I'm the one

di Harry Fine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’incantatore ***
Capitolo 2: *** Il Cacciatore ***
Capitolo 3: *** La Giustiziera ***
Capitolo 4: *** La Sopravvissuta ***
Capitolo 5: *** La Tagliagole ***
Capitolo 6: *** L'Esiliata ***
Capitolo 7: *** L'arrivo a Ostagar ***
Capitolo 8: *** La Battaglia Senza Speranza ***
Capitolo 9: *** La Partenza ***
Capitolo 10: *** Il Bambino posseduto ***
Capitolo 11: *** L'arrivo a Redcliffe ***
Capitolo 12: *** La Torre ***
Capitolo 13: *** L'Incubo ***
Capitolo 14: *** L'Abominio ***
Capitolo 15: *** I nuovi inizi ***
Capitolo 16: *** L'accampamento Maledetto ***
Capitolo 17: *** I Lupi Mannari ***
Capitolo 18: *** Il Folto della foresta ***
Capitolo 19: *** Il Cuore ***
Capitolo 20: *** La Verità ***
Capitolo 21: *** Il villaggio tra le montagne ***
Capitolo 22: *** L'urna delle sacre ceneri ***
Capitolo 23: *** La Battaglia di Caer Oswin ***
Capitolo 24: *** I Punti di svolta ***
Capitolo 25: *** Il Viaggio verso Ostagar ***
Capitolo 26: *** La Fortezza Nella Neve ***
Capitolo 27: *** La Strega ***
Capitolo 28: *** La Città di Orzammar ***
Capitolo 29: *** La Ricerca di Micah ***
Capitolo 30: *** Le Due Sorelle ***
Capitolo 31: *** L'Arena delle Prove e Il Covo del Karta ***
Capitolo 32: *** L'Assedio ***
Capitolo 33: *** Il Veleno ***
Capitolo 34: *** Le Vie Profonde ***
Capitolo 35: *** L'Incudine del Vuoto ***
Capitolo 36: *** Il Ritorno alla Superficie ***
Capitolo 37: *** La Segreta Rossa ***
Capitolo 38: *** Forte Drakon ***
Capitolo 39: *** La Fuga ***
Capitolo 40: *** Il Passato ***
Capitolo 41: *** Rincontrarsi ***
Capitolo 42: *** La Liberazione ***
Capitolo 43: *** L'Incontro dei Popoli ***
Capitolo 44: *** L'Arrivo dell'Orda ***
Capitolo 45: *** L'Arcidemone ***
Capitolo 46: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L’incantatore ***


La torre del Circolo dei magi del Ferelden si stagliava minacciosa sopra le acque nebbiose del lago Calenhad. Era un edificio enorme fatto di pietre nere e lucide per l’umidità, che culminava in una guglia appuntita che bucavano le nuvole e con enormi finestre che davano sull'esterno. Ma all’interno, più precisamente in un magazzino dei sotterranei, Iselen Surana, un giovane elfo molto minuto di circa vent’anni, stava sbuffando per il nervoso dopo aver eliminato con un enorme spuntone di ghiaccio l'ennesimo di quegli schifosi ragni giganti.

Le sue lunghe orecchie appuntite fremevano e la pelle scura era madida di sudore per la corsa. La lunghissima treccia in cui normalmente raccoglieva i suoi capelli castano scuro era mezza sfatta e le sue lunghe vesti verdi erano sporche di polvere, brina e un icore non identificato dall'odore acre. Si ripeté per l'ennesima volta che stava facendo tutto questo per aiutare Jowan, quello che per lui era come un fratello, ma questo non migliorava il suo umore.

 

Quella giornata era iniziata nella maniera più strana possibile: un gruppo di Templari, I soldati della Chiesa che tenevano sotto controllo il Circolo, lo aveva praticamente strappato via dal suo letto nel bel mezzo della notte e lo aveva trascinato in una delle sale principali della Torre, dove era stato sottoposto al Tormento, l'esame finale a cui tutti i maghi si dovevano sottoporre per passare dallo stato di apprendista a quello di vero Incantatore.

Perché lui era proprio questo: un mago. Una persona capace di usare la magia a piacimento per piegare le leggi della natura con un semplice gesto della mano e perciò un mostro secondo la Chiesa e per qualunque persona che vivesse fuori dal Circolo.

E proprio per dimostrare che non avrebbe fatto del male a suddette persone, che sapeva difendersi dai sussurri maligni che popolavano i suoi sogni per tentarlo, era stato sottoposto al Tormento. Era stato spedito nell’Oblio, il luogo da cui nasceva tutta la magia: il mondo dei sogni, delle illusioni, degli Spiriti e dei Demoni, e tentato da uno di loro. Un demone della Superbia lo aveva avvicinato, nascondendo il suo vero volto mostruoso dietro l'aspetto di una persona innocente, e aveva provato ad usare le sue ambizioni e la sua voglia di aiutare gli altri maghi contro di lui.

 

Gli aveva prospettato la possibilità di diventare il Grande Incantatore, massima autorità nel mondo dei Circoli dei Magi, di avere un potere e un'influenza tali da poter schiacciare l’ordine dei Templari sotto il proprio tacco e liberare tutti gli altri maghi dalla loro presa e loro costanti abusi.

Non ci era cascato e questo era bastato: ora era un Incantatore a tutti gli effetti, anche se sarebbe comunque rimasto prigioniero di quella maledetta Torre per il resto della sua vita, condannato anche se non aveva mai fatto nulla di male. Ma era stata comunque una soddisfazione sapere di esserci riuscito. Aveva passato anni a prepararsi per quella prova, sempre abbassando la testa e comportandosi bene per evitare che qualcuno potesse prenderlo di mira.

 

 

Ma la vera svolta era arrivata quando le sue due migliori amiche, Solona Amell e Neria Radus, una bellissima ragazza alta e dai lunghissimi riccioli rossi e un'elfa dai capelli platino, maghe come lui che conosceva da quando aveva cinque anni, lo avevano portato nell'ufficio del Primo Incantatore Irving, il Capo del Circolo. E lì aveva fatto la conoscenza di una persona molto particolare: Duncan, il comandante dei Custodi Grigi del Ferelden, un uomo sui cinquanta dalla pelle scura come la sua e coperto dai segni di molte battaglie.

Aveva letto del suo ordine: erano un esercito di eroi che accoglieva tra le loro fila persone di ogni tipo e specie: umani, nani, elfi, dai tagliagole ai regnanti, tutti uniti dalla comune missione di eliminare la prole oscura, mostri corrotti creati, almeno secondo la Chiesa, secoli e secoli prima per punire i peccati dell’antico impero Tevinter.

Quell'uomo non sembrava preoccupato dal fatto che lui fosse un mago, il primo che incontrava da quando era arrivato al Circolo, e anzi aveva visto uno scintillio nei suoi occhi. Gli aveva spiegato venuto alla Torre proprio per cercare altri maghi da portare alla fortezza di Ostagar, nelle Selve Korkari al Sud del Ferelden. Gli aveva parlato della grande orda di prole Oscura che si stava radunando lì e che il Re e il suo esercito si stavano preparando a combattere.

Però gli aveva anche detto della possibilità, in caso di una loro sconfitta, che si scatenasse un nuovo Flagello e lui aveva sentito una scossa di timore.

Il Flagello era la peggiore calamità che ci fosse in tutto il mondo, composta proprio da una gigantesca orda di prole Oscura e dalle loro armi, che travolgeva e distruggeva ogni cosa. Nel corso della storia era accaduto ormai quattro volte e ogni volta i danni, le morti e le perdite erano state incalcolabili. Erano tra i periodi più bui che molte popolazioni avevano visto


 

Per un attimo aveva seriamente pensato che fosse la sua occasione per uscire da quella prigione, per vedere il mondo che gli era stato negato per quindici anni, di poter finalmente usare come si deve le sue capacità di Guaritore Spirituale e dimostrare che i maghi potevano essere eroi.

Lo aveva anche raccontato a Neria e Solona dopo aver riaccompagnato Duncan nei suoi alloggi, ed entrambe lo avevano ampiamente incoraggiato, ma poi aveva incontrato Jowan, un giovane uomo dai capelli scuri lunghi fine alle spalle e la barba curata e ultimo membro del loro gruppo, e la situazione aveva iniziato a prendere una strana piega.

Non lo aveva mai visto così nervoso, e si era fatto subito dire cosa fosse successo. Lui lo aveva portato nientemeno che nella cappella e lì gli aveva presentato la sorpresa più grande della giornata: la responsabile della sua situazione, un'iniziata della Chiesa di nome Lily. Una sciacquetta che, a parer suo, si era intrufolata nel letto di Jowan per scappare da dei Voti di castità scomodi.

L'unica cosa buona che aveva fatto fino ad allora era stato rivelargli ciò che il Primo Incantatore Irving e il Comandante dei Templari Gregoir volevano fare al suo amico: ridurlo ad un Adepto della Calma, niente più che un guscio vuoto privo di poteri magici e di qualsiasi emozione, passione o desiderio. Quella era la punizione peggiore che un mago potesse subire e quei due si stavano basando su dei banali sospetti! 

Aveva deciso di aiutarli per il bene di Jowan, per non vederlo ridotto in quello stato. Peccato che poi avesse scoperto che quei due avevano intenzione di darsela a gambe insieme fin dal principio, lasciando lui, Neria e Solona indietro nonostante loro quattro fossero stati come fratelli per anni, e per di più lil piano in cui lo avevano incluso era talmente semplicistico da sembrare ridicolo.

 

Avrebbero dovuto introdursi tutti e tre nei sotterranei senza farsi vedere per arrivare alla stanza dove erano custoditi i filatteri, fiale di sangue dei maghi che potevano essere utilizzate per individuarli nel caso fossero riusciti a fuggire, e distruggere quello di Jowan. Ma per accedere alla stanza avevano bisogno di uno strumento chiamato “verga di fuoco”. E l’unico modo per averla era l’autorizzazione di un Incantatore anziano e quella a cui si era rivolto, Leorah, lo aveva costretto ad improvvisarsi come sterminatore.

Ma arrabbiarsi con lei sarebbe stato inutile, non era colpa sua se era finito in quella situazione. E anzi, gli aveva dato un modo per sfogare un po' la frustrazione, avrebbe dovuto esserle grato. Lui neanche era un tipo così rabbioso; normalmente sapeva sempre mantenere il controllo e il sangue freddo. C'era davvero chi lo definiva un vero e proprio pezzo di ghiaccio. Ma quel giorno la sua pazienza non era abbondante come al solito.


 

Appena venne fuori dal magazzino, la sua solita espressione calma stampata in viso e la treccia di nuovo a posto, l’incantatrice elfica gli sorrise con aria speranzosa. 《Già di ritorno? Hai risolto il… problema?》

《Si, non si preoccupi. Non dovrebbero più esserci ospiti indesiderati.》 Rispose l'elfo più giovane, porgendole poi l’autorizzazione per la verga.

 

La donna la prese e scarabocchiò la sua firma, porgendogliela. 《Ecco qua. E se un giorno ti servisse un mentore in più…》

《Grazie mille per l'offerta》 Rispose lui, afferrando il foglio e camminando rapidamente verso il magazzino gestito dagli Adepti della Calma, solo che andò quasi a sbattere contro un templare, un giovane biondo molto alto, muscoloso e, doveva ammetterlo, dannatamente attraente.

 

Lui gli rivolse un cenno di saluto. 《Surana. È un piacere vedere che tu abbia superato il Tormento.》

L'elfo cercò di ricordare il suo nome. Lo aveva già visto, un tipo così non passava inosservato, e spesso lo aveva sorpreso a fissare Solona mentre studiava o camminava per i corridoi e ad Arrossire come un ragazzino, ma non gli veniva in mente.

《Mi chiamo Cullen.》 Lo aiutò lui. 《Ero uno dei Templari che hanno assistito al tuo Tormento.》

《Ah. Immagino che sia stato un dispiacere per te e i tuoi amichetti non potermi passare a fil di spada.》 Commentò glaciale lui, le braccia conserte e l’autorizzazione stretta in mano.
 

L'altro gli rivolse uno sguardo offeso. 《Non a tutti i Templari piace uccidere i maghi. Io non ho mai fatto del male a nessuno di voi. Secondo me voi siete qui per essere protetti e studiare la vostra magia al sicuro dal mondo esterno. Ed è compito dei Templari lasciare che lo facciate.》 Disse, mettendo il petto in fuori e mostrando l'emblema della spada fiammeggiante dell'ordine Templare stampato sull'armatura.

Iselen alzò un sopracciglio. Quel tipo non sembrava esattamente aggressivo, anzi appariva piuttosto tranquillo per un templare, ma era abbastanza certo che entro un paio di anni e con abbastanza lyrium, il minerale magico che tutti i soldatini della chiesa assumevano per contrastare i maghi, sarebbe diventato paranoico, rabbioso e cinico come il Comandante Gregoir, se non peggio. Quelli attraenti spesso si rivelavano i peggiori, lo aveva sperimentato sulla propria pelle.
 

《Si. E immagino che a certi giovani Templari biondi piaccia soprattutto “proteggere" le belle maghe dai capelli rossi, come la mia amica Solona.》 Gli disse, prendendolo in contropiede.

Il Templare arrossì di colpo, probabilmente cercando di trovare una risposta coerente, ma l'elfo lo superò senza degnarlo di una seconda occhiata. Aveva perso troppo tempo e Jowan e Lily lo stavano aspettando.


 

Andò velocemente da Owain, l'adepto della Calma che si occupava del magazzino, e prese la verga di fuoco, il tutto cercando di non guardare il simbolo del sole della Chiesa marchiato a fuoco sulla sua fronte, il tratto distintivo di tutti gli Adepti della Calma così come le loro vesti grige e la loro assoluta incapacità di provare emozioni.

Non poteva sopportare il pensiero che i templari potessero ridurre così qualsiasi mago, che potessero togliere loro ogni scintilla di vita. Avrebbe tanto voluto farla pagare a tutti quelli che si divertivano ad usare il rito come minaccia per poter fare quel che volevano a ciascuno di loro senza rischiare di essere denunciati. E pensare che Jowan stava rischiando di diventare così era una motivazione più che sufficiente per spingerlo a rischiare la pelle con quell'assurdo piano, anche se non poteva negare che ancora gli bruciasse il fatto che il suo migliore amico volesse lasciare lui, Neria e Solona dentro quella gigantesca gabbia.

 

E parlargli non sarebbe nemmeno servito: aveva occhi e orecchie solo per Lily, quindi qualunque cosa gli avessero detto, non l’avrebbe nemmeno ascoltato.

Ma cercò di non pensarci troppo una volta tornato nella cappella, dove mostrò ai suoi “complici” la verga di fuoco.

 

《Ci sei riuscito!》 Esultò Jowan.

《Ho solo dovuto ammazzare una dozzina si ragni giganti.》 Commentò Iselen con un mezzo sorriso, prima di tornare serio.

Stavano per infrangere tutte le regole del Circolo: se Gregoir e i suoi li avessero scoperti, sarebbero morti tutti quanti e lui non aveva intenzione di andare all'altro mondo per mano di un templare.

《Andiamo allora. Molto presto saremo liberi.》 Disse l'iniziata, avviandosi con loro verso le porte dei sotterranei, dove si trovava la stanza dei filatteri.


 

**


 

Appena varcarono la soglia che portava alle cantine, Jowan tirò un sospiro di sollievo e Iselen fece altrettanto. Quantomeno lì sotto avrebbero dovuto essere al sicuro dai Templari e i loro sguardi, però stavano perdendo troppo tempo. Avevano impiegato quasi un'ora per arrivare là sotto pur di riuscire ad evitarli.

《Andiamo. Non c'è tempo da perdere.》 Disse l'elfo, sentendo già il mana muoversi attraverso le dita nel caso fosse scattata qualche trappola, pronto a trasformarlo in lame di ghiaccio o spuntoni di roccia per trapassare qualsiasi nemico si fosse presentato.

Ma invece si ritrovò davanti una porta, piuttosto ampia e pesante, ma non sembrava avere nulla di speciale.


 

《La Chiesa chiama questo ingresso la “Porta della Vittima”. È formata da duecentosettantasette tavole, una per ognuno dei primi templari. È un modo per ricordare i pericoli rappresentati da chi è maledetto dalla magia.》 Spiegò l'Iniziata con aria saputa.

Iselen su limitò ad aggrottare le sopracciglia. Questa storia della “Maledizione" gliel'avevano ripetuta da quando aveva cinque anni e aveva scoperto I suoi poteri. Preti e Templari gli avevano detto che la sua magia era una punizione del Creatore e che avrebbe dovuto sopportare quel fardello per una vita intera. E se da piccolo ci aveva stupidamente creduto, sentendosi un mostro, ora non sentiva altro che orgoglio verso le proprie capacità. Aveva dedicato la sua vita a diventare un guaritore spirituale, una delle branche della magia più complicate, e aveva imparato a guarire anche le ferite e le fratture peggiori. Per una cosa del genere, lui nutriva solo orgoglio.


 

《Come la possiamo aprire?》 Chiese Jowan, guardandosi nervoso intorno e cercando di sentire se qualcuno si avvicinava.

《Prima, la parola d'accesso. L'ho ottenuta da un templare che ha recentemente accompagnato un mago nei sotterranei.》

 

《E non ha sospettato che avessi un secondo fine?》 Chiese Iselen dubbioso, incrociando le braccia.

《Siamo amici, abbiamo chiacchierato più di una volta. È abbastanza giovane ed è un bravissimo ragazzo.》 Rispose l'altra.

《Va bene, ma per favore facciamo in fretta. Più tempo stiamo qui, più possibilità ci sono di essere scoperti.》 Li sollecitò l'elfo, guardandosi intorno con aria circospetta. Forse erano quei corridoi tanto angusti a metterlo in agitazione, ma voleva arrivare alla stanza dei filatteri e farla finita. soprattutto perchè sentire che quella ragazza aveva approfittato della fiducia di qualcun altro per fuggire non faceva altro che alimentare la sua convinzione che stesse solo sfruttando Jowan per sbarazzarsi dei suoi obblighi verso la Chiesa.

 

Lily annuì e si rivolse verso la porta. 《Spada del Creatore, Lacrime dell'Oblio.》 Pronunciò e qualcosa sembrò scattare, segno che la parola d'accesso aveva funzionato. 《Ora, deve sentire il tocco del mana. Andrà bene qualsiasi magia, ma facciamo in fretta.》

I due maghi sorrisero complici e puntarono le mani sulla porta, che si spalancò con un lampo di luce e tutti e tre passarono attraverso.


 

《Iselen… va tutto bene?》 Domandò Jowan, mentre avanzavano davanti a Lily per proteggerla in caso di pericolo. Il suo amico gli sembrava teso, lo poteva capire perché si stava torcendo la treccia. Lo faceva solo quando era molto stressato o preoccupato. O quando leggeva un libro molto appassionante.

《Sono solo nervoso per tutta questa situazione. E vorrei che Solona e Neria fossero qui con noi. Con il loro aiuto saremmo già passati attraverso questo sotterraneo. E magari saremmo potuti fuggire tutti insieme.》 Disse, il tono vagamente velenoso.

 

L'altro abbassò gli occhi. 《Mi dispiace. So che abbiamo sempre sognato di fuggire tutti e quattro insieme, ma è stata… una sorpresa. Avrei voluto parlarvene prima, ma non sapevo che Lily sarebbe rimasta con me e non volevo coinvolgervi in un piano improvvisato così su due piedi.》

Iselen gli rivolse uno sguardo glaciale, quel piano era improvvisato anche adesso, ma poi gli poggiò una mano sulla spalla. 《Ascolta, non mi ha fatto piacere sapere che vuoi lasciarci qui, ma non permetterò a nessuno di farti del male. Specialmente non a Gregoir e ai suoi. E magari un giorno riusciremo a fuggire tutti e ci rivedremo. Lo sai che potrai sempre contare su di me.》


 

Il suo amico sorrise leggermente. Iselen sotto sotto era generoso come pochi: sembrava sempre così freddo e distaccato, ma in realtà non aveva mai conosciuto una persona più gentile di lui. Ma la tenue aria di allegria che avevano ricreato si spense quando incontrarono la seconda porta: stavolta non c'erano parole di accesso o riti da eseguire, ma nulla sembrava in grado di aprirla. Anche la Verga di Fuoco si era rivelata inutile: il fascio di fiamme aveva colpito la maniglia ed era svanito senza fare nulla.

《Abbiamo bisogno di un piano alternativo.》 Commentò l'elfo con la sua solita aria gelida, guardandosi intorno, mentre Jowan muoveva le mani con aria preoccupata.

《Iselen, hai notato? Qui non si può usare la magia.》

《Cosa?》 Chiese lui, muovendo le dita per creare dei cristalli di ghiaccio, ma non accadde nulla. Il mana non riusciva a prendere una forma concreta e capì il perché non appena osservò la porta più da vicino.

Era coperta di rune di Lyrium, chiaramente opera dei Templari, e sembravano sortire lo stesso delle loro aure antimagia: annullavano ogni tipo di incantesimo nelle vicinanze.


 

《È vero. Siamo senza poteri.》 Commentò, cercando di non mostrare quando questo lo facesse sentire messo a nudo e indifeso.

《E allora che cosa facciamo?! Senza magia siamo senza difese. Ecco perché Irving e Gregoir usano semplici chiavi quando scendono quaggiù. Siamo perduti!》 Gemette Lily, guardandosi intorno preoccupata e pallida come un lenzuolo.

 

L'elfo si trattenne dell’alzare gli occhi al cielo. 《Non è questo il momento di farsi prendere dal panico. Guardate.》 Disse indicando una porta alla fine del corridoio sulla destra. 《Quella porta dovrà pur condurre da qualche parte.》

《Ne sei certo Iselen? Potrebbe andare ovunque tranne che nella stanza dei Filatteri.》 Disse Jowan con aria spaventata.

《A questo punto siamo andati troppo in là per fermarci.》 Disse lui, andando avanti e brandendo la verga in mano. Probabilmente l'idea più sicura sarebbe stata tornare indietro, ma rinunciare adesso sarebbe stata una condanna per tutti loro.


 

Quella serratura si sciolse come burro e la porta si aprì subito dopo, dando su un altro corridoio, un po' più largo, in cui si potevano vedere varie librerie distrutte nelle alcove, libri stracciati o bruciati per terra, i mobili sfondati e coperti di ragnatele. Sembrava che ci fosse stato uno scontro lì dentro, o che qualcuno avesse distrutto tutto di proposito.

I tre guardarono curiosi quel disastro, ma un inquietante cigolio li fece girare di scatto, giusto in tempo per vedere quella che sembrava un'armatura viva menare una gigantesca spada a due mani contro di loro.

 

Iselen reagì in un secondo. Una spessa barriera luminosa li avvolse tutti e tre, parando il colpo, mentre Jowan evocava un proiettile elettrico che mandò in mille pezzi l'armatura con un sonoro clangore.

《Ce ne saranno altri. State attenti.》 Disse l'elfo, scambiandosi uno sguardo di intesa con il moro, entrambi con le mani alzate e pronti a ridurre in cenere qualsiasi nemico gli si fosse parato davanti.

E infatti non tardarono ad arrivare: una mezza dozzina di armature gli corse incontro, impugnando spade, Spadoni, lance, asce e martelli, però i due maghi non si fecero impressionare.

Una spessa coltre di ghiaccio si propagò dalle mani dell'elfo, avvolgendo l'armatura che aveva provato ad attaccarlo in arabeschi gelati che la ridussero a niente più che schegge di metallo insieme al suo spadone, mentre il suo amico ne mandava in pezzi un’altra con una intensa scarica elettrica in pieno petto.

Le quattro armature rimanenti cercarono subito di far avanti tutte insieme, ma Iselen poggiò la mano sul pavimento e la pietra di cui era composto obbedì al suo volere, diventando molle come sabbie mobili, fagocitandoli abbastanza da permettere al suo amico di finirli con l'ennesimo fulmine.


 

《Almeno è un viaggio eccitante.》 Provò a scherzare il mago più alto, anche se Lily non rise affatto.

《Andiamocene via di qui. Queste cose sono risultati della magia, non sono figli del Creatore.》 Disse, guardando le armature con gli occhi sbarrati come se fossero chissà quale mostruosità, nonostante fosse la sola a pensarla così.

Anzi, se avesse avuto il tempo, Iselen non sarebbe stato dispiaciuto se avesse potuto dare un’occhiata a quale Runa o incantamento permetteva a delle armature vuote di muoversi e combattere come esseri viventi: era una magia di altissimo livello, chissà chi le aveva incise. Ma si impose di rimanere concentrato. Per quanto tutto in quel sotterraneo gli facesse venire voglia di fermarsi a studiare, C'era in ballo la loro vita.


 

**


 

Dovettero abbattere giusto qualche altra guardia, tutte ridotte a ferraglia dal suo ghiaccio e dai fulmini di Jowan, ma appena girato l’ultimo angolo si ritrovarono in una gigantesca stanza strapiena di libri, mappe, lenti, sfere armillari, cristalli e artefatti di vario genere su delle grosse librerie di legno.

Ad entrambi i maghi brillarono gli occhi davanti a quello spettacolo. Loro due, Neria e Solona Erano vissuti tra i libri magici per tutta la vita, divorando tomi su tomi, ma quella sezione era strapiena di volumi che non avevano mai visto, custodi di chissà quali formule e rituali antichi. E una cosa che li aveva sempre uniti tutti e quattro era l'estremo interesse per tutte le conoscenze magiche, come dimostravano le ore passate in biblioteca a divorare ogni tipo di contenuti, anche quelli non esattamente approvati dalla Chiesa. Era lì che si trovavano le formule e gli incantesimi più importanti e potenti.

 

E dai titoli che c’erano su quegli scaffali, si potevano distinguere persino dei volumi che provenivano dal famigerato Tevinter, la terra del Nord in cui erano i maghi a regnare e che veniva usata come esempio di corruzione per la popolazione del Sud del Thedas.

Molte volte da ragazzini loro due e le loro amiche avevano fantasticato di vivere lì, nella Terra dove la loro magia non sarebbe stata un marchio di inferiorità, ma di superiorità, dove avrebbero potuto imparare tutto ciò che la Chiesa e I Templari tenevano nascosto, ricevendo un giorno il titolo di Magistri ed entrando nella loro nobiltà fatta di intrighi e magia. Anche se Iselen e Neria non si erano mai fatti illusioni. L’elfo sapeva di essere il miglior guaritore tra gli allievi del Circolo, probabilmente il migliore in generale, ma la loro specie nel Tevinter non era trattata con gentilezza, maghi o no. Erano semplicemente Schiavi senza volto e facilmente sostituibili. Probabilmente solo Solona sarebbe riuscita a diventare una magistra se davvero fosse andata lì, ma ciò non toglieva il fatto che quei libri erano pieni di segreti che lui e Jowan avrebbero voluto imparare.

E Probabilmente, Se solo avessero potuto, avrebbero trascorso lì dentro mesi a studiarli, divorando pagine su pagine, ma Lily li riportò bruscamente alla realtà.

 

 

《Per favore non toccate quei libri, potrebbe essere pericoloso. Se sono stati nascosti qui sotto ci sarà senza alcun dubbio una ragione.》 Disse, la voce sempre più stridula a causa del nervoso.

《Probabilmente li hanno messi qui perché nessuno voleva che si venisse sapere che nel prestigioso Circolo del Ferelden vengono conservati dei libri del Tevinter.》 Commentò Iselen senza battere Ciglio, mentre la ragazza impallidiva solo a sentire il nome.

 

Lui però non la degnò di uno sguardo, la sua attenzione calamitata da un luccichio dentro un armadio. Andò ad aprirlo e dentro ci trovò un set di cinque bastoni magici finemente intarsiati.

《Jowan, vieni a vedere.》 Disse, prendendone uno di legno chiaro che terminava con una grossa sfera azzurra e dalla lunga lama alla base, muovendolo nell'aria e facendo abbassare drasticamente la temperatura nella stanza.

Il suo amico prese quello accanto, un bastone di legno ritorto attorno ad una gemma violacea, gli occhi brillanti di eccitazione all'idea di tenere tra le mani un vero bastone incantato per la prima volta.

Era infatti proibito a tutti gli apprendisti e maghi di portare bastoni nei corridoi, solo gli Incantatori Anziani potevano farlo liberamente senza temere conseguenze, ma in una situazione come la loro avere delle armi era sempre una buona idea. E poi, avevano già violato ogni regola del Circolo, un'altra non avrebbe fatto molta differenza.

 

Lily intanto, sempre più simile ad un pesce fuor d'acqua, si soffermò a guardare una bizzarra statua dalle fattezze canine che puntava contro una parete. 《Cosa è questa?》 Chiese.

《Dovrebbe essere un altro cimelio del Tevinter. Credo che queste statue venissero utilizzate per catalizzare e potenziare la magia.》 Rispose Jowan, osservandola da vicino.

 

《Perché mai ci saranno tanti manufatti del Tevinter qui?》 Si chiese l’iniziata, mentre Iselen osservava la statua con aria pensosa.

《Ehi Jowan, aiutami a spostare quella libreria, ho un'idea.》 Disse, posizionandosi dietro la statua con la verga di fuoco in mano appena ebbero spostato il mobile.

 

L’elfo la puntò contro la statua, che assorbì la fiamma ed emise subito dopo un raggio che abbatté la parete con uno scoppio assordante e sollevando un polverone tremendo.

《Muoviamoci presto. Qualcuno avrà sicuramente sentito il rumore.》 Disse Iselen, attraversando la parete e trovandosi in una gigantesca stanza con mensole e mensole stracolme di fiale rosse.

《La stanza dei filatteri!》 Esclamò Jowan emozionato, iniziando subito a cercare il proprio insieme a Lily in mezzo alle decine di filatteri lì presenti. Fortunatamente non erano troppe come avevano pensato all’inizio.

 

 

Vennero fuori altre armature animate durante la loro ricerca, ma ai due maghi bastò un colpo dei loro nuovi bastoni per ridurle a ferraglia contorta e tornare alla ricerca sempre più impaziente, fino a quando Iselen non notò una fialetta col nome dell'amico scritto sopra su un tavolo un po' lontano rispetto alle altre mensole.

《Jowan vieni! È qui!》 Disse vittorioso, prendendolo tra le dita, mentre l'altro mago accorreva con i occhi brillanti di gioia, strappandogli di mano la fialetta e mandandola in mille pezzi sul pavimento.

《Sono libero. Sono libero!》 Esclamò lui con le lacrime agli occhi, talmente contento che anche l’elfo gli mostrò un piccolo sorriso. L'idea che almeno uno di loro fosse a un passo dalla libertà gli scaldava il cuore, specie davanti a quella scena.


 

《Sono molto contento per te Jowan. Vorrei solo poter distruggere anche il mio.》 Disse, pensando a come il suo filatterio fosse già nella capitale e ben fuori dalla sua portata, come quelli di tutti i maghi che avevano superato il Tormento. Con quello, qualsiasi templare avrebbe potuto trovarlo e riportarlo al Circolo se fosse fuggito.

《Ah, sono sicuro che potresti sbarazzarti di tutti i Templari che ti daranno la caccia. Tu, Solona e Neria siete tutti più bravi di me con la magia e anche più svegli, sono sicuro che ve la cavereste benissimo.》 Rispose convinto l'amico. Ed era vero. Iselen e Solona Erano i migliori maghi che avesse mai visto: erano gli apprendisti personali di Irving e più dotati nella magia di chiunque altro alla Torre. Lui un talento simile poteva solo sognarlo.

 

Iselen voleva rispondere, ma Lily lo interruppe. 《Per favore, andiamo. Non ne posso più di questo posto.》

L'elfo avrebbe voluto gelarla in quel preciso istante, ma la ignorò, troppo contento per Jowan, che salì le scale quasi di corsa verso l'uscita. Solo che appena aprì la porta, il suo sorriso si trasformò in una smorfia di paura quando vide un manipolo di Templari in armatura e con le spade sguainate pronti ad attenderli, con Gregoir ed Irving in testa e con Neria e Solona proprio dietro di loro.

 

 

I due maghi guardarono le loro amiche con la stessa espressione sorpresa che loro gli stavano rivolgendo, ma il Comandante dei Templari attirò la loro attenzione. 《Allora è vero. Un'iniziata in combutta con un mago del sangue. Sono molto deluso, Lily.》 Avvicinandosi, sovrastandola con la sua imponente figura.

Jowan si mise subito di fronte alla ragazza per proteggerla, ma il Comandante gli rivolse un'occhiata di puro disgusto. 《Sembra spaventata, ma in pieno possesso della propria mente. Non è manipolata dalla magia del mago del sangue, quindi.》 Continuò, voltandosi poi di nuovo verso Irving. 《Avevi ragione, Irving. Questa iniziata ci ha tradito. La Chiesa la punirà in maniera esemplare.》

 

Il suo sguardo si posò poi su Iselen, che aveva già la mano ben stretta intorno al bastone, pronto a difendersi. 《E questo elfo, Incantatore da poche ore e già si fa beffe delle regole del Circolo!》

《Non è colpa sua!》 Intervenne Jowan. 《È stata una mia idea! Non punite Iselen! L'ho coinvolto io!》

《Jowan, no.》 Lo zittì il più giovane. Era grato all'amico per aver cercato di difenderlo, ma dopotutto la colpa era di tutti.

E se dovevano combattere per uscire da lì, sarebbero passati sui cadaveri di Gregoir e dei suoi Templari, su quello di Irving e tutti gli altri che avrebbero provato a fermarli. E sapeva che Neria e Solona li avrebbero aiutati: poteva già vedere una grossa sfera di fiamme ardere sul palmo della maga dai capelli rossi, apparentemente puntata su di loro, ma in realtà diretta alla schiena di Gregoir.
 

 

Lui, paonazzo di rabbia e ignaro della minaccia, continuò a latrare. 《Come comandante dell'Ordine dei Templari, condanno questo schifoso mago del sangue a morte.》 Portò la mano sinistra dietro le spalle, ad afferrare l'elsa dello spadone ben saldo sulla schiena. 《E questa iniziata che si è presa gioco della Chiesa sarà mandata ad Aeonar.》

Lily divenne bianca come un lenzuolo, gli occhi lucidi mentre vedeva vari Templari avvicinarsi. 《La... la prigione dei maghi! No, vi prego, no!》

 

《No! Non vi permetterò di toccarla!》 Urlò Jowan, estraendo una piccola lama scintillante dalla veste e calandola sul proprio palmo. E quello che successe dopo fu il caos. La temperatura nella stanza crollò e il Velo, la barriera tra il mondo reale e l’Oblio, si assottigliò drasticamente, mentre decine e decine di tentacoli rossastri si sollevavano attorno a Jowan, travolgendo Irving, Gregoir e tutti i templari presenti, tramortendoli sul colpo e lasciando Iselen, Neria e Solona a bocca aperta.

Ma la più sconvolta di tutti era Lily. 《Magia… magia del sangue. Avevi… avevi detto di non aver mai…》

 

Jowan si girò, gli occhi sbarrati e lucidi e la fronte madida di sudore. 《Si… ammetto di aver usato la magia del sangue. Pensavo che mi avrebbe reso più potente, ma… ti giuro che smetterò. Rinuncerò a tutta la mia magia per te Lily, ti prego vieni via.》

Iselen vide chiaramente la ragazza farsi indietro, l'espressione disgustata, mentre gli occhi di Jowan diventavano licidi. 《Io… non so chi tu sia, mago del sangue. Stammi lontano.》

Ormai lacrimoni enormi scendevano lungo il volto dell'uomo, che si girò a guardare i suoi amici uno dopo l'altro, mentre i Templari iniziavano a riprendere conoscenza.
 

Solona fu la prima ad accorgersene e non esitò ad agire. 《Jowan, scappa via di qui presto!》 Lo esortò, mentre lui la fissava sbigottito.

《Ragazzi… non siete…?》

《Non sappiamo nemmeno cosa dirti ora.》 Gli rispose Neria, anche lei con gli occhi lucidi. 《Ma va via di qui prima che si sveglino o morirai!》


 

Il giovane rivolse ad Iselen un ultimo sguardo pieno di rimpianto e disperazione e poi guardò Lily piangere, ma non esitò più; corse via attraverso le enormi porte poco distanti proprio mentre gli uomini Gregoir iniziavano a svegliarsi, guardandosi intorno confusi.

Il Comandante fu il primo a riprendersi dallo sgomento, ma appena vide l'elfo dalla pelle scura, rilasciò una delle sue micidiali aure Antimagia e i suoi sgherri fecero altrettanto, facendo venire una forte nausea a tutti i maghi attorno a lui, rivoltando i loro stomaci e privandoli temporaneamente dei loro poteri.

 

Il più giovane strinse forte il bastone, tentando di rimanere in piedi, sentendo solo la sequela di insulti vomitati da Solona prima che la mano dell'uomo si chiudesse intorno al colletto della sua veste. 《Ti sei preso gioco di tutte le leggi del Circolo. Hai aiutato un mago del sangue a fuggire e distruggere il suo filatterio, probabilmente con l'aiuto delle tue amiche qui dietro. Che cosa hai da dire a tua discolpa!?》

L’altro lo guardò dritto negli occhi, ignorando il senso di nausea che sentiva e tirando fuori tutto il suo coraggio e la rabbia covata per anni.  《Non avrei mai permesso ad uno di voi bruti in armatura di ridurre il mio amico ad un guscio vuoto. Voi Templari ci trattate come se fossimo dei mostri fin da bambini. Abusate di noi, ci picchiate, minacciate e se un mago vuole provare ad avere un discorso civile con voi, lo riducete ad un involucro senza pensiero proprio! Mago del sangue o no, sono felice di averlo aiutato e lo rifarei. Puoi punirmi come ti pare. Ma sappi che Neria e Solona non sapevano nulla, quindi non osare toccarle con quelle mani luride!》

 

Gregoir era talmente rosso di rabbia da somigliare ad un pomodoro, una grossa vena pulsava sulla sua tempia. Lo lasciò andare malamente e Sembravapronto a trapassarlo con il suo spadone, ma una spada e un pugnale si intromisero veloci tra di loro, mentre Duncan atterrata a passo di danza davanti a Gregoir, la sua divisa blu coi Grifoni sul pettorale bene in vista.

《Aspettate un attimo per favore.》 Disse lui, col il suo classico tono Pacato, come se non stesse impedendo una vera e propria esecuzione.

《Questa faccenda non ti riguarda, Custode. Questo elfo ha infangato il Circolo aiutando un mago del sangue a fuggire e distruggere il suo filatterio. È un crimine contro tutta la Chiesa ed il Creatore stesso. Noi non possiamo permettergli di andare impunito!》

 

《Dove voi vedete un traditore, io vedo un giovane dal grande talento che ha continuato a difendere i propri amici anche davanti alla morte. Sono venuto qui cercando una Recluta che si unisca ai custodi grigi e l'ho trovata. Perciò, invoco il diritto della Coscrizione su questo ragazzo. Mi prenderò io la responsabilità di quanto è accaduto e lo porterò con me ad Ostagar per combattere la prole oscura al fianco del Re.》

Iselen sgranò gli occhi a quelle parole, mentre Gregoir sembrava seriamente sul punto di avere una crisi isterica, rimettendosi a blaterare chissà che sciocchezze su tradimenti e sul “premiare un criminale". Ma non ci fece caso perché Solona e Neria lo travolsero in un abbraccio spacca ossa.

《Tu e Jowan siete stati davvero due stronzi a non dirci nulla. Quando sono venuti a Chiamarci siamo morte di paura. Temevo che vi avrebbero ucciso! O peggio!》 Lo riprese bonariamente la prima con gli occhi lucidi, tenendolo stretto a sé.

《Non sai quanto eravamo preoccupate per voi! Volevamo cercare una maniera per aiutarvi, ma con Gregoir vicino non potevamo fare nulla. E adesso andrai via di qui! È fantastico!》 Aggiunse la seconda, anche lei commossa, mentre l'elfo le accarezzava la testa e stringeva l'altra ragazza con un braccio.
 

《Grazie ragazze. Io… non so nemmeno cosa dire. Uscirò davvero di qui!?》 Chiese ancora senza crederci al custode, che annuì con una risatina.

《Si. Però dobbiamo partire ora purtroppo. Quindi ti consiglio di salutare le tue amiche, finché puoi.》 Disse, accennando alle due ragazze, che Iselen strinse di nuovo a sé.

《Non è un addio, ve lo prometto. Un giorno tornerò qui e vi porterò entrambe via da questa gabbia, e vivremo la vita libera che abbiamo sempre sognato. Tenete duro fino ad allora》 Sussurrò, per poi avviarsi verso l'uscita accanto a Duncan senza nemmeno degnare di uno sguardo Irving e Gregoir.
 

E appena varcata la soglia, sentì l'aria fredda del Ferelden pungergli le guance per la prima volta in quindici anni e un vero sorriso entusiasta si aprì sul suo volto mentre si girava verso Duncan. Era Libero. Dopo così tanti anni era libero finalmente! Poteva sentire l'aria esterna, i suoi profumi, visitare luoghi che fino ad allora aveva solo sognato!

《Ora dove andiamo?!》 Chiese, cercando di contenersi.

《Andremo nella foresta di Brecilian prima di unirci alle forze del re. Devo incontrare una mia vecchia conoscenza.》

 

 

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Capitolo 2
*** Il Cacciatore ***


Tre umani correvano terrorizzati attraverso la fitta foresta di Brecilian, inciampando tra le radici degli enormi alberi e impigliandosi capelli e vestiti tra i lunghi rami frondosi e carichi di foglie. Avevano il fiato corto e gli occhi sbarrati, non sapevano nemmeno dove stavano andando, ma sapevano di essere inseguiti da Due ombre agili e veloci dagli occhi scintillanti simili a quelli di un gatto,  che facevano più paura di qualunque animale.

Uno di loro svoltò bruscamente verso sinistra, ma crollò a terra sul terreno coperto di muschio. E quando i suoi compagni si chinarono per aiutarlo a rialzarsi, si ritrovarono davanti le punte di due frecce che lo fece impallidire di paura.

 

I proprietari degli archi erano due elfi dai capelli biondi e abbronzati, entrambi dai lineamenti dolci e le lunghe orecchie appuntite: quello a destra aveva i capelli corti, grandi occhi celesti e uno strano tatuaggio azzurro che andava dalla punta del naso fino alla fronte, diramandosi come i rami di un albero.

Quello a sinistra era leggermente più alto e i lunghi capelli mossi scendevano oltre metà della schiena, I suoi occhi erano verdi e aveva un tatuaggio dello stesso colore sulla fronte che ricordava vagamente le corna degli halla, creature simili a cervi che vivevano nella foresta.

 

I tre uomini tremavano di paura; quelli erano elfi dalish, selvaggi nomadi che vivevano nella foresta lontani dalla civiltà umana, veneratori di culti pagani e intorno ai quali ruotava ogni genere di storia: che potevano mutare in animali e mimetizzarsi nei boschi per poi saltare fuori e uccidere qualsiasi umano abbastanza incauto da avvicinarsi ai loro campi.

Quello con i capelli corti esibì un sorrisetto Beffardo. 《Che cosa ci fate qui, shem? Non siete un po' lontani da casa?》

《Già. Credo che non dovreste spingervi tanto a fondo nella foresta, potreste incontrare elfi cattivi.》 Li sbeffeggiò l'altro.

 

《Che cosa volete da noi, elfi!? Non vi abbiamo fatto nulla! Neanche sapevamo che questa foresta fosse vostra!》 Disse il più grosso degli uomini, l’unico abbastanza coraggioso o stupido da parlare con una freccia puntata contro.

《La foresta non è nostra, shem. Voi banditi vi siete semplicemente avvicinati al nostro campo.》 Lo interruppe l’elfo più basso.

《Che ci fate qui esattamente?》 Chiese invece il suo compagno. 《Sono curioso.》

 

L'uomo si tirò in piedi con aria baldanzosa. 《Noi… noi abbiamo trovato una caverna, poco più ad ovest di qui. È enorme ed è piena di rovine e strane statue. Guardate voi stessi.》 Disse, allungando una strana tavoletta di pietra coperta di incisioni all'elfo dai capelli corti.

《Questo… non è possibile, questo sarebbe elfico scritto?! 》 Si chiese lui rimirandola ad occhi sbarrati, mentre il suo compagno teneva gli umani sotto tiro.

《E ce ne sono molte altre da dove è arrivata quella. Volevamo sapere se… avessero un valore.》  Disse uno di loro, pallido come un cencio.

 

《Siete solo volgari ladri allora, piuttosto che veri banditi.》 Li squadrò l'elfo dai capelli lunghi. 《Però… potrebbe esserci qualcosa di davvero interessante in questa fantomatica caverna, Tamlen.》

《Concordo, vale la pena andare a controllare. Ma prima… che cosa ne facciamo di loro, Runaan?》

 

Il suo migliore amico scrollò le spalle. 《Se li lasciamo andare, torneranno qui per cacciarci dalla foresta.》 Disse, lasciando andare la freccia, che si piantò nella gola dell'umano in piedi.

Quello crollò lungo disteso con un gorgoglio disgustoso, il sangue che gli colava dalla bocca e i suoi compari corsero subito via, urlando come pazzi e gli occhi sbarrati per la paura, ma una freccia di Tamlen ne trafisse uno nella schiena, e l'ultimo fu abbattuto da Runaan con un dardo nella nuca.

 

 

《E anche questa faccenda è sistemata.》 Disse lui, un sorriso sornione a ornargli il bel viso dai tratti gentili.

《Già. Però, secondo me quelle sulla caverna non erano sciocchezze. Questa devono sicuramente averla presa da qualche rovina. Potremmo trovare qualcosa di davvero importante!》 Disse il suo compagno, mostrandogli la tavoletta di pietra.

 

L’altro annuì, rigirandosela tra le mani. 《Dovremmo portarla alla Guardiana. Sono sicuro che lei potrà capirci più di noi.》

《Ma dai, hai paura di andare da soli? Il grande Runaan Mahariel, erede della più grande cacciatrice del nostro Clan e del suo Precedente Guardiano, che se la fa sotto all'idea di una caverna buia?》 Lo prese in giro il suo presunto migliore amico.

 

L'altro gli scoccò un’occhiata seccata, nonostante anche lui si stesse mettendo a ridere. 《Giuro che se ci mettiamo di nuovo nei guai, stavolta toccherà a te raccontare tutto alla guardiana. Dopo quello che abbiamo combinato ad Ineria l'ultima volta, ci ha spediti entrambi a spalare sterco di Halla.》

Tamlen si mise a ridere, ripensando alla faccia furibonda che l’anziana maga aveva quella volta, mentre entrambi si avviavano nella direzione indicata dagli umani. La foresta lì era profonda, fitta e più silenziosa del solito, gli enormi tronchi secolari avvolti da grossi rovi spinosi e proprio dietro un gruppo di essi si trovava l'entrata della caverna, scavata in una grande parete di roccia, e a vederla sembrava decisamente profonda.

 

 

I due Dalish si fermarono di fronte all'entrata, guardando curiosamente i resti di quelle che un tempo erano state colonne e forse anche pareti e pavimento che la circondavano, ora avvolti da rovi e insediati dalle erbacce.

《Non avevo mai visto questo posto. Non ci siamo mai avventurati così nel profondo della foresta.》 Disse Tamlen, gli occhi che brillavano curiosi. 《Ci credi? Potremmo trovare una vera rovina elfica piena di reliquie praticamente a due passi dall'accampamento!》

Runaan annuì, anche lui curioso, ma non altrettanto sicuro. C'era qualcosa in quel posto… qualcosa che gli stava facendo scendere dei seccanti brividi lungo la schiena. 《Io credo che dovremmo tornare all’accampamento, almeno per chiedere a Merrill e Fenarel di venire con noi. Questo posto ha qualcosa che non mi piace.》

《Oh avanti! Se ti chiedi che cosa ha spaventato quegli umani oltre a noi due, probabilmente era un lupo o un orso. Non mi dirai che basta seriamente così poco a spaventarti! Siamo cacciatori ora, adulti. Abbiamo i nostri vallaslin, abbiamo completato i rituali e abbiamo ottenuto i nostri archi. E poi, insieme siamo capaci di ammazzare qualunque bestia.》 Disse, un sorriso sicuro in faccia mentre indicava i loro tatuaggi e le loro armi.

Runaan alzò gli occhi al cielo, ma sapeva benissimo di essere curioso tanto quanto Tamlen all'idea di scoprire chissà quale antichissimo reperto elfico. E poi, conosceva benissimo il suo migliore amico: sarebbe entrato lì dentro anche da solo, facendosi probabilmente ammazzare, quindi tanto valeva accompagnarlo.

 

 

Si addentrarono nella caverna con gli archi pronti, il terreno coperto di muschio sotto i loro piedi nudi che lasciava il posto a una specie di pavimento di pietra porosa e rovinata. E le pareti di roccia irregolare furono presto sostituite da delle vere e proprie pareti dall'aria antica, crollate in più punti, ma ancora abbastanza resistenti da sorreggere il soffitto a volta.

Nessuno dei due aveva mai visto nulla di simile: il loro Clan durante i loro continui spostamenti si era imbattuto più volte in antiche rovine, vecchie di chissà quanti secoli, unico ricordo di quando ancora gli elfi erano un fiorente impero prima di essere sconfitti dagli umani, ma nessuna di esse era così ben conservata. Lungo le pareti si potevano vedere dei vecchi affreschi, troppo rovinati e coperti di ragnatele per capire cosa rappresentassero, ma di sicuro nei secoli precedenti dovevano essere stati magnifici e la struttura era ancora solida, non ancora intaccata dell’avanzare delle radici degli alberi che crescevano intorno o sopra la caverna.

《Questo posto è incredibile.》 Ammise finalmente Runaan, il naso rivolto in su verso il soffitto, ricevendo un sorriso gongolante da parte di Tamlen, eppure non si sentiva tranquillo. Quel posto era impressionante,  certo, ma c’era qualcosa di sinistro che gli stava facendo venir voglia di trascinare via il compagno di forza e tornare immediatamente al campo.

E questo per lui era strano. Normalmente era il tipo che si buttava a capofitto nelle situazioni più spericolate senza pensarci nemmeno un secondo, però quel posto lo metteva a disagio. Si sentiva quasi… osservato?

 

Ma un rumore simile ad un sibilo li riportò bruscamente alla realtà, mentre un gruppo di creature a dir poco disgustose li attaccava a sorpresa: Ragni più grossi di una mucca scesero da un grosso buco nel soffitto, le enormi zampe pelose che si muovevano a scatti e le mandibole che grondavano veleno.

Immediatamente Runaan scoccò una freccia verso una delle bestiacce, centrandolo sul brutto muso, ma quello reagì sputando quel suo maledetto acido, mancandolo per un pelo, ma altri tre provarono a saltargli addosso.

L'elfo si spostò per un pelo, lasciando perdere l'arco e tirando fuori i lunghi Pugnali da caccia che teneva alla cintura. Quelle bestiacce gli furono addosso in un attimo, ma lui ne ammazzò uno, ficcandogli le lame alla base del cranio e strappando legamenti e ossa, e si lanciò verso il secondo.

Fu Tamlen a finirlo, piantandogli una seconda freccia dritta in uno di quei disgustosi occhi neri e poi entrambi si avventarono sugli altri due ragni rimasti. Neanche a dirlo, una volta finito erano entrambi coperti di sangue e veleno di ragno e ovviamente i loro vestiti erano già impregnati di quell'odore pestilenziale.

 

《Oh beh, poteva andare peggio.》 Scherzò l’elfo più basso.

《Ah si!? E come!?》 Chiese il suo migliore amico, riprendendo il suo arco. 《Fenehidis Lasa! Puzzeremo per settimane. E Questi cosi disgustosi probabilmente hanno un nido gigante da queste parti dove noi faremo da merenda se non stiamo attenti.》

 

《Beh, non ci hanno ancora avuti come merenda. Significa che i Numi ci proteggono, Lethallin.》 Rise l’altro, facendogli venire voglia di dargli un pugno.

Peccato che poi la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro: la statua proprio in fondo al corridoio. Prima non ci aveva fatto troppo caso, impegnato com'era a non finire come uno spuntino per ragni, ma ora che la guardava meglio, era senza dubbio di fattura elfica. Rappresentava una figura probabilmente maschile, vestita con una lunghissima tunica di pietra e teneva in mano una lunga lancia: sembrava un cacciatore pronto a colpire.

《Falon'Din! Tamlen… hai visto?》 Chiese Runaan al suo amico.

Lui annuì. 《Si, ma che ci fa qui la statua di uno dei nostro Numi? A quanto ho letto sui libri della guardiana, queste statue venivano edificate per rendere loro omaggio nell’antico impero elfico di Arlathan, ma andarono tutte distrutte quando gli umani ci sconfissero e distrussero la nostra civiltà. Questa statua deve essere davvero antichissima! Ma mi chiedo cosa ci faccia qui. Questa rovina è chiaramente umana. E per di più sotterranea.》

Runaan rabbrividì. 《Io lascio volentieri i nani a vivere sottoterra tra soffitti di roccia e ragni giganti, preferisco l'aria pura. Secondo te c'è seriamente qualcosa di valore qui? Se la rovina è così antica, altri Clan potrebbero aver già recuperato i cimeli oppure qualche Shem ladro potrebbe averli rubati.》 Chiese, mentre si rimettevano in marcia.

《Beh, qualcosa ci deve essere, quella tavoletta ne è una prova. E sicuramente loro non hanno rubato nulla.》 Commentò laconico Tamlen, indicando quelle che erano chiaramente delle ossa polverose sul pavimento. Impossibile dire se fossero i resti di altri Dalish oppure no.

 

《Che accoglienza calorosa.》 Disse il più alto con una risatina nervosa, facendo attenzione a non calpestare i cadaveri.

《Credo davvero che ci possa essere qualcosa di grosso qui Runaan. È come se tutto questo posto fosse… vivo. Mi sembra quasi di essere entrato in un luogo sacro.》 Sussurrò Tamlen

 

《Beh, prega solo di non finire come quei poveracci lì sul pavimento, Lethallin.》 Rispose l'altro. 《La prossima volta che vogliamo metterci nei pasticci, limitiamoci agli scherzi ad Ineria o alle gare di caccia in segreto con Fenarel e Chandan.》 Disse ridacchiando.

Il suo amico sorrise a sua volta. 《Da quando sei diventato così cauto e fifone? Non sei tu quello che è diventato cacciatore a tredici anni dopo esserti introdotto nella foresta di nascosto e aver portato un lupo al campo?》

 

Runaan ghignò, ricordando quell'impresa, probabilmente la più eclatante che avesse mai compiuto. Quando lo aveva fatto, non aveva nemmeno ricevuto il suo vallaslin, ma si sentiva pronto comunque e aveva buttato al vento tutti gli avvertimenti della guardiana e del maestro Ilen, avventurandosi nella foresta con una sacca piena di provviste, un arco e una faretra colma di frecce.

Aveva combinato un mezzo disastro inizialmente, vagando senza meta per quasi una giornata e riuscendo per ben due volte a far scappare delle prede molto promettenti, e quando quel lupo lo aveva attaccato per poco non era stato sbranato, come dimostravano le cicatrici di zanne che portava sulle spalle, la schiena e i fianchi, ma era riuscito a trafiggergli la gola con una delle sue frecce e a portarlo poi al campo, davanti alle facce sconvolte della Guardiana Merethari e della sua nutrice, Ashalle.

Dopo quella bravata, la Guardiana era stata costretta ad ammetterlo tra i cacciatori e aveva deciso di anticipare l’incisione del suo vallaslin. Il fatto che fosse crollato per terra per la perdita di sangue e la stanchezza dopo aver riportato la preda al Clan era un infinitesimale dettaglio.

 

Con uno sbuffo, si voltò verso Tamlen. 《E va bene. Ti accompagnerò.》

Lui si esibì in un sorriso a trentadue denti. 《Ma Serranas, Runaan. Sei davvero il migliore!》

 

 

***

 

 

Passarono attraverso altri corridoi, incontrando altri scheletri, un paio di vicoli ciechi e soprattutto un'altra nidiata di quei maledetti ragni giganti, ma si sbarazzarono di loro con poche difficoltà e molti insulti. E alla fine di un ampio corridoio si ritrovarono davanti una grossa porta completamente chiusa.

L'elfo più alto si mise subito al lavoro con i suoi strumenti di scasso sulla serratura. Era molto vecchia e arrugginita, ma non ci volle molto per farla scattare. Peccato che subito dopo entrambi vennero mandati a gambe all'aria da qualcosa di molto grosso che si schiantò contro la porta, dandola in faccia a entrambi.

Runaan si rialzò a fatica, la testa che gli pulsava e la fronte che perdeva sangue, mettendo a fuoco un animale come non ne aveva mai visto prima: somigliava ad un orso per dimensioni e forma di zampe e muso, ma la pelliccia era caduta in più punti, scoprendo grosse pustole violacee e pelle malata dall'odore nauseabondo. Lunghi spuntoni ossei emergevano sul suo dorso e dalle enormi fauci piene di denti affilati colava saliva mista a sangue nero.

 

L’elfo e la belva rimasero mezzo a secondo a guardarsi, prima che la seconda iniziasse a correre verso il primo con foga.

Runaan scoccò una freccia, prendendolo dritto sul collo, ma quella specie di orso non ci badò nemmeno, ruggendo con foga e artigliando convulsamente l'aria.

Una seconda freccia, di Tamlen stavolta, lo colpì nell'occhio, facendo schizzare di nuovo quel disgustoso sangue nero su tutto il suo muso, e poi una terza gli si conficcò nel naso, però quello non sembrava voler mollare. Anzi, iniziò a caricare con ancora più violenza.

Si lanciò in un lunghissimo salto, le fauci spalancate e pronte a tranciare le loro teste, ma i due elfi si abbassarono appena in tempo e Runaan gli aprì un lungo squarcio nel ventre con uno dei suoi pugnali, facendo colare una fontana di sangue scuro e facendo perdere l’equilibrio a quella creatura, che andò a schiantarsi pesantemente contro una parete.

La belva provò a rialzarsi e a correre verso di loro un'ultima volta, ma poi crollò riversa su un fianco e con la testa penzoloni, una pozza densa che si allargava attorno a lui.

 

I due Dalish si tirarono su, ansimando. 《Elgar’nan. Che… che diavolo era quello!?》 Chiese Tamlen, stringendo spasmodicamente il proprio arco

《Non ne ho idea. Mai visto una cosa simile.》 Rispose Runaan, gli occhi verdi sbarrati dal terrore e ancora puntati sulla carcassa.

 

Non si era nemmeno accorto che il suo amico si fosse alzato fino a quando non lo sentì sobbalzare per la sorpresa. Si voltò lentamente, ma qualcosa di luccicante lo costrinse a distogliere lo sguardo per un attimo prima di riuscire a capire cosa fosse.

Un grande specchio splendeva proprio nel mezzo di un'abside di pietra, illuminando la stanza nonostante non ci fossero fonti di luce da riflettere, e circondato da una raffinata cornice piena di incisioni e decori.

《È bellissimo.》 Sussurrò Tamlen, avvicinandosi.

《Tamlen aspetta.》 Runaan lo prese per un polso prima che potesse fare un altro passo. 《Qui c'è qualcosa di strano. Chi metterebbe uno specchio simile nel bel mezzo di una rovina? E soprattutto… emette luce propria ed era protetto da quell'orso.》

 

Ma l'altro era completamente catturato dalla superficie riflettente. 《Probabilmente sarà incantato o qualcosa del genere. Hai visto? Non ha una crepa ne un granello di polvere sopra. Sembra quasi… ehi! Hai visto!? Qualcosa si è mosso nello specchio!》 Disse, liberandosi dalla presa del più alto e avvicinandosi sempre di più.

A Runaan in effetti parve di vedere qualcosa sulla superficie, come un’onda molto leggera, ma questo gli fece solo drizzare i capelli in testa: in quello specchio c'era qualcosa che non andava. Gli dava la stessa sensazione di pericolo che aveva sentito quando erano entrati nella caverna, solo molto più forte. Tentò nuovamente di richiamare il suo amico, ma lui ormai era di fronte alla superficie riflettente, come stregato dal suo bagliore.

《Credo che questo specchio sappia che siamo qui. Guarda! Riesco a vedere qualcosa… è una città! Una città sotterranea, minacciata da qualcosa… un enorme male.》. Passò una mano sul vetro, che si increspò come avrebbe fatto una pozza d’acqua, ma poi il suo viso si contorse per la paura. 《Mi ha visto! Mi ha visto! Non… non posso smettere di guardare! Runaan! Aiuto!》Urlò terrorizzato, mentre lo specchio veniva percorso da decine di onde concentriche.

 

Runaan scattò in avanti, afferrandolo per un polso, ma una luce potentissima lo spedì indietro con forza, torcendogli le budella e facendogli girare la testa tanto da fargli venire un conato di vomito. Allungò disperatamente una mano verso lo specchio, mentre il suo campo visivo si faceva sempre più nero. Prima di cedere, ebbe solo la vaga impressione che qualcuno lo avesse sollevato da terra, dicendogli che sarebbe andato tutto bene.

 

 

***

 

 

Si svegliò di soprassalto su un letto di paglia dentro una tenda del suo accampamento, guardandosi intorno in preda alla confusione. 《Ta… Tamlen?》 Chiamò, vedendo la figura di un elfo dai capelli biondi vicina al suo letto.

Solo che quando lui si voltò, si rese conto che non era Tamlen, ma Fenarel, un altro suo carissimo amico d’infanzia, che si esibì immediatamente in un sorriso sollevato. 《Lethallin! Grazie a Mythal, sei sveglio. Eravamo tutti così in pensiero per te. Ashalle è quasi svenuta quando ha visto in che condizioni eri.》

Ma il giovane cacciatore lo guardò con aria confusa. 《Dov'è Tamlen allora? È qui anche lui? Si è già svegliato?》

 

L'altro abbassò lo sguardo. 《No purtroppo. Non abbiamo idea di dove sua finito. Lo shem e l'orecchie piatte che ti hanno riportato qui due giorni fa hanno detto di aver trovato solo te.》

Runaan lo guardò ancora più confuso. 《Lo shem? L’orecchie piatte? Di che cosa… aspetta, DUE GIORNI!? Sono passati due giorni e nessuno sa dov’è Tamlen!?》 Urlò, tirandosi su di scatto e praticamente fuggendo fuori dalla tenda, ignorando i richiami dell'amico che gli diceva di tornare indietro.

 

 

Andò più veloce che poteva verso la tenda della guardiana, il suo corpo era stanco e sentiva una pesantezza aliena che lo rendeva molto più goffo e pesante del solito, ma non smise di correre nemmeno per un attimo.

Appena giunse a destinazione, vide che sia la Guardiana Merethari che Ashalle stavano discutendo fuori dalla tenda. La prima era la protettrice del loro Clan, un'elfa con un lungo bastone magico di legno ritorto sulle spalle: era molto anziana, dai capelli candidi e un Vallaslin dorato che metteva in risalto i grandi occhi verdi. La seconda invece era un'elfa sui cinquanta con una corta coda di capelli grigi e grandi occhi scuri che si era presa cura di lui come una madre dopo la morte dei suoi genitori.

 

La più anziana lo guardò tra il sollevato e il rimprovero. 《Da’len. È così bello vederti in piedi, ma non dovresti fare così tanti sforzi. Ci è voluta tutta la mia conoscenza degli incantesimi curativi per impedire che qualsiasi male ti avesse colpito ti portasse via. Hai rischiato più volte di riunirti ai nostri antenati. Se Duncan e la sua Recluta non ti avessero trovato in tempo probabilmente saresti già con loro.》

Un brivido di terrore scese lungo la schiena del giovane elfo. 《Quindi… anche Tamlen è malato. Dov'è?! Avete mandato qualcuno a cercarlo!?》

 

La guardiana annuì greve. 《Se ha contratto lo stesso male che affliggeva te, temo che sia in condizioni critiche. Il custode grigio che ti ha salvato, Duncan, è tornato alla caverna, ma non ci ha detto dove si trova. Però ha detto che a ridurti in fin di vita sia stata la corruzione dei prole oscura. Ne avete visti?》

Runaan scosse la testa. 《No, non… c'era qualcos’altro lì dentro. Qualcosa che ha creato una grande luce.》 Disse lui, ricordando di colpo. 《È stato uno specchio! Era stranissimo ed enorme, si increspava come acqua e sembrava vivo!》

Per un attimo lo sguardo di Merethari si oscurò, ma sollevò subito il capo. 《Siete incappati in qualcosa di molto pericoloso e antico, Da'len. Ma adesso non importa, dobbiamo pensare a salvare Tamlen.》

 

《Mi lasci andare a cercarlo, Guardiana.》 La implorò il ragazzo. 《Giuro, mi sento bene, posso combattere. E oltre a questo, Sono l'unico a sapere con precisione dove si trova quella caverna ed è colpa mia se Tamlen è sparito. Avrei dovuto portarlo via di lì!》

Ashalle accarezzò dolcemente i lunghi capelli di quello che a tutti gli effetti era suo figlio. Lo aveva tirato su da quando era un neonato e aveva sempre visto quanto la sua amicizia con Tamlen fosse più simile ad un rapporto tra due fratelli che tra semplici compagni di clan. E anche Merethari pensò la stessa cosa, perché lo fece alzare, accarezzandogli il viso.

《Va bene, vai a cercarlo. Ma Voglio che porti Merrill e Fenarel con te. E vi prego, Da'len, fate attenzione.》

Runaan annuì, sfrecciando nuovamente nella tenda per riprendere i suoi vestiti da cacciatore e le armi e chiedere a Fenarel di accompagnarlo. Lui annuì vigorosamente, mettendosi in spalla la spada e lo scudo, ed entrambi andarono alla ricerca di Merrill, Prima del Clan, Allieva di Merethari nelle arti magiche e loro amica fin da quando erano ragazzini.

 

 

Trovarono la giovane elfa dai corti capelli corvini al limitare del campo, i suoi grandi occhi verdi velati di preoccupazione mentre impugnava il proprio bastone magico. 《Non preoccupatevi, se ci saranno altre trappole magiche o movimenti del Velo, vi aiuterò a contrastarli. E riusciremo a trovarlo.》

Non sembrava molto sicura, ma Runaan le fu grato per il suo tentativo di tirarlo su di morale. Ma questo tornò nuovamente sotto i suoi piedi appena si avvicinarono all’entrata della caverna. I rovi e il silenzio sembravano più opprimenti che mai, la foresta stessa sembrava spaventata da qualcosa, ma degli strani fruscii lo fecero fermare di colpo.

C'era un gruppo di… creature davanti all’entrata. Erano basse, tozze e deformi, con denti e unghie affilati, la pelle dal colorito malato e putrescente, gli occhi lattiginosi e senza espressione ed erano coperti da pezzi di affilate armature rugginose che gli davano un aspetto ancora più ributtante. E come se non bastasse, emanavano lo stesso puzzo di quella specie di orso mostruoso che avevano ucciso.

Ma non perse tempo a pensarci: scagliò una freccia dopo l'altra, uccidendone tre in rapida successione, mentre Merrill evocò un grosso pugno di pietra che ne spedì un altro al tappeto. Fenarel ne decapitò uno con un colpo di spada e parò per un pelo il fendente di uno di quei cosi, che aveva provato a prenderlo alle spalle, puntualmente ucciso da un altro incantesimo della maga.

 

《Questi sarebbero dei prole oscura quindi?》 Domandò la ragazza, con aria preoccupata. 《Sono orribili.》

《Muoiono come chiunque altro. Dobbiamo pensare a trovare Tamlen prima di tutto.》 Replicò Runaan secco, il cuore che gli batteva all’impazzata per il nervoso. Era stato un vero cretino a farsi convincere ad entrare da soli nella caverna piuttosto che trascinare via Tamlen prima di trovare quello specchio infernale. Aveva come al solito dato retta al suo maledetto ego e ora il suo migliore amico ne aveva pagato le conseguenze.

《Che Fen'Harel mi prenda.》 Ringhiò amaramente sottovoce, invocando il loro dio della sventura, mentre Fenarel entrava nella caverna.

 

 

All'interno incontrarono altri gruppetti di quei mostri, di cui si liberarono relativamente in fretta e senza ferirsi, la stanza in cui si trovava quello specchio sempre più vicina, ma poco prima di arrivarci un diverso tipo di prole Oscura li colse di sorpresa.

Avevano sempre lo stesso fetore e la pelle in decomposizione, ma non avrebbero potuto essere più diversi dagli altri. Erano alti come un elfo, dalle sottili ed agili zampe che gli permettevano di correre e attaccare velocissimi, occhietti incavati, orecchie appuntite e un muso allungato irto di zanne.

Erano in sei e si scagliarono contro di loro con versi stridenti simili a urla agghiaccianti. Fenarel parò gli Artigli affilati di quelle cose con la sua spada, colpendolo poi con lo scudo, e Merrill ne spedì uno contro il muro con un altro pugno di pietra, invocando poi una grande nube di magia malefica che iniziò a stritolarli come una pianta parassita.

Runaan e Fenarel ne approfittarono per ammazzarne quattro con spada e frecce, ma gli ultimi due si liberarono e rischiarono di saltargli addosso, solo che ricaddero per terra e andarono in mille pezzi quando un'intensa luce congelante li travolse.

 

I due elfi si voltarono per ringraziare Merrill, ma non era stata lei a lanciare l’incantesimo: c'era un altro elfo dietro di loro, che stringeva un bastone da mago, ma non era un Dalish. Era molto minuto, la sua pelle era scura quanto una corteccia, come I suoi lunghi capelli legati in una treccia, e portava una pesante veste verde dall'aria abbastanza inadatta alla foresta.

《Cosa ci fa un orecchie piatte qui?》 Chiese Runaan pungente.

L'altro non fece una piega davanti al commento. 《Vi salvo la vita a quanto pare. Mi chiamo Iselen, ero un mago del Circolo del Ferelden. Ora sono una Recluta dei custodi grigi.》

 

《Siete venuti anche voi per cercare Tamlen?》 Chiese Fenarel sorpreso, ma lui scosse la testa.

《Mi dispiace, non ho idea di dove si trovi il vostro amico. L'uomo che mi ha reclutato, Duncan, è venuto qui solo per investigare sullo specchio che ha fatto questo a te.》 Rispose lui, guardando dritto verso Runaan.

《Andiamo subito da lui. Ci siamo quasi.》 Incalzòlil biondo, ripartendo a passo di Carica verso la stanza.

 

 

All'interno c'era un uomo, uno shem di mezza età dalla pelle e I capelli scuri, con addosso una divisa blu con un grifone sul pettorale. Ma nessuna traccia del suo amico, constatò con una stretta allo stomaco.

《Ah, avevo sentito i rumori di uno scontro, ma non pensavo che sareste arrivati qui così in fretta.》 Disse quello, rivolgendo un cenno all’orecchie piatte per poi guardare Runaan. 《Tu sei l'elfo che ho trovato nella foresta. Mi sorprende che tu sia già in piedi.》

《Stiamo cercando Tamlen, un nostro amico. Ero qui insieme a lui e abbiamo trovato quello specchio. Lui lo ha toccato e poi una luce ci ha travolti. Dov’è adesso? Che cosa gli ha fatto quella cosa!?》 Lo interruppe l’elfo. Non gli fregava nulla se quell'uomo era un custode grigio: avrebbe potuto essere anche un imperatore o un dio per quanto gli importava. Lui voleva riprendersi il suo migliore amico e dimenticare tutta quella faccenda.

 

Lui voleva solo riprendersi il suo migliore amico, tornare dal Clan per guarirlo e dimenticare di aver mai trovato quel dannato specchio.

Il viso di Dancan, però, si adombrò. 《Questo specchio è un antico cimelio. Sembra che l'impero Tevinter o gli antichi elfi usassero per comunicare fra di loro, ma la sua magia attira i prole oscura, che lo hanno contaminato con la loro corruzione. Non è la prima volta che il mio ordine incontra questi artefatti ed è proprio la sua corruzione ad aver contagiato te e il tuo amico.》

Runaan inghiottì la preoccupazione: che fosse quella corruzione il motivo per cui il suo corpo gli sembrava così sgraziato e debole?

《So che puoi sentirla in te. Posso percepire che si sta rapidamente diffondendo. Purtroppo la magia della tua guardiana è potente, ma temporanea. Morirai entro pochi giorni se continua così. E questo specchio non può restare qui: continuerebbe a diffondere la corruzione.》 Disse, afferrando la propria spada e sferrando un colpo contro la superficie riflettente.

 

Quella andò in mille pezzi, crollando a terra finalmente inerme, ma l'elfo biondo era ancora molto preoccupato. Neanche aveva fatto caso alla parte del “morire". 《Che cosa facciamo per Tamlen? Anche lui è stato infettato, dobbiamo salvarlo!》

《Temo che non si possa fare nulla per lui.》 Rispose Duncan, facendogli gelare il sangue nelle vene. 《Se davvero è stato contagiato più di due giorni fa e non ha ricevuto cure, probabilmente è già morto. Adesso però dobbiamo tornare al campo. Devo discutere di una cura per te come una guardiana. Devi fidarti.》

Un moto di rabbia fece scattare l'elfo. 《Fidarmi!? Di uno shem!? La vostra gente è solo un cumulo di bugiardi. E a parte questo, Ti rendi conto che è stata colpa mia se siamo scesi qua sotto!? E adesso lui è sparito, è solo, probabilmente ha paura. Non posso abbandonarlo così! Non posso!》 Si voltò verso Fenarel e Merrill, in cerca di supporto, ma entrambi avevano lo sguardo basso e addolorato. Persino l’orecchie piatte sembrava triste per qualche motivo.

 

L’uomo non fece caso al suo scoppio di rabbia, poggiandogli invece le mani sulle spalle con fare paterno. 《Mi dispiace tanto, ragazzo mio.》

Runaan sentì chiaramente le lacrime minacciare si uscire, ma le ricacciò indietro. Non avrebbe mai pianto davanti ad uno shem, nemmeno sotto tortura.

 

 

***

 

 

Quando tornarono al campo, il biondo rimase seduto immobile sul suolo erboso, mentre il custode grigio e la sua Recluta andavano a parlare con la Guardiana e Merrill e Fenarel riferivano all'Hanren Paivel cosa era accaduto affinché iniziasse i funerali. Non cambiò posizione fino a quella sera, la sua solita allegria svanita dal suo volto, quando i suoi amici vennero a chiamarlo per partecipare al rito funebre.

Tutto il clan si era riunito in cerchio e al centro avrebbe dovuto esserci in corpo. E mentre l’Hanren recitava le preghiere di rito per i defunti, la Guardiana gli diede un seme di un albero da piantare: lo spirito di Tamlen avrebbe riposato sotto di esso, ma non era lo stesso senza una vera sepoltura.

 

Piantò il seme nel terreno morbido, sussurrando 《Ir abelas, falon. Falon’Din enasal enaste.》 “Piango la tua perdita, amico mio. Che Falon'Din ti guidi”.

Tutti gli altri membri del clan ripeterono la stessa preghiera e poi ad uno ad uno se ne andarono, ma lui rimase lì, lasciando finalmente libere di fluire le lacrime che aveva trattenuto per tutto il giorno. Aveva perso quello che per lui era un fratello, e gli sembrava quasi di essere vittima di una Maledizione.

Da bambino aveva perduto i suoi genitori, ora aveva perso Tamlen. Ormai aveva solo Ashalle a fargli da famiglia, ma tra poco anche lui se ne sarebbe andato per colpa della corruzione. E chissà, magari finalmente avrebbe potuto smettere di veder morire quelli che amava.

 

Solo che tu nuovamente interrotto dalla Guardiana. 《Da'len, ti devo parlare.》. Era insieme alla sua nutrice, a Duncan e all’orecchie piatte e il suo volto non presagiva nulla di buono.

Il ragazzo si voltò verso di loro, cercando di asciugarsi le guance. 《Che succede?》

 

L'umano si fece avanti. 《Il motivo per cui sono venuto qui insieme ad Iselen, è perché ho bisogno di reclute per il mio ordine affinché ci aiutino ad uccidere la prole oscura. Il rituale che affronterete per entrarvi vi renderà immuni alla loto corruzione e questo significa che tu guarirai.》

L’elfo gli rivolse un'occhiata piatta. 《Grazie per l'offerta, dico davvero, ma non è necessario.》

 

Lui aggrottò le sopracciglia. 《Senza una cura, morirai molto presto. L'unico motivo per cui non è ancora successo è perché la magia della guardiana sta tenendo la corruzione a bada.》

《Lo so. Ma non importa. Non voglio più vivere per vedere le persone a cui tengo sparire una dopo l'altra mentre io continuo a stare su questa terra. Non ho potuto salvare mio padre o fermare mia madre quando si è tolta la vita. Ed è colpa mia se Tamlen è morto. E morire a mia volta sarà la mia punizione.》

 

Ashalle si portò le mani alla bocca, il viso contratto per la preoccupazione. 《Oh, tesoro mio, non dire così. Non è stata colpa tua, con nessuno di loro. Non vorrebbero mai vederti in questo modo! Ti amavano con tutto il cuore e tu sei diventato tutto ciò che speravano che fossi. Sei un cacciatore coraggioso e forte e un orgoglioso membro dell'antico Popolo Non è da te abbatterti così.》

Runaan abbassò gli occhi. Non voleva dare un dolore tanto grande a quella che lo aveva cresciuto come se fosse suo figlio, ma non aveva intenzione di mettersi ad ammazzare prole oscura per il resto della vita senza più poter vedere le foresta, i suoi amici o il resto del suo Clan. Quella era la sua casa, non un ordine di cui conosceva solo leggende. Era nel Clan che aveva trovato sollievo dal dolore e nuove occasioni per ridere e sentirsi fiero di se stesso. Non aveva intenzione di andarsene via.

 

Ma Duncan si spazientì. 《Preferisci davvero morire piuttosto che seguirci?》

《Ho la facoltà di rifiutare un invito. Quindi si!》 Gli ringhiò contro l’elfo, ma l'uomo si rivolse alla guardiana.

 

《Allora non mi lasci altra scelta. Guardiana Merethari, invoco il diritto della Coscrizione per prendere con me questo ragazzo, Runaan Mahariel, e portarlo ad Ostagar per unirsi a noi per difendere il Ferelden.》

《E io lo riconosco, Duncan dei custodi grigi.》 Rispose l’anziana elfa, facendo sgranare gli occhi al ragazzo.

 

《Guardiana… come potete…!?》

Lei gli rivolse uno sguardo affranto. 《Mi dispiace tanto, Da'len. Non sarei mai voluta arrivare a questo, Ma loro possono salvarti, io no. Ti prego, combatti e vinci per tutti noi.》

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Capitolo 3
*** La Giustiziera ***


Aida Tabris si svegliò sbadigliando quando sentì qualcuno scuoterla per la spalla. 《Sveglia cugina. Oggi è il tuo gran giorno!》 Esclamò un’emozionata voce femminile, mentre la ragazza si alzava, aprendo i grandi occhi blu scuro.
《Buongiorno Shianni.》 Salutò la cugina, stiracchiandosi e alzandosi per andare davanti alla vecchia specchiera della sua stanza. 

Notò con piacere che le sue guance, scure come il carbone, esattamente come il resto della sua pelle, erano diventate più piene dopo una settimana di pasti decenti, e i cortissimi capelli neri erano, per una volta, ordinati attorno alle lunghe orecchie appuntite. E Per fortuna. Almeno avrebbe fatto una bella figura sull'altare. Perché era questo il “gran giorno” di cui stava parlando sua cugina: il suo matrimonio.

Inizialmente non era stata proprio entusiasta di essere stata promessa in sposa ad un elfo che nemmeno conosceva, dato che proveniva da Altura Perenne, la parte più settentrionale del Ferelden, ma molti le avevano detto che non solo era un gran bel ragazzo, ma che era una brava persona e aveva anche un ottimo lavoro: faceva l'apprendista per un fabbro.
Un sogno, rispetto a quello di cui molte elfe dell'Enclave di Denerim si erano dovute accontentare. E poi… la faccia di suo padre Cyrion quando glielo aveva detto era stata sufficiente da stroncare qualsiasi protesta che avrebbe potuto avere. 


Shianni le si avvicinò, un sorriso sul volto pallido incorniciato da brillanti capelli rossi, mentre teneva tra le mani il vestito da sposa che avrebbe dovuto indossare e glielo passò.
《Ecco tieni, sono certa che sarai un incanto. Io adesso devo andare a prepararmi.》 Disse, andando verso la porta mentre sua cugina indossava l'abito ed osservava il risultato con occhio critico.
lo scollo era quadrato, così da mostrare le sue grazie senza risultare volgare, e lo aveva stretto sotto il seno per farlo somigliare ad uno di quegli abiti che le donne ricche si potevano permettere. La gonna scendeva morbida e le maniche arrivavano fino ai gomiti e il colore bianco stava benissimo contro la sua pelle.
Quello era l'abito con cui sua madre, Adaia, si era sposata con suo padre. Lo aveva rimesso a nuovo e modificato un po' grazie alle sue abilità di sarta per poterlo indossare nella stessa occasione.

Una fitta di tristezza la assalì al pensiero di sua madre, non più con loro da ormai dieci anni. Era da lei che aveva ereditato il colore della pelle e dei capelli, ed era da lei che aveva imparato a fare molte cose. 
Le sarebbe tanto piaciuto averla vicina al suo matrimonio, nel lavoro, attraverso una possibile gravidanza e magari anche per aiutarla a fare la mamma, però quel privilegio lei non poteva averlo.

A risvegliarla da quei pensieri malinconici fu la voce di suo padre, Cyrion. 《Oh, per il Creatore. Aida… sei magnifica.》 Disse, avvicinandosi per guardarla meglio e abbracciandola. 《La mia piccolina è già una donna. Tua madre sarebbe così orgogliosa di te…》
《Lo so, papà. Manca tanto anche a me.》 Sussurrò lei, stringendolo a sua volta dolcemente.

L’elfo più grande sentì gli occhi inumidirsi nel vedere la sua piccina pronta a sposarsi, ma ricacciò indietro la commozione. 《Su, vai a cercare tuo cugino. Sono sicuro che anche lui sia entusiasta di potersi finalmente sistemare Con una brava ragazza.》 Ridacchiò poi, ripensando alla faccia inorridita di suo nipote, Soris, quando gli avevano dato la notizia.

Aida sorrise sotto i baffi e si avviò verso la porta, ma la voce di Cyrion la richiamò ancora. 《Tesoro mio, un’ultima cosa… tutte quelle cose che tua madre ti ha insegnato, tirare con l'arco, usare i coltelli, forzare le serrature… io credo sarebbe meglio non dirlo al tuo futuro marito.》
La figlia aggrottò le sopracciglia. 《Prima o poi lo verrà a sapere. Non è la prima cosa che gli direi una volta sposati, ma non potremo mentire in eterno.》
《Il più a lungo possibile.》 Disse lui, accarezzandole la guancia. 《Non voglio che tu corra rischi. Ho perso tua madre per questo motivo, e non voglio perdere anche mia figlia. Voglio che tu sia felice.》


La ragazza annuì con un sorriso incoraggiante, per quanto non fosse molto convinta, e poi si recò fuori dalla porta. L'enclave di solito non era il posto più bello che si potesse vedere nella capitale, anzi nemmeno i quartieri malfamati erano ridotti in un tale stato di abbandono, ma quel giorno era diverso.
Tanti festoni e fiori colorati pendevano dai tetti delle catapecchie, intrecciandosi poi attorno ai rami del Vhenadahl, il gigantesco albero del Popolo, proprio al centro della piazza, dando un'aria di festività al solito movimento frenetico di elfi che si muovevano avanti e indietro trasportando casse o vendendo le loro merci.

Molti si fermarono a farle gli auguri appena la videro passare, dicendole quanto quel vestito le stesse bene, un terzetto di elfi ubriachi si fermò per dirle che era addirittura più bella della Santa profetessa Andraste scesa in terra.
La ragazza si mise a ridere, imbarazzata. Non era mai stata una tipa vanitosa, né abituata ai complimenti. Come avrebbe potuto, visto che era una semplice elfa che si guadagnava da vivere cucendo abiti per tutte quelle nobildonne con la puzza sotto il naso?
Ma quel giorno si sentiva davvero bellissima, quindi non le dispiaceva sentirselo dire. E poi chissà, magari quel matrimonio non sarebbe stato così male. Molti elfi si erano sposati così ed erano felici.


Scorse tra la folla la zazzera di capelli castani di suo cugino Soris e si avvicinò salutando. 《Ciao Soris. Sei pronto?》
《Dipende. Tu sei pronta a rinunciare del tutto alla nostra libertà?》 Chiese lui tra lo scherzo e la serietà.

Aida si mise a ridere. 《Beh se ti va possiamo provare a darcela a gambe. Anche se questo vestito non è il più adatto per correre.》
Soris alzò gli occhi al cielo. 《Beh, non saremo mai accettati da un Clan Dalish conciati così.》 Disse, indicando le ridicole maniche a sbuffo del suo abito.

La cugina gli diede una spinta affettuosa. Soris aveva sempre amato le storie sui Dalish, elfi guerrieri, liberi nelle foreste e capaci di decidere che cosa fare e come vivere, lontani dalle angherie degli umani.
Anche lei le adorava da bambina, quando sua madre era ancora viva e le insegnava come maneggiare il suo primo arco. Azioni simili infrangevano tutte le leggi dell'Enclave, ma erano i momenti che più amava trascorrere con lei. Si sentiva una vera guerriera elfica quando centrava il bersaglio, fiera e forte come gli eroi Dalish delle storie che lei le raccontava ogni sera.

Però aveva smesso di crederci da quando sua madre le era stata portata via e suo padre aveva smesso di sorridere. E sapeva benissimo che anche Soris non avrebbe mai abbandonato l’enclave. Era la loro casa.
Non era il posto migliore per vivere, era sporca, umida e gli umani della capitale molto spesso venivano lì per spadroneggiare, però avevano vissuto anche occasioni felici. E quel giorno era di certo una di quelli.


《E comunque di che ti lamenti? Il tuo sposo è un sogno che si realizza: bello, con un buon lavoro e buon carattere. La mia invece sembra un topo morto con la raucedine.》 Ritornò alla carica Soris.
《Dai, non farla tragica. Al massimo puoi provare a chiedere la mano al mio sposo, sono sicura che tu sia esattamente il suo tipo.》 Scherzò, ricevendo un’occhiata in tralice dal cugino, prima che anche lui scoppiasse a ridere.
Si avviarono verso la piattaforma di legno su cui si sarebbero svolte le cerimonie, e anche Shianni, nel suo abito da damigella, si stava avvicinando con un sorriso sulle labbra.


Solo che poi un terzetto di persone iniziò farsi largo tra la folla a forza di spintoni: erano umani, piuttosto chiassosi e vestiti così bene da poter essere figli di un re. E quello in testa al gruppo pareva il peggiore di tutti, biondo, alto, occhi verdi, ma aveva lo sguardo arrogante tipico dei peggiori nobili e un sorriso sgradevole in faccia. 《Coraggio ragazzi, è una festa dopotutto! Prendetevi una puttana e divertitevi quanto vi pare! C'è solo l’imbarazzo della scelta.》 Esclamò con una risata, per poi girarsi proprio verso Shianni con un’aria che non prometteva nulla di buono.
《Guardate lei per esempio. Così giovane e delicata… pronta per essere presa.》 Disse, allungando la mano verso di lei.
《Provaci solo e ti sgozzo, maiale!》 Sbraitò l’elfa dai capelli rossi, ritraendosi quando provò a toccarla.

Un altro elfo, che Aida aveva visto più volte lavorare tra le bancarelle del mercato, provò a calmare le acque. 《Mio signore, la prego. Stiamo festeggiando un matrimonio, oggi. Abbiate pazienza, tornate un altro giorno.》 Disse, inchinandosi, ma uno dei compari di quel tipo lo buttò a terra malamente, mentre il loro capo rideva crudele.
Aida non ci pensò un attimo ad avvicinarsi, ignorando qualsiasi cosa Soris le stesse dicendo. Per quanto non fosse una tipa che amava intromettersi, detestava le ingiustizie con tutta se stessa. E chiunque fosse quel tipo, non aveva la minima intenzione di permettergli di spadroneggiare solo perché era un umano pieno di soldi.

Si mise immediatamente accanto a Shianni con fare protettivo, e quello le puntò contro il suo sguardo viscido, squadrandola da capo a piedi. 《E questa chi è? Un'altra bellezza che vuole tenermi compagnia?》
Aida si trattenne dal rabbrividire dal disgusto, e tentò di restare calma e soprattutto di usare la diplomazia. 《Signore, la prego. L’enclave non è il posto migliore in cui passare il tempo al momento, specialmente non per un uomo del vostro lignaggio.》

Quello però non sembrava intenzionato a capire l'antifona, perché aggrottò le sopracciglia con fare oltraggiato. 《Come dici, sgualdrinella? Credi di potermi dare ordini!?》 Sbraitò, mentre Shianni si allontanava senza farsi notare.
Quello continuò. 《Se pensi che tu o i tuoi amici pezzenti siate in grado di farmi paura, allora dovreste sapere con chi avete a che fare. Io sono…!》
Nessuno potè sentire chi fosse, perché una bottiglia lo colpì con forza sulla nuca e quello crollò come un sacco per terra, rivelando la figura di Shianni, che ancora stringeva la sua arma improvvisata.

Aida rimase senza parole, esattamente come Soris e tutti gli altri elfi presenti, mentre gli sgherri di quell’uomo si precipitavano a vedere come stava.
《Ma sei matta elfa!? Questo qui è Vaughan Kendells! È il figlio dell’Arle di Denerim! L'uomo più importante di tutta la capitale!》 Sbraitò uno di loro, mentre la ragazza impallidiva. 
《C… cosa? Oh Creatore… che ho combinato!?》 Mormorò, guardando la bottiglia e poi il nobile con aria terrorizzata.

Aida voleva dire qualcosa, qualunque cosa, per cercare di evitare problemi alla cugina e all'enclave, ma quei due avevano già preso il loro compare e avevano iniziato ad andarsene, urlando insulti contro Shianni, l'Enclave e gli elfi in generale. 《Questa volta la pagherete, dannati ratti dalle orecchie a punta!》
Shianni lasciò cadere la bottiglia, gli occhi ancora sbarrati per il terrore. 《Stavolta ho davvero combinato un casino. Non avevo idea di chi fosse! Pensavo solo che fosse uno dei soliti ubriaconi!》

Soris provò a consolarla. 《Non ti preoccupare, cugina. Non avrebbe mai il coraggio di dire a qualcuno che un'elfa lo ha mandato al tappeto.》
Aida annuì con fare incoraggiante, ma sapeva che ci sarebbero stati guai. L'erede dell'Arle era famoso per i suoi scatti di ira, per la sua estrema passione per l'alcol e per usare i soldi di suo padre per farla pagare a chiunque lo offendesse anche per caso. 

E gli elfi venivano trattati da tutti come cittadini di seconda categoria, come se fossero animali randagi, quindi nessuno avrebbe detto nulla se si fosse vendicato. Sperava solo che il colpo fosse stato abbastanza forte da non fargli ricordare chi lo aveva steso. Ma che tra tutti i giorni dovesse accadere proprio al suo matrimonio… la sua solita sfortuna.
Era immersa in quei pensieri, quando un'altra coppia di giovani elfi vestiti in abiti da matrimonio si avvicinò: lei aveva la pelle olivastra, i capelli castani legati per far vedere le orecchie. Lui invece era davvero molto avvenente, biondo, con grandi occhi azzurri e anche piuttosto muscoloso per un elfo.

La prima si guardò intorno con aria preoccupata.  《Cosa è successo?》 Domandò con voce acuta. 《State tutti bene?》
Soris si affrettò ad annuire. 《Si si, non preoccuparti. Il figlio dell'Arle ha solo cominciato a bere troppo presto oggi.》 Disse, per poi girarsi verso Aida. 《Cugina, lei è Valora, la mia futura moglie. Valora, lei è Aida, mia cugina.》

Lei sorrise alla ragazza per salutarla, per poi girarsi verso il ragazzo, con un certo imbarazzo.  《Tu invece dovresti essere Nelaros, giusto? Lieta di conoscerti. Io sono Aida.》
Lui annuì, un bel sorriso che si apriva sul suo volto. 《Ti ho riconosciuta. Mi hanno parlato molto di te. È un piacere incontrarti finalmente.》


La ragazza sentì le guance scaldarsi per il nervoso. Si era preparata mentalmente dopo aver ricevuto la notizia, aveva cercato di essere pronta a tutto. Ed essendo passati mesi, pensava di essere scesa a patti con la storia del matrimonio con quello che era un ottimo partito, seppur fosse uno sconosciuto, e che avrebbe mantenuto la calma davanti a lui, però ora che ce lo aveva davanti si sentiva travolta.
Non aveva mai pensato che si sarebbe sposata per amore, non era così che funzionavano le cose nell’enclave, ma Quel ragazzo era la persona con cui avrebbe passato la sua vita, con cui magari un giorno avrebbe creato una famiglia. E in quel momento si sentiva divisa tra emozioni diverse. Era curiosa, eccitata, ma soprattutto nervosa. Non sapeva nemmeno cosa dirgli per rompere il ghiaccio 

《Allora… come ti senti?》 Le chiese lui per primo, cogliendola di sorpresa. 
《La verità? Nervosa. Non pensavo che lo sarei stata, ma lo sono. Tu?》 

《Beh… credevo che sarei rimasto calmo, dopotutto fino a pochi attimi fa la mia sposa era una donna che non conoscevo, ma ora ti ho vista…》 Disse lui, mentre Soris e Valora si defilavano e si avviavano verso la pedana di legno dove avrebbero celebrato il matrimonio prima di loro.
Aida gli sorrise cautamente, in imbarazzo, salendo anche lei le scale al braccio del suo futuro sposo e riflettendo. Magari non sarebbe stato affatto male come matrimonio.

Nelaros sembrava una brava persona, e sembrava imbarazzato quanto lei, quindi non doveva temere di dire o fare qualche stupidaggine. Poi aveva un ottimo lavoro ed era sicura che insieme avrebbero potuto costruire una bella casa e una famiglia felice. 
Sarebbe stato splendido vedere suo padre sorridere di nuovo, circondato da quei nipotini che tanto sognava. E magari anche lei sarebbe stata felice. 


Nelaros si sporse un po' verso il suo orecchio, sussurrando 《A proposito, sei meravigliosa.》
Aida strinse le dita attorno al suo braccio, imbarazzata, mentre Valendrian, il loro anziano, un elfo sulla settantina dai capelli candidi, recitava brevemente le frasi del rito, parlando del sacrificio di Andraste e di come i matrimoni tra elfi fossero la loro più grande forza, e Madre Boann, l’unica donna della Chiesa che si degnasse di mescolarsi con gli elfi dell’Enclave, iniziò a celebrare il rito. 
《Nel nome del Creatore, che ci fece nascere in questo mondo, e per il quale recitiamo il Canto della Luce, oggi siamo qui riuniti…》

Ma un gran fracasso la costrinse a fermarsi, mentre Vaughan Kendells tornava a passo di carica attraverso la folla, un ghigno crudele in faccia, scortato dai suoi due fedeli compari e da circa una decina di guardie cittadine armate di tutto punto.
《Mio signore. Ma che sorpresa.》 Disse la Donna.
《Perdoni l’interruzione, Madre, ma sto organizzando una festa per me e i miei amici su alla tenuta. E purtroppo siamo a corto di ospiti femminili.》 Disse, il suo ghigno crudele sempre stampato in faccia, mentre osservava la folla come in cerca di qualcuno.

La Madre cercò di farlo desistere dicendogli che erano in corso delle nozze, ma quello si limitò a riderle in faccia. 《Se volete far travestire i vostri animali da compagnia sono solo affari vostri, ma non possiamo fingere che questa pagliacciata sia un vero matrimonio.》. 
Tornò a osservare la folla insieme ai suoi compagni. 《Si. Prendete quelle due, quella coi capelli rossi e quella col caschetto nero. Poi quella con il vestito attillato, la sposa scialba e… dov'è quella puttana che mi ha colpito prima?》 Chiese

《È qui milord!》 Urlò una delle guardie, trascinando Shianni per un braccio, mentre lei si dibatteva con forza, cercando di liberarsi.
《Lasciami andare, dannato figlio di…》 Urlò, prima che quello le tirasse un pugno col guanto dell'armatura, ferendole il viso.

《Ehi! Occhio a non rovinarla. Voglio divertirmi con lei!》 Lo riprese Vaughan, per poi volgere lo sguardo verso Aida. 《E guardate che deliziosa sposa.》

La ragazza non aveva mai desiderato così tanto avere il suo arco o un pugnale sottomano. Sapeva benissimo cosa volevano fare quel porco e i suoi compari a Shianni e alle altre, però era disarmata, in inferiorità numerica e quel vestito, per quanto splendido, sarebbe stato solo d'intralcio in una lotta.
Nelaros si mise tra lei e Vaughan, cercando di difenderla, ma l'umano lo spinse via con una gomitata, rischiando di farlo cadere dalla pedana, e afferrò l’elfa per un braccio, mentre lei cercava di non reagire d’istinto e pensare ad una soluzione per evitare che sua cugina e tutte le altre finissero nelle sue grinfie.

《La prego, non lo faccia. Prenda solo me e lasci andare le altre, giuro che non mi opporrò.》  Lo implorò, cercando quantomeno di salvare sua cugina ed ignorando quello che avrebbero potuto farlo, però Vaughan si mise a ridere in modo sguaiato.
《Ma che razza di festa sarebbe così?》 Ghignò, prima di avvicinare il proprio volto a centimetri dal suo. 《Ma non temere dolcezza. Ci divertiremo insieme.》 Le Sussurrò, prima di colpirla nello stomaco con un pugno che le tolse il respiro e la fece crollare svenuta.


***


Qualcuno stava pregando il Creatore con voce lacrimevole. Aida aprì a fatica gli occhi, sentendo la testa girare e tirandosi a sedere con qualche difficoltà. Era sdraiata su un freddo pavimento di pietra e ovunque lo sguardo andasse, tutto ciò che vedeva erano solo muri e una porta sbarrata.
E visto che erano state rapite dal figlio dell'Arle di Denerim era abbastanza facile capire che non ci fosse modo di uscire di lì. Anche se lei fosse riuscita ad aprire la serratura, impresa impossibile senza una lama o qualcosa di appuntito, era probabile che ci fosse una guarnigione di guardie già appostate fuori e pronte ad ucciderle tutte se avessero provato la fuga.

Si voltò verso la fonte delle preghiere, notando la giovane elfa dai capelli neri, Nola, inginocchiata con il volto bagnato e continuando a pregare mentre le altre quattro elfe erano raccolte attorno a lei.
《Dacci un taglio! Stai andando avanti da ore!》 La voce di Shianni risuonò perentoria nella stanzetta, mentre Valora si girava verso di lei con aria preoccupata e attirava l’attenzione della rossa.
《Shianni, Aida si è svegliata!》 Le disse, e lei si voltò correndo da lei insieme alle altre e abbracciandola.
《Aida! Eravamo così preoccupate dopo che quel bastardo ti ha colpita. Come ti senti?》
《Sono stata meglio. Voi invece? Vi hanno fatto del male?》 Chiese, mentre un'elfa bionda, che le pareva si chiamasse Alissa, scuoteva la testa.

《No. Hanno ricevuto ordine di “trattarci con cura” prima di portarci da Lord Vaughan.》
《Avete per caso notato se c’è un modo per andarcene senza essere viste?》 Domandò la ragazza, mentre Nola continuava con la sua cantilena.

《No. Ma tanto è impossibile fuggire. Ci ucciderebbero tutte se tentassimo.》 Rispose Alissa, mentre le altre elfe annuivano.
《Ascoltate》 Si intromise Rheta, l’elfa dai lunghi capelli rossi e un abito aderente. 《Gli daremo ciò che vogliono. Poi torneremo a casa e cercheremo di dimenticare tutto. È l'unica scelta.》

Alissa e Valora si dissero d’accordo, ma Shianni si mise nuovamente a sbraitare. 《Ma avete perso completamente il cervello!? Volete davvero farvi usare come giocattoli da quel branco di porci!?》
Aida stava cercando di trovare un modo per evitare che tutte loro venissero stuprate e poi gettate come immondizia, ma uno squittio terrorizzato di Nola attirò la sua attenzione. 《Sta arrivando qualcuno!》

Un gruppo di guardie armate entrò dalla porta, mentre tutte loro si facevano indietro. Quello che doveva essere il capo, un umano nerboruto dai grossi baffi neri, si concesse un inchino Beffardo. 《Signorine, siamo qui per scortarvi alla festa di Lord Vaughan. Spero che la scorta sia di vostro gradimento.》
A quel punto Nola si alzò di scatto, lo sguardo terrorizzato. 《State lontani da noi!》 Urlò, prima che una spada la trapassasse da parte a parte, sollevando una fontana di sangue.


Aida vide la scena come a rallentatore: il corpo della ragazza crollò a terra in una miriade di schizzi rossi, creando un'enorme pozza sotto di sé mentre i suoi occhi si spegnevano, lasciando impressa sul suo volto un'espressione vagamente sorpresa. 
Rheta si lasciò sfuggire un gridolino soffocato. 《L'avete… perché!?》
《È così che si insegna alle puttane a dare retta ai padroni, dolcezza.》 Rispose l'uomo, quel suo dannato ghigno sardonico ancora stampato in faccia come se non avesse fatto nulla di strano. 《Ora, voi due prendete quelle che tremano là dietro, io e Henry ci occuperemo della seconda sposa e dell’ubriaca.》 Disse, prendendo Shianni per una spalla. 《E voi due prendete quella carina. Ma fate attenzione, è più ribelle di quanto sembra.》 Rise, uscendo di lì, mentre le ultime due guardie si avvicinavano ad Aida.

《Non ti faremo nulla se farai la brava.》 Disse uno.
《Già. Obbedisci e andrà tutto bene.》 Rincarò la dose il suo compare, afferrandola per il braccio.

Aida desiderò per l'ennesima volta di avere un'arma qualsiasi a portata di mano. Persino un coltello da cucina o un rastrello per le foglie sarebbero andati bene. Tutto pur di levarsi di dosso quei due umani disgustosi e salvare le altre ragazze. 
Ma non oppose resistenza e rimase lucida. In quel momento la strategia migliore era evitare di finire come la povera Nola e aspettare il momento più adatto per colpire. Così le aveva insegnato sua madre durante le loro lezioni. E lei le avrebbe dato retta.

Le due guardie la portarono attraverso corridoi e stanze finemente scolpite, colme di quadri, candelabri e tavoli abbastanza lunghi da occupare una piazza.
Dal passo dei due uomini, giudicò che non mancasse molto alle stanze di Vaughan, dove dovevano aver portato anche Shianni e le altre, ma lo scricchiolio di una porta lì fece girare tutti e tre. Soris e Nelaros erano davanti a loro, tremanti di paura con delle spade prese chissà dove strette goffamente in mano.


Uno dei due uomini si mise a sghignazzare. 《E questi chi sono? Altri orecchie a punta che vogliono giocare a fare gli eroi?》 Li prese in giro, mentre anche il suo amico rideva, e Aida ne approfittò.
Con uno strattone, diede una testata al mento del più alto, facendogli perdere la presa e rifilò un pugno in faccia all'altro, liberandosi dalla loro stretta, mentre il cugino le lanciava la spada nella sorpresa generale.
Lei la afferrò senza pensarci un attimo, sollevandosi il vestito e puntandola contro le due guardie, che la fissarono ad occhi sbarrati, prima di ghignare e sguainare le proprie. 《Pare che un’altra puttana voglia finire come cibo per vermi.》 Disse il più basso, tendendo il suo arco e gli occhi di Aida si illuminarono quando vide quell’arma e la faretra di frecce. Dovevano essere sue!

La guardia con la spada menò un fendente che la colse di sorpresa, squarciandole la gonna e ferendola superficialmente sulla coscia, facendo scendere rivoli di sangue lungo la gamba destra, ma la ragazza si limitò a mettersi in posizione, gli insegnamenti di sua madre che le tornavano in mente.
Con uno scatto in avanti si abbassò appena in tempo per evitare di essere colpita dal dardo, che si piantò in una colonna alle sue spalle, e allungò il braccio, conficcando la spada tra le giunture dell'armatura che gli copriva il braccio sinistro.
Uno schizzo di sangue le impregnò il vestito, seguito da una sequela di imprecazioni, mentre la spada dell'altra guardia cercava di trapassarla, ma stavolta lei mise in avanti la sua, deviandola quel tanto che bastava per allontanarsi e riprendere fiato.

Non era abituata a combattere con due avversari mobili insieme e quell’arma era troppo pesante: non aveva abbastanza forza per reggere il confronto con un uomo, specialmente se umano, ma se si fosse arresa avrebbero ucciso lei e Soris e Vaughan avrebbe fatto chissà cosa a Shianni e le altre!
Senza pensarci più, tagliò la gonna del vestito con un colpo secco, liberando le gambe e ricominciando a correre al doppio della velocità. 

L'arciere provò a colpirla di nuovo, ma non doveva avere una gran mira perché la mancò e lei ne approfittò per piantargli la spada nella gola scoperta, facendo zampillare sangue e poi passando all'altra guardia, ancora scioccata davanti alla scena. 
Non aveva mai visto un'orecchie a punta simile: era solo una ragazzina, ma si muoveva come un felino e sapeva maneggiare quella spada abbastanza da tenergli testa. E stava persino riuscendo a metterlo in difficoltà.

Aida continuò ad incalzarlo, sfruttando la sua velocità per colpirlo, e appena quello alzò l'arma per tagliarla, lei affondò la propria dentro la sua ascella, facendo colare una fontana di sangue che le imbrattò capelli, pelle e vestiti mentre la guardia crollava a terra con un gemito.
Si girò ansimante verso Soris, che corse ad Abbracciarla infischiandosene del fatto che fosse sudicia. 《Oh Aida, per fortuna almeno tu stai bene. Eravamo così preoccupati.》

《Grazie Soris. Ma che ci fate qui? Come…?》
《Io e Nelaros siamo venuti qui per salvarvi. Un elfo che lavora qui ci ha fatto entrare e un altro ci ha procurato delle armi dai depositi. Abbiamo visto che portavano Shianni e le altre nelle stanze del figlio dell'Arle, quindi speravo di poterti dare un'arma prima che ci finissi dentro anche tu. Sei sempre stata più brava di me in questo.》 Disse indicando i due cadaveri per terra.
Nelaros assentì, ancora a bocca aperta. 《Non avevo idea che tu fossi una combattente tanto capace.》
Aida non aveva tempo di spiegargli tutto, gli promise semplicemente che lo avrebbe fatto se fossero usciti vivi da quel dannato palazzo.


Prese l'arco e la faretra, legandoseli alla schiena e restituendo la spada a Soris, per ogni evenienza, contemplando poi con tristezza quello che rimaneva del vestito di sua madre. La stoffa era logora e sporca di sangue, rovinata. Ma non si perse in frivolezze.
Adaia avrebbe fatto la stessa identica cosa al suo posto, ne era sicura. E poi… aveva solo perso un vestito, mentre Shianni e le altre stavano venendo torturate da Vaughan e i suoi scagnozzi.

《Andiamo.》 Disse semplicemente, iniziando ad avventurarsi per i corridoi nel modo più furtivo possibile, uccidendo con silenziose frecce ogni volta che vedeva delle pattuglie sbarrare la strada e recuperando i dardi subito dopo.
Non si era mai definita una cacciatrice, né aveva mai ucciso un uomo prima d'ora, ma in quel momento i suoi sensi erano tutti all'erta, la testa le ronzava per l’adrenalina e il cuore le batteva nel petto come se stesse cercando di spaccare le costole e uscire fuori.

Soris e Nelaros erano dietro di lei, entrambi con gli occhi sbarrati. Nessuno dei due avrebbe pensato che Aida fosse tanto capace con le armi e abile nell'uccidere, ma la ragazza non sapeva se esserne orgogliosa o meno. Aveva ucciso delle persone, era diventata un'assassina. Per una buona ragione, ma comunque un’assassina. Come avrebbe fatto dopo? Sarebbe riuscita ad ingannare le guardie che sarebbero venute ad investigare all’enclave?
Ma quando giunsero davanti alla grande porta che dava accesso alle stanze di Vaughan e sentì i rumori che provenivano da dentro, strinse di più il suo arco. Questa volta quel maiale non l'avrebbe passata liscia!
Aprirono la porta quasi a calci, tenendo arco e spade ben saldi in mano, Interrompendo qualsiasi cosa stessero facendo quei mostri.


Vaughan si tirò su di scatto, i pantaloni semi calati e gli occhi sbarrati, esattamente come i suoi compari. Ma non si preoccuparono nemmeno di sistemarsi, anzi, uno si mise a ridere.
《Ma guarda. Altri orecchie a punta che hanno voglia di una lezioncina!》
《Sta zitto idiota. Sono armati e hanno addosso abbastanza sangue da riempire un barile.》 Lo zittì il suo capo con fare aggressivo, sistemandosi le braghe

Aida notò con una certa soddisfazione che un lampo di paura gli aveva attraversato il viso, dopotutto stavolta erano loro quelli disarmati davanti a lei, ma le venne quasi da piangere quando vide in che modo erano ridotte le altre elfe.

Valora giaceva a terra, semi cosciente, il vestito ridotto a stracci, i capelli sciolti e ricoperta di lividi e succhiotti, mentre Rheta e Alissa erano ancora premute contro il letto, i volti segnati dalle lacrime e le espressioni esauste e sofferenti. Ma non vedeva Shianni da nessuna parte.

《Allontanatevi da loro. Immediatamente!》 Gli intimò
I tre umani si fecero indietro, lasciando finalmente stare quelle povere ragazze, però Vaughan prese la parola. 《Molto bene, cerchiamo di non farci prendere la mano adesso. Cosa credi di fare con solo un arco? In questo posto ci sono ancora moltissime guardie e se mi uccidi vi saranno subito addosso. E non sarai la sola ad essere uccisa o messa in prigione; domani mattina le mura dell’Enclave saranno rosse per il sangue elfico che verrà versato.》


Aida si morse il labbro. Sapeva che quel bastardo voleva solo salvarsi la pelle, però aveva ragione. Che cosa avrebbero potuto fare gli elfi contro una guarnigione di guardie armate se fossero venute a reclamare vendetta? Non poteva condannarli tutti cercando di salvare le altre.
Inizialmente aveva proposto di andare solo lei e accontentare i loro capricci malati, prima che Soris e Nelaros le dessero quelle armi. Avrebbero accettato se avesse proposto quella soluzione un’altra volta?

Ma poi sentì un singhiozzo e finalmente Shianni si face vedere: era coperta di lividi, il labbro era spaccato e il naso sanguinava. Aveva gli occhi pieni di lacrime e teneva quel poco che restava del suo vestito per coprirsi il seno nudo. 《Aida… portami a casa.》 Mormorò disperata. E questo fu sufficiente. 

La sua freccia partì senza che lei dovesse pensarci, mandando all’aria anni di sforzi per non cedere alla rabbia e piantandosi nella gamba di uno dei compari di Vaughan, che si accasciò ululando di dolore, mentre il suo capo sgranava gli occhi per la paura.
Provò ad afferrarla, ma lei gli diede l'arco in faccia, spedendolo con la faccia per terra, spaccandogli un dente. Il figlio dell'Arle provò a dire qualcosa, ma lei lo colpì ancora e lo spinse indietro. Lui si tirò nuovamente sulle ginocchia, ma lei lo spinse a terra con un altro colpo sulla testa e usò la corda per garrotargli il collo, tirando verso l'alto e impedendogli di respirare. Lo vide portarsi le mani alla gola, mentre annaspava patetico, ma non lasciò la presa, anzi continuò fino a quando non sentì j suoi movimenti farsi meno convulsi. Stava facendo una cosa orribile, in ventidue anni non aveva mai neanche sognato di torturare così una persona, però in quel momento non le fregava nulla. Stava sfogando tutta la sua rabbia, il dolore e la paura accumulate negli anni, l‘adrenalina che pulsava nelle sue vene.

Aveva sempre cercato di rimanere calma e tranquilla, di sopportare le angherie umane verso di lei e tutti gli altri elfi, di sopprimere la sua collera e di andare avanti con la propria vita senza fare sciocchezze come le aveva insegnato suo padre, ma nessuno poteva toccare la sua famiglia e passarla liscia! Non dopo sua madre, non dopo i suoi zii!
Continuò a stringere fino a quando non sentì il suo corpo ricadere pesantemente in avanti, gli occhi iniettati di sangue e la faccia cianotica, e si rese conto di aver digrignato i denti tutto il tempo, perché le facevano male. Vaughan giaceva sul pavimento, il collo sfigurato e rossastro, quel sorrisetto viscido e crudele finalmente sparito. E anche i suoi compari giacevano morti sul pavimento, trafitti.

《Lo abbiamo… ucciso. Sono tutti morti. È stata la cosa giusta?》  Chiese Nelaros, coperto di sangue.
Aida non sapeva cosa rispondergli. Aveva probabilmente rovinato la vita a tutta l’enclave, ma in quel momento le importava solo di Shianni.
La ragazza era ancora per terra in lacrime. 《Aida… ci hai salvate. Li hai uccisi vero? Li hai uccisi tutti?》
《Come Cani Shianni. Non ti faranno più del male.》 Rispose lei, stringendola per aiutarla a calmarsi, ascoltando i suoi singhiozzi mentre Soris e Nelaros aiutavano le altre e tutti si diedero alla fuga da quel posto maledetto alla volta dell’Enclave.

Una volta lì, trovarono Valendrian, Cyrion e un manipolo di elfi ad attenderli, e lo sguardo di suo padre si illuminò appena la vide. 《Aida! Per il Creatore, temevo che… ma che ti è successo!?》 Chiese poi, guardando il sangue che la ricopriva.
《Papà io… Vaughan Kendells è morto. Aveva fatto delle cose terribili a tutte e io… non potevo abbandonarle.》 Rispose lei, non sapendo come giustificare ciò che aveva fatto. 


Un mormorio spaventato si diffuse tra la folla, mentre Valendrian prendeva la parola. 《Se quel che dici è vero, la guardia cittadina sarà qui molto presto per esigere un pagamento di sangue. Dobbiamo farti andare via da qui Il più presto possibile.》
Aida lo guardò senza parole, mentre un'elfa anziana le porgeva una grossa sacca. 《Qui dentro ci sono le provviste per il banchetto e il denaro dei doni nuziali. Prendi tutto e fuggi via di qui.》

La ragazza la prese meccanicamente, guardando poi suo padre, Nelaros e Soris. Sapeva benissimo di dover fuggire, sarebbe morta altrimenti, ma avrebbe voluto dire loro addio, che le sarebbero mancati, che non voleva davvero lasciarli, ma Cyrion la bloccò.
《Va figlia mia. E sappi che sono fiero di te.》


Sentì un nodo in gola mentre iniziava a correre verso gli appartamenti popolari che davano sul vecchio magazzino e l'uscita segreta dalle mura che usavano alcuni elfi per sgattaiolare via. Ormai non poteva più tornare indietro.

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Capitolo 4
*** La Sopravvissuta ***


A nord del Ferelden, presso le montagne gelide, il castello di Altura Perenne si stagliava maestoso contro la luce mattutina e i corridoi erano più indaffarati che mai: molto presto il Teyrn Bryce Cousland, signore del castello e delle terre circostanti, sarebbe partito insieme al suo primogenito, Fergus, alla volta di Ostagar per unirsi all’esercito del re contro la prole oscura.

E Persephone Cousland, secondogenita e unica figlia femmina, li osservava gelosa attraverso le grandi finestre del corridoio. Era una ragazza davvero molto bella: molto alta, slanciata e in forma, La lunga treccia di lucidi capelli neri scendeva elegante lungo la schiena e I grandi occhi verdi dalle ciglia folte erano puntati sui soldati indaffarati. 
Partecipare ad una simile battaglia sarebbe stato come realizzare un sogno per lei, avrebbe potuto conoscere i guerrieri e gli strateghi migliori della generazione di suo padre, e sarebbe stata anche una preoccupazione in meno. Sapeva quanto la prole oscura fosse pericolosa: bastava ingerire una singola goccia del loro sangue per essere condannati ad una morte lenta e atroce.
E sapere che suo padre e suo fratello si sarebbero misurati contro simili mostri senza di lei la faceva sentire molto in ansia, ma anche gelosa. Specialmente se pensava quello a cui lei avrebbe dovuto badare: il castello semi vuoto in cui sarebbe rimasta ad arrovellarsi per giorni su come stesse andando la battaglia e se magari i suoi cari fossero morti o se stessero facendo amicizia con degli eroi di guerra al posto suo.


Giunse al salone, sua destinazione, e ci trovò suo padre, un uomo alto, dal volto gentile e I capelli grigi, parlare con Rendon Howe, un suo vecchio compagno d'armi ai tempi della Guerra di Liberazione dall’Orlais, un uomo dal naso adunco e il volto appuntito come il muso di una faina.

《Cucciola, finalmente sei qui.》 Sorrise suo padre. 《Howe, vi ricordate di mia figlia?》
《Ma certo.》 Rispose lui con quel suo irritante tono mellifluo.  《Devo ammettere che siete diventata una donna splendida.》

La ragazza Sorrise educatamente davanti al complimento. 《Grazie mille, Arle Howe.》 Rispose, cercando di risultare più cordiale possibile. Quell'uomo non le piaceva affatto. Con i suoi modi viscidi Sembrava sempre tramare qualcosa. Le aveva sempre ricordato un Serpente, fin da quando era bambina. Ma era un amico di suo padre da oltre trent'anni e non aveva mai dato ragione di pensare male di lui. Peccato che il suo istinto dicesse altro.

《Mio figlio Thomas ha chiesto di voi.》 Proseguì lui. 《Dice che gli piacerebbe potersi allenare di nuovo con la spada insieme a voi.》 Commentò con una punta di scherno mentre osservava le spade che la ragazza teneva fissate al fianco, chiaramente contrario all'idea che una giovane di stirpe nobile sapesse combattere come un soldato.
《Ditegli che mi farebbe piacere.》 Rispose Persephone guardandolo dritto negli occhi in tono di sfida. Quantomeno il terzogenito di Howe era più simpatico rispetto al padre e le sarebbe piaciuto poter usare di nuovo le sue spade contro un avversario.


《Cucciola, ti ho fatto chiamare qui per riferirti quello che già sai. Questa sera Fergus si dirigerà ad Ostagar con il grosso delle truppe insieme a quelle di Arle Howe, mentre io li raggiungerò tra pochi giorni. Quindi toccherà a te sorvegliare il castello In mia assenza.》
La ragazza annuì con fare mesto. Non poteva negare di essere invidiosa, le sarebbe tanto piaciuto combattere una battaglia gloriosa come suo nonno aveva fatto durante la grande guerra di Re Maric per liberare il Ferelden dall’influenza della corona orlesiana. Voleva dare prova a tutti di essere una vera guerriera e far vedere che solo perché era una nobile non aveva nulla da invidiare alle donne che si erano arruolate nell’esercito, ma era anche cosciente che non potevano lasciare il castello senza protezione.
《Farò del mio meglio padre.》 Disse, ricevendo una carezza sulla guancia.
《Era quello che volevo sentire, so che sarai perfetta. Ora va a cercare tuo fratello. Sono sicuro che voglia salutare te e vostra madre prima di partire.》


La ragazza annuì, salendo le scale verso le stanze dei padroni, dove suo fratello, sua moglie e suo figlio dormivano, solo che a metà strada fu interrotta da uno dei cavalieri di suo padre, Ser Giomore, un giovane di bell’aspetto e dai lunghi capelli rossi.
《Lady Cousland, finalmente vi ho trovata.》 Disse trafelato.
《Cosa succede, Ser Gilmore?》 Domandò lei confusa, mentre quello cercava di darsi un contegno.

《Mi scuso per la mia fretta, mia signora.》 Disse lui, esibendosi in un rispettoso inchino. 《Ma vi ho cercata dappertutto. Temo che il vostro mastino da guerra si sia nuovamente intrufolato in cucina. E ora Nan è furiosa e minaccia di andarsene.》
Persephone scoppiò a ridere. 《Nan minaccia di andarsene da quando era ancora la mia balia, eppure è ancora qui dopo quasi ventuno anni. E adora Cerere, esattamente come tutti gli altri qui a palazzo. Semplicemente non vuole ammetterlo》 Disse convinta, ripensando alla sua mabari, un enorme cane dal pelo rosso capace di staccare una gamba a morsi per poi diventare subito dopo la creatura più tenera del mondo.

Suo padre gliel'aveva regalata per il suo quindicesimo compleanno e da allora erano state compagne di battaglia e inseparabili amiche. L'unico problema era che condividevano anche la passione per i manicaretti che preparava Nan, infatti la sua mabari aveva più volte fatto infuriare la vecchia rubando dalla dispensa.
《Stavolta sembra molto seria.》 Commentò il cavaliere, mentre la ragazza continuava a ridere.
《Allora direi che è il caso di andare a recuperare Cerere prima che succeda qualche guaio.》


Peccato che il guaio ci fosse già, perché appena si avvicinarono abbastanza alle cucine, sentirono chiaramente la voce della donna, ancora abbastanza arzilla per essere sulla soglia degli ottanta, urlare a squarciagola maledizioni e improperi contro “quel maledetto sacco di pulci e ingordigia”.
《Sarà anche avanti con gli anni, ma di sicuro non ha perso le energie.》 Commentò Ser Gilmore.
《Già. Ma a detta sua ne ha esaurite parecchie prendendosi cura di me.》 Sorrise Persephone, ricordando tutte le volte che era scappata dalle lezioni di qualche maestro per andare nuovamente ad allenarsi con le sue spade in cortile, mentre la povera balia si sgolava nel tentativo di recuperarla.

Entrarono in cucina proprio mentre suddetta donna si girava, impugnando un mestolo come una spada. 《Voi!》 Urlò rivolta verso la ragazza. 《Tirate fuori il vostro bastardo dalla mia dispensa, altrimenti giuro che stasera servirò mabari alla brace e salsa di mele!》 Strepitò inviperita, mentre due poveri servitori elfici cercavano di rimpicciolirsi nell'inutile tentativo di non farsi notare dalla donna. 
Persephone cercò di calmarla. 《Scusa Nan, ma sai com'è fatta Cerere. Non può resistere ai tuoi piatti.》
《Sia quel che sia, tiratela fuori da lì!》 Sbottò lei.

Persephone annuì ed entrò nella dispensa insieme a Ser Gilmore. Cerere era proprio lì, puntando il grosso muso verso un angolo, ma si girò appena sentì l'odore della padrona, abbaiando con forza.
《Che succede Cerere? Hai trovato qualcosa da mangiare che non ti è piaciuto per una volta?》 La prese in giro la ragazza, ma il cane tornò ad abbaiare, puntando verso qualcosa sul pavimento, mentre una decina di ratti molto grossi sbucava fuori dal nulla.

La ragazza emise un verso di disgusto, impugnando le sue fedeli spade e iniziando a colpire le bestiacce che si avvicinavano, mentre Cerere e Ser Gilmore l'aiutavano. Fortunatamente finirono in pochi minuti.
《Questi provengono dalle Selve Korkari.》 Disse Ser Gilmore. 《Non so se sia il caso di dirlo a Nan.》
《Se non lo facciamo continuerà ad essere arrabbiata con Cerere anche se lei stava solo facendo il suo lavoro da cane da Guardia.》 Ribattè Persephone, accarezzando affettuosamente la testa della mabari.
Come avevano previsto, la vecchia Balia non fu molto contenta di sentire che un esercito di ratti giganti si era introdotto nella sua dispensa, ma diede un grosso pezzo di formaggio al mastino da guerra, segno che per ora avevano una tregua.


Tutti e tre fuggirono dalla cucina per evitare altri guai e la ragazza si scusò con quei due poveri elfi, entrambi paonazzi nel vedere una lady del suo rango che si abbassava a chiedere scusa a loro, ma Persephone non ci diede molto peso. Aveva sempre trovato stupide divisioni sociali troppo nette tra lei e le altre persone solo perché era la figlia di un Teyrn.
Ser Gilmore accanto a lei aggrottò le sopracciglia. 《Oggi sembrate ombrosa, mia signora. Qualcosa vi turba?》
《Mio padre e mio fratello andranno ad Ostagar a combattere. Senza di me. Ammetto di essere preoccupata per loro.》 Commentò la ragazza.

L'uomo annuì. 《Capisco, ma state tranquilla. Il Teyrn e vostro fratello torneranno presto a casa. Sono grandi guerrieri e hanno già assistito a molte lotte.》
《Lo so. Ma la prole oscura non è un nemico come gli altri. Per quanto invasori, gli Orlesiani erano comunque persone capaci di parlare e capire. Quei mostri invece non sono altro che questo, mostri.》 

Ser Gilmore si battè una mano sul pettorale dell’armatura. 《Non temete Lady Cousland. Io e gli altri cavalieri difenderemo i vostri cari a costo della vita. Ve lo giuro.》
La ragazza Sorrise, guardandolo allontanarsi e inviando una silenziosa preghiera al Creatore che il soldato avesse ragione. Ma non potè riflettere oltre su questi spiacevoli pensieri perché vide arrivare sua madre, Teyrna Eleanor Cousland, insieme alla sua vecchia amica, Lady Landra, suo figlio Deirren e un'elfa che doveva essere una dama di compagnia.


Sua madre era una donna che era rimasta bellissima nonostante il passare degli anni e le somigliava molto, come indicavano il naso fine, la forma della bocca e I grandi occhi verdi. I suoi capelli però, un tempo biondi, erano sempre legati in eleganti acconciature, mentre lei preferiva la sua treccia o lasciarli sciolti. Tutti quegli intrecci, riccioli e forcine erano seriamente troppo difficoltose da portare.
《Ah, ecco la mia splendida figlia.》 La Salutò appena la vide. 《Dalla presenza della tua molesta mabari, capisco che le cucine siano libere?》
Cerere si esibì in un uggiolio offeso che non la scalfì nemmeno, mentre la padrona sorrideva. 《Non preoccupatevi, Madre. Ora è tutto in ordine.》 Disse, sorvolando sulla storia dei ratti. Meglio non parlarne davanti agli ospiti.

La donna annuì composta. 《Mia cara, ti ricordi ancora della mia amica, Lady Landra, la moglie di Bann Loren?》 Disse, accennando all'altra dama accanto a lei.
Persephone annuì cortese. Era impossibile dimenticarla, dopotutto; all'ultima festa a cui l'aveva vista, in onore dell'aniversario dei suoi genitori, era ubriaca fradicia e aveva passato circa due ore a elencare una sequela di motivi per cui lei avrebbe dovuto sposare suo figlio e di quanto i loro figli sarebbero stati splendidi.
 
《È un piacere vedervi di nuovo. Mi auguro che vada tutto bene a Caer Oswin.》 
《Oh si, mia cara. Ti ringrazio molto. Ricordo ancora che l'ultima volta in cui ci siamo viste ho passato la serata cercando di convincerti a sposare mio figlio. E sono tutt'ora convinta che sareste una magnifica coppia.》 Rise la donna, facendo avanzare Deirren, un ragazzo alto dai capelli rossi e lo sguardo gentile che arrossì davanti al commento.

《Ben trovata, Lady Cousland.》 Disse lui, con un inchino. 《Vi prego, non badate a mia madre. Ha il vizio di parlare a sproposito.》 Aggiunse, imbarazzato
《E questa è Iona, la mia dama di compagnia.》 Aggiunse Lady Landra, accennando all'elfa bionda.
《È un piacere conoscervi, Lady Cousland. Vostra madre ci ha parlato molto di voi. Ci ha raccontato delle vostre grandi abilità con le armi e che siete una grande stratega.》 Disse, eseguendo una riverenza.

Persephone aggrottò un sopracciglio verso sua madre. La Teyrna stava cercando da un po' di convincere la figlia a passare meno tempo ad allenarsi con spade e manichini di paglia e a dedicarsi di più alla ricerca di uno sposo. Dopotutto “aveva quasi ventidue anni ed era ora che cominciasse a pensare come una vera nobildonna", glielo ripeteva da mesi. Peccato che lei non ne avesse la minima intenzione.
Aveva conosciuto moltissimi giovani uomini della nobiltà, ragazzi pomposi e viziati che credevano che scherzasse quando diceva che amava l’arte della spada e che avrebbe passato le giornate ad allenarsi con suo padre e Fergus. E questo era bastato a farle capire che non facevano per lei. Non avrebbe mai scelto uno sposo che non riusciva ad accettare che fosse anche una guerriera e non solo una nobile.

《Si. Mia figlia è davvero molto dotata. E ammetto di essere stata anche io una discreta guerriera prima di sposarmi. Ma ormai da anni ho riposto l'arco e mi sono dedicata ad arti più signorili.》 Disse Eleanor, anche se la figlia sapeva benissimo che si stava sminuendo. Ai suoi tempi, Lady Eleanor Cousland avrebbe potuto uccidere un uomo con una freccia sola e senza neanche stancarsi.
《Se sceglierò uno sposo, madre, dovrà essere qualcuno che apprezzerà anche le mie doti di combattente e non solo le mie “arti signorili”》 Replicò infatti divertita, ma con tono pungente.

La Teyrna scosse platealmente la testa, non volendo ricominciare a bisticciare sulla solita storia, ma sua figlia li aveva già salutati tutti con un inchino, dirigendosi verso le gradinate che l'avrebbero portata verso le stanze di suo fratello Fergus e della sua famiglia.
Lo trovò nella stanza matrimoniale, insieme a sua moglie Oriana, una donna dalla pelle abbronzata e dai lucidi capelli castani proveniente da Antiva, e suo figlio Oren di sette anni. Lei aveva gli occhi lucidi e l'aria preoccupata, mentre il piccolo sprizzava eccitazione.

Suo fratello, un uomo alto, muscoloso e dalla barba e I capelli neri come i suoi, le sorrise appena la vide sulla soglia. 《Sorellina. Sei venuta a salutarmi?》
《Non potevo certo lasciarti andare senza averlo fatto. E nostro padre vorrebbe parlarti.》 Replicò lei, mentre il nipotino le correva addosso.

《Zia, zia! Papà ha promesso che mi porterà una spada enorme!》 Urlò con gli occhi sfavillanti.
Fergus si mise a ridere, accarezzandogli il capo. 《Ma certo. La più grande e bella che troverò. E tornerò presto. Ve lo prometto.》 Disse, stavolta rivolto verso Oriana, che però non sembrava convinta.

《Prego il Creatore che tu abbia ragione, amore mio. Ma non posso fare a meno di temere per te.》 Si limitò a dire lei.
《Non spaventare il bambino, ti dico che non mi farò un graffio. Abbiamo dalla nostra il più grande esercito che si sia mai visto dai tempi della Guerra della liberazione. Ci saranno le nostre forze per Altura Perenne, quelle di Howe per Amaranthine, quelle di Arle Eamon per Redcliffe e quelle del Re per Denerim. Inoltre il Teyrn Loghain Mac Tir sarà il nostro stratega e potremo contare su aiuti provenienti dai custodi grigi e dal Circolo dei Magi.》 Elencò Fergus, cercando di suonare convincente.

《Custodi grigi!?》 Esclamò Oren. 《Piomberanno sui cattivi con i loro enormi grifoni!? 》 Chiese eccitato, mentre Persephone rideva e sua madre sospirava.
《Non ci sono più grifoni, Oren. Sono solo storie di fantasia ormai.》 Cercò di spiegargli Oriana per l'ennesima volta, ma venne interrotta dall'arrivo di Bryce ed Eleanor.

《Caro figlio, spero che volessi almeno salutare i tuoi genitori prima di sgattaiolare via.》 Lo riprese affettuoso il padre, mentre la madre lo abbracciava.
《Buona fortuna Fergus. Pregherò per te affinché tutto vada come deve.》

《Sono sicura che sarà così. Fergus e papà sono forti.》 Disse Persephone, anche a se stessa, abbracciando a sua volta il fratello.
《So che avresti voluto accompagnarci, Pers, mi dispiacerà non averti a coprirmi le spalle.》 Disse lui.

La ragazza sbuffò. 《Pretendo che mi racconti tutti i particolari della battaglia appena tornerai, capito? E che festeggeremo tutti insieme il vostro ritorno con Torte e arrosti.》
Il fratello annuì con un sorriso, mentre sua moglie univa le mani in preghiera. 《Che il Creatore ci protegga tutti. Che preservi i nostri figli, i nostri mariti e i nostri padri, e che li riporti da noi sani e salvi.》

《E che ci mandi birra e donne per festeggiare.》 Esclamò Fergus, ricevendo due occhiate di fuoco da parte della madre e della moglie. 《… Per gli altri uomini, naturalmente.》 Concluse precipitoso, mentre Persephone rischiava di soffocarsi per l’ilarità.
《A che servono le donne?》 Domandò invece Oren con innocenza, facendola subito smettere.
《Beh a Portare la birra naturalmente! E a chiacchierare mentre la si beve.》 Rispose prontamente Bryce, mentre la moglie gli rivolgeva uno sguardo di somma disapprovazione.

《Voi due siete peggio di una coppia di ragazzini! Fortunatamente ho una figlia.》 Esclamò teatrale.
《Si. Una figlia che preferirebbe passare le giornate ad spalare letame piuttosto che indossare una gonna e un corsetto.》 Rise Fergus, ricevendo una gomitata nelle costole dalla sorella. 

La Teyrna scosse la testa con aria sconfitta, mentre il marito sogghignava. 《Figliolo, temo che sia il momento per te di andare prima che tua moglie e tua madre ti incatenino qui. Forse riuscirai anche a capire dove sono finiti gli uomini di Howe. Sono talmente in ritardo che sarà un miracolo se arriveranno ad Ostagar in tempo. Ti rivedrò tra pochi giorni.》
Fergus annuì, dando un bacio a sua moglie e abbracciando per un'ultima volta il figlio, i genitori e la sorella, per poi avviarsi verso la porta.


Persephone sentiva chiaramente una stretta al petto nel vederlo andare via. Aveva paura che quello sarebbe stato l'ultimo momento che avrebbe passato con lui, la voglia di buttare tutto al vento e accompagnarlo era sempre più forte, ma suo padre le poggiò una mano sulla spalla. 《Non temere, Cucciola. Tornerà presto. E anche io. Andrà tutto bene, vedrai.》
Lei annuì, seppur la sua paura non fosse diminuita nemmeno un po', ma sua madre la distrasse. 《Cara, sappi che anche io tra qualche giorno partirò. Lady Landra mi ha invitata alla sua residenza estiva e tornerò tra qualche settimana. In questa maniera sarai l’unica incaricata di guidare Altura Perenne. Considerala una prova per il tuo futuro.》

Persephone rimase per un attimo impalata per la sorpresa. Lei? Governante assoluta di Altura Perenne? Era una gigantesca responsabilità! Una che non aveva mai avuto prima! Era qualcosa che la intimoriva ed eccitava al tempo stesso. E se i suoi genitori avevano deciso di affidargliela era perché si fidavano di Lei e delle capacità di guidarla. E di questo andava davvero fiera!
《Quindi sarai tu a fare compagnia a me e alla mamma, zia?》 Le Domandò Oren.
《Esatto, piccolo. Vedrai che ci divertiremo moltissimo tutti insieme. Avremo il castello intero per noi.》
 
Il bambino sorrise eccitato. 《E se venissimo attaccati? Ci difenderai? Vedrò un vero Drago?!》
Persephone Ridacchiò davanti a tutto quell'adorabile entusiasmo, però Oriana non sembrava altrettanto divertita. 《Oren, i draghi sono creature cattive. Divorano la gente.》

Il figlio annuì con vigore. 《Voglio vederne uno! Sono sicuro che papà e la zia potrebbero batterlo!》
La donna guardò di traverso la cognata. 《Questa è tutta colpa delle storie che gli raccontate.》

La ragazza avrebbe voluto rispondere che non c’era nulla di male nell'avere una fervida immaginazione per un bambino di quell'età, soprattutto perchè prima o poi anche lui avrebbe dovuto iniziare a studiare le arti del combattimento, ma Oren attirò nuovamente la sua attenzione. 《Mi insegnerai anche ad usare la spada come fate tu e papà, zia?》
La ragazza Sorrise raggiante. 《Naturalmente, inizieremo prestissimo ad allenarci. E in un paio di anni sarai il miglior guerriero di tutta Altura Perenne.》 

Il bambino Urlò di gioia, abbracciandola stretta. 《Sei la migliore zia del mondo!》
Lei sorrise ancora, ricambiando la stretta. 《Lo so. Ma cominceremo domani, va bene? Adesso è ora per tutti di andare a letto.》 Disse, rivolgendo un cenno di saluto ai genitori e alla cognata, per poi recarsi con Cerere verso le sue stanze.

E appena chiuse la porta, finalmente qualcosa si sciolse nella sua espressione ed abbracciò la sua amica, che uggiolò triste, capendo subito che cosa passava nella testa della padrona. 《Lo so. Devo essere forte per mia madre, per Oriana, per Oren e per Altura Perenne. Ma ho paura. Tanta paura. Potrei perderli tutti e due, potrebbero morire e io non li rivedrei mai più.》
Non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se Fergus o suo padre sarebbero morti. Aveva provato per tutto il giorno a non permettere alle sue paure di avere la meglio, di mostrarsi fiduciosa per la sua famiglia, quando in verità la sua ansia era come un tarlo che le stava mangiando le viscere. Aveva paura soprattutto per Oren. Che sarebbe successo al suo nipotino se il padre fosse morto!? Sarebbe cresciuto bene? Lei e Oriana Sarebbero state capaci di educarlo nel modo giusto? E lei? Sarebbe stata una Teyrna degna di suo padre?

La mabari leccò dolcemente il viso della sua padrona, cercando di tirarla su, e quella Ridacchiò piano, seppur la sua ansia non fosse diminuita. 
Si stese sul letto senza neanche prendersi il disturbo di togliersi l’armatura di agile cotta di maglia che indossava, pregando che le venisse sonno in fretta per affogare le sue preoccupazioni almeno per qualche ora.


***


Persephone si svegliò di soprassalto quando sentì Cerere abbaiare, insieme ad urla, clangore di spade e… puzza di fumo!?
Senza pensarci un attimo, afferrò le sue spade, l'armatura e si lanciò fuori dalla sua stanza: fu come finire direttamente all'inferno. C'era sangue ovunque, sulle pareti, sul pavimento, sulle porte, decine di cadaveri di cavalieri e servitori giacevano ovunque, mentre schiere di soldati invadevano i corridoi dando fuoco agli arazzi e alle porte.
Un paio la videro e caricarono immediatamente, ma la ragazza non si fece cogliere di sorpresa. Usò una delle spade per tenere il primo impegnato e la seconda per allontanare l'altro, poi falciò il nemico che aveva di fronte e con un salto trapassò anche l'altro. 

Quasi non credette ai suoi occhi quando vide il simbolo inciso sulle loro armature: lo stemma di Amaranthine, segno della casata di Rendorn Howe!
Sentì l'aria mancare e il sangue ribollire per la collera, ma dei tonfi attirarono la sua attenzione: tre uomini giacevano morti sul pavimento, i crani trapassato da delle frecce, ed Eleanor Cousland si ergeva vittoriosa e armata fino ai denti sopra di loro.

《Madre…》 La chiamò Persephone, mentre la donna correva ad Abbracciarla. 
《Tesoro mio! Sia Lodato il Creatore, temevo che…》

《Madre, Oriana e Oren!》 Riuscì a rantolare la figlia.
La donna impallidì, iniziando a correre con lei verso le stanze della nuora e del nipotino, pregando con tutto il cuore di riuscire ad arrivare in tempo. Ma quello che vide furono solo i corpi senza vita e coperti di sangue del bambino e di sua madre.
La Teyrna rischiò di cadere in ginocchio e Persephone sentì chiaramente la rabbia montare e gli occhi pizzicare di fronte a quella scena. Quella maledetta serpe traditrice di Howe! Aveva pianificato lui quell’attacco, ne era sicura! Aveva aspettato che Fergus partisse col grosso dei soldati, mentre lui fingeva un ritardo delle sue truppe per poterli attaccare indisturbato. E non solo, aveva osato uccidere un bambino disarmato e indifeso!

Strinse l’elsa delle sue spade con furia, e appena sentì un soldato nemico avvicinarsi, ordinò a Cerere di atterrarlo e gliele piantò dritte nello stomaco, godendo della sensazione forse per la prima volta nella vita.
Sentì le mani di sua madre toccare la sua spalla. La donna Aveva le guance rigate di lacrime, ma la sua espressione era di pura determinazione. 《Persephone, dobbiamo andare a cercare tuo padre. Li vendicheremo, però, te lo giuro.》

La figlia annuì ed entrambe corsero nuovamente fuori dalla stanza e dirigendosi a rotta di collo verso il salone, da cui provenivano i rumori di un combattimento estenuante, uccidendo tutti gli uomini che provarono a fermarle e appena ci entrarono trovarono Ser Gilmore e altri soldati respingere le truppe nemiche oltre il portone. 
《Sbarratelo! Non lasciateli entrare!》 Sbraitò il ragazzo, poi girarsi verso di loro. 《Sua signoria, mia signora! Siete vive!》
《Si. Ma purtroppo hanno ucciso Oriana e Oren.》 Ringhiò Persephone, mentre Cerere restava in posizione d'attacco.

《Sapete per caso dov'è andato mio marito?》 Chiese Eleanor.
Lui annuì. 《Era determinato a trovarvi. Purtroppo però è stato ferito gravemente e non è voluto venire con noi. L'ultima volta che l'ho visto si stava dirigendo verso le cucine, forse per usare il passaggio segreto dietro la dispensa.》


Persephone sentì il sangue gelare. Suo padre era stato ferito, ma era comunque andato a cercare lei e sua madre! Se i soldati nemici lo avessero raggiunto, lo avrebbero ucciso. Dovevano trovarlo!
Quanto avrebbe voluto che Fergus fosse rimasto almeno per un altro giorno. Se avessero avuto il suo aiuto e tutta la schiera dei cavalieri di Altura Perenne a disposizione, Howe sarebbe stato rispedito indietro con la coda tra le gambe!
《Voi invece cosa farete, Ser Gilmore?》 Chiese la Teyrna, mentre il portone cominciava a cedere sotto i colpi dei guerrieri al soldo di Howe.
《Noi resteremo qui e li terremo impegnati il più a lungo possibile. Voi andate.》 
La donna annuì. 《Che il Creatore vi protegga.》  Disse, iniziando nuovamente a correre verso le cucine, seguita dalla figlia.


Tutte e due sapevano che quei soldati stavano andando incontro a morte certa pur di permettere loro di fuggire; appena le porte sarebbero crollate, i nemici sarebbero entrati in massa e avrebbero ucciso chiunque si fosse messo sulla loro strada. E se c'era una cosa che Persephone odiava era l'essere impotente davanti ad una simile prospettiva.

Lei, Cerere e sua madre corsero giù per le scale, abbattendo un altro gruppetto di nemici e superando il cadavere di Nan, uccisa da una grossa ferita nel ventre.
Alla ragazza venne quasi da piangere davanti alla sua povera balia, ma sentì un rantolo proveniente dalla dispensa che la riempì di speranza e paura.


Suo padre giaceva sul pavimento. Era pallido come un cencio, i vestiti imbrattati di sangue, ma aveva ancora gli occhi saldi e una spada stretta in mano. 
《Bryce!》 Urlò sua moglie vedendolo a terra. 《Sei ferito.》 
《Gli uomini di Howe mi hanno colto alle spalle. Avevano una maga con loro. L'ho uccisa, ma mi ha colpito ugualmente.》 Disse, accennando al grosso squarcio sul suo fianco.

《Dobbiamo portarti via di qui. Magari… magari un altro mago può guarirti.》 Propose Persephone, di nuovo con gli occhi lucidi.
Lui sorrise debolmente. 《Non penso di farcela Cucciola.》

《Ma certo che ce la puoi fare. Ti… ti porterò in spalla io se necessario!》 Disse, mentre suo padre le accarezzava la guancia.
《La mia piccina. Sei davvero diventata una donna coraggiosa, ma adesso non avete tempo. Il castello è circondato. E appena i soldati arriveranno qui, ci uccideranno. Tu, tua madre e Cerere dovete fuggire. Trovate Fergus e raccontategli tutto.》
《E avremo vendetta. Howe ce la pagherà cara per questo.》 Sibilò sua figlia, stringendo le sue spade, prima che un gran fragore la facesse voltare. 


La porta venne giù e tre uomini si precipitarono urlando nella stanza. Lei ne infilzò uno con le sue spade, aprendogli il torace, mentre la sua mabari sbranava il secondo e sua madre centrava il cuore del terzo. 《Non c'è più tempo.》 Disse Eleanor.
La ragazza iniziò immediatamente a sgombrare il passaggio segreto, cercando di tirare con sé sua madre, ma lei si scostò, puntando nuovamente l’arco.

《Madre… che stai facendo?》 
《Vai tesoro mio. Li tratterrò finché potrò. E che il Creatore vegli sempre su di te.》 Rispose lei, uccidendo un altro uomo colpendolo alla testa.

Persephone sentì le lacrime scendere copiose: si stava sacrificando anche lei per permetterle di fuggire. Avrebbe voluto costringerla a venire con lei, oppure rimanere al fianco dei genitori e combattere fino alla morte, ma non poteva. Ingoiò il nodo che aveva in gola e corse via insieme a Cerere.


Il passaggio era stretto, pieno di muffa e puzzava di fumo, ma non le poteva importare di meno. Non riusciva a togliersi dalla mente i suoi genitori, sua cognata e suo nipote. Le venne in mente quando suo padre gli aveva insegnato ad usare la spada e i suoi sguardi fieri, i momenti in cui sua madre le accarezzava i capelli e i tanti gesti affettuosi, le risate di Oren e le confidenze con Oriana. Non avrebbe più sentito nulla di tutto questo.
La sua famiglia era appena andata in pezzi per colpa di quella dannata serpe di Howe! E ripensare al modo in cui avevano scherzato amabilmente fino a poche ore prima le faceva ancora più male. 
Non aveva nemmeno avuto il tempo di dire addio o che li amava più di ogni altra cosa. E anche se avesse avuto a disposizione tutta la magia del mondo, non avrebbe potuto cambiare ciò che era successo o riportarli indietro. Era rimasta sola.


Emerse fuori dal passaggio segreto stordita dal fumo e dalle lacrime, Cerere che guaiva preoccupata accanto a lei. Gli uomini di Howe avevano appiccato il fuoco alle fondamenta del castello, le pietre erano bollenti e lingue ardenti danzavano tutto attorno a lei, divorando tutto ciò che trovavano.

Corsero via entrambe, allontanandosi più veloci che potevano verso una direzione imprecisata dei boschi che circondavano la sua casa, ormai avvolta dalle fiamme e unica fonte di luce nella notte.
Si fermarono solo un attimo per vedere il castello bruciare e altre lacrime scesero sul viso della ragazza. 《Ve lo prometto. Vi vendicherò tutti.》

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Capitolo 5
*** La Tagliagole ***


Sotto la catena delle montagne Gelide, protetta da pesanti soffitti di roccia, Orzammar, la città dei Nani, splendeva magnifica con i suoi palazzi di pietra levigata e le ampie strade pavimentate, mentre enormi fiumi di lava scorrevano lungo le pareti e gettando luce dorata e rossastra ovunque.

O almeno, quella era la parte bella della città, quella dove le persone normali, che facevano parte delle varie caste, vivevano. Verso il basso, più nel profondo, gli eleganti edifici lasciavano il posto a catapecchie piccole e cadenti, le strade coperte di polvere e sporcizia e decine di nani in strada a chiedere l’elemosina.
Quello era lo spettacolo a cui Micah Brosca assisteva da più di ventitré anni passati nel distretto della Polvere. E l’ironia era che quella gente non aveva fatto proprio nulla per meritarsi di finire lì, avevano semplicemente avuto la sfortuna di nascere senzacasta, come lei.

Emise un grugnito, spostandosi dalla faccia una delle treccine di capelli color mogano. Ad Orzammar la situazione funzionava così: se nascevi nobile, avevi tutto ciò che potevi desiderare, soldi, gioielli, servi e quant’altro, se nascevi popolano con una casta allora lavoravi, ma stavi bene, a volte molto bene. E infine se nascevi senzacasta eri visto come un peso per la società, una macchia sull’onore di Orzammar. E questo disonore te lo portavi impresso sulla pelle, visto il grosso tatuaggio a forma di S che tutti quelli come lei erano costretti a farsi da neonati.
Così tutti sapevano contro chi sputare se ti vedevano. O sapevano con chi era facile procurarsi una scopata e via. E persino a chi rivolgersi se si voleva che qualcuno sparisse dalla circolazione. E lei era bravissima in questo, come molti altri nani del Karta, l’associazione criminale più potente della città.


E pensare che in casa in quel momento aveva proprio il capo del Karta, Berath, un nano muscoloso dalla lunga barba castana intrecciata e dagli occhi piccoli e porcini, che ora stava ringhiando verso sua sorella maggiore, Rica.
Lei era senza dubbio la donna più bella di tutto il distretto della Polvere, lucidi capelli rossi ben acconciati, fisico formoso ed elegante, grandi occhi verdi e labbra carnose ed invitanti. In poche parole un sogno per qualsiasi nano con un paio di occhi. Ed un biglietto per quello stronzo di Berath per entrare nella nobiltà. Almeno in teoria.
《Gli accordi erano chiari, Tesoro. Non ho pagato per i capelli, i vestiti, tutte le lezioni di portamento, etichetta, musica e massaggi per ricavarne niente. Hai un aspetto che fa perdere la testa agli uomini, ma devi farlo fruttare.》 Disse lui, con la sua voce baritonale. 
La ragazza sospirò. 《Per favore, Berath, potremmo evitare di parlare di questo davanti a mia sorella?》 Disse accennando a Micah, seduta accanto alla finestra, ricevendo una risposta annoiata da parte del nano. 《Lei è più abituata di te a queste faccende. Ora, Tesoro, ricorda i patti. Tutto quello che devi fare è trovare un nobile e sfornare un moccioso che gli assomiglia. E dopo, tutti quanti potremo trasferirci ai piani alti e vivere la bella vita nel distretto dei Diamanti.》


La nana più giovane, seduta accanto alla finestra, strinse i pugnali che teneva alla cintura. L’unico motivo per cui non aveva mai provato a sbarazzarsi di quella pila di escrementi di Bronto era perché, senza di lui, né lei né Rica avrebbero avuto di che vivere, ma odiava profondamente quello che faceva a sua sorella.
Lui parlava di questa storia del farsi mettere incinta da un nobile come se fosse chissà quale grande investimento, quando in realtà era solo l’ennesimo maledetto modo di evidenziare quanto Orzammar fosse un luogo ipocrita, popolato da stronzi e governato da regole epersone ancora più stronze.

Le donne come Rica non avrebbero mai avuto modo di andare via dal distretto della polvere, a meno che non riuscissero a dare un figlio maschio ad un nobile. In questa maniera, la madre sarebbe stata presa in custodia dalla famiglia del padre insieme al bambino e sarebbe vissuta fino alla morte nel distretto dei Diamanti. La fregatura? Se per un colpo di sfortuna fosse stata una femmina, la madre e la bambina sarebbero state sbattute di nuovo nella polvere a morire di fame.
E l'unico vero motivo per tutto questo sistema era perché Orzammar era a corto di guerrieri, ma visto che la regola diceva che la casta si ereditava dal gentore dello stesso sesso, moltissimi potenziali soldati venivano scartati a priori.


Un tempo la città dei Nani era stato un impero enorme, che si estendeva da un angolo del Thedas all'altro tramite le Vie Profonde, passando sotto le Necropoli di Nevarra e spingendosi fin nel Tevinter, ma poi la prole oscura ci si era messa di mezzo e le uniche due città rimaste erano in pessimi rapporti e in continuo bisogno di nuovi soldati.
Per questo anche i figli di quelle come sua sorella venivano accettati nelle casate nobili. Ed era su questo che Berath puntava.

《Ti darò solo un’altra settimana, Tesoro. Se non troverai un patrono entro quel termine, tornerai a fare la mendicante sulla strada.》
Rica si mosse a disagio. 《In realtà… ho incontrato qualcuno. Non volevo dire nulla nel caso si fosse rivelato un tentativo vano, ma sembrava interessato.》

Micah annuì, un ghigno storto stampato in faccia. 《Visto, Berath? Sono sicura che chiunque sia si farà avanti. Non c'è bisogno che tu le tenga il fiato sul collo.》
Il nano la guardò come se fosse stata una pulce particolarmente fastidiosa, ma lei sostenne il suo sguardo sempre con quel ghigno sardonico in faccia. Che lui fosse il suo capo oppure no, non aveva importanza. Nessuno poteva trattare sua sorella in quella maniera.
《Tsk. Il tuo amico, Leske, è qui fuori e sa qual è il vostro compito di oggi. Va a fare il tuo lavoro e trovalo. E cercate di non rovinare tutto. So bene che non avete nessun altro a cui rivolgervi senza di me.》 Disse, sbattendo la porta mentre usciva.

Rica guardò preoccupata sua sorella. 《Non dovresti provocarlo così, Micah. Non finirà bene se continuerai a giocare col fuoco.》
《Non me ne frega un cazzo.》 Rispose l'altra, incrociando le braccia. 《Quel tipo deve lasciarti in pace. Ti sta sfruttando per arrivare al distretto dei Diamanti quando lui non è nemmeno un senzacasta. Dovrebbe solo chiudere quella fogna e lasciarti in pace.》

Il viso di Rica si addolcì. 《Sei davvero dolce a preoccuparti così per me, Sorellina. Ma non sono io quella che tutti I giorni deve andare a fare il lavoro sporco per lui. Ho sempre paura quando ti vedo uscire di casa. Se davvero riuscissi a dare un figlio ad un nobile, finalmente anche tu non saresti più costretta a correre certi rischi.》
L'altra scrollò le spalle. 《Ci sono abituata. Non è nulla che non possa affrontare.》


La maggiore si morse il labbro, osservando le cicatrici irregolari che segnavano il viso di sua sorella: tre correvano lungo la sua guancia, tagliando il suo tatuaggio da senzacasta, un'altra invece arrivava dal mento al lato del labbro inferiore e l'ultima le attraversava la fronte. Erano tutti segni che si era fatta durante un'incursione del Karta quando aveva quindici anni.
《Vorrei solo poterti dare una mano.》 Commentò, mentre Micah si limitava a sbuffare una risata spavalda. 
《Il giorno in cui uno dei lavori di Berath mi ucciderà, sarà il giorno in cui quei culi impomatati dell'assemblea verranno qui sotto a fare beneficenza.》

Rica si mise a ridere, mentre la sorella la salutava e si dirigeva fuori, ignorando la madre che dormiva dopo la sua ennesima sbronza. Ad aspettarla c'era Leske, suo partner nel Karta, amico da una vita, compagno di bevute e amante occasionale, un nano dall'incredibile faccia da schiaffi, lunghi capelli castani raccolti in una coda alta e una barba incolta in viso.
《Alla buon'ora salroka. Pensavo avessi paura di vedermi.》 Scherzò lui, vedendola arrivare.
Micah sbuffò una risata sarcastica. 《Come no. Quando i nug voleranno. Stavo parlando con Rica.》

Se avesse potuto, il nano avrebbe drizzato le orecchie. 《Oh si. E come sta la tua deliziosa sorella?》
《Bene, e vuole che ti dica che non hai alcuna possibilità.》 Lo prese in giro acida. Per quanto non fosse una donna brutta, aveva le stesse labbra carnose di sua sorella e lo stesso naso fine, si rendeva conto di essere molto più comune di Rica: lei aveva gli occhi castano scuro, Rica verdi come smeraldi, i suoi capelli erano color mogano, quelli di Rica di un rosso vivo e sempre ben acconciati. Poi a lei mancava l'eleganza con cui sua sorella si muoveva, la sua eloquenza e il suo fascino.

Le uniche cose in cui era effettivamente brava era combattere coi coltelli, spaccare crani e scassinare le serrature più svariate per rubare l'oggetto di turno. Ma non sarebbe stato male se quello con chi era finita a letto ben sette volte non facesse commenti su Rica davanti a lei
Ma lasciò perdere appena Leske iniziò a parlarle del loro nuovo incarico. A quanto pareva un tale chiamato Oskias aveva provato a fregare Berath cercando di vendere del Lyrium in proprio sulla superficie, ma si era fatto scoprire come un allocco e ora era finito nella lista nera.


Salirono i gradoni che portavano verso il quartiere comune, i mendicanti sulla strada che si ritraevano al loro passaggio, non volendo guai. 
Appena giunti al quartiere comune, si diressero verso il Tapster, la locanda principale di tutta Orzammar e posto dove il loro obiettivo passava le sue serate ultimamente, probabilmente annegando nell’alcol.

Tutti i mercanti che lavoravano lì gli rivolsero delle occhiate disgustate, ma lei non ci fece caso, anzi rispose con il suo classico ghigno storto. Da bambina si sarebbe nascosta come meglio poteva davanti ai loro sguardi, vergognandosi anche solo di essere viva. Adesso invece era lei quella che poteva fargli paura.

Lei e Leske entrarono nella taverna, e subito il tipo al bancone li guardò con sommo orrore. 《Non serviamo senzacasta qui. Levatevi dai piedi.》
Micah ghignò di nuovo, avvicinandosi. 《Scusa, amico, ma credo che tu non ci veda molto bene. Guarda meglio con chi stai parlando e ritenta.》 Commentò, mostrando i coltelli alla cintura.

Il nano impallidì. 《Voi siete… scusatemi. Entrate pure.》 Disse, sudando freddo. 《State… cercando qualcuno?》
《Conosci un certo Oskias per caso?》 Chiese Leske in tono ridicolmente amichevole.

Lui annuì. 《È qui da due ore, sempre con lo stesso boccale.》 Disse, indicando un nano biondo dall'aria stanca seduto poco più avanti. 《Che ha fatto?》
《Oh beh, credo che ci offrirà birra buona prima di tutto. E poi… diciamo che ha degli affari in sospeso con noi. Sarebbe meglio se tu non ci fossi per un po'.》

L’uomo capì al volo, sbrigandosi a dare loro i boccali colmi fino all'orlo e sparendo poi sul retro, mentre Micah e Leske si sedevano al tavolo di Oskias.
《Ehi, quel posto è occupato!》 Esclamò lui, ma poi impallidì quando vide con chi stava parlando.
La ragazza se ne accorse e ghignò più di prima, tirando fuori un coltello e cominciando a bere distrattamente la sua birra al miele, godendosi per una volta il sapore frizzante. 《Ho sentito che volevi espandere la tua rete di contatti.》
Quello tremava come un nug pronto per il macello. 《Non… non è come sembra! Non ho mai tradito la fiducia di Berath, ha fatto molto per la mia famiglia.》

《Ma certo.》 Lo prese in giro Leske dopo essersi scolato tutto il boccale, afferrando la grossa borsa poggiata a terra. 《Quindi non ti dispiacerà se ce ne accertiamo vero?》
Micah continuò a godersi la birra, mentre quel cretino continuava a balbettare parole sconnesse, e il partner tirò fuori due pepite di uno scintillante azzurro: lyrium. 

Il suo ghigno storto tornò a segnarle il viso. 《Ma guarda. Non eri quello che non aveva nulla da nascondere tu?》 Chiese con tono di ovvietà, sporgendosi in avanti.
Il nano andò definitivamente nel panico. 《E va bene. Sono solo quelle due pepite. Dovevo venderle ad un mio contatto sulla superficie. Vi prego, abbiate pietà! Ho un famiglia! È la prima volta…》
《E ultima.》 Rispose la ragazza perentoria, il pugnale già in mano.


Oskias provò a prendere immediatamente la sua spada, ma sputò un grumo di sangue quando una delle accette di Leske gli si piantò nel fianco.
Crollò sul tavolo, le mani scosse da spasmi, e Micah gli piantò la propria lama nella gola, recidendo la carotide e facendo gocciolare il sangue sul pavimento. Quello smise di muoversi in pochi secondi e lei si rilassò nuovamente sulla sedia, mentre un gruppo di avventori iniziava a mormorare spaventata.

《Circolate gente, non c'è niente da vedere.》 Disse Leske, ignorando bellamente il cadavere mentre usciva dalla taverna insieme a Micah.
《Mica male come giornata.》 Commentò, stringendo le pepite in mano.

《Cerca di non farti vedere idiota. Ci manca solo che quelli della guardia ti vedano con del Lyrium.》 Lo riprese bonariamente lei, mentre il suo partner si sbrigava a nascondere le pepite nella sacca.
《Ora che si fa?》 Domandò poi. 《Berath vorrà avere il resoconto della missione.》

《Vai avanti tu. A casa c'è mia madre ed è sola. Devo controllare che non si stia ammazzando sul quel dannato tavolo.》 Ringhiò.
Leske emise un fischio. 《Non ti invidio Salroka. Ci vediamo dopo.》


Micah annuì e si diresse nuovamente verso la città della Polvere. E appena entrò in casa fu investita da un odore disgustoso di alcol scadente e vomito. 《Ma non è possibile.》 Sibilò tra i denti, entrando in cucina e vedendo sua madre Kalah semi sdraiata sul tavolo.
《Chi è? Rica?》 Chiese lei, gli occhi vacui e una bottiglia in mano.
《No, mamma. Sono Micah. Sai, quella che a quanto pare paga perché tu possa vomitare sul pavimento!》 Disse lei tagliente, indicando con disgusto le bottiglie vuote sparse sul tavolo e sui mobili, tutti i suoi buoni propositi di non rovinarsi l'umore che andavano a farsi friggere.

Sua madre ringhiò. 《Chi ti credi di essere, brutta mocciosa?! Sei esattamente come tuo padre! Arrogante, inutile e pazza! Quel bastardo mi ha lasciata con un'altra bocca da sfamare per andarsene sulla superficie! E anche tu farai come lui!》 
La ragazza rimase impassibile mentre sentiva il tono della madre incrinarsi. Aveva sentito quella storia decine di volte e ormai non le fregava più nulla. Non si ricordava nemmeno il viso di suo padre, ma francamente non le importava. Neanche sapeva perché si preoccupava ancora per lei.

Un tempo lei era una donna bellissima, molto simile a Rica, sorridente, buona e amante della musica, ma un giorno aveva iniziato a bere talmente tanto da ridursi a quella vecchia infelice e piena di rancore. Da bambine lei e sua sorella avevano più volte cercato di far smettere la madre di bere, ma erano stati tutti tentativi vani. E alla fine entrambe avevano smesso di provare.
Non era tanto stupida da pensare che la donna premurosa che conosceva da bambina fosse ancora da qualche parte, sepolta da tutti quegli stracci e alcol scadente. E sapeva che Kalah la odiava con tutto il cuore, lo aveva capito dopo anni di botte e insulti senza veri motivi. Però ormai nemmeno quello la toccava più.

《Io sono quella che porta il pane in questa topaia! E sono anche quella che per qualche motivo continua a controllare che tu sia viva e non ti stia strozzando col sui stesso vomito!》
《E allora perché non mi lasci almeno morire in pace!? Un tempo ero bella sai? Bella come Rica e forse anche di più! Avrei potuto avere tutto! E invece ora non ho niente!》 Singhiozzò lei.

Micah strinse I pugni. 《Sai perché non hai niente!? Perché hai deciso di buttare via tutto pur di continuare a bere questa merda! Perché non hai mai nemmeno provato a riprenderti! E lasci che Rica si prostituisca senza mai dire nulla di nulla!》 Sbraitò, strappandole la bottiglia di mano e mandandola in pezzi davanti agli occhi sgranati di sua madre. 《Se proprio devi scegliere un modo per crepare, almeno fallo senza buttare via tutto il denaro che ci resta e che io guadagno!》 Continuò la figlia, dirigendosi verso la porta. 《E sappi questo.》 Disse, afferrando la maniglia 《Mio padre ha fatto bene ad andare via! Meglio la superficie che stare con te》 Urlò, ignorando i suoi singhiozzi e uscendo nuovamente di casa, la mascella contratta, gli occhi lucidi e il volto rosso di rabbia. Sperava davvero che la nuova missione di Berath non fosse troppo complicata, non era affatto dell'umore giusto.


***


Nel gigantesco palazzo reale di Orzammar, la principessa Aura Aeducan, seconda figlia del re Endrin e unica erede femmina, si stava preparando davanti ad un gigantesco specchio, indossando la sua armatura pesate e sistemando i capelli biondo grano in una semplice coda di cavallo. 

Quel giorno ci sarebbero state le prove nell'arena e poi un banchetto in suo onore. Aveva ormai compiuto ventotto anni e il padre l'aveva incaricata di guidare una delle più importanti spedizioni contro la Prole Oscura degli ultimi anni, che sarebbe iniziata il giorno dopo. Era un grande onore e un piacere.
Quei mostri erano sempre di più, mentre i nani sempre meno, e Orzammar ormai si era chiusa alle interazioni con gli umani e gli elfi che abitavano la superficie, e ciò rendeva ancora più difficile la situazione. Dell'enorme impero che un tempo i nani guidavano, restavano solo Orzammar e Kal-Sharok, praticamente dall'altro capo delle vie profonde.
E il fatto che le due città fossero in costante competizione costituiva solo l’ennesimo ostacolo per impedire a quei mostri di spingersi sempre più avanti. 

Anche se in quel momento era più preoccupata per il banchetto a cui avrebbe dovuto partecipare. Essendo lei una principessa, seppur non fosse l'erede, decine di uomini della casta dei nobili avevano avanzato la propria richiesta per avere la sua mano. Non che fosse un problema sposarsi per convenienza, trovare l'amore in un posto pieno di intrighi politici, inganni e sotterfugi come Orzammar era quasi impossibile, ma avrebbe preferito poter passare una serata piacevole prima di una spedizione tanto importante.


Emise un sospiro, ma rimase calma. Dopotutto, era una Aeducan, l'unica donna Aeducan da quattro generazioni, doveva tenere alto l'onore della casata reale. La politica da loro andava così e ormai ci era abituata, aveva iniziato a studiare per diventare la consigliera di suo fratello maggiore Trian fin da quando era bambina, e sapeva di dovercela fare.

Sentì bussare alla porta e Gorim, il suo secondo e più fedele amico, si avvicinò con un rispettoso inchino, tenendo in mano un gigantesco spadone dall’elsa intarsiata. 《Mia Signora, siete come sempre splendida.》
Aura sorrise leggermente, mentre il nano dai capelli e la barba rossa le porgeva la sua fidata arma. 《Fortunatamente posso indossare la mia vera armatura piuttosto che una cerimoniale. Almeno così sembro una guerriera e non una che gioca a travestirsi.》 
Gorim si lasciò sfuggire un risolino, per poi tornare serio. 《Lord Harrowmonth ha indetto le prove per scegliere i migliori candidati per la vostra spedizione. Mi ha detto che siete ovviamente invitata.》
La ragazza annuì. 《Sarebbe un ottima maniera per aspettare il banchetto. E anche un modo per prepararmi alle richieste di tutti i nobili presenti.》 


Uscendo dalla stanza, un'altra ragazza le passò accanto: era molto graziosa, capelli rosso vivo raccolti in un'acconciatura elaborata e un vestito piuttosto elegante, ma il tatuaggio a forma di S sulla sua guancia faceva ben capire chi fosse. Era una cacciatrice di nobili, una senzacasta di bell'aspetto che veniva preparata per sedurre i nobili sperando dare loro un figlio e andare via dalla città della polvere.
E vedendo come si era diretta verso le stanze di suo fratello minore, Bhelen, era chiaro chi fosse la sua preda. 《Oh beh, le belle donne sono sempre state il punto debole degli uomini della famiglia Aeducan.》 Mormorò a mezza voce con sorriso, uscendo dal palazzo e dirigendosi verso l’arena, attraversando il quartiere comune, dove decine di mercanti si sbracciavano per convincerla a provare i loro profumi e i loro abiti o gioielli. Peccato che lei preferisse la sua armatura agli abiti di pizzo.


L’anziano maestro delle prove, appena la vide, si inchinò profondamente. 《Mia Signora, è un onore avervi qui. Siete venuta per assistere alle prove?》
La donna scosse la testa. 《La mia idea era quella di prendervi parte, se fosse possibile.》 

L'uomo la guardò confuso. 《Ma… mia signora, le prove sono in vostro onore.》
《E allora concedetemi l'onore di parteciparvi.》 Ribattè serafica lei.
L'uomo esitò un attimo, ma poi annuì, salendo sugli spalti e proclamando a gran voce. 《Cittadini di Orzammar, c'è stata l'aggiunta di una nuova sfidante. A queste prove in onore di Lady Aura Aeducan, prenderà parte la stessa Lady Aeducan!》


Il pubblico seduto sugli enormi spalti di pietra esplose in urla di giubilo quando si resero conto che la donna che stava entrando in campo era la loro amata principessa. Lei Salutò brevemente la folla con un inchino e poi si rivolse al suo avversario. 
Si trattava di Aller Bemot, un nano nobile di bell'aspetto dalla folta barba scura che aveva incontrato più volte sul campo di battaglia. Lui le rivolse un inchino. 《Mi onorate con questo scontro, mia Signora.》
Lei rispose allo stesso modo e si mise in posizione di attacco. La battaglia si rivelò un ottimo modo per iniziare. Aller non era alla sua altezza, infatti Venne sconfitto in poco tempo, ma doveva ammettere che era stato davvero molto capace con la sua spada. L'aveva colpita.

Il suo secondo avversario fu Adal Helmi, una nana nobile dai capelli ramati che conosceva fin da quando era piccola. Lei era più agile e veloce di Aller, infatti riuscì a metterla in difficoltà con i suoi pugnali e con le sue schivate, ma fortunatamente la sua forza fisica fu sufficiente per sconfiggerla. 

L'ultimo sfidante invece era un nano anziano, un certo Ser Blackstone della casta dei guerrieri, un tipo borioso che vedeva i giovani come semplici ragazzini. Lo aveva incontrato varie volte in battaglia, e aveva intenzione di fargli vedere quello che sapeva fare.
Lo scontro andò avanti per un po', la ragazza che incalzava rapidamente l'avversario con il suo spadone, mentre quello indietreggiava, cercando di rispondere inutilmente ai suoi attacchi, e andò al tappeto dopo un colpo di piatto ben assestato. Non aveva né la resistenza di Aller ne l’intelligenza di Lady Helmi, e dovette ammettere che le era piaciuto fargli ingoiare la sua boria e la pioggia di applausi.


Combattere era sempre una sensazione magnifica per lei, la faceva sentire libera dalle sue responsabilità di principessa per una volta: sul campo di battaglia, c'era solo Aura a combattere, non Lady Aeducan.
Risalì con tutta calma i gradini fino alla tribuna d'onore in attesa della finale, Gorim la stava aspettando. 《Avete fatto uno splendido lavoro, mia signora.》

La ragazza lo ringraziò, per poi concentrarsi sugli altri scontri. C'era solo il meglio della casta dei nobili e dei guerrieri quel giorno, ma ad attirare la sua attenzione fu un guerriero in particolare. Portava un'armatura completa con un grosso elmo ben calcato in testa e combatteva con due lunghi coltelli.
In quel momento stava affrontando un nano della casta dei guerrieri e lo stava mettendo in ginocchio con attacchi rapidi e senza sosta, senza mai mettersi in posa o fermarsi. Non aveva mai visto qualcuno combattere così.
《Chi è lui?》 Domandò al suo secondo.
《Everd Bera, mia signora. Fa parte di una famiglia minore della casta dei guerrieri e se devo essere sincero è la prima volta che lo vedo combattere. Fino ad ora, tutto ciò che sapevo di lui era la sua passione smodata per il vino.》

La ragazza continuò a tenerlo d’occhio, impressionata, mentre il guerriero abbatteva il suo avversario attuale e veniva presentato alla seguente, Lenka, una novizia del letale ordine delle Sorelle Silenti, anche lei armata di pugnali. Lo scontro, essendo la prova della novizia, sarebbe stato all'ultimo sangue, e lei era curiosa di vedere il vincitore.

Everd fu il primo ad attaccare, cogliendo di sorpresa la rivale, che però si riprese subito, bloccando l'attacco con le proprie lame. Solo che il guerriero non si arrese, anzi le rifilò un calcio al ginocchio che le fece perdere l’equilibrio e quello ne approfittò per ricominciare ad attaccare senza sosta. Sembrava quasi un animale selvatico: usava tutto quello che aveva a disposizione e non mostrava esitazione nel giocare sporco.
Lenka roteò su se stessa, riuscendo finalmente ad allontanarlo e dandogli il manico di uno dei suoi pugnali sulla testa, ma Everd colse l’occasione e la colpì dritta nelle costole con una gomitata, facendole lo sgambetto e schiacciandola sul peso dell'armatura, tenendole le braccia e le gambe ferme per poi conficcare le proprie armi nel petto della sfidante, facendo zampillare sangue ovunque. 


La folla esplose in grida di giubilo, e lo stesso fece Aura, anche se non poteva immaginare che sotto il grosso elmo non ci fosse altro che Micah Brosca, che stava maledendo Berath, La Pietra, gli Antenati e ogni altro imbecille che l'avesse ficcata in quella situazione!
Dopo la sfuriata con sua madre, era tornata dal suo capo per sapere quale sarebbe stata la nuova missione e quello aveva detto a lei e a Leske di aver puntato una grossa somma su un certo Everd alle prove. Peccato che quel cretino si fosse sbronzato tanto da crollare svenuto sul pavimento e ovviamente era toccato a lei infilarsi quell'armatura troppo grande e pesante per cercare di evitare che quello stronzo del suo capo rimanesse deluso e chiedesse le loro teste!

L'unica nota positiva era l'idea che tutti quei riccastri stessero applaudendo una senzacasta, anche se nessuno sapeva chi ci fosse in realtà sotto l'elmo, eccetto Leske. 
Peccato che adesso stava per arrivare la parte più difficile: la finale contro la principessa Aura Aeducan. Aveva spesso sentito parlare di lei, molti la definivano una guerriera e una stratega straordinaria, nonchè una donna bellissima, e doveva ammettere che entrambe le cose erano vere. non era affatto una principessina viziata, ma una combattente più che degna del suo nome. Ne era una prova il fatto che Avesse steso i suoi avversari senza fare una piega, ma lei teneva troppo alla pelle per farsi intimorire dalle voci.

Quando suddetta principessa si avvicinò, un’espressione calma sul bel viso dai tratti regolari, le rivolse un breve inchino. 《È un onore potervi affrontare.》
Micah si sbrigò a ricambiare il gesto, cercando di non ridere. Chissà che faccia avrebbe fatto se si fosse resa conto di star parlando con una senzacasta! Sarebbe stato uno spasso!

Però rimase concentrata, né andava della sua vita. Attaccò per prima, cogliendo la bionda di sorpresa e costringendola a parare con la sua arma, per poi spingere in avanti e costringendo la senzacasta a spostarsi. Aura cercò di colpirla col suo spadone su una spalla, ma lei si spostò appena in tempo, ansimando. Quella maledetta armatura pesava un quintale e La botta che aveva preso sulla testa l'aveva rintronata per bene grazie a quel cavolo di elmo!
Scattò in avanti coi pugnali sguainati, cercando di colpire le gambe della bionda, ma lei si spostò, caricando un fendente dal basso che le avrebbe tagliato in due la faccia se non si fosse spostata. 

Atterrò poco più a destra, la fronte sudata e le labbra contratte, mentre Aura avanzava con disinvoltura sul campo di battaglia. Ed era incredibile! Quello spadone doveva pesare più di lei, eppure una donna più o meno della sua stessa stazza la sollevava senza fare una piega, sembrava quasi danzare, mentre lei rischiava di soffocare in quel dannato scafandro!
Ripartendo alla carica, stavolta puntò al suo viso, lasciandole un lungo taglio sullo zigomo, per poi iniziare ad attaccare senza sosta, provando a farla cadere per toglierle quello spadone dalle mani, ma quella usò l'armatura per parare le lame e la spedì indietro con un colpo nel costato, facendole mancare l'aria e iniziando ad incalzarla a sua volta con una serie di affondi circolari.


Micah si fece indietro traballante, cercando una qualunque soluzione per vincere, quando una voce maschile e sbiascicata le bloccò.
《Ehi… quella è la mia armatura!》 Urlò infatti un nano dalla faccia paonazza e puzzolente di alcol.
Il maestro delle prove gli rivolse un'occhiata disgustata. 《Tu! Chi sei!? Come osi interrompere queste sacre prove!?》

《Un momento, Quello è Everd! Lo riconosco!》 Urlò qualcuno nella folla, mentre Micah pensava una sequela infinita di imprecazioni, cercando una qualunque via di fuga.
《Tu! Togliti subito quell’elmo!》 Sbraitò il maestro delle prove, mentre un folto gruppo di nani entrava nell'arena, circondandola e lasciando di stucco la principessa.


Era finita. Aveva appena messo in ridicolo alcuni dei migliori della casta dei guerrieri, preso in giro mezza città spacciandosi per Everd e aveva persino combattuto con la principessa. Però, si disse, quantomeno avrebbe fatto vedere a tutti quei nobili di merda cosa sapeva fare una senzacasta.

Portò lentamente le mani sopra il capo, rimuovendo l'elmo e lasciando che tutti vedessero la sua faccia, il ghigno storto ben stampato sulle labbra per nascondere la paura che aveva.
Un boato oltraggiato di alzò dalla folla, mentre la nana rivolgeva uno sguardo verso Aura, gustandosi la sua espressione sconvolta prima che qualcuno la colpisse in testa, facendola svenire.

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Capitolo 6
*** L'Esiliata ***


Aura risalì a palazzo insieme a Gorim, assorta nei suoi pensieri. Quando aveva visto il marchio dei senzacasta sulla guancia di quella che a quanto pare era stata la sua avversaria, era rimasta di stucco.

Una ragazza del distretto della polvere aveva umiliato mezza casta dei guerrieri e aveva combattuto alla pari con lei. Non se lo sarebbe mai aspettato. Ma un simile affronto non sarebbe stato perdonato dalla città.

La senzacasta era stata portata in cella, ma le cose potevano solo peggiorare: sapeva già che le varie famiglie degli sconfitti avrebbero chiesto un risarcimento per l'onore macchiato dei loro campioni, così come era certa che le Sorelle Silenti non sarebbero state felici di sapere che una loro iniziata era stata uccisa in uno scontro non valido.
Per non parlare poi di cosa avrebbe detto l’assemblea dei Deshyr, il gruppo di nani più importanti nella città oltre al re suo padre, di fronte al disonore recato alle prove. Il distretto comune era in fermento, probabilmente in quello dei Diamanti, e in particolare al banchetto a cui stava per presenziare, la voce si sarebbe sparsa anche più in fretta.

《Ci mancava solo questa.》 Commentò seccata, anche se era molto curiosa. Quella senzacasta era stata una dei migliori avversari che avesse mai visto. Sapeva che se l'avesse detto a qualcuno, avrebbero pensato che fosse impazzita, ma avrebbe voluto parlare con lei.
Non si era mai interessata agli abitanti della città della polvere, però doveva ammettere che si stava pentendo di questo disinteresse. Quella ragazza combatteva come una bestia, ma era letale e abile. E chi combatteva così, lo faceva per sopravvivere. 


Continuò a pensare a lei anche quando entrò nel palazzo, dirigendosi al banchetto, ma fu interrotta da suo fratello maggiore Trian, l'erede al trono. 《Ciao Sorellina. Ho saputo di quello che è successo alle prove. Combattere coi marchiati è divertente?》 Chiese, un sorriso irritante stampato sulla faccia.
Sua sorella sospirò. Aveva passato la vita a studiare per diventare la consigliera del futuro re, ma a volte Trian era fin troppo borioso per i suoi gusti. 《Non sapevo che fosse una marchiata, ma so che ha sconfitto molti dei rampolli della casta dei guerrieri. E questo porterà guai.》
Il maggiore stavolta annuì stizzito. 《È già sulla bocca di tutti gli strilloni del distretto dei Diamanti. E proprio il giorno prima della nostra spedizione.》

Sua sorella non potè che dargli ragione. Stavano per scendere tutti nelle vie profonde, il posto più pericoloso di tutto il Thedas, ad attaccare la prole oscura, uno scandalo simile era l'ultima cosa che serviva. Ma non potevano farci nulla. 《La situazione è molto delicata, dobbiamo fare attenzione. Questa potrebbe essere l’occasione buona per riprendere almeno un po' del terreno che abbiamo perso contro la prole oscura.》
Il fratello annuì. 《Beh, ora va pure a goderti i tuoi auguri da tutti i nobili presenti. Sono sicuro che nostro padre non mancherà di cantare le tue lodi.》 Disse, grondante di sarcasmo e allontanandosi impettito.


Aura emise un sospiro esasperato, mentre Gorim le rivolgeva uno sguardo di conforto. La sua signora e suo fratello avevano sempre avuto una relazione complicata, specialmente per via dell'affetto che il Re dimostrava per la principessa e per i successi militari da lei conquistati. Lei aveva sempre cercato di portare pazienza nei confronti del maggiore, riuscendoci con la grazia degna del suo rango, anche se avevano litigato pesantemente in varie occasioni ed erano quasi arrivati allo scontro fisico una volta.

La ragazza prese un respiro profondo, cercando di ricomporsi, mentre tutti e due entravano nella sala del trono.

I grandi tavoli di pietra erano stati imbanditi riccamente con qualsiasi leccornia, le torce alle pareti facevano scintillare le geometrie di oro e lyrium usate per decorare i muri in pietra levigata e la stanza era gremita di nani dalle altissime cariche. 
C'era chi parlava di ciò che era accaduto alle prove, chi parlava di affari e commercio, chi si lamentava dei problemi dati dai senzacasta e chi si limitava a bere. E proprio in fondo alla stanza, sul grosso trono di pietra, re Endrin, suo padre, la stava aspettando.


Era un nano anziano dalla lunga barba argentata e rughe sulla fronte, ma era ancora forte e vigoroso come un ragazzo: stava seduto dritto sul suo scranno e gli occhi azzurri che condivideva con tutti e tre i suoi figli si illuminarono appena la vide. 《Figlia mia, finalmente sei qui.》 Disse, facendo girare tutti i presenti verso di lei.
La ragazza si esibì in un inchino. 《Padre, è un vero onore essere qui.》  Disse, avvicinandosi poi al trono. 《Vi ringrazio ancora per avermi concesso l'onore di guidare la spedizione domani. Giuro che porterò onore alla casata Aeducan.》

Il sovrano annuì solenne, l'ombra di un sorriso sulle sue labbra mentre guardava la figlia allontanarsi e iniziare a parlare con I vari nobili con il suo solito tono diplomatico. Somigliava alla sua defunta madre ogni giorno di più, sia per la rara bellezza che per la sua abilità con le parole. Splendeva come l'oro di cui portava il nome


Aura si mosse attentamente nella folla, ignorando Lord Dace, uno dei Deshyr, che cercava di attirare la sua attenzione, probabilmente per provare a convincerla a sostenere le sue idee davanti all'assemblea per l'ennesima volta, ma ad attirare la sua attenzione fu Lord Pyral Harrowmonth, un nano pressappoco dell'età di suo padre che per lei era stato come uno zio crescendo. 
《Generale, permettetemi di farvi personalmente i miei migliori auguri per il ruolo che avete ottenuto.》 Disse con un inchino, mentre lei ricambiava.
《Grazie, Lord Harrowmonth.》
Il nano annuì. 《Mi dispiace solo che le prove siano state disonorate in maniera tanto immonda proprio il giorno prima della vostra partenza. Ma non temete, la marchiata che ha causato tutto questo disonore ad Orzammar è già stata imprigionata insieme al suo complice e appena voi tornerete dalla vostra spedizione daremo inizio alla sua esecuzione. Sarebbe un peccato se voi non foste presente》


La principessa storse la bocca, ma si sbrigò a nasconderlo. Per quanto considerasse quella nana degna di attenzione, aveva comunque mancato di rispetto alle prove e a tutta Orzammar con le sue azioni, non poteva andare impunita.
Anche se alla fine non avrebbe significato nulla: aveva vinto lei quelle battaglie, che alla casta dei guerrieri piacesse o meno. E doveva ammettere che era stata l’avversaria migliore con cui si fosse mai confrontata sul campo di battaglia, eccetto Gorim e Trian.

Rimase per un po' a chiacchierare con il Lord, cercando di togliersi dalla testa quello che era successo alle prove, e tutto sommato si godette il banchetto, fino a quando suo padre non la richiamò presso di sé. 《Figlia mia, spero che tu ti sia goduta la festa in tuo onore e sia pronta alla spedizione di domani. Naturalmente sei cosciente di cosa potrebbe significare per noi il successo, ma anche la sconfitta. Sei una grande guerriera e stratega, ma domani sarà la prova del fuoco per te.》
Lei annuì. 《Certo padre. Come ho già detto, farò in modo di portare il nostro esercito alla vittoria e ad un passo più vicini a riconquistare le vie profonde in cui vivevano i nostri antenati.》
Il re annuì, soddisfatto. 《Ora va a chiamare tuo fratello Trian, ho bisogno di lui.》


La ragazza annuì, dirigendosi fuori dal grande salone seguita da Gorim. 《Vi sentite bene, mia signora?》
Aura emise un leggero sospiro. 《Sono stata addestrata per la politica, ma questo non rende più facile avere a che fare con chi la pratica.》

Il suo secondo si esibì in uno sguardo comprensivo, mentre giravano l'angolo. La sua signora aveva sempre percorso una strada difficile, soprattutto per il suo status di principessa. Era la prima femmina nata da un re di Orzammar in ben quattro generazioni, ed era una figlia di mezzo, quindi molti si erano domandati quale sarebbe stato il suo ruolo una volta adulta. Aveva dovuto superare molte prove e pregiudizi per dimostrare di essere all'altezza dei propri antenati.
Fortunatamente aveva espresso fin da bambina una spiccata intelligenza e un talento per la battaglia, il che aveva portato il re Endrin a decidere di renderla la consigliera e il generale agli ordini del futuro erede al trono, come era sempre stato per i secondi figli maschi. E lei aveva adempiuto al suo dovere in modo egregio. 
Molti avevano più volte ventilato l'idea di rendere lei l'erede al trono, al posto di Trian, ma nessuno aveva mai avanzato ufficialmente la proposta davanti al Re o ai Deshyr.


Attraversarono gli alti archi di pietra del soffitto e trovarono il maggiore dei principi in uno dei corridoi, accompagnato dal loro fratello più giovane, Bhelen, un nano biondo esattamente come loro e con gli stessi occhi azzurri del padre e i suoi zigomi alti.
《Ah, Sorellina. Venuta qui a spargere un po' della tua gloria su noi poveri mortali?》 Chiese Trian beffardo, accarezzandosi la barba bionda intrecciata e facendo alzare gli occhi al cielo alla sorella.
《Nostro padre ti vuole parlare.》 Si limitò a dire, cercando di non raccogliere la provocazione. Voleva bene a suo fratello, ma lui era l'unico che riuscisse a darle sui nervi in quel modo. Però rimase composta: era suo compito rispettare l'erede al Trono.
《Ovviamente. Dobbiamo decidere come coordinare la spedizione di domani. Altrimenti tutti quanti verremo rispediti alla Pietra in pezzi.》 Rispose il fratello, dirigendosi tronfio verso il salone. 

《Sei davvero sicura di voler diventare la sua consigliera, sorella?》 Domandò Bhelen, appena il maggiore si fu allontanato. 《Non mi sembra un grande affare, se devo dire la mia.》
Aura sbuffò una risatina. 《Ho studiato per una vita intera per diventarlo. E poi, sono sicura che appena sarà re non avrà più tanto tempo per prenderci in giro.》

Però il fratello minore non sorrise. 《Io sto iniziando ad avere dei dubbi, come molti altri, sul fatto che sarà lui il re.》 
Aura rimase interdetta. 《Bhelen, ma che dici?》

L’altro abbassò la voce. 《Molti nobili e persino alcuni Deshyr sono convinti che tu saresti una candidata migliore per il trono. Sei più paziente e abile nella diplomazia di lui, sei una stratega geniale e combatti bene quanto lui. E temo che Trian non l'abbia presa bene. L'ho sentito parlare con i suoi uomini l'altra notte e non posso restare in silenzio: sta progettando di ucciderti, Aura. E io sono qui per metterti in guardia.》
La principessa battè le palpebre con aria sgomenta. 《Bhelen, sai benissimo che non potrei mai essere regina, non senza un re. L'assemblea non lo accetterebbe mai. E soprattutto, non ruberei mai il trono a nostro fratello in modo così meschino, dovreste saperlo tutti e due.》 

《Ne sono consapevole, ma sai com’è fatto Trian quando si parla del trono. Lui non è benvoluto dal popolo come te e non ha mai pensato di prendere parte alle prove o ai giochi. E se domani vinceremo, lo dovremo a te e ai tuoi ordini. Tu sarai coperta di gloria, lui no. E a quel punto l'unica azione logica per nostro padre sarebbe dare a te il titolo di erede. Ma Trian non accetterebbe di essere scavalcato così.》
《Ascolta Bhelen, io non voglio il trono, non vi ho mai ambito, e non proverei mai a prenderlo in questa maniera. Trian è tronfio e borioso, ma è nostro fratello e non gli farei mai una cosa del genere. Vive per essere re.》

《Secondo me dovresti stare attenta. Non sempre le cose sono quello che sembrano.》 Rispose il minore.
《Lo so, Bhelen. Ma proprio per questo vorrei pensare di potermi fidare almeno di te e di lui, siete i miei fratelli. Ed è per questo che non farò nulla a Trian》 Rispose Aura, avviandosi verso le sue stanze con Gorim senza aspettare risposta.


**


Il giorno dopo, la spedizione iniziò come prestabilito: le truppe di Aura avrebbero dovuto raggiungere l'antico Thaig Aeducan, una delle enormi caverne dove un tempo sorgevano le altre città naniche prima delle invasioni della prole oscura. Proprio in quel Thaig, uno degli ultimi ad essere caduto, la sua dinastia era nata. Avrebbero dovuto raggiungerlo per distruggere più mostri possibile, riuscendo magari a riconquistarne almeno una parte e a ritrovare gli artefatti in esso contenuti.
Là erano conservate molte reliquie dei loro Antenati, tesori perduti a causa della caduta dell'impero nanico: recuperarle sarebbe stata una grande impresa per Orzammar, quasi quanto riuscire finalmente a riguadagnare terreno contro quei la prole oscura
 


Aura aveva ricevuto ordine dal re di recarsi insieme a Gorim e qualche esploratore in avanscoperta per evitare che il grosso dell’esercito fosse colto di sorpresa da qualche imboscata di quei mostri.
Attraversarono le enormi gallerie rocciose, che un tempo dovevano essere state splendide, eliminando tutti gli ostacoli sul loro cammino. L'aria era pesante, il tanfo di umidità e carne corrotta che impestava ogni angolo e crepa nella pietra. Più si avvicinavano alla destinazione, e più prole oscura facevano la loro comparsa, specialmente gli Hurlock, alti e muscolosi come umani, ma dalla carne scura, putrida e gli occhi vitrei, ricoperti di grosse armature rugginose e molto abili nel combattimento in mischia, specialmente con spade o asce bipenni.

Ne avevano affrontati a bizzeffe, la sua armatura era ormai quasi nera a causa del loro sangue. Era riuscita a decapitarne almeno una ventina grazie al suo spadone, e Gorim era sempre accanto a lei, pronto ad aiutarla, mentre gli esploratori scoccavano le loro frecce ed eliminavano quelli più lontani. 


Furono costretti a fermarsi più volte per riposare e consultare le loro mappe per evitare di finire in qualche tana di Prole oscura.

Il Thaig Aeducan era abbastanza vicino ad Orzammar ed era uno degli ultimi ad essere stati conquistati, ma comunque la corruzione di quei mostri aveva coperto i muri in una disgustosa patina vermiglia che appestava l'aria con il suo odore nauseabondo e che faceva somigliare la caverna al ventre di qualche creatura mostruosa.


Quando finalmente giunsero a destinazione, Aura si prese un momento per osservare la desolazione che avvolgeva la caverna. Gli enormi edifici che un tempo dovevano essere stati magnifici, giacevano sgretolati sul terreno, così come le statue dei loro antenati. I decori di lyrium e oro che brillavano a malapena nel buio e quella disgustosa patina vermiglia che sapeva di corruzione aveva avvolto i muri e oltraggiato quel luogo.

La principessa emise un sospiro. Lì dentro era nata la sua casata, centinaia di anni prima, e vederlo ridotto a cumuli di macerie e corruzione le portava una sensazione quasi di nostalgia. E c'erano ancora moltissimi reperti mai recuperati pronti solo ad essere scoperti, in particolare lo scudo del campione Aeducan, il fondatore della sua stirpe, che sarebbe stato una prova della vittoria sui prole oscura di quel giorno.

Diede ordine agli esploratori e Gorim di iniziare a cercare, mentre anche lei perlustrava i resti di edifici di pietra. Arrivò davanti a quello che un tempo doveva essere stato un palazzo magnifico, ora ridotto a un cumulo di pietra sgretolata, ma poi sentì qualcosa poco lontano: il suono di uno scontro accanito e poi il tonfo di qualcosa e lo sferragliare di un'armatura.
Sentì il cuore accelerare di colpo. Nessuno dei guerrieri venuti con lei si era diretto da quella parte. Potevano essere altri prole oscura, ma qualcosa le diceva che non era così

Corse velocissima verso la fonte del rumore, svoltando un angolo e poi un altro, fino a quando non vide cosa era successo: suo fratello Trian giaceva in una grossa pozza di sangue insieme ad un altro gruppetto di nani, l'armatura sfondata sul petto da una ferita attribuibile ad uno spadone o ad un’ascia. Gli occhi sbarrati e vacui.
《Gorim! Vieni presto!》 Urlò, gettandosi accanto al fratello, cercando di sentire il battito e scuotendolo inutilmente cercando di svegliarlo. Cosa era successo!? Come era potuto accadere!? Come…!?


《Figlia mia?》 La voce di re Endrin la fece voltare di scatto. Suo padre, Lord Harrowmonth e Bhelen erano proprio davanti a lei insieme al resto della spedizione. Il primo era pallido come un cencio mentre osservava il cadavere insanguinato del suo primogenito. 《Per la Pietra Aura… cosa è successo!?》
La ragazza non sapeva cosa rispondergli, ma Bhelen si intromise. 《Ha ucciso lei Trian, padre! Esattamente come lui temeva! Mi ha confidato giorni fa il suo sospetto che nostra sorella stesse cospirando alle sue spalle per avere il trono!》

COSA!?” pensò la ragazza ad occhi sbarrati.
《La mia signora è innocente! Come osate rivolgerle certe accuse!? Ha chiamato lei aiuto! Non avrebbe mai fatto del male al principe Trian! Lo giuro la mia vita!》 Si fece avanti Gorim, arrivato attimi prima, al posto di Aura, troppo sconvolta per aprir bocca.
《Temo che voi non siate un testimone affidabile, Ser Gorim. Siete il secondo della Principessa e il suo amico più fedele, la difenderete sempre.》 Sentenziò un nano dalla barba castana della casta dei nobili.

《Esploratore, dicci che è accaduto!》 Ordinò Lord Harrowmont al nano accanto a lei
《Si sono incontrati proprio a questo crocevia, mio signore. La principessa si è gettata su suo fratello senza neanche dargli tempo di reagire e lo ha trapassato a sangue freddo insieme alla sua scorta. Lo abbiamo visto.》 Disse quello, mentre il suo compagno annuiva, e fu sufficiente.
Il gruppo di nani si radunò intorno a loro, strappando via di peso Aura dal cadavere del fratello e portandole via lo spadone, mentre Gorim lanciava esclamazioni oltraggiate per quelle accuse chiaramente false.

《Padre vi giuro, non sono stata io. Non avrei mai… era mio fratello!》 Riuscì solo a mormorare la ragazza, guardando il viso pallido del genitore con le lacrime agli occhi.
《Figlia mia, vorrei tanto poterti credere.》 Disse lui in tono amaro, mentre un ghigno segnava la faccia di Bhelen per un secondo.

Aura fu l'unica a vederlo, ma comprese tutto all'istante. Aveva architettato tutto! Lui le aveva detto che Trian avrebbe provato a ucciderla per spingerla a toglierlo di mezzo con le sue mani, e quando aveva fallito aveva teso l'imboscata al fratello e corrotto gli esploratori affinché dicessero il falso così da incriminarla!
Suo fratello minore, quello con cui spesso si era confidata sulle insicurezze sul proprio ruolo e su sé stessa, aveva ucciso il maggiore a sangue freddo e l'aveva incastrata per levarsela dai piedi e diventare l'erede al Trono. E tutti quanti gli stavano dando retta! 


Il torpore in cui era caduta lasciò il posto alla collera. Cercò subito di divincolarsi, di levarsi di dosso i nani che la tenevano ferma, mentre la sua voce sfociava in un ringhio rabbioso degno di una belva.
《Maledetto Traditore! Come hai osato!?》 Urlò, strattonando con le braccia.
Come aveva potuto fare questo al sangue del suo sangue!? Come aveva potuto tradire così la fiducia di tutti loro in maniera tanto subdola e crudele!? Trian era un egocentrico pieno di sé, ma era pur sempre parte della famiglia, non meritava una fine simile! 

Desiderò ardentemente avere le mani libere per prendere il suo spadone e fargliela pagare, ma i nani che la tenevano ferma erano molto più forzuti di lei. Le impedirono di muoversi mentre le incatenavano i polsi e la trascinarono via, diretti verso Orzammar.
Gorim continuava a ripetere la sua innocenza come un mantra, mentre lei, ancora furibonda, continuava a fissare Bhelen con un odio che non avrebbe mai creduto di provare. L'aveva imbrogliata, il fratellino a cui leggeva storie quando erano bambini e con cui giocava con spade di legno e scudi finti l'aveva incastrata. Non lo avrebbe mai perdonato per questo!


** 


Quando Micah si svegliò, un gran dolore alla testa e la faccia dolorante, sentì una forte puzza di chiuso e di muffa e si rese subito conto di dove era finita: nelle segrete di Orzammar. 
《Cazzo.》 Fu tutto quello che le uscì dalla labbra, mentre si metteva a sedere sul pavimento duro.
《L'hai detto, salroka. Mi sa che siamo fottuti.》 Concordò la voce del suo migliore amico nella cella davanti alla sua, affacciandosi attraverso le sbarre per guardarla in faccia. Aveva un grosso livido sulla fronte e il labbro spaccato.

《Leske? Che ci fai tu qui?》 Chiese la ragazza, confusa. Pensava che fosse riuscito a fuggire.
《Eh. Dopo che ti hanno scoperta, hanno iniziato a controllare la casta di tutti presenti e mi hanno beccato. E devono averti dato una bella botta, siamo qui da giorni e tu non ti sei mai svegliata.》 Sbuffò lui. 《Ma non sono io quello davvero nei guai.》 

Micah sentì un brivido scendere lungo la sua schiena. 《Hanno già detto cosa mi faranno? Qual è la pena se una senzacasta fa mangiare la polvere a mezza casta dei guerrieri?》
《Fustigazione, poi taglio della mano sinistra per aver rubato un'armatura, della mano destra per aver disonorato il lavoro di un fabbro, scorticazione per aver finto di essere di una casta superiore...》 Elencò Leske. 《E se sarai ancora viva, esecuzione per aver dissacrato le Prove.》 Concluse funereo.
Micah imprecò. Si era messa in un casino gigante e soprattutto adesso quell’idiota di Berath, che tra l’altro era uno scommettitore penoso, se la sarebbe presa con Rica! Dovevano uscire da lì, in fretta!


Un rumore di passi la distrasse, e una nana castana dall'aria perfida con il marchio dei senzacasta sulla guancia uscì dall'ombra. Era Jarvia, il braccio destro di Berath e uno dei membri più pericolosi del Karta. 《Bene, sei sveglia finalmente. Ho aspettato giorni che ti muovessi. Ho persino pensato che avessi tirato le cuoia. Sappi che Berath non è contento di aver perso cento sovrane per colpa tua.》
La ragazza si morse la lingua per non dirle di andare al diavolo. Non era colpa sua se quella testa di pietra di Everd aveva scelto proprio quel momento per riprendere conoscenza e mettersi in mezzo!
《Sappi che comunque verrai giustiziata molto presto. Pare che L'assemblea abbia anticipato la tua esecuzione. Godetevi le vostre ultime notti in cella, vi avrei augurato un'ultima sveltina se foste stati messi insieme.》 Disse con un sorriso ferino, allontanandosi e sparendo di nuovo.


Micah imprecò di nuovo. Cazzo! Lei e Berath non l'avrebbero avuta vinta tanto facilmente. Se volevano la sua pelle, avrebbero dovuto pagarla cara!
Si infilò una mano nella calza sinistra, fortunatamente quando l'avevano perquisita non avevano pensato di toglierle la biancheria, cercando una cosa molto particolare, una specie di sottile spillone di metallo.
Era un trucco a cui aveva pensato ascoltando le storie di Rica: una delle altre cacciatrici di Nobili era stata brutalmente picchiata da una delle sue “prede" una volta, e da allora aveva sempre fatto in modo di avere qualcosa di appuntito addosso per potersi difendere se necessario.


Si mise a lavorare sulla porta, sfruttando un altro pezzetto di metallo appuntito nella cella e cercando di aprirla, facendo attenzione al più piccolo rumore. Se l'avessero trovata, l'avrebbero trapassata senza pensarci un attimo.
Andò avanti per ore, dovendo lavorare mettendo le mani al contrario, gli ingranaggi rugginosi di certo non aiutavano, e non riusciva a vedere bene con la flebile luce delle torce quasi spente, smettendo solo per la ronda delle guardie e per consumare il pasto, praticamente un grumo di acqua sporca e pane raffermo.

Ma quando sentì finalmente quel dannato lucchetto saltare, si sbrigò a nascondere tutto, perché un gruppo di guardie entrò nella prigione trasportando in catene nientemeno che Aura Aeducan.
Non aveva più l'armatura e lo spadone, e aveva un’espressione scura in faccia, però era lei. Le guardie la misero nella cella accanto alla sua e si defilarono in fretta e la segreta ripiombò nel silenzio. 
《Caspita. Visto Leske? Abbiamo una compagnia reale oggi.》 Ridacchiò, non riuscendo a trattenersi.
La principessa, sentendo la sua voce, scattò seduta. 《Tu?!》

《Già, proprio io. Micah Brosca al vostro servizio, vostra altezza.》 La prese chiaramente in giro la più giovane, mentre Leske sghignazzava nell'altra cella. 
《Come mai sei finita qui? Pensavo che voi nobilotti non finiste mai nei guai.》 
L'altra emise un ringhio, non era dell'umore adatto per affrontare l’argomento. 《Mi hanno incastrata. Io non ho fatto nulla, è stata tutta colpa di Bhelen!》


Micah si scambiò uno sguardo di intesa con Leske. A quanto pareva, la tanto amata principessa non se la stava cavando troppo bene. Forse c'era giustizia dopotutto. Solo che furono interrotti di nuovo dall'arrivo di un altro nano in armatura, un tipo curato dai capelli e la barba rossa.
《Mia Signora!》 Esclamò quando vide Aura. 《Non ho molto tempo, come state?》
《Gorim, amico mio, non potrei stare peggio a dirti la verità. Bhelen ha ucciso Trian, ci ha imbrogliati tutti. E sono sicura che si stia lavorando l’assemblea, vero?》

L'altro annuì con fare grave. 《Vi volevano condannare a morte, molto pochi si sono opposti, ma hanno cercato di darvi una speranza, seppur flebile. Sarete spedita nelle vie profonde a combattere prole oscura fino a quando non soccomberete.》
《Più che fortuna, mi sembra che volessero solo lavarsene le mani.》 Commentò Aura dura, anche se il cuore le batteva da morire per la paura. 

Il suo secondo sospirò. 《Ho provato a chiedere di essere spedito laggiù con voi, ma non è servito. La morte di un principe per mano di una principessa è qualcosa di fin troppo eclatante. Vogliono evitare ulteriori polveroni, perciò io andrò sulla superficie.》
《E mio padre?》 Chiese la ragazza.

《Re Endrin si è ammalato appena è tornato a palazzo, non ha neanche presenziato all'assemblea. A quanto pare, perdere due figli in un solo giorno è stato uno shock troppo forte per lui.》 Rispose il nano con aria rammaricata.
Aura annuì. 《Grazie Gorim. Sei stato il migliore amico che potessi desiderare.》

Il nano stava per rispondere, ma la voce di Micah lo interruppe. 《Per quanto tutto questo sia commovente, cosa fareste se vi dicessi che la cara principessina, che avresti dovuto scoparti quando avevi l'occasione, potrebbe evitare di finire ammazzata?》
《Di che cosa parli, senzacasta?》 Chiese l'uomo, arrossendo fino alle orecchie e rimanendo sorpreso quando la ragazza aprì la porta senza mai togliersi quel ghigno storto dalla faccia.
《Dico che qui ad Orzammar ci sono abbastanza cunicoli nascosti da farci arrivare sulla superficie. Tutto quello che serve è trovare qualcuno che conosca i passaggi. Come i minatori del Karta.》

《Ci proponi un patto? Perché?》 Chiese Aura.
《Perché io non ho intenzione di crepare qui sotto, ma per avere l'aiuto che ci serve dai minatori avremo bisogno di parecchi soldi. E guarda caso, voi due siete di quanto più ricco sia mai passato in questa fogna.》

Gorim voleva protestare, ma la principessa lo fermò, mentre Micah liberava Leske. 《Gorim, sai dove puoi trovare i soldi necessari nella mia stanza. Prendi tutto quello che puoi e vai a cercare il Karta.》
Leske sbuffò una risata. 《Se questo tipo andrà nella città della polvere lo deruberanno e ammazzeranno subito, specie se si metterà a chiedere del Karta.》 Disse avvicinandosi. 《Ascolta, vai al mercato del quartiere comune, alla bancarella più al confine con il distretto della polvere. Ci lavora un tale chiamato Ato, deve vari favori a me e a Micah. Digli che ti mandiamo noi e ti metterà in contatto con le persone giuste. Noi ci faremo trovare proprio fuori dalle prigioni.》


Il rosso non sembrava convinto, ma Aura lo spinse a dargli retta, mentre Micah sorrideva e si metteva ad armeggiare anche sulla serratura della sua cella. Non le importava niente se per uscire da lì doveva fare un patto con due senzacasta del Karta: pur di farla pagare a Bhelen lo avrebbe fatto altre mille volte!

Appena Gorim si fu allontanato, tutti e tre si misero in marcia attraverso i corridoi, facendo attenzione a non incontrare guardie e riuscendo anche a recuperare delle armi dal deposito. L'ascia bipenne che aveva in mano non poteva confrontarsi col suo spadone, ma era una buona arma e perlomeno non era più indifesa.
Micah e Leske invece erano perfettamente a proprio agio con i coltelli in mano, ma la ragazza si bloccò di colpo, appoggiando l’orecchio sulla porta. Aveva sentito una voce familiare.

《Se quella schizzata di sua sorella non sa tenere la testa a posto, non me ne faccio nulla nemmeno della puttana.》. Era la voce di Berath. Cosa ci facesse nelle prigioni delle guardie era un mistero, forse era venuto per ammazzarla con le sue mani. Ma stavolta non sarebbe stato lui a ridere.
《Rica? Vorrei farci un giro. Una bellezza simile è così rara…》 Commentò un altro nano, mentre la castana stringeva i pugnali e apriva la porta di schianto, lanciandosi sui tre uomini all'interno insieme a Leske e Aura.


Berath, colto alla sprovvista, fu scaraventato a terra e uno dei suoi compari fu ucciso ancora prima di poter estrarre le armi, l'ascia della Principessa conficcata nel cranio.
Il capo del Karta si riprese appena in tempo per evitare che il coltello di Micah si piantasse nella sua gola, rifilandole poi una testata per farla allontanare e rimettersi in piedi, tirando fuori la spada e lo scudo, ma Micah gli fu di nuovo addosso velocissima. Lo costrinse ad arretrare ed inciampare sul suo secondo tirapiedi, sgozzato da Leske. 
Lo scudo gli sfuggì di mano e la nana più giovane gli fu subito sopra, rifilandogli un pugno per stordirlo e piantandogli un pugnale nella gola, guardando con somma soddisfazione annaspare in cerca di aria, mentre le dita perdevano forza e la sua espressione si faceva vacua. 《Nessuno toccherà mia sorella, feccia.》

Aura non mosse un muscolo, sempre più sorpresa dalle capacità della senzacasta, mentre Leske aveva gli occhi luccicanti. 《È stato incredibile! Lo hai caricato in pieno, lo hai umiliato e lo hai fatto fuori come un nug al macello!》 
《Vorrei poterlo rifare altre cento volte e amo i complimenti, ma ora non abbiamo tempo. I minatori dovrebbero arrivare tra poco e se lui ha già mandato qualcuno a prendere Rica…》 Non ci fu bisogno di finire la frase.


Corsero verso l'uscita, fortunatamente evitando le guardie accorse per il rumore dello scontro, infilandosi in un vicolo dove i due senzacasta iniziarono a picchiettare sulla roccia, così da guidare i minatori che probabilmente stavano arrivando. Potevano solo sperare che Gorim avesse fatto il suo dovere e li avesse trovati. 
Rimasero nascosti nella polvere per circa un'ora, l'aria densa di nervosismo, prima che una delle pietre del pavimento si spostasse e una nana dai capelli ramati ne venisse fuori. 《Venite, presto.》 Si limitò a dire, svanendo di nuovo nel cunicolo e venendo seguita a ruota dagli altri tre.

Lì sotto l'aria era poca e pesante e il terreno era instabile e accidentato, dovevano essere tunnel davvero molto vecchi, ma i minatori sembravano stare benissimo, come se fosse stata casa loro. 《Muovetevi.》 Disse la donna di prima, iniziando a procedere spedita in testa al gruppo attraverso il cunicolo.
Micah, Leske e gli altri minatori la seguirono agilmente, Aura con un po' più di fatica. Non era abituata a pareti tanto strette e anguste, né ad aggirarsi nei tunnel, ma non si lamentò. Non sarebbe bastata una semplice galleria scoscesa a batterla. 

Appena ne vennero fuori, si rese conto di essere su una vecchissima scalinata coperta di massi, ragnatele e crepe, probabilmente uno degli accessi che collegavano la superficie alle vie profonde ormai sigillati da anni, e il Karta lo aveva trasformato in un passaggio per il contrabbando di lyrium, oro e chissà che altro.
Ad aspettarli, c'era un altro minatore insieme a Gorim. Il secondo sorrise nel veder arrivare Aura. 《Mia Signora, fortunatamente siete qui.》
《Non cantate vittoria troppo presto, damerino. Uscire dalla prigione era la parte facile, ma adesso viene quella più complicata. Questo passaggio porta verso uno degli accessi secondari ad Orzammar, lo conosciamo solo noi. Uscirete dal fianco della montagna. La via è bloccata da una porta, ma non sarà difficile per voi aprirla. Abbiamo mandato un messaggio a dei contatti sulla superficie e vi aspetteranno al crocevia più a valle per portarvi a Redcliffe, ma non potremo aiutarvi una volta fuori da qui. Se crepate, sbagliate strada, cadete in cielo, non saranno affari nostri, abbiamo già avuto i nostri soldi.》 Commentò la minatrice allontanandosi. 《Ma vi do un consiglio spassionato, quella tipa deve togliersi quell’aspetto curato di dosso se volete passare inosservate.》 Accennò ad Aura.

Lei si guardò: era coperta di terra e polvere dalla testa ai piedi, un vestito logoro addosso e i capelli sciolti. Non era proprio l'immagine della pulizia.
《Non preoccuparti. Ora ci pensiamo noi.》 Rise Micah, mentre Gorim tirava fuori una fialetta di liquido nero, l’inchiostro lavabile che i nani di superficie dovevano usare per farsi il tatuaggio da senzacasta e farsi riconoscere quando scendevano ad Orzammar.

《Mi dispiace, mia signora, ma è per la vostra sicurezza.》 Disse lui, in modo di scuse.
《Gorim, ho visto Trian morire e sono stata incastrata da Bhelen per il suo assassinio. Non sarà un tatuaggio finto a fermarmi.》 Rispose lei dura, mentre l'uomo le marchiava la faccia e si avviavano verso l'alto insieme a Micah e Leske.


Appena giunsero davanti alla grossa porta, la nana dai capelli castani si girò verso il suo migliore amico. 《Leske… verrai con noi? Ora che Berath è morto, sarà un casino vivere nella città della polvere.》
《Non preoccuparti, Salroka, ho la pellaccia dura. E poi… so già che Rica avrà bisogno di aiuto, senza di te. Mi preoccuperò di tenerle compagnia.》 Scherzò.
L'altra le diede un pugno sul braccio con un ghigno. 《Stupido. Fai attenzione e non farti ammazzare.》

Il nano annuì, scendendo nel cunicolo, e Aura si rivolse verso Gorim. 《Grazie di tutto, amico mio. Sono stata fortunata ad avere te come secondo.
Lui si esibì in un ultimo inchino. 《È stato un onore servirvi. Vi auguro buona fortuna sulla superficie.》


Le due nane osservarono i loro amici allontanarsi e si voltarono verso il portone, la sola cosa che le separava dalla superficie e dalla libertà, entrambe nervose. 《Sei pronta?》 Domandò la bionda.
《Lo vuoi sapere davvero o vuoi solo conforto nel sapere che non sei la sola che se la sta facendo addosso?》 Rispose sarcastica la castana, nonostante fosse terrorizzata.
Nessuna delle due era mai stata in superficie, lontane dalla sicurezza di Orzammar e dalla protezione della Pietra. Si sarebbero ritrovate sotto il cielo, alla mercé di tutto ciò che sarebbe piovuto da esso, in un mondo del tutto nuovo ed estraneo, circondate da umani, elfi e quant’altro, ma in quel momento non c'era scelta. 


La serratura scattò senza difficoltà ed entrambe uscirono tenendo la testa bassa a tutti i costi, non osando alzare gli occhi, ma immediatamente una ventata gelida le fece rabbrividire. La temperatura era bassissima ed entrambe si ritrovarono a tremare.
《Cazzo… che… freddo!》 Imprecò Micah, battendo i denti. 《Come fanno quelli della superficie a vivere qui!?》 Si chiese, guardandosi intorno: erano in una zona montana, coperta di neve, e doveva essere notte, perché non c'era molta luce. 《Che sono… quelli?》 Domandò indicando delle strane strutture triangolari di colore verde.

《Pini? Sono… un tipo di albero. Ho letto di loro… nella biblioteca del Modellatorio.》 Rispose la principessa, tremante anche lei di freddo e paura, mentre entrambe iniziavano a muovere dei piccoli passi lungo il sentiero montano. La strada era ampia, ma loro rimasero vicinissime, come per proteggersi.
I loro cuori battevano come tamburi, sentivano mani e viso gelati e non avevano ancora osato alzare lo sguardo verso l'alto, temendo cosa avrebbero visto. 


《Beh… almeno non siamo cadute in cielo.》 Disse Micah, cercando di sdrammatizzare
《Già. È una fortuna.》 Rise Aura nervosa, prima di mettere il piede su un sasso umido

Capitombolò vari metri più in basso, sbucciandosi le braccia, le gambe e la faccia, per poi atterrare malamente a pancia in su, rimanendo bloccata appena aprì gli occhi, terrorizzata.

Micah la raggiunse, cercando di scuoterla, ma lei non mosse un muscolo e appena la senzacasta vide la sua faccia, non resistette più e alzò a sua volta gli occhi.
Un enorme vuoto blu scuro si estendeva sopra di lei, illuminato da tanti piccoli punti luminosi e un grosso cerchio bianco che scintillava più di tutto il resto. Crollò in ginocchio senza staccare gli occhi, la bocca aperta, il cuore che ormai minacciava di sfondare lo sterno e la vaga sensazione che entrambe avessero fatto la scelta peggiore della loro vita. 

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Capitolo 7
*** L'arrivo a Ostagar ***


Il viaggio verso Ostagar, durato circa due settimane, era stato avvolto quasi sempre dal silenzio. Iselen aveva risposto alle domande di Duncan quando gliele aveva poste, mentre invece l’elfo dalish, Runaan, aveva ignorato ogni genere di conversazione, restando in un cocciuto mutismo fino a quando il custode non aveva rinunciato.
Il mago poteva capirlo. Per quanto potesse sembrare un atteggiamento immaturo, era appena stato portato via con la forza dalla sua casa, dalla sua famiglia, da tutta la sua vita perché aveva capacità superiori rispetto a molti altri. Era qualcosa che aveva sperimentato sulla propria pelle.

Aveva provato a parlargli, a dirgli che sapeva come si sentiva, che lo aveva subito a sua volta, ma lui si era limitato ad annuire e lanciare a Duncan occhiate di fuoco. Iselen poteva solo sperare che la sua situazione migliorasse: a quanto gli aveva detto il l’uomo, c’erano altre due reclute tra i custodi grigi che li aspettavano ad Ostagar, pronte ad aiutarli, ma stava per arrivare una battaglia che avrebbe potuto rivelarsi cruciale ed essere distratti dalle emozioni poteva significare morte certa.
Inoltre, non voleva nemmeno essere costretto a sopportare le bizze emotive dell’elfo Dalish, anche se doveva ammettere di essere molto emozionato lui stesso. 
Tutto quello che vedeva, che sentiva, che toccava… era ancora tutto talmente nuovo da fargli girare la testa per l’eccitazione. Persino cose banali come sentire l'erba sotto i piedi, respirare l'aria aperta, fino a una settimana prima erano come un sogno per lui e ora invece poteva farlo in ogni momento. Essere fuori da quella maledetta Torre era il migliore regalo che qualcuno potesse fargli, e per questo era pronto ad affrontare qualsiasi rituale avessero in serbo per loro. Si sarebbe tenuto stretto la sua libertà.
E dopo aver subito il Tormento, era pronto ad affrontare qualsiasi cosa.


Runaan, dal canto suo, aveva guardato il giovane mago con una certa curiosità per tutto il viaggio. Era minuto, non toccava il metro e sessanta, eppure era di un anno più grande di lui, camminava a testa alta e guardava dritto in faccia chiunque gli parlasse, mostrando un’aria gelida e fiera che non avrebbe mai pensato di vedere su un orecchie piatte. Per non parlare del fatto che potesse scatenare una tempesta di ghiaccio con un semplice gesto della mano, ma c'erano dei tratti che mostravano quanto l'influenza umana avesse agito su di lui.

Era fin troppo ben disposto ed educato nei confronti dello Shem: non protestava mai quando lui gli diceva qualcosa, rispondeva sempre in maniera cortese e lo seguiva sempre senza parlare. Un atteggiamento da orecchie piatte insomma. Però, aveva capito che era stato lui a salvarlo dalla prigionia del Circolo, un posto in cui la Chiesa imprigionava tutte le persone dotate del Dono della magia. La sola idea di venire rinchiuso per tutta la vita tra muri di pietra gli faceva accaponare la pelle, quindi poteva capire la sua gratitudine nei confronti dello shem.


Lui però non aveva mostrato altro che tutto l'astio che sentiva nei confronti di Duncan. Lo aveva trascinato via dal Clan di peso, dandogli giusto il tempo di dire addio a Merrill e Fenarel, ed era abbastava sicuro che sarebbe arrivato a legarlo se avesse provato ad fuggire via durante il viaggio. Non fosse stato per quella maledetta fiacchezza che continuava a ostacolare i suoi movimenti, ci avrebbe persino provato, però sapeva che sarebbe stato inutile.
Ormai il Clan doveva essersi spostato a nord, verso la città Kirkwall, nei Liberi Confini. Dovevano aver già attraversato il mare, e Tamlen doveva essere morto. Anche se avesse provato a raggiungerli, non avrebbe potuto trovarli. Non senza un aiuto. E, in aggiunta, poteva sentire la corruzione che cresceva dentro di lui. Senza la famosa cura dei custodi, probabilmente sarebbe morto in pochi giorni.


《Ascoltatemi.》 Disse Duncan, mentre una gigantesca costruzione in pietra si stagliava contro il sole. 《Quando arriveremo ad Ostagar, fate attenzione e soprattutto abbiate pazienza. Molte di quelle persone non hanno mai visto un vero mago o un membro del Popolo.》

Iselen annuì, già concentrando lo sguardo sulla fortezza, curioso di sapere che storie fossero contenute tra quelle mura, mentre Runaan si limitò ad un grugnito d’assenso, avviandosi con gli altri due giù per la collina che li avrebbe portati a destinazione.

La fortezza di Ostagar era imponente. Nonostante i danni subiti nelle numerose battaglie che aveva visto, era ancora maestosa: le enormi torri svettavano verso le nuvole, i muri erano spessi, solidi e forti, anche se recavano i chiari segni di conflitti passati, la pietra bianca macchiata di umidità e coperta in più punti di rampicanti e muschio. 
Anche dalla distanza era possibile vedere un costante flusso di persone, carri e animali che trasportavano armi, cibo, armature, materiali e strumenti medici che andava avanti e indietro, senza fermarsi, attraverso gli ampi cortili.
Nessuno dei due elfi aveva mai visto tanta gente tutta insieme e soprattutto tanto indaffarata e nervosa. C'era molta paura nell'aria, chiaramente erano tutti coscienti del pericolo.


《Venite. Le altre due reclute ci stanno aspettando, esattamente come il resto dell’esercito e dei custodi grigi.》 Li incitò Duncan.
Entrambi si avviarono attraverso un grande ponte di pietra, cercando di non far trapelare l'interesse per uno e il nervosismo per l'altro. Essere in mezzo a così tanti Shem faceva Sentire Runaan come un topo in trappola, mentre Iselen si stava guardando intorno con gli occhi scintillanti.
Chissà quanti racconti si celavano tra quelle mura, quante battaglie gli Spiriti attraverso il Velo avevano visto. La barriera tra i due mondi era così sottile da permettergli di sentire l'energia magica vibrare attorno a sé come le corde di uno strumento. Tante voci incorporee sussurravano nelle sue orecchie con fare concitato. 

L'altro elfo invece si sentiva fuori posto, messo all'angolo. Cercava di mantenere la calma, ma il cuore batteva fastidiosamente contro le costole per un moto di paura. Decine di persone gli passavano accanto, sentiva voci tese chiamarsi senza tregua in un caos continuo.
Non aveva mai visto posti simili. Fuori dalle foreste si sentiva scoperto, sempre in all’erta, ma c'erano troppi rumori per indicargli con certezza un possibile pericolo. Aveva visto molte rovine elfiche nei suoi viaggi col Clan, ma anche le più grandi che avesse mai visto non erano mai arrivate a tali dimensioni. E di certo non erano così affollate o rumorose.


《Duncan!》 Li richiamò tutti e tre una gioviale voce maschile, mentre un giovane uomo alto, muscoloso e armato di spadone si avvicinava. Aveva i capelli primi lunghi fino alle spalle e un velo di barba biondi, grandi occhi azzurri, una pesante armatura dorata addosso e un sorriso stampato in faccia. 
《Re Cailan!》 Si sorprese il custode. 《Non mi aspettavo…》
《Un’accoglienza reale?》 Rise lui. 《Ho semplicemente pensato di farti una sorpresa. È un piacere rivederti, amico mio. Comunque, loro due chi sono?》  Domandò, spostando l‘attenzione su Iselen e Runaan.

《Loro due sono Iselen Surana del Circolo dei magi e Runaan Mahariel dei Dalish, vostra maestà.》 Rispose il custode con un lieve inchino.
Il biondo continuò a sorridere. 《Non serve essere così formali e pesanti, Duncan. Molto presto saremo tutti insieme sul campo di battaglia a versare sangue. È un vero piacere fare la vostra conoscenza, amici miei, sono sicuro che entrambi farete un ottimo lavoro nell’aiutarci a distruggere i prole oscura e salvare il Ferelden dalla loro minaccia.》

《Arle Eamon, vostro zio, mi ha chiesto di informarvi che sarà pronto ad aiutarvi se aspetterete ancora qualche giorno affinché arrivi.》 Disse il custode, il tono attento come se stesse parlando ad un bambino.
Un bambino piuttosto arrogante, perché il giovane gonfiò il petto con fierezza. 《Mio zio vuole solo la sua fetta di gloria, non ho bisogno di lui. Abbiamo già sconfitto quei mostri in vari scontri e stanotte non sarà diverso. Potremo contare anche sull'aiuto degli Chevalier Orlesiani. Sarà esattamente come nella storia di mio padre! Vinceremo su quei mostri e salderemo il Ferelden. E combatterò accanto al grande Duncan e ai suoi custodi grigi!》


I due elfi si scambiarono uno sguardo allibito davanti a quello sproloquio. Quel tipo stava parlando di una battaglia che avrebbe deciso il destino del regno come se fosse una specie di gioco per acquistare fama e farsi acclamare come suo padre. E si rifiutava di aspettare dei rinforzi che avrebbero potuto rovesciare le sorti nel caso l'esercito e i custodi non fossero bastati. Davvero era lui il re di tutto il Ferelden!?

Il giovane sovrano, però, non fece caso alle loro espressioni poco convinte: continuò a blaterare, il petto gonfio come quello di un piccione. 《Inoltre, non si è vista nemmeno l'ombra di un arcidemone. Tantissimi soldati stanno iniziando a pensare che non si tratti nemmeno di un vero Flagello, solo di un grosso gruppo emerso per caso.》
《Siete per caso deluso, vostra Maestà?》 Chiese il custode grigio alzando un sopracciglio, chiaro segno che anche lui probabilmente riteneva quel tipo un cretino.
《Come ho detto, vorrei combattere una battaglia grande come quelle combattute dai miei genitori durante la guerra della liberazione! Pensa che storia! Eserciti interi di prole Oscura distrutti dal re Cailan Theirin. I custodi grigi e il suo esercito al suo fianco mentre annientano l'antico dio corrotto!》 Esclamò, eccitato come un bambino e con gli occhi luccicanti. 《Ma penso che mi dovrò accontentare. Comunque, è il caso che torni alla mia tenda prima che Loghain inizi a dare di matto.》.


I tre lo guardarono allontanarsi tronfio e sempre con quel sorriso stampato in faccia, mentre Iselen si voltava verso il custode. 《La situazione non è affatto positiva come la dipinge lui vero?》
L'altro sospirò. 《Abbiamo effettivamente collezionato delle vittorie contro la prole oscura, ma i loro numeri stanno aumentando e io so che l'unico che può guidarli è un arcidemone. Però non posso chiedere al re e ai suoi soldati di basarsi su una mia sensazione, posso solo pregare di sbagliarmi. In ogni caso, voi due adesso dovete prepararvi. Per diventare dei custodi grigi a tutti gli effetti dovrete affrontare il rituale dell’Unione. Nella fortezza si trova un giovane di nome Alistair che ha già superato il rito due anni fa, vi spiegherà come fare. Io devo raggiungere il re.》


Si allontanò rapidamente, lasciando i due elfi da soli a guardarsi attorno in cerca di questo fantomatico Alistair. Peccato che fosse un po' difficile individuare un umano in particolare in un quel continuo via vai.
《Ti senti bene?》 Domandò Iselen al Dalish.
《Mi hanno portato qui contro la mia volontà a cercare uno shem qualunque che non conosco e a combattere una battaglia agli ordini di quello che credo sia il più grande idiota che abbia mai visto. Perciò, una favola.》 Rispose lui pungente.

L'elfo dalla pelle scura non fece una piega. 《Intendevo fisicamente. So che quello che è successo in quelle rovine ti ha gravemente debilitato e io sono un ottimo guaritore, quindi se ti servisse…》
Runaan lo guardò sorpreso. 《Ma Serranas, grazie per l'offerta, ma non sarà necessario.》 Rispose, cercando di correggere il colpo e di  non essere troppo scorbutico. Per essere un orecchie piatte, Iselen sembrava sopportabile, senza dubbio era molto dotato col suo Dono e gli aveva salvato la pelle in quelle rovine. Non era un cattivo compagno di battaglia, e quantomeno non si comportava da leccapiedi verso gli shem. Il fatto che vedesse il re per lo sciocco che era, ne era una prova.

Continuarono ad esplorare la fortezza per almeno mezz’ora: individuarono delle donne della chiesa Andrastiana che recitavano preghiere davanti ai soldati, mercenari dal volto marchiato con strane pitture, messaggeri e servi elfici che schizzavano da una parte all'altra dall’accampamento e un grosso recinto da cui provenivano vari suoni di latrati canini.
L'elfo dalla pelle scura rabbrividì quando vide che si trattava di mabari, dei segugi da guerra. Non ne aveva mai visto uno dal vivo, però avevano mascelle abbastanza grosse da staccargli la testa senza sforzo e molti di loro sembravano alquanto feroci. Doveva ammettere che i cani di quelle dimensioni gli avevano sempre fatto paura.

Ad attirare la sua attenzione fu però un segugio in particolare: a differenza dei suoi suoi simili, aveva il pelo di un colore quasi argenteo e stava acciambellato nel suo recinto senza abbaiare, limitandosi a osservare tutto con occhi tristi, uno squarcio dall'aria infetta sul fianco sinistro. Era più grosso degli altri, in altri casi gli avrebbe solo comunicato paura, ma vederlo ridotto così non gli comunicò altro che dispiacere.
《Vi piacciono?》 Domandò un uomo, avvicinandosi a loro. 《Sono magnifici vero? Tutti loro sono creature estremamente intelligenti e forti, fedeli come nessun altro animale e nati per combattere. Parteciperanno con noi alla battaglia. È un peccato che molti dovranno essere abbattuti dopo la battaglia. Il sangue di prole Oscura è veleno, quindi dopo averli morsi…》
《Che è successo a quello bianco?》 Chiese Iselen, tenendo d'occhio quella ferita.
L'uomo sospirò. 《Lui e il suo padrone precedente sono stati colti da un'imboscata dei prole oscura e lui è stato l'unico a salvarsi. Vorrei medicarlo, almeno per risparmiargli il dolore, ma non mi fa avvicinare per mettergli la museruola.》

Il mago, allora, fece una follia. Ignorando il timore per quelle mascelle mascelle e gli artigli, Prese la museruola ed entrò nel recinto, facendo attenzione. Il mabari lo fissò con attenzione, alzando il grosso muso peloso, mentre il mago rilasciava un vago alone di magia curativa per lenire il suo dolore e calmarlo.

Si mise in ginocchio senza muoversi, in attesa. Il cane annusò l'aria, ma non dovette percepire un odore spiacevole, perchè si avvicinò a passi lenti, facendosi mettere la museruola senza opporsi e ricevendo una carezza dietro le orecchie appuntite prima che Iselen uscisse dal recinto sotto lo sguardo allibito degli altri due.

《Vi ringrazio molto Messer, così potrò finalmente aiutarlo. Ma Ditemi… voi due siete custodi grigi vero?》 Chiese, rivolto a Runaan, che suo malgrado annuì.
《Allora, se doveste recarvi nelle Selve, potreste trovare un fiore in particolare? È bianco e cresce sui tronchi coperti di muschio e ha l'effetto di rallentare la corruzione. Potrebbe aiutarlo moltissimo.》

I due elfi annuirono e si allontanarono, in cerca del ragazzo di cui gli aveva parlato Duncan. Passarono accanto a delle tende che recavano le insigne del Circolo, con vari Templari che scrutavano severi chiunque si avvicinarsi troppo. Un gruppo di maghi era seduto nel centro, una donna anziana dagli occhi azzurri e lunghe vesti rosse rivolse loro un cenno di saluto, ma Iselen trascinò via il Dalish quasi di peso prima che lui potesse rispondere.
《Scusa. Anche solo vedere quei Templari mi fa venire la pelle d'oca. Sono quelli che non avrebbero esitato un secondo ad uccidere me e il mio migliore amico quando lui è fuggito.》 Si spiegò in fretta.

Il Dalish si chiese per l'ennesima volta cosa avesse passato in quella Torre. Il solo pensiero di perdere la propria libertà in modo così totale gli dava la nausea, ma non potè continuare a rifletterci: appena girarono l'angolo, sentirono un paio di voci bisticciare poco lontano da loro.
《Se non avete nulla di importante da dirmi, allora non datemi ulteriore fastidio! E dite a quella vecchia bigotta della venerata madre di lasciarci fare il nostro lavoro in pace.》 Esclamò uno dei due.
《Ma come? E io che pensavo che fossimo diventati grandi amici. Stavo persino considerando di dare il tuo nome ad uno dei miei figli, quello brontolone.》 Rispose un altro giovane uomo in tono ridanciano.

I due elfi si sporsero per vedere meglio: i proprietari delle voci erano un giovane umano alto, atletico e dai capelli ramati che recava un'armatura blu con un grifone rampante inciso sul pettorale simile a quella di Duncan, solo molto più corazzata e pesante, e un mago dalla pelle abbronzata e l'aria seccata che si allontanò impettito.
Il più giovane, che doveva essere il fantomatico Alistair, sorrise ancora, notando i due elfi. 《Una cosa positiva del Flagello: unisce la gente. Basta vedere quanto tutti si rendano disponibili.》 Commentò allegro, avvicinandosi. 《Ehm… non ci siamo già visti vero? Non siete altri maghi, giusto?》
Runaan alzò un sopracciglio, mentre Iselen rivolse al ragazzo uno sguardo calmissimo. 《Io lo sono.》

L'altro divenne paonazzo. 《Oh… Accidenti, scusatemi. Non lo sapevo, non volevo offendere… non ho problemi coi maghi, lo giuro, era solo quel tipo che era davvero antipatico.》 Si interruppe un attimo. 《Ehi, aspettate, voi due siete le nuove reclute di cui mi ha parlato Duncan, vero?》


Il mago annuì, mentre il dalish sbuffava, squadrando il ragazzo da capo a piedi. Se quello era il meglio che i custodi grigi potevano offrire, la prole oscura li avrebbe ridotti tutti quanti a spiedini. 
《Io sono Iselen Surana. Lui è Runaan Mahariel.》
《Molto piacere, io sono Alistair. In quanto membro più giovane dell'ordine sarà mio compito accompagnare voi e le altre reclute attraverso i vari passi dell’Unione. Adesso andiamo. Ci stanno aspettando insieme a Duncan, venite.》


I due elfi seguirono il giovane, cercando di non farsi travolgere dagli umani indaffarati che ancora invadevano le strade sterrate, attraversando le ampie piazze della fortezza.

《Sono curioso. Avete mai visto dei prole oscura?》
《Si. Nella foresta di Brecilian.》 Rispose Runaan laconico, mentre si avvicinavano alla tenda del custode più anziano.
Lui era proprio lì, in compagnia di altri due umani: uno era alto, muscoloso, stempiato e aveva una grossa armatura e uno spadone sulle spalle, il secondo invece aveva la pelle olivastra, un lungo arco e una faretra in spalla e un sorriso furbo sul bel volto spigoloso.

Duncan sorrise leggermente appena li vide arrivare. 《Ben trovato, Alistair. E lieto di vedere che hai portato con te anche le nostre ultime reclute. Iselen, Runaan, Daveth, Ser Jory, come vi ho già detto, dovrete affrontare un rituale per entrare a far parte del nostro ordine. Per farlo, sarà compito vostro recarvi nelle Selve Korkari per recuperare due cose: dei trattati che troverete nelle rovine di una vecchia torre nel mezzo della palude e soprattutto quattro fiale di sangue di prole Oscura. Poi, potremo iniziare.》

Il mago alzò un sopracciglio. Forse era perché non aveva mai trovato molto interessante la prole oscura come materia di studio, ma era abbastanza sicuro che il loro sangue non fosse un ingrediente magico o alchemico, a meno che non servisse per preparare qualche specie di veleno, quindi perché prenderlo?
Continuò a rifletterci anche quando Alistair li condusse verso le Selve, il terreno ricoperto di muschio e fango che attutiva i loro passi, mentre il vento Sibilava tra le fronde degli alberi e muoveva le pozze di acqua stagnante attorno a loro..


Runaan inspirò profondamente l'aria fredda, sentendo il cuore rallentare. Essere circondato dalla natura e dal silenzio lo faceva sempre sentire al sicuro, di buon umore. Un po' meno lo faceva la compagnia che doveva portarsi appresso.
I due Shem che li avevano accompagnati, Daveth e Jory, erano due tipi singolari. Il primo sembrava una vera volpe, a quanto pareva era stato un ladro a Denerim, la capitale del Ferelden, prima di essere coscritto, mentre il secondo continuava a riempirsi la bocca del fatto di essere un cavaliere e che si fosse offerto ai custodi grigi dopo aver impressionato Duncan a qualche ridicolo torneo. Eppure, nonostante tutte quelle scempiaggini, aveva continuato a fissare Iselen come se da un momento all'altro dovessero spuntargli zanne e artigli per attaccarli.

Sapeva che molti Shem avevano paura della magia, il fatto che lasciassero uscire i maghi solo in tempi di guerra ne era una prova, ma non avrebbe mai pensato che un tipo tanto imponente avrebbe temuto a tal punto un elfo di quaranta chili che non aveva dato il minimo accenno di ostilità nei suoi confronti.


《Ehi, ti posso chiedere una cosa?》 Domandò Jory, girandosi verso lui stavolta. 《Come hai fatto a impressionare tanto Duncan da farti portare qui? Sei soltanto un ragazzino.》
Lui gli lanciò un'occhiataccia. 《Guarda che ho diciannove anni, idiota! E per essere chiari, non mi sono mai voluto unire ai custodi, e ho ammazzato molte più persone di quanto tu non abbia mai fatto, quindi ti consiglio di chiudere la bocca se non vuoi una dimostrazione!》

《Ehi Ehi, calma. Non serve agitarsi.》 Li interruppe Alistair. 《So bene che la situazione ci ha resi tutti molto nervosi, ma non è in momento di litigare.》
《Già. Questo posto sarà pieno di selvaggi Chasind o Streghe delle Selve pronte a trasformarci in rane, non serve aggiungere altri schiamazzi.》 Convenne Daveth a disagio.

《Non è così che funziona la magia. Non è possibile effettuare una simile trasmutazione umana, neanche con formule proibite.》 Lo zittì Iselen. 《Piuttosto, concentratevi su quelli.》. Indicò vari cadaveri sparsi per il sentiero proprio davanti a loro.
Doveva trattarsi di una carovana, perché i carri che avevano con loro erano carichi di beni ormai distrutti, e doveva essere lì da un po', perché i corpi degli uomini e delle bestie da soma erano coperti di sangue rappreso e di ferite slabbrate e putrefatte. Lunghe vene nere percorrevano la pelle.

《Questo è il lavoro della prole Oscura, sicuramente sono vicini.》 Disse Alistair, impugnando la sua spada e lo scudo. 《State attenti.》
Gli altri quattro non se lo fecero ripetere, prendendo le armi e ricominciando a camminare guardinghi, fino a quando un fruscio non li spinse a fermarsi: il silenzio regnò sovrano per un secondo, poi una decina di prole Oscura sbucò da oltre una collinetta e gli fu addosso in un attimo.
Alistair, che sembrava averli individuati in anticipo, ne decapitò uno di quelli alti come umani, gli Hurlock, con un movimento fluido, mentre Jory ne infilzava uno dei più bassi e tozzi, i Genlock, ma un colpo d’ascia alla coscia lo fece crollare lungo disteso.

Un Hurlock era sopra di lui, pronto a spaccargli la testa, ma una grossa lama di ghiaccio lo trapassò da parte a parte, mentre Iselen muoveva il bastone con grazia, generando lampi e spuntoni ghiacciati che, insieme alle frecce di Runaan e Daveth, trafissero e uccisero svariati mostri.
L’elfo dalish mirò ad uno di quelli più alti, colpendolo nell’occhio, e ferì l'ultimo rimasto in piedi ad una gamba. Questo fu finito da Alistair con un colpo di spada all'addome. Il mostro emise un verso rasposo e disumano, crollando a terra mentre un'enorme pozza scura si allargava sotto di lui.


Tutte le reclute si sbrigarono a tirare fuori delle fiale, raccogliendo il denso sangue nero della prole Oscura dentro di esse e rimettendole al sicuro nelle bisaccia.
《Bene. Ora dobbiamo recuperare il fiore per il Mabari e i trattati dei Custodi.》 Disse l'elfo dalla pelle scura.
Alistair annuì, impressionato dalla loro capacità e dal loro sangue freddo. Jory e Daveth, come la gran parte della gente che affrontava la prole oscura per la prima volta, erano pallidi e sembravano sul punto di vomitare, mentre loro due non avevano battuto ciglio. Aveva sempre saputo che Duncan aveva un ottimo fiuto per cercare reclute, anche se spesso si chiedeva come mai avesse voluto reclutare lui a tutti i costi, ma quei due erano davvero incredibili!


Tutti e cinque attraversarono la palude con molta attenzione, cercando di evitare di finire in qualche pantano, addentrandosi sempre di più nelle Selve e scovando molti altri cadaveri, sia umani che animali. Vittime della prole Oscura senza dubbio.
Fu Runaan a trovare il fiore che stavano cercando: era bianco e cresceva su un tronco coperto di muschio come aveva detto l’addestratore, quindi doveva trattarsi di quello giusto. 
Lo porse ad Iselen, che lo guardò interrogativo. 《Sei tu quello che ha aiutato il mabari. Mi sembra giusto che tu lo faccia fino in fondo.》

L'elfo più basso annuì, un tenue sorriso in volto. All’accampamento del suo Clan gli avevano detto che Runaan era uno scavezzacollo testardo e allegro, sempre pronto a lanciarsi nelle imprese più spericolate, anche se aveva perso molte persone a cui teneva. Non gli dispiaceva vedere quel lato di lui, gli ricordava Solona.
《Guardate lì! È quella la torre?》 Domandò Daveth, indicando una costruzione più simile ad una rovina che ad una torre vera e propria. 
Era riversa su un fianco nell'acquitrino, crollata in più punti e coperta di crepe e rampicanti, la pietra bianca resa marrone dall’umidità e dal fango. E in mezzo alle pareti crollate, spiccava un grosso forziere di legno ormai marcio, spaccato e chiaramente vuoto.


《Qualcuno ci ha preceduti.》 Disse Alistair, grattandosi la testa. 《Ora che facciamo?》
《Bene bene. Guarda un po' cosa abbiamo qui.》 Disse una voce femminile alle loro spalle, facendoli sobbalzare per lo spavento.

Una ragazza, sbucata dal nulla, stava camminando verso di loro. Era giovane e davvero bellissima: era slanciata e longilinea, i capelli corvini erano legati in una crocchia disordinata sopra la testa e indossava una strana fascia porpora che faceva intravedere i seni sodi e l'ombelico. Aveva due penetranti occhi gialli, un sorriso malizioso in faccia e sulle spalle portava un bastone di legno ritorto dalla punta a uncino, ovviamente magico.
《Siete ladri, mi chiedo? Avvoltoi, venuti qui per cercare tra le carcasse ormai da tempo spolpate?》 Domandò, avvicinandosi e puntando lo sguardo d'oro dritto in quello verde di Runaan. 《O semplicemente intrusi giunti in queste mie Selve infestate dalla prole oscura in cerca di prede da uccidere?》

 I cinque uomini rimasero a guardarla senza parole e la donna abbassò per un attimo le lunghe ciglia. 《Allora? Avvoltoi o intrusi?》 
《Nessuno dei due. Questa torre un tempo era dei custodi grigi.》 Rispose l’elfo Dalish, ricambiando il suo sguardo senza paura.

《Non è più una torre ormai. Le Selve hanno da tempo reclamato le sue spoglie. Cosa potreste mai sperare di trovare qui? Vi ho tenuti d'occhio da quando siete arrivati, eppure mi chiedo ancora cosa cerchiate con tanto affanno.》 Domandò lei, le lunghe ciglia abbassate.
《Non dirle nulla!》 Si intromise Alistair. 《Sembra una Chasind. Potrebbero essercene altri nascosti qui intorno.》

《Ohhh. Temi che dei barbari arrivino e vi spazzino via!》 Lo prese in giro la maga.
《Si, essere spazzati via è male.》 Rispose il custode sulla difensiva. Quella ragazza non gli piaceva, emanava un’aura molto pericolosa. E il fatto che a Runaan non sembrasse importare rendeva la situazione ancora più stressante.

《È una strega delle Selve, ecco cosa è.》 Ansimò Daveth. 《Ci lancerà una maledizione o ci trasformerà tutti quanti in rospi!》
《Ti ho già detto che non è così che funziona la magia!》 Sibilò Iselen irritato, mentre il ghigno che ornava le labbra di lei non faceva che allargarsi. 

《Per essere due elfi di tale talento e abilità, viaggiate in compagnia non degna di voi. Ditemi i vostri nomi e io vi dirò il mio, comportiamoci civilmente.》
《Io sono Iselen Surana, molto piacere.》 Rispose il primo dopo un attimo di esitazione.
《 Runaan Mahariel.》 Rispose il secondo, osservandola. Non aveva mai visto un’umana simile. Si muoveva con grazia tra gli alberi e gli stagni, senza far rumore. Sembrava che la foresta fosse sua amica.


《Un mago potente e un figlio del Popolo. Molto Interessante. Il mio nome è Morrigan. E suppongo che steste cercando qualcosa che non si trova più qui.》
《”Non si trova più qui”? Che ne hai fatto dei trattati?! Li hai presi tu?! Sei una specie di… subdola strega ladra?!》 Esclamò Alistair, facendo sbuffare la maga.

《Che eloquenza. L'unico motivo per cui sono stati portati via, era la loro protezione. Sono stati conservati lontani dagli elementi e dalle creature delle Selve. E non sono stata io a prenderli.》
《Chi è stato allora?》 Tagliò corto il dalish.

《Mia madre.》 Rispose lei serafica.
《Puoi portarci da lei?》 Chiese lui, scorgendo un lampo nei suoi occhi dorati.

《Ecco una richiesta sensata. Mi piaci.》 Disse, avviandosi elegante sul terreno coperto di foglie.
《Attento. Ora è tutta “mi piaci", ma sono sicuro che appena volti le spalle… ZAP, e finisci arrosto.》 Gli disse il guerriero dai capelli ramati, facendo scambiare l'ennesima occhiata eloquente ai due elfi. Quel tipo era proprio senza speranze.
《Ci metterà tutti in pentola, vi dico.》 Commentò Daveth, pallido come un lenzuolo.


Gli altri lo ignorarono, seguendo Morrigan fino a quella che sembrava una modesta capanna proprio al centro delle Selve. Una donna era in piedi davanti alla soglia. 
Era alta e slanciata, aveva lunghi capelli candidi, abiti umili, rughe sottili percorrevano un viso che un tempo doveva essere stato magnifico e aveva un paio di grandi occhi gialli tali e quali a quelli di Morrigan. Persino la luce astuta che li attraversava era la stessa.
《Madre, ho portato dei custodi grigi che…》 Iniziò la ragazza, ma la vecchia la interruppe.
《Li vedo, ragazza. Sospettavo che prima o poi sarebbero venuti.》 Rispose lei.

Alistair si mosse a disagio. 《Ci aspettavate?》
《Volete davvero credere ad una strega delle Selve?!》 Chiese Jory.
Un ghigno si aprì sul viso della donna. 《Non dovete fare niente, tanto meno credere. Chiudete gli occhi o aprite le braccia; in entrambi i casi, vi starete comportando da sciocchi! Pensate ciò che volete, due di voi non saranno più parte dei piani del Destino in ogni caso.》  Disse, per poi rivolgersi ad Iselen e Runaan, che sentirono un brivido lungo la schiena. Che voleva dire con quella profezia?


《La magia e la discendenza dal popolo dovrebbero darvi una mente più aperta. Oppure anche voi permettete alla paura di annichilirvi?》
《Siete senza dubbio molto potente. Questo è certo.》 Rispose l'elfo dalla pelle scura. E parlava sul serio. Nella donna poteva sentire un potere magico strabiliante. Chiaramente non era una maga comune.

《Però noi siamo venuti qui soprattutto per i trattati》 Terminò il biondo al posto suo.
La donna sorrise un po' di più, rientrando in casa e uscendo con dei rotoli di pergamena in mano. 《Ecco ciò che cercavate. Non preoccupatevi, sono perfettamente intatti. Li ho protetti per tanto tempo.》

Alistair li prese con attenzione, quasi con reverenza. 《Immagino che dovremmo ringraziarvi.》
《Si dovreste. Tornate dai vostri alleati ora. E dite al vostro re, che questo Flagello è una minaccia molto più terribile di quanto lui e i suoi consiglieri riescano a vedere.》


I cinque uomini rabbrividirono. Quella donna aveva un'aura strana attorno a lei, un misto di regalità, intelligenza, malizia e mistero che rendeva ogni sua frase terrificante e carica di significati nascosti. Per non parlare del fatto che sembrava sapere molto più di quanto dicesse. Non era una persona da sottovalutare.
《Che cosa volete dire?》 Provò a chiedere il guerriero ramato, ma la donna si era nuovamente rivolta verso sua figlia. 
《Ragazza, conducili fuori dalle Selve, fai in modo che arrivino sani e salvi.》
 
Morrigan sbuffò, ma iniziò nuovamente a farsi strada attraverso le piante, scivolando silenziosa tra le fronde mentre gli uomini dietro di lei continuavano a riflettere sulle parole di quella vecchia. Era davvero possibile che la minaccia fosse di tale portata? Che il re li stesse lanciando in un'impresa disperata?


Iselen strinse il bastone, usando la sua solita espressione calma per nascondere i pensieri che si stavano accavallando nella sua testa. Non aveva creduto nemmeno per un attimo all’ottimismo del re per le sorti della battaglia, i loro nemici erano mostri, non andavano sottovalutati in quella maniera, ma le parole della madre di Morrigan sembravano indicare che la loro sarebbe stata una vittoria impossibile da ottenere. 
Pregava davvero che si sbagliasse, non voleva morire proprio ora che aveva finalmente acquisito la libertà, ma non poteva negare di essere preoccupato.

***

La giovane dagli occhi d'oro li condusse fino al limitare della fortezza di Ostagar molto rapidamente e senza che incontrassero altri prole oscura, per poi svanire nel nulla come un’ombra e lasciarli soli prima che potessero ringraziarla.

Appena rientrati all’accampamento, Iselen e Runaan si recarono subito ai canili, consegnando all'addestratore il fiore per aiutare il Mabari. 《Grazie.》 Disse lui. 《Questo lo aiuterà moltissimo. Vi consiglio anche di tornare qui dopo la battaglia, magari vorrà unirsi a voi.》 
I due annuirono e lo salutarono sbrigativi, per poi recarsi alla tenda di Duncan, dove gli consegnarono le fiale di sangue insieme alle altre due reclute.


L'uomo annuì soddisfatto. 《Molto bene. Questo sangue era l’ultimo ingrediente per il rituale dell’Unione. Possiamo finalmente cominciare. Alistair, portali tutti sul bastione a nord, io tornerò tra poco.》 
Il custode più giovane annuì e li guidò fino al punto prestabilito, dove rimasero ad aspettare che Duncan tornasse. Jory e Daveth continuarono a bisticciare tutto il tempo, ma nessuno dei due elfi gli diede retta; uno era curioso di sapere in che cosa consistesse quel rituale tanto segreto, l’altro invece continuava a muovere le dita, sentendole sempre più impacciate e rigide.

Ma vennero tutti distratti quando Duncan si presentò con in mano una grossa coppa ricolma di un liquido denso e scuro. 《È arrivato il momento di partecipare all'unione. L'ordine dei custodi grigi è stato fondato ai tempi del primo Flagello per poter salvare il Thedas dall'arcidemone Dumat, quando degli uomini coraggiosi bevvero il sangue della prole Oscura e acquisirono i poteri della loro corruzione pur di debellare la loro minaccia.》

Runaan guardò sgomento il liquido dentro la coppa. Quei matti avevano seriamente intenzione di fargli bere quel veleno!? I Numi lo odiavano, ormaj ne era sicuro.
Daveth doveva pensarla allo stesso modo, perché era diventato bianco come un cencio. 《Dovremo bere… il sangue di quei mostri?!》

《Questo è l'unico modo per permettervi di diventare custodi grigi a tutti gli effetti. Tutti noi che siamo venuti prima lo abbiamo fatto. Se sopravvivrete, sarete immuni alla corruzione e potrete percepirla in loro ovunque. Alistair, in quanto membro più giovane, spetta a te recitare il rito.》 Disse il custode più anziano, mentre il più giovane annuiva solenne.
《Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nelle ombre in cui ci ergiamo vigili. Unitevi a noi, che portiamo a termine il dovere che non può essere rinnegato. Se perirete, sappiate che il vostro sacrificio non verrà dimenticato e che un giorno vi raggiungeremo.》


《Daveth, vieni avanti.》 Chiamò Duncan, porgendo il calice all'uomo, che bevve un lungo sorso dopo un attimo di paura.
Sul momento, non accadde nulla. Poi iniziò a contorcersi, portandosi le mani alla gola, mentre gli occhi diventavano completamente bianchi. Un fiotto di sangue rosso vivo eruppe dalla bocca, prima che l'uomo cadesse a terra, morto. Ci vollero in tutto trenta secondi.

Iselen, Runaan e Jory guardarono con occhi sgranati il cadavere, mentre Duncan mormorava un “mi dispiace” e si rivolgeva verso il Cavaliere, che però estrasse il suo spadone e glielo puntò contro, le pupille ristrette per la paura.
《No… quello che chiedete è troppo! Io ho una moglie! Presto anche un figlio! Non mi sono offerto volontario per questo!》
Menò un fendente, ma il custode grigio lo evitò con grazia, tagliandogli il palmo della mano con il pugnale e trapassandogli il petto con la spada prima che potesse reagire, facendolo accasciare in una pozza di sangue con un gemito.


《L'unione non è terminata. Iselen, è il tuo turno.》 Disse al mago, che prese la coppa e bevve a sua volta, scosso da un tremito di paura che celò subito.
Una fitta tremenda gli attraversò il corpo, era come se stesse bevendo fuoco liquido. I suoi occhi divennero bianchi come quelli di Daveth, mentre una visione terrificante si impadroniva della sua mente: un enorme tunnel di roccia scura si estendeva attorno a lui e un immenso esercito di prole Oscura lo percorreva.
Poteva sentire i loro sibili e i loro ringhi, ma un ruggito assordante sovrastò tutto. Un enorme Drago volava sopra di loro, la pelle squamosa tirata e putrefatta, le grandi ali spalancate e il muso irto di zanne che emetteva versi che gli fecero accapponare la pelle.

Aprì gli occhi di colpo, la faccia di Alistair davanti alla sua. 《Benvenuto tra noi.》 Lo Salutò allegramente, mentre Duncan si rivolgeva a Runaan, l’ultimo rimasto
《Fen’Harel Ma Halam.》 Ringhiò, bevendo il sangue.  "Che Fen'Harel ti prenda"
Sentì il dolore, vide quegli orrori nel mondo sotterraneo, vide il Drago, sentì quasi di stare per soffocare, ma poi fu come se un enorme peso fosse stato tolto dal suo corpo. La fiacchezza che lo aveva bloccato per settimane era finalmente svanita e aveva lasciato posto ad una nuova energia. Il suo corpo si sentiva più leggero e agile di quanto non fosse mai stato. A quanto pareva, non aveva proprio la decenza di morire.

Appena si riprese anche lui, Duncan lo aiutò ad alzarsi e gli diede una borraccia da cui bere per togliersi quel saporaccio dalla bocca, mentre Alistair abbassava gli occhi. 《Altre due morti. Quando mi unii io ai Custodi, fu solo uno di noi a morire.》
《Purtroppo l'unione è un rituale che si porta via molte anime coraggiose. È un fardello e un onore. E le visioni che abbiamo una volta bevuto il sangue dei prole oscura c’è lo ricordano sempre. Ora venite, dobbiamo partecipare al consiglio di guerra del re.》

I due elfi e il cavaliere annuirono, seguendo l’uomo verso un enorme tavolo attorno al quale si potevano scorgere il re e vari altri umani. Peccato che nessun consiglio di guerra potesse prepararli all’orrore che sarebbe avvenuto entro poche ore.

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Capitolo 8
*** La Battaglia Senza Speranza ***


Runaan stava seriamente iniziando a stufarsi di quel continuo bisticciare. Appena lui, Iselen, Alistair e Duncan si erano avvicinati al tavolo del consiglio di guerra, avevano trovato il re discutere con uno shem di mezza età decisamente alto ed imponente dall'aria decisa. E stavano andando avanti da quasi mezz’ora.
I capelli dell'uomo, che si era rivelato essere Loghain, Teyrn di Guaren, erano di un testardo colore nero e lunghi fino alle spalle. Nonostante l'età, aveva poche rughe molto sottili, gli occhi erano blu e aveva tratti spigolosi e severi, esaltati dal naso dritto e austero. E sembrava essere piuttosto facile farlo arrabbiare.

《Cailan, affidarsi agli Chevalier orlesiani è una pessima idea. Io e i tuoi genitori abbiamo rischiato la vita per liberare il Ferelden dal loro impero e ora proprio tu stai aprendo I nostri confini per permettergli di tornare di nuovo qui.》 Sbraitò.
Il re aveva alzato gli occhi al cielo. 《Quello è successo anni fa, Loghain. E adesso la situazione non riguarda più Ferelden e Orlais. Se davvero abbiamo davanti un Flagello, dobbiamo preoccuparci tutti. Inoltre, il re qui sono io e io decido.》

L'altro indurì ancora di più lo sguardo. 《Sono felice che tuo padre e tua madre non siano qui per vedere il loro unico figlio commettere un simile errore. Per di più, dopo aver deciso di combattere in prima fila e non aspettare i rinforzi di Arle Eamon. Il tuo desiderio di gloria sarà la tua rovina, Cailan.》
Il giovane re sbuffò, chiaramente seccato da tutti quei rimproveri, ma tornò a concentrarsi sulla mappa che aveva davanti. 《Rivediamo di nuovo la strategia allora, giusto per esserne sicuri.》

L'uomo parve calmarsi un poco e annuì, indicando un punto sulla mappa. 《Tu e i custodi grigi attirerete l’attenzione della prole Oscura caricando da davanti il grosso dell'orda, mentre io e le mie truppe li attaccheremo dal fianco appena riceveremo il segnale dato dalla torre di Ishal. In questa maniera taglieremo la strada alle loro truppe, mandandole in confusione e dividendole, e potremo eliminarli più facilmente. Dovremo mandare qualcuno lassù ad accendere una pira per darci il segnale. È un compito vitale per la vittoria.》
《Chi dovremmo inviare?》 Domandò Cailan. 

《Non sarà necessario mandare nessuno, vostra altezza.》 Si intromise il terzo uomo al tavolo, un tipo anziano con delle lunghe vesti da mago rosse, la testa pelata e un tono di voce untuoso. 《Con la magia noi maghi potremo evocare una luce abbastanza potente da dare il segnale senza correre altri rischi.》
《Non ci affideremo alla magia per dare un avviso tanto cruciale. Voi maghi avete il compito di proteggere i fianchi del nostro esercito e guarire i soldati, niente di più.》 Lo rimbrottò il giovane uomo accanto a lui, uno shem sulla trentina con una pesante armatura da templare e lo sguardo tagliente.


Il Dalish notò Iselen stringere il bastone con più forza, ma il re si intromise. 《Dobbiamo inviare il meglio per compiere questo ruolo. Inviate Alistair e i due nuovi custodi grigi su alla torre. In questo modo avremo la certezza che andrà tutto bene.》

I tre ragazzi sentirono improvvisamente gli occhi di tutti i presenti puntati addosso: inghiottirono pesantemente. Il piano si basava tutto sul segnale dato al momento giusto da quella torre: se qualcosa fosse andato storto, la battaglia sarebbe stata persa e con essa probabilmente anche tutto il Ferelden.
Persino Runaan doveva ammettere di essere nervoso di fronte ad una tale prospettiva. Lui nemmeno voleva essere lì e ora si ritrovava ad essere l'ago della bilancia insieme ad Alistair ed Iselen. I Numi avevano proprio deciso dj prenderlo per i fondelli.

《Ti fidi troppo di questi custodi grigi, Cailan. Sei davvero convinto che questi tre ragazzini siano in grado di farcela?》 Chiese Loghain, squadrandoli con aria torva. 
Runaan sostenne il suo sguardo, ma il re sbuffò per l'ennesima volta. 《Ora basta con tutta questa sfiducia, Loghain. I custodi sono eroi. Combattono i Flagelli fin da quando sono iniziati, hanno salvato il Thedas ogni volta che un nuovo Flagello ci ha minacciati e sono certo che siano capaci abbastanza da accendere un fuoco.》

《Vostra maestà, siate prudente. Se dovesse comparire l’arcidemone, le cose non andranno lisce come sperate.》 Lo avvertì Duncan. 
Loghain annuì, lo sguardo torvo che non era mutato. Chiaramente non si fidava del loro ordine, o delle intenzioni del suo re. O di nessuno in generale.


L’elfo Dalish lo guardò allontanarsi attentamente. Iselen gli aveva detto un paio di cose sul suo conto: non solo era il Teyrn di Guaren, ma era stato anche il migliore amico del defunto re Maric, aveva partecipato alla guerra della liberazione, vincendo una grossa battaglia con un silo gruppetto di uomini, era un grande stratega e padre dell'attuale regina del Ferelden, Anora. Insomma, uno shem importante. 
Però c'era qualcosa che non andava. Non era pratico delle strategie degli shemlen, ma l'istinto gli diceva che quell'uomo aveva un piano ben preciso in mente. Peccato che non avesse idea di quale fosse.

Emise un sospiro esasperato, mentre Alistair parlava con Duncan, che stava rifiutando le proposte del ragazzo di seguirlo sul campo di battaglia e di lasciare ad Iselen e a lui il compito di accendere il segnale.
Il custode più giovane sembrava seriamente preoccupato, continuava a gesticolare frenetico e parlava a voce alta, ma quello più anziano fu inamovibile. E ormai non c'era più tempo per parlare.
Il sole stava rapidamente tramontando dietro le colline e l'esercito aveva iniziato a schierarsi nella vallata e sui ponti, preparandosi. Re Cailan era davanti a tutti e Duncan si sbrigò a raggiungerlo. Attorno a loro, a parte i soldati del regno e i mercenari, c'erano molte persone in armatura blu e argento dall'aria fiera: nani, elfi, umani, tutti armati di spade, archi, magli, coltelli e bastoni magici, tutti pronti alla lotta.


E quando scese la notte, tutti i presenti poterono vedere un altro esercito schierarsi lungo la linea degli alberi. Un esercito simile ad una marea nera, composta da mostri putrescenti coperti di armature rugginose e con in mano armi scure come il loro sangue.
Ci fu un momento di assoluto silenzio, poi uno di loro, un grosso Hurlock con un elmo ornato da immense corna, emise un urlo di guerra terrificante.
La prole oscura si mosse come una valanga, travolgendo ogni cosa, ma ad un ordine di Cailan una pioggia di frecce infuocate si abbattè sui mostri, ma quelli continuarono ad avanzare senza badare alle perdite, resistendo anche alla carica dei Mabari che gli venne lanciata addosso.

Anzi, uno delle creature più grosse, un Ogre, un colosso massiccio di oltre quattro metri dalla pelle violacea e le enormi corna, afferrò una gigantesca pietra dal terreno e la lanciò come un fuscello, facendo crollare un pezzo delle mura della fortezza. E dopo quella seguirono un'altra decina di macigni, incendiati a mezz'aria, che appiccarono il fuoco a varie baliste delle retrovie al momento dello schianto.
La situazione divenne caotica in pochi istanti: i due eserciti iniziarono a scontrarsi corpo a corpo, mentre i macigni continuavano a bersagliare le mura, appiccando incendi e costringendo gli arcieri sopra i ponti a spostarsi per non venire schiacciati.


Iselen, Runaan e Alistair corsero rapidi attraverso uno dei ponti, una barriera luminosa eretta attorno per evitare i detriti ardenti, ma l’esercito nemico stava travolgendo tutto con violenza, infilzando chiunque gli passasse a tiro e senza curarsi delle perdite subite.
L'armatura dorata del re era l'unica macchia colorata che spiccava in quel marasma, ma la situazione stava volgendo al peggio per l'esercito del Ferelden: il sovrano e Duncan avevano ucciso vari prole oscura, ma stavano venendo circondati e tantissimi dei loro uomini giacevano morti nel fango.

I tre giovani custodi cercarono di non concentrarsi su quella scena, specialmente Alistair, che era già impallidito vedendo il suo mentore in difficoltà, perché la situazione stava rapidamente volgendo a loro svantaggio anche lassù.
Non sapevano come, ma tantissimi prole oscura avevano invaso la strada per arrivare alla torre di Ishal e ora stavano attaccando con le loro malefiche spade ogni singola persona che gli passasse abbastanza vicina.

Il Dalish trapassò due genlock con delle frecce, mentre Alistair decapitava un Hurlock con un colpo di spada, la barriera di Iselen che li proteggeva dai dardi nemici, ma non sarebbero riusciti ad andare avanti così.

Svariati soldati giacevano a terra, trapassati o malamente mutilati, il loro sangue stava rischiando di far inciampare il ramato e il dalish, e il mago era troppo impegnato ad impedire che una pioggia di frecce li riducesse a spiedini per aiutarli.
Runaan Notò Alistair rifilare un calcio ad un genlock, trapassandolo subito dopo, ma tutti i loro sforzi sembravano inutili: per ogni prole oscura caduto, altri due venivano fuori per sostituirlo. 
《Fenehidis Lasa! Come fanno ad essercene già così tanti?!》 Urlò, mentre il profilo della torre di Ishal si avvicinava sempre di più.

Iselen, subito dietro di lui, si stava facendo la stessa domanda. Sentiva il mana danzare dentro di lui, mandandogli scariche di adrenalina nel cervello e alimentando lo scudo che li proteggeva, mentre cercava un modo per sbarazzarsi dei nemici più vicini il più in fretta possibile.
I suoi due alleati ne avevano fatti fuori parecchi, ma non era abbastanza: continuavano ad arrivare, instancabili, senza pensare ai loro simili uccisi, e ormai gli erano alle costole.

Vide la loro destinazione avvicinarsi oltre le chiome degli alberi e allora ebbe un'idea: il Velo tremò intensamente mentre inviava una potentissima scossa di energia in più alla sua barriera.
La superficie scintillante si tese a dismisura, per poi esplodere in un'onda d'urto luminosa che spedì moltissimi prole oscura a gambe all'aria, alcuni con tutte le ossa rotte e altri accecati, facili prede per le frecce di Runaan e la spada di Alistair.


Si fecero strada così fino ad arrivare al portone della torre, appena in tempo per vedere due umani uscirne fuori, feriti, ma vivi. Uno era un tipo minuto e pallido come un cencio che reggeva un arco con mani tremanti, l’altro invece era un mago dalla pelle olivastra e un grosso taglio all'attaccatura dei capelli.
Avevano entrambi l'aria di chi aveva corso per un bel pezzo e l'arciere si voltò a guardarli con occhi spiritati. 《Tornate indietro! Hanno invaso la torre! Non c'è modo! Moriremo tutti!》
《Non è possibile. Dobbiamo entrare lì, a qualunque costo! Senza il segnale la battaglia sarà perduta.》 Rispose Alistair, mentre i due maghi stringevano i loro bastoni.

《No! Ci hanno massacrati! È già tutto perduto! Moriremo se torneremo lì dentro!》 Strillò lui.
《Smettila di lagnarti. Se vogliamo sopravvivere, avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Compreso il tuo.》 Lo freddò Iselen, e l’altro mago annuì, d'accordo con lui.


L'arciere impallidì ancora di più, sembrava seriamente sul punto di farsela addosso, ma Runaan lo agguantò per il bavero, fissandolo con i suoi grandi occhi verdi. 《Ascoltami bene, Shemlen. Qui stiamo tutti combattendo per salvarci la pelle, e non abbiamo tempo per preoccuparvi dei vigliacchi come te. Quindi, muovi le chiappe e dacci una mano!》 
Quello inghiottì pesantemente, più spaventato di prima, ma impugnò l’arco, mentre il secondo mago si diceva pronto a ricominciare a combattere.


***


L’interno della torre era già stato messo a soqquadro: dovevano esserci dei tunnel sotto le fondamenta che avevano permesso alla prole oscura di entrare in massa senza che nessuno potesse rendersene conto.
《Questa situazione non mi piace. La battaglia è iniziata da poco, come fanno ad essere entrati in tale numero qui dentro!?》 Chiese Alistair.
《Beh, siete voi quello che voleva combattere.》 Rispose Iselen, il bastone alzato per illuminare l'area circostante, disseminata di cadaveri dei soldati di guardia. C’erano varie teste ficcate su delle picche e l'aria era impregnata della puzza di sangue e prole Oscura.
《Giusto, in effetti non ci annoieremo se la situazione sarà questa fino ad arrivare in cima.》 Ridacchiò nervosamente il ramato, mentre si guardava intorno circospetto, temendo qualche nemico nelle ombre.


Runaan avanzò per primo, ma sentì qualcosa, una strana sensazione che lo spinse a girarsi verso destra e un coro di strilli striduli attaccò le sue orecchie, mentre un gruppo di agili prole Oscura dai musi allungati e le orecchie appuntite saltava fuori dalle ombre e provava a morderlo.
Lui ne evitò uno per un pelo, mentre una fiammata del secondo mago lo abbrustoliva tra urla strazianti, come se la puzza non fosse già abbastanza tremenda.

Alistair e l'arciere codardo ne abbatterono altri tre, Iselen invece, avvolto da una intensa aura blu, ne fece fuori due evocando enormi spuntoni di ghiaccio dal terreno, e lui fece fuori l'ultimo con una freccia in gola, troncando sul nascere un altro di quei terrificanti strilli. 
《Shriek. Quanto odio quelle urla.》 Rabbrividì il custode dai capelli ramati, mentre tutti e cinque correvano su per le scale a rotta di collo, pronti a combattere ancora. Se c'era già una tale resistenza ai piani inferiori, ai superiori non poteva che peggiorare.


Quando giunsero all’ultimo piano erano coperti di sangue nerastro, ansimanti e madidi di sudore. Avevano dovuto uccidere decine di quei mostri e avevano perso la cognizione del tempo. Neanche volevano pensare a cosa stesse succedendo nella valle mentre loro erano bloccati lì!
《Forza. Ci siamo quasi.》 Ansimò Iselen, gli occhi scuri determinati nonostante il volto provato. Aveva guarito tutti i suoi compagni varie volte e stava iniziando ad esaurire il mana, ma non aveva intenzione di mollare!


Gli altri quattro annuirono, entrando di corsa nell'ennesimo corridoio infestato dai prole oscura. Stavolta, non gli diedero nemmeno tempo di reagire: Runaan e l'arciere vigliacco scoccarono frecce senza sosta, mentre Iselen e l'altro mago gettarono lampi di ghiaccio e fuoco tutto attorno a loro, travolgendo ogni creatura che osasse muoversi, fino a quando una scarica elettrica nera non li travolse in pieno, facendoli crollare per terra a contorcersi per il dolore.

Alistair si riprese per primo e un incantesimo curativo gli risiede energia. Scorse una coppia di prole Oscura diversi da tutti quelli che avevano visto fino ad allora: erano altissimi e sottili come scheletri, le bocche irte di denti affilati, vestiti di stracci e dalle teste calve. Fluttuavano sopra tutti gli altri loro simili, come se li stessero guidando sul campo di battaglia, le dita circondate da aloni luminosi.
《Emissari!》 Urlò il ragazzo tentando di rimettersi in piedi, mentre Iselen alzava a fatica una barriera appena in tempo per evitare che un'altra folgore li travolgesse.

Tratenne un conato di vomito. Quella era chiaramente magia, ma non aveva mai sentito nulla di simile: l’Oblio non aveva reagito quando era stata evocata, percepiva solo una sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco. Era qualcosa di innaturale e corrotto, per quanto affascinante. Che fosse nata anche quella dal Flagello?


I due Emissari emisero altri versi striduli, irritati per il fallimento del loro attacco, mentre una schiera di Genlock cercava di sfondare la barriera con le loro armi rudimentali.
Il Dalish ne ammazzò due con delle frecce, complice la flessibilità dello scudo, ma Iselen stava esaurendo le forze, non avrebbe potuto continuare a proteggerli per sempre, e anche lui stava iniziando a perdere le energie e la pazienza. Aveva la vista appannata a causa della scossa e i muscoli irrigiditi.
《Fenehidis Lasa! Fate qualcosa Shemlen!》 Urlò a nessuno in particolare. La barriera stava iniziando a ricoprirsi di crepe sotto gli attacchi magici degli Emissari, ma poi Alistair chiuse gli occhi, concentrandosi, e Runaan sentì qualcosa di strano.

Nell'aria si diffuse un odore quasi elettrico e sia la barriera che le folgori nere si interruppero di colpo, mentre Iselen e l'altro mago si portavano le mani alla testa in un moto improvviso di vertigine.
I due mostri emisero dei versi frustrati e confusi, ma stavolta fu Runaan ad attaccare per primo. Afferrando i due pugnali da caccia che teneva alla cintura, si avventò su quello sulla destra, piantandoglieli fino all'elsa nel torace prima che potesse reagire, e Alistair trapassò il secondo nello stomaco, per poi sistemare i Genlock rimasti insieme all'arciere. 


《Che… che diavolo era quella!?》 Ansimò l'elfo dalla pelle scura, guardando il ramato con occhi sbarrati. 《Hai usato un'aura Antimagia!?》
L'altro si strinse nelle spalle. 《Ehm… si? Diciamo che quando Duncan mi ha reclutato nei custodi stavo venendo addestrato per diventare un Templare?》

Il più basso si fece immediatamente indietro, il bastone tenuto in avanti in un istintivo segno di difesa, un lampo di paura negli occhi, ma cercò di recuperare un contegno quando sentì uno scalpiccio confuso di passi pesanti. 《Ne arrivano altri.》
Gli altri quattro annuirono e, loro malgrado, impugnarono nuovamente le armi per ricominciare la lotta: ormai mancava troppo poco alla meta per fermarsi.


Stavolta furono loro a prendere la prole oscura in contropiede, andandogli incontro a testa bassa e non dandogli il tempo di attaccare, scaricandogli addosso tutto quello che avevano e attraversando il corridoio come furie.

Giunsero in una stanza che conteneva un gigantesco camino colmo di legna pronta ad essere accesa. Quello doveva essere il loro segnale.
Peccato che un ruggito terrificante mandò all'aria la loro convinzione di avercela fatta: un Ogre più grosso di qualunque altro dei suoi simili sfondò la parete con una spallata, le enormi fauci che grondavano sangue e gli occhi biancastri puntati verso di loro.

《Ogre! Spostatevi!》 Urlò Alistair, mentre tutti si buttavano a terra per sfuggire alla carica della belva.
Runaan scoccò una freccia diretta verso la sua schiena, mentre l'altro arciere faceva lo stesso mirando alla nuca, ma quello le scacciò come se fossero state delle zanzare, prima di iniziare a correre verso l'elfo biondo.
Una spessa coltre gelata si formò attorno ai suoi piedi, permettendo al Dalish di scansarsi, ma l’Ogre si liberò con uno strattone e ruggì con ancora più veemenza quando una palla di fuoco lo colpì al centro del petto.


《Lo fate solo arrabbiare così! Concentrate gli attacchi, Dobbiamo farlo crollare!》 Urlò Runaan, ripensando a come erano soliti abbattere gli orsi nel suo Clan. 《Mirate alle gambe!》
Alistair annuì, pallido di fatica, ma agguerrito come prima, attaccando con la spada il polpaccio della creatura e tagliando legamenti e muscoli, ma la sua pelle violacea dura come roccia opponeva resistenza e il guerriero fu costretto a spostarsi per evitare di essere schiacciato da un mastodontico pugno.

Dei grossi tentacoli di pietra si alzarono dal terreno, trapassandogli i polpacci, ma il mostro continuò a dimenarsi come se niente fosse, afferrando il secondo arciere, troppo vicino per scansarsi.
L’uomo aveva tentato di colpirlo agli occhi con le sue frecce, ma ora si dibatteva terrorizzato nella presa del prole oscura, prima di essere sbattuto ripetutamente con violenza sul pavimento.
Ci fu un orrido rumore di ossa rotte e una fontana di sangue zampillò dal corpo, che venne lanciato via senza sforzi mentre L’Ogre si liberava dalla trappola di Iselen, ruggendo ancora.


Stava barcollando a causa delle ferite, gli arti inferiori erano stati rovinati da vari buchi e squarci che avevano reciso muscoli e danneggiato i tendini, e Alistair e Runaan corsero l’occasione per piantargli la spada e i coltelli nella carne viva, ma anche quella era robusta come cuoio e le loro lame non riuscirono a squarciarla adeguatamente.
Il dalish emise un ringhio frustrato, ma venne interrotto quando una delle massicce braccia del mostro lo spedì a vari metri di distanza, facendogli sputare un grumo di sangue al momento.
Vide decine di stelle danzargli davanti agli occhi e sentì un forte dolore alla schiena e al petto, ma provò ugualmente a tirarsi su. I due maghi e il guerriero stavano ancora combattendo il prole oscura: il colosso era stato debilitato, ma era ancora troppo pericoloso. Tutti loro erano esausti e soprattutto stavano perdendo troppo tempo! Non si sarebbe preso la colpa della distruzione dell'intero Ferelden!

Si rimise in piedi a fatica, sentendo una sensazione piacevole e fresca, mentre una luce curativa lo avvolgeva da capo a piedi, rimarginando le ferite e restituendogli le energie perdute.
Ringraziò con un cenno Iselen e studiò la creatura. Le sue gambe ormai erano ridotte a grumi di carne sanguinolenta, aveva varie escoriazioni sulle braccia e una grossa bruciatura sul petto, ma non aveva ancora intenzione di demordere. Dovevano indebolirlo ancora e soprattutto in fretta se volevano batterlo.


Approfittando delle nuove energie ricevute, corse verso l'ogre, impegnato a rispondere agli assalti di Alistair, issandosi sul suo fianco e piantandoci dentro i coltelli.

La creatura ruggì, cercando di scrollarselo di dosso, ma la spada del ramato riuscì finalmente ad aprire un grosso squarcio sotto l'ascella, rilasciando fiotti di sangue nero e facendo ringhiare il prole oscura di dolore. Il suo braccio ricadde inutile lungo il fianco, rallentandolo, ma non si diede per vinto: anzi, partì furioso alla carica per travolgere il guerriero.
L'elfo si tenne in equilibrio a fatica per non finire per terra, quel coso era troppo veloce per essere così grosso, però Alistair fu abbastanza svelto da levarsi dai piedi. Il secondo mago non fu altrettanto pronto di riflessi purtroppo.

L'intera massa dell'Ogre lo travolse in pieno, mandandogli in frantumi le ossa nello schianto e facendolo atterrare dall’altro lato della stanza, immobile e con gli arti piegati in angolazioni innaturali. Non si rialzò.


Il Dalish ne approfittò. Dandosi uno slancio con tutta la forza che aveva, si tirò su e affondò di nuovo le proprie lame nella pelle e salì sopra la sua spalla. Saltò giù subito dopo, piantando i coltelli nella schiena del mostro e usando tutto il proprio peso per aprirci due lunghissimi tagli.
Fiotti di sangue denso e nero gli sporcarono faccia e capelli, ma lui si tenne stretto fino a quando non venne sbalzato via dai movimenti convulsi del prole oscura, che stava ruggendo furibondo nel tentativo ormai inutile di uccidere chiunque fosse attorno a lui.

Runaan atterrò dolorante sul pavimento, sentendo in bocca il sapore del proprio sangue, certo di essersi rotto qualche costola, ma sentì un tonfo fragoroso vide con soddisfazione che anche il mostro finalmente era crollato lungo disteso, le fauci spalancate mentre cercava di rimettersi in piedi sulle sue gambe distrutte.
Iselen era poco lontano, accasciato contro il bastone, il volto provato e i denti digrignati per lo sforzo. Alistair invece si stava puntellando a fatica sulle braccia per rialzarsi in piedi, un grosso livido gonfio sulla guancia e il labbro spaccato, ma anche lui sembrava a posto. Anzi, si stava avvicinando all'Ogre.

Anche lui si rialzò, afferrando di nuovo i pugnali e mettendosi con il guerriero sopra le spalle del mostro. Sentì un ghigno soddisfatto ornargli la faccia ed entrambi conficcarono le lame nella nuca, dove la pelle era meno spessa e specialmente dove la spina dorsale si connetteva al cranio.  《Bellanaris Din'an Heem.》 Sibilò in elfico. “Ti ammazzo".

Il gigantesco corpo sotto di loro fu scosso da uno spasmo che troncò sul nascere l'ennesimo ruggito, pesanti schizzi di sangue nero zampillarono dalle vene recise. La sua enorme testa si girò un attimo verso di loro, per poi ricadere morta a terra.


《Creatore, questo si che era tosto.》 Ansimò Alistair. 《E voi avete fatto uno splendido lavoro!》
《Io credo sia il caso di accendere questo segnale prima di perdersi in chiacchiere.》 Lo stroncò Iselen, che si stava ancora reggendo al bastone magico.

Il ramato annuì, correndo a prendere una torcia dalla parete e la lanciò sulla catasta di legna, che si accese subito, e poi crollò finalmente a sedere, esausto. 《Preghiamo che Loghain e i suoi possano aiutare Duncan e gli altri.》
《Io spero solo che questa battaglia sia finita. Non ho più forze.》 Borbottò Runaan, anche lui crollato sul pavimento per la fatica, ignorando il sangue e la sporcizia. Non aveva mai combattuto così tanto e così a lungo. E soprattutto le sue solite prede non erano mostri dal sangue velenoso grandi come un aravel!

Peccato che quel giorno i Numi, il Destino o chiunque fosse, non avevano intenzione di dargli retta. Sentì il fragore di gran numero di passi pesanti avvicinarsi rapidamente alla stanza, e dai versi che emettevano i loro proprietari, non erano loro amici.

《Maledizione.》 Sibilò l’elfo dalla pelle scura, tirandosi su a fatica. Non aveva più forze, In quelle condizioni non avrebbe potuto guarire nemmeno un taglio, figuriamoci affrontare altri mostri. Però puntò ugualmente la sua arma contro l’entrata, rimanendo testardamente in piedi. Anche se esausto, aveva tutte le intenzioni di vendere cara la pelle.
Aveva fatto una promessa a Solona e Neria: le avrebbe liberate da quella maledetta Torre e le avrebbe portate in salvo. Sarebbero state libere. E Non aveva intenzione di morire prima di esserci riuscito!


La prole oscura entrò dentro proprio quando anche Runaan e Alistair si rimisero in piedi: il primo ammazzò un Hurlock con una freccia dritta nel cuore, mentre Alistair infilzò un Genlock di sorpresa, però vennero travolti in poco tempo.
Iselen fu ferito a una gamba e buttato a terra da uno Shirek, la bocca irta di zanne a pochi centimetri dalla sua faccia, ma riuscì a liberarsi evocando una lama di ghiaccio dal palmo della mano e piantandola nel suo ventre, alzandosi ancora e attingendo dall’Oblio in un ultimo disperato tentativo.
I suoi occhi divennero azzurri per un attimo, mentre una scarica di energia nuova lo attraversava e una familiare sensazione di calma e potere lo avvvolgeva. Una tempesta di neve comparve dal nulla, travolgendo i suoi nemici di sorpresa con la furia dei suoi venti. Molti prole oscura crollarono a terra congelati, altri ancora vennero spazzati via dalle correnti d'aria, ma molti continuarono la loro corsa.

L’elfo Dalish arrivò in suo aiuto, trafiggendone due di corsa e riuscendo a decapitare un altro Shriek. Era anche lui allo stremo delle forze e continuava a maledire tutto quello che era successo da quando aveva trovato quello specchio, ma ora che era in ballo, non aveva intenzione di farsi uccidere facilmente da quei cosi! Riuscì ad ucciderne un altro piantandogli un coltello nella testa, però una freccia lo colse di sorpresa proprio in mezzo alle scapole, facendogli sputare sangue. Le sue gambe si fecero molli e lui cadde nuovamente a terra per il dolore, la ferita che inviava scosse dolore a tutto il suo corpo.

Alistair era in una situazione simile: era crollato in ginocchio coperto di ferite, l'armatura ammaccata e sporca di sangue e l’aria di chi non ce la faceva davvero più. Era circondato da cadaveri di prole oscura, ma ce n'erano altri pronti a saltargli addosso e il suo scudo giaceva distrutto poco lontano. Ora gli restava solo la spada per difendersi.


Il mago tentò di pensare ad una soluzione, di farsi venire in mente una formula, un trucco, qualsiasi cosa pur di tirarli fuori da quella torre, ma non gli venne in mente nulla. Aveva già usato le sue ultime energie, quel poco potere che ancora sentiva scorrere dentro di lui stava prendendo forma nella tempesta gelida: stava mietendo vittime anche in quel momento, ma non avrebbe retto per molto. Ormai il suo corpo era pesante, sentiva il sangue scendere copioso dalla ferita e soprattutto era circondato da ogni parte.
Per un secondo ebbe un'idea folle. Provare ad adoperare il potere del suo sangue per distruggerli tutti, come aveva visto fare a Jowan nella torre. Poteva sentire il suo potere, sarebbe bastato attingervi, ma non aveva mai usato la magia proibita. Sarebbe riuscito a controllarla?


La prole oscura dovette notare la sua esitazione, perché iniziò a farsi avanti, i loro versi simili ad una grottesca risata, ma poi uno schianto assordante lo fece voltare tutti verso l'alto e il tetto esplose in un inferno di fiamme. Una pioggia di detriti incandescenti precipitò su di loro, mentre una gigantesca zampa squamosa sfondava Il soffitto. La zampa di un Drago.

Iselen crollò in ginocchio. Se quel Drago era lo stesso che aveva visto nella visione durante l'Unione, significava che era l'arcidemone a capo dei prole oscura. E significava anche che la battaglia sarebbe stata persa comunque, con o senza l'aiuto di Loghain.
Solo che a smentirlo ci pensò proprio la creatura. Con un guizzo, le fauci possenti dilaniarono il tetto e una cascata di fuoco scese rapidissima su tutti i mostri presenti, riducendoli in cenere in pochi secondi.


L'elfo non aveva idea di che cosa stesse succedendo. Perché un Arcidemone attaccava le sue stesse truppe? Ma poi si rese conto che quella che aveva davanti non era la creatura corrotta e putrescente che aveva visto quando aveva bevuto il sangue.
Le squame erano viola e nere e brillavano come gemme grazie al fuoco nella stanza. La sua forma maestosa si stagliava in tutta la sua abnorme massa, con le ali spiegate e ruggendo feroce. Era un vero Alto Drago in tutta la sua terrificante bellezza. E Runaan e Alistair giacevano svenuti vicino alle sue zampe.


Iselen tentò di avvicinarsi per guarirli, la gamba ormai insensibile, ma il Drago si girò verso di lui, come se lo avesse percepito, puntando i suoi enormi occhi gialli proprio su di lui e sollevando gli artigli.
Il mago si aspettò di essere ridotto a brandelli, nello stato in cui si trovava non avrebbe nemmeno potuto creare una nevicata, ma invece la morsa ferrea del Drago lo strinse e lo strappò via da terra senza ferirlo, facendogli sgranare gli occhi mentre la fortezza diventava sempre più piccola sotto di lui, il rumore ritmico delle enormi ali che copriva quello della battaglia ancora in corso.

E notò di non essere l’unico in quella situazione: Runaan e Alistair erano ben stretti nell'altra zampa, ancora svenuti ed entrambi gravemente feriti, ma vivi. Ed era stato un Drago a salvare loro la vita!
《Gra… zie.》 Mormorò, rivolto alla creatura, prima di crollare svenuto a sua volta.


***


Duncan non sapeva da quanto stesse combattendo. Fin dall’inizio della battaglia aveva fatto in modo di proteggere Cailan, falciando un prole oscura dopo l’altro e rivolgendo fugaci sguardi verso la torre si Ishal, pregando che Alistair, Iselen e Runaan fossero ancora vivi e riuscissero a dare il segnale.

Il re combatteva accanto a lui, l’armatura dorata sporca di sangue e lo spadone ancora piantato nella testa di un Hurlock, ma il custode sentì una presenza gigantesca avvicinarsi.
Si voltò appena in tempo per vedere un enorme Ogre caricare verso di loro, usando le possenti braccia per spazzare via prole oscura e soldati sulla strada come fuscelli. Provò a colpirlo con la spada, ma una manata lo spedì a vari metri di distanza, facendolo atterrare doloramente sul terreno fangoso.

Rialzò la testa, lo sguardo appannato e la bocca piena del suo stesso sangue, giusto in tempo per vedere il mostro afferrare il re. Lui si dibattè terrorizzato, cercando di liberarsi, ma le enormi dita si chiusero attorno a lui.
La sua armatura si piegò come carta, sfondando il petto e i polmoni del giovane sovrano e facendogli sputare un grumo rosso vivo.

L'ogre gettò via il cadavere come spazzatura, facendolo atterrare a pochi metri da lui. Il custode, sbarrando gli occhi, si rimise di nuovo in piedi e corse verso il mostro con tutte le forze che aveva, cogliendolo di sorpresa e trapassandogli il petto con le sue lame ancora e ancora, sollevando spruzzi di sangue nero e facendolo ruggire di dolore, mentre la sua enorme massa crollava a terra senza vita.

Duncan ansimò pesantemente, i polmoni in fiamme e le orecchie piene dei suoni della battaglia, delle urla dei suoi compagni d'armi, e si avvicinò al re, il figlio della persona che lo aveva aiutato tanti anni prima, il primo che avesse mai creduto davvero lui, ma comprese in fretta che non c'era più niente da fare. Il collo era spezzato e lo sguardo vacuo e fisso.
Si guardò intorno, sperando di vedere Loghain, i suoi rinforzi, chiunque affinché corressero in loro soccorso, ma non c'era nessuno. Solo una marea di prole Oscura che stava uccidendo tutti i poveri soldati rimasti in vita.


Si voltò, ormai esausto, verso la torre di Ishal. La sommità bruciava, l'unica luce rimasta ad illuminare la notte, e gli parve di scorgere una gigantesca figura alata allontanarsi nel cielo e in qualche modo si sentì in pace. In qualche modo sapeva che quella creatura aveva salvato le sue reclute. 
《Ora tocca a voi.》 Mormorò, prima che la scure di un Hurlock si piantasse nel suo cranio.

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Capitolo 9
*** La Partenza ***


Quando Runaan aprì gli occhi, si rese conto prima di tutto di essere ancora vivo e di essere sdraiato tra delle soffici coperte. Inoltre, quello che vedeva sopra di sé era chiaramente il tetto di una casa. Però non aveva la minima idea di come ci fosse finito.
Ricordava la battaglia, la torre di Ishal, di aver combattuto contro la prole oscura insieme ad Iselen e Alistair, un forte dolore alla schiena, qualcosa di forte che lo afferrava e poi buio totale.

Si tirò a sedere, ancora confuso e con una fastidiosa sensazione all'altezza delle vertebre, ma una voce femminile attirò la sua attenzione. 《Ah, sei sveglio. A mia madre farà piacere. Sai dove ti trovi?》
Morrigan, la maga delle Selve che avevano incontrato il giorno prima, era in piedi accanto al letto. Teneva in mano una tazza fumante e gli occhi gialli scintillavano nella penombra. 

《Morrigan? Io… sono a casa tua vero? Che cosa è successo? La battaglia…》
《Lieta che ti ricordi di me.》 Disse lei con un sorrisetto malizioso. 《Per quanto riguarda ciò che è successo, la prole oscura ha prevalso e i custodi grigi sono morti tutti, insieme al re e i suoi soldati. Il vostro esercito è stato annientato, ormai restano solo pochi sbadati.》


Tanta fatica per nulla quindi. Lui, Iselen e Alistair avevano rischiato la pelle per dare quel segnale, ma la battaglia era finita male comunque. Che razza di fregatura. Ma sentì chiaramente una fitta di soddisfazione mista a fastidio nel pensare alla morte di Duncan.
Il dannato Shem lo aveva trascinato via da tutto il suo mondo, lo aveva reso a forza un custode grigio e aveva avuto il coraggio di farsi uccidere. I Numi avevano davvero uno strano senso dell’umorismo. Ma poi gli tornò in mente un ultimo dettaglio.
《Morrigan… ci ha salvati un Drago?!》 
《Mia madre mutata in un Drago, ad essere precisi.》 Rispose la ragazza. 《Non so perché abbia scelto di salvare proprio voi tre o perché si sia presa il disturbo di guarirvi, ma difficilmente mi rivela i suoi piani. Piuttosto, ti interesserà sapere che il tuo amico mago e lo sciocco sono entrambi svegli e stanno bene.》

L'elfo annuì, mentre allungava la mano per rimettersi la sua armatura di cuoio, rimessa a nuovo nonostante i danni che aveva subito nella lotta, insieme all'arco, la faretra e i pugnali. 《Ma Serranas. Grazie per l'aiuto, Morrigan.》 Disse sottovoce.
Non poteva credere di star dicendo grazie ad una shem, ma lei e sua madre lo avevano aiutato senza che facesse nulla. E poi… lei era diversa da qualsiasi altra umana avesse mai visto.
L'altra mostrò nuovamente il suo sorrisetto. 《Di nulla. Anche se è mia madre quella che si è occupata praticamente tutto, io non sono una guaritrice.》


La corvina lo condusse fuori. Doveva essere mezzogiorno, il sole splendeva attraverso le nuvole dense. Iselen, Alistair e la madre di Morrigan erano davanti all'entrata, il ramato che gesticolava concitato, mentre il mago si teneva a distanza di sicurezza.
Ma appena sentirono la porta aprirsi, si girarono tutti verso di lui. 《Runaan! Sei vivo!》 Esclamò l'umano con aria sollevata. 《Temevo che fossi morto!》

《Come stai?》 Domandò invece Iselen. 《Forse dovresti riposare un altro po'.》
Il Dalish scosse la testa. 《Sto bene… più o meno. Voi invece?》

《Come dovremmo stare? Siamo stati traditi! Loghain ha visto il segnale, ma non è intervanuto. Ha abbandonato il campo di battaglia e ha lasciato morire tutti quanti! Duncan, il re, gli altri custodi, i soldati… non è sopravvissuto quasi nessuno.》 Rispose Alistair, stringendo i pugni. 《Perché lo ha fatto!? Il re Cailan era il figlio del suo migliore amico! Il marito di sua figlia! Come ha potuto abbandonarlo così?!》
《Spesso le ombre che si annidano nel cuore di un uomo sono più maligne di qualsiasi creatura corrotta.》 Commentò la madre di Morrigan, il tono tranquillo, quasi casuale. 《Forse si è convinto di poter sopraffare il Flagello, ma non si rende conto che la creatura che lo guida è oltre le sue possibilità.》

《Già, l'arcidemone. Chiunque creda che basti un esercito convenzionale per ucciderne uno non è che uno sciocco.》 Commentò Iselen, il volto buio e pensieroso.
《Mi spiegate esattamente cosa è un arcidemone? So che è un Drago corrotto e che pone un estremo pericolo, ma che cosa ha di diverso da qualsiasi altro Alto Drago?》 Domandò il Dalish, spazientito. Tutti parlavano di quella creatura come se fosse una calamità naturale, ma nessuno si era mai degnato di spiegare cosa fosse in realtà.

《Si tratta di un antico dio del Tevinter corrotto dalla prole Oscura. Il Cantico della Luce dice che furono loro a istigare i sette antichi Magistri del Tevinter a varcare fisicamente il Velo per invadere l'Oblio, il regno del Creatore, e commettere il peccato originale. Per questo, furono rinchiusi sotto terra e i loro seguaci divennero i primi prole oscura, condannati a spargere il Flagello nel mondo come punizione per il loro crimine.》 Disse Alistair.
《Dalle loro prigioni di roccia, però, continuano a chiamare le loro schiere corrotte come una sirena. E quando uno di loro viene ritrovato, viene risvegliato e risorge come un arcidemone, un essere capace di causare le peggiori catastrofi e che solo i custodi grigi possono uccidere. O almeno così si dice.》 Terminò la vecchia.

《Beh, se Loghain pensa di ucciderne uno senza custodi, non è intelligente come i libri di storia lo definiscono. Porterà solo il Ferelden alla distruzione totale.》 Sentenziò Iselen, sorvolando sulla menzione del Cantico e dei Maghi responsabili del Flagello.
《Ed è per questo che dobbiamo avvertire tutti che tre custodi rimangono! Ora che Duncan e tutti gli altri sono morti, spetta a noi denunciare il tradimento di Loghain e sconfiggere il Flagello!》 Esclamò Alistair.
Runaan alzò un sopracciglio. Quel tipo era seriamente convinto che solo in tre sarebbero riusciti a sistemare tutto? Sapeva che certi Shemlen erano sciocchi, ma quel ragazzo stava superando ogni misura.


《In ogni caso, vi ringraziamo tutti.》 Si intromise Iselen, esibendosi in un lieve inchino verso la vecchia. 《Ci avete salvati…》
Un lampo divertito passò negli occhi della donna. 《Ah, che bello trovare delle buone maniere al giorno d'oggi. Sono cosa rara ormai. Voi, mio caro ragazzo, Potete chiamarmi Flemeth.》 

《Asha’bellanar!?》 Esclamò il Dalish, sbrigandosi ad inchinarsi a sua volta. Era davvero possibile? Quella donna era davvero una dei loro Numi? Mythal, Asha’bellanar, la donna dei molti anni!?
《Oh, tirati su giovanotto. Voi del Popolo vi inchinate troppo facilmente. Non sono altro che una donna molto molto vecchia dal nome bizzarro. Nulla di più.》


Il biondo si rimise subito dritto, ma rimase comunque a guardarla con attenzione e deferenza. Una maga talmente potente da potersi trasformare in un Drago che condivideva lo stesso nome con la più potente tra i loro Numi? Non poteva essere una coincidenza.
Ma fu interrotto da Morrigan, che fece loro cenno di rientrare in casa, dove un pentolone di zuppa di carne fumava invitante.
I tre custodi si fecero versare delle scodelle, rendendosi conto solo in quel momento di quanto avessero fame. E dopo tutti giorni costretti a letto per guarire e quello che avevano passato ad Ostagar, quella zuppa era il piatto più delizioso del mondo.


Rimasero in silenzio per vari minuti, godendosi il pasto caldo, ma la quiete fu rotta per l'ennesima volta da Alistair. 《Se vogliamo avere una possibilità di vincere questa lotta contro il Flagello, dovremmo andare da Arle Eamon, l’Arle di Redcliffe. Io lo conosco molto bene. È un brav'uomo ed era lo zio materno di Cailan. So che ci aiuterà!》
《Torna coi piedi per terra. Credi davvero che l'esercito di Redcliffe basti a sconfiggere un Flagello? La prole oscura ha trucidato l'esercito reale e ha distrutto l'ordine dei custodi grigi, insieme a vari gruppi di mercenari, templari e maghi. Un solo gruppo di cavalieri, per quanto bene addestrato, sarebbe inutile.》 Lo freddò Iselen con un tono tagliente.

Da quando il ragazzo gli aveva rivelato di essere stato addestrato come Templare prima di essere coscritto tra i custodi grigi, il mago si era tenuto a distanza e aveva fatto in modo di parlargli il meno possibile, se non quando era strettamente necessario. 
Era incredibile che di tutte le possibili reclute, proprio a lui dovesse toccare un templare. E se prima aveva in qualche modo sopportato le sue battute, trovandole semplicemente bizzarre, ora stava iniziando a perdere più facilmente la pazienza. 

La sua reazione poteva sembrare esagerata, se ne rendeva conto, ma ogni volta che lo guardava, non poteva fare a meno di pensare ai quindici anni che aveva passato alla torre e a tutto quello che aveva visto e passato lì dentro. Il ricordo dello spadone di Gregoir pronto a calare su di lui era ancora fresco nella sua mente, così come il suo sguardo crudele mentre lo trascinava nella sala del Tormento.
E come se non bastasse, più volte nella sua mente il viso di Alistair si era sovrapposto ad un altro: la stessa mascella ben disegnata, i lineamenti virili e la pelle abbronzata. I capelli, gli occhi e il naso erano diversi, ma c'erano abbastanza somiglianze da fargli venire la pelle d'oca.


Il ramato, dal canto suo, dopo quell'affermazione, si rabbuiò e rimase scuro in viso per tutta la cena, rimestando la sua zuppa, fino a quando non alzò la testa di scatto, gli occhi scintillanti. 《Ma certo! I TRATTATI!》
《Cosa!?》 Chiesero i due elfi, confusi.

《I trattati dei Custodi grigi. Sono stati sanciti ai tempi del Primo Flagello e ci permettono di chiedere aiuto agli elfi, ai nani, ai maghi e a chiunque altro ci serva. Possiamo usarli per ottenere nuovi alleati per affrontare la Prole oscura e l'Arcidemone!》 Esclamò raggiante. 《Con un esercito simile saremo in grado di vincere, vero?》
Iselen lo guardò per un attimo. 《Forse. Ma cosa ti fa pensare che quelle persone lasceranno le loro terre per venire a combattere una minaccia letale come il Flagello? Abbiamo già visto con Loghain che non sempre una minaccia superiore spinge la gente ad unirsi.》
Runaan annuì a sua volta. Lui aveva esperienza con le azioni imprudenti, ne aveva commesse molte, però anche lui avrebbe riflettuto molto bene prima di buttarsi in pasto a un Drago e al suo esercito di mostri putrefatti.

《Ma la Prole Oscura è una minaccia per tutti! Se non la fermeremo, distruggerà il Ferelden e tutto il resto del Thedas. Sicuramente tutti quelli a cui chiederemo capiranno di combattere anche per se stessi, non solo per gli umani o i custodi grigi.》 Insistette il ramato. 
Morrigan ghignò di nuovo. 《Quindi hai intenzione di andare da una parte all'altra del Ferelden sperando che elfi, nani e maghi si uniscano a voi quando non avete altro che pezzi di carta? Un piano infallibile.》

《Ce la possiamo fare!》 Ribattè Alistair irritato.
《Prima di fare qualsiasi cosa, vi consiglierei di ristabilirvi. Non andrete lontano se non curerete del tutto le vostre ferite.》 Li ammonì Flemeth.


**


Rimasero con le due maghe per circa un'altra settimana, cercando lentamente di riprendersi. Per i primi giorni nessuno di loro aveva toccato armi e Iselen aveva ridotto al minimo gli usi di magia, seppur avesse dato una mano a Flemeth e Morrigan a preparare garze e pozioni e aiutando persino l’anziana maga con gli incantesimi di guarigione. 
Sembrava aver ritrovato un po' di buon umore, a differenza di Alistair, che dopo la loro ultima conversazione si era incupito. Inoltre, aveva passato tutto il tempo a bisticciare con Morrigan, che sembrava divertirsi a punzecchiarlo in ogni modo.

Runaan invece si sentì meglio solo quando riuscì finalmente a riprendere il suo arco e centrare un bersaglio mobile senza fatica. Quantomeno non era più indifeso o bisognoso di protezione. E per fortuna la sua schiena era guarita del tutto, quindi aveva recuperato la mobilità totale.


Quando finalmente giunse il momento di partire, tutti e tre rivolsero nuovamente i loro ringraziamenti a Flemeth, mentre Morrigan sembrava non vedere l'ora di sbarazzarsi di loro: prima si toglieva dai piedi quello scemo armato di spada e meglio si sarebbe sentita. Anche se doveva ammettere di aver parlato molto con Runaan negli ultimi giorni.
Era un tipo interessante e sembravano condividere molte idee, oltre l'amore per la foresta e ampie conoscenze sulle sue creature. Almeno lui e Iselen erano più sopportabili di quello sciocco in armatura, anche se questo non l'aveva sorpresa: una mentalità così ristretta era tipica di chi era stato addestrato come Templare.
.
Non la sorprendeva neppure che i due elfi avessero infine deciso di imbarcarsi in quell'avventura suicida con lui: lasciarlo ad occuparsi di tutto avrebbe significato condannare il Ferelden a morte certa per mano della prole oscura. Peccato che sua madre sembrava aver avuto una delle sue solite idee.


《Aspettate. Prima che partiate, ho un’ultima cosa da darvi. Sarà di grande aiuto a tutti voi》 Disse infatti.
La ragazza sbuffò. 《Lasciali andare, Madre. Abbiamo già dato loro tempo, cure e cibo. Direi che possono cavarsela.》

《Oh, lo so. Soprattutto perché tu andrai con loro.》
《COSA!?》 Esclamò la corvina, sbarrando gli occhi.

《Mi hai sentito ragazza. L'ultima volta che ho controllato avevi le orecchie.》 Rise la vecchia.
Runaan si fece avanti. 《Vi ringraziamo molto, ma se Morrigan non vuole venire non possiamo…》
《I suoi talenti magici vi saranno utili nel viaggio. E ormai è da un po' che vuole andare via dalle Selve. Consideratelo un mio regalo di addio.》


I due elfi si guardarono un attimo e poi annuirono. Avere un’altra maga abile come lei nel gruppo avrebbe potuto essere di grande aiuto, inoltre nessuno dei due voleva contraddire la vecchia.
《Ehm… non per offendere, ma siamo sicuri che sia una buona idea? Lei è un'eretica.》 Commentò Alistair poco convinto.
《Senza la magia di noi maghe eretiche saresti morto su quella torre.》 Lo rimbeccò Flemeth, e questo bastò per farlo stare zitto, mentre Morrigan sbuffava e rientrava in casa per prendere il proprio bastone magico e alcuni oggetti che ripose nella sua sacca.


《Beh, a quanto pare saremo compagni di viaggio.》 Commentò. 《Madre carissima, grazie per questo bel regalo.》 Disse alla madre, la voce grondante di sarcasmo.
《Oh divertiti, ragazza. E tienili in vita, mi raccomando.》 Rispose la vecchia, guardandoli poi allontanarsi tra le fronde degli alberi, un ghigno ben stampato in faccia.


**


La strada che avevano preso per uscire dalle selve era una poco battuta e coperta di vegetazione. L’avevano scelta per evitare possibili imboscate, ma alla fine dovettero riprendere la Via Imperiale, una delle strade principali di tutto il Ferelden, ritrovandosi in mezzo ad una carovana infinita di persone, tutte intente ad allontanarsi il più possibile dalle Selve Korkari e dalla Prole Oscura che aveva invaso Ostagar.

La notizia della sconfitta dell'esercito e della morte del re e dei custodi grigi doveva essere arrivata ormai in ogni angolo del Ferelden, perché nell'aria c'era abbastanza paura da poterla quasi toccare con mano. 
E Iselen non poteva dare torto a nessuno di loro: poco prima di uscire dalle selve, anche seguendo quella strada così nascosta, avevano incontrato un gruppo di prole Oscura abbastanza nutrito. Per fortuna, se n'erano sbarazzati in fretta e avevano anche incontrato una vecchia conoscenza: il mabari bianco che avevano aiutato alla fortezza.

In qualche modo era scampato al massacro e aveva continuato a seguire le loro tracce da allora, riuscendo persino ad uccidere alcuni di quei mostri. E quando aveva visto l’elfo dalla pelle scura, gli si era buttato addosso, leccandogli la faccia con aria felice e ricoprendolo di bava.
Alistair gli aveva detto che era segno che lo aveva “scelto", che lo aveva riconosciuto come suo padrone e compagno di battaglia.


Iselen avrebbe seriamente preferito un segno meno umido, ma quando il segugio si era messo a fargli le feste non aveva potuto arrabbiarsi con lui: per quanto i cani di grossa taglia gli avessero sempre fatto paura, quel mabari aveva qualcosa di tenero a cui persino lui non sapeva resistere. Gli aveva comunicato una sensazione di affetto e quando Alistair gli aveva spiegato che la “scelta" per i mabari significava essere leale ad una sola persona fino alla morte, lo aveva preso con sé con piacere.
Lo aveva chiamato Invel, pensando al colore bianco del suo pelo che ricordava la neve, e a lui sembrava piacere. E fino ad allora si era trovato bene con il resto del Gruppo, Anche se aveva più volte fatto arrabbiare Morrigan rubando cibo dalla sua bisaccia. Li aveva aiutati a combattere contro la prole oscura che avevano incontrato grazie ai suoi muscoli possenti e ai suoi artigli e portava un'aura di allegria ovunque. .


Anche grazie a lui e al suo olfatto riuscirono ad evitare contrattempi sulla strada, ma ci vollero in ogni caso quasi quattro giorni di viaggio per arrivare al villaggio più vicino, Lothering, un punto di snodo commerciale piuttosto conosciuto, nonostante non fosse un insediamento molto grande. Lì avrebbero potuto acquistare provviste e chiedere informazioni sulla situazione nel Ferelden.

Peccato che appena si avvicinarono all'entrata, un gruppo di uomini armati dall'aria poco amichevole si mise in mezzo ai piedi. 《Fermi. Se volete entrare a Lothering, dovete prima pagare un pedaggio. Dieci monete d'argento ciascuno.》 Disse quello che doveva essere il capo, mostrando la lunga spada, probabilmente per intimidirli.

Runaan sbuffò seccato, mentre Morrigan sorrideva sinistra. 《La stupidità degli uomini non finirà mai di stupirmi.》 Disse, le dita che afferravano il bastone.

Gli altri fecero lo stesso con le proprie armi e l'elfo dalla pelle scura si rivolse a quello che aveva parlato, un uomo bruno dal volto affilato cone il muso di una faina. 《Io vi consiglio di lasciarci stare. Lo dico per il vostro bene.》 Disse gelido, mentre un bagliore azzurro lo avvolgeva.
Un brusio preoccupato si diffuse nel gruppo di malviventi, ma il capo non sembrò dargli retta, perché guardò l'elfo dritto in faccia. 《Ascolta, orecchie a punta, il pedaggio vale per tutti. Sono queste le regole. E sai qual è la punizione per chi non le rispetta?》 Disse, puntandogli contro la spada.


Al mago bastò attingere per un secondo all'Oblio. Un pilastro di ghiaccio trapassò il torace del malvivente di sorpresa, schizzando sangue ovunque, mentre l’elfo si girava per fronteggiare gli altri banditi.
Quelli, nonostante lo spavento, gli si gettarono addosso, però una nube malefica evocata da Morrigan si alzò dal nulla, iniziando a stritolarli tra pesanti volute malsane, togliendogli il fiato e permettendo a Runaan, Alistair e Invel di sbarazzarsi di loro in poco tempo.

Dopo una rapida ispezione, fu chiaro che le armi e le armature di quegli stupidi valevano poco e niente, ma il Dalish trovò un sacchetto tintinnante di monete, decisamente utile vista la loro mancanza di provviste a parte ciò che gli aveva dato Flemeth.
Peccato che, una volta entrati nel villaggio, la maggior parte della gente che videro non sembrasse messa meglio di loro: c'erano soldati, contadini, Templari, persino mercenari Chasind che si aggiravano preoccupati per le strade. Molti di loro sembravano feriti o traumatizzati, borbottavano parole sconnesse sottovoce e si giravano ad ogni rumore, le armi in pugno e gli occhi sbarrati. Altri invece cercavano di aiutare come potevano, ma la situazione sembrava disperata.
Un esempio lampante era il chiaro battibecco che stava avvenendo poco lontano da loro: una donna vestita con i colori della Chiesa Andrastiana stava sbraitando contro un uomo dall'aria seccata, indicando il carro carico di merci che quest'ultimo si portava dietro.

《È assurdo! Fate pagare merci di prima necessità dieci volte di più del loro valore! Merci che avete comprato settimane fa da queste stesse persone!》
《Questi sono affari, Sorella. Se volete la mia merce, pagate o levatevi dai piedi.》 Disse quello, girandosi verso di loro. 《Ehi voi! Vi farò uno sconto su ciò che volete se mi levate di mezzo questa carampana!》 

Alistair si avvicinò con aria indignata, probabilmente pronto a fare un gran bel discorso a quel tipo, ma Iselen si mise in mezzo prima che potesse iniziare. Si piazzò davanti al sedicente mercante, ignorando il fatto che fosse di due spanne più alto di lui, fissandolo dritto in faccia con i suoi grandi occhi scuri.
《Credete davvero che questo sia un comportamento corretto?》 Domandò gelido, cogliendolo di sorpresa. 《Queste persone non vi hanno fatto nulla, e vista la situazione, la cosa più logica sarebbe mostrare comprensione verso chi è in difficoltà, piuttosto che arricchirsi sulle loro spalle.》
L'altro lo guardò storto. 《Ascolta, gli affari sono affari. Io non impedisco a nessuno di comprare, così come non lo impongo e i miei prezzi sono molto più che giusti, anche io devo tirare a campare.》

《Allora mettiamola così.》 Disse l'elfo, facendo un passo avanti. 《Se qualcosa dovesse accadere, per esempio un attacco di prole Oscura, banditi o altre creature, e voi veniste ferito, quanti si fermerebbero ad aiutarvi dopo un simile trattamento? Io certamente non mi disturberei. Inoltre, i vostri non si possono chiamare affari. Prezzi simili sono degni di un usuraio: ve la prendete con persone che non possono difendersi dalle vostre richieste o pagarle. Continuando così, sarete solo voi a rimetterci》
L'uomo rimase di stucco, guardandolo con occhi sgranati, per poi emettere un sonoro sbuffo. 《Eh va bene, ragazzino. Abbasserò i miei prezzi per questi pezzenti, ma adesso voi andatevene di qui!》

Il più giovane annuì, per poi girarsi verso i suoi compagni e allontanarsi con loro, sentendo le parole di ringraziamento della Sorella della Chiesa e le sue benedizioni. Chissà se sarebbe stata così ben disposta se avesse saputo chi stava ringraziando.


《Era davvero necessario quel discorsetto da buonista?》 Domandò Morrigan, sollevando un sopracciglio. 《È una legge naturale permettere al più forte di prevalere sul più debole.》
Iselen annuì, sempre calmo. 《Non mi importa nulla di lui, ma sfruttava la propria posizione per approfittarsi di queste persone nonostante le difficoltà in cui si trovano. Non è giusto che lo faccia solo perché può.》

Alistair annuì con un sorriso sulle labbra. Iselen poteva risultare difficile da avvicinare, ma sotto sotto era una persona gentile. Sarebbe stato un buon custode grigio. 《Secondo me hai fatto la scelta giusta. Queste persone hanno già troppi problemi. Piuttosto… che ne dite di andare alla Chiesa? Potremmo trovare qualcuno a cui chiedere informazioni su quello che è successo ultimamente.》


Iselen guardò l’edificio con diffidenza, in particolare i Templari all'entrata, ma poi annuì. Attorno a loro c'erano solo profughi e abitanti del villaggio e tutti loro sembravano troppo indaffarati e spaventati per poter sapere qualcosa di concreto.
Neanche Morrigan e Runaan sembravano entusiasti. La Chiesa era sempre stata fonte di problemi per tutti e due con i suoi soldati e le sue dottrine, che vedevano gli Eretici come mostri pericolosi da abbattere e i Dalish come “dei poveri pagani illusi e lontani dalla luce del Creatore” che dovevano essere convertiti. Però non c'erano altre alternative.

Passarono attraverso la palizzata, dove si era radunata una piccola folla, ma un attimo dopo un uomo, un Chasind con gli occhi sbarrati per la paura e una grossa cicatrice sulla guancia, si lanciò addosso al biondo, urlando come un pazzo. 《Tu! Tu sei uno dei loro sgherri! Porti la loro oscurità in te! La Prole Oscura ci ucciderà tutti quanti! Ha spazzato via l'esercito del re, e presto verrà qui per inghiottirci!》

L'elfo cercò di toglierselo di dosso, ma quello rimase con le braccia ben piantate sulle sue spalle, continuando ad urlare fino a quando il dalish non gli diede una testata in piena faccia, rivolgendogli poi uno sguardo tagliente. 《Senti, tu sei un povero vigliacco che probabilmente è fuggito da Ostagar per salvarsi la pelle perché se la faceva sotto. Ma sai cosa, Shem? La prole oscura muore proprio come chiunque altro.》 Si rivolse poi alla folla. 《Se date ascolto a quello che dice questo idiota, allora siete già morti. Invece di disperarvi e piangere per la vostra impotenza, fate qualcosa di concreto per proteggere chi vi sta a cuore.》


Si allontanò definitivamente dal Chasind, tornando verso il resto del suo gruppo ed ignorando lo sciocco sorriso di Alistair e il sopracciglio alzato di Morrigan. Non sapeva nemmeno perché aveva detto quelle cose a quel mucchio di Shemlen, di sicuro non perché “era il suo compito in quanto custode”. Scosse la testa irritato. Forse era il frutto di un semplice moto di ottimismo misto a stizza, ma era quello che pensava.
Fino a poche settimane prima, lui e Iselen non erano custodi grigi, Merril e Fenarel non lo sarebbero mai stati, eppure avevano combattuto e ucciso Prole Oscura come avrebbero fatto con qualsiasi altro nemico. Non avevano avuto bisogno dei “doni" dell’Ordine per farlo, solo di armi e abilità. E questo significava che anche quelle persone potevano farlo.

Entrarono nella Chiesa, facendo attenzione alle persone che gremivano l’edificio. Anche lì, in mezzo ai paesani, si vedevano molte persone in armatura che recavano ferite e dall’espressione terrorizzata, mentre le sorelle della Chiesa portavano loro medicinali e bende.

Un Templare dalla pelle scura li accolse con un volto gentile, seppur stanco. 《Benvenuti. Immagino che anche voi siate guerrieri provenienti da Ostagar. Purtroppo non abbiamo più molto spazio, ma potrete riposare comunque. Vi serve qualcos’altro?》
《Informazioni.》 Rispose Alistair. 《Abbiamo impiegato del tempo ad Uscire dalle Selve e vorremmo sapere che notizie avete ricevuto.》

L'uomo si incupì. 《Il re Cailan… purtroppo è stato ucciso dalla prole Oscura. E l’esercito è stato decimato. Il Teyrn Loghain e I suoi uomini sono riusciti a tornare a Denerim per un soffio, e hanno raccontato una storia incredibile: pare che i custodi grigi abbiano tradito il nostro sovrano, che abbiano ordito un piano per appropriarsi del regno. Non ci avrei mai creduto se chiunque altro l'avesse detto, ma il Teyrn in persona lo ha rivelato. Si è persino dichiarato reggente per sua figlia, la regina Anora, giurando di proteggerci tutti. Vorrei dire che questo mi rassicura anche per la nostra sorte, ma ormai non abbiamo più uomini abbastanza sani da difendere il villaggio e l’orda si sta dirigendo qui.》

Alistair, alla menzione del tradimento del suo Ordine, aveva stretto i pugni, ma il suo sguardo rimase fiducioso. 《Non si preoccupi, Ser. Una persona mi ha appena ricordato che c'è sempre speranza.》 Disse, facendo l'occhiolino a Runaan, che sbuffò seccato.
Il templare sorrise un po', apparentemente rincuorato. 《Lo terrò a mente. Abbiate cura di voi.》


Il ragazzo annuì, ma poi il suo sguardo si spostò più avanti, su un uomo in armatura dai capelli castani che recava sullo scudo il simbolo di una torre su un promontorio: il sigillo dell'arlea di Redcliffe.
《Ser Raphael!》 Lo Chiamò, facendolo voltare con aria sorpresa. 
《Alistair? Cosa ci fai qui? Chi… sono loro?》 Chiese, accennando ad Iselen, Runaan, Morrigan e Invel.

《Sono miei compagni, eravamo nell'esercito ad Ostagar. Ci siamo salvati per un pelo dopo che è iniziato l'attacco della Prole Oscura ed è nostra intenzione provare a fermarla prima che inghiotta il Ferelden. Volevamo raggiungere Arle Eamon per chiedergli aiuto. Come sta? Anche lui ha saputo?》
L'uomo si incupì. 《Mi dispiace dovertelo dire così, Alistair, so che tieni moltissimo a lui, ma purtroppo l’Arle è malato. Nessuno ha compreso cosa sia successo, né siamo stati in grado di trovare una cura. Io e altri cavalieri siamo stati inviati da sua moglie alla ricerca della leggendaria Urna delle Sacre Ceneri come ultimo tentativo per salvarlo.》

Alistair lo guardò confuso. 《L’Arle è malato?! Da quanto?! Perché nessuno ha detto nulla?! E… state cercando L'urna? Ma quella non è…?》
《Una leggenda? Lo so. Ma non ci sono altre possibilità. Abbiamo provato con ogni soluzione, ma nulla funziona e ormai sono passate due settimane. Un giorno è svenuto di colpo e da allora non si è più svegliato. Ormai siamo abbastanza disperati da credere che una favola possa salvare il nostro signore.》

《Buona fortuna allora. Spero tanto di rivedervi. Noi ci metteremo subito sulla strada per Redcliffe, tra noi abbiamo un guaritore incredibile, magari potrebbe capire che cosa non va.》
L'uomo annuì. 《Che il Creatore vegli su di voi, Alistair. In questo momento oscuro, Tutti noi avremo bisogno della sua benedizione.》

Il ramato annuì con aria cupa, mentre tutti insieme uscivano dalla Chiesa. 《La situazione è peggiore di quello che temevo. Loghain ha preso il potere, ha accusato noi di tradimento e senza Aemon nessun nobile ha più abbastanza potere da poterlo fermare.》
《Il pronostico non è a nostro favore, ma come hai detto, potremmo scoprire qualcosa di nuovo una volta giunti a Redcliffe. Una consulenza magica potrebbe portare a galla nuovi elementi sulla situazione dell'Arle.》 Disse Iselen con il tono più incoraggiante che possedeva. Il Custode era stato alquanto cupo negli ultimi giorni, probabilmente pensando a Duncan, e se fosse crollato avrebbero dovuto occuparsi dell’ennesimo problema.

《Prima di fare qualsiasi cosa, io dico di andare a riempirci la pancia e fare provviste.》 Sentenziò Runaan, indicando l'osteria poco lontana. Aveva voglia di mettere qualcosa sotto i denti prima di rimettersi in marcia.
Morrigan si disse d'accordo, e Invel abbaiò contento alla sola menzione di Cibo. Anche il ramato annuì appena sentì lo stomaco borbottare.


Entrarono nell’edificio. I tavoli erano gremiti di persone intente a mangiare e bere, ma il loro chiacchiericcio si spense quando loro entrarono, attirando subito l'attenzione dell'Oste, che puntò contro di loro i suoi occhi affilati. 《Prima che chiunque di voi dica qualcosa, non abbiamo più stanze disponibili, non offriamo vino o altri alcolici anche se siete appena scampati alla prole oscura e non pratichiamo sconti per nessuno!》
Il Dalish non si fece intimorire, mettendo alcune monete d'argento sul bancone. 《Ci basteranno delle ciotole di zuppa. E vorremmo acquistare tutte le provviste adatte ad un lungo viaggio che possiamo acquistare con questi.》 Disse, aggiungendo metà delle monete nel sacchetto che avevano preso ai banditi.

L’oste alzò un sopracciglio, squadrando l'elfo da capo a piedi, ma non protestò, prendendo i soldi e recandosi verso le cucine.
Il biondo tirò un sospiro di sollievo, pregustando la sua zuppa. Non aveva proprio voglia di mettersi a discutere con altri Shem cocciuti. Peccato che, appena ebbe finito di formulare il pensiero, una voce arrivò alle sue spalle.
《Dove se li procura tutti quei soldi un orecchie a punta?》 Chiese un uomo dall’aspetto arrogante, mentre altri quattro balordi si avvicinavano.

Runaan era pronto a mettere mano ai pugnali, quando uno dei nuovi arrivati sbarrò gli occhi e si rivolse a quello che aveva parlato. 《Capo, questi sono quelli che il Teyrn ci ha detto di cercare: un elfo scuro, un elfo tatuato e un biondo dall'aria idiota.》
A quelle parole, l'altro osservò meglio lui, Iselen e Alistair, per poi leccarsi le labbra. 《Quindi siete voi i tre traditori? C'è una gran bella taglia che pende sulle vostre teste.》 Disse, sguainando la spada, mentre il dalish faceva altrettanto e i due maghi brandivano i bastoni.

《Signori, vi prego. Non è necessario ricorrere alla violenza. C'è già abbastanza sofferenza in questo periodo, non aggiungiamone ancora.》 Si intromise però una giovane donna. Parlava con un certo accento orlesiano, i capelli rossi tagliati a caschetto incorniciavano un bel viso a forma di cuore dai tratti gentili. Aveva due grandi occhi azzurri, indossava delle vesti da sorella della Chiesa, ma alla cintura teneva dei pugnali e sulle spalle un lungo arco e una faretra piena di frecce. Chiaramente non era una sorella comune.

Il capo del gruppo le rivolse uno sguardo di scherno. 《Non abbiamo tempo per le vostre prediche, sorella. Il Teyrn ha dichiarato i custodi grigi come criminali, facciamo solo il nostro lavoro.》

Alistair li fissò per un secondo, mentre anche Invel iniziava a ringhiare contro quei balordi. 《Aspettate! Non starete pensando di combattere qui!?》 Ma fu costretto a parare il fendente dello spadone di uno di quei tizi che per poco non lo decapitò, mentre Runaan scattava in avanti e si avventava sul capo insieme ad Iselen, spedendolo su un tavolo con un calcio mentre Morrigan fulminava gli altri due con una serie di raggi elettrici sotto gli occhi sbarrati di tutti i presenti.
Il guerriero ramato scansò il colpo di spadone e si preparò a contrattaccare, ma la sorella fu più veloce: scivolò con grazia alle spalle dell’uomo, molto più grosso di lei, e lo colpì alla nuca con i manici dei pugnali, facendolo cadere lungo disteso e privo di sensi, ma vivo.


Il capo sbarrò gli occhi vedendo i suoi uomini a terra, rivolgendo uno sguardo terrorizzato verso il mago elfico quando questi gli puntò contro il suo bastone magico, uno dei pugnali del Dalish piantato nella coscia e l'altro vicino alla gola, ma proprio quando una stalattite stava per colpirlo, la ragazza dai capelli rossi si mise in mezzo, costringendolo a fermarsi.
《Che cosa state facendo!?》 Chiese il più basso senza abbassare l'arma, gli occhi ancora brillanti di azzurro.
《Aspettate, vi prego. Non serve ucciderlo.》 Disse la rossa.

L'elfo sollevò un sopracciglio. 《Lo conoscete?》
Lei scosse la testa. 《No, ma non è necessario fargli del male. Lo avete sconfitto, ha capito la lezione. Togliergli la vita non servirebbe a nulla.》

L'elfo abbassò leggermente l'arma, ma sapeva che Alistair, Morrigan e Runaan erano pronti a combattere ancora se quelli si fossero rialzati. 《Dovete essere una sorella della Chiesa molto particolare per saper combattere così. E dovete essere molto coraggiosa o molto stupida per mettervi tra me e lui.》
《Il mio nome è Leliana. Voi siete i tre custodi grigi di cui tutti parlano, non è vero? Sono venuta qui per unirmi a voi. È il Creatore a volerlo.》

Iselen la guardò confuso, tenendo comunque d'occhio l'uomo per terra. 《Prego?》
La ragazza arrossì un poco, rimanendo però ben dritta davanti a lui. 《Il Creatore mi ha parlato. Mi ha inviato una Visione, dicendomi che dovevo lasciare il monastero in cui vivevo per offrirvi il mio aiuto. Non potevo rifiutare un simile compito e per questo vi chiedo di portarmi con voi.》


Il mago alzò un sopracciglio, mentre Morrigan stava facendo del suo meglio per non scoppiare a ridere in faccia alla rossa e Runaan la fissava con ancora più sconcerto. Quella ragazza aveva deciso di lasciare tutto e di unirsi ad un'impresa possibilmente suicida con un manipolo di persone che nemmeno conosceva… per via delle voci nella sua testa?!
《Mi dispiace sorella, ma credo che abbiate bruciato gli incensi sbagliati nella vostra Chiesa.》 Rispose infatti il mago, tornando a concentrarsi sull'uomo bloccato a terra, ma lei si mise nuovamente in mezzo.
《Ascoltate, lo so che sembra folle, ma vi sto dicendo la verità. La mia Visione mi ha fatto capire quanto sia importante per me unirmi a voi. E anche se non fosse la volontà del Creatore, il Flagello annienterà ogni cosa senza di voi. Permettetemi di aiutarvi.》 Ricominciò lei, gli occhi pieni di determinazione.

Iselen la fissò intensamente, lo sguardo gelido che si ammorbidiva per un attimo. Aveva fegato, doveva dargiene atto. 《Siete certa di volerlo fare? Avete visto come questa gente ci vede e cosa farebbe pur di incassare la taglia sulle nostre teste.》 Disse, accennando all’uomo, ancora bloccato a terra da Runaan. 《E la prole oscura non è un nemico da sottovalutare. Hanno ucciso un intero esercito. Siete davvero sicura di volerlo provare sulla vostra pelle?》
La ragazza annuì. 《Avete visto ciò che so fare in battaglia, non sarò un peso, e sono pronta a qualsiasi sfida.》

Il mago emise un sospiro, abbassando finalmente bastone. 《Se siete davvero così determinata, allora d'accordo, vi unirete a noi.》 
Leliana si illuminò, ringraziandolo profondamente, mentre gli altri fissavano l'elfo sconcertati. 
《Mia madre deve aver seriamente sottovalutato il numero di colpi in testa che hai preso.》 Commentò pungente Morrigan, e persino Alistair non sembrava tanto sicuro che permettere a quella ragazza di unirsi a loro fosse una buona idea.

Runaan concordava con la maga, aveva già uno Shem buonista strapieno di sciocchezze della Chiesa a cui pensare, averne due sarebbe stato un incubo, ma si concentrò sui due uomini ancora vivi: uno svenuto, il secondo proprio sotto di lui, a portata di pugnale. 《Che ne facciamo di loro? Correranno subito da Loghain se li lasciamo andare.》
《No no no! Giuro sul Creatore che non lo faremo! Stiamo solo eseguendo gli ordini!》 Supplicò il capo, pallido come un cencio. 

Il Dalish avrebbe voluto ficcargli una lama nel collo, ma Iselen gli mise una mano sulla spalla. 《Non serve ucciderlo qui. So che non riuscirà ad arrivare tanto presto da Loghain.》

Il biondo lo guardò confuso, ma il mago si limitò ad indicare le ginocchia dei due uomini, e l'elfo capì.
Le sue lame calarono rapide sulle ginocchia e i polpacci di quel tipo e del suo compare svenuto senza che nessuno potesse fermarli. Quello si mise ad urlare come un ossesso mentre schizzi di sangue sgorgavano dai legamenti recisi e imbrattavano il tappeto, ma l'elfo biondo non se ne curò. Ritirò dal bancone le loro provviste come se nulla fosse e si avviò verso la porta.
Iselen lo seguì senza battere ciglio.《Così faranno rapporto a Loghain molto tardi e nessuno morirà. Una soluzione equa.》


Leliana sembrava di nuovo sul punto di protestare, ma scosse la testa, rimanendo in silenzio. Non voleva che il mago tornasse sulla sua decisione di portarla con loro. Quantomeno due degli uomini erano sopravvissuti, li avevano lasciati andare… All’incirca.

Alistair intanto la stava guardando di sottecchi, avvicinandosi poi ad Iselen. 《Sei davvero convinto che sia una buona idea permetterne ad una che crede alle voci nella sua testa di unirsi a noi?》 Chiese in un Sussurro.
《Non ne sarei entusiasta nemmeno io, ma hai visto quello che sa fare in combattimento, non è la classica sorella tutta preghiere e niente sostanza. Inoltre, abbiamo bisogno di aiuto e credo che lei sarà una delle poche facce amiche che vedremo d'ora in poi.》
L'altro suo malgrado annuì senza dire una parola e il Dalish alzò gli occhi al cielo. Due elfi, un cane, una strega delle selve, un Templare cretino e ora una matta che credeva di parlare con una divinità. Intorno a loro si stava creando un gruppo talmente sgangherato da far ridere. Che i Numi avessero cura di loro.

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Capitolo 10
*** Il Bambino posseduto ***


Micah non aveva la più pallida idea di come la principessina fosse riuscita a convincerla ad immischiarsi in affari altrui per la seconda volta. Sulle spalle aveva abbastanza Lyrium da bastare per un esercito e invece era stata costretta a posticipare ancora la consegna e il successivo guadagno solo perché lei doveva fare la nobile! Come se l'orda di cadaveri impazziti non fosse stata abbastanza!
Appena quei cretini di Bann Teagan e I suoi avevano chiesto loro aiuto, quella non aveva aspettato un secondo a dire di sì e a trascinare anche lei in quella follia.

Non che il resto del Gruppo avesse aiutato particolarmente. Appena il tipo coi capelli ramati, Alistair, che a quanto pareva era un custode grigio, aveva parlato del passaggio sotto il Mulino e la necessità di salvare chiunque fosse rimasto imprigionato nel Castello, Persephone e Leliana si erano subito offerte di aiutare
Meno entusiasta era stata la reazione della maga dai capelli corvini, Morrigan, che concordava con Micah sul fatto che quella gente avrebbe dovuto imparare a risolversi da sola i propri problemi, e del gigantesco Qunari, Sten. Lui, però, non aveva aperto bocca se non per dire “che perdita di tempo". E non poteva dargli torto.
E i due elfi, Iselen e Runaan, anche loro custodi grigi a quanto pareva, avevano acconsentito con un sospiro. Più che altro, Sembravano rassegnati al fatto che, senza tutti quei damerini con la testa fra le nuvole, non avrebbero mai potuto evitare che il Flagello li ammazzasse tutti quanti. O forse sapevano che tanto Alistair e gli altri sarebbero andati comunque.

Però era chiaro che non si fidavano di Isolde più di quanto lo facesse lei. Quella donna nascondeva qualcosa, se lo sentiva. 
E anche per colpa sua adesso si stavano aggirando circospetti nei sotterranei di quel dannato palazzo. Non sarebbe stato neanche tanto male, se non fosse stato per I cadaveri che saltavano fuori da dentro gli armadi e dietro le porte, pronti a staccare loro la testa.


Quantomeno, contando anche i due mabari, erano in undici, quindi non un gruppo facile da affrontare, ma questo non toglieva il fatto che lei si fosse di nuovo trovata a risolvere i problemi altrui contro la propria volontà! E ne aveva piene le scatole.

Da quando lei e Aura erano fuggite da Orzammar, avevano sopportato pioggia, neve, sole battente e si erano ridotte ad essere semplici sgherri del Karta quando pochissimi altri nani avevano capacità come le loro e avevano dovuto strappare ogni lavoro più importante con le unghie, quindi non era dell'umore migliore per sorbirsi l'ennesimo inconveniente! 
Però doveva ammettere che un lato di lei, uno stupido, curioso lato di lei, voleva vedere dove li avrebbe portati quella faccenda assurda. Tutto il mondo della superficie era nuovo: aveva visto cose impressionanti e altre che non avrebbe mai voluto vedere, ma stava iniziando ad averne abbastanza del fatto che tutti quanti avessero bisogno di aiuto per risolvere le proprie faccende.
Sbuffò sonoramente, ma cercò di concentrarsi sui vantaggi che andare al castello le avrebbe portato. Magari quell'ennesimo ritardo sulla consegna, l’avrebbe condotta ad una grossa cassaforte.

Un ghigno sornione le ornò le labbra davanti a quella prospettiva, e volse lo sguardo in avanti, dove Iselen si muoveva con attenzione in testa al gruppo, il bastone magico sollevato per illuminare l'area.
Lui le piaceva: era un tipo con una scopa su per il culo, ma era davvero utile in uno scontro e sembrava avere la testa sulle spalle, oltre che un interesse a farla restare lì, a differenza della principessina.


Il grosso mabari bianco era proprio accanto a lui, pronto a difendere il suo padrone da qualsiasi cadavere ambulante si fosse avvicinato. L’animale sembrava anche trovarsi a suo agio là sotto, a differenza di Runaan, Morrigan e Sten.
《Alistair, quanto manca per uscire dai sotterranei?》 Domandò infatti l'elfo biondo, guardando le pareti di pietre con aria nervosa.
《Non molto. Tra poco troveremo una scala che ci condurrà alle segrete e poi al cortile. Da lì arriveremo al salone.》 Rispose il custode, indicando la via

Appena salirono, Invel e Cerere iniziarono immediatamente a ringhiare. 
《Che ti succede, Cerere? Senti qualcosa? 》 Domandò Persephone, mentre la sua amica continuava a puntare verso la fine del corridoio.


Laggiù si potevano vedere delle figure sbilenche, che stringevano spasmodiche le sbarre di una delle celle, facendo un gran baccano ed emettendo versi orribili.
Ma appena si accorsero di loro, puntarono i loro occhi vuoti verso di loro, iniziando a corrergli incontro e spalancando le bocche in maniera innaturale.

《Attenti!》 Urlò la ragazza, scansandosi in tempo e tirando fuori le sue spade al momento giusto per mozzare la testa ad uno di essi.

Sten e Aura, in difficoltà per via degli spazi ristretti, furono costretti a spostarsi per permettere ad Alistair, Micah, Runaan e Leliana di attaccare.
La rossa danzò rapidissima attorno ad uno di quei cosi, per poi conficcargli i pugnali nella nuca, mentre la nana e l’elfo trapassavano il secondo nello stomaco e nella schiena. Il ramato, infine, tranciò in due l’ultimo rimasto con un colpo bene assestato di spada.


《Vi ringrazio per averci avvertiti, Lady Cousland.》 Disse, rivolto alla ragazza dagli occhi verdi.
《Non c'è di che. E chiamatemi solo Persephone.》 Rispose lei con un sorriso, rinfoderando le spade.

Micah alzò gli occhi al cielo; quello non era il momento per le smancerie! Ma una voce, proveniente dalla cella, attirò la loro attenzione. 《C'è qualcuno lì!? Vi prego, ditemi che avete ucciso quelle creature.》


Iselen sbarrò gli occhi. Avrebbe riconosciuto quel tono tra mille, ma non era possibile che lui fosse finito lì sotto. Avrebbe dovuto essere nel Tevinter ormai!
Oltrepassò rapidamente Alistair, Persephone e Cerere, correndo verso la cella e guardando attraverso le sbarre per scorgere il prigioniero.

Era sporco di sangue rappreso e sporcizia, grosse borse gli circondavano gli occhi, portava scorgere dei lunghi tagli sotto le vesti lacere che indossava e sicuramente era dimagrito parecchio, però non c'era ombra di dubbio su chi fosse. 
《Jowan!》 Esclamò, stringendo le sbarre.
《Iselen!? Che cosa ci fai tu qui?》 Chiese lui, sbalordito.


Runaan si sporse a vedere meglio. Quindi era lui il mago shem che Iselen aveva aiutato a fuggire dal Circolo, quello che lo aveva lasciato ai Templari. Se lo era sempre immaginato… diverso. Piuttosto che ispirare paura, faceva quasi pietà.
L'elfo dalla pelle scura però non fece caso al Dalish, lo sguardo puntato sul suo amico. 《Dovrei farti io questa domanda, Jowan. Pensavo che fossi già arrivato nel Tevinter a quest’ora. Per quale motivo sei rimasto qui?! E soprattutto, come hai fatto a finire in questa cella?》 
Il moro abbassò lo sguardo. 《Dopo che tu, Neria e Solona mi avete aiutato a fuggire dalla torre, mi sono reso conto di non avere nulla con cui pagare il viaggio nel Tevinter, ne per trovare un modo di liberarmi dei Templari che mi stavano dando la caccia o procurarmi del cibo per il viaggio. Ma proprio quando stavo per perdere le speranze… sono arrivate due richieste che avrebbero significato una svolta. Una dall'Arlessa Isolde e… una da Teyrn Loghain.》


Alistair emise un verso strozzato. 《Sei in combutta con Loghain!? Che cosa ti ha chiesto di fare?》
Jowan si fece ancora più piccolo nella sua cella.  《Avvelenare Arle Eamon.》

Stavolta il verso di sorpresa lo emisero anche Leliana e Persephone. 《Che cosa?! Perché lo avete fatto?! Arle Eamon è un brav’uomo!》 Chiese la seconda, gli occhi sbarrati per lo stupore.
《Vi giuro che io non sapevo nulla di lui. I soldati di Loghain mi avevano detto che era un pericolo per il Ferelden e mi avevano promesso che mi avrebbero dato abbastanza denaro da fuggire nel Tevinter se lo avessi fatto. Non c'è posto sicuro per un mago del sangue qui.》 Disse, rammaricato.

《Tu? Un mago del sangue? Sul serio?》 Domandò scettica Morrigan, guardandolo da capo a piedi senza scomporsi, ignorando le facce del resto del Gruppo, che stava ancora assorbendo l’informazione.
Da quel che poteva vedere, quel ragazzo non sembrava capace o potente come Iselen, e sicuramente gli mancava una certa dose di astuzia e autoconservazione che il custode aveva. Però se davvero era un mago del sangue, doveva avere più talenti del previsto.


I suoi compagni intanto, sembravano uno più scioccato dell'altro: Leliana si era allontanata impercettibilmente, la mano che sfiorava il manico del coltello identica a quella di Sten, che reggeva il grosso spadone con aria minacciosa. E anche Alistair si era irrigidito: era pallido e stava guardando Iselen con gli occhi sbarrati e la mano sulla spada.
《Hai aiutato un mago del sangue a fuggire!?》
《Io direi che non è la cosa più importante adesso.》 Si intromise Aura, l'unica ad essere rimasta composta insieme  a Micah e Morrigan. 《Ci hai raccontato cosa hai fatto per Teyrn Loghain, ma cosa voleva l'arlessa da te?》 Chiese, rivolta a Jowan.

Quello intrecciò nervosamente le dita. 《Voleva che insegnassi a suo figlio a… nascondere la propria magia. Voleva che riuscisse a controllarla abbastanza da evitare che chiunque se ne accorgesse. Anche suo padre non doveva sapere nulla.》
《Connor? Un mago?!》 Chiese Alistair, sconcertato.


《Quanta magia hai insegnato al ragazzino?》 Domandò Iselen, iniziando ad intuire cosa poteva essere accaduto.
《Solo le basi.》 Si sbrigò a dire Jowan. 《Non abbastanza da causare tutto questo disastro. Temo che Connor possa essere stato avvicinato da un demone e sia stato posseduto. Ho provato a spiegarlo all'arlessa, ma lei ha creduto che fossi stato io a causare tutto e mi ha fatto rinchiudere qui. Mi ha torturato per cercare di farmi dire la “verità” per giorni, Ma non sono stato io, Iselen. Credimi!》

L'elfo sospirò. 《Se avessi aspettato me, Solona e Neria invece che correre dietro alla prima sorella della chiesa che ti ha dato corda, tutto questo non sarebbe successo. Ma adesso non importa. Allontanati.》 Disse, puntando il bastone magico contro la serratura e raccogliendo il mana.
《Ehi, aspetta. Hai intenzione di lasciar andare un mago del sangue? Sei sicuro che sia una mossa intelligente?》 Gli chiese Persephone, dubbiosa. Anche Sten gli rivolse un'occhiata dura, chiaro segno che l'idea non andava a genio nemmeno a lui.


《Prima di tutto, è la persona che conosce meglio la situazione e quindi la più indicata ad aiutarci. E poi, non ho intenzione di lasciarlo tra le grinfie di quella bigotta bugiarda.》 Un lampo di ghiaccio centrò la serratura e questa si spezzò, lasciando libero il mago. 
《Grazie mille, Iselen. E… sappi che mi dispiace tanto per quello che ho fatto a te e alle ragazze. Non avrei mai dovuto lasciarvi e se ripenso al modo in cui Lily mi ha abbandonato…》 Disse lui, rammaricato, mentre si avviavano verso l'accesso ai piani superiori.

《Si, sei stato un idiota. E sono ancora parecchio arrabbiato con te per quello che ci hai fatto, ma non ho intenzione di lasciarti qui a marcire.》
L'altro mago, annuì, un tenue sorriso sulle labbra secche. Iselen era sempre stato così, fin da bambino: sotto quel guscio di freddezza e frasi taglienti, era la persona più leale e gentile che avesse mai conosciuto. E non era cambiato, custode grigio o meno.


**


Bann Teagan stava saltellando. Bann Teagan stava seriamente saltellando nel bel mezzo del salone, esibendosi in una serie di danze e acrobazie impacciate e con un sorriso distorto sulle labbra, che dava a tutta la scena una sfumatura inquietante e al tempo stesso ridicola.
E proprio davanti a lui, accanto ad una terrorizzata Isolde, un ragazzino di circa nove anni dai capelli castani guardava deliziato la scena, i grandi occhi scuri che brillavano sinistri e sembravano gettare bagliori foschi in tutta la stanza.

Persephone non aveva mai visto un abominio, ed era sempre stata convinta che il loro aspetto fosse quello di mostri deformi, però quel ragazzino in qualche modo la spaventava molto di più. Sembrava così innocente. Non sapeva se sarebbe riuscita a combattere con lui, le ricordava troppo Oren.
Cercò subito di scacciare il viso insanguinato del nipote dalla mente, mentre Cerere ringhiava rivolta verso il ragazzino e Alistair, Sten, Leliana, Micah e Aura prendevano le armi in mano con aria guardinga.
《Magia.》 Ringhiò il Qunari sottovoce.


Connor parve notarli solo in quel momento, un sorriso maligno che deformava i tratti delicati del viso mentre Bann Teagan si fermava. 《Madre, sono loro quelli che hanno sconfitto l’esercito che avevo inviato per conquistare il mio villaggio?》 Chiese, la voce distorta e cavernosa che rimbombava per la stanza.
La donna divenne pallida come un lenzuolo. 《Si Connor, sono loro.》. Sembrava sul punto di piangere

Runaan si fece avanti, l'arco già incoccato e lo sguardo duro. Dopo aver liberato Jowan avevano dovuto attraversare il cortile e le cucine del castello, affrontando nel frattempo altri cadaveri e ricoprendosi del loro fetore a tal punto fa fargli venire la nausea.


L'abominio puntò i propri occhi in quelli verdi del Custode. 《Chi è costui Madre? Osa sfidarmi.》
《È un elfo, Connor. Alcuni vivono con noi, ricordi?》

Una smorfia divertita si aprì sul volto del ragazzino. 《Ah si, quelli che sembrano ratti. Gli ho fatto tagliare le orecchie e le ho date da mangiare ai cani. Hanno masticato per ore. Magari potrei spedire lui e il suo amico ai canili.》
Il Dalish assottigliò lo sguardo, la mano già stretta sul suo arco. 《Devi solo provarci.》

《Runaan, non vorrai uccidere un ragazzino vero?》 Chiese Alistair sottovoce, nonostante anche lui avesse sguainato la spada.
《È lui quello che sta inviando i suoi cadaveri rianimati a massacrare gli abitanti di Redcliffe.》 Ribattè asciutto l'elfo. E Persephone in cuor suo non potè che concordare. Decine di vite erano state stroncare negli ultimi giorni e dovevano eliminare quel demone prima che succedesse ancora.

Si sentì una persona orribile per averlo pensato, ma non avevano scelta. Era solo un ragazzino alle prime armi, innocente e probabilmente spaventato e confuso dalla sua nuova abilità di usare la magia, e se ci fosse stata un'altra soluzione l’avrebbe preferita. Ma le sue azioni avevano quasi distrutto Redcliffe e non potevano lasciarlo andare. Se i custodi avessero deciso di doverlo uccidere, li avrebbe aiutati.


《Fermi!》 Urlò isterica Isolde, appena la vide sguainare le spade. 《Vi prego, non fate del male al mio piccolo! Non è colpa sua! Lui non ha fatto nulla!》
《Ha sulla coscienza la morte di molte persone.》 Ribattè Aura, pronta a difendersi. Non le piaceva l'idea di attaccare un bambino, ma erano morte troppe persone per lasciarsi intenerire. Quello era un abominio, un nemico, nient'altro. 

《NO! Non è stato lui! La colpa è tutta del mago che ha avvelenato Eamon! Lui ha evocato il demone! Connor è una vittima!》 Urlò la donna, mentre Jowan si nascondeva dietro Alistair per non farsi vedere.
《Il patto era equo!》 Tuonò il ragazzino. 《Il Padre è ancora vivo e ora io ho il diritto di fare tutto ciò che…》 Si interruppe, mentre il Velo attorno a lui si rilassava per un attimo. 
《Ma… mamma? Dove sono? Che è successo?》 Chiese, la voce morbida di un bambino normale e gli occhi pieni di lacrime.

《Oh, sia ringraziato il Creatore!》 Esclamò Isolde, abbracciando il figlio.《Connor? Puoi sentirmi?》
Iselen sentì in quel momento il Velo piegarsi nuovamente in maniera innaturale e il ragazzo ricominciò a parlare con quel tono cavernoso.
《Levati di mezzo, donna! Mi annoi! E voialtri!》 Urlò a Teagan e ai suoi soldati nella stanza. 《Alzatevi E attaccate! Sbarazzatevi di questa marmaglia e vendicate il mio villaggio!》


Gli uomini si mossero come marionette, prendendo le armi e schierandosi contro di loro, ghigni folli stampati sulle facce.
《Teagan, ti prego ritorna in te!》 Esclamò Alistair, ma quello gli rise in faccia e iniziò ad incalzarlo con rapide stoccate, costringendolo a parare con lo scudo ed indietreggiare verso il muro.

《Non uccideteli! Non sono in loro》 Urlò Leliana, danzando attorno ad una delle guardie e stordendola dopo avergli piantato un coltello nel ginocchio.
Persephone annuì, parando un colpo di spada con le proprie e mandando Cerere a spedire l'uomo a terra, ma notò Connor sgattaiolare verso la porta che dava sul piano superiore. 
Lei, Aura e Morrigan cercarono subito di fermarlo ma una guardia armata di ascia bipenne si frappose tra loro e iniziò a mulinare la sua arma, costringendole tutte a indietreggiare per non essere tagliate in due.

《Povero sciocco.》 Ghignò poi la strega, mentre un fulmine violaceo spediva l'uomo contro il muro, l'armatura fumante e annarita e la nana lo finiva con un colpo di piatto sulla testa.


Dall'altro capo della stanza, Iselen aveva appena bloccato due uomini in un grande cristallo di ghiaccio, Invel sempre accanto pronto a difendere il suo amato padrone, mentre Micah gli dava una mano con i suoi pugnali.
La nana combatteva come una belva, passando rapidissima da un avversario all'altro senza mai fermarsi. Dove Aura era una guerriera che pianificava ogni mossa con precisione e Persephone Sfruttava forza e velocità in ugual misura, Micah si gettava a capofitto nella battaglia e ne seguiva il ritmo frenetico per vincere, sfruttando ogni trucco a sua disposizione.

Fu lei infatti a finire l'uomo che stava attaccando in quel momento, piantandogli un coltello nella spalla, facendogli cadere la spada, e spedendolo con uno spintone contro il muro.
L'uomo crollò per terra con il volto coperto di sangue per il naso rotto, proprio accanto all'uomo che Sten aveva appena finito di trapassare col suo spadone e quello a cui Runaan aveva rifilato una freccia nel polpaccio.


L'ultimo rimasto in piedi era proprio Bann Teagan, che non aveva smesso un attimo di ridere come un matto mentre attaccava Alistair senza nemmeno riprendere fiato. E il ramato era in seria difficoltà. 
Sapeva di poter sconfiggere l'uomo, era più veloce e anche più forzuto e robusto, ma aveva paura di ferirlo. Se per caso lo avesse ucciso, non solo avrebbe perso la persona che per lui era come uno zio, la persona che gli aveva insegnato a combattere, ma avrebbe anche eliminato uno dei Bann più importanti di tutto il Ferelden e il fratello di Arle Eamon e della defunta regina Rowan!

Deviò l'ennesima stoccata con la propria lama, cercando di rispondere, ma di colpo sentì un rumore secco e l'uomo smise di ridere, crollando a pancia in giù, rivelando la figura di Persephone, che teneva ancora l'elsa della spada con cui aveva colpito la nuca dell'uomo per stordirlo.

《Grazie, Persephone.》 Disse il Ramato, guardando poi Isolde precipitarsi da Teagan.
《Teagan? Teagan, puoi sentirmi?》 Chiese la donna, aiutando il cognato a rialzarsi.

《Si… finalmente sono tornato in me.》 Rispose lui.
《Si si, fantastico. Rimandate le vostre effusioni a più tardi, noi siamo ancora nella merda fino al collo.》 Ringhiò Micah. 《Il vostro moccioso posseduto se l'è svignata e noi non abbiamo ancora risolto niente!》


《Micah ha ragione. Il demone è sopravvissuto allo scontro e presto o tardi ricomincerà a inviare cadaveri rianimati ad attaccare Redcliffe. Dobbiamo trovare un modo per fermarlo.》 Sentenziò Aura.
Isolde impallidì di nuovo. 《Ascoltate… avete visto anche voi vero? Non è sempre quel mostro. Il mio bambino è ancora lì, lui non ha colpe!》

《Ma ormai è diventato un abominio, Lady Isolde. Non è più vostro figlio.》 Si intromise Jowan debolmente, decidendo finalmente di uscire allo scoperto.
《TU!》 Ruggì la donna, le guance di colpo paonazze. 《Tu hai fatto questo a Connor!》


《Non è vero! Non ho invocato alcun demone! Vi prego, voglio aiutarvi.》 
《Aiutarci!? Tu mi hai tradita! Io ti ho salvato la vita e ti ho dato protezione nella mia casa e tu per ripagarmi hai avvelenato mio marito!》 Sbraitò lei, con le lacrime agli occhi.

Jowan si rimpicciolì ancora di più, ponendosi dietro Iselen, quasi in cerca di protezione, mentre Teagan assottigliava lo sguardo. 《Lui è il responsabile di tutto!? Per quale motivo è libero!?》
《L’ho salvato》 Rispose asciutto l'elfo dalla pelle scura, fronteggiando l'uomo senza esitare. 《Non avrei mai permesso che gli faceste del male. Ha commesso degli errori, ma è come un fratello per me. E voi siete colpevole di tutto quello che è accaduto tanto quanto lui.》 Disse, rivolto alla donna, che boccheggiò oltraggiata.

《Che cosa avrei…!?》
《Avete mentito a noi e a tutto il villaggio, per cominciare. Sapevate benissimo chi comandava i cadaveri, eppure non avete chiesto aiuto a nessuno perché siete troppo vigliacca per ammettere che vostro figlio è un mago.》 Ribattè il custode tagliente.


La donna provò a ribattere, ma Persephone si intromise. 《Ascoltate, non è il momento di decidere di chi sia stata la colpa. La priorità adesso è trovare una maniera per liberarci del demone senza nuocere al bambino. Ci sarà pure un modo no?》
《Oh, certo che c'è.》 Disse Morrigan con tono di superiorità, godendosi gli sguardi di tutti puntati addosso. 《È necessario entrare nell'Oblio e uccidere il Demone lì.》

《Che volete dire?》 Chiese Isolde, guardandola con un briciolo di speranza.
La strega delle Selve le rivolse uno sguardo di sufficienza. 《Il demone non è fisicamente dentro tuo figlio. Lo ha avvicinato nell'Oblio mentre sognava e lo controlla da lì. Ma se qualcuno raggiungesse il demone e lo uccidesse nel suo dominio, il contratto che ha stipulato col ragazzino sarebbe nullo e lui tornerebbe come prima.》


《Ma è un rituale complesso. Servono più maghi di quelli che abbiamo e molta energia per farlo.》 Riflettè Iselen. Aveva studiato quel rito, era una magia molto antica: diversi maghi univano i propri poteri per spedire la coscienza di un altro mago nell'Oblio, ma proprio per tutta la forza richiesta avrebbero dovuto avere chili di Lyrium e sicuramente più di due maghi.
《Beh… forse ho la Soluzione.》 Si intromise Jowan. Sembrava riluttante anche solo a parlare. 《Per un simile rituale, servirebbe tantissimo Lyrium e potere magico, ma io ho… la magia del sangue. Con essa potrei mandare un altro mago nell’Oblio per affrontare il demone anche adesso. Ma… c'è un problema: per raggiungere un tale livello di energia, servirebbe tutta la forza vitale di una persona. Un sacrificio umano.》


Gli occhi di Isolde si illuminarono di determinazione e speranza. 《Allora prendi me. Pur di salvare il mio piccolo, farò tutto ciò che serve!》
《Cosa!?》 Urlavano all'unisono Alistair e Teagan.

《Isolde, non puoi farlo. Eamon non ti permetterebbe mai di gettare via la tua vita!》 Disse il secondo.
《Non mi interessa Teagan. Se è per salvare Connor, sono pronta a dare la vita.》 Rispose ferma la donna.


Alistair la guardò con occhi sgranati. Lei lo aveva sempre odiato, fin da quando era bambino, per le voci sul fatto che fosse il figlio illegittimo di suo marito. Era stata lei a convincere Eamon a farlo diventare un templare e allontanarlo dal castello. L'aveva maledetta in ogni modo da ragazzino, e tutt'ora non sentiva alcun affetto per lei, ma se fosse morta per dare energia ad un rituale di magia proibita, avrebbe spezzato il cuore del marito.

Runaan rimase per un attimo a fissarlo. Era chiaro come il sole che al ramato l'idea di usare la magia del sangue non piacesse, ma quali altre possibilità avevano? Anche se avessero ucciso Connor per sbarazzarsi del demone, alla fine qualcuno sarebbe morto comunque.
Iselen sembrava occupato negli stessi ragionamenti, ma Alistair fece cenno sia a lui che al Dalish di seguirlo, portandoli in un'altra stanza in fondo al corridoio accanto, una sorta di studio colmo di mobili laccati e librerie dai volumi polverosi.


《Ditemi che nessuno di voi due sta considerando di uccidere quella donna per un rituale di magia del sangue. Non siamo nemmeno sicuri che funzionerà!》
《Non vedo quali altre soluzioni ci siano. Se non ci sbarazziamo del Demone, tutto il villaggio di Redcliffe verrà distrutto e averlo salvato la prima volta non sarà servito a niente. E nella situazione attuale, se non sarà Isolde a morire, toccherà comunque a Connor.》 Rispose l’elfo biondo.

Il ramato si rivolse ad Iselen. 《Ci deve essere qualcosa che puoi fare! Sei cresciuto tra i libri magici, è possibile che non esista qualche soluzione che possa salvare tutti!?》
《Alistair, anche con l'aiuto di Morrigan e Jowan, non avremmo abbastanza potere per il rituale che abbiamo in mente. La magia è potente, ma c'è un limite a quanto un gruppo così ristretto di maghi è in grado di fare!》 Rispose l'elfo dalla pelle scura. Quella situazione non piaceva nemmeno a lui. Aveva usato parole molto dure contro Isolde, ma l'idea di uccidere un bambino così piccolo gli dava comunque un senso di nausea. Se solo avessero avuto più potere…


《Sentite, è inutile continuare a discutere. Più tempo passa, più aumentano le possibilità che un'altra ondata di cadaveri semoventi inizi ad attaccare.》 Si intromise Runaan. 《Dobbiamo fare qualcosa. E purtroppo, la soluzione più veloce sarebbe uccidere l’abominio e basta.》
Alistair sbiancò per la rabbia. 《Stai seriamente suggerendo di fare una cosa simile ad un ragazzino di nove anni!? Ho sempre pensato che fossi una persona a cui non importa delle opinioni altrui, ma questo è... è troppo! Non ti importa di salvare la vita delle persone, ma solo di te stesso! Sei un essere senza cuore! Uno come te non si merita di essere un custode grigio!》

A quel punto, le orecchie del Dalish assunsero una minacciosa sfumatura rossastra e il viso si contrasse in una smorfia furibonda. 《Senti, ma tu in che mondo vivi!? Perché in questo ci sono situazioni crudeli dove non tutti possono salvarsi! E io non sono senza cuore, sono realista! Credi davvero che mi piaccia l'idea di uccidere un bambino!? Shemlen o no, non lo farei mai! Ma molte altre persone sono morte per colpa sua e tante altre faranno la stessa fine se non interveniamo! Oh, e un’altra cosa. Tu non hai il diritto di parlarmi così, capito!? Perché io sono rimasto anche se avrei dovuto andarmene appena quell'idiota del tuo mentore mi ha dato la cura e perché fino ad ora siamo stati io ed Iselen a prendere le decisioni! Tu hai solo passato settimane a frignare come un moccioso e criticare ogni singola scelta che abbiamo fatto! Se volevi fare le cose a modo tuo, allora dovevi tirare fuori le palle e prendere il comando dall'inizio!》


I due continuarono a guardarsi in cagnesco sotto lo sguardo attonito di Iselen. Non li aveva mai visti così. Entrambi erano rossi di rabbia, i denti digrignati e con le mani strette intorno all'arco e alla spada. Sembravano davvero sul punto di attaccare, ma la voce di Micah attirò la loro attenzione.
《Ehi, teste d'aria. Non per interrompere le vostre effusioni, ma ho io la soluzione al vostro dilemma esistenziale. Solo che ho bisogno di esporlo nel salone davanti al Damerino. E soprattutto mi serve il vostro sostegno.》 Ghignò la nana, lasciando i tre custodi piuttosto interdetti, ma Iselen si sbrigò ad annuire. La ragazza sembrava alquanto sicura di sé a giudicare dalla sua espressione, e lui era pronto ad accettare tutti i suggerimenti. Si era stufato di discutere su quella faccenda e non aveva tempo per mettersi in mezzo ad uno scontro tra gli altri due custodi.


Tornarono tutti e quattro al salone, Alistair e Runaan che si guardavano in cagnesco, ancora furiosi, dove trovarono Persephone e Leliana che consolavano Isolde, Aura che discuteva con Bann Teagan sul da farsi e Sten, Jowan, Morrigan e i due mabari seduti in disparte accanto al camino. Il mago del sangue rivolse loro uno sguardo terrorizzato, sembrava davvero sul punto di svenire.


《Va bene, Ascoltatemi.》 Disse la senzacasta, attirando l’attenzione di tutti. 《Io ho la Soluzione per salvare il moccioso e anche sua madre. E ce l'ho proprio qui.》 Disse, sciogliendo la chiusura dello zaino e mostrando a tutti il contenuto.

Una grande quantità di cristalli blu di varie dimensioni splendeva all'interno, emanando abbastanza potere da far girare la testa ai maghi presenti e con un inconfondibile odore elettrico. Stavano guardando almeno due chili di Lyrium!


《Ecco cos'era la strana sensazione che sentivo quando mi avvicinavo a te!》 Esultò Iselen con gli occhi scintillanti. 《Questo Lyrium è più che sufficiente per il rituale!》
《Perché non ne avete parlato prima se lo avete avuto addosso per tutto questo tempo!? Avremmo già potuto iniziare il rituale!》 Esclamò Teagan irritato, rivolto alle due nane.

Aura provò immediatamente a spiegarsi per evitare l'ennesima litigata, ma Micah si mise di mezzo. 《Stavamo riflettendo se ne valesse o meno la pena. Sapete com'è, noi dobbiamo tirare a campare con il contrabbando, e se non lo aveste notato siamo in una situazione di merda per colpa vostra. Questo Lyrium dovrebbe essere già nella pancia di qualche templare dipendente su al Circolo. Templare che ci avrebbe pagato profumatamente, perciò non ho intenzione di accettare meno di duecento sovrane.》
《Stai seriamente contrattando!? Adesso!?》 Sbraitò Teagan esasperato. 《C'è in gioco la vita di mio nipote e di tutta Redcliffe! Non abbiamo tempo per questi discorsi!》
La nana non si smosse di un millimetro. Anzi, tirò fuori distrattamente uno dei suoi pugnali dalla cintura e iniziò a farlo danzare tra le dita. 《Motivo in più per darci un taglio e concludere l'affare. Duecento sovrane, Damerino, altrimenti non avrai neanche un pezzetto del nostro Lyrium e sarai costretto a trovare un'altra soluzione per salvare il tuo prezioso nipotino.》


Aura si portò due dita al ponte del naso con aria di disapprovazione. Micah aveva un senso degli affari incredibile, ma proporzionale alla sua mancanza di scrupoli: Appena sentiva la possibilità di fare soldi, la coglieva. Non prestava attenzione né alla situazione altrui ne alle loro idee, ricorrendo anche alla violenza.
Non sapeva dire se fosse solo impulsiva o se stesse tentando il suicidio, non sembrava nemmeno toccata dalla prospettiva di un rifiuto del Bann. Non riusciva a capirlo. Non riusciva a capire lei.
Si chiese per l'ennesima come fosse la città della polvere, come facesse a rendere i suoi abitanti tanto spietati. Nessuno di loro considerava altri modi oltre alla violenza o al ricatto, pensavano solo a loro stessi, non avevano onore, eppure Micah aveva deciso di aiutarla.
Non era ancora riuscita ad inquadrarla. Però di una cosa era certa, se Teagan avesse cercato di prendere il lyrium con la forza, lei lo avrebbe sgozzato senza pensarci due volte.

Persephone doveva aver pensato lo stesso, perché quando il Bann tentò di ribattere ancora si mise tra lui e la nana con un’espressione conciliante. 《Bann Teagan, la situazione non è la più adatta a contrattare. So che il prezzo è molto alto, ma sono sicura che nelle vostre casseforti ci sia più che abbastanza denaro per pagare. E soprattutto, se non le darà ciò che vuole, non potremo effettuare il rituale e suo nipote o sua cognata dovranno morire. Volete davvero che succeda?》
L'uomo fece per ribattere, ma poi emise uno sbuffo esasperato e si rivolse verso la senzacasta. 《E va bene! Ma non avrai il denaro fino a quando Connor non sarà fuori pericolo. E se il rituale non funzionerà, ti dovrai accontentare della metà.》
Il ghigno storto tornò a segnare le labbra della ragazza. 《Oh, non preoccuparti Damerino. Ho ottimi soci in affari.》 Disse, indicando Iselen, Aura e Persephone. 《E sono sicura che faranno tutti un ottimo lavoro. Vero?》  Chiese sorniona al mago.


A lui scappò una sottile risatina, quella nana gli stava simpatica, aveva qualcosa di sfacciato che trovava alquanto divertente. La ragazza dagli occhi verdi invece la guardò senza sapere esattamente cosa dire e la nana bionda scosse la testa come una che aveva visto quella scena decine di volte ormai.

《Beh, adesso che il problema del Lyrium è sistemato, dovremmo pensare a dove trovare più maghi.》 Commentò Morrigan, chiaramente annoiata da tutta quella situazione.
《Beh, il solo posto in cui vivono maghi, è il Circolo.》 Rispose Leliana, guardando con cautela Iselen.

Il mago aveva smesso di ridere e la sua solita espressione gelida era tornata sul suo viso, ma la ragazza aveva chiaramente visto un lampo di paura nei suoi occhi. E anche Jowan aveva iniziato a tremare alla sola menzione della loro vecchia casa.


Anche Runaan e Alistair se ne accorsero e il Dalish si avvicinò, ignorando l'altro custode. 《Iselen ascolta, se non vuoi venire, va benissimo. Non so cosa ti abbiano fatto in quel posto, ma non ti obbligherò a tornarci. Io e Alistair possiamo occuparcene da soli.》
Il mago lo guardò per un attimo, sorpreso, e la sua espressione si ammorbidì per la gratitudine. 《Grazie Runaan, ma… devo venire con voi. Non mi entusiasma, però se ci fossero problemi di natura magica voi due non sapreste come affrontarli. E poi… prima o poi saremmo dovuti andare lì per reclutare i maghi e io devo assicurarmi che Neria e Solona stiano bene e che i Templari non le abbiano fatto nulla.》.

L'altro elfo annuì, piacevolmente impressionato. Aveva sbagliato all'inizio a crederlo un altro orecchie piatte sottomesso agli Shemlen. Di sicuro il mago non era un vigliacco o un debole, era persino pronto a tornare in un posto dove aveva sopportato anni di prigionia e abusi. In un Clan Dalish sarebbe stato benissimo.


《Scusatemi, ma c'è un altro problema.》 Si intromise Isolde, ancora pallida come un cencio. 《Ci vorranno giorni perché torniate. Cosa faremo se, mentre voi siete via, Connor ricomincerà a…》
《Beh, non possiamo andare tutti al Circolo in ogni caso. Alcuni di noi dovrebbero restare qui per difendere il Villaggio e ideare un piano per fermare i cadaveri prima che uccidano altra gente.》 Propose Aura. 《Io mi offro volontaria.》

《Anche noi.》 Si accodarono Persephone e Leliana, e Cerere annuì a sua volta, vicina alla padrona.
《Beh, io non ho intenzione di avvicinarmi a quella prigione, quindi resterò qui.》 Commentò Morrigan.

Sten si limitò a sbuffare, spostandosi dalla parete a cui si era appoggiato in silenzio per tutto quel tempo. Tutta quella faccenda era stata una gigantesca perdita di tempo. Invece che sprecare energie andando a cercare più maghi per compiere l'ennesima stregoneria, avrebbero dovuto semplicemente uccidere l'abominio e darci un taglio. Quella era l'ennesima conferma di quanto i Bas del sud fossero una mandria di pazzi, deboli di fronte alle limitazioni che i loro legami affettivi gli imponevano e disposti ad affidarsi al lavoro di Demoni per salvarsi piuttosto che ricorrere alla ragione.
Ma visto che le opzioni erano buttare via ancora più tempo da impiegare contro il Flagello difendendo quel villaggio o andarsene via, non aveva intenzione di rimanere bloccato lì. 《Io verrò con voi.》

Runaan fissò la sua faccia austera, alzando un sopracciglio. 《Sten, sei davvero sicuro di volerci seguire nel posto che contiene più magia di tutto il Ferelden? Lo so che non era previsto restare bloccati qui a fare i buoni samaritani, ma non possiamo farci nulla.》
Il Qunari ringhiò qualcosa sottovoce, probabilmente Qunlat, e poi si arrese e lo prese in disparte. 《Per arrivare alla Torre, dovrete andare sulle sponde del Lago Calenhad. Lì, io e i miei compagni siamo stati attaccati dalla prole oscura. Lì, loro sono morti e io ho perduto la mia spada, ciò che mi rendeva completo.》


《La troveremo Sten. Se ci tieni davvero così tanto, farò in modo di recuperarla.》 Disse l'elfo. 
Non aveva mai capito l'ossessione del suo compagno per la sua arma, ma aveva accennato all’argomento un paio di volte e sembrava che fosse molto più che una semplice spada, sembrava davvero come se fosse davvero una parte di lui. E poi, il Qunari lo aveva seguito e aiutato, combattendo battaglie che non gli interessavano perché lui glielo aveva chiesto. Gli aveva dato la sua fiducia. E se fosse riuscito a ripagare quella fiducia, lo avrebbe fatto.


**

Runaan, Iselen e Alistair si prepararono a partire molto in fretta, Invel sempre al fianco del suo padrone, prendendo le provviste necessarie per un breve viaggio. E Visto che, per qualche ragione, i Templari avevano requisito la barca del traghettatore, avrebbero dovuto arrivare alla Torre a cavallo, aggirando il Lago.

Il dalish e il guerriero salirono in groppa senza troppe difficoltà, non era così diverso dal cavalcare uno Halla, le bestie da traino dei Dalish, mentre il mago risultò più impacciato. Non aveva mai cavalcato nulla e le sue vesti e soprattutto la sua corporatura tanto minuta, che stava maledendo per la prima volta da quando eranun ragazzino, di sicuro non lo aiutavano.
Appena riuscì finalmente a mettersi dritto, tutti e tre sentirono una voce alle loro spalle. 《Aspettatemi!》 Urlò Micah, scendendo le scale più veloce che poteva. 《Vengo con voi.》

《Ehm… perché?》 Domandò Alistair titubante. Quella nana gli sembrava un'ottima combattente, ma non gli ispirava esattamente fiducia.
《Perché non ci pensò nemmeno a restare qui con la mammina disperata, il damerino e il bambino mostro. E poi, bisogna sempre tenere d’occhio gli investimenti. Perciò, muoviti e andiamo dai maghi!》
 

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Capitolo 11
*** L'arrivo a Redcliffe ***


Iselen non vedeva l'ora di andarsene da Lothering.
La maggior parte delle persone rimaste lì li aveva lasciati perlopiù in pace, troppo occupati a pensare a come salvare se stessi e le proprie famiglie, ma si era accorto da un po' che i templari del villaggio avevano a iniziato a guardarli tutti, in particolare lui e Morrigan, con occhi vigili.
Anche se non avevano fatto nulla, poteva sentire il loro sguardo inchiodato sulla nuca ed era stufo di vederli sussurrare tra di loro come se non potessero vederli; gli sembrava di essere tornato alla Torre. Il solo pensarci gli fece scendere brividi lungo la schiena.
E il suo fastidio era esacerbato dalla consapevolezza che lui e i suoi compagni avevano fatto solo del bene a quel villaggio, sgominando prima gli strozzini fuori dal villaggio e gli uomini di Loghain, poi un gruppo di banditi che si era accampato sulle sponde del lago e un branco di lupi che viveva in una caverna lì vicino. Lo avevano fatto per avere le ricompense, ma questo non toglieva avevano fatto il lavoro sporco per loro.

Fortunatamente, Morrigan gli aveva insegnato un trucco davvero utile per evitare domande scomode: miniaturizzare il proprio bastone fino a farlo sembrare un semplice bastoncino da tenere in una tasca, sempre a portata di mano e invisibile per chiunque altro.
Quantomeno, concentrarsi su quella tecnica lo aveva aiutato a distrarsi da quel branco di idioti in armatura.

Doveva ammettere, nonostante i suoi commenti acidi e la sua indole schiva, di essere contento di avere un'altra persona dotata di poteri magici nel gruppo. Lei poteva capire come ci si sentiva ad essere circondati da gente ignorante e bigotta, ma a differenza sua non aveva mai dovuto chinare la testa davanti alle regole del Circolo.
Gli aveva descritto e mostrato incantesimi entropici davvero particolari che non aveva mai visto alla Torre e che probabilmente nemmeno gli Incantatori anziani conoscevano con un sorriso fiero sulle labbra. Quello era il modo in cui si comportava un mago veramente libero e se avesse avuto qualcosa con cui scrivere, avrebbe passato ore ad ascoltarla e prendere appunti.


Inoltre, un paio di volte l'aveva sorpresa a lanciare sorrisi maliziosi in direzione di Runaan, e non poteva darle torto: il Dalish era molto attraente, di sicuro bravissimo a combattere ed una persona decisamente complessa. Sotto la sua indole aggressiva, conosceva molte storie sugli antichi elfi della perduta Arlathan che non potevano che attrarre la strega, e i due sembravano andare molto d'accordo: Morrigan era l'unica con cui parlava ultimamente.

Lui ancora non era riuscito a farsi un'idea precisa su di lui. Era una persona complicata e orgogliosa, con un carattere fin troppo altalenante per i suoi gusti, ma lo trovava simpatico: dava grande valore alla libertà, non temeva la magia e sapeva di potersi fidare di lui sul campo di battaglia. Non era certo che il sentimento fosse reciproco, ma almeno il dalish aveva smesso di chiamarlo “orecchie piatte".


Emise un sospiro, stringendo l'erba verde tra le dita, sorridendo per il solletico e godendosi la brezza e i raggi del sole. Quelle sensazioni tanto semplici avevano un sapore del tutto diverso dopo anni di prigionia.
Si volse un poco verso il centro del villaggio, dove una massa di paesani si muoveva nervosa, la paura evidente nei loro occhi.
Dopo la rissa alla taverna, li avevano perlopiù evitati, e questo gli stava benissimo. Solo un'anziana signora gli aveva chiesto se sapeva qualcosa di erbe e pozioni curative, e lui si era prestato senza fare storie, dopotutto era diventato un guaritore spirituale anche per curare chi ne aveva bisogno.


Inoltre, con sua sorpresa, si era scoperto contento di aver permesso a Leliana di unirsi a loro.
Quella ragazza era un po' strana, con la sua Fantomatica Visione inviata dal Creatore, la sua tendenza a pregare e invocarlo anche nel mezzo di una battaglia, e col fatto che si fosse messa in mezzo per proteggere un idiota che nemmeno conosceva, ma era estremamente abile. Una volta indossata un'armatura leggera che le avevano procurato, aveva mostrato una grande abilità in battaglia: contro i banditi sul lago si era mossa come una ballerina, scoccando frecce e accoltellando i nemici senza che loro riuscissero nemmeno a vederla.


Era Alistair quello che lo preoccupava di più, però. Quel ragazzo era coraggioso e troppo ingenuo, poteva leggerglielo in faccia: l’addestramento da templare non lo aveva rovinato del tutto. Ma permetteva alle emozioni di controllarlo, era cocciuto come un mulo e dimostrava la maturità di un ragazzino di dieci anni. Inoltre, alternava momenti in cui non smetteva sorridere e fare battute e altri in cui si chiudeva in sé stesso per pensare a Duncan o Arle Eamon.


Emise un secondo sospiro, sdraiandosi sull'erba soffice. Anche lui aveva pensato all'uomo che lo aveva liberato dalla Torre e reso un custode grigio, lo stesso che gli aveva dato la possibilità di stendersi in quel prato. Aveva un debito, e purtroppo non avrebbe mai potuto ripagarlo, ma per il ramato sembrava molto più importante di così.
Se morte del custode più anziano aveva portato tristezza a lui, per il suo compagno di viaggio era stato un colpo durissimo. E lui non aveva idea di che cosa dirgli. I rapporti con le altre persone, e in particolare quello con le figure paterne, non erano la sua specialità, nemmeno si ricordava la faccia di sul padre, dunque non sapeva come comportarsi.

Invel gli si avvicinò, mettendo il grosso muso candido sul suo grembo e uggiolando debolmente davanti al disagio del suo padrone. L'elfo sorrise tenue, grattandogli la testa. 《Tranquillo, amico mio. Starò meglio appena ce ne andremo.》 
Il cane sembrò quasi annuire, ma il passo felpato di Runaan li distrasse. 《Ci stiamo preparando ad andarcene, siete pronti?》

Il mago annuì, riprendendo la propria sacca e mettendosela in spalla, unendosi al resto del Gruppo. Leliana aveva già finito di sistemare le cose che si era portata appresso oltre alle armi e sembrava pronta per il viaggio. Alistair invece si avvicinò agli altri due custodi. 《Sentite, secondo voi dove dovremmo andare adesso?》 Chiese.
《Pensavo che volessi andare a Redcliffe per vedere Arle Eamon.》 Disse Iselen, alzando un sopracciglio.

Il più alto annuì. 《Intendo, dopo quello. Sapete no, i trattati ci permettono di reclutare chiunque vogliamo e chiedere l'aiuto di vari alleati durante un Flagello. Potremmo persino coscrivere nuovi custodi.》
Runaan digrignò i denti nel sentire quell'ultima parte. 《Non trascineremo via dalle loro famiglie delle persone solo perché le loro capacità potrebbero farci comodo. Io, tu e Iselen dovremo bastare. E poi, una meta vale l'altra. Avremo bisogno di tutti alla fine per avere solo una possibilità.》


Il ramato si morse il labbro, consapevole di aver fatto un'altra figuraccia, e cominciò a gesticolare per scusarsi, blaterando idiozie e spiegazioni che il dalish non si prese la briga di ascoltare. Notò invece qualcosa poco lontano dal limitare del villaggio: una gabbia. Una gabbia enorme! Decisamente troppo alta per contenere un umano solo, ma così stretta da impedire a più di una persona di rimanerci dentro in piedi.

《Leliana, chi è rinchiuso in quella gabbia?》 Chiese alla rossa.
Lei assunse un’espressione dubbiosa. 《La Venerata Madre della Chiesa ci ha rinchiuso dentro un assassino . È arrivato un paio di settimane fa: era ferito e una famiglia lo ha aiutato. Grazie a loro è guariro, ma, appena si è sentito meglio, li ha uccisi tutti quanti a mani nude senza nessuna spiegazione.》


Una scintilla di curiosità attraversò gli occhi verdi dell'elfo. Una gabbia simile non poteva essere usata per contenere un criminale da quattro soldi, doveva essere un uomo impressionante. 

Lasciò perdere l'altro custode, che ancora blaterava rivolto a Iselen, e si diresse verso la locazione della gabbia. E quando ci arrivò davanti, si rese conto del perché fosse tanto alta e massiccia: la figura all'interno di certo non era quella di un umano. 
La pelle era scura e ruvida, dalla sfumatura quasi grigia che faceva risaltare i lineamenti duri e il naso importante. I lunghi capelli bianchi erano raccolti in treccine, legate in una coda ed era talmente alto da farlo impallidire: non si sarebbe sorpreso nello scoprire che superava i due metri. Infine, tutto il suo corpo era una scultura perfetta di muscoli venosi ed imponenti, il genere di fisico cesellato dalle centinaia di battaglie che aveva affrontato. 

E quando si rese conto di essere osservato, rivolse i grandi occhi Viola verso di lui. 《Tu non sei uno degli abitanti del villaggio.》 Disse con voce stentorea.
L'elfo scosse la testa. 《Sono un dalish, mi chiamo Runaan Mahariel.》

《Cosa ci fai qui, Runaan dei dalish? Sei venuto anche tu a farti beffe di me come questi sciocchi paesani?》 Domandò lui gelido.
《Vorrei sapere chi sei e perché sei qui dentro.》
L’altro rimase impassibile come un pezzo di marmo. 《Io sono Sten, membro dell'Antaam, l'esercito del Qun. Per quanto riguarda il motivo per cui sono qui, ho ucciso dei contadini. Sono stato debole.》


Il biondo sbarrò gli occhi; Lui era un Qunari dunque! Non sapeva molto su di loro, ma la Guardiana una volta gli aveva raccontato che la loro razza proveniente da Par Vallen, a Nord, oltre il Tevinter, era molto più potente e avanzata di quelle del sud. Sotto la bandiera del loro rigido credo, il Qun, avevano mosso guerra al Tevinter e i suoi maghi per secoli e il loro esercito era tra i più temibili che si fosse mai visto.
Un'idea folle iniziò a farsi strada nel suo cervello. 《In che modo sei stato debole?》
《Mi sono fatto prendere dal panico, ho agito senza pensare. E ora aspetto il mio destino, la morte per mano della prole Oscura.》

Il biondo si chiese come facesse una persona tanto stoica ad andare nel panico, ma non ci pensò troppo. 《È stata quella vecchia della Chiesa a rinchiuderti vero?》 Chiese, ricevendo un cenno affermativo.
《Ti andrebbe di uscire da qui?》 Chiese, mentre il suo vecchio sorriso sornione tornava per la prima volta sulla sua faccia dopo settimane.

Sten lo guardò per un lungo attimo. 《Mi sono fatto rinchiudere volontariamente. Ho macchiato il mio onore davanti al Qun facendomi sconfiggere dalla prole oscura e venendo aiutato da una famiglia di Bas che poi ho ucciso. La morte sarà la mia espiazione.》
Runaan alzò un sopracciglio. 《Ci sarà un motivo per cui sei venuto da Por Vallen fin nel Ferelden giusto? Qual è? Non vorresti realizzarlo?》

《Il compito che mi ha assegnato l’Arishok era quello di studiare la minaccia del “Flagello” e il potenziale dei Custodi grigi, così che il Qun potesse decidere se intervenire sulla minaccia in prima persona o meno.》
L'elfo annuì. Non aveva idea di cosa fosse un Arishok, ma quella era un'occasione inestimabile. 《Allora sei fortunato. Io sono un custode grigio.》

Un guizzo di interesse attraverso quelle immense iridi viola, che lo squadrarono da capo a piedi. 《Ho sentito parlare di voi elfi dalish, si dice che siate dei nomadi delle foreste. Non credevo che vi uniste ad Ordini come quello dei custodi.》
Il biondo smise di sorridere, un ringhio che si affacciava nella sua gola. 《Fidati, non è stato per scelta, però adesso non importa. Se verrai con me, non solo combatterai la prole oscura per riscattare il tuo onore, ma potrai anche vedere il Flagello e i custodi con i tuoi occhi e compiere la missione che ti è stata affidata.》

Il Qunari parve riflettere per un attimo che parve lunghissimo, il suo volto sempre una maschera di pietra, ma poi annuì. 《Verrò con te, Runaan dei dalish.》
L'elfo sorrise, iniziando a frugare nelle tasche. Sapeva che quella vecchia bigotta della Chiesa non gli avrebbe mai dato la chiave se gliel'avesse chiesto, ma non importava. Tirò fuori i suoi attrezzi da scasso e iniziò ad armeggiare sulla serratura. Era vecchia e rugginosa, scattò dopo pochi attimi.


Il Qunari venne fuori a passi pesanti. I vestiti di cotone erano troppo corti e talmente sottili e consumati da celare a malapena il suo corpo imponente, e il biondo notò che era scalzo. 《Ti procureremo un'armatura e una spada al più presto. Abbiamo recuperato un buon equipaggiamento da un mercante e dei banditi. Ora però andiamocene, non voglio il fiato di quella bigotta e dei suoi Templari sul collo.》

Il Qunari annuì senza cambiare espressione, seguendo L’elfo ad ampi passi mentre lo conduceva verso un gruppo alquanto particolare. C'erano un umano biondo dall'aria sciocca, un altro elfo dalla pelle scura e molto minuto, una ragazza dai capelli scuri quasi svestita, una giovane dai capelli rossi armata di arco e un grosso cane bianco dall'aria fiera. Non aveva mai visto tanta varierà nemmeno a Por Vallen.


《Ehi, Runaan! Sei tornat… lui chi è!?》 Chiese Alistair, strabuzzando gli occhi davanti al Qunari.
《Lui è Sten, un guerriero del Qun. Ha accettato di aiutarci a combattere la prole oscura dopo che l'ho fatto uscire dalla gabbia dove era stato rinchiuso.》 Spiegò in fretta Runaan, iniziando a sistemare la sua roba.

《Lo hai fatto uscire!? Ma se i Templari venissero a cercarlo!?》 Chiesero all'unisono Leliana e Alistair.
《Cosa vi aspettavate, sciocchi? Un uomo di tale potenza fisica non può che essere d’aiuto al nostro gruppo. Lasciare una persona tanto fiera alla prole oscura è qualcosa che farebbe solo la Chiesa. Inoltre, lui non parla con le voci nella sua testa né si lagna come un bambino.》 Li derise entrambi Morrigan.
L’elfo annuì. 《Volevano lasciarlo a morire per mano della prole Oscura, quindi era mio diritto di Custode Grigio tirarlo fuori da lì. Inoltre, come dice Morrigan, sarà un ottimo alleato per combattere il Flagello. Quindi non fate storie e muoviamoci. Sono stufo di questo posto.》 Disse, quasi sfidando Alistair a controbattere.

Il ramato non disse nulla, scuotendo la testa e sistemando il proprio zaino. Iselen lo imitò con un impercettibile sorriso, mettendosi poi in testa al gruppo insieme ad Invel verso la strada che li avrebbe portati sul secondo tratto della Via Imperiale. Non vedeva l'ora di andare via: da lì era già possibile vedere le distese verdi delle colline che avrebbero dovuto superare per raggiungere Redcliffe.
Peccato che proprio davanti allo snodo delle strade si era radunata una piccola folla di uomini vestiti in abiti umili e armati di forconi, spade sbeccate e vecchi archi, che gli puntarono addosso con quella che doveva sembrare un atteggiamento minaccioso appena si avvicinarono.


《Alt!》 Urlò loro addosso un uomo nerboruto che doveva essere il leader. Tra le mani stringeva un forcone sbeccato. 《Voi siete i tre custodi grigi e i loro compagni non è vero? C’è una grossa taglia su ognuna delle vostre teste secondo Teyrn Loghain. Non sappiamo se avete seriamente tradito il regno o meno, e, il Creatore mi perdoni, non mi importa. Tutto quel denaro ci servirà per regalare una nuova vita per le nostre famiglie appena saremo fuggiti da qui.》
Il mago trattenne uno sbuffo. 《In questo villaggio ci sono tantissime persone con un desiderio di morte.》

Runaan, Morrigan e Sten si dissero d'accordo, sguainando le loro armi, ma Leliana si mise nuovamente in mezzo prima che la situazione precipitasse. 《Aspettate. Vi prego signori, non costringeteci a farvi del male, questi custodi sono brave persone, venute per aiutarci. Il vero nemico non sono loro, ma la prole oscura. Tornate dalle vostre famiglie e fuggite da qui prima che sia troppo tardi.》


Quegli uomini, però, sembravano duri d'orecchie, perché uno di loro provò a gettarsi su di lei appena ebbe finito di parlare. La rossa lo schivò con eleganza, scivolandogli alle spalle e colpendolo alla nuca con il manico di un coltello. Quello cadde prono a terra, e la ragazza si mosse appena in tempo per evitare una freccia, che si piantò poco distante dal suo piede.
L'arciere provò a mirare ancora, ma Sten gli arrivò addosso con una forza terrificante, trapassandolo da parte a parte con un affondo violentissimo del suo nuovo spadone, sollevando una fontana di sangue che imbrattò il terreno e i corpi degli altri uomini. 

Molti di loro divennero pallidi come cenci, ma altri attaccarono ancora, le loro armi che rimbalzavano inutili contro gli scudi di energia eretti da Iselen e la spada di Alistair. Il ramato e Leliana stavano cercando di non ucciderli, ma gli altri si facevano meno scrupoli.
Tre uomini vennero travolti da un fulmine di Morrigan, che risuonò con uno scoppio assordante per tutta la piana, lasciando solo cadaveri carbonizzati e diede il tempo a Runaan di ucciderne altri due con le sue frecce, mentre Invel, sotto l'ordine del padrone, azzannava la gamba del leader del gruppo, facendolo crollare a terra.


Iselen gli puntò contro il suo bastone magico, la punta che scintillava glaciale, e si rivolse ai pochi membri ancora vivi della piccola folla, ormai pallidi e tremanti, mentre lunghi arabeschi gelati tracciavano l'erba attorno a lui. 《Io vi consiglierei di levarvi dai piedi. Altrimenti, farete la fine dei vostri amici.》


Quelli si guardarono per un attimo, per poi fuggire via con urla terrorizzate e anche il loro capo andò via zoppicante, sussurrando maledizioni contro di loro.

Il mago ripose nuovamente la sua arma, l'aria attorno a lui che tornava a riscaldarsi. 《Molto bene, possiamo andare adesso.》 
《Lo sai, avremmo potuto evitare di ucciderne così tanti. Erano dei semplici paesani.》 Mormorò Alistair.
《Ci hanno attaccato loro per primi, Alistair. Io gli ho dato una possibilità di tornare a casa: se avessero dato retta a Leliana, non li avrei fermati, ma visto che hanno attaccato, si sono uccisi con le loro mani.》 Rispose l'elfo, il solito tono gelido colorato da una nota stizzita. 《Cerca di crescere un po' per favore. Solo perché sono paesani sfortunati, non significa che dovremmo permettergli di portarci da Loghain in catene. Se attaccano il nostro gruppo, lo fanno a loro rischio e pericolo.》

L'umano abbassò lo sguardo, ben consapevole che fosse la verità, mentre Runaan e Morrigan ghignavano e Sten restava impassibile, guardando semplicemente Iselen ricominciare ad avanzare con Invel al fianco verso la Via Imperiale.


**


Impiegarono meno di due giorni per arrivare a Redcliffe e la situazione era rimasta piuttosto tranquilla durante il viaggio: niente attacchi di prole Oscura e nemmeno banditi o animali selvatici. Iselen non poteva che esserne soddisfatto.
Certo, non era previsto che si aggiungessero altri due membri al loro gruppo già eterogeneo, ma sia Sten che Leliana si erano rivelati ottimi alleati. Anche se certi atteggiamenti del Qunari lo infastidivano. 

Era sempre zitto, gli occhi Viola puntati sulla strada e il viso immutabile, nemmeno lui raggiungeva certi livelli di impassibilità, e sembrava sempre pronto al combattimento. Ma non era questo a causargli fastidio.
Fin da subito si era tenuto lontano da lui. Il generale disprezzo dei Qunari per la magia era una notizia nota e quel Qunari in particolare non faceva eccezione. Bastava evocare una scintilla per far scattare la sua mano verso l'elsa della spada, recitando parole nella sua complessa e cacofonica lingua.
Era chiaro che si fosse unito a loro solo per il debito che aveva con Runaan.

La rossa invece aveva sempre un sorriso gioviale sul viso e ogni tanto si metteva a canticchiare qualche strofa di alcune ballate proveninienti dall'Impero dell'Orlais, la stravagante terra dove era nata, e si era rivelata una persona molto più equilibrata di quanto ci si potesse aspettare da una che affermava di aver ricevuto una Visione dal Creatore. Doveva ammettere che gli ricordava un po' Neria ed era più avvicinabile Di Sten.


Era Alistair quello che continuava a preoccuparlo, però. Lo aveva visto pensoso negli ultimi giorni, come se si stesse arrovellando su qualcosa e non sapesse trovare le parole, e non sembrava essersi avvicinato alla soluzione.
Aveva provato a chiedergli se andasse tutto bene, ma lui aveva continuato a evitare le sue domande con battute ridicole e alla fine ci aveva rinunciato.
Non capiva cosa potesse averlo reso tanto meditabondo. Si stavano finalmente recando dal suo tanto adorato Arle Eamon, avevano reclutato nuovi compagni, stavano almeno provando a formulare un piano per affrontare il Flagello e Morrigan lo aveva lasciato in pace per tutta la marcia, preferendo parlare con Runaan. Tutto sembrava a posto, ma a quanto pareva Alistair non era d'accordo.


Fu solo al terzo giorno di marcia, quando videro i tetti della città di Redcliffe svettare oltre una collina e le acque del lago Calenhad scintillare al sole, che Alistair si decise ad avvicinarsi a lui e Runaan per parlare. Chiaramente nervoso, visto il modo in cui spostava il peso da un piede all'altro e non incontrava il loro sguardo. 《Posso parlarvi ragazzi?》
I due elfi si guardarono e annuirono, seguendo il giovane poco lontano dall’accampamento, mentre il tramonto tingeva il cielo di arancione. 《Hai finalmente deciso di spiegarci che ti prende?》 Chiese il dalish, incrociando le braccia: sembrava preda di uno dei suoi soliti malumori. Ma stavolta non era difficile immaginare perchè.

Poco prima di sprofondare in quello strano mutismo, Alistair gli aveva svelato che la corruzione che avevano assunto durante l'Unione, la loro arma più potente contro la prole oscura, non era altro che una lenta condanna a morte.
Ci sarebbero voluti decenni, ma prima o poi sarebbe arrivata al punto di divorare le loro menti e portarli alla follia. E il solo modo che i custodi più anziani avevano per sfuggire a quella lenta agonia, era scendere nelle vie profonde a uccidere più prole oscura possibile e morire sulle loro spade. Com'era prevedibile, Runaan non aveva preso bene la notizia.


Alistair annuì. 《Si. In realtà era da un po' che ve lo volevo dire, ma il momento non sembrava mai adatto. Vi ho detto che Arle Eamon conta molto per me vero? È perché mi ha cresciuto lui. Ho vissuto nel suo castello per tutta la vita fino a quando non sono stato mandato via per diventare un templare. Lui è stato molto buono con me, e ha saputo fin da subito chi fossi. Mio padre… lui era… beh, era Re Maric.》
Iselen sgranò gli occhi, mentre Runaan alzò un sopracciglio. 《Quindi… re Cailan era tuo fratello.》 Commentò il biondo, non sapendo che altro dire.

Alistair annuì. 《Fratellastro, ad essere precisi.》
L'elfo dalla pelle scura riprese il controllo un secondo dopo. 《Quindi tuo padre era Re Maric? QUEL re Maric? L'eroe che ha liberato il Ferelden dal dominio orlesiano? il Marito della regina Rowan? Il migliore amico di Loghain?》
Alistair annuì, ls precchie rosse di vergogna, e il mago alzò un sopracciglio. 《Perché non ce lo hai detto prima?》

Le orecchie del ramato divennero ancora più paonazze. 《Volevo farlo! Ve lo volevo dire subito dopo Ostagar, ma ho temporeggiato perché… ogni volta che qualcuno lo viene a sapere, inizia a comportarsi in modo diverso con me. Persino Duncan… mi ha mandato con voi sulla Torre di Ishal per difendermi.》
Runaan lo guardò di sottecchi, mentre un sorriso sardonico gli incurvava le labbra. 《Se ti può consolare, per me non fa differenza di chi sei figlio. Resti sempre lo stesso Shemlen lamentoso.》
L'altro ragazzo strabuzzò gli occhi e poi scoppiò a ridere. 《Hey, non colpire i miei sentimenti! Sono fragili sai?》 Scherzò, mentre Iselen invece rifletteva.

Una simile scoperta… non se la sarebbe mai aspettata, ma avrebbe potuto essere un buon asso nella manica. Non era esattamente ferrato nella politica, si era sempre annoiato a studiare quella particolare parte della storia, ma era abbastanza sicuro che un figlio di re Maric, seppur illegittimo, avrebbe potuto aiutarli contro le pretese di Loghain sul trono.
Ma non diede voce a questi pensieri. Non era difficile capire che Alistair non volesse essere re, quindi esporgli quello a cui aveva pensato non sarebbe servito a nulla, per ora. 《Se ti preoccupa tanto che altri lo scoprano, perché lo stai raccontando a noi?》

《Non lo so. Forse perché vorrei darvi prova che mi fido di voi, che possiamo essere buoni compagni e forse anche amici. Lo so che le vostre vite sono cambiate con l'Unione, ma i Custodi sono una famiglia. Tra di noi non serve sentirsi diversi o fuori posto. So che ora ci siamo solo tre, ma magari potremo ricostruire l'Ordine e trovare nuovi fratelli… se sopravvivremo al Flagello.》


Runaan, al solo sentir parlare di “Famiglia”, si rabbuiò di colpo, non potendo fare a meno di pensare a Tamlen, Merrill, Fenarel, Ashalle, la Guardiana… aveva provato a non pensare a loro o al Clan da quando era uscito dalle selve, ma ora il ricordo di come aveva dovuto dire addio stava tornando prepotente nella sua testa, insieme alla rabbia che aveva provato contro Duncan.

Il ramato se ne accorse e si avvicinò, mordendosi il labbro. 《Ascolta Runaan, io vorrei che I Custodi diventassero una casa soprattutto per te. Lo so che hai perso tutti quelli che conoscevi quando Duncan ti ha coscritto Per salvarti la vita, ma Fidati, Capisco come ti sei sentito e…》
《No, non è vero.》 Rispose semplicemente lui. 《Tu eri contento di essere reclutato tra i custodi, volevi lasciare i Templari. Io invece non volevo abbandonare il mio Clan. Quello che è successo a Tamlen è stata colpa mia ed ero pronto ad accettare la morte finché Duncan non si è messo in mezzo. Non sarei nemmeno qui se quel dannato Shemlen si fosse fatto I cavoli propri e mi avesse lasciato stare.》

Alistair abbassò gli occhi di fronte a quel tono pieno di rancore. 《Potresti provare a vederla come una possibilità per ricominciare allora. Duncan ha visto qualcosa in te, è per questo che ti ha scelto. Insomma… anche se non volevi essere un custode, ora stai salvando il Ferelden, non è cosa da poco.》
L’elfo lo guardò dritto negli occhi. 《Il mio primo istinto era quello di andarmene appena avuta la cura. Trai le tue conclusioni.》 Disse, per poi avviarsi verso il fuoco e lasciando Alistair a bocca aperta.


Runaan si sedette, le ginocchia strette al petto. Quel cretino non avrebbe mai capito come si sentiva, nemmeno lui lo capiva. Era in preda ad un tumulto di emozioni che non lo lasciava in pace: L'idea di andarsene, di lasciarsi alle spalle tutta quella follia, gli era passata per la mente molte volte. Quello che per il ramato era un onore, per lui era solo un cappio al collo, eppure qualcosa lo aveva sempre fermato.
Non poteva lasciare Iselen ad occuparsi di tutto da solo, così come non poteva fidarsi dell'altro custode per aiutarlo. E che gli piacesse o no, ormai faceva parte di quel gruppo sgangherato. Non poteva abbandonarli.

Il mago, invece, lo guardò allontanarsi. Capiva perché stesse così male: aveva dovuto lasciare tutta la sua vita indietro per la decisione di qualcun altro, ma davanti alla descrizione dell’Ordine di Alistair non aveva potuto trattenere un sorriso.
Scoprire che la Corruzione prima o poi lo avrebbe ucciso non gli aveva fatto piacere, ma doveva ammettere che non sarebbe stato male avere un posto dove le orecchie e la magia non facessero differenza.
E chissà, magari col suo nuovo status di Custode sarebbe persino riuscito a salvare Neria e Solona. Gli mancavano molto i loro pomeriggi passati sui libri a chiacchierare, i loro sorrisi e la loro energia. Sperava di rivederle presto.


Si avvicinò anche lui al fuoco accompagnato da questi pensieri, ignorando la faccia nuovamente scura di Alistair. La zuppa di carne preparata da Morrigan emanava un profumo che gli fece venire l'acquolina in bocca, ma poi sentì Invel guaire e si rese conto di una cosa: la foresta dietro di loro si era fatta silenziosa di colpo.
Non volava una mosca. E non era un silenzio naturale, c'era qualcosa di pesante nell'aria che lo spinse a ingrandire il bastone.

Anche Morrigan, Runaan e Leliana dovevano averlo capito, perché avevano iniziato a guardarsi intorno con un'espressione circospetta. Era come se qualcosa li stesse osservando
《Qualcosa non va.》 Affermò Sten, sguainando lo spadone e iniziando a guardarsi intorno con aria guardinga. E fu allora che gli piombarono addosso.

Figure umanoidi con una tale puzza di putrefazione addosso da lasciare senza fiato e armate di mazze, coltelli e vecchie spade spuntarono da chissà dove e si gettarono su di loro a decine, costringendoli a sguainare di corsa le armi per difendersi.


Sten ne decapitò tre con un colpo secco, mentre Morrigan ne abbrustoliva un altro con una folgore in pieno petto. Iselen diede ordine a Invel di non mordere ne inghiottire nulla mentre evocava lame di ghiaccio a più non posso nel tentativo di ammazzare quelle creature, chiaramente non umane.
Leliana e Runaan erano quelli in grado di fare più danni: con una sola freccia alla testa, riuscivano ad abbattere i nemici senza difficoltà, mentre Alistair copriva loro le spalle con la sua spada e lo scudo ben sollevato, spaccando ossa e decapitando.

La vera fortuna era che quei cosi non erano coordinati né veloci, quindi potevano liberarsene in fretta, ma erano più forzuti del previsto: uno di loro era riuscito a deviare lo scudo del Custode e ferirlo con una spada, cogliendolo di sorpresa, ma Invel lo buttò a terra subito dopo, permettendo al ramato di ucciderlo.

Si sbarazzarono delle altre creature relativamente in fretta, ormai ben consapevoli della minaccia che avevano davanti, e quando anche l’ultimo crollò a terra, si resero conto che non era prole oscura.

《Questi sono Cadaveri rianimati.》 Sentenziò Iselen, guardandone uno con occhi critico.
《Un che cosa?》 Chiese Alistair.

《Un cadavere che a causa di un demone risorge e incomincia ad attaccare. È per questo che i morti si bruciano di solito.》 Spiegò Morrigan in poche parole.
《Magia.》 Ringhiò Sten a mezza voce, mentre Leliana si mordeva il labbro con aria preoccupata.

《Ragazzi, se questi Cadaveri sono apparsi così vicini al villaggio, non potrebbero essercene altri lì?》
Alistair impallidì. 《Dobbiamo andare subito a controllare! Se ci sono altre creature come queste, potrebbero mietere moltissime vittime!》
《Dobbiamo proprio? Perché spetta sempre a noi fare i buoni samaritani?》 Chiese Morrigan seccata, ma il ramato e la rossa erano già risaliti lungo la collina e tutti gli altri furono costretti a seguirli.


Appena scesero lungo il fianco dell’altura, scoprirono che l’intuizione di Leliana era corretta: la città era in preda al panico, decine e decine di Cadaveri avanzavano con la loro camminata sbilenca, attaccando qualunque cosa o persona si muovesse davanti a loro.
C'erano degli uomini in armatura che stavano cercando di trattenerli, ma anche più a valle si sentivano i rumori di uno scontro. Le urla terrorizzate ormai avevano invaso il nero della notte

Alistair si gettò subito nella mischia, cogliendo di sorpresa quei mostri e uccidendone quattro prima che quelli potessero difendersi, e le frecce di Runaan e Leliana ne inchiodarono altri a terra, dando la possibilità al Custode e a Sten di ucciderli.
Il Qunari iniziò subito a far mulinare il gigantesco spadone, tranciando a metà qualsiasi nemico si mettesse sulla sua strada e procedendo senza fermarsi fino alla fine del pendio e lasciandosi dietro una scia di cadaveri a pezzi, il Dalish sempre dietro e pronto a coprirgli le spalle.

Iselen, Morrigan ed Invel scesero subito dopo, Leliana poco distante. Il mago stava evocando spuntoni di pietra a più non posso, trapassando I cadaveri che i cavalieri di Redcliffe non erano riusciti a finire. 《Invel, non mordere! Buttali solo a terra!》 Ordinò al mabari, che eseguì l’ordine e permise alla strega delle Selve di colpirli con le sue folgori, il Velo che vorticava pericoloso attorno a lei.

Il gruppo di cavalieri li guardò a bocca aperta, ma si ripresero in fretta e corsero subito insieme a loro verso la piazza principale del villaggio, dove lo scontro era ancora ben lontano dal finire.

Vari uomini giacevano morti a terra, larghe pozze di sangue rendevano il terreno scivoloso, mentre I guerrieri facevano del loro meglio per uccidere quanti più mostri possibile.
A guidarli era un uomo sulla tarda quarantina e il volto piacente, i capelli castano chiaro appiccicosi per il sudore e il sangue che colava da un taglio sulla fronte. La sua spada era ancora piantata nel torace di uno dei cadaveri.

《Bann Teagan!》 Lo chiamò Alistair, colpendo con lo scudo un'altra carcassa semovente e spedendola tra le grinfie di Invel.
L'altro si girò, incredulo《Alistair?! Che ci fai qui?! Credevo che tutti i custodi fossero morti ad Ostagar.》

《Diciamo che è una storia lunga, ma sono qui per aiutare voi e vostro fratello Eamon. Ho portato aiuto!》 Rispose il ragazzo, indicando i suoi compagni, occupati ad ammazzare quelle creature.
L'uomo guardò sorpreso il gruppo, i due maghi e il Qunari in particolare, ma annuì sollevato. 《Hanno iniziato ad arrivare settimane fa. Ogni notte, queste creature compaiono e continuano ad uccidere qualsiasi cosa o persona gli passi davanti e poi si ritirano appena spunta il sole. Abbiamo perso tantissima brava gente. Giorni fa è arrivata una ragazza che mi ha aiutato a procurarci nuove armi ed armature e a sbarrare le case, ma non è bastato.》

Il custode annuì, mentre si univa a Sten e Runaan per tenere lontani i cadaveri dalle abitazioni. Un denso miasma paralizzante evocato da Morrigan ne aveva bloccato diversi, ma erano troppi: per ogni mostro che cadeva, altri tre erano pronti a prendere il suo posto.

Iselen, Invel e Leliana stavano combattendo poco lontano, un vortice di ghiaccio che si espandeva attorno a loro per difenderli dagli artigli dei cadaveri e permettere alla rossa e al mabari di trafiggerli con i pugnali e gli artigli. Ma prima o poi il mago si sarebbe stancato e avrebbero perso il loro vantaggio.

《Gettate i barili!》 Sbraitò Bann Teagan ai suoi uomini, che iniziarono a raccogliere una serie di grossi contenitori di legno e a lanciarli addosso ai mostri, travolgendoli e ricoprendo il terreno di quello che sembrava olio.
《Fuoco!》 Ordinò nuovamente l'uomo e i suoi soldati lasciarono andare delle torce sulla sostanza. Ci fu un botto terrificante, mentre I barili svanivano in un inferno di fiamme che inghiottì moltissime creature, ma iniziando ad attecchire anche alle case e alle barricate che avevano costruito attorno ad esse.

《Ma che fate imbecilli!?》 Urlò Iselen, evocando una barriera per difendere gli edifici dal fuoco. 《In questa maniera distruggerete voi il villaggio!》
Runaan si disse d'accordo, ma una lama gli si piantò nel fianco, costringendolo a girarsi per conficcare i pugnali nella testa di un cadavere. 《Fenehidis Lasa.》 Ringhiò mentre il mago lo curava rapidamente. 


Alistair e Leliana si precipitarono verso di loro e Sten per aiutarli, ma un cadavere fiammeggiante si buttò addosso al ragazzo, lasciandogli un lungo squarcio rovente sulla guancia sinistra con gli artigli, per poi puntare alla sua trachea, peccato che una spada lo trapassò da parte a parte, spaccandogli le costole.

Il Custode si voltò per ringraziare Bann Teagan ma non era lui quello che lo aveva aiutato, bensì una ragazza dagli occhi verdi. Era alta e molto bella, una lunga treccia di capelli corvini scendeva sulla schiena protetta da un'armatura pesante e teneva in mano due lunghe spade impregnate di sangue.
Accanto a lei c'erano una grossa mabari dalla pelliccia rossiccia e due nane. Una aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri dallo sguardo fiero e un grosso spadone in mano, l’altra invece sembrava parecchio seccata. Aveva I capelli castano rossicci raccolti in tante treccine, un grosso tatuaggio a forma di S sulla guancia e una serie di cicatrici sul volto che le dava un'aria selvaggia, così come il modo in cui teneva i suoi lunghi pugnali in mano.

《Grazie, mia Signora.》 Disse il Custode, riprendendo la spada da terra.
《È stato un piacere. Mi chiamo Persephone e loro due sono Aura e Micah.》 Rispose lei, sbrigativa.
《Lasciate i convenevoli per dopo la battaglia! Arrivano altri di quei cosi》 Sbraitò Micah, indicando I cadaveri in arrivo. Ne erano rimasti pochi, ma potevano fare danno ugualmente.


Era incredibile quanto la fortuna non fosse mai dalla sua parte ultimamente: dopo che lei e la principessina erano fuggite da Orzammar, avevano dovuto lavorare sodo per sopravvivere su quella dannata superficie. Lei si era dovuta mettere in contatto un una delle cellule del Karta della superficie per chiedere aiuto e farsi ammettere nel loro Clan. Ed era rimasta parecchio sorpresa quando Aura l’aveva seguita.
Si era spesso lamentata dei loro metodi e idee, come si era aspettata da una come lei, ma aveva messo da parte i suoi modi da nobile testa di marmo abbastanza in fretta, dopotutto anche lei voleva mangiare, e si erano ritrovate ad essere compagne di contrabbando. Ironia della sorte
E non era stato tanto male. Certo, continuava a vedere la sua disapprovazione ogni volta che intascavano denaro per far fuori qualcuno che secondo lei non lo meritava, ma era sicura che entro qualche mese anche lei avrebbe capito il motto del Karta: con l'oro o col sangue, ottenevano sempre la propria parte.

Avevano passato settimane a svolgere i lavori più pidocchiosi: contrabbandare qualsiasi merce le passassero alle persone giuste, far fuori traditori o gente scomoda e avevano dato fondo a tutti i talenti persuasivi di Aura e al suo senso per gli affari per risalire la gerarchia del Karta più in fretta possibile. E lo sforzo non era stato vano: quello che stava trasportando nel suo zaino valeva un sacco di soldi. Erano quasi tre chili di lyrium cristallizzato, pronto ad essere portato alla torre del Circolo a qualche Templare dipendente che lo avrebbe pagato in oro.


Peccato che poi fossero spuntati fuori quei maledetti cadaveri semoventi a rompere i coglioni e loro due si erano ritrovate costrette già per due notti di fila a doverli combattere per salvarsi la pelle, perché la principessina era troppo nobile da mollare quel branco di teste tra le nuvole e farsi i cavoli propri, e lei come al solito ci era finita di mezzo. 
L'unico vantaggio era stato conoscere Persephone: lei e quel suo cane gigantesco erano state di grande aiuto, e ora un altro gruppo di teste tra le nuvole era arrivato ad aiutare. E fortunatamente sembravano più bravi a combattere di quel branco di abitanti incapaci che si erano messi a dar fuoco a tutto.


Continuarono a combattere senza sosta per altre due ore, prima che quel dannato sole iniziasse a sorgere: con la luce del giorno, quei cosi diventavano inermi, i loro versi gutturali che si spegnevano mentre i loto corpi cadevano a terra come sacchi. E per fortuna. Non ce la faceva più.
《Cazzo. Faranno meglio a pagarmi bene dopo tutto questo!》 Ringhiò, mentre Aura alzava gli occhi al cielo con aria esasperata.


Bann Teagan, dopo aver eliminato l'ultimo cadavere, si rivolse a tutti loro con un sorriso. 《Vi ringrazio tanto. Senza di voi saremmo morti tutti. Ve ne saremo per sempre grati.》
《È stato un piacere.》 Risposero Persephone e Aura, la prima persino con una riverenza, prima che uno scalpiccio di passi concitati attirasse la loro attenzione: una donna stava arrivando di corsa accompagnata da un gruppetto di soldati.

Era vestita riccamente, i riccioli biondo fragola raccolti in un’acconciatura complicata e voluminosa sopra la testa, e la sua faccia era rossa per la foga. 《Teagan, Teagan! Oh per il Creatore, stai bene!》
《Isolde? Che cosa ci fai qui? Come hai fatto a fuggire dal castello?!》 Esclamò il Bann, correndo verso la cognata. 《Cosa è successo?》

Grosse lacrime riempirono gli occhi della donna. 《La situazione sta peggiorando. Ho bisogno che tu venga con me.》
《Volete recarvi da soli dalla fonte di queste creature?》 Chiese Aura, indicando I cadaveri per terra. 《Non mi sembra una mossa saggia.》

La donna sembrò accorgersi di tutti loro solo in quel momento. 《Teagan, chi sono queste persone?》
《Noi siamo quelli che hanno appena salvato il culo alla città.》 Le rispose Micah, il suo solito ghigno storto in faccia. 《E io ho come la sensazione che voi teste tra le nuvole ci stiate nascondendo qualcosa.》

La donna mostrò subito un’espressione oltraggiata, ma nessuno dei presenti poteva dare torto alla nana. Nel castello si trovava la fonte magica che aveva ridato vita a quelle creature, quindi per quale motivo chiedere solo a Bann Teagan di venire?


《Io… io non ho tempo di spiegare. Teagan, ti prego, vieni con me.》
L'uomo annuì con un sospiro, girandosi poi verso Alistair, abbassando il tono di voce. 《Ragazzo mio, tu e i tuoi amici potrete venire in nostro aiuto più tardi. Prendete il passaggio segreto sotto il Mulino e, se dovesse succedere il peggio, venite in nostro aiuto.》

Il ragazzo annuì, non avendo ancora capito quale creatura tanto tremenda si celasse nel castello, ma pronto a combattere. Voleva rivedere Arle Eamon: stava davvero pregando che Iselen potesse guarirlo in qualche modo. E se nel frattempo fossero riusciti anche ad evitare che altri non morti attaccamento Redcliffe… tanto di guadagnato.

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Capitolo 12
*** La Torre ***


I cavalli galoppavano rapidamente lungo le sponde del lago Calenhad e Micah si stava tenendo stretta a Runaan come se ne andasse della sua vita. Ed effettivamente… era così.

Stava rimbalzando su quel mostro a quattro zampe da ore e se all’inizio, nonostante la stazza di quei cosi, si fosse detta che non poteva essere peggio che cavalcare un bronto, aveva scoperto che era molto molto peggio! Ormai stava per vomitare il pranzo!

 

《Tutto bene lì dietro?》 Chiese Runaan, sentendo la stretta della nana farsi più forte intorno alla sua vita.

《Un altro minuto e vomito.》 Rispose debolmente la senzacasta, spingendo il custode a fermarsi per farla riposare un attimo.

 

Non era sorpreso che Micah si trovasse così male in sella ad un cavallo, dopotutto i nani non ne avevano neanche uno. Nemmeno lui era abituato, i dalish cavalcavano gli halla per spostarsi, però i nani Usavano animali enormi, simili a rinoceronti del sottosuolo, chiamati Bronto come bestie da traino e come cavalcature. Certamente più lenti e con meno scossoni.

 

La nana scese finalmente a terra con le gambe molli e la faccia talmente pallida da far quasi scomparire le cicatrici. Si accovacciò sulla strada, cercando di riprendersi e di farsi passare quel fottuto mal di mare!

 

 

《State bene?》 Domandò Iselen, arrivando con Invel e Alistair e facendo fermare il suo cavallo. Anche lui aveva avute parecchie difficoltà a governarlo inizialmente, ma sembrava aver più o meno imparato come partire e come arrestarsi.

 

La nana gli rivolse un'espressione che la diceva lunga e il mago si fece sfuggire una risatina. 《Ti aiuto io.》 Disse, avvicinando le dita alla fronte della ragazza.

《Ehi, che cazzo vuoi…》 Iniziò lei, per poi vedere le sue mani illuminarsi e sentire una sensazione fresca che la fece stare del tutto meglio. 《Per la Pietra, era ora. Ti devo una birra.》 Disse sollevata.

 

Il mago annuì cortese. 《La accetterò con piacere. Con tutto quello che è successo nelle ultime ore, ne ho bisogno.》 Disse, girandosi poi verso Alistair.

 

Il custode era rimasto scuro in viso per tutto il viaggio, e ora stava guardando una enorme nuvola di fumo che si stava alzando da un villaggio non troppo lontano da loro, il vento che portata una gran puzza di carne umana e legno bruciati, mischiato all’inconfondibile tanfo di prole oscura e a quello ferroso del sangue.

Ormai stava calando la notte e il bagliore dell’incendio ancora in corso illuminava il buio nonostante la distanza ed era sufficiente per capire che non c'era più nulla da fare. Era una visione sconfortante.

 

《Lothering.》 Si limitò a dire il ragazzo. 

《Non possiamo andarci Alistair. Ormai non hanno più speranze.》 Rispose Iselen, la luce del fuoco che si rifletteva nei suoi occhi, mentre Micah ringraziava la Pietra. Le lotte a Redcliffe le erano bastate, non aveva intenzione di lanciarsi in un’altra impresa da buona samaritana.

 

 

Anche Runaan osservò l’incendio ardere, sentendo un guizzo di dispiacere per quelle persone. Erano Shemlen, bigotti che non avevamo idea di quanto la loro Chiesa si sbagliasse sui Dalish, i maghi e gli Spiriti, però quello era un modo orribile per morire.

 

《Credo che dovremmo andare. Ormai è buio e dobbiamo trovare un posto dove riposare.》 Propose, ricevendo un latrato contento da Invel e un cenno affermativo da Iselen e Micah. Erano tutti stanchi

 

Alistair lo ignorò, come aveva fatto da tutto il viaggio, e l'elfo lo lasciò fare. Non gli importava se quel cretino si era offeso perché gli aveva detto la verità; doveva imparare anche lui che non sempre le cose andavano nel verso giusto.  E il fatto che lo avesse definito “senza cuore” era stato abbastanza per farlo infuriare.

Non aveva mai esitato ad ammazzare gli Shem che si avvicinavano troppo al loro accampamento, non poteva negarlo, ma non avrebbe mai fatto una cosa simile ad un bambino, di qualsiasi razza fosse. Non senza una scusa validissima, come in quel caso. Non potevano scambiare una vita sola per un villaggio intero solo perché una donna con la puzza sotto il naso non era stata abbastanza coraggiosa da ammettere che il figlio aveva il Dono della magia.

Ma tanto era inutile parlare con Alistair, avrebbe avuto più fortuna se si fosse messo a spiegarlo ad un muro. Lui era convinto che essere un custode grigio fosse il più grande onore di tutti, che non ci fosse niente di meglio che passare la vita a uccidere Prole Oscura, quando in realtà era solo una lenta condanna a morte per cui nessuno li avrebbe mai ringraziati.

 

Si Domandò per l'ennesima volta dall'inizio del viaggio cosa avrebbero detto Tamlen, Merrill e Fenarel se fossero stati lì con lui. Probabilmente, se avesse viaggiato con loro, sarebbe stato lui il più attivo nel combattere e lanciarsi in imprese disperate e la sera avrebbero riso di fronte alle loro avventure, godendosi il calore del fuoco e le storie d Fenarel.

 

Si sedette sul terreno, all'ombra di un grande albero, cercando di non permettere alla nostalgia di sopraffarlo. Pensare al Clan gli metteva addosso una gran sensazione di vuoto e mancanza di casa.

Provò a distrarsi, focalizzandosi sul calore che sentiva. Avevano acceso un fuoco e ci si erano messi intorno, una barriera creata da Iselen splendeva attorno a loro per proteggerli dal freddo e in caso di attacco.

Invel si era già acciambellato accanto ad Iselen, russando piano, e anche Micah si era assopita, una mano stretta attorno ad uno dei suoi pugnali. Alistair invece era accanto alla nana, ancora sveglio, anche se era chiaro che stesse per addormentarsi.

 

 

Tirò l'ennesimo sospiro, mentre Iselen si voltava verso di lui. 《Tutto bene?》

《Credo di essere io a dovertelo chiedere.》 Rispose lui. 《Stiamo tornando nel posto in cui sei rimasto prigioniero per gli ultimi quindici anni. Non mi aspetto che tu ti senta eccitato all'idea.》

 

L'altro elfo abbassò il capo, giocando con la sua lunghissima treccia. Anche solo il pensiero di tornare tra quelle mura gli dava l’idea di soffocare. 《Non ci tornerei mai di mia sponte, ma ci sono due amiche che devo vedere. Anzi, le mie sorelle. Le ho lasciate lì quando sono stato reclutato e ho paura che i templari possano aver fatto loro qualcosa. Non posso lasciarle lì.》

Runaan annuì, fissando il fuoco. 《Com'era vivere in qual posto?》 Era sempre stato curioso di saperlo, ma non glielo aveva mai chiesto

 

《Dipendeva dai momenti. Quando io, Solona, Neria e Jowan eravamo tutti insieme in biblioteca, parlando, ridendo, imparando magia… era bellissimo. Loro sono sempre stati la mia famiglia, con loro ero felice. Altri momenti invece… lo erano meno.》 Disse il mago, ricordando per un secondo il dolore di una lama che tagliava la pelle, accompagnata dalla terrificante sensazione di lunghe dita appiccicose addosso. 

Scosse la testa, scacciando quel ricordo e tornando a parlare a Runaan.《Il sentirsi sempre gli occhi dei Templari addosso, il dovere di essere obbediente se non vuoi guai, la minaccia della Calma sempre presente, la sensazione di essere odiato da tutti solo perché sei diverso, solo perché non sei come gli altri… queste erano le parti peggiori.》

《Mi chiedo come abbia fatto a viverci per quindici anni senza impazzire. Io non reggerei tanto se mi trovassi rinchiuso come un topo in trappola.》 

 

Iselen si guardò le mani. 《Lì dentro fanno di tutto per farti odiare chi sei e cosa sei. Io posso salvare un uomo dalla morte, ma secondo loro è una maledizione. Ogni lezione dice che essere maghi è un peccato, che il Creatore ci ha puniti. E anche io ci ho creduto per tanto tempo; ho odiato la mia magia perché mi rendeva diverso e perché, se non l'avessi avuta, sarei rimasto con la mia famiglia. Ma ho cambiato idea a quindici anni, quando ho guarito un mago che si era rotto una gamba. È stato in quel momento che ho capito. La mia magia lo aveva aiutato, mi ha fatto realizzare quanto i Templari si sbagliassero su tutti noi.》 Disse fiero

Runaan sorrise un po'. 《Tra i Dalish una cosa simile sarebbe una vera e propria blasfemia. I nostri Clan devono tutto ai nostri guardiani, ai loro Primi e Secondi e alla loro magia. È ciò che ci protegge e preserva, ma soprattutto ciò che ci lega ai nostri Antenati. Senza, saremmo perduti》

 

Il mago annuì convinto. 《Sono maghi fortunati, quelli che nascono tra di voi. Almeno non perdono la loro famiglia quando scoprono chi sono.》 Disse con aria sognante, guardando poi Alistair dormire e riacquisendo la sua solita espressione calma. 《Ascolta Runaan, lo so che la situazione è difficile, soprattutto per te. Il tuo mondo è andato in pezzi e purtroppo non si può tornare indietro. Capisco bene il tuo dolore e la tua rabbia. Ma proprio per questo credo che sia indispensabile evitare le lotte interne. Lo so che Alistair ha dei modi di pensare ristretti, che io stesso trovo alquanto fastidiosi, ma tra i custodi grigi del Ferelden siamo rimasti solo noi tre, quindi dobbiamo adattarci.》

Il Dalish sbuffò. 《Vorrei che capisse che non tutto va secondo i piani o si risolve nel migliore dei modi solo perché facciamo del nostro meglio. Io non sono il tipo di custode che rischia la pelle per persone che non conosce solo perché è la cosa giusta, sono quello che elimina una minaccia quando la vede, e lui deve capirlo. Moriremmo tutti se facessimo come lui.》

 

L'elfo dalla pelle scura annuì: non poteva negare che le parole del Dalish fossero la pura e semplice verità. Anche lui trovava irritanti gli atteggiamenti del ragazzo, anche se sapeva che agiva con le migliori intenzioni. Stavano avendo a che fare con la peggiore Catastrofe che avesse mai colpito il mondo, e certi sacrifici non erano evitabili.

Sperava solo che tutti e tre riuscissero a trovare un equilibrio, altrimenti sarebbero morti. Come se la pressione dell'essere gli unici a poter salvare il paese non fosse sufficiente!

 

《Prova a dormire un po', adesso. Ti sveglio io per il secondo turno di guardia. Tanto ormai non riuscirò a chiudere occhio.》 Propose Runaan.

L'altro elfo annuì, stendendosi nel suo sacco a pelo e cercando di prendere sonno, mentre ripensava ai volti di Neria e Solona.

 

*** 

 

Ci misero altri due giorni ad arrivare alla torre, e la fortuna non sembrava essere proprio dalla loro parte, perché non solo nelle ultime ore si era scatenato il peggior acquazzone degli ultimi trent'anni, facendo crescere il lago a dismisura, ma avevano anche scoperto che i Templari avevano sequestrato l'unica barca disponibile per arrivare alla torre. E quello posto di guardia al molo era una testa di legno come poche.

 

《Vi ho già detto che non potete recarvi al Circolo, non importa quale sia la vostra emergenza.》 Ripetè infatti per la quarta volta da quando erano arrivati.

Alistair, in piedi davanti a lui nel vano tentativo di convincerlo, aveva perso la sua solita aria fiduciosa in cambio di una irritata. 《È importante! Siamo custodi grigi e siamo qui per parlare con I maghi! Non stiamo scherzando!》 

《Io ho i miei ordini.》 Rispose cocciuto il templare.

 

Micah sbuffò come un bronto inferocito, levandosi i capelli bagnati dalla fronte. Non bastava che fossero già tutti fradici e congelati fino alle ossa, dovevano pure parlare con quella testa vuota!? Quanto odiava il clima e i Templari di superficie!

 

《Senti, adesso basta!》Urlò, spostando malamente il custode 《Noi andremo lì dentro! E se non la pianti con questa tiritera, ti sgozzo qui e ora e la facciamo finita!》 Disse, mostrando i coltelli mentre Iselen e Runaan la spalleggiavano.

Il templare impallidì e ad Alistair scappò una risatina. 《Se fossi in te, amico, li accontenterei. Ti posso assicurare che non stanno scherzando.》

 

《Oh e va bene. Ma lo racconterò al comandante Gregoir!》 Si lamentò quello.

《Si si, fai il bravo templare e raccontato alla mammina. Ma intanto datti una mossa e rema.》 Lo derise la nana con un ghigno stampato in faccia, e anche il mago si aprì in un sorriso sardonico. Il primo che i suoi compagni gli avessero mai visto fare.

 

Anche lui sapeva che di solito avrebbe mostrato più contegno, ma vedere la nana cantarle ad un templare era uno spettacolo fantastico.

Ma la sua allegria passò appena la barca iniziò a muoversi verso la torre. Gli altri non vedevano l'ora di essere all’asciutto, però lui poteva sentire il sudore freddo scivolare lungo la schiena al pensiero di rimettere piede lì dentro. Una paura irrazionale gli stava stringendo lo stomaco e le sue mani tremavano.

 

Ricordava fin troppo bene Com’era stare lì, rinchiuso tra i muri, i Templari sempre a osservarlo con la promessa del loro dannato rito sulle labbra e con la sola vista dalla sua finestra come unico scorcio di mondo reale. Era quello che avevano dovuto subire lui e gli altri maghi per una vita e non aveva fretta di provarlo ancora. Si toccò d'istinto la clavicola. Ma si impose di rimanere calmo. 

Da quando era uscito di lì aveva affrontato ladri e animali selvatici, ammazzato schiere di prole Oscura e salvato un villaggio dai cadaveri rianimati. Non sarebbero stati quei bigotti in armatura a fargli paura! Non avrebbe ceduto.

 

L'unica cosa che si era effettivamente domandato era perché i Templari avessero deciso di tagliare tutti i contatti con Kinloch Hold in modo tanto repentino. Che fosse successo qualcosa al Circolo? Dopotutto la sconfitta ad Ostagar aveva avuto un effetto negativo ovunque. Quindi, magari anche la sua vecchia casa era stata colpita. Assottigliò gli occhi. Sperava solo che Solona e Neria stessero bene.

 

 

Anche i suoi compagni guardarono la costruzione con occhio Critico. 《Bella, per essere una prigione.》 Commentò Micah 《Ma resta una prigione.》. Casa sua sarà stata anche un buco, ma almeno gli abitanti avevano il diritto di uscire per strada se volevano, quel posto invece emanava una sensazione di claustrofobia che nemmeno una nana poteva sopportare.

Anche Runaan rabbrividì, immaginandosi Merrill o la Guardiana intrappolate tra muri e Templari. Sarebbero impazzite lì dentro senza la possibilità di godersi il sole o i suoni della foresta, e non le avrebbe dato torto. Non si stupiva affatto che Jowan e Iselen avessero tentato di darsi alla fuga. Era già una sorpresa che avessero resistito così tanti anni prima di provare.

 

Appena giunsero all’interno, il mago strinse più forte il bastone, ma andò avanti, conducendo i suoi compagni attraverso i corridoi di pietra verso la sala principale, ma c'era qualcosa che non andava. Poteva sentire uno scalpiccio agitato e un continuo sferragliare di armature, segno che i Templari erano in fermento, ma nessun fruscio di vesti. Un bruttissimo presagio.

 

 

Arrivarono nel salone giusto in tempo per vedere il Comandante Gregoir urlare ai suoi Templari, ridotti ad un povero gruppetto sparuto, di bloccare per bene la gigantesca porta di metallo poco lontano. Quella che dava sul corridoio principale.

 

《Che sta succedendo?》 Domandò Alistair, confuso, osservando l’infimo numero di Templari nella stanza, le loro ferite e la loro espressione spaventata.

Il Comandante, sentendo la sua voce, si girò. 《Avevo dato ordine a Carroll di non fare attraversare nessuno. Che cosa…?》 Ma sbiancò quando vide Iselen. 《TU!》

 

《Già, io. Per nulla lieto di Rivederti, Gregoir.》 Rispose Iselen pungente, lasciando perdere la sua solita cortesia. La visione del suo spadone sollevato per infilzarlo era marchiata a fuoco nella sua mente.

Il templare digrignò I denti. 《Ormai sei un vero custode grigio, maleficar. Libero dalla nostra presa, anche se si dice che tu e i tuoi commilitoni siate solo dei traditori. Non so se sia vero, ma ogni respiro compiuto da te e dal tuo amico Jowan è un’onta per me.》

 

Il mago gli rivolse uno sguardo glaciale, il Velo che si increspava e Invel che ringhiava minaccioso, ma Alistair si mise in mezzo, cercando di pacificare i due prima che potessero dire o fare qualsiasi cosa. 《Ascoltate, siamo venuti qui in onore dei trattati per chiedere ai maghi del Circolo di unirsi a noi contro il Flagello. Inoltre, Redcliffe ha assoluto bisogno del loro Aiuto.

Gregoir inarcò un sopracciglio. 《Cosa potrebbe mai richiedere un così cruciale aiuto magico? Ma non importa ormai. Il Circolo è perduto, non ci sono più maghi con cui valga la pena parlare: possiamo solo aspettare la conferma del Diritto dell’Annullamento.》

 

Iselen sgranò gli occhi, impallidendo subito. 《Cosa?! Che è capitato?!》

《Come se non lo sapessi già, Maleficar.》 Ribattè lui

 

《Finiscila, uomo di latta. Spiega piuttosto cosa è questo Diritto dell’Annullamento.》 Lo zittì Micah, rivolgendosi poi verso il mago, attorno al quale l'aria era diventata pericolosamente gelida.

《Quando un Circolo è ritenuto corrotto, i Templari possono richiedere l’annullamento, il permesso di uccidere ogni mago nella torre, anche i bambini, così da scongiurare che la minaccia della magia del sangue o dei demoni mettano in pericolo le persone normali.》

 

La nana e Runaan impallidirono entrambi. 《Cioè, volete ammazzarli tutti!? Dal primo all’ultimo!? Ma è una follia! Perché!?》 Chiese lui, inorridito.

《Perché la Torre ormai è piena di abomini. Ho perso decine di Templari per colpa di quei mostri e dei loro maledetti padroni maghi del sangue. Hanno attaccato durante un’assemblea indetta per discutere ciò che era accaduto ad Ostagar, cogliendoci di sorpresa. Io sono riuscito a fuggire per miracolo, portandomi dietro quanti più uomini potessi e ho dato ordine di sbarrare le porte.》 Rispose

 

《Si, bloccando dentro a morire gli altri templari e i maghi che avevano ancora la testa sulle spalle. Complimenti.》 Ribattè pungente Micah. Quel posto era più pulito della città della polvere, ma era molto più marcio.

Gregoir indurì lo sguardo. 《Cosa ti aspettavi che facessimo, nana? Se degli abomini dovessero uscire dalla torre, Mieterebbero centinaia di vittime.》

 

《Ma noi abbiamo bisogno dell’aiuto dei maghi. Senza di loro, Arle Eamon è perduto, e forse anche tutto il Ferelden!》 Esclamò Alistair preoccupato.

《Mi dispiace.》 Si rammaricò Gregoir. 《Ormai non è rimasto nessuno da salvare.》

 

 

《Non è possibile.》 Disse Iselen, facendosi avanti testardo. 《I maghi hanno più risorse di quanto voi pensiate. E Neria e Solona non si farebbero uccidere tanto facilmente. Sono sicuro che siano vive. Io vado dentro.》 

Alistair si morse il labbro. 《Ne sei certo, Iselen? Potrebbe non piacerti quello che troveremo. E se hanno già richiesto l’annullamento…》

 

《Ci serve l’aiuto dei maghi. Non possiamo lasciarli lì ad aspettare di essere trucidati.》 Si inserì Runaan.

《Già.》 Si Aggiunse Micah, il suo ghigno storto di nuovo in faccia. 《Io dico di andare dentro. Non ho intenzione di perdere quelle cento sovrane.》

 

Il custode ramato li fissò tutti e tre per un attimo, ma poi annuì. 《Beh, non ho intenzione di lasciarvi andare da soli. Le mie vecchie abilità da Templare potranno aiutarci. E magari… la mia scintillante personalità terrà lontani i Demoni cattivi.》

Gli altri tre su fecero sfuggire una risatina. Quantomeno il pessimo umorismo di Alistair poteva rivelarsi confortante, anche davanti all’idea di dover affrontare un esercito di mostri impazziti.

 

 

Il mago Ordinò ad Invel di rimanere con i Templari, onde evitare che il mabari venisse nuovamente ferito. Lui non fu affatto contento, ma obbedì comunque, guardando con occhi preoccupati mentre il suo padrone e i suoi tre compagni si avvicinarono al grande portone.

《Sappiate questo, non aprirò questa porta a meno che non sia il Primo Incantatore a Chiedermelo, se è ancora vivo. E se non tornerete entro la fine della giornata, darò per scontato che siate morti.》 Li avvertì Gregoir, mentre Iselen gli rivolgeva un’occhiata gelida e annuiva.

I pesanti cardini si chiusero dietro di loro con un tonfo e tutti quanti poterono finalmente vedere lo spettacolo nel corridoio: decine di corpi martoriati giacevano sul pavimento, sia maghi che Templari, i tappeti e le pietre del pavimento divelti e pregni del loro sangue. Lunghi segni di artigli segnavano le pareti e le porte sfondate.

 

Per il mago era quasi surreale vedere quel posto ridotto così. Aveva sognato di vederlo crollare decine di volte, ma lo scempio che aveva davanti non era quello che aveva in mente.

Accanto al cadavere di una templare, c'era anche quello di un abominio. Era molto più alto di un uomo, i muscoli erano gonfi e irregolari, spuntavano da sotto la pelle come orribili bozzi di carne, le dita erano troppo lunghe e affilate, e i tratti del volto erano confusi parzialmente fusi insieme in un risultato disgustoso e sanguinolento, specie se unito alla pelle marcescente di un colorito violaceo che sapeva di emorragia

《Cazzo, che Schifo.》 Disse Micah davanti al corpo di quella creatura. Lei ne aveva passate parecchie nelle sue scorrerie col Karta, non era debole di stomaco. Ma non aveva mai visto una roba tanto disgustosa. Come Accidenti faceva una cosa simile ad esistere!? 

 

Alistair inghiottì pesante, sentendo dei rumori poco rassicuranti provenire dal piano superiore. Non voleva crederci, ma forse era davvero troppo tardi per salvare il Circolo. 《Ce ne saranno altri più avanti. Dobbiamo fare attenzione.》 Disse, cercando di restare positivo.

Iselen annuì, ma la sua mente era rivolta altrove. Stava cercando di non guardare i cadaveri di tutti quelli che, fino a qualche mese prima, erano stati suoi colleghi. Doveva mantenere il controllo: se degli abomini li avessero attaccati doveva essere pronto a reagire.

Sapeva bene che c'erano delle persone al Circolo che spingevano affinchè i maghi si ribellassero ai Templari in modo più “incisivo”, ricorrendo alla magia del sangue e ai Demoni, e non aveva mai obiettato, nonostante preferisse evitare la pratica di incantesimi proibiti. Ma chi aveva ucciso quelle persone non era più nemmeno un mago del sangue. Era solo una bestia.

Si Domandò per l'ennesima volta se Neria e Solona stessero bene, se fossero arrabbiate con lui per averle lasciate lì, e soprattutto se sapessero qualcosa riguardo ciò che era accaduto lì dentro.

 

 

Avanzarono verso la fine del corridoio, che dava su una seconda stanza, e sentirono fin da subito i rumori di uno scontro e un ruggito poco rassicurante.

Accorsero giusto in tempo per trovare un gruppo di maghi puntare i bastoni contro un mostro più alto di un uomo che sembrava fatto di puro fuoco e magma, colpendolo con raggi di ghiaccio ed elettrici, mentre decine di ragazzini si premevano tremanti contro le pareti.

Quello venne ridotto in poltiglia in un attimo, e la maga a capo del gruppo, una donna anziana dai grandi occhi azzurri e i corti capelli bianchi, si voltò verso di loro, puntandogli contro il lungo bastone magico, le vesti rosse sporche di icore demoniaco. 《Voi chi siete? Che cosa ci fate qui.》 Disse, guardinga, per poi spostare lo sguardo su Runaan e sgranare gli occhi. 《Aspetta, mi ricordo di te. Tu eri ad Ostagar.》

 

Il Dalish annuì. Anche lui l'aveva già vista: era la stessa maga che lo aveva salutato alla fortezza prima che Iselen potesse portarlo via. 

 

La maga spostò lo sguardo azzurro su Alistair e Micah, osservando le loro armi con fare guardingo, e infine si concentrò sull’elfo dalla pelle scura. 《Tu invece sei…》

《Iselen!》 Urlò un'altra voce femminile, mentre un'elfa molto minuta e dai corti capelli platino arrivava di corsa gli gettava le braccia al collo.

 

《Neria! Oh, sono così contento di vederti! Temevo che ti fosse successo qualcosa.》 Esclamò Lui, sollevato, abbracciandola a sua volta con un sorriso, per poi osservarla. 《Come stai? Sei ferita?》

L'altra scosse la testa. 《No. Grazie a Wynne siamo riusciti a salvarci.》 Accennò alla maga dai capelli bianchi.  《Ma ci siamo andati molto vicini. Quello che è successo durante l'assemblea è stato una tragedia. Hanno attaccato senza preavviso con la magia proibita. Molti sono diventati abomini e hanno causato un massacro. Tutta quella gente...》 Sussurrò affranta.

 

《Che cosa è accaduto? Come hanno fatto tanti maghi del sangue ad introdursi nel circolo?》 Domandò Alistair.

Wynne sospirò. 《La colpa è di uno dei maghi anziani, Uldred. È sempre stato un uomo assetato di potere, e pare che abbia raccolto molti giovani maghi che non vedono la sicurezza che ci da il Circolo. Hanno attaccato durante l’assemblea per eliminare Gregoir e i suoi uomini. Io mi sono salvata solo perché ero nelle mie stanze, ma appena ho capito cosa era successo sono corsa ad aiutare tutti quelli che potevo. Per fortuna, grazie a Neria, Petra, Kinnon e Keili, sono riuscita a salvare i bambini e a portarli qui, creando uno scudo per dividerci dal resto della torre.》

Accennò al grande arco di pietra poco distante: una spessa barriera magica splendeva proprio lì, impedendo il passaggio a qualsiasi cosa.

 

《Ormai siamo gli unici rimasti a combattere. Persino Irving è stato portato via, ma non abbiamo potuto fare nulla per salvarlo. Però... ora ho io una domanda per voi. Perché Gregoir vi ha fatto passare?》

《Perché lui e I suoi amichetti dalla testa di latta hanno deciso di ammazzarvi tutti. Ma a noi serve il vostro aiuto per una faccenda, quindi abbiamo accettato di venire qui a salvarvi le chiappe.》 Rispose schietta Micah, il solito ghigno sulle labbra.

 

La maga sgranò gli occhi, le rughe sul viso di colpo più evidenti, e tra gli altri maghi si diffuse un mormorare spaventato, mentre i bambini si stringevano a loro. 《Hanno ottenuto il diritto dell’Annullamento?》 Chiese in un  Sussurro.

Runaan scosse il capo. 《No, ma non penso ci vorrà molto. Dobbiamo ripulire questo posto prima che i Templari decidano di raderlo al suolo.》

 

La maga si accarezzò il viso con fare meditabondo, per poi annuire. 《Concedetemi di venire con voi. Sono sicura che Irving e gli altri Incantatori anziani siano vivi e sarò lieta di aiutarvi a salvarli da Uldred.》

Alistair annuì, un sorriso un po' più fiducioso in faccia, però Iselen sembrava nuovamente preoccupato. Si stava guardando intorno, come in cerca di qualcuno. 《Neria… dov'è Solona? Perché non è qui con voi?》

 

L’elfa abbassò lo sguardo, i grandi occhi chiari di colpo lucidi. 《Lei… lei è rimasta indietro.》

《Che cosa!?》 Chiese Iselen, un lampo di panico che gli attraversava il viso. Non poteva essere… no no no no no!

《Ha bloccato il passaggio dalla biblioteca per permetterci di fuggire, però lei non è tornata. Volevo andare a cercarla, ma da sola…》 Mormorò lei con gli occhi lucidi. 《Mi dispiace tanto, Iselen. Sono stata inutile come sempre!》

 

Lui la abbracciò di nuovo, un’espressione più rassicurante possibile in viso. 《Non è colpa tua, Neria: e non dire di essere inutile, perchè sei una delle persone più coraggiose che io conosca. Sei rimasta qui a lottare invece che fuggire o nasconderti come avrebbero fatto altri. Andremo noi a cercarla. La riporterò indietro, te lo garantisco. E festeggeremo tutti insieme con una buona fetta di torta quando questo disastro sarà passato. Vi porterò entrambe fuori di qui e non dovrete più avere paura.》

Stava cercando di essere ottimista, ma poteva sentire il panico alla bocca dello stomaco. Solona era una maga fantastica e una donna piena di risorse, ma era da sola in una torre piena di abomini. Sarebbe bastato un attimo di distrazione o stanchezza per.... Scosse la testa, imponendosi di non pensare a quella possibilità. Lei era viva. Doveva esserlo.

 

 

《Wynne, abbassate la barriera per favore. Non ho intenzione di aspettare un altro secondo.》

《Concordo. Diamoci una mossa, sono stufa di stare ferma.》 Annuì Micah, rivolgendo un ghigno al mago.

 

La donna lì guardò tutti attentamente, per poi annuire e rivolgersi verso la barriera, che crollò di colpo in una pioggia di scintille.

《Siete sicura che sia una buona idea lasciare loro da soli?》 Chiese Alistair, accennando ai bambini.

《Sono certa che Neria e gli altri li proteggeranno. E noi sconfiggeremo gli abomini prima che possano venire qui.》 Rispose la maga con aria determinata.

 

 

Il custode rimase un attimo interdetto, però annuì con un sorriso pronto, avviandosi con gli altri attraverso il corridoio, che sfociava nella più grande biblioteca che lui, Runaan e Micah avessero mai visto.

Gli scaffali arrivavano fino al soffitto ed erano talmente colmi di libri da lasciare a bocca aperta. Ma l’ambiente non era dei migliori. Molti cadaveri di maghi, abomini e templari giacevano a terra, gli schizzi del loro sangue avevano imbrattato le pareti e il pavimento. Molti dei volumi erano stati ridotti a brandelli o completamente bruciati e i candelabri spenti lasciavano la sala in una tesa penombra.

 

Iselen in un altro momento avrebbe pensato solo alla distruzione di tutta quella conoscenza, la distruzione dei libri era un atto terrificante, che cancellava il sapere e la libertà che questo portava, ma in quel momento tutto era passato in secondo piano. Poteva pensare solo a Solona e alla fine atroce a cui sarebbero andati incontro i maghi catturati se non avessero fatto in fretta. Si stava muovendo cautamente tra gli scaffali, il bastone magico ben stretto in mano, pronto a scattare al minimo rumore.

Runaan era altrettanto nervoso, stringeva il suo arco con fare nervoso e aveva le orecchie ben tese. Quel posto gli metteva i brividi, era come se dietro ogni angolo ci fosse una minaccia pronta ad attaccare, e aveva la sensazione che Iselen stesse per vivere ciò che lui aveva subito con Tamlen. 

Ma un minaccioso sibilo dietro una delle librerie lo spinse a concentrarsi, i suoi sensi di cacciatore bene all'erta, e fece cenno a Alistair e Micah di seguirlo.

 

I due annuirono, le armi in pugno, e tutti e tre colsero di sorpresa i due abomini e il demone di fuoco che si erano appostati lì, mentre i due maghi evocavano venti glaciali per aiutarli. Peccato che lo scontro si sbilanciò piuttosto in fretta.

Quei mostri avevano una forza mostruosa! Uno di loro spedì Alistair lungo disteso con una sola unghiata, che non lo ferì gravemente solo grazie alla sua armatura, mentre la nana e il dalish cercavano di evitare quanti più colpi possibile.

 

Il demone di fuoco prese fiato, sputando una fiammata bollente, ma una barriera luminosa innalzata da Wynne protesse i due, per poi trasformarsi in una serie di lame di pietra che si piantarono nel corpo del mostro E lo fecero crollare morto a terra.

 

La maga si muoveva con una grazia incredibile, in perfetto accordo con Iselen: ogni movimento dei loro bastoni era preciso ed elegante, mentre guarivano e proteggevano i loro alleati. E anche di più.

Una luce azzurra e verde li avvolse tutti e tre, e ognuno di loro sentì una scarica di energia attraversarlo da capo a piedi e ridargli forza e vigore.

 

《Oh si. Adesso si che ci siamo.》 Ghignò Micah con fare feroce, caricando l'abominio sulla sinistra e lacerandogli le grosse gambe storte.

Quello cadde a terra emettendo un verso immondo, ma Alistair gli trapassò immediatamente la testa con un affondo, zittendolo, per poi colpire il secondo sulla schiena con il suo scudo e andare ad aiutare Runaan.

L’elfo scoccò una freccia nell’occhio del mostro, facendolo ruggire di dolore e caricare, ma lui si spostò con eleganza e gli piantò un coltello alla base di quello che avrebbe dovuto essere il collo.

L'abominio crollò a terra morto e tutti poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo. 

 

 

《Forza, ce la possiamo fare!》 Li spronò Alistair, gli occhi nuovamente decisi come prima.

 

Gli altri quattro annuirono, tornando poi a seguire i due maghi attraverso i corridoi per arrivare alla scalinata che li avrebbe condotti al piano superiore.

Avevano dovuto sbarazzarsi di altri Demoni e abomini, ricevendo un paio di colpi davvero tremendi, ma grazie alle enormi doti curative di Iselen e Wynne sembrava quasi che non si fossero fatti neanche un graffio.

 

La donna poi era incredibile. Nonostante l'età, avanzava con fierezza e con la schiena ben dritta, senza lasciarsi spaventare da nessuna delle creature che li avevano attaccati. Anzi, ad ogni battaglia sembrava solo diventare più determinata.

Iselen non era mai stato suo allievo, ma sapeva quanto la donna si fosse sempre dimostrata forte. Aveva la nomea di essere una maga testarda ed intelligente come pochi altri e una delle migliori guaritrici che si fossero mai viste, esattamente come lui. Averla come alleata era un vero onore e avrebbe potuto salvare dalla morte qualcuno di loro lavorando insieme.

 

 

Una volta passata l'ennesima rampa di scale, Micah fece loro segno di fare silenzio, assottigliando gli occhi e stringendo i coltelli. 《C'è qualcuno qui.》 Sussurrò.

Poteva sentire un respiro regolare provenire da dietro la parete. Non era il respiro rasposo di un abominio, perciò doveva essere per forza un mago. Magari uno di quelli di cui tutti sembravano tanto terrorizzati, anche se lei non capiva il perché.

 

Alcuni maghi del sangue fuggiti dal Circolo del Nevarra avevano aiutato il Karta una volta, e anche se lei non aveva mai visto la loro magia all'opera, era sempre stata convinta che, pur di sopravvivere, ogni mezzo fosse buono. Magia proibita inclusa.

Si avvicinò rapidamente alla colonna, ma l'uomo la precedette, alzandosi in piedi e uscendo allo scoperto con un’espressione calmissima e atona che metteva bene in mostra il simbolo del Sole della Chiesa marchiato a fuoco sulla fronte.

《Vi prego di ritornare più tardi, il magazzino non è nelle condizioni ottimali per essere visitato.》 Disse quello con una inquietante voce monocorde.

《Owain?》 Lo riconobbe Wynne. 《Perché sei qui? Come mai non sei fuggito?》

《Ho tentato, ma una barriera mi ha impedito il passaggio e sono tornato qui. Il magazzino mi è familiare, è il posto a cui sono stato assegnato.》

 

 

La nana rabbrividì nel sentirlo parlare in quel modo, e anche Runaan sembrava alquanto a disagio. 《Ehi.》 Sussurrò ad Iselen. 《Qual è il suo problema?》

《È un adepto della Calma.》 Rispose l'elfo. 《Un mago la cui connessione con l’Oblio è stata recisa dai Templari con il Rito della Calma. Quelli come lui non hanno più abilità magiche, ma non provano emozioni, né sentimenti. È la punizione più tremenda per un mago, ma anche un modo per sfuggire ai demoni se non sei all’altezza.》

 

《Solo i maghi che hanno dato prova di essere corrotti o che si sottopongono volontariamente al Rito vengono resi Adepti della Calma.》 Gli Fece notare Wynne. 《Purtroppo è un male necessario.》

Micah sbarrò gli occhi, mentre una smorfia disgustata le distorceva la faccia. 《Ok, amico. Ora si che riesco a capire sul serio perché tu e quell’altro volevate andarvene da questo posto. È persino peggio di casa mia, e ce ne vuole.》

Runaan annuì a sua volta. Gli Shemlen della Chiesa erano sempre stati ipocriti: definivano i Dalish come dei barbari pagani e raccontavano ogni genere di storia assurda su di loro, fingendosi più civilizzati, quando in realtà erano solo mostri disposti a tutto pur di mantenere i maghi e tutto quello che non riuscivano a capire sotto scacco.

 

 

Wynne notò subito la loro espressione torva e quella nervosa di Alistair e cercò di dire qualcosa, ma poi ci ripensò. Cercare di mostrare i lati positivi e i buoni motivi dell’esistenza delle regole del Circolo non era fattibile al momento.

 

《Owain, devi andare via di qui. Cosa farai se degli abomini dovessero trovarti?》 Domandò la donna all’adepto della Calma.

Lui rimase impassibile come una statua. 《Di certo morirei. Sono disarmato e indifeso. Anche per questo spero che Niall riesca nel suo intento E ci salvi tutti》

 

La maga lo guardò curiosa. 《Di che stai parlando?》

《Niall è sopravvissuto all'assemblea. È venuto qui e mi ha chiesto aiuto per trovare la litania di Andralla.》

 

Una luce illuminò gli occhi di Iselen e Wynne. 《Se ha la litania, allora abbiamo una possibilità.》 Esultò il primo, mentre la seconda annuiva.

《Dobbiamo fare in fretta a trovare Niall allora. Potrebbe aiutarci e con la litania Uldred non sarebbe in grado di piegarci al suo potere.》 Esclamò Wynne.

 

 

《Ehi, scusate.》 Li richiamò Runaan. 《Parlate anche per chi non ha vissuto in una torre per maghi. Di che cosa state parlando? E che cos’è la litania?》

《La litania è un antico scritto incantato.》 Spiegò la maga. 《Se letta ad alta voce, può neutralizzare il controllo mentale dei maghi del sangue.》

 

Gli occhi di Alistair si accesero. 《Con quella non potrebbe ridurci a Schiavi senza cervello? Bene! Sapete, a me non piacciono troppo i giochi mentali.》 

Tirò fuori il suo solito sorriso Idiota, ma gli altri erano già diretti verso una delle uscite per il corridoio.

《Ehi! Aspettatemi Accidenti!》 Urlò il custode offeso, inseguendo i suoi compagni e raggiungendoli giusto in tempo per vedere una gigantesca palla di fuoco arrivare verso di loro a gran velocità.

 

 

Il custode si Aspettò di sentire un gran calore e molto dolore, forse anche il puzzo di carne bruciata, ma poi si rese conto che una barriera generata da Iselen e Wynne aveva bloccato l’attacco appena in tempo.

 

《Fenehidis Lasa.》 Ringhiò Runaan sottovoce, mentre un terzetto di maghi, due donne e un uomo, usciva da una stanza, i bastoni sollevati e pronti.

 

L'uomo evocò immediatamente una seconda fiammata, ma prima che potesse tirargliela contro, la maga anziana battè il bastone per terra e una runa comparve sotto i piedi del loro nemico.

Quello fu scaraventato indietro come un pupazzo, lasciando le sue compagne a bocca aperta e dando la possibilità ad Alistair di coglierle di sorpresa.

Sentì il familiare formicolio e l'aura antimagia travolse le sue nemiche, che guardarono sorprese i loro bastoni, che avevano smesso di scintillare, ma non erano ancora disposte a cedere.

 

La maga sulla sinistra sollevò la propria arma con uno strattone rabbioso, spezzando l'aura antimagia, ma prima che potesse attaccare ancora, una freccia del Dalish si piantò nella sua fronte.

L'altra maga sgranò gli occhi quando la vide cadere, lanciando un fulmine contro l'elfo, ma Micah la colse di sorpresa, scivolandole alle spalle e provocandole una grossa ferita sulla spalla. L'avrebbe uccisa subito, Ma fu costretta a scansarsi quando una serie di tentacoli rossi rischiò di trafiggerla.

 

Il terzo maleficar si era rialzato e stava dirigendo le spire di magia del sangue verso di loro. Un'aura rossastra lo circondava e il Velo attorno a lui si era squarciato, vorticando furioso e attaccando velocemente tutto ciò che trovava.

Peccato che il corpo di Wynne si illuminò di una tenue luce verde e una barriera di rocce e pietre si alzò dal terreno, bloccando l'attacco appena in tempo. 

《Fate Presto. Non potrò resistere troppo a lungo!》 Li spronò la donna, cercando di rimanere concentrata per sostenere lo scudo. Sentiva la magia del sangue fare a pezzi la roccia come se fosse carta.

 

 Gli altri quattro annuirono, aggirando la protezione e attaccando tutti insieme il mago del sangue. Iselen evocò una serie di stalagmiti di ghiaccio che costrinsero il suo nemico a levarsi di mezzo, giusto in tempo perché Alistair lo trapassasse da parte a parte con la spada.

L'ultima maga guardò con occhi sbarrati il proprio compagno cadere, e quando si accorse di essere circondata, non fece neanche cenno di prendere il proprio bastone. 《Per favore, non uccidetemi.》 Si limitò a dire a bassa voce.

《Perché non dovremmo?》 Chiese Runaan, uno dei suoi pugnali pronto a tagliarle la gola.

《So che non ne ho il diritto.》 Rantolò lei. 《Ho usato la magia del sangue, ma l'ho fatto solo perché volevo essere libera.》

 

Wynne sospirò. 《La libertà non vale la vita di tutte queste persone o la corruzione a cui si va incontro usando il potere proibito. Non andrebbe usato affatto. Il Circolo esiste proprio per evitare certi abusi di magia.》

La ragazza le rivolse uno sguardo duro. 《Gli abusi sono radicati in questo Circolo da secoli, Wynne, lo sai anche tu. Ho sbagliato ad usare la magia proibita, lo ammetto, ma volevo solo liberarmi dai Templari. Non volevo che anche tutti questi maghi perdessero la vita. Lo giuro.》

Runaan rivolse uno sguardo ad Iselen, lasciandolo passare e ritirando il coltello. Lui non aveva intenzione di ucciderla: Chiunque volesse fuggire da un posto del genere, avrebbe avuto il suo supporto.

 

 

Il mago si fece avanti, le mani illuminate di una intensa luce blu, e la ragazza si ritrasse per paura, chiudendo gli occhi e pronta a sentire dolore, ma tutto ciò che sentì fu un piacevole sollievo, mentre la ferita svaniva nel nulla.

《Ascolta, c'è un passaggio segreto al piano di sotto che porta ai sotterranei, vicino al magazzino. Percorri la strada fino alla stanza dei filatteri ed esci da lì. Troverai l'accesso libero, i Templari sono tutti al primo ingresso.》

 

La maga sgranò gli occhi, ma poi annuì, rimettendosi in piedi. 《Grazie… ti sarò sempre grata per tutto.》

Il mago annuì. 《Abbi cura di te.》 Disse, mentre lei fuggiva e lui si rimetteva in piedi.

 

 

《Siamo sicuri che sia stata una buona idea lasciarla andare via così? È una maga del sangue.》 Disse Wynne con aria seria, guardandola andare via.

《Non farà del male a nessuno. Le persone come lei fanno gesti estremi solo in situazioni disperate come questa.》 Rispose Iselen.

 

La maga emise un sospiro. 《Figliolo, la tua gentilezza mi scalda il cuore, ma a volte certi maghi non sono degni di tanta fiducia.》

《Bah. Io sono sicura che appena metterà il naso fuori da questo posto, avrà ben altri pensieri che mettersi ad uccidere gente.》 Ribattè Micah ridendo. 

《Inoltre, noi siamo qui per salvare un moccioso posseduto. Salvare lei da qui non è poi tanto diverso.》 Concordò Runaan, spalleggiando la nana.

 

 

La maga mantenne il suo sguardo severo, mentre Alistair sembrava nervoso, ma poi lei scosse la testa. Era impossibile convincere animi tanto testardi. E ormai, ciò che era accaduto non si poteva disfare.

《Siamo quasi arrivati.》 Si limitò a dire, avanzando verso l'ennesima porta.

 

 

Appena varcata, sbucarono in una specie di sala rotonda, anche quella strapiena di mensole e libri, e un odore terrificante di bruciato colpì le loro narici.

《Mythal…!》 Esclamò Runaan, coprendosi naso e bocca per non respirare.

Gli altri quattro seguirono il suo esempio, addentrandosi nella sala e trovando a terra almeno una dozzina di abomini carbonizzati. Una enorme pozza di sangue aveva invaso la stanza e davanti a quelle carcasse, giaceva il corpo pallido e freddo di una giovane maga dai lunghissimi ricci rossi. Un rivolo di sangue che scendeva dalle labbra immobili

 

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Capitolo 13
*** L'Incubo ***


Runaan e Micah rimasero impalati davanti al corpo della maga, incapaci di dire una parola, e Wynne abbassò il capo in segno di commiato, mentre Iselen riuscì a non accasciarsi per terra solo perché Alistair lo sostenne in tempo.

《Solona…》 Mormorò il mago, portandosi le mani alla bocca e incespicando verso lei fino a crollare in ginocchio

 

Un grosso squarcio era aperto nel ventre della ragazza. Una ferita slabbrata, che aveva tagliato stoffa, pelle e organi, lasciata di sicuro da uno degli abomini che aveva affrontato e ucciso. Le vesti erano pregne di sangue, come i lunghissimi riccioli rossi. Il suo volto era pallido, immobile, non più illuminato dal suo sorriso allegro.

 

L'elfo dalla pelle scura le prese le spalle, scuotendola con delicatezza, nella vana speranza che la sua amica fosse sopravvissuta, ma la sua pelle era fredda, il petto immobile.

La strinse a sé con gli occhi lucidi, iniziando a tremare senza controllo. Ormai non c'era più niente da fare.  《Solona... Ti prego, no. Non puoi essere...》

 

 

I suoi compagni rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. Potevano vedere le spalle del custode alzarsi e abbassarsi convulse per i singhiozzi, però nessuno osò fiatare. Era la prima volta che lo vedevano così fragile e scoperto.

 

《Mi dispiace moltissimo Iselen. So quanto foste legati》 Prese la parola Wynne alla fine, mettendo una mano sulla spalla dell'altro mago. 《Era una ragazza davvero coraggiosa e piena di valore. È rimasta indietro e ha ucciso tutti questi abomini da sola per salvare quei pochi di noi che erano rimasti. Ha sacrificato la sua vita per proteggere il Circolo e gli altri maghi.》

Runaan storse il naso nel sentirla: il loro compagno aveva appena subito una terribile perdita e nessuna parola di conforto sarebbe servita a farlo stare meglio.

 

《Non era solo questo. Lei era generosa. E forte.》 Ringhiò l'elfo con le guance rigate, accarezzando il viso dell'amica. 《Era piena di vita e passione. Amava gli scherzi, leggere, la magia. Era una testa calda, una combinaguai ed è stata la prima persona a parlarmi quando sono arrivato qui e che mi ha fatto sentire… normale. Era mia sorella e la persona migliore e più cocciuta che abbia mai conosciuto. E non meritava questa fine.》 La strinse ancora a sè. 《Avrei dovuto esserci. Avrei dovuto…》

Grosse lacrime stavano scendendo bollenti lungo il suo viso, ma non si preoccupò di nasconderle per una volta. Non ci sarebbe riuscito e nemmeno gli interessava provarci.

Non aveva fatto in tempo. Per l'ennesima volta non era stato all'altezza della situazione e aveva deluso una dei suoi amici. La sua paura peggiore si era avverata: quando aveva rivisto Neria, aveva pensato per un attimo di poter salvare lei e Solona, però aveva fallito ancora.

 

Prima non era riuscito a evitare che Jowan fosse scoperto dai Templari, ora aveva lasciato morire quella che era stata la sorella che non aveva mai avuto.

Lei, che era sempre stata luminosa come il sole e circondata da tanti amici, se n'era andata senza nessuno accanto. Aveva avuto paura quando era successo? Oppure aveva riso in faccia ai suoi nemici come faceva sempre?

Emise un altro singhiozzo.

Le aveva promesso che sarebbero fuggiti insieme a Neria un giorno, che le avrebbe salvate da quella dannata torre e che si sarebbero fatti una vita, ma aveva combinato un disastro.

 

 

Sentiva una rabbia sorda mista a dolore battergli nel petto. Cosa avrebbe detto a Neria? Le aveva promesso che l'avrebbe salvata. E che cosa avrebbe fatto lui!?

Il motivo per cui era diventato un custode, era dimostrare che i maghi potevano essere eroi, ma anche per dare a Neria, Solona e Jowan un futuro fuori da quella maledetta prigione. E adesso, quel sogno di vivere insieme, liberi come la famiglia che erano, era andato in pezzi.

Solona non c'era più, e anche se avessero ammazzato l'arcidemone e salvato il Ferelden, niente l'avrebbe riportata in vita! L'aveva persa!

 

 

Sentì l'ennesimo sibilo di abomini provenire dall’accesso al piano superiore, vide le loro enormi ombre lungo le pareti e si voltò verso di loro con il bastone alzato prima che gli altri potessero intervenire, gli occhi che brillavano di azzurro.

 

I mostri non fecero nemmeno in tempo ad attaccare. Il Velo si piegò con un urlo, mentre dei lunghissimi rovi di ghiaccio avviluppavano i loro corpi e tutto ciò che avevano attorno in una morsa letale. Bloccarono i loro arti in posizioni innaturali e li strinsero con le loro grosse spine fino a cristallizzare le ossa e frantumare la loro carne come vetro. 

 

 

Il mago vide il loro sangue gelare il terreno, ma non si sentiva soddisfatto. Poteva sentire il Velo attorno a sé diventare sottile e vorticare pericoloso, mentre il ghiaccio si espandeva sulle pareti e il pavimento e decine di sussurri demoniaci risuonavano nelle sue orecchie. Stava lasciando troppo spazio alle proprie emozioni, ma non gli importava: era furioso. Voleva che quel maledetto posto e tutti gli orrori che erano avvenuti in esso venissero cancellati dalla faccia del Thedas!

 

Nessuno di quei maghi meritava quello che gli era successo, morire come Abomini era la sorte peggiore, superata solo dalla Calma, ma in quel momento non sentiva altro che la voglia di ridurre in briciole ogni singolo abominio che gli fosse passato a tiro. Erano stati quei mostri ad uccidere Solona. E per questo l'avrebbe fatta pagare ad Uldred! Si sarebbe assicurato di congelare il suo corpo fino a vederlo frantumarsi in mille pezzi!

 

 

Davanti a quello spettacolo, Micah si ritrasse istintivamente. Non lo conosceva da molto, però il mago le era sembrato un tipo a posto, seppur troppo rigido e serioso. In quel momento invece, faceva solo molta paura, anche se in fondo poteva capirlo. Se qualcuno avesse fatto una cosa del genere a Rica, probabilmente lo avrebbe ridotto a carne trita coi suoi coltelli senza nemmeno pensarci.

 

Runaan doveva pensarla come lei, infatti si avvicinò all'altro elfo. 《Non preoccuparti, Iselen. La vendicheremo.》

 

 

Lui annuì e interruppe il flusso magico dopo un attimo, ma il ghiaccio non si sciolse. Il Velo era ancora troppo sottile attorno a lui, e Alistair e Wynne assunsero un’aria preoccupata, percependolo chiaramente. Il Mago era estremamente abile e capace, ma Se avesse combattuto con tutta quella rabbia, un demone dell'ira avrebbe potuto possederlo facilmente.

 

 《Non devi permettere alle emozioni negative di avere il sopravvento. Comparendo il tuo dolore, ma la rabbia e il senso di colpa sono come veleno adesso. Non è stata colpa tua, ma di Uldred. Se ti lasci sopraffare, lui potrebbe ridurti ad un altro dei suoi abomini.》 Esclamò la maga.

 

《Esatto. La tua amica è rimasta qui per evitare che altri maghi morissero. Non vorrebbe che tu diventassi un abominio per lei.》 Rincarò la dose Alistair. 《Fino ad ora sei stato un ottimo custode grigio, hai aiutato molte persone con la tua magia. Non permettere alla rabbia di trasformarti in un mostro.》

 

 

Il mago strinse la presa sul bastone con un verso rabbioso. Avrebbe voluto dire ad entrambi di farsi i fatti propri, ma sapeva che avevano ragione.

Emise un profondo respiro. Il Velo attorno a lui ritornò stabile e l'aria iniziò a riscaldarsi. 《Non posso lasciarmi andare alle emozioni, avete ragione. Ma sarò io a uccidere quel verme.》 Disse a denti stretti. 《E dopo tutto questo orrore, obbligherò il Primo Incantatore a celebrarla come si deve e a darle un degno funerale. È morta per salvare i maghi e questa prigione, merita che le venga riconosciuto.》

 

La maga annuì, mentre tutti insieme si avviavano verso il piano superiore dove il caos e i segni del combattimento erano ancora più evidente.

 

 

Iselen rivolse un ultimo sguardo infelice a Solona. Avrebbe voluto fare qualcosa per lei, almeno costruire una bara o un posto in cui farla riposare al sicuro prima di cremare il suo corpo e darle la pace, ma non c'era tempo. Non poteva fare nemmeno quello per lei.

Si morse le labbra, distogliendo lo sguardo, per poi girarsi e salire, osservando lo spettacolo grottesco che aveva davanti.

 

I muri erano ricoperti da una disgustosa patina rossastra che colava fino al pavimento, scendendo lungo le crepe tra le pietre. C'erano mobili e macerie sparsi ovunque ridotti in pezzi, le finestre erano state sfondate e vari Templari morti erano stati inchiodati al muro con delle travi di legno o pezzi di pietra. Il loro sangue colava in grosse pozze scure.

 

 

Alistair rabbrividì davanti a quello spettacolo. 《Sempre più lieto di non essere diventato un templare.》 Disse, ma Wynne gli fece segno di fare silenzio, indicando davanti a sè. C'era una strana luce di un verde malsano che proveniva dalla stanza proprio davanti a loro.

 

Tutti e cinque tirarono fuori le loro armi, preparandosi a ciò che avrebbero dovuto affrontare. I due maghi potevano già percepire il potere di quel nemico scuotere il Velo, ed era davvero impressionante.

 

 

Appena varcata la soglia, trovarono un abominio molto più grosso degli altri in piedi davanti ad un mago steso a terra. Repressero un conato.

La creatura era deforme, gonfia come un cadavere lasciato troppo a lungo al sole, con spalle troppo ampie e dita più simili a lunghi artigli scheletrici. Le sua pelle era marcescente come quella degli altri abomini, ma quest’ultima aveva un colorito verdastro, come se fosse rimasto fermo al punto da ricoprirsi di licheni, e i suoi lineamenti innaturali e fusi insieme sembravano avere un'aria calma, quasi annoiata.

 

《Oh, visitatori. Vi intratterrei, ma sarebbe troppo stancante.》 Sbuffò senza scomporsi quando li vide. La sua voce era un gorgolio sommesso e roco.

 

Runaan rimase interdetto, fissandolo e tenendo teso l'arco. Quel coso non aveva mosso nemmeno un muscolo, ne sembrava interessato a farlo. Non voleva attaccare?

 

 

《Cosa hai fatto a quel mago?》 Domandò invece Wynne con voce dura, accennando all'uomo svenuto. Quel demone aveva qualcosa che la metteva in allarme. Anche se non sembrava interessato alla lotta, era di certo molto più potente di tutti gli altri demoni e abomini incontrati fino ad allora.

 

《Sta solo… riposando. Tutta questa situazione lo aveva terribilmente stancato. Niente più del sonno può aiutare a ritrovare la serenità.》 Disse, la sua voce strascicata che rimbombava nelle loro teste.

 

 

Il Dalish si rese conto di fare fatica a tenere gli occhi aperti tutto a un tratto: aveva abbassato l'arco senza nemmeno accorgersene e aveva iniziato a ondeggiare sul posto.

Si sentiva stanco, fiacco, come se fosse sul punto di crollare addormentato. Scosse la testa per svegliarsi, ma la pesantezza rimase.

 

《Ma che cazzo…!?》 Imprecò Micah sottovoce, cercando di riprendere il controllo, il suo corpo che molleggiava sfinito, il terreno di colpo invitante come un materasso.

 

《Cosa succede? Ho così tanto… sonno...》 Sbadigliò Alistair, tenendosi ad Iselen, che tentava a sua volta di restare dritto, gli occhi già appannati per la stanchezza.

 

 

《No… resistete. Dobbiamo resistere, altrimenti saremo perduti.》 Li sollecitò Wynne debolmente.

 

《Non preoccupatevi, riposate. Il mondo continuerà a girare anche senza di voi.》 Mormorò il demone, la sua voce ormai lontana, mentre il nero avvolgeva la loro coscienza.

 

 

 

**

 

 

Micah era affacciata sul balcone del suo palazzo ad Orzammar. Già, Un palazzo tutto suo nel quartiere dei Diamanti! Collegato ad un passaggio segreto che portava al distretto comune e a quello della Polvere. Un modo perfetto per far passare inosservati gli agenti del Karta ed ampliare i suoi giri in tutta la città e sulla superficie.

 

Si mise a ridere di gusto. Se quelle teste di marmo avessero saputo con chi condividevano il quartiere, avrebbero avuto un attacco di cuore. E a lei andava benissimo così

. Tutta la sua vita era cambiata in meglio da quando aveva ucciso Berath. Anzi, era perfetta. Non solo aveva abbastanza soldi da poterci comprare una città, era anche finalmente libera di fare le cose alla sua maniera.

 

 

Era lei ora a controllare tutto il Karta: Niente più ridicole scommesse, o banali competizioni per i territori e briciole di cibo. E non solo.

Ci era voluto parecchio lavoro, ma aveva esteso le sue connessioni ben oltre Orzammar e il Ferelden. Aveva contatti nel Nevarra, ad Antiva e Rivain e canali terrestri e marittimi con cui contrabbandava Lyrium, Denaro, Stoffe e un mucchio di altra roba nell’Orlais, nei Liberi Confini e addirittura fin nel Tevinter!

 

I suoi uomini poi erano uniti e fedeli, pronti a seguire I suoi ordini e decisamente meno inclini ad ammazzarsi a vicenda per lavoretti di terza categoria. I miracoli che potevano fare i giusti premi per le giuste occasioni

 

Sentì dei passi dietro di lei e Leske si avvicinò con due boccali di Birra e un ghigno storto. 《Ehi, Salroka. Non ti sei ancora stufata di pavoneggiarti?》

 

《Mai. Geloso per caso?》 Lo prese in giro la nana, prendendo un boccale e bevendo a grandi sorsi il liquido frizzante, assaporandone il gusto. Altro che la sbobba a cui era abituata!

 

 

Il nano Rise. 《Oh si. Verde d’invidia. Comunque tua sorella e tuo nipote sono ricchi e in salute grazie a te adesso. E lei mia detto di riferirti che sei di nuovo invitata a pranzo a casa sua. Ha minacciato di tirarti per un orecchio se non ti fossi presentata.》

 

La nana annuì con una risata, anche se rimase un attimo confusa. Suo nipote... perchè non ricordava che aspetto avesse? Sapeva che era molto piccolo e che era la luce degli occhi di Rica, era certa di averlo visto molte volte, eppure non riusciva a richiamare esattamente il suo viso.

 

 

《Tutto bene, salroka? Sei già ubriaca dopo un solo boccale?》 Scherzò Leske, e la ragazza battè le palpebre, confusa. Ora che ci faceva caso, Le sembrava di essersi dimenticata una cosa importante. Ma cosa? Il suo istinto le diceva che qualcosa non quadrava. Eppure, era tutto perfetto… no?

 

Leske notò la sua espressione e si avvicinò con aria preoccupata. 《Ehi, ti senti bene? Ti sei avvicinata Troppo ad una vena di Lyrium per caso?》

 

 

Lyrium! Quella parola fece scattare qualcosa nella testa della nana. Lei doveva consegnare del Lyrium alla torre dei maghi in superficie, ma poi qualcosa l'aveva spinta a rimandare. Qualcosa che l'aveva spinta a stringere un accordo per avere una vagonata di soldi per darlo a qualcun altro.

Sentì una fitta terribile alle tempie, si appoggiò al muro per sostenersi, ma sentì la pietra cedere sotto i polpastrelli, priva di sostanza.

 

Sbarrò di colpo gli occhi, mentre finalmente tutto le tornava in mente. Redcliffe, Aura che la costringeva ad aiutare quel dannato villaggio, i custodi e la loro banda, il moccioso posseduto, il viaggio al Circolo, le lotte e infine quella creatura disgustosa che li aveva stesi.

 

 

Era tutto chiaro. Non era nella vera Orzammar, quello non era Leske, tutti gli obiettivi che credeva di aver raggiunto non erano mai accaduti. Tutto quello che stava vedendo in quel momento era solo una gigantesca presa per i fondelli!

 

E ora che ci faceva caso, i contorni del palazzo, della città stessa e della roccia attorno a lei erano tremuli e inconsistenti, come il riflesso di uno stagno. Lo sfarzo che credeva di vedere non era altro che una banale illusione, esattamente come la vita che aveva pensato di avere.

 

Il finto Leske però, le si avvicinò con fare languido. 《Ehi, Salroka. Perché non lasciamo perdere le chiacchiere e torniamo dentro? Potresti mostrarmi tutti i soldi che hai fatto.》

 

La nana portò una mano ai suoi coltelli. 《Chiudi il becco, tu Non sei il vero Leske. E questa non è casa mia!》

 

 

《Ah… salroka, ma di che stai parlando?》 Chiese il finto Leske, un altro sorriso troppo ampio che mostrava denti affilati, prima che Micah scattasse e gli piantasse una lama nella trachea, facendolo crollare in avanti con un gorgoglio orribile.

 

Si girò a guardare il cadavere per un secondo. 《Se davvero fossi diventata capo del Karta e fossi riuscita a smettere di essere trattata come immondizia, me lo ricorderei.》 Disse amaramente, cercando poi un modo per andarsene da lì. Non aveva intenzione di spendere altro tempo in quel posto.

 

 

Individuò una sorta di piedistallo poco lontano, l'unica cosa che appariva reale ora che gli edifici attorno a lei avevano iniziato a svanire nell’aria: una ragnatela luminosa era disegnata su di esso e nei punti focali erano incise delle rune che non aveva mai visto.

Ne toccò una a caso e subito sentì una sensazione di vuoto sotto i piedi e un vortice di colori e suoni innaturali la inghiottì furioso.

 

Urlò di paura mentre precipitava per quella che le parve un’eternità, finché non atterrò sul terreno di faccia. Le sfuggì una bestemmia, sentendo il naso sanguinare, prima di guardarsi attorno per capire dove diavolo era finita.

Le venne un colpo.

 

Attorno a lei C'erano tantissime strade irregolari fatte di una strana pietra dal colorito malsano. Si allungavano e dipanavano in mille direzioni diverse, apparentemente sospese in quell'aria dall'odore innaturale.

Moltissime isolette fluttuavano attorno a lei, pezzi di pietra contorta e affilata che sembravano quasi ferite suppuranti in quell'inquietante vuoto di colore verdastro. E se il cielo di superficie le aveva fatto spavento, quello la terrorizzò a morte. In lontananza poteva vedere quella che sembrava una città, nera e distorta come un abisso senza fondo.

 

 

 

《Cazzo. Se è qui che finiscono quelli di superficie quando sognano, lieta di non poterlo fare.》 Borbottò.

《Chi sei?》 Chiese di colpo una voce maschile alle sue spalle, facendole fare l'ennesimo salto per lo spavento e afferrare i suoi coltelli, pronta a difendersi.

 

Ma quando si girò, trovò un umano magrolino in vesti da mago dalla barba e I capelli castani che le sorrideva gentilmente. Non sembrava ostile, ma lei tenne comunque una mano sui Coltelli. Non si sarebbe fatta fregare una seconda volta.

 

 

《Sono una che avrebbe dovuto restare a muffire a Redcliffe invece che venire qui.》 Rispose sarcastica.

《Sei stata brava a rompere il sogno in cui ti aveva bloccata il demone.》 La lodò invece lui. 《E la prima a riuscirci. Hai un ottimo istinto, sei stata in grado di vedere oltre le illusioni che il Demone ti ha mostrato.》

 

 

Micah sentì una punta di orgoglio mentre riponeva i coltelli al loro posto. Era sicura che qualsiasi altro nano se la sarebbe fatta addosso al posto suo. 《È stato facile. Era Tutto troppo bello per essere vero.》

Il mago annuì. 《Si, questo è il potere del demone della pigrizia. Ti spinge in un sogno in cui tutto è come vorresti, qualcosa che ti spinge a voler restare lì a riposare, ma più ci resti dentro e più lui si nutre di te, finché non rimane nulla.》

 

 

 

《Bleah. Io non sono venuta fin qui per fare da colazione. Come usciamo di qui?》 Chiese, risoluta. Ci mancava solo essere uccisa da un mostro simile dopo tutto quello che aveva passato!

Il mago indicò le rune sul piedistallo. 《Ciascuna indica un reame del sogno, tenuta sotto controllo da un demone minore. I tuoi amici sono prigionieri in alcuni di essi. Devi eliminare i guardiani e liberarli se vuoi raggiungere il demone della pigrizia. Per ogni reame caduto, lui perderà potere e voi avrete più possibilità di ucciderlo.》

 

 

《Si si, questo è molto bello, ma come faccio io da sola a buttare giù un sogno esattamente? Non so se hai notato, ma io e la magia non siamo esattamente compatibili.》

《Nei reami ci sono altri sognatori imprigionati che si credono animali o esseri magici. Loro potranno aiutarti. Sarà più facile grazie a loro.》

 

 

 

**

 

 

《“Sarà più facile grazie a loro" un cazzo!》 Urlò Micah dopo quegli che le parvero secoli.

Dopo aver toccato le rune, si era lasciata in un’impresa forsennata per trovare gli altri che le aveva sconvolto lo stomaco e l'aveva portata ai limiti della propria sanità mentale!

 

I “reami" del sogno erano popolati non solo da Demoni, ma anche da prole oscura, Templari folli, e maghi che avevano perso la ragione! Per non parlare del fatto che fossero intricati come labirinti e pieni di trappole magiche che l’avevano quasi uccisa!

Era appena sfuggita per un pelo da un incendio che sembrava avere una volontà propria, e prima un Ogre l'aveva quasi schiacciata e aveva dovuto ripercorrere i corridoi dieci volte per capire come passare! Non che i sognatori che avrebbero dovuto aiutarla si fossero rivelati più sensati!

 

Aveva salvato uno di loro, un topo, da un demone. E un secondo dopo, si era ritrovata a sua volta nel minuscolo corpo di un roditore con pelliccia, una lunga coda che le dava strane sensazioni e senza pollici opponibili! 

 

Quelli che erano venuti dopo erano andati un po' meglio, ma non le avevano detto dove diavolo andare. Infatti aveva viaggiato senza meta per chissà quanto! 

 

 

Almeno… con una delle sue nuove forme poteva spazzare via chi voleva con onde di magia e con l'altra far piovere palle di fuoco. Però era la quarta forma quella che adorava di più, e ci stava prendendo la mano. Dopo parecchie rotture di scatole e inseguimenti vari in quel posto assurdo, i quattro guardiani erano morti. Adesso non rimaneva che tirare fuori i suoi compagni dai rispettivi sogni.

 

 

In quel momento si trovava in un posto davvero bizzarro. Era in un grande corridoio, elegante, ma spartano, illuminato da candelabri antichi. L'aria sapeva di carta stampata, inchiostro e qualcosa di delicato che non riconosceva. E poteva sentire delle voci alla fine del corridoio, voci umane.

 

Si avviò verso l’entrata e sbucò in una biblioteca talmente grande da far impallidire quella del Modellatorio. Gli scaffali di mogano toccavano l’Altissimo soffitto a volta ed erano pieni di tomi dall'aria antica e preziosa. Decine di persone li stavano consultando, elfi e umani, tutti in vesti da mago e con dei sorrisi rilassati in viso. Sembravano davvero felici.

 

 

La ragazza si guardò intorno, impressionata. Il padrone di quel sogno amava fare le cose in grande, e non era neanche difficile indovinare chi fosse.

 

Scorse infatti Iselen poco lontano. Era seduto su uno scranno che svettava tra le librerie, contemplando lo spettacolo con un’espressione che non aveva mai visto sul suo viso. Sorrideva apertamente, tutto il contrario dell’espressione algida che aveva di solito.

 

 

Ma non era l’unico cambiamento: oltre alle sontuose vesti bianche che indossava, l'elfo sembrava più grande. Rispetto al ventenne che conosceva, quel giovane doveva avere circa trentadue anni. Aveva i capelli legati in una coda morbida e tratti più adulti. Emanava potenza

 

 

Si avvicinò più veloce che poteva, salendo tutti quei maledetti scalini, e si mise davanti a lui. 《Ehi, Iselen! Mi senti, o il demone ti ha già incasinato il cervello?》

 

L'elfo si girò a guardarla, alzandosi in piedi. 《Micah? Come sei arrivata qui?》

 

 

《Oh, ho dovuto far fuori un demone che si fingeva il mio migliore amico, sfuggire ad un incendio e una valanga di prole Oscura e far fuori i quattro Demoni guardiani di questo posto, niente di che.》 Rispose lei, il ghigno di nuovo in faccia. 《Potrai lodarmi una volta fuori di qui.》

 

《Ma io non voglio andare via.》 Rispose l'elfo, cogliendola in contropiede.

《Cosa? Senti amico, Lo sai vero che questo non è reale? E che se resti qui diventerai la merenda di un demone?》

 

Il mago abbassò lo sguardo. 《Si, so che è un sogno, un’illusione fatta appositamente per intrappolarmi. Me ne sono reso conto appena ho visto lei.》 Disse, indicando un quartetto di maghi alle sue spalle.

 

 

 

Micah si sporse per vedere e notò subito Jowan, l’elfa bionda che aveva abbracciato Iselen nella torre e soprattutto la ragazza morta, Solona. Solo che quella che aveva davanti era una versione decisamente viva, più adulta. Stava ridendo accanto ad una ragazzina dai corti capelli neri, pesanti tomi in mano.

 

《Se sai che è un sogno, allora perché…?》《Perché in questo posto io non li ho delusi come nella realtà.》 Rispose l'elfo. 《Io sono diventato un custode per dimostrare che i maghi possono aiutare. Ma non ho potuto aiutare loro. Jowan contava su di me, Solona contava su di me, Neria contava su di me. Ho deluso loro e un'altra persona, Hannah. Una ragazzina di solo tredici anni. Una maga innocente che ho guardato morire senza poter fare nulla.》

 

 

Si ricordava la scena perfettamente. Tre anni prima, era entrato in un magazzino in disuso quasi per caso, e aveva sentito i gemiti, i gemiti sommessi di dolore e i pianti di una ragazzina.

Ed era stato allora che l'aveva visto: un giovane templare bello ed attraente, una faccia conosciuta, una persona in apparenza tranquilla, che aveva visto tante volte nella torre, uno con cui più di una volta aveva scambiato sguardi languidi, piegato su una maga di nemmeno tredici anni!

Nuda, ricoperta di sangue, profonde ferite, lividi e il viso rigato di lacrime esauste, ecco com'era ridotta.

E lui rideva, gemeva, ansimava mentre le faceva del male, mentre entrava e usciva da lei senza la minima pietà, i muscoli della schiena che si inarcavano e la spada in mano che brillava di rosso. Si godeva il suo dolore come se fosse la cosa più normale del mondo, ubriaco dell'odore di sudore, sangue e umori.

 

Iselen si era sentito gelare quando lo aveva visto: aveva attaccato senza nemmeno riflettere.

Era stata la prima volta in cui aveva davvero voluto uccidere qualcuno. Ci aveva messo tutto se stesso, richiamato tutto il mana di cui era capace in quel momento, ma lui si era girato con quel sorriso così crudelmente bello. Il suo incantesimo era stato annullato in un attimo e la sua spada spada aveva guizzato verso di lui.

 

 

Aveva sentito il proprio sangue scendere a fiotti da una ferita che scendeva da una spalla al fianco opposto e le vesti strapparsi come carta. Era crollato a terra senza accorgersene, in preda alla sorpresa e al dolore. E poi lo aveva avuto su di sé

Aveva sentito le sue mani sul proprio corpo e quella risata nelle orecchie mentre il suo cuore pulsava e il sangue scendeva. Qualcosa di duro aveva premuto contro la sua coscia e lui aveva chiuso gli occhi per la paura, il disgusto, l'umiliazione quando il suo corpo aveva reagito contro la sua volontà.

Ciò che restava dei suoi vestiti era stato strappato via, le sue forze annientate da una singola mano del templare, mentre l'altra scendeva tra le sue cosce per penetrarlo a secco, per fargli male.

Aveva serrato le palpebre ancora di più, i gemiti sommessi della ragazzina nelle orecchie, come il respiro di lui sulla sua pelle. Aveva solo potuto pregare che tutto finisse in fretta.

Lo aveva sentito giocare con lui, tirare i suoi capelli e i lembi della sua ferita per farlo urlare. Lo aveva sentito divaricargli le gambe a forza.

L'unico motivo per cui non era riuscito a stuprarlo del tutto era perché un gruppo di maghi e Templari lo aveva colto sul fatto, attirati dal rumore che avevano causato.

 

 

Avevano trascinato via quel mostro in catene e avevano guarito lui con la magia, ma quel sorriso crudele non era svanito dal volto del loro aguzzino e per quella ragazzina non avevano potuto fare nulla.

Anche lui aveva tentato, nudo e umiliato com'era, ma non era arrivato in tempo. Le sue ferite erano troppe, troppo profonde, troppo gravi. La sua pelle era livida di infezione, era la pelle di qualcuno a cui non restava molto.

Se n'era resa conto anche lei, lo aveva visto nei suoi occhi. E questa era stata la parte peggiore. Era così giovane, così innocente!

 

Aveva percepito il suo corpo sanguinare e raffreddarsi finché non era morta e tutto quello che lui aveva potuto fare era stato tenerle la mano mentre se ne andava.

Non ricordava di aver mai pianto così tanto in vita sua, prima della morte di Solona.

Non aveva osato mettere il naso fuori dai suoi appartamenti per settimane, la paura che lo mangiava come un orrido tarlo e quella dannata risata che gli rimbombava ancora nelle orecchie.

Si era sentito sporco, umiliato, in colpa per non essere stato in grado di difendere se stesso o quella ragazzina e terrorizzato che di colpo dall'ombra uscisse qualcun altro pronto ad aggredirlo, per quanto illogico fosse.

 

 

Aveva odiato con tutte le sue forze il templare che lo aveva ridotto così. Non era nemmeno stato punito! Era stato solo trasferito!

Il Comandante Gregoir aveva preferito insabbiare tutto, inclusa la morte di una poverina che non aveva fatto nulla di male, solo per proteggere la sua reputazione e quella del dannatissimo circolo!

Persino i Templari che non approvavano erano stati ridotti al silenzio. E a lui era rimasto il ricordo, marchiato sulla pelle da una cicatrice orribile, e il senso di fallimento e di orrore che ancora tornavano a fargli visita nei suoi incubi.

 

 

Era abbastanza sicuro che non sarebbe mai uscito dalla voragine in cui era caduto se Solona e gli altri non l’avessero aiutato. Il loro supporto gli aveva dato la possibilità di andare avanti e con il tempo, dopo lacrime, rabbia e altre serate pregne di urla e incubi, aveva smesso di vedere il lerciume sulla sua pelle.

Però ora che anche sua sorella era morta, era chiaro che lui non era mai stato in grado di proteggere la sua famiglia quando contava davvero. Loro c’erano sempre stati per lui, ma lui non era riuscito a ricambiare.

 

 

Si portò una mano al petto d’istinto, lì dove la cicatrice attraversava la pelle, e la nana si battè una mano sulla faccia. Ci mancava solo un mago con i sensi di colpa! Ma sospirò, cercando di calmarsi: si doveva ricordare che aveva passato la vita rinchiuso. 《Ascoltami, io odio i discorsoni melensi, quelli sono il lavoro di Alistair, ma la colpa non è tua. Tu eri da tutt'altra parte quando è successo questo casino, e stare qui non sistemerà proprio nulla. È come se stessi parlando da solo.》

L’elfo non sembrava convinto, quindi Micah cambiò tattica. 《Come vuoi allora. Resta e muori pure. Così tutte le schifezze che ci hanno colpito non saranno servite a nulla. E poi, chi se ne frega se i veri Neria e Jowan sono ancora vivi, giusto? Non è un problema mollarli alle grinfie di quelle teste di latta, no?》

 

 

Iselen sbarrò gli occhi a quelle parole. No che non andava bene! No!

Sentì la testa diventare pesante, la magia del demone che esacerbava i suoi timori e i pensieri negativi. La paura di fallire, di deludere se stesso, i suoi amici, il Ferelden intero, il desiderio di rimanere per essere salvo da tutto ciò.Era come se una nebbia fastidiosa gli stesse avvolgendo il cervello, cercando di trattenerlo e confonderlo.

Sapeva che Micah aveva ragione: Quel posto non era reale, era solo una trappola. Quella biblioteca, i suoi amici, persino il suo aspetto non erano altro che illusioni fatte per tentarlo. E la nana aveva centrato un punto: Neria e Jowan erano ancora vivi e non li avrebbe lasciati a Gregoir e Teagan!

 

 

Sentì la familiare sensazione della sua magia avvolgerlo appena formulò il pensiero, mentre un lampo azzurro gli illuminava gli occhi e il suo aspetto tornava quello di sempre. Scosse la testa, allontanando gli ultimi brandelli di confusione dalla sua mente. 《Hai ragione, Micah. Andiamo.》

 

La nana ghignò soddisfatta, ma la finta Solona si mise in mezzo, esattamente come i finti Neria e Jowan. 《Perché ci vuoi lasciare, Iselen?》

《Vuoi abbandonarci ancora?》 Chiesero in coro, mentre la finta rossa mostrava una faccia tradita.

 

L'altro rivolse loro uno sguardo gelido. 《Voi non siete reali. Questo non è reale. Non permetterò che il sacrificio della vera Solona sia vano. Ho fatto di tutto per tornare dai miei amici e proteggerli, ho persino pensato di adoperare la magia del sangue pur di farlo. E un bel sogno non basterà a intrappolarmi.》

《Allora direi di saltare la parte in cui ti ricordo che eri pronto a farti mangiare da un demone e iniziamo ad ammazzare questi cosi.》 Lo prese in giro Micah, mentre la faccia dei finti maghi si distorceva orribilmente, proprio come la biblioteca.

 

Le candele si spensero, mentre lo spazio perdeva sostanza e si deformava e tutti i maghi che stavano consultando libri mutarono in Demoni d’ombra che si riunirono per attaccare.

 

 

Iselen puntò subito il bastone contro uno di loro, congelandolo all'istante e creando una serie di lunghissimi rovi di ghiaccio e trapassando il petto del finto Jowan con le sue spine, mentre Micah ghignava, sentendo la familiare energia della trasformazione.

 

La sua pelle divenne color carbone, mentre gli occhi si accendevano di arancione e oro come due tizzoni ardenti, e un'aura di fiamme si spandeva attorno a lei.

 

Quella forma all'inizio le aveva fatto venire un colpo, più del topo: aveva passato interminabili minuti ad urlare come una forsennata mentre si dava colpi ovunque per spegnere le fiamme che la avvolgevano. Ma quando si era resa conto di poterle usare, aveva capito che quella era una delle forme più divertenti!

Mosse le mani con maestria e una vampata incenerì subito un altro demone, mentre la nana ghignava a più non posso.

 

 

Ad Iselen brillarono gli occhi davanti alla sua trasformazione, ma si impose di farle le mille domande che gli erano venute in mente dopo aver eliminato i Demoni minori.

 

Non ci impiegarono molto: con le lame di ghiaccio di lui e le fiamme di lei, i loro nemici vennero fatti a pezzi in pochissimo tempo.

 

《Uff. Lieta di vedere che abbiamo sistemato anche questa rottura.》 Disse la nana, mentre il paesaggio intorno a loro svaniva in un lampo luminoso. 《E lieta di vedere che sei tornato in te, ragazzino.》 Ghignò rivolta al mago.

 

《Abbiamo solo tre anni di differenza. Ma… grazie, Micah, per avermi salvato. E… ti devo chiedere scusa per quel che ho detto e per la scenata. Non ero completamente in me.》

《Oh tranquillo. Mi ripagherai per il disturbo quando farai sganciare le mie duecento sovrane a quel Damerino di Bann Teagan.》 . Non fece parola della storia di Hannah. Non le fregava nulla di quello che gli era accaduto in passato: quel mago era la sua migliore occasione per uscire di lì. Sentire sensi di colpa per i crimini altrui era una vera cretinata, ma erano affari suoi. Lei non aveva intenzione di immischiarsi.

 

 

Il mago si fece sfuggire una risatina, annuendo col capo, mentre entrambi si avvicinavano al piedistallo. 

 

《Immagino che, da bravo maghetto studioso, tu sappia già come funziona questo affare. Non è vero?》

 

《Abbastanza. Ogni runa corrisponde ad un sogno, e i passaggi sono aperti grazie a te. E appena usciremo di qui voglio che mi spieghi tutta quella faccenda della trasformazione. Non avevo mai visto nulla di simile.》

 

 

Micah ghignò ampiamente. 《Forte eh? E non hai ancora visto nulla, ho fatto fuori tutti Demoni custodi con queste. Ma adesso direi che è il caso di ritrovare gli altri e andarcene. Ne ho le palle piene dell'Oblio.》

 

《Tranquilla, io andrò a cercare Alistair e Wynne. Tu pensa a Runaan. Dopo ci occuperemo tutti insieme del demone della pigrizia.》 Rispose il mago, colpito da quello che la nana era riuscita a fare da sola.

 

 

Micah annuì, toccando una delle rune e sentendo nuovamente il terreno mancarle sotto i piedi per un attimo, prima di atterrare su un morbido strato di muschio che per poco non la fece inciampare.

 

Poteva sentire delle radici sotto gli stivali e questo la spinse a guardare in alto, intuendo dov'era finita. Terrificanti Alberi grandi come palazzi svettavano verso il cielo, le enormi chiome verdi che impedivano la visione del cielo, e Poteva sentire ovunque suoni non identificabili di insetti e chissà che altro che le fecero venire la pelle d'oca.

 

《Fantastico. Ma perché questi elfi sono ossessionati dalle foreste?!》 Si chiese, avanzando tra gli intricati sentieri con le orecchie sempre tese.

 

Sottoterra non aveva problemi ad orientarsi, ma nei boschi la situazione era diversa: i suoni erano confusi, non netti come nelle caverne, e anche se c’era più luce, potevano nascondere pericoli e bestie che non aveva mai affrontato prima. Per non parlare della pioggia, della neve e della grandine che poteva cadere da quel dannato cielo. Davvero non sapeva come quelle teste d'aria potessero vivere senza un tetto di roccia a proteggerli.

 

Ma venne distratta da quei pensieri quando vide una grande vela rossa oltre un cespuglio. Quello era un Aravel, una delle barche di legno che i Dalish usavano per spostarsi di cui le aveva parlato Runaan.

 

 

 

Si avvicinò furtiva verso l’accampamento, individuando il custode biondo davanti ad un fuoco insieme ad altri elfi. C'erano due maghe, una molto anziana e l'altra piuttosto giovane, un'elfa di mezza età disarmata e dal viso gentile e altri due elfi biondi seduti accanto al suo compagno.

 

Stavano tutti ridendo e Runaan stava raccontando una storiella al ragazzo alla sua destra, quello coi capelli corti e i grandi occhi azzurri. Non lo aveva mai visto sorridere così.

 

 

La nana sbuffò. Con Iselen era stato abbastanza facile perché il mago era, almeno in parte, cosciente del fatto di trovarsi in un sogno, ma qualcosa le diceva che col Dalish sarebbe stato più complicato.

 

Non lo conosceva da molto, ma non ci voleva un genio per capire che il custode era cocciuto come un bronto e altrettanto combattivo. Avrebbe dovuto usare un approccio diretto per tirarlo fuori da quell'illusione.

 

 

《Ehi, Runaan!》 Lo Chiamò infatti, uscendo dal cespuglio e avvicinandosi al gruppo di elfi.

 

Questi le rivolsero contro i loro grandi occhi da felino, ma lei non si fece spaventare. 《Avanti, vieni via. Abbiamo del lavoro da fare.》

Il ragazzo le rivolse un’occhiata confusa. 《Chi saresti tu?》 Le domandò, facendola imprecare sottovoce. Stavano già partendo male.

 

《Micah Brosca. Sai no, la nana che hai conosciuto durante la battaglia a Redcliffe e con cui stai rischiando di essere mangiato da un demone!》 Disse, battendo un piede a terra con impazienza.

 

 

Il Dalish la guardò come se non avesse proprio idea di che cosa stesse parlando, ma l'elfa disarmata gli poggiò le mani sulle spalle. 《Non darle retta, Da'len. Sta dicendo solo un cumulo di sciocchezze. Va tutto bene.》

 

Gli altri finti Dalish annuirono e Micah si spazientì. 《Datti una svegliata, Runaan! Tutto questo non è reale! Loro non sono reali!》 

L’elfa più anziana si frappose tra lei e il biondo, puntandole contro il bastone magico. 《Temo che tu debba andare. Tu e le tue farneticazioni non siete benvenute tra noi.》

 

La nana ringhiò, perdendo le staffe. 《Molto bene. Passiamo alle maniere forti allora.》 Disse, mentre una scarica di energia la attraversava e lei iniziava ad assumere la sua forma preferita.

Crebbe sempre di più, superando gli elfi di vari metri. La sua pelle divenne di solida roccia, i lineamenti si estesero ed indurirono in un muso feroce e decine di cristalli e rune luminose si accesero sul suo corpo. Un attimo dopo, un enorme golem aveva preso il posto della nana, ruggendo con foga.

 

Approfittò dello sgomento dei suoi nemici, colpendo la vecchia con un enorme pugno nello sterno che le frantumò le ossa e organi, per poi avventarsi sull'elfo biondo armato di scudo e spada.

 

Lui tentò di colpirla con la lama, ma non le fece nemmeno il solletico e un ceffone tremendo lo spedì a terra con un sonoro schianto, mentre Micah ghignava internamente. Quella forma era davvero la migliore!

 

 

Come Golem si sentiva invincibile: la pelle di roccia bloccava gli attacchi, aveva una forza capace di uccidere qualcuno con un colpo solo, ed era così grossa da poter sopraffare anche avversari molto più possenti di lei nelle sue vesti di nana. 

E la sensazione di forza che sentiva era davvero incredibile, oltre che inebriante! Ammazzare quei Demoni era come schiacciare pulci!

 

 

Spezzò le ossa della maga più giovane con una manata dritta al volto e si preparò a colpire l'elfo dagli occhi blu e quella disarmata, ma Runaan si mise in mezzo. 《Non ti azzardare.》 I suoi occhi verdi erano colmi di rabbia e teneva i propri coltelli in mano 

 

《Levati dai piedi. Ti stanno manipolando il cervello, non lo capisci!?》 Urlò la nana.

 

 

L’elfo non parve nemmeno darle retta: con uno scatto repentino le piantò i coltelli nel ginocchio destro.

 

Le fece poco e niente. Anzi, ne approfittò per afferrare il custode per il braccio e scaraventarlo via prima di partire alla carica verso i due elfi rimasti.

Il biondino cercò di colpirla con delle frecce, ma quelle le rimbalzarono addosso senza farle nulla.

 

Il golem procedette la sua corsa fino a schiantarsi sui due finti elfi rimasti, riducendo le loro ossa a brandelli prima che Runaan potesse provare a rialzarsi.

 

 

《Tamlen! Ashalle!》 Urlò lui, le pupille minuscole per lo shock, riuscendo a tirarsi in piedi solo in quel momento, fronteggiando poi la nana a denti stretti

 

《Perché hai…!? Come hai potuto!?》

《Perché ti stavano manipolando! Datti una svegliata! Questo posto non è altro che una visione del cazzo e sono sicura che te ne sia accorto anche tu!》

 

L’elfo voleva risponderle a tono, ma poi ci ripensò, sentendo finalmente la confusione nella sua mente svanire. Abbassò il capo, mentre la foresta intorno a loro svaniva nel nulla e lui recuperava i coltelli. 《Andiamo a eliminare quel demone.》 Disse, stringendo forte le sue armi, l'immagine del combattimento appena passato e la morte del suo clan marchiate a fuoco nella testa come il ricordo dello specchio. Falsi o no, era stato comunque tremendo vederli morire 

 

Quando aveva rivisto Tamlen e l’accampamento si era illuso per un attimo che la sua vita da custode grigio fosse stato solo un sogno, che fosse ancora a casa insieme al suo migliore amico e a tutti gli altri, ma appena aveva visto il suo simulacro venire massacrato da Micah si era ricordato tutto ciò che era successo. 

 

Tamlen era morto, lui era stato portato via dal Clan e la sua famiglia e i suoi amici ormai erano arrivati a Kirkwall probabilmente, salvi dal Flagello e lontani dagli Shemlen. O almeno, sperava che fosse così

 

 

Micah sbuffò seccata, seguendolo. L'elfo Non si era messo a piangere o roba simile, il che era un sollievo, ma era abbastanza sicura dalla sua faccia che avrebbe preferito essere ancora dentro il suo sogno, anche col rischio di essere mangiato da un demone. 

 

Ma non ci prestò troppa attenzione; sperava che Iselen riuscisse a salvare Alistair e Wynne così da potersene andare da quel posto.

 

 

**

 

 

Iselen non era mai stato in un angolo di Oblio costruito apposta per qualcuno, e doveva ammettere che il potere magico servito per crearlo era incredibile. Ad esempio, Ora si stava aggirando in una copia perfetta di Denerim, la capitale del Ferelden. Il sole splendeva nel cielo azzurro e si potevano vedere molti festoni colorati sopra i tetti delle case, così da decorare la piazza principale.

 

Normalmente sarebbe rimasto davvero affascinato dal paesaggio, non erano molte le creature in grado di creare visioni così elaborate, ma proprio in mezzo alla piazza c'era un tavolo imbandito in maniera un po' rustica, con una folla di persone sedute a bere e mangiare, ma a parte loro non si vedeva anima viva, e notò che Alistair era seduto a capo tavola.

 

Stava chiacchierando con una ragazza dai capelli ramati un po' più grande di lui. Accanto a loro c'erano tre bambini e un altro uomo adulto, tutti sorridenti.

 

 

Si avvicinò cautamente, ma quando Il cavaliere lo vide, si illuminò, vedendogli subito incontro. 《Iselen! Che piacere vederti! Vieni, ho delle persone da presentarti!》 Esclamò, prendendolo per mano e trascinandolo verso il tavolo prima che potesse dire qualcosa.

 

《Goldanna, ragazzi, vi presento Iselen. È un mio amico. Iselen, lei è Goldanna, mia sorella maggiore, i suoi tre figli, Brian, Bree e Bren, e suo marito,  Byron.》 Disse sorridendo, indicando ognuno di loro. Quelli lo salutarono calorosamente.

 

 

Quindi era questo che Alistair desiderava: una famiglia tutta sua che lo amasse incondizionatamente, riflettè il mago. E soprattutto che non avesse nulla a che fare con la casata reale o i custodi grigi. 

 

 《Può restare a mangiare con noi, Goldanna?》

La donna sorrise. 《Ma certo, fratellino. Ogni tuo amico è un mio amico.》

 

 

Il ramato sorrise a trentadue denti. 《Non è fantastica? Vieni, Iselen, voglio che tu provi il suo arrosto.》 Disse, tirandolo con entusiasmo, ma il mago lo trattenne, tenendolo lontano da quei demoni

《Alistair, dobbiamo andare via.》 Mormorò

 

 

《Ma di che stai parlando!? Avanti, vieni a festeggiare con noi! Voglio farti conoscere la mia famiglia!》 Lo incoraggiò lui, ma l'elfo non si smosse di un millimetro. 

《Mi dispiace tanto, ma quello che vedi adesso non è reale. La famiglia che vedi, non è reale. È solo un’illusione proiettata dal demone della pigrizia per ingannarti e bloccarti qui.》

Alistair lo guardò con aria confusa. 《Ma… no, io sono venuto qui mesi fa. Goldanna mi ha accolto appena mi ha visto. Non può essere...》

 

L'elfo sospirò. Doveva ammettere che in parte gli dispiaceva mandare in pezzi quel sogno. Si era sbagliato su quel ragazzo: non era affatto come i Templari che aveva conosciuto. Era molto più ingenuo e gentile, ma anche più onesto e giusto. A volte gli dava sui nervi, però capiva il suo desiderio di avere una famiglia amorevole attorno. 《Concentrati Alistair, pensa. Pensa a tutto quello che ci è successo. Prova a ricordare la battaglia di Ostagar, quello che è successo a Duncan, quello che ha fatto Loghain.》

 

 

Nel sentire gli ultimi due nomi, il ragazzo sbarrò gli occhi, mentre tutto gli tornava in mente. La battaglia, il tradimento di Loghain, la morte di Duncan e il Flagello. E soprattutto la consapevolezza di non essere mai stato a Denerim.

 

Il suo sguardo si adombrò subito, mentre Iselen puntava il bastone contro la famiglia, i cui volti stavano rapidamente diventando quelli di Demoni ora che la loro preda era libera.

 

 

《Non oggi.》 Si limitò a dire, creando un’onda d’urto che li scaraventò tutti indietro e alzando di nuovo il bastone. 《Alistair, aiutami.》 Disse al ragazzo, che prese impugnò la spada.

 

《Alla fine, nessuno rimane mai con me.》 Lo sentì mormorare, mentre si avventava sul demone che si era finto sua sorella, colpendolo con lo scudo e trapassandogli la testa con la lama.

 

 

Il mago alzò il bastone è dei grossi tentacoli di roccia si alzarono dal terreno, avvolgendo e trapassando I tre Demoni più piccoli.

 

L'ultimo fu ucciso da Alistair, che gli lanciò addosso un'aura antimagia e lo trapassò nel petto da parte a parte. 《Beh, lieto di sapere che non erano la mia famiglia. Non vorrei mai avere parenti così brutti.》 Scherzò, ma Iselen si rese ben conto che non era allegro come voleva apparire. Guardava con insistenza il punto in cui i Demoni erano morti.

Voleva dire qualcosa, per confortarlo, ma ci ripensò. 《Ascolta Alistair, Micah e Runaan hanno bisogno del nostro aiuto. Premi la Runa al centro su questo piedistallo e aspettatemi. Io devo liberare Wynne.》 Esclamò invece, lanciandosi poi in un altro sogno.

 

 

 

Stavolta si ritrovò di nuovo nei corridoi della torre del Circolo, circondato da decine di cadaveri e strisciate di sangue ovunque.  Le pareti sembravano pronte a divorarlo e Wynne era inginocchiata in mezzo a quel disastro, mentre tre figure le giravano attorno.

 

Una assomigliava al comandante Gregoir, la seconda invece era un elfo dai capelli rossi e la terza era un giovane mago dalla barba scura che non riconosceva.

 

 

La maga sembrava quasi pregare. 《Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.》 Continuava a ripetere, mentre le figure ridevano o urlavano di dolore.

Iselen le corse incontro, passando oltre le tre figure e prendendo la donna per le spalle, cercando di farla riprendere. 《Wynne? Wynne!? Ascoltami, tutto questo non è reale. Devi svegliarti!》

 

《Ho sbagliato tutto. Non volevo farvi soffrire. Mi dispiace, mi dispiace.》 Disse invece la donna, come se non lo vedesse neanche.

《Potevamo avere un futuro, ma lo hai dato via.》  Disse l’ombra di Gregoir

《Mi hai fatto uccidere per colpa del tuo orgoglio e della tua testardaggine.》 Sibilò l'elfo rosso

《Non mi hai mai voluto. Ti sei sbarazzata di me.》 Terminò l'ombra del giovane barbuto.

 

 

Si stavano avvicinando, i loro visi sempre più vicini e le loro voci sempre più stentoree, mentre la maga si faceva più piccola e spaventata. Iselen battè il bastone per terra, creando una barriera luminosa per tenerli lontani prima di prendere la donna per le spalle.

《Wynne, per favore, non devi ascoltarli! Non sono altro che illusioni! Sono solo immagini senza corpo》

La donna finalmente lo guardò in faccia. 《Io dovevo proteggerli, dare loro aiuto, ma ho fallito.》

 

《Lo so che ti senti in colpa, ti capisco. Ma come hai detto tu, il senso di colpa è solo veleno in questo momento! Tutto quello che vedi non è reale, nessuno di loro lo è! Dei maghi sono sopravvissuti, tu e Neria li avete salvati. Concentrati! Pensa!》

La maga scosse la testa, ma poi battè le palpebre con aria confusa, guardandolo con occhi appannati. 《Qui è difficile… pensare. Non riesco a... Mi vengono in mente loro e i miei errori, ma oltre a questo…》

 

《Chi sono io? Ti ricordi il mio nome?》 Chiese l'elfo, aiutandola a rialzarsi e continuando a sostenere la barriera. Poteva sentire I colpi dei Demoni abbattersi sullo schermo, ma li tenne chiusi fuori con forza, riparando le crepe e spedendoli indietro.

 

La maga lo guardò con attenzione, cercando di ricordare, finché non le tornò in mente quel ragazzino troppo silenzioso e intelligente che aveva intravisto molte volte in biblioteca ridere e studiare coi suoi amici. Lo stesso ragazzino che aveva aiutato un mago del sangue a fuggire e si era unito ai custodi grigi subito dopo. 《Iselen. Tu sei Iselen. E questo posto… siamo nell’Oblio! Posso sentirlo! E loro… non sono qui. È solo un sogno!》 Esclamò Wynne, osservando le ombre fuori dalla barriera.

 

 

Bastarono quelle parole: l'intero spazio intorno a loro andò a brandelli, e i Demoni con lui, mentre solo il piedistallo scintillante restava in piedi, conficcato nelle strade fluttuanti dell'Oblio.

 

Wynne si guardò intorno, per un attimo confusa, chiedendosi dove fossero finiti i fantasmi del suo passato, per poi rivolgersi verso il più giovane. 《Grazie, Iselen. Mi hai salvata appena in tempo.》

Lui annuì. 《È stato un piacere. Ma adesso è il caso di andare ad aiutare gli altri.》 Disse recuperando il solito tono educato, toccando la Runa finale, quella al centro della formazione.

 

 

 

Immediatamente entrambi furono trascinati su un'isola più grossa delle altre, dove Runaan, Micah e Alistair stavano già combattendo col demone della pigrizia, la sua enorme forma che resisteva contro i loro attacchi.

 

《Alla buon’ora! Ci avete messo un secolo!》 Esclamò La nana, che stava già iniziando a prendere la sua forma infuocata per attaccare il suo nemico.

 

 

Iselen non rispose, si limitò ad alzare il bastone, guarendo le loro ferite, per poi colpire a sua volta il demone con un’onda d'urto, facendolo cadere all'indietro con un ruggito di dolore, mentre una freccia si conficcava nel suo polpaccio.

 

Wynne reagì altrettanto in fretta, affiancandosi al custode ramato per difenderlo dagli attacchi magici e iniziando a evocare enormi massi e lanciarli contro il mostro.

 

 

Quello continuò ad agitarsi, lampi di magia di un verde malsano attraversavano il cielo, rischiando di colpirli, ma chiaramente non era abituato a combattere corpo a corpo. E Micah lo stava spingendo sempre più all'angolo, lanciando palle di fuoco a più non posso, aiutata delle frecce di Runaan e dalla spada di Alistair, che avevano già trafitto l'obiettivo in più punti, facendogli schizzare sangue verdastro ovunque.

 

 

《Non fai più tanto il gradasso senza illusioni dietro a cui nasconderti, vero!?》 Esclamò la nana, brillando più che mai e riducendolo ad un grumo di carne bruciata e icore puzzolente con una vampata terribile.

 

Quello provò ad attaccare ancora, alzando l’unico braccio ancora funzionante per lanciare un raggio magico, ma un’Aura antimagia di Alistair lo bloccò sul nascere, permettendo alla nana di diventare golem e assestargli un pugno che gli fracassò il cranio.

 

 

《Finalmente è sistemato. E per fortuna. Era un pessimo padrone di casa.》 Ridacchiò Alistair, prima che una figura trasparente apparisse poco distante. Era il mago che aveva aiutato Micah.

《Grazie molte. Avete eliminato quel demone. Ora siete liberi e potrete salvare la torre. E vi prego, date a tutti i miei addii.》 Esclamò lui.

 

《Niall?》 Domandò Wynne, riconoscendolo. 《Cosa ti sta succedendo? Perché dici così?》

 

Il mago abbassò il capo. 《Il demone della pigrizia mi ha catturato per primo. Ha usato la mia energia tutto questo tempo per innalzare le sue trappole e le sue illusioni per contrastarvi. Ormai non resta quasi nulla di me. Tra poco scomparirò.》

 

《Cazzo.》 Commentò Micah, guardando il corpo trasparente del mago diventare sempre più incorporeo. Quel poveraccio le stava simpatico.

 

Il mago si rivolse proprio verso di lei. 《Sono lieto di essere riuscito ad aiutare almeno te. Speravo di poter salvare il Circolo con la Litania di Andralla, ma purtroppo non sono tagliato per fare l'eroe. Però adesso voi avete una possibilità. Prendete la litania dal… dal mio cadavere e andate a sconfiggere Uldred, ve ne prego.》 Disse, sempre più trasparente.

 

 

 

La nana annuì. 《Brinderemo anche per te appena usciremo di qui, Salroka. Te lo meriti.》

Iselen annuì. 《Il tuo coraggio e il tuo sacrificio non saranno dimenticati.》

 

Il mago abbassò il capo, un sorriso malinconico che gli ornava le labbra, prima che una luce abbagliante lì avvolgesse tutti, facendolo svanire nel nulla.

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Capitolo 14
*** L'Abominio ***


Quando Runaan finalmente si risvegliò, si sentì come se un tronco d'albero l'avesse appena colpito sulla testa. 《Accidenti. Non pensavo ci si potesse stancare tanto dormendo.》

《Occhio amico, l'umorismo di Alistair ti sta infettando.》 Lo prese in giro Micah, anche se aveva un mal di testa degno della peggior sbornia.

《Ehi! Il mio umorismo è fantastico.》 Ribattè il ramato con fare da finto offeso. Sembrava essersi ripreso almeno in parte dal suo sogno.

 

Iselen e Wynne invece si alzarono e si avvicinavano al corpo di Niall. Il cadavere del demone della pigrizia giaceva poco distante e l'elfo si assicurò di prendere la pergamena su cui era scritta la Litania di Andralla.

《Almeno con questa saremo più al sicuro.》 Sentenziò l’anziana maga. 《Voi state tutti bene?》

《Più o meno si. È come se avessi bevuto troppe birre.》 Rispose la nana, avvicinandosi.

 

Anche l’altro mago si sentiva ancora piuttosto esausto, i sogni e le illusioni di quel demone lo avevano spossato, ma poteva sentire che il suo mana si stava rigenerando in fretta ed era sempre più ansioso di vedere Uldred.  《Direi che è il momento di andare. Più tempo Uldred resta in vita e più tempo avranno I Templari per ricevere il diritto dell’Annullamento e ucciderci.》

Gli altri annuirono, avviandosi di nuovo verso il corridoio. Secondo Wynne, erano quasi arrivati alla stanza del Tormento, il punto più alto della torre.

 

“Persino i nomi in questo posto fanno pensare alle torture” pensò Il Dalish con una smorfia. Solo che prima di arrivarsi, notò una porta sul muro più grande delle altre, divelta. I cardini erano stati fatti a pezzi e persino i muri attorno all’entrata erano coperti di graffi.

《Che stanza è questa?》 Chiese ad Iselen, incuriosito. Chi avrebbe usato tanta forza per entrare in una banale stanza?

《Quello è l'ufficio del primo Incantatore. Pare che abbiano usato molta violenza per aprirla.》 Rispose l'altro custode. Poteva chiaramente sentire dei residui di magia difensiva su quella porta. Irving doveva aver sigillato il suo ufficio. Ma perché?

 

《Perché non entriamo? Solo per un po'. Magari c'è qualcosa di interessante.》 Ghignò Micah, fregandosi le mani con aria avida e sorridendo ad Iselen.

Wynne aggrottò le sopracciglia. Non sapeva come mai il mago e la contrabbandiera avessero sviluppato un legame di amicizia, ma non era quello il momento di mettersi a curiosare. Peccato che Alistair e gli altri tre attraversarono subito la soglia, dando un'occhiata un po' ovunque tra i mobili sfondati e le carte strappate, e fu costretta a seguirli.

 

 

Appena ci entrò, notò che Iselen e Runaan avevano spalancato una cassapanca nell'angolo, l'unico mobile ancora intero, colma di tomi dall'aria molto molto antica, mentre Micah frugava nei cassetti distrutti della scrivania e Alistair dava uno sguardo agli scaffali. E anche lei dovette ammettere di essere curiosa: Irving custodiva davvero moltissimi tomi antichi nel suo ufficio e tutta quella conoscenza era un bene prezioso. E avrebbe potuto fornire loro degli indizi sulla sorte del suo vecchio amico.

Si avvicinò cauta alla libreria, scorrendo le dita sulle rilegature, per poi cercare anche lei tra i cassetti alla ricerca di fogli con la grafia di Irving. Non avrebbe mai sbirciato negli affari personali di un collega, ma quel sigillo sulla porta le faceva pensare che forse lì dentro ci fosse qualcosa che li avrebbe aiutati contro Uldred.

 

《Guardate.》 Esclamò l’elfo dalla pelle scura, leggendo un grosso libro dalle pagine gialle e attirando la loro attenzione. 《Questo tomo parla di magia del sangue. L’ho trovato in quella cassapanca.》 Disse, sfogliando le pagine con interesse, gli occhi brillanti di curiosità.

《Come!?》 Chiese l'anziana, avvicinandosi per sfogliare le pagine, non potendo credere che Irving conservasse volumi sulla magia proibita.

 

Ma fu costretta a ricredersi quando lesse descrizioni accurate di vari generi di rituali e Incantesimi sempre più complessi che coinvolgevano sacrifici di sangue e modi per adoperare al meglio l'energia da essi ricavata con tanto di illustrazioni raccapriccianti su quali effetti potessero sortire sulle vittime.

《Non posso crederci. A che servono questi libri ad Irving? Perché li tiene qui?》 Si chiese, pensierosa. Poteva percepire sul mobile una protezione contro gli abomini ancora più potente di quella sulla porta, quindi non era stata eretta per un caso.

《Non dovremmo sorprenderci tanto. In questo posto ci sono molti segreti.》 Commentò Iselen. 《Ho visto i sotterranei: anche lì è pieno di tomi proibiti e manufatti dell'antico Tevinter. Uldred e i suoi devono aver saputo di questi libri e sono venuti a prenderli, ma una protezione ha impedito loro di trovarli.》

 

 

Runaan guardò il viso pallido di Wynne e l'aria preoccupata di Alistair con un sopracciglio alzato. Ad essere sincero, lui fino a quel giorno non aveva mai visto nessuno usare la magia del sangue, però sapeva che Merrill ne era affascinata e che a volte aveva fatto degli esperimenti con essa, e seppur la guardiana non approvasse, non aveva mai fatto del male a nessuno.

Lei sosteneva che non era la magia in sè ad essere cattiva, ma il modo in cui la si usava. E personalmente era d'accordo; neanche capiva perché gli shem ne avessero tanta paura. Era come qualsiasi altra arma: così come Le sue frecce non decidevano di uccidere da sole, lo stesso valeva per quella magia. Senza nessuno a guidarla non poteva fare niente.

 

Ma fu distratto da quei pensieri quando un grosso tomo cadde a terra con uno schianto, attirando il suo sguardo. Era nero, la rilegatura era consumata, segno che era molto antico, e sulla copertina c'era l'effige di un albero senza vita. Emanava una strana Aura, come se avesse una vita propria.

Però prima che potesse sfogliarlo, Alistair riprese a parlare. 《Ragazzi, dobbiamo andare adesso. Questo posto non mi piace e ci sono ancora troppi maghi prigionieri di Uldred per poterci fermare.》

Wynne si disse subito d’accordo, ancora vagamente pallida, e anche Micah si unì a loro stavolta. 《Qua non c’è nulla che valga la pena rubare. Andiamo.》

 

Iselen, suo malgrado, li seguì dopo aver preso un paio di tomi con sé e Runaan si alzò a sua volta, infilando il libro distrattamente nella propria sacca, e accompagnò gli altri attraverso il corridoio. In fondo, anche loro non vedevano l'ora di dare un taglio a quella faccenda e uscire da quel posto.

 

 

Stranamente, non incontrarono resistenza nelle stanze seguenti. Niente maghi del sangue, niente Templari posseduti, niente Demoni, niente Abomini. Probabilmente Uldred non si aspettava che qualcuno riuscisse ad attraversare le altre difese che aveva preparato, oppure era solo un folle arrogante Che pensava di poterli sconfiggere tutti da solo.

《Ci siamo quasi.》 Affermò Wynne, determinata e col bastone in pugno, mentre attraversavano un grosso arco di pietra.

 

Davanti a loro c'era quella che speravano fosse l'ultima rampa di scale di quella maledetta Torre e proprio di fianco ad essa, una grossa cupola di energia viola splendeva sinistra, crepitando di energia maligna. Un incantesimo vincolante di alto livello, senza dubbio.

C'era qualcuno all'interno, un giovane Templare biondo in posizione di preghiera. E non aveva una bella cera: aveva vari segni di torture sulla poca pelle visibile, un occhio gonfio e livido e la sua corazza era ridotta ad un grumo di metallo che gli bloccava i movimenti.

 

《Non posso credere che Uldred abbia fatto una cosa simile.》 Esclamò Wynne, accigliata. 《Ser Cullen? Ser Cullen, potete sentirmi?》

Il ragazzo alzò la testa di scatto, sfoggiando il suo occhio nero e un viso spaventato. Un rivolo di sangue gli colava dalla bocca. 《Ancora questo trucco!? Non ho intenzione di cedere Demone! Resisterò! Avete spezzato gli altri, ma non ci riuscirete con me.》

 

《Non siamo Demoni, Ser. Possiamo farvi uscire.》 Insistette la maga, ma lui si limitò a rimettersi in posizione di preghiera, gli occhi ormai lucidi.

《Se c'è qualcosa di minimamente umano in voi, uccidetemi adesso! Non posso più sopportare tutto questo! Ci hanno rinchiusi tutti come animali e presi uno per uno per ridurci a…. Gli altri hanno ceduto…》 Urlò quello piangendo, mentre Micah e Runaan lo guardavano con un sopracciglio alzato.

 

《Wow. A casa mia ho visto ragazzini di dodici anni con più palle di questo qua.》 Commentò la nana divertita, facendo scattare in su la testa del Templare, che però si concentrò su Iselen.

《Perché devo ancora rivedere la sua faccia!? Lui è quello che ha iniziato tutto! Lui e il suo amico maleficar! Voglio solo che sparisca!》 Urlò, per poi rendersi conto che l'elfo non si era mosso di un millimetro. 《Sei ancora qui?! Ma le altre volte ha sempre funzionato!》

 

《Non siamo Demoni Idiota.》 Lo rimbrottò Runaan. 《Cerca di darci un taglio.》

Lui digrignò I denti. 《Non posso credere quanto fossi ingenuo prima, quando pensavo che i maghi fossero persone. Siete solo mostri! Sempre a complottare nell'ombra, demoni in attesa di ucciderci! Se solo non fossi tornato indietro per aiutare quella maga rossa, non sarei in trappola! Avrei potuto aiutare chi ne aveva davvero bisogno! Non avrei dovuto vedere tutti i miei amici morire!》

 

 

Alla menzione di una “maga rossa", Iselen drizzò le orecchie. 《Tu sei tornato indietro per proteggerla?》

《Si. E guarda cosa mi è costato! Ci hanno rinchiusi come animali, torturati per costringerci ad obbedire. Mi sono fatto accecare dalla sua bellezza e dalle sue parole, e per colpa sua ora sono qui.》

 

Il mago strinse il bastone magico, gli occhi ridotti a due fessure, mentre un refolo di vento pericolosamente gelido attraversava la stanza. 《Il fatto che tu sia ancora vivo e lei no, parla da sé.》 Sibilò, colmo di disprezzo. 《Lei è rimasta indietro per salvarvi tutti quanti, anche i Templari come te, gli aguzzini che picchiano, stuprano e tormentano i più deboli finché non ce la fanno più, e tu osi dire che è stata colpa sua se sei stato catturato?!》

Poteva sentire il proprio mana tornare a scorrere pericoloso sottopelle. Solona aveva sopportato come lui anni di prigionia, si era sentita dire ogni giorno che la sua famiglia non l'aveva voluta solo perché era una maga, eppure aveva sempre dato conforto a tutti con un sorriso nei momenti difficili, soprattutto a lui.

Quando quel dannato templare tre anni prima gli aveva fatto del male, lei gli era rimasta vicina, lo aveva aiutato a superare il trauma della morte di Hannah, e ora aveva sacrificato la vita per proteggere tutti gli abitanti della torre. E quel cretino osava insultarla così!?

 

《Tutto questo disastro è stato opera dei maghi! Voi non siete altro che mostri che si nascondono dietro i volti di persone comuni. Sapete solo distruggere e portare sventure! Che il Creatore mi sia testimone, Vorrei semplicemente che veniste uccisi tutti quanti!》 Ribattè il Templare con foga, l'occhio nero che pulsava orribilmente.

 

Alistair notò subito l'aura azzurra che stava circondando Iselen, chiaro segno che si stava arrabbiando. Avrebbe potuto facilmente uccidere quel poveraccio in un colpo solo. 《Iselen, non fargli del male. È indifeso e ferito! Ucciderlo ora sarebbe…》

《Oh, ma io non ho intenzione di ucciderlo.》 Rispose l'elfo, mentre il suo viso ritornava calmo e la sua aura si ritirava. Ma ora aveva un sorriso sottile sul viso che non faceva presagire bene.

 

Il ramato rimase interdetto. 《Ah no?》

Il mago scosse la testa. 《Quelli come lui non valgono nemmeno lo spreco di mana per ucciderli. È solo un  vigliacco. Resterà qui al sicuro e capirà come ci si sente ad essere intrappolato ed impotente mentre i tuoi aguzzini ti torturano, ti stuprano e ti feriscono o uccidono i tuoi amici davanti a te.》 Disse, inginocchiandosi davanti al templare e guardandolo dritto negli occhi. 《E sappi questo: tu non sei mai stato degno di lei. E non lo sarai mai.》 Gli sibilò, prima di allontanarsi

 

 

《Bene. Ora che siamo d’accordo su cosa fare con questo babbeo, andiamo a vedere se quelle teste d'aria dalle mani luccicanti sono ancora vivi? Ne ho piene le scatole di questo posto.》 Disse Micah, proprio accanto ad Iselen, cercando di non mettersi a ridere davanti alla faccia del Templare.

Gli altri annuirono, avviandosi verso le scale, ma la voce del Templare li trattenne. 《Non potete salvarli. Ho sentito i suoni che provenivano da quella stanza. Ormai sono tutti morti e quelli che non lo sono, si saranno convertiti alla magia del sangue.》

 

Wynne strinse il bastone magico con più forza. 《Irving è ancora lassù. E sono sicura che non abbia ceduto. Devo almeno provare a salvare lui e gli altri.》

《Non resta nessuno da salvare! L'unica scelta ormai è quella di ucciderli tutti, dal primo all’ultimo!》 Urlò Cullen, mentre Runaan lo guardava disgustato.

 

《Maghi del sangue o no, preferisco lasciarli andare tutti piuttosto che ucciderli per un banale sospetto.》 Sentenziò il Dalish, inforcando la porta per primo, seguito a Ruota da Iselen e Wynne, che Mormorò un “grazie" ad entrambi. Alla fine, aveva fatto bene a fidarsi di loro e dei loro compagni.

Alistair gli fu subito dietro. 《Quei maghi non meritano una morte simile. Fino a prova contraria, sono innocenti.》 Disse, varcando la soglia, mentre Micah salutava il templare con la mano, deridendolo.

 

 

Peccato che la sua espressione beffarda mutò in serietà appena sentì che razza di rumori provenissero da quella dannata stanza. Neanche voleva sapere che cosa potesse produrre simili urla.

《Dovevo restare a Redcliffe. Dovevo proprio restare a Redcliffe.》 Disse tra sé e sé, prendendo i pugnali.

 

 

**

 

 

Spalancarono la porta e scoprirono subito la causa delle urla: un mago pelato, circondato da un folto gruppo di abomini, stava torturando un altro uomo con una serie di crepitanti saette magiche. La vittima si stava contorcendo su se stessa, urlando dal dolore e coperto di sangue dalla testa ai piedi, mentre tanti altri maghi, incluso Irving, giacevano storditi e immobilizzati sul pavimento poco lontani da loro.

《Cedi!》 Ordinò il suo aguzzino. 《Accetta!》

L'altro mago annuì debolmente e i suoi muscoli si tesero fino a strapparsi, mentre il suo corpo cresceva e si deformava tra grida e gemiti, fino a diventare un altro abominio, che si unì agli altri docilmente.

 

 

《Uldred!》 Wynne gli puntò contro il bastone.

《Ah, Intrusi. Vedo che siete riusciti ad uccidere i miei sottoposti e ad arrivare fin qui. Molto bravi. Ma non avrei dovuto aspettarmi altro da una vecchia testarda come te, Wynne.》 Rispose l'uomo in tono quasi annoiato. La sua voce era cavernosa e distorta, come se più persone stessero parlando tutte insieme.

 

Micah e Runaan non avevano mai visto un mago adulto posseduto ancora cosciente, ma erano abbastanza certi che quel tipo ne fosse un esempio lampante. Faceva sembrare Connor e il suo esercito di cadaveri un gruppo di innocui agnellini.

Ma il mago del sangue non fece caso a loro o ad Alistair. I suoi occhi erano puntati solo su Iselen e Wynne. 《Ah, Surana. È un vero piacere averti qui. Jowan mi ha sempre parlato molto bene di te E della tua magia. E devo ammettere che sei il mago più abile che abbia visto. Sono certo che sarai una splendida aggiunta alla mia collezione, non appena ti spezzerò.》 Un ghigno famelico gli distorse la faccia.

 

《Non ci sperare.》 Rispose lui, tagliente. 《La pagherai per quello che hai fatto Uldred. La pagherai per Solona e per tutti gli altri!》

L'altro si mise a ridere, un suono rimbombante che fece scendere lunghi brivido freddo lungo le loro schiene. 《Resistete pure, opponetevi a me. Rendetelo ancora più difficile: la mia vittoria sarà solo più dolce!》

 

Un bagliore malsano avvolse il suo corpo da capo a piedi, mentre enormi spuntoni bucavano la pelle e gli arti ingigantivano rapidamente. La bocca si allargò e si riempì di denti aguzzi, mentre la pelle diventava dura e violacea e gli occhi si moltiplicavano

Quando la luce svanì, al posto di Uldred c'era solo un demone della Superbia più grande di un ogre, che lanciò contro di loro una sfera di saette abbastanza grande da far tremare la stanza. Questa fu fermata appena in tempo da uno scudo di Wynne, mentre Runaan scoccava rapidissimo le sue frecce.

 

Queste lo colpirono sul collo e sul torace, ma sembravano essere pericolose quanto delle zanzare per il demone, che si limitò a lasciare un altro fulmine contro la barriera creata dalla maga.

Lo scudo andò in mille pezzi, ma deviò la folgore e diede il tempo ad Alistair di usare la sua Aura antimagia sul demone e poi trafiggergli un polpaccio con uno scatto in avanti.

 

 

Lui ruggì, furioso, colpendolo con un ceffone tremendo, che lo spedì dall'altro lato della stanza, non riuscendo a spezzargli le ossa solo grazie allo scudo e alla sua armatura.

Iselen si frappose tra il demone e l'altro custode, evocando un gigantesco spuntone di ghiaccio che gli trapassò la spalla, facendo scendere denso sangue nero e strappando muscoli e ossa, ma un'altra folgore mandò il ghiaccio in pezzi e costrinse il mago a creare uno scudo per non essere spazzato via.

 

Un bagliore verde curativo li avvolse tutti, mentre Wynne mulinava il bastone sopra la testa per lanciare una serie di lampi luminosi addosso al mostro.

 

 

Micah intanto si era acquattata poco lontano, cercando di evitare di farsi travolgere dagli artigli dell'Abominio, scattando poi verso il demone e piantandogli più volte i suoi pugnali intrisi di veleno nelle caviglie, facendolo ruggire dal dolore.

Si girò per colpirla, ma la maga anziana lo intercettò appena in tempo, creando una grande runa paralizzante sotto il suo corpo, bloccandolo e dando il tempo alla nana di spostarsi e centrare uno dei tanti occhi con un coltello da lancio.

Il demone urlò con ancora più fragore mentre il suo sangue bollente sfrigolava sul terreno, rilasciando un'onda d'urto che spezzò la Runa, incrinò il pavimento, il soffitto e spedì tutti i presenti contro le pareti, facendoli accasciare sanguinanti e contusi.

 

Runaan fu il primo a riprendersi, sentendo un gran dolore alle costole e perdendo sangue dal naso, ma troppo testardo per cedere. Con uno sforzo, prese di nuovo la mira e scoccò una freccia dopo l'altra, trasformando il suo corpo in una specie di Puntaspilli, prima di lasciar perdere il suo arco e correndo in avanti con i pugnali in mano insieme ad Alistair, che teneva alto lo scudo per proteggerli tutti e due

Il demone provò a schiacciarli con i suoi artigli, ma il veleno iniettato dalla nana lo stava rallentando e delle spesse catene di ghiaccio sbucarono dal nulla e gli bloccarono le braccia, mentre una seconda runa di paralisi gli compariva sotto i piedi, immobilizzandolo e permettendo ai due custodi di attaccare.

 

Il ramato colpì le gambe con precisione e forza, sollevando strisce di sangue, mentre l’elfo adoperò le frecce che si erano piantate nella sua carne come appigli, arrampicandosi fino al suo collo, e conficcò I coltelli nei tessuti molli, squarciandoli, per poi saltare giù e aprire altri tagli lungo tutta la sua schiena.

Litri di sangue gli piovvero addosso, scottandogli la pelle, ma il demone stava iniziando a caracollare sotto il suo stesso peso, e il Dalish esibì un ghigno vittorioso, Solo che decine di tentacoli rossi sorsero di colpo dalle ferite del demone, invadendo la stanza e buttandolo a terra.

 

Iselen e Wynne alzarono ancora i bastoni per proteggere e guarire i loro compagni. Lui aveva un lungo taglio sulla guancia e lei sul fianco, ma erano entrambi determinati come prima. Riuscirono a creare delle barriere protettive attorno a Runaan, Micah e Alistair appena in tempo ma i tentacoli li avvolsero prima che potessero difendere se stessi.

Essi iniziarono ad insinuarsi in ogni poro della loro pelle, avvolgendo anche gli altri maghi, scatenando un dolore lancinante ovunque. Era cose se decine di vermi si stessero infilando nel loro corpo e lo stessero dilaniando dall’interno. E con esso venivano le voci confuse di Demoni, eccitati dalla possibilità di avere così tanti corpi da possedere.

I maghi cercarono di opporsi, gridando fino a lacerarsi la voce, ma era come se la loro connessione con l’Oblio fosse stata spalancata. Sentivano i loro cuori battere come tamburi, il sangue colare da tutti gli orifizi dei loro volti e i loro crani venire tartassati con pensieri e sensazioni non loro.

 

 

Gli altri tre sentirono le loro urla, e si rialzarono subito, allarmati. 《La litania! È l'unico modo per salvarli!》 Urlò Alistair, afferrando la pergamena, caduta poco lontano, e iniziando a leggerla a tutta velocità, le parole in antico tevene che si susseguivano senza senso sotto i suoi occhi e contrastavano la magia del sangue del mostro. Sentiva le tempie pulsare per la stanchezza, ma continuò a recitare, facendo svanire i lunghi tentacoli rossi e liberando i maghi. Se Iselen e Wynne fossero diventati abomini, li avrebbero uccisi tutti!

 

Runaan era pallido e sanguinante quanto lui, i suoi tendini tiravano dolorosamente, ma recuperò il suo arco, sentendo l'adrenalina bloccare il dolore, almeno in parte. Prendendo la mira, accecò il nemico con le sue frecce, prima di essere messo in ginocchio da una scarica elettrica tremenda che gli fece scendere sangue dal naso e lo spedì nuovamente contro il muro con un urlo strozzato.

 

Micah, davanti a quella scena, iniziò a frugare  freneticamente nello zaino. Ne tirò fuori una strana sfera di colore azzurro vivo. Gliel'aveva data una dei fabbri del Karta, una tipa matta da legare, ma geniale.

《Ehi bestiaccia! Mangiati questa!》 Urlò, tirandola addosso al mostro dopo aver tolto la linguetta.

 

L'esplosione al lyrium che seguì fu abbastanza forte da far tremare tutta la stanza, facendo crollare grossi pezzi di soffitto per terra, mentre Iselen e Wynne si riprendevano e si rimettevano in piedi a fatica, reggendosi ai bastoni per restare in piedi.

Entrambi perdevano sangue dalla bocca, il naso e le orecchie ed erano alquanto frastornati e doloranti, ma la maga alzò il bastone e una potentissima luce curativa li avvolse tutti, rimarginando ferite e guarendo lividi.

 

Runaan grugnì di sollievo, sentendo il naso fratturato tornare a posto, le bruciature svanire e le costole smettere di fargli male, e anche Alistair iniziò a muoversi più in fretta quando i profondi tagli che aveva sulla coscia e sul polpaccio svanirono. Entrambi si voltarono di nuovo verso Uldred. O di ciò che ne restava.

L’esplosione causata da Micah aveva ridotto il suo braccio destro ad un grumo di carne bruciata inutilizzabile, l’osso ormai in vista pendeva floscio dalla spalla, e anche metà del muso e della gamba destra erano stati gravemente sfregiati, ma quel mostro non sembrava intenzionato a cedere.

 

《Micah, hai altre di quelle bombe?》 Chiese il Dalish, col fiatone e coperto di sudore, ma ancora dritto in piedi.

La nana scosse la testa, frustrata. 《Era un prototipo. Non ne ho altre.》

 

《Forza, non dobbiamo arrenderci! Possiamo vincere.》 Li incoraggiò Alistair, la spada ben stretta in mano e già pronto a combattere, mentre Iselen annuiva e puntava ancora il bastone contro il demone. I residui di Lyrium nell'aria che mandavano scariche di adrenalina nel cervello.

《Continuate ad attaccare. Non reggerà ancora per molto.》 Disse, gli occhi illuminati per l'ennesima volta di azzurro, mentre l'aria attorno a lui tornava a riempirsi di letali cristalli di ghiaccio e a vorticare attorno all’abominio.

 

Il Dalish, la nana e il Ramato gli diedero retta, circondando il demone e attaccandolo su vari lati con le rispettive lame, l’adrenalina che fischiava nelle loro orecchie e che vanificava la stanchezza e gli permetteva di evitare le unghiate, mentre Wynne gli bloccava le gambe con una runa di paralisi.

Il mostro tentò di divincolarsi, ma stava perdendo troppo sangue e le frecce conficcate negli occhi non gli permettevano di vedere. E dopo essere stato colpito di nuovo con un'aura antimagia, si limitava a muovere l’unico braccio a scatti nel tentativo di colpirli.

 

Iselen guardò i suoi compagni ferirlo sempre di più, raccogliendo poi tutta l’energia che aveva ancora. Appena vide Micah far crollare in ginocchio il demone con un’altra pugnalata velenosa, la usò per creare una barriera scintillante attorno ad esso, iniziando pian piano a restringerla. Nonostante i tentativi della creatura di liberarsi, il mago poteva sentire il suono delle sue ossa che andavano in frantumi nell'inutile tentativo di resistere e se lo godette ampiamente. Voleva che soffrisse, voleva che la pagasse cara per quello che aveva fatto a Solona!

Fu Wynne a terminare il lavoro, evocando un grosso spuntone di roccia che trapassò il petto del demone.

 

I muri della barriera a quel punto implosero su se stessi con una forza devastante, schiacciando il mostro e liberando una luce abbagliante che avvolse tutto quanto. E una volta sparita, non era rimasto più niente di Uldred o dei suoi abomini, solo cenere.

 

 

L'elfo dalla pelle scura si inginocchiò a terra, il fiato corto per la stanchezza e madido di sudore, ma il cuore più leggero e un sorriso stampato in faccia. Aveva vendicato Solona. Non l'avrebbe riportata in vita, ma l’avrebbe aiutata a riposare in pace. E almeno, in questa maniera Gregoir e I suoi avrebbero dovuto lasciar perdere i loro propositi di uccidere ogni mago nella torre. Se ne sarebbe assicurato. Sempre.

 

Intanto, Wynne e Alistair stavano aiutando il primo Incantatore a rialzarsi. 《Come stai, Irving?》 Gli Domandò cautamente la maga.

《Sono troppo vecchio per questo, amica mia. Ma senza di voi, probabilmente sarei morto ormai, quindi non posso fare altro che ringraziare te e questi coraggiosi ragazzi.》 Rispose l'uomo, respirando anche lui a fatica per le torture subite, per poi girarsi verso Iselen. 《Ci avete salvato, Surana.》

 

Lui annuì. 《I miei sentimenti per il Circolo non contano: non avrei permesso a nessuno di trasformarvi in abomini. E dovevo salvare le mie amiche》 Disse col solito tono educato, anche se l'accusa era ben visibile sotto di esso.

《E sapete, un “grazie per averci salvato le chiappe da un matto adoratore di demoni” sarebbe gradito.》 Commentò seccata Micah, mentre Runaan recuperava le frecce ancora utilizzabili Con un’espressione altrettanto scocciata. Gli avevano appena salvato la vita e nessuno si degnava di ringraziare. Però entrambi dovevano ammettere di essere fieri di loro stessi.

Quel giorno avevano fatto moltissime cose incredibili: non solo avevano ucciso un demone ed erano fuggiti dall'oblio, ma erano anche riusciti a uccidere più abomini di quanti potessero contare e avevano appena fatto fuori un mostro più grande di un Ogre. Non un'impresa da poco. Probabilmente nessun altro dalish o senzacasta ci sarebbe riuscito.

 

 

Il mago più anziano non sembrò nemmeno far caso a quell'affermazione tagliente, avviandosi invece verso i piani inferiori insieme ai suoi colleghi, scortati dai tre custodi e la nana, che davvero non vedevano l'ora di andarsene da lì, fino ad arrivare al portone d’ingresso.

 

Nel frattempo avevano anche liberato il templare intrappolato, Cullen, che aveva rivolto ai maghi uno sguardo truce e pieno di terrore, prima di avviarsi a passo spedito verso la meta.

Una volta giunti lì, Alistair bussò sui pesanti battenti. 《Siamo tornati! Il primo Incantatore è qui con noi!》

《Provatelo!》 Urlò un’altra voce da dietro la porta, e Irving si fece avanti, confermando la propria identità.

 

 

Appena Gregoir aprì la porta, Cullen si rifugiò a fatica tra i suoi compagni e il gruppo dei custodi entrò nella sala, trovando anche il gruppo di Wynne, illeso.

《Fate una qualsiasi mossa sospetta e siete morti.》 Li minacciarono alcuni Templari appena furono entrati tutti, le mani già sulle else delle spade.

Runaan rivolse loro uno sguardo truce. “Shemlen ingrati” pensò. Avevano appena salvato le chiappe a tutti quanti, facendo il lavoro dei Templari al posto loro, e quelli non avevano neanche detto “grazie".

 

D'altra parte, Invel fu fin troppo contento di rivedere il suo adorato padrone, arrivando di corsa iniziando a fargli le feste e leccargli la faccia con fare sollevato, ricevendo delle carezze sul capo come ricompensa.

《Incredibile. Ci siete riusciti davvero.》 Commentò Gregoir, fissandoli tutti con aria austera.

《Si. Uldred è morto e per fortuna noi siamo riusciti a salvare tutti questi maghi.》 Annuì Wynne, accennando ad Irving e gli altri.

 

《Comandante, gli incantatori anziani sono rimasti moltissimo tempo da soli con Uldred. Potrebbero essere maghi del sangue o persino Demoni sotto mentite spoglie. Non possiamo ignorare il rischio.》 Si intromise Cullen, gli occhi ancora sbarrati per la paura e con una fasciatura di fortuna intorno alla testa. Aveva rifiutato ogni genere di cura magica.

《Oh per favore, non essere ridicolo.》 Lo zittì Iselen, cercando di mantenere un tono di voce pratico. Non poteva più sopportare quel tipo. 《Abbiamo appena salvato la torre, abbiamo visto quei mostri, e vi assicuro che nessuno di questi maghi è posseduto. Hanno resistito ad Uldred, rischiando le loro vite. Si meritano la vostra fiducia e un po' di pace.》

 

Il templare biondo fece per ribattere, ma Neria lo superò senza neanche guardarlo e abbracciò Iselen con un verso di felicità. 《Grazie al Creatore sei vivo, temevo che ti fosse successo qualcosa. E grazie per averci salvati. Non sai quanto ero preoccupata per te. Avrei voluto accompagnarti.》

L'altro sentì la rabbia scemare. 《Non preoccuparti. Hai fatto un ottimo lavoro nel proteggere i bambini. Senza di te, sarebbero morti》 Disse, ma notò che la ragazza stava cercando qualcuno alle sue spalle e il mondo gli crollò addosso.

 

《Iselen… dov'è Solona? Non è venuta con voi?》

Il più grande voleva risponderle, spiegarle cosa era successo, ma la voce gli si era incastrata in gola E tutto quello che potè fare fu abbracciare la sua amica. 《Mi dispiace, Neria. Lei non… Non sono arrivato i tempo. Mi dispiace, mi dispiace.》

 

La ragazza comprese subito, sbarrando gli occhi e sentendoli pizzicare. Sperava che quell’incubo fosse finito, che Iselen e Solona sarebbero tornati da lei, e invece lei era morta. La loro migliore amica non c'era più. E sembrava impossibile. Lei era sempre così… ottimista, così forte e cocciuta, piena di vita. Era lei quella che li aveva davvero aiutati a diventare una famiglia. E adesso di lei restava solo un corpo.

Non avrebbero più sentito le sue storie e i suoi improperi o le sue risate. Non avrebbero più potuto stare tutti insieme a leggere o scherzare e lei sarebbe stata dimenticata. Sarebbe diventata solo una delle tante vittime che quel disastro aveva causato.

 

L’elfa strinse il suo amico, piangendo e costringendolo a ricambiare la stretta e ingoiare le proprie lacrime per non crollare di nuovo davanti a tutti, il senso di colpa che ancora gli opprimeva il petto. Tenne stretta al petto quella che a tutti gli effetti era la sua sorellina, lasciando che si sfogasse senza dire niente.

 

 

Alistair guardò con tristezza i due maghi, non sapendo cosa dire per farli stare meglio, e persino Micah abbassò la testa. Non aveva mai conosciuto quella maga, ma chiunque potesse compiere un'azione come la sua, aveva più palle di tutti quei Templari messi insieme e si meritava il suo rispetto.

Runaan invece rimase in disparte, cercando a sua volta di non ripensare alla perdita di Tamlen, mentre Wynne si rivolgeva a Irving e Gregoir. 《Vi prego di concedermi un favore. Vorrei partire con questi custodi e aiutarli per fermare il Flagello.》

《Wynne, il Circolo è stato gravemente danneggiato. Il tuo aiuto sarebbe indispensabile per farlo splendere di nuovo. E poi, perché vorresti correre un rischio simile?》 Chiese il primo Incantatore.

 

La maga scosse la testa. 《Questo non è il Circolo che conosco e che ho giurato di proteggere. Ciò che è accaduto dimostra che la paura e la rabbia lo hanno corrotto. E sono stati questi custodi e la loro amica a liberarlo. Aiutarli per me sarà un piacere e un modo per saldare il debito che ho nei loro confronti. E sarà anche un modo per rendere onore a tutti coloro che sono morti qui.》

L'altro mago annuì stancamente. 《Molto bene, se è questo che vuoi. So che questi giovani potranno solo beneficiare della tua esperienza e dei tuoi insegnamenti. E sappiate, custodi, che vi siamo debitori. Se aveste bisogno del nostro aiuto, non avrete che da chiedere.》

 

《Ecco, si. In effetti c'è una situazione per cui avremmo bisogno di voi.》 Disse Alistair.

《Ovviamente avrete il nostro aiuto contro il Flagello.》 Lo anticipò l’anziano e il ragazzo sorrise.

 

《Grazie mille, ma prima di questo… ci servirebbe il vostro aiuto a Redcliffe. Il figlio dell’Arle è stato posseduto da un demone e il motivo per cui siamo venuti qui era per chiedere aiuto per liberarlo.》

Irving annuì con aria sorpresa. 《Il Ragazzino è posseduto? Vi aiuteremo. Verrò io con voi.》

 

《E anche io.》 Si offrì Neria, con gli occhi ancora lucidi. 《Non ho potuto salvare Solona, ne aiutare ad uccidere Uldred. Voglio fare qualcosa di utile per una volta.》

Iselen le poggiò una mano sulla spalla, mentre Runaan si faceva avanti. 《Lieto che abbiamo risolto. Ora per favore sbrighiamoci.》. Non vedeva l'ora di andarsene da lì. E tutti gli altri erano d'accordo.

 

 

Iselen e Neria furono i primi ad uscire dalla porta, il viso dell'elfa di colpo sorridente in mezzo alle lacrime alla sola idea di essere finalmente fuori dal Circolo dopo così tanti anni, seguiti da Invel e Runaan.

Alistair, Micah, Wynne e Irving furono gli ultimi a farsi traghettare lungo il lago, la nana che già si fregava le mani all'idea di tutti i soldi che avrebbe fatto, ma anche felice di lasciare quella gabbia di matti.

 

 

《Speriamo che non sia successo niente durante la nostra assenza.》 Borbottò il ramato.

《Ma dai, avete lasciato quel bestione di un qunari e la principessina a fare la guardia, più tutti gli altri. Sarebbero capaci di abbattere un esercito.》 Ghignò la nana con aria serafica.

 

Il ragazzo annuì, anche se il timore di tornare a Redcliffe e trovare il palazzo e il villaggio distrutti non lo aveva abbandonato. Sperava davvero che Eamon, Bann Teagan, Isolde e Connor stessero bene. E anche che Leliana, Sten, Persephone, Cerere, Aura e Morrigan fossero riusciti a cavarsela.

 

Wynne rimase in silenzio a guardare entrambi. Di sicuro, quei due e i loro compagni erano un gruppo molto particolare, anche se con le migliori intenzioni. A quanto le avevano rapidamente raccontato, i tre custodi viaggiavano con un Qunari, una Sorella della Chiesa che si era offerta di aiutarli per una visione e soprattutto un’eretica delle Selve.

Non aveva creduto neanche per un attimo a ciò che aveva detto Loghain sul tradimento dei custodi, però non avrebbe mai pensato che raccogliessero una squadra tanto eterogenea. Soprattutto perché aveva saputo che Micah si era unita a loro per venire alla torre solo per soldi e tutti loro si erano mostrati troppo propensi a lasciar andare quella maga del sangue.

Ma aveva visto con quanto coraggio lei e i tre custodi avevano combattuto per proteggere i maghi e il Circolo. Erano così giovani, eppure avevano il compito di salvare tutto il Ferelden e aveva visto quanto si stavano impegnando. Avevano rischiato la vita contro Uldred e I suoi abomini per salvare Irving e gli Incantatori anziani e avevano affrontato l’Oblio per poter andare avanti e recuperare la litania di Andralla. E per questo si sarebbe fidata di loro e dei loro giudizi

 

 

Appena scesero tutti dalla barca, Runaan mostrò loro i cavalli. 《Dovremo stringerci un po', ma dovremmo comunque arrivare senza troppi…》

Un forte rumore di ferraglia lo interruppe e li fece girare tutti verso un ometto pallido, rugoso e vestito di stracci, che stava trasportando quelli che sembravano pezzi di armatura troppo grossi per un umano.

《Che… che volete?! Trovatevi le vostre cose da vendere!》 Strepitò quello, guardandoli tutti con aria atterrita.

 

《Non sono cose da vendere, le stai rubando.》 Ribattè Runaan piatto, guardandolo dall'alto in basso. 《Ma lascerò correre stavolta se mi dici dove posso trovare una spada qunari.》

《Una cosa?》 Chiese quello. 《Comunque qui di spade nemmeno l'ombra. Quel dannato nano di Redcliffe aveva detto che era un ottimo punto per trovare buona merce, ma sono sicuro che abbia  saccheggiato tutto lui prima di dirmelo! Non ci sono altro che pezzi di armatura che non valgono nulla.》

L’elfo si grattò il mento, ma lasciò andare quel tipo. Se un nano di Redcliffe aveva preso la spada di Sten, ritrovarla sarebbe stato più semplice del previsto.

 

 

**

 

 

Giunsero al castello di Redcliffe dopo un solo giorno di cavalcata. Fortunatamente, non incontrarono molti prole oscura, solo piccoli gruppi che eliminarono piuttosto in fretta grazie anche all'aiuto di Irving e Neria, e riuscirono ad arrivare alla meta senza troppi problemi.

Micah fu felice di scendere da quel maledetto cavallo come la prima volta, sentendo un fastidioso mal di mare, condiviso da Neria, che non si era allontanata un attimo da Iselen e aveva continuato a guardarsi intorno come una bambina in un negozio di dolci. Doveva essere strano vedere il mondo esterno dopo una vita di reclusione. Almeno si erano distratti dalla morte di Solona.

 

E appena varcarono la porta del castello, i suoi occhi scintillarono per l’emozione. La nana non poteva esattamente darle torto o prenderla in giro per quella reazione: lei e Aura erano rimaste impalate come cretine a fissare il cielo per ore quando erano fuggite sulla superficie. Ancora aveva problemi a staccare gli occhi da tutto quel blu quando alzava la testa.

Alistair però non fece caso a loro, dirigendosi a passo spedito verso il salone, dove Teagan, Isolde, Persephone, Cerere, Morrigan, Leliana, Sten e Aura li stavano aspettando.

 

La donna, appena li vide entrare, sgranò gli occhi e si precipitò verso di loro. Aveva delle pesanti occhiaie e i vestiti spiegazzati e i capelli in disordine, ma le sue pupille brillavano di speranza. 《Siete tornati! Avete portato i maghi!?》 Chiese, la voce di varie ottave più alta a causa dello stress.

Alistair annuì, accennando a Wynne, Irving e Neria. 《Ora abbiamo abbastanza maghi da salvare vostro figlio, Arlessa.》

 

 

La donna annuì spasmodica, mentre Bann Teagn rimase rigido. 《Portate qui il mago del sangue.》 Ordinò alle guardie, che trascinarono Jowan in catene fuori dal sotterraneo.

Nel vedere Neria, sbarrò gli occhi per la sorpresa. 《Neria!? Cosa ci fai tu qui!?》

L’elfa rimase altrettanto sorpresa nel vederlo. 《Sono qui per aiutare quel poverino con il rituale. Tu piuttosto che ci fai qui? Credevo che fossi nel Tevinter Ormai. E… perché ti hanno…?》

 

《Ho combinato un disastro e ora voglio provare a rimediare.》 Replicò debolmente lui.

《Tu sei la causa di tutto.》 Rispose il Bann tagliente, girandosi verso Irving. 《Come funziona il rituale?》

 

《Grazie al lyrium, noi maghi manderemo la coscienza di uno di noi nell'Oblio. Lì, tramite l'energia di Connor, cercherà il demone e lo ucciderà. Se avremo successo, vostro nipote sarà libero.》 Replicò lui, guardando il mago corvino di sottecchi.

Il Bann annuì, puntando poi gli occhi su Micah, che era rimasta tranquillamente seduta se una delle poltrone della sala, tenendo ben stretto lo zaino e il suo prezioso contenuto.

《Allora, Damerino, conosci già il patto. Duecento sovrane qui e adesso, e questo Lyrium è tuo.》 Disse lei, il suo ghigno ben stampato in faccia e gli occhi divertiti, in contrasto con la faccia contrariata di Aura, seppur anche a lei fosse scappato un sorriso all’inizio.

 

 

L'uomo trattenne uno sbuffo davanti a quella che era un'estorsione bella e buona, ma rimase in silenzio, le parole di Persephone che rimbombavano nelle sue orecchie, e diede ordine di portare un pesante sacco pieno di monete d'oro alla nana. In quel momento era Connor la cosa più importante.

Quella lo afferrò subito, ispezionando accuratamente il denaro, per poi passare lo zaino col lyrium ad Iselen, che prese in mano uno dei tanti cristalli azzurri, sentendolo pulsare di energia magica pura. Già solo il contatto gli trasmetteva una scarica di adrenalina. Non aveva mai avuto tanto lyrium a disposizione per i suoi incantesimi.

 

 

《Molto bene. Ora rimane solo da decidere quale mago andrà nell'Oblio. Deve essere qualcuno di fiducia, che sappiamo non cederà alle proposte del demone.》 Riflettè Irving ad alta voce.

《Io non andrò.》 Disse Morrigan senza scomporsi, sorseggiando una tazza di the con tutta calma.

 

《Tranquilla. Qui nessuno è così idiota da fidarsi di te!》 La derise Alistair. Dopotutto, nessuno si era aspettato che la strega arrivasse a tanto per salvare un ragazzino che nemmeno conosceva.

《Iselen, potresti andare tu. Sei sempre stato bravo con gli Spiriti.》 Propose Jowan.

 

L'altro scosse il capo. 《Io e Wynne siamo usciti da poco da quell'avventura nell'Oblio. Sarebbe meglio se io e lei non ci entrassimo per un po'》

Il Dalish annuì, guardando poi Irving, Neria e Jowan. L'ultimo si stava torturando un labbro per il nervoso e il primo non sembrava entusiasta all'idea di entrare nell'Oblio, ma nessuno dei due Disse nulla, perché l’elfa si fece avanti risoluta. 《Andrò io.》

 

Iselen la guardò preoccupato. 《Neria, sei sicura?》

L’altra annuì. 《Posso farcela, Iselen. E voglio aiutare. Sono stata inutile alla torre, non sono riuscita a salvare Solona e non sono stata abbastanza coraggiosa da restare al suo fianco. Quindi ora salverò quel ragazzino, non mi importa dei rischi.》

 

 

L'altro elfo mantenne la sua espressione preoccupata: Neria aveva appena subito un forte shock a causa di tutta l’esperienza e la morte della loro amica, spedirla nell’Oblio così avrebbe potuto essere pericoloso. Ma appena vide i suoi occhi risoluti, annuì, iniziando poi a disporre i cristalli sul terreno insieme a Morrigan e Wynne, Jowan sempre dietro. Si doveva fidare di lei: era una maga di grande talento ed era molto intelligente. Ce l’avrebbe fatta.

 

Appena fu tutto pronto, Neria si posizionò al centro del cerchio di cristalli, mentre gli altri cinque si sedevano lungo i suoi bordi ed iniziavano a concentrarsi e a recitare le parole del rituale.

Ognuno poteva sentire il proprio mana vorticare attorno a sé, estendendosi ai loro ordini e rispondendo ai cristalli di lyrium, che andarono in frantumi poco dopo, rilasciando la propria forza ed illuminando tutta la stanza con un grande bagliore azzurro.

 

L'energia che sentirono li percorse da capo a piedi come una scossa, colmandoli di energia e unendo la loro magia per creare un’Aura ancora più scintillante che illuminò tutta la stanza, abbagliando tutti i presenti. Era una sensazione magnifica, anche se difficoltosa. Era come se tutta quella magia appartenesse ad una sola persona. Si sentivano leggeri, euforici e così potenti e uniti da poter sollevare il castello in aria. Ma mantennero la concentrazione per mandare avanti il rituale.

Con le fronti Imperlate di sudore, concentrarono l'energia su Neria, avvolgendo la stanza in un lampo abbagliante che costrinse i presenti a chiudere gli occhi. E quando svanì, la ragazza giaceva priva di sensi sul pavimento, mentre gli altri maghi erano distesi a carponi, privati temporaneamente dei loro poteri magici e ansimanti di fatica.

 

 

Alistair, Aura, Persephone e Leliana si sbrigarono ad aiutarli. 《Ha funzionato?》 Domandò la ragazza con la traccia a Wynne, che annuì.

《Ora non ci resta che aspettare e sperare.》

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Capitolo 15
*** I nuovi inizi ***


Persephone stava guardando il corpo esamine di Neria da svariati minuti, sentendo il silenzio nella stanza diventare sempre più assordante e difficile da sopportare. Aveva persino iniziato a mordersi le unghie per il nervosismo, come quando era una ragazzina.

Cerere era accucciata ai piedi della padrona, strusciandosi ogni tanto contro le sue gambe per confortarla, ma la ragazza si sentiva comunque tesa. Anche se non conosceva affatto quella maga, non voleva che morisse.

E soprattutto Sapeva cosa avrebbe significato un suo fallimento: probabilmente lei sarebbe morta comunque, Connor sarebbe diventato un abominio completo e tutti loro avrebbero dovuto combattere un'altra battaglia estenuante per proteggere il castello, il villaggio e Arle Eamon.

 

 

E non era la sola a sentirsi nervosa. Iselen, il suo mabari bianco e Jowan stavano fissando Neria come se ne andasse della loro vita, non sembravano nemmeno battere le palpebre, e anche Aura stava pulendo il suo spadone per l'ennesima volta, per sfogarsi e difendersi in caso di attacco.

Leliana e l'anziana incantatrice, Wynne, erano vicine all’Arlessa, che stava artigliando il bracciolo senza neanche guardare la tisana rilassante preparata apposta per lei dalla maga.

Bann Teagan e il primo Incantatore invece erano poco distanti, tenendo d'occhio Jowan e Neria a turno, le espressioni grevi che evidenziavano le loro occhiaie e la loro paura. L'anziano mago sembrava più vecchio che mai in quel momento.

Gli unici che effettivamente non sembravano affatto toccati dalla situazione erano Micah, Morrigan e Sten, seduti contro il muro.

 

 

Per il Qunari non era rimasta sorpresa. Non sapeva quasi nulla su di lui, ma era abbastanza sicura di non avergli mai visto cambiare espressione in quattro giorni: era rimasto immobile fuori dal salone, di guardia alle scale come una statua. Per l’eretica invece… aveva preferito tenersene lontana. Aveva un modo di fare che le faceva accapponare la pelle con quei suoi sorrisi ferini e le sue parole taglienti, e Si vedeva lontano un miglio che non le importava nulla del destino di Connor. 

Per la nana invece non poteva essere altrettanto sicura. Era rimasta a difendere Redcliffe solo perché costretta da Aura e stava guardando avidamente il denaro che le aveva dato il Bann senza curarsi del resto, eppure aveva affrontato una torre piena di abomini aiutando i custodi, quindi magari sotto sotto anche lei capiva qual era la cosa giusta.

 

Sinceramente, lei sperava solo che quel ragazzino tornasse normale il più presto possibile. Ciò che era accaduto al villaggio era stato già abbastanza brutto da vedere, e come se non bastasse L'immagine di Oren continuava a sovrapporsi con la sua e lei non poteva fare a meno di sentirsi sulle spine. E che una cosa simile fosse successa ad un brav'uomo come Arle Eamon…

 

Ma ormai era abituata alla sfortuna. Dopo essere fuggita da Altura Perenne, si era spostata a sud per settimane, nel tentativo vano di trovare Fergus o l’esercito imperiale e il re per chiedere aiuto contro Howe. Ma quando le era giunta notizia di Ostagar e di come il Teyrn Loghain e i suoi uomini fossero sopravvissuti per miracolo mentre persino i custodi grigi erano morti, aveva perso ogni speranza di ritrovare suo fratello ancora vivo.

E il fatto di non aver nemmeno potuto bruciare i suoi resti e dirgli addio era il suo più grande rimpianto. Pregava solo che lui, Oriana, Oren e I loro genitori avessero trovato la pace al fianco del Creatore.

 

 

Ma sapere di essere l'ultima Cousland aveva solo incrementato il suo odio verso Howe, così come la sua decisione di riprendersi il castello, il proprio onore, tutta Altura Perenne e farla pagare a quella serpe traditrice! Avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo!

Infatti, dopo aver trascorso un po' di tempo a pregare per i suoi cari, si era diritta verso Redcliffe insieme a Cerere, nascondendo la propria identità nel caso qualcuno degli uomini di Howe le desse la caccia, in cerca di Arle Eamon. Era certa che lui sarebbe stato in grado di aiutarla, era sempre stato un amico della sua famiglia e aveva combattuto al fianco di suo Padre in più di un’occasione.

 

 

Peccato che, quando era arrivata, aveva trovato il villaggio attaccato dai non morti ed era rimasta per aiutare insieme a Aura e MIcah, cercando di salvare di quante più persone poteva, lottando senza sosta contro quei mostri. E infine, aveva incontrato i custodi e aveva scoperto che non solo un bambino era stato posseduto, ma anche che un Maleficar aveva avvelenato l'Arle su ordine di Teyrn Loghain.

Quando lo aveva saputo, era rimasta di stucco. Il Teyrn era un eroe di guerra, un uomo lodato nei libri di storia per il suo intelletto e la sua lealtà, ed era il migliore amico di Re Maric e della Regina Rowan, la sorella dell'Arle. E tutt’ora non ne era del tutto convinta, però questo l'aveva portata a dubitare sulle sue accuse contro i custodi grigi.

Runaan, Alistair e Iselen le erano sembrati tutti molto diversi tra di loro e non sempre in accordo, le urla che aveva sentito giorni prima ne erano una prova, ma tutti loro si erano impegnati per salvare Redcliffe. Non sembravano dei traditori del paese.

 

 

《Lady Cousland, vi sentite bene?》 La distrasse la voce del ramato, mentre le porgeva una tazza di the

《Oh si, grazie. Ma per favore, vi ho già detto di chiamarmi Persephone. Abbiamo la stessa età.》 Rispose, bevendo un lungo sorso con aria grata.

 

Il ragazzo arrossì vagamente, annuendo. 《Scusami. È difficile non trattarti come una nobile. E puoi darmi del “tu”》

La ragazza, nonostante la situazione tesa, si lasciò sfuggire un sorriso. 《Non molti mi definirebbero una brava nobile. Amo troppo stare all'aperto con Cerere a tirare con la spada per esserlo.》

 

 

Il ragazzo esalò una risatina nervosa, bevendo dalla propria tazza. Lui le aveva fatto un’ottima impressione. Tra I tre custodi grigi sembrava il più aperto e solare, come dimostravano le sue costanti battute, ma anche il più gentile e generoso. Di sicuro aveva dimostrato molto coraggio durante la battaglia di Redcliffe, insieme a ottime capacità di combattente. 

Probabilmente anche per questo le ispirava fiducia, così come Leliana. Aveva parlato molto con lei in quei giorni, e la ragazza non solo le era sembrata una brava persona, ma le aveva anche raccontato ciò che tutti loro avevano affrontato prima di arrivare a Redcliffe. E doveva ammettere di essere rimasta davvero colpita. Non era da tutti combattere la prole oscura in quel modo, anzi erano le uniche persone che conosceva disposte a farlo.

 

 

《Ah, a proposito, mi dispiace tanto per quello che è successo alla tua famiglia. Sono sicuro che Re Cailan avrebbe fatto di tutto per aiutarti. Ma Eamon farà altrettanto. È un brav'uomo e un grande guerriero. Ti aiuterà di sicuro contro Howe quando si sveglierà.》

La ragazza annuì, stringendo la tazza con più forza, mentre Cerere uggiolava. Aveva raccontato al gruppo ciò che era accaduto ad Altura Perenne e alla sua famiglia, e ripercorrerlo aveva fatto male tanto quanto viverlo, e Alistair e Bann Teagan le avevano subito assicurato il proprio aiuto. Era molto grata a entrambi, ma era sicura che senza Arle Eamon la situazione non sarebbe filata Così liscia. La morte di un uomo così importante avrebbe distrutto il paese.

 

 

《Posso chiederti una cosa? Davvero Loghain ha abbandonato voi e il re alla prole Oscura?》 . Stava cercando di distrarsi, ma era davvero curiosa di sapere cosa fosse davvero successo a Ostagar. Immaginare che un uomo di tale fama avesse tradito il re suo genero e tutto il suo paese a cui aveva giurato lealtà, era impensabile.

Il ragazzo si incupì. 《Si. Lui e I suoi uomini avrebbero dovuto attaccare non appena ricevuto il segnale, ma non sono mai venuti. Il re e tutti i custodi grigi sono morti per colpa della sua ritirata. Duncan è morto per la sua ritirata. Ma La pagherà per questo.》

 

 

La ragazza rimase sorpresa dalla rabbia nella sua voce, ma aveva capito che questo Duncan era stato il mentore di Alistair, una persona importante per lui. Però era il suo racconto la cosa più incredibile. Aveva studiato gli eventi della guerra della liberazione decine di volte e Non avrebbe mai creduto che l'eroe del fiume Dane si fosse comportato così se a dirglielo non fosse stata una fonte diretta. Dopotutto, perché Alistair avrebbe dovuto mentire su una cosa simile? Ma era sempre più confusa sul motivo per cui il Teyrn lo avesse fatto.

Però fu distratta da un debole rantolo emesso da Neria. Tutti i presenti nella stanza puntarono lo sguardo sulla maga, che spalancò gli occhi e si tirò su di scatto, ansimando come se avesse corso per ore.

 

《Allora?!》 Le chiese Teagan, concitato.

La ragazza si prese un secondo per riprendersi, tenendosi il petto, per poi sorridere. 《Il demone del desiderio è morto. Connor è salvo.》

 

 

Un urlo di gioia da parte di Isolde riempì la stanza, prima che la donna si precipitasse al piano di sopra a prendere il figlio, e tutti poterono notare gli occhi del Bann diventare lucidi per un attimo mentre guardava i vari maghi nella stanza più Alistair, Runaan e Micah. 《Per il Creatore… lo avete salvato. Grazie, grazie di tutto. Non potrò mai ripagarvi abbastanza. Sappiate che Eamon sarà più che felice di aiutarvi contro Loghain appena si sveglierà. E per caso… Sappiamo quando accadrà?》 Chiese speranzoso a Neria.

L’elfa si morse il labbro. 《Mi dispiace, ma non lo so. Connor ha stretto un patto con il demone per impedire al veleno di uccidere suo padre. E lei ha tenuto fede all'accordo: il sonno magico che circonda vostro fratello tiene la tossina in stasi, ma non l’ha eliminata e se non troveremo un modo per rimuoverla…》 

《Lo ucciderà.》 Terminò per lei il Bann, rivolgendo poi uno sguardo di puro odio verso Jowan.

 

《Ci deve essere una soluzione. Avete provato a chiedere a Iselen e Wynne? Sono ottimi guaritori. Magari insieme....》 Provò a proporre Leliana, ma l'uomo scosse la testa.

《Ormai l'unica cosa che può salvare mio fratello è l’urna delle sacre ceneri.》

 

 

Alistair guardò nervosamente Iselen, poi Runaan e infine Persephone. Nessuno di loro aprì bocca. 《Bann Teagan, non siamo nemmeno sicuri che l’Urna esista, è una leggenda. E anche se fosse vera… dove potremmo andare a cercarla?》 Disse cautamente il ramato.

La speranza sul volto dell'uomo continuò solo a crescere. 《A Denerim c'è un uomo, uno storico della Chiesa molto accreditato, che ha scritto molti compendi sulle Ceneri. Si chiama Genetivi. Se c'è qualcuno che può aiutarvi, è lui.》

 

 

Il ramato si morse il labbro, ancora combattuto, ma si sforzò di restare possibile. Se esistevano Demoni capaci di creare un’imitazione della sua famiglia o che potevano salvare un uomo dalla morte, perché le ceneri non potevano essere altrettanto vere?

《E va bene, andremo a Denerim per parlare con fratello Genetivi e faremo in modo di tornare da voi il più presto possibile.》 Disse, mentre Persephone, Leliana e Wynne  annuivano a loro volta. Senza l’Arle, opporsi a Loghain e al Flagello sarebbe stato impossibile. Il Ferelden sarebbe caduto senza di lui.

Però, nella stanza si diffuse un vago senso di disagio e anche di fastidio a quelle parole, viste le espressioni di Morrigan, Runaan, Aura e Sten. Non bastava affrontare un esercito di cadaveri ed una torre di abomini, ora dovevano andare alla ricerca di un mito!? 

 

 

Ma ad Iselen non importava in quel momento. Stava guardando Jowan e Neria, ancora accanto a lui. 《Che cosa accadrà a Jowan?》 Chiese e il viso del Bann si indurì di nuovo.

《Ti devo un grosso debito, custode, ma non lascerò che questo Maleficar se ne vada impunito dopo ciò che ha fatto. Quello che è successo ad Eamon è Connor è colpa sua. Lo terremo qui finché mio fratello non si sveglierà. E se non dovesse farlo, espierà i suoi peccati con la morte.》

L'elfo lo guardò dritto in faccia, tenendo testa al Bann. 《Ha combinato un disastro, non lo nego, ma è stato raggirato da Loghain e ha fatto del suo meglio per aiutare noi e Connor. Non merita la morte!》

 

《Iselen…》 Parlò debolmente il corvino, da dietro di lui. 《Non serve che tu corra altri rischi per me. Tutto questo è stata colpa mia. Avrei dovuto essere più furbo e fuggire con voi quando ne avevo la possibilità, ma ormai non posso più tornare indietro. Accetterò la punizione, qualunque essa sia.》.

L'elfo strinse I pugni, mentre le guardie trascinavano via il suo amico in catene, sentendo il mana congelare sulle dita, ma cercò di calmarsi. Una volta salvato l'Arle, lo avrebbe covinto a tirare fuori il suo amico da lì. Rilasciò la stretta delle dita, per poi rivolgersi verso Neria. 《Almeno tu, verrai via? Lo so che sei arrabbiata con me per Solona, ma ora posso liberarti da quella prigione. Non voglio più saperti rinchiusa lì dentro, soprattutto non ora che il Circolo è ridotto così.》

 

La ragazza sospirò, per poi abbracciarlo. 《Iselen, non è colpa tua e sai bene che Solona ti prenderebbe a calci se ti sentisse. 》  Disse con aria malinconica, accarezzandogli il viso. 《E non sai quanto l’idea di viaggiare con te mi renda felice. Mesi fa avrei accettato la tua proposta in un secondo, ma ormai non posso. 》

L’altro elfo sentì il cuore sprofondare, ma lei continuò a sorridere.  《Tu sei diventato un custode per aiutarci, Solona è morta per difenderci e io non posso essere da meno. Ciò che è accaduto alla Torre è stato il frutto di secoli di rancore e io non voglio che continui. Tornerò al Circolo e farò in modo di cambiarlo dall'interno, renderlo un posto dove i maghi possano essere felici e dove la magia e la cultura fioriscano. Ma ci sarò quando ti servirà aiuto, potrai sempre contare su di me.》

 

 

Il mago dalla pelle scura sentì una enorme sensazione di fierezza e tristezza riempirgli il cuore. La sua amica, la sua Sorellina, era cresciuta così tanto, ma sapere di doverle dire di nuovo arrivederci per vederla tornare in quella prigione… Non sapeva come sentirsi ad essere sincero. Voleva dirle di lasciar perdere e venire con lui, però lei non lo avrebbe fatto. Non quando era così determinata.

Wynne gli si avvicinò appena la vide andare via insieme ad Irving, mettendogli una mano sulla spalla. 《Starà bene. Il mondo ha bisogno di maghi come voi. E chissà, forse riuscirà davvero a ricostruire il Circolo.》

《Se qualcuno può rendere quel posto un luogo felice, quella è lei.》 Disse lui con sospiro.

 

 

 

**

 

 

 

A Danerim, nel palazzo reale, Loghain stava guardando il focolare con fare torvo, le rughe austere sul suo viso più profonde che mai. La situazione si era fatta molto più complicata di quanto previsto. Da quando si era reso reggente per sua figlia Anora, aveva fatto in modo di mantenere il paese stabile, ma sempre più Bann gli avevano inviato missive, chiedendo spiegazioni e rifiutandosi di inchinarsi a lui.

E come se non bastasse, Da poco tempo alcuni dei suoi uomini erano tornati con serie ferite, dichiarando di aver incontrato a Lothering i tre custodi grigi sopravvissuti a Ostagar e riferendo che combattevano come un'armata. E non solo; avevano detto che a guidarli a quanto pare era un mago: L’elfo scuro dalla lunga treccia che aveva conosciuto alla fortezza.

Questo avrebbe potuto mettere in seri guai tutto quello per cui aveva lottato. Per cui lui, Maric e Rowan avevano lottato. Sentì la solita stilettata di nostalgia nel ripensare ai suoi migliori amici, le persone con cui aveva condiviso ogni cosa. Ormai di loro non restava più niente. E in parte era colpa sua.

 

Se solo Cailan gli avesse dato retta invece che fare lo sciocco e offrire così tanto a quella serpe dell'imperatrice di Orlais…

La rabbia tornò a stringergli il petto come quando aveva scovato e aperto quelle lettere. Il solo ricordo di quel tono colloquiale gli faceva ribollire il sangue. E quello che aveva letto…

 

A distrarlo ci pensò l'arrivo di Rendon Howe, il suo ultimo collaboratore e nuovo Teyrn di Altura Perenne, oltre che Arle di Amaranthine. 《Mio signore, la situazione lungo il confine orlesiano è calma. Le pattuglie mi hanno informato che ogni tentativo degli Chevaliers di entrare nel paese è stato respinto. Così come Le missive dei custodi grigi di Orlais.》

L'uomo annuì, grattandosi il mento. Howe non gli piaceva, aveva una lingua biforcuta e un’etica degne di un serpente a sonagli, ma si era rivelato un ottimo alleato fino ad allora. Senza di lui, tenere sotto controllo gli altri Bann e Teyrn sarebbe stato molto più dispendioso.

 

Però l'altro non sembrava del tutto soddisfatto. 《Ci sono delle… complicazioni, date da certe voci che dei custodi grigi siano sopravvissuti ad Ostagar. Molti rifugiati di Lothering hanno affermato di averli visti e Redcliffe canta le loro lodi. Temo che presto i nostri stimati colleghi possano iniziare a pensare che siano loro i veri eroi. Alcuni già lo pensano, come sapete.》

La ruga tra le sopracciglia di Loghain diventò ancora più accentuata, ma il sorriso viscido di Howe tornò sul suo viso. 《Non preoccupatevi, ho già intenzione di eliminare il problema il più presto possibile. Ma restano i custodi grigi. Non possiamo andare da loro e stanarli, quindi ho pensato ad un modo più… discreto per sbarazzarcene.》 Rispose lui, mentre una figura avvolta da un mantello scuro entrava nella stanza.

 

 

Loghain vide un mento abbronzato spuntare da sotto il cappuccio e un tatuaggio scuro sulla guancia sinistra, prima che il mantello cadesse a terra, rivelando un giovane elfo alquanto avvenente dal fisico asciutto, lineamenti sottili e capelli biondi che arrivavano quasi fino alle spalle. Era armato di pugnali e sorrideva malizioso.

《Un assassino.》 Commentò Loghain senza espressione, scrutando il ragazzo da capo a piedi.

Lui si esibì in un profondo inchino. 《I Corvi di Antiva mandano i loro saluti.》 Disse allegramente.

 

 

 

**

 

 

 

Persephone si stava preparando per andare via dal castello insieme al gruppo dei custodi. Non aveva idea di che cosa avrebbe fatto adesso, ma stava coltivando da un po' di tempo l'idea di unirsi a loro.

Erano le uniche persone che potessero fare qualcosa contro il Flagello e per aiutare il Ferelden. Stavano rischiando le proprie vite per salvare quelle di tantissimi altri, E avevano bisogno di tutto l'aiuto possibile per combattere la minaccia della prole oscura e sconfiggerla.

Aveva capito che ormai Micah era a tutti gli effetti un membro del loro gruppo e Aura l'avrebbe seguita, sperava solo che permettessero anche a lei di unirsi a loro. Aveva già fatto vedere di saper combattere, sperava solo che fosse abbastanza. 

 

 

A svegliarla da quei pensieri ci pensò Cerere, che stava puntando il grosso muso rossiccio verso l'arlessa Isolde, che si stava avvicinando nervosa. 《Lady Cousland? Avrei bisogno di parlarvi.》

La ragazza annuì cortesemente. 《Entrate pure. È successo qualcosa? Vostro figlio sta bene, vero?》

 

《Oh si, fortunatamente non ricorda nulla di ciò che è accaduto, ma non è di lui che vorrei parlarvi. Voglio parlarvi di Alistair.》 Disse, tirando fuori dal vestito un pendente. Era tondo e di fattura alquanto semplice, di quelli che si trovavano in qualsiasi mercato, ed era ricoperto di crepe sottili, come se fosse stato rotto e poi riparato. 《Vedete, questo amuleto apparteneva a sua madre. Eamon lo ha conservato dopo che Alistair è stato spedito al monastero per diventare un templare. Ammetto di non aver mai apprezzato quel ragazzo, molti erano convinti che fosse il figlio illegittimo di Eamon e questo mi causava un grande fastidio, ma dopo tutto quello che ha rischiato per Connor… vorrei sdebitarmi Con lui. So che voi due siete in buoni rapporti, per cui…》

La ragazza annuì, prendendo il ciondolo e riponendolo accuratamente nella propria sacca. Era sicura che ad Alistair avrebbe fatto piacere riceverlo.

 

 

Isolde si defilò in fretta, lasciando entrare Runaan, Sten e Micah. Il Qunari sembrava agitato. I suoi grandi occhi Viola erano bene aperti e parlava più velocemente del solito. 《Tu ne sei certa, nana?》

《Un nano che ama le spade gigantesche che vive a Redcliffe? Impossibile sbagliarsi, è Dwyn. È un vero idiota che non fa altro che agitare la propria ascia, ma è un grande intenditore quando si tratta di armi. La cellula del Karta per cui sto lavorando ora ha già avuto a che fare con lui.》

 

Runaan sorrise. 《Andiamo a fargli una visita allora.》

Sten annuì con vigore, mentre Micah tirava fuori un ghigno tutto denti, fregandosi le mani davanti alla possibile scena e ridendo sotto i baffi.

 

Aura venne fuori poco dopo insieme a Leliana e Wynne, guardando l'altra nana con aria esasperata.

Persephone non aveva ancora capito cosa ci facessero quelle due nane insieme, e come mai la bionda stesse col Karta. Aveva visto il modo in cui combatteva: era lo stile di una persona che aveva passato anni a studiare ed allenarsi, e il modo in cui parlava faceva capire che era colta. Di certo non si potevano imparare tecniche simili nei bassifondi.

 

Ma lasciò perdere Abbastanza in fretta, tornando a concentrarsi su come convincere i custodi a farla andare con loro. Sapeva che Iselen aveva accettato Leliana, quindi sperava che permettesse anche a lei  di aiutarli, ma doveva trovare le parole giuste, come diceva sempre sua madre.

Sentì una fitta al petto pensando a lei e Continuò a riflettere su cosa dire mentre scendevano al villaggio, con Cerere che trotterellava accanto, abbaiando ogni tanto per attirare l'attenzione di Invel.

 

 

Runaan, Sten e Micah erano davanti a tutti e appena giunsero alle case, andarono verso un'abitazione ben messa poco distante dalla piazza, e il Qunari battè così forte sulla porta da rischiare di sfondarla.

Ne venne fuori un nano dai capelli rossi e la faccia tatuata, che si mise subito a ringhiare contro Micah quando gli venne chiesto della spada, arrivando persino ad impugnare la sua grossa ascia.

 

Leliana sembrava sul punto di intervenire, ma Iselen le fece cenno di stare calma, un grosso libro aperto in grembo, mentre Morrigan, che stava sorridendo divertita poco distante, osservava lo scontro più unilaterale che Persephone avesse mai visto. 

Quasi quasi le dispiaceva per quel nano. Mettersi a combattere da solo contro quei tre tutti insieme era pura follia. Nemmeno lei ci avrebbe provato senza avere un aiuto.

Anche Alistair si lasciò scappare un verso di ilarità quando la senzacasta lo disarmò senza problemi e l'elfo e il qunari lo colpirono con il piatto delle loro lame e il nano finì prevedibilmente con la faccia nel fango e lo stivale di Micah ben piantato sulla nuca. 《Forza, bell'imbusto, Tira fuori quella spada.》

 

 

L'altro si lanciò in una serie di ingiurie che avrebbero fatto svenire una Sorella della chiesa, maledicendo i senzacasta, gli elfi e i giganti, mentre Runaan sghignazzava apertamente.

Ma tornò subito serio quando il nano venne fuori dalla casa con una spada più alta di un uomo in mano.  E dovette ammettere di non aver mai visto un'arma tanto particolare. L’elsa era semplice e spartano, ma la lama era la parte più incredibile: lunghissima, spessa e larga, affilata come la zanna di un Drago e il metallo era brillante, sembrava quasi bianco, ed era percorso da lunghe scanalature geometriche.

 

Il nano gliela porse di malagrazia e il dalish la sostenne per un pelo, passandola poi a Sten, che la prese con reverenza. 《Avevo dimenticato come fosse. Essere completo.》 Disse, guardando Runaan. 《Questa spada si chiama “Asala”, è la mia “Anima”. È stata forgiata appositamente per me dell’Arishok in persona quando sono entrato a far parte dell'Antaam. È ciò che mi rende completo, ciò che mi rende un vero soldato del Qun. E tu me l’hai riportata.》 Abbassò lievemente il capo con aria solenne. 《Te ne sarò per sempre grato, Kadan. E quando tornerò tra la mia gente e racconterò all'Arishok del Flagello e dei custodi grigi, parlerò del tuo coraggio, Runaan dei Dalish.》

 

 

L'elfo annuì e la nana gli diede una leggera gomitata. 《Amico, tu si che sai come sedurre qualcuno.》 Lo prese in giro con una risata sardonica.

Sten la guardò con somma irritazione, tornando alla sua solita aria stoica, ma l'elfo rispose al suo ghigno con uno altrettanto largo. 《Che c'è, gelosa forse?》

 

《Oh si. Mi inchino davanti alle tue doti.》 Rispose a tono Micah, prima di mettersi a ridere con lui.

《Da quando sono diventati così amici quei due? È la prima volta che vedo Runaan ridere da quando lo conosco!》 Esclamò Alistair, rivolto ad Iselen, che stava ancora leggendo poco lontano da loro ed accarezzava distrattamente Invel.

 

《Beh, Micah è simpatica. Particolare, ma simpatica.》 Rispose lui serafico, ricordando ancora ciò che le aveva detto nell'Oblio. Eccetto Jowan, Neria e Solona, nessun altro sapeva ciò che era accaduto quel giorno a lui e ad Hannah.

Aggrottò la fronte. Il solo pensare alla sua amica era come una coltellata. La notte appena passata era stata piena di incubi popolati da prole oscura e Solona che lo accusava di averla lasciata morire. Lei era sua sorella, ma non aveva potuto aiutarla. Neria gli aveva detto che non era stata colpa sua, ma lui sapeva che se fosse rimasto alla torre o ci fosse arrivato prima, avrebbe avuto una possibilità di salvarla.

 

 

《Si, immagino che lei e Sten siano meglio di Morrigan. Hai visto come lo guarda a volte? Sembra che voglia mangiarselo.》 Rabbrividì il ragazzo, senza accorgersi di niente.

《Credo che questi siano affari loro, ti pare? E poi, tu sei l'ultimo che può parlare.》 Disse lui, mentre i suoi occhi scuri accennavano a Persephone.

 

Il ragazzo arrossì di botto fino alle orecchie. 《Ma che… che dici!? Io non sono… lei… lei non è… noi non siamo…! Giuro!》

《Rilassati. Non c'è nulla di male.》 Lo zittì Iselen, senza cambiare espressione o tono.

Il ramato boccheggiò come un pesce fuor d'acqua, rosso come un pomodoro, e anche la ragazza sentì le guance scaldarsi. Come diamine faceva a dire certe cose con quella faccia impassibile?!

 

 

La corvina tentò a sua volta di non arrossire e di rimanere ferma nel parlare.  《Ascoltate, io e lui non abbiamo quel genere di rapporto, ma adesso non importa. Io sono venuta qui per parlare con voi. So che state cercando di salvare il Ferelden dalla parole Oscura e che presto partirete per andare a Denerim Per iniziare la ricerca delle Sacre Ceneri. Voglio venire con voi.》

Cerere al suo fianco abbaiò, come per sottolineare quanto detto dalla padrona e l'elfo la guardò impassibile. 《Non voglio sembrare maleducato, ma non penso sia una buona idea portare voi e la vostra mabari con noi.》

 

 

Quella frase fu come una secchiata d'acqua fredda. 《Perché no? Avete già visto che sono in grado di combattere e anche Cerere. Non saremo un peso e vi daremo una mano quando servirà.》

《Non è per questo.》 Rispose l'elfo con calma. 《L'intero paese ci cerca per impiccarci e avremo a che fare non solo con la prole oscura, ma anche con molti altri ostacoli terribili. Voi siete l’ultimo membro della stirpe più antica di tutto il Ferelden e probabilmente Howe vi darà la caccia appena saprà che siete viva e io non voglio essere il responsabile della vostra morte o della nostra.》

 

 

La ragazza sgranò gli occhi nel sentirgli nominare la sua famiglia, ma rimase testardamente sul punto. 《Proprio per questo voglio venire con voi. La mia famiglia è morta quando Howe ha conquistato Altura Perenne e mio fratello è caduto a Ostagar. Con voi, non solo vi aiuterò ad unire il paese contro il Flagello, ma potrò anche vendicarmi di quella serpe traditrice. E insieme potremo opporci meglio a lui e Loghain.》

Alistair si intromise, impedendo a Iselen di rispondere. 《Iselen, perché sei così contrario al farla venire con noi? Sa combattere benissimo e poi, è chiaro che Aura e Micah stanno venendo via con noi, quindi perché non portare anche Persephone a Denerim? Le sue conoscenze potrebbero aiutarci contro Loghain. E poi, Quando hai reclutato Leliana, tu stesso hai detto che ci serve tutto l'aiuto possibile.》

 

《Ma Leliana non è l'ultima superstite di una famiglia nobile antichissima e io ho già perso abbastanza persone. Non voglio essere responsabile della fine di una simile dinastia.》 Ribattè l’elfo.

《Però il suo aiuto ci fa comodo e lo stesso varrà per Persephone. Io e te non abbiamo idea di come funzioni la nobiltà e e suoi sotterfugi e nemmeno Runaan lo sa, lei si invece. Poi, Invel avrebbe un'amica e magari finalmente anche io parlerei con qualcuno.》 Stava provando a metterla sullo scherzo, però l'elfo non rise

Rimase a fissare l'altro custode a braccia conserte finché Persephone non prese di nuovo la parola. 《Ascoltate, ser mago, capisco il perché della vostra titubanza, ma io non ho bisogno di essere protetta. Tutto quello che vi chiedo è di darmi una possibilità. L'ultima volta che sono rimasta indietro, ho visto morire la mia famiglia. Non voglio che una cosa simile succeda di nuovo. E so che tutto il paese vi dà la caccia, ma io ho visto chi siete davvero: siete le persone che hanno corso molti rischi per aiutare un bambino e che sono pronte a lanciarsi nella ricerca delle Sacre Ceneri per salvare Arle Eamon. Siete uomini d'onore e voglio renderlo ben chiaro a tutti quando sarà io momento.》 Disse decisa

 

 

L’elfo chiuse il suo libro con un tonfo. Stava seriamente iniziando a chiedersi come mai tutti si rivolgessero a lui per dare certe risposte. Ma in effetti, non aveva fatto una piega quando Micah e Aura si erano unite a loro senza chiedere. E un'altra guerriera come lei avrebbe potuto aiutare nel recuperare le Ceneri e salvare Jowan più in fretta. 

E poi… una ragazza col nome dei Cousland avrebbe potuto aiutarli parecchio contro Loghain.《Se siete davvero così convinta di volerci accompagnare, allora va bene. Accetteremo il vostro aiuto e quello della vostra mabari. Spero solo di non dovermene pentire.》 Sussurrò a bassa voce.

 

La corvina sorrise tantissimo, gli occhi verdi che scintillavano di eccitazione e sollievo. 《Non lo rimpiangerete! Ve lo posso giurare!》 Affermò, mentre Cerere scodinzolava allegramente alla vista della felicità della padrona

Anche Alistair sorrise e Persephone tirò fuori le sue lunghe spade, guardando il proprio riflesso battagliero. Stavolta non sarebbe rimasta indietro senza poter fare nulla. Stavolta avrebbe combattuto con tutte le sue forze per vincere contro Howe.

 

 

**

 

 

Aura stava camminando silenziosa in mezzo al gruppo, osservando la strada boschiva circostante e le nuove aggiunte al loro gruppo, in particolare la giovane Cousland.

Le aveva fatto un'ottima impressione fin da quando l'aveva conosciuta a Redcliffe: aveva molte cose in comune con lei. Anche lei aveva subito un gravissimo tradimento, ma era anche una donna forte, intelligente, molto abile con le sue armi e dall’animo nobile. Era un piacere averla come alleata.

Anche di Wynne si era fatta un'idea piuttosto positiva. Aveva conosciuto solo tre maghi in vita sua, lei, Iselen e Morrigan, però doveva ammettere che la prima era diversa dagli altri. Era calma, determinata, una persona con molti anni sulle spalle che però non si lasciava rallentate da essi, ma ne traeva esperienza. Le ricordava un po' i generali dell’esercito dei nani.

 

Ma la cosa che le dava più soddisfazione era il fatto di essere stata ammessa anche lei tra di loro. All'inizio era convinta che i custodi non le avrebbero permesso di venire, però a quanto pareva Iselen e Runaan erano diventati amici di Micah e le avevano accettate entrambe senza protestare. Di certo, il fatto che la senzacasta li avesse aiutati alla Torre dei Maghi era stato un grosso fattore. Ma a lei andava benissimo.

 

 

Orzammar era sempre stata amica dei custodi grigi, spesso il loro ordine li aveva aiutati contro la prole oscura e molti nani di ogni casta si erano uniti a loro attraverso i secoli. Suo padre le aveva persino narrato di averne conosciuti alcuni di persona da giovane.

E tutti e tre i custodi le sembravano ottimi alleati. Iselen era intelligente, versato nelle arti magiche e aveva il sangue freddo per calcare le vie profonde. Era la mente del gruppo, una persona molto colta per la sua giovane età e sembrava un abile stratega, oltre che educato con tutti. Parlarci era un piacere. L'unica cosa strana era il rapporto di amicizia che era nato tra lui e Micah. Sembrava che condividessero un segreto

Runaan invece aveva un coraggio e una forza tale da lasciarla stupefatta: solo i Distruttori si lanciavano in battaglia con tale foga, ed aveva un carattere spinoso, ma onorevole. Anche se il fatto che anche lui fosse amico della senzacasta la lasciava alquanto interdetta. E Alistair era senza dubbio il più fedele e onesto, in qualche modo le ricordava Gorim, solo più alto e sorridente. Forse erano troppo giovani, ma avevano dimostrato di essere avversari pericolosi e alleati preziosi.

 

 

Però notò che Micah le si era avvicinata. 《Ehi, principessina, quanto ancora vuoi mandate avanti la farsa?》 Le chiese senza giri di parole in un Sussurro.

L’altra alzò un sopracciglio. 《Di che stai parlando?》

《Sai no, del fatto che non hai ancora detto a nessuno di essere la principessa di Orzammar. Non che a me freghi molto, ma pensavo che ti piacesse farti riconoscere ciò che ti spetta.》

 

La bionda la guardò un attimo. Tra tutti i problemi che c’erano stati, non aveva pensato di dire a nessuno chi fosse lei in realtà. Era certa che almeno Persephone e forse anche Leliana avessero intuito qualcosa. Aveva notato la rossa tenerla d'occhio a Redcliffe e anche che la nobile l'aveva guardata mentre combatteva, però non aveva detto nulla.

《Ho intenzione di dirglielo appena possibile, ma preferirei non rivelarlo ai quattro venti. Sono certa che Bhelen non sia rimasto con le mani in mano dopo la nostra fuga. Avrà inviato i suoi sulle nostre tracce.》

La senzacasta scoppiò a ridere. 《Tsk, quelle teste di marmo dei Deshyr non gli avranno dato modo di fare nulla. So come siete fatti voi nobili. Conta solo la tradizione e lo sputare sulle classi inferiori per voi. E non si fa niente senza approvazione. Ma almeno stavolta puoi difenderti a suon di spada.》

 

 

Sull'ultima parte, Aura non poteva essere più d’accordo. Se per qualche motivo qualcuno degli uomini di Bhelen si fosse messo a cercarla, lei sarebbe stata pronta a riceverli e a tagliarli in due.

 

Continuarono a camminare fino al tramonto, quando Morrigan disse di fermarsi, tirando fuori da chissà dove pentole e scodelle e iniziando a cucinare una delle sue zuppe mentre gli altri sistemavano le tende.

Le due nane si avvicinarono al fuoco avidamente, godendosi il tepore e anche il cibo. Se c'era una cosa della superficie a cui non si erano abituate era la temperatura. Come facesse la strega a rimanere tanto scoperta e il Dalish a camminare a piedi nudi Con quel maledetto gelo era un mistero.

Molto presto si unirono a loro anche gli altri. Iselen iniziò a mangiare con gusto, Invel accanto che rosicchiava un osso come Cerere, seguito da Persephone, Sten e Alistair, mentre Leliana iniziava a canticchiare una dolce melodia che nessuno di loro aveva mai sentito eccetto Wynne, che ripeteva le parole della canzone con le labbra.

 

 

Runaan fece altrettanto, apprezzando il gusto del cibo e godendosi l'aria fresca. Ormai si stavano avvicinando ai confini della foresta di Brecilian e non sapeva come sentirsi. In quel posto, aveva passato molte parti della sua vita, ma era lì che aveva perso Tamlen e aveva dovuto dire addio al Clan. Il solo ripensare a quel dannato specchio gli faceva ribollire il sangue, ma notò Morrigan fargli cenno di avvicinarsi, seduta accanto al suo piccolo fuoco personale.

Il Dalish la guardò curioso, per poi recarsi da lei. 《Tutto bene, Morrigan?》 Domandò.

《Oh si. Era semplicemente mia intenzione porti una domanda.》 Rispose lei, gli occhi gialli che brillavano alla luce del fuoco. 《Per caso alla torre dei maghi ti è capitato di imbatterti in un libro peculiare? È un tomo molto antico e spesso, dalla rilegatura nera e l'immagine di un albero senza vita.》

 

Le orecchie dell'elfo scattarono verso l'alto, posando le dita sulla propria sacca d'istinto e sentendo la copertina del libro. Si era quasi dimenticato di averlo. 《Perché ti interessa?》 Domandò.

Lei gli rivolse uno sguardo indecifrabile. 《Era di proprietà di mia madre. Le è stato sottratto molti anni fa da dei Templari che erano venuti a cercarci e io voglio sapere quali segreti contiene. Come avrai intuito, lei non condivideva quasi mai i suoi piani e le sue conoscenze più pericolose con me.》

 

 

Runaan si morse un attimo il labbro, indeciso. Morrigan gli piaceva, doveva ammetterlo. Era diversa da ogni singolo Shem che avesse mai visto, apprezzava la libertà e di sicuro capiva com'era vivere tra i boschi, ma aveva anche molti segreti e fini che non aveva rivelato a nessuno. E lui non aveva idea di quali incantesimi fossero contenuti in quel libro. 

Però poi gli tornò in mente il fatto che lei aveva dovuto lasciare la sua casa per venire con loro, ritrovandosi obbligata a difendere villaggi di cui non le importava niente e salvare un ragazzino vittima della codardia di sua madre. E lo aveva fatto comunque. A quel punto mise le mani nella sacca e tirò fuori il libro in questione. 《È questo?》

Morrigan sgranò gli occhi, la sorpresa per una volta ben chiara sul suo bel viso. 《Come hai…!? Dove lo hai trovato!?》 Chiese, afferrandolo e aprendolo con una luce emozionata nello sguardo.

 

《Il Primo Incantatore del Circolo lo teneva nascosto in un baule sigillato insieme a tanti altri libri sulla magia del sangue. Non so perché l'ho preso, aveva una strana Aura attorn. Potevo quasi sentirla.》

La maga annuì, sfogliando le prime pagine con un sorriso  i trionfo in viso prima di rivolgersi di nuovo a lui. 《Grazie, Runaan. Non hai idea di quanto questo sia importante per me. Non pensavo che avresti potuto recuperarlo, ma continui a sorprendermi.》

 

 

L'elfo sentì le proprie orecchie diventare inspiegabilmente paonazze davanti al suo sorriso malizioso. 《Ora vorrei farti io una domanda. Com'era vivere nelle Selve insieme a tua madre?》

《Pensavo tu avessi una buona idea di come si vive circondati dalla natura. Ma se vuoi saperlo, per certi versi era magnifico, per altri tedioso. Molte volte ho sentito la curiosità di vedere come fosse il mondo esterno. Una volta, ad esempio, quando ero una ragazzina, mi intrufolai in una città, rimanendone incantata, e vidi una nobile con uno specchio in mano. Per me, quello specchio era la cosa più bella del mondo. Era dorato, impreziosito da gemme e appena riuscii a rubarlo, corsi subito a casa, felice come mai prima.》 Disse, il tono quasi divertito che faceva capire una conseguenza spiacevole. 《Flemeth non fu felice. Mi sgridò amaramente e mandò in pezzi lo specchio per punire la mia stupidità. Ai tempi ero furiosa, ma ormai capisco perché lo fece.》 Disse, le dita strette sul libro. 《Ci sono molti pericoli per una giovane maga. Molti incantatori liberi si sono ritrovati privati della loro indipendenza o uccisi perché hanno lasciato i loro nascondigli.》

 

《Ma Serranas.》 Disse lui, con una nota di dispiacere nel sentire la sua storia. 

La ragazza scosse la testa. 《Sono stata una sciocca, meritavo una punizione. E poi, gli specchi e I vestiti pomposi non fanno per me.》 Disse con un ghigno.

 

《Comunque, capisco la tua visione delle città. Prima di unirmi ai custodi non avevo mai visto una villaggio di Shem. Anche solo Lothering è stato estenuante.》 

《E il fatto di avere un compagno infantile e di vedute ristrette come Alistair non ti ha aiutato, suppongo.》 Commentò lei, le labbra sempre incurvate all’insù.

L'elfo rise. 《No, sicuramente no.》

 

《Beh, non hai idea di che sollievo sia stato quando ho capito che tu ed Iselen non solo eravate attraenti, ma anche svegli. Fin da quando ci siamo incontrati nelle Selve, ho capito che voi due eravate diversi da quei tre umani. È stato uno piacevole sviluppo.》

《Anche tu sei stata una sorpresa.》 Confessò l'elfo, sentendo le orecchie sempre più calde e tirando fuori un sorriso. 《Non ho mai visto un’umana con una tale connessione con la natura e con le sue creature. Persino alcuni Guardiani Dalish non sono tanto capaci. Dalla prima volta in cui ti ho vista, ho avuto l’impressione che la foresta ti fosse amica.》

 

 

《Oh, per certi versi è così. Ho passato tanto tempo come parte di essa per imparare la mia magia. Per certi versi, la foresta mi ha insegnato ciò che Flemeth non poteva. Non ho mai permesso che i pregiudizi e le regole di una Torre mi mettessero un freno come è successo a quella vecchia di Wynne. E per i maghi dalish, immagino, valga lo stesso.》 Disse, per poi alzarsi e tenendo il libro ben stretto. 《Ti ringrazio ancora per questo. E per la tua fiducia. Non penso che molti altri mi avrebbero dato questo libro.》 Si avviò ancheggiando verso la sua tenda. 《Ah, e se mai volessi venire a farmi compagnia, la mia tenda sarà aperta per te.》 Disse, la voce carica di promesse, e l'elfo sentì una strana sensazione di calore alla bocca dello stomaco. 

Non aveva mai pensato alle donne umane come attraenti, anzi molte di loro gli erano sempre parse alquanto volgari, eppure Morrigan in qualche modo lo attraeva. Era diversa da qualsiasi altra Shem. Anzi, non poteva definirla una Shem! Non era solo bella o misteriosa, era anche intelligente, potente, conosceva molti segreti e magie arcane, leggende antiche e sembrava libera e forte quanto qualsiasi elfa Dalish. E soprattutto… sentiva che lei poteva in qualche modo capirlo. Più di altri.

“Elgar’nan, che mi succede?” pensò, mentre tornava verso la propria tenda.

 

 

**

 

 

La mattina dopo, quando si alzarono tutti, ripresero nuovamente il viaggio verso Denerim. Ormai le cime frondose della foresta di Brecilian stavano svettando chiaramente contro il cielo e un denso strato di foglie cadute attutiva i loro passi. A parte loro, si potevano sentire solo i versi degli uccelli.

 

Runaan comunque non era tranquillo. La conversazione avuta con Morrigan e le strane sensazioni che aveva sentito continuavano a tornargli in mente e gli sembrava tutto troppo… immobile. Vicino alle foreste non era mai così. Anche i due mabari stavano fiutando l'aria circospetti. Leliana stava accarezzando l'elsa dei suoi pugnali e Morrigan aveva già in mano il bastone magico.

Wynne notò questo atteggiamento e stava per porre la domanda, quando un acuto Urlo femminile li colse di sorpresa e una donna sbucò fuori da un angolo, gli abiti strappati, una ferita sulla spalla e gli occhi sbarrati per lo spavento.

 

La videro arrivare di corsa dritta verso di loro. 《Aiutatemi! Aiutatemi vi prego! I banditi… la carovana… hanno preso i miei bambini!》 Urlò, terrorizzata, buttandosi quasi ai piedi di Alistair.

《Ma… ma certo. Fateci vedere dove sono e vi aiuteremo.》 Rispose lui, mentre la donna riprendeva a correre spedita.

 

 

Iselen, però, notò Leliana scuotere il capo e Aura annuire. 《Da quello che vedo, Quella strada porta ad una conca: non c'è modo di arrampicarsi sulle pareti per uscire, o vai avanti, o torni indietro. Dei banditi non lascerebbero libera una via di fuga così evidente.》

《È un'imboscata. Avranno di sicuro degli arcieri appostati per prenderci dall'alto.》 Aggiunse Persephone, fingendo di sbrigarsi per andare dietro alla donna. 《Abbiamo bisogno che alcuni di noi risalgano il pendio e li intercettino.》

 

Gli altri annuirono e Micah, Morrigan, Leliana e Aura risalirono lungo la collina senza farsi vedere, mentre i tre custodi, Sten, Wynne, Persephone e I due mabari entravano dritti nella strada.

 

 

Come aveva preannunciato la nana, le pareti erano alte, concave, perfette per tendere un'imboscata.

Runaan notò Alistair mettere la mano sulla spada e anche lui sfiorò i suoi pugnali, pronto ad estrarli, ed era sicuro che i due maghi stessero già pensando ad una maniera per neutralizzare possibili frecce.

 

La donna davanti a loro continuò a correre trafelata verso un carro rovesciato. C'erano delle grosse macchie di sangue attorno ad esso, ma niente corpi. 

Lei sparì dietro di esso, mentre Sten impugnava Asala, e una dozzina di frecce gli piovve addosso.

 

 

Wynne alzò immediatamente una barriera luminosa, rendendole inutili, e Iselen creò un enorme lama di ghiaccio che mandò il carro in pezzi, mentre cinque persone, inclusa la donna di prima, uscivano fuori.

Quello che sembrava essere il capo gruppo, un elfo avvenente, biondo e abbronzato con un tatuaggio ondulato sulla guancia, impugnò due lunghi pugnali, rivolgendosi ai tre custodi. 《Scusate tanto amici, non è nulla di personale. Ma I custodi muoiono oggi.》

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Capitolo 16
*** L'accampamento Maledetto ***


Iselen schivò per un pelo la stoccata di una degli assassini, un'elfa dai capelli rossicci, e diede un ordine ad Invel mentre lui faceva un passo indietro. Il mabari scattò subito in avanti, piombando addosso all'elfa e azzannandole il braccio con i lunghi denti.

 

Lei Urlò di dolore, cercando di toglierselo di dosso, ma il mago la precedette. 《Invel, spostati!》 Urlò, raccogliendo il mana.

Dei luminosi fasci di affilati cristalli di ghiaccio travolsero in pieno la sua avversaria appena il segugio si spostò, trapassando le vene e le arterie principali e riducendo il suo corpo ad un punta spilli.

L’elfa crollò a terra in un lago di sangue, mentre Wynne manteneva alta la barriera per difenderli dalle frecce che stavano piovendo dai lati della conca.

 

Sten e Alistair erano rimasti a proteggere la Maga, mentre Persephone, Runaan e Cerere caricavano in avanti, fronteggiando un altro elfo armato di coltelli e un'umana munita di spada.

Ad un ordine della padrona, la mabari azzannò l'assassina al polpaccio, dando il tempo alla corvina di incalzarla con le sue spade.

La sua avversaria si liberò dalla presa del segugio e rispose. Era più piccola e rapida di Persephone, ma la ferita le stava rallentando i movimenti ed era chiaro che non aveva mai combattuto contro un segugio da guerra, perché continuò ad arretrare sotto gli attacchi di Cerere finché la ragazza non riuscì a piantarle le spade nel costato con foga.

Lei si accasciò al suolo, perdendo sangue dalla bocca, ma sia la ragazza che la mabari furono scaraventate sul terreno da una potente onda d'urto.

 

La donna che li aveva attirati lì stringeva un bastone magico e lo stava agitando sopra la testa, scagliando potentissimi colpi attorno a sé e costringendoli a dividersi per non farsi colpire da lei o dalle frecce.

Iselen provò a fermarla, ma l'elfo tatuato gli apparve davanti, iniziando ad attaccarlo Con un sorriso sulle labbra, focalizzando la sua attenzione su sé stesso e portandolo a creare una barriera per proteggersi dalle sue lame avvelenate, che calavano veloci verso di lui e non gli davano il tempo di evocare il mana.

 

 

Runaan, che stava combattendo con un altro assassino, vide la scena e cercò di liberarsi del suo avversario per andare ad aiutare Iselen, ma lui gli tirò un pugno di terra negli occhi, accecandolo temporaneamente e facendogli perdere l’equilibrio.

Quello sorrise vittorioso, ferendo il fianco del Dalish, ma lui rispose rifilandogli un gran calcio sotto la cintura, facendolo accasciare e dandogli il tempo di recuperare la vista.

Il suo avversario si rialzò, dolorante e furibondo, ma il tonfo di qualcosa alla sua sinistra lo distrasse: il Busto tagliato in due di un’altra elfa era caduto accanto a lui, i resti di un arco stretti nella sua mano e una lunga strisciata di sangue che scendeva lungo le pareti della conca dove era caduta.

 

Quell’attimo di distrazione gli fu però fatale, perché Runaan ne approfittò per piantargli una freccia nel collo, facendolo crollare a carponi con un verso di paura, soffocando nel suo stesso sangue poco dopo.

Il Dalish però sentì un altro tonfo e alzò lo sguardo verso le cime della conca: c'erano sei arcieri per lato, ma a sinistra Aura e Leliana ne avevano già eliminati tre, lo spadone della nana aveva falciato il primo e gli altri due erano stati trafitti da delle frecce. E a Destra non ne rimaneva nessuno in piedi: i fulmini di Morrigan e i pugnali avvelenati di Micah li avevano uccisi prima che potessero rispondere agli attacchi.

 

 

Wynne, finalmente libera dal bisogno di proteggerli, sbattè il bastone a terra e il terreno cominciò a sollevarsi e gonfiarsi fino ad esplodere, generando piccole valanghe di Sassi che costrinsero la maga e l’elfo tatuato, gli unici ancora vivi, ad arretrare.

Lei alzò ancora il bastone con un verso irato, lanciando dei grandi lampi di luce azzurra contro l’anziana, ma Sten si intromise, alzando la sua spada e tagliandoli in due come se fossero stati di burro.

La sua avversaria sbarrò gli occhi spaventata, lanciandogli contro altre onde d'urto e raggi magici, ma il Qunari non si tirò indietro: senza abbandonare la sua espressione stoica, caricò in avanti con tutta la sua imponente figura, mandando in pezzi la barriera dietro cui la donna si era nascosta.

 

Lei cercò di fuggire, ma lui la trapassò da parte a parte, frantumandole costole e polmoni e facendole vomitare sangue. Il Qunari gettò via il cadavere senza nemmeno guardarlo.

 

 

Alistair intanto era andato ad aiutare Iselen. L'elfo tatuato era senza dubbio più abile degli altri, i suoi movimenti erano rapidi e fluidi e più di una volta era riuscito a mettere in difficoltà il mago con la sua danza mortale, e anche il cavaliere si trovò presto nei guai.

I coltelli del suo avversario avevano lasciato dei lunghi segni sulla sua armatura e sembravano sempre colpire nei suoi punti deboli, ma il ramato era molto più grosso e resistente di lui e gli stava tenendo testa.

 

Peccato che un improvviso dolore al ginocchio gli fece perdere l'equilibrio: un piccolo pugnale lo aveva colpito proprio dove la sua armatura lo lasciava più scoperto e la lama doveva essere avvelenata, perché i suoi muscoli si erano infiacchiti di colpo e tutta la sua gamba aveva iniziato a formicolare.

Il ramato vide l’elfo sollevare un pugnale, mirando dritto alla sua gola, ma un'onda d'urto magica lo colse alle spalle, spedendolo dolorosamente a gambe all'aria e poi a sbattere contro la parete di roccia della conca.

 

Iselen, mentre quei due lottavano, era scivolato alle spalle dell’assassino e quando lo aveva visto tirare quel coltello avvelenato ad Alistair aveva reagito con tutte le forze che aveva, rilasciando il mana che aveva raccolto mentre era avvolto dal suo scudo. 

 

 

Il suo avversario provò ad alzarsi nuovamente, perdendo sangue dalla bocca e dal naso. La sua fronte era sudata e non aveva più il sorriso sardonico in faccia, ma Persephone lo colpì in testa con l'elsa di una delle spade, facendolo crollare a terra svenuto.

 

 

《Ma chi diavolo erano questi?》 Chiese Alistair, mentre Wynne appoggiava una mano luminosa sul suo ginocchio per guarirlo dal veleno.

《Di sicuro non normali briganti.》 Commentò Leliana. 《Erano addestrati troppo bene.》

 

《Ho visto di meglio a casa mia.》 Scherzò Micah, toccando la faccia dell'elfo svenuto con la punta dello stivale. 《Ma questo qui è resistente, lo ammetto.》

《Cosa ne facciamo di lui?》 Chiese Aura.

 

《Interroghiamolo. Queste persone sapevano che siamo custodi grigi. Penso che Loghain possa averli mandati a fare il lavoro sporco per lui.》 Rispose Iselen, curando le ferite dell'elfo con la magia, mentre Runaan lo legava con la corda che usava per cacciare

《Mandare altri a combattere le proprie battaglie. Patetico.》 Affermò Sten, impassibile, mentre Alistair annuiva, per la prima volta d'accordo col qunari.

 

 

Iselen ignorò entrambi, puntando un dito luminoso sulla fronte dell'altro elfo, che iniziò a risvegliarsi con dei versi di fastidio, ritrovandosi subito i coltelli di Runaan e Micah fin troppo vicini alla gola.

《Beh, questa si che è una sorpresa. Non mi aspettavo di svegliarmi affatto.》 Aveva un pesante accento antivano, e non mostrava il minimo disagio davanti alla posizione in cui si trovava.

《Possiamo rimediare, se ti va.》 Ghignò la nana.

 

《Sappi che l'unico motivo per cui sei ancora vivo è perché vogliamo porti delle domande.》 Proseguì Iselen serio, puntando gli occhi scuri in quelli castani dell'altro elfo.

Lui annuì come se fosse normale, stava persino sorridendo. 《Ma certo. Chiedete pure.》

 

《Chi sei e chi ti manda?》 Chiese il mago.

《Io sono Zevran della casa Arainai, Zev per gli amici. Lieto di conoscerti, splendore.》 Disse, facendo un languido occhiolino ad Iselen. 《Per quanto riguarda chi mi manda, i miei servizi sono stati richiesti da due nobili. Un uomo alto e severo dal grande naso e un individuo viscido con un muso da faina e capelli che hanno visto giorni migliori.》

 

《Howe! Lui e Loghain ti hanno inviato qui!?》 Esclamò Persephone, stringendo le spade. Il Teyrn si era davvero alleato con un simile verme!?

《Esatto, mia bella dama.》 Rispose lui sorridendo, per poi puntare di nuovo gli occhi su Iselen. 《Mi hanno chiamato al palazzo di Denerim e mi hanno ordinato di liberarmi dei tre custodi grigi ancora in vita dopo avervi descritti. A quanto pare siete diventati una grossa spina nel loro fianco e vorrebbero evitare che rovinaste i loro piani. E ora che vi ho affrontati, capisco perché.》

 

《Sei un Corvo di Antiva, non vero?》 Domandò Leliana, dopo averlo osservato attentamente. Il suo addestramento era troppo fine per essere l'adepto di una gilda di assassini qualsiasi.

L'elfo sorrise e annuì. 《Viaggiate con una compagnia bella e intelligente, custodi. Si, sono un Corvo.》

 

《Che cosa sarebbero i Corvi di Antiva?》 Chiese invece Aura, condividendo la sua confusione con Micah e Runaan.

《Non mi dite che non avete mai sentito parlare di noi! Siamo la più grande gilda di assassini di tutta Antiva. Veniamo addestrati fin da piccoli nelle arti dell’omicidio e della seduzione così da diventare armi letali.》 Rispose Zevran, sempre sorridendo fiero.

 

《Potrebbero fare un lavoro migliore.》 Commentò Runaan derisorio.

《Mi ferisci, amico mio. Anche se ammetto di aver sottovalutato le vostre abilità. Non mi aspettavo che voi e i vostri compagni aveste tante risorse.》

 

Iselen assottigliò lo sguardo. 《Hai altre cose da dirci? Sei a conoscenza dei piani di Loghain? Sai cosa hanno in mente lui o Howe?》

《Temo di no. Il mio compito era unicamente uccidervi. E non ho motivo per mentire. Non sono tenuto al silenzio, né ho alcuna lealtà per Loghain o il suo compagno. E non ho nemmeno rimorsi nel parlare di tutto questo con voi. Mi risultano alquanto sgradevoli ad essere sincero.》

 

《Molto bene allora.》 Disse Morrigan con fare annoiato. 《Direi che possiamo sbarazzarci di lui.》

Runaan e Micah annuirono, mentre il sorriso tremava per la prima volta sul volto di Zevran. 《A… Aspettate! Non serve uccidermi! Anzi, potrei esservi utile!》

 

《Perché ho la sensazione di aver già visto questa scena?》 Si chiese Micah, ricordando con un ghigno la faccia di Oskias quando lo aveva ammazzato e avvicinando il coltello alla gola dell'elfo.

《Posso aiutarvi sul serio.》 Riprese lui. 《Non ho alcuna fedeltà nei confronti di Loghain, lo sapete. E soprattutto, non guadagnerei nulla dal tentare di uccidervi di nuovo.》 Disse, cogliendo i loro sguardi. 《Ho fallito la missione, triste ma vero, e per i Corvi significa che devo morire in ogni caso. Anche se trovassi un modo per eliminarvi e tornassi da Loro, mi ucciderebbero senza esitare.》

 

《Oh beh, gli faciliteremo il lavoro allora.》 Ribattè Runaan tagliente.

《Posso fare moltissime cose. So come distillare veleni e antidoti, so aprire serrature, maneggiare coltelli, come uccidere la gente senza farmi vedere, racconto storie molto divertenti e sono anche un ottimo scalda letto.》 Disse, rivolgendo un altro occhiolino ad Iselen.

 

Lui alzò un sopracciglio, mentre Wynne e Alistair lo guardavano con somma disapprovazione. 《Quindi vorresti cambiare bandiera?》 Chiese la maga.

《Dopo aver provato ad ammazzarci tutti quanti?!》 Aggiunse Alistair, stringendo I pugni per la rabbia.

 

《Non era personale, amico mio. Un contratto è un contratto. Non uccido persone a caso, soprattutto non un gruppo come il vostro. Mi piacete.》

Runaan e Micah si scambiarono uno sguardo davvero poco convinto. 《Quindi? Che ne facciamo di lui?》

 

《Lasciatelo andare.》 Disse Leliana, cogliendoli di sorpresa.

《Leliana, stai scherzando?!》 Chiese Persephone. Sapeva che la ragazza era molto compassionevole e aveva già parlato in difesa di briganti o uomini di Loghain, ma quell'elfo aveva provato ad ucciderli!

 

《In realtà, anche io sono convinta che sia il caso di lasciarlo in vita.》 Commentò Aura. 《Se davvero i nostri avversari sono disposti a ricorrere a tattiche sleali come un’imboscata, io preferirei avere un assassino dalla nostra parte.》

Alistair sembrava aver perso la lingua, Wynne aveva aggrottato le sopracciglia e Morrigan aveva alzato le proprie, ma a quel punto Runaan perse la pazienza, mettendosi dritto e riponendo i pugnali nella cintura. 《Ok, ne ho abbastanza. Ascoltate, Gli daremo una sola possibilità, una soltanto. E se farà qualsiasi cosa per danneggiarci, allora lo ammazzeremo.》

 

 

Iselen annuì e Leliana sorrise, così come Aura, mentre Micah liberava l'elfo dalla corda senza mai staccare gli occhi dalle sue mani. Non si fidava affatto

L’assassino rivolse un occhiolino allegro al Dalish, ma quello lo ignorò bellamente, riprendendo a camminare lungo il sentiero, entrando nella foresta.

 

 

La sensazione di essere a casa lo travolse immediatamente. Conosceva quei boschi come le sue tasche, ci aveva passato anni, ed Iniziò ad attraversare i sentieri in cui aveva corso fin da bambino a passo sicuro. Poteva sentire il profumo della resina e delle foglie umide per le piogge autunnali, mentre le chiome sempreverdi brillavano alla luce del tramonto.

Sentì chiaramente un sorriso aprirsi sul proprio viso. Era quasi irreale essere di nuovo lì, gli provocava una grande nostalgia. Gli stava quasi venendo quasi voglia di chiedere a qualcuno una sfida di caccia come faceva sempre con Tamlen e Fenarel. Ma qualcosa attirò il suo sguardo.

Un segno sul terreno, quasi impercettibile, di ruote e zoccoli di Halla. Non erano troppo freschi, però. Era passata più o meno una settimana da quando l’Aravel era passato di lì, ma questo significava che doveva esserci un altro Clan accampato lì.

 

《Qui ci sono degli elfi Dalish.》 Disse ad alta voce

《Come fai ad esserne sicuro?》 Chiese Micah, che aveva passato tutto il tempo a guardare gli alberi come se stessero per saltarle addosso.

 

《Ci sono dei segni di Araverl qui. Non sono arrivati da molto e se siamo fortunati non sono lontani. Potremmo chiedere loro aiuto contro il Flagello, no?》 Chiese concitato ad Alistair, che annuì.

《Ma certo. Dopotutto… prima o poi saremmo dovuti venire a cercarli.》 Rispose il ragazzo, che però non si sentiva tranquillo. Tutta quella foresta gli dava la brutta sensazione di essere costantemente osservato, come se decine di occhi si celassero nelle cortecce.

 

Il biondo annuì con veemenza, iniziando a camminare seguendo la scia, che indicava che il Clan aveva comunque fatto molta strada e che si trovava in una più profonda della foresta. Era contento di conoscere quel luogo così bene: in caso contrario sarebbe stato impossibile trovare l’accampamento in breve tempo.

Poteva sentire un chiaro misto di eccitazione e ansia all'idea di rivedere un altro Clan Dalish: avrebbe rivisto altri Dalish, però sarebbe stato l'ennesimo promemoria della perdita della sua vecchia vita, ma continuò a seguire la scia in ogni caso.

Il problema era che a volte dovevano aver cambiato strada o avevano sollevato le barche di legno con la magia, perché più si avvicinavano al cuore dei boschi, più i segni diventavano sporadici.

 

 

《Siamo sicuri che questi elfi ci aiuteranno? Mi pare di ricordare che ai Dalish non piacciano gli ospiti inattesi》 Disse Zevran a Micah e Persephone, che camminavano poco davanti a lui, dopo ore di marcia.

La corvina non gli rispose nemmeno. Aveva fatto del suo meglio per ignorare l'antivano e le sue battute sconce per tutto il tempo da quando lo avevano preso con loro. E aveva funzionato… almeno per un po'.

Per essere un assassino, quell'elfo era fuori dal comune: parlava per ore, rideva, raccontava aneddoti dei Corvi e delle sue conquiste di letto come se fosse tutto normale. Come se fosse un loro amico e non avesse appena tradito la Gilda di Assassini più pericolosa di tutta Antiva.

E aveva notato che era rimasto a fissare Iselen, o più in particolare il suo fondoschiena, con fare languido fin da quando erano ripartiti, anche se il mago non aveva dato segno di accorgersene. Si limitava a camminare proprio accanto a Runaan con la sua solita aria seria.

《Io lo spero proprio. Sono già stufa di questo posto.》 Rispose invece la nana, girandosi intorno con aria nervosa, un po’ come Aura, che però mostrava più contegno. Non che potesse biasimarle

Le avevano raccontato che la loro fuga da Orzammar era stata alquanto “rocambolesca” e che avevano dovuto nascondersi per giorni nelle foreste prima di trovare il Karta della superficie. Inoltre, i Nani non le erano mai sembrati amanti dei boschi in generale.

 

《Oh beh, guardiamo il lato positivo. Almeno da qui dietro abbiamo un bel panorama.》 Rise sornione l'antivano, mentre Persephone alzava un sopracciglio.

Bastava il suo tono per capire che con “panorama” non intendeva affatto l’incredibile spettacolo delle volte verdi della foresta di Brecilian.

La nana però si fece sfuggire una risatina. 《Amico, ma sei davvero così bravo a sedurre come credi? Perché mi sembra che tu sia in astinenza.》

 

《Mi ferisci, mia piccola amica. Dico solo che quando qualcuno mi mette davanti una visione tanto piacevole è mio preciso dovere apprezzarla.》 Disse lui, tornando a guardare per un attimo Iselen con un ghigno malizioso sul viso.

La nana si fece sfuggire un'altra risata, più sguaiata di prima. 《Consiglio spassionato, non farti ingannare dal suo aspetto Delicato e dai modi educati. Iselen è pericoloso quanto me in battaglia e può essere un avversario davvero bastardo. Ha fatto fuori un mostro gigante alla Torre dei maghi. Maledetti alberi! E credo che ti congelerebbe le palle se gli dessi fastidio.》 Disse, cercando di non inciampare sulle radici.

《Questo, mia cara, rende solo la sfida più interessante.》 Rispose a tono l'elfo, il sorriso sornione sempre stampato in viso.

 

**

 

 

Quella sera si fermarono per riposare, godendosi un altro pasto caldo per allontanare la fastidiosa umidità della foresta e chiacchierando di stupidaggini, ma Runaan si sedette ai margini del campo, toccando a malapena il cibo.

Alastair, Iselen e Aura avevano praticamente dovuto costringerlo a fermarsi per recuperare le forze, ma rimase a guardare il fitto della foresta per ore, cercando febbrilmente tra gli alberi.

E la mattina dopo fu abbastanza chiaro a tutti che non aveva dormito affatto: aveva delle grosse ombre nere sotto gli occhi, le guance smunte e i suoi lunghi capelli erano arruffati. Ma non si lamentò durante il viaggio.

Alistair aveva provato a dirgli di riposare un altro po', ma lui aveva scosso la testa, dicendo che tanto non ci sarebbe riuscito. E non era affatto una bugia. Si sentiva nervoso e in lotta con la propria mente: aveva fretta di trovare il Clan e la foresta sapeva di casa, ma ogni cosa lì continuava a ricordargli quelle maledette rovine e lo specchio corrotto che si celava lì.

 

E dormire era diventato ancora più difficile. Fin da quando aveva bevuto quel maledetto sangue di prole Oscura, le sue notti erano popolate da incubi. Vedeva continuamente l'arcidemone ruggire, mentre il suo esercito enorme lo seguiva in tunnel oscuri in cui lui continuava a perdersi. Era una cosa che accomunava tutti i custodi secondo Alistair, però questo non lo faceva stare meglio.

E di solito, avere vicino lui o Iselen lo aiutava: per quanto il ramato lo irritasse, poteva capire come ci si sentiva ad avere un legame tanto stretto con la prole oscura e l'altro elfo era sempre stato una presenza confortante e pronta ad ascoltare e condividere i propri sogni, ormai popolati solo da demoni e mostri. Ma in quel posto non funzionava. Sentiva di nuovo quella paura… quella che aveva provato quando non aveva più trovato Tamlen ed era stato portato via da Duncan. Lo faceva sentire così impotente e arrabbiato!

 

Il mago lo aveva notato, ma non sapeva cosa dire per aiutarlo. Ormai stava iniziando a pensare che fosse stato un errore farlo tornare in quella foresta. Aveva vissuto troppi ricordi dolorosi lì: aveva perso la sua famiglia e il suo migliore amico e tutto il suo mondo era andato in mille pezzi. Ma era consapevole che senza di lui non avrebbero mai trovato i Dalish, e convincerli ad unirsi a loro sarebbe stato impossibile.

Poteva solo tenerlo d'occhio e sperare di trovare presto il Clan. Ma anche gli altri erano preoccupati, perché quella sera, dopo un'altra giornata infruttuosa, Aura si avvicinò insieme a Leliana. 《Iselen, dobbiamo aiutarlo.》 Disse la rossa, accennando al Dalish, che si era allontanato di nuovo con Morrigan.

《Dovremmo andarcene da questo posto. Gli elfi potrebbero anche essere da tutt'altra parte. E anche se fosse, potremmo non trovarli mai.》 Annuì la nana, alquanto preoccupata. Quella mattina lei e Persephone avevano trovato una impronta di lupo grossa quanto la ruota di un carro e, per quanto lei amasse il campo di battaglia, non aveva voglia di conoscere la bestia a cui apparteneva.

Il mago le guardò con la solita calma. 《Capisco che siete preoccupate per lui, lo sono anche io, ma sappiamo tutti che non se ne andrà. È troppo importante per lui. Credo… credo sia un modo per espiare quello che crede sia un suo errore.》

 

 

La nana sospirò. Era ben consapevole che Runaan non sarebbe andato via, a meno che non lo avessero costretto. E come opzione non le sembrava la più indicata. Ma un fruscio tra le foglie la fece voltare.

Quei boschi non le piacevano. Non solo quegli alberi la mettevano in soggezione, ma Confondevano anche i suoni. Ogni rumore veniva distorto e anche una cosa innocua poteva sembrare una minaccia, ma era sicura di aver sentito dei passi. Poteva giurare sulla Pietra.

Prese subito il suo spadone, e notò che anche Zevran aveva tirato fuori un pugnale, ma la sua espressione era rimasta uguale. 《Qualcuno ci osserva.》

 

Iselen sentì immediatamente il mana fluire in lui e anche Leliana strinse l'arco, girandosi furtiva verso il folto della boscaglia. Fu allora che li vide.

Erano un gruppo di sette, i loro occhi erano grandi e luminosi nel buio come quelli dei gatti, e stavano uscendo allo scoperto tenendo i loro archi tesi. I volti tatuati erano duri e decisamente ostili.

Una di loro, un’elfa dai corti capelli biondi e un intrico di rami tatuato sulla fronte, fu la prima a parlare. 《Shemlen. Che ci fate qui?》 Chiese tagliente, guardando Alistair, Persephone e Wynne. 《Questa foresta non è un luogo sicuro per voi.》

《Non siamo qui per disturbare voi o il vostro Clan. Veniamo in pace.》 Le Rispose Persephone, mantenendo la calma e guardando Cerere acquattarsi, pronta all'attacco.

 

《È vero! Ascoltate, Siamo venuti qui per parlare con voi. Io sono un custode grigio. Io e i miei compagni veniamo in cerca di alleati. Abbiamo bisogno dell'aiuto di voi elfi Dalish per combattere il Flagello.》 Aggiunse Alistair, guardando nervosamente un elfo moro piuttosto giovane che lo stava guardando in cagnesco.

《Mithra, perché stiamo ascoltando queste sciocchezze? Li vedi. Sono armati e probabilmente sono stati mandati qui per disturbare la foresta.》

 

La bionda però sembrava meno sicura di prima. 《Se fosse così, Non avrebbero bisogno di inventarsi di essere custodi grigi, Melior. Non è una bugia che tutti userebbero, soprattutto non ora.》

《Se restano qui, ci daranno solo problemi. Dobbiamo fare qualcosa.》 Replicò l'altro, tendendo l'arco e mirando contro il custode.

 

Mithra cercò di fermarlo, ma una freccia si piantò a pochissima distanza dal piede del più giovane, facendolo sobbalzare e quasi cadere per la sorpresa.

L'elfa bionda si guardò intorno frenetica, cercando chi avesse scoccato, ma quando vide il padrone dell’arco  strabuzzò gli occhi. 《Runaan? Runaan Mahariel!?》

L’Altro le rivolse un ghigno sardonico, il primo in quasi tre giorni. 《Mithra! È un piacere rivederti. Sono lieto di sapere che stai bene, anche se penso che dovresti controllare di più i tuoi cacciatori.》 Disse lui, avvicinandosi agli altri Dalish, che lo stavano fissando come se fosse un fantasma.

 

《Elgar’nan… che ci fai tu qui lethallin!? Il tuo Clan è andato via da mesi ormai. E… perché ti accompagni a Shemlen, nani, Qunari e orecchie piatte!?》

L'altro tornò a rabbuiarsi. 《Diciamo che la mia vita è cambiata. Sono incappato in un antico manufatto corrotto dal Flagello insieme ad un mio compagno. Questo mi ha contagiato e ha ucciso Tamlen. L'unica speranza che avevo di sopravvivere era unirmi ai custodi grigi, quindi uno Shem mi ha portato con sè per affrontare l'unione insieme a loro.》 Rispose, accennando anche ad Alistair e Iselen.

 

Il dalish moro lo guardò con aria seccata, digrignando i denti e ancora rosso di imbarazzo per la figuraccia appena fatta. 《Quindi hai buttato il tuo onore alle ortiche e ti sei unito ad un gruppo di servitori di Shem.》

Il biondo gli rivolse uno sguardo di sufficienza, prima di rivolgersi di nuovo a Mithra. 《Vi stiamo cercando da giorni. Abbiamo bisogno del vostro aiuto contro la prole oscura. Il Flagello ormai dilaga, e i vostri cacciatori sarebbero una grande risorsa per noi.》

 

Mithra abbassò l'arco, ma la sua espressione crucciata non faceva ben sperare. 《Runaan, io vorrei venire con te anche subito se potessi. Ma il nostro Guardiano ha proibito a tutti noi di allontanarsi troppo dal campo. L’unico motivo per cui siamo qui, è perché abbiamo sentito gli schiamazzi dei tuoi… compagni.》 Disse, guardando di sottecchi Persephone, che assottigliò lo sguardo seccata. L'aria di superiorità di quegli elfi le dava fastidio. Guardavano tutti loro come se fossero dei poveracci solo perché non erano Dalish, ma rimase zitta. Ora non era il momento di mettersi a litigare.

Runaan non parve notare lo scambio di sguardi. Sembrava confuso. 《Perché il vostro guardiano vi ha imposto questa regola? È successo qualcosa?》

L'elfa annuì, facendogli segno di seguirla e addentrandosi nella boscaglia insieme ai suoi compagni senza nemmeno parlare agli altri presenti.

 

 

《Bisogna dire, questi Dalish non sono dei padroni di casa molto accoglienti. Voi che dite?》 Commentò Zevran a braccia conserte.

Nessuno se la sentì di dargli torto, quegli elfi li stavano guardando come se fossero delle blatte anche se non avevano fatto nulla, ma si avviarono comunque dietro di loro.

 

 

Percorrendo le lunghe vie della foresta per l'ennesima volta, facendo emettere un sono sbuffo a Micah, sempre più in difficoltà con il terreno spaccato dalle radici e il freddo di quel posto.

Gli elfi che aprivano la strada si muovevano agili e senza fatica, loro invece erano impacciati da rami e radici nascoste dal buio, rischiando di inciampare e più di una volta qualcuno andò a sbattere contro un albero.

《Ma che razza di strade scelgono?》 Chiese Aura, massaggiandosi la faccia con un gesto irritato. Poteva sopportare i modi dei Dalish, aveva conosciuto nobili ben più maleducati, ma Quei boschi la rendevano nervosa e persino tutto il suo addestramento da principessa non poteva farci nulla.

《Forza. Credo che ci siamo quasi.》 Disse invece Morrigan, avanzando elegante tra le figlie e fissando un punto poco lontano da loro.

 

 

Quando raggiunsero finalmente il gruppo dei Dalish, si trovarono davanti ad un grande accampamento composto da tende colorate e falò e soprattutto delle enormi barche dalle vele rosse dotate di ruote.

Alcuni elfi tatuati stavano passando, fissandoli con aria guardinga e bisbigliando appena li videro passare. Runaan però non sembrò neanche farci caso. L’emozione di essere in posto che gli ricordava casa così tanto era davvero troppo grande, aveva persino dimenticato il suo nervosismo, ma quel campo non era colmo di chiacchiere e risate come si sarebbe aspettato. L'aria era tesa, colma di paura e tutti quanti tenevano strette le armi come se si stessero preparando a difendersi.

Doveva essere successo qualcosa di davvero terribile. Solo in un caso del genere un guardiano avrebbe impedito ai suoi cacciatori di cercare prede in un territorio più grande.

 

Mithra condusse lui e tutti gli altri verso una tenda un po' più grande delle altre, dove un elfo anziano dalla testa pelata stava parlando con una giovane elfa dai capelli dorati raccolti sulla nuca. Entrambi portavano dei bastoni magici sulle spalle e lui aveva un vallaslin dorato che lo identificava come il guardiano.

《Guardiano, siamo tornati.》 Disse Mithra, avvicinandosi ai due.

L'anziano si voltò verso di lei con un lieve sorriso. 《Mithra. Spero che sia andato tutto bene. Non avete...》 I suoi occhi si posarono su Runaan e su tutto il suo gruppo.

 

《Andaran atish’an, Guardiano.》 Salutò il biondo in tono rispettoso.

《Andaran atish'an, Da'len.》 Salutò a sua volta l’uomo, studiando lui e tutti gli altri attentamente, soffermandosi un secondo di troppo sugli umani. 《Tu sei un membro del clan di Merathari, non è vero? Io sono Zathrian, Guardiano di questo Clan. Cosa ti porta qui insieme ai tuoi… peculiari compagni?》 Domandò.

 

《Io, Alistair e Iselen facciamo parte dell'ordine dei custodi grigi. Siamo venuti qui per chiedervi aiuto. Vi abbiamo cercato a lungo prima di incappare nei vostri cacciatori. Il Flagello sta invadendo le terre del Ferelden e molto presto la prole oscura distruggerà ogni cosa. Vi saremmo estremamente grati se poteste aiutarci con le vostre frecce e la vostra magia.》

L'uomo annuì, le innumerevoli rughe del suo viso che si increspavano. 《Comprendo il motivo per cui siete venuti, Da'len, e domando scusa per i modi irruenti dei miei giovani protetti. Siamo in una situazione difficile e molti hanno paura. E anche per questo non posso lasciarli andare via insieme a te.》 Disse, cogliendoli di sorpresa.

 

《Perché non potete?》 Domandò Iselen.

《In un altro momento, non negherei il mio aiuto ad un figlio del mio stesso Popolo o ad un custode grigio, il vostro ordine merita il nostro rispetto, ma purtroppo anche il mio Clan è stato colpito da una disgrazia.》 Disse il guardiano con aria greve.

 

Runaan lo guardò preoccupato. 《Possiamo fare qualcosa per voi? Cosa è accaduto?》

Zathrian abbassò le palpebre, facendo segno di seguirlo, e si avviò insieme alla giovane maga elfica. Micah emise l'ennesimo sbuffo della giornata, ormai al limite della pazienza. “Figuriamoci che anche a loro non serviva aiuto. È mai possibile che queste teste d'aria non riescano a fare qualcosa da soli!?”

Notò che anche Zevran non sembrava a proprio agio. Aveva una camminata normale e la sua classica aria gioviale, ma I suoi occhi erano Puntati sulla schiena di Zathrian e aveva arricciato il naso, come se qualcosa non lo convincesse

 

Peccato che non potè chiedergli nulla, perché il Guardiano scostò una tenda e una serie di gemiti di dolore attirò la sua attenzione. 《Ma che cazzo…》 Si chiese, guardando all'interno.

Su vari letti, giacevano molti elfi dall'aria sofferente. Alcuni erano coperti di sangue, altri invece avevano segni di ferite e morsi più vecchi, però era chiaro che tutti erano usciti da scontri piuttosto cruenti. Ma la cosa che davvero le fece impressione fu il fatto che alcuni di loro si stavano… trasformando.

Molti avevano denti grossi e affilati e le loro facce si erano allungate in modo innaturale, altri avevano artigli al posto delle unghie e braccia o gambe piegate in angoli bizzarri troppo grosse e lunghe per il resto del loro corpo e quasi tutti avevano grosse chiazze di pelo ispido che spuntavano dalla pelle. C'erano persino persone che piangevano e urlavano per il dolore causato da quegli arti troppo grossi, e altri ancora erano incatenati per evitare che si mordessero e scorticassero da soli. Uno spettacolo grottesco

 

Leliana si portò le mani sulla bocca, Micah e Alistair trattennero i Conati, Runaan sgranò gli occhi e persino Sten sembrava impressionato. Wynne fu l'unica a ritrovare la parola. 《Cosa gli è capitato?》

《Purtroppo tutti loro sono vittima di un maleficio.》 Rispose Zathrian. 《In questa foresta vive un tipo di bestia maledetta, i lupi mannari. Sono loro ad aver fatto questo alla mia gente.》

 

《Lupi mannari? Ma… quelle sono solo favole.》 Disse Persephone, mentre Iselen e Morrigan osservavano da vicino gli elfi.

L'anziano elfo osservò la ragazza freddamente. 《 Ti posso assicurare, giovane shem, che sono reali quanto me e te. Sono bestie selvagge, guidate solo dalla follia, a cui basta un morso per condannare le vittime a ridursi come loro. Diventano bestie. Ho già dovuto uccidere due dei miei cacciatori perché avevano perso la ragione. E temo che presto molti di loro subiranno lo stesso destino.》

 

《Dobbiamo fare qualcosa!》 Affermò Runaan convinto, guardando un elfo rantolare di dolore. 《Guardiano, sapete se c'è un qualsiasi  antidoto o un rimedio che possa aiutarli?》

L’anziano, con sua sorpresa, annuì. 《Si. Il capo di quei lupi mannari, Zannelucenti, un licantropo bianco molto più potente degli altri. Il suo cuore è la chiave per spezzare la Maledizione. Ma è troppo pericoloso, molti degli elfi che vedete qui sono ridotti così perché sono andati a cercarlo. Non permetterò che altri dei miei cacciatori subiscano questo destino.》

 

《Allora andremo noi.》 Rispose Runaan deciso. 《Vi posso assicurare che i miei compagni sono estremamente abili. Vi porteremo il cuore e con esso potrete salvarli.》

Micah si battè una mano sulla fronte, mentre Persephone e Leliana si scambiavano uno sguardo preoccupato. Aveva seriamente intenzione di andare a spassarsela tra lupi giganti!? E lei che pensava che fosse più sveglio di Alistair.

L'anziano Dalish, invece, sembrava alquanto sorpreso, ma un tenue sorriso gli increspò il viso. 《È un piacere vedere un giovane tanto coraggioso. E oramai il tuo aiuto è più che gradito. Io e la mia Prima, Lanaya, abbiamo passato settimane a usare i nostri poteri per rallentare la Maledizione, ma ormai i nostri Incantesimi non hanno più effetto. Vi darò un po' di tempo per prepararvi. E mi raccomando: siate prudenti quando entrerete nel covo di Zannelucenti.》

 

Runaan annuì, ma Aura gli si avvicinò, notando anche l'aria nervosa di alcuni idei loro compagni. Non molti sembravano eccitati all'idea di combattere lupi mannari. 《Runaan, abbiamo bisogno di parlarti.》

Il Dalish alzò un sopracciglio, ma seguì la nana verso un punto più isolato dell’accampamento, dove presto  li raggiunsero anche tutti gli altri. 《Che cosa succede?》

 

《Stavamo solo riflettendo su quanto tempo ci vorrà per aiutare questi elfi.》 Disse cautamente Wynne. 《Purtroppo la loro situazione è importante e ovviamente molto gravi, ma anche trovare le ceneri e salvare Arle Eamon lo è.》

《Quindi che cosa vorreste fare? Abbandonarli tutti a ridursi a bestie senza cervello? Perché io non ho intenzione di lasciarli. Sono la mia gente, non li condannerò a questa fine.》 Dichiarò pungente lui.

 

《Per di più, volete andarvene per mettervi alla ricerca delle ceneri he potrebbero non essere nemmeno reali, quando abbiamo una minaccia tangibile davanti a noi.》 Li derise Morrigan.

《Sono l'unica speranza che abbiamo! Senza Arle Eamon il Ferelden sarà perduto!》 Si infervorò Alistair. 《E poi, se esistono i lupi mannari, perché anche le ceneri non possono essere reali?》

 

《Oh beh, io sono disposta a credere a tutto pur di uscire da questa foresta. Ne ho abbastanza.》 Rispose Micah, spazientita.

《Va bene, ora Basta!》 Alzò la voce Aura, cercando di scongiurare l'ennesima lite. 《È chiaro che entrambe le cose sono estremamente importanti e nessuna delle due può essere rimandata. Io ed Iselen avevamo già pensato ad una simile eventualità. Perciò, Ci divideremo come abbiamo fatto per andare al Circolo. Un gruppo si dirigerà a Denerim a trovare Fratello Genetivi e un altro resterà qui nella foresta per cercare una cura per i Dalish. Dopotutto, siamo un gruppo troppo grande per muoverci agilmente in una foresta e io e Micah non abbiamo idea di come combattere qui. Inoltre, sia la strada per Denerim passa di qui, quindi ci riuniremo comunque.》

 

Sten annuì. 《Un piano degno di un generale.》

La nana sorrise al complimento, girandosi poi verso gli altri. 《Per voi va bene?》

 

Runaan annuì, guardando poi gli altri. 《Chi verrà con me nella foresta? Mi servono persone agili e pratiche di trappole e magia.》

Iselen fu il primo a mettersi al suo fianco, seguito da Invel, Morrigan, Sten e Zevran. Leliana si unì a loro subito dopo, mentre invece Persephone, Cerere, Micah, Aura, e Wynne si accodarono ad Alistair.

Il Dalish si voltò. 《Molto bene. Voi andate pure a Denerim. Ci rivedremo lì non appena noi avremo scoperto una cura per I Delish e voi qualcosa sulle ceneri.》

 

 

L'altro custode annuì, anche se sembrava nervoso. Era sul punto di dire qualcosa, ma poi ci ripensò, dirigendosi con gli altri verso il limitare della foresta per riprendere il loro viaggio.

Invece il loro gruppo attraversò l’accampamento e si avvicinò al confine più interno, dove la boscaglia diventava più fitta, simile a fauci pronte a divorarli.

Molti Dalish li guardarono passare con sguardi che esprimevano varie emozioni. Tantissimi erano spaventati, altri solo preoccupati, ma la maggior parte di loro sembrava semplicemente rassegnata. Una bambina si avvicinò timidamente a Runaan per dirgli di stare attento, dicendogli che molte cose brutte si nascondevano in quel bosco.

Lui le accarezzò un secondo i capelli con un sorriso sulle labbra, e le disse qualcosa in elfico con tono dolce, probabilmente una rassicurazione che avrebbero fatto molta attenzione, prima di alzarsi e arrivare fino ai confini dell’accampamento.

 

 

Appena oltrepassarono le grandi vele degli Aravel, Runaan prese il proprio arco. 《Ascoltate, sappiamo già che sarà estremamente pericoloso. I lupi mannari sono bestie tremende da come li hanno descritti e c'è una grossa probabilità di essere morsi o sbranati. Se qualcuno di voi ci ha ripensato e non vuole più venire con me, ora è il momento di dirlo.》

Iselen e Sten alzarono un sopracciglio, avvicinandosi a lui insieme ad Invel. 《Noi non ci tiriamo indietro. E non ti lasceremo andare da solo》 Rispose l’elfo con la sua solita calma.

 

Sten fece un cenno. 《Combatterò con te, Kadan.》

《Anche io.》 Affermò Leliana, mentre Morrigan, per una volta, annuiva con un sorriso misterioso.

《Non perdiamo altro tempo con inutili chiacchiere.》 Disse lei serafica, avventurandosi tra gli alberi.

 

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Capitolo 17
*** I Lupi Mannari ***


Mentre passava attraverso le strade della foresta, Runaan poteva sentire tutti i suoi istinti da cacciatore risvegliarsi. Le sue orecchie erano tese, fremevano per percepire ogni suono, e I suoi occhi osservavano il paesaggio cercando di individuare tracce di animali o pericoli. E, malgrado tutto, poteva sentire la stessa eccitazione della sua prima caccia, anche se stavolta stava cercando ben più di un semplice lupo.

Zannelucenti era stato descritto dal guardiano come un mannaro bianco estremamente potente e molto pericoloso, oltre che scaltro. E il suo cuore era l'unica cura conosciuta per salvare tutti quei cacciatori. Il fallimento della loro spedizione avrebbe significato la loro morte, e non poteva sopportare anche solo il pensiero di essere responsabile della perdita di altri membri del suo Popolo.

 

Ma non sarebbe stato da solo nella sua ricerca. Si girò un secondo, osservando il gruppo: Morrigan era proprio dietro di lui, avanzando tra gli alberi senza problemi, seguita da Iselen, Zevran e Invel, il secondo che continuava a parlare sottovoce con un sorriso sulle labbra, e Leliana e Sten chiudevano la fila. La rossa aveva già il suo arco in mano, e il Qunari scrutava il bosco con molta attenzione.

E doveva ammettere di sentirsi molto grato verso ognuno di loro. Vederli disposti a seguirlo in una foresta che non conoscevano, per di più infestata da Lupi Mannari, pur di aiutarlo a salvare il suo popolo… lo aveva toccato più di quanto pensasse.

 

 

Aveva rivalutato moltissimo Iselen, Leliana e persino Zevran da quando li aveva incontrati. Uno era un orecchie piatte, una era convinta di parlare col suo dio e l’ultimo aveva provato ad ucciderlo, e anche se di lui non si fidava del tutto, gli erano stati vicini e si erano fidati di lui, il primo in particolare rendeva essere un custode perlomeno sopportabile con la sua compagnia. Era l'unico con cui condivideva gli incubi di prole oscura che ormai lo tormentavano da quando era entrato nell'ordine. Morrigan poi… era cosciente del suo ascendente su di lui. Ma anche lei era cambiata.

Era ancora pungente e sarcastica, ma era diventata molto più aperta e maliziosa da quando le aveva dato quel libro. E questo non gli dispiaceva affatto. Chiacchieravano spesso prima di andare a dormire ormai, scambiandosi persino informazioni sulle rispettive vite e parlando dei rituali dei Dalish. Si sentiva a suo agio con lei, una cosa che non avrebbe mai creduto possibile con un'umana.

Lei e ciò che gli faceva provare lo confondevano, ma doveva ammettere che gli piaceva più di quanto avrebbe dovuto. E Ormai vedeva lei e tutti gli altri in luce diversa, molto più positiva di quando li aveva incontrati. E Sten era sempre stato un compagno con cui si trovava bene: era di poche parole e molto rigido, ma anche saggio a modo suo e un ottimo guerriero, molto onorevole, anche se il suo modo di pensare a volte lo confondeva moltissimo. Gli aveva dato dei buoni consigli di lotta corpo a corpo e da quando gli aveva restituito la sua spada, sembrava più rilassato… per quanto fosse possibile per lui.

Conoscerli lo aveva costretto a capire che non c'erano persone onorevoli solo nei clan Dalish: persino tra gli shemlen c'era chi meritava il suo rispetto.

 

 

Ma fece segno a tutti di fermarsi di colpo quando notò qualcosa sotto il fogliame sul terreno. Spostandolo, scoprì una serie di orme più grandi persino di quelle di Sten. Sembravano piedi dalla forma umana, ma erano troppo lunghi e la terra era smossa da segni di artigli dove avrebbero dovuto esserci le dita. Inoltre, si vedevano tracce bizzarre, lasciate da altre zampe, solo che quelle erano troppo simili a mani per appartenere ad una creatura della foresta.

《Lupi mannari. Sono passati di qui.》 Commentò, e bastò il loro nome per far calare il silenzio. Persino le creature della foresta sembravano zittite dalla paura

《E qui c'è del sangue secco.》 Disse Morrigan, indicando delle grosse gocce rossastre che spiccavano su una roccia coperta di muschio. 《Questo appartiene ad un mannaro. Direi che sono passati da almeno tre o quattro giorni da quando è stato ferito.》

《Però non erano soli.》 Riflettè Leliana, poco lontano da loro, indicando un'altra serie di orme, molto più piccole. La pista era vecchia e ormai confusa dalle foglie, ma  quelle appartenevano certamente ad una donna o di un uomo molto minuto. Che fosse lui o lei quello che aveva colpito il lupo che aveva perso quel sangue?

 

《C'era davvero qualcun altro qui?》 Chiese Iselen, seguendo la traccia insieme agli altri. Chi sarebbe stato tanto folle da infilarsi da solo in quella foresta?

《Beh, se c'era, direi che è qualcuno che sa il fatto suo.》 Affermò Zevran, indicando il terreno smosso poco lontano sullo stesso sentiero e con segni di artigli sulle rocce e sui tronchi d'albero. Sembrava che i lupi avessero inseguito qualcosa, forse il proprietario delle orme più piccole, senza però riuscire a prenderlo e falciando via qualsiasi cosa avessero incontrato sul loro cammino.

 

《Chiunque fosse la loro vittima, probabilmente sarà stato sbranato.》 Commentò Sten con aria tetra, seguendo la traccia di sangue e di impronte con attenzione, le orecchie sempre tese...

《Credo che tu ti sbagli, mio mastodontico amico.》 Ribattè l'assassino, indicando una radura poco distante da loro. Ormai la scia di orme era impossibile da seguire, ma non faceva differenza.

C'erano schegge di legno, rami spezzati, pietre sbriciolate e segni di graffi e morsi e schizzi di sangue ovunque, ma soprattutto due figure enormi e muscolose, vagamente antropomorfe e ricoperte di una folta pelliccia che giacevano morte sul terreno, circondate da alcune frecce spezzate.

 

 

Runaan si avvicinò alle carcasse, ispezionandole cautamente. Quei lupi mannari erano più grossi di Sten, la muscolatura era venosa e degna di un predatore, coperta da una spessa ed ispida pelliccia, i Musi allungati e irti di denti. Uno dei due aveva la bocca sporca di sangue, ed entrambi avevano grossi artigli sul mani e piedi ed erano stati trafitti da frecce sulla testa, le spalle e il petto.

《Chi può aver fatto questo? Un cacciatore Dalish?》 Domandò Leliana.

《No. Queste frecce non sono quelle che usiamo noi. E la tecnica non è perfetta, troppi colpi mancati.》 Indicò varie frecce spezzate a terra. 《Inoltre, a giudicare dalla puzza,  sono morti da almeno quattro giorni ed era una persona sola quella che li ha uccisi. I Dalish sarebbero molto più prudenti e numerosi, sanno che cosa si aggira qui. Penso che chi li ha uccisi sia stato colto alla sprovvista, ma è riuscito a mantenere il sangue freddo e li ha attirati in questa radura, dove li ha uccisi attaccandoli dall'alto. Devo dire che è stato bravo, ma anche fortunato.》

 

《Forse è ancora qui. Dovremmo provare a cercarlo. Per vedere se sta bene.》 Commentò la rossa.

《Sempre a fare la buona samaritana vedo.》 La prese in giro Morrigan, ma Sten fece segno a entrambe di stare zitte, mentre afferrava lo spadone.

《Hai sentito qualcosa Sten?》 Chiese Iselen, rimasto chino fino a quel momento sulle carcasse. Sentiva qualcosa di strano su di loro, come una specie di fievole traccia magica, lasciata da un incantesimo molto antico e potente, ma la loro condizione di decomposizione ormai rendeva impossibile capire di che cosa si trattasse o risalire al suo creatore.

 

 

Il Qunari scosse la testa cautamente, i grandi occhi Viola che scrutavano gli alberi attorno a loro come quelli di un falco. 《Questo luogo è innaturale.》 Si limitò a dire. E per una volta il mago era d’accordo.

Fin da quando erano entrati nella foresta, aveva sentito una strana sensazione, come se mancasse qualcosa. Il Velo lì era talmente sottile da poterlo bucare facilmente e la magia doveva aver toccato quel posto per moltissimo tempo, ma ora sembrava che una grossa parte fosse in qualche modo svanita.

Aveva letto più volte negli anni storie sulla foresta di Brecilian e c’erano testi che documentavano l'esistenza di Spiriti estremamente particolari tra quegli alberi, che li abitavano e si erano adattati ad essi. Però in qual momento non poteva percepirne nessuno, solo un eco distante. Ed era la sensazione più strana che avesse mai provato.

 

Guardò per un secondo Morrigan: era sicuro che anche lei lo avesse notato, ma la strega non disse nulla. Però poteva chiaramente vedere una piccola ruga tra le sue sopracciglia, segno che era perplessa; di certo stava cercando anche lei di capire cosa fosse accaduto a qualsiasi forza abitasse la foresta.

 

 

《Teniamo gli occhi aperti. Però sbrighiamoci, più tempo rimaniamo fermi e più tempo avranno I lupi per chiuderci in trappola.》 Sentenziò Runaan, avviandosi nuovamente verso il cuore degli alberi.

Gli altri annuirono, seguendolo con le armi in pugno, ma Zevran si avvicinò un attimo a Iselen. 《Stai bene, mio bel custode? Mi sembri piuttosto turbato per qualche motivo.》 Sussurrò.

《Non turbato, confuso. C'è qualcosa in questo posto che… non saprei come spiegarlo. Mi sembra che ci sia un vuoto in qualche modo. È come se una presenza magica molto potente e benevola avesse albergato in questa foresta per secoli, ma poi fosse svanita senza lasciare tracce. Non ho mai visto una cosa simile. Ed è molto affascinante, ma strano.》

 

Il più alto lo osservò. Lui non aveva molta esperienza con la magia, c’erano pochissimi maghi tra le file dei Corvi, ma era ben cosciente che tutti loro fossero molto più sensibili a queste cose della gente normale. E Iselen, oltre che un bel faccino, aveva una magia molto molto potente ed era una persona estremamente intelligente, quindi qualsiasi cosa lo confondesse doveva essere davvero rara.

《Non ci sono occasioni in cui potrebbe succedere?》 Domandò, continuando a seguire Runaan alla ricerca di tracce di Lupi Mannari. 《Magari lo spirito che viveva qui aveva solo voglia di muoversi un po'.》

《Gli Spiriti di questo tipo non possono spostarsi a piacere. Una volta trovato un luogo da proteggere, restano lì, e sono talmente rari che quasi nessuno li può incontrare. Possono essere evocati, quindi potrebbe essere questo il motivo, ma la presenza che viveva qui era… unica. Aveva riempito con la sua essenza ogni foglia e nodo del legno, ne posso ancora sentire l'eco distante. Qualcuno potrebbe aver richiesto i suoi poteri per ricevere aiuto, ma i rituali che conosco io servono ad evocare Spiriti molto più semplici. Per strappare via una presenza tanto grande dal suo luogo di esistenza… servirebbe qualcosa di tremendo. Una formula delle più antiche e potenti, magari qualcosa risalente agli antichi sognatori del Tevinter. Non ne sono del tutto sicuro, ma temo che il trauma di dover prendere una forma per rispondere alla chiamata potrebbe averlo corrotto e ridotto ad un mostro.》

 

《Credi che questo Spirito o l'assenza di esso possa aver causato l'arrivo dei lupi mannari?》 Domandò l'assassino, cercando di stargli dietro. Il mago era adorabile quando spiegava qualcosa e lui era davvero curioso di sentire ora. Aveva visto tantissime cose impressionanti, ma Lupi mannari e spiriti arrabbiati non erano esattamente nella sua area di competenza,

Una sottile ruga comparve sulla fronte di Iselen. 《Forse, ma temo di dover indagare di più per poterti dare una risposta. Ci sono troppe variabili.》

 

Il biondo sorrise. 《Questa sarà davvero una bella storia da raccontare in futuro. Anche se ammetto di averne molte da dire anche adesso. Non crederesti mai alle cose che ho visto nelle mie missioni con i Corvi. Pensa, una volta ho portato a termine un contratto con solo un pugnale.》

《Cosa c'è di così eclatante esattamente?》 Domandò il mago, alzando il bastone per illuminare la foresta, ormai talmente fitta da bloccare anche il sole.

 

《Il fatto che non avessi assolutamente nient’altro addosso eccetto il pugnale.》 Sorrise sornione Zevran

Iselen lo fissò Allibito. 《Eri nudo quando hai ucciso il tuo bersaglio?!》

《Beh, sua moglie era una donna davvero affascinante, avresti dovuto vedere che occhi, ed era più che disponibile passare del tempo insieme. Non potevo dire di no ad una simile occasione. E dopo aver eliminato il marito, siamo rimasti ottimi amici.》

 

 

Iselen lo guardò per un attimo, chiedendosi davvero se stesse dicendo sul serio o se lo stesse prendendo in giro, ma Zevran sembrava serissimo.

Fino ad allora aveva considerato l’assassino alquanto singolare, visto il suo continuo ridere e fare battute sconce anche se nessuno si fidava di lui, e a tratti si era dimostrato piuttosto fastidioso, però doveva ammettere che sapeva essere divertente.

Certo, non sarebbe bastata una semplice storiella a conquistare la sua fiducia: aveva tentato di ucciderlo in prima persona. Però doveva ammettere che era più simpatico di quanto si aspettasse, e stava tenendo fede al loro accordo: lo aveva tenuto d'occhio e non sembrava aver fatto nulla di sospetto… per ora.

Infatti le sue labbra si curvarono per il divertimento. 《Appena avremo tempo, dovrai raccontarmi meglio tutta questa faccenda.》

Zevran fece un mezzo inchino, sempre sorridente. 《Sarà un piacere, mio Custode.》

 

Ma furono interrotti da un basso ringhio che li fece scattare tutti quanti a proteggersi a vicenda, le armi alzate e pronte a combattere.

《Da dove proveniva quel ringhio?》 Chiese Leliana.

Ottenne la sua risposta quando un gruppo di cinque bestie enormi comparve dalla foresta con un potente ruggito, le bocche che colavano bava e gli artigli snudati contro di loro.

 

 

Morrigan fu la più veloce ad attaccare, centrando il più vicino in pieno petto con una folgore e mandandolo a schiantarsi poco lontano, mentre Runaan si spostò per evitare le unghiate di quello sulla sinistra, piantandogli i pugnali nella coscia.

La bestia emise un ruggito di dolore, mentre i suoi muscoli si irrigidivano e bloccavano contro la sua volontà, e il Dalish fu davvero felice di aver ricevuto del veleno da Zevran e Micah.

Ma prima che potesse finirlo, un altro lupo gli saltò addosso da dietro un cespuglio, cercando di strappargli la faccia a morsi.

 

L'elfo cominciò subito a dimenarsi, il muso irto di denti a pochi centimetri dalla sua faccia. Lo stava tenendo lontano con tutte le sue forze, ma quel mostro pesava troppo, gli stava comprimendo polmoni e cassa toracica, togliendogli il respiro.

Grosse gocce di saliva gli stavano scendendo sul volto, sempre più vicino, ma poi ci fu un sibilo e la testa del lupo mannaro volò via in una fontana di sangue, mentre Sten lo aiutava a rialzarsi. 《Concentrati, Kadan.》 Disse conciso, andando poi ad aiutare Leliana, che stava schivando gli attacchi di un altro lupo con eleganza.

 

Runaan invece corse subito ad aiutare Zevran, che aveva finito il lupo già avvelenato, ma adesso si stava confrontando con un mannaro più rapido degli altri, che saltava rapidissimo da una parte all'altra per colpirlo. L'elfo era veloce, ma non così tanto.

Fortunatamente, fu abbastanza svelto da spostarsi affinché una freccia si piantasse nella spalla della bestia, che Guaì di Dolore prima che l'antivano gli piantasse un coltello nel cranio.

 

 

Morrigan, Invel ed Iselen intanto si stavano occupando dell'ultimo lupo ancora in piedi, che stava usando gli alberi per proteggersi dai fulmini e dalle lame di ghiaccio dei due maghi, ma un altro lupo apparve di colpo dalla boscaglia, probabilmente attirato dai suoni del combattimento, e saltò a fauci spalancate contro la Strega delle Selve.

《Morrigan! Dietro di te!》 La avvertì il mago appena in tempo e lei si voltò con un sorriso malevolo in viso, mentre una luce viola la avvolgeva da capo a piedi.

Tutto il suo corpo cominciò a crescere e a gonfiarsi, perdendo i suoi tratti umani. Gli occhi si moltiplicarono, otto lunghissime Zampe striate bianche e viola sostituirono le braccia e le gambe e delle enormi tenaglie apparvero sul suo viso.

In un attimo, al posto della Strega c'era un lucido ragno viola e bianco delle dimensioni di una mucca, che balzò a sua volta verso il lupo, piantandogli le tenaglie piene di veleno nel collo.

 

Quello iniziò a perdere sangue dalla bocca e dagli occhi, guaendo di dolore mentre il veleno squagliava pelliccia e cute, rivelando i muscoli, che assunsero una malsana sfumatura da coagulazione eccessiva, prima di suppurare in una puzza terrificante e persino le ossa sembrarono cedere, facendo crollare la bestia in una pozza di sangue e interiora squagliate, mentre la maga assumeva di nuovo il suo aspetto umano, girandosi verso i suoi compagni con noncuranza.

Le loro facce sconvolte le causarono una vera crisi di ilarità: nemmeno Sten era riuscito a rimanere impassibile davanti a quello spettacolo tanto disgustoso, tenendo davanti a sé Asala per difendersi.

 

 

《Nel nome del Creatore che cosa era quello!?》 Esclamò Leliana, tra la sorpresa e l’orrore.

《Magia mutaforma. Mi permette di tramutarmi in qualsiasi animale io studi a fondo. E quel particolare animale era una regina dei ragni giganti, una delle creature più velenose del mondo.》 Rispose lei con fare compiaciuto, per poi guardare un punto alle loro spalle. 《Ne manca uno.》

 

Tutti si voltarono verso l'ultimo lupo mannaro ancora vivo. Anche lui sembrava essere rimasto paralizzato davanti alla cruenta morte del suo simile, e aveva grossi segni di morsi lasciati da Invel su tutto il polpaccio, ma ora stava ringhiando a denti scoperti, consapevole di essere con le spalle al muro. Emise un altro ruggito e poi saltò oltre tutti loro, atterrando pesantemente sul terreno e dandosi alla fuga, ma Iselen lo fermò con un semplice movimento del bastone.

Enormi spuntoni di roccia crebbero dal terreno in un attimo, chiedendosi sul lupo come una tagliola, spezzandogli le ossa e perforando gli organi con la loro forza spietata.

 

 

《Ottima mira.》 Si complimentò Runaan. 《Credo che Zannelucenti sappia che siamo qui.》

Sten annuì senza dire una parola, ma poi un fruscio tra le foglie attirò la sua attenzione e quella di Leliana, mentre una figura scura usciva da un gruppo di cespugli e si lanciava in un tentativo di fuga piuttosto maldestro, cadendo con un verso di dolore sul terreno proprio davanti a Loro, piantando una grossa zampa artigliata sul terreno per tirarsi su, ma crollando di nuovo per terra sotto il suo stesso peso.

 

Il Qunari e il Dalish puntarono immediatamente le loro armi contro di essa, ma la rossa si mise in mezzo. 《Fermi! Non credo sia un lupo mannaro!》 Urlò, girandosi per osservare meglio la figura e realizzando che effettivamente non era un lupo mannaro, perlomeno non ancora.

Quella che avrebbe dovuto essere una giovane donna minuta e sottile giaceva a carponi per terra, ma ora il suo corpo era ridotto in uno stato grottesco. La sua pelle era scura come carbone e aveva corti capelli neri, ma il braccio sinistro era troppo muscoloso per lei e coperto di pelo. Altre chiazze di pelliccia si potevano vedere su una schiena dalle spalle troppo ampie per una figura tanto esile e grossi artigli avevano fatto a pezzi quel poco che restava delle scarpe. Inoltre, portava un abito che una volta doveva essere stato davvero elegante, ma ora era ridotto ad uno straccio coperto di fango e sporcizia.

 

 

Leliana si avvicinò cautamente, cercando di non spaventarla, ma quella lo notò, girandosi di scatto e iniziando ad emettere un suono gutturale a metà tra un ringhio animalesco e un gemito di dolore.

A quel punto la rossa potè vedere un viso delicato che normalmente avrebbe dovuto essere splendido, ma adesso era sfigurato. La mascella era innaturalmente allungata, coperta di peluria e dai denti appuntiti, poi il suo occhio sinistro era dello stesso color oro di quelli dei lupi mannari, ma l'altro era blu scuro e le lunghe orecchie appuntite facevano capire che si trattava di un'elfa. Un'elfa molto spaventata e pronta ad attaccare.

 

《Non preoccuparti, stai tranquilla. Non vogliamo farti nulla di male.》 La rassicurò lei, avvicinandosi ancora a passi lenti, mentre Runaan stringeva nervosamente l'arco. Indeciso sul da farsi.

Non aveva idea di che cosa stesse cercando di fare l'Orlesiana, ma sperava di essere abbastanza veloce da uccidere quella bestia prima che la mordesse se li avesse attaccati.

 

Peccato che alla rossa non sembrava interessare affatto questa molto probabile evenienza: Si stava avvicinando lentamente alla ragazza lupo, le mani avanti e l'arco e le frecce riposti in segno di pace. 《Non ho armi nascoste, ti giuro. Non ti farò del male, non avere paura.》

L'altra continuò a guardarla ad occhi sgranati, arretrando un po' con un ringhio e cercando di fiutare un possibile pericolo o via di fuga, mentre il dolore offuscava i suoi sensi. Lo sentiva scorrere da giorni dentro di lei, la stava facendo impazzire!

《Ascoltami, io mi chiamo Leliana. Tu hai Nome?》 Chiese la ragazza.

 

 

L'elfa poteva sentire il suo profumo. Sapeva vagamente di candele ed incensi, accompagnato da fumo, sangue e anche fiori. Un miscuglio stranissimo, ma non le comunicava repulsione o cattiveria. E anche il suo viso non lo era. La stava guardando con preoccupazione, ma non temeva per se stessa, bensì per lei.

Aprì leggermente la bocca, uno spasmo doloroso che le attraversò il viso dal mento alle tempie, cercando di mettere insieme il proprio nome, ma le lettere vennero fuori confuse, un misto di ringhi e rantoli, mentre delle lacrime bollenti scendevano lungo il muso.

Non riusciva nemmeno più ad articolare un suono sensato. Pensieri e sentimenti non suoi continuavano a rimbombarle nella testa, urlandole di mordere quella ragazza, di morderli tutti, di costringerli a sentire il suo stesso dolore, quello che la stava facendo impazzire.

 

Leliana la guardò accasciarsi di nuovo a terra, ma tornò a parlarle con voce dolce. 《Non temere, ora ci siamo noi. Due dei miei amici sono maghi, possono aiutarti.》 Disse, girandosi verso Iselen e Morrigan.

Il primo si morse un labbro, ma si avvicinò ugualmente, facendo molta attenzione e senza mai toccare la giovane a terra. Allungò una mano verso di lei, percependo distintamente la stessa magia che aveva sentito sulle carcasse degli altri lupi mannari, un incanto molto antico ed intricato che esprimeva una rabbia e un dolore atroci, la stessa sensazione che stava divorando il corpo dell'elfa

《Questa è una maledizione molto antica e per giunta assai potente. Si sta espandendo dentro di lei come un incendio. Serve un Sigillo creato da qualcuno che si intende di simili Incantesimi per contenerla.》 Disse, mentre Leliana si voltava verso la strega delle Selve, che era rimasta ferma a braccia conserte.

 

《Cosa c'è?》 Domandò lei. 《Non vorrai davvero sprecare tanto tempo per creare un Sigillo. Una volta preso il cuore di Zannelucenti tornerà normale anche lei come tutti gli altri Dalish.》

《Ma non vedi quanto sta soffrendo?! Lei non ha ricevuto le cure del guardiano per rallentare la malattia, la sta sopportando da sola. Tu sei la più esperta di maledizioni qui! Ti costerebbe tanto aiutarla  a stare meglio!?》 Chiese la rossa, alterandosi per la prima volta da quando viaggiava con loro. 《Come fai ad essere così insensibile davanti al dolore altrui?! Questa ragazza non ti ha fatto nulla di male, ed è una vittima tanti quanto i cacciatori, quindi perché dovresti lasciarla soffrire!?》

《Perché siamo alla ricerca di una creatura molto più pericolosa dei lupi che abbiamo appena incontrato, eppure le stiamo dando occasione di organizzare ancora più difese perché tu devi per forza fare l'eroina della situazione, anche se sappiamo tutti che non sei la tenera ed innocente sorella della Chiesa che pretendi di essere.》  Ghignò lei.

 

 

Le guance di Leliana assunsero il colore dei suoi capelli, ma Iselen si mise in mezzo prima che potessero andare avanti. 《Ok, adesso basta. Litigare complica solo la situazione. Morrigan, aiutarla ci rallenterà, ma forse potrebbe darci delle informazioni utili. Perciò… dammi una mano per favore.》 Disse Iselen col suo solito tono calmo, il bastone magico che scintillava di azzurro per lenire di dolore dell'elfa.

La strega emise un sonoro sbuffo, superando Runaan e puntando il suo bastone  a uncino sulla ragazza a terra, creando una intensa luce viola che andò a formare uno strano reticolo luminoso attorno a lei. Quella era la tecnica più rapida per bloccare una maledizione, gliel'aveva insegnata sua madre nel caso avesse incontrato qualche bestia creata dalla magia. Che dovesse usarla per salvare qualcun altro però… era davvero inaspettato.

 

La giovane iniziò subito a dimenarsi come un pesce nella rete, strillando dal dolore che sembrava nuovamente infiammarla da capo a piedi e la bestia dentro di lei che ululava per mantenere il controllo, gridandole di andarsene subito. Ma la maga non si fermò, mantenne salda la formazione, aiutata da Iselen.

Entrambi sentirono la potenza di quella Maledizione con ancora più chiarezza. Era il frutto di un rituale molto molto antico, che comunicava sensazioni lontane di rimpianto e tristezza, ma erano del tutto soverchiate da odio e sete di vendetta. Era una magia che sapeva di sangue, creata da qualcosa di estraneo al loro mondo, e che stava combattendo contro il suo potere e quello di Iselen per non farsi domare come se avesse una volontà propria.

La luce azzurra emanata dalla gemma del bastone dell'elfo si intensificò, mentre cercava di tenere a bada il dolore e la Maledizione, riparando i danni e restaurando quanto possibile il corpo originale, mentre la strega tentava di soggiogarla con i suoi poteri.

 

 

Runaan, Sten e Leliana rimasero immobili a guardare i due maghi al lavoro, sentendo le urla dell'elfa fino a che un potentissimo lampo di luce avvolse tutto e la rossa sentisse il corpo dell'elfa mutare.

La pelliccia scomparve, il volto e il braccio tornarono alle giuste proporzioni, mentre le ossa si rimettevano a posto con degli schiocchi dolorosi, le spalle divennero nuovamente proporzionate a tutto il resto, rivelando un'elfa dalla pelle scura di una bellezza impressionante. Aveva anche smesso di urlare, ma era madida di sudore e l’espressione spaventata non aveva ancora lasciato il suo volto, anche se in quel momento sembrava più confusa che impaurita.

Le sue ossa erano tornate a posto e la pelliccia era svanita, ma poteva ancora vedere gli artigli al posto delle unghie e i denti affilati le punsero la lingua. E quando si girò verso Leliana, si rese conto di sentire ancora i più piccoli odori che aveva addosso e il suo occhio era ancora dorato invece che blu.

《Come ti senti?》 Le Domandò lei gentilmente.

《Stordita.》 Rispose lei, la voce ancora roca per le urla E toccandosi il viso. 《Sono… di nuovo me stessa?》  Si rivolse verso i maghi. 《Io... Grazie. Chi...?》 Disse, con tono circospetto. Non si aspettava di incontrare persone in grado di usare la magia lì, ma le avevano salvato la vita

 

《Non preoccuparti, anche se temo che il sigillo che ti abbiamo imposto non reggerà troppo a lungo. Avremo bisogno di ripararlo più volte per evitare che tu diventi un Lupo completo.》 Rispose Iselen col suo solito tono educato, mentre Morrigan si sedeva sulla radice di un albero e Runaan si faceva avanti.

《Iselen prima ha suggerito che tu potessi avere delle informazioni Utili per noi. Ne hai? Sai qualcosa su dove si nascondano i lupi mannari e il loro capo?》 Domandò pungente, squadrandola da capo a piedi.

 

L'elfa guardò attentamente il volto del biondo, notando il suo vallaslin. Non poteva credere di star parlando con un vero dalish in carne ed ossa, uno degli eroi dei racconti della sua infanzia, anche se ormai, dopo tutto quello che le era successo dopo il suo matrimonio, non avrebbe più dovuto stupirsi di nulla. 《Forse. Non so da dove iniziare.》

《Beh… inizia dicendoci chi sei e perché ti trovi qui. Non sei una dalish e quei vestiti non sono certo adatti per stare in un bosco.》 La incoraggiò Leliana.

 

L'elfa annuì, guardandosi con aria critica. Del meraviglioso vestito di sua madre ormai non restava praticamente nulla, solo uno straccio. Aveva distrutto uno degli ultimi ricordi che aveva di lei. Sospirò, scacciando quel pensiero. 《Il mio Nome è Aida Tabris, provengo dall'Enclave di Denerim e sono fuggita perché ho ucciso il figlio dell’Arle, Vaughan Kendells.》 Disse, lasciando la rossa di stucco.

L'elfa intercettò subito il suo sguardo. 《Aveva rapito mia cugina e alcune nostre amiche, per stuprarle e umiliarle, non potevo lasciarle lì. Ucciderlo non era il mio scopo, ma quando ho visto il modo in cui le avevano ridotte, ciò che lui aveva fatto a Shianni.... Ho perso la testa.》 Si sbrigò a spiegare sulla difensiva, stringendo I pugni al solo ricordo di quel verme.

 

 

Iselen annuì impercettibilmente, accarezzando Invel. 《Fidati, nessuno di noi ti giudicherà per un'azione simile. Abbiamo ucciso tante di quelle creature e persone, che ormai abbiamo perso il conto. E uno stupratore in meno al mondo non fa male.》

《Già. E tu sei stata molto coraggiosa ad andare ad aiutare tua cugina e le tue amiche.》 Sorrise Leliana.

 

Ad Aida sfuggì una risata amara. 《Coraggiosa o no, sono dovuta fuggire ugualmente per evitare che mi impiccassero. Ho corso per settimane finché non ho trovato l'unico posto in cui ero certa che non mi avrebbero trovata e mi sono nascosta qui.》

E non stava scherzando. Dopo essere scappata dicendo addio a suo padre, aveva immediatamente pensato ad un luogo dove trovare rifugio per evitare i soldati che le stavano dando la caccia e le erano tornate in mente le storie di Sua madre sulla foresta di Brecilian, un luogo così intricato e grande che anche vivendoci per una vita intera nessuno avrebbe mai potuto visitarne ogni angolo.

 

Si era recata lì più veloce che poteva, quasi senza dormire per almeno una settimana pur di arrivare in tempo e trovare un posto sicuro, la paura che la teneva sveglia e all'erta. E una volta lì, aveva cercato di fare del suo meglio per resistere, tirando fuori tutte le tecniche di sopravvivenza che le aveva insegnato Adaia, usando erbe medicinali per curare le proprie ferite, il suo arco per cacciare e cercando di spostarsi il più possibile per non farsi trovare.

Aveva trascorso giorni nel terrore di essere scovata: Ogni volta che si era avvicinata ai confini del bosco aveva sentito le voci dei soldati, e si era celata tra le fronde degli alberi, arrivando anche a dormire lì sopra per evitare sia loro che le bestie. Aveva solo il suo arco e le frecce a farle compagnia. Anche se doveva ammettere che, nonostante la paura, era stato incredibile essere libera.

Poter finalmente usare le sue armi quando voleva, non dover chinare la testa a nessuno ingoiando la rabbia, e dare fondo a tutte le sue conoscenze per sopravvivere in un posto in cui gli umani non osavano entrare le aveva dato una soddisfazione indicibile. Si era sentita carica di adrenalina e davvero fiera di sé stessa per la prima volta dopo anni ed anni.

 

 

《Però… voi chi siete? Di certo non siete viandanti, siete troppo ben equipaggiati e abili a combattere, e sapete come calmare la Maledizione. Non siete qui per caso vero?!》 Chiese, guardandoli tutti attentamente con i suoi grandi occhi eterocromatici.

Runaan annuì con uno sbuffo.  《Hai ragione, non siamo semplici viaggiatori. Io ed Iselen siamo due dei tre custodi grigi rimasti nel Ferelden Dopo che il Teyrn Loghain ci ha traditi ad Ostagar. Al momento stiamo cercando di reclutare i Dalish per aiutarci contro il Flagello e l'Arcidemone.》

 

La giovane rimase di stucco davanti a quella risposta. A quanto pareva si era persa parecchi sviluppi importanti mentre si nascondeva.

Lei non sapeva molto dei custodi grigi, tranne che un tempo cavalcavano enormi grifoni in battaglia e che dovevano uccidere la prole oscura, ma se li era sempre immaginati come guerrieri in armatura senza tempo, mentre invece quei due erano più giovani di lei. Ma poi si ricordò che lei stessa era stata spesso etichettata in quel modo perché femmina o elfa e scosse la testa.

Dopotutto, erano un Dalish e un mago, e se erano usciti da una battaglia in cui tutti gli altri membri del loro ordine erano morti, dovevano per forza avere delle abilità davvero notevoli.

 

《Come sei sopravvissuta qui?》 Domandò di colpo Zevran vellutato, attirando la sua attenzione.

《Mia Madre era una Dalish, mi ha insegnato moltissimo. So usare un arco, conosco le piante medicinali e quelle velenose e so come trovare l'acqua. E nascondersi viene naturale a quelle come me.》 Disse, coprendosi meglio il seno davanti all’antivano, che stava facendo cadere lo sguardo un pochino troppo sulla sua scollatura.

 

《Niente male per un’orecchie piatte, te lo concedo.》 Commentò Runaan, squadrandola dall'alto in basso. Come Iselen, non sembrava una semplice schiava di umani. Anzi, se ne aveva ucciso uno per salvare la cugina ed era sopravvissuta lì, doveva avere qualche capacità. Inoltre, se sua madre era davvero una del Popolo, in lei correva il sangue delle Valli.

《E come sei stata morsa da un lupo mannaro?》 Domandò il mago invece, osservando un segno di denti rosso vivo sulla gamba dell'elfa, il grosso mabari bianco ancora accucciato ai suoi piedi.

 

《È successo… Creatore, solo quattro giorni fa. Anche se mi sono sembrati anni. Mi sono nascosta qui per mesi, cacciando un po' ovunque e non ho mai incontrato uno di quei mostri fino a poche settimane fa. Ho sempre cercato di tenermi il più lontano possibile e usare erbe aromatiche per nascondere il mio odore, ma due di loro mi hanno intercettata mentre cercavo di catturare la mia cena. L'unico vantaggio che avevo era la distanza, ma uno di loro è riuscito a mordermi prima che salissi sugli alberi e li uccidessi. E dopo quello… è tutto sfuocato.》

E stava dicendo la verità. Dopo essere stata morsa, tutte le belle sensazioni erano svanite, lasciando il posto un dolore terribile che si era diffuso in lei come un incendio, facendola precipitare dai rami. Aveva perso la cognizione del tempo e di dove stesse andando, mentre sentiva il suo corpo cambiare e trasformarsi in un modo che non voleva e la sua mente aveva fatto altrettanto.

Aveva corso per quelle che le erano sembrate decadi, urlando il suo dolore e cercando ogni modo per fermarlo, ma non era servito a nulla. Era come avere fuoco liquido nelle vene. Si era ferita da sola, cercando di strappare via il pelo che le stava crescendo addosso con quegli orrendi artigli, e aveva divorato animali vivi con le enormi fauci che erano spuntate sulla sua faccia, e l’improvviso miglioramento dei suoi sensi non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, bombardando il suo cervello di informazioni sensoriali di ogni tipo.

 

C'erano stati dei brevi sprazzi di lucidità, momenti in cui si rendeva conto di essere coperta di sangue non suo da capo a piedi, sentendosi un mostro, e in cui aveva cercato di pensare ad una soluzione, di restare calma, ma erano solo istanti, troppo brevi per creare un piano o riflettere su qualcosa.

La sua vita nell’Enclave le era parsa come un sogno quando il lupo prendeva di nuovo il sopravvento, e c'erano stati attimi in cui aveva dimenticato persino il suo nome, la faccia di suo padre, il profumo di sua madre, le risate di Soris e Shianni. Era arrivata a domandarsi se magari lei era sempre stata una bestia orrenda e aveva solo immaginato di essere un'elfa.

E l’unico motivo per cui si trovava lì, era perché aveva sentito lo scontro e odore di sangue, ma l’istinto le aveva fatto ben capire che le persone che avevano ucciso gli altri lupi mannari erano troppo forti per lei. E probabilmente era un miracolo che Leliana non l'avesse attaccata immediatamente.

 

 

《E che cosa sai di Zannelucenti?》 Chiese Runaan.

La ragazza lo guardò, confusa. Non aveva mai sentito quel nome, eppure le sembrava familiare. 《Non… quel nome mi dice qualcosa, ma non so perché.》

《Zannelucenti è il capobranco dei lupi mannari che vivono qui. E a quanto pare il suo cuore è la cura per la tua Maledizione e per quella del Clan Dalish che ci ha mandato qui.》 Spiegò in breve la strega dagli occhi d'oro.

 

Aida drizzò le orecchie. 《Esiste una cura?! Perché non lo avete detto prima?!》 L'idea che il sigillo imposto da Morrigan e Iselen si spezzasse era la cosa più tremenda a cui potesse pensare. Negli ultimi giorni aveva davvero temuto che avrebbe passato il resto della sua vita come una belva, e l’idea di ritornare ad esserlo la terrorizzava, ma sapere che esisteva la cura le dava un briciolo di speranza.

Runaan annuì. 《Se troviamo il cuore, il Guardiano Zathrian potrà creare la cura per la Maledizione con i suoi poteri. Quindi suppongo che anche tu dovresti tornare normale.》

 

《Allora permettetemi di accompagnarvi.》 Disse l'elfa, tentando di rimettersi in piedi, i denti affilati in vista da sotto le labbra. 《Farò qualsiasi cosa per tornare me stessa. Posso aiutarvi.》

Il Dalish alzò un sopracciglio. 《Hai appena detto di non sapere dove si trova Zannelucenti.》

 

《È vero, ma posso provare a sentire il suo odore. Io credo che la Maledizione… sia ancora attiva, nonostante il sigillo. I miei sensi sono ancora quelle di un lupo. E posso usare queste abilità anche per combattere, ne sono certa.》 Rispose lei, anche se il suo stomaco fece una capriola di disgusto.

Provava solo nausea e repulsione all'idea di usare Nuovamente i sensi della bestia che ancora sentiva agitarsi dentro di lei. Era quasi come se potesse in qualche modo sentire il lupo che ringhiava e ululava nel retro della propria mente, in agguato per riprendere il controllo. Ma si impose di restare calma. Era come all'enclave, doveva fare dei compromessi. Se usare i suoi nuovi sensi le avesse permesso di trovare una cura più in fretta, avrebbe sopportato.

 

L’elfo biondo si voltò verso i suoi compagni. L'idea di aggiungere una vera orecchie piatte al loro gruppo non lo faceva impazzire, ma quella quantomeno sapeva combattere.. 《Voi cosa ne dite?》

《Se il suo aiuto ci permetterà di porre fine a questa magia, permettile di venire con noi.》 Disse il Qunari, guardando l'elfa con diffidenza, e stringendo la sua spada, chiaro segno di minaccia nei suoi confronti.

Lei rispose a tono, fissandolo dritto negli occhi senza distogliere lo sguardo. Non aveva mai visto qualcuno della sua specie, e doveva ammettere di trovarlo piuttosto intimidatorio, ma rimase salda, guardandolo finché un guizzo passò nelle sue iridi e lui annuì.

 

Leliana annuì a sua volta. 《È la scelta migliore. Così avremo una guida e potremo aiutarla se il sigillo dovesse spezzarsi, no?》

Runaan assentì, per poi girarsi verso Aida. 《Molto bene allora. Facci strada.》

 

Aida riuscì finalmente a rimettersi in piedi, cercando di coprirsi il seno come poteva con i resti del vestito, ed iniziò ad annusare l'aria con attenzione, sentendo tutti gli odori circostanti, mentre la bestia nella sua testa ringhiava un po' più forte di prima.

Poteva sentire il profumo dei suoi nuovi ed improbabili  compagni, quello delle altre creature che correvano e volavano tra i rami, del terriccio, della resina, del sangue dei lupi mannari morti, ma c'era una traccia in particolare che attirò la sua attenzione.

Era flebile, eppure chiarissima. Sapeva di resina, foglie fresche e… di sollievo. Non sapeva come descriverlo, ma quel profumo le comunicava una sensazione di tranquillità e quasi di casa. Era morbido, accogliente, ma anche pungente e definito. Non aveva mai sentito una cosa simile prima d'ora.

 

 

《Di là.》 Disse, indicando con un dito uno dei sentieri che portavano ad Ovest. Poteva sentire il rumore di una cascata provenire da lì. 《Zannelucenti si trova nel profondo della foresta da quanto posso sentire. Sono sicura che abbia altri lupi mannari a difenderla, ma posso seguire la pista fino al loro nascondiglio, almeno per ora.》

《Oh beh, di certo si prospetta una visita interessante.》 Sorrise Zevran.

 

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Capitolo 18
*** Il Folto della foresta ***


Aida stava ancora fiutando l'aria per mantenere il più possibile la traccia dell’odore di Zannelucenti, ma nel frattempo stava anche osservando i suoi nuovi ed improbabili alleati. Tutto quello che era successo dopo la fuga dall'Enclave era stato incredibile, ma non avrebbe mai pensato di incontrare un gruppo simile.

Aveva guardato Runaan molto a lungo. Il Dalish si muoveva nella foresta come un felino, silenzioso e leggero, e quando combatteva tirava fuori una forza eccezionale. Ogni freccia colpiva l'obiettivo e la sua tecnica coi pugnali l'aveva lasciata stupefatta. Lei sapeva lottare, e aveva dimostrato a se stessa di non essere affatto un'avversaria facile da sopraffare, eppure in confronto a lui era goffa e incapace. 
E poi… lui non pareva nemmeno curarsi degli eventuali danni che avrebbe potuto riportare: andava dritto per la sua strada fino a quando non raggiungeva l’obiettivo. Era fiero, forte e mostrava con orgoglio i tatuaggi sul suo viso come un vero elfo Dalish, Anche se il suo modo di comportarsi e parlare molto diretti erano diversi dalle descrizioni nelle storie dell’Enclave.

L'unico che sembrava in qualche modo capace di placare il suo temperamento era il mago elfico, Iselen. E doveva ammettere di essere rimasta molto colpita anche da lui per la sua intelligenza e le sue maniere. La magia era sempre stato qualcosa che la Chiesa definiva spaventosa, mettendo in guardia dai pericoli che essa poteva portare nel mondo, e incontrare un mago non era una delle sue ambizioni, però lui era davvero a modo. E Pareva sempre calmo e sotto controllo, questo un po' la rassicurava. Inoltre, aveva usato la sua magia per eliminare quanto possibile il dolore e gli era grata. Ora sentiva solo un fastidioso formicolio in tutto il corpo.


Per gli altri invece… solo Leliana le aveva fatto una buona impressione. Era un'umana, eppure non aveva attaccato quando l'aveva vista la prima volta, anzi si era preoccupata per lei e aveva cercato di calmarla. Inoltre, era orlesiana e aveva ricevuto una buona educazione dal modo in cui parlava, però non era spocchiosa come i nobili che venivano da lei per farsi confezionare abiti e la guardavano con arroganza solo per via delle sue orecchie. Era gentile ed era l'unica che avesse parlato in sua difesa contro la Strega delle Selve, da cui si era tenuta il più possibile lontana.

Lei la metteva a disagio. Aveva qualcosa di misterioso e un'aria arrogante che le dava l’impressione che sapesse sempre più di quanto rivelasse e non sembrava affatto turbata all'idea di uccidere qualsiasi cosa si frapponesse tra lei e il suo obiettivo, anche se non aveva ancora capito quale fosse. L'aveva vista far fuori un Lupo Mannaro con un sorriso sulle labbra mentre lo colpiva coi suoi fulmini e quando si era trasformata in un ragno gigante aveva sentito brividi di disgusto e paura ovunque. Come facesse Runaan a camminarle accanto, era un mistero.

Per Sten e Zevran invece era indecisa. Uno non aveva più detto una parola da quando si erano conosciuti, rimanendo con gli occhi puntati sulla boscaglia, però sembrava un guerriero davvero potente, e l'altro non aveva fatto altro che disturbare Iselen blaterando di chissà che cosa con un sorriso divertito in faccia e facendo battute tanto sconce da sconvolgere uno scaricatore di porto.


Ma era il fatto che funzionassero tanto bene come squadra a lasciarla di stucco: lottavano in sincronia e in modo da non intralciarsi anche contro i nemici più ostici, che di sicuro non erano mancati.
Seguendo la scia di Zannelucenti avevano incontrato delle creature davvero terrificanti: oltre agli svariati lupi mannari, c'erano stati i Silvani, alberi a quanto pare posseduti dagli Spiriti e pronti a fare a fette con le loro enormi fronde chiunque osasse avvicinarsi, un vecchio mago folle che li aveva attaccati con palle di fuoco magico dopo aver urlato idiozie senza capo né coda per dieci minuti, e persino dei prole oscura. 

Lei non aveva mai visto uno di quei mostri, nemmeno nei libri, ma anche se glieli avessero descritti nessuno avrebbe mai potuto spiegare l'orrore che insinuavano. Persino il loro odore nauseante era stato come una coltellata per colpa del suo naso ipersensibile.
E il fatto di non poter effettivamente combattere le stava lasciando l'amaro in bocca. Quando la Maledizione l'aveva colpita, aveva perso il suo arco e la sua faretra e adesso non aveva quasi nulla con cui difendersi. Le sue unghie e I suoi denti erano ancora affilati e duri, fatti apposta per strappatre carne e pelle, ma Iselen le aveva spiegato che il sangue di quelle creature era letale se ingerito, quindi aveva dovuto tenersi il più lontano possibile da loro.


Poteva sentire la bestia dentro di lei ruggire frustrata. Era distante, ma poteva comunque udirla. E la terrorizzava. Lei voleva combattere con tutto quello che aveva, squartare ogni nemico e farsi strada con denti e Artigli, sentire l'adrenalina della battaglia, e aveva paura di star iniziando a concordare con lei. Quando cacciava e combatteva, provava una sensazione di euforia inebriante. Molto più forte di quella che aveva sentito al castello di Vaughan. E nel profondo sapeva che non era colpa della Maledizione, non del tutto.
C'era qualcosa di profondo nella sua testa che la faceva sentire bene quando stringeva il suo arco. E ogni volta che centrava un bersaglio, di qualsiasi specie, sentiva l’adrenalina cantare nelle orecchie. L'aveva sentita quando aveva ucciso quel bastardo, e anche da bambina quando vedeva la freccia colpire... si sentiva felice.
E più si avvicinavano al nascondiglio di Zannelucenti, più questa sensazione cresceva. Il profumo che stava seguendo sapeva di salvezza, ma l’idea che portasse verso altri lupi le stava facendo ribollire il sangue con un misto di rabbia, paura e aspettativa.


Era tutta colpa loro se era ridotta in quello stato. E non vedeva l’ora di arrivare la destinazione per fargliela pagare. Almeno avrebbe avuto una scusa per sfogarsi e smettere di pensare a tutto quello che le stava passando per la testa. E Non doveva mancare molto visto quanto forte era diventato l'odore. Ormai la sentiva benissimo


《Ti senti bene?》 Le Domandò Leliana con aria preoccupata, osservando l'elfa camminare davanti a lei scura il viso. Il sigillo di Morrigan ed Iselen stava iniziando a perdere potere, perché delle chiazze di pelo stavano iniziando a ricomparire sulla sua pelle.
《Non credo che si possa star bene quando hai una maledizione che potrebbe ridurti ad una bestia senza cervello da un momento all'altro.》 Rispose lei, rendendosi subito conto di essere stata troppo brusca. 《Mi dispiace. Non volevo offenderti, ma tutto quello che mi sta succedendo… non so come dovrei reagire, ma non sto bene.》

《Posso solo immaginare. Senti di nuovo dolore?》 Domandò la rossa.
《Non proprio. La sensazione è solo di fastidio, ma c'è altro. Io… non mi sento più me stessa. È come se la Maledizione fosse viva: la sento ruggire dentro la testa, dicendomi di attaccare e mi fa sentire... come se non avessi il totale controllo dei miei pensieri.》


《Ehi, non è il momento di chiacchierare.》 Le interruppe Runaan, guardandosi intorno con aria circospetta. Gli pareva di aver sentito un Rumore.
Anche Morrigan e Sten lo avevano sentito e avevano impugnato le armi, seguiti anche da Iselen e Zevran. Invel iniziò subito a ringhiare verso una macchia di vegetazione poco distante, da cui spuntò fuori un lupo mannaro dalla pelliccia nera.

Aida sentì qualcosa uscirle dalla gola, un verso sommesso e aggressivo, ma Leliana le fece cenno di non muoversi, una freccia già incoccata nel suo arco. Quel lupo aveva qualcosa di strano.
La sua trasformazione era completa, eppure aveva la schiena dritta e reggeva tra gli artigli quello che sembrava un lungo pezzo di stoffa. Grossi lacrimoni scendevano sul suo muso, e appena li vide, i suoi occhi si riempirono di paura, ma anche di speranza.
Iniziò ad avanzare verso di loro a passo spedito, ma una freccia di Runaan mancò di poco la sua zampa, costringendolo ad arretrare con un guaito spaventato.


La bestia cadde sulle quattro Zampe, guardando il Dalish con i suoi grandi occhi dorati, evitando poi un colpo di spada di Sten per un soffio, ma il Qunari continuò ad attaccare, muovendo con eleganza la sua enorme arma senza fare una piega.
Il lupo però non contrattaccò, si limitò ad alzare le Zampe in segno di resa. 《F… fermi!》 Esclamò, tra la confusione generale.

《Uh... Sbaglio o il lupo ha appena parlato?》 Chiese Zevran, spezzando il silenzio sorpreso.
《Non… non sono un lupo. Io sono… un'elfa. Un'elfa Dalish. Danyla.》 Ringhiò sommessamente. La sua Voce era rasposa, ma di certo quella di una donna.

Il gruppo si scambiò una rapida occhiata. Avrebbe potuto benissimo mentire, eppure non aveva attaccato, aveva solo schivato i colpi, e le lacrime che scendevano lungo il muso sembravano vere. E il fatto che sapesse parlare cambiava drasticamente le cose.
《Cosa ti è successo?》 Domandò Runaan circospetto, puntando l'arco contro di lei. 《Come puoi parlare? I lupi mannari sono mostri privi di ragione.》
Ma la Lupa non rispose alla sua domanda, si limitò a sedersi sulle ginocchia. 《Vi prego… uccidetemi. Vi imploro davanti… ai Numi. Il dolore… non posso più sopportare… questo. Voglio morire… mentre sono ancora me stessa.》 Disse, accennando alle varie ferite sanguinanti che aveva addosso, autoinflitte.


Aida sentì un brivido lungo la schiena al solo ricordo di quella sofferenza e si tese anche di più. Era abbastanza certa che Danyla non stesse mentendo, La Maledizione le aveva fatto pensare che nelle sue vene ci fosse fuoco, si era ferita da sola pur di farlo smettere, e quella donna stava subendo lo stesso supplizio. Non avrebbe avuto ragioni o la forza per tendere una trappola. Però Rimase guardinga, avrebbero potuto esserci altri lupi lì intorno.
《Non è necessario che tu muoia. Siamo qui per prendere il cuore di Zannelucenti. Con quello il Guardiano potrà realizzare una cura anche per te.》 Disse attentamente, cercando di farla demordere.
Danyla si voltò verso di lei, annusando l'aria. 《Sento su di te… la Maledizione, ma non ti ha ancora presa del tutto. Tu non sai… non hai visto. Zannelucenti non è… quello che credete.》 Rantolò.

Leliana e Iselen alzarono un sopracciglio. 《Cosa vuoi dire?》 Chiese la rossa.
La Lupa provò a rispondere, ma l'ennesima fitta la fece crollare di a terra in preda a spasmi dolorosi e ululati. Era uno spettacolo davvero tremendo.
《Vi prego… non posso più sopportare di essere… questa bestia. Non voglio più…》

《Ma se morirai, non potrai tornare normale,  lethallan. Aspetta la fine della nostra missione, ti possiamo aiutare.》 Provò a convincerla Runaan, abbassando l’arco finalmente, ma l'altra scosse il grosso capo ispido, porgendogli il pezzo di stoffa che teneva tra gli artigli.
《Ormai per me non c'è… più niente da fare. Questa maledizione... mi ha spezzata e presto inghiottirà ciò che resta di me. Date questa… questa sciarpa a mio marito. Si chiama… Athras. Permettete alla sua… anima di trovare la pace, e… concedetela anche alla mia.》


Il biondo prese la sciarpa tra le dita, guardando poi i suoi pugnali. Quella donna gli aveva chiesto sollievo da una condizione orribile invocando i Numi, e lui non poteva negarle quel desiderio. Non concordava con la sua scelta, e non voleva versare il sangue di un'altra figlia del Popolo, ma non potevano lasciarla così a macerare nel dolore. E in un certo senso poteva capire cosa le stava passando per la testa.
Per colpa di qualcun altro aveva perso se stessa, diventando qualcosa che odiava ed era stata costretta a sopportare quel peso da sola. Ma almeno lei avrebbe visto esaudito il suo desiderio.

Afferrò la lama, avvicinandosi alla Lupa. 《Ir'Abelas, Lethallan. Che Falon'Din guidi il tuo cammino. Dareth Shiral.》 Sussurrò sottovoce, prima di tagliare la carotide con un movimento rapido.
Danyla si portò le mani alla gola, per poi crollare lunga distesa sul terreno muschioso, il muso contorto in quello che poteva sembrare un sorriso sollevato. 《Grazie.》 Mormorò, tirando il suo ultimo respiro.


Il Dalish rimase fermo a guardarla, le mani ancora stretta attorno al pugnale sporco di sangue. Aveva cercato di renderlo il più indolore possibile, ma non poteva smettere di pensare di aver appena ucciso una figlia del suo stesso Popolo. Sentiva un groppo alla gola, mentre gli tornava in mente ciò che era accaduto a Tamlen, ma Sten gli mise una mano sulla spalla.
《Ha fatto la sua scelta, Kadan. Non vacillare.》 Disse semplicemente, facendolo annuire. Non poteva permettersi il lusso di crollare. Non in quel momento.
《Hai ragione. Dobbiamo… dobbiamo andare avanti. Manca poco al santuario di Zannelucenti. Prendiamo il cuore e facciamola finita.》 Disse, ricominciando ad avanzare, mentre Leliana teneva gli occhi puntati sul cadavere di Danyla.

《Sentite, siamo sicuri che prendere il cuore sia la vera soluzione?》 Domandò ad alta voce.
《Non mi pare che abbiamo molta scelta. Senza una cura i cacciatori del Clan finiranno come lei.》 Replicò velenoso Runaan, però la rossa non demorse.

《Ma abbiamo appena avuto la prova che i Lupi mannari non sono bestie senza cervello. Danyla poteva parlare! Non possiamo ignorarlo!》
《E che cosa vorresti fare Leliana?》 Sbottò l'elfo, e gli altri si girarono a guardarli. 《Ti rendi conto che questo significa che i lupi mannari hanno attaccato i Dalish di proposito!? È solo una ragione in più per eliminarli.》  Affermò, mentre una strana nebbia iniziava lentamente ad avvolgere i tronchi degli alberi.
Zevran se ne accorse per primo e cercò di attirare la loro attenzione. 《Ehm… temo che ci sia un guaio.》

I due lo ignorarono. 《Per quale motivo il Guardiano ci avrebbe detto che sono bestie prive di pensiero se non è così? Runaan, c'è qualcosa che non mi convince in questa storia.》 Insistette l’Orlesiana 
《Ragazzi…》 Parlò nuovamente l’antivano, mentre la nebbia raggiungeva le loro caviglie.

《Probabilmente voleva dire che sono impazziti e hanno iniziato ad uccidere qualunque cosa gli andasse.》 Rispose il biondo testardo
《Ma Danyla ha detto che Zannelucenti non è quello che pensiamo noi. Potrebbe esserci qualcosa di più sotto, Zathrian potrebbe non averci detto tutto!》
《RAGAZZI!》 Urlò a quel punto Zevran.
《CHE C'È!?》 Risposero i due altrettanto bruscamente, notando poi perché l'antivano li avesse chiamati. Anche tutti gli altri se ne accorsero allo stesso modo.


Una fitta nebbia bianca era scesa sul bosco d’improvviso. Era così densa ed uniforme da nascondere il sentiero e da impedire di vedere aldilà del loro naso. 
《Questa nebbia non è naturale.》 Commentò Iselen
《Sottolinei l’ovvio, mago.》 Grugnì Sten, sguainando Asala. 《Non possiamo avanzare.》
《Ma nemmeno tornare indietro.》 Rispose l'elfo, indicando come anche il sentiero da cui erano venuti era svanito nella nebbia. Chiaramente quello era un incantesimo fatto apposta per spingerli a perdersi.

Aida vide un lampo di preoccupazione attraversare i visi degli altri, mentre Morrigan sollevava le mani e chiamava il proprio mana nel tentativo di dissolvere la nebbia, ma quella rimase fitta e densa come prima. L'energia passava attraverso di essa senza farle nulla.
《Pare che questa magia sia stata creata dalla foresta stessa. Serve per impedire agli intrusi di avvicinarsi.》 Commentò la strega, guardandosi attorno. 《Tutta Brecilian protegge Zannelucenti di sua sponte.》

Runaan strinse I pugni, ci mancava solo questa.  Leliana e Zevran si scambiarono un rapidissimo sguardo invece. Erano entrambi sempre più convinti che ci fosse qualcosa che il Guardiano non gli aveva detto, qualcosa di molto importante.
Iselen intanto fece segno ad Invel di cercare la via del ritorno, ma il mabari guaì, sentendo tantissimi odori confusi e tutti insieme, la nebbia che li confondeva.


Aida però non si fece prendere dal panico come lui. Trattenendo il respiro, si rivolse alla bestia dentro di lei. E la sentì ruggire con energia, facendole scendere brividi di disgusto lungo la schiena, ma funzionò.
Sollevò il naso verso l'alto ed inspirò. Stranamente, per lei La traccia di Zannelucenti era ancora molto chiara, poteva sentirla come se ce l’avesse davanti. Doveva solo camminare in quella direzione e sarebbero usciti da quella trappola. 《Seguitemi.》 Disse, avviandosi nuovamente verso il cuore della foresta, facendo attenzione a non sbattere.
《Sei certa che sia la strada giusta?》 Domandò Leliana, seguendola. 
《Posso sentire l’odore di Zannelucenti. Mi faccio guidare da quello. Credo che le difese che hanno creato servano a tenere fuori chi non è maledetto e proteggere chi lo è.》 Rispose lei, in qualche modo grata per la prima volta ai suoi nuovi sensi da lupo. Almeno in quella maniera non avrebbero sprecato tempo a vagare senza meta in quella nube.


Gli altri si sbrigarono a seguirla, passando attraverso l'enorme nuvola di nebbia per un tempo che parve infinito, finché non la videro diradarsi sempre di più e si ritrovarono davanti a quello che sembrava un enorme tempio in rovina.
《Siamo arrivati!》 Esultò Iselen, guardando con occhi luccicanti l’antico edificio.

Sul volto dell'elfa si aprì un piccolo sorriso di vittoria. Poteva sentire un vago dolore tornare ad espandersi attorno al naso e sul suo viso, ma era qualcosa di molto leggero. Ne valeva la pena pur di arrivare più in fretta al Cuore.
《Muoviamoci.》 Sentenziò Morrigan, anche lei con gli occhi sempre puntati sul tempio in rovina.


La ragazza annuì, ma appena fecero un passo per arrivarci sentì dei versi inconfondibili e almeno una dozzina di Lupi Mannari sbucarono fuori da dietro le pareti coperte di muschio e gli vennero incontro, sbarrando l'ingresso con i loro denti e Artigli.
A guidarli era un esemplare davvero enorme dalla folta pelliccia castana che sembrava più aggressivo dei suoi simili. I suoi occhi erano rossi come tizzoni e Stava ringhiando apertamente, le zanne e gli artigli che luccicavano nella debole luce tra le fronde.
《Hanno oltrepassato il muro di nebbia.》 Ringhiò, puntando gli occhi su Runaan, che aveva già una freccia incoccata contro di lui. 《I maledetti Dalish hanno mandato altri dei loro cacciatori a stanarci, ma Zathrian si rifiuta ancora di mostrare la sua faccia.》

《E usa una di noi per superare le nostre difese.》 Ringhiò un lupo grigio più piccolo, puntando gli occhi gialli su Aida, che digrignò i denti per il disgusto.
《Io non sono una di voi, non sono un mostro. Sono qui per il cuore e per tornare normale.》 Rispose lei, scoprendo istintivamente i denti, la bestia nella sua testa che gioiva all’idea di combattere.


Il lupo più grosso snudò le zanne. 《UCCIDETELI!》 Urlò, e tutti i suoi compagni si lanciarono contro di lei.
Neanche un secondo dopo, una tempesta elettrica si riversò su di loro, sbalzandoli indietro con tremendi scoppi di scintille viola tra puzza di carne e pelliccia bruciati, mentre Morrigan alzava il suo bastone con eleganza, generando folgori che ridussero due lupi a carcasse fumanti prima che potessero rialzarsi.
Runaan era proprio accanto a lei: scoccò tre frecce con assoluta precisione, mandandole a piantarsi nel Petto e nell’occhio di un'altra bestia poco lontano, interrompendo la sua carica con un tonfo, per poi scoccarne una contro il più grosso, che però la evitò per un pelo.

Sten e Zevran se la stavano vedendo con un gruppo di tre lupi, tenuti a bada dallo spadone del Qunari mentre l'antivano danzava con le sue lame in mano, aprendo squarci ovunque avesse la possibilità e sempre con un sorriso in faccia.
Leliana invece era la più lontana e stava scoccando frecce contro un lupo dalla pelliccia rossastra che saltava come un grillo per evitare I suoi attacchi.

Aida corse da lei, ma il capobranco arrivò davanti a lei a velocità folle, ululando e cercando di graffiarla e morderla, ma lei si spostò con dei riflessi fulminei e gli aprì degli squarci paralleli nel petto con i propri artigli, facendo scendere sangue e ricevendo un ruggito furioso. Poteva sentire l'odore del suo pelo e del suo sudore colpirla. Emanava potenza, comando, ma lei ringhiò e si rimise in posizione.
Il lupo caricò di nuovo, ma andò a sbattere contro un grosso pilastro di ghiaccio, caracollando sulla sinistra e Invel gli piantò gli artigli nella coscia.

Lui ululò di dolore, girandosi verso Iselen con lo sguardo iniettato di sangue. Il mago alzò il bastone, lanciandogli addosso altre lame ghiacciate, ma la bestia le schivò tutte quante e quando Invel provò a morderlo, lo colpì con una zampata sul muso.
Il mabari uggiolò di dolore, schiantandosi in un cespuglio col muso insanguinato davanti agli occhi del padrone. 《Come osi!?》 Ringhiò lui, battendo il bastone sul terreno.
Tentacoli di terriccio e pietra avvolsero le Zampe posteriori della bestia, frenando la sua corsa forsennata, e prima che potesse liberarsi, Aida gli piombò addosso con i denti scoperti, azzannandogli il collo e sentendo la carne sotto la pelliccia strapparsi.

Il sapore del sangue le diede alla testa, dandole una scarica di energia, mentre la bestia dentro di lei gridava di gioia e la invitava e mordere ancora e ancora fino a dilaniare i tessuti e le vene!
L’elfa la accontentò senza problemi, mentre il Lupo cercava di levarsela di dosso con i suoi artigli, ma lei piantò i propri nel suo petto, continuando a mordere.
Poteva sentire che le sue braccia si stavano coprendo di pelo e anche le ossa della sua mascella si stavano ricomponendo e allungando in un muso lupino, ma il dolore della trasformazione era annullato dall’euforia che sentiva in quel momento. Stava letteralmente combattendo con le unghie e con i denti per vincere ed era una sensazione inebriante!


Iselen, accorso a guarire il suo mabari, osservò la scena stupito e poi rivolse lo sguardo verso i suoi compagni, studiando la situazione.
Cinque lupi giacevano morti davanti a Runaan e Morrigan, altri due erano stati decapitati da Sten e un esemplare più agile era stato sgozzato da Zevran. Leliana era riuscita a trafiggere il collo del suo nemico con una freccia e ora teneva l'arco ben puntato avanti. Avevano tagli e lividi addosso, ma stavano bene.

I due Lupi rimasti, a parte il capobranco, arretravano feriti davanti a loro, grosse chiazze di pelo bruciate dalla magia della Strega o tagliate dallo spadone del Qunari che perdevano sangue. Probabilmente stavano cercando di rientrare nel tempio.
Iselen gli puntò contro il bastone, ma un ululato cristallino scosse l'aria e un enorme lupo bianco emerse dai meandri dell'edificio, correndo direttamente verso di loro, il suo pelo che rifletteva la luce come uni specchio.
Runaan provò subito a colpirlo con una freccia, ma una zampata spedì lui, Morrigan e Sten a gambe all'aria, senza però lasciare segni. Zevran e Leliana si spostarono per un soffio, ma grosse radici emersero dal terreno e li avvilupparono per tenerli fermi.


Il mago provò ad alzare una barriera per tenerlo lontano, ma i viticci la sfondarono senza problemi e lo strinsero come una fune, bloccandogli le mani e impedendogli di usare la magia 
Il Lupo parve soddisfatto, perché caricò immediatamente contro il capobranco e Aida, ancora bloccati nella loro battaglia di artigli e zanne, tirando via l'elfa con le sue possenti mascelle e liberando il suo compagno dalla trappola di terra, senza però fare del male a nessuno dei due.


Il lupo mannaro si inginocchiò con reverenza, sparendo poco dopo insieme agli altri lupi all'interno del tempio, lasciando tutti loro soli e confusi.
《Quello era Zannelucenti.》 Affermò Runaan, rimettendosi in piedi a recuperando il suo arco.
《Già. E a quanto pare è anche più potente di quanto il Guardiano avesse previsto.》 Commentò Morrigan acre, appoggiando le mani sulle radici che bloccavano Zevran, Iselen e Leliana per liberarli.
Le piante obbedirono al suo comando dopo un attimo, lasciando liberi i loro prigionieri, e tutti poterono concentrarsi sul suono del corpo di Aida che crollava in ginocchio, le braccia coperte di pelo strette al petto, mentre le ossa ritornavano di fattezze lupine.

La rossa corse subito da lei, capendo subito il problema e facendo cenno ai due maghi di avvicinarsi.
Entrambi applicarono nuovamente il sigillo, ma ci volle più tempo e più energia stavolta e grosse chiazze di pelo Rimasero sulla sua pelle e i muscoli troppo gonfi per la sua figura minuta. Si scambiarono uno sguardo chiarissimo: il maleficio si stava rafforzando.

《Cosa c'è?》 Chiese l’elfa, già temendo la risposta.
《Temo che la situazione stia peggiorando.》 Rispose Iselen. 《La Maledizione sta diventando via via più forte. Stiamo esaurendo il tempo.》

Aida sentì un tremito di paura. Se non fossero riusciti a prendere il cuore, si sarebbe ridotta anche lei come Danyla? Intrappolata in un corpo non suo Talmente logorata dal dolore da volere la morte?!
《E allora muoviamoci. Se i cacciatori diventassero lupi mannari nell’accampamento, sarebbe terribile.》 Si intromise Runaan, avviandosi senza esitare.


Gli altri lo seguirono dopo un attimo, l'elfa dalla pelle scura che cercava di mantenere la calma, mentre osservava i muri del tempio per tentare quantomeno di distrarsi.
Quel posto era davvero incredibile. L’architettura sembrava umana ed era davvero molto antica, e anche se era danneggiata, delle grosse radici ed alberi erano cresciuti all'interno della struttura e dei muri, sostenendo i soffitti a volta con i grandi rami frondosi e dando a tutta la rovina un aspetto magico.

《Che luogo splendido.》 Mormorò Morrigan, guardandosi intorno con un sorriso sincero in viso, il primo che le avessero mai visto fare. Anche Iselen e Leliana erano rimasti col naso puntato in aria, mentre Runaan osservava ammirato il sistema di rami e radici che sorreggeva la struttura. Alberi tanto forti dovevano esistere da secoli e secoli.


《Aida, da che parte andiamo?》 Chiese invece Sten, ancora concentrato e pronto a combattere.
《Di là.》 Rispose l'elfa, annusando l'aria e indicando un grosso buco scavato rozzamente nella parete. 《Ma dopo non so cosa dirvi, ci sono troppi odori》

Il Qunari annuì, come Runaan, che avviò per primo attraverso il buco. Era pieno di ragnatele, però c'erano segni freschi sul terreno. Qualcuno era passato di lì. Doveva essere un ingresso di emergenza.
Sbucarono in un enorme salone dai soffitti a volta, dove non filtrava la luce, se non quella di alcune torce appese alle pareti. Il pavimento era disseminato di pietre luccicanti e quelli che sembravano gioielli, ma c'erano anche delle ossa polverose e resti di armature bruciate e rovinate.
L'aria era pregna dell’odore ferroso del sangue e varie mattonelle erano segnate da lunghi graffi e segni di bruciature, perciò attraversarono la sala il più piano possibile, cercando di non attirare chiunque dimorasse lì. Non ci tenevano ad incontrarlo.


Passarono rapidamente attraverso il corridoio seguente, rimanendo sempre in silenzio finché non entrarono in un’altra stanza. Lì finalmente tirarono un sospiro di sollievo, mentre Leliana si guardava intorno 
Contro le pareti c'erano delle enormi librerie colme di volumi dalle rilegature usurate, consultati di recente.
《Quelli sono dei libri. E sono stati letti spesso.》 Disse, aprendone uno. Era una copia della storia della morte della Regina Madrigale e del teatro antivano. Com'era arrivata lì?
《E non sono certo tomi per bambini.》 Osservò Iselen, scorrendo i titoli. Lì in mezzo c'erano romanzi, trattati di filosofia, raccolte storiografiche e persino pezzi del Cantico della Luce e leggende su Andraste.

《E dovrebbe interessarci?》 Chiese Sten con la sua solita aria impassibile.
《Dimostra che questi Lupi sono capaci di leggere oltre che parlare. È la conferma che Non sono bestie senza cervello.》 Replicò Leliana, chiudendo il libro.
Era da un po' che ci stava pensando. Il Guardiano aveva un atteggiamento sospetto, ed era chiaro che aveva mentito quando aveva definito i Lupi bestie selvagge, ormai aveva visto abbastanza prove da essere sicura che lo avesse fatto per spingerli ad eliminarli senza chiedere spiegazioni.
Le parole di Danyla, le difese che avevano alzato, la loro capacità di parlare, leggere e ragionare… quelle creature erano intelligenti. E questo voleva dire che avevano attaccato i cacciatori Dalish per un motivo. Solo che non capiva quale fosse 


Ma un lampo luminoso la distrasse, mentre quello che sembrava un bambino elfico compariva dal nulla nel bel mezzo della stanza. Era traslucido, come se fosse un fantasma, e si guardava intorno spaventato.
Accanto a lei, Aida si sentì rizzare i capelli in testa, mentre quello iniziava a urlare 《Mamae? MAMAE!》


Runaan disse qualcosa in elfico, ma l'apparizione scappò via attraverso una grossa porta, costringendoli ad inseguirla fino a ritrovarsi in un’ampia sala dagli strani decori, in cui ci fu un secondo lampo luminoso e al posto del bambino apparve una figura demoniaca alta e dalle lunghe dita adunche. Lembi di tessuto stracciato pendevano dal suo corpo scheletrico dalla pelle vizza, e quando alzò le mani con un urlo agghiacciante, un esercito di scheletri armati di spade e coltelli sorse dal pavimento.

L'elfa si fece sfuggire un verso di disgusto, prima di lanciarsi ad artigli snudati contro il nemico più vicino e quando finalmente Zevran riuscì a decapitare l’orrore Arcano, così lo avevano chiamato Morrigan ed Iselen, si sedettero un secondo per riprendere fiato.
《Questo posto è fatto apposta per sfiancarci.》 Sentì Runaan ringhiare, mentre recuperava le frecce.
Sten annuì. 《Tutto qui puzza di Magia.》
Iselen gli rivolse uno sguardo glaciale, ma non disse nulla. Non voleva scatenare una discussione con quel bestione dalle vedute ristrette. Non ora che avevano un branco di Lupi mannari come avversari.


《Forza. Se conosco bene i posti simili, dovremmo essere arrivati.》 Disse l'antivano ottimista.
Aida si disse d'accordo. Ormai poteva sentire nell'aria un odore diverso: lo stesso che aveva percepito nella foresta, ma molto più intenso. Qualcosa che le faceva venire in mente il pelo bianco di Zannelucenti.
E con esso poteva chiaramente avvertite la propria trasformazione tornare prepotente: la pelliccia stava crescendo ovunque e poteva sentire i muscoli gonfiarsi ancora di più sotto la pelle e I denti pungerle le labbra. E più scendevano, più quella sensazione cresceva, e il dolore stava ricominciando a pulsare, mentre la bestia ruggiva per riprendere il controllo del loro cervello.
Si impose di resistere. Ormai mancava molto poco all'arrivo, doveva solo aspettare un altro po’.


Dopo aver percorso l'ennesima rampa di scale, si trovarono davanti ad una grossa porta di legno, che Sten abbattè con un colpo di spada, attraversando la soglia senza dire una parola.
《Oh beh, almeno faremo una bella entrata in scena.》 Commentò Runaan, anche se era teso.
Il dubbio stava iniziando ad insinuarsi anche nel suo spirito. Tutto quello che aveva visto dava ragione a Leliana, ma perché il Guardiano gli avrebbe mentito?

Aida invece sentì gli angoli della bocca alzarsi in un sorriso nervoso, la bestia che vibrava di eccitazione all'idea di cosa avrebbero trovato tra poco. E venne accontentata, perché appena entrarono nella stanza seguente, videro cinque enormi figure ergersi nella fioca luce di alcune torce.
Quattro avevano già le zanne scoperte, pronti ad attaccare, ma quello davanti a tutti alzò una zampa. 《Fermi, fratelli miei. Non siamo qui per spargere altro sangue.》 Dalla voce, intuiva che era una femmina. Aveva un pelo di un grigio argento molto particolare. 

Si rivolse nuovamente su di loro. 《Sono qui per condurvi dalla nostra Signora, non per lottare.》
《Elgar’nan, siete davvero più stupidi di quanto pensassi. Per quale motivo dovremmo seguirvi?》 Chiese Runaan, cercando di ignorare la voce fastidiosa dei dubbi, una freccia già pronta a colpire.

Ma Leliana gli mise una mano sulla spalla. 《Runaan, io credo che dovremmo ascoltarla.》
Un lampo attraversò gli occhi del Dalish e anche Aida emise un ringhio di minaccia. 《Te lo ha suggerito il tuo dio? Perché questa è l'unica ragione per cui vorresti andare in bocca a queste bestie. Sanno come tendere imboscate, questo lo sappiamo bene.》

《La tua compagna vede la verità. E Non è la sola.》 Si intromise la Lupa. 《La mia Signora è convinta che Zathrian non vi abbia detto tutto.》
Il biondo digrignò I denti, ma poi vide che anche Iselen e Zevran stavano abbassando le armi. 《Volete davvero darle retta!?》 Sibilò, puntando gli occhi sull'altro custode.

《In realtà, noi tre siamo convinti da un po' che Zathrian sia un bugiardo.》 Ghignò Zevran, accennando anche alla rossa. 《Sai com'è, ha dimenticato il particolare che I lupi sanno parlare e leggere. E sai anche tu che non è stata una svista.》
《Non possiamo lasciare in vita queste bestie. Loro e la magia che portano sono un pericolo.》 Disse Sten, tenendo Asala in pugno e sempre puntata verso i lupi, mentre Aida annuiva con gli artigli e le zanne già snudati e pronti ad attaccare. Erano troppo vicini al cuore per fermarsi adesso.

Iselen gli rivolse uno sguardo gelido. 《Pericolosi o no, loro sanno qualcosa che a noi sfugge: quello che Zathrian si è rifiutato di raccontarci. E quindi ascolteremo ciò che hanno da dire.》
Si avviò in avanti con Leliana e Zevran senza nemmeno guardare in faccia il Qunari, che fu costretto a seguirli con un'espressione più truce che mai insieme a Morrigan e Aida. La strega, sempre silenziosa, non aveva detto niente, ma il suo sguardo era acuto come sempre.Aveva in mente qualcosa.


Runaan si mise subito accanto al mago. 《Perché stai facendo così?》 Sussurrò, osservando i lupi. Avevano la cura per I dalish e per Aida a portata di mano, sarebbe bastato uccidere quei mannari, ma Iselen continuava ad opporsi, per qualche motivo.
《Lo sto facendo perché voglio evitare che qualcuno ti tragga in errore.》 Rispose lui, sempre calmo. 《So che anche tu hai dei dubbi. Dai retta al tuo istinto.》
Leliana annuì. 《Runaan, ci stiamo opponendo perché Zethrian non ha detto tutta la verità. Sappiamo che lo rispetti in quanto Guardiano della tua gente, ma Non vogliamo che tu prenda una decisione basata su delle bugie. Se davvero possiamo salvare tutti…》

Aida dietro di lei trattenne a malapena un ringhio. Ormai poteva sentire di nuovo il dolore della Maledizione ovunque: i denti e gli artigli erano troppo lunghi, la pelliccia era tornata sulle gambe e le braccia e aveva una sensazione fastidiosa alla base della schiena che le faceva capire che le stava spuntando la coda. I suoi muscoli si stavano gonfiando oltre misura E ormai voleva che finisse! Voleva che smettesse di fare male!
Strinse I denti, tentando di resistere. I suoi occhi eterocromatici erano puntati sulla Lupa, che aprì l'ultima porta che c'era davanti a loro, lasciandoli entrare in una stanza colma di mannari, in cui le enormi radici e le fronde degli alberi erano così grandi da dare l’impressione di essere ancora nella foresta. Ed era colma dell'odore di Zannelucenti.


《Benvenuti, mortali.》 Disse poi una voce limpida, mentre dall’ombra emergevano due figure.
Una era l’enorme lupo che avevano visto all'entrata, ma la seconda era ancora più impressionante. Era una donna alta e snella, dai lunghi capelli neri e di una bellezza ultraterrena che metteva in soggezione. E di sicuro non era umana: la sua pelle era verde come le foglie, aveva capelli scuri e setosi che scendevano fino ai fianchi e lunghi rampicanti avvolgevano le sue gambe e risalivano il corpo fino a raggiungere il seno nudo e le braccia. E i suoi occhi erano due pozzi neri senza iride o sclera.
Aida sentì qualcosa muoversi dentro di lei. Quello sguardo la faceva sentire amata, come se la conoscesse già da anni ed anni, mentre i lupi attorno a loro si inchinavano con deferenza nel vederla.

Runaan la guardò con attenzione, l'arco momentaneamente abbassato. 《Tu chi sei?》
《Mi hanno molti nomi in passato, ma questi piccoli mi hanno donato l’appellativo “Signora della Foresta”.》 Rispose lei, accennando al lupo. 《Lui invece si chiama Passosvelto, il primo Lupo che ho salvato dalla follia a cui la sua specie è stata condannata.》

《Suppongo tu sappia che noi siamo qui per prendere il cuore di Zannelucenti.》 Disse il dalish senza giri di parole e molti Lupi si mossero guardinghi.
《Visto, mia signora? Non possiamo fidarci dei maledetti dalish o di chi li accompagna!》 Ruggì Passosvelto, facendo ululare di approvazione molti lupi, ma lei lo fermò, rivolgendosi nuovamente all'elfo.

《Sono cosciente della vostra missione. Zathrian vi manda, non è così? Si, vedo le cicatrici sulla tua anima che lui usa per manipolarti. Il tuo dolore è così simile al suo...》
《Tu non ne sai niente di me.》 Ringhiò il biondo. Non gli piaceva il suo tono. Non esprimeva pietà, ma era come se lei potesse conoscere tutti i suoi segreti. Lo faceva sentire nudo.

《So molto di te invece, Runaan Mahariel. Vedo come molte perdite ti abbiano ferito e quanto la rabbia e il senso di colpa ti divorino. Pensi che se fossi rimasto accanto ad ognuno di loro, li avresti salvati, e che in fondo è colpa della tua negligenza se sono morti, che non sei stato abbastanza per salvarli. Le stesse pene che attanagliano la tua amica.》 Si voltò verso Aida, che sentì un misto di spavento, deferenza e rabbia. Era come se le scrutasse dentro, leggendo i suoi pensieri e i suoi ricordi come un libro.

《Non ti avvicinare. Io…》 Ringhiò.
《Ora basta!》 Tuonò Passosvelto. 《Mia Signora, è chiaro che loro non hanno intenzione di aiutarci. Eliminiamoli e andiamo a prendere Zathrian.》

《Perché volete che venga qui?》 Domandò Leliana.
La Signora della Foresta si voltò verso di lei. 《Così che rompa la Maledizione che creò tanti secoli fa.》


Quella frase fu come una secchiata d’acqua gelata per tutti loro. Nessuno mosse un muscolo.
《Che… che cosa?》 Sussurrò Runaan.
Lo Spirito annuì. 《È stato lui a generarla, con un rituale terribile che ha scosso l’Oblio. Ci sono molte molte cose che vi ha taciuto. Vedete, lui aveva due figli un tempo, che amava più della sua stessa vita, ma un giorno degli umani attaccarono la foresta e i dalish, prendendoli entrambi prigionieri.》

《Torturarono il ragazzo e lo uccisero. Stuprarono la ragazza e la abbandonarono, credendola morta.》 Proseguì Passosvelto. 《Il suo Clan la trovò e riuscì a salvarla, ma poi lei scoprì di… essere incinta. Lei… si uccise poco dopo per il dolore e la vergogna.》
La Signora abbassò lo sguardo. 《Per vendicarli, lui venne qui ed evocò con un rituale proibito lo spirito che proteggeva questa foresta, legandolo al corpo di un terribile Lupo. Così nacque Zannelucenti, così nacqui io, e la Maledizione venne al mondo con me. Attaccai e uccisi gli umani in preda alla follia e quando tornai in me, tentai di rimediare. Ho guarito le menti dei lupi che ho trovato, e ho invitato Zathrian molte volte affinché mettesse fine al tormento a cui siamo soggetti da secoli e secoli, ma lui non è mai venuto.》

《E vi Aspettate seriamente che lo faccia!?》 Ringhiò Aida. 《Perché mai dovrebbe mostrare pietà per persone che hanno commesso atrocità simili contro dei ragazzini?》
L'immagine di Shianni a terra, in lacrime, spaventata e ferita, le era tornata in mente sentendo quella storia. Vaughan aveva stuprato lei e le loro amiche solo perché si credeva migliore di loro e lo stesso avevano fatto quegli umani con la figlia di Zathrian. E aveva sentito storie simili troppo spesso. Quegli uomini Credevano che quelle come loro non valessero nulla, che quasi si meritassero un simile trattamento solo perchè erano elfe. C'era persino chi si azzardava a dire che se la fossero cercata o che gli fosse piaciuto!
《I crimini commessi contro i figli di Zathrian erano gravi, ma sono stati perpetrati secoli fa da persone di cui non resta altro che polvere. Costoro non sono più colpevoli di quanto lo sia tu, giovane Aida. La sorte di tua cugina non è stata data da un tuo errore. E la scomparsa di tua madre non è stato qualcosa a cui tu avresti potuto sopperire.》


La ragazza sbarrò gli occhi al sentirsi chiamare per nome, ma Sten si mise davanti a loro. 《Pashaara. Abbiamo una missione, portiamola a termine.》
Stava per caricare con la sua spada, ma Iselen, Invel, Zevran e Leliana si misero davanti alla Signora della Foresta, costringendolo a fermarsi. 《Cosa state facendo!?》 Ringhiò il Qunari.

《Già, Iselen, che stai combinando!?》 Esclamò il Dalish, la sua voce vagamente più acuta. 《Perché continuate a difenderli!?》
《Perché non ci si può fidare di maghi cresciuti nella bigotteria della loro Chiesa. E degli sciocchi che si fidano di loro.》 Affermò una voce alle loro spalle, spingendo tutti a girarsi.
Zathrian era proprio all'entrata, il bastone alzato e lo sguardo tagliente come mai prima.

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Capitolo 19
*** Il Cuore ***


Tutti i presenti guardarono sbigottiti Zathrian scendere i gradoni di pietra. Il Guardiano indossava delle vesti molto più adatte al combattimento e il suo bastone emanava un'aura verdastra davvero minacciosa. Stava guardando tutti i lupi presenti come se fossero scarafaggi, le rughe ancora più profonde sotto il vallaslin.

《Ah, vedo che lo Stregone voleva assicurarsi che avessimo fatto il lavoro sporco.》 Ghignò Morrigan, l'unica ad essere rimasta composta e a non aver detto niente tutto il tempo, mentre i Lupi iniziavano ad agitarsi. Anche la Signora della Foresta aveva spalancato gli occhi alla vista dell'antico elfo.
《Silenzio Strega.》 Le intimò lui tagliente, rivolgendosi poi a Runaan. 《Non vi vedevo tornare e temevo che qualcosa vi fosse accaduto, Da’len.》. Puntò poi lo sguardo sui due elfi e la rossa.  《E vedo che ho fatto bene. Vi siete fatti ingannare.》
《Piuttosto che ascoltare le bugie di un vecchio, io preferisco combattere per chi mi da informazioni corrette. Sai com'è, sono fatto così》 Rispose l'antivano col suo solito sorriso di sfida in faccia, mentre Iselen annuiva e impugnava il bastone, il Velo che già si tendeva attorno a lui.

Runaan guardò l'altro custode senza poterci credere. 《Iselen, seriamente combatterai per proteggere questi mostri?! Non hai sentito che cosa hanno fatto i loro avi!?》  Il tradimento nella sua voce ben chiaro.
Il mago era la persona di cui si fidava di più, ormai era un caro amico e l'unico con cui si sentiva a suo agio a condividere il peso di essere custodi e gli incubi che li torturavano ogni notte. Dopo aver affrontato tanto insieme a Redcliffe, alla Torre e nella foresta… aveva davvero intenzione di attaccarlo?

《È la cosa giusta, lo faccio anche per te.》  Rispose il più basso.
《Zathrian ti sta manipolando Runaan. Sta usando il tuo senso di colpa e del dovere verso i dalish per spingerti a uccidere degli innocenti. Ed È la stessa cosa che sta facendo con te Aida! Vi vuole solo usare per i suoi scopi!》 Affermò Leliana, girandosi verso l'elfa e facendo un passo verso di lei per cercare di convincerla, prima che un lampo si schiantasse ai suoi piedi.
La ragazza si fece subito indietro, mentre Sten si metteva in posizione di battaglia, lo sguardo duro come sempre, mentre invece Aida ringhiava con forza verso i Mannari, i denti sempre più affilati aldilà delle labbra.


Il Dalish si morse il labbro davanti a quella scena, la presa sul suo arco che si allentava un poco. Voleva prendere quel cuore e salvare i cacciatori. Doveva provare a sé stesso di essere ancora capace di proteggere gli altri figli del Popolo, che non aveva smesso di metterli al primo posto anche se aveva lasciato il proprio Clan… eppure gli occhi dei suoi compagni erano così determinati da farlo vacillare. Stava cercando di restare saldo, ma Anche lui aveva visto che i lupi mannari erano intelligenti, non semplici belve selvatiche, e le parole di Leliana continuavano a rimbalzargli nella mente. Ucciderli per i crimini dei loro antenati Era davvero la scelta giusta da fare?

《Non sono innocenti! I loro avi hanno ucciso i miei figli, rubato le nostre terre, rovinato le vite di tantissimi figli del mio Popolo. Meritano di pagare per tutta l’eternità come le bestie che sono!》 Tuonò invece il Guardiano, mentre il Velo attorno a lui si piegava dolorosamente. Le enormi radici attorno a loro presero vita, lanciandosi contro i lupi con tutta la loro forza e aprendo enormi crepe nel pavimento e nei muri, minacciando di abbattere la sala.
《Non farti fuorviare, Da’len. Per salvare la nostra gente, non c'è altro modo.》  Sussurrò a Runaan.

Il più giovane strinse di nuovo l'arco, ancora indeciso sul da farsi, continuando a fissare Iselen negli occhi e cercando di capire cosa fare, ma Passosvelto si mosse rapidissimo e trascinò via lui, Zevran, Leliana e Invel dalla traiettoria delle radici prima che fossero colpiti, caricando poi verso il dalish più anziano insieme al resto del suo branco con le zanne snudate, ma Sten si mise in mezzo, bloccando il suo assalto con Asala. Il lupo ruggì, cercando di oltrepassarlo, però Zathrian lo scagliò contro un muro con un lampo fiammeggiante.


Si accasciò con un guaito, una brucatura che occupava tutto il petto, e Tantissimi altri lupi ulularono rabbiosi, scendendo dalle macerie e cercando di attaccare, però furono intrappolati o trafitti dagli enormi rami richiamati dal guardiano, che stavano spaccando il pavimento ed emergendo come terrificanti spuntoni. Il terreno ormai era colorato di rosso, decine di cadaveri di lupi giacevano a terra, e quelli che avevano evitato le radici dovevano vedersela con le fiamme di Zathrian, Le frecce di Runaan e i fendenti di Sten.
Iselen aveva invocato delle barriere su tutti loro e Zevran e Leliana stavano lanciando contro il Guardiano tutto quello che avevano, ma nessuno di loro stava cercando di colpire Runaan, Aida o Sten.

La Signora della Foresta si portò le mani alla bocca davanti a quello scempio, il suo viso che si allungava in un muso affilato e il corpo già ricoperto di una candida pelliccia da lupo che cresceva e si gonfiava di muscoli fino a trasformarsi in Zannelucenti, per poi saltare verso il Dalish più anziano col suo enorme corpo, tentando di fermarlo.
Morrigan si spostò dalla sua traiettoria, svanendo dalle ombre, mentre il guardiano creava una Frusta di fiamme che centrò il lupo candido su un orecchio, facendolo guaire di dolore, e altre radici sorgevano dal terreno per bloccarlo, poco prima che Aida azzannasse una delle sue Zampe.
Ormai il sigillo si era rotto; la pelliccia aveva coperto la sua pelle quasi del tutto, il viso era tornato ad essere un muso lupino e la sua figura stava diventando via via più massiccia, imponente e ferale. Sentiva il cuore pompare nelle orecchie, La bestia nella sua mente le urlava di combattere, mordere e distruggere, di continuare a squarciare coi suoi artigli qualsiasi cosa le si ponesse davanti senza fermarsi, e lei non era più in grado di rifiutare. Era furiosa, voleva farli a pezzi tutti quanti, l'ebbrezza che sentiva le impediva di pensare lucidamente.


Il sapore del sangue le aveva dato alla testa e ora sentiva l'adrenalina scorrere come un fiume in piena, rendendola insensibile al dolore, la calma e il controllo che si era imposta nelle ultime ore per resistere alla maledizione e al dolore erano stati gettati al vento. Aveva un solo pensiero in testa: voleva prendere quel cuore a tutti i costi! Voleva tornare ad essere un'elfa, smettere di sentirsi dilaniata da quel dannato maleficio, e ci sarebbe riuscita Anche se avesse dovuto agire come un mostro e squartare ogni singolo Lupo.

Peccato che una freccia la ferì di striscio ad una spalla, costringendola a smettere di attaccare Zannelucenti e girarsi contro Leliana, che la guardava con aria concitata.
《Aida per favore, smettila!》 Urlò lei, abbassando l'arco. 《Questo non è il modo giusto per guarire dalla Maledizione! Questa non sei tu!》
《Se lo meritano!》 Ringhiò lei, la voce distorta e cavernosa. 《Queste creature hanno commesso atti orribili contro due ragazzini solo perché erano elfi. E sarà sempre così! Tu sei un'anima buona, però Simili persone non si meritano la tua compassione, Leliana! Non si merotano altro che una morte orrenda.》

《Sono stati i loro Antenati a commettere quegli orrori! Ti prego, ascoltami! I lupi non ci hanno mentito, Zathrian si! Aida, so che sei una brava persona e che ti stai comportando così per colpa della maledizione, non costringermi a farti del male. Lui sta usando la tua rabbia per spingerti a uccidere degli innocenti, ma tu sei qui perchè hai protetto tua cugina. Hai rischiato la vita per salvarla, Di lui invece non resta che un guscio vuoto! L'unica sua ragione di vita è la vendetta! Vuoi davvero ridurti come lui!? Perché io so cosa si prova ad essere consumati dalla sete di vendetta, e ti assicuro che non ne vale la pena!》

L'elfa si bloccò davanti a quelle parole, le fauci ancora spalancate per attaccare, cercando di pensare, per quanto difficile fosse a causa del dolore e della voglia di uccidere. La bestia le urlava di attaccare: Aveva passato anni ad abbassare la testa, a soffocare la sua ira come le aveva insegnato suo padre, e questo l’aveva portata allo stupro di Shianni e a perdere tutto ciò che amava. Aveva perso sua madre e non aveva nemmeno potuto dirle addio o vendicarsi sui mostri che le avevano fatto una cosa tanto orribile.
Non voleva più essere così, voleva essere forte e farla pagare a quelli come Vaughan e fargli vedere che anche gli elfi potevano fare paura ed evitare che ad altri capitasse ciò che era accaduto a lei. Ma si immaginò come sarebbe stata la sua vita se, dopo aver ucciso i lupi, l’avesse passata in quei boschi a uccidere qualsiasi umano si fosse avvicinato. Sarebbe impazzita, forse se la sarebbe presa con degli innocenti. E anzi… magari stava già impazzendo.

Da quando era stata morsa, non aveva fatto altro che pensare di non voler essere un mostro, di voler tornare ad essere solo Aida, eppure per qualche motivo aveva deciso di cominciare a combattere come una belva per avere ciò che voleva. Aveva squarciato la carne degli altri lupi, l'aveva fatta a brandelli e le era piaciuto! Questo non era diverso da quello che Vaughan aveva fatto a Shianni.
Sentì un forte senso di nausea alla bocca dello stomaco. Si guardò per un attimo gli artigli, scoprendoli lordi di sangue con suo sommo disgusto e anche in bocca lo sentiva. Come aveva fatto a ridursi così? Si era sentita male quando aveva provato soddisfazione dopo aver ucciso gli uomini di Vaughan e ora si era ridotta così. 

Sentì la Bestia guaire di frustrazione, mentre si ripuliva. Non poteva credere di averle permesso di soggiogarla. Anche sua madre le aveva sempre detto che il rancore era una spada a doppio taglio, che danneggiava chi lo subiva, ma soprattutto chi lo provava. Ed era la verità. 
A differenza di Zathrian, Leliana l'aveva aiutata, aveva creduto in lei Anche se era una mezza lupa mannara, aveva provato a salvarla invece che ucciderla. Anche adesso l'orlesiana le stava dando fiducia, aveva abbassato l'arco anche se lei ormai era più lupo che persona. Seppur si conoscessero da meno di una giornata, lei era stata pronta a darle una possibilità, mentre lei era stata sul punto di attaccarla.


Si concentrò nuovamente, tentando di riportare la bestia sotto il suo controllo, di non permettere più alla rabbia e all’istinto di attaccare di avere la meglio. Aveva sopportato la vita dell'Enclave per ventidue anni, aveva sopportato gli sguardi altezzosi delle nobili e degli umani che la ritenevano inferiore solo per la forma delle orecchie, quindi Avrebbe sopportato anche il dolore e tutto quello che quel dannato maleficio le avrebbe causato e avrebbe continuato a pensare razionalmente. Non gli avrebbe permesso di trasformarla in un mostro! E non avrebbe permesso a Zathrian di usarla come arma.

Si rimise in piedi ansimando e Vide Leliana sorridere, mentre impugnava di nuovo l’arco e mirava contro il Guardiano, mentre lei saltava contro di lui insieme ad un altro lupo, che doveva aver capito di avere una nuova alleata.
Peccato che lui si accorse del loro arrivo. Il Velo si slabbrò ancora di più e un'enorme radice spuntò dal terreno e rischiò di tagliarli in due insieme alla rossa, Ma tutti e tre si levarono di mezzo appena in tempo, mentre l'arciera riusciva a trafiggergli la spalla destra.

L'elfo emise un verso di collera e dolore, guarendo la ferita e mulinando il bastone contro l'orlesiana, ma altri lupi lo caricarono con artigli e denti snudati, costringendolo a concentrarsi su di loro per non finire sbranato. Molti Mannari giacevano morti a terra, ma i loro compagni non avevano intenzione di arrendersi. 
Zannelucenti era in testa al gruppo e continuava ad attaccare senza sosta e proteggere i suoi alleati, usando la sua enorme stazza per contrastare I lampi di magia di Zathrian e gli affondi di Sten. 


Gli unici situati più lontano da loro erano Runaan e Iselen, che si stavano guardando a vicenda con aria guardinga, senza però attaccare.
Il Guardiano li vide e cercò immediatamente di colpire il mago più giovane a tradimento, ma il manico di un coltello lo colpì alla tempia, facendolo barcollare, mentre Zevran ed Invel gli si paravano davanti. 《No no no, bell'imbusto. Sono io il tuo avversario.》 Ghignò l'antivano, scattando in avanti, iniziando a danzare attorno a lui con le sue lame.


I due custodi non fecero caso al loro scontro, però. Si stavano ancora fissando senza muoversi. 《Pensavo che fossimo amici, Iselen. Pensavo di potermi fidare di te, che mi avresti sostenuto! Quel cuore è la sola cosa che potrà salvare la mia gente dalla Maledizione. Perché ti ostini a difendere Zannelucenti!?》
Iselen lo fissò una patina di dolore negli occhi. 《Perché non voglio che tu ti riduca come Zathrian! Runaan, lo so che hai sofferto e pensi che quello che è successo a Tamlen sia colpa tua, ma Leliana ha ragione! In lui non resta nulla se non la vendetta! Non vedi cosa ha fatto pur di averla? Ci ha mentito, ha maledetto persone innocenti e si è rifiutato di rimediare anche dopo che i cacciatori sono stati infettati. E per fare tutto questo ha usato uno spirito unico e lo ha quasi corrotto! Ormai è peggio di qualsiasi abominio potremo mai incontrare!》

Il biondo digrignò I denti. Iselen era il compagno di cui si fidava di più, era suo amico e un suo pari, non aveva bisogno di un vallaslin per esserlo, eppure ora si era schierato contro di lui per proteggere una bestia che aveva maledetto altri membri del suo Popolo. Ma nel fondo della sua mente sentiva una voce fastidiosa che gli diceva che il mago aveva ragione, ma lui non poteva smettere. Sapeva che Zathrian gli aveva mentito, lo aveva capito appena aveva sentito la Signora della foresta, però Avere quel cuore era l'unica possibilità per gli altri dalish, e lui voleva salvarli a tutti i costi. Non avrebbe sopportato che succedesse loro quello che era accaduto a Tamlen o ai suoi genitori. Non voleva che altri morissero perché lui non era stato abbastanza veloce e sveglio!

Però si Domandò cosa avrebbero detto Merathari, Tamlen, Merrill o Fenarel se avessero visto che era pronto a combattere un amico che lo aveva sostenuto e protetto e a cui aveva guardato le spalle per mesi per conto di una persona che gli aveva mentito e abbassò le armi istintivamente. Gli avrebbero detto che stava facendo una cretinata, che non valeva la pena tradire qualcuno che lo aveva aiutato così tanto e di cui si fidava, solo per testardaggine. Era confuso. Non sapeva che fare. Ma forse Iselen aveva ragione: poteva esserci un altro modo.
Il mago lo guardò abbassare i pugnali con un’espressione sollevata, un sorriso che si accendeva sul suo viso: era felice di non doverlo combattere sul serio. Allungò una mano per confortarlo, per dirgli che aveva fatto la scelta giusta, ma una gigantesca radice spaccò il terreno e lo colpì in pieno, facendogli sputare sangue e spedendolo contro una delle pareti di roccia con un sonoro schiocco di ossa che si spezzavano.


Il giovane Dalish sgranò gli occhi nel vederlo crollare esamine per terra coperto di sangue, il baston abbandonato a terra, girandosi verso Zathrian, che aveva spostato la sua attenzione su loro due e aveva attaccato senza che se ne accorgessero. L'antico elfo Aveva una grossa ferita sul fianco che sanguinava copiosamente, regalo dei pugnali di Zevran, ma stava sorridendo soddisfatto, mentre l'antivano ed Invel si stavano divincolando a terra, entrambi bloccati dalle radici. 

《Che cosa hai fatto!?》 Urlò contro l'altro Dalish, riprendendo i suoi pugnali e girandosi verso di lui con gli occhi che mandavano lampi.
《Ti sto aiutando, Da’len. Non devi permettere alle parole di questi Shemlen e Orecchie piatte di minare la tua determinazione. Loro non sanno cosa significhi perdere tutto e non ricordare nemmeno più le proprie tradizioni. Noi avremo il cuore e salveremo i nostri fratelli, dovessimo ucciderli tutti.》

Il biondo digrignò di nuovo i denti, sentendo montare la rabbia come mai prima. Era stato un idiota. Il più grosso idiota che fosse mai esistito!. 《Fenehidis Lasa! Tu non hai idea di chi siano loro! Non osare chiamarli così! Hanno più onore di te! Hanno ragione sulle tue maledette bugie, sono stato un vero cretino a fidarmi! Che Fen'Harel ti prenda!》
Scattò subito in avanti, cogliendolo di sorpresa e ferendolo ad un braccio con uno dei suoi pugnali, liberando poi Zevran ed Invel con dei rapidi tagli.
《Lieto di vedere che sei tornato coi piedi per terra, amico mio.》 Ghignò l'antivano rialzandosi, mentre il Guardiano li fissava con gli occhi pieni di odio, tornando ad alzare il suo bastone contro di loro, mentre l'aria diventava di colpo bollente.
Runaan fu costretto a spostarsi per non essere colpito da una fiammata, sentendo solo puzza di capelli bruciati, però il mabari riuscì a far perdere l’equilibrio al mago, permettendo a Zevran di ferirlo ancora, stavolta al petto, ma fu costretto ad allontanarsi quando l'ennesima radice rischiò di trafiggerlo.

Zathrian ansimò. Aveva usato tantissimo mana per combattere, stava esaurendo le energie, eppure continuò ad utilizzare tutta la magia di cui aveva possesso. Voleva ridurli tutti in cenere! Soprattutto quel maledetto ragazzino traditore! Credeva di aver trovato uno spirito simile, che potesse capire la sua collera e il suo dolore per aver perso i propri figli, e invece aveva preferito schierarsi con quel branco di Shem e orecchie piatte!
Generò un'altra sfera di fuoco, ma un ruggito di Zannelucenti la fece scomparire, mentre lei, Passosvelto e molti altri lupi si schieravano al fianco del giovane dalish, insieme a Leliana e Aida, che erano tornate alla carica dopo essersi assicurate che Iselen respirasse ancora.

L'elfa dalla pelle scura saltò con un ruggito, riuscendo a tracciare dei lunghi graffi sul braccio sinistro  e sul petto del più anziano, evitando il suo assalto giusto in tempo grazie ai suoi riflessi di lupo, e molti altri seguirono il suo esempio, trapassando le barriere di Zathrian e ferendolo in vari punti.
Il Guardiano ormai si reggeva a fatica sul suo bastone magico. Stava esaurendo le forze e solo Sten era rimasto accanto a lui, ma quando tentò di attaccare ancora, Morrigan emerse dalle ombre e gli puntò il bastone contro.
Una potente Maledizione entropica colpì Zathrian nel mezzo della schiena, risucchiando il suo mana, fiaccando le sue forze e facendolo crollare a terra.

《Da… dannata shem… perché hai…?!》 Ringhiò lui. Aveva sottovalutato quella amledetta strega.
Lei gli rivolse uno sguardo annoiato. 《Se pensi che sia interessata alla tua patetica vendetta, sei più sciocco di quanto pensassi. L'unico motivo per cui sono rimasta era per vedere i segreti del Tempio, ma Se devo essere onesta, questa faccenda sta diventando tediosa. È il momento di darci un taglio.》


Sten le rivolse un’espressione di stoico disgusto, tenendo Asala ben alta contro i lupi. Attaccare alle spalle era una mossa davvero spregevole, ma non ci si poteva aspettare di meglio dalla Strega.
Lei non ci fece caso, rispondendo alla sua disapprovazione con un ghigno e posizionandosi come se niente fosse accanto al custode biondo.

Il Qunari Riportò lo sguardo su Passosvelto, che gli ringhiò contro, ma Runaan si fece avanti. 《Sten, abbassa l'arma. Non puoi vincere contro tutti loro.》
《Credevo che volessi eliminare la minaccia che questi mostri e la magia che li affligge rappresentano, kadan. Perché cambi idea tanto in fretta su chi dovresti proteggere?》 Chiese lui, senza abbassare il suo spadone. 

《Perché ha visto la verità.》 Rispose la Signora della Foresta, ritornando in forma umana, rivolgendo uno sguardo grato al Dalish. 《La tua anima è ancora ferita, Runaan Mahariel, ma c'è speranza per te. A differenza sua.》 Disse tristemente, guardando il Guardiano, ormai circondato e troppo debole per combattere ancora.


Sten emise un basso suono di disapprovazione, ma finalmente si decise a riporre Asala sulle sue spalle, osservando lo Spirito avvicinarsi all’anziano elfo con la sua solita aria stoica.
《Zathrian, per quanto andrà avanti Tutto ciò?》 Chiese la Signora, accennando alla figura svenuta di Iselen, tenuta in braccio da un lupo e ai cadaveri sul pavimento. 《Quanti altri coinvolgerai in questo ciclo di odio prima di averne abbastanza? In questi secoli, ho sentito il tuo rancore farsi sempre più forte, ho sentito quanto dolore ti provoca, eppure ti ostini ad aggrapparti ad esso.》
L'altro emise un gemito strozzato, l’incantesimo di Morrigan che ancora lo tratteneva.  《Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per mio figlio e per mia figlia. Loro non avevano colpe, erano giovani e innocenti, erano l'unica cosa che davvero contava per me, e quei mostri li hanno....》

《Ma cosa direbbero se sapessero cosa il loro padre ha fatto in loro nome? Se sapessero quanto dolore hai subito e inflitto per loro? Vale davvero la pena passare l'eternità a soffrire pur di non perdonare?》
Zathrian abbassò gli occhi, le rughe più evidenti che mai. 《Non posso perdonare. Questo odio… è come una radice che si abbevera alla fonte della mia anima. Ho vissuto e disprezzato troppo a lungo per dimenticare. Anche se volessi… non posso.》

《E allora ti prego, mio vecchio amico, mio creatore, in nome di tutti coloro che sono periti inutilmente per questi misfatti avvenuti secoli fa, liberaci. Annulla la Maledizione e donaci la pace.》 Rispose lei accorata.
Gli occhi dell'elfo incontrarono i suoi. 《Non temi la morte, Spirito? Senza la Maledizione, sia io che tu moriremo. Le nostre vite sono legate ad essa.》
Un sorriso si aprì sul viso della Signora. 《Tu sei colui che mi ha dato corpo, Zathrian. Grazie a te ho sperimentato la gioia, il dolore, la paura, la curiosità. Grazie a te, so cosa si prova ad essere mortale, ma ormai ciò che desidero è essere libera, proprio come le povere anime schiave del maleficio, come te.》


Il Guardiano abbassò la testa nel sentire quelle parole. Era andato avanti per secoli grazie alla sua rabbia, era ciò che lo aveva sostenuto, tutt'ora lo sentiva, ma Per quanto gli costasse ammetterlo, la Signora aveva ragione: quell’odio non aveva fatto altro che consumarlo per secoli, regalandogli solo sprazzi di un piacere malato nel vedere soffrire i lupi mannari, però tutto quello che aveva fatto non aveva protetto nessuno. Aveva solo costretto un paio di giovani coraggiosi a farsi del male a vicenda. Però ormai si rendeva conto che non era servito a nulla.
Anche se fosse vissuto fino alla fine dei tempi, anche se avesse preso il cuore di Zannelucenti e guarito i suoi cacciatori, niente e nessuno gli avrebbe ridato i suoi splendidi figli. E il dolore sarebbe andato avanti.

Si rialzò a fatica, reggendosi al bastone. 《Temo che non smetterò mai di odiare, ma ormai non posso continuare a fuggire. È il momento che incontri i miei piccoli e… domandi loro perdono per averli delusi così tanto.》 Disse, girandosi verso Runaan, Aida e gli altri. 《E mi scuso anche con te, giovane custode. Per tutto.》


Il biondo non rispose, non lo guardò nemmeno in faccia, ma si allontanò appena vide il Guardiano tracciare vari segni sul terreno col suo bastone magico. Non aveva idea di che cosa significassero quei simboli, né era sicuro che Zathrian avesse davvero rinunciato alla sua vendetta, ma I lupi e la Signora della foresta sembravano trepidanti.
Il Guardiano continuò fino a quando il pavimento non fu completamente inciso, e poi sbattè il bastone per terra. Un'abbagliante luce verde si sprigionò dai simboli, crescendo fino ad abbracciare tutta la stanza e ogni singolo Lupo Mannaro all’interno.
Aida fu una delle prime ad essere toccata da quello scintillio e dalle sue labbra sfuggì un gemito sollevato. Era come se fosse stata avvolta in un abbraccio caldo: sentiva il dolore e il fastidio placarsi e la paura lasciare il suo cuore. La bestia aveva finalmente smesso di ringhiare nella sua mente, il suo fisico, i denti e le unghie stavano tornando normali, così come le sue ossa. Il pelo svanì, lasciando il posto alla pelle liscia, il muso tornò ad essere un bel viso e solo il suo occhio dorato rimase. In pochi attimi, l'elfa si rese conto di essere tornata davvero se stessa. E non era la sola a sentirsi così.

Quando la luce si spense, notò che al posto di ogni singolo Lupo Mannaro era comparso un uomo o una donna umani, tutti intenti a guardarsi con degli enormi sorrisi sulle labbra, i loro occhi dorati pieni di felicità e lacrime di commozione per la fine di quel dannato Inferno in cui erano sprofondati tantissimo tempo prima, incuranti del fatto di essere nudi.
Anche lei non poteva fare a meno di sentirsi euforica. Quegli ultimi giorni erano stati la peggiore tortura che avrebbe potuto immaginare, però finalmente era di nuovo libera! Era di nuovo Aida.
Leliana le si avvicinò sorridente. 《Come ti senti?》
《Benissimo! Non hai idea di quanto…》 Si interruppe, abbassando la testa. 《Grazie per aver creduto in me, Leliana. E… scusami. Sono stata una sciocca prima. Avrei dovuto darti retta.》

La rossa aprì la bocca per rispondere, ma Un uomo prestante dai capelli castani e l'aria fiera si rivolse verso di loro, un sorriso storto a ornargli la bocca. 《Grazie di cuore, Custodi. Io e la mia gente Non vi ringrazieremo mai abbastanza per ciò che avete fatto qui.》 Disse con un inchino e l’inconfondibile voce di Passosvelto.
Runaan annuì leggermente. 《Dovreste ringraziare loro in realtà.》 Disse, accennando a Iselen, Zevran e Leliana. 《Noialtri vi avremmo uccisi tutti quanti.》

L’uomo gli battè una mano sulla spalla. 《Alla fine hai fatto la scelta giusta. La nostra Signora ha fatto bene a riporre le sue speranze in voi.》 Rispose, volgendo poi uno sguardo malinconico verso il centro della stanza, dove al posto di Zathrian e dell’antico spirito non era rimasta altro che polvere.
Lui e gli altri ex-Lupi mannari abbassarono il capo in senso di commiato per colei che aveva restituito le loro menti. Anche Aida e Morrigan fecero lo stesso.
Runaan le imitò, rivolgendo una silenziosa Preghiera di perdono ai Numi. 《Era una creatura saggia, ma Non sono sicuro che abbia visto bene in me.》 Mormorò, guardando il corpo svenuto di Iselen.


**


Tornarono tutti in superficie attraverso un tunnel, uscendo poi dalla porta principale del tempio.
Gli ex Lupi Mannari avevano ricavato dei semplici vestiti dalle pelli di alcuni animali che avevano conservato, e si girarono poi verso di loro con un altro cenno di Gratitudine.
《Vi ringraziamo ancora, Custodi, per tutto quello che avete fatto. So che i nostri Antenati erano dei mostri e che hanno commesso peccati orribili, ma vi siamo grati per averci dato una seconda possibilità. E se un giorno vi dovesse servire un aiuto, potrete contare su di noi.》 Disse Passosvelto, prima di allontanarsi tra le fronde insieme ai suoi compagni.
Runaan li guardò andare via con un sospiro esausto. Si sentiva la testa pesante. Sapeva che spezzare la Maledizione in quella maniera era stata la scelta giusta, ma una volta tornati al Clan, avrebbe dovuto dire a tutti che il loro Guardiano, la persona che li aveva protetti ormai per secoli, era morto effettivamente per colpa sua.
Ma in quel momento non importava. Iselen aveva bisogno di cure urgenti e anche gli altri erano feriti, seppur non tanto quanto il mago. E lui doveva pensare a come chiedergli scusa dopo l'enorme cazzata che aveva fatto in quelle rovine.
Era tutta colpa della sua maledetta testardaggine e del suo dannato senso di colpa. Aveva voluto essere arrabbiato a tutti i costi, voleva avere qualcuno con cui sfogare la sua frustrazione e aveva ignorato dei chiarissimi segnali pur di poterlo fare. E Iselen ci era andato di mezzo. Se non lo avesse perdonato, non avrebbe potuto dargli torto.
Lui aveva perso da pochissimo Solona, Neria era tornata al Circolo e Jowan era ancora rinchiuso nel castello di Redcliffe e lui non aveva potuto farci nulla, e adesso per colpa era stato ferito. Sperava solo che il Clan lo potesse aiutare.


Aida invece non era per nulla ansiosa di arrivare. Anche se finalmente non era più un lupo mannaro, aveva comunque il timore che i Dalish non avrebbero reagito bene nel vederla.
Mentre camminavano nella boscaglia, si poggiò una mano sul suo occhio dorato, l'unica caratteristica evidente del lupo che le era rimasta. Non aveva idea del perché non fosse tornato normale, ma aveva davvero paura che significasse che la Maledizione non era andata via del tutto, che la bestia fosse ancora dentro di lei.
《Tutto bene?》 Le chiese di colpo Zevran.
《Si si, non preoccuparti. È stata… un’esperienza pesante.》 
L'antivano annuì con il suo solito sorriso sornione. 《Se ti può consolare, se ti unirai a noi vedrai cose ben più incredibili dei lupi mannari! Iselen mi ha raccontato un paio delle loro avventure e lasciami dire che persino io sono rimasto impressionato.》
La ragazza alzò gli occhi al cielo, però… l’idea di andare con loro attirò la sua attenzione. Quando era arrivata nella foresta, vi si era rifugiata solo per sfuggire alle guardie che le stavano dando da caccia; non aveva idea di che cosa avrebbe fatto dopo, ma di sicuro essere morsa da un lupo mannaro e aiutare un gruppo capitanato da Custodi Grigi a spezzare la Maledizione non faceva parte dei suoi piani.

Però doveva ammettere che combattere con loro era stato emozionante. Appena aveva messo piede nella foresta, aveva capito che non sarebbe più tornata all'enclave e ora ne era più che certa. Nonostante tutto quello che era accaduto, non si era mai sentita così… viva prima d'ora.
L'idea di ritornare ad abbassare la testa senza mai poter dire ciò che pensava, e lavorare ogni giorno sopportando le occhiate di superiorità degli umani le faceva ribrezzo.
In quel momento invece si sentiva leggera. Non solo si era liberata del maleficio, ma aveva anche contribuito a salvare i Cacciatori Dalish, seppur avesse avuto intenzione di farlo tentando di uccidere gli ex Lupi Mannari e arrivando quasi ad attaccare Leliana nel frattempo.


Osservò la rossa camminare poco più avanti, aggrottando le sopracciglia. Le aveva già chiesto scusa, ma temeva che ci sarebbe voluto molto più tempo per spingerla a perdonarla davvero. In fondo, l’orlesiana si era fidata e l'aveva aiutata, mentre lei aveva rischiato di sbranarla.
Emise un sospiro. Avrebbe dovuto parlarle al più presto.


**


Giunsero all’accampamento in poche ore, furono accolti con molti ringraziamenti e urla di giubilo da parte dei Dalish, che li stavamo aspettando al confine. A quanto pareva, appena Zathrian aveva sciolto la Maledizione i cacciatori, ormai sul punto di crollare, si erano sentiti subito meglio.
Ci sarebbe voluto ancora un po' perché la situazione tornasse alla normalità, avevano ancora bisogno di cure e riposo, ma più di un elfo li ringraziò per aver salvato un suo genitore, un fratello o una sorella oppure un coniuge o un amico. 
Runaan però gli ignorò tutti, correndo verso la Prima del Clan, Lanaya, rimasta distante dai festeggiamenti, mentre Sten portava con sé Iselen Svenuto.
《È grave. Gli serve aiuto, in fretta!》 Disse concitato alla maga, che li portò tutti nella tenda del Guardiano, l'unica grande abbastanza per ospitarli, senza dire una parola.

L’elfo dalla pelle scura fu deposto delicatamente da Sten sul terreno, dove la magainiziò lentamente a guarire i danni interni coi suoi poteri. Era gonfio, livido e aveva perso moltissimo sangue dalle ferite《Cosa è successo in quelle rovine?》 Domandò all'altro Dalish.
《Zathrian lo ha attaccato.》 Disse l'altro Dalish, abbassando lo sguardo. 《Lui, Zevran e Leliana avevano capito che qualcosa non andava con i Lupi mannari e loro ci hanno parlato dei figli di Zathrian e di come lui abbia creato la Maledizione. E quando ci ha raggiunti, ha visto che alcuni di noi non volevano prendere il cuore e siamo stati costretti ad attaccarlo per evitare che ci uccidesse tutti quanti.》

La ragazza abbassò gli occhi, e il custode ebbe l’impressione che stesse per piangere, ma si limitò ad annuire e basta. 《Ho sentito ciò che ha fatto. La sua magia si estesa tramite il Velo. Ha spezzato la Maledizione vero?》
Morrigan annuì. 《Si. Ha liberato lo spirito con cui aveva generato Zannelucenti ed entrambi sono andati incontro alla morte.》
Lanaya su morse il labbro, gli occhi lucidi. 《Già da tempo sospettavo che lui potesse avere qualcosa a che fare con i Lupi, ma ho sempre pregato di sbagliarmi. Non posso credere che fosse davvero lui l’artefice di quella Maledizione, ne che potesse provare tanto odio. Per me era come un padre. Mi ha salvata lui dagli schiavisti, lui mi ha reso una vera Dalish.》

《Se ti può consolare, era in pace quando se n'è andato. Ha scelto di spezzare l'incantesimo di sua volontà.》 Rispose l’elfo, sapendo già che non sarebbe servito a farla stare meglio.
Lanaya aveva lacrime che scendevano lungo le guance. 《Una volta mi aveva detto… che gli ricordavo sua figlia, e che lo rendevo fiero. Diceva che il Clan sarebbe stato al sicuro con me se mai gli fosse accaduto qualcosa di brutto. Ma non credevo che sarebbe successo senza preavviso. Prendere il suo posto… mi sembra un crimine.》 Il tono della sua voce stava iniziando ad incrinarsi. 
L'idea di diventare Guardiana non l'aveva mai nemmeno sfiorata, che ormai non sapeva davvero come avrebbe dovuto reagire. Zathrian le era sempre sembrato così… invincibile e senza tempo. Saperlo morto, seppur in pace, era un pensiero inconcepibile.

《Ci dispiace tanto, Lanaya.》 Disse Runaan abbassando gli occhi. Aveva quasi sperato che la ragazza perdesse le staffe ed iniziasse ad urlare che lo aveva ucciso, piuttosto che assistere quella reazione. 《Se potessi fare qualcosa…》
《È stata una sua scelta, questo basta per me.》 Lo interruppe lei, asciugandosi gli occhi. 《Tutto il rancore che provava lo ha tormentato per secoli, almeno ora può stare coi suoi figli. E questo… questo è ciò che voleva. Spero che abbia trovato la felicità.》 

Il Dalish annuì, il cuore pesante per il senso di colpa, guardando poi Iselen. Il torace del ragazzo era ancora livido per il colpo, si ricordava ancora il suo delle sue costole rotte, e il suo viso si stava sgonfiando grazie alla magia della Dalish, ma c’erano ancora degli ematomi sul lato del viso. 《Si riprenderà vero?》
Lanaya annuì rapidamente. 《Per fortuna le costole fratturate non hanno intaccato il polmone, altrimenti sarebbe già morto, ma ha perso molto sangue. Avrà bisogno di un paio di giorni per guarire.》

《Aiutalo, per favore.》 Disse il biondo.
La ragazza annuì, ma Leliana si intromise. 《E… per quanto riguarda il Clan? Chi dirà loro di Zathrian?》
《E, cosa altrettanto importante, i Dalish si uniranno a noi contro la minaccia del Flagello?》 Chiese Sten a braccia conserte.

L'elfa continuò a medicare Iselen, ma rivolse loro un cenno. 《Mi occuperò io di dirlo al Clan, è mio compito in quanto nuova Guardiana. E vi assicuro già da adesso il nostro supporto alla vostra causa. Il Flagello è un pericolo anche per noi Dalish e dopo tutto quello che avete fatto per aiutare i nostri cacciatori, non posso negarvi il nostro aiuto.》
Runaan annuì. 《Vi ringraziamo, Guardiana.》
Lei rivolse loro un altro cenno col capo, lasciando che uscissero dalla tenda e tornando ad occuparsi del mago svenuto.


**


Una volta usciti, Aida si recò accanto al fuoco, cercando riparo dagli sguardi curiosi che molti le rivolgevano e osservando attentamente il campo attorno a lei. Ora che la Maledizione era stata spezzata il campo era pieni di vita. Le avevano dato un'armatura di cuoio scuro, un magnifico arco e una faretra colma di frecce come ringraziamento. Solo che, in mezzo a quegli elfi sorridenti che parlavano e ridevano dopo tanto terrore, si sentiva fuori posto.
Quando era fuggita, aveva pensato di cercarli e chiedere loro rifugio, ma si rendeva conto di non essere una Dalish. Si chiese se anche sua madre, cresciuta tra loro prima di incontrare suo padre, avesse vissuto così, cacciando nei boschi e girando il mondo in lungo e in largo con la sua famiglia. Magari aveva anche lei degli amici a cui aveva dovuto dire addio per sposarsi.

Per un solo istante immaginò come sarebbe stato nascere tra loro, piuttosto che nell’Enclave. Avere la libertà di tirare con l'arco quando voleva, divertirsi con le battute di caccia e poter dire ciò che pensava, non dover essere costretta a incontrare mostri come Vaughan, ma accantonò quel pensiero.
Non avrebbe mai conosciuto Shianni o Soris se fosse cresciuta tra Dalish, e probabilmente non avrebbe nemmeno saputo chi fosse suo padre. E poi… tutta quell'esperienza le aveva fatto vedere che anche quei guerrieri che avevano popolato le sue storie preferite erano proni all’odio, alla debolezza e alla vendetta, anche se lei non aveva proprio il diritto di giudicare.

《Te la sei cavata piuttosto bene per essere una orecchie piatte.》 Disse Runaan, sedendosi accanto a lei davanti al falò.
《Non credo di reggere il confronto con uno che caccia e combatte da una vita intera, specie se un custode grigio.》 Rispose lei, guardandolo di sottecchi 
Il biondo emise uno sbuffo. 《Già, non che possa fare molto per la seconda parte.》
L'altra lo guardò con curiosità e Runaan sbuffò. 《Non ho scelto di essere un custode. Il bastardo che mi ha reclutato mi ha trascinato via dal mio Clan a forza e ha pure avuto il coraggio di tirare le cuoia, insieme al resto del suo dannato ordine. Così, io mi sono ritrovato a dover rimettere le cose a posto in questo dannato Paese con Iselen e uno Shem cretino di nome Alistair, gli ultimi custodi. Ma adesso ho fatto un casino e il mio amico mi manderà a quel paese appena si sveglierà. Non che possa dargli torto.》 

Aida lo guardò, mordendosi la guancia. Ora che lo osservava bene, era facile intuire che fosse più giovane di lei. Non poteva avere più di diciannove anni, eppure aveva già il destino del mondo addosso.
《Anche io ho fatto uno sbaglio enorme. Leliana mi ha aiutata quando avrebbe potuto uccidermi e io…》
《Almeno tu puoi restare qui e rifarti una vita.》 Rispose il Dalish. 《Sai lottare e hai un buon istinto. E tua madre era del Popolo. Ti accoglierebbero.》


Aida si guardò un secondo intorno, ma scosse la testa. 《Per molto tempo l'ho desiderato, ma Non sono una di loro. Anche senza la Maledizione… non sarei mai stata una vera dalish. Però non sono nemmeno più una semplice elfa dell'enclave che spera di racimolare abbastanza denaro per permettersi una bella casa e una vita serena. In questo momento non ho e non sono nulla.》 Ripensò per un secondo alle parole di Zevran. 《Anche per questo vorrei venire con voi.》

Runaan la guardò. 《Dovrai combattere contro la prole oscura se verrai con noi, il che non è una bella esperienza, e ci sono molti altri umani che viaggiano nel nostro gruppo.》

L'altra annuì. 《Sono pronta ad aiutare.》
Il Dalish annuì con un lieve sorriso. 《Allora, benvenuta tra noi.》


**


Due giorni dopo, Runaan era in piedi davanti alla tenda della nuova Guardiana, le dita strette nervosamente tra di loro.
Lanaya aveva dato la notizia della morte di Zathrian solo il giorno prima, quindi l’atmosfera del Clan era di lutto, e poteva capire perché alcuni Dalish non fossero più così felici di vedere lui o i suoi compagni, ma la maga aveva assicurato loro che li avrebbero aiutati contro il Flagello.
Ormai anche lui e gli altri erano pronti a ripartire verso Denerim. Mancava solo Iselen, che era rimasto sotto le cure della Guardina per guarire dalle ferite che gli aveva inferto Zathrian.

Emise un verso frustrato davanti alla sua stessa esitazione. Aveva commesso un grosso sbaglio, quindi era giusto che ne subisse le conseguenze, eppure aveva davvero paura che l’altro elfo lo mandasse al diavolo.
《Sai qual è la cosa che più ammiro di te?》 Domandò Morrigan, sbucata di colpo alle sue spalle. 《Che dai la tua fiducia e il tuo rispetto alle persone che dimostrano la propria utilità, come abbiamo fatto io, Iselen e Sten. Ma hai anche il difetto di permettere al senso di colpa di offuscare il tuo giudizio.》
《Sono stato un idiota.》 Ammise il Dalish. 《Avrei dovuto dare retta a lui e Leliana. Tu, poi, avevi capito fin da subito cosa aveva fatto Zathrian vero? È per questo che lo hai attaccato.》

La maga annuì. 《Ho compreso tutto appena ho visto il tempio e i lupi. Ma Il tuo errore non è stato dargli retta, è stato colpevolizzarti per cose su cui non avevi controllo. Zathrian ha usato questo per manipolarti. E ciò dimostra quanto sia inutile il rimpianto. Non serve continuare a guardarsi indietro. Hai fatto un errore e non si può tornare indietro, solo andare avanti. È una delle prime cose che Flemeth mi ha insegnato. Inoltre, Iselen non È Alistair: ti ascolterà.》
A Runaan scappò una risata. 《Grazie Morrigan.》
Lei tirò fuori un ghigno compiaciuto, allontanandosi elegante come al solito.


Il Dalish rimase un attimo a guardarla, prima di prendere un bel respiro ed entrare dentro la tenda. Voleva almeno provare a chiedere perdono al suo amico. Fortunatamente, In quel momento Lanaya non c'era, e il mago era seduto sul letto con una grossa fasciatura sul petto e con Invel accucciato accanto.
Il suo viso non era più gonfio, restava solo un leggerissimo segno verdastro del livido quasi guarito, e quando si girò verso di lui, i suoi occhi scintillarono vigili. 《Runaan. Cosa ci fai qui?》
《Sono venuto a vedere come stai.》 Rispose il Dalish, cercando di non farsi scoraggiare dal tono gelido dell'altro elfo. 《E soprattutto per domandarti perdono per quello che ho fatto in quelle rovine.》

Il mago si voltò a guardarlo, gli occhi sottili come fessure, però non disse nulla ed Invel uggiolò. Non presagiva nulla di buono.
Runaan interpretò il silenzio come un invito ad andare avanti. 《Ir Abelas, Lethallin. È stata tutta colpa mia. Mia e della mia dannata testardaggine. Tutto quello che tu, Zevran e Leliana avete detto era vero, ma io volevo essere arrabbiato a tutti i costi e vendicarmi su qualcuno, anche se i Lupi non c’entravano niente, e tu sei stato ferito per questo.》
《Riguarda sempre Tamlen, vero? È qui che lui…》 Chiese Iselen, e il Dalish annuì suo malgrado. 

Tutto in quel campo gli ricordava la vita che aveva perso, gli amici che aveva lasciato indietro e soprattutto quello che non aveva potuto salvare. Quel posto sapeva di casa, ma era anche fonte di disperazione. Forse anche per questo aveva scelto di ignorare i segni della vera natura dei lupi mannari.
《Non sono riuscito ad aiutarlo. Avrei dovuto trascinarlo via da quello specchio e invece ho lasciato che lo prendesse. Quando ho visto i cacciatori… ho pensato, stupidamente, che questa fosse la mia sola occasione per rimediare a ciò che è successo. Però la verità è che volevo scaricare la mia collera. Ma Non avrei mai voluto che tu venissi ferito.》
《Il motivo per cui sono arrabbiato non è perché sono stato ferito.》 Lo fermò Iselen, toccandosi la fasciatura. 《Ti ho visto puntarmi addosso i coltelli, ma ero certo che non avresti attaccato. Io sono arrabbiato perché hai preferito dare retta ad una persona che ti ha mentito fin dal principio piuttosto che a noi. Ed è una cosa che non riesco a spiegarmi. So che sei intelligente. Testardo e coraggioso ai limiti del suicidio, ma intelligente e anche nobile. Hai riconosciuto il valore di tutti noi anche se non siamo Dalish. Hai detto che ti fidavi di me. Ed è per questo che non capisco perché tu gli abbia dato retta.》


Runaan poteva sentire il peso della stupidaggine che aveva combinato diventare sempre più grosso. E il fatto che Iselen sembrasse calmo come sempre e non gli stesse urlando addosso tutto il suo disprezzo in qualche modo lo rendeva peggiore. Soprattutto perché aveva ragione.
Lui aveva capito che Zathrian gli aveva mentito, ma era andato avanti per la sua strada. E ormai temeva di non averlo fatto per Tamlen, o per i cacciatori. Forse li stava usando come scusa per gettare una punizione agli altri, per vendicarsi di essere diventato un custode e per ciò che doveva sopportare adesso.

《Mi dispiace Iselen. Io… io mi fido di te. Hai dimostrato quanto vali fin da prima di arrivare ad Ostagar e sei l’unico vero custode grigio tra noi. Sei l'unico che merita il titolo. E riguardo al perché io abbia ascoltato Zathrian… lui mi ha ricordato me stesso e la storia dei lupi mannari hanno riportato a galla troppi brutti ricordi. Pensavo che forse… se li avessi affrontati e uccisi, sarei stato meglio.》 
Si rendeva conto di quanto egoista potesse suonare quella giustificazione. Non era mai stato bravo ad ammettere i suoi errori, ma non sapeva come spiegarlo in un altro modo. Aveva davvero pensato che magari, se avesse compiuto la vendetta di Zathrian, anche lui avrebbe trovato un po' di sollievo dal rimpianto e la nostalgia.
Iselen sospirò. 《Posso capirti, Runaan. In realtà… io fingo di avere il controllo di me stesso. Da quando ho perso Solona, mi sono sentito un vero fallimento in tutto. E se potessi uccidere Uldred altre mille volte, lo farei volentieri, e lo stesso vale per Gregoir. Inoltre, se tornassi alla torre finirei per avere un crollo nervoso ormai, ne sono certo. Ma so che non ignorerei mai i tuoi suggerimenti pur di farlo.》

Runaan abbassò la testa. 《Per un secondo ho pensato di attaccare, lo ammetto. Ma quello che hai detto… mi ha fatto capire che uccidere i lupi non mi avrebbe aiutato. Non come speravo. E non era mia intenzione farti del male, lo giuro. E spero… che continuerai a viaggiare con noi.》
Non si sarebbe davvero sorpreso del contrario. Anche se era un custode grigio, l’unico decente su cui potesse contare il Ferelden, Iselen aveva subito una perdita enorme da poco, e ora era stato ferito a tradimento per colpa sua. Aveva anche ammesso di non stare bene emotivamente da quando aveva perso Solona e aveva dovuto dire addio a Neria. Sarebbe stato comprensibile se avesse voluto andarsene via e lasciarsi tutto quel dolore alle spalle.

Il viso del mago si ammorbidì per un secondo, e gli fece segno di avvicinarsi. 《Sono ancora molto arrabbiato con te, e non mi passerà in fretta sappilo, ma Non ho intenzione di lasciarti solo. Soprattutto Non con un Flagello in corso. La cosa di cui ho bisogno è tempo. Tutto quello che è successo dopo la torre… mi ha prosciugato: non ho avuto il tempo di metabolizzare il tutto. E pensare a Solona… fa molto male.》 Disse, mentre gli occhi gli si inumidivano un poco. 《Jowan poi è ancora prigioniero e Neria è tornata al Circolo di sua volontà per proteggere I maghi. E saperli così lontani, forse in pericolo… è orribile. E dopo quello che è successo nelle rovine… ho bisogno di tempo per capire come mi sento. Ma sappi che dovrai dimostrarmi che mi posso ancora fidare di te. E anche per quello ci vorrà un po'.》
Il biondo annuì, sentendo il groppo che aveva in gola sciogliersi un po’. Almeno c'era la possibilità di rimediare all’errore. Sperava davvero di riuscirci. E chissà, forse Morrigan aveva ragione. Magari anche lui avrebbe trovato un po’ di pace se avesse smesso di permettere al passato di tormentarlo così tanto.
《Grazie, Iselen. Io… ti lascio riposare adesso.》 Disse, uscendo dalla tenda.

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Capitolo 20
*** La Verità ***


Persephone stava avanzando insieme agli altri sulla strada del Re da un paio di giorni. Ormai Mancava davvero molto poco per raggiungere Denerim, ma lei non si sentiva affatto tranquilla.
Avevano lasciato Iselen, Invel, Runaan e Leliana nella foresta, insieme ad una Strega, un Qunari e un Assassino ad affrontare una minaccia sconosciuta in una foresta infestata di spiriti. Le era parsa fin da subito una pessima idea, anche se non avevano molta scelta.
 
Erano troppi per andare nei boschi insieme e le era bastato vedere le facce di Micah e Aura e tutti i problemi che avevano avuto per capire che non avrebbero potuto combattere al meglio in un ambiente simile. Inoltre, dovevano trovare Fratello Genetivi al più presto: senza le sue ricerche, trovare le ceneri sarebbe stato impossibile. Sperava solo che i loro compagni tornassero indietro tutti interi.


Cerere la colpì dolcemente sul retro della gamba, attirando la sua attenzione con un guaito preoccupato. Lei sapeva sempre quando si sentiva preoccupata.
La ragazza sorrise e le accarezzò la testa fulva dolcemente. 《Tranquilla, amica mia. Va tutto bene.》
La mabari non sembrava convinta, lo capiva perché teneva l'orecchio piegato, Però entrambe notarono che Alistair si era avvicinato. Sembrava nervoso. 《Ehm… ascolta Persephone, potrei chiederti una cosa? Mi servirebbe un… un favore.》

La ragazza alzò un sopracciglio, ma annuì. Il Custode Era stato molto taciturno e cupo per tutto il viaggio, cosa alquanto inusuale per lui, ma Wynne le aveva parlato delle visioni in cui il demone della pigrizia li aveva intrappolati. E purtroppo non erano ancora riusciti a risvegliare Arle Eamon dal suo sonno magico, perciò era comprensibile che fosse così giù di morale.
Sapeva che il signore di Redcliffe era come un padre per il ramato, si era preso cura di lui come se lo fosse, e non aveva voluto immischiarsi troppo chiedendogli di parlarne. Sapeva meglio di molti quanto certi argomenti potessero rivelarsi spinosi: lei non aveva detto una parola per giorni dopo la morte della sua famiglia. Quindi doveva dirle qualcosa di importante. Però… in quel momento non sembrava più così cupo, solamente nervoso.
Infatti la prese da parte, mordendosi il labbro. 《Ascolta… io… alla Torre, come sai, ho visto delle… delle cose. E questo mi ha fatto pensare. Quando andremo a Denerim… c'è una persona che vorrei incontrare. E mi piacerebbe che tu venissi con me.》
《E chi è? Un amico?》 Chiese la ragazza, non riuscendo a trattenere la curiosità. Era la prima volta che il ragazzo menzionava qualcuno all’infuori dei membri del loro gruppo, eccetto il suo mentore Duncan e Teyrn Loghain.

Alistair scosse la testa. 《Non proprio. Lei è… è mia sorella. Beh, sorellastra. Abbiamo la stessa madre. Il suo nome è Goldanna e non penso che lei sappia della mia esistenza, ma vive a Denerim e dopo ciò che ho visto nell'Oblio, ho pensato che non potesse fare male se… provassi a presentarmi, giusto?》
Persephone sentì la tensione sciogliersi e annuì subito con un sorriso rincuorato. 《Non hai bisogno di avere paura di chiedermelo. Se vuoi aiuto a parlare con tua sorella, conta pure su di me.》


Il ragazzo arrossì fino ai capelli: non credeva che avrebbe detto si, ma era davvero sollevato che la corvina avesse accettato. Cerere scodinzolò felice nel vederli sorridere e Micah dietro di loro soffocò le risa
《Quel ragazzo deve solo tatuarsi la parola “disperato” in fronte per essere più ovvio di così.》 Sghignazzò, mentre Aura alzava gli occhi al cielo, divertita, e Wynne la guardava con uno sguardo simile a quello di una madre esasperata.
《È molto meglio stare attenti. Simili relazioni possono rivelarsi pericolose sul campo di battaglia.》

《E Rilassati un po’. Che male c’è se si fanno una sana scopata? Hanno entrambi bisogno di allentare la tensione.》 Rispose Micah. La maga non le dispiaceva: era una donna determinata, forte e anche piuttosto sveglia e vigorosa per una della sua età: una tosta insomma. Però a volte aveva un atteggiamento troppo da maestrina per i suoi gusti.
Wynne alzò un sopracciglio, ma si ammorbidì. 《Fidati ragazza mia, so bene cosa significa essere giovani e impulsivi. Ma lui, Iselen e Runaan sono Custodi grigi. Hanno un compito verso il mondo, un dovere a cui non si possono sottrarre e da cui non devono essere distolti. Purtroppo è la dura verità.》

Micah sbuffò, ma Aura annuì, sovrappensiero. Responsabilità. Quella parola aveva scandito la sua vita fin da bambina: come principessa, guerriera e sorella, aveva delle responsabilità verso Orzammar, la sua famiglia e i nani. Aveva sempre dovuto dimostrare di essere all'altezza di un figlio maschio in tutto quanto, non aveva mai avuto il lusso di mostrarsi debole o insicura, ma per come stavano le cose in quel momento, tutti i suoi sacrifici erano stati buttati al vento.
La superficie non le dispiaceva, era molto diversa dalle storie dei loro antenati e nonostante tutta la dannata pioggia e la neve che le erano cadute addosso era felice di esserci arrivata. Aveva scoperto un nuovo mondo, ma Nelle ultime settimane, da quando Persephone aveva raccontato cosa era accaduto alla sua famiglia, aveva pensato sempre più spesso alla sua casa, da cui era dovuta fuggire come una ladra per colpa di Bhelen, quando avrebbe dovuto essere lei ad accusarlo di tradimento.

Strinse I pugni al solo pensiero del fratello. Si la superficie era un luogo piacevole, ma non poteva dimenticare che l'unico motivo per cui si trovava lì era perchè la sua città la credeva una fratricida. Ma non avrebbe permesso che finisse così: Ormai l'unica responsabilità che riconosceva era quella di smascherare gli inganni di suo fratello davanti a tutti. Le aveva tolto tutto ciò per cui aveva lavorato per una vita: il suo ruolo, il suo onore, persino la sua armatura e l'aveva costretta a fuggire e rifugiarsi nel Karta pur di salvarsi dall'esecuzione. Il suo rancore per lui bruciava ancora come mesi prima. E faceva male quasi quanto il pensiero di non aver nemmeno potuto salutare suo padre o dirgli addio.

Chissà che avrebbe detto nel vederla in superficie o nel sapere che quel luogo le piaceva e che aveva lavorato per il Karta senza neanche fare troppe storie. Probabilmente ne sarebbe stato costernato, ma lei avrebbe sopportato il suo sguardo deluso se avesse potuto vederlo ancora.


Sospirò di fronte a quei pensieri, ricominciando a riflettere attentamente. Non aveva ancora detto ai suoi compagni di essere la figlia del Re dei nani: era rimasta sul chi vive fin da quando li aveva conosciuti, nel caso ci fossero spie, ma Ormai sapeva di potersi fidare. Erano brave persone, anche Micah si era rivelata migliore del previsto, però non aveva idea di come dire loro di essere una principessa.
Sapeva che avrebbe dovuto rivelarglielo prima o poi, dopotutto era logico che, una volta risolta la situazione di Arle Eamon, la loro prossima destinazione sarebbe stata Orzammar per chiedere aiuto alla sua gente contro il Flagello, quindi lo avrebbero scoperto ed era meglio che fosse lei a dirglielo e non uno sconosciuto. Anche perché lei non aveva la minima intenzione di lasciare il trono a quel traditore di Bhelen. Aveva intenzione di riprenderselo.
Anche a costo di misurarsi con il consiglio dei Deshyr e rischiare una condanna, avrebbe provato la sua innocenza e l'avrebbe fatta pagare a Bhelen per quello che aveva fatto a Trian, al loro padre, a lei e all’onore della loro stirpe. Però non avrebbe potuto farlo senza delle prove e soprattuto dei sostenitori che la aiutassero.

Conficcò le unghie nei palmi delle mani fino a farsi male per non far vedere cosa le stava passando per la testa, doveva essere paziente ed ragionare a mente fredda. Prima di tutto aveva bisogno di raccontare ai suoi compagni la sua storia e aiutarli a raccogliere alleati contro il Flagello e poi avrebbe dovuto cercare un aiuto da delle famiglie di nani di superficie che godessero di una certainfluenza commerciale anche ad Orzammar per sostenere le sue accuse ed evitare di venire arrestata appena rimesso pide in città. Conosceva troppo bene l'assemblea per non sapere che avrebbero trovato mille cavilli per condannarla se non fosse stata preparata. Ma la voce di Alistair la distrasse da quei pensieri.
《Siamo quasi arrivati!》 Esclamò trepidante, osservando le alte mura della capitale del Ferelden farsi sempre più grandi e vicine, e coprendosi la testa col cappuccio del mantello che indossava.
Sia lui che Persephone avevano pensato che fosse una buona idea nascondere il proprio viso, dato che la taglia che pendeva sulle loro teste faceva gola a ben più che comuni criminali, e Aura aveva approvato. Avevano già abbastanza guai a cui pensare.


Più che altro, lei e Micah non potevano trattenere un guizzo di curiosità. Fino ad ora avevano visto città alquanto semplici lì in superficie, anche Redcliffe, che aveva dimensioni notevoli, non aveva niente a che vedere con gli enormi palazzi di Orzammar e le imponenti cascate di Lava che scorrevano attraverso la città, perciò erano curiose di vederecome fosse la capitale. Chissà fino a che punto poteva spingersi l'architettura umana.
Peccato che non fu lo spettacolo interessante che si erano aspettate: appena varcate le porte, videro una città più grande di molte altre, cintata da alte mura, ma composta da strade sterrate costellate di edifici di mattoni o legno, ma anche sulle vie più importanti, anch'esse polverose, si potevano vedere chiaramente figure losche che si aggiravano in cerca di prede, nobili che sembravano lamentarsi per qualsiasi cosa contro le guardie o i loro servitori e persino prostitute a caccia di clienti. Le ricordava le vie che univano il distretto comune con quello della polvere.


Anche Persephone non sembrava esattamente impressionata. 《Non ero mai stata a Denerim prima. Devo ammettere che Me l'aspettavo diversa.》 Commentò suo malgrado.
《Ahhh, non prenderla così.》 Rise Alistair. 《È solo una città molto… varia. Ti assicuro che una volta che ti ci abitui non è affatto male vivere qui. Eccetto quando i ladri cercano di entrare in casa.》 Scherzò.

《Ehi, un’opportunità si deve cogliere.》 Rispose Micah con un'espressione sorniona, slacciando senza farsi vedere il borsello pieno di monete di un uomo che si era avvicinato troppo e facendolo sparire dentro la casacca senza smettere di sorridere.
Wynne scosse la testa, ma poi si rivolse a Persephone. 《Se ho ben capito, tu e Alistair avete intenzione di recarvi a cercare una persona che vive qui, giusto?》 Chiese e la ragazza annuì. 

《Perfetto. Allora mentre voi sarete via, noi cercheremo la casa di Fratello Genetivi e vi aspetteremo lì per chiedergli della sua ricerca.》 Disse con tono pratico, avviandosi con le due nane e Cerere, a cui la padrona aveva detto di ubbidire alla maga. Non voleva che l'esuberanza spesso eccessiva della sua mabari spaventasse in qualche modo la sorella di Alistair.


Il custode cercò di dire qualcosa alle loro compagne, ma poi lasciò perdere, guardando le abitazioni attorno alla piazza, puntando gli occhi su una casa di legno piuttosto piccola e sgangherata sul lato più esterno.
La mora gli toccò una spalla con fare incoraggiante. 《È quella la casa di Goldanna?》 Chiese e lui annuì.
《Allora andiamo.》 Disse, bussando alla porta.

《Chi è?》 Chiese una voce femminile, mentre sulla soglia compariva la figura di una donna dall'aspetto stanco. Aveva delle vistose occhiaie sotto gli occhi, i lunghi capelli ramati pendevano poco oltre le spalle e le sue guance erano smunte e pallide.
《Ehm… Buongiorno.》 Saluto Alistair nervoso.

《Siete qui per farvi lavare dei panni? Sono tre pezzi di rame per cesto e non fatevi fregare da Natalya, vi deruberà.》 Disse, facendoli entrare, ma guardandoli meglio si rese conto che non erano lì per il bucato. 
Alistair prese coraggio.  《Voi siete Goldanna giusto? È un vero piacere conoscervi. Il mio Nome è Alistair e credo… Credo proprio di essere vostro fratello.》 Disse, accarezzandosi la nuca con aria impacciata.

La donna strabuzzò gli occhi. 《Il mio che cosa?! Sentite, se questo è uno scherzo, andatevene. Non ho tempo per queste sciocchezze.》
《No. Per favore, Ascoltate ciò che ha da dire. Non vi stiamo prendendo in giro.》 Disse Persephone, cercando di intercedere per il ragazzo, che stava diventando sempre più rosso per il nervoso. Quella conversazione non era iniziata nel migliore dei modi.

Il ramato le rivolse un sorriso grato, prima di tornare a parlare con la donna. 《Vostra madre lavorava nel castello di Redcliffe prima di morire vero? Io ero…》
Goldanna sbarrò gli occhi. 《TU! Non è possibile! Avevano detto che il bambino era morto con mia madre! Maledizione! Sapevo che stavano mentendo!》 Ringhiò furente, squadrando il custode da capo a piedi col volto paonazzo per la rabbia.

《Vi avevano…? Chi vi ha…?》
《Quelli al castello! Avevo detto all’arle e al Bann di chi era il bambino, ma loro e le loro guardie mi hanno dato una moneta d'oro per zittirmi e mi hanno mandata via!》
La corvina rivolse alla donna uno sguardo confuso. Come faceva lei a sapere di chi era figlio? Alistair le aveva detto di essere cresciuto al castello e di non sapere chi fosse suo padre, ma che sua madre era una servitrice che lavorava lì prima di morire. Perché avrebbe dovuto mentire sull’identità del suo genitore?


Il custode intanto sembrava essere rimasto senza parole, guardando Goldanna con un’espressione mortificata e sorpresa. 《No, io… mi dispiace. Il bambino non era morto. Sono vivo.》
L'altra lo guardò furibonda. 《E questo dovrebbe importarmi!? Non sei stato altro che la causa di tutti i miei tormenti! Mi hai portato via mia madre e per colpa tua e di tuo padre sono finita a morire di fame qui! Quella moneta non è durata e quando ho tentato di ritornare al castello, mi hanno sbattuta per strada!》
Lo disse con un tono talmente pregno di collera da far storcere il naso a Persephone. Anche se capiva il dolore di aver perso la madre, come poteva incolpare qualcuno che ai tempi era solo un bambino?!


La ramata avanzò furiosa verso il ragazzo, gli occhi che mandavano lampi, ma la corvina si frappose tra loro con un'aria altrettanto dura. Non si era aspettata un simile sviluppo: ovviamente pensava che la donna sarebbe stata confusa e sospettosa, ma non che li aggredisse. Però non aveva intenzione di permettere a quella megera di aggredire Alistair in quella maniera. Se lo avesse saputo, avrebbe portato Cerere per tenerla lontana. Come diamine facevano quei due ad essere fratelli!? 《La disgrazia di vostra madre Non è stata colpa sua. Era solo un neonato!》
《E chi nel nome del Creatore sei tu?》 Sputò Goldanna In tono velenoso. 《Una delle sue tante sgualdrine che spera di avere ricchezze e agiatezze andandoci a letto!?》 Quell'uscita la lasciò ancora più persa. Di quali ricchezze stava parlando!?

《Ehi, non parlarle così!》 Si intromise Alistair, frapponendosi tra le due con aria ferma. 《Lei non è quel tipo di persona. È una donna coraggiosa e intelligente, che mi ha aiutato a salvare il villaggio di Redcliffe!》
L'altra arricciò il naso con aria di sufficienza. 《Giusto. Chi posso mai essere io per confrontarmi con te e con la tua nobile amica. Rispetto a voi sono niente, proprio come mia madre quando tuo padre l'ha stuprata. Avrei dovuto dirlo a tutti, ma sono stata un’idiota.》

《Dire che cosa!?》 Esclamò la corvina, spazientita
《Che è il figlio di Re Maric, Maledizione!》 Sbraitò Goldanna, rivolgendo uno sguardo di puro astio verso Alistair, mentre Persephone impallidiva.
Re Maric. Alistair era figlio di re Maric. Lo stesso re Maric che aveva respinto gli Orlesiani, il salvatore del Ferelden, il migliore amico di Loghain e il regnante leggendario che aveva reso il loro paese una potenza in grado di camminare a testa alta nel Thedas. Era davvero possibile che Alistair fosse suo figlio!? 
No, doveva essere uno scherzo. Era solo un’accusa infondata di quella orribile donna. Doveva essere così. Lui aveva detto di non sapere chi fosse suo padre, di non averlo mai conosciuto. Non le avrebbe mentito su una cosa simile... giusto?

Si voltò verso di lui, aspettandosi una conferma, ma il ragazzo era rimasto a bocca aperta, gli occhi sgranati di terrore e lei sentì lo stomaco sprofondare. Osservò meglio il suo volto e così notò finalmente le somiglianze: gli stessi occhi, la stessa mascella definita, il naso ben disegnato e dritto… era quasi identico al Sovrano da giovane.
Si sentì come se le avessero appena dato un pugno nello stomaco. Aveva visto più volte dei ritratti di re Maric nei libri di storia, eppure non si era resa conto di star parlando con suo figlio. La verità era lì davanti a lei, ovvia fin dal primo momento, e non si era accorta di niente! 

Ora capiva il motivo di certe prese in giro che Morrigan, Runaan e Micah gli avevano rivolto, o come mai Iselen e Wynne sembrassero sempre così assorti  e pensierosi mentre guardavano il giovane custode.


Quest'ultimo le rivolse uno sguardo mortificato, anche lui pallido come un cencio. Sembrava volesse essere ovunque, tranne che lì. 《Mi… mi dispiace Persephone, giuro che non volevo… io… io non cercavo di…》
《Ah, quindi le hai mentito su chi sei.》 Andò avanti Goldanna, imperterrita. 《Sei più simile a tuo padre di quanto pensassi. Approfittate degli altri senza darci peso, come lui ha fatto con mia madre. E' morta solo per colpa vostra.》


Il Ramato abbassò lo sguardo, desiderando svanire. Avrebbe voluto che un buco comparisse sotto i suoi piedi e lo inghiottisse. Era stato un vero idiota a pensare che Goldanna lo avrebbe accettato a braccia aperte come era successo nell'Incubo alla torre. Nessuno sano di mente lo avrebbe fatto! Per lei lui non era niente. Meno che mai un fratello.
Alla fine, era come diceva Runaan: lui era un povero sciocco che viveva di fantasie, incapace di comandare o prendere decisioni. E al momento anche solo guardare Persephone lo stava facendo vergognare come un ladro perché, per quanto cattive, le parole della sorella erano vere. Lui le aveva mentito.


《L'unica cosa che potresti fare sarebbe ripagarmi per tutto quello che mi hai fatto e tolto! Ho tre figli da sfamare io. E altrimenti, se non hai nulla, vattene via. Per quanto mi riguarda, io non ho fratelli.》
Il custode poteva sentire un velo di lacrime sugli occhi, l'umiliazione e la delusione che bruciavano, ma l'ultima frase della donna era talmente infarcita di crudeltà e freddezza che risvegliò la corvina dallo stato di Shock in cui era caduta.

La ragazza si girò verso Goldanna, gli occhi verdi colmi di disprezzo per quell’assoluta dimostrazione di squallore. Quella donna aveva accusato Alistair di tutte le sue sfortune, anche se non era colpa sua di chi era figlio, eppure aveva ancora la faccia tosta di chiedere del denaro!? Se non avesse conosciuto Howe, avrebbe pensato che fosse la creatura più infima del Thedas.
《Alistair, andiamocene di qui.》 Disse, prendendolo per un braccio. 《Non è degna del nostro tempo.》
Il ragazzo si fece trascinare fuori senza nemmeno parlare, gli occhi lucidi e persi nel vuoto, mentre la corvina rivolgeva un ultimo sguardo disgustato all'altra donna, rischiando di dare un calcio alla porta per aprirla. Voleva andarsene da lì. Subito.


Attraversò la piazza a grandi falcate, arrabbiata con quella dannata stronza e ferita come non lo era da molto tempo per tutte le bugie sul padre del Custode a cui aveva creduto. Ancora non poteva credere di esserci cascata tanto facilmente. Di essere stata tanto sciocca da non accorgersi di nulla.
《Persephone… per favore, lasciami spiegare.》 Disse debolmente Alistair appena giunsero in una delle strade secondarie e lei lo lasciò andare con uno strattone.
《Cosa c'è da spiegare!? È chiaro che non ti fidi di me!》 Replicò lei con astio. 《Io ti ho raccontato ogni cosa. Ti ho parlato della mia famiglia, di mio fratello, di quello che Howe ci ha fatto, e tu invece…》

《Ti giuro che non è come pensi.》 Rispose il ragazzo, cercando di calmarla, ma lei andò avanti imperterrita.
《Morrigan sa chi sei. Come Micah. E di certo anche Iselen e Runaan. E forse persino Zevran. Anzi, ormai sono certa che io sia l’unica stupida ignara di tutto vero!?》

Alistair abbassò gli occhi colpevole. 《Con loro è una cosa diversa.》
《Oh si certo. Ti fidi di più di una Strega delle Selve o di un Assassino prezzolato che di me. Altrimenti perché dirlo a loro e raccontarmi frottole!?》 Ringhiò. 《Pensavo che avessi capito che non ti tradirei! Che ti puoi fidare di me!》 Non si conoscevano da così tanto, e non era da lei reagire in quella maniera: ognuno aveva diritto ai propri segreti. Ma dopo tutte le battaglie e le settimane di viaggio che avevano affrontato, pensava che avesse iniziato a vederla davvero come parte integrante del loro gruppo, come una compagna,  ma si era chiaramente sbagliata.

《È proprio per questo che non te lo volevo dire!》 Alzò la voce lui. 《Con Morrigan e tutti loro non conta di chi io sia figlio. Non gliene importa nulla se mio padre era re Maric, Runaan me lo ha detto chiaro e tondo. Ma tu… tu sei una nobile. Sai cosa significa avere sangue reale, e ora re Cailan è morto… avevo paura che se te lo avessi detto, tu saresti cambiata.》
Persephone alzò un sopracciglio, le braccia incrociate sotto il seno E gli occhi verdi che lanciavano lampi. 《Pensavi che avrei provato ad usarti come mezzo per vendicarmi di Howe o per salire al potere? Che avrei provato a renderti una marionetta nelle mie mani per governare il Ferelden?! Che sarei andata a Dirlo a Teyrn Loghain per qualche ragione!?》

L'altro scosse vigorosamente la testa. 《No! So che non sei quel tipo di persona. È solo che… quando qualcuno scopre chi sono, in qualche modo cambia. Inizia a trattarmi come se fossi chissà chi quando in realtà sono solo il figlio di una sguattera e di un uomo che voleva togliersi uno sfizio. Anche Duncan mi ha mantenuto in vita a scapito altrui. L'unico motivo per cui mi ha inviato alla torre di Ishtal era per salvarmi. Io… io sto bene con te, tu mi vedi per chi sono davvero e non mi giudichi, e non volevo che questo mio maledetto retaggio mandasse tutto in fumo.》
Persephone poteva sentire ancora la collera ribollire, ma cercò di calmarsi per un attimo. 《Alistair, io non sono quel tipo di nobile. È vero, so cosa vuol dire avere sangue reale, però Io sono prima di tutto una guerriera. E proprio per questo non ti avrei mai mancato di rispetto trattandoti diversamente. Speravo che te ne fossi già reso conto quando ci siamo conosciuti a Redcliffe. Ma abbiamo sprecato troppo tempo, andiamo.》 Disse, Avviandosi a grandi passi verso la casa di Fratello Genetivi senza nemmeno guardare chi le passava davanti.


《Persephone, mi dispiace! Aspetta!》 Le Urlò dietro il ragazzo, correndole appresso, ma lei lo ignorò.
Un po' poteva capire cosa provava Alistair, anche lei aveva più volte sperimentato sulla sua pelle come le persone cambiassero atteggiamento quando avevano a che fare con qualcuno di sangue nobile e come tutti stessero sempre cercando di ottenere favori, ma l'idea di averlo scoperto solo perché quell'orribile donna glielo aveva rivelato continuava a farla infuriare. Perchè se lei non avesse detto nulla, era sicura che nemmeno Alistair lo avrebbe fatto.
Avevano combattuto insieme, si erano guardati le spalle a vicenda e si erano fidati l’uno dell'altra in situazioni in cui le loro vite erano in gioco. Aveva anche iniziato a pensare di poterlo vedere come un caro amico e di avere la sua fiducia, di poter contare su di lui, ma si era sbagliata di grosso. Aveva pensato che forse lui sarebbe stato in grado di capirla: anche lui aveva perso delle persone che amava e la propria casa, e invece le aveva detto un mucchio di bugie!

Il ramato abbassò lo sguardo nel vederla tanto furibonda. Aveva combinato l'ennesimo disastro. Era stato un idiota a pensare che Goldanna lo avrebbe accolto nella sua famiglia, ed era stato anche più idiota a tenere segreta l'identità di suo padre a Persephone. Lo aveva seriamente detto a tutti, persino a Morrigan, ma non a lei. Sapeva cosa era successo quando Howe aveva ingannato la sua famiglia eppure lo aveva fatto lo stesso per ragioni egoiste. Non voleva perdere la sua amicizia per colpa del suo dannato sangue reale, eppure era successo lo stesso per la sua codardia. 
Runaan aveva avuto di nuovo ragione. Lui era capace solo di piantare la testa nella sabbia e cercare di ignorare ciò che lo spaventava, invece che affrontarlo.


Attraversarono la piazza con le facce scure di rabbia e senso di colpa, finché non scorsero Wynne, Micah, Aura e Cerere di fronte ad una casa di legno proprio davanti alla Locanda del nobile tormentato.
La nana bionda fu la prima ad accorgersi di loro, rivolgendo loro un cenno di saluto.
L’anziana donna fece altrettanto appena li notò arrivare. 《È andato tutto bene?》 Domandò, guardandoli attentamente in volto.
La corvina non rispose e il ramato abbassò lo sguardo, chiaro segno che nessuno dei due voleva parlarne e la maga capì subito che doveva essere successo qualcosa di brutto, lasciando perdere il discorso senza aggiungere altro.

《Sentite, mentre eravate via abbiamo chiesto in giro . Abbiamo scoperto che qui vive fratello Genetivi con il suo assistente.》 Disse Aura, indicando la casa e cambiando discorso senza fare domande, con grande sollievo dei due ragazzi.
《Quindi adesso che siete qui, possiamo vedere dove si trova questo vaso miracoloso.》  Commentò Micah con aria annoiata. Ancora si chiedeva come diavolo facessero quei matti di Redcliffe ad aspettarsi che il loro arle venisse salvato da una fiaba. Avevano già inviato altri soldati che non erano tornati e ora stavano inviando loro.
Al posto loro, avrebbe già eletto un nuovo Arle e avrebbe iniziato a fare qualcosa di concreto per fermare il Flagello, piuttosto che pregare e basta.


Il giovane custode, però, bussò alla porta fiducioso. Si sentì qualcuno sobbalzare, poi il volto affilato di un uomo sulla trentina fece capolino sulla soglia.
《Che volete?》 Domandò con aria vagamente ostile. 《Questa è la casa di Fratello Genetivi.》
《Si, infatti stiamo cercando proprio lui. Abbiamo bisogno di parlargli riguardo una questione molto importante.》 Disse Persephone, cercando di guardare dentro, mentre Aura alzava un sopracciglio, facendo un segno a Micah. C'era qualcosa che non la convinceva in quel tipo.

《Al momento non è presente, io sono solo il suo assistente. Non so nemmeno quando tornerà.》 Rispose lui con fare nervoso, cercando di chiudere la porta, ma la senzacasta mise il piede in mezzo, tenendola aperta e spalancandola con forza. Anche a lei quel tipo non la raccontava giusta.
Era troppo nervoso. Era come se lo avessero scovato a rubare, e, per essere un devoto assistente, non sembrava troppo interessato a trovare il suo maestro 

《Sappiamo che non è qui e che si trova in una situazione delicata, ma abbiamo bisogno di scoprire dove è andato. Le sue ricerche potrebbero salvare una vita.》 Insistette la corvina entrando, anche lei sospettosa per tutto quel nervosismo.
E da quanto poteva vedere, ne aveva tutte le ragioni. La casa era in disordine e piena di polvere, come se nessuno avesse pulito per mesi, eppure l’assistente era proprio lì davanti a loro. Qualcosa non andava.


《Sentite, se siete qui per l'urna, è solo una leggenda. Ho detto anche al Fratello Genitivi e ai soldati di Redcliffe che era una follia andare a cercarla, ma non mi hanno dato retta.》
《Allora permetteteci di consultare i suoi appunti. Sono sicura che riusciremo a trovare la via e magari scopriremo cosa gli è accaduto.》 Si intromise Wynne diplomatica, anche lei guardandosi intorno guardinga.

《Assolutamente no! Sono ricerche private, non…! Che… che sta facendo!?》 Urlò poi, quando Cerere iniziò ad latrare contro una porta in fondo alla stanza.
Persephone e Alistair si avvicinarono, mentre la mabari continuava a grattare sul legno, ignorando le proteste dell'assistente, e appena toccarono la maniglia, si resero conto che era sbarrata.
《Aprite questa porta, per favore.》 Disse lui, la mano sull’elsa della spada, mentre Micah estraeva i pugnali.

《Assolutamente no. Ci sono documenti importanti lì dentro! Non potete…》 Ma venne interrotto quando Aura colpì la porta con il suo spadone.
I cardini e il legno cedettero sotto la potenza della grande lama, e immediatamente l’inconfondibile fetore di un cadavere in decomposizione colpì il naso di tutti i presenti.

L'assistente emise subito un verso di paura, tentando di fuggire via, ma Wynne gli puntò contro il bastone magico e una grande e scintillante runa di paralisi lo inchiodò sul terreno, mentre la senzacasta entrava nella stanza.
C'era un corpo steso sul pavimento, coperto da una spessa coperta lurida. E a giudicare dalla puzza, era morto da almeno un paio di settimane. 
《Questo tizio è morto stecchito da un pezzo. Deve essere il vero assistente.》 Disse uscendo.
《Fantastico. E adesso?》 Chiese Alistair seccato.

《Non perdiamo la calma. Fratello Genetivi è uno studioso, deve aver scritto appunti durante la sua ricerca.》 Disse Wynne, scorrendo le dita sulle pile di carte e libri riposti in disordine su una scrivania.
Persephone e Aura la seguirono Subito, mentre la senzacasta e il ramato si assicuravano che il finto assistente non si liberasse dalla runa della maga.
《Guardate qui.》 Disse La nana bionda dopo vari minuti di ricerca, attirando l’attenzione delle altre due donne su un foglio di pergamena fitto di appunti e segni d'inchiostro.
C'erano decine di scritte sottili, ma una si leggeva particolarmente bene. 《”Il villaggio di Haven sembra il punto più indicato come luogo di riposo finale delle Sacre Ceneri”.》 Lesse ad alta voce.
《Non avevo mai sentito parlare di questo posto. Non è segnato sui libri di storia.》 Commentò la Corvina, notando che su un altro foglio c'era quella che sembrava una mappa rudimentale di un percorso che conduceva fino ad un punto remoto delle montagne gelide, la catena montuosa più alta del Ferelden.

《Visto quello che ha fatto, penso che il finto assistente possa provenire proprio da Haven.》 Azzardò Aura. 《Potrebbe avere delle informazioni.》
Sul volto di Micah spuntò immediatamente un sorriso compiaciuto, mentre tirava su a forza la faccia di quel tipo. 《Allora, stoccafisso, inizia a parlare. Vieni o no da Haven tu?》
L'altro sgranò subito gli occhi. 《Non vi permetterò di arrivarci!》 Urlò, sollevando le mani a fatica e sbattendole con forza sul terreno, facendolo brillare di un rosso molto intenso mentre il suo mana vorticava con forza.

L’uomo cominciò a ridere, pregustandosi già la vittoria e gli onori che avrebbe avuto a casa per aver protetto i loro segreti. Lo avrebbero annoverato tra i migliori!
Ma non fece in tempo a completare il pensiero: le lame della nana e del custode si piantarono nella sua testa, creando un lago di sangue e bloccando il flusso di magia prima che l'esplosione li spazzasse via tutti.
《Accidenti.》 Ringhiò sottovoce Persephone. 《E adesso che facciamo?》
《Innanzitutto, ringraziate me e Alistair per avervi salvato le chiappe. Poi, ce ne andiamo alla Locanda e prendiamo delle birre per decidere che fare adesso.》 Rispose la senzacasta con un ghigno.


Gli altri sospirarono, ma annuirono. Non c'era altra scelta ormai. Dovevano ancora aspettare che Iselen, Runaan e tutti gli altri tornassero dalla foresta, possibilmente tutti interi e con buone notizie, e ora bisognava pensare come raggiungere quel fantomatico villaggio nel minor tempo possibile. 
Persephone uscì per prima, seguita da Wynne e Cerere, e gli altri tre le vennero dietro, Aura già intenta a riflettere. Le montagne gelide erano all’altro capo del Ferelden, Orzammar era sotto di esse. Lei e Micah avevano dovuto accodarsi ad una carovana per arrivare abbastanza vicine alle basi del Karta in un tempo ragionevole: Ci sarebbero voluti giorni anche a Cavallo per arrivare.

Era talmente immersa nei suoi pensieri, che non si accorse di un altro nano che stava passando finché non gli arrivò addosso.
《Oh, scusatemi…》 Iniziò a dire, prima che la Sua voce la lasciasse a bocca aperta.
《Lady Aeducan? Siete davvero voi?!》 Chiese Gorim, guardandola ad occhi sgranati per la sorpresa.

La nana rimase senza parole, e la stessa cosa fecero i suoi amici, mentre Micah ghignava divertita. 《Lady… Aeducan? Come… la famiglia reale di Orzammar?!》 Chiese Persephone senza poterci credere. Aveva appena scoperto che Alistair era il figlio di Re Maric e adesso saltava fuori che anche Aura era di stirpe reale e non aveva detto nulla?! Il Creatore stava cercando di prenderla in giro?


Il nano dai capelli rossi sembrò rendersi conto di aver parlato ad alta voce, perché fece loro segno di seguirlo, accompagnandoli fino ad una taverna piuttosto piccola e mal ridotta, dove sembravano esserci solo un paio di uomini mezzi svenuti e il gestore.
Gorim si guardò attentamente attorno, cercando con lo sguardo persone potenzialmente sospette, prima di girarsi verso la sua signora ed inchinarsi in modo cerimonioso. 《Perdonatemi, Lady Aeducan, non avrei dovuto parlare a sproposito sapendo che Bhelen potrebbe aver inviato i suoi assassini a cercarvi, ma non avrei mai creduto di potervi vedere di nuovo.》
Aura sorrise. 《Non devi temere, amico mio. Anche per me è stata una vera sorpresa rivederti. Non mi aspettavo che tu vivessi a Denerim.》

《Ed era pure ora che qualcosa spingesse la nostra principessina a vuotare il sacco.》 Commentò Micah, sghignazzando davanti all'aria sconvolta di Alistair e Persephone.
La corvina aveva avuto i suoi sospetti che Aura non fosse una dei tanti sgherri della malavita nanica, era troppo forbita e il suo stile di combattimento era quello di una persona che aveva studiato per molti anni, ma aveva pensato che fosse unmun membro dell'esercito nanico caduto in disgrazia, non si sarebbe mai aspettata una cosa simile.

Gorim rivolse alla senzacasta uno sguardo disgustato, chiedendosi come mai quella tipa dalla lingua lunga fosse ancora con della sua signora, ma la bionda gli mise una mano sulla spalla. 《Mi ha aiutata, Gorim.》
Gli bastò sentire questo per fermare qualsiasi nuova protesta del nano, nonostante la sua espressione severa fosse ancora puntata sul volto ghignante dell'altra nana.
《In effetti, dato che ne parliamo, potreste spiegarci che succede!? Tu saresti una principessa!? E… Micah lo sapeva fin dall'inizio!?》 Esclamò Alistair a bocca aperta.
Aura annuì con un leggero inchino. 《Vi chiedo scusa per avervi mentito su chi fossi, amici miei. Il mio Nome è Aura Aeducan, figlia di re Endrin di Orzammar.》

《Temo che tu ci debba delle spiegazioni, mia cara.》 Commentò Wynne, l’unica ad essere rimasta calma dopo l'iniziale sorpresa. Anche lei aveva avuto i suoi sospetti dopo averla vista combattere dopotutto.
La bionda annuì. 《È giusto e vi domando ancora scusa per le bugie. Vi giuro che è stata una precauzione contro possibili spie, non contro di voi. Stavo cercando da giorni un modo per dirvelo, e diciamo che Gorim mi ha aiutata.》 
Il nano divenne rosso quanto i suoi capelli, mentre Aura iniziava a raccontare. 《Purtroppo tutta questa cautela è necessaria. Dovete sapere che io non sono salita in superficie con Micah per una mia scelta.》
《Già. È stato un vero casino.》 Commentò la Senzacasta con un ghigno.

L'altra annuì, per poi ricominciare. 《IO sono la seconda di tre fratelli. In quanto secondogenita e donna, io non avevo diritto al trono Di mio padre. Il mio ruolo sarebbe stato quello di assistere mio fratello maggiore, Trian. Sarei stata la sua consigliera, la sua stratega e la sua seconda in tutto, ma non avrei mai avuto un potere decisionale per la città. E questo non è mai stato un problema per me, non ho mai neanche pensato di prendere il trono… ma per nostro fratello minore Bhelen era diverso.》
Persephone intuì subito come sarebbe finita quella storia, anche se sperava davvero di sbagliarsi.

La nana continuò, gli occhi scintillanti per la rabbia. 《Io, che l'avevo sempre visto come il fratello su cui potevo contare, sono stata accusata da lui per la morte di Trian. Durante la spedizione a cui avevamo preso parte, lo ha ucciso e ha fatto sì che tutto il nostro esercito pensasse che fossi stata io perché volevo regnare, quando in realtà era Bhelen il colpevole. Ha ingannato nostro padre e tutti i presenti e persino l'assemblea. Credo che per anni abbia stretto alleanza nell'ombra per prepararsi a questo evento. Voleva liberarsi anche di me per essere sicuro di diventare l’erede ed essere re e se Micah e il Karta non mi avessero aiuatata, sarei morta già da mesi.》


Un silenzio pesante scese sulla stanza, mentre Persephone stringeva i pugni e Alistair sgranava gli occhi. Wynne rimase composta, però aggrottò le sopracciglia. I tradimenti on erano una novità per nessuno di loro e nemmeno i sotterfugi, ma Qualcuno che uccideva il proprio fratello per avere il potere non era una persona, solo un mostro, e questo era anche peggio.
Non solo Bhelen aveva ammazzato suo fratello, ma aveva incolpato sua sorella per tutto quanto!

《Mi hanno gettata in cella e condannata a morte senza neanche permettermi di parlare con mio padre o di spiegarmi. L'unico motivo per cui non sono stata giustiziata, come vi ho detto, è perché Micah, Gorim e il Karta mi hanno aiutata a fuggire da Orzammar in tempo.》 Terminò Aura, accennando alla senzacasta. 《Ed è anche perché so che Bhelen non smetterà mai di cercarmi che ho nascosto la mia identità fino ad ora. Non era mia intenzione mentirvi, so che tutti voi siete persone onorevoli e che vi meritate il mio rispetto, però Non volevo trascinarvi in questa storia e mettere ancora più in pericolo le vostre vite. Spero capiate.》 
《Beh, finiremo comunque nei casini se continuiamo così, ti pare?》 Domandò Micah. 《Prima o poi torneremo ad Orzammar per chiedere a quelle teste di marmo del consiglio di aiutarci contro il Flagello, e scommetto che Bhelen non sarà felice di rivederti. E se conosco quelle teste di marmo, anche loro ci daranno un mucchio di rotture.》

Aura annuì. 《Ne sono certa. Ed è anche per questo che stavo cercando una maniera per dirvi chi sono senza sconvolgervi. Vorrei il vostro aiuto, Custodi. Non posso lasciare Orzammar a mio fratello dopo quello che ha fatto a mio fratello e a mio padre.》 Disse, abbassando il capo di fronte ad Alistair.
Quest'ultimo si grattò la testa, ma sorrise. 《Certo che ti aiuteremo Aura. Tu sei una nostra compagna e quello che ti ha fatto tuo fratello è orribile. E non preoccuparti se non hai detto nulla sulla tua identità. Sei stata comunque più coraggiosa di me.》 Disse, rivolgendo a Persephone uno sguardo colpevole.

《E sappiate che vostro padre non credeva che voi foste colpevole.》 Si intromise Gorim, facendo voltare la bionda di scatto. 《Prima che partissi, un suo messo mi ha detto che re Endrin si era ammalato mortalmente tanta era la sua disperazione per aver perso due figli, ma soprattutto per non avervi aiutata, mia signora. Lui aveva capito quello che era successo davvero quando Bhelen ha parlato all'assemblea, ma non era fisicamente in grado di opporsi ai Deshyr.》
Aura sentì gli occhi inumidirsi per un attimo, commossa. Suo padre sapeva che lei era innocente, che non avrebbe mai ucciso Trian!? Non era morto ritenendola una traditrice!? 
Era come se un enorme peso fosse stato tolto dalle sue spalle, ma il pensiero di non averlo nemmeno potuto vedere un'ultima volta, di non avergli potuto dire addio, le provocava al tempo stesso un dolore sordo nel petto.
《Grazie per avermelo detto Gorim. Sono felice che non sia morto pensandomi una fratricida.》 Sussurrò, e a quel punto Persephone si alzò di scatto e si allontanò sotto gli occhi di tutti.


Wynne cercò di richiamarla, ma Micah la fermò, lasciando che Alistair le andasse dietro con un sorriso sornione in faccia. Quei due dovevano chiarirsi.
Il ramato trovò la ragazza in uno dei corridoi in fondo alla Locanda, avvicinandosi per chiederle cosa avesse, però poi notò che le sue spalle si stavano alzando ed abbassando per i singhiozzi, soffocati perché si stava premendo una mano sulla bocca.
《Persephone… che cos'hai?》 Chiese, facendola girare con gli occhi verdi pieni di lacrime e lo stomaco del ragazzo sprofondò. 《Sei ancora arrabbiata con me vero?》 Chiese.
Lei scosse la testa. 《No, non sei tu. Non del tutto. Quello che Gorim ha detto ad Aura… suo padre non la credeva un'assassina, ma adesso è morto, come i miei genitori. Però Aura è dovuta fuggire per salvarsi da suo fratello, non voleva lasciare la sua città. Io invece sarei potuta rimanere. Mio padre era ferito, mia madre era sola, eppure io me ne sono andata lo stesso. Avrei dovuto restare con loro e proteggerli. È colpa mia. Sapevo che Howe era una serpe fin da quando ero bambina, non mi sono mai fidata di lui, ma non ho detto niente.》

Stava piangendo, ma non poteva farne a meno. Aveva tentato di ignorare il senso di colpa in quelle settimane, lo aveva seppellito sotto strati di auto convinzione e desiderio di vendetta verso Howe, ma pensare alle bugie di Alistair e sentire che il padre di Aura era morto pensando a lei, aveva schiacciato le sue difese e tirato fuori quelle sensazioni contro la sua volontà.
Ma poi sentì due braccia forti avvolgerla e il mento di Alistair tra i capelli. 《Non è stata colpa tua. Anche tu sei dovuta fuggire, non li hai abbandonati. Anzi, sei stata molto coraggiosa ad andare avanti dopo quello che ti è accaduto. Hai una forza enorme, Persephone, sei tra le persone migliori che io conosca. Vorrei essere più come te. Tu almeno hai il coraggio di andare avanti, invece che nascondere la testa nella sabbia.》 Abbassò lo sguardo.《Io… ti chiedo ancora scusa per quello che è successo con Goldanna. Non… non volevo ingannarti, è solo che ero davvero felice di piacerti per chi ero, sei talmente abile e intelligente che quasi non ci credevo quando hai detto di trovarmi simpatico, e non volevo deluderti mostrandoti che razza di fallimento io sia. Io non sono un re, so solo uccidere prole oscura e quando avrei dovuto farlo sono riuscito a combinare un casino. SE Morrigane sua madre non mi avessero aiutato sarei morto as Ostagar.》


La ragazza si asciugò gli occhi. Era ancor arrabbiata per le bugie, ma al tempo stesso poteva capire il suo raginamento. La sua espressione si addolcì. 《Alistair, non sei un fallimento. Hai sofferto, però sei rimasto una persona buona, coraggiosa e gentile. E io so che ci sono persone che ti amano.》 Disse, tirando fuori dalla sacca l'amuleto che le aveva dato Isolde.
Il custode sbarrò gli occhi. 《Ma questo… è di mia madre. Io lo avevo rotto, come lo hai…?!》

《Me lo ha dato l'arlessa. Penso che Arle Eamon lo abbia riparato e lo stesse conservando per te.》 Rispose lei, mettendoglielo in mano. 《Ascolta, forse lui e Duncan non sono legati a te dal sangue, ma sono comunque persone che ti hanno amato e ti amano ancora. E non ti hanno protetto perché sei il figlio di re Maric, ma per affetto. Ne sono certa.》
Il ragazzo annuì, stringendo l'amuleto tra le dita. 《Persephone tu… non sai davvero quanto questo significhi per me. Grazie. Grazie davvero.》 Disse con un sorriso. 《E… io sono sicuro che la tua famiglia sia fiera di te. Tu non sei fuggita per codardia, ma perché non avevi scelta, non devi mai pensare il contrario. Sono sicuro che i tuoi genitori non abbiano esitato a sacrificarsi per te perché ti volevano bene.》

Un sorriso tenue si aprì sul viso della ragazza, la rabbia nei suoi confronti che scemava lentamente, e le guance ancora umide per il pianto di prima. 《Grazie Alistair. Io… cercherò di ricordarlo.》
Lui annuì, rosso in faccia, accarezzandosi la nuca. 《Molto bene… io, allora, adesso vado. Sono contento che ci siamo chiariti e spero che tu… beh, che potrai perdonare la mia idiozia. Ti giuro che non lo farò mai più.》 Si accarezzò la nuca con aria impacciata.  《 Allora… Ci vediamo più tardi.》


La ragazza lo guardò allontanarsi, sempre con un tenue sorriso in volto, le sue parole ancora in testa che scacciavano un poco il senso di colpa e la tristezza, ma mentre si avviava per seguirlo, sentì qualcosa che le fece drizzare le orecchie.
《Ormai È Howe che comanda le armate di Loghain. La situazione sta degenerando.》 Sussurrò una donna dall'interno di una stanza lì accanto.
Al solo sentire quel nome, sentì la rabbia montare, ma mise l'orecchio contro il legno della parete attraverso cui aveva udito la voce. Chi poteva essere?


《Secondo te riusciranno a fuggire tutti? Mia sorella è mio nipote vivono lì e sono settimane che non scrivono.》 Rispose una voce maschile e tremula.
《Non ne ho la più pallida idea. So che la famiglia di mia sorella è scappata appena in tempo dalle terre di Bann Loren, ma Howe sta distruggendo tutto. Più di una volta ho pensato di lasciare questo posto e andare a cercarli》 Rispose la donna.
Persephone intuì che si trattasse di guardie o soldati di stanza a Denerim, ma non sembravano molto contenti della loro situazione. Almeno non la donna che stava parlando.

《Che i Bann si stiano opponendo è davvero ridicolo. Cosa credono di fare contro le armate di Loghain e Howe? Avete visto cosa è successo ai Cousland quando hanno osato tradire il Ferelden! Si faranno semplicemente ammazzare così e noi saremo privi di difese contro la prole oscura e contro gli orlesiani.》 Rispose una terza voce, di un uomo più vecchio, e quello che aveva detto le fece ribollire il sangue. Dovette forzarsi a continuare ad ascoltare in silenzio.
Traditori del Ferelden!? Era così che Howe aveva mascherato il suo attacco alla sua casa!? Dando a loro dei traditori!? A loro che avevano difeso le loro terre dai tempi della sua tris tris trisavola?! Chi erano quegli stupidi che credevano ad una simile menzogna?!



La donna, che doveva essere la più sveglia del gruppo, sembrava condividere la sua opinione, perché la sentì sbattere le mani su qualcosa.
《Mio padre viene da Altura Perenne, ha combattuto nel suo esercito per tutta la vita prima di morire, e che il Creatore mi sia testimone se so che Bryce Cousland e la sua famiglia non avrebbero tradito il Ferelden. Avete visto cosa ha Howe fatto a quel bambino. Lo ha appeso alle mura insieme alla madre come se fosse un trofeo, e ora ci sono truppe pronte a marciare su Caer Oswin perché Bann Loren ospitava vittime del Flagello e non si è sottomesso a Howe e Loghain. Dovremmo pensare a salvarci dalla Prole oscura, non farci la guerra a vicenda! Invece che pattugliare i confini o questa dannata città, dovremmo aiutare i Bannorn!》
《E che vorresti fare allora, Lenora?》 Chiese l'uomo pavido. 《Ci sono stati attacchi ovunque per quanto ne so io. Anche Bann Yndra è stata uccisa.》

《Proprio per questo Non resterò qui senza far nulla.  Ci sono movimenti di ribellione contro quel mostro e io andrò da loro. Non farò la differenza, ma almeno saprò di averci provato.》 Rispose ferma la donna, e a quel punto Persephone si allontanò dalla porta il più in fretta e Silenziosamente possibile, riflettendo su ciò che aveva appena sentito.
Non tutti avevano creduto ad Howe. C'erano altri che si ribellavano. E avevano bisogno di aiuto, il suo aiuto. Avrebbe fatto sapere a quella serpe che era ancora viva, che i Cousland avrebbero sempre protetto le loro terre e avrebbe fatto sapere a quella serpe traditrice che era viva e che il Ferelden non si sarebbe piegato a lui!

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Capitolo 21
*** Il villaggio tra le montagne ***


Rimasero in quella piccola Locanda altri due giorni, in attesa che i loro compagni tornassero dalla foresta, e Persephone passò quasi tutto il tempo a rimuginare su ciò che era accaduto negli ultimi giorni.
Scoprire l’appartenenza di Alistair e Aura a due stirpi reali così antiche era stata una sorpresa che aveva sconvolto più o meno tutti, eccetto Micah e Wynne, che aveva sempre quel suo sorriso calmo in viso, ma c'era dell'altro.

La conversazione tra le guardie che aveva origliato le aveva rivelato che non solo Howe e Loghain erano alleati, chiaro segno che il Teyrn aveva davvero perso la ragione, ma anche che stavano sottomettendo con la forza ogni Bannorn che si rifiutava di riconoscerli come nuovi padroni del Ferelden, costringendo la popolazione a fuggire anche se ormai la prole oscura stava dilagando. In poche parole, ciò che era accaduto a casa sua si stava ripetendo ancora e ancora. Ma c'era speranza.
La ribellione che era scoppiata nelle terre di Bann Loren dimostrava che il popolo non si sarebbe arreso e Andare ad aiutarli era un suo preciso dovere in quanto Cousland. Suo padre non l’avrebbe perdonata se non avesse fatto nulla, ed era anche un'occasione per far sapere ad Howe che era viva e pronta per lui! Ma più di tutto, sarebbe stato il momento adatto per trovare nuovi alleati per la lotta contro il Flagello.


Avevano già l'aiuto dei maghi, forse anche quello dei Dalish, ed era sicura che Redcliffe avrebbe volentieri partecipato allo sforzo dopo il risveglio di Arle Eamon, ma non era certa che sarebbe stato sufficiente per vincere contro la prole oscura, l'Arcidemone e gli eserciti reali. Si fidava dei suoi compagni, non aveva mai visto un gruppo più letale in combattimento, però se Teyrn Loghain avesse deciso di attaccare avrebbero avuto bisogno di più forze. Durante la guerra della liberazione aveva vinto scontri difficilissimi con pochi uomini solo grazie alle sue strategie geniali e le sue abilità di leader.
Anche per questo non si capacitava che il signore di Gwaren avesse deciso di schierarsi con quel Serpente traditore, però non aveva intenzione di tirarsi indietro. Al ritorno di Iselen e gli altri, avrebbe detto a tutti le sue intenzioni e sarebbe partita. Sperava solo che capissero perché doveva farlo.

Non voleva lasciarli di nuovo ad affrontare chissà quali prove terrificanti  per avere le Ceneri, ma era sicura che anche altri Bann si sarebbero opposti a Howe, rischiando che la guerra civile crescesse fino a indebolire il Ferelden in modo irreparabile, e tutti i loro sforzi per trovare quella reliquia non sarebbero serviti a niente se il Ferelden fosse stato distrutto dai suoi abitanti piuttosto che dalla prole oscura.


Uscì dalla piccola stanza che condivideva con Aura, scendendo le scale fino al salone della taverna, ormai deserta ad eccezione del proprietario, che fumava la pipa con aria pigra.
Quel posto Era poco più che un tugurio: piccolo, nascosto tra gli svariati edifici di Denerim e pieno di muffa, ma proprio per questo si era rivelato un nascondiglio perfetto: Nessuno si era accorto di loro anche se erano sotto il naso degli uomini di Loghain. Gorim aveva avuto un'ottima idea e li aveva aiutati anche di più. Era riuscito a inviare qualcuno di fidato ad informare i loro compagni della loro posizione appena sarebbero arrivati in città senza chiedere nulla in cambio.

Lui e Aura avevano passato tutto il tempo a raccontarsi cosa avevano passato una volta saliti in superficie, mentre Micah li prendeva in giro in continuazione chiamandoli "piccioncini", e lei stessa aveva pensato più di una volta che il nano provasse qualcosa di profondo per la loro amica, nonostante avesse detto di essere sposato ormai e di avere addirittura un figlio in arrivo.


Si sedette al bancone, accanto a Wynne, che stava leggendo un pesante tomo dalle pagine ingiallite, mentre Alistair ordinava qualcosa da mangiare.
Guardarlo le metteva una certa ansia. Dopo tutto quello che era successo tra loro erano riusciti a riappacificarsi, però adesso gli stava per dire che aveva intenzione di recarsi a combattere con dei ribelli piuttosto che a cercare le Sacre Ceneri, e sapeva che questo non gli avrebbe fatto piacere.
《Qualcosa ti turba, figliola?》 Domandò Wynne con un sorriso appena accennato sulle labbra. 《Posso sentire che da qualche giorno il tuo spirito è inquieto.》
La ragazza la guardò per un secondo, sgomenta, ma poi le mostrò un sorriso sollevato. Quella donna le ricordava molto sua madre: capace di leggerla come un libro aperto e capire subito quando qualcosa non andava. 《In realtà io…》 Iniziò a dire, ma fu interrotta dal rumore della porta che si apriva, facendo entrare Iselen, Runaan, Morrigan, Zevran, Sten, Leliana e un'altra strana elfa che non aveva mai visto prima.

Era bellissima. La sua pelle era color carbone, il viso aveva tratti dolci, delicati e ben disegnati, con labbra morbide e un mento aguzzo. Il fisico era minuto, sinuoso e elegante e i capelli erano neri e corti. E i suoi occhi erano il dettaglio più incredibile: uno dei due era blu scuro, ma l'altro dorato. Il suo naso vibrava, come se percepisse ogni odore, mentre il suo sguardo guardingo saettava da tutte le parti, in cerca di dettagli o… vie di fuga. Non sembrava contenta di trovarsi lì.
《Siamo arrivati, finalmente.》 Sentì Zevran commentare allegramente, rivolgendo a tutti loro uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti. 《Come va?》
《Ci siete riusciti allora!》 Esclamò Alistair sollevato, mentre Runaan annuiva.

《Si. Ora i Dalish combatteranno con noi. Abbiamo guarito i cacciatori e Ci siamo conquistati la loro fiducia.》 Rispose, anche se sembrava esserci una nota amara nella sua voce, più del solito.
《E lei chi è?》 Domandò invece Micah, accennando alla bizzarra elfa con gli occhi eterocromatici.
《Mi chiamo Aida.》 Si limitò a rispondere lei, continuando a guardarsi intorno con aria attenta.

《Ci ha aiutato ad eliminare la minaccia dei lupi mannari e quando ha chiesto di venire con noi, abbiamo accettato.》 Spiegò brevemente Leliana, sedendosi, mentre Gorim la fissava ad occhi sgranati.
Lupi mannari!? Maledizioni!? Quella gente parlava di cose praticamente uscite dalle leggende come se fossero delle banalità. Con che razza di persone viaggiava la sua signora?!


《Piuttosto, avete fatto progressi riguardo le ceneri?》 Chiese Runaan alla corvina, notando il disagio di Aida
Lei annuì. 《Abbiamo trovato degli appunti in casa di Fratello Genetivi  che dicevano che l’Urna dovrebbe trovarsi ad Haven, sulle Montagne Gelide, e un uomo che si spacciava per l'assistente. Crediamo che provenisse proprio da questo villaggio e che avesse il compito di sviare chiunque andasse a cercarlo.》

《Spero che ci sia una mappa. Conoscendovi, immagino che il nostro unico possibile informatore sia morto.》 Commentò Morrigan con sufficienza e Alistair le scoccò un’occhiata di fuoco. 
《Scusaci se ci difendiamo quando un eretico matto ci attacca.》 Rispose, grondante di sarcasmo.

Aura alzò gli occhi al cielo. A volte quei due sembravano beccarsi come una coppia di bambini, ma Iselen si girò verso di lei. 《Quale sarebbe la via più veloce per arrivare a questo villaggio?》
La nana tirò fuori la mappa rudimentale, mostrandola ai presenti.  《Ci metteremmo troppo tempo a piedi e dovremo procedere anche al buio per fare in tempo.》
Sapeva che era molto pericoloso saltare troppe ore di sonno, la stanchezza avrebbe potuto ucciderli se non avessero fatto attenzione, e non avrebbe mai proposto una cosa del genere, neanche ai suoi uomini dell'esercito nanico, ma Arle Eamon aveva i giorni contati e se fosse morto, loro avrebbero perso tutto.

《Allora direi che è il caso di partire al più presto è farla finita con questa storia.》 Dichiarò Micah.
Aura annuì e si rivolse a Gorim. 《Grazie per il tuo aiuto, amico mio. È stato bellissimo rivederti.》

Lui si inchinò. 《Vorrei avervi potuto aiutare quando contava davvero, mia signora. Non ho impedito la vostra condanna e ora non posso venire con voi. Sono stato un fallimento come secondo.》
Aura gli mise una mano sulla spalla. 《Sei stato il migliore che potessi desiderare, Gorim. Che la Pietra ti protegga e ti porti felicità.》 Disse, per poi guardarlo allontanarsi dopo un ultimo inchino.


《Tutto bene, mia cara?》 Le Domandò Wynne.
《Si.》 Annuì lei. 《È solo… vederlo andare via di nuovo è una sensazione strana. La mia vita è cambiata rispetto a quello che avevo sempre immaginato. Se tutto fosse andato bene ora sarei ad Orzammar con lui a discutere di strategie e invece...》

《Tu e lui eravate… intimi?》 Chiese lei delicata.
《No. Io… lui era fantastico, il migliore amico e secondo che potessi volere, ma niente di più.》 Rispose lei scuotendo la testa. In cuor suo, forse si era resa conto che Gorim provava un affetto più profondo della semplice amicizia nei suoi confronti, ma lei non aveva voluto illuderlo. Lo amava davvero, come se fosse un altro fratello per lei, ma non c'era mai stato niente di più. Sarebbe stato troppo crudele dirgli qualcosa di diverso.


《Beh, a questo punto direi che è il caso di trovare la maniera più veloce per arrivare al villaggio di Haven e andare via di qui.》 Disse Aida, parlando per la prima volta da quando si era seduta.
Quando le avevano detto di essere diretti verso Denerim una volta lasciato l'accampamento dei Dalish, aveva sentito un brivido lungo la schiena e l'impellente bisogno di fuggire. Quella città era stata il teatro del momento peggiore della sua vita. Le lacrime di Shianni, il modo in cui avevano ridotto lei e le altre, la morte di Nola, la risata crudele di Vaughan erano impresse nella sua memoria. Persino camminare col volto coperto su quelle strade la faceva sentire in pericolo. Non solo era ancora ricercata per omicidio, ma l'Enclave era a due passi. Sapere che suo padre, Shianni e Soris fossero lì… le faceva venire voglia di scappare ancora di più e il più lontano possibile.
Non voleva sapere che era successo qualcosa di orribile a tutti loro per colpa sua la faceva solo stare più male.

Ci fu un assenso generale verso le sue parole, il che le fece tirare un sospiro di sollievo, e tutti si alzarono, ma Persephone li fermò prima che uscissero
《Io non posso venire con voi, mi dispiace.》
《Come!? Perché no?》 Chiese Alistair confuso, mentre anche Iselen alzava un sopracciglio.
La corvina si morse il labbro. 《Nelle terre di Bann Loren, è scoppiata una ribellione contro Howe. A quanto pare, quel verme sta cercando di uccidere tutte le persone che si oppongono a lui e Loghain, anche se si tratta di persone importanti come altri Teyrn, Bann o Arle, e io non posso restare a guardare mentre altre persone subiscono quello che è successo alla mia famiglia.》
《Ma… Eamon si può occupare di questo no? Appena sarà sveglio…》

La giovane scosse la testa. 《Alistair, ci vorranno giorni per arrivare ad Haven. E anche di più a tornare e curare l'Arle. Non possiamo affidarci solo a lui per comporre un esercito. Ci servono altri alleati contro il Flagello e contro chi accusa voi custodi di tradimento e questo è il modo migliore per ottenerli.》
《Ma Persephone… è molto rischioso. Se Howe sapesse che sei viva, manderà di certo altri assassini ad ucciderti per finire ciò che ha iniziato.》 Disse Leliana cupa, ma lei ghignò.
《Ho tutte le intenzioni di fargli sapere che sono viva. Voglio che sappia che non si libererà di me Tanto facilmente e che gliela farò pagare per quello che ha fatto alla mia famiglia e alla mia casa.》 

《Però andare da sola sarebbe troppo avventato.》  Si intromise Wynne. 《So che non cambierai idea, perciò Io verrò con te. La mia magia ti sarà utile.》
《E allora andrò anch’io.》 Si offrì Aura con aria sicura. 《So come pensano i nobili e ho già guidato eserciti. Inoltre, sarà un piacere aiutarti, amica mia.》

Persephone le guardò entrambe, confusa e vagamente commossa, mentre Alistair le osservava tutte e tre a bocca aperta. Però poi iniziò a pensare.
La ragazza lo aveva aiutato e sostenuto sempre, sopportando persino le accuse di quella megera di sua sorella, e lo aveva perdonato quando aveva scoperto le sue origini e lo aveva aiutato a capire che c'erano persone che lo avevano amato senza pensare al suo sangue reale. Dopo tutto questo, come poteva negarle il proprio sostegno?
《E allora ci sarò anche io lì con voi.》 Disse infatti.
La corvina sbarrò gli occhi. 《Ma Alistair, le ceneri...》

L’altro sorrise Sornione. 《Sono certo che Iselen e Runaan riusciranno a trovarle. Anche io voglio mostrare al popolo che i custodi stanno lottando per loro. E poi… te lo devo: mi hai aiutato in un momento difficile e sei la persona migliore che conosca. Non ti lascerò sola proprio ora che ti serve aiuto.》
La ragazza si sentì arrossire, per poi rivolgersi ai loro compagni. 《Ce la farete anche senza di noi?》
《Figurati. Ormai è una prassi.》 La prese in giro Runaan, con un ghigno tra il seccato e il divertito.

《Recupereremo le ceneri, lo giuriamo.》 Affermò invece Leliana con un sorriso, mentre Zevran annuiva.
《E se troveremo qualcosa di valore al tempio, faremo in modo di “preservarlo”》 Ghignò Micah, mentre Sten sbuffava e Iselen abbassava il capo.
《Buona fortuna a tutti voi allora. Ci rivedremo a Redcliffe appena tutto sarà finito. E… cercate di rimanere vivi.》 Decretò col solito tono calmo.
Alistair gli diede una pacca sulla spalla e Persephone sorrise, assicurandogli che sarebbero tornati tutti interi, ed uscì insieme alle loro compagne


**


Arrivare fino ai pendii delle Montagne gelide aveva richiesto meno tempo del previsto grazie alla forza dei loro cavalli, che avevano galoppato senza sosta per giorni per portarli a destinazione, ma lì era iniziata la parte più difficile del viaggio.
La temperatura era scesa drasticamente mentre si avvicinavano alle montagne e ora dovevano superare a piedi il crinale e il freddo sembrava aumentare ad ogni passo, mentre vortici di neve spazzavano impietosi i sentieri brulli e i valici della catena montuosa, e trovare il passaggio giusto per arrivare al villaggio di Haven seguendo la mappa di Genitivi era stata un’impresa. Tutto sembrava uguale in quel posto.

L'unica fortuna era che tutti loro si erano muniti di mantelli pesanti prima di partire da Denerim, ottimi per proteggersi dal gelo e soprattutto adatti anche al combattimento, e ormai, dopo quasi due giorni interi di cammino, doveva mancare poco a destinazione.
《Secondo voi come sarà questo posto? Se è così ben nascosto, devono tenerci tanto alla loro privacy.》 Commentò allegramente Zavran.
《Io spero solo che preparino zuppe calde.》 Ringhiò Micah, avvolta fino agli occhi nel suo mantello e con le mani e il naso intirizziti. Tra lo sballottamento subito su quei maledetti cavalli e con quel clima di merda, la nana era chiaramente di pessimo umore.

Non che Aida potesse darle torto. Sapeva che Orzammar era sotto terra, dove di certo faceva molto più caldo. Lei invece era pronta a subire il gelo senza lamentarsi pur di allontanarsi da Denerim, anche se era rimasta di stucco quando le avevano confermato di dover davvero trovare le Sacre Ceneri recandosi sulle montagne gelide.
Le avevano sempre detto che si trattava di favole, e lei personalmente lo pensava a sua volta anche se aveva sempre rispettato Andraste e il Creatore, ma se le avessero recuperate sul serio, sarebbe stata di sicuro la scoperta più importante della storia della Chiesa!


Però oltre a questo aveva altri pensieri nella testa, primi tra tutti i suoi nuovi compagni. Runaan l'aveva avvertita che il loro gruppo era alquanto variegato, ma non si era aspettato questo. Seppure Tre umani e la seconda nana li avessero lasciati per aiutare una ribellione contro Rendon Howe, il che non era nemmeno una cattiva idea, erano comunque una banda eterogenea ai limiti del ridicolo. Lei poi stava imparando a conoscerli meglio, soprattutto Micah, che col suo fare rumoroso era impossibile da ignorare.
Aveva passato gran parte del tempo a lamentarsi del freddo o del mal di mare, però i suoi coltelli avevano un aspetto letale e i due custodi sembravano fidarsi di lei, e non era nemmeno il membro meno sopportabile del gruppo. Di certo era più avvicinabile di Morrigan e non passava la metà dal tempo a dire sconcerie come Zevran, che ora camminava accanto ad Iselen.
Sembrava che I due avessero stretto una bizzarra amicizia: passavano molto tempo insieme, l'assassino parlava senza sosta dei suoi giorni tra i Corvi di Antiva e poteva giurare di aver visto il gelido mago sorridere alle sue battute almeno un paio di volte. 

Per quanto riguardava Leliana invece… le aveva chiesto profondamente scusa per quello che aveva quasi fatto nella foresta, e la ragazza aveva accettato le sue scuse ed aveva ricominciato a sorridere, eppure da lei continuava a sentire un odore triste.
Sbuffò una nuvola di vapore, toccandosi per l’ennesima volta l'occhio dorato. Aveva sperato a lungo che non fosse così, aveva fatto del suo meglio per negarlo, per convincersi che non era così, ma a quanto pareva una traccia della Maledizione dei lupi mannari le era rimasta addosso. Non solo aveva denti appuntiti e i suoi riflessi erano molto più veloci di prima, ma Poteva sentire odori e suoni quasi invisibili ai sensi delle altre persone con una chiarezza spaventosa, tanto che persino i sentimenti altrui venivano percepiti dal suo olfatto. E un paio di volte aveva sentito dei suoni che avrebbe potuto definire bestiali uscire dalla sua gola.
 
Aveva cercato di nasconderlo agli altri, non voleva che la credessero un mostro o che la guardassero con sospetto, però non poteva farci nulla; l'unica fortuna era che non c'era più la Bestia dentro la sua testa, i suoi pensieri erano suoi e non sentiva più quel dolore terrificante… e dopotutto quei sensi amplificati le erano utili. Per esempio in quel momento poteva sentire un forte odore di nervosismo provenire dai due custodi in testa al gruppo, e anche Sten e Morrigan non sembravano tranquilli. E li capiva.
Non avevano visto anima viva da quando erano giunti lì. Ne persone ne animali, e c'era qualcosa nell'aria che le diceva di stare in guardia. E ormai si era resa conto che il suo istinto sbagliava raramente.


《Manca ancora molto, secondo voi?》 Chiese Leliana, la voce leggermente incrinata dal freddo.
《No. Si iniziano già a vedere delle case. Era la strada giusta.》 Rispose Iselen, indicando dei tetti di legno che si scorgevano a malapena oltre il pendio.

Aida vide il Qunari accanto a loro rivolgere uno sguardo torvo agli edifici. Sembrava ancora più serio del solito, cosa che sembrava quasi impossibile, e si stava dimostrando sempre più simile ad una statua. Era l'unico a non indossare un mantello, eppure non aveva emesso un solo lamento per il freddo da quando erano partiti.
《Fermi!》 Esclamò una voce di colpo, mentre due guerrieri si avvicinavano dalla sommità del pendio. Erano vestiti con armature pesanti e avevano delle lunghe spade in mano.
《Salute a voi, signori.》 Salutò Zevran sorridente. 

《Cosa ci fate qui?》 Chiese uno dei due uomini, la mano ben salda sulla spada.
L'antivano mantenne il suo sorriso amichevole, ma Aida sapeva che era pronto a tirare fuori uno dei suoi coltelli in qualsiasi momento. 《Io e i miei amici siamo viandanti. Veniamo dal nord e vorremmo sapere se fosse possibile passare la notte nel vostro villaggio per riscaldarci e mangiare prima di ripartire.》
L'uomo li scrutò tutti con aria sospettosa, ma poi abbassò l'arma. 《Alloggerete nella taverna di Inger, ma non causate guai. Ci teniamo alla privacy.》


L'elfo si sbrigò ad annuire, ma Aida notò Morrigan e Runaan guardarsi intorno con aria guardinga, e anche Iselen aveva aumentato la stretta sul bastone magico, ma tutti loro avanzarono verso l’edificio coperto di neve che l'uomo gli aveva indicato, finché Sten non li costrinse a fermarsi. Il suo volto era duro come pietra
《Cosa stiamo facendo qui?》 Chiese, guardando Runaan dritto in faccia.
Il biondo alzò un sopracciglio. 《Stiamo cercando le Sacre Ceneri per aiutare l’Arle. Lo sai bene Sten.》

《Stai ignorando la vera minaccia dell'arcidemone in favore di queste sciocchezze.》 Rispose il Qunari, lo sguardo viola sempre più minaccioso. 《Dovremmo marciare contro di esso ed eliminare la sua minaccia al più presto. L'esercito dovrebbe concentrare i suoi sforzi, andare avanti fino alla fine, accerchiando il nemico e distruggendolo. Tu dovresti essere a capo di questo sforzo, il tuo ruolo di Custode grigio lo impone, e invece sprechi settimane vagando per il Ferelden per salvare un debole padre di un mostro. Non posso permettere che questo vada avanti.》
Gli occhi dell'elfo si ridussero a fessure. 《Queste “sciocchezze”, come le chiami tu, ci hanno procurato il sostegno dei maghi e degli elfi dalish, e gli sforzi di Persephone ci porteranno altri alleati nobili per combattere contro la prole Oscura e la presenza di Arle Eamon ci permetterà di guidarli tutti quanti in battaglia come un unico esercito. Non mi piace risolvere i loro problemi, ma se serve ad evitare di essere fatti a pezzi lo farò. Non so come funziona a Por Vallen, ma qui non ci lanciamo a testa bassa contro un nemico simile senza le risorse necessarie solo per farci ammazzare.》 Disse, mettendo le mani sui coltelli.

Non voleva combattere uno dei suoi compagni, non dopo quello che era accaduto ad Iselen in quelle dannate rovine. Combattere contro persone di cui si fidava e che rispettava non gli piaceva affatto, soprattutto se si trattava di Sten, ma se avesse attaccato era pronto a rispondere colpo su colpo.
《Spacci la viltà per acume.》 Rispose lui, la mano stretta sull'elsa di Asala. 《Ti pieghi invece di ergerti fiero. La via che scegli è vaga, condannata a fallire. Il Qun mi impone di agire. Sotto i suoi dogmi, il dubbio non esiste. Asit-tal-eb. Non può andare avanti così》
Runaan si mise in posizione. 《Se vuoi il comando, combatti invece che parlare. Io sono pronto.》


Aida si chiese perché nessuno stesse facendo niente per fermarli. Quei due Erano pronti a scannarsi e gli altri non muovevano un dito. Morrigan stava persino Sorridendo, come se quello spettacolo la divertisse.
《Bene, ora basta.》 Si intromise però Iselen, mettendosi tra i due. 《Questo non è il momento né il luogo per simili questioni. Sten, sappiamo tutti che l'Arcidemone deve morire il prima possibile, ma se non avremo un esercito degno di questo nome non avremo possibilità di vittoria. Senza alleati sarà un massacro e tutti i nostri sforzi saranno vani.》

Il Dalish guardò il mago, i pugnali pronti. Da quando avevano lasciato la foresta non si erano più parlati. l'atmosfera tra di loro si era fatta più distante, e anche se il mago non gli aveva mai mostrato alcun atteggiamento rabbioso, sapeva che la situazione tra loro aveva ancora bisogno di tempo per ripararsi e tormare come prima. Però era felice che fosse intervenuto.
Si rivolse di nuovo a Sten. 《Quando ti ho restituito Asala hai detto che ero degno del tuo rispetto e che mi avresti aiutato a fermare il Flagello. Hai intenzione di rimangiarti la parola? Perché se hai davvero deciso di combattere con me, non vincerai facilmente.》

Gli occhi del Qunari rimasero duri: era impossibile capire cosa gli passasse per la mente, almeno in apparenza. Nella sua mente si susseguivano i dogmi del Qun: ognuno aveva il suo potenziale, il suo ruolo. Accettarlo significava trovare la pace, l’assoluta libertà da dubbio. Così era a Por Vallen, così era sempre stato per lui. Il Sud era un costante spreco di potenziale: tanti Bas che lottavano per motivi futili, ma non sapeva dire se Runaan fosse uno di loro.
Conosceva la battaglia, la sofferenza, era un guerriero degno di tale nome, ma anche qualcuno che non conosceva il suo vero potenziale, non del tutto. Permetteva a Saarebas privi di controllo di avvicinarlo, era legato a una di loro, era preda di passioni ed emozioni tumultuose che potevano distoglierlo o fargli cambiare idea, eppure lo aveva aiutato a ritrovare la sua anima, il suo onore, e ora era pronto a combattere, non si piegava. Glielo leggeva negli occhi
Una persona come lui era un'anomalia, qualcosa che ne lui ne il Qun potevano comprendere: poteva essere un pericolo, ma si era guadagnato il suo rispetto.


Il resto del gruppo li stava fissando: L’aria era carica di tensione, e l'elfo e il Qunari sembravano davvero pronti a lottare, ma poi la presa del gigante sul suo immenso spadone si rilassò
《Non mancherò alla parola, Kadan.》. Non Aggiunse altro, ma la questione non pareva conclusa.
《Molto bene, ora che avete finito di fare salotto, io dico di andare in quella dannata taverna prima che ci si congeli il culo.》 Ringhiò Micah, avanzando a grandi passi verso l’edificio, venendo imitata da tutti.



Appena entrarono, sentirono il piacevole tepore di un fuoco e videro una donna di mezza età che stava passando la scopa che sbarrò gli occhi appena li guardò in faccia. 《Chi siete voi?!》 Chiese.
《Semplici viandanti, signora. I vostri compaesani ci hanno detto che avremmo potuto passare qui la notte. Non era nostra intenzione spaventarvi.》 Rispose Iselen con la sua solita educazione.
《Ah. Si... Vi troverò una sistemazione.》 Rispose lei asciutta, sparendo su per delle scale e facendo alzare un sopracciglio alla senzacasta. Mai vista una locandiera meno felice di avere degli ospiti. Avevano detto di tenere alla privacy, ma questo era troppo

《Chi altri pensa che questo posto sia strano?》 Chiese in un Sussurro.
Zevran Mormorò un “io”. E nemmeno gli altri erano tranquilli. C'era un’atmosfera pesante in quel villaggio, come se l'aria stessa fosse satura di tensione.
《Come mai ci sono così poche persone? Non abbiamo visto nessuno per le strade del villaggio.》 Disse Il mago con tono causale appena la proprietaria tornò al piano di sotto.
《Sono tutti nella chiesa. Padre Eirik sta officiando la funzione.》 Rispose lei, con aria guardinga.

Leliana sollevò un sopracciglio. 《Un uomo si occupa delle funzioni religiose qui?》
《È la tradizione. Ad Haven è sempre stato così.》 Si limitò a dire lei, tirando fuori da un cassetto quattro chiavi. 《Le vostre camere sono al piano si sopra. Vi prego di non uscire durante la notte e di non schiamazzare.》
Iselen annuì eucatamente, prendendole in mano, ma Notò Morrigan fargli un cenno, indicando con la testa una porta sull’angolo. Era chiusa e sbarrata da un grosso chiavistello di ferro anche se a parte loro non c'era nessuno in quella Locanda.


Anche Micah, Aida e Leliana se ne accorsero e tutti e cinque si avvicinarono appena la donna tornò al piano superiore. C'era qualcosa di sospetto in quel posto: dovevano controllare.
La nana si mise subito a lavoro sulla serratura con i suoi fedeli attrezzi da scasso, facendola scattare in pochi secondi e al mago bastò poggiare un dito sul chiavistello per ridurlo a un grumo di metallo gelato.
E appena la porta si aprì, L'elfa dagli occhi diversi sentì un tanfo orribile di erbe aromatiche e carne morta che fu peggio di una lama per il suo naso
Tre cadaveri pendevano da una trave del soffitto, la pelle cianotica, gonfia e coperta di sangue coagulato mostrava ormai segni di decomposizione avanzata, mentre le armature che recavano l'effige di Redcliffe splendevano inquietanti nella luce delle lanterne.

Tutti fecero un passo indietro, attirando l'attenzione degli altri giusto in tempo per sentire la proprietaria della Locanda tornare giù. La videro sbiancare
《COSA STATE…!?》 Le mani di Sten le afferrarono la testa in un lampo, facendola girare con uno strattone e interrompendola con il suono del suo collo che si spezzava. Il corpo cadde a terra con un tonfo.
《Grande. Era troppo sperare che questo posto non fosse popolato da pazzi, vero?》 Sbuffò Micah. Se I cavalieri di Redcliffe erano morti, era probabile che Genetivi avesse fatto la stessa fine.
《Temo che i guai ci seguano un po' ovunque, amica mia.》 Commentò Zevran, serafico, ma Runaan fece loro segno di tacere, indicando fuori dalla finestra.
Un nutrito gruppo di uomini armati di spade e magli era posizionato proprio davanti alla Locanda e non sembravano affatto amichevoli. 


《Dannazione. Devono aver intuito qualcosa.》 Sibilò Aida, la mano già stretta sul suo arco.
《O forse il loro piano era ucciderci fin dal principio.》 Rispose il dalish tetro, mentre Morrigan e Iselen impugnavano i bastoni.



La strega però non sembrava affatto preoccupata dagli uomini armati. Sul suo viso c'era nuovamente quel sorriso maligno, segno che aveva già un’idea.
Ed in effetti, le bastò battere la propria arma a terra perché una terrificante nube di magia entropica avvolgesse gli uomini prima che potessero sfondare la porta. La nebbia si insinuò in ogni orifizio, togliendo loro il respiro e le forze, soffocandoli finchè non crollarono morti sul terreno ricoperto di neve.
《Dopo di voi.》 Sorrise beffarda, liberando la soglia.


Aida si Domandò per l'ennesima volta come mai una donna tanto spietata si fosse unita ai custodi nella missione di salvare il Ferelden, ma per una volta fu felice di avere una maga con le sue capacità dalla propria parte piuttosto che come nemica.
Uscirono di corsa, approfittando della nevicata per muoversi senza farsi notare fino alla cima della collina, dove un grosso edificio di pietra svettava nel candore e da cui provenivano dei canti di chiesa.
Con un colpo di spada, Sten abbattè il portone e tutti loro entrarono dentro, sorprendendo i presenti e puntandogli contro le armi.
《Che ci fate qui!?》 Esclamò un uomo anziano armato di un bastone magico. Aveva una lunga barba candida e le labbra di un ributtante rosso sangue
《Cerchiamo Fratello Genetivi e l’urna della Sacre Ceneri.》 Rispose Iselen, pronto ad attaccare.
《E che se ne fanno elfi, Qunari e streghe infedeli delle Sacre Ceneri della profetessa?》 Chiese lui, alzando il bastone e lasciando una palla di fuoco prima che qualcuno potesse fermarlo.

Il mago dalla pelle scura non fece neanche un passo: schioccò le dita e un vento congelante estinse il fuoco in un attimo, ma poi fu costretto a difendersi quando una donna armata di coltellacci provò ad aggredirlo.
La senzacasta le piantò uno dei suoi coltelli da lancio nel collo prima che ci riuscisse, però si ritrovarono a combattere contro quella folla di pazzi scatenati, che avevano tirato fuori armi da chissà dove e si stavano muovendo in massa per attaccarli.

Sten rimase freddo come il marmo, lanciandosi avanti insieme a Runaan, Zevran e Morrigan, falciando con il suo gigantesco spadone nemici uno dopo l'altro come se fossero manichini.
Iselen e Invel invece se la stavano vedendo contro il mago più anziano, il primo che creava onde glaciali per spegnere i suoi colpi di fuoco e il secondo che cercava di azzannarlo per distrarlo dal padrone.
Aida prese il proprio arco in mano, i suoi sensi da lupo che vibravano, centrando un uomo che stava provando a cogliere il mago alle spalle e Micah e Leliana erano accanto a lei, scagliando frecce e fondendo l'aria coi pugnali a gran velocità. 
Alla fine, l'unico rimasto vivo a stento era il mago anziano. Aveva una lama di ghiaccio piantata nel costato e aveva perso il bastone a causa del mabari. Il suo respiro era un poco più di un rantolo sanguigno.


《Dove sono fratello Genetivi e l’Urna?》 Chiese di nuovo il Dalish, avvicinandosi a lui.
Quello gli rivolse uno sguardo di disprezzo, sputando una bolla di sangue rosso vivo prima di accasciarsi definitivamente su se stesso.

《Chissà perché, mi aspettavo che facesse così.》 Commentò l'elfa dagli occhi eterocromatici. 《Per quale motivo hanno attaccato?》
《Dal modo in cui parlavano e recitavano il Cantico della Luce, temo che abbiamo di fronte a noi una setta religiosa.》 Commentò tetra Leliana. Non aveva mai visto delle persone combattere con una luce tanto folle negli occhi. Non erano solo credenti convinti, erano devoti al punto da voler morire pur di proteggere il loro culto.

《Ce ne saranno sicuramente altri sul nostro cammino per trovare le ceneri e da quel che vedo sono un branco di invasati. Non potremo ragionare con loro.》 Intuì Morrigan, contemplando lo strano ciondolo che il mago portava al collo.
Micah intanto, aveva iniziato a tastare i muri. Mentre lottavano, aveva notato che  le pietre che formavano una delle pareti erano più chiare rispetto al resto dell’edificio ed erano anche più calde, come se non ris
entissero del freddo esterno. Questo significava che forse dietro di essa c'era nascosto qualcosa
E quando sentì un mattone affondare, ghignò: il suo istinto non sbagliava mai. La parete si infossò, aprendosi come una porta per mostrare nicchia piena di libri in cui un uomo giaceva esamine a terra.
Non sembrava essere uno di quei pazzi: era un umano sulla sessantina dalle calvizie avanzate e sul suo corpo c'erano chiari segni di tortura, primi fra tutti una gamba chiaramente rotta e il volto tumefatto.

《È fratello Genetivi!》 Esclamò Leliana, scuotendolo delicatamente per farlo svegliare.
Appena aprì le palpebre, il suo voltò sbiancò sotto i lividi. 《Lasciatemi! Basta… non ho intenzione di…》
《Non siamo con quei matti, Shem, Rilassati.》 Lo fermò Runaan alzando gli occhi al Cielo. 《Siamo venuti qui a cercarti. E soprattutto a trovare l’Urna.》
Genetivi sgranò gli occhi appena lo sentì. 《Io so dov'è. Dobbiamo andare lì. Questi folli… non sanno quanto sia preziosa. Credono in delle atrocità pagane indicibili. Hanno fatto di tutto per farmi rinunciare al Creatore, ma non ho ceduto.》 Disse fiero.


《Si si, Questo è molto interessante.》 Lo derise Micah, prendendolo per i fondelli. 《Ma non ci guiderete da nessuna parte ridotto così.》
Sten si rivolse ad Iselen con un gesto secco. 《Curalo, mago. Prima troviamo quell’Urna, prima daremo un taglio a questa follia.》
Lui annuì, mentre le sue mani iniziavano ad illuminarsi di blu.


**


Se avevano pensato che la strada per arrivare ad Haven fosse stata difficoltosa, si ricredettero immediatamente quando si ritrovarono dentro degli enormi cunicoli congelati scavati proprio nel cuore della montagna.
Fratello Genetivi li aveva condotti fin lì, portato in spalla dal Qunari, attraverso una strada di montagna stretta e ripida ed era rimasto all'ingresso di quella specie di tempio sepolto. Nessuno aveva idea di come lo avessero costruito, ma avevano dovuto usare il medaglione di Padre Eirik come Chiave per entrare.
Lo storico, prima di lasciarli, gli aveva spiegato che a proteggere le Ceneri dovevano esserci delle difese potenti, perché nessuno di quei matti era mai riuscito ad arrivarci, ma questo non li aveva rallegrati
E ancor meno li aveva entusiasmati l'idea di infilarsi in quei cunicoli e affrontare altri nemici. Nella chiesa avevano notato che molti avevano una forza fisica spaventosa, ben oltre quella di un uomo comune. Il motivo ancora non era certo, però avevano anche diversi maghi tra loro file che avevano reso l'arrivo al nascondiglio dell’Urna anche più complicato. 

L'unica che sembrava effettivamente contenta di trovarsi lì sotto era Micah. Ma non c'era da sorprendersi. Avere nuovamente un tetto di solida roccia sopra la testa dopo tutta quella dannata neve la faceva sentire al sicuro e forse le avrebbe dato una sensazione di casa… se la sua casa non fosse stata il buco più schifoso di tutta la città della polvere.
Tese attentamente le orecchie, cercando di captare dei suoni, ma non sentì niente di particolare. Ma ci scommetteva persino i suoi soldi che quegli invasati li stessero aspettando per tendere loro una trappola e trasformarli in uno spuntino per i loro “animaletti”.


Una decina di minuti prima, in una caverna più grossa delle altre, avevano trovato svariate uova. Uova così grandi da poter essere state deposte solo da una creatura in particolare: un Drago. Infatti avevano incontrato almeno una decina di dragoni lungo la loro strada, lucertoloni più alti di un uomo adulto, schifosi e con squame dure come pietre. Li avevano uccisi, ma tutti loro sapevano che non erano nulla rispetto ad un vero Alto Drago e questo li aveva fatti scappare il più possibile lontano da quella specie di nido.
Sperava seriamente di non incontrare mai la mamma d
i quei cosi, le bastavano abomini, prole oscura e cultisti fuori di testa da combattere, non voleva correre il rischio di finire come un nug allo spiedo. Ma cercò di non pensarci: ormai erano in quella galleria da un po', però si stavano avvicinando alla fine e Aida fece loro segno di fermarsi prima dell’ultima svolta, tendendo le orecchie e le narici, mentre Invel faceva lo stesso.

《Ci stanno aspettando.》 Sussurrò l'elfa.
《Quanti?》 Si limitò a chiedere Zevran
《Una decina mi pare. Il loro capo… è un uomo molto grosso, brandisce un’ascia. Facciamo attenzione.》

Micah si chiese per l'ennesima volta se avesse davanti ad una specie di donna segugio. Lei non era affatto dura d'orecchi, ma quella ragazza percepiva tutto con una precisione impossibile e più di una volta l'aveva sentita dire che gli abitanti di Haven avevano uno strano odore addosso, anche se lei non avvertiva proprio nulla.
Continuando a camminare; entrarono in una caverna molto più grande, con affilate stalagmiti sorgevano dal pavimento e, come aveva predetto Aida, una decina di uomini, di cui tre armati di bastoni magici, li stavano aspettando con un’espressione arcigna. Quello che doveva essere il capo, inoltre, era un uomo alto e ben piazzato, più di qualsiasi altro umano avesse mai visto: aveva barba e capelli scuri, pelle olivastra e un'ascia enorme. Inoltre aveva addosso un forte odore. Se sugli altri era lieve, lui ne era impregnato.

《Fermi.》 Ordinò, appena li vide arrivare. 《Voi siete i pagani che hanno ucciso i nostri fratelli. Offendete questo terreno sacro con le vostre sudice impronte.》
《Nessuno di noi avrebbe attaccato se i vostri alleati non lo avessero fatto per primi.》 Rispose Iselen gelido. 《Non siamo venuti per uccidervi. Siamo qui per le Sacre Ceneri, nient’altro.》
Con sorpresa di tutti, sia lui che i suoi compari scoppiarono in una fragorosa risata. 《Le Ceneri. A che cosa possono servirvi le ceneri, quando la nostra Signora Andraste è finalmente tornata tra noi?》

Il mago rimase interdetto, mentre Leliana e Aida si scambiavano uno sguardo stupefatto e vagamente offeso. Cosa stava andando a vaneggiare quel folle?
《Di che cosa state parlando? Andraste è morta secoli fa.》 Chiese l'elfa, una freccia già pronta.
L'uomo la guardò con sufficienza. 《Il mio Nome è Padre Kolgrim, e voglio che sappiate, profani, che la Santissima è rinata dopo secoli in una forma così grande e potente che nemmeno l'impero Tevinter potrebbe contrastarla oramai. Costei ci protegge e ci grazia, permettendoci di curare i suoi figli e donandoci il suo sangue e la sua benedizione per combattere gli infedeli e i miscredenti.》
Iselen sbarrò gli occhi, così come Morrigan, Runaan e Sten. Ecco perché quelle persone erano tutte così fisicamente potenti: bevevano il sangue di un alto drago! Erano convinti che quella bestia gigante fosse la nuova forma di Andraste!


《Oh beh, questo si che è un bel colpo di scena.》 Commentò Zevran.
《Queste sono solo bestemmie! Atrocità folli!》 Esclamò Aida, disgustata. Che uno fosse credente o meno, nessuno sano di mente avrebbe mai venerato una belva simile.

Kolgrim emise un Urlo di guerra, sollevando la sua enorme ascia, ma la freccia dell'elfa si era già piantata nel suo avambraccio. L'armatura attutì il colpo, ma delle gocce rosse iniziarono a scendere, mentre gli sgherri dell'uomo partivano all'attacco.
Uno dei maghi guarì rapidamente il suo capo, ma Iselen si mise davanti a lui, cogliendolo in contropiede con una tempesta di Lame di ghiaccio che lo ferì malamente sulla spalla e sul fianco dal lato destro, sollevando zampilli di sangue, e dando poi ad Invel di finirlo azzannandogli il collo.

Un altro mago tentò di fermarli, ma una maledizione di orrore lanciata da Morrigan lo fece accasciare a terra, facile preda per gli spuntoni di pietra del mago.
La strega ghignò vittoriosa, ma poi l'ultima maga rimasta alzò il bastone, lanciandole contro una palla di fuoco che lei fece svanire con uno schiacciare di dita.
《Quanto sei patetica.》 La sbeffeggiò, prima di trapassarle il petto con un fulmine che la mandò a schiantarsi contro le pareti della caverna.

Una sottile crepa si aprì nella roccia, diramandosi fino al soffitto e facendo cadere tanti piccoli ciottoli, mentre le pesanti stalattiti vibravano pericolose. Sten si stava occupando di due uomini armati di spada e scudo, aiutato dalle frecce di Runaan, che ne aveva già ucciso uno, ed entrambi furono costretti a spostarsi per evitare che le pietre gli cadessero addosso.
《Non colpite i muri della caverna!》 Urlò il Qunari, ripartendo all'attacco insieme al Dalish, mentre Micah si muoveva rapidissima per evitare la serie di frecce che un terzetto di uomini le stava scoccando addosso.
Aveva ammazzato due dei loro compagni senza problemi, aiutata anche da Zevran, ma poi l'assassino era svanito nel nulla e quei pazzi avevano iniziato a bersagliarla per impedirle di avvicinarsi.
Strinse I denti, frustrata da quelle dannate teste d'aria, ma poi sentì un gemito e uno degli arcieri cadde con un rantolo, un piccolo coltello scintillante che gli spuntava dalla nuca. Il suo compare guardò sorpreso il cadavere e questo diede tempo a Micah di coglierlo di sorpresa e ficcargli i pugnali avvelenati nel collo.
Lui crollò quasi subito a terra, vomitando sangue e bile con un suono disgustoso.

《Bel colpo.》 La lodò Zevran divertito, apparendo accanto a lei.
《Anche il tuo.》 Rispose la nana, osservando che Sten e Runaan avevano ucciso tutti i loro nemici: solo padre Kolgrim era ancora in piedi, impegnato in una battaglia tremenda contro Leliana e Aida, che stavano danzando attorno a lui con arco e pugnali.
L'uomo era molto più grosso e forte di entrambe, un suo colpo avrebbe significato gravissimi danni, se non la morte, ma le due ragazze erano rapide, sfuggenti ed erano coordinate: a causa dei loro colpi, l'armatura dell’uomo era ormai ammaccata in più punti e lui stava perdendo sangue da vari e profondi tagli. Persino l’estrema resistenza data dal sangue di drago sembrava pian piano abbandonarlo.
Strinse I denti con forza, sussurrando una preghiera, e cercò nuovamente di tagliarle in due con la sua poderosa ascia, ma L'elfa dagli occhi eterocromatici lo colpì di sorpresa in faccia col suo arco, spaccandogli  il naso, e la rossa gli falciò le gambe con una mossa aggraziata, sfruttando i buchi nell'armatura e facendo zampillare ancora più sangue dalle ferite.
Kolgrim si accasciò a terra in una pozza di sangue scuro, il volto ridotto ad una maschera pesta, gli arti in preda agli spasmi, ma la mano testardamente stretta attorno alla sua ascia. Sembrava stesse cercando di alzarsi di nuovo, ma Sten non esitò un secondo a finirlo con un colpo secco, decapitandolo prima che potesse muoversi.

《Ottimo lavoro.》 Lo lodò Iselen. 《Adesso, dobbiamo raggiungere il luogo di riposo delle Ceneri prima che…》
Un ruggito poderoso ed inconfondibile lo interruppe immediatamente, mentre il colore svaniva dai loro volti. Invel emise un guaito Persino Morrigan e Zevran avevano perso i loro sorrisi beffardi.


《Do… dobbiamo davvero affrontare quella cosa?》 Chiese Aida, dando voce ai pensieri di tutti.
I due custodi avevano gli occhi puntati sull'uscita e stringevano le loro armi fino a sbiancarsi le nocche.
《Possiamo aspettare finché non se ne andrà.》 Provò a proporre Micah.

《Temo che non ne abbia intenzione.》 Disse il Dalish, anche se poteva sentire il sudore gelare sulla schiena. Erano tutti esausti e di sicuro nessuno di loro aveva esperienza contro gli Alti Draghi.
《Dovremo superarlo per avere le ceneri. Non c'è scelta.》 Aggiunse il mago, mentre Leliana annuiva.
《E allora andiamo. Che Andruil ci protegga.》

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Capitolo 22
*** L'urna delle sacre ceneri ***


Runaan poteva sentire panico, nervoso e aspettativa mischiarsi nel suo stomaco mentre attraversava l'entrata della caverna. Combattere un Alto Drago era un'impresa quasi sempre letale, il solo pensiero gli faceva drizzare i capelli in testa, ma se ce l'avessero fatta… sarebbe stato segno che i Numi erano propizi. Nonché la preda migliore che avrebbe mai cacciato.
Vide Micah e Zevran aggiungere altro veleno sulle loro Lame, mentre Leliana e Aida avevano già gli archi incoccati e Iselen, Morrigan e Sten avevano le rispettive armi in pugno. Invel era accanto al padrone, tenendo alto il naso per captare ogni odore.

Appena fuori dal tunnel lo videro: una bestia colossale, ricoperta di scintillanti squame rosso scuro, mentre delle corna candide svettavano sul capo come una corona. Le enormi mascelle mostravano schiere di denti affilati e le ali erano gigantesche, maestose e accuratamente ripiegate contro il corpo. Emanava un'aura di potenza tremenda


《Ataashi.》 Mormorò Sten in Qunlat, abbassando il capo per un attimo, in segno di rispetto.
Runaan non fece in tempo a chiedergli cosa avesse detto, perché le narici del drago fremettero appena li percepì e gli occhi gialli si spalancarono mentre il suo capo scattava per vederli e spalancava le fauci. Un ruggito assordante risuonò per la caverna mentre si tirava su in tutta la sua abnorme massa.


Il Dalish strinse l'arco, i suoi sensi di cacciatore più attivi che mai mentre cercava un qualsiasi punto debole sulla pelle squamosa. Se volevano arrivare a quella maledetta Urna, dovevano abbattere quella bestia.
Quest’ultima dovette interpretare la sua faccia come una sfida, perché Dalla sua gola uscì una fiammata di proporzioni immense, che evitarono tutti per un pelo sparpagliandosi per la caverna. 

Ognuno si era già attrezzato a modo proprio, L'adrenalina che già ronzava dentro le loro orecchie mentre si preparavano ad attaccare. 
Runaan notò Micah e Zevran armeggiare con lo zaino che la ragazza portava in spalla e Sten, che non aveva mai smesso di spostarsi, riuscì a colpire una delle Zampe posteriori con Asala, le squame dure che stridevano contro la lama candida, ma il Drago tentò subito di spazzarlo via con un colpo della sua lunghissima coda, ma travolgendo invece la parete e provocando una gigantesca crepa su di essa.


Il Guerriero si abbassò appena in tempo, sfoggiando dei riflessi incredibili, ma non riuscì ad evitare una zampata poderosa e che lo spedì a schiantarsi contro un muro, sputando un grumo di sangue e causando ancora più spaccature, che fecero cadere piccole rocce dal soffitto.
Il Qunari si pulì la macchia di sangue, percependo chiaramente di essersi lussato qualcosa, ma una intensa luce blu lo avvolse, cancellando il dolore, mentre Iselen sollevava il suo bastone per creare delle barriere protettive attorno a tutti loro.
Il mago, affiancato da Invel, era circondato da vortici di cristalli di ghiaccio sempre più grandi, che stava lasciando a più non posso verso il drago nel tentativo di trapassare la pelle spessa come cotta di maglia e permettere ai suoi compagni di rimettersi in piedi. peccato che la maggior parte si rivelassero inutili.


Il Qunari grugnì di sollievo quando la magia curativa lo avvolse, recuperando il suo spadone e ripartendo all’attacco con più forza, cercando di azzopparlo, mentre lo scudo luminoso respingeva le fiammate.
Il Bestione non parve felice di questo, perché lasciò perdere il Qunari, fino ad allora il suo obiettivo, ed iniziò ad accanirsi sul mago con le zanne e gli artigli, il suo peso che squassava il terreno e faceva tremare le pareti, ma fortunatamente fu distratto quanto una serie di frecce rimbalzò contro le squame del suo muso, mancando di poco il suo occhio destro.

Si voltò con un ruggito furente verso Runaan, Leliana e Aida, cercando di travolgerli con le fiamme, ma il Dalish scattò di lato come un gatto e le due giovani gli corsero incontro, infilandosi tra le sue zampe insieme a Natia e Zevran, che conficcarono i loro pugnali avvelenati nella sua carne con dei ghigni sicuri.
《Vediamo se ti piace questo!》 Ringhiò la nana, lacerando più volte insieme all'antivano.
Gli aveva dato una dose del suo veleno più potente da versare sui pugnali, così concentrato da fare male persino a quel lucertolone. Ma non ottennero l'effetto sperato: la carne iniziò subito ad emanare una puzza orribile, ma il Drago prese ad agitarsi forsennato, ruggendo così tanto da fargli sanguinare le orecchie e creò un'altra fiammata che rischiò di travolgerli tutti, rendendo la pietra di cui erano fatti il terreno e le pareti incandescente e costringendoli a scansarsi.

Iselen alzò nuovamente il bastone, generando venti gelidi sempre più potenti nel tentativo di smorzare il calore, ma le fiammate stavano smorzando le correnti e abbattendo i muri che aveva eretto. Sentiva già i sussurri dei demoni accanirsi le orecchie, troppo lontani per riuscire a capirli, ma erano lì. E trattenne a malapena un urlo quando evitò per un pelo un altro colpo della coda, rispondendo con altre lame di ghiaccio mentre correva via più veloce che poteva insieme ad Invel.

《Morrigan!》 Chiamò Runaan, la fronte sudata per la corsa e l'aria bollente, mentre colpiva il muso della bestia con una delle sue frecce nel tentativo di distrarlo. 《Devi accecarlo presto!》 Urlò, ma quando si voltò, la strega non era da nessuna parte.
Non ebbe il tempo di guardarsi intorno per cercarla, perché La Bestia ruggì con una potenza inaudita, creando un altro torrente di fiamme attorno a sé nel tentativo di sbarazzarsi di chi stava ferendo le sue zampe, ormai ricoperte di grosse lacerazioni suppuranti a causa del veleno. Il suo corpo poi era costellato di frecce e spuntoni di ghiaccio, ma lo stavano solo facendo arrabbiare. L'aria ormai non era più respirabile anche con la bufera di neve creata dal mago, che non gli stava facendo nulla.


Il custode elfico emise un ringhio, cercando di attaccare le zampe posteriori insieme a Sten, però il drago spalancò le ali di colpo e una terribile onda d’urto lo scaraventò in aria come un fuscello.
Il mondo divenne per un attimo un vortice indistinto di colori, e quando atterrò sul terreno Sentì chiaramente il suolo incandescente bruciargli la faccia e il suono di qualcosa che andava in frantumi e si rese conto che le barriere alzate da Iselen erano svanite.

L'elfo giaceva poco distante, con Invel che guaiva preoccupato e i cristalli di ghiaccio ridotti a nient’altro che pozzanghere, la mano che artigliava il bastone magico nel tentativo di rialzarsi, la stoffa della veste bruciata che rivelava un'ustione ricoperta di bolle sulla spalla, dove le fiamme lo avevano toccato. 
Lo vide prendere un respiro a fatica. Aveva lottato e guarito tutti molto spesso in quelle ore, stava iniziando ad esaurire le energie e il mana, però ricominciò a evocare lampi ghiacciati sempre più grossi il suo nemico, riuscendo ad aprire squarci ovunque. Ma non era lontanamente abbastanza per ucciderlo.

Runaan emise un altro verso di frustrazione, ricominciando anche lui a scoccare una freccia dopo l’altra, ignorando il dolore e il caldo come meglio poteva. Non si sarebbe fatto abbattere da un po' di aria calda!


La Bestia però non fece caso a loro: stava provando a fare a pezzi Aida, Micah, Zevran e Leliana, ancora tra le sue zampe e intontiti dall'onda d'urto, sferzando i suoi enormi artigli per colpirli e allontanarli dalle ferite avvelenate che gli avevano causato sulle zampe.

L'elfa dalla pelle scura e l'antivano, i primi a reagire, fuggirono veloci: i riflessi accelerati della prima le permisero di evitare gli attacchi anche con le orecchie che fischiavano per quei maledeti ruggiti. Ma per sfortuna, quando la rossa cercò di imitarli, il drago girò su se stesso, gli occhi ardenti di rabbia, colpendola con uno degli spuntoni della coda, scaraventandola vari metri più in là, con un grosso taglio sulla testa. Non si rialzò.

Aida sgranò gli occhi, vedendola cadere quasi a rallentatore, un orribile senso di familiarità che le attanagliava il cervello, e corse verso di lei prima che qualcuno potesse fermarla con un ringhio feroce, l’arco sollevato nel tentativo di allontanare la bestia con le sue frecce prima che potesse incenerirla.
Aveva una paura terribile, Zathrian e I Silvani che aveva affrontato nella foresta non erano nulla in confronto ad un alto Drago. Avrebbe potuto ridurla in cenere da un momento all'altro, ma Leliana aveva fatto davvero troppo per lei. Non poteva lasciarla così, avesse dovuto esalare il suo ultimo respiro pur di difenderla. Con le orecchie che vibravano, scoccò altre frecce che si conficcarono tra le squame, ma lui spalancò le fauci e un fiume di fiamme le investì.

Aida sentì il terribile calore scottarle la pelle e il terrore stringerle la gola. Strinse gli occhi e strinse l'arco, pensando che la sua vita fosse ormai giunta alla fine, ma quando la vampata si diradò vide che una barriera scintillante le aveva protette. 
Iselen era dietro di loro, incurante delle bruciature e gli occhi illuminati di blu. Ad un suo gesto, enormi lame di roccia si piantarono nel fianco del drago e Invel lo azzannò, facendolo ruggire di dolore, mentre cercava di allontanarli, il soffitto di pietra che lo intralciava

L'elfa attese un secondo per riprendere fiato e incoccare di nuovo l'arco, rivolgendo un cenno di ringraziamento al  mago, che stava correndo più veloce che poteva per raggiungere lei e la rossa, continuando a Evocare Lame di ghiaccio e roccia, mentre il Qunari e l’assassino ricominciavano a ferire le zampe del Drago.


Runaan si unì a loro, riponendo l'arco e conficcando i suoi pugnali nella sua carne per costringere la bestia ad allontanarsi. Non aveva idea di dove fosse finita Morrigan, non la vedeva da nessuna parte, ma non voleva pensare che fosse stata già colpita e magari uccisa da quel maledetto lucertolone. Pregava Falon'Din che la ragazza stesse bene e che Iselen riuscisse a guarire Leliana in tempo.

Digrignò I denti quando il drago spalancò le ali per travolgerli una seconda volta, evitandole insieme a Micah, mentre Sten e Zevran finivano di nuovo contro il muro. Come diamine aveva fatto a sentirsi eccitato!? Altro che bella preda, sarebbero stati davvero benedetti dai Numi se fossero usciti fuori di lì!
Però questo pensiero lo spaventava anche di più. Se stavano avendo così tante difficoltà ad uccidere un Alto Drago normale, come avrebbero fatto contro l'Arcidemone, un antico dio corrotto, e il suo esercito infinto di Prole oscura!? 


Fece il giro e cominciò a colpire il suo nemico coi pugnali nella zampa che aveva di fronte, mentre la nana lo distraeva da davanti. L'adrenalina pulsava, non aveva tempo di pensare, solo di agire. Dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare in quei mesi, non aveva intenzione di fare da spuntino a un Drago.
La pelle squamosa del suo nemico, già ferita in precedenza dalle lame avvelenate, cedette sotto l'affondo delle sue armi, riversando un fiume di sangue bollente sul terreno, ma lui continuò fino a colpire l'osso. Il drago emise un verso sofferente, facendo schioccare le enormi mascelle con un guizzo, tentando di ucciderlo, ma lui si spostò con un salto.


Micah guardò lui e gli altri attaccare ancora mentre scivolava rapidissima lungo le pareti della grotta, cercando frenetica nello zaino, le mani febbrili e il cuore in gola. Era riuscita a sgusciare via dalle zampe del Drago per un colpo di culo, evitando di finire come Leliana, ma il loro tempo stava scadendo.  Avevano usato tutte le loro armi e le loro abilità per far fuori quel coso, e non era servito quasi a niente. Ormai dovevano dare il tutto per tutto!

Dopo il Circolo, aveva intuito che Uldred e gli Ogre non sarebbero stati gli unici mostri giganti che avrebbero dovuto affrontare nel loro viaggio, perciò aveva deciso di attrezzarsi grazie ad un suo contatto. E meno male che ci aveva pensato, visto che erano finiti in un covo di dannatissimi adoratori di draghi!
Appena le dita si chiusero attorno allo spesso contenitore imbottito in cui aveva avvolto la sua arma segreta, il suo famoso ghigno fece increspare le cicatrici sul suo viso.
《TOGLIETEVI!》 Urlò a pieni polmoni, mentre lanciava una sfera di vetro bianco contro il Drago.


Fu Un attimo: un'abbagliante esplosione di fulmini si diramò dalla spalla del drago, strappando via squame, pelle e legamenti, mandando in pezzi le ossa che attaccavano l’ala sinistra a tutto il resto con una gran puzza di sangue bruciato. La gigantesca appendice si afflosciò inutile contro il corpo del Drago, facendo cadere dei massi ben più grossi dal soffitto e inondando il terreno col suo sangue rovente.
La bestia ruggì per il dolore mentre cercava di restare in piedi sulla zampa debole, iniziando a muoversi in maniera convulsa e sputando fuoco senza nemmeno mirare. Spazzò il terreno con la coda e la sola ala rimasta, creando sempre più crepe nelle pareti rocciose, mentre un torrente di sangue sempre più grande sgorgava dalle ferite e cadeva fumante a terra insieme ai ciottoli.


Ma Runaan notò qualcosa: c'era una creatura piccola e veloce che volava attorno alla testa del Drago, piantando gli artigli acuminati nelle sue squame e aprendo lunghi tagli lungo la pelle più sottile e delicata attorno agli occhi impedendogli di mirare.
《Morrigan!》 Sibilò il Dalish. Ecco dov'era andata a finire. Si era trasformata in un Corvo per ostacolare il Drago fin dall'inizio della lotta, usando i suoi artigli e la sua velocità per distrarlo, e ora che era stato indebolito, stava dando loro l’occasione di colpirlo con ancora più facilità.
A causa dell'ala fuori uso e le zampe ferite, la bestia non era in grado di muoversi bene: era la loro occasione. Afferrò subito il suo arco, prendendo la mira e scoccando. La freccia volò e andò a conficcarsi proprio dove voleva: nell’unico occhio buono.


Nuovi schizzi di sangue macchiarono il soffitto della caverna, mentre il Drago ormai cieco iniziava a ruggire e ad agitarsi ancora di più, in preda agli spasmi per il dolore dati dalla ferita all'occhio e dagli enormi danni sanguinanti che la nana e gli aveva arrecato. Le gigantesche narici erano aperte per fiutare il loro odore, ma stava iniziando a barcollare.
Il biondo si fece scappare un ghigno di vittoria: lo stavano sfiancando. Dovevano continuare a colpire le zampe fino a quando non sarebbe crollato. Ma dovette ripensarci quando tutto il corpo dell'Alto Drago eseguì un mezzo giro e lui non riuscì ad evitarlo. 

Si ritrovò scaraventato contro una delle pareti insieme a Zevran, Sten, Micah e Invel prima di poter reagire, sentendo il sapore ferroso del sangue, mentre varie rocce e stalattiti iniziavano a piovere su di loro, le crepe ormai ovunque sui muri della caverna.
Un dolore lancinante alla spalla e al fianco gli offuscò i sensi per un secondo quando scivolò a terra. Era così atroce, che si rese a malapena conto di star perdendo di nuovo sangue dal naso e dalla bocca, ma poi notò qualcos’altro: accanto a lui giaceva un Corvo dall'aria sofferente che stava tornando alla sua forma umana.
Una lunga ferita percorreva il braccio di Morrigan in diagonale, moltissimo sangue le stava fiorendo intorno. Era ancora cosciente, ma era lunga distesa e il bastone le era sfuggito di mano. Stava facendo quel che poteva per arginare l'emorragia. Doveva essere stata colpita da una pietra acuminata mentre era in volo.

《Morrigan...》 Rantolò di Nuovo, cercando di scuoterla per evitare che perdesse conoscenza.
La ragazza fu attraversata da un tremito, mentre tentava di tirarsi su. 《C'è… un punto debole alla… base del collo.》 Sussurrò, la voce incrinata dal dolore che sentiva. 《Devi… colpirlo lì per…》 Fu interrotta da una fitta tremenda, ma era chiaro quello che stava dicendo.


Il Dalish Allungò a fatica la mano verso il proprio arco. Bel cacciatore che era, si era fatto sorprendere come un allocco per l'ennesima volta a causa della sua arroganza e con la spalla ridotta così non sarebbe riuscito a fare proprio nulla di utile! Ma non poteva lasciare la ragazza indifesa o gli altri da soli nel mezzo di una battaglia. Doveva continuare a combattere!
Vide di sfuggita Iselen chino su Leliana, circondati da una barriera luminosa che sembrava sottile come una bolla di sapone, e solo Aida era rimasta in piedi ormai, sostenuta dalla forza di volontà, nel tentativo di attirare il Bestione lontano da loro, ma anche lei aveva il fiatone. Il mago poi aveva un’espressione provata e il panico era ben visibile sul suo viso.

La condizione di Leliana era grave. E anche se respirava ancora, non c'erano fratture e la ferita stava pian piano svanendo, il suo battito era lento e lui non riusciva a guarirla abbastanza in Fretta!
Micah giaceva poco lontano da loro, vomitando una sequela di insulti nanici mentre tastava il terreno come in cerca di qualcosa, il volto tumefatto e il naso rotto e sanguinante, lo zaino caduto lontano da lei.


Runaan cercò di mettersi in piedi, ma le sue gambe si rifiutavano di obbedire. La sua pelle era umida di sudore, sentiva male ovunque, E quando vide il gigantesco muso del Drago avvicinarsi a lui, sentì il cuore sprofondare per la paura. Era stato ferito in ogni modo, come poteva essere ancora così resistente!? Avrebbe dilaniato lui e Morrigan? Stavano per morire?
Il rettile spalancò le fauci, pronto a travolgerlo con le sue fiammate, ma Sten arrivò di corsa, sbuffando per lo sforzo, e aprì un grosso squarcio con Asala che arrivò quasi al suo occhio destro, mentre le Lame di Zevran costringevano il mostro ad allontanarsi per non essere avvelenato di nuovo. Perdevano sangue ovunque, il Qunari aveva un taglio sulla fronte e l'elfo aveva grossi lividi sul ginocchio e la guancia, ma nessuno dei due sembrava pronto a cedere.


《Iselen!》 Urlò il Qunari, rivolto al mago, ancora chino su Leliana nel tentativo disperato di sistemare la ferita che aveva sulla testa. Ormai mancava poco.
Aida era sempre accanto a lui, pronta a proteggerlo e, sfruttando lo squarcio nella pelle del lucertolone, lo stava tartassando con le frecce, che però erano sempre meno, e il guaritore fu costretto ad interrompere il flusso magico sulla rossa quando vide le condizioni di Runaan, Morrigan e Micah.
《Guariscili, subito!》 Lo esortò il Qunari, mentre schivava una stalattite per un soffio. Anche lui aveva riportato delle ferite serie: oltre al taglio in fronte, la sua gamba era lorda di sangue per uno squarcio sul fianco e si era dovuto sbarazzare della parte superiore dell'armatura, ormai ridotta a metallo fuso.

Il mago aveva il fiatone, era esausto. La sua fronte era madida di sudore per lo sfrozo e le pupille enormi, ma alzò il bastone, cercando di chiamare quanto più potere poteva: fu costretto a smettere quando un conato di vomito lo colse. Non aveva più energia. Il Velo era impenetrabile. Aveva prosciugato tutto il suo mana e non sarebbe riuscito a rigenerarlo in tempo!
Vide Runaan puntellarsi a fatica usando il suo arco, cercando di difendere la strega e la nana, ma si reggeva in piedi a stento e ormai anche Zevran stava iniziando ad accusare troppi colpi, la pelle sudata e le nocche sbiancate per lo sforzo di tenere i pugnali.

Di questo passo moriranno tutti.》 Sussurrò una voce maligna nel suo orecchio. 《Avanti ragazzo, ci hai già pensato una volta. Hai tutto il potere che vuoi nelle vene. Permettimi di aiutarti. Questo Drago non è nulla di fronte a ciò che possiamo scatenare. Grazie a me e al mio potere, lo schiaccerai come una mosca. E tutti loro ti saranno grati. Sarai il loro salvatore. Potrai evitare che finiscano come Solona. Potrai mostrare a tutti chi sei..》
Il mago trattenne il respiro, cercando di allontanare la voce del demone della Superbia dalla mente, ma poi il Drago spalancò l'unica ala rimasta e un vortice di fiamme eruppe dalla sua gola, dritto verso di loro.


Morrigan fu più veloce. Nonostante stesse perdendo moltissimo sangue, alzò una mano: una nebbia malefica e densa li avvolse con le sue volute resistenti, indebolendo il colpo ma senza annullarlo del tutto. La vampata esplose contro la protezione in migliaia di scintille roventi e Zevran, troppo vicino, fu sbalzato indietro con una vistosa bruciatura che gli ricopriva tutto il braccio, e Runaan e Aida fecero la stessa fine, piombando nuovamente a terra sudati e doloranti. Grosse vesciche sanguinanti avevano spaccato la loro pelle, esponendo la carne viva.

Sten ormai stava ringhiando di dolore, la presa su Asala ancora salda, ma il corpo coperto di ferite. Iselen cercò di guarirlo, almeno in parte, ma non servì a nulla se non farlo piegare per il dolore. Ormai non aveva più energia e invece il Drago, per quanto gravemente ferito, ne aveva ancora abbastanza per ucciderli tutti. 
Sbattè il bastone per terra, furibondo per la propria debolezza, il Demone che continuava a sussurrare nelle sue orecchie, eccitato, ma poi la voce di Micah lo richiamò.
《Salroka! Preparati!》 Urlò, lanciando un'altra di quelle boccette esplosive. Ma non contro il Drago, bensì contro il terreno roccioso sotto di loro.


Uno scoppio terrificante fece saltare in aria il punto sotto le zampe della belva, riducendone due ad un grumo di carne maciullata, mentre un accecante lampo blu e un intenso odore elettrico si diffondevano nella caverna, che ormai era sul punto di collassare. Sembrava che l'aria stessa emanasse scintille.
Ad Iselen bastò sentirne l'odore per capire cosa voleva dire la nana: Lyrium. Sotto tutto quel sistema di caverne scorrevano delle enormi vene di Lyrium grezzo, così cariche di magia da far vibrare l'aria ora che erano finalmente state liberate.

Sentì un brivido scavargli la schiena e il Velo diventare di colpo sottilissimo. Toccare quel prezioso minerale allo stato grezzo, normalmente avrebbe significato una morte istantanea, ma l’esplosione aveva creato enormi crepe lungo di esse, facendo sì che il loro potere fluisse attorno a loro impetuoso come la marea e senza che nessuno potesse fermarlo. Senza che lui potesse fermarlo.

Quell'energia pura e vibrante invase il suo corpo tutta insieme, con forza tale da farlo urlare di dolore, o almeno così gli parve, prima che una prorompente luce blu iniziasse ad irradiarsi dal suo corpo, fagocitando tutto il resto.
Sentiva la testa leggera e al tempo stesso invasa dal dolore, le pupille immense mentre il cuore martellava contro le sue costole e la magia ronzava nelle orecchie, infuocandogli le vene con più potere di quanto ne avesse mai sperimentato.
La sua pelle era segnata da lunghi segni azzurri e ormai non capiva neanche dove iniziava lui e finiva l'Oblio. Si sentiva senza peso, eppure si sentiva capace di sbriciolare le montagne sopra di loro se avesse voluto. I sussurri dei Demoni erano svaniti, scacciati da quella potenza, che rilasciò tutta insieme mentre lunghe vene blu si accendevano sulla sua pelle. Enormi onde di luce curativa nacquero da lui e avvolsero tutti i suoi amici, accecando il Drago.


Runaan sentì il dolore e le ferite svanire, sostituiti da una sensazione di piacevole frescura, mentre il Drago barcollava stordito contro la parete, segnando il soffitto, che ormai si teneva in piedi per puro miracolo, con l'ennesima crepa proprio in mezzo, mostrando altri bagliori blu al di sotto della pietra.
Senza pensarci un attimo, di nuovo in forze, afferrò l'arco, imitato da Aida, e scoccarono con forza contro quelle vene di Lyrium. Un secondo boato gli fece fischiare le orecchie e perdere l'equilibrio, e la volta rocciosa crollò per davvero.


Il Drago sollevò il muso, ancora intontito e con le zampe anteriori ridotte a grumi di carne, mentre enormi stalattiti gli crollavano addosso, spezzando le sue ossa e dilaniando carne, muscoli e tessuti.
Il Dalish non rimase fermo a godersi lo spettacolo: afferrò Morrigan insieme a Sten, mentre Zevran e Aida tiravano su Leliana e Micah trascinava via Iselen, ancora immobile dopo quel massiccio rilascio di magia e corsero fuori dalla caverna appena in tempo per sentire un ultimo ruggito prima che un macigno gli schiacciasse la testa, frantumando il cranio.
《Vashedan.》 Imprecò Sten, fissando il mago e la nana con occhi duri. 《Cosa era quello? Cosa avete…!?》
《Quello era abbastanza Lyrium da farmi diventare miliardaria.》 Rispose lei, toccandosi il naso appena guarito. 《Per fortuna il mio senso della Pietra non si sbagliava.》

《Cioè, hai sempre saputo che quelle vene erano lì!? Perché non le hai fatte esplodere prima che quel coso ci facesse a pezzi!?》 Chiese Aida, il cuore che ancora le martellava il petto per la corsa e lo spavento.
《Non ne ero sicura. Ho iniziato a sentire il ronzio fin da quando abbiamo incontrato quel pazzo armato di ascia, ma non avevo idea che fosse così tanto finché quel Drago non mi ha stesa. Adesso so che questo posto è pieno di vene di lyrium.》

《Ed è stato un gran bel rischio usarlo.》 Commentò Morrigan, mentre controllava che il braccio fosse guarito. 《Farne esplodere così tanto tutto insieme avrebbe potuto ucciderci o farci seppellire.》 
《Ehi, preferivi forse finire giù per il gargarozzo di quel lucertolone troppo cresciuto?》 Chiese Micah piccata. Sapeva benissimo che era stato un azzardo, ma meglio quello che essere fatti a pezzi. Senza le sue bombe, il combattimento sarebbe andato avanti per ore e non era sicura di sapere chi avrebbe vinto. Soprattutto perché i due elfi erano riusciti ad uccidere quel dannato Drago solo grazie alla sua trovata. E al fatto che Iselen li avesse guariti tutti in tempo.

Rivolse lo sguardo verso il mago, sostenuto da Zevran e Invel. Aveva le pupille dilatate e ondeggiava come se avesse bevuto troppo alcol e non aveva per niente una bella cera. La sua pelle era ancora coperta di venature azzurre e non riusciva nemmeno a reggersi in piedi correttamente.
《Ti senti bene?》 Chiese cautamente, notando il suo stato, mentre Sten lo fissava con astio.
《No… io… non avevo mai… così tanto lyrium…》. Ora che l'euforia era passata, ogni fibra del suo corpo urlava di dolore. Il Velo era tornato una barriera impenetrabile e sentiva di essere sul punto di vomitare. La sua testa pulsava di dolore, e quella era la sola cosa a cui era in grado di pensare. Sapeva che assumere quella sostanza in quantità molto grandi era pericoloso, ma non si aspettava di stare tanto male.

《È stato un vero colpo di fortuna che tu sia riuscito a gestirlo.》 Sussurrò Aida, ancora china su Leliana. Aveva sentito parlare di ciò che poteva succedere ad un mago quando perdeva il controllo e non ci teneva affatto a vedere un Abominio in carne ed ossa.
Ma fu distratta quando sentì la rossa tra le sue braccia gemere. La ragazza di mosse, per poi aprire gli occhi di scatto e tirarsi a sedere, guardandosi intorno frenetica. 《Dove siamo!? Il Drago!》

《Ce ne siamo sbarazzati, non preoccuparti.》 La rassicurò Zevran con un sorriso, mentre l’elfa dalla pelle scura la osservava con la fronte aggrottata.
《Ti senti bene? Hai preso una brutta botta.》

《Ad essere sincera, sto benissimo. Quando mi ha colpita, ho temuto che il Creatore mi stesse per prendere con sè, eppure mi sento piena di energie ora.》 Rispose lei confusa. Cosa era successo?
《Meglio così. Perché temo che questa storia non sia ancora finita.》 Disse Runaan, indicando qualcosa.
In fondo alla vallata in cui erano sbucati, una grande costruzione scintillante spiccava contro la nuda roccia della montagna.


Si alzarono meno faticosamente del previsto, e si avviarono veloci verso l'entrata, riuscendo ad aprire il grande portone e trovandosi in una stanza invasa dalle ragnatele che dava su una seconda porta più piccola. Ma c'era qualcuno di fronte ad essa, una figura umana coperta da un’armatura lucida.


Tutti loro afferrarono le armi, avvicinandosi con cautela, ma quando furono abbastanza vicini, la guardia non attaccò. Anzi, rimase ferma ad attenderli.
Il suo volto era quello di un uomo sulla quarantina dalla folta barba scura, ma i suoi occhi erano saggi e antichi. Sembravano conoscere ogni cosa.
《Benvenuti, pellegrini.》 Disse, la voce vibrante. 《Non abbiate timore, non è mia intenzione nuocervi. Io sono il Guardiano. È mio ruolo difendere il luogo in cui Andraste riposa finché l'Imperium non sarà altro che un ricordo. Vi siete distinti uccidendo quel Drago, ma solo le prove della Volta stabiliranno se siete degni di attingere ai poteri delle Sacre Ceneri.》
Morrigan alzò gli occhi al cielo, mentre Micah sbuffava con frustrazione. 《Abbiamo fatto fuori un Alto Drago per arrivare qui, rischiando la pelle. Non ti basta?》
Il Guardiano le rivolse uno sguardo gelido. 《Quella Creatura era un grave disturbo e averla uccisa denota il vostro valore, ma non verrete giudicati degni di Andraste solo per la vostra forza in battaglia.》

《Allora permetteteci di affrontare queste prove. Io e I miei compagni dimostreremo di essere degni della grazia di Andraste.》 Disse Leliana, gli occhi accesi di determinazione nonostante quello che le era accaduto durante lo scontro.
Il Custode annuì. 《Chi verrà con te?》 Domandò, e Aida si fece avanti, insieme a Micah, curiosa suo malgrado di vedere cosa ci fosse nel tempio e in cosa consistessero le prove. Inoltre, Ciò che aveva preso ai fanatici poteva fruttare una fortuna, ma, come diceva Leske, i soldi non bastavano mai.
Runaan e Morrigan si trovarono, loro malgrado, a fare un passo avanti quando videro in che condizioni era ridotto Iselen. Il mago non si era ancora ripreso dopo aver assorbito tutta quell'energia. Era sudato, esausto, il suo sguardo era vacuo e lontano, come in trance, le vene blu non erano ancora svanite del tutto e non era caduto a terra solo perché Zevran e Invel lo stavano aiutando. E Sten non sembrava per niente intenzionato a recarsi lì dentro.
《Mi dispiace. Non riesco....》 Si vergognò l'elfo dalla pelle scura
《Non ti preoccupare. Ci pensiamo noi.》 Disse Aida.


Lo spirito li osservò tutti uno ad uno, per poi rivolgersi all'elfa dalla pelle scura. 《Tu senti dolore perché non hai potuto salvare Shianni prima che venisse violata. Ti dai la colpa perché hai lasciato tuo padre da solo. Dimmi, credi di aver deluso i tuoi cari e tua madre?》
La ragazza trasalì, ma si riprese. Ovviamente, uno spirito sapeva dove colpire. 《Se fossi stata più abile, Vaughan non sarebbe riuscito a farle del male. E papà… non sarò mai all'altezza di mia madre. Non potrò renderlo felice. Ho tentato, ma è stato inutile.》
Aveva stretto i pugni con forza al pensare di nuovo a quel giorno, ai suoi cari, a come li aveva lasciati. A Vaughan. Sentiva ancora la stessa rabbia quando pensava a lui e a ciò che aveva fatto a Shianni! Leliana le posò una mano gentile sulla spalla, prima che lo spirito si rivolgesse a lei con aria impassibile.

《Tu affermi di parlare col Creatore, ti paragoni ad Andraste. In Orlais, eri qualcuno, speciale. Nel Ferelden invece eri solo una delle tante iniziate, e quindi hai deciso di renderti diversa per attirare l'attenzione. Mostri cura per i tuoi compagni e pietà per i nemici, sei una persona fidata. Ma dimmi, questa è la vera te o solo una delle tue tante maschere?》
Aida notò il suo viso farsi più pallido, ma poi un sorriso lo segnò. 《Quello che faccio non è per la fama. Ho cari i miei compagni e il Creatore è nel mio cuore.》

Lo spiritò annuì, volgendo il suo sguardo verso Micah. 《Rica e Leske erano gli unici che ti amavano e che tu amavi a tua volta. Eppure li hai abbandonati per fuggire e trovare una nuova vita e nuova fortuna. Dimmi, rimpiangi la tua scelta?》
La nana assottigliò gli occhi. 《Fatti gli affari tuoi. Non ne sai niente di me.》. Si era già pentita della sua scelta. Non aveva intenzione di permettere a quella specie di Spettro di coinvolgere sua sorella o il suo migliore amico nei suoi giochetti mentali. Ne di mettersi di nuovo a pensare alla sua fuga. Non aveva avuto tempo per andare da Rica e cercare di salutarla o portarla via di lì, ovviamente stava male per averla lasciata. Però C'era davvero da chiedersi perché ogni singola dannata religione puntasse sempre sui rimpianti dei suoi seguaci per “giudicarli degni”.

Quello spostò lo sguardo su Morrigan. 《E tu, figlia di Flemeth, tu temi…》
Lei emise uno sbuffo stizzito. 《I miei pensieri non sono fatti per intrattenerti, Spirito. Rivolgiti a qualcun altro per nutrirti di rimpianti.》

Gli occhi del Guardiano allora si posarono su Runaan. E l’elfo già sapeva cosa gli avrebbe chiesto. 《Tamlen era un fratello per te, una persona che amavi e che hai abbandonato davanti a quello specchio. Dimmi, credi di aver deluso Tamlen?》
Un moto di rabbia gli attraversò le viscere. Ancora!? Quante volte doveva ripeterlo? Quante volte doveva raccontare quanto orribile fosse stata quell'esperienza!? 《Cosa ti vuoi sentir dire, spirito? Che mi dispiace? Quante volte dovrò ripeterlo!? Si, È la verità! Avrei dovuto proteggerlo. Se lo avessi fatto, non sarei qui. Ma a questo punto non ho scelta. Posso solo andare fino in fondo.》

Lo Spirito parve soddisfatto, perché si fece da parte e la porta si aprì. Il Dalish si rivolse a Iselen, Sten, Zevran e Invel. 《Torneremo presto con le ceneri.》
《E se sentite urlare, preparatevi al peggio.》 Ghignò Micah, attraversando la soglia senza pensarci due volte. Runaan aveva ragione: ora che erano lì, tanto valeva farla finita.


Sbucarono in un salone piuttosto ampio, con abbastanza ragnatele da fare invidia a casa sua, ma nelle nicchie lungo le pareti c'era qualcosa, delle figure umane evanescenti come fantasmi.
Si avvicinarono ad una di loro, una donna di mezza età dai corti capelli scuri e un aspetto affranto. 《Echi di un mondo di ombre, sussurri di cose future. Lo strano fratello del pensiero che vive nella notte e vola via con la luce dell'alba. Di cosa parlo?》
La nana fissò la donna con un’espressione tra lo scocciato e il sorpreso. Seriamente? Dovevano mettersi a risolvere indovinelli?!
Per fortuna, Morrigan si fece avanti con uno sbuffo e diede la risposta. 《Del sogno.》
La donna annuì. 《Feci un sogno mentre mia figlia dormiva sotto al mio cuore. Mi Parlò della sua vita, del tradimento e della sua morte. Io sono Rimpianto e Dolore. Sono una madre che piange lacrime amare per una figlia che non riuscì a salvare.》

Svanì in un lampo di luce, dirigendosi verso la grossa porta dall'altro lato della stanza.
《Quella… era davvero la madre di Andraste?》 Chiese Aida guardinga. Quel posto la innervosiva.
《Presumo sia un simulacro sostenuto dalla magia di questo posto. Se c’è così tanto lyrium nelle pareti, non è una sorpresa.》 Commentò la strega, mentre la Nana alzava gli occhi al cielo. Dovevano rispondere a domande sulla vita della Profetessa? Non era niente rispetto ad un Drago o a calcare l’Oblio, ma Solo Leliana e Aida ne sapevano davvero qualcosa.

Ma per fortuna gli indovinelli si dimostrarono semplici e non avevano nulla a che fare con il Cantico della Luce, perciò la strega e le due arciere furono in grado di rispondere a tutti senza difficoltà.
Passarono attraverso il portone, recandosi verso la stanza seguente, ma Micah sentì lo sguardo oscurarsi per un secondo e quando riaprì gli occhi, c'era una faccia conosciuta davanti a lei.
Leske era in piedi a braccia conserte e quel solito sorriso da schiaffi che mostrava i suoi grossi denti storti. 《Come te la passi, Salroka? Piaciuti gli indovinelli?》
La nana rimase per un secondo sbalordita, ma poi sbuffò beffarda. 《Questo posto non vale la scarpinata. Solo pessime imitazioni e nient’altro. Se avessi detto una battuta sconcia, mi avresti convinta di più.》
L'altro ridacchiò. 《Sempre tagliente, ma non pensavo di ingannarti. Sono qui per dirti che non serve sentirti in colpa per aver lasciato me e tua sorella ad Orzammar. Dovevi fuggire e lo sapevamo entrambi. Ti avrebbero uccisa personalmente se fossi rimasta.》


La ragazza strinse I pugni. A che diavolo serviva quella pagliacciata? Le stava dicendo quello che voleva sentirsi dire solo per prenderla in giro? Perché lei sapeva benissimo di essere stata una stronza a mollare in quella maniera le due persone più importanti della sua vita e sapeva benissimo che il vero Leske non sarebbe mai stato così calmo.
Stava per digliene quattro, ma lo spirito le lanciò contro una specie di ciondolo e quando lei tornò a guardare il punto davanti a sé, era svanito.

Battè le palpebre, confusa, ma poi si accorse che il pendente era ancora nella sua mano e che anche i suoi compagni stavano fissando il muro con aria confusa. Avevano visto anche loro uno Spettro?
Runaan e Aida la superarono, e dovevano essere furibondi, perché, quando nella prova seguente apparvero quelle che parevano dei loro sosia evanescenti, si erano avventati contro di essi con una forza inaudita ed erano stati i primi ad eliminarli.

Non che lei o gli altri si fossero fatti problemi, ma La cosa che la sorprese davvero era che tutti loro erano perfettamente in grado di muoversi anche dopo le ferite che avevano subito contro il Drago. Leliana aveva eseguito quella sua strana tecnica di lotta simile ad una danza senza battere ciglio nonostante fino a un'ora prima fosse sul punto di lasciarci la pelle e lei non aveva neanche sudato.
Non sapeva davvero se grazie ad Iselen e alla sua magia o perché tutti loro erano davvero tosti per essere delle teste d'aria, ma rimase colpita.


L'ultima prova fu vagamente più difficile, perché dovettero lavorare tutti insieme per premere delle strane pedane e far apparire magicamente le componenti di un ponte sospeso nel vuoto che, neanche a dirlo, avevano percorso di corsa per paura che gli svanisse sotto i piedi.
E quando finalmente arrivarono nella stanza seguente, si rese conto che faceva molto molto più caldo di prima, cosa che sarebbe stata strana, se non fosse stato per il muro di fuoco che bruciava proprio davanti a loro senza legna o altro per sostenerlo.
《E ora che si fa?》 Domandò Aida, dopo aver visto una freccia ridursi ad un mucchietto di cenere.
《Guardate qui.》 Li richiamò Morrigan, indicando quello che sembrava una specie di piedistallo.

La strega ci stava passando le mani sopra, rimuovendo polvere e ragnatele e rivelando un’iscrizione sulla pietra.
《Liberati dagli ornamenti della vita terrena e copriti con la grazia dello spirito. Re e schiavo, signore e mendicante; rinasci sotto lo sguardo del Creatore.》 Lesse Leliana e la nana alzò un sopracciglio.
《È uno scherzo vero? Non ci starà seriamente dicendo che dobbiamo spogliarci?》


Lei e le altre tre donne si voltarono verso Runaan, le cui orecchie avevano assunto un colore rosso acceso. 《Che avete da guardare? Non l'ho mica scritta io!》 Disse, girandosi dall'altra parte, a disagio.
Micah si chiese per la prima volta se quel ragazzo avesse mai avuto contatti intimi con una donna, perché non lo aveva mai visto tanto imbarazzato prima. anzi, non lo aveva mai visto imbarazzato e basta! Iniziò dunque a rimuovere la propria armatura con noncuranza e sghignazzando sotto i baffi quando lo vide arrossire anche di più. Almeno fino a quando anche lui non si tolse di dosso i vestiti. E a quel punto capì perché Morrigan lo guardava sempre con malizia

Il Dalish era alto per essere un elfo, ma era pur sempre un elfo, quindi non si sarebbe mai aspettata quei lunghi fasci di muscoli asciutti e la struttura atletica. Non aveva un grammo di grasso addosso e I lunghi capelli biondi nascondevano almeno in parte delle vecchie cicatrici di artigli e morsi sulla schiena. 
Era attraente e, tranne le ovvie differenze, era molto simile al suo fisico e a quello di Leliana, che di certo non era sempre stata nella chiesa, visto il suo corpo tonico e atletico, ma anche snello e femminile.
La strega non fu una sorpresa: le ricordava Rica. Aveva una pelle nivea perfetta, forme sode e una figura elegante che avrebbero fatto invidia a molte donne. Lei inclusa. Ma fu Aida a sorprenderla di più.
L'elfa fu l’ultima a spogliarsi, a disagio. Mostrò un corpo troppo magro, segno di chi aveva passato una vita dura, che però ora aveva una tonicità elastica. La sua pelle era attraversata da cicatrici simili a quelle di Runaan e tante altre più piccole e sulla gamba spiccava il segno di un enorme morso. Chissà che cosa l’aveva aggredita.


Ma quel pensiero lasciò subito la sua mente quando vide Leliana avanzare verso il fuoco senza esitare, svanendo oltre il muro fiammeggiante.
《Beh, non si sono sentite urla, è già qualcosa.》 Commentò il Dalish dopo un po', nel tentativo di smorzare la tensione, prima di iniziare ad avanzare.

Micah mandò una rapida preghiera alla Pietra appena lo vide sparire, e lo seguì a sua volta in mezzo alle fiamme. Invece di bruciarsi o sentire dolore, percepì solo un calore piacevole, come quello dei raggi del sole, e sulla sua pelle non c'era segno di scottatura.

Avanzò con uno stupido ghigno sulla faccia, sentendo le fiamme con le dita finchè non vide i suoi compagni dall'altra parte. E quando anche la strega e l'elfa dalla pelle scura ebbero attraversato, il fuoco si spense e il Guardiano apparve, i suoi occhi stavolta gentili.
《Ben fatto. Avete compiuto il cammino di Andraste, e come lei siete stati purificati. Avete dimostrato il vostro coraggio e il vostro ingegno. Siete degni di attingere alle sue Sacre Ceneri.》 Disse, indicando la grande statua di marmo della Profetessa dietro di loro.

Proprio ai suoi piedi, sulla sommità di una scala, splendeva un'urna d’oro che recava il simbolo del Sole della Chiesa. L’avevano trovata! Era pure ora!
Salirono i gradini rapidamente, la pietra calda sotto i loro piedi, e una volta in cima, gli occhi dell'arciera si illuminarono, mentre Aida si inchinava leggermente.
《Non pensavo che avrei mai avuto l'onore di vedere le vere ceneri di Andraste.》 Disse lei a mezza voce, mentre la rossa si prostrava, pregando sottovoce.


Runaan e Morrigan non sembravano impressionati, e se doveva essere sincera nemmeno lei lo era. Con tutto quello che avevano dovuto affrontare per arrivare lì e le dicerie che aveva sentito su questa fantomatica Urna… si era aspettata qualcosa di più grosso. Poi però le scappò da ridere appena si ricordò di avere solo la biancheria addosso. Che situazione assurda.
《È incredibile che siamo davanti ad una reliquia in mutande.》 Commentò infatti, ricevendo un'occhiata di disapprovazione da Aida, seppure avesse visto le sue labbra piegarsi in un sorriso per la prima volta.
L'elfo e la strega invece si fecero scappare delle risate, mentre Leliana tornava in piedi. Sollevò il coperchio dell'Urna con attenzione deferenziale e usò una piccola sacca di pelle per prendere un po' del suo contenuto, sempre con delicatezza.


Micah storse il naso. Forse era perchè lei non aveva mai sentito un umano predicare la propria religione, ma non capiva il perché di quel comportamento. Per quanto Leliana parlasse bene del Creatore, quella religione era la stessa che rinchiudeva persone come Iselen solo perché erano nate così e che non esitava a sputare su chiunque non concordasse con la loro dottrina. E il fatto che trattassero le ceneri di una donna come la più preziosa reliquia del mondo e uccidessero così tanti in suo nome, la diceva lunga.
Ma la lasciò fare. L'importante era che avessero raggiunto il loro obiettivo. Ora avrebbero salvato il fratello del Damerino, così anche sua moglie l’avrebbe smessa di frignare, e avrebbero fatto qualcosa di concreto per eliminare la prole oscura.


Tornarono all'ingresso in fretta, sperando che non ci fossero altre sorprese, e trovarono Zevran, Sten ed Invel ad Aspettarli, mentre Iselen giaceva contro il corpo del mabari, profondamente addormentato.
La sua pelle era ancora sudata, e anche se le venature azzurre erano svanite, il volto era contratto in una smorfia e attorno a lui guizzavano ogni tanto delle scintille di magia. Però il suo respiro era regolare.

《Come sta?》 Domandò Runaan all’assassino, che mosse la testa per mimare un “non così bene”.
《È esausto. Si è addormentato dopo che voi ve ne siete andati e non si è più svegliato.》

《Non è una sorpresa.》 Commentò Morrigan. C'erano molti effetti negativi nell'esagerare col Lyrium
《Dovremo tenerlo sotto controllo. Se dovesse peggiorare… magari potremmo usare un pizzico delle Ceneri su di lui.》 Rispose Leliana, cercando di pensare positivo, però Sten aggrottò le sopracciglia.

《Questo Saarebas è un pericolo per noi, Kadan.》
《Ci ha salvato la vita, Sten.》 Ribattè Runaan secco.
Ne aveva passate troppe quel giorno, così come gli altri. Non aveva voglia di discutere ancora col Qunari. Lo riteneva un compagno affidabile e sapeva che odiava i maghi, ma non gli avrebbe permesso di uccidere Iselen dopo che lo aveva salvati.
Per fortuna, il gigante si limitò a mormorare in Qunlat, per poi girarsi e procedere verso l'uscita, mentre Morrigan alzava il bastone per far levitare dolcemente il corpo del mago e portarlo via.
Leliana e Aida chiudevano la fila, le mani sempre sui loro archi, però il ritorno fu tranquillo e silenzioso. Probabilmente avevano davvero ucciso tutti quei cultisti folli adoratori di Draghi, il che fu un sollievo


**


Trovarono Fratello Genetivi dove lo avevano lasciato. E, contrariamente a quanto molti di loro si aspettavano, era illeso.
《Siete tornati!》 Trillò. 《Avete trovato le Sacre Ceneri?》 Chiese con gli occhi brillanti.
Leliana toccò delicatamente il sacchetto che portava alla cintura. 《Si, Signore.》

《Creatore, è la scoperta più grande della storia della Chiesa! Ma che dico, della Storia in generale! Ditemi, com'è stato vedere l’urna? Cosa la proteggeva? È stato difficile arrivarci?!》
《Abbiamo dovuto superare delle prove per trovarla.》 Rispose Aida, tralasciando accuratamente il fatto di aver trovato la reliquia più importante della storia con addosso solo l'intimo. Non aveva intenzione di dare a Zevran altro materiale per le sue battute.

L'uomo continuò a tempestarli di domande mentre attraversavano il villaggio deserto di Haven, continuando a scrivere tutto su un taccuino che aveva tirato fuori da chissà dove finché non giunsero a valle.
《Grazie di tutto miei giovani amici. Vi devo la vita. Farò in modo che tutti conoscano il vostro coraggio quando scriverò tutto per la Chiesa!》 Esclamò lui, mentre si allontanava rapidamente.


《Beh, finalmente ci siamo sbarazzati di lui.》 Commentò Morrigan, godendosi finalmente il silenzio dopo quell'infinita serie di domande.
《È un brav’uomo, è solo… molto logorroico.》 Commentò Leliana con un mezzo sorriso conciliante.

La strega aprì la bocca per rifilarle una delle sue solite risposte velenose, ma fu interrota quando un asino passò loro davanti al galoppo, chiaramente in fuga da qualcosa.
Afferrarono subito le armi, girandosi per fronteggiare una possibile minaccia, ma si ritrovarono davanti un solo uomo, sudato per la corsa e vestito con un farsetto blu e oro fin troppo sontuoso per l'ambiente.
《Tor… torna qui dannato… animale!》 Urlò quello con un forte accento orlesiano, per poi accorgersi di loro. 《Les Barbares!》 Strepitò terrorizzato.
《No, non vi preoccupate. Non siamo banditi.》 Lo rassicurò Leliana. Quel tipo sembrava innocuo.

Al sentire il suo accento, quello parve rilassarsi, ripulendosi. 《Je suis desolè, madmoiselle. Queste strade sono rischiose, ma ho creduto fosse il caso di andare via ora che Teyrn Loghain è al potere e il Flagello imperversa. Il momento è orrido per gli affari.》
《Come se fosse il momento.》 Commentò Aida con un sopracciglio alzato.

《Bisogna pur campare.》 Rispose lui sulla difensiva. 《Ho persino speso una grossa cifra tempo fa per ottenere il bastone del comando di un Golem.”
Alla sola menzione, Micah drizzò le orecchie, scambiandosi uno sguardo di intesa con Runaan e Leliana. Se quel tipo aveva un vero bastone del controllo… avevano un’occasione d'oro sotto il naso.
《E dove lo si potrebbe trovare un Golem?》 Domandò Aida, sospettosa, precedendo la nana 

《Oh, in un villaggio a est di qui, si chiama Honnleath. Avevo intenzione di andare lì, ma la prole oscura ha attaccato e appena li ho visti sono fuggito. Io non potrei mai ucciderli, ma voi ce la fareste.》
La nana si girò con un ghigno tutto denti verso i suoi compagni. 《Chi è a favore di fare una deviazione?》 

Runaan, Morrigan, Zevran e persino Sten si dissero d'accordo, ma Aida sembrava ancora dubbiosa. 《Come sappiamo che funzionerà? Come sappiamo che non è una semplice truffa?》
《Beh, mi è stato assicurato da fonti affidabili. E ve lo darò gratis. Non voglio che qualcuno lo scambi per una gemma e mi attacchi.》 Rispose il mercante.
La nana prese subito il bastone. 《Affare fatto. Dopotutto, noi abbiamo bisogno di un aiuto in più finché il bell'addormentato non si sveglia.》 Accennò ad Iselen, che ancora non dava cenno di ripresa.
Runaan annuì ancora a quel punto, un soldato di pietra sarebbe stato un aiuto molto prezioso in battaglia, e la senzacasta sorrise vittoriosa. Finalmente la fortuna era a loro favore!

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Capitolo 23
*** La Battaglia di Caer Oswin ***


Persephone, Alistair, Wynne e Aura stavano combattendo come delle furie ormai da ore, usando spade e magia per eliminare tutti gli uomini che quel Bastardo di Howe aveva riversato su Caer Oswin. 


Per arrivare lì avevano galoppato per quasi due giornate intere, cercando di arrivare il più in fretta possibile alle terre di Bann Loren ed evitare che il massacro causato da Howe si espandesse ancora di più.
I loro cavalli avevano macinato chilometri per farli arrivare in tempo. Sulla strada poi Avevano incontrato  persone sfuggite alla lotta tra l’Esercito di Caer Oswin e le truppe di quel verme, e quello che avevano detto era bastato a spingerli ad andare ancora più veloce.
Le truppe di Howe avevano attaccato di sorpresa durante la notte, sembrava l'unica maniera in cui quell'uomo sarebbe mai riuscito a sopraffare un avversario, uccidendo tutti quelli che incontravano. Non importava se si trattava di semplici contadini, donne o persino bambini e anziani, avevano tagliato la gola a tutti loro, distrutto le loro case e fatto terra bruciata pur di arrivare al palazzo del Bann, e questo aveva solo scatenato più collera nella corvina.
Quell’uomo Non era altro che un infame vigliacco! Uno che se la prendeva con la gente che non poteva difendersi solo per nutrire il suo ego!


Quando avevano attraversato uno dei villaggi distrutti, avevano trovato solo un enorme cumulo di macerie ancora fumanti. Decine di corpi giacevano a terra in pozze di sangue, le loro schiene trafitte da frecce e spade durante il loro vano tentativo di fuggire. E quella scena si era ripetuta ancora e ancora, facendo solo aumentare la collera e il disgusto che nutriva per quel maledetto verme!
Si ricordava ancora come I suoi uomini avevano attaccato la sua casa nel cuore della notte, uccidendo anche lì decine innocenti senza pietà. I ricordi di Oren, Oriana e di Nan ricoperti di sangue e della sua casa in fiamme le erano balenate in testa appena aveva visto quello scempio, quando aveva visto una donna anziana morta con la sua nipotina tra le braccia, Ma si era imposta di restare calma e aiutare Aura a stabilire un piano d'attacco.

La nana aveva proposto di attaccare aggirando l'armata e colpendola sul fianco, così da prenderli di sorpresa e far crollare la loro formazione senza rischiare di essere sopraffatti dal grosso dei soldati, usando i poteri di Wynne per alterare il terreno al loro vantaggio e permettere alle truppe alleate di respingere le prime file e poi venire ad aiutare loro ad eliminare le retrovie. E lei era d’accordo.

Quando erano arrivati all'enorme vallata in cui si stava svolgendo la battaglia e aveva visto alcune armature recavano l’effigie di Altura Perenne che lottavano in nome di Howe si era costretta a rimanere lucida. Erano solo pezzi di metallo, nient'altro. Attaccare alla cieca non sarebbe servito a nulla se non a farli ammazzare tutti, sua madre glielo ripeteva sempre. Erano un'ottima squadra, ma erano pur sempre quattro contro un esercito intero. Dovevano giocare d’astuzia.


E stava funzionando. Erano arrivati al galoppo con le armi in pugno ed erano riusciti a confondere le due parti dell'esercito quel tanto che bastava perché la maga riuscisse a creare una muraglia di pietra enorme con la sua magia.
L'aveva vista emergere con un boato, spaccando la terra, dividendo in due la piana e bloccando il passaggio da entrambi i lati. Molti nemici erano caduti a terra, mentre altri erano precipitati in un soddisfacente rumore di ossa rotte.

I loro commilitoni avevano subito cercato di scalare e abbattere il muro con le loro armi pesanti, ma erano caduti a terra quando l'anziana donna aveva scatenato delle tremende scosse telluriche.
Le crepe si erano diffuse sul terreno veloci, partendo dalle pareti e alterando il terreno con tremendi scossoni, allontanando i soldati nemici e impedendogli di rialzarsi subito, mentre colate di fango e schianti di roccia li investivano.

I soldati bloccati nella parte interna della muraglia invece erano riusciti a contrattaccare, ma non erano stati comunque in grado di reagire in maniera uniforme quando li avevano aggrediti. Avevano usato lo scudo del custode e le barriere della maga per proteggersi dalle frecce e il vantaggio di essere a cavallo per travolgere la fanteria e schiacciare molti membri sotto gli zoccoli degli animali, mentre Wynne spingeva al massimo i suoi poteri per tenere in piedi il muro e l'attività sismica che aveva generato.

E la battaglia andava avanti così da ore: Svariate decine di soldati giacevano morti sul terreno mentre loro non si erano fatti neanche un graffio.



Persephone si sentiva bene, forte come mai prima. Non avrebbe potuto essere più grata ai suoi compagni per averla accompagnata. Nessuno di loro aveva nulla a che fare con tutta quella storia, non erano obbligati a seguirla, eppure le avevano dato la loro fiducia e si erano opposti ad uno degli uomini più potenti del paese e al suo esercito. Non avevano pensato neanche un attimo di tornare indietro quando avevano visto in che modo Howe aveva ridotto quei villaggi e lei non poteva che esserne felice. Di certo da sola non sarebbe mai riuscita a infliggere tanti danni ad un esercito simile.


Le sue spade e quella di Alistair stavano sibilando nell'aria, tagliando arti e teste, quasi danzando, mentre gli smottamenti di Wynne travolgevano i soldati che cercavano di attaccarli da vicino e Cerere attaccava qualsiasi cosa fosse alla portata delle sue zanne, buttando a terra uomini e cavalli. Ma ad aver fatto più danni erano state le ampie rotazioni dello spadone della di Aura, che si stava quasi divertendo a combattere a cavallo e stava falciando gruppi interi di nemici con ogni colpo. 

Stava lottando con la stessa potenza della corvina. Poteva sentire l’adrenalina pulsare nelle sue tempie mentre la grande lama falciava con precisione. Non era della qualità dell'arma che aveva lasciato al Castello di Orzammar, però sentirne il peso tra le mani era una sensazione magnifica. Le era mancata la vera battaglia, quell'ebrezza insostituibile, molto diversa dal contrabbando e le uccisioni fatte per il Karta o le altre battaglie che aveva sostenuto dopo aver incontrato gli altri a Redcliffe. Era nuovamente quel senso di energia che le riempiva la mente e le narici. Ma era anche cosciente della situazione.
Se avessero fallito, gli uomini di Howe avrebbero conquistato uno dei Bannorn più importanti e ricchi del Ferelden e avrebbe ingrandito ancora di più l’Esercito suo e di Loghain, oltre che la loro influenza politica, rendendo anche più difficile la loro missione di fermare il Flagello.


Alistair era proprio davanti alle due nobili, affiancato dalla mabari, lo scudo alzato per proteggersi dalle frecce che gli stavano scagliando addosso, mentre respingeva con la spada tutti gli uomini che si erano ripresi abbastanza in fretta o che erano riusciti a scalare la muraglia di pietra per rispondere all'attacco. Aveva la fronte contratta e sudata, mentre cercava di accelerare le sue stoccate.

I soldati nemici stavano continuando a provare ad abbattere la muraglia di pietra e a serrare i ranghi, attaccando sempre con più forza, ma Wynne stava continuando a rigenerarla e a causare scosse di terremoto e frane, lanciando enormi massi con la punta del suo bastone. Aveva la fronte contratta per lo sforzo e poteva sentire il flusso magico farsi strada nel suo corpo come un'onda e il Velo danzare attorno a lei. Da sola stava respingendo orde intere di soldati e impediva loro di attaccare in maniera omogenea; ne aveva persino uccisi Parecchi. Non aveva mai messo tanto alla prova i suoi poteri magici, ma mantenne la concentrazione e il bastone alzato per tenerli lontani.


Persephone intanto danzava con le sue spade per aiutare la maga, le Lame scintillanti di sangue, parando e attaccando rapidissima mentre Cerere le copriva le spalle, buttando a terra chiunque provasse ad attaccarla a sorpresa, però una freccia mancò di poco un suo orecchio e un'altra rimbalzò sulla sua armatura 
Alistair se ne accorse e alzò immediatamente lo scudo per proteggerla dai dardi. 《Pensi che continuando così ce la faremo?》 Urlò, cercando di sovrastare il frastuono della battaglia.
《Non dobbiamo assolutamente separarci!》 Rispose lei alla stessa maniera, trapassando un altro uomo tra le giunture dell'armatura. Sentì il sangue schizzarle la faccia, ma lo ignorò.

Il piano orchestrato da lei e Aura si stava dimostrando efficace, ma rischioso. Tutto si basava sul fatto che Bann Loren sarebbe riuscito a sconfiggere prime file per poi caricare e aiutarli. In fondo, Loro erano solo quattro contro un esercito, e anche se aiutati dalla Magia di Wynne e dalle loro abilità con le armi non avrebbero potuto affidarsi solo a quello.
Si costrinse a non rifletterci. Certi pensieri sul campo di battaglia erano troppo pericolosi, doveva restare concentrata. Aveva promesso a suo padre di avere vendetta per tutti loro, di eliminare Howe una volta per tutte e riavere Altura Perenne, e non aveva intenzione di morire prima di averlo potuto fare.


La maga alzò di nuovo il bastone, la fronte coperta di sudore e le rughe sempre più evidenti, e una potente luce verde li avvolse, rigenerando le loro energie e curando i tagli, ma il suo cavallo emise un nitrito di dolore quando una freccia si piantò nel suo fianco.
L'animale si inarcò pericolosamente e la maga venne disarcionata con un Urlo, battendo la testa sul terreno duro con un suono inquietante, rimanendo ferma e immobile, gli occhi spalancati in un'espressione di vacua sorpresa, fissi verso l'alto, e il bastone ormai spento.

Persephone sgranò gli occhi, galoppando subito verso di lei mentre Alistair e Aura le fornivano supporto, vedendo un giovane uomo armato di arco fuggire nella calca di soldati.
La ragazza Scese da cavallo, correndo verso la maga e inginocchiandosi accanto a lei, lo stomaco stretto dal panico. 《Wynne!? Riesci a sentirmi? Wynne!》

La maga non rispose, un rivolo di sangue che le scendeva dalla bocca e gli occhi sempre rivolti verso il cielo. L'energia che fino a poco prima danzava attorno a lei era svanita e Anche il muro di pietra che aveva alzato si stava sfaldando sotto i colpi degli uomini di Howe, che stavano pian piano aprendo delle brecce per riversarsi a frotte nella valle.


La corvina sentì la paura diventare disperazione, mentre la sua mabari guaiva. Quella protezione era legata alla magia di Wynne. Quindi era davvero…? No. Non poteva essere morta. Non era possibile…
Si portò le mani alla bocca, la sicurezza di poco prima svanita in un lampo e i pensieri e i dubbi che tornavano prepotenti nella sua mente. Non era stata abbastanza attenta. Era successo di nuovo. La maga Aveva voluto aiutarla ed era morta, come I suoi genitori, come Sir Gilmore, come Fergus. E lei era stata impotente di fronte a questo. Ancora una volta.
Le sembrò quasi di essere tornata nelle cucine del suo palazzo, di sentire di nuovo le urla, la puzza di fumo e la voce di suo padre che le diceva di fuggire con Cerere, di vendicarli tutti. Li stava deludendo. Lei avrebbe dovuto proteggere le persone a lei care, si era addestrata per anni pur di riuscirci, eppure ogni volta erano loro a morire per lei!
Come avrebbe potuto salvare Altura Perenne da Howe se non riusciva nemmeno a tenere al sicuro le persone a cui ormai si era affezionata, che la facevano sentire a casa coi loro bisticci e risate.

Vide Aura arrivare di corsa verso di lei, falciando tutti gli uomini che si mettevano in mezzo. 《Persephone! Devi rialzarti!》 Urlò concitata. Ecco, la stava proteggendo anche lei. Cosa sarebbe successo se Aura fosse morta per difenderla? O se fosse successo a Leliana, o a Iselen e Runaan? E se… Alistair le si fosse parato davanti e venisse ucciso al posto suo?
Però poi notò il ragazzo che aveva colpito il cavallo di Wynne: si staga nascondendo dietro una roccia per proteggersi.

Digrignò I denti, il cuore che batteva all'impazzata per la rabbia e la paura, alzando le spade con un gemito furibondo mentre Cerere ringhiava, affiancandosi alla nana ma prima che potessero inseguire quell'arciere per vendicare la loro amica, un potentissimo lampo verde avvolse il corpo della donna.


La vide sollevarsi da terra, brillando come una stella ed irradiando calore tutto attorno a sè. Sentì le ferite svanire, mentre le spade e frecce si spezzavano al solo contatto con quella luce. Anche i loro nemici vennero scaraventati indietro, mentre la maga spalancava gli occhi e inspirava con forza.
Persephone la guardò tornare giù a bocca aperta. Non aveva idea di che cosa fosse successo, di che razza di Incantesimo avesse appena visto, ma Wynne era viva! Era viva e proprio davanti a lei! Se non fossero state nel bel mezzo di una battaglia, l'avrebbe abbracciata. Ma non avevano tempo.
La donna sembrava ancora frastornata, esattamente come I soldati di Howe, e persino Alistair e Aura erano rimasti immobili, cercando di capire cosa era appena successo, ma non ci volle molto tempo perché la battaglia ricominciasse.

La corvina, anche se era rimasta senza cavallo, iniziò nuovamente a combattere, rimanendo accanto alla donna insieme ad il custode e la nana, entrambi ricoperti di sangue e sudore e con ammaccature visibili sulle armature. Tutti loro si sentivano strani, come se la luce irradiata dalla maga avesse dato loro nuova speranza, però la situazione stava pian piano peggiorando
I membri dell'esercito nemico erano stati colti di sorpresa dalla luce sprigionata dalla maga e dal fatto che fosse viva e vegeta, ma ormai la muraglia di pietra stava crollando e loro stavano serrando di nuovo i ranghi. Molto presto non sarebbero più stati in grado di respingerli. Solo il Creatore sapeva se i rinforzi stavano arrivando o meno.
《Non perdere la concentrazione.》 Le Sibilò Aura, mentre falciava via un uomo armato di Ascia. 


Persephone annuì, mentre Alistair le sorrideva incoraggiante e rifilava un colpo con lo scudo ad un soldato che aveva provato a coglierlo di sorpresa, le sue stoccate rapide e veloci che tentavano di tenere a bada quanti più avversari possibile, e Wynne creò attorno a loro delle barriere protettive, nonostante sembrasse davvero provata.
Era curva sul bastone e la luce che lo illuminava, normalmente potente e sicura, era fioca e debole in quel momento. Qualsiasi cosa fosse la magia di prima, aveva prosciugato le sue forze.

Anche la corvina aveva il fiatone, la fronte sudata e ormai aveva vari tagli superficiali e sangue nemico ovunque. Stava iniziando a stancarsi, il custode era il solo ancora pieno di energia, ma molto presto anche lui sarebbe stato sopraffatto: per ogni nemico abbattuto ce n'era uno pronto a sostituirlo. 
La ragazza digrignò i denti, affiancando nuovamente il ramato e la nana insieme a Cerere e non smise di bloccare e rispondere agli attacchi, anche quando una di essi superò la barriera e la ferì ad una guancia. 
Sentì la ferita bruciare fastidiosamente e Tagliò la gola della donna che l'aveva colpita senza nemmeno pensarci, prima di concentrarsi sull'uomo accanto a lei, che stava cercando di trafiggere Alistair con la sua enorme ascia, ma una freccia si piantò nel suo collo prima che potesse provare ad attaccarlo.


Sorpresa, lo guardò accasciarsi a terra, ma non fu l'unico. Arrivò un'altra freccia, e un'altra e poi ancora e ancora finché una pioggia di dardi non trafisse i nemici più vicini, imbrattando il terreno di sangue.
I loro compari non fecero in tempo a capire cosa stesse succedendo, che un nutrito gruppo di uomini e donne gli arrivò addosso, impugnando spade, archi, martelli e spadoni. Scesero dal capo della vallata senza lasciare scampo a nessuno, saltando ciò che restava della muraglia di pietra in groppa ai loro destrieri, avventandosi senza pietà su chiunque fosse rimasto dall'altra parte.

Persephone riconobbe immediatamente una delle donne in prima fila, una trentenne dai corti capelli castani e grandi occhi verde acqua armata di accette con cui trapassava le armature nemiche come se fossero state di burro. Era il Bann del Mare del Risveglio, Alftanna Eremond. E non era sola.
Accanto a lei non c'erano solo soldati o guerrieri, c'erano anche contadini in armature improvvisate che brandivano zappe, forconi, rastrelli, mannaie e coltelli, e che combattevano come Leoni contro gli invasori.
《È arrivata la cavalleria!》 Esclamò Alistair con un sorriso sollevato, e Persephone annuì, mentre un senso di sollievo le invadeva il petto. Ci erano riusciti.

Con questa nuova consapevolezza in mano, ripartirono all’attacco con ancora più determinazione di prima, infilzando senza pietà i loro nemici, ora costretti a difendersi su troppi fronti tutti insieme.
Bann Alftanna stava combattendo a poca distanza da loro, uccidendo i guerrieri nemici senza esitare, e le sue truppe si stavano invadendo la valle, cacciandoli indietro, e quelle di Bann Loren attaccavano dai fianchi, impedendo loro di ripiegare in modo efficace. 

Il custode colpì in faccia col piatto della lama una donna, facendola cadere lunga distesa per terra, e travolse in pieno petto un suo alleato con lo scudo, ma poi sentì un'improvvisa scossa lungo il Velo e un'esplosione di fuoco si schiantò proprio accanto a lui.
Si voltò insieme a Persephone e Wynne, preparando un'aura antimagia, pronto a combattere il mago nemico, ma si limitò a vedere una ragazza familiare dai capelli biondi legati sulla nuca e un giovane uomo dai capelli rossi e il volto pieno di efelidi alzare i propri bastoni magici e scatenare piogge di fiamme e nubi venefiche sui loro avversari, cogliendoli di sorpresa e facendoli crollare a terra in preda alle urla di dolore.

I due rivolsero loro un cenno di intesa e un occhiolino e il custode capì che era dalla loro parte, e Aura lo affiancò per difenderlo da eventuali frecce, l’enorme spadone che brillava sinistro. 
Molti dei loro nemici erano rimasti terrorizzati da quello spettacolo. Il loro esercito era sembrato soverchiante all'inizio, di certo avevano pensato di poter vincere facilmente, però non si erano aspettati che dalla parte di Bann Loren ci fossero delle persone simili. Combattevano come degli indemoniati! 
E ora che il grosso delle truppe era arrivato, gli sgherri di Howe stavano cadendo come mosche sotto la carica delle spade e delle frecce.

Tantissimi uomini e donne erano pallidi come cenci e parecchi ormai avevano gettato via le armi ed erano già fuggiti via verso i boschi, inciampando sui cadaveri smembrati e il sangue che imbeveva il terreno, e alla fine rimasero solo pochi membri della retroguardia a combattere e quasi tutti furono trafitti con delle frecce o dardi di balestra.
I rimanenti si ritrovarono accerchiati, le accette di Bann Eremon puntate al collo del loro apparente leader, e solo allora si decisero a gettare le armi e chiedere pietà alla donna.


La corvina li guardò mentre se ne andavano in catene. Il terreno ormai era disseminato di cadaveri sia di nemici che di alleati, rosso di sangue, e per un secondo si immaginò come sarebbe stato se ci fosse stato anche Howe lì in mezzo. Ma era impossibile. Non avrebbe mai attaccato in prima persona.
《Ce l'abbiamo fatta!》 La voce entusiasta di Alistair la distrasse. 《Questo è stato… il piano era geniale! Abbiamo sconfitto un esercito intero! Sei stata fantastica davvero!》 Le disse, sorridendo eccitato come un bambino.
La ragazza arrossì, sentendo la sua euforia contagiarla. Sentiva tutto il corpo dolere di fatica, ma un profondo senso di soddisfazione le stava riempiendo il cuore. Avevano sconfitto le truppe di Howe. Era solo una battaglia, ma era un passo avanti! E ora, era certa che quel traditore avrebbe saputo che lei era viva e che gliel'avrebbe fatta pagare.


Guardò il ragazzo davanti a lei, il suo volto ornato da quel sorriso luminoso. Si era arrabbiata molto con lui per averle mentito, ma in quel momento era troppo felice per pensarci. Voleva dirgli che anche lui aveva fatto uno splendido lavoro, che da sola non sarebbe riuscita a vincere e che era davvero grata che avesse deciso di venire con lei, ma quando Aura si mise a ridacchiare, il giovane custode divenne paonazzo. 《Anche tu e Wynne siete state grandi, ovviamente. Saremmo morti sennò.》

Persephone ridacchiò davanti alla scena. Ormai quell'eterogeneo Gruppo di cui si era unita le trasmetteva la bella sensazione di una famiglia.
Ma poi una mano le si poggiò sulla spalla e Bann Alftanna ricambiò il suo sguardo quando si girò. 《Lady Cousland!?》 Esclamò sorpresa appena la riconobbe. 《Non pensavo che foste ancora viva. Ho saputo quello che è accaduto alla vostra casa, pensavo…》
《Io sono riuscita a fuggire, ma i miei genitori, mia cognata e mio nipote sono morti.》 Disse, mentre la mabari le si strusciava contro la gamba. 《Howe ci ha traditi. Ci ha attaccati di notte dopo che mio Fratello era partito per Ostagar con il grosso delle truppe.》

La donna strinse I pugni. 《Quel maledetto bastardo. Sapevo che c'era lui dietro la caduta di Altura Perenne. La pagherà anche per questo. Ma adesso venite. Voi e i vostri compagni ci avete aiutati, sarete ben accetti nel nostro campo. E Bann Loren vorrà di certo parlare con voi.》
La corvina annuì, ma notò il mago dai capelli rossi di prima affiancarsi ad Alftanna insieme alla sua amica dopo aver rivolto a tutti loro un saluto amichevole. Chissà che ci facevano lì.


**


Il campo dei soldati era piuttosto grande, seppur fosse stato creato alla bell'e meglio. Molte tende pendevano storte, svariate armi e provviste erano sparse in disordine e c'erano feriti stesi un po' ovunque su dei lettini assistiti da alcuni loro compagni abbastanza capaci da ricucire i feriti. Gli uomini e le donne ancora in piedi invece si stavano muovendo per tutto il campo eccitate per la vittoria, ma preoccupate per la situazione generale. E nessuno di loro quattro se la sentiva di dargli torto. Loro erano sopravvissuti all'attacco, ma molti altri non erano stati altrettanto fortunati e purtroppo quella vittoria era stata solo un passo nella giusta direzione. Era ancora Howe ad avere il coltello dalla parte del manico.


Persephone era seduta fuori da una delle tende mediche insieme a Aura ed Alistair, pronti ad aiutare se qualche guaritore avesse chiesto aiuto. Molti dei soldati erano stati feriti in modo lieve, ma alcuni avevano riportato lesioni serie e purtroppo svariati contadini erano morti
La corvina si girò però verso Wynne, che si era seduta su una roccia. Sembrava stare bene, aveva persino aiutato a guarire alcuni soldati feriti, però lei ancora non riusciva a spiegarsi come fosse possibile. Aveva visto cosa le era accaduto quando era stata disarcionata, era certa che fosse morta, eppure era lì.
《Ti senti bene Wynne?》 Chiese cauta. Anche gli altri due guerrieri si girarono verso di lei, tesi.
《Si mia cara. Ho solo… ho solo temuto per un attimo che tutto stesse per finire.》  Rispose lei enigmatica.

《Tutto? Wynne, che è successo esattamente?》 Chiese Alistair.
La donna sospirò. 《C’è una cosa che non sapete. Alla Torre, prima che Iselen e Runaan venissero per salvarci, una delle mie apprendiste, Petra, stava per essere attaccata da un demone. Io lo uccisi, ma lui mi ferì gravemente. Ero certa che sarei morta: non avevo più forze per guarirmi. Ma poi ho sentito una presenza confortante attorno a me, quasi come un abbraccio. E una luce calda si è accesa nel mio petto. E quando mi sono svegliata, sapevo che uno spirito mi aveva salvata. Lo sento ancora. È qui, dentro di me.》 Si mise una mano sul petto.

《Cioè… tu sei già morta?! E… uno spirito può davvero fare una cosa del genere?》 Chiese lei. Sapeva che la magia e gli spiriti potevano fare moltissime cose incredibili, ma anche se lei non era un'esperta, pensava che nemmeno loro potessero riportare in vita i morti. Era forse possibile…?
Anche Alistair la stava guardando con aria alquanto sorpresa e Aura aveva alzato un sopracciglio, la sua solita calma rotta da una nota di curiosità mista a nervosismo e quasi… desiderio?

Lo sguardo di Wynne si velò. 《Ragazzi miei, se state pensando di poter riavere i vostri cari, temo di dovervi dire che non è possibile. Lo spirito della Fede che mi ha protetta era estremamente potente e si è legato a me fin dal mio primo viaggio nell'Oblio quando ero una bambina. Non so perché mi abbia scelta, ma mi ha protetta dai Demoni e mi ha aiutata nella guarigione per tutta la vita. Questo legame è ciò che gli ha permesso di salvarmi. Però questo non fermerà l'arrivo della mia fine, si limiterà a posticiparla. La morte giunge per tutti, per quanto potenti siano.》

《E… non possiamo fare nulla per te?》 Domandò Alistair, con aria triste. Wynne gli piaceva. Era un po' come una mamma per tutti loro. Forte e saggia, ma al tempo stesso gentile e protettiva. E sapere che si stava pian piano spegnendo faceva male. 
La donna sorrise e li guardò tutti e tre. 《Vi ringrazio molto. Il vostro affetto mi conforta, ma come ho detto, la morte arriva per tutti. È il ciclo naturale di ogni cosa. Inoltre, aver deciso di combattere il Flagello mette tutti noi in pericolo. Potrei morire tra cinque, forse dieci anni grazie allo spirito, ma potrei morire anche domani. È inutile pensare a questo quando ci sono cose ben più importanti di cui preoccuparsi.》
Aura voleva rispondere che era importante, ma venne interrotta da un giovane uomo, di sicuro un messaggero. 《Venite. Il Bann è pronto a ricevervi.》


**


Bann Loren era seduto dentro una grossa tenda nel bel mezzo di un accampamento di fortuna, la testa china su una scrivania coperta di pergamene e mappe del Ferelden. Persephone se lo ricordava come un uomo di mezza età ancora forte e dalla grande fede nel Creatore, ma adesso sembrava essere invecchiato tutto in un colpo.
Aveva l'aria stanca, i capelli erano diventati  candidi e aveva più rughe dell'ultima volta in cui si erano visti. Persino i suoi occhi azzurri sembravano meno accesi, e restavano bassi, evidenziando le vistose occhiaie.
La ragazza sentì una stilettata di senso di colpa. Anche lui aveva perso qualcuno la notte in cui Altura Perenne era stata bruciata. Sua moglie e suo figlio erano stati uccisi anche se non c'entravano nulla

《Bann Loren, sono arrivati.》 Li annunciò Bann Alftanna, proprio accanto a lui.
L'uomo parve illuminarsi almeno un poco, sollevando il capo. 《Oh, per il Creatore, una buona notizia. Grazie, avete tutta la mia gratitudine. Alftanna mi ha detto che ci avete aiutati, che avete contribuito molto alla vittoria. Quante sono state le perdite? Abbiamo perso così tanta brava gente…》 Chiese, alzandosi.

Aura sorrise. 《Siamo riusciti a ricacciarli indietro con delle perdite minime. Ed è anche grazie all'aiuto dato da Bann Eremond se io e i miei compagni non siamo morti nel tentativo di darvi una mano.》
L'uomo spostò lo sguardo su Persephone, e le sue iridi si illuminarono per un attimo, prima di oscurarsi ancora. 《Siete davvero viva allora. Quando Alftanna me lo ha detto non potevo credere alle mie orecchie. Io… io pensavo che foste morta quella notte insieme a mia moglie e mio figlio e alla vostra famiglia.》

Il petto della corvina ebbe uno spasmo. 《I miei genitori mi hanno salvata. Ho… usato un passaggio segreto per fuggire mentre loro prendevano tempo. E vi faccio Le mie condoglianze. Abbiamo cercato di salvarli, vi giuro. Sono stati uccisi come mia cognata e mio nipote: a tradimento. Le truppe di quel traditore sapevano benissimo che non erano guerrieri.》
L'uomo annuì, sedendosi con pesantezza. Così, appariva davvero un fragile vecchio. 《Lo so. Howe… li ha appesi tutti dalle mura del vostro palazzo quando mi sono rifiutato di sottomettermi a lui e Loghain e ho iniziato a dubitare di quanto aveva raccontato su Ostagar. La mia Landra e il mio povero Deirren sono diventati oggetto di scherno tanto quanto la vostra famiglia, un monito per me affinché non mi mettessi contro di loro.》

《Ma alla fine ha sortito l'effetto opposto.》 Commentò Bann Alftanna. 《Ormai ci sono ribellioni in tutto il Ferelden e si sta diffondendo la voce che non siano stati i custodi grigi a tradire il re, ma Loghain. Molti Bann Minori e persino qualche Arle si stanno opponendo a loro e ai loro metodi barbari. Anche se purtroppo alcuni di loro sono morti.》
《Ma qualcuno ha trovato una spiegazione per cui Loghain se n’è andato?》 Domandò Aura.

《Sarebbe più importante sapere chi siete voi.》 Rispose Bann Loren, scrutando lei, Alistair e Wynne.
《Oh si, permettetemi di fare le presentazioni. Loro sono Alistair, dei custodi grigi, l'incantatrice anziana Wynne del Circolo e la legittima erede al trono di Orzammar, Aura Aeducan.》

Al sentirsi chiamare così, la nana si sentì inorgoglire. Aveva già raccontato a Persephone i suoi progetti di riprendersi il trono di suo padre. E grazie all'aiuto della sua amica, era un passo più vicina.
La sera prima di dire addio, Gorim le aveva dato un'informazione preziosa. Alcuni suoi contatti ad Orzammar gli avevano riferito che la città era in subbuglio e che Bhelen non era popolare come sperava di essere. Anzi, non era nemmeno re. Lord Harrowmont in persona si era posto in lizza per il trono, e ad aiutarlo, tra gli altri, c'erano la famiglia Helmi e anche la famiglia Bemot.
Sapeva benissimo che la Matriarca degli Helmi avrebbe fatto di tutto per avere più potere, e Adal era un’amica fidata fin da quando erano bambine, ma era la presenza di Aller Bemot ad averla sorpresa. 
Si ricordava di lui, e del loro scontro, le aveva fatto un'ottima impressione, ma non pensava di averlo colpito tanto da schierarsi contro l’opinione pubblica di Orzammar. Ma grazie a lui aveva una possibilità.
Si era anche premurata di contattare le famiglie mercanti più importanti sulla superficie, che da tempo volevano una voce più potente ad Orzammar, così da poter avere il supporto dei loro inviati, e grazie alla fama di Iselen, Runaan e Alistair in quanto custodi grigi, sarebbe stata pronta a sfidare suo fratello per la corona quando sarebbe giunto il momento


Ma uscì da quei pensieri, perché Persephone stava continuando a parlare ai due Bann, raccontando di come si erano conosciuti e avevano deciso di aiutare Iselen, Runaan e Alistair a fermare la prole oscura, e di aver scoperto quasi per caso quello che stava succedendo nel Bannorn e aver deciso di aiutarli.
《Le mie terre non sono le uniche ad essere state attaccate. Molti Bann Minori sono stati trucidati perché si erano opposti. Altri stanno resistendo, ma tra le truppe di Howe e la prole oscura le loro forze stanno venendo logorate. Il Ferelden è a rischio. Se non facciamo qualcosa, saremo distrutti.》
《E non è l'unica brutta notizia. Bann Ceorlic e Bann Lessa si sono uniti a Loghain.》 Commentò Alftanna, mentre stringeva i pugni. 《Sono sempre stati due opportunisti, ma non posso credere che loro o Teyrn Loghain possano essere scesi così in basso.》
《Se solo sapessimo cosa lo ha spinto a tradire il figlio del suo migliore amico…》 Riflettè Wynne. Quell'uomo era un genio militare che aveva vinto molte battaglie disperate. Non era da lui fuggire, a meno che non fosse una strategia 

《In realtà… io credo di sapere il perché.》 Disse il mago dai capelli rossi, fino ad allora rimasto al fianco di Bann Alftanna insieme alla sua compagna bionda.
Tutti si girarono verso di lui, e Loren assottigliò lo sguardo. 《Ecco un'altra questione. Che ti è passato per la testa, ragazza mia? Prendere eretici con te anche se la tua famiglia è nei Templari da secoli?》

《Non siamo eretici. Mi chiamo Evan e lei è Lavinia. Abbiamo vissuto al Circolo di Kinloch hold per quasi undici anni.》 Disse piccato il ragazzo, gli occhi che scintillavano di magia.
《Eppure siete qui ora.》 Rispose l'uomo, caustico.

《Perché il Circolo è caduto! Abomini e maghi del sangue hanno distrutto tutto! Io sono stata salvata da uno dei custodi, un mago come me. Mi ha premesso di fuggire ed è così che io ed Evan ci siamo incontrati. Abbiamo iniziato a viaggiare insieme per proteggerci. Ho mantenuto la promessa.》 Disse la ragazza, parlando per la prima volta, rivolta a Wynne. La donna non aveva smesso un secondo di guardarla, gli occhi azzurri sottili come lame.

Anche Alistair pareva averla riconosciuta, infatti anche lui non aveva smesso di guardarla un attimo, ma Persephone non potè chiedergli nulla perchè Evan ricominciò a parlare.《Siamo andati da Bann Eremond di nostra sponte. Lei sa chi siamo. Ci ha già interrogato varie volte, e sa che diciamo la verità!》 Aggiunse il rosso, più deciso.
《Perché vi siete recati dal lei?》 Domandò la maga più anziana osservando Lavinia con sospetto.

Il mago si morse il labbro. 《Io sono nato nel suo Bannorn. All'inizio, siamo andati lì solo per prendere nave e fuggire, ma poi abbiamo sentito degli uomini di Howe parlare di un attacco a Bann Rudolf e di come Lady Eremond sarebbe stata la prossima. La sua famiglia ha sempre governato bene e lei è una brava persona. Inoltre, Lavinia aveva un debito con un custode e voleva aiutare a difendere il Ferelden in qualche modo. Così ci siamo recati da lei e le abbiamo detto tutto. Non ci voleva credere all'inizio, ma poi le ho riferito cos'altro avevamo scoperto e ci ha fatto restare per aiutarla. Abbiamo ucciso gli assassini mandati da lei e siamo venuti qui appena saputo dell'attacco.》
La donna gli sorrise e a Persephone parve di vedere un lampo malizioso negli occhi del rosso, ma non indagò oltre. Ignorò anche il fatto che Wynne e Alistair non avevano smesso di guardare la ragazza come falchi. Avevano altri problemi.


《Che informazione le hai dato?》 Ringhiò il custode.
《Il vero Motivo per cui Loghain avrebbe tradito.》 Rispose Alftanna al posto suo. 《I suoi uomini hanno scoperto che re Cailan inviava delle lettere all’imperatrice di Orlais. Lettere di genere privato.》

Persephone strabuzzò gli occhi. L'odio del Teyrn per Orlais era risaputo. Scoprire che suo genero avesse quel genere di rapporti con l'imperatrice lo avrebbe fatto infuriare. 《Che cosa si stavano scrivendo?》
Lavinia si morse il labbro. 《Non ne siamo del tutto sicuri, non abbiamo sentito il discorso completo, ma sembrava qualcosa di troppo… intimo per essere una semplice corrispondenza tra regnanti.》

Bann Alftanna annuì. 《E se ci pensate bene, ha senso. In cinque anni di matrimonio, il re e la Regina Anora non sono riusciti a dare un erede al trono del Ferelden, e da molto tempo circolano voci sul fatto che la Sovrana non possa averne. Se magari Cailan avesse pensato di poter ovviare questo problema tramite un matrimonio con l'imperatrice… non solo avrebbe avuto dei figli, ma sarebbe diventato un imperatore e avrebbe regnato su una terra enorme.》
《E avrebbe venduto il Ferelden ai suoi antichi invasori.》 Commentò Aura.

Alistair strinse I pugni. 《Sta di fatto che le azioni di Loghain hanno ucciso persone che non c'entravano niente con questa storia! Ha eliminato gli unici in grado di salvarci! Non siamo nemmeno sicuri che le lettere tra Re Cailan e l'Imperatrice fossero davvero volte a portare ad un matrimonio! Potrebbe essere stato un fraintendimento, eppure lui ci ha traditi!》
《Alistair, non è mia intenzione difenderlo, ho perso anche io molti amici quel giorno, ma per Loghain nulla conta più di sua figlia e del suo paese.》 Commentò Wynne a le braccia conserte. 《Puoi immaginare che umiliazione sarebbe stata per la regina Anora se fosse stata ripudiata in favore della donna che domina la terra che ci conquistò tanti anni fa? Anche solo un sospetto sarebbe sufficiente a mettere in dubbio il suo onore di Regnante》

《Loghain non avrebbe mai potuto sopportare una cosa del genere. Anche ad Orzammar abbiamo sentito le storie. Se il re e l'imperatrice si fossero sposati, il Ferelden sarebbe diventato una semplice provincia orlesiana e tutto quello che re Maric e i suoi compagni hanno fatto sarebbe stato vanificato, e proprio da suo figlio.》 Aggiunse la nana. 《Avrebbe aggiunto al danno la beffa. E sono sicura che quella donna avrebbe trovato una maniera per eliminare Cailan, o comunque togliergli ogni potere effettivo. Sarebbe stato solo un pupazzo da manovrare.》

Le orecchie e le guance del custode stavano diventando di una sfumatura violacea da quanto era arrabbiato. Chiaramente non si era aspettato un simile ragionamento da parte loro. 《Si può sapere perché lo state difendendo!? È un folle! Ha condannato il Ferelden lasciando i custodi grigi a morire! È colpa sua se ora dobbiamo risolvere anche la guerra civile! Questo non conta nulla!? Non ha importanza che tutti quegli uomini e quelle donne coraggiosi, che tutte le vittime della Prole Oscura, siano morti inutilmente per una sua vendetta personale!?》 Sbraitò furioso.
《Non lo stiamo difendendo Alistair. Stiamo solo ragionando. Quello che ha fatto Loghain è sbagliato, ma non possiamo negare che re Cailan abbia commesso per primo l'errore. Non solo ha stretto accordi segreti con l'imperatrice a spese di tutto ciò per cui i suoi Antenati hanno combattuto, ma ha anche ridotto le sue possibilità di vincere per arroganza. Tu, Runaan e Iselen ci avete detto che si è rifiutato di aspettare che i rinforzi di Arle Eamon e degli Chevaliers arrivassero, ed è anche questo che lo ha ucciso.》 Rispose Aura, calma proprio come lo era coi suoi soldati ad Orzammar mentre pianificava.
Non voleva girare il coltello nella piaga:  Alistair le piaceva, era un ottimo amico e un buon guerriero, ma doveva capire che le cose non erano sempre bianche o nere. E per quanto il Teyrn avesse messo il paese pericolo permettendo ai custodi grigi di morire, quella battaglia era persa in partenza. Lei non se la sarebbe sentita di schierare i suoi uomini con simili premesse. E qualsiasi condottiero avrebbe fatto lo stesso.
E non poteva giudicare la decisione di proteggere la regina. Lei non sarebbe rimasta a guardare se qualcuno avesse trattato sua figlia in quella maniera.


Il custode, però, emise un ringhio frustrato, uscendo dalla tenda a grandi passi, il volto nero di collera, mentre la Nana si stringeva il ponte del naso e Bann Loren alzava un sopracciglio. 《Quello sarebbe uno degli ultimi custodi grigi?》
《Ha subito una grossa perdita ad Ostagar.》 Disse Wynne, osservando preoccupata l'uscita della tenda.
《Vado a parlargli.》 Disse Persephone, seguendolo


Lo trovò seduto ai confini dell’accampamento, il volto ancora furibondo mentre affilava la sua spada.
Gli si sedette accanto, e lui non disse una parola, ma non sembrava avere intenzione di allontanarla.
《Alistair, calmati》 Disse, sedendosi accanto a lui
《Calmarmi?》 Rispose, mettendo giù la spada. 《Ho l’impressione che ad Aura abbia dato di volta il cervello! Ti rendi conto!? Ha difeso Loghain! Ha detto che aveva ragione ad abbandonarci ad Ostagar! Dopo tutto quello che ci ha fatto come può…!?》

《Non è quello che ha detto, Alistair. Lei analizza tutto quello che è accaduto come un generale, non come un'amica. Nessuno di noi vuole giustificare quel massacro, ma Loghain voleva difendere l'onore di sua figlia e anche i suoi uomini. Anche tu lo avresti fatto.》
《Non così!》 Sbraitò lui. 《Ci sono mille altri modi per tenere al sicuro la reputazione di qualcuno, ma per lui la soluzione era far spazzare via tutti quegli uomini e il figlio del suo migliore amico! Ha permesso alla prole oscura di invaderci. Era il suo piano fin dall'inizio! Ci ha ingannati e i custodi sono morti per niente! Duncan è morto per niente! Se solo non avesse letto quelle lettere… forse sarebbero vivi.》

《O forse sarebbe morto anche il Teyrn. Forse anche tu, Iselen e Runaan. Forse avreste fermato la prole oscura, ma il Ferelden sarebbe stato ridotto a brandelli dalla guerra civile. Alistair, con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Io lo so bene.》
《Tu non puoi capire.》 Rispose lui, abbassando il capo. 《La tua famiglia ti amava. Ha combattuto per salvarti e tu hai fatto lo stesso. Mio padre non mi voleva. Con lo sfizio che si è tolto mi ha scaricato addosso il suo dannato sangue reale, e mia madre… non so nemmeno il suo nome. Eamon mi voleva bene, ma sono sempre stato un problema per la sua famiglia. Duncan e i custodi sono stati l’unica vera casa che abbia mai avuto, e Loghain li ha eliminati.》

Persephone gli accarezzò la spalla. 《Però non sei solo. Hai Iselen, Wynne, Aura, Leliana… e hai me.》
Lui sbuffò una risata priva di allegria. 《Io non sono intelligente o saggio come Iselen e Wynne, o forte come Aura. Non sono capace di trattare coi nobili come te e non so ubriacare di chiacchiere la gente come fa Zevran. Inoltre, Runaan, Sten e Morrigan mi detestano. Se Duncan fosse qui, avremmo seguito un vero Custode, avremmo saputo di avere alla guida una persona con tutta l'esperienza necessaria. Lui ci avrebbe guidati e protetti.》

La corvina sospirò. 《Alistair, io non l'ho conosciuto, però sono sicura che non avrebbe mai voluto vederti ridotto così. Inoltre, hai tutte le qualità che ti servono. Non hai bisogno di essere come Iselen o Runaan per essere un grande custode. Sei forte, fidato e onesto, ma permetti al tuo pessimismo di mettersi in mezzo. Non devi lasciare che la rabbia ti accechi. Attaccare chi ha opinioni diverse dalla tua non ti aiuterà.》
Il ragazzo abbassò gli occhi e lei si morse il labbro. Da un po' aveva notato che Alistair stava iniziando ad attirare il suo sguardo più del dovuto. Specialmente dopo quello che era successo a Denerim.

La bugia su suo padre l'aveva fatta infuriare, non lo aveva certo dimenticato, ma dopo aver scoperto la verità… qualcosa tra loro era cambiato. Si era resa conto di avergli detto cose che non aveva mai raccontato a nessuno. Si erano avvicinati molto in poco tempo e questo la confondeva, dato che anche lui si apriva molto di più con lei che con altri.
Certo, vedeva Aura, Wynne e Leliana come delle ottime amiche e apprezzava molto le conversazioni con Iselen e anche Micah sapeva essere divertente, però stare con il ragazzo era diverso. Lui capiva davvero in qualche modo, la faceva star bene, a suo agio.
Se solo avesse smesso di sminuirsi e si fosse deciso a dare retta ai consigli, era sicura che sarebbe diventato una persona magnifica.

Prese un altro respiro. 《C'è un motivo per cui Duncan ha deciso di proteggerti, ne sono sicura. Sapeva che avresti sconfitto il Flagello e che avresti trionfato dove lui aveva fallito.》
Il ramato sgranò gli occhi. Nessuno gli aveva mai detto una cosa simile. 《Lo pensi davvero?》 

La ragazza annuì e lui sorrise. 《Grazie Persephone. Io… non perdonerò mai Loghain. E farò giustizia quando sarà il momento… però cercherò di riflettere di più. Forse smettere di caricare a testa bassa mi farebbe fare meno figuracce.》 Disse ridacchiando. 《Però vorrei che non avesse trovato quelle lettere.》
La corvina annuì, ma poi un’idea le balenò nel cervello e le fece alzare la testa di scatto. 《Le lettere! Ma certo! Aliastair, tu sei un genio!》

《Lo… lo sono?》 Chiese il ramato, confuso.
Lei annuì con forza. 《Hai sentito Bann Loren vero? Loghain e Howe stanno sottomettendo i Bannorn, ma molti si sono alleati di loro sponte perché si fidano ancora dell’eroe del Fiume Dane. Ma se scoprissero il contenuto di quelle lettere e che il Teyrn ha davvero lasciato che la prole oscura uccidesse re Cailan…》

Il custode si illuminò. 《Perderebbe il supporto di tantissima gente! Ma… saranno rimaste ad Ostagar. Credi davvero che riusciremo a ritrovarle intere?》 
Persephone sorrise nervosa. 《Beh, tentar non nuoce, giusto?》 Domandò.

L'altro annuì. 《Hai ragione. È un'occasione d'oro! Alla fine sei tu il vero genio!》
La ragazza arrossì, accorgendosi poi di essersi avvicinata. Di essersi avvicinata parecchio. Quelle labbra sorridenti erano a poca distanza dalle sue, sarebbe bastato poco per unirle, per sentirne la morbidezza e il calore sulle proprie.
Anche il ramato se n'era reso conto ed era diventato paonazzo a sua volta. Poteva vedere quei grandi occhi verdi fissarlo magnetici e il suo cuore martellava per il panico e l'aspettativa. Quella ragazza magnifica era lì davanti a lui, quasi non ci credeva.
Ma prima che uno dei due potesse fare qualsiasi cosa, un rapido frullo d'ali li colse di sorpresa, facendoli allontanare immediatamente. 

Davanti a loro c'era un grosso Corvo dalle piume lucide, un messaggero a giudicare dal rotolo di pergamena che portava alla zampa.
La corvina lo prese in mano, aprendolo e cercando di strozzare il proprio imbarazzo. Era rossa in faccia per la vergogna e per la delusione, sentendo il bisogno impellente di spiumare quel pennuto, ma appena Lesse il contenuto tornò seria.
《È di Runaan.》 Disse, girandosi verso il Ramato. 《Hanno trovato le Ceneri.》

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Capitolo 24
*** I Punti di svolta ***


Micah aveva una gran voglia di spaccare qualcosa. Preferibilmente la testa di quella cretina ingrata di Isolde. Non pensava che al mondo esistesse qualcuno che potesse farla infuriare quanto sua madre, ma la Pietra sembrava intenzionata a prenderla per il culo fino alla fine dei suoi giorni. 

Dopo tutto quello che avevano sopportato, i cultisti pazzi, il gelo, l'alto Drago e le prove assurde per recuperare quelle fottute Ceneri, quella cretina si era messa a dire che era tutto merito del Creatore se quella cariatide di suo marito si era svegliato. 
Appena li avevano visti arrivare al villaggio, era giunta una scorta di soldati per portarli al palazzo il prima possibile. Lì, si erano recati nella stanza dell’Arle, dove dei guaritori gli avevano fatto ingerire le Ceneri. Dopo nemmeno mezzo secondo quello si era svegliato e sua moglie si era messa ad osannare il cielo e li aveva sbattuti tutti fuori per stare col marito. 


《Che ci troverà in una simile sciacquetta…》 Commentò a denti stretti. 
Runaan grugnì, d'accordo con lei. Anche lui non aveva apprezzato il sentirsi dire che era stato tutto merito del Creatore se Arle Eamon era vivo, aveva delle cicatrici nuove che dimostravano il contrario e tutti loro avevano rischiato di morire. Nemmeno Morrigan e Sten erano sembrati entusiasti, non che fosse una sorpresa, ma se persino Leliana, la gentile, devota e tranquilla Leliana, aveva storto la bocca quando l’arlessa li aveva declassati a fattorini, allora era chiaro che nessuno aveva apprezzato. 


La nana emise uno sbuffo, levandosi alcune treccine sfatte dalla fronte. Non doveva aspettarsi altro da un gruppo di nobili impomatati. L'unica nota positiva di quel viaggio, era stato l’arrivo di Shale, la compagna di viaggio più improbabile che si potesse immaginare. 
Si girò a guardarla, immobile contro il muro, accanto a Sten: un gigantesco golem di pietra che superava i due metri, con arti più grossi di lei e ricoperta di Cristalli variopinti che scintillavano minacciosi. Ancora non credeva di avere davanti un simile costrutto. Quelli come lei erano stati l’arma migliore dell’impero nanico… finché non era andato tutto a puttane. 
Ovviamente, quando quel mercante dall'accento assurdo le aveva dato il bastone del controllo, si era aspettata di avere un di maggiordomo di pietra ai suoi ordini, però quel Golem non solo pensava di testa propria, aveva anche una buona dose di sarcasmo, commenti saccenti da fare e una gran voglia di schiacciare qualsiasi avversario le si ponesse davanti. 

Certo, essere chiamata “cosetta molliccia” non era il massimo e in un altro momento ne avrebbe volentieri dette un paio a quell'ammasso di sassi e acidità, ma dopo averla vista ridurre in poltiglia prole oscura con i suoi pugni aveva deciso di stare zitta per una volta. 
Soprattutto perché a tutti loro era andata molto bene: trovare un vero Golem ancora “vivo” dopo tutti i guai di cui si erano dovuti occupare a Honneleath era stata quasi una benedizione. 


Emise un altro sbuffo solo a pensarci. Non aveva mai maledetto tanto gli Antenati in vita sua: quel dannato villaggio non solo era in mezzo al nulla, ma ovviamente era anche pieno di Prole Oscura e loro avevano dovuto occuparsene anche se erano ancora esausti ed Iselen non aveva accennato a svegliarsi per tutto il tempo. 
Le cose avevano iniziato ad andare meglio quando avevano trovato il capo del villaggio, un eretico abile abbastanza da tenere fuori la prole oscura che aveva accettato di aiutare il custode e dare loro la vera parola di attivazione. Peccato che in cambio aveva voluto che salvassero sua figlia, che stava giocando niente meno che con un demone del desiderio travestito da gatto. 
Non era stato un avversario così abile, molto meno di quelli che aveva visto al Circolo, quindi tirare fuori la ragazzina era stato anche più facile del previsto. Peccato che lei si fosse dovuta subire le loro continue chiacchiere per ore mentre cercavano un modo per risolvere gli enigmi che sigillavano la stanza e aiutare quella mocciosa. 
Appoggiò la testa contro il muro, ancora parecchio nervosa e pure stanca. Aveva bisogno di una birra. O forse di qualcosa di più forte. 

Almeno, dopo essersi assicurato delle condizioni di sua figlia, il mago non solo si era deciso a dare loro la vera parola di attivazione per Shale, ma aveva anche aiutato Iselen, che era finalmente riuscito a svegliarsi Grazie ai suoi Incantesimi di guarigione, anche se sembrava ancora frastornato. 

Si girò a guardare il mago: la sua espressione era seria e composta, anche se continuava a guardare l'entrata delle segrete, chiaro segno che non vedeva l'ora di andare a parlare con il suo amico Jowan, ancora chiuso là sotto. Un atteggiamento normale per lui insomma. 
Inoltre aveva camminato senza lamentarsi per tutto il viaggio, però aveva gli occhi cerchiati, le pupille dilatate e il suo istinto le diceva che anche se cercava di mostrarsi saldo, non stava poi così bene. 


Cazzo, si disse ghignando. Si era proprio rammollita se stava a preoccuparsi per la salute di un tipo che poteva guarire chiunque con uno schiocco di dita. Solo che non potè avvicinarsi o dirgli niente, perché la porta si spalancò ed Isolde e Bann Teagan vennero avanti, lei che ancora si asciugava le lacrime mentre stringeva il braccio di un altro uomo, di sicuro l'arle. 
Ormai aveva superato la mezza età da un pezzo, come attestavano i capelli e la barba di colore grigio ferri, le ricordava gli anziani modellatori, i custodi dei ricordi di Orzammar che aveva visto di sfuggita durante i suoi lavori nel distretto dei Diamanti, ma i suoi occhi azzurri brillavano di vitalità, a differenza dei loro, e aveva un sorriso stampato in faccia. 

《Sono loro, mia cara?》 Domandò alla moglie. 
Lei annuì. 《Si, amore mio. Questi coraggiosi custodi e i loro amici ci hanno aiutati a salvare te e Connor. Il Creatore ci ha davvero benedetti mandandoli qui.》 

L'uomo rivolse a tutti loro un sorriso, voltandosi verso Iselen e Runaan. 《Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per noi. Mi dispiace che abbiate corso tanti pericoli. Spero che il colpevole sia già stato punito.》 
Micah notò chiaramente Teagan e Isolde rivolgere uno sguardo timoroso verso Iselen, che stava rivolgendo loro la più gelida delle sue occhiatacce. 

《Ci sono molte cose di cui ancora non sei al corrente, Fratello. Tutto questo non è accaduto per caso. È stato Loghain a escogitare tutto questo. Ha abbandonato Cailan ad Ostagar e ha impedito agli Orlesiani di aiutarci con la prole oscura. Ha persino messo una taglia sulla testa dei custodi e il mago del sangue che ti ha avvelenato è stato inviato qui dai suoi uomini Affinché tu non potessi ostacolarlo.》 
L'uomo emise un sospiro, mentre stringeva i pugni con forza. 《Rowan si rivolterebbe nella tomba se lo venisse a sapere. Non posso credere che il migliore amico di mia sorella e di mio cognato possa aver fatto una cosa simile. Se solo me ne fossi accorto…》 

《Nessuno avrebbe potuto saperlo Eamon. Lo conosciamo da quando eravamo bambini e Non sappiamo nemmeno perché si stia comportando così.》 Lo consolò suo fratello. 《Non puoi fartene una colpa. Appena Alistair e Lady Cousland faranno ritorno, discuteremo come spodestare Loghain.》 
Il più anziano annuì, rivolgendosi poi a tutti loro. 《Nel frattempo siete i benvenuti nel castello. Ma, se preferite, potete recarvi alla taverna.》 


**

 
Il fatto che tutti quanti si fossero recati alla taverna era chiaro segno che nessuno avesse intenzione di stare vicino ad Isolde, Micah aveva faticato a non scoppiare a ridere, ma soprattutto che avevano bisogno di una bella bevuta per distendere i nervi. 
La nana di sicuro si sentiva molto meglio in quel momento. Era seduta coi piedi sul tavolo, il suo boccale era pieno fino all'orlo e si stava ampiamente godendo il gusto frizzante e speziato della birra pregiata che ora poteva permettersi a litri. Niente a che fare con la schifezza di licheni che lei e Leske dovevano bere giù al Tapster ad Orzammar. 

Ripensare al suo amico però le fece sentire un colpo di nostalgia. Era sicura che lui avrebbe adorato il liquore della superficie e ci sarebbe rimasto secco se avesse visto quanti soldi era riuscita a fare in poche settimane. Chissà come stava. Si era già fatto ammazzare per la sua bocca larga? Oppure stava facendo del suo meglio per risalire le schiere del Karta sotto un nuovo capo? E Rica? Come stava lei? Era riuscita a trovare un nobile a cui dare un figlio? Era finalmente fuori da quel buco del culo di casa loro? 
Bevette un altro sorso, sentendo le bollicine frizzarle sulla lingua, ma poi quattro ombre si proiettarono sul tavolo, distraendola dai suoi pensieri. 


《Possiamo sederci?》 Domandò Iselen, Invel al fianco e Runaan e Zevran poco dietro di lui. 
La nana indicò le sedie davanti a lei Con il suo solito ghigno storto. 《Siediti salroka. Se ben ricordo, io ti devo ancora una birra e voglio vedere se voi elfi mingherlini riuscite a reggere qualcosa di più forte di un bicchiere di latte.》 

《Dovresti provare il Brandy di Antiva prima di giudicare, mia piccola amica. Ti assicuro che dopo il primo sorso, tutto il tuo mondo cambia.》 Ghignò l'antivano, accomodandosi con eleganza. 
《Sentirmi chiamare “mingherlino” da una nana. Il colmo.》 Ridacchiò il Dalish, sedendosi e ordinando della birra, mentre Iselen prendeva posto con fin troppa attenzione, mettendo il bastone sotto il tavolo. 

La senzacasta si accigliò. Era chiaro che qualcosa non andava in lui. Sembrava esausto e più di una volta Invel lo aveva aiutato a sostenersi mentre camminava. E anadava così da quando si era risvegliato.
Ormai ne era sicura ed era certa che anche gli altri due elfi lo avessero notato, ma ormai conoscevano il mago: era testardo quanto un Gurn. Non avrebbe mai ammesso si essere in difficoltà. 
《Hai intenzione di andare a parlare con Jowan?》 Domandò infatti, cambiando argomento. 
Il più giovane sbuffò. 《Si, anche se non so cosa dirgli. Sono ancora arrabbiato con lui, ma saperlo vivo è un sollievo. Vorrei solo che quella dannata iniziata non lo avesse coinvolto nella sua follia e se potessi gelerei Isolde per quello che gli ha fatto. E so già che convincere lei, Bann Teagan e Arle Eamon a lasciarlo andare sarà un'impresa.》 Commentò, mentre tante scintille di magia azzurra danzavano attorno a lui. 

Il mago rivolse loro uno sguardo seccato, mentre Invel abbassava il grosso capo peloso, ma Zevran gli mise una mano sulla spalla. 《Non temere, mio bel custode. Dopo aver fatto fuori un Alto Drago, sono sicuro che te la caverai. E poi, se ti servisse qualcuno bravo con le mani ad aiutarti...》 Propose ammiccante. 
《Zev, ma non ti arrendi mai.》 Rise la nana, scolandosi il resto della birra e ruttando soddisfatta 
《Non so di cosa parli, amica mia. La mia proposta era assolutamente innocente.》 Ghignò l'assassino, bevendo a sua volta lunghi sorsi.

Il mago gli rivolse uno sguardo grato, anche se sapeva che non sarebbe stato tanto facile. L’Arle sapeva che Jowan era il maleficar responsabile del suo avvelenamento. Ci sarebbe voluto un miracolo per impedirgli di spedire il suo amico alla gogna. 
Prese in mano il proprio boccale, cercando di scacciare quei pensieri, e bevette un sorso di birra, sentendola glaciale sulla lingua. Troppo glaciale. 
Lo abbassò, guardandosi la mano e notando un lieve strato di brina sul manico. Da quando si era svegliato si sentiva strano. Spesso gli si affacciavano nella mente pensieri ed emozioni senza senso e sentiva la sua magia che tentava di sfuggire al suo controllo. Non voleva gelare la bevanda, eppure lo aveva fatto. Non gli succedeva da quando era un bambino. E quando dormiva… i suoi incubi erano stati i peggiori di tutta la sua vita. Erano troppo… reali. 
Non era abituato a sentirsi così. Calma e autocontrollo erano le sue armi migliori, solo grazie ad esse aveva sopportato il Circolo e i templari. Mantenere il sangue freddo era una delle qualità di cui andava fiero. Perderla in questa maniera, sentire tutte quelle emozioni senza poterci fare nulla… era orribile. 
Aveva letto cosa poteva fare il Lyrium nel caso fosse entrato nel flusso sanguigno, e I sintomi erano simili. Temeva che questa condizione potesse essere incurabile. Raffreddare qualcosa era una sciocchezza, ma che sarebbe successo se avesse perso il controllo mentre combatteva o guariva qualcuno? 

Però la risata sguaiata di Micah lo distrasse, mentre la Nana rideva in faccia a Zevran. 《Amico, stavolta sei quasi riuscito a strappare un sorriso al nostro gelido secchione. Mi complimento, fai progressi.》 
L'antivano per tutta risposta ghignò con aria di chi la sapeva lunga. 《Che posso dirti, mia rumorosa amica, il mio fascino colpisce tutti.》 

《Aye, e intanto è stato il nostro Runaan a vedere me, Morrigan, Leliana e Aida con solo la biancheria intima addosso.》 Replicò la nana con aria sorniona. 
Al mago andò di traverso la birra che stava bevendo. Non era facile sorprenderlo, specie dopo aver affrontato un Alto Drago e aver trovato un'urna sacra che avrebbe dovuto essere solo una favola, ma stavolta ci erano proprio riusciti. 《Ugh...Tu hai visto che cosa!?》 Chiese tossendo. 


L'elfo Dalish si concentrò sul proprio boccale come se fosse la cosa più interessante del mondo, le orecchie paonazze. 《Era l'ultima prova per trovare quel dannato vaso. C'era un muro di fuoco che poteva essere passato solo “spogliandoci dei beni terreni” e quindi siamo stati costretti a restare in mutande. Non c'è stato altro!》 
《Come no! Avreste dovuto vedere che occhiate eloquenti gli stava lanciando una certa strega di nostra conoscenza. Quando ti deciderai a farle visita? Una scopata ti aiuterebbe a rilassarti.》 Continuò Micah, che ovviamente se la stava spassando. 

Le orecchie di Runaan arrossirono ancora di più e Zevran assunse un’espressione comicamente oltraggiata. 《Avete organizzato una tale meraviglia per gli occhi e non mi avete invitato? Pensavo fossimo amici!》 
A quel punto scoppiarono a ridere tutti e quattro, persino Invel iniziò a scodinzolare e abbaiare allegro, ignorando gli sguardi seccati o confusi degli altri avventori. Dopo tutto quello che avevano dovuto combattere nelle ultime settimane… poter parlare, bere e ridere in questa maniera, come se fossero gente normale che non doveva preoccuparsi per le sorti del paese, sembrava un vero lusso. 
Micah di sicuro non si era aspettata di trovarsi così bene in superficie, e non avrebbe mai pensato di combattere un flagello insieme a una banda simile o di fidarsi di loro e guardare loro le spalle, eppure con loro si sentiva accettata. Il suo tatuaggio non la rendeva diversa. Era persino felice che i due custodi andassero di nuovo d’accordo, visto che ultimamente parevano distanti. Di solito se ne sarebbe fregata. 


《Sappi che questa me la pagherai, Micah.》 Disse Runaan, bevendo altra birra. 
《Si si, voglio proprio vedere. Intanto sei l'unico qui a conoscere cosa porto sotto i vestiti.》 Lo canzonò lei divertita, facendogli sbuffare una seconda risata. Non sapeva se la birra gli avesse dato alla testa, però non lo aveva mai visto così rilassato. Ordinò un altro giro per tutti loro, almeno si era tolto dalla faccia quel cipiglio torvo. 

Iselen li osservò per un attimo, alzandosi. 《Io credo che andrò.》 
《Vai a trovare il tuo amico?》 Domandò Zevran. 

Il mago annuì, finendo il suo boccale. 《Tergiversare non serve a nulla. Prima o poi dovremo parlare. Voglio che sappia che tengo ancora a lui, nonostante quello che fatto e quanto mi ha fatto arrabbiare. E devo tirarlo fuori da lì. Però… grazie. Da tanto che non passavo una bella serata.》 
Svanì tra la folla subito dopo, recuperando il bastone magico da sotto il tavolo e uscendo dalla porta poco dopo accompagnato dal suo fedele mabari. 


《Chissà se il suo “caro amico” è anche qualcosa di più.》 Commentò ad alta voce l'antivano, guardandolo allontanarsi, mentre Micah e Runaan gli rivolgevano uno sguardo divertito. 
《Tranquillo, L'abbiamo visto. Non è il tipo di Iselen. Non credo sappia nemmeno delle sue preferenze.》 Si limitò a dire la nana con una risata, ripensando alla faccia di Jowan. Non sembrava molto perspicace. 

《Già, hai campo libero. Ma stai attento a come lo tratti. Potrebbe decidere di congelarti le palle se lo facessi arrabbiare.》 Riflettè ad alta voce il custode. 
《Quella, mio caro amico, sarebbe una perdita enorme per il mondo intero.》 Ribattè l'assassino. 


Il Dalish stava per dirgli che aveva un ego grosso come un aravel, ma venne interrotto quando Morrigan si avvicinò al loro tavolo, molti avventori che giravano la testa davanti alla sua figura sinuosa. Peccato che il suo sguardo, normalmente sicuro e malizioso, in quel momento era serio, troppo serio. 
《Runaan, ho bisogno di parlarti. È importante.》 
I tre si scambiarono uno sguardo confuso, ma il Dalish si alzò e la seguì fuori dalla taverna fare troppe storie. 
《Come crescono in fretta di questi tempi.》 Disse Zevran, finendo il suo boccale. 


** 


I sotterranei del castello erano identici a come Iselen li aveva visti l'ultima volta: bui, umidi e pieni di muffa. Il guaritore emise un verso di disgusto: quel posto era insalubre, non adatto a qualcuno che aveva subito delle torture. Se Jowan avesse ancora avuto delle ferite aperte, sarebbe stato un miracolo se non avessero già fatto infezione. 
Passò davanti alle varie celle vuote per raggiungere quella del suo amico, Invel sempre accanto per dargli coraggio. Le guardie lo avevano guardato male quando aveva chiesto di scendere laggiù, ma non si erano opposte per fortuna. 


Quando si affacciò da dietro le sbarre, vide che Jowan stava cercando di scaldarsi con le braccia, le vesti troppo leggere e logore, però appena lo vide si illuminò. 《Iselen! Sei qui!》 Esclamò, avvicinandosi. Aveva grosse ombre nere sotto gli occhi e le guance scavate. Questo e il pallore facevano capire che era mal nutrito ed esausto, ma non sembrava malato. Il suo sguardo era vigile e la fronte asciutta.
《Si Jowan, come stai?》 

《Beh… potrebbe andare meglio. Ma almeno l'arlessa ha smesso di torturarmi. Vorrei soltanto avere un libro per distrarmi. Quaggiù ci si annoia in fretta.》 Disse, tentando di fare dell'ironia. 《Specialmente da quando hanno messo quella nuova serratura.》 Concluse, indicando il lucchetto che bloccava la porta della cella. 
Una grossa runa di Lyrium scintillava azzurra su di esso, chiaramente fatta dai templari per neutralizzare qualsiasi magia che avesse cercato di aprire la porta. 
La toccò delicatamente con un dito e subito sentì una sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. 
《Questa è una barbaria.》 Sibilò fra i denti. 

《C’è di peggio. Una delle guardie che l’ha montata ha minacciato di tagliarmi le mani se avessi provato a fare qualcosa prima che loro avessero finito.》 
Il più giovane assottigliò gli occhi, un lampo azzurro riflesso in essi, già pronto a chiedere chi era e a fargli una visita, ma il moro si avvicinò di più alle sbarre. 
《Dimmi, siete riusciti a sistemare il disastro che ho combinato? L'Arle è vivo?》 
 《Non ti preoccupare. Abbiamo trovato le Ceneri e Arle Eamon è sveglio. È stato difficile, ma ci siamo riusciti finalmente.》 Rispose l'elfo, addolcendo il tono 

《Questo è un sollievo. Non volevo che morisse per colpa mia.》 Rispose il moro, abbassando gli occhi. 《Ascolta Iselen… a me dispiace da morire. Per tutto quanto. So che te l'ho già detto e che non hai ragioni per perdonarmi, ma ti giuro che non volevo che accadesse Tutto ciò. Volevo solo andarmene e non sprecare l'occasione che mi avevate dato. Se avessi saputo che la mia stupidità avrebbe causato tutto questo...》 
《Non tutto è stato colpa tua.》 Rispose Iselen con lo stesso tono morbido, ma lui scosse la testa. 
《Si invece. Neria è venuta qui prima di tornare al Circolo. Mi ha detto di Solona. Creatore, se solo ti avessi dato retta e vi avessi chiesto di fuggire insieme le cose sarebbero state diverse. Sono stato un vero idiota. Tu non dovresti rischiare la vita come custode grigio se non avessi cercato di aiutarmi, Redcliffe non avrebbe perso così tanta brava gente e la nostra amica sarebbe viva. E se ripenso a Lily…》 


Una scarica di rabbia infiammò la mente dell'elfo al ricordo di quella stupida. Non sapeva se era il lyrium o se quei sentimenti fossero davvero suoi, ma sentire il suo nome lo disgustava. Se solo non fosse entrata nelle loro vite.... Forse l'iniziata non poteva sapere cosa sarebbe accaduto, lei non poteva sapere che Gregoir li avrebbe scoperti, ma se non avesse usato Jowan per scappare dalla Chiesa forse lui e le loro amiche sarebbero fuggiti insieme al momento giusto, approfittando della follia di Uldred. Forse Solona sarebbe sopravvissuta. 
Sentì il velo cantare nelle sue orecchie. Una scarica di magia sfuggì al suo controllo e una coltre di ghiaccio ricoprì i muri, facendo reagire dolorosamente le Rune della cella, e Persino Invel guaì per lo spavento 

《Ha avuto solo ciò che si meritava.》 
Jowan lo guardò intimorito. 《Come puoi dire questo? Cosa ti è successo Iselen? Aenoar è un posto orribile, ci finisce la feccia peggiore e lei non è…》 

Lo strato di ghiaccio si espanse anche di più sul pavimento e le pareti attorno all'elfo, le rune di lyrium che brillavano con forza, mentre lui si mordeva l'interno della guancia per costringere la sua magia a tornare sotto il suo controllo, ma continuando a sentire la magia scorrere man mano che la sua rabbia cresceva. 《Jowan, lei ti ha ingannato, ti ha usato e ti ha tradito appena ha visto un po' di magia del sangue! Non so come la vedi tu, ma il modo in cui ti ha trattato è più che sufficiente per spedirla lì A marcire. Non voleva più essere limitata dai suoi voti, ma era troppo incapace per farcela da sola e ha messo te di mezzo. Al contrario di Solona, ha meritato la sua sorte.》 Disse, ora gelido e tagliente. Faceva paura. 
Il suo amico abbassò gli occhi con aria contrita. 《Se davvero la pensi così, Perché continui a venire qui a farmi visita, Iselen? È chiaro che sei arrabbiato con me, probabilmente mi disprezzi ormai, e ne capisco benissimo il motivo, quindi perché…?》 

L'altro mago cercò di calmarsi, prendendo un respiro profondo e impedendo al ghiaccio di crescere oltre. 《Jowan, io sono arrabbiato. Tu non ti sei fidato di me: potevi dirmi di essere un mago del sangue, potevi parlare con noi quando hai scoperto cosa Gregoir voleva farti e lasciare quella stupida a sé stessa. Noi ci siamo sempre stati per te, fin da quando eravamo bambini e invece hai mentito a tutti noi e questo fa male. Perché forse avremmo potuto sopravvivere tutti se fossimo fuggiti insieme! 》 Ad ogni parola, il moro sembrava rimpicciolire. Si era ripetuto Quelle frasi decine di volte nella testa in quelle settimane. Ma sentire Iselen dirgliele in faccia con così tanto dolore non faceva altro che farlo sentire un verme. 
《Però… non significa che abbia smesso di volerti bene o che non farò del mio meglio per tirarti fuori di qui. Non permetterò che ti mandino al patibolo o al Circolo.》 Terminò l'elfo, cogliendolo di sorpresa. 

Jowan sbarrò gli occhi. 《Vuoi farmi uscire? Sai benissimo che l'Arle non mi lascerà mai andare dopo quello che ho fatto alla sua famiglia. E poi… anche se ci riuscissi, pensi davvero che i tuoi compagni mi accetterebbero? Voi state cercando di perseguire un obiettivo nobile e io sono…》 
《Runaan si fida di me, come Micah, Leliana, Zevran e Morrigan, e la cosa è reciproca. Tutti loro sanno benissimo quanto i tuoi poteri potrebbero esserci utili contro la prole oscura. Rispetto molto Wynne come maga e guaritrice, anche lei è una buona amica, ma è incatenata alle leggi del Circolo. Non può vedere che alla fine la magia è pericolosa quanto chi la usa. E se lei o qualcun altro avrà problemi, beh, non mi interessa. Hai aiutato a salvare Connor e stai cercando di espiare i tuoi errori. Inoltre, alcuni di noi non sono qui per puro altruismo o amor di patria.》 

Una piccola speranza parve accendersi sul volto del moro, tanto che tentò di allungare le dita pallide oltre le sbarre per prendere le sue più scure. 《Pensi davvero che potrei andare…?》 
《Non ho intenzione di lasciarti quaggiù. Di questo puoi stare certo. E fino ad allora tornerò a trovarti, te lo prometto.》 Disse, stringendo la presa e alzandosi in piedi, per poi allontanarsi con un sospiro. 
Invel gli colpì dolcemente una gamba con la testa e il suo padrone sorrise, grattandolo dietro le orecchie e ricevendo una leccata felice. 《Spero anche io che vada tutto bene Invel. Non sai quanto.》 


** 


Runaan stava osservando attentamente Morrigan, cercando di capire cosa stesse succedendo. La strega non aveva il suo solito atteggiamento sicuro, e da quando la conosceva era stata così seria solo durante la battaglia contro l'alto Drago. 
La maga però non disse una parola finché non raggiunsero il mulino e gli fece segno di entrare. La neve scendeva copiosa ormai da due giorni e il tetto di paglia stava scricchiolando sotto il peso. 

《Morrigan, mi spieghi che cosa sta succedendo?》 
La ragazza si girò verso di lui, le labbra strette in una linea sottile. Le dita affusolate stavano stritolando il grimorio nero che le aveva dato. 《Come ben sai, è da settimane che studio questo libro che tu mi hai permesso di consultare. Ho memorizzato ogni singola parola, ogni segreto che poteva offrirmi. Questo era il mio obiettivo. Volevo scoprire i segreti che mia madre mi ha celato per anni, ma adesso che ho scoperto tutto… quasi vorrei non averlo mai aperto.》 

L'elfo alzò un sopracciglio. Una simile dichiarazione non se la sarebbe mai aspettato da lei, che metteva la conoscenza e il potere sopra ogni cosa.《Morrigan, che cosa hai scoperto? Hai un'aria sconvolta.》 
《Sconvolta? Si, immagino sia la parola giusta.》 Rispose lei, sedendosi e aprendo il libro. La pagina elencava le indicazioni per un rituale complesso, non aveva mai visto nulla del genere nel Clan. 


La ragazza esalò un pesante respiro. 《Tu conosci la leggenda della donna chiamata Flemeth giusto?》 
《Si. Presso il mio popolo è nota come Asha’bellanar, la donna dai molti anni. Si racconta che sia una maga antica e potente, che può offrire doni o vendette a chiunque la diverta o la offenda.》
 
La strega annuì. 《Esatto, questa è la storia che ho sempre sentito anche io, eppure ricordo un tempo in cui Flemeth era più giovane. Aveva capelli neri simili ai miei, lucidi e fluenti, ed era bella. Mi sono sempre chiesta come fosse possibile che tutti la conoscessero come una vecchia, così come mi sono sempre chiesta come mai, nonostante le leggende raccontino delle sue tante figlie, io non ne abbia mai conosciuta una. E ora l’ho scoperto. Tutte loro sono Flemeth. Tutte loro sono diventate dei nuovi contenitori per il suo spirito, per permetterle di vivere attraverso i secoli.》 
Runaan batté le palpebre, paralizzato dalla sorpresa. 《Come?》. Una cosa del genere era… davvero possibile? Lui non era un mago, ma neanche tra le più antiche conoscenze del suo popolo aveva mai sentito che un corpo potesse essere “preso”. Se non fosse stato per l’espressione di Morrigan, avrebbe pensato che lo stesse prendendo per i fondelli. 

lei gli fece vedere meglio la pagina. 《Questo libro contiene molti incantesimi terribili… ma questa è una magia antica, potente e pericolosa, probabilmente la più importante di tutto il volume e penso che nemmeno il Tevinter sia a conoscenza di simili rituali. Descrive nei dettagli in che modo un'anima possa essere… trasferita in un altro corpo. Un corpo idoneo, quello di un consanguineo. Come il mio.》 
Il Dalish era certo di aver visto un tremito di paura negli occhi d'oro della maga, e doveva ammettere di essere rimasto scioccato anche lui. 《Fenehidis. Perché dovrebbe fare questo? Ogni leggenda ritrae Asha’bellanar come immortale. Nessuno ricorda più quanto è nata, e il mio popolo la conosce fin dai tempi di Aralthan. Com'è possibile che il suo corpo possa invecchiare se…?!》

Morrigan scosse la testa.《Io ho sempre sospettato che lei non fosse del tutto umana. Non so se sia opera di un demone o di magia proibita, ma credo che solo la sua anima sia immortale. Il suo corpo è umano: sanguina, può essere ferito e, come dici tu, invecchia. Se lei non… non lo cambiasse, alla fine si ridurrebbe ad un guscio immobile e decrepito. Perciò, per perseguire i suoi scopi, qualunque essi siano, ha bisogno di corpi nuovi. E usa le sue figlie per averli.》 
Anche se la corvina tentava ancora di darsi un tono, di mantenere il suo solito tono calmo, poteva sentire il panico nella sua voce. Non credeva che l'avrebbe mai vista così vulnerabile. Ma sapeva benissimo che lei non avrebbe mai accettato compassione o pietà. 
Si concentrò dunque sul capire meglio quello che la ragazza aveva in mente per uscire da quella situazione. 《C'è una cosa che ancora non capisco. Se questo è davvero quello che ha in mente di farti, per quale motivo ti avrebbe inviata con me? Sei una maga potentissima e sai cavartela da sola, ma poteva davvero permettersi di correre il rischio che tu morissi combattendo contro la prole oscura?》 

La strega si strinse nelle spalle. 《È probabile che in quell'eventualità avrebbe cresciuto un'altra figlia. Ma qui c'è scritto che più grandi sono i poteri del nuovo corpo e meno ci metterà Flemeth ad… assestarsi in esso. Forse mi ha mandato con te per questo. O forse… voleva allestire tutto approfittando della mia assenza, cosa altamente probabile, conoscendola.》 Disse, la voce colorata dal suo solito sarcasmo, ma ormai marchiata da una chiara nota di panico. 
Il Dalish rimase immobile, spostando gli occhi verdi dal suo volto alla pagina del rituale. Nella sua mente c'era solo molta confusione . 《Io… non sapevo nemmeno che una magia del genere esistesse. Ma dobbiamo fare qualcosa.》 
Non sapeva se tutto quello che Morrigan aveva letto fosse la verità, se fosse davvero quello il modo in cui Asha’bellanar si manteneva in vita, ma non poteva accettare una cosa simile. E non solo perché sapeva che si erano avvicinati così tanto. 
L’aveva sempre ammirata per la sua indipendenza, per la sua capacità di affrontare ogni sfida da sola, rimanendo in controllo, sicura di sé e non mostrando mai debolezza, ma adesso Gli stava chiedendo di aiutarla. Glielo stava chiedendo sul serio, e la paura che aveva visto nel suo sguardo era reale. 


Il volto della maga si rilassò in un’espressione grata appena lo sentì, per poi tornare alla sua solita aria pronta a tutto. 《Concordo. Ed è per questo che mi sono rivolta a te. Non ti farei mai questa richiesta se non mi fidassi e non fossi assolutamente sicura delle tue capacità.》 Disse, mettendo una mano sulla sua. 《Ho bisogno che tu uccida Flemeth per me. Non sarò mai al sicuro da lei, finchè trarrà respiro.》 
Runaan annuì, aveva immaginato che sarebbero arrivati ad una conclusione simile, però poteva sentire comunque il cuore pulsare dal nervoso. Asha’bellanar era una degli dei del suo popolo, una maga in grado di diventare un alto drago: Combatterla, ucciderla… stava davvero pensando di fare una cosa del genere? E solo perché non voleva che Morrigan corresse quel rischio!? Il se stesso di otto mesi prima probabilmente gli avrebbe sputato in un occhio se lo avesse visto. Fare una cosa del genere per un’umana… sarebbe stata una blasfemia per qualsiasi Dalish eppure lui ci stava pensando. Stava meditando di tradire il Popolo. 


 《Sarà terribilmente difficile Sconfiggerla.》 Commentò, cercando di scacciare quel pensiero. Non si faceva illusioni, una maga tanto potente sarebbe stata un'avversaria terrificante. E pensare di affrontare un altro lucertolone sputafuoco non lo entusiasmava 
《Su questo non ci sono dubbi. Hai già visto mia madre nella sua forma draconica. Assunte quelle vesti, è molto più potente di qualsiasi alto Drago in circolazione. E lei purtroppo non è una semplice bestia che agisce d'istinto. È malauguratamente piena di risorse. Avrai bisogno di aiuto e io non potrò venire con te. Se lo facesse, potrebbe possedere il mio corpo in punto di morte. E so che è un’attrice abbastanza abile da ingannare chiunque.》 

Il biondo annuì, osservandola attentamente. 《C'è qualcos’altro non è vero? Mi rendo conto che quello che hai scoperto ti preoccupa, ma sembra che abbia per la mente altri piani.》 
Il suo sorriso malizioso tornò a increspare le sue labbra. 《Mi conosci troppo bene ormai, non so dire se sia un bene o un male. Però hai ragione. C'è dell'altro.》 Disse, mostrandogli di nuovo il grimorio. 《Questo libro contiene molti segreti, ma non tutti. Flemeth possiede un altro libro simile, pieno di conoscenza che potrebbe portarmi a una svolta. E io non posso lasciare che mi sfugga. Perciò, ti chiedo di prenderlo appena mia madre sarà morta. Ti assicuro che qualsiasi cosa dovessi scoprire, la metterò a tua disposizione contro il Flagello. Inoltre, squame e ossa di drago sono perfette per creare armi ed armature.》 

Runaan si fece sfuggire un verso di disgusto. 《Mi stai dicendo che ti andrebbe bene se indossassi la pelle di tua madre?》 
La strega si fece scappare un ghigno divertito. 《Avrebbe un che di ironico, non trovi? Ma, parlando seriamente… ti ringrazio. So che ti sto chiedendo molto, so quanto tieni alle tradizioni dei Dalish e capirò se non vorrai aiutarmi, ma come ti ho detto, non te lo avrei chiesto se non fossi sicura di potermi fidare di te e delle tue abilità. Anzi… non ne avrei mai parlato se non mi avessi dimostrato più volte di essere degno di essere considerato sul mio stesso livello. Non era una cosa che mi sarei mai aspettata.》 Disse, alzandosi e dirigendosi verso la porta. 《E comunque…》 Aggiunse prima di uscire, puntandogli addosso gli occhi d'oro. 《La mia offerta di quella notte è sempre valida.》 


Il biondo la guardò uscire, pensieroso e anche spaventato. Fenehidis lasa, che cazzo di situazione. Stava scegliendo tra la sua cultura e l'incolumità di quella ragazza tanto misteriosa. Aveva tra le mani il destino di Morrigan, così come la scelta di sapere a chi era più fedele, se ai Dalish o ai suoi nuovi compagni. Avrebbe voluto avere la Guardiana o Ashalle al suo fianco, aveva bisogno di un consiglio, perché un vero Dalish non avrebbe mai fatto una cosa simile, eppure lui ci stava già riflettendo 


Morrigan, Iselen, Sten, Micah, Wynne, Leliana e persino Alistair e tutti gli altri per lui stavano diventando come un clan. Anzi, lo erano già. Erano di famiglia. Una famiglia nuova, che andava protetta. Anche a costo di tradire le sue origini? Stava zominciando a pensare di si.


Quasi gli venne da ridere mentre questi pensieri gli riempivano la testa. Si buttò sul letto: era incredibile come tutto fosse cambiato nel giro di pochi mesi. Persino lui non si riconosceva più. 


** 


Leliana stava chiamando Aida da almeno un'ora. Dopo che si erano allontanati tutti dal palazzo, l'aveva vista scendere a valle, ma poi era come svanita nel nulla e lei non aveva idea di dove fosse. 
L'aveva cercata ovunque, anche nelle stanze della Locanda, nel caso avesse cercato un posto per dormire, ma non aveva trovato niente e stava iniziando a preoccuparsi. 
Avevano parlato spesso dopo aver lasciato la foresta, ma da quando avevano lasciato Haven, non le aveva più rivolto la parola e a volte le era sembrato che evitasse il suo sguardo e non capiva perchè. Persino mentre lottavano a Honneleath non l'aveva guardata dopo aver ucciso un emissario insieme a Sten 

Si scostò i capelli dal viso, cercando di riflettere, ma poi sentì un colpo tremendo sul terreno e una risata roboante e soddisfatta si diffuse nell'aria. 
Si girò e vide Shale guardare con soddisfazione una macchia rossa di sangue e piume sul terreno, chiaramente una delle sue ultime vittime pennute, per poi sollevare lo sguardo verso un altro gruppo di piccioni come a sfidarli a posarsi vicino a lei. 
Il Qunari stava osservando quel bizzarro spettacolo da sotto la tettoia, un’espressione quasi divertita dipinta sul volto solitamente di marmo. Sembrava di buon umore. 

《Sten! Shale! Avete un secondo? Devo parlarvi.》 
《Cosa desidera la cosetta molliccia?》 Domandò il Golem, dall'alto della sua enorme stazza mentre si avvicinava, la voce ruvida come roccia sbriciolata. 

《Stavo cercando Aida. Sapete dov'è andata?》 
《No. Kadan mi stava illustrando il modo migliore per eliminare nemici non letali, ma fastidiosi.》 Rispose laconico il Qunari e alla ragazza ridacchiò annuendo. 
Il Golem stava viaggiando con loro da poco, eppure aveva legato moltissimo con Sten: era l'unica a Parte Runaan, Aura e Invel in grado di fargli spiccicare più di qualche parola per volta. E lui sembrava insolitamente curioso riguardo la buffa, seppur comprensibile, avversione che Shale nutriva per ogni tipo di uccello. La scenata che aveva fatto la prima volta che aveva visto un piccione era stata uno spettacolo assurdo e al contempo esilarante. 


《Io ho visto la cosetta molliccia dagli occhi diversi.》 Rispose Shale senza smettere di fissare i piccioni. 《È andata verso il bosco. Chissà come mai, a voi cosetti mollicci ci vuole poco per ammalarsi.》 
《Grazie mille!》 Esultò Leliana, dirigendosi a passo spedito verso gli alberi. 

Non era un bosco molto grande o fitto, perciò non ci volle troppo tempo per individuare l'elfa, seduta all'ombra di una grande quercia, incurante del freddo. 
Teneva il suo arco tra le mani e sembrava persa nei pensieri, ma si girò verso di lei appena sentì i suoi passi sulle foglie, le orecchie e il naso che fremevano. 
Si rilassò un po’ quando la vide, ma il suo volto rimase scuro. 《Che cosa ci fai qui, Leliana?》 
《Ti stavo cercando. Da giorni mi sembra che tu non stia bene e che mi stia evitando. Se ho fatto qualcosa per farti arrabbiare me ne scuso, ma non capisco cosa possa essere.》 


L'elfa scosse la testa. 《No, la colpa è mia. Tutto quello che mi è accaduto da quando ho lasciato l'enclave mi sembra ancora un sogno. Ma non lo è. E stare al villaggio non mi aiuta. Dopo Vaughan, mi sento soffocare in mezzo agli umani, pensa dormire in un palazzo o in una Locanda che ne è strapiena.》 
《Però mi è parso che fossi a disagio da prima di arrivare qui.》 Rispose la ragazza avvicinandosi. 

Aida distolse lo sguardo. Quella conversazione era l’ultima cosa che voleva fare. 《Mi sento confusa. Da quando abbiamo lasciato la foresta, ho continuato a chiedermi cosa sono diventata. Perché davvero, non so più chi sono o dovrei essere.》 
Leliana si sedette accanto a lei. 《Cosa ti turba così tanto? Ti ho sempre vista molto decisa nelle scelte.》 


L’elfa non rispose e la rossa intrecciò le dita. 《Quello spirito ha detto che ti senti in colpa per quanto è accaduto a Shianni, che non sei riuscita a salvarla. Ha a che fare con quello?》 
Aida si voltò. L'orlesiana sapeva capirla meglio di quanto lei capisse se stessa. Non sapeva se le desse fastidio o meno. 《In parte. Fino a quel giorno, sapevo bene come sarebbe stata la mia vita. Mi sarei sposata, avrei avuto una famiglia, mi sarei impegnata per mantenerla e sarei invecchiata tranquillamente circondata dai miei cari. Questo avevo in mente quando è arrivato il momento di prendere marito. Lui era un buon partito: bello, gentile e con un ottimo lavoro. Io Avevo addosso l’abito di mia madre, volevo che lei fosse vicina in quel momento. Pensavo di poter avere una vita serena e reso felice mio padre come era riuscita a fare lei. Ma poi Vaughan e i suoi scagnozzi sono arrivati, ci hanno prese e portate a palazzo per… e solo mio cugino Soris e Nelaros sono venuti ad aiutarci.》 Sentiva il groppo alla gola al solo parlarne. 《Io… io non volevo ucciderlo. Tutta la mia vita l'ho passata a controllare la mia rabbia e a nascondere il fatto di saper combattere, ho sempre cercato di stare lontana dai guai, ma quando ho visto come avevano ridotto mia cugina e le altre… ho perso la testa. E tutti i miei progetti e sforzi sono svaniti. L'ho strangolato con il mio arco, e ne ho gioito. Sentirlo morire è stato bello per me! Dopo sono stata presa dal panico, ma solo perché lui era il figlio dell’Arle. Se fosse stato chiunque altro non mi sarei sentita in colpa. E quando sono fuggita, quando ho detto addio a tutti, sentivo dolore a lasciare la mia famiglia, avevo paura di ciò che mi sarebbe successo, ma una parte di me si sentiva più felice che mai. Avevo gettato via tutto quello per cui avevo lavorato, eppure mi sentivo viva come mai prima. Una cosa da pazzi, lo so.》 


La rossa le mise una mano sulla spalla. 《Non sei pazza, Aida. Dopo tutti gli anni che hai passato a nascondere chi sei, è una cosa normale. E grazie a questo Hai salvato tua cugina e le tue amiche.》 
《Ma da quel momento mi sono chiesta quanto della vera me stessa io abbia celato. Nella foresta, prima della Maledizione, mi sentivo fiera di me. Ogni fibra del mio corpo si eccitava quando cacciavo. E amo ancora quella sensazione! Mi sentivo come i Dalish, forte e libera. Un paio di volte ho persino fantasticato sul trovarli sul serio e unirmi a loro. Volevo una vita lontana dagli umani e dal loro disprezzo. Ma dopo essere stata morsa, dopo aver visto che cosa aveva fatto Zathrian e parlato con Runaan, mi sono accorta che non avrei mai potuto essere una di loro. E questo mi ha confusa. Ormai non posso più tornare all’enclave e sopportare di essere trattata come sporcizia, ma sono ancora troppo attaccata a quella vita per poter essere come una “vera elfa libera”. Ho cercato di rendermi utile venendo con voi, ho pensato che forse avrei potuto capire cosa fare di me stessa, magari avrei trovato un modo di fare del bene, ma poi tu sei stata ferita da quel drago. Non sono in grado di proteggere nulla.》 Abbassò gli occhi. 

《Questo non è vero. Sei una ragazza che ha dovuto affrontare molto dolore e che fare scelte difficili Ma penso che queste scelte ti renderanno migliore. Il Creatore ti ha messa su questa strada perché ha dei piani per te. Salvare Shianni, lasciare la tua casa, la Maledizione e anche unirti a noi… tutte questo fa parte del Suo disegno.》 Disse la rossa convinta. 
《Certe volte vorrei che ci desse dei segni meno criptiche se devo essere sincera.》 Commentò Aida alzando gli occhi al cielo. Quello che era successo nella foresta continuava a tormentarla ogni notte. Brecilian e il castello di Denerim popolavano i suoi incubi con cadaveri riccamente vestiti o ricoperti di pelliccia e alberi enormi pronti a intrappolarla. 
Rabbrividì al solo pensiero, accarezzandosi istintivamente l'occhio dorato. Tutto il dolore e la paura che aveva provato in quei luoghi, il fatto di possedere ancora i sensi del Lupo e i suoi istinti… come poteva tutto ciò essere volontà del Creatore? 

La rossa ridacchiò. 《In effetti. Ma una mia carissima amica, madre Dorothea, diceva che il Creatore può solo darci degli indizi, ma spetta a noi mortali coglierli. E aveva ragione. È anche per questo che quando il Creatore mi ha inviato quella visione ho scelto di lasciare il monastero e partire con Iselen, Runaan e gli altri per aiutarli contro il Flagello.》 
L'altra alzò un sopracciglio. Runaan le aveva parlato della Visione che Leliana aveva avuto, quella che coinvolgeva il Flagello, però non aveva mai voluto indagare più a fondo. 《Hai davvero scelto di imbarcarti in un'impresa suicida per una visione? Di lasciare la tua casa per un sogno?》 

Leliana annuì. 《So che tanti altri prima di me hanno detto cose simili e che molti di loro erano dei folli, ma io sono certa che ci sia un motivo se quel sogno ha fatto visita proprio a me. E inoltre… anche se fosse stato tutto nella mia testa, non credo che potrei pentirmi di aver scelto di partire. Sto aiutando una causa importante, sono riuscita a proteggere degli innocenti e ho conosciuto persone come te.》 
L'altra arrossì, mordendosi poi il labbro. 《Pensi davvero che tutto questo sia la Volontà del Creatore? Perché Ti stavo per attaccare in quelle rovine, e non sono riuscita a proteggerti contro quel maledetto Drago. E da come parli, hai sofferto anche tu in passato. Come riesci ad avere tanta fede? Non sei spaventata da me? Al posto tuo, non mi avvicinerei nemmeno. E soprattutto… non hai paura di morire contro la prole oscura?》 


Leliana sospirò. 《Ho commesso molti errori prima di entrare nella Chiesa. Una persona che amavo mi ha tradita diversi anni fa e pensavo di aver perso tutto per colpa sua. Ero persa, volevo vendetta, ma quell'amica di cui ti ho parlato mi ha aiutato a capire che tutto quello che avevo passato aveva uno scopo, che i miei errori non mi avrebbero definita per sempre e che il Creatore mi amava. Lei mi ha ridato speranza, mi ha aiutata a trovare una luce tra le ombre. Tu sei confusa come lo ero io a quei tempi e non posso giudicarti per questo. Inoltre, nelle rovine ti sei fermata quando hai capito che era la Maledizione a controllarti e mi hai aiutata dopo che il drago mi aveva ferita. Tutto questo dimostra che, anche se tu la pensi diversamente, sei una persona buona: per questo non ti temo. Inoltre, sono convinta che capirai chi vuoi essere: hai solo bisogno di tempo. Io mi fido di te. E se avrai bisogno di aiuto, se continuassi a sentirti persa, io sarò lì per aiutarti.》 Disse con sorriso dolce. 
L'elfa la guardò, davvero sorpresa. 《Io… Grazie, Leliana. Non so cosa dire.》 Eccetto i suoi genitori, non aveva mai conosciuto una persona così disposta ad aiutarla. E probabilmente lei era la prima a capirla così bene da quando sua madre non c'era più 

《Beh, potresti dirmi di sì quando ti proporrò una serata di relax insieme.》 Sorrise la rossa sibillina. 
《Cosa?》 Domandò l'elfa confusa. 

Il sorriso dell'altra si fece sornione. 《So che non ti piace il castello, ma hanno delle vasche da bagno magnifiche e tutto quello che serve per goderselo. Un bagno caldo serve proprio dopo tutto quel freddo》 
Aida esitò davanti ai suoi occhi scintillanti. 《Ehm… Leliana io non so se sono…》 

《Avanti. Se bellissima, io ucciderei per avere una vita sottile come la tua, ma credo che staresti anche meglio con qualche cura in più. E poi… ci meritiamo una serata di relax dopo tutte quelle lotte. Potremmo persino provare a scegliere qualche bel vestito per te, e magari delle scarpe abbinate! Saresti magnifica!》 Rispose l'orlesiana, facendola arrossire ancora di più. 
Non passava una “serata tra donne” da quando lei, Shianni e le loro amiche trascorrevano la notte insieme da bambine e nell'enclave non aveva tempo per preoccuparsi troppo di capelli e trucco, nessuno era abbastanza ricco da potersi permettere certe frivolezze, però l'idea di una vasca da bagno piena di acqua calda la tentava. E poi… l’espressione eccitata di Leliana era difficile da rifiutare. 
《E va bene. Ma non mi metterò fango o cetrioli in faccia.》 Le disse, un leggero sorriso a mostrare i denti affilati, ricordando tutte le follie che certe nobili si mettevano in faccia per farsi belle. 
La rossa annuì divertita e la aiutò a rialzarsi. 

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Capitolo 25
*** Il Viaggio verso Ostagar ***


Sten stava menando la sua gigantesca spada contro i manichini di paglia davanti a lui in ampissime ellissi, mentre Runaan attaccava i bersagli rapidissimo coi suoi pugnali.
La neve scendeva placida e tutto attorno a loro regnava il silenzio più totale. Solo il sibilo dei loro fendenti spezzava la calma serale.
《Kadan, la tua idea è rischiosa.》 Disse il Qunari, decapitando l'ennesimo manichino. 《Sei Basilit-an, una simile Bas Saarebas merita di essere uccisa da te, ma potrebbe essere una sfida troppo grande.》
《Lo so, ma non posso tirarmi indietro.》 Rispose Runaan, cercando di azzeccare una serie di movimenti che gli aveva mostrato Micah per squarciare per bene la carotide del nemico. 《Morrigan non si merita una fine simile.》
Sten aggrottò le sopracciglia. 《I Bas Saarebas che non conoscono il controllo sono un pericolo per tutti. Una serpe nel nostro seno.》 Commentò, serio.

L'elfo abbassò le armi, distogliendo gli occhi verdi da quelli viola del suo amico, e osservando il risultato dei suoi allenamenti con aria critica. Ormai era passata una settimana da quando erano tornati a Redcliffe, e tutti loro si erano ripresi dalle ferite riportate e lui non aveva smesso per un attimo di riflettere su come portare a termine la missione.
Sapeva come la pensava Sten sulla magia e sul suo rapporto con la strega, gli aveva chiesto aiuto anche per questo, e sapeva benissimo che sarebbe stato pericoloso, però ormai aveva deciso. Ci aveva riflettuto per giorni, preda di dubbi e riflessioni, ma non aveva molte scelte.
Anche se l'idea di uccidere Asha’bellanar lo rendeva nervoso per molte ragioni, prima tra tutte che il suo Popolo lo avrebbe marchiato come traditore se lo avesse saputo, ma lo doveva a Morrigan. Era lei quella che aveva dovuto lasciare tutto ciò che aveva sempre conosciuto e si era imbarcata in quel viaggio suicida con lui. Ed era sempre lei ad essere stata quasi uccisa dall'alto Drago. Inoltre, ormai avevano un legame. Teneva troppo a lei per poter ignorare una richiesta di aiuto tanto seria. Era folle, ma non poteva tradirla.


Il Qunari osservò il manichino. 《Sei migliorato.》
Il dalish sbuffò con aria frustrata. 《Non abbastanza. Flemeth e L’Arcidemone sono molto più pericolosi di qualsiasi nemico potremo mai affrontare. Dobbiamo essere al meglio se vogliamo avere una possibilità di farcela.》 Si rimise i pugnali nella cintura. 《In ogni caso Sten, ti ho chiesto aiuto perché mi fido di te e del tuo giudizio e perché sei un grande Guerriero, ma se non vuoi venire, non ti costringerò.》

Il gigante rimase immobile, il volto serio e severo come sempre, ma poi abbassò le palpebre. 《Tu sei Basilit-an: mi hai liberato, mi hai restituito la mia anima e la possibilità di tornare a Par Vollen come fiero membro del Qun. Sei Degno della mia fiducia e di essere seguito.》
Runaan gli rivolse uno sguardo grato, sinceramente sollevato che il Qunari si fidasse a tal punto di lui nonostante avessero opinioni diverse su molte cose, per poi rivolgere lo sguardo verso il cielo nuvoloso.
Ormai il sole stava tramontando, era il momento di occuparsi di un'altra faccenda importante. Iselen aveva chiesto a Lui, Zevran e Micah di aiutarlo ad affrontare Arle Eamon per la liberazione di Jowan.

L'elfo aveva chiaramente qualcosa che non andava. Era sempre calmo in apparenza, ma le sue occhiaie erano aumentate nel corso della settimana e in più di un'occasione lo aveva visto premere sulle sue tempie come se provasse dolore e cercare febbrilmente qualcosa tra le pagine dei suoi libri. Per non parlare del fatto che la prima volta che erano andati dall’Arle a negoziare il rilascio di Jowan, Bann Teagan lo aveva definito uno “sporco criminale” e una lama di ghiaccio era passata vicinissima al suo orecchio.
Non che giudicasse sbagliato mettere al suo posto quello shem, ma Iselen non era mai stato così aggressivo. E anche se si ostinava a dire di stare bene, era chiaro che così non era: si comportava come aveva fatto lui ad Ostagar. Sembrava sempre nervoso, stanco o sul punto di esplodere, ma proprio per questo gli stava dando lo spazio per permettergli di sfogarsi senza mettersi in mezzo, come aveva fatto lui a suo tempo. Era il minimo che poteva fare dopo tutti i guai che gli aveva portato.

Emise uno sbuffo, sperando che il problema si risolvesse presto, che il suo amico non corresse altri rischi. Sapeva che non c'era una persona più intelligente di lui nel loro gruppo, ma il lyrium era una sostanza misteriosa e volstile e vederlo ferito non gli piaceva.


**


Dopo aver salutato Sten, rientrò dentro il Castello, dove i suoi compagni lo stavano aspettando insieme ad Invel in una delle stanze più remote, dove non sarebbero stati disturbati da orecchie indiscrete.
《Ehi, biondino.》 Lo salutò la nana con il suo solito ghigno storto. 《Sei riuscito a convincere il nostro enorme amico ad imbarcarsi nell'ennesima impresa suicida? Il tuo fascino funziona ancora?》
Il biondo annuì con un mezzo sorriso. 《Aneth ara. Si, Sten ci aiuterà. E voi tre siete riusciti a tenere la bocca chiusa?》
Loro erano stati I primi a venire a sapere della sua idea. Si fidava di loro: erano letali, svegli, potenti e sapeva che non avrebbero cercato di dissuaderlo dal suo piano di uccidere Flemeth per proteggere Morrigan.
Zevran tirò fuori il suo sorriso più smagliante. 《Ma certo capo. Siamo stati muti come pesci tutto il tempo. I nostri cari compagni non hanno saputo nulla dei nostri loschi piani.》

Alistair, Persephone, Aura, Wynne e Cerere erano  tornati da pochi giorni, portando grandi notizie sul fatto di aver salvato le Terre di Bann Loren e che sia lui che Bann Eremond avevano deciso di aiutarli contro il Flagello e contro Loghain, e da allora il castello era in continuo fermento. Decine di soldati erano stati armati e molti erano partiti per aiutare i loro nuovi alleati e i messaggeri si erano diretti verso le terre degli altri Bann ancora vivi per offrire e chiedere aiuto. Il Ramato e la corvina si erano fatti in quattro perchè questo accadesse e ovviamente lui non aveva accennato loro niente riguardo il suo piano e aveva fatto in modo che nessun altro lo facesse.
Sapeva già che avrebbero cercato di fargli cambiare idea, non aveva chiesto aiuto nemmeno a Leliana o ad Aida proprio per questo motivo. Aveva dovuto riflettere come faceva Aura: scegliere solo le persone più adatte per la missione e basta. E aiutare Iselen sarebbe stato un altro tassello della sua strategia, oltre che un piacere.


Si avviarono tutti lungo il corridoio, il mago in testa al gruppo con il suo mabari al fianco. 《Vi ringrazio davvero per questo.》 Disse, rompendo il silenzio. 《Lo so che per colpa sua abbiamo passato molti guai, ma non posso lasciarlo in mano a questa gente.》
《Non preoccuparti, mio bel custode, capiamo. E poi, i trucchetti del tuo amico ci torneranno molto utili quando dovremo far fuori un altro lucertolone sputafuoco.》 Ghignò Zevran, dandogli una pacca giocosa sulla schiena e ricevendo una leccata in faccia da un allegro Invel.

L'elfo emise un verso disgustato per la bava, mentre Micah, Iselen e Runaan scoppiavano a ridere, la tensione attorno al mago che si distendeva un po'.
《Poi vedila così, Salroka.》 Disse la nana, cercando di non soffocare per l'ilarità. 《Puoi sempre ficcargli dei pali di ghiaccio su per il culo se si rifiutassero di darti retta. Isolde avrebbe un infarto.》
《Potrebbe essere un'idea. Avrei dovuto pensarci prima.》 Rispose lui facendosi scappare una risata, mentre raggiungevano la porta dell’ufficio di Eamon e la sua espressione tornava quella gelida di sempre.

Sentiva la magia a fior di pelle e stava tentando di tenerla a freno. Ormai bastava pochissimo per farla scattare in risposta alle sue emozioni, e più tentava di mantenere il controllo, più i suoi poteri sembravano ribellarsi. Senza volerlo aveva congelato il suo letto e tutta la sua stanza quella notte dopo essersi svegliato da un incubo particolarmente vivido. E come se non bastasse, la sua testa doleva da giorni, alternando momenti di emicrania ad altri in cui  la sentiva pulsare e il ronzio nelle orecchie era costante ormai.
Era certo che i suoi amici lo avessero notato; si rendeva conto sempre più spesso di arrabbiarsi o di perdere la calma e la concentrazione senza motivo apparente, ma non aveva detto nulla a nessuno di loro. Non voleva sentirsi un peso, anche in quelle condizioni non era per nulla indifeso.

Sentendo la sua frustrazione, Invel gli si strusciò contro la gamba per dargli conforto e lui gli sorrise, accarezzandogli le orecchie e ripercorrendo nella testa le tecniche meditative che aveva imparato al Circolo per evitare che il mana prendesse forma senza che lui lo volesse. Doveva restare concentrato, calmo. Non doveva permettere al lyrium di interferire.


Varcò la porta, trovando l'Arle alla sua scrivania, intento a scrivere quella che sembrava una delle numerose lettere di alleanza che aveva spedito nell'ultima settimana. Ma appena sentì la porta chiudersi, i suoi occhi si puntarono su di loro.
《Custodi. È un piacere rivedervi di nuovo.》
《E per noi è un piacere vedere che vi sentiate meglio, Arle.》 Rispose Iselen, mantenendo il suo solito tono educato. 《Ma immagino che sappiate già per quale motivo siamo venuti a parlare con voi.》

L'uomo aggrottò le sopracciglia, gli occhi duri. 《Siete qui per discutere nuovamente del rilascio del mago del sangue che mi ha avvelenato.》
Micah, Zevran e Runaan si scambiarono uno sguardo eloquente. Non stava iniziando bene. L'elfo dalla pelle scura strinse le dita, continuando a ripercorrere nella testa le tecniche di meditazione, anche se il ronzio stava pian piano crescendo.

《In tutta onestà, non posso permettere che un tale criminale resti libero.》 Disse l'uomo, guardando il più giovane con serietà.
L'aria nella stanza si raffreddò all'istante, però il volto di Iselen rimase composto, ignorando il dolore alle tempie. 《Le sto chiedendo di darmi le chiavi della cella di sua sponte. Ho già ammesso molte volte che Jowan ha commesso degli errori, ma non ha evocato lui il Demone.》

《Come ho detto, non posso permetterlo. Non lo terrò qui per sempre, ma non lo consegnerò a voi. E' un eretico e un mago del sangue. Tornerà al Circolo è riceverà una giusta sentenza dai Templari.》
Il mago sentì le proprie tempie pulsare con più forza e una scarica di rabbia gli attraversò il cervello: Lunghi arabeschi di ghiaccio di ghiaccio si stavano sviluppando sui muri e sul pavimento.

 《Quindi avete intenzione di farlo ammazzare da altri per pulirvi la coscienza.》 Digrignò I denti Micah
Far fare il lavoro sporco ai propri sgherri era il classico atteggiamento da nobile. Aveva voglia di far vedere a quel vecchio che con loro non c'era da scherzare, e il mago stava seriamente pensando di lasciarla fare. Quell'uomo non aveva idea di che cosa stesse dicendo: uno che aveva sempre vissuto in un castello circondato dalla sua famiglia non poteva capire le sofferenze dei maghi. Non poteva conoscere l'orrore del vedere i propri amici ridotti a statue semoventi o uccisi solo perchè considerati pericolosi da gente bigotta e arbitraria come l'uomo che aveva davanti.

Per un breve folle secondo gli venne l'idea di mostrargli che non serviva essere maghi del sangue per fare paura, che gli sarebbe bastato uno schiocco di dita per congelare le sue vene e le sue arterie, i suoi organi e le ossa fino a rendere il suo corpo fragile come vetro! Ma prese un profondo respiro e si costrinse a pensare lucidamente. Ucciderel'arle avrebbe mandato a monte tutto il lavoro e gli sforzi degli ultimi mesi.  
I suoi occhi ripresero il loro solito colore scuro e il ghiaccio attorno a loro cominciò lentamente ad arretrare, però Eamon, anche se era impallidito davanti allo sguardo assassino del mago, riprese a parlare.
《Le sue azioni dimostrano che non è qualcuno che merita una seconda opportunità. Vi devo un enorme debito, custodi, voi e i vostri compagni avete rischiato la vita per salvare me e la mia famiglia, ma non posso lasciare che quanto accaduto si ripeta altrove. Troppe persone sono morte a causa dei suoi errori.》

Runaan era sul punto di urlargli che la colpa era stata soprattutto di quella vigliacca di sua moglie, che se loro non fossero arrivati probabilmengte lei avrebbe continuato a mentire anche se l'intero villaggio fosse stato distrutto pur di non ammettere che il suo moccioso era un mago, ma Iselen gli fece segno con la mano di stare tranquillo. Il suo volto era nuovamente rilassato e la temperatura stava tornando nella norma.
《In effetti, sono morti troppi innocenti.》 Commentò, il tono di colpo così calmo da fare paura quasi quanto la sua rabbia. 《Uomini, donne, bambini… sarebbe un peccato se le loro famiglie venissero a sapere chi ha materialmente evocato il Demone e che vostra moglie ha mentito a tutti per settimane, causando ancora più vittime. Voi non trovate? Se sapessero che tutte quelle morti e quelle lotte si sarebbero potute evitare se l'arlessa avesse detto la verità, Potrebbero anche diventare violenti. Potrebbero volere vendetta.》
Se inizialmente Eamon sembrava essersi rilassato, ora il colore era completamente defluito dal suo volto. 《Voi… non osereste fare una cosa del genere!》

Iselen gli rivolse uno sguardo trionfante. 《Mi metta alla prova. Tutti noi abbiamo rischiato di restare bloccati nell'Oblio per salvare vostro figlio e abbiamo ucciso un Alto Drago per trovare le Sacre Ceneri e svegliarvi. Inoltre, è anche merito di Jowan se Connor è sopravvissuto. Ci dovete più di quanto potrete mai pagare. Perciò, potete liberare il mio amico e saldare il debito qui e ora oppure tutta Redcliffe saprà la verità entro domani. A voi la scelta.》
L'arle irrigidì la mascella, chiaramente in lotta tra il suo dovere di Arle e il suo ruolo di Padre e Marito, mentre Runaan, Micah e Zevran stavano fissando il loro amico ad occhi sbarrati e persino Invel pareva sorpreso: il mago lo stava minacciando in casa sua! E tutti loro sapevano che non stava scherzando.
Il Dalish e la nana erano lì quando aveva ucciso abomini su abomini per vendicare la morte di Solona, e l'assassino aveva assistito mentre metteva in pericolo la sua vita per guarire Leliana dopo che il Drago l'aveva tramortita. Aveva fatto cose ben peggiori che minacciare un Arle, specie se c'era un suo amico di mezzo.


L’antivano sorrise malizioso. Non era solo uno schianto e un genio della magia, era qualcuno disposto a andare contro chiunque e contro qualsiasi coda per avere ciò che voleva. Il suo tipo ideale.
Eamon invece lo stava guardando con gli occhi che mandavano lampi, ma ritrovò la sua compostezza con un respiro molto simile ad un ringhio di frustrazione, mentre allungava la mano verso uno dei cassetti.
Ne tirò fuori una chiave su cui scintillava una runa di Lyrium. 《Bene allora. Ma con questo promettete di non raccontare mai a nessuno quanto è successo.》
《Avete la mia parola.》 Rispose il Mago, afferrando la chiave prima che potesse ripensarci. Tutto quel colloquio era stato estenuante, la sua testa era pesante e aveva una forte nausea, oltre che un rinnovato disprezzo nei confronti di quell'omuncolo patetico, ma stringendo la chiave Sentì una scarica di scintille magiche attraversargli la pelle da quanto era felice. Finalmente! Poteva tornare da Jowan e farlo uscire da quella cella!


Rimasero tutti in silenzio per un attimo, ma una volta fuori dalla stanza, Zevran scoppiò a ridere di gusto. 《Quello è stato… grandioso! Se non ti avessi visto uccidere decine di Prole Oscura senza sforzarti, avrei pensato che fossi impazzito. Hai minacciato l'arle!》
《Tu non hai visto come guardava il comandante dei Templari al Circolo. Pensavo che quel cretino sarebbe finito come un nug allo spiedo. Però penso che pure quel cretino se la sia fatta sotto quando lo hai minacciato.》 Sghignazzò Micah, che aveva le lacrime agli occhi per le risate.

Il mago si afferrò la treccia. 《Se lo meritava.》
Runaan fece schioccare la lingua. 《Avrebbe detto di no solo per principio. Hai fatto bene. Almeno così non dovremo passare la notte ad ascoltare quello shem.》

Il mago gli rivolse un sorriso lieve, mentre si girava a guardare la porta delle segrete. Sentiva la chiave incantata diventate fredda contro il palmo della mano da quanto la stava stringendo.
Sentì la nana dargli una gomitata. 《Forza. Prendi il tuo amico e raggiungeteci alla taverna. Ho fame.》


Iselen annuì, sbrigandosi a varcare la soglia e a scendere le scale fino alla cella di Jowan.
Il suo amico si girò appena sentì dei passi e sorrise nervoso. 《Iselen! Sei tornato! Ah… devi dirmi qualcosa? Ci sono novità?》 Gli tremava la voce. Che fosse arrivato il momento della sua esecuzione?
L'elfo si limitò a sorridere, aprendo la mano e mostrando la chiave. 《Si. Adesso ti faccio uscire di qui.》 Disse, girandola nella serratura.

Ig grosso lucchetto ricoperto di Rune crollò per terra e le sbarre si spalancarono, mentre il moro le fissava con gli occhi sgranati, quasi come se non ci credesse.
Mosse qualche passo incerto verso di lui, e quando lo raggiunse si attaccò al suo braccio come ad un’ancora di salvezza. 《Sono davvero…? Iselen, io… Come hai fatto a convincere l'arle?》
《Diciamo che gli ho mostrato che opzioni aveva.》 Replicò il più giovane, mentre salivano le scale per uscire di lì. Lo sguardo di Jowan si illuminava sempre più e un sorriso enorme si era dipinto sul suo viso. E questo bastava a distrarlo persino dal costante ronzio che sentiva nella testa. Si sarebbe anche azzardato a dire che la sua mente era chiara in quel momento.


《Iselen… io non credo che potrò mai ripagarti abbastanza per questo. Tu… mi hai salvato la vita di nuovo.》 Disse il moro, mentre varcavano l'enorme portone per uscire dal castello e si avviavano verso il villaggio, sempre stretti per evitare che il freddo intirizzisse troppo il mago più alto.
《Jowan, sai benissimo che tu, Neria e Solona siete i miei fratelli. Non ti avrei lasciato lì dentro nemmeno se l'Arle mi avesse offerto tutto il suo oro.》 “Anche se forse Micah e Zevran ci avrebbero fatto un pensiero”, ma si premurò di non dirlo al suo amico.

Ormai il sole era tramontato e la neve stava scendendo copiosa in enormi fiocchi candidi. Era così strano sentirla sulla pelle, dopo anni ed anni passati a vederla solo attraverso le finestre della torre. Scosse la testa. Neanche sapeva perché ci stava pensando.
《Siamo quasi arrivati alla Locanda.》 Disse, sempre tenendo stretto Jowan e stando bene attento a non inciampare. Poteva sentire le costole del suo amico sporgere da sotto le vesti e il braccio attorno alle sue spalle era deperito e fragile.
《Si… un bel pasto caldo non mi dispiacerebbe. Magari anche un bagno.》 Commentò il moro, che continuava a girarsi nervoso. Ed era facile intuire il perché: Ogni guardia che avevano visto aveva messo mano alle armi.
L'elfo aveva sempre fatto in modo di trovarsi tra loro e il suo amico, pronto a difendersi se qualcuno avesse fatto qualche sciocchezza, ma per fortuna nessuno era stato così sciocco da provarci.


Giunsero alla Locanda, trovandola affollata come al solito, e lui potè individuare subito Runaan, Micah e Zevran seduti ad un tavolo insieme a Leliana e Aida.
Gli rivolsero un cenno di saluto, la nana e l'antivano aggiunsero persino un occhiolino. Lui ricambiò in fretta con la mano, trascinando Jowan in una delle camere libere del piano di sopra.
Il suo amico parve rilassarsi parecchio appena fu lontano da sguardi indiscreti. 《Ancora non posso credere di essere uscito da quella cella. Ero certo che ci sarei morto o che sarei tornato al Circolo a farmi sgozzare. E invece… sono libero.》
L'elfo sorrise leggermente, il momento in cui era uscito dalla torre per la prima volta di nuovo in mente. Probabilmente era il più bel ricordo che aveva, Non avrebbe mai dimenticato quell'euforia.

《Sembra un sogno. La neve, l’orizzonte, persino le case… è così strano vederle in prima persona e non attraverso una finestra lontana. Mi sembra quasi di essere un uomo normale. Anche se ovviamente non è così》 Il moro si guardò le mani con aria nervosa, la cicatrice che si era fatto il giorno della fuga ancora impresso nella pelle.
Un orribile e pesante silenzio Scese tra di loro. L'aria era carica di imbarazzo e di tensione. Era la prima volta che si vedevano faccia a faccia senza sbarre in mezzo. Si erano detti tante cose nelle segrete, ma c'era ancora così tanto di cui non avevano parlato e nessuno dei due aveva idea di come iniziare.
《Io… è il caso che mi dia una ripulita. Non sono un bello spettacolo.》 Rise, accarezzandosi la nuca con aria tesa.

L'elfo annuì, per poi sedersi appena la porta del bagno si chiuse, afferrandosi la treccia. Detestava i momenti imbarazzanti. Era Solona quella che sapeva sempre risolvere litigi e problemi con le sue battute. Lui era sempre stato troppo taciturno. Persino ora non sapeva se essere ancora arrabbiato o solo felice di averlo salvato, ma dovevano risolvere la situazione.
Emise un sospiro, ignorando il nuovo mal di testa e i fiocchi di neve che stava creando, quando sentì bussare alla porta. Si ritrovò davanti Leliana quando andò ad aprire: aveva delle vesti ben piegate in mano.
《Io e Zevran Abbiamo pensato che fosse una buona idea portargli degli abiti.》
《Grazie. In effetti ci stavo pensando.》 Rispose il più basso, prendendoli.

《Allora… come procede?》 Chiese lei, un sopracciglio vagamente alzato.
Lui Emise un sospiro. 《Non lo so. Non sono mai stato bravo in queste situazioni.》 Disse laconico.

L'orlesiana gli rivolse un sorriso confortante. 《Appena siete pronti, raggiungeteci di sotto. Siamo tutti curiosi di conoscere meglio il tuo amico.》
Iselen le rivolse uno sguardo grato. Leliana non era stata del tutto sincera con loro, ne era cosciente, ma sapeva sempre cosa dire. Non era certo se fosse una capacità che aveva appreso ad Orlais o se fosse un talento naturale, ma ne era davvero lieto.


Jowan venne fuori dalla porta dopo una decina di minuti con solo un asciugamano addosso e i capelli bagnati. Aveva un aspetto più rilassato almeno.
《Tieni.》 Disse, porgendogli i vestiti.
《Grazie.》 Sorrise lui, per poi emettere un altro gemito di dolore appena alzò un braccio, mentre dei rivoli di sangue scendevano lungo il suo fianco e iniziavano a sporcare l’asciugamano. 《Ah… Credo che le ferite si siano riaperte.》

《Fammi dare un’occhiata.》 Lo spronò l'altro mago, portandolo a girarsi e sbarrando gli occhi. Delle lunghe e profonde ferite avevano squarciato la pelle dalle scapole fino ad arrivare al coccige e non erano ancora cicatrizzate del tutto. Molte erano intersecate da segni più sottili, ma altrettanto frastagliati, che avevano bloccato la guarigione. Erano segni di frustate. Dovevano averlo torturato per giorni
Le sue mani si illuminarono subito di luce curativa. Era troppo concentrato per pensare ai problemi che il Lyrium avrebbe potuto causare, doveva guarire quello scempio! Aveva smesso di credere nei miracoli da anni ormai, ma doveva esserci stato un intervento divino per impedire che quelle ferite si infettassero. Nei suoi anni di guaritore spirituale Aveva visto altre persone andare in setticemia per molto meno.
Sentì la sua energia danzare tra le dita con più forza di quanta volesse, ma per una volta si piegò docilmente per rimarginare la carne e la pelle.

Jowan emise un verso di sollievo appena la luce lo toccò. 《Grazie Iselen. Prima che mettessero quel lucchetto Ho provato a sistemarle io, ma ho sempre fatto pena con la magia curativa… e i miei nuovi poteri non sono molto utili per guarirmi.》
La tensione tornò a pervadere l'aria e Iselen distolse lo sguardo. 《Dimmi…. È stato Uldred a spingerti a usare la magia proibita?》 Non c'era accusa nel suo tono. Solo curiosità e preoccupazione.
Il moro scosse la testa, tenendo la testa china. Era una conversazione che dovevano avere se voleva almeno provare a riavere la piena fiducia del suo amico. Gli doveva almeno una spiegazione.

《No. Mi ha solo aiutato a metterla in pratica. Io… ci stavo pensando da un po' in effetti. Ero curioso di sapere se fosse davvero tanto mostruosa e… se era davvero così potente. Volevo provare ad essere al vostro livello almeno una volta.》
《Di che stai parlando Jowan?》 Chiese l'elfo.

《Lo sai Iselen. Io sono un mago mediocre rispetto a voi. Tu e Solona siete sempre stati dei prodigi, i migliori della nostra generazione. Tu imparavi libri interi senza fatica, lei era pronta a provare ogni incantesimo o pozione. E anche se Neria non aveva il vostro talento, compensava col suo impegno e il suo ottimismo. Io non ho mai avuto nulla di tutto questo e quando tu e Solona avete superato il Tormento ho iniziato a pensare che non avrei mai avuto la mia occasione. Circolava da un po' la voce che Uldred potesse insegnare magie più forti e ho pensato che se fossi riuscito a migliorare tramite il potere del sangue allora forse avrei dimostrato che ero pronto. Ma sai com'è finita. E se non ve ne ho parlato è perché pensavo che vi avrei delusi in qualche modo se aveste saputo che avevo iniziato ad usare la magia proibita. Quando le cose mi sono sfuggite di mano volevo dirvi tutto, ma avevo paura che non ci avreste aiutati e avevo Lily di cui prendermi cura e così…》
Iselen sentì una fitta di senso di colpa, oltre che di rabbia. Avrebbe dovuto gelare quell'iniziata quando ne aveva l'occasione, anche se sapeva che Jowan ci aveva messo del suo.《Jowan, ti rendi conto che nessuno di noi ti ha mai giudicato inferiore? Perché se te lo abbiamo fatto pensare…》
《No! Anzi voi siete sempre stati troppo pazienti. Tu in particolare. Avevi ragione quando hai detto che non avevo pianificato la mia fuga, ma ero troppo preso da me stesso e da Lily. E ora Solona è morta, Neria è al Circolo e tu passerai la vita a uccidere prole oscura. La colpa è mia.》


L'altro si morse il labbro, continuando a guarirlo. Una parte di lui continuava ad urlare che era colpa sua, ch era stato uno stupido a fidarsi di quella ragazza della Chiesa, ma l'altra gli ricordava che il suo amico era stato a sua volta una vittima. 《Jowan, non sei l'unico responsabile: non avresti dovuto avvelenare l'arle, Connor non avrebbe evocato un demone senza il tuo intervento, ma è stato Uldred a scatenare gli abomini alla torre. Non posso incolparti per la morte di Solona e non permetterò a nessuno di farti del male. Sei ancora mio fratello, Però sappi che dovrai lavorare sodo per riavere la mia fiducia e ottenere quella degli altri. Soprattutto di Sten e Wynne.》
L'altro sbarrò gli occhi. 《Wynne!? Creatore, mi fulminerà con le sue occhiate tutto il tempo.》

L'elfo sbuffò una risata. 《Sten è molto peggio di lei.》
Jowan si girò a fissarlo stupefatto. Stava davvero ridendo!?  《Sei cambiato Iselen. Mi ci sono voluti due anni per farti ridere e a loro solo sette mesi per farti affezionare. Devi tenere molto a tutti quanti.》
《È così.》 Disse, mentre terminava di guarirlo

L'altro sospirò di sollievo, sentendo il dolore alla schiena svanire. 《Mi dispiace tanto. Ti ho cacciato in tanti di quei guai fin da quando eravamo bambini e tu hai sempre continuato a proteggermi. Vorrei ripagare almeno in parte questo debito…》
《Non temere. Io so come puoi iniziare.》 Rispose lui, iniziando a bisbigliare nel suo orecchio.


**


Aura aveva visto molti incontri di nobili quando era alla corte di Orzammar. Erano sempre carichi di sospetto ed arrivismo, ogni invitato che cercava di “tirare l'acqua al suo mulino”, come dicevano sulla superficie. E anche se non c'erano sotterfugi al tavolo dove sedeva, l'aria era così densa di nervoso da potersi fare a fette.
Arle Eamon era seduto a capo tavola, sua moglie e suo fratello accanto, e continuava a lanciare occhiate furtive a Runaan, che lo stava chiaramente ignorando: fissava il proprio boccale senza bere un sorso, mentre Alistair faceva scattare lo sguardo da una parte all'altra cercando di capire cosa era successo.
I signori del castello avevano invitato tutti loro a quella cena per discutere di quanto accaduto a Caer Oswin, ma solo lei, i due custodi, Wynne, Persephone, Cerere e Morrigan si erano presentati.

Non era sorpresa dell'assenza di Zevran, Sten o Micah, e neanche della strana elfa che avevano reclutato nella foresta o dell'enorme Golem Shale, però era strano non vedere Iselen o Leliana.
Per la presenza della strega invece non era sicura dell'esatto motivo, ma aveva ormai imparato che lei aveva sempre un piano in mente. Non agiva quasi mai di impulso.


《Grazie a tutti per essere venuti.》 Ruppe il silenzio Bann Teagan. 《La vittoria che Alistair, Lady Cousland, Lady Aeducan e l’incantatrice Wynne ci hanno portato a Caer Oswin è stato il primo passo per cercare di stabilizzare la situazione, ma Loghain e Howe non smetteranno di attaccare i Bannorn finchè non si sottometteranno o verranno annientati. Inoltre, La prole oscura è alle loro porte: ogni giorno muoiono più soldati e persone innocenti. Andando avanti così, il Ferelden verrà ridotto ad una distesa di macerie e cadaveri. Vi abbiamo convocato per discutere di una possibile strategia per impedire che questo continui.》
Arle Eamon annuì. 《È in mio potere chiedere che si tenga un incontro dei popoli al palazzo di Denerim per discutere la situazione del Ferelden. Tutti gli Arle, i Bann e i nobili più importanti dovranno presenziare. Sarà l’occasione per fare in modo che questa guerra civile finisca in modo da fronteggiare L’Arcidemone con un esercito unito. Quello che è successo ad Ostagar, a re Cailan, alla famiglia di Lady Cousland. Devono sapere tutti chi sono stati i colpevoli. Ma senza prove concrete nessuno di loro ci crederà.》

Aura vide Alistair stringere i pugni con forza e Persephone aveva indurito lo sguardo alla sola menzione di Howe. Capiva perfettamente come si sentivano, ma non smise di ascoltare l’Arle.
《Alistair, i custodi Mahariel e Surana, l’incantatrice Wynne e lady Cousland sono dei testimoni. Ma Howe è scaltro, saprà come volgere il favore dei presenti verso Loghain. È un generale dalla storica abilità militare e migliore amico di re Maric: non potremo intaccare la lealtà del popolo senza prove.》
《Nessuno ha pensato di inviare un messaggio alla regina?》 Domandò la nana, osservandoli tutti. 《So che è la figlia di Loghain, ma se fossi nei suoi panni cercherei di capire cosa è successo. Suo marito è morto, suo padre ha chiuso i confini e bloccato ogni aiuto estern  mentre la guerra civile e la prole oscura minacciano il regno. Forse ha solo dei sospetti, ma averla come alleata potrebbe essere un vantaggio.》

L'uomo annuì. 《Avete ragione Lady Aeducan, ma avremmo bisogno comunque di prove concrete. La regina non tradirà suo padre senza un motivo.》
《Beh in effetti…》 intervenne Alistair accarezzandosi la nuca. 《Noi stavamo pensando di poter trovare qualcosa di utile se tornassimo ad Ostagar.》

《Di che parli ragazzo mio?》 Chiese il Bann.
《Parlando con alcuni alleati di Bann Eremond abbiamo scoperto che re Cailan intratteneva una corrispondenza epistolare… inappropriata con l’imperatrice Celene. Pare che stessero discutendo di un possibile accordo per unire le casate reali del Ferelden e di Orlais. E a quanto pare Loghain ha trovato le lettere.》 Rispose Persephone. 《Non siamo certi che basteranno a convincere l'incontro dei Popoli, ma sarebbe una prova che il Teyrn ha lasciato morire re Cailan per vendetta.》

《Però a quanto pare le lettere sono ancora in un forziere ad Ostagar. Quindi dovremo tornare lì per essere certi di trovare qualcosa di utile.》 Concluse Alistair, osservando Runaan con aria tesa finchè il dalish non alzò un sopracciglio. 《Perché mi guardi così? Secondo me è una buona idea.》
L'altro custode sbarrò gli occhi per la sorpresa, così come gli altri presenti. 《Sei… sei sicuro? Perché in questi giorni abbiamo parlato di andare ad Orzammar per aiutare Aura a riprendersi il trono e reclutare i nani… non credi che questa deviazione potrebbe rallentarci?》 Chiese lui confuso, nonostante stesse cercando di mantenere un tono di voce sicuro e calmo, per quanto possibile. Non era abituato a vedere l'elfo così… disponibile.
Il più giovane annuì. 《Si Alistair, sono sicuro. Ho una faccenda di cui mi devo occupare nelle selve Korkari e non si può rimandare.》 Rispose il dalish secco.

Ad Aura parve di vedere un lievissimo accenno di sorpresa e soddisfazione ornare le labbra di Morrigan, che era rimasta immobile ad ascoltare tutto il tempo, ma Svanì appena la voce di Wynne tagliò il silenzio.  《Stai cercando di metterti nuovamente in pericolo, Runaan?》
Lui la guardò con aria sicura. 《Non preoccuparti Wynne. Dobbiamo solo trovare una cosa. Non sarà più pericoloso che andare di nuovo in mezzo a rovine infestate di Prole Oscura.》

L'anziana maga assottigliò gli occhi: non pareva convinta, ma lasciò stare per il momento. Neanche Aura era soddisfatta dalla spiegazione, ma sapeva già che il custode non avrebbe detto nulla.
Arle Eamon si rivolse nuovamente ad Alistair e Persephone. 《Siete certi che funzionerà? Quei mostri hanno invaso e demolito Ostagar ormai mesi fa, cosa avrebbe potuto impedirgli di distruggere anche quelle lettere?》
《Gli Alleati di Bann Eremond hanno detto che il forziere in cui si trovano era chiuso a chiave. Anche Loghain e i suoi uomini hanno avuto difficoltà a trovarlo e ad aprirlo; non penso che la prole oscura sia interessata.》 Provò a rassicurarlo la corvina.

L'uomo non sembrava ancora del tutto convinto, ma il ramato gli si avvicinò. 《Eamon, è la nostra unica pista. L'hai detto tu stesso: senza prove non potremo sperare che le nostre accuse reggano. Sappiamo che potrebbe essere un buco nell'acqua, ma se non tentiamo allora saremo tutti spacciati a prescindere. Poi, ci dirigeremo direttamente ad Orzammar dopo queste deviazione e aiuteremo Aura a riprendere il trono. Così avremo comunque abbastanza alleati da poter almeno provare a combattere L’Arcidemone nel caso l'incontro dei popoli non funzionasse.》
L'uomo sgranò gli occhi. Non aveva mai sentito Alistair fare un discorso tanto ponderato. Era sempre stato un ragazzo che seguiva le emozioni, e poteva vedere che questo suo tratto era rimasto, però ora sembrava riflettere di più su quello che diceva.
E vedendolo tanto vicino a Lady Cousland, Gli venne quasi da sorridere: non sapeva se fosse la sua influenza o quella di Lady Aeducan, ma quel ragazzo stava pian piano maturando. Chissà, magari si sarebbe reso conto del suo potenziale. Di quanto bene uno come lui avrebbe potuto dare al regno.


《Molto bene allora.》 Disse suo fratello, soddisfatto. 《Vi daremo tutte le provviste necessarie per il viaggio e aspetteremo il vostro ritorno prima di tenere l’incontro dei popoli. E spero che la prossima volta che ci vedremo, Lady Aeducan, sarà mio piacere salutarvi come degna Regina dei nani.》
La nana annuì, porgendogli un inchino rispettoso. Ormava mancava davvero pochissimo. In tutti quei mesi non aveva fatto altro che contare i minuti che la separavano dal ritorno a casa e dalla sua vendetta verso Bhelen. Prese un respiro profondo. Mancava poco. Mancava molto poco.
Stava per tornare a casa. Avrebbe vendicato Trian e suo padre e ripristinato il suo onore e il suo ruolo, anche se sapeva che avrebbe dovuto uccidere l'unico membro della famiglia che le era rimasto.


**


La mattina dopo si riunirono tutti per la partenza. Aida non sembrava affatto dispiaciuta all'idea di andare via, e Iselen era d’accordo con lei, visto che continuava a scambiare sguardi gelidi con l'arle e non perdeva mai di vista quel suo amico mago del sangue.
Zevran si stava lamentando sul fatto che gli sarebbe mancato il comodo letto della Locanda, mentre Shale e Sten mantenevano il loro atteggiamento distante e Morrigan aveva sempre la sua aria misteriosa addosso, anche se sembrava nervosa per qualcosa. Continuava a lanciare sguardi furtivi verso la schiena di Runaan.

L'unico che sembrava davvero dispiaciuto di lasciare il castello era Alistair, che stava stringendo la mano di Bann Teagan. Lui lo stava guardando con affetto.
Aura sentì una punta di invidia, ma la scacciò subito. Doveva solo aspettare qualche settimana e poi avrebbe potuto permettersi di ricordare e onorare la sua famiglia. Per ora, doveva restare concentrata.


Ci vollero quasi tre giorni per tornare nelle Selve Korkari, e come se il ritrovarsi di nuovo in mezzo ad alberi che producevano fruscii inquietanti e acquitrini profondi non fosse già abbastanza spiacevole, la situazione tra molti di loro era tutt'altro che rosea.
Wynne, Sten, Aida, Alistair e Persephone non avevano mai smesso di fissare torvi l'amico di Iselen, L'anziana maga in particolare lo guardava come un falco, quasi offesa dalla sua esistenza. Per questo Jowan non si era mai allontanato dall'elfo, avanzando con lui e persino dormendo vicino a lui e Invel.

Dal canto suo, lei non era rimasta impressionata da quel ragazzo. Sapeva che giudicare qualcuno a prima vista era un errore, lo aveva imparato a sue spese, però Jowan le comunicava solo stress, non minaccia. Si era nascosto dietro il custode tutto il tempo anche se si vedeva lontano un miglio che l'elfo non si sentiva bene: le occhiaie e il suo nervosismo bastavano a far capire che non stava dormendo, però il mago più alto non si era mai allontanato e aveva parlato solo con lui a bassa voce, come se volesse sparire. Comprensibile, vista la situazione, la spada di Sten era sempre pronta, ma da come quelli di superficie parlavano dei maghi del sangue si era aspettata qualcosa di molto più pericoloso.

Mise per caso un piede in un laghetto, sentendo l'acqua gelata entrare dentro la sua armatura e lo ritrasse con uno sbuffo infastidito e smettendo di pensare per concentrarsi sulla strada. Non sarebbe mai riuscita ad amare quei posti. Soprattutto quando scendeva la sera, come in quel momento.
Non c'era paragone con la foresta di Brecilian, nelle selve gli alberi non erano tanto grossi da farla inciampare con le radici, però non si sentiva a suo agio. Il silenzio era assordante, quasi innaturale, ogni volta che si voltava aveva l’impressione di vedere figure nascoste tra le fronde e, anche se era abituata a combattere nel buio delle vie profonde, tutti i cambiamenti di luce fra notte e giorno continuavano a mutare le ombre mantenerla sulle spine.
Avrebbe davvero voluto essere capace come Runaan o Morrigan: erano gli unici che non avevano mai messo i piedi nel fango o avevano preso un ramo d'albero in faccia. Avanzavano con grazie tra gli alberi, anche se la loro postura suggeriva che erano all'erta per qualche motivo.

Aveva studiato per anni i rivali di suo padre, sapeva riconoscere quando qualcuno era agitato e quei due lo erano, poteva scommettere sugli Antenati. Soprattutto perché Morrigan non aveva certamente partecipato all'incontro con Arle Eamon perché le interessava. Avevano qualcosa in mente, Runaan lo aveva detto molto chiaramente quando Alistair glielo aveva chiesto, e lei non era sicura di cosa pensare.
Sapeva che potevano cavarsela da soli, avevano ucciso un Alto Drago e abomini, e si sarebbero solo arrabbiati se avesse provato ad immischiarsi, ma tutti quei segreti non le piacevano. Sotterfugi e bugie erano sempre stati parte del suo ruolo di principessa e del suo futuro come consigliera di Trian, aveva imparato a convincerci e a muoversi tra essi, però il tempo passato sulla superficie le aveva fatto capire perché non aveva mai apprezzato le persone che si nascondevamo dietro trucchi e astuzie.


《Perché quel muso lungo principessina? Seccata di essere di nuovo tra noi comuni mortali?》 La prese in giro Micah, avvicinandosi con il suo ghigno storto.
La bionda alzò gli occhi al cielo. 《No. L'unica cosa che mi da fastidio sono i segreti che ci sono qui.》

Il ghigno sulla faccia della senzacasta si allargò ancora di più. 《Segreti dici? E io che pensavo che fossimo pronte a farci trucco e capelli a vicenda.》
Aura alzò un sopracciglio. 《Micah, se sai qualcosa…》 Ma fu interrotta dal Dalish.

《Ok. Direi che possiamo fermarci.》 Disse infatti, osservando il cielo ormai trapuntato di stelle.
《Sei sicuro? Forse dovremmo proseguire ancora un po'. Così arriveremo prima ad Ostagar.》 Rispose Alistair, ma il biondo scosse la testa.
《Più ci addentriamo nelle Selve e più possibilità avremo di incontrare prole oscura. Essere troppo stanchi durante uno scontro potrebbe ucciderci.》


Molti di loro annuirono, iniziando a prendere i sacchi a pelo e a cercare un posto in cui accamparsi, anche se nessuno pareva tranquillo. Iselen teneva il bastone alzato per illuminare il territorio, come Wynne, e Jowan si guardava intorno nervoso, mentre Shale si era seduta con versi poco tranquilli. Persephone, Sten e Zevran avevano le armi in pugno, così come Leliana e Micah, nonostante lei avesse ancora la sua aria strafottente, e poteva giurare di aver visto Aida annusare l'aria come Cerere e Invel.

Alistair stava preparando il proprio giaciglio senza mai smettere di guardarsi intorno e Runaan stava accarezzando l'impennaggio di una freccia.
Aura a sua volta aveva stretto l'elsa del suo spadone per sicurezza. Nulla si muoveva attorno a loro, non si sentiva nemmeno il fruscio delle foglie o i movimenti di qualche animale. L'aria stessa pareva immobile.
Si sdraiò, ma rimase in allerta, la mano stretta sulla sua fidata lama. Man mano che i minuti passavano, sentì alcuni dei suoi compagni cedere al sonno, anche se nessuno di loro aveva lasciato andare le armi, però lei non si azzardava a chiudere gli occhi, ignorando la stanchezza anche se era difficile.
Il suo istinto di sopravvivenza le stava dicendo che era in pericolo, che qualcosa non andava, ma ormai le sue palpebre stavano gravando pesanti.

Reclinò il capo, sentendo ormai il tepore del sonno avvolgerla, ma un verso terrificante le fece drizzare i capelli in testa e sbarrare gli occhi.
Si districò più in fretta che potè dal sacco a pelo, venendone fuori giusto in tempo per vedere un gruppo di Shriek arrivarle addosso con artigli e Zanne snudati
Caricò il più vicino senza nemmeno pensarci, spaccandogli il cranio con la lama del suo spadone e creando una fontana di sangue che le imbrattò i vestiti


Uno degli altri prole oscura Provò ad attaccarla dal fianco, ma una barriera innalzata da Wynne lo respinse e Alistair e Persephone, ora svegli, gli arrivarono subito addosso, trapassandogli il costato con le loro spade.
Altri due Shriek tentarono di attaccare il ramato e la corvina, ma le frecce di Aida e Leliana li uccisero senza difficoltà, l'elfa che emetteva ringhi sommessi simili a quelli di una bestia, mentre Zevran, Micah e Morrigan ne facevano fuori un altro.

Aura si girò quando sentì un'altra di quelle urla agghiaccianti, ma vide un altro prole oscura venire buttato a terra da un fulmine di Jowan, per poi essere impalato da una lama di ghiaccio di Iselen, e Runaan, Sten e Shale avevano smembrato l'ultimo di quei cosi.
《Ne arrivano altri?》 Chiese al dalish.


Lui fece per rispondere, ma un rumore alle sue spalle lo fece scattare all’inseguimento di una figura scura che stava cercando di sfuggire tra i cespugli.
《Invel, prendilo! Non farlo fuggire!》 Ordinò il mago al suo mabari, lanciandosi a sua volta all’inseguimento insieme ad Alistair
Aura li inseguì, tenendo d'occhio la macchia di pelo bianco del mabari, che superò il Dalish e balzò addosso alla figura, che crollò a terra con un gemito.

Runaan incoccò una freccia, pronto a ucciderlo, ma poi sentì uscire dalla sua gola una voce familiare. Troppo familiare.
《Le… lethallin.》 Disse, alzando due occhi lattiginosi  verso di lui. Il Vallaslin azzurro in rilievo sulla pelle.
Il custode elfico fece cadere l'arco e sentì il fiato mozzarsi nella sua gola.  《Tamlen!》

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Capitolo 26
*** La Fortezza Nella Neve ***


Runaan sentiva la nausea, la sorpresa e il sollievo rivoltargli lo stomaco. Tamlen era davanti a lui, vivo! Ma era in uno stato tale da renderlo irriconoscibile.
Dei suoi capelli dorati non era rimasto nulla; la testa pelata evidenziava le orecchie a punta, era così magro da sembrare uno scheletro, e la sua pelle aveva assunto un doloroso colore violaceo, con orride piaghe e nere che deturpavano la faccia, il collo e il torace
L'unica traccia di colore su di lui era il suo vallaslin, quello di Mythal, che ora evidenziava gli occhi lattiginosi e malati, non più quelli blu e ridenti che conosceva. E al posto del bel sorriso che ricordava, c'era solo una smorfia di dolore.
Runaan alzò una mano per accarezzargli le guance scarne, ma lui si ritrasse, bloccato dalle zampe di Invel. 《Non… avvicinarti! Non posso zittirla! La musica…》 Persino la sua voce era rauca, aveva un suono sbagliato che graffiava le orecchie.


《Runaan!》 Urlò Alistair, arrivando di corsa con Iselen e Aura, tutti loro impugnavano le armi. 《Allontanati da quel…!》
《No! Fermi!》 Urlò il Dalish, frapponendosi tra loro e Tamlen. 《Lui non è… non è uno di loro!》

《Runaan, di che parli? È un Ghoul!》 Rispose Aura. Conosceva fin troppo bene i segni della corruzione, però non li aveva mai visti ad un punto tanto avanzato. 
《No, dobbiamo aiutarlo. Lo conosco. È come un fratello. Non posso lasciarlo così! Non posso…》 Sentiva di avere gli occhi lucidi, ma non gli fregava nulla del suo orgoglio o di cosa avrebbero pensato di lui. Non poteva perdere Tamlen una seconda volta! Aveva finalmente la possibilità di riparare al suo errore.

Iselen sbarrò gli occhi, capendo. 《Oh no… lui è…?》
Il biondo annuì. 《Alistair, ti prego, ci deve essere qualcosa che possiamo fare. Qualche rituale dei custodi, una pozione, il rito dell'Unione! Un modo per guarirlo deve esistere! Non possiamo… non posso fargli...》

Il ramato aprì la bocca, rimanendo spiazzato. Non aveva mai sentito Runaan pregare qualcuno, non lo aveva mai visto pregare affatto! Ne gli aveva mai sentito esprimere una tale disperazione, meno che mai davanti a lui. Vederlo così faceva male. 《Non c'è nulla che possiamo fare ormai. Quando la corruzione raggiunge questo stadio è impossibile tornare indietro. A questo punto credo che l'unica cosa che resta da fare sia…》
《Non. Azzardarti. A dirlo!》 Ringhiò l'altro custode, scattando di colpo in piedi puntando gli occhi verdi in quelli castani del più alto.


Aura rivolse al giovane custode uno sguardo addolorato. Da quello che le avevano raccontato, aveva intuito che doveva aver perso qualcuno di molto importante prima di unirsi ai custodi, ma non si era aspettata questo. La corruzione della prole oscura era il peggior incubo di qualsiasi nano quando scendeva a combattere quei mostri nelle vie profonde. Aveva tormentato anche i suoi giorni di gioventù, quando era una semplice recluta dell'esercito.
Essere infettati dava una morte orribile nel migliore dei casi, ma il vero orrore accadeva a coloro che riuscivano a sopravvivere: le loro menti venivano lentamente consumate da quel sangue maledetto, che costringeva chi lo aveva ingerito a seguire la prole oscura come uno schiavo. Non era una sorpresa che molti preferissero il suicidio a questo destino. Lei stessa Non aveva permesso che una simile disgrazia accadesse ai suoi soldati quando venivano contagiati.


《Runaan, ascolta, se lo lasceremo in vita, sarà condannato ad un'eternità di dolore.》 Disse con tono gentile. 《È già un miracolo che sia andato avanti così tanto senza perdere la ragione. Mi dispiace.》
Il dalish la guardò con aria disperata. Come poteva farglielo capire? NOn poteva guardarlo morire, non ora che lo aveva ritrovato! Ma poi Si rivolse di scatto verso Iselen, rimasto in disparte fino ad allora, e gli afferrò le mani, gli occhi pieni di una speranza infelice. 《Tu puoi aiutarlo vero? Tu puoi guarire chiunque! Ti prego, ti scongiuro, provaci!》

Il mago fissò lui e poi Tamlen per un attimo, non sapendo cosa dire. Per quanto ne sapesse, non esisteva alcuna magia in grado di rimuovere la corruzione, Non poteva negare il proprio aiuto a Runaan, non dopo Solona. Si morse il labbro e si avvicinò lentamente all'elfo a terra, facendo segno ad Invel di spostarsi.
Il mabari uggiolò poco convinto, ma si fece da parte, mentre il ragazzo a terra si faceva indietro con un verso di paura. 《Non avvicinarti! Non voglio… tu… sei un amico di Runaan. Non voglio…!》
《Non ti farò del male.》 Rispose il Mago, mentre le sue mani scintillavano e lui ignorava il ronzio crescente nella sua testa. Ogni suo istinto da custode urlava che aveva davanti un prole oscura, che non c'era nulla da fare per lui, e non aveva idea se il lyrium che aveva invaso il suo corpo avrebbe peggiorato le cose, ma non era il momento per una di quelle dannate crisi! Non aveva il cuore di dire al suo amico che non c'era soluzione senza averci almeno provato.


Appoggiò delicatamente le dita sul polso di Tamlen, lasciando che l'energia fluisse, ma fu colto da un prepotente senso di nausea e ciò che restava dell'elfo iniziò subito ad urlare e a divincolarsi, mentre la pelle corrotta si ricopriva di grosse vesciche come se si fosse scottato.
《Che fai!?》 Urlò Runaan, spostandolo di peso mentre il mago si fissava le mani, coperte di vene blu.
《Io… io non posso fare nulla. La corruzione è troppo avanzata: qualsiasi tipo di magia curativa che non provenga dal Flagello non può che ferirlo. Mi dispiace tanto Runaan.》

Il biondo Provò a ribattere, a dire qualcosa, ma sentì Tamlen tirarlo per una manica. 《Lethallin, aiutami... ti prego.》
Lui si inginocchiò davanti a lui, le guance ormai rigate di lacrime. 《Ti prego, dimmi che cosa posso fare.》

Il suo amico sorrise amaro, porgendogli uno dei suoi pugnali. 《Ma ghilana mir din'an, ma lethallin. Guidami verso la morte. Dammi… pace》
Il più alto strinse l'arma con forza, la lama che scintillava crudele. 《Mi dispiace tanto. È stata colpa mia. Se ti avessi portato via da quelle rovine, se ti avessi impedito di toccare lo specchio, nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Tu saresti…》

L'altro scosse la testa. 《La Colpa… è mia. Non ti ho ascoltato. Avrei dovuto… darti retta. Mi dispiace.》
Runaan prese un respiro tremante. Quello era il suo migliore amico, suo fratello, la persona che lo aveva seguito in tante tante avventure e che pensava sarebbe rimasto al suo fianco per sempre. Portò la lama all'altezza del suo cuore, lo sentì pulsare lieve sotto la pelle, ed affondò.
Tamlen si accasciò su di lui. 《Ma serranas. Grazie.》 Esalò dolcemente, un sorriso che finalmente gli graziava le labbra, prima di chiudere gli occhi.


L'altro dalish lo strinse con tutte le sue forze, gli occhi sbarrati, le lacrime ore scendevano copiose e il suo corpo era scosso dai singhiozzi, non prestando attenzione al sangue che gli imbrattava i vestiti. Solo una parola gli rimbombava in testa. Perché? Perché!? PERCHÉ!?

Alistair, Iselen, Aura e Invel lo lasciarono sfogare, guardando in silenzio quella scena colma di dolore, finché il ramato non mise una mano sulla spalla del più giovane.
《Era la cosa giusta da fare. Gli hai risparmiato tanto dolore.》 Provò a consolarlo.
《Come può essere la cosa giusta!?》 Urlò lui, girandosi con il volto rosso e sconvolto dal pianto. 《Non aveva fatto nulla di male! Mai nulla di male! Era il mio compagno di caccia, mio fratello. Mi ha cercato per tutto questo tempo e io l'ho… come puoi dire che sia giusto!?》

Il ramato tentò di ribattere, anche se non sapeva davvero come aiutarlo, ma Iselen lo superò e si mise di fronte all'altro elfo, abbracciandolo di impulso.
Il biondo venne colto di sorpresa, ma non si allontanò e il più basso premette il suo viso contro la propria spalla. 《Tu lo hai salvato Runaan. Grazie a te può riposare tranquillo. Lui, Solona e tutti coloro che abbiamo perso veglieranno su di noi. Aspetteranno il giorno in cui ci rivedremo.》
Il dalish non disse nulla, ma si sciolse nell’abbraccio, continuando a piangere in silenzio contro la spalla del più grande, mentre Aura abbassò il capo con rispetto davanti al cadavere di Tamlen. La volontà di quel ragazzo era solo da ammirare, degna di un Guerriero.
《Lo vendicheremo, Runaan. Lui e tutte le altre vittime che questo Flagello ha mietuto. Uccidendo l'Arcidemone, tutto sarà finito. Eviteremo che altre persone subiscano questa fine.》

L'elfo annuì, separandosi da Iselen e riprendendo il proprio arco. Sentiva dolore, molto peggiore di quello provato durante l’Unione, persino peggiore di quando lo aveva creduto morto la prima volta, ma con esso una nuova collera ardeva in lui. Fino ad allora l'Arcidemone era stato un mito, un enorme Drago corrotto uscito dalle leggende per tormentare I suoi sogni, un nemico da uccidere perchè doveva. Mai prima di quel momento aveva desiderato così tanto farlo a pezzi e vederlo contorcersi nel suo stesso sangue! Non avrebbe avuto pace finché non sarebbe morto! Lui e tutti gli altri mostri che gli avevano portato via la vita e ciò che amava di più!


Alistair si avvicinò a lui. 《Mi dispiace tanto, Runaan. Non sai quanto vorrei aver potuto fare qualcosa per lui. Ma adesso possiamo solo celebrare la sua morte, come merita. È tutto ciò che possiamo dargli.》
Il Dalish si rialzò a fatica con le guance ancora umide. 《Non ho il seme di un albero. Secondo i riti, dovrei piantarlo insieme al suo corpo. Così che dalla morte nasca nuova vita.》
Un alloro sarebbe stato perfetto. Tamlen amava quella pianta fin da quando Hanren Paivel aveva raccontato a loro, Merrill e Fenarel la storia di una giovane maga Dalish che pur di non farsi catturare dagli Shem, aveva scelto di tramutarsi in un albero

《Beh, non so se rispetta le vostre tradizioni, ma quell’albero sembra un buon posto per permettergli di riposare.》 Commentò Aura, indicando un grosso albero poco più in là. Le grandi fronde creavano una cupola attorno ad esso, doveva essere molto antico.
Runaan annuì, sollevando il corpo del suo amico con delicatezza. Era così leggero, così deperito. Non sembrava vero che fosse il corpo del suo fratello di sangue, dell'elfo con cui aveva condiviso tante caccie.
Iselen creò una fossa tra le radici con la magia per permettergli di far stendere Tamlen con dolcezza tra di esse 《Che Falon'Din ti guidi, che Sylaise ti protegga, che Andruil ti accolga. Grazie fratello mio. Attenderò il giorno in cui ti rivedrò》 Recitò, prima che la terra si richiudesse su di lui.

Sentì Invel avvicinarsi, leccandogli dolcemente la mano, mentre Iselen, Alistair ed Aura si sedevano dietro di lui. Li lasciò fare, ormai esausto.


**


La mattina dopo, si Rimisero in viaggio verso la fortezza senza che nessuno di loro aprisse bocca. Runaan camminava davanti a tutti, incurante della neve che aveva ricominciato a cadere, con solo Iselen, Invel e Morrigan accanto. Aveva delle pesanti occhiaie, i capelli biondi erano selvaggi e scomposti e stava stringendo l’arco fino a sbiancarsi le nocche anche se non c'era segno di nemici.

Persephone guardò il dalish con aria triste. Nessuno si era azzardato a parlare della notte precedente, però sapevano tutti che doveva essergli successo qualcosa di terribile. Lei e Aida erano sveglie a fare la guardia quando era tornato al campo e avrebbe potuto giurare davanti al Creatore di non aver mai visto l'elfo talmente stravolto. Era sempre stato così forte, così fiero e testardo… non credeva che lo avrebbe mai visto piangere.
Si era anche chiesta Cosa potesse ridurre così un custode grigio che aveva ucciso prole oscura, lupi mannari, abomini e draghi senza battere ciglio, Ma lei in cuor suo la conosceva la risposta. Il dolore del custode era quasi palpabile attorno a lui, proprio come lo era stato il suo quando era stata costretta ad abbandonare i suoi genitori, anzi era esattamente lo stesso. Solo Iselen, Invel, Alistair e Aura avevano assistito, anche se aveva la sensazione che la strega sapesse tutto, però per lei non era difficile immaginare cosa fosse accaduto.


《Guardate.》 Esclamò Wynne, attirando l’attenzione di tutti indicando le enormi mura della fortezza di Ostagar in lontananza. Fino a pochi mesi prima dovevano essere state ancora maestose, imponenti e forti nonostante le battaglie che aveva sostenuto e il passare dei secoli, ma ormai erano quasi interamente crollate e la pietra di cui erano fatte era macchiata con una disgustosa sostanza oleosa e scura.
《Corruzione.》 Sentì Runaan sussurrare, le dita sempre più strette sul suo arco.

《Quando arriveremo lì, fate molta attenzione. Dobbiamo trovare il forziere che contiene le lettere e andarcene via subito.》 Si raccomandò Aura.
《Ha ragione lei. Il grosso dell’orda sta devastando il paese, ma quel posto sarà pieno di quei mostri, quindi anche se possono sentire noi custodi grigi, potrebbero scambiarci per dei loro simili. Se facciamo attenzione eviteremo che ci saltino addosso.》 Annuì Alistair.


Si avvicinarono silenziosamente alla spaccatura sulle mura, facendo attenzione a non scivolare sullo strato di ghiaccio e neve che ricopriva il terremo e guardandosi intorno con attenzione.
Non c'era anima viva, le uniche creature viventi erano i corvi che stavano banchettando da mesi con i cadaveri di soldati e prole oscura: uccelli orribili e deformi, con varie chiazze calve tra le piume che lasciavano vedere la pelle violacea e gonfia.
《La tenda del Re dovrebbe essere qui vicino, venite.》 Sussurrò Wynne con un brivido di disgusto avviandosi a passo sicuro nella neve, il bastone che scintillava leggermente Per fare luce tra le macerie.

Tutti la seguirono, ma il custode dai capelli ramati continuò a guardarsi intorno. 《Fa uno strano effetto tornare qui vero?》 Chiese rivolto a Iselen e Runaan.
Entrambi dovettero annuire. Quella notte sarebbe rimasta nella loro memoria fino alla fine dei loro giorni: la puzza di corpi bruciati e prole oscura nell'aria, il dolore delle ferite subite, il peso della responsabilità, lo sforzo vano di resistere all’avanzata di quei mostri e il senso di impotenza quando erano stati sopraffatti.
Ormai una coltre bianca aveva ricoperto quasi tutto E i corpi che spuntavano in parte erano ormai ridotti in gran parte a scheletri spolpati dai predatori. A vederla adesso, la battaglia sembrava un evento antico, degno dei libri di storia, ma Iselen ricordava com’era ridotta la fortezza mentre Flemeth lo portava via.
Runaan e Alistair erano svenuti, però lui aveva visto tutto: c'erano talmente tanti cadaveri da rendere invisibile il verde della vallata. Aveva sentito le mura crollare e le urla. Quelle dannate urla di terrore non avrebbe mai potuto dimenticarle. Avevano raggiunto le sue orecchie anche se era a metri e metri da terra. Poche volte si era sentito così impotente.


《Voi… eravate davvero qui? Come avete fatto a salvarvi?》 Domandò Jowan, guardandosi attorno con occhi sgranati. Non aveva mai visto tanta desolazione
《Ci hanno salvati Morrigan e sua madre.》 Rispose Iselen. 《Sennò saremmo morti alla Torre di Ishal.》

《Mi dispiace Iselen. Se solo l’avessi saputo…》
《Saresti venuto qui ad usare la tua magia proibita?》 Chiese tagliente Wynne.

Il moro si morse il labbro, ma Zevran si mise in mezzo col suo solito sorriso. 《Amici miei, credo che questo non sia il luogo migliore in cui discutere di questo.》
《Ha ragione lui. Prendiamo quelle dannate lettere e andiamocene da questa ghiacciaia.》 Annuì Micah.


La maga annuì suo malgrado, rivolgendo un’occhiata tagliente al moro e ricominciando a camminare. Era ancora convinta che fosse stata una pessima idea portare quel ragazzo con loro: aveva permesso alle sue insicurezze di spingerlo verso una magia oscura e innaturale, ed era un peccato. Non era dotato come Iselen, ma aveva comunque un certo talento ed una mente brillante, ma la magia che coltivava era troppo instabile, era qualcosa che lo avrebbe solo spinto oltre ogni limite pur di avere più potere. Se non avesse avuto tanta fretta, avrebbe potuto essere un grande risorsa per le future generazioni del Circolo. Anche se non era sorpresa che il custode lo avesse salvato.
Anche se non era mai stato un suo studente, se lo ricordava quando era un bambino: era sempre stato uno dei più intelligenti, ma soprattutto uno dei più gentili. Quel suo sguardo di ghiaccio nascondeva un cuore compassionevole e buono, forse troppo. Lo aveva dimostrato con la sua determinazione nel diventare un guaritore e quando aveva lasciato andare quella ragazza alla Torre, e questo la preoccupava. La gentilezza era una virtù rara che lei personalmente apprezzava, ma durante una guerra poteva rivelarsi un tallone d'Achille


Sospirò pensierosa, dirigendosi verso il ponte che divideva la fortezza accanto ad Alistair, che non aveva smesso di studiare ciò che restava di Ostagar
《Sapete, io credevo a Cailan quando diceva che sarebbe stato proprio come nelle storie. Forse era perché lo vedevo così sicuro, ma pensavo che avremmo respinto la prole oscura, che sarebbe stata una gloriosa vittoria per tutto il Ferelden e invece…》
《Non tutto è perduto Alistair. Abbiamo ottenuto il sostegno dei Dalish, dei maghi, di Arle Eamon e di tre Bann. Presto andremo ad Orzammar per rimettere Aura sul trono e avere anche i nani ad aiutarci.》 Provò a rincuorarlo Leliana col suo solito fare positivo.

Il ramato annuì, osservando con rimpianto le spade spezzate e gli scudi infranti per terra. 《Vorrei solo che Duncan e gli altri custodi grigi fossero con noi.》
Runaan, pochi metri avanti, si morse la lingua per non ringhiare al solo sentire quel nome. Bastava quello a mandarlo in bestia. Lui sapeva che Tamlen era sopravvissuto, se lo sentiva, eppure non lo aveva cercato. Aveva permesso che la corruzione lo riducesse in quel modo. Se solo avesse fatto il suo dovere, avrebbero potuto essere lì insieme.
Era sicuro che il suo amico sarebbe andato molto d'accordo con Iselen e Leliana con la sua allegria contagiosa e il suo sorriso impertinente. Avrebbe passato le ore ad ascoltare le storie dell'orlesiana ed era sicuro che avrebbe riso come un matto insieme a Micah e Zevran e forse avrebbe persino appoggiato il suo interesse per Morrigan e avrebbe potuto aiutarlo a decidere che fare con lei e Flemeth. Avrebbe potuto rendere sopportabile la vita da custode.

Ricacciò indietro il pensiero, tornando a guardarsi in torno per trovare i resti della tenda tra la neve. Erano quasi arrivati al ponte, quando sentì un verso fin troppo conosciuto alle loro spalle: l’Hurlock più grosso che avesse mai visto stava arrivando alla carica brandendo una grossa Ascia insieme ad un altro gruppo di prole oscura, un'armatura dorata ormai rovinata e logora addosso. Intorno a lui c'era già un nutrito gruppo di genlock e hurlock più piccoli.
《Quella era di Cailan…》 Esclamò Alistair.
《Non importa adesso! Combatti!》 Ringhiò Aida, incoccando una freccia.

Il prole oscura capo emise un verso disumano, caricandoli insieme ai suoi simili con tutta la sua forza, ma le spade di Alistair e Persephone bloccarono la sua avanzata, mentre Shale travolgeva svariati mostri con la sua enorme mole, e quando gli altri cercarono di saltarle addosso vennero trafitti dai fulmini di Morrigan e Jowan e dalle frecce dei tre arcieri.
Il loro capo soffiò, balzando indietro e cercando di attaccare la strega, ma Cerere si mise in mezzo ringhiando, mentre la sua padrona riprendeva ad incalzarlo rapidissima con le sue spade, riuscendo a ferirlo di striscio il punto scoperto dall’armatura.
L'Hurlock emise un sibilo furibondo, facendo vibrare nell'aria la sua enorme Ascia, ma Alistair lo colpì con lo scudo sul fianco, sbilanciandolo e costringendolo ad indietreggiare verso il ponte, il terreno ormai disseminato dei cadaveri dei suoi simili che rischiava di farlo inciampare, il sangue nero che sgorgava da uno strappo sull'armatura e imbrattava la neve.

Il mostro però non demorse, anzi iniziò ad attaccare con ancora più forza di prima, creando rapidissime ellissi con la sua lama, il metallo dell’arma che cozzava contro quello dello scudo del custode, ora in difficoltà e costretto ad indietreggiare per colpa dell'ampio raggio e per la forza dei suoi colpi.
Una freccia mancò di poco la testa del prole oscura, che riuscì a superare la guardia di Alistair, ma un coltello da lancio si piantò nella sua mano, recidendo i tessuti putridi e facendogli perdere la presa sulla sua arma e un pugno di pietra lo spedì a gambe all'aria.
L'Hurlock emise un ruggito di dolore, il sangue nero che scendeva dalla bocca, cercando di rialzarsi e attaccare a mani nude, ma la lama del custode fu più veloce: la sua testa si staccò di netto dal collo con una fontana di sangue nero da cui si allontanarono tutti.

《Tutto bene Alistair?》 Chiese la nana bionda.
《Si, grazie Aura.》 Rispose il ragazzo, rinfoderando la sua spada.

《Ringrazia Micah piuttosto.》 Commentò la diretta interessata. 《Ti ho appena salvato le chiappe. Di nuovo aggiungerei.》
Una leggera ilarità si diffuse tra di loro per quell'uscita, ma ogni accenno di risata si spense appena videro cosa c'era nel bel mezzo del ponte.
Una disgustosa croce di ferro e legno marcio si stagliava contro il cielo nuvoloso, e infilzato su di essa c'era il cadavere di un giovane uomo biondo, completamente nudo e con il ventre squarciato che lasciava vedere le interiora, ormai in un avanzato stato di decomposizione: la pelle era verdastra, le labbra gonfie e cianotiche e gli occhi sbarrati e morti erano fissi sulla vallata sotto di loro.
Del sorriso strafottente che aveva mesi prima non restava nulla. Anzi, se non fosse stato per i capelli biondi probabilmente nessuno di loro avrebbe capito che si trattava di re Cailan.


《Per il Creatore.》 Disse Aida, trattenendo un brivido di disgusto davanti a quello scempio, mentre Alistair fissava quel corpo con un'espressione indecifrabile.
Iselen rivolse al cadavere uno sguardo calmo, mentre Runaan non lo degnò di una seconda occhiata. Era un modo orribile di morire, soprattutto per un re, ma avevano avuto entrambi il sentore che quel ragazzo avesse idealizzato troppo se stesso e suo padre.
Aveva sognato di essere come re Maric, un grande condottiero che sarebbe passato alla storia come salvatore del Ferelden, e invece le future generazioni lo avrebbero ricordato come uno sciocco che pur puro orgoglio e sogni infantili era morto in maniera indecorosa, lasciando il regno alla guerra civile.

Zevran e Morrigan si unirono a loro, la strega pareva persino annoiata da tutta quella scena, mentre l'assassino non sembrava per nulla impressionato, ma Persephone si avvicinò ad Alistair insieme a Wynne e Leliana. Sapeva che lui e Cailan non avevano un rapporto, ma era pur sempre il suo fratellastro.
《Mi dispiace Alistair.》 Disse infatti.
Il ramato non smise di fissare il cadavere. 《Non si merita questo. Lui voleva salvarci dalla prole oscura. Ha commesso degli errori, è vero, ma questo non è il modo in cui un re dovrebbe essere trattato.》

《Purtroppo non c'è molto che possiamo fare per lui. Accendere una pira come si deve attirerebbe troppi prole oscura.》 Disse la maga, abbassando il capo.
《Già. Troviamo quelle lettere e andiamocene da qui.》 Sentenziò Morrigan, parlando per la prima volta dopo ore. 《Ogni creatura che può vivere in mezzo alla corruzione è una in grado di ucciderci tutti.》


Il ramato annuì, per una volta d'accordo con la strega, ma poi sentì qualcosa muoversi e uno dei cadaveri piegati sul ciglio del ponte si alzò con un verso inumano e si lanciò verso Aida, la più vicina.
L’elfa si spostò fulminea, facendo atterrare il suo aggressore in malo modo e sentendo il rumore di ossa che si spezzavano, ma quello si girò incurante di questo, le iridi accese di un malsano bagliore viola, e tentò nuovamente di aggredirla, ma un pugno di Shale gli fece esplodere la testa senza fatica.

《Guardate!》 Urlò Jowan allarmato, indicando l'altro capo del ponte.
Un Emissario più grosso del normale fluttuava a pochi metri da terra, le vesti putride rinforzate da pezzi di armatura sulle spalle e sul petto e la testa priva di capelli era stretta da un elmo rugginoso. Teneva un lungo bastone magico nero in mano, mentre decine di scheletri e cadaveri iniziavano ad alzarsi da terra.


《Vashedan.》 Esclamò Sten, partendo alla carica con Asala in pugno, ma il prole oscura gli scagliò addosso i corpi rianimati, che si riversarono sul ponte tra urla e gemiti disumani, attaccando il Qunari.
Lui iniziò a tranciarli in due senza fatica, aiutato dai fulmini di Morrigan e le Frecce di Runaan, ma per ogni caduto ne arrivavano altri due a prendere il suo posto.
《Sono troppi! Dobbiamo far fuori il Negromante!》 Urlò Runaan, che aveva già esaurito metà delle frecce
Iselen annuì, puntando il bastone e sentendo la testa pulsare dolorosamente e le vene infiammarsi: una scarica glaciale potentissima si lanciò contro l’emissario, ma una sua barriera la bloccò quel tanto che bastava prima di esplodere e il prole oscura fuggì.


《Non riusciremo a trovare le lettere se ci scatena contro un esercito di non morti!》 Urlò Aura, decapitando tre cadaveri in un colpo solo.
《Dobbiamo farlo fuori.》 Rincarò Micah.
《Allora lavatevi di mezzo!》 Ringhiò Shale, prima di iniziare a correre a velocità folle attraverso il ponte, facendo precipitare alcuni non morti oltre il ciglio del ponte e riducendo tutti gli altri in una disgustosa poltiglia con il suoi enormi piedi, una barriera di Wynne tutta intorno per evitare che le loro lame potessero intaccare gli arti di pietra.

Grati come non mai di averla presa con loro, tutti gli altri la seguirono fino a quando non arrivarono alla Torre di Ishal, circondata anch'essa da scheletri semoventi e prole oscura.
Il Golem sfondò la porta senza sforzo e la barriera alzata dalla maga le evitò di essere colpita da una folgore dell’Emissario, che si lanciò di nuovo alla fuga tra i corridoi ormai ricoperti di ghiaccio e corruzione, risvegliando altri cadaveri per ostacolarli.
Gli rimasero alle calcagna tutto il tempo, correndo a perdifiato e usando frecce o lampi magici per abbattere i non morti oppure facendoli precipitare nelle enormi voragini che costellavano il pavimento, le loro ossa che andavano in frantumi.

Non smisero di correre finché il negromante non si infilò in una galleria secondaria, che imboccarono anche loro, ritrovandosi nella vallata proprio sotto la fortezza, il luogo dove re Cailan era morto. Era talmente disseminata di cadaveri dei soldati e dei prole oscura, che nemmeno i metri di neve che si erano posati erano stati in grado di ricoprirli del tutto.
Un corpo in particolare spiccava tra gli altri: l’Ogre più grande che avessero mai visto giaceva sul terreno, le corna più grosse di tronchi d'albero e il petto trafitto da una spada e un Pugnale incrostati di sangue nero.
Sentirono l'Emissario sibilare un verso stridulo appena li vide, prendendo di mira proprio la gigantesca salma: un bagliore oscuro illuminò il Negromante, mentre le membra morte dell'Ogre ricominciavano a muoversi.


《Non ci pensare nemmeno.》 Disse Morrigan, alzando il bastone mentre Aida tendeva l'arco.
La freccia sibilò nell'aria e si piantò con precisione nella spalla del prole oscura, facendogli cadere il bastone dalle mani, prima che un bagliore viola lo avvolgesse ed iniziasse a stritolare il suo corpo nella sua presa ferrea, troncando sul nascere un altro Urlo
Furono Aura e Sten a finire il lavoro, trapassandogli il petto e la testa con i loro spadoni.

L'Emissario crollò a terra in una lago di sangue nero e tutti tirarono un sospiro di sollievo, ma Persephone notò che Alistair si era arrampicato sul cadavere del gigantesco Ogre, estraendo la spada e il pugnale dalla sua carne.
《Erano di Duncan.》 Spiegò rapidamente lui quando gli pose la tacita domanda.
《Pensi che ci sia anche il suo corpo qui?》 Domandò la ragazza titubante, guardando il paesaggio desolato.
Il ramato scosse la testa. 《Anche se ci fosse, non possiamo perdere così tanto tempo per trovarlo. Però credo che sarebbe contento di sapere che la sua spada continuerà ad uccidere prole oscura.》 Disse, infilando la lunga lama nel proprio fodero.

La ragazza annuì, tornando per un secondo a osservare la selva di cadaveri e neve, non potendo trattenere lo sconforto. Fergus era morto lì, ucciso dalla prole oscura. Chissà, forse era proprio davanti a lei, irriconoscibile dopo mesi di decomposizione.
Le tornò in mente il suo sorriso sicuro di sé quando aveva lasciato Altura Perenne. Se solo avesse saputo cosa stava per succedere… ma chissà, forse era meglio che non avesse visto la loro famiglia sterminata e il suo bambino ucciso da quel traditore.
Sentì Cerere guaire dolcemente accanto a lei e accarezzò il testone fulvo della sua più vecchia amica. 《Mi manca, Cerere. Non sai quanto.》 Disse girandosi per tornare dagli altri.


Runaan la guardò avvicinarsi, rimettendosi l'arco sulle spalle. 《Ok. Ora che avete finito, prendiamo quelle lettere e a occupiamoci di quel cretino di un re.》
《Runaan aspetta.》 Lo fermò Alistair, porgendogli il Pugnale di Duncan.

L'elfo alzò un sopracciglio. 《Questo era di Duncan.》 Spiegò il Ramato. 《So che non lo hai perdonato per averti reso un custode, ma lui aveva visto qualcosa di speciale in te, e penso che lui sarebbe fiero che le sue armi restino con i custodi e che tu le usassi.》
Il biondo si sarebbe aspettato altre lacrime, come succedeva ogni volta che parlava del suo mentore, però stavolta il suo sguardo era fermo e deciso. Fu proprio questo a fargli prendere il Pugnale, la lama di acciaio rosso che scintillava affilata. Forse qualcosa stava cambiando.


**


Deposero il corpo del re sul suolo gelato.
《Purtroppo, come ho già detto, non possiamo accendere una pira come si deve. I prole oscura ci attaccherebbero di nuovo.》 Commentò Wynne, mentre Alistair guardava quanto restava del fratellastro, scuro in volto.
Il bastone della maga si illuminò di verde a la terra si aprì dolcemente attorno al giovane sovrano e si richiuse su di lui con la stessa delicatezza, come se lo stesse abbracciando.
Lei, il Ramato, Leliana e Persephone abbassarono il capo in segno di rispetto e di commiato.
《La terra lo proteggerà fino a quando non avremo ucciso l’Arcidemone. A quel punto, sarà possibile dargli un degno funerale.》 Sentenziò Aura.

Quel “quando” fece riflettere molti di loro. Ostagar era la prova di quanto la prole oscura fosse pericolosa: avevano annientato l'esercito reale, i custodi grigi, i maghi del circolo e i templari e persino i mercenari che erano stati assoldati. Anche senza le azioni di Loghain, era probabile che sarebbero morti lo stesso e l'Arcidemone non si era nemmeno mostrato.


《Spero che tu abbia ragione Principessina.》 Commentò Micah. Non ci teneva a vedere tutta la superficie ridotta come quella fortezza o a finire come quei poveracci. Non le era mai importato granché, ma per un secondo si immaginò che anche i Thaig perduti dovevano avere quell'aspetto. Rabbrividì al pensiero.
Jowan annuì alle sue parole, ansioso come non mai di andarsene da lì, specie ora che stava scendendo la notte. Non sapeva come Iselen avesse assistito ad un tale orrore senza svegliarsi ogni notte urlando, neanche i demoni peggiori gli avevano mai mostrato visioni simili. Non aveva battuto ciglio nemmeno ora che il suo corpo era chiaramente indebolito
Una stilettata di senso di colpa gli ricordò che era colpa sua se il suo amico era finito lì. E il fatto che lo avesse sempre protetto non faceva altro che farlo stare peggio. Anche se aveva detto di essere ancora arrabbiato con lui, anche se ormai tra loro non c'era più la complicità di un tempo, lo aveva tirato fuori dalle celle di Redcliffe e lo aveva fatto venire con lui anche se tutti sapevano che era un mago del sangue.
Anche per questo quando gli aveva parlato del piano che aveva escogitato Runaan aveva subito accettato. Gli doveva la propria libertà, la propria vita… molto più di quanto avrebbe mai potuto ripagare.


《Forza. Andiamocene di qui. Potrebbero trovarci ancora se restiamo troppo tempo qui.》 Disse Aida, l'elfa che non aveva smesso di osservarlo nemmeno un secondo con quel suo sguardo affilato. Anche Wynne e Alistair lo avevano tenuto d'occhio, nessuno dei due aveva fatto segreto del non fidarsi di lui, ma lei e il Qunari non avevano smesso di fissarlo neanche un secondo anche se non aveva nemmeno un bastone magico. Doveva ammettere che loro gli facevano più paura di quel matto di Gregoir.
Di certo l'unico motivo per cui non avevano detto nulla riguardo la sua presenza era perché si fidavano di Iselen, che infatti aveva annuito alla proposta dell'altra elfa. O forse perché erano certi di poterlo uccidere se lo avessero ritenuto pericoloso. Rabbrividì al pensiero.


《Alistair, Wynne, voi ricordate dov'era la tenda del Re?》 Domandò la corvina.
I due annuirono, riportandoli nella piazza principale di Ostagar, oltre il ponte, sempre facendo attenzione a non allertare altri Prole oscura. Lì giaceva ciò che restava di una grande tenda, gli stendardi della casa reale del Ferelden spezzati e coperti di neve.
All'interno era rimasto ben poco, tutto quanto era stato buttato all’aria o distrutto dall'avanzare di quei mostri, ma un grosso baule chiuso a chiave era sopravvissuto all'assalto. Era rovesciato su un lato, ma dopo che la nana ebbe forzato la serratura, scoprirono che le carte al suo interno erano ancora intatte, solo in disordine.

Appena usciti dalle mura della fortezza, Aura ne esaminò una, leggendo una grafia elegante e sottile, firmata da Celene Valmont e indirizzata a re Cailan, e il tono era decisamente intimo. 《Evan e Lavinia hanno detto la verità. Questa è dell’imperatrice. E vi assicuro che non è una comune lettera tra regnanti.》
《No, direi proprio di no. Si parla di matrimonio in questa.》 Rispose Persephone, leggendone un'altra. 《L’imperatrice è molto persuasiva. Ha offerto a Cailan tutto quanto in cambio della propria mano, gli ha detto che avrebbero guidato un impero. Ha persino fatto ricorso a quei vecchi pettegolezzi.》

《Quali pettegolezzi?》 Domandò Zevran curioso.
《Beh, la regina Anora e re Cailan si sono sposati cinque anni fa, ma non hanno mai dato un erede al trono, non si è nemmeno parlato di gravidanze. Alcuni nobili hanno iniziato a spargere malelingue nella corte sul fatto che la regina fosse sterile e anche se non ci sono mai state conferme, Celene ha sfruttato questo per convincere Cailan.》

《Senza dubbio è una donna estremamente scaltra. Non mi sorprende che il Consiglio degli Araldi abbia messo lei sul trono al posto di suo cugino Gaspard quando hanno dovuto scegliere il nuovo imperatore.》 Commentò Iselen, scorrendo altre lettere. 《Ha sfruttato i sogni di grandezza del re a suo vantaggio. Avrebbe avuto il Ferelden sotto il proprio controllo, avrebbe assicurato a Orlais un erede discendente di due potenti casate reali e avrebbe umiliato gli uomini che hanno sconfitto i suoi antenati durante la guerra della liberazione. E questo senza muovere un dito.》
《Non aveva messo in conto però che l'uomo che aveva raggirato era ancora più idiota del previsto.》 Sbuffò Micah seccata, dopo che Jowan le aveva letto le righe in cui Cailan si rifiutava di aspettare l'arrivo delle forze di Redcliffe. 《Ha lasciato queste lettere in un posto ovvio, senza distruggerle o prendere altre precauzioni. Loghain le ha scoperte e, per proteggere sua figlia e il paese per cui ha rischiato il collo, lo ha fatto ammazzare. E così adesso siamo noi dobbiamo farci il culo per aggiustare i guai di quel cretino.》

《Sia quel che sia, abbiamo le prove che volevamo sul Teyrn. Basteranno per convincere almeno qualche nobile. Andiamocene.》 Disse Runaan, dopo aver scambiato uno sguardo eloquente con Morrigan.
Tutti annuirono, ma Alistair non disse nulla, il volto scuro e una lettera talmente stretta tra le mani da rischiare di strapparla.

《Stai bene?》 Gli chiese Persephone.
《Si.》 Rispose lui, stringendo i denti. 《Ho solo…voglio stare da solo per un po'.》
Si allontanò, alcune lettere ancora tra le mani, e la ragazza esalò un sospiro. Venire ad Ostagar era necessario, ma il ragazzo aveva perso molte persone che amava lì e anche se sapevano perché Loghain li aveva traditi, questo non li avrebbe riportati in vita.


《È difficile l'amore, vero?》 Chiese Wynne, lì vicino.
La più giovane sentì le guance andarle a fuoco. Era stata beccata.
《So che vorreste restare con lui e proteggerlo dalla sofferenza e sareste pronta a lottare con lui: questo ci fa l'amore. Una magnifica follia lo chiamano i filosofi. Ma sempre follia è.》 Proseguì seria. 《Ho visto i vostri sguardi, i vostri gesti e vi ho visti combattere insieme. Tenete molto l'uno all’altra, ma vorrei invitarvi a riflettere bene e agire con cautela. Sarebbe la scelta più giusta. Un custode grigio, come un re o una guerriera nobile, ha doveri troppo importanti per abbandonarsi a quel genere di sentimento.》

La ragazza abbassò lo sguardo, colpevole. Dopo quello che si erano detti a Denerim e poi fuori dalla tenda di Bann Loren, qualcosa era scattato tra di loro e lei non riusciva a smettere di pensare al suo sorriso e a tutti quei piccoli gesti che ormai condividevano.
Non era previsto, non si era unita a loro per trovare l'amore della sua vita, ma era inutile prendersi in giro. Wynne aveva descritto benissimo ciò che provava per Alistair e il pensiero della loro inevitabile separazione purtroppo era sempre lì, impossibile da ignorare. 《E se io non volessi fare la cosa giusta?》
La maga la osservò seria. 《So che è difficile. Tanti anni fa anche io sono stata innamorata e, per quanto sappia di sembrare cinica, proprio perché lo sono stata vi voglio invitare alla cautela. Il Flagello è un nemico che non risparmia nessuno e distrarsi potrebbe portare uno di voi due alla morte.》


Persephone distolse lo sguardo. Sapeva che Wynne aveva ragione: lui era un custode, e lei non poteva seguirlo nel suo compito di proteggere il mondo dalla prole oscura. Non lo avrebbe mai nemmeno conosciuto senza il Flagello. Inoltre, aveva fatto una promessa a suo padre e sua madre.
Lei doveva riavere Altura Perenne, doveva ripristinare l'onore e continuare la stirpe dei Cousland, e questo significava diventare la Teyrna che era destinata ad essere. Alistair non avrebbe mai avuto posto in questa visione. Ma saperlo non lo rendeva più facile.
Per tutta la vita aveva saputo che avrebbe sposato un uomo per convenienza. L'unico motivo per cui non aveva mai accettato corteggiatori era perché nessuno sembrava capire che lei era una guerriera e non solo una donna. Ma proprio ora che il dovere di dare un erede alla sua casata era più imperativo che mai, aveva incontrato un uomo che davvero la capiva, che la faceva sentire speciale. Un uomo a cui avrebbe dovuto dire addio tra pochi mesi purtroppo.

Anche se fosse tornata a casa e avesse cercato un marito, avrebbe confrontato ogni pretendente con quel dolce e aitante custode grigio che aveva imparato ad amare in così poco tempo. L'averlo avuto tanto vicino a sè all’accampamento di Bann Loren era un ricordo che custodiva gelosamente e quel bacio mancato sarebbe stato uno dei rimpianti su cui avrebbe rimuginato, sapendo Alistair perso chissà dove nelle Vie Profonde, circondato da prole oscura.


La maga le mise una mano sulla spalla. 《So di sembrare spietata, ma l'amore è un sentimento che rende egoisti e io non voglio vedervi feriti.》
《Lo so. E avete ragione. Prima o poi dovremo dirci addio. Lui non può sottrarsi ai suoi doveri di custode e io non posso lasciare la mia casa a degli sconosciuti. Lo devo alla mia famiglia, anche se a volte vorrei che non fosse così.》 Le venne da ridere. Era sicura che sua madre le avrebbe fatto un discorso simile.

La maga sorrise. 《Siete davvero saggia, e anche molto calma. Ai miei tempi avrei reagito parecchio male se una vecchia arpia si fosse messa a farmi la predica. Ero piuttosto… pungente.》 Disse divertita.
《Non dite così. So che volete solo proteggerci.》 Sorrise un po' di più, per poi mordersi il labbro. 《Avete mai dovuto fare scelte difficili? Scelte che hanno cambiato la vostra vita?》

Wynne annuì con un sospiro. 《Ho imparato che il dovere conta più della mia felicità. Non volevo perdere mio figlio ad esempio, ma era per il suo bene. Come sapete, le gravidanze tra i maghi non sono incoraggiate perchè i nostri figli potrebbero avere poteri magici a loro volta, perciò appena nati vengono affidati alla Chiesa e mandati in altri Circoli nel caso fosse così.》
Persephone la guardò seria e anche dispiaciuta. 《Ve lo hanno portato via quindi?》

La maga annuì. 《Quando rimasi incinta, ero giovane, innamorata e imprudente. Sono cresciuta molto durante quei mesi, ma anche se so che affidarlo alla Chiesa è stata la scelta giusta, suo padre non mi ha perdonata. Ha sempre pensato che avrei dovuto lottare di più per il nostro figlio e non credo abbia mai compreso quanto fu doloroso per me rinunciare a lui.》 Disse, lo sguardo perso nei ricordi. 《E ora non vorrei che voi due percorreste una strada simile alla mia. Ma questo è solo il mio parere.》
《Pensate mai a lui? Avete provato a contattarlo?》 chiese la più giovane, incapace di trattenersi.

La maga scosse la testa amaramente. 《Ormai è un Incantatore rispettato al Circolo di Orlais, conoscermi lo ferirebbe e basta. Ma penso a lui. Tutto il tempo. E non vorrei che voi provaste una sensazione simile alla mia. Ma come ho detto, questi sono i miei errori e il mio è solo un consiglio. Se pensate che mi stia sbagliando, potete ignorarmi e basta.》
La corvina scosse la testa. Sapeva benissimo che la maga lo stava dicendo solo perché voleva il meglio per loro, così come sapeva che appartenevano a mondi troppo distanti per poter sperare in una vita insieme. Forse se fossero stati due persone diverse ci sarebbe stata una possibilità, ma sognare era inutile.
Rivolse uno sguardo al ramato, che era tornato al campo e ora stava parlando con Aura, ignaro di tutto. Forse era meglio troncare quello che c'era tra loro prima che andasse troppo avanti. Già, forse era davvero meglio così, forse...

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Capitolo 27
*** La Strega ***


Jowan stava avanzando nervoso tra gli acquitrini delle selve, facendo attenzione a non inciampare sulle radici o sbattere contro i rami più bassi. Ormai il sole stava raggiungendo il suo apice e faceva scintillare le foglie ancora verdi, ma lui si sentiva il cuore in gola.
Quando Iselen gli aveva parlato del piano di Runaan, aveva subito accettato di aiutarli, non si poteva certo rifiutare dopo che lo avevano salvato dalle prigioni, però questo non lo rendeva meno nervoso davanti al prospetto di affrontare una strega leggendaria, per di più capace di trasformarsi in un Alto Drago.

《Quindi… abbiamo davvero intenzione di farlo?》 Chiese, spezzando il silenzio. 《Voglio dire, andare a combattere contro un’avversaria simile di propria sponte? Anche se può di mutare in un drago e farci tutti arrosto?》 Chiese, non riuscendo a trattenersi.
《Esatto.》 Rispose allegramente Zevran, l'elfo con lo strano accento che stava sempre intorno ad Iselen, mentre la nana col volto tatuato gli rivolgeva un ghigno che stirava le cicatrici sul suo viso.
《Che ti succede piccoletto, te la fai sotto?》

Il mago arrossì. 《NO! È solo… che mi sembra folle andarsi a cacciare dritti nella tana del lupo in questa maniera. Quella donna è potentissima secondo le leggende e per quanto ne sappiamo potremmo essere sul punto di morire. Non c’è altro modo per risolvere la questione?》 Chiese, rivolto verso il suo amico.
《No, non c'è.》 Rispose Runaan secco, continuando a guardarsi intorno come in cerca di un indizio. 《Se te la stai seriamente facendo addosso, shem, saresti dovuto rimanere insieme ad Alistair e gli altri.》
Il mago inghiottì la saliva. Quell’elfo era così diverso da Iselen o Neria: sembrava un predatore. Aveva uno sguardo tagliente, si muoveva nella foresta senza nemmeno un suono ed era letale con le sue frecce. I lineamenti dolci, la struttura minuta e i lunghi e soffici capelli biondi non lo rendevano meno minaccioso. Gli incuteva un senso di timore che nemmeno Gregoir era capace di imporre.


Non che gli altri membri del gruppo fossero da meno. La nana e l'antivano stavano sempre a ridere, a fare battute e spesso aveva notato la mano di Zevran sul fianco del suo amico, che stranamente non si era mai sottratto al suo tocco, eppure era certo che al minimo rumore avrebbero attaccato con i loro pugnali. Però Iselen si fidava di loro e tutti e tre lo avevano aiutato a salvare lui, anche se non capiva perché.

Poi del Qunari e del Golem, neanche a parlarne. Il primo lo stava fissando come un falco, peggio dell'elfa con gli eterocromatici, lo sguardo gelido e duro piantato sulla sua nuca come se lo stesse studiando, lo spadone pronto ed era così alto che la punta della sua testa arrivava a malapena alle sue costole.
Della cultura dei Qunari sapeva poco: era una dottrina rigida che poneva ognuno in ruoli e li legava ad essi con regole così ferree da somigliare ad un lavaggio del cervello, ma lo stesso Sten gli aveva spiegato che cosa succedeva ai maghi come lui nel Qun, facendolo rabbrividire davanti all'implicita minaccia.

Poi del Golem, o meglio della Golem come aveva tenuto a precisare, sapeva anche meno, a parte la sua fobia dei piccioni. Ignorava persino perché avesse deciso di recarsi con loro in quell’impresa suicida.
Quando quella mattina Runaan aveva annunciato ad Alistair che avrebbero preso una deviazione, il ramato era rimasto parecchio sconcertato, soprattutto perché l'elfo si era limitato a dirgli che lo aveva già avvertito riguardo all’aver qualcosa da fare nelle selve.
E quando il più alto aveva provato a rispondere, Shale si era offerta di venire con loro, lasciando tutti quanti di stucco. E quando Micah le aveva chiesto perché fosse venuta, si era limitata a rispondere “Voi cosetti mollicci vi fareste spiaccicare senza di me ad aiutare”.


Non sapeva se avesse intuito qualcosa o se il Qunari gliene avesse parlato, però doveva ammettere che non era male avere un colosso di pietra dalla loro parte, visto quello che stavano andando a fare. 
L'unico abbastanza a suo agio con lui, a parte Iselen, era Invel, il grosso mabari dai pelo bianco che stava sempre al fianco del suo amico, pronto a combattere o a ricevere coccole e spuntini, però persino lui non si metteva mai a fargli le feste e lo teneva sempre d'occhio quando si avvicinava al suo amato padrone. Non ringhiava, né si agitava, ma seguiva ogni mossa, come se in qualche modo avesse capito tutto ciò che era accaduto.

 
Il moro notò Iselen guardarlo e Provò a rivolgergli un sorriso timido, a cui lui rispose con un cenno del capo, mentre Zevran continuava a blaterare chissà cosa su quanto fosse piacevole l'odore del cuoio lavorato.
La situazione tra loro due era migliorata un pochino: gli aveva permesso di restargli vicino durante il viaggio verso Ostagar così da sfuggire agli sguardi dei loro compagni e gli aveva sempre parlato con gentilezza, però la loro amicizia non era più quella di un tempo. Si volevano ancora bene, lo vedeva nei suoi gesti, e lui stava facendo il possibile per fargli capire che poteva fidarsi ancora di lui, ma l'intesa che aveva con quel gruppo tanto sgangherato quanto efficace andava molto oltre questo.
Bastava vedere quanto fosse attento nell’ascoltare l'Antivano, o quanto sorridesse con lui o Micah. Per non parlare poi delle conversazioni fitte che spesso si scambiava con Wynne, Morrigan e Aura e soprattutto il modo in cui lui e Runaan combattevano insieme. Era come se lo facessero da una vita intera e il Dalish gli dava retta! Non solo ascoltava i suoi consigli, ma gli dava retta!
E lui aveva la sensazione di aver perso la sua possibilità di avvicinarsi così tanto ad Iselen.


Ovviamente lui sapeva di aver fatto le più grandi cazzate della sua vita quando lo aveva lasciato a subire le ire di Gregoir. Lo aveva deluso, la colpa di questo cambiamento era sua, ma era anche il suo amico ad essere diverso. I suoi problemi fisici non erano svaniti: le occhiaie, le emicranie, la stanchezza, gli incubi, e persino i momenti in cui sembrava perso in pensieri senza senso con lo sguardo assente erano sempre lì, così come quegli strani segni blu che spuntavano quando usava la magia, ma c'era dell'altro.
Lo conosceva da quindici anni: lui ne aveva sei quando lo aveva visto arrivare alla torre come quel bambino di cinque anni dagli occhi vuoti e a cui mancava la famiglia, e non lo aveva mai visto così aperto con le altre persone. C'era voluto quasi un anno perché Solona riuscisse ad avvicinarlo sul serio e per vederlo ridere, e per lui e Neria stato anche più difficile, mentre invece quelle persone che conosceva da solo sette mesi circa lo avevano fatto aprire abbastanza da mettergli le mani addosso come Zevran, a farlo ridere e gioire e soprattutto a fidarsi di loro e a meritarsi il suo affetto. Doveva ammettere di essere geloso. 
E forse, più che per ripagare al debito che aveva con tutti loro, aveva deciso di andare ad uccidere Flemeth per dimostrare all'elfo di essere ancora degno di fiducia e provare a riparare la loro amicizia. 


Provò ad aprire la bocca per parlate, ma Shale lo precedette. 《Questo posto… sembra familiare.》
《Sei già stata qui, Kadan?》 Chiese Sten.

La Golem alzò le spalle. 《Non ne sono certa. La mia memoria è... incompleta. Di certo opera di quel patetico mago e dei suoi esperimenti. Ricordo tutto di quello stupido villaggio: trent'anni di assoluta e insopportabile immobilità. Ma ciò che è venuto prima… è frammentario. Ci sono posti, volti, a volte sensazioni, ma non hanno contesto. Questa foresta è familiare, ma quella che ho visitato potrebbe essere dall'altro capo del Thedas. Così come le persone che ricordo potrebbero essere morte da secoli. Sono lieta di aver spiaccicato la testa di quel mago come un piccione.》
《Seriamente non ricordi dove sei stata creata?》 Chiese Micah. Tutta Orzammar aveva cercato una maniera per ricreare i golem dopo che tutti loro erano spariti nelle vie profonde, Persino i peggiori ladri e straccioni del distretto della polvere avevano avanzato delle idee in merito.

Shale scosse il grosso capo di pietra. 《Quel dannato mago una volta ha detto di avermi trovata in un Thaig deserto. Ma io non ricordo quel posto e non so se mi hanno creata lì. Ogni indizio che la mia mente può darmi è inutile senza un contesto.》
《Chissà. Magari ad Orzammar ci potrebbe essere qualcosa che possa darti degli indizi. So che hanno una biblioteca immensa.》 Commentò Iselen, ignorando il ronzio che ormai da ore aveva ricominciato a tartassare il suo cervello. 
Negli ultimi giorni aveva fatto del suo meglio per mantenere la propria magia e i propri mal di testa sotto controllo, era riuscito a combattere contro i prole oscura di Ostagar senza risentire troppo al livello mentale. Ma da quando avevano lasciato la fortezza, le sue emicranie non avevo fatto altro che aumentare. 

A Redcliffe era solo fastidioso, ma ormai era come se gli stessero conficcando dei chiodi nelle tempie. E più si avvicinavano alla capanna di Flemeth, più gli faceva male. Poteva sentire l'aria carica di magia e ogni tanto poteva sentire sussurri concitati di demoni e spiriti che si accalcavano contro il Velo, come se volessero assistere alla lotta che stava per scatenarsi. 
Nelle Selve non era una novità: anche l'ultima volta aveva sentito debole la barriera del mondo degli spiriti, eppure sembrava che si fosse assottigliato ancora con il passare dei mesi. E in quanto mago, aveva imparato che le coincidenze di rado erano tali.
E questo pensiero, sommato al dolore e alla mancanza di sonno decente per colpa dei suoi incubi, gli stava dando una sgradita sensazione di panico.

Solo l’idea di trovarsi tra i libri del modellatorio di Orzammar riusciva a calmarlo. Sentire di nuovo la carta tra le dita, il profumo di inchiostro e delle candele… bastava l'idea per mitigare un po' il caos che sempre più spesso invadeva i suoi pensieri. E chissà, forse proprio tra quelle pagine avrebbe potuto trovare un modo per guarire e ottenere di nuovo la sicurezza nei propri poteri e nella propria mente.


La Golem parve riflettere sul suo suggerimento, ma Runaan fece a tutti segno di fermarsi. 《Siamo quasi arrivati.》 Disse, indicando una capanna di legno che spuntava a malapena oltre gli alberi.
L’elfo si girò a guardarli e Jowan potè giurare di aver visto le sue orecchie arrossire. 《Sentite, vi ringrazio per aver deciso di aiutarmi. So che vi sto mettendo in pericolo, ma siete venuti non me. Ma serranas.》
Micah ghignò. 《Beh, sappi che dopo questo e avermi vista in mutande, sarai costretto a offrirmi birra finchè il mio fegato non si consumerà, capito?》
《Assolutamente.》 Concordò Zevran. 《E appena torneremo vittoriosi, festeggeremo con birra, musica e spogliarelli!》 Esultò con la sua solita energia, cercando di coinvolgere Iselen e Sten.

Runaan assunse un’espressione sorpresa, per poi farsi sfuggire un suono ilare e scoppiare a ridere, la prima volta ormai da giorni. Sapeva benissimo che stavano dicendo quelle cose per alleggerire la tensione. Stavano cercando di dare fiducia a se stessi e anche a lui, però era sicuro che non avrebbero rifiutato quella birra, e anche lui non avrebbe detto no.
《Molto bene allora.》 Affermò, di nuovo serio e sicuro, mentre Sten gli si avvicinava. 
《Ricorda, Kadan. Sii fermo, non esitare, e conducici tutti alla vittoria.》 Disse con la sua solita aria stoica


L'elfo annuì, superando gli ultimi alberi e uscendo nello spiazzo in cui sorgeva la capanna di Flemeth. La strega era sulla soglia, a braccia conserte e con un sorriso sulle labbra. Era come se li stesse aspettando, come se sapesse che stavano venendo da lei.
Era molto diversa dall’ultima volta in cui l'aveva vista. Le vesti umili erano state sostituite da un abito di pelle color porpora scuro, aperto su dei seni degni di una donna nel fiore degli anni e stretto in vita. Il tessuto scendeva lungo dietro le gambe e corto davanti per lasciarle libere. Stivali e lunghi guanti fatti di armatura leggera e appuntita la proteggevano e I capelli candidi erano in parte acconciati così da ricordare corna di Drago. Infine, portava un diadema di metallo sulla fronte che sembrava mettere in risalto le labbra rosso sangue
.
《Ahhh. Eccovi. Mi domandavo quando ci saremmo rivisti, Runaan dei Dalish e Iselen dei Custodi grigi.》 Disse, il tono rilassato, quasi cordiale, e gli occhi gialli che guardavano divertiti i due elfi e i loro compagni, che avevano già impugnato le loro armi.
《Immagino che sappiate già il motivo per cui siamo qui.》 Disse il biondo, la voce piatta, mentre l'altro elfo si metteva al suo fianco insieme a Micah.

La strega annuì. 《La bella Morrigan ha trovato qualcuno che danzi alla sua melodia. Dopotutto quello che ha trovato tra le pagine deve per forza essere la verità. Bisogna eliminare la strega cattiva prima che possa fare del male all'innocente fanciulla.》 Il suo sorriso si allargò. 《E tu vieni qui per compiere l'atto, andando contro gli insegnamenti del Popolo. La metamorfosi in te è ormai in atto. Il tuo sguardo è cambiato da quando ci siamo visti l'ultima volta, la tua anima ferita forse sta provando a guarire, ma ricorda quel che ho detto a te e ai tuoi compagni. Due di voi non saranno più parte delle trame del destino. Sai dirmi chi?》 Disse, fissando lui e poi l'elfo dalla pelle scura.
Quest'ultimo si accigliò, sentendo il mal di testa diventare più forte. Quella era la stessa profezia che gli aveva fatto prima che Daveth e Jory morissero durante l'unione. Ai tempi aveva pensato che si riferisse a loro, eppure la strega sosteneva il contrario. Cosa sapeva lei che a loro sfuggiva?


Stava per chiederle spiegazioni, ma Micah si fece avanti. 《Facciamola finita con le chiacchiere filosofiche. Non siamo qui per parlare.》
Runaan annuì, prendendo il suo arco, puntando la sua freccia, mentre il bastone magico di Iselen si illuminava di blu. 《Ir'Abelas. Vi devo più della mia vita, Asha’bellanar, ma non posso ignorare tutto quello che Morrigan ha fatto e sacrificato per aiutarci.》
La strega sorrise un'ultima volta. 《Runaan Mahariel, Iselen Surana, Se gli antichi elfi avessero avuto il vostro spirito, Aralthan non sarebbe mai caduta.》


Un boato improvviso li scaraventò tutti indietro tranne Shale, accompagnato da una potentissima luce viola sulla quale si stagliò pochi secondi dopo l'enorme sagoma dell'alto Drago che i due custodi avevano visto ad Ostagar, sostituendo quella della strega.
Con un guizzo rapidissimo, il muso scese in picchiata verso il Dalish, ma lui si spostò appena in tempo, scoccando una freccia che però andò persa nel vuoto.
Però lui e i suoi compagni non ci fecero caso. Avevano già affrontato un alto drago, conoscevano meglio i punti deboli dei loro corpi, e avevano preso delle grosse precauzioni prima di lasciare Recliffe, armandosi di tutto ciò che sarebbe potuto servire.
Aveva sempre saputo che combattere contro Asha’bellanar sarebbe stata un'impresa e aveva cercato di dare ai suoi compagni dei consigli di caccia per colpire in maniera più efficace, perciò fischiò in fretta per dare il segnale.

Si disposero ad anello attorno a lei, mentre la testa squamosa tornava in alto. Iselen si concentrò per creare delle barriere intorno a tutti loro, mentre Runaan scoccava una freccia che la centrò nella sottile membrana sotto gli occhi, causando uno schizzo di sangue e un forte ruggito di dolore.
Il custode emise uno sbuffo soddisfatto, mentre lui, Zevran e Micah ricoprivano i pugnali e le frecce con il veleno più forte che l'assassino era riuscito a creare e l'elfo e la nana si unirono a Sten, Shale ed Invel per attaccare le zampe prima che potesse soffiare fuoco, ma Flemeth, ripresasi dal colpo, fece un giro su se stessa con una rapidità e una grazia impressionanti per la sua mole, costringendoli a gettarsi a terra per non essere colpiti dalla coda piena di spuntoni.


Runaan ringhiò una maledizione in elfico, continuando a scoccare frecce, mentre un fulmine di Jowan si schiantava contro il muso del rettile, ma le squame lucide lo incassarono senza problemi. Il mago impallidì, maledendo la mancanza del suo bastone magico, e continuò a far concentrare il mana il più possibile sulla punta delle dita, creando una scarica di folgori che servì solo a tracciare dei segni superficiali sulla pelle di Flemeth.
Quella alzò una zampa per spazzarli via coi suoi artigli, ma emise un ruggito di dolore quando Shale arrivò a tutta velocità contro una delle sue zampe posteriori, piegando l'osso in maniera innaturale, tanto da trapassare la pelle, e facendo zampillare sangue.

Sten e Zevran approfittarono del barcollare della bestia per attaccare ancora, mirando all’arto ferito. L'elfo in particolare si muoveva come un acrobata circense, eseguendo movimenti folli per colpire dove il Qunari aveva tagliato carne e i legamenti, facendo sfrigolare le ferite di veleno, mentre Micah e Iselen attaccavano l'altra con lame di ghiaccio e i pugnali.
Il mago fece crescere la coltre gelida più in fretta che potè, la pelle ricoperta di sottili vene azzurre, tentando di bloccarla per permettere ai suoi compagni di attaccare il collo o la testa, ma l'alto Drago rimase ritto e fiero. Anzi, aprì la bocca con un ruggito assordante, mandando in pezzi il ghiaccio.


Il mago sentì la testa pulsare con forza, facendolo urlare di dolore per colpa di quel suono orribile, mentre il mana che stava evocando si disperdeva nel nulla. Un ghigno appuntito parve ornare il muso del drago, che spiegò le enormi ali, battendole con forza per creare un potente vortice attorno a sé.
Il Qunari, la Golem, il mabari e la nana piantarono le armi, gli artigli e le mani a terra per trattenersi e non farsi catturare, ma il mago e l'assassino vennero trascinati in avanti insieme a Jowan e Runaan, che non fecero in tempo ad aggrapparsi a qualcosa.
I due maghi fecero appena in tempo ad alzare delle nuove barriere attorno a loro prima che il Drago scatenasse un ultimo colpo d'ali, molto più potente di quelli di prima, e li scaraventasse indietro, contro il limitare degli alberi. Gli scudi luminosi andarono in mille pezzi, assorbendo il colpo, e tutti loro finirono lunghi distesi per terra con escoriazioni e lividi su braccia e volto e un orrido senso di vertigine.


Runaan si rialzò per primo, sputando un grumo di terra, ricominciando ad scoccare senza tregua, e anche Zevran e Jowan si ripresero in fretta, ma l’elfo rimase a terra in preda al dolore. In bocca aveva un sapore ferroso che gli stava dando il voltastomaco e la sua testa pulsava. E soprattutto non riusciva più a trasformare il suo mana in qualcosa di concreto. era come se un muro si fosse alzato tra lui e l'Oblio.
《No, no, no, no, no! Non ora!》 Ringhiò il mago, cercando di tirarsi su a fatica col bastone magico.
《Iselen, che ti succede?》 Chiese Runaan, abbassandosi subito dopo per evitare una fiammata che esplose al contatto col terreno.
Il suo amico cercò di rispondere, ma fu colto da un conato di vomito che lo fece piegare in due. Anche solo provare a guarire i suoi compagni era inutile .


《Vashedan. Venite con me.》 Ringhiò Sten davanti a quella scena, prima di partire nuovamente alla carica con il Dalish, l'assassino, Invel e Shale, mentre Micah estraeva una serie di piccole fiale giallognole dal suo zaino. La situazione stava finendo nella merda di bronto Molto più in fretta dell'ultima volta.
Il piano di Runaan era stato quello di non lasciare tempo al Drago di attaccare, lasciandogli addosso tutto quello che avevano in rapida successione, ed effettivamente potevano tenergli testa per un po' in quella maniera, ma Flemeth non era una bestia. Era una tipa scaltra, pericolosa ed intelligente.
I suoi attacchi avevano lasciato dei profondi tagli sul corpo di Sten, Zevran e Runaan avevano grossi lividi sul collo e le spalle, Invel zoppicava e con Iselen ridotto in quelle condizioni non potevano aspettarsi di essere salvati dai suoi incantesimi di guarigione.

Strinse la fiala, correndo anche lei verso il Drago. Doveva essere abbastanza vicina al bestione e poi aspettare il momento giusto per colpire se voleva fare danni abbastanza importanti, però quello, intuendo di essere in pericolo, rovesciò su di loro un enorme getto di fiamme viola, che arsero l'erba in un attimo, lasciando solo terra nuda e morta.
La nana sbarrò gli occhi per il terrore e il Dalish diede loro un altro segnale. Si sparpagliarono tutti per non farsi colpire, cercando di attaccarla da più fronti, ma il drago spiccò il volo ad una velocità folle, arrivando ben presto troppo in alto per poter essere colpito da frecce o incantesimi, per poi scendere in picchiata e rovesciare su di loro un altro torrente di fuoco.

Micah vide il bagliore delle fiamme e sentì il loro calore terrificante accarezzarle la pelle. Si scansò per non venire arrostita, il cuore in gola per il terrore, ma vomitò una serie di imprecazioni agli antenati appena sentì la gamba bruciare e farle un male d’inferno.
Cadde a terra, inerme, mordendosi le labbra a sangue per non far uscire le lacrime di dolore, ancora stringendo le provette e senza azzardarsi a guardare come era ridotta la sua gamba. Aveva visto una volta un uomo del karta che era sopravvissuto ad un incendio: la sua pelle era rugosa e fragile come carta, ricoperta di enormi bolle che coprivano a malapena la carne rosso vivo incrostata di sangue annerito.  Era tanto profonda da mostrare persino il bianco dell'osso.
Lei Sentiva che la stoffa dei pantaloni e la pelle dello stivale si era quasi fusa con la pellet. Anche la sua ferita era come quella di quell'uomo? La sua carne era lucida e rosso vivo? Si poteva vedere l'osso?


Cercò di non perdere la testa, ma il panico le stava stritolando le budella. Poteva sentire le zampe del drago squassare il terreno, i suoi ruggiti le stavano facendo venire voglia di nascondersi. In quello stato non poteva fare nulla: non poteva fuggire, né attaccare ne difendersi in qualsiasi altro modo. Se il Drago l’avesse presa di mira avrebbe potuto ucciderla come una mosca! 

Vide Runaan e Sten rialzarsi a fatica, il primo con l'armatura semi distrutta dal fuoco e la schiena piena di vesciche sanguinanti e il secondo con una bruciatura orribile sulla spalla sinistra. La faretra dell'elfo giaceva poco lontano, bruciata e ormai inutile come le frecce al suo interno,  ma Entrambi avevano ancora i pugnali e lo spadone in pugno.
Si chiese come cazzo facessero quei due a resistere tanto al dolore, ma poi sentì dei passi avvicinarsi di corsa e una magnifica sensazione di fresco avvolgerle la gamba. Si girò a guardare Iselen, che stava lavorando più veloce che poteva per guarirla, per ringraziarlo, ma neanche lui aveva una bella cera.

Non aveva segni di bruciature addosso e sembrava aver recuperato la sua magia, ma la pelle era sudata e coperta di quelle inquietanti striature azzurrine. Le dita, di solito ferme mentre guariva, tremavano e dalla sua faccia sembrava uno pronto a vomitare anche l'anima un'altra volta. Persino la luce del su bastone era debole e tremolante, non potente come al solito.
Invel era accanto a lui, i denti scoperti e pronto a proteggerli anche se ferito, mentre il mago teneva gli occhi puntati sulla sua gamba. 《Tieni duro Micah.》
La nana si sforzò di ghignare. 《Hai una faccia da schifo, salroka. Cos'è, troppo esercizio per te?》


Il mago fece per risponderle, ma un altro ruggito assordante di Flemeth gli fece sanguinare le orecchie e disperdere il mana, mentre si voltava per vedere cosa stava succedendo.
Zevran, Shale e Jowan si erano tutti schierati contro il Drago accanto ai loro compagni, anche se l'antivano aveva una coscia coperta di vesciche e sangue, e dovevano averlo attaccato tutti insieme. C'erano degli squarci più profondi anche sul petto della bestia e soprattutto una delle frecce del Dalish aveva trafitto un suo occhio e ora stava iniziando ad indietreggiare sotto i poderosi colpi del Qunari e della Golem.

Il mago emise un sospiro di fatica, concentrandosi al massimo per guarire la sua amica, la magia che in qualche modo si rifiutava di ubbidirgli del tutto, e la nana si esibì in un sorriso di trionfo, tirandosi su in fretta insieme al mago e al mabari appena la gamba smise di farle male. Strinse le fialette in mano, pronta ad attuare il piano. Peccato che sul muso della bestia apparve quello che somigliava ad un ghigno di scherno e lei sentì il suo istinto di urlarle di scappare.
《Ha in mente qualcosa! Dobbiamo fermarla!》 Urlò Sten al posto suo, mentre cercava di raggiungerla di nuovo con il suo enorme spadone, ma Flemeth fece un salto indietro e spalancò di nuovo le ali.


Delle terribili raffiche di vento infuocato li investirono tutti quanti, sfondando le barriere che Jowan aveva provato ad alzare, respingendo le frecce di Runaan e scaraventando indietro persino Shale.
Atterrarono tutti dolorosamente sul terreno, e il custode dalla pelle scura tentò subito di guarire le loro bruciature e i danni dell'impatto, ma il corpo della loro avversaria si illuminò di viola, gettando altre fiamme sul terreno attorno a loro e costringendolo a smettere.
Queste iniziarono a bruciare con sempre più intensità, alzandosi verso il cielo prima che potessero reagire. Le videro crescere e allargarsi fino a creare quella che sembrava una cupola di fuoco senza uscita.
《Che sta facendo?!》 Chiese il dalish, guardando i resti bruciati della sua faretra e le sue frecce. Iselen aveva provato a guarirlo, riducendo alcune delle scottature, ma sentiva comunque la pelle sudata tendersi e dolere e gli occhi lacrimare. Il caldo che sentiva ora non era paragonabile a quello scatenato dal Drago a Haven. Era dieci volte peggiore.

《Penso voglia farci arrosto amico mio.》 Rispose Zevran con urgenza, osservando il Drago che da fuori stava continuando a generare le sue fiamme.
《No.》 Rispose Sten, sentendo già l'aria mancare. Quella Saarebas era una nemica scaltra. Aveva visto ciò che era in grado di fare Shale e che loro potevano approfittarne, perciò li aveva bloccati dentro quella cupola per bruciare  tutto l’ossigeno e farli soffocare
Anche Iselen e Micah ci erano arrivati e il mago aveva tentato di usare il suo gelo per estinguere il fuoco, ma non era servito a nulla se non a farsi venire spasmi di dolore in tutto il corpo. Negli ultimi giorni aveva faticato a tenere la sua magia a bada, e invece ora più provava ad incanalare il mana e peggio si sentiva

Runaan e Jowan tentarono di aiutarlo, provando ad interrompere il flusso di fiamme con i fulmini o le barriere e persino con coltelli da lancio infusi di magia, ma anche quelli servirono a poco e niente.
Anche quando Sten usò Asala, che più volte aveva vanificato colpi magici di grande potenza, non ottenne nulla: le fiamme continuavano a ruggire senza pietà e più tempo passavano lì dentro, più l'aria diventava irrespirabile per il calore e la carenza di ossigeno


Jowan sentiva le gambe tremargli, i suoi capelli erano umidi di sudore e la testa annebbiata e anche gli altri erano in una condizione simile: Zevran stava affannando, Invel guaiva e persino Runaan appariva affaticato. Micah, Sten e Shale stavano reagendo meglio, ma era solo una questione di tempo prima che anche loro cedessero. Inoltre, stava continuando a darsi del cretino per non aver usato la magia del sangue per uccidere quel Drago quando ne aveva l’occasione. 
Lo avevano portato lì con loro proprio per quel motivo: per mutilare o almeno ferire gravemente la strega e invece aveva combinato un disastro per l'ennesima volta. Non era altro che un vigliacco, una patetica imitazione di un vero mago del sangue. Avrebbe dovuto adoperare quel potere senza sforzo, e invece non aveva deciso di usarla nemmeno nel momento in cui davvero serviva! E Anche se avesse usato la magia del sangue in quel momento, sarebbe stata inutile contro quella gabbia di fiamme. E andando avanti così molto presto sarebbero morti tutti quanti.

《Iselen dobbiamo… anf, dobbiamo eliminare queste fiamme. Non resisteremo se…anf》
Il più basso però non sembrò neanche sentirlo. Era accasciato a terra e ansimava, madido di sudore. Si sentiva debole, ma non solo per la carenza di aria. Non aveva consumato così tanto mana curando i suoi amici, ma sentiva tutto il suo corpo dolere. La sua testa pulsava, le sue vene bruciavano e le orecchie erano piene della cacofonia di voci spirituali confuse 
《Iselen? Riesci a sentirmi? Iselen!?》Lo chiamò Runaan preoccupato, mentre Zevran cercava di sostenere il mago Tra le braccia. Tutti loro sapevano che l'elfo aveva qualcosa che non andava da quando avevano combattuto ad Haven, ma non a tal punto.  《Che gli sta succedendo? Perché sta così male?》 Chiese al mago del sangue. 

《Il Ly… Lyrium.》 Si limitò a sussurrare il mago, facendo sbarrare gli occhi all'altro custode.
《Fenehidis lasa.》 Ringhiò infatti. Sapeva che tutto il lyrium che aveva assorbito ad Haven lo avrebbe danneggiato, era ovvio! Lo aveva sospettato fin da subito, ma per una volta non era contento di avere ragione!

《Ha detto lyrium?》 Chiese Jowan, confuso. 《Vuole avere più potere per farci uscire di qui?》
《No.》 Rispose Sten Lapidario. 《Iselen non può aiutarci. Dobbiamo trovare una soluzione da soli.》

《Io ce l'ho un'idea.》 Disse Micah, mostrando le provette. 《Ma attuarla adesso ci ammazzerebbe.》
《Voi cosetti mollicci siete davvero inaffidabili.》 Ringhiò a quel punto Shale spazientita, mentre prendeva la rincorsa. 《Levatevi di mezzo.》


《Shale, che cazzo stai…?!》 Provò a fermarla la nana, ma la Golem partì di nuovo a tutta velocità verso il muro di fiamme, cercando di superarlo sfruttando la sua enorme forza e resistenza.
Sentì un calore terrificante cercare di respingerla mentre le rune e i cristalli sul suo corpo riflettevano i colori delle fiamme. Per lei era una cosa incredibile. Lei non poteva avere caldo, freddo o dolore, eppure quel maledetto fuoco lo sentiva. Stava rendendo le sue membra incandescenti, la pietra di cui era fatta ormai brillava come il metallo nella forgia e le faceva tornare qualcosa in mente. Era una sensazione strana, eppure non le era nuova. Aveva già sentito quel calore, le tornava in mente insieme al suono di un martello. Com'era possibile?
Scosse con violenza la testa, non era il momento per pensare a certe idiozie. Portò le enormi mani in avanti per darsi la spinta e piantò i piedi per non farsi spazzare via. La sua mascella di pietra si contrasse, mentre continuava a spingere con forza contro il muro di fuoco. Non era ancora arrivato il giorno in cui un ammasso di carne e squame l'avrebbe distrutta!
Si diede l'ultimo slancio in avanti, atterrando con forza fuori dalla cupola di fiamme con il corpo che scintillava come un tizzone ardente, per poi catapultarsi con tutta la sua forza contro la zampa anteriore del Drago.

Sentì le ossa piegarsi e andare in frantumi sotto i suoi pugni, la pietra bollente che penetrava la carne come burro, e il Drago emise un verso di rabbia e dolore, quando la sua zampa ormai inutile lo fece cadere lungo disteso sul terreno e soprattutto lo costrinse a snettere di soffiare quelle sue fiamme infernali.
La cupola si dissipò in fretta, lasciando finalmente liberi tutti gli altri. Erano tutti sudati, le loro teste pesanti e la presa sulle loro armi era debole e scivolosa, ma erano tutti vivi!


Flemeth ruggì nuovamente, mentre spalancava la bocca per incenerirli finchè erano ancora esausti, ma un altro pugno di Shale la raggiunse in pieno muso, facendole sbagliare mira.
《Fatti sotto lucertolone!》 Urlò veemente la Golem, sollevando le enormi braccia. 
Il Drago per tutta risposta la colpì con un potente colpo di coda, spedendo il colosso di pietra a schiantarsi troppo lontano, ma l'impatto non causò troppi danni e il Drago tentò nuovamente di alzarsi sulle uniche due zampe ancora abbastanza forti.


Micah, abituata alla poca aria del distretto della polvere, fu la prima a riprendersi dalle vertigini e il capogiro e la vide illuminarsi di nuovo di viola.
Strinse le fiale nella mano, la testa che ancora le doleva e la gamba che ancora urlava di dolore nonostante la magia di Iselen, aspettandosi un'altra fiammata, ma prima che il Drago facesse qualsiasi cosa, Jowan si mise davanti a lei, sudato ed esausto, ma con un coltellino in mano. 《Stai lontano!》 Ansimò, squarciandosi la mano.

L'aria attorno a lui si raffreddò di colpo e la nana sentì i capelli sulla nuca rizzarsi sulla sua testa, mentre gli occhi del mago diventavano di un forte colore rosso e decine di tentacoli di magia sanguigna si alzavano dal corpo e aggredivano quello di Flemeth.
Il Drago venne avvolto da una un vortice rossastro che lo dilaniò con una furia terrificante, strappando via le squame, squarciando le ali e la pancia e sollevando una fontana di sangue che tinse di rosso l'erba.
Jowan avava il fiato corto, sentiva gli artigli del demone del rimpianto lottare per prendere il controllo della sua mente, gemendo con forza, ma anche una sensazione di potere incredibile attraversargli le vene. Era la seconda volta che usava sul serio quella magia, e ne stava amando ogni istante. Quella forza era magnifica... si sentiva in grado di distruggere tutto e tutti, però rimase concentrato. Costrinse la sua magia ad obbedire e ad attaccare senza pietà fino a quando ne ebbe la forza.

《Wow!》 Esclamò Zevran appena il mago terminò il suo terrificante incantesimo e crollò sule ginocchia.
《Questo è il potere della magia del sangue.》 Commentò Runaan, sorpreso. 


Il moro sorrise, esausto ma soddisfatto, quando di colpo Sten lo spinse di lato con uno spintone, frapponendo Asala tra se stesso e l'enorme palla di fuoco viola che era spuntata dalla coltre rossastra.
Il Qunari piantò I piedi, continuando a stringere l'elsa anche quando la sentì diventare bollente e tranciando l'attacco mentre il Drago, coperto di orribili ferite grondanti di sangue, si ergeva di nuovo con un ruggito assordante. 


《Cazzo! Ma quanto è tosta!?》 Imprecò Micah, e preparando le fiale, ma poi vide il suo corpo brillare di nuovo e le sue ferite iniziare a rimangiarsi molto in fretta. 《Maledizione, Dobbiamo fermarla!》 Esclamò, scattando in avanti ignorando il dolore alla gamba insieme a Zevran, Runaan, Sten e Jowan dopo aver lasciato Iselen con Invel.
Anche se avevano vertigini terrificanti, il dalish e l'antivano tennero duro e raggiunsero le zampe posteriori, conficcandoci dentro i loro pugnali per impedirle di allontanarsi, mentre il Qunari tornava ad attaccare quelle anteriori per bloccare la guarigione.

Flemeth ruggì di nuovo, iniziando a muoversi in modo convulso, ma Micah lanciò finalmente le fialette verso di lei. 《Falle scoppiare, testa d'aria!》 Urlò a Jowan, che annuì, puntando il bastone magico di Iselen e lanciando una folgore contro di esse. Ancora non poteva credere che quella strega avesse retto contro un colpo diretto di magia del sangue, e non sapeva quanto avrebbe potuto continuare a lottare, aveva praticamente esaurito il mana, ma non aveva intenzione di farsi ammazzare proprio adesso!
La reazione fu istantanea: delle esplosioni terrificanti travolsero il Drago, strappando via la carne, lasciando scoperte varie ossa sul suo collo e sul suo petto e soprattutto interrompendo il flusso magico che la stava guarendo e facendola barcollare.
Un odore acre si diffuse nell'aria, mentre la bestia lottava per non cadere, graffiando la terra con gli artigli nel tentativo di allontanare i due elfi.
Runaan si limitò a conficcare il suo Pugnale ancora di più, sorridendo con soddisfazione quando sentì le squame strapparsi in una fontana di sangue.


Iselen intanto era ancora lontano da loro. Il dolore stava cominciando a scemare, ma lui faceva ancora fatica a reggersi in piedi. Invel era accanto a lui, pronto a difenderlo e Jowan aveva preso il suo bastone magico per combattere meglio, ma anche per questo lui si sentiva arrabbiato.
Stava guardando i suoi amici combattere un Drago da soli, senza di lui. E anche se stavano facendo degli enormi danni, l'idea di non essere in grado di aiutarli dopo che Runaan era venuto da lui a chiedergli assistenza era una sensazione orribile.

Era proprio come ad Haven: non era in grado di fare niente di veramente utile per aiutare i suoi compagni. L'unica differenza era che stavolta non aveva un'intera caverna di Lyrium a salvargli la pelle. Lui era un guaritore, curare le ferite dei suoi compagni era il suo compito, e invece diventato un peso per loro.
La sua magia era stata la cosa che lo aveva fatto sentire fiero di sé stesso per anni. Aveva studiato duramente per raggiungere il suo livello, per essere il miglior mago che poteva essere, ma adesso stava perdendo il controllo di essa. Non poteva fidarsi di una cosa che aveva imparato ad amare di più, addirittura usarla gli stava facendo male e questo pensiero lo stava facendo infuriare. E non sapeva nemmeno se essere arrabbiato con sé stesso, col Lyrium, o con il Creatore o chiunque fosse stato a metterlo in quella situazione!

Si guardò la mano, osservando le striature azzurre e digrignando i denti per la prima volta dopo anni. I suoi poteri erano lì, non erano svaniti nel nulla. Poteva sentire il mana vorticare dentro di lui, le voci degli spiriti, quindi perché non riusciva a tirarlo fuori!?
Si costrinse ad attingervi, a sentire quell'energia invaderlo ancora, ad aggrapparsi ad essa con tutte le sue forze. Sentì la testa fargli male come se si stesse spaccando e le sue interiora torcersi. Ogni cellula del suo corpo aveva ricominciato ad urlare pietà mentre i segni di Lyrium si allungavano lungo le sue vene, ma continuò ugualmente ad aprirsi all'Oblio. 
Non gli importava se gli avrebbe fatto male quanto una spada nello stomaco! Aveva passato settimane a tenere la sua magia sotto controllo, ma adesso aveva intenzione di usarla tutta! Avrebbe aiutato i suoi compagni ad ogni costo!


Una tremenda luce azzurra lo avvolse, sollevandolo lentamente da terra. I segni sulla sua pelle ormai erano cresciuti, partendo dagli occhi e scendendo luminosi fino alle punte delle sue dita e finalmente sentì una scarica di magia potentissima attraversarlo. Stava sudando, aveva i capelli sciolti e stringeva i denti in modo spasmodico. Aveva un aspetto terrificante, persino Invel uggiolò nel vedere il suo padrone così, ma poi l’elfo puntò la mano verso il Drago e un raggio enorme di energia congelante partì dal suo palmo. Non sembrava nemmeno preoccupato di non avere il suo bastone.


Jowan sentì il potere tremendo che quell'attacco irradiava, perché sbiancò. 《Spostatevi!》 Urlò, gettandosi di lato con Micah, Shale e Sten, mentre Flemeth, colta di sorpresa, venne presa in pieno.
Lunghe linee di ghiaccio e brina iniziarono subito ad estendersi sul suo petto, raggiungendo anche l'ala e la zampa sinistre, percorrendo e congelando vene, arterie e nervi, rendendo la carne fragile e impedendo i suoi movimenti in maniera drastica. 


Il mago sorrise a quella vista, prima di accasciarsi esausto e svenire lungo disteso sul terreno, ma non era finita. Sotto gli occhi stupefatti dei presenti, Il ghiaccio continuò a crescere: l’enorme Drago si stava trasformando in una statua di ghiaccio! Eppure continuava a combattere e resistere.
Probabilmente stava cercando di trovare qualche magia per contrastare quella di Iselen, sibilando tutta la sua frustrazione e la sua rabbia, muovendo il collo e le zampe quanto più poteva, ma Runaan decise di non darle il tempo di liberarsi.

Fece segno a Zevran di imitarlo ed iniziò ad usare i suoi pugnali come delle piccozze per arrampicarsi sul corpo del drago, le cui ali ormai non erano più in grado di colpirli, e afferrò uno degli enormi aculei sulla sua grossa per tenersi in equilibrio.
Flemeth stava continuando a ruggire, lanciando anche qualche fiammata verso il cielo, ma lui e Zevran, atterrato davanti a lui con grazia, non ci fecero caso.
《Dobbiamo raggiungere la base del cranio.》 Disse in fretta. 《Quello è il suo punto debole.》
L'antivano tirò fuori il suo sorriso smagliante, facendo un ridicolo saluto miliare. 《Agli ordini capo!》

Il dalish sbuffò, ma si arrampicò in fretta insieme all’assassino sul collo della bestia, che stava tornando ad illuminarsi di viola. Tutto il suo corpo faceva male. La schiena soprattutto, nonostante le cure magiche era ancora tesa e piena di vesciche, ma l'adrenalina gli stava dando la forza per finire quel terribile scontro.
Giunse alla base del suo cranio, proprio dove le vertebre si connettevano, imitando Zevran quando tirò fuori i pugnali. Flemeth continuò a cercare di liberarsi dal ghiaccio che la stava inesorabilmente bloccando, reggendo come non mai mentre la luce viola cresceva sempre di più, ma i due elfi piantarono le loro lame proprio nel punto più fragile, dove le squame erano più morbide, troncandole un ruggito in gola e rilasciando un potentissimo fascio di luce che rischiò di farli cadere di sotto.

《Ir Abelas, Asha’bellanar. Che Falon’Din ti guidi.》 Sussurrò il Dalish esausto, prima che i suoi occhi gli si rivoltassero all'indietro e svenisse contro una delle sue enormi corna.

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Capitolo 28
*** La Città di Orzammar ***


Runaan sentiva la testa scoppiare e la pelle della schiena prudere e tirare.
《Si sta riprendendo?》 Domandò una voce ovattata sopra di lui.
《Beh, il respiro è regolare. Argh, ora vorrei essere in grado di guarire!》 Sbuffò un'altra voce nervosa
《Contaminarlo con la tua magia non farebbe altro che ucciderlo, Saarebas.》 Rispose ancora qualcun altro in tono minaccioso. Sten. Era la voce di Sten.

Aprì lentamente gli occhi, le palpebre pesanti come pietra. Un lampo di luce gli ferì le pupille, costringendolo a sbattere le palpebre. Si sentiva confuso. Cosa era successo? Ricordava solo di aver colpito qualcosa con i pugnali e poi solo buio.
Scorse il cielo sopra di lui: era già infiammato con toni dell’arancio, del rosso e del viola. Il tramonto. Quando avevano lottato con la strega era primo pomeriggio.

Sbarrò gli occhi di colpo mentre gli tornava tutto in mente. Flemeth! Il combattimento con lei! L'aveva colpita insieme a Zevran dopo che Iselen l'aveva travolta con quella sua magia micidiale! Era morta? Avevano portato a termine la missione? E Iselen, Micah, Sten, tutti gli altri? Stavano bene?


Si tirò su di scatto, rischiando di sbattere la fronte contro quella della nana, seduta accanto a lui, e cercò di alzarsi in piedi, ma un moto di vertigine lo costrinse a stendersi di nuovo per non inciampare nei suoi piedi. Aveva voglia di vomitare.
《Cazzo, fa piano! Abbiamo passato ore a ricucirti, quindi non azzardarti a riaprire le ferite.》 Gli intimò lei, tra lo scocciato e il sollevato. Aveva una lunghissima fasciatura che la avvolgeva fino all'inguine ed emanava un forte odore di erbe medicinali, ma sembrava stare meglio di quanto pensasse.
Jowan, seduto accanto a lei, gli rivolgeva uno sguardo preoccupato.《Come ti senti Runaan?》
《Come se avessero provato a farmi allo spiedo.》 Rispose lui, accennando alla sua schiena mentre il mago lo aiutava a sedersi. Ora che ci faceva caso, la sua armatura era svanita, sostituita da vestiti comuni e il suo arco non c'era. Aveva visto Flemeth ridurre la sua faretra, un regalo che la Guardiana gli aveva dato quando era diventato cacciatore, in cenere, insieme a tutte le sue frecce. Però il suo arco si era salvato grazie ai Numi, ma dov’era?


《Sta calmo. La tua roba è salva, ti abbiamo cambiato per evitare che ricominciassi a sanguinare. Abbiamo usato uno degli unguenti di Wynne, ma indossare l'armatura ridotto così sarebbe impossibile.》 Tentò di Spiegarsi Jowan, mentre Sten gli porgeva il suo arco.
Lui lo prese e lo strinse, calmandosi, per poi rivolgersi all'antivano. 《Come sta Iselen? E Flemeth? È…》

《È morta Runaan. L'avete uccisa.》 Rispose una voce conosciuta. Iselen giaceva disteso sul terreno con Invel acciambellato accanto con Zevran e Shale. Sembrava ferito, ma vivo, e stava indicando il corpo del Drago. O meglio… ciò che ne rimaneva
La forma del rettile era riversa sul fianco ed era ormai fatta quasi del tutto di ghiaccio. Le ali strappate in frantumi, giacevano sul terreno e il capo maestoso era stato fracassato con la caduta della strega. La parte posteriore del suo corpo era ancora di carne e ossa, e il suo sangue aveva tinto di rosso tutto il campo


《Vi ho tirato via da quella cosa.》 Commentò Shale scocciata, avvicinandosi al Dalish a grandi passi, mentre Invel si alzava per leccargli contento la faccia. 《Voi cosetti mollicci non siete fatti per certe attività.》
《Beh, l’importante è che sia morta.》 Commentò Micah, sedendosi per terra. 《Però, la prossima volta, se voi due avete tecniche letali come quelle nella manica, tiratele fuori dal culo prima che il culo lo facciano a noi!》 Esclamò verso i due maghi, anche se stava ridendo

《Ohhh, era preoccupata per noi. Sotto sotto la nostra piccola amica è così dolce.》 Sogghignò Zevran, con alcune fasciature che coprivano le bruciature sulla pelle della sua gamba, ma allegro come al solito, facendo perdere alla nana ogni traccia di ilarità.
《Prova a dirlo un'altra volta e ti strozzo, elfo. Ti avviso.》 Ringhiò, facendolo solo ridere di più, mentre invece Jowan guardava l'altro mago con aria preoccupata.
《Iselen, posso chiederti cosa ti è successo? Hai passato la battaglia a contorcerti dal dolore, poi all’improvviso hai lanciato un incantesimo degno di entrare in un libro di storia. Com'è possibile questo? Inoltre, hai detto qualcosa riguardo il Lyrium nel bel mezzo della battaglia Quando Runaan ti ha chiesto cosa avessi e io non capisco cosa c'entri.》


L'altro mago si sentì subito gli occhi di tutti addosso, in particolare quelli di Sten, che a detta di Micah era rimasto immobile a tenere d’occhio lui e Runaan tutto il tempo in cui erano rimasti incoscienti. E a quel punto sospirò. Era inutile nascondere oltre.
《La verità è molto semplice Jowan: il Lyrium è ciò che ha causato tutto questo.》 Disse a denti stretti, afferrando la treccia. Dirlo ad alta voce gli stava facendo battere il cuore per la paura: cercare di mantenere la sua solita espressione calma era molto difficile. 《Per prendere le sacre ceneri, abbiamo dovuto affrontare un altro Alto Drago e Micah per permetterci di ucciderlo ha fatto saltare delle enormi vene di Lyrium, inondandomi con la loro energia.》
《Lo sapevamo già, mago.》 Rispose secca Shale.

《Il problema è che il mio corpo non ha eliminato quell'energia. Non so come o perchè, ma Il mio organismo ne è pieno, ho passato le ultime settimane a lottare con gli effetti collaterali: mal di testa, incubi, problemi a concentrarmi e a controllare le mie emozioni. E non è la parte peggiore. Ho avuto grandi difficoltà a dosare la mia magia. La sentivo sempre pronta a scattare, troppo potente, mentre invece contro Flemeth usarla mi provocava dolore.》
Stava dicendo ai suoi compagni di non essere più affidabile in una battaglia, che magari avrebbe potuto ferirli senza volere invece che guarirli o che non sarebbe più stato capace di combattere insieme a loro. A che diamine serviva un custode grigio che non poteva lottare!? Aveva lo stomaco annodato per il nervosismo, però si sentiva sollevato al tempo stesso. Era come se si fosse tolto un enorme peso.
Micah sbuffò e aprì la bocca per dirgli che il trattenersi era stata la cazzata che lo aveva quasi ammazzato, ma lui la precedette. 《Sto cercando una cura. Ho controllato nei libri che a mia disposizione, ma non ho trovato nulla. Per questo voglio recarmi ad Orzammar al più presto: intendo consultare la biblioteca del modellatorio. Tra quelle pagine troverò una risposta… in un modo o nell'altro. Perciò non preoccupatevi, non sarò un peso. Risolverò tutto il prima possibile.》
Zevran alzò un sopracciglio. 《Iselen, credi sul serio che questa sia una malattia?》 Non aveva mai avuto un’aria tanto seria. Già il fatto che lo avesse chiamato per nome e non “mio custode” era una novità.


Il mago gli rivolse uno sguardo perplesso. 《Hai sentito quel che vi ho detto, Zevran? La mia magia non è stabile. Tutto quel Lyrium l'ha alterata e non credo che sia una condizione temporanea. Non sono affidabile durante una battaglia. Quello che è successo prima potrebbe succedere ancora. Magari persino contro l’Arcidemone. Non posso rischiare.》
Sten gli rivolse uno sguardo indecifrabile, mentre Micah alzava gli occhi al cielo. 《Salroka, per essere così intelligente a volte dici delle colossali idiozie. Se hai intenzione di rinchiuderti nel modellatorio a leggere finchè non ti esploderà il cervello sono fatti tuoi, però questa storia che “voglio una cura” è una stronzata. Non so se ti rendi conto, ma hai trasformato un fottuto Alto Drago in una scultura di ghiaccio! Se fossi capace di farlo io, starei facendo i salti di gioia.》


Il mago alzò un sopracciglio, pronto a ripetere che non poteva combattere se non poteva controllare la sua magia, ma Jowan attirò la sua attenzione, il volto serio. 《Iselen io… io penso che il tuo problema sia che stai cercando di domare i tuoi nuovi poteri invece che usarli. Io so bene come il Velo reagisce alla tua magia, ma contro Flemeth mi è sembrato che tu stessi lottando contro l’Oblio invece che attingervi. Non ho idea di come funzioni tutta questa storia del Lyrium e se vorrai una cura, non dirò che sbagli, ma forse dovresti pensare di accogliere queste capacità. Molti le vorrebbero.》 Disse con tono vagamente risentito.
Il mago rimase di sasso, guardandosi intorno per avere una risposta diversa. Gli stavano dicendo che avrebbe dovuto accettare questa sua nuova condizione? 
Runaan stava annuendo alle parole di Jowan, concordando con lui e persino Sten e Shale non fecero i loro soliti commenti.
《Ci hai salvato. Sono costretto ad ammetterlo.》 Disse laconico il Qunari, zittendo del tutto il mago


Il Dalish tirò un sospiro di sollievo. Quella storia non era finita: era contento che Iselen si fosse deciso a parlarne, ma era confuso, era chiaro, e avrebbe dovuto fare una scelta molto difficile. Però gli sarebbe servito tempo e lui doveva ancora fare una cosa.
《Siete entrati nella capanna di Flemeth?》 Chiese
《In quello che ne rimaneva.》 Rispose Shale, indicando col suo enorme dito l'abitazione, le cui pareti superiori e il tetto erano stati lanciati lontano. 《Il Drago deve averla colpita.》

Il Dalish sentì un moto di preoccupazione, ma Zevran rise, tirando fuori dalla sua borsa un grosso tomo bianco consumato e dalle pagine ingiallite. Sulla rilegatura c'era l'immagine di un albero senza vita e come l'altro grimorio, emanava uno strano potere.
《Non temere amico. Abbiamo trovato questo libro in uno scrigno protetto dalla magia. Immagino che la nostra tentatrice dagli occhi d'oro sia interessata ad averlo.》 Commentò, porgendoglielo con un occhiolino.
Runaan sentì le orecchie arrossire, ma afferrò il libro. Solo che poi lo guardò, mentre un'idea si formava nella sua testa, lo fece cadere sul grembo di Iselen, che si girò a guardarlo con aria interrogativa.

《Secondo me sbagli a non voler tenere i poteri che il Lyrium ti ha dato, ma se troverai là dentro qualcosa di utile, vorrei che l'avessi. Inoltre… voglio sapere cosa Flemeth aveva in mente e che segreti celava. Quindi potrai leggerlo finchè non lo darò a Morrigan.》
Le dita del mago strinsero istintivamente la rilegatura, mentre una luce curiosa accendeva i suoi occhi. Aveva il grimorio di Flemeth tra le mani. L'idea di poter imparare simili segreti e incantesimi lo esaltava.
《Bene.》 Sbuffò Micah. 《Ora che è tutto sistemato, andiamo. Abbiamo ancora parecchi affari in sospeso ad Orzammar e io non voglio perdermi la scena che causerà la principessina, perciò diamoci una mossa.》


Gli altri si dissero d'accordo, rialzandosi in piedi e andando verso le selve dopo aver applicato un’ultima volta l'unguento curativo di Wynne, ma Runaan guardò al corpo di Flemeth e sentì un brivido. Qualcosa gli diceva che prima o poi l'avrebbe rivista.


**


Aura starnutì, portandosi una mano alla faccia con aria imbarazzata e infastidita. Aveva le guance rosse e il naso che colava, i fiocchi di neve che cadevano sembravano spilli contro la sua pelle intirizzita. Le avevano insegnato fin da bambina come essere raffinata ed evitare certe azioni, ma nessuno dei suoi maestri di etichetta aveva avuto a che fare col dannato freddo della superficie
《Wow principessina. Non pensavo potessi essere tanto maleducata.》 La prese in giro Micah, ricevendo un'occhiata di fuoco che la fece solo ridere di più.


Lei e gli altri che erano andati nelle Selve li avevano raggiunti al tramonto del giorno prima nel villaggio alle pendici delle montagne, dove avevano riposato e mangiato prima di partire ancora. Come avessero fatto ad arrivare così in fretta era un mistero, era chiaro che erano stati feriti in maniera severa.
Ad uno sguardo poco allenato sarebbe sfuggito, però aveva notato le svariate fasciature sotto le armature e il fatto che Runaan non avesse più la faretra o che la senzacasta avesse un nuovo paio di pantaloni e stivali e che zoppicasse, ma non aveva detto nulla, avevano problemi più urgenti

Nel villaggio c'erano moltissimi nani di superficie e altri mercanti e l'ultima sera prima di ripartire avevano passato ore a sentirli lamentarsi di come l'accesso che prendevano per poter commerciare con la città nanica era stato bloccato e che le guardie all'entrata principale li avevano Allontanati dicendo che ad Orzammar era in corso un confronto civile.
Una nana anziana, una delle ultime persone entrate, aveva parlato di guai continui. Le truppe del nuovo re dettavano legge e quei pazzi dei suoi sostenitori continuavano a terrorizzare il distretto comune e quello dei diamanti. Erano arrivati ad aggredire le famiglie nobili per costringerle a seguire quel traditore. Lui ovviamente aveva negato ogni genere di coinvolgimento nelle loro azioni, ma lei sapeva benissimo a quali mezzi era disposto a ricorrere.


Quando lo aveva saputo aveva quasi lanciato il suo boccale contro il muro per la rabbia. Mai nella storia di Orzammar c'era stata una situazione così indecorosa, i re avevano sempre mantenuto l'ordine, erano stati le colonne portanti della città attraverso le crisi peggiori. E invece ora era proprio il re a causare tutto! Il solo pensiero che la sua casa fosse ridotta così le faceva ribollire il sangue
L'unica cosa che le aveva impedito di mettersi ad urlare era stato sapere che molti membri della casta dei nobili e dei guerrieri, guidati da Lord Harrowmonth e Adal Helmi, si stavano opponendo a Bhelen. E lei era ansiosa di unirsi a loro e rivelare a tutti la verità.


Non aveva nemmeno intenzione di infilarsi di nascosto nella città come aveva proposto Leliana. Sarebbe entrata dalla porta principale a testa alta con tre custodi grigi e un Golem: avrebbe reso ben chiaro a suo fratello che era tornata e che era lì per riprendersi ciò che gli spettava.

Quasi ghignò al pensiero di che faccia avrebbe fatto. Di certo avrebbe voluto ucciderla subito, ma non sarebbe stato così avventato da ordinare di attaccare i custodi, da sempre amici ed eroi di Orzammar. Ma se ci avesse provato, tutti loro sarebbero stati pronti.
Si fidava delle abilità di Alistair, Sten e Persephone con la spada e aveva visto la devastazione dei maghi e Shale. Zevran, Leliana e Aida invece avevano uno stile diverso, l'antivano in particolare, ma erano molto più pericolosi di quanto il loro aspetto desse a vedere e dopo tanti mesi passati a lottare al suo fianco, sapeva che anche Micah era un’avversaria tremenda.
A onore del vero, non era sicura di come un possibile scontro tra di loro si sarebbe risolto se entrambe avessero deciso di impegnarsi.


 《Tutto bene, cara?》 Chiese Wynne, premurosa e attenta come sempre, dopo aver visto la sua faccia.
La nana annuì, cercando di stare calma, ma al tempo stesso ansiosa di tornare a casa e soprattutto di allontanarsi da tutta la neve che scendeva copiosa dal cielo. Appena ripreso il trono e sconfitto il Flagello non avrebbe più messo piede fuori da Orzammar!
La sola persona più ansiosa di lei di raggiungere la città era Shale, che da quando aveva saputo degli archivi del modellatorio e della possibilità di trovare qualcosa di collegato alla sua memoria aveva continuato a dire di volerci andare a tutti i costi.


《Ehi, Aura.》 Chiese Aida. 《Quanto scenderemo per arrivare alla città?》
《Dovrebbero essere alcune decine di metri.》 Rispose la nana, notando la sua faccia contrariata. Nemmeno Runaan e Morrigan le parevano entusiasti: la strega aveva storto le labbra e l'elfo era impallidito
《Vi assicuro che avere un soffitto di roccia su di noi è molto meglio che essere soggetti a pioggia, neve e a tutto quello che cade dal cielo.》 Tentò di tranquillizzarli, però nessuno dei tre parve convinto.
Alistair invece era incuriosito. 《Com'è vivere sottoterra? Duncan e gli altri custodi mi avevano parlato di Orzammar, ma io non l'ho mai visitata.》

《Beh, non è molto diversa dalle città di superficie, anche se è divisa tra i distretti della polvere, quello comune e quello dei diamanti. A guidarci abbiamo un re e anche il consiglio dei Deshyr, che stabiliscono le leggi, come applicarle e quando. La vera differenza è che noi veneriamo la Pietra.》 Rispose la nana.
《La Pietra?》 Domandò Persephone confusa.

La bionda riflettè. Come poteva spiegare quel concetto? 《Noi nani nasciamo dalla Pietra. Essa ci protegge, ci nutre, ci cresce. Noi veneriamo Lei e gli antenati venuti prima di noi e quando moriamo torniamo da lei, per questo tutti veniamo seppelliti.》
《Non tutti.》 Rispose Micah tagliente. 《I nati sbagliati non meritano al grande onore di cui parli.》

《Micah…》 Disse, in tono di avvertimento, ma la senzacasta ghignò acida.
《Cosa? Hai intenzione di continuare a dire quanto Orzammar sia un posto fantastico, scintillante come una gemma, quando in realtà decine di persone muoiono di fame per le strade o vengono giustiziati per crimini che la disperazione li ha spinti a fare?》

La bionda aprì la bocca per rispondere, ma Aida la precedette. 《Che cosa vuoi dire?》 Chiese, mentre anche Runaan, Iselen, Persephone e il resto del gruppo si giravano ad ascoltare.
Micah proseguì. 《Facile. Nel sistema delle caste, queste ultime decidono come sarà la nostra vita. I nobili vivono nel loro distretto pieno di soldi, i guerrieri formano l'esercito, i fabbri e i mercanti battono l'incudine e vendono. E quelli che hanno questi.》 Indicò la grossa S sulla sua guancia 《Vengono visti come immondizia dalla nascita. Tutto in nome della “tradizione”, la stessa che definisce i nani di superficie come indegni della Pietra quando è grazie a loro che il commercio di Orzammar è ancora in piedi.》


Aura sospirò davanti alle espressioni sconvolte e contrariate dei suoi compagni. Aida, Leliana e Runaan in particolare avevano assunto un'aria disgustata e Iselen e Wynne avevano aggrottato le sopracciglia.
《È orribile.》 Commentò il Dalish, mentre Alistair annuiva convinto. 《Chi ha deciso queste leggi?》
《E come si fa a voler tornare in un posto simile dopo essersene andati.》 Aggiunse l'elfa dalla pelle scura.

La bionda sospirò ancora. Si era aspettata queste risposte. Il sistema delle caste doveva sembrare una follia per tutti loro, però era la tradizione: Orzammar era sempre stata così. I Deshyr non avrebbero mai permesso che qualcuno mutasse le cose e per quanto ne sapeva, ogni movimento nato per farlo era fallito, anche grazie all'opposizione dei re. Ma doveva ammettere di aver iniziato a riflettere dopo aver visto quello che Micah aveva fatto nell'arena.
Molti senzacasta erano criminali privi di scrupoli, non tutti degni del beneficio del dubbio, e lei stessa aveva sempre pensato a loro come ladri o assassini, però aveva visto di cosa erano capaci, aveva combattuto per mesi con una di loro. Si era ritrovata nei loro panni
Si era unita al Karta per salvarsi: non aveva fatto troppe storie quando aveva dovuto contrabbandare e persino uccidere. Aveva disapprovato, ma non si era opposta. Voleva vivere. Chissà che avrebbero fatto gli altri nobili se fossero stati nella stessa situazione.


Micah non smise di ghignare, ma parve ammorbidirsi. 《Si, fa schifo, ma è casa. E ho degli affari da svolgere. Devo trovare mia sorella. Spero che quell'idiota di Leske l'abbia protetta, e forse cercherò anche mia madre se avrò tempo.》
Nessuno dei presenti sembrava convinto, Aida in particolare aveva uno sguardo che non lasciava spazio a molti dubbi, ma Aura provò comunque a spiegarle. 《Vi assicuro che Orzammar è più che soprusi e lotte per il potere. Un tempo eravamo il più grande impero mai visto. Si estendeva lungo le vie profonde fino ad arrivare nel Tevinter.》

《E adesso resta solo Orzammar?》 Chiese Leliana
La bionda scosse la testa. 《C'è anche Kal-Sharok, ma non siamo in buoni rapporti. Il Primo Flagello ha colpito noi per primi e gran parte dell’impero è stato distrutto. Purtroppo noi siamo sempre meno.》

Persephone alzò un sopracciglio. 《Ma allora perché impedite alle persone come Micah di unirsi all’esercito e aiutare a combattere? Mi sembra uno spreco.》
《Non posso darti torto, ma la tradizione vuole così. I senzacasta discende da criminali, persone che hanno tradito Orzammar. Per la legge dei primi Campioni, i loro figli devono pagare il fio delle loro colpe.》
《Quindi scontano la colpa dei padri》 Disse Alistair.


《Queste tradizioni sono assurde.》 Ringhiò Runaan, d'accordo col ramato. 《Ormai so che il mio Popolo non è perfetto, ma per noi ogni elfo è prezioso. Qui molti sono esclusi per crimini commessi da altri. Come regina, farai qualcosa per cambiare le cose vero?》 Chiese, fissandola con i suoi penetranti occhi verdi.
Aura sospirò. 《Voglio fare dei cambiamenti, questo è certo: ci sto pensando da mesi, però deve essere un prcesso graduale. L’assemblea è piena di nani tradizionalisti cocciuti come un bronto. Spingerli ad accettare certe idee più aperte richiederà tempo, pazienza e diplomazia. Ma prima devo occuparmi di Bhelen.》
Ormai stava contando i minuti. La sua vendetta era a portata di mano. La sola idea che quel traditore fosse seduto sul trono del loro padre le dava la nausea. Voleva vedere che espressione avrebbe fatto quando gli avrebbe piantato il suo spadone nella testa.

Il Dalish non sembrava del tutto convinto e nemmeno Alistair o Aida, ma nessuno di loro disse più niente. Si limitarono a stringersi di più nei mantelli, anche se poteva giurare di aver Micah ghignare soddisfatta.


**


Procedettero lungo il passo montano per altri tre giorni e la nevicata non accennò a smettere neanche per un attimo. Morrigan, esasperata dal gelo, era persino arrivata a creare una barriera per proteggerli dalle intemperie con grande sollievo di tutti, ma Shale aveva riso fragorosamente, dicendo che i “cosetti mollicci” non riuscivano a Sopportare “un po’ di neve”.
Aura, rossa e intirizzita da capo a piedi, le aveva rivolto un'occhiataccia, ma aveva sorriso soddisfatta insieme a tutti gli altri quando la strega aveva minacciato la Golem di trasformarsi in un uccello e di usarla come latrina, cosa che l’aveva fatta tacere.


Quando giunsero alla piazza che dava sull’entrata di Orzammar, il sole era sparito e la principessa sentì un moto soddisfatto nel petto. Era quasi arrivata a casa. Dopo quasi otto mesi, finalmente stava tornando.
L'enorme porta di pietra levigata si stagliava potente con i suoi intarsi eleganti contro il muro grezzo della montagna, mentre un drappello di soldati faceva la guardia. Stavano parlando con qualcuno
《Prevedo guai.》 Cantilenò Zevran, mentre si avvicinavano all'entrata.

Nessuno se la sentì di dargli torto, Morrigan non si scomodò nemmeno ad abbassare il bastone, e si avvicinarono per capire che stava succedendo.
Un gruppo di quattro con il sigillo di Denerim sulle armature era schierato davanti ai soldati nanici ed era capitanato da un uomo molto più mingherlino e con un grosso paio di baffi sulla faccia. Anche lui era armato, ma si vedeva che non era un Guerriero

《Quante volte ancora dovrò dirvelo, nano? Mi manda re Loghain! Mi ha ordinato di parlare ai vostri… Disher di un’alleanza con Orzammar contro il Flagello.》
《Deshyr.》 Lo corresse spazientito il soldato, un nano muscoloso con molti ghiaccioli nella barba castana. 《Stai solo gettando tempo alla polvere. Potresti essere anche il re in persona, ma la città non permetterà l'ingresso di stranieri finchè il successore al trono non sarà scelto!》

《Su questo io credo di poter essere d'aiuto.》 Si intromise Aura, arrivando con calma e abbassando il cappuccio per permettere agli altri nani di riconoscerla
《La fratricida!》 Esclamò uno di loro, cercando di afferrare il suo spadone insieme ad un paio di altri soldati, ma il nano castano gli fece segno di fermarsi.
《Fermi, razza di idioti.》 Disse, prima di voltarsi verso la bionda con un’espressione sconvolta, per poi eseguire in un inchino rispettoso. 《Mia signora Lady Aeducan, siete tornata a casa. Non credevo che…》


Aura sorrise, accennando ad una riverenza, grata di essere ancora riconosciuta col suo titolo. 《Atrast Vala, soldato. Chiedo di poter accedere alla città. Vengo con Iselen, Runaan e Alistair dei custodi grigi e Shale il Golem.》
Il drappello di nani aveva gli occhi talmente sgranati che il colosso di pietra scoppiò di nuovo a ridere, il suono che rimbombava per tutta la valle, seguito a ruota da Zevran e persino Persephone e Leliana ridacchiarono.
Peccato che il messaggero di Loghain, ripresosi dalla sorpresa, ricominciò a strillare, mentre i suoi compari sguainavano le spade. 《I custodi grigi sono traditori! Il re Loghain ha dato ordine di ucciderli a vista!》

Il nano castano sbuffò esasperato, mentre Iselen, che non aveva aperto bocca da quando aveva lasciato le selve, rivolgeva ai soldati di Denerim uno sguardo di sufficienza. 《Andate. Non vale la pena morire qui.》
《Oh ma dai! Fanne combattere almeno uno, sarà più divertente guardare gli altri farsela sotto.》 Ghignò Micah, i pugnali casualmente nelle mani.


Il messaggero, già impallidito alla vista del bastone dell'elfo e le lame della nana, divenne cereo quando vide anche Sten, Runaan, Persephone, Alistair, Aida, Morrigan e Aura sguainare le loro armi.
《Vo… voi non potete… re Loghain ha ordinato…》 Provò a dire, ma quando notò la strega sorridere sinistra e illuminarsi di un'inquietante luce viola, girò sui tacchi e se la diede a gambe insieme alla scorta.
《Il palazzo reale e il re lo verranno a sapere! Vi prenderemo custodi! Lo giuro davanti al Creatore!》

Iselen alzò un sopracciglio, ben poco impressionato, seguito a ruota da Sten, mentre il Dalish sfoggiava un ghigno divertito. Quel buffone sperava di fare paura?
Anche il nano di guardia si mise a ridere. 《Grazie mille. Quel lecca nug non la smetteva di infastidirci.》
Aura annuì, rinfoderando lo spadone. 《Possiamo entrare adesso?》 Domandò con calma.

Il nano più giovane che le aveva dato della fratricida emise un verso sdegnato. 《Ti nascondi dietro reietti dei custodi grigi e un falso Golem. Si vede proprio che non hai più ne onore ne dignità.》
La bionda strinse i pugni, ma mantenne una faccia impassibile. Non valeva la pena irritarsi per un simile ignorante, però il nano che l'aveva trattata con rispetto si mise davanti a lei, mollando un pugno tremendo sul volto di quel tipo.
Quello finì a terra, la mano premuta sul naso ed imprecando in nanico per il dolore, mentre Il soldato si inchinava. 《Mi scuso per i miei uomini, principessa. Credo che la troppa aria abbia dato loro alla testa.》 Disse, lanciando uno sguardo duro ai suoi sottoposti e facendo cenno a tutti loro di avvicinarsi alla porta. Solo che, prima di dare l'ordine di aprirla, si voltò un’ultima volta. 《Mia signora, aspettate. Sappiate che una parte della città, una parte con sterco di nug al posto del cervello》 Rivolse un'altra occhiata tagliente agli altri nani 《è convinta che voi siate una fratricida e che il principe Trian sia morto per mano vostra, ma i membri della casta dei nobili e i guerrieri che hanno combattuto con voi sanno la verità.》


Aura annuì, non sapendo se sentirsi rincuorata. Era felice che non tutti si fossero lasciati abbindolare dalle bugie di Bhelen, ma se l’assemblea era davvero in uno stallo, sarebbe stato necessario un piano preciso per spingere i Deshyr a suo favore, altrimenti suo fratello sarebbe stato fin troppo felice di decapitarla
E dovevano anche fare in fretta. I nani erano esperti nel combattere la prole oscura, ma se quei mostri fossero arrivati mentre la città era impegnata in una guerra civile, opporsi sarebbe stato inutile. E la superficie, anche se avesse vinto, avrebbe subito molti danni probabilmente irreparabili senza i nani.

Scacciando quei pensieri, si girò nuovamente verso le enormi porte mentre esse si spalancavano sulla grande scalinata di pietra, anch’essa sporca di neve, che li avrebbe condotti nel distretto comune.
Bastò percorrere pochi gradini per sentire già la temperatura alzarsi, e sia lei che Micah esalarono un sospiro di sollievo, mentre invece Runaan, Aida e Morrigan impallidivano man mano che scendevano.

《Non vedo l'ora di vedere la città.》 Commentò Persephone mentre Cerere abbaiava.
《A me basta che ci sia del cibo. Muoio di fame.》 Commentò Alistair con un sorriso.

《E a me basta che tu stia zitto per un paio d'ore.》 Commentò acida la strega.
《Ehi!》 Esclamò offeso il ramato, mentre Aura lasciava che la lite diventasse un ronzio nelle orecchie mentre apriva la porta della sala dei Campioni, il luogo dove le statue di tutti i gli eroi nanici erano conservate
Al loro passaggio potè sentire un coro di esclamazioni sorprese o indignate, mentre i nani dentro l'enorme sala si giravano a guardare lei, Alistair e Shale.


《La fratricida.》 Sussurrò qualcuno, mentre una donna trascinava via sua figlia, ma vide una coppia di nani più anziani inchinarsi al suo passaggio
Rispose con un cenno cortese, imboccando il tunnel che sbucava nel Quartiere comune, le enormi cascate di lava che illuminavano gli edifici in pietra levigata e le svariate bancarelle dei mercanti.


《È… magnifico.》 Esclamò Persephone ad occhi sbarrati, guardando piena di meraviglia le sottili incisioni sulla pietra degli edifici, le enormi clessidre che servivano a scandire le ore e la gigantesca porta che dava sull’arena delle prove.
Doveva ammettere che rispetto a Denerim, Orzammar era magnifica. Sapeva che i nani erano dei veri artisti nel costruire, ma non aveva mai visto una simile cura per i dettagli nell’architettura. Persino le strade erano levigate e percorse da sottili geometrie di metallo.

Non che per gli altri fosse diverso. Alistair e Leliana avevano la testa rivolta verso l'alto, Wynne e Iselen stavano osservando con attenzione ogni cosa e persino Sten e Morrigan sembravano colpiti. Runaan e Aida erano ancora nervosi dall'idea della roccia sopra le loro teste, però avevano un’aria affascinata

Aura sorrise. Se bastava il distretto comune per sortire questo effetto, chissà come avrebbero reagito nel vedere quello dei diamanti, la cui architettura era una delle opere migliori che i nani avessero realizzato.


《Per gli Antenati! La Fratricida! E un Golem!》 Urlò una voce, spezzando la calma e spingendo tutti a girarsi verso un nano dalla faccia rubizza e una folta barba bionda che stava guardando nana disgustato
Lei assottigliò gli occhi, ma mantenne la calma. Sapeva chi era: era un tenente della guardia, un ubriacone che aveva più volte girato la testa in cambio di una bottiglia. 《Principessa.》 Rispose glaciale. 《Sono tornata con Iselen, Runaan e Alistair dei custodi grigi e a Shale il Golem. Siamo qui per lord Harrowmonth, perciò vi consiglio di farvi da parte.》

Lui li fissò tutti quanti, aprendo la bocca come un pesce, per poi rispondere con un verso sdegnato. 《Come no. Nasconditi pure dietro un branco di teste d'aria e ad un Golem difettoso. Tutta la città sa che hai ucciso il principe Trian e fatto morire di crepacuore il re Endrin.》 Disse andandosene impettito.
Sten indurì lo sguardo. 《Possiamo gettare il bas nella lava.》 Disse serio ad Aura, che sbuffò una risata. Da quando il Qunari faceva certe proposte?

Scosse la testa, anche se l’idea non le dispiaceva, ma il suo sguardo fu attirato da un drappello di nani che portavano sulle armature il sigillo degli Harrowmont. In testa al gruppo c'era un nano più grande di lei con la barba rossa ed intrecciata che si inchinò al suo cospetto. Era il secondo del Lord, Dulin Forender.
《Mia signora, è un onore rivedervi.》 Disse con un altro inchino cerimonioso. 《Lord Harrowmont sapeva del vostro arrivo e ci ha inviato a scortarvi alla tenuta.》
La bionda annuì, ma prima che potessero avviarsi verso il distretto dei diamanti, Micah fece dietrofront verso alcuni vicoli bui.


《Dove stai andando?》 La intercettò Wynne, facendola voltare con un sopracciglio alzato.
《Cos'è? Vi ho già detto che ho delle faccende da sbrigare. Non ci metterò troppo.》

《Micah, ma sei diventata matta?》 Sussurrò Aura, afferrandola per un polso. 《Ti rendi conto che sei ancora ricercata in tutta la città per quello che è successo alle prove? E che anche il Karta ti da la caccia per la morte di Berath Se qualcuno ti riconoscesse finiresti giustiziata oggi stesso!》
L'altra fece una ridicola e fintissima espressione commossa, portandosi teatrale una mano al petto. 《Oh, principessina, ma allora mi ami sul serio!》

La bionda emise un verso esasperato, mentre la senzacasta ghignava. 《Datti una calmata. Credi sul serio che sia sopravvissuta ventitré anni nel distretto della polvere senza avere qualche asso nella manica? Me la passerò meglio di voi. Tu fila da quella testa di marmo imbellettata e cerca di non farti ammazzare.》
Aura si strinse il ponte del naso, ma poi sospirò rassegnata. 《Cerca di non farti ammazzare nemmeno tu. Non ho finito di arrabbiarmi con te.》


L'altra ghignò ancora di più, per poi scomparire nei vicoli sotto gli occhi sorpresi di Dulin e degli altri nani. 《Principessa, siete sicura di potervi fidare di quella marchiata? Potrebbe rivelare al Karta che siete qui e cercare di uccidervi o rapirvi per denaro.》
《Micah è una persona fidata.》 Lo riprese Leliana con aria stizzita, mentre Aida si voltava verso di lui con quello che pareva un ringhio sommesso.


《Inoltre, ha ragione quando dice che se la passerà meglio di noi.》 Commentò Morrigan, più acida del solito, mentre il nano apriva loro la strada. Era da qualche giorno che era di umore nero.
Dopo che Runaan e gli altri erano andati nelle Selve, aveva sentito un nodo allo stomaco che si era sciolto solo Quando li aveva visti tornare vivi. Ma non perché Flemeth era morta, era sempre stata certa che la missione sarebbe stata portata a termine. Quel nodo era nato quando li aveva visti andare via!
Era stata una sensazione nuova e sgradevole. La sua mente sapeva che era sciocco, però non aveva potuto sopprimere il nervosismo all'idea che venissero feriti o uccisi, il Dalish in particolare. E questo la frustrava.

Runaan era molto bello, ed era diverso da ogni altro uomo avesse conosciuto. Amava la foresta, sapeva quali valori apprezzare, come l’indipendenza, la forza, l'intelligenza e l’astuzia, e l'aveva trattata con rispetto. Inoltre, quando gli aveva proposto di venire a letto con lei, era certa che avrebbe preso la palla al balzo come gli altri, e invece lui l'aveva colta di sorpresa.
Aveva visto il modo in cui la guardava, sapeva che era attratto da lei, francamente si era sorpresa facendo la prima mossa, però non aveva agito come gli altri. Anche il fatto che le avesse dato il primo Grimorio senza aspettarsi in cambio qualcosa era una novità per lei: in quel mondo tutti quanti facevano qualcosa per avere qualcosa, lo aveva imparato fin da bambina, ma quel custode sembrava essere stato creato per contraddire le sue aspettative e questo la irritava e la affascinava al tempo stesso!
E l’attrazione che sentiva per lui la preoccupava. Tutti gli uomini con cui era stata non erano altro che passatempi, sfizi. Se fossero morti non avrebbe fatto differenza, ma con Runaan era diverso. Voleva che vivesse a tutti i costi, e questo era male. Molto male. Un legame così era pericoloso, un cappio al collo, però lei voleva che continuasse ad esistere. E voleva che quegli occhi verdi non bramassero altri che lei

Sbuffò irritata, ma fu distratta da quei pensieri quando sentì un leggero ronzio nelle orecchie. Alzò lo sguardo e abbracciò la magnificenza del Distretto dei diamanti.
Gli enormi edifici in pietra bianca levigata erano ancora più grandi ed eleganti di quelli del distretto comune, i muri decorati con raffinate scanalature di oro e lyrium che scintillavano alla luce della lava.


《Siamo arrivati.》 Annunciò Dulin, accennando ad un’enorme tenuta dagli ampi balconi e con impresso il sigillo degli Harrowmont
Aura varcò rapidamente la soglia insieme agli altri e tirò un sospiro di sollievo. Erano al sicuro per ora. Non avevano incontrato resistenza fino ad allora, ma sapeva che Bhelen non avrebbe tardato nei suoi tentativi di sbarazzarsi di lei.
《Principessa Aura!》 Esclamò però la voce di Lord Pyral Harrowmont, facendole girare il capo.

L'anziano nano arrivò con un sorriso lieto sul volto, ma a parte quello era cambiato molto. Le sue rughe erano molto più profonde di prima, la barba era ormai candida e invece dell'armatura portava abiti eleganti.
《Non avete idea di quanto questi mesi siano stati difficili per Orzammar.》
La bionda annuì. 《Mi dispiace. Ma vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto. Ora sono tornata e ho portato dei nuovi compagni. Vi presento Iselen, Runaan e Alistair Theirin dei custodi grigi e Shale il Golem.》

L'altro nano si illuminò guardando il ramato. 《Il figlio di re Maric!? È un vero piacere conoscervi. E… un golem!? Figliola, dove lo avete trovato?》
Il custode si affrettò a dire di essere solo un figlio illegittimo, mentre Shale borbottava qualcosa di incomprensibile, insulti probabilmente, però un'altra nana fece la sua comparsa sulla soglia della sala.
《Non avete idea di che polverone si sia appena alzato nei distretti. Mai saputo che ti piacesse tanto fare entrate trionfali Aura.》 Sorrise furba Adal Helmi, avvicinandosi alla sua più vecchia amica, e non era da sola. C'era un'altra faccia conosciuta al suo fianco.

Aller Bemot si inchinò con un galante baciamano. 《È un vero piacere rivedervi, Lady Aeducan.》
Lord Harrowmontt annuì, mentre un servo entrava per accompagnare tutti gli altri alle loro stanze. Wynne si voltò verso di lei. 《Se ti servisse qualcosa, chiama.》


La nana annuì, mentre seguiva gli altri tre in un’ampia sala adiacente e si accomodavano al tavolo di pietra.
Una Nana dai capelli grigi raccolti in una crocchia e lo sguardo dolce stava preparando boccali di birra con gesti pratici. Doveva essere della casta dei servitori
《Grazie Ornella.》 Le sorrise il Lord, e la donna si inchinò prima di recarsi nella stanza vicina.

Aller prese la parola. 《Ora che siete qui, dovete sapere che l'assemblea è divisa a metà sul il vostro destino. Bhelen ha lottato per farvi cancellare dai ricordi dopo che la vostra fuga è stata scoperta, però non è più popolare come mesi fa. I mastri modellatori si sono rifiutati e molti della casta dei guerrieri hanno parlato a vostro favore.》
Aura si morse il labbro, riflettendo. Era una buona notizia, ma Non andava ancora bene. 《Solo metà? Non si raggiungerà mai il numero di voti necessari per poter eleggere un nuovo re in questa situazione. Serve un voto quasi unanime.》

《Già. Impiegheremmo meno a guardare l'erosione di una roccia.》 Commentò Adal esasperata, per poi rivolgerle uno sguardo furbo. 《Ma forse esiste un modo. Ti ricordi la spedizione di due anni fa del campione Branka?》
Aura alzò un sopracciglio. 《Certo.》 Come poteva dimenticare? Tutta la città aveva salutato il campione quando si era avventurata nelle Vie Profonde con la sua intera casata per cercare l’Incudine del Vuoto, lo strumento leggendario creao dal campione Caridin, in grado di creare i Golem.

《Molto bene, allora capirete che lei è la sola persona in grado di convincere l’assemblea.》
La bionda sgranò gli occhi, intuendo dove l'amica volesse arrivare. 《Adal, mi prendi in giro? Branka è sparita due anni fa! E nelle vie profonde per giunta! Anche se fosse viva, chissà com'è ridotta! non c'è cibo lì, solo Prole oscura》

Lord Harrowmont si lisciò la barba. 《Lo so, ma senza un re solo un Campione può smuovere l'assemblea. Per quanto Bhelen possa sbraitare, dovrebbe piegarsi. Inoltre, tempo fa sono giunte notizie che sia riuscita a raggiungere il passo di Caridin. Forse c'è speranza.》
《Solo dicerie o fonti valide?》 Domandò la bionda

《Entrambi. Ma il Lord Harrowmont ha ragione. Solo lei può convincere i Deshyr. Dopo tutti questi mesi è chiaro che non vi sono altri modi per smascherare Bhelen, non ora che i suoi sostenitori sono alleati del Karta.》 Disse Aller tetro.
《Già. Quei criminali si muovono liberi insieme ai fanatici di Bhelen. Alcuni di loro sono solo terroristi, ma ce ne sono alcuni molto furbi: Pare che li abbiano ingaggiati per “sostenerlo” alla loro maniera. Dopo la morte di re Endrin si sono espansi a dismisura e alcuni sono stati persino avvistati qui, nel distretto dei diamanti.》 Disse l'anziano nano, facendole alzare un sopracciglio

《E il Karta si fida della casta dei nobili?》
《Beh, una senzacasta ha appena sfornato suo figlio, Bhelen è a loro favore e quei matti li stanno inondando d'oro. Penso che gli molti basti.》 Commentò Adal.


Il cuore di Aura prese un colpo. Cosa? Aveva sentito bene? Un figlio? Bhelen aveva un figlio!?
《Bhelen... lui... ha un figlio?》 Chiese a voce bassa
Adal annuì, avvicinandosi. 《Quella donna lo ha partorito la settimana scorsa. Pare sia sano, e biondo come il padre.》
Quindi… lei era una zia.
Stava per imprecare, il petto stretto in una morsa di orrore. Questo cambiava tutto! Quel bimbo era innocente e sangue del suo sangue, era un principe Aeducan! Ma lei era lì per uccidere suo padre. Poteva renderlo orfano? Poteva fare a lui il torto che suo fratello aveva fatto a lei!?

Iniziò a pensare rapidamente, mille nuovi dubbi nella testa, ma Aller parlò ancora e la sua paura si trasformò in collera. 《Ha avuto la faccia tosta di chiamarlo Endrin.》
La bionda sbarrò gli occhi, stringendo i pugni così forte da sbiancare le nocche, i pensieri di un secondo prima dissolti. Come osava quel traditore dare il nome del loro padre a suo figlio!? Lo stesso padre a cui aveva ucciso un figlio e che aveva guardato morire!

《Quel verme.》 Disse, digrignando i denti. 《Usare anche suo figlio per ingraziarsi i Deshyr.》
《E non è tutto. Vuole persino aprire un dialogo coi senzacasta.》 Sputò Lord Harrowmont. 《Vorrebbe distruggere le nostre tradizioni aprendo le porte a quei criminali. Lo dobbiamo fermare prima che accada.》
Gli altri tre si scambiarono uno sguardo veloce, annuendo per fingersi d'accordo. Aura sapeva che il lord era un brav'uomo, ma era troppo chiuso mentalmente, troppo legato a tradizioni ormai troppo antiche: se Orzammar voleva sopravvivere, se voleva anche solo sperare di recuperare la gloria di un tempo, aveva bisognoo di evolvere e di aprirsi.

La bionda si appoggiò allo schienale della sedia, sentendosi di colpo spossata. 《Quindi dovrò occuparmi anche del Karta. Beh, di sicuro eliminarlo mi aiuterà con i voti tra i tradizionalisti.》
Adal annuì convinta. 《Lieta di vedere che non hai perso le tue doti di stratega. C'era qualcuno qui pronto a sfidare Bhelen a duello mettendo in palio tutto per riscattare il vostro onore.》 Disse divertita, facendo cenno ad Aller, che le rivolse uno sguardo di fuoco.
《E voi mi avete fermato in tempo, Lady Helmi. Perciò se smetteste di rivangarlo, mi fareste un piacere!》


Aura fissò il giovane Guerriero per un attimo, sentendo le guance scaldarsi. Aveva davvero rischiato la sua vita e la dignità della sua casata solo per lei? Come generale gli avrebbe dato dello stupido, ma come donna non poteva che dirsi lusingata.
Lui le aveva dimostrato il suo valore quando avevano combattuto nell'arena e l'aveva già sostenuta davanti all'assemblea, inoltre aveva notato il suo bell'aspetto, però non si sarebbe aspettata una cosa del genere!

Si ritrovò per un attimo a fissare gli ampi pettorali del nano, che stava cercando di ricomporsi prima di rivolgersi di nuovo verso di lei. 《Io sono sempre stato convinto che voi foste innocente. Il nostro duello me lo ha dimostrato. Ed è per questo che insieme a Lady Helmi ho tenuto questa al sicuro per voi.》 Disse, facendo entrare dei servitori con un lungo contenitore
Uno spadone enorme di magnifica fattura scintillava al suo interno alla luce delle torce, la lama affilata e senza un granello di polvere, e sull'elsa dagli intarsi eleganti e spartani scintillava il sigillo degli Aeducan.


Aura trattenne il respiro. Quello era il suo spadone. L'arma che suo padre aveva commissionato per lei quando era diventata generale.
Sorrise, sentendo il genitore incoraggiarla mentre lo impugnava di nuovo.

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Capitolo 29
*** La Ricerca di Micah ***


Micah si muoveva silenziosa fra i cunicoli che l'avrebbero portata al distretto della polvere senza essere vista da nessuno. Era lieta che nessuno avesse pensato di chiudere quel passaggio. Sulla superficie sapeva di poter contare sui suoi compagni per guardarle le spalle, ma lì sotto era sola. Poteva sentire tutti i suoi istinti di sopravvivenza risvegliarsi, Faceva caso ad ogni rumore, ad ogni odore ed era pronta a prendere i suoi pugnali. Non aveva la minima intenzione di farsi beccare da qualche recluta pisciasotto del Karta per un colpo di sfortuna. Doveva trovare Rica!

Erano passati quasi otto mesi da quando era fuggita da Orzammar. Come stava sua sorella? Il Karta si era rivalso su di lei per la morte di Berath? Era finalmente riuscita a trovarsi qualche nobile a cui dare un figlio? E Leske? Quel cretino del suo amico era riuscito a sopravvivere oppure si era fatto ammazzare?
Sentì un morso di senso di colpa. Li aveva lasciati entrambi in quel buco senza neanche poter salutare sua sorella, e in tutto quel tempo aveva solo pensato a sopravvivere. L'idea di rivedere la sorella era tornata concreta solo di recente. Quei mesi erano stati folli… e i migliori della sua vita.
Il gruppo con cui girava era tanto eterogeneo quanto incredibile e la se stessa di otto mesi prima si sarebbe piegata dal ridere all'idea di affrontare prole oscura, abomini, alti draghi e fanatici insieme a gente simile. Eppure ora vedeva Iselen, Runaan, Leliana e Zevran come amici, si era abituata a combattere con loro senza problemi. E il modo in cui la rossa e Aida avevano risposto al galoppino di Lord Harrowmont e la reazione di tutti riguardo le caste le aveva fatto sentire un moto di affetto nei loro confronti.

Eccetto Leske, non aveva mai avuto qualcuno che le guardasse le spalle o le medicasse le ferite come facevano Alistair, Persephone e Wynne e il cibo che preparava Morrigan era il migliore che avesse mai mangiato. Perfino la principessina non era così male.
E per quanto potesse sembrare ridicolo detto da una come lei, sulla superficie si era sentita bene: lì il suo tatuaggio non era altro che banale inchiostro, non un marchio su cui sputare. Si era sentita forte e fiera, aveva persino accettato di combattere con un Alto Drago due volte! E senza chiedere un pagamento! Non avrebbe mai fatto niente di tutto ciò prima di scappare, Ma si impose di non pensare ancora a queste cose. Ora le fregava solo di Rica.


Scese una scaletta rugginosa, ritrovandosi dentro un enorme costruzione di metallo dalla forma cilindrica che puzzava di ruggine e muffa: la vecchia cisterna. Da lì avrebbe dovuto arrivare la riserva di acqua per tutto il distretto, lei e Rica si lavavano nelle condutture da bambine. Peccato che fosse del tutto vuota.
Appoggiò attentamente i piedi per non scivolare sulle superfici coperte di muschio e incrostazioni umide, cercando di non mettere tutto il suo peso sulla gamba che Flemeth aveva bruciato. Iselen aveva proprio fatto dei miracoli vista l'entità dei danni e il poco tempo che aveva avuto a disposizione: le sarebbe rimasta solo una banale cicatrice, e non sentiva più dolore, solo un pizzicore fastidioso, ma doveva fare comunque attenzione a non metterla troppo alla prova. Una persona ferita attirava attenzioni pericolose lì sotto.

Si diresse verso l'ultimo passaggio, un tubo secondario più stretto in cui dovette avanzare in ginocchio per non sbattere la testa contro il tetto.
Avrebbe potuto usare una via più diretta, ma aveva notato alcuni suoi ex colleghi al Tapster quando erano arrivati in città, e come la principessa si era accuratamente ricordata di dirle, lei era ricercata anche da loro. Per questo si era sporcata di terra il più possibile e aveva cambiato il mantello di pelliccia con uno più anonimo, grigio e lurido. Così non era diversa da qualsiasi altro poveraccio che circolava per le strade.
Era sicura che chiunque ci fosse a capo di tutto il Karta avesse messo una bella somma sulla sua testa, perciò aveva preferito essere prudente.


Arrivò alla fine del tubo, ora poteva sentire la roccia sotto i polpastrelli e davanti a lei c'era solo pietra dura. Tastò la superficie sopra di se, sentendo la mattonella smossa e la spinse in su con attenzione, emergendo dal terreno e avventurandosi con passo esperto nei vicoli polverosi.
Essere tornata lì era surreale, quasi le venne da ridere. Per tanti anni aveva sognato di andarsene, di riuscire a fare montagne di soldi e dare un calcio in culo a tutti quegli stronzi che le avevano sputato addosso tutta la vita, e ora che aveva quelle montagne di soldi, era tornata di sua sponte. Però a pensarci bene, non tutto era uguale a prima.


Non sapeva se l'aria della superficie le avesse fatto male, ma l'atmosfera sembrava ancora più cupa di quanto non fosse mesi prima. I mendicanti ai lati della strada erano forme sudice e accartocciate su se stesse che invece di chiedere elemosina tentavano quasi di svanire, l'unica che faceva rumore era una donna in lacrime che cullava un fagotto di stracci, mentre una nana più giovane stava in piedi quasi nuda sulla soglia di una casa, il corpo scavato dalla fame e coperto di lividi.
Vide un nano vecchissimo allungarsi verso di lei con un rantolo patetico, le labbra spaccate che si aprivano per mostrare la bocca sdentata.

Si allontanò in fretta, abbassandosi ancora di più il cappuccio sulla faccia e tendendosi quando vide due sicari del Karta passarle vicino, le mani già sui pugnali sotto il suo mantello. Ma per fortuna passarono oltre senza neanche guardarla.
“Qui sotto sono solo una delle tante macchie di sporco” pensò amaramente, ma sollevata. “Un problema in meno”, si disse, guardandosi attorno circospetta e notando che quei due non erano gli unici sicari a girare per il distretto.
Mesi prima i membri del Karta si muovevano in gruppetti sconclusionati, mezzi sbronzi e pronti a pestare gente a caso per soldi. Adesso C'erano altrettanti sgherri, ma si muovevano in coppie ben assortite e tenevano d'occhio tutto quanto. Molti si dirigevano verso il distretto comune o tornavano da esso, tutti sobri, soddisfatti e soprattutto con sacche gonfie di soldi nascoste sotto mantelli e armature. Peccato che nessuno di loro fosse Leske.
La nana se lo immaginò per un secondo impegnato a gestire tutto quel traffico, ma poi scosse la testa. Di certo qualche sottoposto di Berath aveva approfittato della sua morte per prendere il potere. Forse Dholem o Mormo, due dei suoi migliori agenti… ma chissà, forse potevano essere Oleg, Nurza… persino Jarvia

Al solo pensiero di quella stronza sentì le mani pruderle, la sua risata quando l'aveva lasciata in cella era un ricordo parecchio vivo, ma scosse la testa. Non aveva tempo di pensare a certe idiozie: la sua casa era in vista, anonima e piccola proprio come le altre catapecchie, però qualcosa era cambiato anche lì
C'erano delle travi di legno inchiodate rozzamente sulle finestre e sembrava che nessuno ci entrasse da mesi. Non era mai stato un bel posto, ma Rica aveva sempre fatto del suo meglio per pulire e rassettare.


Si nascose con attenzione dietro uno dei muri esterni, sempre attenta a non farsi vedere, cercando di guardare all'interno, ma non si vedeva nessuno: era buio. Forse sua madre era di nuovo svenuta con le sue bottiglie.
Rimase immobile per ore senza emettere un fiato, sentendo tutto il corpo intorpidito, i sensi sempre all'erta, aspettando un segno di vita. Sperava di vedere sua sorella tornare, persino di sentire sua madre inveire perché era finito il vino, ma il silenzio totale era chiaro segno che la casa era abbandonata. Dove era Rica!? Qualcuno doveva averla portata via, ma chi?!

《Quante altre casse restano?》 Chiese di colpo una voce scocciata, facendole saltare il cuore in gola e le.
Due nani del Karta con un paio di enormi casse in braccio si stavano avvicinando, mentre un terzo tirava fuori una chiave e apriva la porta.
《Sono le ultime. Un regalo dei nostri amici teste di marmo. Non farle cadere o Jarvia vorrà la mia testa.》
“JARVIA?!” Pensò Micah, tappandosi la bocca per non emettere suoni, mentre aspettava che quei tipi se ne andassero. Quindi era lei a capo di tutto quanto! E aveva trasformato la sua casa in un deposito!
Sentì un moto di offesa verso l'altra nana: quello era un postaccio schifoso, ma era il SUO postaccio schifoso! L'avrebbe volentieri fatta a fettine, ma almeno quanto aveva sentito confermava che Rica non era più al distretto della polvere. Che fosse da qualche parte in quello dei diamanti con qualche nobile a cui era riuscita a dare un figlio?


《Da quando è lei il capo si lavora senza sosta.》 Si lamentò di nuovo uno dei nani.
《Piantala di lagnarti. Sei fortunato che non ti abbia tagliato la gola dopo la tua ultima cazzata. Devi essere contento che il casino che ha combinato Brosca sia così difficile da eguagliare, altrimenti saresti già senza un braccio come minimo.》
Micah ghignò, fiera di se stessa per quanto li aveva fatti arrabbiare. Era sicura che Jarvia fosse diventata matta nel tentativo di trovarla per fargliela pagare dopo che aveva ammazzato Berath. Ma dopotutto, era piuttosto raro farla sotto il naso alle guardie, l'assemblea e al Karta tutti insieme e uscirne senza un graffio. E ora lo avrebbe volentieri fatto di nuovo. Sentì l'altro nano sbuffare frustrato mentre portava dentro la cassa, i suoi coltelli già in pugno.
《Beh, una volta che avrai finito l’inventario, vieni al Tapster. Stasera si festeggiano i soldi facili.》 Ghignò il nano che aveva aperto la porta, allontanandosi col suo compare mentre quello che era entrato nella casa grugniva scocciato.


La senzacasta si sporse dietro l’angolo per essere sicura che quei due se ne fossero andati e scivolò dentro la catapecchia senza che nessuno la vedesse.
C'erano casse di varie dimensioni ovunque, avevano tolto di mezzo i pochi mobili per fare spazio, ed erano piene di chissà cosa. Aveva sentito che alcuni carichi gli erano stati dati dalla casta dei nobili. Quale testa di marmo avrebbe ingoiato l'orgoglio e donato così tanto al Karta per farsi aiutare? E soprattutto per che cosa?

Il nano che aveva di fronte non l'aveva vista, aveva appena aperto uno dei contenitori. Si avvicinò a passo felpato, ma un dannato sassolino grattò contro il suo stivale con un suono stridulo e quel tipo si girò di scatto, allarmato.


La nana Ringhiò una bestemmia, buttandosi addosso a lui e colpendolo con una testata sotto il mento, facendolo quasi cadere all'indietro, per poi lanciargli uno dei suoi coltelli, conficcandolo nella sua mano per impedirgli di afferrare le sue armi e lo colpì sotto la cintura con un gran calcio, strozzando il suo Urlo di dolore e facendolo accasciare a terra.
《Però. Mi aspettavo di meglio.》 Disse tra sé e sé, facendo attenzione a modulare la voce in modo da non farsi riconoscere e piantando un piede nella schiena del nano abbassandosi su di lui, un coltello già puntato alla sua gola.

《Chi cazzo sei!? Che cazzo vuoi!?》 Ringhiò sommessamente lui, la mano che sanguinava copiosa
《Sono quella che ti farà la festa se non rispondi alle mie domande.》 Disse lei, avvicinando la lama
《Va a farti fottere.》 Disse quello sputando per terra.

Lei per tutta risposta strappò il coltello dalla sua mano e ce lo ripiantò dentro con ancora più forza, facendolo inveire. 《Scusami, credo di non aver capito bene quel che mi hai detto. Potresti ripetere?》
《Fanculo agli Antenati! Che vuoi!?》

《Voglio sapere immediatamente che fine hanno fatto le due nane che vivevano in questo posto. Soprattutto la più giovane. Dov'è andata? Cosa le ha fatto il Karta?》
L'altro nano parve sorpreso, per poi emettere una risata sofferente. 《Che le ha fatto il Karta? Ma dove sei stata in questi mesi, con la testa in Cielo? Nessuno può toccare Rica Brosca, ha appena sfornato il figlio del futuro re Bhelen!》


Micah sbarrò gli occhi, mentre un brivido gelido le scendeva lungo la schiena. 《Che cosa hai appena detto!?》 Chiese in un sussurro, stringendo la presa sui coltelli. Non poteva essere. No, non poteva cazzo!
《Rica Brosca è diventata la concubina di Bhelen! Due settimane fa gli ha dato un figlio maschio! Nessuno la può toccare!》 Ripetè il nano, mentre Micah sibilava maledizioni cotro gli Antenati. Rica era la concubina di Bhelen. Aveva partorito il figlio di Bhelen! E loro erano tornati ad Orzammar per aiutare Aura a UCCIDERE Bhelen!

《Fanculo alla Pietra!》 Ringhiò a voce più alta, facendo scoppiare a ridere il nano sotto di lei.
《Che ti prende? Speravi che si prendesse te per caso? Volevi sfornare tu il suo marmocchio? Non credo tu sia abbastanza carina per questo. Ha occhi solo per quella puttana.》 La prese per i fondelli lui, continuando a ridere e facendola schiumare di rabbia.
Quel suono sofferente parlava di umiliazione, le entrava nelle orecchie e le faceva vedere rosso. Quell'imbecille doveva tacere. Non sapeva di cosa stesse parlando. Di che cosa stesse deridendo! Doveva solo stare zitto!

Bastò un secondo. La sua mano si mosse rapida e la gola del nano venne tagliata, e lei gioì nel momento in cui I suoi occhi si riempirono di Paura e le sue risate furono soffocate in un orrendo gorgoglio, ma non ci volle molto perché il corpo si rilassasse. Solo allora la nana si rese conto dell'enorme cazzata che aveva fatto. Non aveva ancora finito di fargli domande!
《No, cazzo!》 Ringhiò, scuotendolo nel tentativo di svegliarlo anche se era chiaramente morto. Il pavimento era imbevuto del suo sangue e i suoi occhi erano bloccati in un'aria vacua e vagamente sorpresa.

Micah si trattenne a stento dallo sbattere la testa  contro il muro. Era stata una stupida! Si era fatta prendere dal panico e dalla rabbia e aveva combinato un casino. Aveva lavorato per il Karta da quando aveva tredici anni, aveva interrogato chissà quanta gente e aveva sempre fatto quei lavori senza problemi! Lei non faceva certi errori da principiante, maledizione!
Aveva il respiro pesante, ma si impose di fare come Iselen e calmarsi. Doveva pensare. Non aveva idea di dove fosse Leske o di chi tra i Nobili se la facesse col Karta. E anche se sapeva dov'era Rica e che nessuno avrebbe potuto farle del male, non aveva idea di come andare da lei. L'idea che stesse con Bhelen le stava facendo salire la bile. Lei e i suoi compagni erano venuti per farlo fuori! Sarebbe riuscita a salvare sua sorella e suo figlio dalla vendetta di Aura?

Si morse il labbro, frustrata. Quando mesi prima sua sorella aveva detto di aver attirato l'attenzione di qualcuno, non si aspettava che stesse parlando di uno dei principi di Orzammar! E soprattutto non di quello che aveva ammazzato suo fratello e incastrato Aura! Però adesso capiva perché non aveva voluto parlarne con Berath. Se quel mucchio di bronto sterco avesse saputo, avrebbe fatto di tutto per accaparrarsi i soldi della casata reale senza lasciare nulla a loro!


Emise un sospiro esausto, afferrandosi il ponte del naso e gettando uno sguardo al cadavere. Nelle sue tasche c'erano solo delle monete e una specie di strano ossicino intagliato, quasi nulla insomma. Non valeva la pena derubarlo e non poteva spostarlo, un peso morto del genere era troppo per lei, quindi lo lasciò lì. Avrebbero pensato che qualche ladro fosse entrato e lo avesse fatto fuori per prendere le scorte, cosa che lei aveva intenzione di fare.

Aprì le varie casse e ci trovò di tutto. Stoffe pregiate, monili e cianfrusaglie da ricconi, ma in una trovò una serie di coltelli da lancio dalla fattura raffinata che le fece brillare gli occhi. Ma non c’erano solo quelli.
Mise gli occhi su ben sette bombe al Lyrium simili a quella che aveva usato al Circolo, solo più grosse, e tre boccette contenenti un liquido denso di colore rosa acceso.
《Cazzo.》 Disse con un sorriso tutto denti. Quella sostanza era inconfondibile: era un veleno nevarriano, talmente potente da far suppurare e marcire la carne del bersaglio anche con un semplice taglietto. Valeva un occhio della testa: chiunque fossero i contatti del Karta tra i nobili, non badavano a spese.

Mise le bombe e le boccette nella borsa, avvolgendole con della stoffa in modo che non saltassero per errore: erano abbastanza da incenerire tutto il distretto. Tenne anche l'ossicino, doveva essere utile a qualcosa se quel tipo lo portava sempre con sè, e dopo aver nascosto i coltelli dentro la giacca uscì con attenzione e si gettò nei vicoli laterali. Non poteva raggiungere gli altri nel distretto dei Diamanti, quei cretini degli uomini di Harrowmont avrebbero attaccato a vista, ma non poteva nemmeno restare lì
Se i compari di quel tipo lo stavano aspettando, non ci avrebbero impiegato troppo a trovare il suo cadavere e conoscendo Jarvia avrebbe subito sguinzagliato i suoi uomini per trovare il colpevole.


Si girò solo un’ultima volta a guardare l’edificio in cui era cresciuta con una vaga sensazione di nostalgia. Sbuffò una risata. Stava davvero sentendo Nostalgia per quel posto. L'aria della superficie le aveva fatto male sul serio, pensò con una punta d'affetto.


***


Si avviò rapida fra le viuzze, inoltrandosi nella parte più fatiscente della città. Nessuno ci viveva più ormai dopo che un’epidemia aveva spazzato via tutti i residenti tre anni prima. Cercò le strade più nascoste per recarsi di nuovo alla vecchia cisterna senza essere vista.
Peccato che si ritrovò di nuovo a maledire gli antenati quando andò a sbattere con una certa violenza contro qualcuno, rischiando di cadere a terra.

《Ehi! Guarda dove vai!》 Disse la voce seccata di una ragazzina senzacasta, scalza e sporca da capo a piedi. Teneva un coltello spuntato in mano e i capelli arancioni erano corti ed incrostati.
Micah la guardò con un misto di rispetto e derisione. Tipetta focosa, aveva l'aria di essere anche sveglia, anche se troppo intraprendente per il suo stesso bene. 《Che paura che fai piccoletta.》

Quella divenne rossa di rabbia, spalancando la bocca per coprirla di insulti, quando la voce di una donna la interruppe. 《Arella, Piantala. È oltre la tua portata.》 Disse una nana, uscendo dal suo nascondiglio
La sua pelle e i vestiti logori che indossava erano coperti di sudiciume da capo a piedi, tanto che il tatuaggio sulla sua guancia non si notava molto, i capelli ramati erano sporchi e ridotti in una massa annodata e aveva una vecchia cicatrice sul lato del naso. Non sembrava diversa dai tanti mendicanti sulle strade, camminava molto lentamente, zoppicando, però non puzzava di alcol e la sua voce non le era nuova.
《Ehi, se vuoi stare con noi al nostro accampamento devi pagare》 Disse la ragazzina con spavalderia, rimediandosi uno scappellotto dalla donna.
《Quando imparerai che se vuoi contrattare devi essere in una posizione di potere?》
Fu allora che Micah si ricordò chi era: Nadezda, uno dei corrieri di Berath. Avevano lavorato insieme un paio di volte. Non erano esattamente amiche, nel Karta quasi mai si poteva chiamare qualcuno così, ma le stava simpatica. Era una tipa molto intelligente, una dei migliori, come si era ridotta in quello stato?

Però quando la donna si girò a guardarla, sbarrò gli occhi per la sorpresa. 《Micah? Micah Brosca!? Per la Pietra, che ci fai tu qua?》
Un brivido attraversò il corpo della senzacasta quando si rese conto di aver perso il cappuccio quando era caduta a terra. Era stata riconosciuta. Imprecò nella sua testa. Maledizione perché adesso!? Gli Antenati dovevano proprio godere nel prenderla per il culo!
La sua mano stava già scivolando sul Pugnale. L'idea di uccidere quelle due non le piaceva. Una parte fastidiosa della sua testa, che parlava proprio come Wynne, le stava dicendo che era sbagliato, ma non poteva lasciare che la denunciassero al Karta. Non avrebbe concesso a quegli stronzi di farla fuori per colpa di uno stupidissimo errore! Ma Nadezda, passata la sorpresa, scoppiò a ridere di cuore, lasciandola a bocca aperta. Che le era preso?
《Ah, se solo potessi vedere la faccia di Jarvia quando saprà che sei tornata. Diventerà nera! Non hai idea di che casino ha combinato per trovarti la prima volta》 Riprese a ridere con forza, per poi farle cenno di seguirla. 《Vieni Salroka. Scaldiamoci un po'.》

Micah la osservò allontanarsi zoppicando insieme alla ragazzina, la guardia non ancora abbassata, ma la seguì lo stesso a distanza. Meglio avere a che fare con lei che affrontare tutti gli sgherri del Karta in circolazione. Nadezda non sembrava avere simpatia per Jarvia, e comunque sarebbe stata in grado di affrontarla se avesse provato ad attaccare.


Arrivarono tutte e tre in mezzo ad uno spiazzo polveroso dove scoppiettavano diversi fuocherelli. Un gruppetto di nani era sparpagliato intorno ad essi. Tutti erano avvolti in mantelli sudici, i volti coperti da strati e strati di sporco e Nessuno di loro le degnò di uno sguardo.

Nadezda si sedette con qualche difficoltà, facendole segno di fare altrettanto. 《Dimmi Salroka, come mai di nuovo in questo buco? Ti mancava la puzza di piscio e disperazione, oppure cercavi qualcuno?》 Accennò col mento agli schizzi di sangue sui suoi stivali
L’altra non le rispose, guardinga, ma la osservò attentamente, rivolgendole una domanda. 《Chi ti ha ridotto così le gambe?》

La ramata sputò per terra, toccandosi le ginocchia, piegate di un angolazioni innaturali e con varie e grosse cicatrici da cui spuntavano protuberanze storte. 《Fottute guardie. Io e il mio partner stavamo effettuando una consegna quando ci hanno beccati. Lui aveva abbastanza soldi per farli girare dall’altra parte, quindi se la sono presa con me. Mi hanno rotto le ginocchia e fatto inginocchiare nello sterco finchè non sono svenuta. Mai guarite bene e Jarvia mi ha cacciata via.》 Sputò di nuovo.
Micah annuì, non era una novità. Nel Karta chiunque fosse troppo vecchio o ferito per lavorare era solo un peso. Normalmente venivano ammazzati e il fatto che lei fosse sopravvissuta anche con quelle ferite dimostrava che era molto più in gamba di quanto quegli stupidi pensavano.


《Comunque sul serio. Che ci fai di nuovo qui? Me lo puoi dire, qui nessuno ha particolare simpatia per il Karta o il Distretto dei Diamanti. Siamo tutti in questa situazione di merda per colpa loro.》
La nana si guardò un attimo intorno, però notò che nessuno le stava osservando. Allora sbuffò. 《Sto cercando una persona.》

《Se stai parlando di tua sorella, sappi che è ai piani alti ormai. Gira voce che il nuovo principino l'abbia sfornato lei. Almeno non dobbiamo più sorbirci le urla di quella matta di tua madre.》
《Si lo so già.》 Ghignò lei. 《Però… sai per caso dov'è finito Leske?》

《Leske? Ah, l’ultima volta che l'ho visto non se la passava tanto bene. Era vivo, però stava leccando il culo a Jarvia nel tentativo di non farsi sgozzare. Quando tu e quella Aeducan siete svanite nel nulla, era talmente infuriata che ha messo una taglia da cinquanta sovrane su di te. E i nobili una da venti.》
Micah emise un verso stizzito. Solo settanta in tutto!? Aveva fatto il culo alla casta dei guerrieri e dei nobili, aveva ammazzato il capo del Karta ed era scappata in superficie con una presunta fratricida senza che nessuno la vedesse facendola sotto il naso ai Deshyr e alle guardie. Valeva molto di più!


Nadezda scoppiò a ridere, indovinando i suoi pensieri. 《Sai come sono quelle teste di marmo. Per loro conti poco anche se ammazzi un re quando hai questo.》 Si Indicò il tatuaggio. 《Comunque, non so dove sia il tuo compare adesso. Mi hanno scaricata mesi fa e quelli che bazzicano da queste parti si tengono lontani dagli sgherri di Jarvia, siamo tutti inutili per lei e i suoi non cercano altro che una scusa per farci sparire. Da quando hanno iniziato ad avere contatti nel distretto dei Diamanti, sono più pericolosi che mai.》
Micah aggrottò le sopracciglia. Quindi tra i nobili c'era davvero un’organizzazione che stava collaborando con il Karta. Chi diavolo erano?


《Sapete chi sono questi contatti?》 Domandò, curiosa. Per quanto le costasse, doveva ammettere che lo stile di Jarvia l’aveva colpita. I vecchi capi, Berath incluso, avevano sempre cercato di non andare oltre certi limiti, mentre adesso sembrava che sbattere in faccia ai nobili che potevano arrivare nel loro prezioso territorio fosse un obbligo. Ci sapeva fare. 
La donna scosse la testa.《So solo che stanno pagando fiumi d'oro, progettano un colpo grosso. Qui siamo tutti troppo malandati per sperare di averne una fetta, ma comunque io me ne terrei fuori. Qualsiasi cosa vogliano, non finirà bene; lo sento nelle ossa. Anche se ci sono certi stupidi che si credono pronti anche quando non sono neanche capaci di impugnare un Pugnale come si deve.》 Disse, lanciando uno sguardo severo ad Arella, che sbuffò.
《Ce la farei! Sono molto veloce! E potrei fare parecchi soldi!》 Gonfiò le guance indispettita.

《Ti faresti solo ammazzare, te l'ho detto. Sei dura come una pietra, proprio figlia di mio fratello.》 Sbuffò Nadezda, mentre Micah ghignava e si rialzava.
《Grazie della chiacchierata.》 Disse, lanciandole un sacchetto che la nana prese al volo. E quando lo aprì, le scintillarono gli occhi. Era pieno di monete d'argento e di rame.
Lo strinse al petto subito, un sorriso genuino sul volto sporco. 《Cerca di non crepare Salroka.》
《Anche tu.》 Rispose la più giovane, abbassando di nuovo il cappuccio.


**


Aida respirò a fondo l'aria del distretto comune, sentendo l'odore delle forge e del cibo sui banconi, sospirando di sollievo. Tutto di Orzammar era nuovo per lei: i rumori, la luce, i profumi, le superfici… ogni cosa era aliena, un continuo assalto di informazioni per i suoi sensi ultrasensibili.

Nelle ultime settimane aveva iniziato ad adeguarsi alle sue nuove capacità, ormai era sicura che non se ne sarebbero mai andate e aveva scelto di conviverci e basta, ma aveva bisogno di allontanarsi dal distretto dei diamanti: ogni cosa lì era scintillante, una vera tortura per i suoi occhi, e quasi tutti avevano un'aria supponente che le aveva dato sui nervi, Per non parlare del profumo che alcune donne avevano addosso. Come se essere a decine di metri sottoterra non fosse abbastanza.
L'unico nano che le era parso diverso lo aveva visto discutere rabbioso con una delle guardie. Saltava subito all'occhio visto il colore rosso vivo della barba e dei capelli, ma ciò che non avrebbe mai scordato di lui era l'odore. Un tanfo terrificante di alcol con una zaffata di alitosi e urina. Rabbrividì solo al pensiero.


Non era la sola che aveva scelto di visitare la città comunque. Runaan, Persephone, Zevran, Leliana, e Alistair si erano uniti a lei di buon grado, tentando di scappare dal calvario politico in cui Aura era ormai immersa. Non sarebbe stato un problema per lei farsi una passeggiata da sola, ma Wynne l’aveva sorpresa proponendo per prima l'idea. Sembrava andare d'accordo con il Lord, però aveva detto che sarebbe stato uno spreco non dare uno sguardo ad una città tanto nuova e piena di cultura e l’assassino, d'accordo con lei, aveva trascinato fuori di peso Iselen e Jowan dal modellatorio.
Da quando erano arrivati, i due maghi si erano chiusi nella gigantesca biblioteca, divorando libri enormi in pochissimo tempo, traducendo rune e lingue antiche a lei sconosciute senza battere ciglio, e divertendosi nel mentre. Questo non avrebbe dovuto sorprenderla, erano cresciuti tra i libri dopotutto, ma era rimasta comunque senza parole: nessuno dei due aveva smesso di leggere se non per magiare. Persino il sonno sembrava aver perso importanza davanti alla loro ricerca... qualunque cosa fosse ciò che stavano studiando.

Quando l'antivano era andato a prenderli, nessuno dei due sembrava intenzionato a seguirlo, ma lui li aveva minacciati dicendo che avrebbe affettato tutti quei volumi davanti ai loro occhi se non fossero venuti insieme a loro a godersi la serata.
Dubitava che potesse farlo sul serio senza che li cacciassero dalla città a calci, ma la minaccia era bastata a convincere i due maghi a venire con loro. Iselen sembrava anche stare meglio: aveva delle occhiaie piuttosto brutte, ma la sua postura era rilassata e ascoltava con orecchie attente le storie dell'assassino, mentre Jowan camminava poco dietro di lei.

Gli lanciò un'occhiata di sottecchi. Ancora non si fidava di lui. Si era abituata alla magia viaggiando con i Custodi, ma la sua era innaturale, sbagliata. Era un amico di Iselen e li aveva aiutati varie volte, ma l'odore di ruggine che lo avvolgeva era troppo forte per i suoi gusti. E anche se non aveva un bastone, era comunque in grado di fare molti danni.


《Questo posto è davvero incredibile.》 Commentò Leliana, catturando la sua attenzione, lo sguardo azzurro che abbracciava le vie.
《Uhm. Se ti piace vivere con tonnellate di pietra sopra la testa.》 Commentò Runaan, che a differenza sua non si era per nulla abituato al soffitto roccioso.

Wynne sorrise. 《Dovresti provare a vederla da una prospettiva diversa. Questo luogo conserva così tanta storia e cultura, proprio come nelle antiche rovine che si trovano nelle tue foreste. Scoprirla è un piacere.》
《Già, anche per questo che vorrei sapere perché ci avete portati via dal modellatorio.》 Si lamentò Jowan
Lui e Iselen avevano passato il giorno a leggere tomi sul lyrium e le sue applicazioni, ed era stato bellissimo! I nani erano molto abili con le sostanze magiche e molto ingegnosi nell’applicazione per essere un popolo privo di maghi. C'erano talmente tante tecniche e usi da studiare, era stato quasi come tornare alle loro serate di lettura insieme alle loro migliori amiche.
Erano immersi in una accurata spiegazione anche degli effetti malefici che poteva avere, forse un passo più vicini a trovare una possibile soluzione per il problema del suo amico, quando Zevran era entrato con la sua solita energia e li aveva trascinati fuori.


《Andiamo voi due.》 Lo incoraggiò Alistair. 《Provate a goderti la città. Direi che dopo tutti quei combattimenti, ci meritiamo un po' di tranquillità.》
《Già, Salroka, voi due e Runaan avete seriamente bisogno di una sana scopata.》 Disse la voce derisoria di Micah dietro di loro.
Tutti si votarono, trovando la nana con un ghigno divertito in faccia e avvolta in un mantello lurido.

《Micah! Dov'eri finita?》 Chiese Persephone.
《Come ho detto, avevo roba da fare.》 Rispose vaga lei, sempre con quel ghigno sulla faccia.

《Hai trovato tua sorella?》 Chiese invece Leliana
La nana si oscurò per un attimo in viso e scosse la testa, ma poi si avviò in avanti a passo spedito. 《Ho bisogno di una bella bevuta. Vi farò provare la birra migliore del locale migliore di Orzammar.》

《Il Tapster?》 Chiese Zevran sornione, cogliendola di sorpresa
《Ti ricordi il nome?》

《Gli amici servono anche ad ascoltare, non solo a fare a pezzi fanatici e prole oscura》 Rispose Iselen, sorridendo. Aveva ancora gli occhi cerchiati e l'aria stanca, ma stare sui libri sembrava avergli fatto bene. Stava quasi sorridendo
Micah ghignò e li condusse verso la Locanda in questione, piena di nani che appena li videro entrare cominciarono a sussurrare e a fissarli, indicando l'armatura di Alistair e il tatuaggio della nana. Il loro arrivo a seguito di Aura aveva fatto notizia molto in fretta.


Una cameriera arrivò con aria sdegnata, rivolgendosi proprio a Micah con uno sguardo di disprezzo. 《Non serviamo marchiati qui.》
《Ancora con questa storia?》 Ringhiò Aida. 《Se un cliente paga dovrebbe essere ammesso e basta!》

La donna la fissò senza parole, insieme a tutto il resto della locanda, notando i suoi denti affilati e che anche il resto del gruppo si era schierato al fianco dell'elfa con aria di sfida.
La senzacasta dal canto suo le rivolse uno sguardo sornione, cercando di non scoppiarle a ridere in faccia, e le sventolò sotto il naso un sacchetto pieno di monete d'oro. 《Se vuoi li portiamo via》
Gli occhi della cameriera divennero grandi come tazzine. Si limitò ad inchinarsi e a condurli ad un tavolo più appartato, portando loro un giro di Birra.


La nana mise i piedi sul tavolo, afferrando uno dei boccali e gustandosi la birra. Se Leske l'avesse vista, probabilmente non ci sarebbe rimasto secco: aveva tutto il Tapster ai suoi piedi, poteva ottenere qualsiasi cosa limitandosi a sventolare qualche moneta.
Quante volte avevano sognato di scalare i ranghi del Karta e fare montagne di soldi seduti a quelli stessi tavoli? E Ora la fantasia assurda di allora era diventata realtà. Peccato che quel cretino del suo amico sembrava svanito nell'aria. Afferrò un altro Boccale, scolandoselo anche più in fretta del primo.

《Potrei avere della Lava di Hirol?》 Domandò Wynne e la cameriera annuì, portandole una brocca piena di liquore scuro che odorava di legno e spezie
《Wynne, lo sai vero che quella è…?》 Ma la voce di Zevran gli morì in gola quando la maga ne bevve due lunghi sorsi come niente con un sorriso soddisfatto.
《Stavi dicendo, mio caro?》 Domandò divertita, mentre Micah fischiava ammirata e beveva nuovamente dal suo boccale.

《Deliziosa. Note fruttate, ben stagionata e credo di sentire una nota di cannella.》 Disse Leliana, gustandosi la bevanda.
《Sei un'intenditrice?》 Osservò Alistair, mentre Aida odorava con sospetto la birra. Non era mai stata un'esperta di Alcol. Una volta aveva provato il vino di bassa qualità che beveva Shianni, ma la sua esperienza si fermava lì e al mal di testa successivo
《Oh no, non potrei mai definirmi esperta, ma ad Orlais nei salotti a cui ho partecipato c'era sempre una scelta di bevande molto ampia.》 Rispose la rossa, per poi incoraggiare l'elfa ad assaggiarla

La giovane ne bevve un lungo sorso con aria poco convinta, per poi iniziare a tossire e sentendo la gola bruciare per il retrogusto amarognolo. La rossa le diede alcune pacche sulla schiena per aiutarla.
Zevran scosse la testa. 《Non così mia cara, non devi bere tutto in un colpo solo. La devi gustare a poco a, sentirla dolcemente sulla lingua e lasciarsi coccolare prima di inghiottire.》
《Zev, stai parlando della birra vero?》 Chiese Micah maliziosa, notando lo sguardo seccato di Aida e che le guance di Iselen erano diventate di colpo più scure. Che l'antivano stesse riuscendo a fare breccia?

《Ma per chi mi hai preso Micah? Ovviamente parlo della birra.》 Rispose lui, assumendo una fintissima aria oltraggiata con tanto di mano sul petto che li fece scoppiare tutti quanti a ridere.
《Siete inqualificabili.》 Li riprese Wynne, nascondendo un sorrisetto dietro il suo boccale.
《Scusate, ma voi due…?》 Iniziò a chiedere Jowan fissando il suo amico, ma la senzacasta lo interruppe.

《Allora, come mai tra i comuni mortali? Già stufi del distretto dei diamanti?》 Lo interruppe Micah
《Più che altro stufo di sentire bisbigli appena entro in una stanza.》 Commentò Alistair seccato. Tutto il palazzo di Harrowmont sapeva che era il figlio di Re Maric ormai: non poteva nemmeno chiedere dove fosse il bagno senza sentirsi chiamare “Lord Theirin”.

《Secondo me Lord Harrowmont è un ospite squisito. Sono solo le sue idee ad essere un po'…》
《Bigotte? Ristrette? Antiquate?》 Suggerì Zevran alla giovane Cousland 《Le persone come lui non mi piacciono. Sempre a far fare agli altri il lavoro per poi prendersene il merito.》
《Zev, senza persone simili saresti rimasto senza lavoro.》 Sorrise Iselen, godendosi il gusto della birra al miele. Le sue emicranie si sarebbero vendicate la mattina dopo, e quel dannato ronzio era sempre nelle sue orecchie, ma non gli importava in quel momento. Consultare il modellatorio era stato un sogno divenuto realtà.


L'assassino ghignò, sfiorandogli il fianco con fare malizioso. 《Touchè, mio bel custode. Ma nessuno ha mai chiesto ai Corvi di scendere nelle vie profonde alla ricerca di una donna svanita da due anni.》
Micah alzò un sopracciglio. 《Dite sul serio? Quelle teste di marmo vogliono mandarci a cercare quella pazza di Branka?》

《A quanto pare.》 Commentò Runaan scocciato. 《Sono convinti che l’assemblea non raggiungerà mai l'unanimità su chi deve regnare senza di lei.》
La senzacasta sbuffò. 《Facci l'abitudine. Qui sotto funziona tutto così: nessuno ha le palle per prendere una decisione, preferiscono lavarsene le mani.》
《Mi ricorda molto il grande Gioco di Orlais.》 Commentò Leliana pensierosa.


《Spero soltanto che ne valga la pena. Se scopriremo che Branka è morta non riusciremo mai a venire a capo di questa faccenda. E senza l'aiuto dei nani non potremo battere la prole oscura. Non con quella Serpe di Howe e i Bann che si sono schierati con Loghain pronti a screditarci. Ci sono così tante cose che potrebbero andare male…》 Commentò Persephone, stringendo il manicoo


Micah finì il suo terzo boccale. 《La principessina troverà una maniera, ha avuto a che fare con quelle teste di marmo tutta la vita, gestirli è il suo lavoro. Di merda, ma il suo lavoro. Tu invece hai bisogno di rilassarti. Forse Alistair potrebbe usare quelle grandi mani da custode per aiutarti.》 Commentò con un ghigno mentre si godeva l'effetto delle sue parole
La corvina divenne rossa fino alle orecchie, mentre il ramato sputò immediatamente la birra che stava bevendo, battendosi un pugno sul petto, paonazzo in volto per la tosse e l’imbarazzo.

《Ugh. Prendetevi una stanza.》 Sbuffò Aida.
《Beh, non sarebbe una cattiva idea.》 Sorrise Zevran mellifluo rivolto ad Iselen e ricevendo un'occhiataccia dall'altra elfa.


Micah sbuffò un'altra risata. Quella si che era una serata, solo birra di qualità e risate. Niente a che fare con l'ultima volta che era stata al Tapster. Se Leske fosse stato lì, sarebbe stato perfetto.
Sospirò, finendo ancora la bevanda

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Capitolo 30
*** Le Due Sorelle ***


Quando uscirono dal Tapster era notte fonda e molti di loro stavano barcollando per tutto l’alcol, i licheni dolci e la carne che avevano ingerito.
Iselen poteva giurare di non aver mai bevuto tanto in una sola serata. Neanche la volta in cui Solona aveva rubato le scorte di vino dei Templari per organizzare una festa clandestina con tutto il loro dormitorio si era ridotto così.

Sentiva la testa leggera: il lyrium, la prole oscura o i guai di Aura erano distanti dai suoi pensieri per una volta. Era contento e basta: ogni tanto gli sfuggiva una risatina per gli aneddoti che Micah stava raccontando sulla sua vita col Karta e per tutte le sciocchezze che lei e il suo amico Leske avevano combinato negli anni.
Gli aveva anche posto un indovinello e lui aveva speso fin troppo tempo a riflettere sull'assurdità che la nana gli aveva rifilato, cosa che l'aveva fatta ridere fino a cadere per terra. Però non aveva ancora capito in che modo un nug somigliasse ad una scrivania.


《Molte delle tue avventure mi ricordano tanto i miei tempi coi Corvi, mia piccola amica. Assassinii, furti, guai… questo posto somiglia ad Antiva molto. Anche se non è altrettanto esotica.》 Disse Zevran
La senzacasta sbuffò una risata sardonica. 《Io però non ho mai avuto bisogno di restare completamente nuda o pomiciare con la moglie di un tipo per portare a termine un lavoro e incassare la paga.》

L'elfo ghignò. 《Ti sei persa metà del divertimento.》 Disse, lanciando uno sguardo ammiccante ad Iselen e appoggiandosi a lui.
Il mago lo guardò, senza allontanarlo, gli occhi liquidi e un sorrisetto tranquillo. 《Mi tirano i capelli.》 Disse.

《Ti tirano i capelli?》 Chiese la nana, divertita. Non aveva mai sentito il mago parlare così. Di solito per farlo ridere serviva un miracolo, mentre invece in quel momento aveva un sorriso beato sempre in faccia. Forse gli avevano dato da bere più di quanto fosse consigliabile.
《Mi tirano i capelli.》 Rispose lui, afferrando l’estremità della treccia e tirando il nastro.
Una cascata di lunghissime e magnifiche onde di capelli scuri scese oltre ai suoi fianchi e in parte davanti al viso, coprendo l’occhio sinistro, ma lui non parve nemmeno accorgersene.


L'elfo sospirò di sollievo, come se tenerli raccolti fosse stata una cosa fastidiosa, per poi scoppiare a ridere di gusto davanti alla faccia sconvolta di Zevran e Aida.
《Beh, che c'è?》 Ridacchiò.
《Come fai a gestire tanti capelli?》 Chiese l’elfa, accarezzando i propri, corti e disordinati, impossibili da pettinare quando li lasciava crescere, mentre Persephone sorrideva dava una gomitata all'antivano, rimasto bloccato con la bocca spalancata davanti a quella visione.
Jowan sbuffò una risatina. 《Finendo litri di acqua. Per lui e Solona era una specie di gara. Sembravano sfidarsi per vedere chi ci avrebbe impiegato di più. Vi lascio immaginare come riducevano le vasche.》

Il mago dalla pelle scura si limitò a sorridere, dicendo al suo amico che la sua era tutta invidia, ignaro dello sguardo libidinoso di Zevran e tornando a passeggiare per le strade nel tentativo di arrivare al distretto dei diamanti senza inciampare, impresa che invece Alistair aveva appena fallito per la terza volta, facendo ridere ridere tutti


《Devo ammettere che questo luogo è magnifico.》 Sospirò per l'ennesima volta Wynne dopo aver aiutato il ramato a rimettersi in piedi, del tutto sobria nonostante tutta la Lava di Hirol che aveva bevuto.
《Eh. Fosse tutta così, ti darei ragione.》 Commentò Micah, nonostante anche lei stesse sorridendo. 《Casa mia era decisamente più sporca.》

《Io ancora non capisco perché tu voglia tornare.》 Commentò invece Aida, distogliendo l'attenzione da una bancarella di gioielli a cui si era avvicinata con Leliana. 《Insomma… qui tutti ti odiano solo per uno stupido tatuaggio.》
《Si, quella parte fa schifo. Ma Rica è qui sotto, non posso lasciarla di nuovo da sola. Lei è la sola persona che sia stata dalla mia parte per tutta la vita.》


L'elfa socchiuse un attimo gli occhi: la capiva. I visi di suoi padre, di Shianni e Soris si affacciarono nella sua mente. Le mancavano. Le mancavano tutti, voleva sentire di nuovo le risate dei cugini e Cyrion accarezzarle i capelli, ma la sola idea di tornare nell'enclave le mandò la stessa stilettata di panico che aveva già sentito quando era tornata a Denerim. La risata di Vaughan tornò a rimbombarle nella testa, insieme alla visione di Nola che cadeva in un lago di sangue e Shianni che piangeva.
Prese un respiro profondo, cercando di calmare i brividi di terrore e il cuore che batteva all'impazzata: ora poteva difendersi da quelli come lui, non era indifesa. Aveva ucciso draghi, Lupi Mannari e Prole oscura, era una vera combattente, non doveva avere paura.

Sentì la mano di Leliana posarsi gentile sulla sua e la voce di Persephone chiamarla. 《Aida, stai bene?》
Si sbrigò ad annuire, cercando di calmare il respiro e avanzando spedita verso le scale che portavano al Distretto nobile. Le guardie che sorvegliavano l'entrata diressero loro uno sguardo colmo di disapprovazione, osservando Micah e lo stato di Iselen, Zevran e Alistair, ma li fecero passare senza lamentarsi.

L’elfa emise un sospiro di sollievo una volta passati. Ora che la luce delle torce era diminuita, lo scintillio dei palazzi non era più fastidioso come al mattino e senza nessuno in giro era tutto tranquillo. C'era solo un nano che russava rumorosamente in un vicolo. Quei capelli rossi le erano familiari, così come la disgustosa puzza di alcol che aveva addosso. Si allontano con un verso di repulsione.


《Questo posto è il sogno di chiunque non sia un nobile o un Guerriero.》 Commentò acida Micah ad alta voce, osservando stizzita i decori geometrici in oro e lyrium che attraversavano gli edifici di marmo e le lampade tempestate di pietre preziose che illuminavano le strade, per poi tirare fuori uno dei suoi coltelli e conficcarlo con forza dentro la pietra levigata di cui era fatta la balaustra, intagliandoci rozzamente una grossa M. 《E Adesso ha il mio segno.》 Disse fiera, mentre gli altri scoppiavano a ridere e Wynne scuoteva la testa.
《Per fortuna non ci sono guardie di passaggio.》 Sussurrò Persephone cercando di non fare troppo rumore. Normalemente avrebbe detto alla nana di non fare sciocchezze, ma in quel momento si stava divertendo troppo. Lei non aveva mai fatto cose simili: andare in giro per le strade di notte con amici rumorosi e mezzi ubriachi e commettere atti vandalici. Non sapeva se a parlare fosse tutto l'alcol che aveva mandato giù, ma non si era mai sentita tanto tranquilla da quando tutta quella storia era cominciata. Si sentiva normale.

Incrociò lo sguardo di Alistair, che le rivolse un sorriso smagliante e la salutò con la mano, rischiando poi di inciampare di nuovo nei suoi stessi piedi. Per fortuna era abbastanza vicina da reggerlo.
《Grazie Persephone.》 Biascicò sottovoce, arrossendo fino alle radici dei capelli, facendola sorridere un pochino. Se solo avesse potuto vedete la sua faccia in quel momento!


Passarono attraverso le grandi strade piastrellate verso il palazzo di Harrowmont, finchè Jowan non scorse due nane molto attraenti con la guancia tatuata e vestite con abiti scollati che gli rivolsero un occhiolino. Non avevano nulla a che fare con i senzacasta che aveva visto in giro: Avevano capelli scintillanti e ben acconciati, la pelle era pulita e truccata alla perfezione e una delle due aveva una collana dall'aria costosa intorno al collo. 
《Chi sono quelle?》 Domandò curioso a Micah
《Quelle non sono roba per te, Piccoletto. Sono Cacciatrici di Nobili. Stanno tentando di trovare un nobile a cui dare un figlio maschio. Se ci riescono, diventeranno sue concubine e vivranno qui godendo di tutti gli agi.》

《Perché proprio un maschio?》 Domandò Leliana curiosa.
《Sempre questione di caste. I figli la ereditano dal genitore dello stesso sesso, dunque solo un figlio maschio può essere un nobile nel loro caso.》 Spiegò MIcah alzando gli occhi al cielo.

《Aspetta, non vorrai dire che se fosse femmina…》 Chiese Aida, lasciando in sospeso la frase.
《Già. Madre e figlia verrebbero rimandate nella polvere a morire di fame. È una scommessa.》
《No, è una crudeltà.》 Disse invece la rossa infervorata. 《Questo sistema di caste è davvero orribile. Nessuno si merita un trattamento simile solo perchè è nato nel posto sbagliato o del sesso sbagliato. Spero che Aura faccia qualcosa quando sarà la regina.》



Tutti quanti annuirono, esprimendo il loro assenso. L’unico che non disse nulla fu Runaan: Non aveva proprio parlato da quando erano usciti dal Tapster. Anche lui aveva le guance rosa acceso e lo sguardo decentrato, però sembrava padrone di sé, non aveva mai rischiato di inciampare e la sua mano continuava a poggiarsi sulla sua borsa, dove sentiva il peso del Grimorio di Flemeth.
Lui e Morrigan non avevano ancora avuto occasione di parlare di quanto era successo e anche lui stava ancora pensando a ciò che aveva fatto. Aveva ucciso Asha’bellanar per difendere quella ragazza.

Il suo istinto continuava a ripetere che era la scelta giusta: non poteva lasciare che venisse usata come un corpo di ricambio, però loro non erano legati come due Vheanan. Non sapeva nemmeno se Morrigan si sentisse allo stesso modo. Micah continuava a ripetere che lo guardava come se volesse mangiarlo, ma Sapeva che gli umani avevano usanze diverse riguardo quel genere di cose. Non sapeva che fare.
Una parte del suo cervello proiettava costantemente pensieri sul Popolo che lo accusava di essere ormai un orecchie piatte che aveva ucciso una delle loro divinità perchè voleva difendere una donna umana che non era la sua Vheanan e che ormai vedeva come Clan i suoi compagni anche se nessuno di loro era un dalish, ma al tempo stesso non si pentiva. Dopo tutto quello che avevano passato non poteva ripudiare il rapporto che aveva con ciascuno di loro.


《Runaan, ti senti bene?》 Gli chiese Wynne, scuotendolo. Era da un po' che l'elfo le sembrava troppo pensieroso, era preoccupata per lui.
《Si Wynne, stavo solo pensando a una cosa.》 Si sbrigò a rispondere lui, riprendendo a camminare.

La maga assottigliò lo sguardo: era davvero difficile capire cosa passava nella testa di quel ragazzo. Non sempre erano andati d'accordo, molte sue decisioni le erano parse discutibili. Aveva accettato di portare con loro un mago del sangue senza fare domande e questo l'aveva fatta infuriare, ma era un ragazzo forte, degno di rispetto e un amico per lei. Non voleva che gli succedesse qualcosa di brutto. Non voleva che a nessuno di loro capitasse qualcosa di brutto.

Osservò per un attimo il gruppo attorno a lei: il sorriso sui volti di Alistair e Persephone, lo sguardo complice di Aida e Leliana, persino la mano lasciva di Zevran sul corpo di Iselen e il ghigno di Micah. Sembravano ragazzi normali. Il mondo era davvero egoista a costringere giovani come loro a correre rischi simili contro la prole oscura.
Tutti avevano talenti incredibili, degni delle leggende, ma non era giusto che fosse toccato proprio a loro lottare contro il Flagello. Runaan era giovanissimo, lo erano tutti, e non aveva nemmeno scelto quella vita, a differenza di Alistair. Avrebbe voluto poter prendere quel peso e toglierlo dalle loro spalle, fare qualcosa di più.
Scosse la testa con un sospiro. Tutto ciò che poteva fare era proteggerli al meglio delle sue capacità, purtroppo il resto sarebbe toccato a loro.


Appena giunsero al palazzo di Harrowmont le guardie li guardarono tutti con la stessa aria oltraggiata che avevano quelle che sorvegliavano l'entrata al distretto, ma nessuno di loro disse nulla, forse perché erano ospiti della principessa, e li fecero passare.
《Grazie mille tutti. È stata una splendida serata.》 Li salutò allegramente Leliana, mentre Aida l’aiutava ad entrare nella stanza che dividevano con Persephone senza sbattere contro una delle pareti.

Anche Wynne e Alistair si defilarono, stanchi, mentre Runaan si diresse riluttante verso la sala in cui Aura stava discutendo coi suoi alleati, ma Zevran si rivolse nuovamente ad Iselen con fare lascivo. 《Vuoi andare via tutto solo anche tu, mio bel custode?》
Il mago lo guardò giocherellare con una ciocca dei suoi capelli, le guance calde, ma Jowan si intromise. 《Dormiamo tutti nella stessa stanza, non sarà…》
Ma Micah lo interruppe, prendendolo per un braccio e trascinandolo via seccata. Quel tipo aveva le pietre al posto degli occhi e pure del cervello se non riusciva a vedere che cosa stava accadendo tra quei due!
Il moro provò a protestare, ma lei gli rivolse uno sguardo tagliente. 《Muovi il culo e sta zitto.》


Iselen intanto era ben cosciente di essere solo e dell'estrema vicinanza dell’antivano. 《Zev, io non credo…》
Lui gli mise un dito sulle labbra, gli occhi languidi mentre apriva la porta della loro stanza e lo faceva entrare, appoggiandosi alla porta con aria sicura.

Il mago sentiva caldo; le sue vesti sembravano molto più pesanti del solito. Poteva sentire il profumo di Zevran e, forse per colpa del vino, forse per colpa del Lyrium, sentiva un vuoto allo stomaco e un senso di eccitazione che non provava da anni. La sua biancheria stava diventando troppo stretta.
Si sedette sul letto, cercando di calmarsi, ma il modo in cui l'assassino continuava a leccarsi le labbra non lo stava certamente aiutando!
Negli ultimi mesi si erano avvicinati molto. Era molto attraente, questo lo aveva notato fin da subito, ma all'inizio non si era fidato per nulla di lui. Ora invece gli piacevano molto le sue storie e la sua presenza: tutto di lui sapeva di rischio e libertà. E non gli era sfuggito il modo in cui c'era spesso contatto fisico tra di loro.

Erano tre anni che non permetteva a nessun uomo di toccarlo, tre anni senza sentire il bisogno di avere un altro corpo caldo contro il suo o di sperimentare il piacere di un amplesso. Dopo ciò che quel Templare maledetto aveva fatto non aveva più neanche pensato al sesso. Eppure sentirsi toccare da Zevran e il suo modo di guardarlo gli mandavano brividi lungo la spina dorsale


Lo vide avvicinarsi lentamente, troppo lentamente, per poi mettersi davanti a lui, il naso ad un millimetro dal suo e le mani pericolosamente vicine al suo inguine. 《Mi sembri stressato, mio custode. Dimmi, cosa potrei mai fare per aiutarti?》 Gli chiese con finta innocenza, accarezzando con le dita il suo inguine.
Iselen emise un gemito frustrato, le guance ormai bollenti. 《Tu scherzi col fuoco.》
《Ne vale la pena.》 Sussurrò Zevran mellfluo e a quel punto il mago non resse più.


Afferrando il collo dell'altro elfo, lo trascinò in un bacio famelico e travolgente, stendendosi sul letto e sentendo la sua lingua infilarsi nella sua bocca con maestria e danzare con la propria in una maniera frenetica che gli fece arrossare le guance.
I suoi capelli erano sparsi come un'aureola scura sulle lenzuola candide, ansimando nel bacio alla ricerca di aria, mentre tanti punti azzurri luminosi invadevano la sua visione. Nessuno lo aveva mai baciato con tanto trasporto, né con una tecnica tanto fine. Ora capiva perché tanta gente si era fatta sedurre da lui.

L'antivano, sdraiato sopra di lui, lo stuzzicò, allontanando il viso, guardandolo con un sorriso di vittoria e accarezzando la sua guancia, godendosi la pelle liscia lo spettacolo delle sue pupille, tanto dilatate e liquide da nascondere l'iride, per poi iniziare ad armeggiare con i bottoni e le chiusure della sua veste per spogliarlo.
Una folata di magia gelida sulla schiena nuda gli fece venire la pelle d'oca, dandogli una scossa di goduria. Le dita di Zevran si muovevano sulla sua pelle come se ne conoscessero ogni parte e punto debole. Poteva sentire la sua magia rispondere con altri fiocchi gelidi, come se volesse incoraggiarlo a continuare. Impedirle di sfuggire al su controllo era sempre più difficile.

Con Frenesia, slacciò alcune delle cinghie della sua armatura e avvolse le gambe ormai libere attorno ai suoi fianchi, cercando di prendere il comando, ma lui lo trascinò in un altro bacio bollente che gli fece affluire tutto il sangue al bassoventre. Poteva sentire qualcosa di turgido premere sulla sua coscia e questo non faceva altro che aumentare l’eccitazione. Lo voleva. Voleva sentirsi riempire e goderne!
Tentò di togliergli il resto dei vestiti, che stavano scivolando con estenuante lentezza sulla pelle glabra e bronzea dell'antivano, lasciandolo con solo le mutande e gli stivali addosso. La sua erezione era evidente, anche lui voleva prenderlo, eppure continuò a baciarlo, imponendogli un ritmo più pacato. Udiva i suoi gemiti bassi e rochi nelle orecchie e stava rispondendo, lasciando andare sospiri leggeri, mentre sentiva l'energia magica pervaderlo da capi a piedi.

Lo sentì pian piano scendere lungo il suo mento e arrivare al collo, suggendo la giugulare, assaporando quella deliziosa e vellutata pelle scura: continuò a scendere lungo la clavicola e il petto, trovando quella cicatrice diagonale che risaltava chiara.
《N… no.》 Disse debolmente, cercando di coprire con le braccia quel maledetto marchio. Era orribile, frastagliato, per quanto avesse provato a farlo svanire con la sua magia era rimasto lì, a ricordargli l'orrore ogni volta che guardava il suo riflesso in uno specchio


Ma Zevran si limitò a sorridere, spostando le sue braccia e ricominciando la sua bollente discesa di baci, accarezzando il segno più chiaro con le labbra. Stava venerando quella cicatrice come se fosse la cosa più bella del mondo e stava facendo contorcere il mago di piacere, tanto da rendere alquanto difficile liberare la sua erezione durissima
《Sei bellissimo.》 Sussurrò, spogliandosi del tutto e adagiandosi sul suo corpo, i loro membri turgidi vicini
Iselen ormai non capiva più nulla. Sapeva solo di volere di più. Tanto tanto tanto di più! Sentiva la magia dentro di lui scalpitare gioiosa mentre muoveva le mani per andare ad accarezzare il membro del compagno, sentendolo duro ed eccitato.

Non ci pensò un secondo ad abbassarsi e a prenderlo in bocca, tirando fuori un gemito tra la sorpresa e la goduria mentre ne sentiva il sapore salato con la lingua, scendendo ritmicamente su e giù e godendosi i gemiti di Zevran, che stava sussurrando in antivano.

《Carajo… sei… sei fantastico.》 Esalò, godendosi le sue carezze e cercando di non cedere al piacere. Chi si aspettava che sotto quell’aria seria ci fosse un amante tanto esperto?
Quando fu certo di averlo lubrificato bene, Iselen tornò a stendersi accanto a lui, spingendo i loro bacini l'uno contro l'altro per fargli capire cosa voleva, ma Zevran, seppur ebbro di lussuria, tirò fuori da un cassetto una boccetta, ricoprendosi due dita percorse dolcemente sulla linea delle natiche, prima di farle entrare in lui.

Il mago emise un gemito per l’intrusione, un lampo di magia che illuminava la stanza, mentre cercava di muovere i fianchi più in fretta per accelerare la penetrazione, e Zevran lo acconentò, sforbiciando le dita e allungandole fino a raggiungere quel particolare fascio di nervi che gli fece emettere altri gemiti.
Non era abituato a usare tanto tempo per preparare i suoi partner, ma voleva che per lui fosse bellissimo, anche se i gemiti che sentiva gli stavano mandando tutto il sangue verso l'inguine. Appena fu certo di averlo allargato per bene, l'antivano entrò in lui con un unico schiocco umido, emettendo un lungo gemito appagato. Anche dopo tutti quei preliminari, lo sentiva stretto e bollente contro il suo membro: la pressione stava facendo urlare ad entrambi tutto il loro piacere, mentre gli occhi del mago scintillavano di azzurro.

Ormai sentiva la magia sfuggire al suo controllo, la sentiva danzare libera dentro di loro, intorno a loro, ovunque. Si sentiva leggero, libero. Meglio che mai. Tutto il controllo che aveva sempre provato a mantenere gli stava sfuggendo tra le dita ed era una goduria che non aveva mai sentito prima.
Mosse i fianchi con vigore, avvolgendo di nuovo le gambe attorno al bacino di Zevran per attirarlo a sé e accelerare le spinte, che continuavano ad arrivare con quella loro esasperante e languida lentezza.


Tentò di accelerare, ma l'altro elfo lo fermò: non aveva intenzione di terminare così presto. Iselen si muoveva sotto di lui con forza, la forza impaziente di chi vuole raggiungere l'orgasmo in fretta per poi fuggire, ma lui non aveva intenzione di permetterlo. Aveva sognato di possedere quel corpo per mesi, di sentire quell'elfo tanto affascinante godere di un piacere come solo lui era in grado di dargli e ora avrebbe fatto in modo che non dimenticasse quella notte mai più.
Aumentò dolcemente la velocità delle spinte, sentendo ogni centimetro di quella cavità tanto stretta quanto bollente e andando sempre più a fondo, godendosi i gemiti e le parole incoerenti che stavano uscendo dalla bocca di Iselen appena colpì uno specifico punto nervoso.

Ma ad un certo punto fu lui a coglierlo di sorpresa, dando una spinta coi reni e costringendolo a sdraiarsi con lui impalato sulla sua eccitazione, mentre si muoveva a gambe aperte con movimenti lenti e languidi, simili ad una danza. La sua erezione era arrossata, Zevran la sentì fremere appena ci chiuse le dita intorno, ma notò anche tante sottilissime linee azzurre che stavano lentamente segnando la pelle e una specie di scossa li attraversò entrambi.

L'antivano sentì i suoi sensi andare a fuoco, mentre quella corrente lo attraversava e lo portava finalmente ad accelerare il ritmo, ad assecondare quella passione, e Iselen lo accompagnò, mentre decine di scintille di magia volavano in alto, invadendo la stanza come un mare di stelle e aumentando quelle scosse al bassoventre fino a quando non raggiunsero l’apice
Il mago sentì il seme dell'amante invaderlo, lasciando andare l'ennesimo gemito acuto di goduria, per poi accasciarsi sul petto sudato dell'assassino, esausto ma appagato. 《È stato… intenso.》
Zevran lo baciò. 《E può continuare》


**


Runaan scese le scale di pietra che portavano alla sala da pranzo con delle profonde occhiaie scure. Non aveva idea di che ora fosse, quel dannato buio stava giocando brutti scherzi al suo senso del tempo, ma la notte prima aveva dormito due ore scarse tra gli incubi e l'interminabile riunione con gli alleati di Aura.
Sbadigliò rumorosamente, trovando i suoi compagni intorno al tavolo, intenti a mangiare. Una servitrice dai folti capelli grigi e l'aria dolce stava portando cibo. L'aveva notata spesso in giro per il palazzo. Solo Aura, Iselen e Zevran mancavano all’appello.
《Buongiorno Runaan.》 Lo salutò Alistair.
《Come ti senti?》 Domandò Persephone, notando la sua faccia esausta.

《Spero di non partecipare più ad una riunione strategica dei nani. Quelle teste di Marmo Sono andate avanti per ore!》 Esclamò il biondo, mentre Micah ghignava e Aida gli passava una tazza di the.
《Ad Orzammar funziona così. Non preoccuparti, ci farai l'abitudine. E i tuoi consigli sono stati utili. Di certo staremmo ancora discutendo se tu e Shale non aveste partecipato.》 Lo confortò Aura, entrando nella stanza insieme ad Aller e Adal. Anche i suoi occhi erano cerchiati, ma sembrava di buon umore

《Buongiorno Aura.》 La salutò Leliana.
《Ben trovata cara. Ieri sera siete riusciti a formulare un piano?》 Chiese Wynne.

《I cosetti mollicci che fissano hanno deciso che dovremo affrontare altri cosetti mollicci nell'arena.》 Rispose la Golem con la sua solita aria seccata. Da quando erano scesi ad Orzammar pareva irritata. Non aveva messo piede fuori dal distretto dei Diamanti, però a volte si era avvicinata al modellatorio e ogni volta che ne usciva sembrava più arrabbiata
《E ci dovremo sbarazzare del Karta. Stando alle informazioni che ci ha dato Micah, stanno lavorando con una fazione molto facoltosa: i sostenitori di Bhelen. Non so se lui sia coinvolto in prima persona, ma di certo gli fa comodo.》 Commentò Aura.
Adal e Aller le avevano dato ulteriori informazioni su quello che stavano combinando quei folli: c'erano stati dei rapimenti e addirittura degli omicidi tra la servitù e i soldati delle persone che non sostenevano Bhelen. Non era stato possibile indicare un colpevole specifico, ma il messaggio era ben chiaro. Per fortuna i nani di Orzammar non si facevano spaventate facilmente, ma dovevano comunque porre fine a quello scempio.

《Chi combatterà nell'arena?》 Domandò Alistair.
《Abbiamo pensato che fosse una buona idea far partecipare te e Runaan in quanto custodi grigi e Shale. E io vi accompagnerò.》 Rispose Aura.

Sten alzò un sopracciglio poco convinto e Persephone sembrava d’accordo. 《Aura, è una mossa molto imprudente. Capisco che tu voglia rivendicare il tuo onore, ma se Bhelen attuasse un piano per ucciderti? Perché non permetti ad Iselen di lottare o non chiedi a Lord Bemot o Lady Helmi?》
La bionda scosse la testa. 《Non è possibile. Iselen è un mago, potrebbero rendere non valida la prova con una scusa se lottasse insieme a noi. Inoltre, devo mostrare a tutta Orzammar che sono ancora una degna discendente del primo Aeducan e che sarò una degna regina per tutti loro.》

《Vedete, Lord Harrowmont ha ufficialmente ceduto ad Aura il suo ruolo di pretendente al trono ieri, insieme ai voti da lui ricevuti. È per questo che non ci avete visto tutto il giorno. Stavamo parlando ai Deshyr.》 Spiegò Adal.
《E Bhelen non ha cercato di tendervi qualche trappola o di farvi condannare? Avevo capito che l'assemblea fosse dalla sua parte.》 Commentò Morrigan con la sua solita aria annoiata.

La nana ghignò. 《Mio fratello ha perso sostenitori in questi mesi. A questo punto non ha più abbastanza voti neanche per proporre di mettermi in cella grazie anche al vostro aiuto, così come a quello di Adal, Aller e Lord Harrowmont. Ma ora devo convincere tutta l’assemblea sostenermi. Per questo devo calcare l'arena. E, Micah, mi servirà il tuo aiuto per...》
La senzacasta stava per chiederle cosa volesse, ma l’apparizione di Iselen e Zevran sulla cima delle scale la fece zittire nel tentativo di trattenere le risate.
Il mago era un disastro. Aveva una faccia stravolta, l'unico occhio visibile era cerchiato da pesanti occhiaie, i capelli scendevano sciolti e in disordine e indossava una camicia da notte troppo grande che lasciava scoperta la spalla su cui spiccava il segno di un morso. Invece l'assassino aveva un sorriso a trentadue denti.


《Tutto ok voi due?》 Chiese Alistair sornione, mentre persino Runaan tentava di non ridere.
Iselen rivolse ad entrambi uno sguardo tagliente che li fece solo ridere di più, sedendosi e evocando tazze e teiera senza una parola, mentre Zevran si accomodava
《Non temere amico. Sta benone.》 Disse malizioso.

Il mago gli rivolse un'occhiataccia, contemplando l'idea di congelargli sul serio le palle, ma poi Persephone soffocò una risatina, indicando il collo del mago. 《Iselen hai un…》
Lui alzò un sopracciglio, spostando i capelli per vedere meglio, e vide una serie di grossi lividi che scendevano dalla mascella quasi fino alla clavicola.


Arrossì di colpo, cercando di coprire i segni. 《Zev! Ti avevo detto di smettere di succhiarmi il collo!》
《Ehi, vuoi forse che gli faccia vedere il modo in cui tu hai ridotto il mio interno coscia?》 Ghignò lui con nonchalance, facendolo diventare anche più rosso.

《Ma… voi due avete…?》 Domandò Jowan, rimasto con la tazza a mezz'aria per tutto quel tempo.
L'altro mago si voltò, basito. Non erano stati espliciti abbastanza?! 《Si Jowan. Io e Zev siamo andati a letto insieme e lui mi ha ricoperto di succhiotti. Non mi dirai che non lo avevi capito》


Il moro arrossì a sua volta. 《Ehi, che ne potevo sapere!? Lui è molto espansivo e andate d'accordo, pensavo foste amici, che ne so se poi ci fai...!?》 Chiese, nel panico
Alistair ormai stava rischiando di cadere dalla sedia per le risate e nemmeno Wynne o Shale erano riuscite a trattenere l’ilarità. Micah intanto ghignò.
《Hai seguito il mio consiglio. Sono così fiera di te.》
《Vi odio tutti sappiatelo.》 Disse Iselen, scatenando altre risate da parte di tutti.


Però poi Aller si schiarì la voce. 《Scusate, ma questo non è il momento per ridere. Dobbiamo concentrarci. Su come fermare Bhelen. Lady Aeducan ha un piano per risolvere la situazione ma serve il vostro aiuto.》
Aura, ancora ridacchiando, si rivolse all'altra nana. 《Micah, come ho detto dobbiamo eliminare il Karta se vogliamo conquistare l’assemblea. Tu sai come agiscono quei nani e conosci gli accessi al distretto della polvere, perciò sarai tu a occupartene.》

《No. Non posso》 Rispose lei ferma, l'ilarità di poco prima del tutto scomparsa, mentre un silenzio glaciale scendeva sulla stanza. 《Non posso aiutarti a uccidere Bhelen.》
Per un secondo Aura parve confusa. 《Che cosa!?》

《Non posso farlo!》 Rispose ostinata Micah, rifiutandosi di guardarla in faccia.
La bionda sentì una scarica di collera percorrerla. Saltò in piedi e afferrò l'altra nana per il collo della casacca, il suo atteggiamento calmo e posato pareva solo un ricordo 《Dannazione, Come ti ha corrotta? Con Valanghe di soldi? Con un titolo? O ti ha concesso di diventare una concubina come quella senzacasta che si porta appresso!?》

《Quella senzacasta è mia SORELLA!》 Le Urlò contro Micah spingendola indietro con forza, facendo scendere un silenzio anche più opprimente del primo.
Persephone aveva gli occhi sgranati come Runaan, Aida era rimasta con la tazza a mezz’aria e persino Zevran era rimasto zitto.
《…Cosa?》 Domandò Aura in un Sussurro

L’altra nana prese un respiro pesante, le unghie conficcate nei palmi delle mani. 《La concubina di Bhelen, la madre di suo figlio, è mia sorella Rica!》
《Micah, sono sicura che Aura non volesse metterti contro tua sorella. Semplicemente non lo sapeva.》 Disse Leliana, la prima ad essersi ripresa.

《Beh ora lo sa. Non che cambi qualcosa.》 Ribattè tagliente lei, scuotendo la bionda, che rivolse all'altra nana uno sguardo indignato.
《Credi davvero che farei del male a mio nipote? O ad una donna che non mi ha fatto niente di male!?》

La senzacasta le rivolse un'occhiata ancora più tagliente. 《Ma a chi credi di darla a bere!? Prima di salire in superficie te ne fregavi di quelli come me.  Forse sei migliorata, ma quello che hai vissuto è solo la cima della montagna! Non capirai mai com'è essere immondizia dalla nascita. Resti comunque una testa di marmo e so già che non rinuncerai mai a vendicarti di Bhelen e sei liberissima di farlo, ma io non ti aiuterò. Non lascerò che Rica torni a marcire, non posso toglierle la sola cosa bella che le sia mai successa!》
《Non…》 Provò a rispondere l'altra, ma Micah andò avanti
《Quel bambino non è tuo nipote! È il figlio del fratello che odi, che crescendo potrebbe volere vendetta! E anche se così non fosse, sarà sempre nato da una madre senzacasta, un meticcio da spedire nelle vie profonde con la testa piena di stronzate sull'onore e la gloria del sacrificio! Solo questo frega a voi teste di marmo! E ti chiedi perché non mi sono fidata!?》

《Non osare!》 Si intromise Aller, ignorando Adal che tentava di fermarlo. 《Lady Aeducan si fida di te! Lo ha detto sia a me che a Lady Helmi. Come ti permetti di mancarle di rispetto in questo modo!?》
La faccia di Micah divenne nera come carbone. 《Tu levati dai piedi! Le stai solo leccando il culo perché speri di diventare re al suo fianco!》


《SMETTETELA!》 Urlò Aura, zittendoli. 《Basta. Micah, hai ragione.》 Disse, lasciandola senza parole. 《Hai ragione, per troppi anni non ho pensato alle caste più basse. Ma andare in superficie, vedere ciò che dovete fare per vivere, mi ha fatto capire che sono stata una vera testa di marmo e ho intenzione di cambiare le cose. Non farò del male a nostro nipote. È un Aeducan, un principe, e crescerà come tale. Se io non dovessi avere figli, un giorno il trono spetterà a lui. E tua sorella vivrà al suo fianco nel palazzo.》
《Rica non ci crederà mai.》 Disse Micah, facendo a sua volta fatica a credere alle sue orecchie. Avrebbe davvero protetto sua sorella e il bambino?
《Toccherà a te convincerla. Tramite qualcuno di fidato, le manderemo un messaggio al castello così che possiate vedervi. Dille di venire qui con Endrin e di chiedere la protezione di Lord Harrowmont. Faremo in modo che nessuno le torca un capello.》


La senzacasta si morse il labbro, combattuta, non che gli altri potessero biasimarla. Aida in particolare si era avvicinata per darle il suo muto supporto nel caso Aller avesse fatto qualche mossa stupida. Lei sapeva bene quanto fosse difficile fidarsi di chi ti aveva sputato addosso per una vita intera.
《Quindi, io uccido Jarvia e il Karta e tu in cambio proteggi Rica?》 Chiese lentamente.
Aura scosse la testa. 《Puoi fidarti di almeno una testa di marmo. La proteggerò a prescindere che tu lo faccia o no. Non sei obbligata.》

《Oh no, lo faccio.》 Ghignò. 《Ho un conto da saldare con quella stronza. Mentre tu ti pavoneggerai nell'arena, io, Iselen, Jowan, Zevran, Leliana e Aida sistemeremo la faccenda.》
Aura annuì, mettendo a tacere qualsiasi protesta e allungando la mano. L'altra nana la strinse con forza.
《Prova a fregarmi e ti prendo a calci in culo》
La bionda annuì con un’espressione seria


**


MIcah era nascosta tra le ombre di un vicolo del distretto comune, guardando con il cuore in gola ogni angolo per vedere se Rica stesse arrivando.
Aida le aveva chiesto, in una strana dimostrazione di gentilezza, se voleva che qualcuno di loro venisse con lei, ma, per quanto avesse apprezzato il gesto, aveva rifiutato. Quella era una conversazione che doveva affrontare da sola.
Sperava solo che la sorella non avesse preso il messaggio per una burla o un inganno, perché ormai le clessidre segnavano che era notte fonda e molte delle finestre non erano più illuminate.

Strinse i denti nervosa. Aveva provato a pensare cosa dirle, a ideare un piano come quelli di Persephone e la principessina per convincerla a lasciarle il solo uomo che non l'avesse trattata come una macchia di sporco, ma non le era venuto nulla in mente se non che le era mancata da morire.


Sentì dei passi e scattò in piedi, tendendo le orecchie. Guardò circospetta dietro l'angolo e finalmente la vide!
Indossava un abito elegante che fasciava con cura le sue curve generose, la scollatura e la fascia in vita tempestata di gemme e i capelli rossi erano raccolti in un'acconciatura complicata fatta da decine di trecce e boccoli vaporosi. Aveva anche un trucco perfetto e il suo viso era molto più pieno e sano di quanto ricordasse: era radiosa, sembrava una principessa.


Si stava guardando anche lei intorno nervosa, la pergamena col messaggio stretta in mano, e a quel punto decise di farsi vedere. La vide sbarrare gli occhi, un'espressione terrorizzata a sporcarle in viso, e a quel punto fece cadere il cappuccio.

Vida la sorella portarsi le mani alla bocca. 《MICAH!》 Urlò, prima di gettarle le braccia al collo e stringerla in un abbraccio che lei ricambiò subito.
《Ciao Rica.》 Disse, sentendo il macigno che aveva sullo stomaco svanire. Sua sorella stava bene. Era viva e magnifica! E le voleva ancora bene!


La maggiore si staccò e le prese il viso tra le mani, gli occhi pieni di lacrime. 《Per gli Antenati, Non sai quanto mi hai fatto preoccupare! Quando ho saputo cosa era successo alle prove, della sentenza… temevo che saresti morta! Che non ti avrei più vista!》
La minore sorrise nervosa. 《Mi dispiace Rica. È stata tutta colpa di quel cretino di Berath e delle sue dannate scommesse. Ti giuro avrei voluto salutarti, spiegarti tutto, ma avevo le guardie e gli uomini del Karta alle costole e…》

La sorella la strinse di nuovo con un sorriso. 《Non importa Micah. Non importa, adesso va tutto bene. Tu sei qui, sei viva, e io… io ho avuto un figlio! Dal re! Tuo nipote è un principe! Ah non vedo l'ora che tu lo conosca! Sono sicuro che lo adorerai! I suoi occhi sono così intelligenti, sono identici ai tuoi, e ha il sorriso  più dolce del mondo! Quando Bhelen lo ha visto la prima volta, stava per piangere.》
Al solo sentire il nome del principe, una stretta gelida avvolse lo stomaco della senzacasta. 《Rica…》

Ma la sorella la interruppe di nuovo, afferrando le sue mani. 《Sono sicura che tu e Bhelen andrete d'accordo! È sveglio come te e ha tantissimi progetti in cui tu avresti un posto! Vuole aprire trattative per permettere a quelli come noi di avere una vita degna! Ma ci pensi? Appena la crisi causata dalla fratricida passerà, Orzammar sarà un luogo migliore per tutti noi! Anche per te! Potrai smettere di lavorare per il Karta, magari riuscirai a diventare un membro dell'esercito! Ho parlato a Bhelen di ciò sai fare, e lui ha detto che se fossi tornata avrebbe considerato l'idea! Saresti una vera guerriera! Avresti tutto ciò che hai sempre sognato! Forza, vieni al castello! Voglio presentarti tuo nipote!》


《Rica aspetta.》 Le disse lei, trattenendola.
La sorella si girò, confusa, ma ancora sorridente. 《Che ti prende?》

Micah si morse il labbro. 《Devi prendere il tuo bambino e scappare dal castello.》
L'altra strabuzzò gli occhi. 《Ma che dici? Micah, non è il momento di scherzare.》

La sorella le mise le mani sulle spalle. 《Ascolta, sono serissima. Devi andare alla tenuta di Lord Harrowmont, lui proteggerà te e tuo figlio, ma dobbiamo fare in fretta. Io e i miei compagni Stiamo studiando un modo per togliere Bhelen dal trono, e non voglio che tu o lui veniate messa in mezzo.》
《Lord Harrowmont? Ma lui…》 Rica sbarrò gli occhi, il volto di colpo pallido e il sorriso svanito. 《Tu sei con lei. Con la Fratricida!》

Quel nome tu come uno schiaffo in piena faccia. 《No aspetta. Non è come pensi, Rica. Lei non ha ucciso suo fratello. Bhelen l'ha fatto e l'ha incastrata per avere il trono. La sto aiutando perché lei ha promesso di tenere al sicuro te e il tuo bambino. Fidati, non permetterò che vi succeda nulla.》
Tese le mani verso di lei, però la sorella si allontanò, il suo volto pieno di… delusione? 《Come puoi stare con lei? Come puoi fidarti di lei? Dopo la morte del re, Bhelen ha pianto per giorni! Per colpa di quella donna ha perso tutta la sua famiglia!》


La minore sbarrò gli occhi. Seriamente sua sorella si era fatta abbindolare in quel modo? Davvero credeva a tutte quelle sciocchezze!?《Rica, lui ti sta ingannando! Ti posso giurare su tutto quello che vuoi…》
《No!》 Rispose la sorella perentoria, ogni traccia di allegria svanita dal suo volto. 《Non posso credere Tu voglia farmi questo Micah! Vorresti rendere tuo nipote orfano appena nato? Vorresti spedirlo a morire di fame nella polvere o peggio!? Sei tu quella che sta venendo raggirata! La fratricida e I suoi alleati diranno qualsiasi cosa pur di farti collaborare, ma ucciderà mio figlio appena ne avrà l’occasione!》

《Aura non è così, Rica! Non è la solita testa di marmo, credimi! Ha già giurato di difendervi! E se proprio non vuoi credere a lei, credi a me… ti prego.》
Da quanti anni non pregava qualcuno? Anzi, aveva mai pregato qualcuno?
Ma Rica rimase ferma, Non si avvicinò. 《No Micah. Non te lo permetterò. Non posso lasciare mio figlio e la sola speranza di Orzammar a morire solo perché tu ti sei fatta imbrogliare a quella donna orribile. Pensavo che tu tra tutti avresti capito quanto lui sia l'unica possibilità che questo posto diventi migliore, l'unica possibilità per persone come me e te di essere viste come qualcosa di più che spazzatura. Non mi aspettavo che proprio tu mi avresti tradita così.》

Le braccia di Micah caddero senza forze lungo i suoi fianchi, si sentiva come se l'avessero accoltellata. Il tono della sorella era così freddo, proprio come il suo sguardo, non l'aveva mai vista così. La stava guardando come se fosse stata una nemica!
Sentiva un groppo alla gola e gli occhi pungere di Lacrime. Rica era sempre stata la sola persona su cui era sicura di poter contare, l'unica che poteva amare senza paura e la sola a prendersi cura di lei dopo che sua madre si era rifugiata nell'alcol. Per lei si sarebbe fatta ammazzare senza pensarci un attimo. Ma in quel momento a Rica non sembrava importare.

Come poteva dirle una cosa del genere? Dopo tutte le volte in cui si erano sostenute e aiutate a vicenda? Dopo tutte le volte in cui le aveva detto di volerle bene?


Rica si voltò, gli occhi umidi. 《Sappi che non dirò a nessuno che sei qui per stavolta. Ma prova solo ad avvicinarti al castello o a mio figlio, prova a cercarmi di nuovo o a farti vedere e chiamerò le guardie per farti arrestare. Per quanto mi riguarda, non sei più mia sorella.》

La senzacasta boccheggiò, senz'aria. Il braccio che aveva teso per richiamarla cadde nuovamente senza energia lungo il fianco. Voleva parlare, dirle qualsiasi cosa per farla tornare indietro, ma la sua voce era bloccata: poteva solo sentire pesanti lucciconi che scendevano lungo le sue guance mentre guardava l'unica persona che avesse davvero amato allontanarsi senza mai voltarsi indietro.

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Capitolo 31
*** L'Arena delle Prove e Il Covo del Karta ***


Una nana avvolta in uno scialle nero stava attraversando le strade della città. Il suo viso era calmo, i capelli grigi ordinati come i vestiti semplici. Tra le dita stringeva delle carte che il suo signore le aveva chiesto di consegnare, ma nel petto sentiva il cuore battere di paura


Avanzò con calma fino alla grande tenuta al confine del distretto, varcando l’enorme portone ed entrando. Le stanze erano illuminate da lanterne al lyrium, la cui luce blu gettava tetre ombre sui decori in oro dei muri.
Inghiottì pesantemente, varcando una delle porte levigate. 《È permesso?》 Chiese, la voce poco più di un sussurro
《Oh, ben arrivata… cara Ornella》 La salutò la voce in apparenza gioviale di un nano dalla folta barba nera intrecciata, mentre si alzava da uno scranno di pietra.
Era più giovane di lei, le rughe non avevano ancora intaccato il suo viso, giusto un po' più alto, ma molto più muscoloso e scattante. Sorrideva, ma i suoi occhi verdi erano freddi come quelli dei cacciatori oscuri.

La nana rabbrividì. Lord Rorek era un nobile minore, la sua casata era caduta in disgrazia molte volte nel corso della storia, ma poteva contare su ampie fortune e nessuno le aveva mai fatto paura quanto lui. Sotto quei modi affettati e i sorrisi gioviali si celava un uomo pericoloso.
《Allora, mi porti buone notizie, mia cara?》 Chiese lui, le sue dita che sfioravano la sua guancia.
La nana sentì un brivido di terrore scendere lungo la schiena. Non voleva pensare a quanto sangue era stato versato quelle mani nel corso degli ultimi mesi.


《Si. Lady Aeducan e i custodi grigi parteciperanno alle prove, esattamente come volevate.》
Il sorriso sul volto del nano si allargò. 《Splendido. Sapevo che ce l'avresti fatta, Ornella. Adesso li abbiamo tutti dove volevamo. Bhelen sarà felice》

La nana si morse il labbro. 《È… davvero necessario arrivare a tanto? Non potremmo scacciarla di nuovo in superficie e basta? Basterebbe a convincere l’assemblea.》
《Hai un cuore troppo tenero.》 La riprese una voce fredda alle sue spalle, mentre un’elfa dai corti capelli castani e armata di bastone magico appariva dal nulla con un drappello di nani senzacasta armati fino ai denti

《Già mia cara Ornella.》 Disse Rorek col solito tono pacato, prendendole però il mento con forza. 《Dimmi, non sei stanca di essere vista come poco più che mobilio? Non sei stufa di doverti accontentare delle briciole del tuo padrone quando potresti essere tu la padrona? È quello che hai detto la prima volta che sei venuta qui, quando hai accettato di spiare le mosse di Harrowmont per me. Vorresti forse rimangiartelo?》
La nana scosse la testa, il respiro incastrato in gola. Sapeva di aver stretto un patto maledetto la notte in cui il Lord l'aveva sentita lamentarsi al Tapster dopo che il suo padrone l'aveva punita per uno dei suoi rari errori. Lei aveva servito la sua famiglia fin da piccola, fedele come suo padre e sua nonna, ma le parole e lo schiaffo che le aveva rivolto avevano liberato qualcosa di oscuro, che aveva covato per anni, e non poteva tornare indietro

Rorek sorrise, mentre l'elfa e i Nani del Karta lo affiancavano. 《Molto bene. Siamo pronti. La notte dopo che le prove saranno finite, colpiremo allora.》
《Avremmo potuto attaccarli durante le prove lo sai? È facile celarsi nella folla.》 Disse l'elfa, ma il Lord scosse la testa come se stesse parlando a bambini
《Vedi, Lantea, l'arroganza è il tallone d’Achille dei nobili: si sentono invincibili, specie in seguito a una vittoria. Aura e i suoi alleati si crederanno al sicuro dopo le prove, ad un passo dal trono, e noi saremo pronti a finirli. Grazie ai nostri alleati, quella lecca nug sarà coperta di infamia e Bhelen regnerà glorioso. E tu Ornella, sarai la chiave per la riuscita del nostro piano.》 Disse avvicinandosi a lei col solito sorriso. 《Confida nel nostro signore, mia cara, e tutto andrà bene.》


**


Aura si sentiva bene. Anzi, benissimo. L'arena delle prove era piena fino a scoppiare: Poteva sentire le urla del pubblico nelle orecchie, la loro voglia di godersi dei grandi combattimenti e la loro eccitazione. Le era mancata quella sensazione. Alcuni urlavano insulti rivolti a lei, la chiamavano Fratricida o traditrice, però altri la incitavano, inneggiavano il suo nome, avevano ancora fiducia…

Strinse il suo spadone, affilato proprio la sera prima, il sigillo della sua casata impresso sull'elsa identico a quello sulla sua armatura che scintillava alla luce delle torce: era di nuovo Aura Aeducan
Sentiva alle sue spalle la presenza dei suoi compagni, di Adal e di Aller, ma i suoi occhi azzurri non avevano lasciato un attimo lo scranno su cui sedeva Bhelen. Suo fratello aveva un grosso boccale di birra e stava osservando l'arena con aria divertita. Gli avrebbe fatto vedere cosa lo attendeva molto presto.


《È sempre così rumoroso qui?》 Domandò Runaan, coprendosi le orecchie. Si sentiva in trappola e agitato: non si sarebbe mai abituato al caos delle città.
《Questo è solo l'inizio.》 Sorrise Aura, pronta a combattere.
Lei avrebbe dovuto vincere da sola i primi scontri, ma l'ultimo, quello veramente importante, lo avrebbero dovuto sostenere insieme contro i principali guerrieri al servizio di Bhelen: il suo secondo, Vartag Gavorn, due suoi sgherri, Barlin e Revek, e soprattutto suo cugino, Piotin Aeducan, il secondo di Trian e suo amico fedele fin da ragazzi.
Lo poteva vedere accanto al fratello, la testa rasata quasi a zero e i lineamenti ancora più duri del solito mentre stringeva la sua enorme ascia bipenne.


《Siete sicuri che Bhelen non tenterà nulla?》 Domandò Alistair per l'ennesima volta.
Morrigan alzò gli occhi al cielo. 《Hai intenzione di chiederlo ancora? Pensavo che ricevere la stessa risposta undici volte bastasse persino per te.》

Il custode fece per ribattere, ma Wynne fece un gesto imperioso. 《Basta! Alistair, non temere: Se dovesse succedere qualcosa vi aiuteremo.》
Il ramato non sembrava convinto, ma Sten gli rivolse uno sguardo di pietra e lui non disse altro dopo un sospiro esasperato. Persephone avrebbe voluto avere la sicurezza del Qunari o la calma dell’anziana maga.
L’arena era enorme, piena di entrate, e con tutta quella gente che urlava, si muoveva e inneggiava sarebbe stato un gioco da ragazzi per degli assassini nascondersi e attaccare a tradimento con delle frecce.

Cerere al suo fianco le colpì affettuosa il polpaccio per calmarla, e la ragazza le fu grata, ma l’idea di essere scoperti la innervosiva e sapere che Micah, Iselen e gli altri in quel momento si stavano preparando a lottare contro tutto il Karta non era confortante. Ma purtroppo non c'era stato tempo per pianificare oltre


《Queste sono le sacre Prove in onore del nostro defunto re Endrin. A sfidarsi saranno Serewyn della casta dei guerrieri, ricordato per aver sconfitto proprio qui suo padre all'età di dodici anni, e la principessa Aura Aeducan, accusata di fratricidio, che ora compete per il trono di Orzammar.》 Esclamò il maestro delle prove, mentre lo sfidante entrava nell'arena

Aura si fece avanti, il suo sorriso sicuro che lasciava spazio ad un'espressione concentrata. Non doveva farsi distrarre dalla folla, ma solo pensare a lottare.
Il nano si rivelò un buon avversario: la sua tecnica con la spada era raffinata, degna di un veterano, ma dopo battaglie come quella di Caer Oswin non presentò una sfida troppo difficile. Non era all'altezza dei prole oscura. E lo stesso valse per gli avversari seguenti


《Guardate Bhelen.》 Ridacchiò Alistair quando la nana tornò da loro dopo l'ennesima vittoria. 《Sembra che qualcosa gli sia andato di traverso.》
In effetti, Aura notò che aveva smesso di bere e se prima era rilassato sul suo trono, ora era seduto rigido come un palo. Non poteva vedere la sua espressione, ma scommetteva sugli Antenati che non era contento.
《Mi vedrai presto fratello.》 Sussurrò, sedendosi
L'ultima avversaria le aveva rifilato un colpo nelle costole che aveva fatto parecchio male ammaccando l'armatura. Era certa che si stesse formando un livido.

Wynne si accigliò, alzando le mani luminose verso di lei, ma Aller la fermò prima che potesse toccarla.
La maga lo guardò. 《Questo scontro sarà decisivo. Dovrebbe affrontarlo al massimo della forma.》
《Accettare cure da una Saarebas davanti a tutti sarebbe un disonore per lei.》 Disse Sten freddo, mentre il nano annuiva e Aura concordava.
Quei due erano stati di grande supporto ultimamente. Aller in particolare si stava rivelando un uomo davvero incredibile oltre che un grande Guerriero.

《Sto mettendo in palio tutto per dimostrare che sarò una degna regina. Inoltre, sono stata per anni il generale dell’esercito: posso sopportare un livido》
《Raramente voi cosetti mollicci ci riuscite.》 Commentò Shale, acida come sempre, mentre Runaan e Alistair impugnavano la spada e l'arco con aria decisa.


La Golem scrocchiò gli enormi pugni, pregustando la sensazione di polverizzare quei nanetti e la loro disgustosa carne molle. Le sue ricerche al modellatorio non erano servite a nulla, quegli idioti si erano ostinati a dire che ai Golem non servivano cure per le amnesie, in quanto semplici soldati privi di pensiero proprio. Uno di quegli arroganti l’aveva persino chiamata difettosa. Non lo aveva spiaccicato per miracolo: ora voleva sfogarsi



Il maestro delle prove parlò di nuovo. 《Siamo giunti allo scontro finale di queste sacre Prove. A sfidarsi vedremo Piotin Aeducan della casta dei nobili, Vartag Gavorn della casta dei guerrieri con i loro secondi contro la principessa Aura Aeducan, i custodi Grigi Runaan Mahariel e Alistair Theirin e Shale il Golem.》
Aura sguainò lo spadone mentre sentiva la folla inneggiare, gli occhi rivolti in quelli neri di Piotin.

《Pagherai per ciò che hai fatto a Trian, fratricida.》 Ringhiò lui
Rimase zitta, aspettando che la campana desse inizio allo scontro. 《Voi pensate agli altri. Piotin è mio.》 Disse a Runaan, che annuì, per poi attaccare Vartag come una furia appena suonò il segnale d'inizio

La nana invece dovette abbassarsi per evitare l’ascia del cugino, che passò vicinissima alla sua testa.
Rispose con un colpo dal basso, cercando di allontanare l'arma del cugino, ma lui rimase saldo e usò lo slancio per attaccarla sul fianco, costringendola a parare con il filo della lama. Non era una sorpresa: era uno dei migliori guerrieri di Orzammar.
Piotin spinse con forza, cercando di superare la sua guardia, ma lei si spostò con grazia all’ultimo istante, lasciando che si sbilanciasse per poi attaccarlo, peccato che qualcosa di affilato passò vicino alla sua guancia, facendo colare un rivolo caldo fino al mento.

Barlin stringeva un'arma davvero strana: era simile ad una balestra, ma era più grossa e i suoi proiettili erano simili a frecce fatte di ferro!
Il nano continuò a spararle addosso, costringendola a spostarsi di continuo e usare la lama dello spadone per non farsi infilzare, lasciando perdere Piotin e giocando in difesa, ma il balestriere fu costretto a fermarsi quando un'enorme ombra incombette su di lui. Si spostò con un urlo di paura poco prima che il pugno di Shale lo riducesse in polvere: il terreno si spaccò in una pioggia di schegge e il Golem emise un terribile urlo di guerra.


Aura si rimise in guardia, pronta a fronteggiare Piotin, ma sentì un rumore dietro di sé e fu costretta a girarsi per impedire alla spada di Vartag di trapassarle i reni, ma non riuscì ad evitare del tutto e la lama ammaccò la sua armatura, ficcandogliela nella carne. Sibilò una maledizione agli Antenati. Doveva concentrarsi. La stavano prendendo di mira e lei si stava scoprendo troppo!

Vide un luccichio divertito negli occhi del nano, che stava già sollevando la sua arma, ma la sua sicurezza sparì appena uno dei pugnali di Runaan si conficcò nella sua spalla, superando la maglia di ferro e facendogli cadere lo scudo
《Sono io il tuo avversario. Na melana sahlin!》 Ringhiò il dalish nella sua lingua, per poi assestargli un calcio rotante dritto in faccia e strappare via il pugnale dalla sua carne con un fiotto di sangue, annuendo verso la nana.

Aura gli rivolse un cenno di ringraziamento, per poi girarsi e parare l'attacco di suo cugino, il metallo delle loro armi che vibrava con forza.
《Perché non hai attaccato prima? Ero scoperta.》 Chiese, quando le loro armi si incrociarono di nuovo.
L'altro la fissò duro. 《Io non colpisco alle spalle.》


Vartag ringhiò: quell’idiota aveva perso un'occasione d'oro! Avrebbe voluto prenderla lui alle spalle, in quel momento era concentrata sul suo combattimento, ma quell'elfo terrificante continuava a mettersi in mezzo: era esile e scarno, ma si muoveva come una furia e con una velocità che lo stava mettendo alle strette.
Usò la corazza per bloccare una coltellata, sentendo la punta graffiare il braccio oltre la cotta di maglia, ma non fece in tempo a rimettersi in guardia che il biondo gli fu subito addosso, costringendolo ad arretrare.
《Revek! Vieni qua!》 Ringhiò rivolto al nano armato di acette che si stava scontrando con Alistair.

Il custode aveva avuto qualche problema a difendersi da un avversario tanto basso eppure tanto forzuto, come mostravano le svariate ferite sulla gamba, ma ora era lui a dominare, sfruttando il vantaggio dello scudo per parare i colpi nemici e continuare ad attaccare con la spada.
Il nano battè in ritirata, correndo verso il Dalish e tentando di attaccarlo sul fianco, ma il ramato lo aggirò, colpendolo con lo scudo e spedendolo a terra rintronato, per poi mettendosi accanto a Runaan.

Iniziò subito una serie di stoccate, i due custodi che si muovevano insieme per costringere i nani alla ritirata e loro che rispondevano con altrettanto vigore, finchè delle urla terrorizzate attirarono l'attenzione di tutti
Berlin stava arretrando, pallido, mentre continuava a sparare come un forsennato con quella sua strana balestra verso Shale, tentando di intaccare le Rune luminose che ornavano il suo corpo per bloccarle le braccia, ma i suoi dardi si piantavano nella pelle di pietra senza farle neanche il solletico.

《Tanti saluti!》 Esclamò la golem, un sorriso feroce impresso sul volto, prima di rifilargli un pugno potentissimo dritto nello stomaco.
Il corpo del nano parve accartocciarsi su se stesso, le ossa che si piegavano come vetro e il sangue che eruttava da naso e bocca mentre veniva scaraventato con forza contro una parete. Si sfracellò contro di essa in una fontana di sangue e interiora che travolse i due custodi e i loro avversari.


Vartag, il più vicino, sentì uno spruzzo viscido sul viso e non vide più niente, ma non ebbe tempo di pensarci perché quel demonio biondo, ora coperto di sangue, gli piombò addosso, rischiando di farlo cadere. Attaccò alla cieca, ferendolo di striscio su una coscia, ma lui gli rifilò a tradimento una ginocchiata sul mento che gli fece sentire un sapore ferroso in bocca, per poi buttarlo a terra e puntargli un coltello alla gola.
Il nano emise un ringhio, ma poteva sentire la lama gelida graffiare la pelle, e purtroppo vide che Revek stava perdendo. Aveva il fiatone, era coperto di viscere, i suoi occhi erano sbarrati e stava attaccando Alistair con movimenti prevedibili dettati dalla collera che il Custode parava senza difficoltà. Anzi, con una mossa fluida lo colpì con lo scudo, facendolo barcollare, per poi puntare a sua volta la sua spada contro il suo collo. Entrambi i nani lasciarono cadere le armi, segnalando la resa.

Ormai solo Piotin e Aura lottavano ancora, concentrati a tal punto da non notare gli altri o le grida dagli spalti. Avevano il fiato corto, le armature ammaccate che rendevano difficile respirare e la bionda era tutta sudata. Perdeva sangue da un polpaccio, dove un colpo aveva trapassato le maglie, e anche dal naso, ma continuò ad attaccare e parare.
Suo cugino era l'avversario più abile con cui si fosse mai misurata, però stava dando segni di cedimento. I suoi attacchi non erano più così precisi e sanguinava da un braccio e dalla fronte, anche se il suo sguardo era rimasto duro: ormai era una questione di resistenza.

La bionda attaccò con un colpo dal basso per cercare di fargli perdere la presa sull'ascia, ma Piotin intercettò la lama con la propria, il metallo che strideva, per poi iniziare una lunga serie di attacchi a cui la principessa rispose con tutta la precisione che le rimaneva.
I loro movimenti si fecero sempre più svelti, facendo urlare i loro muscoli per la fatica, mentre cercavano di superare la guardia avversaria, ma quando Aura affondò con forza, un colpo di piatto la colse di sorpresa e fece volare via lo spadone dalle sue mani.

L’arma si piantò nel terreno lontano da lei e Piotin ne approfittò per cercare di colpirla di nuovo di piatto, ma lei si spostò quel tanto che bastava perché l'elmo assorbisse il colpo. Il metallo si incrinò, tagliandole il viso e facendola cadere a terra con mille punti neri che fluttuavano davanti agli occhi, ma senza altri danni


Piotin ringhiò di fatica e frustrazione. Sua cugina si stava dimostrando un avversario molto più ostico di quanto pensasse. L'aveva vista allenarsi per anni ed era certo che non fosse capace di schivare con tanta efficacia o rispondere ai suoi attacchi migliori. Aveva imparato molto in superficie doveva ammetterlo. Ma ora era alla sua mercè. Era finita.
Abbassò l'ascia con forza, mirando ancora alla testa, ma Aura bloccò la lama con le mani ad un centimetro dal volto. Stava usando tutta la sua forza, le dita premevano sul metallo freddo, ma anche Piotin stava spingendo con ogni energia rimasta. Sarebbe bastato pochissimo per ucciderla, lo sapevano tutti e due.


La bionda Notò Runaan tendere il suo arco, ma gli fece segno con gli occhi di stare indietro. Quella era la sua battaglia!
Colpì il cugino con un calcio al lato del ginocchio, conficcando lo stivale affilato nel nervo come le aveva mostrato Micah. Lo sentì emettere un singulto sorpreso mentre la sua gamba si piegava in uno spasmo innaturale che gli fece perdere l’equilibrio.
Aura vide la lama sopra il suo viso scivolare in avanti, la sentì ferire la sua fronte, ma tenne salda la presa, tirando ancora di più verso di sè finchè non la sentì libera dalla presa del cugino e il suo corpo cadere su di lei, la sua faccia a pochissima distanza dalla propria

Scattò in avanti con energia, dandogli una testata terribile. Vide di nuovo le stelle per un attimo, ma afferrò l'ascia, puntandogliela contro appena si rimise dritta.


Ci fu un secondo di assoluto silenzio, poi la folla esplose in un boato di giubilo, e nonostante ci fossero anche dei fischi, il rumore di chi acclamava lei e i custodi grigi li inghiottirono.
Aura sorrise, fiera, per poi guardare il cugino e abbassare l'arma. 《Non ho ucciso Trian. Non lo avrei mai fatto. Bhelen sta cercando di ingannarvi tutti quanti.》 Disse, prima di ricevere una pacca da Alistair.

《Sei stata grandiosa Aura!》 Esclamò il giovane
《Non male per una cosetta molliccia.》 Ammise Shale, facendo ridacchiare la nana, che però rivolse lo sguardo verso lo scranno di Bhelen. Stava parlando in fretta con un nobile dai capelli neri che da quella distanza non sapeva riconoscere. Non poteva vederli bene, ma era sicura che stesse ribollendo di rabbia.
Gli rivolse un sorriso sprezzante. 《Aspettami.》


**


Aida si muoveva attraverso i vicoli sudici della città della polvere insieme a Micah, Iselen, Invel, Jowan, Zevran e Leliana: guardando quel posto aveva iniziato a rivalutare il suo periodo da lupo mannaro.
L’aria era pesante, irrespirabile, e il suo udito captava pianti, preghiere inutili e gemiti che di piacevole non avevano nulla. I nani seduti agli angoli della strada tendevano le dita scheletriche per qualche soldo, le bocche nere e sdentate aperte per la fame.

《Respirare è faticoso.》 Sussurrò Iselen, mentre tutti loro ignoravano un nano losco che li aveva chiamati
《Qui i depuratori d'aria non funzionano quasi per nulla. Fate respiri piccoli, vi aiuterà.》 Commentò Micah, decisamente più a suo agio rispetto a loro.
Si muoveva sicura senza badare ai lamenti o ai richiami, il cappuccio ben premuto sulla testa, e stringeva nelle mani l’ossicino che aveva preso al nano che aveva ucciso in casa sua. Se lo stava rigirando tra le mani: era ironico che stessero usando le nuove protezioni del Karta contro di esso.
Erano molto vicini all'entrata di un cunicolo di snodo, la via più veloce per arrivare da Jarvia, e quell'osso, che aveva scoperto essere un lasciapassare, sarebbe stato la chiave di tutto.


Aida rivolse alla nana uno sguardo cauto. Quando la sera prima aveva raccontato cosa era accaduto con Rica aveva gli occhi rossi e gonfi di lacrime rabbiose, eppure ora sul suo volto non c'era tristezza. Solo fredda caparbietà e questo la rendeva nervosa.
Le poche volte in cui la nana aveva parlato della sorella, l'aveva dipinta come la sola cosa buona della sua vita, come per lei suo padre, Shianni e Soris. Ma ad essere sincera, lei non sarebbe riuscita a restare concentrata come lei se qualcuno di loro l’avesse ferita come lei aveva ferito Micah


《Tutto bene?》 Le sussurrò Leliana.
Lei annuì. 《Ho bisogno di un bagno.》 Sapeva che anche Leliana e gli altri condividevano i suoi timori, ma dirlo l'avrebbe solo fatta infuriare

La rossa sorrise. 《Credo che ne avremo bisogno tutti quando usciremo da qui.》
《Oh, quelle vasche da bagno fanno miracoli per la pelle. Non è vero, mio custode?》 Sogghignò Zevran, ammiccando ad Iselen. 《Abbiamo scoperto che ci si sta comodi anche in due.》 Aggiunse malizioso.
Aida sentì le guance scaldarsi in modo prepotente a sua volta, ma Micah fece segno loro di stare zitti. 《Se voi signorine avete finito…》 Disse, accennando alla porta che avevano davanti con un gesto stizzito. Non era il momento per turbare come colombi!


Zevran si scusò senza perdere il sorriso, tirando fuori uno dei suoi stiletti e preparandosi mentre la nana poneva nella serratura quella specie di ossicino
La porta scattò in avanti e un nano con una vistosa cicatrice sul naso fece capolino. 《Parola d'or…》
La lama dell'assassino tagliò la sua gola in un istante, spezzando le parole in uno sputo sanguigno. Con mosse fluide, l'antivano prese il nano e lo adagiò a terra con dolcezza così da non allertare i suoi compari

Jowan e Iselen alzarono i bastoni, mentre Aida tendeva l'arco come Leliana. Micah aveva detto loro che gli ingressi erano meno sorvegliati in quella zona, ma era sicura che Jarvia avrebbe schierato più uomini. E non si era sbagliata: c'erano altri sette nani armati lì

Si nascosero silenziosi dietro i mobili ammucchiati per la stanza, le armi pronte in mano, ma nessuno degli agenti del Karta si accorse di loro: stavano contando delle monete d'argento, ridendo sguaiati.
La senzacasta ghignò: avevano trovato un gruppo troppo sicuro di sé, perfetto. Fece un cenno e frecce, fulmini e lame di ghiaccio trapassarono i tre sgherri più vicini, mentre gli altri non ebbero nemmeno il tempo di capire di ciò che stava accadendo prima che lei, Invel e Zevran gli arrivassero addosso.


《Direi che è stato un buon inizio.》 Sorrise l'antivano pulendo i coltelli sui vestiti del nano che aveva ucciso
《Non affilare i coltelli prima di aver preso il nug. Questi si sentivano sicuri perché nessuno fuori dal Karta sa di questo ingresso, ma se conosco quella stronza avrà messo trappole e uomini ovunque.》 Rispose Micah, anche se stava ghignando come lui.

《Andiamo allora.》 Disse Iselen, avviandosi verso quella che pareva una botola in fondo alla stanza.
Ma appena provò a muovere un passo, la senzacasta lo trattenne bruscamente per la veste, rischiando di farlo cadere. 《Che fai?》 Sibilò, mentre la nana si chinava a guardare quella che sembrava una banale pietra smussata nel pavimento.
《Ti salvo le chiappe per l'ennesima volta. Leliana, dammi una mano.》 Disse, tirando fuori i suoi attrezzi

La rossa annuì, iniziando ad armeggiare anche lei con la pietra finchè non si sentì qualcosa scattare e una tagliola venne fuori dal terreno.
Aida rivolse uno sguardo astioso alla trappola. 《Troppo grandi per una persona.》
La senzacasta ghignò. 《Che ci vuoi fare? Noi del Karta facciamo le cose in grande.》 Disse, entrando nella botola e avviandosi lungo una scala scoscesa rozzamente scolpita nella pietra, sbucando in una specie di cunicolo dall'aria antica.
Quella era stata un’ottima via di contrabbando: ampia abbastanza da far passare comodamente bestie cariche di merci, ma non i gruppi fitti in cui si muovevano le guardie. Era caduta in disuso dopo che il predecessore di Berath aveva fatto ampliare l’intricata rete di gallerie clandestina che correva per la città. Il fatto che Jarvia ne avesse fatto un punto di sorveglianza mostrava che era molto più furba di loro

Micah accarezzò i coltelli. Dopo tutto quello che era successo con Rica e il fatto di non essere riuscita a trovare Leske, l’idea di avere finalmente l'occasione di farla pagare a quella stronza era ancora più allettante. Aveva bisogno di sfogarsi.


Attraversarono la galleria a passi misurati nel silenzio più assoluto, svoltando i numerosi angoli con la senzacasta in testa al gruppo insieme ad Aida, le loro orecchie tese per captare ogni rumore e gli occhi bene aperti per notare ulteriori trappole.
Più di una volta dovettero fermarsi e nascondersi nelle nicchie nelle pareti per non farsi vedere da pattuglie di nani più folte. Avrebbero potuto affrontarli, ma era Meglio evitare che qualcuno di loro desse l'allarme.

Micah tentò più volte di scrutare tra di loro per vedere la familiare coda di treccine di Leske, ma non trovò nulla. Dove cazzo era andato a ficcarsi quel cretino? Era davvero riuscito a farsi ammazzare!?
Sentì la mano di Leliana sulla spalla, lo sguardo azzurro interrogativo, però lei scosse la testa e indicò una svolta a destra. Non c'era tempo da perder
Ma quando girò l'angolo non fece caso ad un'altra pietra smossa e appena ci mise il piede sopra sentì qualcosa scattare. Una serie di quadrelli rischiò di trapassarli. Li evitarono solo grazie alla loro agilità e alle barriere dei due maghi, cercando di non urlare.


Appena i dardi finirono, si guardarono intorno frenetici, le armi in pugno, aspettandosi un esercito di nani del Karta piombargli addosso, ma tutto rimase calmo.
《Ci hai fatto prendere un colpo, piccoletta.》 Sussurrò Zevran, mentre la nana sputava altri insulti
Non poteva lasciare che il pensiero di Leske o di Rica la distraesse. In quei cunicoli non prestare attenzione poteva significare la morte ed essere infilzata come una patetica principiante era un’idea stomachevole!
《Micah stai bene?》 Domandò Iselen, e la nana annuì, ricominciando a camminare ignorando gli occhi del mago.


Incrociarono altre trappole; alcune sofisticate come quella nella prima stanza, altre banali fili tesi, ma la rossa e la nana le disattivarono tutte.
Ormai si stavano avvicinando alle stanze sotterranee più frequentate, ma il silenzio era assordante, rotto solo ogni tanto dal passaggio di qualche topo, e si respirava un’aria carica di nervoso. Jowan camminava in mezzo al gruppo accanto a Iselen e Leliana, gli occhi ben piantati a terra per vedere dove metteva i piedi, mentre Zevran e Invel chiudevano la fila.
Il moro sentiva il cuore martellare contro le costole, come se volesse rivelare la sua posizione: quel posto gli ricordava la torre e le segrete di Redcliffe. Alzò gli occhi dalla strada per rivolgerli verso Iselen, che aveva alzato il bastone per illuminare dove la luce delle torce alle pareti non arrivava. Si morse il labbro
Quella mattina aveva fatto l'ennesima gaffe. Aveva visto il modo in cui l’antivano stava sempre vicino al suo amico, e quella sua abitudine di chiamarlo “mio bel custode”, ma aveva pensato che fosse un modo di fare scherzoso, non aveva idea che fossero… intimi

《Ehm… Iselen?》 Sussurrò, attirando la sua attenzione. 《Ascolta… mi dispiace per questa mattina. Non sapevo che tu e Zevran foste…》
L'altro sbarrò occhi per un attimo, le guance calde, girandosi circospetto, per poi riprendere il cammino. 《Jowan, non è il posto giusto per parlarne.》

《Si lo so, è solo che non avevo idea che a te piacessero gli uomini. Non volevo offenderti》
Iselen sentì un moto di stizza misto ad imbarazzo attraversargli il cervello. 《Jowan, non sono offeso, ma questo non è il momento adatto.》
Cercò di dirlo senza far trasparire il suo fastidio: era difficile capire quando le sue reazioni erano sollecitate dal Lyrium, ma stavolta era convinto che provenissero da lui. Parlare di queste cose lo aveva sempre messo a disagio: non aveva mai detto a nessuno delle sue inclinazioni, Solona e Neria se n'erano accorte da sole, le parole non erano servite. Aveva pensato che per Jowan fosse lo stesso, e invece era venuto fuori che era la persona più distratta di tutto il Ferelden.

Per quanto non lo esibisse ai quattro venti, non ne aveva mai fatto segreto: una volta Neria gli aveva detto che anche un cieco lo avrebbe notato, e invece all'uomo con cui era cresciuto era sfuggito! E non era certo se ciò lo infastidisse per la figuraccia di quella mattina o perché non sapeva che fare con Zevran!
Gli aveva raccontato dei suoi incontri a letto con dovizia di particolari e sapeva che nessuno aveva contatto qualcosa: erano solo avventure. E a lui sarebbe andato bene, se fosse riuscito a smettere di pensare alla notte che avevano trascorso insieme!

Al Circolo il sesso era sempre stata una valvola di sfogo, un modo per allentare lo stress dell'essere rinchiusi. Era veloce, disperato, un modo di strappare via quanto più piacere possibile il più in fretta possibile e poi lasciarsi. Non c'era tempo per la tenerezza
Con lui era stato diverso, molto diverso. Sentiva ancora brividi caldi nel ripensare a come lo aveva toccato sul letto e poi nella vasca, come aveva baciato quella dannata cicatrice e il modo in cui lo aveva fatto godere come nessuno prima.
Però era abbastanza sicuro che per Zevran non fosse stato altro che una notte di sesso come un'altra. Non era il caso di farsi illusioni.


Inoltre, aveva cose più urgenti a cui pensare: aveva passato giorno e notte a leggere ogni libro sul lyrium del modellatorio e aveva studiato la copia del grimorio di Flemeth che aveva creato prima di restituire l'originale a Runaan, ma non c'era traccia di una condizione come la sua, ne di un modo per risolverla
Aveva provato a sperimentare altre soluzioni, ma non poteva esaurire l'energia eccessiva usando la magia, e non poteva rimuoverla dal suo flusso sanguigno senza che quest'ultimo fosse filtrato del tutto e tentare sarebbe stata una follia: lo avrebbe solo dissanguato. Non c'era rimedio, non c'era cura: doveva conviverci.

Ormai stava provando ad imparare come ignorare il ronzio, ma il vero problema era la forza con cui la sua magia spingeva per prendere forma. Aveva riflettuto su quello che gli avevano detto i suoi amici, che i suoi poteri forse erano fuori controllo perché aveva provato a domarli invece che esplorarne le potenzialità. Perciò, come ultima spiaggia, aveva tentato un esperimento.
Aveva ridotto al minimo il suo mana, quanto bastava di solito per creare fiocchi di neve, e aveva lasciato che prendesse forma in modo spontaneo, come faceva da bambino; aveva visto nascere tra le dita una gemma di ghiaccio geometricamente perfetta.
E in quel momento aveva visto un raggio di speranza e aveva tentato ancora. Non aveva provato formule troppo complicate, ma vedere i risultati dei suoi tentativi lo aveva riempito di un entusiasmo che non sperimentava da anni. Una volta lasciata libera, l'energia dell'Oblio lo percorreva da capo a piedi e ne bastava pochissima per creare incantesimi completi. Certo, il dolore alle tempie e gli incubi non erano spariti, ma erano un infimo prezzo da pagare pur di sapere di poter guarire i suoi compagni senza rischiare di fare loro del male.

Vide Micah chinarsi davanti ad una porta chiusa con una serratura enorme, e si mise accanto ad essa con gli altri. Combattere il Karta sarebbe stato il modo per confermare la sua teoria. Era solo questione di attesa


La serratura scattò piano, dando accesso ad una stanza scavata nella roccia molto più grande rispetto a tutte le altre, ma piena di casse di varie dimensioni e, Micah ne era sicura, strapiene di merci e soldi.
Fece segno ai suoi compagni di seguirla, facendo attenzione ad eventuali trappole e nel frattempo osservando l'enorme bottino. Per quanto le costasse ammetterlo, lo stile di Jarvia le piaceva.
Berath era sempre stato un lurido bastardo, ma un bastardo che teneva tutto quello che raccoglieva sotto chiave e ben nascosto, mentre invece lei sembrava quasi divertirsi a mettere sotto il naso dei suoi uomini quanto la loro organizzazione fosse diventata potente.

Si chinò per disattivare una pedana a pressione, ma quando il meccanismo scattò sentì del calore alitarle in faccia e fu solo grazie alla barriera alzata da Jowan che la vampata sbucata dal nulla non la arrostì.
《Micah, per il Creatore, concentrati.》 Ringhiò sottovoce Aida. In quel posto c'erano troppi odori, individuare le trappole era praticamente impossibile.


Una seconda vampata investì lo scudo, obbligando il mago ad incanalare più mana per sostenerlo
《Credo che le trappole magiche vadano oltre le sue possibilità.》 Commentò una voce maschile, mentre un ragazzo incappucciato faceva la sua comparsa.
Aveva selvaggi capelli rossi e stringeva tra le mani un bastone magico. La gemma sulla punta gettava foschi bagliori nella stanza e vicino a lui c'erano vari nani del Karta, un elfo armato di arco e un Vashoth che reggeva un maglio enorme.

《Un'imboscata!》 Urlò Leliana, mentre l'ennesima palla di fuoco esplodeva contro il muro magico, ricoprendolo di crepe.
Una freccia lo mandò definitivamente in frantumi, ma Aida saltò con un ruggito, prendendo l'arciere elfico di sorpresa e buttandolo a terra, cercando di strappargli l'arco, le casse che minacciavano di cadergli addosso.

Micah sibilò una maledizione, mentre incrociava le lame con un’altra senzacasta.
《Brosca. Sei tornata.》 Disse lei Con un ghigno. 《Sei davvero una
cretina. Jarvia vuole la tua testa.》
La nana non si preoccupò di risponderle, rifilandole una ginocchiata dritta nello stomaco, per poi schivare un dardo di balestra che si piantò nel terreno, ma una palla di fuoco fece esplodere le casse dietro cui si stava nascondendo, ferendola con le schegge


Cadde a terra perdendo sangue, ma si rialzò e si riparò, cercando di osservare la situazione. Aida aveva disarmato l'elfo, che ora stava cercando di difendersi a mani nude, Leliana aveva piantato una freccia nel ginocchio del Vashoth e Jowan era riuscito ad uccidere un nano con Invel, ma quel dannato mago continuava a lanciare palle di fuoco.
Vide Iselen sgusciare verso di lui, due nani morti congelati dietro di lui, mentre Zevran sembrava svanito nel nulla.


Un coltello si piantò nella cassa vicino alla sua faccia, e lei ringhiò, tirando fuori una boccetta dalla casacca.
Appena la nana girò l'angolo per infilzarla, un denso liquido irritante la colpì dritto negli occhi, mentre la pelle si arrossava e ricopriva di bolle purulente.
Lei urlò di dolore, ma un coltello si piantò nella sua trachea, mutando le urla in gorgoglii, però la nana sapeva che c'erano altri lì intorno, poteva sentirli.

Ci fu uno scoppio, seguito dal suono di qualcosa che cadeva e un grugnito, segno che Leliana aveva eliminato il Vashoth, ma poi sentì i suoi ex colleghi.
Erano tre e cercarono di infilzarla insieme, ma lei fece una capriola all’indietro su una cassa, superandola e buttandogliela addosso con un calcio, travolgendone due, ma il terzo le tirò un pugnale che la ferì di striscio
L'aria ormai si stava saturando dal fumo creato dalle fiamme magiche, respirare era difficile, ma lei non perse la concentrazione e corse dietro un'altra cassa, stringendo i pugnali coperti di veleno. Bastava un graffio


Il nano girò a sua volta l'angolo, i coltelli in pugno, ma di colpo trasalì, iniziò a perdere sangue dalla bocca e cadde in avanti, mostrando uno stiletto conficcato nella nuca e Zevran, che si esibì in un inchino sornione. 《Non c’è di che, mia cara.》
Prima che la nana potesse mandarlo a quel paese, un vento gelido avvolse la stanza, dissipando le fiamme e il fumo e riempiendo l'aria di cristalli di ghiaccio e ricoprendo i muri, i pavimenti e le casse di una patina cristallina.
Entrambi si sporsero in tempo per vedere Iselen e Aida attaccare il mago nemico. Una freccia aveva trafitto la sua spalla e la manica era lorda di sangue e in mezzo a quella tempesta gelida le sue fiamme magiche a malapena capaci di difenderlo
L'elfo arciere giaceva poco lontano, coperto di graffi e un dardo dell'elfa piantato nella pancia e Leliana, Jowan e Invel stavano finendo i nani rimasti


Il mago lanciò altre fiamme, ringhiando di rabbia, ma Iselen alzò una mano e le dissipò. Il suo corpo brillava di vene azzurre, e il ronzio urlava nelle orecchie, ma non sentiva alcun genere di resistenza da parte dell'Oblio. La sua magia fluiva, il poco mana che stava usando vorticava con grazia, sostenendo la tempesta senza apparente fatica.

Il suo nemico sollevò le braccia disperato, generando un altro torrente di fiamme, ma l'elfo mosse le dita e il vento gelido reagì ululando con furia, scaraventando molte casse contro mago dai capelli rossi, che perse il bastone.
《È finita》 Gli disse, mentre Aida scoccava un'ultima freccia che si piantò nella sua fronte.

Il corpo cadde inerte, mentre la tempesta si fermava di botto e tutti loro si raggruppavano. 《State tutti bene?》 Chiese Leliana, avvicinandosi. Aveva un livido sulla guancia, ma niente di più.
Tutti annuirono, avevano solo qualche graffio.
《Splendido lavoro, mio custode.》 Sussurrò Zevran
Micah ghignò. 《Manca solo Jarvia.》



Uscirono dalla stanza, avviandosi verso un’ultima serie di gallerie, la nana sentiva le dita prudere per l'aspettativa ed era chiaro che la sua vecchia amica la stava aspettando. Nessuna delle porte che trovarono era chiusa: quella stronza era sicura di vincere.
Si fermarono dietro un angolo prima dell'ultima soglia, scorgendo l'entrata sorvegliata da due nani con armature lucide.
Aida e Leliana tesero gli archi senza aver bisogno di segni. Le guardie caddero con appena un gemito.


Micah entrò prima di tutti in quello che un tempo era stato lo studio di Berath, le mani sempre sui coltelli. Notò che anche quella stanza era piena di casse cariche di merci sparpagliate nelle nicchie.
《Dovresti fare le pulizie, sai Jarvia?》 Disse, rivolta alla nana seduta sullo scranno di pietra davanti a lei, circondata da una dozzina di sgherri armati.
Un sorriso ferino tagliò il volto dell'altra nana. 《A quanto pare Leske aveva ragione.》

La senzacasta sentì lo stomaco rivoltarsi a quelle parole, mentre quello che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico spuntava da dietro una colonna.
Era sempre lo stesso: stessa barba sfatta, stessa coda di treccine e faccia da schiaffi, ma ora ghignava contro di lei. 《Te lo avevo detto capo. Solo lei poteva essere andata a controllare quel deposito.》
Micah stava provando a pensare, ma il suo cervello pareva inceppato. Non riusciva a staccare gli occhi da lui. Aveva passato tanto tempo a cercarlo, a preoccuparsi e ora lui era davanti a lei! Al servizio di Jarvia!
《Fanculo.》 Sibilò.

《All'inizio non gli ho creduto, sai Brosca?》 Rise Jarvia. 《Non pensavo che potessi essere così idiota da tornare qui sotto. Ma l'aria di superficie deve averti davvero rovinato il cervello.》
La nana non rispose, ma sentì un soffio gelido: Iselen stava solo aspettando suo segnale.
《Ma non importa.》 Commentò l'altra nana. 《Devo ancora ringraziarti per avermi tolto Berath dai piedi. E per avermi permesso di conoscere Leske più a fondo. Ma tu sai quanto la sua compagnia sia piacevole.》
Micah sentiva i denti scricchiolare da quanto li stava stringendo. 《Spero sia durato più di cinque minuti.》

L'altra rise. 《Non sarebbe bastata una notte intera per comprarsi una nuova chance, ma dopo tutti i soldi che mi ha dato per avere gli scavatori ho deciso di metterlo alla prova.》
《Hai mandato Gorim da lei per avere aiuto!?》 Chiese, basita

《Che scelta avevo con tutti i soldi che ci aveva dato la tua amica? L'ho indirizzato dove potevo.》 Rispose Leske, lo sguardo basso. 《Era finita, Micah. Tu eri libera in superficie, lontana da qui, potevi rifarti facilmente una vita coi tuoi talenti. Io qui invece ci devo vivere.》
《Oh per favore.》 Si intromise Jarvia, sempre con quel sorriso sgradevole. 《Come se non fossi stato felice di seguire ogni mio ordine. Rompi una mano, taglia una gola, abbassati i pantaloni e…》


Micah ne ebbe abbastanza. 《ORA!》
In un attimo, enormi spuntoni di ghiaccio creati da Iselen spaccarono il terreno, trapassando i tre nani più a sinistra e facendo tremare il soffitto, mentre una folgore di Jowan arrostiva quello più vicino a Jarvia.
Lei si spostò, dando ordine ai suoi di attaccare
Alla senzacasta non importava nulla di loro, però. Voleva solo mettere le mani su quella stronza.


Il suo corpo si mosse in maniera meccanica: sgozzò il primo nemico che provò a venirle addosso, i pugnali intrisi di quel veleno molto speciale che aveva trovato a casa sua, il cuore che pulsava furibondo nella testa
Altri due nani provarono ad attaccarla, ma Invel piombò addosso al primo a zanne snudate e due frecce trafissero il secondo in pieno petto. Notò Zevran che danzava coi suoi coltelli attorno ad un terzo, ma non ci fece caso. Lei voleva Jarvia.


La vide sguainare le sue accette e la attaccò con tutta la sua forza, ma lei rispose ai suoi attacchi con una rapidità incredibile. La sua armatura e le sue armi erano di buona fattura e le rendevano difficile colpire i suoi punti deboli e avvelenarla. Ma non era nulla in confronto a ciò che aveva affrontato in quei mesi.
Si piegò in due per evitare un colpo diretto alla sua tempia e con una rotazione le diede un calcio alla caviglia e le fece perdere l’equilibrio.
Una dei suoi sgherri corse in suo soccorso, ma Micah sentì la temperatura crollare e lunghi tentacoli di magia del sangue la trapassarono prima che potesse attaccare.
La nana esplose in una fontana di sangue corrosivo che arrivò fino al soffitto, schizzando Jarvia sulla spalla e sul braccio, bruciando sia l'armatura che la pelle sottostante, facendole perdere un'accetta e urlare come una pazza mentre la pelle rattrappiva.

Micah colse l'occasione per darle una testata, ma la stronza le colpì la spalla con l'altra accetta. La lama tagliò lo spallaccio, ma prima che potesse toccare la pelle, le piantò uno dei suoi pugnali nella clavicola
La presa di Jarvia si allentò con un urlo, il braccio che scattava già in preda agli spasmi, e la senzacasta si sbrigò a togliersi la lama di dosso. Aveva l’odore dolciastro del veleno. Quella stronza le aveva rubato l’idea

La guardò: il suo corpo era scosso da spasmi, stava perdendo sangue dal naso, dalla bocca e persino gli occhi ne erano pieni, e i suoi tentativi di togliersi il pugnale dalla carne erano vani.
Glielo strappò via, per poi conficcarlo con più forza, godendosi le urla, mentre attorno a loro lo scontro continuava. Percepì le risate di Zevran e il sibilo familiare della magia e le parve di sentire Leliana urlarle qualcosa, ma non capì finchè non sentì qualcuno piombarle addosso e trascinarla di peso.

《Non posso lasciartelo fare Salroka.》 Disse Leske
Micah sentì la rabbia montare di più. Scalciò come una furia per divincolarsi, affondando poi i denti nella sua mano fino a sentire il suo sangue in bocca.
La sua presa si allentò con un grugnito di dolore e lei si girò, rifilandogli un calcio dritto nelle palle.


Il nano si accasciò con un gemito strozzato e lei gli rifilò un altro calcio dritto nello stomaco, facendolo cadere disteso e mettendosi sopra di lui.
《Non. Chiamarmi. Salroka!》 Urlò, alzando il coltello
Leske lo vide scendere in un baluginio, scoprendo la carotide, attendendo il morso freddo della silverite, ma la lama si piantò ad un centimetro dal suo orecchio.


Micah si allontanò, ancora ansimante e paonazza di rabbia e fatica, e lo guardò alzarsi sorpreso, il suo sguardo che volava confuso dal pugnale a lei. Era patetico, un idiota, era andato a letto con la feccia peggiore della città, però lo capiva. Sapeva troppo bene com'era vivere là sotto, quali scelte era necessario fare e a quali livelli bisognava abbassarsi pur di sopravvivere
Sbuffò seccata, si era davvero rammollita. Ma prima che lui potesse dire alcunché, gli rifilò un pugno dritto sul naso. Altro sangue le scivolò tra le dita, mentre l'osso di spaccava con un sonoro “crack” e il nano si piegava in due 《Questo è per essertela scopata.》
《Mi pare giusto.》 Rispose lui, premendosi la faccia
《Micah, ti senti bene?》 Domandò Aida, guardando Leske di sottecchi mentre gli altri si avvicinavano.
Nessuno di loro aveva ferite gravi, ma invece gli uomini del Karta giacevano morti in condizioni orride, il loro sangue aveva imbrattato tutta la stanza.


Il nano sbarrò gli occhi di fronte a quello spettacolo. Quelli erano gli assassini più letali di Jarvia, e quei tipi li avevano fatti fuori senza neanche sudare! E quando l'elfo biondo si girò verso di lui, sentì i capelli rizzarsi.
《Sei sicura che sia una buona idea lasciarlo vivo?》
Micah ghignò. 《Come se fosse il primo che risparmio dopo che ha provato a uccidermi.》
《Mi ferisci, amica mia.》 Sorrise l'antivano, mentre persino Iselen si faceva scappare una risata.


Ma la senzacasta tornò seria appena il suo sguardo tornò su Jarvia, ancora distesa agonizzante sul terreno, la pelle ferita ormai gonfia, di un violaceo orribile ormai venato dal nero della necrosi.
Le si avvicinò con un sorriso, per poi rivolgersi a Leske. 《La cassaforte.》 Disse solo.
《Detto fatto capo.》 Rispose lui.

《Leske! Dannato…》 Ma Micah le piantò di nuovo il coltello nella coscia, facendola urlare ancora.
《Sai Jarvia, devo dire che hai fatto proprio un bel lavoro. Il tuo stile mi piace, non credo che il Karta sia mai stato tanto potente. Purtroppo ti è andata male》
La faccia dell'altra nana era una maschera di sangue secco, paonazza di rabbia e odio. Sorrise davanti a quello spettacolo, mentre avvicinava la lama alla sua gola. L'avevano sottovalutata: lei, Berath, Gorim, sua madre, Rica… tutti loro. E nulla era più piacevole dello sbattergli in faccia che era lei la più furba.

Il suo coltello affondò con facilità, aprendo nella gola di Jarvia un taglio identico a quello con cui aveva ucciso Berath mesi prima. Sentì un’euforia incredibile nel petto, che crebbe e basta quando vide l'enorme quantità di monete, gioielli e monili preziosi nella cassaforte, con l'aggiunta di armi e armature. Quella sì che era merce buona!
Però l'occhio le cadde su due pezzi di carta su un mobile di pietra: contratti recenti. Uno era con un gruppo anonimo che chiedeva aiuto in estorsioni e terrorismo, ma il secondo le gelò il sangue.
Un attacco alla casa di Harrowmont. Tantissimi uomini del Karta erano stati richiesti da un nobile, un certo lord Rorek, per assaltare il suo palazzo ed eliminare gli abitanti. Ecco chi aveva dato tutti quei soldi!


《Leske, che cazzo è questo!?》
《Ah… si. Quello è stato firmato proprio ieri. Sai, quel tipo è matto, sostiene Bhelen fin nel midollo e vuole eliminare la tua amica per spianargli la strada. È stata una trattativa parecchio lunga, ma con tutti i soldi che ci ha offerto non potevamo dire di no. E... mi sa che con questa mi sono giocato il perdono, ah?》

Micah fu tentata di spaccargli definitivamente quella faccia da schiaffi, ma Leliana le mise una mano sulla spalla, lo sguardo azzurro allarmato come non lo aveva mai visto.
《Dobbiamo andare. Aura e gli altri non sanno nulla e il Karta potrebbe avere degli altre armi che non abbiamo visto nemmeno noi!》
A Micah tornò in mente il veleno che aveva trovato nella sua casa, quello che aveva usato contro Jarvia. Era fatto apposta per uccidere in modo orribile, per far soffrire la vittima. E Aura era quella vittima!
《Andiamo.》 Disse solo. 《Andiamo subito!》

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Capitolo 32
*** L'Assedio ***


Runaan si stava rivestendo dopo essersi goduto le enormi vasche del palazzo di Harrowmont
C'erano volute tre ore e molto sapone per levarsi di dosso la puzza delle viscere che gli erano piovute addosso nell'arena. Aveva ancora i capelli umidi, ma almeno adesso non aveva più l'odore di una latrina


Tornando nel corridoio con uno sbadiglio, gettò un occhio a una delle clessidre alle pareti: ormai era notte fonda e lui non se n’era accorto. Sbuffò seccato
《Runaan!》 Urlò la voce di Alistair, facendolo girare. Gli stava correndo incontro, che ci faceva sveglio?
《Era ora. Pensavo che avessi deciso di vivere nel bagno.》 Disse col solito sorriso, ma sembrava teso

L'elfo alzò un sopracciglio 《Che cosa vuoi Alistair?》
《Ehm… dopo le prove io e Persephone abbiamo parlato e io… diciamo che ho riflettuto su una cosa che ti riguarda.》 Continuò, serio come mai prima. 《Dopo la vittoria di Aura, Lord Harrowmont ha detto che molti hanno iniziato a prenderla sul serio come futura regina e che stanno iniziando a dubitare di Bhelen, ma non è abbastanza. Dovremo comunque scendere nelle vie profonde per cercare Branka.》

《Prima di occuparci ci lei, dobbiamo pensare a non morire in quelle gallerie.》 Commentò tetro il Dalish.
《Esatto, è di questo che ti voglio parlare.》 Annuì lii, prendendo forza. 《Non credo che dovresti venire.》

Runaan alzò per la seconda volta il sopracciglio. 《Ti pare il momento giusto per metterti a scherzare?》
《Non è uno scherzo: Io penso che dovresti restare qui. Le vie profonde sono immense, molto pericolose, brulicano di prole oscura, trappole e chissà cos'altro》


《E allora?》Domandò il biondo stizzito. Non era la prima volta che affrontavano ostacoli simili, ne aveva viste di peggio. Per caso non lo riteneva all'altezza?
《Non abbiamo idea di dove sia Branka, non siamo neanche certi che sia viva. Potremmo restare lì sotto per settimane e io non credo sia una buona idea scendere entrambi. Se morissimo, Iselen resterebbe da solo ad affrontare tutto e non deve accadere》
《E allora perché non resti tu? O Persephone?》 Domandò il Dalish acido. Alistair aveva parlato fin dal primo giorno dell’importanza del restare uniti, dicendo che solo così avrebbero potuto vincere il Flagello, e ora gli stava chiedendo di restare in disparte!?


《Perché il Ferelden ha bisogno di te. Non ho sempre concordato con i tuoi metodi, ma senza non avremmo l'aiuto dei Dalish e Eamon sarebbe morto. Se tu non fossi stato con noi, non ce l'avremmo fatta.》
《Alistair, io non sono il figlio di un re, non sono uno stratega, so solo tirare con l'arco. E sappiamo tutti e due che Eamon vuole che sia tu a tornare, non io.》

Alistair si morse il labbro. 《Beh, a me non sta bene. So che non mi sopporti e che tu ed Iselen avete dei segreti che non volete condividere con me, e questo va bene. Ma ho visto il modo in cui lotti: ti getti in mezzo alla battaglia non ti preoccupi delle ferite. E da quando hai rivisto Tamlen questo è peggiorato.》
Una stilettata di rabbia mista a dolore colpì il Dalish al sentire quel nome. Strinse i pugni. Voleva urlargli di stare zitto, che lui non ne sapeva nulla di Tamlen, di stare fuori dai suoi affari, ma il ramato continuò.
《Mi dispiace tanto che Duncan ti abbia coscritto con la forza. Davvero, mi dispiace. E anche per averti chiamato senza cuore a Redcliffe. Tu non sei affatto senza cuore, ma ormai stai solo aspettando il nemico forte abbastanza da ucciderti.》
《Questo non è…》
《Ti prego, lasciami finire.》 Disse lui, mettendogli una mano sulla spalla. 《So che non volevi essere un custode, ma la Guardiana ti ha affidato a Duncan per salvarti. E Tamlen ti ha tirato fuori da quelle rovine perché voleva che tu vivessi. Vuoi ripagarli così?》

Runaan digrignò i denti. 《Alistair, che differenza fa!? La corruzione che abbiamo in corpo è una condanna! Prima o poi avanzerà al punto da farci impazzire e morire. Il risultato è lo stesso》
Aveva capito. Alistair aveva seriamente capito come si sentiva. Quello che aveva ritenuto uno stupido fin dalla prima occhiata si era accorto di tutto. Gli veniva il voltastomaco anche solo a pensarci.
La presa del custode si rafforzò. 《Runaan, io senza te ed Iselen non ce la faccio. Non sai quanto avrei voluto morire al posto di Duncan ad Ostagar: ci sarebbe un vero Custode a guidarvi adesso, qualcuno in grado di dirvi cosa fare senza buttarvi a capofitto. Morrigan aveva ragione: fosse stato per me, saremmo andati da Loghain appena lasciata Lothering e i suoi uomini ci avrebbero fatti a fette. È solo grazie a voi, a Persephone, ad Aura e agli altri se siamo qui e io non voglio perdervi. Siete la mia famiglia》
Quell'ultima frase zittì le proteste del Dalish. Voler proteggere il proprio clan a tutti i costi: lui aveva fatto una riflessione simile quando aveva deciso di uccidere Asha’bellanar per difendere Morrigan.


《Inoltre》 Proseguì il ramato, ora con un gran sorrisone in faccia 《Io, tu e Iselen siamo tutti custodi e questo ci rende automaticamente fratelli. Dunque, in quanto più grande è mio dovere proteggervi.》
Runaan sgranò gli occhi, per poi scoppiare a ridere 《Fratello di uno Shem? Il mondo sta proprio andando in malora.》 Disse, tornando serio subito dopo. 《Senti Alistair, se davvero lo vuoi, resterò qui. Ma tu cerca di tornare, perché, senza di te, Iselen dovrà sistemare i casini politici del Ferelden da solo.》

《Oh tranquillo. Tanto sono sicuro che nemmeno la prole oscura mi voglia.》 Scherzò il Ramato.
《Beh, magari Morrigan gli chiederà di sbarazzarsi di te come favore personale.》 Rispose l'elfo divertito

《Non funzionerebbe. Gli stupidi muoiono sempre per ultimi.》 Commentò la strega, apprendo da chissà dove e facendo fare un salto al ramato.
《E tu da dove sbuchi!?》 Urlò il ramato
《Sono sempre stata qui.》 Rispose lei enigmatica


Il biondo la osservò senza battere ciglio. Ormai era abituato alla sua abilità di apparire nei momenti più svariati. La sua mano toccò la sua sacca, sentendo il peso del grimorio di Flemeth. Era la sua occasione
《Morrigan, ti devo parlare.》
La strega annuì, seguendolo attraverso il corridoio, mentre Alistair li osservava allontanarsi. Anche loro avevano parecchi segreti; sperava solo che non si mettessero in pasticci anche peggiori.


**


La strega entrò nella stanza con uno strano presentimento, lo stesso che l'aveva spinta a farsi vedere anche se non era nel suo piano originale. Runaan aveva in mente qualcosa, se lo sentiva.
Lo vide chiudere la porta e girarsi verso di lei, tirando fuori dalla sua sacca un grosso tomo dalla rilegatura bianca e un lampo illuminò i suoi occhi dorati.
《Ho certo per giorni un momento per darti questo. Spero di non averti fatta aspettare troppo.》

Le dita affusolate della strega si chiusero intorno al tomo con avidità, sentendo il Velo vibrare dolcemente per il potere dei segreti contenuti tra quelle pagine.
Lo strinse al petto. 《Quindi Flemeth è…》
Il Dalish annuì. 《È morta. Le ho dato il colpo di grazia io stesso insieme a Zevran.》


Morrigan sentì nuovamente quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, il libro sempre stretto tra le sue braccia. 《Grazie Runaan. Io... non so cosa dire. Cosa vuoi in cambio?》
Runaan alzò un sopracciglio. 《Morrigan, non voglio nulla. Non so se Flemeth avesse davvero intenzione di rubare il tuo corpo una volta sconfitto il Flagello, ma tu non meriti una fine simile. Ti ho aiutata per questo, non perché tu fossi in debito》


La corvina lo fissò basita, per poi mettere giù il libro scuotendo la testa. 《Questo non può essere vero.》
《Co…?》

La strega si girò con veemenza. 《Questo non può essere vero! Non si fa mai niente per niente, tutti vogliono qualcosa: soldi, sesso, potere… eppure tu, dopo aver affrontato una lotta in cui io ti ho gettato sapendo che saresti potuto morire, non chiedi nulla!?》
Il Dalish la fissò confuso. Che le era preso? Di solito era misteriosa, acida, maliziosa… ora pareva furiosa.

Lei andò avanti, inviperita, le guance di colpo rosse. 《Ho incontrato decine di uomini nella mia vita. Alcuni volevano i segreti di mia madre, altri bruciarmi in pubblica piazza e altri ancora desideravano il mio corpo. Tu hai rischiato la morte per me, non mi hai giudicata o sottovalutata e non sei venuto a letto con me quando te l'ho offerto. E ora mi dai ciò che desidero di più senza chiedere nulla. Perchè? Come osi ribaltare in questo modo tutto!? E soprattutto come osi farmi sentire così!?》
《”Così” come!?》 Sbottò Runaan. 

《Preoccupata!》 Urlò Morrigan, il Velo che vorticava attorno a lei. 《Mentre tu non, c'eri ho continuato a pensare a ciò che ti sarebbe accaduto. Ho temuto per te! Ho desiderato essere lì per aiutarti anche se sapevo che non era logico! È folle! Desideri simili portano alla morte! E io non voglio averci a che fare. Vedo come mi guardi, quindi perché non agisci!? Perchè non prendi ciò che desideri!?》
Runaan la guardò dritta in faccia, le orecchie scarlatte per l'imbarazzo.《Morrigan, che cosa vuoi che faccia? Che ti chieda di soddisfare qualche richiesta assurda così da essere pari?》
《Sarebbe preferibile a questi giochetti!》

《Non è un giochetto! Per quanto anche a me sembri folle, tu, Iselen, Sten, Micah e persino Alistair siete diventati come un Clan per me! E in un Clan ci si difende senza chiedere in cambio qualcosa!》 Ribattè l'elfo con altrettanta foga. 《E tu mi attrai. Molto! È da tempo che me ne sono accorto. Nessuna donna mi ha mai fatto questo effetto e io di sicuro non avrei mai ucciso una delle nostre dee solo perché una bella donna me l'ha chiesto! Tu per me sei importante! Davvero molto! E non ho intenzione di comportarmi come quegli shem che volevano solo una scopata! Non mancherò di rispetto a te e a me stesso in quella maniera!》
Ormai anche la sua faccia era rossa fino ai capelli. Non aveva detto cose simili, meno che mai ad una donna, né credeva lo avrebbe mai fatto! Nel nome di Elgar'Nan, come era finito in quella situazione!?


Morrigan emise una risata sarcastica. 《Quindi mi stai dicendo che ci tieni a me, che provi qualcosa che va oltre la mera attrazione fisica. Che per questo hai rischiato la vita e voltato le spalle alla tua cultura. Vedi la follia dietro questi sentimenti? Vedi quanto sono pericolosi?》
《Credi che non lo sapessi già!? Mai nella mia vita avrei pensato di sentirmi così per un’umana! Ma tu non sei una shemlen! Me ne sono reso conto quando ti ho conosciuta. Sei misteriosa, fiera, magnifica e vorrei essere il tuo Vhaenan e darti il rispetto che meriti! 》

《Se mi rispetti, allora dimmi di andarmene!》 Rispose la strega. 《Fallo ed eviteremo di fare una sciocchezza. Liberami da questo rapporto.》
L'elfo le rivolse un'occhiataccia furiosa. 《Dopo tutto quello che ci siamo appena detti, vuoi lasciare a me la responsabilità e vivere con quel rimpianto?!》


Un'aura viola avvolse la strega. 《Io non riesco! È ciò che vuoi sentire!? Non riesco a togliermi i tuoi occhi dalla testa, non posso smettere di preoccuparmi per te e di volere che tu guardi solo me e nessun'altra! Voglio che tu mi tocchi e che tu sia solo mio! E questo è folle! Dimmi che sono un’illusa, che non vuoi niente a che fare con me e facciamola finita!》
《Se vuoi farlo, è una scelta che dovrai fare da sola.》 Rispose cocciuto.


La strega alzò la mano, furiosa. 《Bastardo egoista!》
Lo schiaffo che seguì fu abbastanza forte da fargli vedere le stelle, ma prima che potesse dire qualcosa, lei gli afferrò il viso e le sue labbra furono sulle sue. La sua lingua si infilò famelica, muovendosi contro la sua. Era un bacio confuso, rabbioso, ma gli fece comunque affluire il sangue all'inguine. Non aveva mai provato niente di simile. Non aveva idea che baciare qualcuno potesse farlo sentire così
Il corpo sinuoso di Morrigan aderì al suo. La sua pelle era nivea, liscia, sapeva di magia, di sottobosco, di alberi, di muschio e di foresta. Sapeva di Casa.

Sentì il muro contro la sua schiena, staccandosi solo per un attimo da quel bacio per guardare le guance arrossite della strega. Non aveva mai visto nulla di più attraente di allora, sentiva l'adrenalina nella testa.
Le prese i fianchi, baciandola a sua volta in maniera più inesperta, lasciandosi guidare e sentendo le sue dita tra i capelli, prima che un odore elettrico impregnasse l'aria e il muro davanti a loro esplodesse con un boato terribile


**


Persephone stava dormendo quando sentì Cerere scuoterla con muso e zampe, cercando di svegliarla.
《Cerere… che diamine…?》 Chiese lei, alzandosi per dirle che era troppo tardi per giocare, Ma poi sentì la puzza. Una puzza fin troppo familiare che le fece chiudere lo stomaco dal terrore: fuoco!

La mabari la guardò con urgenza, grattando la porta. Sottili strisce di uno strano fumo bluastro stavano passando sotto di essa, riempiendole naso e bocca, e la ragazza sentì lo stomaco torcersi ancora di più quando sentì delle urla terrorizzate farsi più vicine.
Le tornarono in mente i soldati di Howe, gli stemmi scintillanti quanto le loro lame, pronte a calare sui corpi dei suoi genitori, su Oriana, Oren e Nan, ma scosse la testa. Loro non potevano essere lì. Erano a Denerim insieme a quella serpe traditrice, non erano lì! Ma questo non mise a tacere i palpiti del suo cuore


Un pesante colpo alla porta la fece un sobbalzare e un’ascia sfondò la serratura. Un nano dalla barba ispida e il tatuaggio dei senzacasta entrò. Era coperto di sangue, ma l'ascia che stringeva in mano scintillava e dietro di lui una guardia giaceva a terra decapitata.
《Guarda un po' cosa abbiamo qui.》 Disse con un tono viscido, vedendo che era disarmata e con solo una misera camicia da notte addosso.


Persephone voleva muoversi, voleva reagire, ma era come se il suo corpo fosse diventato di pietra. Aveva gli occhi sbarrati, sentiva un panico alieno trattenerla mentre i suoi occhi passavano febbrili da lui alla guardia morta. Nella sua mente danzavano i ricordi di quella notte: la sua casa in fiamme, tutti quei coraggiosi soldati morti, le ultime parole della madre.
Il nano si avvicinò, già pregustando la facile preda, ma una furia di pelo fulvo lo colpì alle spalle e lo fece cadere per terra con un ringhio feroce.

Il senzacasta alzò la testa e afferrò l'ascia per colpire Cerere, ma la mabari lo colse di sorpresa e saltò in avanti, mordendogli il braccio fino a sentire il suo sangue e facendogli perdere la preda sulla sua arma.
Il nano la colpì con una violenta testata sul muso, facendola guaire, ma era chiaro che non era abituato a combattere contro i mastini da guerra, perchè Cerere strinse ancora di più la presa delle sue mascelle, tirandolo giù con lei, mentre Persephone la guardava impotente, il cuore che batteva sempre più veloce.
Il nano si rialzò con uno scatto, reggendosi il braccio, ma la mabari fu più veloce di lui e piombò sul collo del suo nemico a zanne snudate, mordendo e strappando mentre lui urlava disperato, fino a quando lui non smise di muoversi e le sue urla si disprersero in un gorgoglio.



Cerere lasciò andare il cadavere come faceva con il cibo che non le piaceva e corse subito dalla padrona, guaendo preoccupata, ma lei la abbracciò.
《Grazie Cerere. Non so cosa mi sia…》 Il suono di un’esplosione lontana e altre urla la interruppero
Afferrò le sue spade in fretta e furia, i capelli legati alla meglio, e corse fuori insieme a Cerere

La puzza di fumo la investì, soffocante come quella notte, così come il gruppo di nani terrorizzati che stava cercando di fuggire, spingendosi e urlando frasi sconnesse in preda al panico. Molti muri erano stati abbattuti e delle fiamme blu stavano divorando la pietra di cui erano fatte, ma c'era qualcosa di strano: l'aria era pregna di un odore elettrico talmente denso da far lacrimare gli occhi e rendere difficile vedere.

Sguainò le spade, le orecchie sempre tese, e poi sentì qualcuno urlare e si avvicinò più in fretta che potè, la gola riarsa: tra le volute di quel fumo bluastro vide delle guardie muoversi confuse, falciando l'aria senza colpire nulla mentre altri servitori fuggivano urlando.
Molti nani erano riversi sul terreno, alcuni schiacciati, ma altri avevano la pelle solcata da tagli da cui si propagavano ematomi orribili lungo le vene, di un rosso malsano che sfumava nel nero della necrosi e gli occhi gonfi e pieni di sangue.
La ragazza sentì un conato, ma vide un’ombra alla sua destra. Cercò di colpirla, ma quella fuggì nel fumo e la folla e lei non potè a seguirla perché un terribile urlo la fece voltare verso una guardia. Il nano era a terra, gli occhi sbarrati pieni di sangue e il collo gonfio, pieno di vene scure. Uno stiletto conficcato in esso.

Sentì il panico stritolarle il petto, la sua mente che volava a Ser Gilmore e al suo ultimo saluto, mentre cercava di guardare attraverso il fumo. Altre due guardie caddero con versi di paura, e molti servitori in fuga fecero la stessa fine. Arretrò: stavano morendo intorno a lei come i soldati di Altura Perenne, come i suoi genitori.
Vide una nana cercare di arginare il sangue dalla gola tagliata, lo sguardo terrorizzato identico a quello che aveva visto pietrificato sul viso di Oriana, e sentì gli l'aria bloccarsi in gola. Sua madre e suo padre erano morti così? Dissanguati e con la paura in volto?

Un fruscio alla sua sinistra la fece scattare alla cieca, le spade che non tagliavano nulla, e una lama scintillò davanti ai suoi occhi, però Cerere saltò addosso al suo aggressore con un ringhio, dando alla sua padrona il tempo di tagliarle la gola.
Appena cadde a terra, la giovane vide che si trattava di una nana piena di cicatrici e con il tatuaggio dei senzacasta. Si costrinse a ritrovare un grammo di lucidità. Lei e il nano che l'aveva attaccata erano parte del Karta, ne era sicura, così come era sicura che fossero stati loro a causare quel fumo. Ma come erano entrati senza che nessuno li vedesse?!

Un pensiero orribile la colpì. Micah e gli altri avrebbero dovuto occuparsi di loro, eppure non erano ancora tornati. Che era successo?! Erano stati uccisi?!
Si diede della stupida: non poteva perdere la testa, non ora! Non c'era modo che i suoi compagni venissero uccisi da un gruppo di nani quando erano stati in grado di eliminare un Alto Drago! Inoltre, Se quelli che li stavano attaccando erano uomini del Karta, allora potevano avere solo un bersaglio in mente: Aura.


Girò l’angolo tossendo, Cerere sempre alle calcagna e gli occhi lacrimanti per il fumo. Ormai era talmente denso da non lasciarle respiro e sentiva la pelle sudata e bollente per il calore delle fiamme.
Ma non ebbe tempo di pensarci perchè una freccia colpì il muro accanto a lei, costringendola a ripararsi dietro una colonna, nel tentativo di trovare l'arciere. Il corridoio era seminato di cadaveri, poteva vedere il lago di sangue sul pavimento. Non c’erano solo soldati, la maggior parte erano servitori privi di qualsiasi arma: una nana anziana con abiti umili giaceva poco lontano, gli occhi immobili enormi per il terrore, pieni di sangue coagulato e la schiena squarciata dalle scapole alla base

Il viso di Nan si sovrappose al suo per un istante, ma un ringhio di Cerere la fece girare in tempo per vedere un senzacasta armato di mazza emergere dal fumo.
Si costrinse ad alzare le spade, ma il suo avversario emise un gemito e crollò con uno stiletto piantato nella nuca, mostrando la figura di Adal Helmi, affiancata da altre guardie, senza un graffio e mortalmente seria
《Lady Cousland! Siete viva.》
La corvina non fece in tempo a rispondere che un'altra freccia partì dal nulla e colpì il punto dove poco prima c'era il suo piede.

Ne piovvero altre e le due si nascosero dietro una colonna per proteggersi, cercando di individuare il nemico, ma con quel dannato fumo era impossibile.
Persephone fece segno ad Adal e Cerere di stare ferme, tentando di calmarsi. Era come vivere nei suoi incubi. Tutta quella situazion le ricordava la caduta di Altura Perenne, la morte dei suoi genitori e della sua famiglia, ma doveva smettere di farsi prendere dal panico. La camera di Aura era da quella parte!


Strinse le spade, riflettendo febbrie. Doveva esserci una soluzione, una strategia per uscire da quella trappola, ma una forza terrificante la scaraventò contro la parete e le fece scoppiare i timpani.
Sentì il calore del fuoco lambirle il viso, seguito da qualcosa di viscido e Adal ringhiare. Aprì gli occhi a fatica: muro contro cui si era nascosta si era sfracellato in una pioggia di polvere e pietra. Cerere era davanti a lei, il corpo schiacciato da un masso
《Ce… Cerere…》 Si sentì a malapena ansimare

《La raggiungerai.》 Le disse una voce ovattata.
Una nana con un paio di grossi occhiali da lavoro e un grembiule sudicio emerse dal fumo. I capelli erano chiari e cortissimi e aveva un sorriso allegro sulle labbra che le fece salire la bile. In mano reggeva una di sfera di metallo di un blu innaturale
《Il mio esperimento è stato un successo.》 Disse soddisfatta, osservando il corridoio


La corvina strinse I denti. Stava guardando i corpi di persone innocenti, la sua esplosione aveva ridotto alcuni nani a strisciate di sangue, aveva fatto fare del male a Cerere e aveva il coraggio di ridere!?
Impugnò le spade, ma non riusciva a mettersi in piedi. Le girava la testa, la sua faccia era una maschera di sangue, tutto il suo corpo doleva, era disorientata e quel dannato fischio nelle orecchie non la lasciava!

《Non cercare di fare l'eroina, dammi retta.》 Commentò la nana sorridente


La rabbia montò prepotente, sostituendo la paura che l'aveva attanagliata tutto il tempo. Si diede dell'idiota. Se sua madre l'avesse vista in quello stato pietoso sarebbe rimasta delusa. Era stata lei ad insegnarle a come controllare le emozioni nelle battaglie e non poteva assolutamente permettere loro di schiacciarla!

Fece leva sulle braccia, ci mise tutte le forze, tirandosi su a stento, l'occhio destro incollato dal sangue che le colava dalla fronte. Vide Adal fare lo stesso, ma anche lei non stava bene: il naso era spaccato, aveva i capelli bruciati, la faccia livida e stava sanguinando persino dalle orecchie. La nana armata di bombe rise
《Però, siete resistenti, devo farvi i miei complimenti. Resterei volentieri qui con voi, ma ho una certa fretta. Però non temete, Ho qui molti amici per intrattenervi》


Persephone la vide farsi indietro, sempre con quel dannato sorriso, e lei e Adal non fecero in tempo a fermarla. Tre nani del Karta emersero dal foro nella parete e si gettarono contro di loro come ratti su una carcassa, le loro armi pregne di sangue.
Si difesero come meglio potevano: erano disorientate, stanche, coperte di ferite, ma furono abbastanza abili da rispondere a ogni assalto e persino a colpirne qualcuno. I senzacasta però non sembravano preoccupati. Le loro lame erano troppe e troppo veloci, le costrinsero ad arretrare fino a quando non furono contro il muro.

La corvina aveva il fiatone, il suo corpo urlava pietà, ma si lanciò con verso disperato contro il nano più vicino, cogliendolo di sorpresa. Gli cadde addosso inun intrico confuso di gambe e lame, ma riuscì a sbatterlo a terra e trapassarlo con la spada, ma un altro nano la colpì a tradimento col manico del coltello al fianco, dove l'armatura si era incrinata, e un conato di vomito rossastro le uscì dalla bocca, il dolore che cancellava tutto il resto facendola crollare distesa.
Provò a tirarsi su ancora, ma la punta di una spada le sfiorò la gola, mentre un nano con la faccia gonfia la osservava con un ghigno. 《È finita, puttane.》

Lo guardò con odio, mentre le risate degli altri nani le arrivavano confuse alle orecchie, la sua mente che correva per creare un modo per uscire da quella situazione. Doveva esserci una soluzion, però non le venne in mnte nulla. Non poteva morire lì! Non in quel modo! Non con tutto quello che doveva fare! Doveva vendicare la sua famiglia, aiutare Aura e dare quel bacio ad Alistair!
Vide il nano alzare la spada, pronto a tagliarle la gola, ma poi sentì il suolo sotto di sé muoversi come se fosse vivo. Un enorme spuntone di roccia trapassò la schiena e il petto del sicario, facendogli sputare un grumo di sangue rosso vivo e cadere la spada a terra


La corvina si voltò insieme ad Adal e al nano che la stava minacciando verso il corridoio a destra, ma una luce verde li abbagliò tutti e tre, diradando il fumo.
Wynne stava avanzando verso di loro, con solo una vestaglia, però senza un graffio. Il suo bastone era stretto nella sua mano e tutto il suo corpo emanava quella luce, la stessa che aveva visto a Caer Oswin.
《Chi cazzo sei tu!?》 Urlò il nano del Karta, lasciando perdere Adal e concentrandosi su di lei.

La maga gli rivolse uno sguardo severo prima di alzare una mano. Il pavimento si aprì di scatto, ingurgitando il malvivente, per poi creare una muraglia quando una freccia minacciò di colpire una di loro.
Ne arrivarono altre, ma il muro non venne scalfito e dopo il quinto tentativo, sentirono dei passi e Wynne vide un nano armato di arco in fondo al corridoio che cercava di darsi alla fuga, dunque schioccò le dita
Un sassolino si staccò dalla muraglia e colpì il nano come un proiettile, trapassandogli la testa.


Adal guardò quello spettacolo allibita. Sapeva che gli alleati che Aura aveva trovato erano potenti, gli scontri che aveva visto nell'arena ne erano prova, ma non si era aspettata una cosa simile. Era davvero lieta di non averli come nemici. 
Però quando l'anziana maga si girò, sul suo viso c'era solo un'espressione preoccupata. La sua luce tornò a sfavillare per un attimo e quando toccò lei e Persephone, una sensazione di calore si diffuse nel loro corpo e il dolore e le ferite svanirono. Le due donne Emisero un sospiro sollevato, ma poi un pensiero orribile colpì la corvina. Cerere!

Si alzò di scatto, incespicando verso la mabari. Non poteva perderla. Erano legate da anni, era stata il suo solo conforto dopo la caduta di Altura Perenne. E anche quella notte l'aveva salvata dalla morte!
Le tolse il masso di dosso con estrema attenzione e il suo cuore sprofondò. La sua amica era viva, ma ferita. La sua pelliccia era incrostata di sangue, le zampe erano inerti e il respiro era lieve e faticoso
《Wynne, Wynne ti prego aiutala!》 lmplorò.

La maga si fece avanti, preoccupata, mentre la luce intorno a lei scintillava sempre di più. Aggrottò le sopracciglia mentre toccava il corpo del segugio: i danni erano molto seri, ma poteva guarirla. Doveva.
Alle altre due donne parve di vedere una figura traslucida comparire per un istante dietro di lei, ma la luce verde divenne tanto forte da abbagliarle. Appena svanì, Cerere alzò il grosso capo peloso, le ferite e il sangue svaniti nell'aria, guardandosi intorno confusa, prima di essere travolta dall'abbraccio della padrona.
《Cerere! Per il Creatore, temevo che saresti… grazie. Mi hai salvato più di una volta stanotte.》

La mabari le leccò dolcemente guancia, godendosi le coccole della sua amica, lieta di vederla nuovamente grintosa come la ricordava, e Wynne sorrise davanti a quella scena, ma Adal si girò scura in volto, la spada di uno dei nani del Karta in mano.
《Dobbiamo raggiungere Aura. Il veleno su queste armi è letale. E se lei morirà, Orzammar la seguirà.》


**


Aura tossì, sentendo la gola riarsa e la pelle bruciare per il caldo. Stava mulinando lo spadone senza riuscire a colpire nulla: quel maledetto fumo le stava facendo lacrimare gli occhi, rendendole difficile vedere
Accanto a lei, Alistair, Sten, Shale e Aller erano nella stessa medesima situazione: erano sudati, in preda alla tosse e si giravano in continuazione per colpire gli scagnozzi del Karta che si muovevano e sparivano in quella dannata nube come se niente fosse.

Rischiò di inciampare sul cadavere di un soldato e digrignò i denti. Non aveva idea di come quei sicari fossero entrati nel palazzo di Harrowmont, ma aveva tutte le intenzioni di ammazzarli dal primo all'ultimo.
Erano state le urla di terrore a svegliarla, ma erano state le bombe a farle capire cosa stava succedendo.


Era corsa fuori dalla stanza giusto in tempo per vedere Alistair eliminare un uomo del Karta e aiutarlo ad eliminarne un altro, ma non c'era stato il tempo di capire cosa stava succedendo: erano stati costretti a scendere al piano inferiore quando avevano sentito altre urla. Avevano trovato i corridoi invasi dal fuoco e dal fumo e le pareti macchiate di rosso. Molte guardie e servitori erano stati uccisi, ma altri stavano ancora tentando una fuga disperata, solo per cadere trafitti dalle lame e dalle frecce dei senzacasta. Avevano cercato di aiutarli, ma era stato tutto inutile.
Molti muri erano stati abbattuti, lasciando libero accesso ai sicari, e quelle fiamme blu avevano causato delle lunghe crepe si erano propagate sui soffitti e i pavimenti, rischiando di farli crollare.
Durante la loro corsa avevano incrociato decine di cadaveri di servitori e soldati morti schiacciati o fatti a pezzi dalle esplosioni. Alcuni avevano provato a salvarsi chiudendosi nei saloni o nelle stanze e i nani del Karta li avevano intrappolati dentro. Quando il fumo era entrato non avevano avuto scampo.

Aveva giurato di vendicarli tutti quanti. Lei conosceva la guerra, i pericoli che comportava, sapeva che le perdite erano inevitabili e che i loro nemici non avrebbero mai lottato lealmente, ma quelle persone non c'entravano niente! Quella non era guerra, ma solo un massacro insensato!
Non aveva pensato per un attimo che Bhelen sarebbe rimasto fermo mentre lei lottava per avere il trono, ma non credeva che lui o i suoi alleati avrebbero osato un simile affronto! Avevano dissacrato il palazzo di una delle dinastia nobiliari più importanti di Orzammar e fatto una strage di persone disarmate! Di Innocenti!


Colpì con l'elsa la tempia della nana che la stava attaccando, riuscendo a disorientarla e ad ucciderla col colpo successivo. Aveva il fiatone, gli occhi e la gola bruciavano, ma si rimise in posizione
Dopo aver attraversato quasi due piani, lei e Alistair erano riusciti a farsi strada fino alla sala da pranzo principale, dove avevano trovato Aller, Sten, Shale e soldati intenti a fermare i sicari del Karta rimasti in vita, usando i tavoli di pietra e le sedie come barricate.
Lei e Alistair li avevano aiutati a rinforzare le loro difese, cercando di bloccare le entrate quel tanto che bastava per studiare un piano, ma avevano sentito di nuovo la puzza di Lyrium bruciato e i muri erano stati abbattuti., lasciando libero accesso ai sicari rimasti, però qualcosa non tornava.

Lord Harrowmont aveva messo soldati ad ogni porta, ma nessuno aveva dato l'allarme e da quanto le avevano riferito, le esplosioni erano iniziate all'interno della tenuta! Come avevano fatto tutti quei sicari ad entrare senza essere visti!? E poi, il tempismo era perfetto, troppo: l'assalto era iniziato dopo che Micah era andata a eliminare il Karta e la sua vittoria nell'arena. Il loro gruppo era incompleto, più debole, lei ormai era una candidata ufficiale per il trono, così vicina da poterlo sentire quasi tra le dita. Quale migliore occasione per ucciderla e spianare la strada a Bhelen tessendo chissà quale storia per convincere i Deshyr su un complotto organizzato da lei che quel verme di suo fratello e i suoi alleati avevano coraggiosamente sventato?

Inoltre, gli ordigni che stavano usando non erano bombe normali. Poteva sentirlo nell'aria: il lyrium utilizzato era altamente concentrato, qualcosa che il Karta non avrebbe mai potuto procurarsi senza aiuto da nobili di alto rango. Lo avevano usato per creare panico e ora quella nube era il mezzo perfetto per nascondersi e soffocare loro. Quello non era uno dei banali atti di terrorismo degli ultimi mesi: era qualcosa di premeditato con grande cura.


Parò un pugnale con il suo spadone, fendendo l'aria, ma il nano svanì nella nube. Tornò a guardarsi intorno per trovarlo, ma ci fu un gemito accanto a lei e una senzacasta cadde decapitata davanti a Sten. Se quel fumo lo stava infastidendo, non ne dava segno.
《Non si vede nulla.》 Gracchiò Aller, coprendosi naso e bocca e Aura era d'accordo. Stavano sprecando troppa energia, quei sicari li avrebbero uccisi tutti senza problemi se fossero andati avanti. Non aveva nemmeno idea di dove fossero Runaan, Adal, Persephone, Wynne, Cerere e Morrigan.

Colse un movimento alla sua sinistra e abbassò lo spadone con forza, costringendo il nano che poco prima le aveva tirato il pugnale a parare.
Le sue armi erano di fattura decorosa, ma nulla poteva opporsi alla finissima silverite di cui era fatta la sua lama, che superò la sua guardia e gli squarciò in due la faccia in una fontana di sangue.
Accanto a lei, Aller e Alistair trapassarono finalmente la nana armata di arco che aveva rischiato di colpire il custode, ma poi sentì un grugnito di dolore.

Sten aveva le labbra strette in una smorfia e stava premendo un lungo squarcio sanguinante sul lato della coscia. Un nano giaceva davanti a lui, il petto trapassato da Asala, ma un altro stava correndo via rapido nella nube, il coltello ancora in aria.


《Li sistemo io!》 Esclamò Shale, indifferente al fumo
Sferrò un pugno al tavolo di pietra che avevano usato per barricarsi dentro, facendolo crollare con un gran fracasso e afferrando i pezzi uno dopo l'altro, cominciando a lanciarli come se non pesassero nulla
Aura sentì due corpi crollare per terra con dei gemiti e sul viso della Golem si aprì un sorriso di feroce soddisfazione, mentre alzava gli enormi pugni. 《Forza nanetti! Tutto qui quello che sapete fare!?》

La nana sorrise impressionata, avvicinandosi a lei insieme ad Alistair per darle manforte mentre lanciava i suoi proiettili improssivati, ma il custode sbarrò gli occhi quando sentì io Velo torcersi di colpo.
Il pavimento si spaccò in un lampo di luce verde ed enormi rovi spinosi emersero con fragore, stritolando qualsiasi cosa ci fosse sul loro cammino. Travolsero Shale e la inchiodarono al muro, bloccandole gli arti, ma quando provarono a fare lo stesso con lei e Alistair, l'aura antimagia del ramato si propagò appena nell'aria, facendoli appassire.


《Hai degli alleati impressionanti principessa.》 Disse una voce fredda, mentre un'elfa sottile spuntava tra i rami. Aveva corti capelli castani, grandi occhi viola e il bastone di legno ritorto che stringeva in mano brillava della stessa luce che avevano visto. 《Golem, nani nobili e senzacasta, i custodi grigi, Qunari, elfi, bardi, maghi e ora persino feccia templare.》
Aller ringhiò, l'ascia bipenne stretta in mano. 《Bhelen ti ha inviata qui! Ha organizzato lui tutto questo!》

La maga non lo guardò neache, il viso neutro, ma altri rovi spinosi emersero dal pavimento, sfondando l'aura antimagia di Alistair e costringendolo a ripararsi con Aura dietro il proprio scudo, ma una pianta più affilata delle altre frantumò il metallo, stritolandogli il braccio.
Il ramato venne lanciato contro la parete con un urlo di dolore quando sentì le spine penetrargli nella carne, ma Shale si liberò e atterrò pesante sul pavimento, afferrando il custode al volo per un lembo della sua maglia, per poi girarsi contro l'elfa, i pugni già alti e Aller accanto.


La maga inspirò, il lyrium nell'aria che inviava scosse di potere al suo cervello, ed altri rovi spaccarono i pavimenti e le pareti, falciando due dei pochi soldati rimasti e tentando di trapassare anche gli altri
Aura frappose lo spadone tra gli altri nani e le spine, tranciandole in due, ma fu costretta a puntare i piedi con tutta la sua forza per non farsi spazzare via.
《Sten! Dobbiamo eliminare quella maga!》 Urlò al qunari, ma quando si voltò, lo vide piegato in due, la fronte sudata e la bocca sporca di sangue, la mano premuta contro la coscia, segnata da lunghi segni di un rosso nauseante che sfumava nel nero, la mascella contratta dal dolore.

“Veleno” fu il primo pensiero che attraversò la testa della principessa, ma non potè pensarci oltre perché un rovo scattò come un serpente verso di lei, troppo veloce perchè potesse pararlo.
Sentì le spine tagliarle il fianco e un bruciore terribile segnarle la carne, ma tranciò il rovo e volse gli occhi verso la maga. Era in piedi tra i rami, il bastone alto, e le inquietanti iridi viola incollate su di lei.
Con uno schiocco, evocò un viticcio più grosso per colpirla dal basso, ma poi l'energia magica attorno a lei cambio improvvisamente direzione, respingendo la spada che stava per trafiggerle la schiena
《Dovete fare di meglio.》 Disse con freddezza, voltandosi verso Persephone.


La corvina era in equilibrio sull'enorme ramo spinoso, coperta di polvere e le spade in pugno. Rivolse alla maga uno sguardo di sommo disgusto, per poi abbassarsi di colpo e permettere ad Adal Helmi di muoversi velocissima verso l'elfa con le due daghe.
《La Pagherai per questo.》 Ringhiò la nana.

Una barriera la respinse, ma il Velo della stanza fu scosso da un tremito e un pugno di pietra evocato da Wynne sfondò la sua protezione. Cerere colse l'occasione e saltò in avanti con un ringhio, mordendo il braccio destro della loro nemica per impedirle di lanciare un altro incantesimo
La maga cadde a terra con un urlo di dolore, il braccio sanguinante, ma prima qualcuno potesse attaccare, una serie di schianti terribili li costrinse a fermarsi.

Una violentissima zaffata di Lyrium invase il loro naso poco prima che il soffitto crollasse in mille pezzi, precipitando come enormi blocchi di pietra, spezzando rovi e minacciando di schiacciarli tutti.
Wynne sgranò gli occhi, mentre il suo corpo tornava a infiammarsi di luce, gli occhi illuminati di verde mentre alzava le mani per fermare la caduta delle macerie. Sentiva la presenza confortante del suo spirito attorno a sè, ma la sua fronte era contratta per lo sforzo, i denti stretti nel tentativo di resistere. Se avesse perso la concentrazione, sarebbero stati schiacciati


《Però. La magia è portentosa. Dovrei fare qualche esperimento su dei maghi》 Commentò di colpo una voce allegra, mentre la nana bionda col grembiule da lavoro emergeva dal fumo. Era appollaiata su ciò che restava di un rovo e stava guardando le macerie sospese in aria con gli occhi scintillanti.
Adal afferrò i coltelli, livida di rabbia. 《Eccola! È stata lei a piazzare tutti quei maledetti esplosivi!》

《Ciao a tutti.》 Rispose lei con aria quasi gioviale.
《Ledda, Dove eri finita? E dov’è il resto della tua scorta?》 Chiese l'elfa, cercando di guarirsi il braccio.

《Ecco… diciamo che abbiamo avuto un piccolo contrattempo, Lantea.》 Rise la nana, però la sua alleata non potè chiedere spiegazioni, perché il fumo attorno a loro assunse un'inquietante sfumatura viola, il Velo che tremava caotico, avvolgendo le sue piante e facendole appassire e seccare in un secondo


La maga elfica sgranò gli occhi, tentando di dissipare quella nube mortifera, ma una freccia si piantò a pochi millimetri dal suo orecchio, costringendola a fermarsi.
Tutti i presenti rivolsero lo sguardo verso l'alto: due figure familiari e coperte di sangue erano in piedi proprio sulla punta del rovo più alto.
《Scusate il ritardo. Abbiamo dovuto occuparci di alcuni insetti》 Ringhiò Runaan, i capelli strinati e la faccia così nera di rabbia e polvere da far paura ad un alto Drago, gettando per terra la testa mozzata di un nano, mentre Morrigan, accanto a lui, alzava il bastone magico con un sorriso inquietante, le pupille brillanti di viola. La nube si mosse con grazia mortale, consumando ogni organismo vivente sul suo cammino.
Non si era mai sentita così bene. L'energia scorreva attraverso di lei come un fiume, il Velo danzava attorno a lei, piegandosi al suo volere senza che lei dovesse fare il minimo sforzo, mentre spiriti eccitati sussurravano nelle sue orecchie segreti a lungo dimenticati


Lantea evocò altri rovi per fermarla, ma il sorriso della strega si allargò: le sue pupille scintillarono di più per un attimo e i viticci si seccarono senza riuscire a toccarla.
《Patetica.》 La derise, prima di evocare un'onda di pura energia viola che la spedì contro un fusto ancora vivo.


La maga si rialzò con il fiatone, a proteggerla solo una barriera sottilissima, ma una freccia di Runaan la mandò in pezzi e quando provò a contrattaccare, uno scossone rischiò di farle perdere l’equilibrio
Guardò di sotto giusto in tempo per vedere Shale, Aller, Alistair e Sten attaccare con foga il fusto dell'ultimo rovo ancora in piedi, facendolo ondeggiare.

Sibilò una maledizione. Come facevano ad essere ancora così vigorosi dopo aver respirato tutto quel fumo e aver combattuto contro tutti quei nani!? E com'era possibile che quel dannato Qunari fosse ancora in piedi!? La sua coscia era gonfia e coperta di vene nere, il dolore doveva essere atroce, eppure menava fendenti terrificanti senza emettere un fiato!
Puntò una mano verso di loro, sentendo I demoni urlare parole sconnesse nella sua testa, chiedendole di concedersi a loro, ma un colpo d'elsa la raggiunse alla tempia, facendole scendere un rivolo di sangue e spedendola all'indietro.
Alzò una barriera per puro istinto, cercando di fermare lo spadone di Aura, che la guardò livida di rabbia. 《Non azzardarti a toccarli!》

Lantea vide la grande lama scendere con forza verso di lei ed evocò altre spine per fermarla, ma il metallo le tranciò e attraversò io suo occhio in verticale
Un dolore sordo si diffuse in tutta la sua testa, si sentì a malapena urlare, e il rosso invase il suo campo visivo, mentre la figura della nana incombeva su di lei.


Ledda, che fino ad allora non aveva fatto che evitare le stoccate di Adal e Persephone, se ne accorse e rivolse uno sguardo al soffitto, ancora tenuto in piedi a malapena dalla magia di Wynne. Sorrise di nuovo. Era l’occasione di usare la sua ultima invenzione!
Eseguì un salto all'indietro impressionante, schivando un coltello e lanciando una singola bomba verso l'alto. 《E' l'ora dei botti!》

Una luce abbagliante travolse ogni cosa, seguita da un boato che rischiò di abbattere tutta la stanza, la puzza di lyrium bruciato che invadeva l'aria insieme ad un calore orribile che scaraventò tutti i presenti a terra con le orecchie sanguinanti e la pelle ustionata.
Aura sbattè violentemente per terra, la schiena viscida di sangue, e sentì un conato di vomito ustionarle la gola. Aveva la nausea, la testa pesante, il naso colmo di quell'odore elettrico e il fianco pulsava dolorosamente. Poteva vedere delle macchie rosso scuro in rilievo sulla pelle. Impallidì: ecco da dove il carta aveva estratto quel veleno!


Usò lo spadone per tirarsi in piedi e si guardò intorno. Non c'era traccia di quella matta armata di bombe, se la Pietra era con loro si era fatta saltare in aria con quell’ultima trovata, ma molti dei suoi compagni erano stati feriti gravemente da quell'ultimo attacco.
Wynne giaceva svenuta poco lontano insieme agli ultimi soldati ancora vivi, rivoli di sangue che scendevano da naso e bocca. Persephone si stava stringendo una caviglia, piegata in un angolo innaturale. Runaan aveva delle lunghe ustioni sul braccio destro e Cerere giaceva ferita contro il muro.
Solo Shale e Adal erano rimaste in piedi tutto il tempo, le rune sulla pelle della Golem che scintillavano di rabbia, mentre gli altri si stavano alzando per pura testardaggine. Alistair aveva un taglio sulla fronte, Morrigan si stava reggendo al bastone, così come Aller si stava puntellando grazie alla sua ascia e la gamba di Sten era coperta di grosse macchie nere e suppuranti. La battaglia non era ancora finita.


Ignorando la nausea e i capogiri, Aura si girò verso Lantea. Anche lei era in piedi, il viso ridotto ad una maschera di sangue distorta in una smorfia d'ira, la freddezza che aveva mostrato fino a poco prima era svanita.
Con un verso quasi animalesco, sbattè la mano sul terreno, il Velo che si slabbrava con una furia terribile e altri rovi spinosi spaccavano il pavimento e si avventavano su Aura, ma Alistair, Aller e Adal, le tagliarono, la spada del custode scintillante di antimagia, e la bionda attaccò con Morrigan e Shale.

La strega incenerì ciò che restava dei viticci e la Golem scaraventò un pezzo di pietra contro l'elfa, che fu costretta a buttarsi a terra per non essere schiacciata dalla sua furia, un punto dove Aura poteva colpirla facilmente.
La lama del suo spadone scintillò, ma prima che potesse decapitarla, Lantea brillò di nuovo con furia, accecandole, e un altro ramo spinoso spuntò dal nulla
La nana sentì una fitta accecante al livello dello zigomo destro e vomitò un grumo di sangue scuro, sentendo un'improvvisa sensazione di vertigine e nausea che le fece girare la testa. Ormai anche il suo fianco e parte della gamba erano completamente intorpiditi dal dolore, ma invece di lasciare la sua arma, la mosse con ancora più violenza contro il collo della sua nemica.


La testa dell'elfa volò via in un istante, mentre il suo collo zampillava di rosso e sulla stanza scendeva finalmente il silenzio più assoluto, finchè Alistair non esibì un sorriso a trentadue denti, alzando il braccio.

《Bravissima Aura! Ci sei riuscita! Ci sei…》 Ma un tonfo sordo lo zittì, mentre l'imponente figura di Sten crollava a terra svenuto, un'enorme chiazza nera di carne suppurante che gli divorava la coscia.
Aura vide il custode girarsi verso il Qunari, ma non tentò di aiutarlo, i sensi ormai confusi mentre sentiva il fianco e la gamba lordi di sangue. Sentì la voce di qualcuno chiamarla, ma pareva lontana. Neanche si accorse di stare cadendo quando tutto divenne nero. 

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Capitolo 33
*** Il Veleno ***


《Come avete potuto permetterlo!?》 Sbraitò ancora Lord Harrowmont. 《Difenderla era compito vostro!》

Micah si stava conficcando le unghie nei palmi per forzarsi a non afferrare i suoi coltelli. Quell'uomo era una piaga. Neanche Isolde l’aveva irritata tanto!
Vicino a lei, Runaan e Aida parevano d'accordo. L'elfa stava fissando il nano in cagnesco e il solo motivo per cui il Dalish era rimasto fermo era perché il suo braccio era ancora avvolto dalle bende che gli aveva dato Iselen. La puzza di erbe impestava la stanza

Emise un sospiro esasperato: dopo tutto quello che avevano dovuto affrontare nell ultime ore, non era proprio dell'umore adatto per sorbirsi le urla di quel vecchio vegliardo.
Lei, Leske e gli altri avevano attraversato a rotta di collo le gallerie per tornare in città e avvertire Aura dell'attacco, ma gli accessi più veloci al distretto comune erano stati bloccati, un ultimo tiro mancino di Jarvia, ne era certa
Erano stati costretti a tornare indietro molte volte e persino a fare fuori un'altra dozzina di nani prima che gli Antenati si decidessero a dargli una mano.
Una ragazzina di nome Dagna aveva liberato l’entrata che dava sull'armeria di suo padre, erano riusciti a tornare al Distretto dei Diamanti solo grazie a lei. Peccato che quando avevano raggiunto il castello di Harrowmont, avevano trovato i corridoi e le stanze distrutti e segnati da bruciature, sangue e cadaveri ovunque e i loro compagni nel panico fuori da una stanza, dove Morrigan e Wynne si stavano occupando di Aura e Sten come potevano

Aveva sentito una fitta di paura quando aveva saputo delle condizioni della bionda, ma c'era stato anche un forte fastidio. Si era persino raccomandata! Il suo unico compito era restare viva fino al loro ritorno ed era riuscita a mandare tutto a puttane.
Appoggiò il capo contro la parete, sbuffando per quella che le parve la milionesima volta. Se davvero fosse morta dopo tutto il lavoro che avevano fatto per metterla sul trono, avrebbe rischiato una seria crisi di nervi. E anzi, se fosse sopravvissuta si sarebbe fatta pagare il peso di Shale in oro, visto che era stata lei a prendere quelle fiale di veleno in casa sua.
Iselen era impallidito quando Wynne e Morrigan gli avevano descritto le ferite di Aura, ma quando lei gli aveva mostrato quelle boccette aveva detto che potevano essere usate per creare un antidoto, quindi c'era una speranza che la principessina non ci lasciasse la pelle.
Peccato che i tre maghi fossero chiusi in quella stanza da ore ormai e che non ci fosse uno straccio di buona notizia!

Il silenzio più totale aveva regnato tra di loro, i minuti che sembravano durare secoli senza che nessuno provasse a spezzare quella quiete pesante, tutti troppo stanchi o nervosi per poter dire qualcosa. Persino Alistair e Zevran non avevano spiccicato parola.


Circa un'ora prima, Morrigan era uscita dalla stanza, le mani sporche di rosso e un’espressione talmente seria da stroncare sul nascere qualsiasi domanda, chiedendo a Jowan e Leliana di entrare con lei senza aggiungere altro.
Dopo che la porta si era richiusa dietro di loro, nessuno aveva più fiatato, nella speranza di sentire qualsiasi cosa, finché Harrowmont non era arrivato a passo di carica con la barba in disordine e il volto paonazzo.
Non aveva neanche un graffio, cosa che aveva fatto storcere il naso alla senzacasta, e appena aveva saputo nel dettaglio cosa era successo, di come la maga e quella nana armata di bombe li avessero colti di sorpresa e fossero riuscite ad avvelenare sia Aura che Sten, aveva iniziato a sbraitare a perdifiato contro tutti loro, al punto che persino Adal Helmi e Aller Bemot sembravano essere arrivati al limite della sopportazione. E non sembrava intenzionato a darci un taglio.


《Se morirà, tutto sarà perduto! Bhelen avrà il trono e ucciderà tutti quelli che si sono opposti a lui! Orzammar cadrà nel caos e la sua storia e la sua tradizione saranno coperte di fango! Come avete fatto a non vedere dei marchiati che si erano introdotti qui!? Come avete fatto a non accorgervi di una maledetta maga!? E perchè uno di quei topi di polvere è vivo!?》 Continuò il lord imperterrito, indicando Leske.

Il nano, fino ad allora rimasto in disparte premendosi un impacco curativo sul naso rotto, sentì del sudore freddo sulla fronte, lo sguardo che volava verso Micah, cercando di inventarsi sul momento una scusa anche solo vagamente plausibile. Nessuno dei compagni della sua partner aveva detto nulla quando li aveva seguiti fuori dal covo di Jarvia dopo che lei lo aveva risparmiato, ma quella testa di marmo impomatata non avrebbe aspettato un secondo a fargli assaggiare l'ascia del boia se avesse saputo che aveva lavorato per il Karta fino ad alcune ore prima.
Però, prima che chiunque potesse dire qualsiasi cosa, Zevran si fece avanti col suo sorriso più smagliante.
《Questo buon signore non era parte dell'attacco. Anzi, è un buon amico della nostra Micah. Le è tanto leale che ci ha aiutati nel covo del Karta. E anzi, è stato lui ad informarci di quanto stava accadendo qui, è grazie a lui se siamo stati tanto celeri nell'arrivare.》

Micah dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere di fronte a quella evidente bugia, probabilmente Leske non avrebbe detto nulla se non avesse trovato quel contratto nel covo di Jarvia, e nemmeno il Lord sembrava convinto, ma quando Aida confermò la versione dell'elfo senza battere ciglio e con grande stupore di tutti, fu costretto a capitolare. Scosse la testa con aria esasperata, ma rivolse ai due senzacasta uno sguardo di disprezzo.
《Ci si può fidare del suo giudizio? Sua sorella è l’amante di Bhelen》

Alla sola menzione di Rica, Micah smise di sorridere e il suo volto divenne livido di rabbia, mentre il ricordo di Rica che si allontanava emergeva prepotente nel suo cervello.
Strinse i pugni più di prima, un ringhio furibondo incastrato in gola, e si voltò per vomitare contro quel vecchio ipocrita tutto il suo disprezzo. Con quale coraggio si permetteva di giudicarla!? Lui aveva sempre avuto tutto ciò che poteva desiderare: soldi, cibo delizioso, rispetto, posizioni prestigiose, servitori, guardie, una enorme casa solo perchè era nato nel posto giusto! Non aveva mai dovuto uccidere qualcun altro per mangiare poche briciole, né vendere il proprio corpo per avere un tetto sulla testa o vedere le persone che amava di più tradirlo pur di preservare quel poco che avevano strappato per in colpo di fortuna! Che diavolo ne poteva sapere di lei o di sua sorella!?

Aprì la bocca, furibonda, Shale però si mise in mezzo, torreggiando sul nano più anziano con tutta la sua enorme stazza. 《Il cosetto molliccio tronfio dovrebbe fare silenzio. È rimasto nascosto tutto il tempo senza aiutare nessuno. Se dirà ancora cose simili, la sua testa sarà spiaccicata come un misero piccione!》 Ringhiò minacciosa, alzando l'enorme pugno di pietra.
Harrowmont divenne pallido come un cencio e un nuovo ghigno soddisfatto spuntò sul viso dellla senzacasta. Erano quelli i momenti in cui era più felice di aver risvegliato quel gigante di pietra e acidità: quando le sarebbe ricapitato di vedere una testa di marmo zittita così!?


《Inoltre, milord, sono certa che il Karta non sia il solo colpevole di quanto accaduto.》 Aggiunse Adal, intromettendosi prima che la situazione degenerasse
Il nano più anziano le rivolse uno sguardo confuso. 《Come fate ad esserne tanto sicura, Lady Helmi?》

La nana si staccò dalla parete, gli occhi scuri che non lasciavano trasparire il suo fastidio. 《Questo non è stato come gli attacchi privi di finezza che i fanatici di Bhelen hanno disposto negli ultimi mesi. Non era un banale atto di violenza o terrorismo. Il Karta, il veleno, la maga, la bombarola… sono stati inviati qui con un piano ben preciso in mente. Tutto è stato studiato nei dettagli alla perfezione. Ed è stato fatto con un aiuto interno》
Harrowmont strabuzzò gli occhi. 《State dicendo che qualcuno tra queste mura ha passato delle informazioni a Bhelen?》

Persephone annuì. 《È la sola spiegazione logica, e non credo si siano limitati a quello. Nessuno fuori dalla tenuta sapeva che questa notte Micah e gli altri sarebbero andati ad eliminare il Karta e le bombe erano disposte e causare il panico e isolare i soldati. La Spia era qualcuno che conosceva i turni e le disposizioni delle guardie e che poteva agire indisturbata senza che nessuno si accorgesse della sua presenza.》
《Inoltre, io e Lady Cousland abbiamo indagato in tutta la tenuta. Non ci sono brecce nei muri esterni, dunque i marchiati non sono entrati da fuori, e i segni di esplosioni iniziano al secondo piano. La Spia è qualcuno che conosce la tenuta molto bene e ha mostrato ai sicari un modo per entrare e uscire non visti. Il primo piano non è stato attaccato con le bombe per assicurarsi che una loro possibile via di fuga non venisse bloccata.》 Terminò Adal


《Ci sono passaggi segreti in questo posto?》 Domandò Runaan, ripensando la galleria sotto il mulino di Redcliffe, un tunnel che conduceva direttamente ai sotterranei del castello e di cui solo la famiglia di Arle Eamon era a conoscenza. Una via del genere sarebbe stata perfetta per entrare non visti e attaccare
Harrowmont annuì. 《Si, un tunnel che porta ad una caverna nascosta collegata ad un sistema di gallerie vecchio di secoli. Lo fece scavare mio nonno in un periodo di grave crisi per timore che i suoi rivali politici provassero ad eliminare la nostra famiglia. L'ingresso è nei sotterranei, ma è segreto. Se non si sa dove cercare non è possibile trovarlo e io non ne ho mai parlato fuori dalla mia casa》

《Ma è stato qualcuno all'interno della casa a tradirci. E non una persona qualsiasi, ma qualcuno che conosce questo posto e la gente che ci vive come il palmo della sua mano》 Disse Runaan battendo nervosamente il piede a terra. 《Ci sono persone del genere a conoscenza di questo passaggio qui dentro?》
Il lord aprì la bocca per rispondere, ma poi sbarrò gli occhi, un lampo preoccupato che li attraversava. 《No… non può essere. Non lo farebbe mai.》

《Di chi parlate?》 Chiese Aller.
L'altro scosse la testa. 《No, deve essere qualcun altro, non può essere stata lei. È una delle persone di cui mi fido di più.》

《Chi è!?》 Chiese Shale spazientita.
Harrowmont la guardò, le rughe più evidenti che mai sul volto nuovamente cinereo. 《Ornella. Lei è il capo della servitù, gestisce tutto qui dentro e ha la copia della chiave. Ma non può essere lei. La sua famiglia serve la mia da secoli, la conosco da quando ero bambino, non lo farebbe.》
《A meno che non le abbiate dato una ragione》 Replicò Aida pungente. Non poteva definire il Lord una cattiva persona, ma aveva visto come i suoi occhi attraversavano i suoi servitori: per lui erano solo mobilio, figure anonime e prive di valore, facilmente sostituibili. Gente come lui, che aveva sempre avuto tutto per diritto di nascita, non si curava di chi riteneva inferiore. Lei lo sapeva bene.


Il nano le rivolse uno sguardo oltraggiato, cercando le parole per imporle il silenzio, ma poi gli tornò in mente quella notte, mesi prima che Lady Aeducan tornasse. Era rimasto rinchiuso nel suo studio per ore insieme a pile di documenti preziosi per ottenere abbastanza alleanze per potersi opporre alle pretese di Bhelen sul trono, per cercare di tenere fede alla promessa che aveva fatto al defunto re Endrin di non lasciare a quel fratricida il governo della città, e Ornella era venuta a portargli del cibo.
Era bastato un attimo. L'aveva vista inciampare, il vassoio era volato via dalle sue mani ed era atterrato sulle carte, mandando ore di lavoro in frantumi, possibili alleanze che avrebbe potuto stipulare erano andate in fumo nel giro di un attimo... e lui aveva perso il controllo.

Aveva sentito la rabbia montare, non era riuscito a contenerla: l'aveva colpita, le aveva riversato contro la sua frustrazione, urlandole che era una disgrazia per la sua casa e per la casta di cui faceva parte. Aveva persino detto che forse avrebbe dovuto trovarsi un capo della servitù più giovane prima di cacciarla via.
Lei era tornata il giorno dopo, domandando perdono per la sua goffaggine, quel sorriso dolce che vedeva fin dai tempi della sua infanzia sulle labbra, e lui non ci aveva più pensato. Aveva creduto che lo avesse dimenticato, che niente fosse cambiato e non aveva più fatto caso a dove andava quando lasciava la casa.

Rimase pietrificato di fronte allo sguardo penetrante di Aida e dei suoi compagni, la bocca aperta incapace di parlare e con un’espressione quasi confusa
Gli occhi dell'elfa divennero ancora più taglienti. Il suo silenzio era più che sufficiente come risposta.

《Andate a cercarla. Non possiamo permettere che fugga》 Disse Adal seria. 《Io e Lord Bemot resteremo qui a controllare che la situazione resti sotto controllo.》
L'elfa annuì. Se Ornella era la spia, sarebbe scappata alla prima occasione utile, portando con sè tutte le informazioni che aveva rubato in quei mesi. Dovevano trovarla.
Alzò il naso per fiutare il suo odore: era vicina, poteva sentirla attraverso gli la puzza ferrosa del sangue che permeava i muri. La sua pelle emanava un odore acido di sudore e poteva quasi sentirla tremare mentre camminava: Era terrorizzata.



E in effetti, Ornella aveva paura. Il suo cuore batteva furioso nel petto, le mani erano scivolose e umide mentre aiutava i servitori ancora nelle condizioni di agire a riunire i corpi di quelli che erano stati loro amici, conoscenti e familiari in un enorme salone per prepararli alla sepoltura.
Depose con attenzione il corpo della giovane donna dalla gola tagliata sul pavimento di pietra e guardò per un solo istante il suo viso: non poteva avere più di vent'anni. Si ricordava di lei, lavorava nelle cucine e aveva una risata contagiosa, ma ora i suoi occhi grigi erano vacui e spenti e il suo sorriso non c'era più.

Trattenne a stento le lacrime, coprendo delicatamente il suo viso, mentre nelle sue orecchie sentiva i pianti disperati di un uomo che abbracciava il cadavere della moglie e del figlio.
Mandò giù il nodo che sentiva in gola, ricominciando il suo lavoro senza dire una parola. Sapeva che Lord Rorek era pericoloso, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che voleva, che aveva un piano per eliminare Lady Aeducan e mettere definitivamente il principe Bhelen sul trono, ma non che avesse in mente una cosa tanto orribile! E l‘idea di aver partecipato, di aver permesso che così tanti innocenti morissero le faceva venire la nausea.
Quando aveva sentito le loro urla, si era precipitata a vedere e aveva visto quel fiume di persone in fuga, preda della paura. Aveva tentato di capire cosa stesse succedendo, chi stesse attaccando, ma poi aveva visto gli uomini del Karta in un corridoio disseminato di corpi e con le pareti lorde di sangue.
Le avevano detto che tutto stava andando secondo i piani e lei, da brava vigliacca, aveva annuito e basta, stringendo la chiave dell’entrata segreta fino a scavare la pelle prima di lasciare quell'ala del castello più velocemente possibile e rinchiudersi in uno stanzino. Si era nascosta lì per ore, cercando di ignorare le fitte di orrore che il suo cuore inviava e pregando la Pietra che quell’orrore finisse al più presto


Si era lasciata coinvolgere nei piani di Rorek perché pensava di poter aiutare i nani delle caste più basse, persone come lei che non contavano nulla rispetto ai nobili, ma anche se sapeva di aver stretto un patto con il diavolo, non si era mai resa conto di quanto fosse stata stupida a fidarsi.
Quella carneficina era solo l'ennesima prova che i nani come lei erano senza valore. Rorek non era diverso dagli altri, non gli importava di quanti avrebbe dovuto uccidere pur di raggiungere il suo scopo, gli bastava riuscirci. E ora, l'attacco era fallito, lady Aeducan era sopravvissuta e i suoi amici custodi l’avrebbero braccata fino a trovarla.
Ripensò con orrore a quando lei e gli altri servitori avevano trovato il corpo decapitato di Lantea. Se erano riusciti a uccidere una maga così potente e sopravvivere tutti, lei non aveva speranze. Anche se la Pietra stessa l'avesse protetta dalla loro ira, prima o poi qualcun altro l'avrebbe scoperta e trascinata davanti all'assemblea.
Il suo cuore mancò un battito al solo pensiero. Lei era una servitrice di Lord Harrowmont, ma lo aveva spiato per Lord Rorek per dei mesi e lo aveva indirettamente aiutato a commettere quei crimini. Si era macchiata di tradimento, il crimine più grave per le persone della sua casta e per colpa sua svariati esponenti di quella dei guerrieri erano stati trucidati.
L’avrebbero giustiziata, infliggendole tutte le pene più orribili che spettavano a quelli come lei prima che l'ascia del boia scendesse sul suo collo. Doveva fuggire, trovare un posto in cui nascondersi.


Uscì dal salone, pallida come un fantasma e tentando di pensare ad una soluzione. Sarebbe potuta andare in superficie. In fondo, sapeva come arrivarci, le guardie e i custodi non l'avrebbero seguita là sopra ed era una servitrice molto abile: avrebbe trovato un posto dove andare, magari la tenuta di qualche ricco nobile o una qualsiasi locanda. In fondo, che aveva da perdere?
Rincuorata da quel pensiero, ma ancora col petto stretto dall'angoscia, scivolò silenziosa attraverso i corridoi senza dire nulla gli altri servitori, cercando nel frattempo di ignorare i loro pianti, il loro dolore e le tracce di sangue e bruciature sulle pareti e il pavimento. Mandò una rapida preghiera alla Pietra, implorando perdono per quelle morti, ma sapeva che i loro fantasmi l'avrebbero perseguitata per sempre.


Scese rapida una scalinata secondaria, dirigendosi verso i sotterranei, il cuore che batteva così forte da farle temere di essere scoperta. Aveva una sola possibilità, non poteva sprecarla se voleva vivere.
Attraversò l'arcata che dava sulle scale, guardandosi intorno circospetta: le sembrava che i suoi passi rimbombassero come valanghe e anche se non sembrava esserci nessuno, si sentiva osservata.
Le parve di vedere un'ombra con la coda dell'occhio, ma quando si voltò non vide nulla. Si impose di restare calma, non era un buon momento per perdere il controllo, e prese un respiro profondo una volta giunta alla porta dei sotterranei. Era quasi arrivata. Doveva andarsene di lì a qualunque costo

Varcò la soglia, chiudendo finalmente la porta con un sospiro sollevato.

《Vai da qualche parte, Ornella?》

La nana sentì quel sospiro bloccarsi nella sua gola mentre si girava lentamente verso la sua destra, dove Runaan era in piedi contro il muro, gli occhi verdi che brillavano nel buio come quelli di un predatore.
La nana arretrò, lunghi brividi di terrore che le correvano lungo la schiena e la voce congelata in gola. Era stata scoperta. Lui sapeva che era lei la spia, glielo leggeva in faccia.

Cercò di ragionare, di pensare a cosa dire per distrarlo o convincerlo a lasciarla andare. Non aveva possibilità in una lotta: quel ragazzo aveva combattuto contro Vartag Gavorn e lo aveva umiliato nonostante lui fosse un Guerriero di alto rango. Ma non sapeva dove si trovava il passaggio e serviva tempo per incoccare una freccia, quindi forse poteva raggiungerlo in tempo.

Si girò con uno scatto disperato, cercando di correre verso la botola nascosta, ma andò a sbattere contro qualcuno, cadendo a terra, e quando alzò lo sguardo, incrociò quello serio del custode grigio umano, Alistair.
Si girò di nuovo, gli occhi piedi di lacrime, cercando una qualsiasi via di fuga, ma sentì qualcosa di freddo contro il collo e la senzacasta che aveva accompagnato Lady Aeducan apparve accanto a lei, quel volto pieno di cicatrici che la fissava serio mentre la sua mano teneva il coltello contro la sua pelle.
Rorek le aveva parlato di lei. Le detto che era molto pericolosa e che il Karta voleva eliminarla, che il Capo di quei criminali in persona sarebbe sceso in battaglia pur di riuscirci. Ma se lei era lì, viva, voleva dire che li aveva uccisi tutti quanti.


Altre lacrime le riempirono gli occhi. Sentiva il filo della sua lama contro la pelle, la mente invasa dal panico, consapevole di non poter più fuggire, e vide altre figure emergere dalle ombre. La strana elfa con gli occhi diversi, l'assassino sorridente, l'enorme Golem, Lady Cousland, un senzacasta che non aveva mai visto prima e infine Lord Harrowmont. Era circondata, in trappola.

《Quindi sei davvero stata tu.》 Sussurrò il suo vecchio padrone col volto terreo.
Quelle poche parole piene di delusione furono come uno schiaffo. Si odiò per la fitta al cuore che sentì, ma non potè farci niente. Le forze la abbandonarono di colpo, non cercò neanche di allontanare il coltello. Aveva perso. Aveva sperato di batterli in astuzia, ma ora si rendeva conto di non aver mai avuto una possibilità. Sarebbe morta lì, nel buio più oscuro, come un ratto

《Io…》 Provò a dire, la voce gonfia di pianto. 《Io non volevo. Non doveva andare così. Per amore della Pietra, non… non sapevo che loro…》
《Non sapevi che quei criminali con cui hai cospirato avrebbero ucciso tutti?!》 Sbraitò il Lord, di colpo paonazzo di rabbia. 《Mi hai tradito! Hai tradito Orzammar e la tua legittima regina! Perché, Ornella?! Perchè lo hai fatto!?》

Enormi lacrimoni scesero lungo le guance della nana. 《Volevo aiutare le caste più basse! Voi non capirete mai come ci si sente, com'è essere visti come banali oggetti, qualcosa di sostituibile! Volevo dare un po' di speranza a quelli come me, nulla di più!》
《E quindi ti sei schierata con i fanatici di Bhelen? Un fratricida e un traditore che minaccia tutta Orzammar disposto a uccidere centinaia di persone pur di avere la corona?!》
《Voi non siete meglio di lui!》 Urlò Ornella, sbattendo i pugni a terra. 《Avete idea di quanti uomini e donne sono morti stanotte? A quanti amici ho condannato?! No! Perché non vi interessa! Vi siete solo preoccupato di Lady Aeducan, non delle persone che vi servono da anni! Ed è sempre stato così nei vostri dannati sotterfugi politici! A chi importa se un cuoco o una sguattera vengono uccisi? A nessuno, perché basta poco a sostituirli! Non importa che abbiano genitori, figli, mariti, mogli…》 Prese fiato. 《Bhelen era disposto a dare una svolta. Voleva aprire un dialogo coi senzacasta e dare più prestigio a quelli come me. Ho creduto che fosse la sola occasione che avrei mai avuto per aiutare chi lo merita davvero.》


Harrowmont la stava guardando con qualcosa a metà tra il disprezzo e forse la pietà. Aveva passato la vita a destreggiarsi tra i sotterfugi della politica, aveva imparato a riconoscere le trappole e aveva sempre agito con prudenza, ma aveva ignorato la minaccia più vicina a lui.
Ornella era sempre stata una persona fidata, qualcuno su cui pensava di poter contare e a cui poteva raccontare tutto. Aveva sempre rispettato i limiti che la sua casta le imponeva, svolgendo il suo lavoro sempre con quel sorriso dolce, e lui era troppo concentrato sul fermare Bhelen e salvaguardare Orzammar e la sua cultura per accorgersi di covare una serpe nel proprio seno. Si era fatto raggirare come un povero sciocco.

《Tu sapevi con chi stavi trattando.》 Sibilò Micah. 《Ho visto cosa hanno procurato i tuoi amici al Karta. Hanno speso fiumi d'oro per eliminare Aura e non hai pensato che avrebbero anche ucciso chiunque pur di farlo?》
《All'inizio non sembrava così!》 Rispose Ornella, negando col capo. 《È cominciato tutto da una semplice sfuriata. Ero al Tapster, ed ero arrabbiata. Con Lord Harrowmont.》 Alzò gli occhi verso il nano, il volto sporco di lacrime. 《Dopo gli anni che ho passato al vostro servizio, dopo tutta la mia lealtà, è bastato un errore perché mi trattaste come polvere! Avete parlato di volermi sostituire! Volevo solo sfogarmi, solo questo. Ma poi… lui si è avvicinato. Mi ha detto di essere al servizio di qualcuno che avrebbe potuto rendere migliore la vita delle caste più basse, che la sua fazione avevano un piano e che avrei potuto aiutare. Non mi ha chiesto di avvelenarvi o sabotarvi, dovevo solo riferirgli i vostri progetti, così da permettere al principe di rispondere in maniera efficace. Credevo che avrei salvato le persone come me, che finalmente le nostre preghiere sarebbero sgate esaudite, ma quando ho capito quali orrori fosse disposto a commettere pur di aiutare il principe Bhelen, era troppo tardi per tornare indietro》

《E hai tradito la casata che hai giurato di servire solo per questo?!》 Chiese Harrowmont costernato
《Solo!?》 Urlò Ornella, alzando il capo con gli occhi sbarrati. 《Voi non avete idea di quanto le nostre vite siano penose! Credete sia bello sapere che, perché sei nato del sesso sbagliato o nella casta sbagliata, non potrai mai ambire a qualcosa di più!? Che sarai costretta ad abbassare la testa tutta la vita, mentre a voi che avete avuto la fortuna di nascere nobili tutto è dovuto!? Per una volta, solo una, volevo avere la possibilità di scegliere una vita migliore e al contempo volevo che voi imparaste come ci si sente a non valere nulla. Pensavo che quell'uomo mi avrebbe aiutata, invece mi ha usata proprio come voi e la vostra famiglia!》


Crollò a terra tra i singhiozzi e i custodi e i loro amici si scambiarono uno sguardo eloquente: tutto quello che era successo, il massacro, l'avvelenamento di Aura e Sten, quella scenata, era il frutto del desiderio di una donna maltrattata di prendersi una rivincita sull'uomo che era stata costretta a servire per anni. E nani innocenti avevano pagato lo scotto.
Runaan scosse la testa, disgustato. Non aveva mai visto tanto squallore. Quella gente parlava di onore e rispetto, di quanto i nani fossero un popolo fiero e giusto, quando in realtà tutta la loro società e la loro tanto amata “tradizione” erano fondate sull’abuso e sulla discriminazione.《Dicci chi è questo “lui”.》

Ornella si portò le mani alla bocca, girandosi di scatto verso di lui 《No! Vi prego, io… io non posso…! Voi non avete idea di cosa sia capace di fare! Di che cosa mi farebbe se scoprisse che ho parlato!》

Micah avvicinò ancora di più il pugnale alla sua gola, mettendola a tacere con un singulto di paura. Era ufficiale, ne aveva avuto abbastanza. Harrowmont era un cretino, un tradizionalista impomatato che non vedeva ad un palmo dal naso, ma anche quella tipa non scherzava. Parlava tanto di voler aiutare i nani delle caste più basse, ma si era fatta raggirare come una stupida e dopo aver condannato a morte un mucchio di gente aveva solo pensato a salvare la sua pellaccia. Eppure, adesso che aveva un coltello alla gola ed era circondata da persone che avevano ucciso le creature più pericolose del Thedas che avrebbero potuto rimandarla alla Pietra in un attimo se non avesse parlato, temeva cosa avrebbe potuto farle qualche testa di marmo qualsiasi?


Shale doveva pensarla come lei, perchè si fece avanti irritata, i cristalli sulla sua pelle di pietra che brillavano minacciosi《La cosetta molliccia dovrebbe parlare, o la sua testa verrà spiaccicata!》
Gli occhi di Ornella divennero enormi, e Zevran emise una risatina, avvicinandosi sinuoso. 《Consiglio spassionato. Vista la situazione in cui vi trovate, signora, credo vi convenga parlare. Sa com'è, potreste risparmiarvi una brutta morte. Lo dico per esperienza personale.》

La nana emise un singhiozzo, senza starlo a sentire. 《Morirò, non è così? Appena vi avrò raccontato tutto, mi ucciderete. Mi manderete dagli Antenati a pagare per ciò che ho fatto a Lady Aeducan e ai miei amici.》

Micah alzò gli occhi verso il soffitto. Altri piagnistei. Harrowmont doveva proprio avere le pietre al posto degli occhi per non essersi accorto che quella tipa stava facendo il doppio gioco.
Stava per avvicinare il coltello abbastanza da tagliare gentilmente la pelle, ma Alistair si fece avanti, guardando serio Ornella. 《Sai, Aura non è come credi tu. È una persona d'onore, è gentile, coraggiosa, leale e non ha ucciso il principe Trian, è stato Bhelen a farlo. Lei non vuole essere regina per il potere: lei vuole aiutare i nani, non importa in quale casta siano nati. Non so se vorrà punirti, ma ascolterà ciò che hai da dire.》

Leske emise un verso molto poco signorile davanti a quell'affermazione, ricevendo un'occhiataccia da Aida e Persephone, prima che la corvina si girasse verso la nana, annuendo incoraggiante.
《Ascolta, lo so che l'uomo che ti ha coinvolta in tutto questo ti spaventa, però noi possiamo proteggerti. Inoltre, lo hai detto tu stessa: lui ti ha tradita, ti ha usata per entrare qui e ha ucciso persone innocenti. Non gli importa delle caste più basse, ne di quante persone dovrà uccidere per raggiungere il suo scopo: tutto quello che vuole è mettere Bhelen sul trono. Hai la possibilità di aiutarci ad impedirglielo, ma se continui a tacere c'è la possibilità che i Deshyr gli diano davvero la corona. È questo quello che vuoi?》


Ornella si morse il labbro, riflettendo, mentre i due ragazzi facevano cenno a Micah di allontanare il coltello dalla sua gola.
Lord Rorek era pericoloso. Era un uomo astuto, abile nei sotterfugi e non aveva mai esitato a usare le sue vittime e le torture che infliggeva loro come esempio per tutti i suoi sottoposti. Se lo avesse tradito e lui fosse riuscito a catturarla, l'avrebbe condannata ad una sofferenza orribile prima di rimandarla alla Pietra. Ma il custode e Lady Cousland avevano ragione.
Quel folle l'aveva solo usata per i suoi piani, e lei aveva ubbidito da brava codarda qual era.

Osservò Lord Harrowmont, che si rifiutò di guardarla. Era ancora arrabbiata con lui, ma si sentiva anche in colpa per tutto quello che aveva fatto: nessuna vendetta valeva quanto era accaduto quella notte. Inoltre, non era lui quello in lizza per il trono: era Lady Aeducan

Prima che fuggisse in superficie, non aveva mai avuto modo di parlare con la principessa, ma le aveva sempre dato l'impressione di non curarsi della caste più basse, seppur non avesse mai fatto nulla di male ai loro membri. Però negli ultimi giorni l'aveva osservata spesso e non aveva mai visto atteggiamenti malevoli o supponenti verso quelli come lei, anzi aveva mostrato molto rispetto e anche parole gentili a tutti loro. Sembrava persino amica della sua alleata senzacasta!
Aveva affrontato e vinto le Prove con onore, rifiutandosi di ricorrere a mezzi scorretti come quelli di Vartag Gavorn e non si era mai nascosta dietro sotterfugi o facciate quando era tornata in città. Aveva affrontato il disprezzo e il sospetto della città a testa alta, come una vera regina. Forse si era davvero sbagliata sul suo conto.

Si asciugò il viso. 《L'uomo che state cercando si chiama Rorek. Ha molti alleati tra i nobili minori, ma è lui il principale sostenitore di Bhelen.》
Lord Harrowmont sbarrò gli occhi. 《Celio Rorek? È un nobile di basso rango, non ha voce per i Deshyr.》

Ornella scosse la testa. 《È qui che vi sbagliate. La sua famiglia è caduta in disgrazia varie volte, ma lui ha recuperato moltissimo denaro. È un folle, un assassino, ma è uno stratega abile e senza scrupoli. Tiene in pugno diverse persone anche nel distretto dei diamanti e ha moltissime spie ovunque... me inclusa.》 Ammise con rammarico.
《Allora dovremo trovare una maniera per fermarlo e possibilmente usare la sua presenza e i suoi patti con il Karta come prova ulteriore dei crimini di Bhelen.》 Sentenziò il Lord
《Frena il bronto, nonno.》 Lo interruppe Micah. 《Prima di occuparci di lui, la principessina deve sopravvivere. Perché senza di lei, siamo fottuti.》


**


Aura giaceva distesa, il suo corpo che ignorava il suo bisogno di fuggire da dovunque fosse capitata. Sentiva lo stomaco attorcigliato e dolorante, la sua pelle era bollente eppure al tempo stesso era coperta da sudore freddo. Attorno a sè vedeva luci distorte su muri di pietra, come le lanterne nelle vie profonde. Era lì? Non riusciva a ricordare...
Emise un gemito rauco. La sua testa sembrava sul punto di spaccarsi, come se qualcuno le avesse dato un colpo di piccone. Aveva speso quelli che parevano secoli in un continuo alternarsi di sonno agitato privo di sogni e veglia confusa dove aveva rimesso fino ad ustionarsi la gola, il corpo scosso da brividi mentre immagini sconnesse si susseguivano nella sja mente.

Tentò di alzarsi, ma le sue membra pesavano come pietre, mentre dei suoni… no, voci distorte, si accavallavano nelle sue orecchie. Vedeva figure indistinte correre intorno a lei, urlando parole che non capiva mentre la stanza girava. Che stava succedendo? Chi erano quelli? Volevano lei? Doveva fuggire!
Una delle figure si avvicinò di corsa: era scura, le orecchie appuntite che spuntavano ai lati del viso distorto e le sue dita lunghe e scintillanti come pugnali che calavano sul suo volto. Uno shriek? No no no no!

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola quando la toccò, sentendo in bocca un sapore orribile e la guancia e il fianco bruciare come lava ribollente, mentre cercava inutilmente il suo spadone. Non fece nemmeno caso ai rivoli viscidi e alle lacrime che le scesero fino al mento. Aveva paura, non voleva stare lì!
C'erano delle storie orribili su quanto succedeva alle donne catturate nelle vie profonde, Trian gliele raccontava da ragazzina per spaventarla. Non voleva finire così! Doveva scappare! Dov'erano gli altri? Dov'era suo padre!? Dov'erano Gorim, Aller e Adal? Erano fuggiti? L'avevano lasciata da sola!?


Lo Shriek alzò i lunghi artigli sporchi di rosso, la bocca che si muoveva come se stesse parlando con qualcuno, ma lo ignorò. Provò a colpirlo, pronta a lottare anche a mani nude, ma mancò il bersaglio e un'altra fitta al fianco la fece urlare. Una seconda figura apparve al fianco del mostro. La sua pelle era bianca come cera, i suoi contorni sfuggenti, e quando un lampo illuminò i suoi enormi occhi gialli, lei sentì le forze mancare.

Ricadde impotente, le braccia ora molli lungo i fianchi e il cuore rallentato nonostante il terrore che sentiva. Battè le palpebre pensanti, il mondo che si muoveva distante, l'aria densa come melassa che sembrava rifiutarsi di entrare nei suoi polmoni.
Lo shriek si avvicinò, sollevandole la testa, la sua pelle gelida che dava un inspiegabile sollievo, accostando qualcosa alle sue labbra. Non ebbe la forza di opporsi: un liquido amaro le invase la bocca, rischiando di farla rimettere anche se era certa di non aveva più nulla da vomitare.
Deglutì a fatica e un’improvvisa sonnolenza scese su di lei. Lottò contro di essa, il ricordo delle storie che le narrava Trian incise nella mente, ma la sua visione divenne nera comunque, facendola sprofondare di nuovo nell'oblio del sonno.


A svegliarla furono le urla concitate. Aprì gli occhi di colpo quando le sentì vicino alle orecchie. Avevano paura, qualcosa non andava. Quanto tempo aveva dormito!? Un’ora? Un giorno? Una settimana?
Si girò, notando le figure chine su una forma enorme che si agitava con furia, emettendo ringhi che non potevano essere umani. Le parve di riconoscere una macchia di capelli rossi, ma la stanza fu avvolta da una luce verde che le fece girare la testa. Emissario?!

Cercò nuovamente il suo spadone, stringendo solo aria, ma la luce si spense subito e la figura più grande ricadde pesantemente, mentre la cosa con gli occhi gialli che si accostava a lui. E lo Shriek rivolse di nuovo la sua attenzione verso di lei, avvicinandosi con un'altra creatura pallidissima che sembrava tremare di paura. Qualcosa scintillava fra le sue dita


Sentì un’altra voce, una donna forse, e una delle figure tese un braccio, allarmata. 《…Fermi!》
《... se non… morirà… muoviti!》 Sbraitò a sua volta lo Shirek. Altre grida ovattate seguirono quelle parole, ma una sensazione fresca lenì il dolore al fianco e al volto, facendola sospirare.

Ma poi vide la figura che tremava avvicinarsi, la faccia sfocata che incombeva su di lei con un'aria di panico, prima che un dolore acuto la cogliesse alla gamba.
Sentì una sensazione gelida scavarla fin nelle ossa, una strana energia che la percorreva come una scossa. La sua testa divenne troppo leggera, la sua visione si fece sfocata mentre lampi azzurri e rossastri riempivano l’aria.

Sentì un conato acido riempirle la gola e un torpore orribile alle estremità. I muri intorno a lei sembrarono farsi liquidi e dissolversi in dense gocce che le imbrattavano la faccia. Le voci attorno a lei ormai non avevano più una dimensione definita. Erano lontane, seppellite dal freddo in cui il suo corpo era caduto.
Sentì nuovamente qualcuno farle bere quella sostanza amara, prima che le palpebre diventassero pesanti come macigni


**


Si svegliò di colpo, scattando a sedere, prima che una fitta di capogiro la costringesse a fermarsi. Si toccò la faccia, sentendo una specie di impacco molle che puzzava di erbe sulla guancia e delle bende intorno al torace le limitavano i movimenti. La pelle tirava e prudeva in maniera insopportabile.
《Non muoverti così, strapperai i punti.》 Le disse una voce conosciuta, mentre Iselen compariva nel suo campo visivo, aiutandola a sedersi su quello che realizzò essere un letto.
Aveva l'aria distrutta, grosse occhiaie sotto gli occhi, la treccia sfatta e le sue mani e le maniche erano pregne di sangue. Però sorrideva.
《Ben tornata.》 Esclamò accanto a lei Leliana, anche lei stanca, portandole una grossa brocca di acqua.

Al solo vederla, la nana la afferrò e la mandò giù in pochi sorsi. Ora che ci faceva caso, la sua gola era arida e secca. Non aveva realizzato di avere tanta sete
《Cosa mi è successo? Ho visto…》
《Si, ne abbiamo avuto un assaggio.》 Commentò Morrigan sarcastica, mentre si avvicinava alla figura addormentata di Sten e faceva scendere un liquido di un colore rosaceo giù per la sua gola. Il Qunari non aveva una bella cera: il suo corpo era coperto di sudore, bollente per la febbre, e aveva un'espressione sofferente anche nel sonno. La pelle era coperta di grossi ematomi scuri e gambe e braccia erano legate al letto per impedirgli di muoversi.


《Sei stata avvelenata, Aura.》 Le Spiegò Iselen. 《E ti assicuro che se Micah non avesse trovato il veleno che avevano usato, è probabile che non saresti qui.》
E non stava scherzando. Non aveva mai visto una tossina simile: si era diffusa in fretta, anche con la magia avevano rischiato che la necrosi si espandesse troppo e intaccasse il cervello e i nervi mentre Morrigan e Wynne creavano l'antidoto. Non avevano smesso un attimo di usare la magia e di incidere la carne per drenate il veleno, e date le allucinazioni che avevano assalito Aura, le avevano dato il rimedio appena in tempo

La principessa abbassò lo sguardo. Ora che ci faceva caso, tutto il suo corpo si sentiva pesante ed era bendato in vita. 《Mi avete dato un antidoto?》
《Non solo.》 Commentò Wynne piatta, sistemando gli strumenti. Era sudata ed esausta, le rughe più profonde che mai, ma lo sguardo era di ferro. 《Il mago del sangue ha usato la sua magia su di te.》


La nana sentì un brivido scendere lungo la schiena, ricordando la sensazione gelida che l'aveva avvolta togliendole ogni forza prima di svenire ancora. Si girò istintivamente verso Jowan.
Il mago era rintanato in un angolo della stanza, sporco di sangue dalla testa ai piedi, sudato e pallido come un cencio. Muoveva le dita nervoso e stava facendo di tutto per non incontrare il suo sguardo
Iselen rivolse alla maga uno sguardo tagliente. 《Non c'era scelta. La necrosi avrebbe continuato ad uccidere cellule lungo il suo cammino se non avessimo rimosso il veleno. Se fosse arrivata al cervello o al cuore sarebbe stata la fine. Purificare il suo sangue e rimetterlo in circolo subito dopo era il solo modo per permettere all’antidoto di fare effetto.》
La maga non rispose e Morrigan alzò gli occhi al cielo. 《Non è affare nostro se vuoi consumare la tua vita prima del tempo, vecchia, ma continuando così lo spirito a cui sei legata non riuscirà a sostenerti per molto. Apprezza il fatto che la magia a nostra disposizione ti abbia dato altro tempo e taci.》


Wynne scosse la testa, avvicinandosi a Sten per controllare la sua condizione. Il Qunari respirava piano, la coscia avvolta da bende candide fino al ginocchio, e l'ampio petto che si alzava e si abbassava, ma non sembrava dare cenno di volersi svegliare. C'erano lunghe vene scure che scendevano quasi fino al polpaccio.
《Come sta?》 Domandò la nana
La donna sospirò. 《Ha rischiato di perdere la gamba. È stato avvelenato prima di a te, e non ha smesso di lottare: le tossine erano quasi arrivate al cuore e la necrosi stava divorando i tessuti. Per ora è stabile, siamo riusciti a rigenerare tutti i tessuti molli, ma ha avuto visioni più violente delle tue. Morrigan ha dovuto addormentarlo molte volte per permetterci di salvarlo. E... senza Jowan lo avremmo perso.》

Il mago in questione sbarrò gli occhi, girandosi verso di lei insieme a Morrigan, che invece stava sorridendo divertita. 《Stai… stai dicendo sul serio!?》
L’anziana maga gli rivolse uno sguardo duro. 《Non approvo l'uso della magia proibita. Comporta inutili rischi per chi la usa e per chi gli sta vicino, ma stavolta, e solo stavolta… devo concedere che senza di essa non saremmo riusciti a salvarli. Però è stato comunque una mossa molto azzardata. A questo punto spero solo che Sten si riprenda.》

《Starà bene, Wynne, non temere. Sten è forte.》 Disse Leliana con un'espressione incoraggiante.
Iselen annuì, avvicinandosi all'impacco sul volto di Aura per cambiarlo. 《Senza dubbio chiunque altro sarebbe morto con una simile dose di veleno. Ma dovrà fare attenzione. I danni ai nervi erano gravi, anche se li abbiamo riparati quasi tutti. Ora sta a lui e al suo corpo riprendersi.》


《Avrete entrambi delle belle cicatrici.》 Provò a scherzare Jowan e la nana si toccò la guancia d'istinto.
Non sentiva più dolore, solo un leggero fastidio, ma poteva percepire dei bordi frastagliati in rilievo sulla pelle che scendevano dall'occhio quasi fino al naso.
《Mi spiace.》 Si scusò l'elfo, applicando una crema maleodorante sulla sua guancia. 《L’infezione era profonda. Volevo salvare il tuo occhio e…》
《Perché dovresti scusarti, Iselen?》 Lo interruppe la bionda alzando un sopracciglio. 《Mi hai salvato la vita, tutti voi mi avete salvato la vita. Una cicatrice è un prezzo minimo da pagare.》
《Inoltre, per Lord Bemot sei sempre magnifica》 Rise Leliana

La nana rischiò di sputare l'acqua che stava bevendo, mentre Iselen e Jowan si facevano sfuggire delle risatine divertite. 《Ma che cosa stai dicendo!?》
La rossa si limitò a lanciarle uno sguardo malizioso, e persino Wynne sorrise. 《Credo che la parola giusta per descrivere il modo in cui ti guarda sia “adorante”. Ma i miei occhi sono molto vecchi.》

La bionda le stava fissando senza parole. Se avesse potuto alzarsi si sarebbe volentieri buttata in un burrone, ma purtroppo Iselen stava finendo di applicarle quella crema disgustosa in faccia.
《Io… voglio dire, lui è un uomo incredibile, ma…》
Il sorriso malizioso sulle labbra della rossa non fece che allargarsi, mentre invece Morrigan rivolgeva a tutti loro uno sguardo di sufficienza, per poi allungarle una tazza piena del liquido rosa che aveva dato a Sten. 《C’è la possibilità che del veleno sia ancora dentro il tuo organismo. Tu e il Qunari dovrete prendere l'antidoto ancora per diversi giorni per evitare ricadute.》 Disse, allontanandosi.


Aura la guardò andare via con un sopracciglio alzato. 《Che le è successo?》
Iselen scrollò le spalle. Invece Jowan si voltò verso la nana con aria timorosa.
《Aura, come… come ti senti?》
Lei, fin troppo felice di aver cambiato argomento dopo il commento di Leliana su Aller, flettè attentamente le dita. Fino a poche ore prima aveva sentito un dolore tale da farla urlare, ora c’era solo una fastidiosa debolezza che le irrigidiva i muscoli.
Rivolse al mago un cenno. 《Sto bene Jowan. Sono solo stanca ormai. Sono state... delle lunghe ore.》

Lui annuì rapidamente. 《Certo. Io... io sono contento che tu stia bene.》 Disse, allontanandosi subito dopo per rimettere posto alcuni utensili, e Aura lo guardò di sottecchi.

Quel mago non le aveva fatto una buona impressione quando lo aveva conosciuto. Aveva lasciato Iselen ai Templari, che lo avrebbero ucciso se il mentore di Alistair non lo avesse coscritto nei custodi grigi, ed era colpa sua, seppur indirettamente, se Redcliffe era stata attaccata dai non morti. L'unico motivo per cui non aveva obiettato all’idea di portarlo con loro era perché la sua magia proibita avrebbe potuto essere un'arma utile che i loro nemici non potevano immaginare. Tutt'ora non era sicura di cosa pensare di lui, però gli era grata per quello che aveva fatto. Era grata a tutti loro.


Crollò tra le coperte. Si sentiva esausta, come se avesse lottato per giorni, ma l'idea di dormire non la sfiorò nemmeno. C'era ancora troppo a cui pensare. Ora che era sopravvissuta al veleno, lei e i suoi amici avrebbero dovuto scendere al più presto nelle vie profonde a cercare Branka. Ormai era più chiaro che mai che Bhelen avrebbe commesso qualsiasi bassezza pur di sbarazzarsi di lei, perciò trovare il campione era la sola possibilità, ma c'era ancora il problema degli alleati del fratello. Avevano fornito loro quel veleno al Karta, ne era sicura, di certo un principe non avrebbe mai siglato in prima persona dei patti con un'organizzazione criminale. Però quella non era una sostanza che poteva essere trovata o creata facilmente. Chi tra i suoi nemici era tanto facoltoso da potersela procurare?

Un rumore di passi interruppe le sue riflessioni e la porta della stanza si spalancò con uno schianto, lasciando entrare Lord Harrowmont, seguito da tutti i suoi compagni, Adal, Aller, un senzacasta dalla barba sfatta che non conosceva e Ornella.
《Lady Aeducan come sta? Abbiamo delle notizie per lei!》 Esclamò l’anziano nano, trapassando con gli occhi ognuno dei presenti prima di posarsi su di lei.
Si portò le mani alla bocca, il volto illuminato di gioia, ma Micah lo precedette col suo solito ghigno storto stampato in faccia. 《Ben svegliata principessina. Non puoi proprio stare senza di me: appena mi allontano, cerchi di farti uccidere.》

Il Lord la fissò come se fosse impazzita e Leske imprecò con occhi sgranati, ma la bionda scoppiò a ridere, sentendo un'altra fitta al fianco. 《A quanto pare. Lieta di vedere che stai bene, Micah. A quanto pare nemmeno il Karta è abbastanza bravo da ucciderti.》 Disse, per poi tornare seria e rivolgersi verso Harrowmont. 《Quanti sono i morti?》
Lui scosse la testa. 《Quei sicari hanno assassinato decine di persone. E ho visto il modo in cui sono morte, che la Pietra abbia pietà di loro. Se i vostri alleati non vi avessero soccorsa...》


La frase cadde nel vuoto, ma tutti erano consapevoli di cosa sarebbe accaduto se non l'avessero aiutata. Però Adal attirò lo sguardo della sua amica con un'espressione mortalmente seria, spingendo Ornella davanti a lei.

《Tornando al motivo per cui siamo qui, abbiamo appreso un fatto molto grave. Ornella ha agito per mesi come spia di Lord Rorek, il capo dei sostenitori di Bhelen. Lei ha aiutato i sicari del Karta ad entrare》
Gli occhi di Aura scattarono subito verso la nana più anziana, un moto di bile che le saliva in gola. Quindi era stata lei! Aveva permesso al Karta di uccidere quei nani, era colpa sua se lei e Sten erano stati avvelenati!

Ornella avanzò a testa bassa, i lunghi capelli argentei a coprirle il viso e le mani libere! Aura trattenne un altro brivido di rabbia. Conoscendo Micah e Runaan, si sarebbe aspettata di vederla legata. Cosa stava succedendo!?
Aprì la bocca per chiedere spiegazioni, ma che prima che potesse dire qualsiasi cosa, lei cadde in ginocchio, prostrandosi sul pavimento. 《Altezza, vi chiedo perdono dinnanzi alla Pietra. Lady Helmi dice il vero, quanto è successo questa notte è stata colpa mia, ma non avrei mai voluto fare del male a tutti quegli innocenti.》


La principessa la guardò con aria gelida, stringendo le lenzuola per costringersi a restare calma《Ti sei alleata con Bhelen e i suoi fanatici nonostante tu fossi al servizio di Lord Harrowmont. Sapevi bene che cosa ha fatto al suo stesso fratello pur di arrivare al trono eppure sei andata da lui.》
Ornella abbassò ancora di più il capo. 《Permettetemi di spiegare, vi prego. Bhelen era disposto ad aiutare le caste più basse, ma vi giuro che non sapevo a che compromessi fosse disposto a scendere pur di avere la corona, lo giuro sulla Pietra, e quando me ne sono resa conto non potevo più oppormi: se fossi fuggita, mi avrebbe uccisa. Inoltre… sono sempre stata convinta che voi non foste diversa da tutti gli altri nobili, che foste pronta a tutto pur di avere più influenza, che anche voi uccideste senza remore pur di ottenerla. Ho pensato che vostro fratello fosse il minore dei mali tra cui scegliere, ma in questi ultimi giorni ho avuto la prova del contrario. Se aveste voi il trono, Orzammar potrebbe spendere di nuovo!》
La bionda la guardò seria. 《E tu vorresti vederlo.》

La più anziana annuì, rammaricata. 《Sono sempre stata una codarda. Tutto ciò che ho sempre voluto è stato sopravvivere, per questo non ho mai tradito Lord Rorek fino ad ora. Ma voglio che questo cambi! Se avessi saputo come siete voi davvero, non avrei mai stretto un patto con quei folli.》 Esclamò, alzandosi. 《Vi prego, accetterò qualsiasi castigo, ma datemi la possibilità di aiutarvi, di almeno tentare di riparare ai miei errori.》

Aura tenne gli occhi azzurri su di lei, dolorante. 《Non potrai mai riparare quanto è successo stanotte.》 Disse lapidaria e Ornella abbassò il capo, consapevole di quello che stava per succedere, ma non si mosse. Aveva detto che avrebbe accettato qualsiasi castigo e avrebbe mantenuto la parola.
《Ma potrai almeno dare un po' di sollievo alle famiglie dei nani che sono stati uccisi impedendo che il colpevole della loro morte salga sul trono.》 Concluse la principessa, cogliendola di sorpresa.
《Volete dire che…?》 Iniziò lei, confusa.

《Una volta che io sarò scesa nelle vie profonde, voi lavorerete con Lord Harrowmont per fermare Lord Rorek e i suoi alleati e costringerli a confessare i loro crimini di fronte ai Deshyr. Lui è la chiave per smascherare mio fratello. E per quanto riguarda la vostra pena, non sarete uccisa. Non avrete una fuga tanto facile dalla vostra colpa.》

Il viso della nana si dipinse di sorpresa, proprio come quello del suo vecchio padrone e di Leske, che rivolse uno sguardo sbalordito a Micah, che ghignò saccente
Aura continuò, seria. 《Una volta sconfitto Bhelen, dovrete svelare la verità riguardo a quanto è successo alle famiglie dei nani morti questa notte e subire il loro disprezzo. Una grossa parte delle quote che guadagnerete lavorando nel castello andrà a loro per permettergli di avere una vita migliore. Espierete così la vostra colpa per il resto della vita. E se ci tradirete ancora, vi ucciderò io stessa. Sono stata chiara?》

Ornella si riportò le mani al viso per asciugarlo. Le aveva davvero concesso un’altra possibilità?! Altre lacrime di vergogna scesero lungo le guance: nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per una come lei da che ne avesse memoria. Quella donna era la cosa migliore che potesse capitare ad Orzammar, e lei aveva rischiato di ucciderla.
Si inchinò nuovamente. 《Non vi deluderò, altezza. Ve lo giuro! Vi servirò fedelmente e vi aiuterò. E vi prego… accettate nuovamente le mie più umili scuse. Non avrei mai collaborato con quei pazzi se avessi saputo la verità su di voi. Siete la sola degna del trono.》


Il viso di Aura si addolcì per un attimo, ignorando lo sguardo furioso di Lord Harrowmont. Sapeva che quella nana si era macchiata di crimini punibili con la morte e l'idea che li avesse traditi la faceva ribollire di rabbia. Aveva pensato di rimandarla agli Antenati, oppure di consegnarla alle famiglie delle persone che aveva aiutato ad uccidere, ma non l'avrebbe resa diversa da Bhelen. Lei voleva essere una regina degna di questo nome. E soprattutto, se voleva battere il fratello doveva essere furba: la conoscenza di Ornella dei punti deboli del nemico era troppo preziosa per ucciderla e basta.
Sprofondò tra le coperte, un'altra ondata di nausea e debolezza che la attraversava, e appena Wynne se ne accorse, fece segno a tutti di lasciarla riposare, lasciandole un'altra dose di antidoto da bere, ma Aller rimase dov'era, gli occhi puntati su di lei.


《Come vi sentite, Lady Aeducan?》 Chiese dopo un attimo
La nana sorrise debolmente, ignorando la nausea. 《Questa non è la mia forma migliore. Avrei dovuto prevedere che mio fratello avrebbe tentato una mossa simile, sono stata arrogante.》
Si era data più volte della sciocca per aver creduto che Bhelen sarebbe rimasto calmo mentre lei si avvicinava sempre di più al trono. Lo aveva sottovalutato come una principiante.

《La colpa è stata di tutti noi. Sappiamo di cosa è capace, ma non abbiamo mai considerato che potesse avere delle spie tra di noi.》 Rispose lui. 《Se foste morta…》
《Ve la sareste cavata ugualmente, ne sono certa.》 Rispose lei.

《Sarei tornato al piano di sfidare quel verme a duello.》 Rispose lui serio e la bionda rise piano. Quell'uomo era un Guerriero fin nel midollo.

《Avete ancora intenzione di scendere nelle vie profonde?》 Domandò Aller dopo un po'.
Aura annuì. 《Non c'è altra scelta. L'assemblea non si deciderà ad eleggermi e prosciogliermi dalle accuse senza un campione che li costringa. E io stessa scenderò a cercare Branka, così nessuno potrà più mettere in dubbio che sia io la sola degna del trono.》
Aller annuì, serio. Si era aspettato una risposta simile. 《Allora, è importante che io vi dica una cosa. Quello che la vostra amica senzacasta ha detto non è vero. Non ho mai in alcun modo pensato di sfruttarvi per poter diventare re.》 Fece una pausa, imbarazzato. 《Io non sono un uomo politico, ho sempre preferito parlare a viso aperto. Vi ho sostenuta fin dall'inizio perché ho sempre ammirato voi e il vostro senso dell'onore e perché sapevo che non avreste mai ucciso il principe Trian. Vi ho difesa davanti ai Deshyr per questo, non avevo alcuna intenzione di costringervi in qualche modo a sposarmi.》


La bionda annuì, segretamente lieta di sentire quelle parole. Più volte si era chiesta se Aller avesse degli obiettivi personali per volerla sul trono, dopotutto ad Orzammar funzionava così: nulla si faceva per nulla. Adal e sua madre avrebbero di certo chiesto il suo sostegno per la loro casata una volta ottenuto il trono, in fondo Trian avrebbe dovuto sposare la sorella minore della sua amica e la matriarca degli Helmi non avrebbe rinunciato a mettere una delle sue figlie in una posizione di potere, e anche Lord Harrowmont avrebbe avuto dei vantaggi in quanto alleato della sua casata da anni. Non le dava fastidio, ma sapere che quell'uomo avesse fatto tanto per lei di propria sponte era molto lusinghiero.

Le parole di Leliana le tornarono in mente, facendole sentire un piacevole calore alla bocca dello stomaco, e lei poggiò una mano sulle sue.

《Non temete, Lord Bemot, so che non siete un uomo che si nasconde dietro sotterfugi e inganni per avere ciò che vuole. E vi ringrazio molto per questa confessione. Anche io ho ammirato il vostro onore e la vostra forza di carattere quando ci siamo affrontati nelle prove e anche in questo periodo. Anche per questo avere un uomo come voi al mio fianco a governare sarebbe un onore… ma ne riparleremo quando tornerò dalle Vie Profonde.》
Aller sbarrò gli occhi al sentire quelle parole. Lady Aeducan aveva appena detto che sposarlo sarebbe stato un onore!? Aveva sempre pensato che una donna di sangue blu come lei non lo avrebbe nemmeno degnato di uno sguardo, e invece aveva deciso di considerarlo!? Lui? Un banale Guerriero, avrebbe potuto essere suo consorte e padre dei suoi figli?!

Aura fu certa di aver visto del rossore diffondersi sotto la folta barba nera, ma il nano recuperò il contegno dopo qualche colpo di tosse imbarazzato. 《Mi… mi farebbe un enorme piacere, mia signora. Sarebbe... il più grande onore della mia vita. Ma, riguardo la ricerca del compione, sembrate molto sicura che tutto andrà bene. Dovete avere molta fiducia nei vostri nuovi amici.》
Aura sorrise. 《Ho ottime ragioni per farlo, Aller. Non potrei aver trovato compagni migliori. Fidatevi di me》


**


Micah inspirò profondamente l'aria fresca mentre osservava la città dall'alto del balcone del palazzo di Harrowmont. Era esausta, ormai c'erano pochissime lanterne ancora accese, eppure l'idea di dormire non l'attirava affatto. Magari avrebbe seguito l'esempio di Wynne e si sarebbe scolata un barile di Lava di Hirol per rilassarsi. Di sicuro le sarebbe servito prima di andare a cacciarsi volontariamente nel posto peggiore di tutto il Thedas.
Mandò per l'ennesima volta una maledizione alla Pietra contro quelle teste di marmo dei Deshyr, chiedendosi perchè il Campione Branka avesse avuto la fottuta idea di scendere nelle vie profonde in cerca di una favola invece che restare ad Orzammar a ingozzarsi e farsi venerare. Probabilmente sia lei che la sua casata non erano altro che un mucchio di ossa ormai.

《Mai creduto che la principessa avrebbe lasciato in vita quella vecchia. Ora è da vedere se lei e i suoi manterranno la parola.》 Disse Leske, accanto a lei, un boccale di birra mezzo in mano.
La senzacasta scosse la testa. 《Aura non è come tutti quei cretini. Mi fido di lei.》
L'altro nano grugnì, vuotando il resto del boccale. 《Non riesco a credere quanto tu cambiata Micah. Mesi fa non avresti mai detto di fidarti di qualcuno, invece adesso lo dici addirittura di una testa di marmo. E sono sicuro che nessuno ti avrebbe convinta a cacciarti nelle vie profonde senza pagarti montagne d'oro》

Lei si tolse le treccine dalla fronte, lo sguardo che tornava alla città sotto di lei. Anni prima, trovarsi lì sopra sarebbe stato un sogno, invece ora che aveva visto la superficie e tutte le cose assurde che c'erano lì sopra, tutto sembrava quasi banale. Così come gli ostacoli che aveva superato da ragazzina sembravano minuscoli rispetto a quelli che aveva dovuto affrontare lì sopra. Chissà, magari a furia di viaggiare con la banda più sgangherata di tutto il Thedas era davvero cambiata.

《Fidati, non intendo di uscirne a mani vuote, io e la principessina siamo già d'accordo. Ma quello lassù è tutto un altro mondo e non è neanche male, a parte tutta la roba che cade da quel fottuto cielo.》
《Beh, almeno adesso sai che non puoi caderci, nel cielo.》 Sghignazzò Leske.

La nana gli diede una gomitata. 《Già, mi sa che quella storiella è falsa. E non è la sola cosa che ho scoperto. Mesi fa la mia più grande preoccupazione era evitare che mia madre si bevesse tutti i miei soldi, adesso invece è chiedermi quando apparirà il prossimo ogre che cercherà di schiacciarmi.》
Il senzacasta strabuzzò gli occhi. 《Hai ammazzato un ogre!?》
Micah rise di gusto. 《Non solo. Abbiamo fatto fuori ben due alti draghi, con ali, fuoco e tutto il resto》

Leske la fissò senza parole e scosse la testa con un sorriso. 《Jarvia non aveva nessuna possibilità.》

Un silenzio pesante cadde quando disse quel nome.


Leske abbassò lo sguardo. 《Sono stato io a dirle che potevi essere tornata. Ho trovato quel tizio morto in casa tua, ho visto la sua ferita e il modo in cui avevi aperto le casse e ho capito.》
La senzacasta non smise di guardare la città. 《Non sono arrabbiata con te. Hai fatto quello che dovevi.》

L'altro grugnì di nuovo. 《Tu invece no. Potevi uccidermi, ero certo che lo avresti fatto, anzi mesi fa lo avresti fatto senza pensarci un attimo. eppure ti sei fermata. Perché?》
Micah scrollò le spalle, l'immagine di Rica che si allontanava marchiata nella mente. 《Non lo so. Forse perché mi sono davvero rammollita o perchè mi sarei comportata allo stesso modo nei tuoi panni, o perché mi sono rotta di rimanere delusa. Come mi sono rotta di questa conversazione.》

Leske aprì la bocca, ma lei lo afferrò per il bavero della giacca, zittendolo con le proprie labbra.

Non fu un contatto delicato, fu uno scontro rozzo di lingue che si cercavano frenetiche in cerca di sfogo. Le labbra del suo amico erano rovinate, secche, ma sapevano di casa. La barba sfatta la punse mentre la spingeva contro la parete cercando di toglierle la maglia di dosso. Ed era proprio quello di cui aveva bisogno.
Non voleva pensare a Rica, a Jarvia, alle vie profonde... in quel momento voleva dimenticare di fare parte di quella spedizione folle e perdersi in quel contatto rude e familiare che la faceva godere.

Il suo amico fu più che lieto di accontentarla, approfondendo ancora di più il contatto. L'odore di Micah non era quello che ricordava: non sapeva più di sporco, di fango e della disperazione della città della polvere, sapeva di legno, di fresco e anche dell'onore familiare del sangue. Era una miscela stranissima che gli riempì le narici, dangogli alla testa.
Leske sentì i pantaloni farsi troppo stretti prima di farli cadere a terra, mostrando la sua eccitazione evidente mentre la sua pelle piena di cicatrici strisciava contro quella di Micah.

《E a proposito… per la storia di Jarvia… scusa.》 Disse tra i gemiti spezzati, staccandosi un secondo da lei per permetterle di sfilargli la casacca e i guanti corazzati di dosso


La nana ghignò e riprese a baciarlo con forza, il seno nudo che aderiva contro il suo petto tonico e coperto di peli, mentre le grandi mani di lui scendevano lungo tutto il suo corpo, stringendolo con eccitazione.
《Mi sa che dovrai impegnarti parecchio per farti perdonare.》
Leske ghignò ancora. 《Mi sei mancata salroka.》

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Capitolo 34
*** Le Vie Profonde ***


Aura finì di legare l'ultima sacca di provviste alla propria schiena, facendo attenzione che le corde non le impedissero di afferrare l'elsa del suo spadone.
Vide Alistair e Persephone fare altrettanto, così come Micah: ormai erano pronti, stavano per scendere nelle vie profonde alla ricerca di Branka.


Erano passati quattro giorni dal suo risveglio dopo essere stata avvelenata, ma grazie alle cure di Iselen e Wynne si sentiva più forte che mai. L'unico segno rimasto di quell’esperienza erano le cicatrici sul suo volto e sul suo fianco.
《Sicura di sentirti bene?》 Domandò per l'ennesima volta l'anziana maga, guardandola accigliata.
Le aveva consigliato di riposare ancora, ma lei si era rifiutata. Una volta che la voce era giunta agli strilloni, l'attacco alla tenuta di Harrowmont era diventato l'evento più discusso della città. Zittirli era stato impossibile e c'era anche chi aveva accusato Bhelen.


Aura sapeva che il fratello avrebbe fatto di tutto per riportare l'assemblea dalla sua parte, non c'era tempo da perdere. Non avrebbe lasciato che quel verme e i suoi alleati recuperassero consensi. L'ultima volta che aveva abbassato la guardia, erano morti degli innocenti. Non sarebbe successo ancora: trovare Branka era più urgente che mai.
Annuì verso la maga, e poi fece passare lo sguardo sul resto dei suoi compagni. Alistair, Shale, Micah, Persephone, Aida, Wynne e Morrigan avevano deciso di venire con lei alla ricerca del Campione, mentre Runaan, Iselen e gli altri avrebbero dato la caccia a Rorek con l’aiuto di Adal, Aller e Ornella.


《Stai attenta, va bene?》 Disse preoccupata Leliana all’elfa dalla pelle scura, che annuì, mentre la corvina accarezzava Cerere, che guaiva triste all'idea di non poter accompagnare la sua padrona nelle gallerie. Per quanto bene addestrata, le vie profonde non erano il luogo per un mastino da guerra come lei.
Aura sospirò. Tutti loro avrebbero dovuto stare molto attenti. Stavano per avventurarsi nel luogo più pericoloso del Thedas, ma anche chi sarebbe rimasto ad Orzammar sarebbe stato in pericolo.
《Tenete gli occhi aperti.》 Disse a Runaan ed Iselen. 《Bhelen e i suoi non si faranno scrupoli.》
Il Dalish annuì. 《Ne abbiamo avuto un assaggio. Non preoccuparti Aura, terremo d’occhio tuo fratello.》
Sten, accanto a loro, annuì lapidario, la gamba ancora avvolta da bende. Si era svegliato solo il giorno prima, eppure stava dritto con tutta la sua imponente stazza, il volto freddo e impassibile come sempre.

La nana si accigliò. In condizioni normali, nessuno che avesse un briciolo di onore avrebbe attaccato i custodi grigi, alleati di Orzammar fin dal primo Flagello, ma dopo l'assalto alla tenuta era chiaro che suo fratello non si sarebbe fermato di fronte a niente.
Sapeva che Iselen, Runaan e tutti gli altri potevano cavarsela, il mago sembrava anche stare meglio rispetto agli ultimi mesi: le sue occhiaie erano diminuite e aveva un aspetto più sano, ma era chiaro non era ancora al massimo della forma e Rorek poteva avere altre spie pronte a colpire

Però non potè dare voce ai suoi timori perché qualcosa, o meglio qualcuno, arrivò di corsa verso di loro, fermandosi appena in tempo di fronte ad Iselen.
《Maestro Iselen, sono arrivata!》 Esclamò la voce acuta e trafelata di una ragazzina armata di penna, calamaio, pergamena e libri. Non poteva avere più di quattordici anni, aveva un viso tondo con due grandi occhi castani, scintillanti di eccitazione, e corti capelli rossi raccolti sulla nuca. 《Ho portato la mia copia del mio Fortikum Kadab, i libri sugli incantamenti dei Formari e vari appunti sul lyrium e le sue reazioni che ho preso alla forgia di mio padre. Voglio ripetervi quanto vi sono grata per questa opportunità! Studiare magia con voi è un sogno!》
Aura guardò confusa la ragazzina, ma il mago, con sua grande sorpresa, sorrise, gli occhi scuri illuminati della scintilla curiosa che di solito aveva quando leggeva, tirando fuori dalla sua sacca molti tomi dall'aria vissuta. 《È un piacere, Dagna. Ho anche io dei libri che sono sicuro troverai affascinanti e sarò lieto di insegnarti tutto quello che posso. Le teorie che mi hai illustrato fino ad ora sono davvero incredibili.》
La ragazzina arrossì fino alla punta delle orecchie e un sorriso enorme si aprì sul suo viso. Aura rise sotto i baffi, temendo che stesse per svenire, ma poi afferrò il mago per un braccio e si allontanò con lui, a parlando a raffica e prendendo appunti con altrettanta celerità mentre Iselen rispondeva senza difficoltà a ogni sua domanda.


La nana rivolse uno sguardo a Runaan in cerca di spiegazioni, e lui si lasciò sfuggire una risatina. 《È stata lei ad aiutare Micah e gli altri ad uscire dal Tunnel del Karta. Pare che sia molto interessata alla magia e Iselen si è offerto di aiutarla. Vuole persino andare al Circolo》
La bionda si voltò curiosa verso la ragazzina, che stava mostrando ad Iselen  le sue pergamene fitte di appunti. I nani non potevano usare la magia e nessuno ad Orzammar aveva mai mostrato interesse per essa come materia di studio, eppure quella giovane sembrava saperne moltissimo. Sentì un altro sorriso nascere spontaneo sulle labbra. Chissà, forse era un segno che la sua città aveva cominciato ad evolvere. Ma l'arrivo di Morrigan attirò il suo sguardo
《Abbiamo finito con i teatrini? Dobbiamo andare》

《Che c'è? Hai così voglia di avere prole oscura e ragni giganti fino al collo?》 Chiese Micah sarcastica.
Stava ancora digerendo l’idea che la riuscita del loro piano dipendesse dall'andare alla ricerca quasi certamente inutile di una pazza sparita da due anni appresso ad una fantomatica incudine magica.
Se Aura non avesse avuto bisogno di suddetta pazza per avere il trono e se Shale non fosse stata certa che quell'arnese potesse restituire i suoi ricordi mancanti, avrebbe riso in faccia a chiunque le avesse proposto l'idea. Sperava solo di non vedere alti draghi.


La strega non la degnò di una risposta, scambiando solo un ultimo intenso sguardo con Runaan prima di allontanarsi, sinuosa ed elegante come al solito.
Aura la seguì insieme alla senzacasta dopo aver rivolto un cenno al Dalish: il resto del loro gruppo li stava già aspettando ai confini del distretto, era ora di andare.
Imboccarono le grandi scale che scendevano verso il basso senza dire nulla: la pietra su cui stavano camminando non era quella liscia delle vie, ma una roccia nuda e dura, rozzamente scolpita in gradini via via più dissestati. Aura si voltò verso le case ai lati delle balaustre: erano le più vecchie del distretto, disabitate da anni, e anche se le aveva viste decine di volte, non mancavano mai di farla sentire a disagio.

《Che visione.》 Commentò Micah, grondante di sarcasmo, e Aura non poteva darle torto.
Quando suo padre era giovane, c'era stata una breccia dei sigilli per le vie profonde e la prole oscura si era riversata. L'esercito li aveva uccisi, ma la loro presenza non se n'era mai andata del tutto. Un'orrida muffa nera aveva intaccato la pietra e persino le lanterne sulle pareti gettavano una luce oleosa e nauseante
Scosse la testa, scorgendo l'enorme arcata di pietra ai confini della città: quello era l'accesso più veloce alle vie profonde, bloccato da una massiccia porta di metallo. Gli altri erano già lì ad aspettarle.


Quando li raggiunsero, Shale si girò verso di loro con aria stizzita. 《Voi cosette mollicce siete in ritardo》
La bionda la ignorò, voltandosi invece verso Alistair, tirando fuori dalla sua sacca una grossa chiave di metallo. 《Siete pronti?》 Chiese
Il custode annuì e lei la infilò nella serratura. L'enorme porta si aprì con un cigolio inquietante di ingranaggi rugginosi, mostrando un'altra scala di pietra rozzamente scolpita che scendeva lungo un tunnel dalle pareti ricoperte di quella disgustosa muffa nera.

《Andiamo.》 Disse la golem determinata, ma prima che potessero muoversi verso la galleria, Aida si portò le mani a tapparsi il naso con un gemito di disgusto.
《Creatore, non è possibile!》 Ringhiò

《Che ti succede?》 Le chiese Persephone, prima di sentire dei passi concitati e una puzza di alcol tanto orribile da farle drizzare i capelli sulla nuca.
《Ehi voi!》 Urlò una voce rauca dietro di loro.

Un nano con addosso un'armatura pesante arrivò di corsa, i capelli e la barba intrecciata erano di un rosso vivo e in mano aveva una gigantesca ascia da guerra.
《Avete visto un custode grigio?》 Esclamò, gli occhi vacui per la sbronza. 《Lui… o forse era una lei?... stava cercando Branka!》
Alistair lo guardò, ridendo sotto i baffi. 《Beh, congratulazioni, hai trovato il custode grigio. A proposito sono un “lui”.》

Il nano lo squadrò da capo a piedi. 《Tu? Ah, non importa. Devo venire anche io. Se c'è anche solo una possibilità di trovare Branka…》
Aura lo guardò attentamente. Sembrava essersi scolato una distilleria, e poteva essere davvero così a giudicare dall'odore, però suo volto le era familiare.
Sgranò gli occhi quando le tornò in mente una prova nell'arena di oltre dieci anni prima, un aitante nano che alzava l'ascia vittorioso. 《Oghren Kondrat?! Il marito del Campione Branka》
Il volto del nano si aprì in un sorriso vacuo. 《Eheehh, hai sentito parlare di me, eh principessa?》


Lei esibì un sorriso di circostanza. Dimenticare la sola persona che Branka aveva lasciato in città dopo aver portato con sé la sua intera casata era impossibile, così come dimenticare l'unico guerriero a cui era vietato brandire armi in città. Neanche sapeva dove si fosse procurato quell'ascia.
Non aveva capito subito chi fosse, ma ricordava lo scandalo che aveva causato anni prima quando si era presentato ubriaco alle prove e aveva ucciso in uno scontro al primo sangue un tredicenne della casta dei nobili. L'unica ragione per cui non era stato esiliato era perché era lo sposo del campione.


《Lui sarebbe il marito di Branka?》 Chiese Aida, con le mani ancora premute sul naso.
Lui le fece un occhiolino. 《L'unico e solo, bellezza》

《Anche se fosse…》 Disse Wynne, a debita distanza dal fiato mefitico del nano 《Perché vorreste venire? Non siamo certi che vostra moglie sia viva.》
Oghren sbuffò. 《Tutti in quel buco in culo di città credono che lei sia morta, ma io so che è viva. È sempre stata troppo tosta per morire. E poi, ho letto i suoi diari e le sue mappe. Posso guidarvi.》


Persephone si accigliò. Quel tipo non sembrava capace di trovare il proprio piede nello stivale, ma prima che potesse dire qualcosa, Alistair sorrise. 《Allora benvenuto a bordo.》
La corvina lo guardò inquisitoria e il ramato si grattò la testa. 《Andiamo, sa dove andare ed è sua moglie! Non possiamo lasciarlo. Inoltre, che male c'è?》

Il nano emise un rutto fragoroso e Persephone e Aida rivolsero un'occhiataccia al custode, il cui sorriso si fece più tirato, ma Micah si intromise.
《Che venga. È un'altra ascia tra noi e quei mostri.》
Shale annuì, ignorando il verso disgustato di Aida. 《Voi cosetti mollicci parlate troppo. Andiamo.》 Disse, avviandosi a grandi passi verso l'entrata.

Oghren rivolse a tutti loro un sorriso tutto denti, portandosi una fiaschetta alle labbra e seguendo la Golem, e Morrigan si portò una mano alla fronte.
《Ora abbiamo anche l’ubriacone. Fantastico.》 Disse, acida, prima di avviarsi insieme agli altri.


Aura non poteva darle torto, ma non disse nulla. Quel nano non era la guida più affidabile di Orzammar, ma se aveva studiato i diari di Branka avrebbe potuto accorciare la ricerca di settimane. E poi, Micah aveva ragione: era un'ascia in più tra loro e la prole oscura.
Rivolse un ultimo sguardo al palazzo reale, ricordando per un attimo quando, dodici anni prima, lei era scesa per la prima volta nelle vie profonde insieme a suo padre e Trian e l’orgoglio negli occhi del genitore.
Strinse il suo spadone, rinnovando la promessa di vendicarli prima di addentrarsi nel buio.



**



Guardando il gruppo svanire oltre l'enorme arcata attraverso la lente del cannocchiale, Ledda sorrise. Era felice di aver preso parte a quell’esperimento.
Non solo aveva appurato che le sue nuove bombe funzionavano alla perfezione, come sempre, ma aveva conosciuto le persone più incredibili che avesse mai visto!

Dall’alto del palazzo su cui era appostata, inquadrò la nana senzacasta che aveva ucciso Jarvia, vedendola scendere con un’espressione tutt'altro che entusiasta.
Il sorriso stirò la nuova cicatrice da scottatura che aveva sulla guancia. Quella nana, Micah, le piaceva moltissimo. Aveva vinto le prove, ucciso Jarvia e tutti i suoi uomini, così come aveva ucciso Berath e aveva persino messo in difficoltà lei. Non era come nessun altro. Aveva visto la superficie, era amica dei custodi grigi e girava voce che avesse affrontato più di un un alto Drago!


Mise via il cannocchiale. Era davvero contenta di essere sopravvissuta all'attacco alla tenuta, non avrebbe potuto conoscerla altrimenti.
Da anni il Karta era diventato così noioso. Non c'era più alcuna attrattiva se non provare le sue creazioni. Era certa che quella nana avrebbe portato una ventata di novità una volta diventata il Capo! E lei sarebbe stata lì! Stava quasi per mettersi a saltellare per l'emozione!

Sorrise ancora, canticchiando allegra mentre si ritirava nella galleria da cui era venuta. Avrebbero fatto tante cose divertenti insieme! Non vedeva l’ora!



**



Persephone avanzava con cautela lungo l’enorme galleria, attenta a dove metteva i piedi mentre seguiva Oghren, Aura e Micah con agli altri. La luce dei bastoni di Morrigan e Wynne era la sola cosa che permettesse loro di vedere, però i tre nani andavano avanti sicuri nonostante l'oscurità e gli ostacoli sul cammino, le mani premute contro le pareti così che il loro “senso della Pietra ” indicasse la via migliore.
Gettò uno sguardo al tunnel attorno a lei. Un tempo doveva essere stato magnifico, chilometri e chilometri di pietra levigata e finemente incisa, ma ora di quello splendore non era rimasto nulla. Anzi, le pareti segnate da decine di battaglie, coperte di muffe umide e crepe comunicavano un senso di claustrofobia e terrore che la inseguiva persino durante il poco sonno che era riuscita a strappare.

Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando avevano lasciato Orzammar, forse una settimana, in quel buio totale le ore parevano dilatarsi in secoli, ma aveva capito bene perché le vie profonde fossero considerate il posto peggiore del Thedas.
Il terreno era scosceso e seminato di rocce affilate, muschi umidi coprivano le pareti di roccia, segnate da crepe e graffi, con la loro patina maleodorante. Ogni suono che sentiva risuonava lugubre e troppo vicino nelle sue orecchie sempre tese, in attesa di un nemico che viveva solo nella sua mente paranoica.

Ma non era la sola a sentirsi così: aveva visto Micah sobbalzare più volte, le mani sui pugnali. Seppur non si fosse mai lamentata, Wynne pareva esausta e per quanto cercassero di celarlo, Aida e Morrigan non stavano bene. Erano pallide, le loro occhiaie erano segno che neanche loro stavano riuscendo a dormire e l'elfa ormai ringhiava contro il minimo scricchiolio.
Alistair sembrava cavarsela meglio, però anche lui non aveva più la sua solita allegria: era pensieroso e più volte lo aveva sentito agitarsi nel suo sacco a pelo, sussurrando parole senza senso nel sonno.
Solo Aura e Shale sembravano vigorose come sempre, però era certa che la nana non stesse bene come voleva far credere. Le ombre sotto i suoi occhi erano le più evidenti, eppure non si era mai fermata.

Dopo l'attacco a casa di Harrowmont, era diventata ancora più decisa a strappare il trono a Bhelen: quando Oghren aveva detto loro che per raggiungere l'antico Thaig Ortan, ultima dimora conosciuta dell'incudine del vuoto, avrebbero dovuto avvicinarsi molto ai territori dei prole oscura, aveva annuito senza esitare, brandendo il suo spadone, pronta a combattere. Sperava solo che non si spingesse troppo oltre.


《Oghren, sei certo che questa sia la strada giusta?》 Domandò di colpo la bionda, infrangendo il silenzio.
《Si, penso… penso sia questa la via. Credevo che le mappe di Branka fossero più chiare.》 Rispose lui.

《O forse sei così ubriaco da non distinguere la destra dalla sinistra.》 Disse Morrigan velenosa
Il nano per tutta risposta emise un rutto che rimbombò assordante per la galleria, facendola girare disgustata.


Alistair si diede la mano in fronte per soffocare le risa e Persephone sbuffò, lanciandogli uno sguardo di fuoco. 《”Che male c'è”. Hai detto così, giusto?》
Non riusciva a capire cosa lo avesse spinto a portare quel nano con loro. Era la persona più molesta con cui avesse mai avuto a che fare. Non aveva smesso un attimo di bere dalla sua fiasca e fare commenti indecenti su di lei, Aida, Morrigan, Aura e persino su Wynne!
Il ramato si accarezzò la nuca. 《Mi sono sbagliato. Ma vedrai, mi farò perdonare.》 Disse impertinente.
La ragazza, suo malgrado, sbuffò una risata divertita, almeno era tornato a sorridere. Era bello avere Alistair vicino: per quanto anche lui fosse teso e nervoso, riusciva comunque a rendere sopportabile quel luogo.
Il ricordo di quanto era quasi successo a Caer Oswin le tornò in mente, ricordò il suo calore, le palpitazioni, le sue labbra tanto vicine alle sue. Arrossì, ma venne distratta quando Oghren inciampò, finendo addosso a Morrigan e rischiando di farla cadere, la luce del bastone che sfarfallava solo per un attimo.

Gli occhi d'oro della strega si ridussero a due fessure quando si rimise dritta. 《Mettimi le mani addosso una volta di più, nano, e quel momento sarà il tuo ultimo》
Lui, per nulla intimorito, sorrise. 《So che sotto sotto vorresti farti un giro col vecchio Oghren》


La strega lo guardò inviperita, un'aura viola si accese minacciosa attorno a sè, ma prima che potesse fulminare il nano, Micah sbuffò. 《Avete finito, comari? Guardate lì.》 Disse, indicando un punto davanti a loro. Due nani dalle pesanti armature e i volti tatuati in modo da ricordare dei teschi giacevano in pozze di sangue secco, circondati da almeno una dozzina di prole oscura. le labbra erano gonfie, bluastre, e la loro pelle era ormai nei primi stadi della decomposizione.
《La legione dei Morti.》 Disse Aura, avvicinandosi.
《Chi?》 Domandò Aida.

《È un gruppo di nani che hanno lasciato la loro vita ad Orzammar per uccidere la prole oscura, morendo in modo simbolico in quanto la loro missione è sempre mortale presto o tardi.》 Spiegò la bionda. 《Chiunque può unirsi a loro, dai senzacasta ai nobili, e farlo fa si che ogni crimine che sia mai stato commesso da quella persona o dalla sua famiglia sia perdonato a fronte del loro sacrificio.》
《Duncan mi ha parlato di loro. Somigliano molto ai custodi grigi.》 Commentò Alistair sovrappensiero.

Persephone sentì un brivido lungo la schiena. Pensò per un attimo a come doveva essere rinunciare ad ogni cosa e lottare tutta la vita contro un nemico che purtroppo non sarebbe mai svanito pur di proteggere la propria città, solo per morire in un cunicolo, da soli e nel buio.


《Beh, ci hanno fatto un favore. Sai che rottura senn…》
Una gomitata nelle costole da parte di Aida lo zittì. 《C'è qualcuno lì.》 Disse lei indicando le ombre una figura piegata sulle carcasse dei prole oscura.
Era impossibile capire cosa fosse, ma quando si voltò verso di loro, I suoi occhi lattiginosi brillavano bianchi tra le ombre del tunnel e iniziò a correre ingobbito verso le gallerie con un verso di terrore animalesco.
《Fermo! Non ti faremo del male!》 Disse Aura, ma quello non l’ascoltò.


Lo inseguirono attraverso il labirinto di gallerie, riuscendo a tenere il passo solo grazie al senso della Pietra dei tre Nani e all’olfatto di Aida.
《È andato di là.》 Esclamò Micah, indicando un varco sulla sinistra. La via era stretta e l'aria sapeva di muffa, ma loro andarono avanti, le armi già in mano.

Sbucarono in quelli che sembravano i resti di un accampamento, c'erano delle tende di fortuna semi distrutte e le ceneri di un fuoco ormai spento
《Andate via!》 Urlò la voce rauca e lacerata di quello che, alla luce dei bastoni delle due maghe, apparve come quello che restava di un nano. La schiena era ingobbita, la pelle violacea coperta di pustole suppuranti che coprivano il volto, le braccia e quanto si vedeva del collo, lo sguardo allucinato per la corruzione dei prole oscura. Teneva in mano un piccolo pugnale e ansimava.

《Non vogliamo farti nulla.》 Disse Micah, il pugnale dietro la schiena in caso quella cosa avesse attaccato
《No! Ladri! Non avrete le pietre scintillanti! Non avrete i vermi! Sono di Ruck!》 Urlò quello.

《Lui non ci servirà a nulla.》 Disse Oghren con un misto di pietà e disgusto. 《Chi si perde qui sotto impazzisce, vive di scarti e alla fine mangia di tutto.》
《Come i cadaveri dei prole oscura.》 Disse Aura, rabbrividendo. 《Oghren, credi che questo accampamento potrebbe essere di Branka?》

Il nano rosso annuì. 《Sembra abbastanza vecchio per essere il loro. Di certo non è della legione.》
Si chinò per cercare tra i resti di una tenda, ma Ruck riprese ad urlare. 《Ladri! Volete la roba di Ruck!》
Afferrò Oghren per un braccio, cercando goffamente di colpirlo, ma prima che il nano potesse afferrare la sua ascia, Alistair lo fermò, avvicinandosi con una mano alzata. 《Ehi calma. Non vogliamo rubare le tue cose.》 Tirò fuori una moneta di bronzo dalla sacca. 《Ti va uno scambio, Ruck? Ti chiami Ruck,giusto?》
Lui annuì spasmodico, gli occhi fissi sulla moneta.

Il ramato sorrise, dandogliela. 《Da quanto sei qui?》
Lui si grattò freneticamente la testa. 《Cinque… sei… Ruck non ricorda. È difficile ricordare… prima, dopo che hai mangiato. Dopo che hai il buio dentro di te.》 Alzò il capo verso Alistair. 《Anche tu sei così, Ruck lo vede. Anche tu hai il buio dentro.》

《Di che sta parlando?》 Domandò Persephone, mentre Aura e Wynne lo guardavano confuse
Alistair si morse il labbro. 《La corruzione dei prole oscura. Durante l’Unione beviamo il loro sangue per acquisire le nostre abilità da custodi grigi. Non… non ve lo dovrei nemmeno dire, ma a questo punto non serve a nulla nasconderlo.》


Persephone sentì il gelo entrarle nelle ossa. Gettò una rapida occhiata a Ruck, alla sua pelle butterata e il corpo distorto dalla malattia. Quello era il destino dei custodi grigi? Anche Alistair si sarebbe ridotto così!?
《Dove si trovano i prole oscura, Ruck?》 Domandò Wynne, mentre il ramato porgeva un'altra moneta
Il nano la afferrò, stringendosi nelle spalle. 《Via. Loro seguono la Sua canzone. Quando si è svegliato, c'era tanta gioia. Ruck voleva andare, voleva ammirare la Sua bellezza, ma Ruck è vigliacco ed è rimasto qui.》

“L'Arcidemone” fu il pensiero del gruppo e il custode gli diede la terza moneta. 《Ruck, possiamo dare un'occhiata al tuo accampamento?》
Il nano annuì circospetto. 《Tante pietre scintillanti, belle. Ruck raccoglie. Amico da monete in cambio?》
Il ragazzo annuì e fece segno ad Aura ed Oghren, che tolsero le mani dalle armi e iniziarono a cercare tra i resti del campo insieme a Micah e Aida.


《Oghren, guarda qui.》 Disse la bionda, passando all'altro nano un libro dall'aria vissuta. Le pagine erano fitte di frasi dal tratto sottile, pareva un diario.
《È di Branka!》 Esultò il rosso, scorrendo le pagine. 《”I segni indicano chiaramente che il modellatorio sbagliava: l'Incudine del Vuoto non è stata creata nel Thaig Ortan. Domani ci dirigeremo a sud, oltre le Trincee dei Morti, per trovare il passo di Caridin.”》 Lesse ad alta voce.

Il volto di Aura si incupì. 《Le Trincee dei Morti sono infestate di prole oscura, passarci in mezzo è un suicidio. Nemmeno la Legione è tanto folle.》
《Ehi, se vuoi tornare in citta, dillo principessina. Non stiamo mica rischiando il collo per te.》 Commentò Micah, la voce che trasudava sarcasmo.

《Se Branka è arrivata alle Trincee, ci andremo anche noi.》 Si impuntò Oghren, il sorriso ebete sparito.
《Giusto, perché non aggiungere altre ossa alla pila?》 Commentò Morrigan velenosa.

《Basta!》 Tuonò Shale. 《Se è da lì che dovremo passare per raggiungere l'incudine, allora lo faremo. Quell'oggetto è il solo modo per riavere i miei ricordi, e non sarà un gruppetto di prole oscura a fermarmi!》
Tutti gli altri si guardarono nervosi, ma alla fine Alistair annuì, facendo alzare gli occhi alla strega. 《Va bene Shale. Dove sono le Trincee dei Morti?》 Chiese.
《Sono la vecchia fortezza di Bownammar. La prole oscura e la Legione dei morti se la sono contesa così tante volte che ormai si è perso il conto, ma quegli schifosi se la sono ripresa diciassette anni fa. I sopravvissuti avvertirono Orzammar, parlarono di un Flagello in arrivo, ma ovviamente nessuno gli diede retta.》 Commentò Oghren, sistemandosi l'enorme ascia sulle spalle. La preoccupazione era evidente.

Persephone cercò di sorridere incoraggiante. 《Hai detto che Branka era piena di risorse. La troveremo.》
Lui sbuffò, cupo. 《Nah, so che è viva, ma non so come reagirà quando mi vedrà. Non era quello che chiameresti un matrimonio felice.》



**



I giorni seguenti di marcia si susseguirono avvolti in un silenzio denso e pesante come melassa: erano tutti troppo stanchi per cercare di alleggerire la situazione. Si fermarono solo per mangiare e trovare degli angoli abbastanza sicuri per dormire, anche se nessuno era riuscito a farlo per più di qualche ora prima di svegliarsi di soprassalto.

Aura guardò i suoi compagni. Nessuno di loro si lamentava, anche Oghren aveva finalmente deciso di piantarla di ubriacarsi e fare silenzio, ma era evidente che erano provati. Erano pallidi e nervosi: dopo l'incontro con Ruck, prendevano le armi ad ogni rumore, gli occhi che cercavano un nemico che non c'era. Alistair in particolare sembrava essere rimasto alquanto turbato da quell’incontro. E più si avvicinavano alle Trincee dei morti, più l'atmosfera di faceva soffocante.
La muffa aveva lasciato il posto ad una patina oleosa di corruzione che copriva le pareti, i soffitti e rendeva scivolose le pietre erose del ponte su cui stavano camminando. Il tanfo dei prole oscura era soffocante e il buio talmente totale che, per quanto Wynne e Morrigan si sforzassero, non erano in grado di illuminare di illumine la strada oltre pochi metri.

Però ormai mancava poco. La nuda roccia del terreno aveva ormai lasciato il posto a ponti sospesi nel vuoto di voragini appartenenti ad una caverna enorme al punto da rendere invisibile i soffitti. Delle lanterne ancora funzionanti stavano indicando loro il cammino e una volta passata l'ultima svolta a destra, la vide: La Fortezza di Bownammar! O meglio… le sue spoglie.
L'edificio un tempo maestoso, uno dei baluardi contro i mostri che abitavano quelle gallerie, era crollato in più punti ormai ed era coperto di corruzione. Si stagliava contro l'enorme soffitto della caverna, le alte guglie, i ponti sfaldati e i pilastri coperti di crepe che si pretendevano verso l'alto come ossa rinsecchite.


《Eccola. Dobbiamo…》 Un assordante ruggito le fece morire le parole nella gola di Aura, mentre un potente battito di ali si innalzava dal vuoto sotto di loro
Si gettarono d'istinto contro la balaustra per non farsi vedere, i cuori palpitanti di paura, mentre il Drago più terribile che avessero mai visto li superava in volo: le squame putride di un nauseante color porpora coprivano le membra lunghe e ossute, il muso irto di denti lasciati scoperti dalla pelle vizza. I suoi occhi erano bianchi, privi di anima, e lunghissimi spuntoni ossei scendevano dal capo fino alla punta della coda. Le enormi ali proiettavano la sua possente ombra su tutta la caverna, mentre da sotto di lui si levava un coro di versi disumani.

Aida emise un verso di dolore, mentre si copriva le orecchie per attutire quella tortura, le pupille ridotte a spilli, e Persephone non resistette alla tentazione di guardare.
Il colore defluì dal suo viso: nella voragine nera sui cui il ponte si estendeva, uno sconfinato esercito di prole oscura si muoveva feroce in una massa indistinta, un fiume di corruzione pronto a riversarsi in superficie.
《L'Arcidemone.》 Sussurrò Wynne.
《Antenati…》 Disse Oghren sottovoce.

《Quel coso è enorme》 Disse Micah con occhi sbarrati. Forse Flemeth era più potente di quel mostro, ma nemmeno lei poteva incutere tanto terrore
《Resteremo qui finché non se ne sarà andato.》 Sussurrò Aura, costringendosi a non mostrare paura, mentre Alistair teneva gli occhi puntati sul Drago, che ruggì una seconda priva di svanire nella voragine, mentre il suo esercito lo seguiva fedele.


Restarono immobili per ore, grati che il frastuono dei Prole oscura impedisse loro di essere scoperti, ma quel rombo penetrò nelle loro orecchie e nelle loro menti e l'eco continuò a tormentarli persino dopo che quei mostri si furono allontanati e loro si furono alzati di corsa per raggiungere l'altro lato del ponte.
Micah fu la prima ad arrivare, tallonata da Shale, la fronte madida di sudore e i denti stretti. Fino ad allora era stata convinta che ci fosse ancora tempo, che la vera orda non fosse ancora così vicina alla superficie, e la Pietra si era presa gioco di tutti loro invece! Se quelle teste d'aria stavano avendo problemi ora, in un paio di settimane la situazione sarebbe precipitata!

Gli altri le raggiunsero molto in fretta e Aura indicò un punto davanti a un secondo ponte: un fuoco intorno a cui era riunito un gruppo di nani in armatura. 《Eccoli. La Legione!》 Disse, riflettendo febbrilmente, il ruggito dell'Arcidemone che ancora le risuonava in mente.
Ormai trovare Branka era più importante che mai. Da lei non dipendeva solo la successione del trono di Orzammar, ma anche il destino della superficie! Se Bhelen avesse avuto la corona, i nani non avrebbero prestato il loro aiuto e il Flagello avrebbe distrutto ogni cosa. Non doveva succedere. Dovevano fare presto!


Raggiunsero l’accampamento della legione più veloci che poterono, lieti di vedere dei volti amici finalmente.
《Atrast Vala, viaggiatori.》 Li salutò un nano dalla barba rossa che doveva essere il capo. 《Cosa vi porta qui?》
《Atrast Vala, Legionario.》 Lo Salutò la bionda. 《Siamo alla ricerca del Campione Branka.》

Una nana dalla testa rasata rise. 《Fareste prima a cercare una vena d'oro infinita. Indovino: alle teste di marmo serve che lei prenda una decisione per loro》
Wynne annuì. 《Re Endrin è morto e i Deshyr non sanno decidere un degno successore per lui.》
Un mormorio sorpreso si diffuse tra i legionari. Da quanto tempo non mettevano piede ad Orzammar?
《Che la Pietra gli sia Lieve. Non aveva tre figli? Anni fa ho incontrato uno di loro… Trian mi pare.》
Aura strinse i pugni. 《Morto anche lui. Siamo alla ricerca del Campione per mettere sul trono qualcuno che tenga davvero al destino di Orzammar.》

Il nano dalla barba rossa non parve convinto. 《Dopo il primo Aeducan, nessun re si è mai davvero curato del benessere di tutti. Ma venite, qui la politica non conta nulla.》 Disse, tirando fuori le loro razioni di licheni, funghi e carne secca, conservate con del sale per evitare che muffissero, mandandole giù con birra stantia e acqua.
《Io sono Karol.》 Si presentò. 《Stiamo cercando di riprendere il ponte da giorni, quei bastardi hanno lasciato decine di sentinelle per ostacolarci. Ma ora c'è una possibilità Lo avete visto l’arcidemone?》
Gli altri annuirono e lui sorrise soddisfatto. 《Se n'è portati moltissimi dietro, molte zone sono scoperte, ma se volete arrivare dall'altro lato dovrete aiutarci》
Alistair annuì, recuperando per un attimo il suo spirito. 《Insieme possiamo farcela.》

《Possiamo davvero?》 Chiese Micah. Era seduta accanto ad Aida e stava mangiando con aria cupa. L'elfa non sembrava di umore migliore, poteva ancora sentire in lontananza i versi della Prole Oscura, il loro odore era una tortura per i suoi sensi.
《A quanto dice Oghren, si.》 Rispose il custode.

《Se davvero vuoi fidarti di quell'ubriacone.》 Rispose Morrigan caustica, e Aura respiro irritata.
Stava seriamente iniziando ad averne abbastanza dei costanti bisticci di quei due. Fu quasi un sollievo quando Karol diede l'ordine di prepararsi allo scontro.
Avanzarono lungo il ponte, gli scudi della legione alzati per difenderli dalle frecce di alcuni Hurlock.

La via era molto ampia, dunque avevano spazio di manovra, e lei lasciò che la foga del combattimento la trascinasse con sé, tranciando ogni prole oscura che le arrivò addosso e conficcando lo spadone nel cranio dell’Ogre che Shale aveva ribaltato.
Vide Oghren e Karol ucciderne un altro insieme ad Alistair e ai nani della legione, mentre la nana con la testa rasata che aveva parlato prima trapassava con la spada un gruppo di Shriek, aiutata da Aida e Micah.
Alcuni Genlock cercarono di prenderle di sorpresa, ma Morrigan alzò il bastone: una nube paralizzante bloccò i mostri, permettendo a Persephone di decapitarli tutti, protetta da una barriera di Wynne.
Un Harlock cercò di assalire la maga più anziana, ma lei si girò di scatto, gli occhi scintillanti. Una scarica di magia curativa travolse tutto, scaraventato il prole oscura nel vuoto e curando le ferite dei suoi amici.


Piena di quella nuova nuova energia, Aura si gettò tra i mostri, sentendo i loro versi striduli trasformarsi in gorgoglii sanguinolenti, prendendo di mira l'Harlock in testa al gruppo, mentre un legionario tendeva il suo arco
Il prole oscura alzò il suo spadone rugginoso, ma la principessa parò senza problemi, bloccandolo finchè una freccia non lo colpì sotto l'ascella.

Il suo nemico urlò di dolore e il suo spadone cadde a terra, e la bionda non gli diede tempo di riprendersi: con un affondo in avanti, gli piantò la sua lama nel petto, sollevando una fontana di sangue nero, mentre i suoi compagni si occupavano dei nemici rimasti
Urla di vittoria si alzarono dai membri della legione, ancora tutti in piedi e con a malapena qualche graffio, appena l'ultimo cadde, mentre Karol ghignava soddisfatto verso lei e Oghren. 《Era da un po' che uno di noi non cadeva in battaglia, vi ringrazio.》
Aura annuì, riponendo il suo spadone nel suo fodero, e il nano le tese una mano. 《Per sdebitarci, verremo con voi fino alla fine del ponte. Da lì, la strada che vi porterà oltre le Trincee.》
《Grazie.》 Ringraziò la principessa, rigambiando la sua stretta vigorosa.



**



La legione lì accompagnò attraverso la fortezza di Bownammar per i seguenti due giorni, superando gli ampi corridoi, gli archi crollati e saloni in rovina, trascorrendo il tempo scambiandosi aneddoti sulle reciproche avventure, quasi sfidandosi per trovare la più folle, diffondendo una leggerezza estranea alle vie profonde che diede quasi l'illusione di essere al sicuro sulla superficie.

Eliminarono senza problemi i gruppi di prole oscura che provarono ad attaccarli e una volta giunti dall'altro lato, Karol e i suoi restarono a presidiare.
《Se voi due bellezze voleste mai cambiare lavoro, fatemi un fischio!》 Urlò allegra Ryanna, la nana dalla testa rasata, rivolta a Micah e Aida.
L'elfa sorrise divertita e la senzacasta ghignò, rivolgendole un saluto, ma l'allegria e la leggerezza che per un po' era tornata tra loro svanì nel nulla appena arrivarono nella caverna seguente, di dimensioni minori e dall'architettura più modesta.
La puzza di cadaveri impregnava ogni cosa, così come quella dei prole oscura. Lo strato di corruzione che copriva le pareti era purpureo e così spesso da nascondere la roccia sottostante, concentrandosi in enormi sacche gonfie e putrescenti. Dense gocce colavano lente, facendo risuonare viscidi i loro passi. Era come camminare nel ventre di un’enorme bestia.


Aida si costrinse a inspirare, e strinse l'arco mentre passava oltre le case distrutte. L'aria pregna dell'odore di sangue, metallo e prole oscura le face lacrimare gli occhi, ma doveva capire: c'era qualcosa che non le tornava. Se Branka fosse passata di lì, gli odori avrebbero dovuto essere spariti da molto tempo, ma poteva percepire chiaramente che aualcuno aveva lottato lì di recente, e aveva perso. Cercò di trovare un indizio o una pista che la portasse sulla strada giusta, ma poi sentì qualcos’altro. Era lontano, ma comunque udibile. Una… cantilena?
《Lo sentite?》 Domandò.
《Cosa?》 Chiese Persephone, alzando le spade e guardandosi intorno. Non vedeva nessuno, il silenzio regnava sovrano tra la desolazione.
《Non lo so, credo che sia una voce. Non capisco bene cosa stia dicendo.》 Rispose l'elfa, cercando la fonte del suono.

Gli altri la guardarono scettici, ma la seguirono, le armi strette in mano e le orecchie tese in caso di pericolo, ma dopo pochi minuti finalmente la sentirono. Un brivido scese lungo le loro schiene.
《Il primo giorno, arrivano e ci catturano…
Il secondo giorno, ci picchiano e ci mangiano…》
《Cosa cazzo…?》 Chiese Micah, avanzando con Aura, Alistair e Persephone al fianco. La voce era quella di una donna, ma era rauca e innaturale.
《Il quinto giorno è il turno di una fanciulla di sparire nel nulla...
Il sesto giorno di sognare cerchiamo, ma le sue grida son tutto ciò che sentiamo...
Il settimo giorno lei crebbe, quando in bocca li ebbe》

Seguirono la voce di chiunque stesse cantilenando quel poema raccapricciante attraverso i corridoi di un edificio distrutto, gli stivali resi scivolosi dallo strato di corruzione sul terreno, e raggiunsero una porta.
《L'ottavo giorno violentata l'hanno, e noi tutti insieme li odiammo.
Il nono giorno lei sogghignò e quelli della sua stirpe divorò》


La puzza nauseante di cadavere e prole oscura li travolse non appena entrarono. Le pareti della sala erano coperte di sangue rappreso e una nana stava rovistando tra cumuli di ossa e carne putrescente.
Si voltò verso di loro, il viso deforme e butterato per la corruzione, gli occhi velati da una patina chiara, terminando la sua canzone. 《E la sua fame non è mai saziata, ora che la bestia lei è diventata.》

Rimasero paralizzati nel guardarla, ma lei scosse la testa, le mani in grembo. 《No, estranei. Nani, umani. Sono crudele con me stessa. Sogno di volti nuovi, porte aperte. La libertà è un’amara illusione》
《Hespith?!》 Esclamò Oghren, riconoscendola.

Lei parve non sentirlo, borbottando parole senza senso. Non si mosse nemmeno quando Aura le toccò una spalla. 《La prole oscura le ha fatto questo.》
Solo allora Hespith reagì. Si voltò, gli occhi sbarrati, le mani sul volto in preda all'orrore. 《Prole oscura! Gli uomini… li uccidono, hanno pietà. Sono le donne che vogliono. Vogliono toccare… plasmare… trasformare finché non sei loro. Finché non sei piena di loro》


Persephone sentì il suo stomaco torcersi. Che cosa voleva dire? Guardò Aura, ma lei aveva gli occhi puntati sulla nana davanti a loro
Lei abbassò gli occhi. 《Volevo che Laryn fosse la prima. Gliel'ho augurato così... mi avrebbero risparmiata. Ma ho dovuto vedere il cambiamento. Come ha fatto Branka a sopportarlo?》
《Branka!》 Oghren la prese per le spalle. 《È viva? Dov’è?! Hespith, Dimmi dov'è andata!》

Lei scosse la testa. 《Non parlerò di ciò che ha fatto. Di ciò che è diventata. Ero il suo capitano, non l'ho fermata. La sua amante e non mi ha ascoltata.》 Sembrava sul punto di aggiungere qualcosa, ma ricominciò a scuotere la testa. 《No! Non diventerò quello che ho visto! Non Laryn, non Branka!》
Si coprì di nuovo il volto, farneticando, e il nano ringhiò frustrato. 《Dobbiamo andare. Ormai è certo! Branka è viva e le è successo qualcosa.》


《Io penserei più a quello che lei ha fatto agli altri.》 Commentò tetra Morrigan, osservando vari pezzi d’armature naniche tra le pile di ossa, ma Oghren non le diede retta, avanzando a passi pesanti insieme a una determinata Shale verso la sala seguente.
Micah e Aida si sbrigarono a seguirli, cercando di allontanarsi il più possibile da Hespith, proprio come Persephone, Alistair e le due maghe, ma Aura rivolse uno sguardo verso la nana e le ossa dietro di lei. Un dubbio atroce aveva iniziato a stritolarle il petto, non riusciva a togliersi dalla mente la sua poesia.

Si voltò verso l'uscita, ma l’altra parlò ancora, trattenendola. 《È diventata… ossessionata. Quella è la parola, ma non è forte abbastanza: beata Pietra, Non era rimasto altro in lei oltre l’incudine. Ha pagato col clan e con il sangue il prezzo del suo orgoglio. Ma il vero abominio non è che sia accaduto, ma che sia stato permesso.》 Alzò i suoi occhi lattiginosi verso di lei, lo sguardo che esprimeva una disperazione profonda, rassegnata. 《Gli Antenati mi hanno punita, amica dei sogni. Sto morendo di qualcosa di più terribile della morte stessa, tradimento.》


Non Aggiunse altro e la principessa sentì la morsa di paura stringersi ancora di più intorno al suo cuore mentre usciva in fretta da quell’inferno, i pugni stretti e un'improvvisa voglia di vomitare anche l'anima.
Raggiunse i suoi compagni più in fretta che potè, pallida in viso, e Wynne si avvicinò. 《Aura, vi sentite bene?》 Domandò preoccupata.
La bionda non seppe che risponderle. Quella nana era affetta dalla corruzione da chissà quanto, aveva tutte le ragioni per dubitare di lei, eppure il suo istinto le diceva che le sue non erano farneticazioni senza senso. E se quello che aveva detto loro era vero, allora forse la persona che stavano cercando era peggiore di qualsiasi mostro corrotto vivesse là sotto.
Ignorò qualsiasi cosa Wynne e poi Micah cercarono di dirle, accelerando il passo.

La galleria che avevano imboccato stava scendendo sempre più in profondità, ormai lo strato di corruzione era talmente spesso da bloccare interi passaggi. Le disgustose sacche rosse rigonfie do malattia che costellavano le pareti erano grandi abbastanza da contenere una persona.
Eliminarono in fretta i prole oscura che provarono ad ostacolarli, l'aria ormai talmente densa del loro fetore da rendere difficile respirare, e svoltarono un’ultima volta a sinistra.

L'orrore che li accolse sarebbe rimasto per sempre nei loro incubi: una creatura gigantesca, deforme e ripugnante occupava quasi del tutto la grotta in cui erano sbucati, aderendo alle pareti con la sua mole. Lunghissimi tentacoli partivano dal suo corpo flaccido e ingobbito, la pelle grigia e putrescente tesa sulle molteplici paia di enormi seni gonfi e infetti.
Il volto privo di lineamenti aveva perso ogni traccia di umanità, ormai restavano solo un paio di occhi piccoli e incavati e una bocca irta di denti affilati che si spalancò furibonda appena la creatura si accorse di loro, rilasciando un potente verso rauco, mentre i suoi tentacoli si sollevavano per attaccare.


Aura afferrò il suo spadone, gettandosi di lato insieme a Morrigan e Aida per non farsi colpire. E fu solo allora che notò un pezzo di armatura che ancora pendeva da una delle braccia troppo piccole e tozze di quel mostro, ultima vestigia di chi era stata.
Il suo cuore perse un battito. 《Laryn.》

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Capitolo 35
*** L'Incudine del Vuoto ***


Micah crollò a terra, talmente esausta da non fare neanche caso al disgustoso strato di corruzione, le mani ancora strette sui pugnali e lo stomaco rivoltato.
Si girò a guardare ciò che restava di quel mostro: Madre della nidiata, così l'aveva chiamata Oghren.
Il suo corpo era segnato da tagli profondi e bruciature magiche, i tentacoli giacevano sul terreno intriso di sangue nero, morti finalmente. Il capo era reclinato in avanti, spaccato dalle lame di Aura e Alistair quel tanto che bastava per mostrare le cervella.

Cacciò indietro la nausea. Dopo una vita col Karta e le follie dell'ultimo anno aveva visto di tutto, ma nulla avrebbe mai potuto prepararla ad un simile orrore!
Quella cosa non era paragonabile agli altri prole oscura: prima di essere uccisa aveva lottato con tutte le sue forze, scagliando pietre nel tentativo di colpirli e cercando di afferrarli con quei suoi orridi tentacoli! E tutto senza mai zittire quelle sue urla agghiaccianti!
Rabbrividì un'altra volta, ripensando a quando l'aveva colpita e lanciata contro una parete della grotta. Aveva sentito le ossa gemere e un conato sanguigno le aveva ustionato la gola: se Shale non l'avesse afferrata al volo non sarebbe sopravvissuta all’impatto


《State tutti bene?》 Chiese Wynne a gran voce, uscendo da dietro la roccia dietro cui si era riparata, aggrappata al suo bastone mentre si avvicinava ad Oghren per guarire la ferita lasciata dall'ascia di un genlock, le vesti strappate e madida di sudore.
La nana annuì, alzandosi col fiatone. Non voleva fare la figura della debole, ma sentiva le gambe tremarle. Si sedette ancora con pesantezza accanto alla maga. 
《Micah, stai bene?》Le chiese lei, mentre la ferita del nano svaniva e lui grugniva di sollievo. 

la senzacasta annuì. Era davvero grata alla maga: senza di lei sarebbero morti tutti. Li aveva protetti e guariti tutto il tempo, ignorando la fatica persino quando quella cosa aveva iniziato a richiamare con i suoi strilli altri prole oscura.
Quei bastardi li avevano colti di sorpresa, invadendo la caverna e costringendoli a ripararsi dietro le rocce e a dividersi per non essere sopraffatti. E ovviamente, mentre Wynne era rimasta nascosta per guarirli e alzare barriere, lei, Aida, Oghren e Morrigan si erano dovuti lanciare in mezzo ad Hurlock, Genlock e Shriek per permettere ad Alistair, Persephone, Shale e Aura di ammazzare la madre della nidiata.

Il verso che aveva emesso poco prima di morire sarebbe rimasto per sempre nelle loro menti: talmente acuto e sofferente da far venire la pelle d'oca. Lo sentiva ancora nelle orecchie
E l'idea che potesse accadere lo stesso a ogni donna…
La senzacasta scosse la testa, cercando di non vomitare di nuovo, e si voltò verso i loro compagni, che si stavano avvicinando a passi lenti.


Persephone e il custode arrivarono per primi, esausti: lei era pallida come un cencio e sudicia dalla testa ai piedi, lui avanzava a fatica, i pantaloni strappati che mostravano la fasciatura improvvisata sulla coscia, lì dove un tentacolo era riuscito a spezzare l'armatura e aprire un profondo squarcio.

Aida e Morrigan invece non avevano ferite, ma l'elfa teneva le dita rigide sull'arco, le pupille enormi, e la strega aveva perso la sua aria sicura, anzi pareva alquanto scossa. Persino Shale sembrava turbata: li stava aspettando in silenzio, gli occhi bassi. Nessuno sembrava avere il coraggio di dire nulla.


Rimasero immobili per quelli che parvero secoli, nel silenzio di quell'inferno, finchè Alistair non lo spezzò con voce piatta. 《Andiamo. Solo… andiamo.》
Wynne annuì, aiutando Micah a rialzarsi, e dirigendosi verso quella che sembrava l'uscita della caverna. Lì la corruzione era meno spessa e la galleria sembrava salire verso l'alto stavolta.
Varcarono la soglia, ansiosi di andarsene da quel luogo maledetto, ma la senzacasta notò che qualcuno mancava ancora all'appello.
《Ehi principessina, ti muovi o no?》 Urlò ad Aura, che era ancora immobile davanti alla carcassa.

Lei però non rispose, ne si mosse. Continuò a fissare la madre della nidiata, lo spadone sporco di sangue nero. La cosa davanti a lei un tempo era una nana, una guerriera di nome Laryn, e la prole oscura l’aveva ridotta a quella mostruosità. Le aveva tolto la sua mente, il suo corpo. L'aveva condannata a una vita peggiore della morte.
Tra i soldati erano sempre circolate voci su cosa la prole oscura facesse alle donne: Trian le raccontava storie simili per farle paura quando era bambina. Da anni si era convinta che fossero idiozie, e invece…
Ripensò a tutte le nane che erano state esiliate nelle vie profonde negli anni. Era successo anche a loro? Erano state braccate in quelle gallerie, prede della paura? Erano state costrette a nutrirsi di carne e sangue corrotti fino a che non erano diventate mostri il cui scopo era partorire prole oscura!? Le avevano condannate loro a questo!

La senzacasta alzò gli occhi, borbottando insulti nella lingua dei nani mentre si avvicinava, tirandole un braccio. 《Andiamo. Non voglio restare un minuto di più in questo buco.》 Ma Aura non si mosse.
Ripensò a quando era stata buttata in cella, a quando Gorim le aveva detto che i Deshyr non volevano mandarla nelle vie profonde perché c'era una possibilità che lei sopravvivesse.
Il respiro le si piantò in gola, mentre stringeva i denti. Un pensiero balenò per un secondo. Se non fosse stato per quel rifiuto, anche lei sarebbe finita così? Sarebbe stata ridotta anche lei come una…?
Sentiva una stretta gelata intorno allo stomaco, il cuore che batteva veloce mentre la collera, l'orrore e la nausea riempivano ogni fibra del suo essere.

Le parole di Hespith le tornarono in mente: l’abominio non era il fatto che fosse accaduto, ma che qualcuno l'avesse permesso. La cattura di quei nani, il destino di Laryn, non era stato un incidente, ma un piano!


《Aura!》 La voce di Micah finalmente la riscosse e lei si voltò, gli occhi così colmi di terrore e rabbia da zittire la senzacasta. Non l'aveva mai vista così.
《Lo ha permesso. È stata lei.》 Disse in un sussurro. 《Branka. Ha lasciato che le donne della casata fossero catturate. Le ha condannate lei.》

L’altra nana rimase senza parole, ma Oghren arrivò a passo di carica prima che potesse provare a fiatare, il volto paonazzo. 《Stronzate! Non può essere stata lei! La nostra casata per lei è tutto!》
《Hespith ha detto che ha lasciato che accadesse! Che è diventata ossessionata dall'incudine!》 Ribattè la bionda, trapassandolo con quello sguardo terribile

Lui rispose con altrettanta testardaggine. 《Vuoi davvero credere alle parole di una pazza affetta dalla corruzione?! Farneticava! Io… io ne sono certo.》
《Se continui a urlare, nano, sii certo che non vivremo per scoprire la verità.》 Lo riprese Morrigan tagliente. 《Qui siamo prede facili per la prole oscura.》

Micah annuì, d’accordo con lei. Prima se ne andavano da quella grotta maledetta e meglio era. Procedette di nuovo verso l'uscita senza mai guardare indietro, affiancata dalla strega.
Oghren invece rimase per un attimo a fissare Aura con astio, ma poi si girò con un ringhio e le seguì senza aggiungere altro, e lei rinfoderò lo spadone.
Seguì gli altri, sentendo ancora quella rabbia nel suo petto. I campioni erano i migliori del suo popolo: erano divinità, venerati per la loro saggezza e le loro invenzioni. Loro avevano permesso ai nani di diventare potenti e affrontare le avversità peggiori.

Nessuno aveva mai avuto motivo di dubitare di loro, neanche lei, anche se a volte nel corso della storia avevano dovuto commettere azioni terribili per il bene di tutti. Ma quanto era accaduto lì non era stato fatto per il bene di tutti. Era stato un tradimento.
Hespith non aveva mentito, ne era certa, e anche se non aveva ancora capito perché Branka avesse commesso una simile atrocità, avrebbe avuto delle risposte. Non le importava se il suo istinto le diceva che non le sarebbero piaciute.


**


Si accamparono dopo ore ed ore di marcia.
Quella galleria era enorme, e diversa da quelle che avevano visto fino ad allora. Il terreno ripido li stava portando più in alto, resti di magnifici intarsi segnavano la roccia e l'aria si stava facendo più fresca, dando pace i loro polmoni. Inoltre, non c'era quasi più traccia di corruzione, solo poche macchie viscose erano visibili sulle pareti, ma nessuno ne gioì. Un silenzio tetro li aveva perseguitati da quando erano usciti dall’altro della madre della nidiata.

Dimenticare quanto avevano visto era impossibile, così come cercare di dargli un senso. Aveva insinuato una nuova paura in loro, li aveva spinti a camminare fino ad esaurire le forze pur di sfuggire a quei mostri. Però ormai Si sentivano fiaccati, stravolti. Volevano andarsene.
Appena Aura fece segno di fermarsi, crollarono tutti esausti sul terreno duro, tirando fuori a fatica i sacchi a pelo, ma nessuno lasciò andare le proprie armi.


Persephone sospirò di sollievo quando si appoggiò alla parete di roccia, le sue spade vicine. Cercò di godere del riposo, ma la sua mente era in subbuglio
Non riusciva a togliersi dalla testa quanto aveva visto. Quando aveva accettato di scendere lì sotto, sapeva che avrebbe incontrato mostri di ogni tipo, ma scoprire cosa era accaduto a Ruck e Laryn, vederlo con i propri occhi, era stato… troppo.
La corruzione era estremamente pericolosa, ne era cosciente: ingerire una sola goccia era quasi sempre una condanna a morte. Ma che potesse fare una cosa simile, distruggere la mente e ridurre in quella maniera il corpo di chi infettava… le dava la nausea.
Non voleva pensare a cosa avessero passato le donne della casata di Branka, a quanto terrore dovessero aver provato mentre perdevano se stesse e divoravano i loro cari, diventando mostri a loro volta

Cosa avrebbe fatto lei in una situazione simile? Sarebbe stata in grado di farla finita prima che la propria mente le fosse rubata del tutto?
Scosse la testa. Lei poteva evitare quel destino: non sarebbe mai più scesa lì sotto. Ma altri non sarebbero stati così fortunati. Per i custodi grigi era inesorabile
Un giorno Alistair sarebbe finito come Ruck, folle, deforme e corrotto. Si sarebbe perso in quell'inferno di gallerie in un ultimo disperato attacco contro la prole oscura per non tornare mai più.

Rabbrividì all’idea, ma poi sentì una mano sulla spalla e si girò per vedere proprio il ramato. 《Persephone, ti senti bene?》Chiese, sedendosi preoccupato.
Pensò di mentirgli, di confortarlo, ma non ne aveva le forze. 《Non molto.》 Ammise, scuotendo il capo

Il custode si morse il labbro, sedendosi accanto a lei. 《Non permetterei mai che ti accadesse quello che hanno fatto a Laryn. Lo prometto.》
Lei sorrise debolmente. 《Non ho paura per me.》

《Oh.》 Il ramato abbassò lo sguardo, cercando di sorridere. 《Se temi che diventi come quella cosa, tranquilla. Non credo di avere gli apparati giusti.》
La corvina non rise. 《Sai che voglio dire.》

L'altro la guardò mesto. 《Non è una gran prospettiva, lo ammetto, ma ci sono custodi che vivono anche trenta o quarant’anni prima di arrivare a quel punto. Soprattutto se partecipano all’Unione da giovani.》
Lei strinse le labbra 《Trenta o quarant’anni? È questo il meglio a cui potete ambire!? So che uccidere la prole oscura è indispensabile, ma come fate a…?》

《Non lo dicono subito, questo è il bello.》 Rispose Alistair. 《Tu credi di entrare a far parte di un ordine di eroi e quando scopri gli aspetti più spiacevoli è tardi per tornare indietro. Purtroppo non esiste una cura per la Chiamata, ma è necessario. Noi viviamo per tenere al sicuro il mondo dalla prole oscura e senza il nostro sacrificio non sarebbe possibile.》
Persephone si morse il labbro per non aggiungere altro. Lo ammirava. Davvero molto. Nonostante sapesse che anche vincendo la prole oscura il suo destino sarebbe stato una morte orrenda, andava avanti con coraggio e con altruismo. Lei sarebbe riuscita a fare una cosa del genere? Non ne era certa.
《So che è indispensabile, ma io…》
Non lo voleva perdere, questa era la verità. Era un pensiero egoista, ma era la verità. Il suo ruolo lo chiamava ad uno scopo più grande, uno scopo in cui lei non poteva seguirlo, eppure non le importava.

Si sentì una ragazzina capricciosa. Sulle sue spalle gravava il destino del Ferelden, e sulle proprie c'era quello di Altura Perenne, dei Cousland, ma in quel momento voleva solo dimenticare che loro due non erano persone normali, libere di fare le proprie scelte
Si appoggiò istintivamente contro di lui e lo guardò in viso. Era stanco, pallido e provato, eppure stava cercando di essere incoraggiante con lei. Si stava sforzando di trovare la forza necessaria per sorridere. E lei sentì il suo stomaco fare una capriola.
Aveva cercato di dimenticare quel bacio mancato a Caer Oswin. Si era detta che entrambi avevano doveri troppo importanti per permettersi certe distrazioni, ma quando si avvicinò a lui, quando sentì le sue labbra vicine, tutti quei pensieri svanirono in un soffio. Non voleva più fare sacrifici, voleva essere egoista.

Le sentì soffici e incerte sulle proprie, così come sentì le sue braccia forti stringerla e il calore del suo petto. Fu un contatto piacevole, dolce, un po' impacciato, ma per lei fu perfetto. Sentiva il cuore battere veloce.
《Ci stiamo comportando da irresponsabili.》 Disse lui quando si allontanarono, facendola ridere per la prima volta dopo giorni.
《Ah si?》Lo baciò ancora, con più decisione, approfondendo il contatto. Lo sentì aprire le labbra e stringerla ancora di più, e lei sorrise di nuovo prima di staccarsi, appoggiando poi la testa sul suo petto.

In quel momento non le importava dei propri doveri di Teyrna e dei suoi di custode grigio, non le importava del Flagello o dei pericoli. Mai da quando quel viaggio era iniziato si era sentita tanto felice serena.


**


《Non credo di averlo mai visto alzarsi così in fretta.》 Sghignazzò Micah, avanzando nella galleria. 《Credo avesse bisogno di lucidare la sua seconda spada.》
《Micah…》 Gemette Persephone, rossa fino alle orecchie, facendola ridere ancora di più. Non aveva smesso un attimo di prenderla in giro da quando erano ripartiti.

《Ehi, guarda che è del tutto naturale.》 Rispose la senzacasta senza darle tregua, mentre Aida le lanciava uno sguardo di sottecchi e Morrigan emetteva un verso disgustato.
《Dovresti seriamente rivedere i tuoi gusti.》

《Ehi, ci sono molte voci sulle spade dei custodi grigi. Pare siano resistenti, dure e capaci.》 Ribattè la nana, sempre con quel suo ghigno storto.
La strega però, al contrario di quanto si era aspettata, sorrise a sua volta, maliziosa. 《Oh fidati, lo so.》
Micah sgranò gli occhi. 《Aspetta, non mi dirai che tu e Runaan…!?》
Il sorriso di Morrigan si allargò sibillino, mentre lei andava avanti a testa alta senza degnarla di una risposta.
《Per le palle degli Antenati, cade sempre in piedi!》 Esclamò la senzacasta, facendo ridere Aida sotto i baffi, mentre Persephone affiancava Wynne.


《Temo di non aver dato retta ai vostri consigli.》 Disse, senza sentirsi minimamente in colpa.
La maga però le rivolse uno sguardo calmo. 《In realtà, vi devo delle scuse, mia cara: credo di aver giudicato troppo in fretta quello che c'è tra voi. Vi ho osservato ed è chiaro quanto tenete l’uno all'altra, il modo in cui vi proteggete in battaglia e come i vostri occhi si cercano. Vi rendete felici.》

La ragazza arrossì, guardando Alistair, che avanzava accanto ad Aura e Shale. 《Lui è… diverso da ogni altro uomo io abbia mai conosciuto. È forte, gentile, coraggioso e io… sono convinta che sapremo farlo funzionare. Voglio che funzioni. Ma nessuno dei due metterà in pericolo il Ferelden per questo, lo giuro.》
L’anziana annuì, soddisfatta dalla risposta e con un sorriso sulle labbra. 《Se c'è qualcuno capace di amarsi durante il Flagello, siete voi. Posso solo augurarmi che il Creatore vegli su entrambi.》
Persephone assentì a sua volta, guardando avanti. L’entrata della caverna seguente era un enorme arco di pietra che un tempo doveva essere stato un'opera d'arte. Oltre esso si poteva distinguere una specie di piazza in rovina, ai lati della quale spiccavano le macerie di enormi colonne di marmo.


Aida alzò il naso. L'odore che impestava l'aria la confondeva: sangue e viscere di prole oscura, metallo arrugginito, pericolo, ma pochissime tracce di nani.
《Hai sentito qualcosa Aida?》 Domandò Alistair.
L'elfa annuì, ma sentì di colpo il punto sotto il suo piede sprofondare e scattò indietro in tempo per evitare una serie di quadretti che si piantò nel terreno
《Trappole.》 Ringhiò Micah, passando in testa al gruppo. Osservò il terreno, cercando meccanismi tra le piastrelle distrutte. Non riuscì a distinguere nulla, ma il suo istinto le diceva che tutto quel posto era un enorme cappio pronto a stringersi intorno ai loro colli.


Avanzò con cautela, seguita dagli altri, ma sentirono un altro scatto e Alistair alzò lo scudo per difendersi da una serie di frecce venute da chissà dove.
《Accidenti.》 Ringhiò Aida, tentando a sua volta di individuare qualche filo o pedana a pressione, ma una voce femminile dal tono duro li fece voltare tutti.
《Chiunque siate, sappiate che la mia tolleranza per il galateo è molto limitata.》 Disse una nana, sbucando da una galleria sopra di loro. I capelli erano scuri, il naso importante ed indossava un'armatura rattoppata in più punti. Aveva pesanti occhiaie, ma teneva la testa alta e la sua pelle non mostrava segni di corruzione

《Rasatemi la schiena e datemi dell'elfo, Branka!》 Esclamò Oghren, un sorriso enorme sotto la barba
Lei gli rivolse uno sguardo disgustato. 《Oghren. Dovevo sapere che prima o poi saresti venuto qui.》 Il suo sguardo si spostò sugli altri. 《E voi? Mercenari o gli unici capaci di sopportare l'alito di Oghren?》

《Porta rispetto, donna!》 La riprese il nano. 《Stai parlando con un custode grigio ed una Aeducan!》
Branka non parve per nulla impressionata, ma si girò verso Aura. 《Se siete venuti a cercarmi, immagino che Endrin sia morto. Non che sia sorpresa, aveva già un piede nella fossa quando sono partita.》

La nana le rivolse uno sguardo gelido. 《Mio padre è stato assassinato da mio fratello. Abbiamo bisogno di te per mettere sul trono un sovrano degno.》
《Tsk. Un sovrano? Ne abbiamo avuto uno per oltre quaranta generazioni e cosa hanno fatto? Hanno eliminato la prole oscura? Hanno ricreato il nostro impero?!》 I suoi occhi si illuminarono di un bagliore strano. 《No, la sola cosa di cui abbiamo bisogno è l’Incudine del vuoto. Con essa, potremo scoprire i segreti dei golem! Riavremo le vie profonde! Torneremo ad essere un impero che farà invidia al Tevinter!》

《Qualcuno ha perso la testa.》 Commentò Morrigan
Aura non potè che darle ragione. Lo sguardo del Campione brillava febbrile di qualcosa di sinistro, qualcosa che le faceva scendere brividi disgustati lungo la schiena. Cupidigia. Pura cupidigia.
Però Shale avanzò a passi pesanti, fissando il Campione con aria determinata, i pugni alzati. 《Se siamo davvero così vicini, perché la cosetta molliccia esita?》
La sorpresa distorte il viso di Branka nel vedere la golem. Svanì subito. 《Questo luogo è il “Monumento di Caridin”. È qui che quel folle portò l’Incudine per celarla al mondo, creando un enorme labirinto per difenderla. Io e i miei abbiamo fallito molte volte nel superare le trappole, e ora che voi avete ucciso Laryn, non ho più nessuno da mandare oltre le porte.》


Un'onda di muto orrore attraversò il gruppo. Quella era la prova. Hespith aveva detto la verità!
Oghren boccheggiò. 《Hai… hai sacrificato tutta la nostra casata per questo!? Hai davvero permesso che…!? Come hai potuto Branka!?》
《Mi hanno tradita!》 Tuonò la nana. 《Loro erano miei! Mi avevano giurato eterna fedeltà, eppure Volevano andarsene! Volevano lasciarmi tutti, persino la mia Hespith! Ma sapevo che potevano ancora essermi utili.》 Quel bagliore nei suoi occhi tornò per un attimo. 《Gli ho semplicemente fatto rispettare i loro obblighi in una forma diversa, adatta per lo scopo》

Aura strinse I pugni, il cuore che le martellava nella testa. Aveva pregato la Pietra di sbagliarsi, aveva sperato che Branka non si fosse macchiata di crimini simili, e invece aveva avuto ragione. Lei era peggio di qualsiasi mostro corrotto potesse esistere.
L'Incudine del Vuoto era uno strumento incredibile, l'unico in grado di creare Golem, guerrieri di pietra o metallo dotati di pensiero, immuni alla fatica e al dolore. Con essa, riconquistare le vie profonde sarebbe stato molto più semplice: era il sogno di ogni nano di Orzammar. Eppure lei poteva solo pensare a quanti erano morti, a quanti erano stati traditi per essa

《Tutto ciò è mostruoso.》 Disse Wynne, disgustata.
Branka non diede cenno di averla sentita. 《Volete il mio aiuto per questa elezione? Aiutatemi a prendere l'Incudine prima.》

《Branka, questa è una follia!》 Le urlò Oghren.
《Sono il vostro Campione.》 Si limitò a rispondere lei, lo sguardo fisso in quello di Aura, prima di infilarsi nuovamente nella galleria dietro di lei e scomparire.


《Dannazione alla Pietra!》 Ringhiò il nano. 《Non possiamo lasciarla da sola, questo posto le ha fatto qualcosa, è confusa! Dobbiamo portarla via!》
Micah si diede una manata in fronte. 《Ma, hai sentito che ha detto!? Pur di avere quella maledetta cosa ha sacrificato la sua intera casata! Non ha risparmiato nemmeno la sua amante e tu dici che è “confusa”!?》

Il rosso boccheggiò, non sapendo come risponderle, ma Shale non gli diede il tempo: si avviò a grandi passi verso la galleria attraverso cui Branka era sparita. Non avrebbe buttato altro tempo in inutili chiacchiere. Non ora che era tanto vicina a delle risposte! Ora che era così vicina ai suoi ricordi perduti!
Aura, guardandola allontanarsi, inspirò a fondo e la seguì, accompagnata dagli altri, mentre Morrigan sbuffava. 《Muoviamoci, la pazza ci sta seminando》


**


Uscirono fuori dal labirinto con il fiatone, le armature ammaccate e la pelle coperta di sudore e ustioni. Branka non aveva esagerato quando aveva parlato del labirinto di Caridin: quel luogo era un intreccio di gallerie buie dai soffitti troppo bassi, dove persino i vicoli ciechi celavano meccanismi tanto sofisticati quanto letali. Per fortuna, avevano trovato l’uscita.
Aura strinse lo spadone, tamponando un nuovo taglio sotto la cicatrice che Lantea le aveva lasciato. Si voltò insieme ai suoi compagni, pronta a qualsiasi minaccia li stesse aspettando, ma rimase a bocca aperta
La caverna in cui erano sbucati era magnifica: i soffitti erano altissimi e lisci. Nelle pareti levigate dal tempo scintillavano arabeschi di Lyrium e oro, e dalla volta di pietra scendevano maestose colate di lava che si gettavano negli enormi strapiombi sotto di loro, illuminando tutto dei toni fiammeggianti rosso e oro.

Non c'era traccia di Branka, ma in compenso, un corteo di Golem era in piedi poco davanti a loro. Sembravano attivi, seppur immobili, ma uno in particolare, molto più grosso degli altri, li stava guardando con attenzione... o meglio, con desolazione.
《Sapevo che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato qui per l’Incudine.》 Disse, le ampie spalle di metallo che si abbassavano. 《Voi che la cercate, ascoltate la mia storia prima di commettere i miei stessi errori. Io un tempo fui lo sciocco che creò l'Incudine del Vuoto, colui che la storia ricorda come il Campione Caridin.》
Aura e Oghren sbarrarono gli occhi. Il Campione Caridin, il fondatore della dinastia Ortan, il Creatore dell'Incudine del vuoto! I libri di storia raccontavano che fosse impazzito secoli prima e avesse rubato l'Incudine per poi sparire nelle vie profonde.
Tutti erano sempre stati convinti che fosse morto, che avesse trovato la sua fine per mano della prole oscura, e invece era vivo! Ed era lì davanti a loro!

《Caridin.》 Disse Shale. 《Io… io mi ricordo di te》
《Ah, ecco una voce che riconosco. Shayle della casata Cadash. Sono lieto di rivederti, amica mia.》 Rispose lui con quello che doveva essere un sorriso
La golem lo fissò, di colpo insicura. 《Tu sai il mio nome. Sei stato tu a darmelo? Mi hai forgiata tu?》

《Hai già dimenticato?》 Caridin emise un sospiro, nuvole di vapore che si alzarono dal suo corpo di metallo. 《È passato molto tempo in effetti. Io ti ho plasmata nel Golem che sei adesso, ma un tempo tu eri una nana, proprio come me. La più valorosa guerriera al servizio di re Valtor e la sola volontaria》
Shale, per la prima volta da quando l'avevano conosciuta, rimase senza parole. 《La sola… una nana!? Ma non è possibile… come?》


Caridin esitò un attimo a rispondere, ma Aura temeva di aver intuito come fosse successo. L'ennesimo brivido le attraversò la schiena.
Se Shale era stata davvero una nana e lo stesso Caridin era ormai un Golem… tutto quadrava orribilmente bene. La scomparsa improvvisa del Campione secoli prima, tutti gli sforzi che aveva compiuto per celare l’invenzione più importante di tutta la storia dei nani alla loro città e il motivo per cui nessuno avesse mai potuto replicare il suo lavoro.
《I Golem non erano semplici costrutti.》 La voce le uscì molto più sottile di quanto avrebbe voluto.
Caridin annuì. 《Per quanto abile, non c'è fabbro al mondo capace di creare la vita.》 Sospirò di nuovo. 《Per poter generare i miei Golem, qualcuno doveva essere posto sull'Incudine in modo che potessi dargli nuova forma. Ma questo lo seppe solo il mio re.》


Shale ascoltò attonita. Quindi, era quella la risposta che aveva cercato? Lei era stata una nana!? Quei volti che sorgevano nella memoria, quei luoghi di cui non conosceva l’ubicazione… erano esistiti? Lei… aveva avuto una casa? Una famiglia?
Ripensò al ricordo che la battaglia contro quella strega Drago le aveva riportato alla mente: il terribile calore e il battere di un martello che aveva cancellato tutto il resto. Era stato quello il momento in cui aveva rinunciato a tutto per essere un Golem?
Si guardò le mani, ne testò la solidità di cui tanto si vantava. Non erano diverse, eppure ora nella sua mente si stavano affollando altre domande. Quelle mani… com’erano un tempo? Avevano stretto quelle di qualcun altro? Il suo corpo aveva provato estasi, fatica e tutto ciò che sentivano i cosetti mollicci? E… com'era lei? Com'era il suo viso? Non ricordava.
Una strana sensazione le strinse il petto, ma prima che potesse porgere altre domande a Caridin la voce di Micah tagliò l'aria come un coltello
《Lasciami indovinare. Prima avete chiesto volontari, ma poi avete cominciato a costringere la gente a farsi trasformare in Golem “per il bene di tutti”.》

《Così volle il re.》 Annuì Caridin. 《Iniziò a usare la forgiatura in Golem come condanna per i criminali e molto presto, un fiume di sangue iniziò a scorrere dal mio palazzo. Solo allora capii il mio errore, ma quando provai a oppormi, il re mi accusò di tradimento e pose anche me sull'Incudine》
Si allontanò, facendo cenno di seguirlo, conducendoli sul ciglio del precipizio e la videro, l'oggetto per cui così tanti avevano perso la vita: l'incudine del vuoto
Il metallo scuro di cui era fatta scintillava debolmente di venature di lyrium e recava i segni di innumerevoli colpi di martello. Aura vide Morrigan alzare le dita, gli occhi accesi di curiosità. Chissà che cosa le stavano sussurrando gli spiriti.

Ma Caridin rivolse a tutti loro uno sguardo rassegnato. 《Per fermare quel massacro, fuggii qui con la mia invenzione e cercai di distruggerla in modo che non fosse più usata, ma è impossibile per un golem. A quel punto, scelsi di trasformare questo luogo in una fortezza, così da impedire a chiunque di avvicinarsi, ma questo ha portato solo altro sangue. Nel tentativo di ritrovarla, molti nani persero la vita. E la colpa ricade su di me ancora una volta.》

Aura si morse il labbro. Non poteva credere a quanto la loro storia si sbagliasse. Fin da piccola, aveva studiato la sua famiglia, i loro nomi e le loro azioni, leggendo di quanto I suoi antenati fossero giusti e grandi. Era stata una stupida a crederci. Se c'era una cosa che quel viaggio da incubo le aveva insegnato, era che i sovrani e i Campioni potevano commettere azioni orribili pur di ottenere ciò che volevano.
Entrambi quei ruoli chiamavano a prendere decisioni difficili, ma re Valtor non era che un uomo accecato dall'avarizia che non aveva esitato a mandare a morte decine dei loro sudditi per nutrire il proprio ego.

Accanto a lei, Oghren sembrava preda di pensieri simili e Alistair rabbrividì. 《Se l'incudine dovesse cadere in mani sbagliate, chissà quante persone verrebbero costrette a trasformarsi in Golem.》
Aura sentì lo sguardo di Micah trapassarle la nuca. Già. Sarebbe toccato a gente come lei, ai senzacasta, persone inutili agli occhi dei nobili. Forse ci sarebbero stati volontari, ma prima o poi i Deshyr li avrebbero costretti con la scusa che avrebbero finalmente avuto uno scopo. Avrebbero avuto “l'onore” di riconquistare le vie profonde per Orzammar tramite il loro sacrificio.
《Vi prego.》 Implorò Caridin 《Aiutatemi a distruggerla. Non voglio più essere responsabile delle morti del mio popolo.》


Aura si morse il labbro, ma un suono di passi concitati li fece girare tutti, in allarme: Branka era in piedi di fronte all'entrata, il volto rosso di fatica e col fiatone, gli occhi folli di cupidigia. 《No! L'Incudine è mia! Nessuno la distruggerà!》
Caridin le rivolse uno sguardo terrorizzato. 《Shayle, già una volta secoli fa mi hai aiutato a difenderla, ti prego, prestami nuovamente la tua forza.》

La Golem gli rivolse uno sguardo duro. 《Non ricordo nulla di tutto questo. Hai usato delle verghe del comando per costringerci a combattere per te?》
《No! Distrussi tutte le verghe! Forse il re diede ordine di crearne delle altre, ma i tuoi amici hanno ragione: se Orzammar dovesse riavere l'incudine, nulla li fermerà dal creare altri schiavi come loro!》 Indicò gli altri Golem nella stanza, immobili e silenti.

《Non dategli retta!》 Sbraitò Branka. 《È rimasto qui a ribollire nella sua follia per secoli! Se mi consegnate l’Incudine, creerò per voi un esercito invincibile!》
《Si e ammazzerai di nuovo un mucchio di innocenti per nulla.》 Ringhiò Micah, le mani già sui coltelli.

Alistair annuì, impugnando le armi insieme ad Aida, Wynne e Persephone. 《Per quanto un esercito simile possa essere utile, non ne vale il prezzo.》
Morrigan sbuffò seccata, ma anche lei impugnò il proprio bastone magico, mentre Shale alzava i pugni. Solo Oghren cercò di parlare. 《Branka, fermati! Questa non sei tu! Non ti rendi conto di che cosa ti ha fatto l'ossessione per quella cosa!?》
Sua moglie lo ignorò, gli occhi dissennati puntati su Aura. Spalancò le braccia. 《È questo che vuoi governare? Gallerie in rovina piene di prole oscura?! Unisciti a me, ti renderò regina di un nuovo impero!》

La principessa per tutta risposta, le puntò contro il suo spadone. Era folle. Completamente pazza. Certo, un esercito di Golem avrebbe reso più facile conquistare le vie profonde, e riportare l'Incudine avrebbe tolto a Bhelen qualsiasi sostegno, ma avevano ragione Micah e Alistair. Non ne valeva il prezzo.
《Non ripeterò gli errori dei miei antenati. Il mio regno non si fonderà sul sangue dei suoi sudditi.》
Caridin le rivolse uno sguardo grato. 《Grazie. La vostra compassione mi riempie di vergogna.》


Branka ringhiò, livida di rabbia, tirando fuori una verga del controllo. La puntò contro tutti i Golem della stanza, ordinando loro di attaccare e paralizzando Caridin, prima di caricare a sua volta.
I colossi di pietra si animarono con urla di battaglia e Aura e i suoi amici si ritrovarono accerchiati in pochi attimi e alzarono le armi per difendersi. I loro avversari erano lenti, ma fin troppo resistenti e forti: anche uno solo dei loro colpi poderosi avrebbe potuto ucciderli.
La principessa deviò un pugno con lo spadone e cercò di inseguire quella pazza per prenderle la verga del comando, per farle pagare tutti gli orrori che aveva compiuto e Oghren corse al suo fianco, pallido in volto e l'ascia appena sollevata dal terreno.

Si fecero strada nella calca con foga, parando e colpendo alla cieca, cercando di resistere all'assalto. Sentivano i loro amici attaccare e i loro versi di fatica. Le loro armi cozzavano sulla pietra, l'eco dello scontro che pareva far tremare la grotta. Videro Branka poco lontano, ma due Golem sbarrarono loro la strada
La principessa non rallentò la sua corsa. Puntò lo spadone, superò la guardia del suo avversario e lo conficcò in una crepa sul suo braccio. Sentì Oghren grugnire dietro di lei, ma poi il golem la sollevò di peso
Si tenne stretta alla propria arma per non perdere l’equilibrio, il golem che si agitava per levarsela di dosso, ma una freccia colpì con precisione una delle Rune luminose sul corpo del colosso, facendo esplodere e il suo braccio con un lampo abbagliante.

Si schiantò per terra con mille punti neri davanti agli occhi e Aida la superò di corsa, l'arco teso e un ringhio in gola, attaccando ancora insieme a Morrigan. I fulmini della strega esplosero in miriadi di scintille, spaccando la pietra e sgretolando il secondo golem, mentre i due nani si rialzavano e tornavano all’inseguimento.
Videro Alistair, Persephone e Wynne alle prese con un altro gruppo di golem, i due giovani protetti da delle barriere luminose mentre attaccavano con tutte le forze e la maga li aiutava evocando stalagmiti e scosse telluriche per far precipitare i colossi nella lava.

Branka li superò senza neanche provare a ostacolarli, gli occhi fissi sull’Incudine, ma fu costretta a ripararsi dietro lo scudo quando il pugno di Shale rischiò di abbattersi sulla sua testa.
La Golem ringhiò furiosa, il metallo che vibrava sotto i suoi pugni poderosi, e il Campione le puntò contro la verga del comando. 《Fermo Golem!》
Ma lei non smise di attaccare, anzi emise un secondo urlo di rabbia e si accanì su di lei con ancora più foga, incrinando lo scudo. E fu allora che Branka la colpì a tradimento alla caviglia.
Una lunga crepa splendente si aprì fino al ginocchio, facendola accasciare con un ruvido verso di dolore. Ma prima che la nana potesse abbattere la mazza sulla sua testa, sentì il morso di due lame nella spalla.
《Ti ricordi di me?》 Le ghignò contro Micah, affondando ancora di più i coltelli.
Branka le rivolse uno sguardo di puro odio. 《Sporca senzacasta!》 Urlò, dandole una testata contro il naso è poi una gomitata per levarsela di dosso. Si girò contro di lei, lasciando andare lo scudo senza far caso al dolore della ferita e al sangue. Alzò nuovamente la mazza, mirando alla mascella.


Micah saltò indietro per non farsi colpire. Quella tipa era abile, lottava con uno stile simile a quello di Aura, se Aura fosse stata una pazza furiosa pronta a tutto.
Evitò rapida le ampie ellissi che seguirono, cosciente di essere sempre più vicina al ciglio del precipizio. Cercò una via di fuga, ma si accorse troppo tardi di un colpo proveniente dal basso. Parò in ritardo.
Sentì il suo polso gemere di dolore, l'osso che si piegava lancinante, facendole salire una bestemmia alle labbra, la bocca piena di sangue quando il metallo la colpì sul mento, facendola cadere per terra mentre uno dei suoi coltelli le sfuggiva di mano e volava oltre lo strapiombo, perdendosi nella lava ribollente.
La faccia di Branka si spaccò in un sorriso orribile mentre alzava la mazza per finirla, ma una spada a due mani si mise in mezzo, mentre Aura si parava tra di loro, livida di rabbia. 《Non ti azzardare!》


Il Campione si ritrovò costretta ad indietreggiare sotto gli attacchi rapidi e ampi della principessa, la mazza come suo unico mezzo di difesa, mentre Oghren tirava Micah lontano dallo strapiombo.
Lo scontro tra le due nane continuò furioso, le loro armi che si incrociavano in una miriade di scintille, finchè Branka riuscì a piantare la mazza nel pettorale dell’armatura della sua avversaria.
Questo si incrinò, togliendole il fiato dai polmoni e facendole cadere lo spadone, ma il suo viso si piegò in una smorfia ostinata. Afferrò la mazza con le mani, strappandola alla sua proprietaria proprio mentre Shale la colpiva con una spallata devastante.

L’armatura del Campione si accartocciò, piantandosi nella sua carne e zampillando sangue mentre lei veniva scaraventata di sotto con un urlo, sovrastato solo da quello di Oghren, che corse verso il ciglio dello strapiombo, l’inutile mano tesa verso la moglie mentre la guardava precipitare nella lava bollente.
Q guardò la scena, strappandosi l'arma di Branka dal pettorale e prendendo tutto il fiato che poteva, prima di sentire una serie di schianti. I Golem erano appena crollati a terra, immobili.
《Micah, Aura, state bene?》 Chiese Alistair.
La bionda annuì a fatica, prima di girarsi verso la senzacasta. Wynne si era avvicinata per guarire le sue ferite, le lunghe dita luminose posate sul suo mento. 《Sei tutta intera?》

Lei si toccò la mascella, controllando che tutto fosse tornato al suo posto, e ghignò flebile. 《Come potrei non esserlo dopo il tuo salvataggio? Tu si che sai conquistare una donna: Aller non ha speranze.》
Aura sbuffò una risata faticosa. 《Qualcuno deve pur salvarti la pelle.》 Disse, aiutandola ad alzarsi.


Il ghigno dell'altra non fece che allargarsi, mentre Caridin, finalmente libero, si avvicinava ad Oghren, ancora con lo sguardo rivolto verso la lava.
《Un'altra vita persa per colpa della mia invenzione. Mi dispiace》 Disse rammaricato.
Il nano battè il pugno per terra, gli occhi lucidi. 《Che idiota. Tutto per quel maledetto affare!》

《Perché non è stata capace di controllarmi come ha fatto con te?》 Chiese invece Shale
《Non saprei Shayle. Hai subito delle modifiche? Perché, ti ricordavo più alta.》 Rispose Caridin

《Il mio ultimo padrone era un mago che si divertiva a fare esperimenti su di me. L'ho ucciso. Poi sono rimasta paralizzata per trent'anni.》
L'altro Golem annuì. 《La paralisi era una misura di sicurezza seguente alla morte del padrone. Ma tu sei sempre stata forte. Sono lieto che tu abbia riavuto il libero arbitrio e sono grato a tutti voi per ciò che avete fatto. Ora, è il momento di distruggere l'Incudine》

《Aspettate.》 Lo fermò Aura.
《Non cambierò idea.》 L’ammonì il Golem.

Lei rimase calma. 《Nemmeno io. Ma ora che Branka è morta, mi serve una prova che dimostri ai Deshyr che l'unica degna di sedere sul trono sia io.》
《Ah, vedo che Orzammar non è cambiata in tutti questi anni. Va bene, per rendervi onore, batterò l'ultima volta l'incudine per creare una corona degna della più grande delle sovrane.》
E così fu. Appena Aura la vide, rimase senza fiato: l'oro della corona era stato modellato con il lyrium in modo che i decori geometrici ricordassero le torri di Orzammar. Decine di zaffiri splendevano su di essa come stelle, era della misura perfetta per il suo capo. Il simbolo della casata di Caridin splendeva su di essa


La principessa ringraziò con un inchino, prima di tenere fede al patto. Insieme ad Oghren e Alistair, sollevò l’Incudine, portandola oltre il precipizio e facendola cadere nella lava bollente.
Caridin la guardò svanire ed emise un verso di commozione, le enormi spalle rilassate. 《Grazie》
Aura eseguì un secondo inchino. 《Farò in modo di essere una sovrana migliore rispetto ai miei avi.》
《Lo siete già, amica mia. Dopo secoli, grazie a voi e i vostri amici, sono libero, finalmente posso riposare. Atrast nel tunsha.》

《Che possiate trovare la via nell'oscurità.》 Rispose la principessa, voltandosi insieme agli altri verso l'uscita, mentre l'enorme Golem allungava una gamba nel vuoto e si lasciava cadere con un gemito di felicità, il suo animo finalmente leggero.


**


《Lord e Dame del consiglio, vi prego, mantenete l'ordine.》 Esclamò il Lord Siniscalco, cercando di sovrastare le voci dei presenti nella sala del trono.
Tutto il Coniglio dei Deshyr si era riunito lì, sotto espressa richiesta della principessa. E non solo loro.
Appena si era sparsa la voce del ritorno del gruppo inviato nelle vie profonde e che la stessa Lady Aeducan avesse convocato il Consiglio per decidere una volta per tutte il futuro sovrano, molti membri della casta dei nobili e dei guerrieri erano accorsi.

Aura però non stava facendo caso a nessuno di loro. Il suo sguardo era puntato in quello di Bhelen.
Dopo la morte di Caridin, le uscite del sup labirinto si erano spalancate, lasciando loro la possibilità di imboccare gallerie molto più rapide e sicure che lei non avrebbe mai pensato di vedere.
Avevano impiegato solo quattro giorni a tornare, in contrasto con le settimane che avevano impiegato ad arrivare all'Incudine, ed era alquanto sicura di aver mandato in frantumi i sogni di suo fratello di dichiararla morta. Poteva leggerglielo in faccia.

La stava fissando, seduto sullo scranno un tempo appartenuto al loro padre, Vartag Gavorn e Piotin Aeducan al fianco, lo sguardo colmo di disprezzo e i pugni così stretti da far scricchiolare le nocche. Ma lei non aveva mai abbassato gli occhi.
Lo aveva guardato mentre lo accusava davanti a tutti i presenti di aver ucciso Trian e suo padre e di essere il responsabile dell'attacco alla tenuta Harrowmont.
Lo aveva guardato in faccia mentre porgeva al Lord Modellatore i contratti che Micah aveva preso nel covo del Karta. Documenti che lo confermavano mandante di quell'attentato e delle estorsioni a cui avevano partecipato diversi nobili minori.

《Queste accuse sono solo calunnie.》 Affermò Bhelen, i pugni chiusi. 《Il nome che compare su quei documenti è quello del qui presente Lord Rorek, rivale politico di Lord Harrowmont da anni. Come puoi provare che lui e i suoi complici non abbiano agito per eliminare un ostacolo per i loro obiettivi?》
Il brusio invase di nuovo la sala. C'era chi assentiva, chi non sembrava convinto, ma i Deshyr erano silenti, gli occhi rivolti verso il basso. Davanti al trono, i polsi stretti da pesanti catene, Lord Rorek, Lord Miln, Lady Asdath e Lord Brenef giacevano in ginocchio. Tutti loro erano coperti di lividi e ferite, le vesti strappate, e gli occhi del primo si erano posati gelidi su Aura tutto il tempo, mentre gli altri erano pallidi e nervosi come animali al macello.

La bionda assottigliò gli occhi. Erano loro i principali alleati di Bhelen. Non erano i soli, ma erano i più importanti. Avevano finanziato loro il Karta e corrotto molte persone per aiutarlo nella sua ascesa. Avevano contribuito alle estorsioni, ai ricatti e agli attacchi che avevano terrorizzato il distretto dei diamanti e persino all'uccisione di alcuni servitori dei Deshyr.


Iselen e Runaan, in piedi dietro di lei come Alistair, alzarono le loro armi in modo impercettibile, segno che erano pronti a tutto. Le avevano detto che catturare quei quattro era stato molto complicato. Entrare nelle loro case era stato facile, ma quei traditori avevano preso precauzioni quando il Karta non era riuscita a ucciderla.
I suoi amici si erano dovuti fare strada attraverso intere legioni di guardie e persino a qualche mercenario, il mago aveva quasi abbattuto uno dei loro palazzi per toglierseli di torno, mentre quei vigliacchi cercavano di scappate. Ma grazie a Leske e Ornella, erano riusciti a bloccare le loro vie di fuga e prenderli prima che potessero avvertire Bhelen.
Rorek in particolare aveva opposto una strenua resistenza, cercando di attaccare quando si era scoperto in trappola. Ma come era prevedibile, era stato sopraffatto e trascinato davanti ai Deshyr insieme ai suoi compari, legato come il banale criminale che era.

La principessa non smise di fissare il fratello. 《Quindi mi stai dicendo che il sigillo reale dei Aeducan apposto su quelle carte sia un falso?》
Bhelen mosse la mano come per scacciare una mosca. 《È semplicissimo replicare un sigillo, sorella. Tu stessa ne possiedi uno. O mi sbaglio?》

Aura non fece una piega. Si era aspettata allusioni simili, era pronta. Aveva aspettato per mesi quel momento. Aveva contato i giorni. Alzò una nuova pergamena. 《Dunque, anche questa lettera firmata dal tuo fedele braccio destro Vartag Gavorn che reca nuovamente il sigillo reale è un falso? I miei alleati l'hanno ritrovata nella tenuta di Lord Miln quando gli hanno impedito la fuga. Si tratta di un ringraziamento per gli attacchi e la morte di alcuni uomini fedeli a Lord Vollney e Lady Helmi, entrambi Deshyr.》

Runaan, dietro di lei, ghignò nel vedere Vartag impallidire e Lord Miln abbassare il capo. Harrowmont gli aveva descritto quel Lord come qualcuno che avrebbe venduto sua madre per un po' di influenza. Forse aveva tenuto quella lettera per ricattare Bhelen.
Un brusio oltraggiato si diffuse nella folla di nani. Uno dei Deshyr, che doveva essere Lord Vollney, si alzò. 《Avete osato!? Siete stati voi!?》


《Lord Rorek, cosa avete da dire a vostra discolpa?》 Tuonò il Siniscalco, gli occhi neri e taglienti.
Il nano strattonò le catene, una smorfia arrogante che distorceva il volto livido. 《Io non riconosco queste accuse, ne riconosco l’autorità di quella codarda. Se fosse innocente, perché celarsi dietro i custodi!? Perchè non affrontare re Bhelen a viso aperto? Perchè circondarsi di criminali e abitanti della sua superficie!?》
《È vero! Tra i suoi alleati c'è la senzacasta che ha dissacrato le Prove!》Urlò qualcuno, provocando una serie di parole indignate tra i conservatori, anche se molti si limitarono ad ascoltare.

Aura si rivolse alla sala In tono fermo. 《Si, avete ragione. È stata Micah Brosca ad aiutarmi a fuggire dalle prigioni in cui Bhelen mi aveva rinchiusa ed è con lei che ho raggiunto la superficie. È grazie a lei se ora sono di fronte a voi. Ha lottato con coraggio al mio fianco in molteplici occasioni, persino quando abbiamo raggiunto il Monumento di Caridin e trovato l'antica Incudine del Vuoto.》
Il silenzio inghiottì la stanza. Bhelen la fissò sconvolto. La sorella poteva vedere la paura, l'ansia, l'aspettativa nei suoi occhi. Proseguì. 《Le storie che narrano la follia del Campione Caridin sono false. Ho appreso la verità da lui stesso: I Golem non sono costrutti, ma nani deposti sull'Incudine e resi schiavi. Re Valtor obbligò migliaia di nani a sottoporsi alla forgiatura e condannò Caridin allo stesso fato quando si oppose a quel massacro.》 Si rivolse ancora ai Deshyr, tutti gli sguardi erano su di lei. 《Le vite di innumerevoli innocenti sono andate perse per recuperare quello strumento. Il Campione Branka ha sacrificato la sua intera casata pur di ottenerla. Non potevo lasciare che succedesse ancora: io e I miei compagni l'abbiamo distrutta.》

Il pugno di Bhelen si abbatté sul bracciolo dello scranno, la sua voce di un'ottava troppo alta. 《Sei una folle! Con l'Incudine del Vuoto avremmo potuto riportare in auge il nostro impero!》
Aura si rivolse a lui, sprezzante. 《È dunque così che vorresti governare fratello? Fonderai il nuovo Impero sul sangue di centinaia di nani?》

Il nano boccheggiò, preso in contropiede, rosso di rabbia e vergogna, ma lei parlò ancora, zittendolo. 《Caridin ha fatto ciò che ha fatto solo per proteggere il nostro futuro. Voleva che Orzammar diventasse migliore, più forte. E io ho intenzione di farlo. Per anni ci siamo chiusi al resto del mondo per rispettare le tradizioni. Abbiamo ignorato i nani di superficie e lasciato che sotterfugi e intrighi ci distraessero. Ma è arrivato il momento che questo cambi: non vi sto chiedendo di abbandonare i nostri usi, ma di crescere insieme ad essi. Solo così potremo sperare di riavere la gloria dei nostri Antenati e superarla!》
Vide moltissime facce pensierose tra i nobili. Notò una donna annuire verso di lei, ma un nano anziano la guardò duro. 《Come potete dire che farci insozzare dagli abitanti della superficie ci renderà forti!? Come potete anche solo proporre una tale blasfemia?! Sovvertirete i nostri antichi riti, distruggerete tutto ciò che Orzammar rappresenta!》

 La principessa lo guardò seria, determinata. La tensione nella sala era palpabile. 《Io ho sempre rispettato gli antichi riti: ho vinto con onore le Prove e accetterò qualsiasi decisione prenderà il consiglio in merito a chi dovrebbe essere re. Ma ho visto la superficie, ciò che ha da offrirci e ho anche calcato le vie profonde. Ho visto ciò che eravamo, ma anche ciò che potremmo arrivare ad essere! Ci vorrà molto tempo, ma Caridin credeva che Orzammar ne fosse capace. E mi ha dato un segno di questo.》
L'enorme porta dietro di loro si aprì, lasciando entrare Adal Helmi. In mano reggeva la corona di Caridin. La alzò davanti a tutti, portandola al cospetto del Lord Modellatore. 《Questa corona è un dono dell'antico Campione a Lady Aeducan.》

L’uomo la osservò minuzioso, gli occhi sbarrati non appena riconobbe il sigillo su di essa. 《Il simbolo della casata Ortan! Lady Aeducan dice il vero!》
Un boato di espressioni sorprese invase la stanza, tutti che cercavano di vedere meglio, mentre persino l'espressione dura di Piotin si rilassava in sorpresa genuina.
《È possibile?》
《È tutto vero?》
《Caridin in persona l'ha scelta?!》


Aura sorrise, ormai sapeva di avere gran parte dell'assemblea dalla sua. Poteva vedere suo fratello stringere i braccioli dello scranno, una vena pulsante sulla fronte.
Ma Lord Rorek si alzò in piedi furente, il volto tumefatto distorto dalla rabbia, la sua arroganza precedente svanita. 《Voi siete solo una traditrice! Voi detestavate il principe Trian! I vostri trucchi hanno reso Orzammar debole, e quando re Bhelen vi ha scoperta, siete fuggita a fare la criminale di superficie! Siete una senzacasta ormai! Feccia della superficie》
Il Siniscalco gli impose il silenzio, mentre molti sguardi fissavano il Lord con disapprovazione. Ma la principessa non lo degnò di uno sguardo.

Fino ad un anno prima, un simile insulto sarebbe stata una grave offesa, ma dopo tutto quello che aveva visto nei suoi viaggi, dopo tutto quello che aveva affrontato e imparato, scoprì di non sentirsi affatto toccata.
《Io amavo e rispettavo mio padre e mio fratello. Mai avrei osato fare loro del male e se mi concederete il trono, onorerò sempre la loro memoria.》 Disse, lo sguardo puntato in quello di Piotin. 《Bhelen invece ha sempre tramato tra le ombre. Si è circondato di alleati codardi tanto quanto lui e insieme hanno ricattato e usato persone incapaci di disobbedire per cercare di eliminare i suoi rivali. Sapeva di non poter vincere altrimenti.》 Spalancò le braccia, osservando ognuno dei Deshyr. 《Dunque, Chi sceglierete per guidarvi?》


Molti membri del consiglio si alzarono all'unisono, chiamando il suo nome. Harrowmont, Helmi, Dace, Bemot, Meino, Vollney, Astyth, Ivo e altri batterono i propri bastoni ripetendo 《Regina Aura Aeducan!》
La bionda vide Bhelen impallidire sullo scranno, i suoi alleati altrettanto terrorizzati, mentre il Siniscalco prendeva la corona. 《Il consiglio ha scelto. Che i ricordi siano testimoni delle vostre azioni.》

Aura si inginocchiò, sentendo quel peso cingerle il capo, mentre il cuore martellava contro le costole. “Padre, Trian, ci sono riuscita”.

《No! Non lo accetto!》 Urlò però Bhelen, mentre tre dei suoi alleati nobili tiravano le catene per il terrore e Lord Rorek ringhiava furioso. 《Io sarò il re!》
《La decisione è presa!》 Lo redarguì il Siniscalco, ma il nano afferrò la sua ascia, il volto una maschera di collera e i denti digrignati come quelli di una bestia in trappola.

《Non sei degna del trono! Hai ucciso Trian, tu…》 Il piatto di una seconda ascia lo colpì al lato della testa, facendogli perdere l'equilibrio.
Piotin Aeducan si erse imponente sopra di lui, puntandogli la sua arma contro il collo. 《Parla.》
Bhelen lo guardò pieno di odio. 《Tu traditore…》 Il filo della lama graffiò la pelle.
《Parla!》 Ringhiò suo cugino.

L'altro emise un ringhio gutturale, furibodo. 《Quel mucchio di letame di bronto di Trian non sarebbe mai stato un degno re! Borioso, guerrafondaio e arrogante, ci avrebbe distrutti tutti quanti! Io invece avrei creato un nuovo impero! Avrei ridato ad Orzammar lustro e potere!》 Si rivolse verso Aura, sbraitando ancora di più. 《Tu e lui mi avete sempre guardato dall'alto in basso! Mi avete sottovalutato, messo in ridicolo! Mi volevate intorno solo perché vivessi nelle vostre ombre quando in realtà ero migliore di voi!》
《No, Bhelen.》 Lo interruppe Aura. 《L’unica verità è che tu sei sempre stato un debole. Un debole che ha ucciso il suo stesso fratello per sentirsi migliore. Ma non hai ingannato nostro padre. Lui aveva capito chi eri, Bhelen. Sapeva di ciò che avevi fatto.》
《Nostro padre era un idiota e come tale è morto!》


Aura non poteva credere che quello davanti a lei fosse il suo fratellino, il ragazzino a cui leggeva storie e con cui giocava con spade di legno, la persona a cui pensava di poter confidare i suoi dubbi.
Strinse I pugni, il cuore che palpitava e parole pesanti sulla lingua. 《Bhelen Aeducan, per i tuoi crimini contro Orzammar, per il tuo tradimento e l’omicidio di Trian e Endrin Aeducan, ti condanno a morte.》

Vide Adal avvicinarsi, porgendole il suo spadone, mentre Piotin teneva fermo suo fratello, ignorando le sue farneticazioni e le urla furiose di Rorek e le preghiere di Lord Miln, Lady Asdath e Lord Brenef.
Afferrò lo spadone, sollevandolo sopra il proprio capo, il petto stretto da una morsa e i denti digrignati. Tante volte aveva immaginato quel momento: lo aveva sognato, aveva atteso con pazienza, si era impegnata per realizzarlo. La sua vendetta era stata la sola cosa che le aveva fatto accettare di lavorare per il Karta e che le aveva permesso di andare avanti in quei mesi.
Lui l'aveva umiliata, ferita, aveva cercato di strapparle via ogni cosa e ora era indifeso davanti a lei.

Aveva vinto. Era sopravvissuta. Lui invece aveva perso.
Si era aspettata di sentire soddisfazione, forse addirittura felicità, e invece nella sua gola sentiva solo un nodo di lacrime.
Chiuse gli occhi all'ultimo secondo mentre la sua lama vibrava letale sul petto di suo fratello.

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Capitolo 36
*** Il Ritorno alla Superficie ***


Aura emise un lieve sospiro di stanchezza, cercando una posizione più comoda sul suo scranno di pietra.
Suo padre le aveva spesso detto che il trono poteva rivelarsi una posizione scomoda, ma aveva sempre pensato che facesse riferimento alle responsabilità di un sovrano, non al luogo dove stava seduto.
Un sorriso triste guizzò sulle sue labbra ripensando al genitore. Chissà che avrebbe detto se l'avesse vista, con una corona creata da Caridin in persona e capo della loro città. Un ruolo a cui si stava ancora abituando: gli ultimi giorni erano stati… tumultuosi.

Dopo la morte di Bhelen e l’annuncio del sostegno di Orzammar ai custodi grigi, la città era piombata in un fermento folle: c’era pochissimo tempo per radunare contro il Flagello l’esercito più imponente mai visto.
Tutti stavano facendo del proprio meglio, reclutando guerrieri o fabbricando armi o armature, però anche se era stato assicurato che nessuno avrebbe perso la propria casta per essere andati in superficie, molti avevano storto il naso all'idea di lasciare la sicurezza del sottosuolo. Li capiva, ricordava il senso di terrore e smarrimento che aveva provato la prima volta che aveva visto il cielo, ma sapeva che nessun guerriero nanico sarebbe rimasto inerte mentre la prole oscura seminava distruzione.
Anche per questo la sua incoronazione era stata resa ufficiale molto più in fretta di quanto le tradizioni prevedessero. I Deshyr avevano chiuso un occhio solo perché, in vista di una battaglia talmente ardua, riportare l'ordine e la stabilità tra il popolo dopo mesi di guerra civile era indispensabile per avere una sola speranza di vittoria.

Più difficile era stato convincerli ad accettare alcune sue nuove riforme, prima fra tutte quella di concedere alle figlie femmine di essere eredi al trono. Le ore che aveva passato a discutere e spiegare le proprie ragioni le avevano fatto rimpiangere le vie profonde.
Alcune nobildonne le erano parse interessate, anche tra le tradizionaliste, ma diversi nani più anziani si erano opposti. Dicevano che il primo Aeducan era un uomo e che il trono spettava ai suoi eredi maschi, ma la nuova regina non aveva intenzione di cedere.
Aveva visto cosa Branka aveva fatto pur di ottenere ciò che voleva, cosa i suoi stessi antenati avevano fatto. Si era ripromessa di essere migliore di loro, e avrebbe mantenuto la parola.
Per tutta la vita, l’essere donna l'aveva resa un mistero, un'incognita, una persona che aveva dovuto lavorare più di tutti per dimostrare il proprio valore. Una fonte di timore che, se fosse nata primogenita, avrebbe solo potuto dare la corona a qualcun altro.
E non era la sola. Molte donne, anche le più influenti, venivano considerate dopo i loro mariti piuttosto che come loro pari. E lei avrebbe di cambiato le cose.

Si sarebbe ovviamente sposata e avrebbe assicurato degli eredi legittimi al suo regno, ma suo marito sarebbe stato il principe consorte, niente di più.
Era certa che le sue scelte fossero giuste? Sapeva di essere pronta a reggere il destino della sua città attraverso simili cambiamenti? No. Ma nessuno era mai pronto ad una cosa simile. Nemmeno suo padre.
Aveva appreso la politica e la storia della città, i suoi sotterfugi, aveva mostrato il proprio valore calcando le vie profonde ed era stata riconosciuta da Caridin: era degna di governare. Non aveva mai ambito a quel ruolo quando Trian era vivo, e ne stava ancora scoprendo il peso, ma non si sarebbe tirata indietro.
Non avrebbe ceduto il trono di suo padre, il trono che si era guadagnata, solo perché così voleva un branco di vecchi. E una sua primogenita non sarebbe stata messa da parte in favore di un suo figlio maschio. Tra loro non vi sarebbe stata l’invidia che aveva rovinato la sua famiglia. La storia non si sarebbe ripetuta.


《Mia regina, mi sembrate pensierosa.》 La riscosse Piotin Aeducan, alla sua destra, mentre a sinistra Adal Helmi la osservava attentamente.
Scosse la testa, facendo segno di non preoccuparsi.
Entrambi erano stati di grande aiuto negli ultimi giorni. Era lieta di averli scelti come suo braccio destro e vice nell'esercito e come suo braccio sinistro e consigliera per premiare la fedeltà del primo alla sua famiglia e gli sforzi della seconda per aiutarla a sedersi sul trono
Quella era stata una delle poche scelte che i Deshyr avevano accettato senza remore. Anzi, come aveva previsto, la matriarca Helmi era lieta di avere una delle sue figlie così vicina al trono. Era anche grazie a lei che nessuno aveva tentato idee drastiche per fermare i cambiamenti che stava cercando di portate
In particolare il suo ordine che il distretto della polvere venisse ricostruito e che ai senzacasta venisse data la possibilità di lavorare e vivere in modo onesto.

Adal e Piotin avevano ridotto al silenzio le urla oltraggiate dei Deshyr quando lo aveva annunciato, mentre lei ricordava a tutti loro che cosa Branka e Valtor, un Campione e un Re, presunti esempi per tutti i nani, avessero fatto a chi si fidava di loro. Quei senzacasta invece non avevano fatto nulla di male se non nascere nel posto sbagliato.
Sapeva che la questione era tutt'altro che conclusa: era cosciente che sia Adal che Piotin nutrivano dubbi riguardo alcune sue idee, e lei stessa non era così ingenua da pensare che secoli di abusi da parte delle caste più alte sarebbero stati dimenticati o che il Karta e la criminalità nanica sarebbero svaniti nel nulla, ma entrambi si fidavano di lei.
Avevano scelto di sostenerla di fronte a tutto il consiglio e la sovrana, in cuor suo, sapeva di non poter chiedere persone migliori al proprio fianco. Ed erano i soli che voleva assistessero a quello che stava per accadere.


Le pesanti porte si aprirono, mentre un manipolo di guardie trascinava dentro Lord Rorek per le catene che ancora gli stringevano i polsi. Lo gettarono davanti a lei, per poi defilarsi con un inchino.
Il nano rimase accasciato a terra per un attimo, prima di guardarla con quegli occhi verdi taglienti come lame. La permanenza in cella aveva trasformato drasticamente il suo aspetto.
Gli abiti di tela grezza erano sporchi di sangue rappreso, la sua barba sfatta celava in parte il suo volto, che non era più gonfio come al processo dki Bhelen, ma Aura poteva vedere i lividi e i tagli che gli aveva causato Runaan. Il viola era ormai sfumato nel giallo, tinte vivaci degne di qualche raro animale piuttosto che di un nobile.
《Dunque, mia regina》 Disse, calcando sprezzante sul titolo. 《È ormai arrivato il mio turno?》


L’udienza contro di lui, Lord Miln, Lord Brenef e Lady Asdath era stata una delle più veloci nella storia di Orzammar. Con accuse tanto palesi di estorsione, corruzione, violenza, tradimento e tentato regicidio, confermate da dei custodi grigi e Lord Harrowmont, erano stati tutti condannati a morte nel giro di poche ore. E ormai, l'uomo davanti a lei era l'unico ancora vivo.
Prendere la loro vita non le aveva lasciato la stessa amarezza che aveva accompagnato la morte di Bhelen, ma non le aveva dato la soddisfazione che si era aspettata. Aveva dovuto sentire le loro suppliche, i loro pianti, le loro scuse; Lord Miln aveva persino rinnegato Bhelen e implorato pietà prima che la lama calasse su di lui.
Erano dei pusillanimi, dei codardi, degli assassini. Avevano fatto cose orribili, eppure non aveva sentito quella scarica familiare. Non era come uccidere nella foga della lotta, quando l'adrenalina pompava.
Ai volti di quei traditori si era sostituito sempre quello di suo fratello, aveva visto nei loro occhi ciò che aveva visto nei suoi. E negli ultimi giorni, l’idea che avrebbe potuto esserci un'altra strada le aveva dato il tormento

Sapeva che non sarebbe potuta finire in altro modo, non dopo quello che Bhelen aveva fatto, ma una parte di lei continuava a pensarci. E forse era per questo che aveva deciso di uccidere Rorek per ultimo. Forse sperava scioccamente che lui avesse la risposta.


《Si, Rorek, è il tuo turno. Ma prima, voglio che tu mi dica una cosa: perché ti sei alleato con Bhelen?》
L'altro ghignò con ovvietà. 《Avrebbe dato alla mia casata e ai nobili come me ciò che ci spetta. Avrebbe innalzato le caste inferiori e riportato la città ai fasti di un tempo, a differenza di quegli idioti dei Deshyr. Orzammar sarebbe stata governata da chi lo meritava davvero.》 Sputò per terra. 《Lui era il solo capace di sbarazzarsi delle nostre patetiche tradizioni e di quel branco di deboli che vi si aggrappa!》

Seguì un secondo di silenzio teso, il nano tossì rauco prima di continuare. 《Lui aveva il coraggio di fare quello di cui tu non sei capace.》
L'ascia di Piotin raggiunse il suo collo in un attimo, la lama vicina abbastanza da graffiare la pelle, il suo padrone che lo fissava con sguardo di pietra. 《Ti rivolgerai alla regina con il rispetto che le devi. È grazie a lei se ancora respiri, traditore.》

L'altro rise rauco. 《E sarà sempre lei a sgozzarmi. Sempre che tu non voglia precederla, traditore.》
Piotin parve considerare l'idea, ma Aura gli fece gesto di fermarsi. 《Dici che Bhelen avrebbe innalzato le caste inferiori, eppure tu non hai esitato un attimo a uccidere tutti quegli innocenti nella tenuta di Lord Harrowmont pur di arrivare a me.》

L'altro le rivolse un sorriso affilato. 《Il loro sacrificio è stato ampiamente apprezzato dal mio signore.》
Aura assottigliò gli occhi, sentendo la collera montare, e vide chiaramente Adal stringere i pugni così tanto da far scricchiolare le nocche.
Entrambe ricordavano le urla e la confusione, il fumo che chiudeva la gola e faceva bruciare gli occhi e la paura di quelle persone che fuggivano mentre il Karta li inseguiva. Li avevano visti cadere uno dopo l'altro, trafitti nella schiena, il loro sangue aveva tinto le pareti, e lui aveva il coraggio di chiamarli “sacrifici”!?
《Quindi Sono questi gli atti che tu e Bhelen avevate il coraggio di compiere!? Mandare il Karta a uccidere persone disarmate solo per arrivare a me!?》

Rorek le rivolse contro gli occhi verdi, brillanti di una luce inquietante 《Il solo vero ostacolo per il nostro piano sei sempre stata tu. Ucciderti è stato il solo pensiero mio e di re Bhelen da quando è stato annunciato del tuo ritorno. E quando Gavorn si è rivelato l'incapace che è nell'arena, era necessario porre rimedio. Ad ogni costo.》
La sovrana strinse bracciolo dello scranno. 《Avreste potuto attaccare le Prove, tendermi una trappola o aggredirmi per le strade… e invece hai manipolato e ricattato chi non poteva difendersi. Bhelen diceva di voler innalzare le classi basse, e invece tu hai usato Ornella e hai ucciso gente innocente, persino anziani e ragazzini, solo perché potevi!》

L'altro a quel punto scoppiò in una risata difficile. Aura sentì una scossa di fastidio. 《Erano solo insetti! Insetti al servizio di un ignorante che farebbe crollare la nostra città piuttosto che cambiare le sue idee retrograde. Credi davvero che non detesti anche te sotto quell'aria da finto benefattore? Re Bhelen mi ha detto che era necessario schiacciarli per avere il trono e rendere Orzammar migliore!》
Nel sentirlo ridere, la regina sentì lo stomaco torcersi per il disgusto. Si era già pentita di aver deciso di ascoltarlo. Era stata una sciocca a pensare che uno come lui potesse avere le risposte che cercava.

Ornella glielo aveva descritto come un uomo astuto e pericoloso, un manipolatore brillante e un abilissimo giocatore politico, ma quello che aveva davanti non era diverso dai banali criminali che aveva affrontato.
Era una persona così assetata di potere da lasciar morire innocenti senza battere ciglio, eppure tanto patetica da non agire mai in prima persona, da lasciare sempre agli altri il rischio del lavoro sporco. Non era un uomo di cui valesse la pena accettare consigli.


Si alzò in piedi, incombendo su di lui, lo sguardo azzurro che mandava lampi, e fece segno a Piotin di farsi indietro. Scese i gradoni di pietra e Adal le porse lo spadone, come aveva fatto al processo di Bhelen
Le parve di vedere un lampo di paura attraversare la faccia di Rorek, ma quell’odioso sorriso beffardo tornò a deformargli il volto. 《Se credi che uccidermi servirà a qualcosa, fai pure. Sei patetica. Ti sbracci, ti riempi la bocca di cambiamenti, ma ti pieghi all'ignoranza dei Deshyr. Non hai la forza di regnare! Non sarai mai grande quanto re Bhelen!》

La sovrana non reagì a quelle parole. Non valevano nulla, si disse, come chi le aveva pronunciate. Erano un insipido tentativo di far leva sulle sue insicurezze per guadagnare tempo e sfuggire alla morte
Anzi, tutta quella conversazione era una farsa. Ora vedeva la paura sul suo volto, celata dietro quel sorriso e la finta sicurezza: solo un'altra maschera
La lama dello spadone scintillò come il sudore sulla sua fronte, ma lui proseguì, la voce acuta. 《Sarai per sempre la regina che ha distrutto l’incudine del vuoto, colei che ha calpestato i cadaveri di suo padre e dei suoi fratelli per avere il trono! Nessuno dimenticherà ciò che avremmo potuto essere! Intere generazioni malediranno il tuo nome, primo tra tutti il bimbo che hai reso orfano! Un giorno diventerà la tua rovina! Reclamerà vendetta nel nome di suo padre! Tu…》
《Basta!》 Tuonò Aura, la sua voce che rimbombava per la sala e metteva finalmente a tacere quella serpe.

Era stata una stupida a pensare che lui avesse le risposte che cercava. Ed era stata ancora più stupida a pensare che ricevere una risposta, sapere che avrebbe potuto esserci un altro modo oltre all’uccidere Bhelen, avrebbe fatto sparire il suo senso di colpa.
Quella sensazione non se ne sarebbe andata, avrebbe dovuto conviverci. Come avrebbe dovuto lottare per spingere Orzammar ad evolversi. Ma andava bene così. Non avrebbe mai potuto essere la Regina che Caridin aveva visto in lei se avesse permesso a qualcuno di farle rinnegare le proprie idee


Alzò lo spadone sopra la testa, gli occhi fissi in quelli si Rorek. 《L'unica cosa eclatante che Bhelen abbia mai fatto, è stato tradire e uccidere il suo stesso padre e fratello e ingannare l'intera città. Si è condannato con le sue stesse mani.》 Disse gelida.
《Dici che nessuno dimenticherà le sue promesse, ma tu non sai cosa sarebbe costato mantenerle. Sedermi su quel trono ogni giorno per me sarà il mio più grande onore e fardello, ma i traditori come te non possono saperne niente dell'onore. Ma non temere per la vita di mio nipote. Io non sono Bhelen.》
Lo vide boccheggiare, gli occhi verdi sgranati di colpo così simili a quelli di suo fratello, mentre finalmente lo spadone scendeva sulla sua carotide.

Aura sentì la lama squarciare la pelle e lo zampillo rosso che schizzava maligno, troncandogli le parole in gola in un orribile gorgoglio di paura. Lo vide tirare le catene, gli occhi per un attimo colmi di orrore, prima di cadere sul fianco con un'espressione vacua, vuota.
Provò nuovamente quella sgradevole sensazione di amarezza. Era più mite stavolta, ma c'era. Eppure, rilassò le spalle e abbassò la sua arma.
Lo doveva accettare: la sua famiglia non c'era più, l’invidia e il rancore l'avevano spezzata. Lei stessa aveva spezzato l'ultimo legame che aveva e non avrebbe mai dimenticato. Ma ora, aveva una seconda opportunità, poteva evitare che il ciclo si ripetesse.


《Mia Regina…》 La richiamò Piotin, e lei si voltò.
《Convocate il Consiglio. E chiamate Micah e Rica Brosca.》 Era il momento di tenere fede alla parola


**


Micah rivolse per l'ennesima volta lo sguardo verso l'enorme portone di pietra.
Ormai era oltre mezz’ora che stava aspettando che qualcuno venisse a chiamarla. Che diavolo stavano combinando quelle teste di marmo!?
Cercò di tendere le orecchie, ma non arrivò un suono.

Sbuffò esasperata, girandosi verso sua sorella: Rica era seduta sui gradoni dietro di lei, il figlio Endrin in braccio e lo sguardo basso. Non aveva nemmeno provato a parlarle; non sapeva se la cosa le desse fastidio o fosse meglio per entrambe. Era ancora furiosa con lei per come l'aveva trattata, ma una parte di lei era felice di vedere che sia lei che suo figlio stessero bene.

La sua testa però scattò all'indietro quando sentì la porta grattare sul pavimento. Un nano dall'aria impomatata e la barba lucida si avvicinò cerimonioso.
《Micah Brosca, Rica Brosca, la regina Aura Aeducan richiede la vostra presenza.》


La senzacasta alzò gli occhi al cielo. Erano davvero necessarie tutte quelle cerimonie?
Però si morse la lingua. Stava aspettando quel momento da settimane: ora che finalmente aveva quel maledetto trono, la principessina doveva tenere fede alla promessa che le aveva fatto, altrimenti…
Scosse la testa con veemenza. No, doveva fidarsi. Aura non era come le altre teste di marmo.

Si avviò in fretta nella sala dietro il nano, Rica davanti a lei che ancora si rifiutava di guardarla in faccia. Ma appena attraversò la soglia, fu lo sguardo dell'intero consiglio dei Deshyr a puntarsi su di lei.
La stavano fissando disgustati, come se fosse stata uno scarafaggio. Le giunsero molti sussurri che la riconoscevano come “la pazza che aveva dissacrato le prove, che era sopravvissuta alle vie profonde e aveva persino combattuto contro un Campione”.
Ghignò soddisfatta contro tutti quei cretini, avviandosi a testa alta attraverso il salone, assicurandosi che il suo tatuaggio fosse bene in vista in vista. Già, era stata proprio lei a fare tutte quelle cose. Così la prossima volta ci avrebbero pensato bene prima di affibbiarle una taglia di venti misere sovrane!

Rimase dritta anche quando giunse al cospetto della regina. Il nano che le aveva fatte entrare si inchinò profondamente verso Aura, seduta in armatura completa sul suo scranno di pietra e con quella corona enorme sui capelli ben acconciati.
Piotin Aeducan e Adal Helmi erano ai lati del trono, gli occhi vigili, e non le sfuggì la presenza di Aller in piedi accanto a lei. Ghignò sorpresa: era rimasto nonostante tutti i problemi che quelle teste di marmo stavano dando ad Aura. Dunque quel damerino era davvero interessato a lei! Non lo avrebbe mai detto.
Però non fece troppo caso a lui: i suoi occhi erano puntati sulla sovrana.

《Allora principessina, vedo che sei pronta a mantenere la promessa.》
Sentì sospiri oltraggiati per tanta familiarità, ma la bionda sorrise. 《Si, Micah. E anche di più.》 Si voltò verso sua sorella. 《Rica, potrei vedere mio nipote?》

La donna trasalì, stringendo il figlio al petto, e Micah alzò gli occhi scocciata. 《Rica, muoviti!》 Le sibilò
Lei si riscosse, avanzando incerta oltre i tre gradini che le separavano dal trono, allungando il piccolo verso la Regina e scostando la coperta quel tanto che bastava per mostrare la faccia rotonda del bimbo.

Aura osservò attentamente quei grandi occhi che la guardavano con innocente curiosità, e il suo sguardo si addolcì quando la sua piccola bocca si aprì in un sorriso senza denti. 《Gli somiglia.》
Rica ebbe un tremito e Micah ne soppresse uno a sua volta, ma la regina sorrise benevola. 《Ha il sangue di una stirpe di re e crescerà come un principe, come è suo diritto.》 Si alzò in piedi, rivolta alla sala. 《Che sia noto a tutti: fino a quando la Pietra non benedirà la mia casata con frutti del mio grembo, Endrin sarà mio erede. E se un giorno riceverò il dono di figli miei, mio nipote sarà tenuto in altrettanta considerazione.》


Il piccolo allungò una mano verso di lei con dei versi, e la regina sfiorò le piccole dita con le proprie. 《Tutti gli onori saranno dovuti a lui e a sua madre. Sarete sempre parte della mia famiglia, Rica Brosca.》
La nana emise un singulto di sollievo, gli occhi umidi mentre si inchinava profondamente davanti a lei. 《Vi ringrazio, mia regina! Grazie di tutto cuore.》
Micah la osservò scendere dai gradini e ritirarsi pochi passi dietro di lei, il figlio stretto al petto e un sorriso enorme sul viso rigato. Sbuffò sollevata: finalmente era finita. Poteva levare le tende.
Però Aura non sembrava pensarla allo stesso modo, perché attirò di nuovo l'attenzione dei Deshyr. 《Ma questo non è l'unico annuncio che farò oggi.》 Si alzò. 《Alcuni di voi in questi ultimi giorni hanno espresso i propri dubbi sulla mia decisione di regnare in prima persona e delle mie nuove leggi.》

Un silenzio assordante piombò nella stanza.
Micah vide molti nani tossire imbarazzati o fare finta di nulla, da brave teste di marmo, e alzò un sopracciglio. Perché Aura non le aveva ancora detto di andare? Sbuffò. Non aveva già sentito abbastanza discorsi?

La Regina proseguì. 《Ho ascoltato e compreso quei dubbi, ma non rinuncerò alle mie idee, ne cederò il trono dei miei antenati. Ho promesso di rispettare il passato di Orzammar, ma anche di farla progredire》 I suoi occhi azzurri osservarono fieri ogni Deshyr.
《Oggi, Endrin Aeducan è stato riconosciuto come mio possibile erede, poiché io, anche se donna, sono discendente di sangue del primo Aeducan. La nostra città avrà un principe consorte che regnerà al mio fianco, e grazie a lui la casata reale sarà benedetta da nuovi membri.》 Sorrise un attimo verso Aller, che si inchinò. 《Ma voi avete scelto me come vostra regina. Avete donato a me il diritto di proteggere e guidare la nostra città nel modo che io ritengo più giusto. E io metterò in pratica l'onore che mi avete concesso. Questo vuole la tradizione》

Micah tentò inutilmente di mascherare con un grugno la risata fragorosa che le era salita alle labbra ed ignorò bellamente le nuove occhiate disgustate. Ora si che era contenta di essere rimasta!
Molti dei presenti erano sbiancati: i nani più anziani stavano chiaramente cercando di replicare, fallendo.
Aura li aveva messi tutti quanti al loro posto con una frase! Non era un'azione spettacolare come rovinare le Prove, ma la reazione era altrettanto spassosa! E lo sguardo che stava rivolgendo alla sala, come se li stesse sfidando a contraddirla, le fece sentire un moto di ammirazione nei suoi confronti.
Dopo averla vista lottare contro mostri di ogni sorta, ricoperta di terra e lerciume, si era quasi dimenticata che tenere a bada quel branco di zucconi era stata la cosa per cui si era istruita per tutta la vita.

Però la regina non pareva soddisfatta, perché riprese a parlare. 《È mia intenzione riparare i torti che da secoli definiscono la nostra città. E inizierò ripagando una persona senza la quale non sarei qui oggi.》 Si rivolse verso la senzacasta. 《Micah, vieni avanti.》
“Eh?!”
Ubbidì confusa. Che stava succedendo?! La storia era finita. Aveva accolto Rica e suo figlio nella famiglia, aveva fatto il suo gran discorso: quello era l'accordo, quindi che stava cercando di fare!?

《Inginocchiati.》 Proseguì Aura.
《Ehi, ma che vuoi…?》

La sovrana alzò gli occhi con aria affettuosamente esasperata. 《Ascoltami per una volta.》 Sussurrò
L'altra nana le rivolse uno sguardo di sottecchi, ma scese incerta sul ginocchio. Il pavimento era gelido, sentiva gli occhi di tutti puntati su di sé.
Aura sorrise. 《Amica mia, per avermi salvato la vita quando sono stata rinchiusa, per essere rimasta al mio fianco in superficie e per avermi aiutata a calcare le vie profonde e distruggere l'incudine del vuoto…》
Alla ragazza sfuggì uno sbuffo divertito. Detta così sembrava stesse parlando di una leggendaria eroina. In realtà, lei aveva solo cercato di salvarsi le chiappe e riempirsi le tasche nel frattempo.
《Elevo te, la tua famiglia e i tuoi discendenti al rango di Guerrieri. Perciò, ora alzati Micah, della casata guerriera Brosca!》


La testa della nana scattò in alto per lo stupore. Sentì Rica sobbalzare di sorpresa e un brusio frenetico, oltraggiato, terrorizzato avvolgere la sala. Aveva sentito bene? Lei? Una guerriera!? Era uno scherzo!?
Vide Aura avvicinarsi con un sorriso, incurante dei voci dei Deshyr, delle loro espressioni confuse, e si ritrovò in piedi con una faccia inebetita.
《Tu sei matta, principessina.》
L’altra rise sorniona. 《Ho imparato dalla migliore, amica mia.》 Disse, prima di cingerle le spalle.

Micah si lasciò abbracciare, troppo scioccata opporre resistenza. Non era ancora certa di essere sveglia. Forse era tutto un sogno folle, che avesse bevuto troppo al Tapster?
Aura si allontanò, ma il suo sorriso rimase. 《Spero che quando il Flagello sarà sconfitto, verrai ad abitare in un palazzo qui vicino. Nostro nipote avrà bisogno di entrambe le sue zie per crescere. E chissà, magari un giorno avrà dei cugini che lotteranno al suo fianco.》
Micah registrò a malapena il fatto che stesse parlando di loro possibili figli. Ancora non ci poteva credere. Aura, la regina, le aveva dato una casta! Cazzo, L'aveva abbracciata davanti ai Deshyr!
Sgranò gli occhi. Un attimo. Era una testa di marmo!?
Aura si lasciò sfuggire una risata, mentre si sedeva nuovamente sul suo scranno. 《Micah e Rica Brosca, siete libere di andare. E grazie.》 Disse alla minore.


L'ex senzacasta si avviò nuovamente attraverso la navata, la sua confusione che pian piano sfumava in soddisfazione mentre guardava le facce di tutti quei vecchi!
La odiavano ancora, avrebbero voluto sputarle contro il loro disprezzo, ma non potevano. Anzi, si dovevano sciogliere in convenevoli e salamelecchi davanti a lei e Rica, perché la Regina le aveva rese loro pari. E, come aveva fatto notare, la sua parola era legge!

Un altro ghignò stirò le sue cicatrici, mentre sfuggiva a tutti segni finti di rispetto: il suo corpo si rilassò solo quando giunsero ai suoi alloggi. Ma si tese di nuovo quando sentì Rica parlare.
《Micah, grazie.》 Disse, stringendo il piccolo Endrin
Strinse i pugni. 《Ah, quindi ora mi parli?》 Chiese pungente, girandosi. 《Questo vuol dire che ora che tuo figlio è ancora un principe, siamo a posto?》

《Micah… mi dispiace di averti detto quelle cose, ma avevo paura, non sapevo…》 Provò a scusarsi la maggiore, ma la interruppe digrignando i denti.
《Vaffanculo Rica! Io sono tornata per te! Ho pensato a come trovarti appena sono arrivata! Tu invece non hai esitato un attimo a voltarmi le spalle!》
Il ricordo della sorella che si allontanava tornò crudele nella mente. Le sue parole avevano fatto più male di ogni coltellata. Si era sentita persa, come la bambina spaurita di un tempo: aveva pianto come quando si nascondeva nella credenza per evitare le botte della madre!

《Non volevo che a mio figlio fosse fatto del male!》
《Stronzate!》 Sbraitò la sorella. 《Tu volevi restare ai piani alti ed essere la madre di un principe!》

Rica le rivolse un'espressione ferita. 《Come potevo darti retta!? Sei scomparsa di colpo, mi hai fatta morire di paura, poi sei tornata di punto in bianco e mi hai chiesto di tradire il solo uomo mi stava proteggendo in favore di una donna accusata di fratricidio!》
Micah sentì lo stomaco ribollire di rabbia. 《Avresti potuto fidarti di me! Ho passato anni a difenderti da Berath e dagli idioti che ti ronzavano intorno, mi sarei fatta ammazzare per te! Ero tua sorella! Ma non hai atteso un attimo a sbattermi la porta in faccia!》

《Sei ancora mia sorella!》 Replicò Rica, gli occhi lucidi.
《No, invece. Lo hai detto tu. Eri l’unica persona di cui mi potevo fidare e mi hai tradita!》 Replicò amara.


Altre lacrime scesero, ma Micah si impose di non farsi intenerire. Poteva capire, in parte, perchè avesse agito così. Quelle come loro non potevano sperare nel prossimo, dovevano sopravvivere come potevano. Lei lo sapeva e per questo aveva risparmiato Leske
Ma lei si era fidata di Aura: aveva ignorato il suo istinto e aveva creduto ad una sconosciuta. Rica invece si era rifiutata di darle fiducia nonostante tutto quello che avevano passato insieme!
Rica era sempre stata l’unica da cui poteva fuggire per avere un minimo di affetto, l’unica persona che amava e che voleva davvero proteggere. E per questo la sola a cui non poteva perdonare quel tradimento.

Le rivolse un ultimo sguardo. 《Ora, Rica, fa quel che ti pare. Sfrutta la nostra nuova casta, trovati un palazzo, copriti di gioielli, ma ti ci vorrà molto di più delle tue scuse per recuperare il mio affetto.》
Si allontanò senza darle il tempo di rispondere, la sentì piangere, ma si impose ancora di non girarsi. Doveva parlare con Leske. E bere qualcosa di forte


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《AHAHAHAH!》 La risata roca di Leske risuonò per l'ennesima volta attraverso tetti del distretto, come si era aspettata. Sbuffò esasperata, mandando giù quel che restava della sua bottiglia di liquore.
《Non ci posso credere!》 Sbraitò il nano, reggendosi lo stomaco. 《Micah Brosca è diventata una testa di marmo! Qual è la prossima? Nug volanti!?》

Gli rifilò un pugno contro la spalla. 《Ah, zitto idiota!》
Lui però si portò le mani in viso con aria fintamente sconvolta. 《Una rappresentante della casta dei guerrieri ha toccato questa armatura! Non me la laverò mai più! Anzi, non me la toglierò affatto!》

La nana sbuffò e guardò le strade sotto di loro. 《La principessina mi ha fatto un bel favore. Ora grazie a lei, quel branco di cretini non fa altro che inchinarsi e farmi salamelecchi quando mi vede passare.》
Leske grugnì. 《Già, davvero uno schifo.》 Disse, pregno di sarcasmo, mentre accarezzava il tatuaggio.

Micah si morse la lingua. Che uscita idiota!
Chiunque avesse quel segno, avrebbe pagato tutto l'oro di Orzammar pur di liberarsene, pur di essere una persona normale. E dal suo tono, era chiaro che il suo amico la pensava allo stesso modo.
Afferrò una seconda bottiglia, assaporando il familiare gusto del liquore di licheni. Leske rotolò verso di lei.
《Quindi, quando me lo dirai?》 Spezzò il silenzio.

《Di che parli?》 Chiese.
《Del fatto che partirai di nuovo con i custodi.》

《Ah.》 Smise di bere, poggiando la bottiglia. 《Beh si. Stando con loro ho guadagnato più di quanto abbia fatto in tutta la mia vita, perciò…》
Il suo amico mostrò i grossi denti storti con un ghigno. 《Ma a chi credi di darla a bere!? Si vede lontano un miglio che viaggiare con loro ti diverte. E ti capisco. Tutti voi avete fatto delle cose impressionanti.》

《Anche tu le avresti fatte se ti fossi ritrovato in un casino simile.》 Sbuffò Micah, ripensando a tutte le follie che aveva fatto da quando aveva conosciuto i custodi, ma lui scosse la testa.
《Nah, io avrei venduto la principessa a Bhelen e sarei tornato qui a bermi la ricompensa. Tu sei di tutta un'altra vena, Micah, lo sei sempre stata. Mentre io leccavo il culo a Jarvia per salvarmi la pelle, tu uccidevi prole oscura, demoni e alti draghi.》

La ragazza bevve un sorso e ghignò. 《E ora ho deciso di tornare a farlo di mia volontà. Mi sa che l'aria della superficie mi ha davvero fottuto il cervello.》
Leske rise a sua volta, afferrando il colletto della sua giacca e la tirò in basso, verso di lui.
Le loro labbra si unirono in un contatto stranamente delicato. 《Per fortuna le pazze mi eccitano》

“Idiota” Pensò Micah divertita, per poi baciarlo ancora. 《Partiremo tra poche ore. Datti da fare.》
Leske ghignò, slacciando i bottoni e scoprendo la pelle segnata da cicatrici. 《Agli ordini, Capo!》


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All'alba del giorno dopo, il gruppo dei custodi si era ormai radunato di fronte all’imponente porta di Orzammar, pronti a tornare in superficie e partire nuovamente verso Redcliffe e poi verso Denerim.
Aura li aveva accompagnati, e a loro si era accodata Dagna, la ragazzina che Iselen aveva preso sotto la sua ala in quelle settimane. La regina però era rimasta qualche passo indietro rispetto ai suoi amici, la corona che brillava sul suo capo. Era arrivato il momento.
《Vorrei poter esprimere a parole quanto io sia grata per quello che avete fatto. Se indosso questa corona, è solo grazie a voi》 Esordì, sentendo un groppo alla gola. 《Mai avrei pensato di incontrare amici migliori. Ma credo sappiate tutti che è ora di salutarci.》

Inghiottì un singulto, cercando di restare composta. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, ma non lo rendeva più facile. Avevano condiviso così tanto in quei mesi, che lasciarli sembrava un tradimento.
Con loro si era sentita più viva che mai. Da loro aveva imparato cose che una vita ad Orzammar non le avrebbe mostrato. Non voleva rinunciarci, ma era la regina. Non poteva abbandonare la sua città.


Provò a parlare di nuovo, ma venne travolta dalla stretta di Persephone e di Leliana, entrambe con gli occhi lucidi. 《Ci mancherai Aura.》 Disse la rossa con voce rotta, mentre la corvina annuiva.《Siamo davvero felici di averti conosciuta.》
Lo sguardo della nana si velò di commozione, mentre ricambiava la stretta. Non li avrebbe mai ringraziati abbastanza per il loro aiuto, per averle aperto gli occhi. Avrebbe custodito gelosamente quei ricordi.
Si schiarì la voce. 《Anche io sono onorata di avervi potuto chiamare amici. Ma sappiate che questo non è un addio. Quando arriverà il momento, io sarò lì con il mio esercito. E sappiate che, se mai vi servisse aiuto, sarete sempre i benvenuti nella mia casa.》

Il suo sguardo volò su tutti loro, fermandosi su Oghren
Dalla morte di Branka, il nano si era ridotto in uno stato pietoso. Come in passato, si era rifugiato nel bere per mettere a tacere il dolore: Zevran e Micah lo avevano trovato due volte svenuto al Tapster, con addosso un tale olezzo di alcol da lasciare senza fiato. Era costantemente ubriaco anche durante il giorno: I suoi lunghi silenzi intontiti erano interrotti solo da risa gorgoglianti e parole senza senso, o per urlare insulti e le peggiori profanità ai muri di camere vuote. Aveva persino colpito un mobile con la sua ascia in uno scatto d'ira.
《E tu sappi che ci sarà sempre posto per te nel mio esercito e nella mia città.》
Il nano le rivolse uno sguardo lucido di alcol, la fiasca già in mano. 《Nah. Ne ho abbastanza di questo posto. Non ho più il mio onore, ne il mio status di guerriero, ne la mia casata: Non mi resta più niente qui.》

La regina si adombrò, ma annuì, prima di rivolgersi a Shale. 《E tu sappi che, se mai volessi, Orzammar ti accoglierà a braccia aperte.》
La Golem scosse l’enorme capo di pietra. 《Grazie, ma nemmeno io ho ragioni per restare. Ho scoperto il mio passato, ma l'Incudine non mi ha restituito i miei ricordi, dunque continuerò a viaggiare per crearne di nuovi. Anche se questo vuol dire avere a che fare con quei vermi con le ali.》Ringhiò, prima di sorridere. 《E poi, senza di me, tutti voi mollicci siete perduti.》

Aura stavolta sorrise, e la cosa si accentuò quando Dagna schizzò in avanti e abbracciò Iselen di slancio.
《Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie mille, Mastro Iselen! Metterò a frutto tutto quello che mi avete insegnato! Lo prometto!》
L'elfo sbarrò un attimo gli occhi per quella dimostrazione di affetto, ma poi la sua espressione si ammorbidì. 《Ne sono certo, Dagna. Sarà un piacere leggere i tuoi futuri saggi.》

La giovane arrossì e annuì vigorosamente, prima di allontanarsi, e Micah Ghignò. 《Bene. Ora che le moine sono stare consegnate, andiamo?》
Runaan alzò un sopracciglio. 《Come sarebbe? Pensavo che non volessi più mettere piede in superficie.》

La nana alzò le spalle, mettendo in mostra il suo tatuaggio da senzacasta. 《Bah, non si sta poi così male là sopra. E poi, non vi libererete così facilmente di me Salroka.》 Diede una gomitata giocosa a lui e Iselen. 《Chi vi salverebbe il culo altrimenti?》

Una risata generale si diffuse nel gruppo e appena passò, Aura si rivolse a tutti loro un’ultima volta. 《Mi dispiace non poter essere lì quando rovescerete Loghain, ma sappiate che il Ferelden non potrebbe contare su eroi migliori per salvarsi dal Flagello.》
Avrebbe voluto dire loro molte altre cose: che i mesi passati con loro erano stati i migliori della sua vita, che grazie a loro aveva imparato tanto, che avevano ampliato la sua mente e che sarebbe stata una regina migliore grazie a loro. Ma rimase in silenzio.

Li vide andare, il groppone in gola mentre l’imponente porta si apriva e le loro figure si stagliavano contro i raggi del sole. Sentì il suo calore sul viso e respirò l'ormai familiare l'aria della superficie un'ultima volta.


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Il viaggio verso Redcliffe stava procedendo privo di intoppi: non c'erano stati attacchi o contrattempi per una volta. Ma anche se così non fosse stato, ad Aida bastava poter rivedere il cielo e respirare aria pura.
Le erano mancati i rumori e i profumi della natura, sentiva il bisogno di correre libera, di riempirsene i polmoni più che poteva. Quella sensazione bastava a rendere giorni interi di marcia molto più leggeri. E ormai erano quasi arrivati: mancavano solo un altro paio di giorni.
E non era la sola a sembrare contenta. Il morale generale era alto, salvo le costanti sbronze di Oghren e l’espressione perennemente accigliata di Sten. Poteva giurare di aver visto Morrigan sorridere in modo genuino quando aveva rivisto gli alberi.

Si girò impercettibilmente, gli occhi che cercavano una persona che odiava gli alberi enormi e il modo in cui le radici la facevano inciampare, il naso che fremeva per sentirne il profumo familiare, ma le rispose solo il vuoto. Come sempre negli ultimi giorni.
Emise un verso fastidiosamente simile ad un guaito. La mancanza di Aura era evidente. Non averla più con loro pareva sbagliato, innaturale. E anche se la parte più razionale della sua mente sapeva che non poteva lasciare Orzammar, continuava a cercare istintivamente il suo odore.


Ma non era la sola che sentiva la sua mancanza. Lo vedeva sui visi degli altri, lo sentiva nei loro odori, nei piccoli gesti come preparare una scodella di troppo, il modo in cui i mabari scodinzolavano poco, persino il modo in cui Micah si lasciava delle battute rivolte a lei, solo per ricevere silenzio in risposta. Persino Wynne e Sten sembravano più malinconici ds quando se n'era andata, però tutti parevano aver deciso di concentrarsi su altro. Dopotutto, Aura stessa aveva assicurato a tutti loro che si sarebbero rivisti presto.
Alistair in particolare pareva entusiasta. Ora che avevano dalla loro parte i maghi, i dalish e i nani, potevano contare su un esercito con cui affrontare la prole oscura. E dopo aver riferito tutto ad Arle Eamon, si sarebbero recati a Denerim insieme a lui per tenere l’incontro dei Popoli contro Loghain.

Denerim. L'elfa sentì quella scossa di paura nel solo ripensare a quella città. Le tornarono in mente per l'ennesima volta il viso di Vaughan, Nola che cadeva in una pozza di sangue, Shianni che la implorava di riportarla a casa, suo padre che la incitava a fuggire.
Scosse la testa, ringhiando frustrata. Quel verme era morto. Non poteva farle del male! Aveva affrontato creature ben più pericolose, perché continuava ad avere paura?! All'idea di mettere piede in quella città, nell'enclave, ogni suo istinto le urlava di fuggire! Ma stavolta non le sarebbe stato possibile.


《Aida, ti senti bene?》 Chiese Leliana preoccupata
Si sbrigò ad annuire, sfiorando le dita che la rossa aveva poggiato sulla sua spalla, il cuore ora più lento.
Lei era stata la cosa migliore che le fosse capitata: se non l'avesse incontrata, non sapeva cosa le sarebbe successo. era sicura che senza dci lei non sarebbe stata capace di affrontare alcuni degli ostacoli che avevano incontrato.
Quando le stava vicina, sentiva qualcosa vibrare dentro di lei, si sentiva al sicuro: ormai si era abituata ai suoi sensi di lupo e ai nuovi istinti che la maledizione le aveva lasciato, tanto da non saper più distinguere i suoi pensieri da quelli della Bestia dentro di lei, ma quando stava con Leliana le pareva di sentirla fare le fusa, felice. E quella sensazione piacevole si diffondeva rapidamente anche dentro di lei. Non si era mai sentita così

Però aveva notato una cosa strana: la ragazza non era allegra come voleva mostrare. C'era un odore strano su di lei. Un odore confuso, amaro, che non riusciva a capire e con cui la mancanza di Aura c'entrava poco
《E tu, Leliana? Ti senti bene?》 Le chiese cauta.
La rossa parve presa in contropiede. 《Ma certo. Sono solo stanca. Gli ultimi giorni sono stati duri.》 Sorrise, ma Aida sentiva ancora quell’odore su di lei


A dire il vero, lo aveva sentito quando avevano lasciato Orzammar, solo non con questa intensità, e continuò a sentirlo anche quando finalmente Redcliffe si stagliò contro l'orizzonte. E la cosa non le piaceva.
Lo sentì Persino quando raggiunsero il palazzo e Arle Eamon li accolse, talmente forte da coprire il suo solito profumo gentile e da rendere evidente che qualcosa la preoccupava, che stava nascondendo qualcosa.

La voce squillante dell'arle la distrasse, il tono decisamente soddisfatto. 《Quello che avete fatto è incredibile! Avete unito un esercito come non lo si vedeva dai tempi del Quarto Flagello! Abbiamo una possibilità di vittoria!》 Dovevano avergli raccontato tutto quello che era accaduto ad Orzammar.
Vide Alistair annuire con un sorriso, mentre afferrava un altro pezzo di formaggio. Erano seduti intorno alla grande tavola nella sala da pranzo, dove l’Arle aveva fatto portare ogni prelibatezza e chiesto subito notizie.

《E non solo.》 Proseguì l'uomo, la voce concitata. 《Bann Eremond ha confermato che l'incontro dei Popoli si farà: Partiremo per Denerim domani stesso! Loghain sta per essere smascherato e lo dobbiamo a voi, Lady Cousland. I vostri atti a Caer Oswin hanno colpito molti nobili.》
La corvina chinò il capo. 《Non ero da sola.》

Aida ignorò la scossa di paura al sentir nominare Denerim, ancora quell'odore strano nelle narici, lo sguardo rivolto verso l'orlesiana, ma poi Iselen prese la parola, gli occhi seri. 《Però, c’è un’altra cosa a cui pensare. Una volta che Loghain sarà spodestato, si creerà un vuoto di potere che potrebbe rendere vani i nostri sforzi. È necessario che un nuovo re salga al trono. E io propongo Alistair.》
Il ragazzo emise un verso strozzato, battendosi ripetutamente sul petto per riuscire a deglutire, il volto di colpo paonazzo. 《Cosa!?》 Chiese rauco.

Aida rivolse uno sguardo confuso al mago e Morrigan si mise a ridere di gusto, ma lui non si scompose. Anzi, pareva serissimo. 《Se altri candidati di alto rango si proponessero, inizierebbero delle nuove lotte interne tra i nobili per avere il trono. Il Ferelden cadrebbe di nuovo preda della guerra civile e sarebbe indifeso di fronte alla Prole oscura. Ma se un figlio di Maric lo reclamasse per suo diritto di sangue, nessuno potrebbe opporsi.》
Il ramato aveva gli occhi talmente sbarrati da fare impressione. Si voltò verso l’Arle, in cerca di supporto, ma l'uomo si stava accarezzando la barba pensoso. 《In effetti… sarebbe la soluzione migliore.》

《No invece!》 Esclamò lui, voltandosi verso Iselen. 《Vi ringrazio per la fiducia, ma non posso essere io. Io sono un custode, la sola cosa che so fare è usare una spada per uccidere prole oscura, non ho la minima idea di come si guidi un regno!》
Il mago rimase calmo. 《Quello che ti manca in conoscenza, lo compensi in altro modo.》 Puntò gli occhi scuri nei suoi. 《Tu conosci la vita della gente comune, come custode hai imparato a rispettare ogni razza. Sai come vincere una guerra, ma hai l'umiltà e di chiedere aiuto se è necessario: qualità di un buon re che Cailan ha ignorato nella sua vanagloria. Inoltre, per quanto ne sappiamo, la Regina Anora potrebbe essere all’oscuro dei piani del padre come potrebbe esserne complice. Non sosterrà mai chi lo ha detronizzato, nemmeno con il Flagello alle porte.》

Alistair si morse il labbro. 《Iselen, io…》
Ma il mago si alzò in piedi, un lieve sorriso sulle labbra. 《Alistair, io ho visto tutto quello che hai fatto in questi mesi. Hai dovuto vedere e affrontare cose orribili, hai perso persone che amavi moltissimo e ti sei dovuto confrontare con realtà scomode. E hai vinto. Sei maturato, ma sei ancora la persona leale che eri quando ci siamo conosciuti. Inoltre, non devi temere di non avere certe nozioni: non sarai sa solo a governare.》 Gettò rapidissimo un occhio verso Persephone, che arrossì violentemente. 《Io sono convinto che tu potresti essere un ottimo re. Anzi, ne sono certo.》


Aida non capì perché, ma fu colta da un vuoto allo stomaco. Osservò Alistair aprire più volte la bocca senza parlare, il volto colmo di una sorpresa più che comprensibile. Quel discorso perfettamente logico eppure incoraggiante avrebbe spiazzato chiunque. Soprattutto perché aveva ragione: Alistair non era un principe nato nella bambagia abituato ad avere tutto. Aveva dovuto guadagnarsi ciò che aveva, mostrare rispetto: un tratto che pochissimi nobili condividevano e che forse avrebbero dato al Ferelden un vero re!

Il ramato era diventato pallido. Sentiva gli occhi dei presenti addosso e si stava mordendo le labbra, però visto il modo in cui guardava Persephone, sembrava star riflettendo sulle parole di Iselen. 《Io… io ci penserò. Va bene?》Disse, e il mago annuì.
Arle Eamon sorrise a quelle parole, piacevolmente sorpreso da quello sviluppo, dando loro il permesso di andare a riposare. Il giorno dopo sarebbe stato duro.


Aida si alzò dal tavolo quasi di scatto, la mente che si arrovellava su mille pensieri ed emozioni, mentre usciva dal castello più in fretta che poteva e scendeva con gli altri lungo il fianco della collina, dritta verso la locanda. Non sapeva perché, ma si sentiva a disagio. Voleva allontanarsi.
Vide Alistair camminare davanti a lei, il capo chino, ma il suo sguardo fu subito catturato da Iselen. Era affiancato come al solito da Zevran, che gli stava sussurrando complimenti in un orecchio, una mano sul suo fianco, Micah, Invel e Runaan. Ma c'era anche Morrigan con loro, un sorriso misterioso in volto.
《Credi davvero a ciò che hai detto a quello sciocco, o era solo un modo per evitare futuri ostacoli?》 Sussurrò quelle parole, ma lei le percepì chiaramente.
L'elfo dalla pelle scura annuì. 《Ci credo davvero. E' cambiato molto negli ultimi mesi, è maturato. Ma anche se così non fosse, non avrebbe fatto differenza.》 Disse, sincero. 《Se avessimo avuto quella conversazione mesi fa, la mia risposta alla tua domanda sarebbe stata diversa. Ma avrei usato le stesse parole con lui》


Aida sentì un brivido scendere lungo la schiena. Più volte era stata grata che Iselen fosse loro alleato, ma mai a tal punto. I maghi erano estremamente pericolosi, sapeva che gli sarebbe bastato ub gesto della mano per spazzare via ogni cosa, ma lui non aveva bisogno di usare la magia proibita per fare paura.
Non aveva bisogno della violenza o anche solo delle bugie per convincere gli altri a fare ciò che voleva: gli bastavano la sua intelligenza e la sua eloquenza per far muovere chiunque secondo i suoi piani. E anzi, Alistair era fortunato che non avesse ambizioni di governo, perché altrimenti avrebbe potuto ridurlo ad un burattino nelle sue mani senza fatica. Ed era certa che neanche una stratega abile come Persephone sarebbe riuscita a fermarlo.

Scosse la testa, superandoli e entrando nella locanda insieme a Leliana: Di colpo si sentiva spossata.
L'oste fece un cenno a entrambe, portandole alla stanza che avevano condiviso l'ultima volta.
L'orlesiana si voltò verso di lei, quell'odore strano che le impregnava la pelle ora mischiato con quello della sua preoccupazione. 《Aida, ti senti bene? Mi sembri molto nervosa.》

L'elfa voleva risponderle. Voleva trovare le parole, ma la sua testa era vuota. Non riusciva a smettere di pensare al tornare a Denerim, al discorso che Iselen aveva fatto ad Alistair, al fatto che lei le stesse mentendo. Si sentiva confusa e frustrata e preoccupata!
《Io… non lo so.》 Rispose sincera. La voce le uscì come un gracidio, la gola di colpo stretta. 《Vado a farmi un bagno. A più tardi.》
Leliana annuì, anche se poteva sentire ancora il suo sguardo preoccupato mentre chiudeva la porta.


Fece scorrere l'acqua calda, aspettando che la vasca si riempisse prima di entrarci. Immerse la testa, godendosi il calore e pensando nuovamente a ciò che aveva detto Iselen.
Alistair era maturato molto, aveva ragione. E non era il solo. Runaan, Persephone, Morrigan, Micah, Shale, Zevran, Iselen stesso, Sten, Aura… tutti loro erano cresciuti. Tutti loro avevano affrontato le loro paure in un modo o nell'altro. Tutti… a parte lei.

Tirò indietro i capelli. Lei aveva paura di tornare dove era cresciuta, ma doveva essere onesta: almeno con se stessa doveva ammettere che non era per Vaughan. Lui era un mostro, aveva fatto cose orribili a lei, a Shianni e tante altre, ma in cuor suo sapeva che quello che temeva di più non era lui, ma il non riuscire ad andarsene più dall'Enclave. Di restarci tutta la vita. Di dover tornare ad abbassare la testa e ad essere una banale elfa senza importanza o potere di opporsi alle decisioni degli umani.
 
Non voleva. Non dopo aver assaggiato la libertà, la possibilità di lottare e decidere da sola, di vedere il mondo e dire quello che pensava!
Era un desiderio egoista, specialmente se pensava a tutto quello che suo padre aveva sacrificato per darle una vita piacevole e tranquilla. Ma era da quando aveva messo piede nella foresta di Brecilian che lei sapeva di essere un’egoista.
Leliana aveva diritto di non dirle cosa la preoccupava, tutti avevano segreti, ma lo avrebbe voluto sapere lo stesso, perché si era affezionata a lei, perché voleva starle vicino. E la vita con dei figli, un marito, una casa accogliente, un lavoro, il suo arco dimenticato e dei bei pranzi di famiglia che suo padre sognava, non era la vita che lei voleva. Non era abbastanza.
E tornare lì, mostrarsi così com'era, vedere forse la delusione sul viso suo, di Soris e Shianni nel sapere che lei era felice lontano da loro e che non sarebbe mai voluta tornare, forse le avrebbe tolto la forza di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita.


Sospirò pesantemente, l'acqua che si raffreddava mentre rifletteva su cosa fare, ma sentì la porta dell'altra stanza spalancarsi di schianto e Leliana sobbalzare. Tre serie di passi pesanti fecero tremare il pavimento, una vicinissima a lei. Sentì la rossa muoversi rapida, il sibilo di una lama, e il suo corpo reagì senza che se accorgesse. Saltò fuori dalla vasca appena prima che la porta venisse sfondata da un calcio. Evitò un coltello da lancio senza fatica, i denti scoperti, il suo occhio d'oro che brillava minaccioso.

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Capitolo 37
*** La Segreta Rossa ***


Aida saltò fuori dalla vasca con un ringhio. Non perse tempo a capire chi la stesse attaccando ne a pensare di essere nuda: si lasciò andare al suo istinto.
Evitò un altro pugnale, un alito di aria fredda che mandava un brivido sulla pelle nuda, e scattò fulminea verso il suo aggressore. Vide la sorpresa e sul suo viso, sentì l'odore della sua paura e non perse tempo.

I suoi artigli raggiunsero l’uomo dritto in faccia, sentì la pelle che si strappava, il sangue colare lungo l‘avambraccio e le urla, ma continuò ad attaccare.
Lo vide sbattere contro lo stipite della porta in un patetico tentativo di fuga, il volto una maschera di sangue e una mano che cercava febbrile un altro coltello da lancio. Gli fu addosso in un lampo.
Lo colpì dritto alla gola con impeto, sentendo le vene e le arterie lacerarsi sotto i suoi artigli: un fiotto caldo la investì. L'uomo si accasciò con un gemito, il respiro mozzo mentre tentava inutilmente di chiudere la ferita
Aida non fece caso a lui: doveva aiutare Leliana.


Corse fuori dal bagno, i denti affilati che brillavano alla luce delle lampade e la pelle imbrattata di sangue mentre osservava la scena che aveva davanti.
La rossa stava lottando contro due energumeni armati fino ai denti, che agitavano rozzamente le loro armi nel vano tentativo di colpirla. Il corpo dell'Orlesiana si muoveva come l'acqua: rapido, elegante, imprendibile
La vide estrarre un coltello dalla manica, lo sguardo fermo mentre apriva un taglio profondo sul braccio di uno dei due uomini ed evitava un fendente.
Il sicario che aveva ferito si rialzò e provò a colpirla alle spalle, ma la rossa stese la gamba, facendolo inciampare e fracassando la sua testa contro il muro, mentre l'elfa saltava addosso al suo compare.

I due caddero in un intrico di arti, la spada dell'uomo che sferragliava a terra mentre lui tentava di liberarsi dalla presa di Aida. Lei riuscì a portarsi sopra di lui con un colpo di reni, l’occhio dorato brillava terribile.
L’uomo sotto di lei emise un verso di paura, dimenandosi con ancora più energia. Quella donna era un mostro! Non era una persona!
Preda del panico, fece scattare la testa, colpendola in viso. La vide farsi indietro con un suono simile ad un guaito, il naso sanguinante, ma prima che potesse colpirla ancora, lei saltò in avanti con un ringhio. Sentì il gelo dei suoi denti affondare nel proprio collo

Urlò, o almeno Aida ebbe impressione che stesse urlando; lei sentiva solo il sapore del sangue. I suoni e i colori del mondo arrivavano di colpo acuiti ai suoi sensi, nella testa sentiva un’ebrezza simile a quella che aveva sentito nella foresta. Lo lasciò andare solo quando vide le sue braccia cadere immobili a terra.


Si alzò, il fiato corto e le pupille dilatate, e si voltò verso Leliana, in piedi davanti al corpo dell'ultimo uomo. Teneva in mano un pezzo di carta e non aveva un graffio.
Barcollò verso di lei. Aveva la bocca impastata di sangue, una domanda a fior di labbra, ma poi sentì quattro paia di passi salire le scale. Si girò ringhiando, pronta ad affrontare altri nemici, ma a comparire sulla soglia furono Iselen, Zevran, Micah e Jowan.
《Che succede?!》Esclamò la nana, i coltelli in mano, notando subito i corpi dei tre uomini e il sangue.
《Aida, sei feri…?》 Provò a chiedere Jowan, per poi arrossire come un pomodoro e distogliere lo sguardo.
L'elfa alzò un sopracciglio, ma un alito d'aria fredda sulla pelle le ricordò di essere nuda come un verme, scacciando l'ebrezza dal suo cervello. Le dita corsero veloci a coprire i seni, cercando di nasconderli.

Micah strappò le coperte dal letto e gliele mise addosso, cosa di cui le fu grata, ma appena si guardò le mani, si rese conto che erano intrise di sangue.
Gettò uno sguardo verso gli uomini che aveva ucciso, verso le loro gole: gli squarci erano slabbrati, troppo grossi. Parevano i segni lasciati da un animale.
Scacciò un brivido. Era solo grazie ai suoi istinti se non era morta nella vasca da bagno. Però non aveva la più pallida idea di chi fossero i loro aggressori: sulle loro armature non c'erano emblemi, ma parevano troppo capaci per essere dei comuni ladri.

《Chi erano quelli!?》 Chiese Jowan
《Non lo so. Hanno cercato di ucciderci!》 Rispose Aida, mentre Iselen bloccava la porta.

《Tsk, un lavoro dozzinale. Nulla a che fare con i veri professionisti.》 Commentò Zevran con aria critica
《Spero non stia parlando di te stesso, Zev.》 Lo canzonò la nana, facendo sorridere Jowan.

Però Leliana non rideva: teneva tra le mani quello stesso pezzo di carta, gli occhi stavano leggendo e rileggendo la grafia fin troppo elegante e sottile.
Iselen le si avvicinò. 《Leliana?》
《È stata lei.》 Disse l'orlesiana, quasi tra sé e se.
《”Lei” chi?》 Domandò Aida.

La ragazza si voltò verso di loro, scura in volto: le dita stritolavano il pezzo di carta. Non l'avevano mai vista così. 《Io… domando scusa》 Sospirò. 《Non ho detto la verità, riguardo al perché ho lasciato Orlais》
Si stava conficcando le unghie nei palmi. Era chiaro che affrontare quel discorso non fosse parte del piano
Gli altri aspettarono in silenzio che parlasse. Tutti loro sapevano che aveva omesso ben più di qualche dettaglio sulla propria identità, ma non si sarebbero aspettati che qualcuno le mandasse contro dei sicari.


La rossa sospirò e iniziò a raccontare. 《Quando ero giovane, ho trascorso molto tempo nelle corti dei nobili. La donna che si prendeva cura di me voleva che imparassi i modi delle giovani di buona famiglia e spesso mi portava ai salotti in cui era invitata. E lì incontrai lei: Marjolaine. Era una nobile di incredibile intelligenza e abilità nel grande Gioco di Orlais. E il Bardo più letale che io abbia mai conosciuto.》
Zevran emise un fischio ammirato. I bardi erano uno dei motivi della notorietà della corte orlesiana: capaci di sedurre chiunque quanto di uccidere senza battere ciglio. Incontrarne una e sopravvivere era una rarità.
Lei proseguì. 《Tutto di lei era incredibile. La sua vita mi pareva la più bella delle opere, colma di avventure che io potevo solo narrare, ma non so come, catturai il suo sguardo. Mi prese sotto la sua ala e mi insegnò le vie del Bardo. Uccidere, sedurre, ingannare》 Strinse ancora le labbra, la voce amara 《Lei… valeva molto per me. E io credevo di contare altrettanto per lei.》. Ricordava quel ricevimento. I magnifici vestiti di seta, I sorrisi celati dalle maschere intarsiate avevano perso di colpo colore quando aveva incontrato Marjolaine
E quando le aveva sorriso, aveva sentito lo stomaco sfarfallare. Tutto con lei pareva nuovo ed emozionante e lei si era lasciata abbagliare.
《Per anni la seguii senza dubitare delle sue parole, finchè un giorno non appresi che stavamo vendendo segreti ai nemici di Orlais. Per la prima volta, le chiesi spiegazioni e per la prima volta fummo scoperte. 》
Iselen la guardò con attenzione. Conosceva troppo bene quel tono ferito. 《Ti ha tradita, non è vero?》
Leliana annuì. 《Mi pugnalò e lasciò che le guardie mi imprigionassero. Mi torturarono per giorni pur di farmi confessare, fu solo grazie ad un'amica che riuscii a fuggire. Per molto tempo cercai vendetta, divenne la mia ossessione, ma quell’amica mi aiutò a ritrovare la strada e la fede nel Creatore.》 Respirò a fondo, un groppo in gola. 《Così, divenni un'asserente della chiesa a Lothering: volevo lasciarmi quella vita e Marjolaine alle spalle. Ma a quanto pare lei ora sa che sono viva e ha deciso di mandarmi un invito》 Mostrò loro il biglietto. 《Mi aspetta a Denerim.》

Un silenzio pesante cadde nella stanza.


La rossa si morse ancora il labbro. 《Io… non volevo dirvelo così. Ne volevo mettervi in ulteriore pericolo: fino ad oggi ero convinta che Marjolaine fosse fuori dalla mia vita.》 Disse, rivolta verso Iselen. Pareva determinata a non guardare ne lui ne Aida negli occhi. 《Quando il Creatore mi ha inviato quella visione, ho pensato che avrei potuto usare le abilità che mi aveva insegnato per fare del bene, ma evidentemente il destino ha altri piani.》 Si decise ad alzare lo sguardo. 《Non volevo coinvolgervi negli errori del mio passato e stavo cercando il momento per raccontarvi quello che mi è accaduto. Ma non temete: sistemerò tutto. E so di non aver diritto di chiederlo, ma spero che mi permetterete di viaggiare ancora con voi.》
Si inchinò profondamente, la schiena rigida, ma uno sbuffo di Micah la costrinse ad alzare il capo.
《Cosa c'è?》 Chiese, piccata.

La nana ghignò divertita. 《Lascia stare tutte queste carinerie, sono inutili》 Indicò i corpi. 《Non so se hai notato, ma queste imboscate sono routine per noi. Il nostro gruppo è composto da maghi del sangue, Dalish acidi, golem, ex lupi mannari, abbiamo preso con noi persino il tipo che ha cercato di ucciderci e Iselen ci va a letto!》 Accennò a Zevran. 《Bardo o no, continui ad essere l’unica vagamente normale》
L'antivano lanciò uno sguardo languido al mago, che arrossì. 《Micah ha ragione.》 Disse poi, aprendosi in un raro sorriso. 《Nessuno di noi può giudicarti. E per quanto scaltra possa essere Marjolaine, non può essere più pericolosa della prole oscura.》


L'orlesiana sbarrò gli occhi, ma poi sorrise commossa. Si era aspettata sguardi traditi o delusi, accuse, urla... eppure non c'era l'ombra di tutto questo sui volti dei suoi amici. Notò Jowan rivolgerle un timido sorriso, ma si morse nuovamente il labbro quando Aida si avvicinò
Tra tutte le reazioni, la sua era quella che temeva di più. L'elfa le aveva raccontato cose molto personali, mentre lei le aveva mentito per tanto tempo. 《Aida, io…》 Ma la ragazza le mise una mano sulla spalla.
《Leliana, non mi importa cosa hai fatto in passato. Iselen ha ragione: nessuno ha il diritto di giudicarti, soprattutto io》 Si pulì il sangue dall'angolo della bocca. 《Se Marjolaine vuole farti del male, la troveremo.》
La rossa la guardò con occhi ormai lucidi. Posò le proprie dita sulle sue. 《Grazie.》


**


Partirono alla volta di Denerim alle prime luci dell'alba e Aida non potè che esserne sollevata.

L'idea di tornare nella capitale continuava a torcerle lo stomaco, ma dopo l'attacco di quei sicari trovare Marjolaine era diventata una priorità.
Questa volta avevano optato per usare la strada del Re per spostarsi: l’arle aveva selezionato una decina delle sue guardie migliori per accompagnarli. Il loro gruppo era così numeroso da scoraggiare ogni ladro.
Infatti, il viaggio non aveva incontrato infatti particolari intoppi. Avevano incontrato degli sparuti gruppi di prole oscura, ma se n’erano sbarazzati molto in fretta senza subire perdite. E ormai mancava poco all’arrivo.


Aida rivolse uno sguardo a Leliana, che montava silenziosa sul proprio cavallo. 《Stai bene?》
Lei annuì. Cercò persino di sorridere. 《Si.》

《Come credi sia riuscita a trovarti?》 Chiese l'elfa a disagio, le sue narici che si muovevano nervose.
L'orlesiana sospirò. 《Marjolaine ha sempre avuto un talento per individuare chiunque.》

Aida sbuffò. Una parte di lei voleva avercela con la rossa, la se stessa di mesi prima non avrebbe esitato a chiamarla bugiarda e a tenersi il più possibile distante da lei. Ma ormai sapeva com'era Leliana: era coraggiosa e gentile, correva rischi per aiutare persone che neanche conosceva. L'aveva salvata dal suo odio nella foresta, le aveva dato una visione diversa degli umani. Per questo non aveva bisogno di ulteriori conferme o dei suoi sensi di lupo: La sua non era una recita. Ne era sicura.

《Cosa credi di fare quando l'avrai davanti?》
Leliana sospirò, stringendo le redini. 《Non lo so.》

Aida le lanciò uno sguardo scettico. 《Hai detto anche tu che è pericolosa. Ti ha mandato contro dei sicari.》
《Stai dicendo che dovrei ucciderla.》 Disse lei piatta

Non perse tempo a negare 《Così saresti al sicuro.》
La rossa abbassò gli occhi. 《Non credo che volesse davvero uccidermi. Mi ha addestrata lei: sa che avrei potuto eliminare tre uomini anche da sola. Non avrebbe scritto quel messaggio altrimenti.》

L'altra alzò un sopracciglio. 《Leliana, anche se fosse, è solo un trucco per attirarti in trappola e ucciderti lei stessa! Come fai ad essere così calma?!》
Leliana sorrise genuina. 《Sei molto più turbata di quanto lo sia io, Aida. Non temere, ho voi accanto: Marjolaine e i suoi trucchi non mi spaventano.》
L’elfa sentì un ringhio salirle in gola. Quello era il modo migliore per ritrovarsi una freccia nel petto! Ma lasciò perdere le proteste che le erano venute in mente. Era chiaro che Leliana non le avrebbe dato retta e lei non aveva voglia di discutere.
Ormai il tramonto aveva infiammato il cielo e lei stava iniziando a sentire la stanchezza per le ore di cavalcata. Per fortuna, stavano per fermarsi per la notte, e lei non pareva la sola ad agognare una pausa

Davanti a loro, Micah, tutt'altro che entusiasta dell'essere di nuovo in sella ad un cavallo, si stava stringendo con forza ad Iselen, il volto quasi verdastro per la nausea.
Zevran, Invel e Jowan erano accanto a loro, il moro che si celava allo sguardo di Arle Eamon, in testa al gruppo insieme ad Alistair, Persephone e Cerere.
L'uomo non aveva smesso di lasciargli occhiate taglienti da quando erano partiti. Smise solo dopo che ebbero montato il campo per la notte, quando iniziò a parlare animatamente coi custodi e Persephone. Anche senza il suo udito, per Aida era chiaro che stessero discutendo del trono.


《Credi che Alistair potrebbe essere un buon re?》 Domandò a Leliana, mentre sistemava il suo giaciglio
《Si.》 Rispose lei dopo un attimo. 《Come custode, ha imparato a mettere il proprio dovere davanti ai suoi interessi e a rispettare tutte le razze. È umile, dote rara tra i regnanti, e ciò che gli manca in conoscenza, lo compensa con le sue abilità in battaglia e il suo coraggio.》 Sorrise un po' di più. 《E se avrà al suo fianco una donna che è stata cresciuta per essere una Teyrna, saprà guidare al meglio il Ferelden.》

L'elfa rivolse lo sguardo verso Persephone. In effetti, lei non era arrogante o spocchiosa come gli altri nobili che aveva conosciuto. Era una guerriera capace e una persona buona. Avrebbe potuto essere un'ottima regina. 《Lo spero davvero.》 Disse, più a sé stessa.
Leliana corrugò la fronte e mise una mano sulla sua, cogliendola di sorpresa. 《Ciò che Vaughan ha fatto a te e all'enclave è orribile e purtroppo molti sono come lui, ma non tutti. Persephone è diversa.》
L'elfa annuì sovrappensiero. 《È vero, in effetti non è come me l’aspettavo. Nelaros è nato ad Altura Perenne e in quell'Enclave i Cousland non erano molto amati.》

《Nelaros? Il tuo…?》
《L'uomo che avrei dovuto sposare, si.》 Rispose lei, scuotendo il capo. Ripensare a quella giorno era ancora come una coltellata nelle costole. E pensare a Nelaros non faceva che ricordarle che solo lui e Soris avevano rischiato la vita per aiutare lei e le altre.
Nessun altro aveva fatto qualcosa. Valendrian, le ragazze che lavoravano con lei alla sartoria, gli uomini dall’Enclave, persino suo padre… erano rimasti fermi senza fare nulla, troppo atterriti da Vaughan e suo padre per cercare di salvare le loro figlie!
Si accorse di star stringendo del terriccio tra le dita con tanta forza da sgretolarlo.

Leliana la guardò preoccupata, riflettendo. 《Aida》 Disse di punto in bianco 《Tu cosa pensi di fare quando tutto questo sarà finito? Quando il Flagello sarà sconfitto》
L'elfa si girò, sorpresa. 《Ah...Non ci ho pensato ad essere sincera.》
In effetti, non le aveva mai sfiorato la mente il "dopo". Nel caso in cui fosse sopravvissuta alla Prole oscura, sarebbe stata libera di fare ciò che voleva! Non aveva mai visto nulla fuori dall'Enclave prima di unirsi ai custodi: rispetto ad un anno prima, aveva visto posti e fatto esperienze inimmaginabili e forse le sarebbe piaciuto continuare. C'era così tanto da vedere nel Ferelden, luoghi colmi di bellezza e storia che lei poteva solo sognare, ma a portata di mano per gli avventurieri. E oltre i confini, ce n'erano ancora di più.

《In effetti, c’è una cosa che vorrei fare: vedere il mondo. Vorrei conoscere altri posti, altre culture》 Si girò verso Leliana. 《E… magari potresti venire con me e mostrarmi quei posti ad Orlais di cui mi hai parlato. Se ti va ovviamente.》
La rossa la fissò sorpresa, per poi illuminarsi del più bel sorriso che avesse mai visto. Le afferrò una mano con le sue in un moto di gioia. 《Ma certo! Potremmo visitare le pianure di Halamshiral! E Montsimmard! O Val Royeaux! Saremo solo noi, alla ricerca di nuove avventure! Ho così tante cose da farti vedere!》


Aida sorrise a sua volta, godendosi il calore delle sue dita mentre la ascoltava elencare una meraviglia dopo l'altra. Dimenticò per la prima volta i timori su Denerim, suo padre, Marjolaine, il Flagello: si concentrò solo sul sogno di visitare i luoghi che Leliana stava descrivendo e sul suo sorriso.


**


Iselen si massaggiò le tempie nel tentativo di mitigare il mal di testa. Denerim era come la ricordava: caotica.
Decine di mercanti si sbracciavano per attirare clienti, mentre le voci delle persone, i loro passi e le risa dei bambini che correvano si univano in una cacofonia atroce.
Era un caos simile a quello di Orzammar, ma dopo aver ammirato la magnificenza di quella città, l'imponenza dei suoi palazzi e del Modellatorio, tutto della capitale pareva più sporco e pericolante. Persino il chiasso pareva più sguaiato che mai.

Sentì un ringhio alla sua sinistra: Runaan si era tappato le orecchie, mormorando bestemmie in elfico. Shale e Morrigan invece stavano rivolgendo sguardi acidi ai curiosi che le fissavano indicando. La Golem mormorò una parola molto simile a “schiacciare”
Micah invece inspirò a pieni polmoni, un ghigno che stirava le cicatrici sul viso.《Ahhh. La puzza di città. Quanto mi è mancata!》 Disse, prima di fare lo sgambetto ad un ragazzino cencioso che aveva provato a rubarle la sacca che teneva al fianco.
Quello cadde di faccia per terra, girandosi atterrito verso la nana prima di scappare a gambe levate per i vicoli. 《Principiante.》 Rise sardonica


Il mago alzò gli occhi al cielo, divertito, camminando attraverso le strade polverose e facendo attenzione che nessuno dei soldati dell’arle si avvicinasse a Jowan, che avanzava nervoso sotto il loro sguardo.
Zevran lo notò e si fregò le mani. 《Beh, signori, io credo che io e il mio amico Jowan andremo a cercare una taverna per dormire.》 Annunciò, prendendo sottobraccio il moro, che si sbrigò ad annuire.
Iselen gli rivolse uno sguardo grato, a cui lui rispose con un occhiolino.
《Vengo anche io.》 Disse Micah. 《Ho voglia di una birra e di palazzi e castelli ne ho avuto abbastanza.》
A loro si unirono anche Aida, Leliana e Oghren. Iselen li guardò allontanarsi per i vicoli mentre seguiva Arle Eamon verso la sua tenuta, il nano che urlava a gran voce qualcosa sul voler provare un certo idromele famoso.

Una scintilla divertita guizzò nei suoi occhi nel sentirlo. Per quanto fosse l’essere più inopportuno del Thedas, era lieto che il nano fosse uscito dal vacuo mutismo in cui si era rinchiuso dopo aver lasciato Orzammar. Ma tornò serio quando si accorse che erano arrivati


La tenuta dell'arle non era distante dal mercato. Era piuttosto grande, ma spartana, fatta di pietre nere levigate. Delle statue di mabari ornavano l'ingresso e oltre il cancello e le mura si potevano vedere dei soldati facevano la guardia. Sembravano preoccupati.
Iselen alzò un sopracciglio, ma Invel iniziò a ringhiare. 《Che ti succede, bello?》 Gli chiese, grattandogli il capo per calmarlo.
Vide Persephone fare lo stesso con Cerere, che aveva iniziato ad abbaiare contro il portone della tenuta. Questo però, si spalancò di colpo e due uomini in armatura uscirono nel giardino.
Il mago riconobbe immediatamente il primo.
Alistair cambiò del tutto espressione, i pugni di colpo stretti e i denti digrignati per la rabbia 《Loghain!》
Anche Wynne sussultò alla vista del Teyrn, però lei rimase calma, osservandolo attenta. Era diverso rispetto a com'era ad Ostagar. Le sue guance erano smagrite, gli occhi blu erano segnati da ombre scure, ma i capelli erano dello stesso testardo colore nero.

Eamon fece segno al ramato di stare calmo, non erano lì per spargere sangue, ma quando il secondo uomo si fece avanti, un individuo untuoso dal naso adunco, Persephone impallidì di rabbia. 《Howe!》
Cerere ringhiò minacciosa, mentre il volto dell'uomo si apriva in un sorriso sgradevole. 《Lady Cousland.》 Persino la voce era viscida. 《È un sollievo vedervi viva dopo la disgraziata sorte della vostra famiglia.》

Gli occhi verdi della ragazza mandavano lampi. Voleva prendere le sue spade, la mano di Sten sulla sua spalla era la sola cosa che le impedisse di fare mosse brusche. 《Tu parli di disgrazia.》 La sua voce trasudava disprezzo. 《Ma sappiamo entrambi cosa hai fatto, traditore!》
Il sorriso dell'uomo si allargò, pieno di boria. 《Vi rivolgerete a me come Bann di Amaranthine e di Denerim o Teyrn di Altura Perenne, ragazza.》
La corvina si morse il labbro fino a sentire il sapore del sangue, ma non si mosse. 《Prima che io ti chiami col titolo di mio padre, il mondo crollerà.》


Il volto dell'uomo si piegò in una smorfia, ma gli occhi di Iselen erano fissi su Loghain. C'era qualcosa di strano in lui. Li aveva traditi ad Ostagar, i custodi grigi erano stati annientati per colpa sua e aveva ingannato tutto il paese riguardo la morte del re, ma il Velo si muoveva intorno a lui con pesantezza. Triste quasi.
Il Teyrn ricambiò la sua attenzione solo per un attimo, prima di rivolgersi all'arle.
《Eamon.》 Disse, il tono piatto. 《Mai avrei creduto di vedere il giorno in cui avresti tradito il Ferelden.》
《Non sono io ad aver tradito, Loghain. Tu hai diviso il nostro paese con le tue azioni ad Ostagar!》

《Eppure hai convocato l’incontro dei Popoli nel tentativo di spodestare la legittima regina. Per di più in favore di un miserabile fantoccio quando la prole oscura e gli orlesiani minacciano il nostro popolo.》 Il suo sguardo ricambiò gelido quello furente di Alistair. 《Sono lieto che Rowan non sia qui per vederti.》
Al sentire nominare sua sorella, l'arle impallidì. 《Hai ragione. Grazie al Creatore Rowan non saprà mai che il suo migliore amico ha ucciso suo figlio. Hai sputato sul suo nome e su quello di Maric!》

Ad Iselen parve di vedere lampo di dolore negli occhi di Loghain, ma fu solo un momento, il suo viso rimase impassibile. 《Io ho protetto il loro nome.》 Rispose. 《Provate a rendere re il vostro burattino, Eamon. Sconfiggerò voi e I vostri alleati come ho sconfitto l'Imperatore orlesiano, e farò lo stesso con chiunque minaccerà il Ferelden.》
Stavolta, Iselen percepì chiaramente il Velo vibrare. Echi lontani di spiriti valorosi risuonavano intorno a Loghain, riflettendo il suo coraggio e la sua forza, ma c'era anche una presenza più delicata, la più vicina tra tutte. Poteva sentirla: uno spirito del Rimpianto
La realizzazione lo colpì: per quanto avesse agito in modo folle, quell'uomo amava sul serio il suo paese!

Aveva riflettuto su di lui, cercando il motivo per cui li avesse traditi, perché avesse inviato Jowan ad avvelenare l'Arle e Zevran a uccidere loro, e forse aveva capito. Non aveva agito per sete di potere, ma puro desiderio di difendere la sua patria! Ed era pronto a metterla in pericolo, forse addirittura distruggerla, pur di farcela.
Aveva preferito affrontare la prole oscura cercando di sottomettere gli altri nobili del Ferelden piuttosto che rischiare un'altra invasione orlesiana, ed era arrivato ad uccidere il figlio dei suoi migliori amici per non lasciargli umiliare sua figlia e consegnare il regno nelle mani dell’imperatrice Celene.
Si era comportato da vile, ma ironicamente lo aveva fatto per quello che ai suoi occhi era il bene comune!


Lanciò a Runaan uno sguardo d'intesa, e il Dalish ricambiò. Anche lui sembrava aver colto qualcosa.
Entrambi lo osservarono allontanarsi a grandi passi insieme ad Howe, che rivolse un nuovo sguardo di scherno a Persephone prima di varcare il cancello.
Un potente ronzio risuonava nella testa del mago, poteva ancora sentire i sussurri di quegli spiriti, finchè un rumore secco non lo fece voltare allarmato.
Alistair aveva colpito il muro con tanta forza da incrinare le nocche della sua armatura. 《Avrò la sua testa. Fosse l'ultima cosa che faccio!》 Ringhiò

Persephone annuì decisa, anche se stava pensando a qualcun altro. Howe Aveva avuto il coraggio di prendere il titolo di suo padre, di chiamare “disgrazia” ciò che aveva fatto alla sua famiglia! Le aveva sorriso!
I suoi genitori, Oren, Oriana, Sir Gilmore, Nan… li aveva uccisi tutti! Aveva dato fuoco alla sua casa, saccheggiato le terre circostanti e falciato decine di persone, eppure camminava libero per le strade della città. Osava sorridere come se nulla fosse!
Strinse i pugni. Non sapeva perché Loghain avesse deciso di allearsi con quel verme, ma non gli avrebbe permesso di cavarsela. Avrebbe svelato i suoi crimini al Ferelden e lo avrebbe giustiziato come meritava!
Ma poi udì un tonfo e una figura minuta la superò di corsa con un verso di spavento.

La vide raggiungere il portone, ma Morrigan, che era rimasta silenziosa da quando avevano lasciato Redcliffe, schioccò le dita con un sorriso malevolo
Fu un attimo. La figura inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra, restando ferma quel tanto che bastava perché Invel la bloccasse ad un comando di Iselen.
Un urlo stridulo di donna si levò dalla sua bocca, mentre loro si avvicinavano per vedere chi fosse.


Si trattava di un’elfa mingherlina con una stretta crocchia di capelli neri che rivolse a tutti loro uno sguardo terrorizzato. 《FERMI!》 Gridò, cercando di liberarsi dalle zampe del mabari. Aveva un forte accento orlesiano. 《Mi manda la regina! Vi prego dovete aiutarci!》
《La regina?》 Arle Eamon sbarrò gli occhi, mentre Iselen faceva segno al suo amico di lasciarla andare.

L'elfa si alzò, gli occhi scuri che scattavano spaventati da una parte all’altra. Indossava un vestito fin troppo elegante per appartenere a una ladra o ad una serva 《Mi chiamo Erlina, sono la dama di compagnia della regina Anora. Vi prego, custodi, dovete salvarla.》
L'uomo alzò un sopracciglio, ma le fece segno di entrare nella tenuta, scortandola verso uno dei saloni.


Durante il tragitto, Alistair rivolse uno sguardo nervoso a Iselen. “Trappola?” mimò con la bocca.
Il mago alzò le spalle. Continuò a fissare l'elfa, persino quando si fu seduta con una tazza bollente in mano.
《La regina… Arle Howe l'ha segregata!》 Iniziò lei. 《Lei amava suo marito, no? Pensava che suo padre l’avrebbe protetto. Ma quando il Teyrn è tornato senza il re, lei ha chiesto informazioni, ma lui non rispondeva chiaramente. E lei si insospettisce, no?》 Bevette un sorso, le mani tremanti. 《Loghain è molto discreto, ma Rendon Howe non lo è così tanto.》
Persephone strinse I pugni, annuendo.

L'elfa proseguì. 《Lei allora va da lui: una visita della regina al nuovo arle di Denerim è cortesia, non crea sospetti. Ma quando lei prova a chiedere spiegazioni, lui la aggredisce, la chiama “traditrice” tra le altre cose e la rinchiude! Temo che potrebbe farle del male!》
《Loghain non permetterebbe mai che uccidano sua figlia.》 Disse Wynne, scuotendo il capo.

《Non ci arrivi?》 Morrigan sbuffò annoiata. 《Il punto non è che lei sia morta, ma che i nobili lo credano. Se pensassero che l'abbiamo uccisa per aprire la strada ad Alistair, quegli sciocchi ci tradirebbero all’istante.》
Il ramato si strinse il ponte del naso《La vera domanda è perché dobbiamo salvarla noi. L’esercito reale deve difendere la regina, non potremmo dirlo a loro?》

Erlina divenne se possibile ancora più pallida. 《NO! Se Howe vedesse dei soldati, potrebbe ucciderla sul serio e incolpare voi! Quell'uomo è folle, non ha limiti!》
《Fidatevi, lo sappiamo.》 Ringhiò Persephone, il ricordo di tutte le terre che aveva devastato pur di spaventare Bann Loren ancora fresco nella mente, mentre Sten scuoteva la testa e Shale ridacchiava.
《E voi cosetti mollicci dite che sapete difendervi》


Wynne li ignorò entrambi. 《Stando così le cose, non abbiamo scelta: dobbiamo salvarla. La regina è rispettata da tutti, se la aiutassimo potrebbe volgere molti nobili a nostro favore all'incontro dei Popoli.》
《Dobbiamo proprio?》 Si spazientì Morrigan, ma bastò l’occhiataccia dell'altra maga come risposta.
Runaan alzò gli occhi al cielo. I Numi parevano divertirsi a complicargli la vita: non erano arrivati da nemmeno tre ore, e già c'era qualcuno da salvare!

Iselen sospirò a sua volta. Recarsi nel castello di Arle Howe alla luce del giorno era una mossa azzardata, ma Wynne aveva ragione: non avevano scelta.
Si rivolse ad Erlina, il tono calmo. 《Avete un modo per farci entrare nel palazzo?》
L'elfa annuì vigorosamente. 《Ha assunto molte guardie di recente. Posso procurarvi delle divise》

《E va bene.》 Disse Alistair. 《Allora andiamo lì, salviamo la regina e…》
《No Alistair.》 Lo interruppe Persephone. 《Noi andremo a salvare la regina, tu devi restare qui. Non possiamo rischiare che tu venga ferito.》

Il ramato sbarrò gli occhi. 《Scordatelo! Non andrete lì dentro senza di me! E se vi catturassero!? Se Howe provasse a farti del male!? Non posso restar con le mani in mano mentre voi rischiate la vita!》
La ragazza rimase a bocca aperta, cercando una risposta, ma Iselen si frappose tra di loro, calmo come sempre.《Per questo devi restare. Se noi venissimo catturati, saremmo messi in cella, tu invece verresti giustiziato all’istante. Inoltre, sappiamo badare a noi stessi.》
Il ragazzo tentò di protestare ancora, ma quando vide che anche Wynne e Runaan annuire, dovette capitolare. 《Se verrete catturati, sappiate che attaccherò il castello da solo per venirvi a prendere!》


**


Persephone stava camminando lungo un corridoio del palazzo dell'Arle di Denerim, il cuore che batteva nervoso e le braccia rigide lungo i fianchi.
L'armatura che Erlina le aveva procurato era piccola per lei, la sentiva troppo stretta sul petto e le spalle, ma nessuno aveva fatto caso a loro, per ora. Eppure lei continuava a sentirsi nervosa. Ogni volta che un drappello di guardie le passava accanto, le sue mani sfioravano d’istinto le sue spade.

Quel palazzo pareva un enorme labirinto. Le pietre che lo componevano erano grigie, porose, come se le avesse levigate la marea, le lanterne che vi gettavano lampi rossastri, ed era composto da talmente tante stanze e corridoi da rendere molto difficile orientarsi. Un silenzio soffocante aleggiava su di loro, come se tutto il mondo fosse in attesa di vederli fallire.


Avrebbe voluto Cerere con sè, ma la mabari non sarebbe passata inosservata. Soprattutto ad Howe.
Scosse la testa, imponendosi di stare calma, e guardò avanti. Aida camminava in testa al gruppo, il naso che fremeva per seguire le tracce, Morrigan e Runaan subito dietro di lei, guardinghi. Iselen chiudeva la fila, l'armatura troppo grande che sfregava sul terreno. Persino lui pareva nervoso e non poteva dargli torto.

Una volta nel palazzo, avevano trovato la stanza della regina piuttosto in fretta. Ma la regnante li aveva informati che la porta era stata sigillata con una runa che, dopo attente analisi, il mago aveva scoperto potente abbastanza da far saltare in aria la stanza se avessero provato a forzarla. Solo il suo creatore o la morte di quest'ultimo avrebbe potuto cancellarla.
Avevano dunque svoltato verso le camere del nuovo arle alla ricerca del mago. Per un attimo folle, aveva desiderato incontrare il nuovo signore del palazzo, ma avevano trovato solo dei documenti recanti il sigillo dei custodi grigi e molta polvere sia sul grande letto che sulla libreria e il tavolo di legno laccato. Era chiaro che quella stanza non stesse venendo usata.

Runaan aveva ringhiato qualcosa in elfico e anche lei aveva represso una bestemmia, ma si era imposta di stare calma. Si era detta che Erano lì per la regina, non per uccidere Howe, e non potevano perdere tempo: se le guardie li avessero scoperti, li avrebbero passati a fil di spada!
Aveva sentito Morrigan dire qualcosa, uno dei suoi soliti commenti acidi probabilmente, ma non aveva fatto in tempo a capirlo perché la testa di Aida era scattata di colpo verso l'alto e aveva fatto loro cenno di seguirla attraverso il corridoio deserto in cui si trovavano ora.


Persephone guardò nervosa l'elfa dalla pelle scura. Quando avevano raccontato a lei e gli altri della loro nuova missione e le avevano chiesto di venire con loro, si era irrigidita in modo innaturale.
Aveva visto Leliana guardarla preoccupata e lei stessa si era sentita una traditrice. Era consapevole che Aida avesse dei ricordi orribili legati a quel posto, ma le aveva comunque chiesto aiuto perché era l'unica a conoscerlo, anche solo in parte.
Però la ragazza non aveva detto niente: dopo lo shock iniziale, si era limitata ad annuire ed era rimasta silenziosa e concentrata fin da quando erano entrati nel castello. Le era estremamnte grata. Lei sapeva quanto fosse orribile trovarsi in uno scenario simile a quello che animava i propri incubi e l'elfa lo stava affrontando senza fare una piega: persone più fragili di lei sarebbero già crollate.


Vide Iselen guardarla interrogativo, gli occhi che brillavano nella penombra, ma lei gli fece segno di proseguire. Ormai dovevano andare avanti e ovunque Aida li stesse portando, stare all'erta era necessario.

Scesero lungo una rampa scale in assoluto silenzio, sbucando in un corridoio più angusto. Celle vuote costellavano le pareti e, a giudicare dalle condizioni delle sbarre, qualcuno le aveva usate da poco.
Ma un tonfo la fece girare a destra. Un soldato era in piedi davanti ad una cella aperta, colpendo chiunque ci fosse rinchiuso con forza. Lo vide emergere sporco di sangue e con un sorriso sadico, ma questo si spense non appena si rese conto di non essere solo
《E voi chi…!?》 Ma un braccio muscoloso lo colpì alla mascella prima che potesse finire.

La guardia cadde all’indietro, mentre un uomo alto e coperto di lividi emergeva dalla cella e si avventava su di lui. Gli tirò un altro pugno e un altro ancora, lasciandolo privo di sensi e la bocca piena di sangue.
Persephone sguainò le sue spade, pronta a difendersi, mentre Runaan e Aida tendevano gli archi verso quell'uomo, ma quado questi si girò verso di loro, un sorriso gioviale gli ornava il volto.
《Grazie per la distrazione.》 Disse con accento orlesiano, prima che decine di spuntoni di ghiaccio si allungassero magicamente dal terreno e arrivassero ad un millimetro dal suo collo.


Iselen lo stava fissando duramente, le dita brillanti di azzurroe il consueto ronzio nelle orecchie. Morrigan accanto a lui aveva ingrandito il suo bastone, delle scintille elettriche già danzavano sulla punta.
L’uomo non si scompose. Anzi, sorrise e alzò le mani. 《Non è mia intenzione attaccarvi. Sono lieto che le voci sulla morte dei miei fratelli custodi fossero false》
La corvina lo guardò dubbiosa. 《Siete un custode?》

Lui si esibì in un lieve inchino. 《Tenente Riordan di Halamshiral. Lieto di conoscervi, Lady…?》
《Cousland.》 Rispose lei, però non abbassò le armi, e nemmeno Runaan e Morrigan

《Come ha fatto Howe a catturarvi? Come sappiamo che state dicendo la verità?》 Chiese il biondo
《Il mio addestramento di custode mi permette di percepirvi, fratelli miei.》 Rispose Riordan, lo sguardo che andava da lui ad Iselen. 《È una tecnica che imparerete col tempo. Per quanto riguarda la mia cattura, sono caduto vittima di finta ospitalità e di un calice avvelenato. Ero venuto per offrire alla regina l'aiuto dei custodi di Orlais, ma ho incontrato Howe.》


La corvina attese un secondo, e poi rinfoderò la spada, mentre il ghiaccio attorno al custode si scioglieva e Iselen si rivolgeva a lui. 《Sapete dov'è Howe? Avete visto se c'era un mago con lui?》
Il sorriso di Riordan svanì mentre annuiva. Accennò ad una porta davanti a loro. 《Lì sotto. State attenti: aveva due maghi con sé e altri quattro soldati.》

《Ce la fate a combattere?》 Chiese Aida, ma l'uomo scosse la testa.
《Dopo mesi di prigionia, vi sarei solo d'intralcio.》

《Andate alla tenuta dell'Arle di Redcliffe.》 Gli disse Persephone. 《L'altro custode, Alistair, vi dirà tutto.》
L'uomo sorrise un'altra volta, chinandosi per sfilare l'armatura alla guardia. 《Vi ringrazio molto, amici miei. E le mie condoglianze, Lady Cousland. Ricordo vostro fratello e vostro padre con affetto.》


La corvina annuì, prima di voltarsi verso la porta che il custode aveva mostrato loro.
《Nelle fauci del lupo andiam…》 Recitò Morrigan con fare tetro. Lei la ignorò e afferrò la maniglia


**


Attraversarono di corsa il corridoio buio e colmo di odore di chiuso, senza più fare caso al rumore.
Avevano superato la porta dei sotterranei senza doverla scassinare, un indizio fatale che li attendesse qualche trappola, e Aida aveva mandato una tacita preghiera al Creatore perché tutto filasse liscio per una volta. E, ovviamente, la situazione era precipitata!
Erano sbucati in un sotterraneo enorme, costellato di celle e soprattutto pieno di soldati! Non erano stati capaci di ingannarli e dunque erano stati costretti a farsi strada con la forza. Ne avevano uccisi decine

Aida teneva stretto il suo arco. L'adrenalina le pulsava in corpo, e anche se Iselen aveva sigillato l’entrata che avevano appena varcato, il suo naso e le sue orecchie cercavano di captare nuovi nemici.
Esalò un sospiro quando non sentì nessuno, però Distinguere gli odori era difficile. L'aria non sapeva solo di chiuso: era impestata dell’odore ferroso del sangue. Moltissimo sangue. E quando si girò verso una delle celle, le fu chiaro perché.
Un giovane uomo magro come un chiodo e chiaramente morto pendeva appeso alle Grosse catene che pendevano dal soffitto,  il sangue che ancora colabva dalla ferita che lo aveva ucciso e gocciolava pigramente sul terreno.
Rabbrividì. Non aveva mai sentito parlare di un altro sotterraneo nel palazzo dell'Arle di Denerim. Nessuno degli elfi che lavoravano lì c’era mai stato… o non era tornato per raccontarlo.


《Non possiamo fermarci ora. Sanno che siamo qui》 Disse Runaan, una freccia già incoccata e una guancia sporca di sangue non suo. Sembrava stanco, eppure era ancora battagliero come sempre.
Morrigan annuì, il bastone magico già sollevato: il suo solito sorriso era svanito in favore di un'espressione seria, ma si muoveva con la sicurezza di sempre. Se quel branco di soldatini aveva intenzione di attaccare, avrebbe mostrato loro cosa significava avere paura.

Aida annuì a sua volta, inspirando con forza nel tentativo di seguire la traccia di Howe e del suo mago. La puzza ferrosa le faceva lacrimare gli occhi, sentiva mille odori sovrapporsi in un vortice confuso, ma non era nulla in confronto al tanfo delle vie profonde.
Di colpo le sue orecchie scattarono in su e lei si avviò attraverso il corridoio a passo spedito, i suoi compagni dietro di lei. La traccia che aveva trovato era debole, ma era lì.
Passò un grosso arco di pietra senza azzardarsi a guardare le celle, quel dannato rintoccare di gocce a scandire i loro passi.

Quante persone erano morte per versarne tanto? Quale crimine poteva averli portati in quell'inferno? Quanto avevano sofferto mentre le lame dilaniavano la loro pelle? Che razza di mostro avrebbe potuto fare una cosa simile?!


Superarono diverse svolte e corridoi, l'adrenalina che ronzava nervosa nelle loro teste. Uccisero un'altra decina di guardie con frecce e incantesimi senza farsi vedere, fino ad arrivare di fronte ad un'altra porta. Un debole segno dell'odore di Howe era ancora impresso sulla maniglia.
L'elfa sentì Persephone stringere le spade e la spalancò. La scena che si ritrovò davanti le fece rivoltare lo stomaco.

Erano entrati in una stanza angusta e buia. L'odore di sangue talmente fresco da sentirne il calore. Si coprì disperatamente il naso: non servì a niente.
Alle pareti non pendevano solo catene, ma anche spade, coltelli, fruste che nessuno si era preoccupato di pulire. Le pietre del pavimento erano scure di coagulazione; l’aria puzzava di morte, paura e lacrime e una serie di grossi tavoli occupava la stanza.
Due elfi giacevano nudi su quelli alla loro sinistra, una donna di mezza età e un ragazzo sulla ventina, Le gambe e le braccia strette da catene collegate ad una manovella per impedirgli di muoversi. Le schiene erano state dilaniate da decine di squarci che mostravano la carne viva, i volti esangui e freddi.


Persephone si portò la mano alla bocca, gli occhi sbarrati per l'orrore, mentre Iselen correva verso i due per controllare il battito. Sapeva che Howe fosse un folle, ma che avesse creato un intero sotterraneo per torturare le sue vittime... era orribile persino per lui!

《Sono ancora vivi?》 Chiese Runaan, ma il mago scosse la testa, le dita che smettevano di scintillare
Il Dalish ringhio. 《Fenehidis. Quell'uomo è…》


《Aiuto!》 Un Urlo stridulo lo interruppe. 《Chiunque voi siate, liberatemi! È un ordine!》
Proveniva dal tavolo più in fondo alla stanza, dove un giovane uomo giaceva incatenato. Aida digrignò i denti. Era di certo un nobile.

《I tuoi genitori non ti hanno insegnato a dire “per favore”, Shem?》 Lo riprese Runaan tagliente.
Si avvicinò a lui con i due maghi per vederlo meglio. Era coperto di lividi e tagli, i polsi e le caviglie erano incatenati e i capelli biondi erano ridotti ad una massa disordinata, ma le sue ferite non erano nulla rispetto a quelle sui due elfi che avevano trovato.

Quello emise un verso antipatico. 《Liberatemi subito, orecchie a punta! Avete idea di chi sia mio padre!? Dovreste inchinarsi tutti quanti!》
Il Dalish non parve impressionato. Sfiorò la manovella a cui erano attaccate le sue catene. 《Secondo voi cosa succede se la giro?》 Chiese distrattamente.
Aida vide il giovane impallidire e un lampo divertito passare negli occhi di Morrigan. Sentì un sorriso increspare anche le sue labbra: era una proposta allettante in effetti. Ma Persephone si fece avanti.
《Oswyn?》 Chiese, riconoscendolo.
《Lady Cousland!》 Si illuminò lui. 《Dite ai vostri servi di liberarmi!》

La corvina gli rivolse uno sguardo gelido, ma usò comunque una daga per forzare le catene liberarlo. 《Non sono servi, sono miei amici e persone che rispetto. E siete vivo grazie a loro, dovreste essere grato》
Lui rivolse uno sguardo torvo ai tre, borbottando un ringraziamento decisamente fasullo. Runaan sbuffò irritato

《Cosa vi è successo?》 Chiese la corvina.
《Howe》 Rispose lui. 《Mi ha rapito per costringere mio padre e gli eserciti di Picco del Drago a sostenere lui e Loghain. Siamo venuti qui non appena abbiamo saputo che era stato eletto Arle di Denerim in seguito alla morte di Kendells ad Ostagar. Lui ci ha attirato in trappola! Ha usato la scusa della ribellione elfica per chiudermi qui sotto e da allora…》

Ma Aida lo afferrò per le spalle prima che potesse finire, le pupille minuscole. 《Che ribellione!?》
《Levami le mani di…!》 Urlò lui oltraggiato, prima che gli artigli dell'elfa si piantassero nella sua carne.
《Che. Ribellione!?》 Ringhiò lei, i denti scoperti.
Il ragazzo sbiancò di terrore. 《Gli elfi sono insorsi! Howe ha detto che di punto in bianco sono impazziti! Hanno preso d'assalto le guardie, a quanto pare volevano vendicare qualcosa che era successo ad un gruppo di ragazze! Prima di finire qui, ho saputo che i soldati volevano marciare contro di loro!》


Lei lo lasciò andare di malagrazia, il cuore che le pulsava nelle tempie. Si erano ribellati, avevano attaccato. Lo avevano fatto per lei e le altre! Un misto di affetto, orrore e paura le annodò lo stomaco.
Se i soldati avevano davvero attaccato l’enclave, quanti erano stati uccisi?! Suo padre stava bene? Era vivo? E Shianni? Si era buttata nella mischia come sempre, o Valendrian l’aveva Trattenuta? E Soris? Come stava lui?
Per un attimo ebbe un’immagine orribile dei suoi cari riversi per le strade, i corpi scempiati dalle spade.


Strinse i denti fino a farli scricchiolare, mentre Persephone si rivolgeva nuovamente ad Oswyn. 《Ce la fate a camminare? Potete uscire dal sotterraneo?》
Lui annuì. 《Vi ringrazio, Lady Cousland.》 Non guardò nemmeno i tre elfi o Morrigan. 《Appena sarò fuori di qui, parlerò con mio padre. Picco del Drago si schiererà con voi. Sconfiggeremo Howe insieme!》

《Oh, su questo non ne sono così sicuro.》 Affermò una voce untuosa e conosciuta alle loro spalle.
Si girarono tutti verso la porta spalancata. Rendon Howe era in piedi sulla soglia, quel sorriso sgradevole stampato in faccia. Al suo fianco c'erano un uomo e una giovane donna armati di bastoni magici e quattro soldati armati fino ai denti. I suoi occhi erano puntati su Persephone: scintillavano di una malata allegria.

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Capitolo 38
*** Forte Drakon ***


Howe stava ghignando felice, come un bambino con un giocattolo nuovo. 《Ma guarda》 Disse untuoso, gli occhi puntati in quelli di Persephone. 《Ho sempre pensato che fossi una puttana ostinata, ma credevo che avrei dovuto trascinarti fuori dal palazzo di Eamon.》Il suo sguardo si spostò su Runaan e Iselen. Sorrise ancora di più. 《A quanto pare il Creatore è dalla mia parte.》
La corvina sentiva la mente vuota, ma le sue dita stavano stringendo le sue spade. 《Howe!》Ringhiò.

L'altro non smise di sorridere. 《Non credevo che saresti riuscita ad arrivare fin qui, ne che fossi tanto sciocca da venire affatto, ma vedo che sei proprio come tuo padre. Hai la sua stessa arroganza.》
La ragazza lo guardò con odio: ogni fibra del suo corpo voleva ridurre quel vigliacco in pezzi! Suo padre lo aveva chiamato amico per anni, si era fidato di lui sul campo di battaglia, e lui invece lo aveva tradito e ucciso come il verme che era!
《Tu non sarai mai degno nemmeno di leccare le scarpe di mio padre Howe》 Gli sibilò contro. 《Se avessi un briciolo del suo onore, mi sfideresti uno contro uno, ma tu preferisci colpire alle spalle vero?》 Sentì un refolo gelido sulla nuca. Iselen era pronto.

Il sorriso dell'uomo divenne una smorfia. 《Lui e tua madre sono morti implorando, in ginocchio di fronte a me, impotenti. Patetici. Appenderli alle mura insieme alla puttana antivana e a quel moccioso è stata una soddisfazione che ho atteso per anni. E tu ti unirai a loro.》
Si rivolse ai suoi uomini. 《Attaccate!》


Non ebbe il tempo di finire la frase. Iselen sbattè un piede sul terreno, che si piegò ai suoi comandi, catapultando uno dei grossi tavoli di tortura contro di lui e I suoi sgherri mentre Oswyn si nascondeva con un acutissimo urlo all'angolo della stanza.
Howe e i suoi si tolsero di mezzo, ma un fulmine di Morrigan fece scoppiare l'arma improvvisata in un boato di fiamme che li scaraventò contro il muro

Persephone saltò in avanti, inseguendo l’arle, mentre dei soldati cercò di caricare la strega. Runaan si frappose fulmineo tra di loro, conficcando fino all'elsa uno dei suoi coltelli nell’occhio dell'uomo!
Quello crollò a terra, dando a Morrigan il tempo di allontanarsi, ma l'elfo fu costretto a spostarsi quando due soldati lo attaccarono da destra. Saltò indietro, sbattendo contro un altro tavolo: sentì il piede dell'elfo morto toccarlo mentre cercava una via di fuga.
Non c’era abbastanza spazio per usare il suo arco o muoversi con la solita agilità e quei due erano molto più grossi di lui. Sputò una maledizione e si abbassò fulmineo per evitare un colpo di spada diretto al suo collo, ma un altro lo raggiunse sul fianco: il dolore gli infiammò la carne e sentì rivoli caldi lungo la coscia.
Vide quei due bastardi sorridere, ma poi una ventata di aria gelida lì travolse tutti e tre. I fiocchi di neve ferirono le loro guance, mentre lunghissime crepe di ghiaccio di diffondevano sulle pareti e i pavimenti.


Runaan alzò le braccia per proteggersi, cercando di capire cosa stesse succedendo. Vide poco lontano il mago di Howe lanciare inutilmente grosse sfere di fuoco contro Iselen, che le stava estinguendo senza fatica con i suoi feroci venti di tempesta, il viso percorso da lunghe linee azzurre.

Il Dalish ghignò. Il gelo correva come una fitta tela cristallina, stringendo la sua morsa attorno al mago, che stava arretrando terrorizzato, e soprattutto distraendo i due soldati che aveva di fronte.
Agì immediatamente. Il suo coltello si piantò nella gola del più vicino, il suo verso di sorpresa che mutava in un gorgoglio di morte, e prima che l'altro soldato potesse provare a difendersi, Aida gli piombò addosso
Lo vide cadere a terra, il volto sporco di rosso che scattava impotente da destra a sinistra mentre l'elfa alzava gli artigli. Il sangue del soldato si cristallizzò sul terreno e quando la temperatura calò ancora di più, Runaan fu sicuro che del mago di Howe non fosse rimasto che un cadavere congelato.

Si voltò, i capelli costellati di fiocchi di neve in balia dei venti. Ormai era rimasta in piedi solo la maga nemica: il corpo dell'ultimo soldato di Howe giaceva poco distante, Morrigan sopra di lui che sorrideva sinistra
La sua nemica puntò il bastone, la fronte imperlata di sudore, evocando un'onda d'urto che la strega annullò con un semplice schiocco di dita. 《Sei patetica》 Disse sorridente, puntandole contro un dito.
Un fulmine attraversò la stanza con un boato terribile, trapassando il petto della sua avversaria senza che lei potesse fare nulla: Il suo strillò coprì ogni altro suono. Le vene dei suoi occhi esplosero in un milione di sfrigolii elettrici e il sangue sbocciò a fiotti dalla sua bocca ora muta. Crollò a terra con un tonfo, il corpo ancora scosso da piccoli spasmi.

Runaan sentì i venti generati da Iselen iniziare a calmarsi, ma un rapido clangore di lame li costrinse tutti a girarsi verso l'altro capo della stanza.
Persephone e Howe stavano ancora lottando, le loro armi che cozzavano in miriadi di scintille.


La corvina muoveva le spade in fretta, le stoccate che si susseguivano senza sosta, scontrandosi contro le lunghe daghe dell'uomo davanti a lei. Il suo cuore pulsava, e sentiva il sudore colare sulla fronte.
Non aveva fatto caso agli scontri in cui erano impegnati i suoi amici o alle correnti gelide che le avevano frustato il viso. Tutto quello a cui stava pensando era a come sconfiggere Howe!
All'inizio era riuscita a coglierlo di sorpresa con una serie di attacchi precisi e mirati che le aveva mostrato Zevran, ma quel verme si era dimostrato molto abile. Non era forzuto o veloce quanto lei, ma era un duellante con anni di esperienza e un’ottima abilità nell’individuare i punti deboli della sua armatura.

Uno dei suoi pugnali le aveva causato un lungo taglio sulla coscia, là dove la cotta di maglia era più sottile. La ferita bruciava, e il formicolio innaturale che sentiva era segno che la lama era stata avvelenata.
Ormai quella sensazione fastidiosa aveva raggiunto il ginocchio, ma lei non aveva osato fermarsi. Quella era la sua unica occasione, non poteva farla fuggire!

Alzò nuovamente le spade e attaccò da destra, mandando una tacita preghiera alla sua famiglia, chiedendo loro di sostenerla, di donarle la loro forza.
Howe parò, ma lei continuò ad attaccare, il cuore che rimbombava nel petto. Vide Iselen sollevare le mani, i cristalli di ghiaccio che danzavano tra le dita, ma gli fece segno di stare indietro. Doveva farcela da sola.
Aveva sognato quel momento per mesi. La vendetta era stato il solo pensiero che l’aveva spinta ad andare avanti prima di conoscere Alistair e gli altri. E ora le stava tornando tutto in mente: le fiamme, le urla, l'orrore sul viso di sua madre e la morte su quelli di Oren e Oriana, il sacrificio di Sir Gilmore, il corpo di Nan, l'addio a suo padre, le sue stesse lacrime e urla.
L’uomo davanti a lei aveva causato tutto ciò. Per colpa sua, non avrebbe mai potuto vedere suo nipote crescere o ridere di fronte alle sfuriate di Nan. Non avrebbe più avuto occasione di dire a sua madre che la amava nonostante i loro litigi o di sentire suo padre accarezzarle i capelli.


Attaccò ancora, il sigillo dei Cousland che brillava sull’elsa delle spade, e Howe non fu abbastanza svelto. Lo vide indietreggiare, la guancia sporca di sangue, e lo caricò di nuovo, ancora più decisa.
La sua vita era stata mandata in pezzi per banale invidia. Lui si dipingeva come abile stratega quando era solo un vigliacco! Gli avrebbe mostrato che lui non era nulla era nulla davanti a suo padre!

La sua gamba ormai le stava inviando scosse di dolore, il terreno scivoloso per via del ghiaccio che minacciava di farla cadere, ma lottò per restare in equilibrio ed eseguire colpi rapidi e precisi per non dare respiro al suo nemico. Howe stava lentamente indietreggiando sotto i suoi colpi, la fronte sudata, e lei sentì un palpito di soddisfazione nel petto.
Provò a disarmarlo colpendolo dall'alto, ma lui si buttò a destra e poi scattò verso di lei, cercando di infilzarla sopra le clavicole. Lei puntò i piedi e gli rifilò una testata che lo fece barcollare indietro, il naso che iniziava a sanguinare, sicuramente rotto.
Lui non demorse, ma la ragazza parò i colpi seguenti con facilità, notando che il suo nemico sembrava più lento e soprattutto che aveva smesso di sorridere! Quel suo ghigno viscido era finalmente svanito!

Ignorando il fastidio alla gamba, sferzò l'aria con le sue lame per allontanarlo e poi affondò per spezzare la sua guardia. Lui la evitò con un ringhio di fatica.
Il loro scontro ormai stava andando avanti da un po' e se lei poteva contare sul vigore della gioventù, Howe non era così fortunato: ormai stava ansimando. Il suo petto si alzava in fretta e la pelle era madida di sudore.
Persephone ne approfittò per attaccare un'ultima volta dall'alto, e Howe stavolta non potè evitarlo.


La ragazza sentì i polsi del suo nemico cedere, i pugnali che si schiantavano al suolo poco prima di puntare una delle sue spade contro la sua gola.
《Ormai è finita. Arrenditi.》
《Scordatelo.》 Ringhiò l'uomo, alzando la mano.
La corvina vide qualcosa di scintillante baluginare per un attimo, ma poi una lunga e sottilissima lama di ghiaccio trapassò la spalla, facendolo urlare di dolore, il coltello da lancio che tintinnava sul terreno.

Howe si accasciò a terra, lunghi rivoli di sangue che scendevano tra le dita, mentre la corvina lo guardava con disgusto. Colpire a tradimento, quello era il solo modo con cui quel verme era capace di vincere.
Lo colpì con un calcio dritto in faccia, il rumore del setto nasale che si spaccava definitivamente musica per le sue orecchie. Lo vide cadere a terra, ma invece di nuovi versi di dolore, lo sentì ridere: un suono rasposo e freddo uscì a fatica dalla sua gola, mentre alzava lo sguardo.
《Sei proprio come tuo padre. Come ogni Cousland》 Sputò, i denti rossi di sangue. 《Mi guardi dall'alto in basso anche se vi ho uccisi come i cani che siete!》
《L'unico cane qui sei tu!》 Replicò lei furiosa.

Il sorriso di Howe si accentuò, malato. 《E allora falla finita. Dimostrami che sei la degna figlia di Bryce e macellami come l'animale che sei!》
Persephone voleva farlo, sarebbe stato facilissimo. Era lì, impotente davanti a lei, dopo tutti quei mesi passati a dargli la caccia. Voleva staccargli la testa come la serpe che era e liberarsi dal suo spettro. Voleva cogliere la sua vendetta e lasciare che i suoi cari riposassero in pace. Ma sarebbe stato un errore.
Se lo avesse ucciso lì sotto, senza dimostrare i suoi crimini all'incontro dei popoli, chiunque avrebbe potuto accusarla di essere una bruta che aveva ucciso l'arle di Denerim per cercare di minare il potere di Loghain.


Si morse le labbra fino a farle sanguinare, lasciando una delle sue spade per costringere quel traditore ad alzarsi. 《No Howe. Non permetterò ai tuoi sicofanti di trasformarti in un martire.》
Vide la sorpresa stirare il suo volto e lo fece cadere di nuovo a terra, rivolgendosi agli altri. 《Se lo uccidiamo adesso, rafforzeremo solo l'immagine di mostri assetati di sangue che lui e I suoi vogliono darci. Dobbiamo farlo prigioniero.》

Vide Runaan, Morrigan e Aida aggrottare la fronte, i volti sporchi di sangue, ma Iselen si limitò ad annuire, calmo come sempre.
《Come lo facciamo uscire di qui?》
《Credo di saperlo.》 La corvina sospirò, rivolgendosi alla strega. 《Puoi fare qualcosa?》
Lei alzò un sopracciglio, gli occhi che scintillavano. 《Avete intenzione di lasciare la luce del Creatore Lady Cousland?》 Chiese lei sarcastica, prima di aprirsi in un sorriso deliziato che la fece rabbrividire. 《Credevo non me lo avresti mai chiesto.》


La vide ancheggiare verso Howe, una nube scura che danzava dalle punte delle dita mentre l'uomo la fissava, di colpo atterrito. Vide la speranza inutile di una via di fuga impressa sulla sua faccia adunca, ora bianca come gesso.
La strega alzò le mani, il sorriso sempre in viso, e le volute scure lo strinsero prima che potesse opporsi, bloccandogli le gambe. Lui si contorse nel vano tentativo di liberarsi, ma quelle continuarono a salire, costringendogli il busto e le braccia e stringendosi intorno al  suo collo.

Persephone sentì un brivido di paura e al tempo stesso di soddisfazione quando vide i suoi occhi pieni di terrore spostarsi su di lei, quasi supplicandola di smettere. Lei non disse nulla, non distolse lo sguardo neanche un attimo mentre la nube lo avvolgeva e lo nascondeva alla sua vista.
Avrebbe potuto semplicemente stordirlo, non era necessario chiedere aiuto a Morrigan, ma lei voleva che capisse, che provasse la stessa paura che le sue vittime avevano provato quando le aveva aggredite. La stessa paura che aveva provato lei.


Lo sentì lottare, resistere tra urla soffocate mentre le volute lo stringevano come serpenti, ma poi i suoi movimenti cessarono di colpo. La stanza piombò in un silenzio pesangte e così com'era apparsa, la nube svanì.
Howe giaceva sul pavimento gelato, profondamente addormentato: il volto era rilassato e il petto si alzava regolare. Un cerchio magico scintillava su di esso.
Morrigan si voltò verso di lei, soddisfatta. 《Finchè il sigillo resterà intatto, lui dormirà. E le sue ferite guariranno più lentamente. Temo proprio che gli faranno male per un po'.》 Disse, con finta compassione.
La corvina rispose con un cenno, lo stomaco chiuso. Quella donna era terrificante: non le importava nulla della gran parte delle persone intorno a lei e non ne faceva segreto. Non aveva idea di come facesse Runaan a stare con lei senza paura. Però si ricordò che non aveva diritto di sentirsi così: lei le aveva chiesto aiuto di propria volontà. Voleva che Howe tremasse di terrore, aveva voluto guardarlo mentre si contorceva. Morrigan l'aveva semplicemente esaudita.

《Ehi!》 Li richiamò Aida, sulla soglia della porta. Oswyn era in piedi accanto a lei, pallido e tremante, ma l'elfa lo ignorò. 《Se avete finito di fare… qualsiasi cosa sia quello, dobbiamo ancora liberare la regina.》


Persephone annuì e tutti tornarono al piano di sopra, Howe che fluttuava dietro di loro, legato magicamente al bastone della strega, finchè non si trovarono di fronte la porta delle stanze della regnante
《Vostra altezza, siamo tornati.》 Disse.
《Oh, sia lodato il Creatore!》 Rispose lei. 《Vi prego, fatemi uscire.》

La ragazza annuì verso Iselen, che puntò il dito contro la maniglia. Senza la runa a proteggerla, quella gelò e cadde a terra con un lieve clangore. La porta si aprì.
La regina Anora ne emerse, avvolta in una cotta di maglia leggera. Era una donna attraente, più grande di Persephone, ma più minuta di lei, i capelli biondi raccolti sulla nuca e due grand occhi blu identici a quelli di suo padre Loghain.
《Vi ringrazio custodi.》 Disse, prima di individuare Howe, che fluttuava alle spalle di Morrigan. 《È…?》
《Non abbiamo tempo di spiegare, Altezza.》 Disse Persephone. 《Dobbiamo andare via di qui.》
La donna rivolse uno sguardo sospettoso all'uomo e poi a Morrigan, che la ignorò platealmente, prima di seguirli rapidamente verso l'uscita principale.


Non videro una sola guardia in giro, il silenzio regnava sovrano, e non fecero in tempo a chiedersi il motivo, perché Aida sbarrò gli occhi e fece loro segno di fermarsi, il naso che vibrava attento. Erano davanti all'ultima arcata, mancava pochissimo al portone. Si sentivano delle voci e un clangore di armature.
Runaan si appiattì contro una parete, sbirciando oltre. Persephone fece altrettanto e impallidì. Una ventina di soldati li stava aspettando. Ne riconobbe una, una donna imponente con un enorme spadone sulle spalle. Ser Cauthrien, il braccio destro di Loghain.
Oswyn sembrava averla riconosciuta a sua volta, perché il suo volto divenne di colpo bianco come latte.

La corvina si i voltò verso la regina: anche lei pareva molto preoccupata. Accarezzò le spade. Avrebbero potuto combattere, erano ancora abbastanza in forze, ma la sovrana era disarmata e se le lei o Howe fossero stati uccisi nel fuoco incrociato, tutti i loro piani per l’incontro dei Popoli sarebbero andati a rotoli.
Strinse i pugni, rivolgendosi verso Iselen e Runaan. 《Dobbiamo andare.》 Disse a denti stretti.
Il mago annuì con un sospiro, mentre il dalish si rabbuiò. Era l'unico modo perché la loro strategia andasse in porto, ne erano coscienti anche loro. Però l'idea non li attraeva per nulla.


Avanzarono di un passo, ma Aida si mise in mezzo. 《Fermi! Che diavolo state facendo!?》 Chiese in un Sussurro gutturale simile a un ringhio preoccupato.
La corvina sospirò. 《Se non andiamo noi, verranno a cercarci. Forse potremmo vincere, ma se la regina cadesse nuovamente nelle loro mani, l'incontro dei Popoli fallirà.》

L'elfa boccheggiò. 《Ci deve essere un altro modo!》 Disse, voltandosi verso Morrigan, in cerca di supporto
La strega stava fissando Runaan, il bastone stretto in mano e lo sguardo indecifrabile. 《Vi rendete conto che potrebbero uccidervi, vero?》

Lui sbuffò. 《Credimi, lo so.》 Si avvicinò a lei, il tono più morbido. 《Portali via di qui, va bene?》
Lei strinse I denti, ma annuì, facendo sgranare gli occhi ad Aida, mentre Oswyn farfugliava qualcosa che nessuno si diede la pena di ascoltare.


L'elfa tese la mano verso i suoi amici, cercando una maniera per fermarli, ma Morrigan le afferrò un braccio. 《Dobbiamo andare.》 Disse.
《No, non possiamo…》 La strega strinse ancora di più, nuove volute scure che danzavano tra le dita.
《Dobbiamo. Andare.》 Scandì lei, gli occhi d'oro che mandavano lampi mentre le volute crescevano.
Aida fissò per un lungo attimo lei e poi i loro amici. Li vide passare l’arcata, la mente vuota, e scoprì i denti furiosa. Sarebbero tornati per loro. Assolutamente!
Afferrò Oswyn per una spalla, ignorando le sue proteste, e anche lei entrò finalmente nella nube.


Persephone li osservò svanire con la coda dell'occhio, il cuore che martellava, mentre lei, Iselen e Runaan entravano nel salone e venivano circondati. Ser Cauthrien le puntò contro lo spadone.
《Persephone Cousland.》 Esordì lei, il tono di puro disgusto. 《In nome del reggente Teyrn Loghain, ordino a voi e ai vostri alleati di lasciare le armi e di farvi consegnare alla giustizia. Siete accusati di aver aggredito e ucciso l'Arle di Denerim.》
Non era la verità, ma andava benissimo così. Dal modo in cui Iselen aveva ridotto la segreta, ogni singolo cadavere sarebbe potuto appartenere a Howe
Slacciò attentamente la cintura che reggeva i foderi delle spade e sollevò i palmi aperti, ripetendosi che lo stava facendo per il bene del Ferelden. Dopo un attimo di esitazione, vide i due custodi fare lo stesso.

Ser Cauthrien non mutò espressione. 《Arrestateli.》
I suoi uomini reagirono subito. Le legarono i polsi e lei non oppose resistenza. Vide dei soldati ghignarle contro e altri lanciare sguardi di disprezzo al mago mentre gli bloccavano le mani.
Uno di loro gli sputò addirittura in faccia e Runaan lo colpì con un calcio dritto sotto la cintura.
L'uomo si accasciò a terra con un gemito e i suoi compari afferrarono il Dalish per le braccia, la corda pronta. Lui oppose resistenza, riuscì a spaccare il naso di uno di loro con una testata, ma un altro lo colpì sulla nuca, facendogli perdere i sensi.

Persephone li vide trascinarlo via come un animale, Iselen subito dietro di lui, stringendo i denti. Si stava già pentendo della sua scelta, anche se era ben consapevole che non ne avevano avuto una.
Si vide spinta fuori nel cortile principale come una criminale, gli uomini di Loghain che affrettavano il passo attraverso le strade, verso la loro nuova destinazione. Fortunatamente, di Morrigan e Aida non c'era traccia
Alzò gli occhi: il cielo era scuro, prometteva tempesta.


**


Un urlo acuto svegliò di soprassalto Persephone dal quel breve riposo in cui era riuscita a sprofondare.
Si sollevò, la schiena che doleva per la posizione scomoda e si guardò intorno. Forte Drakon era prigione più famosa del Ferelden: un tempo ci venivano rinchiusi i peggiori criminali, ma negli ultimi anni aveva accolto solo persone che avevano infastidito anche per errore Vaughan Kendells, l’uomo che Aida aveva ucciso. Ed era lì che lei, Iselen e Runaan erano stati gettati dagli uomini di Loghain.
Le avevano sempre raccontato storie orribili su quel luogo e ormai ne aveva avuto conferma.


Non era possibile stabilire da quanto fossero lì: l’ambiente attorno a loro era senza finestre ed illuminato solo da torce che gettavano ombre lugubri sui muri. Il tempo era scandito da un coro di grida lontane, ma a volte lo schiocco di una frusta risuonava più degli altri e una nuova voce si univa alle altre. Stavolta quella di una ragazza giovane. Troppo giovane per essere finita lì dentro.
E ad ogni colpo, le donne di guardia alla loro cella si aprivano in sorrisi soddisfatti.


《Ehi, come stai?》 Le chiese Runaan accanto a lei, sforzandosi di aprire l'occhio destro, gonfio e livido.
La corvina lo guardò preoccupata. 《Dovrei essere io a farti questa domanda.》 Disse, accennando al suo corpo coperto di tumefazioni e soprattutto ad Iselen, che giaceva accanto a lui, lo sguardo decentrato e la bocca che farfugliava parole confuse.
Prima di gettarli lì dentro, le guardie si erano prese le loro armi e le loro armature, lasciandogli solo stracci per coprirsi, ma con lei si erano limitati a trascinarla e a fare battute volgari. Ai due elfi era andata peggio.
Una decina di guardie si era accanita sul mago: lo avevano tenuto fermo e costretto a bere una pozione che lo aveva lasciato in quello stato e quando il Dalish aveva provato a difenderlo, lo avevano riempito di botte finchè non era svenuto di nuovo.

Lui però non aveva dato loro la soddisfazione di mostrarsi dolorante. Anzi, ora sorrideva sprezzante attraverso il labbro spaccato. 《Dopo tutti i mostri che abbiamo affrontato, le botte di un paio di shem idioti non sono niente.》
Persephone annuì, un accenno di un sorriso in viso, prima di ritornare ad osservare lo spazio attorno a lei. La loro cella era più grande delle altre, ed era isolata in un’ampia stanza quadrata che puzzava di chiuso. C'erano solo due guardie, ma erano armate e non si poteva vincere a mani nude contro una spada.


Si sedette accanto ai suoi amici. Le sarebbe piaciuto avere le abilità di Micah in quel momento, nana li avrebbe tirati fuori in un attimo e avrebbe riso delle guardie, o almeno che Iselen fosse in sé. Aveva avuto dei momenti di chiarezza in cui aveva provato ad aiutarli, ma la nausea e i capogiri dati da quella pozione erano talmente forti da impedirgli di attingere alla sua magia, rendendolo impotente, come lei.
Non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato da quando li avevano chiusi lì dentro, era scivolata più volte tra il sonno e la veglia, ma era abbastanza certa che fossero lì ormai da ore.
Sospirò esasperata. Il suo cervello era consapevole che non avevano avuto altra scelta se non arrendersi a Ser Cauthrien, ma una parte di lei, una fin troppo ottimista, aveva sperato fino all'ultimo che quel piano così azzardato filasse liscio.
Pregava il Creatore che Aida e Morrigan fossero davvero riuscite a fuggire con la regina. Gli uomini di Loghain forse avevano risparmiato lei e i due elfi, ma non avrebbero esistano ad uccidere le loro compagne. E se avessero preso Anora…

《Non devi preoccuparti per loro.》 Disse di colpo Runaan. 《Morrigan li porterà in salvo.》
La corvina avrebbe voluto esserne altrettanto sicura. 《Ti fidi davvero di lei?》 Domandò, incapace di trattenersi. 《So che siete… uniti, ma lei ha tanti segreti. Come puoi essere certo dei suoi piani?》
Il Dalish rimase silenzioso per un attimo, gli occhi verdi abbassati. 《Si, di lei mi fido.》 Rispose infine, sicuro. 《Come tu sai che Alistair sarà un buon re, io so che Morrigan non ci tradirà. Ha I suoi misteri, ma ci ha sempre aiutato, anche se non voleva essere qui》

La corvina lo fissò sorpresa. Non lo aveva mai sentito parlare così del suo rapporto con la strega, anzi non era mai stato tanto diretto per nessuno di loro.
Aveva imparato a conoscerlo come una creatura d'azione, qualcuno che si esprimeva meglio a gesti che a parole. Era raro vederlo aprirsi in quel modo.
Ma i suoi pensieri furono interrotti quando una terza guardia arrivò con un vassoio. 《Cibo per i nostri ospiti.》 Ghignò, mostrando delle scodelle con dentro una fanghiglia che avrebbe potuto benissimo essere acqua di fogna con delle croste di pane raffermo.
Le due donne di guardia risero a loro volta. 《Attento Wright.》 Disse una, fintamente ossequiosa. 《Siamo in presenza di una nobile. Merita ogni onore》 Disse, mentre l’uomo faceva scivolare il vassoio nella cella.


Persephone non le diede la soddisfazione di mostrarsi irritata, ma quella puntò gli occhi contro Runaan quando vide la sua faccia disgustata.
《Che c'è orecchie a punta? Non ti piace?》 Chiese sprezzante, prima di dare un calcio al vassoio e riversare il suo contenuto addosso all'elfo, senza rendersi conto di essersi avvicinata troppo.

Il Dalish scattò in un istante, afferrando la treccia in cui erano raccolti i suoi capelli e usandola per sbatterla contro le sbarre della gabbia ancora e ancora, anche quando sentì le ossa del cranio spaccarsi e quando del sangue gli schizzò in faccia.
Il cadavere della donna crollò a terra davanti allo sguardo atterrito degli altri due, il cranio spaccato e la faccia ridotta ad una maschera di sangue.
Runaan li trapassò entrambi con i suoi grandi occhi verdi. 《Na abelas. Na din'an sahlin!》 Ringhiò.
Persephone lo guardò sbalordita. In quel momento sembrava uscito fuori dai racconti sui dalish che gli umani raccontavano: una creatura ferale che non aveva bisogno di armi per uccidere. Eppure era una delle persone di cui ormai si fidava di più.
Iselen accanto a lei, sorrise leggermente, mentre le due guardie fissavano il cadavere per terra, prima di darsela improvvisamente a gambe lungo il corridoio

《Cosa gli hai detto?》 Chiese la ragazza.
《Che era il loro turno》 Rispose il Dalish, cercando di levarsi di dosso quel cibo disgustoso

La corvina si fece scappare una risatina, ma venne interrotta quando il mago alzò il capo, lo sguardo più vigile. 《Di sicuro… li hai… sorpresi.》 Disse a fatica
《Lethallin!》 Esclamò il Dalish, aiutandolo a sedersi. 《Come ti senti?》 Sembrava più lucido dell'ultima volta, che la pozione stesse esaurendo il suo effetto?
《Non… bene.》 Rispose lui, flettendo le dita a fatica nell'inutile tentativo di sentire il proprio mana, la mente ancora annebbiata. Si sentiva debole, fiacco: parlare era difficile… persino pensare era impegnativo.
Aveva letto di una pozione capace di drenare i poteri dei maghi, ma era un ritrovato arcaico che non avrebbe mai pensato di sperimentare!
Persephone lo aiutò a sedersi. Era lieta che il mago si stesse riprendendo, ma non era sicura che fosse il momento migliore. La morte di quella guardia non sarebbe di certo passata inosservata.


Non ci volle molto perché nuovi passi risuonassero nel corridoio. Poteva sentirli anche attraverso le urla, ma quello che oltrepassò la soglia non era il capo dei soldati, bensì Teyrn Loghain in persona!
L'uomo avanzò verso di loro, l'armatura scura che lo faceva apparire ancora più imponente e le rughe del volto serrate in un'espressione severa. Gli occhi erano più cerchiati dell'ultima volta che l'avevano visto.
《Lady Persephone Cousland.》 La salutò arrivando davanti a lei, guardando il cadavere a terra. Si accigliò 《Versare sangue sembra venirvi naturale, custodi》
Runaan gli rivolse uno sguardo tagliente. 《Sarebbe ancora viva se non ci aveste rinchiusi qui dentro e accusati ingiustamente di tradimento.》

L'uomo lo guardò fisso negli occhi. 《Voi siete dei traditori. Avete radunato un esercito contro di me mentre la prole oscura avanza inesorabile.》
《Lo abbiamo fatto perché non c’era altra scelta!》 Esclamò Persephone. 《Voi avete lasciato morire re Cailan e i custodi ad Ostagar! Avete aggredito i Bann che non si sono schierati dalla vostra parte e avete lasciato che l'assassino della mia famiglia razziasse le loro terre e torturasse i loro figli!》

Il Teyrn si voltò verso di lei, il volto gelido. 《Ostagar è stato solo un massacro. I custodi vi avranno mentito dicendo che sia stata una grande battaglia, ma la disfatta era segnata dall'inizio》
《Oh no.》 Ribattè il dalish velenoso. 《Sapevamo che Cailan non avrebbe vinto. Anche Duncan, l'uomo che ci ha reclutati, lo sapeva, ma quel cretino non ha ascoltato. Forse con dei rinforzi avrebbe avuto una chance, ma toccava al suo consigliere dirglielo.》

Loghain strinse i pugni. 《Credi non abbia tentato!? Ho pregato Cailan di restare nelle retrovie e di non mettere scioccamente a rischio la propria vita, ma lui non ha voluto darmi retta. Voi custodi gli avevate riempito la testa di sciocchezze e io non potevo lasciare che i miei uomini venissero massacrati.》
《Quindi ammettete di averlo ucciso!》 Replicò Persephone. 《Il figlio del vostro migliore amico.》

《Ho solo lasciato che la sua ingenuità avesse la meglio.》 Rispose lui, lo sguardo duro. 《Ho amato Maric e Rowan come nessun altro, e vedere la morte di quel ragazzo non mi ha portato gioia, ma io e i suoi genitori abbiamo rischiato la vita per proteggere questo paese. Era mio dovere fare qualcosa.》
《Per questo avete fermato… gli chevaliers e i custodi orlesiani?》 Chiese Iselen, aggrappandosi alle sbarre per alzarsi in piedi, le ossa che parevano molli come gelatina. Non gli arrivava nemmeno alle costole.
Stavolta, Loghain sgranò gli occhi e il mago proseguì. 《Li avete cacciati nonostante la prole oscura fosse sempre più vicina. Abbiamo… visto le lettere di Cailan all’imperatrice… Celene. Sappiamo di ciò che voleva fare… a vostra figlia.》 Lo guardò dritto negli occhi, le pupille enormi. 《Lo avete ucciso per timore che la ripudiasse una volta sicuro del sostegno orlesiano.》

La rabbia finalmente attraversò il volto di Loghain. Lo videro boccheggiare, punto sul vivo, gli occhi che mandavano lampi e una vena pulsante sulla fronte. 《Avrebbe venduto il nostro paese a quella serpe, umiliato Anora di fronte al Thedas intero. Tutto ciò per cui io, Maric e Rowan abbiamo lottato per anni, ciò per cui così tanti sono morti, sarebbe stato reso vano in cambio di un titolo vuoto e di false promesse!》
《Ma il nemico non è Orlais! È la prole oscura la vera minaccia adesso!》 Ribattè Persephone. 《Noi abbiamo visto l'arcidemone in carne ed ossa! Lui e il suo esercito stanno arrivando e finchè continueremo a ucciderci tra di noi, gli faremo solo un favore! Teyrn Loghain, voi siete sempre stato accanto a Maric, fate lo stesso con suo figlio Alistair. Aiutateci a vincere!》


Il volto dell'uomo non mutò, ma in cuor suo sentì un fremito di rispetto per quella ragazza. Era molto forte, glielo leggeva negli occhi, ma anche intelligente ed altruista, come Rowan. Chi altro avrebbe pensato prima al Ferelden che alle loro dispute personali?
E a dire il vero, guardando quei tre, rivedeva se stesso e i suoi amici ai tempi della guerra, quando loro erano ancora vivi.

L'ardore e la cocciutaggine dell'elfo dalish erano gli stessi che aveva Maric quando si buttava in battaglia senza guardarsi indietro, mentre il mago gli ricordava com'era lui un tempo: acuto, calcolatore e sempre pronto a proteggere i suoi amici dai pericoli. E chissà, forse anche lui sarebbe ironicamente vissuto più a lungo delle persone che aveva amato così tanto.
Nonostante la gioventù, erano degni del suo rispetto. Avevano dovuto affrontare minacce indicibili ed erano sopravvissuti: per un attimo si chiese se lottare al loro fianco sarebbe stato come allora, ma accantonò in fretta quel pensiero. Per quanto volesse, non poteva tornare indietro, ma solo trascinarsi avanti e vincere.


Riportò lo sguardo sui tre ragazzi. 《Sapete cosa pensa di me quel ragazzo. Glielo leggo negli occhi: vuole vendetta e solo il sangue potrà saziarlo.》 Sbuffò una risata. 《È troppo irruente per essere re, è preda delle sue emozioni. Anche se immagino che lo abbiate scelto proprio perché è così malleabile.》
La corvina venne presa in contropiede. Era davvero così che tutti vedevano la loro relazione? Un inganno per ottenere il trono usando Alistair come burattino!?

Le tornarono in mente il disappunto di Bann Loren e i commenti di Arle Eamon riguardo i benefici della sua presenza al fianco del custode. Lo aveva aiutato a crescere, secondo lui. Sulla strada per Denerim aveva persino detto che “glielo avrebbe affidato”.
Sul momento l'aveva vista come una benedizione, simile a quella che le aveva dato Wynne, ma ora il dubbio che ci fossero dei sottintesi in quella frase si era insinuato nella sua mente.
Un'improvvisa rabbia le strinse il petto: aveva sempre detestato gli intrighi e i trucchi sleali di certi nobili e ora invece stava venendo accusata di averli usati lei stessa per dominare il Ferelden! Lei non aveva mai chiesto di avere la corona e si fidava di Alistair! Aveva tutto ciò che serviva per essere re, anche da solo!

Avrebbe voluto urlarglielo contro, ma Loghain alzò una mano per imporre silenzio. 《Ero venuto per farvi capire che siete dalla parte sbagliata, Lady Cousland, ma temo non sia possibile. Me ne rammarico, sareste stata un valido aiuto contro la prole oscura e Orlais.》 Si voltò, ma prima di attraversare la soglia parlò un'ultima volta alla corvina. 《Per quello che vale, vi porgo anche le mie condoglianze. Non conoscevo i piani di Howe, altrimenti lo avrei fermato Rispettavo i vostri genitori e vostro nonno, più di tanti altri.》
Lo guardarono allontanarsi, gli occhi sbarrati. Iselen però, gli parlò un’ultima volta, il tono gelido 《Cosa credete direbbe re Maric di tutto questo?》


Il Teyrn si immobilizzò, le labbra strette in una linea sottile. Cosa avrebbe detto Maric? Non lo sapeva, o forse non voleva sapere
Strinse i pugni, i guanti dell'armatura che stridevano. Il suo amico era un idealista, si fidava troppo facilmente degli altri. Negli anni lo aveva visto gettarsi in imprese disperate perché era “la cosa giusta”, uscendone sempre vivo in un modo o nell'altro. E forse, se lo avesse visto ora, sarebbe stato deluso da lui. Ma lo aveva già detto molte volte, ormai non poteva più tornare indietro.

Si cotrinse ad assumere un'espressione neautra, tornando a camminare senza dare una risposta al mago. L'imponente porta si chiuse dietro di lui, lasciando i tre soli con la luce delle torce


Runaan si allontanò dalle sbarre ringhiando. 《Felasil! E io che speravo fosse più sveglio di Cailan!》
Iselen si sedette faticosamente a terra, la testa che girava per colpa della pozione. 《Lui crede davvero di proteggere il Ferelden, ma sa anche che ora non può fermarsi. Dopo tutto quello che ha fatto, mostrare il minimo dubbio per lui significherebbe la fine》

Persephone abbassò lo sguardo. Suo padre e suo nonno avevano sempre descritto Loghain come un uomo d'onore e un guerriero dell’intelletto sopraffino. Lei aveva sempre immaginato lui, re Maric e la regina Rowan come un gruppo di eroi implacabili, ma in realtà l’eroe del fiume Dane era un uomo come gli altri, intento a difendere i propri interessi e chi amava.


Il dalish sbuffò, dopo aver fallito per l'ennesima volta nel trovare un punto debole delle sbarre. Detestava quel posto, si sentiva soffocare, e la situazione era orribile. Erano disarmati, privi di mezzi per uscire da lì e alla mercè di quel branco di guardie shem.
《Credete che ci lascerà qui a marcire?》Chiese tetro
Persephone alzò le spalle. 《Anche se fosse, Alistair e Arle Eamon riusciranno a vincere l’incontro dei Popoli. Hanno ancora una settimana per prepararsi》

《Ti fidi molto di lui.》 Sentenziò il mago a fatica.
《Perché tu no?》 Chiese lei retorica.
L'elfo scosse la testa. 《All'inizio no.》
La corvina lo guardò sorpresa. Sapeva che non sempre i tre custodi erano andati d'accordo, ricordava le urla che si erano scambiati a Redcliffe, ma ormai era convinta che avessero trovato una vera intesa.

Runaan ridacchiò. 《Era un idiota. Sfoggiava i grifoni sulla sua armatura ai quattro venti e non faceva che ripetere quanto fosse bella la vita da custode.》 Ghignò. 《Non vedeva l'ora di avere dei compagni altrettanto entusiasti, e invece gli siamo capitati noi.》
Il mago annuì. 《Però è cresciuto molto da quando ti conosce, Persephone. Potrebbe essere un buon re》

Lei annuì, sovrappensiero, le insinuazioni di Loghain che risuonavano nella sua mente. 《Ne ha tutte le qualità》 Affermò. 《Non ha ricevuto l’istruzione tipica dei regnanti, ma è coraggioso. E gentile. Non crede di essere adatto al comando, sa che è un grosso peso, ma proprio per questo è il solo che ne sia degno. Il vero difetto di Cailan era la sua arroganza. Non era un cattivo sovrano, ma spesso pensava prima a sè che ai suoi sudditi. Alistair semmai si sottovaluta troppo》
Runaan sperava davvero che avesse ragione. Se tutta quella fatica fosse andata sprecata, avrebbe seriamente fatto fuori Alistair. 《Mi domando solo cosa farà con la questione di essere un custode.》 Disse, guardandosi le vene del braccio. 《Non è una condizione che si possa semplicemente abbandonare. Gli incubi te lo ricordano ogni notte.》
Persephone si morse il labbro. Doveva essere orribile vedere prole oscura persino in sogno. Nessuno di loro ne aveva mai parlato apertamente, e lei poteva capire perché. Più volte aveva sentito Alistair agitarsi accanto a lei nel sonno, il volto contratto dalla paura.


Iselen sospirò, cercando di tenere a bada la nausea.《Prima di questo, sarà necessario che dimostri all’incontro dei Popoli di essere degno del trono.》
La corvina annuì, lasciando che il discorso cambiasse 《Loghain ha ragione su una cosa però. Se Alistair diverrà re, lo ucciderà immediatamente》

《Sarebbe un male?》 Chiese Runaan sarcastico. Poteva capire che quell'uomo avesse il bene del Ferelden in mente, ma li aveva braccati come animali, messo taglie sulle loro teste e inviato assassini. Inoltre, era uno stratega leggendario: sbarazzarsi di un nemico simile sarebbe stato un vantaggio.
La ragazza rimase pensierosa. 《Molti si fidano di lui. È pur sempre l'eroe che ha salvato il Ferelden dagli orlesiani. Se lo uccidessimo perderemmo un generale geniale e alcuni nobili potrebbero sollevarsi contro Alistair in quanto suo assassino.》

《E quindi cosa proponi?》 Domandò Runaan..
Persephone rimase in silenzio stavolta e il Dalish alzò un sopracciglio. 《Ti rendi conto che ti odierebbe fino alla fine dei suoi giorni se proponessi di risparmiarlo》


La ragazza annuì. Ne era consapevole, e questo non faceva che rendere la scelta più difficile. La prole oscura era alle porte, e anche se avessero vinto l’incontro dei popoli, non era certa che sarebbero stati in grado di respingere quei mostri e l'arcidemone. Persino l’aiuto dei maghi, dei dalish, dei nani e dei soldati di Redcliffe avrebbe potuto non bastare.
Loghain durante la guerra della Liberazione aveva guidato l'assalto decisivo contro un esercito Chevaliers orlesiani e lo aveva vinto con solo una manciata di uomini. E non aveva avuto bisogno di grandi numeri, ma solo delle sue abilità strategiche. Era il solo nella storia del Ferelden ad esserci riuscito!
Ma era anche colui che aveva tolto ad Alistair ciò che Howe aveva tolto a lei, le persone che amava di più. Come lei, l'uomo che amava aveva cercato vendetta per mesi, ora era a portata di mano e se lei gliel'avesse sottratta, lui non l'avrebbe mai perdonata


Si portò una mano in viso, incapace di raggiungere una conclusione, tornando a guardare il buio che li circondava. Il tempo che scorreva lento ora che anche i due elfi erano rimasti in silenzio, ed era probabile che nuovi soldati sarebbero venuti per vendicarsi della guardia morta.
Erano senza armi, senza armature, senza via d'uscita, a meno che i loro amici non avessero commesso una follia e avessero provato a tirarli fuori da lì. Ormai non potevano fare nulla che aspettare.

Solo aspettare.

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Capitolo 39
*** La Fuga ***


Micah si stava mordendo la lingua per non imprecare. Credeva di poter sopportare ogni cosa dopo le vie profonde, e invece non c'era limite al peggio!

Prima lei, Sten e gli altri erano dovuti restare a girarsi i pollici per ore, poi un tipo che si diceva custode grigio si era presentato di punto in bianco al palazzo. E mentre lo stavano interrogando, Aida e Morrigan erano tornate di corsa insieme alla regina Anora, un tipo col muso da faina addormentato, un cretino simile ad uno stecco con gli occhi… e soprattutto senza Iselen, Runaan e Persephone!

La strega aveva raccontato loro quanto era accaduto: non credeva di aver mai visto Alistair e Sten così furiosi e lei aveva colpito il tavolo con tanta forza da farsi male. Gli unici in grado di risolvere i loro casini erano stati buttati nel peggior buco di tutto il paese nel peggior momento possibile!
Ovviamente Arle Eamon si era messo a strillare come un nug al macello, in pratica accusando Morrigan e Aida di non aver fatto abbastanza per salvarli!
Aveva pensato che sua moglie fosse insopportabile, ma lui era peggio: petulante, rumoroso e per di più un ingrato! Non appena gli avevano chiesto di inviare i suoi uomini, si era subito opposto con la scusa che “sarebbe stata come una dichiarazione di guerra”.


Sentì un'altra scossa di rabbia al solo pensarci. Era proprio come le teste di Marmo di Orzammar. Quando si era trattato dei loro interessi, tutti avevano dovuto rischiare il collo, ma oira che era il momento di ricambiare il favore, nessuno si azzardava ad alzare un dito!
Però non era poi così sorpresa: era inutile chiedere aiuto a quel branco di culi impomatati. Aveva imparato fin da bambina che per fare le cose bene era necessario farsele da soli. Anche se mai avrebbe pensato di ritrovarsi in una posizione tanto scomoda.
Era seduta su un carro che procedeva spedito lungo le strade polverose di Denerim. Leliana era insieme a lei e anche Zevran, trasportando delle enormi casse proprio verso Forte Drakon!
L'elfo era alla guida dei cavalli, perfettamente a suo agio nei vestiti di tela che avevano sostituito la sua armatura, mentre Leliana continuava a guardare la strada, lo sguardo azzurro distante.


La nana sbuffò, cercando di sistemare di nuovo la gonna del dannatissimo abito che aveva dovuto indossare: si era ritrovata in situazioni peggiori, ma non le aveva mai dovute affrontare conciata così!
Appena lei, Alistair e tutti gli altri avevano scoperto quanto era accaduto, avevano iniziato a cercare un piano per salvare i loro amici, ma espugnare una fortezza come quella era impossibile. Perciò, l’orlesiana aveva proposto l'idea di spacciarsi per semplici fattorini, usando casse piene di pezzi delle armature che gli aveva portato Erlina come scusa per entrare.
Come piano non le era dispiaciuto: l'avrebbero fatta sotto il naso alle guardie grazie al loro stesso equipaggiamento e avrebbero tirato fuori quei tre non appena fossero riusciti a defilarsi. Era migliore di qualsiasi idea Berath avesse mai avuto. Ma poi aveva scoperto cosa le donne che effettuavano consegne nella capitale fossero costrette ad indossare!

Le mancava l’aria: quel dannato corpetto la stava soffocando. Il peso del coltello nascosto in esso era confortante, ma senza tutti gli altri e la sua armatura si sentiva scoperta, nuda. Ma si impose di non farsi distrarre da quelle stupidaggini. Ormai mancava poco.

Forte Drakon si stagliava massiccio aldilà del ponte. Era una costruzione di pietra ormai annerita dal tempo e l’umidità, talmente enorme da far svettare le sue guglie contro le nuvole. Un grosso portone di legno e ferro bloccava l'entrata e sui lati c'erano quattro guardie armate di tutto punto a sorvegliarla.
Tutto in quel luogo sembrava voler comunicare paura. Persino il fiumiciattolo scorreva lento sotto il ponte, come se anche lui fosse spaventato, ma la nana si aprì nel suo celeberrimo ghigno: non era il posto peggiore in cui erano stati, almeno lì dentro non c'erano Alti draghi o Prole oscura. Ad essere onesta, temeva molto di più il doversi fingere un'innocua fattorina e rendere la recita credibile che doverci entrare.


Zevran fece proseguire i cavalli verso l'entrata con aria placida, il suo miglior sorriso in viso quando le guardie si avvicinarono
《Alt.》 Disse uno di loro, la spada già pronta ad essere sguainata. 《Per quale motivo siete qui?》
《Siamo qui per una consegna, mio buon uomo.》 Rispose l'elfo con naturalezza. 《Abbiamo delle armi e delle armature nuove solo per voi. Il migliore acciaio di Antiva, ve lo posso garantire.》
L'altro non parve convinto. 《Non siamo stati informati di alcuna consegna.》

Zevran assunse un'aria delusa alquanto convincente. 《Oh, disdetta, deve esserci stato un errore. Io e le mie colleghe abbiamo fatto tanta strada per nulla. Beh, allora suppongo toccherà a voi avvertire i vostri superiori che avete rimandato indietro equipaggiamento nuovo che dovrà essere pagato non meno di cinquanta sovrane.》
《A pezzo.》 Specificò Micah, reggendogli il gioco, trattenendosi a stento dal ridere quando li vide diventare bianchi come cenci.

L'antivano fece segno di tornare indietro, l'aria sempre a suo agio, ma i due si misero in mezzo. 《Fermi!》 Urlò il primo. 《Permetteteci di guardare nelle casse e se è davvero tutto in regola, vi lasceremo entrare.》
Zevran annuì con un nuovo sorriso, e i due salirono.
Micah li osservò aprire le casse e guardare le armature, la mano pronta a prendere il pugnale.

Leliana le mise una mano sulla spalla, l'espressione in apparenza rilassata, finchè quei due non parvero soddisfatti della loro ispezione.
La nana tirò un lieve sospiro di sollievo quando vide le enormi porte spalancarsi, ma sapeva che quello era solo l'inizio. Introdursi in certi posti era la parte facile, era uscirne tutta d'un pezzo il vero problema.


Gli uomini li scortarono verso un'arcata più piccola, dove ad attenderli c'erano altre guardie. Scesero dal carro con attenzione, e Zevran avanzò col suo solito sorriso gioviale. Lei invece si guardò intorno.
Quel posto era costruito in modo spartano, ma era molto ampio e con un'architettura intricata, di pietra buona, e soprattutto strapieno di guardie. Tirare fuori tre prigionieri tanto importanti e farli uscire in modo discreto sarebbe stata un'impresa.
Se solo Aida fosse venuta con loro: con quel suo naso avrebbe trovato i loro amici in un attimo e avrebbe potuto fiutare le guardie e avvertirli. Però, da quando era tornata dal palazzo di Denerim, l'elfa sembrava avere la testa da un'altra parte: a quanto pareva, c’erano stati grossi guai nella sua vecchia casa, e per quanto potesse tecnicamente capire come si sentiva, loro non potevano perdere altro tempo.


Si trattenne dallo sbuffare per l’ennesima volta e un fruscio d'ali attirò la sua attenzione. Vide un corvo posarsi su una delle poche finestre aperte, gli occhi gialli fissi su di lei, prima di rivolgerle un cenno col capo e iniziare a rimpicciolire.
Micah osservò il corpo di Morrigan diventare liscio, lucido e tondeggiante, le otto zampe striate che si muovevano rapidamente mentre risaliva il muro, gli otto inquietanti occhi sempre puntati su di loro.

La nana fu certa di essere l'unica ad averla notata, perché nessuna delle due guardie disse una sola parola, anzi fecero loro segno di seguirli. Sentì il nodo allo stomaco allentarsi un po': per fortuna, quei cretini non avevano scoperto il loro asso nella manica.


Le due guardie li scortarono lungo i corridoi, aiutandoli a spingere le casse e blaterando qualcosa riguardo al parlare col capitano. Micah invece contò le svolte, le stanze e persino i passi necessari per arrivare: i suoi sensi da membro del Karta attivi, alla ricerca di segni distintivi nelle da poter seguire al ritorno.

Però la cassa che stava trascinando Zevran urtò uno dei gradini dell'ennesima scala, rischiando di cadere; una delle guardie gli rivolse uno sguardo di fuoco.
《Attento, orecchie a punta. Se sarete voi a danneggiare la merce, non aspettatevi risarcimenti!》
L’elfo annuì senza scomporsi, mentre Micah lo aiutava a rimettere la cassa in posizione per tenere le mani occupate, i denti tanto digrignati da farle male.
Sapeva che in condizioni normali quei due idioti sarebbero stati sgozzati nel giro di cinque secondi, ma si ricordò ancora una volta che lei in quel momento non era un'ex sicario del Karta, ma la galoppina di qualche signorotto antivano che non aveva mai maneggiato armi se non per riporle e consegnarle!

Inghiottendo il rospo, aiutò il biondo a far muovere le casse senza farle cadere. Stavano scendendo verso il basso, su una scalinata talmente lunga da sembrare infinita. Le torce alle pareti erano diventate più rade, lasciando che il buio incombesse pesante su di loro.
Sentiva sopra di se la presenza di Morrigan, che danzava dolcemente sui suoi fili di seta, elegante e potenzialmente letale come al solito, finchè non giunsero all’ultimo scalino. La luce lì sotto era molto più fioca e fu lì che finalmente le sentì.
Urla, gemiti, pianti, preghiere, rumori di frusta e fruscii di spada. Si mescolavano in una cacofonia di suoni che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque altro. Sentiva il familiare odore dolciastro del sangue. Tanto sangue.


Attraversarono una porta piuttosto ampia, Zevran e Leliana subito davanti a lei, e sbucarono in un grande corridoio pieno di nicchie. Capì quale fosse l'origine dell’odore.
In ciascuna nicchia, decine di prigionieri giacevano a terra o legati a pali, mentre le guardie squartavano la loro pelle con spade, fruste o lacci di cuoio, sollevando urla disperate che si facevano via via più flebili.
Molte persone erano riverse a terra, abbandonate come spazzatura: maschi e femmine di ogni età, sia elfi che umani. I loro corpi erano gonfi di ematomi e tagli profondi che tingevano di scarlatto le pietre del pavimento, lo sguardo vitreo e fisso.

Zevran emise un fischio divertito. 《Uno spettacolo familiare. Sento nostalgia di casa.》
Micah vide Leliana tirargli una gomitata, ma per una volta quella bocca larga aveva ragione: neanche per lei era uno spettacolo familiare. Quel posto era buio, angusto, pregno della puzza di sangue, urla e lacrime: una copia sputata di città della polvere


Avanzarono lenti, le casse che stridevano contro il pavimento appiccicoso. I soldati non li degnarono di una seconda occhiata, troppo occupati con quel branco di poveracci e lei ringraziò la Pietra. Un uomo in lontananza urlò una preghiera confusa: fu stroncata dal sibilo di una lama.
Micah ignorò tutto questo e continuò a camminare, cercando di non incespicare sul sangue ancora fresco. Ma un singulto penetrò le sue orecchie. Sulla destra, una donna stava frustando la schiena già dilaniata di una ragazza. Quella emise appena un gemito, il volto rigato da lacrime esauste, gli occhi spenti di chi stava ormai per morire. Non poteva avere più di sedici anni
Arricciò il naso: anche quello spettacolo le ricordava casa sua, era probabile che quella poveretta si fosse difesa da qualcuno che voleva metterle le mani addosso.


Una delle guardie che li stavano scortando sorrise divertito. 《Ehi, Lusia!》 Urlò alla torturatrice, che aveva già alzato la frusta. 《Hai finito con lei oppure ti serve una mano?》
L'altra sorrise sorniona. 《No, ci sono quasi.》 Disse tranquillamente, frustando ancora. La sua vittima crollò a terra, altro sangue sporcò il terreno.
La nana notò Leliana stringere I pugni, I suoi occhi azzurri calmi solo in apparenza. Le afferrò una mano: era uno spettacolo disgustoso, ma non era il momento di fare la buona samaritana. 
La trascinò in avanti, i denti stretti, però scattò indietro per la sorpresa quando un uomo di si lanciò ai piedi della rossa, la faccia stravolta dal dolore, gli occhi sbarrati e la pelle ricoperta di squarci sanguinanti.

Si aggrappò all'orlo della sua gonna con un gemito inumano, stt parole incomprensibili prima che la spada di un soldato gli trapassò il cranio. Stramazzò a terra in una pozza rosso scuro, gli occhi spalancati e morti.
《Mi perdoni signorina.》 Disse l'uomo in armatura che lo aveva finito, un ghigno ferale sul viso mentre tirava un calcio al cadavere. 《Spero che questo avanzo umano non vi abbia spaventata.》
La rossa aveva gli occhi sbarrati, rivolti verso il sangue sulla sua gonna, ma si riprese immediatamente. 《No, vi ringrazio.》 Disse, la voce bassa, forzando un sorriso. Micah sapeva che la sua non era paura: l'aveva vista uccidere senza battere ciglio. Ma la tortura era una storia diversa.


Gettò uno sguardo verso l'alto: Morrigan era ancora nella sua forma di arachide. Penzolava seccata da un filo di seta, oscillando come per dirgli di sbrigarsi.
Era d'accordo con lei. Erano venuti lì per salvare i loro compagni, ma stavano perdendo troppo tempo. Non avevano nemmeno trovato una maniera per levarsi dai piedi gli uomini che li stavano accompagnando!
Prese il polso di Leliana e la costrinse a muoversi per la seconda volta. Stavpòta, ignorò le urla, ignorò il sangue, ignorò persino la donna che le cadde davanti quando un soldato la trapassò da parte a parte. Si limitò a spingere quella dannata cassa e ad andare avanti.


Attraversò i corridoi umidi, il suo cuore pulsava furioso mentre cercava una qualsiasi idea per sbarazzarsi delle guardie senza che l'intero forte gli si rivoltasse contro. C'erano uomini e donne armati in ogni angolo, troppi per poter sperare di vincere uno scontro.
Gettò uno sguardo a Zevran, che pareva fin troppo calmo data la situazione. Sperava davvero che per una volta l'assassino stesse provando a pensare ad un piano piuttosto che concentrarsi sulle solite idiozie, ma poi i due soldati si fermarono, interrompendo i suoi pensieri. 《Ok, basta.》 Disse quello a destra.

La nana si immobilizzò, gli occhi puntati su quei due. Li avevano scoperti? Come diavolo avevano fatto!?
Si guardò intorno. Per fortuna erano arrivati ad un crocevia dei corridoi: c'erano solo loro lì, avrebbero potuto far fuori quei due cretini in un attimo. Li guardò voltarsi, la mano che sfiorava il coltello.
Zevran rivolse loro un’espressione di magistrale curiosità, uno stiletto affilato nascosto nel palmo della sua mano, e Leliana fece altrettanto con naturalezza.


I soldati si rivolsero uno sguardo a vicenda. 《Direi che può bastare.》 Disse quello a sinistra.
《Si.》 Ribattè il suo compare.
Micah tese tutti i muscoli, pronta a tagliargli la gola, ma si rese conto che le loro facce esprimevano solo noia. 《Avete visto com'è l’andazzo.》 Proseguì il tipo a destra, sbadigliando. 《Seguite il corridoio, andate a sinistra, poi a destra, di nuovo destra e troverete l’armeria. Scaricate le casse e andatevene》


Micah fece del suo meglio per non apparire troppo sorpresa mentre li fissava allontanarsi. Si era preoccupata tanto per pensare ad un modo per sbarazzarsi di quelle zucche vuote, e invece se ne erano andati di propria sponte!
Le venne da ridere. Che dopo un anno di continue rotture, gli Antenati avessero deciso di stare dalla loro parte per una volta!?

《Il Fato è dalla nostra, mie coraggiose signore.》 Esclamò Zevran contento. 《Ora l’unico problema è trovare la cella dove sono rinchiusi i nostri amici!》
La nana annuì, guardandosi intorno. I soldati avevano detto loro come raggiungere l'armeria, ma di sicuro la cella di Iselen e gli altri era ben lontana da ogni arma!
Però Morrigan scese di colpo davanti ai suoi occhi, sempre appesa a quel suo filo di seta e quattro delle otto zampe puntate verso il corridoio davanti a loro. Le sue tenaglia stavano schioccando irritate, di certo dicendo qualcosa del genere “mentre voi perdevate tempo, io ho fatto ciò per cui siamo venuti qui”.


Seguirono le indicazioni, spingendo quelle dannate casse per non dare nell'occhio. Videro altri corridoi, altre torture, altri cadaveri, e nessuno fece caso a loro
Sentì due di loro sussurrare però. 《Hai sentito? Il selvaggio della foresta ha fatto fuori una novellina. Mi hanno detto che ha usato qualche magia Dalish per farsi spuntare zanne e artigli e l'ha ammazzata lì.》
Il suo compare scosse la testa. 《Stronzate》
《Ti dico che è vero.》 Replicò l'altro.
La nana drizzò le orecchie e accelerò il passo. Se Runaan aveva davvero fatto fuori una guardia, non aveva idea delle condizioni in cui lo avrebbero trovato.



La Strega li portò all'entrata di un ultimo corridoio, meno illuminato degli altri e uno dei pochi privi di nicchie e macchie di sangue. Un grosso portone di metallo sbarrava l’accesso all'ultima stanza.
Micah ghignò, accelerando il passo, ma poi una voce la costrinse nuovamente a fermarsi.
《Chi siete voi?!》
Imprecando sottovoce, la nana si girò verso un uomo dalla folta barba scura. L'armatura possente e lo spadone lucido segno che non era un banale soldato.
《Siamo dei semplici fattorini, messere.》 Disse Leliana. 《Siamo venuti qui da Antiva per consegnare delle nuove armature al vostro forte, ma temo ci siamo persi.》
Lo sguardo dell'uomo si indurì. 《No, siete intrusi.》 Sguainò la sua arma. 《Io comando qui e non ho richiesto equipaggiamento in più.》

Micah affondò la mano nella veste per recuperare il coltello mentre l'uomo li caricava tutti e tre. Alzò il coltello, pronta a lasciarlo, ma un lampo viola scintillò alle spalle del loro nemico.
Fu un attimo: gli occhi rivoltati all'indietro, l'uomo crollò a terra svenuto, rivelando la figura nuovamente umana di Morrigan, le braccia incrociate sotto il seno e l'aria irritata. 《E voi sareste sicari?! Avrei fatto prima se fossi venuta da sola!》
Micah avrebbe voluto risponderle che almeno loro non rischiavano di venire spiaccicati da chiunque avesse paura dei ragni, ma la strega la superò con passo stizzito, raggiungendo la porta. 《Rendetevi utili》
La nana si avvicinò alla serratura, il coltello e un lungo pezzo di metallo in mano. Sentì con soddisfazione lo scatto familiare dopo nemmeno qualche secondo. Si aspettava una sfida migliore.


Oltrepassarono la soglia lentamente: c'erano solo due guardie lì dentro, entrambe armate, ma girate verso la gabbia, e dal loro tono arrabbiato era facile intuire che stessero parlando con Runaan.
Il Dalish era coperto di lividi e tagli, con un occhio nero e gonfio che rovinava l'armonia dei tratti delicati. Dovevano averlo pestato più di una volta.
Micah non dovette dire nulla: Zevran e Leliana si mossero senza emettere un suono. La prima guardia cadde con una lama dell’antivano piantata nella nuca e quando la sua compare si voltò, trovò il pugnale di Leliana ad attenderla. Crollò a terra con un gorgoglio
《Non temete amici miei, siamo qui per salvarvi!》 Esordì Zevran sorridente, per poi cambiare di colpo espressione quando vide com'era ridotto Iselen.
Il mago giaceva disteso, la testa sul grembo di Persephone. I suoi occhi vacui e decentrati non sembravano nemmeno vedere cosa gli stesse intorno
《Che gli è successo?》 Sibilò, serissimo, mentre la rossa si occupava della serratura della cella
《Gli hanno dato una pozione per bloccare i suoi poteri magici.》 Spiegò la corvina, l'unica a non avere ferite gravi. 《L'effetto svanisce dopo alcune ore, ma l'ultima volta l'hanno costretto a berne molta di più.》

Micah vide chiaramente l'elfo stringere il pugnale insanguinato con forza, una vena che pulsava sulla sua fronte. Sapeva che avrebbe dovuto temere per il suo amico, ma non potè fare a meno di sorridere sorniona: Non aveva mai visto l'assassino arrabbiarsi prima. Iselen aveva davvero fatto colpo.
Gli diede una gomitata. 《Tranquillo, il tuo bello si riprenderà. Per adesso, facciamolo uscire.》

Lui annuì e quando la porta della cella si spalancò, si affiancò a Persephone, che uscì per prima, tenendo il mago sulle spalle. Runaan si fece avanti subito dopo, zoppicando leggermente.
Morrigan gli si avvicinò e lui inarcò un sopracciglio con fare divertito. 《Vedo che sei qui anche tu.》
Lei alzò gli occhi, fingendosi seccata 《Qualcuno deve pur salvarti dalla tua stessa idiozia.》

Il dalish sorrise, ma Leliana attirò la loro attenzione. 《Perdonatemi, ma forse sarebbe il caso di finire queste conversazioni fuori di qui.》 Poteva sentire dei nuovi passi risuonare lungo le scale. Passi concitati, di persone che indossavano delle armature
La Strega sbuffò, nuove volute oscure che danzavano sulle punte delle sue dita. 《Per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione. Abbiamo lasciato Arle Eamon e Alistair da soli. Tremo al solo pensiero.》
Alzò le mani, la nube nera si allargò attorno a loro. Videro il portone spalancarsi, una serie di guardie che piombava all'interno con urla allarmate, ma poi le volute li nascosero alla vista. Si sentirono leggeri per istante, mentre i suoni del mondo esterno svanivano.


**


《Non ne ho la minima intenzione Eamon.》 La voce della regina Anora risuonò perentoria nella stanza.
Runaan si portò due al ponte del naso. Quella donna era una stronza. Loro le avevano salvato la vita e lei non solo non collaborava, ma stava parlando loro come se fossero stati un branco di bambini.

《Anora, vi prego, la situazione ormai è cambiata.》 Replicò inutilmente l'uomo.
La donna, seduta davanti a loro, scosse la testa, il viso colmo di derisione. 《Se pensi che rinuncerò al trono in favore di quel bamboccio di Alistair, temo che tu sia irrimediabilmente in errore.》


Il Dalish si trattenne dallo sbuffare. Mesi prima non avrebbe esitato un attimo a mandarla al Temibile Lupo, ma ormai sapeva che sarebbe stato un errore. Purtroppo molti shem nobili erano ancora schierati fermamente con Loghain e senza l'intervento di sua figlia, era probabile che avrebbero messo loro i bastoni fra le ruote finchè non sarebbe stato tardi
Gettò uno sguardo a Persephone, il cui viso non tradiva nessuna emozione. Lei, Iselen e Wynne erano seduti accanto a lui, i loro occhi puntati sulla regina.
《Inoltre, se mi facessi da parte, condannerei il Ferelden. Quel ragazzo non ha la minima idea di come si governi un regno.》 Proseguì la donna, mentre l'arle si sedeva con un sospiro esausto.
《Non lo farebbe da solo.》 Rispose la corvina.
Il suo tono era tranquillo, ma Anora assottigliò gli occhi. 《Naturalmente; sono secoli che i Cousland anelano al trono. Ma non dovrete scomodarvi, Lady Cousland.》 Affermò lei, il veleno evidente nel tono pacato. 《Ho governato per cinque anni e posso continuare: Sono la più adatta garantire il futuro del nostro paese. Cailan era un brav'uomo, ma non era lui a gestire la politica del nostro regno. Sostenetemi, e avrete il mio esercito per vincere l’arcidemone 》


“Al costo della testa di Alistair” pensò Persephone, ma rimase calma, gli insegnamenti di sua madre sempre in mente. 《A dire la verità, altezza, voi non potete garantire un futuro al Ferelden. La vostra impossibilità di garantire un erede al trono, anzi, potrebbe portare ad una futura guerra per la successione.》
Runaan osservò con una certa soddisfazione il lampo di sorpresa negli occhi della regina, ma lei non perse nulla della sua compostezza. 《Siete in una posizione davvero fragile, custodi. Vi aggrappate a pettegolezzi senza prove per cercare di ottenere ciò che volete?》

《In verità, noi abbiamo le prove, vostra altezza.》 Rispose Iselen, la voce e gli occhi ormai liberi dagli effetti della pozione antimagia, mentre Wynne tirava fuori dalla sua sacca una lettera.
Persephone la prese e iniziò a leggerla.《”Imperatrice Celene. La vostra ultima lettera mi ha fatto riflettere profondamente e ho realizzato che avevate ragione. Il mio regno, così come il vostro, merita di proseguire e prosperare, ma purtroppo temo che la mia consorte, la regina Anora, potrebbe non essere adatta a questo ruolo. Per anni ho voluto ignorare le voci secondo cui un erede sarebbe stato un sogno effimero, ma dopo tante speranze invano, sono costretto a vedere la verità. La vostra offerta, tuttavia, mi da speranza che la stirpe dei Theirin non si estinguerà con me. Sarò lieto di discuterne nuovamente quando la minaccia della prole oscura sarà sventata. Sinceramente vostro, re Cailan Theirin del Ferelden”》
Runaan stavolta sentì gli angoli della bocca alzarsi mentre il colore defluiva sempre più dal viso della regina. Gli ricordava le prede che cacciava nei boschi

《Quelle lettere, come il sigillo, potrebbero essere state falsate.》 Disse Anora ostinata, la voce acuta
La corvina annuì. 《È vero, ma io so che contengono la verità. Sia Iselen che Wynne sono dei guaritori spirituali esperti e quando vi hanno esaminata, hanno subito scoperto che voi siete effettivamente sterile.》

《Inoltre》 Si intromise Runaan. 《Noi vi abbiamo salvato la vita quando avremmo potuto lasciarvi a marcire nel palazzo di Howe. Siamo finiti a Forte Drakon per voi. Ci dovete molto di più che la vostra libertà, “altezza”.》 Terminò sprezzante
《Per non parlare del fatto che sia i Theirin che i Cousland sono le famiglie più antiche del Ferelden, mentre i genitori di vostro padre erano dei contadini. Se qualcuno mettesse in luce quanto re Cailan ha scritto, anche voi finireste senza più nulla in mano.》

Le unghie di Anora stavano rovinando la seta del suo abito, gli occhi schizzavano dai maghi alla giovane Cousland, brillanti d'ira. Aveva imparato a gestire i nobili fin da bambina: aveva appreso come ritorcergli contro le loro stesse bugie, ma quella ragazza non aveva mentito. Ogni singola parola era la verità.


《Se invece doveste decidere di sostenere me e Alistair come sovrani, la situazione sarebbe diversa》 Proseguì Persephone. 《Siete comunque erede del seggio di vostro padre a Gwaren: sareste Teyrna di una delle città portuali più importanti del Ferelden, e nessuno vedrebbe mai il contenuto delle lettere.》
La donna strinse I pugni ancora di più, ma poi si rilassò e si alzò con grazia. 《Io… ci penserò.》 Disse, dirigendosi verso la porta, ma attese prima di varcarla. 《Alistair desidera ancora la testa di mio padre, vero?》 Domandò, girandosi verso di loro.
Persephone rimase in silenzio, e la regina assottigliò gli occhi. 《Se volete il mio aiuto, Lady Cousland, fate in modo che viva. Ha commesso degli errori, ma è pur sempre mio padre e senza di lui, la prole oscura decimerà il nostro esercito.》


Non attese di sentire la risposta, ma la corvina strinse ugualmente le labbra. La Regina era una donna intelligente, ma soprattutto troppo furba: non riusciva a fidarsi di lei. Anche se avevano abbastanza prove da farle perdere tutto, avrebbe comunque potuto tradirli. Per non parlare della sua ultima richiesta.
Aveva ragione: anche se avessero vinto la prole oscura, l'esercito reale e i loro alleati sarebbero stati decimati senza Loghain. Ma era ben consapevole che Alistair l'avrebbe odiata per sempre se avesse anche solo proposto di risparmiarlo.


Arle Eamon accanto a lei trasse un profondo respiro. 《Anora è una donna… difficile.》
《Speriamo che mantenga la parola.》 Disse Iselen

La corvina annuì: si sentiva di colpo esausta. Lei, il mago e Runaan non avevano dormito neanche un’ora dopo essere evasi da Forte Drakon. Wynne le aveva dato una delle sue pozioni, ma non era servita a molto
《Ascoltate.》 Si intromise l'anziana maga. 《La regina è una donna testarda, ma intelligente: sa bene che abbiamo sufficienti prove per fare in modo che lei perda ogni cosa. Non serve a nulla preoccuparsi adesso, abbiamo fatto tutto quello che potevamo.》
Persephone sapeva che aveva ragione, ma sentiva comunque un fastidioso peso sullo stomaco. Voleva mostrarsi sicura, ma in realtà si sentiva spossata. Sapeva che stavano facendo tutto il possibile: in meno di un anno loro avevano fatto ciò di cui nazioni intere non erano capaci in decadi, ma non poteva mettere a tacere il terrore sordo che da giorni la stava divorando
L'Arcidemone era quanto di più orribile esistesse al mondo. Era puro male! Un male ormai vicinissimo, pronto ad inghiottire tutti loro. E se pensava che sarebbe bastato anche solo un singolo voto a sfavore all'incontro dei popoli per dichiarare la loro disfatta…

Sospirò profondamente, prima che la porta della stanza si aprisse nuovamente.
Riordan, il custode che avevano salvato al palazzo di Howe, attraversò la soglia insieme a Micah, Shale, Sten, Morrigan, Zevran e Jowan. Non aveva mai visto una combriccola più strana, ma l'uomo Aveva un sorriso cordiale in volto.
《La vostra amica ha ragione, Lady Cousland. E non temete: voi e I vostri compagni avete fatto un lavoro encomiabile.》 Disse, prima di esibire un inchino perfetto. 《E lasciate che mi presenti nuovamente: Riordan dei custodi grigi. La comandante Clarel mi ha inviato qui ad indagare quando i miei fratelli sono stati ricacciati indietro dalle forze di Teyrn Loghain. Vi ringrazio ancora per avermi salvato la vita e sappiate che le mie abilità saranno al vostro servizio.》
Persephone gli sorrise, grata per l'aiuto. Un custode esperto come lui sarebbe stato un alleato prezioso, però sapeva che solo quattro membri del loro ordine, per quanto potenti, avrebbero potuto non bastare.

Wynne dovette indovinare i suoi pensieri, perché si rivolse verso Riordan. 《Credete che la Comandante Clarel sarebbe disposta ad aiutarci adesso?》
L'uomo però scosse il capo. 《Purtroppo i miei fratelli si sono riuniti alla fortezza di Adamant, in una delle zone più occidentali dell'Orlais. Anche se partissi adesso, impiegherei almeno un mese per arrivare》

《Fenehidis.》 Ringhiò Runaan. Era troppo sperare di avere fortuna anche solo una volta!?
Riordan però continuò a sorridere. 《So che non è la risposta che volevate, ma non tutto è perduto. Qui a Denerim c'è un'antica armeria dei custodi. Potremmo andare lì a recuperare quante armi e armature sono ancora utilizzabili. I vostri compagni sono stati entusiasti all'idea》 Accennò a Micah, che si stava già fregando le mani.


La corvina sbarrò gli occhi. Un'armeria!? Non era un esercito, ma ogni aiuto sarebbe stato bene accetto!
Fece per alzarsi, ma Wynne le mise una mano sulla spalla. 《Voi rimanete qui, mia cara. Siete appena fuggita da Forte Drakon e purtroppo dovrete affrontare altre trattative. Avete bisogno di riposare.》
Persephone fece per protestare, ma poi annuì. Molto presto i nobili si sarebbero riuniti, e lei doveva essere vigile per aiutare nelle trattative. Inoltre, dopo la cella di Forte Drakon,l'idea di dormire su un vero letto anche solo per qualche ora era piuttosto invitante.

Dall'altro capo della stanza, Shale ghignò. 《Che la cosetta molliccia dorma, si perderà lo spettacolo.》


**


Runaan inspirò a pieni polmoni. La città puzzava di umanità, di alcol, di cavalli, eppure in quel momento era un odore quasi piacevole. Dopo chissà quante ore rinchiuso in una cella in un sotterraneo umido, poter rivedere il cielo lo faceva sentire in pace.
Osservò Riordan camminare davanti a loro: li stava guidando lungo le strade troppo affollate a passo sicuro, i pugnali che brillavano alla cintura. Ancora non si era fatto un'idea chiara su di lui e sui suoi modi affettati, ma se davvero l'armeria di cui gli aveva parlato era tanto fornita, valeva la pena seguirlo.

I suoi occhi si spostarono sugli altri: nonostante tutto quello avrebbero dovuto affrontare, sembravano allegri. Shale e Morrigan stavano rimirando le gemme esposte su una bancarella, e dal modo in cui a Micah brillavano gli occhi, non sarebbero rimaste lì per molto
Iselen e Zevran stavano camminando davanti a lui: l’assassino sorrideva allegro, una mano sul fianco del mago, mentre Invel gli trotterellava allegro accanto.
Wynne era subito dietro di loro, insieme a Jowan, e per una volta la maga non stava guardando nessuno dei tre con disapprovazione o sfiducia.
Sten invece era accanto a lui, la sua espressione ancora più dura del solito. I grandi occhi occhi viola erano puntati sulla strada, impenetrabili.


Aprì la bocca per chiedergli cosa avesse, ma Riordan attraversò la strada prima che potesse aprire bocca, passando davanti all’Emporio di Wade. Persephone gli aveva parlato spesso di quel fabbro e della sua fama apparentemente enorme: quando Arle Eamon aveva commissionato un’armatura per lei e aveva fatto riparare quella di Alistair, ne era stata molto lieta.

Però il custode anziano non si fermò davanti alla sua forgia, né di fronte alle case subito dopo: imboccò un vicolo stretto e angusto, in fondo al quale c'era… una catapecchia? Runaan alzò un sopracciglio.
L’edificio era piccolo, fatto di legno tarlato e appena vi entrarono, trovarono solo polvere e cataste di casse ormai coperte di ragnatele. Lui non aveva mai visto un'armeria, ma si aspettava qualcosa di diverso.
《Beh, se questo è il concetto di armeria che hanno i custodi, non voglio sapere cosa sia per loro una catapecchia.》 Commentò Micah, osservando con aria critica una vecchia spada rugginosa.
Riordan però non si scompose affatto, anzi si avvicinò ad un grosso armadio rovinato. 《La apparenze sono ingannevoli, mia giovane amica.》 Disse, tirando una leva nascosta. 《Lo imparerai col tempo》


La nana gli tirò un'occhiataccia stizzita, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, si sentì uno scatto di ingranaggi e l'armadio si spostò di lato, mostrando una scala di pietra che scendeva verso il basso.
Oltre essa, c'era una stanza a dir poco enorme. Alle pareti scintillavano coltelli, spade, frecce e archi di magnifica fattura, di ogni forma e dimensione. Effigi di grifoni rampanti erano state dipinte sul soffitto e una schiera di armature con i sigilli dei custodi proseguiva fino all’altro capo della sala. L'aria era stantio, ma non toglieva nulla alla grandiosità di quello spettacolo.
《È… incredibile.》 Disse Jowan a bocca aperta.
Runaan annuì, facendo scorrere le dita su una faretra colma di magnifiche frecce. Tutto lì dentro era coperto di polvere, ma le condizioni erano perfette.

《Molti di questi luoghi sono stati creati attraverso il Thedas.》 Disse Riordan. 《Erano necessari per dare rifugio ed equipaggiamento ai nostri fratelli nel caso ne avessero avuto bisogno. I nostri maghi usarono la loro magia per impedire che lo scorrere del tempo li intaccasse. Di solito solo ai custodi sarebbe permesso entrare, ma vista la situazione, faremo un’eccezione》
Wynne abbassò il capo in segno di ringraziamento, mentre Morrigan accarezzava gli affreschi sui muri, ma entrambe si girarono di colpo quando l’anta di un enorme armadio contro la parete crollò con un fragore assordante, sollevando una nuvola di polvere.
Jowan era davanti al suddetto armadio, la solita aria contrita sostituita da una di meraviglia. 《Iselen! Guarda!》 Disse al suo amico, indicando il mobile: diversi bastoni magici scintillavano al suo interno. Ne aveva già in mano uno: il metallo nero di cui era fatto era coperto di Rune dello stesso viola della gemma che ne decorava la punta.

L’altro mago si mosse rapidamente verso di lui, gli occhi luccicanti di interesse. Le sue dita strinsero un bastone di legno scuro, anch'esso intarsiato di rune e che terminava in una lunga punta di metallo acuminato. Una grossa sfera scintillava su di esso con tutte le gradazioni del blu, avvolta dai rami di legno lavorato. L’aria nella stanza si fece di gelida non appena lo alzò.
Iselen si aprì in uno dei suoi rari sorrisi, le dita che correvano sulle rune incise nel legno e ne studiavano le forme. Non aveva mai visto una creazione magica di simile fattura e potenza, sentiva l'energia scorrere limpida attraverso di esso. Lo faceva sentire sicuro.
Il suo gli era stato rubato quando gli uomini di Loghain lo avevano catturato, perciò era bello essere di nuovo armato.
Notò poco lontano Zevran e Micah rimirare dei coltelli di silverite dall'aria letale, ma poi lo sguardo gli cadde su due armature in particolare. 《Runaan, guarda.》


Il Dalish si avvicinò. C'erano decine di tenute da custodi grigi, e quelle due erano state create per due elfi. Entrambe di resistente cuoio blu borchiato, erano ancora in perfette condizioni.
Quella che stava guardando Iselen era leggera, con un alto bavero a difendere il collo, e il tessuto scendeva lungo dietro le gambe per simulare la veste di un mago e lasciare libere le gambe, protette da calzoni robusti e stivali marroni, lo stesso colore dei guanti lunghi fino ai gomiti e del cinturone attorno alla vita. Un grifone metallico spiccava fiero sulla spalla destra.
Ma fu quella accanto ad attirare lo sguardo
Pareva essere fatta apposta per lui: era più pesante di quella del mago, il cuoio era rinforzato da piastre di metallo sui fianchi e sul petto, su cui spiccava il sigillo dei custodi. I guanti da arciere di pelle lavorata coprivano solo due dita, perfetti per incoccare, e i calzari erano identici ai suoi: robusti, ma leggeri, con le punta delle dita scoperte. Erano fatti per muoversi nel silenzio della foresta come un vero cacciatore dalish.

《È degna di te, Kadan.》 Disse Sten alle sue spalle.
L'elfo annuì dopo averla rimossa dal suo sostegno, accarezzandone appena il pettorale. Non aveva mai visto un'armatura migliore e aveva notato moltissime frecce dall'aspetto letale che qualsiasi arciere avrebbe riposto nella propria faretra.
Non c'era un'arma lì dentro che non fosse perfetta per uccidere prole oscura. Quel posto sarebbe stato di grande aiuto a loro e al loro esercito.

Ma prima di seguire il Qunari verso l'uscita, l'occhio gli cadde su uno scudo: anche quello era di magnifica fattura e come tutto il resto. Il metallo robusto e più affilato sui bordi era decorato dal grifone rampante.
Era più grande e pesante di quello che Alistair utilizzava ormai da mesi, ma avrebbe potuto fargli comodo.


Uscì nuovamente sulla strada, il cappuccio ben calato sul viso per non farsi riconoscere dalla folla, mentre tornava con gli altri verso il palazzo dell'arle. Sten lo affiancò
《Io e il Bas Saarebas codardo volevamo venire. Volevamo salvarvi dalla prigione. Ci hanno impedito di accompagnare quei tre.》 Disse. Pareva… contrito?
Runaan sbarrò gli occhi, sorpreso, ma sorrise. 《Grazie Sten, però non devi preoccuparti. Ne siamo usciti bene.》
Il Qunari scosse il Capo. 《Tu hai fatto molto per me, Kadan. Grazie a te, io posso tornare a testa alta nel Qun. Mi hai dato la risposta che l’Arishok voleva: i custodi grigi sono degni di rispetto. Tu più di tutti. Mai prima avevo trovato chi potessi chiamare Kadan.》 Puntò lo sguardo viola in quello verde dell'elfo. 《Una volta tornato a casa, racconterò del tuo valore, così quando il Qun scenderà per conquistare queste terre, saprà di avere avversari degni》

Runaan si accigliò. 《Spero di non rivederti quel giorno Sten.》
《Se così sarà, combatterai con onore.》 Rispose il Qunari enigmatico, allontanandosi a grandi passi.


**


《Alistair?》 Chiamò Runaan bussando alla sua porta
《Si?》 Chiese il ragazzo, uscendo fuori. Aveva l'aria chiaramente stanca: delle vistose occhiaie spiccavano sotto i suoi occhi, i capelli erano in disordine e un velo di barba incolta ormai gli aveva indurito le guance. Ma il sorriso ottimista, seppur esausto, era quello di sempre

《Sei venuto a farmi visita? Che cosa premurosa!》 Disse in tono scherzoso, facendolo entrare nella stanza.
Il Dalish alzò gli occhi al cielo, prima di porgergli lo scudo che aveva preso all'armeria. 《Tieni.》

Il ragazzo lo rimirò sorpreso. 《Ma è…》
《Uno scudo dei custodi grigi. Riordan ci ha portato in un'antica armeria piena di armi e armature dell'Ordine. Ho pensato che potesse piacerti.》 Disse lui facendo spallucce.

《No Runaan, non è uno scudo qualunque! Leggi qui!》Rispose con gli occhi lucidi, indicando un’incisione all'interno che recitava “Duncan, Comandante dei custodi grigi”.
Alistair lo appoggiò tra di loro. 《Gli è stato donato quando è stato promosso a comandante, ma lui non usava mai gli scudi, sai preferiva usare due lame. Non lo aveva con sé quando…》 Represse un lieve tremore nella propria voce. 《Grazie per avermelo dato Runaan. Io… so che lo detestavi, ma grazie. E grazie anche di essere rimasto nonostante tutto.》
Il dalish abbassò lo sguardo, lieto che non avesse ricominciato a piangere. 《Non smetterò mai di odiarlo, Alistair, ma questo non significa che tu non possa volergli bene. In questa maniera avrai sia il suo scudo che la sua spada per combattere, è più di quanto si meriti》 Sibilò 《E sappi che sono stato tentato più volte di mollarti e sparire》Concluse schietto.

Il ramato si fece sfuggire una risata. 《Oh beh, ma non lo hai fatto. E di questo ti sono molto grato.》
《Per Elgar'Nan, non potevo lasciare Iselen ilsolo a reggere il fardello della tua presenza》 Rispose l'elfo con un sorriso sornione.
《Ehi. Così ferisci i miei fragili sentimenti!》 Esclamò melodrammatico Alistair, prima che entrambi scoppiassero a ridere per quello scambio ridicolo


《Però davvero, grazie per essere rimasto. So che è stata dura, soprattutto per ciò che è accaduto a Tamlen…》 Ma l'elfo alzò la mano per interromperlo, l'ilarità svanita in un lampo dal suo viso.
《No invece. Non lo sai.》 Disse, ignorando la stilettata al petto. Si girò verso la porta, il cuore di colpo accelerato.
Non voleva ripensare a Tamlen, a quello che la corruzione gli aveva fatto, a come lo aveva ridotto, così come non voleva dire ad Alistair che la vita da Custode non era mai apparsa come un regalo ai suoi occhi o che avrebbe volentieri massacrato Duncan appena lo aveva conosciuto se avesse scoperto che aveva abbandonato il suo fratello di sangue a consumarsi nel dolore e nella paura.
Se quel dannato Shem avesse fatto il suo lavoro, forse si sarebbe salvato da quel destino orribile, forse anche Tamlen avrebbe lottato con loro come custode grigio! E chissà, forse le cose sarebbero state diverse! Forse, non sarebbe stata un'esistenza così insopportabile!
Ma quell'idiota aveva pensato solo al suo bisogno di trovare una seconda recluta da trascinare ad Ostagar anche se aveva già Iselen. E quando aveva scovato lui, non aveva neanche pensato a salvare chi aveva davvero bisogno del suo aiuto!

Lo guardò con la coda dell'occhio e, per un secondo, Fu tentato di dirglielo. Fu tentato di urlrgli in faccia che il suo odio per quello Shem bruciava ancora come il primo giorno e che non si sarebbe mai estinto, ma si impose di ricordare che Alistair non aveva colpe per quello che era accaduto a lui e a Tamlen. Era andato lì solo per dargli quello scudo e poi defilarsi. Aveva voluto fargli un regalo, dargli qualcosa di utile, non farlo soffrire inutilmente solo per sfogarsi.


《Aspetta! Secondo te ce la faremo?》 Chiese però il ramato alle sue spalle, fermandolo proprio mentre stringeva la maniglia. 《So che ora c'è Riordan con noi, ma pensi davvero che riusciremo ad uccidere un arcidemone? Ed io? Sarò un buon re?》
Runaan si girò di nuovo, i pugni ancora stretti. 《Non lo so.》 Disse onesto 《Abbiamo fatto ciò che potevamo per riunire i maghi, gli elfi e i nani. Quando siamo partiti dalla capanna di Flemeth, tu hai detto che avevamo bisogno di un esercito e ora lo abbiamo: dovrà bastare. E riguardo l'essere re, peggio di quel felasil di tuo fratello non puoi fare.》

Stavolta il ragazzo ridacchiò perplesso. 《Grazie. Non Ho idea di cosa “felasil” significhi, ma grazie.》
《Inoltre》 Proseguì l'elfo. 《Molto presto avrai la fila di persone pronte a consigliarti su come essere re》

Il ramato emise una seconda risata, stavolta nervosa. 《Chissà perché, la prospettiva mi terrorizza》 Sospirò. 《Ma forse mi sto abituando all'idea. Non quanto andrà bene, ma so che sarà un onore combattere l'arcidemone al tuo fianco.》 Disse, tendendogli la mano con un sorriso
Runaan la fissò sorpreso, ma la strinse comunque. Il gesto gli parve naturale, caloroso: cancellò del tutto l'idea di rivelargli quello che stava pensando fino a poco prima. Gli tornò persino in mente quando lo aveva chiamato “fratello” anche se fino a pochi mesi prima erano pronti ad infilzarsi a vicenda. 
Si morse le labbra. Per quanto quel ragazzo agisse da idiota, era uno dei pochissimi umani onesti che avesse mai conosciuto.


《Poi pensa》 Proseguì il ramato, ignaro dei suoi pensieri. 《Una volta che il Flagello finirà, potremo iniziare a pensare a cosa fare dopo. Magari tu ed Iselen potreste restare qui ancora un po', a meno che Morrigan non voglia trascinarti nel suo covo a fare chissà che cosa.》 Disse, rabbrividendo
Runaan sbuffò per nascondere una risatina. 《Cerchiamo di sopravvivere prima di pensare al futuro. Ok?》
L'altro annuì. 《Hai ragione.》 Disse, prima di guardarlo. 《Allora… a dopo.》


L'elfo annuì ed uscì dalla stanza, la mente ancora in subbuglio. Alistair era cresciuto in quei mesi:non aveva perso il suo umorismo assurdo e i suoi modi di fare imbranati, ma era diventato più forte, più deciso, stava finalmente scendendo a patti con l'idea di diventare re, ed era pronto a tutto pur di uccidere l’arcidemone.

Sbuffò. Già, lo avrebbe affrontato a testa alta e con tutte le forze, perchè lui era come gli eroi delle leggende. Pur di fare la cosa giusta era pronto a fare sacrifici enormi, con un idealismo che lo irritava e al tempo stesso suscitava rispetto.
Era sicuro che anche davanti ad un enorme drago corrotto avrebbe continuato a rialzarsi e a brandire la spada nonostante le ferite. Non si sarebbe fermato finchè il suo nemico non fosse stato ucciso. E sarebbe morto pur di raggiungere il suo scopo.

Strinse I pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi, dirigendosi verso la stanza di Iselen.

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Capitolo 40
*** Il Passato ***


Aida rivolse uno sguardo alla casa che aveva di fronte: era più grande delle altre, ma appariva indistinguibile dagli altri edifici di legno attorno a loro.
Le pareva strano che una donna come Marjolaine avesse scelto un posto simile come nascondiglio, Leliana gliel'aveva descritta come un'amante del lusso. Ma la cosa incredibile era che fosse rimasta ad aspettare dopo aver inviato quegli assassini contro Leliana. Doveva avere un asso nella manica, oppure essere molto sicura di sé.

《Sei sicura che sia la casa giusta, Leliana?》 Domandò Persephone, la sua nuova armatura che scintillava nella luce del pomeriggio.
La rossa annuì, lo sguardo azzurro puntato sul biglietto che aveva recuperato dai sicari. La carta ormai era così spiegazzata dall’essere già consumata sui bordi.
L’elfa le rivolse uno sguardo preoccupato. Negli ultimi giorni la ragazza le era sembrata distante, l’aveva vista leggere e rileggere quel bigliettino anche se lo conosceva a memoria e doveva ammettere di non esserle stata vicina quanto avrebbe dovuto.
Da quando aveva saputo della ribellione nell’enclave, non era riuscita a pensare ad altro che a suo padre, a Shianni, a Soris: se fossero vivi, se fossero stati feriti, o se Andraste avesse avuto pietà e stessero bene.

Ma quando quella mattina Leliana era venuta a chiederle aiuto, lei e quello che Marjolaine le aveva fatto erano tornati con prepotenza nella sua mente. Non l’aveva mai vista così seria e aveva capito che era finalmente pronta ad affrontare quella donna.
Non avevano studiato un vero piano per affrontarla, ne discusso di possibili tranelli in cui sarebbero potute incappare. Anzi, Leliana non aveva più menzionato lei o il suo tradimento anche se erano a Denerim da una settimana e sapevano bene dove Marjolaine si stesse nascondendo. Ma Aida aveva capito.
Lei sapeva cosa voleva dire temere il proprio passato, sentire brividi lungo la schiena all’idea di rivedere il proprio carnefice. Per questo non le aveva fatto pressione, nonostante temesse altri possibili attacchi.
E quella paura non l’aveva abbandonata. Sapeva di aver ucciso prole oscura e un alto Drago, ma quelle erano bestie guidate dall’istinto: illogiche. Quella donna invece era uno dei bardi più abili che fossero mai esistiti. Era certa che avesse studiato ogni mossa alla perfezione.
Però si disse di restare concentrata. La battaglia sarebbe stata difficile, ma avrebbe affrontato questo ed altro per proteggere Leliana!


《Dovremmo entrare allora.》 Sentenziò Wynne, di fianco a loro.
Lei e Persephone si erano offerte di accompagnarle non appena le avevano viste uscire. Nessuna delle due aveva chiesto spiegazioni, le avevano seguite e basta, e lei era grata per la loro presenza.
La rossa annuì, varcando la soglia con aria seria. Era chiaro che fossero attese: la porta non era chiusa.

L’elfa la seguì, una freccia già incoccata, ma appena entrò, una zaffata micidiale le fece lacrimare gli occhi. L’aria era pregna di un penetrante odore di troppo pulito. E appena si guardò intorno capì il perché. Se l’esterno non era diverso dalle altre umili case di legno, l’interno pareva quello di un cottage nobiliare.
Le maniglie luccicavano, così come i pavimenti di legno levigato, e sembrava che le pareti e gli infissi delle finestre fossero stati sostituiti e ridipinti di fresco.
Si era aspettata un ambiente buio, adatto per cogliere di sorpresa un nemico, e invece delle lanterne di vetro emanavano una dolce luce soffusa. Tutto lì dentro brillava di una perfezione posticcia, il che la mise ancora più all’erta quando si girò verso la porta di quello che doveva essere il salotto.


Due Qunari, o meglio Tal-Vashoth, erano in piedi davanti a loro, ai lati della porta. Erano enormi, quasi quanto Sten, le corna che svettavano minacciose sopra le teste e rovinavano l’atmosfera in apparenza accogliente. Avevano già le asce in pugno.
Aida strinse il suo arco, gli occhi ancora offuscati da lacrime fastidiose, ma Leliana si fece avanti senza esitare, il biglietto stretto in mano. 《La vostra padrona ci attende.》
Quelli si guardarono un attimo, prima di spostare le loro armi e permettere loro di passare oltre.


Aida sentì i loro occhi addosso finchè la porta non si chiuse, l’arco ancora in pugno e le orecchie tese, ma una volta dentro fu costretta a coprirsi nuovamente il naso. Lì dentro l’odore di pulizia era insopportabile, lo sentì aggrapparsi alla sua gola come aveva fatto il tanfo delle vie profonde!
Wynne si avvicinò a lei, lo sguardo preoccupato e una mano tesa, ma lei le fece segno di restare concentrata, lo sguardo che studiava la stanza.


Anche lì lo sfarzo abbondava, anzi era ostentato. Molti mobili pregiati spiccavano contro i muri ampi, il legno laccato era stato lucidato fino a riflettere luce delle lanterne, e dei tappeti dalle fitte trame decorate occupavano il pavimento immacolato. Dal soffitto penzolava un enorme lampadario di vetro lavorato e molti vasi finemente decorati colmi di fiori freschi luccivano, perfettamente in fila sulle lunghe mensole in mogano.
Davanti a loro c’era un grande divano di broccato, di fronte ad un tavolo finemente apparecchiato con teiera, dolcetti, zuccheriera e tazze in tinta. Sull’altro capo, seduta su una poltroncina decorata, c’era una donna. Una bellissima donna.
Tutto di lei era lungo e sottile, inclusi i lineamenti del bel viso truccato ad arte e persino i lucidi capelli castani, raccolti in un complesso chignon.
La sua figura elegante e magra era fasciata da un abito a collo alto con ricami in quelli che era certa fossero fili in oro. La pregiata stoffa viola, che avrebbe potuto sfamare l’Enclave per settimane se venduta, si adattava al suo corpo, come se ne volesse sottolineare la beltà. Aida odiò ogni dettaglio.

Sentì la rossa irrigidirsi e la sua mano strinse l’arco, la freccia pronta, ma la donna sorrise cordiale.
《Leliana! Oh, è meraviglioso rivederti mia cara.》 Disse, alzandosi, il tono vellutato che faceva risaltare ancora di più l’accento orlesiano.
L’elfa alzò la sua arma di poco, i denti affilati già scoperti in un ringhio, ma Marjolaine non parve farci caso. Alzò le lunghe dita affusolate e fece loro segno di entrare senza perdere il sorriso. 《Non rimanete sulla soglia. Venite, accomodatevi.》


Aida alzò un sopracciglio, confusa. Vide Wynne e Persephone a loro volta perplesse, ma Leliana seguì l’altra donna senza una parola.
Si accodò a disagio insieme alle loro compagne, gli occhi puntati sulla loro “ospite”.
La vide accomodarsi di nuovo sulla poltroncina, una tazza di the già in mano e le caviglie elegantemente incrociate. Accennò dolcetti. 《Se ricordo bene, mia Leliana, quelli alla marmellata erano i tuoi preferiti.》
La rossa si sedette di fronte a lei, il volto indecifrabile, e Aida fece del suo meglio per non mostrare la sua sorpresa. Si era aspettata che quella storia si sarebbe conclusa in fretta, con Marjolaine morta, trafitta dalle sue frecce, e Leliana libera dal suo spettro, ma a quanto pareva l'orlesiana aveva altro in mente.

Vide Wynne e Persephone prendere posto a loro volta, le armi sempre a portata di mano, e le imitò suo malgrado dopo un attimo. Ogni suo istinto le stava urlando che qualcosa non andava e anche la corvina sembrava a disagio.
Osservò attentamente il tavolo, le narici aperte per cercare tracce di tossine, ma quel dannato odore di pulizia tornò ad assaltare i suoi sensi. Vide Marjolaine sorridere divertita. 《Non è veleno. Chiedete alla vostra amica maga se non mi credete.》 Disse, assaggiandone uno con noncuranza. Non cadde neanche una briciola sull’elegante vestito.
Wynne alzò una mano, una tenue luce verde circondò il tavolo. 《È vero. Non ci sono sostanze letali.》 Ne assaggiò uno. 《Raro, per un Bardo.》

La donna ignorò il commentò, bevendo con calma, la schiena dritta. I secondi passavano lenti come ore, avvolti in una calma tesa, finchè Leliana abbassò la sua tazza, lo sguardo fermo. 《Ora basta con i convenevoli, Marjolaine. Voglio sapere perché sei nel Ferelden. Cosa vuoi?》
L’altra scosse il capo senza scomporsi minimamente. 《Diretta, troppo diretta mia Leliana. Hai dimenticato tutti i miei insegnamenti?》

《Affatto. Ritengo solo che siano inutili con te.》
《Molto bene.》 Rispose lei, e il suo volto cambiò. Da affettato e accogliente, ora mostrava solo una calma glaciale che fece drizzare i capelli di Aida. 《Chiedi pure ciò che desideri.》 Disse, bevendo un altro sorso.

《Voglio sapere perché sei di nuovo qui, Marjolaine. Mi hai già lasciata a morire una volta, dieci anni fa, e pensavo che ti fosse bastato. Perché hai cercato di uccidermi di nuovo? Perché proprio adesso?》
《Ucciderti?》 Rise lei divertita. 《Sciocchezze, quegli uomini non erano alla tua altezza. Ti conosco, mia Leliana, so bene ciò di cui sei capace. Dopotutto, ti ho addestrata io.》 Sorrise di nuovo, algida. 《Ed è per questo che non posso lasciarti andare: hai troppe informazioni che potresti usare contro di me.》

Aida vide Persephone stringere l’elsa delle sue spade e Wynne il suo bastone magico, la rossa che fissava Marjolaine, gli occhi che mandavano lampi. 《Quindi hai deciso di finire tu stessa il lavoro》
Il sorriso della donna si fece più affilato. 《Non metto in dubbio che le tue compagne siano abili, mia cara, ma so che gli anni che hai passato in quel monastero hanno avuto il loro peso.》

《Mettimi alla prova, dimostrerò che sei in errore.》 Sibilò lei, le dita pronte ad afferrare i pugnali celati sotto il mantello.
Aida strinse il suo arco se possibile ancora di più. Non aveva ancora capito perché Leliana stesse continuando ad ascoltare le chiacchiere di quella donna, ma era pronta a scattare al suo segnale.


Marjolaine accavallò le gambe, per nulla preoccupata. Quel sorriso odioso sempre in viso. 《Oh, mia cara, io so tutto. Credi che non ti abbia osservata in questi anni, dopo che l’ingenua Dorothea ti ha salvata? Ti ho vista vivere in quel patetico monastero, rinunciare a tutti i lussi a cui un tempo anelavi, sono arrivata a domandarmi se non avessi perso la ragione. Ma poi, hai lasciato la Chiesa di punto in bianco e ho capito che avevi in mente qualcosa e che dovevo agire per prima. Sei stata intelligente, mia Leliana, ma non abbastanza da ingannarmi.》
Un lampo di quello che sembrava dolore attraversò lo sguardo azzurro della rossa, seguito però da una risata priva di ogni allegria. 《Credi che me ne sia andata per te!? Pensavi che dopo tutti questi anni io avessi ancora intenzione di… vendicarmi!? Sei ridicola, paranoica!》 Mise giù la tazza con forza 《Svegliati Marjolaine! Il mondo non gira intorno a te!》

Aida annuì con un ringhio sommesso. 《Leliana ha cose ben più importanti a cui pensare! Non te ne fossi accorta, c’è un Flagello in corso!》
La donna la guardò come se si fosse appena accorta di lei. 《Oh, e tu credi che abbia detto la verità? Credi ad ogni cosa che sussurrano quelle dolci labbra?》

La condiscendenza con cui lo disse fece ribollire il sangue dell’elfa, le sue guance di colpo bollenti per un inspiegabile imbarazzo. Scoprì nuovamente i denti, ma lei non mosse nemmeno un muscolo.
《Tu pensi a lei come una confidente, un’amica, forse qualcosa di più.》 Continuò l'altra imperterrita, gli occhi che brillavano di una luce maliziosa. 《Si, vedo come la guardi, come lei ti guarda. Ma è solo un inganno. Si libererà di te appena non le servirai più》
Il suo sguardo era quello che avrebbe rivolto a del fango. Era lo stesso che, quasi un anno prima, le aveva rivolto Vaughan. Quello che per anni aveva subito solo perché era nata elfa. Uno sguardo che la fece sentire come allora: indifesa, nuda, impotente.


Aida strinse i pugni fino a sentire gli artigli segnare la pelle. Avrebbe voluto ruggire contro quella donna, strapparle quel sorriso dalla faccia a morsi! Ma era bloccata. Le parole erano incastrate nella sua gola e lei non sapeva perché!
Sentiva il cuore pulsare nelle tempie, la sua voce inutile, ma Leliana mise un braccio davanti a lei come per difenderla, la rabbia ora palese sul suo viso. 《Io non sono te, Marjolaine! Non farei mai una cosa simile!》
《Oh, mia Leliana, tu SEI me. Non puoi sfuggire a questo: ti ho plasmata a mia immagine, perché era quello che volevi.》 Il suo tono era di ovvietà, come se stesse parlando ad una bambina. 《Sai perché eri così abile nel Gioco, cara? È perché ti piaceva sentire il brivido della caccia, amavi l’ascendente che avevi sugli altri e sarà sempre così. Puoi celarti dietro le più belle parole, ma non puoi cambiare la tua natura!》

La ragazza strinse le labbra, di colpo pallida in viso, finchè Wynne non parlò, la voce che risuonava limpida. 《E anche se fosse? Lei è diversa da te.》
Aida e Leliana si girarono verso di lei, mentre Persephone annuiva convinta. 《Già. Leliana ci ha aiutato ogni giorno da quando ci siamo conosciute. E noi sappiamo che quella non era una recita!》

La rossa le rivolse uno sguardo grato, il sorriso di Marjolaine che si incrinava un poco, e Aida strinse i pugni, costringendosi ad aprire la bocca. 《E non ci importa neanche quanto lei amasse il gioco!》 Disse, i denti scoperti. 《Anche se le mancano le usanze di Orlais, quali che siano gli errori che ha commesso in passato, adesso lei è con noi! Ha scelto di combattere il Flagello e la prole oscura! E tu non fai parte della sua vita! Hai perso quell’onore quando l’hai tradita!》
《Oh, e tu pensi di potermi rimpiazzare!?》 Chiese la donna, ormai in piedi in tutta la sua altezza, la voce carica di disprezzo, di derisione. 《Credi forse che lei potrebbe amare un animale rabbioso come te? Guardati, sei solo…》
Un fiotto di sangue sgorgò dalla sua bocca, tagliando sul nascere le sue parole. Marjolaine barcollò indietro, confusa, un dolore sordo che la aggrediva e le toglieva il fiato dai polmoni. Abbassò gli occhi sul proprio petto, dove il pugnale di Leliana era affondato fino all’elsa. Una macchia rossa si stava espandendo, rovinando la stoffa del lussuoso vestito.
Leliana era in piedi di fronte a lei, lo sguardo cupo. 《Ti voglio fuori dalla mia vita Marjolaine. Non volevo arrivare a questo, ma sappiamo che è l’unico modo.》


La donna emise un verso strozzato, gli occhi sbarrati e colmi di terrore mentre boccheggiava nel tentativo a respirare. Il suo petto si alzava e si abbassava frenetico, il sangue che scendeva a fiotti ed imbrattava la stoffa della poltrona.
Aida sentì la porta dietro di loro spalancarsi, le due gigantesche guardie Tal-Vashoth che piombavano nella stanza con le armi in pugno. Non perse ulteriore tempo a riflettere.

Si mosse meccanicamente: la sua freccia volò rapida e colpì al ginocchio quello sulla sinistra. Lo vide accasciarsi a terra con un gemito di dolore, subito prima che Persephone gli piombasse addosso. Le sue spade sibilarono nell’aria poco prima che la testa del bestione rotolasse a terra con un tonfo sordo.
Il suo alleato provò a colpire la guerriera alle spalle, ma un enorme spuntone di roccia evocato da Wynne spaccò il pavimento e gli trapassò il fianco da parte a parte. Crollò a terra senza un fiato.


L’elfa si voltò subito verso Leliana e Marjolaine, una nuova freccia pronta, ma trovò la rossa in piedi di fronte alla poltrona, l’altra donna che giaceva riversa tra i cuscini. Il suo braccio pendeva immobile oltre il bracciolo, un coltello minuscolo scintillava tra le dita immobili.
Si avvicinò alla loro compagna, ma prima che potesse dire qualcosa, lei parlò 《Credeva volessi vendicarmi nonostante tutti questi anni.》 Scosse la testa, lo sguardo scuro puntato sulla piccola lama tra le falangi della donna. 《Non mi ha mai veramente amata. Non davvero. Forse quando le ero utile per i suoi inganni, ma niente di più. Ero solo uno strumento.》

Si voltò di colpo, uscendo dalla porta, e le sue compagne la seguirono senza degnare di uno sguardo il corpo senza vita di Marjolaine, il pugnale ancora conficcato nel suo petto.
Aida la vide camminare a passo veloce, superando la piazza. 《Leliana, aspetta!》 Provò a richiamarla, ma lei andò avanti senza mai voltarsi indietro, il capo chino sotto il mantello..
L’elfa si morse il labbro preoccupata, ma poi sentì la mano di Wynne sulla spalla, un sorriso materno sulle sue labbra. 《Vai da lei.》 Disse.


La più giovane esitò solo un secondo ad andare, ma svanì rapida fra le vie, e Persephone si voltò verso l’anziana maga. 《Credi che dovremmo aiutarle?》
Lei scosse la testa. 《Quella conversazione non è per le nostre orecchie e molto presto le guardie arriveranno e inizieranno a cercare l’assassino di Marjolaine. Le aspetteremo nella piazza.》


**


Aida seguì Leliana attraverso le strade, e quando la trovò, vide che si era fermata davanti dalla chiesa: il rosone recava il simbolo del sole andrastiano e poteva sentire chiaramente la musica che accompagnava le funzioni.
Si avvicinò anche lei, cercando le parole, ma come al solito non le venne in mente nulla. Le si accostò e basta, mordendosi il labbro con i denti aguzzi.
《Non vuoi entrare?》 Domandò, indicando la chiesa
L’altra scosse la testa. 《Non so neanche perché sono venuta qui. Un tempo la Chiesa mi ha ridato la pace, ma forse è stata solo pia illusione. Mi è bastato rivederla perché tutto mi ritornasse in mente.》

Aida aggrottò le sopracciglia. Aveva pensato che vedere Marjolaine morta l’avrebbe fatta stare meglio, ma a quanto pareva si era sbagliata.
Leliana si voltò verso di lei, la voce incrinata. 《Voglio che tu sappia che non penso nulla di quello che ha detto. Mi dispiace così tanto per quello che hai dovuto sentire. Non ti ho mai vista come un animale rabbioso o come uno strumento, lo giuro. Le sue erano solo bugie!》Strinse le labbra. 《No. Un fondo di verità c’era: io sono come lei.》
L’elfa sbarrò gli occhi. 《Ma di che stai parlando?》

La rossa sospirò. 《Ti ricordi quando mi hai detto che uccidere Vaughan ti era piaciuto? Che ti aveva fatto sentire bene? Quella è la stessa sensazione che ho provato io ogni volta che trovavo un nuovo bersaglio. Non mi importava chi fosse, se avesse una famiglia o qualcuno che lo amava. Per me erano solo fonte di adrenalina. Ingannarli, attirarli in trappola… mi dava soddisfazione. E da quando ho lasciato Lothering è di nuovo così: mi piace vedere la paura negli occhi dei miei nemici, non vedo altra soluzione che la violenza, proprio come un tempo. Proprio come faceva lei.》
《Tu non potresti essere più diversa!》 Replicò Aida, mettendole una mano sulla spalla. 《Tu sei una brava persona, Leliana. Lo resterai sempre, anche se hai ucciso e manipolato gli altri. Hai sempre cercato di avere compassione quando potevi e appena hai avuto quella visione, sei subito partita per affrontare la prole oscura senza sapere se saresti tornata o no.》

《Forse non c’è mai stata la visione.》 Rispose lei, gli occhi lucidi. 《Il guardiano delle ceneri aveva ragione: forse mi sono inventata tutto. Forse ero stufa di essere solo una delle tante asserenti del Monastero, forse volevo tornare a vivere avventure! Forse mi sono davvero detta che era il Creatore a volerlo per avere una scusa, per sentirmi speciale, diversa.》
Aida la costrinse a girarsi. 《Ma tu sei qui. Questo conta! Hai scelto di aiutarci anche se non eri costretta. Hai sentito Marjolaine: ti ha spiata per dieci anni, ha continuato a tenerti d'occhio anche se tu non pensavi più a lei. Si è consumata nella sua paranoia mentre tu andavi avanti e non avrebbe agito per il bene degli altri neanche se il Creatore in persona glielo avesse chiesto! Tu non sei così.》

La rossa sospirò 《Avrei potuto trovare un altro modo. Quando ha iniziato ad insultarti ho perso la testa. Non avrei mai dovuto trascinarti lì, ho abusato della tua amicizia per…》
《Tu mi hai dato possibilità! Mi hai aiutata a guarire. Senza di te, io avrei massacrato i Lupi mannari e ora probabilmente sarei ancora in quella foresta asoettando una vendetta che non sarebbe mai arrivata. E riguardo Marjolaine, hai fatto quello che dovevi.》 Disse perentoria. 《Ti ha cercata lei e sai bene che non ti avrebbe fatta uscire da lì viva. La colpa non è tua.》 Leliana la stava fissando impressionata, gli occhi ancora lucidi di lacrime, e lei sentì le guance bollenti. Non si era mai aperta tanto. 《E tu almeno hai avuto la forza di affrontare le tue paure》 Aggiunse alla fine.
Rivolse lo sguardo verso le case dell’Enclave, visibili a malapena ormai, il cuore che fremeva ancora. Avevano concordato che lei, Iselen, Runaan e Zevran sarebbero andati lì la notte seguente, ma non sapeva cosa ci avrebbero trovato. Forse non lo voleva sapere.


Sentì delle dita affusolate intrecciarsi alle proprie e si girò nuovamente verso Leliana.
《Grazie, Aida. E non preoccuparti. E' tutto pronto per la vostra incursione, e andrà tutto bene, ne sono certa.》
L’elfa scosse la testa. 《Se vuoi, posso restare con te. Non voglio lasciarti da sola, soprattutto non adesso.》

La rossa strinse le dita. 《No, so quanto conti per te.》
《Anche tu conti molto per me!》

L’orlesiana sorrise leggermente, le guance colorate di rosa. 《Mi hai già aiutata più di quanto meritassi. Questa però è una cosa che devo affrontare da sola.》 Rivolse lo sguardo verso la chiesa. 《So che hai ragione: non volevo che finisse così, ma Marjolaine ha avuto ciò che si meritava. Ora spetta a me scendere a patti con il mio passato e col Creatore.》
Il suo viso pareva calmo, però Aida sentì comunque un odore triste che le fece pizzicare gli occhi. La ragazza poteva provare a nascondere le sue emozioni, ma con lei era inutile. Sapeva che stava soffrendo.
Ma poi venne sommersa dal suo familiare profumo di fiori di Grazia di Andraste quando le sue braccia la strinsero. 《Però ti sono davvero grata. Per tutto.》
L’elfa sentì il cuore mancare un battito, ma ricambiò la stretta, ne sentì il calore e la morbidezza dei suoi capelli sulla guancia. Guardò anche lei il rosone della chiesa. Il vetro colorato brillava maestoso e mentre il profumo della ragazza la avvolgeva, rivolse una preghiera al Creatore. Sperava che Lui e la sua sposa continuassero a vegliare su di loro.


**


《Ed eccoci arrivati, amici miei!》 Esclamò Micah allegramente, indicando un grande edificio a più piani dalle eleganti ringhiere di metallo. 《Una delle principali attrazioni di Denerim: la Perla!》
Iselen fissò la costruzione con un sopracciglio alzato. Avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere quando la sua amica aveva invitato a lui, Zevran, Jowan e Oghren a fare una passeggiata. 《Micah, ci hai veramente portati in un bordello?》

La nana ghignò 《Non “un bordello”, il miglior bordello di tutto il Ferelden! Fidati salroka, non troverai servizi migliori da nessuna parte.》 Disse sorniona.
Oghren emise un fischio ammirato, gli occhi puntati sulle forme procaci delle due donne che li stavano salutando all’ingresso, lo sguardo lucido di alcol come sempre. 《Se avessi saputo di questo posto, avrei lasciato Orzammar ben prima.》 Disse, prima di entrare con un sorriso sbilenco, la mano vicina alla sua fidata fiaschetta.
Ormai sembrava essersi ripreso dalla perdita di Branka. Nonostante continuasse a bere liquore come se fosse acqua, il suo umore sembrava molto più stabile. Lo vedevano sorridere spesso mentre scambiava battute e storielle con Micah e Zevran e quando si divertiva a mettere in imbarazzo Alistair e Jowan. Persino la sua igiene sembrava essere migliorata, nonostante Aida continuasse a mettere quanta più distanza possibile tra lui e il suo naso, e ora sembrava pronto ad entrare nell'edificio.

Invece Jowan, accanto a lui, arrossì violentemente quando un’elfa molto graziosa in abiti succinti e dai lunghi riccioli castani lo salutò maliziosa attraverso la finestra e Iselen pensò seriamente di tornare nella biblioteca del palazzo dell’arle.

Micah notò la sua espressione e sbuffò. 《Andiamo, salroka, tu più di tutti hai bisogno di rilassarti. Guarda il lato positivo, almeno qui tu e Zevran non sarete i soli ad urlare.》
Il mago sentì l’assassino ridacchiare dietro di lui e le sue guance diventare bollenti. Non aveva ancora ben capito quale fosse il rapporto che li univa: erano sempre andati d’accordo, ma dopo quella notte passata insieme ad Orzammar, si era ritrovato a cercare il calore dell’antivano sempre più spesso.
La sua presenza era irruente, luminosa, e averla accanto era piacevole. Il suo tocco, i suoi baci, le sue dita tra i propri capelli… lo facevano stare bene quasi quanto gli amplessi che condividevano regolarmente.
Con lui non provava repulsione o paura. Svegliarsi tra le sue braccia o sentire il suo profumo sulla pelle non gli provocava incubi, anzi gli piaceva fin troppo. Sentirlo accanto lui scacciava le paure, i ricordi e lo sporco che lo avevano torturato per anni. E godeva delle attenzioni che dedicava alla cicatrice sul suo petto, più di quanto avrebbe rivelato.
Stare con lui era, in una parola, "bello".
Però i loro amici gli avevano fatto notare che le loro “sessioni notturne” non erano discrete come aveva sperato, e ovviamente Micah coglieva ogni occasione per ricordarglielo o per fare stupide battute a riguardo!


Sentì qualcuno sfiorargli il braccio e si voltò proprio verso Zevran, che aveva tirato fuori il suo migliore sorriso. 《Andiamo, mio custode. Ho sentito dire che i letti qui sono davvero magnifici.》 Mormorò allusivo
Il mago, se possibile, arrossì ancora di più ed emise uno sbuffo esasperato 《Siete tremendi》

Micah ghignò sorniona, rifilandogli una pacca sulla schiena e accompagnandoli attraverso il portone. Sbucarono in un atrio molto ampio che dava su una sala colma di tavoli in gran parte occupati: I mobili di legno lucido e le pareti riflettevano la luce delle torce, creando un’atmosfera languida ed invitante.
Molti giovani uomini e donne in abiti succinti si muovevano eleganti tra gli avventori, attirando i loro sguardi con le loro movenze sinuose. Tra loro vide umani, elfi e persino un paio di nani dagli ampi pettorali villosi che le rivolsero un cenno allusivo, i muscoli che guizzavano sotto la pelle scintillante di olio.
L’aria era colma di un profumo di alcol, legno e anche qualcosa di esotico che non riusciva a riconoscere. Roba antivana sicuramente.

La parete accanto a loro era occupata da un'ampia serie di scaffali di bottiglie dall’aria costosa. Un giovane uomo dagli abiti succinti le stava analizzando attentamente, le lunghe dita olivastre che si muovevano esperte, e i suoi occhi languidi ebbero un guizzo quando la nana gli mise davanti un sacchetto colmo di monete.
《Dacci la roba migliore che hai! Oggi vogliamo divertirci!》 Esclamò lei, un ghigno storto in faccia.
《Vedo.》 Disse lui con aria saputa, scegliendo una bottiglia dagli scaffali e riempiendo cinque boccali con un liquore scuro che profumava di spezie. Glieli porse con maestria, piegandosi sul bancone quel tanto che bastava per mettere in mostra i pettorali scolpiti.


Oghren ne afferrò un paio e li tracannò in un attimo, il volto che si illuminava soddisfatto. 《Ehehhh. I primi di molti.》 Borbottò allegramente, mentre Micah assaggiava con gusto la bevanda, le bollicine che le frizzavano in gola, e ne passava un altro boccale ad Iselen.

Il mago lo assaggiò dopo un attimo, un piacevole calore che si diffondeva nel suo corpo. Forse Micah aveva ragione: aveva bisogno di rilassarsi un po’.
Si godette le note speziate, gli occhi che studiavano l’ambiente. Notò Zevran conversare amabilmente con una coppia di giovani uomini sorridenti e nudi da capo a piedi: quello sulla sinistra rivolse un sorriso invitante anche a lui. Jowan invece era seduto di fronte all’elfa che li aveva salutati prima, rosso fino alle orecchie e anche lui con un paio di bicchieri di vino davanti.
Però la sua attenzione e quella di Micah furono calamitate quando uno schianto potente, seguito da una rabbiosa voce maschile, rimbombò per tutta la stanza.
《Siamo stufi delle tue chiacchiere, bellezza. Dicci subito dove sono i nostri soldi!》

Quattro bruti dalla pelle cotta dal sole e coperta di tatuaggi, di certo pirati, avevano circondato un tavolo al quale era seduta una donna dalla pelle scura. Il più grosso di tutti, sicuramente il capo, aveva il pugno ancora piantato nel legno.
La donna, dal canto suo, continuò a bere dal suo boccale con aria chiaramente annoiata, gli occhi scuri che brillavano come i grossi gioielli d’oro che ornavano il suo collo e i suoi lobi. 《Foste stati più furbi, magari avreste ancora i vostri soldi.》
《Tu! Brutta sgualdrina!》


Micah afferrò i pugnali appena vide l’uomo che aveva urlato alzare una scimitarra. Non avrebbe lasciato che un coglione qualunque le rovinasse la serata, ma restò a bocca aperta quando la donna si alzò rapidissima e lo colpì allo stomaco col manico di una daga che aveva tirato fuori da chissà dove, per poi eseguire una piroetta e fargli lo sgambetto, facendolo cadere e mandandolo a sbattere col mento sul tavolo.
Ora che la guardava meglio, era davvero magnifica: le lunghe onde di capelli neri erano tenute ferme da una bandana blu e la figura slanciata dalle curve generose era messa in risalto da una camicia attillata dalla scollatura vertiginosa che non lasciava nulla all’immaginazione.

La vide girarsi verso gli altri uomini, la posa rilassata e provocatoria, le labbra piene piegate in un sorriso ferino che le piacque all’istante. Quella tipa era davvero forte.

Gli altri pirati scattarono in avanti per afferrarla, ma lei si limitò a sorridere di più. Schivò l’assalto del primo senza il minimo sforzo, il suo corpo che si muoveva sinuoso, guardandolo schiantarsi per la troppa foga sulle sedie dietro di lei. Il secondo provò a colpirla dal fianco con la sua enorme scimitarra, ma lei respinse la sua lama con la propria in un movimento fluido, le sue labbra ad un soffio dal viso dell'avversario, prima di ficcargli la daga nella coscia e girarsi giusto in tempo puntarne un’altra alla gola dell’ultimo uomo. Una goccia rossa colò fino al suo petto.
Quello lasciò cadere la sua spada, afferrò I suoi compagni e se la diede a gambe attraverso la porta, mentre la donna rideva soddisfatta. 《E ringraziate che ho preso solo i vostri soldi stavolta!》 Urlò, prima di finire il suo boccale e girarsi verso di loro, le labbra ancora umide. 《Visto che vi siete goduti lo spettacolo, che ne dite di offrirmi un altro giro?》
《Ohhh. Io te ne offrirei anche mille!》 Esalò Oghren estasiato, gli occhi che divoravano avidamente le sue curve.

La donna gli rivolse uno sguardo disgustato, ma si girò di scatto quando una risata conosciuta riempì la stanza. 《Isabela! Non hai perso la tua incredibile maestria con le entrate in scena!》 Esclamò Zevran allegramente.
L’altra lo osservò un secondo, sorpresa, per poi ridere a sua volta. 《E tu sei sempre un vero maestro con le parole, Zev. Cosa mi racconti? Sei qui per affari... o per piacere?》 Domandò, un sorriso carico di promesse.

L’antivano ridacchiò. 《Oh, Bela, sapessi. Diciamo che la mia carriera ha avuto qualche cambiamento e ora sto aiutando i custodi grigi a salvare il Ferelden dal Flagello.》 Disse, accennando ad Iselen e tutti gli altri.
Isabela si voltò verso il mago, gli occhi di colpo velati di malizia. 《Un custode grigio? Impressionante.》 Commentò, osservandolo interessata. 《Non ho mai avuto un membro del tuo ordine a bordo della mia nave, ma sappi che la mia ospitalità è leggendaria.》

L’elfo dalla pelle scura sentì le guance diventare bollenti: non era difficile intuire cosa intendesse con “ospitalità”. 《Quindi vi conoscete?》 Chiese a Zevran
《Oh assolutamente.》 Ghignò lei, sorniona. 《Ti ricordi di mio marito, Zev?》

L’elfo ghignò a sua volta. 《Sappiamo entrambi che stavi già meditando di ucciderlo, mia cara.》
《Beh, di certo sa combattere.》 Si intromise Micah.

《Oh, quello non era nulla.》 Sbuffò la pirata. 《Quei tipi erano difficilmente una minaccia.》
《Ma hai comunque sfruttato la loro stessa stazza contro di loro.》 Rispose la nana.

Un lampo curioso illuminò gli occhi scuri della donna 《Vedo che abbiamo un’intenditrice qui.》
《Ah, me la cavo.》 Si schernì la nana.

《Si, abbastanza da uccidere due alti draghi.》 La rimbeccò Iselen, un tenue sorriso in volto.
La pirata emise un fischio ammirato. 《Ditemi ufficialmente impressionata. Ed in effetti è da un po' che non partecipo ad un duello degno di questo nome.》 Disse, piegandosi verso la nana. 《Ti faccio una proposta, amica mia: se riuscirai a battermi in una partita di carte, sarò più che lieta di combattere con te e mostrarti le mie vere abilità. Hai mai giocato a grazia malevola?》 Domandò, tirando fuori dal nulla un mazzo di carte dall’aria vissuta.

La nana le fissò per un attimo, incerta. Aveva sentito nominare quel gioco da alcuni nani del Karta, era popolare nei Liberi Confini, ma non aveva mai giocato
《In realtà, no.》 Disse
《Peccato.》 Commentò Isabela, un filo di delusione nella voce. 《Ho sempre pensato che il modo migliore di conoscere un'avversaria fosse il gioco d'azzardo.》
La nana sbuffò seccata, ma Jowan si mise in mezzo. 《Beh, io ci so giocare.》

Tutti si girarono verso il mago con aria sorpresa. Aveva salutato l'elfa con cui stava bevendo e ora era in piedi dietro di loro, le dita intrecciate nella sua solita posa nervosa. 《Che c'è?》 Chiese imbarazzato, quando vide i loro sguardi. 《Credo sarebbe interessante vederle combattere!》
La pirata sorrise seducente, le gambe accavallate mentre invitava il moro a sedersi con un gesto della mano. 《E allora vieni pure, zuccherino.》


L'altro arrossì violentemente, ma prese posto davanti a lei, pescando le carte e dando inizio alla partita.
Micah li osservò curiosa fare le loro puntate: lei non aveva mai perso il suo sorriso sicuro, muoveva le carte con la stessa grazia con cui aveva battuto quegli energumeni, lui invece era concentrato, rigido.
Li vide passarsi molte mani, fino a quando la pirata non pescò una carta quasi del tutto nera. 《L'angelo della morte.》 Affermò. 《Scopriamo le carte》

Quando le girò, la nana vide quattro carte con immagini simili a cavalieri e Jowan sgranare gli occhi per la sorpresa. La pirata sorrise soddisfatta. 《Credo di aver vinto. Vorresti provare una nuova partita, tesoro?》
Allungò la mano verso il banco, ma Jowan la fermò, un sorriso furbo in faccia. 《In verità… ho vinto io!》 Disse con un’inusuale sicurezza, mostrando due carte con figure di angeli e altre tre con immagini di cavalieri. Tutte con gli stessi simboli sui lati!


Isabela sgranò gli occhi: quella era la mano più fortunata che avesse mai visto! Allontanò la mano sbuffando. 《Si, immagino che abbia vinto tu.》 Disse, per poi girarsi con un nuovo sorriso sicuro verso Micah. 《E questo vuol dire che io ti devo una sfida. Seguitemi.》
《Oh si. Ovunque.》 Borbottò allegro Oghren, gli occhi sempre fissi sui fianchi ondeggianti della donna, mentre gli altri si alzavano, la nana prima fra tutti.

《Vedo che non hai dimenticato i tuoi vecchi trucchetti.》 Sentì Iselen sussurrare a Jowan, che assunse un'aria di finta innocenza, chiaramente divertito.
《Non ho idea di cosa tu stia parlando.》
《Avresti dovuto dirmi che il tuo amico era così abile con le mani, mio custode. Avremmo potuto divertirci》 Esclamò Zevran divertito, facendo arrossire il moro e ridere ancora di più la nana, che inforcò la porta. Aveva proprio voglia di combattere!


**


Micah alzò uno dei due pugnali per parare, riuscendo a deviare per un soffio l’ennesimo colpo di Isabela.
Sentiva il cuore pulsare nelle orecchie e l'eccitazione scorrere. Nella sua vita aveva affrontato moltissimi combattenti che usavano due lame, ma quella donna aveva una tecnica che non aveva mai visto: si muoveva come se stesse danzando. Ogni sua mossa era rapida, fluida, e capace di sfruttare ogni mossa propria e del suo avversario: neanche sapeva da quanto stessero lottando.
Inizialmente, aveva sfruttato la loro differenza di stazza per prenderla alla sprovvista e colpirla dal basso, ma la pirata si era ripresa in fretta ed era riuscita a spingerla in difesa con poche mosse. Nemmeno Jarvia era riuscita a metterla tanto in difficoltà.

Affondò in avanti per colpirla al bassoventre, ormai aveva capito che non doveva darle tregua se voleva batterla, ma la pirata si spostò all'ultimo secondo e Micah sentì qualcosa di caldo e denso scivolarle lungo la guancia.
Si pulì il sangue con un pollice con un ghigno lieve: non poteva credere di essere stata colpita, fosse stato un combattimento serio forse sarebbe morta.
Ghignò. Si stava divertendo da morire! Ma non ebbe tempo di pensarci quando sentì un movimento dietro di sé.


Si girò di scatto, riuscendo a parare entrambe le lame della donna quando cercò di attaccarla al fianco, e prima che lei potesse spostarsi, usò il suo secondo coltello per tracciare un lungo taglio lungo la coscia.
《Però. Davvero notevole.》 Disse lei, sfiorando la parte lesa con un sorriso sulle labbra, una daga ancora rivolta verso di la nana.
《Anche tu non sei male.》 Affermò Micah con un nuovo ghigno in faccia e un leggero fiatone, prima di sollevare nuovamente i coltelli d'istinto.

Isabela la attaccò da davanti stavolta, per poi farle uno sgambetto per farla cadere, ma la nana scattò in avanti all'ultimo e cercò di colpirls con una testata dritta in mezzo alla fronte, ma lei si spostò di nuovo all'ultimo secondo, facendola atterrare malamente.
Micah si alzò subito, i pugnali pronti nonostante la fatica e il cuore ancora a mille, e appena si voltò, incrociò nuovamente le lame della pirata
Lei ghignò un po' di più, abbassando le armi. 《Se mai tu e i tuoi amici vi stufaste di cacciare arcidemoni, vi prenderei volentieri a bordo. Potreste insegnare qualcosa a quel branco di idioti della mia ciurma.》
La nana si fece sfuggire una risata. La vita da pirata non era così diversa dal Karta in effetti, ma poi sentì un brivido al pensiero delle navi, della puzza di pesce e di quel continuo, nauseante ondeggiare che rivoltava lo stomaco peggio di qualsiasi cavallo! Per non parlare del navigare sulla voragine senza fondo e soprattutto senza aria del mare ed essere soggetta a tutte le stronzate che il cielo avrebbe tirato!
《No grazie.》 Disse. 《Non è la vita che fa per me》


《Però sarebbe interessante vedere il mare per la prima volta.》 Sussurrò Iselen, muovendo le dita per guarire le ferite delle due donne.
Isabela aggrottò la fronte 《Come sarebbe?》

Il mago si voltò verso di lei. 《Io e Jowan abbiamo passato la vita al Circolo. Fino ad un anno fa, non eravamo mai visto cosa c'è oltre il lago Calenhad》
Da sorpresa, l’espressione della pirata divenne di colpo oltraggiata. 《Zev! So che con un faccino del genere non vorresti vedere altro che la camera da letto, ma avresti potuto far fare anche altri tipi di esperienze ai tuoi nuovi amici!》

L'antivano fece spallucce. 《Scusa, Bela, ma questa sciocchezza del Flagello ci ha distratti dal nostro piano di fare i turisti.》
La donna gli rivolse un ghigno divertito. 《Tranquillo, ci sono io a rimediare alle tue mancanze》 Disse, per poi girarsi verso i due maghi. 《Non sapete cosa vi siete persi. Non c'è niente di meglio del sentire la risacca sulla pelle e lasciare che la spinta delle onde ti prenda. E quando issi le vele e, è un senso di libertà totale. Ti fa sentire vivo.》 Esclamò, gli occhi brillanti, prima di avvolgere le spalle di Iselen e Jowan, il viso un soffio dai loro. 《E io sarei lieta di farvi conoscere tutto ciò. Il mio invito a vedere la mia nave è ancora aperto.》

Micah rabbrividì alla sola idea. La pirata poteva condirla con tutte le belle parole che voleva, ma lei non aveva intenzione di mettere piede su nessuna nave! Peccato però che Zevran si intromise con il suo solito, dannatissimo entusiasmo!
《Beh potrebbe essere un'ottima idea. Dopotutto, abbiamo ancora tempo.》
《E allora venite.》 Lì invitò la pirata allegramente.
La nana osservò I suoi tre compagni seguirla con una vena che pulsava sulla fronte. Ma certo! Grande idea lasciare la sicurezza della terra ferma per salire su una bagnarola circondata dal mare, quando tra di loro probabilmente solo Zevran sapeva nuotare!
Era sicura che anche Oghren ci avrebbe pensato, se non fosse stato troppo impegnato a fissare Isabela come se fosse stata un nug arrosto coperto di miele!

Cercò di farli desistere, ma un tonfo la fece girare di scatto verso un angolo: un’asse di legno era caduta a terra, anche se non c'era un filo di vento.
La nana assottigliò gli occhi, i suoi vecchi istinti da senzacasta che si risvegliavano mentre si guardava attorno frenetica inutilmente in cerca del nemico. Non volava una mosca.
Emise uno sbuffo dal naso: forse era stato solo un animale, ma qualcosa le diceva di stare in guardia.
Provò a girarsi verso i suoi compagni per chiedere se loro avessero visto qualcosa, ma vide che erano già lontani. 《Cazzo! Aspettate!》 Urlò, correndogli dietro.


Si fecero strada tutti insieme verso il porto attraverso le strade polverose, Isabela che apriva la strada ancheggiando, ma Micah non smise di gettare occhiate dietro di sè fino a quando un odore salmastro le fece arricciare il naso infastidita.
Davanti a lei c'era il porto di Denerim. Era situato fuori dalle mura, affacciato sull'insenatura che conduceva al mare del risveglio, le cui onde sciabordavano con quel rumore che sapeva di nausea, come se la puzza di alghe non bastasse. Non era grande come altri, ma era altrettanto sporco e molte navi di dimensioni notevoli vi erano ormeggiate.
Isabela si diresse sicura verso una in particolare: un brigantino di legno scuro dall'aria maestosa con tre grandi alberi maestri e la forma affusolata tipica di navi fatte per fendere le onde rapide e agili. Le grandi vele bianche giacevano ammainate e la polena dalla forma di una sirena dai lunghi capelli ornava la prua e l'enorme sperone ad esso collegato. A Micah venne mal di mare al solo vederla.


《Eccola qui. La nave più veloce che abbia mai solcato i mari: Il richiamo della sirena.》 Esclamò la pirata con un sorriso fiero, mentre un elfo faceva capolino dalle sartie. Aveva capelli rossi incrostati di sale, la pelle bronzea coperta di tatuaggi e tratti molto duri per un elfo; al suo fianco una lunga scimitarra brillava come il dente d’oro che mostrò quando sorrise
《Ehilà capitano! Nuove reclute?》 Urlò.
《Nah, Casavir. Solo un vecchio amico e un gruppo che non aveva mai visto il mare, anche se in effetti potrebbero fare il culo a te e al resto della ciurma》


Micah ghignò orgogliosa a quel commento, mentre l'elfo rifilava un giocoso dito medio alla donna e scendeva a terra, quel sorriso sempre in faccia.
《Siete qui per provare la leggendaria ospitalità del capitano ora che la ciurma è fuori a bere?》 Chiese malizioso.
Isabela ghignò. 《Diciamo che ci stanno ancora pensando》 Disse, rivolgendosi al gruppo. 《Vi presento il mio vice, Casavir. È un pallone gonfiato che non sta mai zitto, però ci sa fare con la spada.》
L'altro si esibì in un inchino assolutamente ridicolo, ma un sibilo attraversò l'aria e una freccia si piantò nel fianco della nave e l’atmosfera divertente svanì.


Tutti si girarono di scatto, le mani già sulle armi, e un secondo dardo si piantò a poca distanza dai loro piedi
《Oh Zevran, quanto dei caduto in basso. Anni fa non ti saresti fatto cogliere di sorpresa tanto facilmente.》 Disse una voce dal forte accento antivano, mentre un giovane uomo in armatura leggera emergeva dalle ombre dietro i loro. Con lui c'erano altre sei persone, quattro elfi e due umani, tutti armati di archi e coltelli.
Zevran indurì lo sguardo. 《Taliesin.》
L'altro sorrise ferale, gli occhi che si spostavano su Iselen. 《Sai, speravo di trovarti insieme a tutti i custodi grigi, ma temo che dovrò accontentarmi di ucciderne solo uno.》


La nana strinse I coltelli: sapeva che qualcuno li stava seguendo, e a quanto pare si trattava dei dannati Corvi di Antiva! Certe volte odiava avere ragione!
Tenne gli occhi fissi su Zevran, in attesa di un suo segnale per attaccare. E lo stesso fece Iselen, il suo bastone che già scintillava di blu. L'antivano era davanti a lui, come se volesse difenderlo dagli occhi del nemico.
Taliesin sorrise di più. 《Non pensavo che ti fossi rammollito tanto, ma hai sempre avuto un debole per i grandi occhi scuri. Ti ricordano Rinna vero?》
Zevran strinse i denti per la rabbia. 《Taliesin, non tornerò dai Corvi. Anzi, faresti meglio ad andartene; non vale la pena morire per un incarico impossibile.》

L’altro rise. 《Avanti, Zev, la vita da ammazza prole oscura non fa per te. Torna con noi. Troveremo una scusa, come l'ultima volta, e tutto sarà come prima. Magari se mi consegni adesso il custode, ti darò anche una parte di ricompensa.》
Micah si lasciò sfuggire uno sbuffo derisorio. 《E i Corvi si dicono furbi.》 Disse, mentre l’elfo alzava i coltelli.

《Mi spiace, vecchio amico, ho fatto la mia scelta.》
Taliesin storse la bocca 《Tutto per un bel faccino?》
Stavolta, l'elfo scosse la testa. 《Non solo, Taliesin. Ho imparato che ci sono cose più importanti di una sana scopata. Mi spiace che tu non le scoprirai mai.》


Iselen non esitò un attimo in più. L'aria gelò, così come le onde del mare, mentre enormi spuntoni di ghiaccio emergevano dal terreno, sgretolando la pietra e dirigendosi dritti verso i Corvi.
Taliesin e quattro suoi alleati si spostarono in tempo, ma altri due vennero travolti e trapassati in un attimo, la loro carne che diventava fragile come vetro e andava in frantumi.
Zevran li vide puntare verso il mago e si avventò subito sul suo antico compagno, i loro pugnali che cozzavano in un mare di scintille.
Micah cercò di colpire il loro nuovo nemico sulla sinistra, ma una spada fermò i suoi coltelli. Un altro umano dai capelli biondi si frappose tra lei e il suo amico, un ghigno sicuro in faccia, e la nana si mise in posizione. Vide una barriera alzarsi tutto intorno a sé e intuì che Jowan si era unito al combattimento.

Il suo avversario cercò di colpirla dall'alto, ma la lama cozzò contro la protezione magica, e la nana ne approfittò per attaccarlo da davanti, muovendosi rapidissima per superare la sua guardia.
Il suo avversario parò a fatica, la sua spada inutile contro la barriera e lei ghignò. Quel tipo non era alla sua altezza, né a quella di Isabela.
Con una finta, gli piantò un pugnale nel ginocchio e quando quello si accasciò urlante, gli ficcò il secondo nella gola, il suo sangue che imbrattava il terreno.


《Ora si che ci divertiamo!》 Esclamò Oghren davanti a quella scena, caricando in avanti con l'ascia già tesa
Un elfo armato di arco cercò di colpirlo con una delle sue frecce, ma il nano vibrò la sua arma contro di lui prima che potesse scoccare.
Il suo busto esplose in una fontana di sangue e viscere, mentre il nano si girava per fronteggiare un altro avversario, un ghigno feroce in faccia.
Una ragazza armata di pugnali scattò rapidissima verso di lui, evitando l'ampia ellissi tracciata dall’arma e cercando di colpirlo al fianco, ma di colpo sputò un grumo di sangue rosso scuro, mentre la lama di una scimitarra spuntava dal suo petto.
Si girò quel tanto che bastava per vedere il dente d'oro di Casavir scintillare allegro, prima che l'arma fosse rimossa dal suo petto. Crollò senza un lamento, l'espressione di vacua confusione impressa in eterno sul viso.

Taliesin però non fece caso alla sua morte o a quella degli altri suoi compagni, gli occhi neri erano puntati in quelli di Zevran, i loro pugnali intrisi di veleno che non riuscivano a intaccare la pelle.
Iselen e Oghren si avvicinarono, le armi pronte, ma l'antivano fece segno a entrambi di stare indietro.
《Questa è la mia battaglia!》 Urlò, parando l'ennesimo affondo. Nessuno aveva mai visto con un’espressione così seria.


I due continuarono a scambiarsi colpi, fino a quando l'ultimo elfo dei Corvi ancora in vita scivolò dietro il biondo per colpirlo alle spalle, ma il suo pugnale rimbalzò contro una barriera luminosa.
L’assassino si girò di scatto con un singulto di stupore, appena in tempo per vedere gli occhi furibondi di Iselen, prima che la sfera del suo bastone lo colpisse alla testa.
Questa si congelò all'istante in un urlo di muto orrore, prima di andare in frantumi sul terreno, il corpo ancora scosso da leggeri spasmi, ma Zevran non ci fece caso, troppo concentrato su Taliesin.
Il loro scontro era in perfetto equilibrio. Nessuno dei due era riuscito a ferire l'altro, e sarebbe andata avanti così per ore, ma poi un'ombra scivolò alle spalle di Taliesin e gli conficcò i pugnali nelle reni.

L'assassino vomitò un fiotto di sangue sull'armatura di Zevran, gli occhi neri sbarrati per la sorpresa che si specchiavano in quelli del suo vecchio compagno, prima di cadere in avanti e rivelare la figura allegra di Isabela.
《Questo è per aver ucciso mio marito senza farmi partecipare, Zev.》
《Bela, sei crudele.》 Rispose l'elfo col solito tono, ma i suoi occhi erano puntati sull'altro Corvo, sul suo sangue e sulla vaga sorpresa pietrificata sul suo viso.


Iselen gli si avvicinò. 《Stai bene?》
Lui sospirò. 《Sapevo che i Corvi non si sarebbero arresi, non hanno mai rinunciato ad un contratto, ma sinceramente speravo di non rivederlo mai più. Eravamo molto legati un tempo, prima che io commettessi un errore》 Scosse la testa. 《Se solo mi avesse dato retta…》


Il mago strinse le labbra: avrebbe voluto confortarlo in qualche modo, però non trovava le parole. Zevran gli aveva raccontato decine di storie sulle sue avventure, ma niente di concreto sul suo passato.
Aveva sempre detto che tra i Corvi non si poteva avere legami, che fin da bambini venivano addestrati ad affidarsi all'istinto e noin ai propri compagni, ma anche un estraneo si sarebbe accorto del dolore sul suo volto. Quei due erano stati davvero amici e forse anche di più.
E chiunque fosse Rinna, anche lei era stata preziosa.

Provò a mettergli una mano sulla spalla, a trasmettergli calore, ma l'antivano si alzò in piedi, una crepa malinconica nel suo solito sorriso. 《Io… mi serve un po' d'aria. A dopo》
Il mago lo vide allontanarsi verso il vicolo lì accanto senza aggiungere altro, i capelli biondi mossi dalla brezza marina.
Cercò di dirgli qualcosa, di richiamarlo, ma di nuovo, nessuna parola arrivò alle sue labbra. Abbassò la mano che aveva teso, stringendola in un pugno per la frustrazione. Quando Runaan aveva perso Tamlen, aveva saputo cosa dirgli, perché stavolta invece no?!
E soprattutto, continuava a pensare a ciò che aveva detto a Taliesin. Lui era una delle ragioni per cui Zevran non era tornato dai Corvi.

Aveva deciso di propria sponte di restare con lui, non perché gli doveva la vita o perché tra loro c'era una relazione fisica. Lo aveva preferito alla sua vecchia vita, la sola che avesse conosciuto. Sapeva che era illogico pensarci ora, persino stupido, ma l’idea gli scaldava il cuore molto più di quanto avrebbe mai ammesso. E lui non era riuscito neanche a dirgli qualcosa di utile!

《Non preoccuparti, tesoro.》 Lo rassicurò poi Isabela, mettendogli un braccio intorno alle spalle. 《Tornerà. Lui lo fa sempre. E stavolta ha una buona ragione per farlo.》 Aggiunse sorniona. 《In ogni caso, conviene sloggiare. Appena si accorgeranno dei corpi, questo posto sarà invaso dalle guardie e io non voglio il loro fiato sul collo》
《Oh, io vorrei il tuo fiato sul collo.》 Mormorò pigramente Oghren, venendo ignorato come al solito.


La pirata si diresse di nuovo verso le mura della città, Casavir al fianco e Oghren e Jowan subito dietro. Ma Iselen rimase fermo, rivolto verso il vicolo in cui era svanito Zevran, un peso fastidioso sullo stomaco.
Sapeva che l'elfo poteva cavarsela da solo, ma andare in giro da solo tra strade malfamate con il morale sotto i piedi era da sempre il modo migliore per restare feriti o peggio.


Micah notò la sua esitazione e si avvicinò. 《Sta tranquillo, Salroka, quella testa d'aria sa il fatto suo e non può starti lontana più di un'ora senza andare in crisi. Ritornerà presto.》 Disse, provando ad essere incoraggiante.
Il mago le rivolse un cenno di ringraziamento, ma qualcosa gli diceva che questa volta Zevran non si sarebbe ripreso così facilmente. Lui non lo aveva fatto dopo Solona, e non era stato lui a ucciderla.
Poteva solo sperare che non si mettesse in altri guai e che ritornasse sul serio. Voleva parlargli ancora.

Si avviò insieme alla nana e tutti gli altri verso la città, emettendo un nuovo sospiro mentre osservava il cielo e l'aria fredda dell'oceano gli pungeva le guance. Ormai stava scendendo la notte.

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Capitolo 41
*** Rincontrarsi ***


Ormai stava cominciando ad albeggiare. Il sole stava colorando di rosa le nuvole e le mura della città di Denerim e una figura incappucciata stava avanzando zoppicante verso l'arco di pietra che dava l'accesso.
Le due guardie ai lati dormivano pesantemente, le teste chine contro le lance. Puzzavano di alcol.

Sotto barba scura, gli venne quasi da ridere mentre le superava con il suo passo discontinuo, la mano ben salda sulla stampella e il cappuccio calato sul viso.
Mesi prima avrebbe visto la loro negligenza come un'offesa a chiunque avesse mai tenuto un'arma in mano, mentre adesso ne era felice. Grazie ad essa, poteva finalmente entrare indisturbato nella città.
Poteva sentire il cuore battere per l’agitazione, per il sollievo quando sentì l'odore familiare della città! Aveva viaggiato per settimane pur di arrivare lì, con provviste appena sufficienti per sopravvivere.
Aveva sentito i morsi della fame e del gelo, celandosi come un ratto alla vista di chiunque, sempre con il terrore di venire catturato. Si era ridotto ad un'ombra di chi era un tempo, ma il Creatore lo aveva ripagato.

Alzò gli occhi verso le case di legno oltre le mura, poteva vedere la piazza del mercato già da lì. E soprattutto il Palazzo dell'Arle di Redcliffe!
Cominciò ad avanzare verso di esso, la stampella che risuonava sorda sul terreno polveroso.
《Aspettami. Sto arrivando》 Sussurrò rauco.



**



《Cerere, dacci un taglio!》Sbuffò irritata Persephone evitando l'ennesimo schizzo d'acqua e continuando a passare la spazzola sul pelo rossiccio e umido, le maniche tirate fino ai gomiti e le forbici nell'altra mano
La mabari uggiolò implorante, tentando inutilmente di intenerire la padrona, senza smettere di agitarsi negli stretti confini della tinozza, muovendo il grosso muso infastidita quando un grumo di peli ci scivolò sopra.
La corvina però andò avanti spietata, scostando una ciocca umida dalla fronte 《Puoi fare la vittima quanto vuoi, conosci l’accordo: un taglio ogni mese. E abbiamo rimandato per sei!》 Disse, per poi ghignare sorniona. 《Sappi Invel non fa tutte queste storie.》

A dire la verità, lei non sapeva come Iselen e il suo mabari affrontassero la questione dei bagni e dell'accorciare il pelo, dopotutto al mago sarebbe bastato uno schiocco di dita per risolvere tutto, ma conoscendo la sua amica, un commento del genere l’avrebbe fatta rimanere ferma almeno per un po'.
Cerere infatti lasciò perdere il tentativo di commuoverla e voltò il muso dall'altra parte, la coda che si muoveva indignata, e la ragazza si lasciò sfuggire una risatina.
Se c'era una sola cosa che la sua amica aveva sempre odiato, fin da cucciola, era accorciarsi il pelo. Era un'azione necessaria per i mabari, per evitare incrostazioni o nodi dolorosi, e soprattutto perché non soffrissero per la calura afosa con cui i mesi estivi ormai stavano avvolgendo il paese.
Non era doloroso o fastidioso, ma Cerere non lo sopportava! Più di una volta lei e Fergus avevano dovuto trascinarla nel bagno, o addirittura inseguirla per tutto il castello per costringerla a darsi una ripulita.


Si ricordava un’occasione in particolare, ormai cinque anni prima, in cui la mabari in fuga si era precipitata nella sala da pranzo durante la visita da parte di due nobili alquanto importanti, ospiti dei suoi genitori.
Sua madre non aveva fatto altro che parlare di quella cena per settimane, e aveva preteso che ogni cosa nel castello fosse tirata al lucido, Cerere inclusa. Peccato che, appena la mabari aveva capito le intenzioni sue e di Fergus, era fuggita via come un fulmine!
Lei e suo fratello avevano cercato di catturarla, ma lei aveva raggiunto la porta della sala da pranzo e appena era piombata dentro, era esploso il finimondo.
Piatti, bicchieri e argenteria erano volati da ogni parte al passaggio di Cerere, rovesciando vino e portate sul pavimento ed imbrattando le tovaglie immacolate.

Fergus l'aveva rincorsa attraverso tutta la stanza e lei aveva cercato inutilmente di afferrarla da sotto le sedie, mentre la mabari si divertiva a rubare cibo dal tavolo ed evitare con grazia ogni tentativo di cattura, scodinzolando come se volesse prenderli in giro!
Alla sola vista, la moglie del nobile aveva iniziato a strillare come una pazza. E quando Cerere era saltata sul tavolo, leccandole allegramente la faccia, lei aveva alzato talmente tanto l'enorme gonna ricamata in un ridicolo tentativo di proteggersi che era caduta dalla sedia, mostrando a tutti gli spessi mutandoni di pizzo!
E la situazione era definitivamente precipitata quando Nan era entrata portando dentro il suo capolavoro: una torta a più strati costituita da un trionfo di crema, panna e pan di spagna sulla quale l'anziana balia aveva lavorato per settimane. E sulla quale Cerere si era abbattuta nel tentativo di continuare la sua fuga!


La corvina stavolta ridacchiò al ricordo dello schianto da infarto con cui la torta era precipitata al suolo, sporcando persino i soffitti e le pareti, e le facce sconvolte dei suoi genitori e soprattutto di Nan. Per un attimo aveva temuto che la vecchia balia sarebbe morta sul colpo.
Cerere invece aveva leccato la panna dal pavimento, scodinzolando felice, mentre i loro ospiti fissavano la scena con gli occhi sgranati, impiastricciati di crema.
Ne lei ne Fergus erano riusciti a trattenere le risate davanti a quello spettacolo assurdo, ed era certa di aver visto anche suo padre soffocare un sorriso, ma la loro ilarità si era spenta in un lampo quando Eleanor Cousland gli aveva rivolto una delle sue micidiali occhiate: quella sgridata non l'aveva mai dimenticata.


Interruppe per un attimo i movimenti della forbice, il solito groppo che tornava a ostruirle la gola col suo peso agrodolce. Cosa non avrebbe dato per vivere ancora una volta esperienze simili, per poterli stringere tutti a sé un'ultima volta, sentire le loro voci e il loro calore.
Scosse la testa, gli angoli degli occhi che pizzicavano. Ormai mancava poco. L’incontro dei Popoli distava pochi giorni: se tutto fosse andato secondo i piani, avrebbero spodestato Loghain e mostrato a ogni nobile del Ferelden i crimini suoi e di Howe.
Tutti quanti avrebbero saputo ciò che avevano fatto e finalmente la sua famiglia avrebbe potuto riposare in pace al fianco del Creatore. E anche lei avrebbe avuto la vendetta che stava aspettando da quasi un anno.

Annuì decisa, ripensando ancora a quel verme, a come lo aveva visto tremare nel suo sotterraneo, un brivido di aspettativa lungo la schiena. Aveva deciso di non svegliarlo dal sonno magico che Morrigan gli aveva imposto: non aveva bisogno di sentire altre bugie. Aveva fatto sì che fosse portato in una stanza sorvegliata, e lì sarebbe rimasto finchè non avrebbero parlato ai Bann dell’Incontro, inconsapevole di tutto. Era ben più misericordioso di quanto meritasse.


Trasse un lungo respiro, riprendendo la forbice in mano, ma Cerere, approfittando della sua distrazione guizzò via con un calcio, facendole perdere l’equilibrio e finire di faccia direttamente dentro la tinozza!
《CERERE!》 Urlò furibonda Persephone venendone fuori sputando acqua, in bocca un saporaccio di sapone e peluria, appena in tempo per vedere la mabari uscire rapidissima dalla porta, abbaiando allegramente.

La inseguì immediatamente, il volto e i vestiti impiastricciati di peli rossicci e schiuma, mentre i capelli fradici, appiccicati alla faccia e ormai liberi dalla treccia sfatta, le inumidivano la schiena e il retro dei pantaloni!
Corse alle calcagna della mabari per tutto il corridoio, svoltando bruscamente a destra quando lo fece lei, evitando per un pelo una domestica. Le lenzuola che aveva in mano caddero quando perse l'equilibrio
La ragazza fu certa di sentire degli insulti soffocati, ma non ebbe il tempo di scusarsi, gli occhi sempre puntati sulla coda impertinente di Cerere. Sbuffò furibonda mentre scendevano una rampa di scale dopo l'altra!
Lei e la sua dannata pelliccia tagliata solo a metà la stavano prendendo in giro! Per lei stavano giocando, non affrontando una questione che interessava il benessere di tutti i segugi da guerra!

La vide saltare oltre l'ennesima scalinata con un balzo, atterrando allegra con la testa abbassata e la lingua penzoloni, come a sfidarla per correre più in fretta, prima di dirigersi, ovviamente, verso le cucine. Cercò di fare lo stesso, ma calcolò male il momento del salto, atterrando dolorosamente sul proprio didietro!
《Per le tette di Andraste, Cerere! Aspetta che ti prenda e vedrai!》 Urlò, riprendendo l’inseguimento e strappandosi i capelli fradici dal volto, i denti digrignati.

La mabari attraversò il corridoio, evitando ogni povero servitore elfico con un’agilità incredibile. L'aria ormai era pregna del delizioso odore di carne, patate arrosto e biscotti glassati, ma Cerere cambiò bruscamente strada, dirigendosi verso una scala che portava verso l'alto, verso una stanza in particolare: l'armeria.
La corvina sorrise vittoriosa quando la vide entrare: si era messa in trappola da sola!
Spalancò la porta con un calcio 《Tana per Cerere!》
《Persephone? Che succede?》

La voce di Alistair la bloccò: il giovane era in ginocchio di fronte a Cerere, la sua spada e il suo nuovo scudo erano appoggiati poco lontano, e la stava coccolando sotto il mento, la sua amica che scodinzolava allegra. Di solito avrebbe trovato dolce una scena simile, ma ora era troppo arrabbiata!
Il custode soffocò una risatina nel vederla così scompigliata. 《Ti senti bene?》
《No! Quella!》 Indicò la mabari, che aveva iniziato ad uggiolare. 《Si rifiuta di farsi accorciare il pelo!》


Si rendeva conto di sembrare una pazza piuttosto che una nobile: coperta di peli canini, bagnata fradicia e sudata per la corsa, con i capelli sciolti e rossa in viso, ma non le fregava nulla!
Stavolta Alastair non riuscì a contenere le risate. Il suono rimbombò fragoroso per le pareti, al punto che il ragazzo si piegò in avanti per reggersi lo stomaco.
Persephone lo fissò irritata. 《Lo trovi divertente!?》
《No…》 Il ramato cercò inutilmente di zittire un’altra risata. 《Oh, e va bene, Si!》 Disse, gli occhi lucidi.

La corvina lo fissò piegarsi in due con aria indignata, finché lui non riuscì a ricomporsi almeno un po'. 《Andiamo, Persephone, Cerere è un cane! Che ti aspettavi?》
《Che, visto quanto è pericolosa una pelliccia lunga per i mabari, imparasse a sopportare un taglio almeno una volta ogni tanto!》

L'altro si fece sfuggire una nuova risatina di fronte a tutta quella determinazione, scuotendo la testa, mentre Cerere si nascondeva il muso con le zampe anteriori, guaendo pietosamente.
《Non ci provare!》 Esclamò determinata la ragazza, ma la mabari scoprì uno di quei grandi occhioni da cucciola. Quegli stessi occhioni a cui lei non aveva mai saputo resistere. Capitolò per l'ennesima volta.
《Sappi che la sfida è solo rimandata!》 Sbuffò con la voce più minacciosa di cui fosse capace, ma Cerere si limitò a leccarle allegra la faccia, lasciando una lunga, densa, disgustosa striscia di saliva sulla sua guancia, prima di fuggire. Di sicuro verso le cucine.


La ragazza fece del suo meglio per pulirsi, mentre Alistair sorrideva di nuovo. 《Siete molto legate.》
Annuì. 《È un dono di mio padre. Mi ha aiutata in ogni battaglia che ho affrontato. Ma per quanto tempo passi, cercare di accorciarle il pelo resta un'impresa》

《E ci hai provato perché speravi di colpire I nobili con una mabari pulita e profumata?》 Scherzò il ramato
《Ovvio.》 Rispose lei divertita 《Quale modo migliore di colpire i nobili del Ferelden?》

《Geniale》 Sorrise lui, avvicinandosi e baciandole l'angolo della bocca. 《Ma io preferisco la padrona.》
La ragazza si sentì avvampare a quel commento impertinente, rispondendo al contatto con altrettanto trasporto e avvolgendo le braccia intorno al suo collo.
Sentì le sue mani cingerle la schiena, il proprio corpo che aderiva morbido al suo, però un gran trambusto proveniente dall'ingresso li costrinse a staccarsi.
《Cos'è stato?》 Chiese Alistair


Persephone scosse il Capo, altrettanto confusa, ma entrambi inforcarono la porta senza pensarci un attimo e si avviarono verso il salone. Potevano sentire delle voci maschili urlare, e più si avvicinavano, più diventavano concitate, così come il suono di armature.
Giunsero entrambi appena in tempo per vedere un paio di guardie tenere ferma contro il terreno una figura incappucciata che continuava a dibattersi, una stampella rudimentale a pochi passi da loro.

《Per Elger'Nan, che succede ora!?》 Chiese Runaan seccato, mentre lui, Shale e Wynne entravano a loro volta nel salone, chiaramente attratti dal rumore.
Le due guardie abbassarono il capo. 《Ci scusiamo per il trambusto, custode, ma quest’intruso ha cercato di introdursi nel castello. Temiamo sia una spia.》
La figura sotto di loro, un uomo vista l'altezza e la barba nera e poco curata che spiccava sul suo mento, tornò a dibattersi. 《Vi ho già detto che non sono una spia! Devo parlare con l'Arle di Redcliffe! So che è qui!》


Persephone sentì il cuore saltare un battito. Quella voce… era roca, stanca, quella di un uomo che aveva passato l'inferno, ma le ricordava le ore passate a tirare di spada nel cortile, le prese in giro bonarie, la dolcezza con cui aveva salutato sua moglie e suo figlio. Era una voce che avrebbe riconosciuto tra mille.
Scosse la testa. Non era possibile. La sua mente le stava giocando un brutto tiro. Quello non era suo fratello. Lui era morto, perso per sempre tra le rovine di Ostagar.
Ma le sue labbra formarono il nome prima che se ne rendesse conto. 《…Fergus?》
Lo vide bloccarsi, il capo girato quel tanto che bastava per guardarla. Il suo viso era pallido e smagrito, non più sano come ricordava. I capelli, come la barba, erano lunghi e disordinati, ma quegli occhi castani colmi di stupore erano sempre gli stessi. Erano caldi e buoni, come quelli di suo padre. Come quelli di Oren!
《Pers?》 Sussurrò, incerto, e lei temette di crollare in ginocchio, le mani davanti alla bocca.

Quella ridicola storpiatura del suo nome! Fergus l'aveva inventata da bambino per darle fastidio, nessun altro l'aveva mai chiamata così!
《Lasciatelo immediatamente!》 Esclamò, le ginocchia molli e la testa in subbuglio.
Le due guardie la guardarono confuse. 《Ma Lady Cousland, potrebbe essere…》
《Non è una spia!》 Urlò la corvina, spazientita 《È mio fratello!》


Sentì Alistair sobbalzare dietro di lei a quelle parole e persino Runaan si girò sorpreso verso di lei con gli occhi sgranati, così come Wynne, mentre un silenzio tombale scendeva sulla stanza. Fu Shale a romperlo con un plateale sbuffo seccato. 《Questo vuol dire che non posso schiacciarlo?》
La ragazza le rivolse un’occhiataccia, prima di tornare a fissare il fratello, che stava cercando di rialzarsi ora che l'anziana maga gli aveva restituito la stampella. Ancora non ci credeva: lui era vivo! Era davanti a lei! Come?!

Il suo cuore martellava contro le costole, un miscuglio di emozioni ribollenti le stava facendo girare la testa. Confusione, felicità, sorpresa e paura. Voleva correre verso di lui, abbracciarlo, eppure non si sentiva in grado di muovere un solo passo.
Aveva il terrore che se lo avesse toccato, Fergus si sarebbe dissolto nel nulla. Si stava ancora chiedendo se quello non fosse un sogno: faticava ad associare l'uomo che aveva davanti a quello che ricordava.

Suo fratello era sempre stato un uomo vigoroso, il suo corpo era degno del miglior guerriero, ma ora era così esile e pallido da mostrare le ossa. Delle sue armi e della sua armatura non era rimasto che un ricordo, ora i vestiti cadevano informi su di lui e aveva un’aria provata irriconoscibile.
E questo non faceva che affollare la sua mente di nuovo quesiti. Come aveva fatto a sopravvivere al massacro di Ostagar? Dove era stato tutto quel tempo? Come si era ridotto così?! Perché non aveva chiesto aiuto o inviato un messaggio!?


Ma tutte quelle domande le morirono in gola quando abbassò lo sguardo. Ora capiva perché suo fratello non era riuscito ad opporsi alle guardie e il perché di quella stampella: della sua gamba sinistra non rimanevano che pochi centimetri di coscia.
Tutto il colore defluì dal suo volto, la sua voce che emergeva spezzata. 《Oh, Fergus… che cosa…?》
《Lo so, sono in forma smagliante》 Sorrise debole lui, mentre la sorella sentiva qualcosa sciogliersi nel suo petto. Trovò finalmente il coraggio di avvicinarsi, e gli gettò le braccia al collo, gli occhi pieni di lucciconi e le spalle scosse dai singhiozzi. Sprofondò nuovamente nel calore del suo petto senza pensarci un secondo. Non le importava di star piangendo davanti ai suoi amici, era solo felice di poterlo abbracciare di nuovo.

《Pensavo di averti perso. Che cosa è successo!? E la tua gamba?! E Ostagar? Come hai fatto a…?》
《Non ho partecipato alla battaglia di Ostagar, ecco come.》 Rispose lui. 《Ero in avanscoperta con altri uomini e la prole oscura ci ha teso una trappola. Loro furono uccisi e io fui ferito gravemente. Persi i sensi prima che potessi cercare aiuto e mi svegliai giorni dopo in una tenda di un clan Chasind: loro mi dissero quanto era accaduto al re e ai custodi e che i loro cacciatori mi avevano trovato. Il loro capoclan aveva usato la sua magia per salvarmi, ma la lama era imbevuta di sangue corrotto.》 Accennò alla gamba. 《Non c'era altro modo per guarirmi.》
Ricordava ancora il momento in cui aveva scostato le coperte e aveva visto il moncone. Aveva rischiato di vomitare. Per settimane aveva lottato per abituarsi alla sua nuova condizione: a volte gli era parso di impazzire per il dolore che sentiva ad un arto che non c'era più, altre semplicemente non avrebbe voluto muoversi affatto dal letto. Banalità come camminare o alzarsi in piedi erano diventate un'impresa, e anche se si era abituato ormai, a volte quel dolore tornava a mordere.


Sua sorella deglutì alla sola idea di quanto avesse passato. Con attenzione, lo guidò su un divano lì vicino, gli occhi di Alistair, Runaan, Wynne e Shale sempre puntati addosso.
Provò a parlare ancora, ma lui la precedette, usando la mano libera per darle una carezza, il suo tono carico di sollievo. 《Mi sei mancata》
La corvina sentì nuove lacrime sollevate gonfiarsi sul suo viso. 《Per quanto sei rimasto con i Chasind?》 Gli domandò, cercando di mantenere un tono fermo.
Fergus sospirò 《Mesi. Ho dovuto imparare a camminare di nuovo e non fosse stato per il Clan, non ci sarei riuscito. Ero tornato abbastanza in forze solo da poco quando ho saputo di…》 Si morse il labbro e la sorella capì. Il nodo al suo stomaco strinse ancora.
Aveva passato mesi a crederlo morto, al fianco del Creatore con i loro genitori, Oren e Oriana. Aveva pianto notti intere per lui! Rivederlo, risentire il suo calore, persino le sue battute, per lei era un miracolo!
Però rivederlo significava ammettere le sue colpe, e lei non era pronta. Le aveva affidato sua moglie e suo figlio, e lei aveva fallito. Non era riuscita salvare loro, i loro genitori o la loro casa. Se, in fondo al cuore, lui l'avesse incolpata, non l’avrebbe biasimato.

Abbassò il capo, colpevole, gli occhi umidi. 《Fergus, mi dispiace per Oren e Oriana. Con tutto il cuore. Gli uomini di Howe li hanno uccisi a sangue freddo. Io… io sono subito corsa da loro appena ho capito cosa stava succedendo, ma erano già… mi dispiace.》
Vide il fratello abbassare gli occhi, i denti digrignati, ma scosse il capo. 《La colpa non è tua. Io e nostro padre avremmo dovuto capire che qualcosa non andava quando le truppe di Howe non sono arrivate in tempo. Nulla di tutto ciò sarebbe successo se solo...》 La sua voce si incrinò. 《Non avrei dovuto lasciarli.》


La sorella sentì una stretta al cuore, il ricordo del viso senza vita del suo nipotino che le tornava in mente. Aveva provato a consolarsi dicendosi che Fergus almeno non aveva dovuto vederli così, ma quale uomo avrebbe voluto sapere che sua moglie e suo figlio erano stati uccisi mentre lui era lontano da loro!?
Allungò una mano verso il fratello, un banale tentativo di lenire un dolore che lei poteva immaginare, ma non comprendere davvero. La abbassò quando lui riprese.
《Appena ho potuto, sono partito. Ero molto grato al Clan, ma ero convinto di essere l'ultimo Cousland, e dovevo farla pagare ad Howe. Volevo parlare con Arle Eamon, dirgli tutto, ma poi ho saputo che era partito per prendere parte all’incontro dei Popoli a Denerim, ho deciso di venire qui. Non so se le voci su Teyrn Loghain siano vere, ma non potevo lasciare che il Ferelden credesse alle bugie di Howe!》 Alzò di nuovo gli occhi verso la sorella. 《Ho impiegato settimane per arrivare, nascondendomi come un ratto. Temevo che se fossi morto, nessuno avrebbe mai saputo la verità, ma tu sei qui! C’è ancora speranza!》
Il tono con cui lo disse, quella gioia così stremata, spinse la sorella a stringere la sua mano tra le proprie, un sorriso sicuro in viso. 《Hai ragione Fergus, c'è speranza! Ormai Howe non è più una minaccia.》

Il fratello sbarrò gli occhi. 《Tu lo hai…!?》
《Non ancora. Ma presto.》 Lo rassicurò la sorella, seria. 《Lo trascineremo all'incontro dei popoli e lo costringeremo a confessare i suoi crimini. Tutto il Ferelden saprà cosa ha fatto.》

《E comunque, Lord Cousland.》 Disse Alistair, tagliente 《Le voci su Loghain e il suo tradimento sono vere. Ha lasciato i custodi e re Cailan a morire e si era alleato con Howe per mantenere il suo potere. Hanno rapito e torturato i figli di molti nobili importanti e persino sequestrato la regina Anora.》
Fergus divenne ancora più pallido. 《Se quello che dite è vero, il Ferelden non ha speranze! Con la situazione attuale… non abbiamo un esercito unito o modo di difenderci contro la prole oscura! E se Loghain ci ha traditi, allora siamo perduti.》
《Calma, Shem. Ce l'abbiamo l’esercito.》 Lo interruppe Runaan con tono quasi annoiato.

L'uomo lo fissò sbigottito, e Persephone si fece sfuggire una risatina. 《Credo sia il momento di alcune presentazioni. Fergus, ti presento Alistair e Runaan dei custodi grigi, l'incantatrice Wynne del Circolo dei Magi e la Golem Shale. Sono alcuni dei compagni e carissimi amici che mi hanno accompagnata fino ad ora.》 Disse, prima di iniziare a raccontare a grandi linee tutto quello che avevano dovuto affrontare da quando si erano conosciuti.
Raccontò del loro incontro a Redcliffe e dei non morti, del Circolo, della foresta e dei Lupi mannari, degli scontri di Caer Oswin, di Orzammar e della loro ricerca dell'Incudine del vuoto nelle vie profonde, ma soprattutto di come fossero riusciti ad avere la lealtà dei maghi, dei dalish e dei nani. E ad ogni parola, lo sguardo dell'uomo si fece sempre più sorpreso, tanto da sfiorare il terrorizzato!
《Avete… avete davvero fatto tutto ciò?!》 Domandò esterrefatto, gli occhi puntati su Persephone.
《Questo e anche di più! E vostra sorella è stata indispensabile!》 Esclamò Alistair, facendola arrosire. 《Questo incontro dei Popoli si svolgerà soprattutto grazie a lei e alle sue abilità Diplomatiche!》
La corvina strinse le sue dita, riconoscente, mentre il fratello si accasciava sul bracciolo del divano, la mente che cercava di assimilare quanto aveva sentito.
Sua sorella aveva lottato contro prole oscura, demoni, lupi mannari, banditi ed eretici, si era sobbarcata il destino del Ferelden insieme agli ultimi custodi grigi e aveva organizzato l’incontro dei Popoli! Tutto mentre lui tentava per mesi di tornare a camminare.


Si portò una mano al volto. 《Mi dispiace così tanto Pers. Se solo avessi saputo…》
La sorella gli mise una mano sulla spalla. 《Fergus, averti qui davanti a me è un miracolo! Inoltre, tu non hai superato prove più difficili delle mie.》

《Ma sono uno storpio adesso!》 Esclamò il fratello. 《Non posso reggermi in piedi da solo, figurarsi tenere in mano una spada. Come posso rivendicare Altura Perenne?! Come posso aiutarti se…?!》
Persephone non sapeva cosa rispondere, ma Wynne intervenne con calma. 《Lord Cousland, so che vi sentite impotente, ma in quanto guaritrice, vi voglio dire che la vostra ripresa è incredibile. Voi siete molto forte, gli sforzi che avete sopportato ne sono prova, e nei miei anni ho visto molte persone come voi tornare non solo in salute, ma anche sul campo di battaglia. Non nego che sarà molto dura, ci vorranno tempo e gli strumenti adatti, ma la vostra vita non è finita. Sarà solo diversa.》

《E inoltre》 Esclamò Alistair. 《Potrete aiutarci con i nobili testimoniando come Howe e Loghain vi abbiano tradito! Anche grazie a voi tutti sapranno la verità! e voi e Persephone potrete reclamare Altura Perenne come vostra.》
Fergus lo guardò per un istante, sorpreso, poi annuì. 《Grazie, custode. Io… prego che abbiate ragione》 Disse.
Wynne gli poggiò una mano sulla sua spalla.《Venite Lord Cousland. Vi porteremo da Arle Eamon e poi cercheremo una stanza per farvi riposare.》


Persephone li osservò allontanarsi insieme a Runaan e Shale. Rivolse un cenno di saluto al fratello, che ricambiò con un sorriso, e si sentì crollare contro il bracciolo del divano. Si sentiva di colpo esausta, addirittura spossata, come se quella conversazione l’avesse prosciugata di ogni forza.
Sentì la mano di Alistair sulla sua spalla. 《Ti senti bene?》 Chiese lui dolcemente.
《Fatico a crederci. Lui è qui. È vivo. Io... non lo sapevo. È rimasto solo… io…》 Sentì altre lacrime scendere, e il ragazzo le accarezzò una guancia.

《Ma adesso siete di nuovo insieme.》 La rassicurò, sedendosi accanto a lei. 《E presto avrete tutto il tempo che vi servirà. Ormai manca poco.》
La ragazza annuì, guardando fuori dalla finestra. Ormai il sole stava tramontando e non le era sfuggito che Runaan aveva già l’arco e la nuova tenuta da custode addosso. Tra poche ore, lui, Aida, Zevran e Iselen si sarebbero introdotti nell’enclave per trovare delle risposte e forse anche delle altre prove per Inchiodare Loghain. Dopo, l’incontro dei Popoli sarebbe arrivato.
Già, mancava davvero poco.



**



Aida atterrò oltre il muro di cinta intorno all'enclave, gli occhi, il naso e le orecchie pronti a cogliere ogni segnale di pericolo o movimento.
Vide Runaan atterrarle accanto dopo un attimo, la sua nuova armatura da custode celata da un mantello scuro, e Zevran e Iselen lo seguirono poco dopo.
Gettò uno sguardo verso l'antivano. Nessuno lo aveva visto negli ultimi due giorni. Le avevano detto che una sua vecchia conoscenza gli aveva teso un'imboscata, morendo nel tentativo, e che questo lo aveva turbato.

Pensava che lo avrebbero trovato svenuto in qualche taverna e invece era ricomparso come se nulla fosse poche ore prima di lasciare il castello, il solito sorriso in faccia. Però lui era l'ultimo dei suoi pensieri: sentiva il suo cuore battere a mille e dei ringhi risalire la gola.


Si guardò intorno, gli occhi brillavano tra le ombre. La notte era scesa da ore, il silenzio regnava tra le catapecchie, come sempre. Ma lei non era tranquilla.
Da quando era tornata a Denerim, aveva fatto di tutto per evitare l'Enclave, e anche se ora assicurarsi che suo padre, Shianni e Soris stessero bene era la sua priorità, sentiva la paura riaffiorare, così come i ricordi,

Conosceva ogni angolo di quel posto, ne ricordava perfettamente gli odori e i suoni, ognuno faceva riaffiorare sensazioni fin troppo familiari. E per quanto volesse ignorarli, con i suoi sensi da Lupo era impossibile.
Qualcuno aveva acceso delle candele, forse per pregare o per avere almeno una luce, e c'era un tenue profumo di fiori, ma nell'aria sentiva anche sangue, paura, rabbia. Tutto ciò che aveva provato e visto la mattina delle sue nozze.
Si morse le labbra fino a farle sanguinare. Aveva tentato di smettere di pensarci, ma non poteva scordare la morte di Nola, le risate crudeli di Vaughan o le lacrime di Shianni e la scomparsa di sua madre. E nemmeno tutti quegli anni passati a inghiottire il suo odio e ad abbassare la testa di fronte ai soprusi.


Quel luogo era stata la sua casa per anni, ma ormai era consapevole che non poteva far parte del suo futuro. Non quello che aveva iniziato a costruire quando aveva ucciso quel bastardo.
Quell'ultimo anno era stato folle: aveva rischiato la vita, affrontato i mostri peggiori del Thedas e rischiato di diventarlo lei stessa, eppure non provava rimpianti. Aveva provato paura, ma anche eccitazione, felicità e voglia di conoscere! Si era sentita viva! E non voleva smettere! Voleva scoprire cosa si celava in quel mondo che le era sempre stato precluso!
Quel mondo che Leliana le aveva offerto con quel bellissimo sorriso sulle labbra. E che purtroppo suo padre non sarebbe mai stato capace di affrontare.

Si morse di nuovo il labbro: sapeva che lui avrebbe voluto vederla restare. Ma la sola idea di rinunciare a tutto ciò che era diventata, di appendere al chiodo il suo arco per tornare a vivere nella banale speranza di un matrimonio decente e una casa solida, come aveva fatto lui prima di conoscere sua madre, era sufficiente per rivoltarle lo stomaco. Non sarebbe mai più stata un lupo in trappola!
Ma sarebbe stata capace di dirglielo? Se si fossero ritrovati, avrebbe avuto la forza di dirgli che lei non voleva tornare? Che lo voleva lasciare ancora per andare all’avventura con Leliana? Non lo sapeva.
E se invece lui fosse morto?! Avrebbe sofferto per la sua perdita? O una parte di lei sarebbe stata felice del non dovergli dare l’ennesima delusione?!

Scosse la testa all’istante. Che idiozia. Mai nella vita lei avrebbe gioito se suo padre fosse stato ferito. e lui era fin sveglio, cauto e ben cosciente della sua incapacità come guerriero per fare delle mosse avventate. Non avrebbe mai partecipato attivamente ad una ribellione, nemmeno se lei ci fosse finita in mezzo. Giusto!?
Annuì furiosamente, obbligandosi ad avanzare e cercando di ignorare la voce che anche lui avrebbe lottato se lei fosse stata davvero uno dei motivi per cui il malcontento era esploso. Lui era vivo, doveva essere vivo! E loro non avevano tempo da perdere!


Fece segno agli altri di seguirla attraverso le strade fangose, il naso sempre teso per percepire eventuali nemici, e soprattutto cercando di non fare rumore!
L’Enclave era come la ricordava, ma la condizione delle vie era peggiorata davvero molto da quando lei se n'era andata. I suoi passi suonavano umidi e ciò la riempiva di terrore e di fastidio! Per quanto costasse ammetterlo, lei non avrebbe mai avuto il passo di Runaan e Zevran, che si muovevano senza un suono.

Attraversarono la piazza del Vhenadahl, le fronde del gigantesco albero che svettavano verso la Luna. Runaan rivolse uno sguardo tagliente ai piccoli stendardi recanti il simbolo della Chiesa Andrastiana appesi ad esse, ma Aida non lo degnò di uno sguardo.
Imboccarono una via laterale, che lei aveva percorso decine di volte negli anni per tornare a casa, i sensi all'erta. Attorno a loro molte case avevano finestre e porte sbarrate da pesanti assi, altre invece erano state sfondate o tirate giù dai cardini. Una grossa macchia scura risaltava su una parete, colando fino al terreno. L'odore di sangue vecchio era inconfondibile.
Aida la toccò con un dito. Quello era il lascito di un omicidio e a quanto poteva vedere dai segni sulla parete, l'assassino era armato di spada: un soldato.
A quel punto, si costrinse ad inspirare a fondo, a cercare ogni odore, anche il più piccolo, e lo sentì! Sangue. Ne aveva percepito le familiari note ferrose, seppur tenui, in tutta l'Enclave, ma lì era molto più forti. Qualcuno aveva cercato di nasconderlo, ma in quello stesso vicolo erano morte almeno una decina di persone. E solamente una di loro era umana.

Ricordò con un brivido tutti quegli elfi incatenati e torturati a morte nei sotterranei di Howe. Anche loro erano parte della ribellione? Avevano subito tutti quella fine tremenda solo per aver cercato di reagire?


《Aida, stai bene?》 Chiese Iselen in un sussurro, il bastone spento, però sempre stretto in mano.
La ragazza provò a rispondere, ma l’improvviso rumore della caduta di alcune casse li fece girare di scatto, le armi in pugno, ma tutto quello che videro fu un gatto nero che li fissava curioso con i suoi grandi occhi gialli dalla cima della catasta.

Runaan sbuffò un insulto in elfico abbassando l'arco, mentre l'elfa dalla pelle scura scuoteva la testa irritata, prima di costringersi a distogliere lo sguardo dalla chiazza e trascinarli tutti in avanti. C'erano quasi!
Seguirono la stradina fino ad arrivare ad una casa. Alla sua casa! O almeno, quella che un tempo lo era.
Il portone, un tempo dipinto di verde per desiderio di sua madre, pendeva scardinato sul lato, il chiavistello rotto e inutile contro il legno ormai nero e vecchio.

《È questa?》 Domandò Runaan, cercando di non far trasparire il disgusto nel sapere che una guerriera abile come Aida fosse stata costretta a crescere in un posto simile. Sapeva che gli elfi di città non vivevano bene, ma quel luogo era puro squallore.
Gli umani avevano imposto loro la propria religione e il proprio governo. Li avevano chiusi tra quelle mura, tolto loro la dignità e l'abilità di lottare. Forse c'era da ammirate chi riusciva a resistere, ma lui provava solo pietà. Non era sorpreso che l'elfa fosse fuggita.
Aida, ignara dei suoi pensieri, annuì, guidandoli lungo un pavimento di legno cigolante. Il buio era assoluto, così come il silenzio, però lei poteva distinguere in modo nitido tutti gli odori che riempivano la stanza
Quello stanco, ma caloroso di suo padre, stranamente fievole, quello di vino che spesso accompagnava Shianni e persino quello più sottile di Soris. Odori che portavano a galla vecchi ricordi senza che lei potesse farci nulla.
Le serate passate a giocare coi cugini da bambina, le storie di sua madre su antichi guerrieri elfici, la volta in cui Shianni le aveva fatto provare del vino e Soris aveva vomitato dopo due bicchieri. Ma soprattutto suo padre: la gioia nel suo sguardo quando l’aveva vista vestita da sposa, il suo dolore quando lei era dovuta fuggire, il suo ultimo abbraccio.

Sospirò pesantemente, ma poi sentì un forte odore di alcol alle sue spalle e si spostò rapidissima quando qualcuno cercò, alquanto maldestramente, di colpirla.
Sentì un suono di vetro in frantumi contro il tavolo e poi il suo aggressore, una donna a quanto poteva vedere, cercò di attaccare ancora. Zevran le fu subito addosso, piegandole il braccio dietro la schiena, mentre qualcun altro gemeva di dolore dietro di loro: un uomo stavolta.
《Lasciami andare, maiale!》 Urlò la ragazza che li aveva aggrediti, dibattendosi inutilmente.
《Ne ho sentite di peggio.》 Rispose l'antivano, ma Aida sbarrò gli occhi a quella voce conosciuta.

《Shianni?!》 Domandò ad alta voce, e la ragazza smise di divincolarsi, Sollevando il capo verso di lei.
《Chi…?! Aida?!》 Chiese lei a sua volta, proprio mentre Iselen alzava il bastone per illuminare la stanza.
Grazie alla luce, vide che, rispettivamente nelle prese di Runaan e Zevran, c'erano due elfi. Uno era magro, dalle guance incavace e la pelle altrettanto pallida, con una zazzera castana inconfondibile e la stava guardando con gli occhi sbarrati! L'altra era minuta, dalla pelle pallida, i vividi capelli rossi raccolti in tante treccine e la bottiglia rotta ancora in pugno.

Si abbassò al suo livello, facendo mollare la presa all’antivano, sua cugina che la guardava come se fosse stata un fantasma, lasciando cadere la bottiglia, e Soris si unì a lei quando il Dalish lo lasciò libero.
Aida li guardò nervosamente, non aveva idea di cosa dire loro, ma poi entrambi le gettarono le braccia al collo, affondando le fronti nel suo petto.
《Sei viva. Sei viva…》 Sussurrò Soris con gli occhi lucidi, mentre l'elfa ricambiava la stretta.
《Le guardie hanno detto che ti avevano Uccisa!》 Gemette Shianni, gli occhi lucidi. 《Sono tornati una mattina, le spade sporche di sangue… zio Cyrion è svenuto appena ce l’hanno detto!》 Disse lasciandola, il suo sguardo che si spostava dal suo occhio d’oro alle sue zanne, poi ai suoi artigli e alla sua armatura e infine su Iselen, Runaan e Zevran. 《Cosa ti è…?》

《Vi spiegherò tutto dopo. Dov'è mio padre!? Cosa è successo qui!?》 Chiese Aida.
《Si fanno chiamare i Guaritori.》 Ringhiò Shianni con rabbia. 《Sono comparsi qualche mese dopo lo scoppio dell'epidemia, per aiutarci dicono loro. Hanno reso la bottega di Alian una specie di ospedale per dispensare le cure, ma so che è tutto un inganno! Tutti gli elfi che hanno ricoverato non sono mai più usciti!》

Aida la guardò confusa. 《Epidemia?》
《È iniziata poco dopo la ribellione.》 Sussurrò Soris. 《All'inizio erano pochi casi con febbre, tosse, vomito. Ma presto si è diffusa in tutta l’enclave: alcuni sono morti. Quando sono giunti i Guaritori, abbiamo creduto che il Creatore avesse avuto pietà, ma poi…》

《Quella che state descrivendo sembra una semplice influenza. Forse virulenta, ma solo influenza.》 Disse Iselen. 《Sapete dirci altro su questi Guaritori?》
《Vengono dal Tevinter.》 Rispose Shianni. 《Hanno bastoni da mago, vesti strane e un accento ridicolo. Hanno iniziato a mettere gruppetti di persone in quarantena non appena sono arrivati! Ma vi giuro sul Creatore che quasi tutto erano sani!》 Strinse le labbra, il volto scuro. 《Mi spiace così tanto, Aida. Hanno preso tuo padre e Nelaros l'altro giorno. Erano andati all’ospedale a indagare sulla scomparsa di Valendrian. Però nessuno dei tre stava male!》


La ragazza sentì il cuore fermarsi a quelle parole. Ecco perché il suo odore in casa stava svanendo! Strinse l'arco, la mente di colpo piena delle torture a cui quei mostri stessero riservando ma Runaan si fece avanti 《E la ribellione di voi orecchie piatte? Che è successo?》
Soris fissò il suo viso, il suo vallaslin, sorpreso. 《Tu sei un Dalish! Pensavo foste solo storie!》 Esclamò, ma alla gomitata di Shianni si ricompose subito. 《Noi volevamo giustizia per ciò che Vaughan aveva fatto. Siamo andati a protestare davanti al nuovo Arle, ma Howe è peggio di Kendells. I soldati hanno ucciso o messo in catene decine di elfi. E a causa dalla malattia e dei Guaritori, l’Enclave si sta svuotando.》
《Non per molto.》 Ringhiò Aida. 《Li tireremo fuori》

《Potreste non uscire!》 Esclamò la rossa. 《Se usassero la magia del sangue!? Se…?!》
《Abbiamo affrontato di peggio.》 La liquidò Runaan.

L'elfa sbarrò gli occhi, ma Zevran arrivò con il solito sorriso. 《Non temete signorina, ho un piano che non include attacchi diretti. A proposito, io sono Zevran dei Corvi di Antiva e loro Iselen e Runaan dei custodi grigi. Mi scuso per come ci siamo conosciuti》 Disse, eseguendo un baciamano che fece sbuffare il dalish.
《Zev, basta moine e dicci questo felasil di piano.》
L'antivano si voltò verso di lui, il sorriso che si faceva più affilato.



**



Iselen sentiva i secondi scivolargli addosso, gli occhi puntati fuori dalla finestra in attesa dell'alba, come voleva il piano di Zevran. Accanto a lui, Runaan dormiva in posizione fetale, mentre Aida, Soris e Shianni stavano parlando dall'altro capo della stanza, aggiornandosi su quanto era successo.
Lui però non riusciva a rilassarsi. Il suo sguardo volò all'antivano, intento a lucidare i coltelli fuori della stanza: ancora non si erano neanche guardati da quando era tornato.

Micah gli aveva detto che non sarebbe stato via per molto e aveva avuto ragione, ma lui voleva capire perché fosse sparito per giorni senza spiegarsi. Perché ora lo evitava.
Sapeva che la morte di Taliesin lo aveva turbato, ma c'era altro sotto. E qualunque cosa fosse, non aveva intenzione di sopportare oltre quel disagio. Non con lui.
Ormai aveva capito che la sua non era una banale infatuazione, non sarebbe semplicemente svanita. E avrebbe dovuto accorgersene quando aveva accettato di andare a letto con lui senza provare istantanea repulsione, quando aprirsi a lui era stato naturale.
Non era il luogo, né il momento per confessioni simili, ma quando mai sarebbe stato il momento giusto?!

Si avvicinò a lui. Sentiva la mancanza di Invel: lui non era bravo ad esternare i sentimenti, e il mabari sapeva sempre come dargli il coraggio necessario.
Si sedette accanto a lui senza neanche chiedere e Zevran smise di lucidare le lame. La sua espressione non era diversa dal solito sorriso rilassato, ma Iselen aveva comunque paura.
《Ti senti bene?》 Domandò titubante.
《Pronto a lottare per le cause più assurde, mio custode. Come sempre.》 Disse con un occhiolino

《Non mi riferivo a quello》 Il mago si morse il labbro, nervoso. 《Chi è Rinna?》 Domandò a bruciapelo.
L'antivano non parve sorpreso dalla domanda, anzi sorrise di nuovo, tenue, e ripose del tutto le lame. 《Rinna era una donna speciale. Anche lei era un Corvo ed era tutto ciò che potessi desiderare: sveglia, astuta, maliziosa, letale e con due magnifici occhi neri che sapevano leggerti dentro. Lei, Taliesin ed io eravamo il trio di apprendisti più promettente della gilda e lo sapevamo. Noi tre eravamo amici e… anche di più》 Il suo sguardo si velò di una dolce malinconia che Iselen non aveva mai visto.

《La amavi》 Sentenziò.
Zevran annuì. 《Era impossibile non amarla. Con lei, tutto sembrava possibile, anche i contratti più assurdi. Eravamo giovani e arroganti. Già, più di adesso.》 Disse intercettando lo sguardo dell'altro. 《Al punto da prendere parte ad una missione d’élite per uccidere davanti ad una gigantesca folla un principe venuto per parlare con il re di Antiva.》 Tirò fuori dalla tasca un orecchino, una bellissima perla d'oro. 《Questo è tutto ciò che resta di lui.》
Il suo tono era nostalgico, ma non c'era la teatralità con cui di solito raccontava le sue vecchie imprese. Iselen gli fece cenno di continuare.

《Eravamo nascosti dal pubblico, pronti a colpire, ma quando arrivò il momento, la guardia del principe ci stava aspettando. Fu uno scontro cruento e anche se alla fine il bersaglio morì, così fecero tutti gli altri Corvi. E quando Taliesin mi disse che era stata Rinna a tradirci, io mi infuriai con lei. La guardai tremare e giurare di non essere una traditrice, ma non le credetti. Sputai su di lei quando lui le tagliò la gola.》
《Ma non era lei la spia, vero?》 Intuì Iselen.

Zevran annuì, cupo. 《Un altro assassino ci aveva scoperti e aveva avvertito il principe. Io e Taliesin temevamo le ripercussioni e così mentimmo, ma scoprimmo presto che non importava a nessuno di lei, ne di noi: il nostro capogilda me lo disse in faccia. Solo allora mi sono reso conto di quale errore avessi commesso. Ho tenuto l'orecchino per non dimenticarla. Ma quando Taliesin mi ha chiesto di tradirti… è stato come tornare a quel giorno. E io per un attimo... ho pensato alla sua richiesta. So di non averlo seguito, ma ci ho comunque pensato》 Ammise, volandosi verso di lui. 《Per questo ho preferito andarmene: mi vergognavo e avevo bisogno di riflettere. Ho ripensato alle lacrime di Rinna, a quello che le avevo fatto… non voglio ripetere lo stesso errore e soprattutto non voglio tornare dai Corvi. Mi piace la libertà. E devo ringraziare te per avermela donata.》
Il mago sentì un tenue sorriso sulle labbra. 《E sai già cosa farai dopo il Flagello con la tua nuova libertà?》. Sapere che avesse meditato di tradirli non era piacevole, ma alla fine aveva scelto, volontariamente questa volta, di rinunciare alla realtà che aveva sempre conosciuto per loro e aveva combattuto con loro. Questo contava.

L'altro ghignò furbo. 《Oh mio bel custode, è mia intenzione rapirti e portarti a vedere le bellezze della mia Antiva! Sentirai il suo profumo di spezie, sangue, mare e sesso! Saremo due affascinanti e misteriosi viaggiatori sulle cui imprese i bardi canteranno per anni, sia quelle sul campo di battaglia che a letto!》
Sussurrò l'ultima parola proprio nel suo orecchio, il tono carico di promesse, e Iselen sentì le guance arroventarsi. 《Ma di che parli!?》
Zevran intrecciò le proprie dita con le sue, sempre sorridente 《Tu per me conti molto, Iselen. I mesi passati con te e gli altri sono stati i più divertenti della mia vita! Dunque, perchè smettere di viaggiare insieme? Tu ti sei perso tantissimo vivendo in quella torre e non potresti trovare guida più affascinante, non trovi?》


Stavolta il mago fece molta fatica a trattenere le risate, le guance ancora bollenti e il cuore che batteva potente per quello che aveva appena sentito. Gli aveva praticamente chiesto di andare all'avventura insieme a lui. Il pensiero lo eccitava più di quanto avrebbe mai potuto credere.

Si adagiò contro di lui, ascoltandolo mentre tornava ad elencare tutte le meraviglie della sua terra natia, le loro dita ancora intrecciate. Si sentiva leggero.
Se qualcuno un anno prima gli avesse detto che si sarebbe trovato in una situazione simile, adagiato contro l’assassino di cui si era innamorato, pronto a parlare di fronte a tutti i nobili del Ferelden e poi affrontare un arcidemone, gli avrebbe dato del pazzo. Eppure eccolo lì, ad ascoltare le incredibili descrizioni delle strade e i mercati di Antiva, colmi di follia e colori che non si potevano trovare da nessun'altra parte. E non gli parlò solo dell’esotica capitale, ma anche delle città costruite sui fiumi, dei continui scontri per il potere tra le casate nobiliari, dei loro intrighi, della vita che la animava! che gli stava facendo Zevran, aspettando l'alba.
Lasciò che la sua voce lo portasse lontano, verso quei luoghi, e quando Zevran fece scivolare l'orecchino nella sua mano, quello che aveva tenuto per chissà quanto per non dimenticare Rinna, lo strinse.

Non sapeva come sarebbe finita per loro, se avrebbero vinto o meno, ma decise di non pensarci. Per la prima volta in un anno, si lasciò andare alla dolce immagine di un futuro diverso.



**



Shianni non aveva esagerato: appena l'alba era arrivata, l’Enclave era subito piombata in attività. Molti si erano recati al lavoro, ma un folto gruppo di elfi si era già radunato davanti all’ospedale.
《Quindi sei davvero un Dalish?》 Sussurrò Soris a Runaan, gli occhi brillanti. 《E un custode grigio?!》
《Già.》 Commentò laconico lui, l'arco ben nascosto sotto il mantello, ma Aida fece loro segno di tacere.
Stavano osservando i Guaritori da un vicolo, attenti a non farsi vedere. Due si erano già piazzati ai lati della porta: uno era alto e tarchiato, con una folta barba rossa, mentre l'altro era più alto e sottile. Entrambi avevano delle vesti intricate con cappucci appuntiti, colme di cinghie e catenelle tintinnanti, e i loro affilati bastoni da mano ben stretti in mano. Erano inquietanti
Stavano anche facendo entrare alcuni degli elfi ammassati davanti all'entrata, dicendo loro che era necessario che venissero messi in isolamento. Ma molte di quelle persone parevano in perfetta salute.

La ragazza ringhiò. Iselen aveva detto che quella era banale influenza: solo individui deboli erano in vero pericolo. L'unico motivo per cui si era diffusa tanto era per via dell'eccessiva vicinanza tra i cittadini e la paura aveva esacerbato tutto. Quegli uomini la stavano semplicemente sfruttando per il proprio tornaconto!
Strinse il suo arco. Pregava il Creatore che suo padre stesse bene.
《Sei sicura di volerlo fare, Shianni?》 Sussurrò.
L'altra annuì convinta 《Sono sempre stata bravissima a fare scenate no?》


La cugina suo malgrado annuì, tornando a spiare i maghi. Il piano di Zevran non le piaceva: Shianni avrebbe dovuto agire come distrazione, dando il tempo a lui e ad Iselen di introdursi dal retro dentro la struttura, mentre lei e Runaan sarebbero rimasti appostati lì, in caso fosse scoppiato uno scontro.
Osservò l'elfa avviarsi convinta in mezzo alla piazza, un dito accusatore puntato contro i maghi. 《Voi! Voi siete solo un branco di ciarlatani! Dove sono le persone che dovreste aver curato!?》
《Ancora tu!?》 Esclamò il Guaritore dai capelli rossi

《Si Shianni, torna alle tue bottiglie! Stai cercando di farci ammazzare!?》 Gli diede corda un elfo.
L'altra divenne paonazza. 《Ma non capite che è una trappola!? Se vogliono aiutarci, perché le persone che stanno prendendo sono del tutto sane!?》

Una donna più anziana sgomitò in mezzo alla folla, le rughe rese più evidenti dal suo pallore. 《Solo perché ci vuole del tempo, non vuol dire che non funzioni!》
《Siete un mucchio di ingenui! Ma non capite che così moriremo tutti!?》 Urlò nuovamente Shianni.
Una ragazza accanto a lei scoppiò in lacrime e decine di elfi cominciarono a ribattere a voce alta, creando una cacofonia di voci che i Guaritori stavano cercando inutilmente di domare.


《Davvero, fare scenate è la sua specialità.》 Rise nervoso Soris, ma Aida non gli rispose.
I suoi occhi e quelli di Runaan erano puntati su Iselen e Zevran: i due avevano quasi raggiunto il retro dell’edificio, dei vecchi vestiti di Soris addosso per non attirare l'attenzione.
Avanzarono lenti, le urla degli altri elfi nelle orecchie, e quando raggiunsero la porta, sorvegliata da due guardie armate di spada, l'antivano si piegò in avanti, simulando un violento colpo di tosse.
Uno dei due lo guardò disgustato. 《Ehi, rattus, levati…》 Ma la sua voce morì in un gorgoglio quando un pugnale si piantò nella sua gola.
Crollò in avanti vomitando sangue, e il suo compare lo seguì poco dopo, quando degli spessi rovi di ghiaccio si piantarono nel suo collo.
Zevran recuperò la chiave, aprendo la porta di scatto.


Cinque guardie armate fino ai denti si voltarono a fissarlo sgomenti, mentre un terzetto di elfi in lacrime e chiaramente terrorizzati era tenuto legato da un mago dalle intricate vesti rosse.
L'assassino sorrise con sicurezza. 《Ben trovati signori.》 Disse, le lame in pugno, mentre una spessa coltre di ghiaccio iniziava a ramificarsi lungo le pareti. 《Vogliamo iniziare?》

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Capitolo 42
*** La Liberazione ***


La porta dell'ospedale venne buttata giù con uno schianto di ghiaccio.
Aida vide i maghi del Tevinter puntare i bastoni, ma una delle loro guardie crollò in avanti sulla soglia, la gola tagliata che imbrattava il terreno di rosso, e venti glaciali avvolgevano la piazza del Vhenadahl.
Iselen e Zevran uscirono fuori tra lo sgomento dei presenti, gli occhi del mago che scintillavano di blu come le vene attorno ad essi, e la tempesta si fece ancora più violenta. Lunghi arabeschi gelati avevano avvolto la porta e stavano risalendo lungo il terreno; un uomo con una elaborata veste rossa giaceva prono dietro di loro.
《Salve a tutti!》 Urlò frizzante l'antivano. 《Sappiate che i cari Guaritori venuti qui per aiutarvi in realtà sono un branco di schiavisti! Quindi, se non volete finire in gabbia, vi consiglio di scappare!》

Fu come gettare olio su una fiamma. La folla di elfi, che fino ad allora era rimasta immobile per la sorpresa, iniziò ad urlare disperata, ognuno che cercava di darsi alla fuga in una direzione diversa. I capelli rossi di Shianni spiccavano tra di loro.

I due guaritori rimasti cercarono di fermarli alzando i bastoni magici, ma le spire della tempesta di neve si riversarono su di loro con tutta la loro furia, dando il tempo alla maggior parte degli abitanti di scappare.
Le loro urla si persero nell'ululato della tempesta, mentre un nutrito gruppo di elfi con segni di catene e lividi su tutto il corpo scappavano dal retro dell'edificio. La ragazza non riuscì a vedere se suo padre era tra loro, ma non attese oltre.
Incoccò una freccia e la puntò verso il Guaritore dai capelli rossi, che aveva afferrato un giovane elfo per un braccio, una barriera alzata per difendersi dalla bufera di Iselen. Runaan era davanti a lei, i pugnali in mano, ma il secondo Guaritore si accorse di loro.

Il lampo del fulmine la abbagliò, ma il suo corpo reagì da solo. La Bestia dentro di lei ruggì come ormai non faceva da mesi e lei scattò in avanti più veloce di qualsiasi essere umano: sentì i capelli rizzarsi per la corrente, ma tenne gli occhi sul suo nemico e puntò l'arco.
Udì l'uomo ululare di dolore quando venne colpito alla spalla, le mani illuminate che creavano una gabbia elettrica attorno a sé per tenerla lontana, ma poi vomitò un fiotto di sangue e si accasciò in avanti, rivelando la figura di Runaan, i capelli biondi sparati in ogni direzione e i pugnali sporchi di rosso. I suoi occhi erano come quelli di un predatore.


L'altro mago del Tevinter ringhiò davanti a quella scena: mai aveva visto dei ratti lottare così, mai li aveva visti vincere!
Il suo bastone brillò come un faro, evocando un violento vento infuocato che tentò di contrastare la bufera di Iselen, ma l'elfo non si mosse di un millimetro. Il ronzio del suo lyrium risuonava ben chiaro nelle orecchie, così come il flusso del suo potere.
La tempesta si concentrò del tutto sul suo avversario, intrecciandosi intorno a lui sempre più potente e selvaggia. Il terreno ormai era coperto da uno spesso strato gelato e la barriera stava diventando fragile: lunghe crepe avevano intaccato la superficie luminosa. Il Guaritore provò a rinforzarla, ma Zevran lo aggirò dal fianco e ci piantò dentro i suoi pugnali.
La protezione si ricoprì istantaneamente di nuove spaccature, prima di esplodere. Il suo padrone e il suo ostaggio vennero scaraventati indietro, i volti e le braccia ferite dai cristalli gelati.

《Dannati Ratti!》 Sibilò il mago, rosso di rabbia, prima di puntare il bastone al collo del giovane elfo ancora nella sua presa che si divincolava inutilmente. I suoi occhi, enormi per la paura, si spensero mentre una fontana di sangue che fioriva dalla sua gola, l'aria che diventava ancora più fredda e colma di bagliori foschi!

Aida mirò subito, il cuore che pulsava di orrore, ma decine di tentacoli rossi sorsero dal corpo del ragazzo, e scattarono contro lei e Zevran. E stavolta la Bestia non potè aiutarla.
Sentì la loro presa possente e viscosa scavarle la carne del busto, delle braccia e della gola, i capelli dritti sulla sua nuca, mentre lottava per respirare. Guaiti soffocati stavano uscendo dal suo petto, mentre il suo cuore batteva assordante nelle proprie orecchie. Sentiva il suo stesso sangue scorrere a terra.
Vide di sfuggita Iselen cercare di alzare altre barriere per proteggerli, ma i flussi di magia oscura fluirono verso di lui e su Runaan, tagliando i venti della tempesta e costringendoli sulla difensiva. Zevran davanti a lei tentava inutilmente di strappare i tentacoli che gli avevano serrato la gola, I pugnali caduti a terra e il volto cianotico.


Ormai però il mondo stava diventando sfuocato. Non riusciva a pensare, i suoi muscoli si muovevano per solo istinto. Sentiva le risate isteriche del mago del Tevinter, ma ormai tutto era ovattato, lontano. Tese gli occhi inumiditi in alto, l’aria che si rifiutava di entrare nei suoi polmoni, prima di sentire la presa allentarsi.
Cadde a terra di colpo. Sentì dolore, ma era troppo occupata a tossire, i polmoni in fiamme e la vista offuscata mentre prendeva aria a grandi boccate.
Si girò verso il loro nemico, ma vide che stava dando loro le spalle, i tentacoli rossi che avvolgevano la sua figura come un'aureola. Un rivolo di sangue scendeva dalla sua fronte, ne sentiva l'odore, e il suo volto furibondo stava guardando dritto negli occhi un terrorizzato Soris!
Suo cugino tremava come una foglia. Aveva ancora in mano l'asse di legno con cui lo aveva colpito per fargli interrompere l'incantesimo, gli occhi enormi di paura mentre il bastone del finto Guaritore scintillava di fiamme ardenti!
《Schifoso ratto, come osi colpirmi? Come osi colpire i tuoi padroni!?》 Urlò, i tentacoli rossi che scattavano verso di lui come serpenti. Aida sentì I muscoli contrarsi senza rendersene conto.


Si lanciò in avanti con tutte le sue forze, la Bestia che ruggiva furiosa insieme a lei.
Si avventò sul mago con rabbia, lacerando ogni lembo di carne che vedeva. I suoi artigli squarciarono vesti, pelle, muscoli e legamenti. Affondò ripetutamente le zanne nella sua carne, la sua mente che le imponeva di attaccare e attaccare senza fermarsi! Sangue denson e caldo le invase la bocca, mentre le urla disperate dell'uomo riempivano l'aria, il suo bastone giaceva spento e inutile a terra. Lo aggredì finchè non lo sentì crollare morto, ridotto a nient’altro che una massa di carne straziata.

Si alzò ansante dal corpo, se così lo si poteva chiamare, e si girò verso il cugino, le zanne striate di rosso come i suoi vestiti e lo sguardo spaventato 《Soris… stai bene?》
Il ragazzo la fissò pallido come un cencio, gli occhi che si spostavano a scatti da lei al cadavere del mago.
Aveva sempre saputo che Aida era forte e molto sveglia, ma non avrebbe mai creduto di vederla lottare con una tale furia! La ricordava calma, silenziosa, attenta e affezionata a suo padre, a lui e a Shianni. Ricordava anche il suo temperamento testardo, ma mai l'aveva vista violenta o rabbiosa. Non sembrava più nemmeno lei.

Si chiese ancora una volta cosa le avesse fatto quel viaggio in cui era stata trascinata. Aveva spiegato a lui e Shianni che aveva visto e affrontato creature pericolose e incredibili, che nella foresta qualcosa l'aveva cambiata in modo irreversibile nel corpo e nella mente, che quell’occhio d'oro ne era prova. Non era mai scesa nei dettagli, ma che ora fosse in grado di dilaniare un maleficar…
Sentì una scossa di paura al solo pensiero e un'altra quando i suoi compagni si avvicinarono a lei. Nessuno di loro pareva turbato da quello spettacolo, anzi vide l'assassino dare delle pacche allegre a sua cugina, nonostante le loro ferite.

Non avrebbe dovuto sorprendersi di simili atteggiamenti: avevano affrontato minacce terribili come la prole oscura o abomini, e tra di loro c'era anche un vero elfo Dalish! Erano guerrieri veri, come quelli di cui aveva letto nelle storie. Ma era quasi innaturale vederli così allegri dopo un’uccisione del genere. Però una delle micidiali sberle di Shianni lo colpì proprio sulla nuca, distraendolo da quei pensieri.
《Razza di idiota! Ma che ti è passato per la testa!? Cerchi di farti ammazzare!?》
Lui voleva ribattere che aveva solo cercato di aiutare, che non aveva avuto il tempo di riflettere, ma la rossa lo travolse con un abbraccio prima che potesse parlare. E Aida lo seguì poco dopo, l’aria feroce sostituita da una preoccupata più familiare. Più gentile. 《Stupido.》 La sentì mormorare.
Ricambiò la stretta, il cuore che si calmava poco a poco. Si diede dello stupido per i pensieri di poco prima: Aida era cambiata, era vero, e aveva imparato a combattere in una maniera che lo terrorizzava, ma in fondo era sempre la ragazza con cui aveva condiviso tutta la vita. Quella che lo aveva aiutato sempre quando erano bambini, con cui aveva litigato tante volte e che lo aveva protetto da Vaughan.


《Cosa è successo?》 Chiese però di colpo la voce di un elfo di mezza età dalla pelle olivastra, mentre lui e gli altri abitanti facevano capitolino sulle strade, abbandonando i loro nascondigli.
L'elfa dalla pelle scura provò a rispondere, ma una ragazza la precedette. Aveva l'aria smunta, ma lo sguardo bruciava deciso. 《Lui ha detto la verità!》 Accennò a Zevran. 《I Guaritori non sono altro che schiavisti del Tevinter! Ci hanno rinchiusi appena siamo entrati!》 Esclamò, mostrando alla folla i polsi segnati da ferite di pesanti catene.
Un brusio spaventato si diffuse nella piazza, una donna strinse a sé il bimbo che teneva in braccio, ma la ragazza proseguì, rivolta verso Aida. 《E noi non eravamo soli. Ce n'erano altri. Li hanno portati via》

Questo riportò l'arciera alla realtà. Il loro lavoro non era ancora terminato. Si girò verso Iselen. 《L'edificio è vuoto? Avete visto altri schiavisti》
Il mago scosse il capo. 《No, ma non possono esserci solo loro.》 Accennò ai corpi dei maghi che avevano appena ucciso. 《Abbiamo trovato una botola che porta ad un passaggio segreto. C'erano delle impronte insanguinate.》


La ragazza ringhiò, la Bestia che gemeva pensando a suo padre. Non era tra gli elfi che erano stati appena liberati, dovevano averlo già portato in un altro punto dell'enclave. A meno che non fosse già in viaggio verso il Tevinter come schiavo!
Ricacciò indietro quel pensiero con un guaito, lo stomaco stretto in una morsa spaventata. Lui stava bene, doveva stare bene. Lo avrebbe salvato, avesse dovuto uccidere ogni singolo fottuto mago da sola!
Si rivolse ai cugini e a tutti gli altri elfi. 《Nascondetevi in casa: barricatevi dentro. Se arrivano altri maghi, fate modo che non vi trovino.》 Strinse le mani di Shianni. 《Li riporteremo qui, ve lo prometto.》
La cugina parve voler dire qualcosa, ma ci ripensò. Toccò la spalla di Soris, facendogli segno di seguirla, e svanirono insieme a lui per i vicoli.

Aida si girò verso la clinica, le zanne scoperte.


**


Il passaggio degli schiavisti era alto, ma stretto e puzzava di chiuso e di lacrime. La pietra umida del terreno faceva risuonare i loro passi e ad indicare loro la strada c'erano segni di sangue ormai secco.

Aida avanzava in testa al gruppo, l’arco pronto come quello di Runaan. Stavano andando verso la parte più povera dell’enclave, dove di solito veniva mandato chi non aveva soldi per permettersi una casa vera o non poteva più lavorare per l'età, la malattia o le ferite.
Arrivarono di fronte ad una porta di legno che dava sull’atrio di un sistema di appartamenti così piccoli da non poter consistere in più di una stanza ciascuno. Il legno delle pareti era incrostato di umidità e la poca vernice rimasta era di colore slavato. Una porta di fronte a loro era socchiusa. Sentivano delle risate ovattate provenire dall'altra parte, qualcuno piangeva.
Iselen sbirciò all'interno, il bastone in mano. Tre uomini in armatura, due con gli stemmi del Tevinter e uno della guardia cittadina davano loro le spalle, allegri: alla cintura portavano sacchi pieni di monete tintinnanti. Una famiglia di elfi giaceva imbavagliata sul pavimento di fronte a loro, la pelle viola di lividi e tagli. La donna stava stringendo sua figlia con forza.


Aida sentì immediatamente la rabbia montare. Per loro nessun elfo era una persona, non importava se erano donne, bambini, genitori. Erano solo una fonte di guadagno! Niente di più che potenziali schiavi da vendere al migliore offerente!
Spalancò la porta con un calcio, le zanne scoperte, e ascoltò con soddisfazione la risa di quei bastardi diventare gorgoglii sanguinolenti, quando i pugnali di Zevran e Runaan affondarono nelle loro gole.

《Rimanete qui. Non fate rumore.》 Sussurrò ai tre elfi quando li ebbero liberati. L’uomo annuì, provato, e la donna le rivolse un’espressione grata, sua figlia ancora tra le braccia. Entrambe tossivano piano.


Attraversarono i corridoi angusti più in fretta possibile, seguendo i segni quasi cancellati di alcune impronte insanguinate. Il legno scricchiolava sotto i loro piedi e la puzza di chiuso era ormai diventata opprimente.
Aida sentiva i battiti del proprio cuore rimbombare come tuoni. Stava pregando Andraste, il Creatore o chiunque fosse pur di fare in tempo! Non poteva lasciare che lui venisse ridotto in schiavitù. Lei voleva abbandonare l'enclave, ma non avrebbe mai smesso di amare lui. Dovevano chiarirsi! Doveva salvarlo!

Non incrociarono altri schiavisti, ma fu chiaro che avevano preso le loro precauzioni quando Zevran disattivò una lunga serie di trappole letali prima di scassinare anche la porta della stanza seguente. Una zaffata ferrosa li travolse appena si aprì.
《Dilettanti.》 Rise l'antivano osservando la serratura.
《Potrei dire lo stesso di chi entra di propria sponte nella bocca del leone.》 Disse una voce femminile.


Di fronte a loro, vestita con un'armatura di cuoio nero e un lungo arco di legno scuro, c'era un'elfa dall'aria sicura, le orecchie a punta spiccavano tra i capelli scuri. I suoi occhi brillarono avidi quando si posarono su Runaan e sul suo vallaslin. 《Quei tatuaggi… un selvaggio delle foreste! I magistri pagheranno chili di oro per avere ai propri piedi uno schiavo come te!》
Il Dalish le puntò contro la freccia. 《Devi solo provarci.》 Sibilò, la corda che vibrava.
Lei ghignò ancora di più. 《Questi sono fin troppo in forma, signori.》 Disse con un ghigno ai sei uomini accanto a lei, ognuno protetto da un'armatura e un arco teso puntato contro di loro. 《Dategli una lezione. Ma non riduceteli come gli ultimi due.》
Una coppia di giovani elfi giaceva poco dietro di loro, le schiene trapassate da delle frecce e pregne di rivoli rossastri. Ecco da dove proveniva l'odore di sangue.

Aida ringhiò di fronte a quello spettacolo, il gelo di Iselen che già le pungeva le guance. 《Sei un'elfa anche tu! Come puoi fare questo!?》
Il volto della loro nemica di contorse in una smorfia disgustata. 《Io sono una servitrice leale del Circolo di Minrathous. Credi veramente che io abbia qualcosa a che fare con questi Ratti?》 Indicò i due corpi a terra. 《Sono un branco di vigliacchi. Dei vermi che dicono di volere la libertà quando in realtà non possono che contorcersi ai piedi dei loro legittimi padroni.》

《Meglio vigliacchi che schiavisti.》 Ringhiò Runaan. Aida gli rivolse un'occhiataccia, mentre Zevran e Iselen si mettevano in posizione, il bastone del mago scintillava minaccioso di una fredda luce blu.
L'elfa nemica lo fissò, la sua espressione sicura che si incrinava per la prima volta. 《A quanto pare vi ho sottovalutato.》 Sussurrò, prima di alzare lo sguardo. 《Io non ho nulla contro di voi, sono qui solo per gli schiavi. Fatemi andare via incolume e…》


Aida scoccò la freccia prima che potesse finire. La vide conficcarsi all'estremità della clavicola di quella schifosa traditrice e ascoltò le sue urla, la rabbia che esplodeva nella sua testa come il ruggito della Bestia.
La inseguì, le narici dilatate per l'oltraggio. La vide impallidire di paura e ne gioì. Come osava quella stronza chiedere di essere risparmiata dopo quello che aveva fatto alla sua stessa gente!?

Una violenta corrente gelata le rizzò i capelli sul capo, scaraventando gli arcieri contro la parete tra schiocchi di ossa rotte. Uno di loro cadde morto, una freccia di Runaan gli aveva trapassato la testa. Ma quella vista la fece solo arrabbiare di più.
Lui e quella traditrice avevano chiamato “vigliacchi” le persone come suo padre. Lei aveva avuto addirittura il coraggio di chiamarli vermi!
Digrignò i denti furibonda, i venti gelati che facevano tremare la stanza. Quei due non avevano la minima idea di che cosa significasse vivere in un posto simile: non avere diritti, essere trattati come giocattoli degli umani e poi costretti ad abbassare la testa per non essere uccisi o perdere tutto! Loro erano considerati inferiori solo per la forma delle loro orecchie!
Bastava pensare a come nessuno fosse corso in loro aiuto a parte Nelaros e Soris quando Vaughan aveva rapito lei, Shianni e le altre durante il matrimonio!

Vide l'elfa del Tevinter barcollare verso una delle pareti, per usarla come scudo, il respiro affannoso. Reggeva qualcosa con il braccio sano, probabilmente il coltello che teneva alla cintura, ma non se ne preoccupò: scattò rapidissima oltre parete, apparendo al suo fianco con un ringhio basso, l'arco teso. La vide girarsi con gli occhi sbarrati per la sorpresa.
Scoccò prima che lei potesse reagire: la sua seconda freccia si conficcò nella sua coscia, facendola crollare a terra e urlare anche più di prima. La Bestia la ascoltò con piacere, reclamando vendetta.
Si avvicinò alla sua preda senza abbassare la guardia, le zanne scoperte in un sorriso quando la vide tremare. Secondo lei e Runaan, era da vigliacchi non saper combattere, però in quel buco non era possibile imparare a farlo! Anche solo possedere una vecchia spada rugginosa era contro la legge!
Sua madre aveva infranto decine di regole quando le aveva insegnato a tirare con l’arco e aveva pagato un prezzo altissimo quando l’avevano scoperta.

Ringhiò di nuovo. Lei sapeva che il Dalish era cresciuto molto in quei mesi. Sapeva che la rispettava come amica e come guerriera e checché li vedesse come codardi, stava combattendo per aiutare tutti gli elfi catturati. Per questo gli era molto grata, ma la gratitudine diminuiva solo di poco la sua rabbia.
Tutti quelli che non avevano mai dovuto sottostare a certe regole, che li giudicavano deboli dall'alto delle loro abilità, non avevano idea di quanta forza fosse necessaria per andare avanti in un posto simile! Non potevano immaginare i sacrifici che lei, i suoi genitori e tantissimi altri erano stati costretti a fare per ottenere anche solo un barlume di pace!
Ripensò all’accampamento dei Dalish di Zathrian e alle azioni compiute da quest'ultimo, a come i “veri elfi” si spostassero in continuazione tra foreste e rovine per evitare che i Templari o altri umani venissero a dare loro la caccia. Vivevano una vita in perenne fuga, dicendosi superiori a chiunque altro pur di non ammettere di essere loro i veri codardi!


Vide l'elfa nemica cercare di allontanarsi carponi, le frecce conficcate nella carne che spillavano gocce vermiglie. I suoi occhi erano enormi di terrore, fissavano i due custodi e Zevran fare a pezzi i suoi alleati senza fatica: le loro urla disperate si stavano pian piano spegnendo sotto l'ululato della tempesta.
La raggiunse prima che potesse tentare di fuggire, puntandole un artiglio alla gola, il cuore che pulsava nelle tempie. 《Chi è il verme ora?》
Il suo artiglio calò su di lei senza darle il tempo di rispondere. La sua pelle si squarciò come carta: il suo corpo ricadde tra gli spasmi a terra, gli occhi spalancati mentre cercava di chiudere la ferita che la stava privando dell'aria, prima di ricadere a terra. Morta.


Aida rilassò i muscoli a quella vista, il cuore che ancora palpitava selvaggio e la Bestia che emetteva soffici versi soddisfatti nelle sue orecchie, mentre i venti gelidi scatenati da Iselen si placavano.
Si girò verso il mago. Si stava reggendo al bastone, Zevran accanto. Entrambi ansimavano leggermente, le vene sul corpo del più basso brillavano ancora di azzurro e l'antivano aveva un taglio sul braccio, però tutti e due stavano in piedi dritti senza fatica.

Runaan si avvicinò a lei. Aveva i capelli pieni di fiocchi di neve, l'aria stanca e un taglio leggero sulla guancia sinistra, ma non pareva aver perso la voglia di combattere. 《Sei pronta a proseguire?》
Annuì, la rabbia che scemava, gettando lo sguardo a ciò che restava dei soldati del Tevinter prima di avviarsi verso la porta seguente: un'enorme e affilata lastra di ghiaccio aveva invaso la parete contro cui li avevano spinti. Il loro sangue brillava, cristallizzato.


Fu di nuovo lei a varcare la porta per prima. Sentiva la schiena dolere e le braccia stanche, ma continuò a stringere il suo arco e a fiutare attentamente l'aria.
Ormai il legno dei corridoi era chiaramente marcio per l’umidità. L'aria era pregna dell'odore di muffa, ma soprattutto di quello salmastro del mare. Lunghi licheni biancastri crescevano indisturbati sugli stipiti.
Erano vicini ai magazzini in cui le merci venivano conservate prima di essere caricati sulle navi da carico. Era il nascondiglio perfetto per tenere delle persone prima di inviarle nel Tevinter in catene e il modo migliore per non dare nell'occhio. In quel modo, anche se qualcuno avesse voluto cercare gli elfi scomparsi, non avrebbe trovato alcuna traccia.
Infatti digrignò ai denti quando, varcata l'ultima porta, sentì una voce dal forte accento teneve urlare ordini.

Si sporse di poco da dietro le enormi casse dietro cui lei e i suoi amici si erano riparati. Il proprietario della voce era un mago di mezza età dalla pelle scura e la testa pelata, che si muoveva a testa alta tra le molteplici casse di merci disposte nel magazzino. Portava sontuose vesti di velluto scarlatte, ornate da un intrico di cinture e catenelle simili a serpenti e a giudicare da quanto era elaborato il suo bastone magico e la deferenza con cui gli parlavano i soldati attorno a lui, doveva essere il responsabile di tutto.

Aida notò Zevran tirare fuori una grossa e scintillante sfera di vetro dalla sacca e tese l’arco, mirando all'uomo più vicino, proprio come Runaan e Iselen. Grazie a Micah, conoscevamo tutti il potenziale distruttivo di quelle sfere: dovevano agire in perfetta sincronia.
Attese fino all'ultimo istante prima di scoccare, fino a quando la sfera non ebbe abbandonato le dita dell'antivano. La freccia trapassò il collo del soldato proprio mentre il vetro si incrinava in un assordante schianto elettrico. Lo vide scaraventato indietro, la bocca piena di schiuma rossastra, mentre l'onda d'urto travolgeva il resto della stanza e scagliava indietro anche i suoi commilitoni.
Il mago alzò una barriera per proteggersi, i folti baffi che vibravano, e quando il bagliore dell'esplosione svanì, già tre guardie su sette erano state uccise e Iselen e Runaan gli stavano puntando contro le rispettive armi!

《Maledetti Ratti!》 Sputò, battendo il bastone a terra e generando una tempesta di fuoco che per un attimo avvolse la stanza con un intenso bagliore oro e rosso, prima di scagliare tutta la propria furia contro la barriera scintillante alzata appena in tempo dal custode.
Aida sentì l'aria diventare bollente, la gola di colpo riarsa. Guardò freneticamente per la stanza: non c'era traccia di elfi prigionieri e le fiamme non avevano attecchito del tutto al legno umido, ma andando avanti così quel magazzino sarebbe stato ridotto in cenere con chiunque ci fosse stato rinchiuso dentro!
Sentì un urlo alla sua destra: Zevran aveva appena trafitto la schiena di uno dei soldati ancora in vita, ma il ruggito delle fiamme soffocò il suono.

Il mago del Tevinter si stava ancora confrontando con Iselen e il loro amico sembrava in difficoltà: aveva la fronte contratta dallo sforzo e delle sottoli crepe si stavano aprendo sulla sua barriera.
Runaan era al suo fianco, una freccia pronta, e l’elfo dalla pelle scura sentiva il ronzio del lyrium pulsare di energia nelle tempie, ma non poteva lanciare altri incantesimi senza rischiare che entrambi finissero in cenere. E ormai la stanza si stava riempiendo di fumo.


Aida tossì, coprendosi la bocca e cercando di non imprecare. Di solito uno scontro del genere non sarebbe stato un problema per il custode, ma dopo aver usato la sua magia per lottare o guarirli così tante volte, doveva essere esausto!
Puntò l'arco contro il tevene, gli occhi lacrimanti per il calore e il fumo. Tese la corda, pregando che le casse riuscissero a nasconderla quel tanto che bastava per attaccare, ma il mago dovette udire qualcosa perché si girò di scatto e spedì un lampo fiammeggiante contro di lei!
Le casse esplosero.

L'elfa sentì un soffio bollente in faccia e le orecchie fischiare prima di essere scagliata contro il muro. Crollò a terra intontita, un dolore lancinante ovunque e le dita serrate sul suo arco. Vide il mago del Tevinter puntare una mano contro di lei, le sue fiamme che ancora ruggivano contro la barriera di Iselen.
《Loghain ha detto che sareste stati una seccatura. Ma non credevo poteste essere tanto insolenti》 Altre crepe si aprirono nello scudo del mago. 《Ma non importa, non siete una vera minaccia. E tra un attimo sarete tutti in catene!》

Il Velo attorno a loro ebbe uno spasmo: la tempesta di fuoco crebbe ancora di più e inghiottì violenta la protezione del custode. Aida sentì il cuore colpire le costole e Zevran sbarrò gli occhi di terrore, poco prima che accadesse qualcosa di assurdo.
Le fiamme si contrassero, come se stessero cercando di resistere, di non lasciare la presa, prima di esplodere con un botto assordante in una ventata gelida che estinse il fuoco e diradò il fumo. Le figure di Iselen e Runaan ne emersero illese sotto gli occhi sgranati del magister.


L'elfo si reggeva esausto al bastone, ma aveva l'aria determinata e le vene azzurre e i suoi occhi brillavano più che mai. Il dalish invece aveva le orecchie di un rosso furibondo e i denti digrignati quando scoccò la freccia.
Il loro nemico alzò una barriera per difendersi: il dardo ci si piantò all'altezza della sua fronte, innocua, ma lo strillo della sua ultima guardia lo fece girare di scatto. Vide l'uomo crollare a terra accanto a lui, lo stomaco trafitto da un sorridente Zevran, che partì a sua volta all'attacco.


Aida sentì una zaffata di paura provenire dal magister, ma l'odore divenne immediatamente di folle sicurezza non appena lo vide affondare la sua arma nel petto del soldato morente. La temperatura precipitò, mentre una cupa aura sanguigna lo avvolgeva, e per l'ennesima volta quel giorno, lei si mosse per puro istinto.

Gli si buttò addosso a peso morto appena i tentacoli di magia oscura sorsero dal cadavere. Stavolta era pronta, l'arco sempre in pugno, e lo colpì con tutte le sue forze in faccia una, due, tre volte. Sentì le ossa spaccarsi, il sangue fiottare dalla bocca e dal naso e il clangore del bastone che cadeva a terra quando le due ginocchia cedettero. Non smise di colpirlo finchè non vide i suoi lineamenti gonfi e distorti e la pelle cominciare a diventare viola!
Lo afferrò per il bavero della veste, costringendolo a guardarla negli occhi. 《Dove sono? Cosa gli avete fatto!?》 Chiese, la sua voce un ringhio minaccioso
Lui sputò due denti a terra, le labbra gonfie e distorte. 《Custodi!》 Gracchiò rivolto a Iselen e Runaan. 《Custodi, posso aiutarvi! Lasciate che sacrifichi gli schiavi e vi darò un potere che…》
《Se avessi voluto sconfiggere il Flagello sacrificando innocenti e usando la magia del sangue, ci avrei pensato da solo.》 Lo interruppe Iselen, glaciale. Il suo viso stanco brillava ancora di linee azzurre.

Il grugno tumefatto del magister parve quasi sgonfiarsi sotto i grossi baffi. Zevran ghignò divertito per la scena, la mano sul fianco di Iselen per aiutarlo a stare dritto, ma Aida tenne salda la presa sulla veste. 《È stato Loghain a dirvi di farlo?》
《Loghain, Howe, Minrathous… cosa cambia? A nessuno importa di chi compra quelli come voi!》

Strinse a tal punto i pugni da lacerare la stoffa con gli artigli. 《Dove li avete portati? Dimmelo!》
L'altro si illuminò, stavolta di una malsana allegria《Li abbiamo inviati a Kirkwall e poi a Minrathous. Non rivedrai mai più i tuoi amichetti, ratta!》


Aida fissò il magister. La Bestia ruggì un ordine e lei eseguì: il corpo del mago crollò a terra in un lago di sangue, la gola squarciata e gli occhi rivoltati. Ma ciò non chiuse la voragine nel suo petto.
Lo lasciò andare in un moto di orrore: sentiva un forte bisogno di vomitare. Suo padre era stato portato via, ormai era ben oltre le sue possibilità di salvarlo: aveva fallito. Non avrebbe più potuto parlare con lui o abbracciarlo. Lo aveva perso.
Si mise una mano tra i capelli, tirandoli. Avrebbe dovuto tornare prima. Avrebbe dovuto esserci!
《Aida!》 La voce di Runaan la fece voltare di scatto, temendo una nuova minaccia, ma poi vide che lui, Iselen e Zevran erano di fronte ad un muro che aveva iniziato a muoversi dopo aver tirato una leva celata. Si potevano udire delle voci chiamare concitate.

Si alzò a fatica, attraversando la soglia della finta parete, il cuore che batteva, e dopo aver un breve corridoio, trovò tre enormi gabbie colme di elfi di ogni età, sesso e aspetto, prigionieri.
Tutti loro erano coperti di tagli e lividi medicati alla meglio. Molti erano persino legati e imbavagliati, ma altri tesero le braccia oltre le sbarre appena la videro.
《Aida!》 Si sentì chiamare da Nelaros, i suoi capelli biondi che spiccavano nella folla, ma i suoi occhi stavano cercando incessante,mente un altro volto.
E quando finalmente vide quei familiari occhi blu scuro, colmi di sorpresa nel vederla, quando aprì la gabbia e tagliò le corde che lo trattenevano, non esitò un attimo a gettarsi nel calore del petto di suo padre, come quando era bambina.

Una lacrima scese lungo la guancia quando lui ricambiò con forza. 《Mi sei mancato, papà.》


**


《Sono lieta che Arle Eamon abbia fatto pressioni affinchè l'enclave fosse riaperta.》 Esclamò gioviale Leliana, sorseggiando con grazia il suo the.
Aida alzò gli occhi al cielo. Leliana vedeva spesso il buono dove non c’era necessariamente. Era alquanto sicura che l’arle non fosse interessato agli elfi, quanto al mettere in buona luce Alistair e Persephone come futuri sovrani, ma tenne per sé i commenti acidi.
Era pur sempre grazie al suo intervento se Iselen, Wynne, Morrigan e Jowan avevano potuto riaprire la falsa Clinica senza problemi ed iniziare ad utilizzare la propria magia curativa per guarire i casi più gravi e almeno dare delle vere medicine e decotti di erbe lenitivi a chi non stava bene. Negli ultimi due giorni, persino nelle ore più calde della sera, c’era stata una lunga fila di elfi in attesa di ricevere le cure necessarie
Gli era molto grata per questo, come era grata a Leliana per essere venuta più volte da lei più volte negli ultimi giorni: grazie alla magia di Iselen, le sue ferite erano minime, ma era stato bello trascorrere in pace quelle ore con la rossa. Soprattutto perché aveva capito la sua decisione di rimanere accanto a suo padre per un po' prima di ripartire definitivamente.


Doveva ammettere di essere stata nervosa le prime volte: aveva temuto che la ragazza non si trovasse bene in casa sua. Per quanto fosse accogliente per i canoni dell'enclave, vista da occhi esterni non era diversa da un comune tugurio spoglio. Però lei non aveva detto nulla a riguardo. Anzi, pareva a suo agio nell'usare i vecchi e consunti mobili di legno.

In quel momento erano sedute nella cucina della casa dell'elfa, dove suo padre Cyrion, dopo averle ripetuto decine di volte di sentirsi bene, nonostante i diversi lividi che ancora gli macchiavano il viso, aveva iniziato a trafficare con il bollitore, insistendo per offrire un the alla rossa. Aveva persino tirato fuori il servizio buono: le uniche tre tazze non sbeccate rimaste in casa. Non le avevano più usate dopo la morte di sua madre.
Accarezzò distrattamente il bordo della sua, il disegno ormai sbiadito ruvido sotto i polpastrelli, ma una serie di voci allegre penetrarono le sue orecchie, stroncando quei pensieri sul nascere.

Guardò fuori dalla finestra: da quando avevano sventato il piano degli schiavisti, l'enclave era tornata alla vita. Molte famiglie avevano potuto riabbracciare i propri cari e ora passeggiavano per le strade, o parlavano sorridenti. I loro bambini correvano nella piazza del Vhenadahl e c'era persino qualcuno che aveva stappato delle botti di vino per festeggiare.
L'aria era colma di un'allegria che non vedeva da anni, anche se purtroppo non tutti la condividevano: Valendrian, Valora la moglie di Soris, varie amiche di infanzia sue e di Shianni, la nonna di Nola e tanti altri erano stati portati via settimane, se non mesi prima.
Suo padre le aveva ripetuto molte volte che non era colpa sua, che senza di lei tutti gli elfi dell’enclave sarebbero stati ridotti a schiavi, ma il senso di colpa pesava sul suo stomaco insieme alla sua paura.


Bavette un lungo sorso, lo sguardo cupo, ma Leliana, indovinando i suoi pensieri, intrecciò le dita con le sue, rivolgendole un sorriso gentile. Ricambiò: solo Andraste sapeva di quanta forza avesse bisogno.
Suo padre tornò verso di loro, un vecchio vassoio con sopra la teiera fumante. 《Ecco a voi, milady. Mi scuso se la casa non è nelle condizioni migliori. Se avessi saputo di una vostra visita, avrei cercato di riordinare.》 Disse, versando una seconda tazza alla rossa, che gli rivolse un cenno educato.
《Non è necessario: un piacere vedere dov’è cresciuta Aida. E chiamatemi Leliana, vi prego》

《E allora voi chiamatemi Cyrion. E datemi del “tu”》 Replicò suo padre allegramente.
L'orlesiana annuì, mentre Aida aiutava suo padre a sedersi sulla terza sedia. Testardo com'era, non aveva ancora messo piede nella clinica per farsi dare, dicendo che molti ne avevano più bisogno di lui, e rifiutava qualsiasi offerta di aiuto in casa!
Solo che, quando l'elfo si sedette, tirò fuori da una tasca un piccolo incarto, contenente quelli che erano indubbiamente i magnifici, deliziosi e soprattutto costosi biscotti glassati della madre di Alarith! La migliore pasticcera mai esistita!
《Ti era molto grata per aver salvato suo figlio.》 Spiegò Cyrion sorridente. 《E io potrei essermi fatto scappare quanto ti piacciano questi biscotti.》


Aida ne addentò uno senza esitare, un'onda di affetto che la attraversava insieme a quel sapore magnifico. Sentì gli occhi inumidirsi mentre guardava suo padre sorridere e desiderò abbracciarlo ancora e ancora. Non si era davvero resa conto di quanto le fosse mancato insieme a tutti i suoi piccoli modi per dirle "ti voglio bene", finchè non lo aveva rivisto. Ma si rese anche conto che era il momento di dirgli la verità.
Non si erano mai separati in quei due giorni. Gli aveva raccontato quello che era accaduto nella foresta e delle avventure che aveva affrontato con i custodi. Ma non aveva avuto il coraggio di parlargli delle sue abilità da lupo o del suo desiderio di andarsene dell’enclave. E ormai non poteva più mentire.


《Papà》 La sua voce era troppo sottile. 《Grazie per tutto questo. Però io devo dirti una cosa.》 Disse.
Suo padre le rivolse uno sguardo preoccupato, ma annuì e aspettò che lei parlasse.

Aida strinse le dita di Leliana per avere coraggio, il biscotto ancora in mano 《Ti ho raccontato che i lupi mannari che vivevano nella foresta erano tali perchè vittima di una maledizione e che noi li abbiamo salvati, ma… anche io sono stata colpita. Ero quasi diventata come loro.》 Gli mostrò la gamba, la cicatrice del morso che spiccava sulla sua pelle, e proseguì.
《Quando il maleficio è stato spezzato, sono tornata normale, ma non del tutto: questo occhio lo prova. Il lupo è ancora dentro di me, ne ho i poteri e l'istinto… e sarà così per sempre.》 Fu bizzarro dirlo ad alta voce per la prima volta, ammettere senza più timore cosa fosse. 《E… questa mia natura, così come ciò che ho fatto a Vaughan e i mesi passati con Leliana e i custodi, mi ha fatto capire che… che non posso più vivere qui. Non è il mio posto, e non lo è mai stato.》

Non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia stavolta. Se avesse visto dolore o delusione non sarebbe riuscita ad andare fino in fondo. 《So di starti dando un cruccio e mi dispiace tanto. Giuro sul Creatore che ho provato a vivere come mi hai insegnato, ma io non sono paziente come te o forte come la mamma. Non lo sono mai stata. Non voglio appendere il mio arco al chiodo, ne accontentarmi della speranza di un buon matrimonio e di una vita in pace. Non posso tornare a abbassare la testa e mordermi la lingua dopo tutto quello che ho visto e fatto. C'è… c'è un mondo intero lì fuori, e io lo voglio vedere!》
L’ultima frase la esalò come una preghiera. Non si era nemmeno resa conto di quanto il suo corpo fosse teso.


Si fece violenza per guardare il viso di suo padre quando non disse niente, ma non vi scorse emozioni. Anzi, sentì lo stomaco sprofondare quando lo vide alzarsi e recarsi nella sua stanza. Le sue zanne bucarono il labbro quando lo morse, le dita di Leliana sempre tra le proprie che provavano a darle conforto.
Aveva paura che suo padre non reagisse bene: lei non era mai stata brava con i discorsi e le spiegazioni. Forse avrebbe dovuto chiedere alla rossa di aiutarla. Scosse la testa. Avrebbe solo dovuto tacere! Era stata una stupida a dargli una notizia simile dopo tutto quello che aveva passato con gli schiavisti.

Si girò verso di Leliana, notando solo allora che le stava stritolando la mano. Allentò la presa, la Bestia che latrava di fuggire, di cercare un luogo sicuro, e lei avrebbe voluto darle retta. Ma prima che potesse parlare, Cyrion tornò con uno scrigno impolverato e glielo mise in grembo senza dire una parola. I decori del legno ricordavano eleganti trame di rami e foglie.

L’elfa la aprì, confusa, e vi trovò due splendide daghe dalle impugnature decorate da intricati motivi floreali. Le lame risplendettero quando le brandì, lucide e affilate, incuranti del tempo passato.
《Si chiamano Zanne. Appartenevano a tua madre》 Disse Cyrion, quando si girò in cerca di spiegazioni. 《Prima di morire, mi chiese di dartele. E se lo avessi fatto, se non fossi stato così vigliacco, Vaughan non avrebbe provato a farti del male. Ė stata tutta colpa mia》 Disse, scuotendo il capo. 《Sai, quando io e Adaia ci innamorammo, mi chiese di fuggire con lei e il suo Clan: mi promise la libertà. Ma io ebbi paura: la amavo, ma non conoscevo il mondo oltre l'enclave e non mi sentivo all'altezza di affrontarlo. Per colpa mia, lei lasciò il mondo in cui era cresciuta e rimase qui. Non mi resi conto di che torto le avessi fatto finchè non me la portarono via. Finchè tu non sei dovuta fuggire》 Il suo tono si incrinò. 《Se io avessi avuto la forza di rischiare, lei sarebbe viva e tu non avresti subito tanto dolore. Vi avrei dato ciò che meritavate.》

Aida boccheggiò, stupefatta. Si immaginò per un attimo come sarebbe stato nascere tra i dalish, poter imparare a combattere senza paura, avere entrambi i suoi genitori accanto, ma Cyrion riprese.
《Mi dicevo di volere una vita pacifica per te, con dei figli e un buon marito, perché saresti stata felice e in pace, ma la verità è che ero terrorizzato dall'idea che tu scegliessi di andare via.》 Sorrise stanco, gli occhi lucidi. 《Credo di non essere stato un buon padre dopotutto. Non buono quanto tu avresti meritato.》
Aida a quel punto di alzò, lasciando le dita di Leliana, i pugnali dimenticati sul tavolo, e abbracciò suo padre di slancio. Sentiva gli occhi pizzicare. 《Tu sei il padre migliore del mondo! Mi hai amata tanto nonostante tutti i guai che ti ho causato. Hai fatto del tuo meglio per darmi una buona vita e la possibilità di crescere bene! E non lo dimenticherò!》 Disse, il volto premuto contro il suo cuore. 《Voglio viaggiare, vedere il mondo, ma tornerò a farti visita. Questo non è un addio: Qualunque cosa accada, sarò sempre tua figlia.》

Cyrion Sorrise commosso, circondandola con le sue braccia. 《Grazie tesoro mio. Forse non avrai la vita che avevo sperato per te, ma sappi che non potrei essere più fiero della coraggiosa e magnifica donna che sei diventata. Quanto vorrei che Adaia fosse qui per vederti e per sentire lo stesso orgoglio che sento io.》
Aida annuì e Leliana, dietro di loro, Sorrise e si avviò discreta verso la porta per lasciare a padre e figlia un momento di pace. Era lieta che avessero potuto parlare, ma era chiaro che lei era ormai di troppo.
Strinse la maniglia della porta, passando la soglia. L'aria serale la avvolse, tiepida d'estate.
Avanzò attraverso le stradine deserte, notando che anche la lunga fila in attesa di ricevere le cure della clinica era svanita. Probabilmente Iselen, Wynne, Morrigan e Jowan si erano ritirati per dormire: ormai il sole era svanito oltre le mura della città, poteva contare le stelle contro il blu vellutato del cielo.
Si avviò verso le porte dell'enclave, preparandosi a tornare da sola al castello di Arle Eamon, ma la voce di Aida la fermò. 《Leliana, aspetta! Dove stai andando?》
Si voltò sorpresa nel vederla arrivare di corsa, la pelle scura che scintillava tenue alla luce della luna. 《Al castello. Tu e tuo padre vorrete stare un po' da soli ora che avete chiarito. Non mi sembrava il caso di imporre oltre la presenza di un'estranea nella vostra famiglia.》

《Leliana, tu non sei un'estranea. Pensavo di avertelo detto.》 Rispose Aida seria, avvicinandosi. 《Se sono arrivata qui, è grazie a te. Se non avessi creduto in me e avessi deciso di darmi una possibilità, non sarei partita coi custodi e non avrei mai avuto il coraggio di tornare per salvare la mia gente dagli schiavisti o di dire a mio padre ciò che desidero fare della mia vita. Tu mi hai accolta quando chiunque altro mi avrebbe additata come un mostro e se non fosse stato per questo, probabilmente non sarei mai uscita dalla foresta, ne avrei avuto tanta speranza per il mio futuro.》 Sentì le guance scaldarsi. 《Hai portato una nuova luce nella mia vita, non te ne andare.》

Anche l'orlesiana stavolta arrossì. Aida forse le stava dando troppo credito: lei stessa era fuggita per anni da Marjolaine, dal suo passato, da certi lati di se stessa che non poteva accettare. A differenza di Aida, non era stata in grado di affrontare i suoi demoni così in fretta, nemmeno con il sostegno di Dorothea, ed era certa che non ci sarebbe mai riuscita senza quel viaggio talmente colmo di avventure su cui il Creatore l'aveva posta, ma quelle parole le stavano comunque riempiendo il petto di gioia.
Sentì gli occhi inumidirsi un po', mentre si avvicinava a lei senza neanche rendersene conto. Quella ragazza, bellissima e unica, differente da tutte le altre, aveva scoperto le sue ombre e i suoi momenti di debolezza. Aveva visto i suoi peggiori difetti e i crimini passati che lei aveva cercato di nascondere, e l'aveva accettata ugualmente. Le stava chiedendo di restare perché la vedeva come una persona importante.

l'elfa sorrise quando la vide farsi più vicina, lieta che avesse scelto di rimanere, e si rese conto di aver intrecciato ancora una volta le loro dita. Godette di quella stretta delicata, i loro visi vicini, così come i loro corpi: sentiva il suo profumo gentile, poteva contare le delicate lentiggini sul suo naso. E quando colmò attentamente la distanza tra loro, sentì la morbidezza delle sue labbra accarezzare le proprie.
Era diverso dal baciare un uomo: era una sensazione delicata e al tempo stesso inebriante. Sentì la Bestia fare fusa soddisfatte quando attirò la ragazza a sé e approfondì il contatto. Poteva sentire il suo cuore risuonare eccitato nel petto, quel sapore che cancellava gli altri sensi e la faceva sentire leggera come una piuma. Perché aveva aspettato così tanto prima di convincersi a sperimentarlo?

Non seppe neanche quanto rimasero così, si separarono solo quando ebbero bisogno d’aria, ma Aida sapeva di volerne ancora e ancora. E Leliana la guardò con un sorriso così luminoso da farle battere il cuore anche più forte, comprese che per lei era lo stesso.
《Temevo non mi ricambiassi.》 Disse solo, e Aida unì le loro fronti.
《Mi dispiace averti fatta aspettare.》
La rossa la baciò di nuovo, felice. 《Avrei atteso fino alla fine dei tempi per te.》


**


《Quindi… grazie di essere venuta》 Disse Nelaros, imbarazzato, e Aida annuì, altrettanto in difficoltà, sperando per l'ennesima volta che una buca si aprisse sotto di lei e la inghiottisse. Andare da lui era stata una pessima idea!

All'alba, lei, I custodi, Alistair, Persephone e tutti i loro compagni avrebbero dovuto recarsi al palazzo reale insieme ad Arle Eamon per affrontare finalmente l'incontro dei Popoli e risolvere quella faccenda una volta per tutte e lei aveva deciso, prima di lasciare l'enclave, di risolvere le cose con lui.
Sapeva benissimo di non provare affetto nei suoi confronti, non aveva avuto il tempo di farsi davvero un'idea precisa di cosa pensasse di lui oltre al considerarlo una brava persona, però non voleva andarsene senza avergli dato almeno un saluto. Non voleva avere più dubbi o questioni aperte.
L'unico problema era che non aveva considerato quanto la discussione sarebbe risultata impacciata!


《Grazie per avermi salvato.》 Azzardò lui, un sorriso imbarazzato in faccia. 《Ti devo di nuovo la vita.》
Aida sospirò, scuotendo il capo. 《Fossi arrivata prima, avrei potuto salvare anche Valendrian e tutti gli altri. Ora saranno in viaggio per il Tevinter e nessuno potrà mai più aiutarli.》

《Ma senza di te, lo stesso destino sarebbe toccato a tutti.》 Esclamò il giovane. 《Io stesso sono riuscito solo a combinare un pasticcio quando ho cercato di aiutare gli altri elfi. Sono bravo solo a forgiarle le armi, non ad usarle.》
《Almeno tu hai cercato di fare qualcosa. È molto più di quanto possano dire tutti gli altri.》 Ribattè Aida. Il suo era stato un tentativo avventato, su questo non c'erano dubbi, e di sicuro non sarebbe mai stato un guerriero, ma almeno non era rimasto con le mani in mano mentre persone innocenti venivano portate via e vendute come schiavi.

《Beh, diciamo che la prossima volta lascerò il lavoro a te.》 Rise lui, per poi abbassare la voce, timido. 《Ora che ti ho conosciuta meglio, mi spiace anche di più per com’è finita tra di noi. Pensi… pensi che ci potremmo riprovare?》

Aida lo fissò sorpresa, non si era aspettata una simile dichiarazione, ma poi scosse piano la testa.
Il giorno del loro matrimonio sarebbe rimasto sempre nella sua memoria, come la rabbia che aveva provato e le risate crudeli di Vaughan, ma al tempo stesso le sembrava un evento lontano: era come se quella fatidica mattina facesse parte della vita di un'altra persona. Di un'altra Aida.
《Mi dispiace, Nelaros, ma non possiamo. Forse se tutto fosse andato secondo i piani, avremmo anche potuto essere felici, ma ormai è impossibile. Io sono diversa dalla ragazza che hai conosciuto. Non sono più solo un'elfa e… nei miei viaggi ho imparato molte cose su me stessa. Cose che un anno fa non mi avrebbero neanche sfiorato la mente, ma a cui ora non posso rinunciare》
Il giovane sorrise mesto, annuendo. 《Scusami, non avrei dovuto dire nulla. Mi rendo conto di essere troppo noioso per una persona come te.》

Aida scosse la testa. 《Non sei noioso, Nelaros. La donna che ti sposerà sarà molto fortunata ad averti. Non farai fatica per trovare qualcuno di migliore: dopotutto, mi pare di aver capito che resterai qui.》
Lui annuì 《Non ho i soldi per tornare ad Altura Perenne e ora che la forgia è stata riaperta, è il caso che mi rimetta al lavoro e mi rifaccia una vita. Qui mi trovo bene… nonostante ciò che è successo.》 Rise nervoso, i polsi che recavano i segni delle catene. 《Allora è vero che presto te ne andrai. Ho sentito tuo padre parlarne e...》

La ragazza annuì. 《Ho promesso di aiutare i custodi con l'incontro dei Popoli. Voglio che Alistair e Persephone abbiano il trono e che tutti sappiano cosa Loghain ha cercato di fare a questo posto e ai suoi abitanti. E se sopravvivrò, ho intenzione di viaggiare. Qualcuno mi ha promesso di portarmi ad Orlais.》
Lo disse con una certa cautela, memore della scenata che le aveva fatto Shianni.
Appena le aveva detto che sarebbe partita, sua cugina non aveva reagito bene. Le aveva chiesto mille volte perché, si era data la colpa e aveva spaccato una delle sue bottiglie contro il muro quando le aveva ripetuto che non era a causa sua. Si era sgolata fino al non avere più energie e alla fine si era messa a piangere tra le sue braccia.
Era eventualmente riuscita a spiegare a lei e Soris, alquanto amareggiato a sua volta, perché voleva andarsene, perché ormai l'Enclave non potesse più essere la sua casa, dopotutto si era aspettata una reazione simile, ma era stato brutto vedere di nuovo la tristezza oscurare i loro volti.
Quantomeno, Shianni si era risollevata un pochino quando le aveva promesso che sarebbe comunque tornata da loro a fare visita ogni volta che avesse potuto.

Fortunatamente, Nelaros non oscurò ne parve arrabbiarsi. Anzi, sorrise. 《Auguro a te e a "qualcuno" di essere felici.》 Disse, facendola girare imbarazzata, per poi guardarla con fare pensieroso. 《Quindi, Persephone Cousland diverrà regina del Ferelden? Non so esattamente come sia di persona, ma nell’enclave di Altura Perenne molti abitanti non amavano la sua famiglia.》
《Lei e Alistair non sono come tutti gli altri nobili. Sono brave persone: sarebbero stati qui a combattere con me per liberarvi se avessero potuto e faranno certamente un lavoro migliore rispetto a re Cailan.》

Lui sbarrò gli occhi stupito. 《Devi fidarti molto di loro per dire così.》
Aida annuì. 《Viaggiando coi custodi ho scoperto che ci sono umani degni di fiducia.》 Disse, ripensando a Leliana e alle sensazioni che quel dolce bacio le aveva provocato.
Le venne da sorridere alla sola idea.
Un anno prima non avrebbe pensato neanche lontanamente di potersi innamorare, ne di essere pronta a guardare negli occhi i nobili membri dell'incontro dei popoli e sostenere di persona due nobili, due amici, come futuri re e regina del Ferelden. Ne di essere pronta ad affrontare un Arcidemone al loro fianco e di non essersi mai sentita tanto a suo agio!

Emise un sospiro divertito, osservando le stelle fuori dalla finestra. Forse Micah aveva ragione quando diceva che gli abitanti di superficie erano tutti matti a causa del troppo ossigeno. Però sapeva che nessuno di loro si poteva fermare: ormai erano troppo vicini al cogliere i frutti dei loro sforzi per pensare di poter rinunciare.
Tutti loro avevano dovuto superare molti ostacoli in quell'anno e avevano fatto tutto ciò che era in loro potere per salvare il Ferelden e se stessi dal Flagello. Ora, lei poteva solo inviare una preghiera silenziosa al Creatore, augurandosi che il giorno dopo tutto andasse bene.

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Capitolo 43
*** L'Incontro dei Popoli ***


Persephone portò la mano sul collo dell’armatura per assicurarsi che tutti quegli inutili ornamenti fossero al loro posto, azione che aveva già compiuto almeno altre tre volte negli ultimi dieci minuti.
Sentiva anche i capelli, magistralmente acconciati in una complessa acconciatura grazie decine di spilloni scintillanti, pesare fastidiosi sulla testa. Sua madre di certo sarebbe stata fiera di vederla così agghindata, ma dopo aver passato mesi con la sua comoda treccia e una vera armatura, si sentiva vagamente ridicola.
Si impose però di smetterla. Ormai era arrivato il momento, l’incontro dei Popoli! Tra poco si sarebbero decisi i destini di tutti gli abitanti del Ferelden, compreso il suo. Se davvero stava per diventare la regina, non poteva permettersi di mostrarsi a disagio.

Il suo sguardo corse immediatamente a Fergus, poco dietro di lei. Aveva ancora un aspetto stanco e troppo magro, ma ora somigliava di più a come lo ricordava. La sua pelle era pulita, i capelli e la barba erano stati tagliati e pettinati e le occhiaie erano meno evidenti.
La stampella di fortuna era stata sostituita con una di solido legno, che gli permetteva di ergersi in tutta la sua considerevole statura nella nuova armatura nobiliare che Arle Eamon gli aveva donato. Il simbolo della casata Cousland brillava sul pettorale. Il suo sguardo era deciso.
Wynne aveva provato a dirgli di restare al palazzo per riposare ancora e pensare a riprendersi del tutto, ma lui si era rifiutato. E lei sapeva molto bene perché.
Lui voleva giustizia. La voleva tanto quanto lei, se non di più! Giustizia per la loro famiglia, per la loro casa, ma anche per tutti i soldati massacrati ad Ostagar e per gli innocenti uccisi a Caer Oswin e in tutto il Fereldenda quel conflitto interno. E quel giorno, finalmente, l’avrebbero avuta!


Con quel pensiero in mente, rilassò il viso, cercando di mostrarsi composta. Lei, Fergus e i suoi amici stavano avanzando insieme ad Arle Eamon verso il palazzo reale, un grande edificio di pietra grezza, dalle linee dure e spartane nella parte sud della città. Le guglie svettavano nere verso il cielo, scintillando nell'afa estiva. Emanavano un'aura di soggezione, ma non potevano competere con la sensazione di orrore che ispirava Forte Drakon.
Iselen e Runaan lo stavano osservando poco dietro di lei. Gli inserti metallici delle loro tenute da custodi brillavano alla luce del sole quasi quanto la Perla d'oro che il mago ora portava all'orecchio e Micah era accanto a loro. Il suo ghigno sicuro stirava le cicatrici
Leliana e Aida erano poco più avanti, le dita allacciate, e Sten e Shale stavano fissando l’edificio con uno sguardo duro, simile a quello determinato di Wynne.
Nessuno di loro aveva timore, la nana anzi era eccitata, e lei avrebbe voluto avere la loro stessa sicurezza. Avevano pianificato tutto con attenzione e accumulato molte prove, ma sarebbe stato abbastanza?

Alistair, al suo fianco, le strinse le dita con le proprie, distraendola dal suoi pensieri. 《Sei pronta?》 Domandò, lo sguardo puntato sull'enorme portone. Il legno incombeva imponente su di loro.
La ragazza annuì, mentre Cerere, la pelliccia tagliata dopo una doverosa sessione di toeletta, le leccava dolcemente l'altra mano, come a darle coraggio. Vide anche Fergus annuire fiducioso, e lei rispose al cenno mentre Arle Eamon spalancava i pesanti battenti.
Una folata calda li accolse. L’aria che si respirava lì dentro era pesante, più umida persino di quella esterna, e muoveva a malapena i grandi stendardi della casata reale appesi alle pareti.
Attraversarono gli ampi corridoi, gli occhi delle tante statue di mabari puntati contro mentre si dirigevano verso la sala del trono. I loro passi risuonavano sulla pietra levigata dei pavimenti: non volava una mosca.
La porta dietro cui si celava il loro obiettivo non era imponente come l'entrata, ma era altrettanto pesante. Si aprì con un potente cigolio.


Una grande quantità di nobili e persone di rilievo occupavano la sala del trono. I loro abiti colorati spiccavano sul grigiore della pietra e tutti gli occhi erano puntati su di loro. Su di lei.
Alcuni avevano già iniziato a confabulare, indicando prima lei, poi Fergus e la sua gamba mancante, la Golem e infine i tre custodi. Una donna emise una risata di scherno indicando le orecchie di Iselen e Runaan.
La corvina li ignorò, lo sguardo era rivolto verso le balconate superiori, da dove tutti i Bann e gli Arle più importanti del Ferelden li stavano scrutando con attenzione. Gli spazi riservati agli Arle di Amaranthine e Denerim erano vuoti, dato che Howe era ancora nelle loro mani, però riconobbe varie vecchie conoscenze di suo padre e soprattutto Bann Eremond e Bann Loren!

Entrambi le rivolsero sorrisi incoraggianti, ma incrociò anche il volto impenetrabile di Bann Sighard e il sorriso viscido di Bann Ceorlic e quello melenso di Bann Lessa.
Ma più di tutti, vide Loghain davanti a loro, in piedi davanti al trono. I suoi occhi blu li stavano fissando, duri come la spada che teneva al fianco, il suo fisico imponente reso anche più massiccio dall’armatura pesante. Il metallo scuro brillava minaccioso.


Arle Eamon assunse un cipiglio crucciato, prima di rivolgere a lei, Fergus e ai tre custodi un cenno di auguri e dirigersi verso la balconata destinata a lui. E a quel punto, la folla di nobili si divise per permettere alla Venerata Madre, il capo della chiesa di Denerim, di arrivare impettita al centro della stanza.
Era una donna alta, sugli ottant’anni e dall'aspetto arcigno. Le vesti erano impeccabili, i capelli argentei raccolti in una crocchia sulla nuca e la ragnatela di rughe faceva apparire il suo volto dal naso aquilino ancora più austero.
《Nobili del Ferelden. Siamo qui riuniti per discutere dei destini del nostro paese e per vedere risolta la disputa per il trono tra Teyrn Loghain Mac Tir e il custode Alistair.》 Si rivolse verso Arle Eamon. 《Voi avete sostenuto lui e la giovane Cousland nelle loro accuse. Or dunque, parlate.》
L'uomo annuì. 《Sappiate che siamo in pericolo.》 Esordì. 《Tutti noi siamo minacciati dalla prole oscura e dal loro arcidemone. Ormai incombono su di noi e per colpa di quest'uomo e delle sue azioni, il nostro paese è diviso. Non solo ha tradito i custodi e il re ad Ostagar, ma ha schierato i suoi eserciti per conquistar le terre di ogni nobile che osasse rifiutarsi di obbedire. A causa sua, siamo deboli, lacerati da lotte interne. Per quanto lasceremo che tutto ciò vada avanti?》

Alcuni nobili applaudirono timidamente, ma lo sguardo glaciale di Loghain spense quel blando tentativo. 《Parole accorate, Eamon, te lo concedo, ma inutili.》 Si voltò verso Persephone. 《Ditemi, Lady Cousland, quanto vi ha offerto l’imperatrice Celene per il Ferelden? Se vincerete, gli Chavaliers dovranno scendere in battaglia o gli consegnerete direttamente il paese?》
La corvina sentì gli occhi di tutti puntati di sé, così come vide Alistair stringere i pugni fino a far stridere i guanti dell’armatura.
Ma il suo viso rimase composto, aggraziato come le aveva insegnato la madre: era preparata. In fondo, sapeva che Teyrn Loghain non sarebbe rimasto in silenzio di fronte alle loro accuse. 《Siete in errore, Teyrn: nemico che dovremo affrontare non è Orlais. Non saranno gli Chavaliers ad attaccare il nostro paese, ma la prole oscura! Io ho visto le proporzioni del loro esercito e la potenza del loro arcidemone e in questo istante, non abbiamo possibilità di vittoria!》

Molti nobili annuirono, e stavolta la voce di uno dei Bann più anziani risuonò stentorea. 《Ha ragione! Ci sono abbastanza rifugiati nel mio Bannorn da rendere chiara la situazione! Mentre l'esercito spreca tempo e risorse pattugliando i confini, l’orda avanza!》
《Le terre del Sud sono ormai devastate! La Corruzione di quei mostri le sta avvelenando!》 Aggiunse Bann Eremond. 《E presto sarà così ovunque!》
《Ma come potremo sconfiggerla senza l'eroe del fiume Dane, il nostro più grande generale!?》 Il tono viscido di Bann Ceorlic si impose sul nuovo scroscio di applausi. 《Come facciamo a sapere che questi custodi non stiano solo cercando di prendere il potere come hanno già fatto ormai secoli fa!?》 Urlò, puntando il dito contro i tre giovani.
Diversi capi annuirono di fronte a quell'affermazione. Alcuni uomini più anziani lo fecero con convinzione, mentre un gruppo di nobildonne borbottava timoroso, le bocche nascoste dai ventagli preziosi.


Iselen assottigliò lo sguardo, mentre Micah e Runaan accarezzavano i coltelli, e Persephone fece in modo di non rendere evidente il disgusto che provava per quell'uomo. Da sempre era un sicofante, un vigliacco, incapace di agire senza celarsi dietro gente più forte.
Cerere, al suo fianco, ringhiò minacciosa contro di lui, ma smise quando Fergus si fece avanti. 《Vi posso assicurare che quella che si è svolta ad Ostagar non è stata una battaglia, ma un massacro unilaterale! Centinaia di uomini e donne coraggiosi hanno perso la vita, conseguenza che forse Loghain avrebbe potuto mitigare se non avesse scelto di fuggire!》
Molti nobili si scambiarono sguardi eloquenti, un paio di giovani uomini addirittura annuirono, ma colpo di tosse chiaramente finto rintoccò per la stanza, mentre le labbra molli di Bann Lessa si piegavano in un altro sorriso melenso. 《E chi siete voi per accusare il nostro re, il nostro miglior generale, di tradimento?》
Fergus la guardò con sufficienza, raddrizzandosi fiero sulla stampella. 《Fergus Cousland, fratello maggiore di Persephone Cousland e legittimo erede di Bryce Cousland! Uno scherzo del destino ha fatto si che fossi lontano quando l’esercito del re e… la mia famiglia sono stati uccisi. Ma ho visto coi miei occhi ciò che resta di Ostagar e se non aiuteremo i custodi, il nostro paese verrà ridotto ad una landa desolata!》


La faccia molle di Bann Lessa parve come sgonfiarsi, mentre nella sala si diffondeva un mormorio concitato. Molti scossero il capo, altri indicarono ancora la gamba di Fergus, ma altri invece sembravano aver ascoltato. Notò un paio di Arle guardarli con benevolenza e Bann Eremond annuì soddisfatta verso di loro.
Persephone sorrise di rimando, rivolgendosi alla stanza. 《I custodi sono la nostra speranza! Solo il loro ordine può uccidere gli Arcidemoni!》 Esclamò, la mano tesa verso Iselen, Runaan e Alistair. 《Costoro sono eroi! Hanno rischiato la vita per proteggere il nostro paese, anche se per colpa di Teyrn Loghain sono rimasti solo in tre! E tra di loro, combatte il figlio del nostro amato re Maric, Alistair Theirin!》
Questa volta, lo scroscio di voci fu molto più potente.
《Sarà possibile?》
《Sarà davvero suo figlio?》
La sorpresa era evidente sul viso di molti, quanto il sorriso di Bann Eremond.


Loghain, però, rimase impassibile, lo sguardo rivolto verso i balconi 《Tu mi accusi di averci diviso, Eamon, eppure sei tu quello che sta cercando di convincere tutti a combattere al fianco di un finto re.》 La sua voce tagliò l'aria come una spada. 《Se fosse un degno figlio Maric, sarei il primo a seguirlo, ma ciò che ho davanti è un ragazzino che non ha idea di cosa comporti regnare. Nient’altro che un burattino nelle mani tue e di quella donna!》
Lo sguardo di Alistair non era mai stato tanto duro. La sua mascella era contratta, la mano che lottava per non prendere la spada. L'uomo che aveva ucciso Duncan era a pochi passi da lui e ora osava accusare la donna che amava di essere una manipolatrice arrivista! Sentì l'elsa con le falangi, ma la corvina gli toccò il braccio discreta, facendogli segno di calmarsi.

《Voi pensate veramente che Arle Eamon, fratello della compianta regina Rowan, vorrebbe una cosa simile!? Dividere il paese per cui sua sorella e la sua famiglia hanno rischiato la vita?》 Disse alla sala, notando con piacere diversi nobili scuotere la testa. 《Lui è qui oggi insieme a noi per cercare di salvarlo! Alistair ha sempre combattuto con lealtà e valore. Ha dovuto superare ostacoli contro cui anche i migliori re e regine avrebbero avuto timore, e adesso è qui, davanti a voi, onesto su chi sia in realtà! Loghain invece, non solo ha lasciato re Cailan e i custodi a morire, ma ha scelto di allearsi con Rendorn Howe, arle corrotto e uccisore della mia famiglia!》
Con la coda dell'occhio, lei e Fergus videro Bann Loren stritolare il proprio balcone alla menzione di Howe, ma Loghain non demorse 《Non ho ordinato di attaccare Altura Perenne, ero all’oscuro dei piani Howe. E mi spiace per voi, Lady e Lord Cousland, ma il vostro dolore vi ha evidentemente tolto il senno.》

Persephone rimase impassibile, le mani lungo i fianchi. Lei e Iselen avevano previsto un tentativo di farla apparire come una pazza tormentata dal lutto: sapeva come rispondere, ma la sua voce fu tagliata sul nascere dall’intromissione di Bann Loren.
《Ma le morti di Bryce ed Eleanor Cousland pesano sulla sua testa, quanto quelle di mia moglie e di mio figlio! Come gli attacchi rivolti da lui in vostro nome a chiunque si sia rifiutato di obbedire! Sono stati i suoi eserciti a devastare il mio Bannorn e quello di Bann Eremond! Non fosse stato per Lady Cousland, avrebbe macellato anche noi!》Pareva più vecchio che mai. La ragnatela di rughe sul suo volto era profonda e segnata da macchie scure. Gli occhi erano ormai lattiginosi, ma la sua voce risuonò potente
《E non si è limitato ad attaccare i Bannorn.》 Proseguì la corvina, consapevole di avere su di sè l'attenzione di tutti. 《Sempre per conto di Teyrn Loghain, per essere certo nessuno potesse ostacolarli, Howe ha rapito i figli di molti dei nobili presenti qui oggi, in modo da poterli ricattare. Non è vero, Bann Sighard?》
Il volto dell’uomo, fino ad allora serio, si contorse in una smorfia di dolore, rivolgendosi alla sala. 《Si. Mio figlio è stato rapito e torturato per settimane. Howe mi ha detto che se mi fossi opposto a Loghain o avessi cercato di avvertire qualcuno, lo avrebbe ucciso!》 Sbattè un pugno sulla balaustra. 《Molte sue ferite sono oltre l’aiuto di qualsiasi guaritore.》
Diversi nobili sospirarono, sconvolti dall'idea che il loro più grande stratega si fosse alleato con un uomo simile, ma Bann Ceorlic sorrise viscido e tanti altri scossero il capo, segno che non avevano rinunciato alla loro fiducia nei confronti dell’eroe del fiume Dane.


Quest'ultimo era pallido, i pugni stretti e gli occhi blu che mandavano lampi. Però quando di voltò verso la corvina, il suo volto era calmo 《Voi accusate Arle Howe di gravi crimini, Lady Cousland. È un vero peccato che lui non possa difendersi, visto il modo in cui voi e i vostri alleati lo avete massacrato》 Stavolta il suo sguardo si spostò su Iselen. 《Di lui e dei suoi uomini non resta che una coltre di ghiaccio. Lo stesso ghiaccio che mesi fa ha storpiato alcuni miei uomini!》
La Venerata Madre strinse il medaglione col sigillo della Chiesa che portava al collo a quelle parole, e diversi nobili indicarono Iselen e il suo bastone magico. Molti con aria spaventata, alcuni invece parvero colpiti.
Invel si fece avanti minaccioso, il pelo bianco dritto e i denti scoperti pronti a difendere il suo adorato padrone, ma il mago non mostrò emozione, accarezzandolo tra le orecchie per farlo calmare. I suoi occhi neri erano puntati in quelli del reggente.


Persephone assottigliò gli occhi per quel colpo basso, ma un sorriso sicuro le salì alle labbra quando udì la porta del salone aprirsi. 《Massacrato dite? Temo che vi stiate sbagliando, Teyrn Loghain. Non scenderei mai a certi livelli.》 Disse, mentre Morrigan, Zevran e Jowan entravano nella stanza. I bastoni magici erano spariti, le solite vesti sostituite da abiti comuni, e stavano scortando, finalmente libero dal suo sonno magico, nientemeno che Rendorn Howe!
Il silenzio crollò immediatamente nella stanza. Tutti gli sguardi erano puntati su di loro.

L'uomo si muoveva lento, scosso da profondi tremiti. Strattonava le catene che gli stringevano i polsi e, come la strega le aveva detto, le sue ferite non erano guarite del tutto. Il suo volto mostrava ancora tracce del loro scontro: chiazze giallastre sporcavano la sua pelle, il labbro era spaccato e i lineamenti erano rigonfi e asimmetrici, come una caricatura. E la sua espressione non faceva che distorcerli di più: stava fissando Fergus ad occhi sgranati.

Lo portarono fino al centro della stanza, obbligandolo ad inginocchiarsi davanti a lui. Persephone sentì un brivido di aspettativa lungo la schiena e sapeva che anche suo fratello stava fremendo. Avevano contato le ore che mancavano all’esecuzione di quel verme.
Zevran ghignò soddisfatto e anche Morrigan le rivolse un sorriso ferale prima di affiancare Runaan, le pupille accese di un’inquietante luce viola.

Le dedicò un cenno con il capo, prima di rivolgersi ad Howe, lo sguardo gelido. 《Arle, raccontate a tutti noi in che modo avete ucciso la nostra famiglia.》
L'uomo strattonò nuovamente le catene, la faccia contratta in quello che poteva sembrare disprezzo, quando in realtà era un inutile tentativo di liberarsi dagli incantesimi che la strega e il mago del sangue avevano imposto sulla sua mente. 《Ho aspettato che il figlio di Bryce se ne andasse con il grosso delle truppe. Non avrei avuto possibilità di farcela se avessero avuto tutte le proprie forze a disposizione. Solo allora ho dato ordine di attaccare.》 I suoi occhi erano rivolti verso terra, lontano quanto possibile da quello di Fergus. 《Abbiamo messo a ferro e fuoco il palazzo, prendendoli uno per uno, come cani. Ho sgozzato Bryce Cousland con le mie mani, davanti a sua moglie, proprio come ho fatto con suo nipote! Tutta la vita mi aveva guardato dall'alto in basso, credendosi migliore di me, ma è morto implorandomi! E nessuno avrebbe mai saputo se lei》 Il suo sguardo aspro puntò Persephone, per un attimo libero dalla magia di Morrigan e Jowan 《non mi fosse sfuggita》


Cerere ringhiò una seconda volta, la padrona le grattò il collo per calmarla. Sapeva come si sentiva la sua mabari: il tono orgoglioso con cui quel traditore aveva raccontato di aver ucciso suo padre, l'uomo che lo aveva chiamato amico per anni, le aveva stretto lo stomaco in una morsa furiosa.
Le aveva portato alla mente l'ultima carezza gentile di suo padre, il sacrificio di sua madre, la loro casa che bruciava in un rombo che aveva coperto le sue urla.
E lo stesso era per Fergus. Vedeva sei suoi occhi lucidi i volti di Oren e Oriana, il tono scherzoso con cui si erano salutati, l’inconsapevole ultimo abbraccio che gli aveva dato. Sapeva che, se avesse avuto una spada, non avrebbe esitato a trafiggere quel verme in quel preciso istante, ma era necessario che la sala udisse la loro storia. Che capisse cosa quell'uomo fosse disposto a fare.
《Avete sentito tutti.》 Annunciò infatti. 《Con che razza di uomo Loghain abbia scelto di allearsi: un traditore che ha scelto di uccidere un compagno d'armi, un amico, per banale invidia! Ditemi, Teyrn, cosa avete da dire riguardo a questo?》
L'uomo stava guardando il suo ormai ex alleato con puro e semplice disgusto, ma rimase testardamente a testa alta 《Non ho avuto alcuna parte nella sorte dei Cousland, ve l'ho già detto. E se avessi saputo cosa aveva in mente Howe, non avrei chiesto il suo aiuto.》


Molti annuirono, persino un paio di Arle dall'alto dei loto balconi, la loro fiducia ancora salda, ma da buon traditore, qual era, Persephone sapeva che Howe non sarebbe semplicemente rimasto zitto.
《Io vi ho difeso!》 Urlò infatti isterico. 《Quel misero bamboccio viziato di Oswyn Sighard aveva scoperto chissà come che ve la siete svignata ad Ostagar e che avevate mandato un mago del sangue a togliere Eamon di mezzo! Senza di me, sareste finito alla gogna!》
Un silenzio di piombo avvolse la stanza. Nessuno, forse per il troppo stupore, ebbe il coraggio di parlare per un attimo che parve durare ore.

I suoni di sorpresa iniziarono lentamente. Prima solo sussurri sbigottiti, richieste di conferma, capi scossi per diniego, ma molto presto lo stupore mutò in paura
Tantissime voci si levarono insieme, accusando l'oltraggio, mentre altre urlavano che non era possibile. Alcuni nobili iniziarono a guardarsi attorno atterriti, come se potessero scoprire solo guardando i possibili maghi del sangue sotto mentite spoglie: Arle Eamon li osservò impassibile e Jowan cercò di farsi quanto più piccolo possibile dietro Leliana e Shale, le iridi ancora illuminate di rosso.

Bann Ceorlic e Bann Lessa tentarono inutilmente di accampare delle scuse, ma la voce della Venerata Madre sovrastò tutte le altre. La sua faccia era così pallida da nascondere per un attimo le rughe, le unghie erano piantate nelle vesti decorate.
《Loghain, cosa è questa storia!? La magia del sangue è un sacrilegio nei confronti del Creatore! Ogni Sua legge la condanna! È il peggiore dei mali, pura corruzione! La Chiesa non può soprassedere! Come osate voi…!?》
《SILENZIO!》 Sbraitò l'uomo, perdendo per la prima volta la sua compostezza. 《Queste accuse non sono che uno stratagemma per allontanarci dalla verità!》 Puntò il dito contro Iselen e Runaan. 《Ovvero che sono stati I custodi ad ingannare Cailan, riempiendogli la mente con le loro storie di fantasia!》

Persephone fece per rispondere, pronta a raccontare le imprese che i custodi avevano dovuto vivere insieme a lei e a tutti gli altri nelle vie profonde e nella foresta di Brecilian, ma con sua grande sorpresa fu Alistair a prendere la parola. Il suo volto era imperscrutabile.
《Noi custodi non abbiamo mai sottovalutato la minaccia del Flagello. Sapevamo che la battaglia che stavamo per affrontare avrebbe mietuto molte vittime. Il mio mentore, Duncan, ha più volte consigliato al re di non combattere sulle prime linee insieme a noi, di aspettare che l'orda venisse sfoltita. Ma lui non gli ha dato retta》 Il suo tono divenne velenoso. 《Qualcosa di cui forse il suo più fidato generale avrebbe dovuto occuparsi.》
《Credi che non l’abbia fatto!?》 Sbraitò il Teyrn 《Ho supplicato Cailan di aspettare, di non scendere in battaglia senza pensare, ma lui ascoltava solo le menzogne che gli avevate raccontato. E infatti eravate in combutta con Orlais fin dal principio!》
Il ramato emise una risata senza allegria, gli occhi colmi di disprezzo. 《Giusto. E il nostro grande piano era proprio quello farci sterminare dal primo all'ultimo. Ha funzionato alla perfezione!》

《Evidentemente non abbastanza.》 Loghain era rosso di rabbia, le labbra una linea sottile. Si rivolse direttamente a Fergus. 《Lord Cousland, voi stesso avete ammesso di non essere stato presente durante la battaglia, quindi non potete capire l'orrore a cui io e i miei uomini abbiamo assistito. Affidarsi ai custodi è stato un errore. Anche se Cailan mi avesse ascoltato, forse non sarebbe morto, ma quel massacro sarebbe avvenuto ugualmente.》
Bann Ceorlic e Bann Lessa annuirono a questo, come fecero altri, ma Persephone riprese la parola. 《Mi spiace, Teyrn Loghain, ma abbiamo le prove che non è la verità.》 Iselen le passò una delle lettere che avevano preso ad Ostagar, il sigillo reale di ceralacca era spezzato. Le mostrò alla sala 《Lord e Dame del Ferelden, questa lettera è parte di una corrispondenza tra re Cailan e l'imperatrice Celene Valmont di Orlais, in cui quest'ultima ci assicura l'aiuto delle sue truppe. Però noi sappiamo da fonti certe che avete ricacciato gli Chavaliers oltre i confini e impedito ai custodi grigi di Orlais di aiutarci, catturando e imprigionando il loro esploratore affinchè non cercasse l’aiuto della sua comandante!》

Loghain divenne, se possibile, ancora più furibondo. 《Non ci si può fidare di Orlais! Quella serpe voleva solo un'occasione per annettere di nuovo il Ferelden come provincia! Permettere agli Chavaliers di varcare i confini sarebbe valso come consegnarle il trono!》
《Siete un folle!》 Esclamò Bann Eremond, colpendo il proprio balcone. 《Il vero nemico è sempre stata la prole oscura, non Orlais! Lady Cousland ha ragione! La colpa di quanto sta succedendo è vostra!》

Arle Eamon annuì. 《Voi affermate di volerci proteggere, Loghain, ma ogni vostra azione non ha fatto altro che dividerci, indebolirci, a cimentarci in una inutile guerra civile anche all'alba della disfatta!》
Il Teyrn replicò con un verso stizzito. 《La nostra terra ha sempre combattuto da sola in modo egregio. Non ha bisogno di uomini che un giorno si dicono alleati e quello seguente sono conquistatori! E soprattutto non serve affidarci ad una Valmont: noi abbiamo una regina! Ditemi custodi, che cosa ne avete fatto di mia figlia, nostra legittima sovrana!?》

《Anche su questo Arle Howe potrà chiarire la situazione.》 Rispose Persephone gelida, dando un colpetto all'uomo, che rabbrividì, gli occhi appannati.
《La Regina è venuta al palazzo, facendo domande scomode sulla morte di suo marito. E io…》
《E voi, per difendere mio padre, avete scelto di farmi prigioniera e minacciarmi di morte, Arle Howe.》Annunciò la regina Anora, facendo la sua trionfale entrata tra lo sgomento dei presenti.
Sfoggiava un magnifico abito porpora che fasciava con cura il suo corpo e ne sottolineava l’eleganza e la regalità. I ricami e gli orli splendevano come i capelli biondi, raccolti in una complessa acconciatura da molteplici spilloni. Tutti gli occhi erano puntati su di lei, quelli di suo padre in particolare, e Persephone potè solo pregare che alla fine avesse deciso di aiutarli.
La regina continuò. 《Quello che Arle Howe ha detto è vero: sono andata da lui per avere risposte e sono stata rinchiusa dietro una porta incantata perché non rivelassi la verità. Non fosse stato per Lady Cousland e i custodi Surana e Mahariel, di certo sarei morta.》

Loghain continuò a fissarla, lo sguardo blu costernato. 《Oh Anora.》 Scosse la testa tristemente. 《Vedo che gli inganni di questi custodi hanno irretito anche te. Avrei dovuto proteggerti meglio.》
《Sono in grado di difendermi da sola, padre mio.》 Rispose lei, lo sguardo duro, prima di rivolgersi alla sala. 《Lord e Dame del nostro splendido e triste paese.》 Cominciò solenne 《Con mio sommo rammarico, vi confermo che mio padre non è più l'eroe che ricordate. Ha lasciato il vostro re mentre quest’ultimo lottava contro la prole oscura e rubato il suo trono mentre il suo corpo non era ancora freddo. Le sue azioni, seppur guidate da buoni propositi, hanno posto il nostro regno sul ciglio della disfatta. La prole oscura arriverà con il loro Arcidemone per ridurci nel nulla, è una questione di giorni. Ormai le nostre speranze risiedono nei custodi grigi.》

I nobili tornarono a discutere, questa volta le loro voci suonarono chiare. Quella di Bann Eremond spiccava tra tutte.《Teyrn Loghain è un traditore!》
《Senza i custodi non abbiamo possibilità!》
《Sciocchi! Come credete di poter vincere senza l'eroe del fiume Dane?!》 Strillò Bann Lessa, la grande faccia molle ormai paonazza, ma nessuno dei presenti le diede ascolto.
Loghain, capendo di star perdendo il sostegno della platea, si fece avanti minaccioso. 《Ogni scelta che ho fatto è stata volta alla protezione del Ferelden e dei suoi cittadini! E non chiederò scusa per esse!》


Persephone vide la rabbia scintillare negli occhi di Aida e la vittoria in quelli di Iselen. E se la situazione fosse stata diversa, anche lei sarebbe stata molto soddisfatta. Il Teyrn si era messo in trappola da solo.
《Voi dite di voler difendere noi abitanti del Ferelden, eppure voi e i vostri servi non avete esitato a vendere molti di loro come se fossero bestiame!》 Annunciò infatti, facendo segno ad Aida di farsi avanti.
L'elfa alzò la pergamena con che avevano recuperato nel covo degli schiavisti, così che tutti potessero vedere bene il sigillo del Tevinter su di essa.
《”Magister Aravus Mistralis accetta di cedere la somma di duemila sovrane alla corona del Ferelden, in aggiunta a nuove armi e armature dei migliori fabbri di Minrathous, in cambio di almeno cinquanta schiavi sani provenienti dell'Enclave di Denerim”》 Lesse ad alta voce, sentendo la Bestia ruggire dentro la sua testa. 《Vi ricorda qualcosa, maestà?》 Chiese, calcando con un ringhio sull'ultima parola. 《Questo documento porta la vostra firma! Vi riempite la bocca di nobili intenti, ma avete lasciato che un’epidemia devastasse l’enclave e consegnato la mia gente agli schiavisti del Tevinter!》


Il Teyrn aprì la bocca per rispondere, ma un nuovo coro di voci furibonde lo fermò. 《Questo è oltraggioso!》 Urlò Bann Loren
Loghain tentò di recuperare terreno. 《Ho dovuto scegliere il minore tra i due mali! Pur di salvarci dalle minacce che incombono su tutti noi, ero pronto a pagare qualsiasi prezzo, anche uno terribile come questo. Ogni parola di quel contratto mi provoca disgusto, e mi rammarico per la sorte di quegli elfi e per il dolore arrecato alle loro famiglie, ma sapevo che non c'era modo di salvare l'enclave!》

《E quindi la soluzione era venderli come bestie da macello!?》 Sbraitò Arle Eamon.
《Anche gli elfi sono cittadini! Non pagano anche loro le tasse come tutti?》 Domandò un'altra nobile.
Il gracchiare oltraggiato della Venerata madre però li zittì tutti. L’anziana donna si stava stringendo il petto, il volto ormai talmente bianco da sembrare carta. 《La schiavitù è stata abolita da Andraste! Avete infranto ogni legge del Creatore e dalla sua sposa! Le vostre azioni sono una disgrazia! Non meritate il trono!》

Anora annuì, il volto serio. 《La Venerata Madre dice il vero. Purtroppo mio padre non può continuare ad essere re. Qualcun altro dovrà guidarci.》
《E allora perché non restituire semplicemente tutto alla regina?》 Urlò una dama tra i nobili di alto rango
Persephone sentì il cuore sobbalzare quando vide una scintilla soddisfatta negli occhi della sovrana. Pregò che non decidesse di tradirli, non ora che erano così vicini, ma lei scosse il capo con grazia.
《Purtroppo, ammetto di non essere la persona ideale per questo ruolo, Bann Amara.》 Disse, accennando ad Alistair con un gesto regale. 《Affinchè il nostro paese possa sopravvivere e prosperare, il trono dovrà tornare alla stirpe dei Theirin. Dovrà tornare al figlio del grande re Maric, colui che ora è qui davanti a voi e si rimette al vostro giudizio: Alistair!》


Il ragazzo si fece avanti, cercando di restare dritto e fiero, il volto pallido. Cerere scodinzolò incoraggiante. 《So che molti di voi vedete la mia pretesa al trono come una farsa, uno scherzo, e che pensate a come possa io rinunciare ai miei doveri di custode grigio. Mia madre non era di nobili origini, questo lo so bene, e non sono stato addestrato tutta la vita a governare, ma voglio che sappiate una cosa. Quando sono entrato nel mio ordine, ho promesso di proteggere il nostro paese, di garantirne l'equilibrio. Ho sempre combattuto per questo giuramento, e continuerò a tenervi fede se mi giudicherete degno del trono!》
Persephone annuì, ponendosi accanto al ramato e riprendendo la parola. 《Neanche re Maric all'inizio sapeva come governare un paese. Come Alistair, ha perso i suoi genitori e ha dovuto affrontare mille ostacoli prima di diventare il re che ricordiamo. Ma il suo carisma e il suo coraggio hanno comunque spinto il popolo del Ferelden a credere in lui e lottare contro gli invasori orlesiani. Ora suo figlio vi sta chiedendo la stessa fiducia. Tutti voi vedete la grande somiglianza tra di loro, e ormai è il momento di scegliere. Seguirete nuovamente i discendenti della dinastia dell'antico re Calenhad Theirin nella guerra ormai prossima contro la prole oscura?》

Quasi tutti i bann annuirono. Vari applausi si levarono dalla folla. Arle Eamon sorrise vittorioso, come Bann Eremond, ma la voce di Loghain risuonò nella stanza.
《Traditori! Come potete schierarvi contro di me dopo tutto quello che ho fatto per voi?! Nessuno più di me ha versato sangue per il nostro paese! Dov'erano i vostri amati custodi durante la guerra della liberazione!? Dov’erano mentre gli orlesiani rubavano le vostre terre e stupravano le vostre mogli!?》 Si rivolse verso Arle Eamon, rosso di rabbia. 《Tu dovresti capire più di chiunque altro quanto io, Maric e Rowan abbiamo sacrificato per il Ferelden, ma non sei mai stato un vero guerriero!》
《Adesso basta Loghain!》 Lo interruppe secco Arle Bryland, un uomo dalla folta barba castana e gli occhi grigi. 《Noi, i nostri padri, i nostri nonni, abbiamo lottato tutti per l’indipendenza e non vi permetteremo di mancarci ulteriormente di rispetto!》

Il Teyrn gli lanciò uno sguardo colmo di furia, prima di rivolgersi di nuovo verso i custodi e i loro alleati. Gli occhi calmi del mago elfico ricambiarono il suo sguardo, come quelli fieri di Lady Cousland.
Digrignò i denti. Aveva trascorso mesi a raccogliere consensi, a cercare un modo per vincere i suoi nemici e riportare l'equilibrio nel Ferelden nonostante la fine dei custodi. Aveva pianificato ogni mossa mentre conquistava terra dopo terra e prendeva i loro eserciti per aggiungerli alle forze reali. Aveva zittito la propria coscienza, fatto ricorso a mezzi infimi, ingannato e deluso le persone che amava di più pur di riuscire. Eppure a quei ragazzini erano bastate poche ore per mandare tutto in pezzi!
Era questo il piano del destino!? A cosa erano valsi tutti quei sacrifici allora!? Tutte quelle morti!? Aveva davvero lasciato perire il figlio che Maric e Rowan avevano amato… per nulla!?

Scosse la testa violentemente e sguainò la spada, puntandola contro Alistair. 《Vuoi il trono di Maric, ragazzino? E allora combatti per averlo con un vero guerriero, senza celarti dietro parole e magia!》
Il ramato indurì lo sguardo, impugnando la sua arma. 《Con piacere.》


Persephone, Fergus, Aida e Cerere si fecero indietro, come Anora e tutti gli altri nobili, mentre il ragazzo caricava l'uomo e incrociava le loro lame.
Il Teyrn però rispose con maestria e soprattutto con forza, spingendo indietro il più giovane grazie alla sua armatura e cominciando ad attaccare con rapidità impressionante per un uomo della sua età, forzando Alistair a difendersi con il suo scudo e lasciar perdere la spada. Il metallo strideva sul metallo.

La corvina si morse il labbro. Sapeva bene che il custode era un ottimo guerriero, ma Loghain non aveva guadagnato la sua reputazione solo per le sue capacità di stratega: per quanto avanti con gli anni, era comunque un combattente a dir poco temibile.
Gettò uno sguardo verso Iselen e Runaan, ma i due avevano gli occhi puntati sulla battaglia. Stringevano l'arco e il bastone magico con forza, ma i loro volti erano calmi. A quanto pareva, mancava molto poco.
Il rintocco delle armi però la costrinse a girarsi. Il ramato era riuscito a togliersi Loghain di dosso e ricominciare ad attaccare, costringendo l'avversario a parare con la spada, ma il Teyrn eseguì un movimento incredibile che colpì il polso del custode e rischiò di fargli perdere la presa sulla sua arma.

Lui tenne duro, approfittando della loro vicinanza per colpire con lo scudo il lato della testa dell’avversario.
Loghain barcollò indietro, il naso sanguinante e il fiato più corto, ma riprese nuovamente il suo assalto senza fermarsi, riuscendo a superare la guardia del ragazzo.
Alistair sentì un calore viscido lungo lo zigomo, e poi un improvviso dolore all'addome quando lo scudo del suo avversario caricò contro la sua armatura, ammaccando il pettorale.
Puntò i piedi per resistere e rimanere in equilibrio. Il suo sangue stava colando fino al mento, lo zigomo bruciava, ma non ci fece caso. I suoi occhi erano puntati in quelli ardenti del suo nemico, l'uomo che aveva accusato lui, Iselen e Runaan di tradimento. L'uomo che aveva lasciato che Duncan e tutti I custodi venissero massacrati!


Con un ringhio di fatica, diede una spallata all'arma nemica e si allontanò da lui. Si rimise in posizione. L’adrenalina pompava nelle sue vene, come l'odio. Inibiva il dolore e la fatica e lo rendeva rapido, letale.
Strinse ancora più forte la sua spada, quella di Duncan, quella che aveva trovato conficcata nel corpo dell'Ogre ad Ostagar, e attaccò di nuovo.
Loghain parò ancora e ancora, il volto che brillava di sudore e il fiato corto. Le due lame si scontrarono in piogge di scintille, ma il braccio di Alistair ebbe un guizzo e il Teyrn emise un rantolo di dolore. La folla sussultò in un gemito di sorpresa.
La lama del custode aveva tagliato la cotta di maglia più sottile lo spallaccio sinistro e il pettorale del più anziano, affondando nella carne, prima di essere tirata fuori con violenza. Grosse gocce scarlatte macchiarono il terreno e il tappeto, mentre il braccio ricadeva dolorante lungo il fianco del suo proprietario.

Loghain barcollò indietro, il peso dello scudo ormai inutile che lo sbilanciava. 《Niente male per un ragazzino.》 Disse, ancora testardamente in piedi e con la spada in pugno!
Il custode digrignò i denti. Continuò la sua rapida serie di stoccate, mentre i nobili li fissavano ammirati. Doveva ammettere che il suo avversario era molto abile: nonostante le ferite, si muoveva ancora con precisione e abilità. Non era sicuro che a parità di energie ed età sarebbe riuscito a vincere, ma le sue reazioni si stavano facendo via via più lente.
Il braccio ferito lo impacciava, così come il peso del suo scudo. Il suo respiro era pesante, difficile, e sempre più colpi stavano superando la sua guardia.


Loghain si ritrovò presto con le spalle al muro. La sua fronte sanguinava, sentiva l'occhio destro appiccicoso di sangue. La sua mano destra tremava, ma tentò un ultimo attacco, mirando alla gola di Alistair.
Il custode però colpì violentemente l'arma nemica con il suo scudo, il grifone rampante che scintillava.
La spada tintinnò al suolo e il Teyrn cadde in ginocchio, il braccio che ancora sanuinava, e vide la punta della lama del ramato a pochi centimetri dalla propria carotide. 《A quanto pare mi ero sbagliato.》 Ansimò. 《C'è qualcosa di Maric in te.》
《Dimentica Maric, questo è per Duncan!》 Ringhiò l'altro, alzando nuovamente la spada.


Loghain chiuse gli occhi, in attesa del colpo finale. Non sapeva se il Creatore lo avrebbe preso tra le sue braccia come dicevano le Scritture. Probabilmente non ci sarebbe stata pietà per un uomo che aveva fatto del male persino alla propria figlia e alla memoria dei suoi amici più cari pur di ottenere una vittoria, ma chissà. Forse avrebbe finalmente rivisto Maric. E Rowan.
Sentì un sibilo tagliare l'aria. Non si mosse, gli occhi sempre chiusi, ma un lampo blu li costrinse a riaprirli quando la lama si scontrò con una barriera luminosa!

Il ragazzo barcollò all'indietro, gli occhi sbarrati, mentre Iselen, Runaan ed Invel emergevano dalla folla. Il bastone del mago scintillava di potere. La sua espressione sorpresa si riflettè a quel punto sui volti di Fergus, Cerere e di tutti i loro compagni e dei nobili. Ma nessuno era più stupito di Loghain stesso.
Osservava i due custodi elfici con la fronte aggrottata, senza la più pallida idea di cosa stesse accadendo.


《Sei stato bravissimo, Alistair, hai vinto. Ora, però, fatti da parte.》 Intimò Iselen, mentre il Dalish annuiva
Il ramato li fissò sbalordito. 《Che state facendo!? Avete perso il senno!?》Sbraitò, preparando un'aura antimagia per spezzare la protezione, ma Runaan lo aggredì rapidissimo coi suoi pugnali.
Alistair parò con violenza, cercando di toglierselo di dosso, gli occhi colmi di furia sempre puntati sul Teyrn, e l'elfo ne approfittò. Con due fendenti dall’alto bene assestati, fece volare via la spada dalle mani del custode, per poi puntargli entrambe le lame alla gola. 《Basta Alistair. Io e Iselen invochiamo il diritto della Coscrizione su quest'uomo!》

Sul viso del ramato passarono rapidissimi sorpresa e confusione, che divennero una rabbia e un dolore indicibili, possibili solo se nati dal tradimento, non appena comprese cosa aveva sentito.
Si alzò a fatica, il volto paonazzo. Aveva combattuto per mesi con quei due. Nonostante l'inizio difficile, li aveva chiamati amici, fratelli. Non poteva credere che loro lo stessero tradendo così! 《No! Dopo quello che ha fatto… come potete…!? Ha ucciso Duncan! Ci ha braccati come bestie, commesso atti indicibili! Non merita questo onore! Non può…!》
《Ci serve vivo, Alistair. O meglio, ci serve la sua mente strategica. È l'unico modo per vincere contro la prole oscura.》 Lo interruppe Iselen, il volto percorso da vene azzurre e il bastone sempre in pugno. Invel era al suo fianco, pronto ad attaccare.
Quando il ramato comprese il significato di quella frase, boccheggiò, bianco come un lenzuolo. 《Lo avevate pianificato. Voi…》 Sentì gli occhi pungere. 《Da quanto!?》 Sbraitò.


Dietro di lui, Persephone aveva una mano davanti alla bocca per celare il suo viso colpevole. Una parte di lei avrebbei voluto dire qualcosa, impedire che tra i custodi finisse così, ma un'altra parte, più razionale e forse più egoista, le stava dicendo di fare silenzio. Dopotutto, aveva accettato lei stessa quel piano.
Un piano pensato per assicurare la vittoria al Ferelden senza mettere a repentaglio la vita di Alistair. Iselen e Runaan glielo avevamo proposto in segreto la notte dopo la loro visita al magazzino dei custodi.
Inizialmente aveva provato a protestare, a cercare un'alternativa quando le avevano spiegato di voler “tradire” Alistair per allontanarlo dal cuore della battaglia, ma il mago era stato perentorio. Non avevano altra scelta se volevano che vivesse.

Tutti loro sapevano che, se il ramato avesse affrontato l’arcidemone, non sarebbe tornato. Era troppo generoso, troppo onesto per permettere ad un altro di rischiare la vita. Anche se gli avesse chiesto di non farlo, anche se gli avesse detto di salvare se stesso, lui avrebbe rispettato il suo codice d'onore.
Si era innamorata di lui per questo, per quella forza e gentilezza che l'avevano spinto a seguirla in una guerra non sua solo perché era la cosa giusta. Ma per lo stesso motivo aveva temuto di perderlo.
Ed era stato a quel punto che Iselen le aveva spiegato esattamente qual era il loro piano. E lei si era resa conto per l'ennesima volta di quanto la mente di quell’elfo fosse geniale e… pericolosa.
Più volte aveva riflettuto su come Loghain, nonostante tutti i suoi crimini, fosse la sola persona capace di portare il loro esercito alla vittoria, ma Alistair non l'avrebbe mai perdonata se avesse proposto di lasciarlo in vita, figuriamoci di reclutarlo! Soprattutto se alla fine fosse morto da eroe contro l'arcidemone.

“Ed è per questo che saremo noi a proporlo.” Aveva detto Runaan. “Non è necessario che sappia che tu eri al corrente. La responsabilità ai suoi occhi sarà solo nostra. Lui non vorrà più avere niente a che fare con noi, resterà in vita e al tuo fianco. Tutto ciò che devi fare, è restare in silenzio al momento giusto.”
E lei, per quanto si fosse sentita una vigliacca, aveva sentito un’onda di sollievo attraversarla a quelle parole. Non voleva che il Ferelden cadesse in rovina, ma nemmeno perdere tutto quello che avevano costruito insieme. Non poteva dire nuovamente addio ad una persona che amava mentre lei guardava impotente.

Osservò il volto furente di Alistair, e si disse che era meglio che fosse arrabbiato piuttosto che in una cassa da morto. Era egoista, era infimo, niente più che un deplorevole inganno, ma era l'unico modo.
E fortunatamente per loro, Anora si rivolse di nuovo alla folla. 《Miei Lord e Dame, il custode Surana ha ragione! Non rinnego quanto ho detto poc'anzi, mio padre ha commesso dei crimini terribili, ma resta pur sempre un grande condottiero. Se si unisse ai custodi grigi, potrebbe espiare la sua colpa combattendo contro la prole oscura e proteggendo tutti noi.》


Stavolta, quasi tutti i nobili annuirono. Dopotutto, tutti loro avevano combattuto al fianco di Loghain o erano cresciuti ascoltando storie su di lui e su Re Maric, e attraverso i secoli molti avevano scelto di unirsi ai custodi per espiare vari crimini. Nemmeno Arle Eamon parve opporsi a questa decisione.
Alistair osservò la loro reazione con i pugni chiusi, rosso di rabbia. Non sapeva se l'essere stato scelto come re gli desse qualche speranza di giustiziare quel traditore, ma Persephone gli si avvicinò dolcemente prima che potesse fare qualsiasi cosa. 《Per favore, non iniziare il tuo regno schierandoti contro i custodi grigi.》 Gli sussurrò. 《Dobbiamo restare uniti se vogliamo sopravvivere.》
Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, ma ci ripensò. Scosse la testa, sconfitto, prima di guardare di nuovo Iselen e Runaan, i denti stretti. 《Prendetevelo se proprio lo volete. Ma io non voglio più avere nulla a che fare con voi due! D'ora in poi, sarete soli.》

《Fa come vuoi, Alistair. La decisione è presa.》 Ribattè Runaan tagliente, afferrando Loghain per un braccio e trascinandolo fuori dalla stanza.
Il ramato strinse i pugni, fissando Iselen dritto negli occhi. 《Ho sempre pensato che foste persone a cui non interessa l'opinione altrui, ma credevo che foste migliori di così.》 Disse, il tono che spillava disprezzo.
Il mago sostenne il suo sguardo. 《Non c'era altro modo.》 E anche se il ramato non poteva capire a cosa si stesse riferendo, sapeva che era la verità.

Si allontanò anche lui dalla sala, insieme a Micah e a tutti gli altri, lanciando un brevissimo sguardo di intesa a Persephone, e Alistair non lo degnò di uno sguardo: avevano un esercito e una guerra da organizzare e pochissimo tempo per farlo.
Però la corvina si rivolse un'ultima volta all'assemblea di nobili, affiancandosi a Fergus, il cuore che batteva per l'aspettativa. 《Miei signori, ormai resta un'ultima questione da risolvere, ovvero le sorti del traditore Howe!》 Si girò insieme al fratello verso l'uomo in questione, incrociando il suo sguardo nuovamente vigile e libero dalla magia di Morrigan e Jowan. 《E per i suoi crimini contro il paese, la Corona e la mia famiglia, richiedo la sua esecuzione.》

Se Loghain aveva avuto dalla sua parte l'essere stato un eroe di guerra, quel verme non poteva dire altrettanto: lo sentì emettere un gemito di paura mentre sguainava la propria spada. Le sue mani strattonarono di nuovo le catene.
Si avvicinò a lui a passo lento, sentendo Fergus trattenere il respiro e l'adrenalina pulsare nel proprio petto. Forse anche Aura si era sentita così quando finalmente si era vendicata?

Non cercò tracce di pentimento sul suo volto, sapeva che non ne avrebbe viste. Sollevò la lama, ignorando le sue farneticazioni febbrili e le sue scuse.
Una voce maligna le disse che quello era un castigo fin troppo leggero per un uomo simile, ma vide la sua paura e le bastò.
《Questo è per tutti loro.》 Disse, calando l’arma.


L'ultima farneticazione di Howe si spezzò. La sua testa cadde a terra con un tonfo sordo, così come il suo corpo. E lei sentì il suo cuore farsi un poco più leggero. “Padre, Madre, è finita. Potete riposare” pensò, girandosi poi verso Fergus e Cerere.
Il fratello stava guardando il cadavere con un sorriso e gli occhi lucidi di commozione, il pugno stretto sul sigillo dei Cousland impresso sull'armatura.
Persephone sorrise a sua volta. Un lago di sangue si stava allargando intorno a lei, le lambì i piedi, ma non lo degnò di uno sguardo.
Parlò di nuovo ai nobili, il cuore che batteva felice e la voce ferma. 《Sia noto a tutti, che le terre di Altura Perenne torneranno alla mia famiglia, sotto il comando di Teyrn Fergus Cousland. Invece, le Arlee di Denerim e Amaranthine passeranno sotto il controllo della corona in via temporanea finchè non verrà scelto un nuovo Arle per la prima e non saremo certi che l'erede di Rendorn Howe, Nathaniel, non fosse complice di suo padre. In caso contrario, le terre verranno restituite al figlio minore, Thomas Howe, una volta raggiunta la maggiore età. Infine, la città portuale di Gwaren passerà sotto il controllo di Teyrna Anora Mac Tir a partire da oggi.》
Tutti i presenti annuirono, persino Bann Ceorlic e Bann Lessa furono costretti ad assentire, pallidi.

La corvina a quel punto si girò verso Alistair. Il ragazzo aveva ancora il volto scuro, ma tentò di rispondere al sorriso che gli rivolse. 《Grazie per tutto il vostro aiuto, mio re.》 Disse, abbassando il capo ed eseguendo una profonda riverenza.
Fergus e Cerere la imitarono, gli occhi lucidi di orgoglio, così come fecero Anora e ogni singolo nobile nella stanza. La Venerata Madre si fece avanti impettita, portando tra le mani la corona d'oro che aveva cinto la fronte di Cailan, di Maric e di tutti I re della loro dinastia, ponendola sul capo del ramato.
《Alistair Theirin, giurate di governare con giustizia ed equità, con coraggio e lealtà, secondo le leggi del Creatore, nostro Signore?》
《Lo giuro.》 Rispose il giovane dopo un secondo di esitazione, ponendosi in ginocchio davanti a lei.
Tutti acclamarono.

《Giurate di difendere il Ferelden e i suoi abitanti contro ogni minaccia presente e futura? Giurate di salvaguardarci secondo i nostri antichi costumi?》
《In nome del Creatore, lo farò. Accanto alla mia regina, se costei vorrà concedermi questo onore.》 Aggiunse, baciando la mano Persephone, che gli rivolse uno sguardo sorpreso e poi un sorriso.
Si inginocchiò accanto a lui senza lasciare le sue dita, cercando nel frattempo di nascondere Il rossore. Era proprio da Alistair farle una proposta di matrimonio a tutti gli effetti così su due piedi!


Un nuovo scroscio di applausi, molto più forte del primo, invase la stanza e la Venerata Madre annuì, soddisfatta, prima di chinare il capo a sua volta. 《Nel nome del Creatore e della benedetta Andraste, salutiamo i nostri nuovi e indubitabili sovrani! Che il loro regno sia protetto dalla Loro sacra luce! Alzatevi dunque, re Alistair Thierin e regina Persephone Cousland!》

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Capitolo 44
*** L'Arrivo dell'Orda ***


Runaan era in piedi contro un muro dei corridoi interni, Iselen accanto, in attesa che Riordan arrivasse insieme a Loghain per procedere con l'Unione.
Avevano sentito gli applausi e le urla provenire dalla sala del trono, ma ora regnava il silenzio. Segno che Alistair e Persephone erano ormai i sovrani. 《Ha funzionato. È al sicuro.》 Commentò, piatto.
Il mago annuì. 《Non c'era altra scelta.》 Disse, la voce altrettanto monocorde.
 
Il Dalish si accigliò. Sapeva che il suo amico stava solo cercando di dissimulare. Proprio come lui. Nella sua mente continuavano a rimbombare le battute che si erano scambiati ad Orzammar, il modo in cui lo aveva definito suo fratello e lo aveva tenuto lontano dalle vie profonde per proteggerlo. Gli venne da ridere.
Era davvero una cosa ridicola!
Un anno prima, si sarebbero sbarazzati volentieri di Alistair. Della sua mentalità ristretta, del suo eccessivo buonismo, del suo infantile desiderio di essere un eroe. Eppure ora, entrambi soffrivano come cani! E non potevano incolpare nessuno se non se stessi!
Era stato lui a proporre ad Iselen la folle l'idea di tenerlo fuori dalla battaglia, la sera dopo aver regalato al ramato lo scudo di Duncan. Non sapeva neanche perché si fosse preso il disturbo, dopotutto non era certo che Alistair avrebbe affrontato l’arcidemone a viso aperto, ma qualcosa in lui era scattato mentre parlavano. Se lo era immaginato in fin di vita, riverso in una pozza di sangue, e la sua mente gli aveva urlato che doveva impedirlo ad ogni costo. Perchè, che la cosa gli piacesse o meno, si era affezionato a lui.
 
Il mago gli aveva chiesto se fosse sicuro, se avesse valutato le conseguenze, e quando aveva annuito, lo aveva aiutato senza dire altro. Come sempre.
Si girò verso di lui. Lo conosceva solo da un anno, ma pareva che fosse passata una vita intera. Si fidava di lui come si era fidato di Tamlen. E se pensava alla persona che era quando si erano incontrati, a come aveva agito nella foresta… capiva di essere diverso, più maturo. Ed era in parte merito di Iselen.
Era stato il solo su cui aveva potuto contare fin da subito. Il primo a mostrargli che gli elfi di città erano capaci di lottare, il primo a capirlo e a mostrargli i suoi errori. Aveva visto il suo dolore quando aveva dovuto dare la pace a Tamlen e condiviso il proprio quando aveva perso Solona. Ricordava ancora la sua stretta gentile intorno a lui, le sue parole di conforto su come si sarebbero rivisti una volta giunta la loro ora.

 
《Ehi, Iselen.》 Disse, attirando i suoi occhi. 《Mi sono reso conto di non averti mai ringraziato per essere rimasto al mio fianco. Senza il tuo aiuto, non ho idea di cosa sarebbe successo.》
Era la verità: con solo lui e Alistair, probabilmente il paese avrebbe fatto meglio a dichiarare la resa.
 
Il mago lo guardò sorpreso, per poi sorridere un po'. 《Te la saresti cavata, Runaan. Sei troppo cocciuto perché alti draghi e prole oscura possano fermarti.》
Il Dalish emise uno sbuffo divertito. 《Nah, io me ne sarei andato e basta. E questo letamaio sarebbe andato in fumo. Tu invece sei rimasto, hai sopportato me e Alistair e ci hai tenuti tutti uniti attraverso questa follia, perciò… ma serrannas, Iselen. Grazie.》

 
L'elfo dalla pelle scura gli mise una mano sulla spalla, lo sguardo gentile come il suo sorriso, ma il suo viso tornò la solita maschera seria quando sentirono altri passi.
Riordan e Loghain giunsero presso di loro. L'ex Teyrn pareva nervoso, ma il custode li salutò tranquillo. 《È ora.》 Disse conciso, facendoli entrare nella stanza.
 
Runaan guardò la cerimonia senza vederla sul serio, la sua mente che tornava alla propria Unione, finchè la loro nuova recluta non si portò il calice colmo di sangue corrotto alle labbra.
Lo vide afferrarsi lo stomaco dopo un istante, la fronte imperlata di sudore e la mente colma di chissà quali visioni. Emise un urlo strozzato e gli occhi divennero completamente bianchi mentre crollava in ginocchio.
Per un attimo temette che fosse morto, come Daveth. Sarebbe stato ironico: insistere così tanto dal perdere Alistair pur di reclutarlo e poi vederlo crepare così, ma le iridi blu dell'uomo si spalancarono di colpo: respirò con forza, alla disperata ricerca di aria.
 
Il Dalish ghignò, staccando dalla cintura la fiasca di birra che gli aveva gentilmente regalato Oghren per “i momenti di emergenza”. La passò al suo nuovo alleato. 《Sei uno shem tenace, te lo concedo》
L'altro tossì, un orribile sapore amaro in bocca, afferrando la fiasca e bevendo avidamente. 《Non ho nemmeno la decenza di morire, pare.》 Disse, rauco.
《Già.》 Rispose Runaan noncurante. 《Ed è solo l'inizio. Quella che hai bevuto è una lenta condanna a morte che ti rosicchierà fin nelle ossa. Avanzerà in te per anni, fino a farti impazzire, e intanto passerai ogni giorno a far fuori prole oscura e ogni notte tormentato dagli incubi. E tutto ciò finirà con una morte solitaria in un cunicolo buio e privo di aria!》 Spalancò le braccia, allegro come non era più da mesi 《Benvenuto nell'onorevole ordine dei custodi grigi, Loghain! Sono certo che ti troverai meglio di quanto abbia fatto io.》
Lo disse con soddisfazione. Voleva che sapesse con precisione a che razza di vita la sua dannata fuga ad Ostagar lo avesse condannato. Si era affezionato a Iselen, Morrigan, Micah, Sten, Wynne, Oghren, Aida… ma non aveva dimenticato che era colpa di Loghain se si era dovuto lanciare in quell'avventura da incubo.
 
Se non avesse fatto ammazzare ogni altro custode nel Ferelden, lui se ne sarebbe andato senza remore! Iselen avrebbe avuto quell’idiota di Duncan a guidarlo, tutto sarebbe andato bene, e lui avrebbe potuto cercare Tamlen. Forse avrebbe potuto salvarlo, impedire che…
Scacciò il pensiero all’istante. Non doveva pensare a lui, a ciò che era diventato. Ormai non soffriva più e questo avrebbe dovuto bastare. Ma continuò a fissare Loghain negli occhi, un sorriso soddisfatto in viso.
Lo vide ghignare a sua volta e alzarsi in piedi, solo un barlume di paura negli occhi. Riordan annuì serio 《Ci sono modi più pacati per dirlo, ma il nostro amico non ama perdere tempo. Benvenuto tra noi, custode Loghain. Che i vostri anni di servizio possano espiare gli errori commessi. È stato un peccato perdere Alistair, ma accetto la decisione di Iselen e Runaan.》
Il Dalish sbuffò. 《Non è stata una perdita.》 La bugia lasciò calma le sue labbra, ma ad Iselen suonò amara.

 
Loghian rivolse ad entrambi uno sguardo di sottecchi. Ancora non aveva capito perchè quei due avessero deciso di salvargli la vita. Sapeva che c'era un piano dietro, ma non era certo su quale fosse il loro scopo. Si rivolse a Riordan, il tono serio. 《Non so se rimedierà ai danni che ho causato, ma l’arcidemone è un pericolo per tutti noi. Deve morire》
L’altro custode annuì. 《È per questo che vi ho riuniti qui, non solo per l'unione. C'è un ultimo segreto che dovete sapere, protetto dai custodi anziani: il motivo per cui solo noi possiamo uccidere gli Arcidemoni》
 
《Immagino abbia a che fare con la corruzione che scorre nel nostro sangue.》 Ipotizzò Iselen. Era la sola conclusione logica a cui era arrivato dopo ore di ricerche infruttuose sui libri del modellatorio.
Riordan annuì. 《Come sapete, la corruzione ci lega alla prole oscura. Possiamo percepirli, siamo immuni al loro morbo. E questo legame è il solo modo per troncare l'immortalità degli arcidemoni: durante il primo Flagello, è stato scoperto che, se quei mostri muoiono senza uno di noi vicino, la loro essenza corrotta migra in un altro prole oscura e rinasce con un nuovo corpo. Privo di alcuna ferita.》 Runaan rabbrividì. 《Ma se fosse un membro del nostro ordine a finirlo, l'anima entrerebbe dentro di lui e sarebbe distrutta… insieme al custode》
 
《AH!》 L'esclamazione di Loghain rimbombò per la sala. 《Ecco il motivo! Capisco perché avete preferito me al bastardo di Maric! Sacrificarmi per fermare il Flagello non solo coprirebbe il vostro ordine di gloria, ma vi renderebbe coloro che hanno restituito l'onore al decaduto Loghain Mac Tir! Mi congratulo, custodi. Un Piano ammirevole!》 Disse, grondante di sarcasmo
Iselen però si lasciò sfuggire una risatina. 《Oh, come vi sbagliate, Loghain. Non penserete che vi lasceremo sfuggire alla vostra punizione così facilmente, vero?》
 
Riordan si accigliò. 《È vero, Loghain. È uso tra noi custodi che siano i più vicini alla Chiamata, l’ultima fase della nostra vita, a sacrificarsi per il bene di tutti. Io non ho più molto tempo da vivere, quindi cercherò di sferrare il colpo finale di mia mano. Non posso però assicurarvi di essere fuori pericolo. Nell'evenienza in cui io fallissi, purtroppo, toccherà a voi.》
Il Dalish gettò al nuovo custode un ghigno. 《Sentito Loghain? Vi aspettano Tanti anni di fedele servizio! Sono sicuro che ve li godrete molto più di me!》
 
Riordan annuì, greve 《Questo è il nostro destino. Nella guerra, Vittoria》
《Nella pace, Vigilanza.》 Proseguì Runaan.
《Nella morte, Sacrificio.》 Concluse Iselen, gli occhi neri che trapassavano quelli blu dell'ex Teyrn.

 
**

 
Era ormai tarda notte quando si ritirarono. Loghain era insieme a loro. Per quanto fossero certi che Alistair non avrebbe messo piede nel palazzo dell'Arle, era meglio non rischiare eventuali colpi di testa.
Più di un servitore gettò verso di loro occhiate di paura o disgusto, ma non ci fecero caso. Raggiunsero la porta e la varcarono, giusto in tempo per vedere una figura femminile stagliarsi sinuosa contro il muro. I suoi occhi d'oro brillavano alla luce delle torce.
《Mi stavo domandando quando sareste arrivati.》 Commentò Morrigan. Un sorriso appena accennato le piegava le labbra, ma il suo tono era molto serio. Fissò Loghain. 《Vedo che sei sopravvissuto. E che hai appreso verità non esattamente piacevoli.》
L'uomo la fissò interdetto. 《Come hai…?》
 
《Nessuno nota un piccolo ragno che passeggia sui muri.》 Spiegò Runaan e Morrigan sorrise di più.
《Mi conosci troppo bene ormai》 Si sedette sul letto, indicando delle tazze di the sul tavolo. 《Dunque, solo il sacrificio di un custode potrà salvarci. Poetico non è vero? Quasi come nelle favole: il drago malvagio viene ucciso dall’aitante eroe, che sarà ricordato per sempre da coloro che amava e che salvò.》 Il suo tono ghigno non si incrinò nemmeno per un attimo.
 
Iselen prese una tazza e bevve con gusto, nonostante il caldo. 《Così pare. Però dal tuo tono intuisco che tu sapessi già tutto. Ha per caso a che fare col motivo per cui Flemeth ha insistito a tal punto perché tu venissi insieme a noi?》 Domandò.
La strega annuì soddisfatta. 《Mi stai facendo risparmiare molto tempo, amico mio. Si, Flemeth aveva un piano. Concepito per salvare qualcosa di unico: l'anima di un antico dio》

 
Il mago sentì il Velo tendersi per la curiosità. Una cosa del genere era possibile?! Dopotutto, lui sapeva che i sette Arcidemoni non erano che le divinità dell’antico Tevinter, esseri incredibili che avevano mosso da oltre il Velo le trame del loro mondo per secoli, ora corrotte dalla prole oscura. E come guaritore aveva studiato a fondo le anime. Ma poterne salvare una integra dopo aver distrutto il corpo… come!? E soprattutto… che uso avrebbe potuto avere una cosa simile?!
 
Morrigan alzò di nuovo in piedi, consapevole di aver catturato il loro interesse. 《Riordan vi ha raccontato che ogni volta che un Arcidemone cade, così deve essere anche per un custode. Ma non è necessario arrivare a tanto. Esiste un rituale, compiuto durante la notte prima della battaglia, un rituale che salverà la vita di chi sferrerà il colpo finale e strapperà l'anima dalle forze oscure che l'hanno corrotta》
《E che razza di rituale sarebbe questo, strega?》
La giovane fissò Loghain con un sorriso ferale. 《Uno di voi custodi dovrà giacere con me. Stanotte. E dalla nostra unione, nascerà un bambino.》 I tre uomini sbarrarono gli occhi. 《Questa creatura, toccata dalla corruzione grazie al seme di suo padre e ancora priva di un'anima sua, alla fine della battaglia attirerà quella dell’antico dio a sé. Diventeranno uno. Così, nessuna vita sarà spezzata, l’arcidemone non risorgerà e io avrò qualcosa di inestimabile nelle mie mani》

 
Iselen boccheggiò, la mente che tornava a correre e le dita che cercavano frenetiche una penna che non c'era. Sapeva che Flemeth era potentissima, nel suo grimorio aveva trovato delle formule incredibili, ma non aveva mai sentito parlare di un incanto simile!
Non era magia del sangue, si basava sul legame con la prole oscura del padre, ma neanche qualcosa che lui avesse mai incontrato. Se fosse stata in grado di salvare il custode e proteggere l'anima del dio senza ferire il bambino… le possibilità erano enormi!
 
Sentiva le voci eccitate di spiriti sapienti. Curiosità, Studio, Conoscenza, erano accanto a lui, interessati, pronti ad ascoltare. Ma poi vide la faccia di Runnan.
Il Dalish era pallido, la tazza intonsa tra le dita, e stava fissando Morrigan sbigottito, mentre lei faceva ben attenzione a non ricambiare il suo sguardo.
 
《NO!》 Tuonò Loghain, duro. 《Non serve ricorrere ad una cosa simile! Ho già detto che se quell'orlesiano non riuscisse farla finita, mi sacrificherò io!》 Ma la mano alzata da Iselen gli fece segno di tacere
《Questa non è una conversazione che riguardi noi due.》 Disse, cogliendo il nuovo custode di sorpresa. 《Sappiate che qualsiasi sarà la vostra scelta, vi sosterrò. E Morrigan, se non dovessimo rivederci, è stato un piacere chiamarti amica》
Prese Loghain per un braccio senza dargli il tempo di ribattere, trascinandolo fuori dalla stanza sotto gli occhi grati del Dalish e quelli sorpresi della donna. L'eco delle sue parole risuonò nella sua mente.

 
Ma, appena la porta si chiuse, cadde un silenzio teso.
《Quindi sei venuta con noi per questo?》 Chiese Runaan, piatto.
Sentiva la mente vuota. Stava cercando di dare un senso a quanto aveva appena sentito. Per salvare la loro vita, era necessario che nascesse un bambino. Il che voleva dire che Morrigan doveva restare incinta di un custode grigio. E lui era l'unico custode rimasto in quella stanza.
La strega distolse lo sguardo, il ghigno sostituto da un’espressione quasi timorosa. 《Era uno dei motivi. Nemmeno io voglio che la prole oscura vinca.》
 
《E... ti sei avvicinata a me per questo?》 Domandò. Era una domanda sciocca, se ne rendeva conto: lei gli stava offrendo una via di scampo da una possibile morte e lui si lasciava andare a dubbi insulsi, ma non era riuscito a frenarsi.
Le unghie della strega si piantarono nei suoi palmi, gli occhi che si illuminavano per un attimo, ma scosse la testa.
《No, è stato un imprevisto: ammetto, eri il candidato migliore per me, fin da subito, ma desiderare di legarmi a te? Volerti fare mio? Non mi credevo capace di provare una cosa simile. Come non credevo che qualcuno avrebbe fatto tanto per me. Ma il fatto che io e te siamo… intimi mi rende solo più decisa a salvarti. Con qualsiasi mezzo.》
 
Il Dalish sentì il groppo alla gola allentarsi un po', suo malgrado. Non era stata tutta una bugia dunque. 《E quando la battaglia sarà finita, cosa farai?》
L'altra abbassò il capo. 《Non posso restare Runaan. Anche se volessi. Se mi aiuterai, il bambino dovrà essere pronto ad affrontare il suo futuro. E se non lo farai, non resterò qui a rimpiangere la morte di uno sciocco!》

 
Il biondo annuì, lo sguardo vacuo. Sentiva l'amaro in bocca, ma non capiva perché: aveva sempre saputo che Morrigan aveva molti segreti. Inoltre, lei era figlia della foresta, come lui: amava la sua libertà e non era tenuta a rispettare le tradizioni dei Dalish. Non aveva giurato di essere la sua Venhan e non era costretta a restare con lui se non lo voleva.
Si morse il labbro. Aveva sperato di poter continuare la sua strada al suo fianco, di esplorare quel legame. Evidentemente no. 《Credo di non avere scelta》
La strega sospirò di sollievo, accarezzandogli il viso. 《Sappi che ti sarò sempre grata: hai ucciso Flemeth per proteggermi, mi hai dato la tua fiducia. Tu… sei stato il solo che abbia mai fatto una cosa simile, non lo scorderò.》 Fece una pausa. C'erano tante altre parole che avrebbe voluto dirgli, le parole di chi si era lasciata irretire da un sentimento illogico, ma un peso sul suo petto glielo impedì.
Gli prese il polso e Runaan si lasciò condurre sul letto, uno sguardo indecifrabile in volto. La sua armatura scivolò via magicamente dalla sua pelle come le vesti di Morrigan. Sentì il suo corpo sinuoso aderire al suo quando lo baciò, il familiare profumo di sottobosco gli invase le narici. Sapeva di casa.
 
Ricambiò il bacio, stringendola a sé. Sentì il suo seno contro il petto, le gambe intrecciate. La sentì gemere dolcemente nel suo orecchio e le torce attorno a loro si spensero, mentre delle rune viola iniziavano a brillare sul pavimento. Il Dalish sorrise senza allegria, accarezzando quella schiena nivea: la strega aveva tracciato tutti i simboli del rituale prima che lui entrasse nella stanza. Aveva già preparato ogni cosa.
Percepì la magia fremere sulla pelle. Pulsava tonante dentro e intorno a lui, annullando ogni altra sensazione. Gli concedeva di vedere solo gli occhi liquidi di Morrigan e la sua figura sinuosa. Voleva che agisse, che concepisse quel figlio. Un figlio che forse non avrebbe mai visto, proprio come lui non aveva mai visto suo padre. Un figlio che sarebbe stato umano, un marchio di disonore per un membro del Popolo.
Un anno prima il pensiero lo avrebbe disgustato, ma ora provò ad immaginarlo. Il colore degli occhi, dei capelli. Si chiese se sarebbe stato felice, se avrebbe saputo di lui, se quel rituale gli avrebbe fatto del male, ma le labbra morbide di Morrigan si posarono di nuovo sulle sue e il pulsare della magia annullò quei pensieri. La strinse a sé, sentendo una fitta di eccitazione, il profumo di sottobosco sempre più forte.
Si lasciò andare a quelle sensazioni, mentre la luce viola delle rune cancellava tutto il resto.

 
**

 
Iselen e Loghain attraversarono i corridoi vuoti, diretti verso le loro stanze. Entrambi si sentivano spossati.
《Tu sai che stanno compiendo un sacrilegio, vero?》 Gli chiese l'ex Teyrn, il tono ora piatto.
《Che io respiri è sacrilegio per la Chiesa.》 Rispose il mago, tagliente. Gli aveva salvato la vita, ma non lo aveva perdonato: Jowan era finito in cella anche per colpa sua. Sarebbe morto per mano di quella zotica bigotta di Isolde se non lui non si fosse messo in mezzo. 《Tra loro c'è ben più che banale complicità. E quello che ci ha chiesto… poteva farlo solo Runaan. Non lo avrei tradito lasciando che un altro compisse il rituale.》
L'uomo lo osservò attentamente. 《Lo hai protetto. Come hai protetto quel bamboccio. È questo il tuo ruolo non è vero? Sei pronto a fare di tutto per chi ami, anche tessere i piani più vili.》 Il suo tono era dolce, come se fosse stato colto da un ricordo gentile. 《Avevo ragione: io e te siamo simili. Sarà un onore seguirti in guerra, Iselen dei custodi. Sono lieto che sia stato qualcuno come te a battermi. Ti auguro solo di non finire come me.》 Disse criptico, allontanandosi.

 
Il mago fissò svanire nei corridoio, pensando a ciò che aveva detto. Non ci aveva mai riflettuto bene, in fondo non avevano gli stessi metodi, ma lui e Loghain erano simili. Entrambi erano finiti in guerra per caso, in un mondo che non conoscevano ancora, e avevano lottato insieme agli amici che si erano fatti lungo la strada. Si era impegnato perché tutti ne uscissero vivi, aveva addirittura minacciato un arle e il comandante dei templari in casa loro e tessuto alleanze e inganni. Proprio come lui.
 
Conosceva la guerra della liberazione e il suo ruolo di stratega, li aveva studiati per anni, ma nessun libro di storia parlava davvero dell’amicizia che aveva legato Loghain, re Maric e la regina Rowan.
Si chiese se anche lui avesse fatto di tutto per i suoi amici, magari con modi egoisti e non sempre con successo: gli tornarono in mente soffici ricci rossi lordi di sangue e lo sguardo deluso e furioso di Alistair, ma li scacciò. Forse anche lui aveva cercato di calcolare ogni variabile, di muovere ogni filo, di essere più abile di tutti. E forse anche lui aveva avuto paura di fallire.
 
Sospirò, afferrando la treccia per calmarsi. Avevano reclutato maghi, elfi e nani, i nobili erano loro alleati, Jowan era salvo e Alistair sul trono. Avevano centrato ogni obiettivo, la sua mente continuava a ripeterglielo. Ma sentiva comunque una stretta di preoccupazione.
Fino ad allora, l’arcidemone era stato una minaccia lontana, ma ormai lui e il suo esercito erano prossimi e avrebbero mietuto vittime. Se avessero fallito, gente speciale come Dagna sarebbe morta. I loro sforzi sarebbero bastati? Lui aveva già fallito una volta.

 
Il ronzio del lyrium che ormai sentiva costantemente da mesi si fece di colpo più forte, il dolore che tornava a conficcarsi nel suo cranio. Usò il bastone per tenersi in piedi. Già, alla fine la sua magia, la sua intelligenza e i suoi sforzi non avevano salvato Solona, o salvato Neria dal Circolo. Loro che erano le sue sorelle, il motivo per cui aveva seguito Duncan, le aveva deluse.
Attraversò i corridoi, la mente in subbuglio, il Velo teso che vorticava veloce intorno a lui, e chiuse la porta della sua stanza con uno schianto. Vi poggiò contro la fronte, il respiro corto. Aveva mantenuto la calma per mesi, non poteva permettersi di avere dubbi ora.
Sospirò, la testa dolente, ma poi delle lunghe dita calde e piacenti, dita che conosceva bene, strinsero le sue spalle e gli mandarono brividi caldi lungo la schiena. Si voltò per vedere il sorriso di Zevran.
《Salve, mio bel custode.》 Lo salutò, la pelle nuda del petto che scintillava invitante. 《Sono qui per infiammare i tuoi sogni con la mia illustre presenza!》
 
Il mago sorrise. Lui era il solo che potesse essere tanto allegro prima di una battaglia forse mortale. Si strinse a lui e al suo calore rassicurante, la perla d'oro che scintillava sul suo orecchio. 《Zevran, io…》 Provò a dire, ma l'elfo lo zittì con un dito sulle labbra.
《Shh, mi amor. Non voglio sentire addii. Tutto andrà bene.》 Disse, portandolo verso il letto e slacciando la sua armatura. 《Hai fatto l'impossibile: unito il paese, creato l'esercito più eterogeneo mai visto e messo in ginocchio lo stratega migliore mai visto.》 Avvicinò i loro visi. 《Hai affrontato Taliesin con me. E sappi che espugnerei la città del Creatore se me lo ordinassi! E dopo questo, diremo addio a queste frigide lande per gli esotici paesaggi di Antiva e lì festeggeremo la tua vittoria con vino e vili fornicazioni sotto le stelle!》
 
Il mago stavolta rise sul serio e Zevran gli rivolse un occhiolino prima di baciarlo con trasporto. Iselen sentì il suo calore, il suo cuore che batteva… forse di terrore, forse di emozione. Non ne era sicuro.

 
**

 
Aura si levò il sudore dalla fronte, spostando un nuovo ramo basso: tra tutte le cose che le erano mancate della superficie, gli alberi non erano parte della lista.
Fece segno di avanzare, e decine di passi giunsero alle sue orecchie. Con occhi non più abituati al sole, scrutò l'enorme esercito di nani con cui aveva lasciato Orzammar, i sigilli delle casate brillavano sulle armi. Era il più imponente che avesse mai visto, pronto a mietere prole oscura. Pregava la pietra di arrivare in tempo.
 
Aveva pensato di usare delle cavalcature per fare più in fretta, ma poi le era tornata in mente la faccia di Micah in groppa ad un cavallo e aveva cambiato idea.
Dopotutto, molti erano già nervosi: dare la sua parola che nessuno avrebbe perso la propria casta per aver messo piede in superficie non era servita. Stavano avanzando compatti, come per difendersi a vicenda, nessuno osava guardare il cielo e c'erano tanti di quei lamenti e sussurri per la fatica, il bigottismo o il banale disgusto da riempire l'aria di una cacofonia confusa.

 
《Acqua, freddo e ora ci vuole bollire! Quanta merda può lanciare questo cielo!?》 Imprecò accanto a lei il secondo motivo del brusio: Leske, l'amico di Micah, era al suo seguito con un nutrito gruppo di senzacasta armati fino ai denti. L'uomo però si rese conto di chi avesse davanti, perché sbarrò gli occhi. 《Cazzo… scusate vostra maestà!》Si diede una manata in faccia, imprecando di nuovo, per poi inchinarsi così tanto da rendere tutta la scena assolutamente ridicola.
Rise sotto i baffi. Quel tipo le stava simpatico. Non era arguto o sveglio come Micah e aveva aiutato il Karta a favore di Bhelen, ma il numero di uscite sconce era lo stesso, come la passione smodata per la birra. Inoltre, era praticamente uno di famiglia per lei e Rica, quindi membro della neonata casata Brosca e questo le bastava.
 
Però la sua simpatia non era condivisa dai nobili che viaggiavano con loro, visti gli sguardi oltraggiati che gettavano verso i loro improbabili alleati. Molti si erano opposti strenuamente quando aveva annunciato la sua decisione, ma lei e Aller li avevano zittiti in fretta. Serviva ogni guerriero disponibile e aveva visto lei stessa quanto pericolosi fossero quei senzacasta: avrebbero causato grossi danni alla prole oscura e lei sarebbe stata certa di ricompensarli adeguatamente. Avrebbe mantenuto la promessa fatta a Micah.

 
La resistenza però non era una sorpresa. Poche delle sue riforme godevano del sostegno dei Deshyr e neanche i senzacasta erano stati felici di avere a che fare con “le teste di marmo”: era certa che se non avesse promesso loro del denaro e migliori condizioni di vita, non sarebbero venuti. Ma era un inizio: svellere secoli di odio reciproco era un'impresa difficile
Anche per questo aveva scelto di guidare lei stessa l'esercito, nonostante l'Assemblea le avesse chiesto di restare ad Orzammar al sicuro. Il suo popolo doveva evolvere e trovare nuovi alleati, come lei aveva fatto nel suo viaggio. E non poteva lasciare soli i suoi amici in una battaglia tanto importante solo perché si sentiva più a suo agio sotto solide volte di pietra. Non sarebbe entrata nei ricordi come una regina debole.
 
Aveva chiesto ad Aller e Adal di restare al suo posto per tenere tutto d'occhio. Lo stato del loro regno era ancora precario: i danni causati da Rorek e Bhelen avevano lasciato il segno, ci sarebbe voluto tempo per provi rimedio. Però era certa che la sua seconda e suo marito fossero pronti.
Sorrise. Suo marito. Era strano pensare di essere sposata, quasi quanto essere regina: la sua vita era cambiata rispetto a come l'aveva immaginata, ma Aller era un ottimo partito. L'aveva sostenuta contro le accuse di fratricidio, era un guerriero degno e ricordava le sue mani forti sui propri fianchi durante la prima notte di nozze, i suoi sospiri… e avrebbero dovuto ripetere l’esperienza per dare alla luce nuovi eredi al trono.
Endrin non sarebbe rimasto solo a lungo: altri principi sarebbero nati molto presto, ne era certa, e lei si sarebbe accertata di dare loro la migliore delle infanzie e di farli crescere forti e coraggiosi, ma soprattutto come una famiglia unita e leale.
Nessuno avrebbe disprezzato suo nipote per gli errori di suo padre, ne lo avrebbe considerato inferiore rispetto ai suoi figli. La storia non si sarebbe ripetuta.

 
Sorrise ancora. Chissà che avrebbe detto suo padre se fosse vissuto per vederla diventare regina e poi madre un giorno. Ma Piotin la distrasse. 《Mia signora, i nostri uomini confermano che l’orda procede verso Denerim, non Redcliffe. Gli emissari elfici avevano ragione.》
La donna annuì. 《Senza di loro non avremmo potuto aiutare le forze dei custodi. Grazie per averci avvertiti, Yara.》 Disse, rivolta all’Elfa tatuata accanto a lei. I suoi occhi erano grigi come lo halla che cavalcava.
《Non è finita, regina dei nani. Le nostre sorti non sono state decise. Se il grosso dell’orda ci trovasse, non avremmo speranze e prego i Numi che i miei compagni abbiamo avvertito i vostri alleati in tempo》
 
“Quanto ottimismo” pensò Aura sarcastica. Erano pronti. Il loro esercito era il più potente mai visto, era certa che…
Leske emise un sonoro rutto dietro di lei, facendola sobbalzare. Piotin grugnì irritato e la regina sospirò. Beh, qualche preghiera in più non avrebbe guastato.

 
**

 
Nella piana a cui giunsero non c'era più traccia di verde: la gigantesca massa nera di mostri corrotti l'aveva invasa, coprendola col suo olezzo e i loro strilli
Denerim si stagliava scura in fondo alla valle, l’aria pesante per l’afa che puzzava di morte. Dell’Arcidemone non c’era traccia, ma masse nere e brulicanti di mostri stavano assaltando la città. Già da dove si trovava poteva vedere molte brecce sulle mura e un fumo nero saliva verso il cielo carico di nubi plumbee: il vento portava i suoni della lotta.
Imprecò fra i denti. Erano arrivati prima di loro.
《Forza!》 Urlò, alzando lo spadone. 《Che non si dica che i nani di Orzammar i sono fatti indietro!》
 
Un coro di urla decise rispose, seguito dai suoni della carica. Scesero lungo la curva della collina e colsero la prole oscura alle spalle. I loro versi divennero gorgoglii sanguigni quando le loro armi li trafissero
Aura decapitò un Hurlock e poi un genlock che cercò di colpirla al fianco, i suoi uomini che si dispiegavano intorno a lei. Avanzarono decisi, colpendo ogni tratto di pelle scoperta. Le loro armi lucide stridevano su quelle rugginose della prole oscura, suscitando strilli acuti quando incontrava la carne corrotta.
Lei mosse il suo spadone ad ampie ellissi, tagliando in due i nemici che aveva di fronte e alzando fontane di sangue nero: l'adrenalina pompava familiare nelle sue vene. Attaccare così era una mossa rischiosa, ma visto lo stato della città, dovevano sfoltire le forze della prole oscura prima di unirsi agli eserciti reali.

 
Si diressero verso la città, gli scudi alti per difendersi e il terreno viscido di sangue. Aura vide Piotin uccidere un Hurlock, altri due vennero trafitti dalle frecce di Yara e sentì i senzacasta urlare qualcosa. Delle boccette di vetro volarono in aria, squassando la piana quando esplosero in un inferno di fiamme.
La regina vide i prole oscura agitarsi, la carne viva esposta e carbonizzata: il puzzo le invase il naso. Si mosse per aiutare Lord Dace, alle prese con un genlock più grosso degli altri, ma un urlo la fece girare.
 
Una nana della casta dei nobili cadde, le zanne di uno Shriek chiuse sulla sua gola, e i suoi occhi vuoti lampeggiarono verso di lei. Aura lo vide scattare in avanti, le fauci rosse di sangue, e alzò lo spadone per parare, ma un coltello da lancio trapassò la tempia del mostro, troncando le sue grida. La figura di Leske emerse dietro di lui
Il senzacasta era pallido come un cencio e coperto di sporco e sangue: fissava la carcassa e i loro alleati morti ad occhi sgranati, ma la regina gli diede una pacca sulla spalla 《Forza! Non è ancora finita.》
L'altro annuì, girandosi per affrontare un altro mostro: la situazione non era buona come sperato. Stavano avanzando, ma molti nani erano caduti, le armature spezzate e gli occhi fissi, e per ogni prole oscura ucciso ce n'era un altro pronto!
Aura vide che mancava un centinaio di metri alle porte della città: potevano distinguere fortificazioni di fortuna sulle mura e vari prole oscura precipitare, ma molti cadaveri giacevano sfracellati a terra: molti erano umani, ma un paio erano dalish.
 
Caricò in avanti insieme a Yara e Piotin, rifiutando di arrendersi. Mosse lo spadone con forza, altri nemici caddero, ma poi sentì la terra tremare violentemente e un ruggito assordante le gelò il sangue.
Un enorme ogre arrivò alla carica, travolgendo nemici e alleati sotto le possenti gambe, le fauci spalancate che grondavano saliva. Un'ascia spezzata e varie frecce spuntavano dalla pelle livida e coriacea.
《Attenti!》 Urlò, scansandosi. Vide molti imitarla, ma degli strilli acuti le graffiarono le orecchie: un branco di Shriek aggredì i nani sbilanciati dal mostro più grosso. Le loro urla si persero nel fragore della battaglia.
 
L’ogre ruggì di nuovo, abbattendo i possenti pugni sul terreno, schiacciando ogni cosa alla sua portata e una pioggia di frecce lanciata da  alcuni senzacasta trapassò gli shriek, zittendo i loro strilli. L'aria era pregna dell'odore ferroso del sangue.
La regina scattò contro il colosso con Piotin, Leske e altri nani: il senzacasta aveva un colorito verdastro. Attaccò lei per prima: conficcò lo spadone nella carne del suo polpaccio, tagliando tendini e carne putrida, ma la lama si impigliò nella pelle coriacea. Il mostro cominciò a dibattersi per levarsela di dosso e i suoi alleati corsero via per evitare di essere travolti.
 
Aura tenne salda la presa, ignorando la nausea, mentre tentava di liberare la lama. Tirò con tutte le sue forze e la pelle cedette. La bestia ruggì di dolore, il suo sangue nero che scorreva a litri, mentre Piotin e Leske lo attaccavano da destra insieme ad altri nani.
La Regina si unì a loro, colpendo di nuovo la gamba ferita, sbilanciandolo in avanti. Il colosso ruggì, provò ad allontanarli con gli artigli, ma alla fine cadde a terra, l’ascia di Piotin conficcata nel cranio. Leske lo osservò con un sorriso eccitato, il volto sudato e coperto di polvere, le nocche sbiancate, ergendosi fiero sul colosso come se lo avesse ucciso da solo.
Ma la battaglia non era finita: tre grossi Hurlock arrivarono di corsa verso di loro, le fauci spalancate.
Il loro tanfo le invase le narici mentre parava insieme a Piotin. Vide altri prole oscura arrivare da sinistra, aggredendo Yara e i senzacasta, quando il mostro più grosso la colse di sorpresa con una testata.
Cadde di lato, la vista invasa da decine di punti neri, l'elmo che le feriva la fronte. L'Hurlock alzò il maglio, pronto a spaccarle la testa, ma un lampo rossiccio si abbattè sulla sua schiena, spedendolo nel fango.

 
Aura fissò sorpresa Cerere, il pelo tinto di pitture da guerra, abbaiare allegra un saluto, prima di sentire il suono di decine di archi tesi. Una pioggia di frecce scese con violenza dalle mura, trapassando i prole oscura in un coro di urla stridule, poco prima che una brillante luce verde riempisse il suo campo visivo.
Una barriera si alzò intorno ai cancelli della città. Sentì I mostri urlare, vide la pelle rattrappire e coprirsi di vesciche come per un'ustione, ma lei non sentì dolore. Le sue ferite svanirono in un calore piacevole, proprio come quelle dei suoi alleati: una sensazione familiare.
Si girò verso le porte della città: un gigantesco scudo luminoso era comparso per proteggerle e Wynne era a pochi passi dal confine della protezione. Il suo corpo ardeva di quella stessa luce benefica.
Vide dei soldati avanzare dietro di lei e superare lo scudo senza fatica. Attaccarono i mostri, le loro spade che sibilavano nell'aria, e un attimo dopo quelle di Persephone sferzarono l'Hurlock atterrato da Cerere, lorde di sangue. Pareva stanca, ma determinata
《Siamo arrivati, Aura!》 Esclamò e la nana sgranò gli occhi. “Siamo”?

 
《Ehilà, nuova regina!》 Urlò Oghren dietro di lei, arrivando alla carica insieme ad una manciata di soldati umani, alcuni elfi dalish e un giovane mago dai capelli rossi. Bann Eremond era in testa al gruppo.
Il nano sfondò il petto uno dei Genlock più grossi per poi decapitare due Shriek, lo sguardo quasi del tutto vigile e un ghigno feroce sotto la barba pulita, mentre il Bann apriva il cranio di un Hurlock con le accette e il mago rosso gettava fiamme su ogni nemico in vista.
A quella vista, Aura si rialzò, lo spadone in pugno, e fece segno ai suoi uomini di attaccare ancora.
Insieme, strinsero a tenaglia i prole oscura ancora vivi, impedendogli di rispondere con l'efficacia precedente, avanzando verso la città. Sentì i loro strilli mentre passavano oltre la barriera creata da Wynne.
 
Si voltò verso la valle: i pochi prole oscura rimasti stavano venendo trafitti dalle frecce, ma alcuni tentarono lo stesso di superare la barriera con i loro artigli. Fu Persephone ad uccidere l'ultimo Shriek che ci provò: la sua testa cadde a terra con un tonfo umido.

 
La regina dei nani sospirò sollevata, togliendosi l'elmo per avere respiro. Erano riusciti a rallentarli, almeno per ora. Si voltò verso la nuova sovrana del Ferelden. 《Perdonate il ritardo.》 Disse con un inchino. 《Vedo che state resistendo, ero preoccupata.》
《Non fosse stato per i messaggeri Dalish, saremmo caduti il primo giorno.》 Rispose lei, Cerere accanto. 《Siamo riusciti a evacuare i civili, ma ieri è crollato il muro occidentale e la prole oscura ha invaso i quartieri del Mercato. Gira voce che siano arrivati persino all'Enclave. I maghi del Circolo e i templari del comandante Gregoir sono venuti in nostro aiuto, ma se crollasse il ponte che collega le sponde del fiume Drakon, saremo chiusi tra le ali dell'esercito nemico》
La nana annuì. 《L'arcidemone ha causato danni?》
La corvina provò a replicare, ma un ruggito terrificante la zittì: un suono che si infilava a forza nei timpani e nel cuore per farli tremare. E oltre le nuvole nere, la gigantesca figura del suo creatore si stagliò con le enormi ali slabbrate.

 
L'arcidemone volò sopra di loro con un boato furioso, troppo in alto per essere colpito da frecce o incanti, ma abbastanza vicino da mostrare le zanne affilate in una muta minaccia. Aura per un attimo fu certa che i suoi occhi vuoti si fossero posati su di loro.
Lo vide dirigersi verso forte Drakon, l'edificio che si ergeva maestoso sulla sua collina, soffiando il suo fiato bollente su ciò che trovava sulla sua strada. Il suo ruggito continuò a rimbombare nelle sue orecchie.
Accanto a lei, vide il mago dai capelli rossi che li aveva aiutati impallidire, così come Yara i soldati umani. 《Dobbiamo affrontare quella cosa?》 Chiese, mentre anche Piotin stringeva l’ascia con più forza.
《Si, dobbiamo.》 Disse Persephone rivolta a tutti loro. Anche lei era pallida, ma la sua voce era ferma. 《Sono cosciente che un simile mostro crei paura in tutti noi. Lui e il suo esercito sono superiori in numero e ferocia, ma non in valore! Stanotte sarà scolpito il fato del Thedas! Soldati del Ferelden, potenti maghi del Circolo, nobili elfi dalish e grandi nani di Orzammar, voi tutti lo plasmerete con le vostre scelte! Lascerete che quei mostri vincano? Che ci devastino? O lotterete coi custodi per vendicare i nostri caduti!?》
Piotin annuì convinto, sollevando l’ascia in accordo. Bann Eremond fece lo stesso, come Yara, Wynne, e pian piano tutti gli altri. Un coro di esclamazioni battagliere iniziò a risuonare di fronte alle mura e Aura sorrise. Il Ferelden non poteva avere regina migliore.

 
《È brava con i gran discorsi.》 Commentò Oghren vicino a lei, prima di girarsi a guardarla. 《Non mi aspettavo di vedere la regina in battaglia. Bah, non mi aspettavo che tutte queste teste di marmo mettessero piede in superficie. Non temono di cadere in cielo?》
《Hanno più paura di perdere la casta.》 Sbuffò Aura, confermando i dubbi dell'altro. 《Radunarli è stata dura, lo ammetto, ma nessuno dirà che Orzammar ha lasciato soli i custodi. Non sono quel tipo di regina.》
 
Oghren sbuffò. 《Immagino allora che tutti siano stati rassicurati sul poter tornare alle loro nobili magioni e le solite cazzate politiche. Deve essere bello.》
La regina gli mise una mano sulla spalla. 《Oghren, sei un grande guerriero e una persona fedele. Me lo hai dimostrato più volte nelle vie profonde. Orzammar ti accoglierebbe a braccia aperte se volessi tornare.》
Il rosso scoppiò in una risata priva di gioia. 《Ora che mi vedete spaccare teste vi manco eh? Nah, Altezza, non tornerò a farmi sputare addosso. La superficie mi piace: ho tutto l'alcol che voglio e c'è una mia vecchia amica che mi aspetta, se capisci che intendo.》 Disse con un occhiolino. 《Ehi maestà!》 Urlò poi, rivolto a Persephone. 《Io vado ad aiutare Aida e Leliana a riprendere l'Enclave. Serviranno muscoli in più.》
 
《E, se me lo concedete, io e i miei uomini andremo a liberare il mercato.》 Aggiunse Aura.
La corvina si morse il labbro. 《È rischioso.》
La nana sorrise arrogante. 《Permetteteci di agire, regina. Entro l'alba, il quartiere sarà libero.》
 
L'altra non pareva convinta, ma sentì le corde degli arcieri sulle mura tendersi e dei nuovi ruggiti dell'arcidemone squassarono l'aria già satura di urla lontane. Annuì suo malgrado.
《Oghren, prendi Wynne e andate ad aiutare le altre. Aura, prendi gli uomini di cui hai bisogno e andate pure. Se ci sono dei templari ancora vivi, portateli con voi. E che il Creatore e la Pietra vi proteggano.》
《Atrast tunsha, amica mia.》 La salutò Aura, avviandosi con Piotin e gli altri verso l'interno della città. Le loro armi scintillarono alla luce degli incendi

 
**

 
Micah tagliò la gola dell'ennesimo Hurlock con uno sbuffo di fatica, il suo sangue le imbrattò i vestiti. Sentiva le urla tutte intorno a sé, il caos delle lame e schiocchi bagnati quando il metallo trovava la carne.
Si tolse le treccine sudate dalla fronte. Aveva perso il conto di quanti ne aveva fatti fuori. Da quando era crollato quel dannato muro, non avevano avuto respiro. Cazzo, da quando era iniziato l’assedio!
 
Anche se i Dalish li avevano avvertiti, la prole oscura li aveva colti di sorpresa. Erano giunti in massa, mentre stavano portando in salvo chi non sapeva combattere. Avevano superato le difese non ancora alzate, invaso le strade e dilaniato chiunque gli capitasse a tiro.
Anche adesso stavano arrivando. Erano in mezzo alla piazza principale, tentando di raggiungere l'Enclave da un giorno e mezzo, e loro stavano emergendo dai vicoli, da dietro le case, dagli angoli bui. Non c'era fine.
Quella testa di latta di Gregoir era arrivato ad aiutarli coi suoi templari il giorno prima, insieme a diversi maghi del Circolo, ma non avevano liberato il mercato!
 
L'aria puzzava di fumo. Qualche idiota aveva copiato l'idea dei barili d'olio usati a Redcliffe: molti edifici erano avvolti dal fuoco, i calcinacci roventi avevano invaso le strade già lorde di sangue.
Sentiva Shale, da qualche parte, la sua risata ruvida risuonava potente insieme a quello delle ossa rotte dei prole oscura. Beh, almeno lei si stava divertendo!
《Salroka!》 Urlò ad Iselen, sgozzando uno shriek e cercando di sovrastare il frastuono. 《Come va lì!?》
Il mago era poco lontano da lei, circondato da un vortice di aria gelida. Non lo aveva mai visto così: la sua pelle era percorsa da vene scintillanti e stava invocando contro i loro nemici una vera e propria tormenta, tanto potente da annullare l'afa estiva. Attorno a lui giacevano frantumati decine di cadaveri di prole oscura: la loro carne ormai fragile come vetro.
Le rivolse un segno di intesa, mentre alzava il bastone per scagliare arabeschi gelati contro una banda di Shriek: le loro ossa che scintillarono in pezzi.
Invel era poco avanti a lui, le zanne scoperte. Correva in mezzo alle forze nemiche, seminando il caos tra i mostri.

 
La nana, il fiato corto, affiancò Jowan e Zevran. L’assassino stava danzando leggero in mezzo alla prole oscura, squarciando vene e arterie senza che una sola delle loro lame riuscisse a sfiorarlo, mentre il mago alzava barriere per proteggere delle case dal fuoco e ardere i prole oscura. Stava provando a tenersi il più lontano possibile dai templari ancora vivi.
Micah ne vide giusto un paio arretrare davanti a un nutrito branco di Shriek, le armature sudice e graffiate. Ficcò una mano nella giacca per afferrare una delle sue fiale 《Jowan!》 Urlò, scagliandola verso i mostri.
Il moro reagì in un attimo: un lampo colpì la boccetta, riversando un inferno di fiamme sui prole oscura. Micah ascoltò soddisfatta i loro strilli di dolore e rivolse un ghigno storto alle facce sconvolte dei templari.
 
Sentì delle nuove grida e si girò. Runaan, Morrigan e Sten lottavano poco lontano, insieme a una decina di Dalish. Il Qunari aveva appena decapitato un Hurlock enorme, mentre gli altri prole oscura intorno a loro si contorcevano a terra, catturati nelle malie di orrore create dalla strega e facili prede per le frecce elfiche.
Notò arrivare in volo la figura esile e raccapricciante di un Emissario. Udì i suoi versi striduli e vide fiamme scure nascere sulle sue dita, ma Runaan, i capelli appiccicosi di sangue nero, lo centrò in un occhio.
Il mostro si schiantò con uno schiocco nauseante accanto a Loghain, che stava lottando come un leone: nella sua nuova armatura da custode, aveva già decapitato due Shriek e stava fronteggiando insieme a Leliana un Hurlock dall'imponente elmo cornuto.
 
L'uomo fermò la sua ascia con lo scudo, non sembrò costargli alcuno sforzo, e lo respinse indietro. Il prole oscura cadde e la rossa gli piantò i pugnali nel cranio.
《Non finiscono mai.》 Disse l'ex Teyrn, mentre Aida correva da loro, i denti scoperti e una freccia pronta.
《Almeno sarà una notte da ricordare, amici miei》 Replicò Zevran con un sorriso stanco.
 
Micah era sul punto di mandarlo a quel paese, ma una giovane templare superò l'angolo di una casa, la faretra vuota. 《Ne… ne… ne arrivano altri!》 Strillò, bianca come un cencio e la voce stridula di paura.
La nana sgranò gli occhi, ma un ruggito la costrinse ad alzare le armi. Quattro ogre spuntarono da dietro le case, circondati da un numero enorme di Hurlock e Genlock. Un Hurlock particolare li guidava: l'armatura completa era inusuale, agitava un enorme spadone.
Iselen sibilò un insulto sottovoce e all'ex senzacasta venne quasi da ridere. Se un tipo educato come il suo amico imprecava, allora erano nei guai fino al collo.

 
Attaccarono appena videro uno dei colossi strappare un grumo di calcinacci da una casa. Una pioggia di frecce e palle di fuoco travolsero i prole oscura. Shale ne travolse molti con la sua mole, mentre Morrigan gli scatenava addosso una densa nube malefica, gli occhi brillanti di viola.
 
Micah strinse i denti. Aida e Leliana vicino a lei, uccisero dei genlock con le loro frecce. Stavano arretrando. Anche con maghi e templari era inutile!
Ma poi si sentì uno strillo. L'esercito dei prole oscura venne improvvisamente sfondato da una serie di nani in armatura, mentre la terra cominciava a tremare.
Gli spuntoni di pietra di Wynne emersero dal terreno, trapassando le gambe di un Ogre e facendolo cadere in avanti. L’Hurlock a capo del gruppo si girò giusto in tempo perché uno spadone di ottima fattura lo decapitasse di netto.
 
Quando Micah vide la faccia della proprietaria sotto l'elmo, sgranò gli occhi. 《Principessina!?》
Aura eseguì un breve inchino, mentre i suoi uomini si accanivano contro la prole oscura. 《Ho una sorpresa per te, amica mia.》 Disse, spostandosi per rivelare la figura di Leske, coperto di sporcizia da capo a piedi.
 
《Ehi Salroka.》 Disse lui col suo miglior ghigno.
《Razza di stupido bronto!》 Urlò lei, dandogli un colpo in testa. 《Cerchi di farti ammazzare?!》
《AH! Non temere per questo qui!》 Esclamò Oghren, arrivando con un sorriso tutto denti. 《Sarà ancora sporco di latte, ma ha ucciso un mucchio di prole oscura!》 Afferrò la fiasca attaccata alla cinta, bevend un lungo sorso, e la passò alla nana. 《Niente di meglio della birra speciale di Oghren! Forza! Fatevi sotto stronzi!》 Urlò, lanciandosi ancora nella mischia.

 
Micah bevette a sua volta dalla fiasca. Sentì la birra frizzarle in gola e afferrò Leske per il colletto. 《Bene allora! Casata Brosca, verso la vittoria!》
《Basta chiacchiere!》 Si intromise Loghain, un taglio sanguinante in faccia. 《Possiamo farci strada!》
 
《Per la Pietra! Teyrn Loghain!?》 Esclamò confusa Aura, guardando la sua nuova armatura.
Lui alzò gli occhi al cielo. 《I custodi hanno pensato che questa fosse la punizione adatta ai miei crimini.》
La regina battè le palpebre, ma non discusse oltre. Attaccarono insieme a Sten e Runaan, rinfrancati, l'ogre più vicino, puntando verso l’Enclave, mentre Iselen, Zevran, Jowan e Invel correvano oltre una serie di case semi distrutte per aiutare un terzetto che stava arretrando di fronte al secondo dei colossi.
Erano due templari e un mago, della sua età. Le loro armi e gli Incantesimi rimbalzavano inutili sulla pelle coriacea del mostro: tutti e tre tremavano come foglie.
 
《Levatevi di mezzo!》 Urlò l'elfo, il ronzio del Lyrium che gli trapassava le tempie mentre un muro di ghiaccio si alzava per trafiggere il braccio dell'ogre.
La sostanza cristallina penetrò la pelle con facilità, incurante dei ruggiti e dei tentativi del mostro di liberarsi. Si propagò lungo vene e arterie, lungo i muscoli, le ossa e gli organi interni. Ogni sua cellula venne toccata, finchè al posto del gigante non rimase che una statua.
 
Zevran fischiò ammirato, mentre i tre giovani lo fissavano sbalorditi. 《State bene?》 Chiese Iselen.
I tre annuirono, ancora pallidi, prima di allontanarsi in fretta e svanire tra i vicoli del mercato.
Jowan gli sorrise, e il suo amico ricambiò, ma di colpo il suo sguardo si fece di paura 《Iselen! Dietro di te!》

 
Il mago sentì un sibilo fendere l'aria. Si girò, una barriera alzata d’istinto per parare, e tenere lontano lo spadone. Ma non era un prole oscura ad impugnarlo.
《Non è possibile.》 Ringhiò. 《Gregoir!》
Il comandante templare gli rivolse uno sguardo feroce, le vene del collo che pulsavano violacee e gli occhi che correvano folli da lui a Jowan. 《Voi!》
 
Caricò ancora, incrinando la barriera, ma Jowan ne creò un'altra. 《Che stai facendo?!》 Urlò, il volto bianco di terrore, mentre Invel si avvicinava ringhiando. 《La prole oscura imperversa e tu…!》
《Il fatto che voi maledetti maghi del sangue respiriate è un'onta per me! Vi estirperò, custodi grigi o meno!》
Ci fu un'onda di antimagia e Jowan crollò a terra con la nausea. Iselen arretrò per evitare la lama, le tempie trafitte dal ronzio e gli occhi brillanti di blu: l'aria gelida si intrecciò in un turbine contro il templare, Schegge di ghiaccio trafissero la sua armatura e il suo volto.
 
Sapeva che Zevran aveva un pugnale avvelenato col nome di Gregoir, ma voleva essere lui ad ucciderlo. Per quello che aveva fatto a lui quando aveva coperto l'uomo che lo aveva quasi stuprato! Per ogni adepto della calma che aveva creato e per aver chiuso le porte quel giorno! Voleva ucciderlo per Solona!
Roteò il bastone, il ronzio che scacciava le voci dei demoni: il vento freddo si solidificò in lunghi rovi di ghiaccio. Gregoir si alzò prima, la faccia rossa d’ira, e sollevò la mano per creare un’altra aura antimagia.
 
Iselen la sentì attraversarlo, si preparò alla solita ondata di malessere, ma non provò nulla. Ne dolore, ne nausea, e il suo potere continuò a fluire.
Il Templare lo guardò sbalordito e lui gli sorrise affilato. 《Sorpresa!》 Urlò, mentre i rovi si piantavano nella carne dell'uomo e iniziavano a stritolarla. Lo spadone andò in frantumi al mero tocco delle spine.
Gregoir sputò sangue, il gelo che mordeva la carne, mentre Iselen lo portava alla sua altezza, quel sorriso terrificante sempre in viso 《Lo sai, Gregoir, se avessi tempo, ti farei pagare tutto quello che hai fatto. Ma, ahimè, dobbiamo sbrigarci.》 Disse, mentre la brina risaliva il simbolo dell'ordine templare sull'armatura.
L’uomo era pallido, il suo fiato che si condensava, ma la voce rimase dura 《Fa quel che devi, maleficar.》
 
Iselen sbuffò. 《Mezzo Circolo usava arti proibite! E voi, patetici soldatini, non ve ne siete accorti! Eravate troppo impegnati a nascondere stupratori e assassini tra i vostri ranghi e annientare maghi innocenti in nome del Creatore per vederlo! Quindi dimmi, Gregoir, dov'è ora il tuo Creatore!?》
Il ghiaccio stritolò il templare prima che potesse replicare, le vene sulla pelle del custode che splendevano più potenti che mai. L'armatura si spezzò a metà, proprio sul sigillo dell'ordine, la carne sottostante che gelava e andava in frantumi. Andò avanti finchè lui non rimase più niente.

 
Jowan fissò il suo amico ad occhi sbarrati, paura e felicità che stringevano il suo petto. lui era sempre stato potente, ma un livello simile... non lo aveva mai visto così. Aveva appena compiuto l'azione che lui aveva sognato per anni.
Lui, Zevran e Invel si avvicinarono, ma il mago stava fissando qualcosa ancora stretto tra le falangi gelate di Gregoir: una fiala ormai infranta, colma di un liquido scuro. 《Quello è il tuo…!?》
《Filatterio! Si!》 Rispose Iselen, senza fiato. 《È venuto qui apposta per uccidermi. Ma ora è rotto. Io… sono libero. Sono libero! Zevran! Sono libero!》 Esclamò con un sorriso luminoso, afferrando le mani dell'Antivano, che ricambiò felicemente la stretta, mentre Invel scodinzolava allegro attorno ai due.
 
Anche Jowan sorrise per loro, ma un botto assordante li riportò alla realtà, mentre dietro di loro una casa si inclinava pericolosamente e Wynne, Micah e Aida arrivavano di corsa, coperte di cenere da capo a piedi.
《Avete trovato sopravvissuti?》 Chiese la Maga.
《No.》 Replicò Zevran rapido. 《Solo prole oscura》
 
《Li abbiamo uccisi, non temere.》 Aggiunse Jowan.
La donna assottigliò gli occhi e la nana ghignò, ma Aida si intromise 《Venite! Siamo quasi all'Enclave: Aura e gli altri ci stanno aprendo la strada!》
Annuirono. Corsero verso la piazza: i nani e i soldati di Denerim avevano diviso la prole oscura, lottando con foga. Le frecce elfiche e gli incantesimi dei maghi che li tartassavano. Solo un ogre era ancora in piedi: Shale lo ribaltò con una risata graffiante, i cristalli sulla sua pelle che splendevano violenti.
 
Videro Sten trapassare uno shriek con Asala, mentre Runaan e Oghren correvano avanti insieme a Leliana. Loghain stava aprendo loro la strada a colpi di spada.
Morrigan sollevò il bastone. Dei fulmini si abbatterono sui mostri in milioni di scintille e Aura ne uccise altri insieme a Piotin e Leske. Erano coperti di sudiciume.
Iselen colpì un Hurlock dietro di lei con un raggio gelido e Micah fece per aiutare il suo amico, ma la regina gli rivolse uno sguardo eloquente. 《Ci pensiamo noi qui! Voi andate avanti!》 Urlò, mentre il senzacasta annuiva.
 
Micah fece per ribattere, ma poi ci ripensò. Si slacciò dalla cinta delle boccette e le lanciò a Leske. 《Usale bene Salroka!》 Gridò. ricevette un ghigno storto in risposta.

 
Ripresero la corsa, ignorarono gli strilli dei prole oscura e il suono dei crolli. Aida era scattata davanti a tutti loro, il ponte che portava all'Enclave era ormai in vista. 《Ancora una decina di metri e ci siamo!》
Iselen annuì, continuando a correre, ma sentì un nuovo schianto. L'edificio accanto a loro si inclinò, le travi di legno ormai divorate dal fuoco che si piegavano.
Precipitò in avanti sotto il suo stesso peso. Proprio sopra di lui.

 
Qualcuno lo afferrò per la spalla, tirandolo indietro, ma lui non riuscì a fare lo stesso con Jowan e Micah.Sentì il calore del fuoco sul volto mentre cadeva a terra.
Si girò frenetico, la schiena dolorante: vide Zevran e Runaan dietro di lui, ma non gli altri. Solo le macerie. 《Jowan! Micah!》
《Stiamo bene Salroka!》 Rispose la nana da dietro i calcinacci. 《Andate avanti! Ci pensiamo noi qui.》
 
Il mago scosse la testa, alzò il bastone, ma Runaan gli prese un braccio. Il suo volto era sudato, pallido, ma deciso. 《Iselen, dobbiamo andare.》
Lui fissò per un attimo le macerie, ma poi sentì un nuovo ruggito lontano e nuove urla. Annuì suo malgrado, riprendendo la corsa.

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Capitolo 45
*** L'Arcidemone ***


Aida stava attraversando veloce il ponte che portava all’Enclave, Leliana accanto e Oghren poco più avanti, gli occhi fissi sulla sua vecchia casa. Ormai era scesa la notte, ma le catapecchie avvolte dalle fiamme brillavano come il sole di mezzogiorno.
Dense volute di fumo salivano verso il cielo: le urla e il tanfo di prole oscura bruciati graffiavano i suoi sensi come la paura degli elfi. Pregò il Creatore che suo padre, Shianni e Soris si fossero messi in salvo.
Poteva già vedere le sagome di molti elfi riversi sulle mura e sulle barricate di legno che non aveva mai visto prima, i loro archi di fortuna spezzati e i corpi sporchi di rosso. Ma a terra, giacevano i cadaveri di tantissimi nemici.
Tra di essi spiccavano due ogre, i corpi tartassati da una miriade di frecce e pietre, come il terreno intriso di sangue corrotto attorno a loro. Un corno di uno di essi giaceva poco lontano, troncato da un masso.

《Si sono difesi bene.》 Commentò Loghain, dietro di lei, la spada e lo scudo sempre pronti.
《Già, non male per della carne da macello vero?》 Chiese pungente l'elfa, l'arco in mano.
Quell'uomo non le piaceva. Era un custode ora, e lei si fidava del giudizio di Iselen e Runaan, ma ricordava bene i visi terrorizzati degli elfi che quell’uomo aveva consegnato agli schiavisti, incluso quello di suo padre.

L'ex Teyrn si accigliò e provò a dire qualcosa, ma un verso gutturale fece drizzare i capelli sulle loro teste.
Un nutrito gruppo di Hurlock e Shriek, spuntato da chissà dove, gli stava rapidamente venendo addosso, facendo traballare la struttura già fragile del ponte. Quelle dannate urla stridule le graffiarono le orecchie.
Scoccò subito la sua freccia, trapassando la testa di uno Shriek, e Morrigan alzò il bastone. Una densa nebbia nera invase il ponte: le volute serpentine stritolarono i loro nemici, dando il tempo ad Oghren, Sten, Zevran e Loghain di ucciderli con le loro lame.
Il Qunari tagliò in due l'hurlock che guidava la carica, mentre il custode spaccava la testa ad un altro con lo scudo. Lei incoccò ancora, Zevran che uccideva ogni prole oscuea che aveva provato ad avvicinarsi, ma poi udì un verso simile ad una risata stridula sopra di loro
Non riuscì a scoccare in tempo.


Ci fu un botto assordante che le fece girare la testa, e le onde d'urto provocate dall'Emissario si abbatterono contro le strutture già cadenti del ponte.
Aida vide i prole oscura rimasti precipitare nel fiume che scorreva veloce sotto di loro e si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Il suo corpo reagì prima della sua mente, la Bestia che ruggiva dentro di lei: ritrovò l'equilibrio con un salto incredibile e corse svelta verso la sponda da cui era venuta, imitata dagli altri.
Vide Morrigan svanire in un lampo di luce viola e uscirne tramutata in un grosso corvo, ma non perse tempo a stupirsi: doveva solo correre!

Un lampo gelido di Iselen le passò vicino, mancando di poco il loro nemico. Sentì l'Emissario gracchiare un'altra risata, e continuò la sua corsa, ringhiando: il rombo del crollo martellava nelle sue orecchie.
Ormai mancava poco alla sponda, ma un’altra onda d'urto li travolse, spezzando legno e pietra. Aida si sentì nel vuoto e saltò in avanti con tutte le sue forze
Atterrò a quattro a zampe sulla terra ferma, battendo il ginocchio, nelle orecchie i tonfi sordi dei detriti nell’acqua. Si guardò intorno frenetica, il fiato corto.
Vide che i tre maghi erano già accanto a lei, Runaan e Zevran erano quasi arrivati, e vide che Sten, Oghren e Loghain avevano compiuto circa tre quarti del percorso, ma non Leliana. Lei non di era mossa.
Era ancora in piedi, ferma in mezzo alla distruzione, una freccia puntata contro l'Emissario, le cui dita si erano illuminate di nuovo.


L'elfa sbarrò gli occhi. Si alzò per a tornare da lei, ma l'onda d'urto fu più veloce. Un enorme polverone si alzò dal crollo, nascondendo la ragazza alla sua vista.
Vide Sten e Oghren, gli unici non ancora giunti sulla sponda, saltare come aveva fatto lei, aggrappandosi con le unghie per non cadere. Iselen, Zevran, Runaan e Loghain li soccorsero, ma lei non ci fece caso, i suoi occhi che scattavano frenetici alla ricerca della rossa
Un guaito sfuggì dalla sua gola. Non poteva essere morta. Non così! Non ora! Non dopo tutto quello che avevano passato e affrontato insieme!
Sentì il verso di scherno del prole oscura ed incoccò di nuovo, livida di rabbia, ma prima che potesse tirare, un'altra freccia vibrò nell'aria e il colpo stavolta andò a segno!
Il corpo dell'Emissario si schiantò sulle rocce in riva al fiume con uno schiocco umido, mentre la figura illesa di Leliana emergeva dalla polvere. Era nello stesso punto in cui l'aveva vista poco prima, in piedi su ciò che restava del ponte, l'arco in mano e protetta da uno scudo scintillante creato da Wynne.


L'elfa la vide avanzare a passo elegante su quel poco legno ancora intatto e avvicinarsi a lei con un sorriso. 《Possiamo andare.》 Disse solo.
Le corse incontro con le zanne scoperte. 《Razza di incosciente!》Ringhiò《Vuoi farmi morire di paura!?》

Leliana le accarezzò il viso, quel sorriso sempre sulle labbra rosee, invadendole il naso col suo profumo gentile. 《Ce la faremo, Aida. Non temere.》
L'altra si godette il contatto, il cuore ancora a mille, prima che Sten si avvicinasse a loro, Asala in spalla. 《Muoviamoci.》 Disse, vigoroso come sempre. La sua pelle era sudata e sporca di sangue nero, eppure sembrava come sempre del tutto immune alla fatica.

Aida annuì, un’altra zaffata di carne bruciata che le feriva il naso. Incoccò ancora, mentre Iselen, Morrigan e Wynne alzavano i bastoni contro il ponte crollato.
Legno e pietra emersero dai flutti del fiume, unendosi quel tanto che bastava per permettere il passaggio.
Corsero rapidamente sulle strutture sostenute dalla magia, fino ad arrivare sotto le barricate dell'Enclave. Ora poteva vedere le grosse brecce che costellavano sia le strutture di legno che le mura sottostanti.
La saracinesca che dava l'accesso era stata divelta e alcuni elfi giacevano riversi a terra in mezzo ai prole oscura, schiacciati dalle macerie. Le pozzanghere lasciate dalle ultime piogge erano diventate rossastre.

Aida passò oltre con il cuore in gola: sentiva con chiarezza le urla di battaglia e i versi di fatica che strappavano l'aria. Girò l'angolo che conduceva alla strada principale e vide un'elfa dai lunghi capelli castani cadere sulla schiena, una vecchia spada come unica difesa contro le asce di un Genlock.
Scoccò la freccia senza nemmeno pensarci, colpendo il mostro alla tempia, mentre Iselen alzava il bastone contro un altro terzetto che provò ad attaccare. I loro corpi si infransero in schegge brillanti.
《Cos'è successo?》 Chiese Loghain all'elfa, aiutandola a rialzarsi.
《Sono troppi.》 Rispose lei, stravolta. 《Li abbiamo colpiti dalle barricate, ma…》Il ruggito inconfondibile di un ogre la interruppe, seguito da altre urla e crolli.
Una casa poco distante da loro si inclinò sotto il suo stesso peso, il legno divorato dalle fiamme che si schiantava a terra in scintille roventi e sollevava altri versi mostruosi.


Aida strinse il suo arco, come Runaan, mentre Wynne prendeva alcune pozioni dalla sua sacca e le dava all'elfa. 《Tenete. Queste guariranno molte delle ferite. Fate attenzione alla corruzione dei prole oscura: si manifesta con vene scure in rilievo sulla pelle e gli occhi diventano sempre più bianchi.》
Lei annuì, svanendo tra i vicoli sporchi, e Aida rivolse un cenno all'anziana donna. 《Grazie Wynne.》

Lei le dedicò un sorriso. 《Ho fatto ciò che è giusto. In quanto guaritrice, ho giurato di aiutare il prossimo.》
《Delizioso vecchia.》 Soffiò Morrigan 《Speriamo che il tempo di salvarne una non costi il quartiere》
Aida non fece caso a lei, ormai abituata al vetriolo nella voce dalla strega. Incoccò una nuova freccia, riprendendo la sua corsa, Leliana e Sten accanto e il naso che cercava odori familiari.
Aveva attraversato quei vicoli fin da quando era una bambina, li conosceva come il palmo della propria mano, eppure ora stentava a riconoscerli.


Nuovi danni alle case si erano aggiunti a quelli lasciati dall'epurazione, e il terreno era scivoloso di sangue: per ogni prole oscura ucciso, almeno un elfo giaceva morto poco lontano. Aida riconobbe nel fango i volti dei tre allegri ubriachi che l’avevano salutata il giorno del suo matrimonio, i loro petti aperti da colpi d’ascia.
Emise un ringhio basso, accompagnata da Invel, mentre finalmente raggiungevano il loro obiettivo.


La piazza del Vhenadahl era invasa dal caos. Enormi massi avevano abbattuto case e le fronde dell'enorme albero si stagliavano minacciate dal fuoco, proprio come le barricate che bloccavano l'accesso nord.
I pochi elfi di città armati di archi o spade stavano tenendo a bada come potevano i mostri che erano riusciti a passare. Una maga, un'elfa dai capelli biondi, era al loro fianco, il bastone alzato per evocare enormi liane spinose intorno a loro per proteggerli e attaccare

Aida li guardò ammirata. Poco avvezzi com'erano al combattimento, non doveva essere stato facile per loro difendersi così bene. Ma non avrebbero retto.
Mirò nuovamente insieme a Runaan, colpendo dei genlock che erano riusciti ad aprirsi un varco nelle difese, mentre Leliana aiutava una coppia di elfi a fuggire e il Qunari tranciava prole oscura su prole oscura senza esitare: la carne squarciata come burro.
Iselen e Morrigan stavano gettando fulmini e lame di ghiaccio contro un Hurlock particolarmente coriaceo, aiutati da Invel, ma poi sentirono Oghren arrivare alla carica. 《Levatevi di mezzo maghi!》 Urlò il nano, gli occhi lucidi di alcol, prima di caricare il mostro e piantargli l'ascia nel cranio. La estrasse subito dopo con un enorme sorriso compiaciuto.

《Beh, almeno l'ubriacone si impegna.》 Commentò la strega, col viso sudato, notando Zevran e Loghain uccidere un altro paio di Shriek con facilità.
L’altro mago annuì, prima di richiamare i suoi venti glaciali per spegnere le fiamme che stavano attecchendo ad un'altra casa.


Avanzarono sventrando ogni nemico che gli capitasse a tiro, protetti dalle barriere di Wynne e lo scudo di Loghain, Invel che apriva la strada coi denti in mostra
Alcuni abitanti li guardarono sorpresi, ma li lasciarono perdere in fretta. Molti di loro stavano provando a spegnere gli incendi e a portare in salvo chi non poteva combattere, i vestiti e la pelle sporchi di terra e fuliggine. Altri invece cercavano di tappare le brecce nelle barricate con assi e martelli, o fuggivano e basta senza una meta precisa, i volti stravolti dalla paura.
I ruggiti di un ogre rimbombavano cavernosi sull'altro lato delle difese, insieme ai suoi colpi poderosi: dei Dalish erano appostati sui tetti, ma le frecce che gli stavano scoccando contro non sembravano servire a niente. E ormai il legno strideva dolorante, sul punto di andare in mille pezzi. Lunghe crepe si erano già aperte e la parte superiore ormai stava crollando.

Aida sentì chiaramente una voce conosciuta abbaiare ordini, cercando di sovrastare il frastuono, mentre la zazzera rossa di Shianni faceva capolino nella calca. Aveva a tracolla un arco e una faretra semivuota.
《Shianni!》 Urlò, correndo verso la cugina, che si girò subito verso di lei, il volto pallido di fatica.
《Aida! Grazie al Creatore siete qui!》 Corse verso di lei. 《Abbiamo perso i contatti con la città da mezza giornata. Temevo che…》 Un altro ruggito squassò l'aria e l'elfa digrignò I denti. 《Fanculo a quel coso!》 Imprecò. 《Lui e i suoi sgherri ci hanno attaccati quando è scesa la notte. Gli abbiamo lanciato contro tutto quello che acecamo, ma nulla sembra ferirlo. E ormai abbiamo quasi finito le pietre e le frecce.》

《Questo perché molte finiscono sprecate a terra.》 Disse una seconda voce conosciuta, mentre una Dalish bionda si avvicinava insieme ad un terzetto di elfi armati, una freccia già pronta.
《Mithra!》 Esclamò Runaan.

《Aneth ara, Runaan.》 Salutò lei, infilzando col suo dardo la testa di uno shriek che aveva superato la barricata. 《Lieta che siate arrivati.》 Li guardò stanca. 《Immagino veniate dal mercato.》
Il Dalish annuì. 《Si. Gli eserciti nanici, umani e i templari stanno tenendo la situazione sotto controllo, ma il ponte che da accesso all'Enclave è crollato. Non potranno venire qui ad aiutarci.》

Lei imprecò in elfico. 《Siamo venuti per aiutare con le difese e rispondere all’attacco. Abbiamo resistito, per ore, ma non so quanto andremo avanti così.》
《Non possiamo fallire!》 Si intromise Loghain, gli occhi rivolti oltre le barricate e le mura, dove Forte Drakon si stagliava imponente. 《Il solo modo per uccidere l'arcidemone è ferire le sue ali e intrappolarlo in un punto troppo alto perché possa fuggire saltando. L'unico adatto è il forte, oltre quei prole oscura!》

《Volete arrivare al forte!?》 Chiese Mithra, osservando le guglie lontane. 《Si, ha senso.》
《Ma come?》 Chiese uno degli elfi dietro di lei, che Aida aveva visto lavorare al mulino 《Le difese stanno cedendo e ogni ora che passa sono sempre di più!》

《Forse potremmo agire noi da esca.》 Sentenziò il nuovo custode, accennando a se stesso, Iselen e Runaan. 《Attireremo l'attenzione dell'Ogre in modo che lasci stare le barricate e nel frattempo voi potrete riorganizzarvi.》 Disse, rivolto ad Mithra e Shianni.
《Sarebbe un buon piano, CapoShem.》 Disse una nuova voce femminile poco lontano, mentre la maga dalish che Aida aveva visto poco prima si avvicinava. Era la nuova Guardiana Lanaya, l'erede di Zathrian. 《Ma purtroppo qui da qualche parte si nasconde un Emissario che continua ad alzare barriere intorno a quel bestione. È stato lui ad appiccare l'incendio. Abbiamo provato a cercarlo, ma è stato inutile, e finchè non verrà ucciso, la nostra sorte è incerta.》

Aida ringhiò, ma Loghain annuì. 《Allora è deciso. Un piccolo gruppo dovrà stanare quel mostro e porre fine alla sua magia, mentre la maggior parte di noi resterà qui per uccidere l'ogre non appena la barriera svanirà. E propongo Aida per cercare l’Emissario.》
L'elfa sgranò gli occhi alla proposta di Loghain, sorpresa, ma Sten le rivolse addirittura un cenno rigido del capo. 《Tu sei la più adatta per questo compito. Trova il prole oscura Saarebas e uccidilo.》

Aida quasi non credette alle sue orecchie, mai il qunari le aveva parlato con quel tono, e sentì Oghren ridere rauco. 《Sentito, bellezza? Facci strada.》 Disse, dandole una manata sul fianco, mentre Wynne annuiva e Leliana incoccava una nuova freccia con un sorriso sicuro.
Runaan rivolse loro uno sbuffo di assenso, mentre un colpo più forte degli altri faceva scricchiolare le barricate. 《Andate. Li tratterremo finchè potremo.》
《Contiamo su di voi, amici miei.》 Li salutò allegro Zevran, sempre accanto a Iselen e Invel.


L’altra li vide impugnare le rispettive armi, proprio come Sten, Morrigan e tutti gli altri. Avrebbe voluto dire a tutti loro, in particolare a Shianni, di non fare sciocchezze, ma non emise un fiato. Si limitò ad annuire, prima di gettarsi nuovamente nella ragnatela di vicoli dell'enclave, inspirando con forza.
Percepì chiaramente il tanfo di prole oscura ovunque, così come la decomposizione dei cadaveri sul suo cammino e il fumo che ancora impestava l'aria. Le entrarono nel cranio, facendole lacrimare gli occhi, ma tenne duro, cercando di individuare la traccia giusta. Se le barricate fossero crollate prima della morte dell’Emissario, l'intera Enclave sarebbe stata distrutta
Svoltò rapidamente a sinistra, sentendo qualcosa di strano, fino a quando non raggiunse una casa un po' più alta delle altre, la porta e le finestre ridotte in pezzi.

Oghren sollevò istintivamente l'ascia e Aida stessa tese le orecchie. Non c'era nessuno per le strade, non fosse stato per I suoni della battaglia, era certa che ci sarebbe stato un silenzio tombale. Non le piaceva.
Si avvicinò all'ingresso, quello strano odore che la guidava, quando uno strillo acuto squarciò l'aria.

Un’elfa precipitò fuori dalla finestra del secondo piano, atterrando con uno schiocco nauseante a terra, il collo piegato in un angolo innaturale e gli occhi biancastri rivoltati all'indietro spiccavano sul viso butterato.
Tutti e quattro trattennero un brivido a quella vista, il ricordo di Hespith e della madre della nidiata che tornava sgradevole nelle loro teste, ma Aida si impose di restare concentrata. Varcarono la soglia insieme, ben consapevoli che quella donna non era sola.


Avanzarono in silenzio per i corridoi, il bastone di Wynne come unica fonte di luce. I mobili erano stati buttati a terra e c'erano dei segni di graffi sulle pareti. Dei tonfi sordi risuonavano dal piano superiore.
Aida fece segno di fare piano mentre saliva le scale, l'arco e le orecchie tesi, ma poi ci fu uno schianto: una delle porte sulla destra venne giù e degli elfi dai volti macchiati di corruzione li attaccarono di sorpresa.
L'elfa lasciò perdere l'arco per lo spazio ristretto e buttò giù quello più alto. Lo sentì muoversi con foga sotto di lei, emettendo suoni gutturali mentre provava a colpirla: gli piantò gli artigli nel collo. ll suo sangue viscido le bagnò le dita e un tonfo dietro di lei le disse che Oghren aveva ucciso il secondo, ma poi una terza figura, molto più piccola delle altre, cercò di attaccare.
Leliana reagì d'istinto, colpendola nella schiena con uno dei suoi pugnali. La sentirono cadere a terra con un suono acuto, infantile, e quando il bastone di Wynne la illuminò, scoprirono il viso coperto di pustole di una bimba di sette anni, gli occhi bianchi e vuoti.

La rossa si portò le mani alla bocca, e persino Oghren borbottò un'ingiuria. Aida sentì lo stomaco chiudersi per l'orrore, mentre un ringhio le saliva in gola.
Salì le scale di corsa, notando una nauseante luce viola provenire dall'ultima delle stanze. Non esitarono a sfondare ciò che restava della porta con un calcio.
L'Emissario si girò verso di loro, emettendo un verso acuto, gli occhi illuminati dalla luce fosca con cui stava proteggendo l'ogre, mentre in lontananza si sentiva lo schianto del legno che andava in mille pezzi, seguiti da un ruggito possente. Le barricate erano cadute.

Aida sentì un brivido lungo la schiena, ma scoccò la freccia che aveva preparato. La vide rimbalzare sulla barriera del prole oscura, ma quando Oghren la incrinò, il loro nemico si rese conto di essere in svantaggio ora che doveva difendere anche se stesso
Soffiando come una serpe, cercò di volare fuori da una spaccatura nel muro, ma un raggio verde creato da Wynne lo trattenne con forza. Lo videro dibattersi e soffiare fino a quando il nano non gli piantò l'ascia nella testa. La luce malata morì insieme al mostro.


《Andiamo.》 Disse la maga, il volto pallido di fatica.
L'elfa annuì, avviandosi verso le scale, ma un singulto attirò la sua attenzione. Aprì la porta alla sua destra, in tempo per vedere un ragazzino biondo puntarle contro una freccia. I suoi occhi blu erano sbarrati di paura, ma non portavano segni di corruzione.
《Ehi, calma. Non ti faremo del male.》 Disse col suo tono più dolce, prima di sentire un altro odore.
Un’elfa bionda giaceva morta sul pavimento, il volto butterato e una freccia identica a quella del ragazzino piantata nel collo. 《Mamma.》 Sussurrò il ragazzino.

Aida sentì un groppo alla gola. 《Come ti chiami?》
《Faravel. Ma mi chiamano Farrow.》 Rispose lui, l'arco ormai basso e grossi lacrimoni lungo le guance.
《Vieni, Farrow.》 Disse, avvicinandosi tendendogli una mano. 《Ti porterò al sicuro.》
Lui esitò per un attimo, gli occhi sempre puntati sul corpo della madre, prima di stringere le sue dita. Aida lo portò giù e poi fuori da quella casa. Gli strinse la mano per tutto il tragitto, senza lasciarlo mai, coprendogli gli occhi di fronte ai cadaveri in strada.


Quando tornarono alle barricate, vide che ormai erano crollate tutte, ma gli elfi parevano essere in vantaggio rispetto alla prole oscura. L'enorme ogre che aveva sentito ruggire giaceva morto a pochi passi da lei.
Il suo sguardo cercò Runaan e gli altri, ma non li trovò: vide solo Mithra e Shianni uccidere un Hurlock con le loro frecce.
《Sono già andati verso il forte.》 Disse Lanaya, apparendo accanto a lei. 《Una volta caduto l'ogre, hanno capito che qui non c'era più bisogno di aiuto.》

Aida annuì, guardando l'edificio svettare verso il cielo notturno, un nuovo ruggito terrificante che risuonava attraverso le nuvole. Avrebbe voluto essere con loro.
Leliana, intuendo i suoi pensieri, le accarezzò una spalla. 《Ce la faranno. Ne sono certa.》
Annuì e Farrow, le dita ancora intrecciate alle sue, le guardò soprerso 《Uccideranno il drago!?》
Oghren ghignò. 《Puoi scommetterci moccioso. Quel bastardo avrà pietre per i suoi denti!》


**


Runaan si stava muovendo guardingo lungo la strada che portava verso Forte Drakon, una freccia pronta.
Un silenzio soffocante ormai avvolgeva i loro passi, i suoni della battaglia solo un sottofondo indistinto.
Guardò l'edificio dal quale era evaso neanche una settimana prima e sbuffò dal naso. Il piano di Riordan era tanto semplice da essere ridicolmente ottimista!
Attirare l'arcidemone in un punto in alto e bloccarlo lì per poterlo attaccare. Sinceramente si era aspettato di meglio da un custode veterano. Soprattutto quando li aveva informati che li avrebbe usati come diversivo per entrare indisturbato in città per ferire il drago.
Da quando avevano superato l’Enclave, aveva tentato di percepirlo, di capire se i Numi lo avevano aiutato, ma non era servito. C'erano troppi prole oscura.

Sbuffò una seconda volta, guardando i suoi amici. Tutti loro non dormivano da quasi un giorno intero e non avevano smesso un attimo di combattere. Ormai non avevano più nulla da mangiare e fin troppo poco da bere, eppure nessuno aveva ancora ceduto.
Il suo sguardo volò istintivamente a Morrigan. Non si erano più parlati da quando la battaglia era iniziata, ma i ricordi di quello che avevano fatto non avevano smesso di agitare la sua mente.
L’aveva vista lottare come una furia per ore, ma non aveva dimenticato che loro figlio aveva già iniziato a crescere nel suo grembo. E se avessero vinto, quel figlio avrebbe accolto l'anima di un antico dio.
Non aveva idea di cosa significasse davvero, Morrigan non gli aveva dato altri particolari dopo il compimento del rituale, ma sapeva che avrebbe cambiato la vita di quel bambino per sempre.

Sentì su di se lo sguardo viola di Sten, il suo silente richiamo all'ordine, ma un tonfo sordo risuonò in un vicolo. Seguito da un altro e poi da un altro ancora.
Li videro emergere dappertutto: dalle case, da dietro le casse, dalle vie secondarie. Umani, elfi e persino un paio di nani. La loro pelle, ormai grigia e coperta di pustole, era squarciata di ferite suppuranti e i loro occhi bianchi li fissavano senza vederli.
Gli si gettarono addosso scomposti, facendosi strada attraverso la tempesta elettrica evocata da Morrigan, gli arti piegati in angoli innaturali che sanguinavano copiosi. Iselen alzò subito una barriera per tenerli lontani, ma loro la aggredirono con unghie e denti, le loro ossa che andavano in pezzi contro la superficie.
Sten li caricò senza esitare, Asala che tagliava la carne come se fosse stata carta, e Runaan e Loghain si sbrigarono ad imitarlo.


Il Dalish trafisse un nano con una freccia, prima di passare ai pugnali, ma di colpo ciò che restava di un elfo dalish gli si parò davanti con un latrato, le orecchie a punta evidenziate dalla testa pelata.
Era più basso di Tamlen, il vallaslin in risalto sui tratti butterati era diverso, ma non potè fare a meno di rivedere il suo viso. La sua supplica di essere ucciso gli risuonò nuovamente nelle orecchie.
Il ghoul gli si gettò addosso, approfittando della sua distrazione. Lo tenne lontano con le mani, la sua bocca abbastanza vicina da vedere i denti affilati, ma un colpo di spadone fece volare via la sua testa, inondandogli il volto di sangue scuro.
《Concentrati, Kadan!》 Lo riprese Sten, aiutandolo a rialzarsi, mentre Invel abbatteva un altro ghoul.

Il biondo annuì, imprecando sottovoce e forzandosi a fissare la testa tagliata. Era un cacciatore Dalish, fiero e forte. Aveva affrontato belve di ogni tipo, ucciso una dea e si rifiutava di crollare in un modo così patetico!
Si gettò nella calca insieme a tutti gli altri, Morrigan che lo affiancava avvolta da una potente luce viola. I venti gelidi scatenati da Iselen ulularono nelle sue orecchie, la sua rabbia che gli concedeva nuova forza.


Si fecero faticosamente strada verso il cortile del forte, salendo le scale principali fino alla cima, la pietra resa scivolosa da lunghi arabeschi di ghiaccio.
Runaan vide cadere molti ghoul grazie ad essi, i loro corpi che si accartocciavano lungo li scalini, mentre lui, Morrigan e Zevran trafiggevano quelli che le spade di Sten e Loghain non erano riusciti a falciare, la luce delle fiaccole che illuminava l'aria pesante.
Sbucarono nell'immenso cortile, venendo investiti da un familiare odore ferroso. I ponti posti sopra il fossato erano costellati di frecce e cadaveri di prole oscura. Il loro sangue scorreva, mentre le guardie lottavano con i soldati di Denerim e Redcliffe, ma erano in difficoltà.
Un paio di Ogre stavano colpendo le imponenti porte, i cardini che stridevano, del tutto incuranti delle frecce che gli stavano piovendo addosso dai bastioni, mentre un Hurlock dal grosso elmo guidava un gruppo di genlock e hurlock più piccoli contro i soldati umani.
Molti loro commilitoni galleggiavano nei fossati, le gole tagliate, e diversi guerrieri stavano arretrando di fronte alle lame nemiche, pallidi, insanguinati, sconvolti!


Il Dalish digrignò i denti. 《Muoviamoci!》 Urlò, lo sguardo fisso sul prole oscura più grosso, prima che Zevran gli lanciasse un'ampolla piena di liquido rosa
《Mettilo sui pugnali!》 Gli disse lui quando lo guardò storto 《Dono di Micah》 Aggiunse con un occhiolino
L’elfo intinse rapidamente i pugnali nel veleno, di certo letale, Sten e Loghain che lo precedevano, diretti verso gli ogre insieme ad Invel e Iselen. Runaan, Zevran e Morrigan li seguirono subito dopo, gli occhi del Dalish sempre puntati sull'Hurlock con l'elmo.

Gli corse contro senza degnare di uno sguardo gli altri prole oscura e lo colse di sorpresa, conficcando una delle lame nel fianco scoperto dall'armatura rugginosa
Lo sentì emettere uno strillo di dolore, mentre la pelle e la carne sottostante sfrigolavano di grosse vesciche, come se fossero state colpite da olio bollente.
Sorrise feroce, continuando ad attaccare, mentre i fulmini di Morrigan squarciavano l'aria e facevano precipitare alcune grosse statue addosso ai mostri. Le loro urla musica per le orecchie della strega.

L'Hurlock alzò la scure per difendersi, ma Runaano lo colpì più volte nel punto avvelenato. Sentì le grosse vesciche chiare esplodere sotto lo stivale, prima di conficcargli il pugnale nell'occhio.
Si girò nuovamente, l'adrenalina che pulsava nelle sue vene, giusto in tempo per vedere uno dei due ogre cadere sotto i colpi di Sten e Loghain, mentre l'altro strappava uno dei grossi cardini del portone e iniziava ad usarlo come una mazza.

La struttura di legno si inclinò in avanti, mentre il prole oscura ruggiva e i soldati umani venivano spazzati via come fuscelli. Il Dalish ringhiò.
《Iselen!》 Urlò, indicando l'ogre armato di cardine.
Il mago si voltò, gli occhi illuminati, e alzò il bastone
Una potentissima luce dello stesso colore si diffuse per il cortile. Runaan sentì la stanchezza e il dolore ai muscoli svanire nel nulla, così come le ferite dei loro alleati, mentre i corpi dei prole oscura iniziavano a coprirsi di brina. La vide correre lungo il terreno e risalire anche lungo le gambe dell'ogre, affondando nelle sue vene e gelando il suo sangue. Crollò in ginocchio con un ruggito, subito prima che Loghain gli piantasse la sua spada in mezzo agli occhi

《Muy bien, mi amor!》 Urlò Zevran allegro come sempre, e Runaan stesso si aprì in un sorriso, ma un ruggito anche più assordante lo fece svanire all’istante
Alzò gli occhi verso il cielo, l'arcidemone che volava sopra di loro, ancora troppo lontano per poterlo colpire
《Fenedhis!》 Imprecò, continuando a lottare. Anche se avessero ucciso ogni dannato prole oscura, finchè quel coso era in volo non avevano speranza!
《Dove diavolo è quel cretino di orlesiano!?》 Chiese Loghain, lo scudo alto, riferendosi a Riordan. Lo avevano fatto andare avanti da solo perché gli aveva assicurato di poter indebolire quella mostruosità!


Runaan non gli rispose, gli occhi sempre puntati verso il cielo. C'era qualcosa di strano. Quel bestione aveva sempre volato con delle mete precise in mente, ma ora stava scattando da una parte all'altra, come se stesse cercando di togliersi qualcosa di dosso. Poi di colpo, lungo la sua ala si aprì un enorme squarcio.
Un secondo ruggito, più acuto stavolta, squassò l'aria, mentre il drago perdeva quota, battendo l'ala inutile per restare in aria. Il gruppo dei custodi lo vide cadere sulla cima del forte. Ad Iselen parve di scorgere una figura precipitare di sotto, ma fu solo per un attimo.

Loghain boccheggiò 《L'idea di quel folle è riuscita?》
Zevran fece per rispondergli, di certo con una delle sue solite battute, ma uno schianto di elettricità nera come pece li colse di sorpresa, spezzando le mattonel
Runaan sentì un dolore lancinante in tutto il corpo, crollando carponi insieme all'assassino e i soldati, la mente per un attimo svuotata da ogni pensiero e le membra scosse da spasmi elettrici.
Vide un Emissario molto più grosso degli altri davanti al portone, il brutto muso celato da una maschera arrugginita, e Morrigan frapporsi tra di loro, creando uno scudo luminoso per bloccare i fulmini oscuri.


Il Dalish sentì il tocco freddo della magia di Iselen zittire il dolore. Si alzò, posizionandosi accanto a Sten, rimasto sempre in piedi, mentre attorno a loro i soldati ritornavano a combattere altri prole oscura!
Guardò insistentemente il portone. Non potevano perdere altro tempo! Se davvero l’arcidemone era stato ferito, poteva essere la loro occasione!
Fece per afferrare nuovamente il suo arco, Iselen e Sten pronti al suo fianco, mentre sempre più fulmini neri si schiantavano contro la barriera di Morrigan. Lei non si era mossa di un millimetro, ma delle lunghe crepe avevano iniziato a segnare la superficie.

L'Emissario emise una grottesca risata, continuando a colpire, ma di colpo nell'aria si diffuse un odore elettrico e le scariche svanirono. Il mostro fissò le sue stesse dita, i canali della sua magia come strozzati, poco prima che una spada gli squarciasse la schiena.
《Il re!》 Urlò qualcuno. 《Il re è qui!》
“Alistair!?” Pensò Runaan ad occhi sbarrati.


Il prole oscura cadde in una fontana di sangue, rivelando la figura del ramato. La sua nuova armatura dorata luccicava maestosa alla luce delle torce e la spada ancora illuminata dalla sua aura antimagia.
Dietro a lui, nuovi soldati emersero dal forte, andando ad aiutare i loro commilitoni, ma già altri mostri stavano arrivando, con un Emissario più piccolo!
Alistair si girò verso di esso, fronteggiandolo senza esitare, una nuova onda di antimagia che increspava l'aria, spegnendo sul nascere la sfera di fuoco nero che il prole oscura voleva lasciargli contro.
Quello emise uno strillo inviperito, sferzando il metallo del suo scudo con gli artigli.《Runaan! Iselen!》 Urlò il giovane sovrano senza indietreggiare.

Il Dalish non esitò. Conosceva gli effetti delle aura di Alistair contro i maghi, e non avevano tempo da perdere! Saltò oltre lo scudo di Morrigan, aggirando l'emissario e trapassandogli le reni con i suoi pugnali, gli spuntoni gelidi di Iselen che impalavano i nemici vicini, proteggendoli come in mille altri combattimenti.
L’Emissario sputò sangue, crollando in avanti e dando il tempo al ramato di tagliargli la testa. Si girò verso di loro, gli occhi che sfioravano Loghain, prima di parlare ai due elfi 《Entrate, seguite il corridoio e salite le scale a sinistra. Vi porteranno fino al tetto.》
《Grazie.》 Rispose Iselen, con un lieve inchino. Il suo viso non tradiva alcuna emozione, ma Runaan sapeva bene che la sua mente era in subbuglio.
Anche lui avrebbe voluto dire qualcosa Ad Alistair. Avrebbe voluto spiegargli che lo avevano allontanato per proteggerlo, che sapevano che si sarebbe fatto uccidere con la sua dannata generosità e che non potevano lasciare che morisse. Però non c’era tempo.

Sentì Sten trascinarlo verso le porte, mentre Loghain li precedeva. Si voltò un'ultima volta verso il ramato, le parole che ancora si rifiutavano di salirgli alle labbra, e lui inaspettatamente sorrise. 《Tu ed Iselen cercate di tornare tutti interi. Non ho finito di litigare con voi!》 Disse, altri mostri che si ammassavano dietro di lui
Il dalish annuì, sbuffando una risata, prima di seguire il qunari oltre la soglia divelta. Vide altri cadaveri, sentì il pavimento appiccicoso di sangue, e si avviò rapido lungo la via. Giunto alle scale, gettò uno sguardo indietro, ma Alistair era già svanito nella mischia.
Lanciò uno sguardo di intesa ad Iselen, il mago che apriva loro la strada insieme ad Invel, e digrignò i denti. Iniziò la scalata, Morrigan sempre vicina.


**


L'ogre di guardia alla porta che dava sul tetto cadde a terra morto, il muso carbonizzato da un fulmine.
Iselen strinse il bastone. Sentiva il cuore palpitare per il nervoso: avevano dovuto lottare ancora per arrivare fin lì, e ad ogni passo verso l'arcidemone, gli strilli dei prole oscura nelle sue orecchie erano stati sostituiti da qualcosa di diverso. Un ritmo cadenzato, una melodia lontana che risuonava nella sua mente e diventava sempre più forte, sublime, malinconica. Terrificante.
E non era il solo a sentirla: aveva visto Runaan tendere le orecchie per capire da dove venisse e Loghain la stava canticchiando senza rendersene conto. Era come se li stesse chiamando. Era la melodia che ormai da mesi infestava i loro incubi!

Invel accanto a lui, si strusciò contro la sua gamba quando giunsero davanti alla porta. Gli rispose con una carezza sul capo, mentre Sten abbatteva il legno
L'aria rovente li accolse appena uscirono, talmente calda da far mancare il respiro. Il cielo era tinto dei colori dell'alba, ma loro potevano vedere solo il fumo.

L’arcidemone era a diversi metri da loro, accerchiato da Hurlock e Shriek: mai aveva visto qualcosa di più orribile. Ogni sua cellula stava urlando di distruggere quel mostro. Gli alti draghi che aveva affrontato erano maestosi seppur terrificanti, soprattutto Flemeth, ma lui era solo corruzione. Inquinamento. Morte.
Lunghi tagli segnavano le squame putride, il sangue scorreva tra le pustole infette, mentre un torrente di fiamme scure emergeva dalle fauci irte di denti. Sulla pietra annerita giacevano decine di soldati e anche un paio di templari, le ossa in vista tra la carne bruciata.


Runaan tese l'arco, lo stomaco in subbuglio, mentre quella canzone assordante impediva ad Iselen di sentire le urla, e il drago si voltò di colpo verso di loro, l’ala squarciata che ancora sanguinava copiosa.
Iselen sollevò d’istinto una robusta barriera intorno a loro, la melodia raggiunse un acuto pungente nella sua mente e in quella degli altri custodi, il cuore che pompava con forza quando la vampata li travolse!
Sentì l'impatto fin nelle ossa e un moto di nausea lo attraversò quando percepì la magia innaturale del Flagello. Lunghe crepe si aprirono sulla barriera scintillante, ma lui rimase fermo, il ronzio del lyrium che mitigava in parte quella musica ormai assordante.
Vide un grosso Hurlock poco lontano emettere un urlo di battaglia, l'ascia bipenne alta, mentre partiva alla carica insieme ad altri mostri, le frecce dei soldati umani che ne abbattevano alcuni con strilli di dolore.

Iselen scaraventò il mostro giù dal tetto con un gesto, ma le crepe stavano crescendo. Già poteva sentire il calore infernale lambirgli il viso, ma Morrigan si fece avanti, gli occhi illuminati di una inquietante luce viola.
Ci fu un boato assordante e dei fulmini squarciarono il cielo, abbattendosi sull'arcidemone e i suoi alleati. Il getto di fiamme si interruppe tra gli strilli morenti dei prole oscura, dando loro il tempo di fuggire, il tanfo di carne carbonizzata che gli invadeva le narici.
L'enorme rettile sibilò furibondo, mentre i suoi occhi vuoti cercavano di individuare i custodi, una leggera bruciatura che increspava le squame putride del suo muso. Pareva più seccato che ferito.
La strega mormorò una maledizione, mentre si disponeva insieme agli altri intorno al drago, Runaan che versava altro veleno sulle frecce e sui pugnali e lo passava a Loghain perché lo mettesse sulla spada.

I prole oscura provarono a inseguirli e altre frecce caddero su di loro, una donna dall'armatura graffiata che abbaiava ordini ai suoi uomini mentre trapassava la testa di uno Shriek. Ma loro sciamavano ancora, la loro avanzata come una marea che puzzava di morte!


Iselen alzò il bastone, un vortice di cristalli gelati a proteggere lui, Loghain e Invel, che ringhiava feroce. Videro la comandante umana arrivare di corsa, il volto sudato e coperto di sangue. 《Siete arrivati appena in tempo custodi.》 Disse, mentre enormi sfere di fuoco nero si riversavano su tutto il campo di battaglia.
《Dov'è Riordan!?》 Esclamò Loghain, togliendosi i capelli dal viso, le urla dei soldati impresse nella testa.
La donna si morse il labbro 《Abbiamo attirato qui il drago e il vostro alleato gli è salito in groppa. Lo ha ferito, ma…》 Indicò il precipizio oltre i confini del tetto.


Iselen sospirò. Erano rimasti solo in tre quindi. Quattro contando Alistair, ma scacciò il pensiero. Quella non era la sua battaglia. Dovevano farcela da soli.
Si girò nuovamente verso l’arcidemone, le sue folate roventi che gli investivano il viso, così come il tanfo di carne bruciata, mentre sollevava il bastone.
Una nuova fitta gli trapassò le tempie quando incanalò l’energia, quella dannata, assordante canzone che ancora rimbombava nella sua testa. Scosse la testa con forza, cercando di ignorarla, mentre costringeva alle energie dell’Oblio ad obbedire!

Il vortice di cristalli crebbe in una tormenta, tracciando lunghi arabeschi gelati a terra e riducendo a statue ogni prole oscura sulla sua strada: si fecero strada attraverso la calca, la comandante umana che urlava ai suoi uomini di attaccare. Loghain ignorò le loro occhiate e continuò a mietere vittime aiutato da Invel. I loro occhi non si staccarono mai dall’arcidemone.
Quest’ultimo provò a soffiargli contro una nuova sfera di fuoco, ma un raggio gelido di Iselen la spense, mentre la nube nera creata da Morrigan aggrediva la carne del drago con le sue spire, entrando sotto le squame e nelle ferite, strappandogli altri ruggiti di dolore, mentre Sten lo caricava, Asala salda in mano.
Un terzetto di Hurlock provò a fermarlo, ma vennero troncati in due prima di poter di reagire, carne e ossa tagliate come se fossero state burro, e poi la lama si piantò nella zampa dell'arcidemone. Le venature sul metallo brillavano di un bianco accecante mentre recidevano carne e legamenti

Il fuoco che illuminava il muso del drago si spense in un ruggito assordante, mentre muoveva gli artigli e l'ala inutile per levarselo di dosso, ma una freccia di Runaan si conficcò nella pelle più sottile intorno agli occhi, il veleno che si diffondeva tra i tessuti putridi.
Il drago emise un nuovo verso acuto, richiamando altri prole oscura in suo aiuto. Un Emissario cercò di colpire il dalish, gli artigli crepitanti di scintille, ma un pugnale di Zevran si piantò nella sua fronte prima che potesse agire. Crollò a terra senza un suono, mentre l'antivano lanciava un occhiolino ad Iselen e affondava a sua volta i pugnali avvelenati nella carne del drago!
Lui stavolta reagì, usando l'ala sana per scaraventare il Qunari e l'assassino lontano da sé, il primo che conficcava lo spadone a terra per rimanere saldo, mentre il secondo saltava via veloce, e altre frecce rimbalzavano contro le squame del dorso del drago.

Lui si girò inviperito verso gli arcieri, mentre la melodia accelerava di colpo, invadendo ancora i pensieri dei custodi. Un agile branco di Shrieks ubbidì all'ordine, correndo veloci contro gli umani, le fauci spalancate, ma Morrigan, poco lontano da loro, schioccò le dita.
La nebbia entropica che aveva creato emerse dalle ferite dell'arcidemone, le squame che saltavano via, prima che le volute si insinuassero nel terreno.
Enormi rovi neri emersero dalla pietra, crescendo e contorcendosi secondo gli ordini della strega, un ghigno soddisfatto sulle labbra rosse. Le enormi spine afferrarono i nemici, spaccando ossa e tagliando carne, prima di rivolgersi contro il drago.
Il Velo intorno a Morrigan vorticò selvaggio, mentre il terreno attorno a lei si copriva di crepe. I rovi crebbero veloci, stritolando le zampe anteriori, il collo e il muso del drago, facendo scorrere lunghi rivoli di sangue corrotto mentre si contorceva e sbatteva con forza la coda e l'ala sana nel tentativo di liberarsi!

La Strega battè a terra il bastone, la fronte contratta per lo sforzo e le pupille brillanti di viola, le spine che si moltiplicavano e stringevano con ancora più forza. Runaan prese la mira di nuovo. Due frecce volarono veloci contro il cielo. Una rimbalzò sulle scaglie del suo zigomo, ma la seconda centrò in pieno l’occhio!
Il ruggito dell'arcidemone rimbombò acuto, il sangue nero che zampillava lungo il suo muso. I rovi vennero ridotti in cenere e lui iniziò a scattare come impazzito, soffiando un torrente di fuoco nero in tutte le direzioni, senza fare caso a chi o cosa stesse colpendo. La pelle del suo muso era ormai gonfia e piena di ulcere, mentre la coda frustava il terreno insieme all'ala.
Le fiamme bruciarono il legno e sciolsero la pietra, mentre una patina rovente faceva lacrimare i loro occhi e confondeva suoni e colori del mondo.

Runaan si fece indietro insieme a Morrigan e Sten, nel tentativo di evitare le enormi zampe, Loghain, Iselen ed Invel che facevano altrettanto, ma molti non furono così fortunati. La comandante urlò ai suoi di mettersi al riparo, la voce minuscola contro il rombo del fuoco
Vide molti prole oscura venire travolti, l’arcidemone che non ci badava, preda della sua furia, la pietra del pavimento ormai bollente sotto i suoi piedi.
Iselen si voltò, il respiro pesante mentre incanalava altro mana per creare nuovi venti di burrasca, ma una grossa runa lilla comparve di colpo sotto la sua zampa anteriore, ancorandola al terreno!

Il drago perse l’equilibrio con un nuovo ruggito, l’osso che si piegava sotto il suo stesso peso, e il mago sentì il Velo tendersi familiare. Si girò con un sorriso stupefatto. 《Neria!》 Esultò, vedendo la sua amica arrivare di corsa, la sua figura minuta circondata da glifi scintillanti.
《Siamo arrivati Iselen!》 Esclamò lei, lanciando una nuova runa contro il drago, vanificando la fiammata con cui aveva provato a colpirli. Altri cinque maghi apparvero dietro di lei, i bastoni scintillanti, capeggiati da nientemeno che il primo incantatore Irving!

Una pioggia di fulmini e fiamme si abbattè sui prole oscura ancora in piedi, riducendone molti a carcasse fumanti e permettendo agli umani rimasti di caricare
L’arcidemone sibilò a quella vista, spezzando la runa e spostando l’enorme mole verso di loro, ma un grosso dardo di legno si piantò nel suo fianco! Il mostrò ruggì di dolore, flettendo il collo serpentino verso le due baliste poco lontano, l’unico occhio rimasto ardente di abbia. La sua coda ebbe un guizzo.
Una delle due armi venne ridotta in pezzi, i grossi spuntoni ossei tranciarono i meccanismi senza fatica, insieme all’uomo che l’aveva attivata. Il suo sangue zampillò rosso in tutte le direzioni, mentre il bestione puntava il muso vizzo verso il secondo macchinario, la gola che già si illuminava di una luce scura e ardente!

Iselen Vide l’uomo che lo governava diventate bianco come cera, e creò nuovi venti glaciali per ostacolare il drago, ma le sue fiamme si spensero di colpo in un ruggito di dolore quando Sten squarciò con Asala la carne della sua zampa posteriore sinistra!
L'arcidemone ruggì ancora, inciampando, la zampa fratturata da Neria sempre sollevata mentre provava a fuggire, ma il qunari lo incalzò con Loghain e Runaan. Altre frecce gli colpirono il muso e i maghi non smisero di gettargli contro incantesimi. Irving stava muobvendo il bastone con grazia, la sua magia che l'osso già fratturato nel drago. Ma non era abbastanza.


Altri prole oscura vennero in aiuto del loro padrone, gli artigli che spezzavano le barriere e tagliavano la carne. Zevran uccise un gruppo di Genlock insieme ai maghi, ma un Hurlock enorme li superò, conficcando la sua ascia nella testa di una maga prima di caricare Morrigan. La stregha ghignò e basta  quando lo vide arrivare: un nuovo rovo lo fece cadere per terra e una freccia gli trapassò la tempia.
Runaan ringhiò di fatica, incoccando di nuovo, la strega che gli rivolgeva un cenno. Era coperto di sangue e interiora da capo a piedi, i capelli ridotti a un e non sapeva più da quanto stessero lottando. Prese la mira, un altro Hurlock di fronte, ma una donna dalla pelle scura lo superò con un salto e piombò addosso al prole oscura, sgozzandolo con i suoi artigli.

L’elfo sbarrò gli occhi, il nome di Aida sulle labbra, ma si rese conto di avere davanti un'umana vestita di pelli animali e coperta di sangue, gli occhi gialli che brillavano come le sue zanne.
Altre figure sfrecciarono loro accanto, squarciando a mani nude ogni prole oscura sulla loro strada. Uno di loro si fermò accanto a lui, un uomo abbronzato dai muscoli imponenti. 《Siamo arrivati custodi》 Disse la voce baritonale e conosciuta di Passosvelto.
Lo vide ghignare al suo sguardo confuso. 《Dovevo saldare il nostro debito. E per quanto Aida abbia scelto di viaggiare con voi, noi proteggiamo il nostro branco. Per la Signora della Foresta!》 Ringhiò, prima di gettarsi nella mischia, veloce come un lampo.


Runaan allora afferrò una nuova freccia e scoccò, gli strilli dei prole oscura musica per le sue orecchie, prima di seguire Passosvelto: mai era stato più felice di aver risparmiato la vita a qualcuno.
Lui e I suoi non erano tanti, al massimo una ventina, ma ciascuno di loro valeva dieci soldati umani: si facevano strada a calci e pugni e i prole oscura non potevano competere con la loro forza e agilità!
I soldati di Denerim avevano ripreso ad avanzare, nonostante le grosse perdite, proprio grazie all'aiuto insperato degli ex lupi mannari, mentre I maghi gli davano man forte: una grossa sfera di fulmini del primo incantatore centrò il drago in pieno petto, scavando la carne fino alle ossa, mentre le rune di Neria e i venti di Iselen zittivano le fiamme sul tetto.
I due erano fianco a fianco, Invel vicino, circondati da decine di cadaveri, gli altri maghi che creavano barriere e lanciavano lampi contro il drago, Irving in particolare, ma esso rivolse il muso contro di loro.


Neria lanciò un'altra runa, alzando una barriera appena in tempo. Iselen si unì a lei, la pelle percorsa da linee azzurre, e presto fecero lo stesso anche tutti gli altri membri del Circolo, l'impatto che li faceva tremare, mentre il drago si illuminava di una luce malata.
Non fecero in tempo a capire cosa stesse accadendo che un'onda d'urto bollente travolse ogni cosa, spezzando lo scudo e investendo sia amici che nemici.
Iselen sentì il calore mordere la sua pelle e il suo stomaco ebbe uno spasmo quando si schiantò al suolo, le orecchie che fischiavano. Sentì il puzzo di capelli bruciati e Invel al suo fianco che guaiva per una lunga ustione sulla zampa.
Vide Neria a terra, intontita come lui. Irving giaceva poco lontano, il petto e il viso coperti di bolle, e lo stesso valeva per i custodi, i loro amici e i loro alleati: il sangue colava tra armature fumanti e si mescolava a quello dei prole oscura. Uno degli ex mannari allungò una mano verso di lui, la pelle così ustionata da mostrare la carne viva e l'osso sottostante. Le sue vesciche esplosero quando crollò a terra morto.


Il mago e il suo mabari videro il drago avvicinarsi, il muso vizzo piegato in un ghigno, ma il segugio gli ringhiò contro, in fiera difesa del suo padrone.
《Invel, vai via!》 Gli Sussurrò quest'ultimo, provando a rialzarsi, ma lui non ascoltò. Scattò contro il drago, ignorando l’ordine di tornare indietro e la zampa ferita, cercando di allontanarlo dal suo amato padrone e compagno, le fauci spalancate e la pelliccia candida strisciata di sangue. Ma la coda nemica guizzo più veloce.
Iselen guardò il suo amico venire scagliato via, lo scudo che aveva creato per lui inutile, e schiantarsi a pochi metri da lui, il collo spezzato e i grandi occhi affettuosi rivoltati all'indietro, il petto che si abbassava nel suo ultimo respiro
《NO!》 Urlò, avvicinandosi a lui, scuotendolo senza poter fare nulla, la sua magia curativa inutile.

Runaan, Zevran, Morrigan e Sten fissarono il corpo immobile di Invel ad occhi sbarrati, mentre il mago si forzava a tornare in piedi, illuminato da un'abbagliante aura azzurra, colmo d'ira ribollente.
Non gli importava che il mabari fosse un animale, lui era suo! Lo aveva scelto lui! Gli aveva dato il suo amore e la sua lealtà, lo aveva accompagnato in ogni battaglia da quando si erano conosciuti e confortato nei momenti bui. Era stato il suo primo amico fuori dalla torre, e quel mostro lo aveva ucciso! 
Puntò il bastone contro l'arcidemone, frapponendosi tra lui, Neria e tutti gli altri, nuove linee azzurre che scavavano la pelle, e un enorme raggio di ghiaccio scaturì dalla sfera in cima, il lyrium che urlava vendetta nelle sue orecchie e zittiva la melodia!


Il drago rispose con una fiammata tremenda, i due attacchi che si scontravano a mezz'aria con una forza terrificante, rischiando di buttare i combattenti ancora vivi oltre il precipizio!
Iselen sentì la forza della magia nemica, un rivolo di sangue scese dal suo naso, ma non si mosse, i loro poteri in equilibrio. Quel mostro l'avrebbe pagata! Era più forte rispetto a quando aveva affrontato Flemeth: ormai il suo corpo si era adattato e aveva fatto suo il lyrium! Gli aveva dato poteri enormi che aveva studiato bene e ora stava mettendo a frutto!

Runaan vide le nuvole vorticare, avvolgendo il tetto con venti freddi e fiocchi di neve, la temperatura che crollava. Dove prima c'erano fiamme, ora regnava il gelo, sgretolando la pietra e pungendo la pelle.
Sentì una barriera di Morrigan intorno e si diresse con Zevran verso il mago, Loghain e Sten che si alzavano per attaccare con Passosvelto e alcuni ex mannari
Incoccò una freccia, una runa fiammeggiante di Neria che ne illuminava la punta, mentre l'antivano estraeva l'ultima fiala datagli da Micah. La lanciò nel momento in cui il drago arretrò e la lui la colpì a mezz'aria.
Lo schianto di fulmini rimbombò assordante nelle loro orecchie, zittendo il ruggito del drago, mentre il raggio gelato di Iselen dissolveva le fiamme nemiche e Loghain e Sten infilzavano con le spade la sua ultima zampa sana. Il rinculo spazzò il terreno, subito seguito da una nube di fumo che puzzava di carne bruciata.

Runaan sentì un poderoso tonfo sul terreno gelato: tremava di stanchezza, ma strinse l'arco. Era finalmente finita?
Guardò Iselen alzarsi a fatica, Zevran che gli dava una mano, i primi raggi del sole che illuminavano il cielo, ma poi un'ombra attraversò la nuvola di fumo.
Il dalish sbarrò gli occhi, iniziando a correre verso di loro. 《Iselen! Zevran! Via!》
Li vide saltare d’istinto, i volti esausti, e cercò di afferrare una freccia, ma la sua mano si chiuse sul nulla. La coda dell’arcidemone guizzo troppo veloce.
Iselen sentì sfuggire le dita dell’Antivano e il sapore del sangue in bocca, mentre il suo puro, candido dolore gli svuotava la mente. I suoi nervi urlavano, lì sul fianco dove lo spuntone osseo lo aveva trafitto.
Urla confuse gli giunsero alle orecchie, il mondo che diventava un vortice di colori indistinto. La gamba dei pantaloni era lorda di sangue, e non serviva essere un guaritore per capire che aveva lo stomaco perforato.

Emise un rantolo, girandosi verso il drago. La sua ala era stata recisa dall’esplosione, la carne squagliata mostrava le ossa e i tessuti che avevano iniziato a diventare di ghiaccio a causa del suo incantesimo, ma quel coso era vivo!
Lo sentì scattare verso l’unica guglia rimasta, Runaan, Zevran, Loghain e Neria che lo seguivano. Avevano usato tutto ciò che avevano: frecce, spade, magia, ma non era bastato! I soldati umani erano stati decimati, come le forze del Circolo.

Iselen vide le loro figure appannate e afferrò con la mano libera un altro spuntone, quello che lo aveva trafitto che gelava e si spezzava. Sputò sangue, la testa che minacciava di esplodere, ma lanciò un altro incanto. Il suo corpo intorpidì: le terminazioni nervose persero sensibilità e il dolore svanì, come la fatica e ogni altra sensazione.
《Continuate ad attaccare!》 Urlò, iniziando la scalata verso il capo dell’arcidemone e stringendo il bastone tra i denti: era lieto che il suo corpo non potesse più sentire né fatica né ferite o il peso dello spuntone. Ormai mancava poco alla fine di quella creatura, ma se fosse saltata giù e fosse morta senza un custode grigio vicino o peggio, se fosse caduta vicino ad Alistair… avrebbero perso tutto!


Continuò a salire, mirando verso quel punto alla base della nuca in cui le squame erano più sottili, la punta della sua arma che brillava affilata.
Il drago continuò a scalare, i suoi muscoli rovinati tesi fino allo spasmo mentre altre frecce ed incantesimi che cercavano di colpirlo, ma di colpo si udì uno schianto.

La pietra della guglia, indebolita dal suo stesso ghiaccio, si spaccò sotto il peso del drago.

Iselen sentì il vento frustargli il viso e qualcuno urlare il suo nome mentre cadeva in avanti troppo velocemente. Vide una mano tesa oltre il bordo del tetto e un’aureola di capelli biondi allontanarsi, mentre l’arcidemone batteva inutilmente l'ala rimasta.
Precipitò insieme a lui nel vuoto, in caduta libera!

Vide il terreno sotto di lui farsi sempre più vicino, il cuore che rimbombava di terrore e lo stomaco che volava. Il drago ruggì di nuovo, contorcendosi sotto di lui nel tentativo di levarselo di dosso, ma tenne salda la presa.
Afferrò lo spuntone successivo, proseguendo veloce lungo il suo dorso, il piede destro scivoloso di sangue e i capelli ormai sciolti impazziti tra le correnti.

Giunse finalmente al punto indicato, alla base della nuca del mostro, e sollevò il bastone. Le sue vene splendettero di nuovo di azzurro, come i suoi occhi, mentre chiamava di nuovo il potere dell’Oblio e del lyrium, quanto più poteva. La sentì scorrere in lui, calda forse come il sole di Antiva, e la rilasciò tutta insieme quando conficcò la lama nella carne nemica.

Una lunga crepa siu aprì sulla sua arma e le rune si infransero in raggi azzurri. La sfera sulla cima esplose con un boato luminoso che gli fece sanguinare le orecchie e si riversò nel cranio e nel corpo dell’arcidemone, troncando sul nascere il suo ultimo ruggito!

Iselen percepì la carcassa sotto di lui fiaccarsi di colpo, mentre ogni suo osso veniva ridotto in pezzi! Si vide sbalzato indietro, il peso morto dell'arcidemone che gli piombava addosso tutto in una volta. Lo sentì sopra di sé, l’incantesimo anestetico che perdeva effetto in un’ultima fitta lancinante, l'impatto che tingeva tutto il suo mondo di bianco.


**


Iselen aprì un occhio a fatica, la testa come imbottita di cotone. Si sentiva stanco, ma era come se stesse fluttuando. Era ancora in aria? No, no era a terra.
《…lo, strega!》 Urlò una voce vicino a lui. Loghain?
Sentì qualcuno dare una risposta che non capì, mentre un viso conosciuto entrava nel suo campo visivo. Zevran. Era coperto di sangue e sporco, ma non sembrava ferito. Stava piangendo però.
《È sveglio!》Lo sentì urlare, Runaan e Neria che accorrevano, i capelli e gli abiti incrostati di sangue nero. Lei aveva le lacrime agli occhi e lui sembrava voler dire qualcosa: aveva aperto la bocca, ma non emise un fiato.

Il mago tentò di alzarsi, ma le gambe non risposero. Se le guardò, erano ancora lì. L'antivano intuì il suo pensiero e provò a sorridere. 《Non temere, mio custode. Ora ti porteremo da Wynne, lei ti aiuterà》
《Non penso sia possibile.》 Disse invece Morrigan, il tono lieve. 《Nessun guaritore ormai può.》

L'assassino fece per risponderle, ma Iselen lo fermò con una domanda. 《Abbiamo vinto?》
Il dalish si morse il labbro. 《Si, Iselen. Ce l'hai fatta》 Disse, indicando l'enorme carcassa martoriata del drago, distesa poco lontano in una pozza di sangue scuro.
Loghain annuì, i pugni stretti. 《Senza di te, l'anima dell'antico dio sarebbe risorta come Arcidemone. Hai salvato tutti noi, giovane amico.》 Disse, mentre Sten guardava la scena senza parlare, il viso di pietra.


Il mago sorrise sollevato, gli occhi rivolti verso il cielo finalmente azzurro. Il Flagello era finito. Non c'erano più battaglie da affrontare o nemici da uccidere e templari da cui fuggire. Ora era libero, davvero libero.
Sentì Zevran accarezzargli guancia e lo guardò. 《Sono stanco, Zevran.》 Gli sussurrò, tossendo. La sua bocca sapeva di sangue.
Lui ebbe un sussulto, ma sorrise ancora. 《Lo so, mio custode. Riposa. E… e quando starai meglio, andremo ad Antiva e lì gusterai ogni meraviglia del mondo.》


Il mago annuì, chiudendo gli occhi, immaginando già i colori e i sapori di cui tanto gli aveva raccontato. Sarebbe stato splendido, si disse, mentre i suoni diventavano più lontani. Gli parve di sentire Neria piangere ancora, ma poi udì un'inconfondibile risata argentina.

Aprì gli occhi in tempo per vedere un mare di riccioli rossi abbracciarlo, colmi del profumo di the nero, pergamena e candele. Il profumo di casa.
La strinse a sé con tutte le forze, senza poter credere ai suoi occhi. 《Solona!》 Esclamò commosso
Lei sorrise radiosa.《Ciao fratellino. Sono felice di rivederti》

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Capitolo 46
*** Epilogo ***


Runaan era fermo in piedi nella pizza principale della città di Denerim, insieme ai suoi compagni e tutti i cittadini, i maghi, i templari, i dalish, i nani e gli ex lupi mannari sopravvissuti all'ultima battaglia.
Loghain era accanto a lui, l’armatura da custode tanto lucida quanto ombroso era il suo sguardo. La sua mente pareva altrove, certamente rivolta verso qualche ricordo lontano.
Erano davanti a ciò che restava della chiesa, il muro ad est distrutto dalla carica di un ogre. Il sole brillava impunemente sopra di loro, illuminando i colori del rosone, mentre una lieve brezza spirava frizzante.
E lui li odiava tutti: il calore del sole, la brezza, il rosone, il canto degli uccelli con il loro suono gentile, ma soprattutto odiava tutti i presenti.

 
《Amici miei, oggi siamo qui riuniti per dare omaggio e un ultimo saluto al custode grigio Iselen Surana》. La voce di Alistair attirò la sua attenzione. La sentì risuonare chiara per tutto il piazzale.
Il giovane sovrano aveva una vistosa fasciatura sul viso, ora serio e composto, ma tutto sommato era uscito bene dalla battaglia. Almeno quello.
Ma lo sguardo del Dalish non era puntato su di lui, bensì sulla gigantesca pira funeraria su cui riposava il suo amico.
 
Era buffo, non si era mai reso conto di quanto fosse minuto in realtà. Lo aveva sempre visto camminare a testa alta, fiero e capace, affrontando uomini ben più imponenti di lui, eppure adesso appariva così delicato.
Non c'era più traccia di bruciature e ferite sulla sua pelle e le mani erano giunte sul petto. I suoi capelli erano stati ripristinati con la magia e pettinati nella sua lunga treccia e la tenuta da custode ornata da grifoni rampanti era lucida e pulita. Il suo viso era rilassato, placido, come se stesse semplicemente dormendo.
E lui, che lo aveva vegliato dalla fine della battaglia, si era ritrovato a sperare che fosse davvero così. Che di colpo aprisse gli occhi e tutto tornasse a posto, ma ovviamente il suo desiderio era stato vano.
Il corpo di Invel giaceva sulla pira accanto a lui. Anche le sue ferite erano state guarite grazie alla magia, il suo pelo candido sfolgorava e il capo era deposto sulle zampe. Come sempre, il coraggioso mabari era pronto per seguire il suo padrone al fianco dei Numi.

 
《Lui era una persona speciale. Ha sacrificato la sua stessa vita per fermare il Flagello e salvare tutti noi.》 Proseguì Alistair, Persephone accanto a lui insieme a Cerere e Fergus. Il neo eletto Teyrn di Altura Perenne aveva il capo chino, la mano sulla stampella, e anche la regina aveva un’espressione solenne in viso. I suoi occhi verdi erano asciutti, ma i segni rossi intorno ad essi mostravano che aveva già versato le sue lacrime.
Il volto di Runaan invece era rimasto intonso.
 
Erano passati due giorni dalla battaglia e non aveva mai lasciato il suo lethallin, eppure era stato incapace di piangere ancora. Lo aveva fatto quando aveva scoperto che Ashalle non era sua madre e cosa era accaduto ai suoi genitori. Lo aveva fatto quando aveva perso Tamlen, ma stavolta no. Forse era semplicemente troppo esausto per piangere ancora, o magari l'idea di perdere chi amava stava diventando meno difficile da digerire. Ma non ci credeva sul serio.
Aveva sentito un groviglio di emozioni nel petto, una trama di dolore, rimpianto, senso di colpa che però adesso si era sciolta in una rabbia livida. La sentiva pulsare dentro il suo petto e nella testa. Faceva male.
 
《Iselen è stato un esempio per tutti noi. Non solo di coraggio, ma anche di grande intelligenza e sacrificio, degni del miglior custode grigio.》 Continuò Alistair, il tono stavolta più teso. 《Io e lui… non sempre siamo andati d'accordo, ma senza le sue azioni e la sua saggezza io non avrei il trono e probabilmente neanche la mia vita.》
Il Dalish si conficcò le unghie nei palmi delle mani, mentre il ramato raccontava alcune delle imprese compiute dal mago in quell'ultimo anno. Già, era facile celebrare tutto di lui, adesso! Era facile ignorare le liti che avevano avuto, le parole che aveva rivolto ad entrambi nella sala del trono, per poi dire che Iselen si era sacrificato per tutti gli altri come un vero custode grigio! Lui non aveva mai voluto che finisse così!
Il suo sguardo volò su Bann Teagan e su tutti i nobili che pregavano Andraste di accogliere quell’anima coraggiosa, così come sui nani, i maghi, i templari rimasti e persino sui dalish. Le stesse persone che avevano passato l'ultimo anno a chiedere a lui, ad Iselen a ai loro amici di risolvere i loro problemi e desiderò ucciderli tutti. Di trapassarli con le sue frecce e i suoi pugnali fino a tingere di rosso le valli!
 
Loro sarebbero andati avanti. Avrebbero guardato le stelle, si sarebbero scaldati accanto al focolare. Avrebbero mangiato, bevuto, ballato, vissuto! Ecco cosa voleva fare Iselen: vivere!
Non era giusto.
Non lo capivano che era morto ormai!? Che era morto prima di vedere l’alba del suo ventunesimo anno!?
Non avrebbe più potuto ridere, leggere un libro, gustare un dolce o sentire il calore di Zevran! E cosa avrebbe avuto in cambio? Belle parole, delle preghiere e la promessa di entrare nella leggenda!? Era davvero quella la ricompensa dopo quindici anni di sofferenza e uno di più fatto di sacrifici!?
 
E chissà, forse coloro che lo avevano conosciuto e amato avrebbero almeno ricordato chi era davvero, ma per tutti gli altri il suo amico sarebbe diventato una figura priva di sostanza, un custode che aveva fatto il suo dovere e nulla più. Un custode che era morto per un regno e per un popolo che l’avevano ripudiato fin da bambino solo perché era nato mago!
Si, Iselen era un eroe! Il solo su cui il Ferelden avesse potuto contare. Aveva dato anche troppo per quel paese di merda e loro lo avevano deluso!
Il pensiero continuava a martellare la sua mente esausta. Se fossero stati più veloci su quel tetto, se fossero riusciti ad uccidere l'arcidemone prima che potesse colpirlo quell'ultima volta, se lui fosse riuscito a trarlo in salvo… forse adesso sarebbe stato vivo accanto a loro!
Strinse i pugni per scacciare il senso di colpa. Ricordò come lo aveva visto precipitare insieme al drago e l’espressione con cui era morto, quel sorriso che lo aveva illuminato poco prima di spirare. Le labbra avevano formato un nome: Solona.

 
《Una magnifica tomba verrà eretta per lui nella fortezza dei custodi grigi di Weisshaupt, accanto a quella di Garahel, eroe del quarto Flagello e una sua statua verrà costruita. Sarà un esempio per i custodi a venire e nessuno scorderà mai un uomo che è stato coraggioso, gentile ed eroico fino alla fine.》
Runaan sentì qualcuno tirare rumorosamente su col naso e si voltò verso Micah, che stava sfregando via testarda grossi lucciconi dalle proprie guance mentre Leske le dava pacche di conforto. Aura era davanti a loro, insieme al suo secondo e a ciò che restava dei suoi uomini, il viso composto degno della regina quale era, ma gli occhi azzurri erano lucidi.
Era stata l’ex senzacasta la prima a rendersi conto che qualcosa non andava quando lui, Loghain, Zevran, Neria e Sten erano tornati dal forte.
 
Appena rimesso piede in città, erano stati accolti da voci esultanti e rumori di giubilo: avevano visto molti guerrieri, maghi, nani ed elfi festeggiare tra le rovine, Oghren che dispensava alcolici a chiunque gli capitasse a tiro, e Micah era corsa verso di loro con un boccale di birra colmo fino all’orlo.
Aveva iniziato ad esultare qualcosa, le cicatrici stirate dall’allegria, ma appena i suoi occhi si erano posati sui corpi di Iselen ed Invel, il suo sorriso era svanito. L’aveva vista diventare pallida come un cencio e il tonfo del boccale che si spaccava era bastato perché altri si girassero e capissero cosa era accaduto.
Avevano attraversato le strade senza dire una parola, Loghain che apriva la strada con i mago tra le braccia, i festeggiamenti che si spegnevano ad ogni passo.
Avevano deposto il corpo di ai piedi della chiesa, mentre i due sovrani e il loro esercito li fissavano.
Per un secondo, aveva incrociato lo sguardo di Alistair e visto la confusione e le mille domande che divoravano la sua mente, ma tra loro non c’erano state parole. Solo un silenzio assordante. E anche adesso, il discorso del ramato continuava a scivolare inudito lungo le sue orecchie.

 
Lo sguardo del dalish guizzò nella folla, alla ricerca dei suoi amici. Vide Zevran in prima fila, i capelli ridotti ad un nido e il pallore che faceva risaltare le occhiaie: stava conficcando le unghie nel braccio con tanta forza da sanguinare. Jowan era in disparte, dietro di lui, in uno stato simile a quello in cui versava quando lo avevano salvato dalle segrete di Redcliffe: la barba sfatta, le vesti ancora sporche di sangue rappreso e gli occhi rossi di pianto. Puzzava di vino.
Leliana stava celando il viso rigato nella spalla di Aida, le loro dita intrecciate, mentre Oghren continuava a scuotere la testa, sibilando qualcosa sottovoce, di certo bestemmie. Wynne invece era dritta in piedi come sempre: anche lei stava guardando Iselen, le rughe più evidenti che mai, accanto a Shale, che per una volta non stava facendo chiasso. Ma alcuni volti mancavano all'appello.
 
Sten era ripartito per Por Vallen prima ancora che il corpo di Iselen fosse deposto nella bara. Si era presentato da lui poche ore dopo il loro ritorno in città, annunciandogli che era il momento di fare ritorno tra la sua gente e raccontare all’Arishok ciò che aveva visto. Gli aveva promesso che gli avrebbe raccontato del valore suo e del loro compagno mago. Era stata la prima e unica volta in cui aveva visto il suo volto di pietra sciogliersi in un'espressione triste.
Morrigan invece era svanita poco dopo l'ascesa di Iselen verso i Numi: l’aveva vista guardare il suo viso immobile, poi il proprio. Era certo che volesse dire loro qualcosa, aveva scorto il luccichio delle lacrime, ma era corsa via, girando un angolo senza fare ritorno.
Non aveva avuto la forza di inseguirla.

 
《… ma la casata reale vorrebbe a sua volta ripagare, per quanto possibile, il suo sacrificio. Primo Incantatore Irving, per favore fate un passo avanti.》 La voce di Persephone tagliò l'aria con chiarezza, spingendo Runaan ad ascoltare stavolta.
Alzò un sopracciglio. Cosa aveva in mente?
 
L'anziano mago si fece avanti, appoggiandosi al suo bastone magico. Anche se le sue ferite erano state guarite, era come se tutti i suoi anni gli fossero piombati addosso. La sua barba era ormai candida, come i suoi capelli, e la sua schiena pareva più ingobbita di prima. Stava usando il bastone per camminare.
《A quanto abbiamo capito, il Circolo è stato risanato, non è vero?》 Domandò nuovamente il sovrano.
L'uomo annuì, la voce fievole. 《Si, Altezze. Il Velo è ancora fragile, ma i nostri esami non hanno mostrato altre tracce di demoni o possessioni.》
 
La regina annuì. 《Ne siamo molto lieti.》 Disse, rivolgendosi poi alla folla. 《Tutti noi sappiamo che Iselen Surana ha trascorso gran parte della sua vita presso il Circolo dei Magi. È sempre stata la sua ambizione migliorare le vite di coloro che possiedono come lui il pesante dono della magia e noi onoreremo quel desiderio. Da questo momento in poi, lui sarà conosciuto come l'Eroe del Ferelden, colui che ci ha salvati, e i maghi che ha sempre voluto proteggere avranno il diritto di sorvegliarsi da soli. Per volere della Corona, il Circolo avrà la sua indipendenza!》
Il singulto di Neria si perse fra le esclamazioni sorprese degli altri maghi ancora vivi e poi tra quelle di tutta la folla. La giovane elfa si portò le mani pallide al volto, gli occhi di nuovo pieni di lacrime che cercavano quelli sgranati di Jowan, il primo incantatore che guardava sbigottito i due sovrani.
 
《Un momento, Altezze!》 Esclamò un templare sulla trentina e col braccio ingessato. 《Il Circolo è nelle condizioni attuali per colpa di una cospirazione di maghi del sangue! Non potete…!》
Un gesto imperioso di Alistair lo zittì. 《Io ero lì. So bene cosa ha fatto Uldred, come so che sono stati maghi coraggiosi come l’incantatrice Wynne e Neria e Solona, le sorelle adottive di Iselen, a permettere la sua sconfitta. E non possiamo ignorare gli abusi e le menzogne che il comandante Gregoir ha perpetrato per anni con la scusa di mantenere l'ordine.》
Persephone annuì. 《Gli abitanti del Circolo sono stati indispensabili nella battaglia contro l’arcidemone, caporale. Hanno dimostrato la loro lealtà al nostro paese ed è il momento di ripagarli.》 Disse, gettando uno sguardo anche verso i vari membri della Chiesa presenti tra la folla, che si sbrigarono ad annuire.
Il primo incantatore Irving si inchinò profondamente davanti a lei, chiazze rosse che si diffondevano sul viso e sul collo. 《Vi ringraziamo, vostra maestà. Non avremmo mai sperato di vedere questo giorno!》

 
Runaan sentì la propria rabbia raffreddarsi almeno un po'. Era lieto che Persephone e Alistair fossero saliti sul trono. Se qualcuno poteva mettere in riga quel branco di shem bigotti, loro erano le persone giuste. Se solo non fosse stata necessaria quella morte per renderlo possibile…
Si avvicinò alla pira insieme a Loghain quando gli passarono la torcia accesa. In quanto ultimi due membri ufficiali dell'ordine, era compito loro cremare il loro fratello caduto.
Guardò le fiamme attecchire alla pira, il loro bagliore rosso e oro che avvolgeva Iselen e Invel di luce un'ultima volta. Le loro ceneri sarebbero state portate a Weisshaupt, dove avrebbero riposato insieme a quelle di tutti I custodi e dei segugi che avevano dato le loro vite per fermare il Flagello.
 
Loghain rimase fermo in piedi al suo fianco, ignorando gli sguardi accusatori di tutti i presenti con un’espressione malinconica. Lui non aveva conosciuto il mago a lungo quanto tutti loro, eppure tra i due pareva essersi creato un legame bizzarro, fatto di rispetto e qualcosa che non riusciva a comprendere. La sua presenza gli riscaldò il petto.

 
Rimasero fermi mentre le fiamme bruciavano, mentre la piazza si svuotava. Vide molti tornare alle proprie case o in qualche taverna per festeggiare lo scampato pericolo. Altri invece che entravano in ciò che restava della chiesa per ascoltare la messa per i caduti, ma Loghain non fece un passo. E nemmeno Alistair e Wynne, o qualsiasi altro membro del loro gruppo.
Passosvelto e Lanaya rimasero a loro volta, come Bann Teagan e una manciata di soldati di Denerim.
Neria pianse di nuovo quando il corpo di Iselen svanì del tutto e alzò il suo bastone poco dopo.
Fergus Cousland abbassò il capo per recitare una breve preghiera, mentre le ceneri del mago e del mabari turbinarono lievi, prima di entrare in due delicate urne di ceramica.
I soldati le presero con attenzione, portandole verso il palazzo reale, dove sarebbero rimaste fino alla loro ultima partenza per la fortezza dei custodi.
 
Li seguirono nel salone, il profumo dell’enorme tavola imbandita che stuzzicava il loro appetito, mentre la luce delle candele illuminava i drappi rossi alle pareti.
《Spero che abbiano qualcosa di forte.》 Disse Micah
《Non temere Salroka, stasera serve Oghren!》 Esclamò il nano rosso con un ghigno tutto denti.
《Penso che ne approfitterò anche io. Solo il Creatore sa quanto ne abbiamo bisogno.》 Commentò Wynne e il Dalish annuì. Sarebbe stato bello affogare le emozioni e i pensieri nell’alcol almeno per un po’.
Si fece strada tra i molti ospiti nel salone, mentre una melodia gentile invadeva l'aria: le dita di Leliana stavano danzando abili sulle corde di un liuto, in una canzone familiare di cui non ricordava le parole. Aida, Lanaya e Passosvelto erano accanto a lei e l'ex lupo mannaro doveva conoscere il testo, perchè canticchiava a sua volta a bassa voce.

 
Afferrò un boccale di birra dalla tavola imbandita, vuotandolo in due rapidi sorsi, e Neria fece altrettanto. Jowan era sempre accanto a lei, una bottiglia vuota in mano e il viso pallido, mentre ignorava le occhiate torve che alcuni templari gli stavano lanciando contro.
《Siete riusciti a dormire un po' almeno voi?》 Chiese, la voce un sussurro.
Neria scosse la testa e Runaan non disse nulla. Le sue occhiaie erano un indizio sufficiente. Ogni volta che aveva provato a chiudere gli occhi, era tornato su quella torre, soffocato dalla puzza di zolfo.
Il moro abbassò gli occhi, prima di ingollare un altro bicchiere in un sorso. 《Ancora non posso crederci. Il suo sogno si è realizzato, ma lui non sarà qui per vederlo. Dopo tutto ciò che ha fatto… non è giusto!》
Il Dalish annuì, trapassando con lo sguardo un gruppo di uomini che brindavano allegri. Già non era giusto, ma Neria si intromise 《Lui non sarà dimenticato. E nemmeno Solona. Di questo me ne assicurerò.》 Si asciugò gli occhi, decisa. 《Ormai sono mesi che Irving ripete di volersi ritirare dal ruolo di Primo Incantatore e io ho intenzione di offrirmi per prendere il suo posto. Grazie ad Uldred e al Flagello, il Circolo ha pochi membri, ma ora che è stato liberato, farò in modo che diventi un luogo dove noi maghi potremo imparare le nostre arti e sentirci a casa, non prigionieri. So che ci vorranno anni, forse più di quanti ne abbia io a disposizione, e che forse sarà uno sforzo vano, ma non mi arrenderò.》
 
《Un progetto ammirevole.》 Sentenziò Wynne, avvicinandosi a loro insieme a Shale, un boccale in mano. 《Penso che sia un ottimo ruolo per te. Ai miei occhi, hai sempre dimostrato la forza d'animo e una determinazione degne di una prima incantatrice.》
L'elfa sorrise. 《Grazie Wynne. E sappi che le nostre porte saranno sempre aperte per te.》
 
L’anziana Maga sorrise a sua volta, ma scosse il capo 《Mi lusinghi con questa offerta, mia cara, ma ho intenzione di viaggiare. Quest'ultimo anno mi ha fatto capire che ho ancora dei rimpianti da sanare e ho promesso a Shale di accompagnarla nel Tevinter per cercare un modo per restituirle la sua mortalità.》
Runaan fissò la golem, sbalordito, e lei gli rivolse uno sbuffo. 《So che è un’idiozia, ma se davvero sono stata una nana, voglio tornare ad esserlo. Inoltre…》 la pietra delle sue guance si accese un po’ 《vedendo voi, essere molliccia potrebbe non essere così male》
 
Il Dalish ghignò e anche Neria rise, prima di rivolgersi a Jowan. 《Sappi che nonostante tutto, sei sempre il mio fratellone. Ti accoglierei volentieri al Circolo se volessi venire con me》
Il mago sorrise, ma scosse il capo. 《Grazie per la tua offerta Neria, ma sappiamo entrambi che se tornassi, la Chiesa userebbe la scusa che stai ospitando maghi del sangue per imporre di nuovo le loro regole. La regina mi ha già comunicato che i templari torneranno presto a darmi la caccia. Non conta se ho lottato con Iselen, non si fideranno mai di me》 Bevette un altro sorso, raddrizzandosi. 《E non posso restare nel Ferelden. Quello che tu sogni per la tua Torre, io lo voglio per il Thedas. Esaudirò il desiderio di Iselen. Ho sempre avuto troppa paura per tentare di cambiare le cose, ma da oggi sarà diverso.》
 
Lo disse con una luce strana negli occhi, dolore unito a qualcosa che Runaan non riconobbe, ma Wynne si limitò ad alzare il boccale verso di lui. Il suo sguardo era calmo, non severo. 《Auguro ad entrambi di trovare ciò che cercate. Che il Creatore vi assista.》
Il mago dai capelli neri la guardò sorpreso, prima di annuire e svanire nella folla, e l'anziana Maga rivolse un cenno al Dalish, gli occhi azzurri che brillavano gentili, prima di andare via insieme alla Golem.
Runaan ebbe l'impressione che non le avrebbe più riviste. Che non avrebbe più visto molte delle persone che erano diventate un Clan per lui. Un Clan con cui aveva affrontato l'inferno e con cui era cresciuto. Un Clan sconclusionato e assurdo, ma il suo.
La voce di Neria lo attirò ancora 《Runaan, io non penso di averti mai ringraziato per essere rimasto al suo fianco. A quanto ho capito, tu sei stato costretto a diventare un custode. Saresti potuto fuggire.》
L'elfo sorrise un poco, l'alcol che finalmente iniziava a fare effetto. 《L’idea originale era quella. Non mi sono mai sentito legato a questo paese o agli shem che lo abitano e non volevo rischiare la vita per loro. Ma non sono riuscito. Ho stretto dei legami speciali con i miei compagni di viaggio: ho imparato tanto grazie a loro, grazie a lui.》 Disse amaramente.
 
Neria annuì, un tenue sorriso sulle labbra. 《Iselen ha… aveva quell'effetto. Quando eravamo ragazzini, era lui quello che ci aiutava a studiare per gli esami.》 Le scappò una risatina. 《Lui e Solona si sfidavano sempre su chi dei due fosse più bravo con la magia.》
Runaan annuì, il corpo che si scaldava poco a poco, percependo la nostalgia in quelle frasi. Avrebbe voluto trovare le parole, quantomeno provare a lenire la sua perdita, ma la sua mente era del tutto vuota. 《Ti auguro di riuscire nei tuoi intenti, Neria.》 Le disse semplicemente. 《Non ci conosciamo bene, ma penso che se qualcuno potrà riuscirci, sei tu.》
La giovane gli rivolse uno sguardo grato, un altro mago che la chiamava poco lontano, e il dalish si allontanò, facendosi strada nella folla, barcollando un pochino, l'effetto dell'alcol che distorceva i suoni intorno a lui. Avrebbe voluto ritirarsi nelle sue stanze, lontano dalle voci e dai brindisi troppo rumorosi, ma c'era qualcuno con cui doveva parlare.

 
Individuò Zevran poco lontano e si avvicinò a passo lento. L'alcol frizzava nella sua gola, dandogli forza.
Non aveva avuto il coraggio di parlare con l'antivano da quando la battaglia contro l'arcidemone era finita: non poteva dimenticare come lo aveva guardato mentre stringeva Iselen a sé, quella muta preghiera di fare qualcosa, per ricevere solo il nulla in cambio.
《Zevran…》 Cominciò. Stava per chiudergli “come stai”, prima di rendersi conto di quanto fosse stupido. L’elfo non stava bene. Per nulla.
Aveva un aspetto smunto, i suoi occhi erano iniettati di sangue e cerchiati da pesanti segni scuri ed era certo che non avesse dormito neanche un attimo da quando l’arcidemone era caduto.
《Sai, ho ancora l’impressione che sia un incubo》 Disse lui, cogliendolo di sorpresa 《Penso che magari tra poco mi sveglierò e niente sarà reale.》 Lo vide scuotere il capo 《Ma è reale, vero? L'ho perso》
Runaan sentì il bisogno di dire qualcosa. “Perdonami’ fu la prima cosa che gli salì alle labbra, ma non riuscì a dirlo. Sentiva la gola chiusa.
 
Zevran lo guardò negli occhi. 《Mi sarebbe piaciuto tornare ad Antiva con lui, sai? Avrei voluto passare la nostra vita lì a divertirci, combattere, fare l’amore, ubriacarci, viaggiare e invecchiare attraverso tutte le stronzate del mondo fino a quando non saremmo diventati due vecchi soddisfatti. Ma resterà un sogno, temo.》
Il Dalish inghiottì pesantemente: ogni parola faceva un male cane. Alzò il boccale nuovamente pieno, ma lo sbattè sul tavolo vicino. Si sentiva stanco, esausto. La rabbia, così intensa fino a poco prima, pareva essersi sfracellata nel nulla. 《Cosa farai ora?》 Gli chiese.
 
《Oh, tornerò comunque ad Antiva. I Corvi di certo mi staranno ancora cercando e io sarò pronto a riceverli. Inoltre, ho promesso ad Iselen che avremmo visitato tutte le meraviglie del mio paese ed io intendo farlo.》 Disse, mostrando un oggetto brillante tra le sue dita lunghe: la perla d’oro che aveva donato al mago. 《E sappi Runaan, che è stato un onore conoscervi. Grazie a voi e alla nostra banda, ho riavuto la libertà e magari un giorno ci rivedremo.》 Disse, tendendogli la mano.
Il Dalish la strinse, riflettendo su quelle parole. Erano le stesse che Iselen gli aveva rivolto dopo la morte di Tamlen, un saluto agrodolce. 《Cerca di non metterti in troppi guai, lethallin.》
L'altro accennò finalmente un sorriso. 《Oh sai come la penso, amico mio. Senza guai, non mi diverto.》
 
Runaan ridacchiò, guardandolo allontanarsi verso Oghren per chiedere altro da bere. Il nano fu più che felice di accontentarlo, prima di tornare a parlare con un'avvenente nana dai capelli rossi accanto a lui. Aveva detto di avere una ragazza in effetti.
Micah, Aura e Leske erano poco lontani, insieme agli altri nani, I boccali pieni in alto mentre i senzacasta cantavano una canzone tanto sconcia da far svenire una sorella della chiesa, ma non si avvicinò.
Non sarebbe stato di grande compagnia in qual momento e non voleva rovinare i festeggiamenti alla sua migliore amica.

 
Si avviò attraverso la calca di nobili e soldati verso la porta del corridoio, la testa che girava giusto un poco a causa dell'alcol e con in testa solo il pensiero di andarsene da quella stanza.
Era contento che Neria fosse stata ispirata, come Wynne e Shale, che Oghren potesse divertirsi e che Leliana fosse tornata a cantare, ma lui si sentiva solo soffocare. Ogni nota, ogni risata, provocava disgusto
Non voleva pensare più a nulla, non ad Iselen, non a Morrigan, non a suo figlio che attendeva la nascita. Voleva solo sdraiarsi e, pregando Sylaise, di riuscire a riposare almeno un paio d'ore senza altri incubi.
 
Era quasi arrivato alla destinazione, ma un'alta figura maschile si frappose tra lui e il suo obiettivo. Non si sforzò di indovinare chi fosse: gli intimò di levarsi di mezzo, avanzando verso la porta, ma la voce di Alistair risuonò nelle sue orecchie 《Runaan…》 Iniziò con un tono impacciato. 《Come ti senti?》
《Magnificamente.》 Replicò il Dalish, grondando sarcasmo, la mano sulla maniglia. Numi, perché doveva incontrare proprio lui!?
 
Sentì l’altro ridere nervoso. 《Beh, lieto di vedere che non hai perso la tua grinta.》
《Cosa vuoi Alistair?》 Gli chiese bruscamente l'elfo, la rabbia che tornava a divampare furiosa.
 
《Dirti che non volevo che finisse così.》 Ribattè il ramato, i suoi occhi che trafiggevano Loghain per un attimo. 《Non capirò mai perché voi due abbiate fatto quello che avete fatto, ne potrò perdonarvi di aver salvato l'uomo che ha ucciso Duncan e tutti gli altri, ma non ho mai augurato che tu o lui…》
Runaan sentì la stilettata fin nelle ossa. Fu tentato per un attimo di dirgli tutto, di sbattergli in faccia che lo avevano fatto per lui, per proteggerlo. Che l’unico motivo per cui lui poteva ancora ridere, baciare Persephone e godersi la propria vita era Iselen e il fatto che fosse morto per lui! Ma si morse la lingua.
Aveva proposto di propria sponte l'idea di allontanare Alistair per tenerlo al sicuro. Farlo soffrire, umiliarlo, non avrebbe riportato indietro Iselen e non avrebbe lenito il suo senso di colpa. Semmai il contrario.
 
Rimase in silenzio, l'atmosfera allegra intorno a loro che non mitigava la tensione, ma il ragazzo parlò ancora. 《Lo so che hai sempre detestato essere un custode, ma forse dovresti ripensarci. Ora siete solo due nel Ferelden, ma un giorno tanti altri si uniranno a voi. Sarà come avere una nuova famiglia.》
《Io ce l'avevo già una famiglia.》 Ribattè Runaan, senza smettere di stringere la maniglia. 《Ci penserò, Alistair, va bene? Non posso prometterti altro.》
《Spero che tu trovi la tua pace.》 Lo sentì dire, mentre la porta sbatteva dietro di lui.

 
**

 
Runaan finì di infilare le ultime provviste nello zaino rapidamente, il suo arco e la faretra piena di frecce in spalla. Rivolse lo sguardo fuori dalla finestra: l'alba non era ancora arrivata, era il momento di andare.
Sapeva che al mattino tutti lo avrebbero cercato, che si sarebbero preoccupati, ma non riusciva a sentirsi in colpa per questo.
 
Uscì dalla sua stanza, cercando l'uscita più vicina. Le mura del castello erano finalmente piombate nel silenzio dopo ore di festeggiamenti, per sua fortuna.
Attraversò I corridoi con passo lieve, raggiungendo una delle porte della servitù, l'odore della notte che già solleticava le sue narici.
《E tu dove pensi di andare?》 La voce di Micah gli fece fare un salto per lo spavento.
 
Si girò verso di lei, scorgendo il solito ghigno storto stirare le cicatrici sul suo viso. 《Che c'è? Pensi di essere l'unico che può muoversi di soppiatto?》
Il Dalish boccheggiò, colto di sorpresa, e la nana assottigliò lo sguardo. 《Sei davvero uno stronzo lo sai? Prima mi eviti per tutta la festa e ora cerchi di svignartela alle mie spalle?》
L'altro si morse il labbro《Non posso restare, Micah. Mi dispiace.》 Disse semplicemente.
 
L'altra sbuffò. 《Si si, lo so. Tu devi sparire misterioso nella notte come l'elfo dei boschi che sei.》 Cantilenò, prendendolo in giro, prima di serrare i pugni. 《Sei un fottuto egoista. Avresti almeno potuto salutarmi!》 Esclamò, avvicinandosi 《E non bollirmi la scusa che stai di merda e che non mi hai detto nulla per non rovinarmi l'umore. Pensi che io non stia da schifo!? Che non voglia spaccare la faccia a Teagan!? Certo che voglio! L'ho perso anche io, sai?!》
L'elfo sgranò gli occhi e si morse il labbro. 《Hai ragione, avrei dovuto parlartene. È solo che… non ce la faccio a restare qui. Non voglio più vedere gente che festeggia o sentire lodi mentre le ceneri del nostro migliore amico non riposano ancora!》

 
La nana abbassò lo sguardo, annuendo. Lo capiva. Era un ragionamento da stronzo egoista, ma lo capiva. 《Sai già dove andare?》 Gli chiese solo
 
Il dalish scosse il capo. Sapeva che, presto, Loghain si sarebbe recato niente meno che ad Orlais per unirsi ai custodi grigi stanziati lì e chiedere loro aiuto per ricostruire quelli del Ferelden. Era in pratica ciò che Alistair gli aveva consigliato di fare, ma lui non voleva averci niente a che fare. Quello che la vita da Custode gli aveva dato, se lo era ripreso con gli interessi!
E ora che il Flagello era finito, ora che sia Tamlen che Iselen riposavano al fianco dei Numi, non c'era più nulla che lo leggesse a quel paese maledetto. A parte quegli amici così speciali che presto sarebbero andati avanti con le proprie vite.

 
Strinse I pugni a quel pensiero, ma Micah lo abbracciò di slancio, cogliendolo ancora di sorpresa. 《Ovunque tu finisca, pretendo che mi venga a trovare! Almeno due volte all'anno! Tanto grazie alla principessina ho abbastanza soldi da costruirmi un palazzo. E giuro che se non ti farai vedere, se non riceverò nemmeno una pidocchiosa lettera, ti cercherò anche nell'angolo più sperduto del Thedas per prenderti a calci!》
Stavolta Runaan sentì una risata genuina salirgli alle labbra, mentre ricambiava la stretta della sua amica. 《La cosa peggiore è che so che lo faresti sul serio.》
 
Lei lo strinse di più, gli occhi che pizzicavano. 《Già beh, allora ti conviene venire spesso, salroka.》 Disse, prima di spingerlo indietro bruscamente. 《Ora basta smancerie. Vattene via prima che cambi idea. Se qualcuno dovesse venire, inventerò una scusa》
Runaan sorrise: era davvero fortunato ad averla conosciuta. 《Sei la migliore Micah》 Disse, mentre spalancava la porta.
《Tsk. Dimmi qualcosa che non so.》 Lo salutò lei con un nuovo ghigno.

 
Il Dalish varcò la soglia in fretta, l'aria fresca che gli accarezzava le guance mentre si faceva rapidamente strada verso l'uscita dalle mura, un cappuccio calato sui capelli biondi e il vallaslin.
Varcò la saracinesca senza far rumore, accarezzando con le dita i danni lasciati dai prole oscura.
Una nuova sensazione di leggerezza si diffuse nel suo petto mentre si allontanava veloce dalla città. Era libero. Finalmente libero.
La corruzione nel suo sangue non sarebbe svanita, questo lo sapeva bene. Era una lenta condanna a morte che prima o poi sarebbe venuta a riscuotere, ma per quel momento era parte di un futuro lontano.
 
Quello che aveva detto a Micah era la verità: non aveva idea di dove sarebbe andato. Però aveva un obiettivo: voleva trovare Morrigan e mettere le cose in chiaro con lei, almeno parlarle un'ultima volta. E quello non era un compito che qualcuno o qualcosa gli aveva imposto, ma una sua scelta!
Sarebbe stato certamente difficile, e non sapeva se era pronto a rivederla, ma uno strano ottimismo lo spingeva ad andare avanti. E forse avrebbe potuto conoscere suo figlio.
L'unica cosa che era certo, era che lui non voleva più essere un ingranaggi nei piani di nessuno. Nemmeno del Destino stesso.
 
La realizzazione lo colpì come un lampo, proprio mentre i colori dell'alba iniziavano tingere il cielo.
Si voltò verso Denerim, la città ormai lontana, mentre una brezza leggera gli scompigliava i capelli. 《Ehi, Iselen…》 Disse, un sorriso triste sul viso. 《Flemeth aveva ragione. Io e te non siamo più parte dei piani del Destino.》
 
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