La guerra è finita

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


la_guerra_e_finita

TITOLO: LA GUERRA È FINITA
FANDOM: Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re (libro)
SHIP: Aragorn/Eomer
PERSONAGGI: Aragorn Estel, Eomer Eading
GENERE: fantasy, sentimentale
RATING: 18+
TIPO: slash, one shot in due parti, POV in terza persona di Aragorn
NOTE: seguito de ‘Prima dell’Alba’, si ambienta precisamente subito dopo la guerra dell’anello e prima del finale del libro, l’anello è stato definitivamente distrutto, Frodo e Sam sono critici, vengono curati e trasportati verso Minas Thitith insieme all’esercito di Aragorn, Eomer e Imrahil. Durante il ritorno, Eomer e Aragorn hanno tempo di riprendere il discorso iniziato la notte prima di partire per Mordor. Ora gli animi e la situazione sono diverse e sebbene Aragorn capisca che non potrà esserci un seguito alla loro avventura, Eomer non è dello stesso avviso, poiché i suoi sentimenti sono puri e forti e lui è decisamente troppo testardo. Chi la spunterà alla fine? Il pezzetto che ha fatto sì che io scrivessi queste fic è quello che ho inserito direttamente dal libro, quando Aragorn ed Eomer si salutano prima che egli parta per Rohan la prima volta, Eomer dichiara il suo amore in modo così spontaneo e bello che mi ha catturata. Li amo tanto, sono perfetti insieme e non ci posso fare nulla. Dopo questa fic, particolarmente lunga e quindi divisa in due parti che pubblicherò a distanza di una settimana non di più, ce ne sarà un’altra, la conclusiva. La fan art è presa da internet e non è mia, ma mi piacevano tantissimo, erano venuti molto bene. 
Nel libro Eomer ha gli occhi azzurri, di conseguenza ho usato la descrizione di Tolkien per lui, specie perché la fic è sui libri e non sui film. Il POV è in terza persona, ma è su Aragorn. 
Per sapere cosa scrivo e quando pubblico, seguite la mia pagina su FB: https://www.facebook.com/akanethefirst
Ringrazio subito chi leggerà e magari commenterà la mia fic.
Buona lettura.
Baci Akane

LA GUERRA È FINITA

aragorn eomer

“E infine Aragorn salutò Eomer ed essi si abbracciarono ed Aragorn disse: - Fra noi non vi possono essere parole come dare o prendere, né ricompense, perché siamo fratelli. [...]
Ed Eomer rispose: - Dal giorno in cui ti ergesti innanzi a me sull’erba verde io ti ho amato, ed il mio amore non si estinguerà. [...]”
- Il Signore degli Anelli, libro VI. Cap V: “Il Sovrintendente e il Re”.

PARTE I

Fu come sentire ogni cosa contemporaneamente. Di bene e di male, di doloroso e di gioioso. 
Non solo per sé, ma anche per gli altri. 
Aragorn, nell’esatto istante in cui ci fu l’eruzione del monte Fato e realizzò che Frodo ce l’aveva fatta, percepì immediatamente tutto di tutti, come l’ondata vulcanica a cui avevano assistito, non gli era mai capitato di provare una cosa simile. Fu come morire e rinascere in un istante. 
Rimase qualche secondo fermo senza respirare, la vista appannata alla realizzazione che avevano compiuto la loro impresa. L’impresa più grande. 
Quella che ai suoi avi non era riuscita fino in fondo. 
La consapevolezza che quella volta ce l’avevano fatta perché non nelle mani di uomini ma di hobbit, creature ben diverse da loro, fu istantanea. 
Aragorn così chiuse gli occhi un momento e sospirò alzando Anduril innanzi a sé, vi appoggiò la fronte sulla lama e pensando che finalmente tutto era compiuto, riaprì gli occhi, abbassò la spada e tornò in sé. 
La prima cosa che fece appena riemerso dal proprio breve raccoglimento, fu cercare Eomer. Lo fece istintivamente e solo quando vide che anche lui si voltava a fare altrettanto, solo quando i loro occhi si incrociarono, entrambi si sorrisero fieri e carichi di sollievo nel vedersi entrambi vivi, poi tutti e due corsero dagli altri a predisporre per il proprio popolo le misure successive. 
La Guerra era finita. 
L’Anello era stato distrutto. 
Da lì in poi iniziava una nuova epoca. 
L’epoca della ricostruzione. 

Non ci avevano pensato, la notte prima di partire verso Mordor.
Né lui né Eomer. 
Non avevano pensato realmente al fatto che si sarebbero potuti salvare e che avrebbero potuto vincere la guerra. 
Troppo presi dal non cadere nell’ombra, si erano aggrappati all’unico spiraglio trovato in quel momento di benessere, creduto unico e finito. 
Lo stato d’animo in quel momento era stato tale da spingerli ad agire senza pensare che ci sarebbero state conseguenze, visto che non ce l’avrebbero fatta.
Perché non si vincono così tante battaglie di fila e poi anche la guerra. 
L’angoscia e la certezza della loro fine, li aveva trasformati in due uomini disperati bisognosi di amore e calore, ma ora che marciavano verso Minas Tirith di nuovo, dovevano fare i conti con quella realtà. 
Erano vivi e stavano entrambi bene e l’indomani era improvvisamente luminoso e prospero. 
Ed erano Re di due popoli di uomini uno dei quali racchiudeva l’altro.
“Sono il suo Re, da ora lo sarò realmente, appena faremo la cerimonia alla capitale. Ed abbiamo fatto l’amore pochi giorni fa, credendo saremmo morti. Forse dovremmo fare finta di nulla, ignorare l’accaduto. Faremo come nulla fosse successo. Era un sogno dentro ad un incubo. Io magari potrei riuscirci, ma lui...”
Si girò a guardarlo, cavalcava al suo fianco con aria fiera e corrucciata insieme, solo lui sapeva come poteva esserlo. 
Il sole del mattino lo baciava riscaldando la sua pelle chiara, mentre i capelli d’orati ricadevano sulle spalle, raccolti dietro sulla nuca ed i suoi occhi azzurri sfidavano l’orizzonte, come fosse pronto a tornare in guerra da un momento all’altro. 
Era bello, lo pensò subito. Bello e possente. 
Realizzò che il ricordo di quanto vissuto era troppo vivido, nonostante le circostanze particolari nel quale era avvenuto. 
Eomer come richiamato dal suo sguardo si girò verso di lui e vedendo che lo guardava, sorrise spontaneo facendogli un cenno.
Cavalcavano in cima alle truppe che si srotolavano alle loro spalle sui cavalli. 
Accanto a loro c’era anche Imrahil, i tre Capitani dell’esercito che aveva marciato a Mordor erano insieme in testa, come lo erano stati all’andata. 
Gandalf era anch’egli sempre nei paraggi, ma stava prevalentemente con Frodo e Sam che ancora dormivano profondamente dopo l’impresa titanica a cui erano stati sottoposti. 
Non c’era certo modo per parlare, né sicuramente nutrivano quel desiderio, tuttavia Eomer mostrò fin troppo chiaramente che stava pensando alla stessa cosa. Peccato fosse fin troppo chiare che lui, al contrario, non era in grado di far finta di nulla. 
Glielo lesse in faccia che la loro notte insieme ormai era un pensiero fisso e con uno sguardo più acuto lesse facilmente in lui, com’era sempre riuscito a fare. 
Non era minimamente pentito di quanto fatto, anzi. Non se lo voleva rimangiare. Se avessero avuto modo di parlare, e probabilmente al primo accampamento l’avrebbero fatto, gli avrebbe sicuramente detto che non si rimangiava nulla di quanto successo e forse ci avrebbe provato di nuovo. 
Aragorn vide facilmente nel suo prossimo futuro, non servivano doti da veggente quali possedeva, era sufficiente conoscere Eomer ed ormai era così. Come se non bastasse, Eomer era cristallino. 
Distolse di nuovo lo sguardo posandolo sull’orizzonte, cercando di pensare a cosa avrebbe dovuto dirgli e cosa avrebbe potuto fare.
Doveva essere una cosa che sarebbe rimasta in quella notte. Doveva essere chiaro in quello. Lui era innamorato di Arwen ed ora che la guerra era stata vinta e che avevano salvato la Terra di Mezzo, sarebbero potuti sposarsi e vivere insieme. 
Elrond l’avrebbe portata a lui, lo sapeva. Sarebbe diventata la sua Regina. 
Quella notte era stata bella ed inevitabile e perfettamente giustificabile e non se ne vergognava, ne avevano avuto bisogno. 
Ma ora le cose erano diverse e lo sarebbero state ancora di più. 
Lui sarebbe salito al trono che gli spettava, sarebbe diventato il Re dei Re, avrebbe sposato Arwen e non per dovere o per una promessa solenne infrangibile, ma bensì perché l’amava davvero.
Di un amore alto, non categorizzabile. 
Ella era come un angelo, di quelli che si amano in modo assoluto appena vengono visti, di un amore molto diverso da quello che si nutre per chiunque altro. 
Era sopra tutte le parti, sopra ogni persona, sopra qualunque altro amore o sentimento,
Ma non per questo, era l’unico. 
Tornò a guardare Eomer che conversava con Imrahil cercando di distrarsi. 
Si poteva amare molto più di una sola persona ed in modi tanto diversi fra loro, perché non c’erano limiti al genere d’amore che gli uomini potevano provare. 
Quello che provava per Eomer era un tipo di amore, magari fraterno. 
Eomer rise illuminando il suo bel viso ed Aragorn inghiottì a vuoto sentendo un pugno allo stomaco. 
Forse un amore fraterno, ma non solo. Era anche carnale, fisico, passionale. 
Era un amore umano, totalmente, completamente, irrimediabilmente umano.
Così come quello per Arwen era elfico, era di un’altra razza. A lei lo univa il sangue degli elfi, quello che in parte scorreva nelle sue vene. 
Tuttavia  il genere di amore che lo univa a Eomer era umano,. 
Non era sconvolto dal fatto di amare un altro uomo, era comune e non c’era nulla di male. Non era nemmeno così assurdo amare in modo diverso, ma ugualmente forte, due persone. 
Il sentimento che nutriva per Eomer non si sarebbe mai spento, né affievolito. 
Quello che avevano condiviso insieme non l’aveva condiviso con molti.
Legolas e Gimli, invero, avendo con loro compiuto imprese epiche dall’inizio del loro viaggio da Gran Burrone, eppure per loro non c’era lo stesso sentimento.
“Loro sono davvero miei fratelli. Eomer ha poco di fratello... ma sarà bene cercare di farglielo credere. Di farlo credere a tutti. Non c’è niente di male nell’amare un altro uomo, né nell’amare due persone insieme, ma il mio problema, anzi, il nostro problema, è che siamo re. Ed io non sono un re qualunque. Non posso semplicemente fare ciò che voglio.”
Per tutto il tempo viaggiò in silenzio, riflettendo profondamente su quel che doveva fare e che provava. Solo quando lo affiancarono Legolas e Gimli che come sempre cavalcavano insieme, si distrasse mettendosi a parlare con loro che gli portavano notizie di Frodo e Sam. 
A loro si unì Eomer il quale amava conversare e scherzare in particolare con Gimli. La sua allegria lo fece sorridere per la prima volta da quando erano partiti dal Nero Cancello. Si sentì finalmente rilassare, mentre la solarità di Eomer e Gimli lo contagiavano facendogli capire che era davvero finita e che poteva tornare ad essere l’Aragorn che da troppo non aveva più potuto essere. 
Un Aragorn che si univa volentieri ai discorsi degli altri, specie se allegri e pieni di ironia. 
“Eomer non accetterà mai di fare un passo indietro, di dimenticare e considerarmi solo un fratello. Ma non posso veramente chiudere con lui. Il massimo che potrei fare è chiedergli questo. Di vedermi come un fratello, ma se non lo accettasse, non riuscirei ad allontanarlo. Non è nelle mie forze. Quello che provo per lui, ormai, è troppo forte.”
Continuando il suo viaggio di ritorno, si rese sempre più conto che per lui era stato più facile organizzare e vincere una guerra che gestire quei sentimenti per lui, conciliarli col suo nuovo ruolo che l’aspettava al varco e la sua nuova vita di reggente. 
Soprattutto sapeva che non sarebbe stato in grado di conciliarli con Eomer, perché ormai lo conosceva e lo amava proprio per quel suo modo di essere sicuro, esuberante, impulsivo e pieno di un fuoco che scaldava e bruciava di continuo. 
Un fuoco così bello. 

Dopo un giorno intero di marcia, si accamparono in uno spiazzo erboso  in vista della notte, ognuno si divise i compiti automaticamente senza necessità di ricevere degli ordini, qualcuno costruì le tende, qualcuno distribuì il cibo ed altri si occuparono dei feriti e dei cavalli. 
Si crearono diversi gruppi riuniti intorno ai fuochi, mangiavano e chiacchieravano. C’era allegria, ormai, fra i soldati.
Quell’allegria timida che non osava venire fuori perché c’era sempre un po’ di paura in agguato, era così strano non avere ombre incombenti. Come poteva essere finito tutto davvero? 
C’erano i fratelli morti che non ce l’avevano fatta a tornare, che erano trasportati per poterli restituire ai propri cari, affinché avessero una degna sepoltura, da eroi del loro popolo protetto a costo della vita. 
Nonostante questo, c’era timida allegria, si respirava nell’aria fresca primaverile che però non era più troppo fredda, ormai. 
Aragorn ne era contento, anche se capiva ciò che frenava gli animi dei suoi uomini. Dopo aver controllato ogni gruppo ed essersi assicurato che tutti stessero bene, andò dai suoi che stavano già mangiando e bevendo. Si sentivano le voci più forti di Gimli, Pipino ed Eomer che scherzavano ancora, quella più sommessa di Legolas, che però rispondeva sferzante alla sua tipica maniera ironica. Sorrise sentendo le risa di tutti, in particolare di Eomer. Non sapeva perché ridessero, ma lo contagiarono ed il suo cuore si sollevò nell’avvicinarsi. 
C’era sempre un’atmosfera particolare intorno a loro, ma l’incantesimo si stava spezzando, gli animi stavano tornando sempre più leggeri.
Avevano vinto la guerra, una guerra che finalmente era finita. 
Non ci sarebbero più stati combattimenti, niente più ombre e morti. 
Eomer lo notò e spontaneo tese una ciotola del pasto che aveva fatto tenere da chi l’aveva portato, l’aveva coperto e posto accanto al fuoco dove erano tutti radunati, Imrahil, accanto a lui, gli porse invece un bicchiere di vino. 
Non avevano molti viveri, ma sufficienti per bere e mangiare a sufficienza fino all’arrivo a Minas Tirith. 
- Vieni, Aragorn... Pipino e Gimli stanno facendo a gara a chi ha vissuto episodi più assurdi! Per il momento è in testa Pipino con gli Ent... 
Eomer sembrava proprio ristabilito nell’animo, era di nuovo allegro come forse non l’aveva ancora mai visto da quando l’aveva conosciuto. Si sedette accanto a lui prendendo sia il bicchiere che il piatto con la zuppa. 
- Pipino è difficile da battere in ogni fronte... - commentò lasciandosi andare di riflesso anche lui. Vuoi per le voci concitate dei suoi amici, vuoi per il sorriso di Eomer che lo coinvolgeva per forza. 
- Siete molto uniti... eppure vi siete conosciuti tutti quando siete partiti da Gran Burrone per la missione dell’anello... - in realtà la Compagnia si era formata appena sei mesi prima, stando ai racconti dettagliati di Pipino e Gimli, di conseguenza vedere una tale unione fra persone che non si conoscevano nemmeno da un anno intero, colpiva Eomer che abbassò la voce per dirglielo. 
- Sì, in effetti è così... eppure sembra che viaggiamo insieme da una vita... - realizzò lui stesso, ripensandoci. Il compagno lo guardò mentre sorrideva sereno. 
- Ti sei legato molto a loro... 
Il re accentuò un sorriso dolce e lo guardò annuendo. 
- Lo sono molto. Non sarei qua senza nessuno di essi. E mi piange il cuore al pensiero del caduto... 
Eomer aveva sentito di Boromir, ma vedendo l’ombra di dispiacere nell’accennarlo, non chiese nulla e Aragorn gliene fu grato. 
- Ognuno di noi è stato estremamente importante per la riuscita della missione... 
Quando lo disse le sue intenzioni non erano di prendere la parola, ma udendo la sua voce, tutti istintivamente si zittirono e l’ascoltarono. Realizzando che ormai aspettavano qualche discorso e ricordando di non averlo ancora fatto da quando era finito tutto, Aragorn sorridendo arrendevole proseguì guardandoli, mentre nell’ombra alle loro spalle, oltre il cerchio amichevole del fuoco, una figura bianca si avvicinò loro senza dire nulla. Aragorn guardò con affetto Gandalf che si era unito a loro mite dopo essersi assicurato le cure di Frodo e Sam, ancora in uno stato di sonno profondo. 
- È così, infine... la missione è riuscita... - constatò parlando come se anche Frodo, Sam e Merry fossero lì con loro. Gandalf gli sorrise orgoglioso e dolcemente al tempo stesso, rimanendo in piedi di fronte rispetto ad Aragorn, seduto a gambe incrociate sull’erba. Il calore del fuoco dipingeva di arancio la loro pelle, creando un’atmosfera suggestiva che in qualche modo ricordava casa. 
- Elrond sarà fiero di noi. - ricordò le origini della loro missione, quando era stato come se fossero stati nominati e benedetti da quello che per lui era come un padre.
Qualcuno si era fatto avanti e proposto spontaneamente, qualcuno era come se fosse stato prescelto. 
Per un momento tutti andarono con la mente a quel momento, mentre Eomer ed Imrahil che non potevano sapere, rimanevano silenti spettatori di qualcosa che era evidentemente intimo. 
- Alcuni che sono caduti, sono tornati ed altri invece non ce l’hanno fatta. È stato un lungo cammino pieno di pericoli, abbiamo superato ostacoli inauditi ed infine eccoci qua. La missione è stata compiuta, grazie ad ognuno di noi e ai molti amici incontrati nel cammino. 
La mano corse veloce e spontanea nel ginocchio di Eomer accanto a lui, lo sentì fremere. Aragorn gli sorrise fugace, egli rispose con un cenno. 
Tutti ad ascoltarlo come se stesse facendo un oracolo. 
- Vi ringrazio per la dedizione, il coraggio e la fiducia, soprattutto nei momenti disperati... 
- Intendi quando Gimli se l’è fatta sotto nel Sentiero dei Morti? - la voce di Legolas arrivò ad infrangere leggera e fintamente seria il discorso di Aragorn, ma tutti apprezzarono la sua sfrontatezza ridacchiando all’accenno di una storia che avevano sentito poco prima. 
- Seguirmi per quella via è stata forse la cosa più dura che potessi chiedervi. Vi ringrazio per non avermi abbandonato... 
A quelle parole, Eomer si irrigidì, si incupì e silenzioso senza farsi notare, si alzò e si ritirò. 
Aragorn proseguì il suo discorso ringraziando tutti di nuovo, Gandalf si fece avanti e concluse con la sua eterna alta saggezza piena di un amore e di una luce che non gli si vedeva da tempo. 
- Questa missione è stata portata a termine grazie ai più piccoli contributi senza i quali non ce l’avremmo mai fatta. Ognuno di noi grande, forte e potente, senza quei piccoli, saremmo stati del tutto insufficienti. - con questo guardò Pipino, l’unico della sua razza presente in quel momento. Ogni hobbit aveva reso un contributo prezioso ai fini della storia e nessuno meglio di Gandalf poteva saperlo. 
Il silenzio rimase imbarazzante per qualche secondo, il tempo per lo spirito di Pipino di riprendersi con qualche battuta senza filtro e restituire l’atmosfera goliardica.
Aragorn rimase ancora poco, approfittando quando ormai erano tornati alle risa, per ritirarsi al seguito di Eomer.
Qualcosa che aveva detto l’aveva turbato, l’aveva percepito chiaramente accanto a lui, ma non aveva potuto dargli la giusta importanza in quel momento solenne. 
Eomer aveva scelto la sua tenda, per sparire nel buio senza farsi notare. Tutti avevano tende in comune, ma solo il re aveva il diritto ad averne una solitaria, più piccola delle altre e lui si era infilato proprio nella sua, più appartata delle altre. 
Una volta dentro lo vide che si stava spogliando, era infatti a torso nudo, si era appena sfilato la camicia. 
Dopo la sosta, una volta deciso di accamparsi sul sole al tramonto, molti di loro si erano concessi un lavaggio al fiume che costeggiavano, per togliersi le fatiche della guerra. 
Eomer era splendente, alla luce fioca della lampada. I suoi capelli si erano ormai asciugati e gli ricadevano mossi sulle spalle, ricoprendole fino alle scapole. 
Aragorn si fermò spalancando gli occhi, si irrigidì e si rese conto di tornare improvvisamente quell’uomo comune che si era concesso di essere qualche notte prima. Proprio in quella tenda, solo piantata altrove. 
Non poteva nemmeno stupirsi che Eomer desse per scontato che sarebbe successo di nuovo, era una cosa così nel suo carattere, dopotutto; peccato che lui non si sentisse pronto. Specie perché aveva passato tutto il giorno a pensare di non doverlo fare perché ormai le circostanze erano diverse e non si poteva concedere debolezze simili. 
Quella era stata un’eccezione normale, ma adesso era tutto diverso e lui era il re ed anche Eomer lo era. 
Cercò disperatamente di tornare saldo come sempre e fece appello a tutta la sua forza mentale, che di solito era enorme, ma quando Eomer si girò e gli regalò il suo sguardo corrucciato, dove l’azzurro dei suoi occhi era cupo, Aragorn fu aiutato. 
- Che succede? Ho detto qualcosa che ti ha turbato? - si ricordò di come era finito a seguirlo nella sua tenda. 
Eomer per fortuna lasciò perdere i pantaloni che rimasero addosso e abbassò lo sguardo come se non osasse sostenere improvvisamente il suo. Per lui era molto strano, non lo abbassava mai, lo sosteneva sempre, era molto fiero e forte. 
Aragorn si avvicinò preoccupato. 
- Eomer, mi puoi dire tutto, lo sai... non ci sono segreti, fra noi... 
Era davvero stato così da subito. Per questo si erano uniti tanto. 
- Mi dispiace non averti seguito nel Sentiero dei Morti... 
Aragorn tirò indietro la testa. Non era ciò che pensava realmente, lo percepì nettamente. Gli mise una mano sul braccio nudo e se ne pentì, il contatto lo bruciò irradiando subito un calore pericoloso, ma non tirò via la mano. 
Eomer a quel punto tornò a guardarlo ed erano finalmente vicini. 
- Non te l’avevo chiesto e non te l’avrei comunque permesso. Il tuo posto era accanto al re. 
Eomer si aggrottò ancora, come fosse un libro aperto. Era così facile leggerlo. 
- Non ti ho sostenuto. Ho creduto fossi impazzito, che saresti andato incontro alla morte. Ti ho detto addio, quella volta. Ero molto arrabbiato. 
Aragorn era partito in fretta e furia e non aveva nemmeno avuto tempo di salutare tutti a dovere, non si erano scambiati prole, in quell’occasione, e forse Eomer era rimasto ferito da quello. 
- Non ha importanza, c’era molta fretta e abbiamo fatto ciò che dovevamo. Nessuno ha pensato che ce la facessi realmente, anche se i miei uomini mi hanno seguito. 
Cercò di farlo ragionare con la sua tipica dolcezza, ma Eomer rimase rigido sotto il suo tocco. I suoi muscoli erano ancora tesi e per lui non era facile rimanergli vicino, toccarlo con una finta innocenza, senza secondi fini.
I secondi fini c’erano eccome. 
- Non è questo. Io non ho creduto in te in quel momento. Me ne vergogno molto. Vorrei tornare indietro a quel momento e darti la mia benedizione. 
Aragorn si avvicinò ulteriormente e gli mise l’altra mano sul viso per indirizzarlo verso il proprio, costringendolo a guardarlo e placarsi. Appena lo toccò, lo sentì rilassarsi, ammaliato dal suo sguardo intenso e ravvicinato. 
- Non hai niente di cui vergognarti. Il tuo cuore è sempre stato con me, eri lì a cavalcare per quel sentiero. La tua forza non mi ha mai abbandonato. 
La sua bocca parlava al di fuori del suo controllo e stava dicendo la verità. Aveva pensato a lui, galoppando per quella montagna pericolosa, a quanto gli era mancata la sua forza e la sua presenza, sempre costante da quando aveva messo piede a Rohan la prima volta. 
Aveva pensato che non avrebbe avuto paura, Eomer, lì accanto a lui. Che sarebbe andato avanti senza esitare, come aveva sempre fatto nonostante le molte prove incontrate dall’inizio degli attacchi di Saruman, soprattutto con quelli di Grima. Eomer era stato trattato male da suo zio ed era anche stato imprigionato, ma non si era mai allontanato, non se ne era mai andato. Era sempre rimasto lì a palazzo accanto a lui, fedele nel bene e nel male. 
Aveva combattuto tutte le guerre in prima linea, senza mai tirarsi indietro. 
- Sono io a doverti ringraziare per non avermi mai abbandonato. Anche quando era più difficile... - mormorò infine percependo che Eomer si sentiva meglio. 
- Non avrei mai potuto abbandonarti, Aragorn. Piuttosto sarei morto accanto a te. Io ti amo e non ho mai nutrito dubbi in merito. 
Aragorn sapeva che era vero. Che lo pensava e non solo. Che lo provava sul serio. 
Sorrise dolcemente col calore che da lui gli veniva trasmesso come un fuoco ristoratore che poi finiva per bruciare e ardere. 
Non erano quelli i suoi piani, ma naturalmente quando Eomer si avvicinò alla sua bocca, non lo respinse. 
Non c’erano debolezze da uomini normali, non erano più soldati che andavano in guerra. 
Nessun bisogno d’amore e d’affetto prima della morte, le tenebre erano state battute, la vita ormai li attendeva e la luce era splendente. 
Eppure le loro labbra si fusero insieme e le lingue si intrecciarono, mentre si stringevano uno all’altro. 
Le dita di Aragorn si mossero affondando fra i suoi capelli biondi che ricoprivano le spalle, seguendo un impulso indomabile. 
Lo stesso che seguì Eomer quando gli aprì la camicia facendogliela correre sulle braccia. Con un fruscio cadde a terra e fu subito ignorata, mentre le sue carezze risalirono sulle braccia scendendo sul torace, parve percorrergli le cicatrici sulla pelle, molti i segni nuovi della recente battaglia, nessuno mortale o grave. 
I brividi lo attraversarono mentre lo carezzava sui fianchi e poi sulla schiena, come se cercasse qualcosa, nel suo corpo. Oppure come se si abbandonasse alla propria volontà senza remore. 
Aragorn andò col tatto alla ricerca della ferita che gli aveva curato giorni prima e quando la sentì quasi rimarginata, si sentì meglio. 
Allo stesso modo si staccò per guardarlo e controllare che non ce ne fossero altre. Ebbe conferma che ormai il segno curato con la propria saliva era in rilievo e chiaro, ma non più aperto e vivo. 
- Non sei ferito, vero? - chiese conoscendo la risposta. Eomer sorrise e tornò a baciarlo, scendendo sul collo, lo ricoprì di brividi e ben presto la mente del re venne offuscata dal piacere che divenne sempre più intenso, specie quando le mani si infilarono sotto i pantaloni che aveva aperto. 
Caddero lentamente lungo le sue cosce senza che nessuno li fermasse, Aragorn non li percepì nemmeno, totalmente concentrato sulle mani del suo compagno che dalle sue natiche erano passati sull’inguine ad occuparsene senza vergogna ed esitazione.
Sembrava avere una certa esperienza, ma non poteva esserne certo. Lui era fatto così, si buttava a capofitto nelle cose senza assicurarsi di esserne in grado.
Mentre il piacere cresceva nella sua mano e la sua bocca nel collo lo mandava in una lenta estasi crescente, Aragorn cercò confusamente di togliergli i pantaloni che ancora indossava. 
Non era così pratico nonostante i suoi lunghi anni di vita, molto più di quelli di Eomer sebbene nell’aspetto non li dimostrasse, apparendo come un uomo forte ed in forma. 
Non era di certo la prima esperienza intima con un’altra persona, ma non aveva mai avuto molta passione le altre volte, se si escludeva la notte con Eomer. 
Era forse una delle poche che ricordava un tale trasporto verso un altro uomo.
Anche se ne avesse avute, in quel momento erano completamente dimenticate, cancellate dal piacere che stava provando con lui e dal ricordo del precedente.
Forse gli erano capitati precedentemente esperienze che si avvicinavano un po’, alcune volte poteva aver giaciuto con altre persone, uomini e donne, soprattutto in gioventù, ma mai in modo così carnale e incandescente. Eomer gli aveva lentamente rubato la ragione e forse era stato un istante, la caduta, ma ormai sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro, né metterlo al suo posto. 
“Eomer al suo posto? Mi sa che pensa sia questo, il suo posto... fra le mie braccia... dentro di me...”
Quella notte fu lui a prendere Aragorn, carico di un desiderio e di una sicurezza che questa volta mancava in lui. Si lasciò scaldare dalle sue certezze, dalla sua voglia che li vide stendersi uno sull’altro ed occuparsi dei loro corpi con le loro bocche e le lingue. 
Eomer si prese cura di Aragorn come se fosse la sua guardia personale e non lasciò libero nemmeno un centimetro di pelle. Lo fece godere come non gli era mai capitato e lo lasciò entrare in lui senza provare nemmeno ad impedirglielo.
Le sue spinte possenti e virili lo mandarono in estasi cancellando ogni dovere, obbligo e decisione presa. Non erano più due re, lui non comandava nessuno e non c’erano doveri impellenti ed imminenti.
Erano solo due uomini che non potevano più rinunciare al puro piacere della carne. 
Ma era solo quello?
Mentre Eomer affondava in lui con sempre più foga, toccando in lui punti di godimento folli, Aragorn si chiese se fosse solo quello, mentre sentiva la sua anima purificarsi al calore del suo fuoco. 
Al calore del suo amore. 
- Ti amo, Aragorn. Non dimenticarlo mai. Ti amerò sempre e non me ne vergognerò mai, sarò sempre pronto a tutto per te. 
Aragorn venne in quella dichiarazione di purezza e totalità, colto da un piacere così intenso da cancellargli la memoria per un istante e lasciarlo pieno di lui, steso sotto il suo corpo forte e dolce. 
Non riuscì a rispondergli ed lui non lo pretese, gli lesse dentro mentre gli veniva dentro che non pensava di essere ricambiato allo stesso modo, ma gli andava più che bene poter prendere ciò che gli faceva la grazia di concedergli.
Non poteva dirgli che lo amava, se c’era una vaga possibilità di riuscire a gestirlo e contenerlo nella sua esuberanza, doveva provarci e sicuramente dirgli che lo ricambiava non avrebbe aiutato. 
Mentre Eomer si scioglieva, stendendosi sfinito ed ansimante, Aragorn gli si stese sopra, girandosi. Il suo cuore batteva impazzito, i corpi fremevano nell’amore appena consumato. 
Come poteva esserci qualcosa di sbagliato in un tale sentimento alto e puro? In un piacere così limpido ed estatico? 

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Capitolo 2
*** Parte II ***


la_guerra_e_finita2

*Dopo la fine della guerra, l'esercito torna verso Minas Tirith e lo fa con calma dato le fatiche affrontate ed i feriti e i morti trasportati. Aragorn ed Eomer sapranno sfruttare per bene tutto il tempo che li separa dall'arrivo alla Cittadella, quando i doveri prenderanno teoricamente il posto dei piaceri. Teoricamente, dal momento che qua parliamo di Eomer. Il dialogo finale è preso dal libro. Esiste una terza e conclusiva fic che metterò la prossima settimana. Buona lettura. Baci Akane

PARTE II

Quella volta, quando si svegliò, era ancora con lui. 
Aprì gli occhi quasi con l’ansia di non rivederlo e di scoprire anzi che era stato tutto un sogno, ma quando lo sentì dormirgli accanto, con le sue braccia forti che lo cingevano protettivo dal lato, si sentì sollevato carezzandolo. 
Girò il capo e lo guardò mentre dormiva sereno col viso contro la sua spalla e sorrise sollevandosi per baciarlo sulla fronte, cercando di non svegliarlo. 
Era rimasto, significava che era rilassato e sicuro, non aveva paura delle conseguenze, del resto dopo aver superato la morte numerose volte, soprattutto dopo aver affrontato l’oscurità, il male puro ed ogni atrocità, la visione della vita e delle cose cambiava. Cambiava la priorità che si dava a ciò che contava, i timori per ciò che prima avevano posto freni, svanivano completamente.
Dopo aver visto il buio negli occhi, finivi per essere diverso. 
Diventavi un sopravvissuto e ti sentivi padrone di una forza e di un coraggio tale, da essere capace di affrontare qualunque prova ed ostacolo.
Già prima Eomer era molto coraggioso ed impulsivo, dopo di quell’esperienza lo sarebbe diventato ancora di più. 
Aragorn sorrise, pensandolo. Poi lento e delicato gli prese il polso e si alzò il braccio che lo inchiodava alla branda, scivolò fuori dai mantelli con cui si erano coperti ed iniziò a vestirsi silenzioso. 
Non aveva realmente fretta di tornare a casa, principalmente perché non aveva mai avuto una casa e non sentiva Minas Tirith come tale, nonostante ormai lo sarebbe diventata. Oltretutto appena sarebbe arrivato, avrebbe dovuto dare inizio ufficialmente e senza indugi alla sua nuova vita di Re. Sarebbero arrivati gli elfi ed avrebbe sposato Arwen e non ci sarebbe stato più modo, per lui, di essere quel semplice uomo che aveva appena compiuto un’impresa grandiosa e che si voleva godere la vita ritrovata ed il piacere puro e semplice.
Stava così bene, lì, in quella tenda con Eomer e sapeva che una volta all’interno della Cittadella, sarebbe tutto finito per forza. 
Sarebbero entrambi tornati ad essere Re, Eomer sarebbe andato a Rohan per i suoi doveri e lui sarebbe rimasto lì a Gondor.
Sospirò scontento, uscendo dalla tenda. La luce del mattino lo colpì, il sole era già sorto ed era caldo e splendido. Fra le altre tende che si spiegavano oltre la sua, i soldati erano già svegli e c’era allegria, molto più del giorno precedente. Dopo essersi riposati e aver concesso un doveroso raccoglimento ai caduti, oggi si sentivano tutti più vivi che mai e felici ed eroi.
E lo erano davvero, ma soprattutto erano uomini desiderosi di tornare alle loro case, dalle loro famiglie. Volevano ricostruire quanto distrutto e pensare solo alle cose belle che erano riusciti a proteggere. 
Aragorn sospirò e infine si arrese definitivamente.
Eomer avrebbe dovuto capire e tornare al suo posto. Una volta a Minas Tirith non avrebbero potuto continuare. Era vero che esistevano tanti tipi di amore e che non ce n’era uno più giusto e migliore dell’altro, ma avrebbe giurato amore eterno ad Arwen sposandola e la sua parte elfica le era troppo legato per spezzare il suo giuramento. 
Non voleva ferirla, oltretutto era la sua sposa perfetta. Era un elfo, figlia di un mezzelfo che l’aveva cresciuto come un figlio, per un periodo della sua vita. Avrebbero rinsaldato la discendenza della loro razza fra gli uomini affinché continuassero a regnare nelle generazioni a venire. 
Era un matrimonio perfetto. 
Esistevano tanti tipi di amore e non ce n’era uno sbagliato ed uno giusto. 
Tuttavia esistevano i ruoli e le cose corrette. 
“Eppure ora che l’Oscurità è battuta e che le cose importanti sono state compiute, rimarrà solo la ricostruzione e le cose belle, facili e piacevoli. 
Nulla sarà facile, ogni più piccola cosa ,da qui in poi, sarà ugualmente importante, ma la pesantezza dei compiti sono diversi. Posso infine rilassarmi, nel vivere. Anche se da ora sarò Re, ma non un Re col compito di battere il nemico più forte mai visto, nessuna guerra si profila all’orizzonte. Solo un bel momento di pace. 
È lecito pensare che forse potrò ambire a qualche momento per me, per tornare ad essere quest’uomo comune e normale che sono stato con lui queste notti?”
Forse, dopotutto, lo era. 
Stava per muoversi e allontanarsi dalla sua tenda, quando da dietro due braccia forti lo avvolsero tirandolo prepotentemente dentro. 
Aragorn rise istintivamente come forse non gli capitava da molto, lo fece spontaneo e sereno. Provò un moto di felicità immediata. 
Si ritrovò di nuovo in tenda fra le braccia di un Eomer che si era rimesso solo i pantaloni, era ancora tutto assonnato ed i capelli sciolti erano ingarbugliati, dandogli un’aria più mite e alla mano di quanto non avesse normalmente. 
- Volevi scappare senza darmi il buongiorno? 
Aragorn continuò ridendo, arrendendosi al suo abbraccio, si appoggiò al torace e posò le mani sulle braccia, invece che allontanarlo e provare a sgusciare via. 
La bocca di Eomer a baciarlo sulla guancia e poi sull’orecchio, riempiendolo di brividi, ed infine sul collo, mentre lui cercava di parlare e ritrovare la propria sanità mentale. 
- Volevo mettere alla prova i tuoi sensi mentre dormi, non sono gran ché... - lo prese in giro e lo sentì ridere e dargli anche un piccolo morso che lo ricoprì di brividi di piacere, i quali si radunarono tutti sul suo inguine. Aragorn, percependolo, alzò gli occhi al cielo chiedendo un muto aiuto a gestire l’ingestibile Eomer. 
“Come se non lo sapevo che sarebbe finita così? Con io che cerco di ricordarmi i miei compiti e le regole relative all’essere il Re degli Uomini e lui che fa tutto quel che gli va. Prendendomi e facendomi suo quando e come gli pare. Dov’è finita la mia famosa leggendaria volontà con la quale ho soggiogato persino i morti ribelli? Forse è finita con la caduta di Sauron?”
Non era da escludersi, ma dopotutto era più probabile che semplicemente volesse quello con tutto sé stesso. 
Quel rapporto così normale, carnale e terreno con lui. 
- I miei sensi sono allerta quando ci sono pericoli, ma quando siamo in pace non vedo perché non dovrei aspettare che il mio sire mi svegli con un dolce bacio... - sussurrò divertito all’orecchio. Sussurro che si fece più languido mano a mano che le sue dita scesero a frugargli sotto i vestiti, stropicciandolo tutto. La bocca, invece, non si fece problemi a riprendere a baciargli il collo ed Aragorn sospirò invece di irrigidirsi e sfuggirgli. Lasciò che le sue mani arrivassero sotto i pantaloni ad occuparsi di ciò di cui aveva avuto cura durante la notte. La migliore che ricordava in tutta la sua lunghissima vita. 
Era totalmente abbandonato a lui ed i suoi occhi chiusi ad assorbire e ricordare ogni emozione e sensazione, mentre Eomer si prendeva il buongiorno che non aveva avuto. 
Adagiò la nuca sulla sua spalla e accompagnò le sue mani sulla propria eccitazione, sentendo quella di Eomer che premeva dietro di sé. 
- È un sogno che è destinato a finire ed interrompersi col nostro arrivo a Minas Tirith... - la sua bocca riuscì a muoversi e la sua voce si udì indipendente dalla propria volontà, quella che al momento era fra le braccia di Eomer. 
Pensando di turbarlo, si preparò ad una brusca interruzione ma ovviamente non accadde e con sorpresa aprì gli occhi voltando lievemente il capo verso di lui, in attesa che dicesse e facesse qualcosa, che si opponesse e la prendesse male. 
Ma lui si limitò a strofinare la mano su di lui e contemporaneamente sé stesso, aumentando il suo ed il proprio piacere, ignorando totalmente le verità scomode. 
Aragorn si arrese al piacere che li inondò insieme, lasciandone traccia sull’erba all’interno della tenda. 
I loro respiri erano corti, ansimarono ancora un po’, uno appoggiato all’altro. Eomer di nuovo a stringerlo a sé con le braccia muscolose, entrambi solcati da cicatrici vecchie e nuove per dei corpi non lisci, ma vigorosi e attraenti. 
Caldi. 
- Hai capito che ho detto? - chiese ancora, in lui la responsabilità del proprio ruolo era sempre troppo forte, anche se a volte la metteva a tacere. 
Eomer alzò le spalle senza lasciarlo, continuando a cullarlo contro di sé, il viso verso il suo, guancia contro guancia. 
- Certo, ma non era una frase degna di risposta... 
Aragorn accennò ad un sorrisino per poi farsi serio. 
- Dobbiamo parlarne prima che sia tardi e succeda qualcosa che non dovrebbe... 
Eomer sorrise. 
- È già successo, non credi? 
Era la prima volta che comunque ne parlavano o per lo meno ne accennavano. Eomer non aveva molta voglia di farlo ed in effetti nemmeno Aragorn, ma aveva capito che fingere che nulla fosse accaduto non li avrebbe portati lontano. Ormai lo conosceva bene. Era come un animale che andava dritto per la sua strada senza nemmeno guardarsi a destra o sinistra. Era istinto puro. 
Come una belva feroce, un felino di quelli grandi, un leone od una tigre cacciatrice. Fissava l’obiettivo e ci andava contro fino a prenderselo con la forza, una volta agganciata la preda, non la mollava. Le sue mascelle erano troppo forti, per liberarsi da lui. 
Aragorn sapeva di dover fare quel discorso, ma sapeva anche che sarebbero state parole al vento e questo, paradossalmente, lo rendeva ancor più innamorato di lui. Era forse l’aspetto di Eomer che amava di più, dopo la sua assoluta fedeltà alla persona a cui dedicava la sua vita. 
Suo malgrado ci provò con la sua solita pazienza e testardaggine. Prese un respiro e senza staccarsi da lui e dalla sua calda e sicura postazione, gli parlò: 
- È una situazione complicata, sai che appena arriverò a Minas Tirith sarò ufficialmente Re.
- Per me tu lo sei già anche senza un’ufficiale cerimonia d’incoronazione, ma non mi ha frenato dal farti mio. 
Aragorn sorrise con dolcezza. 
- Lo vedo. Però quando arriveremo, che ci piaccia o no, le cose cambieranno... io non potrò concedermi così liberamente come ora. Adesso c’erano delle attenuanti, eravamo in guerra, la situazione era disperata e pensavamo entrambi di andare incontro a morte certa...
- Tu però mantenevi la speranza ed alla fine hai avuto ragione... - mormorò Eomer. 
- Sì, però era oscuro il nostro destino. Non c’è niente di male in ciò che abbiamo fatto. Ma ora le cose sono cambiate, abbiamo vinto, il futuro è luminoso, sarò Re, avrò molti doveri e responsabilità ed il primo su tutti è il mio matrimonio. Sono promesso a Lady Arwen. 
A quel punto Eomer si sciolse da lui indietreggiando, Aragorn si voltò e lo guardò preoccupato. Non voleva rovinare i rapporti con lui, sperava avrebbe capito, ma chiaramente non era così. 
Eomer continuò a vestirsi infilandosi la camicia e preparandosi per ripartire. Stessa cosa fece Aragorn iniziando ad allacciarsi le cinte con le armi, i copri abiti ed il mantello. 
- Per me non cambia niente. Quello è un matrimonio di convenienza, dovete rinsaldare il sangue elfico nella vostra stirpe e lo capisco. Oltretutto è una vecchia promessa, ti eri innamorato di lei quando, cinquanta anni fa? 
Eomer esagerava perché era furioso e ferito e Aragorn lo capiva anche se non stava andando tanto lontano dalla verità. In realtà a modo suo aveva ragione. 
- Non ha importanza il perché ed il come di questa promessa, conta che c’è e che la porterò a compimento. Una parte di me la ama. 
- Quella elfica. - sbottò secco Eomer con gli occhi azzurri fiammeggianti. Dritto e teso coi pugni chiusi. 
Aragorn si stupì nel vedere che aveva così tanta ragione, che lo conosceva così bene anche se non aveva doti veggenti. 
Il suo silenzio gli rispose, a quel punto Eomer si avvicinò a lui senza però toccarlo, Aragorn fremette all’idea che lo facesse, ma rimase male nel non sentire il suo tocco e forse lui se ne accorse. 
- E quella umana, Aragorn? Chi desidera accanto, quella umana? 
Aragorn allora chiuse gli occhi nel disperato tentativo di riflettere attentamente. Doveva essere il re della stirpe dei re di Numenor, non un uomo comune con antiche e lontane discendenze elfiche. 
- Siamo entrambi Re, Eomer. Abbiamo molti obblighi. Anche tu dovrai sposarti e dare una discendenza, così come io. 
Eomer alzò le spalle e fece un passo indietro sollevando le braccia e legandosi selvaggiamente i capelli.
- Come tutti. È a questo che serve il matrimonio. A dare discendenza. Nel caso dei Re deve essere giusto e mirato, spesso non è per amore perché è più importante la razza o la famiglia con cui ci si lega. Ci sono molte cose da considerare. Certo che mi sposerò ed avrò progenie e sono re e lo farò. Farò sempre tutto ciò che devo, il mio popolo sarà sempre al primo posto. - riprese fiammeggiante e deciso, Aragorn non lo interruppe, sentendo il cuore che andava più veloce del dovuto, emozionato e colpito dal suo discorso. Sapeva che aveva ragione. 
- Ma non sarò solo re, sarò anche uomo. Un uomo dedito al suo sire. Che appena chiamerà correrà lasciando tutto e tutti, qualunque cosa succeda. E sarò un uomo che ama profondamente la persona che sta sotto quella corona. Non smetterò mai di amarti e non me ne vergognerò mai, non lo nasconderò mai. Non c’è niente di male nel nostro amore. Non saremo i primi ad amarci nonostante i nostri matrimoni, i nostri ruoli, e non saremo gli ultimi. 
Aragorn però non ebbe il coraggio di dire nulla e sospirando lo lasciò andare poiché ormai pronto per riprendere il cammino. 
Una volta fuori, si chiese se qualcuno l’avesse visto uscire dalla sua tenda, ma essendo già pronto di tutto punto e non avendolo visto precedentemente entrare, avrebbero potuto pensare che fosse andato da lui solo qualche minuto prima per vedere se il re fosse pronto. 
Aragorn scosse il capo confuso vedendo che già la sua mente elaborava qualunque cosa possibile pur di nascondere il loro rapporto. 
“Era decisamente più facile affrontare Sauron ed un esercito di Uruk-hai ed orchetti, piuttosto che Eomer.”

Si sorprese molto nel constatare che Eomer, successivamente, non insistette più, non fece alcun genere di piazzata, non puntò i piedi in modo infantile. 
Continuò a relazionarsi in modo del tutto normale, come se non ce l’avesse con lui e la notte successiva tornò ad infilarsi nella sua tenda, di nascosto nel buio della notte inoltrata ,dove ormai tutti i soldati erano già a dormire.
Apprezzò il fatto che non si fosse fatto vedere e lo accettò senza più dire nulla in merito alla discussione avuta. Non ne parlarono, rimasero insieme a fondersi in un’unica entità, dandosi quel piacere carnale che era sempre più profondo e spirituale. 
Aragorn capì che in qualche modo Eomer aveva compreso il suo punto di vista e pur non condividendolo, l’avrebbe accettato perché lui era il suo re e non avrebbe mai contravvenuto la sua parola. 
Tuttavia ormai lo conosceva e sapeva che non avrebbe mollato, avrebbe sicuramente fatto qualcosa per prendersi ugualmente ciò che voleva. Ovvero lui. 
Rimase in silenzio ad osservarlo anche i giorni successivi, fino al loro arrivo a Minas Tirith e durante tutte le cerimonie conseguenti, convinto che avrebbe fatto qualcosa, che sarebbe tornato sull’argomento e che non se ne sarebbe andato semplicemente senza aggiungere più nulla. 
Però rimase sorpreso di come, appena messo piede nella Cittadella, egli tornò ad essere realmente il Re di Rohan, suddito di Re Elessar, svestendo i panni del soldato innamorato del suo sire. 
Era maturo, era adulto e conosceva bene il significato di doveri e responsabilità e questo lo rendeva ancor più apprezzabile ai suoi occhi. 
Si poteva perdere la testa seriamente, per uno così, e lui sapeva che ormai era già successo.
“Però per quanto lui sia maturo, resta Eomer o non mi avrebbe mai rubato una parte della mia anima.”
La sera prima della ripartenza per Rohan con tutto il suo esercito completamente ristabilito e riunito, Eomer si infilò nelle sue stanze. 
Gli elfi erano ancora lontani ed in viaggio, non sarebbero arrivati in tempi brevi, di conseguenza non era ancora sposato, ed Eomer divenne di nuovo la sua compagnia. 
Quando lo vide entrare ben oltre l’orario serale, Aragorn sussultò perché si infilò dentro la sua porta senza bussare. 
Ormai pronto per andare a dormire, ammirava pensieroso il paesaggio fuori dalla sua finestra. 
La stanza del re di Gondor era veramente enorme e bellissima, ma forse proprio per questo, così solitaria. 
Si era sentito solo, nello star lì senza nessuno accanto, ed aveva pensato ad Eomer senza il coraggio di chiedergli nulla. 
Del resto l’aveva voluto lui, glielo aveva espressamente detto. Una volta arrivati a Minas Tirith sarebbe dovuto cambiare tutto e lui, sorprendentemente, aveva eseguito. 
Una volta entrato, aveva aspettato ardentemente che Eomer tornasse a fare di testa sua, ma l’aveva lasciato in attesa fin troppo.
Con delusione, mentre aveva osservato il paesaggio che si apriva innanzi alla sua nuova camera, aveva continuato a sentirsi solo fino a che la porta non si era aperta senza alcun annuncio, non un bussare od una voce. 
Un fruscio e poi eccolo spuntare al suo interno lui.
Quando si voltò Aragorn sentì d’avere il cuore in gola, mentre il combattimento interiore nel quale aveva sperato che sovvertisse le regole mentre sapeva che non avrebbe dovuto, sfumò innanzi al suo viso sorridente e sicuro di sé che avanzava verso di lui.
La felicità nel vederlo lasciò il posto ad ogni cosa mentre gli veniva incontro. Aragorn si voltò verso di lui rimanendo fermo dov’era, la luce argentea della luna che filtrava dalla finestra alle proprie spalle lo rese inconsapevolmente magico, con quell’alone splendente e suggestivo. 
Quella sera Aragorn indossava una tipica vestaglia regale preziosa dello stesso colore della luna, gli ricadeva addosso coprendolo fino ai piedi, una fessura leggermente aperta davanti, lo strascico come il mantello di un re. 
Gli sorrise dolcemente, arrendevole, mentre ammetteva a sé stesso che la speranza di vederlo entrare infine aveva vinto sulla consapevolezza dell’errore. 
- So che non volevi che venissi, ma domani partiremo e non ci stavo ad andarmene via in sordina... - disse Eomer fermandosi davanti a lui, lo osservò nelle vesti da re, quelle che finalmente indossava per la prima volta non potendo considerare l’armatura avuta durante l’ultima battaglia. 
- Sei bellissimo...  - mormorò. Aragorn arrossì lievemente imbarazzato, sorridendo e chinando il capo. Eomer a quel punto si protese e si protese appena per poter arrivare alle labbra che in quel momento cercava di nascondere .
Le trovò e le carezzò con le proprie, con la sua tipica sicurezza. Il calore scaturì immediatamente, mentre le sue mani si infilavano senza paura sotto la sua vestaglia che non era legata. 
Raggiunse i suoi fianchi e appena sentì che sotto era completamente nudo, si staccò dalla sua bocca e lo guardò sorpreso e pieno di malizia. 
- Oh, ma guarda... mi sa che invece speravi che venissi, eh? 
Aragorn sorrise con meno imbarazzo, anche se non proprio felice di essere stato scoperto così facilmente. 
Sì che ci aveva sperato, ma la sua mente razionale aveva comunque pensato fino all’ultimo che non avrebbe dovuto. 
A quel punto invece di rispondere a parole, lasciò cadere alle sue spalle la vestaglia che scivolò giù con un fruscio lieve, infine cinse il collo di Eomer e presentandosi nudo davanti a lui, gli si appoggiò senza esitare, riprendendo a baciarlo. 
L’immagine dei due uomini davanti alla finestra, baciati da una splendida luna argentata, uno dei quali vestito mentre l’altro completamente nudo, si incise nelle loro menti, mentre si baciavano abbracciandosi e non li avrebbe più abbandonati.
Se solo l’avesse visto, un pittore li avrebbe dipinti creando un quadro splendido, specchio di un amore così bello proprio perché normale ed umano. 
Aragorn non parlò, non disse assolutamente nulla, si limitò a prendersi Eomer nel suo letto e appropriarsi con sicurezza e voglia del suo corpo virile e profumato, carezzandogli i capelli dorati sparsi sul cuscino. Assorbì con la bocca ogni linfa vitale dal suo corpo, restituendogliene della sua in uno scambio di sapori e piaceri che li trasformarono una volta di più in un unico essere. 
Fu Aragorn a far suo Eomer, quella notte. E lo fece guardandolo in viso, carezzandolo e adagiandosi con dolcezza su di lui, mentre le gambe forti del suo amante avvolgevano i fianchi stringendolo a sé, chiedendo di più in quel piacere crescente e completo a cui ormai erano assuefatti, di cui non avrebbero potuto fare a meno.
Aragorn sapeva che in qualche modo Eomer non avrebbe mai mollato, ma la versione da lui adottata in quegli ultimi giorni era stata responsabile e sufficientemente accettabile. 
Aveva saputo stare al suo posto, non aveva mai esagerato o rischiato, infine appena potuto si era preso il suo spazio, senza chiedere, con la consapevolezza che lui era stato lì ad aspettarlo.
“Adesso è facile, Arwen non è ancora al mio fianco. Domani Eomer partirà per Rohan, tornerà qua per il nostro matrimonio e per riportare presumibilmente Theoden a casa sua per la sepoltura secondo la loro usanza. Gli proporrò di tenerlo qua, ma in ogni caso lo vedrò a singhiozzi e ci sarà sempre mia moglie, accanto a me. Come potremo andare avanti? È dunque la nostra ultima notte?”
Pensandolo si perse ancor di più in lui, aumentando le spinte possenti cariche di un trasporto e di un desiderio che crebbe in entrambi ed esplose, mentre ad Aragorn infine sfuggì la frase che aveva sempre cercato di non dire. Incapace, ormai, di trattenerla. 
- Ti amo Eomer. Non voglio che lo dimentichi mai e che ne dubiti. Ti amo. 
Più tardi, steso sopra di lui a sentire il battito eccitato del suo cuore soddisfatto e pieno di piacere, gli disse che l’indomani davanti a tutti, quando si sarebbero salutati, sarebbero dovuti tornare ad essere due Re, compagni di molte lotte e peripezie. Due soldati che avevano combattuto fianco a fianco. Due fratelli. Non due amanti. 
Mai più due amanti. 
Eomer lo lasciò parlare, non lo contraddisse. Rimase lì nel suo letto tutta la notte ad abbracciarlo e tenerlo a sé. 
Solo poco prima delle ore mattutine, al risveglio della corte, sgusciò via dal suo letto, lasciandogli una dolce carezza che Aragorn percepì nel dormiveglia. Nel sonno gli trasmise un addio che lo riempì di tristezza. 
L’ultima volta con lui era sfumata via come un sogno meraviglioso. 

C’era qualcosa di diverso nell’aria quel giorno. Era bello ed il sole splendeva, il cielo era di un azzurro chiarissimo, ma era come se delle nuvole si profilassero all’orizzonte. 
Aragorn le sentiva, nonostante non ce ne fosse e non c’era nemmeno motivo di stare così. 
Eppure, forse, era normale dopotutto. 
Quel giorno Eomer sarebbe partito. 
Il ricordo della notte scaldava il proprio animo, ma improvvisamente non era più sufficiente. 
Si sentiva già freddo e vuoto, senza di lui, nonostante fosse ancora fisicamente lì.
Rimase in silenzio ad osservarlo mentre dava ordini ai propri ufficiali in comando, predisponendo le ultime cose per la partenza. 
Aveva indetto una cerimonia ufficiale di saluto per l’esercito di Rohan, considerati come degli autentici eroi per il prezioso aiuto dato a Gondor. Mai l’avrebbero dimenticato e mentre ognuno si salutava, tutti lì riuniti nell’erba del livello più alto della Cittadella, dove innanzi si stendeva la distesa della loro amata regione per cui avevano combattuto, proprio accanto a Faramir ed Eowyn ormai innamorati, Eomer si fece avanti.
Era vestito con l’armatura per il viaggio, era stata ripulita ed aggiustata, sotto il braccio l’elmo con la sua grande piuma bianca, il mantello che gli ricadeva sulle spalle. Il portamento dritto e fiero da re, lo sguardo deciso e diretto. 
Era bello così baciato dal sole, ma il ricordo di quando era stata la luna a carezzarlo, quella notte, fra le sue braccia e nel suo letto, era ancora vivido e batteva quello che aveva innanzi. 
 Dentro di sé una morsa di ferro stringeva la sua anima ed il suo cuore e guardandolo con la consapevolezza che era ufficialmente tutto finito, che non c’era scelta, Aragorn cedette e fece il primo passo allargando le braccia. Eomer l’accolse senza l’intenzione di muoversi in mancanza di quell’abbraccio. 
I due si strinsero forte, mentre i cuori battevano più vivi che mai nei loro petti. 
Amore, era così terreno e semplice il loro. 
- Fra noi non vi posso essere parole come dare o prendere, né ricompense, perché siamo fratelli... - Aragorn cominciò per primo, sperando di fargli capire che da lì in poi, come detto quella notte, sarebbero tornati ad essere fratelli e basta, non più amanti. Ma ci teneva che sapesse quanto teneva a lui, era importante. Proseguì dicendogli che se voleva avrebbe potuto seppellire Theoden lì con loro insieme agli altri re di Gondor, oppure avrebbero potuto trasportarlo tutti insieme a Rohan quando avrebbero voluto. 
La sua bocca si mosse da sola. 
L’avrebbero portato insieme, sapeva cosa avrebbe scelto Eomer innanzi a quella possibilità, perciò non si stupì quando gli rispose. 
Ma, in realtà, non si stupì nemmeno quando gli disse la prima frase. 
Perché aveva parlato per primo sperando di ricordargli il genere di rapporto che avrebbero tenuto da lì in poi, ma al tempo stesso lo conosceva. Eccome se lo conosceva. 
Eomer gli prese le braccia stringendogliele forte e senza la minima esitazione od uno straccio di paura, davanti a tutti, chiunque volesse ascoltarli e li guardasse in quella moltitudine di folla accorsa a salutare i fratelli di Rohan, disse chiaro e pieno di un sentimento così palpabile e puro: 
- Dal giorno in cui ti ergesti innanzi a me sull’erba verde io ti ho amato ed il mio amore non si estinguerà mai... 
E Aragorn lo sapeva. 
E l’amava anche lui.
Eomer proseguì dicendo che sarebbe tornato a Rohan per sistemare le faccende lasciate in sospeso e che sarebbe tornato per recuperare le spoglie di suo zio e seppellirlo infine con i suoi avi, nelle sue terre. 
Aragorn l’ascoltò mentre una parte di sé si ripeteva che l’amava e che l’aveva detto impavido davanti a tutti. 
Non aveva paura di ciò che provava, tanto meno di dichiararlo apertamente, tale era la portata e la forza del suo amore. 
Aragorn sorrise arrendendosi alla realtà. In qualche modo non l’avrebbe mai più lasciato e lui, naturalmente, glielo avrebbe permesso, totalmente incapace di impedirglielo. 
Principalmente perché era il primo a volerlo nella sua vita, in qualunque modo potesse esserci. Sicuramente non avrebbe potuto rinunciare a lui, ormai non era più possibile. 
Così lo guardò partire dall’alto delle mura, cavalcando in testa al suo esercito, col suo splendido cavallo bianco e quella piuma sull’elmo che indicava la sua posizione a tutti. 
Alto, bello e fiero eppure al tempo stesso così umano e semplice nelle sue emozioni. 
Aragorn già sapeva che avrebbe trascorso i giorni in attesa del suo ritorno e che in qualche modo l’avrebbero fatta funzionare. 
Perché sapeva che anche se avrebbe dovuto essere l’ultima, lla notte precedente, in realtà non lo sarebbe stata ed un sorriso dolce e felice affiorò sulle sue labbra.

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