Il destino di Sailor Uranus e di Michiru Kaioh

di FragileGuerriera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Buonasera, a distanza di tre anni dall'ultima fanfiction torno sul fandom per dar luce a questa storia "sofferta", sulla quale ho lavorato (con blocchi annuali) per ben nove anni!!.

Spero che vi piaccia.

Attenzione i personaggi principali qui presenti sono tutti frutto della fantasia dell'inestimabile Naoko Takeuchi o degli adattatori della serie (nel caso di Elza Grey e del ragazzo colpito da uno dei demoni verso la fine dell'episodio).

Molte scene qui presenti sono palesemente riprese dai preziosissimi doujinshi di Mario/Mizuki Yamada che io ammiro tantissimo e le cui storie rappresentate io prendo come oro colato. Quasi tutto il rapporto tra Michiru ed Elza è stato preso di sana pianta dalla trilogia "Intimiste" e "The lady in the tower" che a sua volta è una sorta di Missing Moments di come si sono conosciute Haruka e Michiru.

La mia fanfiction è dunque da considerarsi un missing moments dei missing moments, ovvero: dell'episodio 106 della terza serie di Sailor Moon e dei manga sopraindicati di Yamada.


1. Introduzione


Haruka era appena rientrata in casa, sbattè le chiavi nello svuotatasche, si tolse le scarpe e si diresse in camera. Si sedette sul bordo del letto con la schiena piegata in avanti e le braccia appoggiate alle ginocchia e iniziò a pensare preoccupata. Era stata una giornata estremamente stressante. Aveva disputato una gara con la famosa Elza Grey ed era stata una gara deludente come tutte le altre. Aveva sentito che nessuno aveva battuto Elza Grey, ma di quante altre atlete l'avevano detto? E se inizialmente le parve che quella ragazza le potesse dare davvero del filo da torcere, una decina di metri dopo la partenza la superò e, come era già successo con tutte le altre, le diede un grande distacco. Tranquilla andò a cambiarsi, pensando che dopo questa delusione sportiva era davvero il caso di chiudere le medie in concomitanza con le corse. Senonchè quella stessa ragazza le volle presentare la sua amica Michiru. Inizialmente pensò che fosse una sua fan che le voleva chiedere un autografo, ma poi tutto fu estremamente chiaro: con una frase la ragazza rivelò la sua vera identità. La guerriera del suo sogno, ora aveva un nome ed una consistenza solida. Se mai avesse dato retta al suo sogno, avrebbe potuto cercarla per tutta la Terra, ma non avrebbe mai identificato quella guerriera così decisa e sicura di se' in una ragazzina che trasmetteva tutto tranne che un carattere da guerriera. Ci fu un attimo, quando i loro occhi s'incrociarono, che sentì un'emozione mai provata in vita sua esploderle dal cuore e arrivare fino all'anima. In un primo momento fu quasi tentata dal conoscerla, ma quando l'altra ragazza fece un passo avanti e con la scusa di farle un ritratto aveva cercato di avvicinarla, fu svelta nel trovare una buona scusa e riuscì a dileguarsi. Si sentiva malissimo. Il suo peggiore incubo stava prendendo vita reale. Era spaventata da ciò, era come un film dell'orrore, ma non c'era possibilità per lei di uscire dalla sala. Senza contare che Michiru era di una bellezza unica. Aveva visto tante ragazze molto carine in vita sua, ma lei era di una bellezza fuori dal comune. L'emozione che provò nel vederla era fuori dal comune. Se non si fosse trattato della ragazza di quegli incubi..."Che dico? Lei è senz'altro etero. Non è certo come me..." . Ripensò ancora una volta alla sua vita, al suo passato, alla sua infanzia da maschiaccio e alla reazione dei suoi genitori quando scoprirono che le piacevano le ragazze. Ancora ora non capiva perchè non l'avessero mai capito prima dei suoi dieci anni; perchè se un bambino giocava con le bambole i genitori si preoccupavano tanto, ma se era una bambina a giocare con i soldatini divertiti dicevano: "E' un maschiaccio"? I suoi lo dicevano sempre: "She's a tomboy".

Scosse la testa, per cacciare quei pensieri, li aveva già passati in rassegna tutti quanti più di una volta. Andò a farsi una doccia per riprendersi dallo shock della giornata. Doveva distendersi e rilassarsi, perciò quando uscì dal box ordinò una pizza e si preparò davanti al televisore per vedere qualche film alla tv. Doveva non pensare assolutamente a quella ragazza e a quell'incontro, non voleva che il suo incubo diventasse ancora più impressionante. L'idea che quella guerriera esistesse davvero ed era già sulle sue tracce le stava facendo venire la pelle d'oca. Doveva mescolarsi fra la gente, camuffarsi, nascondersi e non mettersi più in vista. Per fortuna l'unica cosa che la interessasse davvero erano le macchine e in pista, con la tuta e il casco, sembrava un ragazzo al duecento per cento. "Dai, non ci devo pensare ho detto!". Prese il giornale e guardò i programmi alla tv, aveva voglia di un film comico quella sera. Voleva staccare la mente dalla realtà e dal conto alla rovescia all'inizio del suo incubo, sempre in piena notte tra le tre e le quattro e mezza. Per fortuna ben tre reti televisive avrebbero mandato in onda film divertenti. Sorrise e andò ad accendere la tv. Prese uno spuntino in attesa che arrivasse la pizza e si piazzò di fronte allo schermo televisivo..



***    ***    ***


Altrove, non lontano da Tokyo, Michiru si era ritirata nella sua stanza dopo aver salutato mestamente Elza. Quello con Haruka era stato l'incontro più importante della sua vita. Aveva finalmente trovato la sua compagna di battaglia, ma non era riuscita a portarla dalla sua parte. La sua prima missione, trovare la guerriera del cielo, sembrava ancora più difficile di prima. Era da circa un anno che la stava cercando e finalmente l'aveva trovata, ma la ragazza non sembrava per niente disposta ad ascoltare il suo messaggio, ne' a farsi avvicinare da lei. Si lasciò cadere di peso sul letto. Che figura aveva fatto con Elza! Si era messa a piangere sulla strada di ritorno come una bambina. Eppure era stato più forte di lei e ripensando al suo incontro con l'atleta non le venne che da piangere nuovamente.

Aveva accompagnato Elza alla gara e poi era quasi stata costretta dalla ragazza ad assistere alla competizione. Lei non voleva, odiava i luoghi affollati e rumorosi, tutto ciò che quel posto era. Era anche uno dei motivi per cui si era ritirata dal club di corsa. Qualunque cosa lei facesse le veniva bene: a scuola prendeva sempre il massimo dei voti; a nuoto era sempre in testa a tutti, così come per le corse; suonava il violino divinamente; nella pittura era talmente brava che un critico d'arte della città le chiese di poter esporre i suoi quadri incantato dal suo precoce talento in grado di riproporre l'arte moderna in chiave contemporanea; in prima media si era anche iscritta al club di canto ed era stata scelta dalle suore per il coro ufficiale della scuola. In seconda media però abbandonò il club di coro e di corsa. Le sue compagne e persino il presidente del club avevano insistito affinchè restasse. In particolare quelli del club di corsa insistettero, nessuno correva veloce come lei, per le competizioni scolastiche loro facevano grande affidamento su lei, ma nonostante ciò Michiru si ritirò. La vita scolastica si era fatta più impegnativa e la corsa non rientrava tra le sue discipline preferite. Odiava andare nelle piste di gara con tutti quei fan così numerosi e scalmanati. Come se non bastasse ad inizio del secondo anno delle medie aveva avuto il suo risveglio con tre missioni da portare a termine: trovare la sua compagna di battaglia; trovare i cristalli del cuore; trovare l'essere umano prescelto a possedere la coppa lunare. Eppure dopo circa sei mesi accettò di buon grado di accompagnare Elza alla gara. Fu in quel momento che vide Haruka già in pista con uno sguardo serio, l'atteggiamento distante dalle altre atlete e indifferente alle urla che i tifosi lanciavano per inneggiarla. In un primo momento la scambiò per un ragazzo e per un momento pensò di essere finalmente rinsavita, s'illuse per un breve attimo di essere come i suoi la volevano, come tutta l'alta società intorno alla sua famiglia l'avrebbe voluta e come lei stessa avrebbe voluto essere: eterosessuale. Era solo riuscita a formulare che forse era bisessuale, ma che ciò che contava era che almeno le piacessero anche i ragazzi quando Elza con poche parole sgretolò tutti i suoi castelli, prima ancora che potesse riflettere sul fatto che un ragazzo non poteva competere in una gara di corsa femminile. -Ah, vedo che neanche tu sei rimasta indifferente al fascino di Haruka Tenoh. So che a prima vista può sembrare un maschio, ma se guardi bene vedrai che ha il seno come me e come te. Dicono che sia molto veloce e che fa strage di cuori, ma che sia anche irraggiungibile, in entrambi i campi. Rimani qua a vedermi Michiru!- Se solo avesse potuto avrebbe espresso a parole la rabbia che le fece provare per non averle concesso di godersi fino all'ultimo il suo momento di illusione, altro che restare a vederla! Protestò un po', ma alla fine Elza la convinse. Sugli spalti, si rese conto che non aveva mai visto nessuna persona più bella di Haruka e per un attimo fu tentata dal fregarsene del fatto che si trattasse di una donna. Quello sguardo triste e malinconico le ricordava troppo quello che vedeva ogni volta che si poneva di fronte ad uno specchio. Aveva sentito qualcosa dentro che non provò mai prima di allora nei confronti di una persona. In genere quando la gente le si avvicinava lei con garbo si staccava per starsene sola senza che la cosa le costasse sforzi incredibili. Elza era l'unica persona che, a lungo andare, aveva lasciato che s'inserisse nei suoi spazi liberi. Con Haruka invece aveva sentito un'irresistibile attrazione pur non sapendo di preciso nemmeno la sua età. Si sentiva come se lei fosse stata una moneta di ferro e Haruka una calamita. Non capiva però se la sorte fosse stata estremamente buona o estremamente ingiusta con lei. Quando Elza le presentò Michiru sentì che in vicinanza la ragazza esercitava su lei un fascino ancora maggiore di prima. Da vicino era ancora più bella, non aveva una minima imperfezione; la voce un po' bassa e divertita la colpì fin da subito, quasi come se non avesse mai sentito una voce più musicale; per non parlare dei suoi occhi! Come i loro sguardi s'incontrarono si perse nei suoi occhi verdi, fuori dal comune. Evidentemente Haruka non aveva del tutto origini giapponesi, ma aveva preso il meglio sia dal ramo nipponico che da quello occidentale. Alta, bionda, carnagione chiara e gli occhi verdi come presumibilmente il ramo straniero; eppure gli zigomi alti, i capelli fini e il taglio degli occhi erano come quelli degli orientali. Per un attimo tutta la sua sicurezza per avvicinarla e trasmetterle il suo apocalittico messaggio le venne a meno. Alla fine però, anche se avesse voluto che quel momento durasse per sempre, la sua missione aveva la priorità sulle sue irrazionalità. Le chiese di posare per lei pensando che sarebbe stato un ottimo modo per conoscersi meglio e convincerla a seguirla nella sua battaglia contro il male. Haruka però si rifiutò, se ne andò e così facendo fece perdere ogni traccia di se'. Durante il ritorno le venne da piangere per il modo in cui era stata allontanata, ma ancora più per la crudeltà del destino. Era vero che era stata fortunata a trovare in lei la sua compagna di battaglia, di sicuro una "collega" più che stimabile ed amabile; ma era proprio quell'"amabile" riferito ad una donna a farla stare male. Se solo il mondo fosse andato avanti come se nulla fosse; se solo i suoi avessero capito che cosa voleva dire; o molto più semplicemente, se lei non avesse sentito, ancora una volta, quelle pulsioni nei confronti di una ragazza!

Sconfortata soffocò i singhiozzi nel cuscino pensando che l'unica cosa che al momento sembrava buona per lei era aver avuto la possibilità di ottenere una camera solo per se' stessa fin dalla prima media, senza impertinenti compagne di stanza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Buona sera a tutti, pubblico con un leggero ritardo (un giorno) il secondo capitolo.

Mi sono accorta che nello scorso capitolo non ho lasciato link che riportassero ai doujinshi di Yamada che riportano ad alcuni dei missing moments del famoso episodio 106 a cui io stessa ho fatto riferimento in questa fanfiction.

Vi lascio di seguito il link dove andare a leggere la trilogia. Sfortunatamente non si riesce ancora a reperire la traduzione in italiano, ma questo sito è il più completo in quanto sono presenti sia le vignette che la loro relativa spiegazione.

http://www.yurisuki.net/tou.html

Vi auguro buona lettura.


1


Haruka chiuse la catena della bici e guardando verso il grande edificio sorrise soddisfatta: "Ancora un paio di mesi e poi noi due non ci vedremo più per un bel mesetto" pensò allegra. Non amava la scuola, ne' tanto meno lo studio. Aveva una media scolastica più che buona, ma studiava per dovere non perchè le piacesse studiare. Lo studio infatti portava via il tempo che avrebbe potuto invece spendere per le sue uniche vere passioni: le macchine e le moto. Non amava quella scuola in particolare perchè essendo privata non ammetteva certe sue "scelte" e modi di fare che non intendeva in nessun modo cercare di correggere. "In America non facevano tanti casini". Il Giappone le piaceva, le piacevano i giapponesi, le giapponesi in particolar modo, ma la sua scuola proprio no. Erano tutti così impostati e rigorosamente incasellati in determinate e strette categorie! In apparenza tanto simile all'America da sembrare quasi un prolungamento dell'estremo ovest, nella realtà il Sol Levante era così diverso dal mondo in cui aveva vissuto fino all'anno precedente!

I suoi genitori l'avevano avvertita: -Non sarà facile abituarsi alla mentalità giapponese-.

Lei aveva risposto scherzando: -Farà bene un po' di disciplina!

Se avesse capito quanto di strette vedute erano i giapponesi forse avrebbe riso un po' meno. I  professori e i genitori dei ragazzi, ma specialmente quelli delle ragazze, disapprovavano e non pochi addirittura trovavano deplorevole il suo modo di essere. Ormai mancava praticamente solo un anno e due mesi all'addio definitivo a quel brutto luogo. Per fortuna di scuole superiori prestigiose ed anche pubbliche ce n'erano e lei ne aveva già individuate due. Il vero problema non era scegliere in quale delle due iscriversi, ma resistere ancora ed uscire da quella scuola. Una volta fuori avrebbe potuto finalmente respirare ed essere se' stessa senza tanti occhi che la scrutavano come se si fossero trovati in presenza di una monatta. Varcò la soglia dell'edificio persa nei suoi pensieri. "Chissà come faranno certe ragazze a resistere in un collegio di suore!" pensò mentre le tornavano alla mente i volti delle ultime due collegiali conosciute, Elza e Michiru. 

-Tenoh-San, hai un minuto da prestarmi?- le disse una ragazza spuntando fuori da una porta del corridoio e distogliendola dai suoi pensieri.

-Ah, in realtà sono di fretta, la campanella è suonata un minuto fa.

-Chi cerchi di fregare? Se ci tenessi davvero a non arrivare più in ritardo di quello che sei già non andresti in classe con tutta quella calma.

-Maledizione a te Senpai ...

-Volevo dirti che ho parlato con Taka-San e abbiamo pensato di chiederti se eri davvero sicura di volerti ritirare dalle corse. Manca poco alla fine dell'anno scolastico e tu potresti partecipare alle ultime competizioni di corsa per il nostro istituto.

-No.- fu categorica la sua risposta.

-Per favore Haruka-San, non c'è nessuna brava come te, non puoi lasciare perdere tutto all'improvviso. Noi tutti contiamo su di te per la vittoria.

-Se ci tenete tanto a vincere perchè non vi allenate di più? Io non ho nemmeno la soddisfazione di tenere la coppa visto che poi la devo cedere per l'ennesima volta alla scuola! Non ci penso minimamente.

-Haruka-San dai, non fare la scorbutica, in fin dei conti cosa ti chiediamo? Capisco se ti chiedessimo di salvarci dall'Apocalisse, ma ti stiamo solo chiedendo...-

A quell'ultima frase Haruka ebbe quasi un tremito di paura, perciò sbottò e la interruppe: -Ma vai al diavolo, ho detto no!- prima di dirigersi in classe a passi svelti.

Quella dannata Senpai non sapeva minimamente di quello che le stava succedendo, non sapeva che certi discorsi erano vietati con lei e che se aveva deciso di non voler più partecipare alle gare di punto in bianco era solo per salvarsi la vita. -Dannata Senpai!!- disse prendendo a calci il cestino all'angolo di fronte alla sua classe.



***    ***    ***


-Non devi per forza venire se non vuoi.

-No, no, ti dico che mi fa piacere- le rispose sorridendo.

-Sei sicura?- le chiese Elza con tono apprensivo. Michiru annuì. -Se perdo però non devi reagire come l'altra volta- le disse a quel punto Elza cercando di buttare sul ridere l'episodio del pianto sulla via di ritorno. Quel pianto che servì solo a farle prendere ancora più in antipatia Haruka, perchè, anche se Michiru non aveva detto niente, era più che evidente che ad averla turbata fino a quel punto era stato il modo brusco con cui Haruka l'aveva trattata.

-Tranquilla. L'altra volta ero un po' provata per diverse cose- mentì Michiru continuando a camminare.

-Va bene, ma stavolta la straccerò. Lo voglio fare per me ovviamente, ma anche per te. L'ultima volta ti ha trattato con sufficienza perchè si dà un sacco di arie solo perchè è piena di fan. Da quello che so è forse più popolare tra le ragazze che tra ragazzi. Anche con me, non si è nemmeno degnata di parlarmi, “Io sono la signora del vento e voi solo mosche che senza me non potreste spostarvi di un centimetro...

Michiru ridacchiò prima di interromperla: -Elza, non ti sembra di esagerare?

-Non capisco come possa esserti simpatica.

-Non ho detto che lo sia, solo che ti sei messa a parlare a mitraglietta, quando non sai praticamente nulla di lei! Non sai nemmeno l'età!- ribattè lei ridacchiando.

-Perdinci se la so!

Michiru ebbe un piccolo tuffo al cuore. Sapeva che era sbagliato, che non doveva alimentare quel nuovo interesse che sentiva per quella ragazza, ma alla fine... era utile anche per la sua missione: -Ah, sì? E quanti anni ha esattamente?- le chiese con una leggera agitazione nella voce.

-Quindici come noi. Se non ti conoscessi bene direi quasi che ti sei infatuata di lei- le rispose l'altra infastidita dal quello strano tono di voce che non era sfuggito al suo orecchio sempre attento alla voce della compagna di scuola.

-Ma no, che dici? Neanche la conosco. E poi sai che i miei non vorrebbero. Beh, ovviamente nemmeno io...

-Però è questa la tua vera natura. Lo sai tu come lo so io- le disse Elza trattenendola per un braccio e guardandola seria. Michiru fissò i suoi occhi e per un attimo si perse in quel blu scuro. Come aveva fatto ad avvicinarsi tanto al suo volto nel giro di un attimo, non lo capiva. Vicina, vicinissima... Eppure tra loro c'era sempre quella fastidiosa distanza, quei pochi centimetri che erano tanti quanti i rimasugli di speranza che la sua fosse solo una confusione adolescenziale. Incatenata con lo sguardo a quegli occhi che aspettavano per l'ennesima volta un risvolto decisivo nel loro rapporto, fu quasi tentata di provare. Provare per capire chi era davvero lei. Se non avesse dato tanta importanza al primo bacio l'avrebbe già dato per togliersi i dubbi una volta per tutte. Solo banciandola avrebbe capito se per lei era una cosa giusta o solo un rimproverevole errore. A meno di una spanna di distanza fu sul punto di convincersi. Forse la sua confusione si sarebbe potuta chiarire anche solo appoggiando le proprie labbra alle sue.

Come se le avesse letto nel pensiero Elza capì che quello era il momento per agire. Michiru aveva abbassato tutte le sue difese. Era chiaro proprio per una mancanza di reazioni da parte sua. Era il momento per toglierle ogni dubbio, finalmente avrebbe capito che lei era la ragazza giusta e che non c'era niente di male se erano entrambe ragazze. Doveva baciarla. Guardò furtivamente alle sue labbra e si avvicinò piegando leggermente la testa a destra...

-Ciao, tu devi essere Michiru-San, non è vero?- le interruppe una voce un po' bassa e cordiale. Michiru si girò di scatto verso la persona che le aveva parlato. Haruka in tuta da ginnastica era di fronte a loro che le faceva uno strano sorriso. Elza mollò la presa sul suo braccio guardando piuttosto contrariata la bionda. -Mi scuso per il comportamento della settimana scorsa- le disse avvicinandosi alle due -Non volevo essere scortese è solo che l'altra volta... ero un po' provata per diverse cose-. Michiru aprì la bocca dallo stupore: sapeva benissimo di aver detto la stessa frase ad Elza qualche minuto prima. -Sì, so essere cordiale anche io- continuò poi Haruka fraintendendo lo stupore di Michiru. -Vabbeh... Volevo solo scusarmi per il mio comportamento della volta scorsa. Vado.- tagliò corto poi non ricevendo alcuna risposta. Fece per allontanarsi, ma Michiru la bloccò subito: -Michiru Kaioh, piacere di assistere alla tua corsa- s'inchinò leggermente dalla sua parte, incurante del fatto che la frase avrebbe senz'altro creato grande fastidio in Elza che voleva farla assistere alla sua di corsa e alla sconfitta di Haruka Tenoh. Quest'ultima si girò dalla sua parte e sorridendo s'inchinò leggermente a sua volta prima di presentarsi: -Haruka Tenoh...- tentennò per cercare le parole per completare la sua presentazione. Parole che non arrivarono. -Elza- cambiò interlocutrice in modo da tagliare la corda nonostante l'inghippo in cui si era ritrovata pochi secondi prima -Ciao!- la salutò senza onorifici e senza inchino ma accennando con la mano ad un saluto militare prima di andarsene. Michiru con il cuore dal battito leggermente accellerato rimase a guardarla allontanarsi; mentre Elza, seccata dal fatidico tentativo andato in fumo e dalla scena che aveva avuto per protagoniste la rivale e la ragazza a cui ambiva, si allontanò con passo deciso dicendo solo: -Veramente, io non ti capisco, Michiru!


A pochi metri di distanza da loro Haruka si stava chiedendo se fosse stata giusta o meno quell'improvvisata fatta all'amica di Elza. Le era venuto d'istinto il presentarsi e il concentrare tutta l'attenzione su di se'. In realtà lei non era una persona che moriva dalla voglia di mettersi in mostra sempre e comunque, però in quel momento fu più forte di lei. Non sapeva spiegarsene il motivo, ma quando vide Michiru così in confidenza con Elza che sembrava quasi che si sarebbero baciate da lì a poco, le venne istintivo affrettare il passo e presentarsi per distaccarle. Elza non le piaceva; non le piaceva il modo di fare presuntuoso che aveva. Quella di due settimane prima era la prima volta che gareggiavano insieme e quella ragazza senza nemmeno presentarsi seppe solo dirle: -Ho sentito che nessuno corre come te, ce la farai a battere anche me?-. Lei era in preda ai ricordi dei suoi incubi e quella piccoletta faceva la grande campionessa senza dire neppure il suo nome. Ciò nonostante non era questo a darle fastidio della scena che si presentò ai suoi occhi appena svoltò l'angolo; il vero problema era vedere Michiru così vicina ad un'altra persona. Non era convinta che avrebbe davvero baciato Elza, forse aveva interpretato male lei i loro atteggiamenti, o forse era Elza che aveva una cotta per la ragazza e stava cercando in qualche modo di riuscire a rimorchiarla. Eppure anche questo non aveva importanza; ciò che era davvero importante era separare quelle due. Era una mossa stupida considerato che voleva scappare dalla ragazza dei suoi incubi, nascondersi e distaccarsi il più possibile da lei, ma il fastidio e la gelosia provati furono più forti di lei. Era stupido provare quella sensazione di fastidio per una ragazza che conosceva appena e che, nonostante lei avesse pensato il contrario, sicuramente non stava facendo nulla di male con la sua amica, eppure le diede una soddisfazione enorme interrompere quell'atmosfera tra le due ragazze. Troppo appagante vedere Elza guardarla arrabbiata e mollare finalmente la presa sul braccio della giovane pittrice, dandole così la possibilità di avvicinarsi a Michiru e togliere ogni tipo di attenzione della medesima su Elza. Ciò nonostante non poteva negare di essere stata comunque impulsiva come sempre. Aveva capito fin dal primo momento che ora il suo primo obiettivo era nascondersi dalla ragazza dei suoi incubi, ma quel giorno si palesò a lei in tutta la sua sicurezza. Sicurezza che per poco non venne a meno nel momento in cui si presentò, quando non riuscì a completare la sua presentazione con una frase diversa da quella che aveva in mente: "Haruka Tenoh, piacere di conoscerti e di sapere che mi guarderai correre". Dirle così sarebbe stato come dire: prego, entra nella mia vita e distruggi tutti i miei sogni come se nulla fosse. Sarebbe forse stato meglio non fermarsi affatto. Alla fine però doveva anche tenere conto della prima cosa veramente fondamentale: in quel giorno, che senso aveva non farsi notare sul tragitto che portava sulla pista da corsa, se tanto poi mezz'ora dopo avrebbe partecipato alla sua seconda competizione contro Elza, grande amica di Michiru? "Sì, sì, sono nata sotto la cattiva stella" pensò, mentre accedeva agli spogliatoi. Non voleva partecipare, ma visto che l'unica che correva un po' più veloce delle altre nel suo club di corsa si era sentita male, la sua Senpai l'aveva obbligata a rispettare gli impegni che aveva preso con il club di corsa. La sua scuola non mancava il podio da cinque anni, da quando poi era arrivata lei, era sempre in testa a tutti gli altri istituti lasciando loro sui tabelloni dei punteggi un bel margine di distacco. Ora, proprio verso la fine di questo altro anno scolastico, non potevano permettersi di perdere contro la nuova concorrente Elza Grey che effettivamente si dimostrava essere una promessa nell'atletica.

Dieci minuti dopo, mentre ormai si stava allacciando le scarpe da ginnastica vide un altro paio di scarpe piantarsi di fronte a lei. Haruka sollevò lo sguardo individuando nella persona di fronte a lei la sua rivale. -Si può sapere che cosa vuoi?- le disse facendosi seria e tornando ad allacciarsi la scarpa destra.

-Volevo solo dirti che un minimo di educazione non sarebbe sgradita e che potevi presentarti anche con me invece di fare tanto la sbruffona.

-Mmm, giusto- convenne la bionda guardandola in faccia -D'altronde anche tu sei stata così educata la volta scorsa da presentarti con un messaggio di sfida invece che con nome e cognome, Elza Grey.

-Io sono nuova, mi aspettavo il benvenuta da quella che si dice essere la padrona di casa qui sulla pista di atletica.

-Che scusa banale!

-Ascolta un po' Haruka, io non so che cosa tu ti sia messa in testa di fare con Michiru, ma volevo avvertirti che lei non è come sembri essere tu...

-Oh-oh-oh- la interruppe l'altra- e come sembrerei essere io?

-Beh... - esitò. -Si dice che ronzino intorno a te diverse ragazze.

-E con questo? Se una ragazza è molto bella e le fanno il filo un sacco di ragazzi non vuol dire che lei sia una che ci sta con tutti. Senza contare che comunque ho anche diversi ragazzi che mi fanno il filo, se è il sesso o la quantità di chi ti corteggia a determinare la tua personalità.- Elza rimase un attimo spiazzata. In effetti, se in un primo momento dirle che Michiru era assolutamente eterosessuale le era sembrato un buon deterrente, ora si domandava cosa sperava di ottenere con quel discorso. Erano solo alcune voci maliziose che giravano in spogliatoio sul conto di Haruka, ma non vi erano certezze, ne' tanto meno conferme da parte della diretta interessata, che Haruka preferisse le ragazze ai ragazzi. Doveva però almeno rimediare all'errore commesso. Era stata lei a far conoscere Haruka e Michiru e ora, senza un piano preciso, non poteva nemmeno ostacolare la chiara attrazione che provavano l'una per l'altra. Però poteva in qualche modo cercare di rallentare il corso di quella spiacevole situazione e guadagnare così tempo prezioso per far cedere Michiru. -In ogni caso, non ti venga in mente di provarci con Michiru. Lei viene da una famiglia dove gente con certe tendenze non sono bene accette e anche lei ne prova in qualche modo ribrezzo- mentì.

-Ah, sì?- Haruka si alzò, chiuse la cerniera del suo borsone e continuò: -Non sembrava proprio prima, sulla strada per venire qua, quando i vostri volti erano a poco più di una spanna di distanza.- Senza accorgersi come fosse successo, Elza si ritrovò spinta contro uno degli armadietti dello spogliatoio, le braccia di Haruka ai lati per bloccarla e il suo viso a pochi centimetri di distanza dal proprio. -Esattamente così- disse a voce bassa Haruka riferendosi alla breve distanza che le separava. Così breve da sentire quasi il suo respiro solleticarle le labbra. Un lieve sorriso curvò appena la bocca della bionda e una guizzo malizioso animò i suoi occhi verdi. -Non ti pare?- finì la frase fissandola negli occhi per qualche secondo prima di andarsene e lasciarla lì, sola e in qualche modo turbata dal loro incontro ravvicinato.



Circa un'ora dopo, sul ritorno di casa, Michiru stava parlando ininterrottamente quasi senza dare peso alle mancate risposte di Elza o a quelle poche risposte che riceveva in cambio e che si limitavano a monosillabi. A un certo punto Elza sbottò: -Insomma, Michiru! Sono contenta che Haruka non abbia stracciato l'invito che le hai dato per il tuo concerto di beneficienza sulla crociera, ma non hai ancora capito che non sono dell'umore giusto per parlarne??

Michiru restò spiazzata. Elza con lei era sempre stata comprensiva e premurosa, non avevano mai litigato e lei non aveva mai ricevuto risposte scocciate o sgarbate dall'altra. -Ma... Io... Parlavo del concerto per tirarti su di morale.

"No, Michiru! Tu lo facevi perchè sei troppo felice all'idea che lei possa accettare il tuo invito!". La guardò con rabbia. Si stava facendo soffiare via la ragazza dei suoi sogni da una tipa... che in realtà nemmeno la voleva. Anzi, visto il modo seduttivo con cui le aveva parlato nello spogliatoio chissà quante ragazze aveva rimorchiato con quel suo modo di fare, così spontaneo e tanto spudorato! E Michiru pareva essere così rapita da quella ragazza da essere fin diventata insensibile nei confronti dei sentimenti che provava lei. -Lasciami sola per favore-. Era troppo arrabbiata. Aveva faticato tanto per conquistare Michiru e la medaglia ed ora arrivava una che con uno sguardo aveva rapito la testa alla ragazza e nelle corse questa volta l'aveva davvero stracciata. Sette secondi di distacco. No, non era proprio dell'umore giusto, specie se pensava che dopo un mese lei sarebbe tornata in Brasile per le vacanze estive, mentre Michiru sarebbe rimasta lì in Giappone, dove quasi sicuramente sarebbe rimasta anche Haruka Tenoh.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Buona sera, slittando la pubblicazione ancora di un giorno pubblico il terzo capitolo.

Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che seguono la mia storia.


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Erano passate altre due settimane dall'ultima volta che Haruka vide Michiru in occasione dell'ultima gara di corsa che disputò contro una delle più grandi promesse di atletica, Elza Grey. Erano trascorse due settimane da quando si riconfermò ancora lei come la migliore corritrice. Più di tutto però quella era la sua prima settimana in cui, in prossimità delle vacanze estive, potè passare la maggior parte del proprio tempo libero concentrata sulla sua unica vera passione. Era la prima settimana in cui potè dedicarsi praticamente anima e corpo alle corse in macchina e in moto; quelle corse che la portavano a concorrere con l'unico suo rivale degno di tale nome: il vento. Eppure, diversamente dagli anni passati, c'era qualcosa che la preoccupava di più delle corse. Due biglietti e un volantino ricevuto in anteprima e che ora ritrovava sotto la forma di manifesto in diverse parti della città. "Crociera di beneficienza" recitava la prima riga e la riga sottostante: "con Michiru Kaioh". Sotto in scritte nettamente minori il nome di altre tre persone; poi la foto della nave, una foto di Michiru con in mano un violino e l'immagine di un dipinto. Più sotto ancora erano indicati il luogo di partenza, la data, l'ora e i punti di vendita per i biglietti. La prima volta che vide il manifesto restò perplessa. Aveva ricevuto il volantino con i biglietti circa una settimana prima, ma non aveva dato molta importanza alla cosa. L'unica cosa che in realtà contava era scegliere se andare a vedere Michiru, che in verità non aveva ancora capito cosa avrebbe fatto su quella nave, o se rifiutare. L'idea più logica nella situazione in cui si trovava era quella di rifiutare; ma più si sforzava di non pensare a Michiru e di evitarla, più si sentiva attratta dal ricordo di quella fanciulla. Era assurdo, non le era mai capitato di sentirsi tanto attratta da una ragazza che conosceva a malapena. Soprattutto non le era mai successo di sentirsi così attratta dal pericolo. Perchè se quella ragazza era davvero quella che si era rivelata di essere, allora era davvero pericolosa per la sua incolumità e i suoi sogni ambiziosi, ma non impossibili; eppure la voglia di rivederla, con un pretesto offertole su un piatto d'argento come quello, era troppo grande. Combattuta tra questi pensieri contrastanti non diede molto peso a ciò che recitava il volantino e ai due biglietti. Ora però si rendeva conto che necessitava di avere qualche informazione in più riguardo a Michiru Kaioh. Innanzitutto non le tornavano i conti con quello che Elza le aveva detto della sua amica e della conferma che quest'ultima aveva dato chiedendole se poteva farle un ritratto. La sua rivale di sport le aveva detto che Michiru era un pittrice di grande talento, ma nel manifesto c'era la foto della ragazza che suonava il violino, non che dipingeva o accanto a un suo quadro. Ma ciò che più la colpì fu vedere quanto "la pittrice", se davvero la poteva definire così, fosse famosa. Tutte le volte trovava sempre alcune persone di fronte a quei manifesti molto interessata all'evento e alla presenza dell'artista. Capì che se non fosse andata si sarebbe persa un evento eccezionale, reso ancora più eccezionale dal fatto che se lei fosse andata e Michiru fosse diventata famosa avrebbe potuto dire in futuro agli amici e alla famiglia che grazie alla sua permanenza in Giappone aveva avuto la fortuna di poter assistitere a una delle prime esibizioni in pubblico della famosa Michiru Kaioh. Perciò a una settimana dalla fatidica data si diresse in un punto di informazioni per sapere di più riguardo a quella crociera.

Entrò nell'ufficio e si diresse al bancone dove una della due persone, quella che pareva più giovane, l'aspettò con un largo sorriso. -Buongiorno, desidera qualcosa?- le domandò con voce squillante.

Haruka sempre seria e ultimamente anche molto cupa, sì domandò cosa avesse da essere tanto allegro quel tizio, ma senza far trapelare i suoi pensieri rispose: -Buongiorno, potrei avere informazioni riguardo alla crociera che si terrà fra una settimana con Michiru Kaioh?

-Certo. Cosa vuole sapere?

Haruka lo guardò perplessa dal momento che gli aveva appena detto quello che voleva sapere. -Volevo... Sapere in che cosa consiste esattamente.

-Si tratta di una crociera di beneficienza organizzata dalla stessa Kaioh. Come saprà è un'artista di grande talento e di grande cuore anche e ha pensato di organizzare questa crociera mettendo in mostra tutte le sue doti artistiche e professionali per donare il ricavato alle persone in difficoltà.

-Cioè questa crociera l'ha organizzata Michiru Kaioh in persona? Fiuuu- fischiettò al cenno di consenso del ragazzo -Non male come cosa. E mi dica, è davvero molto brava e famosa?

Stavolta fu il ragazzo a guardarla stupito: -Beh, sì, direi di sì.

Haruka fissò un punto di fronte a se' quasi trasognata. "Bella, talentuosa, famosa e anche ricca a quanto pare. Se solo non fosse etero sarebbe la ragazza perfetta. Ma evidentemente è proprio vero che nessuno è perfetto" concluse i suoi pensieri abbozzando un sorriso prima di porre un'altra domanda: -Ma la crociera quanto durerà?

-Cinque ore circa, non di più. Giusto il tempo di fare il giro prestabilito, godere della vista della costa e delle isole da lontano, cenare e farsi intrattenere dagli artisti lì presenti, oppure tornare di nuovo a prua per ammirare il panorama di notte.

-Quindi è tutto in giornata... Beh, la ringrazio molto per le informazioni che mi ha dato su Kaioh.

-Kaioh-san vorrà dire!- la corresse il ragazzo prima di proseguire -In ogni caso il biglietto lo trova...

-Ce l'ho già il biglietto, me lo ha dato lei in persona.

Il ragazzo guardò confuso la donna alla sua destra, che ricambiò scuotendo la testa perplessa come a dire: "Non so da che pianeta stia scendendo". -Posso sapere il suo nome?

-E perchè mai?- domandò di rimando lei seria prima di salutare e andarsene. Il tipo rimase ad osservarla a lungo, gli pareva di aver già visto quel tipo strano. "Ma certo, l'ho visto in una giornale sportivo...- si sforzò di ricordare meglio- Mah... Forse è un giovane calciatore, o un emergente motociclista... o forse qualcos'altro ancora. Se solo sapessi il nome, quello mi aiuterebbe a ricordarmi chi è quel tipo strampalato!!"

Intanto sulla via di ritorno Haruka stava mettendo sulla bilancia i pro e i contro dell'andare alla crociera. Arrivò alla conclusione che: "Al diavolo Kaioh, 17.244 yen* per la crociera sono una sciocchezza per me, mentre per quella gente vuol dire tantissimo... Tanto dopo questo gesto di carità vedrò di tagliare tutti i ponti. E stavolta sarò decisa."



***    ***    ***


Michiru era nella sua cabina che si stava pettinando. Si era già leggermente truccata e messa due orecchini bianchi in tinta con il colore della collana di perle e del suo abito da sera. Lei aveva sempre tenuto molto a presentarsi bene e sempre perfetta, a maggior ragione curava il suo aspetto quando doveva apparire in pubblico. Quella sera però si stava sistemando, con una dovizia quasi maniacale prestando attenzione anche ai più piccoli particolari. Anche in quel momento passava la spazzola stando bene attenta di non tralasciare un solo punto del proprio capo e stando attenta a non rovinare la messa in piega dei suoi capelli mossi. Non sapeva se Haruka ci sarebbe stata, non aveva più avuto sue notizie, ma se ci fosse stata doveva presentarsi perfetta. "Ehi, che faccio? Mi sto facendo bella per una donna? Devo piantarla con queste sciocchezze! Ho sedici anni, Elza fra un mese tornerà a casa ed io devo cogliere queste vacanze come occasione per rinsavire. Devo convincere Haruka a combattere al mio fianco, ad accettare il suo destino e a dividere il peso della missione con me, ma non posso pensare a nient'altro. Con Elza è tutto successo quasi senza che io me ne accorgessi, ma con Haruka se non ponessi dei freni me l'andrei a cercare visto che sto provando sensazioni che ho già sperimentato al fianco di Elza. Questo non deve accadere. Anzi, stasera stessa, cercherò di essere più carina con Takahishi-kun . E' un ragazzo così carino, spiritoso e intelligente ed è da un po' che mi invita a uscire con lui. Prima con Elza sempre con me non potevo, ma ora devo rimettermi sulla retta via con i ragazzi, com'è naturale che sia... In fin dei conti tra me  e lei non è successo ancora nulla, faccio ancora in tempo a salvarmi e se proprio ce ne fosse bisogno a dirle anche che, sì, è stato solo un momento di confusione." I pensieri erano rivolti ad Elza, ma l'immagine che aveva in mente era quella della guerriera di Urano. C'era poco da fare o da nascondere: era lei ora la "minaccia" più vera. Se avesse potuto molto probabilmente, anzi sicuramente, non l'avrebbe più cercata, ma la sua missione veniva prima di tutto. Era indispensabile se voleva evitare la distruzione delle Terra. Eppure le fu inevitabile pensare: "Ti prego Tenoh-san- quasi implorando -Non esserci stasera, anche se so già perfettamente cosa fare e cosa dire nel caso tu venga. Fatti convincere dallo stesso sogno premonitore che ho io e basta. Ti prego!". Poco dopo la nave partì e i giochi si chiusero. Se ci sarebbe stata avrebbe dovuto affrontarla, in caso contrario si sarebbe finalmente messa il cuore in pace visto che la nave non tornava indietro a prendere i ritardatari.


Venti minuti più tardi era pronta per il suo concerto. Aspettò ancora dieci minuti affinchè chi voleva assistere alla sua esibizione con il violino potesse dare almeno una prima occhiata ai suoi quadri esposti nel corridoio che portava alla sala dove avrebbe tenuto il suo concerto. -Allora siamo d'accordo?- le chiese Sasuke cercando di controllare l'emozione. Era da circa sei mesi che ci provava con Michiru con scarsi risultati ed ora, di punto in bianco, lei aveva accettato la sua proposta di uscire un giorno della settimana dopo a prendere un aperitivo insieme.

-Sì, sì, siamo d'accordo. Comunque questo è il numero del mio collegio- gli allungò un bigliettino -Nel caso in cui non sia in casa puoi comunque lasciare un messaggio alla segretaria. Loro sono sempre puntuali nel riferire chi sta chiamando o chi ha chiamata- sorrise.

-Perfetto, allora domani consulto i miei impegni con il mio manager e poi ci sentiamo.

- Takahishi-kun, perchè aspettare tanto? Che dici invece di prenderci qualcosa da bere dopo l'esibizione?

-Ma... ma certo!- disse l'altro sempre più felice. Quasi non riusciva a credere che finalmente, non sapeva neanche lui bene come, avesse fatto colpo su quella ragazza tanto bella e affascinante quanto irraggiungibile.

-Bene, è passata quasi mezz'ora, posso andare. Ciao!- e così dicendo lo salutò facendogli l'occhiolino. Quel gesto agli occhi del ragazzo la rese ancora più irresistibile. Era bastato solo quello per farlo sentire cotto a puntino.

-Amico, ormai l'hai conquistata: la preda sarà tua!- disse il batterista della sua band.

-Ma no, non è mica detto- disse cercando di sembrare indifferente, anche se dentro sperava con tutto il cuore che fosse davvero come diceva il suo amico.

Perdonami Takahishi-kun, tu sei così perso di me, non sai nemmeno perchè sto facendo tutto questo, quando io invece non ricambio i tuoi sentimenti. Non ancora almeno..." Michiru fece un gran respiro e poi entrò in scena. C'era parecchia gente e tutti l'applaudirono. Lei fece un inchino sorridendo, guardò la folla mentre si preparava a suonare. Di Haruka non c'era nemmeno la traccia. Per un attimo si sentì triste, ma d'altronde era esattamente quello che aveva sperato con tutta se' stessa in cabina. Iniziò così a suonare uno degli ultimi brani che aveva composto.


Intanto Haruka stava parlando con un ragazzo. Il suo nome era Kameda ed era uno studente di quindici anni dell'istituto privato Muggen. Si erano conosciuti grazie ad un ritardo di entrambi. I due ragazzi avevano fatto una vera e propria corsa per arrivare prima che la nave chiudesse l'entrata principale e avviasse i motori per salpare. Haruka si stupì che qualcun'altro fosse ritardatario quanto lei, perciò si complimentò con il ragazzo. Da lì in poi si misero a parlare. Non era facile riuscire ad attaccare bottone con Haruka eppure per un'ora si persero in chiacchiere. Il motivo era più che semplice, il ragazzo ritardò perchè era stato accompagnato nel parcheggio del porto dal fratello, anch'egli uno studente del liceo Muggen. Haruka se ne uscì con una battuta sulle suore, ma il ragazzo le spiegò che quello era uno istituto privato nel senso che apparteneva ad una persona, uno scienziato per precisione, ma non c'era ombra di suore o gente come quella nel suo istituto privato. Perciò partendo dal discorso licei prestigiosi pubblici e privati, passarono al discorso Kaioh-san prima di concludere con il discorso auto, gare e motori. Durante la parte di dialogo riguardante Michiru, Haruka venne informata dal giovane che la ragazza era perfetta in tutto quello che faceva: a scuola, nella musica, nel canto, nel nuoto, nella pittura e nella corsa, sebbene il canto e la corsa ebbero vita breve. Infatti, per quanto lei si fosse trasferita in Giappone solo all'inizio di quello stesso anno scolastico, non ricordava di averla mai vista correre nelle sue competizioni sportive. Venne comunque informata anche che nonostante la giovane età aveva già pubblicato due cd ed esposto in una piccola galleria d'arte. Haruka rimase stupita da tanto talento precoce, ma non c'era che dire il ragazzo era ben informato sul suo idolo! Alle nove e venti, Haruka stava invitando il ragazzo ad assisterla alle corse. Kameda infatti, oltre che ad essere un aspirante motociclista e fan di Michiru, era anche un suo grande fan e visto che le aveva passato tante informazioni su Michiru senza impicciarsi troppo nei suoi di affari, pensò di ricompensare la sua discrezione con un biglietto per le gare del mese dopo. Il ragazzo accettò di buon grado. -Se mi dici dove abiti ti farò recapitare un biglietto, anzi due!- si corresse subito. Non aveva mai invitato nessuno alle sue corse perciò d'istinto pensò ad un biglietto solo per un solo ragazzo. Quasi subito però le venne subito in mente che Michiru pur invitando solo lei alla crociera di beneficienza le diede due biglietti. Anche se lei il secondo biglietto non seppe proprio a chi darlo, pensò di far bella figura nel proporre due biglietti anche lei a Kameda. Non avendo nè una penna nè un foglio a portata di mano dove segnare l'indirizzo il ragazzo le propose di andare insieme all'esibizione di Kaioh-san e lì avrebbero chiesto ad un cameriere se poteva dar loro una biro e un foglio. -Ehm... ma no, non è necessario...- provò a protestare Haruka. Aveva deciso di partecipare a quella crociera solo perchè voleva dare un contributo alla beneficienza, ma aveva idee chiare sul suo evitare accuratamente la bella pittrice. -Perchè, no? Tu che non la conoscevi non sei curiosa di sentire come suona divinamente il violino?

-Non è questo il punto...

-Dai, allora, andiamo insieme! E' già tardi!!- il ragazzo era in preda all'euforia e lei contrariamente al solito non era infastidita da tanta esuberanza e insistenza.

-Ascolta Kameda-kun, ti accompagno, va bene? Però ci vediamo fuori. Non mi chiedere perchè, al momento non ne voglio parlare, però magari se diventiamo grandi amici te lo dirò!- disse tra il serio e lo scherzoso.

-Ahahah, spero allora di diventare un tuo grande amico, non tanto per sapere i fatti tuoi, ma per farmi introdurre magari nel tuo mondo e per convincerti della bravura magistrale di Kaioh-san!!- Haruka rimase colpita da tale frase. Era la prima volta che qualcuno che sapeva chi fosse non aveva intenzione di sapere nulla della sua vita privata, ne' era intenzionato ad esssere suo amico solo perchè lei era una stella nascente nel mondo dello sport e lui avrebbe potuto vantarsi di conoscerla. Al di là del titolo onorifico con cui continuava a riferirsi nei suoi confronti, per il resto Kameda sembrava essere a suo agio con lei: non era titubante ne' timido, ma neppure arrogante e “interessato”. Le piaceva quel ragazzo, immensamente. Stava facendo queste considerazioni quando svoltando l'angolo di quel lungo corridoio un bimbo si schiantò letteralmente addosso a Kameda rovensciandogli addosso il succo che aveva in mano. -Accidenti!

-Ma sta'attento, razza di bambino pestifero!!- gli urlò dietro con molta più irruenza Haruka.

-Non importa Tenoh-san!

-Ti ho già detto di chiamarmi semplicemente Haruka- lo interruppe lei

-Hai ragione, scusa, è difficile per me, qui da noi non si usa molto il nome.

-Ah, già!- disse Haruka ricordando anche questa differenza tra mondo occidentale e Giappone. Per lei era la normalità essere chiamata semplicemente Haruka, ma in Giappone tutti usavano il cognome con tanto di onorifico anche tra pari. -Beh, chiamami pure solo Tenoh, non sarà troppo confidenziale anche questo, no?

-Va bene, allora Tenoh. Non ti arrabbiare con lui però, è solo un bambino. Ti sei fatto male?- chiese a quel punto con tono cordiale al bimbo che rispose scuotendo la testa in senso di diniego. Poi il bimbo si scusò e così, a scuse accettate, si allontanò dai due. -Accidenti, ... . Adesso come fai ad andare a sentire Michiru-san?

-Kaioh-san- la corresse lui quasi senza pensarci -Non importa. Cercherò di andare a farmi passare questa macchia. Però sono in ritardo già di dieci minuti, ammesso che ci siano ancora posti liberi, li perdo. Per favore Tenoh, puoi andare tu?- la implorò quasi. Haruka provò a protestare e per circa due minuti continuarono tra preghiere e no sempre più deboli, finchè si decise ad accettare la richiesta del giovane. Quel ragazzo le era parso fin da subito cordiale e sincero: si era aperto con lei pur non conoscendola, confidandole che vedere Michiru Kaioh dal vivo era uno dei suoi più grandi sogni. Come poteva essere così egoista da far sfumare il suo sogno? In fin dei conti si trattava solo di prendere posto, possibilmente in un angolo della sala, finchè non sarebbe arrivato lui a darle il cambio.  Così, intenerita dai suoi occhi che si facevano sempre più tristi a ogni sua scusa campata in aria, alla fine accettò.

Arrivata all'ingresso della sala dove un violino al suo interno stava già incantando gli spettatori, due uomini vestiti in bianco la bloccarono. -L'esibizione è già iniziata. Se non ha il tavolino già prenotato non può entrare.

Non sapeva che doveva prenotare un tavolino. - Ah... Questo non lo sapevo. E' sicuro che non ci sia modo di entrare?

-No, signore, l'artista si sta già esibendo e non vogliamo che entrando le persone distraggano il pubblico o deconcentrino la violinista.

-Capisco...- disse a quel punto Haruka. Peccato, lei ci aveva provato però evidentemente la sorte stava sorridendo a lei, ma non al povero Kameda. Fece per andarsene quando l'uomo che fino ad allora non aveva parlato la bloccò. -Mi, scusi... - Lei si girò dalla sua parte -Lei è per caso Haruka Tenoh?

-Sì, sono io- rispose lei stupita.

-Allora lascia stare- parlando all'altro, poi rivolgendosi a lei: -C'è un tavolo prenotato a suo nome, è il terzo partendo da sinistra, in prima fila.- Le fecero libero passaggio e Haruka entrò un po' incerta. Guardò la violinista, poi l'unico tavolo libero in prima fila e poi nuovamente la ragazza. Sembrava un angelo, aggraziata come era nel suonare il violino; sembrava completamente rapita dalla musica; l'immagine di quella creatura si sovrapponeva perfettamente a quella della guerriera dei suoi sogni. Così aggraziata com'era, al di là del suo messaggio apocalittico e al suo invito ad uccidere tre malcapitati, sembrava un angelo. "Esattamente come Michiru-san ora.". Prese posto al suo tavolino e rimase completamente colpita dalla musica che quella ragazza riusciva a far uscire dallo strumento. Penso che anche lei, finchè era rimasta in America con i suoi genitori aveva fatto sei anni di conservatorio per suonare il piano, uno strumento che sapeva ancora suonare bene quando ci si metteva, ma che aveva lasciato da parte quando si trasferì in Giappone. Una volta arrivata in oriente, infatti, capì che le corse non servivano a nulla se ridotte solo ai fine settimana, perciò, dovendo fare una scelta tra i motori e la musica, scelse di scartare il pianoforte. Non sarebbe mai passata di categoria se avesse continuato a dare alla musica la stessa priorità che dava alle corse in macchina e in moto. "In ogni caso, non ero brava quanto lei!”

Quando termniò il secondo brano, Michiru si ritrovò nuovamente con i piedi per terra. Quando suonava il violino era completamente assorta, attenta a tutto pur di non commettere un solo errore. Nel momento in cui guardò verso il pubblico che la stava applaudendo vide Haruka. Ebbe un sussulto in cuore. Vestita così elegante era ancora più bella. Non sapeva come si sarebbe aspettata di vedere Haruka, certo non con l'abito lungo, ma nemmeno con lo smocking. Riprese a suonare il brano. Di tanto in tanto lanciava delle occhiate ad Haruka, sempre lì, con uno i suoi bellissimi occhi verdi a guardarla seria. La mente si distraeva nel vederla. Ma perchè era una donna? Com'era possibile che non fosse ragazzo? Eppure lei l'aveva davanti agli occhi e sì, aveva i tratti del volto molto dolci, ma vestita così non sembrava proprio una donna. Quanti problemi in meno avrebbe avuto se Haruka fosse stato un maschio! Ad ogni modo, non era quello il momento di farsi distrarre da Haruka, per cui più volte si sforzò di troncare tutti i pensieri che non riguardassero la concentrazione sull'esecuzione dei brani che stava suonando.

Dopo quaranta minuti però Haruka si alzò e se ne andò.

Più Haruka la fissava, più si sentiva vulnerabile in confronto a tanta bravura e bellezza. Era scontato che doveva anche essere una ragazza molto intelligente. Si sforzava di sembrare insofferente, ma la realtà era che era rapita dalla violinista che suscitava nella gente ancora più interesse mentre si esibiva con uno strumento che sembrava quasi vivo da tanto era suonato bene. Probabilmente complice una musica capace di raggiungere l'anima di chiunque, per un attimo le venne anche l'istinto di alzarsi e di baciarla, ma era chiaro che non poteva farlo. Lì, di fronte a tutti, con una ragazza che aveva conosciuto da non molto e che molto probabilmente l'avrebbe anche schiaffeggiata. Forse due volte, visto che, contrariamente a quanto potesse apparire, era una ragazza esattamente come la violinista. Ripensò a Michiru con quell'abito bianco: sobrio, ma bellissimo. Probabilmente aveva preso un abbaglio l'ultima volta che la vide; Elza doveva avere ragione per forza: Michiru non poteva condividere il suo stesso orientamento. Era troppo femminile e aggraziata per poter essere come lei che invece fin da bambina aveva manifestato un'indole più maschile. Doveva togliersela dalla testa. Superato quel momento, decise di uscire. Era lampante che la vicinanza di Michiru non la faceva ragionare bene. "Dove cavolo è finito Kameda ? Possibile che non sapesse che si doveva prenotare il posto per sentire il suo idolo?" pensò Haruka girando per la nave guardando con grande attenzione i quadri, tutti firmati da Michiru. "Che razza di genio è? Tutto quello che fa le riesce bene. Come se non bastasse è pure bella!".

Giunse poi su uno scalone della nave in cui c'era un magnifico quanto spaventoso quadro che raffigurava la distruzione di una città a causa di un potentissimo Tsunami. Rimase a fissarlo a bocca aperta. La città distrutta sembrava una foto del suo sogno, solo che nel suo sogno la città prima andava a fuoco, le macerie dei palazzi venivano risucchiati dai vortici delle trombe d'aria e infine un potentissimo tsunami si abbatteva impietoso su di essa.

-Ti piace quel quadro?- le disse la voce cristallina di Michiru dopo averla osservata mentre con lo sguardo serio cercava di voler vedere anche il più minimo dettaglio.

Haruka si girò dalla sua parte e la vide seduta di fronte a lei. Quando era arrivata? Perchè era lì? La stava forse pedinando? Soprattutto perchè si era seduta? Era intenzionata a fare una lunga chiacchierata?

-Ero convinta che stessi suonando in sala.

-Era prevista una pausa tra due tempi.

-Quello era solo il primo tempo? Hai composto molte melodie.

-Non sono solo miei brani.

-Sì, alcuni li ho riconosciuti...

-Ti piace ascoltare musica classica, vero?

-Sì, è così- rispose, ma senza accennare al fatto che dai cinque ai tredici anni aveva studiato per suonare il pianoforte.

-Sono contenta di vederti.

-Posso immaginare...- disse l'altra senza far capire se fosse una battuta o se fosse irritata dalle parole dell'altra.

-Tu sei molto più che benvenuta qui, grande pilota Haruka Tenoh.

-Tu sai molto su di me, non è così?- guardò ancora il dipinto che aveva al suo fianco.

-Ti piace quel quadro?- ne approfittò subito Michiru per tornare sul discorso di prima.

-Hai dipinto tu questo?

-Rappresenta la fine del mondo e comunque nella mia scuola sei molto famosa; hai molti fans. Uno di loro vorrebbe anche venire in auto con te lungo la costa...- rispondendo così ad entrambe le domande dell'esordiente pilota. -Ad ogni modo è una ragazza.- pentendosi quasi subito della precisazione aggiunta. Perchè mai l'aveva detto?

-La fine del mondo...- riprese l'altra senza dare particolare peso al resto delle parole della violinista che da una parte fu contenta che l'altra non avesse afferrato il riferimento che aveva fatto con quella precisione. -Come può una ragazza carina, che non farebbe male a una mosca, avere l'immaginazione per dipingere qualcosa di così orribile?

-Non è la mia immaginazione! E' qualcosa che vedo chiaramente. Così come la vedi tu.

Ancora?? Haruka si innervosì all'istante. Allora non c'era più dubbio: quella era la ragazza che la cercava nei suoi sogni. Lei però non avrebbe mai ceduto. Non importava quanto bella, delicata e innocente potesse sembrare. Era comunque un pericolo e lei non si sarebbe mai piegata alla sua volontà. Anzi, doveva troncare definitivamente ogni rapporto con lei, prendere le distanze e far perdere ogni traccia. Lei era un'indiscutibile campionessa della velocità, liberarsene sarebbe stato un gioco da ragazzi. L'importante era non farsi ammaliare dalla sua indiscutibile eleganza, bellezza e dal fascino scaturito dalla sua poliedricità. -E' ridicolo, io sono il più giovane pilota giapponese Haruka Tenoh. Ne' la memoria di una vita precedente, ne' la fine del mondo è un mio affare! Se ci tieni così tanto perchè non lo fai tu? Inoltre ti avverto: non voglio che indaghi più sul mio conto.

-Non ti facevo così egoista!- alzò per la prima volta la voce Michiru alzandosi in piedi.

-Ah, così sarei io l'egoista?? E tu che mi chiedi di abbandonare i miei sogni per seguire le tue idee assurde?? E poi perchè proprio a me?? Perchè non lo chiedi alla tua amica Elza?

-Smettila di dire queste cose! Neanche io voglio farlo! Il mio sogno è diventare una grande violinista. Non posso più fare cose come tentare di salvare il mondo dalla rovina da sola!

-Allora chiedilo alla tua amica!!- continuò l'altra alzando ancora di più la voce.

-Ho passato tempo a sufficenza per capire che lei non è chi sto cercando. Solo tu puoi aiutarmi a sostenere questo peso e a portare a termine la missione che ci è stata affidata dal fato...

-Ora basta, Michiru-san!- la interruppe a quel punto -Anche io ho sentito molte cose sul tuo conto. Non credere di essere l'unica che si informa sulla vita delle altre persone. Certo, hai talento, questo non si può negare, ma so anche che si dice in genere che tu sia troppo introversa per dedicarti agli altri e che non abbia mai avuto una relazione in vita tua.- Era arcistufa di quella storia, se era la guerra che Kaioh voleva, allora l'avrebbe avuta e ne sarebbe uscita disintegrata.

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*17.244 yen: se non ho fatto male i conti equivalgono a 120 euro.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Buonasera a tutti, rieccomi con il nuovo capitolo.

Colgo lo spazio di introduzione al capitolo per precisare che le battute finali dello scorso capitolo sono state riprese dai dialoghi originali di Sailor Moon (sapete tutti che in molti paesi occidentali, tra cui anche in Italia, l'anime è stato devastato dalla censura televisiva). Inoltre aggiungo l'occasione per aggiungere un'altra nota, forse superflua per chi conosce la cultura giapponese, ma che mi sento comunque in dovere di fare. Dallo scorso capitolo ho pensato di rendere più fedeli i dialoghi alla lingua originale, aggiungendo i titoli onorifici (-kun per i maschi e -san per le donne) e inserendo i cognomi al posto dei nomi nelle battute dei personaggi. In Giappone infatti si è molto formali, si usa quasi sempre il cognome quando ci si riferisce a qualcuno. Solo tra famigliari ci si rivolge agli altri usando il loro nome. Nella puntata "Ragazza o ragazzo" infatti c'è un momento in cui Heles parla di Milena dicendo "La mia Milena" facendo sognare e al tempo stesso piangere Bunny e Marta che capiscono il legame profondo che le lega. Si tratta di una traduzione fedele, per quanto nel dialogo originale ha un effetto maggiore per un giapponese: non solo Haruka chiama Michiru per nome, ma senza aggiungere i dovuti e formali onorifici.

Spero di essere stata chiara e mi scuso per non aver aggiunto queste note nello scorso capitolo, ma è sono talmente presa da tante cose che è ancora un miracolo se riesco a mandare avanti questa fanfiction ^^' .

Ringrazio inoltre, anche se in ritardo (pure questo ^_^") , tutti quelli che leggono la mia storia.

3.


-Allora, ce lo prendiamo questo drink insieme?- le chiese Sasuke.

-Mmm... Scusami, Takahishi-kun, ma non me la sento- Michiru era rimasta profondamente amareggiata dalla conversazione con Haruka.

-Come no? E' per via di quel tizio?- Michiru lo guardò sorpresa -Vi ha visti un mio amico. Ha detto che vi ha visto mentre lui ti salutava malamente e tu sei rimasta immobile di fronte al tuo quadro. "Apocalypse".

Michiru restò ancora più sorpresa. Innanzitutto non si era accorta della presenza di qualcuno mentre Haruka se ne andava dopo averle detto quelle parole così dure, secondariamente non immaginava che Sasuke conoscesse il nome del suo quadro. Ma non aveva voglia di parlare del primo punto perciò si limitò a chiedere: -Conosci il titolo di quel quadro?

-Insieme a "Triton Castle" è il più bello.- rispose sorridendo. Michiru sorrise malinconica ripensando al quadro raffigurante il palazzo in cui visse quando ancora era la principessa di Nettuno nella vita precedente a quella. "Sono ricordi che non mi appartengono del tutto", ricordando poi gli esigui incontri avuti con la principessa Urano. Pochi incontri vissuti alla luce del sole, nonostante l'infrazione della regola più importante. Tutti i pochi ricordi che aveva recuperato avevano un sapore dolce e amaro. Come quello dell'immagine di quel sole che illuminò al tramonto il loro ultimo incontro, quando ancora ignoravano che nel giro di poco tempo tutto sarebbe stato risucchiato dalle tenebre. “Triton Castle” si rifaceva a quell'ultima sera, il ballo con gli altri abitanti di Nettuno, con la Principessa Uranus nel suo abito maschile da sera mentre le cingeva dolcemente la vita con il suo braccio. Non si erano promesse nulla, ma sapevano che appena avrebbero potuto lasciare il loro pianeta si sarebbero riviste e chissà forse una delle due avrebbe avuto il coraggio di chiedere all'altra di diventare la sua ragazza. Pagarono tutti caro per il loro egoismo. Stavolta niente e nessuno l'avrebbe fatta desistere dalla sua missione: non avrebbe permesso a nessuno di distruggere l'unico pianeta sul quale si era riformata la vita e che ora era diventato anche il suo amato pianeta.

-Questi due quadri per me valgono più di qualsiasi altro, perciò ti sei guadagnato un aperitivo con me!- gli disse poi con un largo sorriso e facendogli l'occhiolino. Voleva lasciarsi alle spalle quella brutta serata. Non sarebbe certo bastato un aperitivo con Sasuke, ma per lo meno stando in sua compagnia, avrebbe dovuto per forza pensare a qualcos'altro.

-Oh, finalmente Kaioh-san!!- esclamò lui senza riuscire a nascondere l'esultanza nel suo tono di voce.

La serata proseguì in modo ottimo, ma al ritorno nel suo appartamento Michiru fu presa dallo sconforto. La sua missione non stava procedendo nel modo giusto. Avrebbe voluto odiare Haruka per il tono con cui le si era rivolta, per il suo egoismo e la sua arroganza. Elza ci aveva visto giusto, non era quella specie di cavaliere che era apparsa a lei, ciò nonostante non riusciva a detestarla. Voleva non dar peso alle sue parole, ma ci soffriva come se fosse stata sua madre a dirgliele. Non le importava quello che la gente pensava di lei, non la conoscevano. Tutti volevano conoscere Michiru Kaioh, ma non lei. Perciò non le interessava se uno qualsiasi le avesse detto: -Sei solo una stupida. Sapeva infatti quanto valeva e non si faceva mettere in crisi da uno sconosciuto, ma se fosse stata sua madre, avrebbe sofferto tantissimo. Non aveva un rapporto strettissimo con i suoi genitori, ma era affezionata a loro e per lei contava moltissimo il loro giudizio. Ora scopriva che Haruka, una perfetta estranea, aveva lo stesso potere di sua madre. Così, profondamente amareggiata dall'esito della serata, rimandò il proposito di progettare un nuovo modo per convincere quella ragazza ad accettare il suo destino.


*** *** ***


-Ciao, ti chiamo per il mese prossimo allora- gli disse Haruka.

-Ci conto!- rispose allegro Kameda.

Haruka, ormai sola, tornò a casa arrabbiata. Aveva fatto un'opera di beneficienza ed aveva conosciuto un ragazzo simpaticissimo, ma l'incontro con Michiru? Un vero disastro. Senza contare che lei non la voleva nemmeno vedere quella sera! La ragazza era geniale, ma come tutti i geni aveva qualche rotella fuori posto. “Qualche? Che dico?? Tante!!” Michiru le aveva detto che presto il mondo sarebbe stato annientato e che se non fossero intervenute loro due non ci sarebbe stata nessuna possibilità di salvarlo. Le aveva detto chiaramente di essere a conoscenza del sogno che la perseguitava ogni notte, ma non le aveva detto nulla su come, secondo lei, avrebbero dovuto fermare l'imminente catastrofe mondiale. Lei avrebbe dovuto fermare gli uragani e la ragazza un maremoto semplicemente dicendo loro: "Fermatevi!" ? Era chiaro che dovevano fare così, a meno che non fossero Super Girl e Wonder Woman. Era altrettanto chiaro che non lo erano. Come se non bastasse dovette sentirsi dare dell'egoista da quella ragazza dal singolare colore verde acqua dei capelli. Le disse che non la faceva tanto egoista da non saper rinunciare alle sue ambizioni.A quel punto sopraffatta dalla rabbia provocatole dall'insistenza della ragazza non si controllò più e le rispose a dovere. Quando Michiru provò a ribattere la zittì dicendole esattamente quello che credeva. Non l'avrebbe detto da calma, ma lei era un'impulsiva e stanca delle continue insistenze della violinista iniziò a dirle tutto quello che in quel momento le stava passando per la testa. Era pentita, non per aver rifiutato di stare ai suoi deliri, ma solo di averle detto quelle parole, le ultime prima di allontanarsi da lei. Quando la nave attraccò pensò di aspettare per scusarsi, ma quando Michiru scese, era in compagnia di un ragazzo con una custodia per chitarra e capì che la sua presenza non sarebbe stata gradita. Ancora una volta le circostanze la stavano portando a dover riavvicinarsi a Michiru, forse veramente la ragazza dei suoi sogni, o forse soltanto una semplice ragazza a cui le suore avevano fatto leggere troppe volte l'Apocalisse di San Giovanni. Però era arrabbiata con se' stessa. Se avesse evitato quelle parole di troppo non sarebbe stata costretta a rivederla. Certo, poter ammirare di nuovo tanta bellezza era un lusso impareggiabile, ma erano consigliabili maggiori precauzioni. Purtroppo, furiosa, in quel momento sulla nave, non ci pensò.


-Ora basta, Michiru!- la interruppe a quel punto -Anche io ho sentito molte cose sul tuo conto. Non credere di essere l'unica che si informa sulla vita delle altre persone. Certo, hai talento, questo non si può negare, ma so anche che si dice in genere che tu sia troppo introversa per dedicarti agli altri e che non abbia mai avuto una relazione in vita tua.

-Ho quattordici anni- si giustificò l'altra.

-Oh no, l'età non c'entra. Come fai a non capire che se continui con questi discorsi deliranti non riuscirai mai ad avere qualcuno al tuo fianco? Francamente se io fossi un ragazzo non vorrei mai avere a che fare con una persona come te. Sembri darti molte arie perchè sai di essere più matura delle altre ragazze della tua età, ma la verità è che non potresti mai essere il tipo ideale di qualcuno. Sei troppo esaltata dai tuoi sogni deliranti, lo capisci? Credo che dovresti scendere dal piedistallo sul quale ti sei messa da sola e iniziassi ad avere una vita sociale più attiva, lasciando perdere tutte queste assurde storie.

-Non sono storie assurde e vorrei che tu lo capissi prima che sia troppo tardi.

-Tardi per fare che cosa?? Uccidere tre persone a casaccio? Sai, a ben pensarci è vero che si dice che sei così distaccata da essere completamente sola, fatta eccezione per Elza, ma a me fai abbastanza pena. Mi chiedo se più che l'essere introversa non sia questo tuo carattere altezzoso che ti ha fatta tagliare fuori da tutti e che ora, la disperazione per la tua totale solitudine, ti faccia pensare a una possibile Apocalisse. Chissà se poi magari quelle tre persone di cui parli in realtà non siano vittime scelte da te sulle quali ti vuoi vendicare perchè sono loro ad aver spinto gli altri a starti lontano! Quindi ora ti chiedo di non cercarmi mai più perchè io intendo farmi la mia vinta senza fare del male a nessuno e tanto meno voglio fare parte della tua vita, triste e delirante!! - Era certa che l'altra si sarebbe messa a piangere e invece nonostante l'apparente fragilità la ragazza la guardò basita senza mostrare una sola lacrima o tentativo di trattenerla. Rimase un attimo perplessa chiedendosi se aveva capito il senso delle sue parole o se era il caso di chiederle scusa, ma alla fine, al momento, tra la rabbia e l'orgoglio, decise che non poteva chiedere scusa appena finito di dire quelle parole. Era più forte di lei, a fatica riusciva ad ammettere le sue colpe.


Ora capiva che quello era uno di quei casi in cui sarebbe stato opportuno domandare perdono. Pensò a come fare per rintracciarla, senza trovare soluzione. Finchè non le venne in mente dove poteva trarre l'informazione di cui necessitava.


*** *** ***


Michiru aveva appena finito di ispezionare la zona. Durante la crociera aveva avvertito una presenza negativa, senza tuttavia riuscire ad identificarne l'identità.

Sapeva che il portatore del prossimo demone dell'esercito del silenzio era in città. Sentiva la sua energia ancora debole, ma già percepibile. Quel pomeriggio nuvoloso cercò di rintracciarlo finchè non la sentì più forte. Capì che il portatore del demone al momento si trovava in uno dei quartieri che distava solo a mezz'ora da casa sua. Non potendo però approfondire la sua ricerca, studiò il luogo per prepararsi ad un possibile futuro scontro. Non sapeva in quale momento il demone avrebbe preso il sopravvento sul malcapitato, quindi volendo poteva anche succedere dalla parte opposta della città, però almeno poteva organizzarsi per quel luogo. "Devo trovare un posto poco affollato dove portarlo, per evitare che ci siano  feriti. Più il tempo passa più questi demoni si fanno forti..." Trovò una piazzetta a cinque minuti da lì. "Se non c'è nessuno oltre quegli alberi posso condurlo qua, tanto sono veloce a correre fortunatamente e ci arrivo in poco tempo." Vi si addentrò e trovò solo una coppietta molto appartata. Quando i due si accorsero di non essere soli si ricomposero un attimo mettendo le mani al proprio posto. Michiru non disse nulla. Aveva altro da fare che guardare quei due che pomiciavano.

Tornò poco dopo ad uno dei palazzi indagati, quando un botto d'acqua la colse all'improvviso. Si rifugiò sotto un balcone per non bagnarsi. Era giunta fin lì a piedi e non aveva un ombrello con se'. "Lo sapevo che dovevo tornare indietro a prenderlo." ripensando al motivo per cui quel pomeriggio non si trovava in collegio. Aveva chiesto un permesso speciale alle suore per poter uscire e andare a ritirare gli elementi necessari per il corso di pittura. Già che era fuori era passata da casa a prendere alcuni cambi che mise dentro lo zainetto che aveva portato con se', quando sentì il suono del mare arrivarle alle orecchie portandole un messaggio di allerta. Senza pensarci due volte infilò nello zainetto anche i pennelli e i colori comprati poco prima e uscì di fretta. Solo dieci minuti dopo il cielo si annuvolò completamente, avrebbe voluto tornare a casa, ma ormai era sulle tracce del portatore del demone e non poteva perdere il suo obbiettivo per un ombrello. "Sarà meglio che prenda un taxi. Magari se entro in quel bar di fronte mi possono far fare una chiamata".

-Michiru-san?

Quella voce bassa e affascinante... Si girò dalla parte da cui proveniva e vedendola le girò la testa, si portò una mano alla tempia destra e rispose:

-Tenoh-san!

-Ti stavo cercando quando è iniziato a piovere. Che c'è, ti fa male la testa? Ho la mia moto che è abbastanza grande per salirci in due, quando avrà smesso di piovere se vuoi ti do un passaggio.

-No, Tenoh-san. Grazie però.

-Perchè non vuoi accettare?

Perchè era tanto insistente? Non capiva più nulla. Erano passati meno di cinque giorni e lei era di nuovo lì. Era confusa. Doveva portare avanti la sua missione e questa comparsa improvvisa di Haruka non faceva altro che facilitarle il compito, ma dall'altra parte era certa che non l'avrebbe più voluta vedere. Era così difficile sopportare la confusione che provava ogni volta che si trovava con Haruka. Bella e glaciale, intelligente e tagliente. Vederla in quel momento le riportò alla mente i ricordi dell'ultima volta che si videro. Come avrebbe potuto dimenticare le sue parole? Come avrebbe potuto far finta di niente per far buon viso a cattiva sorte e mandare così avanti la sua missione? -E tu perchè insisti tanto??- le disse alzando la voce mentre si girò nuovamente di scatto verso lei.

-Va bene, scusa. Volevo essere solo gentile- disse l'altra con voce flebile.

-Ti chiedo scusa- disse con voce insicura vedendo lo sguardo dell'altra.

-Tranquilla. Anche io ho da farmi perdonare per il modo in cui mi sono rivolta a te. L'insistenza infastidisce anche me e finisco per parlare senza ragionare. In realtà mi piace stare con te- Michiru la guardò con i suoi occhi blu spalancati dallo stupore. "Ecco, vedi? L'ho fatto di nuovo. Ho parlato senza ragionare. Anche se è vero che mi piace stare in tua compagnia, dovrei però impedirti di starmi tanto vicina" pensò Haruka sforzandosi di farle un sorriso naturale. Michiru leggermente arrossita abbassò lo sguardo. Era la prima volta che vedeva il suo largo sorriso e le parve meraviglioso. Era perfetto come quello di Elza, ma non aveva visto un sorriso più dolce di quello. Nonostante la sua natura umana le dicesse di sottrarsi al fascino che quella ragazza pareva esercitare su di lei senza nemmeno volerlo, la sua missione di guerriera veniva prima. Aveva già escogitato nei giorni precedenti un nuovo piano: conquistare l'amicizia e la fiducia della bionda per poterla convincere della veridicità, nonchè necessità di accettare il suo destino. Così decise di approfittare di quel momento per instaurare un legame. "Sforzandomi con tutta me stessa per riuscire a sopportare le sue parole e affinchè l'amicizia che andrò a creare non diventi un legame sentimentale". Ricambiò il sorriso: -Posso approfittare della tua offerta?

-Certamente.

Intanto che aspettavano che smettesse di piovere Michiru spiegò il motivo per cui non era organizzata per tornare in collegio per conto suo, ma aveva taciuto sulle reali motivazioni del suo scatto nervoso, disse solo che era stanca e si scusava se la stanchezza l'aveva fatta reagire in quel modo. Poi curiosa della sua presenza domandò ad Haruka il motivo per cui si trovasse lì. -Volevo trovarti per chiederti scusa per la mia reazione dell'altra volta. Sono veramente rammaricata, credimi.- la guardò annuire senza però parlare. -Alla tua crociera ho conosciuto un tuo grandissimo fan. Sa tutto di te, gli mancano solo le foto del tuo album personale e poi potresti adottarlo come fratello maggiore, anche se sembra più giovane di te- risero insieme -Mi ha detto che facevi il conservatorio. Così, ritrovandomi con un numero di casa sbagliato e solo il suo indirizzo di casa valido, sono andata da lui per sapere il nome del tuo conservatorio. Inutile dire che lo sapeva e mi ha detto che studiavi nel più prestigioso conservatorio di tutta Tokyo, il migliore in assoluto a suo dire. Anche di più di quello di Yokohama.

-Quindi dovevo aspettarmelo un incontro a sopresa con te.

-Già, anche se non credevo che ti avrei trovata subito al primo colpo. Tu che cosa ci fai da queste parti, da quello che mi risulta non è molto vicino alla scuola...

-Niente!- la interruppe la violinista -Te l'ho detto: passeggiavo. Avevo voglia di muovermi.

Aspettarono circa venti minuti e parlarono molto di se'. Michiru scoprì con stupore che Haruka suonava il pianoforte e incuriosita da tale notizia le guardò le mani, scoprendo così che anche quelle erano bellissime, con le dita lunghe e affusolate. Le domandò se suonava ancora, ma Haruka disse che per quanto amasse suonare il pianoforte ed era stata riconosciuta molto talentuosa da tutti, a un certo punto dovette mettere da parte la musica per far spazio alla sua vera passione: le auto e le moto. Michiru le disse che capiva quanto potesse esserle costata quella rinuncia. Anche lei quell'anno aveva dovuto rinunciare al canto e alla corsa. Per quanto fosse molto brava, pure lei doveva dare la priorità allo studio, all'ammissione alle scuole superiori e al violino (senza contare le battaglie che però per quella volta decise di non parlarne alla bionda). Se Haruka era ancora indecisa se diventare un pilota di moto o di macchine, lei invece sapeva già benissimo che avrebbe voluto diventare una violinista affermata. Parlarono così anche delle scuole superiori scoprendo che ancora nessuna delle due aveva ben chiara la scelta di dove andare sebbene avessero già alcune idee. Quando smise di piovere sebbene da una parte entrambe fossero sollevate di poter finalmente tornare indietro, dall'alta si dispiaquero. Per la prima volta erano riuscite a instaurare un buon dialogo, scoprendo che la loro compagnia non era solo apprezzabile solo per la loro presenza, ma anche per il modo in cui potevano relazionarsi.

Le due si avviarono verso la moto e quando arrivarono rimasero per un primo momento incerte sul da farsi. Nessuna delle due aveva pensato allo stretto contatto che avrebbe portato il condividere la stessa sella. Ferme nell'intento di non cadere vittima l'una del fascino dell'altra dovevano però abbattere quelle stupide reticenze e partire. Quando perciò, non senza imbarazzo, si sistemarono sulla sella, Haruka si fece coraggio e le disse di tenersi stretta a lei. Per un primo momento Michiru pensò che fosse una scusa per provarci con lei, ma Haruka l'avvertì che avrebbe sgasato abbastanza e che se non voleva cadere rovinosamente sull'asfalto le conveniva fare quello che aveva detto: -Se non ti fidi del tutto, prova a darmi retta per primi dieci secondi. Se secondo te puoi stare tranquillamente arpionata alla sella togli le mani dai fianchi, altrimenti le lasci lì.

Pur contrariata Michiru le appoggiò le mani ai fianchi.

Cinque minuti dopo la violinista stava vivendo una delle esperienze più emozionanti della sua vita: era la prima volta che saliva in moto; non aveva mai provato l'ebrezza del vento passarle a tutta velocità sul viso giocando con suoi capelli; le curve affrontate con estrema maestria dalla bionda apparivano morbide e piacevoli; lo stretto contatto dei loro corpi le provocò come una serie di piccole scariche elettriche di sensazioni piacevoli, sebbene mai provate prima. “Troppo piacevoli” constatò Michiru che però non poteva lasciare la presa... e infin dei conti, con il perfetto pretesto che quella moto le stava offrendo, nemmeno voleva allentare il suo abbraccio. Dal canto suo Haruka non era la prima volta che offriva un passaggio in moto a qualcuno, ne' tanto meno a una ragazza, però era la prima volta che come sentì due braccia avvolgerla si sentì pervadere da un calore che le intorpidì lievemente la mente. A quanto pareva la violinista non solo aveva dovuto darle ragione, ma aveva capito che avvolgerle la vita era necessario per non cadere. Quello fu il viaggio in moto per le strade di una città più emozionante della ragazza: riusciva a sfrecciare senza problemi tra le macchine, mettendo in mostra tutta l'abilità acquisita sulle piste e nei giri fatti per conto suo per hobby. Unì l'adrenalina che solo la velocità dei motori riusciva a infonderle con quella che le scatenava una ragazza ancora sconosciuta che la teneva in uno stretto abbraccio, per quanto esso fu dettato dal dovere più che dal volere.

Quando arrivarono poco lontano dal collegio- Michiru preferì non farsi portare davanti all'ingresso perchè le suore l'avrebbero squadrata male e le compagne poi avrebbero iniziato a parlare ancora di più di lei- Haruka annunciò con sorriso affabile: -Eccoci qua damigella.- Michiru arrossì leggermente mentre scendeva, seguita da Haruaka, dalla moto.

Qualche goccia di pioggia ricominciò a cadere dal cielo, per cui Haruka aprì la sella della moto ed estrasse un ombrello portatile, lo aprì e si offrì per portarla davanti al cancello. Michiru provò a protestare, ma il bel gesto di Haruka rese molto deboli le sue proteste: -Davvero, non ho problemi a tornare. Guarda! Sono solo poco più di un centinaio di metri da qui al cancello del collegio!

-A me invece graverebbe molto avere sulla coscienza la tua salute.- Se è perchè non vuoi che le tue compagne parlino di te e facciano domande su di me, accetta almeno di portare con te l'ombrello.

-Non posso, Haruka-san! Come faresti poi tu?

-Non sarebbe la prima volta che tornerei a casa con un bel temporale.. affermò lei ghignando -Tu invece se torni fradicia non solo rischi di prendere un accidente, ma sono sicura che verresti pure ripresa dalle suore.- Mentre l'altra alzò lo sguardo nel tentativo di immaginarsi la scena, più che palusibile, continuò: -E poi se hai delle compagne così pettegole che cosa direbbero se ti vedessero arrivare a scuola bagnata dalla testa ai piedi?- Michiru annuì pensando anche a quella eventualità. Non avrebbero perso occasione per far girare la notizia e prenderla in giro alle sue spalle. -Per cui mi spiace, ma non posso lasciarti andare se non accetti. Non ora che ormai sono qui con l'ombrello.

La giovane dai capelli mossi, capendo quanto l'altra fosse testarda anche negli atti gentili, sorrise timida e accettò. Haruka le passò l'ombrello mentre guardando la struttura che poteva notare in lontananza fischiò -Fiuuu, che bell'edificio antico!!

-... Se fosse una scuola diversa ti inviterei- azzardò con il cuore in gola.

-No- disse ridendo- non penso che sarebbe una buona idea.

-P-Perchè?- balbettò ancora.

-Ci sono tante cose che non sai di me Michiru... Sappi solo che da una parte avrei voluto che ti venisse il raffreddore, ma solo per avere ancora un'occasione per farmi perdonare e vederti- e così dicendo le aggiustò un ciuffo ribelle dietro all'orecchio. No, quella ragazza che parlava e agiva così non poteva essere lei. "E invece... E' che quando non parli dell'apocalisse, sei davvero irresistibile", sorrise guardandola dritta negli occhi. Le sue dita sfiorarono involontariamente l'orecchio della ragazza che ebbe un tuffo al cuore. "E' sbagliato Michiru, è sbagliato!! Devi allontanare la sua mano" Ma così assorta nei suoi pensieri, si accorse tardi del tocco leggero che le dita di Haruka stavano lasciando lungo la sua guancia. Poi, inspiegabilmente, tentò di avvicinare le sue labbra alla guancia di Michiru. Voleva darle anche un solo bacio. Michiru osservò le sue labbra al limite tra il sottile e il carnoso, si riprese quando ormai Haruka era a soli pochi millimetri da lei e la fermò nel momento in cui stava per baciarla sulla guancia. -Tenoh-san. Ti prego... Io non so cosa ti sia preso o cosa tu abbia pensato, ma... Sono una ragazza lo vedi, no?

-Oh, certo...- disse Haruka riprendendosi da quello stato di smania eccessiva.

-Ecco...e anche tu lo sei... Perchè tu sei una donna, vero Tenoh-san?- chiese Michiru con la più viva delle speranze di sentire un'unica risposta: 'No, non lo sono'.

Haruka, avendo una conferma delle parole di Elza, avrebbe tanto voluto dirle di no e per un attimo fu anche sul punto di farlo. Aprì la bocca, ma la richiuse poco dopo. -Io...- provò a dirle la verità, ma il risultato fu ancora deludente. Michiru la guardò speranzosa, ma la risposta non arrivò mai.

-Certo che lo sei- disse poi profondamente delusa. Era lei stessa a deludersi, come poteva essersi illusa così facilmente? -Non avresti gareggiato con Elza e tutte le altre ragazze altrimenti. Elza stessa mi ha detto che sei una ragazza e... beh, in canotta si poteva vedere una leggera differenza tra te e un uomo

Haruka la guardò triste. Non si era mai sentita sbagliata per il suo orientamento e mai le era importato dei pareri della gente che la guardava storto per la sua androginia, eppure la domanda di Michiru riuscì a ferirla. Non era colpa sua se era nata donna! Michiru era la prima ragazza che non guardava per il puro piacere di vedere, una bella ragazza fantasticando su chissà quali situazioni sconvenienti per la sua scuola. Era la prima così infinitamente bella e così matura che non le faceva altro che venir voglia di conoscerla meglio, senza fretta, senza pensieri erotici al suo riguardo. Eppure, proprio lei, sembrava anche la più irrangiungibile. -Scusami non volevo turbarti...- Michiru non rispose -E' solo che...- no, dichiarandole di provare per lei dei sentimenti, per altro dall'identità sconosciuta anche a lei, avrebbe solo peggiorato la situazione. -Ti prego Michiru-san, perdonami. Non so cosa mi sia preso...- mentì.

Michiru annuì con debolezza. Sentire quelle parole che avrebbero dovuto solo rallegrarla, la colpirono, quasi la ferirono. Haruka per quanto avesse un aspetto un po' maschile non avrebbe mai provato quello che sentiva lei. Era naturale, due donne non si potevano amare ed era ora che la smettesse di crogiolarsi in tali pensieri poco convenienti per lei. Specie adesso che aveva deciso di frequentare Sasuke.

-Bene, allora io vado- dichiarò Michiru dopo una breve pausa dovuta all'imbarazzo. Salutò Haruka con un leggero inchino mentre la ringraziava per l'ombrello e poi si girò avviandosi verso il collegio.

Pochi minuti dopo essere entrata in camera si mise a piangere. Quello che sentiva per Haruka era lo stesso sentimento che provava per Elza ed erano solo quattro volte che si vedevano. "Non sono sicura di essere alla vostra altezza. Ma perchè? Perchè proprio a me doveva succedere?" con l'immagine dei suoi genitori che cercavano di riprendere la loro importanza nella mente della figlia e che per questo motivo lottavano contro quella di Haruka. Due adulti di una certa età ora seri e ora con un sorriso freddo, contro quello di una ragazzina ora triste, ora tesa, ora gentile, ora con un sorriso sincero sulle labbra. Era assurdo. Conosceva i suoi genitori da quattordici anni e per dodici aveva sempre vissuto in casa con loro, eppure si accorse di ricordare molte più espressioni sul volto di Haruka. I suoi erano quasi sempre seri, se sorridevano lo facevano solo per cortesia o per convenienza. Haruka invece era genuina, non faceva nulla che non le andasse, se era arrabbiata si arrabbiava, se era felice sorrideva. Era come Elza, ma se aveva pensato alla sua compagna di scuola come a una piccola parentesi, il fatto che ora anche Haruka le piacesse più di quanto potesse piacerle un ragazzo non poteva essere considerata un'altra parentesi. La verità le si stava palesando in modo prepotente e i suoi metodi per negarla sembravano non condurre a niente. "No! Non posso permettermerlo. Devo almeno provare a stare con un ragazzo!". Ma sì, erano solo sue paure causate da una semplice confusione. A lei piacevano i ragazzi: le piaceva ricevere le loro attenzioni; farsi corteggiare e apprezzare da loro; sapeva riconoscere un bel ragazzo; fin da bambina aveva un tipo ideale e si aspettava che un giorno si sarebbe sposata e avrebbe avuto figli con suo marito. Senza contare che lei amava i vestiti da donna, le borse, le scarpe e ci teneva molto a curarsi. I suoi genitori le avevano sempre detto che ragazze come Elza, erano l'esatto opposto di lei. Infatti l'atleta era molto diversa da lei: appena poteva togliersi la divisa femminile si metteva le felpe leggermente larghe, si truccava solo per rare occasioni e trovava assai noiosi i pomeriggi passati a fare shopping con le amiche. Lei, l'unica ragazza da preferenze diverse rispetto alle altre che avesse conosciuto, confermava perfettamente le parole dei suoi: ragazze come Elza erano molto diverse da lei.. Ma Elza, era davvero così diversa da lei?

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Buonasera a tutti, spero abbiate passato tutti una serena Pasqua!

Io ho approfittato di uno dei miei pochi giorni liberi per andare avanti con questa fanfiction (in realtà il capitolo è ancora leggermente in fase di revisione poichè quando ero ormai verso la fine del lavoro, non so contro quale tasto ho preso contro e ho cancellato tutto il lavoro fatto oggi pomeriggio T_T).

AVVERTENZA prima di lasciarvi alla lettura: come ricorderete vi avevo avvertito che il rating della storia è arancione a causa di scene forti legate al sogno di Haruka. Quelle scene sono all'interno di questo capitolo. Non sono violentissime, però non sono nemmeno blando.

Augurandovi buona Pasquetta, ringrazio le persone che stanno leggendo questa storia e chi l'ha inserita tra le seguite.

4.

Haruka stava fissando distrattamente un biglietto per assistere alle corse di macchine dei giovani esordienti; l'ultimo che aveva a disposizione da regalare ad amici o parenti. Gliene erano stati dati cinque: tre li aveva dati alla sua famiglia; uno aveva deciso di darlo a Kameda che per quanto l'avesse conosciuto da poco si era subito trovata bene in sua compagnia, mentre per l'ultimo doveva ancora scegliere il suo futuro proprietario. "O proprietaria?" si domandò pensierosa. Aveva infatti già in mente a chi dare il biglietto, solo che era titubante nell'agire. "Ma d'altronde non ho altre amicizie strette... A dire il vero, nemmeno Kameda e Michiru sono miei amici stretti. Però sono gli unici che conosco un po' meglio degli altri." si trovò a concludere, insoddisfatta dei propri rapporti sociali. Dialogava con tutti e riusciva ad aver buoni rapporti con chiunque, ma era molto diffidente. Non era sempre stata così. Da bambina socializzava in fretta, aveva tante amiche e amici; poi crescendo si era incupita, divenne incostante nel curare le sue amicizie precedenti e non legò con nessun altro. Arrivata in Giappone con suo padre e, incantata dalla terra d'origine, ottenuta la concessione di stare sola, rimase davvero sola. Non aveva calcolato che le scuole private fossero famose per avere un certo rigore etico e morale che non includeva lei, ma anzi era apertamente ostile a persone come lei. In Giappone poi era anche peggio che in America. Non poteva negare che se ne era in parte infischiata di quello che diceva o pensava la gente lì dentro, come non negava il fatto di aver comunque flirtato con alcune compagne di classe o di scuola. Ma, escluso qualche bacetto innocente dato di nascosto ad un paio di loro, in quasi un anno di permanenza nella terra del Sol Levante, aveva stretto vera amicizia solo con Kameda. Le sembrava che alle ragazze non interessasse davvero di lei, ma più delle sue possibilità economiche che sbandierava ogni volta che tirava fuori dal parcheggio la sua Porsche. Un regalo da parte del padre prima di lasciarla da sola in Giappone. Un modo per ricordarle quanto le voleva bene e un modo per farle mantenere un buon ricordo di se' intanto che non si sarebbero visti. Avendo Haruka quindici anni sarebbe stato illegale che guidasse la macchina, ma alla polizia bastava dire che era un pilota della categoria Formula per far chiudere un occhio e con I più intransigenti bastava fare il nome di papà Tenoh, precisare chi era per proseguire il suo percorso ed eventualmente dire: -Chiami pure, si renderà conto di chi è mio padre in America- per far perdere loro la voglia di multarla. Molte compagne della sua scuola sapevano che veniva da una famiglia che stava molto bene economicamente e, alla faccia della loro giovane età, ammiccavano con lei. Le sarebbe piaciuto essere popolare con le ragazze, ma le dava fastidio il pensiero che potessero in realtà essere i suoi soldi ad avere successo tra le ragazze. Senza contare che I soldi non erano nemmeno davvero suoi. C'erano dietro I suoi che la finanziavano in tutto, ma prima di andare via suo padre era stato chiaro: -Alla prima cazzata che fai ti ritiro moto, macchina e ritorni qui con noi-. Come se fosse stato nel suo stile mettersi nei guai. “Ma forse non ha così torto mio papà” pensò lei guardando poi biglietti che aveva in mano. Non poteva dare il biglietto a Michiru. Vedere quella ragazza sarebbe stata questione di vita o di morte. Forse non la sua, ma di tre persone sicuramente. Per giunta le tre persone con il cuore più puro! Una follia.

Se genitori delle due ragazze con cui c'era stata una simpatia iniziale non le avessero allontanate da lei- una la trasferirono in un altro istituto, mentre I genitori dell'altra la minacciarono di non avvicinarsi più a loro figlia se non avesse voluto che si muovessero per farla espellere dalla scuola- avrebbe già risolto il suo problema. Purtroppo però le cose, tanto erano nate velocemente tanto si erano anche concluse brevemente.

Dopo circa dieci minuti passati appoggiata al tavolo della cucina con il biglietto a picchiettare il mento o le mani, si decise che avrebbe conservato il biglietto nel cassetto della camera. Immaginando come sarebbe stato bello se da un invito alle corse fosse nata una simpatia reciproca fra lei e Michiru... Ovviamente se Michiru fosse stata una ragazza normale. Distrattamente infilò il biglietto delle corse nella tasca della giacca prima di appenderla nell'armadio. Poi si preparò la biancheria pulita e si diresse in bagno per fare una doccia calda. Era di nuovo sera. Presto avrebbe rivisto quella ragazza che le ricordava Michiru, ma al tempo stesso faticava a sovrapporla alla esile figura della pittrice e violinista. Nel giro di poche ore la morte e la distruzione avrebbero preso possesso della sua mente senza che le capisse come potesse una ragazza normale intrufolarsi nei suoi sogni per chiederla di seguirla nella sua lotta ad astruse teorie complottiste.


Il display della sveglia sul comodino segnava con le sue lucine verdi le ore 03.07 e accanto, nel letto, Haruka era girata di lato dandole la schiena. Era apparentemente il ritratto della tranquillità: una mano sotto il cuscino, le gambe piegate verso il petto e capelli leggermente spettinati. Totalmente distaccata dalla realtà, persa in una dimensione parallela, dove la fantasia da' pieno sfogo a se' stessa.

Lei è lì che parla con una vecchia amica dell'America, le dice che si trova bene, le manca un po' l'America, gli amici e la famiglia, ma aveva quasi quindici anni quando decise di restare in Giappone e aveva bisogno di mettersi alla prova cercando di cavarsela da sola. La sua amica ride con quella risata cristallina che le era mancata tanto. Le era mancata la sua voce. Le era mancata la simpatia che sapeva lasciar spazio alla serietà nei momenti in cui era richiesta. Le era mancato il suo sguardo perspicace. Le era mancata la sua amica. Forse le era soltanto mancata lei. Strano, non si era mai accorta di provare qualcosa per lei intanto che era rimasta in America. A dire il vero non si era nemmeno mai accorta che avesse capelli di quell'insolito colore verde acqua. Le chiede da quando si è tinta capelli e lei le risponde con un altra domanda: «Ti piacciono così?» e li raccoglie all'indietro in una sorta di coda. Haruka la guarda sbalordita, per quanto fossero in confidenza, da quando la sua amica aveva iniziato a civettare con lei e per giunta con tanta disinvoltura? Bella, è bella. Ha il colore del mare in quegli occhi magnetici da cui non riesce a staccare il suo sguardo. Com'è diventata bella in quei mesi in cui sono state lontane! L'impulso di posare una mano sul suo collo scoperto è irrefrenabile. «Ti... da fastidio?» chiede Haruka titubante. Non è da lei esitare nel corteggiare una ragazza, ma quella che ha di fronte non è una ragazza qualsiasi. E' una ragazza che conosce da quando era bambina; è una ragazza che sapeva tutto di lei prima che iniziasse a fare quegli incubi e si chiudesse in se' stessa diventando sempre più schiva con tutti; è una ragazza di cui non vuole perdere l'amicizia; è una ragazza di una bellezza fuori dal comune. Sarebbe bello scoprire che dietro a quel profondo sentimento reciproco, da sempre non si è nascosto altro che un dolce sentimento più che fraterno. Forse era reso ancora più bello all'idea che con lei avrebbe potuto riprendersi dal recente smacco che aveva preso da una ragazza che le svegliava i sensi solo a guardarla. Per un attimo Haruka si distrae cercando di ricordare quando è stato e con chi, ma non le viene in mente nient'altro che la pioggia. Guarda poi la sua amica per avere una risposta alla sua domanda e lei le risponde: «Non qui. Almeno nei sogni possiamo concederci di fare qualsiasi cosa.» L'enigmatica frase passa quasi inosservata ad Haruka, inebriata dal profumo del mare che una leggera brezza porta con se'. Entrambe socchiudono gli occhi e avvicinano i  volti. Si accorge che quella che è intenzionata a fare è dare il suo primo vero bacio a quella ragazza. Fino a prima aveva solo dato dei baci stampo alle altre ragazze e non perchè non volesse provare qualcosa di nuovo, ma semplicemente perchè appena le baciava per volere loro o dei loro genitori si allontanavano dicendo che era sbagliato. Il cuore le batte forte mentre realizza che quella volta no, non si sarebbe limitata a toccare le sue labbra con le proprie, ma si sarebbe presa un contatto più intimo con quella ragazza che non ha nulla in comune con l'amica che ricordava. All'improvviso la brezza diventa una forte raffica di vento che si sposta verso il mare, facendo ritirare talmente tanto le acque da scomparire dalla loro vista. Haruka si gira notando solo in quel momento che il bar dove si trovano è su un promontorio che dà sul mare. E' un attimo: il tempo di quella veloce constatazione, poi si gira dalla parte della sua amica e alle sue spalle vede il cielo che si è tinto di rosso. E' scoppiato un incendio vicino a loro. Si alza di fretta dalla sedia e dice alla sua amica che devono allontanarsi, ma lei si dispiace e scappa dirigendosi verso il fuoco. Haruka urla il suo nome, ma è troppo tardi, lei è già sparita dalla sua vista. Haruka corre perciò, contando sulla propria velocità, nella speranza di recuperarla e portarla via da quella che senz'altro non è una via di fuga. Man mano che si allontana dal bar, lo scenario che si svela ai suoi occhi è apocalittico. Un castello in rovina e in preda a un grande incendio sputa fuori gente avvolta nel fuoco che urla e che si getta a terra sperando di spegnere le fiamme; altri si prendono la testa fra le mani ustionate; donne, uomini e bambini sono morti o stanno morendo di una morte terribile e lei non può fare niente per salvarli. Come se ciò non bastasse arrivano due grandi trombe d'aria: una dalla terra e una dal mare. La prima alimenta le fiamme che divorano più facilmente tutto ciò che trovano attorno. La seconda sta andando verso la terraferma. Haruka capisce che per lei non c'è più via di scampo. Ovunque lei vada verrà risucchiata dai due tornadi. Fa il conto alla rovescia con la morte che la sta aspettando, quando i due violenti turbini d'aria si scontrano, facendo volare via persone, alberi, tetti, case, automobili, ma senza mai sfiorare lei che resta sbigottita. Pezzi di muri di castello cadono addosso alla gente, mutilando corpi ancora vivi e sofferenti, o schiacciando i resti carbonizzati di povere persone travolte.

Haruka spaventata dallo scenario che le si prospetta, sente solo il freddo e le grida dell'orrore dei testimoni di quello che è l'Inferno. Le due trombe d'aria unitesi in un unico furioso tornado si spostano ancora verso il mare portando con se' tutto ciò che trovano fino alla spiaggia ora deserta, perchè non più lambita dal mare che ritirandosi ha lasciato solo la sabbia del suo fondale. Haruka decide perciò di scappare nell'entroterra. Accanto a se', la gente è morta o sta morendo, o barcolla in cerca dei propri cari, o di soccorsi. Un uomo sanguinante che con le mani cerca di tenere ferma la mandibola fratturata le passa accanto, senza più vita negli occhi. Lei corre, corre più veloce che può, allontanandosi da quel che resta di quel castello maledetto. Si ferma soltanto quando dopo aver imboccanto una strada in salita verso la montagna, viene bloccata dal rumore spaventoso che proviene dal mare. Si volta da quella parte e un'onda anomala sta prendendo forma. Più si avvicina alla terra e più la sua altezza si fa spaventosa. Una ragazza un po' più grande di lei con i capelli legati in uno chignon la urta ed entrambe cadono. Lei la guarda e dagli occhi color ametista che si spalancano di stupore sembra che l'altra ragazza la riconosca. Apre la bocca, sta per dire qualcosa, ma poi si limita a dire «Per di qua» e riprende a correre verso la montagna. Lei la guarda, ma non si muove. Non avrebbe mai potuto pensare che un'onda potesse raggiungere tali dimensioni. Per quanto avrebbe potuto correre non sarebbe mai giunta in cima alla montagna e lo tsunami l'avrebbe sicuramente travolta. Si gira di nuovo verso il castello in rovina dove un gigantesco mostro grigio sta sbucando prendendo forma. Il cielo si è tinto di viola, una risata sardonica echeggia nell'aria mentre appaiono quelli che sembrano essere un enorme sorriso e due occhi luccicanti. Haruka ora vede che il mostro è composto dai cadaveri degli abitanti del castello, si eleva verso il cielo emettendo inquietanti suoni che sembrano voler replicare la risata appena udita. Dal suo corpo spuntano decine di teste che vagamente ricordano quelle di una diabolica manticora*... dagli occhi vuoti e luccicanti. Una alla volta si chinano afferrando corpi morti o catturando le poche persone vive per mangiarle sbranandole poco per volta. Lo tsunami arriva e lo inghiotte completamente. L'elettricità si scatena sott'acqua presumibilmente fulminando i pochi superstiti.

Quanto preannunciato dai suoi sogni è divenuto realtà. L'onda, ancora di una notevole portata, si sta ora abbattendo sulla foresta che la separa dal castello, portando con se' uno spaventoso maremoto che più si avvicina a lei più si fa potente. Haruka si arrende al suo destino quando ormai pochi metri la separano dall'onda.

Ecco però che una ragazza, dal viso angelico si frappone fra lei e il mare.

Il sogno proseguì finchè Haruka si svegliò all'improvviso. La pressione del sangue bassissima, il cuore che palpitava ancora nel petto e un freddo inquietante erano gli strascichi di quell'incubo.


Non molto distante da Haruka, le lancette dell'orologio analogico segnavano le 03.06.

Michiru poco distante da un bar sta guardando Haruka in compagnia di una ragazza che sembra avere molto in confidenza. Si domanda chi possa essere. Un'amica, una conquista che riporterà a casa sua a bordo della propria Porsche, o solo una spasimante con cui ad Haruka piace flirtare e basta?

Mentre osserva la scena Michiru prova una strana sensazione di fastidio. Non le piace il modo disinvolto in cui le due interagiscono, non le piace come Haruka sorride confidenziale con quella ragazza con cui è totalmente rilassata e a suo agio. Il suo compito è preciso, deve solo aspettare il momento propizio in cui il vento richiamerà le onde sulla Terra per portare il suo messaggio ad Haruka. Lo aveva sempre fatto anche se gli incipit dei sogni di Haruka erano continuamente diversi. A volte davvero surreali già di loro, a volte un po' più razionali.

Fino a quel momento, pur non conoscendone l'identità, era stato vagamente simpatico sbirciare nei sogni di Sailor Uranus. Se non fossero finiti tutti nello stesso modo avrebbe anche osato dire che sarebbe stato divertente vedere come sarebbero proseguite certe bizzarre situazioni che Sailor Uranus si trovava a sognare. Come quella in cui si trovava in compagnia della sua cantante preferita che le spiegava il segreto del suo successo e la bionda si sentiva privilegiata ad essere una sua grande amica a cui la cantante faceva confidenze inedite.  Michiru ridacchia fra se' e se', ma il buon umore le passa subito appena le risate di quelle due ragazze arrivano alle sue orecchie. Quel sentimento di forte fastidio si ripresenta al suo cuore. E' un sentimento mai provato prima e di cui non ne capisce il motivo. Per quanto siano in confidenza sembra esserci soltanto un rapporto di amicizia fra loro. E poi chi è lei per rivendicare qualcosa su Haruka? -Tenoh-san che mi combini? Anche nei sogni adesso mi crei confusione?- pensa Michiru mentre combatte con i suoi istinti. Deve aspettare che gli eventi si svolgano “naturalmente” nel sogno di Haruka. Eppure aspettare di compiere il suo ruolo era molto più semplice quando non conosceva l'identità di Sailor Uranus. Era una figura di cui conosceva solo la divisa, il diadema in testa come il suo, un paio di orecchini e i capelli corti. Ora che però i contatti con la guerriera del cielo si erano concretizzati anche nella realtà aspettare il suo turno si stava rivelando affatto semplice. Per quanto ancora doveva aspettare in disparte che finisse tragicamente l'incontro tra Haruka e la ragazza che le stava seduta di fianco? Quanto ancora doveva invidiare quella ragazza che stava serenamente accanto ad Haruka? -Basta non ce la faccio più!- e così pensando Michiru si lascia vincere dalle sue tentazioni e crea una connessione più intensa con Haruka. Talmente forte da poter piano piano prendere il posto dell'altra ragazza.

Ora che sta pian piano prendendo il posto della ragazza può finalmente sentire i racconti di Haruka che inizialmente non si accorge dei cambiamenti della fisionomia del volto dell'altra. Mentre la bionda parla Michiru comprende finalmente la natura del legame tra Haruka e l'altra, capendo che non c'è nulla di romantico fra loro: sono solo grandi amiche di vecchia data. Ad un certo punto Haruka porta come esempio di quanto avesse bisogno di crescere quello del suo primo pasto da sola. Un vero disastro! Michiru ride perciò, ma la sua è ancora una risata mista con quella del ricordo che Haruka conserva dell'amica. Lei infatti è più solita a ridacchiare, ma la risata che sente è una risata molto più aperta. Haruka la guarda divertita a sua volta, ma il suo sguardo su di lei si fa improvvisamente più dolce. Troppo repentino il cambiamento per essere dovuto a qualcosa che non riguarda lei. Una veloce occhiata verso il basso e vede che le punte dei capelli stanno prendendo l'inusuale colore dei suoi. Michiru si sente sollevata, ora Haruka potrà vedere solo lei. Per un attimo si vergogna di quel pensiero, di quel suo voler essere l'unica ragazza che Haruka possa prendere in considerazione fra le tante che ambiscono a diventare la sua fidanzata. Eppure lo sguardo che Haruka riserva a lei soltanto, uno sguardo che non le ha visto quando era in compagnia del ricordo dell'altra ragazza, le fa pensare che almeno nel sogno può agire nel suo interesse. Soprattutto sapendo già quale piega da lì a poco prenderà. Haruka non parla, si limita ad osservarla con uno sguardo che è tra quello stupito e ingenuo di un bambino e quello meno innocente di un felino. A un certo punto per sciogliere le personali perplessità le chiede: «Scusa se te lo chiedo soltanto ora, ma da quando ti tingi capelli?». Michiru resta un attimo spiazzata da quella domanda, ma è solo un attimo e non lo dà a vedere. Povera Haruka, non può sapere che si è permessa di alterare il suo sogno e che quella che ha di fronte non è più la sua amica! Decide perciò di lasciarsi andare ad una cosa che non ha occasione di fare spesso, ma che le piace terribilmente: provocare qualcuno. Perciò si tira su i capelli, raccogliendoli in una coda e le chiede: «Ti piacciono così?». Haruka le guarda il collo senza rispondere e probabilmente il candore della sua pelle scoperta dai capelli deve avere il suo effetto sulla ragazza dal momento che le posa una mano sopra. Il contatto con la mano di Haruka è una sensazione forte che le risveglia il ricordo della sua mano che percorreva i lineamenti del suo volto l'ultima volta che si erano viste. Forse non doveva permettere che ciò accadesse. Lei non poteva permettersi di guardare le ragazze. Da tempo stava combattendo contro l'attrazione che provava per Elza e la conoscenza di Haruka non aveva fatto altro che accendere pulsioni che non si poteva permettere dal momento che lei stessa era una ragazza. -Appunto, nella vita reale sto facendo del mio meglio- realizzò Michiru e la domanda di Haruka che le chiede se le dà fastidio la sua mano a contatto con il suo collo capita nel momento più giusto per far realizzare un pensiero in una frase: «Non qui. Almeno nei sogni possiamo concederci di fare qualsiasi cosa.» Un ultimo sguardo prima di fare ciò che in quel momento entrambe vogliono di più. Michiru sa che non sarà un bacio vero. A differenza di Haruka che è convinta di vivere la realtà, lei sa bene che è solo un sogno. Sa che nulla è reale di quello che si sta compiendo e perciò forse anche il bacio che si stanno dando non avrà alcun effetto su di lei. La mano di Haruka le ha infattti risvegliato i ricordi di quanto accaduto nella realtà, ma non avendo mai baciato nessuno, nemmeno per finta, come poteva quel gesto farle ricordare sensazioni a lei sconosciute? Però anche solo l'idea di poter baciare Haruka, cosa che non sarebbe mai accaduta nella realtà, le permette di non allontanarsi da lei, ma anzi di avvicinare a sua volta il proprio viso a quello dell'altra. Il battito del cuore accelerato, forse dovuto anche al fatto che, Michiru lo percepisce, Haruka sta iniziando a capire che lei non è la sua amica con una fisionomia differente. Ma ecco che l'evento apocalittico si avvera. L'unione leggera fra vento e mare si trasforma improvvisamente in una unione potente. Il vento forte rapisce le onde del mare e il dovere ora la chiama. Haruka si guarda intorno leggermente inquieta. Poi si volta dalla sua parte e l'inquietudine diventa terrore. Michiru si volta sapendo già cosa c'è. Ha visitato i sogni di Sailor Uranus tante volte dopo il suo risveglio e ormai conosce gli scenari spaventosi di Haruka come quelli da lei visti prima di comprendere il suo destino.

Alle sue spalle un incendio sta elevando le proprie fiamme e il proprio fumo verso il cielo. Haruka si alza di scatto dalla sedia e le dice che devono scappare, ma Michiru non l'ascolta. Ha una missione da compiere perciò le chiede scusa e poi scappa verso il luogo della distruzione. Sa che Haruka la seguirà per cercare di salvarla e quello è il giusto stratagemma per rivelarle ciò che è accaduto in un tempo remoto quando la vita su Urano fu spazzata via completamente da un nemico troppo potente da distruggere.

Michiru guarda il drammatico scenario che si sta presentando ad Haruka. Anche se lei è conscia che si tratta di un sogno si fa carico dell'angoscia di Haruka perchè con lei rivive quello che aveva provato quando faceva quel sogno, un po' diverso, ma ugualmente spaventoso. Nel suo sogno il nemico non erano le fiamme a cui successivamente si univano il vento e il mare, ma era esclusivamente il mare. Un mare sempre più turbolento, e solo dopo il suo risveglio comprese che tanta forza gli era data dal vento. Gli indizi per la sua prima missione si erano presentati fin dall'inizio: la sua compagna di battaglia sarebbe stata la detentrice del potere del vento.

Ritorna con la mente al sogno di Haruka: deve concentrarsi su di lei per consegnarle il suo messaggio.

Haruka si è appena scontrata con una ragazza più grande che sta scappando, anche lei indenne, dal castello. Per un attimo a Michiru quel volto contornato da quei lunghissimi capelli verdi non pare nuovo, ma poi la ragazza si allontana lasciando Haruka da sola. Completamente sgomenta davanti alla scena dei mostri che si sono impossessati del castello, al rimbombo della malvagia risata e all'idea che l'ora della sua morte è arrivata. Capisce che è giunto il momento per rivelarsi ad Haruka.

Quando la grande onda è a pochi metri dalla bionda, Sailor Neptuno si frappone fra lei e il mare. Haruka è incredula: quell'onda la stava per colpire e invece, immobilizzata nel pieno della sua forza e della sua altezza, non si sposta di un centimentro, ma resta alle spalle della ragazza che è apparsa dal nulla. Michiru congiunge le mani in segno di preghiera, sperando che Haruka l'ascolti.

«Chi sei tu?» chiede ad alta voce Haruka spaventata.

«Ciao, Sailor Uranus

«Mi chiamo Haruka Tenoh. Sei tu che stai fermando l'onda alle tue spalle?» domanda quasi incredula.

«Pianeta dei mari, Nettuno è il mio guardiano; ero la Principessa di Nettuno ai tempi del Regno Argentato, sono una guerriera Sailor, io sono Sailor Neptuno

Haruka è chiaramente confusa e capendo poco della sua presentazione chiede di nuovo ad alta voce: “Sei tu che stai fermando lo tsunami

«Sailor Uranus...»

«Ancora questo nome» dice Haruka con una leggera punta di fastidio nel tono.

«Ai tempi del Regno Argentato il nemico, cresciuto in seno ai nostri Reali che hanno accolto benevolmente nei loro rispettivi pianeti i suoi cinque comandanti è riuscito a ingannarli, cosicchè il suo esercito ha potuto attaccare il sistema solare esterno. Ci ha colto impreparate e sono riusciti a distruggere i nostri pianeti prima di poter attaccare il sistema solare interno» - lo sguardo di Haruka fa percepire che per quanto si sforzi di capire fa fatica a seguire il suo discorso «Quello che vedi è in parte quello che è successo a Urano ed è in parte una premonizione di ciò che accadrà alla Terra se ci faremo cogliere di nuovo impreparate per fermare il nuovo nemico

«Dio mio...» dice Haruka pensando alle scene viste poco prima, le urla sentite, i corpi straziati e carbonizzati nella posizione disperata di fuga, il rombo del tuono e il sussultare della terra che ancora sta sentendo in quel momento. «Tu credi che io possa fermare tutto ciò?»

«Quanto è vero che io posso scatenare o bloccare le onde del mare e degli oceani!» le garantisce lei.

«Ah, davvero?- domanda quasi sollevata «Dimmi: cosa posso fare? Farò qualsiasi cosa se può essere di contributo in qualche modo a salvare il nostro pianeta!»

«Dobbiamo trovare i talismani conservati nei cuori puri di tre persone.»

«Dentro al cuore di tre persone ci sono talismani?»

«Sì, le persone buone hanno un cuore puro che custodisce un cristallo. Tre di questi cristalli, una volta usciti dal cuore delle tre persone dal cuore più puro in assoluto, si trasformeranno in potenti talismani»

«Dobbiamo evitare che cadano nelle mani sbagliate, in caso contrario li dobbiamo distruggere»

«I talismani

«Sì... ed eventualmente le persone che li possiedono»

Haruka sbianca in volto nell'udire quelle parole. «Come?» forse ha capito male.

«Se è necessario dovremo ucciderle con le nostre mani. In ogni caso una volta private del loro cristallo del cuore, perderanno la vita lo stesso»

«Non è possibile, io pensavo di aver trovato una persona che potesse salvarmi.»

«E' necessario sacrificare la vita di pochi per la salvezza di molti.»

«Ma tu... Chi sei veramente?

«Pianeta dei mari, Nettuno è il mio guardiano; ero la Principessa di...» Haruka la blocca subito:«Eh, no! Non riattaccare con questo ritornello. Io voglio sapere chi sei davvero e cosa vuoi da me

«Io sono Sailor Neptuno, invoco il tuo aiuto, Sailor Uranus. Solo insieme potremo sconfiggere il nostro nemico.»

«No, no, io non so niente di questo linguaggio in codice che stai usando con me. Cosa vuoi veramente da me??» le urla a quel punto Haruka che sta iniziando ad arrabbiarsi per davvero.

«Devi ritrovare i tuoi ricordi Sailor Uranus e seguirmi in questo scontro con il male.»

«Tu... Tu sei il male!» urla a quel punto fuori di se' dalla rabbia «Sei stata tu ad ammazzare tutta quella gente! Sembri un angelo, ma porti solo dolore e distruzione. Tu... Io ti ho già vista...» si sforza per ricordare dove l'ha vista, ma senza riuscirci. Eppure tutto ciò che ha vissuto fino a quel momento è così surreale, ma al tempo stesso è un dejà-vu che le permette di capire.

Un'ultima occhiata a Michiru e le urla: «Mai!! Lasciami piuttosto travolgere dal mare, ma non ti seguirò mai! Preferisco morire io piuttosto che macchiarmi le mani di sangue innocente!!»

Detto ciò Haruka, ormai conscia che si tratta di un sogno, si sforza per fare qualcosa. Non dice nulla, ma Michiru sa benissimo cosa vuol fare: farsi forza per svegliarsi, interrompere così il sogno e scappare da una verità che non riesce ad accettare.

Michiru a quel punto si svegliò. Da quando cercava Haruka nei suoi sogni, anche dormire era diventato stancante. Ogni notte doveva cercarla e quando la trovava doveva trovare parole nuove per convincere Haruka ad accettare un destino crudele che la sua natura di guerriera Sailor doveva però accettare di compiere. Anche quella notte però la sua missione fu un buco nell'acqua. Per quanto ancora avrebbe dovuto far visita nei suoi sogni affinchè accettasse di essere una paladina della giustizia? Per quanto ancora lei avrebbe dovuto battersi contro i mostri da sola? Per il momento era sempre riuscita a cavarsela in qualche modo, ma i demoni dell'Esercito del Silenzio si facevano sempre più potenti e per quanto lei fosse una delle guerriere Sailor più forti, non sarebbe mai riuscita a portare a termine la sua missione da sola. Tremò all'idea che potesse soccombere ancora. Era angosciante il suo destino, ma ancora di più il fatto che se Sailor Uranus non avesse accettato il suo compito, la Terra avrebbe rischiato di fare la stessa fine che fecero la Luna, Nettuno, Urano e tutti gli altri pianeti ai tempi del Silver Millenium. Le guardiane del sistema solare esterno avevano capito troppo tardi che nella loro corte si nascondevano nemici assai potenti. Quando presero coscienza delle congiure che i loro fedeli alleati avevano pianificato per sbarazzarsi di loro, lei e Uranus si persero in una battaglia personale contro di essi. Ognuna aveva combattuto per salvare il proprio pianeta, ma, divise, avevano perso la loro guerra e nemici dopo aver distrutto nel modo più brutale tutto ciò che viveva sui loro pianeti si infiltrarono nel sistema solare interno, portandolo totalmente alla distruzione. Non poteva permettere che ora la Terra, unico pianeta in vita, potesse essere distrutto a sua volta. Le preoccupazioni dovute al suo infelice ruolo non le permisero di chiudere occhio, se non la mattina presto. Giusto il tempo di dormire per poco più di quaranta minuti.


La mattina qualcuno bussò alla porta della stanza da letto di Michiru. La ragazza rimise la spazzola per i capelli dentro l'apposita busta, uscì dal bagno, prese la cartella appoggiata alla scrivania e aprì la porta. -Eccola qua! Buongiorno Michiru.

-Buongiorno Elza- rispose lei cordialmente.

Ormai erano settimane che avevano preso quell'abitudine: Elza, mattiniera come Michiru, l'andava a prendere nella sua camera e insieme si dirigevano in mensa. Era stata un'idea della giovane atleta, ovviamente. Dal momento che si incontravano sempre nel refettorio con cinque o dieci minuti di differenza e se era Elza ad arrivare per prima si sedeva sempre nel tavolo in cui la pittrice era solita consumare colazione e cena, la ragazza pensò di semplificare le cose passando direttamente nella stanza di Michiru. In un primo momento aveva provato per qualche volta a tenerle il posto di fianco al suo, nella tavolata con altre ragazze con cui aveva stretto amicizia, ma Michiru declinava sempre l'invito. -E' inutile, Sua Maestà ha la camera e il tavolo personalizzato. Non t'illudere: abbiamo provato tutte a stringere amicizia con lei, ma non si lascia avvicinare da nessuno-, le disse un'amica con i capellli mori lunghi fino alle spalle. Elza ci rimase un po' male. Poi capì che l'unico modo per condividere il tempo insieme sarebbe stato andare lei dove generalmente prendeva posto Michiru.

La prima mattina che lo fece, le altre ragazze la raggiunsero in fretta con i loro vassoi in mano: -Ma che fai Elza-San**? Questo è il posto di Sua Maestà Kaioh-Sama***, se ti vede qua si arrabbierà.

-Io ci provo. Voi tenetemi il posto nel caso in cui mi rispedisca con una pedata nel sedere!- rispose ridendo insieme a loro.

In realtà quel soprannome di presa in giro nei confronti di Michiru, marcato ancora di più dall'appellativo “Sama”, iniziò presto ad infastidire Elza che, ora che iniziava a comprendere la natura di Michiru, iniziò anche a capire perchè non faceva amicizia con le altre. Le ragazze in quella scuola privata erano davvero superficiali. Anche con lei quando arrivò bisbigliarono tutte perchè non era una giapponese doc. Aveva solo il taglio degli occhi orientali, ma i capelli e la sua carnagione tradivano l'altro ramo di provenienza. Poi dal momento che le loro usanze erano molto differenti inizialmente la considerarono strana. Dal momento che lei era fiera della sua impronta brasiliana, molto allegra ed estroversa, non le diede molto fastidio il fatto che la gente la considerasse strana. Michiru invece era più riflessiva e riservata e questo non l'aiutò molto a smentire l'opinione di “persona strana e altezzosa” che si era fatta tra le compagne di classe. Tutte l'avevano avvicinata inizialmente, ma solo perchè sapevano che proveniva da una famiglia molto nobile. Anche le poche un po' più testarde insistettero non per conoscere lei, ma per conoscere il mondo da cui veniva e del quale lei invece non si sentiva far del tutto parte.

Pochi minuti dopo Michiru arrivò in mensa e si stupì di trovare Elza nel suo tavolino. Non sapendo bene cosa fare andò subito a prendere da mangiare senza nemmeno passare da lei. Elza per un attimo temette che le sue amiche avessero ragione, dal momento che, dopo lo stupore manifestatosi sul suo viso, Michiru recuperò la solita espressione malinconica e si diresse a prendere la colazione senza nemmeno passare a salutarla.

Quando Michiru andò al suo tavolo, tutte guardarono la scena per vedere che reazione avesse Sua Maestà vedendo il proprio posto usurpato da un'estranea. Forse Elza stavolta aveva davvero esagerato. Michiru la guardò e le si sedette di fronte. Tutte si stupirono del fatto che non disse nulla, ma molte inziarono subito a malignare pensando che, essendo di buona famiglia e non perdendo mai il controllo, il suo silenzio fosse una tattica per allontanare l'intrusa. Le voci arrivarono anche all'orecchio di Elza che la guardava mentre si portò il cucchiaio alla bocca. Non voleva crearle disturbo, ma, per quanto non si curasse più di tanto di quello che gli altri pensavano di lei, l'attenzione di tutte puntata su loro due la stavano mettendo più a disagio del silenzio di Michiru. Perciò si decise a parlare: -Buongiorno Kaioh-San- attirando lo sguardo dell'altra che appoggiò il cucchiaio sull'appoggia Hashi****. -Scusa se mi sono presa la libertà di sedermi qui, ma ho pensato che magari non sarebbe stato male scambiare due chiacchiere la mattina. Visto che con gli altri non ti va di stare insieme ho deciso stamattina di venire io qua. Se però la mia presenza ti da fastidio non hai che da dirlo.

Michiru si pulì educatamente la bocca e poi rispose: -No, scusa, non sono molto brava con le persone...- disse leggermente in imbarazzo - Non chiamarmi “Kaioh-San” Elza-San, te l'ho già detto. A proposito buongiorno e... cos'hai dentro il piatto?- chiese con tono incuriosito.

Elza dentro di se' tirò un sospiro di sollievo. Le ragazze nei tavoli a fianco rimasero scioccate. Anche le amiche di Elza in un tavolo poco distante non fiatarono nel vedere Sua Maestà Michiru che dopo un primo momento di silenzio, non solo non cacciò via Elza, ma anzi le iniziò anche a parlare cordialmente. Poco dopo il silenzio si trasformò in un brusio generale e pochi minuti dopo la notizia passò di secondo piano, ma senza mai abbandonare i discorsi delle ragazze, facendo perciò il giro della scuola. Le ragazze che seguivano i corsi con Elza la circondarono e anche le amiche che seguivano corsi diversi dai suoi la raggiunsero in pausa pranzo per complimentarsi con lei, ammirando il suo coraggio. -Elza-San tu sei pazza! Ora, invidio l'esuberanza e il coraggio che avete voi brasiliani!-. Quello fu il giorno di gloria di Elza, anche se lei si sentiva un po' in imbarazzo. Non era quello lo scopo del gesto di quella mattina. Voleva solo passare un po' di tempo con Michiru. Non certo diventare l'idolo delle altre compagne.

Inizialmente pensò di alternare i giorni in cui stava con le amiche con quelli in cui stava con Michiru. Voleva darle tempo per abituarsi alla compagnia di qualcuno già di prima mattina. Pian piano iniziò a stare più con lei che con le sue amiche finchè non iniziarono a far colazione sempre insieme. Fu per quello che dopo un paio di settimane Elza, senza domandare, si prese da sola il permesso di “disturbare” Michiru andandola a prendere direttamente nella sua stanza. Anche quella per Michiru fu una novità, ma dopo tre settimane divenne una piacevole abitudine.

Mentre stavano facendo la fila con i vassoi in mano per prendere ciò che più le aggradava Elza le disse: -Come sei silenziosa.

Michiru si riprese dai suoi ricordi e le rispose: -Stavo solo pensando che è da più di un mese che facciamo sempre colazione insieme.- Voleva distrarsi, non voleva pensare ai suoi fallimenti come Sailor.

-Già, nessuno ci avrebbe scommesso un soldo che sarei riuscita ad avvicinarti ulteriormente.

Michiru ridacchiò: -Nessuno mi conosce davvero. Tu sei l'unica.- pronunciò l'ultima frase sorridendo.

Elza sentì il suo cuore quasi sciogliersi per l'emozione: Michiru che sembrava tanto sofisticata ed in fondo lo era per davvero, aveva aperto il suo mondo a lei. Lei che era l'ultima arrivata della scuola, nel terzo anno delle medie, da una nazione straniera e che era una persona molto istintiva e semplice. Il sorriso di Michiru era bellissimo, anche se, come sempre, coperto da un velo di tristezza. Avrebbe pagato oro per sapere fino in fondo cosa le causava quel perenne dolore che si teneva dentro. Fino a quel momento aveva capito che in parte erano le compagne della scuola che si sentivano in soggezione in sua presenza, ma poi se ne uscivano con frasi un po' velenose appena lei non c'era. Loro non si facevano sentire, ma lei era abbastanza intelligente da capire che quando non c'era si facevano beffe di lei. Le pesava il cognome che portava, le aspettattive che tutti avevano su di lei. Aveva capito negli ultimi tempi che anche la famiglia la rendeva infelice: aveva tutti i soldi che voleva e pure un appartamentino in uno dei quartieri più altolocati dove potersi ritirare nei fine settimane o nelle festività. Però non aveva contatti con i suoi genitori. Intuiva da se' che evidentemente non ne aveva mai avuti molti. Eppure Elza sapeva che c'era qualcos'altro che la turbava. Qualcosa che le dava sempre quell'espressione triste e che l'aveva portata a maturare più in fretta rispetto alle altre ragazze della loro età.

Si sedettero al solito posto. Michiru non era una che parlava in continuazione, al contrario di lei, ma quella mattina era più taciturna del solito.

-Stai bene?

-Sì, Elza***** sto bene.- sorrise lei.

-Non hai una bella cera.

-Non ho dormito bene...

-Nemmeno stanotte? Secondo me dovresti prendere qualcosa, una tisana, un thè... Qualcosa che possa conciliare il sonno.

Magari fosse così semplice” pensò la violinista e i suoi pensieri tornarono di nuovo al loro chiodo fisso: Haruka che non le voleva dare ascolto. Scosse la testa con un flebile sorriso. -Non è così semplice.- si limitò a dire.

-Che cosa? Cosa non è semplice?

-Prendere sonno quando non si riesce a dormire.

-Tu hai troppi pensieri in testa, Michiru. Dovresti rilassarti, studiare meno e svagarti di più. La vita è una sola ed è adesso, a questa età!

Ecco perchè le piaceva Elza: lei era solare e genuina. Perchè era nata ragazza se a piacerle era Elza e ad attrarla era Haruka? Oltre alle battaglie contro i mostri e quelle che portava avanti con Haruka per convincerla a combattere con lei, doveva pure battagliare contro se' stessa e le sue inclinazioni sbagliate. Come poteva essere serena con una vita così complicata? Fu così che il malumore si prese possesso di lei. -Io ho tante cose da fare tutti i giorni e non le posso lasciare.- quella fu una delle ultime cose che si limitò a dire ad Elza.

Quel giorno non si videro ne' durante l'ora di corsa di Elza- Michiru l'andava a vedere spesso ed era allora che, totalmente sole le due ragazze spesso si concedevano qualche contatto fisico come un braccio su una spalla, una mano sopra all'altra e un guardarsi senza staccare gli occhi luna dall'altra- ne' a cena.

Per contro Michiru chiamò ancora Sasuke per sapere come stava e per scambiare due chiacchiere veloci con lui. Non aveva voglia di parlare con la gente, ma doveva sforzarsi di conoscere un ragazzo e di mettersi con lui. Nella sua mente fece capolino il volto di Hiroshi. Rampollo di una nobile casata, figlio del migliore amico di suo padre, ragazzo intelligente, tenace e con un futuro brillante. Il pretendente migliore per una ragazza del suo lignaggio. Poveretto, era abbastanza certa che avesse una cotta per lei già da quando lei si iscrisse al primo anno delle medie, ma si vedevano così poco da quando i suoi l'avevano mandata in collegio che non sapeva nemmeno come potesse credere di essere innamorato di lei. Eppure ogni volta che lei tornava a casa e suoi organizzavano ricevimenti, Hiroshi la cercava mostrandosi sempre molto galante e premuroso. Per contro lei provava un senso di tenerezza per lui ed era per questo che non voleva usarlo come esperimento per combattere le sue tentazioni più innaturali. Voleva prima provare con Sasuke e se avesse capito che con i ragazzi le cose potevano funzionare, allora forse si sarebbe fatta avanti con Hiroshi . Il cocco di papà. Suo padre stravedeva per lui, per la sua famiglia, per il cognome che aveva, per l'intelligenza e per le aspirazioni professionali che lo spingevano anche ad essere il migliore a scuola. Se loro due si fossero sposati lei avrebbe portato in casa Kaioh un altro motivo per cui essere fieri della loro unica figlia.

Sasuke rispose al telefono distogliendola così dai progetti che i famigliari avevano già disegnato per lei. -Ciao, sono Michiru.

-Ehi che sorpresa! Non sapevo che nel collegio dove stai tu potessi avere un telefono privato.

Michiru ridacchiò: -E chi ha detto che sto chiamando da un numero privato?

-C'è troppo silenzio per poter essere in un'area comune.

-Complimenti davvero! Non è che dovresti investire il tuo futuro come detective privato invece che come batterista?- domandò divertita.

-In effetti sono indeciso sul da farsi- rise lui. - A parte gli scherzi puoi rispondere alla mia domanda o è un segreto?

-Oggi sono a casa mia.

-Ahh, sei tornata dai tuoi!- rispose lui.

-Come va?- cambiò discorso lei. Non le andava di dire che quando aveva bisogno di staccare poteva ritirarsi nel suo appartamentino, poco distante dalla scuola.

-Bene dai. Stavo cercando qualcosa di interessante da vedere alla tv, ma non c'è niente. E tu, stai bene?

La conversazione proseguì altri dieci minuti al termine dei quali i due si misero d'accordo per vedersi in quel fine settimana.

Michiru si sentì leggermente in colpa con Sasuke e con Elza. Le piaceva lei, ma usciva con lui. In qualunque modo si fosse risolta la cosa uno dei due sarebbe stato illuso inutilmente. Sasuke ci sarebbe rimasto male, Elza invece, avendo stretto un legame più forte con lei, avrebbe probabilmente sofferto di più. Invidiava molto sia Elza che Haruka. Nessuna delle due aveva fatto coming out, ma Elza non le aveva mai nascosto il fatto di avere un debole per lei e Haruka bastava guardare nei suoi sogni per capire che molto probabilmente era attratta dalle ragazze e che nonostante ciò viveva abbastanza bene la propria omosessualità. La sua memoria ripercorse i dettagli del volto di Haruka. Così androgina a volte da sembrare un ragazzo e così bella da non dover invidiare nulla a una modella. Peccato. Peccato che non fosse un ragazzo davvero. Si sarebbe lasciata avvicinare con molta più facilità e forse sarebbe nato davvero qualcosa fra loro. Alcuni pensieri biricchini si fecere largo nei suoi pensieri mentre immaginò come sarebbe stato essere la sua ragazza; salire sulla sua Porsche e andare lontano per poi fermarsi in un hotel in qualche città vicina da visitare entrambe per la prima volta. Ma in hotel avrebbero preso due camere separate o una sola con letti singoli? Come sarebbe stato darle la buona notte e vederla in pigiama? E come sarebbe stata la buona notte? Un saluto o un bacio? Haruka era una ragazza da baci passionali o dolci? Aveva già baciato qualcuno? Giravano alcune voci su di lei che faceva girare la testa a tutte le ragazze e che aveva anche già avuto storie in cui si era spinta oltre ai baci, ma Michiru sapeva bene che i pettegolezzi erano le fonti meno attendibili su cui potersi basare. Lei stessa era protagonista di tante chiacchiere di corridoio su cose ingigantite o del tutto inventate. Per un attimo ritornò a fantasticare sul tipo di fidanzata che potesse essere Haruka. Una che amava le coccole o una che cercava raramente i contatti fisici? L'avrebbe chiamata sempre o avrebbe chiamato solo quando si sarebbe ricordata della sua esistenza? Appena realizzò di aver davvero pensato a quelle cose arrossì. “Ma a che razza di cose sto pensando? Neanche la conosco! Senza contare che mi sono appena messa d'accordo con Sasuke e penso a come sarebbe essere la ragazza di Haruka!” La sua giornata poteva dirsi conclusa e perciò Michiru decise di prepararsi per andare a dormire.

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* Manticora: spaventosa creatura mangia uomini della mitologia persiana e indiana.
** Elza-San: tra amici si può sostituire il nome al posto del cognome, ma è buona regola mantenere sempre il titolo onorifico.
***Sama:  è il massimo titolo onorifico che si usa in senso di riverenza per persone di uno status sociale molto alto, capi e divinità. L'utilizzo dell'appellativo -Sama, rafforzato anche dalla parola specifica "maestà" serve (all'interno della trilogia ideata da Mario Yamada, a cui si rimanda nel secondo capitolo di questa fanfiction) per far capire che le ragazze usano questo titolo per prendersi un po' gioco di Michiru, cosa che ad Elza dà molto fastidio.
**** appoggia Hashi: Hashi è il nome specifico con cui i giapponesi chiamano i bastoncini che usano per mangiare. Chiunque sia andato in unristorante giapponese un po' serio avrà constato che c'è sempre un piattino dove appoggiare i bastoncini quando non si utilizzano. Lo stesso piattino può essere usato anche per i cucchiai.
***** Elza: ora Michiru ed Elza sono molto in confidenza, motivo per il quale le due ragazze si chiamano per nome senza usare i titoli onorifici. Come avevo già spiegato nel capitolo della crociera, solo i famigliari e gli amici più stretti possono chiamare una persona per nome e senza aggiungere titoli onorifici. Per cui si è passati dal "Kaioh-San" che Michiru chiede di non usare più, intenendo che essendo amiche Elza la può chiamare Michiru-San, al Michiru ed Elza senza nessun titolo, perchè al momento attuale della storia, sono ormai molto in confidenza.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Buonasera, in ritardo di un giorno, riesco finalmente a pubblicare questo capitolo, sperando che sia di vostro gradimento.

Ringrazio chi sta leggendo questa storia, chi l'ha inserita tra le seguite e chi  tra le preferite.

Vi auguro un buon 25 Aprile, festa della liberazione e, per chi vive a Venezia come me, festa del patrono San Marco :) 

5.


Haruka uscendo dall'autodromo si guardò intorno in cerca di Kameda. Si erano messi d'accordo per vedersi e lei aveva concluso le prove abbastanza in orario perciò se il ragazzo non era già lì, sarebbe arrivato da lì a poco. Lo vide arrivare con la sua Honda grigia, Haruka lo salutò avvicinandosi a lui che spense il motore. -Ciao Kameda, ehm.. Kameda-Kun!

-Ciao Haruka-San come va?

-Molto bene dai, i giri di prova di oggi sono andati molto bene e ho concluso in testa a tutti.

-Forte, ma non ho mai messo in dubbio la tua bravura. Non vedo l'ora di vederti in una vera gara di competizione!

-Troppo gentile. Anche io sarei molto felice di sapere che ci sarai a fare il tifo per me quando ci sarà la gara in cui ti ho invitato.- Lui rispose con un largo sorriso. -Come stai, Kameda-Kun?

-Molto bene. Oggi c'è una bella giornata soleggiata e ho portato fuori il mio gioiellino per scorazzare in città.- disse accarezzando la sua moto, prima che i due ridessero insieme. -Dove andiamo?

-C'è un bar poco distante da qui, sarà a dieci minuti di distanza in macchina. Ci sono già stata un paio di volte, ma non mi ricordo più come si chiama. Comunque io ho la macchina, se mi segui ti ci porto. A meno che tu non abbia altre proposte.

-Sai, io ho la passione per le moto, ma non ho grandi motivi per cui trovarmi nei paraggi dell'autodromo- disse sempre sorridente lui -Perciò va bene dove dici tu. Tutti i bar che conosco io sono più lontani da qui.

-Ok, la prossima volta ti lascerò giocare in territorio amico.- scherzò Haruka. La ragazza si diresse verso la sua Porsche. -Non hai la moto, Haruka-San?- le chiese Kameda vedendo che era in auto. Haruka si girò dalla sua parte e gli disse: -Non parliamone! Uno stronzo nel parcheggio pubblico l'ha fatta cadere mentre parcheggiava il suo furgone. Sono arrabbiatissima! L'ho portata dal meccanico per farla riparare e la riavrò fra qualche giorno.

-Cavolo, immagino la tua rabbia. Io lo avrei riepito di insulti!

-Peccato che non ho visto quello stronzo. Non si è nemmeno degnato di rimetterla in piedi!

-Uuuh, cavolo! E' proprio uno stronzo pazzesco!!

-Se ci penso mi viene un nervoso che davvero non hai idea, Kameda-Kun. Dai, pensiamo ad altro.- Salì in auto, si allacciò la cintura di sicurezza, mise in moto e fece strada all'amico.


-Eccomi qui.- disse Sasuke uscendo dal bar.

Michiru gli sorrise e disse: -Grazie ancora.

-Figurati. E' un onore per me poter offrire a una ragazza bella e di cultura come te.

Michiru arrossì leggermente per l'imbarazzo. L'unico ragazzo interessato a lei con cui aveva interagito direttamente era Hiroshi che fino ad allora aveva solo velatamente manifestato il suo interesse per lei. Non era abituata ad affermazioni così dirette come quella di Sasuke. Non che la cosa le dispiacesse. Sapeva di essere una bella ragazza e di esercitare una certa attrazione sotto ogni punto di vista, dalla cultura alla poliedricità, come dal vestiario ai modi di fare. Perciò ogni qualvolta qualcuno manifestasse il suo interesse, pur tenendolo a debita distanza, si sentiva lusingata. Era impossibile quindi che restasse immune agli apprezzamenti diretti di Sasuke.

-Temo che tu mi sopravvaluti.

-O sei tu che sei troppo modesta?

-Ma figurati- rispose Michiru leggermente divertita.

Passeggiarono un po' finchè Sasuke non si fermò. -Senti, io sono arrivato a casa di Nakayama-Kun.

-Ah, abita qui?- domandò curiosa Michiru.

-Già. Oggi abbiamo le prove perchè Domenica accompagneremo un'altra nostra amica che fa la cantante in un piano bar. E' molto brava. Dovresti conoscerla!- propose.

-Se ci sarà occasione...- glissò Michiru.

-Tu sei più brava però. Mi sento molto fortunato ad aver conosciuto una ragazza speciale come te- sussurrò lui facendosi più vicino.

A Michiru battè il cuore più forte. Lui le tirò indietro una ciocca di capelli acquamarina e appoggiando la mano sulla sua guancia, la baciò sull'altra, indugiando in quel contatto. Michiru però si ritrasse in fretta a quel contatto fisico e sorrise imbarazzata, non sapendo come comportarsi. Si limitò pertanto a fare un passo indietro e a dire: -Va bene, allora ti auguro buona giornata. Ciao- Lo salutò con la mano e senza aspettare risposte iniziò a camminare.

Non si girò nemmeno quando lui cercò di richiamare la sua attenzione alzando la voce: -Ma, Kaioh-San? Almeno aspetta che ti chiami un taxi!

Michiru andò via con passo spedito. Quando lui le sussurrò quelle parole e la toccò prima con la mano e poi con la bocca, il suo cuore iniziò a battere più forte per paura che potesse baciarla. Perchè? Perchè aveva paura? Non era quello che voleva? Forse semplicemente non era pronta psicologicamente, provò a convincersi. Pochi minuti dopo però un paragone le fece capire che non poteva negare le reazioni involontarie del suo corpo. Quando aveva dei contatti fisici con Elza era tutto molto più bello, più sciolto e naturale. Quante volte si era ritrovata a contatto con le sue mani, senza avvertire la necessità di allontanarle, ma anzi talvolta cercandone il contatto? Quante volte si era ritrovata negli abbracci della ragazza o a fissarla a pochi centimetri di distanza? In quelle ultime occasioni il timore che provava era quello di non sapere fino a che punto sarebbe riuscita a negare quello che provava per Elza. Con Sasuke non si sentiva a suo agio perchè si sentiva di dover fingere di provare interesse per una persona che era sì interessante, ma non al punto da desiderare di starci insieme, di condividere tutti suoi momenti liberi, di avere dei contatti fisici. Quando Sasuke le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio non si era neanche quasi accorta del modo lento in cui compì il gesto, mentre la sua mano andò a sfiorare l'orecchio dietro il quale stava fermando quella ciocca. Lo stesso gesto lo fece Haruka qualche settimana prima e le sue dita che sfiorarono il suo orecchio provocarono numerose emozioni alle quali non sapeva dare un nome. Il bacio che le diede lui sulla guancia fu accettato passivamente; con Haruka invece stava lottando contro il desiderio di riceverlo. Allontanarsi da lui era stato istintivo; allontanare lei le era costato un grande sforzo e un grande sacrificio.

Perchè? Perchè nonostante stesse facendo del suo meglio per farsi piacere pure i ragazzi non ci riusciva? Possibile davvero che non ci fosse neanche un ragazzo che potesse attirare la sua attenzione? Com'era possibile invece che il suo cervello registrasse come piacevoli i sensi risvegliati solo dalla compagnia di una donna?

Si perse nelle sue battaglie personali camminando senza meta quando ad un certo punto una fitta alla testa la prese alla sprovvista. La ragazza si portò una mano alla fronte. Forse aveva ragionato troppo su quelle considerazioni. Ancora una fitta, più forte della precedente. Forse si era sforzata troppo di fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare. Un'altra fitta la colpì mentre stava andando in direzione di una cabina telefonica a qualche metro di distanza per chiamare un taxi. Una Honda grigia le sfrecciò accanto quando la quarta la colse di sorpresa con la sua fitta più intensa di tutte le precedenti. Il dolore fu tale che Michiru perse sensi. Sulla sua fronte all'altezza dei dolori si spense definitivamente il simbolo di Nettuno che fino a quel momento si era acceso ad intermittenza.


Michiru si risvegliò nel suo letto con la testa che le doleva ancora. Si portò una mano al capo cercando di fare mente locale sull'accaduto. Dopo quelle forti fitte aveva perso i sensi. C'era solo un tipo di mal di testa che poteva portarla o ad avere la nausea o a farle perdere i sensi e non era una forte emicrania. Era il richiamo di Nettuno, così forte che se non l'ascoltava la faceva stare profondamente male. Michiru si mise di colpo seduta: se Nettuno l'aveva chiamata allora voleva dire che era vicina al detentore del demone dell'Esercito del Silenzio e che quel demone che stava incubando dentro sè stava iniziando a maturare a dovere. Lo scontro con il nemico successivo perciò non sarebbe tardato molto ad arrivare. Ancora una leggera fitta, lei si portò una mano sopra e poi si fece la domanda più ovvia: come ci era arrivata a casa sua? Chi poteva essere stato a portarla a casa? Nessuno conosceva il luogo dove abitava. Forse aveva perso i sensi nei paraggi dei suoi genitori? Figurarsi, se suoi genitori si fossero spostati per andare nella periferia di una città diversa da quelle in cui avevano le loro case! Non si sarebbero mai confusi con quella gente di ceto inferiore. Michiru compativa profondamente quegli stupidi ragionamenti!

Si alzò dal letto. Non aveva documenti che suggerissero l'indirizzo di casa nella piccola borsetta che aveva preso per uscire quel pomeriggio. Uscì lentamente dalla sua camera. Forse l'aveva detto mentre era quasi priva di conoscenza? Si mosse con passo felpato verso le altre stanze. Chi l'aveva portata lì era in casa? Diede una sbirciatina al bagno e non vide nessuno. Era forse un malintenzionato? Guardò in cucina e non vide nessuno. Ma era un uomo o una donna? Arrivò in soggiorno senza trovare nessuno. Era da sola in casa dunque? Restò per un attimo perplessa fissando la porta d'inresso chiusa.

-Stai bene ora?

Michiru sussultò per lo spavento e si voltò dalla parte da cui era arrivata la voce. -Oh mamma, Tenoh-San! Che spavento!- si portò una mano al cuore. - Che ci fai qui?

-Volevo andarmene per non essere invasiva, ma prima volevo assicurarmi che stessi bene- e così dicendo si spostò dall'acquario per avvicinarsi a lei.

-Scusa non ti avevo visto.- si giustificò Michiru. Come aveva fatto a non notare la bionda dietro la vasca dei pesci?

-Questo acquario è molto bello, ma, forse te ne sei già accorta, non ci sono pesci.- disse toccando il vetro con le nocche della mano destra.

-Ah-ah, spiritosa. Lo so che non ci sono pesci.

-Cosa lo tieni a fare?

-Così, mi piace l'idea di avere una piccolissima riproduzione dei fondali marini.

Haruka lasciò cadere l'argomento: quella ragazza era appena svenuta, ma chi le assicurava che, assecondandola, non avrebbe ricominciato con le sue paranoie sull'apocalisse e robe del genere? Si avvicinò ulteriormente alla giovane pittrice e le chiese: -Allora, stai meglio?

-Sì, grazie- rispose Michiru. -Tenoh-San, come hai fatto a...

-A entrare?- finì la domanda l'altra per lei. Michiru annuì. -Ero dietro di te quando sei svenuta. Avevo appena salutato un amico e mi stavo allacciando la cintura di sicurezza quando due tizi passando si sono chiesti cosa fosse successo. Ho guardato nella loro direzione e ho capito subito che eri tu. Hai un colore di capelli molto particolare, Michiru...San.- aggiunse sorridendo.

Michiru pensò in quanti gliel'avevano detto. Ripensò alle cene in casa con i suoi genitori. Tutti gli amici dell'alta società dei suoi che le facevano i complimenti dicendo quanto era fortunata ad aver ereditato il colore dei capelli del padre. Chissà se dietro quella frase anche Haruka stesse pensando che erano di un bel colore oppure che erano troppo inusuali per i suoi gusti. -Sono molto belli, ma d'altronde...- Haruka si interruppe di colpo. Cosa le stava saltando in mente? Già nessuno le aveva chiesto di precisare il suo parere riguardo ai capelli della pittrice, ma dirle anche che d'altronde non c'era nulla di lei che non fosse bello era davvero il colmo! Al fianco di quella ragazza era ancora più impulsiva del solito. Per fortuna si era fermata in tempo. Finse di essersi bloccata solo per schiarirsi la gola e poi continuò: -Ehm... Scusa. D'altronde devono avertelo detto in tanti.

-Sì, in effetti è così.- disse l'altra sorridendo.

-Beh, quando ti ho vista ho detto che ti conoscevo perchè eravamo compagne di scuola e sapevo dove abitavi così mi hanno aiutato a caricarti in macchina. Ho trovato il tuo indirizzo di casa nella piccola rubrica che avevi nella borsetta, per cui ho seguito la strada, ho parcheggiato qui davanti, ho spiegato al portiere che eri svenuta e gli ho chiesto dove abitavi. Così lui mi ha aiutato a portarti qui.

-Ma il portiere non ha le chiavi di casa.

-Lui no, ma tu, nella tua borsetta, sì.- rispose l'altra con un occhiolino. -Ti ho portata in camera, sono scesa, ho cercato un'altro posto per l'auto e sono ritornata qui per accertarmi delle tue condizioni.

-E' da tanto che sei qui?

-Dieci minuti in realtà.- rispose facendo spallucce. -I tuoi a che ora rientreranno?

Michiru sorrise: era normale pensare che abitasse qualcun'altro con lei. -I miei non vivono con me.

Haruka si stupì da tale affermazione: -Tu vivi in questo prestigioso palazzo da sola??

-Sì- rispose l'altra.

-Ma hai quindici anni, no? E hai un appartamento per viverci da sola?

-D'altronde tu hai la macchina no?- rispose Michiru con un'altra domanda.

Giusto. Il ragionamento della ragazza non faceva una piega. E poi di che cosa si stupiva Haruka che condivideva la sua nuova casa in affitto con il ragnetto che se ne stava nell'angolo della cucina? -Scusa, hai ragione.- disse l'esordiente pilota imbarazzata. -Beh, li vuoi chiamare? Lo avrei fatto io, ma non mi sembrava il caso di curiosare nella tua rubrica.

-Ti ringrazio Tenoh-San per la tua premura, ma... Non ho rapporti molto stretti con i miei e non li chiamo certo per dir loro che sono svenuta, ma che adesso sto bene e posso andare avanti a fare la mia vita.

Haruka rimase leggermente sconcertata da quella risposta. Michiru aveva dei genitori che la mandavano in una delle scuole più prestigiose della città, le pagavano il collegio e un appartamento, ma non si preoccupavano di come stava la figlia? Lei che aveva i genitori in America li sentiva ogni due giorni. A volte anche più di una volta. Mentre Michiru, che aveva i genitori più vicini, non li chiamava nemmeno quando si sentiva poco bene. -Mi dispiace...- mormorò poi non sapendo cos'altro dire.

-Non importa. Sono abituata... Grazie Tenoh-San- disse poi per cambiare discorso. -E' la seconda volta che vieni in mio aiuto- sorrise guardandola. Una giacca primaverile elegante e maschile che lasciava intravedere la camicia azzurra sotto; jeans chiari a vita alta con una cintura marrone in tinta con le scarpe. Postura del corpo perfetta e un buon portamento. Per un attimo pensò che sembrava un principe dei giorni moderni. Cacciò via il pensiero, mentre Haruka si avvicinò a lei e disse: -Vedo che stai bene, quindi posso andare adesso.

-Posso ricambiare in qualche modo la tua gentilezza?

-Per così poco!

-Dico sul serio.

Haruka ci pensò. La guardò e in un attimo le venne in mente il loro ultimo incontro. Michiru che la guardava seria e che le diceva di non provare a darle anche un solo bacio sulla guancia perchè non era un ragazzo. Perciò le disse: -Non odiarmi Michiru-San.

Quelle parole colpirono la violinista. Odiarla? Come poteva pensare che la odiasse se tutto quello che stava facendo era mettere al silenzio il suo cuore che provava sempre forti emozioni quando era in sua compagnia? Poi ricordò il loro ultimo incontro. Quello che le aveva detto e quello che aveva risposto Haruka: non sapeva cosa le fosse preso. Era stato tutto un equivoco. Haruka non provava quello che provava lei. I suoi sentimenti ancora così acerbi erano rivolti ad una persona che non l'avrebbe mai ricambiata e che perciò non avrebbe mai potuto capire il perchè della sua reazione. -Io non ti odio, Tenoh-San.- disse con un fil di voce.

-Anche se non sono un ragazzo.

-Non ti odio- ripetè l'altra. -Mi dispiace per quello che ho detto. Continuo a ferirti.

Haruka avrebbe voluto stringerla, dirle che a ferirla non erano le sue parole, ma sapere di non avere alcuna chance con lei. Poteva avere tante altre ragazze, aveva avuto un paio di flirt con altre, ma non aveva mai desiderato di conoscere qualcuno come con lei. A volte prima di andare a dormire, collegava la ragazza dei suoi sogni a lei e pensava sempre come sarebbe stato se invece, per una volta, fosse finito con loro due che si mettevano insieme. Come sarebbe stato baciarla? Invece anche nella finzione dei suoi sogni era impossibile realizzare quanto sperava di più. -Anche io a volte ci vado pesante.- cercò così di alleviare il carico a peso della ragazza dai capelli acquamarina.

-Senti, Tenoh-San...- esitò un attimo prima di proseguire: -Ti va di restare a cena? Per ricambiare la tua gentilezza.

Haruka rimase sorpresa dalla sua domanda. Andarle le andava, ma non voleva stringere troppo con quella ragazza che le faceva battere il cuore, ma che non poteva avere. Anche se avesse potuto comunque non avrebbe voluto perchè non voleva avere a che fare con il suo potere di insinuarsi nei suoi sogni per dirle sempre che dovevano uccidere tre persone a caso. Eppure il destino continuava a portarle vicino. Che fosse per una crociera di beneficenza, che fosse per rimediare ad un errorre o per pura casualità continuavano a incontrarsi e a passare il tempo insieme. -Non voglio disturbarti.

-Non è un disturbo.

-E poi sei appena stata poco bene, non voglio affaticarti.

-Non mi affatico. Preparo qualcosa di veloce.

Haruka la guardò e mentre pensava a cosa rispondere, sentì un calore avvolgerle la mano. Abbassò lo sguardo e vide la mano di Michiru sulla sua. Alzò confusa lo sguardo su di lei che si limitò a dirle: -Resta. Per favore.

Se a Michiru avessero regalato 1.000 yen in cambio di sapere il perchè del suo atteggiamento li avrebbe persi. Non sapeva spiegarsi nemmeno lei come mai si era lasciata andare in quel modo. Proprio quel giorno era uscita per la terza volta con Sasuke e, anche se non si sentiva attratta da lui, voleva mandare avanti la loro conoscenza perchè lei doveva stare con un ragazzo. Si stava impegnando davvero per soffocare quello che provava per Elza e per Haruka. Quella sera però non ne voleva proprio sapere di restare da sola. Non che vedeva Haruka in quella casa. Non in quel momento mentre stava realizzando che quello che provava per la bionda non era una frivolezza, ma era qualcosa di più. Si erano viste poche volte, meno che nei sogni, eppure era sicura che già provava quello che era arrivata a sentire per Elza in sei mesi. Vedere Haruka in casa sua, la portò a pensare come poteva essere averla più spesso lì. Per un attimo ebbe un piccolo flash: Haruka che si muoveva in modo famigliare in quell'ambiente per aiutarla ad apparecchiare la tavola e, mentre restavano in attesa dell'arrivo degli amici in comune, si avvicinava a lei confidenziale. Stava pensando solo a questo, quando, senza pensarci, le prese la mano e le chiese, quasi pregandola, di restare lì a cena.

Haruka ancora interdetta rispose: -Ok... Va bene.

La serata proseguì molto bene. Le ragazze ebbero modo di conoscersi meglio e, raccontando alcuni aneddoti della propria esperienza scolastica, si trovarono spesso anche a ridere insieme. Scoprirono così di avere più punti in comune di quanti ne pensassero e Michiru dimostrò di cavarsela molto bene ai fornelli anche senza aver programmato di avere ospiti.

Si erano da poco sedute sul divano quando Haruka si complimentò con Michiru proprio per le sue doti culinarie.

-Mi fa molto piacere che tu lo dica. Sai, non ho mai avuto ospiti in casa.

-Ma dai, sul serio?

-Non ho molti amici.

-Ma non hai mai avuto ospiti a cena o proprio qui in casa?

-Sì, qui in casa.

-Non ci credo!- disse Haruka leggermente divertita.

-Perchè ti è tanto difficile credermi?

-Sei troppo brava per non avere mai avuto ospiti!

-Beh, Haruka, per me devo cucinare se non voglio morire di inedia.

-Su questo ti posso capire, anche io all'inizio ero un disastro ai fornelli!

Risero insieme.

-Così, vivi da sola in Giappone?

-In realtà, vivo in un appartamento in affitto, ma non sono proprio da sola. Ho i miei nonni paterni che vivono poco distante da me, per cui posso sempre contare su di loro... e sul loro garage per la macchina e la moto!- concluse facendo l'occhiolino mentre l'altra ridacchiò.

-E tu non hai mai avuto ospiti in casa?

-Io sì: ho avuto i miei quando sono venuti a trovarmi un paio di volte dall'America e i miei nonni!

-Eheheh, intendevo come amici!

-Non ho tanti amici qui- rispose pensando che in realtà in quasi un anno che era lì aveva conosciuto molte persone, ma aveva collezionato un solo vero amico: Kameda.

-Perciò mi puoi capire se ti dico che non ho mai avuto ospiti qui, vedi?

-Io vivo in Giappone da meno di un anno- spiegò.

-Giusto. Comunque non ho molti amici stretti, quindi non ho mai avuto occasione per invitare qualcuno.

-Non hai mai invitato nemmeno Elza?- Haruka provò così a capire il tipo di rapporto che legava Michiru ad Elza. Michiru poteva anche essere etero, ma il rapporto che aveva con Elza era troppo confidenziale per essere solo di natura amichevole. Aveva gareggiato con Elza altre tre volte dopo la prima volta, Michiru non era mai mancata ad una competizione dell'amica e quando vedeva Haruka in qualche modo prendeva le distanze da Elza, ma Haruka non capiva se fosse per non dare troppo nell'occhio, per non darle idee sbagliate, o perchè in qualche modo preferiva farle capire che era libera. Inoltre, nessuno le toglieva l'immagine della seconda volta in cui si videro. Elza così vicina al suo volto e Michiru che non stava facendo nulla per allontanarsi. Un po' come fece con lei quando la riportò nei pressi del collegio la volta precedente. Se davvero fosse stata etero l'avrebbe fermata molto prima. Senza contare che avvertiva che tra loro c'era inizialmente sempre molta tensione, ma che superati i primi ostacoli si creava un'ottima intesa. Ad Haruka, che dopo quella cena cominciava molto vagamente a capire il quadro famigliare della ragazza, iniziò a balenare l'idea che Michiru, contrariamente a quanto potesse sembrare o volesse sembrare, stesse combattendo contro il suo reale orientamento. Forse però erano tutte congetture. Era da un quarto d'ora che attendeva l'occasione per tirare in ballo Elza e cercare così di capire meglio il loro tipo di rapporto e la reale natura della violinista.

-In effetti no.

-Come mai?

Questa ragazza è davvero indiscreta” fu il primo pensiero di Michiru. -Non ce n'è mai stata occasione.

-Eppure mi sembrate molto affiatate.

A Michiru non erano mai piaciute troppe domande personali perciò l'insistenza di Haruka iniziò leggermente a infastidirla.

-Siamo solo compagne di scuola.

-Perchè lo stai specificando, Michiru-San? Io non ho insinuato nient'altro.- le domandò tenendo fisso il suo sguardo sul suo volto.

Michiru a quel punto arrossì leggermente. Era vero, Haruka non aveva alluso ad un altro tipo di relazione. “Coda di paglia, Michiru?” pensò tra se' e se'. -Era così... per dire...- mormorò con voce malferma. -Sai, Tenoh-San- riprese con voce più sicura -mi sono trovata molto bene con te stasera, ma non mi piacciono molto le persone che fanno troppe domande.

-Dovrei dire che siamo qui apposta per conoscerci, quindi fare domande, come quelle che tu hai fatto a me, è normale. Altrimenti tu avresti già potuto accendere il televisore ed io essermene andata via, no?- Michiru alzò le sopracciglia leggermente, ma quel tanto che bastasse per dare ad Haruka una tacita conferma alla sua teoria. -Però ti capisco, nemmeno io amo parlare molto di me. Quindi perdona la mia invadenza.

Michiru a quel punto non potè tacere il suo pensiero: -Siamo più simili di quanto immaginassimo.- Alzò poi lo sguardo su Haruka che la guardava, ma non diceva nulla. Davvero aveva così tante cose in comune con lei? E doveva essere contenta di assomigliare ad un'artista un po' svitata?

-Mmm... Su certe cose saremo sempre ai due poli opposti, ma ti do atto del fatto che su altre siamo molto in sintonia e la cosa mi stupisce.

-In negativo o in postivo?- le chiese Michiru ansiosa di sapere in quel modo cosa pensasse Haruka di lei.

-Tu che cosa dici?- preferì rispondere rigirandole la domanda.

-Non vale te l'ho chiesto prima io!

-Sei una persona molto sofisticata, Michiru... Scusa, Michiru-San. Sei riservata e introversa, come lo sono anche io da sei mesi a questa parte, ma su altre cose penso che restiamo agli antipodi. Sono però certa che chiunque abbia la possibilità anche solo di sbirciare nel tuo mondo debba sentirsi in qualche modo onorato.

Michiru arrossì, lo sguardo di Haruka, era piuttosto eloquente. Ci stava provando con lei!“Ma va' a che idiozie vado a pensare?? E' una ragazza”. Eppure nei suoi sogni la bionda aveva manifestato pensieri e atteggiamenti che lasciavano molto spazio a intenzioni romantiche nei confronti delle donne. Sentendosi come un pesce che boccheggiava fuori dall'acqua, Michiru, si limitò a mostrarle un sorriso imbarazzato. Cosa assai rara, difficilmente Michiru si imbarazzava e anche quando accadeva riusciva a mascherarla sempre abbastanza bene

Michiru aveva abboccato all'amo lanciato: se anche era etero subiva comunque il suo fascino. Haruka ricambiò con un sorriso contento, prima di cambiare argomento: -Allora, come mai tieni quell'acquario vuoto?

Michiru rimase un po' delusa da Haruka che non le diede corda, ma alla fine era meglio così. Attorno a se' stessa stava già causando troppi problemi: frequentava Sasuke, sapendo già che avrebbe potuto rimpiazzarlo con Hiroshi, ma le piaceva Haruka almeno quanto Elza che però non aveva lo stesso fascino della bionda. Perchè la sua vita doveva sempre essere così più complicata di quella di tutti gli altri? -Rientro in questa casa solo quando non sto bene o quando ho voglia di stare sola. A volte non ci metto piede per una settimana, altre per due settimane, qualche volta anche per più di un mese. Se mettessi i pesci sarebbero già morti anche i più resistenti.

-Carino comunque il castello dentro.

-Ti piace?- chiese a quel punto solare Michiru.

-Molto.

-L'ho fatto io.- il sorriso sincero sulle sue labbra.

-C'è qualcosa che non sai fare Michiru...San?- fu la domanda di Haruka che non pretendeva una risposta.

Michiru prese una pausa, la guardò un attimo e poi disse: -Posso mostrarti una cosa Tenoh-San?

-Non pensi che abbiamo trascorso abbastanza tempo per potermi chiamare semplicemente Haruka?

Michiru restò dubbiosa, era la seconda occasione che stavano avendo per conoscersi meglio, ma non erano ancora così amiche per chiamarla per nome.

Haruka notò la sua perplessità e ricordò le regole del galateo giapponese. -Scusa, avevo scordato le vostre usanze. Sai, noi in America ci chiamiamo per nome e anche il cognome lo usiamo senza riverenza se siamo fra pari. Devo ancora abituarmi a questo vostro modo di chiamare le persone. Che ne dici di chiamarami Haruka-San?- l'altra sembrava un pochino meno tesa. -Ce la puoi fare? Il fatto è che per me è così strano essere continuamente chiamata per cognome. Mi fa sentire un po' un estranea con tutti, anche con quelli che conosco un po' meglio. Il mio amico Kameda fa fatica, ma ci sta riuscendo. Dal canto mio anche io mi sforzo per aggiungere il titolo onorifico ai vostri nomi. Non perchè credo che non meritiate di essere onorati, ma solo perchè non sono abituata.

A quel punto Michiru sorrise sentendo le difficoltà affrontate dall'altra ragazza che veniva da un Paese diverso eppure si sforzava per cercare di rispettare quanto più possibile le usanze giapponesi. -Va bene, ci proverò.

-Grazie mille!- esclamò sollevata -Dunque che cosa vorresti farmi vedere?- domandò poi curiosa.

Michiru la invitò a seguirla per un corridoietto lungo il quale si affacciavano le porte di legno bianche di cinque stanze. La portò in camera sua. Probabilmente non avrebbe portato Haruka in una stanza che considerava alquanto intima, ma tanto la ragazza ci era già stata per metterla a coricare sul letto, quindi aveva ben poco di cui imbarazzarsi. -Lo vedi Tenoh-San?- un'occhiata di Haruka e si corresse -Haruka-San, scusa! Quel quadro mi rasserena molto.

Haruka guardò il quadro che stava sopra la testiera del letto. Prima mentre la adagiò sul letto non badò molto all'arredamento della stanza: era più preoccupata a spostare la macchina nel parcheggio e poi quandò risalì, con l'idea di andare via al più presto, aveva preferito non curiosare troppo nella casa della violinista. -Sì, me lo ricordo. E' il Neptune Castle, vero?

Michiru rise composta come sempre. Che confusione di nozioni che stava facendo: -E' il Triton Castle.- La corresse lei.

-Beh... Nettuno, Tritone... Siamo lì.- difese l'indifendibile Haruka.

Ancora una risata composta da parte di Michiru. -Lo vedi? E' lo stesso castello che c'è sul fondale dell'acquario.

-E' un castello che ti ha molto colpito.

-Sì.

-Beh, in effetti ci vuole una fervida fantasia per arrivare a realizzare una castello dall'architettura così bella e raffinata.

Michiru si irritò a quell'affermazione. Lo faceva apposta Haruka? Lei provava ad aprirle qualcosa del suo mondo interiore e lei lo banalizzava così: riducendo tutto alla stregua di una fantasia!

Avrebbe detto lo stesso se le avesse fatto vedere anche il quadro che stava realizzando in quel periodo? Così contò fino a cinque e le disse: -Sai, nei corsi di arte ci spiegano anche come modellare specifici materiali. Il mio castello è molto piaciuto per il progetto di laboratorio dell'anno scorso e al termine di quello ho potuto portarlo a casa e inserirlo nella vasca.- Haruka stava per domandarle se dunque aveva comprato l'acquario proprio in funzione del castello, ma mentre aprì bocca la ragazza la invitò a seguirla in un'altra stanza.

Aprì la porta in fondo al corridoio, poco distante dalla camera, svelando un stanza vuota con qualche tela appoggiata al muro. Prima ancora che lei accendesse la luce, l'odore delle tempere e dei colori ad olio investì sensi di Haruka. -Wow è qui che dipingi?

-Alcune tele le ho realizzate a scuola, altre qui. Questo è il blocco dove butto giù diversi schizzi- spiegò indicando un raccoglitore di fogli da disegno A3. Poi si avviò verso il cavalletto e prima di togliere il telo disse: -Questo è solo la bozza del dipinto che sto realizzando ora.- scoprì la tela e svelò la rappresentazione di un castello.

Haruka disse: -Carino. E' il Triton Castle 2.0?- Michiru era ancora infastidita dal commento precedente di Haruka, ma questa battuta la fece comunque ridere insieme alla bionda.

-No, Haruka.

-E qui, posso guardare cosa dipingi?- domandò Haruka prendendo il blocco che le aveva indicato poco prima la violinista.

-No, non puoi!- disse ad alta voce strappandole dalle mani il raccoglitore. Haruka rimase per qualche secondo ancora con le braccia nella stessa posizione in cui le teneva mentre stava per aprire il raccoglitore, da tanto era basita. -Scusa- si affrettò poi a dire Michiru dopo essersi accorta di essere stata alquanto precipitosa.

Nella testa di Haruka intanto si scatenarono tutte le congetture più assurde sul perchè della reazione improvvisamente brusca di quella ragazza quasi sempre pacata. Cosa c'era che non poteva vedere? Che cosa disegnava di così segreto? C'era Elza su quei fogli? Come la ritraevano? Era forse nuda? O l'aveva rappresentata a letto, magari dopo aver fatto l'amore con lei? Michiru ed Elza si baciavano di nascosto o erano saltate direttamente alla tappa del sesso? Poteva essere che lei a quattordici anni ancora non avesse baciato una ragazza mentre loro due invece si erano già addentrate nella sfera dell'erotismo? Una serie di domande si accavallarono nella sua testa. Perchè? Perchè più conosceva quella ragazza e più si sentiva possessiva? Non era mai stata gelosa di nessuno prima di quel momento, ma era sicura che quel senso di fastidio che le opprimeva il petto fosse gelosia. “Gelosa di Michiru? Ma la gelosia non è il rovescio della medaglia dell'amore?” Ma lei non poteva amare Michiru. La conosceva da troppo poco tempo!

-Haruka, mi senti?- chiese Michiru passando una mano davanti ai suoi occhi.

Haruka la guardò un'attimo confusa prima di ritornare alla realtà. -Scusa, mi sono persa nei miei pensieri.

-Scusami tu per la mia reazione. Quando saranno perfezionati forse un giorno ti farò vedere quei disegni- mentì Michiru conscia che i suoi disegni erano già perfetti e sapendo già che non glieli avrebbe mai mostrati -Comunque ti dicevo che volevo farti vedere invece questo di disegno.- il blocco su un disegno a colori. Il castello dalla forma a spirale che aveva disegnato sulla tela, si presentava invece su quel foglio a colori. -Così è come deve diventare sulla tela.

Haruka fu come rapita dalle forme virtuose di quel castello a punta. Il colore blu scuro prevaleva in quelle forme avvenieristiche, mentre i suoi occhi si persero nel seguire le curve a spirale che avvolgevano esternamente il castello. Incosciamente passò una mano sul foglio poco prima di mormorare: -Miranda...- e all'improvviso le venne in mente una donna con i capelli biondi, lunghi e fini scendere le scale. Un ricordo remotissimo e lei bambina che vedendola comparire sulla rampa del grande palazzo le correva incontro con le braccia spalancate. Almeno quanto spalancò gli occhi in quel momento. Era sicuramente un ricordo, vivo per quanto fosse un flashback e per quanto sbiadito potesse essere. Ma non era un suo ricordo. Dunque a chi apparteneva?

-Hai detto Miranda, Ten-Haruka-San?- le arrivò la voce di Michiru che si correggeva mentre la chiamava per nome. Chi era quella Miranda di cui aveva prononciato il nome? E perchè assomigliava terribilmente ad una persona che non aveva mai potuto conoscere? Haruka guardò Michiru confusa. Un mal di testa improvviso iniziò a farsi sentire mentre il turbamento e uno strano senso di inquietudine pervadevano il suo animo. Haruka si portò una mano alla fronte, mentre strinse gli occhi e i denti per il dolore.

Per un attimo Michiru credette che il risveglio di Haruka si stesse compiendo in quel momento perchè anche lei iniziò a sentire quei forti dolori alla testa dal momento in cui si risvegliò.

Haruka barcollando uscì dalla stanza, si appoggiò ad un muro e chiese dove fosse il bagno. Michiru le indicò la stanza richiesta e restò ad aspettarla fuori. Le aveva chiesto cosa avesse, ma la ragazza probabilmente non l'aveva neanche sentita.

Quando Haruka uscì aveva un aspetto migliore di quando entrò. La frangia bagnata sulle punte fece capire a Michiru che si era sciaquata il volto.

-Scusami tanto Michiru, ma sono le dieci e mezza. Si è fatto davvero tardi per me. Devo andare.- disse frettolosa. -Grazie ancora per la cena.

Così dicendo si diresse verso l'uscita si infilò le scarpe senza nemmeno allacciare le stringhe e girò la serratura. Tirò la porta verso di se', ma non si aprì. Provò ancora a girare la serrattura che però era già aperta. -E allora... perchè non si apre?- ringhiò nervosa tra i denti.

-Haruka, non c'è bisogno che rompi la porta.- intervenne Michiru a quel punto che girò la manopola dalla parte opposta e le aprì la porta.

Haruka disse: -Ah, giusto se non si apre in un modo, si aprirà dalla parte opposta.- e con un sorriso goffo si dilenguò giù per le scale.

Se non fosse stata a casa sua e dunque non avessere saputo cosa avesse bevuto, Michiru avrebbe creduto che Haruka fosse ubriaca.

Chiuse la porta d'ingresso e andò nel suo studio. Rimise il telo sul dipinto. Il fatto che Haruka fosse arrivata a ricordare il nome del Miranda Castle senza che dovesse suggerirglielo lei era davvero molto positivo. Sentiva che il suo risveglio era vicino. La bionda non sarebbe potuta scappare ancora a lungo e presto avrebbe dovuto dare una risposta al suo messaggio.

Chiuse l'album da disegni ancora aperto sulla scrivania dove l'aveva appoggiato prima di seguire Haruka. Ci pensò un attimo e poi lo riaprì sfogliandone le immagini. Le braccia tese nello sforzo della corsa; lo sguardo concentrato prima della competizione; le gambe che falcavano i metri della pista; capelli biondi, corti non a sufficienza per non farsi scompigliare dal vento. Le piaceva vedere i sui capelli mossi dal vento, quasi come se quell'elemento giocasse con la capigliatura della persona che avrebbe dovuto detenerne il controllo. Non aveva permesso a nessuno di sbirciare in quell'album. Nemmeno ad Elza che ogni volta ci provava a scoprire cosa disegnava sempre ogni volta che saliva sulla tribuna con quell'album in mano. Sicuramente doveva aver pensato che era lei il soggetto dei suoi disegni, ma ultimamente Michiru aveva iniziato a prediligere un soggetto differente da quello fino ad allora più utilizzato.


Haruka tornata in casa si tolse in malo modo le scarpe e lanciò le chiavi nello svuotatasche, poco attenta di aver centrato o meno il bersaglio.

Era stata una serata piacevole, ma perchè tutte le volte che si vedeva con quella ragazza doveva sempre finire in una fuga? Il mal di testa le era passato dopo essersi risciaquata il volto a casa di Michiru e aver inspirato profondamente un po' di aria fresca.

Si era lasciata sopraffare dalla gelosia, dai quadri estremamente realistici della pittrice e dall'odore di pittura di quella stanza. Haruka si convinse che era stato quello il motivo del suo mal di testa e delle sue allucinazioni. A prova di ciò fu il leggero martellamento che sentì alle tempie quando riprovò a tornare sull'argomento Michiru ed Elza, Elza e I disegni di Michiru.

E' davvero ridicolo che io mi faccia venire il mal di testa per i quadri super realistici di Michiru e per la sua bislacca amica” pensò poi autosbeffeggiandosi, mentre iniziava a spogliarsi. Era tardi: erano già le undici di sera, tra una cosa e l'altra sarebbe passata una mezz'ora prima che riuscisse a spegnere la luce e il giorno dopo doveva andare a scuola. Il tutto senza contare le immancabili tre ore che passavano tra incubo e veglia.

Quella notte però, fu una delle poche notti in cui Haruka non sognò la distruzione del mondo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Buonasera, sempre posticipando di un giorno pubblico il sesto capitolo della fanfiction.
A fine capitolo troverete un'immagine. Chi di voi mi conosce già, sa che molte fanfiction o capitoli sono nati sviluppandosi proprio attorno a una o più immagini. Per questo capitolo mi sono palesemente ispirata alla vignetta che troverete a fine pagina. E' tratta dall'incipit della seconda parte di "Intimiste, l'opera di Yamada, alla quale mi sono ispirata per delineare il rapporto tra Elza e Michiru (sostanzialmente questo capitolo è il tributo del tributo a Yamada).
Spero come sempre che il capitolo possa essere di vostro gradimento.
Ringrazio chi sta leggendo questa storia, chi l'ha inserita tra le seguite, chi tra le preferite e chi recensisce.
Vi auguro buona lettura.

6.


Michiru aveva appena finito di asciugarsi i capelli e li stava pettinando per l'ultima volta quando sentì qualcuno bussare alla porta. Che strano era sabato ed erano le 9. -Chi è?- domandò prima di aprire.

-Sono io Michiru.

Per fortuna sei tu” pensò Michiru rendendosi conto che sarebbe stato imbarazzante aprire a qualcun'altro vestita in quel modo.

Quando aprì Elza rimase colpita nel vedere Michiru con la vestaglia di pizzo. Non l'aveva mai vista così eppure la sua classe innata faceva sì che fosse elegantissima anche quando andava a dormire.

-Prego entra.- disse Michiru a sua volta perplessa.

-Grazie.

-Elza, posso sapere come mai sei qui?

-Sì, sono passata a salutarti.- rispose lei.

-E dovevi proprio passare adesso?

-Mah... Ti disturbo per caso?

-No, scusami, non volevo essere scortese! E' solo che... Sono stupita perchè sembra proprio che tu abbia urgenza di vedermi.

-Beh, sì. In questi ultimi giorni, tra verifiche e interrogazioni mie e tue, non siamo più riuscite a vederci e c'è una cosa che devo dirti e che ormai non posso più rimandare.- Michiru era tutt'orecchi: cosa doveva dirle? -Vedi, Michiru... Io ho dovuto anticipare la mia partenza per il Brasile.

Michiru spalancò gli occhi per lo stupore: intuì che quello che Elza le stava per dire era davvero inaspettato e che non le sarebbe piaciuto. -Ah...- disse semplicemente, incrociando le braccia.

-C'è uno zio a cui sono molto legata che si sposa domani sera, ma mia mamma, distratta come è- è proprio un vizio di famiglia- si è ricordata di dirmelo soltanto una settimana fa. Perciò ho dovuto usare il tempo libero facendo diversi giri nelle agenzie per trovare un volo il prima possibile e cinque giorni fa ne ho trovato uno che parte oggi pomeriggio. Così, ho dovuto far chiamare la scuola da mio papà che ha spiegato la situazione alle suore e poi ha fatto pervenire un fax di giustifica per la mia partenza anticipata, infine ho dovuto preparare i bagagli, tu lo scorso fine settimana era a casa e... Insomma, eccoci qua.

-Ah... - ripetè Michiru. Così dopo quel momento non avrebbe rivisto Elza fino alla fine delle vacanze estive. Sarebbe passato un mese e mezzo senza potersi vedere*

-Mi scuso davvero tanto perchè è anche per questo che abbiamo fatto molta fatica a vederci. Non sai quante telefonate e giri ho dovuto fare per trovare questo biglietto last minute.

-Sì...- disse Michiru assente. -E a che ora dovresti partire Elza?

-Ho il volo alle 14.- spiegò mentre si sedette -Sono passata proprio per salutarti con un buon pranzetto. Non qui alla mensa, ma in un qualche ristorantino.- le fece la proposta indiretta mentre si sedeva sulla sedia di fianco alla scrivania.

Per Michiru fu un'altra nota dolente. -Elza, mi dispiace davvero tanto, ma non posso ho un impegno.

-Con il tuo amico batterista?

-Ahahah, come ti è venuto in mente lui adesso?

-Ultimamente esci spesso con lui!- rispose l'atleta con il broncio.

-Siamo usciti solo quattro volte e in realtà, ultimamente, mi ha chiamato un paio di volte e gli ho dato buca.

-Ahhh, allora non lo devo considerare un rivale!- esclamò contenta l'altra.

-Elza...- la rimproverò Michiru.

-Allora con chi esci?- chiese accavallando le gambe.

-Perchè invece di continuare a parlare di me non mi dici perchè ti sei vestita in quel modo?- chiese Michiru ridendo sommessamente.

-Ma quale parlare di te che è da quando sono arrivata che parlo di me?- la riprese divertita. -E poi che è questa storia: parli poco di te e critichi pure come mi vesto!- continuò fingendosi sempre arrabbiata, ma tradendosi volontariamente con il tono di voce. Tanto sapeva che quando Michiru non voleva parlare di se', la cosa migliore per mandare avanti la conversazione era passare oltre. Elza si alzò per guardare meglio i propri vestiti allo specchio posto vicino alla scrivania: -Cos'ho che non va?

-Non c'è niente che non vada, è solo che sei incredibilmente femminile!- spiegò Michiru divertita.

-Che ci vuoi fare Michiru? Ho già caldo qua in Giappone che in Estate si trasforma in una cappa di calore, l'idea di andare in Brasile mi fa venire ancora più caldo. Mi preparo per quando sarò là!

-Sei insolita, ma stai bene.

Elza sorrise contenta a quell'affermazione. -In effetti non te l'ho mai chiesto Michiru: tu preferisci le ragazze femminili come te, quelle più maschiacce stile Haruka o quelle che sanno essere una via di mezzo come me?- Ad Elza a volte piaceva provocarla quando erano da sole.

-Smettila- disse lei esasperata, mentre andava in bagno. -E comunque non sapevo che eri così in confidenza da chiamarla per nome e senza onorifici!- la prese in giro.

-Che ci vuoi fare? Io vengo dal Sud America, non c'è nessuno che lì usa il cognome con tanto di onorifico per riferirsi a un coetaneo!- Michiru restò stupita ricordando che in tono più educato era lo stesso discorso che le aveva fatto Haruka quando le aveva chiesto di chiamarla per nome per non continuare a farla sentire un'estranea anche lei. -E poi sai che io e lei abbiamo una certa antipatia a pelle. Infatti se ci fai caso nemmeno lei usa titoli onorifici per rivolgersi a me, ci prova riuscendoci quasi sempre con tutti, tranne che con me.

-Non sapevo che potessi essere risentita da ciò.

L'altra sbuffò e preferì cambiare argomento: tanto a pelle le era piaciuta fin da subito Michiru, così tanto da sfidare ogni previsione di essere allontanata dalla freddezza emanata dalla violinista a chiunque non la conoscesse, tanto non le era simpatica Haruka. Da un punto di vista sportivo non poteva che stimarla, ma per tutto il resto il loro era stata un colpo di fulmine quanto ad antipatia reciproca. Decise perciò di virare l'argomento su cose più concrete, meno campate in aria: -A che ora hai l'appuntamento?- chiese sporgendosi per guardarla mentre si metteva una molletta ai capelli e si sciaquava il volto.

Ancora con questa storia?” si chiese quasi esasperata. -Alle 11.

-E cosa vai a fare?

-Vado a prendere un aperitivo.

-Fico!- esclamò quella smettendo (forse) con le sue domande: -Non siamo mai andate a prendere un aperitivo insieme. Non ti facevo una tipa da aperitivo!

-Ogni tanto si può prendere anche qualcosa di diverso dal thè- pensò e iniziò a canticchiare chiedendosi se Haruka a mezzogiorno prendesse bevande alcoliche o analcoliche. E quale di quei due generi di bevande preferiva in generale?

-Michiru, tu non ti trucchi mai, a parte per le occasioni importanti?- le chiese Elza di punto in bianco dopo averla ascoltata, sorridendo, intonare quella breve melodia.

La ragazza la guardò stupita attraverso lo specchio mentre si lavava i denti. Con un gesto della mano le fece segno di voltarsi. -Michiru se è per sciaquarsi la bocca puoi sputare anche se ti guardano gli altri- disse l'altra che era già capitata altre volte in camera sua mentre si lavava i denti.

La risposta di Michiru arrivò poco dopo, appena finì di asciugarsi la bocca. -Non secondo le impostazioni che mi hanno dato i miei.

-Ma i tuoi sono antiquati!- si lamentò Elza rigirandosi dalla sua parte.

-Secondo le regole della mia famiglia non dovrei nemmeno farti entrare in camera da letto. Soprattutto non vestita così- ridacchiò mentre aprì l'armadio per scegliere il vestito da indossare.

-Secondo le regole della tua famiglia non dovresti nemmeno parlarmi: dimmi tu se non è antiquato questo!

Michiru si mise davanti un vestito celeste con le maniche corte e subito dopo uno rosa chiaro senza maniche, piegando la testa di lato per capire quale le stesse meglio.

-Il primo ti sta meglio- si permise di suggerirle.

-Uhm, trovi?- chiese riportandosi il vestito celeste di nuovo davanti. Stava per dare retta ad Elza quando pensò che non era il massimo uscire con Haruka indossando il vestito consigliatole da Elza che non immaginava nemmeno che uscisse con la sua acerrima nemica. -Hai ragione, ma oggi c'è davvero caldo: forse è più pratico questo.- Elza fece spallucce, così Michiru rimise dentro l'armadio il vestito celeste.

-Comunque per tornare alla tua domanda di prima: raramente mi trucco se non è per una cena importante o un concerto.

-Sfido io: sei bellissima comunque.

-Grazie- disse facendo la finta modesta. Una delle cose sulla quale aveva massima sicurezza era proprio il suo aspetto fisico.

-Mi piacerebbe poterti truccare.

-Dici sul serio?- chiese stupita Michiru mentre si toglieva la molletta dai capelli.

-Me lo concederesti?

-Che cosa??- domandò perplessa dal bagno dove si era diretta per rimettere la molletta nel beauty.

-Di truccarti.

-Ora?

-Anche questo è contrario alle regole della famiglia?- domandò entrata anche lei nel bagno.

-Ma non mi va di andare truccata.

-Allora dopo te lo togli.- chiese recuperando dalla busta un pennello per definire il contorno della labbra.

-Dov'è il coso? Il boccetto con il colore!- chiese spazientita.

-Ahahah, un termine da vera amante della cosmesi.

-Non scherzare, dai!

-Ahahah, è questo il coso con il colore?

-Sì, ecco, appunto.- prendendo il boccetto fra le sue mani. -Dai Michiru, me lo devi!- intanto che toglieva il tappo e prendeva anche un rossetto.

-E perchè dovrei?- chiese incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio con fare inquisitorio.

-Innanzitutto perchè preferisci andare a prendere l'aperitivo con non so chi anzichè con me e secondariamente perchè preferisci dare ragione più ai tuoi genitori che al tuo cuore.

-Elza, la nostra è una bella amicizia.

-Basta, non dire altre bugie. Non oggi che parto almeno.- Elza aveva l'impressione che andando via Michiru si sarebbe allontanata da lei. Strano, non lo avrebbe mai creduto prima di conoscere Haruka. Michiru prima di allora infatti non vedeva che lei. Non frequentava nessun'altro se non lei. Da quando invece era spuntata Haruka, alle competizioni si vedeva che guardava principalmente Haruka. Poi, Michiru le aveva sempre detto di essersi incontrata casualmente fuori dai campi sportivi con Haruka, ma dovevano essere incontri che portavano i loro frutti, dal momento che ogni volta che si incontravano alle gare erano sempre più confidenziali. L'ultima volta erano quasi distese, cosa che prima di allora non era mai capitata dal momento che per quanto Michiru si sforzasse di essere cordiale con lei, Haruka teneva sempre una certa distanza tra loro. Senza contare che era per colpa di Haruka se Michiru si era messa nella testa di provarci con il suo batterista per provare a se' stessa che a lei non piacevano le ragazze. Ma era così evidente che in realtà le preferiva!

Elza prese Michiru per un braccio e la portò in camera, prese una seconda sedia dalla scrivania e la mise di fianco a quella che aveva già spostato prima dove si risedette, tirando Michiru per il braccio e così costringendola a seguirla.

-Bene e ora che vuoi fare?- le domandò Michiru.

-Voglio dimostrarti che non saprò i nomi dei cosmetici, ma che se voglio sono molto brava a metterli.- Così appoggiò gli oggetti presi dal bagno sulla scirvania, prima prese il rossetto che passò sulle labbra della violinista; poi prese il pennello dalla punta sottile che intinse nel boccetto, per iniziare successivamente a delinaeare i contorni della bocca di Michiru. Quanto avrebbe voluto essere lei a ricevere il primo bacio in assoluto di Michiru!

Dal canto suo Michiru si fece rapire dalle carezze che il rossetto, sotto i gesti gentili di Elza, compiva sulle sue labbra, risvegliando il desiderio da qualche tempo assopito di provare a baciare la persona che aveva di fronte. Poi fu la volta del pennello dalla punta sottile che rafforzò quello strano desiderio. Elza lo faceva apposta a disegnarle il contorno labbra così a fior di pelle da rendere rilassanti i suoi gesti, compiuti però con tale lentezza da essere quasi snervante? A due spanne di distanza da lei, con lo sguardo concentrato sulle sue labbra... Michiru sentì che non ce la faceva più, doveva provare: non le bastava più tenerle la mano,come stava facendo in quel momento. Elza infatti non le aveva lasciato la mano un momento da quando la portò in camera e forse non casualmente l'appoggiò proprio sulla sua gamba. Nonostante Michiru realizzò solo in quel momento di avere la mano sulla sua gamba, non la distolse: voleva quei contatti fisici che accendevano lei un desiderio. Lei desiderava quel bacio, che fosse anche solo un bacio stampo, ma lo voleva. Così, lasciandosi sopraffare dalle emozioni si abbandonò alle attenzioni di Elza che sorrise un attimo quando capì che finalmente avrebbero potuto dichiararso i propri sentimenti con quel bacio. Sapeva che se l'avesse baciata lei per prima, nessun'altro avrebbe potuto sperare di aver la meglio: Michiru era troppo fedele per mantenere il piede in più scarpe una volta preso un impegno in modo così serio. Certo, non aveva mai avuto una relazione prima, ma Elza quando ne ragionava con la pittrice sapeva che la fedeltà era sinceramente legata a lei. Mise perciò giù il pennello e ritornò a fissare quelle labbra perfette. Ritornò ad avvicinare il proprio volto a quello di Michiru che dall'espressione del suo volto si capiva che non chiedeva altro che quello! Senza volerlo il pretesto del trucco era servito a qualcosa che altrimenti forse non sarebbe mai accaduto.

Elza prese poi un attimo le distanze da Michiru, guardandola con gli occhi chiusi. Sarebbe stata lei ad insegnarle come baciare? Ma poteva considerarsi una brava maestra? In fin dei conti aveva dato il suo primo bacio ad un amichetto quando aveva quasi tredici anni: erano entrambi alle prime armi, si stavano annoiando e decisero di provare ad allenarsi tra loro perchè erano come fratello e sorella quindi i loro baci non avrebbero avuto alcun significato. Dopo due o tre baci però capirono che non era un buon passatempo e che, proprio in virtù della loro amicizia fraterna, baciarsi faceva quasi senso. Nessuno di loro avrebbe baciato il proprio fratello solo per imparare come fare!

Per lei perciò quel bacio non sarebbe stato tecnicamente il primo -chiuse gli occhi- ma sicuramente sarebbe stato il primo dato con cognizione di causa, come espressione del sentimento che provava per l'altra persona, come coronamento di qualcosa che moriva dalla voglia di fare da troppo tempo ormai. Se avesse potuto si sarebbe subito fiondata sulla sua bocca per avere finalmente quell'attesissimo bacio, ma doveva sempre tenere conto che Michiru era una ragazza moderata, totalmente alle prime armi e che il loro primo bacio doveva essere dolce e tenero, non istintivo come era lei. Perciò mentre si avvicinò lentamente al suo volto iniziò già ad assaporare il bacio che sarebbe arrivato pochi secondi dopo quando le loro labbra si sarebbero finalmente incontrate.

Qualcuno bussò alla porta. Le due ragazze aprirono gli occhi destandosi da quell'atmosfera d'intesa totale che si era creata fra loro. Si guardarono negli occhi e poi si sentì la voce di una suora: -Kaio-San?

Michiru si alzò così di scatto e andando alla porta appoggiò l'orecchio alla porta parlando: -Madre mi scusi, sono appena uscirta dalla doccia, è urgente?

-E' la sua famiglia.

Che strano: i suoi che la chiamavano. Neanche a farlo apposta proprio nel momento peggiore! Avevano un radar forse? -Può dire loro che li richiamo fra mezz'ora? Finisco di prepararmi e poi li chiamo.

-Riferirò.

Michiru si appoggiò alla porta tirando un sospiro di sollievo! Anche Elza si passò una mano sulla fronte fingendo di togliere il sudore. -Se ti beccavano qua con me, vestita come sono, sarebbe successo un bel guaio.

-Potevo sempre nascondermi nel bagno.

-Ahahah, ma tu non sei la mia amante da dover nascondere.- rise cercando si smorzare la situazione. Che diavolo le era preso? In cuor suo avrebbe voluto ancora quel bacio, ma ora che era tornata alla realtà e recuperato la sua solita razionalità, si chiese il perchè di volersi abbandonare proprio a quegli istinti che stava cercando di combattere.

Elza fu urtata da quelle parole perciò si alzò dalla sedia e si diresse da lei. -Perchè non posso esserlo? Perchè lo dicono i tuoi? Perchè lo dicono le suore? O perchè lo dicono le altre ragazze bacchettone, tutte fatte con lo stampino?

-Elza non è questo...- provò a giustificarsi Michiru apoggiando le mani al suo petto per allontanarla. Elza però non ne voleva proprio sapere di andarsene e appoggiando le braccia alla porta la bloccò. Michiru si portò una mano chiusa all'altezza del cuore. Che cosa voleva fare?

-Michiru volevamo entrambe quello che stava per accadere. Non mentire. E' da tempo che lo vogliamo, ci stiamo per affacciare al XXI secolo e non c'è nulla di male se due persone che si vogliono bene si baciano.

Michiru non seppe cosa rispondere. Elza aveva ragione, ma lei aveva ancora qualche reticenza. Sapeva che se l'avesse baciata, lei o qualunque altra ragazza, avrebbe spazzato via ogni speranza di redenzione. Elza ci riprovò a creare l'atmosfera di desiderio di prima. Le accarezzò il volto, la baciò sulla guancia e infine le sussurrò: -Siamo fatte per stare insieme.

-Siamo fatte per stare insieme, principessa Nettuno.- le disse la principessa Urano prima di baciarla al tramonto del sole che rifletteva il proprio disco luminoso sulle superfici dell'acqua di Nettuno.

Fu un flashback.

Elza le baciò la tempia. Anche nell'altra vita lei e Urano erano riuscite a dichiararsi prima della sconfitta da parte del Dark Kingdom. Ecco perchè avevano infranto le regole e si erano viste più volte allontanandosi dai loro pianeti!

Elza le baciò ancora la guancia. Che fosse Sasuke o che fosse Elza, per quanto potessero essere forti nessuno le provocava le stesse sensazioni che le dava Haruka pur avendola conosciuta da pochissimo tempo. Era quindi destinata alla guerriera dei venti?

Elza le baciò l'angolo della bocca. No, non poteva baciarla. Prima le sembrava così ovvio e naturale, ma in quel momento non c'era più nulla di naturale, non poteva baciare Elza mentre stava pensando ad Haruka. Perciò non potendo allontanarsi girò il volto di lato.

Elza la guardò stupita, ci restò palesemente male -E' impossibile convincerti a lasciare i tuoi timori?- chiese mortificata.

Michiru esitò prima di dirle la verità: -Elza io... Non sono sicura di quello che provo per te.- Non si potevano amare due persone contemporaneamente. Chi voleva di più? Elza con la quale aveva costruito un rapporto di intesa fin da subito e con la quale, in sei mesi, aveva costruito un rapporto più profondo dell'amicizia; o Haruka, con la quale aveva un rapporto più burrascoso, ma per la quale sentiva, dopo averla conosciuta da solo un mese, di provare sentimenti la cui natura la spaventavano? “Credevo che sarebbe stato molto più facile baciare qualcuno” pensò visto che aveva sempre immaginato che le sarebbe bastato baciare Sasuke per capire se era in un periodo di confusione o se davvero non era interessata ai ragazzi. Invece ora si ritrovava ad aver respinto lui e anche Elza.

L'atleta lasciò cadere le braccia e non replicò subito. Non stavano insieme, ma era evidente quello che sentivano l'una per l'altra. Fino ad allora Michiru aveva cercato e al tempo stesso negato contatti fisici troppo intimi, ma non l'aveva mai respinta a parole. -N-non sei sicura?- balbettò ad un certo punto.

-Scusa Elza. Non so davvero cosa mi prende. Non voglio ferirti con le mie parole, ma so che lo farei molto di più se ti lasciassi credere ciò di cui nemmeno io sono più sicura. Forse queste vacanze tornano buone per schiarirmi le idee.

Elza avrebbe voluto chiederle perchè e da quando iniziò ad essere confusa, ma non disse nulla. Sapeva già da quando Michiru aveva iniziato a vivere il periodo più travagliato per i suoi sentimenti e il suo orientamento. -Va bene. Allora io vado.- Poi pensò che comunque non poteva farsi vedere così abbattuta, perciò le disse sforzandosi di sorridere: -Buone vacanze e buona meditazione!

-Grazie, anche a te.- rispose l'altra senza guardarla in viso ma spostandosi di lato per permetterle di rimettersi i sandali e uscire dalla sua stanza.

Quando Michiru chiuse la porta si appoggiò nuovamente ad essa e lasciò che qualche lacrima le segnasse le gote e le guance. Perchè era così sbagliata e perchè doveva far soffrire tante persone prima di capire chi era e che cosa voleva davvero? Volse poi lo sguardo verso la sveglia. L'unica cosa che la faceva stare bene era suonare il violino, ma non c'era più molto tempo. Improvvisamente le venne in mente che doveva chiamare i suoi genitori e che quindi doveva fare in fretta a vestirsi altrimenti la Madre addetta alla portineria si sarebbe preoccupata se non l'avesse vista scendere nel giro di una ventina minuti e lei non voleva ritrovarsela di nuovo a bussare alla porta per sapere come mai non era ancora scesa. Indossò l'abito che aveva scelto per uscire con Haruka, si mise un paio di sandali abbinati, si tolse il rossetto che aveva fatto degenare la visita cordiale di Elza, poi si diresse in portineria. Avrebbe finito di sistemarsi dopo aver telefonato ai suoi genitori.

La telefonata fu anonima e fredda come sempre. Sua mamma voleva sapere come stava. Era da tanto che non si sentivano. Un minuto dopo la cornetta passò nelle mani del padre che le disse di comunicare loro per tempo quale sarebbe stata la settimana in cui sarebbe tornata a casa, così avrebbero potuto organizzare serate per mostrare a tutti gli amici il fiore all'occhiello di casa Kaioh e avrebbero anche organizzato almeno un paio di giornate in compagnia di Hiroshi e la sua famiglia. Sarebbe stata un'ottima occasione per i due giovani. Michiru stava crescendo, ormai aveva già quindici anni ed era giusto che iniziasse a pensare ad un buon partito con cui convolare a nozze**. Hiroshi, a detta del padre, era il migliore candidato. Michiru lo ringraziò per averle ricordato cosa doveva fare a quindici anni, ma il padre per niente avvezzo alla comicità non colse l'ironia nella frase della figlia e rispose che era nel suo dovere di padre farlo. Quando Michiru riattaccò pensò che almeno da quel momento in poi non avrebbe più sentito le due persone più fredde del mondo.

Tornò in camera. A modo loro le volevano bene, ma era un bene dimostrato solo con i soldi spesi affinchè potesse avere la migliore educazione scolastica, comportamentale, musicale e tutto ciò che potesse fare di lei la massima eccellenza. Un'appetibile futura sposa per i giovani eredi delle più illustri casate del Giappone.

Inizialmente, quando vedeva come interagivano gli altri bambini con i loro genitori, le mancava avere due genitori affettuosi e premurosi come gli altri e, nell'ingenuità dei suoi quasi sei anni, lo fece pure presente alla madre. Lei le rispose: -Loro fanno così perchè non vengono da famiglie importanti come la nostra. Per tutta la vita cercano di compendiare con i sentimenti ciò che non possono comprare con i soldi e fingono pure di essere felici.- All'inizio lei ci credette perchè se lo diceva la sua mamma era vero. Poi crescendo capì che i suoi genitori non erano così infallibili come credeva. Soprattutto quando a dodici anni la misero in quel collegio. -Sei grande Michiru, devi diventare autonoma e indipendente. Altrimenti nessuno vorrà sposare una ragazza che continua a fare affidamento sui genitori.- le spiegò suo padre. La scelta dell'uomo a cui non si era mai opposta fu molto difficile da mandare giù. Le veniva da piangere, ma ricacciò le lacrime indietro più e più volte. Lei doveva essere forte, non voleva piangere. Anche se avesse voluto comunque non avrebbe potuto farlo. Non apertamente per lo meno. Tutte le volte che piangeva da piccola sua mamma l'aveva ripresa. -Una signorina di buona famiglia non piange per una bottarella al ginocchio. Non è dignitoso.- oppure -Non essere sciocca, non devi piangere perchè è morto il cane della tua amica. Ne compreranno un altro con cui sostituirlo.- Come poi i suoi genitori vennero a sapere che la famiglia della bambina non voleva un altro cane perchè soffriva ancora per la perdita del primo e in più, avendo avuto nel frattempo una seconda figlia, non avevano i soldi per permettersi di mantenere anche un cane, decisero di far smettere di frequentare quella bambina alla figlia. Era di un ceto troppo inferiore, non andava bene per lei.

Era tanto preoccupata di andare via di casa e invece un paio di mesi dopo il suo arrivo nella nuova scuola privata iniziò a sentirsi bene. Era isolata, era vero, ma non cambiava nulla dalla sua situazione a casa. Anche lì, essendo figlia unica, non aveva mai molta compagnia e sua madre era più impegnata ad appoggiare le scelte lavorative del marito e ad organizzare eventi con i loro amici che a dedicarsi alla figlia. In realtà, scoprì con sorpresa, di stare meglio senza loro. Se in camera, d'Inverno, voleva indossare una felpa poteva farlo senza che nessuno la riprendesse per il suo abbigliamento non consono al suo ceto. Se voleva poteva frequentare una ragazza di buone origini, ma più umili delle sue senza che sua madre si scandalizzasse. Inoltre se arrivava ad essere tanto triste o spaventata da non trattenere il pianto poteva piangere senza essere ripresa.

Michiru si fece il letto e mise a posto le poche cose fuori ordine nella sua stanza- altra cosa che non poteva rimandare a casa sua: tutte le stanze dovevano dare l'idea di non vissuto che la rendevano perfetta all'occhio della madre-. Si sedette poi sul letto e pensò per un attimo a Hiroshi, era davvero un buon ragazzo e forse l'unico che davvero sarebbe andato bene per lei: era un ragazzo molto colto, raffinato, educato e alimentato da un'ambizione pulita, non di quelle che portavano le persone a schiacciare tutti gli altri pur di arrivare al loro obbiettivo. Inoltre lui era una delle poche persone dell'alta società che badava anche all'animo umano delle persone oltre che al loro rango di appartenenza. Era da almeno due anni che aveva iniziato a farle capire che era interessato a lei e nonostante avesse sette anni in più si era sempre dimostrato molto delicato, timido, quasi leggermente impacciato. Michiru sapeva che aveva avuto solo una fidanzata a quindici anni, ma che la storia proseguì per due anni e mezzo e che dopo di lei non ebbe più nessun'altra. Forse era per quello che era leggermente negato come corteggiatore, ma tutto sommato a lei piaceva quel suo modo di fare: per lo meno era l'unica persona a cui piaceva e che cercava di farglielo capire, ma che non le metteva pressione per avere sviluppi nel loro rapporto. Richiamò alla mente la sua figura: capelli corti, neri; occhi scuri, orecchie piccole, mani più grandi delle sue; magro. Facendo i cacoli che in Giappone nessuno era molto alto lui, pur essendo già adulto, era poco più alto di lei***. Non era certo alto come Haruka che doveva aver preso la sua altezza dal ramo occidentale. Lei doveva essere almeno un metro e settanta e c'erano buone possibilità che potesse crescere ancora di un po'. "Haruka!" pensò poi girando di scatto lo sguardo alla sveglia. Erano già le 10.30, doveva smettere di perdersi nei suoi pensieri e uscire per andare al luogo del loro incontro.

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*In Giappone la scuola è strutturata diversamente dalla nostra e le vacanze estive sono costituite da un mese soltanto.

** Seguendo un video di cultura giapponese ho scoperto che in Giappone ci si sposa molto molto presto, già a venticinque anni si inizia ad essere un po' fuori età per il matrimonio. Per cui immagino che trent'anni fa (l'epoca in cui è ambientata la fanfiction) ci si sposasse ancora prima e che forse all'epoca era a vent'anni che si iniziava ad essere un po' troppo "vecchi" per sposarsi.

***per ulteriori approfondimenti sulla figura di Hiroshi, leggere "Un'amara verità" XD

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Super presa dal lavoro, faccio veramente fatica a ricontrollare e rispettare le scadenze, per cui lo slittamento di un giorno è diventato una regola ^_^'

Spero come sempre che questo capitolo possa piacervi.

Ringraziando chi sta leggendo la storia, chi l'hai inserita tra le seguite, chi tra le preferite e chi recensisce, vi auguro buona serata.

7.


Haruka arrivò con un quarto d'ora di ritardo.

-Ciao, scusa, sono proprio desolata, ma mi è venuto tardi a casa mentre stavo studiando!- si giustificò.

Michiru la guardò e pensò che con quel chiodo marrone stava benissimo. Sembrava avere almeno due anni in più, ma era bellissima. O forse doveva dire bellissimo visto che tutto pareva fuorchè una donna. Mentre si avviarono al bar molte ragazze la guardarono ridacchiando o commetando fra loro per quanto era bello quel ragazzo. -Caspita, ne hai di ammiratrici!- commentò Michiru mentre Haruka sorrise contenta dell'effetto che da qualche anno aveva iniziato a fare sulle ragazze.

Da parte sua Michiru non mancò di mietere anche lei qualche vittima con il suo fascino. Molti ragazzi vedendola si davano delle gomitatine e uno di loro le fischiò pure. -Vedo che anche tu hai parecchi ammiratori!- Michiru rise composta conscia della sua popolarità nel mondo maschile.

Si sedettero ad uno dei tavolini fuori dal bar scelto e furono subito servite da un ragazzo: -Buongiorno ragazzi, sapete già cosa ordinare o volete prima leggere il menù?- Haruka aprì il menù veloce e poi disse: -Ce l'ha il menù degli infusi e delle cioccolate?

-Certo.- si girò e le passò il menù richiesto che stava nel tavolino vuoto dietro a lei. -Ci da un paio di minuti per scegliere?

-Ok, torno dopo.- rispose indugiando con lo sguardo su Michiru che ricambiò il suo sguardo con un sorriso.

-Niente alcolici o analcolici? Da quello che sapevo in America vanno molto di moda- chiese alla bionda vedendo la pagina sulla quale si era soffermata.

-Vedo che sei informata!

-Beh, non vivo fuori dal mondo!- ribattè l'altra con il tono della voce leggermente divertito.

Haruka sorrise prima di riprendere: -Il fatto è che io o sono antiquata o nel sangue sono più giapponese che americana*. Adesso là vanno di moda gli aperitivi con quelle bibite o con i cocktail alcolici. Non mi dispiacciono sai, però sono convinta che niente sia più rilassante di un incontro al bar davanti ad una tazza di thè o cioccolato.

-Mi stupisci davvero.- commentò Michiru, mentre l'altra appoggiò il menù.

-Non sei la prima a dirlo.- nella sua voce era percepibile una nota di allegria.

-Posso? Hai finito?- chiese la ragazza dai capelli verde acqua riferendosi al menù.

-Sì, si ho già scelto.- Così Michiru lo prese e lesse l'elenco della stessa pagina che stava leggendo Haruka.

Poco dopo arrivò il cameriere di prima: -Avete scelto?

Le due ragazze risposero in modo affermativo prima di fare l'ordine e il ragazzo si mostrò particolarmente ben disposto a trascrivere l'ordine della “bella signorina” come l'aveva definita lui. Certo, forse il sorriso e lo sguardo che lei gli riservò favorì quella particolare cortesia nei suoi confronti.

Haruka osservò silenziosa la scena.

Quando il ragazzo si allontanò Michiru prese parola: -Mi ha molto sorpresa ricevere il tuo invito Tenoh-S- scusami... Haruka-San.

-Mi sembra il minimo ricambiare dopo l'ospitalità della volta scorsa. Purtroppo non ho potuto invitarti a casa mia perchè ho le gare fra meno di un mese e sono così presa tra le ultime verifiche in classe e le prove per le gare che ho giusto il tempo per riempire il frigorifero per il fine settimana!- rise.

-Se ti va dopo possiamo andare a pranzo insieme.

-E hai intenzione di pagare tu?

-Certo.

-Allora non so se verrò. O offro io il pranzo o vieni a casa mia, quindi vedi tu cosa è meglio. In qualche modo io mi devo sdebitare.

-Non devi, sono io che dovevo sdebitarmi con te.

-A proposito, mi dispiace davvero per la mia reazione dell'ultima volta.

-Figurati, sono io che forse ho tirato un po' troppo la corda.

-Sai, in genere io sono una persona istintiva sì, ma non fino a questo punto.

-Immagino...

-Ma ho pensato a quello che è successo e probabilmente è proprio perchè sono provata che ho avuto quella reazione assurda.

-Tu dici?

Il ragazzo che arrivò con i due infusi richiesti non permise alle due di approfondire il discorso, giacchè Haruka, forse avendo intuito dove sarebbe andata a parare alla fine Michiru, cambiò totalmente argomento quando il giovane se ne andò.

-E tu Michiru, che programmi hai per l'Estate? Vai da qualche parte?

-No, penso che resterò un po' in collegio, un po' a casa mia e mi dividerò fra compiti, lezioni di violino e di arte e nuoto.

-Nuoto?

-Sì, io pratico nuoto agonistico e competo spesso per la mia scuola in questo sport.

Haruka rimase sbigottita. Quante risorse aveva quella ragazza? Sembrava così fragile eppure riusciva a dare il massimo di sè in più discipline. -E sei molto brava?- glielo chiese lo stesso, ma intuiva già la risposta.

-Sì, ho sempre vinto.- La risposta non disattese Haruka. Michiru avrebbe voluto dirle che l'acqua era sua amica, ma per una volta desistette da portare l'argomento al tema che con Haruka le stava più a cuore. -E tu hai programmi?

-Forse torno in America. Sai, anche io frequento una scuola privata. Non è religiosa e prestigiosa come la tua, ma non penso che la mentalità cambi molto. Non mi sono fatta molte amicizie e a meno che non saltino fuori dei motivi validi non vedo perchè restare pure d'Estate.

Si vedeva solo guardandola che Haruka non doveva essere molto estroversa (anche alle competizioni se ne stava sempre in disparte) perciò apprendere che non aveva molti amici non stupì Michiru.

Per un po' parlarono del più e del meno tra una sorso di thè e l'altro. Michiru era davvero una compagnia più che gradevole quando non andava in paranoia. Ciò nonostante anche quando non parlava di elementi dell'universo, restava fuori dal comune. Era un gradino al di sopra di tutte le altre ragazze della sua età. Era molto matura, ponderata e colta. Sapeva essere divertente quando voleva, ma non era nelle sue corde passare le giornate in compagnia con qualcuno solo per ridere. Inoltre la sua compostezza le dava una classe che doveva essere insita in lei.

Michiru era composta fin nel ridere.

Michiru aveva quindici anni e all'ora dell'aperitivo prendeva il thè parlando di musica e teatro.

Michiru non era una ragazza qualsiasi.

Michiru era come lei. Solo più riflessiva, più aggraziata e forse più posata.

Haruka non aveva dimenticato chi era quella ragazza che aveva davanti a se', - e come scordarlo se ogni volta si finiva sempre a parlare di universi paralleli?- ma non poteva più fare a meno di vederla. Se ne era accorta nei giorni successivi all'ultimo incontro. Lo capì dopo essere stata a casa sua e dopo aver ricevuto rivelazioni più personali sulla sua vita privata che le fecero capire quanto veramente si somigliassero più di quanto potesse sembrare in apparenza. Per certi versi così distanti e  per altri così simili, sembravano addirittura una complementare all'altra. Uscire per ripagarla della cena era un pretesto perchè sapeva bene che la cena era per ricambiare il suo salvataggio, quindi non le doveva nulla, ma voleva vederla. Sentiva di voler solo annegare nei suoi occhi e godere ancora delle sue colte argomentazioni. Lei e Kameda erano le uniche persone che conosceva da così poco tempo e con i quali chiacchierare ininterrotamente era un piacere; erano gli unici con i quali si sentiva a suo agio pur conoscendoli da poco, ma al contrario di Kameda con lei si sentiva di poter parlare davvero di tutto. Anche di argomenti più complessi e non comuni per ragazzi della loro età, quasi esclusivamente dediti alle frivolezze. Haruka non si era mai innamorata, ma era abbastanza certa che ciò che sentiva per Michiru erano le avvisaglie di un amore emergente per quella talentuosa ragazza.

-Sai sono ancora dell'idea di fare un quadro che abbia te come soggetto.

-Davvero?

-Mh-mh.

-Perchè lo chiedi a me e non ad Elza? Sarebbe molto contenta di posare per te.

Michiru aveva disegnato molte volte Elza mentre la guardava correre sulla pista della scuola. Aveva un fisico tonico ed era uno studio interessante per la raffigurazione dei muscoli in tensione del corpo umano femminile. Di disegni di Elza ne aveva parecchi, anche qualche schizzo di lei in pause ricreative. Molte volte nella pausa pranzo si vedevano e mentre chiacchieravano si lasciava volentieri ritrarre da Michiru. Eppure la pittrice si sentiva soddisfatta di quei disegni, come se non avesse altro da aggiungere. D'altronde anche la volontà di ritrarre Haruka era mossa dall'esclusivo piacere di poter guardare ogni colta che avrebbe voluto una raffigurazione realistica dell'emergente pilota. -Che esagerata.

-Elza ha una cotta per te e tu lo sai bene.- disse la bionda. Haruka aveva preso da pochi giorni coscienza dei sentimenti per la pittrice e ora era determinata a capire se Elza doveva essere considerata una rivale anche in amore oltre che nello sport.

-Ma che dici?- mentì mentre le tornò alla mente quanto accaduto quella mattina stessa.

-Michiru-San l'ho capito io che vi ho viste poche volte insieme. Tu non sei una sciocca e lei è palese con te, quindi sai bene quanto me che le piaci.

-Ma anche se fosse? Perchè t'impicci di quello che non ti riguarda?- chiese irritata alzando leggermente la voce.

-Michiru-San non l'hai ancora capito che non mi interessa affatto sapere se tu piaci a lei? Io voglio solo sapere se è a te che lei piace!- rispose Haruka anche lei con la voce alterata.

Michiru restò spiazzata da quella dichiarazione. -E p... perchè ti interessa?- chiese titubante abbassando il tono della voce. Era così palese il sentimento che le legava? Ma soprattutto: cosa voleva dire Haruka con quella precisazione?

-Io...- presa da uno scatto di nervoso non si rese nemmeno conto di quello che stava dicendo. Capì solo dopo la domanda di Michiru. -Io...- Era arrivato il momento di dire la verità? Come poteva spiegarle senza passare per ridicola? Lei gelosa di qualcuno. Lei che esplorava il terreno dell'amore per una ragazza che conosceva da circa un mese. -Michiru-San...- Si fece coraggio -Elza non è l'unica a cui tu piaci.

Il cuore di Michiru iniziò a battere forte, che cosa intendeva dire Haruka? -Cosa vuoi dire Haruka-San?

-Io, Michiru-San... Vedi, io non sono sicura, però credo...

-Kaioh-San?- chiese un ragazzo alle spalle della violinista.

Lei si voltò spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si trovò faccia a faccia con Sasuke -Oh mamma. Takahishi-Kun! Che ci fai qui?- nessun tentativo di dissimulare la voce che faceva intuire che si trattava di una sgradevole sorpresa.

-Che ci faccio io? Che ci fai tu che mi avevi detto che non potevi uscire perchè eri malata.

-Ah, io... mi sono ripresa da poco.- sorrise cercando di nascondere l'imbarazzo mentre si alzò dalla sedia.

-Ti riprendi da poco ed esci con lui invece che con me?

-E allora ci sono dei problemi?- intervenne a quel punto Haruka che si sentì interpellata nel momento in cui lui con un movimento della testa la indicò.

-Scusa e tu chi saresti?

-Sono la persona con cui Michiru-San ha preferito uscire- gli disse alzandosi da tavola per guardarlo negli occhi. Sebbene fosse una ragazza, Haruka era molto alta quindi non aveva nessuno da guardare dal basso.

-Ehi, Sasuke-Kun, tutto bene?- gli domandò Nakayama, il chitarrista della sua band.

-Sì, sì- fece segno di ok con la mano e poi chiese agli amici di allontanarsi. Quando il resto della band si allontanò da loro Sasuke guardò ancora Haruka e poi Michiru. -E' per lui che l'ultima volta mi hai respinto?

-Io non ti ho respinto, ho solo pensato che stessi correndo troppo.

-E' correre troppo un bacio sulla guancia dopo quattro uscite?- chiese tra l'esasperato e lo scandalizzato lui.

-Io... Non ero sicura che tu volessi fermarti al bacio sulla guancia e poi avevo il mal di testa e infatti più avanti sono svenuta strada facendo. Vero?- cercando l'appoggio di Haruka.

-Sì, è vero, io le sono testimone. Mi ricordo molto bene quel giorno: era Domenica e io tornavo da un'uscita con un amico. Poi si è ripresa e poichè l'ho portata a casa sana e salva mi ha chiesto di fermarmi a casa sua fin dopo cena.- Poi dagli occhi di entrambi capì che la sua frase era stata malinterpretata. -Nel senso che abbiamo continuato a parlare anche dopo cena.

Il ragazzo era leggermente confuso, ma era evidente che il tipo di Michiru era molto in confidenza con lei: la chiamava anche per nome! -Kaioh-San perchè sei uscita con me pur essendo impegnata con lui?

-Ma noi non stiamo affatto insieme!- si difese lei.

-Io... io non capisco. Pensavo che ci piacessimo e invece ora scopro che non solo c'è un altro, ma che mi hai pure mentito!

-Takaihishi-Kun...

-Lasciami stare Kaioh-San. Io non so chi sia tra noi due “l'altro”, ma di certo io non ci sto a farmi prendere in giro. Se inizi già adesso a mentire cosa faresti più avanti?

-Ma Haruka...

-Non mi interessa di lui, Kaioh-San!- la interruppe nuovamente -Con me hai chiuso. Non chiamarmi più.- e così dicendo se ne andò arrabbiato. Michiru in teoria avrebbe dovuto dispiacersi: quello che aveva considerato fino ad allora la sua possibilità per redimersi l'aveva appena piantata in asso. In realtà si sentì sollevata che le cose fossero andate così. Sasuke dopo quell'ultima volta che si videro l'aveva chiamata tre volte in cinque giorni per sapere come stava e se se la sentiva di uscire. Quell'insistenza la stava davvero soffocando. Come soffocante era dover raccontare bugie ad un ragazzo per il quale non provava alcunchè. L'unica cosa di cui si dispiaque fu essere passata per una bugiarda. Certo, Haruka ci aveva messo del suo ostentando una confidenzialità che non avevano mai avuto. Mentre tornò a sedersi domandò leggermente innervosita ad Haruka: -Cosa ti è saltato in mente di dirgli che sei rimasta anche dopo cena? Lo sai che significato può avere una frase di questo tipo??
Haruka, che era tornata seduta dal momento in cui lui dichiarò la fine della loro frequentazione, trovò modo di riflettere anche lei nel breve lasso di tempo che passò prima che Michiru le rivolgesse la parola. Michiru attirava l'attenzione di molti ragazzi e fin lì non c'era nulla di strano. Le cose “strane” che aveva scoperto quel pomeriggio erano il suo essere estremamente a proprio agio mentre manteneva un atteggiamento vagamente civettuolo con il cameriere mentre nel frattempo, in quel periodo, stava frequentando un altro ragazzo. Haruka si sentì di dover rivalutare le sue idee: avendola sempre e solo vista con Elza aveva pensato che potesse essere interessata solo alle ragazze, ma ora le si palesava un'altra ipotesi: forse era bisessuale. Ma poteva essere? La domanda della violinista interruppe ulteriori indagini. -Scusa, ho capito dopo che la mia frase suonava male, ma poi ho corretto il tiro.

-Sì, ma non potevi starcene fuori e basta?

-Tu mi hai chiamato in causa e quello mi ha pure preso per un ragazzo!- ribattè con tono quasi offeso.

-Come se la cosa ti dispiacesse. Tutti ti prendono per un ragazzo e tu sorridi compiaciuta di te stessa e dei tuoi stupidi vestiti maschili che camuffano le tue forme.

-Cosa ne vuoi sapere tu delle mie forme?

-Ti ho vista gareggiare.

-Ahhhh, allora mi osservi attentamente quando sono in canotta e pantaloncini corti- la provocò Haruka con un sorrisetto malizioso, recuperando in fretta la sua caratteristica sicurezza facendola arrossire. -Comunque quel tipo non fa per te.- proseguì accavallando le gambe. Al diavolo se le piaceva qualcun altro! Adesso era con lei, che sentiva, con un certo masochismo, di voler aver la meglio su chiunque. Intanto uno era appena stato fatto fuori!

-Non puoi sapere quale sia il mio tipo ideale. Non ne abbiamo mai parlato.

-Innanzitutto ti piace vedere cosa si nasconde sotto la canotta di una ragazza più che in quello che ci può essere nei pantaloni di un ragazzo...- continuò a provocarla nel tentativo che la sua reazione le potesse dare un indizio circa le sue reali preferenze.

-Haruka-San, ma c'era del vino nel tuo thè? Perchè oggi sei davvero sfacciata!- rispose l'altra che invece reagì allibita.

Haruka rise di gusto- Michiru era la prima volta che la sentiva ridere così in sua compagnia e la cosa le piacque molto- :- Secondariamente: davvero ti interessa andare avanti con un tipo che ti fa una scenata così prima ancora di starci insieme?

-Cosa ti fa credere che non stessimo già insieme?

-Michiru-San, le vedi queste?- domandò toccandosi le orecchie: -Si chiamano orecchie, sono fatte per sentire e l'udito non mi manca. Dimmi anche solo una favola in cui due che stanno insieme si danno baci sulla guancia!

Michiru arrossì. Che stupida: Haruka era lì quindi aveva sentito tutto.

-Comunque davvero non siete fatti per stare insieme. Immaginati voi due fra un anno con te che ti devi giustificare anche solo per andare a fare la spesa da sola o per uscire con un'amica! Quello sarebbe capace di farti una scenata pure se ti vedesse mentre pulisci con delicatezza e dedizione il tuo violino!

Michiru a quell'immagine rise. Come era venuta in mente un'idea del genere ad Haruka? -Va bene, te lo concedo.

-Ma lui chi è?- si decise ad essere più esplicita. Voleva subito informazioni su quel ragazzo per capire se doveva veramente competere anche con lui. O forse solo con lui. Forse Elza aveva ragione e Michiru preferiva uscire con i ragazzi e quindi la ragazza brasiliana non era da considerarsi come una rivale. “No, se preferisse uscire con lui non gli avrebbe dato buca per uscire con me e poi non sarebbe rimasta qui subito dopo essere stata scaricata” tentò di convincersi. "Non mi sembra nemmeno particolarmente turbata... O forse è una ragazza orgogliosa e lo sta camuffando. Io se fossi in compagnia di certo non mi farei vedere giù di corda per essere stata "lasciata" da una tipa".

Michiru le raccontò che era un ragazzo con cui aveva suonato un paio di volte in passato e con il quale era uscita qualche volta, ma tacque di proposito le reali motivazioni per le quali aveva deciso di uscire con lui. L'unica cosa positiva di tutto ciò fu che Haruka, assistendo a quella scena, potesse pensare che, visto che usciva con i ragazzi, fosse eterosessuale. "Anche se il mio stato d'animo rilassato non aiuta tanto a convincere qualcuno del mio interesse per lui... Non importa, l'importante è che sappia che io fuori da scuola mi vedo con i ragazzi", incoraggiando così le proprie congetture.

-Ma davvero ti può interessare un tipo così?

-Cos'ha che non va?

-Oltre al carattere? E' un ragazzo carino, ma è ancora quasi un bambino. Mi è bastato alzarmi e vedendo che ero più alta di lui non ha neanche più avuto il coraggio di guardarmi in faccia. E' un rammolito, come può piacerti un tipo così? Io non lo vorrei mai.

-Sentiamo allora: che tipo di ragazzo vorresti, Haruka-San?- la domanda le venne di getto. Haruka sembrava averle offerto su un piatto d'argento l'occasione per constatare una volta per tutte il suo orientamento.

-Mah, non saprei... Non mi sono mai posta il problema francamente.- Haruka pensò seriamente alla risposta da dare a quella domanda. Non le capitava quasi mai di parlare di ragazzi. Ogni tanto ascoltava i discorsi delle compagne di scuola, ma avendo poco da aggiungere preferiva evitare quel genere di discorsi giacchè li trovava alquanto noiosi. Si trovava per cui per la prima volta a riflettere su un tipo di ragazzo ideale, ma fu difficile ipotizzare qualcosa che per lei era così tanto lontano dalla realtà. -Sicuramente non deve essere famoso perchè più sono famosi più sono farfalloni e poi deve avere abbastanza coraggio da battersi, verbalmente parlando, per la propria donna.- Stupendosi poi di aver trovato tante cose da dire su un ipotetico ragazzo ideale.

Michiru sorrise. Haruka aveva riflettuto tanto per trovare due argomentazioni superficiali che avrebbero dovuto caratterizzare il suo ragazzo ideale. Nonostante fosse molto femminile non era particolarmente avvezza ai discorsi frivoli delle ragazze della sua età: preferiva concentrarsi su cose più serie. Inoltre, cosa avrebbe potuto dire lei dei ragazzi se già faticava tanto a trovarne uno che potesse veramente piacerle? Nonostante ciò qualche volta era stata resa partecipe della situazione sentimentale delle sue amiche dell'alta società. Nessuna di loro doveva riflettere a lungo quando doveva descrivere il suo uomo ideale e tutte iniziavano a fare un elenco infinito di pregi e difetti che il loro principe azzurro avrebbe dovuto avere o non avere. L'esatto contrario di Haruka. Tutti i suoi dubbi su una possibile errata interpretazione dei sogni dell'altra erano stati fugati molto più facilmente di quanto potesse immaginare. -Che c'è, non ti sembra una buona risposta?- la riportò alla realtà la domanda di Haruka che sembrava impaziente di avere una sua risposta.

-Oh, sì, certo. Molto buona- finse la violinista vedendo un sorriso contento apparire sul volto dell'altra -Se pensiamo che prima o poi diventerà famoso è l'esatto contrario di Takahishi-Kun.

Haruka fece spallucce: -E' così. Invece il tuo tipo com'è? Non dirmi che deve essere come quello lì!

-Ma perchè continui ad interessarti della mia vita privata??

Haruka la fissò per un attimo poi disse: -Michiru-San per quanto riguarda prima...- provò a farsi coraggio per proseguire il discorso che aveva iniziati prima dell'arrivo di Sasuke.

-Ah, che stupida, devo darti questo!- la interruppe immediatamante Michiru. Non era sicura di quello che Haruka stava per dirle, ma se la sua intuizione fosse stata giusta non sapeva se avrebbe retto a una dichiarazione da parte della persona al cui fascino stava facendo di tutto per sottrarsi. Era uscita sì, ma solo perchè doveva portare avanti il suo piano di diventare sua amica per convincerla ad accettare la sua missione. Beh, un pochino anche perchè comunque l'ultima volta si era trovata bene in sua compagnia. Questa cosa era positiva: sarebbe stato più facile trascorrere il tempo insieme in attesa di un nemico o pianificando un progetto per metterlo fuori gioco... “Chi voglio ingannare? La realtà è che mi trovo troppo bene con lei”. I suoi piani però erano chiari: non doveva confondere il lavoro con la vita privata e con buona forza di volontà e un bel po' di razionalità sarebbe riuscita a togliersi dalla testa strane idee sul pilota o qualsiasi altra bella ragazza che l'avvicinasse.

Haruka ci rimase un po' male. Per una volta che si era decisa a parlare dei suoi sentimenti era stata interrotta. “Peccato Michiru, non avrai altre occasioni per sentirtelo dire.” pensò leggermente risentita.

-Ecco, guarda, l'ho trovato per terra vicino ad una sedia della sala.

Haruka guardò il biglietto per le gare che si sarebbero tenute dopo poche settimane. -Aaah...- disse Haruka.

-Penso ti sia scivolato dalla giacca perchè era sulla sedia sulla quale l'avevi appoggiata prima che io riprendessi i sensi.

-Mh, capisco...- rispose ricordando vagamente di averlo messo nella tasca non sapendo se darne uno a Michiru. In effetti pensandoci bene non l'aveva più visto nel cassetto della camera dove avrebbe dovuto metterlo, ma aveva avuto così tante altre cose da fare e a cui pensare che si era completamente scordata di quel biglietto. Non si accorse neppure di averlo perso!

Sarà diventata di poche parole perchè l'ho interrotta sul nascere del suo discorso?” si domandò Michiru. Provò comunque a farla parlare: era stata una bella giornata era un peccato concluderla in modo così negativo. -E' un invito per assistere ad una delle tue gare?

-Sì, è così...- Haruka si stava domandando se fosse il caso di darle quel biglietto. Nonostante inizialmente non volesse perchè voleva evitare ogni tipo di incontro con lei, ormai le sembrava stupido cercare di evitarla visto che se si trovano al bar era perchè lei l'aveva invitata. Se davvero avesse voltuo evitarla poteva ringraziarla con dei fiori o con un qualsiasi altro tipo di regalo da farle recapitare direttamente dal negoziante. Invece aveva colto la palla al balzo del doversi in qualche modo sdebitare per poterla vedere ancora, rendendosi conto con quell'uscita che in realtà nel suo cuore non le sarebbe bastato quel pomeriggio. L'avrebbe voluta rivedere ancora e ancora, senza averne mai abbastanza...

-Haruka-San mi hai sentito?

-Scusami stavo pensando... ad altro.- da quando aveva iniziato ad avere pensieri così sdolcinati?

-La mia compagnia deve annoiarti davvero molto.- Haruka aggrottò leggermente le sopracciglia non capendo il senso della sua frase- E' già la seconda volta che ti distrai in due volte che ci vediamo.-precisò Michiru con una nota divertita nella sua voce.

-No, scusami davvero è solo che... Ho così tante cose a cui pensare! Quelle gare saranno molto importanti per me. Se dovessi vincere passerei prima in classifica ed essere primi in classifica significa passare di livello.- le disse facendole l'occhiolino.

Michiru constatò che quell'occhiolino che Haruka aveva iniziato a farle spesso, in senso di confidenza, era veramente irresistibile. Era contenta che per fortuna Haruka era tornata a parlare più sciolta. -Allora sei proprio decisa ad abbandonare il mondo dell'atletica?

-Continuerò a correre, ma non sarà il mio futuro. Io voglio diventare un pilota. Devo decidere se di Formula Uno o se di moto: sono talmente brava sia su una moto che in una monoposto!- concluse senza nascondere la sua superbia.

-Caspita sei molto sicura di te! C'è qualcos'altro su cui sei molto sicura?

-Beh... so di essere molto bella.- continuò a fare la narcisista.

Quello era un lato di Haruka che conosceva in quel momento e nonostante non sopportasse le persone presuntuose come i suoi, trovava il modo di fare di Haruka divertente. Poi come darle torto? Era davvero bellissima. -Beh, mi fa piacere vedere che la tua autostima è così alta!

Haruka sorrise, magari fosse stata così sicura di se' in tutto! -Senti Michiru-San, stavo pensando che se vuoi puoi tenerlo tu il biglietto.- Michiru la guardò leggermente stupita- Sì, ecco, mi farebbe piacere se lo tenessi tu.

-Ma è per venirti a vedere.

-Sì, lo so.

-Grazie, sei davvero molto gentile.

-Anche tu mi hai invitato al concerto di beneficenza. Piano piano sto pareggiando i conti.

-Ma io non ho fatto queste cose per avere in cambio qualcosa.

-Lo so.- le sorrise a quel punto il pilota.

La giornata proseguì molto bene e le due restarono fuori anche per pranzo. Quando uscirono si dovettero salutare perchè Michiru doveva tornare in collegio e Haruka non abitava vicino alla scuola di Michiru.

-Mi ha fatto piacere vederti, Michiru-San.- le disse Haruka

-Anche a me ha fatto piacere.- ricambiò il suo sorriso.

Nonostante il loro saluto le due rimasero a fissarsi negli occhi. Entrambe con le stesse emozioni in cuore e la stessa domanda: “Lei le piaceva?”.

Haruka non resistette, nonostante fosse memore dell'insuccesso della volta precedente, ci riprovò ancora a toccare quei soffici capelli che le piacevano tanto. Perciò portò una mano fra i capelli di Michiru. Erano belli. D'altronde c'era qualcosa di quella ragazza che non fosse bella? Michiru arrossì lievemente, ma non allontanò la sua mano. Haruka si piegò appena e avvicinandosi le disse: -Sei molto bella...- con una calcolata pausa mentre avvicinò la bocca al suo orecchio prima di proseguire: -Michiru.- le disse Haruka a bassa voce e detto ciò si allontanò appena per guardarla negli occhi per farle così intendere di non aver aggiunto di proposito quel “San” che le sembrava mettere troppe distanze fra loro. Drizzando poi la schiena la salutò e mentre fece i primi due passi per allontanarsi allungò una mano per darle una carezza fuggevole sotto al mento. -A presto!- rinnovò il saluto. Girata di spalle mentre proseguiva il suo cammino sul suo viso comparve un sorriso trionfante. Era stata una carezza a tradimento, ma era stato bellissimo poter avere un contatto così diretto con Michiru. Inoltre era abbastanza sicura che le sue parole e il suo gesto avessero avuto l'effetto desiderato sulla violinista.

Michiru rimase basita, non era abituata a saluti da batticuore come quello. Se solo Haruka fosse stata un ragazzo! Non avrebbe esitato tanto e, uscendo più spesso, forse in quel periodo si sarebbero già fidanzati. Così invece Michiru si sentiva con le mani legate. Non aveva un profondo rapporto con i suoi, ma voleva loro bene e non voleva deluderli. Loro facevano tanto affidamento su di lei e il suo buon senno. Ma perchè doveva avere tanto a cuore l'affetto e la stima di due persone che stavano finalizzando tutta la sua vita al matrimonio? Come se quello e i soldi fossero l'unico scopo nella vita di una persona. Così mentre loro fantasticavano sul grande evento del suo matrimonio con un giovane blasonato, lei si faceva stregare dall'erede di una famiglia benestante, ma non di una casata nobile da secoli; amante delle buone maniere e della cultura, ma con una passione sfrenata per i motori; e, soprattutto, donna come lei. La cosa più preoccupante era che questi discorsi prima l'aiutavano a farle da deterrente per le sue strane inclinazioni, ma adesso il parere o l'approvazione dei suoi genitori perdeva sempre più valore.

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*Ultimamente sto seguendo i video di una ragazza giapponese che forse conoscete anche voi, Erikottero, che spesso fa confronti tra la cultura e le usanze italiane e quelle giapponesi. Ho scoperto proprio ieri che i giapponesi vanno al bar per bere cioccolata, cappuccino, the e altri infusi stando sempre seduti (non c'è la consumazione al banco). Infatti, se notate, nell'anime (e anche nei fumetti di Yamada) quando Haruka e Michiru sono al bar sono sempre sedute con davanti tazzè di... the (suppongo  in base al colore).

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Buonasera, finalmente pubblico in anticipo! Il capitolo che vi sto per proporre fa in parte riferimento al primo volumetto della saga "Lady in the tower" di Yamada.

Il capitolo è breve perchè nella versione originale, scritta abbastanza di getto nei pochi momenti liberi (perciò perdonatemi se possono esserci degli errori), era veramente troppo lungo! Motivo per il quale ho deciso di spezzarlo in due parti.

Spero che possa piacervi.

Come sempre ringrazio chi sta leggendo la storia, coloro che l'hanno inserita tra le seguite, quelli che l'hanno inserita tra le preferite e le persone che recensiscono, commentando ed eventualmente dandomi preziosi consigli.

Vi auguro come sempre buona serata!!

8.


Le giornate in collegio non finivano più. Erano tornate ad essere lunghe e pesanti come sette mesi prima. Gli sguardi delle altre ragazze e la loro finta riverenza continuavano a non scalfirla, ma al tempo stesso non si sentiva nemmeno più così immune come prima. Le mancava l'allegria e l'esuberanza di Elza, con il suo carattere perennemente solare che le faceva quasi da scudo alla negatività delle sue compagne di scuola.

Sarebbe dovuta partire la settimana prima della fine della scuola e invece con quel matrimonio improvviso era partita due settimane prima lasciandola nuovamente sola. Sola in compagnia di tutti quei falsi sorrisi o sorrisi di convenienza che aveva imparato a riconoscere sul volto dei suoi genitori con loro amici.

Per fortuna non mancavano tanti giorni poi si sarebbe potuta ritirare nel suo appartamento per un mese. In quel periodo di pausa, oltre ai compiti per la scuola si sarebbe dedicata anche al violino, alla pittura e al nuoto. Aveva talento per ciascuna di quelle discipline, ma doveva tenersi allenata. Inoltre suonare le permetteva di rilassarsi, mentre il nuoto le permetteva di sfogare tutte le energie negative dovute al peso della sua missione. Credeva di meritarsi un po' di riposo ogni tanto. Purtroppo non era mai stata particolarmente brava a farsi amici e le compagne della sua scuola non l'aiutavano certo a vincere propri blocchi. Erano tutte così superficiali, interessate esclusivamente all'apparenza, al buon costume e ai cognomi più altisonanti della loro scuola. Preferiva apparire snob, piuttosto che fingersi come loro. D'altronde che cosa se ne sarebbe fatta di “amiche” che la apprezzavano per ciò che non era davvero? Sostanzialmente non aveva problemi a relazionarsi con le persone, solo che nessuna delle sue compagne di scuola poteva essere una buona amica. A lei non interessava chi erano le loro famiglie, quanto erano ricche e tornare a casa con una nuova importante amicizia da esibire. Non era un caso che tra tutte l'unica a guadagnarsi la sua attenzione fu Elza, figlia di una famiglia borghese, libera dalla prigione delle buone maniere in cui tutte loro invece erano state rinchiuse fin dalla più tenera età. Elza era l'unica che si mostrava per chi era davvero, fregandosene completamente di quello che le altre avrebbero potuto dire del suo essere così fuori dalle righe e anche dei rimproveri che ogni tanto riceveva dalle suore. Era un vulcano attivo e rendeva le sue giornate gioiose e luminose proprio con la sua solarità e la sua spensieratezza tipica di chi aveva la loro età.

Passò ad un altro foglio ed eccola lì con il suo sorriso a trentadue denti, resi ancora più belli dal contrasto tra il bianco del loro smalto e la pigmentazione più scura della sua pelle. Tutte le compagne di scuola quando arrivò l'avevano guardata incuriosite e anche facendo battutine stupide e un po' razziste nei suoi confronti. Anche lei l'aveva guardata incuriosita dal colore della sua pelle e dei suoi capelli, ma per il resto restò indifferente come sempre: era una ragazza come tutte le altre. Ah, quanto si sbagliavano tutte quante! Elza era una ragazza molto intelligente e non era affatto come tutte le altre. Aveva la spontaneità e genuinità che la rendeva unica in quella scuola. Girò un altro foglio. Lo schizzo della figura indefinita di Sailor Uranus. Ricordava bene quando l'aveva realizzato.


Dopo il loro primo incontro ravvicinato. Come poi le confidò in seguito Elza stessa, le amiche già le avevano parlato di Michiru, quando chiese se c'era qualcuna veloce nella scuola con cui poter allenarsi nella corsa. A una di loro venne in mente che Michiru era veramente veloce, ma che aveva poi abbandonato il club di corsa. Di conseguenza iniziarono a parlare di Michiru come di una persona asociale che si dava un sacco di arie e quindi non parlava mai con nessuno credendosi superiore a tutti. Nonostante le descrizioni Elza era incuriosita e avrebbe voluto conoscerla.

Il contrasto tra i racconti delle compagne e la fuga di Michiru avvenuta nel loro primo fugage incontro, non fece altro che aumentare l'interesse di Elza nei suoi confronti che perciò qualche giorno dopo chiese alle ragazze se sapevano dirle dove era solita mangiare per pranzo Michiru, ma tutte le dissero di lasciarla perdere non era una ragazza che faceva per lei. In realtà non faceva per nessuno. Nessuno era alla sua altezza.

Elza pensò che da come la descrivevano sembrava essere veramente una persona altezzosa, eppure il suo istinto le diceva che tutte si sbagliavano. Forse era solo timida o aveva motivi personali che la spingevano a isolarsi dagli altri. Erano stati suoi occhi malinconici e il modo in cui si era dileguata la volta precedente a farle avere questa intuizione e lei, come sempre, voleva dare retta al suo istinto. Così la cercò e fu il momento in cui la trovò che Michiru la scambiò per un momento per Sailor Uranus. Era talmente immersa nella lettura del suo libro che quando una figura alle sue spalle comparve da dietro cespugli tendendo una mano verso di lei per un attimo rimase come trasognata. Per la prima volta ebbe la visione di Sailor Uranus che con un volto imprecisato era uguale a quella figura che l'aveva colta di sorpresa: capelli corti e con la frangia che ricopriva leggermente il diadema in fronte; l'orecchino al lobo sinistro; la divisa alla marinara e guanti bianchi come quelli che portava lei quando si trasformava. In quella breve visione che ebbe Sailor Uranus le porgeva la mano coperta dal guanto sporcato da qualche chiazza di sangue. Sailor Uranus l'aveva trovata? Elza la riportò alla realtà salutandola con disinvoltura. L'immagine della guerriera dei cieli che stava cercando svanì nel nulla e riconoscendo la compagna di scuola davanti a lei capì che non era chi stava cercando. Perciò l'espressione del suo volto in un primo momento stupito si rabbuiò alla constatanzione che nonostante lo sforzo non era ancora riuscita a individuare chi poteva essere la guerriera a cui doveva portare la sua richiesta di aiuto.

Elza non si lasciò mortificare dall'espressione delusa di Michiru quando la vide e perciò le chiese il permesso di sedersi di fianco e ancora prima che Michiru potesse rispondere si sedette. A quel punto senza porsi troppi problemi attaccò bottone parlando del libro riuscendo a far parlare anche Michiru che le disse che stava leggendo quel libro perchè lo trovava molto interessante. Elza sentendola definire interessante un simile mattone rise dicendo che finalmente capiva perchè tutti dicevano che era una pallosona. Michiru, senza prendersela, le disse che apprezzava la sua schiettezza. Per lo meno era la prima a dirglielo in faccia e poi aggiunse che non era necessario restare lì a farle compagnia. D'altronde se tutti dicevano che era una pallosa ragazza asociale un motivo doveva esserci. Sorrise mestamente. Elza si rese conto che come al solito aveva parlato senza riflettere e per rimediare a quello che aveva detto le disse, nuovamente senza pensare: -Non è così, non devi prendertela perchè se tu sei pallosa, io sono talmente istintiva che mi puoi considerare un animale!- Nell'esatto momento in cui lo disse Elza arrossì, come le era venuto in mente di definirsi un animale davanti a una ragazza così schiva? Con sua sorpresa però Michiru a quella definizione iniziò a ridere e da lì cominciarono a parlare.

Andarono avanti nella loro conoscenza ed Elza un giorno le disse che lei le sembrava una principessa chiusa nella torre più alta del castello, ma ancora non sapeva se si era rinchiusa volontariamente lì in alto o se era in attesa del principe che l'avrebbe salvata. Michiru sorrise a quell'affermazione. Non era poi così lontana dalla realtà se si toglieva la parte del principe. L'amore non era una cosa che l'aveva mai riguardata e mai l'avrebbe riguardata dal momento che le sue missioni avevano la priorità su ogni cosa.


Michiru abbassò lo sguardo, riguardando quello schizzo e tornando ancora indietro con la memoria.

Tornata in camera Michiru decise di disegnare subito l'immagine che ebbe di Sailor Uranus senza avere ancora chiara la sua fisionomia completa: era la prima volta che poteva avere una vaga idea di come potesse essere la sua compagna di battaglia. Anche se sarebbe stato tanto bello, quanto troppo semplice che la sua compagna di battaglia fosse Elza, da quando ebbe quel breve flash Michiru potè almeno raccogliere qualche vago indizio che la potesse aiutare a riconoscere Sailor Uranus fra tanti: ora sapeva che era di carnagione chiara e anche i capelli erano di un colore chiaro.

In realtà lo schizzo su Sailor Uranus non le servì a molto, dopo tanti mesi passati a inseguirla nei suoi sogni fu semplice riconoscerla fra tante il giorno che accompagnò Elza ad una competizione con le migliori corridrici dei vari istituti. Non aveva mai visto nessuno correre tanto veloce quanto Haruka Tenoh.

Girò un altro foglio ed eccola lì con il suo fisico alto, tonico, perfetto; lo sguardo serio perso in pensieri personali. Studiando arte Michiru era diventata anche un'esteta e pensò sin da subito di non aver visto niente di più perfetto in vita sua. Haruka sembrava uscita da un quadro moderno dell'arte occidentale: quei quadri dove pittori prendevano spunto dalla realtà, ma osavano sfidare la natura correggendo le imperfezioni delle cose e delle persone per dare vita ad architetture, paesaggi, figure femminili e maschili perfetti in ogni dettaglio. Soggetti che, al di là dei gusti soggettivi, potessero essere indiscutibilmente belli. Haruka era perfetta in ogni singolo dettaglio.

Il tempo era passato, di schizzi ne aveva fatti da riempire un album intero, e per quanto non si vedessero spesso, Haruka era diventata qualcosa di irrinunciabile nella sua vita... Michiru si fermò a riflettere. Perchè non potevano vedersi più spesso? “Perchè Haruka è una ragazza che dopo l'ultima volta è chiaro che ci vuole provare con me, ma io non devo cedere.” si rispose poco dopo.

Dopo un paio di giorni in quella scuola diventata tutto ad un tratto insostenibile, decise di contattare Haruka. Non ce la faceva più: aveva bisogno di stare in compagnia con qualcuno che la facesse stare bene. Qualcuno che se all'apparenza era l'esatto opposto rispetto a lei, scavando più a fondo si era dimostrata avere anche tanti punti in comune. “D'altronde approfondire la nostra amicizia va a vantaggio anche della missione” si incoraggiò mentre attendeva che la bionda rispondesse.

-Hai*, Haruka Tenoh!

Michiru sorrise felice nel sentire la sua voce.


Era di nuovo arrivato il fine settimana. Michiru stava attendendo Haruka sotto casa mentre pensava a quanto si era sbloccata la situazione da quando decise di essere più amichevole con la bionda. All'inizio prendendo seriamente la sua missione forse anche un po' più del dovuto e cercando di mantenere altissime le distanze si era presentata ad Haruka come nei suoi sogni: senza perdere la calma le palesava la missione da compiere. Solo ora che aveva cambiato strategia si rendeva conto che quella precedente non era stata certo la sua mossa migliore: Haruka non la conosceva e lei continuava ad avvicinarla esclusivamente per parlarle dell'Apocalisse e di una missione che poteva sembrare più grande di loro. L'idea di diventare sua amica e abbassare le distanze (ma non la guardia!) invece le aveva permesso di prendere maggiore confidenza e di poter così inserire il discorso del destino di Haruka senza che quella la prendesse per pazza e non volesse più avere niente a che fare con lei. Certo, lei aveva usato il primo approccio perchè sapeva che il tempo stringeva, sapeva che non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto a combattere da sola contro demoni che il nemico riusciva a fortificare sempre di più. Però doveva infondere coraggio ad una persona ancora ignara del proprio destino, non spaventarla più dei suoi stessi sogni.

Il clacson di una macchina suonò e lei si risvegliò dai suoi pensieri vedendo l'autista della macchina davanti a quella che aveva suonato fare segno di scusa e partire a semaforo verde. Guardò l'orologio e vide che erano già trascorsi cinque minuti. Non conosceva bene le usanze americane, ma si domandò se era tipico degli americani arrivare sempre in ritardo. In Giappone tutti erano puntualissimi, lei inclusa. Non le era mai capitato di fare tardi, nè di dover aspettare gli altri. L'unica altra persona che conosceva e che diceva di essere sempre in ritardo per le cose che non riguardassero la scuola o le gare era Elza che però le spiegò che era nel suo DNA brasiliano. -In Sudamerica siamo tutti ritardatari: abbiamo orari molto dilatati e ci manca un po' il senso del tempo. Mio papà dice sempre che molti giapponesi faticano ad abituarsi ai loro ritmi, per lui invece, uomo rilassato e pacifico da sempre, è stato come un toccasana poter finalmente vivere senza avere la fretta nel c... Scusa, senza avere fretta!- Michiru ridacchiò ricordando le parole di Elza. Ad Elza piaceva definirsi una ragazza non troppo femminile, ne' troppo maschile, ma per certi versi, se paragonata a lei e tutte le altre ragazze del collegio, aveva veramente poco di femminile. Eppure anche quel suo modo di essere le piaceva tanto.

-Ehi, bella signorina mi sa indicare il bar più vicino?- Michiru si voltò. -Ho veramente molta sete!- completò Haruka sorridendo nel vederla. Michiru arrossì e sorrise timida: eccola lì, finalmente non più su un foglio, ma in carne ed ossa bella e perfetta come era solo lei.

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*Hai: in giapponese significa (come molte di voi sapranno) "Sì", viene usato sempre all'inizio di una telefonata in quanto equivale al nostro: "Pronto"

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Buonasera (o buonanotte dovrei dire), pubblico finalmente la seconda parte del capitolo precedente che come potrete constatare è veramente sostanziosa come già vi avevo preannunciato.

Alla fine del capitolo ho messo la foto delle due immagini a cui ho accennato all'interno del capitolo e alle quali mi sono ispirata: nella prima è raffigurato un veliero in mare con il sole e le nuvole nel cielo, immaginate che attorno al sole, anzichè esserci le nuvole, ci siano i pianeti; nella seconda c'è una Madonna con il Gesù Bambino che è una raffigurazione da me realizzata alle elementari secondo la tecnica descritta. Grazie al disegno collocato sotto alla lastra di vetro si tratta della mia unica vera opera d'arte, tutte le altre sono rappresentazioni che solo il cuore di mamma può tenere ancora esposte! XD

Ora vi lascio alla lettura ringraziando come sempre chi sta leggendo la storia, chi l'ha inserita tra le seguite, chi tra le preferite e coloro che recensiscono la storia.


9.


Le due ragazze parlarono per dieci minuti ininterrottamente parlando del più e del meno finchè ad un certo punto Haruka chiese a Michiru: -Michiru-San, scusa se te lo chiedo, ma saranno dieci minuti che camminiamo, eppure non vedo l'ombra di un bar. Non è che ci siamo perse?

-Non temere, siamo quasi arrivate.- la assicurò ridacchiando lei.

-Speriamo- borbottò Haruka infilando le mani nelle tasche dei pantaloni con fare leggermente annoiato.

-Il bar in cui ti voglio portare è molto particolare. A te piace l'arte, Haruka?

Pur non capendo il nesso tra le due cose la ragazza rispose: -Certo, mi sembra di averlo dimostrato vedendo i tuoi quadri.

-Non saprei, quando guardi i miei quadri hai sempre strane reazioni.

Haruka non parlò subito, avrebbe solo voluto dimenticare la sua reazione assurda che la portò a scappare dalla casa di Michiru la prima e ultima volta che fu sua ospite. -E' perchè sono molto realistici.

-Non vuoi spiegarmi meglio che emozioni provi vedendoli?

Haruka ancora una volta non rispose subito, da quando aveva visto l'ultimo disegno che Michiru le aveva mostrato, sognava spesso quel castello che andava in rovina, quasi come se vedendolo le si fosse sbloccato qualcosa nella sua fantasia che la portava quasi sempre ad ambientare i suoi incubi nei pressi di quella avvenieristica roccaforte. -Sono fantasiosi.- Decise poi di tagliare corto.

-Lo pensi anche del disegno dell'ultimo quadro che sto realizzando?- Non ricevendo risposta Michiru provò a insistere ancora. D'altronde se stavano diventando amiche era proprio per poterle parlare della loro missione. -Perchè lo sogni spesso allora?

Haruka a quel punto si lasciò prendere in parte dal nervoso: -Quel castello non significa niente. Niente, hai capito?

-Perchè reagisci così se non significa niente?

Haruka si fermò di colpo ed alzando la voce rispose: -Innanzitutto perchè detesto le persone insistenti. Secondariamente perchè non so come fai, ma non hai alcun diritto di spiarmi nei miei sogni -quante cose poteva aver scoperto Michiru sbirciando nella sua mente fuori controllo?- Infine perchè quel castello non vuol dire davvero niente.

-Sai bene che non ho alcuna intenzione di spiare la tua mente, se volessi farlo me ne starei in disparte a guardare senza agire minimamente.

-Porca miseria, ma perchè non vai ad infastidire Elza nei suoi sogni? Sono certa che pur di seguirti farebbe qualunque cosa: anche credere di poter salvare le persone da un'ipotetica Apocalisse!

Michiru si innervosì a quelle parole: era ancora convinta che fosse tutto frutto della sua fantasia? Come poteva essere così testarda? Provava sulla sua pelle sensazioni sempre più realistiche, mischiando addirittura frammenti di ricordi della vita precedente con situazioni attuali eppure continuava a non voler credere a quello che le diceva di notte. Dopo quasi sette mesi era ancora più che decisa a non arrendersi. -Elza non è la persona che sto cercando. Ti sei mai chiesta perchè sei così veloce a correre?

-Perchè sono molto alta!

Che risposta stupida!” pensò subito Michiru: -No, non è per quello! Perchè secondo te io sono così brava a nuotare?

-Ma tu sei brava in tutto non c'è paragone tra me e te!

Per quanto fossero tutte risposte ben lontane dalla strada della verità di certo Haruka aveva sempre la risposta pronta.

-Io vinco sempre perchè mi alleno certo, ma anche perchè l'acqua è mia amica almeno quanto il vento è tuo amico.

-Basta Michiru-San! Basta! Non voglio più parlare di questi discorsi. Tanto non mi convincerai mai, mi fai incazzare e basta e se continui così me lo cerco io un bar dove bere qualcosa e noi possiamo anche salutarci seduta stante!

Niente: amiche o non amiche, Haruka continuava essere sorda alle sue parole. Michiru, seppur innervosita e delusa, dovette arrendersi all'evidenza. Proseguirono per un paio di minuti in silenzio finchè Michiru non disse: -Siamo arrivate.
Entrarono senza parlare.
Il locale era molto bello: colorato, curato e spazioso. Appena arrivarono furono accolte da una ragazza che domandò loro se sapevano già quali servizi offriva il bar, Michiru rispose in modo affermativo aggiungendo di essere stata loro ospite già qualche altra volta. La ragazza sorrise e dunque chiese se sapevano già cosa fare. Ancora una volta prese parola Michiru affermando che per il momento avrebbero preso qualcosa da bere, poi probabilmente si sarebbero spostate in una delle salette accanto. La cameriera sorrise contenta e le accompagnò a un tavolo libero.
Haruka e Michiru continuarono a non parlare ancora per un po', fino a quando non arrivarono le due tazze di cioccolata. Dopo averne bevuto un sorso e aver aspettato che ne bevesse uno anche Haruka, Michiru si decise a parlare. Era davvero illogico stare in compagnia con qualcuno per restare entrambi tesi. -Ti piace?

-Uhm... sì, è un bel posticino.- senza guardarsi attorno.

-Intendevo la cioccolata.

-Ah. Buona.

Per un attimo Michiru pensò di aver fatto male ad aver invitato Haruka. Solo perchè le loro ultime uscite si erano risolte molto bene e Haruka aveva manifestato il suo interesse per lei non voleva dire che erano veramente compatibili. Sotto certi punti di vista si somigliavano era vero, ma per tanti altri erano agli antipodi. Ad esempio lei tendeva sempre a cercare di mediare quando litigava con qualcuno, Haruka invece anche solo per un battibecco tendeva o a imbronciarsi o ad aggredire verbalmente le persone. Non sapeva quale delle sue due reazioni fosse la migliore: anche avere un muro scontroso davanti non era il massimo.
Haruka nel frattempo iniziò a guardarsi attorno annoiata. Non voleva guardare Michiru in faccia. Non avrebbe dovuto uscire con lei quel giorno. D'altronde Michiru restava pur sempre la pittrice un po' svitata che aveva conosciuto in crociera: già nell'uscita precedente non aveva fatto riferimenti ai suoi sogni, non poteva aspettarsi che fosse guarita di punto in bianco. E lei come poteva dire di provare dei sentimenti tali da provarci con Michiru? Se la ragazza avesse ceduto al suo fascino e si fossero messe insieme doveva mettere in conto che un giorno sì e uno no (quando sarebbe andata bene) doveva sorbirsi i suoi insensati discorsi. Davvero voleva mettersi con una ragazza con quei disturbi? Forse però aveva visto qualcosa, magari un film che l'aveva traumatizzata, oppure erano stati i genitori estremamente credenti e le suore che le avevano riempito la testa di idee catasfrofiche sull'Apocalisse preannunciata da San Giovanni. Magari sarebbero bastate alcune sedute con uno psichiatra per aiutarla a superare le sue paure sull'imminente Giudizio Universale. Stava ragionando su questa possibile soluzione quando la ragazza di fronte a lei riprese parola. -Sai, io sono già stata qui.

-Ho sentito.

-Al di là di tutto il resto, quando prima ti ho chiesto se ti piaceva l'arte – Haruka si mise sulla difensiva raddrizzando la schiena al ricordo della discussione avuta poco prima -E' perchè questò caffè è molto particolare.

-Ah, sì?- chiese senza enfasi nella voce.

-Li vedi tutti questi vasi, vetri colorati, dipinti e modellini che decorano il bar?

-Sì.- dando una leggera occhiata alle decorazioni del locale.

-Sono prodotti realizzati dalla clientela del bar.- Haruka la guardò perplessa senza capire il significato di quelle parole. -Vedi, in questo bar, incluso nel prezzo della consumazione ti danno anche la possibilità di creare qualcosa di artistico**. -Finalmente Haruka abbandonò la sua espressione corrucciata per assumerne una stupita. -Molti clienti realizzano questi pezzi artistici e poi li lasciano al bar che espone i più belli.

-Non ci credo, dici sul serio?

-Certo, perchè non dovrei?

-Wow...- dopo un breve momento di riflessione passò un paio di minuti osservando anche il resto dell'arredo domandando di tanto in tanto: -Anche questo è stato realizzato da un cliente?- continuando a ricevere risposte affermative. -Caspita, quindi è un bar per artisti!

-In realtà ci sono anche tante persone che non sono artiste. Potresti farlo anche tu se volessi.

-Io??

-Perchè no?

-Io non ho una vena artistica, non ho mai realizzato niente di che, più che qualche scarabocchio da bambina.

-Allora vieni con me. Ho scelto questo bar perchè ti vedo sempre molto interessata a ciò che realizzo, anche il modellino del castello nell'acquario ti era molto piaciuto, per cui se vuoi puoi vedermi all'opera.

-Ne costruisci un altro?- domandò preoccupata la bionda.

-No, ci vuole troppo tempo per fare un modellino. Oggi volevo provare a decorare un vetro. Ammetto di sapere fare molte cose, ma non sono molto allenata a dipingere sul vetro.

-Non ci vieni spesso qui?

-Come ti ho detto la volta scorsa, a volte passa anche più di un mese prima che io torni a casa mia e non sempre ho tempo o voglia di arrivare fin qui. Dai, vieni.- La incalzò poi alzandosi e invitandola a seguirla.

La portò in una stanza vuota chiedendo alla maestra lì presente se poteva dipingere su un vaso. -Molto bene, anche tu disegni?- chiese ad Haruka.

-No, no io guardo soltanto.

Haruka non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a poter osservare Michiru all'opera mentre si apprestava a dipingere una damigiana. La manualità con cui delineva i contorni della figura era sciolta; si vedeva dal modo con cui con un fazzoletto toglieva le sbavature dei contorni che si trattava di una mano esperta. L'odore dell'acrilico era pungente, ma piacevole e Haruka restò ad osservarla chiedendosi cosa avesse in mente di realizzare. La maestra le aveva chiesto se sapeva già cosa dipingere o se voleva prendere spunto da qualcosa del loro catalogo. Lei ci pensò e poi disse di sapere già cosa voleva fare.

Quando Michiru ultimò i contorni della prima figura- un veliero – La donna disse: -Caspita è veramente brava!

-Grazie- rispose Michiru alzando lo sguardo e interrompendo la sua attività per un momento -frequento un corso di arte a scuola e dipingo anche per diletto. Molte cose però non le ho approfondite e quindi non mi sento molto sicura a dipingere sul vetro.

-Caspita, se non ti senti sicura dopo aver realizzato ciò, non so cosa sei in grado di fare con le altre tecniche artistiche per cui ti senti più portata.

-E' molto brava- intervenne a quel punto Haruka -Le basti pensare che espone già molte delle sue opere.

-Ah, ecco perchè è così brava!

Haruka intrattenne la donna parlando per cinque minuti delle doti artistiche di Michiru che si sentiva leggermente imbarazzata: anche se era un'artista molto apprezzata da chi aveva iniziato a conoscerla anche come pittrice non era abituata a tante lodi in propria presenza.

-E' veramente brava! E tu, giovanotto? Mi sembravi abbastanza preso da come sta dipingendo lei, sei sicuro di non voler provare?

-Io non me la cavo molto con la pittura.

-Sciocchezze, qui tutti possono dipingere ciò che vogliono. Avanti siediti.- la invitò -A cosa vuoi dedicarti? Pittura su tela, su vetro, su ceramica? Se vuoi posso anche insegnarti a realizzare una cornice di vetro o a creare un vaso di argilla.

-Accidenti, davvero si può fare tutto ciò in questo bar?

-A parte la scultura per ovvie ragioni di poca praticità qui non si fa distinzione di alcun tipo di arte.

-Caspita- rimase stupita Haruka.

-Allora, dimmi cosa vuoi disegnare e la maestra Ai, che sono io, ti insegnerà le tecniche.

-In realtà non so se mi sento di cimentarmi in una cosa sulla quale non ho dimestichezza...- temporeggiò Haruka nonostante si fosse già seduta.

-Avanti. Sembri un ragazzo sveglio, non puoi farti bloccare solo dall'inesperienza. Anche perchè meno fai meno diventerai esperto!

-Sì, a me piace molto l'arte, però le assicuro che non è il mio campo.

Mentre Michiru proseguiva nella sua attività rimase incuriosita dal modo di fare di Haruka: non solo le piaceva vestirsi con abiti maschili che potevano effettivamente farla scambiare per un ragazzo, ma le piaceva lasciare le persone nella loro impressione errata!

-Lo sai che più ci dedichiamo a cose nuove, più stimoli riceverà il nostro cervello e quindi aumenterà la propria capacità di apprendimento e di memoria?

Apprendimento??” Haruka non era certo una secchiona, ma le piaceva mantenere un buona media scolastica (anche perchè suo padre era stato molto chiaro: se la sua media scolastica fosse peggiorata stando in Giappone, alla fine dell'anno scolastico avrebbe dovuto fare ritorno in America) per cui l'idea che questo esercizio artistico potesse aiutarla nello studio la convinse definitivamente ad accettare. -Va bene. Vorrei disegnare qualcosa sul vetro anch'io, magari però qualcosa di più semplice rispetto a quello che sta facendo lei.

-Ooooh, molto bene!! Vedrai che con la maestra Ai, che sarei io, riuscirai a disegnare qualcosa che ti possa rendere fiero. Innanzitutto direi di partire con un vetro piano visto che sei un principiante. Secondariamente dobbiamo scegliere la forma. Di che tipo lo vuoi? Rettangolare, ovale, circolare, triangolare...

Haruka ci pensò e poi disse: -Rettangolare!

-Molto bene! Ora scegli da questo blocco il disegno che vorresti realizzare, nel frattempo la maestra Ai, cioè io, va a prendere alcuni vetri rettangolari, così insieme, tu e la maestra Ai, decidete quale formato usare.- così dicendo uscì dalla stanza canticchiando.

Quando la donna uscì Haruka si rivolse a bassa voce a Michiru: -Ehi Michiru-San! -La ragazza la guardò con i suoi occhi blu -Anche a te dà l'idea che la maestra Ai sia un po'...- completò il concetto toccandosi la tempia con la punta dell'indice.

Michiru rise composta prima di dire: -Tutti noi artisti siamo strani, no?-

Haruka sorrise, mentre guardandola pensò: “Altrochè. Se non fosse per questa inspiegabile attrazione che sento per te...” lasciò il suo pensiero in sospeso mentre iniziò a guardare i disegni da realizzare.

Due la colpirono: indecisa tra una macchina sportiva e una Madonna, alla fine pensò che se avesse realizzato l'auto l'avrebbe potuta appendere in camera propria se invece avesse realizzato la Madonna avrebbe potuto regalarla ai suoi genitori quando sarebbe tornata in America per le vacanze estive. Entrambi infatti, anche se suo papà era di origini giapponesi, erano cattolici, quindi probabilmente avrebbero gradito.

Quando la maestra tornò Haruka le indicò la figura scelta! -Molto bene. Quale formato vuoi?- domandò indicando le tre forme di vetro. -Non saprei... questo?- indicò il più piccolo.

-Non va bene!

-Allora questo...- indicò il vetro rettangolare medio.

-Nah, ascolta la maestra Ai. I principianti è sempre meglio che inizino dalle forme grandi. Più è piccolo il vetro, più precisione e dimenstichezza con la punta dell'acrilico ci vuole; con quello grande invece, anche se spaventa tutti perchè c'è da dipingere di più, il tratto potrà essere più sciolto e anche andare a correggere sbavature e imprecisioni sarà più facile senza andare ad intaccare i contorni accanto.- Così dicendo appoggiò i due vetri scartati su un tavolo posto alle sue spalle.

Ma allora perchè me l'hai chiesto?” si domandò seccata Haruka.

La donna estrasse poi il foglio richiesto da Haruka e disse: -Per prima cosa dobbiamo posizionare il vetro trasparente sopra al disegno, stando bene attenti di far combaciare gli angoli... Così... Poi ti serve il colore. Direi il nero.

-Faccia pure.- rispose Haruka, aggiungendo mentalmente: “Tanto farebbe comunque come vuole lei.”

A quel punto diede alcuni consigli ad Haruka su come stendere il colore. La accompagnò per i primi cinque minuti poi vedendo che iniziava a prendere familiarità con l'operazione da compiere guardò Michiru e le disse: -Vedi che la maestra Ai, cioè io, è riuscita a convincere anche il tuo ragazzo?

Michiru alzò subito lo sguardo verso lei, arrossendo appena. Anche Haruka guardò la donna, poi incrociando lo sguardo di Michiru sfoggiò un sorriso gongolante. Michiru abbassò lo sguardo cercando di dissimulare l'imbarazzo. Non avrebbe mai immaginato che viste da fuori potessero sembrare una coppia. -Non è il mio ragazzo.- decidendo di tenere il gioco ad Haruka e non dirle che era una ragazza.

-Ah, sì, i ragazzi di oggi sono molto timidi, adesso dicono tutti così- rise poi la donna. -Eppure si vede lontano un miglio. Non volevo prendervi in giro, siete veramente una bella coppia e poi il modo in cui lui ha decantato le tue abilità artistiche... Si vede che non solo ci tiene molto a te, ma ti stima tantissimo e questa è una cosa molto rara e bellissima per i ragazzi giovani come voi!

Michiru arrossì in modo più visibile. Poi si limitò a sussurare: -Forse...- mentre tentò di riprendere la sua attività e passare alla fase successiva: colorare il suo veliero con il sole e tutto il sistema solare attorno in lontananza... evitando accuratamente lo sguardo di Haruka.

Era così evidente che ad Haruka lei piaceva? Fino a che punto lei non voleva capire e fino a quale punto invece non capiva davvero? Aveva sentito Haruka osannare la sua bravura, ma non le aveva dato molto peso. Eppure ripensandoci il tono con cui ne aveva parlato era quasi fiero. Ma la stimava davvero o era solo ammirazione per la sua bravura in arte?

Haruka nel frattempo si limitò a lanciare di tanto in tanto occhiate a Michiru, contenta della frase della donna. La maestra Ai era un po' suonata, ma ci aveva visto bene. Chissà che le sue parole non fossero di buon auspicio per il suo obbiettivo. Michiru imbarazzata che ogni volta che incrociava il suo sguardo guardava subito altrove era ancora più irresistibile. Traumatizzata o meno, non c'era nulla che un bravo psichiatra non potesse risolvere e insieme avrebbero potuto veramente formare una bella coppia.

Diverse ore dopo, durante le quali cenarono anche al bar al termine del loro lavoro, le due ragazze uscirono.

-Allora, che ne dici di questo pomeriggio?

-E' stato fantastico, è un posto magnifico! - esclamò Haruka entusiasta come mai la pittrice l'aveva vista prima di allora. -I giapponesi sono persone con idee stravaganti che neanche agli americani, popolo molto fantasioso, verrebbero in mente! Non avevo idea potesse esistere un posto come questo! E' pazzesco! Senza contare che sia l'aperitivo, sia la lezione con la maestra Ai, che è lei- specificò facendo ridere composta Michiru -e sia la cena erano tutti inclusi nel prezzo base!

-Quindi sei soddisfatta.

-Altrochè, quando porterò quella Madonna a casa e dirò che l'ho dipinta io non ci crederanno.- disse ripensando al suo quadretto già confezionato in una busta regalo. -Certo, non sono ai tuoi livelli. Una damigiana così bella e complessa, con dei colori così realistici sono degni di una pittrice professionista.- così dicendo estrasse la damigiana dalla busta che stava portando (a causa del peso Haruka aveva insistito per scambiarsi i sacchi così da non affaticare troppo Michiru): era veramente bella. Se pensava che poi il disegno era stato fatto a mano libera e i colori erano di un colore tanto azzeccato da rendere ancora più suggestiva l'immagine si convinse che la pittura era davvero un dono innato per certe persone.

-Ci sono voluti anni di studio, non è che sono nata e a un anno con un pennello in mano già realizzavo vedute en plein air. Sono passata anche io per la "fase Ligabue”!- ridacchiò composta.

-Li... Liga... Liga... Chi?

-Non conosci Ligabue?- Haruka negò -E' un pittore occidentale, lo abbiamo visto in un corso di arte.

-Perdona la mia ignoranza, io non faccio arte, conosco solo gli artisti orientali più famosi.- si giustuficò con tono rammaricato.

-Non ti preoccupare è normale.- la giustificò comprensiva la ragazza con i capelli verde acqua. -Si tratta comunque del massimo esponente della pittura naif. Una pittura priva di studi accademici e quindi caratterizzata da tratti molto semplici, quasi "infantili" in un certo senso. 

-Molto interessante.- disse Haruka realmente interessata al discorso prima di cambiare argomento, mettere via la damigiana e riprendere a camminare -Sai, è la seconda volta che annullo l'appuntamento che avevo con Kameda-Kun! La prima volta perchè i miei nonni mi hanno invitato a casa loro, oggi perchè mi hai invitata tu... Spero che mi perdoni, ma sicuramente lo farà. E' un ragazzo tanto caro, molto accomodante... Comunque ne è valsa la pena!

-Mi fa piacere sentirti dire ciò. Sai, non ero mai venuta con nessuno qui.

-Sul serio?

-Sì

-Non ci sei venuta nemmeno con il ragazzo dell'altra volta?

-Takahishi-Kun? No, non eravamo poi così in confidenza.

-L'hai più visto?- colse subito l'occasione per informarsi. La violinista negò con un cenno della testa. -Vi siete sentiti?- ancora una risposta negativa.

-Quindi è tutto finito!

-Non c'è altro di cui parlare? Perchè finiamo sempre per parlare della mia vita sentimentale e non parliamo mai della tua?

-Ah, ehm... Sì...Ecco... Quindi dicevi che non verresti qui con chi non hai in particolare confidenza.- Michiru restò sorpresa dalla risposta di Haruka. E' vero che sperava di farla smettere, ma non pensava che alla domanda di parlarle della sua vita sentimentale avrebbe cambiato così drasticamente il suo atteggiamento. -Eppure tu ed Elza siete molto legate, perchè non l'hai mai portata qui?

-Con lei ci vediamo ogni tanto nell'aula di pittura. Però, in realtà, non siamo mai uscite dal collegio.

-Ah...- Haruka rimase sorpresa da quella risposta. -Eppure tu ogni tanto torni a casa quindi potete uscire da lì.

-Sì, ma non è mai capitata l'occasione.

-Così io ed Elza siamo le uniche che hanno avuto il privilegio di vederti all'opera mentre dipingi.

-Esatto.

-Quindi mi devo considerare sulla buona strada.- disse con un sorriso trionfante.

-Sulla buona strada per cosa?

-Prima o poi potremo chiamarci per nome senza onorifici!

-Ahahah- rise composta Michiru senza aggiungere altro. L'idea di chiamare Haruka per nome le faceva un po' strano. Vedeva quel “San” come una sorta di barriera invisibile che l'aiutava a restare un minimo immune al fascino che l'altra ragazza esercitava su di lei.

-Intanto un altro traguardo l'abbiamo già eguagliato.

-E quale sarebbe?- domandò curiosa.

-Sembrare una coppia!

Michiru si irrigidì a quelle parole, ma finse scioltezza. -Non ho mai sentito una teoria più assurda.

-Io invece penso che sia assurdo il tuo continuare a negare l'evidenza- stranamente riuscì a controllare il nervosismo che le diede la risposta di Michiru.

-Sei solo tu a pensarlo!

-Certo, perchè ve ne state sempre per i fatti vostri.

-Hai già dimenticato Takahishi-Kun?

-Chi? Lo sfigato dell'altra volta?

-Che ti piaccia o no, lui o la situazione dei fatti, io esco con i ragazzi.

-Visto che hai confermato tu stessa di non aver mai avuto un morosetto, ti sei mai chiesta perchè?

-Va bene, Haruka-San, è stato un piacere vederci, ma credo che sia arrivato il momento di salutarci.

Haruka a quelle parole cercò subito di rimediare: perchè era così acida ogni volta che si parlava dei suoi ipotetici rivali? -Ok, ok. Scusa se ho reagito così male è che non capisco! Che cos'è che ti da più fastidio, Michiru-San? Il fatto che io pensi che ci sia del tenero tra te ed Elza, il fatto che si vede lontano un miglio che non eri particolarmente coinvolta da quel Takahishi-Kun o è semplicemente la mia persona a infastidirti?

Michiru si sentì un po' in colpa per i suoi atteggiamenti. Si sentiva che stava per ferirla come la prima volta che si salutarono vicino al suo collegio perciò cercò le parole giuste. -No, non sei tu... E' solo la tua insistenza.

Haruka tirò fuori dal sacco che teneva in mano la foto, scattata dalla maestra Ai con una polaroid, che ritraeva loro due mentre mostravano i loro lavori e si fermò ad osservarla. Lo stesso fece Michiru, arrossendo un pochino. A vedersi sembravano veramente una bella coppia.

-A quante persone hai spezzato il cuore, Michiru-San?- domandò dopo una lunga pausa Haruka con tono serio. Michiru alzò lo sguardo dalla foto e la guardò. -Tu ed Elza sembrate già una coppia anche se di fatto non lo siete, quel Takahishi-Kun era convinto che foste prossimi a mettervi insieme, noi viste da fuori sembriamo una coppia... Eppure con Elza non è successo niente per quanto si veda lontano un miglio che a lei tu piaci; Takahishi-Kun ci è rimasto da cani quando ha capito che non eri interessata a lui, e che non eri interessata a lui si vedeva e si continua a vedere ora dal momento che non l'hai nominato nemmeno una volta; con me ti metti sempre sulla difensiva ogni volta che cerco di fare un passo avanti con te.- Michiru non rispose. Tutto quello che aveva detto Haruka era vero. -Sai prima, quando dovevo colorare i capelli della Madonna avevo pensato di farli verdi come i tuoi.- Michiru rimase spiazzata da quell'affermazione. -Non ho mai conosciuto una ragazza con i capelli di questo colore così inusuale. Così belli- le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, indugiando di proposito nel contatto con esso. -Così bella...- disse a bassa voce. Michiru iniziò a sentire sempre meno i contatti con la sua razionalità nel momento in cui Haruka con le dita le accarezzò l'orecchio. E perchè poi in quel momento lasciava che quella mano che si era presa la libertà di accarezzarle il volto con il dorso, senza domandare se potesse farlo, le regalasse dolci sensazioni? Restava lì a boccheggiare lasciandole prendersi una confidenza che fino ad allora non avevano mai avuto e che le bloccava il senno. Avrebbe voluto fermarla, ma era bello riprovare, più intensificato della prima volta vicino al suo collegio, quelle sensazioni che solo il contatto fisico con Haruka le dava e che lei non sapeva neanche definire. Erano semplicemente come delle leggere scosse che partivano dalla pancia e si irradiavano raggiungendo il cuore e il cervello, annebbiandolo totalmente. Guardò Haruka: i suoi occhi verdi un po' felini dalle lunghe ciglia, i morbidi lineamenti del suo volto, il naso piccolo. Si soffermò poi sulle sue labbra: una giusta via di mezzo tra il sottile e il carnoso. Per la prima volta da quando si conobbero sentì il desiderio di baciarla.
Haruka non aveva mai avuto problemi a flirtare con le ragazze, erano le altre che prima cedevano con gran facilità e poi si presentavano la volta sucessiva dicendo che non potevano andare avanti perchè era sbagliato. Michiru era l'unica con la quale aveva dovuto lavorarci un po' prima di poterla finalmente vedere vacillare. Per la prima volta Michiru la guardò con la bocca semichiusa e con occhi smarriti, il fatto che però non la allontanasse voleva dire che era sulla strada giusta: lo smarrimento era dovuto a quel contatto fisico che stavano avendo. Chissà se provava lo stesso turbinio di sensazioni positive che sentiva lei nel suo cuore? Nonostante di contatti fisici di quel tipo con qualche altra ragazza ne avesse già avuti non le avevano mai provocato delle sensazioni così forti. Stavolta non sarebbe finita come tutte le altre volte: non si sarebbe lasciata andare all'impulso del momento per finire con alcuni bacetti innocenti e sentirsi poi dire la volta dopo che non potevano più vedersi perchè era sbagliato, le ragazze dovevano stare con i ragazzi e tutte le altre menate di quel genere. Se le altre volta infatti non si trattavano neanche di cottarelle, stavolta i sentimenti che provava per la ragazza che aveva davanti erano troppo importanti per rovinare tutto e farsela sfuggire. Etero, bisessuale o omosessuale che fosse non le importava niente: voleva Michiru e basta. Così si armò di forte autocontrollo, allontanò la mano dal suo volto dai lineamenti tanto dolci, la guardò con occhi maliziosi e disse: -Bellissima...- si avvicinò fino a fermarsi a qualche centimetro dal suo viso prima di proseguire mormorando: -... e così irraggiungibile.
La voce bassa di Haruka le fece provare un brivido lungo schiena che corse dal basso verso l'alto seguendo la linea della colonna vertebrale.
L'esordiente pilota si permise poi un contatto fisico ancora più audace: un bacio sulla fronte. A Michiru si fermò il fiato nel ricevere quel gesto così inaspettato.
A quel punto Haruka cambiò totalmente tattica e allontanandosi da lei, recuperando lo sguardo e la voce di sempre affermò: -Michiru-San- il modo in cui lo disse risvegliò l'altra dallo stato di torpore in cui si trovava -io sono assai convinta che se io fossi un ragazzo tu non ti ostineresti tanto ad allontanarmi. Se è questo che però vuoi, è inutile proseguire con le nostre uscite. Io rischierei solo di farmi idee sbagliate e di darti fastidio con i miei modi di fare.

-Ma...- Michiru non riuscì a dire altro, le emozioni provate erano troppo forti e le impedivano di dire qualsiasi cosa di senso compiuto.

-Sono arrivata alla mia moto.- così dicendo si fece ridare il suo sacchetto rendendo alla pittrice ancora trasognata quello della damigiana. -Grazie del bel pomeriggio e buon proseguimento.- se ne andò.

-Ma... Haruka-San...

Lei non si girò nemmeno: si avvicinò alla sua moto, posizionò il quadro con la lastra di vetro in modo che fosse al sicuro e mise in moto lasciando una Michiru del tutto spiazzata e immobile in mezzo al marciapiede.


Qualche minuto dopo una Kawasaki blu sfrecciava per le vie principali di Tokyo. Baciare Michiru le aveva dato un'incredibile scarica di adrenalina. Certo, era stato solo un bacio sulla fronte, ma finalmente era riuscita a soddisfare quel desiderio che nel giro di due incontri era diventata un'impellente necessità: finalmente era riuscita a posare le sue labbra su Michiru. E ora era lì, come una stupida, ad andare alla velocità massima consentita per dare sfogo alle emozioni suscitate da quel bacio.


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*In un altro video pubblicato dalla yuotuber Erikottero e navigando successivamente su internet ho scoperto che in Giappone esistono veramente tanti bar strani  (ce n'è uno addirittura per i propri amati peluches!), tra cui uno anche che ti permette di  dedicarti all'arte in varie forme.
La fanfiction è ambientata all'inizio degli anni '90, in conformità con la messa in onda dell'anime, per cui non so se all'epoca esistesse già un bar di questo tipo, ma come ne sono venuta a conoscenza ho pensato che potessere essere interessante portarci Michiru che è un'artista in compagnia di Haruka.

Pittura-su-vetro-2

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Buonasera, poichè per due/tre settimane non sarò a casa e quindi il prossimo aggiornamento slitterà di qualche giorno, ho deciso di pubblicare in anticipo di un giorno il nuovo capitolo.

AVVERTIMENTO numero 1: questo capitolo inizia subito con un altro incubo di Haruka, per cui le scene qui descritte non pssono che narrare eventi catastrofici che coinvolgono cose e persone (da questi capitoli, vi ricordo, il rating della fanfiction).

Avvertimento numero 2: qui, come l'altra volta, vi sono alcuni riferimenti al nemico che ha distrutto il Regno Argentato e alla nuova squadra di malvagi (l'Esercito del Silenzio) che sta progettando di distruggere il pianeta. C'è qualcosa che però non vi sarà sicuramente chiaro in quanto frutto della mia immaginazione, ma non temete: in uno dei prossimi capitoli, non so ancora quale, vi verrà spiegato il suo significato. ;-)

Avvertimento numero 3: il capitolo si ricollegherà direttamente all'episodio 106 "Le due guerriere", quasi tutti i dialoghi sono stati ripresi dal doppiaggio italiano, ma qualcosa che in Italia è stato modificato o velatamente censurato, l'ho ripreso dalla doppiaggio originale.

Finiti gli avvertimenti non mi resta che augurarvi buona lettura!! =D

Ringrazio coloro che stanno leggendo la storia, che l'hanno inserita tra le seguite, tra le preferite e/o che recensiscono i vari capitoli.

10.


Il castello sta crollando sotto i colpi del vento che non fa altro che far divampare l'incendio che sta uccidendo tutti i suoi abitanti. Haruka cerca una via di fuga. Quel castello, punta di diamante del virtuosismo dell'architettura, sta crollando impietoso uccidendo tutti coloro che fino a poco tempo fa aveva protetto come una madre amorevole. Le punte decorative delle sue mura si staccano e come enormi schegge colpiscono tutta la gente che tenta di scappare, ma con scarsi risultati: il vento è così forte che le persone devono utilizzare tutte le proprie forze per poter avanzare controvento, ma inesorabilmente vengono spinte sempre più vicine al castello. I più deboli tentano di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di non essere spazzati via, ma molti non riescono a mantenere la presa salda e vengono sollevati dal vento. La scena è raccapricciante: la gente viene schiacciata dai blocchi di cemento che cadono crudelmente su di essa; altre persone vengono sbattute violentemente contro le mura del castello; anche i bambini finiscono vittime di quelle punte che li trapassano da parte a parte o scaraventati con forza inaudita contro le mura della fortezza. Haruka resta come paralizzata davanti a una scena così apocalittica. Ad un certo punto sente la terra tremare sotto i propri piedi, tutti, uomini, donne e bambini, urlano in preda allo spavento per quanto sta avvenendo. Un rumore sordo accompagna le scosse della terra e finalmente Haruka si riprende dallo shock iniziale e decide di scappare. Una donna con un orecchio sanguinante viene spinta dal vento che ora soffia dalla parte opposta e Haruka mentre la vede scivolare contro la propria volontà verso un fiume impetuoso vede da lontano un bambino piangere sul corpo della madre colpita a morte da uno stendardo del palazzo sollevato e scagliato addosso alla sventurata. Non può lasciarlo solo perciò si avvicina, gli mette una mano sulla spalla chiamandolo: “Ehi, piccolo, vieni con me” quello si volta e il suo volto è sfigurato a causa del fuoco. Haruka ha un sussulto e in quello stesso momento un forte rumore sordo attira la sua attenzione nuovamente sul castello. Sotto le scosse del terremoto le torri cedono e crollano su se' stesse mietendo un sacco di vittime. Le urla degli abitanti si fanno ancora più forti e angoscianti e mentre alcuni schiacciati solo in parte dalle macerie chiedono aiuto ai passanti che non li degnano di uno sguardo, intento ognuno a mettere in salvo se' stesso, il vento ora inizia a sollevare la terra spaccandola e formando numerose crepe che si allargano, trasformandosi in buie voragini che risucchiano persone e cose. L'orrido era lì, nella profondità della terra. Haruka, che si sente salva per miracolo, monta in sella alla sua moto e scappa veloce verso le colline di quel posto. Come ci sia arrivata non lo sa: fino ad un attimo prima stava correndo sulla pista con la sua monoposto, il tempo di un cambio gomme ed era a cavallo della sua moto davanti a quel castello che improvvisamente aveva iniziato ad essere preda di fiamme già altissime. Era stato angosciante vedere come il terrore aveva preso possesso di un luogo sereno e pacifico come quello. E' tutt'ora angosciante vedere quell'impietoso spettacolo di un'esistenza millenaria che viene spazzata via dalla furia omicida della natura che si sta abbattendo su tutto ciò che fino a poco prima era appartenuto a quel regno. Una figura bionda con i capelli lunghi, biondi e sottili scende dal cielo. “Mamma!” esclama Haruka nel riconoscere la madre.

Haruka, cosa sta succedendo al mio castello?”

Non lo so, mammina. Un attimo prima era in piedi e adesso sta crollando tutto.”

Haruka...” sua madre è così triste.

Mamma, non volevo che ciò accadesse. Avrei difeso il castello come se fossi stata tu e invece non ho potuto salvare te e non ho neanche potuto salvare il castello che ti avevo dedicato.” Haruka si porta una mano agli occhi per asciugarsi le lacrime e quando le allontana nota che i suoi guanti da moto si sono trasformati in guanti bianchi... sporchi di sangue. “Di chi è questo sangue??” esclama spaventata.

Sono le macchie di sangue delle persone che tu hai ucciso, Uranus!” così esclamando sua mamma perdendo consistenza si trasforma in una figura con vaghe sembianze umane, ma senza forma. Gli occhi luccicanti emanano la stessa malvagità ridente della bocca. In mezzo a quella che sembrerebbe essere la fronte di quell'ombra inquietante si forma una sorta di stella a quattro punte. Dalla bocca non esce più il dolce suono della voce di sua mamma, ma una voce malvagia: “Tutte le persone che sono morte a causa tua. Le vite che hai sacrificato per non rinunciare ai tuoi sogni di piccolo meccanico!”

Come osa quell'essere mostruoso e ignorante a definire il suo talento per le macchine e le moto un sogno da piccolo meccanico??“Sta zitto, mostro!” le urla lei. Improvvisamente la terra trema, ma non è un terremoto, guarda verso il castello e dal mare un'onda di una portata mai vista prima si sta elevando al cielo. Haruka accende il motore e scappa con la sua moto per la salita che porta in montagna. Per quanto sfrutti al massimo la potenza del motore, quell'onda gigantesca è troppo grande e potente e la raggiunge in fretta. Haruka si volta e vedendola si prepara al peggio quando una ragazza avvolta in una fascio di luce verde ferma le acque e mette a tacere la potente risata diabolica di un uomo che aveva iniziato a ridere alle parole di quella macchia scura amorfa.

Ciao, Sailor Uranus” ancora quel nome! Perchè tutti in quel dannato posto la chiamavano con un nome latino che ricordava quello del pianeta Urano?

Chi sei tu?” chiede ad alta voce Haruka spaventata da tutti gli avvenimenti appena vissuti e da quello tsunami altissimo che però resta alle spalle della ragazza che a mezz'aria si è posta tra l'onda e lei.


Haruka si svegliò di soprassalto. Il suo incubo non l'aveva risparmiata nemmeno quella notte. Eppure c'era qualcosa di diverso. C'era qualcosa legato alla realtà, come se fantasia e ricordi si fossero uniti. Ancora una volta però non erano suoi ricordi. Lei in vita sua non aveva mai visto quel castello e non aveva mai indossato eleganti guanti bianchi come quelli! Si alzò dal letto e si affacciò alla finestra. La luna calante era di tre quarti e poteva ancora illuminare la sala con la sua luce debole. Michiru era sempre presente. Era una delle poche costanti oltre al castello, all'incendio e allo tsunami. Costante era anche il messaggio che le portava. Come faceva ad intervenire nei suoi sogni era un mistero per lei. Era davvero chi diceva di essere e fra i suoi super poteri c'era anche la possibilità di interagire con le persone nel loro sonno? Come diceva di chiamarsi? Sailor Tritone? Haruka sorrise debolmente a quella battuta mentale. Avrebbe continuato a fare quei sogni terribili per tutta la vita? Erano ormai più di sei mesi che andava avanti con quella storia, svegliandosi sempre nel cuore della notte.

Svegliandosi sempre con l'angoscia.

Con le immagini, i rumori e le grida terrificanti ancora così vividi, pur nella veglia.

Cercò di pensare ad altro spostando i suoi pensieri su Michiru... Erano passati solo tre giorni, non l'aveva ancora sentita e avrebbe tanto voluto chiamarla lei, ma aveva una tattica ben precisa in mente ed era più che ferma nel suo proposito nel non farsi sentire. Anche se era ancora dell'idea di volere Michiru, avrebbe aspettato pazientemente che fosse l'altra a farsi sentire. Aveva capito che quella era l'unica tattica che forse sarebbe servita per far cedere la violinista: nascondersi e farsi desiderare. Un pochino le faceva strano, in genere lei adocchiava la "preda" e non si ritirava mai indietro nonostante gli sfortunati risultati, ma Michiru non era come le altre ragazze che se paragonate a lei diventavano tutte ragazzine. Era così facile ottenere un sorriso da loro: due moine e due complimenti e cadevano all'istante. Non che poi le sue “conquiste” si potessero definire un particolare successo dal momento che a parte qualche bacetto innocente a qualche ragazza non era ancora riuscita a far decollare alcuna relazione. Come tornavano a casa infatti le ragazzine dicevano tutto ai genitori i quali le mettevano subito in guardia. I più pacati dicevano loro che non dovevano dar peso alla cosa: era una fase che poteva capitare quella di scambiare una grande amicizia o stima per un piccolo amore; quelli più guardinghi le allontanavano subito additando Haruka come una traviata. Come se le avesse obbligate quando in realtà le erano bastati la sua bellezza, qualche complimento superficiale e qualche contatto fisico che alla fine si concludeva con baci stampi più che ben accetti da parte delle loro pargole, molte delle quali, ne era abbastanza certa, avrebbero gradito non passare nemmeno per quel gradino e passare direttamente ai baci più seri. Era lei che non voleva: se per tanti versi infatti era maschile, per altri restava pur sempre una ragazza. Non era mai stata una di quelle che fin da bambine si divertivano a giocare a fare le mamme o le mogliettine, una di quelle bambine e ragazzine che sognavano il giorno del loro matrimonio pregustando già quello che doveva essere il giorno più bello della loro vita. Non era mai stata una principessa nel castello. Anzi, trovava estremamente noiosi i film romantici: le sembravano tutti uguali, tutti patetici allo stesso modo, prevedibili dall'inizio alla fine. Era certamente preferibile un bel film drammatico o di guerra: lì sì che potevano nascondersi diversi colpi di scena. Eppure in quel cuore rude che si ritrovava c'era del sentimentalismo: le piacevano le storie di amori tormentati o anche quelle di guerra o avventura con il tema del romanticismo solo a fare da sfondo. Chissà se le piacevano perchè li sentiva più vicini a se' stessa? D'altronde non aveva mai avuto fretta di innamorarsi (al contrario di tante amiche che avevano iniziato a dichiararsi innamorate perse già a tredici anni), preferiva dedicarsi ai suoi hobby, le moto e le macchine in particolar modo. Tanto anche quando ci provava con le ragazze i suoi erano tutti successi a metà, conquiste che finivano sempre male. Forse era anche per quello che dava un valore particolare al primo vero bacio. Non l'avrebbe dato a una cottarella passeggera, ma solo alla persona della quale si sarebbe innamorata. Fino ad allora non sapeva cosa fosse l'amore e neanche sapeva a che età si sarebbe innamorata per davvero. Le sue amiche non erano un buon paragone: in America tutti i ragazzi tendevano a voler avere quante più esperienze possibili; in Giappone invece erano tutti estremamente contenuti, raramente si vedevano le coppie baciarsi in pubblico. A quindici anni certo che anche lei avrebbe voluto sperimentare, ma non a caso come facevano le sue compagne in America: dava troppo valore a quel bacio che non avrebbe sprecato con una ragazzina che non riteneva alla sua altezza. Prima di trasferirsi in Giappone non sapeva ancora bene chi avrebbe voluto al suo fianco: sicuramente non una ragazzina ancora immatura e senza carattere. Avrebbe saputo aspettare pazientemente, trovando altri interessi nel frattempo.

Finchè non la vide al termine di quella gara atletica che non avrebbe scordato facilmente, il primo giorno in cui sentì per la prima volta quel nome a cui continuavano a ricorrere i suoi pensieri: Michiru Kaioh. Bella, elegante e composta fin nel ridere; troppo intelligente e introversa per cedere ad alcuni complimenti superficiali. Non era una meta facilmente raggiungibile. D'altra parte anche lei aveva perso tempo cercando di sfuggirle, senza capire che da come si conobbero la ragazza era riuscita a introfularsi nella sua mente anche da sveglia, oltre che nel sonno. Non era stato difficile tutto sommato capire che si era innamorata, per quanto all'inizio le sembrasse quasi impossibile conoscendola così da poco tempo. Eppure più si conoscevano più le sembrava che la loro conoscenza affondasse radici in tempi più remoti a quelli reali. Forse era anche per quello che nonostante le prime razionali opposizioni presto capì che era inutile ostinarsi nel voler scappare o nel non accettare i suoi sentimenti. Il più era riuscire a capire come far cedere Michiru e adesso non le restava che aspettare che la ragazza si piegasse alla lontananza forzata e si rendesse conto di cosa voleva veramente.

Restò accanto alla finestra ancora per molto prima di tornare a letto, ma senza riuscire a riaddormentarsi.



Haruka e Michiru dopo l'ultima uscita a cena si sentirono al telefono solo una volta. Fu Michiru a chiamare Haruka, ma la ragazza non sembrava particolarmente propensa a chiacchierare.

Messi da parte gli studi, per l'inizio delle vacanze estive Haruka aveva iniziato a dedicarsi totalmente alle gare, mettendo volontariamente da parte Michiru. Negarsi era l'unico modo per far capire a Michiru se lei le mancava oppure no e nel caso in cui Michiru si fosse trovata nella situazione di trovarsi bene senza le sue “strane” inclinazioni se ne sarebbe fatta una ragione.



Michiru iniziò a ragionare sui propri sentimenti. Chiusa in quella scuola senza poter contare più su nessuno ne' all'interno ne' all'esterno di essa, aveva iniziato a sentirsi ancora più sola. La solitudine, fidata compagna, stranamente le stava però facendo strani giochi portandola a ripensare di continuo al saluto di Haruka dell'ultima volta. Ogni volta che si ritrovava da sola i suoi pensieri la riportavano sempre ad Haruka. Sembrava che anche il tempo, suo fidato alleato di sempre, le stesse girando le spalle: presentandole il conto del suo continuo temporeggiare.

-A quante persone hai spezzato il cuore, Michiru-San? … Elza, Takahishi-Kun, me.- Continuava a ripensare a quella domanda di Haruka che non era a conoscenza del quarto nome: Hiroshi-Kun. Tutti in cerca di entrare nelle sue grazie, come se si trattasse di una principessa capricciosa e lei che non sapeva chi scegliere. Il volere dei suoi genitori o il suo cuore? E il suo cuore per chi propendeva? Possibile che si fosse innamorata di Haruka? Ma se fino a due settimane prima era in camera in conflitto tra l'accettare il bacio di Elza e respingerla... Bacio che infine rifiutò nel momento in cui le apparve per la prima volta il flashback della sua vita sentimentale precedente e che l'aveva riportata per un breve attimo su Nettuno, ai tempi del Regno Argentato, in compagnia della Principessa di Urano che le dichiarava che sarebbero rimaste insieme per sempre. Michiru arrossì lievemente. Che la Principessa avesse avuto il potere di prevedere il futuro e sapesse già che nonostante la morte o per quante volte si sarebbero reincarnate si sarebbero sempre ritrovate? Possibile che tutti gli sforzi di quell'ultimo anno servirono solo per farle aspettare il vero amore? Ma davvero poteva credere che a quindici anni avesse trovato il vero amore in una ragazza che conosceva da due mesi appena? La stessa che millenni prima le aveva detto che avrebbero infranto tutte le regole e si sarebbero riviste ancora per poter vivere l'amore che, anche all'epoca, era nato contro ogni aspettativa. Tra tutti gli abitanti di Urano e Nettuno di chi si erano innamorate le due principesse obbligate a restare nei propri rispettivi pianeti? L'una dell'altra, forse provando fin da subito una simpatia o una forte emozione, nelle rare occasioni in cui erano state convocate insieme presso il palazzo della Regina. Come l'emozione che era scaturita solo guardandosi negli occhi la prima volta che si videro fuori pista.

Ogni domanda trovava ora una risposta lampante.

Tutto iniziava ad assumere senso: il primo forte battito del cuore vedendo Haruka sulla pista e riconoscendone la guerriera dei venti; l'emozione fuori controllo nel vederla da vicino e il conseguente rifiuto di rivedersi per posare per lei che le scatenò quel pianto improvviso, in apparenza privo di senso; l'invito, quasi pregandola, di restare a casa sua; la voglia di vederla e la felicità provata ogni volta che si dovevano vedere... Ma non poteva essere... Si conoscevano da così poco tempo! Due mesi costituiti anche di diversi mordi e fuggi. Com'era possibile? Che potesse essere successo con Elza ci poteva anche stare condividendo il collegio, gli stessi spazi comuni, ore intere ogni giorno: Elza era l'unica che la conosceva per come era davvero ed era l'unica che l'apprezzava lì dentro non perchè figlia del famoso Masami Kaioh, ma perchè era semplicemente Michiru. Haruka tanti risvolti del suo carattere non li conosceva, così come lei ancora non poteva dire di conoscere bene Haruka. Come poteva quindi dirsi innamorata di una persona che aveva iniziato a vedere regolarmente fuori da scuola solo da un mese?

L'amore non ha ragione” le venne in mente una frase che sentì molte volte. Forse era vero: potevano esserci vari motivi per cui le persone potevano piacersi tra di loro, ma non c'era un perchè con una persona si voleva costruire un'amicizia e invece con un'altra una solida relazione.

-Sono sicura che se fossi un ragazzo non ti ostineresti tanto a respingermi.- Era tutto così vero. Più di una volta si era ritrovata a guardare i ritratti di Haruka immaginando quanto sarebbe stato tutto semplice e bello se fosse stata un ragazzo. Probabilmente avrebbe un po' civettato anche con Haruka e prima o poi si sarebbe arresa, accettando la sua proposta di diventare la sua ragazza. Se la loro relazione avesse superato un anno avrebbe presentato Haruka ai suoi genitori che non sarebbero stati pienamente d'accordo dal momento che non proveniva da una famiglia prestigiosa come la loro, ma si sarebbero infine messi il cuore in pace dato che comunque proveniva da una famiglia più che benestante ed era un bravo ragazzo. Invece tutto questo non si sarebbe mai avverato dal momento che Haruka era una donna. Maschile sì, certo, ma pur sempre di sesso femminile e per quanto di buona famiglia, brava, intelligente e talentuosa potesse essere niente di tutto ciò avrebbe potuto far accettare ai due coniugi che loro figlia fosse omosessuale. Quanto le faceva strana quella parola riferita a se' stessa... Non aveva mai preso in considerazione che proprio a lei potesse capitare di essere attratta dalle ragazze. Era vero, non aveva mai avuto particolare interesse per i maschi, nemmeno da bambina se si escludeva una piccola simpatia avuta per un amico ai tempi dell'asilo, ma lei non aveva mai dato peso alla cosa. Sapeva di essere ancora giovane e che era presto per essere veramente innamorata di qualcuno. I dubbi arrivarono con Elza, ma anche lì provò a dissuadersi da certi pensieri in tutti i modi possibili, arrivando addirittura a voler pensare che fosse solo una fase adolescenziale. Adesso però non poteva più dire che fosse solo una parentesi se stava a combattere contro i sentimenti che provava anche per Haruka, se il suo cuore batteva più forte ogni volta che ripensava alla sua bocca appoggiata sulla sua fronte e se i suoi pensieri la portarono svariate volte a pensare come sarebbe stato ad avere la sua bocca appoggiata sulla propria. Tanto sicura nella sua missione, tanto incerta sul da farsi nella sua vita privata... Eppure non poteva più indugiare.

Il tempo le stava dicendo che era arrivato il momento di fare i conti con se' stessa: aveva quindici anni, stava tenendo in ballo tre persone diverse (se si escludeva il povero Sasuke, eliminato due settimane prima), tutto sommato compiacendosi delle attenzioni ricevute da ciascuna di esse, ma senza decidere chi scegliere. Da una parte il beniamino di suo padre che le avrebbe offerto una vita sociale ed economica in discesa; dall'altra un'aspirante atleta per la quale però a causa della lontananza i suoi sentimenti si stavano velocemente assopendo, facendosi invece vincere dai tentativi di corteggiamento, per gradi sempre più arditi, dell'aspirante pilota. La scelta per l'atleta o per il pilota però, al di là del fatto che per il momento non le potevano garantire alcuna stabilità economica -cosa che le interessava molto relativamente potendosi mantenere da sola grazie al proprio talento poliedrico-, non le avrebbe mai rassicurato un futuro felice e sereno. Tutti, almeno negli ambienti in cui viveva, l'avrebbero guardata male, pensando che si trattasse di una ragazza malata. Inclusi i suoi genitori che sicuramente l'avrebbero cacciata di casa.

Passati i primi giorni dovette però accantonare i suoi ragionamenti: il mare aveva iniziato a portare messaggi inquietanti dicendole che avrebbe dovuto intensificare la ricerca del portatore del demone dell'Esercito del Silenzio. Ogni giorno che passava si faceva sempre più forte, ma nonostante ciò non riusciva a localizzarlo con precisione. Aveva solo capito in quale quartiere si trovava, ma non sapeva chi fosse la persona dal cuore puro che era stata presa di mira.


                    ***                    ***                     ***


Il giorno della gara era arrivato. Haruka vinse e passò in testa alla classifica. Se avesse chiuso la stagione in quella posizione avrebbe guadagnato notorietà e sponsor. Gli sponsor le avrebbero permesso di prender posto alla scuderia migliore della sua categoria e quella era il trampolino di lancio per la Formula 2: l'anticamera della Formula Uno.

Dopo aver festeggiato con i meccanici e i fan andò ai box. Purtroppo quel giorno così felice dal punto di vista professionale, fu triste da quello affettivo: suo papà aveva avuto un caso urgente in ospedale e non era potuto partire e anche sua madre dal momento che lavorava con lui; Kameda aveva giurato che ci sarebbe stato, ma non l'aveva visto; intravide soltanto Michiru quando scese in pista, ma posteggiata la monoposto non la vide più tra gli spalti. Le gare delle macchine erano così noiose per lei? Andava ad assistere solo Elza e lei non era all'altezza della ragazza brasiliana? Lasciata da parte l'euforia della vittoria quella era stata una giornata piuttosto deludente: teneva a poche persone, tra quelle ne aveva scelte quattro per andarla a vedere e nessuna di loro si presentò. Eccezion fatta per Michiru che però non era riuscita a reggere la corsa fino alla fine.

Era ormai tardo pomeriggio, in pista e nei box non c'era più nessuno. Come aveva fatto a rimanere l'ultima ad andarsene tra tante persone che lavoravano per le monoposto? Forse si era intrattenuta più del dovuto con i fan e gli intervistatori. Però era bello avere dei fan e ricevere tanti complimenti da parte di gente che era sicurissima che l'anno successivo sarebbe passata di categoria. Fra quelle persone anche un gruppettino di belle ragazze che, senza troppi pudori, l'avevano presa sotto braccio sperando di fare colpo e magari di essere pure invitate a casa sua. Certo lei le aveva incoraggiate con i suoi giochi di sguardi e battuttine allusive, ma di portarle veramente a casa non se ne parlava proprio. Forse non sapevano neanche che era una ragazza!

Entrò nei box e vide un ragazzo mingherlino inginocchiato a terra.

Si accorse subito che non stava bene affatto. Avvicinandosi riconobbe in lui Kameda! E lei che credeva che non fosse andato a vederla! Cosa ci faceva però il ragazzo in quel posto riservato solo ai membri del team della sua scuderia?

-C'è qualcosa che non va?

Aveva una mano sulla pancia e gemeva di dolore. -Aiuto...- disse a fatica.

La risposta di Kameda la preoccupò per cui corse in suo soccorso: -Ma che hai? Ti sei fatto male?- Gli mise una mano sulla schiena per fargli sapere che lei era lì e per comprendere le sue condizioni

Lui allungò una mano verso di lei, mentre senza riuscire ad alzare la testa disse: -Devi aiutarmi...- non finì la frase, urlando di dolore nello stesso momento in cui improvvisamente un grosso mostro informe uscì dalla sua schiena facendo istintivamente arretrare il pilota di diversi passi.

Haruka rimase esterrefatta: non credeva ai suoi occhi! Davvero quello che stava accadendo era reale? Il mostro era altissimo, sembrava quasi composto da diverse masse rosse, aveva i denti aguzzi e produceva degli striduli versi spaventosi. Non c'era tempo per pensare! Doveva mettersi in salvo, per cui prese la prima cosa che trovò a portata di mano pensando che quello potesse aiutarla a colpire quell'essere spaventoso. Nello stesso momento in cui pensò di colpirlo, subito le venne in mente il volto di Kameda che le chiedeva di aiutarlo, non di ammazzarlo. Quel pensiero la distrasse e il mostro la colpì. Haruka con la spranga di ferro che teneva in mano riuscì soltanto a difendersi dalla bocca dai denti appuntiti. Quell'asta l'aiutò a pararsi dal colpo, ma il mostro riuscì a far cadere a terra la bionda e a strapparle la sbarra dalla sua mano gettandola poi lontano. Quello che stava vivendo le stava rivelando che per quanto si ostinasse a negarlo, il suo sogno davvero non era altro che una profezia. Sebbene non ci fossero uragani, maremoti imminenti e centinaia di persone che scappavano, si trovava ora lì, da sola e totalmente indifesa contro un gigantesco essere disgustoso che non l'avrebbe mai lasciata uscire viva da quel box. Era giunta la fine e stavolta non c'era Michiru che calando dal cielo come un angelo giungeva per salvarla; ne' lei poteva svegliarsi. Il mostro si avventò su di lei, ma un vento forte invase il box e una luce abbagliante si frappose fra lei e il mostro. All'interno del fascio luminoso si materializzò uno strano oggetto che sembrava quasi uno scettro. Haruka non capì ne' come fosse potuto spuntare fuori dal nulla, ne' a cosa gli servisse, ma... “Piuttosto che niente...” allungò incerta la mano per afferarlo quando una voce la bloccò: -Noooo! Ferma!- Come allontanò la mano dallo scettro, la luce svanì mentre quello cadde a terra producendo un rumore metallico.

Si girò dalla parte della voce e vide Michiru, agguerrita e appoggiata allo stipite della saracinesca con le braccia incrociate. -Non toccare quello scettro. Se lo stringi anche solo una volta la tua vita cambierà completamente e non tornerai più quella di prima.- sembrava sicura di sè e delle sue parole, come se parlasse per esperienza personale.

Haruka la guardò spiazzata. Era una situazione così irreale!

Michiru tirò fuori dalla tasca della sua gonna scolastica un altro scettro simile a quello comparso poco prima. La ragazza urlò: -Potere di Nettuno, vieni a me!- e una luce più grande di quella di prima e quasi acceccante illuminò il box. Haruka si riparò gli occhi con una mano mentre intravedeva una strana evoluzione della figura di Michiru. Pochi secondi dopo la luce svanì e lei rimase totalmente a bocca aperta alla mirabile visione: finalmente vide la guerriera dei suoi incubi in carne ed ossa. Stivaletti blu con tacchi alti a spillo; gambe lunghe e snelle (non credeva che Michiru avesse delle gambe così belle); gonna vertiginosa; guanti bianchi; un completo alla marinara al quanto sexy (ma forse quello dipendeva da chi lo vestiva); un elegante collarino che forse serviva per proteggere la gola dagli attacchi nemici; una tiara in testa che faceva sembrare Michiru una principessa agguerrita; un leggero trucco a rendere il tutto ancora più piacente. “Ma a che diavolo sto pensando??” si rimproverò appena si accorse delle sue constatazioni sull'aspetto di Michiru che da giovane scolaretta si era trasformata in una tosta guerriera che sembrava anche più grande della sua età. Le sue constatazioni durarono ben poco però perchè come sparì la luce della guerriera di fronte a lei, il mostro riacquistò capacità di muoversi e rivolse il suo attacco proprio verso Michiru trasformata che però lo scansò facilmente, facendolo sbattere contro la scansia degli attrezzi da meccanico che gli crollò addosso.

Haruka vedendo la scena non potè contenere la rabbia e dopo essere corsa subito in direzione del mostro disse a Michiru: -Ma che hai fatto? Quel mostro prima era un essere umano! Potresti anche averlo ucciso, lo sai? Ma a te questo non interessa!- Il suo amico Kameda, buono come nessun'altro, sempre accondiscendente e disponibile... Michiru non l'aveva conosciuto e quindi forse non dava valore alla sua vita come lei, ma Haruka non poteva credere che fosse morto!

Nonostante ciò Michiru non fece una piega spiegando seria: -Il silenzio sta per calare sul mondo. Dovevo distruggere quel mostro perchè non facesse delle altre vittime.

Vista dal vivo faceva anche più paura che nei suoi sogni: sembrava un automa programmato per uccidere senza provare alcuna pietà o compassione per la persona della quale si era impossessato quell'essere disgustoso. -Anche a costo di sacrificare delle vite?

-Sì, proprio così. La missione importa più di qualsiasi altra cosa.

-Non ti credevo così spreg...- non fece in tempo a finire la sua frase che il rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto. Il mostro era ancora vivo e prima ancora che lei potesse realizzarlo si trovò avvolta dalla braccia di Michiru che con forza la spostò da lui che la stava per attaccare. Rimase spiazzata sia per il fatto che quell'orribile mostro fosse ancora vivo e vigoroso, sia per l'improvviso e stretto abbraccio con l'unica persona che finora ad allora aveva quasi sempre rifuggito ogni tipo di contatto fisico. Sentì forte la stretta di Michiru che non calò nemmeno in seguito al grido di dolore per il colpo infertole dal nemico.

Con un altro verso stridulo il mostro si preparò ad attaccare nuovamente, ma la ragazza invocò un -Maremoto di Nettuno!- che le permise di ritrovarsi fra le mani un'enorme sfera verde luminosa che scagliata contro il nemico, come un'enorme onda lo travolse e lo polverizzò nel giro di pochi secondi. Al suo posto ricomparve Kameda che cadde a terra. Anche Michiru si lasciò cadere a terra perdendo conoscenza.

Haruka prima corse verso di lui, constatando con sollievo che era ancora vivo e illeso, sebbene privo di sensi, lo mise per cui seduto con le spalle al muro. Poi si diresse verso Michiru.

Quando la giovane guerriera si risvegliò la prima cosa che chiese fu sapere che fine avesse fatto il mostro.

-E' sparito, il ragazzino ha ripreso le sue sembianze e sta bene.- rispose rassicurandola il pilota mentre la teneva fra le sue braccia.

Michiru sapeva già che quella battaglia sarebbe stata più difficile da combattere rispetto alle altre. Era vero, lo scontro si era risolto nel giro di breve, ma la potenza del nemico era nettamente superiore a quella dei precedenti. Restando da sola non sarebbe sopravvissuta allo scontro successivo senza scagliare in pieno il suo Maremoto di Nettuno che però avrebbe potuto portare a conseguenze ben più gravi per il portatore del demone. Per cui la vittoria di poco prima non riusciva affatto a rallegrarla: -Avrei anche potuto fargli del male. Sai, prima o poi finirò per uccidere qualcuno. Io non sono una persona spietata, ma in fondo ho scelto io di essere una guerriera, quindi non ho nessun diritto di lamentarmi...

-Ma si può sapere per quale motivo hai cercato di proteggermi?- Michiru che fino a poco prima del nuovo attacco del mostro sembrava una persona che non dava peso alla vita degli altri, era stata pronta a metterla subito al riparo prendendo così il colpo che era destinato al pilota. Chi era dunque? Un'assassina o un'eroina? Haruka guardò il suo braccio ferito e sanguinante: -Ma guarda...- le prese una mano guantata e le alzò così il braccio -Con un braccio così malridotto non potrai più suonare il violino.

Michiru quel punto sentì che stava per avere un crollo emotivo, ma era la prima volta che poteva condividere i suoi pensieri al termine di uno scontro. -Vedi, quando ti ho chiesto di posare per me era una scusa per poter avvicinarti: sapevo che i nostri destini erano comuni e che tu avevi le mie stesse visioni e i miei stessi incubi. Quando ho seguito le tue gare ho intuito che avevi la stoffa della guerriera. Sapevo che in te avrei trovato più di una sorella, una grande alleata per la mia grande battaglia e ho ammirato subito il tuo carattere indipendente. Sei sempre così decisa, forte, sai quello che vuoi.

-Ma non è vero! Io sono piena di dubbi! Non so quale sia la mia strada e cerco sempre di fuggire dal mio destino!- Michiru le stava finalmente svelando i suoi pensieri perciò si sentì di poterla contraddire. Anche se la piaceva ostentare una sicurezza che non aveva, tutta la sua vita era fatta di incertezze e talvolta di contraddizioni: le piaceva restare in Giappone, ma al tempo stesso le mancava casa sua in America; aveva quindici anni e ancora non si era decisa a quale categoria di corse dedicarsi; voleva scappare da Michiru e aveva finito per innamorarsene. Questi erano solo alcuni esempi che le vennero in mente in un primo momento.

-So molte cose su di te, più cose sapevo di te e più fantasticavo di poter essere così in confidenza da andare in macchina con te lungo la costa. Tu eri l'unica persona che non avrei voluto coinvolgere facendole prendere la mia strada perchè sono certa che sei una persona in gamba. So quanto gli incubi sulla fine del mondo possono averti turbata e disorientata, ma credimi, non ti devi sentire in colpa. Capire che finalmente avevo trovato la compagna della missione e che saresti stata proprio tu a combattere con me, mi ha resa felice perchè non ero più sola.- Non le sembrava vero: poteva finalmente essere libera di aprire il suo cuore ed esprimere le sue paure e speranze. Aveva combattuto per un anno da sola, auto medicandosi quando necessario e tenendo tutto dentro di sè, senza far parola a nessuno: nemmeno con Elza. Non le sembrava vero ora di poter condividere il peso della sua identità segreta e della missione con qualcun altro. Questo stesso pensiero fece però salire a Michiru le lacrime agli occhi. -Sono un'egoista. Tu ancora non sai il terribile destino che ci aspetta. Ah, mi dispiace... Scusami, non so che cosa sto dicendo, non avrei dovuto dirti queste cose...-

Haruka ascoltò tutto il discorso di Michiru, sorpresa di venire a conoscenza per la prima volta di tutto quello che la violinista pensava e celava dentro di sè. Era la prima confessione a cuore aperto che le aveva fatto e le lacrime che le aveva mostrato le avevano fatto capire che non stava mentendo e che a lei ci teneva veramente tanto. Non l'aveva inseguita solo per rovinarle la vita, ne' era una squilibrata che necessitava di uno psicanalista per guarire. Haruka si girò a guardare lo scettro per terra. Come aveva potuto ignorare per tanto tempo il suo messaggio, credendo sempre di più che tutto quello che le diceva Michiru fosse solo frutto della sua immaginazione? Quanti mostri come quello di quel giorno aveva dovuto affrontare? Quante volte era stata colpita brutalmente, tornando a casa da sola, forse barcollante, senza nessuno che la potesse sostenere? Di quale missione stesse parlando Michiru non ne era a conoscenza, ma sicuramente doveva trattarsi di qualcosa molto più grande delle sue capacità. Come aveva potuto tenere custodito quel grande segreto per tanto tempo? Riportò lo sguardo su Michiru che aveva di nuovo perso i sensi, mentre guardò nuovamente il suo braccio. Come aveva potuto darle dell'egoista se pur di difendere le altre persone era disposta anche a mettere a repentaglio la sua carriera come violinista o anche solo come nuotatrice? Per la prima volta si rese conto di essere stata lei l'unica egoista della situazione: pur di non rinunciare ai suoi sogni stava rischiando di far perdere la vita a Michiru. Riguardò lo scettro. Michiru stava solo cercando un'alleata e lei non solo non l'aveva ascoltata e quindi non l'aveva aiutata combattendo con lei, ma le era pure stata d'intralcio. Molto probabilmente non si sarebbe ridotta il braccio in quello stato se avessero combatutto insieme. Si sentiva in colpa e perciò capì che non avrebbe più permesso a nessuno, mostro o umano che fosse, di poter ridurre la ragazza in quello stato. Non senza prima essersi battuto contro di lei. Giro nuovamente la testa in direzione di Michiru e stringendola un po' di più le mormorò: -Da adesso ci sarò io con te. Per sempre...- e così dicendo appoggiò la testa sulla sua, sperando di essere all'altezza della missione di cui Michiru le aveva continuamente accennato per tutto quel tempo.


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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Buona sera a tutti! Appena tornata dal mio viaggio di vacanza in assenza di internet mi sono subito messa all'opera per completare questo capitolo e aggiornare la storia.

Alla fine del racconto trovate l'immagine alla quale mi sono ispirata per questo capitolo. E' un'immagine tratta dalla copertina di un doujinshinshi di Yamada, "Cry for the moon". L'immagine originale con la scritta, aggiunta da un fan che non si è firmato (motivo per cui non posso riconoscerne i meriti), era un collage di altre immagini riprese dai disegni di Yamada. Per questo motivo, in occasione di questa fanfiction, ho deciso di proporvi solo l'immagine della copertina del suddetto manga e di copiare la frase non mia, ma da cui ho tratto ispirazione per la stesura dell'undicesimo capitolo.

Auguro buone vacanze a tutti coloro che non le hanno ancora fatte e spero che chi invece è già stato in ferie come me abbia passato un bel periodo :-) .

Infine auguro buona lettura a tutti e come sempre tengo a ringraziare chi sta leggendo la storia, coloro che l'hanno inserita tra le seguite, quelli che l'hanno inserita tra le preferite e le persone che recensiscono.


9.


Dopo quanto accaduto, Haruka chiamò urgentemente un'ambulanza che andò in soccorso nel box indicato. Ai paramedici la ragazza raccontò che Kameda si era sentito male, forse aveva mangiato qualcosa di avariato ed era molto preoccupata per lui perchè dopo essersi contorto per i dolori allo stomaco aveva perso conoscenza. Nessuno seppe dell'accaduto ne' della presenza di Michiru. La violinista infatti una volta ripresasi, si era rifiutata di andare all'ospedale perchè non avrebbe potuto spiegare ferite come quelle che riportava sul braccio senza destare sospetti infondati: i medici avrebbero cercato di capire se fosse vittima di violenze fisiche subite da qualcuno. Forse dalla famiglia, da una suora o forse anche dalla stessa Haruka che era l'unica persona, a parte un ragazzo privo di sensi, ad essere presente con lei in quel box. Così prima che l'ambulanza arrivasse Haruka le fasciò la ferita con una garza e alcune bende trovate dentro il kit di pronto soccorso all'interno del box, poi l'aiutò a salire in auto e le disse di aspettare che l'ambulanza andasse a prendere Kameda.

Una volta giunte a casa di Michiru, Haruka l'aiutò dimostrandosi di essere la degna figlia di un medico chirurgo. Il pilota l'andava a trovare tutti i giorni e dopo quell'attacco passava molto più tempo a casa di Michiru che a casa sua: le due avevano tante cose da dirsi. Haruka aveva capito che tutto ciò a cui la stavano preparando i suoi sogni era vero. Accettò il suo destino e insieme a Michiru, che essendosi risvegliata prima aveva recuperato molti più ricordi sulla sua vita precedente e sulle altre guerriere Sailor del sistema solare esterno, cominciò nel giro di un paio di settimane a ricostruire i primi ricordi. Il periodo di pace prolungato che fece abbassare la guardia a tutte quante; l'attacco improvviso di un nemico più forte di loro che si era insediato nei palazzi delle guerriere del sistema solare interno; la distruzione dei loro regni e poi di quelli del sistema solare interno. Infine si era arrivati ai loro giorni con un nuovo nemico che ora voleva conquistare anche la Terra, ma loro gliel'avrebbero impedito. Quello sarebbe diventato il loro obiettivo, al quale sarebbero arrivate solo dopo aver portato a termine le altre due missioni: trovare i talismani conservati nei cuori delle persone più pure in assoluto e scoprire chi era l'Essenza Suprema.

Da quando ci fu l'attacco nella sua scuderia andò a trovare a casa un paio di volte Kameda che non si sapeva spiegare come fosse finito nei box quando la sua intenzione era quella di andare sugli spalti per vedere Haruka correre. Aveva ricordi confusi della giornata. Sapeva solo che si era recato per vederla, ma nei pressi dell'autodromo aveva iniziato a barcollare e a sentirsi poco bene. Da lì la sua memoria si perdeva; aveva saputo dagli infermieri che era stato ritrovato da Haruka all'interno della sua scuderia. Haruka disse anche a lui che forse aveva mangiato qualcosa di avariato e lui, seppur poco convinto, finì per crederle. “Povero Kameda!” pensò Haruka. Era buono come il pane, non aveva conosciuto una persona più mite di lui e guarda cosa gli era andato a capitare.

Con Michiru arrivarono alla conclusione che probabilmente era stato preso di mira dall'Esercito del Silenzio proprio per la sua bontà e il suo profondo senso dell'amicizia.


Era il 3 Luglio* e non era passata una settimana dall'attacco al box.

Haruka decise di invitare Michiru a teatro per uno spettacolo di ballo che si sarebbe tenuto quattro giorni dopo. Michiru inizialmente declinò l'invito: -Ti ringrazio Haruka, ma non mi sono ancora ripresa proprio del tutto.

-A me sembra che tu ti stia riprendendo molto bene. Con tutto quello che hai passato hai avuto una ripresa incredibile!- puntando lo sguardo sul braccio che era già quasi del tutto in via di guarigione. 

-Ti ringrazio. Lo devo a qualche gene ereditato dalla mia vita precedente.

Ad Haruka quei discorsi sembravano ancora surreali: mostri, poteri, vite precedenti. Doveva però farci l'abitudine: ormai aveva capito che non si trattava ne' di uno scherzo ne' del frutto della pazzia dell'altra ragazza. Per cui senza chiedere spiegazioni e senza mostrare alcun turbamento riprese la conversazione: -Allora vieni? Ho letto che ci saranno anche momenti in cui gli stessi spettatori potranno ballare insieme.

-Sono veramente stupita, ma non sono molto brava a ballare. Conosco alcuni passi, ma sono un po' arruginita.

-Non c'è problema, se vuoi ripassiamo insieme!

-Tu sai ballare bene?

-Mia mamma è stata una regina al ballo della scuola, per cui ogni tanto ballava anche a casa con mio papà o con me.

-Ma dai, sul serio?- l'altra annuì sorridente -Comunque non me la sento. E' meglio che mi riposi per riprendermi del tutto il prima possibile.

-Non dobbiamo per forza ballare anche noi. Possiamo anche solo restare a guardare. Non credo infatti che tutti gli spettatori scenderanno per andare a ballare! E' un teatro all'aperto, ma non penso che sia abbastanza grande per far ballare tutti i presenti!

Michiru tentennò nel rispondere. Il problema era che il giorno del ballo a teatro coincideva con il Tanabata Matsuri, la festa delle stelle. Haruka era arrivata da meno di un anno in Giappone e forse non aveva ancora avuto modo di conoscere la festa più romantica della tradizione giapponese, ma andare in giro per la festa in cui si celebrava l'amore di Vega e Altair con la persona di cui aveva capito di essere innamorata, ma alla quale ancora non voleva cedere, non le pareva una buona idea. Michiru non era una persona superstiziosa ne' particolarmente romantica, però ugualmente avrebbe preferito uscire con Haruka in un'altra data. D'altronde il Tanabata era così sentito in generale che in qualche modo, pur avendolo festeggiato raramente in famiglia con tutti i prestigiosi invitati di suo papà, ne sentiva l'importanza pure lei e non voleva che qualcosa interferisse nel suo tentativo di resistere al fascino ammaliatore della persona che aveva al suo fianco. Per questo la ragazza negò ancora qualche volta, ma alla fine Haruka ebbe la meglio: -Michiru me lo devi. Sto rinunciando a tutti miei sogni per salvare il mondo. Almeno uno spettacolo di ballo me lo puoi concedere.

Come poteva dirle di no dopo quelle parole?

Haruka scoprì la festa del Tanabata Matsuri solo due giorni prima del 7 Luglio. Aveva invitato Michiru a casa sua per pranzo e parlando del più e del meno si finì sul discorso. -L'anno scorso sono tornata in America durante le vacanze estive e questo è il primo anno che mi fermo e vedo tutta la città in festa, cartoncini e strisce di carta ovunque, gente concentrata in luoghi pieni di bancarelle. Ho sentito dire che ci sarà pure uno spettacolo pirotecnico per la ricorrenza del Tanabata Matsuri, ma perchè è così importante?

Michiru ebbe la conferma di quanto supposto in precedenza: Haruka non conosceva la tradizione del Tanabata, così le spiegò la leggenda della via Lattea, della sfortunata vicenda di Altair e Vega e di come si festeggia il giorno dell'incontro tra i due sposi, allontanati dal padre di lei che, impietosito dal dolore della figlia di non poter stare accanto al suo amato, concesse ai due innamorati di vedersi una volta all'anno: il 7 Luglio**. Haruka conosceva la leggenda delle due stelle che si incontravano solo una volta all'anno lungo la Via Lattea, ma non avendovi mai partecipato non sapeva che si svolgeva il 7 Luglio e soprattutto non sapeva che fosse così sentita in Giappone. In parte si dispiacque di aver già comprato i biglietti per il ballo: avrebbe voluto partecipare anche lei alla grande festa importante in Giappone quanto il Natale in America.

***    ***      ***


Nel tardo pomeriggio del 7 Luglio Haruka andò a prendere Michiru a scuola. La violinista era tornata a casa sua nel periodo delle vacanze estive, ma proprio quel giorno dovette tornare a scuola perchè doveva prendere la valigia con le sue cose. L'aveva già quasi ultimata il primo giorno delle vacanze, ma l'attacco improvviso del demone alla fine della gara di Haruka e il conseguente urgente rientro a casa a causa delle ferite riportate durante lo scontro le avevano impedito di portare le proprie cose a casa. Visto che Haruka sarebbe passata in macchina si misero d'accordo per andare a prendere la valigia una volta tornate dal teatro, cosicchè la ragazza potesse sfruttare il passaggio offertole da Haruka per portare la valigia a casa sua.

Le ragazze rimaste in collegio furono tutte catturate dalla presenza di Haruka davanti al cancello d'ingresso e presto la ragazza si trovò attorniata da un nutrito gruppettino di giovani fanciulle che sembravano già stravedere per lei. Anche quelle che erano in procinto di prepararsi per uscire con i loro fidanzatini si avvicinarono incuriosite e colpite dal suo aspetto fisico, dall'eleganza e dalla postura: alta, bionda, con gli occhi verdi e dal fisico sportivo. Indossava pantaloni neri, una camicia di un nero leggermente più chiaro, blazer nero, scarpe in pelle nere. Per spezzare alla tinta unica portava un fazzoletto da taschino rosso in tinta con una delle sue cravatte preferite. 

Tutte le fecero un sacco di domande, ma lei si mostrò insolitamente di poche parole.

-Sei impegnato Tenoh-Kun?

-No.

Molte giovani senza fidanzato pensarono che si apriva per loro uno spiraglio di speranza.

-Ma c'è qualcuna che ti piace?

Lei rispose facendo spallucce, tante fecero dei gridolini di gioia, ma alcune più perspicaci insistettero.

-Ma deve esserci qualcuna se sei qui proprio per il giorno del Tanabata.

-Chi sei venuto a prendere?- domandò un'altra ragazza. Haruka non rispose e tutte iniziarono a domandarsi chi fosse la fortunata compagna che quella sera sarebbe uscita con quel ragazzo che sembrava un principe. Vari nomi motivati dalla bellezza, dalla disinvoltura, dal prestigio sociale o da altre qualità uscirono dalle loro labbra, ma a ciascuno di essi Haruka negò con un leggero movimento del capo. Le più disinibite iniziarono perciò ad attirare la sua attenzione per essere prese in considerazione come possibili partner. Per loro non era importante chi Haruka fosse andato a prendere, l'importante era far vedere che c'erano anche altre scelte oltre alla ragazza che lui stava aspettando. Haruka però non si lasciò distrarre. Le piaceva essere attorniata dalle ragazze, ma le compagne di scuola di Michiru le sembravano giovani adolescenti non molto diverse da quelle che frequentavano il suo istituto. Tutte superficiali, interessate solo alla sua bella presenza e alla sua classe sociale di provenienza, suggerita dall'auto con cui era andata a prendere la persona di suo interesse. Nessuna di loro era elevata come quella persona, neanche le più grandi. Mentre gettò un'occhiata verso l'edificio vide la persona che stava aspettando. Quella che si distingueva dalle altre per eleganza, buone maniere, intelligenza, cultura e coraggio. Quando la vide si girò dalla sua parte e sfilò le mani dalle tasche dei pantaloni. Tutte notarono i movimenti di Haruka e si girarono curiose anch'esse dalla parte opposta. Michiru, vestita di grigio scuro con dei guanti che arrivavano all'avambraccio, stava uscendo dalla scuola. Molte bisbigliarono tra loro, altre avvertirono Haruka: -E' molto bella, vero? Non t'illudere però: Michiru-Sama non si fa avvicinare da nessuno.- disse una.

- Nessuno è alla sua altezza.- commentò un'altra.

-Ma dove andrà vestita così?- fu il commento di un'altra ancora a cui seguì un: -Non lo so, ma dove pensa di essere?

In quel momento Haruka capì perchè Michiru trovava tanto difficile legare con le sue compagne di scuoa. Erano insopportabili, erano addirittura peggio delle sue di compagne e in cuor suo sorrise perchè non credeva fosse possibile essere più superficiali di loro!

Quando Michiru si avvicinò tutte le altre ragazze si spostarono per farla passare, ma arrivata alla loro altezza Haruka disse sorridendo: -Ciao Michiru, hai visto? Per una volta sono puntuale.

-E' un invito ad uscire più spesso a teatro, Haruka?- domandò quella divertita.

-Può darsi.- Infine Haruka salutò tutte con un: -Arrivederci.- e insieme si diressero verso la sua auto.

Le ragazze rimasero tutte senza parole: chi avrebbe mai detto che un ragazzo meraviglioso come Haruka-Kun potesse essere andato a prendere una persona solitaria come Michiru-Sama? Lei che non si era mai vista in giro con un ragazzo e che era tanto in confidenza con lui da uscire il giorno del Tanaba Matsuri. Così in confidenza da salutarsi reciprocamente senza onorifici.

Qualcuna non si risparmiò il commentino velenoso nemmeno in quell'occasione: -E te pareva se bellissima, bravissima in tutto quello che fa e ricchissima come è non avesse anche il fidanzato bellissimo!


Alle 11.00, mezz'ora prima della fine del ballo, Haruka invitò Michiru ad uscire. Michiru non fu particolarmente dispiaciuta dalla scelta, ma non capì come mai. Sembrava che stessero passando una bella serata: c'era l'orchestra, numerose esibizioni di ballo da parte di una compagnia professionista a cui ogni mezz'ora si alternavano pause da venti minuti in cui gli spettatori potevano recarsi al rinfresco tenuto lontano dal palco e dalle gradinate dei posti a sedere, o spostarsi sul palco e ballare a coppie. Haruka aveva invitato qualche volta Michiru a ballare insieme, ma lei aveva sempre declinato l'invito. Ciò nonostante la bionda non sembrava essere particolarmente delusa dalle sue risposte, facendosi volentieri intrattenere anche da quanto esposto sui banchetti. Un paio di volte Michiru fu riconosciuta da qualche altro ospite che volle scambiare due parole con lei (un ragazzo le chiese anche l'autografo) e mentre lei rispondeva alle loro domande, in un'occasione vide Haruka scambiare parola con due giovani ragazze poco più grandi di loro. Era sicura che l'avevano scambiata come sempre per un ragazzo e i sorrisi che il pilota si prodigava a regalare a ciascuna di loro le suscitò una notevole gelosia mai provata prima per lei. Forse perchè, pur sapendo che era molto popolare tra le ragazze, non l'aveva mai vista simpatizzare con le altre lanciando quei cenni d'intesa che stava mostrando quella sera. Per fortuna per la sua gelosia si trattò di un breve momento di distrazione perchè, appena si liberò dalla seconda coppia, Haruka si congedò con un: -E' stato un piacere conoscervi, ma la mia dama è tornata. Vi auguro buona serata.- Perciò, a parte quel breve momento, avevano passato entrambe una piacevole serata. Perchè quindi Haruka le aveva chiesto di uscire prima della fine della serata?

Haruka fuori dal teatro le chiese di seguirla. -Che hai Haruka? Non ti senti bene?- domandò la violinista mentre la seguiva. Haruka si fermò qualche metro più avanti. Il teatro, situato su un'alta collina, era poco distante da un largo spiazzo che si affacciava su uno spettacolare paesaggio collinare, illuminato dal chiarore della luna piena. 

-Guarda come è grande la luna stasera.Non è meravigliosa?- si decise a parlare Haruka una volta giunta vicino alla ringhiera dove appoggiò il suo blazer: l'Estate in Giappone era davvero torrida e ora che finalmente era fuori dal teatro poteva liberarsi di quell'indumento tanto elegante, quanto decisamente di troppo in quella stagione!

-Sì, è molto bella.- rispose Michiru sincera, ma al tempo stesso leggermente insicura a causa del comportamento della ragazza.

A quel punto Haruka si girò verso di lei e la prese per le braccia. Non poteva più resistere a vivere il suo amore dietro l'ombra dei timori di Michiru. Da quando Michiru le aveva parlato, anche se non del tutto apertamente e non del tutto lucidamente, nel box della scuderia per cui correva, aveva capito che la violinista voleva stare con lei quanto lo desiderava lei stessa. Doveva solo spronarla ad accettare i suoi sentimenti anche se lei era solo in apparenza un ragazzo.

Al contatto con le mani di Haruka, seppur reso indiretto dai suoi lunghi guanti, a Michiru iniziò a battere forte il cuore, come sempre ogni qualvolta avesse un contatto fisico con il pilota. Il motivo per cui aveva sempre rifiutato di ballare con lei quella sera: dopo l'ultima volta che si videro prima dello scontro con il nemico, aveva capito che le era impossibile resistere al suo fascino e alla forte attrazione fisica che sentiva per lei quando avevano contatti ravvicinati. La presa di Haruka quella sera era dolce e salda sulle sue braccia. Nonostante il senso di sicurezza che le trasmetteva, Michiru portò una mano al suo fianco, ma solo per impedirle di avvicinarsi ulteriormente e poi domandò: -Che fai, Haruka?

-Michiru, come avrai notato anche tu stasera, io conosco facilmente molte ragazze e non nego di aver qualche volta dato loro corda, ma nessuna di loro è come te...

-No, ti prego- provò a fermarla Michiru per paura di dover affrontare un discorso così spinoso come quello che la bionda stava per introdurre. Haruka stavolta però si era decisa a parlare e neanche un nuovo demone l'avrebbe fermata: fosse anche costato di dichiararsi tra un attacco e l'altro! -Michiru io so che sei la persona che avrei voluto al mio fianco.

-Siamo ancora giovani.- tentò di sminuire l'altra.

-Pensi che dica queste cose a tutte? Non è così, ammetto che non mi dispiace essere oggetto di interesse delle ragazze, ma non sono mai stata quel tipo di persona che si dichiara perdutamente innamorata ad ogni cotta che prende. Fino a qualche mese fa non sapevo neanche cosa fosse l'amore, non sapevo nemmeno quando mi sarei davvero innamorata per la prima volta e non avevo nemmeno mai perso tempo immaginando come avrebbe potuto essere la mia ragazza ideale. So che siamo giovani, ad essere sincera nemmeno io credevo che sarebbe successo a sedici anni, ma ti ho conosciuta abbastanza per dire che tu vai al di là di ogni mia aspettativa. Anche se per certi versi siamo molto diverse, noi condividiamo gli stessi interessi, gli stessi punti di vista e, cosa non da poco, lo stesso destino, per cui so che sei la persona giusta.

-Haruka, non dire parole troppo grandi per la nostra età.

-In base a che cosa puoi dire che non è amore quello che provo per te?- Haruka iniziò a parlare carica di enfasi: -Perchè credi che abbia accettato di diventare una guerriera come te? Perchè dall'oggi al domani ha iniziato a non interessarmi più di tre poveretti a cui dovrò strappare la vita per salvare il mondo? Io ho accettato solo perchè quando ho visto come ti aveva ridotto quel mostro ho iniziato a pensare a quante altre volte sei rimasta ferita così, o forse peggio, perchè non avevi una compagna che ti proteggeva le spalle e ho capito che non volevo mai più che tu rischiassi la tua vita e tuoi sogni per il mio egoismo. Non voglio mai più vederti ridotta in quello stato sapendo di non aver fatto nulla o non abbastanza per proteggerti. Io non voglio perderti mai più, Michiru. Costi anche di sacrificare i miei sogni, o i valori in cui ho sempre creduto, ma sono pronta ad accettare il peso della missione se tu sei con me. Voglio averti al mio fianco per sempre e non solo quando c'è un nemico nei paraggi.

Michiru rimase profondamente colpita. Era sempre stata convinta che fosse stato il vedere concretizzarsi il suo sogno che l'avesse spinta a cambiare idea, ma Haruka le stava spiegando che il vero motivo della sua decisione era un altro e guardandola in quegli occhi verdi come due smeraldi capì che non stava mentendo.

-Haruka, io... Non posso.- si decise poi a confessare quello che fino ad allora non aveva mai detto a nessuno ad alta voce. -La mia famiglia non lo accetterebbe mai... Loro sono vecchio stampo, hanno grandi aspettative su di me e io... non li voglio deludere.

-A costo di essere infelice tu?

-A costo di essere... Non lo so, Haruka!- ammise infine. -E' tutto così difficile e confuso per me. Tu non sai come sono fatti! Mi caccerebbero fuori casa e io non so se riuscirei ad accettare una cosa come questa.

-Se ti dovessero cacciare di casa è perchè non ti amano abbastanza!- esclamò la bionda, prima di riprendere con tono più pacato -Michiru tu sei una ragazza forte e coraggiosa che dà sempre il massimo di se' stessa in tutto quello che fa, ogni volta che compare un mostro sei disposta a mettere a repentaglio la tua stessa vita pur di salvare l'intero pianeta. Hai portato da sola questo fardello per un anno intero e adesso saremo in due a condividere la missione che ci è stata affidata dal destino e se nessuno sa quanto vivrà, per noi questa incertezza è ancora più profonda. In due saremo più forti, ma arriverà il momento in cui dovremo confrontarci con demoni o nemici ancora più forti di noi... Abbiamo già perso la nostra vita cercando di difendere gli altri pianeti del sistema solare, non ci tireremo indietro nemmeno stavolta, ma perchè negarci la possibilità di essere felici per quel poco o tanto tempo che ci resta da vivere?- Michiru la guardò facendosi rapire da quello sguardo sicuro che trasmettevano gli occhi di Haruka, ma non rispose. Aveva ragione: erano già state messe a dura prova dalla vita a causa di una sorte difficile, perchè dovevano autopunirsi anche da sole? -Ti interessa veramente la stima di persone che sono capaci di rinnegare l'orgoglio e l'amore per te solo perchè non ti sei innamorata di un ragazzo? Veramente sei disposta a fare una vita che non vorresti, a perdere chi ti ama davvero, solo per compiacere a delle persone alle quali non interessa che tu sia felice?

Oggi è la notte del Tanabata Matsuri, questa è la notte in cui gli infelici amanti si riuniscono favorendo tutti gli amori impossibili... Perchè non cerchiamo di rendere il nostro amore possibile?- chiese Haruka che spostò una mano ad accarezzare la spalla scoperta di Michiru che a quel contatto ebbe un brivido. Il suo corpo scopriva sempre sensazioni nuove quando riceveva i tocchi gentili di Haruka. Michiru la guardò con gli occhi lucidi per l'emozione mentre Haruka, senza staccare gli occhi da lei, constatò che Michiru aveva una pelle tanto liscia da rendere il contatto più che piacevole anche al contatto fisico oltre che a quello visivo.

-Haruka... Non possiamo essere solo compagne di battaglia?- Haruka aveva ragione su tutto, ma lei avrebbe voluto ancora un po' di tempo per capire cosa voleva davvero: rischiare di perdere la stima dei suoi genitori o provare a non essere più perfetta in tutto quello che faceva ed essere felice anche lei?

-Michiru io...- Haruka sollevò lo sguardo in cerca della via Lattea e quando la individuò continuando a guardare in alto pronunciò:- Guarda lassù Michiru- anche la pittrice alzò gli occhi al cielo, mentre l'altra proseguì: -Io non voglio più aspettare, i miei sentimenti sono diventanti troppo forti per attendere ancora. Voglio che in questa notte di Luglio tu capisca che io sono il tuo Hikoboshi. Non lasciare che i nostri sentimenti vengano messi a tacere da tuo padre, Orihime.- Abbassò lo sguardo su Michiru che fece lo stesso poco dopo.

Haruka la guardava in attesa di una risposta al suo discorso. Michiru esitò poichè non trovava più parole per girare attorno a quello che voleva dire senza dichiarare apertamente quei sentimenti che erano nati dal primo giorno in cui si videro, ma di cui si era resa consapevole solo da poco. -Haruka, io...- Si rese conto che come ormai non era più possibile temporeggiare, allo stesso modo non era più possibile girare attorno alla questione senza affrontarla direttamente -Io... Non dico di non provare alcun sentimento per te. Anzi, sto molto bene con te- Haruka sorrise a quelle parole che confermavano quanto le aveva detto un po' più apertamente dopo l'attacco a Kameda -ma non posso permettere che vadano oltre un determinato limite. Se sto facendo di tutto per rinnegarli anche se so che è difficile comandare al cuore, è perchè al di là dei miei genitori non possiamo vivere quello che proviamo. E' peccaminoso, siamo due donne. Noi, cioè, almeno io, dovrei stare con un uomo.

Haruka alzò gli occhi al cielo. Ancora la solita storia, ma stavolta non avrebbe permesso che quella cantilena trita e ritrita  decretasse la fine di una possibile relazione che per la prima volta voleva vivere a tutti i costi. Non avrebbe lasciato cadere la questione finchè non avesse fatto ogni tentativo. Senza perdere l'espressione e il tono sereno domandò dunque: -Che cos'è il peccato, Michiru?

-Infrangere le regole che ci sono state date da Dio.

Haruka scosse leggermente la testa sorridendo: -Sbagliato, possibile che anche tu sia così indottrinata da non provare a spiegare a parole tue di  cosa si tratta?- la riprese bonariamente. -Se rifletti bene il peccato consiste nel ferire o nell'umiliare gli altri o noi stessi con parole o atteggiamenti sbagliati, a volte compiuti in modo deliberatamente cinico o aggressivo. Non è forse logico?

-Perfettamente logico.- si trovò costretta ad ammettere la ragazza.

-Cosa c'è di sbagliato nell'amore Michiru? Non c'è un comandamento che dice “Non amare” e chi è che commette peccato tra me e tuoi genitori? Io che sono sicura che tu sia la ragazza per me e che sono disposta anche ad accettare un destino difficile pur di salvarti, o loro che pur di essere orgogliosi di un altro traguardo raggiunto sarebbero disposti a metterti davanti a un bivio difficile come quello di vivere lontano da casa loro con chi ami davvero o una vita infelice, sicuramente umiliante per te se ti costringe a fingere di essere quello che non sei? Non è da egoisti e anche cinico anteporre il proprio orgoglio sopra alla felicità di un'altra persona?- Lo sguardo di Michiru era perso nel suo. -Chi ha detto che il tuo Dio, o qualsiasi altro Dio sia contrario ai sentimenti che un essere umano prova nei confronti di un altro essere umano? Non è forse Dio ad averci creato, ad averci dato un cuore e la capacità di amare?- Michiru ancora non rispose a voce ma allentò notevolmente la forza nel braccio che aveva posto sul fianco di Haruka per tenerla lontana. Era stato uno dei pochi contatti che aveva preso lei di sua iniziativa ed era stato fatto solo per tenere le distanze, per cui Haruka si rallegrò nel sentire che quella mano non stava più facendo forza contro di lei: sentiva che le sue parole stavano finalmente per abbattere i muri che Michiru aveva innalzato a difesa del suo cuore. Spostò nuovamente la mano sul suo braccio e disse con voce bassa: - Non ti sto chiedendo di avventurarci insieme come coppia aperta nel mondo della lussuriosa e della trasgressione. Dio non è mai stato contrario a chi sa distinguere l'amore dal piacere e come un Padre amorevole se noi siamo felici, Lui è contento per noi. L'amore non ha sesso. Amami per sempre, Michiru.

Mentre Haruka incantenava lo sguardo della violinista al proprio, un vento fresco si elevò dalla collina circostante avvolgendo le due ragazze.

Quelle ultime due frasi, accompagnate dall'elemento naturale di Haruka, furono in grado di espugnare le mura del castello in cui Michiru si era barricata. Il suo destino, che fosse in una vita precedente, in quella attuale o in una futura, sarebbe sempre stato legato a quello di Haruka. E come quell'ultima aveva accettato il proprio destinto di diventare Sailor Uranus, così anche lei, Michiru Kaioh, accettò il proprio destino, indissolubilmente legato a quello della guerriera del vento. Fu così che Michiru guardò quella bocca perfetta che sembrava non chiedere altro che essere baciata e avvicinò il volto ad Haruka fino a toccarne le labbra con le proprie.

Fu un bacio dolce, ma Haruka non si sarebbe accontentata stavolta di un bacio come quello. Aveva soffocato troppo a lungo i propri desideri e ora si sentiva pronta per andare alla scoperta dei propri sensi, fu per quello che dischiuse la bocca quel tanto che bastasse per accarezzare le labbra di Michiru con la propria lingua, sentendo una scarica di adrenalina pervaderla a fior di pelle in tutto il corpo: le sue labbra erano molto più morbide di quanto immaginasse. Michiru tolse la mano dal suo fianco e per un attimo Haruka temette di aver osato troppo, ma presto sentì le braccia di Michiru circondarle il collo per stringerla a se' prima di aprire a sua volta la bocca e incontrare la sua lingua con la propria. La abbracciò mentre sperimentava quello che era il suo primo vero bacio. Un bacio bellissimo, alla faccia di chi diceva che il primo bacio non era niente di eccezionale! “Ma forse perchè nessuno ha mai baciato Michiru” pensò sorridendo.

Da parte propria per Michiru fu del tutto inaspettato l'intimo contatto che ebbe quando Haruka iniziò a passare la lingua sulle sua labbra. La Michiru di qualche giorno prima l'avrebbe spinta lontano da sè se avesse provato a fare le stesse cose, ma quella sera tutto era cambiato. In quella sera erano sparite le parole "giusto" e "sbagliato" e lei si stava finalmente lasciando andare a quei sentimenti fino ad allora repressi mandando all'aria tutte le reticenze che si era trascinata fino a quel momento. Erano ormai settimane che sognava segretamente a occhi aperti quel loro bacio e la lingua della ragazza che le inumidiva appena le labbra le fece capire che ora era lei a volere ancora di più. Michiru quindi l'attirò a se' incrociando le braccia attorno al suo collo. Haruka reagì abbracciandola e il contatto più stretto fra i loro corpi le portò alle narici il buon profumo maschile di Haruka, rendendola per lei ancora più irresistibile. Michiru aprì la bocca seguita quasi subito da Haruka che le permise così di andare a cercare la sua lingua con la propria. Quei baci le accorciarono il fiato e le accesero ulteriormente i sensi che adesso partivano anche dal basso ventre facendole scoprire ulteriori indescrivibili sensazioni mai provate prima. Il suo primo bacio non poteva essere migliore di quello e si rese conto di essere contenta di aver aspettato tanto perchè non poteva darlo a nessun'altra persona se non a Sailor Uranus.

La sua vita, per quanto costellata di successi, dal punto di vista affettivo era sempre stata così amara che ora che finalmente si sentiva felice avrebbe combattuto contro chiunque si fosse opposto all'unica persona che la faceva sentire amata e completa.

Fu un bacio molto lungo e intenso e quando si separarono si sorrisero leggermente imbarazzate. Haruka guardò in basso e poi ammise: -Scusa... è la prima volta che bacio così una ragazza.

Michiru rimase molto stupita. Era convinta che fosse una rubacuori e invece adesso scopriva che non solo non si era mai dichiarata a nessuna, ma anche che pure per lei quello era stato il primo bacio. Preferì non dire nulla, appoggiare la testa sulla sua spalla e portare un braccio a circondarle la vita mentre con l'altro iniziò ad accarezzarle la testa. Nel suo caso non c'era bisogno di specificare che valeva la stessa cosa anche per lei: la sua fama la precedeva, tutti sapevano che non aveva mai avuto un ragazzo prima di quel momento e Haruka sapeva benissimo di essere anche l'unica ragazza a cui avesse concesso di baciarla. Ora che si era liberata la coscienza dai sensi di colpa, si sentiva finalmente più sollevata. Aveva finalmente accettato la sua natura ed era contenta che Haruka fosse una donna e che avesse insistito tanto perchè ormai aveva capito che per quanto avrebbe lottato ancora, prima o poi, la sua omosessualità sarebbe venuta a galla e magari lei nel frattempo aveva perso la sua occasione per essere veramente felice. Voleva dire ad Haruka che sentiva di amarla, ma forse era troppo presto. La bionda gliel'aveva già indirettamente detto e ripetuto più volte nell'arco di quella serata, ma era anche vero che il pilota aveva preso coscienza dei suoi sentimenti prima di lei, per cui continuando a restare abbracciata ad Haruka e godendo del suo calore corporeo, le disse: -Sono molto contenta, Haruka.

Haruka appoggiò la testa alla sua e mentre le accarezzava quei capelli che le piacevano tanto rispose: -Anche se non do mai molto a vedere i miei sentimenti, io in questo momento mi sento euforica e vedrai farò di tutto per rendere felice anche te.- Si scostò leggermente e la guardò negli occhi. Quanto piacevano a Michiru quegli occhi color smeraldo dalle ciglia lunghe! Abbassò lo sguardo in cerca di un'altra cosa di Haruka che le era piaciuta fin dalla prima volta che ebbe modo di vedere: le sue mani. Intrecciò le sue dita a quella della bionda e avvicinandosi a lei le disse sorridendo: -Sono già felice.

Seguì un altro bacio a cui ne seguirono molti di più. Almeno quante le stelle nel cielo sopra di loro.

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*In Giappone, come avevo già spiegato in precedenza, le vacanze estive durano soltanto un mese, ma sinceramente non so se si svolgono in Luglio o in Agosto, ad ogni modo ai fini della storia era necessario farle iniziare dal primo Luglio. Per cui, se qualcuno di voi è più esperto di me in materia, sappia che la scelta del mese di Luglio come mese di vacanze, anche nel caso in cui non fosse corretta, non è casuale.

** Tanabata Matsuri: come molti di voi sapranno è una festa di origini cinesi che si festeggia anche in Giappone il 7 Luglio o il 7 Agosto (a seconda che si usi il calendario gregoriano o quello lunare del passato). Durante questa festività, molto sentita in Giappone, si festeggia il giorno in cui le stelle Vega e Altair si incrociano nella via Lattea. Secondo la leggenda la Dea Orihime (Vega) si innamorò del pastore Hikoboshi (Altair) con il quale si sposò di nascosto per non contravvenire le leggi che volevano che gli déi e gli uomini vivessero in cielo separati. Quando il padre di Orihime scoprì il matrimonio fra la figlia e l'uomo, per impedire ai due innamorati di vedersi, divise il cielo in cui vivevano gli déi da quella in cui vivevano gli uomini con un fiume celeste che è la Via Lattea. La disperazione della figlia a quella decisione del padre lo mosse a compassione e perciò permise alla ragazza e al suo innamorato di incontrarsi, ma soltanto una volta all'anno, ovvero il 7 Luglio.
Questa festività è sentita da tutti non solo dalle coppie innamorate. Rammento, per chi non avesse seguito la mia precedente fanfiction, che il famoso episodio in cui Haruka attira l'attenzione di tutte le Inner nel pescare due pesci rossi per Michiru rappresenta proprio la festa del Tanabata. Alcune caratteristiche della festività si possono infatti ritrovare anche in quell'episodio di cui sfortunatamente non ricordo il titolo.



Cry-for-the-Moon-Copertina-intera-modifica

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Buonasera/Buongiorno (dipende da quando leggerete il capitolo)!

Il capitolo che sto per pubblicare è nato un po' per ironia da una scenetta che la mia mente si è immaginata per conto proprio e siccome mi faceva un po' ridere l'ho messa per iscritto. Doveva essere solo uno scambio di battute un po' divertenti scritte più per il mio diletto personale che per una reale pubblicazione. Poi mi sono fatta prendere la mano dagli avvenimenti e... Alla fine ho scritto tanto di più. Avrei voluto dividere il capitolo perchè è veramente lungo, ma non ho trovato il modo per spezzarlo, quindi ve lo propongo per intero. Spero che tutto quanto riportato sia chiaro, se però non capite qualcosa non esitate a farmelo sapere sia in pubblico che in privato. Sono sempre disponibile ad ascoltare le opinioni dei lettori e spesso pure ad accogliere suggerimenti o anche critiche, purchè siano costruttivi.

Augurandovi buon Ferragosto, vi auguro anche buona lettura e ringrazio come mio solito chi sta leggendo la storia, chi l'ha inserita tra le seguite, chi tra le preferite e coloro che recensiscono.


12.


-E' chiaro?

-Certo, certo me l'hai già detto.

-Ok, allora prova...- disse prima di allontanarsi.

Haruka puntò lo scettro al cielo, tentennò qualche secondo e poi girandosi verso Michiru domandò: -Sei sicura che devo invocare anch'io Nettuno?

-No, Haruka, tu non c'entri niente con Nettuno! Sei di Urano!

-Mi sembrava strano, però tu hai detto di fare come fai tu!

-E' da quando ci siamo viste la prima volta nei tuoi sogni che ti dico che sei Sailor Uranus!!

-Ehm- ehm- si schiarì la voce Haruka: -Potere di Uranio, Urano- si corresse immediatamente -vieni a me! - Michiru iniziò a ridere composta - … Vieni a me!! … VIENI A ME!!- esclamò infine con tutta la voce che aveva. -Questo coso non funziona! Dev'essersi rotto quando è caduto al box.

Michiru a quel punto non si trattenne più e rise di gusto come raramente le era capitato in vita sua! Si avvicinò e dolcemente spiegò ad Haruka: -Non puoi sbagliare! Devi dire la formula giusta altrimenti non ti deriverà nessun potere se invochi quello dell'uranio! Ahahah.

-Non c'è nulla di divertente!- rispose l'altra imbronciata. -Mi sembra ancora tutto così assurdo.- aggiunse poi avvilita. -Se non ti avessi vista trasformarti di fronte a me, penserei ancora ad una tua presa in giro e che il mostro tu l'avessi distrutto solo per fortuna.

-Nemmeno il mio Maremoto di Nettu...-

-Shhh-shhh!!- la bloccò subito Haruka mettendole una mano sulla spalla e guardando poi dietro di se'.

-Che c'è?- domandò Michiru guardando anche lei con attenzione il panorama circostante. Una terra quasi abbandonata.

Era passata poco più di una settimana dall'attacco del mostro che aveva preso di mira il cuore puro di Kameda. Michiru per fortuna- grazie ad alcuni geni superstiti della sua vita precedente quando era ancora la principessa di Nettuno- si era ripresa molto in fretta e con il braccio quasi del tutto sano era già in grado di andare in giro dappertutto. D'accordo con Haruka organizzarono perciò una “gita” a Fukui, una prefettura quasi dimenticata tra le montagne di Tokyo, poco frequentata dai giapponesi e completamente escluso dagli itinerari più ambiti dei turisti. Lì non sarebbe stato difficile trovare un posto fuori mano dove permettere ad Haruka di trasformarsi al riparo dalla vista di altre persone.

Dopo aver scrutato con attenzione e continuando solo a vedere un fitto bosco pieno di alberi disse a bassa voce: -Io non vedo nessuno, Haruka.

-Certo che non c'è nessuno! Chi vuoi che venga qui?!- esclamò l'altra.

-Allora perchè mi hai zittita?- replicò tornando a parlare normalmente anche lei dal momento che essendo ancora sole, nessuno le poteva sentire.

-Perchè stavi per sferrare il tuo attacco!!

-Quando?

-Quando hai detto “Maremoto di Nettuno”!

-Non lo stavo per scagliare.

-Come no? Ma se lo stavi per dire!

Michiru ridacchiò! -Per quello mi hai detto di far silenzio? Non basta pronunciarlo per generarlo.- Haruka la guardò scettica. -Guarda.- per cui si mise in posa ed esclamò -Maremoto di Nettuno!- Haruka si preparò a rivedere quell'attacco formidabile che vide all'autodromo per la prima volta, ma rimase delusa nel vedere che non accadeva nulla. -Lo vedi? Se non mi trasformo posso dirlo anche tutto il giorno senza che accada nulla- sorrise a quel punto Michiru. -Mi devo prima trasformare, solo in quel momento posso mettermi in contatto con il mio pianeta guardiano.

-Ho capito. Per me sarebbe già tanto potermi trasformare.- disse demoralizzata l'altra.

-Cosa intendi dire? Non sarà certo Haruka Tenoh a scoraggiarsi!- la spronò a quel punto Michiru facendo leva sul suo orgoglio.

Sul viso di Haruka comparve subito un sorriso di sfida: -No, di certo!

-Forza, fammi vedere cosa sai fare!- la esortò nuovamente Michiru allontanandosi di qualche metro.

Haruka puntò quindi lo scettro al cielo ed esclamò: -Potere di Urano... Vieni a me!

All'improvviso la ragazza si sentì come investita da un forte vento fresco che non era pericoloso, ma l'avvolse e le trasferì parte della sua forza. Haruka si sentì pervadere da una carica fisica, morale e spirituale mai sentita prima! In confronto a prima era come se non si fosse mai sentita tanto viva in vita sua! Era fantastico!! -Non ci posso credere!- esclamò carica di energia appena si fu trasformata! - No, non ci posso credere...- ripetè pochissimo dopo con una voce sgomenta.

-Lo so, all'inizio i nostri poteri naturali ci danno una forza a cui non siamo abituate!

-No... non è possibile!

-E' così perchè sostanzialmente noi riceviamo la forza dei maremoti e degli uragani, quindi...

-No. Mi sto riferendo a questo Michiru!- esclamò a quel punto con tono quasi disperato.

-Che cosa?

-Hai visto come sono conciata?

-Sei uno spettacolo!- le disse Michiru.

-L'unica volta in cui non avrei voluto sentirmelo dire... Come faccio ad andare in giro vestita in questo modo?? Sai da quando non indosso una gonna?? Da quando avevo dieci anni e ora dovrei andare in giro con una minigonna con tanto di fiocchettone e stivaletti a tacco alto?? Assolutamente no!

Michiru rimase stupita dalla reazione di Haruka. Non pensava che quell'uniforme potesse crearle tanto fastidio. -Però sei molto bella...- si permise di obbiettare mentre si avvicinava a lei.

-Io sarei bella anche con gli stracci addosso!- rispose Haruka spavalda prima di riprendere con le sue lamentele -Io... Io... non mi capacito...- a quel punto avrebbe anche iniziato a camminare nervosamente avanti e indietro... ma non poteva a causa di quegli stivaletti che si era ritrovata ad indossare! Non voleva certo cadere e fare una figura da pirla davanti a Michiru, l'ambita ragazza di cui era riuscita a conquistarne il cuore da appena tre giorni. -Nella mia scuola sono solo i ragazzi a portare i pantaloni, mi sono rifiutata con tutta me stessa di andare con la divisa femminile e ho dovuto fin chiedere l'intervento di mio padre per far cedere quei bacchettoni dei dirigenti scolastici e farmi dare il permesso per usare i pantaloni anch'io e adesso non crederai che io vada in giro vestita in questo modo? E poi come faccio a combattere, con questa ridicola gonna e i tacchi alti? Non li ho mai portati.

-Ma non è difficile, Haruka, fai qualche passo avanti e indietro... Se vuoi ti do il braccio.

-Sì, così mi fai sentire ancora di più una disagiata di quanto già non mi senta. Non sono una vecchia a cui dare il braccio!- rispose l'altra risentita.

-No, sei solo una gran brontolona- le rispose l'altra ragazza.

-Non sono una brontolona, è che tu non capisci... E' una vergogna di cui fatico a sopportare il peso!- disse estremamente teatrale.

-Che esagerata! Ci manca solo che adesso fai harakiri!- esclamò ridacchiando -Se non sei una brontolona perchè non mi fai un sorriso prima di iniziare a provare a camminare?- e così dicendo le tirò su gli angoli della bocca con gli indici.

-Ah-ah, molto simpatica Michiru!- disse un po' scocciata dopo aver spostato leggermente il viso dalle sue dita.

Michiru le diede un veloce bacio sulla bocca e poi disse: -Dai, prova!

Haruka si sentiva come una bambina che la mamma coccolava prima di spronarla a camminare. Fece qualche passo incerta, sentendosi assai goffa e questo le stava per far tornare il nervoso. Michiru se ne accorse così dopo una decina di passi le disse: -Ok, con un po' di allenamento riuscirai a farcela.- senza lasciar trapelare le proprie perplessità: in realtà non ne era molto sicura, sembrava che stesse cercando di camminare sui trampoli anzichè su un paio di stivaletti a tacco alto, ma non altissimo. -Adesso devi provare il tuo attacco.

-Va bene. Quindi cosa devo fare?

-Ah... Questo non lo so...- le rispose Michiru per la prima volta insicura. -In teoria dovresti saperlo tu...

-Dunque, fammi riflettere...- . Le due pensarono a lungo su come poter richiamare l'attacco di Sailor Uranus finchè ad un certo punto Haruka disse: -Ragioniamo razionalmente: nei miei sogni tu comparivi sempre in concomitanza con un maremoto e uno tsunami e infatti il tuo attacco è maremoto di Nettuno. Tu sei la regina dei mari, giusto?

-Ero la principessa- la corresse - e comunque la mia forza deriva dal mare e dagli oceani- precisò ancora l'altra.

-Ecco, io invece sono la guerriera del vento, quindi probabilmente dovrò richiamare la forza degli uragani, altro elemento costante dei miei incubi.

-Non so... Prova!

-Bene- Haruka si schiarì la voce: -Uragano di Urano, vieni a me!- mimando la posa di Michiru in attesa di ricevere il suo potente attacco. Niente. -Tifone di Urano, via!!- Ancora niente. -Tromba d'aria di Urano, via!!- Di nuovo niente. Haruka non demordette, pronunciando qualche altra formula finchè non si arrese: -Basta, non mi vengono in mente altri sinonimi.

-Prova a pensare a qualcos'altro!- le suggerì Michiru.

-La fai facile, ma tu come hai fatto a sapere quale era il tuo attacco?

-Io ho avuto il mio risveglio l'anno scorso e tutto mi è stato chiaro.

Beata te, a me non è chiaro nemmeno quello che mi hai appena detto!” pensò Haruka.

-I tuoi sono solo ricordi indotti da me, cose che sai senza avere visto, per cui anche trovare il tuo attacco non sarà semplice. Prova però con il terremoto anche quell'elemento compariva spesso nei tuoi sogni.

-Uhm, sì- anche se aveva capito perfettamente il motivo per cui Michiru l'aveva cercata e che se la spiava nei sogni era solo per portarle la sua richiesta di aiuto, non le andava ancora a genio il fatto di condividere con lei i ricordi dei propri sogni. Nonostante ciò voleva trovare il suo potere: -Terremoto di Urano, vai!!- Riprovò con qualche altro sinonimo e poi all'ennesimo tentativo andato a vuoto Haruka si arrabbiò. -Basta, io non so cosa farci: combatterò vestita come dico io, corpo a corpo contro quei mostri, ma non ho intenzione di perdere altro tempo con queste cretinate e con questo stupido vestitino!

-Non insultare la divisa da Sailor!

-Questa stupida divisa!- disse lei arrabbiata nera come Michiru non l'aveva mai vista prima di quel giorno. -Prima mi cambiano i vestiti per farmi sentire ridicola- si strappò via il colletto: -Poi non mi danno il permesso di usare i miei poteri!!- si tolse in malo modo la tiara. -Ma che cosa vogliono da me?? Che vadano pure tutti al diavolo!!- Guardò quella tiara: si sentiva svilita e presa in giro! -Sailor Uranus dei miei stivali... vai al diavolo pure tu!!- così esclamando lanciò in aria la tiara e prima che cadesse a terra la scagliò lontano con un calcio. Il gesto collerico, compiuto d'instinto, per poco non le fece perdere l'equilibrio non essendo abituata ai tacchi alti. 
Con passo malfermo si allontanò prima di urlare a Michiru: -Dove cazzo sono miei vestiti?? Non vorrai che resti nuda o in mutande qui, nel mezzo del nulla, con te davanti!!

Michiru era leggermente spaventata dal comportamento di Haruka: molte volte con lei aveva oltrepassato il limite, ma non l'aveva mai vista così fuoriosa ne' mai le aveva sentito uscire una parolaccia di bocca.

Guardò per un attimo la tiara lontana che per un attimo le sembrò brillare, ma probabilmente era il riflesso del sole sullo zaffiro al suo centro. Non seppe se andare a recuperare la tiara o se prima andare a calmare Haruka. Optò per la seconda opzione, per cui si girò dalla sua parte e la vide leggermente piegata in avanti, con la testa fra le mani.

-Haruka che ti succede??- andò subito verso di lei.

-Michiru...- la chiamò lei stringendo gli occhi e i denti -Improvvisamente... Oddio, che dolore...- continuò l'altra. Forse doveva chiamare aiuto, si guardò attorno e di nuovo vide lo zaffiro della tiara lontana illuminarsi a intermittenza. Si portò una mano alla bocca quando le sovvenne un sospetto. -Haruka alza la testa- ma l'altra restò immobile come se lei non avesse parlato. -Avanti fatti vedere- e così dicendo le appoggiò una mano sotto al mento per guardarla in viso: sulla sua fronte lampeggiava il simbolo di Urano.

Michiru quindi si allontanò da Haruka: finalmente il momento del suo risveglio era arrivato. In cuor suo avrebbe voluto aiutare Haruka, ma non poteva fare niente contro quei dolori che provava dal momento che non erano di natura fisica e infatti di lì a poco...

-Sailor Uranus.- una voce echeggiante la chiamò. Haruka si fece forza per guardare di fronte a sè e per un attimo ebbe l'impressione che la sua forte emicrania le stesse facendo avere le travegole: era se' stessa che si chiamava da sola? Sorrise debolmente. Ma la figura che la chiamò si avvicinò a lei e poggiando un dito sulla fronte all'altezza del simbolo di Urano le fece passare il mal di testa. Haruka si stupì di come il dolore sparì improvvisamente, fino a un secondo prima le sembrava di avere la testa in una morsa malvagia che voleva fin schiacciarle il cranio e adesso tutto d'un tratto come il suo forte mal di testa era arrivato se n'era anche andato!

-Sailor Uranus.- Haruka guardò di fronte a se' rimanendo spiazzata: non era un'allucinazione, davvero a chiamarla era qualcuno uguale a lei sia per aspetto che per abbigliamento. -Chi sei?- chiese con voce incredula e anche leggermente spaventata.

-Io ero la Principessa di Urano ai tempi del Regno Argentato, ero una guerriera Sailor proprio come te. Il mio nome è Urano.

Haruka la guardò con gli occhi spalancati e la bocca aperta senza riuscire a dire una parola.

-Non temere, Sailor Uranus, ti porto a vedere come era organizzato un tempo il sistema solare, quando a regnare su tutti i pianeti era la Luna, arrivata fino alla reggenza di Queen Serenity.- Così dicendo, senza aver mai staccato l'indice dalla fronte di Haruka, sulla ragazza si riaccese il simbolo di Urano e lei fu come teletrasportata nel passato, diventando spettatrice degli avvenimenti accaduti migliaia di anni prima.

-Questa era la corte imperiale- la portò a visitare il mondo gioioso e festoso che c'era sulla Luna, con paesaggi surreali dai colori così intensi da far sembrare sbiaditi quelli che aveva visto sino ad allora sulla Terra. Alle spalle della scena che le si presentava vi era un meraviglioso castello bianco, riccamente decorato, pieno di torri e di alberi che si ergevano al di là delle mura; la cupola che sovrastava il palazzo centrale mostrava sulla sommità il simbolo di una mezza luna.  -La gente qui viveva molto più a lungo di ora, era felice e per i bambini non vi era alcun pericolo.- Tra i bambini che si rincorrevano gioisi e altri che più pacati stavano seduti in cerchio, c'era una donna sulla trentina, dai lunghi capelli bianchi raccolti in due insoliti codini, che giocava con loro. -Lei è Queen Serenity, era la nostra Regina; la ragazzina bionda con la sua stessa acconciatura al suo fianco è la Principessa Serenity. Tutti dovevano obbedienza alla Regina, compito assai semplice: era sempre così dolce, premurosa e comprensiva con tutti. Il suo carattere rispecchiava il suo nome e la sua serenità si irradiava in tutto il sistema solare.

La portò poi sulla Terra. -Questa invece era la Terra la cui reggenza era tenuta dal Principe Endymion.- Haruka venne portata nell'imponente palazzo del Principe e fu stupita di vedere come tutti i colori fossero caratterizzati da una maggiore gamma di sfumature rispetto a quelle che aveva visto fino ad allora. Anche i profumi della natura erano molto più intensi, risultando ancora più gradevoli. Come sulla Luna anche quello sembrava un mondo fiabesco, tutte le persone erano cordiali: parlavano e ridevano. Un paio di persone alzarono leggermente la voce per una questione di precedenza, ma in una manciata di secondi avevano già fatto la pace. -Questo clima pacifico, in cui al massimo vi potevano essere solo piccoli screzi permeava tutta la Terra e tutti i pianeti di questo universo.- Quel mondo che le si prospettava sembrava davvero il Paradiso terrestre. Un gruppo di ragazzi con un notevole portamento passeggiava lungo il giardino reale e uno di loro con una mascherina bianca attorno agli occhi si fermò a fiutare le rose bianche. -Provate a toccare i petali e a sentire il profumo che emanano e capirete perchè la rosa, pur nella sua semplicità, è il mio fiore preferito- disse con tono sereno e cordiale agli altri ragazzi che dopo averne sentito il profumo e la morbidezza dei petali non poterono che concordare con lui.

-Lui era il Principe, era l'unico reggente maschio di tutto il sistema solare, era un uomo benvoluto e stimato da tutti. E' stato uno dei sovrani migliori della Terra, nonostante anche lui avesse una debolezza.

Haruka poi fu portata nello spazio e stupita guardava tutti i pianeti, assai diversi da come si prospettavano agli occhi degli uomini del suo tempo: in quell'epoca remota tutti i pianeti visti dallo spazio erano ricchi di colori come la Terra. Era una prospettiva suggestiva quanto surreale di un'esperienza che sapeva che sarebbe stata unica. La Principessa Urano andò avanti a spiegare: -Lì, più vicino al sole c'è Mercurio, poi Venere, la Terra che abbiamo appena visitato da vicino e allontanandoci vediamo Marte e Giove. Ognuno di questi pianeti appartiene al sistema solare interno e, ad eccezione della Terra, era affidato ad una Principessa. Ciascuna di queste Principesse aveva un proprio castello e poteva spostarsi alla corte della Regina ogni volta che voleva.- Il suo sorriso si fece un po' più triste quando passò in rassegna gli ultimi quattro pianeti: -Lontano dal calore del sole vediamo il pianeta più grande degli ultimi quattro che è Saturno, seguono poi Urano, Nettuno e Plutone. Questi sono i pianeti del sistema solare esterno ed essendo i più remoti a nessuna delle Principesse era concesso di spostarsi, se non per recarsi al Palazzo Reale quando convocate e in pochissimi altri viaggi diplomatici.
Ciascuna delle Principesse dei pianeti che ti ho illustrato finora aveva poteri speciali grazie ai quali, al comando del proprio esercito, poteva sconfiggere i nemici che tentavano di conquistare il posto della Regina o delle altre Principesse. In occasione di tali combattimenti si trasformavano in guerriere. Erano le guerriere Sailor.

Haruka ascoltava e faceva propria ogni singola parola della Principessa Urano che si decise a portarla sul proprio pianeta. Haruka ebbe un sussulto al cuore: il castello che aveva iniziato a sognare da quando lo aveva visto nel disegno di Michiru si ergeva in tutta la sua bellezza, frutto di un'invidiabile maestranza artistica! Era esattamente come nel disegno di Michiru, ma ora che lo poteva vedere quasi dal vivo, le trasmetteva una straordinaria imponenza. La Principessa la portò a visitarne ogni stanza e alla fine del giro le chiese: -Ti piace?

-Questo castello l'ho già visto sia nei disegni di una persona per me importante sia nei miei sogni, ma è più bello di quanto potessi immaginare.

-Ne sono lieta. E' il Miranda Castle- lo presentò con una nota fiera.

Miranda... Ecco perchè quando vide quel castello fedelmente riprodotto sulla carta, dopo esserne stata catturata completamente, le uscì di bocca quel nome.

-L'ho fatto costruire io. Sai perchè ho deciso di chiamarlo così?

-In onore del satellite più prossimo a Urano?

-No, semmai è il satellite che è stato chiamato allo stesso modo del castello. Direi un nobile tributo, anche se la scelta del nome da parte dei terresti è stata del tutto inconscia. Miranda era mia mamma, Sailor Uranus- le spiegò con voce dolce e malinconica- era la mia mamma che ho perso quando avevo cinque anni.

Haruka fu colpita da quella storia, la sentiva così vicina... mentre ricordava alcune immagini. Una sempre a casa di Michiru e altre recuperate nei sogni; quei sogni in cui compariva una donna con i capelli biondi come i suoi e che lei a volte confondeva con quella persona che, dacchè aveva memoria, per lei rispondeva all'appellativo di "mammina".

-La mia mamma era stata colpita da una grave malattia e purtroppo mi ha lasciato da sola. Ho molto sofferto per la sua perdita e una volta raggiunta l'età adulta, ho fatto ricostruire tutto il palazzo. Ho chiamato i migliori architetti e ingegneri del mio regno e ho fatto costruire il più bel castello che il mio pianeta avesse mai visto: era una struttura così avvenieristica che divenne il fiore all'occhiello di tutto Urano e tanta gente giungeva fino a lì per ammirarlo. Tanti erano pure visitatori provenienti dagli altri pianeti. Ero così orgogliosa della scelta fatta e del lavoro svolto dal team incaricato che decisi di dedicare il castello a mia mamma, cosicchè tutti potessero sapere che su Urano c'era un castello stupendo che portava il nome di una Principessa meravigliosa: Miranda.

Haruka rimase colpita da quella spiegazione, ma vedendo l'altra tacere la incitò ad andare avanti nella storia: -Poi cosa successe?

-Il nemico ci colpì. Dopo millenni sereni, senza più nemici a voler conquistare la Luna o ad attaccare i nostri pianeti, una squadra di personaggi senza scrupoli si organizzò per insinuarsi nei palazzi del sistema solare interno senza che nessuna di noi guardiane si accorgesse di nulla. Si erano guadagnati la fiducia di tutte le Principesse, del Principe Endymion e della Regina Serenity, tanto che furono nominati generali dell'Esercito dei quattro pianeti: questa mossa non potè che favorire la vittoria della regina a capo di quella squadra, e dunque, l'ascesa al potere di Caos.
Forse non sarebbe mai successo se fossimo stati tutti più vigili e se noi ci fossimo attenuti al rigido protocollo reale...

La frase lasciata in sospeso risultò troppo enigmatica per Haruka che voleva saperne di più: -In che senso? Non capisco...

La principessa Urano la portò su Nettuno, all'esterno dello stesso palazzo dipinto da Michiru e lo stesso riprodotto nel modellino che aveva messo nell'acquario vuoto di casa sua: il Triton Castle. Anche quello più bello e suggestivo nella "realtà" per quanto riprodotto fedelmente e perfettamente dalla pittrice.

-Quanto mi fu caro questo pianeta...- disse dolce e triste al contempo.

Haruka non disse nulla, ma non capì il senso delle parole della Principessa finchè non le vide. La Principessa Urano in un elegante uniforme blu mentre ballava con una donna in un abito femminile acquamarina che assomigliava tanto a Michiru.

-Era la Principessa più bella di tutte, sia nell'aspetto che nell'animo. Ci eravamo incontrate qualche volta quando fummo convocate al Palazzo Reale della Regina e nei viaggi diplomatici che dovevamo fare di tanto in tanto per tenerci aggiornate noi guardiane dei pianeti del sistema solare esterno.
Avevamo l'obbligo di restare sul nostro pianeta. Era una regola che valeva da millenni e che tutti avevano rispettato, ma con la Principessa Nettuno è scattato quasi subito un sentimento reciproco al quale non siamo riuscite a sottrarci. Ci eravamo viste per quattro volte all'anno negli ultimi tre anni: due volte lasciava lei Nettuno per venire su Urano e due volte io lasciavo il mio pianeta per raggiungerla nel suo.

Haruka ascoltava guardando la scena che procedeva davanti ai suoi occhi. Impegnate in un elegante ballo, con gli sguardi incatenati fra loro, si guardavano come se in quel momento fossero esistite soltanto loro due.

-Abbiamo fatto un passo falso: abbiamo permesso ai nostri sentimenti di distrarci.

Le due Principesse erano uscite e stavano sedute sul prato di una lingua di terra circondata dall'acqua. Il sole stava tramontando e Tritone, il principale satellite del pianeta si faceva vedere sempre più distintamente. Le due donne stavano parlando teneramente fra loro. La Principessa Urano le prese una mano e baciandone il dorso le disse sorridente: -Siamo fatte per stare insieme, Principessa Nettuno.- A quelle parole seguì un bacio.

Haruka rimase profondamente colpita: era chiaro che tutto quello che aveva visto fino a quel momento era il famoso Regno Argentato di cui le aveva tanto parlato Michiru ed era evidente che quell'esperienza surreale la stava vivendo grazie al dono del suo spirito della vita passata. Anche nella vita precedente lei e Michiru si erano innamorate? Nonostante vivessero in due pianeti diversi, con l'obbligo di non abbandonarli mai, il colpo di fulmine era scattato nelle rare occasioni in cui si erano potute vedere. Ora si spiegava perchè nonostante all'inizio fece di tutto per stare lontana da Michiru non solo non riuscì nel suo proposito, ma finì pure per innamorarsene. La Principessa Urano aveva ragione: in qualsiasi epoca o in qualunque luogo fossero nate, qualsiasi identità avessero preso, il loro destino era stare per sempre insieme. Sorrise lievemente a quella constatazione.

-Quella è stata l'ultima volta che ci siamo viste.- riprese il suo racconto la Principessa Urano dopo aver osservato con tristezza quel candido bacio che aveva dato a chi era sicura che fosse la persona con cui avrebbe voluto condividere la sua vita. -Il nemico aprofittò della nostra distrazione e il giorno seguente a questo, quando tornai su Urano lo trovai in balia dei quattro comandanti. Il mio esercito era troppo debole in confronto a quello avversario e io ho visto Caos distruggere il mio pianeta senza riuscire a sconfiggerlo. Mi si è spezzato il cuore vedere anche il palazzo dedicato a mia madre cedere sotto i colpi avversari che portarono distruzione su tutto il pianeta. Mi sono battuta con tutto il mio animo e la mia forza fisica, ma ero l'unica dotata di potenti poteri ed essendo anche poco avvezza alla battaglia finii per soccombere.

Haruka osservava ammutolita le scene che si prospettavano davanti a lei riconoscendo tante immagini che aveva visto nei suoi incubi. Quindi i suoi sogni premonitori la volevano avvisare del grave pericolo che stava correndo la Terra che se fosse caduta in mano al nuovo nemico avrebbe fatto la stessa fine di Urano! Ora capiva perchè nei suoi sogni c'era sempre un castello, che solo dopo aver visto il disegno di Michiru si riproponeva incessantemente a lei uguale identico alla raffigurazione.

-Il secondo pianeta a soccombere fu Nettuno. Anche la sua Principessa, l'amore mio, morì in modo violento. Non ci fu scampo nemmeno per Plutone e Saturno che in seguito alla morte delle loro Principesse cedettero sotto la supremazia avversaria.
Senza di noi sarebbe stato probabilmente impossibile che il resto del Regno si salvasse perchè noi eravamo le guardiane più forti, dopo Queen Serenity. Inoltre anche le altre guerriere, dopo un periodo così prolungato di pace non erano allenate per reagire e dare il massimo di se' per vincere sul nemico. In ogni caso un fattore determinante per la vittoria del male è stato che io e la Principessa Nettuno non siamo state le uniche ad infrangere un divieto millenario. Anche loro lo infransero.- Così dicendo ad Haruka si presentò un nuovo scenario in cui il Principe Endymion, in un campo pieno di fiori a lei sconosciuti, sollevava in aria la Principessa Serenity prima di riportarla alla sua altezza e baciarla.

-Anche loro non avrebbero dovuto abbandonare il loro pianeta, ma i loro sentimenti vinsero su tutte le regole e questo fu un fattore di indebolimento per tutti. Quando Caos arrivò agli ultimi due obbiettivi, ormai era quasi indistruttibile e per questo colpì quasi contemporaneamente la Terra e la Luna, così vicine. Il giorno in cui attaccò, la Principessa Serenity era sulla Terra e sua madre era disperata: come poteva sforzarsi per salvare la Luna senza sapere che ne era della figlia che era sulla Terra? Alla fine Serenity riuscì a raggiungere la madre, si sacrificò per la Luna, ma fu un sacrificio vano. Con tutti i pianeti rasi al suolo, ogni forma di vita brutalmente falciata, quasi tutto il suo Regno lunare distrutto e la figlia morta, la Regina perse ogni ragione per cui combattere e capitolò anche lei. Povera Regina...- nella sua voce si poteva sentire il tono commosso -La morte le donò sollievo.

Haruka se ne stava a bocca aperta mentre ascoltava e con un nodo in gola assisteva al tragico epilogo di quello che sembrava essere stato il Regno dell'Arcadia perduta. 

-La Terra è stato l'unico pianeta dove, per qualche strana ragione, si salvò solo qualche piccolo organismo acquatico da cui si formò il mondo che hai conosciuto tu.
Adesso, a distanza di migliaia di anni, nuovi nemici stanno cercando di impadronirsi della Terra per distruggere tutto quello che gli esseri umani hanno faticosamente ricostruito.- spiegò la Principessa allontanando l'indice dalla fronte di Haruka che si ritrovò così di nuovo tra le montagne di Fukui. -Non commettere il mio stesso errore, Sailor Uranus. La Principessa e il Principe si sono reincarnati su questo pianeta come tutte voi e tu devi individuarli per salvarli perchè tu sei una guerriera Sailor del sistema solare esterno.- così dicendo con il suo magnetismo telecinetico riattirò la tiara scagliata da Haruka fino a loro -Tu, Sailor Uranus, devi essere fiera di ciò che sei: tu sei tra le guerriere più forti di tutte- le riposizionò in fronte la tiara. -Hai accettato di combattere al fianco di Sailor Neptuno e devi portare avanti la missione che vi è stata affidata dal Fato.

-Io... mi dispiace per quello che ho detto e per quello che ho fatto prima...- Haruka era veramente pentita per aver perso le staffe e per aver reagito in modo così violento prima. Durante quella settimana e mezzo in cui Michiru le raccontò tutto quello che doveva sapere, lei aveva sentito di dover credere alle parole della ragazza, ma era come se non si fosse realmente resa conto dell'importanza del loro compito. D'altronde, cercare di capire l'astratto concetto del Regno Argentato e della sua distruzione di cui le parlò Michiru, era una cosa diversa dall'aver visto tutto quanto con i propri occhi.

-Ma come posso combattere e salvare la Terra se non so nemmeno quale è il mio attacco?

-Invoca la Bomba di Urano. - Haruka rimase stupita: non ci sarebbe mai arrivata.  -Sailor Uranus, devi essere pronta a tutto per portare a termine le missioni che ti sono state assegnate e per proteggere i futuri sovrani, a costo della tua stessa vita. - Lo spirito della Principessa di Urano si congedò in questo modo da Haruka. Mentre la sua figura sbiadiva, alla ragazza parve di notare un'altra ombra con uno specchio in mano comparire al suo fianco.

Dopo tutto quello che era successo, la giovane rimase immobile senza dire una parola, mentre Michiru continuò a restare in disparte. Non aveva assistito alle sue visioni, aveva solo visto lo spirito della Principessa Urano toccarle la fronte sulla quale risplendeva il simbolo di Urano e dopo molto tempo staccarsi da lei, parlarle della minaccia attuale, porgerle la tiara e infine congedarsi da Sailor Uranus. Mentre lo spirito della Principessa scompariva le parve di vedere vicino lo spirito della Principessa Nettuno, ma non ne era sicura.

Michiru lasciò ad Haruka il tempo necessario per processare a mente fredda tutto quello che aveva visto. Era sicura che per il tempo in cui le due rimasero immobili la Principessa Urano avesse richiamato quanti ricordi più possibili da trasmettere ad Haruka, esattamente come aveva fatto la Principessa Nettuno quando si risvegliò.

Dopo molto tempo in cui Michiru restò ad osservare Haruka, quell'ultima si destò dal suo stato di meditazione e recuperando il bavero che si era malamente tolta si avvicinò a lei. -Michiru... io... mi dispiace per prima... Mi vergogno del mio stupido atteggiamento.

-Non ti preoccupare, Haruka.

La bionda la guardò e poi sorridendo le disse: -Io sono Sailor Uranus.

Michiru sorrise a quelle parole: il risveglio era avvenuto, ora erano pronte per far squadra.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Buonasera a tutti! Ecco a voi l'aggiornamento della storia. Come nel capitolo 8, anche la storia qui narrata fa riferimento al doujinshi di Yamada, ma se gli avvenimenti lì narrati facevano parte del primo volume, questo capitolo, nelle parti in cui compare Elza, si rifà al secondo volume "Lady in the tower".

Vi auguro buona lettura e ringrazio coloro che stanno leggendo la storia, che l'hanno inserita tra le seguite, tra le preferite e/o che recensiscono.


13.


L'accettazione del proprio destino da parte di Haruka portò le due ragazze a frequentarsi spesso, non solo per svagarsi nel tempo libero, ma anche per allenarsi. Haruka era una ragazza molto sportiva, ma avrebbe dovuto intensificare la propria attività fisica, iniziare a praticare esercizi mirati che fortificassero ogni muscolo del corpo per sfruttare al massimo la carica energetica datale dal vento, aumentare gli esercizi per migliorare i suoi riflessi e controllare maggiormente anche la sua dieta. Da parte propria Michiru dovette intensificare sempre di più gli allenamenti nella corsa per dare il massimo di se' stessa e restare al passo della guerriera del vento senza ritrovarsi al termine con il fiato corto, cosa che non avrebbe giovato allo scontro che sarebbe seugito al tallonamento del demone del momento.
Tornarono sui monti di Fukui altre due volte per testare il potere di Sailor Uranus e constatarne la forza. Gli allenamenti erano quasi quotidiani, saltavano soltanto quando Haruka era impegnata nelle corse.

Le due ragazze inoltre passarono tanto tempo insieme anche per preparare un piano contro il nemico. In due riuscirono a localizzare la città-fulcro dell'Esercito del Silenzio: Tokyo. Presero informazioni sui licei lì presenti e alla fine, per grande gioia di Kameda, concordarono che il Muggen fosse l'Istituto migliore.

L'accettazione della natura di Michiru permise ad entrambe di alternare momenti seri a distrazioni sentimentali, sebbene la loro missione avesse la priorità. Nella vita precedente avevano abbassato troppo la guardia, ma stavolta non avrebbero mai perso di vista il loro obbiettivo, nemmeno qualora la vita di una o dell'altra fosse stata in pericolo. Fu Michiru a chiedere ad Haruka di mantenere questa promessa e Haruka lo fece. In cambio le chiese di non parlare mai più dei loro sentimenti. Sarebbero ufficialmente diventate una coppia solo dopo aver sconfitto il nemico nella Battaglia Finale. Fino ad allora sarebbero rimaste insieme, ma nessuno avrebbe dovuto sapere della loro relazione e loro stesse non dovevano più farsi dichiarazioni. I baci e gli altri contatti fisici, il tempo passato insieme e l'assistenza reciproca al termine di ogni battaglia sarebbero bastati per ricordarsi l'un l'altra che non sarebbero mai più state sole.

Le vacanze estive volarono in un attimo e grazie alle giornate passate insieme Haruka e Michiru si affiatarono molto, scoprendo e confermando di avere molte cose in comune. Entrambe erano riservate, molto ambiziose e molto determinate; erano accomunate da un carattere solitario, innato per Michiru, insorto l'anno precedente per Haruka; convidividevano l'amore per i viaggi, l'arte, la musica, la cultura e il teatro; entrambe avevano un profondo senso di giustizia ed erano idealiste; essendo inoltre consapevoli della propria bellezza erano accomunate da uno spiccato narcisismo e sfoggiavano spesso abiti costosi, eleganti, e sfarzosi per le serate particolari. Il tempo passato insieme le aiutò anche a cercare il modo giusto per far collimare i loro caratteri pure laddove le diversità erano profonde... e di diversità ce n'erano molte. Ad esempio: Michiru era puntuale ad ogni appuntamento, Haruka era una ritardataria cronica e anche quando si sforzava non riusciva a scendere sotto i cinque minuti di ritardo; Michiru, per quanto garbata con tutti, era molto chiusa, Haruka invece, sebbene fosse riservata e la sua amicizia fosse un privilegio per poche persone, socializzava con tutti senza alcuna difficoltà; la casa di Michiru era sempre impeccabile, quella del pilota era ordinata solo quando aveva visite programmate (quante volte, dopo un'uscita da qualche parte, avrebbe voluto invitare Michiru in casa e non aveva potuto a causa del disordine); alla violinista piaceva molto studiare, ad Haruka, per quanto mantenesse una media alta, non piaceva per niente passare i pomeriggi sui libri di scuola; Michiru era sempre molto mattiniera e andava a dormire presto, Haruka nei giorni festivi si alzava e andava a dormire tardi.

Una settimana prima del ritorno a scuola Michiru disse ad Haruka che sentiva la presenza di un nuovo demone. Haruka si caricò di adrenalina all'idea di doversi finalmente battere contro un mostro, ma prima avrebbero dovuto localizzarlo, così Michiru spiegò ad Haruka come fare.


La scuola era ricominciata, Elza era tornata e appena potè andò a cercare Michiru, ma con suo grande stupore vide che lei non c'era.

Nel pomeriggio del secondo giorno di scuola, mentre stava andando in camera per studiare, vide finalmente Michiru sulle scale che portavano alle camere del collegio. Era girata di spalle, ma il colore dei suoi capelli così inusuale le permetteva di essere riconosciuta da chiunque.

-Michiru!!

La ragazza si voltò e vide Elza. -Elza, sei tornata!- Era veramente contenta di vederla. Anche se erano cambiate tante cose, non per questo il suo affetto per l'atleta era venuto a meno, per cui era felice di rivedere finalmente un viso amico. Il viso di quella persona che era l'unica in grado di metterle il buon umore e di farla sentire più felice e meno sola in quell'istituto.

-Come stai, Michiru?- Elza si avvicinò allegra. Avrebbe voluto abbracciarla, ma essendo nei corridoi pubblici non poteva farlo.

-Molto bene grazie e tu?

-Io bene. Torno da una vacanza fantastica: ho rivisto tutta la mia famiglia e i miei amici brasiliani; ho preso un sacco di sole, ho fatto tanti bagni e sono persino stata alle Seychelles con la mia famiglia! Ti sono arrivate le mie cartoline?

-Sì, grazie mille, sei stata molto gentile a inviarmele.- rispose cordiale l'altra, ripensando alle due cartoline: una ritraeva il mare delle Seychelles e l'altra invece le acque dell'Atlantico che bagnava le coste del Brasile allegata a una foto di Elza che le scrisse di averle mandato quella foto scattata a sua insaputa da un amico, sperando che Michiru, rivedendola, non si scordasse di lei. -Per altro nella foto che mi hai mandato sei venuta molto bene.

-Grazie, quando l'ho vista ho pensato la stessa cosa!- Scoprì il suo bellissimo sorriso bianco. -Ti trovo molto bene!- In realtà tra se' e se' pensò che Michiru fosse molto più bella di quando si erano viste l'ultima volta, ma non disse nulla per discrezione.

-Ah, ti ringrazio.

-Ma si può sapere che fine avevi fatto? E' da ieri che ti sto cercando.

-Ieri sono venuta a scuola solo per le lezioni, ma poi sono tornata a casa perchè avevo un po' di cose da fare- rispose senza specificare oltre: non poteva certo dire che doveva finire di spiegare ad Haruka come localizzare un nemico.

Erano state in giro tutto il giorno sulle tracce del nuovo portatore del demone. Non lo individuarono, ma si appostarono nel luogo dove sentivano più forte la sua presenza ed essendo rimaste lì per almeno quattro ore (il tempo necessario perchè Haruka capisse come percepire le onde negative emanate dal demone) capirono che il detentore doveva lavorare o vivere nei paraggi del quartiere dell'Ospedale Centrale. Infine Haruka la invitò a casa propria per una cena. In genere era sempre stata la bionda a salire in casa di Michiru, ma quel giorno fu lei a invitare la ragazza dai capelli verde acqua dimostrando di non cavarsela male ai fornelli. -Sarò sempre meglio di mio papà quando ha quasi mandato a fuoco la casa!- rispose ai complimenti di Michiru e la baciò. Fu una serata molto dolce, nonostante alcune argomentazioni un po' tristi, in cui le due ragazze parlarono molto di come immaginavano che sarebbe stato il loro avvenire, nonostante le sensazioni negative che provavano pensando a tutti i pericoli mortali della loro missione.

-Come sono andate le tue vacanze?

-Bene, ho dovuto fare molto esercizio fisico e non sono nemmeno passata dai miei genitori. Mio papà ci è rimasto un po' male perchè pensava già di fare grandi cene in mia presenza, ma quest'anno avevo così tante cose da fare che non ho proprio avuto tempo per passare. Ti dirò che non mi è nemmeno mancato tanto il rientro a casa e i “calorosi” bentornata della mia famiglia.

-Ahahah, sì, posso immaginare! Messa in bella vista su un baldacchino dorato per tutto il tempo della tua permanenza.

-Il trofeo di casa Kaioh! Tanto alla fine mi tocca andare a casa per la commemorazione dei nostri cari, il 2 Novembre.

-Sempre meglio il 2 Novembre del 15 Luglio*, no? Almeno così hai passato le vacanze estive per conto tuo!

-Su questo non posso darti torto!- Michiru ridacchiò con Elza che constatò sia in quel momento che nel tempo successivo che la ragazza era diventata di poche parole, con risposte spesso molto vaghe. In un intero mese libero dalla scuola, non poteva aver passato tutto il suo tempo solo allenandosi (per quale motivo poi?), eppure non le disse nulla di tutto il resto. Possibile che la lontananza l'avesse fatta retrocedere nella scala confidenziale della violinista?

Michiru dal canto suo non menzionò mai Haruka per tutto il tempo. Avrebbe voluto dirglielo, ma mentre pensava se ciò avrebbe infranto le regole che si erano imposte lei e l'aspirante pilota, Elza se ne era uscita informandola di averla cercata già ben due volte dal rientro a scuola il giorno precedente, ricordandole anche le cartoline che le aveva mandato. Per cui lei non se la sentì di dirle: “Grazie per i tuoi complimenti, però devo dirti che per quanto li gradisca da adesso non li posso più accettare perchè è da un mese che sto con Haruka." Perciò in seguito alle parole dell'atleta decise di rimandare il discorso alla volta dopo, sarebbe stato senz'altro più indolore che al primo incontro dopo tanto tempo che non si vedevano. Nel frattempo avrebbe cercato le parole giuste per poterle dire come stavano le cose nel modo più delicato possibile. Per fortuna dopo mezz'ora Michiru avrebbe dovuto andare alle gare di nuoto, motivo per il quale l'incontro fu molto breve e a lei fu facilitata la possibilità di sviare l'argomento.

Quel giorno stesso alcune ragazze si avvicinarono a Elza e dal momento che qualcuna di loro le aveva viste parlare insieme, le chiesero se poteva togliere loro una curiosità: era vero che Michiru usciva con Haruka Tenoh? Il ragazzo infatti era andato a prenderla per la festa del Tanabata, qualcuno li aveva visti anche girare insieme per le vie di Yokohama, dove tutti sapevano che i Kaioh avevano un bell'appartamento in cui Michiru poteva ritirarsi di tanto in tanto e giravano addirittura voci di loro due che si vedevano negli hotel della città (probabilmente per fare determinate cose che a casa, con i genitori di lei, non era possibile fare). Le ragazze volevano quindi capire se erano solo voci di corridoio, se era tutto vero o cosa fosse vero e cosa no perchè chi aveva avuto l'occasione di vederli insieme diceva che sembravano essere veramente fidanzati e che apparivano anche come una bellissima coppia: sembravano un principe e una principessa.

Elza passò dall'essere stupita all'essere sconvolta, domandò loro se avevano chiesto a Michiru, ma loro le chiesero di rimando se per caso fosse impazzita. A quel punto lei disse di non sapere nulla dal momento che non era in Giappone durante le vacanze estive e di non dare comunque troppo peso ai pettegolezzi perchè spesso ingigantivano le cose fino ad arrivare ad inventarsele, molto volte solo per screditare qualcuno.

E così tra loro sta andando tutto bene” pensò appena rimasta sola. Che stesse andando tutto bene era solo l'ipotesi migliore, ma in base a quanto riferito dalle compagne di scuola sembrava che tra loro fosse sbocciato l'amore e addirittura... No, conosceva Michiru, faceva tante storie per un bacio era impossibile che poi invece si fosse spinta tanto oltre con Haruka nel giro di così poco tempo. Inoltre le compagne di scuola non lo sapevano, ma Michiru viveva da sola nell'appartamento di Yokohama, quindi non c'era motivo per cui lei e Haruka dovessero vedersi negli hotel della città per “esplorare il corpo umano”. Comunque doveva chiedere a Michiru se quanto appreso fosse vero. Al contrario delle amiche, lei non voleva saperlo per poter spettegolare con le altre, voleva sapere se c'era ancora una speranza per lei o doveva arrendersi all'idea di essersi fatta battere dall'acerrima rivale anche in amore. Certo ora le era più chiaro perchè Michiru fosse stata così sfuggente l'ultima volta che si videro. Al tempo stesso però non le era chiaro perchè non le avesse detto nulla.

Al di là delle motivazioni che spinsero la violinista a non dirle nulla restava il fatto che qualcuno le aveva viste insieme durante l'Estate e quello molto probabilmente era vero almeno quanto il fatto che Haruka ebbe anche l'ardire di presentarsi davanti a un collegio come il loro per andare a prendere Michiru per festeggiare insieme quel Tanabata Matsuri di cui non aveva mai sentito parlare prima. Sentiva di voler chiarire al più presto la questione, il problema era che da quando era ricominciata la scuola Michiru passava molto più tempo a casa sua che in collegio... E questo poteva essere un punto a favore delle ipotesi delle amiche. Come mai andava tanto spesso a casa propria la stessa Michiru che prima dell'Estate non aveva socializzato con nessuno a parte che con lei e passava da casa solo saltuariamente? Si vedeva forse con Haruka? E poi cosa facevano di preciso? Mandavano avanti la loro conoscenza, si baciavano o passavano i pomeriggi in camera da letto? Ormai perso totalmente il ontrollo della sua mente, seduta alla scrivania, pensò: "Come è far l'amore con Michiru?" il dubbio venne posto quasi come se lo stesse domandando ad Haruka. "Ma a che idiozie vado a pensare?? Ma siamo matti?? Dico alle altre di non dar peso a certe voci e poi io sono la prima a cascare vittima dei pettegolezzi!!" si rimproverò prima di imporsi di studiare per non tentare di darsi una risposta immaginando cose su Michiru non adatte alla loro età.


Elza aveva già scelto una scuola superiore famosa per la formazione di molti importanti atleti giapponesi e dunque trascorreva ancora più tempo di prima ad allenarsi. Un giorno mentre stava correndo vide Michiru sul bordo pista. Era la prima volta che la vedeva, dopo il breve incontro casuale sulle scale il secondo giorno di scuola; era la prima volta che la violinista si era recata lì per incontrarla. Alla fine del suo allenamento Elza la raggiunse.

-Ho sentito dire che passi molto tempo qui. Hai intenzione di andare alle Olimpiadi?- le domandò sorridendo.

Elza si asciugò la fronte con la salvietta che si era messa al collo e rispose: -Magari! Non credo proprio di farcela!

-Secondo me hai la stoffa per farlo.

-Sai, lo pensavo anche io. Ero veloce a correre, nessuno mi aveva battuto dalle elementari e io ero molto sicura di me stessa. Questo finchè non c'è stata la prima competizione contro Haruka. Nessuno riesce a vincere contro di lei, nemmeno io. Lei sì che corre veloce, potrebbe davvero andare alle Olimpiadi, ma io, in confronto a lei, non sembro più quella promessa che credevo di essere!- non c'era rabbia o sconforto nelle sue parole. Solo un tono di pacifica rassegnazione.

-Non devi guardare alle altre concorrenti. Soprattutto ad Haruka, lei non ha intenzione di dedicarsi all'atletica in futuro.

-Quindi è vero quello che si dice negli spogliatoi?- domandò pensierosa. Le tornarono alla mente le voci incerte delle altre atlete che dicevano che Tenoh non sarebbe rimasta nel mondo della corsa. Voci alle quali lei non aveva dato peso non essendoci nulla di certo. Molto più peso diede invece al modo in cui Michiru l'aveva chiamata: senza onorifici. Questo dettaglio le fece sentire una leggera fitta nel cuore: nel giro di un mese e mezzo, era passata a chiamarla per nome senza onorifici. Allora era vero che durante l'Estate avevano legato tanto da passare a chiamarsi per nome. Cosa che, almeno per quanto riguardava Michiru, era stata preclusa a tutti, meno che a lei. Ora invece anche Haruka aveva raggiunto quel traguardo!

-Non sono mai stata negli spogliatoi dopo le gare, ma penso di sì. Lei è affascinata dalle corse in moto e in macchina.

Molto femminile...” pensò Elza. -Resta comunque che lei è più veloce di me.

-Resta comunque che se ti impegni anche tu puoi vincere le Olimpiadi.

Elza la guardò, quasi commossa alle sue parole. L'espressione del volto di Michiru era sereno e lei capì che quello che le stava dicendo non era per incoraggiarla, ma perchè credeva veramente nel suo talento. Per cui sorrise prima di replicare: -Sai, quando tu mi parli e mi guardi in questo modo, mi sembra di poter veramente fare tutto quello che dici. Anche adesso: se tu dici che posso farcela, mi infondi sicurezza, mi restituisci fiducia in me stessa e mi sento come se potessi davvero farcela.

-Elza, non è “come se”: tu puoi farcela! Non le senti le persone sugli spalti? Io dacchè avevo smesso di correre non avevo più seguito il mondo della corsa, ma da quando ho iniziato a seguire le tue corse ho sempre sentito il pubblico diviso tra chi scomette su di te e chi su Haruka.

-Sul serio?

-Certo, li ho sentiti chiaramente, e sai... Io mi sento sempre un po' gelosa quando sento che piacete a molte persone.

-Io ho un caratteraccio non piacerei a tante persone se mi conoscessero bene quanto te!

-Sai, ho imparato a conoscere la gelosia molto prima dell'amore perchè di te ho iniziato a essere gelosa da molto tempo addietro.

Elza rimase sorpresa dalle dichiarazioni di Michiru, tanto da arrossire leggermente: sembrava che in quel periodo fosse diventata molto più sciolta a parlare dei suoi sentimenti. Era la prima volta che la sentiva parlare di amore e gelosia e soprattutto senza vederla provare un immenso imbarazzo, sebbene stesse esprimendo di provare gelosia nei confronti di due ragazze. Era forse tutto collegato? Elza pensò che l'occasione che stava aspettando per chiarire la situazione sentimentale della ragazza fosse arrivato per cui si fece forza (doveva essere pronta a sentirsi dire anche la più dura verità) e chiese: -Adesso... sai che cos'è l'amore?- Michiru guardando verso il basso sorrise debolmente e a Elza guardandola sembrò che stesse sbiancando a vista d'occhio. -Michiru, stai bene?- Possibile che una simile domanda potesse farle gelare il sangue in modo così vistoso?

-Scusami... Quest'Estate sono stata davvero molto impegnata e poi probabilmente risento molto anche delle alte temperature. La divisa scolastica tiene molto caldo... Forse è meglio che vada a casa.

-A casa? Se non stai bene sarà che meglio che tu vada in camera, no?

-Avevo intenzione di andare a casa...- replicò pensando che quel giorno doveva vedersi con Haruka per localizzare il nemico. Forse però Elza aveva ragione, era meglio andare in camera e caso mai chiamare Haruka a casa sua per rimandare il loro incontro. Si alzò dalla panchina e con la cartella in mano disse: -Hai ragione, andrò in camera mia.

-Fra poco torno anche io che devo studiare, se hai bisogno non farti problemi a chiamarmi.

-Grazie, Elza. Ciao!

-Ciao!- Elza rimase ancora a riflettere su quanto appena scoperto: Michiru gelosa di qualcuno! Che sorpresa poi che ne parlasse così apertamente, così come apertamente le aveva detto di essere gelosa sia di lei che di Haruka; Haruka che ormai chiamava per nome e non certo perchè, come lei, le fosse antipatica. "Deve essere successo qualcosa per forza durante la mia assenza" pensò mentre si avviava verso l'edificio scolastico. Non si spiegava altrimenti un atteggiamento così rilassato nel modo in cui Michiru parlava del suo modo di rapportarsi con due ragazze che cercavano di arrivare al suo cuore. Per non parlare della reazione alla sua domanda! Era passato un mese e mezzo, ma erano cambiate troppe cose in Michiru e sentiva che purtroppo tutti i cambiamenti notati fino a quel momento avevano un unico denominatore in comune: Haruka Tenoh.
Chissà cosa aveva di così interessante quella ragazza da avere tanto successo con le altre! Al di là dell'oggettiva bellezza e dell'indiscutibile velocità, lei l'aveva conosciuta come una persona scorbutica e arrogante e il suo giochetto iniziale negli spogliatoi, quando la bloccò contro uno degli armadietti, le faceva pure temere che fosse davvero una latin lover come si vociferava in giro. Sperava con tutto il cuore che se davvero voleva Michiru, almeno la volesse seriamente, non per divertirsi soltanto. Alla fine non era riuscita a chiarire quale fosse il rapporto che legava l'eterna rivale con... “Un momento!” I pensieri di Elza furono interrotti appena a metà strada tra la pista da corsa e il collegio vide Michiru inginocchiata a terra, con le braccia conserte all'altezza del cuore.

-Michiru, che ti succede?- domandò appena la raggiunse.

-Il caldo...- riuscì soltanto a rispondere a bassa voce la violinista.

-Forza, vieni che ti aiuto- disse Elza chinandosi a terra per prendere la cartella della ragazza e per aiutarla a rimettersi in piedi. Se fosse solo stata un po' più alta di lei e più muscolosa nelle braccia l'avrebbe anche sollevata e portata lei in infermeria, ma anche se la sua statura si poteva considerare molto buona in Giappone -lei e Michiru erano tra le ragazze più alte del loro istituto- in realtà sapeva che un metro e sessanta non era una grande altezza. Considerando poi che aveva ormai quindici anni e, sorella a parte, nessuno nella sua famiglia era molto più alto di lei, sapeva che sarebbe cresciuta ancora di pochi centimetri. Per fortuna per tutto il resto aveva ereditato solo i lati positivi del ramo brasiliano, compresa anche quella striatura muscolare che le permetteva di essere molto veloce nonostante non fosse particolarmente alta. Mentre aiutava Michiru a dirigersi nell'edificio scolastico, i suoi pensieri tornarono di nuovo ad Haruka. Anche lei era figlia di genitori di diversa nazionalità, ma lei sembrava aver preso solo i pregi dei due rami di ascendenza, ereditando così anche quel metro e settanta presumibilmente di origine americana.

Giunte in infermeria non trovarono nessuno per cui Elza disse a Michiru di coricarsi su uno dei lettini mentre preparò una salvietta con l'acqua fredda. -Ultimamente sei sempre molto occupata sia a scuola che fuori, ma forse dovresti riguardarti di più. Potrebbe essere stato un colpo di calore. Questo ti potrebbe aiutare intanto che aspettiamo l'infermiera.- Le posizionò la salvietta bagnata sulla fronte.

-Forse... è che ho così tante cose da fare... Ma sarà  sicuramente dovuto al fatto che sono anemica. Non è la prima volta che mi capita...- disse continuando a sentire il forte mal di testa che l'aveva colta sulla strada di ritorno verso scuola.

-Dovresti farti vedere, un po' di anemia non fa male, si risolve compensando con integratori di ferro. Se ti capita spesso però potresti avere valori molto al di sotto della media, forse dovresti fare un'indagine tramite gli esami del sangue. Non sono un dottore, quindi sentiamo cosa ti dice l'infermiera e poi eventualmente potresti, tra i tuoi impegni, inserire anche il controllo da un medico... Adesso ti segno il promemoria.- così dicendo prese il block notes dell'infermeria.

Dalla finestra aperta il vento entrò nella stanza, portando distintamente a Michiru il rumore del mare che si stava agitando. Se già sulla strada di ritorno aveva un presentimento ora era chiaro che il mare la stava chiamando per avvertirla che il nuovo demone si stava per palesare. Doveva subito intervenire prima che facesse vittime e prima che il nemico potesse impossessarsi del talismano. -Devo andare!- detto ciò si alzò di scatto mentre si tolse la salvietta dalla testa.

-Sono d'accordo. Prima il medico ti dice cosa fare, prima potrai porre rimedio alla tua carenza di ferro.- rispose Elza mentre dando le spalle al lettino scriveva: Chiamare il dottore per disturbi anemici.

Michiru si mise una mano sulla fronte, lì, vicino a dove, era certa, stava pulsando il simbolo di Nettuno. Era stata solo fortuna se Elza le aveva messo quella salvietta sulla fronte, altrimenti l'avrebbe visto anche lei e quello non sarebbe stata in grado di giustificarlo tramite lo scarso apporto di ferro o di qualche vitamina. Nonostante il terribile dolore che le martellava la testa si alzò dal letto e andò via. Il dovere la stava chiamando, non poteva restare ad ascoltare Elza, ne' darle spiegazioni, così uscì frettolosamente dalla stanza. -Grazie di tutto!

-Non c'è di che! ... Ehi, Michiru? Dove stai andando? Non è così urgente!!- urlò Elza senza capire. Voleva solo avvertirla, non spaventata al punto da farla correre via. Aveva perfino dimenticato la sua cartella in infermeria.

***    ***      ***


Michiru non si presentò a scuola il giorno dopo, nemmeno il successivo e nemmeno quello dopo ancora. Non era la prima volta che quando stava male andava a casa: da quando Elza era arrivata in quella scuola era già successo altre due volte, solo non era mai capitato che scappasse da scuola in modo così improvviso e abbandonando anche la cartella dove capitava.
L'atleta, preoccupata, decise quindi di passare da casa sua e così parlando con un'insegnante e spiegandole che voleva andare a trovarla per portarle a casa la cartella e gli appunti delle lezioni degli ultimi giorni, riuscì a farsi dare l'indirizzo di casa della ragazza.

Il giorno seguente perciò si ritagliò un po' di tempo per uscire dal collegio e raggiungere la casa di Michiru. Quando arrivò rimase stupita nel vedere in quale quartiere residenziale abitava. Era incredibile che i suoi genitori le avessero preso una casa in cui vivere da sola nella zona più prestigiosa di Yokohama. All'ultimo piano dell'edificio, oltretutto!
Si avvicinò al citofono e cercando il cognome della violinista citofonò.

-Questo è l'appartamento di Kaioh, chi è?

-Ehm, buongiorno signore, signora... - non era Michiru ad aver riposto e dalla voce al citofono non capiva nemmeno se ad averle risposto fosse stato un uomo o una donna: -Io sono Elza Grey, una compagna di scuola di Michiru-San. Sono passata per portarle la cartella che ha lasciato a scuola e gli appunti delle lezioni.

Ci fu una breve pausa, poi la voce rispose: -Va bene, attendi un attimo, avviso il portinaio.

Dopo poco tempo il portone si aprì e a Elza si presentò un ingresso ampio, ben curato e con tanto di portineria. Il portinaio la guardò entrare e lei disse: -Sono Elza Grey, sono qui per Michiru Kaioh, mi hanno aperto dal suo appartamento.

-Prego, la signorina Kaioh vive all'ultimo piano.

-Grazie, lo so.

Prese l'ascensore (dodici piani di scale erano tanti anche per lei) e premette il tasto 12. L'ascensore era abbastanza veloce e in un minuto arrivò al piano desiderato. Quando la porta si aprì Elza trovò l'ultima persona che si sarebbe immaginata di vedere: Haruka Tenoh.

-Ciao!

-Ciao...- rispose quasi incredula lei. Era sicura che fosse uno dei genitori di Michiru ad averle risposto, mai si sarebbe aspettata di trovarsi faccia a faccia con Haruka.

-Hai detto di avere gli appunti e la cartella di scuola di Michiru, giusto?- andò dritta al punto la bionda senza troppi preamboli.

-Sì, è... è esatto. - rispose avvicinandosi -Questa è la cartella e dentro ho messo i fogli con gli appunti- disse alzando il braccio che reggeva la cartella.

-Molto bene- rispose la ragazza afferrandoli.- Grazie mille!- e così dicendo fece per chiudere la porta, ma Elza fu svelta a realizzare il gesto della ragazza e a mettere un piede tra la porta e lo stipite per impedire di restare fuori.

-Ehi, aspetta un momento!!

Che seccatura!” pensò Haruka intuendo che non sarebbe stato facile sbarazzarsi della rivale.

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*In Giappone il giorno dei morti, festa di Obon, si celebra secondo una tradizione buddista, il 15 Luglio o il 15 Agosto (a seconda della zona in cui ci si trova). La festa di Obon è nota anche come festa delle lanterne, si celebra per tre giorni e come in Italia si fa visita alle tombe dei propri defunti. Tra altri rituali vi è il più suggestivo che consiste nell'accendere lanterne di carta che il primo giorno aiutano i defunti a ritrovare la strada verso casa, l'ultima sera invece li aiutano a ritornare nel regno dei morti.  Le lanterne possono essere messe  in acqua oppure in grandi falò disposti in modo tale da formare grandi kanji sui lati delle montagne.
Essendo in una scuola di suore, si suppone che tutte le ragazze del collegio appartengano alla minoranza religiosa cristiana, motivo per il quale immagino che tutte, Michiru inclusa, festeggino il giorno dei morti secondo il rituale cattolico, ovvero il 2 Novembre.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Bentrovati a tutti voi lettori. Ormai siamo alle battute finali di questa fanfiction che era inizialmente formata da 9 capitoli. Tra i tanti capitoli aggiunti solo nell'ultimo mese e mezzo rientra anche questo che, fino alla parte antecedente allo scontro di Sailor Neptuno e Sailor Uranus, fa riferimento al terzo e ultimo manga di Yamada. Ci sarà anche una parte in cui le due ragazze saranno protagoniste di una battaglia con un nuovo demone e spero che possa essere di vostro gradimento. E' la prima volta che descrivo una lotta e sinceramente, prima di questo capitolo, neanche avrei mai immaginato di provare a cimentarmi in un genere di racconto tanto distante da quelli che ho scritto finora. Spero che possa essere di vostro gradimento.

Un ringraziamento speciale va a Fenris: grazie per i tuoi consigli, spero di averli recepiti quanto meglio ^^.

Ringrazio come sempre chi sta leggendo la storia, coloro che l'hanno inserita tra le seguite, quelli che l'hanno inserita tra le preferite, le persone che l'hanno salvata tra le ricordate e gli utenti che recensiscono.

Buona lettura :-)


14.


-Ehi, aspetta un momento!!

Che seccatura!” pensò Haruka intuendo che non sarebbe stato facile sbarazzarsi della rivale.


-Mi devi dare qualcos'altro?

-No, voglio sapere come sta Michiru.

-Non bene.- spinse di nuovo la porta, ma Elza faceva resistenza aggrappandosi ad essa pure con le mani.

Restarono per un po' così: a spingere la porta una nella direzione opposta all'altra. Entrambe più che decise a non demordere: Haruka non voleva Elza in casa ed Elza non intendeva essere trattata da estranea in casa di una persona per la quale lei era tutto fuorchè un'estranea.

Dopo un minuto passato a combattere attraverso quella porta e notando che Haruka era più forte di lei, Elza decise di giocarsi la carta della cortesia. Haruka era sicuramente più maschile e anche più maldisposta di lei nei suoi confronti, però le sembrava una ragazza di buone maniere: -Ho fatto molta strada per arrivare fin qui, perchè non mi fai entrare un attimo?

Ci mancava!” pensò la bionda roteando gli occhi prima di lasciarla entrare.

-Ti posso offrire qualcosa da bere, un the' o un altro tipo di infuso?

-Il the va benissimo- rispose Elza seguendola in cucina.

Haruka prese la tazzina con il piattino, poi prese un pentolino dove scaldare l'acqua in cui immergere la bustina del thè riposta in una delle ante della credenza in cucina.

Elza osservava ogni suo gesto, di sicuro la bionda non era capitata lì per caso come lei: aveva molta dimestichezza con quella casa, tanto da sapere con assoluta certezza dove trovare tutto l'occorrente e questa cosa non faceva che avvalorare le ipotesi delle compagne di scuola. Solo chi si ha in confidenza si invita a casa propria e gli si da il permesso poi di muoversi come se si trovasse a casa sua. Haruka poi si muoveva con notevole destrezza, senza un minimo di dubbio su dove poter trovare tutto il necessario.

-Ecco il tuo thè, quando avrai finito potrai andare.- le disse offrendole la tazzina, mentre con la mano sinistra sorreggeva la sua. Quella mano le faceva ancora un po' male, ma non intendeva tenerla troppo a riposo: doveva abituarsi a reagire al dolore.

Quando ho finito, dici, eh? Ho come l'impressione che l'acqua sia troppo calda e dovrò bere molto lentamente questo thè.” pensò Elza con un sorriso un po' sardonico. Si fermò ad osservare Haruka e dovette ammettere di trovarla attraente come mai, per la prima volta capì perchè faceva girare la testa a tante ragazze sia della sua età che quelle un po' più grandi, eppure c'era qualcosa di diverso in lei rispetto a prima delle vacanze: anche se con lei non aveva cambiato atteggiamento, sembrava essere diventata più distesa, ma al tempo stesso più adulta di prima.

-Sei stata altre volte a casa di Michiru?- Domanda banale in apparenza, bastava guardarla come si muoveva con sicurezza per capire che c'era già stata, ma sperava di carpire più informazioni con quella domanda generica.

-Direi di sì.

Tutto qui?”. L'atleta sperava in molte più informazioni, per cui provò a farle un'altra domanda un po' più nello specifico.

-Molte volte?

-Direi che nell'ultimo periodo ho quasi passato più tempo a casa di Michiru che a casa mia!

Elza sentì una stretta al cuore. Anche questo non faceva che avvalorare le ipotesi delle amiche. -Vi siete viste spesso quindi...

-Abbiamo scoperto di avere tante più cose in comune di quanto immaginassimo all'inizio.

Haruka non sembrava una persona di molte parole. A ogni sua frase, rispondeva in modo secco, ma esaustivo. Qualcosa le faceva pensare che per una volta non facesse così perchè era in sua presenza, ma che semplicemente, come Michiru, anche lei era molto riservata per ciò che riguardava la sua sfera personale. Ecco la prima cosa in comune che poteva notare. Era una delle poche cose che le accomunava o era davvero una delle tante come diceva l'aspirante pilota? Se le sue parole rispecchiavano la realtà probabilmente dovevano essere molti di più gli aspetti in comune se durante l'Estate avevano iniziato a vedersi così di frequente.

Elza bevve un sorso di thè. Poi domandò ancora: -Ho visto che hai molte bende e cerotti, addirittura una fascia al collo e una alla mano. Posso sapere che cosa ti è successo?

-Queste?- fu la domanda retorica di Haruka che si guardò per un attimo la mano sinistra, riportandosi così alla mente anche il tutore al collo e due grossi cerotti sulla guancia sinistra. -Sono caduta dalla moto.- rispose.

-Caspita, dev'essere stata una caduta parecchio rovinosa.

-Già...- fu la risposta leggermente assente della bionda che con la mente ritornò a pensare allo schianto contro il tronco di un albero e successivamente la caduta da un albero sul quale stava provando ad arrampicarsi.

Elza, dopo aver bevuto ancora un po' di the' replicò: -Capisco che ti piaccia andare in moto e andare veloce, ma devi stare attenta potresti farti male alle gambe e compromettere il tuo futuro nelle corse.

Anche Haruka bevve prima di rispondere: -Mi piace correre, è vero, ma il mio futuro non è sulle piste da corsa.

-Che cosaaaa?- esclamò Elza incredula. Era vero che giravano già voci negli spogliatoi sul fatto che Haruka Tenoh non fosse interessata a impegnare il suo futuro nell'atletica ed era anche vero che pure Michiru aveva confermato quanto le aveva appena rivelato Haruka, ma per quale ragione? -Perchè? Per quale motivo?

-Ho sempre saputo di avere una passione sfrenata per il mondo dei motori.

Elza, si alzò di scatto: -Sono certa che nessuno corra come te. Perchè vuoi sprecare il tuo talento in questo modo? Non ti basterebbe correre sui go-kart se ci tieni tanto?

-Ho già passato quella fase da bambina e ambisco a molto di più. E' anche per questo che mi sono trasferita in Giappone- rispose pensando al contratto con la scuderia giapponese per cui correva con la monoposto e nascondendo l'irritazione alle domande di Elza. Era da quando si era seduta in cucina che continuava a farle domande, le sembrava volersi prendere una confidenza eccessiva nei suoi confronti. Elza era un'amica di Michiru non sua e sicuramente non sarebbero mai state amiche dal momento che, al di là di un'evidente antipatia a pelle, avevano iniziato a contendersi la stessa ragazza quasi fin da subito. Ancora prima che Haruka sapesse chi era veramente Michiru Kaioh. 

-Ma come fai ad esserne così sicura?- continuò ad alta voce Elza: -Tu avresti la strada spianata anche se volessi partecipare ai Mondiali o alle Olimpiadi, tutti lo sanno. Lo riconosco anche io che prima di conoscerti non avevo mai perso una gara! Cosa allora ti spinge a prendere una strada tanto diversa?

-Non sono affari tuoi!- a quel punto il nervosismo fu malcelato poichè iniziò a manifestarsi sia nel tono della voce che nel suo sguardo.

La risposta sgarbata della bionda spinse anche Elza ad abbandonare il suo tono cordiale e così la stuzzicò: -Che c'è? Non è che sei riuscita ad apparire più forte di quanto non sei realmente e vuoi ritirarti fintanto che sei in testa?

Haruka era innervosita dai discorsi dell'altra ragazza: -Ascolta Elza: ciò che intendo fare del mio futuro non è affar tuo. Ora ti ringrazio per essere passata, ma credo che sia arrivato il momento che tu vada.

-Prima voglio parlare con Michiru.

-Nessuno ha tempo per te oggi, ne' io che ho molto da fare, ne' Michiru che è malata e sta riposando.

Ancora quel "Michiru". La confidenza che Haruka aveva acquisito nei confronti di Michiru tanto da chiamarsi vicendevolmente senza titoli onorifici iniziava a infastidirla. In quel momento però non era quella una preoccupazione di primaria importanza: voleva vedere la pittrice poichè il comportamento di Haruka era troppo sospetto e lei voleva sincerarsi delle reali condizioni di Michiru. -Non mi muovo finchè non la posso vedere!- e così dicendo si diresse per il corridoio, Haruka la inseguì e, precedendola, le bloccò l'accesso alla camera da letto della ragazza.

-Cosa c'è lì dentro?

-La camera da letto dove Michiru sta dormendo.

-Ok, non voglio svegliarla, mi basta vederla e poi me ne vado!

-HO DETTO DI NO!!- le urlò a quel punto Haruka. Per Michiru quella casa era un luogo protetto in cui  solo lei aveva avuto l'esclusiva di potersi inserire e ambientare. Haruka non avrebbe consentito ad Elza di vedere il resto della casa in cui si era autoinvitata, figurarsi se le avrebbe fatto vedere il nido più intimo dell'appartamento! Neanche in condizioni normali gliel'avrebbe mostrato senza specifica autorizzazione da parte della proprietaria.

Elza però a quel punto era davvero stufa degli atteggiamenti della bionda che non solo era antipatica come sempre, ma faceva pure la prepotente in casa degli altri! -Ma chi ti credi di essere?- sbottò a quel punto. -Chi sei tu per Michiru? Non hai alcun diritto di impedirmi di vederla in questa casa che non è tua, non sei nemmeno la fidanzata di Michiru o qualcosa del genere!! Sarai anche più libera di passare a vedere come sta, non stando in collegio come me...

-Perchè, pensi che il mio comportamento sarebbe accettabile se io fossi la sua fidanzata?- la interruppe a quel punto con più calma Haruka incrociando le braccia al petto.

Elza sconvolta si portò istintivamente una mano alla bocca. Che cosa voleva dire? -L-Lo... sei?- chiese con un fil di voce l'atleta, temendo la risposta.

-In realtà noi siamo molto più di ciò. Anzi, io direi che siamo anche più che intime*.

Elza ebbe uno shock a quelle parole: la risposta andava fuori da ogni previsione negativa. -Co-cosa intendi dire con int-inti-intime?

Haruka, che sapeva che la ragazza brasiliana non avrebbe retto alla notizia bomba, aprofittando del suo stato, la accompagnò con calma alla porta e prima di chiuderla fuori insieme alle sue scarpe disse: -Chiedi pure spiegazioni a Michiru la prossima volta che vi vedrete a scuola.

Elza appena uscì dal palazzo si piegò vicino a un lampione della luce. Voleva credere che fosse uno scherzo, solo un tiro basso della rivale per farla desistere, ma la calma e la sicurezza che emanavano suoi occhi le avevano fatto capire fin da subito che non era così. Era vero quindi che nel giro di un mese si erano messe insieme ed erano anche già andate a letto insieme?

Qualunque cosa intendesse dire Haruka, era comunque qualcosa che dichiarava che ormai aveva perso ogni speranza con Michiru. Pensare che fino a nemmeno due mesi prima la stava per conquistare con quel bacio mancato! E adesso... nel giro di una manciata di secondi ogni sua speranza era stata distrutta, poi disintegrata in mille pezzi e infine, onde evitare qualsiasi illusione, incenerita. Il tutto fatto con una serenità e una freddezza d'animo tali da risultare fin crudeli. Almeno quanto quegli occhi felini verdi, quasi vitrei, con la quale Haruka l'aveva guardata mentre definiva il suo rapporto con la pittrice.

Cosa avrebbe potuto fare per riprendersi dallo shock, per guardare in faccia Michiru senza pensare all'enigmatico significato delle parole di Haruka e sforzandosi di ignorare i sentimenti che le suscitava ogni volta che la vedeva?


Haruka nel frattempo entrò in camera di Michiru.

-Perchè hai urlato, Haruka?- le chiese la ragazza con voce debole.

-E' venuta Elza a portarti gli appunti e la cartella e non voleva andarsene senza averti prima vista, ma come potevo permetterle di vederti in questo stato?- le disse lei con voce triste, mentre prendeva lo sgabello vicino alla scrivania per sederle accanto. Michiru era distesa a letto; la testa e il braccio sinistro erano fasciati; sulla guancia, la spalla e il petto erano posizionati dei grossi cerotti. -Mi chiedo se... se saremo all'altezza del nostro compito o se... faremo la stessa fine dell'altra volta...- confessò a quel punto con tono dolorante la ragazza dai capelli verde acqua.

-Ce la faremo. La prossima volta io sarò più forte e l'importante è restare unite, dobbiamo restare unite. Non ti lascerò mai più sola.

-No, assolutamente!- l'esclamazione le provocò due colpi di tosse che a loro volta le causarono un forte dolore al petto gravemente ferito. Per cui riprese a bassa voce: -Non devi darti nessuna colpa... hai fatto quello che dovevi fare... Sono contenta che tu abbia rispettato la promessa.- il dolore allo sterno e al petto le impediva di parlare senza fatica e senza interruzioni che le permettessero di riprendere fiato -Restiamo unite finchè una delle due non è in pericolo... A quel punto... chi è in vantaggio deve pensare a se' stessa... La missione è più importante di qualsiasi cosa... Stavolta non dobbiamo... anzi, abbiamo il dovere assoluto... di impedire ai nostri sentimenti... di... offuscare la nostra missione.

Haruka si rattristò a quelle parole, Michiru era buona, ma in realtà sapeva che se adesso se ne stava distesa quasi immobile su quel letto era solo colpa sua. -Sarà così. Ora pensa a riposare, solo così potrai rimetterti in forma il prima possibile.- Detto ciò si portò una ciocca di capelli verde acqua al naso inspirandone il buon profumo leggero di salsedine: un'altra caratteristica unica dei suoi bei capelli che tanto le piacevano. Chiuse gli occhi, ricordando quel giorno maledetto.


Alla fine avevano individuato il portatore del nuovo demone: era un ragazzo che lavorava presso gli ospedali per portare un po' di gioia nei luoghi più tristi per i bambini, piccoli pazienti, le cui anime si spegnevano lentamente prima che sopravvenisse la morte fisica. Il giovane dottore era stato affetto lui stesso di un tumore al cervello all'età di cinque anni per cui sapeva benissimo che cosa voleva dire stare male, fare le chemio, perdere i capelli, continuare a vomitare e restare per giorni a letto senza forze, con i genitori e i parenti che cercavano di farti sentire sereno e di farsi forza per piangere il meno possibile davanti a te. Sarebbe stato bello, ogni tanto, avere qualche comico che portava gioia in quelle tristi corsie, asettiche già alla vista, per quanto colorate dai disegni dei bambini. Per questo ancora giovane fu uno dei primi sostenitori di quella nuova terapia, trovando riscontro del bene che faceva ogni volta che la risata di un piccolo paziente giungeva alle sue orecchie**. Ci metteva l'anima e il cuore in quanto faceva e si sarebbe battuto fino alla fine per supportare quell'insolita terapia dalla maggior parte del mondo scientifico considerata assurda.

Per quello fu preso di mira dai nemici.

Michiru, partita a tutta velocità da scuola, era arrivata per prima nel luogo in cui il mostro uscì dal corpo del ragazzo e chiamò subito Haruka con il cercapersone dicendole che avrebbe attirato il mostro lungo l'argine di un fiume poco distante dalla clinica ospedaliera del quartiere nel quale avevano indagato negli ultimi tempi.

Haruka si maledisse per non essere riuscita a capire il messaggio del vento. Era in casa che si stava preparando per andare a trovare i suoi nonni, quando sentì le imposte sbattere per una forte raffica di vento. Si affacciò per riaprirle quando un'altra folata di vento si fece sentire, entrando in casa e facendo sbattere le porte all'interno. Haruka decise quindi prima di chiudere le imposte e poi le finestre e mentre si apprestava a compiere la sua operazione fu stupita di vedere che le altre case non sembravano soggette a quelle raffiche. Solo a quel punto le venne il dubbio: fino a prima non aveva mai comunicato con il vento, ma erano forse quelli i segnali di un attacco immininente di cui le aveva parlato fino ad allora Michiru? Nello stesso momento arrivò la chiamata della pittrice.

Quando arrivò nel punto indicato trovò Sailor Neptuno impegnata con una specie di enorme massa rossa viscida, con quattro corte zampe con grossi artigli, un volto umano bianco e un enorme naso rosso sopra ad una bocca piena di denti aguzzi. Sembrava quasi un “clownesco” Nobusuma***. Haruka ebbe finalmente l'occasione di mettere in pratica il risultato di tutti i giorni di duro allenamento svolto dal giorno del suo risveglio fino al giorno precedente. Chiamò il potere di Urano e sentì quella sensazione di freschezza e di energia pervaderle il corpo mentre si trasformava in Sailor Uranus; a trasformazione avvenuta corse in soccorso di Sailor Neptuno che stava tentando di destreggiarsi contro il mostro che sembrava molto forte. -Scusate per l'intrusione!- si annunciò mentre l'altra guerriera sorrise contenta del suo arrivo.

Purtroppo però essendo la prima vera battaglia Sailor Uranus non aveva ancora sviluppato i riflessi per schivare ogni attacco. Il mostro riuscì a graffiarla sul volto, lei reagì d'istinto invocando una grande sfera luminosa che si formò nelle sue mani: la Bomba di Urano! La guerriera sorrise vedendola, si sentiva potente come un dio... e come tale avrebbe posto fine all'esistenza di quell'essere disgustoso.

-Sailor Uranus, no, che stai facendo??- esclamò Sailor Neptuno, gettandosi contro di lei mentre lanciava la bomba d'attacco, che fu però deviata verso l'argine distruggendo un buon numero di alberi.

-Che fai, Sailor Neptuno? Il mostro è lui e ti scagli contro di me??

-Non puoi lanciare il tuo attacco nel massimo delle tue forze! Ti ricordo che dentro quel mostro orribile c'è una persona! Non dobbiamo ucciderla, dobbiamo vedere se ha il talismano e in caso contrario restituirgli il cristallo del suo cuore per farlo vivere!

Haruka non replicò: si era fatta così prendere dalla voglia di vendicarsi per il torto ricevuto da aver dimenticato che quello che vedeva era un mostro, ma al suo interno si trovava un persona esattamente come era successo a Kameda. In quello stesso istante il mostro cercò di colpirle ma loro riuscirono a schivare l'attacco. Sailor Neptuno scagliò un Maremoto di Nettuno; il mostro barcollò, ma, contrariamente a tutti gli avversari precedenti, non perse di consistenza. A quel punto Haruka invocò nuovamente la Bomba di Urano e la scagliò al minimo della sua potenza rendendo così facile il respingimento del colpo da parte dell'avversario che si difese con una zampata.

-Accidenti...- imprecò tra i denti. Mentre Sailor Neptuno cercò di distrarre il mostro, lei si spostò alle sue spalle e riformando una bomba un po' più grande lo colpì alle spalle; quello si voltò, schivò l'attacco e cercò di colpire la guerriera che però riuscì a scansare il colpo saltando di lato.

-Devi formare una sfera più grande di queste ultime, cerca di renderla uguale alla mia!- le urlò Sailor Neptuno. Così dicendo ne aprofittò per attaccare nuovamente il mostro con il suo potere. Stavolta il mostro emise un ringhio di dolore, ma con due balzi raggiunse la guerriera dei mari colpendola in pieno volto!

Sailor Uranus vedendo Sailor Neptuno ferita, si avventò su quell'orrido essere tentando di colpirlo con un calcio, ma quello la afferrò per la caviglia e la lanciò contro un albero lontano!

-Sailor Uranus!- la compagna non rispose e Sailor Neptuno non potè andare in suo soccorso poichè il mostro, dopo aver eliminato la minaccia della guerriera del vento ed aver emesso una risata clownesca maligna, si concentrò su di lei. Sailor Neptuno provò a parare i colpi come meglio poteva, ma era in netto svantaggio fisico. Il giorno tanto temuto in cui i demoni sarebbero diventati più potenti era arrivato e nonostante la velocità e gli attacchi fisici contro l'avversario, da sola non sarebbe riuscita a sconfiggerlo.

Quando Sailor Uranus aprì gli occhi, dopo un primo momento in cui la vista era leggermente sfocata, si rialzò subito in piedi sentendo un forte dolore al collo. Si portò una mano al collo mentre constava che probabilmente era stato l'urto contro l'albero con la testa che l'aveva portata a quel forte indolenzimento del collo. Sentì Sailor Neptuno urlare! Non importava come aveva colpito il tronco ne' se il collo le faceva male, doveva correre in suo aiuto!

Quando la raggiunse fu urtata dalla scena che le si presentò agli occhi: il mostro era sopra Sailor Neptuno e le stava martoriando il corpo a colpi di morsi sullo sterno e sulla spalla mentre rideva con quella agghiacciante risata da clown diabolico.Vedendo Sailor Neptuno perdere tutto quel copioso sangue capì subito quello che doveva fare: usare la propria forza fisica al massimo e calibrare invece solo il suo potere d'attacco. Si lanciò quindi con tutta la propria forza sulla schiena del mostro: la potenza dell'urto fu tale da scaravanterlo contro un masso lontano.

-Sailor Neptuno!!- si precipitò a soccorrerla rimanendo spiazzata dal vederla perdere tanto sangue sia dalla guancia che dalla testa. -Che cosa è successo?!- Non si era posta il problema di sapere per quanto tempo aveva perso conoscenza, ma doveva essere stato molto più di quanto immaginasse perchè una guerriera forte come Sailor Neptuno, fosse stata ridotta in quello stato.

-Uranus... Aaaaahh!!- urlò per il dolore straziante -La promessa... Il talismano!!- le ricordò lei.

Giusto: aveva fatto una promessa solenne! A quel punto si lanciò su quel mostro che ancora un po' barcollante si diresse verso lei. Lo prese a calci e a pugni, tentando di difendersi dai suoi artigli e dai quegli spaventosi denti aguzzi. Lo scontro andò avanti a lungo, a furia di colpi all'ultimo sangue, ma Sailor Uranus non riusciva ad avere la meglio. Nonostante i forti colpi inferti dalla guerriera ovunque, sia sul corpo che sulla faccia, il mostro di tanto in tanto emetteva ringhi di dolore, perdeva sangue da nuove parti del suo "corpo" e vacillava, ma non riusciva mai ad indebolirlo abbastanza per guadagnare il breve tempo necessario per evocare la sua bomba. Haruka correva zigzagando, nella speranza di seminarlo per attaccarlo alle spalle, ma nonostante la massiccia “corporatura” e la bassa stazza quel mostro era agile e le stava dietro senza problemi. “Un momento! Se non lo posso attaccare da dietro, posso provare ad attaccare dall'alto!” si illuminò Sailor Uranus prima di correre verso il punto in cui era stata colpita. Arrivata lì, in uno dei punti in cui gli alberi erano rimasti ancora in piedi si rese conto di non essere ancora abbastanza agile per poter balzare sui rami come aveva visto fare da Sailor Neptuno. Dal momento che non poteva saltare, provò ad arrampicarsi. Aveva appena fatto presa sul primo ramo che il mostro, pur non riuscendo nemmeno esso stesso a saltare sui rami, riuscì comunque con una zampata artigliata a colpirle la mano provocandole un forte grido di dolore che le fece perdere la presa e quindi la fece cadere a terra. Che dolore lancinante!! Dal guanto una chiazza rossa aveva subito iniziato a diffondersi a macchia d'olio e lei non poteva nemmeno guardare in che stato le aveva ridotto la mano quell'ignobile massa rossa perchè si era subito ritrovata sotto i suoi attacchi! Lo scontro riprese sul piano fisico, Sailor Uranus ricominciò a schivare i colpi dell'avversario e a prenderlo a calci e a pugni appena possibile! Tra i colpi di difesa e di attacco, si domandò se fosse possibile che quella sottospecie di Nubusuma clownesco non avesse un punto debole! Se solo fosse stata abbastanza allenata da poter saltare sugli alberi, avrebbe anche potuto provare a fare come aveva fatto Sailor Neptuno con il mostro precedente nei box dell'autodromo: correre verso un albero e saltarci sopra all'ultimo secondo in modo da far schiantare quella bestiaccia contro il tronco e quindi a quel punto colpirlo con il suo potere. Invece, per quanto combattesse al massimo delle sue forze, sentiva di essere in svantaggio fisico: non tanto perchè il mostro fosse più forte di lei, ma perchè non dava segni di affaticamento, mentre lei non sapeva quanto avrebbe resistito ad uno scontro così furioso che si stava già protraendo da molto tempo da quando arrivò sull'argine.

-Sailor Uranus, spostati!- sentì la voce di Sailor Neptuno. Entrambi la guardarono: il suo corpetto, in parte lacerato, era pieno di sangue e anche dalla guancia e dalla testa aveva perso molto sangue, eppure tra le sue mani aveva già la sfera contenente il Maremoto di Nettuno. Il mostro catturato dalla sua presenza lasciò perdere Sailor Uranus che ebbe così modo di allontanarsi mentre Sailor Neptuno lanciava il suo attacco contro di esso. Il potere dell'acqua, stavolta di portata leggermente superiore all'ultima volta, lo spazzò contro un albero rendendolo incapace di rialzarsi. Sailor Neptuno cadde subito al suolo, ma Sailor Uranus aveva colto il momento di pausa tanto agoniato per evocare una bomba di Urano di eguali dimensioni del Maremoto di Nettuno e nonostante il dolore alla mano la scagliò contro il nemico. La sfera nel lancio cadde subito al suolo, formando crepe lungo la sua corsa e prendendo dal terreno la sua forza che servì per colpire in modo violento il mostro. Quello emise una forte ringhiata, prima di sparire nella luce dell'attacco di Sailor Uranus. Al suo posto apparì il ragazzo di prima, privo di sensi e appena con un livido sul mento. Sailor Uranus corse verso di lui, mentre Sailor Neptuno con un debole sorriso pensò: “Ben fatto”, era contenta di essere riuscita a vedere almeno il risultato dei loro due attacchi sferrati insieme. Subito dopo svenne.

Sailor Uranus constatò che il cristallo del cuore del giovane non conteneva alcun talismano per cui glielo restituì. Chiamò l'ospedale per far arrivare un'ambulanza, caricò Michiru in macchina e aspettò in disparte l'arrivo dei paramedici che giunsero sul luogo dello scontro tempestivamente, prima di lanciarsi a tutta velocità a casa di Michiru dove finalmente avrebbe potuto medicare la ragazza. Appena arrivata a casa sua la portò a letto e le diede una vestaglia da indossare mentre lei preparava le garze e le fasce con cui prima bendare la propria mano e poi medicare Michiru. A lavoro terminato, vedendo l'eccellente lavoro fatto, Michiru le sussurrò: -Tua mamma sarebbe fiera di te...- Lei sorrise appena, era vero: sua mamma, infermiera, sarebbe stata fiera di vedere quanto lei aveva appreso, seppur mai in diretta, del suo lavoro.
In seguito si recò in ospedale per farsi curare dai medici. Il dolore al collo era troppo forte e, al contrario di Michiru, con lo sport che praticava, imputare le sue ferite ad una rovinosa caduta dalla moto non destò alcun sospetto.

Per accudire meglio Michiru si trasferì a casa sua dove sarebbe rimasta finchè la ragazza non si sarebbe resa autonoma. Lo scontro furioso dell'ultima volta aveva costretto la pittrice a restare a letto quasi tutto il giorno. Riusciva a malapena alzarsi solo per andare in bagno, per cui Haruka non se la sentì di tornare a casa quando Michiru aveva bisogno di qualcuno anche per mettersi in piedi o per cucinare quantomeno per il pranzo e per la cena. Per fortuna la casa di Michiru era abbastanza grande da avere la camera degli ospiti. Il loro rapporto si era molto consolidato da quando si misero insieme, nonostante ciò non avevano ancora mai dormito a casa l'una dell'altra. Michiru aveva fatto parecchi passi in avanti e ormai riusciva ad avere contatti fisici con lei e riusciva a parlare in modo vago dei propri sentimenti senza arrossire; a volte però ancora si imbarazzava a mostrarsi in giro con Haruka quando quell'ultima, a causa del caldo, non indossava nessun tipo di giacca che nascondesse del tutto le sue forme. Ad Haruka non dava fastidio l'atteggiamento di Michiru: vedeva i progressi fatti e sapeva che ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo prima di riuscisse a vivere la propria omosessualità serenamente come faceva lei. Avrebbe aspettato, così come avrebbe aspettato che la loro relazione seguisse il proprio percorso: per cui, nonostante qualche pensiero biricchino sulla compagna avesse iniziato ad affacciarsi nella sua mente, aveva sempre creduto che fosse un po' troppo presto anche solo per dormire una a casa dell'altra. Ora quel momento era arrivato anche se avrebbe preferito ovviamente fermarsi per il piacere di passare più tempo insieme più che per curarla e vederla soffrire per le gravi ferite infertele da quel dannato mostro.

Perciò, una volta convinta Michiru che non voleva gravare su di lei, tornò a casa solo per preparare una valigetta e avvisare la sua famiglia che per qualche giorno non l'avrebbero trovata a casa: -Allora lo dici tu al papà che non sarò a casa perchè resto da questa amica?

-Non ti preoccupare. Tuo papà sarà molto contento di sapere che ti sei fatta finalmente dei nuovi amici! In realtà lo sono anche io: era da tanto che non facevi amicizia con nessuno e anche lì in Giappone ci sembravi tanto sola. E... Sei molto legata a questa amica?- il tono, non malizioso, ma solo curioso, della sua interlocutrice arrivò chiaro alle proprie orecchie.

-Beh...- Haruka rimase interdetta dalla domanda e non seppe cosa rispondere -Mah... Te l'ho detto, mamma: mi fermo da lei perchè vive da sola, non ha nessuno su cui poter contare e sta molto male.

-Non volevo una giustificazione, tesoro. Tu hai un cuore d'oro a prescindere e io volevo solo sapere se hai deciso di prenderti cura di lei perchè ti fa pena o perchè ci tieni. Tutto qui.- Sentendo la figlia borbottare qualcosa di incomprensibile, decise di cambiare in parte il discorso: Haruka non era mai stata una di quelle figlie che raccontavano tutto dei propri problemi di cuore. -Beh, dai, magari un giorno ci presenterai i tuoi nuovi amici.

-Sì, appena sta meglio, tutti e tre facciamo un salto a salutarvi! Tanto siete così vicini che bastano solo dieci ore di volo!

-Che sciocchina che sei, Haru! Magari puoi presentarceli la prossima volta che ti veniamo a trovare!

-Ahahah- rise per il nervoso -Questa conversazione non ha alcun senso, mamma.- tagliò poi corto.

Il tempo trascorse lentamente e per la prima volta a Michiru servirono due settimane per rimettersi quasi del tutto in forma. Durante il tempo della sua degenza Michiru non potè non notare la dedizione con cui Haruka si prendeva cura di lei, nonostante gli impegni scolastici e sportivi. Le cure che le prestava furono il modo migliore per Michiru per abbattere ogni remora sulla propria relazione con lei perchè Haruka era una persona meravigliosa e non aveva alcun motivo per cui imbarazzarsi di farsi vedere in sua presenza anche con chi sapeva che la bionda era una ragazza. Haruka Tenoh era una ragazza dal cuore d'oro e lei non poteva che essere onorata di poterla avere al suo fianco.

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*intime: è la traduzione del termine inglese da cui prende il titolo principale di tutta la serie dei tre volumetti di Yamada, "Intimiste".

** il riferimento qui è chiaro, si tratta della clown-terapia. La mia storia, come già detto in precedenza, è ambientato all'inizio degli anni '90 (in conformità con la messa in onda dell'anime) e all'epoca la teoria che vedeva la risata come arma per affrontare una malattia era nata da poco ed era così poco conosciuta da non aver ancora trovato la definizione di "clown-terapia". Come tutti saprete questo tipo di terapia all'inizio è stata molto ostacolata e solo a partire dalla fine degli anni '90 è stata riconosciuta come una valida terapia per reagire al male che colpisce i pazienti.

*** nobusuma: creatura mitologica giapponese che varia nelle diverse raffigurazioni per la mancanza di una fisicità specifica, unici elementi costanti della sua rappresentazione sono il volto umano (a volte posto al centro del corpo dell'animale) , i denti aguzzi e gli artigli. Si dice pur mangiando bacche e noci, prediligano il sangue umano. Per il mio capitolo ho fatto riferimento alla figura bassa e tozza dal volto umano situato sulla sommità del capo. Il volto clownesco fa riferimento al lavoro del malcapitato e la descrizione della "massa rossa viscida" fa riferimento alla forma del tumore.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Buonasera a tutti, pubblico con ampio ritardo il penultimo capitolo che si rifà in buona parte all'ultimo volumetto di Yamada. Chiedo venia per il ritardo, ma sono stata sopraffatta da problemi famigliari e il nuovo lavoro, per cui ci ho messo tantissimo a rivedere questo ultimo capitolo, inizialmente scritto di getto. Tuttora so che avrei potuto fare un lavoro di revisione migliore, ma temo anche che se non lo carico ora, la pubblicazione slitterebbe di un'altra settimana, cosa che voglio evitare.

Prima di lasciarvi alla lettura voglio precisare una cosa: nello scorso capitolo qualcuno mi ha fatto notare che ho sbagliato a scrivere "Neptune" scrivendo "Neptuno". In realtà non è uno sbaglio, come mi sembra di aver già precisato in passato, tutte le mie fanfiction fanno riferimento all'anime originale di Sailor Moon, quello degli anni '90 e con il quale sono "cresciuta". Nella versione degli anni '90 Milena quando si trasformava non prendeva il nome inglese, ma quello italiano di "Sailor Neputno", così come specificato anche da Wikipedia e anche da altre tracce rimaste su internet del suo nome originale, tra cui anche il video su Youtube in cui le Outer si presentano a Milord e in cui lei si presenta come Sailor Neptuno (link: https://youtu.be/QeT0RP-4MEg?si=1FPrKd16YIbaoMIj) . Ovviamente non me la sono presa, semplicemente volevo motivare il perchè della mia scelta di non chiamare Michiru "Sailor Neptune" :-)

Augurandovi buona lettura, vi saluto con gli immancabili ringraziamenti a tutti voi che state leggendo, ai lettori che l'hanno inserita tra le seguite, che l'hanno inserita tra le preferite, che l'hanno salvata tra le ricordate o che recensiscono.


15.


Era passata una settimana da quando Elza passò a casa di Michiru, dopo la spiacevole sorpresa di ritrovarsi malamente accolta da Haruka non passò più a casa della violinista.
Nel frattempo si preparò al rientro a scuola di Michiru poichè voleva essere naturale con lei, ma non sapeva come fare alla luce dell'enigmatica frase di Haruka che continuava a darle tormento. Alla fine arrivò alla decisione che l'unico modo per essere naturale con la ragazza era essere come sempre. Se nelle parole di Haruka ci fosse stato un fondo di verità o fossero state totalmente vere, Michiru l'avrebbe messo senz'altro in chiaro.

Quando finalmente Michiru tornò a scuola ed Elza la vide le andò subito incontro abbracciandola! Michiru fu imbarazzata da quell'abbraccio. Il che le fece un po' strano: fin prima che Elza partisse erano normali e più che ben accetti i suoi abbracci che lei, pur non prendendo mai l'iniziativa, talvolta ricambiava volentieri. Provava sempre un senso di benessere quando poteva stare abbracciata all'atleta, ma adesso le veniva istintivo essere imbarazzata. Gli unici abbracci che cercava o che ricambiava ormai erano quelli di Haruka.

Elza le chiese come stava e lei la ringraziò per averle portato la cartella. Elza le disse che non doveva ringraziarla e mentre le chiese cosa le era successo di preciso le passò un braccio attorno al collo. Michiru ancora rimandò il chiarimento con la ragazza, finendo così per non respingere il suo abbraccio e per raccontarle sommariamente come era stata, senza mai specificare quanto era ridotta male e quanto Haruka le fu vicina.
Elza fece caso al fatto che Michiru non menzionò mai la bionda e questo da una parte le fece capire che qualcosa non tornava. Nonostante ciò non volle forzare le cose, anche se avrebbe voluto tanto sapere fin da subito se ci fosse stata anche la possibilità più remota di avere ancora speranza con la violinista. Conosceva troppo bene la ragazza però ormai e sapeva che più avrebbe insistito per sapere qualcosa meno ne avrebbe saputo, perciò, nonostante lei fosse una ragazza molto impulsiva, sapeva che avrebbe dovuto aspettare che Michiru si sentisse pronta per affrontare il discorso appena accennato prima di scappare da scuola.


Il giorno tanto atteso arrivò dopo qualche tempo.

-Mi manca, sai?- affermò sorridendo, ma con lo sguardo malinconico.

-Che cosa?- domandò girandosi dalla sua parte mentre si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Il venirti a prendere tutte le mattine in camera...

-Il mio rientro dalle vacanze estive è stato molto diverso da quanto immaginassi. Neanche io avrei pensato di passare così tanto tempo fuori scuola.

-Mh... Cosa c'è di così tanto allettante fuori da scuola che prima dell'Estate non c'era?

Solamente una banda di essere spregevoli che vogliono distruggere il mondo. La loro forza è aumentata così tanto nel giro di breve che sono costretta a vedermi molto più spesso di quanto immaginassi con Haruka per riflettere sulle diverse strategie per poter annientare questo Esercito.” fu la risposta immediata a cui pensò. Sorrise, sapendo che non avrebbe mai potuto dirlo (sicuramente anche Elza, come Haruka prima, l'avrebbe presa per pazza), per cui rispose: -Tante valutazioni e decisioni che non mi sento più di prendere da sola.

-Ad esempio?

-La scuola superiore.

-Quindi passi molto tempo con i tuoi genitori per farti consigliare da loro?- chiese perplessa. Aveva conosciuto i coniugi Kaioh solo tramite i racconti di Michiru, ma non le sembravano quel tipo di genitori a cui rivolgersi per ogni tipo di perplessità. L'educazione ricevuta dai genitori, talvolta autorevole, talvolta autoritaria, talvolta fredda, avevano portato Michiru a delinearsi da sola il proprio futuro professionale che avrebbe voluto intraprendere. Sempre e comunque però dentro il percorso di vita tracciato dai genitori.

-No, non da loro...

-Da chi?

-Haruka.

Le bastò quel nome per sentire una forte stretta al cuore, riportandole alla mente la fine del concitatio diverbio avuto con l'aspirante pilota a casa di Michiru. Si sforzò per non dare a vedere il suo stato d'animo: -Vi vedete spesso tu e lei?

Michiru ripensò a tutti gli incontri che avevano non per parlare della loro missione: a volte era per fare una passeggiata insieme, altre per decidere la scuola in cui andare; a volte Michiru la andava a vedere correre con le moto e altre volte Haruka la accompagnava al conservatorio per ascoltarla durante le esercitazioni con il suo maestro di violinio; a volte si vedevano per fare un giro in moto insieme, altre andavano una a casa dell'altra semplicemente per passare una serata insieme. Certo, Haruka nelle ultime settimane non aveva nascosto che avrebbe preferito passare quelle seratine in modo diverso, manifestando tale desiderio allungando le mani, ma erano stati solo un paio di episodi facili da respingere. Ogni pretesto era buono per vedersi e, a parte quegli sporadici attacchi ormonali dell'altra, si trovavano sempre in sintonia su tutto. -Sì.

-Chi lo avrebbe detto, vero? La prima volta non ti aveva neanche degnata di attenzione e poi siete finite per vedervi tanto spesso.

Già, tra Haruka che tentava di sfuggire e lei che aveva pensato di voler essere sua amica solo per tattica, chi l'avrebbe pensato che avrebbero finito per trovarsi così bene da decidere di mettersi insieme? -Sai, io e Haruka, anche se a primo impatto non si direbbe...

-... siete molto meno diverse di quanto credevi.- completò Elza la frase per lei. Aveva già sentito una frase simile.

-Sì- rispose meravigliata lei. -Come lo sai?

-Un uccellino biondo mi ha detto parole simili.

Michiru sorrise teneramente a quelle parole. Nel giro di pochi mesi si era legata molto ad Haruka e ogni tanto si stupiva di credere di aver veramente trovato la sua anima gemella. Proprio lei che era stata tra le ragazze meno avvezze a fantasticare sul suo futuro amoroso, aveva trovato una persona con cui, durante la settimana di permanenza a casa sua, aiutata a fare quasi tutto, si era consolidato un rapporto molto più intimo di quello ottenuto tramite un semplice spogliarsi a vicenda per la semplice frenesia di andare in avanscoperta dei propri sensi.

Ad Elza bastò quel sorriso mai visto prima per capire: -Ci tieni a lei, vero?

Michiru capì che era giunto il momento per parlare della sua relazione con Haruka. -Elza, io... Mi dispiace non avertelo detto prima, è da tempo che aspetto l'occasione giusta. Questa Estate è stata determinante per conoscerci meglio e chiarirci. Abbiamo passato molto tempo insieme e abbiamo scoperto di provare gli stessi sentimenti per cui abbiamo deciso di frequentarci.- Finalmente l'aveva detto e al tempo stesso non aveva infranto la promessa fatta ad Haruka: non le aveva detto che era una vera e propria relazione, ma semplicemente che avevano deciso di vedersi per vedere se potevano davvero stare insieme.

-Capisco...- Elza rimase a riflettere. Poi senza guardarla in viso le chiese: -L'hai baciata, vero?

Michiru arrossì leggermente. Non pensava di dover affrontare anche quel discorso con l'atleta, per quanto ci potesse stare: Elza se n'era andata dopo un bacio mancato per pochissimo e quando era rientrata dopo un mese e mezzo lei, mandando all'aria tutti i suoi timori, aveva già baciato un'altra persona. Una persona con cui continuava a vedersi e con cui non c'era un incontro che non includesse altri nuovi baci. Più si vedevano, più parlavano e più contatti fisici avevano, più sentiva di non sbagliarsi: quello che provava per Haruka era davvero amore. -Sì...

-Ti è piaciuto?

Michiru arrossì più visibilmente a quella domanda specifica. Per un breve momento si figurò Haruka che con la voce un po' sbruffona dava una delle risposte tipiche sue: "Beh, trattandosi di me, certo che le è piaciuto- mentre si passava una mano tra la frangia con fare vanitoso -Cosa credevi?". Sorrise mentalmente stupendosi di quanto ormai iniziava a conoscerla bene da riuscire ad immaginare perfettamente in che modo avrebbe potuto rispondere la ragazza al posto suo. Ciò nonostante non riuscì a parlare, limitandosi a stringere le mani che aveva abbandonate al proprio grembo.

Non ottenendo risposta, Elza volse il suo sguardo verso la ragazza. Il rossore e lo sguardo fisso verso il basso di Michiru fu per Elza una conferma alla sua domanda. Haruka era riuscita ad avere quello che lei non aveva ottenuto per un soffio! -Che ne è stato di tutte le tue remore? Haruka non è forse una ragazza?

-Ci siamo viste una sera e lei mi ha aiutato ad allargare le mie vedute. Mi ha fatto capire che non stavo dando una giusta intepretazione al concetto del peccato.

-Mi piacerebbe capire come ha fatto, io ci ho provato per così tanto tempo!- la sua voce era pacata.

-Vedi, io non so quanto lei sia credente, di sicuro è una persona molto profonda che ha ragionato molto sulla questione del rapporto tra religione e omosessualità.

-Capisco.- Elza si chiese se forse non avesse sbagliato approccio. La sua era una famiglia cattolica, per quello l'avevano iscritta in quel collegio, ma se fosse stato per lei non sarebbe stata così praticante. La sua era una fede che più il tempo passava, più si rendeva conto che era tiepida, per cui non si era mai soffermata a pensare troppo a cosa ne pensasse la religione della sua preferenza per le ragazze. Forse era questo che le aveva impedito di capire che il problema di Michiru di acettare la sua natura non dipendeva solo dai genitori, ma anche da una questione religiosa. Se le avesse detto che come lei non doveva dare importanza a Dio su questioni simili forse avrebbe potuto arrivare per prima al suo cuore?

Michiru guardò l'amica assorta nei suoi pensieri. Nei suoi occhi le sembrava di vedere un velo di malinconia e si dispiacque per non essere riuscita a trovare il coraggio per dirle prima come stavano le cose. Sapeva che dal giorno del Tanabata molte voci accompagnavano la sua presunta relazione con il bellissimo ragazzo biondo di nome Haruka Tenoh e forse sperava che Elza, conoscendola, riuscisse a ricavare la verità tra le diverse versioni che la vedevano protagonista dei pettegolezzi da cronaca rosa delle compagne. -Elza, mi dispiace molto...

-No, non dirlo, Michiru!- la interruppe immediatamente la ragazza -Non mi dire che ti dispiace perchè sembra che ti dispiaccia vederti con lei quando in realtà nessuno ti ha costretta a farlo e sei liberissima di smettere di frequentare Haruka quando vuoi.

-Non era per questo che mi dispiace...

-Michiru, va bene così. Non sono arrabbiata con te, davvero.- La fissò negli occhi sorridendo facendole così capire di essere sincera. Era giovane e aveva tutta la vita davanti per trovare anche lei la persona giusta. Inoltre ormai era già quasi certa di non aver più possibilità con Michiru. Nel giro di un mese e mezzo molte circostanze erano cambiate e le avevano portate a perdere abitudini prima quotidiane, allontanandole inevitabilmente . La violinista le aveva soltanto dato conferma di una cosa quasi certa e lei avrebbe dovuto soltanto arrendersi alla realtà dei fatti: per quanto fossero quasi diventate una coppia, non lo erano mai state e Haruka, conscia di ciò, era riuscita a mettersi in mezzo a loro due e a conquistare il cuore di Michiru.


***                    ***                    ***


Il tempo volò in fretta, Elza si iscrisse in una scuola adatta a lei pensando di specializzarsi nella corsa ad ostacoli; la scuola arrivò al suo termine e il giorno della licenza media era arrivato. Il giorno della licenza media e superiore era molto sentito in tutto il Giappone e anche nella loro scuola. Molti studenti, anche della scuola superiore -il collegio di Michiru comprendeva anche le scuole superiori che però erano formate da classi miste-, scrissero dediche sul banco di Michiru, mentre altri assalirono quasi letteralmente Elza chiedendole qualcosa da poter tenere di ricordo. Per questo, l'ultimo giorno di scuola, Elza arrivò tardi all'appuntamento con Michiru.

Poche settimane prima della fine della scuola infatti Michiru le aveva chiesto di vedersi l'ultimo giorno nell'aula di pittura perchè avrebbe dovuto parlarle.

-Ehi, Michiru, sono qua!!- le disse Elza terminata la corsa per non arrivare eccessivamente in ritardo al loro appuntamento.

-Stai bene?- vedendola mentre cercava di riprendere fiato.

-Sono stata presa d'assalto da quelli del mio fanclub... Uff...- prese ancora un po' di fiato prima di riprendere. -Mi dispiace se sono arrivata tardi, tutti volevano qualcosa di me come ricordo. Mi hanno derubata strada facendo! Ahahah!

-Questo è perchè sei molto popolare!- affermò Michiru.

-Tu lo sei molto di più. E' perchè tu sei molto schiva e te ne stai in disparte quindi non sai quanti studenti del tuo fanclub, sapendo di non poter chiedere niente in tuo ricordo, sono andati nella nostra aula e per scriverti dediche sul tuo banco. C'era la ressa davanti all'aula e ho visto anche tre numeri di telefono.- aggiunse sghignazzando.

-Sono schiva è vero, ma non vedo perchè lasciare qualcosa di mio a chi non conosco. Loro mi stimano solo per il mio talento e per quello che rappresento, non sono mai stati come te. Tu sei stata l'unica che ha voluto conoscermi per davvero. Non lo dimenticherò mai- disse abbozzando un sorriso. -A te avrei lasciato volentieri un ricordo.- Si diresse poi verso alcune tele appoggiate a terra -Ho guardato più volte, anche tra i lavori realizzati dalle compagne del corso...

-Hai perso qualcosa?

-Un dipinto che aveva te per soggetto.

-Chi potrebbe mai rubare un dipinto che ha me per soggetto?

-Era solo un piccolo ritratto che volevo lasciarti come mio ricordo perchè da oggi le nostre strade si divideranno e probabilmente non ci rivedremo mai più.

Quelle parole così inaspettate furono glaciali per Elza. Era vero che avrebbero studiato in due scuole differenti, ma non era questo un motivo per cui perdere i contatti: -Perchè dici questo? Possiamo ancora vederci ogni tanto.

-No, Elza, questo non sarà possibile.

-Ma... Posso almeno sapere perchè?- aveva già dovuto rinunciare ai sentimenti che provava per lei e ora, di punto in bianco, si sentiva dire che doveva rinunciare totalmente a lei. Si sentiva come se il suo mondo stesse crollando tutto d'un tratto. Aveva stretto molte amicizie ed era certa che molte amiche non le avrebbe più riviste, anzi, forse a parte tre non avrebbe più rivisto nessuna del collegio. Questa non era una cosa che le dispiacesse, a lei erano simpatiche le ragazze con cui aveva legato, ma aveva ragione Michiru quando diceva che erano tutte interessate all'estrazione sociale di una persona e che erano anche parecchio bacchettone. L'unica persona con la quale le interessava davvero mantenere i contatti le stava sostanzialmente dicendo addio. Perchè? Era vero che si era presa una bella piomba per lei, ma questo non voleva dire che non potevano restare amiche. Forse non sarebbe mai riuscita a provare solo amicizia per la violinista, ma di sicuro non avrebbe fatto nulla che Michiru non volesse.

-Elza, tu mi piaci e non voglio mentirti, per cui non chiedermi altre spiegazioni.- Michiru sapeva che quelle parole avrebbero potuto ferire Elza, per questo decise di rimandare il suo addio all'ultimo giorno, per far sì che la ragazza si concentrasse esclusivamente sulla scuola e sui suoi obbiettivi personali. Anche se la stava salutando con cordialità, non era facile nemmeno per lei dirle addio. Ora che però aveva trovato Sailor Uranus, la sua missione finale di salvare il mondo era diventata di primaria importanza e non poteva continuare a vedere Elza andando avanti a tacere sulla sua seconda identità, continuando a fuggire ogni volta che il mare le portava il suo messaggio di tempesta e mentire sui reali motivi per cui certe volte non avrebbero potuto vedersi a causa delle ferite riportate negli scontri contro futuri demoni. Haruka aveva imparato a calibrare la potenza della sua bomba di Urano ed era ormai diventata agile quasi quanto lei: come immaginava erano diventate un'ottima squadra. Nonostante ciò anche i creatori dei demoni che dovevano distruggere riuscivano a fortificare i loro mostri sempre di più. Con Sailor Uranus al suo fianco si sentiva molto più sicura di riuscire ad arrivare alla battaglia finale, ma a quel punto una di loro due, entrambe, o i loro nemici avrebbero perso la vita. Elza, ora le era chiaro, era stata la sua prima cotta, così vicina dall'essere anche la sua prima ragazza, ma non doveva essere coinvolta in tutto quello che le sarebbe accaduto da lì in avanti. Sapere di non avere più la possibilità di vedere la prima persona che le si avvicinò in modo del tutto disinteressato, era una cosa che le pesava. Non riusciva a dirle addio a cuor leggero, specie se si trovava di fronte a quello sguardo smarrito di Elza.

-E così sei stata solo un miraggio...- disse amaramente Elza. -Penso di volere qualcosa da te, a prova che sei esistita davvero nella mia vita e che non sei stata solo il frutto di una fantasia adolescenziale.

-Va bene. Che cosa vorresti?

-Non voglio chiederti niente di quello che hai che sia particolarmente dispendioso.

-Non ho nulla con me che sia dispendioso- ribattè la ragazza dai capelli verde acqua ridacchiando. -Non ho che la sciarpa della mia uniforme, i miei dipinti e pochi altri oggetti per la pittura. Puoi chiedermi qualunque cosa.

-Qualsiasi cosa va bene?

-Sì.- Glielo doveva, sapeva di averle dato molti dispiaceri in quegli ultimi mesi e soprattutto quel giorno stesso.

-Qualunque... T... Tu... Intendi proprio qualsiasi?

-... Sì...- stavolta la sua risposta non era più sicura come prima. A cosa stava pensando di preciso la ragazza?

Elza si avvicinò e lentamente allungò una mano verso di lei, appoggiandola alla sua spalla. Quanto avrebbe voluto darle almeno un bacio per rendere più dolce, per quanto anche più doloroso, il loro addio! Solo un bacio avrebbe voluto. Quello che le era stato negato prima di partire, quello che a volte ancora sognava se pensava ad un futuro alternativo. Se solo non fosse partita... Forse se Michiru avesse provato... Forse avrebbe capito che in realtà era lei la ragazza giusta. Doveva provarci, anche se Michiru usciva con Haruka non erano davvero una coppia, quindi tutto sommato non era poi così sbagliato voler provare a risvegliare quei sentimenti che Michiru aveva provato per lei fino all'Estate passata. Le guardò quella bocca per lei così invitante... Sì, doveva farsi coraggio! La guardò in quegli occhi incerti dello stesso blu del mare e l'attirò a se'. Una raffica di vento aprì le finestre socchiuse dell'aula, distraendo così Elza. Michiru che stavolta non fu abbastanza pronta per realizzare e fermare quello che stava per accadere, ringraziò in cuor suo di quel piccolo effetto a sorpresa e si allontanò per affacciarsi alla finestra. Fu così che vide, davanti al cancello della scuola, Haruka in un bellissimo smoking, probabilmente utilizzato per festeggiare la fine dell'ultimo anno delle medie. Inutile dire che subito le ragazze la raggiunsero raggianti: Haruka attirava le ragazze come il miele le api. Doveva abituarsi se non voleva morire di gelosia ogni volta che le si avvicinava una donna.

-Toh, guarda! Il cavaliere è corso a salvare la principessa dall'ex pretendente!- disse con una certa ironia Elza dopo essersi affacciata a sua volta e aver visto la bionda. Quindi era vero quello che si diceva in giro: Haruka faceva stragi di cuori alla sola vista. Lanciò un'occhiata a Michiru pensando: “Mah, speriamo bene!”

-Haruka è come un cavaliere.- proseguì il discorso di Elza, Michiru- Un cavaliere dorato proveniente da un Regno Argentato. Non ridere di me, Elza, ne' ti arrabbiare- continuò senza staccare gli occhi dalla figura di Haruka -ma la prima volta che vidi Haruka pensai che fosse un ragazzo, eppure anche dopo aver capito che era una ragazza, mi è bastato guardarla negli occhi per restarne colpita. Nel tempo, nonostante i primi incontri siano stati tra i peggiori, abbiamo iniziato a conoscerci meglio e i miei sentimenti per lei sono cambiati fino a diventare più profondi. E' il destino che ci ha fatto conoscere, portandoci a continui incontri finchè non ci siamo arrese ai nostri sentimenti. Devo andare.- annunciò infine girando la testa per guardarla in volto.

-Michiru...- la fermò Elza. -Io voglio solamente che tu sia felice. Abbi cura di te. Sono certa che anche tu riuscirai a diventare chi vuoi essere veramente. Buona fortuna per tutto!

-Lo stesso vale per te. Elza, anche io voglio che tu sia felice, anche se devo andare. Il nostro è un addio... per il momento-. Si congedò così dall'atleta, con quella piccola bugia. Elza sarebbe sempre rimasta nel suo cuore e pensò che lasciarle un piccolo spiraglio di speranza, per quanto lei sapesse che era illusoria, l'avrebbe aiutata a superare meglio la loro separazione.

Elza rimase a guardare Haruka attorniata dalle studentesse del collegio: giravano voci sul conto suo e di Michiru e sebbene sapessero di essere tutte un gradino più in basso rispetto alla violinista, tutte cercavano di ammiccare con lei, che non parlava molto, ma abbozzava dei sereni sorrisi. “Entrare nel mondo di Michiru, così insofferente al mondo aristocratico che da sempre la circonda, non è facile; si è costruita un muro per difendersi dai giudizi degli altri per cui riuscire a raggiungere il suo cuore è un'impresa... e a quanto pare anche restare nella sua vita. Tu però sei riuscita a raggiungere la principessa nella torre*. Per favore, non far soffrire Michiru che ha visto in te il cavaliere a cui aprire il suo cuore.” Ripensò alla loro prima disputa e al fatto di aver perso ogni speranza dal primo momento in cui Michiru vide la bionda e in fin dei conti, lei lo aveva sempre saputo. Lo aveva capito quando girandosi verso gli spalti per salutare Michiru prima della partenza la vide con lo sguardo assorto e rapito. Michiru non ebbe che occhi per Haruka da molto tempo prima di incrociare il suo sguardo o che si evolvessero i suoi sentimenti. Elza l'aveva persa nel momento esatto in cui Michiru dall'alto degli spalti potè osservare l'aspirante pilota. Sorrise mestamente all'illusione che l'aveva portata a pensare di poter comunque vivere la sua storia d'amore con la ragazza che le aveva stregato il cuore.


Nel frattempo Michiru arrivò al cancello e, mostrandosi stranamente cordiale salutò tutti i suoi fan. -Quanti ammiratori che hai!- esclamò stupita Haruka quando fu raggiunta. -Devo forse essere gelosa?

-Non so, dici che dovresti?

-La gelosia non è nel mio carattere.- rispose quella sorridendo e facendo spallucce.

-Certo che dici a me, ma in dieci minuti direi che ti sei già fatta un bel po' di ammiratrici!

-Loro non mi conoscono, si sono avvicinate solo perchè sono un bel ragazzo!

-Ragazzo o no, ti avevo detto di non venirmi a prendere comunque. Attiriamo l'attenzione e non mi piace dare nell'occhio.

-Nemmeno a me, ma questa è l'ultima volta che posso passare da scuola a prenderti e vederti con questa uniforme.

-Se ti piace tanto l'idea di venirmi a prendere, l'anno prossimo puoi uscire subito dall'aula a fine lezione così quando arriverò, con molta calma al cancello, potrai far finta di essermi venuta a prendere.

-Che idea sciocca!- le due ragazze risero insieme, attirando ancora di più attenzione di tante ragazze, sia della loro età che più grandi che le guardavano con occhi sognanti.

Decisero di incamminarsi. -A proposito, che è successo alla tua sciarpa?- domandò Haruka notando che Michiru non portava più la sciarpa della sua bella divisa alla marinaretta.

-Tsk! Mi è stata vigliaccamente rubata.

-Speri che ci creda?

-Almeno quanto io devo credere che tu sia venuta fin qui solo per vedermi con questa uniforme!

Haruka sorrise, immaginando chi avesse quella sciarpa in quel momento e tutto sommato non le diede nemmeno fastidio. Aveva imparato a familiarizzare e ad ascoltare i messaggi del vento e quel giorno proprio il vento l'aveva avvisata che di lì a poco qualcuno avrebbe provato a tuffarsi in un mare che non gli apparteneva. Haruka si era dunque recata in fretta verso la scuola di Michiru, giungendo in tempo per rivendicare a modo suo ciò che si era faticosamente conquistata. Michiru era sua, nessuno poteva guardarla come la guardava lei, figurarsi provare a baciarla! “Prima deve passare sul cadavere di Sailor Uranus!” Sorrise a quel pensiero, sapendo quanto era veritiero, mentre Michiru la prendeva sottobraccio.


Da lontano Elza osservò la scena di Michiru con Haruka. Era la prima volta che vedeva Michiru comportarsi con scioltezza con qualcuno che non fosse lei ed era la prima volta che vedeva comparire un pieno sorriso sulle labbra di Tenoh. Quando era in sua presenza o era nervosa o era proprio incazzata. Invece con Michiru, le era bastata vederla, per sorridere e guardarla con occhi gentili. Tutte le ragazze attorno a loro le guardavano con occhi sognanti e lei dovette ammetterlo, erano una coppia veramente bella da vedere. Le guardò allontanarsi e seguì con lo sguardo Michiru finchè la vista glielo permise, poi chiuse gli occhi, stringendo la mano.
La sciarpa di Michiru era l'unica prova che il passaggio della violinsta nella sua vita era stato reale e concreto.

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* Principessa nella torre: è ovviamente un riferimento al titolo dei primi due racconti di Yamada, "Lady in the tower" :-)


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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Cari lettori e care lettrici, ancora in ritardo di una settimana a causa del mio serratissimo lavoro, eccoci giunti all'ultimo capitolo.

Facendo riferimento a una recensione del capitolo scorso, colgo ora l'occasione per motivare l'atteggiamento di Michiru nei confronti di Elza. Atteggiamento che io per prima ho trovato ambiguo (tanto più che nel manga di Yamada non viene mai specificato quando e come Michiru rivela la sua relazione con Haruka a Elza), ma che poi ho compreso guardando i video di Eriko. Infatti in uno di essi aveva spiegato come i giapponesi tendono a volte ad essere anche un po' falsi per paura di offendere gli altri. Per cui se un ragazzo invita un altro ragazzo ad andare da qualche parte insieme, anche se a quest'ultimo l'altro ragazzo non è particolarmente simpatico quasi sicuramente accetterà l'invito per evitare di offenderlo.

Per quanto riguarda l'immagine finale sono due fotogrammi presi uno dall'inizio dell'episodio "Le due guerriere" e l'atro dalla fine dello stesso episodio 106.

Come sempre spero che il capitolo vi piaccia.

Concludo con i soliti ringraziamenti per il prezioso appoggio che mi avete dato anche solo leggendo in silenzio, aggiungendo questa fanfiction tra le seguite, tra le preferite, o tra le ricordate, o anche recensendo.

Vi auguro buona lettura.


Epilogo.


Solo dopo molte battaglie combattute fianco a fianco Haruka cedette alle richieste di Michiru e le concesse di ritrarla nella fase di trasformazione.

-E' la parte in cui la tua essenza femminile viene allo scoperto.- aveva giustificato la pittrice la propria richiesta. Haruka infatti quando accettò di posare chiese se la voleva ritrarre in tuta da corsa, con la giacca in pelle che usava quando andava a fare giri non sportivi in moto, con un elegante abbigliamento da sera o con i vestiti quotidiani. La richiesta di poterla ritrarre mentre si stava trasformando la lasciò interdetta. Haruka non aveva alcun problema con la propria identità sessuale e da quando vide la Principessa Urano, aveva anche acettato di essere vestita in minigonna e stivaletti a tacco alto, ma, per quanto si ritenesse molto bella anche con la divisa da Sailor, non era abituata a vestirsi da donna e l'idea di farsi ritrarre mentre si stava trasformando in Sailor Uranus, tardò il suo permesso a Michiru.

Si convinse solo dopo quasi un anno dall'inizio della loro relazione. La scuola era iniziata da un mese e Haruka e Michiru avevano da poco deciso di trasferirsi a vivere insieme in un appartamento nella zona più prestigiosa di Tokyo. Era stata lei a individuare l'appartamento annunciando a Michiru la sua intenzione di voler andare via dalla casa che aveva avuto in affitto fino a quel momento. Buttò il discorso sul casuale, ma quando le disse che non sapeva se sarebbe valsa la pena di prendere l'appartamento che aveva adocchiato vicino al Muggen, perchè era troppo grande per una persona sola e l'affitto era troppo alto dal momento che prevedeva anche il pagamento per il mantenimento di una piscina all'ultimo piano di cui lei avrebbe poco usufruito, a Michiru fu chiaro il messaggio che voleva mandarle Haruka*.

Nel giro di un mese i genitori di Michiru e il legale dei coniugi Tenoh, impossibilitati a trasferirsi in Giappone, firmarono il contratto per l'affitto dell'appartamento.
Al contrario dei genitori di Haruka che sospettavano di una relazione tra la figlia e la sua nuova "amica", ma non si posero alcun problema, i genitori di Michiru non avevano nemmeno il vago sospetto del reale legame tra le due ragazze. L'unica perplessità che ebbero prima di firmare il contratto fu dovuto al fatto che la compagna di classe di Michiru non proveniva da un lignaggio importante come il loro. Michiru non aveva molte amicizie, eppure qualche amica più adatta a lei ce l'aveva, chissà perchè aveva legato tanto con una ragazza che, per quanto provenisse da una famiglia parecchio ricca, non aveva ricevuto la stessa educazione che aveva ricevuto lei? Lo dimostrava il fatto stesso che i suoi genitori non l'avevano iscritta alla prestigiosissima scuola media in cui aveva studiato Michiru. Alla fine però accettarono di firmare il contratto convinti che Tenoh stando accanto alla figlia avrebbe potuto prendere il meglio da lei e quanto meno sembrare una donna di classe.

Emozionate per quella che sarebbe stata a tutti gli effetti un'imminente convivenza le due ragazze non persero tempo e già due settimane dopo il contratto iniziarono trasferire le loro cose nel nuovo appartamento.

Un giorno, mentre Haruka stava aiutando Michiru a mettere le cose negli scatoloni per il trasloco, alla violinista cadde di mano un album da disegno con tutti i fogli annessi. Per Haruka fu una sorpresa scoprire quanti ritratti Michiru le aveva già fatto quando si trovava a bordo pista e non solo. Ancora più colpita quando sotto la pila di disegni spuntò la bozza del Miranda Castle, riportandole alla mente il ricordo della prima sera passata a casa di Michiru quando la ragazza le strappò di mano quell'album e lei immaginò che ci fossero ritratti proibiti di Elza. “E così non c'era Elza in situazioni improbabili in questo album...” pensò sorridendo. Era sempre stata un passo più avanti della sua rivale e la gelosia provata il giorno in cui le venne riportato alla memoria il Miranda Castle era tutta gelosia sprecata!

-Michiru...

-Haruka, so che non sono riuscita ad aspettare il tuo consenso prima di poterti ritrarre, ma... è stato più forte di me. Pensavo che non ci saremmo mai messe insieme, ma almeno avrei sempre avuto la possibilità di guardarti da lontano anche quando ognuna sarebbe tornata a casa propria.

Finito di passare i fogli a Michiru, ancora inginocchiate a terra, l'attirò a sé per un bacio e infine le disse: -Michiru, voglio che tu mi ritragga come e quando vuoi, affinchè, se dovessi essere sconfitta dal nemico, ti rimanga sempre un ricordo di me... Di quello che siamo state insieme, per poco o tanto tempo che avremo passato condiviso.

Michiru le accarezzò la fronte e dopo essere tornate in piedi, le prese una mano per baciarne il dorso. -Ti ho già detto che mi piacciono le tue mani?- disse prima di socchiudere gli occhi e portare il palmo di quella mano a contatto con la propria guancia.

-Mmm, forse.- rispose l'altra dopo averci riflettuto per poco tempo. -Sicuramente l'avevo capito vedendo i tuoi disegni.- Proseguì, accarezzandole così la guancia.

-Mi dispiacere deluderti, ma sapevi che ci sono tante persone al mondo che hanno le mani? Non sei l'unica ad esserne provvista. - rispose Michiru con gli occhi chiusi e sorridendo.

-No, ma dimmi quante persone conosci tu nello specifico che portano guanti bianchi da corsa belli come quelli che uso io!

Michiru aprì gli occhi e schioccò la lingua prima di rispondere: -Mi hai scoperta!-. Così aveva visto anche quel ritratto fatto ricordando la prima volta che la vide in tuta corsa, poco prima dello scontro con il mostro nel box. Haruka era così bella in quella tuta sportiva. Anche se più che in qualsiasi altra occasione appariva un ragazzo, portava quella tuta in un modo che la rendeva estremamente attraente. Non sazia di quel ritratto a figura intera, aveva poi deciso di ritrarre in primo piano le sue mani: la mano con il guanto ancora indossato che teneva il guanto appena sfilato dall'altra mano. In realtà c'erano altri due disegni in cui erano messe in particolare risalto.

-Scommetto che anche nell'altro disegno quelle bellissime mani sono le mie!- Si portò entrambe le mani alla vista e girandole le ammirò prima di affermare con un tono tra lo stupito e l'orgoglioso: -In effetti sono molto belle!

-Chiudi pure la tua ruota da pavone, Narciso!- rispose la pittrice divertita.

-Ahahah! Se non fossi almeno un po' narcisista, non sarei io!- rispose l'altra. -E tutto sommato dillo che ti piaccio anche per questo!- aggiunse avvicinando il volto a quello della violinista.

-In questo ammetto che siamo molto simili!

-Sono molto d'accordo!- concluse Haruka prima di prenderle una mano e circondarle la schiena con l'altro braccio. Michiru avvicinò ulteriormente il viso verso quello del pilota per far seguire un lungo bacio.


Quello di Haruka in fase di trasformazione fu uno dei disegni di Michiru più belli. Era riuscita a cogliere tutta l'essenza di Haruka: la ragazza in apparenza poteva sembrare un po' un maschio: molto forte, impenetrabile e dal cuore duro; in realtà nascondeva in se' un'anima gentile, molto sensibile, dolce e aggraziata. Sebbene l'aggettivo aggraziato non fosse uno di quelli più ambiti se riferito a sè stessa, Haruka rimase molto soddisfatta alle parole di Michiru che riferendosi al ritratto la definì: "un angelo aggraziato". La pittrice infatti l'aveva sì ritratta mentre si stava trasformando, ma la rappresentazione del suo corpo in evoluzione di abbigliamento era solo un modo per ritrarre la sua anima femminile, nuda e senza corazza così come solo lei aveva avuto modo di conoscerla.

Considerava quel disegno come uno dei meglio riusciti fino ad allora e forse era per quello che ovunque andasse con un album da disegno in mano, in mezzo a quei fogli, c'era sempre il ritratto di Haruka.

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* Anche qui si fa riferimento a una storia di Yamada, di cui però non ricordo il titolo. Probabilmente è "Octopus garden", ma purtroppo non posso dirvelo per certo.

Collage-ritratto-Sailor-Uranus

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