfetto, ci vediamo tra dieci minuti di sotto?" chiede gongolando, avrà pensato di averla vinta su di me. "Me ne bastano anche cinque" "Come vuoi, a dopo" Rafael sparisce finalmente dalla mia vista e io rientro per cercare la felpa che mi tenga a caldo, la sera spesso si butta un leggero venticello che però potrebbe farmi ammalare ed è l'ultima cosa che vorrei in questo momento. Indosso le mie Nike e uscendo dalla stanza con un pizzino scribacchio sopra che starò fuori per un po' con Rafael e lo faccio passare sotto la porta di Giorgio. Arrivo all'ingresso non trovando nessuno e faccio una tappa in cucina per recuperare delle arachidi da sgranocchiare. "Eccomi" si annuncia Lucifero vestito facendo la sua bella figura, a differenza mia, infatti chiede con una smorfia "Non ti sei ancora preparata?" "Lo sono" lo guardo annoiata, cosa pensava? Che mi mettessi qualche minigonna e mi facessi bella per lui? "Ma sei in tuta e...quello è Spongebob?" indica la mia felpa gialla con la sua faccia sopra. Annuisco "Ti piace?" "E' orribile, sicura di non volerti andare a cambiare? Ci sarà l'elitè di Palermo al locale" Faccio per andarmene, ma lui mi acciuffa per il braccio e sbuffa "Ok, ho capito. Muoviamoci" mi trascina fuori dal portone e va ad aprire la sua Lamborghini dal colore fosforescente, davvero di cattivo gusto. La mia ultima macchina era una pandina che camminava a malapena e ha deciso di abbandonarmi nel mezzo della strada facendomi ricevere diversi insulti per il traffico creato. Lucifero mi tiene la porta mentre entro in macchina e mi guardo attorno, non avrei mai pensato di poter posare il mio sedere su una Lamborghini un giorno. "E' proprio necessario?" indica il pacchetto di arachidi fra le mie mani "Per colpa di qualcuno non sono riuscita a cenare" lo fulmino con un'occhiataccia che lo fa zittire. Parte sgommando e mi fa prendere uno spavento infatti mi aggrappo al sedile e sbotto replicando la sua domanda di prima "Era proprio necessario?" "Tieniti forte" mi avverte prima di partire a razzo facendomi salire il cuore in gola. Per fortuna il posto è davvero vicino alla villa e per poco non bacio terra quando ci metto piede sopra. Faccio per dirgli che è completamente matto ad aver messo la quinta in una strada normalissima, ma appena scendiamo lui va spedito verso il locale senza neanche aspettarmi. Inizio a pentirmi di averlo seguito, ma ho un dannato obiettivo da raggiungere. Ingoio il rospo e corro dietro a Rafael che scavalca l'intera fila e facendo un occhiolino al bodyguard entra come nulla fosse. "In fila, prego" il bodyguard si para di fronte a me senza lasciarmi passare. "Sono con lui" indico Rafael che saluta delle persone ignaro di me dietro bloccata. Il bodyguard mi squadra con un'occhiataccia e sbotta "Non credo proprio." Sospiro...chi me l'ha fatto fare? "Rafael!" urlo per farmi sentire dal cazzone, ma sembra troppo impegnato a ridacchiare coi suoi amichetti con la puzza sotto il naso. "Signor Demir" decide di chiamarlo al posto mio il bodyguard avendo pena di me. Solo adesso Rafael si decide a prestarci attenzione e il bodyguard chiede se sia effettivamente con lui "Ah sì, è con me. Lasciala pure passare" agita la manina verso di me, come se fossi un fottuto cagnolino. "Pazienta Monica, pazienta" ho la voce di Giorgio che rimbomba nella mia testa. Stringo i pugni e supero il bodyguard che però saluto carinamente, a differenza sua che continua a guardarmi dall'alto fino al basso. "Luisa, posso presentarti Giordano e Abele? Sono i proprietari del posto" Rafael mi presenta ai suoi amici e io mi limito a fare un cenno "Lisa, piacere mio" "E' la mia cuoca" precisa Rafael, ma non è carino il tono con cui lo dice sminuendo la mia figura. "Che bella notizia, ci serviva una commis. Possiamo fare un colloquio conoscitivo anche domani" dice Abele, ma non m'ispira per niente fiducia e mi trovo a rifiutare l'offerta "Sono già in servizio presso i signori Demir, magari in futuro ci penso. Grazie per la proposta" "Scusate, permettetemi una parola con la cuoca" Rafael mi trascina verso i cancelli e sbotta "Cosa ti dice la testa? E' un'occasione unica, accettala" Mi allontano dalla presa bruscamente e sibilo guardandolo storto "Perchè volevi portarmi qui esattamente, Rafael?" "Che domanda è? Lo sai già" scuote la testa trattandomi da stupida. Lo sono ad averlo seguito fino a qui. "Lo so veramente? Mi pare che tu stia cercando un modo di sbarazzarti di me e per inciso, la cuoca ha un nome e non è Luisa" "Lisa, Luisa...cosa cambia? Non credi di star esagerando? Ti sto solo facendo un favore, Abele è un pezzo grosso nella ristorazione italiana" "Ho già un lavoro, ti pregherei di mettere fine a questa messa in scena. Ho deciso di seguirti per rilassarmi, non per stressarmi ulteriormente a presso a te" "Ricevuto. Ana!" va a salutare una ragazza bionda con un magnifico lungo bianco e un'abbronzatura invidiabile. A fianco a lei sembro Voldemort. "Rafael! Cómo estás?" se lo abbraccia tutto e iniziano a parlare in spagnolo escludendomi completamente. Adocchio il bancone del bar e senza avvisare Rafael vado a farmi un goccetto, mi servirà per sopravvivere a quest'incubo. "Salve, un Angelo azzurro" chiedo sorridendo al barista che all'inizio mi squadra male, come tutti del resto, e annuisce adoperandosi a farmi il cocktail. Non bevo quasi mai, ma so che l'Angelo azzurro è uno dei long drink più alcolici con ben 35 gradi di vol. Sarà un ottimo espediente per passare la serata senza pensieri. Mi siedo sullo sgabello e m'infilo il cappuccio con l'intento di poter evitare tutte queste persone, ma non funziona perchè sento alla mia destra chiedere "E' la felpa di Spongebob?" "L'ho presa in edizione limitata, lasciatemi in pace" sbotto, ma sento una risata roca che mi fa girare curiosa "Ne ho una uguale, ma la mia non è di edizione limitata. Me l'ha regalata mia zia a Natale" replica facendomi sorridere. "Dorian, molto piacere. Con quale altro fan di Spongebob ho il piacere di parlare?" Simpatico e devo dire...molto molto carino. "Lisa, piacere mio" vado incontro alla sua mano e inspiro la sua colonia di bergamotto "Scusami per prima, non sono sempre scortese. Solo con chi mi snobba Spongebob" aggiungo facendolo ridacchiare. "Più che lecito. Ho visto che sei venuta con Rafael, lo conosci?" "Purtroppo" sposto lo sguardo annoiato a Rafael che continua a pavoneggiarsi insieme a tutti gli invitati "Sono la nuova cuoca dei Demir. Lo conosci anche tu?" "Sono il suo assistente" Il mio cuore inizia a galoppare di colpo, ho appena fatto Jackpot senza neanche accorgermene? Sbatto le ciglia come una gatta morta e avvicino il mio sgabello al suo "Non mi ha mai parlato di te" faccio viaggiare gli occhi apposta lentamente su di lui per poi aggiungere "Me ne sarei sicuramente ricordata" "Da quando hai preso servizio? Lo stesso della signorina" chiede al barista che mi allunga il cocktail. "Oggi è stato il mio primo giorno" giro il drink con la cannuccia e ne prendo un primo assaggio, è così forte che strizzo gli occhi e tossisco di poco. "Tutto bene?" mi posa una mano sulla schiena facendosi sempre più vicino. Annuisco prendendo un altro sorso del cocktail "E com'è andato il primo giorno?" mi chiede facendomi fare una smorfia. Scoppia a ridere capendo tutto quanto "Mi dispiace, è un maledetto figlio di puttana" Vero, verissimo. "Non vedo l'ora che torni in Spagna e non mi rompa più qui" "Non credo tornerà in Spagna prima del prossimo anno. Sta seguendo un importante progetto a Palermo in questo periodo" Bingo. "Ah sì? Di cosa si tratta?" chiedo con nonchalance prendendo un altro sorso del drink. Dovrei andarci piano, mi sta già dando alla testa e sono digiuna praticamente. "Non credo che tu possa capirci qualcosa, grazie" ringrazia il barista che gli allunga il cocktail e un leggero fastidio mi porta a girare il collo, decido di non desistere però. "Parlamene lo stesso, vediamo se riesco a starti dietro" incrocio le gambe dandogli un incentivo a parlare. Lui si guarda attorno prima di cantare come un pulcino "È un accordo di Programma fra la Regione Siciliana e il Comune di Palermo sul recupero di Baglio Mercadante nel quartiere Zona Espansione Nord. La ristrutturazione comprenderà un'area attrezzata a verde, un centro di quartiere, una ludoteca, una biblioteca, uno spazio per giovani e anziani, e un'area dedicata alle persone fragili. Dobbiamo, a tutti i costi, vincere la gara d'appalto e presentare il progetto migliore" "Sembra interessante...e cosa caratterizzerà il vostro progetto?" "La sostenibilità" Cazzo, il mio punto forte. "Per esempio?" cerco di entrare nei dettagli e lui abbocca così bene che recupera la bozza del progetto che gli ha mandato Rafael questo pomeriggio per revisionare. "Che figata, anche se non ci capisco un granché. Fammi vedere meglio" gli strappo il cellulare dalle mani e di nascosto invio il file al mio indirizzo e-mail ed elimino ogni traccia. "Confermo, non ho capito molto. Spero però che vinciate" gli restituisco il cellulare e torno a godermi il mio drink con la vittoria in tasca. Giorgio aveva ragione quando dice di tenersi sempre i nemici vicini. "Vi disturbo?" Rafael ci fa l'onore di presentarsi al bancone da noi, ma io sono così seccata dal suo atteggiamento che rispondo molto scortese finendo in un sorso tutto il resto del drink "In realtà si, con permesso" Afferro Dorian per il braccio e lo trascino con me fino ad appartarci in un angolo "Ho un'idea" mormoro allacciandogli le braccia attorno al collo, non so da dove venga tutta questa audacia. "Sentiamo" lui mi posa sfacciato una mano sul sedere, dritto al punto. "Che ne dici di andarcene da qui?" mi accosto al suo orecchio per sussurrare "Ci divertiamo altrove" Dorian annuisce immediatamente "Fammi recuperare la giacca e sono da te" Ridacchio forse per il drink che ha iniziato a darmi alla testa e lo aspetto qualche secondo prima che mi prenda la mano per allontanarci dal locale. "Sei in macchina?" gli chiedo e lui per confermare accende una Tesla blu notte parcheggiata di lato. "E' molto più capiente di quella scatoletta che Rafael guida" mi accomodo sul sedile mentre lui mi raggiunge presto dentro e io gli salgo di sopra. "Sei impaziente?" sussurra lui sulla mia bocca prendendo un primo assaggio. "Mmm" mugolo muovendomi su di lui e iniziando a baciarlo con più vigore inserendogli la lingua in bocca. Dorian va subito incontro alla mia lingua divorandomi con le sue labbra mentre sento le mani agguantarmi il sedere forte che mi eccita ulteriormente. Siamo un intreccio di mani e lingue, quando all'improvviso mi sento trascinare fuori dalla macchina di forza. "Ok, spettacolo finito. A casa" la voce arrogante di Rafael rimbomba nella Tesla e sono così furiosa con lui che cerco di svincolarmi dalla sua presa invano. "Cosa cazzo stai facendo? Lasciami andare! Sei impazzito?" gli grido dietro mentre punto i piedi per terra, ma Rafael non ci mette nulla ad alzarmi in aria. "Te non eri fidanzata?" "Abbiamo una relazione aperta, non che siano cazzi tuoi." "No, certo. Ma tra tutti proprio col mio assistente dovevi andare?" "Cosa c'è, eh? Il pensiero che qualcun altro possa scoparmi la stessa sera che ho rifiutato te, ti rode? Sei un pagliaccio" butto un urlo quando Rafael mi rimette immediatamente per terra e agguantandomi le guance ringhia serissimo "Attenta a come parli ragazzina" Rimango senza fiato non per le sue parole dure, ma per la pericolosa vicinanza tra noi. Mi sento così confusa e ammaliata dal suo sguardo severo, il cipiglio sulla fronte, le labbra carnose strette in una linea e la mascella serrata. Non penso molto quando mi metto sulle punte e gli prendo il viso per stampargli un bacio sulle labbra, quando mi stacco di poco osservo la sua reazione pietrificata. "Credo di non sentirmi bene" gli rivelo non sentendo più la terra sotto i piedi, infatti sono costretta ad aggrapparmi a lui per non cascare malamente. "Andiamo a casa" mi prende per mano, ma io nego subito con la testa e non ho tempo di dire o fare nulla che sbocco per terra. Era da prevedere avendo solo qualche arachide in pancia da stamattina. Barcollo sentendomi girare la testa, ma sento le mani di Rafael scostarmi i capelli e porgermi un fazzolettino "Portatemi dell'acqua!" sento pure che abbaia. "Attenta, non cadere nel tuo vomito che ci manca solo questo" borbotta facendomi appoggiare a un muretto mentre un ragazzo ci porta la bottiglietta d'acqua e io mi asciugo la bocca sputandone un po' per terra. Non ho il coraggio di alzare la testa e vedere tutte le persone che stanno assistendo a questa scenata. "Andiamo" dice Rafael, ma a me continua a girare la testa e scuoto la testa "Un attimo, non mi reggo in piedi" Abbiamo appurato che ho una resistenza sotto lo zero per gli alcolici. Rafael mi porta piano piano alla macchina e accasciandomi sui sedili posteriori chiudo gli occhi pregando la mia testa di smettere di girare tanto. "Non mi vomitare sui sedili o ti ammazzo" sbotta Rafael mettendo in moto. Sarebbe la giusta vendetta dopo tutto quello che mi ha fatto oggi, ma taccio sopportando in silenzio questo giro sulle giostre indesiderato. La macchina si ferma poco dopo e capisco che siamo arrivati a casa "Forza, scendi" dice Rafael mentre mi rigiro sui sedili ridacchiando, mi sembra così surreale la situazione. "Santo cielo" borbotta Rafael un attimo prima di sollevarmi dai sedili e portarmi fra le sue braccia. Mi aggrappo al suo collo e appoggio la testa sulla spalla incapace di tenerla dritta "Volevi sbarazzarti di me...ecco, puoi uccidermi adesso e seppellirmi proprio qui" indico un punto del giardino a caso. "Non mi tentare, lo farei veramente" "Dov'è Dorian? Mi piaceva" domando chiedendomi se ci sia rimasto male della mia sparizione. "Non lo vedrai più" "Perchè mai?" corrugo la fronte, siamo entrambi fan di Spongebob e c'era sintonia tra noi. Almeno da quello che ricordo. "Lo licenzierò" rivela facendomi fare una smorfia "Sei ingiusto, non ha fatto niente di male" "Questo lascialo giudicare a me" entra a casa digitando il codice e inizia a fare le scale per il piano di sopra. "Aveva ragione lui, sei un maledetto figlio di..." uno starnuto m'impedisce di completare la frase. Mi arrendo, recupererò tutti gli insulti domani. "Aspetta...devo andare al mercato del pesce, che ore sono?" mi ricordo di scatto "Per domani ho tutto il menù di pesce da fare" "Manderò qualcuno a prendere tutto il pesce che ti serve" apre una porta e dopo pochi passi mi posa su un letto, spero sia il mio. "Davvero? Che sei carino" gli sorrido tenendo gli occhi chiusi, ho così sonno. Sento delle dita accarezzarmi il collo e subito mi scosto per il solletico "Che fai?" protesto. "La tua collana, dov'è?" Ovvio, puntava alla chiave della stanza di Giorgio da tutta la sera. "Non me lo ricordo" mento. In realtà l'ho lasciata a Giorgio insieme al bigliettino. Magari avrebbe potuto vedersi con Ines in nostra assenza. "L'hai persa?" domanda allarmato Rafael. "Forse, chi lo sa" mi raggomitolo tra le coperte "Puoi andartene adesso" "Mi stai cacciando dopo averti aiutata? Avrei potuto ucciderti e seppellirti in giardino, l'hai detto pure tu" "E perchè non l'hai fatto?" "Pensa se ti avessero trovata morta con quella felpa orrenda" gli do una piedata e lui sibila "Che fai! Il completo è Armani, non come le tue felpe che prendi chissà dove" Sorrido ricordandomi del momento in cui hi ricevuto la felpa "Me l'ha regalata mia sorella" "E' indisciplinata come te?" "Era più saggia di me, decisamente" sbatto piano gli occhi sentendoli lucidi di colpo "Non so se avrebbe capito la mia scelta di lasciare tutto per seguire la mia passione per la cucina. Ragionava più di testa, anche se penso che sarebbe stata felice per me" C'è un silenzio lunghissimo che si crea e quando penso che Rafael se la sia svignata chiede piano "Come si chiamava?" Lisa, come pensi che io mi chiami. "Monica" rispondo rivelandogli il mio nome, anche se non lo saprà mai in realtà. "E' più bello di Lisa" replica pensando di farmi un torto o per smorzare l'aria malinconica che si è creata. "Hai detto di aver lasciato tutto, a cosa ti riferivi?" domanda volendo andare a fondo nella faccenda, non posso permetterglielo "Vorrei dormire adesso, ti dispiace?" "Ok" si limita a dire e sento il materasso rialzarsi al mio fianco. "Lucifero?" chiedo prima che esca. Lui si ferma prima di uscire dalla stanza e io mormoro piano "Grazie per non avermi uccisa" "Sarà per la prossima volta" non me la dà vinta mentre mi concede un accenno di sorriso per poi sparire dalla mia stanza. L'indomani il risveglio è più traumatico del previsto, sento la pancia bruciarmi e mi sento così stanca che potrei prendere il posto di Giorgio in coma. Ok, forse non era una battuta felice. Mi rialzo con le ultime briciole di forze che mi rimangono e mi prendo dell'enterogermina sperando che possa mettere a posto tutto il caos che sento nella pancia. "Buongiorno" saluto la domestica che sta entrando delle scatole dalla porta sul retro "Eccoti, c'è una consegna per te" Solo adesso mi ricordo del mio menù di pesce da realizzare oggi e Rafael che ieri sera mi ha assicurato di farmi recapitare tutto il pesce che mi serviva. Sorprendentemente ha mantenuto la parola. "Sì sì, poggia tutto qui" le faccio spazio sul bancone entusiasta. Sono impaziente quando apro la prima cassa e per poco non rigetto la mia anima. "Cosa c'è?" chiede la domestica preoccupata e corre ad aprire la cassa "Dios mio" si fa subito il segno della croce alla vista della testa di capra. "Il fattorino ha consegnato anche questa" la domestica mi porge una busta che apro e leggo il bigliettino dentro "Ecco il necessario per il tuo menù di pesce, Lucifero"

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


L'amore non vuole avere, vuole soltanto amare. -Herman Hesse JASMINE'S POV: Non sento fiatare nessuno quando metto piede in casa di Bartis e vedo tutte le luci spente, non è che ho sbagliato piano? No stupida, le chiavi hanno aperto la porta giusta...mi ricorda la parte più razionale e meno simpatica di Jasmine. Avanzo piano per il corridoio e mi affaccio in cucina non trovando ancora nessuno, saranno in salone? Poso la borsa sul mobiletto e accendendo le luci soffuse in corridoio osservo anche il salone vuoto. Il dubbio che Bartis abbia rapito Xavier e sia scappato via con lui per vendicarsi di me si fa largo nella mia mente, ma mi pento di aver pensato a una cosa così malvagia quando mi affaccio in camera sua e li trovo entrambi sul letto che sonnecchiano beatamente. Xavier stringe a sè un pupazzo di Iron Man e l'altra mano è posata sul petto di Bartis che a sua volta gliela stringe. Sono adorabili insieme e perdo qualche minuto abbondante a osservarli in silenzio pensando a mille cose che non dovrei pensare, come al fatto che Bartis possa sostituire in un futuro lontano la figura di Xavier. Scuoto subito la testa e scollandomi dallo stipite socchiudo la porta e torno in cucina per bere un bicchiere d'acqua. Appena accendo le luci trovo sul bancone un sacco del Mc Donald's e un bigliettino con scritto sopra "X MAMMINA" Sorrido staccando il bigliettino dal sacchetto mentre sento alle mie spalle dire "Abbiamo voluto prenderti qualcosa lo stesso, anche se non volevi nulla" Mi giro di scatto sussultando e trovo Bartis sulla soglia che avanza lento e mi supera per andare ad aprire il frigo. "Grazie, non dovevate. Davvero" faccio il giro del bancone e mi siedo sullo sgabello per gustarmi il Crispy Mcbacon, l'ideale dopo questa giornataccia. Bartis si versa dell'acqua e si accomoda di fronte a me bevendo "Le patatine sono ridotte. Xavier pensava di fregartene due o tre, ma alla fine ne ha fatte fuori la metà" Ridacchio scuotendo la testa divertita "Sì, va matto per le patatine fritte" "Come la mamma" replica Bartis facendomi alzare lo sguardo a lui, mi dimentico delle volte del nostro passato condiviso. "Come sta tua madre?" cambia domanda e io gliene sono molto grata. Riabbasso lo sguardo al mio panino super gustoso e unto "Scossa e pentita dall'accaduto, mi avrà chiesto scusa almeno duemila volte" posso ancora sentire i pianti di mia madre che mi raccontava per la millesima volta che si è accorta troppo tardi del fumo che proveniva dal salone e quando è andata a cercare Xavier, non lo trovava da nessuna parte quindi ha pensato che fosse scappato di casa spaventato ed è uscita anche lei, non riuscendo più a rientrare perchè ormai le fiamme avevano raggiunto l'ingresso. Xavier in tutto ciò era convinto di giocare a nascondino, quando me lo disse giuro che avrei voluto strozzarlo. Solo la presenza di Bartis mi ha fermata. "Tua madre non poteva prevedere che la stufetta avrebbe preso fuoco degenerando la situazione in questo modo" "Quello che le ho detto, ma non si dà pace ed è arrivata anche a pensare che ci sia una maledizione dietro alle persone che portano il nome di Xavier. Domani vorrebbe consultarsi con un monaco per scacciare queste vibrazioni negative" agguanto la cocacola mentre Bartis ridacchia e mi frega una patatina. Finisco l'ultimo boccone del panino e mi pulisco le mani dalla salsa rosa "Scusami se non vi ho raggiunti direttamente al Mc, dovevo prima risolvere la situazione con mia madre" "Non fa nulla, anzi...ti saresti annoiata tra discorsi su chi è il migliore tra Spiderman e Batman" "E chi è il migliore?" "Spiderman è più forte fisicamente di Batman e poi ha il senso di ragno che lo avvisa dei pericoli" "Giusto, concordo a pieno" replico facendolo scoppiare a ridere "Non mi spiego questa vostra ossessione per Spiderman, Hulk, Batman, Ironman...per me uno vale l'altro" "Penso che sia il vostro equivalente delle winx, Clari essa ossessionata da Stella" "Ovvio, la fata più presuntuosa" mi scappa e mi tappo subito la bocca "Scusami io..." "Hai ragione, ti dirò di più...è peggiorata, per fortuna che la sento una volta alla settimana" dice facendomi ridacchiare "Sta ancora con Gabri? L'ho perso un po' di vista dopo che è partito per la Danimarca" "Non saprei, forse sì. Glielo chiederò" Finisco di bere anche la cocacola e mi passo una mano sul viso esausta "Ti ho preparato la camera di Clari, andiamo?"dice lui intuendo la mia stanchezza. "E tu dove dormi?" chiedo ripensando al fatto che ha ceduto camera sua a Xavier. "Ho preso la camera di papà" "Oh...capisco. Se vuoi riprenderti camera tua, posso tenere con me Xavier" propongo ma lui nega subito con la testa e si alza per farmi strada, anche se la strada già la so. Entriamo in camera di Clari e trovo tutto ancora immacolato dall'ultima volta che ho messo piede qui. "Puoi prendere tutti i vestiti di Clari che vuoi" apre il suo armadio vastissimo. "Clari lo sa o al ritorno potrebbe uccidermi?" "Non le entrano più molte delle cose" Corrugo la fronte e lui spiega "Era bulimica, è riuscita a uscirne grazie a Gabriele che l'ha convinta a farsi seguire da una psicologa e una nutrizionista, e adesso ha preso molto più peso. Penso che vesta una 46 adesso e non è mai stata più splendente di così" "Sono felice che stia meglio adesso e...grazie ancora di tutto, è troppo" Lui m'ignora e raggiungendo la porta dice "Ti lascio riposare, domattina porto io Xavier a scuola?" "No tranquillo, ci penso io...dovrei anche andare a parlare con quelli dell'assicurazione per la casa e capire come fare. Dovrò prendermi due ore di permesso domattina" "Vuoi che venga con te?" "No no, la scuola ha bisogno del suo preside. Hai già fatto abbastanza per noi" "Come si chiama la tua agenzia d'assicurazione?"domanda ignorando le mie parole. "BenelAssicurazioni, me l'aveva consigliata Ines. Perchè?" "Li conosco, posso farti avere un appuntamento col dirigente" "Davvero potresti?" "Certo, ci penso io" mi fa l'occhiolino e prende la maniglia della porta per chiuderla "Aspetta" lo raggiungo sulla soglia "Sono in debito con te, sappilo. Hai salvato la mia vita oggi, non ti sarò mai riconoscente abbastanza. Se non fosse stato per te..." non riesco a finire la frase che mi trema la voce. Bartis allunga un braccio per accarezzarmi la spalla "Ci sarò sempre per te...per voi, sappilo" sposta la mano a prendermi la guancia e sussurra "Riposati adesso, è stata una giornata lunga" Lascio che mi accarezzi la guancia quando le parole di Xavi mi rimbombano in mente "Sai...Xavier prima di morire ha detto una frase che non ho mai capito, forse sto iniziando a capire adesso" "Cos'ha detto?"chiede lui curioso. "Che sei il mio angelo custode e che avresti saputo proteggere me e il piccolo" Bartis rimane pietrificato da quelle parole e io prendendogli la mano sussurro dolce "Aveva ragione, sei il nostro angelo custode. Lui l'ha sempre saputo" "Io...credo che sia ora di andare a dormire" dice ancora molto scosso dalle mie parole. Mi stacco immediatamente da lui e annuisco piano "Si, scusami ti sto trattenendo troppo. È stata una giornata intensa anche per te, a proposito...hai sentito Kim?" "No, le cose tra noi insomma...era finita da un po' di tempo. Nessuno dei due aveva il coraggio di ammetterlo, va bene così" "Mi dispiace, davvero. Per qualsiasi cosa, puoi contare su di me" "Grazie" mormora lui e rimaniamo a fissarci per un tempo infinito. Non so quanto, non so come, so solo che butto tutta l'aria trattenuta nei polmoni quando si congeda. Chiudo la porta e mi ci appoggio sopra, chi avrebbe mai detto che un giorno camera di Clara sarebbe diventata la mia? "Oh cielo! E il piccolo come sta? Perchè non mi hai avvisata ieri sera? Sarei corsa da voi" sbotta in tono di rimprovero Ines lasciando da parte la sua treccina, è molto grave. Mi guardo attorno per assicurarmi di non aver attirato l'attenzione dell'intero bar, ho aspettato di raccontare tutto a Ines la mattina dopo apposta. "Non volevo farti stare in pensiero, poi...come ti ho detto, Bartis mi ha dato una grossa mano" do un morso al mio cornetto "Ieri sera li ho visti dormire insieme e mi si è stretto il cuore" Ines mette il broncio sbattendo gli occhi lucidi "Credi che..." Annuisco prima che finisca la frase "Sì, lo vede come una figura paterna e...mi fa rabbia che non ne sia infastidita, anzi...sono felice che stiano condividendo tanto" "E' normale" Ines posa una mano sulla mia accarezzandola piano "Xavier è venuto a mancare subito dopo il parto e tu sei...stanca. E' normale, hai fatto da madre e padre al piccolo e sei stata magnifica, ma che ne dici di prenderti una piccolissima pausa? Lascia fare a Bartis, lascia che si prenda cura di voi" Mi stringe più forte la mano e aggiunge diretta "Sai che non ha mai smesso di amarti" Sospiro esausta "Si è lasciato con Kim ieri sera" "E' fatta!" Ines batte la mano sul tavolino attirando l'attenzione di tutti quanti al bar "Scusatemi" fa spallucce ai professori più anziani che ci fulminano con un'occhiataccia. "E' il tuo momento, lo vuoi capire?" ripete a voce bassa. Scuoto subito la testa "Non sono neanche passate 24 h dalla loro rottura e poi...non sarebbe rispettoso nei confronti di Kim che starà soffrendo" "Disturbo?" chiede Maximilian alle nostre spalle con una brioche in mano. "Assolutamente no, prego" sposto la mia borsa e lo faccio accomodare mentre Ines domanda "Che fine hai fatto ieri sera? Dei ragazzi chiedevano di te per poter usare il campetto da basket" "Sapeste ragazze mie..."gongola sfoggiando un sorriso esagerato. "Cosa? Sputa il rospo, avanti!" Ines gli dà uno schiaffetto sul braccio e lui rivela piano "Sono stato con Kim" Sia io che Ines spalanchiamo gli occhi. "In che senso? Insieme nel senso che avete condiviso un kebab?" chiede Ines facendolo ridacchiare "Ma che kebab...lo stronzo ieri sera l'ha lasciata e ha chiesto a me di tenerle compagnia. L'ho raggiunta e le ho proposto di stare da me per la sera" "E??" quasi gridiamo io e Ines incitandolo a continuare la frase. "Buongiorno!" esclama una voce femminile raggiungendoci e riconosciamo Kim che si abbassa a salutare con un bacio sulla guancia me e Ines e arrivando a Maximilian gli dà un bacio sulle labbra. "Ohh!!" emettiamo versi strani sia io che Ines. Kim si siede sulle ginocchia di Maximilian che le ruba un altro bacio mentre Ines mi dà una leggera gomitata commentando sottovoce "L'ha superata in fretta, vedi?" Mi taccio evitando di commentare mentre proprio in quel momento passa anche Bartis con bicchierino di caffè fra le mani e il mio pensiero va subito ai piccioncini che, per quanto adorabili, potrebbero ferire Bartis, eppure il suo sguardo si posa solo velatamente su loro per poi posarsi con più intensità su di me. Abbozza a un leggero sorriso solo a me e procede indisturbato, è possibile che nessuno dei due ci sia rimasto male della rottura? "Cosa ci siamo persi ieri sera?" domanda Maximilian staccandosi finalmente dalle labbra di Kim. Faccio una smorfia e racconto l'accaduto ai ragazzi che rimangono sconvolti e particolarmente turbati. "Ma state tutti bene adesso, giusto?" si assicura Maximilian preoccupato. Annuisco piano " Sì, siamo stati molto fortunati a uscirne tutti illesi. Devo la mia vita a Bartis" "Mi pento quasi di tutti gli insulti che gli ho rivolto" sussurra Max triste. "Mi dispiace tanto, davvero. Sai che per qualsiasi cosa ci siamo noi, vero?" Kim viene ad abbracciarmi e io le accarezzo la schiena grata "Grazie..." Sentiamo la campanella suonare e siamo obbligati a rialzarci tutti quanti per andare in classe, io e Kim siamo nelle classi accanto quindi prendiamo lo stesso corridoio e ne approfitto per dire "Comunque il tempo di trovare un'altra soluzione o ricostruire in parte la casa e me ne andrò da casa di Bartis. E' stata una decisione presa sul momento nel panico, non sapevo neanche della vostra rottura. Mi dispiace tanto" Kim scuote subito la testa "Tranquillissima, hai preso la decisione più giusta per te e il piccolo Xavier. Io e Bartis non siamo fatti per stare insieme. Ci siamo presi cura a vicenda nei momenti più bui della nostra vita e...ci vogliamo molto bene, anche se non penso che da parte di Bartis ci sia mai stato altro o almeno...c'era ma non per me" Corrugo la fronte non capendo, Bartis la tradiva? "No, non c'erano corna. Lui era ed è innamorato della stessa ragazza da anni" Mi paralizzo all'istante, a chi si sta riferendo? "Io sono arrivata, buon lavoro beauty" mi fa l'occhiolino ed entra in classe lasciandomi di sasso in corridoio. È innamorato della stessa ragazza da anni? "Prof tutto bene?" chiede una mia alunna che rientra dal bagno e mi vede ferma a fissare il vuoto. Scuoto la testa ritornando alla realtà "Si, stavo...pensando a una cosa" "Spero non a un'interrogazione di massa" Ridacchio entrando in classe insieme a lei. BARTIS'S POV: "Sí, perfetto. Grazie mille Bilel, sei sempre il migliore" riattacco il telefono e scrivo subito a Jas un messaggino "Ho risolto la questione con l'assicurazione. Dei tecnici venerdì faranno un sopralluogo per quantificare i danni e poi possiamo procedere con la ricostruzione" Invio il messaggio mentre sento qualcuno bussare alla porta e vedo Kim affacciarsi "Posso?" "Certo, prego" riposo il cellulare e le indico la poltroncina davanti dove prende subito posto. "Ho saputo dell'incendio ieri sera, come stai?" "Fortunatamente stiamo tutti bene, grazie per essertene preoccupata" "Ovvio, non smetterò mai di tenerci a te" allunga una mano e stringe la mia teneramente. "Ti ho vista con Maximilian stamattina, lui sembra molto preso da te" "Sí, finalmente so cosa si prova a essere corteggiata realmente da qualcuno" si rende conto poi di aver sparlato di me davanti a me "Perdonami" Scuoto la testa "Perdonami tu se non ti sei mai sentita corteggiata da me, avresti dovuto dirmelo in questi 7 anni" "Sapevo che stavi soffrendo e speravo in un tuo cambiamento invano. La mia priorità comunque era quella di sostenerti in tutto e per tutto, ho sicuramente sbagliato a stabilire quali sono realmente le mie priorità" "Ti sarò sempre riconoscente per tutto il sostegno che mi hai dato, lo sai vero?" Lei annuisce piano e facendo il giro della scrivania chiede "posso?" Rispondo andandole incontro anch'io e ci abbracciamo forte mentre sentiamo bussare alla porta e una voce dire "Ho letto il messaggio, ma è fantastico che...oh cavolo, scusatemi" Ci stacchiamo di poco per realizzare la presenza di Jasmine con le guance paonazze, è mortificata per l'intrusione. "Oh no no, prego. Io stavo andando via" Kim mi lascia un ultimo bacio sulla guancia e recuperando la sua borsa sorride a Jas "Tutto tuo" le fa l'occhiolino e scappa via dalla stanza lasciandoci soli. "Avete risolto?" chiede piano Jas, mentre io nego con la testa "Abbiamo parlato di Maximilian e ci siamo chiariti su alcune questioni" "Oh bene, hai intenzione di licenziare Maximilian quindi?" "No, perchè?" corrugo la fronte non capendo. "Non sei geloso di lui?" "Perchè dovrei esserlo?" "Lo eri di me e Xavier e ci eravamo scambiati solo qualche bacetto, tu e Kim state insieme da anni" Serro la mascella risentendo montare la rabbia di quei giorni che mi logoravano dentro nel vedere la ragazza dei miei sogni con un altro, non uno qualsiasi. Ficco le mani in tasca e le do le spalle tornando alla scrivania, ne approfitto per calmarmi un attimo...Jas mi fa sempre un effetto totalizzante. "Mi cercavi?" "Sì...volevo ringraziarti per aver parlato con l'assicurazione, ero molto in ansia per parlarci" "Non c'è problema. Conosco bene il dirigente, anzi...è lo zio di Giorgio per essere precisi" "Giorgio...spero sempre che possa riprendersi da un momento all'altro" "Ah ma quello se la passa alla grande..."mi accorgo solo adesso di aver parlato troppo, infatti Jas mi guarda stranita "Nel senso che...insomma...stare in coma e non avere problemi esterni, non sembra essere male" "C'è sempre il rischio che non possa più riprendersi e...per non parlare del vostro dolore" "Certo, sono immensamente addolorato per lui. Ad ogni modo...pensavo di fare un po' di spesa per la casa, non ci mette piede nessuno da un po' e non c'è nulla di commestibile. Vorresti farmi una lista di cose che ti servono?" "Ma no, tranquillo. Posso andarla a fare io, ci sono abituata. Basta che mi dici tu cosa vuoi e lo predo" "Che ne dici di andarci...insieme. Magari prendiamo Xavier a scuola, mangiamo qualcosa al volo e andiamo a fare la spesa" "Mi sembra un'idea fantastica, ci vediamo all'uscita dopo scuola?" "Perfetto, a dopo" le sorrido mentre lei ricambia il sorriso ed esce fuori lasciando una scia di profumo fresco e di fiori. "Xavier no! Ti proibisco di prendere altre merendine al cioccolato, ti fanno male perdio!"lo sgrida Jasmine facendolo indispettire e andare via "Xavier dove vai? Xavier!"continua a urlargli dietro e decido di andarle in aiuto fermandola "Scegli tu le merende da prendergli per la scuola, intanto cerco di calmarlo un po' " "E' solo un bambino troppo viziato" borbotta lei esasperata "Fammici parlare un attimo, ok?" Jas fulmina con lo sguardo Xavier che si allontana sempre di più "Fai pure, non so quanto ti possa dar retta" sospira riavviandosi i capelli di lato lasciando una parte del collo scoperto. Rimango incantato dalla sua bellezza disarmante e scuotendo la testa per tornare alla realtà dico "Te lo riporto al più presto" mi allontano immediatamente per non fare la figura del fesso che sbava per lei e vado incontro a Xavier che ha le braccia incrociate e avanza incollerito. "Ehi, sei arrabbiato anche con me?" lo affianco seguendolo chissà dove. Lui alza la testa per osservarmi e torna a fare l'offeso "Ti ha mandato a controllarmi? Sei il suo sbirro?" "Anche tuo padre non sopportava gli sbirri" ridacchio ripensando a quando Xavier sbuffava esattamente così alla loro presenza. "Che ne sai tu?" "Io e tuo padre eravamo amici, non lo sai?" Torna a guardarmi titubante "Non so se crederti, la prima volta che ti ho incontrato non mi sei sembrato tanto sveglio. Credevi che non fossi reale" Con la lingua biforcuta come sua madre, interessante "Sei molto simile a tuo padre, ho creduto di vedere il suo fantasma per un attimo" Vedo che scuote la testa ridacchiando "Sei proprio un tonto, i fantasmi non esistono. Mamma dice che sono solo invenzioni per spaventare i bambini monelli" "E tu lo sei?" "Certo che no, chiedi alla maestra Angela. Ho 10 di comportamento" Un gruppo di ragazzi entra nel reparto delle bevande e avvicinandomi a Xavier gli poso una mano sulla spalla per tenerlo vicino "E' la tua maestra preferita la maestra Angela?" Annuisce in sovrappensiero osservando i succhi in busta. "Perchè è la tua preferita?" "E' dolce e buona" "Basta così?" non gli credo per niente. "E' anche molto bella" Bingo. "Ti piace?" Arrossisce di scatto, certo che gli piace. "Anche a me piaceva una ragazza a scuola. Assomigliava a tua madre, sai?" "E ti sei fidanzato che lei?" domanda curioso. "Sì, però poi ha preferito un mio amico...assomigliava a tuo padre" "Il tuo amico ha rubato la tua ragazza?" chiede perplesso. "Sì, diciamo di sì" "E non hai fatto nulla?" "Cos'avrei dovuto fare?" "Ammazzare il tuo amico" Ridacchio scuotendo la testa "Ci ho pensato all'inizio, ma non mi sembrava un'idea tanto geniale e poi...lei sembrava amare molto il mio amico e io amavo lei alla follia, quindi ho deciso di allontanarmi e andare via per lasciarli viversi la storia in santa pace" "Sei scappato come un vigliacco" "Vedi...l'amore è anche questo. Volere sempre il bene dell'altra persona, anche se questo comporta passare come un camion in piena corsa sul tuo cuore. Ho approfittato della lontananza per crescere e rendermi conto dei miei sbagli, l'avevo delusa in qualche modo e dovevo fare il possibile per non deluderla più" "Sembra una storia molto triste..."sussurra colpito dalla storia. Mi abbasso alla sua altezza e gli accarezzo le braccia mentre lui sembra ripensare alle mie parole "Tua madre ti ama tanto e se delle volte ti nega qualcosa, credimi, lo fa solo per il tuo bene. Mangiare tutte quelle merendine al cioccolato fanno male alla tua salute, per non parlare delle carie che potrebbero venirti ai denti. Sai che se le carie dovessero essere tanto profonde e incurabili, ti potrebbero estrarre il dente interamente? Ci sarebbe il rischio che tu rimanga senza denti a quest'età, a forza di mangiare troppi zuccheri" "Senza denti come i vecchi?" domanda spalancando gli occhi turbato. Annuisco facendo entrare le labbra dentro e mimando una persona senza denti "Vorresti fare questa fine? Pensa alla maestra Angela, rimarrebbe sconvolta" Xavier si guarda attorno e borbotta piano "Ok, forse non è una grande idea mangiare tutte quelle merendine. Non voglio rimanere senza denti" "Ottimo! Meno zuccheri, più denti" "Meno zuccheri, più denti" ripete come un mantra mentre vediamo Jas venirci incontro con il carrello "Eccovi" si ferma davanti a noi e allunga uno snack con il parmigiano e dei grissini a Xavier "Che ne dici?" "Hanno zuccheri?" domanda allarmato Xavier e Jas passa subito a guardami stranita "Meno delle merendine al cioccolato sicuramente" "Perfetto, togli tutte quelle al cioccolato. Non le voglio più" infila lo snack col parmigiano nel carrello e si allunga a togliere dal carrello le merendine "Li vado a posare, torno subito" "Che razza d'incantesimo hai fatto?" chiede Jas sconvolta dal comportamento del bambino. "Segreti del mestiere" le faccio l'occhiolino e lei ridacchia mentre Xavier torna da noi con in mano snack integrali "Questi vanno bene per i denti?" mi domanda facendomi ridacchiare. "Forse fin troppo" gli accarezzo i capelli e gli butto tutto nel carrello. Usciamo dal supermercato con diecimila sacchi della spesa, per fortuna la jeep ha un portabagagli molto spazioso e riusciamo a far entrare tutto. Attacchiamo la chiavetta bluetooth di Jas alla radio e cantiamo a squarciagola canzoni di cartoni animati per tutto il tragitto fino a casa. Penso di non aver mai utilizzato la radio della macchina dal suo acquisto. Torniamo a casa esausti e posando tutta la roba sul bancone iniziamo a sistemarla nelle varie credenze. Do piena libertà di collocazione delle cose a Jas che va sistemando le cose per le varie utilità. "Cosa facciamo per cena?" domanda Jas sistemando la frutta in una cesta che non avevo mai visto. "Spaghetti al sugo e polpette!" esclama Xavier saltellando sulla sua nuova macchina giocattolo. Jas ha più volte cercato di non farmela comprare, ma a Xavier letteralmente brillavano gli occhi e non ho potuto dire di no. "Ci penso io" dico a Jas che mi sorride riconoscente. "Mi dai una mano capitano?" chiedo a Xavier che lascia subito la sua macchina per venirmi ad aiutare. Le polpette in realtà sono già fatte, mi basta uscirle dalla confezione e metterle al forno, cosa che faccio subito distribuendole su una teglia con la carta forno. Metto poi l'acqua a bollire per la pasta e penso a fare il sugo. Xavier non arriva ai fornelli, quindi lo carico sulle spalle e gli chiedo di guidarmi come Ratatouille. Si diverte un sacco a farmi girare il mestolo da un lato e poi dall'altro. "Mi faccio una doccia veloce e vengo ad apparecchiare" annuncia Jas e noi annuiamo continuando a cucinare. "Che te ne pare?" alzo il mestolo con del sugo a Xavier che assaggia ed emette un gemito di approvazione "Superb!" "Ottimo chef" spengo i fornelli e calo la pasta sul sugo mescolando il tutto insieme a della grana. "Andiamo ad apparecchiare noi? Così facciamo una sorpresa alla mamma" propongo a Xavier che corre a stendere la tovaglia e lo raggiungo con i piatti, posate e bicchieri. "Sorpresa!" esclama Xavier quando Jas entra in sala pranzo e si ritrova la tavola imbandita. Divoro con lo sguardo la semplice tuta che ha addosso che però su di lei sembra la cosa più attraente del mondo e osservo i suoi capelli ancora umidi che si stanno arricciando, è così bella che non sembra neanche vera. "Ma siete stati bravissimi" Jas abbraccia Xavier e si accomodano insieme a tavola. Li raggiungo anch'io e iniziamo a mangiare. "Mi ricordavo bene" dice Jas appena assaggia la pasta e gira la mano in segno di apprezzamento "Non hai perso la tua mano in cucina, è squisita" "Concordo" Xavier infilza con la forchetta la polpetta e la mette tutta in bocca. "Attento che ti sporchi!"ridacchiamo io e Jas osservando divertiti Xavier sporcarsi tutto di sugo. "Sai mamma? Anche Bartis è stato sfortunato come te in amore. Il suo amico gli ha rubato la ragazza mentre erano fidanzati!" racconta a tavola Xavier continuando a mangiare le polpette e facendomi cadere la faccia per terra. Sposto lo sguardo a Jas che si mordicchia il labbro e fa finta di nulla "Non è certamente una cosa carina, ma magari la ragazza avrà avuto le sue ragioni" "Ma quali ragioni! Lui l'amava a tal punto da essersene andato via per lasciare che lei si facesse la storiella con l'amante! Che roba da matti" Non ho più il coraggio di alzare la testa e invento la prima scusa che mi viene in mente "Manca forse un po' di grana, vado a prenderne un po' " "Ci penso io, ho finito" mi ferma Jas precedendomi. Aspetto che esca dalla sala pranzo per bisbigliare "Era un segreto!" "Oh...ma mamma non lo dirà a nessuno" "Non è questo...è una questione di orgoglio, non voglio che si sappia in generale" Jas torna con la grana e io mi zittisco mentre Xavier chiede credendo di recuperare la situazione "Mamma potresti non raccontare a nessuno del segreto di Xavier? E' una questione di orgoglio" Mi porto il pugno in bocca. "Sì, tranquilli. Non lo dirò a nessuno, l'orgoglio rimarrà intatto" Jas mi passa la grana. "Hai sentito Bartis? Non sentirti umiliato, mamma ti comprende. Anche lei pensa che la tua ex ragazza sia stata soltanto una poco di buono a mettersi col tuo amico" "Ok, va bene così. Andiamo a lavarci i denti e poi a letto" Jas prende per le spalle Xavier che protesta "Aspetta, volevo altre polpette!" "Per stasera va bene così, te le tengo per domani il resto" escono dalla sala pranzo di fretta e furia e io scuoto la testa ridacchiando. Xavier è proprio una peste. Ne approfitto per riportare i piatti in cucina e lavarli, sistemo un po' anche la cucina mentre sento dei passi entrare in cucina e il suo profumo invadere i miei sensi. "La prossima volta per favore lascia i piatti a me, hai già fatto abbastanza cucinando" dice aprendo una credenza in punta di piedi. E' così tenera mentre cerca di raggiungere la confezione di camomilla, ci penso io a recuperarla allungandomi su di lei "Ecco" glielo porgo riallontanandomi subito dopo. "Grazie, forse è meglio che lo tenga in un posto che possa raggiungere facilmente" "O puoi chiamare me ogni volta che ti serve" propongo facendola sorridere "Camomilla?" mi chiede scuotendo la confezione. "Perchè no" disinfetto il bancone e lo asciugo con uno strofinaccio, dopodichè ripongo tutto a posto e mi levo i guanti. "Non ti sei ancora cambiato, vai pure. Ti chiamo appena è pronta" dice Jas e io annuendo esco dalla cucina. Mi spoglio entrando in camera e ne approfitto per fare una veloce doccia rigenerante. Indosso il pantalone del pigiama e faccio per cercare una maglia da mettere sopra quando sento qualcuno bussare alla porta "Posso?" chiede Jas con due tazze fumanti in mano. "Certo, prego" afferro una canottiera a caso e me la infilo "Xavier dorme?" chiedo mentre lei mi raggiunge e posa la tazza sul comodino. "Mmhm" ritorna sulla soglia per andare via. "Aspetta, rimani" batto una mano sul letto e lei sorridendo si siede di fronte a me a debita distanza. "Io...volevo scusarmi con te per avere raccontato quelle cose a Xavier. Il mio era un concetto più ampio" mormoro a disagio cercando di giustificarmi, sono stato davvero pessimo. "Cioè?" sorseggia la camomilla aspettando una spiegazione. Mi passo una mano sulla barba nervoso "Ecco...insomma che l'amore comporta anche prendere decisioni che spesso non possono piacere, ma necessarie per il loro bene" "E anche per il proprio bene. Penso ti abbia fatto bene l'America, guarda dove sei arrivato. Ero certa del tuo potenziale" "Eppure non hai scelto me" mi lascio scappare pentendomene il secondo dopo "Scusami, non doveva uscire a voce alta" "Guarda il destino però...adesso siamo insieme, chi l'avrebbe mai detto?" "A bere camomilla come due veri adulti" "La camomilla la bevevo anche al liceo devo dire, mi aiuta sempre a rilassarmi la sera" "Magari è un'abitudine che potrei iniziare anch'io, non è male il sapore" "Sì, magari potrei essere la tua compagna di camomilla" dice ridacchiando, ma solo il pensiero che possa essere la mia compagnia, che sia di camomilla o qualsiasi altra stronzata, mi fa emozionare come un coglione. "Volentieri" ricambio il sorriso finendo di bere la camomilla, l'avrei finita qualche minuto fa, ma ho cercato di prendere piccoli sorsi per tenerle compagnia più a lungo. "Non ti ho chiesto ancora come stai. Non hai potuto neanche processare la rottura con Kim che io e Xavier siamo piombati in casa tua" "Sincero? Mi sento uno stronzo totale. Quando ho parlato con Kim prima mi ha detto che con Maximilian si è sentita per la prima volta corteggiata da qualcuno" Jas fa una smorfia chiedendo "E perchè non te l'ha detto prima?" "Quello che le ho chiesto io. Dice che sperava che cambiassi un giorno e che la sua priorità per lei ero io e il mio benessere, per questo ha sempre taciuto sopportando in silenzio" "Non sono d'accordo, avrebbe potuto parlartene e tu avresti capito i tuoi errori. Sei molto maturato, lo vedo anche da come parli con Xavier che sei diventato più empatico e responsabile" "Credi?" "Assolutamente! Non sarei qui con Xavier altrimenti, siamo letteralmente nelle tue mani" Le sorrido riconoscente ma dico sincero "Ti ringrazio per queste belle parole. Devo dire però che è stato un periodo molto tosto per me ed egoisticamente può essere che mi sia appoggiato a Kim abusando della sua bontà d'animo per stare bene io" Sono così turbato dalla situazione che neanche mi accorgo che Jas si è avvicinata a me e adesso mi sta prendendo la mano "Può essere come dici tu, ma credimi che hai dato tanto anche tu a lei. E' sempre stato il suo sogno insegnare e tu non solo le hai procurato un posto di lavoro nel liceo, ma le hai preso un appartamento e aiutata a fare i documenti per restare qui senza problemi. Ti sarà per sempre grata dell'immenso aiuto che le hai dato" Abbasso lo sguardo alla sua mano che accarezza la mia e sussurro commosso "Non sei cambiata di una virgola. Sei rimasta la ragazza adorabile col cuore puro che ha sempre una parola buona per il prossimo, Xavier è molto fortunato ad averti come madre" Jas si commuove pure per le mie parole e io alzo la mano per accarezzarle una guancia candida "E sei sempre rimasta uno splendore. Ho temuto di non poter più rivedere questo viso angelico, di non poter più farmi trascinare dai tuoi occhi così dolci e magnetici" "Bartis..." "Non ho mai smesso di pensare a te un attimo" rivelo facendole schiudere le labbra per la sorpresa. Il mio pollice corre inconsciamente ad accarezzarle il labbro inferiore e mi ritrovo ad ansimare senza fiato. "Jas" sussurro con agonia, vorrei così tanto assaggiare quelle labbra piene, rose, assolutamente invitanti. "Posso farti una domanda?" domanda piano e io mi ritrovo ad annuire come un disperato pur di accontentarla. "Kim ha detto che eri e sei sempre stato innamorato della stessa ragazza...a chi si riferiva?" Alzo l'angolo della bocca guardandola dritto negli occhi "Vuoi saperlo davvero?" "Sì" sussurra ansimante "Ti prego" Sono a un passo dal darle un bacio e risponderle in questo modo alla domanda, ma sentiamo alle nostre spalle all'improvviso "C'è un pigiama party e non sono stato invitato?" Ci giriamo di scatto sussultando e troviamo Xavier sulla soglia con due pupazzi di Spiderman fra le mani. "Tu che ci fai ancora sveglio, eh?" Jas si rialza di scatto raggiungendolo e io copro col cuscino la mia protuberanza evidente, cazzo. "A letto, forza!" esclama Jas mentre richiude la mia porta e mormora piano "Buonanotte" "Notte" sorrido a Xavier che mi guarda col broncio prima che sparisca dietro la porta. "Acqua gelida, subito." corro in bagno per mettermi sotto la doccia...non avevo un'erezione così furiosa dall'ultima volta che sono stato con Jas e n'è passato di tempo, dannazione.

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