Naoki- romantic ni violence

di Aurora Barone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo- 4 marzo 2009 ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo-5 marzo 2009 ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo-6 marzo 2009 ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo-7 marzo 2009 ***
Capitolo 5: *** 5 capitolo ( forse da revisionare) ***
Capitolo 6: *** 6 capitolo- 9 marzo 2009 (forse da revisionare) ***
Capitolo 7: *** 7 capitolo ( forse da revisionare) ***
Capitolo 8: *** 8 capitolo-11 marzo 2009 ***
Capitolo 9: *** 9 capitolo- 11 marzo 2009 (forse da revisionare) ***
Capitolo 10: *** 10 capitolo-12 marzo 2009 ( forse da revisionare) ***
Capitolo 11: *** 11 capitolo-13 marzo 2009 (forse da revisionare) ***
Capitolo 12: *** 12 capitolo- 14 marzo 2009 (forse da revisionare) ***
Capitolo 13: *** 13 capitolo-15 marzo 2009 ***
Capitolo 14: *** 14 capitolo-16 marzo 2009 (forse da revisionare) ***
Capitolo 15: *** 15 capitolo-17 marzo 2009 ***
Capitolo 16: *** 16 capitolo-18 marzo 2009 ***
Capitolo 17: *** 17 capitolo-19 marzo 2009 (RIPUBBLICATO) ***
Capitolo 18: *** 18 capitolo-20 marzo 2009 ***
Capitolo 19: *** 19 capitolo-21 marzo 2009 ***
Capitolo 20: *** 20 capitolo-22 maezo 2009 ***
Capitolo 21: *** 21 capitolo- 23 marzo 2009 ***
Capitolo 22: *** 22 capitolo-24 marzo 2009 ***
Capitolo 23: *** 23 capitolo-25 marzo 2009 (1 parte) ***
Capitolo 24: *** 24 capitolo- 25 marzo (2 parte) ***
Capitolo 25: *** 25 capitolo-26 marzo 2009 ***
Capitolo 26: *** 26 capitolo- 27 marzo 2009 ***
Capitolo 27: *** 27 capitolo- 28 marzo 2009 ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo- 4 marzo 2009 ***


Naoki

A Chi mi ha detto di lasciar perdere “la narrativa” e di darmi all' ippica:


“Imperfetta che sia la creatività non può essere fermata ”


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4 Marzo 2009-

“Le circostanze spesso sono sfavorevoli alla nostra indole”

Perdere il lavoro per un giapponese è qualcosa di terribile che ti cambia la vita.

Alcuni tentano il suicidio,non trovando altre soluzioni perché è raro riuscire a trovare un altro impiego.

Io stavo ancora cercando una soluzione,ma ero sicuro che presto ne sarei venuto a capo.

Sono un povero illuso,mi sono ritrovato a girovagare per tutta Tokyo senza riuscire a trovare un vero impiego.

Prima ero un commercialista,si insomma un lavoro di quelli piuttosto noiosi,non lo facevo di certo per passione ma per desiderio di mio padre.

Non so per quale motivo, si fosse messo in testa che dovessi fare il commercialista.

Ma io lo assecondai, senza neanche chiederglielo, perché era più facile prendere la strada che gli altri sceglievano per me, anziché sceglierne una di mia volontà.

Così mi ritrovai in un bar,solo e disperato senza sapere come spiegarlo a mio padre che avevo perso il lavoro.

Potevo dirgli la verità,ovvero che una donna mi aveva soggiogato con alcune parole dolci ed io gli avevo dato i soldi di un mio cliente, senza accorgermi dell' inganno.

Stupido che non sono altro,possibile che mi faccia fregare sempre dalle donne! Dannazione a loro! Dannazione ai loro visi dolci e alle loro splendide gambe!

No, a dirla così sembro proprio un coglione,ma è stato qualcosa di più complesso.

Quella donna aveva tutti i documenti e le informazioni del mio cliente,era una professionista sarebbe potuto capitare a chiunque,ma doveva proprio capitare a me?

Perchè quella volta, non avevo accettato l' invito del mio cliente a casa sua, per farmi presentare la figlia? A quest'ora, non mi sarei lasciato fregare. Probabilmente era pure una carina,una di quelle fatte apposta per me. No di questo ne dubito fortemente,il mio ideale di donna è Izuko è come lei non esiste nessun altro.


Ma,ironia della sorte la cameriera che mi servì la birra,somigliava tanto a quella donna. Altra cosa bizzarra, non appena mi vide lessi un velo di preoccupazione nel suo volto.

“Ma tu sei... la donna di stamattina!” dissi puntandole il dito contro.

Lei rise di gusto “ Scusi signore,non so davvero di cosa lei stia parlando”.

La analizzai accuratamente, non c'era alcun dubbio: capelli corti e rossi,occhi castani e corporatura snella, anche se di mattina il suo atteggiamento era stato differente:si era mostrata elegante e dolce nei modi, da ricordarmi la mia amata immortale Izuko, invece adesso il suo atteggiamento era così rozzo.


Mi porse la birra, sbattendola sul tavolo evitando di incontrare il mio sguardo, poi se ne andò, la seguì con lo sguardo.

Le cameriere di quel bar indossavano una divisa rosa molto carina,però indosso a lei non mi piaceva affatto, nonostante avesse delle belle forme.


Riconfermai ciò che avevo detto “era la ragazza di stamattina,non c'erano dubbi!” e le avrei fatto passare dei guai.



Rimasi nel locale per lungo tempo,fissandola “minacciosamente”mentre serviva gli altri clienti sempre con quel suo fare spavaldo,cercai di essere il più convincente possibile. Ma anche se ci provavo, la mia faccia rimaneva quella del bravo ragazzo, di cui nessuno avrebbe mai avuto paura.

Per un istante, i nostri sguardi minacciosi si incrociarono,ma guardando i suoi occhi cupi i brividi mi pervasero, come se per un istante avessi visto la morte.

Intimorito, concentrai la mia attenzione da qualche altra parte, cercando di fare il vago, ma se una parte di me era timorosa,l' altra era incazzata nera sia per la truffa subita e sia per la mia stupida paura, considerando l' ipotesi: che volesse atteggiarsi da dura.

Se era così dovevo farle i complimenti,era stata eccezionale,proprio una brava attrice! Peccato, che la sua femminile e snella figura, mi permisero di mettere in discussione la sua credibilità.

Così sicuro di me stesso, la osservai divenendo immune ai suoi sguardi assassini, che a parer mio avrebbero paralizzato, anche il più coraggioso tra gli uomini.

Nonostante ciò, lei non si perse d'animo anzi interpretò la mia “ impassibilità” come una sfida, mettendo in mostra le sue grandi capacità espressive, con uno sguardo più spaventoso dell' altro.

Era difficile rimanere impassibile, sopratutto quando, mi rivolse quel gelido sguardo che mi raggelò il cuore.

Oltre alla paura, provai un così forte senso di angoscia da non riuscire a descriverlo e a contenerlo. Di sicuro, si accorse del terrore stampato sul mio volto, che cercavo inutilmente di nascondere.

Altrimenti non avrebbe mai fatto un sorriso, così malignamente soddisfatto,da rammentarmi la surreale “strega cattiva” di qualche favola raccontata ai bambini.

Rimasi nel locale fino all' orario della sua chiusura,incerto sul da farsi.

Ma di una cosa ero sicuro: volevo indietro il mio lavoro! Così non appena la vidi uscire via dal locale la seguì senza pensarci.

“Che cosa vuoi?” disse voltandosi, puntandomi contro una pistola.

“Ecco io...” dissi tremando.

“ Rivuoi i soldi del tuo cliente,mi spiace non è possibile!”.

“Si,ma questo non è giusto io ho perso il lavoro per colpa tua!”.

Lei avvicinò sempre più la pistola contro di me e il suo sguardo diventò di ghiaccio.

“ Questi sono problemi tuoi!”Mi rispose.

“Ti denuncerò alla polizia!”.

“Ma davvero?! Secondo me non sopravviverai per raccontarlo!”.

“Ok d'accordo non ti denuncerò”

“E come faccio ad esserne sicura?”

“ Ti do la mia parola”

“Si come no” disse costringendomi a seguirla.

Dove stavamo andando? Volevo saperlo, ma preferì non fare domande, che potessero in qualche modo infastidirla.

Chiusi gli occhi per un attimo, pensando a Izuko,forse non l' avrei mai più rivista.

Giunti in una strada buia e malfamata dove, si aggirava gente losca il mio cuore sussultò dalla paura. Ma strinsi i denti, ripetendomi in testa le seguenti parole “Imou devi essere coraggioso...coraggioso!”

Arrivati in una casa diroccata, che sembrava stesse cadendo letteralmente a pezzi,lei si fermò.

I mobili erano molto vecchi e le pareti fradicie di umidità,inoltre uno strano odore mi causò la nausea.

Arrivati in una sorta di cucina, dove non c'erano neanche gli strumenti per cucinare,ma soltanto un frigo,un piccolo tavolo e un televisore con lo schermo ammaccato, mi ordinò di sedermi.

Mi sedetti costretto dall' arma che impugnava contro di me.

Abbassò un attimo la guardia per prendere una corda,ma fu un istante, fin troppo breve affinchè potessi darmi alla fuga.

Mi legò alla sedia stringendo forte le corde:non avrei potuto liberarmi in alcun modo,tuttavia ci provai.

Lei mi guardò attentamente come se fossi un fenomeno da baraccone.

Sembrava divertita dal mio inutile tentativo,ma dopo diversi tentativi e ormai ridotto allo sfinimento, ci rinunciai.

Finito lo spettacolo, lei soffermò il suo interesse verso la cucina,prese del riso in scatola e si mise a mangiare accendendo la tv.

Il telegiornale non sembrava metterla di buon umore, finiva per gridargli contro:

“Cazzate! cazzate! Ma vaffanculo!”non era molto femminile quel suo modo di fare.

“Tu che cosa ne dici?”disse guardando verso la mia direzione.

La osservai poggiata a quel tavolo con la bocca sporca di riso, chiedendomi se davvero stesse parlando con me e che cosa avrei dovuto risponderle, onde evitare che mi facesse a pezzettini.

Non l' avevo neanche seguito quel telegiornale.

Ero talmente disabituato alla tv, che non riuscivo neppure più a seguirlo.

“ Non sono abituato a seguire la tv...non la vedo mai...” dissi incerto.

Non sapevo se avevo detto la cosa giusta o sbagliata.

“Ah!” disse lei.

Ma non riuscivo a capire, se era un “Ah,con questo ti ammazzo” o un “Ah” e basta o un “Ah...fai bene”.

“Ti piaceva essere un fottuto commercialista?”

“No...però mi guadagnavo da vivere”

Finita la scatola di riso, si avvicinò a me.

Mi osservò come se fossi il suo giocattolo del momento, ma quando meno me l' aspettassi, mi puntò contro la pistola.

“1...2... e “

Prima che terminasse il conto per decidersi a sparare,bussò qualcuno.

Chiunque fosse gli ero grato,mi aveva salvato da morte certa.

“Sei tu pezzo di stronzo...Hai idea di quanti soldi mi devi?!”disse la ragazza furibonda.

Vidi un uomo molto più alto della ragazza in questione, che si sedette sul tavolo come se fosse casa sua.

“Se mi rompi il tavolo poi me lo ripaghi tu!” disse la ragazza minacciosa.

“Naoki invece di fare la stronza offrimi qualcosa da mangiare”.

La ragazza che a quanto pare, si chiamava Naoki prese dallo stipetto un'altra scatola di riso e glie la tirò,l' uomo con i riflessi pronti l' afferrò.

Egli non sembrò essersi accorto della mia presenza,ma dopo un po',si guardò attorno e mi vide.

“Ma chi è questo tizio legato?”.

“Un fottuto commercialista gli ho rubato i soldi, voleva denunciarmi”

“Quindi te lo sei portato a casa e che ci farai?”.

Rimasi sconcertato dalla domanda dell' uomo “Che ci farai?” sembrava che si fosse portato a casa un oggetto. Avevo paura di cosa la ragazza potesse rispondergli.

“Me ne stavo sbarazzando prima che arrivassi,però pensandoci non è carino? Magari potrei tenermelo... come animaletto da compagnia”.

Se prima ero sconcertato, lo divenni molto di più di prima:ero esterrefatto e spaventato da tali parole. Però qualcosa di positivo c'era ovvero non mi uccideva, bisognerà pur vederci dei lati positivi!

“Come si chiama?” chiese l'uomo.

“Kikuchi Imou” risposi.

(Spero che almeno in questo capitolo non vi siano errori di punteggiatura... Perchè io e la punteggiatura siamo nemici giurati!)

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Capitolo 2
*** 2 capitolo-5 marzo 2009 ***


5 Marzo 2009

“Il buono e il cattivo sono due contrapposizioni dipendenti dalle circostanze”

Il mattino seguente:

Ero vivo,anche se legato ad una sedia,con una ragazza che si divertiva a farmi domande e ad offendermi.

“Kikuchi Imou...ah che nome...non mi piace...Basta per me sarai Banjo... suona molto più figo..ti va bene Banjo?”

“Oh si,è fantastico!” dissi fingendomi soddisfatto e sorridendo come un ebete,quando avrei voluto fare tutt'altro.

Improvvisamente,sentì un forte bisogno fisiologico. Dovevo assolutamente andare al bagno.

“Senti non è che mi potresti slegare...io devo andare al bagno...non c'è la faccio più!”.

Mi liberò,ma seguendomi fino al bagno.

“Senti vorrei la mia privacy!”dissi protestando.

“Non sei nella posizione di contestare niente!” rispose severa.

Aprì la zip dei pantaloni, cercando di concentrarmi e non pensare che ci fosse qualcuno accanto a me,del resto non avevo scelta.

Naoki: “Vedi se solo tu non mi avessi seguito insistendo con questa storia dei soldi... a quest'ora saresti a casa tua.”

Io:“ E se solo tu...non mi avessi derubato i soldi del mio cliente io avrei ancora un lavoro e non sarei di certo qui!”.

Naoki impugnò la pistola dicendo “Scusa hai per caso detto qualcosa!” esclamò minacciosa.

“No,niente” risposi terrorizzato.

Naoki:”Ne hai ancora per molto?”.

Io:“No,ho finito”dissi tirando su la zip.

Inizio a perquisirmi le tasche.

Mi sottrasse il telefonino,prese i miei documenti e il portafogli che era completamente vuoto.

“Ma non sei un commercialista,come mai sei senza soldi?”

“Li ho spesi tutti in birra e in luoghi di svago per dimenticare di essere stato licenziato”.

“Oh poverino...quanto mi dispiace!”era certamente ironica.

“Senti ho una proposta.... tutti e due facciamo finta di non esserci mai incontrati...così mi lasci andare e non farò nessunissima denuncia”

“Io vorrei farlo...ma non posso!” disse Naoki fingendosi quasi dispiaciuta.

Anche se diceva così,una soluzione doveva pur esserci...forse aspettare il momento propizio per darmi alla fuga,ma si sarebbe mai presentata tale occasione?

Come un segugio, non abbassava mai la guardia trascinandomi in cucina e rilegandomi nella sedia.

“Aspetta almeno...non mi legare...mi sento male...non respiro con queste corde strette”

“ Va bene,allora ti chiudo in una stanza”.

Poteva dirsi più o meno un passo avanti...

Mi chiuse in una stanza, dove c'era un letto, un televisore e uno stereo e nient'altro.

Osservai meglio:c'era anche una finestra,guardai su di essa accorgendomi che il piano era troppo alto,buttandomi da essa sarei certamente morto,ma era meglio morire che rimanere a casa di quella ragazza.

Per prima cosa, mi rimbombava la sua voce nella testa che diceva sadicamente“animaletto domestico” e poi quella casa era così sporca e piena di umidità,si rischiava la peste bubbonica in un luogo del genere.

Vedendo un topo, verso la mia direzione, quel pensiero divenne certezza.

Urlai correndo verso la porta chiusa, che fu subito spalancata.

“Che cazzo succede?!” urlò la ragazza.

“C'è un topo!” gli risposi terrorizzato

Naoki sbuffò infuriata “ e tu mi hai disturbato per un topolino?”

La guardai incredulo, mentre si avvicinava tranquillamente al topo,sparandogli contro.

Dopo lo sparo smise di muoversi, rimase con gli occhi aperti e il suo sangue si sparse sul pavimento.

La mia nausea era ormai al limite-Naoki se ne accorse, così mi tirò un cestino dove poter vomitare.

Ma i miei riflessi, erano sempre stati pessimi quindi mi finì dritto in faccia e mi lamentai dal dolore.

“Ma tu non sarai per caso gay?” chiese con sarcasmo.

“No!” risposi strabuzzando gli occhi.

Quante persone mi avevano fatto quella domanda!

Alcuni cercavano solo di provocarmi, altri ci scherzavano su e altri ancora me lo chiedevano seriamente.

Lo dicevo spesso, che la mia sessualità non centrava con la mia sensibilità,le mie fobie e il mio essere imbranato,ma tutti faticavano a crederci.

“ E tu saresti una donna?” chiesi, rispondendo alla sua provocazione.

“Cosa avresti detto?!” chiese mettendo in bella mostra la pistola.

“Oh no, stavo dicendo che c'è un bel tempo oggi!” dissi tremante.

Lei rise compiaciuta,ma questa volta la sua risata era dolce e spontanea, come quella di una ragazzina.

“Forse, non appartengo allo standard di ragazze che conosci,ma chiunque sarebbe più mascolino di te” affermò divertita.

Desiderai anch'io possedere un'arma, per fargli rimangiare ciò che aveva detto.


Improvvisamente mi scrutò, come se, stesse cercando qualcosa nei miei occhi.

“Non sembri un tipo marcio...e allora perché lo hai fatto? Perché hai derubato la sua famiglia?”

Di cosa stava parlando? Era stata lei a derubarmi,non io!

La guardai, confuso,allora capì che non aveva idea di cosa stesse parlando disse “Allora tu non ne eri al corrente”.

Iniziai ad innervosirmi “Al corrente di cosa?”.

“I soldi degli Shimotsu!” affermò.

Gli Shimotsu era una famiglia, che aveva richiesto la mia consulenza, per investire soldi in azioni però spesso un commercialista, non cura l' interesse del cliente,ma delle aziende, che offrono degli interessi, se gli fai avere degli acquirenti.

Così consigliai al signor Shimotsu di investirli nella azienda Kihomia, nonostante mi parve losca non ci diedi importanza. Dopotutto mi avrebbe offerto tantissimi soldi in cambio, ma non avrei potuto immaginare che la famiglia Shimotsu, potesse cadere in rovina, a causa di quell' investimento.

Quando ne fui al corrente fu troppo tardi, il signor e la signora Shimotsu si suicidarono e la loro figlia sedicenne fu portata in un orfanotrofio.

Mi sentì impotente e colpevole,il rimorso sembrò uccidermi.

Così abbandonai il lavoro per un anno e quando mi ripresi tornai a lavoro,anche se quel rimorso me lo porto tutt'ora con me,come se li avessi uccisi con le mie stesse mani, attraverso la mia avidità.

“Ma tu come fai a sapere degli Shimotsu?” le chiesi scosso.

“Mi ha mandato sua figlia...per vendetta.... voleva che ti facessi perdere il lavoro” rispose Naoki.

“Ma tu chi diamine sei?” chiesi sconvolto.

“Sono una persona,che porta a termine le vendette degli altri, in cambio di soldi,anche se questa non mi sembra una vendetta realmente soddisfacente...che gusto potrei provare ad uccidere uno come te...che si sente così tremendamente in colpa?!”.

“Lei ti ha chiesto di uccidermi?”chiesi rabbrividendo.

“Si,però sin dal nostro primo incontro, nel tuo ufficio,non me l' ero sentita...eri troppo stupido...ti bevevi ogni cretinata che ti dicessi...non eri come ti avevo immaginato”.


Incominciai a pensare alla figlia degli Shimotsu.

Erano passati 3 anni.

Lei adesso doveva avere 20 anni, chissà quanto doveva aver sofferto senza i suoi genitori e vivendo in un orfanotrofio. Chissà quanto doveva odiarmi,più di quanto non mi odiassi io per aver fatto una cosa del genere. Eppure perché ne dovevo pagare soltanto io le conseguenze? Perchè nessuno se la prendeva con la Kihomia la colpevole diretta di tutto ciò?

“Ah... pulisci il pavimento!” mi ordinò.

“E perché dovrei pulirlo io?”

“Puliscilo e non fare storie o te lo faccio pulire con la lingua!”

“D'accordo,ho capito!”

“Vado a prendere una strofinaccio...non ti muovere!” disse minacciosa.

La vidi allontanarsi sempre di più,non appena se ne andò,cercai qualcosa che potesse essermi di aiuto o una via di uscita,ma trovai solo un pezzo di legno,ma pensandoci mi poteva essere utile,avrei potuto colpirla con quel legno, quando meno se l' aspettasse.

“Cosa vorresti fare con quel pezzo di legno?”disse comparendo all' improvviso, non avevo neppure udito i suoi passi.

“E' che il legno.... permette... al sangue di animale... di togliersi prima” balbettai.

“Questa mi è nuova..”affermò gelidamente.

Qualcuno bussò alla porta.

“Posa quel pezzo di legno e vieni con me”

“Adesso apri la porta”

Aprì la porta: era l'omaccione d' ieri.

E dire che il giorno prima non ci aveva fatto caso, che fosse così alto,robusto e burbero forse perchè ero completamente accecato dalla paura.

Io al confronto mi sentivo un nano, ma mi confortava l' idea che, anche Naoki fosse molto più piccola in confronto a lui, infatti era molto bizzarro vedere queste due figure messe insieme.

“Allora stronzo...hai fatto?” chiese Naoki senza neanche salutAarlo.

“ Certo! Vuoi vederlo in anteprima tv?”disse ridendo.

“ Per essere sicura che tu abbia fatto tutto senza intoppi” disse Naoki trascinandomi in cucina.

Non avevo idea di cosa parlassero e non mi sforzai neppure di capire,poi Naoki mi trascinò in cucina e accese la televisione.

“Metti il sesto canale” propose lui.

Naoki mise il canale in questione.

C'era il telegiornale con un servizio dove un edificio aveva preso fuoco.

Rimasi senza parole quando la giornalista disse “ Non si sa chi sia stato a dare fuoco all' azienda Kihomia...”

“Allora che te ne pare?” chiese l'uomo ridendo.

“Ma sei sicuro che non ti abbia visto nessuno?”.

“Naoki stai tranquilla non mi ha visto nessuno!”.

“E a te che te ne pare?” mi chiese Naoki.

La osservai turbato,per quanto odiassi la Kihomia, perciò che mi avesse fatto comprandomi con il denaro, e agli Shimotsu, ritenni comunque eccessivo avergli dato fuoco.

Cosa dovevo dire? Quello che pensavo veramente o fingermi soddisfatto?

“Ottimo lavoro” affermai con poca convinzione.

Il servizio proseguì “ Menomale che all' interno dell' agenzia... non c'era nessun dipendente”

Naoki sembrò infastidita dal mio scarso entusiasmo, come se lo avesse quasi fatto per me.

“Lascialo perdere Naoki è soltanto uno sciocco moralista,non sa come va realmente la vita”

“Già forse hai ragione” rispose scocciata.

“Perchè non mi dai un bacino... non mi spetta una ricompensa?” disse viscidamente allungando le mani.

Naoki gli puntò contro la pistola “ Mi dovevi dei soldi e con questo hai saldato il tuo debito...io non ti devo assolutamente niente!”.

Con queste discussioni in corso...Quale opportunità migliore per me,per scappare?

Silenziosamente mi avvicinai sempre più alla porta d'ingresso,più camminavo e più la libertà era così vicina. Ma qualcosa andò storto. Di fronte alla soglia c'era un topo che mi morse la gamba.

Cacciai un urlo, sia per il terrore e sia per il male, e così quei due mi colsero in fragrante, ridendo della mia stupidità.

Già che stupido,mi sono giocato la mia libertà in questo modo! Ma perché quel topo doveva essere lì,non poteva trovarsi in un altro posto? Basta d' ora in poi, odio i topi spero che si estinguano presto!

“Hai ragione Naoki questo tizio è uno spasso! Che stupido era così vicino alla libertà...e per un topo...”disse sbellicandosi dal ridere.

Le sue parole mi suonarono sempre più distanti e la loro immagine si sfocò sempre di più,fino a che non vidi più niente.

Per un attimo mi sembrò di udire la dolce voce di Izuko “Kikuchichan! Kikuchichan!”ma fu soltanto un illusione.

Non appena mi risvegliai, misi a fuoco la figura di Naoki con i suoi capelli rosso sangue e l'omaccione.

Il mio stomaco iniziò a brontolare,in effetti, erano ormai 2 giorni che non mangiavo, da quando ero finito nel tugurio.

Naoki disse all' omaccione di prendere il riso in scatola, mentre lei rimase lì ad analizzarmi accuratamente.

“Sei molto pallido”

“Adesso... vorresti farmi credere... che sei preoccupata per me?!”dissi con quel po' di voce che mi era rimasta.

“Assolutamente no...è solo... che mi stavo iniziando ad abituare alla tua stupidità...le cose si erano fatte interessanti”

Iniziai a tossire. Non mi sorpresi del mio stato fisico. Stare in un ambiente simile,doveva per forza farmi male.

Naoki dopo aver udito la mia rimbombante tosse, mi toccò la fronte con la sua gelida mano.

“Cazzo ma tu scotti!” disse massaggiandosi la mano, come se avesse preso fuoco.

L' omaccione tornò con il riso in scatola, Naoki lo prese per porgermelo,ma non riuscì a prenderlo,mi mancò la forza e finì sul pavimento.

“Male per te...non ci sono altre scatole di riso” disse Naoki.

“Lo raccolgo?” chiese l' omaccione.

“No,lascia perdere...che muoia tanto era questa che doveva essere la sua fine...”disse infuriata, come se fosse una mia scelta “morire”.

“Eppure Naoki non mi sembri convinta!” rispose lui.

“Vuoi stare zitto!” disse Naoki uscendo dalla stanza.

“Io non la capisco proprio...che diamine gli dirà la testa...” disse ad alta voce.


“Per favore... datemi qualcosa....” lo supplicai dolorante.

L' omaccione mi andò a prendere un po' d'acqua e mi aiutò a bere.

Naoki si infuriò “ che ti sei messo a fare il buon samaritano con questo fottuto commercialista? Ti avevo detto che tanto dovevo ucciderlo,quindi che muoia di sete,di febbre,fame...chi se ne importa!”.

“Naoki tu non uccidi le brave persone...” disse l' omaccione.

“Lui non è una brava persona...per i soldi ha fatto morire due persone...perciò...”disse senza riuscire a finire il discorso.

Aveva dannatamente ragione. Io non ero una brava persona e adesso ne stavo pagando le conseguenze.io me lo meritavo....mi meritavo tutto quello che mi stava accadendo.

“Hai ragione...io non merito di vivere...è meglio che muoia...però non voglio morire...ho così tanta paura...”dissi pateticamente.


Dopo aver detto queste parole, lei sembrò cambiare improvvisamente atteggiamento sembrava essersi addolcita per un attimo.

Uscì di corsa comprando medicinali e dei pasti pronti per me e ne fui immensamente felice perché ebbi come l' impressione di vedere per un attimo l'immagine di Izuko.

Ma svanì in un istante, per contrapporsi a quella della rude Naoki, così mi venne tanta voglia di piangere. In fondo, non mi era rimasto niente,avevo perso Izuko, anzi non era mai stata mia perché mi era mancato il coraggio, di dirle ciò che veramente avevo provato per lei. Ma era troppo tardi, ormai lei era tra le braccia di un altro uomo ed io avevo perso tutto. Oltre a lei persino il lavoro e con esso l' affetto di mio padre quando lo avrebbe saputo... e poi tanto per peggiorare le cose avevo perso la mia libertà.

Piansi lacrime amare, che non avrebbero di certo intenerito Naoki e quanto meno l' omaccione,anzi sicuramente mi avrebbero preso in giro e infatti così fu.

“ Cazzo ti metti pure a piangere...il mio gesto di carità ti ha commosso? Non commuoverti altrimenti ti ammazzo!” disse Naoki più insensibile che mai.

“Ma che razza di uomo sei?” chiese l' omaccione.

“Non gli dire così che si deprima di più!” lo rimproverò Naoki.

“Aspetta perché tu volevi sollevargli il morale dicendo quella cosa?” chiese l' omaccione.

“Si,con le minacce la gente fa tutto quello che vuoi!” affermò Naoki.

“Allora perché continua a piangere?” chiese l' omaccione.

“Perchè vuole morire!” disse inferocita guardando dalla mia direzione.

Dopo un po', per qualche strano motivo l' omaccione fu cacciato via da Naoki.

Era davvero bizzarro come un omaccione si potesse lasciar trascinare da un esile ragazza,dovevano essere amici di vecchia data quei due.

“Naoki vi lascio soli soletti eh? non fate le cose sconce” disse l' omaccione provocandola.

Naoki rispose alla provocazione tirandogli il topo morto contro,ma lui riuscì a schivarlo.

E questa sottospecie di bestia, mi aveva ricordato per un momento la mia amatissima Izuko? Non c'entravano assolutamente nulla,Izuko un angelo e lei il diavolo in persona.

Continuai a piangere,ormai ci avevo preso la mano e non c'era nulla che potesse farmi smettere.

“Su su non piangere!” disse dolcemente Naoki diventando quasi un'altra persona,anzi quella sua personalità l' avevo già conosciuta quella mattina, nel mio ufficio,quando mi derubò.

Mi faceva rabbrividire,doveva avere una doppia personalità,quella era la stessa ragazza che aveva tirato un topo morto all' omaccione? Era lei non c'erano dubbi e aveva le mani dannatamente luride di topo morto.

Che schifo! Quelle mani si avvicinavano sempre più a me,ma non erano un conforto,ma una minaccia.

Chissà quante malattie ci si poteva prendere per aver toccato un topo morto!

Vedendo che mi allontanavo,la sua voce iniziò a diventare sempre meno dolce e iniziò ad inferocirsi.

“Non è che potresti lavarti le mani...insomma hai toccato un topo morto!”dissi cercando di farla ragionare.

“D' accordo Kikuchichan!” disse cogliendomi del tutto impreparato.

Quanto amavo quel “Kikuchichan” suonava così dolce e soave,e poi mi chiamava Izuko in quel modo,rimasi talmente ammaliato da ciò, che mi venne quasi una sfrenata voglia di baciarla.

Tuttavia non lo feci, era pur sempre Naoki, una donna troppo disinvolta e rude per i miei giusti ed era un ASSASSINA! Poi Dio solo sa come avrebbe reagito ad un bacio!

Molto probabilmente mi avrebbe ucciso!

Tornò subito dopo, sorridente e dolce più di prima, da farmi cadere ai suoi piedi, e sopratutto con le mani pulite,ma non appena smisi di piangere,lei tornò ad essere la stessa di sempre.

(Tutti i punti e le virgole dovrebbero essere stati disinescati!)

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Capitolo 3
*** 3 capitolo-6 marzo 2009 ***


6 marzo 2009

Il mio risveglio fu traumatico,ricordandomi di essere in quel luogo, diventai depresso e ancor di più quando sentì la voce di Naoki che bestemmiava contro qualcosa.

Meglio starsene a letto per non pensarci e continuare a dormire,anche se quelle coperte puzzavano parecchio chissà da quant'è che non le cambiava, era meglio non indagare.

Entrò di soppianto nella stanza senza neanche bussare.

“Stronzo svegliati!”disse urlandomi nelle orecchie.

“Che c'è?” chiesi.

“C'è una persona che vorrebbe vederti” rispose seria in volto.

Una ragazza dai capelli neri,improvvisamente entrò dentro la stanza.

Era molto carina,ma anche troppo giovane e anche piuttosto adirata.

“Tu...” disse trattenendo a stento le lacrime.

La guardai meglio avevo già visto quel viso e quegli occhi.

“Sei la figlia degli Shimotsu” dissi alzandomi dal letto.

“Si,esatto!” rispose furiosa.

Naoki impassibile le diede una pistola tra le mani dicendo “E' più giusto che lo faccia tu...”

“Ma...io ti ho pagata per questo” disse tremando.

Naoki la guardò ridendo “Non è che se lo uccido io...tu sia pulita...sarebbe la stessa cosa che ha fatto lui...uccidere indirettamente”.

La ragazza afferrò la pistola con le mani che le tremavano,poi me la puntò contro.

Io rimasi paralizzato dalla paura, e con un nodo in gola che mi impediva di parlare o di supplicare pietà.

Lei mi guardò con odio però allo stesso tempo con angoscia e timore,poi chiuse gli occhi. Le mani continuarono a tremarle non riuscendo a pigiare il grilletto.

Volevo che fosse rapida e indolore,invece fu un 'attesa agonizzante,che sembrò durare un' infinità di ore, in cui mi sembrò di rivivere ogni istante della mia vita sin dal principio.

Mi ricordai di quella volta che caddi dalla bicicletta sbucciandomi un ginocchio, doveva aver avuto all' incirca 10 anni, ero un bambino così pieno di vita,di gioia e sopratutto di aspettative, non vedevo l' ora di crescere,di poter fare tutto quello che facevano gli adulti, perché per me era favoloso il mondo dei grandi.

Adesso lo sapevo... il mondo dei grandi fa schifo e le aspettative svaniscono crescendo perché la società ha grandi pretese, e se non sei il massimo,non riceverai neanche un minimo.

Quanti anni della mia vita avevo bruciato nello studio o per il lavoro?Senza riuscire neanche a farmi una ragazza, per poi arrivare a questo punto? Morire senza mai aver dato un bacio ad una ragazza,senza neppure sentire cosa si provava.

Era così crudele, ma dopotutto cosa mi era rimasto? Non avevo più niente,nulla per il quale valesse la pena di vivere,perciò morire era il modo migliore di porre fine alle mie sofferenze e alla mia vita che andava sgretolandosi.

Izuko,il mio ultimo istante di vita lo avrei dedicato a lei, pensando a quanto l' amavo e a come era bella in tutti i momenti che aveva saputo regalarmi,ma la sua immagine mi apparve sempre più sbiadita.

Guardandola con quella pistola ancora puntata contro di me, l' ansia prese il sopravvento e pensai che non era giusto morire così, prima di morire dovevo dare il mio primo bacio.

“Aspetta...prima di sparare ho una richiesta” dissi flebilmente.

“Dimmi” disse mantenendo la calma.

“Io...non ho mai...baciato...nessuno...perciò prima di morire...” dissi balbettando.

Era terribilmente imbarazzante dover ammettere che ha 25 anni,non avevo mai dato un bacio.

“Aspetta ed io dovrei...no non ci penso neanche per sogno...non bacerò l' assassino dei miei genitori” disse freddamente e pronta a sparare.

“No,aspetta” disse Naoki.

La ragazza mise giù la pistola e Naoki si avvicinò a me,dandomi un bacio sulle labbra cogliendomi del tutto impreparato.

La sua lingua che si incontrava con la mia, non mi dispiaceva affatto.

Rimasi talmente estasiato da quel bacio che non volevo più smettere di baciarla, infatti mi lasciai trascinare dal vortice di emozioni ricambiando appassionatamente il bacio e a dirla tutta mi sarei spinto anche più in là, ma Naoki cesso il bacio spingendomi via.

“Baci veramente da schifo!” disse.

Poi si voltò verso la ragazza che ci stava fissando incredula e disse “adesso puoi farlo fuori”

La sua impassibilità era devastante,come se mi avesse appena trafitto il cuore con un coltello dopo avermelo fatto battere con quel bacio.

La ragazza mi guardò amareggiata,ma allo stesso tempo era triste,poi mi chiese “ Ma quanti anni hai?”

“25” risposi timidamente.

“Ah,lasciamo perdere tu sei soltanto uno sfigato...ti faccio soltanto un favore se ti uccido...” disse la ragazza.

“Rivuoi i tuoi soldi?” chiese Naoki.

“No, va bene così, doppotutto hai distrutto la Kihomia” disse la ragazza.

La ragazza se ne andò, e in quel momento fui grato al mio essere “sfigato” o almeno così lei mi aveva definito perché grazie a questo non mi aveva ucciso.

Ma Naoki era lì pronta ad umiliarmi, sembrava si divertisse parecchio.

“Ma allora tu sei vergine!” disse ridendo.

Stavo iniziando ad innervosirmi,in fondo cosa c'era di male,non dovevo aver trovato la persona giusta tutto qui o meglio la persona con cui avrei voluto c'era,solo che non ero ricambiato.


Naoki improvvisamente divenne irrequieta,come se ci fosse qualche pensiero brutto a turbarla forse per questo motivo mi ordinò di sdraiarmi nel letto e di farle spazio.

Eravamo rimasti sdraiati in silenzio,ma lei sempre con quell'aria vigile,temeva che mi potessi dare alla fuga in qualunque momento.

“Parlami di qualcosa” disse Naoki.

“E cosa dovrei dire?!”

“Inventati qualcosa”

“Non so cosa dire!” risposi.

Lei iniziò ad innervosirsi dicendo “ sei proprio inutile e dire che ti ho dato un bacio perché mi facevi pena e tu non sei neanche in grado di dirmi qualcosa” poi mi puntò la pistola.

“Vuoi che ti racconti una favola? che ne dici di cappuccetto rosso?”

“Allora vuoi crepare?!” disse inferocita.

“No è solo che...non è che abbia molto da raccontare”

“Ok...allora chi è Izuko?”

“Eh come fai a sapere di Izuko?”

“Quando avevi la febbre hai fatto diverse volte il suo nome”.

“E' mia cugina di 2 grado...stavamo sempre insieme sin da bambini...sono sempre stato innamorato perso di lei però ero troppo timido e lo sono tutt'ora”.

“Sei noioso!” disse sbuffando.

“Me lo hai chiesto tu!” protestai.

“Si,ma speravo di sentire qualcosa di più avvincente!”

“Tipo cosa? Ho ucciso sua nonna e fatto a pezzi i suoi fratellini?”

Mi guardò ridendo e disse “così sarebbe grottesco...ma certamente più interessante!”

“Mio padre non ha denunciato la mia scomparsa?” chiesi.

“No,ho guardato tutti i telegiornali...nessuna denuncia sulla tua scomparsa!”.

Dopotutto mio padre me lo aveva sempre detto “perdi il lavoro e farò come se tu non esistessi” però io pensavo che in fondo non dicesse sul serio,sapevo quanto teneva a queste cose,era sempre stato un padre piuttosto rigido,però non pensavo a questi livelli.

“Spero che tu non voglia metterti a piangere” disse Naoki

“Ma tanto non sei tu quello che è stato abbandonato a se stesso con un 'assassina!”le risposi infastidito.

“Non fare paragoni tra te e me...siamo due cose fin troppo differenti per essere messe a paragone!”

Aveva ragione io e lei eravamo due persone completamente diverse, eppure percepì qualcosa che ci accomunava,forse la solitudine.

“Ma tuo padre deve essere davvero molto strafottente per non essersi preoccupato del proprio figlio che manca da 3 giorni”.

“Me lo ha sempre detto che perdendo il lavoro avrebbe fatto come se io non esistessi”.

“Che stronzo! E tua madre?”.

“Mia madre è morta quand'ero piccolo”.

“Anche mia madre è morta”

“Mi dispiace, ma com'è morta?”dissi dispiaciuto.

“ Un incidente stradale...”

“E tua madre?”

“E' stata uccisa...la polizia non ha mai trovato l' assassino”

“Non hai mai voluto vendicarti?” chiese Naoki piuttosto sorpresa.

“A che servirebbe ormai lei è morta”.

Mi rattristai ripensando a mia madre,ero così piccolo,ma ricordavo ancora quelle canzoncine enka che cantava per addormentarmi,anche Naoki sembrò essersi rattristata,stava anche lei pensando a sua madre?

Mi diedi mentalmente dello stupido,avevo creduto che lei non provasse gli stessi sentimenti dei comuni mortali, che fosse insensibile a tutto e a tutti,ma quando parlò di sua madre,anche se di sfuggita, riuscì a percepire la sua tristezza.

“Sarà meglio mettere un po' di musica” disse alzandosi dal letto.

Accese lo stereo, mettendo una canzone inglese a tutto volume che non avevo mai udito prima d'ora.

Lei seguiva il ritmo della canzone scuotendo il capo e canticchiando,di sicuro doveva essere la sua preferita e non dispiaceva neanche a me,ma quando il ritmo si fece più movimentato Naoki perse del tutto il controllo ballando come una scatenata, voleva persino che la raggiungessi.

“No grazie non so ballare!”

“Ora ci credo che non ti sei mai fatto una ragazza...sei parecchio monotono!”.

Con quella sua provocazione mi aveva convinto,anche se io e il ballo eravamo sempre stati nemici giurati da quella volta che andai in discoteca con degli amici.

Era stato pessimo,la musica rimbombante che mi stava assuefacendo il cervello,poi le ragazze che mi guardavano come se fossi un malato di mente.

In effetti, non avevano tutti i torti perché non sapendo ballare,mi muovevo in un modo parecchio strano cercando di fare il figo, ma con scarso successo e per concludere la serata in bellezza sono pure scivolato diverse volte con tutta la gente che mi rideva in faccia, persino i miei amici ridevano.

Cercai di muovermi nel modo più naturale possibile,ma Naoki scoppiò subito a ridere.

“E questo cosa sarebbe?”

“Non sono un esperto di ballo”

“E si vede!” disse ridendo.

“Ma di chi è questa canzone?”le chiesi per evitare che si concentrasse troppo sul mio modo di ballare.

“Sarah slean- Sweet ones ti piace?”

“Molto carina”risposi.

Questa volta non avevo detto una bugia quella canzone era orecchiabile al punto giusto e poi dovevo ammettere che alla fine risultò stranamente divertente ballare insieme a Naoki, era davvero brava a ballare,poi era molto naturale nei suoi movimenti,non si atteggiava affatto come avevo visto fare a molte altre ragazze.

“Bravo sei stato veramente uno spasso! Come ricompensa pranziamo fuori!” disse euforica.

“Ah,grazie” affermai con poca convinzione,non che non fossi grato del gesto però mi sembrava parecchio strano che volesse ricompensarmi, io ero l' ostaggio quindi perché mai avrebbe dovuto ricompensarmi?

“Allora andiamo!” mi ordinò.

Rimasi immobile a fissarla, si vestiva in un modo così esagerato,da sembrare una prostituta:

Top corto che le lasciava scoperta tutta la pancia,una minigonna a jeans,calze a righe e tacchi a spillo e poi quel rossetto era di un rosso troppo accesso.

“Perchè ti vesti così?”

“Ora capirai” disse trascinandomi fuori casa.

Avevamo preso l' ascensore,quando una signora molto anziana ci saluta e inizia a sbottare contro Naoki.

“Buongiorno” disse la signora.

“Giorno”disse Naoki tirando subito dritto.

“ Lo sai che ti farò presto cacciare da qui...strani rumori si sentono da casa tua..poi...non paghi mai l' affitto e per non parlare del lavoro che fai!”.

“Signora questi non sono affari suoi! Riguardo ai rumori mi dispiace di averle in qualche modo dato fastidio,non era mia intenzione e che sono un po' sorda e quindi devo sempre mettere la tv a tutto volume per sentirla meglio”

“E poi chi è questo ragazzo?”

“Lui è un mio cliente”

“Ah,un bravo ragazzo come lei non dovrebbe frequentare donnacce simili,questa donna è solo una succhia soldi!”.

Naoki sembrava che si stesse per innervosire sul serio,ed io ero più confuso che persuaso,che voleva dire “lui è un mio cliente?”.

La vecchia continuò imperterrita,iniziando a prendere dei discorsi su Dio e la morale,ma Naoki non l' ascoltava neppure,anzi decise di lasciarla parlare tirando dritto.

“Non è cortese andarsene mentre una persona ti sta parlando!”.

“Ah,quella vecchia rugosa avrebbe continuato all' infinito!”.

“Ma che vuol dire lui è un mio cliente?”

“Questa vecchia mi ha chiesto parecchie volte che lavoro facessi...gli ho risposto che lavoro in un bar il che è anche vero poi però a continuato a tempestarmi di domande così le ho detto che faccio l' accompagnatrice”.

“ E perché mai gli hai detto una cosa del genere?” chiesi sconcertato.

“Perchè così non avrebbe indagato oltre e poi mi serviva una bugia credibile e questa lo era abbastanza”.

Per strada gli occhi erano tutti puntati verso di noi o meglio fissavano tutti lei e il suo abbigliamento esagerato,ma Naoki non sembrò curarsene,fino a quando un vecchio non si avvicinò.

“Signorina le piacerebbe venire con me?” chiese maliziosamente.

“Vorrei tanto ma sono tanto tanto impegnata!” affermò.

“Abbandona ogni impegno e vieni con me!”insistette.

Se c'era una cosa che mi aveva sempre dato fastidio erano i maniaci che dovevano per forza importunare le ragazze per strada così intervenni non riuscendo più a controllarmi.

“Ha già detto che non può!” risposi infastidito.

Il vecchio se ne andò,ma Naoki invece di ringraziarmi come chiunque altro, si offese per il mio gesto.

“La prossima volta taci! Non c'era di certo bisogno che intervenissi”

“Ma era solo per farlo andare via...”

“ Si,però io non sono una di quelle donne stupide e sprovvedute che conosci tu...io posso cavarmela benissimo da sola!” rispose furibonda.

Avevo imparato la lezione,mai prendere le sue difese e se tentavano di molestarla,avrei soltanto dovuto stare lì a guardare,ma di sicuro per quanto la sua mente fosse contorta di ciò INVECE me ne sarebbe stata grata.


Erano 2 giorni che non ero uscito da casa sua e le cose mi apparvero quasi diverse,come se fossi rimasto chiuso lì da secoli.

L' aria che respiravo mi sembrava così diversa: quell' odore di pulito che sniffavo con piacere e persino il caotico rumore della città mi era mancato.

Naoki mi trascinò verso un insegna luminosa,era proprio quello il posto dove avremmo dovuto mangiare?

Entrai in quel ristorante ancora incredulo, era un posto dove mi era promesso di non metterci mai piede, perché valutato come il più pessimo ristorante in circolazione sia per la gente che lo frequentasse, sia per il cibo immangiabile e lo scarso igiene,l' unica cosa positiva erano i prezzi molto convenienti.

Naoki sembrò essersi accorta del mio scarso entusiasmo “ Dovevi essere abituato a mangiare in posti di lusso tu!”.

“Non proprio,ma non sono mai andato in un posto così...”

“così schifoso? Mi spiace,ma posso permettermi solo questo!”.

Guardandolo attentamente mi resi conto che non era come me l'ero immaginato:era un ristorante molto piccolo,con le pareti in legno e con vari tavoli e sedie di plastica sparse un po' qua e là, non era nulla di speciale,ma non era neanche terribile.

Non era neanche tanto sporco, come avevo creduto,però i clienti purtroppo erano di quel genere che avevo immaginato: gente ubriacona, altri che giocavano a carte e altri che gridando bestemmiavano contro qualcosa o qualcuno.

Naoki non sembrò curarsene, come se vivesse in un mondo proprio dove quelle voci non potessero raggiungerla in alcun modo possibile,persino quando uno di quei tizi si avvicinò al nostro tavolo dandole a parlare,lei a malapena si pronunciò e mi fece un cenno per dirmi di comportarmi allo stesso modo,solo dopo capì che quel ristorante,era spesso frequentato da molti membri della yakuza.

Il cameriere che ci porse il menù, era molto grossolano, aveva il viso bagnato di sudore e la barba molto folta e ispida.

Naoki ordinò soltanto una birra mentre io indeciso finì per ordinare soltanto del riso saltato.

“Non hai fame?” le chiesi.

“No, per nulla...vorrei soltanto ubriacarmi un po'!” disse mandando giù la birra in un solo sorso.

Rimasi fisso a guardarla ripugnato: bevendo con foga dalla lattina, la schiuma finiva per gocciolarle dalla bocca e dopo averla leccata era pronta per un altra bevuta.

Un' altra lattina,poi ancora un'altra e un 'altra ancora, finchè non perse completamente la lucidità.

Era diventata rossa in viso,quasi quanto i suoi stessi capelli e incominciò a ridere senza motivo,e continuò per un bel quarto d'ora,così pensai bene di approfittarne per scappare,era di sicuro il momento migliore,peccato però che non appena mi alzai per andarmene Naoki mi prese per un braccio delirando.

“Resta qui non andartene!” gridava disperata,così tutti i clienti si voltarono guardandoci stupiti.

Adesso non era più un buon momento per scappare,con tutti quegli sguardi indiscreti rivolti verso di me. Mi guardavano tutti come se fossi un verme schifoso, che stava abbandonando la propria ragazza, completamente ubriaca in un locale.

Arrivato il conto- Naoki sembrò riprendere lucidità.

Contò diverse volte i soldi, lasciando una misera mancia al cameriere, che voleva tirarle quei miseri spiccioli per fracassarle il cranio. Ma alla fine fu lei a tirarglieli, dicendo che non aveva altri soldi.

Tentai più di una volta la fuga, sopratutto quando uscimmo dal locale,ma Naoki ubriaca si avvinghiava morbosamente a me,ridendo e dicendo delle strane cose.

Avrei potuto divincolarmi o allontanarla da me,ma non volevo essere violento, perché ubriaca mi sembrò improvvisamente così fragile e triste come persona.

“Non lasciarmi sola ho paura!” disse agitandosi e urlando per strada.

La gente ci guardò malamente facendosi delle strane idee,così cercai di calmarla.

“Non ti lascio! Sono qui! Non ti preoccupare!” dissi incoraggiante.

Lei mi sorrise amaramente “ Mi stai prendendo in giro?” disse stringendomi più forte a sé.

Tentai di allontanarla da me: non ci sarebbero state altre occasioni per scappare, dovevo approfittarne, ma Naoki del tutto instabile non sembrò accettare il mio rifiuto.

“Sayonara!” disse mettendosi per strada in mezzo alle macchine.

Gli automobilisti fermi per strada, le suonarono il clackson inveendole contro parole poco carine.

“Idiota togliti dalla strada cosa vuoi farti ammazzare?!” affermò il più educato.

Ma Naoki invece di spostarsi,si sdraio lì incurante di tutto e di tutti,io scioccato andai a recuperarla, trascinandola via dalla strada,fui persino costretto a portarmela in braccio dato che si lamentava in continuazione perché barcollava finendo spesso per cadere.

Adesso potevo scappare-Si era addormentata fra le mie braccia,dovevo soltanto posarla da qualche parte e svignarmela. Ma come potevo lasciarla lì per strada? Poteva accaderle qualunque cosa in quelle condizioni... era pur sempre una persona non un animale, così pensai di riportarla a casa.

Cercai di rammentare la strada che avevamo percorso,avevo sempre goduto di un 'ottima memoria fotografica e per la prima volta sembrò servirmi a qualcosa.

Frugai tra le sue tasche trovando le chiavi di casa.

Una volta entrato, perlustrai la casa e le diverse stanze, c'é ne era una che non avevo mai visto, doveva essere la sua.

Era così disordinata,con un letto sfatto stracolmo di vestiti, uno scaffale pieno di polvere, con una serie di oggetti insignificanti,poi una scrivania con un computer e un armadio con le ante rotte.

La poggiai delicatamente sul letto, con la paura che potesse risvegliarsi,purtroppo fu quello che accade:Mi strinse il braccio sempre più forte e mi supplicò di restare con lei.

Nessuna donna...mi aveva mai supplicato, non riuscì a rimanerne indifferente, sopratutto quando pianse disperata.

“ Grazie” disse calmandosi, non appena mi coricai insieme a lei.

Come uno stupido, mi ero lasciato completamente abbindolare,poi chissà perché quel grazie sembrò farmi stare così bene:in pace con me stesso e appagato, da non voler più tentare la fuga nonostante si fosse riaddormentata.

Guardai il suo volto... rimanendone allibito: anche se era rozza e diversa dalle altre ragazze.

Quando dormiva,il suo volto appariva persino più delicato e dolce di quello di Izuko.

Poi soffermai la mi attenzione sul suo corpo mezzo scoperto,aveva degli strani segni sulle braccia e sul collo, sembravano lividi e bruciature.

Naoki si risvegliò per la seconda volta-La sbornia non doveva esserle ancora passata.

Altrimenti non si sarebbero mai buttata sopra di me,pronta a fare follie.

Mi baciò con foga, in un modo così appassionato da stimolare, le mie più profonde perversioni, per tale motivo non riuscivo ad opporle resistenza.

Ma non appena cercò di togliermi i vestiti, istintivamente la respinsi

Poteva sembrare parecchio stupido o gay, da un uomo di 25 anni e per giunta vergine che non ne approfittasse, ma se ero vergine c'era una ragione.

Non voglio fare il figo, dicendo che è stata una mia scelta,però in parte era così... volevo farlo con la persona giusta.

Peccato che questa persona, non riuscisse a considerarmi in quanto uomo, ma mi vedesse più come un fratello.

Oltre a questa ragione,non è eticamente corretto approfittare di una donna ubriaca fradicia. Inoltre lei non amava me ed io non amavo lei,quindi sarebbe stata soltanto un' avventura squallida.

Certo pur non amandoci c'eravamo baciati,però il bacio era un 'esperienza diversa,più disimpegnata.

Inoltre avevo pensato di morire senza aver dato il mio primo bacio, così la disperazione, aveva giocato a favore delle circostanze.

Naoki non accettava con molta facilità i rifiuti.

Continuò ad insistere, con la speranza che avrei ceduto.

Così si tolse i vestiti abbandonando ogni forma di pudore,ma io la coprì buttandole addosso la montagna di vestiti sul letto.

Anche se la carne era pur sempre debole: ero rimasto particolarmente colpito dalla sue forme, che mi parvero così belle nelle sue imperfezioni. Ma rabbrividì, di fronte a quei lividi e a quelle bruciature che riuscì a vedere meglio,notando che si estendevano in tutto il corpo.

Naoki rise di fronte il mio sbigottimento dicendo “ Mi hanno soltanto molestato...e adesso lo farai anche tu”.

Rimasi immobile, sudando freddo,con il cuore che mi batteva forte, come se mi stesse scoppiando per lo choc e l' angoscia.

Ciò che mi aveva angosciato,era stato... il significato stesso di quelle parole e la leggerezza,con la quale erano state pronunciate, ma dopo di ciò si riaddormentò.

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Capitolo 4
*** 4 capitolo-7 marzo 2009 ***


7 marzo 2009

Mi risvegliai nel letto di Naoki, pronto per darmi alla fuga,ma era troppo tardi perchè Naoki era già sveglia ed era seduta davanti al computer.
Quando mi risvegliai si voltò subito verso la mia direzione,come se volesse chiedermi qualcosa. Ma lessi nel suo volto quel velo di ostentazione poi improvvisamente si decise buttandola lì come una domanda come tante altre.
“Ieri noi due abbiamo scopato?” chiese con nonchalance, massaggiandosi le tempie ancora doloranti.
“No” le risposi.
“Ah,allora come mai non ti sei dato alla fuga? L' unica ragione che potesse spingerti a rimanere poteva essere quello...ma non sarai per caso stupido?”.
Già,dannazione avrei dovuto scappare come chiunque altro e invece...mi trovavo in quella situazione non sapendo neanche perché non ci fossi riuscito, forse per la mia stupidità,quella stupidità che mi aveva spinto a preoccuparmi per un 'assassina ubriaca fradicia.
“ Hai ragione sono un idiota!”.
“O forse preferisci rimanere con me perché sei senza lavoro e nessuno ha denunciato la tua scomparsa”
Dovevo dire che non avevo considerato quelle circostanze, perché di fronte un'opportunità di fuga,l' istinto di sopravvivenza agiva senza valutare se davvero mi convenisse scappare,ma in effetti era vero, nessuno aveva denunciato la mia scomparsa,per giunta senza lavoro e di conseguenza senza soldi per pagare quell' uomo che mi estorceva denaro con le minacce.
Era stato un mio cliente,ma sin da subito mi resi conto che era un tipo pericoloso,così un giorno disperato e pieno di debiti da gioco, mi puntò contro un coltello alla gola,chiedendomi di dargli tutti i soldi che avevo ed io lo feci,ma me la cavai lo stesso,anche senza quei soldi perché ne avevo conservati molti altri in banca.
Ma adesso finiti i soldi dalla banca, come avrei potuto pagare la somma mensile che gli dovevo per evitare che mi uccidesse?
“Ah,che stupidaggine... chiunque preferirebbe tornarsene a casa, anzichè stare con un' assassina nonostante le circostanze... e poi perdere il lavoro non è di certo una tragedia,se ne trova un altro.... e per quanto riguarda la gente meglio vivere in solitudine... meno gente che possa tradirti”.
“Non è così semplice...sono in miseria e tornando a casa,avrò un tizio alle calcagna che mi punterà contro un coltello,se non gli do i soldi del mese”.
“I soldi del mese?” chiese incuriosita.
Le spiegai la situazione,ma non sembrò comprendere perfettamente ciò che volessi dire.
“Aspetta questo tizio vuole dei soldi da te minacciando di ucciderti e tu non lo denunci alla polizia?”chiese scioccata.
“Ma la polizia è completamente inutile e poi se la chiamo poi quello lo viene a sapere ancor prima che la chiami e mi ammazza”
“Questo è vero!” disse ridendo e aggiunse guardandomi con uno sguardo pieno di sarcasmo “ Tempi duri per gli uomini rispettabili!”
Poi strillo come se le fosse venuto improvvisamente un raptus.
“Aspetta un attimo...che diamine è successo di preciso?”
“Non ti ricordi proprio niente?” le chiesi.
“No,assolutamente niente” disse massaggiandosi ancora un po' la testa.
Se non altro la sbornia sembrava esserle passata,anche se non sembrava avere una bella cera,il trucco sbavato e gli occhi affaticati come se non avesse realmente dormito.
“Eri ubriaca persa...ti stavi persino facendo investire,così ti ho portato a casa e ti sei avvinghiata a me,senza darmi la possibilità di scappare”
“Ah,menomale che sei così stupido!” disse ridendo.
“ Avrei dovuto lasciarti per strada e andarmene” dissi dandomi mentalmente dello stupido.
“Già,sei troppo bravo ragazzo” disse continuando a sfottermi.
Ma di colpo sembrò innervosirsi, come se avessi fatto qualcosa che non avrei mai dovuto fare.
“Che cosa vuoi?”chiese furibonda.
“Non ti seguo” le risposi confuso alzandomi dal letto.
“Devi volere qualcosa in cambio,altrimenti non avresti mai salvato un'assassina...” affermò furente.
“Vorrei potermene andare da qui”affermai incerto di come avrebbe reagito.
“ Questo non posso farlo. Hai altre richieste?”.
“No,nessuna” affermai.
“Ti piace far sentire la gente in debito!” affermò gridando.
Dopo tali parole,mi resi conto che Naoki non doveva essere normale,doveva di sicuro essere particolarmente disturbata, altrimenti non avrebbe mai reagito a quel modo e per non parlare del fatto che dopo tali parole,mi mollò uno schiaffo sulla guancia.
“Mi dispiace” dissi senza sapere il perché dovessi essere dispiaciuto,ma preferì scusarmi per evitare che potesse perdere il controllo di se stessa e uccidermi.
“E perché saresti dispiaciuto?” formulò la domanda che non avrebbe dovuto farmi.
E cosa avrei dovuto risponderle? Che non lo sapevo,che mi scusavo solo per evitare che mi ammazzasse,poteva andare bene una risposta simile?
Rimasi in silenzio, terrorizzato e incerto su cosa rispondere.
“Sai se c'è una cosa che non sopporto...è la gente che dice le cose solo per farmi contenta o soltanto perché ha paura”disse mollandomi un pugno sul naso.
Il naso prese a sanguinare e urlai dal dolore che stessi provando.
Non avevo mai ricevuto un pugno sul naso avendo sempre evitato la violenza.
Me ne ero inventato di cose per evitare di essere picchiato: alle elementari quando i bambini volevano menarmi per puro divertimento, diedi loro i soldi della merenda per evitare che lo facessero e quando non li avevo correvo come un disperato.
Anche adesso non ero più di tanto cambiato,non usavo più i soldi della merenda,ma ne sborsavo molti più,però le cose non erano cambiate,ero rimasto il solito fifone che era capace persino a prenderle da una donna.
“Sei veramente pessimo...le prendi da una donna e neanche reagisci” disse sputandomi in faccia.
Quel gesto mi fece perdere del tutto il controllo.
Non ero più io, ma era mister Hyde ad essersi risvegliato pronto ad uccidere Naoki.
Le mollai un pugno sullo stomaco, la colpì in pieno, cogliendola impreparata.
Ma rispose al mio pugno con un altro e io continuai a picchiarla,incurante del fatto che fosse una donna, anche perché eravamo alla pari,anzi era molto più forte lei,doveva essere cintura nera,o qualcosa di simile o ero semplicemente io ad essere una frana.
Dopo un po' ci buttammo per terra stanchi morti, come due che avevano appena combattuto una dura guerra,dove non c'era stato alcun vincitore.
“Hai un 'ottima resistenza per essere un idiota” disse con dei rivoli di sangue sul viso.
Tornato in me,la guardai sconvolto, forse avevo esagerato,era pur sempre una donna, picchiarla era sbagliato o comunque mi avrebbe potuto ammazzare per le mie reazioni violente.
“Mi dispiace devo aver esagerato” affermai.
“Ma che cazzate dici! E' stato divertente,per una volta fai qualcosa da uomo” disse lasciandomi spiazzato.
Si divertiva a picchiarsi con la gente? Che strana donna era mai?.
“Non mi sembra molto virile picchiare una donna!”affermai.
“Piantala con queste cazzate da gentiluomo sono fastidiose!” disse irritata come se avessi detto una bestemmia.
“ D'accordo!” affermai con scarsa convinzione.
Naoki si avvicinò a me,ridendo maliziosamente come se avesse in mente qualcosa di strano.
“Sei proprio un bel soggetto” disse seria in volto sfiorandomi il viso.
Sembrava quasi uno scienziato, che toccava il suo esperimento,una cosa alla Frankestein.
Mi faceva sentire davvero una sua cavia quel suo modo di guardarmi e di tastarmi il viso e le varie parti del corpo,ma la sua mano sembrò spostarsi un po' troppo in giù,così automaticamente la fermai spostandola da qualche altra parte.
“Che strano...qualsiasi uomo non desidererebbe altro da una donna e tu invece rifiuti?” disse ridendo maliziosamente.
“ Io non sono quel tipo di persona” affermai imbarazzato.
“ Gli uomini sono tutti uguali,pensate soltanto a una cosa...il resto conta poco...anche tu sei così ma tendi a nascondere la tua vera natura” disse sicura di quello che stesse dicendo.
Avevo studiato qualcosa di psicologia alle superiori, e avevo sempre amato quella materia,ma non era facile capire cosa avesse in testa Naoki, avevo soltanto capito che provasse una certa repulsione per gli uomini, e forse la ragione si trovava racchiusa in quelle parole “Mi hanno soltanto molestato”.
Di sicuro se erano vere quelle parole,doveva aver subito uno choc talmente forte da averla portata alla misoginia,però riflettendoci se odiava gli uomini perchè si frequentava con l' omaccione? Ma pensandoci bene,il loro rapporto era strano,non sembrava né quello di due amici , ne quello di due fidanzati.
“Mi dispiace” dissi sinceramente dispiaciuto per quello che doveva esserle successo.
“Di cosa?” affermò infastidita.
“Devi aver subito un trauma molto forte per parlare in questo modo” affermai comprensivo.
“Tu non sai niente di me! perciò smettila di dire cazzate simili!” affermò furente allontanandosi da me.
“Ieri hai detto... quella cosa...” affermai senza rifletterci,ma non appena lo dissi volli rimangiarmi le parole appena pronunciate.
“Che cosa avrei detto?”chiese furibonda.
“Hai detto che...” affermai tremando.
“Cosa?” chiese puntandomi contro la pistola.
“Che ti hanno molestato” affermai spaventato e incerto.
Scoppiò a ridere,ma la sua risata sembrava una risata nervosa o di quelle forzate che si fanno per circostanza.
“E tu ci hai creduto? Quando sono ubriaca dico tante sciocchezze! Nessun uomo è in grado di approfittare di me!” disse sicura di sé.
“Allora cosa sono quei lividi su tutto il corpo?” le chiesi rischiando la morte,però volevo saperlo, molto probabilmente, perché l' idea che fosse così per dei traumi, ai miei occhi la rendevano una persona bisognosa di aiuto.
Di fronte quella domanda Naoki si agitò più del dovuto toccandosi il petto, urlandomi contro “ Posso ammazzarti quando voglio,quindi vedi di non farmi arrabbiare con queste domande indiscrete”.
Era scappata da ogni sorta di spiegazione, questo significava soltanto una cosa che era vero, era stata violentata,ma che preferisse fare come se quell' evento non fosse mai avvenuto nella sua vita o almeno non voleva di certo parlarne con un ostaggio.
Adesso i comportamenti di Naoki mi parvero più chiari, si atteggiava da dura per difendersi dagli altri o per nascondere la sua fragilità, che divenne evidente non appena le parlai di quello che mi aveva detto.
Certamente volle nascondere la preoccupazione urlando e facendo la voce da dura,ma il suo viso parlava chiaro,era disperata.
La guardai colmo di compassione, pronto ad offrirle una spalla su cui piangere, ma lei si innervosì ancora di più.
“Continua a guardarmi così e ti taglierò quel tuo bel faccino!” affermò minacciosamente.
“Io volevo soltanto aiutarti” affermai cercando di calmarla.
“Tu aiutare me? Io non so davvero di cosa tu stia parlando,e poi tu sei un pupazetto nelle mie mani...non capisci basta che tu faccia qualcosa di sbagliato e sei morto! Non dovresti dire cose poco opportune” disse gelandomi con lo sguardo.
“Ma io...” affermai fissandola dispiaciuto.
“Adesso basta sei noioso,tu e la tua faccia che ti ritrovi,mi dai sui nervi!” affermò prima di uscire dalla stanza.
“Aspetta un attimo!” gridai.
Ma lei non mi ascoltò neppure e se ne andò chiudendomi dentro la stanza.
Rimasto dentro la sua stanza,mi guardai intorno,il computer lo aveva lasciato accesso così gli diedi un 'occhiata:
C' era una conversazione aperta,stava parlando con un certo Saichi via chat, a quanto pare questo ragazzo era in una clinica per dipendenza da eroina, ma chissà che rapporto c'era tra Naoki e questo ragazzo?
Dopotutto non erano affari miei,così smisi di leggere quella conversazione chiedendomi cosa stessi facendo. Avrei soltanto dovuto cercare un modo per scappare,ma sapevo che era impossibile trovarlo e che sicuramente non avevo neppure un posto dove far ritorno, perchè casa mia doveva essere stata bruciata da quel tizio, che voleva i soldi del mese.
Avrei voluto sbattermi la testa al muro, per tutte le situazioni assurde in cui ero e da cui ne sarei uscito, se non fossi stato lo stupido gentiluomo di turno,ma chissà per quale ragione scappare o meno stava acquistando sempre meno importanza,come un bisogno secondario forse era tanta la paura di rivedere mio padre per dargli delle spiegazioni e tanta quella di vedere casa mia distrutta da un pazzo assatanato dai soldi che preferivo rimanere lì,con una donna assassina che non sembrava neanche tutta questa grande minaccia.
In fondo,se avesse voluto uccidermi lo avrebbe fatto subito e poi più che una persona pericolosa,mi sembrava una di quelle che aveva bisogno di aiuto.
Dopotutto io e Naoki non eravamo tanto diversi, anch' io avevo ucciso delle persone.
Avevo spinto una famiglia al suicidio e rovinato la vita ad una ragazzina, che aveva dovuto vivere in collegio a causa mia, per tale motivo mi sembrò quasi come se Dio volesse improvvisamente comunicarmi qualcosa.
E dire che io e Dio non andavamo molto d'accordo,avevo smesso di comunicare e di credere in lui da anni,però a volte chissà perché avevo come l' impressione che lui cercasse di dirmi qualcosa attraverso gli eventi.
Quegli sfortunati eventi e quella coincidenza fortuita, di ritrovare la donna che mi avesse truffato in quel bar, dovevano per forza significare qualcosa,doveva per forza esserci una ragione.
Forse perché avevo smesso di credere in lui, quindi aveva deciso di vendicarsi ritorcendomi tutto contro, oppure era un disegno preciso che avrebbe dovuto indurmi a riflettere,poi ripensai a qualcos'altro, a qualche altra ipotesi, voleva espiare i miei peccati attraverso questi eventi.
“Dammi un segno” affermai a voce alta.
Non sapevo come e perché,ma il segno che cercavo arrivò, scivolò un libro da uno scaffale con scritto “puoi farcela, devi solo crederci...”
Sicuramente non era un segno divino,eppure volli interpretarlo come qualcosa di sopranaturale,come se quella frase volesse dire se credi in Dio puoi fare tutt e sfuggire da queste situazioni incresciose,così mi decisi: dovevo tenere duro!
“Naoki!” gridai da dietro la porta,ma lei non sembrò udire le mie grida o forse volle ignorarmi.
Così senza sapere cos'altro fare analizzai ogni scaffale della stanza e guardai ogni libro,ogni cd e tutte le cose di Naoki,ma era come se in quella stanza non ci fosse nulla che realmente le appartenesse.
Non c'è la vedevo Naoki, a leggere libri così impegnativi e neanche ad ascoltarsi la musica classica di cui andavo pazzo io, era come se quella stanza fosse così impersonale,così poco sua.
Così cercai di trovare qualcosa che potesse davvero appartenerle,ma non ero mai sicuro che quegli oggetti potessero davvero essere suoi, perché sembrava tutto così discordante alla sua personalità violenta.
Trovai persino un violino malridotto,molto impolverato,sembrava che non lo usasse da anni e le corde non dovevano più funzionare come un tempo.
Immaginai la figura di Naoki intenta a suonare un violino,non ce la vedevo affatto, avrebbe distrutto tutte le corde con la sua forza bruta e poi accanto al violino trovai un portafotografie.
C'era una foto con una bambina dai capelli neri tutta sorridente,insieme ad un uomo molto più grande con gli stessi capelli e con lo stesso colore degli occhi,sembravano molto felici.
Quella bambina somigliava molto a Naoki.
Molto probabilmente era lei da piccola, era cambiata molto, adesso i suoi capelli erano di un rosso sangue e non aveva più quello sguardo sereno.
Adesso sembrava essere carica di rabbia e di disprezzo per il mondo, persino quando sorrideva il suo sorriso sembrava colmo di amarezza e risentimento.
Era raro quel sorriso dolce da ragazzina che a volte sembrava tirar fuori. Ma quando sorrideva a quel modo innocente e dolce,era davvero molto carina, persino un sorriso di Izuko non sembrò paragonabile al suo. Così improvvisamente il mio cuore cominciò a battere più forte del dovuto.
Mi ricordai quel bacio che mi diede.
Dietro quel bacio malizioso,sembrava esserci molta tenerezza:la sua lingua aveva accarezzato la mia lentamente, con dolcezza e poi sembrò muoversi più velocemente per incontrare la mia, dalla quale sembrava non volersene più separare.
Sicuramente stavo pensando troppo, il suo bacio non aveva avuto alcun significato particolare,ero io a vederci chissà quali significati distorti, eppure non riuscivo più a vederlo in un altro modo e il cuore continuava a pulsare più forte,come se fosse impazzito di colpo.
Non è che mi stessi innamorando di lei?
No, questo era fuori discussione,era soltanto la mia testa a pensare troppo e a trasmettere al cuore strane pulsazioni.
Non c'era motivo per innamorarsi di lei, di quel tipo di donna.
Non era di certo il mio tipo ideale,per me esisteva soltanto Izuko quindi era fuori discussione,eppure dicono che spesso l' amore è incontrollabile e privo di senso,ovvero che non c'è una ragione,che i sentimenti sono inspiegabili.
Ma ci pensai su, la gente dice tante sciocchezze.
Era impossibile innamorarsi di qualcuno che è incompatibile con il tuo modo di essere,che non ti sta neppure a sentire e che per giunta minaccia di ucciderti.
Naoki sembrò decidersi ad aprire la porta ed io la osservai con lo sguardo assorto,sembrava essersi vestita per uscire.
“Che cazzo stai facendo?” chiese guardando le sue cose fuori posto.
“ Io... non sapevo che fare così ho dato un 'occhiata” affermai incerto.
“Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere” disse volendo uccidermi con lo sguardo.
I suoi occhi si soffermarono sul violino impolverato, non sapevo definire quello sguardo sembrava triste,ma allo stesso tempo felice di aver rivisto quel violino.
“Quanti ricordi” disse ad alta voce senza rendersene conto.
“Che ricordi?” chiesi pensando che si volesse aprire con me.
“Fatti i cazzi tuoi!” mi tuonò contro.
Mi guardò malamente rimettendolo subito apposto,come se quel rivangare il passato l' avesse turbata.
“Esci fuori dalla mia stanza!” mi ordinò stizzita.
Uscì fuori dalla stanza come un cane sgridato dal padrone e mi recai sulla stanza dove mi faceva stare tutte le volte.
“Bravo vedo che hai ben inteso qual'è il tuo posto”affermò freddamente.
“ Che significato ha quel violino per te?” le chiesi ignorando le sue parole.
“Ti ho già detto di non farmi delle domande inopportune!”mi sgridò.
Chissà perché,ma la paura sembrò di colpo svanita,le sue parole non sembravano sorbire lo stesso effetto, forse perché tante volte aveva minacciato di uccidermi,ma non era mai successo oppure perché Dio, o quest' illusione che Dio mi stesse mettendo alla prova mi faceva trovare la forza di tenerle testa.
Riformulai la domanda,rimanendo indifferente alla sua minaccia,lei allora mi puntò la pistola sperando che mi intimorissi da questo suo gesto,ma continuai a farle la stessa precisa e identica domanda.
“Ma che diamine ti è preso? Cosa vuoi per caso morire? O sei diventato improvvisamente coraggioso? Da dove viene questo coraggio?” mi chiese sorpresa.
“Tu credi in Dio?” le chiesi perplesso.
Lei rise sadicamente “ Cosa diamine centra Dio? Credi che lui ti protegga da tutto e da tutti? Povero ingenuo!”.
“Non hai risposto alla mia domanda!” affermai deciso.
“La mia era una risposta:non ci credo!” affermò indispettita.
“Allora perché hai un libro con scritto “Puoi farcela,devi solo crederci”
“Non è mio...e poi non si riferisce a Dio!”affermò infastidita.
“Cosa c'è di tuo in questa stanza?” le chiesi curioso.
“Adesso basta con le domande,sei asfissiante!” affermò adirata.
Dopo aver pronunciato quelle parole,il telefonino di Naoki incominciò a squillare.
“Pronto? Ancora? Si d'accordo sto arrivando,ho capito!” affermò preoccupata.
“Vaffanculo,porca puttana!” non appena chiuse la chiamata strillò queste parole, tirando il telefonino.
“Che succede?” le chiesi incuriosito.
“Vieni con me e smettila di fare domande”mi ordinò raccogliendo il telefonino.
Non avevo idea,di dove stessimo andando, Naoki non volle fornirmi alcuna spiegazione,l'unica cosa che fece per tutto il tragitto era bestemmiare.
“Non ci provare a scappare o giuro che ti ammazzo sul serio... e poi oltre a te ammazzo anche la tua cara Izuko”affermò acidamente.
“Non sto cercando di scappare...ormai non ha senso scappare” affermai.
“Perchè?” chiese confusa.
“Non potresti capirlo...” esclamai sorridendo,non sapevo neanch'io perché sorrisi,ma mi venne naturale.
Lei mi guardò come se fossi matto da legare,tanto da non voler più ricevere alcuna spiegazione o forse aveva altri pensieri che le affollavano la mente.
“Sbrigati o ti ammazzo!” mi ordinò freddamente.
Accelerai il passo, indeciso su cosa dire per poterla calmare,ma pensai che con lei non avrei fatto altro che peggiorare le cose,così preferì stare in silenzio.
Arrivati in una clinica si fermò per poi entrarci, allora mi ricordai di quella conversazione via chat e di quel certo Saichi.
Lo stava andando a trovare?
Vidi tutta la gente malridotta che stava in quella clinica,ne rimasi molto impietosito.
Mi facevano così pena e pensai a me stesso in quelle brutte condizioni, sicuramente non avrei mai retto una situazione simile.
“Come sta?” chiese Naoki ad una dottoressa.
“Suo fratello ha ingerito diverse sostanze per ottenere lo stesso effetto dell'eroina...potrebbe anche non farcela”affermò la dottoressa con uno sguardo piuttosto dispiaciuto.
“Io non capisco...Io vi pago per far stare bene mio fratello,per evitare che lui faccia queste cazzate e voi cosa fate? Siete assolutamente inutili!” gli urlò contro Naoki piangendo.
“Mi dispiace davvero signorina” disse la dottoressa cercando di consolarla, posandole una mano sulla spalla,ma Naoki la scostò con violenza.
“Non si azzardi a toccarmi!” le gridò contro.
La dottoressa rimase immobile,non sapeva cosa fare per evitare che Naoki strillasse, disturbando gli altri pazienti.
Io ero ancora confuso riguardo a cosa stesse succedendo,ma la cosa più importante in quel momento erano le lacrime di Naoki, non l' avevo mai vista piangere e mi sentì stranamente male nel vederla soffrire in quel modo.
“Naoki” dissi abbracciandola di spalle.
Non potevo vedere la sua espressione,però sembrava essersi calmata,almeno un po',dopotutto aveva smesso di urlare disperatamente.
La dottoressa mi guardò dolcemente,credendomi il fidanzato di Naoki e poi se ne andò dicendo “Tra un po' le dirò quando può vederlo”
“D'accordo” disse Naoki tra le lacrime rimanendo stretta a me.
Era una bella sensazione, stringerla forte a me sfiorando i suoi morbidi fianchi,come se mi appartenesse,inoltre non aveva neppure opposto resistenza.
I nostri corpi si scaldarono a vicenda, in quella fredda clinica, dove la vita dalla gente rimaneva incerta.
Naoki rise tra le lacrime “Tu chi diamine sei? Sei un angelo mandato da Dio?” chiese con estremo sarcasmo.
“Ma chi lo sa...forse è stato Dio a farci incontrare”le risposi continuando a stringerla.
“Ma piantala!” disse ridendo tra i singhiozzi.
“Ok” dissi smettendo di stringerla.
“Ti ho detto di smetterla di dire sciocchezze,non di smettere di stringermi” affermò voltandosi verso di me.
Rimasi scioccato dalle sue parole, inoltre suoi occhi arrossati dal pianto sembravano così supplichevoli,come se non desiderassero altro che il mio abbraccio,ma notando il mio sguardo allibito tornò a fare la spavalda:
“Allora mi abbracci o no? O vuoi morire?”
L' abbracciai più forte di prima,avendo come l' impressione, di sentire il suo cuore pulsare vicino al mio petto e poi ricambiò stringendomi con le sue braccia.
“Adesso puoi vederlo” disse la dottoressa seria in viso.
Naoki si scostò subito da me dicendomi di rimanere lì ad aspettarla,ma avendo paura che mi dessi alla fuga o forse per usarmi come supporto morale, decise di farmi andare insieme a lei.
Naoki tremò giunta nella fatidica porta,dove avrebbe rivisto il fratello, supplicandomi di aprirla al posto suo.
Stavo per aprirla,ma lei mi fermò dicendo che non se la sentiva,così cercai di calmarla,ma lei si innervosì sempre di più, incominciando a sudare.
“Cosa posso fare per calmarti?” le chiesi pronto a fare qualunque cosa,essendo rimasto intenerito dalla sua reazione.
“Dammi un bacio”propose nervosa come se le pesasse molto fare quella richiesta.
“Eh?” chiesi confuso.
“Fallo e basta!” mi rimproverò.
Mi abbassai un po' per raggiungere le sue labbra, perchè era più bassina di me di qualche centimetro e non appena le raggiunsi rimasi immobile,eravamo sempre in un ospedale, non mi sembrava il caso di lasciarmi andare ad un bacio troppo appassionato,anche lei rimase ferma,come se le bastasse quel semplice sfioramento di labbra.
Dopo un po' si discostò da me, guardandomi in un modo strano,che non compresi, ma accorgendosi che la stavo osservando, rivolse lo sguardo da un'altra parte dicendomi di aprire la porta.
Aprì la porta, lasciando entrare per prima Naoki,per poi proseguire io.
Era una classica stanza da ospedale, con un letto sul quale dormiva un ragazzo, che aveva qualche anno in meno di Naoki, ma non dovevano togliersi molto.
Aveva anche lui i capelli tinti di rosso e aveva dei tratti del viso in parte somiglianti a quelli di Naoki.
Lei si sedette davanti al letto,accarezzandole dolcemente la testa.
Avendo paura di disturbare il suo sonno allontanò la mano ad ogni suo respiro.
“Saichi ti voglio bene” gli sussurrò trattenendo le lacrime.
Il ragazzo udendo le parole della sorella si risvegliò sorridendole dolcemente,aveva gli stessi occhi di Naoki.
“Mi sei mancata tanto” disse sfiorandole il viso.
Ma Naoki scoppiò a piangere chiedendogli come stava, lui rispose che adesso che l' aveva rivista stava benissimo.
“Non devi mai più fare una cosa del genere, altrimenti non verrò mai più a trovarti!” disse Naoki arrabbiata,ma anche piuttosto angosciata.
“Mi dispiace,ma la dipendenza non è facile,cerca di capire” affermò Saichi dispiaciuto.
Saichi aveva l' aria stanca,il viso pallido, le occhiaie e la sua voce suonava come un sussurro appena percettibile,come se parlare per lui fosse uno sforzo troppo grande.
“E lui chi è?” disse incrociando il mio sguardo.
“E' solo... un commercialista” affermò Naoki indecisa.
“ Naoko se è il tuo ragazzo puoi dirmelo...lo capisco” affermò con un espressione triste in volto per poi incominciare a tossire forte.
“Non ti sforzare” disse Naoki zittendolo.
Rimasero in silenzio a guardarsi amorevolmente per un bel po' di tempo, finchè Naoki non si decise ad andare via dicendo che sarebbe tornata a trovarlo,ma che adesso era meglio che non si affaticasse e che non facesse mai più cose avventate.
Saichi annuì, poi mi guardò in un modo strano,come se mi odiasse,però in poco mutò espressione, regalandomi uno sguardo dolce e carezzevole.
Mi strizzò persino l' occhio,mentre Naoki era concentrata su altro.
“Possiamo andare” disse rivolta verso di me,dando l' ultimo saluto al fratello.
Saichi le strinse forte la mano per non farla andare via, poi però mollò la presa scoraggiato, perchè Naoki gli dissi che non poteva restare.
Naoki pianse non appena uscì dalla clinica, io cercai di calmarla ancora una volta,ma lei non appena si rese conto del mio atteggiamento dolce e rincuorante, finì per innervosirsi asciugandosi le lacrime.
“ Ormai non serve fingere con me...in realtà sei molto fragile anche se non vuoi darlo a vedere” affermai guardando il suo sguardo colmo di rabbia.
“Adesso basta! Stai diventando pesante!” affermò urlando.
Giunti a casa, fece una chiamata per saperne di più riguardo le condizioni del fratello,il suo sguardo lievemente rilassato mi fece capire che stava meglio.
Ma di colpo suonarono alla porta, pensai potesse essere l' omaccione,invece quando io e Naoki andammo ad aprire, mi dovetti ricredere,era un'altra persona.
“Buongiorno” disse cordialmente Naoki.
“Salve” disse la donna molto cortese.
Doveva avere all' incirca una trentina d' anni, il suo viso e quella sua espressione gentile mi ricordavano la mia adorata Izuko.
“Allora...si accomodi!” disse Naoki sorridendole.
Era veramente molto dolce e accogliente ,non l' avevo mai vista così.
“Perdoni il disordine di casa mia” disse proseguendo con le sue cortesie.
“Non fa niente” disse ricambiando il sorriso.
Naoki la fece accomodare nel tavolino della cucina preparandole persino il caffè.
“Allora mi dica tutto” disse servendole il caffè.
“Io vorrei che lei uccidesse mio marito” disse la donna con freddezza.
“ Che cosa le ha fatto?”.
“Lui si ubriaca sempre e mi ha picchiato diverse volte...ma non pensavo che avrebbe picchiato persino nostra figlia e poi ha persino abusato di lei” disse la donna fra le lacrime.
Naoki sussultò di fronte quelle parole,come se l' avessero colpita in prima persona.
“Perchè non l'ha denunciato?” chiese Naoki.
“Ha minacciato di uccidermi se lo denuncio” affermò la donna piangendo.
“Capisco perfettamente come si sente” disse tenendole la mano e porgendole dei fazzolettini.
Le aveva dato i fazzolettini cortesemente senza tirarli? Ah,ma che andavo pensando di fronte un dramma simile! Quella donna stava soffrendo, era inevitabile che potesse suscitare in Naoki dei sentimenti caritatevoli,in fondo anche lei doveva aver passato qualcosa di simile,perciò si rispecchiava in quella situazione.
“Potrebbe persino avermi seguito sino a qui” disse la donna spaventata.
“Se verrà qui non la passerà di certo liscia!” affermò Naoki tranquillizzandola.
Così Naoki si affacciò alla finestra per vedere se ci fosse il marito di quella donna qui in giro,ma non vide nessuno di sospetto.
“Non c'è nessuno,possiamo stare tranquille...tuttavia le direi di fare molta attenzione quando torna a casa...dica a suo marito una bugia convincente riguardo a dov'è andata”.
“Io veramente...vorrei che lei lo uccidesse oggi”
“Ah” disse Naoki colta alla sprovvista.
“Deve venire con me...a casa mia e ucciderlo”
Naoki non avendo nulla da ridire annuì,guardando nella mia direzione.
“Tu verrai con me”
“Come e perché?” chiesi scosso.
“ Non lo so,preferisco portarti con me”
“Ma...”
“Tu pensi che sia sbagliato?” disse guardandomi seriamente.
“Uccidere qualcuno non può portare nulla di buono!” affermai con certezza.
La donna udendo le mie parole mi guardò perplessa,sembrava quasi stesse rivedendo la sua decisione di uccidere il marito, Naoki se ne accorse innervosendosi.
“Se quell' uomo rimane in vita continuerà a far del male alla sua famiglia!” urlò a squarciagola.
Tanto che la vicina di casa di Naoki, venne a lamentarsi sulla soglia della porta, dicendo che stava disturbando tutto il vicinato e che continuando così l' avrebbe denunciata.
Naoki fece dei lunghi sospiri,per mantenere la calma, ma sembrava parecchio nervosa, infatti le vennero dei tic nervosi alle mani che muoveva continuamente gesticolando.
“Signora Fuya mi scusi davvero per le mie urla è solo che mi ero immersa nella parte...mi hanno dato una parte in un programma televisivo e allora stavo recitando....”
“Ah, capisco” disse l' anziana signora brontolando scocciata e tornandosene a casa.
Non appena se ne andò, Naoki disse ad alta voce “ dannata vecchia impicciona!”
Dopo un po', aggiunse “ E riguardo a te...non sei nelle condizioni di poter dire nulla...hai ucciso anche tu delle persone...e tra l' altro erano persone innocenti...perciò non venirmi a fare la predica” disse sottovoce temendo che la vecchia potesse sentire tutto.
Io rimasi immobile a fissarla, pensando a quanto fosse crudele rinfacciarmi qualcosa di simile, però in fin dei conti, aveva ragione...o forse no...
La donna mi guardò sconvolta, come se non volesse crederci che io avessi potuto uccidere qualcuno.
“A volte si commettono degli errori e ci si pente,però pentirsi non serve a niente...quel che è fatto è fatto” disse Naoki guardandomi con freddezza.
“Allora non capisco perché mi hai lasciato in vita?” chiesi cominciando ad innervosirmi.
“Perchè questa è la miglior vendetta...lasciarti in vita continuando a farti soffrire per i tuoi errori... l' ha capito anche la figlia degli Shimotsu che questa era la miglior vendetta per uno come te”
“Mi dispiace dover interrompere le vostre discussioni” affermò la donna agitandosi.
“Ci scusi” disse gentilmente Naoki cominciando ad ignorarmi.
Uscimmo da casa sua, percorrendo un bel tratto di strada a piedi, tanto che i piedi finì per non sentirmeli più, inoltre ero rimasto amareggiato dalle parole di Naoki.
Era così spietata e sprezzante, parlando con lei,capì che non era dedita al perdono, che per lei ognuno di noi doveva pagare per i propri errori, soffrendoci per tutta la vita, senza potervi porre rimedio.
Era questa la vendetta stabilita per me,una vita di agonia e di rimorso eterno? Sarebbe stata veramente così la mia vita,non avrei mai trovato pace perciò che avevo fatto? Dio mi avrebbe mai perdonato ed io avrei mai perdonato me stesso?
Si dice che Dio perdoni chiunque,ma sarà davvero così?
Chissà se gli Shimotsu mi avessero perdonato e dove si trovavano adesso? Forse avevano semplicemente smesso di esistere oppure si trovavano in paradiso,ma per i suicidi era previsto il purgatorio o forse l' inferno,non ne ero sicuro.
La mia fede cattolica,si era ridotta alle cose più basilari e per giunta ero un non praticante da molto tempo, quindi trovare la fede sarebbe stato il modo più giusto per farmi perdonare da Dio?
Ma avevo davvero bisogno del perdono di qualcuno che forse neanche esisteva o avevo semplicemente bisogno di sentirmi perdonato da qualcuno o semplicemente da me stesso?
Le domande avrebbero continuato a moltiplicarsi,così decisi di concentrarmi su qualche altra cosa,ma tutto quello che mi veniva in mente era triste.
Il peccato che avevo commesso io, si sarebbe ripetuto un'altra volta, con la morte di quell' uomo, ma del resto non potevo farci nulla, Naoki non voleva sentire ragioni in tal proposito e quella donna era assopita dal dolore e dalla rabbia per poter parlare di perdono.
Ma pensandoci, anch 'io avrei faticato a perdonare in una situazione del genere, in fondo non era la stessa situazione degli Shimotsu, poteva dirsi una “giusta causa” vedendola in una certa prospettiva,però mi chiedevo se tutto ciò potesse davvero dirsi giusto.
Non ne avevo idea,però sapevo di non voler vedere quell' uomo morire sotto i miei stessi occhi impotenti.
Quando arrivammo in quella casa, sentì un fremito che mi percorse tutto il corpo, mentre Naoki si guardò intorno rimanendo impassibile.
“Sua figlia è in casa?” chiese Naoki prima di entrare dentro casa.
“No,l' ho portata dalla nonna” affermò la donna piuttosto turbata.
“Saggia decisione” affermò Naoki entrando dentro casa.
Io avrei preferito rimanere fuori,ma Naoki mi costrinse ad entrare.
La casa era molto ordinata,pulita e piena di mobili di valore, dovevano passarsela bene,ma la nostra attenzione si soffermò sull' uomo spaparanzato sul divano completamente ubriaco.
Naoki si avvicinò salutandolo,ma lui rispose al saluto tirandole una bottiglia di vino,ma lei riuscì fortunatamente a schivarla.
“Sparagli!” disse la donna incominciando ad agitarsi.
“Dovrò pur essere certa che è un tipo violento”rispose tranquillamente Naoki.
Lo analizzò accuratamente, avvicinandosi troppo a lui,ma Naoki non sembrò essere affatto spaventata da quell' uomo.
“Allora che mi farai?” chiese Naoki aspettandosi qualche reazione.
L'uomo rispose con facilità alla provocazione alzandosi dal divano, e dopo di ciò la spinse per terra per buttarglisi di sopra.
Naoki cercò inutilmente di liberarsi dall' uomo,ma non sembrava riuscirci.
Di fronte una situazione del genere,non sapevo cosa fare,ma ero certo di una cosa,stare a guardare non era la cosa migliore.
Nel frattempo Naoki con l' uomo ancora addosso, disse alla donna di mettere la tv a tutto volume,la donna lo fece in gran fretta ed io mi chiesi il senso di quel gesto.
Ma dopo un po', udì vagamente qualcosa, come uno sparo, così Naoki riuscì a liberarsi dall'uomo ormai morto.
Ora capivo a cosa serviva la tv a tutto volume ad attutire il rumore dello sparo, ma tutt'ora ero incredulo, non riuscivo a credere che quell' uomo fosse davvero morto, perché la sua morte era stata così indolore senza un lamento o qualche accenno di sofferenza in me e in lui.
“Ah,stronzo bastardo...Adesso ci sono le mie impronte digitali”affermò Naoki scocciata soffermandosi sul cadavere.
Stava cercando una soluzione a quel problema ed io mi chiedevo se ne avrebbe davvero trovata una, in fondo non era proprio ciò che si diceva un' assassina professionista, ma piuttosto una svampita che uccideva senza riflettere sulle proprie azioni, almeno questa era la mia impressione.
“Ok allora adesso aspettiamo che si faccia buio e che non ci sia molta gente per strada,per trascinare il cadavere via da qui...”
Io rimasi fermo con il cuore palpitante dal terrore,cercando di non svenire a quelle sole parole, perchè era come se non fossi consapevole di cosa realmente fosse successo.
Naoki aveva davvero sparato a quell'uomo,eppure era avvenuto tutto in così pochi minuti,era stato troppo insignificante,come se nulla fosse cambiato dopo quella perdita.
Il mondo avrebbe continuato a girare come se non fosse accaduto nulla e questo mi faceva inorridire.
Non era una brava persona,ma era pur sempre una persona, nonostante le cose crudeli che potesse aver fatto.
Perché per Naoki non era così? Avrei tanto voluto che Naoki vedesse le cose nella mia stessa ottica, così tutto sarebbe stato più semplice.
Ma ogni cosa aveva un suo perché e anche questa ce lo aveva, nelle sue azioni c'era una spiegazione precisa, Naoki veniva mossa da sentimenti negativi,in fondo non era altro che una pedina dei suoi stessi sentimenti.
“Allora... tu mi aiuterai a trasportare il cadavere” disse guardandomi attentamente.
“Io?” chiesi scosso osservando il cadavere.
Guardandolo attentamente,pieno di sangue e lì immobile,mi veniva l' angoscia,non avrei mai potuto trascinare quel cadavere come un sacco di patate per portarlo chissà dove.
Era un uomo,come me e come tutti gli altri, qualunque cosa egli avesse fatto.
Possibile che una cosa così semplice non potesse comprenderla? E persino la moglie avvelenata dal dolore potesse aver soltanto ideato una cosa come questa?
Non riuscivo ancora a crederci,doveva essere un incubo dal quale mi sarei presto svegliato, ma anche se volevo pensarla così,mi dovetti ricredere perché quella era la cruda realtà.
Così udendo il frastuono della tv a tutto volume e accorgendomi dello sguardo di Naoki puntato verso di me, come se volesse dirmi di non mancare ai miei doveri, mi venne una voglia immensa di urlare,da non riuscire a controllarla.
Urlai un “ah” acuto che non sapevo neanch'io cosa volesse dire,però era stato liberatorio,una valvola di sfogo, che tuttavia non assopì le mie paure.
Naoki con le orecchie tappate si avvicinò a me, strattonandomi per farmi calmare.
Ma io continuai ad urlare più forte di prima,da contrappormi al volume del televisore,così lei mi tappo la bocca con la mano, ma io glie la morsi.
Sussultò dal dolore,ma non allontanò la sua mano dalla mia bocca,pensando che fosse l' unico modo per zittirmi.
Dopo un po', fu come risvegliarmi,ero tornato in me e smisi di mordere la sua mano ormai piena di segni.
Naoki rimase in silenzio scrutandomi intensamente, ma il suo sguardo non era cattivo, sembrava comprendere il mio stato d'animo, persino la moglie di quell'uomo cercò di calmarmi.
Dopo, mi acquietai, con la tv a basso volume e quel cadavere lontano dalla mia vista: Naoki lo aveva coperto momentaneamente con un lenzuolo.
“Distenditi sul divano e rilassati un attimo” disse Naoki.
“Nello stesso divano...in cui quell'uomo era sdraiato prima di morire?”chiesi depresso.
“Come non detto” rispose aspramente.

Giunto l' orario ideale, per trasportare il cadavere via da quella casa, ricominciai ad agitarmi, rivedendo gli occhi sbarrati del cadavere che sembravano guardarmi,come se volessero dirmi “Tu sei stato lì ad osservare...non hai fatto nulla per salvarmi...”.
Ma non ero l' unico ad essere agitato,anche la moglie lo era, molto più di me.
In fondo era suo marito,doveva averlo amato,doveva pur soffrire per la sua morte nonostante tutto.
In un certo senso,la sua sofferenza mi confortò,anche quell' uomo aveva qualcuno che lo avrebbe ricordato e che gli avrebbe comunque voluto bene anche se non era più in vita. Ma ogni consolazione, rimaneva un illusione di fronte qualcosa di sbagliato, che compì ancora una volta senza volerlo: Aiutare Naoki a nascondere quel cadavere, ciò significava diventare suo complice in qualcosa che ritenevo sbagliato.
“Io non posso farlo” replicai.
Naoki ignorò la mia replica,invitandomi ad aiutarla a trasportare il cadavere che avevamo messo dentro un grande sacco nero.
Mi arresi: L' aiutai trasportando quel grande sacco, come se fosse immondizia, quando invece, lì c'era una vita spenta,anche se cercavo di non pensarci, era inevitabile pensare a quanto fosse ingiusto.
Il tanfo di cadavere mi giunse sino alle narici confondendomi la mente, a tal punto da farmi pensare, a delle ipotesi non considerate sino ad allora.
E se fossi stato io l' uomo dentro quel sacco?
Non avrei neanche avuto un luogo, dove venir ricordato dalle persone a me care come Izuko, così continuai a protestare esponendo a Naoki questa mia idea.
Lei non volle neanche ascoltarmi, era come se tra me e lei ci fosse un muro, che impedisse a tutte e due la comunicazione o meglio la comprensione.
Alla fine giungemmo sino ad un fiume e gettammo lì il cadavere sperando che nessuno ci avesse visto, ma Naoki con i suoi occhi vigili se ne sarebbe accorta.
Dopo aver fatto ciò,tornammo a casa della moglie per prendere i soldi che Naoki si era guadagnata e ci recammo a casa stanchi morti.

Quella notte non riuscì a prendere sonno.
Avevo troppi pensieri tristi ad affollarmi la mente ed erano tutti rivolti a quell' uomo,avrei tanto voluto far qualcosa anzi avrei dovuto,ma che cosa avrei potuto fare per lui?
Tutti quei pensieri mi stavano friggendo il cervello, dovevo soltanto dimenticare e fare come se nulla fosse accaduto,eppure come potevo dimenticare di aver gettato un cadavere in un fiume aiutando Naoki a nascondere ciò che avesse fatto?
E incominciavo a chiedermi,come faceva Naoki... a dormire la notte serenamente avendo ucciso tante persone,non provavo neanche un minimo di rimorso? Quei cadaveri non la importunavano durante la notte, disturbando il suo sonno attraverso i loro occhi sbarrati e spenti?
Ora ricordavo una cosa, quand'ero andato nella sua stanza,non ci avevo prestato molta attenzione o almeno non ci avevo dato molta importanza a quel comodino accanto al letto dove stavano poggiati una quantità esorbitante di sonniferi.

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Capitolo 5
*** 5 capitolo ( forse da revisionare) ***



8 Marzo 2009



Naoki poggiò le sue labbra sul mio orecchio sussurrandomi qualcosa mentre dormivo,ma probabilmente era stato soltanto un sogno, però non appena la vidi dentro la stanza concentrata su di me,capì che non era stato un sogno.
“Come va?” lo chiese sempre con quella sua solita freddezza,come se non le importasse più di tanto.
“Come dovrei stare dopo una nottataccia simile?” chiesi stizzito.
“Non lo so, dimmelo tu” affermò come se fosse davvero interessata a come mi sentissi.
Non capivo davvero, cosa le stesse passando per la testa, perché fingersi interessata a come stavo?
“Sto una merda!” affermai infastidito da una domanda così sciocca, perché dedurre la risposta era fin troppo semplice.
“Ah, hai detto una parolaccia, non me la sarei di certo aspettata da un tipo come te” affermò ridendo.
“Non c'è nulla di spiritoso, sto perdendo la pazienza” esclamai infastidito
“Tu stai perdendo la pazienza?” chiese ironicamente.
“Anch'io perdo la pazienza come tutti gli altri esseri umani”le risposi ormai in collera.
“Faresti bene a non perdere la calma...potrei perderla anch'io” affermò incombente.
Era frustante quel suo atteggiamento: mi lasciava spiazzato perché lei aveva un'arma da puntarmi contro quando voleva ed io ero impotente, quindi ero costretto a fare tutto ciò che mi chiedeva,anche se alle volte il fatto che potesse uccidermi non mi sfiorava minimamente.
Era Dio a guidarmi e a darmi coraggio? Era impossibile Dio non mi avrebbe mai lasciato gettare sul fiume quel cadavere, quindi ero semplicemente solo contro Naoki, quest' idea mi deprimeva,ma allo stesso tempo alimentava la mia rabbia dandomi il coraggio di affrontarla senza temere più la morte.
“Tanto non mi sparerai perché lasciarmi in vita è la vendetta giusto?” domandai irritato.
“Potrei anche cambiare idea” disse infastidita da quella mia domanda.
Avevo compreso un'altra cosa di lei: odiava quando la gente prevedeva le sue azioni, sicuramente, perché un bravo assassino, non deve mai lasciar trapelare nulla.
“Tu hai dormito bene? Immagino che drogandoti di sonniferi,avrai dormito ma...senza di essi non avresti potuto”
“Piantala di cercare di entrare nella mia testa,non capiresti, viviamo in due mondi completamente differenti” mi rispose irritata.
“Già, concordo con te...e preferirei che non mi facessi rientrare nel tuo mondo di morte” affermai brusco.
“Non è il mio mondo... è il mondo ad essere fatto di morte...io faccio morire semplicemente coloro che non meritano di vivere”
“E chi stabilisce chi merita di vivere e chi no? Tu?”
“No, sono le loro azioni a stabilirlo,io rispondo a ciò che fanno”
Era incomprensibile! Perché Naoki perdeva il suo tempo a spiegarmi il suo punto di vista? Ed io perché ci tenevo a farle capire il mio?
La conversazione sembrò andare per le lunghe senza giungere ad una conclusione o meglio la parola fine c'era: ognuno rimaneva con le proprie idee.
Dopo un attimo di silenzio, Naoki prese una dvd mettendolo su un lettore impolverato,dicendomi di stare a guardare attentamente la crudezza delle scene che avrei visto.
Non appena il video partì mi sentì male, le scene erano più crude di quanto avessi potuto immaginare : Un uomo che violentava una donna, prendendola a pugni a calci sulla testa e tirandole i capelli.
Non ce la facevo a proseguire la visione, quell'uomo si eccitava mentre quella donna con lo sguardo sanguinante urlava straziata dalla disperazione supplicando pietà.
Era terribile! Mi voltai da un'altra parte per non vedere quella crudeltà, tappandomi le orecchie per non udire le urla disperate di quella donna, che cercava inutilmente di liberarsi da quell' uomo violento.
Naoki tolse il dvd chiedendomi se adesso non provassi rabbia e se non volessi uccidere quell'uomo del video col viso censurato.
Uccidere sarebbe stato troppo semplice,lo avrei torturato fino alla fine dei suoi giorni,non avrei di certo avuto pietà per un uomo simile,così mi accorsi di aver compreso Naoki più di quanto potessi immaginare, eppure sentivo che c'era pur sempre qualcosa di sbagliato in quel ragionamento.
Certo la rabbia e il dolore inducevano a queste soluzioni,ma così avremo fatto il loro stesso gioco: diventare mostri quanto loro.
“Io non so cosa dire” affermai rifiutandomi di darle ragione.
“Immaginavo una risposta simile”
“Comunque non dovresti tenere questo tipo di dvd”
“E' di una cliente...devo scoprire chi è l'uomo del video...”
“ Ma è impossibile” replicai.
“E' vero non è facile,però devo assolutamente scoprirlo”.
Ancora una volta ebbi l'impressione che la prendesse molto sul personale,d'altronde avendo subito anche lei una violenza, si immedesimava con la ragazza del video.
Non potevo di certo biasimarla, anch'io avevo detestato quell'uomo da volerlo torturare, figurarsi lei, che aveva vissuto una situazione simile.
“Mi dispiace” dissi affranto.
“Per cosa?” chiese guardandomi sorpresa.
“ Lo sai” esclamai malinconico.
“No,non ne ho davvero idea” disse con una risata forzata.
“Non hai mai voglia di sfogarti,di parlarne con qualcuno per sentirti meglio?”
“Parlarne con qualcuno dovrebbe farmi stare meglio?” chiese ironicamente.
“Potrebbe...” risposi dubbioso.
“E questo qualcuno dovresti essere tu?” chiese aggrottando le sopracciglia.
“Potrei” ancora una volta le risposi dubbioso.
“Piantala di usare il condizionale” esclamò irritata.
“Allora quella persona sono io... ti va bene?” le chiesi, tentando di non apparire invadente, più di quanto non lo fossi.
“Non parlo dei miei problemi con i miei ostaggi, è una questione di professionalità...” e dopo aggiunse “ se lo facessi sarei costretta ad ucciderti”.
“Si,ma è professionale lasciar vedere un video come quello ad un tuo ostaggio?”le chiesi leggendo nel suo volto un accennato stupore.
Ma dopo pochi minuti, fu pronta a rispondermi per le rime.
“ Anche se è stato poco professionale farti vedere quel video...non vedo delle gravi conseguenze in un tale gesto...”
“Mentre se mi raccontassi quello che ti è successo...ci sarebbero gravi conseguenze?” le chiesi pensieroso.
“Si,esatto” rispose severamente.
“E quali sarebbero?” le chiesi non riuscendo a porre un limite alla mia curiosità.
“Non ti riguardano!” esclamò indispettita.
Ci pensai su,quali sarebbero state le conseguenze, se mi avesse raccontato tutto?
Il legame ostaggio e rapitore, sarebbe stato compromesso da quelle confidenze per diventare qualcosa di più,era questo ad impedirle di confidarsi con me?
Mi guardò con quei suoi occhi penetranti che mi facevano sentire nudo e poi disse “ Dovresti farti una doccia puzzi parecchio e quei vestiti dovresti cambiarteli...e per non parlare della barba! Non mi piacciono gli uomini sporchi e che puzzano!”.
“Ah,fantastico tu che parli di pulizia quando questa casa è tutto purchè pulita!”
“Le case possono puzzare e fare schifo,ma le persone no!” affermò gelandomi con lo sguardo.
Così prese degli indumenti puliti e un asciugamano,tirandoli verso di me, inutile dire che finirono per terra.
“ Sei un pappamolle” affermò disgustata.
Non ebbi la forza di replicare, in fondo non aveva tutti i torti, ero un vero disastro in tutti i sensi.
“eh sto parlando con te?! Non è neanche divertente offenderti,neanche ti difendi dalle offese...”
Mi giustificai dicendo “Nessun uomo risponderebbe alle offese di qualcuno che ha una pistola”
“Ancora non capisco se tu hai paura che ti uccida o no” esclamò confusa.
“Non lo so neanch'io”le risposi più confuso di lei.
“Comunque andiamo”
“Dove?”
“Al bagno...ti devi lavare no?”
“Ma perchè tu vieni con me?”
“Certo”
“E perché?”
“Perchè lo trovo divertente” esclamò ridendo.
Cosa poteva mai trovarci di divertente in una cosa come questa,non lo sapevo proprio, così tentai di comprendere cosa potesse esserci di così spassoso,ma dovetti destarmi dai miei pensieri quando raggiungemmo il bagno.
Naoki chiuse la porta, guardandomi divertita aspettando il momento in cui mi sarei tolto i vestiti.
Incominciai a sentirmi piuttosto a disagio, era la prima volta che una donna mi vedeva nudo,inoltre la situazione era piuttosto ambigua,per nulla romantica come me l'ero sempre immaginata.
“Attendo il grande Banjo spogliarellista” disse ridendo.
“Cosa c'è di divertente?” chiesi innervosendomi.
“La tua faccia!” affermò continuando a ridere.
Guardai la mia immagine riflessa su uno specchio poggiato alla parete, il mio viso era di un rosso accesso da causare le risa compiaciute di Naoki.
Volendo dare un taglio a quelle sue risate fastidiose,mi decisi a superare l' imbarazzo iniziando a sbottonarmi la camicia,così forse avrebbe smesso di ridere,ma mi fermò dicendo che preferiva farlo lei.
Mi sbottono la camicia, poi si chinò per togliermi i pantaloni,i calzini e le scarpe, così continuai a sentirmi più a disagio sopratutto quando mi tolse i boxer.
“ Umiliazione è questo quello che mi diverte” esclamò scrutando ogni mia parte del corpo.
“Tu sei completamente pazza” le urlai contro imbarazzato.
“E' ingiusto dire che sia pazza solo perché mi diverto facendo delle cose diverse da quelle che farebbe qualche altro essere umano”
Avrei voluto dirgliene quattro per tutto quello che avevo subito da lei, senza poter fare nulla e adesso pure questa,non avrei mai avuto pace finchè sarei rimasto lì, possibile che fossi stato così stupido da abbandonare l' idea della fuga, anche se non era facilmente fattibile.
“Su avanti non prendertela” disse sfiorandomi il torace.
Il suo tocco mi fece venire i brividi, per non parlare dell' eccitazione che era fuori controllo.
“Smettila” dissi timidamente.
Naoki sorrise notando il gonfiore sulle mie parti intime,ma smise di toccarmi.
“Allora chi aspetti per entrare in quella vasca” affermò tornando seria.
Mi infilai nella vasca, cercando di non pensare più al tocco di Naoki sulla mia pelle e alle cose perverse che mi erano venute in mente.
L' acqua era gelida, mi lamentai per il freddo,ma Naoki non mi udì,mi parve assente come se fosse persa nei suoi pensieri.
Chissà a cosa stava pensando? A quanto era stato bello avermi umiliato in questo modo?
Naoki si riattivò porgendomi un asciugamano,stranamente senza tirarmela.
Dopo di ciò, ormai uscito dalla vasca mi diede i vestiti da mettermi, lasciando che me li mettessi da solo e poi la vidi impugnare un rasoio.
“Che cosa vuoi farci con quello?” le chiesi preoccupato.
Di certo Naoki che impugnava un rasoio mi preoccupava non poco,doveva avere delle strane idee in mente, forse sfregiarmi il viso? Tagliarmi le vene?
Si avvicinò a me,senza volermi rispondere, e in punta di piedi raggiunse il mio viso.
“Ah insomma abbassati un pò” disse scocciata.
“Solo se mi dici cosa ha intenzione di fare con quel rasoio”
“Voglio solo farti la barba”
“E dovrei crederti?!”
“Oh andiamo che cos'altro potrei fare?”
“Tipo sfregiarmi il viso?”
“Non farei mai una cosa... del genere” disse mettendosi una mano vicino la bocca,come se volesse tapparsela perché stava dicendo delle cose sconvenienti.
“Tu non faresti mai una cosa del genere?” chiesi ironico.
“Infatti ho detto soltanto una cazzata...” disse tornando ad essere la solita Naoki.
Mi abbassai un po', del resto anche se avesse voluto sfregiarmi il viso non avrei potuto far nulla per evitare che lo facesse,lei aveva una pistola ed io solo tanta paura che andava e veniva.
Mi accarezzò il viso con le sue mani, erano così morbide e delicate,non sembravano neppure quelle di un' assassina,erano diverse,avevano un tocco delicato,erano le mani di un angelo.
Era davvero difficile credere che quelle mani fossero macchiate del sangue di tanti uomini, e in quel momento non volevo neppure pensarci volevo soltanto godermi quel tocco leggero e soffice che mi faceva sentire così bene.
“Mi dispiace” disse lasciandomi pietrificato.
“Di cosa?”
“Lascia perdere!” esclamò stizzita.
“No, tu hai detto che ti dispiace...adesso voglio saperlo”
“Ma tanto un mi dispiace non basta no?” chiese avvicinando le sue labbra alle mie.
“No,non direi che basti dopotutto quello che mi hai fatto”
“Ecco era questo quello che volevo sentire!”
“Allora hai detto che ti dispiace soltanto per sentire il mio disprezzo verso di te?”
“Esatto,volevo sentire...e vedere la voglia di vendetta sul tuo volto”
“Perchè devi dire delle cose così brutte...potresti persino essere una così bella e dolce ragazza perché mai ti ostini a seguire questi sentimenti negativi e a causarli agli altri?”
“Io una bella e dolce ragazza di cui tutti si approfitterebbero?! Spiacente ma non è il mio sogno nel cassetto”
“E qual'è il tuo sogno?”
“ Gli stupidi come te hanno e seguono dei sogni,io non ne ho”
“Ma è così triste vivere senza dei sogni...”
“Cazzate!” disse infastidita incominciando a mettermi del sapone sulla barba, poi iniziò a tagliare ferendomi, sicuramente lo aveva fatto di proposito.
Mi lamentai per il dolore, e lei proseguì non commettendo più alcun errore.
Preferì rimanere in silenzio finchè avevo un rasoio sul viso, ma il mio silenzio sembrò infastidirla.
“Sei diventato muto?” chiese facendo una smorfia.
“No,è solo...”
“ hai paura che sfregi il tuo bel faccino” affermò ridendo.
“Si,più o meno” risposi sperando che quelle parole non la infastidissero.
Invece come temevo la infastidirono, ma forse non furono le mie parole ad innervosirla,ma qualcos'altro, so soltanto che mi provocò un altro taglietto sul viso.
“E se facessi da solo?”
Non mi rispose,ma mi provocò un altro taglietto il che equivaleva ad un no rabbioso.
Menomale che non avevo tanta barba,infatti finì in poco tempo quella tortura,altrimenti chissà come sarebbe andata a finire.
Mi lasciò sciacquare il viso colmo di sapone per poi riportarmi nella mia stanza o almeno in quella dove mi faceva stare.
Giunto nella stanza mi accorsi di una cosa che non avevo notato prima,c'era una cosa nera sotto il letto,non avevo idea di cosa fosse e come mai non me ne fossi accorto prima,ma volevo vedere bene cosa fosse senza che Naoki se ne accorgesse.
Naoki si voltò un attimo per chiudere la finestra, così io mi chinai per vedere cosa c'era sotto il letto,rimasi incredulo non appena vidi una pistola.
La presi velocemente mettendola sulla tasca dei pantaloni sperando che non si fosse già voltata verso la mia direzione.
Naoki stava guardando fuori dalla finestra,quale momento opportuno per puntarle contro l' arma che avevo trovato?
Non avrebbe di certo potuto fare niente,neanche prendere la sua arma perché altrimenti le avrei potuto sparare.
Mi avvicinai silenziosamente a lei, afferrandola da dietro come avevo fatto in ospedale, però le circostanze erano differenti.
Naoki non emise alcun suono di fronte la mia stretta non tentò neppure di liberarsi neanche quando le puntai contro la pistola.
“Se vuoi sparare spara” esclamò incurante.
Tremai di fronte quelle parole,io non volevo spararle, volevo soltanto scappare o sentirmi libero,senza nessuno che mi umiliasse e che mi puntasse una pistola per farmi fare ciò che voleva.
“Io voglio soltanto andarmene...”
“Allora dovrai uccidermi per essere libero” disse mettendo una mano sulla tasca della sua gonna.
Voleva prendere la pistola nonostante avessi un'arma da puntarle contro, mi innervosì perché lei ci riusciva a farmi fare quello che volevo con un'arma da puntarmi contro ed io no, era così ingiusto,così cercai di essere più convincente utilizzando la mano libera per fermare la sua stringendole forte il braccio.
Naoki si lamentò per il dolore,ma non tentò di liberarsi,poi incominciò a ridere.
“Tutto qui quello che sai fare?” disse provocandomi.
Così le strinsi più forte il braccio, che era diventato paonazzo, ma lei continuò a provocarmi,sembrava fregarsene del dolore.
Mi decisi a fare una mossa più intelligente al quale non avevo pensato, le sequestrai la pistola che aveva nella tasca, così non poteva davvero farmi più niente,ma lei continuò a ridere.
“Non hai via di scampo, la casa è chiusa a chiave!”
Incominciai ad agitarmi cercando le chiavi,ma non le trovai, cercai dappertutto persino sul suo seno,pensando che potesse averle nascoste in un luogo improbabile e invece niente.
“Dove le hai messe?” mi innervosì mettendo la sua pistola in tasca,ma continuando a puntarle l'altra.
“Non te lo dirò” affermò ridendo.
“In questo momento non rispondo più di me...vuoi davvero che ti faccia del male?”
“Fallo!”
In realtà non sapevo cos'altro fare, per quanto potessi desiderare la libertà,l' idea di doverla pestare a sangue non mi piaceva per nulla.
“Non hai idea di cosa fare...”
Anche se non desideravo pestarla a sangue e torturarla, l' idea di essere io quello che adesso aveva le armi,in un certo senso mi piaceva, anche se ero chiuso in casa.
Purtroppo non era facile come pensavo, perché lei non si lasciava sottomettere neanche con una pistola puntata contro.
“Anche se ti uccido rimarrei rinchiuso qui...” affermai rimanendo sorpreso persino io delle parole appena pronunciate,avevo davvero considerato quell'ipotesi, quella maledetta ipotesi di ucciderla?
“Si,esatto avevo calcolato tutto!”
“Che significa?”
“Sono stata io a mettere quella pistola lì”
Si stava dannatamente prendendo gioco di me, aveva messo quella pistola lì per darmi una speranza, per poi portarmela via riducendola in cenere.
Questa come tante altre cose che mi aveva fatto non glie l' avrei di certo perdonata, ma anche se provavo tanto odio nei suoi confronti,non avrei mai trovato il coraggio di spararle,andava contro i miei principi,perciò cercavo di contenere la rabbia.
“Non sei arrabbiato per quello che ti ho fatto, allora perché non mi spari?”
“Sparandoti non risolverei niente”
“Possibile che tu sia così idiota!” urlò furente.
Aveva organizzato quella messinscena per farsi ammazzare da me? Perché voleva morire?
“Non capisco tu vuoi che io ti uccida?” chiesi sconcertato.
“Esatto”
“Perchè?”
“Mettiamola così se mi uccidi ti dirò dove si trovano le chiavi”
“Questo non ha senso!” le invei contro.
“Non vuoi essere libero?”
Ma pensandoci avrei potuto benissimo ingannarla, non appena mi avrebbe detto dove fossero le chiavi,me ne sarei fuggito via lasciandola in vita,ma poteva anche aver calcolato questo anzi aveva sicuramente tenuto in considerazione quest' eventualità.
“Allora mettiamola in un altro modo” disse infilando una mano sotto la minigonna.
Rimasi imbambolato a fissarla, non avevo idea di cosa stesse facendo,ma stuzzicava molte delle mie fantasie quella minigonna che si alzava lasciando intravedere tutto.
Purtroppo dovetti abbandonare ben presto le mie fantasie perché dalle sue mutandine uscì fuori un'altra pistola,unico posto in cui non avevo voluto controllare, già controllare sul seno, era stato fin troppo per uno come me.
“Ma quante cazzo di pistole aveva?Cosa aveva una fabbrica di armi?” Pensai incazzato nero.
“ Allora se tu non uccidi me io ammazzo te”
Quel ragionamento complicava tutto, perché lo spirito di sopravvivenza può essere più forte di qualsiasi principio che uno si predispone,però lo avevo giurato a me stesso che non avrei mai più provocato la morte di nessuno,ma avrei potuto mantenere quella promessa rimanendo in vita?
Era questo ciò che mi dava da pensare perché vivere era importante,fondamentale per me,non come Naoki che stava gettando via la sua vita come se niente fosse.
In tutta sincerità non sapevo perché provassi questo forte legame con la vita,dopotutto non mi aveva dato grandi soddisfazioni e neanche grandi gioie.
Ma sapevo che c'era qualcosa per il quale valesse la pena di vivere ed era il suo sorriso, quello della mia amata immortale, dovevo rivedere Izuko un' ultima volta, respirare a pieni polmoni il suo profumo,udire il suo respiro e il dolce suono della sua voce,ma oltre a questo c'era qualcosa altro a rendere essenziale la mia esistenza,ma non sapevo cosa fosse di concreto: molto probabilmente era la speranza,quella vana che credeva che un giorno le cose sarebbero andate come volevo,avrei trovato un lavoro che soddisfacesse le mie aspettative, avrei sposato Izuko. Sarebbe stato tutto perfetto come nelle favole con un vissero felici e contenti.
Più che una speranza erano i sogni a nutrire il mio desiderio di vivere,quelli che Naoki aveva criticato e disprezzato,lei non ne aveva, era per questo che non trovava una ragione per vivere?
Mi guardò inferocita gridando “Allora ti decidi, vuoi che ti ammazzi?”
“D'accordo” affermai insicuro.
Dopo un momento di silenzio dissi “Però prima devi dirmi perché vuoi morire”
“Mi ha chiamato... la clinica stamattina... mentre dormivi.. e mi hanno detto che mio fratello è morto...ha preso delle altre sostanze...questa volta non ce l' ha fatta...” disse parlando velocemente.
Faticai a seguire i suoi discorsi,ma nonostante tutto li compresi, ma c'era qualcosa che non mi tornava per tutta la mattinata mi era sembrata la stessa di sempre, soltanto quando mi feci il bagno,lei mi sembrò strana e persa nei suoi pensieri.
“Non sei andata in clinica?” le chiesi.
“No,non voglio andarci...non voglio vedere mio fratello... mor...” disse non riuscendo a finire la frase.
“Mi dispiace” dissi guardando attentamente il suo viso afflitto dal dolore.
“Sai solo dire quel cazzo di mi dispiace...non sai fare nient'altro?” disse urlando.
“Dovrei spararti per farti stare meglio?” le urlai arrabbiato.
“Si!” gridò più forte.
Gettai la pistola per terra,non avendo alcuna intenzione di spararle,ma lei impugnò la sua tenendola ben stretta e saldamente puntata verso di me.
“Allora morirai!”disse rabbiosa con gli occhi colmi di odio.
“E poi perché dovrei essere io quello che deve ucciderti?”
“ Perché sei una brava persona, non voglio di certo farmi uccidere da uno qualunque...e poi mi ricordi tanto mio fratello... quand'era piccolo così ingenuo e dolce...mi occupavo sempre io di lui... il nostro era un rapporto speciale...lo vestivo io, gli facevo il bagno e quando gli è cominciata a crescere la barba glie la tagliavo io...”
Adesso avevo compreso perché aveva voluto spogliarmi e fare tutte quelle cose in realtà non le piaceva umiliarmi,ma voleva soltanto rivedere in me suo fratello.
Naoki pianse singhiozzando sommessamente, mi impietosì molto ma non sapevo davvero cosa fare per calmarla,inoltre mi impediva di avvicinarmi a lei con quella sua pistola che mi puntava contro.
“Se hai almeno un po' di pietà per me, spara!”
Nonostante tutto,non riuscivo proprio a sparare, le mani mi tremavano non appena si avvicinavano al grilletto e il cuore mi batteva fortissimo come se volesse scoppiare.
“Allora non sei davvero come ti credevo...pensavo fossi una brava persona e che avresti compreso”
“Non capisci, io non sono una brava persona... ho ucciso gli shimotsu e poi proprio se fossi una brava persona non potrei fare una cosa del genere”
Naoki sorrise dicendo “ d'accordo mi arrendo, al tuo perbenismo del cazzo,lo farò io” .
Si puntò contro la pistola sulla tempia, continuando a piangere, io mi avvicinai a lei preoccupato.
Non volevo che si sparasse non lì sotto i miei stessi occhi, non lo avrei mai permesso.
Si accorse del fatto che mi stavo avvicinando, allora comprese che volessi fermarla, così mi urlò contro di non avvicinarmi tornando a puntarla contro di me,ma dopo un po' gli occhi di Naoki gonfi di pianto si chiusero e finì per terra.
“Naoki!” urlai il suo nome diverse volte,ma senza alcun risultato.
Poggiai un orecchio nella parte sinistra del torace per vedere se il suo cuore batteva ancora, e batteva persino più forte del mio.
“Saichi!” gridò nel sonno.
La sua voce era così flebile,ma dolce, non sembrava neanche appartenerle,anche il suo viso angosciato mi faceva sentire in colpa per tutte quelle volte che avevo pensato male e tramato contro di lei per trovare una via di fuga.
Naoki non era una ragazza come tante altre,nella sua vita doveva aver avuto tanti di quei problemi,era per questo che era così rude e cattiva, tutte quelle brutte vicende dovevano averla inacidita,ma adesso il suo lato buono e fragile era venuto fuori.
Inoltre avvertì una strana sensazione, come se lei avesse bisogno di me, in fondo era come se mi avesse gridato aiuto a modo suo architettando quella messinscena.
Nessuno aveva mai avuto bisogno del mio aiuto, non in quel modo disperato, Izuko mi chiamava sempre per delle sciocchezze per chiedermi ad esempio un parere su come le stava un vestito ed io per queste sue banalità scattavo subito come un cagnolino.
Solo in quell'istante ebbi una presa di coscienza su quanto fosse superficiale Izuko e su quanto fossi stupido io a correrle dietro per tutte quelle sciocchezze.
Dopotutto non ero neppure il suo ragazzo, a quale scopo sprecare il mio tempo per quelle stupidaggini? Ma prima non avevo mai pensato che fossero stupidaggini perché la riguardavano e lei era il centro del mio mondo, qualunque cosa acquistava la sua importanza se detta da lei,ma ora mi sentivo finito in un vicolo cieco.
La ragazza dolce che avevo sempre amato, era in realtà superficiale e aveva moltissimi altri difetti che avevo sempre trascurato perchè avevo sempre avuto gli occhi “bendati”, ma adesso riuscivo vedere tutto con una certa lucidità.
Ma questo ritorno alla ragione,faceva strani scherzi invertendo le parti che avevo dato a Naoki e a Izuko, gli opposti diavolo e angelo che si invertivano, di certo però non potevo dire che Izuko potesse essere il diavolo in persona che io sapessi lei non aveva ucciso nessuno,però cosa avrebbe fatto nelle condizioni di Naoki?
Dopotutto non sempre una persona è quello che vorrebbe essere, a volte viene trascinato dalla corrente degli eventi che ti catapultano in qualcosa che neanche tu vuoi davvero.
Perché stavo facendo questi paragoni tra lei e Izuko?Perché in un momento simile mi perdevo in queste mie inutili congetture? Dovevo smetterla,C'era ancora Naoki per terra svenuta! Dovevo fare qualcosa!
Così la raccolsi delicatamente da terra,prendendola in braccio.
La portai nella sua stanza per poi poggiarla sul letto, adesso il suo viso mi parve meno afflitto,più rilassato dal sonno.
Si era fatto tardi,ero veramente molto stanco.

Tutte le tensioni di quel giorno dovevano avermi stressato e affaticato molto,così mi addormentai nell' altra stanza.

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Capitolo 6
*** 6 capitolo- 9 marzo 2009 (forse da revisionare) ***


9 Marzo 2009


Nel sonno sentì un telefono squillare ripetutamente, ma nessuno lo placò rispondendo.

Il telefono continuò a suonare senza sosta, così mi svegliai barcollante cercandolo per poter dormire in pace.

Il suono derivava dalla stanza di Naoki, era il suo telefonino.

Ero combattuto,non sapevo se rispondere o meno, alla fine mi decisi a svegliarla, così avrebbe risposto lei.

La vidi accoccolata nel letto, aveva un espressione così innocente e tenera da sembrare una bambina, il mio cuore sussultò ancora una volta.

Rimasi fermo a guardarla deliziato, da quel suo lato insolitamente dolce da non avere il coraggio di svegliarla per il telefonino che continuava a suonare.

Le aggiustai le coperte, che la lasciavano un po' scoperta mostrando un abbigliamento non adatto ad una bambina e dopo me ne tornai a letto.

Al mio risveglio, vidi Naoki ferma sulla soglia del letto con lo sguardo perso nel vuoto.

“Tutto bene?” le chiesi preoccupato.

“Come potrebbe andare bene” disse malinconica.

Non sapevo cosa risponderle, in fondo niente avrebbe potuto farla stare meglio: le parole di circostanza non sarebbero bastate.

“Saichi è stato l' unico uomo di cui mi sia veramente fidata...e adesso lui...” disse piangendo.

Mi guardai intorno, chiedendomi se stesse davvero parlando con me,aveva detto di non voler parlare della sua vita privata con un ostaggio e adesso stava facendo tutt'altro.

“Non so davvero cosa dire” dissi guardandola compassionevolmente.

Naoki si avvicinò al letto per stringermi la mano.

“Le nostre mani... sono della stessa grandezza” disse lì per lì accarezzandomi la mano, era scontato che volesse cambiare discorso per non pensare al fratello.

Annuì, cercando di dire qualcosa che non sembrasse stupido,ma alla fine non mi venne nulla in mente,mentre lei si asciugò le lacrime.

“Sei molto ingenuo...sai questo lato di te lo trovo interessante...ti sei fidato ciecamente delle mie parole...”

“Di cosa stai parlando?”

“Quando ho detto che la porta era chiusa a chiave... non hai neppure controllato...”

“Vuoi dire che era aperta?”

“Esatto”

“Non posso crederci” affermai stupito.

“E sei adorabile con questa tua faccetta sorpresa” disse dandomi un forte pizzicotto alla guancia.

Mi stava sicuramente prendendo in giro come al solito, ma se era un suo modo per non pensare al fratello e la facesse stare meglio,glie lo concedevo.

“Tu dovevi essere... alle superiori il solito secchione sfigato...che tutti prendevano in giro e che subiva sempre” affermò Naoki ridendo a stento.

“Si,hai inquadrato perfettamente la situazione” dissi amaramente.

“Ah” disse scuotendo la testa.

“E tu chi eri alle superiori quella che menava i bravi ragazzi?” chiesi senza pensare,ma dopo volli rimangiarmi le parole appena pronunciate,ma era troppo tardi.

Naoki stranamente la prese a ridere e poi mi risposte “ Alle superiori ero diversa...un'altra persona...”

“ Davvero?”

“Si,decisamente” rispose amareggiata.

“E cos'è cambiato?” le chiesi pensieroso.

“Tutto” rispose restando sul vago.

Il telefonino di Naoki squillò, allora lo estrasse dalla tasca della gonna e rispose.

“Si, d'accordo...allora di pomeriggio...va bene”disse chiudendo la chiamata.

“C'è il funerale di mio fratello... questo pomeriggio...secondo te dovrei andarci?”chiese confusa.

“Certo...è un modo per dirgli addio...” le risposi.

“E se non volessi dirgli addio?” mi chiese angosciata.

“Non è mai facile, ma primo o poi...lo si accetta in un modo o nell' altro”

“Lo pensi veramente?”
“Dovrebbe essere così”risposi incerto.

“Allora andiamo!” mi ordinò.

“Dove?” le chiesi dando un 'occhiata all' orologio appeso alla parete,erano ancora le 9 del mattino.

“ A scegliere la bara a mio fratello e a fare tutte quelle cose...che si dovrebbero fare quando muore qualcuno”

“ Ti occuperai tu di questo cose? Non avete parenti?”

“Assolutamente no,cioè li abbiamo ma non vogliono saperne di me e Saichi”

“Storia lunga,magari un giorno te la racconterò o forse in un'altra vita”.

Dette queste parole mi trascinò nella sua stanza, poi aprì un cassetto del comodino con una chiave,ma a quanto pare ciò che cercava era sparito.

“Dimmi una cosa...sei stato tu a prendere i soldi dal cassetto?” mi chiese minacciosa.

“No” risposi preoccupato perché di sicuro non mi avrebbe creduto,infatti così fu.

“Ma nei sei sicuro?” proseguì guardandomi sadicamente.

“Sicurissimo” tremai.

Si avvicinò a me, perquisendomi dappertutto,ma quando si accorse che non avevo ciò che cercava diede un pugno al muro per poi lamentarsi per il dolore.

“ Non ci posso credere quel maledetto figlio di puttana!” ringhiò.

“L' omaccione?” chiesi incerto.

“Iketsu si proprio quel figlio di puttana!”

“Ma perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere...non siete amici?”

“Io non ne ho amici” disse freddamente.

“Fantastico è adesso come pago le pompe funebri, vorranno almeno un anticipo...”

Naoki meditabonda cercava una soluzione a quel problema,poi improvvisamente gli occhi le si illuminarono e prese da un cassetto il telefonino che mi aveva sequestrato.

“Quanto vale questo telefonino?”

“Ecco veramente quello...sarebbe il mio telefonino...” protestai.

“E allora un religioso come te è legato alle cose materiali quando una donna disperata deve far seppellire il suo fratellino?”

Non potevo dire nulla, trovava il modo per zittirmi facilmente e in fondo non ero nella situazione per poter contestare nulla.

“Allora quanto vale questo coso?”

“Dato che è un modello nuovo...e ha molte opzioni e una memoria da 20 giga....”

“Basta piantala di parlare aramaico e dimmi quanto cazzo vale sto coso!” urlò furente.

“ ma non ne ho idea...” le risposi.

“Tutte quelle cazzate per poi dirmi che non lo sai” disse sbuffando.

“Bè me lo hanno regalato!”.

“Chi te l' ha regalato?”

“Izuko”


Anche se tra me e lei le cose non erano andate bene ed i miei sentimenti per lei sembravano mutati, le volevo comunque bene ed ero legato al ricordo di quel regalo, ero stato il giorno in cui avevo compiuto 25 anni, era arrivata sotto casa mia dandomi un pacchetto allegra e solare come sempre pronta a parlarmi male di quella sua amica mora.


“ Se la passa bene economicamente?” mi chiese Naoki.

“ Abbastanza benestante”

“Allora potrebbe averci anche speso un bel po' di soldi”.

Uscimmo da casa di fretta, non avevo idea perché corressimo, mi lasciavo semplicemente trascinare da lei.

Eravamo finiti ancora una volta, tanto per cambiare in una via pessima: doveva avere un debole per le vie malfamate.

C'era gente malandata che parlava il dialetto rozzo e di strada, che non capivo perfettamente, dovevo sforzarmi molto per capire cosa dicessero.

Naoki mi trascinò in una viuzza di quel quartiere a me sconosciuto, dove c'era una bancarella che sicuramente doveva lavorare in nero.

Naoki fece un cenno al proprietario che stava sistemando gli oggetti in vendita.

L'uomo la guardò e si rivolse a lei lasciando intendere che era una sua cliente abituale.

“Oggi cosa hai da vendermi?” chiese il vecchio proprietario togliendosi la sigaretta mezza finita dalla bocca e non curandosi affatto di me.

“Un telefonino” gli rispose Naoki con naturalezza.

L'uomo indossava una canottiera di quelle che si mettono sotto gli abiti lasciando scoperta la lardosa pancia, per non parlare delle ascelle che si grattò ripetutamente mettendo in bella mostra i peli.

Provai un profondo ribrezzo e non vidi l' ora di andare via da quella bancarella, ma gli affari di Naoki e dell' uomo sembravano andare per le lunghe.

“Quanto mi dai per questo coso?” chiese Naoki.

“Mia cara Nao” dissi viscidamente spogliandola con gli occhi.

“ Si?” chiese lei mantenendo la sua voce fredda e distaccata.

“ Posso darti ben poco... insomma in Giappone siamo il paese della tecnologia e dei telefonini, un telefonino vale ben poco”.

Il vecchio proprietario aveva ragione, non ci avevo pensato, per questo Izuko mi aveva regalato un telefonino perché costava poco? Eppure avevo sempre pensato che fosse un telefonino molto tecnologico e innovativo, doveva pur valere qualcosa di più di altri telefonini.

Il vecchio le disse la cifra, Naoki storse gli occhi incominciando a ripetere in maniera sbagliata le cose dette da me: “ Ha una memoria da...ehm...2 gigia poi...”

Poi mi osservò e mi chiese “ Poi?”

“Ha molte opzioni, programmi...non è solo un telefonino...è una sorta di computer”

L'uomo alzò di un po' la cifra,ma a Naoki non sembrò andare bene,ma alla fine ci rinunciò accontentandosi.

“Se vieni stasera... magari...potrei anche farti avere di più” rispose maliziosamente.

“Mi servono entro questo pomeriggio!” le rispose infastidita.

“Allora non posso farci nulla” disse incurante.

“E se ti dicessi che è morto mio fratello?” chiese tranquillamente.

“Non è colpa mia se tuo fratello è morto” rispose con un distaccato interesse che mi innervosì sempre di più.

“Bene,grazie” disse guardandolo torva.

“Prego” le rispose lui ancora incurante.

“Lavori in nero non è vero? La polizia se lo scopre ti sbatte in galera o qualcosa del genere non è vero?” chiese minacciosa.

“Mi staresti forse minacciando?” le chiese lui.

“ Il silenzio ha un prezzo” rispose lei scrutandolo con quel suo sguardo che non ammetteva repliche.

“E d'accordo tieni qui!” disse dandogli un bel gruzzolo.

Poi però aggiunse “Ma te la farò pagare cara, ho degli amici yakuza metterti contro di me...è stato un pessimo errore!”

“D'accordo” le rispose tranquillamente, contando i soldi che le aveva dato, mentre io osservavo l ' uomo che mi lanciava delle occhiate curiose, come se si fosse accorto soltanto in quell' istante di me,Naoki mi trascinò via senza proferire alcuna parola, sembrava avere molta fretta, forse anche troppa,mi stavo stancando,non riuscivo a starle dietro.

“Adesso basta, sono stanco non riesco a starti dietro!” mi lamentai.

“Non ho altro tempo da perdere ok...”si irrigidì.

“Ma una macchina no?”

“Odio le macchine” mi rispose scettica.

“Perchè?” chiesi ancora con il fiatone.

Non volle rispondere alla mia domanda,ma continuò a trascinarmi, non potevo far altro che seguirla in silenzio.

Eravamo arrivati di fronte le pompe funebri, Naoki guardò le varie bare chiedendomi se c'è ne fosse una che mi piacesse particolarmente perché lei le trovava tutte uguali.

“Non mi piacciono le bare...di nessun tipo” risposi irrequieto osservandole.

Naoki scelse una bara come un'altra,poi si mise d'accordo con le pompe funebri per il funerale. Subito dopo ritornammo a casa.


“Hai fame?” chiese Naoki flebilmente.

“Un po' ” risposi incerto.

Così mi trascinò in cucina dandomi uno dei soliti cibi in scatola di cui avrei fatto volentieri a meno,ma non potevo di certo lamentarmi.

“Non ti piacciono le cose in scatola...neanche a me”

“E allora perché le compri?”

“Non so cucinare...” rispose con naturalezza.

“Potresti imparare”

“ Si io... che cucino...” disse con sarcasmo.

Naoki accese la televisione, ma ogni canale sembrava non a darle bene, così cambiava ininterrottamente, alla fine si stufò e spense la tv sbuffando, così si soffermò su di me che avevo appena cominciato a mangiare.

“Credi che tuo padre non denuncerà la tua scomparsa?” chiese all' improvviso.

“Certo, che no e poi se lo avesse voluto fare...lo avrebbe fatto prima” le risposi provando una profonda amarezza.

“Davvero imperdonabile...una cosa del genere” affermò guardandomi con quei suoi occhi pieni di tristezza.

Le parti si erano invertite, lei che provava pietà per il proprio ostaggio, bizzarro no?

Ma i suoi occhi colmi di tristezza e la consapevolezza che a mio padre non importava dove fossi, con chi fossi, che cosa mi fosse accaduto o se ero vivo o morto, mi mise un'angoscia, un' insicurezza, dopotutto ero sempre stato una nullità era normale che nessuno si curasse di me e che persino mio padre se ne fregasse.

Questi pensieri mi rattristarono molto, tentai inutilmente di trattenere le lacrime,ma fu tutto inutile, non sembravano voler smettere di uscire.

“Non volevo turbarti” disse seria in volto e mostrandosi realmente dispiaciuta.

“Non è colpa tua...è solo colpa mia...sono una nullità...” dissi continuando a frignare.

“Pensi che tuo padre sia così per colpa tua?”

“Certo” le risposi singhiozzando.

“Che cazzate dici...non credo possa essere così” affermò tranquillamente.

“Perchè ne sei così sicura?”

“ Non lo so. Sesto senso...e poi perché ...ti definisci una nullità?”

“Oh insomma l'hai detto pure tu...”

“La tua autostima è veramente scarsa se fai affidamento a quello che ti dicono gli estranei...”

“Già infatti lo è”

“ Ognuno ha i suoi pregi e difetti anche tu avrai i tuoi...”

“Già come no!” risposi scettico.

“Sei libero di non crederci” disse spazientendosi.

“E tu hai...visto in me...qualche pregio?” chiesi senza rifletterci.

“Ma che diamine...ora mi tocca pure...farti i complimenti cagnetto bastonato...”

Naoki corrucciò le sopracciglia come se stesse per perdere il lume della ragione e poi pianse lasciandomi senza parole.

“ Sono io... quella disperata non tu...tu non hai alcun diritto di piangere e di cercare conforto da me” disse urlandomi contro singhiozzando.

Bene adesso eravamo due disperati che piangevano,però forse aveva ragione,lei aveva tutto il diritto di piangere...ma io... non sapevo se lo avessi del tutto.

“Mi dispiace...” dissi guardando i suoi occhi pieni di lacrime.

“Tu e il tuo mi dispiace me lo infilo nel culo va bene?” mi rispose inferocita.

Le sue parole finirono per innervosirmi, io stavo cercando soltanto di tranquillizzarla e lei mi dava pure queste risposte!

“Continuando ad essere così rabbiosa con tutto e tutti, anche con chi sta cercando di capirti in qualche modo... rimarrai sola per il resto della tua esistenza” le dissi arrabbiato.

Naoki mi puntò contro la pistola “ Vai nella tua stanza” mi ordinò urlando.

Mi seguì per tutto il tragitto,per poi chiudere da fuori la porta a chiave, però udivo i suoi singhiozzi divenire sempre più forti, poi riaprì la porta rimanendo immobile e fissandomi insistentemente, dopo un po' mi abbracciò lasciando sorgere in me tanti interrogativi per l' inspiegabile gesto.

Le sue braccia che mi stringevano mi davano un senso di pace, l' inquietudine e la rabbia era improvvisamente svanita,ma riguardo ai suoi dolori non ne avevo idea,però mi sembrava più rilassata mentre mi stringeva forte a sé.

Naoki sorrise amaramente “Sembra che tu abbia qualche potere strano...”

“Di cosa stai parlando?” le chiesi spaesato.

“Lascia perdere”

Smise di abbracciarmi, poi sollevò il capo verso di me, per guardarmi meglio prima la testa e poi il resto del corpo, soffermandosi sul mio abbigliamento quei vestiti vecchi e pieni di buchi che mi aveva dato, che mi venivano leggermente larghi.

“Ci vorrà qualcosa di elegante per il funerale” affermò scuotendo la testa.

“Perchè dovrei venire pure io?” le chiesi allibito.

“si!” rispose con naturalezza.

Prese dall' armadio una serie di vestiti maschili, ma sembrava non trovare quello che cercasse,poi ne trovò uno elegante,un abito nero:una giacca con sotto una camicia bianca,una cravatta e un pantalone nero. Sembrava un po' l' abito che indossava per andare a lavoro quando ero stato un uomo da affari,mi sembrarono quasi passati anni dall' ultima volta che ne avessi indossato uno, facendo visita ad uno dei miei clienti, eppure non rimpiangevo più quel lavoro noioso e stressante dove le bugie erano all' ordine del giorno, in fondo ero come un ladro che si celava come consulente, invece di fare l' interesse dei miei clienti spesso per un motivo o per un altro finivo per fare tutt'altro ingannandoli e guadagnandoci dietro le menzogne.

Nessuno avrebbe creduto che dietro la faccia del bravo ragazzo si nascondesse un truffatore.

Ero rassicurante, per questo la gente si fidava ciecamente di me.

Ma non era colpa mia, era mio padre ad alimentare il mio desiderio di soldi,per lui il mondo ruotava attorno a quei maledetti pezzi di carta, quindi dovevo fare qualunque cosa pur di accumularne sempre più, così divenni avido per guadagnarmi i suoi apprezzamenti.

Per tutta la mia adolescenza, non aveva fatto altro che considerarmi una nullità rimanendo indifferente ad ogni mio successo scolastico, speravo che mi avrebbe finalmente considerato, che avrei smesso di essere il fantasma che talvolta vagava dentro casa sua.

Le cose non erano mai cambiate, come per ogni mio successo scolastico aveva mostrato indifferenza, anche riguardo ai miei successi lavorativi fece altrettanto,ma quando facevo un errore era lì subito pronto a puntarmi il dito contro, come se fossi una feccia che dovesse essere estirpata o che volesse smettere di considerarmi suo figlio.

Per tale motivo decisi di smettere la coabitazione con mio padre, che mi costringeva a richiudermi dentro la mia stanza, senza volerne più uscire perché avevo paura dei suoi occhi crudeli puntati verso di me, come se fossi una delle sue più grandi delusioni se non l' unica di tutta la sua vita e più mio padre sembrava essere insoddisfatto di me, più la mia autostima vacillava temendo il contatto esterno con il mondo.

Guardavo la gente intimorito dei loro giudizi, delle loro critiche... a volte cercavo di immaginarmi cosa gli altri potessero pensare di me, avevo paura che gli altri scoprissero cosa realmente fossi, un uomo privo di tutto,una nullità che fingeva di essere quello che non era e tutt'ora questa paura era dentro di me.

Incominciai a chiedermi cosa pensasse Naoki di me, avrei voluto vedere la mia immagine riflessa nei suoi occhi, entrare dentro i suoi pensieri reconditi, per capire se almeno lei vedesse qualcosa di bello dentro la mia anima marcia.

Poi rammentai le sue parole, aveva detto “ Voglio farmi uccidere da te perché sei una brava persona” aveva detta una cosa del genere, mettendo in discussione la sua politica del non perdono perché secondo tale teoria io avevo ucciso gli Shimotsu anche se indirettamente,quindi non potevo considerarmi una brava persona e non potevo riparare ai miei errori in alcun modo.

Quindi cos'era successo al suo non perdono, aveva cambiato idea nel momento di disperazione?

Naoki mi porse silenziosamente il completo, io mi tolsi la maglietta ormai abituato ai suoi sguardi indiscreti per poi slacciarmi i pantaloni.

“Come la prima volta che ci siamo incontrati” disse guardandomi con l' abito appena messo, sembrò scapparle un lieve sorriso dalle labbra.

Ricambiai quel lieve sorriso senza saperne il motivo, mi giunse spontaneo farlo, lei se ne accorse e così le sue labbra si contrassero in una smorfia.

Quella smorfia invece di riportarmi all' ordine, al contrario mi fecero storcere un altro sorriso perché mi aveva fatto pensare alle bambine, quando facevano i capricci, era la stessa precisa e identica smorfia ad intenerirmi.

Così Naoki mi apparve sotto una luce diversa, una bambina capricciosa troppo cresciuta e sfiduciata dagli adulti che giocava a fare l' assassina, andando controcorrente.

Naoki mi tirò per la cravatta che mi strinse forte il collo, impedendomi di respirare normalmente e disse torva “Non prenderti gioco di me!” poi mollò la presa, udendo i miei flebili respiri.

“Non volevo prendermi gioco di te” le dissi serio.

“Non importa” disse scocciata uscendo dalla stanza ed evitando il mio sguardo,sembrava quasi come se stesse fuggendo via dal suo stesso ostaggio.

Mi lasciò perplesso, quel suo comportamento, sembrava come se tra di noi ci fosse qualcosa di più di un semplice rapporto rapitore e ostaggio, perché lei sembrava cercare conforto dalle mie braccia e dalle mie labbra poi però tornava ad essere l' austero rapitore,ma la cosa che mi scosse era che anch'io trovavo in lei uno strano conforto, come se io e lei vivessimo in due mondi paralleli, che finivano per unirsi diventando un mondo unico dove esistevamo soltanto noi due e dove la morte e la vita non ci avrebbero perseguitato.

Stavo sicuramente diventando pazzo, ma cosa diamine mi stava prendendo? Stavo perdendo il lume della ragione, stando in quella casa sporca e umida, avrei dovuto inventarmi qualunque cosa per scappare o addirittura tentare il suicidio pur di non rimanere in quella casa e invece che facevo mi affezionavo al mio caro rapitore donna che sembrava avere qualche rotella fuori posto e addirittura provavo compassione per lei, tenerezza e molti altri sentimenti che non comprendevo e che mi acceleravano il battito cardiaco.

Classica sindrome di stoccolma pensai preoccupato e se era questa la causa, non avrei potuto fare nulla per controllarla o forse neppure stavo cercando di farlo, in fondo era lo spirito di sopravvivenza, la consapevolezza che non c'erano vie di fuga a farmi affezionare al mio carnefice,e ben presto sarei diventato persino masochista, finendo per adorare il mio stato succube o lo ero già?

Tornò dopo pochi minuti, con un vestito nero abbastanza elegante, era strano vederla conciata in quel modo,sembrava quasi una ragazza di buona famiglia, tralasciando la camminata sgraziata e sbrigativa.

Sollevò gli occhi verso la parete guardando l' orologio che segnava le 15:00, poi prese il telefono e compose un numero agitandosi.

“Saichi è morto...” disse con freddezza per telefono.

Naoki rimase in silenzio aspettando una risposta dal suo interlocutore, poi disse “Ma davvero?” con un tono minaccioso, che sembrava non presagire nulla di buono poi chiuse il telefono tirandolo, inutile dire che mi prese in pieno.

Naoki smaltì la rabbia appena accumulata, con una sonora risata per il colpo di telefonino che mi era appena arrivato dritto sul naso.

Mi massaggiai il naso dolorante,pensando a quanto odiassi questa sua mania di tirare le cose.

Su avanti non è niente!”

“Non è passato molto tempo da quando mi hai dato un pugno sul naso... e adesso pure questa!”dissi infastidito.

“ Non l' ho fatto di proposito!” disse incominciando a irrigidirsi.

Venne verso di me guardandomi con quei suoi occhi cupi dove aleggiavano molti sentimenti contrapposti odio,rancore e tristezza, indietreggiai preoccupato, temevo che le mie parole l' avessero fatta arrabbiare sul serio, in fin dei conti era già nervosa, non avrei dovuto alimentare ancor di più la sua rabbia.

Quando mi vide indietreggiare mi guardò beffarda, divertita dalle mie paure che ai suoi occhi erano ingiustificate.

Nonostante tutto continuai a indietreggiare ritrovandomi con le spalle al muro,lei si mise in punta di piedi per sfiorare delicatamente il mio naso indolenzito.

“ Non si è rotto” disse guardandolo attentamente.

La guardai meravigliato vestita in quel modo era molto bella e vista da vicino lo era di più,inoltre la sua espressione era mutata, in un bel sorriso, quello ingenuo e vivo di una ragazzina che lasciava intravedere le graziose fossette alle guance.

Mi lasciai cullare dal tocco delle sue mani perdendo ogni contatto con la realtà, dimenticando persino la mia stessa identità.

Lei si accorse del mio sguardo perso “ Non fare quella faccia” smise di accarezzarmi sbuffando, tornai con i piedi per terra a malincuore, ma i battiti del mio cuore non vollero tornare regolari, pensando a quel desiderio proibito di baciarla,però la ragione volle scacciare l' assurdità di quel pensiero. Ma non fu facile,era una continua lotta tra impulso e ragione.

Alla fine l' impulso inevitabilmente prevalse incurante del rapporto ostaggio-rapitore e di tutto il resto, si chinò verso Naoki stringendole delicatamente il braccio per poi baciarla appassionatamente chiudendo gli occhi.

Naoki non rispose al mio bacio, ma non oppose neppure resistenza, quando smisi di baciarla ci osservammo increduli per quello che era appena successo.

Le porsi le mie scuse dicendo di non sapere cosa mi fosse preso, Naoki era troppo scioccata per curarsene,ma dopo un po' sembro riprendersi dallo shock, facendo come se non fosse successo nulla.

“Si è fatto tardi dobbiamo andare” disse guardando l' orologio.

“Ah”dissi seguendola.



Arrivati al cimitero, scorgemmo la figura del prete che ci stava aspettando impazientemente,ma a parte lui non vi era nessun altro.

“ Signorina” disse rivolgendosi a Naoki cordialmente poi aggiunse “ Non c'è gente che deve arrivare?” Naoki scosse il capo seccata dicendo di no.

Così la cerimonia ebbe inizio in quel verdeggiante cimitero.

Era diverso dagli altri funerali al quale avevo assistito, era una cerimonia semplice, sicuramente perché Naoki non doveva avere molti soldi per potersi permettere il funerale tradizionale con i riti oppure odiava le tradizioni, in effetti con quel suo spirito ribelle non ce l' avrei mai vista con uno yukata.

Due uomini vestiti di nero, portarono la bara che poggiarono delicatamente nel verdeggiante suolo.

Naoki guardò la bara aperta dove vi era il corpo inerme del fratello, era tesa e con le lacrime agli occhi gli strinse forte la mano, come se non volesse lasciarla.

Il prete parlava,ma ne io ne Naoki gli dammo ascolto, lei stravolta dal dolore ed io dispiaciuto per lei, la osservavo con lo sguardo perso incominciando a sentirmi fuori luogo.

Pensai di non aver mai assistito ad un funerale più triste di quello, c'eravamo solo io e Naoki a compiangere la morte di suo fratello, nessun altro, non c'era nessuno che potesse asciugare le sue lacrime, c'ero soltanto io.

Naoki rivolse uno sguardo al prete chiedendogli se avesse potuto smettere di parlare, il prete rimase stralunato dalle sue parole, tuttavia fu magnanimo non aggiunse altro andandosene.

I due uomini vestiti di nero, rimasero lì in attesa di qualcosa.

Naoki disse “ altri 20 minuti”.

I due uomini la guardarono compassionevolmente annuendo, dopo un po' Naoki prese dalla sua borsa un lettore cd portatile lasciando partire una canzone rock.

La guardai allibito chiedendomi che cosa stesse combinando, si accorse del mio sguardo e disse “Era la sua canzone preferita... voleva che per il suo funerale ci fosse questa canzone” disse tristemente.

Finita la canzone, Naoki attaccò gli auricolari e pigiò un tasto, poi lo posò al petto di Saichi mettendogli gli auricolari alle orecchie.

“Addio” disse dandogli un bacio sulla bianca fronte.

Lo guardai anch'io, ricordandomi quella volta che lo avevo visto in ospedale: quell' occhiolino che mi rivolse sorridendo, era così strano rivederlo privo di vita.

Udì i passi veloci di qualcuno che si avvicinava sempre di più, ma doveva essere una mia impressione, in fondo chi poteva essere, Naoki aveva detto che non c'era nessun altro a parte io e lei.

“Buongiorno” disse una voce femminile.

Io e Naoki ci voltammo, osservando la ragazza che aveva appena parlato:

Era una ragazza molto bella, aveva gli occhi color del grano e i capelli lisci le ricadevano morbidamente lungo la schiena.

Si muoveva con quel suo vestito blu di seta con un' esagerata eleganza, da divenire fastidiosa per non parlare di quello sguardo arrogante che aveva, mi stava dando sui nervi.

“ Che cosa ci fai qui!” chiese Naoki tentando inutilmente di gestire la rabbia.

“ Te lo avevo detto che sarei venuta” disse con freddezza.

Naoki si avvicinò di scatto verso di lei, con uno sguardo omicida.

“Non puoi uccidermi qui... siamo in un luogo aperto... chiunque potrebbe vederti” disse sadicamente.

“Che cosa vuoi?” chiese Naoki furibonda.

“ Tuo fratello mi deve dei soldi...” disse con naturalezza.

“ Quali soldi? E poi come facevi a sapere che il funerale fosse qui?”

“ Ho corrotto qualcuno dell' ospedale e l' ho saputo...”

“ Quali cazzo di soldi ti deve mio fratello?” chiese Naoki arrabbiata.

“Ecco...come dire...” disse la ragazza scuotendo la testa.

“Gli hai procurato l' eroina mentre era in ospedale...” urlò Naoki piangendo.

“ Nulla di personale era questione di affari”disse freddamente.

“Tu pensi davvero che ti dia quei soldi...quei soldi per il quale ha ucciso mio fratello?!”

“Io non ho ucciso nessuno...è stata una sua libera scelta...”

“Vattene!” urlò Naoki rabbiosa fra le lacrime.

“Solo quando mi darai i soldi”

“ Non hai neppure un minimo di rispetto per lui!” disse spingendola.

“ Gli affari sono affari” si giustificò.

“Si,ma con lui ti comportavi...come se fossi la sua ragazza...mi fai veramente schifo!”

“Già era proprio uno stupido Saichi” disse ridendo.

Naoki si trattenne vedendo i due uomini che avrebbero dovuto seppellire la bara e si decise ad ignorarla.

“ E lui chi sarebbe?” disse la ragazza guardandomi malignamente.

Naoki mi trascinò verso la bara, dandole le spalle,ma lei non sembrò avere alcuna forma di rispetto, si avvicinò tranquillamente alla bara.

“Non ti sei mai chiesta perché Saichi si drogasse?! Forse perché la sua cara sorellona non lo amava”

“Smettila” disse Naoki furiosa.

I due uomini che stavano per seppellire la bara si parlarono all' orecchio e uno di questi fece andare via la ragazza, Naoki li ringraziò sinceramente,ma subito dopo cominciò a barcollare come se stesse per svenire.

I due la guardarono preoccupata chiedendole se stesse bene, lei le rispose di si guardando la bara che stava per essere seppellita.

Dopo ci indirizzammo verso casa, Naoki non sembrava avere una bella cera barcollò per tutto il tragitto poi improvvisamente si fermò.

“Tutto bene?” le chiesi.

“Sono solo un po' stanca...” disse con gli occhi arrossati dal pianto.

Doveva essere sconvolta per le parole di quella ragazza, lo ero anch' io, come aveva potuto essere così irrispettosa da parlare di soldi nel bel mezzo di un funerale, per giunta era colei che aveva venduto l' eroina a suo fratello, non avrebbe neppure dovuto mettere piede in quel cimitero, ero rabbioso, per tutto il tempo che aveva parlato non ero riuscito a fare nulla, ero rimasto incredulo, poi aveva anche colpevolizzato Naoki stessa riguardo la morte del fratello, erano state sicuramente quelle parole ad averla turbata.

Naoki si appoggiò al mio braccio per non cadere, doveva avere un capogiro.

Provai una profonda morsa al cuore nel vederla in quello stato, volevo fare qualcosa per tranquillizzarla,ma non sapevo cosa fare.

“Rimettiamoci a camminare” disse mollandomi il braccio.

“ Non mi sembra che tu sia nelle condizioni...”

“ Zitto e cammina” disse infastidita.

La guardai,camminava a fatica e il suo viso diventava sempre più pallido, così pensai di portarmela in braccio,ma di certo non avrebbe accettato una cosa come questa,ma pensai comunque di fare un tentativo.

“Vuoi che ti porti in braccio?” le chiesi.

Lei mi guardò come se avessi appena detto una bestemmia dicendo “ Non dire cazzate e cammina”

ma non appena lo disse le venne un altro capogiro, l' afferrai appena in tempo, prima che cadesse.

Così mi intestardì,incurante del rifiuto ricevuto, la presi in braccio, anche se continuava a fare storie cercando inutilmente di liberarsi,ma dopo un po' non ebbe neppure la forza di controbattere.

“Dove hai intenzione di portarmi?” chiese titubante.

“ A casa tua dove sennò!”

Naoki non sembrò fidarsi delle mie parole, pensava che la volessi portare chissà dove, ma io neanche ci avevo pensato, che il mio gesto avesse ribaltato i ruoli, diventando io stesso suo rapitore e lei mio ostaggio.

In quel momento la fuga, era ben lontana dai miei pensieri, ero troppo preso dal dispiacere di Naoki, mi ero lasciato trasportare dal suo dolore da immedesimarmi in quella circostanza e guardandola ridotta in quello stato non riuscivo a far meno di provare tenerezza, poi era una bella sensazione sostenere il suo corpo leggero.

Giunti verso casa, la misi giù e lei aprì la porta sorridendomi dolcemente.

“Sei davvero un tipo strano”

“Perchè sarei strano?”

“ Sembra quasi che ti piaccia essere un mio ostaggio”

“In certe circostanze sarebbe meschino pensare alla fuga”

“Più farai il bravo ragazzo e più sarà difficile l' eventualità che io ti liberi”

“Perchè?” le chiesi.

“Non è che si incontrino tutti i giorni ragazzi come te...meglio tenerseli stretti no?!”

“Mi stai facendo un complimento?” le chiesi allibito.

Naoki scosse la testa, rifiutandosi di rispondere, come se volesse rimangiarsi le parole appena pronunciate.

Rientrati a casa, Naoki mi prese per un braccio trascinandomi nella sua stanza.

Si tolse i vestiti non curandosi del fatto che fossi lì, io mi voltai timidamente da un'altra parte.

Naoki rise “Lo sapevo che ti saresti voltato...”

Dopo un po' disse “ Ti puoi girare mi sono rivestita!”

Mi voltai verso di lei,che indossava soltanto l' intimo.

“Non sei affatto vestita” dissi arrossendo visibilmente per voltarmi subito dall' altra parte.

“Adorabile...arrossisci pure” disse ridendo.

“Non prenderti gioco di me” le dissi infastidito.

“Non mi prendo gioco di te, sei carino sul serio...” disse mettendosi dalla parte in cui avevo voltato il viso.

Cercai di concentrare il mio sguardo sul suo viso,ma gli occhi finivano per ricadere sulle sue belle forme, così mi voltai dall' altra parte.

Naoki si avvicinò a me e con le mani spostò il mio viso nella sua direzione.

Arrossì, ero a disagio e non sapevo quali fossero le sue intenzioni, poi il mio sguardo si soffermò su quei lividi e su quelle bruciature che avevo già visto.

“Non vuoi dirmi come ti sei fatta quei lividi e quelle bruciature?”

“ E se invece di parlare di cose inutili...facessimo qualcos'altro” disse maliziosamente.

“Non faccio sesso...con la prima donna che mi capita a tiro” dissi a disagio.

“E con che tipo di donna faresti sesso?” chiese infastidita.

“Con una donna che amo e che ami me...”

Naoki sembrò intenerita dalle mie parole “ sei davvero ingenuo... credi ancora a quelle cazzate...”disse accarezzandomi la testa come se fossi il suo cagnolino.

“Tu non credi nell' amore?”le chiesi pensieroso.

“Non mi sono mai innamorata e mai mi innamorerò...di un essere inaffidabile come l' uomo”

“Perchè questa avversione per gli uomini?”

“D' accordo lo vuoi sapere veramente” gridò e poi aggiunse “ Quei lividi e quelle bruciature me le ha procurate mio padre...non riusciva a fare meno di bere da quando mia madre morì...”

Era stata così diretta che mi sentì morire non appena disse quelle parole così brutte da sentire, Naoki se ne accorse e cambiò discorso.

“Ti sta bene la cravatta”

“ E' per questo che sei così?”

“Così come?”

“Hai un carattere abbastanza difficile”

“Sai mi sento meglio...parlandoti...quasi quasi mi stavo dimenticando di Saichi” disse tristemente.

“Non è stata colpa tua” le dissi per tranquillizzarla riguardo le parole pronunciate da quella ragazza.

“E tu che ne sai?” disse lievemente infastidita.

“Niente,però se soffri tanto per lui significa che gli volevi molto bene”

“Già,ma forse non era il tipo di sentimento che lui volesse”

“Che vuoi dire?” chiesi scosso.

“A volte capita che un fratello si innamori follemente della sorella,ma che la sorella non lo ricambi in quel tipo di amore...”

Così pianse vedendo il mio sguardo scosso di fronte le parole appena pronunciate, la tranquillizzai dicendole che poteva sfogarsi senza problemi, che le sarei stato vicino.

Naoki ristabilì le sue barriere difensive dicendo di non poter parlare di questo cose con un ostaggio, così mi cacciò via dalla sua stanza riportandomi nella mia richiudendomi a chiave.

Mi sdraiai nel letto, ripensando alle parole di Naoki rimanendo più scosso di prima, udendole più volte nella mia testa ne afferrai di più il senso.

Violenze dal padre, innamoramento del fratello, morte della madre in un incidente d'auto quante disgrazie aveva passato nella sua vita, al confronto i miei drammi sentimentali e familiari erano niente al confronto, per non parlare del fatto che al funerale non fosse venuto nessuno, era completamente sola con i suoi dolori, era così strano provare compassione e volerla aiutare nonostante fosse un' assassina?

Me lo chiesi ripetutamente, chiedendomi se non fossi matto, eppure non riuscivo a frenare quei sentimenti che non si limitavano ad una semplice compassione, ma a qualcosa di più forte che non sapevo frenare, ancora una volta ci ripensai spaventato “ sindrome di stoccolma?” eppure anche se cercavo di frenarmi era impossibile, il mio cuore pulsava ancora e ancora ripensando a lei mentre guardava con gli occhi spenti la bara del fratello non volendogli lasciare la mano.

Sentì la porta aprirsi, era Naoki con gli occhi arrossati,pallida in viso con il trucco sbavato e ancora svestita, farfugliò qualcosa di incomprensibile poi venne verso di me.

“Vuoi davvero sapere tutta la storia?” chiese con la voce tirata.

“Si” le risposi alzandomi dal letto.

Lei si sedette sul freddo pavimento,lo feci anch'io.

“Perchè sei interessato a queste brutte cose?” chiese facendo un breve,ma intenso sospiro.

“ Non lo so...vorrei in qualche modo...avvicinarmi a te...” dissi scostandole i ciuffi amaranto in mezzo al volto.

“Sparami al braccio e te lo dirò” disse porgendomi l' arma.

“Che significa?” chiesi allarmato.

“Devo pagare le mie colpe come tutti...” disse malinconica.

Naoki vide le mie mani immobili che non volevano assolutamente in pugnare l' arma e allora disse “bene lo faccio io” disse accendendo lo stereo, mise un cd a caso e partì un brano di musica classica.

Naoki tremò non appena udì quel brano, era la “moonlight sonata di Beethoven” era un brano triste, ma una simile reazione mi parve esagerata, si massaggiò la testa come se le stesse per scoppiare e poi tirò fuori il cd, con il qual si scagliò contro spezzandolo.

“Calmati” le dissi posandole una mano sulla spalla, ma lei la ritrasse.

“ Non sei di aiuto...” disse irritata.

“Per essere di aiuto... dovrei spararti al braccio?” chiesi altrettanto irritato.

“Esatto” disse mettendo un cd questa volta facendo attenzione a cosa mettere.

Una canzone metal in una lingua sconosciuta partì, il volume era alto da frastornarmi,pensai così alla vicina di Naoki che tra un po' sarebbe venuta a lamentarsi per il fracasso.

Naoki impugnò la pistola puntandosela verso il braccio, allora capì lo stereo serviva ancora una volta per attutire il rumore dello sparo.

Le urlai “ perché vuoi fare una cosa del genere?” ma lei non riusciva a sentirmi con tutto quel frastuono.

Naoki non riuscì a pigiare il grilletto, tremava mentre cercava inutilmente di sparare, così lascio perdere dopo vari tentativi e si decise ad abbassare il volume della musica.

“ Perché ti vuoi sparare al braccio?”

“ Per vendicarmi di me stessa... per quello che ho fatto a Saichi”

“Non è stata colpa tua...doveva semplicemente andare così”

“Se solo non avessi sottovalutato i suoi sentimenti, se solo avessi capito che non erano una cosa passeggera...”

“In quel caso cosa avresti potuto fare?!”

“Già, è vero non avrei comunque potuto fare niente” disse posando la pistola in tasca e risedendosi nel pavimento freddo, invitandomi a fare lo stesso.

“ Non hai mai voluto vendicarti per quello che hanno fatto a tua madre” mi chiese Naoki, facendomi ancora una volta quella fastidiosa domanda.

“Me l' hai già chiesto e ti ho detto di no, ormai lei è morta...non avrebbe alcun senso”dissi irrigidendomi senza capire neppure io il perché mi stessi innervosendo.

“Non l' hai uccisa tu vero?” disse guardandomi attentamente.

“No, assolutamente no!” le risposi allucinato da una tale deduzione.

“Allora sai chi è stato?” chiese osservando i miei occhi in un modo fastidioso, come se volesse leggermi dentro.

Quella domanda mi riportò alla mente la voce di mia madre quando cantava le canzoni enka, poi però la sua voce divenne un urlo disperato, poi dei rumori,ma non riuscivo a vedere cosa stesse accadendo, ne rimasi sconvolto.

Da quando mia madre era morta non ricordavo nulla, solo la sua voce che canticchiava allegramente,ma riguardo la sua morte non ricordavo nulla, era la prima volta che iniziavo a ricordare qualcosa.

Mi avevano detto che quando mia madre era stata uccisa, io ero stato presente mentre quell' uomo accoltellava mia madre nella nostra stessa casa.

Avevo solo 10 anni quando accade quindi non avrei potuto fare niente per salvarla, poi l' assassino quando si accorse di me dissero che mi aveva sbattuto la testa contro il muro provocandomi un trauma cerebrale, che mi provocò l' amnesia quindi sapevo ciò che era successo solo tramite voci.

Dissi queste cose a Naoki, senza sapere il motivo per il quale glie le stessi raccontando, ma mi sentì meglio a parlarne con lei.

“ Al funerale di tua madre, c'era qualcuno che si comportava in modo insolito?”mi chiese.

“Quando muore qualcuno hanno tutti delle reazioni insolite” dopo aver pronunciato queste parole pensai a mio padre, quando era morta mia madre si era chiuso in se stesso più di prima, poi non lo vidi mai piangere neppure una volta per la morte di mia madre, ma pensai che la facesse per darmi forza e coraggio, quello che mancava a me che ero ancora un bambino.

Naoki dopo un po' mi vide sbadigliare, ero molto affaticato, quella giornata mi aveva distrutto mentalmente e fisicamente, così mi diede un buffetto sulla guancia e poi un bacio sulla fronte lasciandomi stralunato per quello strano gesto.

“Davo sempre la buonanotte a mio fratello in questo modo” disse nostalgica.

Mi sentì un po' ferito dalle sue parole, lo aveva fatto soltanto perché voleva rivedere in me il suo Saichi, avrei preferito non esserne al corrente.

Naoki lasciò la stanza chiudendo la porta a chiave, ma non appena se ne andò non riuscì a prendere sonno nonostante la stanchezza, avevo troppi pensieri per la testa ed erano tutti rivolti a Naoki, anziché a mio padre e a Izuko.

Era come se mi fossi dimenticato di loro o come se non avessero mai fatto parte della mia vita, la mia mente tendeva a lasciarsi il passato alle spalle per costruire un presente solido e duraturo.

Rimpiangevo soltanto la morte di mia madre, avevo mentito, avevo detto di non provare alcun desiderio di vendetta, invece dentro di me, covavo un odio così intenso per quell' uomo che me l' aveva portato via, però avevo sempre cercato di ritrarre tale sentimento pensando che mi avrebbe soltanto provocato altre inutili sofferenze, perché il colpevole non lo avrebbero mai trovato.

Una cosa che mi sono sempre chiesto era “perché mia madre” non ricordavo molto di lei,ma ricordavo la sua dolce voce e la sua esile figura che mi accarezzava e che mi stringeva a sé, non poteva di certo essere una persona cattiva,ma allora per quale ragione accanirsi tanto contro di lei, da ucciderla? Pensando queste cose mi addormentai.

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Capitolo 7
*** 7 capitolo ( forse da revisionare) ***


10 marzo 2009

Mi svegliai presto, ammirando lo splendore dell' alba tinta di arancio e blu, l' arancio che dominava il cielo, mentre il blu scompariva inaugurando il nuovo giorno.
Naoki aprì la porta, i suoi passi erano felpati, appena percettibili come il frusciò delle foglie, camminava piano per non svegliarmi.
Voltai il mio sguardo inizialmente rivolto verso la finestra per rivolgerlo su di lei:
Non doveva aver dormito bene, i suoi occhi erano ancora arrossati,pieni di occhiaie e ancora sporchi di trucco, le sue guance scavate, le sue gambe traballanti e il suo respiro era affannoso. Anche se non era bella in quelle condizioni, il mio battito cardiaco divenne lo stesso irregolare, anche nel vederla malridotta.
Mi guardò con quei suoi occhi sporchi di matita nera sulle palpebre e chiese ridendo“ Ti piace guardare l' alba?” notando che ero vicino alla finestra.
Il suo era un sorriso stanco, stentato,aspro mentre lo guardavo compiangevo quel suo sorriso da ragazzina, che fine aveva fatto? Lo volevo indietro!
“ Tutto bene?” le chiesi
“Come potrebbe andare tutto bene” disse acidamente.
“Confucio diceva che... la vera felicità non sta nel non cadere mai” dissi incerto.
“Ma nel risollevarsi ad ogni caduta”disse interrompendomi.
“Allora la conosci pure tu questa frase” dissi sorpreso.
“Certo... non sarò acculturata come te...ma quelle poche cose che conosco, me le ricordo molto bene”disse Naoki spazientita.
“Non era mia intenzione offenderti....è solo che non sembri un tipo...” affermai non sapendo spiegare chiaramente quello che volessi dire.
“L' ho capito cosa intendevi dire...che sono rozza perciò ti sembro una che non ha mai toccato un libro in vita sua...” bofonchiò.
“ Nel mondo degli affari ci si cura molto delle apparenze, perciò sono abituato a lasciarmi sopraffare da esse”
“L' uomo delle apparenze...” disse ironicamente tossendo.
“Stai bene?” le chiesi preoccupato.
“Soltanto un po' di tosse” disse tranquillamente.
Dopo un istante di silenzio, mi guardò con una meticolosa attenzione e poi disse “In te vedo del potenziale”.
Che vedesse in me del potenziale mi rincuorava, però era pur sempre un' assassina quindi mi chiedevo con una certa preoccupazione cosa intendesse per potenziale.
“Che genere di potenziale?” chiesi meditabondo.
“ Un potenziale assassino come me” disse tranquillamente.
Tremai di fronte quelle parole, come poteva aver mai visto qualcosa del genere in me, io che mi spaventavo della mia stessa ombra, io che odiavo la violenza, mi stava di certo prendendo in giro,ma il suo volto era serio.
“Che cosa ti fa cred...dere che...che io sia... un potenziale assa...ssino?” le chiesi balbettando.
“I tuoi occhi...ieri quando abbiamo parlato di tua madre...avevi degli occhi pieni di rancore...in fondo non siamo diversi io e te” .
Le sue parole mi confondevano la mente, ma la ragione mi imponeva di non dargli ascolto, io non ero un assassino e non avrei mai voluto esserlo, così le dissi spazientito.
“Quindi trovi giusto che l' assassino di tua madre... sia ancora vivo a spassarsela?”disse malignamente.
La sua voce mi rimbombava nella mente ricordandomi qualcosa, un dolore lancinante sulla mia piccola testa di bambino, poi il sangue che gocciolava giù, le mura bianche che odoravano ancora di vernice fresca,contro le quali la mia testa veniva spiaccicata tingendosi di sangue.
Avrei tanto voluto scorgere il volto dell' uomo, ma ero messo di spalle, però percepivo qualcosa di familiare: il suo odore, la sua grande mano che stringeva il mio cranio per sbatterlo ancora una volta sul muro.
Naoki mi ridestò dai miei pensieri “ Tutto bene?...avevi lo sguardo perso!” disse guardandomi accuratamente.
Non sapevo se fosse stato il caso di parlarle delle cose appena ricordate, ero combattuto, in fin dei conti era un 'assassina potevo fidarmi di lei? Anche se avessi tanto voluto farlo, non potevo fidarmi ciecamente del mio rapitore, nonostante le sensazioni piacevoli che mi trasmettesse, così mi decisi: non le avrei detto niente.
“Mettiti questi” disse prendendomi degli altri vestiti dall' armadio.
“Andiamo da qualche parte?” le chiesi curioso.
“Si” disse sorridendomi senza darmi alcuna spiegazione.
Mi chiedevo a quell' ora dove potessimo andare, erano le 5 del mattino, che diamine le passava per la testa?
Si vesti in fretta, il suo abbigliamento era più sobrio del solito: una maglietta bianca senza alcuna scollatura e dei semplici pantaloni neri, che la tenevano stranamente coperta.
Le strade erano deserte, sentivo quel silenzio rimbombante inondare la città, provai un' assurda nostalgia.
Mi mancavano i rumori ridondati della città, il frastuono del traffico, il ridacchiare delle liceali con le loro divise scolastiche, i vecchi che si lamentavano, ripetendo sempre le stesse cose sulla perdita dei valori della nuova generazione.
Ci fermammo aspettando l' autobus, arrivò in poco tempo.
Era un autobus come tanti altri, non c'era molta gente, c'era solo quattro teppistelli scalmanati che si divertivano a maltrattare un ragazzino indifeso.
“Ho sentito dire che la tua mamma fa la puttana” disse il capo dei teppistelli, il più grosso dei quattro.
Naoki ed io ci sedemmo sull' autobus.
Naoki sbuffò diverse volte di fronte le brutte cose che dicevano i ragazzini, poi facevano troppo chiasso, strillavano, erano davvero troppo irrequieti, così Naoki si alzò dal suo posto avvicinandosi a quei quattro.
“Cazzo la piantate! Siete insopportabili!” disse Naoki furibonda.
I ragazzini la guardarono continuando a fare gli scaltri, rispondendole per le rime, dicendo “Fatti i cazzi tuoi, puttana!”
Naoki corrucciò le sopracciglia e si morse ripetutamente il labbro “Avete solo di 10 anni e vi azzardate a parlare in questo modo ad una persona più grande di voi”
I ragazzini risero, senza darle ascolto,mentre il ragazzino indifeso guardava Naoki come se fosse la sua eroina, ma lei non lo guardò neanche, si comportò come se il ragazzino in questione non esistesse, come se si fosse intromessa soltanto perché tutto quelle vocette strillanti le dessero fastidio.
Improvvisamente fu come vedere me da piccolo, quante volte i compagni di scuola, mi avevano maltrattato e preso in giro in quel modo,ma mai nessuno prese le mie difese pensai amaramente.
“E' divertente...fino a quando poi...la gente non si vendica...e la vendetta può essere veramente dolorosa” disse guardando malignamente i ragazzini.
I ragazzini rimasero lievemente impressionati dalle sue parole,ma continuarono a fare i prepotenti così Naoki perse le staffe malmenandoli, era buffo vederla azzuffarsi contro dei bambini, quasi preoccupante, così mi immischiai dicendole di lasciarli perdere che erano soltanto dei bambini.
I teppistelli piansero dopo le botte ricevute da Naoki, ebbero così tanta paura che decisero di scendere dall' autobus il più presto possibile, mentre il ragazzino succube ringraziò Naoki di cuore, ma lei si limitò a dire “ Piantala fai pena...non sai neppure farti rispettare da quattro mocciosi”
Dopo di ciò glie ne dissi quattro “ Che diamine ti passa per la testa malmenare dei bambinetti!”
“Facevano troppo chiasso, erano fastidiosi e mi hanno mancato di rispetto”
“Ma erano dei bambini!”
“Gli servirà da lezione e poi gli ho dato solo quattro ceffoni...” disse tranquillamente.
Scendemmo dall' autobus in tutta fretta, eravamo in un' area boschiva desolata piena di verde e di alberi di tutti i tipi.
C'era una tenda blu molto ampia poggiata al suolo, Naoki la guardò poi disse “Eh Shotazuki!”.
L'uomo perse tempo per uscire dalla tenda, ma dopo un po' uscì, aveva i capelli unti, come se non si facesse lo shampoo da parecchio tempo, la sua barba castana era incolta, i vestiti imbrattati di fango,ma nonostante tutto sembrava una brava persona,doveva avere all' incirca una quarantina di anni, mi faceva quasi pensare ad un saggio del villaggio.
Naoki sorrise notando il fango che aveva sulla maglietta e gle ne porse una pulita che uscì dalla sua borsa color panna.
L'uomo la prese ringraziandola cordialmente, Naoki dopo un po' gli chiese se aveva delle bottiglie di birra vuote, l' uomo glie le porse senza troppi problemi.
Naoki gli diede dei soldi, l' uomo disse che erano troppi per delle bottiglie vuote, lei disse: “Alcuni sono per le bottiglie,altri per il tuo silenzio e altri per la tua condizione di barbone”
L'uomo la guardò con gli occhi pieni di gratitudine poi si rintanò silenziosamente nella sua tenda.
Mi chiesi a questo punto chi fosse Naoki era cattiva o buona, non comprendevo davvero cosa fosse, insomma prima uccideva la gente, poi aiutava un uomo barbone che diamine significava?
“Perchè sei stata così generosa con quell' uomo?” le chiesi seguendola mentre camminava tra gli alberi.
“Non lo so...molti dicono che si chiami altruismo...ma secondo me c'è qualcosa di subdolo dietro a tutto questo” disse sorridendomi.
“Qualcosa di subdolo?” le chiesi senza capire cosa davvero volesse dire.
“Lo facciamo per sentirci in pace con noi stessi...” poi subito dopo aggiunse “oppure perché l' idea... che ci sia qualcuno peggio di noi... e di poterlo aiutare ci consola facendoci sfuggire ai nostri problemi”.
Era bizzarro sentire qualcuno che accostasse la parola altruismo con subdolo, eppure trovai interessante quel suo modo di vedere le cose, in un ' ottica completamente differente da come le persone normali l' avrebbero vista, ci pensai su aveva incredibilmente ragione, l' essere umano non faceva mai qualcosa senza trarne guadagno, se faceva opere di bene era per sentirsi in pace con se stesso e con Dio, se non lo faceva era per trarre altri guadagni.
Allora dunque la parola stessa “Uomo” era subdola, inoltre questa parola sotto intendeva la parola “Donna” quando si doveva parlare in generale degli uomini come specie, non si faceva una netta distinzione tra di loro, fu una delle tante cose che mi disse Naoki, lamentandosi ripetutamente del maschilismo tuttora presente, in una società moderna come la nostra.
Naoki doveva avere in sé una buona dose di femminismo, ma incominciai a chiedermi quale donna non lo avesse, per anni erano state calpestate, ma con le loro sole forze avevano conquistato i diritti di cui noi uomini godevamo per nostra natura, inoltre erano le donne stesse a partorire i bambini, forse anch'io se fossi nato donna mi sarei sentito orgoglioso di esserlo, sottovalutando gli uomini, in fondo su di loro ricadevano un sacco di responsabilità la casa, i figli e persino il lavoro per alcune.
Naoki si fermò e poggiò le bottiglie allineate fra di loro, come se fossero dei birilli per giocare a bowling, poi si allontanò dalle bottiglie invitandomi a far lo stesso.

Mi diede una pistola dicendomi di sparare alle bottiglie.
Non avevo mai sparato in vita mia, questa sarebbe stata la prima volta.
“Allora...ti decidi” disse Naoki spazientita.
“Non ho mai sparato in vita mia” mi giustificai.
“Lo so, voglio che ci provi...” disse Naoki tranquillamente.
Ci provai, con le mani che tremavano di fronte l' arma, suscitava in me una paura enorme fuori controllo, cliccai il grilletto cercando di mirare le bottiglie, ma il proiettile cadde al suolo mancandole.
Naoki si avvicinò a me, aggiustandomi l' impugnatura, dopo mi spiegò come ricaricare l' arma, notai con sbigottimento che era piuttosto semplice, ma per il resto non riuscivo a buttare giù quelle bottiglie, avevo sprecato un sacco di proiettili senza sfiorarle minimamente.
Naoki rise “ La prima volta che ho provato a sparare è successa la stessa cosa... nessuna bottiglia è andata giù”.
“Chi ti ha insegnato a sparare?” le chiesi.
“Iketsu” mi rispose perplessa.
“ Tu e Iketsu...” chiesi senza finire la frase, non volevo sembrare invadente,ma lei capì la domanda nonostante fosse rimasta incompleta.
“Assolutamente no...io e lui siamo solo due che si scambiano dei favori...per così dire...”
“Ah” risposi stranamente sollevato dalla sua risposta.
Naoki mi tolse la pistola dalle mani sparando contro una bottiglia, che si ruppe subito dopo.
“ Ecco come devi fare...devi osservare attentamente la posizione dell' obiettivo e concentrati su di esso...”
“Ma se io non volessi imparare a sparare”
Naoki mi guardò scocciata grattandosi il capo e poi disse “Bene vuoi continuare a fare il bravo samaritano...rinunciando alla tua vera natura?”disse sadicamente.
“Io non ho davvero idea di cosa tu stia parlando” mi innervosì.
“Si, che lo sai... vorresti uccidere quell' uomo più di ogni altra cosa al mondo,ma reprimi quel sentimento perché hai paura...”
“Tu non sai niente di me!” le urlai contro.
Naoki sparò furiosa contro le altre bottiglie, come se in esse vedesse la mia immagine che si rifiutava di diventare un assassino.
Naoki in fondo aveva ragione reprimevo queste sensazioni perché non avrei mai potuto fare una cosa del genere.

Avevo già ucciso ingiustamente delle persone e ne avevo sofferto tantissimo, non avrei mai più fatto una cosa come quella, lo avevo promesso a me stesso e a Dio, neanche nel caso in cui si sarebbe presentato l' uomo che aveva ucciso mia madre, neanche in quella circostanza lo avrei fatto,però dentro di me, c'era un odio così forte e incontrollabile che talvolta veniva fuori, pensando a quanto avrei voluto fargliela pagare cara per avermi portato via la mia mamma.
Lei dopo aver ridotto in frantumi tutte le bottiglie, mi trascinò via salutando e ringraziando il barbone.
Naoki improvvisamente sembrò essersi calmata, mi mostrò il suo dolce sorriso e poi mi portò in giro, per tutta la mattinata girovagammo nelle strade di Tokio.
Non avevo idea di quali fossero le sue intenzioni, sembrava una ragazzina che portava a spasso il suo cagnolino, peccato che il cagnolino in questione fossi io.
I negozi dopo un po' aprirono, Naoki diede un occhiata al suo portafogli nel quale c'era qualche monetina, me ne diede una dicendomi sorridendo che potevo comprarmi quello che volevo con quella moneta.
Rimasi sconcertato, mi stava dando dei soldi per comprarmi qualcosa,per quale motivo? Avrebbe dovuto essere arrabbiata con me per quello che le avevo detto prima.
“Perchè mi stai dando dei soldi?”
“Te l' ho detto no, per comprarti qualcosa” disse tranquillamente.
“perché daresti quei pochi soldi che hai ad un tuo ostaggio?”
“ Mi va di fare così...e poi penso di essere partita col piede sbagliato con te...”
“Cioè?”
“Voglio farmi perdonare...ti ho trattato male...costretto a fare cose che non volevi...”
“Pensi che in questo modo tu possa essere perdonata?”
“Certamente no, però il nostro rapporto potrebbe migliorare”
La guardai stralunato chiedendomi se stesse dicendo la verità, ma era complicato interpretare gli occhi impenetrabili di Naoki dal quale non riuscì a capire se mentisse o se fosse sincera.
Entrammo in un negozio, io e Naoki ci guardammo un po' intorno, cercando qualcosa che attirasse la nostra attenzione, i nostri occhi nello stesso attimo si spostarono nella stessa direzione:un violino.
Avevo sempre desiderato suonare uno strumento musicale,ma mio padre diceva che non avevo alcuna speranza, che nel nostro dna non c'era talento musicale, e che quindi avrei semplicemente sprecato il mio tempo dedicandomi a qualcosa per il quale non ero portato.
Naoki guardò il violino poggiato su un ripiano, pizzicando lievemente le sue corde e poi mi guardò “Ti piacciono gli strumenti musicali?” mi chiese,ma parse più un 'affermazione che una domanda.
“Si” le risposi.
“Io li detesto!” disse allontanando bruscamente le dita dal violino rischiando di farlo cadere.
“E perché ne possiedi uno?” le chiesi.
“Era di mio padre...” affermò.
Quando diceva “ mio padre” riuscivo solo a pensare, a quello che aveva detto precedentemente “ è stato mio padre ad avermi procurato queste bruciature e questi lividi”,doveva detestare per questo motivo gli strumenti musicali, le ricordavano suo padre.
“Sai suonare?” mi chiese con quel suo solito tono di voce rude.
“No, nessuno strumento musicale, ma avrei sempre voluto imparare”
“E perché non l' hai fatto?”
“Mio padre diceva che in famiglia non abbiamo talento musicale e così...”
“Non hai carattere” affermò sprezzante.
Aveva ragione, non avevo mai saputo impormi alle volontà di mio padre, finivo per lasciarmi convincere dalle sue parole, ma non potevo farci nulla era complicato andare contro di lui, significava venir tempestato da violenze psicologiche superiori alle solite.
“Sai mio padre...faceva il direttore d' orchestra... e a volte dava anche lezioni di piano e di violino” disse Naoki malinconica.
Poi aggiunse “ molti ragazzi a cui dava lezioni.. non avevano alcun parente musicista... ma sono diventati veramente bravi dopo le lezioni”.
Rimasi sorpreso dalle sue parole suo padre era un direttore d'orchestra, non lo avrei mai detto, avrei pensato a tutto,ma non di certo a un lavoro come quello, mi dava l' impressione di un lavoro per brave persone, non per quelle che abusano delle propria figlia senza alcun pudore.
Naoki sembrò notare il mio sbigottimento e disse “Mio padre era una brava persona...prima che mia madre morisse in quell' incidente..dopo di ciò ha cominciato a bere e a diventare un'altra persona...”
Poi disse scocciata “Non so perché ti stia dicendo queste cose...non ha davvero senso!”
“Dovevi aver voglia di parlarne con qualcuno...e con me puoi sempre parlarne” le risposi confortante, mi risultò facile farlo, ero buono per mia natura e spesso finivo per passare per fesso a causa di questa mio esagerato buonismo, ma adesso era impossibile che la mia bontà si fosse estesa persino al mio rapitore, c'era qualcos'altro, quella tenerezza e quella fragilità che talvolta percepivo in quegli occhi freddi e cattivi, non avrei mai potuto odiare Naoki, anche se la mia mente volesse tanto farlo, il mio cuore non ci riusciva perché suscitava in me sentimenti completamente differenti dall' odio.
Naoki stranamente non mi diede una delle sue rispostacce, ma si limitò a sorridere, non sapevo cosa significasse quel sorriso, se si prendesse gioco di me, che era la cosa più probabile o se fosse contenta di quello che avessi appena detto.
“Sei veramente noioso...diamine fai il comprensivo con una come me....” disse facendo uno sforzato sbadiglio.
“Hai perso tuo fratello...e ti sono successe delle cose veramente brutte quindi...”dissi sottovoce notando che il proprietario del negozio ci fissava.
“Io ti piaccio non è vero?” mi chiese cogliendomi impreparato.
La fissai imbarazzato con il cuore che mi batteva forte,non sapendo cosa rispondere, era una ragazza molto carina, anche attraente, dolce quando voleva, se solo non fosse stato per quei suoi atteggiamenti molto mascolini che assumeva il più delle volte e per il fatto che fosse un ' assassina, di sicuro non avrei mai dubitato sul fatto che mi piacesse, inoltre la mia timidezza si rifiutava di dire cose così fuori luogo e imbarazzanti, però non potevo neppure dire che non mi piacesse, avrebbe potuto offendersi e farmela pagare cara.
Naoki sembrò divertita dal mio evidente rossore disse scoppiando a ridere“ sembra di si dalla tua faccia”.
Si comportava come una ragazzina, non sembrava affatto un 'assassina spietata in quel momento.
“Hai per caso dei disturbi di personalità?” le chiesi seriamente turbato.
“No, hai soltanto visto due aspetti diversi del mio carattere... sei fortunato...non tutti ricevono quest' onore”
“ E come mai l' avresti dato a me?” chiesi curioso.
“ Jeckyl è uscito da solo allo scoperto” disse sarcasticamente.
Poi ci pensai su, non dovevo fidarmi di quell' altro aspetto di Naoki, d'altra parte il suo lato buono, era quello più pericoloso, quello che mi faceva desiderare di restare lì accanto a lei a sostenerla e ad aiutarla, poi finalmente capì qual' era il suo obiettivo.
Dopotutto l' aveva detto anche lei gli uomini sono subdoli,fanno le cose solo per secondi fini, quindi il suo atteggiamento era mutato per un fine, poi ripensai a quello che era successo in precedenza.
Mi aveva portato a sparare e desiderava che diventassi un assassino come lei, dunque era per questo che il suo atteggiamento era mutato voleva guadagnarsi la mia fiducia per farmi diventare un suo collega di lavoro.
“Speri di persuadermi a diventare come te...con la gentilezza” sussurrai sconcertato.
“Molto perspicace...ma la mia non è una speranza...è una certezza!” affermò sicura di sé.
Uscimmo dal negozio e girovagammo per strada, la guardai attentamente “ perché la tua è una certezza?”
“Non hai altra scelta e non ho neppure io altre soluzioni...devi decidere tra la morte e il diventare un assassino” disse tranquillamente.
“Ma che diamine significa?”le chiesi preoccupato.
“ Significa che non posso tenere un ostaggio a vita, è abbastanza faticoso, quindi... o diventi come me... per darmi la certezza matematica... che non puoi denunciarmi oppure...ti ammazzo... semplice no?” disse sadicamente.
Naoki si distrasse per un istante guardando la vetrina di un negozio, così in quel momento senza neppure rifletterci più di tanto, corsi più veloce che potessi dopotutto non avrebbe potuto spararmi per strada sotto gli occhi della gente.
Si accorse subito della mia fuga, così mi rincorse senza fermarsi neppure per un istante, mentre io lentamente stavo per cedere, correndo anche in mezzo alla strada rischiando persino di farmi investire.
Ma lei continuava a correre, ancora più veloce, stava per raggiungermi non ce l'avrei mai fatta di questo passo, ma alla fine finì in un desolato vicolo ceco, non avevo alcuna via di fuga, mi ero intrappolato da solo.
Naoki disse “Pensavi di potercela fare...” e poi mi strinse forte l'orecchio con le dita, gemetti dal dolore che mi stava provocando,ma lei sembrò non curarsi affatto della sofferenza impressa nel mio volto,anzi lo strinse più forte.
“ Ti prego...mi stai facendo male...” la supplicai.
“Pensavo ti piacessi...e invece cosa fai te ne scappi?!” affermò impassibile.
“ Questo perché... non voglio morire e... non voglio neppure diventare un assassino” dissi deciso contenendo la paura.
“Wow... stupefacente...l' ostaggio che si impone al volere del rapitore...interessante...” disse con sarcasmo smettendo di stringermi l' orecchio.
Poi disse “ Comunque stavo soltanto scherzando...non obbligo la gente a fare quello che non vuole...volevo soltanto farmi quattro risate... contemplando quella tua espressione fifona”.
Oh fantastico, era stata una candid camera,ma cosa aveva in testa? Le pulci e gli acari che si aggiravano a casa sua dovevano averle divorato il cervello, non era normale ne come persona ne come assassina, ma in fondo ero felice di ciò, questo mi permetteva se non altro di aver salva la vita. Improvvisamente mi sorrise.
Ancora quel sorriso da ragazzina di cui divenivo preda perdendo il senso della realtà, lasciandomi trasportare dalle emozioni del momento, che cercavo di reprimere pensando a quanto tali sensazioni fossero contorte, per la situazione in cui mi trovassi, ma alla fine ogni cosa sfumava di fronte quelle sensazioni, come se fossero più forti di tutti i contro.
“Hai davvero un bel sorriso” dissi timidamente, essendomi lasciato trasportare dal mio cuore impazzito.
“Grazie” disse ridendo soddisfatta, come se sapesse quale potere esercitasse su di me con quel sorriso.
Ci fu un' istante di silenzio che fu subito rotto dalla sua voce “ Che cosa vuoi comprarci con quella moneta che ti ho dato?”.
Feci spallucce, non sapendo che rispondere.
“Quindi non ti serve nulla...o forse ciò che ti serve è più costoso?”
“Perchè ti interessi così tanto...”
“ Se il mio ostaggio non è soddisfatto tenderà a scappare perciò...posso evitare tutto ciò rispondendo ai suoi bisogni...”
“Sarebbe un contentino”.
“Perchè un contentino?”
“ Il bisogno più grande è la libertà”
Naoki rise come se avessi fatto una bella battuta e poi disse “ Credi che gli uomini siano liberi? Nessuno è libero in questo mondo...siamo tutti schiavi di qualcosa”
“ E tu di cosa sei schiava?” le chiesi perplesso.
“Non vedo perché...dovrei parlarne con te...” disse infastidita.
“ Per soddisfare il tuo ostaggio... forse in questo modo non tenterà la fuga”
Naoki mi guardò intensamente e poi disse “Sono schiava delle circostanze,della voglia di vendetta che non sarà mai soddisfatta”.
Il suo viso sembrava insofferente quando doveva parlare di sé stessa, come se cercasse di allontanare i pensieri tristi dalla sua mente, ma alla fine le venivano alla mente senza che volesse, così per sviare l' argomento e concentrarlo su di me mi chiese“E tu di cosa sei schiavo?”
“Sono schiavo di mio padre e del lavoro...”
“Bene dovresti ringraziarmi adesso non ne sei più schiavo grazie a me” disse tranquillamente.
Ritornammo verso casa, ma davanti la porta di casa c'era l' omaccione.
Eravamo rimasti tutti e due stupiti dalla sua presenza, dopo aver fregato i soldi a Naoki, si presentava a casa sua come se niente fosse con quella sua tranquillità stampata sul volto.
Naoki passò dallo stupore alla rabbia, incominciò a gesticolare chiedendogli ironicamente un come stai, lui rispose con un benone.
Lei si agitò “ certo con i miei soldi te la sei passata alla grande!” disse aprendo la porta di casa e invitandoci ad entrare in casa.
“Naoki...non è come...pensi...” disse cercando di calmarla.
“E allora come sarebbe?!”
“ Mi servivano quei soldi...ma sapevo che non me li avresti mai e poi mai... dati in prestito dato che non ti fidi di me”
“E' faccio bene a non fidarmi...anzi se davvero non mi sarei fidata di te...a quest'ora non sapresti neppure dove li metto i soldi”
“Questo è anche vero...comunque te li restituirò”
“ Quando?”
“ La prossima settimana d'accordo?”
“Giuralo su tua figlia! Com'è che si chiama...fammi pensare... Collette?”
“Non mettere in mezzo mia figlia in questa faccenda...ha soltanto 10 anni...” disse innervosito.
“Lo so, ma devi dirlo a te stesso che ha soltanto 10 anni non a me...perchè dipende solo da te la vita di tua figlia...”
Ascoltavo i loro discorsi provando inquietudine per le parole di Naoki, così fredde e distaccate, come se avesse potuto uccidere quella bambina senza porsi alcuno scrupolo per quei dannati soldi, ma dopo capì, non erano i soldi,ma il gesto ad aver provocato una tale reazione.
“ Naoki non faresti mai una cosa del genere, non ad una bambina”.
“Ne sei davvero convinto? Mi conosci davvero così bene per poterlo dire con certezza?”
“Senti Naoki...ascolta... mi dispiace...ma non mettere in mezzo Collette”
“Se rispetterai i tempi stabiliti...nessun problema per Collette”
“La vuoi piantare...uccidi me..ma non mia figlia!” disse furibondo.
Naoki lo beffeggiò dicendo“Che padre premuroso che sei...”
“Lo saresti anche tu se avessi figli”le rispose.
Naoki sorrise amaramente e poi disse “Io...con dei figli...non diciamo cazzate!”
“C'è qualcosa che non va?Sei più scorbutica del solito”
“Sai mio fratello è morto e per colpa di un tizio che mi ha rubato i soldi...non ho potuto neppure fargli un funerale tradizionale...”
Iketsu rimase stupito dalle sue parole, sembrava davvero dispiaciuto.
“Naoki io non sapevo neppure che avessi un fratello, mi dispiace...”
“Sai non me ne faccio un cazzo del tuo mi dispiace... sono persino dovuta andare da quel sudicio uomo che vende in nero...per racimolare un po' di soldi”
“Non ci sei andata a letto vero?” chiese scosso.
“No, che non ci sono andata...ma se mi fosse servito per racimolare più soldi lo avrei fatto...”
“Ma non dovevi neppure metterci piede in quella bancarella...quell' uomo è un depravato.”.
“Ma che dolce ti preoccupi per me...” disse con un tono di voce falsamente dolce e poi aggiunse ringhiando “ sei soltanto un ipocrita!”
“ Questo non è vero... ho avuto le mie ragioni...avevo dei debiti di gioco...”
“Bene quindi hai usato i soldi del funerale di mio fratello per saldare i tuoi debiti di gioco?!” affermò furibonda.
“Oh andiamo! Io non sapevo che quei soldi ti servissero per il funerale...”
“Quindi non hai alcuna colpa?!” disse lei continuando ad agitarsi.
“Ho le mie colpe però...”
“Vattene da casa mia!” disse Naoki cacciandolo via.
Iketsu se ne andò senza proferire parola, notando che gli occhi di Naoki si inumidirono di lacrime.
Rimasi fermo a fissarla, sembrava così infelice, mi faceva troppo pena, non potevo far a meno di avvicinarmi a lei cercando di confortarla.
Naoki non appena si accorse del mio avvicinamento,si avvinghiò a me senza dire niente, ma continuando a piangere.
Poi affermai scherzosamente “Ed ero io il piagnucolone?!...di solito un' assassina non fa vedere le sue debolezze al proprio ostaggio”.
“Già, hai ragione” disse sciogliendo bruscamente l' abbraccio.
“ La mia non era una critica...” dissi notando i suoi occhi cupi rivolti verso di me.
Poi senza dire nulla mi trascinò nella sua stanza, rimasi perplesso, pensavo che come la scorsa notte, mi avrebbe sedotto facendomi una proposta indecente, al quale avrei volentieri ceduto, se non fosse stato a causa dei miei principi e a Izuko che talvolta mi tornava alla mente.
Alla fine non fece nulla di tutto questo, ma accese la sua console proponendomi di giocare insieme a lei ad un videogame.
“Non so giocare a questo tipo di giochi...” affermai.
“ Fallo e basta!” disse puntandomi la pistola.
Era un gioco di combattimento, e non ero mai stato bravo in quel tipo di giochi dove non devi far altro che malmenare la gente, dopotutto odiavo la violenza in tutti i sensi, così persi diverse volte contro Naoki sopratutto perché giocavo con scarsa voglia.
“Che noia... c'è più gusto a giocare contro il computer che con te”.
“Bè allora gioca con il computer” le dissi sollevato, così finalmente avrebbe messo fine a questa tortura.
“No! Voglio che ti ci metti seriamente!” affermò minacciosa.
Sbuffai seccato,mentre sceglieva il personaggio, poi toccò a me, scelsi un personaggio a casaccio, e subito dopo cominciò la partita, dovevo batterla altrimenti non avremmo più smesso di giocare.
Iniziai a pigiare i tasti a casaccio e di continuo, senza darle tregua, finalmente l' avevo sconfitta, adesso il gioco poteva finalmente dirsi concluso.
Naoki mi rivolse con uno sguardo di sfida dicendo “ Voglio la vendetta!”.
Avevo appena dimenticato di aver giocato con un' assassina assettata di vendetta e che quindi quel gioco non si sarebbe più concluso, perché se perdevo significava che giocavo con scarsa voglia,ma se vincevo avrebbe voluto vendicarsi.
Incominciai stranamente ad appassionarmi a quel gioco, sopratutto per farle piacere, era così allegra con il suo joypad fra le mani e con lo sguardo fisso sullo schermo, che sembrava aver dimenticato i problemi, così andammo avanti per tutta la notte fino a che non ci buttammo nel letto.

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Capitolo 8
*** 8 capitolo-11 marzo 2009 ***


11 Marzo 2009

Mi svegliai nella stanza di Naoki, guardai dall' altra parte del letto,ma era vuoto, lei doveva essere già sveglia,poi improvvisamente sentì un rumore di passi, doveva essere lei.
La porta si aprì, era con una tazza fra le mani, che mi porse gentilmente dicendomi “Stai attento è caldo”.
“Ma che cos'è?” le chiesi perplesso.
“Non lo capisci da solo...è tea” disse sbuffando.
Continuavo a non capire: mi aveva fatto il tea, mi sembrava troppo gentile da parte sua, doveva esserci sotto qualcosa o vedeva in me il fratello morto, oppure c'era dietro qualcosa di grosso, come il farmi diventare un assassino o qualcosa di più preoccupante, ma cosa poteva esserci più preoccupante di dover diventare un assassino?
“Sai oggi è il compleanno di mio fratello...avrebbe compiuto 19 anni...”
La guardai afflitto, era questo il motivo del tea e di certe gentilezze, così presi la tazza di tea per far intendere che avevo gradito il gesto, ma era troppo bollente, così mi scivolò dalle mani e finì addosso a Naoki.
Tutto il tea finì sopra i suoi vestiti mentre la tazza si ruppe.
Il suo sguardo non preannunciava niente di buono, prese la pistola senza indugio puntandomela contro.
“Sei un bastardo, figlio di puttana...io...ti uccido...”
“Mi...di...spi...ace...” balbettai.
Naoki si calmò un po' dicendo “Sei imbranato come un ragazzino, mi è difficile... credere che tu abbia 25 anni!”.
Quelle parole, mi fecero ricordare che non avevo idea di quanti anni avesse Naoki, così cominciai ad incuriosirmi, chiedendomi quanti anni potesse avere, così mi decisi a chiederglielo.
“Quanti anni hai?”
Ci mise un po' a rispondere, come se volesse rifiutarsi di ammettere che fosse più piccola di me, poi disse “ho 22 anni”
Era molto giovane per essere un' assassina pensai, ma in tutta sincerità non sapevo quale potesse essere l' età adatta per fare qualcosa di simile e forse neppure c'era un' età adatta per fare questo tipo di cose.
“Adesso raccogli i cocci!” disse tornando ad essere arrabbiata.
Li raccolsi ferendomi le mani, mi era entrato un pezzo di vetro nel dito così mi lamentai per il dolore.
“Sei proprio un bambino...lascia stare faccio io!” disse chinandosi per raccogliere i cocci, dopo di ciò mi guardo il dito, e poi prese una pinzetta con il quale estrasse il pezzo di vetro, non curandosi del fatto che mi lamentassi per il male e che il dito sanguinasse.
“Grazie!” dissi quando mi porse un fazzoletto, per asciugare il sangue che usciva dal dito.
“Sembra che tu abbia suscitato il mio istinto materno” disse deridendomi malignamente.
“Dunque anche le assassine hanno un istinto materno” dissi tranquillamente.
Lei mi guardò storto, sembrava infastidita dalla mia osservazione, ma decise di non dare troppo peso a quello che avevo appena detto.
Dopo un po' mi trascinò fuori da casa, senza darmi alcuna spiegazione, prendemmo un autobus forse diretto per l' inferno?
“Dove stiamo andando?” le chiesi sopra l' autobus.
“Lo scoprirai presto” disse freddamente.
La gente ci osservava in modo strano, dovevano essersi di sicuro fatti delle idee strane a causa dei vestiti scollati di Naoki, così finì per sentirmi a disagio, mentre lei non sembrò curarsene affatto,ma quando meno me l' aspetto una ragazza si avvicina verso di noi gridando “Senpai” con un bellissimo sorriso.
Ci misi un po' a riconoscerla, era una mia compagna delle medie, le avevo dato delle lezioni per recuperare alcune materie in cui era carente.
Era diventata una bella ragazza che dire quasi non l' avrei riconosciuta, alle medie era grassottella e adesso uno schianto si presentava dinanzi a me.
Naoki mi guardò perplessa,poi scrutò la ragazza in questione con aria severa.
La ragazza lievemente intimidita dal suo sguardo mi chiese “Ma lei è la tua ragazza?”
“No, cazzo!” rispose lei con quel suo fare prepotente.
“Ecco...io” affermai senza sapere cosa dire, come giustificare il fatto che fossi con una ragazza che aveva tuta l' aria di essere una poco di buono e poi allo stesso tempo paura di parlare perché ero sul mirino di Naoki.
“Signorina penso che lei abbia confuso il mio amico per qualcun' altro...lui si chiama Banjo Kiyosky”
“Ah, mi scusi...devo aver preso un granchio...eppure...mi ricorda tanto il mio senpai... Kikuchi Imou”.
Si ricordava persino il mio nome ed il mio cognome e il modo in cui lo pronunciò, era tremendamente dolce da provocarmi un brivido alla schiena.
Tuttavia non potevo andare contro le parole di Naoki, nonostante mi dispiacesse lo sguardo deluso della ragazza, che prima era così pieno di gioia per avermi veduto.
Scese subito dopo dall' autobus,scusandosi ancora per il malinteso, dopo di ciò Naoki mi guardò chiedendomi “E chi era quella lì?”
“Una mia Kohai delle medie...le ho dato alcune ripetizioni...”
“Devi aver fatto breccia nel suo stupido cuore, ah ma perché non te la sei mai scopata?”
La guardai sconcertato “ Eravamo...troppo piccoli...e poi è molto più piccola di me...”
Naoki rise dicendo “ Sei davvero patetico!”
Mi infastidì quella sua affermazione e le risposi dimenticandomi che lei poteva uccidermi quando voleva, ma in fin dei conti sentivo che non lo avrebbe mai fatto per un motivo o per un altro.
“ Una persona con dei principi per te è patetica?”
“Siamo permalosetti, mio caro Banjo?!”
Non seppi cosa risponderle, così la conversazione si concluse.
Dopo un po' scendemmo dall' autobus facendo un bel pezzo di strada a piedi, Naoki aveva il volto affaticato, le proposi di fermarci un attimo, ma lei non volle sentire ragioni e proseguimmo.
Giungemmo in un quartiere molto lussuoso, pieno di ville con giardini verdeggianti, dov'è vi erano statue talmente imponenti da sembrare monumenti della città.
Dovevano abitarci persone ricche ed importanti, pensai guardandomi attorno affascinato da quel quartiere meraviglioso.
Giungemmo in una villa, era la più piccola del quartiere con statue meno monumentali, ci fu aperto il portone senza alcun problema.
Ammirai il verde seguendo Naoki che rimaneva impassibile ad ogni cosa, come se avesse altro a cui pensare, inoltre sembrava avesse molta fretta:faticavo a starle dietro.
Naoki bussò e la porta fu subito aperta, ma la proprietaria rimase particolarmente sorpresa non appena vide Naoki, come se avesse appena visto un fantasma.
Il mio sguardo si soffermò su quella ragazza, l' avevo già vista, era quella spietata e sadica ragazza che si era presentata al funerale di Saichi chiedendo soldi a Naoki per la droga data al fratello.
“Ma che sorpresa!” disse fingendosi rilassata.
“Sono venuta a darti quei soldi che ti dovevo” disse Naoki.
“Ah...accomodatevi pure!” disse facendoci entrare.
Naoki osservò attentamente ogni oggetto costoso della casa, sembrava impassibile come al solito, ma notai quel suo gesticolare mentre parlava, che significava solo una cosa era furibonda.
“Allora quanto ti devo?” gesticolò ancora una volta.
“Oh ma non c'è fretta mia cara Naoko!” affermò con quella sua vocetta stridula e dolciastra impastata di falsità.
“Non chiamarmi Naoko...lo sai che mi da fastidio!” affermò freddamente.
“Saichi ti chiamava sempre così...e pensare che oggi avrebbe fatto diciannove anni!” disse ridendo malignamente.
Era una situazione piuttosto surreale, Naoki che decideva di portare i soldi a quella donna e lei che sembrava far di tutto per provocarla.
Tutto d' un tratto piombò il silenzio, ma fu subito rotto dalle parole di Naoki “ Credi veramente che sia venuta per darti i soldi?!”
“Mi credi così stupida da non aver capito che hai intenzione di vendicarti?!”
Naoki con il solo sguardo riuscì a farle intendere che era proprio come pensava, era venuta lì per vendicare il fratello.
Tremai pensando che avrei assistito anche alla morte di quella ragazza,eppure incominciavo ad essere assillato dai dubbi:era giusto o era sbagliato?
Dopo quello che aveva fatto al fratello e la sua comparsa al funerale senza invito e con quel suo atteggiamento privo di umanità,avrei quasi detto che fosse giusto,eppure non potevo ritenere giusta la morte di una persona, mi rifiutavo di farlo.
Ma allo stesso modo lasciarla in vita con i soldi, che aveva ricavato facendo drogare il fratello di Naoki e chissà quanti altri ragazzi, non poteva neppure essere giusto.
Naoki prese la pistola e glie la puntò contro.
Mi ordinò di cercare una corda per legarla ad una sedia,seguì confusamente le sue istruzioni, cercando di non commettere alcuno sbaglio, che potesse farla imbestialire.
Finalmente riuscì a trovare una corda tra le varie cianfrusaglie, con la quale legai la ragazza,mentre stringevo i nodi pensai alla situazione bizzarra in cui mi trovavo.
Io quello fifone, quello che evitava di infilarsi in situazioni sgradevoli,adesso ero costretto a legare una donna.
Del resto da quando avevo conosciuto Naoki, avevo dovuto trasportare un cadavere per poi gettarlo su un fiume, sparare e fare una serie di cose, che avrei preferito risparmiarmi. Ma invece di raccapricciarmi, provai una sensazione piacevole, come se le mie paure si stessero affievolendo dopo aver fatto cose simili.
Persino lo sguardo furente di Naoki, non suscitava in me quella paura iniziale, prima avrei pensato alla morte guardandola e la paura si sarebbe impadronito di me.
Mentre adesso la paura era più contenuta, sicuramente dovevo essermi abituata a quei suoi sguardi minacciosi.
Dopo che legai la ragazza, Naoki le diede le spalle, cominciando a guardarsi intorno, il suo sguardo si concentrò su quegli oggetti di valore poggiati sui mobili e su quell' arredamento moderno dal design molto ben curato.
“Vaffanculo!” urlò Naoki avventandosi contro quegli oggetti, come se fossero stati loro ad assassinare suo fratello, molti di essi si frantumarono, poi sparò contro i mobili accendendo la radio per attutirne il rumore.
C'era una canzone inglese molto lenta e triste, Naoki decise di cambiare stazione per mettere una canzone più allegra.
“Questa canzone è di tuo gradimento?” chiese alla ragazza legata.
Lei annuì preoccupata scontrandosi con i suoi occhi assatanati di vendetta, Naoki sogghignò notando il suo turbamento.
"Dov'è la droga?" chiese Naoki puntandole contro la pistola.
La ragazza rimase stupita da quella domanda, non riusciva a capire cosa avesse in mente e del resto neanch'io capì quale senso avesse quella domanda.
"Vuoi che ti ammazzi? Voglio una risposta e la voglio adesso” disse a puntandole contro l' arma.
“E' nel secondo cassetto di quel mobile” disse tremante.
“Banjo...prendila!”.
Il suo sguardo si posò su di me.
“Allora chi aspetti?!” disse facendo quella sua voce grossolana, anche l' espressione mutò in uno sguardo minaccioso.
Così decisi di accontentarla, aprendo quel cassetto trovai subito la droga.
“Trovata!” affermai.
“Bene, porgimela!”.
Così mi avvicinai a lei, come un cane che esegue gli ordini del suo padrone e le porsi la droga che avevo appena trovato, incerto su cosa ne volesse fare:Voleva drogarsi per dimenticare le sue pene pensai, oppure voleva rivendersela. Ma Naoki non fece nulla di tutto questo.
La droga le serviva per compiere la sua vendetta, come lei aveva ucciso suo fratello attraverso una dose abbondante di eroina, anche Naoki voleva fare lo stesso con lei, ucciderla con la stessa droga con il quale aveva ucciso Saichi.
“Prima di ucciderti...voglio sapere una cosa” affermò Naoki.
“Cosa?” chiese la ragazza rassegnata al suo terribile destino.
“Perchè hai ucciso Saichi? E non dirmi che era una questione di affari...non me la bevo!”.
“Dimmi una cosa è ingiusto uccidere qualcuno che ti chiede di farlo?”
Naoki la fissò incredula “Di che stai parlando?”
“Saichi si drogava...era una persona infelice...solo con la droga riusciva a stare bene...poi quando l' hai chiuso in quella clinica era così depresso e stava impazzendo lì in completa astinenza...e me l' ha chiesto lui, di dargli la dose necessaria per morire”.
“Questa è una bugia!” urlò Naoki con le lacrime agli occhi.
“Saichi non voleva che te lo dicessi...ti amava veramente tanto...”
Naoki tremò dinanzi a quelle parole, avrebbe voluto non averle mai udite, ma ormai era troppo tardi.
“Non credo ad una sola parola di quello che hai detto!” disse ancora con le lacrime agli occhi.
“Non mi credi o non vuoi crederci?!”disse lei guardandola attentamente.
“Se solo tu...non fossi mai entrata nella sua vita...lui non si sarebbe mai drogato...”
“Non darmi colpe...tuo fratello era insoddisfatto...e usava la droga per stare bene, per curarsi da un amore infelice”.
“Perciò stai dicendo che io ho causato la morte di mio fratello!” affermò furibonda.
“No, la colpa non è di nessuno, però tu non attribuirmi colpe non mie...io...amavo Saichi”disse angosciata.
Naoki non appena finì di parlare buttò giù la sedia nel quale era seduta la ragazza.
“Non dire cazzate! Se lo amavi non gli avresti mai venduto l' eroina!”.
“Vuoi dire che se tu ami qualcuno...non desideri la sua felicità più di ogni altra cosa?”
“Lui era felice...stava benissimo...prima che tu arrivassi!” disse Naoki puntando la pistola contro la sedia gettata a terra.
“A te faceva credere che fosse così...ma in realtà era veramente infelice...non voleva che ti preoccupassi per lui e dei sentimenti che provasse per te”
“Allora dimmi perché glie la vendevi?”
“Era lui che voleva pagarmela per non sentirsi in debito...ma penso piuttosto che lo facesse per non sentirsi in colpa... del fatto che non corrispondesse i miei sentimenti...dopotutto quando facevamo l'amore... finiva sempre col pronunciare il tuo nome e ...questo non l' ho mai sopportato”.
“Dunque e per questo che l' hai ucciso perché non corrispondeva i tuoi sentimenti?”
Naoki rialzò la sedia dalla sua parte,poi osservò lo sguardo della ragazza mentre rispondeva alla sua domanda.
“E' vero, l' ho fatto anche per quello... ma è stato lui a chiedermelo...” il modo in cui lo disse era disperato e sembrava veramente sincera.
Naoki cominciò ad essere titubante, sembrava come se stesse per abbandonare la sua vendetta
“Non ci credo, Saichi non avrebbe mai voluto morire...lui era sempre così allegro...” disse Naoki ricordando il fratello con una certa malinconia.
“Te l' ho detto lui fingeva di essere felice...e poi...non voleva essere un peso per te dato che sei diventata un assassina per lui, per poterlo mantenere in quella clinica”
“Ma questo non centra assolutamente nulla, sono diventata un'assassina per altre ragioni, lui lo sapeva!” disse furente.
“Ma forse non credeva alle altre ragioni”
“Adesso basta stai zitta, hai parlato abbastanza” disse porgendole la droga che aveva nell' altra mano.
La ragazza non voleva prenderla, ma fu costretta dall' arma che le puntava contro Naoki, così cominciò a sniffarla piano piano.
La ragazza rise, la droga doveva aver già fatto effetto e dopo un po' disse “ Uccidimi...così raggiungo Saichi e rimango per sempre al suo fianco nel cielo....mentre tu in questo schifoso mondo a soffrire..”
Quelle furono le sue ultime parole, cadde in overdose in breve tempo, ma Naoki nonostante fosse morta le sparo contro, come se la sua vendetta non l' avesse soddisfatta.
Ero spaventato e stupito dalla situazione, le parole della ragazza, avevano causato in me un tale shock, non invidiavo per niente Naoki doveva sentirsi davvero uno schifo, ma era davvero difficile capire cosa le balenasse per la testa.
I suoi occhi erano spenti e la sua voce flebile, la percepì a malapena disse un torniamo a casa, soffocato e angosciato.
Ma Naoki, era quel tipo di persona che soffocava il dolore camuffandolo sotto un falso sorriso e quella voglia matta per le feste mondane.

Infatti quella sera mi trascinò ad una festa, erano quasi tutti dei ricconi, non capivo davvero come Naoki potesse essere stata invitata in una festa simile,così glie lo chiesi,ma la sua risposta fu questa :” Non mi hanno invitata”
In pratica ci eravamo imbucati in una festa di sconosciuti, ma nonostante tutto sembrava a suo agio, mentiva senza ritegno quando la gente la fissava chiedendole chi fosse, lei rispondeva “ Sono la figlia del signor Tsuoshi e questo è il mio ragazzo” disse indicandomi.
“Ah, il signor Tsuoshi” rispondevano in molti fingendo di conoscerlo per non fare brutta figura, credendo che fosse qualche persona di un certo spessore da come Naoki ne parlasse. Ma in realtà questo fantomatico signor Tsuoshi era una sua invenzione.
Io risi di gusto “ Possibile che se la bevono per davvero?!”
“Nella vita bisogna sempre essere sicuri di quel che si dice, anche se è una cazzata se mostri sicurezza tutti ti crederanno!”.
“Menti senza ritegno...hai persino detto che io sono il tuo ragazzo”.
“Bè questa affermazione potrebbe essere fattibile...”disse guardandomi con quel suo sguardo provocatore.
“Che vuoi dire?” le chiesi confuso.
“Non ci togliamo molti anni...poi la gente ci vede qui...che camminiamo sempre insieme...e allora diciamo che è una di quelle cose abbastanza credibili”
“Già in effetti nessuno penserebbe all' ipotesi del ragazzo-ostaggio”affermai ironico.
Lei rise e poi disse “ Dopotutto se devi dire una bugia è meglio dire qualcosa che alla base sembri o possa essere vero”.
“Ma...non mi sembra poi una cosa che possa essere tanto vera...” affermai scettico.
“Perchè?” mi chiese sorpresa.
“Andiamo...nessuna ragazza starebbe con uno come me...”
“Hai una grande autostima a quanto vedo...bè che hai che non va?!forse quell' aria da femminuccia in effetti non è il massimo,ma togliendo quello...non sembri poi così male...”
“Mi stai facendo un complimento” dissi ridendo per lo stupore.
“Ma piantala, fai il modesto per ricevere i complimenti...quelli come te non li sopporto”
Naoki dopo aver pronunciato quelle parole, si avvicinò al tavolo pieno di buffet, prese qualcosa da mettere sotto i denti e poi bevve un sorso di vino.
“Tu non prendi niente?” disse guardandomi.
“Non ho fame” affermai tranquillamente.
“Non sei il tipo che beve?!”.
“No”
“Lo immaginavo, classico bravo ragazzo fastidioso!” dopo di ciò si guardò intorno, ma prima di allontanarsi fece una delle sue solite minacce, del tipo che se avessi tentato la fuga mi avrebbe ritrovato e come minimo ucciso.
.Naoki si mise a parlare con un ragazzo, doveva avere all' incirca la mia età, che dire se li sceglieva veramente bene i ragazzi, era molto alto,bello,perfetto e ricco, tutto ciò che io non sarei mai stato,per carità ero benestante, ma non ricchissimo e la mia bellezza equivaleva a zero, avevo la faccia del classico bravo ragazzo e sfigato.
Chissà perché continuavo a fissare Naoki flirtare con quel tipo, senza mai perderla di vista e provai stranamente un lieve fastidio, che cresceva mano mano che passasse il tempo.
Così come in preda ad uno scatto di follia, andai verso di loro trascinando via Naoki dicendo che era la mia ragazza e che non sopportavo certe confidenze che si stava prendendo.
Il ragazzo mi guardò con quel suo sguardo di superiorità chiedendo a Naoki se fossi veramente il suo ragazzo, lei mi scrutò infastidita e poi disse “Si, purtroppo”
Quando eravamo ormai lontani da quel tizio, Naoki mi guardò infastidita, ma allo stesso tempo sembrava divertita dalla mia reazione bizzarra.
“Ma che diamine ti è preso?” disse cercando di mantenersi seria, anche se cominciavo già a intravedere un sorrisino dalle sue labbra.
“Niente è solo che...così mi viene la tentazione di scappare e poi però se lo faccio mi uccidi...quindi meglio che mi stai accanto così non tento la fuga e così poi non mi dovrai uccidere” dissi velocemente senza sapere neanch'io cosa stessi dicendo, qualsiasi cosa andava bene, pur di non ammettere quella scomoda verità, che non avrei voluto ammettere neppure a me stesso, ero geloso.
Ciò significava che la sindrome di stoccolma si faceva sempre più vivida, ero sempre più infatuato di Naoki, del mio stesso rapitore.
“Va bene...però vedi di non annoiarmi...che oggi mi voglio divertire!”.
“E che dovrei fare per non farti annoiare?!”
“Bevi insieme a me!” propose lei.
“Non mi piace ubriacarmi” mi giustificai.
“Non devi per forza ubriacarti” affermò lei scocciata.
“Sono astemio...”le risposi lievemente imbarazzato.
“Sul serio?!” esclamò divertita.
“Ok, allora balliamo...quella schifosa cosa che stanno ballando quei tizi!” disse indicando le persone che erano in un'altra parte della sala che danzavano il valzer.
“Si chiama valzer” esclamai.
“Si,quella roba lì da aristocratici”.affermò infastidita dalla mia precisazione.
Io e Naoki ballavamo camuffandoci tra le coppie che vi erano nella festa, tutti dovevano aver creduto per davvero che io e lei fossimo una coppia, infatti incominciai a sentire qualche commento fastidioso da parte di alcuni ragazzi “ Quella bambola sta con quello lì,non ci posso credere” e via dicendo.
Dopotutto come non dargli torto, ero uno sfigato, come potevo stare con una bella ragazza come Naoki, non me la sarei mai potuta permettere.
Naoki notò subito che la mia attenzione si apprestò a quei commenti maligni,così rise “ Ci tieni veramente a cosa pensano gli altri?! che ti importa...dopotutto non siamo una vera coppia”.
Sapeva di sicuro illudermi e disilludermi in un secondo, come se niente fosse ed ero sicuro che lo stesse facendo di proposito, mi stava manipolando e giocando con i miei sentimenti da sindrome di stoccolma, ma nonostante tutto feci finta di niente.
“Vedi quel tizio dietro di noi...balla felice con sua moglie...dopo aver sterminato la famiglia di una ragazzina” disse sottovoce.
Rimasi sorpreso dalle sue parole, mi voltai lievemente cercando di non dare nell' occhio, sembrava un uomo come tanti altri, una brava persona e invece dietro quella maschera si nascondeva un serial killer.
“E per questo che sei venuta qui, per vendicare questa ragazzina?” le sussurrai.
“Credevi davvero che fossi venuta qui per divertirmi?!.non sono quel tipo di ragazza frivola”.
“Non credo che sia frivolo, voler dimenticare le proprie sofferenze e andare avanti...”
“Si, ma di certo se voglio divertirmi per davvero, non vado in una festa di ricconi patetici vestiti come pinguini”.
Mi sentì offeso da quella definizione dato che mi aveva fatto indossare uno smocking, con il quale la mia autostima saliva giusto un pochetto, ma con quel “pinguini” vacillò del tutto. Nonostante ciò, continuai a ballare cingendole i fianchi con le mie braccia.
Mi accorsi soltanto in quel momento, di quanto fosse bellissima con quel vestito nero di seta, che traspariva un po', facendo quel gioco di vedo e non vedo.
“Tutto bene?” mi chiese notando il mio sguardo assente.
“Si, è solo che ti sta molto bene questo vestito....” le dissi timidamente.
“Il mio ostaggio sta letteralmente perdendo la testa per me” disse ridendo.
“Non esagerare”le risposi infastidito.
“Stavo solo scherzando...che permaloso!” disse con gli occhi fissi da un'altra parte, cercai di capire da che parte stesse guardando,poi capì che stava guardando l' uomo che era dietro di noi, che stava prendendo un drink insieme alla moglie.
“Mi sa tanto che l' ora del ballo sia finita...vado da quell'uomo e tu non fare altre strane scenate di gelosia” affermò guardando la moglie che si allontanava da lui.
Aveva compreso che fosse una scenata di gelosia vera e propria, eppure in lei vi era solo la sua crudele indifferenza, che mi feriva senza neppure accorgersene.
La vidi staccarsi da me e andare da quell' uomo, dandogli a parlare, lei gli sorrideva falsamente facendo qualche moina, ballarono persino insieme e lui da classico bastardo schifoso pervertito invece di tenere le mani salde sui suoi fianchi, le lasciò cadere sul sedere, come se gli fossero scivolate per sbaglio, lei sorrise dicendogli qualcosa all' orecchio mentre l' uomo le palpava il deretano.
La mia gelosia era agli sgoccioli, è la cosa che più mi innervosiva era che potevo solo guardare impotente tutto ciò senza reagire.
Quell' incubo dopo un po' si concluse e in men che non si dica tornammo a casa, ma avevo ancora i nervi a fior di pelle perché quell' uomo dopo aver toccato il suo sedere era ancora vivo? Non mi importava chi avesse ucciso o non ucciso, mi importava solo di quello che aveva fatto a Naoki.
“Perchè non l' hai ucciso?”
“E come potevo ucciderlo lì davanti a tutti?”
“E allora perché ci sei andata?!”
“ Volevo solo che prendessimo una certa confidenza, per poi rivederci in qualche hotel”.
“Non ci faresti sesso con uno come quello?!”
“Ma di che diamine stai parlando?! Certo che no, è uno schifoso assassino...voglio soltanto portarlo in un hotel con l' inganno per poi ucciderlo...”
Mi scappò un sospiro di sollievo,mentre le sentì pronunciare quelle parole.
“Oddio smettila, noi due non stiamo insieme perciò...”
“Si, hai ragione...scusami...” le dissi imbarazzato.
“Ah, secondo me te hai proprio bisogno di scopare con qualcuna...”
Dopo quella frase la guardai, aveva provato già due volte a provocarmi sessualmente, questa sarebbe stata la terza volta e questa volta di sicuro, avrei ceduto più che volentieri, senza farmi più domande e pormi limiti morali. Non mi importava più che fosse un' assassina, lei mi piaceva, quando le vedevo tutto smetteva di avere un senso e rimanevamo solo io e lei al centro del mondo.
Mi avvicinai a lei, speranzoso, la baciai intensamente, ma lei mi spinse via con la forza.
“Ma che ti passa per la testa?!” disse furente.
C' eravamo baciati altre volte, non capivo perché adesso fosse così contrariata.
“Tu sei il mio ostaggio, cazzo non te lo dimenticare!”.
Più mi diceva così e più mi veniva voglia di saltarle addosso, non sapevo neanch'io cosa mi stava prendendo improvvisamente, ma la volevo più di ogni altra cosa e non importava se mi respingeva, così mi riavvicinai a lei baciandola e la spinsi sul letto.
Naoki mi morse il labbro con violenza,mi allontanai dalle sue labbra massaggiandomi il labbro dolorante, rimanendo nonostante tutto sopra di lei.
“Levati!”urlò Naoki in preda all' agitazione.
Mi alzai subito dal letto.
Naoki rimase immobile sul letto spaventata come non l' avevo mai vista prima d'ora.
“Scusami io non volevo...spaventarti...non avevo intenzione di fare nulla che non volessi!”.
“Vattene!” urlò piangendo.
“Aspetta, ti prego scusami...è solo che tu mi piaci un sacco...” dissi cercando di tranquillizzarla.
“Non è colpa tua...è solo...che non so come e il perché mi è venuta in mente una cosa passata...”
“Che cosa? Dimmi?” le chiesi ossessivamente.
"Ma non sono cose che ti riguardano...vuoi per caso che ti ammazzi?!" disse mostrando la pistola.
In quel momento non diedi importanza a quell' arma, che mi puntava contro per farmi stare buono, avrebbe potuto anche ammazzarmi, non mi importava.
"Dai con me ne puoi parlare, io...ti sono vicino..."
"Ma di cosa stai parlando...tu sei malato di mente...hai una sindrome di stoccolma molto forte".
Aveva ragione, doveva davvero star male, avere la sindrome di stoccolma, ma in quel momento non mi importava cosa fosse, mi importava solo quello che provavo per lei.
Naoki mi guardò con rassegnazione e poi disse " Ho pensato a mio padre quando mi..." la interruppi dicendole che mi dispiaceva averle ricordato una cosa così brutta e la consolai sdraiandomi accanto a lei questa volta per abbracciarla.
Riceveva il mio abbraccio, poggiando dolcemente la sua testa sul mio petto,sicuramente da lì doveva udire il mio battito cardiaco accelerato e così ci addormentammo avvinghiati l' uno all' altra.

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Capitolo 9
*** 9 capitolo- 11 marzo 2009 (forse da revisionare) ***


11 marzo 2009

Mi svegliai avvinghiato a Naoki che tentava inutilmente di liberarsi dal mio abbraccio per alzarsi dal letto, ma quando mi svegliai non volli lo stesso lasciarla andare via.

Era buffo, ma era lei il rapitore ed io l' ostaggio, eppure i ruoli sembravano essersi invertiti. Dopotutto lei non sembrava nemmeno tenerci un granchè alla libertà, in fondo se avesse davvero voluto liberarsi, di sicuro ci sarebbe riuscita, dato che le mie braccia erano così esili e dotate di ben poca forza.

“Imou” disse improvvisamente.

Era la prima volta che mi chiamava per nome e poi la dolcezza con il quale l' aveva pronunciato mi era del tutto nuova.

“Se decidessi di liberarti...tu non mi denunceresti vero? Dopotutto hai perso completamente la testa per me...”

“Di che stai parlando?!” cominciai ad innervosirmi.

Ormai la libertà era l'ultima cosa a cui avrei pensato, non so come,ma cominciava a piacermi stare lì con Naoki, in realtà non c'era nulla di speciale, casa sua faceva letteralmente schifo,piena di topi e di umidità, però non era questo a piacermi, era lei. Adesso mi sentivo in dovere di starle vicino, di tranquillizzarla.

“Ti denuncerei di sicuro!” affermai per non farmi liberare.

“Questa è una bugia...sei talmente infatuato di me...da non volere neppure la libertà?” mi chiese sorpresa.

“Si,esatto!” affermai sicuro di quello che stessi dicendo.

“La cosa è più grave di quanto pensassi...tu non capisci più niente...io ho ucciso delle persone...non puoi innamorarti di una persona come me è insensato...è immorale”.mi rimproverò.

“Io ti piaccio almeno un po'?” le chiesi imbarazzato.

“Non fare domande prive di senso!” s infuriò rimanendo comunque avvinghiata a me.

“Se non ti piacessi, però non rimarresti così avvinghiata me...”.

Naoki non volle neppure rispondermi e sciolse l' abbraccio, alzandosi dal letto.

“Potresti semplicemente dirmi un no o un si!”.

“ E' una domanda talmente idiota che mi rifiuto di risponderti”.

“E se diventassi un assassino...mi ameresti?”

Naoki mi osservò intenerita da quella mia frase, ma la interpretò come un mio disperato bisogno indiscriminato di essere amato da qualcuno.

“Non ci sono condizioni per essere amati...e comunque....ci devono essere delle persone che ti amano e che stanno aspettando il tuo ritorno...per esempio la ragazza di ieri.

“Era un no?” le chiesi insistentemente.

“Io non sono in grado... di provare... sentimenti del genere”affermò confusa.

Scorgevo nelle sue parole insicurezza, come se avesse paura di lasciarsi andare e ponesse un freno alle sue emozioni, per paura di soffrire un'altra volta.

“Tu non puoi o non vuoi amare?”le chiesi pensieroso.

“Che cosa vuoi dire?”mi chiese indispettita.

“E' solo che sembra...quasi...che tu abbia paura...di innamorarti...”

Cercava inutilmente di rimanere impassibile di fronte le mie parole,ma quel suo gesticolare mi faceva capire che era nervosa.

“Se non la smetti io giuro...che ti ammazzo....” disse balbettando.

Si comportava come una bambina, si intestardiva, non volendo ammettere che avessi ragione e costantemente negava l' evidenza.

Non appena mi alzai dal letto per avvicinarmi a lei indietreggiò puntandomi contro la pistola.

“Non ti avvicinare o ti ammazzo” disse spaventata come se fossi un mostro che volesse farle del male.

“Naoki io voglio soltanto aiutarti!” le dissi tentando di tranquillizzarla.

“Ed io non voglio essere aiutata!” disse piangendo e urlando.

“D'accordo, cercherò di smetterla...ma non volevo farti star male...”

Naoki gettò la pistola a terra e poi se ne uscì lasciandomi lì da solo e perso nei miei pensieri.

Aveva persino lasciato la pistola lì incustodita e la porta aperta di casa, avrei potuto scappare, avrei potuto essere libero, ma questo era l'ultimo dei miei pensieri.

Ora chissà dove se ne era andata.

Osservai l' orologio ripetutamente attendendo impazientemente il suo ritorno, ma lei non tornò, passarono ore e ore, erano ormai le 18:30.

Non si decideva a tornare,così andai a cercarla.

Stava piovendo,così' decisi di portarmi dietro un ombrello, che trovai in casa sua.

Percorsi diverse strade urlando il suo nome sotto la pioggia,ma di lei neanche l' ombra, poi pensai ad un posto nel quale potesse essere e poi mi venne subito in mente la tomba di suo fratello, così andai lì.

La trovai abbracciata alla lapide, disperata più che mai, così mi chinai verso di lei per ripararla con l' ombrello.

Lei si voltò e mi guardò con quei suoi occhi arrossati dal pianto, come se avesse appena visto un fantasma.

“Che ci fai qui?”mi chiese spaesata.

“Ero molto preoccupato...non tornavi più e così ti sono venuto a cercare”.

“Speravo che te ne fossi tornato a casa tua...”

“Non posso fare una cosa del genere...”

“Tu dovresti rifarti una vita...tu puoi farlo...puoi ripartire da zero...trovare un nuovo lavoro...una dolce ragazza che ti ami...potresti avere una vita fantastica e invece perdi tempo...con una come me...così sporca dentro...”

“Non decidiamo noi di chi innamorarci...no?!”dissi irrimediabilmente innamorato di lei.

"Vattene!" mi urlò contro.

"Non senza di te..." affermai deciso.

"Ti ho detto di andartene" disse mollandomi un pugno sulla faccia.

Mi feci molto male, ma il dolore non contava nulla per me, non quanto il suo sorriso da ragazzina e i suoi baci.

Naoki rassegnata mi seguì sotto l' ombrello, lasciai gran parte dell' ombrello a lei per evitare che si bagnasse, ma del resto era già zuppa.

Quando tornammo a casa Naoki sembrò veramente sfinita.

Le dissi di cambiarsi, che altrimenti si sarebbe presa un raffreddore, ma non mi ascoltava neanche, così mi avvicinai a lei deciso a toglierle i vestiti.

"Ma che stai facendo?" mi chiese quando cominciai a sbottonarle la camicetta.

"Ti voglio cambiare i vestiti..."

"Non sono una bambina...che devi occuparti di me...sto bene anche così" affermò infastidita.

"Hai intenzione di prenderti un raffreddore!" affermai perdendo le staffe.

Naoki finalmente si decise a cambiarsi, bizzarro, ma in un certo senso ero soddisfatto.

Per una volta ero riuscito a farmi rispettare da lei, avevo fatto la voce dura e mi aveva dato ascolto facendo quello che le avevo detto.

Le asciugai i capelli con il phon e poi cenammo silenziosamente senza proferire parola, giunta l' ora di andare a letto, Naoki mi propose di dormire insieme a lei,assecondai la sua richiesta, senza capire se quel dormire volesse dire qualcos'altro oppure no.

Misi un pigiama vecchio di Saichi che mi porse Naoki, mentre lei indossava una camicia da notte un pò trasparente con delle ciliegie rosse e l' orlo merlettato.

"Molto carina questa camicia da notte!".

"Io non direi proprio..." disse mettendosi sotto le coperte.

Mi sdraiai pure io, guardandola attentamente chiedendomi se avesse intenzione di farmi impazzire:prima diceva di non volerne sapere di me e di tornarmene a casa mia, poi mi chiedeva di dormire insieme a lei, era davvero molto incoerente.

"Ah, mi sono dimenticata il mio sonnifero! me lo prendi è poggiato sul comodino"

" No...non dovresti prendere certe cose!".

"Stai diventando scocciante...la mia pazienza ha un limite!". affermò minacciosamente.

"Anche la mia" affermai altrettanto minaccioso.

"Senza sonniferi non riesco a dormire!".

"I primi tempi si sarà difficile...però piano piano... riuscirai ad addormentarti anche senza sonniferi".

"Ma io ho bisogno di dormire ora, in questo preciso istante"

Non le diedi per nulla retta, per porre fine alla sua dipendenza da sonniferi ero disposto a tutto,sopratutto perchè avevo letto gli effetti collaterali, che erano davvero molto forti.

Naoki tentò di alzarsi dal letto per prendere i sonniferi, ma io la bloccai saltandole di sopra, Naoki rise dicendo "Questa è la seconda volta che provi a violentarmi nell'arco di una giornata!".

Mi stavo per scostare subito da lei, ma mi tenne a se stringendomi il colletto del pigiama, così mi avvicinai alle sue labbra baciandola appassionatamente, dopo di ciò mi fermai incerto sul da farsi.

Era la mia prima volta, ero fin troppo inesperto e in tensione.

Naoki sorrise e mi accarezzò il viso, intenerita dalla mia espressione inesperta e ingenua, così si mise sopra di me, pronta a guidarmi.

La sua presa d' iniziativa, mi prese alla sprovvista e mi mise leggermente a disagio, ma alla fine, mi lasciai tranquillamente guidare, abbandonando il mio stupido orgoglio maschile ferito.

Fu la mia prima volta, intensa,dolce eppure nulla di sconvolgente.

Dopotutto me lo avevano sempre detto, che la prima volta, alla fine non era nulla di che, che ci si rifaceva con le altre, perchè essendo la prima volta c'è la tensione, l' ansia da prestazione e non riesci del tutto a lasciarti andare.

Ma Naoki in questo senso mi mise molto a mio agio nonostante continuassi a provare quest' ansia inevitabile.

Comunque l' idea di essere diventato in quegli attimi un tuttuno con Naoki mi aveva reso felice.

Il mio cuore a ripensarci era palpitante di gioia, chissà se lei pensava la stessa cosa, oppure la riteneva una scopata come tante altre, avrei tanto voluto sapere cosa ne pensasse.

La guardai sdraiata nel letto mezza coperta da un lenzuolo, che lasciava intravedere le sue nudità, che quella sera avevo ammirato più volte.

“Naoki...” dissi incerto su cosa dire, per capire cosa ne pensasse, di quello che avevamo appena fatto.

Naoki comprese perfettamente, il significato di quel richiamo e disse “ Non fare le solite domande fastidiose da uomini...del tipo ti ho soddisfatto sessualmente...”

“D' accordo, ma...che c'è di male nel fare queste domande?” le chiesi tranquillamente.

“Niente, è solo che non sei in grado di capirlo da solo?” chiese guardandomi freddamente.

“Allora sarebbe un no...bè mi dispiace...io non sono pratico per queste cose...sono molto ecco...inesperto...” affermai dispiaciuto e con estremo disagio.

“Nessuno ti ha chiesto niente...avevo soltanto voglia di farlo...poi il resto non importava più di tanto”.

La guardai frustato dalle sue parole fredde e distaccate, che lasciavano intendere che per lei non era stato niente di speciale, nulla di memorabile, soltanto una scopata per nulla soddisfacente.

“Quella era la mia prima volta!” urlai ferito dalla sua indifferenza.

Naoki rise “E allora?!”

“Allora...volevo farlo con una persona... con il quale ci fosse un certo coinvolgimento sentimentale.. e invece a te non frega un accidente di me...”le urlai contro

“Urli proprio come una donna con i postumi del ciclo....” disse ridendo.

“Sei veramente meschina!” dissi inferocito.

“Io non ho fatto nulla che... tu non volessi...e non ho fatto nulla per illuderti” disse tranquillamente.

Era vero, non aveva fatto nulla per illudermi e pure certi suoi atteggiamenti dovevo averli fraintesi io, oppure erano piuttosto ambigui da lasciarmi intendere che ci fosse qualcosa che provasse per me, ma che respingesse ostinatamente?

Naoki mi scrutò indispettita dicendo “Io davvero...non ti capisco...tutti gli uomini vorrebbero una scopata... senza alcun coinvolgimento sentimentale...e poi arrivi tu...con i tuoi sentimentalismi....ma che razza di uomo sei?”

La guardai pensieroso, Naoki non doveva mai aver avuto una relazione stabile. Le sue relazioni dovevano limitarsi ad una toccata e fuga prive di sentimento, insomma una cosa da una notte e via e poi tutti a casa propria.

Ciò che mi sorprese maggiormente, era il suo sguardo sbalordito, mi guardava come se fossi una creatura extraterrestre, che vivesse in un mondo tutto suo, dove si praticasse sesso con sentimento e non tanto per far passare il tempo.

Eppure oltre ad essere indispettita da quel mio modo di fare, dall' altra ne sembrò affascinata.

Poi disse “Se facessi sesso solo per amore...non farei mai sesso...visto che non sono in grado di provare tali sentimenti”.

La guardai cercando di capire, se mentisse o parlasse sul serio.

Mi era nuova l' idea di una persona, che non riuscisse ad innamorarsi e come mi aveva detto l'altra volta, disse di non essersi mai innamorata ed era davvero una cosa così triste e strana.

“Non ci credo” affermai seriamente e poi aggiunsi “ E' impossibile che... nella tua vita non ti sia mai innamorata”.

“Che motivo avrei di mentirti?” affermò con una certa naturalezza, lasciandomi intendere che fosse sincera.

Rimasi immobile, del tutto incredulo alle sue parole.

Possibile, che quel sentimento non l' avesse sfiorata neanche per un istante, che non avesse mai desiderato qualcuno più di qualunque altra cosa, con cui condividere tutto:le gioie,le sofferenze, gli hobby e tutto ciò che aveva da offrire il mondo.

Ed io che avevo sempre pensato di essere quello strano:quello che non aveva mai dato un bacio ad una ragazza, ma anche lei non sembrava scherzare, certo aveva molta esperienza sul sesso. Ma riguardo all' amore eravamo tutti e due sulla stessa barca, anche se io almeno una volta, mi ero innamorato, della mia adorata cugina Izuko.

Ma il mio amore per lei, era un ricordo lontano.

Adesso era sempre più presente nella mia mente Naoki, con quei suoi capelli color ruggine e con quella sua voce aggressiva, che suonava nelle mie orecchie con una cadenza terribilmente sexy.

Dovevo essere masochista, ma non potevo farci nulla mi piaceva quel suo modo di fare, così strafottente. Lo trovavo così diverso dal mio e dalle persone normali, che finivo per esserne inspiegabilmente attratto, nonostante spesso e volentieri mi desse sui nervi, in realtà nel mio inconscio mi piaceva, ma faticavo a volerlo ammettere.

Sicuramente Naoki rappresentava tutto quello che io non ero, e che forse per una volta avrei voluto essere per non soffrire: insensibile,incurante, ostile e vendicativa, ma analizzandola bene, in realtà non era così.

Era come se indossasse una maschera da antagonista, ma che alla fine avesse un animo buono che teneva ben nascosto agli altri, per non apparire debole.

“Mi chiedo chi tu sia veramente...” affermai perplesso.

“Naoki Kiyoski 22 anni, assassina...” affermò lei.

Mi soffermai su quel cognome “Kiyoski” lo dovevo aver già sentito da qualche altra parte, ma non mi venne in mente niente.

Poi ci ripensai, un direttore d'orchestra e un compositore molto famoso si chiamava in quel modo, poi collegai il fatto, con ciò che mi aveva detto Naoki su suo padre, che era un direttore d'orchestra e dava anche lezioni di musica.

“Aspetta Kiba Kiyoski era tuo padre?” chiesi sbalordito.

“Si, esatto” affermò scuotendo la testa.

Ci pensai su, Kiba Kiyoski dopo la morte della moglie, cominciò a bere e fu sommerso dai debiti, proprio come aveva detto Naoki. Poi mi ricordai un'altra cosa era stato ucciso.

“Tuo padre è stato assassinato” affermai.

“Non avevo scelta... ormai quell' uomo viscido, non era più mio padre...ma più che altro è stato per proteggere Saichi dalle sue violenze che l'ho ucciso...”

Mi allontanai da lei, spaventato, sapevo che era un' assassina, ma l' idea che avesse ucciso il suo stesso padre, mi preoccupava, nonostante avesse le sue ragioni, non riuscivo ad accettarlo.

“Sei ancora in tempo per scappare” disse notando la paura impressa nei miei occhi.

La guardai non appena parlò del padre, la sua voce sembrò triste.

“Ma...quindi chi è che si è occupato di voi quando tuo padre è morto?” le chiesi perplesso.

“Nessuno, avevo ormai18 anni...e poi i miei parenti non ne vollero sapere niente di me e di Saichi...”

“Come mai?”

“Mio padre aveva ormai una brutta reputazione...e loro ci tenevano a ciò che dicesse la gente...” affermò Naoki freddamente.

“La tua vita non deve essere stata molto facile” le dissi costernato.

“No, affatto...è stata una lotta continua...poi avevano trovato le mie impronte sul cadavere... quindi per un certo periodo sono stata in prigione”.

“E per quanto?” le chiesi sbalordito.

“Soltanto per poco tempo, avevo un buon avvocato...che ha dimostrato che ho agito per legittima difesa”.

“Ah...” risposi ancora sconcertato di ciò che mi aveva appena detto.

“Sono un soggetto pericoloso...non ti conviene rimanere in mia compagnia” disse minacciosamente.

Rabbrividì per gli sfortunati eventi della sua vita, ma non mi sentivo di attribuirle delle colpe a tutto quello che l' era successo e a quello che aveva fatto.

Aveva soltanto reagito agli sfortunati eventi della sua vita.

Quindi non ritenevo che fosse un soggetto pericoloso, ma che fosse una persona che avesse bisogno di essere amata e di amare.

“Non sei pericolosa... non uccidi per il gusto di uccidere, di solito uccidi per una giusta causa” affermai.

“E' da quando in qua per te c'è una giusta causa per uccidere?” mi chiese amaramente.

“L' ho capito, stando con te...che alle volte...si uccide per una giusta causa....per non lasciare certi crimini impuniti”

"Perciò tu uccideresti l'uomo che ha ucciso tua madre?" disse fissandomi attentamente.

"No, cioè...non condivido questo tuo modo di fare...però lo comprendo...o comunque ho imparato a tollerarlo"

Naoki mi guardò come se stessi dicendo delle cose insensate e poi aprì bocca scocciata " Non ha senso quello che dici...te ne rendi conto?"

Era vero, sembrava insensato quello che dicevo, eppure nella mia testa tutto acquistava un senso, oppure neanche mi importava trovare un senso a quei ragionamenti contorti, mi importava soltanto di Naoki.

Lei sembrò scocciata del fatto che la storia di suo padre, non mi avesse fatto scappare da casa sua a gambe levate. Così parlò di un'altra storia, non sapevo se fosse vero o meno, ma secondo me stava cercando di impressionarmi inventando anche eventi mai avvenuti sul serio:

"Sai mio padre non è stata la prima persona che ho ucciso, la prima è stata una ragazza del mio stesso liceo. Era una ragazza davvero molto bella, era una di quelle che si davano tante arie, non l' avevo mai sopportata, ma una cosa che mi spinse ad ucciderla, fu quando prese un giro una mia amica grassa e piena di brufoli, era bruttissima, ma io non sono mai stata quel tipo di persona che si limita alle apparenze.

A parte il suo aspetto fisico, dentro di sè era veramente speciale, altruista e sempre disponibile con le amiche, è stata l' unica mia vera amica, le volevo veramente molto bene, fino a quando questa ragazza insieme alle sue amichette non la presero in giro pesantemente. La mia amica aveva subito umiliazioni di ogni genere, da parte di queste ragazze, così un giorno disperata e stanca di essere costantemente maltrattata , si è buttata dal terrazzo della scuola.

Da quel giorno volli la mia vendetta, così la pedinai diverse volte, trovando molte cose interessanti sul suo conto, andava con uomini di mezza età per soldi e prendeva ecstasy. Non era la santarellina che faceva credere a tutti, così appesi per tutta la scuola delle foto su queste sue attività notturne.

La sospesero da scuola per circa un mese, quando tornò tutti la trattarono piuttosto male, la evitavano tutti e i suoi genitori non le permettevano di uscire di casa, così disperata e sola, si gettò dal terrazzo della scuola”.

“Ma allora non l' hai uccisa tu!” affermai sorpreso.

“Invece è qui che ti sbagli...i crimini migliori sono questi: ferire la vittima psicologicamente... per spingerla al suicidio, era tutto programmato, se non si fosse uccisa... avrei fatto scoppiare qualche altro scandalo su di lei, per spingerla al suicidio”.

Come poteva una ragazzina sedicenne elaborare un progetto simile, quello di uccidere la propria compagna di scuola, era davvero spaventoso, ma seguiva un suo senso logico: la ragazza ha spinto la sua amica al suicidio e Naoki spinge lei al suicidio.

Doveva, aver sofferto molto per la morte della sua amica, per aver elaborato un piano simile, pensai cercando in tutti i modi di giustificare i suoi gesti estremi.

“Allora...pensi ancora che non sia pericolosa?!” disse ridendo sadicamente.

“Si e no...” le risposi confuso.

“Vattene...credimi...è meglio!” affermò continuando a fare la voce da dura.

“Perchè improvvisamente hai deciso di liberarmi?” le chiesi curioso.

“Tanto non mi denunceresti...o avresti troppa paura di farlo oppure sei troppo infatuato di me” affermò con naturalezza.

Naoki sembrò non perdersi d'animo, così mi narrò un'altra vicenda nel quale per vendicare una donna stuprata dal marito, decise di tagliargli il pene, ma questa storia l' avevo già sentita, doveva aver rielaborato la storia di Lorena Bobbit per sorprendermi, credendo che non l' avessi già sentita.

"Quella di cui parli è Lorena Bobbit!".

"Già, quella donna è un mito! Ho preso ispirazione da lei..." affermò seriamente.

"Quindi vuoi farmi credere che hai tagliato il pene ad un uomo?!" affermai ironicamente.

"Vuoi che te lo dimostri, tagliandolo anche a te?" chiese ridendo.

"No, niente dimostrazioni pratiche!" affermai sconvolto.

Non riuscivo ancora a capire se stesse dicendo la verità, oppure stesse lasciando libero spazio alla fantasia per spaventarmi, così analizzai accuratamente il suo sguardo, cercando di cogliere qualche sguardo sfuggevole, che lasciasse intendere la menzogna, ma non colsi nulla di tutto questo, stava dicendo sul serio? pensai tremando.

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Capitolo 10
*** 10 capitolo-12 marzo 2009 ( forse da revisionare) ***


12 marzo 2009

Io e Naoki ci eravamo addormentati fra una storia ed un'altra, quella dell' uomo a cui tagliò la lingua, perchè l' aveva presa a parolacce e quello a cui aveva tagliato le dita, perchè aveva il vizio di toccarle il sedere, ma non credetti neppure un pò a quelle storie, stava del tutto inventando lì sul momento, ma riguardo a quella del pene non sapevo davvero se fosse vera o meno.

Analizzandola attentamente il suo era un caso di mitomania, voleva farsi grande ai miei occhi per spaventarmi e tenermi alla larga dalla sua vita.

Ma ogni storia non sorbiva più l' effetto sperato, sembrava quasi che cominciassi ad abituarmi alle sue storielle orrifiche, anche quella mattina, me ne raccontò svariate, sperando che me ne scappassi a gambe levate, ma rimasi lì, pronto a batterle le mani per la cazzata appena raccontata.

Naoki si imbestialì affermando "Quindi non mi credi?"

"Sai quando qualcuno mente si tocca il naso...oppure ha lo sguardo sfuggevole....oppure tralascia i particolari...e fa un discorso vago...e i tuoi discorsi erano tutti così vaghi..."

"Pensavo fossi un fifone...non un attento osservatore" affermò ironica.

"Gli uomini d'affari fanno molta attenzione a queste cose...." affermai.

"Ma allora perchè....quando sono venuta nel tuo ufficio mi hai creduto?"

"Non so....la distrazione..."affermai incerto.

"Da cosa eri distratto?" mi chiese divertita, sollevando delicatamente la camicia da notte per lasciar vedere le sue gambe nude, così morbide, ma anche lievemente paffute.

"Si, hai fatto questo gesto...poi mi hai pure guardato in un modo...e poi hai fatto un bel sorriso....e tutto questo mi ha spinto a crederti...a volerti credere".

"E adesso perchè non riesco più a farti credere a ciò che dico?"

"Perchè quei gesti adesso...non funzionano per farmi credere alle cose terribili che hai fatto... anzi ti si ritolgono contro..."

“Si, ma credo di averti fatto lo sguardo cattivo, non quello dolce...”

“Penso...che tu stia perdendo la capacità di farmi uno sguardo cattivo...o la tua credibilità”

Bussarono alla porta, Naoki andò ad aprire, la seguì curioso di sapere chi fosse, che bussasse a quell' ora.

“Buongiorno Iketsu spero che tu sia qui...per i soldi!” affermò Naoki freddamente.

“No, ma ti ho portato... la ragazzina che ti ha offerto il lavoro!”.

“Fantastico!” disse acidamente.

“Non avrei neppure dovuto accettare un lavoro simile...lo so, che lo fai apposta per prenderti gioco di me...che mi ingaggi certi lavori...”

Una graziosa ragazzetta sbucò da dietro il corpo del gigante, Naoki la osservò contrariata.

La ragazzina quattordicenne, guardò Naoki come se fosse la sua eroina, le chiese timidamente “Tu sei Naoki vero?”

“Esatto...” disse Naoki freddamente facendola accomodare insieme a Iketsu.

“Come stai?” mi chiese Iketsu guardandomi come se fossi un suo amico di vecchia data.

“Bene”risposi incerto.

“Naoki ti tratta bene? Di solito non sopporta gli uomini...” affermò come se non fosse presente.

Naoki gli fece un' occhiataccia per zittirlo, ma lui continuo divertito dallo sguardo contrariato di lei, incominciò a lanciarle delle vere e proprie provocazioni.

“Naoki è in realtà una di quelle sentimentali...” affermò soddisfatto leggendo nei suoi occhi un certo fastidio.

“La pianti” affermò furibonda.

“Guardala è propria una ragazzina suscettibile...” affermò guardandomi.

Naoki non gli diede più retta e cominciò a parlare con la ragazzina, mentre io e Iketsu ci ammutolimmo ascoltando i discorsi che faceva.

“Dunque...tu sei sicura che è stato questo signor Fujikawa ad uccidere la tua famiglia?” chiese Naoki guardandola attentamente.

“Certo...io ero presente...quando sono venuti dentro casa mia...e c'era lui...quell' uomo impartiva gli ordini a tutti gli altri...”

“Come mai non ti hanno ucciso?” chiese Naoki.

“ Mi sono nascosta sotto il letto...” affermò spaventata ricordando quegli eventi.

Naoki la guardò lievemente intenerita dalla paura impressa nei suoi occhi e cercò di tranquillizzarla dicendo che aveva già un' appuntamento con quell' uomo in un hotel e che se ne sarebbe subito sbarazzata, ma dopo un po' sembrò cambiare idea.

“Ma tu adesso con chi vivi?” le chiese.

“Vivo... con mia nonna...”

“ E tua nonna credi che... sarebbe felice... di sapere che... la sua nipotina ingaggi un'assassina... per vendicare i genitori uccisi?!”

“No, ma...questo...non ha che fare con mia nonna...è una cosa che riguarda me...” affermò la ragazzina agitandosi.

“Non è così...sei piccola...e non capisci ancora certe cose...” affermò Naoki.

“Che cosa non capisco? Quell' uomo ha ucciso la mia famiglia!” affermò rabbiosa.

“Ma sai il perché l' abbia fatto?” chiese Naoki altrettanto nervosa.

“No...” affermò pensierosa.

“ Te lo dico io...vuoi che te lo dica? Anche se è doloroso da sapere?” chiese Naoki indispettita.

“Dimmi...” le rispose.

“Tuo padre faceva parte della yakuza” esclamò tranquillamente.

“ E tu come lo sai?” chiese la ragazzina piuttosto sorpresa.

“ Alla festa di ieri...ho parlato con una persona di fiducia....dal quale sono riuscita a prendere varie informazioni e mi ha raccontato questa cosa...”

Dunque non stava flirtando con quel ragazzo, ma stava raccogliendo informazioni.

La ragazzina era scossa dalla notizia che suo padre facesse parte della yakuza, ma continuò a voler eseguire la sua vendetta, ritenendo che non fosse giusto che avessero anche coinvolto sua madre e il suo fratellino in questa storia.

“ E quanti soldi saresti in grado di offrirmi?” chiese ironicamente.

“Bè ecco io...potrei...pagarti a rate...con la mia paghetta del sabato...”affermò timidamente.

Naoki sembrò combattuta, non sapeva se accettare l' incarico o meno da una ragazzina, che non era neppure in grado di retribuirla.

Ma il problema in sé non erano i soldi, ma la moralità, per quanto Naoki facesse credere di essere immorale, in realtà non lo era affatto.

Stava sicuramente pensando alla moralità di quel gesto, se fosse morale accettare l'incarico da una ragazzina o meno, dopo un po' decise di accettare l' incarico.

Iketsu e la ragazzina se ne andarono,così Naoki si preparò per il suo appuntamento con quell' uomo Fujikawa.

La guardai attentamente mentre si preparava, lei fece spallucce chiedendomi cosa avessi da guardare ed io distolsi lo sguardo imbarazzato.

Non avevo mai visto una donna mentre si preparava per uscire, neppure Izuko, per me quello delle donne era un mondo sconosciuto.

Le vedevo sempre e solo pronte: vestite e truccate come se avessero fatto tutto ciò per magia, non le avevo mai viste all' opera nel momento della preparazione e trovai la cosa parecchio interessante, l' attenzione con il quale si mettevano la matita agli occhi, il rossetto e tutte quegli altri prodotti a me sconosciuti.

Naoki, non era il tipo di donna che si preparava con calma, lei faceva tutto alla svelta, senza darsi un momento di tranquillità, con lo spazzolino da denti in bocca, si pettinava i capelli e faceva altre cose girando per casa, mentre il dentifricio le colava delle labbra sporcando i pavimenti.

La seguivo con lo sguardo sconcertato, ma allo stesso tempo divertito.

Se ne accorse sicuramente, perchè da lì a poco mi guardò malamente e disse qualcosa di incomprensibile, ancora con quel dentifricio in bocca.

Dopo un pò si decise a sciacquarsi i denti, sputacchiando rumorosamente il dentifricio.

Anche se non avevo mai visto una donna prepararsi, ero sicuro che nessuna donna si sarebbe preparata "con la classe" di Naoki, riuscivo già ad immaginarmi Izuko con quale grazia si preparasse.

Mentre Naoki sembrava stesse duramente lottando contro i trucchi e gli altri oggetti della casa, che finivano per terra e poi bestemmiava un qualcosa rialzandoli, poi si aggiustava la matita con i cotton fiocs perchè era troppo fuori dal contorno occhi dicendo qualche parolaccia di troppo.

Conoscendomi una cosa del genere, avrebbe dovuto raccapricciarmi, eppure sembrai quasi abituarmi a quel suo modo di fare, da trovarlo spassoso e affascinante, dato che nessun' altra ragazza sarebbe stata così spontanea.

Sembrava che non glie ne importasse nulla, di quelle classiche apparenze a cui tutti mirassero, infatti, truccarsi per lei era più un dovere che un piacere.

Doveva farlo solo per accalappiare quell' uomo pensai guardandola.

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso: il suo viso e il suo corpo, non potevo fare a meno di guardarla,così nella sua volgarità, intravedendo da quel trucco esagerato, il suo viso struccato e il suo corpo nudo, senza quell' imbottitura al seno.

I suoi seni erano piccoli e morbidi, da entrare nei soli palmi delle mie mani, lo avevo già appurato la scorsa notte ed era stata una sensazione meravigliosa.

Non mi erano mai piaciute le donne con il seno piccolo, ma quello di Naoki mi piacque molto, sembrava della misura giusta né troppo grande né troppo piccolo, continuavo a fissarlo come se fossi un maniaco, infatti cercai di contenermi, soffermando la mia attenzione da qualche altra parte.

Naoki fece un sospiro di sollievo, doveva aver finito quella lunga lotta e si preparava per uscire attraversando il piccolo corridoio di casa sua.

“Aspetta mi lasci da solo?” le chiesi stupito.

“E che dovrei fare...Fujikawa non mi sembra il tipo da una cosa a tre!” disse ironica.

“Ok...ma potrei scappare...” affermai insicuro.

In realtà non volevo che ci andasse, quell' uomo era un membro della Yakuza, aveva sterminato una famiglia, era un tipo pericoloso.

“Se scappassi sarebbe davvero un miracolo!” affermò freddamente.

Si comportava come al solito, nonostante la scorsa notte avessimo fatto l'amore,per lei era stata una piccola parentesi da chiudere, che non avrebbe mai e poi mai riaperto.

La osservai mentre se ne andava, con la paura che non l' avrei mai più rivista, sembrò accorgersi del mio sguardo vuoto. Ma non disse niente, nemmeno un ciao, riteneva più appropriato il silenzio.

“Fai attenzione!” le dissi con la speranza, che lo facesse per davvero.

Naoki neanche rispose, ma non era infastidita:aveva uno sguardo imprecisato, forse neanche lei, sapeva quale effetto, le avesse provocato quella frase.

Rimasi immobile a fissare la porta, che aveva chiuso davanti a me, poi mi decisi a tornarmene nella mia stanza. Accesi lo stereo e feci partire un cd a caso.

Le canzoni dei Plastic Tree si sparsero per tutta la stanza, non sapevo che a Naoki piacessero le band Visual Key, di certo non condividevo questa sua passione, per i miei gusti strillavano troppo.

La voce del cantante suonava come un lamento rabbioso e immotivato fra le note di "Ghost", ascoltavo il testo senza seguirne il significato.

Erano parole fin troppo enigmatiche per i miei gusti, avrei preferito una canzone più orecchiabile così mi decisi a cambiare cd cercando qualcosa di più commerciale e meno impegnativo. Ma non fu facile trovare qualcosa di quel tipo, aveva tutti cd di cantanti e di gruppi musicali a me sconosciuti, se non di gruppi che non sopportassi.

Poi trovai un cd di Enya, lo misi subito, incredulo di trovare un cd come quello.

Ascoltai le tracce scorrere, lasciandomi cullare dall' armonia che esprimevano, così mi addormentai per circa una mezza oretta.

Mi risvegliai con il cd giunto alla dodicesima traccia “Lazy days”, una tra le mie preferite, ma non volli godermela affondo, avevo la testa altrove.

Pensavo a Naoki in quell' hotel con quell' uomo Fujikawa, mi immaginavo la scena di loro due dentro uno squallido hotel da ricconi.

Fujikawa che si preparava alla fornicazione, mentre Naoki inizialmente lo assecondava e allo stesso tempo teneva pronta la pistola per ucciderlo, cercando di sembrare convincente.

“Ma se Fujikawa si fosse accorto dell' inganno?”pensai preoccupato, mentre Enya continuava a cantare.

Di certo quella canzone rilassante e così bella, non si adattava ai miei brutti pensieri, così decisi di spegnere lo stereo e fare qualcos' altro per distrarmi dai brutti presentimenti.

Mi guardai intorno, la casa era un vero tugurio come al solito.

Quando Naoki si sarebbe decisa a ripulirla, sarebbe stato troppo tardi, i topi ci avrebbero già mangiato vivi, così mi decisi a dare una sistemata e a ripulirla.

Di sicuro non avrei potuto farla brillare, malridotta per com'era, ma non avevo grandi pretese se non quella di renderla più presentabile agli occhi di un uomo comune.

C'erano cartacce ovunque, bottiglie di birra vuote lasciate in giro, vestiti sporchi poggiati sul suo letto sfatto, inoltre la sporcizia e la polvere dominavano la casa.

Vidi uno scarafaggio muoversi indisturbato in giro per la stanza, “Che schifo” strillai, cercando inutilmente l' insetticida che non c'era.

“Ma come faceva senza insetticida?” pensai e poi mi ricordai del topo al quale aveva sparato.

Si fece sempre più nitida nei miei pensieri, l' immagine di lei che sparasse agli scarafaggi con la sua pistola, un' immagine comica e grottesca di lei che si desse all'inseguimento degli insetti, ma era anche possibile che fossero i suoi più cari amici.

Lo scarafaggio stava venendo nella mia direzione, così presi la prima cosa che trovai per buttargliela contro, gli tirai una bottiglia di birra addosso, lo scarafaggio morì, ma la bottiglia fortunatamente rimase integra.

Alzai la bottiglia da terra e vidi le zampette dello scarafaggio nero, che si muovevano ancora, nonostante fosse morto perdendo uno strano liquido.

Provai ribrezzo di fronte quell' immagine, tuttavia mi feci coraggio e presi della carta igienica per raccogliere il cadavere ed asciugare il liquido di quell' essere immondo.

Naoki al posto mio, sarebbe rimasta impassibile come sempre.

Mi chiedevo come facesse una ragazza a non provare disgusto verso gli insetti, anche questa era una cosa che mi incuriosiva particolarmente di lei.

Ripulii la casa da cima a fondo, cercando di farla brillare come in una di quelle pubblicità di detersivi, ma non sorbì lo stesso effetto.

Era più pulita e sistemata, ma aveva sempre qualcosa che non andava: l' umidità, la cucina mancante e tante altre cose che non andavano, per farla apparire una bella casa accogliente.

Poi pensai ad una cosa, che molto tempo fa mi disse un mio amico, ovvero che lo spirito della casa coincide con quello del proprietario, ma avevo sempre pensato che fosse una sciocchezza.

Però pensandoci su, la vita di Naoki sembrava incasinata e disturbata quanto quella casa, che reclamava disperatamente più cure.

Poi pensai a quel mio amico, diceva sempre cazzate, il suo cervello era piccolo quanto quello di una gallina, eppure tutte le ragazze gli andavano dietro per via della sua bellezza e di quel suo modo di fare così sicuro di sé, da sembrare arrogante.

In realtà non eravamo amici. Ci detestavamo, ma quando eravamo soli e disperati ci cercavamo. Lui mi cercava spesso per organizzare incontri con qualche ragazza, a me lasciava sempre quelle brutte e stupide, con il quale evitavo ogni tipo di contatto fisico.

Era insopportabile, mi portava in giro solo perché ero brutto e timido, così da non temere la concorrenza.

Però ci fu qualche ragazza carina che non abboccò per via delle cazzate che diceva, incominciando a tenere in considerazione me.

Ma tutte le volte che accadde lui fece qualunque cosa per mettermi in ridicolo, raccontando qualche mia brutta figura di cui non andavo fiero.

Non era decisamente “ un amico” era uno stronzo schifoso, ci conoscevamo da 7 anni e si azzardava a farmi una stronzata del genere, raccontare delle cose mie così intime a delle estranee.

Aveva raccontato di quella volta che all' età di 16 anni,dissi ingenuamente, che i bambini venissero dalla cicogna. Ma che potevo farci se mio padre non mi spiegava come andavano le cose e se non guardavo la tv di notte, per poter comprendere da dove realmente venissero e poi altre figuracce numerose, che erano persino state cancellate dalla mia mente, lui le tirava fuori magicamente per potermi mettere in ridicolo.

Me ne scappai via dicendo che dovevo tornare a casa, che avevo un impegno urgente così da quel giorno non lo volli sentire.

Venne diverse volte a scusarsi, ma io non ne volli sapere niente, tuttavia mio padre si arrabbiò per il mio comportamento, dato che la sua famiglia fosse molto ricca e influente così per evitare i predicozzi pesanti di mio padre, mi ci riappacificai falsamente.


Sentì la porta aprirsi, doveva essere Naoki, corsi per poterla raggiungere, ma sfortunatamente non era lei.

Erano quattro uomini in giacca e cravatta, avevano quell' aspetto minaccioso e autoritario, ebbi il brutto presentimento che fossero della Yakuza.

Così decisi di fare dietro front,ma era troppo tardi, mi avevano già visto.

“Ei tu!” urlò uno di loro.

Aveva una grossa cicatrice su una guancia da classico yakuza che si rispetti,quello sguardo torvo e quella voce martellante.

Io rimasi paralizzato, non ebbi il coraggio di muovermi.

Quell' uomo aveva una pistola con sé e un coltellino sul taschino della giacca era ben visibile.

“Non era una ragazza?!” chiese l'uomo osservandomi con quei suoi occhi penetranti.

“Si” risposero in coro gli altri, seri in volto.

Tra il coro arrivò una voce che disse “ Lui sarà il fidanzato”.

“Perfetto” disse l'uomo digrignando i denti, come un animale.

Indietreggiai spaventato, non appena lo vidi avvicinarsi verso di me, ma fu tutto inutile mi ordinò di non muovermi che se lo avessi fatto, mi avrebbe ucciso, così non mi mossi.

L' uomo si avvicinò a me,mi prese a pugni, a calci, gridandomi contro di rialzarmi, ma ero troppo dolorante per poterlo fare, non ne avevo la forza.

Mi pesto la testa con il piede, ridendo soddisfatto poi mi chiese “Dov'è la ragazza?”.

Io sanguinante e dolorante, risposi che non sapevo di chi e di cosa stesse parlando sperando che se ne andassero.

“Naoki Kiyoski...dimmi dove cazzo è?” mi chiese,puntandomi contro la pistola.

“ In un hotel ” risposi.

“Fa niente tanto tornerà...ma in quale hotel?” mi chiese calpestandomi per la seconda volta la testa.

Non ebbi il tempo di dire nulla, perché Naoki tornò a casa, andò verso il corridoio dicendo “Ma sei stato tu a lasciare la porta aperta?”

Naoki mutò espressione quando vide quegli uomini a casa sua e quello che teneva la mia testa sopra il suo piede.

“Buongiorno Naokichan” disse l'uomo ridendo sadicamente.

Naoki sembrava spaventata, ma cercò di non darlo a vedere e chiese indispettita “ Che volete?”

“Funami ti dice qualcosa?”chiese l' uomo con lo sguardo truce.

“Il venditore in nero...” affermò Naoki stupita.

“.E' un nostro più caro collaboratore...”

Naoki si giustificò dicendo “ Quando ha detto ...che avrebbe chiamato i suoi amici Yakuza ....io pensavo che scherzasse”.

“Ma davvero...quindi quando si fa il nome yakuza si scherza? Per te siamo dei buffoni?” chiese torvo.

Naoki sembrò in difficoltà su cosa rispondere, così rimase in silenzio, ma ciò innervosì ancor di più l' uomo.

“Chi tace acconsente” affermò.

Due uomini la bloccarono quando cercò inutilmente di prendere la pistola, poi lui si avvicinò a lei dicendo agli altri due di lasciarla, perchè voleva pensarci lui.

“Dammi i soldi che ti ha dato e non ti ammazzo” affermò lui mentre le sbatteva la testa al muro.

Guardavo la scena dal basso, senza avere il coraggio di rialzarmi, ero troppo spaventato,ma non volevo che le facessero del male, pregavo perché ci lasciassero andare. Invece, Naoki mantenne la calma nonostante le percosse, poi scoppiò a ridere.

L'uomo si innervosì da sbattergli la testa più forte contro il muro, ma Naoki rise ancora più forte dicendo “ uccidimi tanto non ho quei soldi... non ho un cazzo...uno stronzo non mi ha restituito i soldi”.

“Vedi che se non mi dai i soldi...sei morta” affermò intimidatorio.

“La mia vita non vale niente” disse tranquillamente.

“ Vuoi fare la temeraria...” affermò l' uomo pensieroso.

Poi riaprì bocca dicendo “ E se mi sbarazzassi del tuo fidanzatino eh che dici?” affermò ridendo.

“Lui non è il mio fidanzato...non centra niente con questa storia” affermò furibonda.

“Pare che io abbia toccato un tasto dolente...” disse sadicamente.

Guardai l' uomo e Naoki che riuscivo a vedere solo di spalle, aveva la testa sanguinante, la sua voce iniziò ad essere preoccupata e nervosa.

“Io quei soldi non ce li ho...me li devono restituire” affermò agitandosi.

“D' accordo...” disse l' uomo e aggiunse “Ti do tempo fino...al prossimo sabato...ma se entro il 21 non mi darai quei soldi...penso che il tuo fidanzatino farà davvero una brutta fine...” disse ancora ridendo.

Naoki annuì, non sapendo che altro fare, così quegli uomini se ne andarono da casa sua, chiudendo la porta, alla quale avevano rotto la serratura.

Naoki mi aiutò a rialzarmi, tendendomi la sua mano e le sue spalle alla quale mi appoggiai.

“Tutto bene?” mi chiese.

“Si, solo qualche graffietto...e un bello spavento...” affermai.

“Mi dispiace” affermò sinceramente dispiaciuta come non l' avevo mai vista.

“Non c'è bisogno...che ti scusi...” affermai dispiaciuto del suo stesso dispiacere.

La guardai, aveva la testa sanguinante e barcollava un po'.

“Tu stai bene?” le chiesi guardando la testa dalla quale scendevano abbondanti rivoli di sangue.

“Si” rispose incurante di tutto.

“Ma ti esce il sangue dalla testa!” affermai allarmato.

“E' successo altre volte...nulla di preoccupante...sono un tipo molto forte...purtroppo me la cavo sempre!” affermò dispiaciuta.

“Sarà meglio fasciarla!” affermai andando a cercare delle bende, zoppicando un po'.

Naoki mi seguì scocciata dicendo “ che non c'era alcun bisogno delle bende, ma io non le diedi ascolto.

“Sta diventando un abitudine non ascoltarmi!” affermò stizzita.

Trovai finalmente le bende, con le quali le fasciai la testa, stranamente non fece più storie. Rimase ferma e si lasciò mettere le bende come una bambina, che si abbandonava alle cure paterne.

Si guardò intorno mentre le mettevo le bende, “ Ma hai pulito e sistemato la casa?”mi chiese perplessa.

“Si, ho voluto rendere la casa un po' più presentabile...”

Lei rise dicendo “Potrei decidere di schiavizzarti”.

La guardai contrariato, così rise un'altra volta, ma dopo tornò seria e schiarendosi la voce disse “ Io te l' avevo detto di tornartene a casa tua...dopo oggi credo che tu abbia capito...”

Mi colse impreparato, aveva ragione, per me era pericoloso rimanere lì, non ero il tipo che poteva vivere con il terrore degli Yakuza che entrano in casa, eppure “ andare via” e non rivedere Naoki mi rattristava, anche l' idea di tornare alla mia vecchia vita mi deprimeva.

Mio padre avrebbe ricominciato a demoralizzarmi, dicendomi che ero una nullità che avevo perso il lavoro, che lui con tanta fatica mi aveva trovato, poi mia cugina si sarebbe sposata tra breve con un idiota di cui non ricordavo neppure il nome.

Un tizio sarebbe arrivato a casa mia a chiedermi dei soldi puntandomi contro un coltello, che naturalmente non avevo, insomma sarei tornato lo sfigato di sempre, non che adesso non lo fossi, però accanto a lei mi sentivo meglio, perché sembrava non dar peso al fatto che fossi brutto e imbranato, anche se spesso mi derideva pesantemente, non sembrava darci davvero importanza.

I suoi occhi supplichevoli sembravano dirmi insistentemente “ resta!” mentre le parole dicevano tutto il contrario, ovvero di andarmene che non era posto per uno senza spina dorsale come me.

“Con Fujikawa com'è finita?” le domandai.

“Ucciso... e poi che ti frega di Fujikawa...quando quegli uomini intendono ucciderti se Iketsu non mi dà quei soldi...”

“Ah, già” affermai come se mi fosse già passato di mente.

“ Domani ti riporto a casa tua...” affermò autoritaria.

Non mi diede modo di controbattere, così andai defilato sulla mia stanza:il cd di Enya si era bloccato, perché aveva scorso tutte le tracce,così lo feci ripartire da capo.

Naoki entrò nella stanza dicendomi di abbassare quella lagna, poi se ne tornò nella sua stanza.

Ci riunimmo solo per il pranzo e per la cena, serviva sempre pasti in scatola, ma per la cena preferì ordinare una pizza.

Mangiammo guardando quelle stupide trasmissioni che facevano in tv, Naoki cambiava continuamente con lo sguardo perennemente scocciato.

“Questa ha le tette rifatte di sicuro” affermò scrutando una ragazza ossigenata con una quarta di seno.

“Eh direi” dissi osservando quelle curve.

“Ti piacciono quelle con le tette enormi?” mi chiese Naoki notando l' attenzione con il quale mi fossi soffermato su quel decoltè.

“Enormi no, sono volgari” affermai.

Naoki rise facendomi notare che piacessero proprio per quello, poi disse “ Sembri diverso dagli altri uomini”

“Perchè non mi piacciono le tette enormi?” le chiesi stralunato.

“No, niente...” esclamò concludendo il discorso bruscamente.


Dopo cena fece venire un uomo anziano ad aggiustare la porta, sembrava conoscesse Naoki da molto tempo.

" Per ora non ho soldi...ma te li farò avere tra breve...per la porta" affermò dopo che glie la ebbe aggiustata.

L' anziano le sorrise dolcemente "Non fa nulla..." affermò con gentilezza andandosene via.

Io e Naoki ci recammo ognuno nella propria stanza, io in quella che mi era stata predisposta altre volte per andare a dormire, ma Naoki cacciò un urlo dalla sua stanza, così preoccupato corsi da lei.

"Che succede?" le chiesi aprendo la porta senza neppure bussare.

"I miei sonniferi...i miei tranquillanti che fine hanno fatto?" disse guardando il comodino, sul quale erano poggiati un quantitativo di farmaci di cui adesso non vi era più traccia.

La guardai con sguardo vacuo, pensando di non poter dire la verità ovvero che li avevo buttati per il suo bene, dato che avessero un sacco di effetti collaterali.

“Tu hai pulito la casa...” affermò sospettosa e dopo un po' la lampadina si accese “Non li avrai buttati?”chiese con sguardo severo.

Distolsi lo sguardo, per non incrociare il suo, ma interpretò quel mio modo di fare come un “si”, così mi mollò un ceffone sulla guancia.

“Ma che diamine ti passa per la testa!” esclamò infuriata.

Dopo di ciò, corse in cucina dove vi era il sacchetto dell' immondizia, la seguì silenziosamente.

Rovistò in quel sacchetto per recuperare i suoi medicinali, ignorando che avessi prima svuotato la scatola, buttando le pillole senza carta in quel sacchetto,infatti le trovò in mezzo alla spazzatura, ormai sporche di varie schifezze.

“Dannazione!” disse furibonda.

Sollevò uno sguardo omicida verso di me, poi si avvicinò di scatto perdendo del tutto la calma.

“Io ti ammazzo!” mi urlò contro mollandomi un altro ceffone e poi mi spinse violentemente a terra.

Caddi per terra, sbattendo la testa, rimasi accasciato lì per un po', col terrore di rialzarmi, perché di sicuro avrebbe continuato ad avventarsi contro di me.

“Rialzati idiota!”esclamò seccata, poi cominciò a parlare a se stessa ad alta voce “Devo calmarmi...tanto domani uscirà dalla mia vita quest' idiota!”.

“Io volevo solo...il tuo bene...” affermai scosso.

“Ma quale bene?Io senza calmanti e sonniferi...non sopravvivo...di sicuro volevi il mio male!” disse infastidita dalle mie parole.

Notai però, che quel “ non sopravvivo” venne pronunciato con tono pacato, come segno di rassegnazione ad una triste verità, alla quale non potesse sottrarsi, nonostante gli sforzi.

La sua dipendenza dai calmanti e dai sonniferi, pensai che dopotutto non era differente dalla dipendenza di Saichi per la droga.

Mi rialzai preparandomi al suo colpo di grazia, ma lei non sembrò più pronta a darmi spintoni o ceffoni, sembrava avesse esaurito la sua buona dose di nervosismo, ma mantenne quel suo sguardo severo dicendomi “Domani sarà meglio che scompari dalla mia vita o sarà peggio per te!” disse gesticolando.

Quel suo gesticolare velocemente, mi ricordava qualche cantante rap, così cercai di concentrare la mia attenzione sul suo sguardo, altrimenti avrei riso,sentendo dentro la mia testa qualche canzone rap, che accompagnasse i suoi gesti.

Perché pensavo certe cose...mentre rischiavo la vita?

Perché Naoki non era più minacciosa come prima, quando si arrabbiava ero sempre un po' timoroso, tuttavia ormai avevo la certezza che non mi avrebbe mai fatto del male. Non sapevo perché ne fossi così tanto sicuro, ma mi lasciai semplicemente cullare da questa mia convinzione.

Dopotutto l' avevo vista così dispiaciuta per quello che mi avevano fatto i Yakuza. inoltre perse la calma, davanti a quel mafioso solo quando coinvolse me in quella storia, come se non gli importasse della sua vita, ma si curasse della mia.

Tornammo subito dopo nelle nostre stanze, ma non appena cominciai a prendere sonno, sentì un boato provenire dalla stanza di Naoki, corsi subito preoccupato e spaventato da quello che potesse essere accaduto.

La vidi tremante nel letto, stringeva a sé il cuscino spaventata per il sogno appena fatto, il suo sguardo intimorito si rivolse verso di me, mi guardava in modo diverso dal solito.

“Hai fatto un incubo?” le chiesi .

“Si ed è tutta colpa tua...non avresti dovuto buttare i miei sonniferi” disse brontolando.

Non sembrava tuttavia arrabbiata come al solito, la sua voce sembrava quasi quella di una bambina capricciosa.

Continuai a guardarla, la vedevo farsi piccola per la paura provata ancora impressa nel volto, così destò in me una certa tenerezza che non riuscivo a trattenere.

“Va tutto bene!” dissi raggiungendola nel letto.

La strinsi forte a me per tranquillizzarla, sentivo il suo corpicino tremare contro quello mio, così la abbracciai più forte, lei ricambiò senza ostentazione.

Dopo un po' sembrò calmarsi:il suo corpo non tremava più.

“Va meglio?” le chiesi.

Non rispose alla mia domanda, ma mi rivolse ancora una volta uno sguardo curioso, pieno di tenerezza come una bambina, che ricercava un po' di affetto dal proprio padre.

“Dormi con me” affermò cercando di apparire autoritaria, ma i suoi occhi mi parvero supplichevoli e non freddi come al solito.

Mi sdraiai accanto a lei, non appena lo feci si avvinghiò a me, mettendomi in imbarazzo.

“Non farti idee strane...non ho intenzione di fare quello...” affermò seccata.

“Non ho pensato nulla del genere” esclamai ancora più in imbarazzo.

“Ah, ma ti piacerebbe...suppongo che è per questo che sei corso qui a tranquillizzarmi per questi meschini secondi fini...”disse severa.

Quella frase mi infastidì, possibile che per lei tutti gli uomini avessero una cosa sola in testa, ma poteva dire quello che voleva sugli uomini in generale, ma non parlare di me in quel modo.

“Tu credi di essere tanto diverso?! Voi uomini siete tutti uguali!” affermò acidamente.

Le sue parole mi infastidirono non poco “Se tuo padre ti molestava da piccola non è certo colpa mia!”le urlai contro.

Mi resi conto solo dopo, che avevo detto una cosa fuori luogo e cattiva che non avrei di certo dovuto dire,ma era troppo tardi e avevo sparato quella frase di getto senza pensare a cosa avrebbe potuto suscitare nel cuore di Naoki.

“Bravo!” disse battendomi le mani facendo una risatina sadica- poi aggiunse “Hai dimostrato la mia teoria alla perfezione...”

“Non volevo dire questa cosa...è solo che mi hai fatto innervosire...”dissi giustificandomi.

“Ma l' hai detto...” affermò irritata.

Stavo iniziando a stancarmi, non faceva altro che sparare sentenze sulla mia persona senza neppure conoscermi realmente,inoltre lei chi era per potermi giudicare!

Lei che era un ' assassina poteva sparare sentenze su di me, ed io avrei dovuto scusarmi e dare sempre delle spiegazioni ad una come lei,ma perché diamine mi comportavo così?Tutto questo era insensato.

Così le dissi furibondo:“Sai che ti dico...non ho alcuna intenzione di scusarmi per quello che ho detto...perchè è la verità!”

Naoki sorrise malignamente “Invece adesso ti scuserai!” disse chinandosi per prendere la pistola sul comodino, ma le bloccai la mano, stringendole il polso.

Naoki si liberò dalla mia stretta con molta facilità, però non pote nascondere lo stupore per la mia audacia, probabilmente fu questo a mandarla in confusione e a far si che le cadesse la pistola giù dal comodino.

Riuscì a raccoglierla, Naoki rise beffardamente dicendo“E adesso che fai mi spari?”

“Forse...” dissi cercando di intimorirla almeno un po', ma lei continuò ad assumere quell' espressione pacata.

Pensai che doveva essere così sicura per la certezza che non ne avrei avuto il coraggio, oppure perché non le importava un bel niente di morire.

Faticavo a credere alla seconda eventualità,anche se spesso aveva dimostrato di non temere la morte, secondo me in realtà dentro di se ne era terrorizzata, ma di certo non lo avrebbe ammesso.

“Adesso prendo e me ne scappo!” pensai,ma le mie gambe erano immobilizzate nel letto e i miei occhi rimanevano ipnotizzati dalle sue iridi color nocciola,per non parlare della sua voce che inebriava i miei sensi.

Inoltre la vedevo avvicinarsi pericolosamente a me, stava tentando di sedurmi per indurmi a mollare la pistola, non ci sarei di certo cascato, era un trucchetto troppo banale.

Il suo corpo si avvicinava al mio e le sue labbra alle mie, ma non dovevo cascarci, eppure mi sentivo così bene con il suo corpo vicino al mio, che volevo abbandonarmi completamente a lei, fregandomene di tutto.

“No, non dovevo!” e mentre ripetevo queste parole nella mia testa, finivo per lasciarmi paralizzare da lei: da quegli occhi e da quel sorriso da ragazzina.

Il suo bacio però non fu dolce, ma aggressivo, mi morse il labbro lasciandomi un segno sulla bocca dal quale uscì un zampillo di sangue.

Ma la cosa che mi sconvolse di più, non era il fatto che mi avesse morso il labbro e che fosse riuscita a riprendersi la pistola,ma il fatto che quel bacio violento mi fosse piaciuto.

“Torna nella tua stanza!” disse impugnando la pistola

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Capitolo 11
*** 11 capitolo-13 marzo 2009 (forse da revisionare) ***


13 marzo 2009


Mi risvegliai con lo sguardo penetrante di Naoki, aveva le occhiaie, come chi non era riuscito a dormire la notte scorsa.
Infatti non doveva aver dormito, vedendola in quello stato, finì per sentirmi in colpa per aver gettato via i suoi sonniferi e per aver detto quella frase “Non è di certo colpa mia se tuo padre ti violentava da piccola!” e poi quell' altra ancora più meschina e ancor più cattiva “ Non ho alcuna intenzione di scusarmi dato che è la verità!”.
Guardai la sua testa fasciata, doveva ancora farle male pensai impietosito, così mi alzai dal letto pronto a farle le mie scuse, ma sembrò averlo intuito.
“Non serve che ti scusi...tanto oggi stesso te ne vai!” disse evitando di incrociare il mio sguardo.
Alla porta bussò qualcuno, Naoki andò ad aprire:
Era Iketsu con la ragazzina dell' altra volta.
Naoki le porse tra le mani il telefonino per farle vedere la foto dell' uomo morto, come prova che il lavoro era stato fatto.
Ero distante dal telefonino di Naoki quindi non riuscivo a delineare perfettamente quell' immagine, riuscivo solo a scrutare vagamente quel cadavere privo di vita e imbrattato di sangue.
La ragazzina guardò la foto non provando neppure per un istante sgomentò. Sembrò soddisfatta dal lavoro di Naoki e sorrise.
Quel sorriso, mi fece impallidire,come poteva non provare neppure un po' di rimorso per quell'uomo? Era soltanto una ragazzina ed era già carica di quell' odio che non ha rimorsi e di quella freddezza che avevo visto solo a Naoki, così spostai il mio sguardo da qualche altra parte per non vedere tanta crudeltà in una ragazzina.
Gurdai Iketsu, osservava Naoki con aria perplessa e subito dopo il suo sguardo si posò su di me, con aria sempre più incerta.
Nel frattempo la ragazzina uscì il portafogli dalle grandi tasche della sua salopette nera,inutile dire che aveva pochi spiccioli.
Naoki rise dicendo “ Me lo immaginavo!”.
La ragazzina preoccupata disse “ che glie li avrebbe dati la prossima volta...che avrebbe trovato il modo di retribuirla,ma Naoki la guardò storto,così la ragazzina si agitò spaventata.
“Lascia perdere, non voglio niente!” disse Naoki divertita dal suo sguardo preoccupato.
La ragazzina fu sollevata dalla gentilezza di Naoki, la ringraziò ben 10 volte di seguito, inutile dire che a Naoki stavano per saltarle i nervi, lo si vedeva dal suo sguardo e dal fatto che cercasse di congedarla, ma prima di cacciare via la ragazzina da casa sua, aveva un conto in sospeso con Iketsu anzi lui ne aveva uno con lei.
“Tu non mi devi niente?”chiese Naoki incrociando il suo sguardo.
Iketsu fingeva di non capire di cosa stesse parlando e fischiettava come se niente fosse.
“Ma cosa hai fatto alla testa?” chiese cambiando discorso.
“Tu non hai idea di quello che sta succedendo per quei fottutissimi soldi...è tutta colpa tua...”gli urlò contro.
“Anche la tua testa è così per colpa mia?” chiese sembrando dispiaciuto.
“Si e per poco non ci rimettevo le penne...ma sai di quello mi importa poco...ma morire con la coscienza sporca...di averci trascinato pure questo povero disgraziato...questo no!” disse indicandomi con il dito.
La ragazzina osservava Naoki e Iketsu discutere incuriosita e confusa,poi il suo sguardo si spostò verso di me dopo che Naoki mi aveva indicato, io ero il disgraziato, così la ragazzina non avendo idea di chi fossi, mi avrebbe riconosciuto come tale.
“Ah lascia stare... “disse subito dopo.
Ci fu un attimo di silenzio e poi Iketsu la guardò scioccato “Come sarebbe a dire lascia stare?”chiese guardandola, cercando di capire perché prima facesse il finimondo per quei soldi e poi dicesse di non volerli più.
“Tanto... oggi questo povero disgraziato se ne va...quindi qual'è il problema?! Morirò con la coscienza pulita no?!”
Iketsu la guardò infastidito “Devi piantarla con questa storia di morire...Accidenti! Entro il 21 ti farò avere quei soldi!”
Poi la guardò perplesso “Io davvero non capisco che cosa ti prende per ora...capisco che tuo fratello è morto però...cerca di guardare avanti...”
“Già come no!” disse storcendo le labbra.
“E con i debiti come va?”
Naoki lo guardò come se avesse detto una bestemmia, poi disse beffardamente “Oh sai ho soltanto 55.000.000 yen da dare...”
“Cazzo una bella somma...tuo padre prima di morire...ti ha proprio messo nella merda!”
Naoki annuì angosciata con lo sguardo fermo, come se stesse rimettendo a fuoco l' immagine di suo padre tra i ricordi.
“Perchè non te ne scappi...dal Giappone...te ne vai all' estero o in qualche paese desolato dove non ti possono trovare?”
Naoki sorrise amaramente “Dovrei avere i soldi per potermene scappare...”
Dopo un po' disse “E poi perché lui non sarà più qui?” chiese scrutandomi.
“Perchè lo libero” affermò seccata di dover dare delle spiegazioni.
“Ma...e...se ti denuncia?” chiese confuso.
“Ti sembra il tipo da denunciarmi...e poi se lo facesse tanto meglio...mi sbatterebbero in galera e almeno sarei salva dagli strozzini...”
Incominciavo a chiedermi perché temesse gli strozzini, cosa potevano farle di così terribile se non ucciderla,ma lei stessa aveva detto che non temeva la morte quindi sembrava un vero e proprio contro senso.
“Perchè temi gli strozzini se non temi la morte?” chiesi senza rifletterci, non riuscendo a placare la mia curiosità.
Sguardi di sorpresa erano puntati verso di me, nessuno si aspettava che avrei chiesto qualcosa, che avessi avuto le palle per pronunciare una sola parola, sopratutto quella domanda, che suonò provocatoria,ma l' avevo pronunciata con ingenuità, lei però avrebbe compreso o si sarebbe infuriata come al solito?
Iketsu rise guardando Naoki e poi si affrettò a dire“Sembra che qui l' ostaggio...sia abbastanza provocatore!”
“E' talmente ingenuo da lanciare delle provocazioni senza accorgersene” affermò seccata.
Poi rispose alla mia domanda dicendo che una cosa era morire e un'altra cosa era aver a che fare con gli strozzini, che prima di ucciderti ti tagliano le dita e Dio sa solo cosa erano in grado di fare per i soldi non restituiti
Iketsu sembrò sorpreso quando sentì la risposta di Naoki ed esclamo “Non pensavo che gli avresti risposto..dopotutto è un ostaggio... perchè dargli spiegazioni?”
Naoki sbuffò scocciata, non volendo rispondere alla domanda di Iketsu che sembrava averla messa in difficoltà.
Iketsu la guardò con aria divertita, stava per dire qualcosa, ma Naoki lo interruppe ancor prima che iniziasse ad aprir bocca “Non dire stupidaggini!”.
“Ma sarà una mia impressione... ma se fosse vero...dopotutto non sarebbe una cattiva cosa...forse gioverebbe a questo tuo periodo buio...”
“Ma piantala per carità!” esclamò sdegnata.
Non avevo idea di cosa stessero parlando quei due, parlavano in modo enigmatico e le cose non dette venivano intese tra sguardi.
Comunicavamo così per non far capire agli esterni i loro discorsi, ovvero io e la ragazzina , ma chissà perché sembravo l' unico stolto a non aver compreso il loro discorso, dato che la ragazzina non sembrò neppure per un istante confusa da quel interloquire di sguardi.
Iketsu salutò docilmente Naoki dandole un bacio sulla guancia, non l' avevo mai visto perdersi in certe effusioni, tanto che ebbi l' impressione che fra quei due ci fosse qualche legame particolare.
Provai un certo fastidio nel pensare che fra quei due ci potesse essere qualcosa, dopotutto chiunque avrebbe potuto pensare che fossero amanti, c'era quella complicità di sguardi per la quale non occorressero parole per intendersi.
Dopo un po' rimasero in silenzio, prima di salutarsi per un'ultima volta.
Perchè un altro saluto? Pensai mordendomi nervosamente le labbra, non potendo far altro per dar sfogo alla mia gelosia.
“Ti voglio bene...” le sussurrò piano, ma rimasi con le orecchie talmente tese che riuscì ad udire quelle parole provenire dalle labbra di Iketsu.
“Si, come no!” affermò scettica Naoki.
“Dunque niente palpatine?” domandò maliziosamente.
“Fai schifo!” gli invei contro.
Iketsu rise molto, ma rimase comunque deluso della non palpata, inutile dire che aveva fatto incavolare pure me con quella sua richiesta, inoltre dire un ti voglio bene solo per ottenere certe cose in cambio mi sembrava piuttosto meschino.
“Che ci posso fare se ho certe voglie!” esclamò cercando di mettere le mani sul corpo di Naoki,ma lei lo bloccò.
“Non so chi è più viscido tra te e il venditore in nero...fate a gara!”
“Ah, che crudeltà!Io almeno sono un uomo pulito, bello e con un bel fisico...”
“Sei anche molto modesto!” esclamò ironica.
“Prima stravedevi per me!”
“Già dovevo essere matta! Ma per tua sfortuna sono guarita!”.
“Andiamo stavo scherzando!” disse beffardo.
“E' stato davvero divertente!” gli rispose acida simulando una risatina stridula quasi isterica.
Finalmente Iketsu e la ragazzina si avvicinarono alla porta di casa per andarsene, ma lo fermò dicendo “Non ti scopare la ragazzina!”.
La ragazzina non comprese quell' espressione, cercò spiegazioni cercando di capire come avrebbe potuto scopare con lei, d'altronde si scopava con le scope!
Per un istante invidiai quella sua ingenuità, ricordandomi quanto era bello essere piccolo e non comprendere molte cose.
Dopotutto da piccolo non avevo compreso quanto mio padre non mi amasse, quanto mi odiasse e non sopportasse la mia presenza. Ma ora che ero cresciuto, ricordando i momenti con lui, lo comprendevo perfettamente lui mi detestava per un motivo che ancora non mi spiegavo.
Provai una certa collera chiedendomi come potesse odiare il suo stesso figlio, il suo stesso sangue e non riuscì a trovare alcuna risposta a quel pensiero.
Naoki sventolò la sua mano vicino ai miei occhi dicendo “Sveglia!”.
Allucinato, mi destai dai miei pensieri e chiesi “Iketsu e la ragazzina?”
“Se ne sono andati 10 minuti fa...mentre eri in catalessi!”
Posò il suo sguardo curioso verso di me, chiedendomi “A che pensavi?”
Mi stupì quella domanda, era strano che si interessasse ai miei pensieri.
“Ah, niente...” affermai non volendo più richiamare nella mia mente quei brutti pensieri.
Naoki si pentì della sua domanda dicendo “Tanto neppure mi interessava!”
Ci fu silenzio, ma non era quello imbarazzante, era un silenzio armonico che accompagnava il nostro intrecciarsi di sguardi.
Naoki tossì per schiarirsi la voce, mosse subito dopo le labbra, ma non produssero alcun suono, subito dopo lo rifece abbassando lo sguardo per non incrociare il mio.
Si stavo comportando in un modo strano, non era da lei abbassare lo sguardo,dopotutto indicava segno di inferiorità e lei si comportava spesso in modo arrogante sentendosi superiore alla mia persona.
“Andiamo...ti riporto a casa”
La sua voce strascicata produsse un suono malinconico, ma doveva essere soltanto una mia impressione.
Prendemmo l' autobus dopo averle detto dove abitavo, nonostante non volessi tornare a casa,glie lo dissi rassegnato, perché sapevo che ero un incosciente a voler rimanere in compagnia di un'assassina e che era più saggio tornarmene a casa per dimenticarmela una volta e per tutte.
Tuttavia non riuscivo a dimenticare la mia prima volta insieme a lei, le sue mani carezzevoli sul mio corpo imperfetto,poi i suoi baci pieni di una dirompente passione.
“No! No!” continuavo a dirmi cercando di fermare i miei pensieri, ma sembrava un impresa piuttosto impossibile, poi l' avevo lì di fronte a me su quell' autobus che si teneva su un sostegno.
Stava osservando le varie strade dai vetri dell' autobus,non si voltò neppure per un momento verso di me. Ma mi guardava con la coda dell' occhio sentendo il peso del mio sguardo su di sé.
Così guardai anch'io la strada per distrarmi da lei , ma non appena vidi la grande e suprema torre di Tokyo, mi soffermai su quel particolare era così rossa, di un rosso così acceso, come il colore dei suoi capelli rossi quando risplendevano al sole,emanavano una luce splendente e così viva.
Possibile che persino la torre di Tokyo non potesse scacciarla dalla mia mente?
Incominciai quasi a pensare che potesse essere una strega, che avesse lanciato qualche sortilegio su di me.
Non poteva esserci un'altra spiegazione per l' incontrollabile innamoramento nei suoi confronti. Ma per quanto cercassi di dimostrare una tale teoria, non trovavo alcuna prova che la confutasse .
Come al solito, sospingevo via tali pensieri, pensando che dovessi soltanto lasciarmi trasportare da quel sentimento meraviglioso, che del resto il fatto che fosse un'assassina era una piccola sfumatura.
Non era come Jack lo squartatore, c'era una certa morale, un forte senso di giustizia nei suoi assassini che prima non avrei mai visto, la giustificavo, anche se una parte di me non voleva farlo, ma alla fine, l' altra perdutamente innamorata vinceva sempre.
Poi Jack lo squartatore non aveva certe curve, c'era una bella differenza, che non avrei potuto far a meno di notare.
E quel maledetto sorriso angelico da ragazzina, ma al contempo così diabolico non riuscivo a cancellarlo dalla mia mente.
Ripensai al morso che mi aveva dato alle labbra, toccai quella ferita con un dito, pensai che quella era l' unica cosa che mi sarebbe rimasta di lei, dopo che sarei tornato a casa mia.
Così la toccai come qualcosa di prezioso, sperando che quel segno non sparisse mai più dalle mie labbra e che tutte le volte che mi fossi toccato le labbra lo avrei sentito,ricordandomi di lei.
Mi diedi ripetutamente del pazzo,pensando queste cose,mentre Naoki notando che mi massaggiavo il labbro con le dita chiese “Ti fa male?”
Se ora incominciava pure a preoccuparsi della ferita, finiva per far divampare ancora di più il mio amore.
E poi...chi la capiva prima mi mordeva e poi si dispiaceva della ferita provocatami? Era pazza , oppure lo faceva di proposito, sapeva quanto quell' interesse potesse rafforzare il mio innamoramento, così da trarre divertimento dal mio sconvolgimento emotivo.
Mentre le risposi con un no, non riuscivo a far a meno di ammirarla.
Lei non sembrò accorgersi della mia concentrata contemplazione, oppure finse bene di non notarla conducendo lo sguardo verso la strada.
“Siamo arrivati” disse dopo un pò con tono smorto.
Era vero, eravamo arrivati, riconoscevo perfettamente quella strada che avevo percorso ogni santo giorno della mia vita.
Quant' era odiosa l' abitudine! Naoki era stata proprio colei che mi aveva portato via da quella maledetta cosa chiamata con quel nome e adesso mi ci stava riportando.
Guardavo quella periferia tranquilla, quei cespugli verdeggianti oltre le sbarre di quei condomini, tra i quali vi era quello dove abitavo io.
Udì la voce fastidiosa della vicina, che aveva spesso il vizio di urlare nel giardino condominiale, di sicuro era tra le cose che non mi erano mancate.
“Qual'è casa tua?” chiese non lasciando intravedere un grande interesse.
Indicai il condominio dove abitavo,poi subito dopo il mio balcone, era uguale a come lo avevo lasciato.
Guardai i suoi occhi, il viso,il profilo,i suoi capelli e il suo corpo, consapevole che quella sarebbe stata l' ultima volta che l' avrei vista.
Osservandola attentamente, tra un espressione fredda e l' altra, dopo un po' se ne intravedeva un'altra, come se fosse stanca di fingersi impassibile e si concedesse una pausa, quando pensava di non avere i miei occhi addosso.
Quella era un espressione triste, sembrava volesse supplicarmi di non andare, ma era come se ci fosse qualcosa a trattenerla dal farlo.
“Addio” disse voltandosi per andarsene, cercando di sembrare impassibile.
Osservai angosciato le sue gambe in movimento e la sua schiena,poi mi voltai verso casa mia, ripugnato dall' idea di doverci mettere piede.
Avevo una bella casa, non come quella di Naoki che era piuttosto spaventosa, eppure l' idea di farvi ritorno mi ripugnava fortemente.
Così fui subito pronto a voltarmi sperando che Naoki fosse ancora lì, ma ero certo che ormai se ne fosse andata e che non l' avrei più rivista.
Così ostentavo a voltarmi per lo spiacevole pensiero che non fosse più lì, così rimasi per molto tempo fermo davanti al cancello di casa mia.
Che stupido! Adesso non lo avrei mai saputo, se in quel momento lei si trovasse ancora lì, perché adesso non poteva esservi più, era passato troppo tempo perché lei potesse esserci ancora.
Mi maledivo da solo per la mia stupidità, così mi voltai pur sapendo che ormai non c'era più, ma come si dice spesso “la speranza è dura a morire”.
Poi pensai “Dopotutto meglio così...”poi anche se fosse stata ancora lì...cosa avrei potuto fare se non osservarla tristemente andarsene via?
Ma non appena mi voltai, quei pensieri svanirono, non appena la vidi ferma con lo sguardo perso verso la mia direzione
Naoki aveva l' espressione di chi è stato colto in fragrante, ma con disinvoltura si voltò prontamente per andarsene.
“Aspetta”dissi avvicinandomi a lei correndo per paura che mi seminasse.
Naoki si voltò guardandomi “Che vuoi?” chiese fingendo indifferenza.
“Ah,ecco io...” balbettai non sapendo chiaramente cosa dire.
“Visto che non hai niente da dirmi...vado!” si affrettò a dire.
“No, ti prego!” dissi stringendole il polso per fermarla prima che potesse fare qualunque movimento.
Avevamo molte cose in comune nonostante non ce ne rendessimo conto, tutti e due eravamo così soli, in cerca di qualcuno che colmasse la nostra solitudine, che colmasse le mancanze e i soprusi di un padre e tutti e due sapevamo cosa significava crescere senza la propria madre accanto.
Era forse questo a legarmi a lei, ad aver fatto scattare quest' amore insensato nei suoi confronti? O era questo distacco dalla realtà che mi eccitava, quest'idea filmica dell' assassina,di Yakuza e cose fuori dal mio mondo.
Ma non mi ero mai eccitato per tali cose, di solito odiavo i film d' azione perché odiavo la violenza. Quindi era strano ritenere che il mio innamoramento fosse stato dettato da ciò, ma di sicuro odiavo risvegliarmi sempre in quella maledetta casa e svolgere quella maledetta vita di merda priva di gioie.
Ogni giorno, equivaleva allo stesso,lavoro-casa,lavoro-casa e mai nulla di nuovo si prospettava dinanzi a me.
Solo brutte notizie, un uomo che mi minacciava con un coltello affinché gli dessi dei soldi, l' invito al matrimonio di Izuko che feci a pezzi in un momento di follia e mio padre che avrebbe detto qualcosa di spiacevole su di me riducendo a niente la mia minuscola autostima. Se questa la si poteva chiamare vita!
“Forse ha ragione Iketsu” esclamò come se parlasse tra sé.
“Riguardo a cosa?”
A Naoki scappò una risata “Tu sei davvero tonto, lo deve aver capito persino la ragazzina!” poi aggiunse “Scommetto che... non hai capito neppure quando ho detto non scoparti la ragazzina!”
si burlava malignamente di me, ma non ci diedi peso.
Ero più interessato a scoprire a cosa si riferissero quegli sguardi e quelle parole”
“Ma forse...è per questo che c'è questa sorta di cosa strana...” disse facendo la vaga.
“Eh?” chiesi non avendo idea di cosa diamine parlasse.
“Ah, che diamine” sbuffò. Poi aggiunse “Non trovi strano che sia rimasta qui con lo sguardo fisso verso la tua direzione per circa mezzora?”
“Si,parecchio...ma non capisco lo stesso!”
Naoki si mise le mani nei capelli, scocciata dandomi del tardo a capire cose semplici che si rifiutava di volermi dire chiaramente per qualche motivo che non comprendevo.
“Ci stavi forse ripensando...a lasciarmi andare... per paura che ti denunci?” chiesi pensando che fosse quella la soluzione all' enigma.
“Si, più o meno...” rispose scocciata.
“Mi sono forse sbagliato?” le chiesi cercando di capire.
“Lascia perdere!” disse trascinandomi via.

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Capitolo 12
*** 12 capitolo- 14 marzo 2009 (forse da revisionare) ***


14 marzo 2009

I cambiamenti, anche i migliori spesso possono farci disperare!

Ero di nuovo a casa di Naoki, sembrava non vedere l' ora di sbarazzarsi di me, ma poi inspiegabilmente mi ha riportato a casa sua, forse per paura che la denunciassi,ma poi ripensai a quel suo sguardo triste, che non voleva che me ne andassi, era questo che Naoki voleva dirmi?


Poi notai qualcosa di diverso, ebbi quasi l' impressione che non fossi più un ostaggio, il comportamento di Naoki sembrava essersi addolcito notevolmente, continuava a maltrattarmi,ma più lievemente.

Poi pensai a quella frase che mi aveva detto, che le ricordavo Saichi, forse per quello si comportava in questo modo, rivedeva in me il fratello.

Sicuramente doveva essere così, non vi era altra spiegazione se non questa.

Del resto non potevo farmi false illusioni che provasse un minimo interesse verso di me, era materialmente impossibile.

Naoki mise in evidenza quel lato dolce di se stessa, di cui non avevo mai goduto così a pieno.

“Dovresti farti un bel bagno, ti ho riscaldato l' acqua” disse parlando lentamente con una certa dolcezza.

“Ah,grazie” le sorrisi scioccato da un tale cambiamento.

Si mise persino a sistemare la casa tutta da sola, avviò persino la lavatrice, incominciavo seriamente a preoccuparmi per lei.

Spaventato feci delle strane teorie,poteva avere una doppia personalità,oppure era talmente disperata per i suoi debiti che cercava di soffocare tutto cimentandosi in faccende di casa e in cortesie verso di me.

Oppure stava vivendo questo giorno, come se fosse l'ultimo della sua vita, facendo tutte le cose, che non aveva mai fatto prima d'ora per poi suicidarsi.

Dopotutto non erano teorie poi tanto assurde da poterle ritenere infondate, così finì per credere all' ultima: che stesse vivendo il suo ultimo giorno da viva, per poi spingersi al suicidio. In fin dei conti, ci aveva provato già una volta a suicidarsi, quindi perché doveva sembrare tanto strano, che ci provasse una seconda volta?

Naoki proseguì con le sue stranezze, non mi lanciava neppure più le cose, ma si avvicinava a me, porgendomele come le persone civili,ma invece di esserne contento, mi disperavo confermando sempre più la mia teoria, voleva uccidersi ne ero sempre più certo.

“Se ti piace Enya dovrebbe piacerti anche Kokia!” affermò mettendo il cd.

“Si,mi piace molto Kokia!” affermai disperato.

“Tutto bene?” chiese preoccupata.

Vedendo la sua espressione, mi disperavo ancora di più chiedendomi che fine avesse fatto la sua espressione fredda di sempre, così da riconfermare ancora quella teoria:il suicidio era vicino!.

“Sei strano!” affermò.

Pensai tra me “E sarei io quello strano?!No tu che da un giorno all' altro cambi personalità così di botto!”

“No, non ho niente!”le risposi negando l' evidenza.

Era meglio non lasciarle trapelare, che fossi al corrente del suo piano.

Altrimenti sapendo che avrei tentato di sabotare il suo suicidio chissà cosa si sarebbe inventata per evitarne il sabotaggio.

“Che ne dici se ci facciamo una passeggiatina?” propose mettendo in mostra il suo bel sorriso, lo ammiravo estasiato, quel sorriso mamma mia!Spiccava più del solito!

Poi pensai un'altra cosa poteva anche essere un diabolico trucco per spingermi a diventare un ' assassino come lei, ma di certo non sarei cascato ad un trucco simile.

Annuì con il capo arrossendo eccessivamente, anche lei sembrò lievemente imbarazzata, non era da lei.

Oppure aveva una gemella o una sosia identica a lei e avevano effettuato uno scambio di vite per un giorno? Insomma una di quelle robe da film!

Così mi feci furbo, durante la passeggiata parlai delle cose che ritenevo potesse sapere soltanto lei, ma sembrava essere al corrente di tutto. Che stupido che sono! Di sicuro Naoki doveva averla messa al corrente di tutto prima di effettuare lo scambio!.

Ma la teoria della gemella, mi sembrava un po' strana, perché mai effettuare quello scambio? Poi in ogni cosa era Naoki, pensavo che se fosse stata una gemella o una sosia sarebbe trapelata qualche altra differenza oltre al comportamento insolito.

Naoki poggiò la sua piccola testolina sulla mia spalla, mentre passeggiavamo, provocandomi un brivido dietro la schiena.

Mi guardai attorno, in quel giardino pubblico vi erano molte coppiette, Naoki che mi portava in un posto simile era davvero insolito, forse più di tutte le altre cose strane che avesse fatto nell' arco della giornata.

Poi pensai, certo sedurmi, per farmi diventare un assassino,proponendosi persino di diventare la mia ragazza per spingermi all' inferno insieme a lei, ma non sfiorò l' argomento assassino neppure una volta, sembrava anzi evitare certi argomenti,ritenendoli brutti da trattare in quel momento.

Già certo, perché era il suo ultimo giorno, non voleva di certo sprecarlo ripensando alle cose spiacevoli che aveva fatto in vita.

Inoltre questo non avrebbe giovato al suicidio,restando con il dubbio che potesse esistere davvero il giudizio universale, che si ritorcessi contro di lei spedendola all'inferno, sia per le persone uccise che per il suicidio effettuato.

“A che cosa pensa la tua testolina?” chiese sorridendomi amorevolmente da farmi diventare le gambe molli, così faticai persino a trattenere l' equilibrio.

“Niente...sei solo un po' diversa dal solito...”affermai contenendo lo stupore per non sembrare troppo sospettoso.

“Ma ti piace questo mio cambiamento?” chiese pensierosa.

“Certo! Sei come dire...” dissi diventando rosso dall' imbarazzo.

“Come sarei?” chiese lievemente spazientita per via della curiosità.

“Sei...ecco...”dissi ancora non riuscendo a dire altro.

“Dunque...come dire...ecco...sei...” proseguì non riuscendo a concludere la frase per l' imbarazzo.

Vidi Naoki gesticolare con la mano, ma non appena si rese conto del suo tic nervoso, si mise a mani conserte facendo finta di niente

La conoscevo bene e sapevo che quel gesticolare significava che si stava innervosendo, ma ritrasse l'ira fingendo che non l' avesse neppure per un momento sfiorata.

Mi chiesi per quale motivo si potesse essere arrabbiata,poi pensai al mio non finire le frasi forse dovevo averla innervosita senza volere.

Naoki sorrise amabilmente non cedendo alla rabbia dicendo “Non importa, Imou...parliamo di qualcos'altro...”

Mi chiamava pure per nome, così pensai fosse opportuno approfittarne,così mi avvicinai a lei per poterla baciare, ma poi mi guardai attorno c'era troppa gente nei paraggi.

Inoltre mi mancava il coraggio per poterla baciare, non era la solita Naoki, era talmente dolce, che mi sarebbe sembrato persino brutto avvicinarmi a lei e baciarla così cogliendola alla sprovvista.



Così pensai di chiederle il permesso, ma all' età di 25 anni era ridicolo chiedere il permesso per una cosa tanto semplice e poi era più imbarazzante del compiere il gesto.

Le rivenne il tic, forse era l' emozione di stare così vicina a me ad innervosirla pensai e sorrisi come un ebete pensando a quanto fosse dolce e carina quella nuova Naoki.

Il tic si fece sempre più forte:Gesticolava velocemente facendo gesti inconsulti,sembrava Eminem, poi si rimise a mani conserte per contenere il tic ancora una volta.

Che dolce! Non voleva mettere in evidenza quanto si sentisse a disagio e in imbarazzo essendo così vicina al mio viso e alle mie labbra, pensai con gli occhi trasognanti.

Poi la guardai pensando a quanto fossi stato meschino a gettare i suoi sonniferi nell' immondizia, volevo soltanto che smettesse di esserne dipendente e invece...avevo combinato un bel guaio, così mi chiesi se la scorsa notte fosse riuscita a prendere sonno.

La scrutai, non aveva neppure una borsa sotto gli occhi e godeva persino di un ottimo colorito.

“Ieri notte sei riuscita a dormire?” le chiesi per accertarmene.

Naoki allegramente disse “Non ho mai dormito così bene in tutta la mia vita senza sonniferi...mi sembra passata un ' eternità dall' ultima volta che ho dormito così!”

“Dici sul serio?” domandai incredulo.

Pensai che ciò fosse un cattivo segno, aveva dormito così bene perché aveva deciso di farla finita, sicuramente per quello nessun morto quella notte la venne a trovare perché ben presto la morta sarebbe stata lei!

Terminata la piacevole passeggiata, Naoki proseguì con le stranezze facendo una spesa sana e alimentare come non se ne erano mai viste.

Così per la prima volta non mangiammo roba in scatola, ma invece di sentirmi sollevato da ciò pensai che più faceva stramberie e più si avvicinava l' ora del suicidio.

Dopo il pranzo, Naoki andò nella sua stanza, la seguì silenziosamente cercando di non farmi scoprire.

La vidi impugnare la pistola, stava controllando se fosse carica per potersi sparare, così mi gettai su di lei urlando forte “Non lo fare!”. Con tutta la forza nei polmoni lo gridai un'altra volta, pur sapendo che fosse bloccata dal peso del mio corpo sopra di lei.

Lo gridai per una seconda volta perché temevo che potesse riuscire a liberarsi.

“Ma che cazzo ti salta in mente! Sei pazzo!” disse tentando di liberarsi dal peso del mio corpo spingendomi via.

“Ah io sarei pazzo? Tu tenti il suicidio ed io sono quello pazzo!”

“Come scusa?”chiese stralunata come di chi non avesse idea di cosa stessi parlando.

“Oh andiamo non fare finta di niente...tutto quel comportamento assurdo... perché hai deciso di farla finita... vuoi forse dirmi che non è così?” chiesi confuso rialzandomi.

Naoki rimase a terra ridendo a più non posso, piegandosi dal troppo ridere le uscirono persino le lacrime agli occhi, poi sembrò avere una risata isterica

“Ti sembra così strano che anch'io possa essere dolce e gentile quando voglio!” affermò seria in viso.

“Non è questo...è solo che...” balbettai vedendola che si scaldava.

“Non interrompermi quando ti parlo!” mi ringhiò contro alzandosi da terra.

Continuò a parlare dicendo “Mi sono persino sopportata quel tuo balbettio...ma poi dico ti ci vuole tanto a fare un complimento ad una donna...sei davvero pessimo!”

Adesso mi mancava tanto la Naoki dolce pensai sentendo la sua voce rude e insensibile pronta ad offendermi.

Poi proseguì lagnandosi “Non sei stato neppure in grado di darmi un bacio...eppure altre volte lo hai fatto...dopotutto non è così difficile...non mi meraviglia che l' unica donna con cui tu abbia scopato sia io...chi sarebbe questa pazza...a sopportare uno sfigato simile!”

“Ah, ma ecco...non ne ho avuto il coraggio...eri così dolce e ingenua...non potevo baciarti mi sembrava di approfittarne”

“Ma dico che mi hai preso per una rincoglionita!mi accorgo se un tizio mi sta per baciare..” e subito aggiunse “.e se non lo voglio lo fermò... prima che si possa avvicinare al mio viso!”

La guardai perplesso, aveva appena ammesso che non avrebbe rifiutato il mio bacio, forse neppure si era resa conto di aver ammesso indirettamente una cosa simile.

“Però come sei carino!” disse assumendo un espressione bonaria, poi sorrise, mi stava come al solito prendendo in giro pensai infastidito.

“Non prenderti gioco di me...” esclamai timidamente, posando i palmi delle mani sulle guance per nascondere il viso bruttino che mi ritrovavo.

Naoki si avvicinò a me, togliendomi le mani dal viso dicendomi di piantarla di fare il bambino.

La guardai con lo sguardo da cucciolo bastonato e poi le chiesi “ Pensi sul serio che io sia carino?”

Naoki annuì, volgendomi uno sguardo intenerito, come se non avesse mai visto una persona più insicura di me in tutta la sua vita.

“Non pensi che io sia brutto?” le chiesi stupito.

“Sei bello interiormente!” esclamò.

“Un modo gentile per dire che sono brutto!”

“No, odio le apparenze... quindi non mi baso sull' aspetto fisico per definire una persona, ma se dovessi dire la mia non penso che tua sia brutto...oh andiamo ci son uomini davvero mostruosi e tu nascondi il tuo viso come se fossi il peggior mostro della terra!”

Bizzarro prima, mi offendeva poi faceva crescere la mia autostima rincuorandomi sul fatto che non fossi brutto, come dicevano tutti.

“Perchè mi stai dicendo certe cose?” chiesi incerto.

“sono le cose che penso” affermò con noncuranza.

La guardai sorridendo come un ebete, dovevo sembrarle parecchio stupido e sfigato, sicuramente per quello era così gentile nei miei confronti, dovevo proprio farle pena...era così penoso suscitare persino la pena di un'assassina pensai.

“Allora che aspetti per darmi questo bacio...cosa fai il prezioso...perchè ti ho detto che sei carino”

La guardai ancora con quel sorriso da ebete stampato sul volto, avrei tanto voluto contenerlo, ma non ci riuscì, così Naoki prese a sbuffare dicendo “Allora ti vuoi decidere!”. Ma io rimasi immobile, erano troppo per me quei complimenti,le gentilezze e poi la richiesta di un bacio.

“D'accordo faccio io” disse avvicinando le sue labbra alle mie, rimasi completamente immobile, rigido come una corda di violino, c'eravamo baciati altre volte. Ma Naoki di solito prima di farlo non si perdeva in complimenti sulla mia persona, sembrava che mi baciasse così tanto per fare, invece questa volta sembrò piuttosto diverso dalle solite volte.

Dischiudemmo le labbra per poter approfondire quel bacio, ma il suono del campanello ci interruppe.

Avrei preferito che Naoki non andasse ad aprire, ma fu inutile supplicarla con lo sguardo, divenne piuttosto seria non appena sentì bussare.

Temeva molto probabilmente che fossero gli strozzini, così andò spedita verso la porta di casa, la seguì a passi felpati.

Naoki guardò dallo spioncino della porta, non sembrava molto convinta, aveva un espressione di chi non sa se aprire o meno.

“Chi è?”le domandai sottovoce.

Naoki digrignò i denti, aveva un espressione terribilmente seria, pensai che fossero per davvero gli strozzini.

“Sono loro?” le chiesi in un sussurro.

“Torna nella tua stanza” disse a voce bassa, cercando di mantenere la calma.

Il campanello riprese a suonare con insistenza.

Udì una voce maschile provenire da dietro la porta “Naoki!” urlò battendo contro la porta con ferocia.

Quella voce non l' avevo mai udita prima d'ora, non poteva essere Iketsu, quindi chi era? Naoki doveva averla riconosciuta sin da principio per questo non voleva aprire.

Improvvisamente si decise, però prima mi disse di tornarmene nella mia stanza alzando un po' il tono della voce, ma rimasi ugualmente dov'ero.

Non volevo muovermi da lì, perché se prima non voleva aprirgli doveva esserci una ragione: Che fosse un suo creditore?

In questo caso era in pericolo e non mi sarei mai permesso di lasciarla sola, nonostante fossi molto spaventato da questa ipotesi.

Naoki aprì la porta, credendo che me ne fossi già andato nella mia stanza a gambe levate, invece ero dietro di lei.

Ero molto agitato,avevo la gola secca e dovevo andare in bagno, ma in quel' arco di tempo,i miei malesseri e i miei bisogni vitali avevano poca importanza

Davanti alla porta c'era un ragazzo dai lunghi capelli neri, con occhi di un castano molto chiaro, il naso leggermente sporgente e le labbra sottili.

Era un tipo bizzarro, ma osservandolo attentamente non era brutto ed era anche molto slanciato, cercavo di capire quanto potesse essere alto ,forse all' incirca un metro e ottanta e per un giapponese è davvero tanto, dalla maglietta intravedevo un po' di muscoli, ma neanche in eccesso.

Era in giacca e cravatta nera ben stirata e a i piedi portava dei mocassini di cuoio nero ben lucidato,persino i suoi lunghi capelli erano perfettamente in ordine, non c'era qualcosa in lui che non fosse fuori posto.

Naoki assunse un espressione scocciata quando lo vide, lui invece si avvicinò a lei per darle un bacio sulle labbra, ma lei si divincolò nauseata.

Lui rise sadicamente dicendo “ Sai che non ti conviene fare così...io sono a conoscenza di molte cose che potrei spifferare”

Naoki lo scrutò infastidita rimanendo in silenzio, poi aprì bocca “Di cosa saresti a conoscenza?” chiese cercando di sembrare disinvolta, nonostante la sua agitazione fosse evidente.

“Degli Yakuza che hai ucciso...se i miei superiori ne venissero a conoscenza sai che fine faresti?”

“Lo so” rispose infastidita, dopo un po' aggiunse “come se me ne importasse qualcosa”.

“Invece dovrebbe mia cara” disse avvicinandosi sempre più a lei.

Naoki indietreggiava, anch'io indietreggiavo per evitare che andasse a sbattere contro di me.

Il ragazzo si voltò per chiudere la porta di casa e poi continuò ad avvicinarsi, incrociando il mio sguardo preoccupato e inconsapevole.

“Dunque lui sarebbe il tuo fidanzatino?” chiese abbassando lo sguardo per incrociare quello di Naoki.

Lei si voltò dalla mia parte rivolgendomi uno sguardo truce “Che ci fai qui? Ti avevo detto di andare nella tua stanza!” mi gridò contro.

Lui ci scrutò attentamente, ma subito rise malignamente.

“Non hai buon gusto in fatto di uomini!”esclamò continuando a ridere.

“Non è il mio fidanzato!” esclamò infastidita.

“Già e ci mancherebbe...dato che io sono il tuo solo è unico fidanzato” disse ammaliante.

Naoki non lo degnò neppure di uno sguardo, ma prese a sbuffare rumorosamente.

“Dovresti essere più carina!” disse incominciando a perdere le staffe.

“Scusa mio amato” disse sforzandosi di fare la carina.

Il ragazzo sembrò soddisfatto dalla finta dolcezza di Naoki, così si avvicinò a lei dandole un bacio sulle labbra, non curandosi della mia presenza.

Si baciavano con foga, mentre io rimanevo immobile a fissarli, inutile dire che ero furioso, Naoki neppure cercava di scostarsi dalle sue labbra,poi mi vennero alla mente le parole del ragazzo: “Sono il tuo solo e unico fidanzato”.

Era lui il suo fidanzato, perciò era normale, che si baciassero ed io non potevo e non dovevo avere alcuna pretesa su Naoki,dopotutto non era mai stata la mia ragazza.

Naoki pose fine a quel bacio, dopo rimase ferma ad osservarlo severamente interrogandolo:” Che cosa vuoi?”

“ Me lo avevi promesso che non avresti più ucciso i yakuza e invece...”

“ Ho dovuto...” rispose Naoki restando sul vago.

“Ma il nostro patto parlava chiaro...dopo Yokito... non avrei più chiuso un occhio”

“Oh andiamo... sai che perdita... Fujikawa per quanto ne so io... non stava neppure simpatico agli altri Yakuza”

“Ma che brava ti sei informata bene...in effetti era un tipo insopportabile...uno di quelli che non sa controllare la sua voglia di uccidere...”

“Si però come Yakuza... ho dei doveri nei confronti suoi e dei suoi subordinati...”

Già tu mantieni sempre i tuoi doveri... perché se non lo fai temi che ti possano ammazzare...”

Il suo viso si corrucciò, inasprito dalle parole di Naoki che lo definivano un codardo, nonostante non lo avesse effettivamente detto, si poteva giungere chiaramente a questa conclusione.

“Tu come diamine osi!” gridò inferocito “tu mi stai dando del codardo!”

“Scherzavo!” affermò sorridendo forzatamente.

Il ragazzo si calmò credendo che Naoki stesse realmente scherzando, poi prese qualcosa da una tasca dei pantaloni: era una piccola scatolina di gioielli.

“Questo è per te...si intona con la tua bellezza!” esclamò con una subdola dolcezza.

Naoki arraffò la scatolina, fingendosi stupita ed emozionata dal gesto, ma riuscivo perfettamente a capire che stesse fingendo.

Aprì la scatolina delicatamente, dentro la quale c'era una pietra lucente di un viola scuro, Naoki sfiorò la pietra fingendosi contenta e soddisfatta dalla sorpresa.

Accennò un timido grazie, ma più che timido era un grazie molto forzato, ma ciò non sembrò sfuggire al ragazzo.

“Mi aspettavo più entusiasmo....” soggiunse “ quella pietra vale 30 carati...”

Naoki dopo aver udito quel 30 carati, lo ringraziò stringendolo a sé, ma il ragazzo rimase nonostante tutto poco soddisfatto.

“Questa pietra basta e avanza per salvare il tuo amichetto” disse beffardo.

“Non credevo che potessi essere tanto gentile!” questa volta la voce di Naoki mostrava sincera gratitudine.

“Infatti... non lo sono...mia cara tutto ha un prezzo....ma non solo ti do il gioiello, ma ti donò anche il mio silenzio per Fujikawa.!” disse ridendo maliziosamente.

Naoki si innervosì dicendo “Avrei dovuto immaginarmelo...”

“Su avanti non mi pare di chiedere molto...mi accontento davvero di poco...” disse sfiorandole il seno.

“Il mio amico potrebbe tornarsene a casa sua...così non correrà alcun rischio...” affermò pacatamente scostando la mano di lui.

“Vi ho seguiti...mentre pensavi di riportarlo a casa...”

“Ah” esclamò colta alla sprovvista.


Io ero in preda all' agitazione, perciò che stava accadendo:si stava barattando il corpo di Naoki per un gioiello, ma non era questo che si stava barattando, era la mia vita che si barattava in cambio del corpo di Naoki.

“E tu che ne pensi?” chiese il ragazzo divertito, notando la mia espressione confusa e preoccupata.

“Credo che sia sbagliato...” affermai severo..

Il ragazzo scoppiò a ridermi in faccia, però non si scompose rimaneva sempre con una postura perfettamente dritta.

Naoki mi osservò scocciata, ma non appena incrociò il mio sguardo, spostò il suo verso il ragazzo.

“Noichi andiamo...” disse tendendogli la mano.

Noichi a quanto pare questo era il suo nome, prese la mano di Naoki con la sua e se l' avvicinò alla bocca guardandomi divertito.

Leccò avidamente la sua mano, davanti ai miei occhi osservando la mia espressione infastidita,poi si trascinò Naoki con sé dicendo “Andiamo nella tua stanza...lontano da sguardi indiscreti...”

Lì seguì con lo sguardo, sapendo di non poter fare nulla.

Dopotutto Naoki non era la mia fidanzata, nonostante, provassi questo forte senso di possessione nei suoi confronti.

Ma ciò che temevo maggiormente, era l' ipotesi, che fosse andata in quella stanza, contro voglia per salvare il culo al proprio ostaggio.

“Che stupidaggine!” pensai, non era di certo solo questo a tubarmi, ma tutta la situazione, l' idea che la ragazza con la quale avevo fatto l' amore per la prima volta, adesso fosse nella stessa stanza in cui lo avevamo fatto, insieme ad un altro.

Istintivamente mi recai dentro quella stanza, sperando che con la mia sola presenza, avrei messo fine a quella fornicazione.

Vidi Noichi e Naoki buttati nel letto, lui sopra di lei ancora con i vestiti indosso che le toglieva i vestiti.

Lui la baciava con foga, mentre lei rimaneva immobile, con gli occhi aperti fissava un punto in precisato della stanza.

Gli occhi di Naoki si scontrarono con i miei, non sapevo che espressione avessi in quell' istante, ma di sicuro doveva essere un espressione severa e delusa.

Naoki chiuse gli occhi, mentre mi davo mentalmente dello stupido.

“Entrando dentro quella stanza cosa speravo di ottenere?” mi chiesi non trovando alcuna risposta.

La mia stanza era adiacente a quella di Naoki, perciò ogni rumore che provenisse da quella stanza era facilmente udibile dalla mia.

Dunque da lì, riuscivo a sentire gli scricchiolii del letto e le voci eccitate di quei due, così per evitare di sentire mi tappai le orecchie, ma quando raggiunsero il culmine del piacere, decisi di uscire da quella casa.

In realtà volevo scappare da lei, dimenticarmi per sempre della sua voce, del suo sorriso e delle frasi gentili che mai nessuno mi aveva detto, meno che lei.

Aveva detto che ero carino, aveva sollevato la mia autostima,ma pensandoci mi diedi dello stupido, si era di certo presa gioco di me.

Lei preferiva Noichi a me, dopotutto era alto e molto meno brutto di me, non potevo di certo competere.

Questi pensieri mi rattristavano, ma da una parte mi tranquillizzavano, dopotutto il pensiero più brutto, era che avesse fatto sesso con lui per salvarmi la vita,perciò preferivo pensare che Noichi le piacesse e che le stesse dando piacere.

Mi guardai intorno, era davvero una bella giornata, il sole splendeva alto nel cielo e molte coppiette passeggiavano allegramente persino in quelle viuzze desolate e pericolose.

Mi soffermai su una coppia in particolare, lei era una ragazza molto carina e con un bel sorriso, aveva dei capelli castani molto lunghi che le ricadevano lungo la schiena e gli occhi molto scuri.

Era della stessa altezza di Naoki,poi mi soffermai sul ragazzo che teneva per mano, lui era molto più alto, non era di bell' aspetto, però aveva anche lui un sorriso dolce e caloroso. Li vedevo interagire fra di loro, da perfetti fidanzatini, erano davvero una bella coppia. Per un istante, mi immaginai io e Naoki, di sicuro non avremmo mai potuto essere come quei due, pensai amaramente.

Vagavo per le strade senza una metà alla ricerca di non so cosa, percorsi persino la strada di casa mia senza neppure accorgermene.

Cercavo forse me stesso in quella strada.

Speravo forse che quella strada mi ricordasse chi ero per suggerirmi cosa dovessi fare d'ora in avanti.

Ma ripercorrendola, mi ricordai chi era colui che l' aveva percorsa a più non posso.

Era un ragazzo apatico privo di sentimenti, così spento e privo di iniziativa, che alla fine si lasciava sfuggire tutte le occasioni che la vita avesse da offrirgli perché era spaventato da qualunque tipo di rischio.

Anche adesso, cosa aveva fatto? cosa aveva dimostrato? Aveva dimostrato quanto fosse vigliacco, lasciando che la ragazza che le piacesse si concedesse ad un altro uomo per salvargli la vita.

Invece di reagire, di fermare quell' uomo, lasciava che le cose accadessero scappando via e colpevolizzando gli altri, pensando che sicuramente le piaceva, quando lei non aveva fatto altro che dare dei chiari messaggi di disgusto verso quel tipo.

Ritornai verso casa di Naoki, io e Noichi ci scontrammo, lui rise malignamente “E' stato davvero piacevole!” esclamò.

Io lo guardai con lo sguardo torvo, lui continuò a ridere sapendo che non gli avrei fatto niente, dopotutto ce l' avevo scritto in faccia che ero un vigliacco.

Bussai diverse volte, Naoki non si decideva ad aprirmi e la casa era fin troppo silenziosa, cominciai a preoccuparmi pensando che forse l' avesse uccisa.

“Naoki!” strillai ripetutamente, dopo un po' la porta si aprì.

Naoki tenne la sua solita espressione fredda di sempre, come se non avesse da darmi conto e ragione di quello che avesse fatto.

“Stai bene?” le chiesi perplesso.

“Certamente” disse sorridendo.

Le rivolsi uno sguardo rabbioso, cosa aveva da sorridere, mi aveva ferito e fatto venire i sensi di colpa e lo trovava divertente?

“Ti ho salvato il culo e questa è la tua riconoscenza?” chiese stupita.

“Non voglio salvato il culo in questo modo...”

“Ah, ora uno come te... crede di avere il diritto di lamentarsi...del modo...”

“E comunque mi andava di farmi una scopata...” affermò con noncuranza.

“Ah, allora non dire che l' hai fatto per me!” esclamai furibondo.

Naoki mi guardò divertita “Sembra quasi che tu sia geloso!” disse ridendo.

“Ah bene tu trovi tutto molto divertente...peccato che per me non sia lo stesso...”

Naoki sembrava che neppure mi ascoltasse, era troppo concentrata a guardare quella pietra dentro quella scatolina.

Cadde un fogliettino dalla scatolina, lo raccolsi e lo lessi ad alta voce:

Mia cara Naoki,

questa pietra in realtà è un falso, dopotutto non ho mai avuto alcun interesse a salvare la vita al tuo amichetto.

Tanti baci alla mia adorata.


Naoki gettò la pietra che si ruppe finendo sul pavimento, era molto arrabbiata, sembrò avercela persino con me.

“Eh tu razza di idiota! non te ne sei accorto che era un falso!” esclamò inveendomi contro.

Come poteva pretendere che io mi potessi accorgere di una cosa simile, non ero mai stato un grande intenditore di gioielli e pietre preziose, ma ciò nonostante la colpa era mia.

Non mi curai delle sue parole, pensavo a tutt'altro: A Naoki che si era concessa a Noichi per salvarmi la vita, la sua reazione sollevò questa certezza. Quindi non era come aveva detto “Volevo farmi una scopata” ma ciò invece di sollevarmi, mi sconfortava e mi faceva terribilmente rabbia. Mi faceva sentire terribilmente in colpa, per non averla fermata in tempo, mi ero limitato a disapprovare senza fare nulla di concreto. Ma ripensandoci, sembrava che fosse stata la mia disapprovazione ad aver spinto avventatamente Naoki ad andare a letto con Noichi, non sapevo come ciò fosse possibile,ma era stato così.

Subito dopo, pensai egoisticamente alla mia vita che era in pericolo senza una ragione in particolare, soltanto perché mi trovavo nel luogo sbagliato al momento sbagliato, ma dopotutto era stata una mia scelta e come tutte le scelte bisogna pagarne le conseguenze.

Strano a dirsi,ma nella mia vita ho sempre fatto poche scelte, preferivo che gli altri decidessero per me, ma se ero proprio costretto a prendere una decisione,allora valutavo tutti i pro e i contro trascrivendoli accuratamente su un foglio.

Quando decisi di rimanere un ostaggio, non avevo neppure considerato i pro e i contro, tutto mi era sfuggito di mano,per la prima volta avevo preso una decisione azzardata e adesso ne pagavo le conseguenze come era giusto che fosse.

Incominciai a fare un elenco di tutti i pro e i contro, erano innumerevoli i contro, incominciavano a formarsi delle cifre esorbitanti di contro da mandarmi in confusione il cervello.

“Venire arrestato...”

“Rischiare la vita”

“Mangiare da schifo”

“Prendere qualche malattia sconosciuta vivendo in quella topaia”

“Venir trattato da schifo da Naoki”

“Vedere Naoki che va a letto con altri uomini” ecc... ne trovai innumerevoli, non riuscivo più a fermarmi.

Naoki richiamò la mia attenzione “Ei guarda che qui si parla della tua vita... e invece sembra che importi più a me che a te!”

“Stavo pensando...” affermai giustificandomi.

“Hai trovato qualche soluzione?” chiese speranzosa.

“No, cioè....ci stavo riflettendo” affermai incerto, non potevo di sicuro dirle che non ci avessi affatto pensato.

“Allora si fa come dico io” affermò Naoki.

Le soluzioni che potesse aver elaborato mi preoccupavano non poco, Naoki si accorse del mio turbamento e così si mise a sbuffare ripetutamente

“Io non so ...neppure perché sto qui a scervellarmi... per salvarti il culo...” affermò freddamente.

La osservai, incominciavo a chiedermi pure io perché si sforzasse tanto, perché andare a letto con quel tipo e sforzarsi la mente per arrivare ad una soluzione? “Non poteva essere soltanto per sentirsi in pace con la sua coscienza” pensai.

“Banjo sveglia!” gridò destandomi dai miei pensieri.

“Dunque qual'è la tua soluzione?” chiesi fingendomi fiducioso.

“Ricordi quel bar dove ci siamo incontrati la prima volta? Possiamo andare a lavorare lì,poi potremmo fare altri lavoretti,poi sicuramente mi daranno qualche incarico...e Iketsu mi deve quei soldi...quindi bene o male potremmo forse giungere a quella somma!”

Inutile dire che rimasi particolarmente stupito dalla semplicità del suo piano, ma da una parte ne fui chiaramente sollevato, conoscendola pensavo volesse fare una rapina a mano armata o un attentato al presidente.

“Che cos'è quella faccia? Non ti va bene forse?” incominciò a innervosirsi.

“Si, va benissimo...” affermai temendo che potesse giungergli qualche idea malsana come la rapina o l' attentato al presidente.

Diede uno sguardo all' orologio, erano le 16:00 sicuramente il bar doveva essere aperto a quell' ora mi fece notare, così fece una chiamata e subito ci incamminammo.

Quella strada, mi ricordava quel giorno, in cui persi il mio lavoro, ero andato a quel bar e poi avevo incrociato Naoki per la seconda volta, dopo l' incontro nel mio ufficio, la rividi a quel bar, la ragazza che aveva mandato in fumo 3 anni di duro lavoro.

“Ci stai ripensando a quel giorno...in cui ci siamo incontrati.?” chiese pensierosa.

“Si” affermai confuso.

“Anch'io... pensavo... che forse era meglio che non ci fossimo mai incrociati...dopotutto il mio compito era solo quello di farti perdere il lavoro...” affermò malinconica.

“Si, ma...” affermai, senza sapere neanch'io dove volessi andare a parare.

Naoki aspettava che finissi quella frase, ma non sapevo cosa dire, volevo dirle che non era stato un male che ci fossimo incontrati,ma non era credibile, dopotutto lo era stato, anche se non volevo che lo fosse.

“Tu sei quello dalla frasi mai finite...” affermò irata.

“forse.... non è il momento adatto per dire se sia stato un bene o un male”

Naoki rise dicendo “Questa frase non me l' aspettavo”

Com'era bella quando rideva, non riuscivo davvero a resisterle, così ancora una volta tutti i problemi mi passarono di mente ammirandola.

Entrammo nel bar malfamato, c'erano molti tavolini dove vi erano seduti moltissimi ubriaconi, poi la mia attenzione si soffermo sulle cameriere avevano tutte quella divisa rosa che avevo visto a Naoki quel giorno.

Un uomo si avvicinò a noi, non appena ci vide entrare, ci volgeva delle occhiatacce e si rivolse sgarbato :” Kiyosky a quanto mi risulta non ti sei fatta viva da giorni, risulti licenziata mia cara!”

Osservai quell' uomo era grasso e rude, sembrava uno dei tanti ubriaconi del locale, mi giunse difficile credere che fosse il proprietario.

Naoki assunse un espressione dispiaciuta dicendo “ Ho avuto dei problemi di salute”

“Ah, ti sei rotta la testa?” chiese lui osservando la sua testa fasciata.

Naoki annui timidamente, era davvero una brava attrice.

“E com'è successo?” chiese l' uomo.

”Mi hanno investita” esclamò fingendosi ancora sotto shock.

“Oh, cara deve essere stato terribile!” affermò abbracciandola.

Naoki ricambiò l' abbracciò forzatamente, dato che quell' uomo puzzava di alcool e di sudore da far venire il voltastomaco.

“E lui chi è?” chiese l' uomo non appena sciolse l' abbraccio.

Buffo, tutti si accorgevano di me all' ultimo momento, come se prima avessi la facoltà dell' invisibilità e dopo tornassi ad essere visibile a tutti.

“Lui è un mio caro amico...si chiama Aisenawa Banjo...ha perso il lavoro e vorrebbe lavorare qui...”

“D' accordo...dopotutto siamo carenti di personale...anche se avrei preferito assumere un'altra ragazza”

“Deve servire ai tavoli perciò non vedo quale sia il problema...”

“Si ma.... un uomo preferisce... essere servito da una bella ragazza...a meno che non abbia certe inclinazioni”

“Allora dovresti licenziare Johan!” affermò Naoki.

“Ma Johan è infatti un caso eccezionale...” si giustificò.

Alla fine, il proprietario fu persuaso da Naoki ad assumermi, così per la prima volta nella mia vita feci il cameriere in uno squallido bar.

La paga non era ottima, neppure le mance dei clienti non erano un granchè, sopratutto le mie mance perché quelle delle ragazze erano davvero eccessive, ma le mie e quelle di Johan erano di pochi spiccioli.

Johan si avvicinò a me quando stavo per portare due birre ad un tavolo, ci guardammo, lui non sembrava di queste parti, doveva essere straniero.

Aveva i capelli corti di un biondo molto chiaro, gli occhi verde acqua ed aveva una carnagione così chiara bianco-latte, inoltre aveva un profilo perfetto, che finiva permettermi a disagio, poi era abbastanza alto.

“Ciao...io sono Johan...lavoro qui da circa 3 anni... tu sei nuovo...” esclamò parlando con un accento straniero, che non riuscivo a riconoscere.

“Si, sono nuovo...io sono...” dissi cercando di rammentare il cognome che mi avesse dato Naoki.

Il ragazzo rimaneva in attesa, ma io non ricordavo più quel cognome “Aisenaka” “Aisenoko” non avevo davvero idea di come finisse.

Ma lui fortunatamente non so come, ma lo sapeva “Aisenawa Banjo” esclamò.

“Come fai a saperlo?” chiesi facendo un sospiro di sollievo dentro di me.

“ Ho ascoltato la conversazione fra il proprietario e Naoki”

“Ma tu di dove sei?” gli chiesi.

“Ah ti sarai accorto del mio strano accento!” affermò timidamente.

“Sono russo” disse imbarazzato.

Certo che Johan non era affatto un nome russo, ma di questi tempi le madri mettono i nomi a caso perciò nulla di così strano.

Dopo un po' fummo interrotti dal lavoro che ci chiamava, ma in quei pochi minuti di libertà, Johan mi parlava della sua vita e dei motivi per il quale era venuto in Giappone.

Era sempre stato un grande appassionato del Giappone, degli anime e manga e di tutta la cultura giapponese, ma oltre a questo nel suo paese non viveva bene, la disoccupazione cresceva e lui non sapeva che altro fare se non trasferirsi.

Era davvero un tipo apposto, mi sorpresi di quanto Johan potesse essere un tipo comune, forse non ero più abituato alle persone normali, avevo frequentato troppo Naoki per ricordarmi come potesse svolgersi una conversazione comune.

“Sei amico di Naoki... che cosa ne pensi di lei?”

Mi chiedevo cosa Johan intendesse con che ne pensi di lei, si stava parlando di lei come persona o come ragazza, non sapevo davvero cosa rispondergli dato che non capivo la domanda.

“Non capisco la domanda!” affermai.

“Tu non pensi che sia un tipo strano?” chiese pensieroso, scrutando Naoki mentre serviva ai tavoli con la sua divisa rosa.

La guardai pure io, pensando che nessuno in quel bar doveva essere al corrente del suo altro lavoro.

“Si un po' strana... particolare nel suo genere” affermai confusamente.

“Mi incuriosisce” esclamò senza staccarle gli occhi di dosso.

“Ok, apposto un altro che se la vuole scopare” pensai infastidito.

Johan mi guardò e rise “Non guardarmi in quel modo...credo tu stia fraintendendo la mia curiosità con altro...”

“Ah, capisco...dunque non ti piace?” chiesi curioso.

“No, affatto...ci sono ragazze molto più belle...lei è nella media...”

“Ah, capisco” gli risposi offeso.

Non sapevo neanch'io perché me la prendessi tanto, dovevo essere contento che non le piacesse e invece quell' affermazione “è nella media” mi aveva dato molto fastidio, mi era sembrata una frase così superficiale.

“Non era mia intenzione offendere la tua amica” affermò dispiaciuto.

“No, tutto apposto...scusa ma adesso devo servire un tavolo...” affermai freddamente allontanandomi.

Io e Naoki ci scontrammo, un passo in più e finivamo tutti e due per terra con i vassoi, menomale che ciò non accadde.

“Come sta andando il lavoro?” chiese Naoki.

“Bene...” affermai incerto.

“Hai fatto amicizia con Johan...è un bravo ragazzo”

“Si, più o meno” affermai.

Lei andò a servire gli altri tavoli e anch'io feci lo stesso, ma quando mi avvicinai a quel tavolo, i clienti si lamentarono per il ritardo dovetti scusarmi diverse volte, ma con scarsi risultati.

Finalmente l' ora di chiusura era giunta, ero sfinito, anche Naoki e le altre cameriere lo erano, mentre Johan sembrava instancabile, niente poteva fermare il suo spirito lavoratore.

Il proprietario fu molto gentile e ci offrì una birra prima di andare via, nonostante non bevessi l' accettai senza fare storie, mi sembrava fin troppo scortese rifiutare.

Si era fatto molto tardi ed io e Naoki camminavamo per le strade buie tracannando birra, dopo un po' giunse il momento di tirare fuori le nostre mance.

Inutile dire che lei ne avesse guadagnate molto più di me, ne rimasi profondamente deluso, forse per la prima volta nella mia vita sentì il peso di essere uomo.

“Ah, non credere... che sia bello ricevere mance...perché susciti le fantasie di qualche ubriacone...”

“No, ma per soldi va bene tutto no!” esclamai provocandola.

“Se ti riferisci ad oggi...non vado fiera di quello che ho fatto....” affermò angosciata.

La sua voce angosciata, mi fece sentire in colpa, così mi avvicinai a lei per scusarmi ma lei si divincolò.

“Lasciami in pace...è tutta colpa tua!” mi strillò contro.

“Hai ragione... tu mi volevi salvare la vita...l' hai fatto per questo ed io...non ho fatto nulla per fermarti...”

Naoki riprese a bere la sua birra, poi prese dalla sua borsa altre bottiglie di birra, guardai quelle birre incredulo.

“Lo faccio sempre e persino lui lo sa che mi frego la birra, ma non dice mai nulla!”.

“Lui chi?” chiesi non capendo a chi si riferisse.

“Il proprietario” affermò con naturalezza.

“Riguardo ad oggi...Noichi è il tuo ragazzo?”

“Se lo fosse credi che userebbe questi mezzi subdoli per fare sesso con me?”

“Quindi non lo è?”chiesi ansioso.

“Certo che no...è lui che ha la presunzione di definirsi così!”

“Ah bene...” affermai soddisfatto.

“Comunque non pensiamoci più... beviamoci sopra!” propose Naoki sorridendo.

“Non mi piace la birra e poi qui per strada...” esclamai stizzito.

“Non c'è nessuno...solo io e te...” affermò con una tonalità sensuale.

“Non riuscirai a corrompermi con così poco” dissi riferendomi alla sua voce.

“Invece io credo di averti già corrotto!” affermò ridendo.

Aveva ragione, mi aveva già convinto ad ubriacarmi insieme a lei in quella strada desolata, nonostante fossi ancora arrabbiato con lei per quello che era successo durante il giorno con Noichi, eppure non riuscivo davvero a riservarle rancori, forse perché l' aveva fatto per me e se ne era dopotutto pentita, oppure perché non stavamo effettivamente insieme.

Aveva ragione Johan, Naoki era davvero strana, forse era questo che mi piaceva di lei, non era una ragazza comune, non per il semplice fatto che fosse un' assassina, era difficile trovare una definizione adatta a lei, aveva un carattere così complicato ed era così lunatica, passava da un umore ad un altro. Ma per quanto ne sapevo non le piaceva tenere il broncio per lungo tempo, infatti finiva per mostrare sempre quel suo solito sorriso che mi ipnotizzava, ma la cosa che più mi rendeva felice, era che non mostrava a tutti quel sorriso, sembrava che quel gioiello prezioso fosse riservato a me.

Ma mentre mi perdevo nelle mie congetture, un uomo si avvicinò a noi, era un barbone, era malridotto, tremai non appena lo vidi avendo paura che ci attaccasse per derubarci, ma Naoki non si scompose per nulla.

“Ei vuoi anche tu una birra!” disse avvicinandosi al barbone.

Il barbone prese la bottiglia che Naoki le diede e la ringraziò di cuore, si sedette vicino a noi scusandosi con me per avermi spaventato a morte.

“Ma non ero spaventato!” mentì spudoratamente.

“Oh lui è un vero fifone” disse Naoki ridendo.

“ Ma a quest'ora dovreste essere a casa...è pericoloso per dei ragazzi rimanere in questa zona malfamata!”

“No, non si preoccupi, so badare a me stessa e a questo qui meglio di chiunque altro!”.

“Non sono mica un bambino...sono più grande di te!” le feci notare scocciato.

Il barbone ci fece qualche domanda, ma Naoki rispose rimanendo sul vago, mentre il barbone ci parlò dei suoi viaggi e della sua condizione causata dalla perdita del lavoro.

Naoki come al solito tracanno troppe birre da perdere la lucidità, così dopo un po' salutammo il barbone e la dovetti riportare a casa in braccio.

Era ormai andata, diceva cose senza senso, disse persino di amarmi finendo per mettermi in imbarazzo, ma di certo non mi facevo illusioni, sapevo che era l' effetto dell' alcool a farle dire cose che non avrebbe mai detto e pensato.

Ci addormentammo insieme, dato che Naoki non voleva lasciarmi andare nella mia stanza, la sua voce diventava supplichevole e angosciante, così preferì rimanerle accanto.

Parlava nel sonno, urlava il nome di Saichi e altre volte urlava forte “ Papà! Mamma!”.

Non sapevo se fosse il caso di svegliarla o lasciarla dormire mentre si agitava nel letto, così l' abbracciai per tranquillizzarla. In quei momenti suscitava in me una certezza tenerezza, sembrava così piccola e indifesa, non era la stessa Naoki spavalda che conoscevo, soltanto dopo un po' mi accorsi anch'io di essere ubriaco.

Mi alzai barcollante per andare a vomitare nel water, stavo davvero molto male, dopotutto ero astemio, ma quando il proprietario mi aveva offerto la birra mi era sfuggito di mente e non mi ero neppure accorto di essere brillo, sembravo perfettamente padrone dei miei movimenti.

Naoki si svegliò doveva avermi sentito vomitare, mi vide nel bagno che stavo vomitando, la sbornia sembrò esserle passata, così mi fece un caffè per farmi stare un po' meglio.

“tu sei astemio...me ne ero dimenticata!” affermò un po' dispiaciuta.

“Già ma stranamente non ho perso la mia lucidità...”

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Capitolo 13
*** 13 capitolo-15 marzo 2009 ***


15/03/09

Quando mi passò la sbornia e vomitai per una seconda volta, mi rimisi a dormire insieme a Naoki.

Non appena mi svegliai feci un resoconto della giornata di ieri, era partita bene quella giornata, sembravamo davvero due innamorati quando passeggiavamo in mezzo alle coppiette e Naoki era stata così dolce, poi ho rovinato tutto fraintendendo il suo comportamento,ma non se la prese più di tanto anzi mi diede un bacio.

Procedeva tutto perfettamente fino a quando non bussò quello stramaledetto campanello.

Noichi, quel nome non l' avrei dimenticato tanto facilmente, se avessi comprato una bambola vodoo di sicuro l' avrei destinata a lui.

Ma dopotutto, io e Naoki non eravamo litigati, ci eravamo in un certo senso riappacificati, nonostante fossi parecchio confuso sul nostro rapporto.

Tutt'ora non la capivo, a volte era dolce, altre volte era aggressiva, non sapevo davvero come comportarmi con lei.

Le suonò il telefono, rispose con il suo solito tono distaccato.

“Come? No, che non posso...” poi ci fu una pausa “ Ah, mi daresti dei soldi....be allora il discorso cambia...”

Udivo le sue parole, temendo che si trattasse di Noichi, oppure di qualche altro uomo che offriva soldi in cambio di sesso.

Non appena chiuse, le chiesi subito “Chi era?” con un tono di voce grave.

“Come scusa?” chiese stupita.

“Chi era?” le chiesi incominciando a innervosirmi.

“Non sono cose che dovrebbero riguardarti!” affermò indispettita.

Dopo un po' si calmò, sembrò cambiare idea sul fatto che non mi riguardasse e disse “Comunque era solo una ragazza...vuole che la ospitiamo per un po' di giorni...”

“Qui?” chiesi sconvolto.

“Si, perché?”

“ Ma questa casa fa schifo!” le risposi.

“Bada a come parli!” affermò minacciosamente.

Dopo un po' mi osservò “ Se ti faceva tanto schifo... facevi meglio a tornatene a casa tua!”

“Non intendevo offenderti...” affermai dispiaciuto.

“Non mi hai offeso...dopotutto a te non piace la casa, ma la proprietaria...” affermò beffardamente.

Arrossì e volli cambiare discorso parlando di altro, ma Naoki si accorse subito del mio imbarazzo e si mise a ridere, la lasciai fare , dopotutto era più bella quando rideva.

Dopo un po' arrivò questa strana ragazza di cui mi aveva parlato Naoki, era molto carina, cortese e allegra.

Aveva i capelli neri molto lunghi, gli occhi di un castano molto scuro e i tratti del viso erano molto delicati da sembrare quelli di una bambina.

“Ciao Kiyoskysan” affermò con dolcezza.

“Piantala di chiamarmi con questi suffissi” affermò seccata.

La ragazza non appena si accorse della mia presenza, sorrise allegramente chiedendomi chi fossi, Naoki disse che ero un suo amico di vecchia data, che si era offerta di ospitare per un paio di giorni.

“Davvero molto carino!” commentò guardandomi.

Rimasi imbarazzato da una tale affermazione, a quanto pare Naoki non era l' unica che mi ritenesse carino, stavo scoprendo di riscuotere molto successo con le ragazze!

Naoki vedendomi con quell' espressione soddisfatta disse “Non farti strane idee, lei vede in ogni uomo qualcosa di carino...”

“Ah, ma non è colpa mia, se ogni uomo dentro di se emana un fascino particolare che riesco a percepire!” disse trasognante.

“Già tu hai il potere di percepire i fascini” disse Naoki prendendola in giro.

La ragazza non accorgendosi della presa in giro annui,mentre Naoki si decise a cambiare discorso chiedendole come mai avesse chiesto la sua ospitalità.

Lei ci spiegò che il ragazzo con la quale conviveva l' aveva buttata fuori di casa, essendo stanco dei tradimenti di lei.

Naoki non sembrò stupita dalla notizia e disse “Ma possibile che non la smetti mai di tradire i tuoi uomini con altri?”

La ragazza disse sorridendo “Non è colpa mia... se sono tutti così affascinanti...non posso fare a meno dei loro fascini...”

Naoki la guardava come se fosse una malata di mente, in effetti non sembrava starci tanto con la testa perciò non aveva tutti i torti.

“Tu sei una ninfomane” disse Naoki senza troppi giri di parole.

Lei la guardò pensierosa dicendo “ può essere...ma se è così tu soffri di androfobia”

“Più che paura per gli uomini...io penso che la mia sia intolleranza” affermò Naoki tranquillamente.

”Già direi, una forte intolleranza” affermai pronto a punzecchiarla, non sapevo neppure io perché mi comportassi in quel modo, non era da me, anzi a pensarci bene lo sapevo, ero ancora infastidito dal suo tradimento con Noichi e dal nostro rapporto incerto.

Naoki non cedette affatto alla provocazione, sembrava non considerarmi affatto, ma nonostante tutto, continuai imperterrito.

Quando Naoki rifece la morale, mettendo in luce quanto fosse sbagliato tradire, io mi apprestai a dire “Già sbagliatissimo,ma alla fine...si finisce per farlo per qualche strana ragione...”

Naoki mi guardò con disappunto, sapeva perfettamente che le mie parole fossero allusive a ciò che avesse fatto con Noichi, così affermò “ Si tradisce quando ci si impegna con qualcuno... “

La ragazza guardò tutti e due interrogativa, mentre io mi arrendevo di fronte la verità che Naoki mi aveva sbattuto in faccia ovvero non c'era stato alcun tradimento.

Assunsi un espressione seccata e sbuffai per il resto della giornata, nonostante fossi in bella compagnia.

Quella ragazza, Naimi questo era il suo nome, non faceva altro che darmi a parlare, sembrava davvero interessata a me e non mi toglieva gli occhi di dosso.

Io le davo retta con la speranza di suscitare in Naoki qualche reazione di gelosia, lei ci guardò e poi mi chiamo in privato, forse ero davvero riuscito nell' intento pensai soddisfatto.

“Senti io devo uscire...quindi mi raccomando stai attenti ai Yakuza... inoltre Naimi non sa che faccio l' assassina quindi stai attento a quello che dici...”

“Tutto qui?” chiesi deluso.

“E divertiti con Naimi” affermò ridendo maliziosamente.

Quella frase era l' ultima che avrei voluto sentirmi dire e lei l' aveva detta, non ci potevo credere che fosse così insensibile ai miei sentimenti.

“Aspetta...dove stai andando?” dissi fermandola.

“Vado da un cliente...” affermò.

“Ma se volessi venire con te...” affermai incerto.

“Non puoi, è meglio non lasciare Naimi da sola...”

“D' accordo” affermai scocciato.

“Non capisco perché tu debba essere scocciato, ti lascio con una bella ragazza da scoparti e hai da ridire?”

“E se non fossi interessato...” affermai ribattendo.

“Tu sei gay!” si apprestò a rispondere.

“No, lo sai che non è così!” esclamai furente.

“Senti il mio cliente mi sta aspettando perciò io vado...” disse tagliando corto.

Se ne andò lasciandomi, si in bella compagnia, ma purtroppo Naimi non mi interessava, anche se mi sforzassi di farmela piacere non ci riuscivo.

Mi soffermai più volte sulla sua esile figura, era decisamente più bella di Naoki, si vestiva e truccava meglio, aveva un portamento perfetto eppure il mio cuore per lei non riusciva a battere nonostante lo volessi con tutto me stesso almeno per quella giornata.

Mi resi conto, che sapeva anche fare dei discorsi interessanti, ma nonostante tutto non avevo alcun interesse a comunicare con lei, avevo la testa altrove.

Naimi sembrò rendersene conto, così non appena il mio interesse calava, lei fece una cosa molto triste:chinò lievemente il busto per lasciar intravedere il seno dalla sua scollatura.

Era l' unica cosa che potesse destare in me interesse, ma cercavo comunque di reprimere questo mio triste interesse verso di lei.

Se non altro avevamo qualcosa in comune eravamo tutti e due tristi, lei compieva gesti tristi per suscitare il mio interesse ed io avevo un triste interesse nei suoi confronti.

“Lei ti piace!” affermò Naimi.

Aveva colto nel segno, ma feci finta di non capire di cosa stesse parlando, così le chiesi “Lei chi?”

“Naoki chi se no!”rispose stizzita.

“Ti stai sbagliando...” affermai negando l' evidenza.

Più che altro mi seccava dover parlare ad un'estranea dei miei sentimenti non corrisposti, sopratutto parlarne ad una come lei, non avrebbe mai potuto capirmi.

Lei che cambiava un uomo dopo l' altro attirata da questa corrente di fascini, una così cosa poteva capirne dell' amore pensai scettico.

“Comunque non sei da biasimare, Naoki è davvero affascinante...ha quel fascino misterioso...poi è così rozza,sgraziata, aggressiva, diretta e molto mascolina... tutto ciò la rende incredibilmente affascinante!”

Ma che cosa poteva esservi di affascinante in quell' accostamento di difetti non si sapeva, fatto sta che lei ne parlasse estasiata, tanto da farmi innervosire, sembrava non avesse capito un H di Naoki.

Le sue opinioni erano date dall' apparenza, non conosceva Naoki come la conoscevo io. Non conosceva la sua sensibilità, la sua dolcezza, la sua ironia, la sua sincerità,la sua spontaneità ,quel modo tutto suo di sorridere, anche nelle circostanze più brutte cercando di non lasciarsi assopire dalla tristezza.

Ah, ma perché doveva sempre finire così...io e un amore corrisposto questo doveva per sempre essere l' epilogo della mia vita?

Mi trovai vicino alle labbra di Naimi, senza neppure essermene accorto,mi scostai da lei confuso.

Ma lei sapeva essere molto persuasiva, con la sua quarta di seno che si intravedeva dalla maglietta e quella sua voce dolciastra.

“Perchè Banjokun?forse non ti piaccio?”chiese ingenuamente.

“No, sei molto carina...però la mia testa è altrove...”

“Non vedo quale sia il problema...” affermò sorridendo calorosamente.

“Ma non sarebbe bello...pensare ad un'altra donna mentre ti bacio...” affermai.

“Sei davvero molto dolce...ma per me non ha alcuna importanza”

Si riavvicinò a me, toccandomi il petto per poi spostare le mani più giù.

Quel gesto mi fece pensare a Naoki, lo aveva fatto pure lei, però il tocco di Naimi era così diverso, non procurava in me alcun battito del cuore, ma soltanto piacere fisico.

Fermai in tempo la sue mani, ma Naimi continuava ad insistere fino a che non finì per innervosirmi.

“Non posso!” le urlai contro, mentre continuava a persuadermi con le moine.

“Ma che razza di uomo sei!” mi gridò contro.

Anche Naoki l' aveva detto “Che razza di uomo sei?”.

Avevano ragione loro, non era molto virile:non fare scopate prive di sentimento , ma ero fatto così, ero un vero sentimentale.

Naimi rimase terribilmente offesa dal mio rifiuto e disse “ Nessun uomo mi ha mai rifiutata...”

“C'è sempre una prima volta...” le risposi stanco dalle sue pretese.

“Perchè? Mi trovi brutta?” chiese allarmata.

“No, lo avrei fatto con chiunque” affermai.

“Neanche se fossi stata un attrice famosa? No, non ci credo!” esclamò Naimi.

Non le risposi nemmeno, ero stanco di dover dare spiegazioni su quanto fosse successo.

Se fossi stata una donna di certo, non avrei dovuto giustificarmi così tanto, mentre essendo un uomo dovevo giustificarmi perché è risaputo che l' uomo ragiona con il cazzo e non con il cuore.

Dovevo rispondere delle azioni degli altri uomini, era così ingiusto, perchè gli altri si comportassero in un modo dovevo comportarmici anch' io per evitare che mi ritenessero gay.

Naimi cambiò stanza, sembrava sul punto di piangere, non capivo perché se la stesse prendendo così tanto. Non era mia intenzione ferirla con il mio rifiuto, ma non avrei potuto fare altrimenti, possibile che non lo volesse capire!

Passai il resto del tempo, solo nella mia stanza ad udire a pensare, era incredibile io il bravo ragazzo che ferivo una ragazza senza volere.

Dopo un po' udì delle chiavi, era Naoki che apriva la porta di casa.

Andai subito verso la porta di casa, come un cagnolino che aspettava il ritorno della sua padrona scodinzolando.

“Ti aspettavo!” affermai felice di vederla come se non la vedessi da anni.

Naoki rise “Sono stata assente soltanto per mezz'ora!”

“Si, ma in quella mezzora....” affermai.

“E' forse successo qualcosa con Naimi?” chiese guardandomi gravemente.

“Perchè dovrei essere io a fare qualcosa di male a lei?” chiesi indispettito.

“Oh cielo non l' avrai rifiutata? “ chiese scioccata.

“Si, è davvero tanto assurdo?”

“Credi che ti si presenterà di nuovo un 'occasione come questa? Che una bella ragazza come Naimi si conceda a te?”

“Adesso basta non venirmi a fare pure tu la predica, per carità!”

“ Non è nel mio interesse farti prediche, la sola cosa che mi preoccupa è dovermi sorbire l' orgoglio ferito di un esperta accalappia uomini”

“Orgoglio?” chiesi non capendo di cosa stesse parlando.

“Certamente...l' orgoglio femminile” precisò lei.

“ Non era mia intenzione...le ho detto chiaramente che lei non ne ha colpa”

“ Ho la soluzione...tu adesso vai da lei e le dici che sei gay!”

“Ma questo non ha senso!” affermai indignato dalla sua richiesta.

“Invece si che ce la, perché dobbiamo conviverci con lei e non sai come frigna forte per un nonnulla!”

Continuai ad oppormi fermamente, non avevo alcuna intenzione di dire una bugia tanto assurda, soltanto per acquietare l' orgoglio ferito di una ragazza.

Dopo quella mia presa di posizione, iniziai ad udire pianti e singhiozzi provenire dalla stanza in cui avrebbe soggiornato Naimi.

“Che ti dicevo!” affermò Naoki sbuffando.

Mi dispiaceva per Naimi, ma non avevo alcuna intenzione di fare una cosa considerata “umiliante” da tutti gli uomini etero, per carità non ho mai avuto nulla contro i gay, però non lo ero e non volevo che qualcuno pensasse che lo fossi.

“ E se gli dicessi...” affermai bloccandomi di colpo, l' idea che mi era venuta, mi fece arrossire così da non riuscire ad esporla a Naoki.

“Che noi due siamo fidanzati?” chiese lei, sembrava avermi letto nella mente.

“Si,ma come hai fatto a capirlo?” chiesi esterrefatto dalla sua perspicacia.

“Ti si legge tutto in faccia...” affermò divertita.

Arrossii ancora una volta, Naoki sembrò divertirsi più di prima e si avvicinò a me per mettermi ancora più in imbarazzo.

“ Sai penso che...tu ed io siamo una coppia quanto mai improbabile...nessuno si berebbe che noi due stiamo insieme...” disse bisbigliando vicino alle mia bocca, potevo perfettamente sentire il suo respiro, era un soffio leggero che mi sfiorava le labbra.

Cercai di rispondere con naturalezza dicendo “ Quel giorno...in quella festa hai detto che non era così improbabile... che fossimo due fidanzati”

“Ma...io parlavo dell' impressione degli invitati...tutti non conoscendoci si farebbero quell' idea, ma conoscendoci bene capirebbero che io e te siamo una coppia improbabile...”

“ E aspetta la più probabile è Naimi e me?”

“Si, sarebbe quanto meno più probabile”

“Naimi non è la mia ragazza ideale, è una che non sa tenere a bada gli ormoni” affermai sdegnato.

“Detta anche puttana, ma secondo me non è questo. Lei è una ninfomane.”

“Siamo sempre lì”

“No, una ninfomane non può fare a meno di cambiare compagno, non può farci niente, crede che cambiamdo compagno riuscirà a colmare la sua insoddisfazione”

Non pensavo che le ninfomani dovessero essere compatite, nessun uomo avrebbe mai pensato che fossero da compatire, loro pensavano fossero ehm solo...da scopare,ma Naoki mi illustrò così la situazione e pensandoci aveva proprio ragione.

“E perché Naimi è insoddisfatta?” le chiesi.

“Non ne ho la più pallida idea, finge di essere vivace e aperta,ma di se stessa lascia trapelare ben poco” affermò perplessa.

Non sapevo che con un' assassina si potesse avere una conversazione simile, credevo che di solito gli assassini non importasse nulla degli altri, mentre Naoki sembrò nutrire un particolare interessamento al problema di Naimi, sembrava starle veramente a cuore.

Dopotutto non era un ' assassina come un'altra, uccideva per vendetta, alcuni avrebbero pensato che il suo modo di agire fosse più che nobile, ma io rimanevo più o meno fermo ai miei principi di correttezza.

“Perchè un'assassina dovrebbe interessarsi ai problemi sessuali di una ragazza?”.Mi giunse spontaneo farle quella domanda.

“Era per parlare!” disse fingendosi disinteressata all' argomento.

“Quindi vuoi ancora che io dica di essere gay?” chiesi sperando che avesse cambiato idea al riguardo.

“Certamente” disse udendo ancora una volta i singhiozzi di Naimi.

La guardai, aveva un espressione risoluta, si vedeva che ci tenesse molto a non avere grattacapi, però avrebbe potuto benissimo non tirarla così tanto per le lunghe con un semplice gesto, puntarmi la pistola contro, eppure non lo fece, nonostante continuassi a rifiutarmi di fare una cosa del genere.

“Imouchan” disse dolcemente.

“Pensi di potermi convincere così facilmente?” le chiesi ridendo.

“Imouchan in verità...” disse timidamente.

Sembrava un'altra persona, mentre pronunciava quelle parole, la lasciai parlare ansiosa di sapere cosa stesse per dire.

“Sono gelosa...Naimi ti sta così appiccicata ed io...” disse ancora timidamente, con un espressione seria in viso.

Non potevo credere ad una simile confessione, eppure non sembrava stesse scherzando, dunque dovevo dire di essere gay per evitare che Naimi continuasse a sedurmi e porre fine alla gelosia di Naoki.

Ma Naoki gelosa di me?! Era veramente una cosa assurda, ma la sua voce era così dolce mentre pronunciava quelle parole e sembrava così sincera che mi lasciai convincere da un ipotesi tanto assurda.

Poi per essere più persuasiva, mi diede un bacio sulle labbra, un bacio così appassionato che subito mi convisse che era tutto vero, così andai nella stanza di Naimi, Naoki mi seguì.

“Naimi...io in verità...” affermai bloccandomi.

Non potevo dire una cosa del genere, mi mancava la voglia e la forza per dire qualcosa del genere, ma quando il mio sguardo incrociò quello di Naoki mi decisi a proseguire il mio discorso.

Ma un dubbio mi pervase, se davvero era gelosa perché non aveva accettato la mia ipotesi di me e lei che eravamo fidanzati? Sarebbe stata la più plausibile, la osservai ancora una volta, la sua espressione sembrava soddisfatta.

Mi aveva soltanto preso in giro, ma anche se volessi tornare indietro sulle mie decisioni, avrei potuto farlo? Lei era un'assassina, mettermi contro di lei, non mi sembrava una buona idea, ma pensai che dopotutto uccideva solo per buone ragioni, non per sciocchezze simili.

Così per una volta fui io a vendicarmi affermando “ Io e Naoki siamo fidanzati!”

Naoki sembrava terribilmente infastidita da quell' affermazione, tuttavia resse il gioco, non perse la calma neppure per un momento, neanche in privato sembrò perdere la sua pacatezza, sembrava quasi che si aspettasse una mossa del genere.

“Hai davvero un bel coraggio...chi ti dice che adesso io non ti ammazzi?” affermò facendosi seria in viso.

“Per una cosa come questa!” affermai.

“Già, sei fortunato non uccido per stupidaggini simili”

“E vorrei dire... ti preoccupi tanto che i yakuza mi ammazzino, sarebbe il colmo se alla fine mi uccidessi tu!”

Naoki sembrò divertita dalla mia affermazione, fece quel sorriso ingenuo da ragazzina che mi piaceva tanto.

“Strano... che Naimi se la sia bevuta”affermò pensierosa.

Dopo di ciò, andammo al bar per racimolare un po' di soldi, lasciammo Naimi a casa mettendola in guardia dicendole di non aprire agli sconosciuti.

Quel giorno al bar non c'era molto da fare e Naoki coglieva ogni attimo di pausa per bere o per fregare qualcosa dalla cucina.

Arrivò il proprietario dentro la cucina, coprì Naoki con la mia figura mentre mangiava un pezzo di torta, ma il proprietario riuscì ad intravedere la figura di Naoki.

“Naoki...io devo uscire un attimo...ci pensi tu al locale?”

Naoki fece cenno di si con la testa, doveva avere la bocca piena di torta pensai trattenendo le risa.

Aspettò che il proprietario se ne fosse andato, prima di ricominciare a masticare,poi mi disse di prendere qualcosa che a casa non c'era nulla da mangiare e prese un pezzo di torta conservandolo in della carta per Naimi.

“Ma questo è rubare!” ribattei.

Lei scocciata annui e poi disse “Mangiala prima che torni il proprietario!”

Mi arresi e la mangiai essendo pure tentato dall' aspetto appetitoso di quella torta, era veramente molto buona.

Ma qualcuno ci scoprì in fragrante era Johan insieme ad una cameriera, Naoki esclamò “Volete anche voi?”

La ragazza guardò Naoki storto, era una ragazza molto appariscente, sarebbe stata carina senza quel trucco esagerato sulla faccia, era sicuramente una ganguro. Le ganguro sono delle ragazze che si sottopongono a lampade o usano creme per scurire la pelle e i capelli solitamente se li tingono di un biondo ossigenato oppure portano acconciatura afro.

Lei portava i capelli biondo ossigenato e la pelle era così scura, poi con tutti quei brillantini sul viso e quell' ombretto celeste e quel rossetto di un rosa accesso e brillantato,mi sembrava davvero orribile.

Doveva essere più di una ganguro, doveva essere una gal (Per gal si intende una ragazza che ama seguire un proprio look) di livello maggiore, ma in quel momento non mi venne in mente quali altri tipi di ragazze alla moda esistessero, sdegnavo quel tipo di ragazze così appariscenti.

“ Se perdo il lavoro per colpa tua...non te lo perdonerò!” le urlò contro la ganguro.

Le altre cameriere andarono in cucina avendo sentito le urla della ragazza e chiesero tutte cosa fosse successo, Naoki e la ganguro risposero con un niente.

Naoki posò la torta, ma quando le altre se ne andarono si rivolse alla ganguro dicendole “Stai tranquilla che non perderai il posto di lavoro soltanto perché io mi sono fregata un po' di torta!”

“Voglio ben sperarlo!”affermò stizzita.

“Che antipatica!” affermai non appena tornò a servire i tavoli.

Johan mi zittii dicendomi “Ha le sue ragioni, dopotutto questo è l'unico locale che assumerebbe ragazze come lei...con i capelli tinti e con quel look...per questo ci tiene tanto al suo posto di lavoro!”

“Si, infatti” affermò Naoki comprensiva.

Johan e Naoki si volgevano delle occhiatacce furtive, non avevo idea della ragione, ma quei due sembravano odiarsi.

Quel giorno finimmo presto di lavorare e Naoki dopo il lavoro volle portarmi in un parco, non appena vide l' altalena ci salì subito sopra.

“Dai sali anche tu!” propose.

“ Ho 25 anni!” affermai sdegnato.

“Hai paura dell' altalena?” chiese divertita.

“ Che sciocchezze! A 25 anni come potrei avere paura di un' altalena!”

“Tu hai paura di tante cose...che non mi stupirei di certo...se avessi paura dei salire su un'altalena!”

Naoki era riuscita a convincermi con quella presa in giro, salì sull' altalena volendo dimostrare che non era affatto come pensava lei, ma in realtà avevo davvero paura dell'altalena.

Da piccolo mio padre mi spinse così forte da quell' altalena che caddi e mi feci davvero molto male, fratturandomi la gamba.

Pensai alla forza con la quale sospingesse quell' altalena e i suoi occhi puntati verso di me, erano così cattivi, così pieni di odio nei miei confronti.

Io ero soltanto un bambino di 10 anni cosa potevo avergli mai fatto? Continuavo a chiedermelo salendo con titubanza su quell'altalena.

Naoki si accorse dell' indecisione con il quale mi sedetti su quell' altalena e continuò a ridere divertita, poi però tornò seria e mi chiese “Perchè hai così tanta paura dell' altalena?”

“Quand' ero piccolo...mio padre mi ha spinto così forte che sono caduto giù dall' altalena fratturandomi la gamba”

Incominciai a dondolarmi lentamente sollevando un po' le gambe, ma dopo un po' mi fermavo per avere la certezza che i miei piedi toccassero il suolo.

Naoki invece si dondolava andando sempre più in alto, si divertiva proprio come una bambina, ma dopo un po' si fermò.

“Pensi che tuo padre ti abbia buttato giù dall' altalena di proposito?”

Non appena mi fece quella domanda mi irrigidì fermando subito l' altalena, non sapevo affatto cosa risponderle perché non lo sapevo neppure io, sapevo solo che mentre mi spingeva i suoi occhi erano rabbiosi, quello non era lo sguardo di un padre premuroso.

“No, mio padre non avrebbe mai potuto farlo di proposito!” dissi cercando di auto-convincermi che fosse davvero così.

“Ti ricordo che tuo padre è quello che non ha denunciato la tua scomparsa...”

“Questa è una cosa diversa...forse pensa che sia partito in segreto da qualche parte e che presto tornerò a casa”

“Lo pensi sul serio?” chiese ironica.

“No, comunque quel fatto dell' altalena è stato solo un incidente...e la mancata denuncia è avvenuta per colpa tua...mi hai fatto perdere il lavoro e quindi mio padre non mi reputa più degno di essere suo figlio”

“Quindi tu pensi che sia normale che un padre non denunci la scomparsa del proprio figlio soltanto perché ha perso il lavoro!”affermò ironica.

“E' mio padre, lo so com'è fatto...ha un carattere difficile però mi vuole bene...” affermai mentendo spudoratamente, non sapevo neanch'io perché dovessi nascondere la verità ovvero che mio padre mi odiasse, mi sembrava che mentissi più a me stesso anziché a Naoki. La ragione era che volevo dannatamente crederci a quelle gran cazzate che dicevo e più continuavo a dirle, più cercavo di essere convincente così da crederci io stesso.

“Sai...anch'io quando mio padre beveva,pensavo mio padre mi vuole bene...e me ne voleva davvero tanto, ma quando beveva non era più lui...smetteva di essere il padre premuroso che era...e diventava una persona orribile...” la sua espressione era molto triste, mentre parlava di suo padre.

“Ma mio padre non beve...”

“Non beve però forse c'è qualcosa che lo inasprisce...”

“Pensavo che non ti saresti mai confidata con me...”

“ Si, infatti non mi sembra di aver detto queste grandi cose”

Era strano, ma parlandole, finì per passarmi di mente che fosse un'assassina.

Incominciai a chiedermi perché fosse diventata un'assassina, glie lo chiesi pur sapendo che si sarebbe rifiutata di rispondermi.

Naoki mi stupii molto perché rispose tranquillamente alla mia domanda dicendo che dopo la morte di suo padre, lei fu costretta ad abbandonare gli studi per mantenere la casa, Saichi e i suoi studi, poi decise di trovare un lavoro e andò a lavorare a quel bar,ma successivamente venne arrestata per l' uccisione del padre,stette lì per poco tempo, dopo di ciò andò a cercare vari impieghi perché il lavoro al bar non le bastava, soltanto con quel lavoro non sarebbe riuscita a racimolare i soldi per pagare le bollette e tutto quello che c'era da pagare, in più suo padre aveva lasciato un sacco di debiti e i creditori incominciavano a farsi sempre più insistenti.

“Girai in vari posti senza trovare nulla, una come me non poteva essere facilmente assunta, avevo poca esperienza lavorativa,godeva di pessima reputazione poichè la gente aveva visto la mia faccia sui giornali e sapevano perfettamente che avessi ucciso mio padre, un grande compositore e direttore d'orchestra di successo.

Inoltre molti dubitavano, sulla conclusione del processo, tutti credevano che fosse una bugia, che non avessi ucciso mio padre per legittima difesa perché quelli che conoscevano Kiba Kiyoski lo avevano sempre reputato un brav'uomo.

Alcuni avevano notato che un po' di tempo, si desse un po' troppo all' alcool da quando la moglie morì, però da qui a molestare la figlia sembrava a tutti un'esagerazione.

Così cercai disperatamente un lavoro, senza riuscire a trovarne uno decente, quando riuscivo a farmi assumere finivo per essere ingannata da uomini malintenzionati che in realtà volevano fare di me una prostituta”.

Mi raccontò di quella volta in cui un uomo che diceva di lavorare per un'azienda di riciclaggio, la portò in un night club, tentò inutilmente di scappare ,ma quell' uomo le stringeva forte i polsi.


Quel giorno conobbi Iketsu , lui era una sorta di criminale tuttofare, trafficava droga e altre robe illegali e tutti i sabati andava a quel night club a divertirsi con qualche ragazza per godersi il suo meritato riposo dopo il duro lavoro.

Era uno di quei sabati, ma Iketsu non era del suo solito buon umore, quel giorno era particolarmente amareggiato. Era stato così tante volte in quel posto, che persino le spogliarelliste sembravano darle la nausea.

Cercava qualcosa di interessante, qualcosa di diverso e i suoi occhi si soffermarono su quell' uomo che gestiva quel posto, che stringeva i miei polsi.

Iketsu fu inspiegabilmente attratto da me, che non avevo nulla a che vedere con quel posto.

Andò verso il proprietario, dicendo che era interessato a me,ma il proprietario disse che mi aveva appena portato lì e che non avevo ancora esperienza.

Iketsu gli cacciò in tasca un bel gruzzolo e l' uomo mollò i miei polsi, cedendomi gentilmente a lui

Io tentai inutilmente di scappare, ma non ci riuscì Iketsu teneva saldamente i miei polsi poi mi disse di calmarmi dicendomi che non voleva farmi nulla di male.

Mi portò al piano di sopra del night club dove c'era meno confusione perché era il luogo riservato alla consumazione delle prostitute.

Non ero convinta delle sue intenzioni così tentai più volte di scappare, ma con scarsi risultati.

“Come ti chiami?” chiese Iketsu.

“Non ti riguarda!” affermai tentando ancora una volta di liberarmi.

“Io sono l' unica che può aiutarti ad uscire da questa situazione incresciosa!”

“E perché mai tu dovresti aiutarmi?” chiesi stupita.

“Sei diversa dalle ragazze di questo posto...potresti rendere interessante la mia giornata!”

“Mi chiamo Naoko”

“Bel nome! E come mai una ragazza innocente come te è finita in un luogo simile?”

“Quel tipo mi ha mentito diceva che lavorava per un' azienda di riciclaggio...qualcosa del genere...”

“Che ragazza ingenua!” esclamò ridendo.

“Allora come hai intenzione di aiutarmi?” chiesi senza mezzi termini.

Iketsu mi portò fuori dalla stanza e mi riportò dal proprietario dicendo che mi voleva comprare.

Il proprietario mi vendette a caro prezzo giustificandosi con il fatto che fossi giovane e molto ingenua, sicuramente una ragazza diciassettenne ancora vergine, peccato che in realtà non fosse così.

Iketsu non contestò, pagò la somma dettata dall' uomo senza fare storie e questo mi parve veramente insolito.

Lo ringraziai più volte, ma lui mi bloccò dicendo “Dove credi di andare...adesso tu sei mia!”.

Passai 15 giorni a casa di Iketsu, non tentò mai di molestarmi, sembrava non gli interessassi da quel punto di vista, la sola cosa che parve interessargli era sfruttarmi al meglio.

Ero diventata il suo corriere, portavo la droga e tutte le cose illegali che vendeva ai suoi clienti e poi portavo a lui i soldi, ma quando decisi di scapparmene portando via i soldi dei suoi clienti, Iketsu riuscì a rintracciarmi.

La cosa bizzarra fu che invece di arrabbiarsi, mi chiese il perché del mio gesto, così gli spiegai dei debiti di mio padre, così mi propose di diventare sua collaboratrice.

Ma io rifiutai, quel lavoro non sembrava fare per me, tuttavia quando notai che avesse una pistola con sé, pensai per gioco che avrei tanto voluto imparare ad usarla.

Iketsu mi diede lezioni senza voler nulla in cambio, richiese soltanto i soldi dei suoi clienti indietro.

Di questo mio insegnamento in realtà non sapevo che farci, comperai anche una pistola in segreto ad insaputa di Saichi , ma non ebbi mai modo di utilizzarla.

Soltanto un giorno capì chiaramente a cosa potesse servirmi,da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente.

Era una mattina come tante altre, girovagavo per le strade di Tokio alla ricerca disperata di un lavoro che potesse aumentare i miei guadagni,c'erano i debiti di mio padre da pagare e gli studi di Saichi erano abbastanza costosi.

Ma non riuscì a trovare niente, rassegnata pensai di andare da Iketsu a chiedere un prestito, dopotutto da quando mi aveva insegnato a sparare si era sempre dimostrato gentile nei miei confronti, quindi di sicuro non si sarebbe rifiutato.

Così attraversai una strada malfamata, sicuro di trovarlo in qualche postaccio a tracannare birra,ma quel sabato stranamente non era a divertirsi.

In una una stradina buia e deserta che imboccai per tornare presto a casa, incrociai una liceale, stava scappando da quattro ragazzi malintenzionati.

In quel momento sapevo cosa fare, presi la pistola e la puntai verso quei quattro che se ne andarono via, spaventati dall' arma che impugnavo.

Quello stesso giorno, tornata a casa, mi capitò di guardare il telegiornale, c'erano tanti molestatori per le strade e tanti crimini impuniti.

Ripensai a quello che avevo passato, non ero l' unica ad aver subito un abuso, c'erano tante altre ragazze indifese di cui gli uomini si approfittavano, ma non tutte erano in grado di farsi giustizia da sé.

Alcune subivano in silenzio, altre sporgevano denuncia,ma il più delle volte era pressoché inutile, ci volevano delle prove schiaccianti.

Queste storie si concludevano il più delle volte con le vittime che muoiono e il criminale che viene arrestato subito dopo.

Era davvero ingiusto, così pensai che ci volesse qualcuno che si sbarazzasse di certi uomini, così pensai che quella persona potessi essere io.


Rimasi allibito, non pensavo che dietro la sua decisione di diventare un' assassina ci fosse dietro una storia così articolata, ma ciò che mi lasciò maggiormente sbalordito era il fatto che Iketsu l' avesse comprata.

“Ma Iketsu ti ha comprato...quindi tu....”

“Ho risarcito Iketsu facendogli molti favori e lui ha risarcito me con altri favori..dopotutto è questo il nostro rapporto...”

“Quindi fra te e lui non c'è mai stato niente?”

“Ah, ma perché mi fai queste domande seccanti” affermò sbuffando.

“Era per parlare!”affermai imitandola.

“Non riesci a ad imitarmi, il tuo interesse verso quell' argomento è molto evidente!” affermò ridendo.

“Riguardo a tuo padre..forse è davvero come dici tu...forse non l' ha fatto di proposito...”disse notando il mio sguardo preoccupato.

In effetti ci stavo ancora pensando, ma bastò quella semplice frase a tranquillizzarmi.

“Perchè mi hai raccontato tutte quelle cose?” le chiesi stupito.

“Non ne ho idea” affermò scocciata.

“Sai...non penso che tu sia una cattiva persona” affermai guardandola.

“ Sarebbe strano infatuarsi di qualcuno che ritieni cattivo, non credi?” Mi chiese divertita.

Prima che potessi dire qualcosa, disse “ Torniamo a casa!”.

Si era aperta con me, ma sembrava essersene pentita, così mi parve decisa a tornare sui suoi passi, ovvero tornare alla freddezza precedente.

Ma non appena si fece l' ora di andare a letto, Naoki mi trascinò nella sua camera chiedendomi di non farmi delle idee strane,che voleva solo un po' di compagnia per via dei suoi incubi.

Andai in bagno a mettermi il pigiama che mi diede, ma non appena tornai nella stanza, Naoki aveva un espressione strana.

“Devo dirti una cosa” disse bisbigliando con un espressione ansiosa.

Quell' ansi stampata sul suo volto, mi mise agitazione, cosa doveva dirmi di così preoccupante?

“Vedi in realtà oggi...non sono andata da un mio cliente...”

“E dove sei andata?”

“In clinica...mio fratello aveva lasciato delle cose...cosi' sono andata a prenderle...”

“Ah...” affermai perplesso, cercando di capire cosa volesse dirmi e la ragione del suo turbamento.

“Il suo diario...” disse porgendomelo.

“Perchè lo stai dando a me?”

“Leggi la copertina!”

Lessi la copertina blu scuro di quel diario, la scritta di Saichi era così confusa e piccola, non erano facilmente leggibili quegli ideogrammi.

“ Naoko quando sarò morto consegna questo diario al ragazzo che era con te in ospedale...”

“Mi stai prendendo in giro? Cos'è uno scherzo?” le chiesi sbalordito.

“Pensi che mi permetterei di scherzare su mio fratello!” affermò alterata.

“Scusami...è solo che non capisco...perchè lasciare il suo diario a me? Ho visto tuo fratello a malapena una volta...”

“Non ne ho idea...tuttavia sarebbe una mancanza di rispetto nei suoi confronti...non rispettare questa sua volontà”

Accettai il diario piuttosto meditabondo, continuavo a chiedermi perché avesse affidato il suo diario a me. La risposta era racchiusa in quel diario, ma non potevo aprirlo davanti a Naoki.

Potevo leggerlo soltanto io, in privato, per evitare che Naoki tentasse di sbirciare, era stata una sua richiesta, non voleva mancare di rispetto alle ultime volontà del fratello.

“Sai, non permetteva a nessuno di leggere quel diario neanche a me!”

“Ci avrà scritto delle cose molto personali,non credo che sia una buona cosa affidarlo a me...”

Naoki aveva un espressione severa al quale non potevo sottrarmi, dovevo rispettare le volontà del fratello punto e basta.

Poggiai il diario sul tavolo della sua stanza, ma lei mi sgridò dicendo che preferiva che lo portassi nella mia, così andai a posare quel diario.

Con mia grande sorpresa, trovai Naimi accovacciata nel mio letto, non appena mi vide disse “ Ti stavo aspettando” disse con un espressione sensuale sul volto.

“Io sono...fidanzato...con Naoki” balbettai.

“Impossibile!” esclamò con fermezza.

“Naoki non starebbe con uno come te!” esclamò divertita.

Me ne uscì dalla stanza infastidito dalle sue parole, pensando che avesse dannatamente ragione, io non ero il tipo di Naoki.

Per Naoki ero soltanto un passatempo, come aveva detto quella volta a Iketsu ero il suo animaletto domestico.

Andai verso la sua stanza, confuso, cominciai a chiedermi cosa stavo facendo, perché ero a casa di un' assassina? Tutto questo era insensato, dovevo tornarmene a casa mia, così feci dietro front e mi diressi verso l' ingresso, deciso più che mai ad andarmene.

“Torno a ragionare!” pensai, aprendo la porta di casa cercando di non fare il minimo rumore, ma Naimi mi colse in fragrante.

“Dove vai?” chiese ad alta voce.

“Abbassa la voce, Naoki sta dormendo!” sussurrai.

“Abbasso la voce solo se mi dai un bacio!” affermò maliziosamente.

“Non dire sciocchezze e torna a letto” esclamai alterato.

“Ok allora mi metto ad urlare!” affermò ridendo.

Naimi si mise ad urlare, le tappai la bocca sperando che Naoki non avesse sentito nulla, ma quando meno me l' aspettassi me la ritrovai davanti.

“Che succede?” chiese in tono grave

“Niente!” affermai liberando la bocca di Naimi dalla mia mano.

“Stavi pensando di andare da qualche parte?” chiese ironica.

“No,è che...”balbettai.

“Vieni con me!” disse trascinandomi nella sua stanza.

Mi mollò uno schiaffo e mi spinse per terra, non sapevo che cosa le prendesse, non pensavo si potesse incazzare, se me ne fossi andato via.

Dopotutto ero stato io a voler rimanere con lei, aveva fatto di tutto per farmene andare via, perché adesso si arrabbiava?

“Tu... perché sei arrabbiata? Pensavo che fosse quello che volevi...”

“Sto cercando un modo per salvarti il culo...perciò non è carino da parte tua svignartela mentre io mi scervello tanto per te!”

“Si, ma è per colpa tua che sono nei casini!”

“Se fossi una vera assassina a quest'ora mi sarei già sbarazzata di te!”affermò incollerita.

Naoki si avvicinò pericolosamente a me, io indietreggiai preoccupato, mentre lei continuava ad avvicinarsi incollerita, sembrava volesse uccidermi.

“Io ho sbagliato...perdonami...” balbettai.

“Dici così solo perché hai paura di quello che io possa farti...”

“No, mi dispiace sul serio”

“Bugiardo! Bugiardo!” mi urlò contro piangendo.

“Perchè stai piangendo?” le chiesi sbalordito.

“Tu sei come tutti gli altri uomini...” affermò delusa.

“Non è vero!” affermai stringendola a me.

Naoki si calmò tra le mie braccia, era bella e dolce in quei momenti, mi chiedevo perché non potesse sempre essere così.

“Ti prometto che non proverò mai più a scappare...” affermai intenerito dalla Naoki che stringevo.

“Io non mi posso fidare di te!”mi urlò contro liberandosi dal mio abbraccio.

“Tu mi piaci tantissimo...e questo mi spaventa perché tu sei quella che mi tiene in ostaggio, la tua vita è nelle mie mani”

“E per questo volevi scappare?”

“Si...”

Naoki non disse nulla, si limitò a sorridermi dolcemente,continuava ad essere un mistero per me, tuttavia era davvero un bel mistero.

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Capitolo 14
*** 14 capitolo-16 marzo 2009 (forse da revisionare) ***


16 marzo 2009

Mi risvegliai nella stanza di Naoki, lei era davanti al suo computer, ma accorgendosi del mio risveglio disse “ Ben svegliato!” aveva quel sorriso dolce da ragazzina che adoravo.

“Abbiamo 4 giorni di tempo per racimolare quei soldi...per non farti ammazzare!”

“Sai non sono notizie da dare di prima mattina, non credi?”

“Non ti preoccupare, Iketsu mi restituirà quei soldi!”

“Come fai ad esserne così sicura?”

“Ho i miei metodi!” disse sadicamente.

I suoi metodi mi preoccupavano parecchio, sopratutto accompagnati da quel tono sadico, ma almeno non ero io la sua cavia, questo mi tranquillizzò molto.

“Vestiti che dobbiamo uscire!” mi ordinò.

“Ma dove andiamo?”

“ Vestiti e non fare storie!” affermò spazientita.

Naimi entrò nella stanza lasciando detto che andava a lavoro, quando le sentì pronunciare quelle parole incominciai a chiedermi che lavoro potesse fare una come lei, di sicuro l' accompagnatrice, per lei sarebbe stato un lavoro perfetto.

“Ma che lavoro fa Naimi?”

“Secondo te?!”

“L' accompagnatrice?”

“Esattamente...solo che alle volte pratica il suo mestiere anche nel tempo libero e gratuitamente”

Non appena finii di vestirmi, uscimmo da casa pronti a dirigerci da qualche parte, non sapevo davvero dove stessimo andando.

Percorrevamo un quartiere, né troppo lussuoso né troppo malandato, eravamo lontani dalla tokio caotica e questo mi preoccupò, pensai che se era una zona isolata ci scappava il morto ovvero si trattava di un incarico.

“Naoki, siamo qui per qualche cliente?”

“No, voglio fare una capatina a casa di Iketsu!”

Allora, ripensai ai metodi, dovevano essere quelli i suoi metodi: andare a casa sua a fare non so cosa.

Arrivati a casa sua, Naoki bussò diverse volte, sembrava non ci fosse nessuno, ma lei continuò a suonare sembrava esser sicura che in quella casa ci fosse qualcuno.

Una bambina di 10 anni, ci aprì la porta, somigliava molto a Iketsu, così mi ricordai delle minacce di Naoki fatte giorni fa, riguardanti sua figlia.

“Colette!” affermò Naoki sorridente.

Sembrava quel suo solito sorriso per nulla cattivo, però ripensavo alle parole che aveva detto a Iketsu, che se non gli avesse restituito quei soldi, avrebbe ucciso Colette.

Voleva uccidere quella bambina pensai preoccupato, di sicuro non glie lo avrei permesso.

Colette ricambiò il sorriso di Naoki dicendo “Tu sei l' amica di papà...mio padre tiene sempre una foto sul suo portafogli dove ci sei tu...” disse con una erre mosca tipicamente francese.

“Davvero?” chiese Naoki piuttosto sorpresa.

“Si” affermò.

“Sei sola a casa?” chiese Naoki.

“Si, mia madre è partita in Francia...mentre mio padre è a lavoro...”

“Che genitori snaturati!” affermò Naoki.

“Mi sento così sola...” disse Colette piuttosto malinconica.

Naoki osservò la bambina dicendo “ No, non sei sola, ci siamo io e lo zietto Banjo!”

“Io lo zietto Banjo?” Ma che cosa le passava per la testa pensai.

Non voleva sbarazzarsi della bambina, questo mi tranquillizzò, però mettersi a fare i babysitter mi sembrava anche una brutta cosa.

Non che odiassi i bambini, è solo che non sapevo mai come comportarmi con loro, mi mettevano in soggezione, forse perché non avevo mai avuto una sorellina o un fratellino.

Inoltre questa bambina, era una di quelle che avrei definito pericolose, perché non appena Naoki disse quella frase, si gasò molto e incominciò a prendere tutti i giocattoli che aveva.

Mi accorsi stranamente che Naoki sapeva davvero farci con i bambini, la vidi giocare con quella bambina, tanto che incominciai a chiedermi chi fosse la vera bambina, perché sembrava divertirsi più lei che Colette.

“lo zietto Banjo non gioca?” chiese la bambina prendendomi di mira.

“Certo che gioca” disse Naoki tirandomi per un braccio e costringendomi a giocare con loro.

Giocavano con le bambole e sai che divertimento,speravo che finisse presto quel dannato gioco, anche perché per un motivo o per un altro, alla fine finiva sempre che mi tiravano le bambole addosso e si divertivano.

Il gioco era diventato “tirare le bambole allo zietto Banjo e chi lo beccava per prima vinceva”.

Naoki era sempre la vincitrice di quel gioco sadico, ma quando finì per protestare tirandole una bambola addosso che mi avesse appena lanciato, si arrabbiò molto e finimmo per azzuffarci come due bambini, mentre Colette “la più matura del gruppo” ci esortava a fare la pace, ma sicuramente la bambina si preoccupava per il destino delle sue bambole che continuavamo a tirarci, oppure si sentiva semplicemente esclusa da quel gioco.

Naoki stava per lanciarmi un'altra bambola di plastica, ma io riuscì a schivarla correndo velocemente, ma caddi per terra a causa dello sgambetto di Colette ordinatogli da Naoki.

“Colette, sei stata molto brava!”

“Non dovresti insegnare ad una bambina certe cose” dissi rialzandomi.

Naoki e Colette mi guardavano divertite, mentre io le avrei prese tutte e due a schiaffi sopratutto Naoki che era l' istigatrice.

“Era soltanto un gioco!” precisò.

“Si, un gioco davvero divertente!”affermai scocciato.

Naoki mi ignorò e riprese a giocare tranquillamente con Colette e questo mi fece maggiormente incazzare.

Dopo un po' disse che dovevamo andare, ma prima di andare disse:

“Devi dire a Iketsu che noi siamo venuti qui...minacciando di ucciderti...sai in questo modo tuo padre si sentirà anche in colpa per averti lasciata tutta sola a casa...”

“Ma sono brutte cose da dire...” affermò la bambina incerta.

“Tu non vuoi rimanere ancora sola a casa? E poi mi faresti un grosso favore dicendo questa cosa!”

“Ma sarebbe una bugia!” affermò la bambina.

“E' soltanto un gioco...uno scherzo...” affermò Naoki tranquillizzando la bambina.

“D' accordo!” affermò la bambina.

“ E un'altra cosa...per rendere la cosa più convincente...ti faresti legare ad una sedia?”

La bambina si lasciò legare, convinta dalle parole di Naoki, sapeva essere davvero molto persuasiva sopratutto con i bambini.

Io e Naoki lasciammo la bambina legata e ci dirigemmo verso il bar, durante il tragitto le diedi a parlare, stranamente le parole mi uscirono di bocca con molta spontaneità.

“Non sapevo che ad un' assassina potessero piacere così tanto i bambini?”
“Sono un' assassina fuori dagli schemi!” affermò ironica.

“Troppo fuori dagli schemi...per definirti tale...” affermai.

“Che vuoi dire?”

“Quando una persona dice assassina...pensa ad una persona che uccide a sangue freddo per soldi senza risparmiare nessuno”

“E allora come mi definiresti?”

“Non ho ancora trovato una definizione appropriata!”

Naoki stranamente non mi canzonava come al solito, sembrava stranamente di buon umore ed era persino disposta a rispondere alle mie domande.

“Il tuo vero nome è Naoko...allora come mai ti fai chiamare Naoki?”

“Naoko è un nome troppo frivolo e femminile...sembra appartenere a qualcosa di fragile mentre Naoki è un nome più virile!”

“In effetti, non ti s'addice Naoko, è troppo delicato e dolce per una come te...”

Pensai che avrei dovuto dosare le parole, dopotutto, anche se sembrava di buon umore, era pur sempre un'assassina e avrebbe potuto infuriarsi per quella mia semplice osservazione, invece non disse una parola, sembrava piuttosto d'accordo con me.

“Ah, un'altra cosa...il colore dei tuoi capelli non è naturale?” le chiesi abusando in modo sproporzionato del suo buon umore.

“Sono tinti, sono amaranto”

“E perché li hai tinti?”

“ Che domanda è? Mi andava e basta!”

“Anche Saichi li aveva del tuo stesso colore...come mai?”

“Ma cos'è un interrogatorio?” chiese seccata.

“No, erano solo delle semplici curiosità”

“Toglimi tu..una curiosità...tu non sei del tutto giapponese?!”

“Ma che stai dicendo io sono assolutamente giapponese!”

Quella domanda mi scosse molto, non era la prima volta che qualcuno mi facesse quella domanda fastidiosa.

Non capivo perché tutti dovessero pensare che non fossi giapponese a tutti gli effetti, dovevo esserlo per forza mio padre era giapponese, tutti i suoi familiari lo erano e anche mia madre e anche i familiari di mia madre erano tutti giapponesi, quindi dovevo per forza esserlo anch'io.

“Vieni con me!” disse trascinandomi in un negozio di dischi musicali.

Guardò i vari scaffali e andò diretta verso la Y, cercava un cantante o qualche gruppo musicale con quella lettera.

Mi chiesi come mai le fosse venuta improvvisamente questa grande voglia di comperare cd musicali, io davvero non la capivo.

Dopo varie ricerche sembrò aver trovato il gruppo che cercava, scartò il cd tirando fuori la copertina per vedere la faccia del cantante.

Quel gruppo musicale non l' avevo mai sentito, si chiamavano “Ynot”, ma con un nome così strano, incominciavo a chiedermi che genere di musica potessero mai fare poi ripensai al cd dei “plastic tree” di Naoki e dedussi che fosse qualche gruppetto “visual key”sfigatissimo di cui potevano aver sentito parlare soltanto i fan sfegatati del genere come lei.

“Guarda questo tizio,ma anche gli altri componenti del gruppo!”

“Ti piacciono? Ma io sono un uomo non posso condividere questi tuoi interessi” esclamai convintissimo che fosse una di quelle solite fan, che trovasse attraente il cantante o i componenti del suo gruppo preferito.

“No, non mi piacciono...il cantante è orrendo e anche gli altri...però non noti una certa somiglianza tra te e il cantante?”

“Ah, grazie quindi sarei orrendo...”

“Non intendevo questo...la forma dei loro occhi...sai sono coreani...”

“Quindi tu pensi che io sia coreano?”

“La forma è la stessa, non credi?”

Guardai quella copertina del cd attentamente, era vero, i miei occhi erano della stessa forma, ma ero deciso più che mai a negare l' evidenza.

“Che stupidaggine, io sono giapponese!”

“Non ci sarebbe nulla di male se avessi una qualche origine coreana...sai non sono razzista...”

“Non ho alcuna origine coreana!” affermai indignato.

Il commesso venne verso di noi dicendo “i cd non si possono scartare, quindi adesso sarà meglio per te che lo compri quel cd!”

Naoki aveva l' espressione classica di chi non aveva alcun intenzione di comprare quel cd e sembrava pronta a svignarsela, ma il ragazzo accorgendosi che lei si stesse dando alla fuga, subito acciuffò me, costringendomi a pagare il cd con quei pochi soldi che avevo racimolato lavorando al bar.

“Stupido, perché non te la sei squagliata subito!” affermò Naoki fuori dal negozio.

“ Non mi ha dato il tempo di fare niente”

“Quanto ti è costato?”

“Non molto, soltanto pochi yen”

“Allora poco male”

“Questi Ynot che genere fanno? Sono visual key?”

“No, niente a che fare col visual key, sono indie rock”

“Ti piacciono?”

“Non sono male, sarebbero anche meglio se cantassero in giapponese e non in coreano!”

Guardai la copertina di un giallo accesso con degli ideogrammi bianchi coreani che saltavano all' occhio, poi il titolo nero in giapponese e l' album del cd scritto piccolissimo “The haze Rythm”, in basso vi erano due cavalli arancioni con degli omini grigi sparsi tra quei cavalli, un omino era sopra il sedere di un cavallo.

La copertina era insignificante, di questo ne ero certo, ma la musica dovevo ancora sentirla.

(Nota dell' autrice: Gli Ynot come i Plastic tree sono gruppi realmente esistenti che mi piacciono molto)


Naoki sembrava molto serena, i suoi occhi si schiarivano alla luce del sole, diventano di un castano chiaro, ma molto intenso e pieno di espressività.

Era così dannatamente meravigliosa da ridurre a niente ogni mio motivo di fuga,non potevo scappare da qualcosa di così bello,non potevo abbandonare quelle iridi nocciola che mi scrutavano con una dolcezza fugace, ma così intensa.

Inoltre stava cercando disperatamente di salvarmi la vita,no, non vi era alcun motivo perché mi dessi alla fuga, così ripensai alla mia tentata fuga recente, mi diedi dello stupido, come avevo potuto essere così meschino!

Lei che si affannava tanto per salvarmi la vita, era andata persino a letto con Noichi e aveva persino finto di minacciare la figlia di Iketsu, tutto questo soltanto per salvarmi la vita ed io cosa facevo, pensavo di fuggirmene via?

Ripensai alla sua reazione, mi aveva picchiato, avevo urlato, aveva pianto dicendo “Tu sei come tutti gli altri uomini!”, aveva ragione non mi ero comportato bene nei suoi confronti, dovevo dimostrarle quanto tenessi a lei e invece cercavo di svignarmela.

Dopotutto lei aveva fatto tante cose per me, mi aveva protetto dagli Yakuza e ancora adesso tentava di salvarmi, inoltre aveva cercato di accrescere la mia autostima e di tranquillizzarmi riguardo mio padre,mentre io non avevo fatto nulla per lei, ero rimasto a guardare mentre lei veniva picchiata da un Yakuza.

“A che cosa stai pensando?” mi chiese osservandomi con una certa attenzione.

“Mi dispiace molto per ieri...”

“Ci pensi ancora? Non è colpa tua, è normale che tu tenta la fuga, non sono il genere di ragazza... con la quale uno come te vorrebbe rimanere per il resto dei suoi giorni.”

“Non è vero...” affermai.

“Invece si, l' hai detto tu che ho un carattere difficile!”

“Ecco, sei molto lunatica, ma a volte mi sento veramente felice in tua compagnia, però altre volte sei così scorbutica...”

“Sono un' assassina ho una reputazione da difendere, non posso essere troppo dolce con un mio ostaggio”

“Allora perché quel giorno sei diventata improvvisamente così dolce...prima che Noichi...”

“Niente, ho dato troppo credito alle parole di Iketsu”

Mi chiedevo che cosa le avesse detto Iketsu, da sconvolgerla in quel modo.

Arrivati al locale, eravamo tutti molto in difficoltà perché quel giorno eravamo in pochi a lavorare e c'era un numero sproporzionato di gente che si alterava perché le proprie ordinazioni erano in ritardo inoltre eravamo soltanto in quattro a lavorare, anzi in tre, Naoki stava più in cucina ad ingurgitare di nascosto qualche torta o a tracannare del sakè.

Guardavo Johan, era fenomenale, riusciva a deviare le persone e si muoveva con una rapidità straordinaria in mezzo a quella marmaglia, mentre io rovesciai un vassoio per terra perché una ragazza mi venne addosso, non si scusò neppure, tirò dritto come se niente fosse.

Dovetti rifare l' ordinazione di quel tavolo, inutile dire che i clienti si lamentarono per il ritardo, così mi scusai diverse volte, ma loro continuarono a lamentarsi persino quando gli servii la loro ordinazione.

Mi ricoprirono di innumerevoli insulti, ma ero abituato a questi trattamenti, anche lavorando come commercialista, accadde più di una volta, che un cliente non fosse soddisfatto dei miei servizi. Io ero bonario di natura, quindi non mi era difficile scusarmi mantenendo la calma, sarebbe stato più complicato per uno come me incazzarsi come chiunque altro avrebbe fatto.

Non sopportavo quel mio modo di fare, alle volte avrei voluto mandare tutti a fanculo, ma c'era qualcosa a trattenermi, non era nella mia natura, ero troppo buono,mi facevo troppi scrupoli, anche per chi non se lo meritasse. Ma in questo caso, stavo facendo la cosa giusta, se gli avessi risposto per le rime, avrei perso il lavoro e quei soldi servivano a me e a Naoki per saldare il debito.

Naoki comparse dal nulla, sembrava pronta alla rissa, infatti in men che non si dica glie ne disse quattro a quei due ragazzi, che mi avevano appena ricoperto di insulti.

Naoki si schiarì la voce in tranquillità “Se non vi piace il nostro servizio, abbiate la cortesia di andare da qualche altra parte” disse con molta educazione.

Mi aveva lasciato senza parole, non credevo che in una situazione del genere, Naoki avesse potuto mantenere la calma e comportarsi da ragazza ben educata, dato che non lo era affatto, ma prima di andarsene aggiunse “Preferibilmente a fanculo!” disse sempre con la stessa tranquillità e garbatezza.

Ma nonostante il modo, il contenuto non cambiava e quella precisazione avrebbe dovuto risparmiarsela, lasciando che fosse un suo semplice pensiero personale.

I due ragazzi risposero all' offesa con altre offese, in particolar modo alla sua persona, dandole della poco di buono, Naoki rise dell' offesa ricevuta.

Quei due offesi dall' insolenza di Naoki, decisero di voler parlare con il proprietario del locale, così pensai che le cose stessero prendendo una piega davvero sgradevole.

“Non c'è alcun bisogno di parlare con il proprietario!” affermai con la mia solita espressione bonaria e comprensiva.

“Ci ha praticamente cacciato dal locale e poi quell' espressione che ha usato” disse il più litigioso dei due, l' altro interveniva saltuariamente assecondando di malavoglia l' amico.

“Ho usato l' espressione più adatta a tipi come voi e dopo tutto quello che avete detto al mio collega, avete pure la pretesa di offendervi!” affermò Naoki con sconcerto e fastidio.

“Suvvia Naoki adesso basta” affermai con affabilità.

Ma né quel ragazzo e né Naoki sembravano della mia stessa opinione: lui era deciso più che mai ad andare dal proprietario e lei lo provocava dicendo “ Vacci tanto piacere! Sai che paura!”

Così quello era ancora più deciso, tanto che si lanciò subito alla ricerca del proprietario, ma io mi ci parai davanti prima che potesse raggiungerlo.

“La mia collega ha un bel caratterino... perdonala...oggi... si è svegliata con la luna storta” dissi inventando sul momento.

“Anch'io mi sveglio con la luna storta, ma non me la piglio con gli altri!”

“Non tutti reagiamo allo stesso modo, alle situazioni che ci si presentano nella vita!” affermai sempre con affabilità e con un tocco di saggezza.

Ma non sembrava essere incantato dai miei modi, anzi tutt'altro, sembrava esserne parecchio infastidito.

“Perdonerò la tua collega” disse improvvisamente.

Ero pronto a ringraziarlo, ma ancor prima che gli esponessi i miei più sinceri ringraziamenti, lui aggiunse “Ma soltanto ad una condizione...lei dovrà scusarsi di persona!”.

Aveva agito da astuzia, aveva posto quella condizione con la consapevolezza che Naoki non lo avrebbe mai fatto. “E adesso?” pensai disperato.

Dovevo assolutamente parlare con Naoki in privato, così la cercai per tutto il locale, la trovai in cucina, occupata a tracannare di nascosto del sakè.

“Mi hai fatto prendere un bello spavento, temevo che fossi la ganguro... se mi becca a trafugare sakè...mi fa un'altra sfuriata come quella dell' altro giorno!”

“Naoki quel tipo vuole parlare con il proprietario...”

“Non l' ha ancora fatto? Certo che è piuttosto lento...”

“Ma se parla con il proprietario ci licenziano...lo capisci?”

“E che posso farci...” affermò incurante.

“Non avresti dovuto provocarlo in quel modo”

“Io l'ho trattato nel medesimo modo in cui lui ha trattato te...”

“Lo so, ma c'è il lavoro di mezzo...”

“Non preoccuparti, troveremo altri modi per guadagnare soldi”

“Si, tipo uccidere le persone!” affermai acidamente.

“Che cosa vuoi che faccia?” chiese con la sua solita impassibilità.

“lui mi ha detto che ti perdona se ti vai a scusare”

“Non ci penso neanche per sogno!”

“Naoki, per favore...”

“Credi di potermi convincere a fare una cosa così ridicola?”

“Naoki, per favore!” affermai con più decisione.

“Non ne ho alcuna intenzione!”

“ Naoki vatti subito a scusare!” dissi con un tono di voce che non ammettesse repliche, speravo di essere riuscito nel mio intento.

Dopotutto non ero una persona in grado di imporsi, quello era mio padre non io, io ero quello che subiva le imposizioni, non ero adatto ad impartirle.

Naoki rise dicendo “Uno come te spera di imporsi ad una come me...quando non riesce neppure ad imporsi al proprio padre...”

La sua risatina era cattiva e accompagnata a quelle parole era veramente insopportabile, ma ciò che mi faceva più incazzare, era che avesse dannatamente ragione, uno come me che si volesse imporre ad un' assassina? Era ridicolo!

Così fui colpito da una voglia irrefrenabile, quella voglia di dimostrare che non era come affermava Naoki, che se volevo riuscivo ad impormi e a farmi rispettare come tutti gli altri uomini.

Ma più che volerlo dimostrare a Naoki, volevo dimostrarlo a me stesso, volevo per una volta essere qualcun'altro, anziché essere il solito bravo ragazzo di cui tutti ne approfittassero sempre

Così senza neppure rifletterci, le strinsi forte i polsi, lei non si lamentò neppure, ma non riuscì a nascondere il suo sbalordimento per un tale gesto.

La costrinsi ad andare a quel tavolo per scusarsi, ma lei continuò a non avere alcuna intenzione di scusarsi, così le mollai un sonoro schiaffo sulla guancia, era stato lo schiaffo più forte che io avessi mai dato.

Quello era stato il primo schiaffo che io avessi mai dato a qualcuno se non l' unico, rimasi sbalordito io stesso dal mio gesto.

Non avevo gestito la rabbia che era solita ad avere mio padre, rispondeva molto spesso al mio disappunto con uno schiaffo, lo stesso schiaffo sonoro e doloroso che avevo dato a Naoki.

Pensavo che dopo un tale gesto, si fosse incazzata e mi avrebbe mollato uno schiaffo a mia volta, ma invece non fece nulla di tutto questo, si limitò a fare come le avevo detto.

Si scusò con i due ragazzi chinando il busto, con un espressione mortificata, ma dopo di ciò non mi rivolse la parola.

Molti clienti avevano seguito la scena rimanendo increduli, alcuni sembravano voler prendere le difese di Naoki dicendo che picchiare una ragazza era un gesto davvero riprovevole, ma altri clienti soliti a venire in quel bar che conoscevano perfettamente la quella cameriera, mi dissero che avevo fatto davvero molto bene e che se avessero potuto lo avrebbero fatto anche loro, considerando quella cameriera antipatica, scontrosa e insopportabile.

Io seguivo i loro discorsi con scarso interesse, mi limitavo semplicemente ad asserire e a svolgere il mio lavoro, ma dopo un po' mi chiamò il proprietario, non aveva seguito la scena, perché era troppo preso da altre faccende, però percepì una certa tensione nel locale, gli giunsero delle voci riguardo una lite conclusasi con uno schiaffo.

“Aisenawa, non voglio che nel mio locale si creino casini... se tu e Naoki avete delle faccende vostre private, preferirei che le risolveste nel vostro privato!”

“Si, ha ragione...mi dispiace...non si ripeterà più una cosa del genere!” affermai scusandomi.

Ripensai all' espressione di Naoki, dopo aver ricevuto quello schiaffo aveva abbassato lo sguardo, aveva un espressione mortificata e ferita, non potevo crederci che quella Naoki fosse la stessa di sempre, quella incurante, spavalda e rozza che conoscevo bene, la Naoki dalle risposte pronte, quella che odiava lasciarsi pestare i piedi da un uomo.

Era stato soltanto uno schiaffo, era bastato davvero così poco, per convincerla a scusarsi? Lei assassina impavida, si lasciava umiliare da uno schiaffo, ricevuto da un perdente come me? Dopo averle dato quello schiaffo, credevo che sarebbe stata tutta fatica sprecata, che mi avrebbe lanciato ancora una volta il suo sguardo impassibile o quello furioso per essermi azzardato a fare una cosa del genere e me la immaginavo pronta a farmela pagare cara.

Naoki si scusò, come volevo ed invece di esserne contento, non riuscivo ad esserlo, il suo sguardo triste e umiliato e le sue scuse espresse con quella sincerità , mi facevano sentire un lurido verme schifoso.

Le avevo fatto del male, io Imou Kikuchi il bravo ragazzo, avevo ferito un' assassina con un semplice schiaffo, ma invece di esserne soddisfatto come avrei dovuto mi sentivo terribilmente in colpa, anche più di quanto avrei dovuto, dopotutto ero certo che a casa me l' avrebbe fatta pagare.

Johan mi fece anche lui i complimenti dicendo soddisfatto “Le hai proprio dato una bella lezione!” mentre invece la ganguro girl, mi lanciava delle occhiatacce come se fossi il suo peggior nemico.

Dopotutto la ganguro aveva ragione da vendere, avevo picchiato una ragazza, era normale che mi reputasse male, non conoscendo Naoki meglio di come la conoscessi io, non avrebbe mai saputo che per una come lei, uno schiaffo era soltanto una bazzecola.

Ma allora perché ne era rimasta così ferita? Perché si era comportata come se fosse una vittima del mio schiaffo?

Non riuscivo più a togliermi dalla testa quella sua espressione, così la raggiunsi in cucina pronto a farle le mie scuse, ma non appena mi vide uscì fuori accelerando il passo.

Finito il lavoro, ci dirigemmo verso casa, Naoki continuava ad essere risentita per quanto era successo, non mi guardava neppure, era come se non esistessi.

“Io vorrei...” affermai volendo scusarmi per il mio comportamento, ma Naoki mi blocco dicendo “ Io e te non abbiamo niente da dirci!”

“Naoki ho esagerato...non avrei dovuto schiaffeggiarti...mi dispiace...scusami...”

Avrei tanto voluto che in quel momento, mi facesse il suo solito sorriso da ragazzina che amavo tanto, ma lei non lo fece anzi si arrabbiò.

“Ti avevo detto che non avevamo niente da dirci!” disse fulminandomi con lo sguardo.

“Lo so, ma ci tenevo a scusarmi”affermai insistendo su questo punto.

Naoki neppure mi diede retta, accelerò il passo infastidita.

Ci rinunciai era tutto inutile, non sembrava volermi ascoltare, così pensai che primo o poi le sarebbe passata.

Tornati a casa, ci ritirammo come di consueto nelle nostre stanze, ma ero sicuro che Naoki avrebbe richiesto la mia compagnia durante la notte, sembrava ormai non riuscirne a fare a meno, ma non ero sicuro, sembrava veramente alterata, ma neanche alterata, non sapevo davvero come definire quella sua reazione.

Bussò alla porta qualcuno, udì i passi di Naoki che si dirigevano verso l' ingresso, uscì anch'io per vedere chi era, ma ero certo che fosse Naimi, tuttavia volli accertarmene.

Era Iketsu, imbufalito per quello che credeva fosse successo, per la falsa minaccia fatta a sua figlia Colette.

“Naoki...mettere in mezzo una bambina...sei veramente meschina!”

“Ti sarai preso un bello spavento, quando l' hai trovata legata ad una sedia” disse divertita.

“Ti ho portato quei soldi” disse alterato.

“Ecco...vedi! dovevo farlo! altrimenti non me li avresti fatti avere in tempo!”

Iketsu sembrò essersi calmato un po', poi improvvisamente rise lasciando spiazzato me e Naoki, ma io ero molto distante per essere veduto da Iketsu.

“Che cosa c'è di divertente?”

“Il fatto è che mi sta balenando per la testa una mezza idea...a cui non avevo pensato...”

“Che idea?”

“Che tu e mia figlia mi abbiate preso in giro...dopotutto tu e i bambini...ah, non sei il tipo da fare del male ai bambini...”

“Infatti l' ho semplicemente legata ad una sedia...”

“Si, ma poverina c'è rimasta legata per tutto il giorno!”

“Questa è colpa tua...lasciare tua figlia da sola a casa per tutto il giorno...sei davvero il peggiore dei padri!”

“Ma andiamo nella mia stanza” propose Naoki.

Io mi rinfilai nella mia stanza, non volevo farmi vedere da lei, avevo paura che si alterasse se mi avesse visto intento a spiarla.

Non appena entrarono nella stanza di Naoki, riuscii dalla mia stanza, mi parai nella porta della sua, la socchiusi un po' per vedere che si dicevano.

Sapevo perfettamente che spiare, era una cosa davvero brutta da fare, ma non riuscivo a farne a meno, la tentazione era troppo forte.

“Tua figlia mi ha detto che tieni una mia foto sul tuo portafogli” affermò compiaciuta.

“La tengo perché ti considero la mia più cara amica” disse Iketsu sorridendole dolcemente.

“Peccato che la cosa non sia reciproca!”affermò con freddezza.

“ Tanto lo so che in fondo mi vuoi bene”

“Ma se lo dici tu!” affermò sarcasticamente.

“Tieni nel portafogli tutte le donne con cui sei andato a letto? Tua moglie non ne è gelosa?”

“Ho soltanto la tua, perché sei l' unica donna con cui sono andato a letto senza pentirmene”

“Wow sono stata davvero così speciale!” affermò con un certo sarcasmo.

“Mi hai lasciato qualcosa...”

“Che cosa ti avrei lasciato?”

“Le tue tristi disavventure, la tua vita...”

“Ah, ma davvero non sapevo fosse nelle tue mani?”

“No, cioè abbiamo condiviso molte cose insieme, non è stata soltanto una scopata come le altre...intendevo dire questo...”

“Perchè mi stai dicendo queste cose? Ti ricordo che hai una moglie!”

“Non fraintendermi, non ti amo e so che la cosa è reciproca, ma ci tengo a precisare che sono tuo amico e che quei soldi te li avrei dati... senza che ricorresi a quei subdoli trucchetti...mi ha fatto prendere un bello spavento!”

“Un amico non mi avrebbe derubato!”

“Naoki, non mi pare di essere stato il primo ad averlo fatto, quante volte mi hai derubato?”

“Non mi ricordo, e poi era diverso” affermò Naoki.

“Mi hai derubato 10 volte in tutto!”

“Così, esageri... saranno state si e no 5”

“No, 10! Ne sono sicurissimo!” affermò.

“ E tu?”

“ Fatti il conto!”

“Soltanto due volte” affermò Naoki ridendo.

“Chi è più amico dei due?” chiese lui ricambiando il suo sorriso.

“Ok ammetto di non essermi comportata bene, però...non ti frego soldi già da 7 mesi...è già un miglioramento!”

Iketsu rise chiedendo “ Sei già in astinenza?”

“Non ne avrò bisogno, i soldi che mi hai portato, più i soldi guadagnati al bar basteranno a saldare il debito con il venditore in nero”

“E riguardo il debito di tuo padre?”

“Per ora gli strozzini non si sono fatti vivi...quando si faranno vivi mi porrò il problema e allora forse ti fregherò i soldi”

“Si, ma io non ho quella somma!”

“Già, non la sfiori minimamente! Dovresti metterti a trafficare qualcosa di più costoso...per esempio...una bomba nucleare!”

Iketsu scoppiò a ridere dicendo “Si, così poi lo scoprono gli americani e ci fanno guerra!”

Naoki si ammutolii di colpo, Iketsu la scrutò cercando di leggere dai suoi occhi color nocciola quale fosse il suo turbamento improvviso.

“Che ti prende? Non ho trafficato una bomba nucleare e gli americani non ci faranno guerra, non temere!”

“ Iketsu, me lo daresti uno schiaffo”

“Ma che richieste mi fai?” chiese stralunato.

“Dai, fallo!” affermò con fermezza.

Iketsu le mollò uno schiaffo forzatamente, credendola ammattita, lei rimase con la sua solita espressione impassibile.

“Avresti dovuto...forse darmelo più forte” affermò incerta.

“Perchè? Ma che ti salta in mente?”

“Iketsu ti è mai successo di provare un dolore diverso da quello fisico, per uno schiaffo?”

“Si, penso sia normale, alle volte ci si può sentire umiliati e tristi per lo schiaffo ricevuto, a seconda da chi lo ricevi”

“A me non mi è mai successo,prima d'ora di sentirmi così triste per uno schiaffo...”

“Qualcuno ti ha dato uno schiaffo...e chi è stato?”

“Secondo te?”

“Ma non lo avevi liberato?”

“Non è facile liberarsi di lui,il vero problema è che sono la prima a non volersene liberare”

Iketsu era parecchio divertito, mentre Naoki sembrava volerlo fulminare con lo sguardo.

“ E' soltanto perché lui somiglia molto a Saichi e poi è così dolce,ingenuo, onesto, puro...non ho mai conosciuto un ragazzo così...mi intenerisce persino la sua insicurezza...”

Ascoltavo le parole di Naoki, incredulo per quello che stavo sentendo, stava parlando di me con una dolcezza così esagerata.

Il cuore mi batteva così forte da scoppiare, mentre rimanevo ancora sbalordito dalle sue parole, che riecheggiavano nella mia testa come una sublime melodia.

“I ragazzi come lui, possono far provare delle piacevoli sensazioni a qualunque donna nella mia situazione...ma sono soltanto delle sensazioni passeggere, destinate a svanire”

“Non sottovalutare l' amore” affermò Iketsu con un sorriso soddisfatto.

“Amore?Ma figurati! Sono immune a quel sentimento, non fa per me!”

“Io non ne sarei così sicuro!”

“Invece dammi un bacio...”

“Devo vedere una cosa”

“Mi rifiuto di essere la tua cavia da laboratorio”

“Ti prego!” disse Naoki supplicandolo.

“D' accordo” affermò cedevole.

Naoki si avvicinò a lui dandogli un bacio sulla bocca, il bacio fu approfondito appassionatamente da Iketsu, dopo un po' la sollevò da terra pronto a trascinarla nel letto, ma lei si divincolò.

“Pensavo che volessi testare anche qualcosa di più approfondito!”

“Idiota! Non approfittartene!”

“Stavo scherzando!Era per capire se con lui ti sei spinta oltre!”

“Si...” affermò in completo disagio.

“Andare a letto con il proprio ostaggio, da te non me lo sarei mai aspettato...Che mancanza di professionalità!”

“Avevo soltanto voglia di scopare tutto qui!”

“Bè, potevi chiamare me...sono sempre disponibile per qualcosa di non impegnativo...”

“Volevo provare qualcosa di nuovo...”

“E com'è stato?”

“Era la sua prima volta quindi naturalmente un vero disastro!”

“Aspetta era la sua prima volta!”affermò Iketsu scoppiando a ridere.

“Dai piantala non è divertente!” affermò spazientita.

“Prendi le sue difese?”

“No, ma non ci vedo nulla di divertente”

“Scusa, ma quanti anni ha?”

“Non te lo dico!”

“No, adesso devi proprio dirmelo!”

“Ok, ma ti ammazzo se ridi... 25”

“Oddio Naoki è proprio uno sfigato!”

“Vuoi per caso che ti ammazzi?”affermò minacciosamente.

“Ok, d'accordo la smetto...però è strano che a 25 anni.. lui non si sia mai trastullato nessuna”

“Mica sono tutti come te...che ti trombi tutte le ragazze che vedi!”

Iketsu sembrava voler dire qualcosa, ma Naoki gli tappò la bocca con una mano dicendo “Non aggiungere altro, le tue convinzioni sono infondate!”

Iketsu non aggiunse altro, si limitò a cambiare argomento dicendo “Riguardo quel molestatore del video, sai non è facile capire chi sia... ce ne sono diversi” disse prendendo dalla tasca un fogliettino.

Naoki glie lo strappò letteralmente dalle mani e lesse i vari nomi affermando “ Sono tutti nomi che non mi dicono niente”

“Naoki, per saperne qualcosa bisognerebbe entrare in quell' ambiente...”

“Si, hai ragione...sarà quello che farò!”

“Ma Naoki ragiona un attimo, questa tua cliente è morta...non ha alcun senso terminare l' incarico...”

“Già ed è morta per colpa mia...non sono stata in grado di trovare quel tizio prima che lui ne facesse un altro video e poi se ne sbarazzasse”

“Naoki è pericoloso!” affermò preoccupato.

“Ma tu mi aiuterai no?”

“Naoki, io non posso proprio...è una follia...ho una bambina piccola, quei tizi fanno video anche sulle bambine...l' idea che possano mettere le mani su mia figlia per vendicarsi mi terrorizza...cerca di capire!”

“Si, ti capisco...anch'io la penserei allo stesso modo se avessi una figlia” disse amareggiata.

Iketsu le diede i soldi che le doveva e poi se ne andò.

Io ero tornato nella mia stanza, ripensavo alle parole di Naoki, aveva detto che qualunque donna nella sua situazione avrebbe provato le medesime emozioni piacevoli per uno come me, ma erano delle sensazioni fugaci, destinate a sparire.

Non era innamorata di me, era semplicemente attratta dal mio modo di essere, ma pensai soddisfatto che almeno qualcosa di positivo in lei l' avessi suscitato, mi dovevo accontentare di quel briciolo di interesse che nutrisse per me.

Poi ripensai al diario di Saichi, ancora non lo avevo aperto, così sfiorai la copertina rigida blu scuro, rilessi quelle parole, quella strana richiesta fatta a Naoki di consegnare il suo diario a me.

Aprì il diario con estrema curiosità, nella prima pagina che di solito si tiene pulita, lui scrisse “Vai a pagina 100”

Aveva numerato tutte le pagine con meticolosa attenzione, sfogliai le pagine sino a giungere a quella fatidica pagina.

L'ultima pagina della sua vita, l' aveva chiamato così lui stesso perché da lì terminava il suo diario.


Scrivo cercando di trovare le parole giuste, naturalmente sarai stupito, scioccato perché io e te non ci conosciamo. Ci siamo visti una sola volta e non ci siamo neppure parlati, ci siamo lanciati però degli sguardi furtivi e sai mi è bastato poco per capire alcune cose di te. Scusa, mi spiegherò meglio e non la tirerò per le lunghe. Quel giorno che ti ho visto in ospedale, ho pensato subito che tu eri il ragazzo migliore che mia sorella potesse mai incontrare. I tuoi occhi erano quelli di una brava persona, lo si vedeva anche dal portamento e il modo in cui guardavi mia sorella, era uguale al modo in cui la guardavo io, erano gli occhi di un uomo innamorato.

E ne ero geloso, perché lei sembrava ricambiare il tuo sguardo, sembrava guardarti allo stesso modo, mentre io non ho mai ricevuto quello sguardo, a me riservava il solito sguardo amorevole da sorella e nulla più.

Ma dopo un po', riuscì a frenare la mia egoistica gelosia, pensando che dovevo esserne contento perché la mia sorellona aveva trovato finalmente quell' uomo che potesse renderla felice.

Così per tale motivo ti feci l' occhiolino e questo mi ha indotto a lasciarti il mio diario, perché so perfettamente che Naoki non ti renderà le cose semplici, lei è una persona che tende a complicare le cose, ma non è colpa sua.

Quand' era piccola era diversa, lei era una ragazza veramente dolce e allegra, ma da quando mio padre ha abusato di lei, da quel giorno lei ha iniziato a chiudersi in se stessa e provare una certa repulsione per gli uomini.

Non si fida degli uomini e tende sempre a comportarsi male con loro, li tradisce prima che loro tradiscono la sua fiducia, preferisce essere la prima a far del male, perché è sicura che loro alla prima occasione lo farebbero.

Riguardo l' amore, lei è scettica, dice che non amerà mai nessuno nella sua vita e lo impone a se stessa, perché crede che amare sia una debolezza, qualcosa che le potrà fare soltanto del male e di questo non la biasimo, perché lei amava davvero tanto mio padre, tuttavia lui le ha fatto del male causandole un dolore così forte che non è mai svanito dal suo cuore.

Per questi motivi ti lascio il mio diario, perché sono sicuro che lei non tenderà ad aprirsi facilmente con te, così potrai capire tante cose di Naoki che non ti sono chiare. Addio, anzi non diciamoci addio, ma arrivederci!

PS. Spero che tu faccia tesoro di questo diario e che ti giunga utile per far felice la mia sorellona. Mi raccomando ci conto, rendila felice e portala via dalla vita che ha scelto di fare: l' assassina! Accetta queste mie richieste, come le ultime volontà di un uomo che sta per morire perché non sono altre che queste”.


Rilessi quella pagina diverse volte con accurata attenzione, i miei occhi si inumidirono: stavo piangendo senza accorgermene, ero commosso dalle sue parole, commosso dall' amore che nutriva per sua sorella, un amore sbagliato e non corrisposto, un amore doloroso che lo faceva soffrire, ma tuttavia non colpevolizzava Naoki anzi voleva che fosse felice senza di lui, con un altro uomo.

Saichi credeva che quell' uomo fossi io, ma in merito, nutrivo forti dubbi, doveva essersi sbagliato perché Naoki non mi guardava come una donna innamorata, doveva aver travisato, nutrendo quel forte desiderio, che sua sorella fosse felice.

I miei occhi erano molto affaticati, così posai il diario sulla scrivania e mi addormentai, il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi erano le parole di Naoki, quello che aveva detto a Iketsu su di me.

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Capitolo 15
*** 15 capitolo-17 marzo 2009 ***


17 marzo 2009

Il risveglio di un uomo che abita in un quartiere malfamato, è pessimo, è sempre accompagnato da rumori, da sghignazzi, la gente si aggira per strada anche nell' ora più tarda.

Quest' era il quartiere dove abitava Naoki, così maledettamente pieno di vita e di frastuono, ma ormai mi ero abituato a quel caos e ripensandoci cosa c'era di più triste del silenzio?

Il quartiere dove abitavo io, era così silenzioso da sembrare desolato e abitando da solo, spesso quella tranquillità mi opprimeva quanto il peggiore dei rumori.

Oltre al fracasso del quartiere, si aggiungevano altri rumori, ma questi avevano una provenienza più vicina, erano dentro casa.

Era Naoki, con la sua abituale bestemmia mattiniera, doveva aver sbattuto la testa contro qualcosa perché si lamentava per il dolore e sbraitava contro qualche oggetto inanimato della casa.

Sarò strambo, ma anche svegliarmi con Naoki sbraitante non sembrava dispiacermi, perché significava che in quella casa ci fosse vita.

E dopotutto ero sempre stato così, colui che apprezza le cose più impensabili e che si sofferma sui particolari, apprezzandoli più di tutto il resto.

Con mio padre, era sempre stato così, si poteva quasi dire che il rapporto con lui fosse un continuo avvedersi ai particolari, perché una vera comunicazione con lui non l' avevo mai avuta, parlava solo lui ed io dovevo soltanto fare la battuta affermativa su quel che diceva, era come il rapporto tra un sergente e un soldato.

Quindi cercavo di cogliere anche la più piccola sfumatura, qualunque cosa che mi piacesse di lui per riuscire ad apprezzarlo così per com'era.

Mi piaceva quando fumava la pipa, sembrava il signor Poirot in versione giapponese, a parte gli occhi a mandorla sembrava esserci una certa somiglianza, sia per la massa corporea, i baffi e quell' accennata calvizia.

Un altro dettaglio piacevole, che mi distrasse il più delle volte dal suo dispotismo era il suo portamento fiero e maturo, lo guardavo venerante, con i miei piccoli occhi da bambino, sperando un giorno di acquisire quella sua stessa fierezza.

Naoki fermò la mia rievocazione del passato dicendo freddamente “Dobbiamo andare da una parte...”

“Ho ancora sonno” mi lamentai con la voce impastata dalla stanchezza, Naoki non sembrò accettare le mie repliche e si fece piuttosto insistente “Alzati!”

Ma io non le diedi retta e mi voltai nell' altro capo del letto dandole le spalle.

Lei mi diede un colpetto sulla schiena, ma io ne rimasi indifferente, così me ne mollò uno più forte.

“Mi hai fatto male” mi lamentai voltandomi nella sua direzione.

“Avrei dovuto dartelo anche più forte!” disse corrucciando il viso, assunse un espressione molto buffa, da bambina petulante.

Feci una fragorosa risata, non riuscivo a trattenermi, era troppo divertente, ma Naoki rimase alquanto infastidita da essa.

“Cosa ci trovi di così divertente?” chiese alterata.

“Niente...scusami” dissi tornando serio.

Ripensai alle parole di Saichi con una certa angoscia “Lei era una ragazza veramente dolce e allegra ma da quando...” e poi ripensai a quello che aveva detto a Iketsu lasciando intendere che il mio schiaffo l' avesse ferita emotivamente.

Naoki interruppe i miei pensieri, dicendo di vestirmi alla svelta che si stava facendo terribilmente tardi e che era meglio che non mettessi a dura prova la sua pazienza.

“Naoki, ci tengo a dirti quanto mi dispiace per l' incidente di ieri, non si ripeterà più...non era mia intenzione ferirti!” affermai.

Naoki rispose indignata facendo spallucce “ Avermi ferito? Tu credi davvero di potermi ferire?”

“ Ti ho sentito parlare con Iketsu...” affermai ingenuamente, scordandomi che non avrei dovuto dirlo.

Naoki sembrava esser stata mesa alle strette, non sapeva cosa rispondere, ma dopo un po' cambiò astutamente discorso “Ah, così mi spii!” affermò furiosa.

Cercai inutilmente di difendermi dalle accuse, ma con scarsi risultati.

Subito dopo uscimmo di casa salutando Naimi.

“Dove stiamo andando?” le chiesi curioso.

“Non temere, non si tratta di un incarico...per ora non ucciderò nessuno”

“Ah, bene... anche se... un per ora non è molto rassicurante!”

“Sei stato tu a decidere di restare con me...” brontolò.

“Non è vero, sei stata tu a riportarmi a casa tua!”

“Ma sei stato tu a voltarti indietro...”

“Ma tu perché eri ancora lì?”

“Stavo soltanto dando un' occhiata al quartiere...” disse sbuffando.

Ero sicuro, che fosse una menzogna bella e buona, perché non c'era ombra di dubbio, lei stava guardando me, ne ero più che sicuro.

“Naoki, sei ancora arrabbiata?”

“ perché dovrei esserlo?”

“Per ieri!”

“Credi che per una stupidaggine simile...io sprechi i miei nervi?!”

“Allora perché...” affermai incerto, non sapevo se concludere quella domanda, volevo chiederle il perché non mi rivolgesse più quel suo grazioso sorriso, ma sapevo che era una domanda a dir poco fuori luogo e imbarazzante.

“Perchè cosa?lo sai che non ti sopporto quando non concludi le frasi!”

“E perché le altre volte mi sopporti?” le chiesi ironico.

Di solito non ero il tipo da pigliarsi certe confidenze, ma con lei paradossalmente mi riusciva naturale, paradossalmente perché era un' assassina, ma sapevo di non rientrare nella lista delle sue vittime, ormai ne ero certo.

Mi considerava un bravo ragazzo, puro, ingenuo e gentile, ripensando ai suoi complimenti incominciai a darmi delle arie.

Naoki si rese conto di qualche mio comportamento insolito.

“ Hai sentito qualcosa di interessante origliando?” domandò simulando scarso interesse.

“io...ecco...” dissi balbettando.

“Non ci posso credere! Hai proprio sentito tutto!” affermò indignata.

“Naoki...le cose che hai detto su di me....”

“ Erano soltanto sciocchezze, le ho dette in un momento di follia...ero un po' brilla” disse interrompendomi.

Le sue giustificazioni non mi convinsero, non che fossi convinto “del mio fascino” da bravo ragazzo, ma avevo già visto Naoki brilla e ieri sera non lo era affatto, ne ero certo. Così non diedi peso alle sue inutili giustificazioni e andai dritto al sodo : “Sai... mi... hanno... fatto... molto... piacere” le dissi mono sillabando per riprendere fiato, il cuore mi batteva fortissimo e poi ero davvero troppo goffo!

Le scappò un sorriso, dalle sue carnose labbra color porpora, era quel sorriso da ragazzina che avevo tanto desiderato, lo ammirai rimanendone ipnotizzato.

Ammirai il suo viso rotondo soffermandomi su ogni minimo particolare: la sua fronte era coperta da una frangia rossa e ribelle,le sopracciglia erano leggermente spesse e le donavano un aspetto un po' infantile,gli occhi nonostante la forma a mandorla, erano grandi e di un castano molto scuro, il suo naso era un po' grosso e sporgente, e le sue cavità nasali erano due graziose fessurine un po' da porcellino, non era un naso perfetto, ma nelle sue imperfezioni, si accordava bene con il resto del suo viso, formando sul suo viso un grazioso musetto.

Ero a dir poco estasiato dalla sua figura esile, dolce, ma anche un po' spigolosa e imperfetta ed era incredibile, perché in lei vi erano innumerevoli aspetti così discordanti, ma che insieme trovavano una vivace armonia , donandole una bellezza per nulla stucchevole che mutava molto con la sua espressività.

Naoki rapidamente si incamminava, senza proferir parola, era tornata inspiegabilmente seria e rigida, anche con quell' espressione corrucciata era bella, ma in modo diverso, quella era la sua bellezza aggressiva.

Ci parammo davanti la fermata dell' autobus, arrivò in pochi minuti.

Salire in quell' autobus, colmo di gente si rivelò un'impresa.

Io e Naoki fummo sballottati dentro l' autobus, ritrovandoci schiacciati come sardine, i nostri due corpi aderivano perfettamente l' uno all' altro in mezzo alla folla.

Ero ormai una sardina, ma ero contento, perché oltre al contatto di gente sconosciuta, percepivo il contatto con il suo corpo stritolato dal mio.

Il suo corpo fortunatamente era a contatto soltanto con il mio, però non fu stabilito dal caso, ma era stata tutta opera mia.

Subito dopo esser entrato nell' autobus, spinsi Naoki nell' unico spazio libero, perché l' idea che qualcuno potesse anche soltanto sfiorarla per caso mi infastidiva e se ripensavo a Noichi, a fatica avrei controllato i nervi.

Sentivo il seno morbido di Naoki premere contro il mio petto, era una sensazione molto piacevole e il suo viso mi arrivava al collo e da lì mi giungeva ogni suo respiro, provocandomi dei brividi lungo la schiena.

Naoki era praticamente coperta dal mio corpo, ma stranamente non si lamentò nonostante la stessi stritolando, ma dopotutto non potevo farci niente, la gente mi spingeva e saliva altre persone accalcandosi, così ero stato costretto sempre più a spostarmi e ad avvicinarmi sempre più a lei, non che mi dispiacesse.

I nostri sguardi si incrociarono diverse volte, io distolsi lo sguardo imbarazzato mentre lei continuava a guardare dal basso il mio viso, e dopo non so quanto, sentì le sue labbra posarsi silenziosamente sul mio collo.

Mi tornarono i brividi lungo la schiena, mentre lei continuava lentamente a baciarmi il collo, sentivo le sue labbra color porpora sulla mia pelle ed era una sensazione talmente piacevole da non riuscire a descriverla, tanto che ansimai senza rendermene conto, ma fortunatamente sembrò non avermi udito nessuno, a parte Naoki.

Si fermò divertita e mi sussurrò in tono sensuale “Banjo, ti piace?”ma più che una domanda la sua sembrava una costatazione.

Evitai di guardarla, mi vergognavo troppo, dopotutto mi aveva soltanto dato dei baci sul collo, non avrei dovuto ansimare per così poco.

Così non facevo altro, che confermare l' opinione di Iketsu “Naoki, ma è uno sfigato”, ma incominciai a chiedermi perché Naoki in quel frangente avesse preso le mie difese, anche lei doveva pensarla allo stesso modo, ma poi ci ripensai bene.

Pensai ancora una volta a come avesse parlato bene di me, dopotutto forse lei non mi considerava uno sfigato, come tutte alle altre persone facevano

Riprese a baciarmi il collo, con più foga, cominciando a premere labbra e denti contro il mio collo, succhiava avidamente la mia pelle, sembrava quasi una vampira assettata di sangue. Mi fece persino male, ma il dolore era meno percettibile del piacere così ripresi ad ansimare più di prima, mentre Naoki compiaciuta staccò le labbra dal mio collo.

Le sarei saltato addosso, ma dovevo reprimere quei miei istinti primordiali, eravamo in un mezzo pubblico stracolmo di gente!

Arrivammo a destinazione, eravamo giunti a Shibuya, il quartiere delle Kogal e delle ganguro, stracolmo di negozi e di mega schermi illuminati su tutti i palazzi.

Dovunque giravo l' angolo c'era un negozio, poi qualche ristorante e love hotel ,pensai che avrei tanto voluto chiudermici dentro con Naoki in quest'ultimo.

No, ma cosa andavo pensando, che fine aveva fatto il casto e ingenuo Imou Kikuchi?E poi quest'ora erano chiusi, mi vergognai della mia costatazione, mi stavo frenando soltanto perché erano chiusi.

Cercai di non pensare a certe cose, soffermando l' attenzione da qualche altra parte.

“Naoki, ma perché siamo venuti qua?”

Diedi uno sguardo alla stazione di Shibuya, dove la statua del fedele cane Hachiko attendeva il suo padrone.

Naoki si accorse della minuziosa attenzione, con il quale osservavo la statua e disse “Hachiko, si che era un cane fedele al suo padrone, vedi dovresti apprendere da lui”

“Ma io non sono il tuo cane!” obbiettai.

“Gli uomini sono tutti dei cani!”affermò con accesso disprezzo.

“ E se ti fossi fedele...come Hachiko con il suo padrone...la smetteresti di essere così ostile nei confronti degli uomini?”

“Si, ma tanto non è nella tua natura la fedeltà, sei pur sempre un uomo, per quanto possa distinguerti dagli altri per le tue buone qualità...è nella tua natura tradire la fiducia delle donne”

“Si, ma se io mantengo la tua fiducia... tu dovrai essere meno ostile e più aperta al dialogo con me” affermai sicuro di me.

Per quanto Naoki ne dicesse, io ero sicuro, invece, di non esser in grado di tradire la sua fiducia, come non sarei mai stato in grado di tradire la fiducia di chiunque altro perché ero fatto così, era nella mia natura, non voler mai deludere gli altri e non voler causare dei dispiaceri.

“E come hai intenzione di dimostrarmi la tua sincera e completa fiducia?” chiese deliziata da quell' accordo.

“Farò qualunque cosa tu mi chieda di fare” affermai senza neppure rifletterci.

“Qualunque cosa?” ribadì lei.

“Si” confermai.

“Ti ricordo che sono un' assassina... le mie richieste possono essere davvero terribili...” disse cupamente.

Aveva ragione, non ci avevo affatto pensato, ma non credevo che Naoki fosse la solita assassina vecchio stampo, era un' assassina per così dire buona, perciò pensai che non mi avrebbe mai fatto fare nulla di così terribile se non di chiedermi aiuto per trascinare il cadavere di un molestatore e dopotutto pensai che non era una cosa così terribile, quegli uomini se lo meritavano!.

Mi sorpresi molto di quel mio nuovo pensiero, “Dopotutto se lo meritavano” da quando avevo cambiato radicalmente idea? Forse era stata la lettura del diario di Saichi ad avermi fatto cambiare idea, le sue parole, il suo modo di parlarmi di Naoki dei suoi cambiamenti dopo che il padre abusò di lei, mi avevano suscitato una rabbia e un' angoscia che mi aveva fatto cambiare idea.

“Correrò questo rischio” affermai non volendo tirarmi indietro.

Naoki sembrò stupita dal mio insolito coraggio, ma non fece nessuna strana osservazione,si limitò a stringermi la mano per l' accordo pattuito.

Dopo di ciò , mi trascinò in una stradina, dove c'era un piccolo negozietto di dvd, era un negozio molto insolito, mi chiedevo perché lo avessero aperto in una strada così piccola e desolata.

“C'è nessuno?” chiese Naoki entrando dentro il negozio.

Un ragazzo intento a posare i dvd fra i vari scaffali, si mostrò tutto sorridente, ma non appena vide Naoki cambiò subito espressione, assumendo un'aria scocciata.

“Ancora tu, sei il mio peggior incubo!e poi questo chi è?””borbottò il ragazzo indicandomi con il dito.

“E' soltanto una specie di amico...”

poi cambiando discorso,affermò:“Devo soltanto farti delle domande circa quel video...”

“Spara!”rispose rassegnato.

“Chi te l' ha dato?”

“Sai sono cose che non potrei e non dovrei dirti...”

“Voglio soltanto sapere il suo nome!”

“Tu l' hai visto il video del quale stiamo parlando, una ragazza è stata brutalmente molestata ed è morta...”

“Non guardo mai i video che mi danno”

“e invece dovresti guardarli!” affermò avvicinandosi ad uno scaffale ben nascosto.

“Che stai facendo?”

Naoki prese un dvd dallo scaffale e disse “Ti mostro il video di cui si sta parlando” disse in tono pacato.

“Non ho alcuna intenzione di guardarlo!”

“E invece dovrai!” disse Naoki estraendo la pistola dalla tasca dei suoi pantaloni neri.

“Ei, aspetta io non ho molestato nessuno!”

“Sai l' omertà è davvero una brutta cosa” disse puntandogli l' arma.

Rimasi immobile a seguire la scena, mi sentivo davvero inutile, io stavo sempre lì a guardare, non facevo nient'altro.

“Banjo, metteresti questo video” disse porgendomi il dvd.

Mi guardai attorno, c'era un un piccolo proiettore alla parete con un lettore dvd, non appena lo vidi andai di corsa a metterlo in funzione.

Era il video che aveva fatto vedere anche a me, l' uomo dal volto censurato che molestava una donna con una brutalità da far venire l' angoscia e i brividi.

Naoki teneva la pistola puntata nella testa del ragazzo, costringendolo a guardare il video, mentre lui avrebbe fatto tutt'altro che guardarlo.

Il ragazzo sembrava non aver retto, le scene erano state atroci persino per uno come lui, infatti per tutto il video supplicò Naoki di togliere quell' abominio, ma lei continuò a tormentarlo con la visione di quel video.

“D'accordo te lo dico, ma ti prego toglilo, poi se viene qualcuno.”

“Scopre il tuo giro illegale di video porno” affermò mettendolo in ansia.

“Senti io li vendo soltanto...”

“E credi di fare una bella cosa....potrei benissimo dirlo alla polizia!”

“Senti sono io che dovrei denunciarti...mi stai puntando una pistola!”

Lei si avvicinò ialla cassa dove vi era poggiato un cordless, lo prese e glie diede dicendo “Chiama la polizia!” esclamò con ferocia soggiungendo malignamente. “Poi però dovrai spiegargli perché ci sono tutti questi porno illegali nel tuo negozio...”

“ Moichi Hitsubashi”

“Ne sei sicuro? Vedi che se mi dici una stronzata...non ci metto niente a venire qui ad ucciderti!” affermò intimidatoria.

“Sto dicendo la verità però non so se il molestatore è lui... so solo che è l' uomo che mi ha dato il video”

“D'accordo, grazie mille, è sempre un piacere fare affari con te!” disse Naoki sorridendo sadicamente.

Uscimmo dal negozio, per recarci subito dopo al bar per lavorare, anche quella giornata di lavoro passo molto in fretta e in men che non si dica si fece sera ed io mi chiedevo se quel Moichi Hitsubashi fosse il vero molestatore di quella ragazza, Naoki mi aveva confessato di nutrire dei dubbi in merito e che nel suo lavoro, il maggior timore era quello di sbagliare persona, uccidere per errore una persona che non centrava nulla.

Durante la notte era tormentata da questo timore e non dai molestatori che aveva ucciso, perché per loro non riusciva a provare neppure un minimo di compassione, così mi disse.

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Capitolo 16
*** 16 capitolo-18 marzo 2009 ***


18 Marzo 2009

Io e Naoki dopo aver raccolto delle informazioni circa quell' uomo “Moichi Hitsubashi” ci recammo a casa sua, aveva una casa così strana.

Era la casa di un uomo che viveva solo, ma non era come casa mia, quella casa aveva qualcosa di macabro:non c'era alcun tipo di arredamento, la casa era sfoglia, c'era soltanto un televisore, le pareti bianche e un frigo, qualche vestito sparso su un letto e nient'altro.

Lui ci aprì senza neppure chiederci chi fossimo, sembrava aver intuito, che la nostra non fosse una visita di cortesia, ma ciò nonostante non assunse alcuna reazione.

Naoki lo guardò con i suoi occhi penetranti e minacciosi rivolgendogli quella domanda per sciogliere quel dubbio che l' assaliva “Sei stato tu a molestarla?”

L'uomo aveva un espressione imperturbabile, non rispose alla domanda di Naoki, rimase immobile senza dir nulla.

Naoki tirò fuori la pistola, ma lui continuò con quel suo inquietante silenzio, non si curava affatto dell' arma, non gli importava di morire.

Naoki non sapeva se sparare o meno, le mani le tremavano, non l' avevo mai vista così indecisa, il suo sguardo era così pieno di umanità, mentre le altre volte non lo era mai stata.

Aveva sempre ucciso senza avere un briciolo di rimorso e pietà, mentre invece adesso non sapeva davvero cosa fare e così il suo sguardo si voltò verso di me.

“Hai detto che avresti fatto qualunque cosa ti avessi chiesto...” affermò lei.

“si” dissi confermando.

“Allora uccidilo tu” affermò porgendomi la pistola.

Io la osservai stupito e allo stesso tempo intimorito dalle sue parole, non poteva dire sul serio, non poteva davvero chiedermi di fare una cosa del genere.

“Allora che aspetti?” chiese cupamente.

Impugnai la pistola, non volendo mancare alla promessa che le avessi fatto, però nonostante tutto, le mie mani tremarono non appena giunsero a quel grilletto.

Chiusi gli occhi, cercando di non pensarci, ma era tutto inutile, non potevo farlo, avevo fatto una promessa: dopo gli Shimotsu non avrei mai e poi mai condannato a morte qualcuno in nessun caso.

“Mi dispiace, Naoki ma non posso farlo” affermai sconvolto.

“ Sei davvero inutile e avevi promesso di essermi fedele, ma lo sai...che fine fanno i cani infedeli?” chiese intimidatoria, con una certa cattiveria impressa sul volto.

“No...” affermai intimorito.

“Vuoi saperlo?” chiese lei ridendo sadicamente, incominciando a puntare la pistola contro di me.

“Vengono uccisi dal padrone” disse avvicinando le dita al grilletto.

Terrorizzato le dissi di aver cambiato idea,che avrei mantenuto il mio patto di fedeltà, anche se ciò significava uccidere un uomo, un uomo che non si sapeva realmente se avesse commesso un reato o meno.

Naoki lasciando che fossi io ad ucciderlo, scampava a qualunque tipo di dubbio o di rimorso lasciando che ricadessero su di me.

Era meschino e crudele da parte sua, non avrei mai creduto che avesse potuto fare una cosa simile, altrimenti non avrei mai fatto quel patto, ma ormai era troppo tardi, il patto era stato fatto e non avevo altra scelta.

Sparai chiudendo gli occhi, poi subito dopo lì riaprì e vidi l' uomo ricevere il colpo senza un lamento, ma dai suoi occhi scivolò una lacrima.

Vidi il suo stomaco pieno di sangue, non lo avevo ucciso, lo avevo soltanto ferito, così sparai un altro colpo con le lacrime agli occhi e gridando “Perdonami, ma non ho altra scelta “e lui cadde per terra silenziosamente.

Naoki disse “ Ben fatto, mio caro Banjo”, ma io non ero soddisfatto di quel che avevo fatto, ero pieno di dubbi e di rimorsi.

Sobbalzai dal letto, era stato soltanto un incubo, un brutto incubo, Naoki non mi aveva fatto uccidere nessuno, ma chissà forse era un sogno premonitore.

Mi pentii amaramente di aver fatto quel patto, dopotutto non sapevo cosa Naoki avrebbe potuto chiedermi di fare e incominciavo a preoccuparmi, non volevo che il sogno si avverasse.

Naoki entrò dentro la stanza, non appena la vidi provai un brivido lungo la schiena ricordando il sogno.

Avevo paura, paura della stessa ragazza di cui ero attratto, era paradossale, ma era quello che provavo timore e attrazione allo stesso tempo.

Naoki sembrava non essersi accorta di nulla, mi lasciò detto soltanto di vestirmi perché dovevamo uscire.

Io e Naoki quella mattina ci incamminammo presto per le strade di Tokio, Naoki raccoglieva informazioni da un tizio, che aveva un bar di fronte a quello dove lavoravamo noi.

Lui rispondeva alle sue domande pronunciando prima il prezzo di ogni informazione e lei accettava scocciata.

“Sei proprio taccagno!”bofonchiò Naoki.

“Moichi Hitsubashi è un uomo coinvolto con la politica, lavora per Miamoto Osae, ne hanno sempre tutti parlato bene...non mi pare il tipo da stuprare una ragazza per girarci un filmino porno e poi ucciderla”

Quando sentì pronunciare il nome di “Miamoto Osae” ne rimasi a dir poco stupito, quel Miamoto Osae, che si dibatteva per i diritti dei lavoratori giapponesi, colui che voleva diventare primo ministro!

“E che lavori fa per Miamoto Osae?”

“Non ne ho idea, alcuni dicono che sia una sorta di suo consigliere...ma non saprei dirti, i politici hanno i loro lati oscuri dopotutto”

“Pensi che Miamoto Osae possa essere coinvolto in un caso di stupro per girare un film porno?”

“Non ne ho idea, te l' ho già detto i politici sono un mistero, dietro quella facciata di persone rispettabili può esserci di tutto”

“Che pessimo informatore!”disse sbuffando.

“Allora la prossima volta va da qualcun' altro”

“Grazie per il consiglio, sarà proprio quello che farò!” affermò di rimando.

Io ritenevo che uno come “Miamoto Osae” non avesse niente a che fare con quello stupro, lui era una brava persona, era sempre stato un tipo saggio e che difendeva i diritti dei lavoratori giapponesi, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, inoltre aveva spesso preso le difese delle donne che subivano abusi.

La mia opinione sembrò non avere alcun valore per Naoki, rimaneva con i suoi dubbi in merito e disse “ Sei troppo ingenuo mio caro Banjo, ti fidi ciecamente del prossimo, sei davvero tenero, ma a questo mondo non ci si deve mai fidare di nessuno!”

Non ero d'accordo con lei, ancora una volta le nostre idee erano contrarie, ma Naoki non sembrò esserne infastidita anzi sembrava crogiolarsi in dibattiti, mentre io ne ero deluso, perché non riuscivamo mai ad essere d' accordo su qualche punto?

“Per salire al potere gli uomini sono disposti a tutto, spesso mentono, fingono di stare dalla parte del cittadino per salire al potere, questo lo sanno tutti, è risaputo, non ostinarti a credere a tutto quel che dicono”

“Credi che Miamoto Osae abbia violentato quella ragazza?”

“Fate i vostri discorsi da qualche altra parte” disse il barista ovvero l' informatore di Naoki.

Uscimmo dal locale, continuando il nostro dibattito, ma le nostre opinioni erano troppo diverse per poter concludere quel discorso pacificamente, così si tramutò in un accesso dibattito, a causa di Miamoto Osae un uomo che neppure conoscevo.

In realtà avevamo torto tutti e due, sia Naoki che io, nessuno dei due conosceva quell' uomo, nessuno poteva dire con certezza se avesse stuprato lui quella ragazza o meno.

“Non potrebbe essere semplicemente Mitsubashi?”

“No, non credo...sono più propensa a pensare male di quel Miamoto Osae...non mi è mai piaciuto...però se fosse come dici tu...sarebbe certamente meglio...”

“Perché sarebbe meglio?”

“Mitsubashi non è un politico...è soltanto una sorta di consigliere di Miamoto, mentre Miamoto è un tipo molto influente, sarebbe pericoloso, uccidere un uomo come quello...”

“Pensavo che non avessi paura di niente!”

“Non è paura, è soltanto che non mi piace essere incastrata da un uomo”

“Quindi che hai intenzione di fare?” le chiesi perplesso.

“Cercheremo questo Mitsubashi e poi si vedrà”

“Perchè usi il plurale?” le chiesi preoccupato.

“Perchè tu mi aiuterai, devi dimostrarmi la tua fiducia!”

“Si, però non è un tantino pericoloso?” le chiesi timoroso.

“Sei sempre il solito fifone, non ti smentisci mai! Non ti preoccupare hai la mia parola che non ci rimetterai la pelle” disse ridendo.


Arrivammo a lavoro piuttosto in anticipo, ma non eravamo gli unici, c'era anche Johan che mi salutò allegramente, ma quando incrociò lo sguardo di Naoki, la sua espressione mutò, si rivolsero un saluto forzatissimo.

Chissà se la loro fosse una semplice antipatia oppure ci fosse dietro qualcosa di più grosso o una qualche vicenda che la motivasse.

Naoki si fiondò in cucina, pronta a bere Sakè, mentre io e Johan parlammo del più e del meno in attesa che il locale aprisse.

Quando il locale aprì mi resi conto di una cosa, non era Johan ad avercela con Naoki, era tutte le cameriere ad essere ostili con lei, la guardavano tutti male e parlottavano alle sue spalle, forse perché beveva nell' orario di lavoro non dimostrando affatto serietà.

Naoki sembrava non farci caso, doveva esserci abituata, continuava a bere e a svolgere il suo lavoro senza guardarsi intorno.

“Sai ora ho capito dove ho già visto la faccia di Naoki, sul giornale!Ha ucciso suo padre quand' era piccola...il famoso Kiba Kiyoshi” disse una delle cameriere bisbigliando ad un'altra.

La ganguro le passò davanti con un vassoio e le urlò contro “ Siamo qui per lavorare non per parlare male degli altri!”

Ma quelle due nonostante tutto sembrarono continuare i loro discorsi sotto voce “Ma è davvero terribile, assumere una come lei è vero e verità che questo bar sia così malfamato però...assumere una criminale! E' vergognoso!”

“Dovrebbe stare in galera!” commentò l' altra.

Più le ascoltavo e più mi innervosivano quei loro discorsi e per la prima volta nella mia vita mi venne così naturale perdere la calma.

“Non dovrebbero essere affari vostri!” le sbottai contro.

“E' arrivato il fidanzatino della criminale” disse una delle due malignamente.

Tenevo il vassoio saldo nelle mani, nonostante volessi lanciarglielo contro, ma dopo la scenata con Naoki,non volevo ripetere un errore simile sul posto di lavoro e poi chissà che idee si sarebbero fatti tutti, che magari ero un tipo violento, quando in realtà non lo ero affatto.

Naoki comparse all' improvviso dicendo “ Banjo sbrigati a servire i clienti!” sembrava non essersi accorta di nulla.

Dopo il lavoro, Naoki mi guardò dritto in faccia dicendo “La gente che non mi conosce può dire e pensare quello che vuole, non importa e non occorre che ti arrabbi con loro, dopotutto la pensi anche tu come quelle ragazze... Ma non importa, perché io so quello che ho passato e le ragioni che mi hanno spinto a fare una cosa così mostruosa e non me ne pento, perché io ho protetto Saichi e me stessa da quell' uomo e mi sono vendicata del dolore che mi ha causato”

“Naoki, io non penso quelle cose... quello che hai fatto è stata una conseguenza inevitabile...non penso che in questo caso ci sia giusto o sbagliato”

“' E' carino da parte tua...dirmi queste cose...” affermò sorridendomi allegramente.

“Sai voglio fare qualcosa per te...Non mi piace essere in debito con il mio ostaggio”

“Essere in debito per cosa?”

“Per tutto sei sempre stato carino con me, mi hai sostenuto nei momenti brutti e mi hai accompagnato a casa quando avresti potuto benissimo svignartela e mi hai persino giurato fedeltà....accidenti che bravo cagnetto!”

“Ecco una cosa che potresti fare, sarebbe smetterla di dire che sono un cane!”

“Mi spiace, non credo di poterne fare a meno!”

“Allora non c'è bisogno che tu faccia altro, anzi una cosa c'è... non chiedermi di uccidere qualcuno” affermai cupamente.

“Pensavi che io ti avrei chiesto qualcosa di simile?” chiese inorridita.

“No, è stato soltanto un brutto sogno”

“Non preoccuparti, non chiedo ad altri di fare il mio lavoro e di certo se mi dovesse capitare non lo chiederei mai ad uno come te...Hai una pessima mira e ci metteresti un decennio per deciderti a sparare”disse ridendo, risi anch'io.

“Tu hai sempre voluto imparare a suonare il violino giusto?” chiese chiedendo conferma.

“Si, ma ci ho rinunciato ormai da molto tempo, mio padre....”

Naoki mi interruppe strillando “Tuo padre! Piantala di essere così pappone!”

Non ebbi la forza di controbattere perché aveva ragione, ero davvero un pappone, all' età di 25 anni, non ero in grado di fare le mie scelte, senza avere la sua approvazione.

“Lascia fare a me e vedrai che non te ne pentirai” affermò con sicurezza.

Non avevo idea di cosa stesse parlando, ma non volevo che mi prendesse per un rimbambito, perché lei credeva avessi ben inteso, ma in realtà non avevo inteso proprio nulla da quel discorso, così non feci alcun tipo di domanda.

Naoki mi trascinò in un negozio di strumenti musicali, comprò un violino, piano piano riuscivo a capire qualcosa, ma non ero ancora sicuro.

“Bene, questo è tuo” disse porgendomi il violino con la custodia in pelle nera.

“Non c'era bisogno che mi comprassi un violino, poi abbiamo ancora quel debito da saldare”

“Non temere, mi sono fatta i miei conti, arriviamo a ripagare quel debito senza problemi...”

“Si, ma tu hai anche altri debiti e questo violino ti è costato un bel po', credo che sia meglio riportarlo indietro!”

“Non fare lo stupido!” disse Naoki cominciando ad alterarsi.

“D' accordo, comunque grazie...”

“Idiota non mi ringraziare, sei asfissiante!”disse sbuffando.

“Ma c'è un piccolo problema...io non lo so suonare...” affermai credendo che non ci avesse affatto pensato.

“Credi che sia una rincoglionita! Lo so, che non ne sei in grado,infatti riceverai lezioni dalla sottoscritta!”

“Tu?” chiesi esterrefatto.

“E' così strano? Certo non sono brava come mio padre, però diciamo che me la cavo”

“Ma avevi detto che odiavi gli strumenti musicali!”

“Non è che li odi, è soltanto che mi ricordano dei momenti belli che sono svaniti...”

“Riguardano tuo padre?” dissi cercando di non sembrare invadente.

“Si, lui è sempre stato un padre affettuoso,ma anche molto esigente, voleva che come lui io e Saichi imparassimo a suonare il violino e il pianoforte, così ci dava delle lezioni la domenica. Dato che lavorava sempre, per noi quelle lezioni erano gli unici momenti che passavamo insieme a lui, così durante tutta la settimana ci impegnavamo molto, per dare il massimo di noi stessi la domenica per non deluderlo”


Tornati a casa, passammo del tempo con Naimi, che sembrava richiedere la nostra attenzione più volte, ma la cosa che più mi sorprendeva e che non richiedeva soltanto il mio interesse ma anche quello di Naoki.

Naoki la assecondava, era strano, non l' avevo mai vista assecondare qualcuno, soltanto con la figlia di Iketsu era stata così tenera e comprensiva.

E in men che non si dica sembravamo un'allegra famigliola riunita per il pranzo, che si guardava un qualche anime giapponese.

Dopo il pranzo, ebbero iniziò le mie lezioni di violino, Naoki prese il suo violino vecchio e malandato e lo suonò davanti ai miei occhi stupefatti e meravigliati.

Quando suonava diventava un'altra persona, le sue mani delicate tenevano saldo il violino sulla spalla e con l' altra mano teneva l' archetto.

Il suo sguardo era immerso nell' armonia della musica, come se stesse richiamando dei momenti belli della sua vita, mentre le sue mani producevano quella melodia energica.

Era “la campanella” di Paganini, l' avevo già sentita,ma nessuno l' aveva mai suonata come Naoki, non era questione di talento, c'era qualcosa di particolare che mi causò il batticuore.

Naoki continuava a suonare con quel portamento elegante e delicato, che era diverso da come ero abituato a vederla.

Lo stridere del violino, continuava incessantemente ad insinuarsi nelle mie orecchie e a causarmi un misto di gioia e di tristezza indefinibile, avrei voluto che continuasse per ore, ma dopo un po' smise di suonare.

“Che te ne pare?” chiese.

“Sei stata bravissima” dissi battendo le mani.

Naoki rise dicendo “ Si vede che non te ne intendi! Non hai orecchio, perché ho sbagliato una serie di passaggi e poi le corde sono piuttosto malandate da produrre un suono sgradevole”

“Prova a suonare con il mio “ dissi porgendoglielo.

Naoki riprese a suonare, anche se non me ne intendevo di musica, mi resi conto che c'era qualcosa di diverso nella melodia, il suono del violino era più gradevole.

Non appena smise di suonare cominciò la mia lezione, non era facile impugnare il violino correttamente, Naoki si tratteneva per non perdere la calma, mentre mi spiegava come impugnarlo, ma io tutte le volte finivo per sbagliare sempre.

“Rifallo!” disse severa, incominciando a gesticolare.

Impugnai per la decima volta il violino, ma sbagliai nuovamente, Naoki sembrava volermi lanciare contro il suo.

Dovevo essere il suo primo allievo, altrimenti avrebbe saputo gestire la rabbia, mentre lei non la conteneva affatto, era davvero pericolosa e temendo il peggio cercai di non ripetere gli stessi errori, ma incominciai a commetterne altri ben peggiori.

Naoki proseguiva la lezione spiegandomi varie cose, ma io ero davvero un caso disperato, ma ciò nonostante non sembrò perdersi d' animo e continuò finché non ottenni qualche progresso.

Avevo le mani affaticate, la spalla distrutta e il torcicollo, mi aveva fatto suonare fino a sera, non ero di certo stato in grado di suonare “la campanella”, ma avevo imparato quanto meno ad impugnarlo e a produrre qualche nota.

La nostra cena fu una delle solite, cibi in scatola e un po' d'acqua, Naimi fu l' unica che ebbe il coraggio di lamentarsi per quello sgradevole e insano pasto che Naoki ci propinava.

Naoki invece di prendersela , sembrò volerla assecondare, chiedendo cosa preferisse mangiare il giorno seguente, lei richiese del Ramen, zuppa di soba e altre cose abbastanza complesse, per una che non aveva neppure una cucina.

Ma ciò nonostante Naoki non fece alcun tipo di obiezione di fronte le sue richieste, forse perché il vitto era compreso nel pagamento.

Si fece tardi e ognuno si recò nella propria stanza, io non riuscivo a prendere sonno, così mi cimentai nella lettura del diario di Saichi.


(DIARIO DI SAICHI)

Gennaio 2001


Oggi è una giornata come tante le altre, ma degna di nota, perché oggi io e Naoki siamo rimasti soli a casa, lontano dagli occhi indiscreti dei nostri genitori, penso che qualcosa potrebbe succedere e invece e qui che mi sbaglio, la mia sorellona è piena di giudizio, non farebbe mai qualcosa che va contro la morale.

Infatti non combinammo nulla, quando mi avvicinai per darle un bacio lei si scansò sorpresa dal mio tentativo, come se non avesse mai compreso i miei sentimenti per lei, lontani dall' essere fraterni, ma vicini ad essere quelli di un innamorato.

Naoki mi fece un discorso molto complesso riguardo gli ormoni maschili e adolescenziali, che alla nostra età sono in subbuglio e alle volte fanno strani scherzi, confondendoci la mente e facendoci credere di essere innamorati persino della nostra stessa sorella, ma concluse dicendo che era una cosa passeggera e che primo o poi mi sarebbe passata.

Ma io sono sicuro che la mia non sia una cosa passeggera, perché è stata una cosa che ho sempre provato in tenera età, tutte le volte che la vedevo, rimanevo spiazzato dalla sua bellezza e dal suo sorriso.

Non volevo giocare con gli altri bambini, io volevo stare sempre con la mia sorellona e tuttora voglio rimanere sempre solo con lei, di tutto il resto non mi importa finché c'è lei.

Leggendo questa prima pagina mi addormentai, provando una certa angoscia per l' amore di Saichi così incompreso e sottovalutato da Naoki.

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Capitolo 17
*** 17 capitolo-19 marzo 2009 (RIPUBBLICATO) ***


9 marzo 2009

Le dure ricerche di Naoki su quel Mitsubashi, non portarono a nulla, era come cercare un ago in un pagliaio.

Sbuffai più volte perché avrei tanto voluto tornarmene a casa a dormire, ma Naoki non era del mio stesso parare.

Ero stanco, il mio male si poteva definire “affaticamento da violino”.

I sintomi parlavano da soli:le mani mi dolevano,la spalla faceva degli strani crack come se stesse per spezzarsi e avevo ancora il torcicollo.

Suonare il violino non mi parve più questa gran cosa, era stancante e deludente, sopratutto, perché non avevo neppure imparato a suonare un brano e Naoki mi sbraitava sempre contro.

“Dove stiamo andando?” le chiesi seccato.

“A cercare qualcuno che sappia un qualcosa riguardo a questo Mitsubashi”

“Lascia perdere è tutta fatica sprecata, perché non torniamo a casa?” le chiesi sbadigliando.

“Neanche per sogno!” affermò.

Così ci recammo in un altro quartiere di Tokio, si poteva quasi dire che avessimo girato tutti i distretti della città chiedendo in giro di quel fantomatico Mitsubashi, ma Naoki riuscì a cavar niente da nessuno, neanche con le più forti intenzioni, neanche mettendo in bella mostra la pistola e neanche con i soldi, di quella losca figura nessuno sapeva niente.

E ai miei dolori da affaticamento da violino, ben presto se ne aggiunsero altri: il dolore alle gambe e ai piedi.

Naoki non sembrava volersi perdere d'animo, era proprio ostinata! Di questo passo saremmo finiti a Kyoto a chiedere informazioni pensai sconsolato.

“Ah!” gridò Naoki, scossa da un lampo di genio.

La gente la guardò malamente, gridare così all' improvviso per strada non era sintomo di buona educazione, ma io non ne fui affatto sorpreso, si trattava di Naoki, colei che poteva avere tutto tranne buona educazione.

Naoki mi illustrò la sua idea strampalata, ovvero io dovevo fingere di voler fare un filmino porno per entrare in quel circolo e in questo modo sperava di scoprire se vi fosse attinenza tra Mitsubashi e la morte della ragazza.

“Non ho alcuna intenzione di fare questo genere di cose” ribattei.

“Ah, grazie dunque posso contare su di te!” disse Naoki sorridendo.

Non mi ascoltava neppure o fingeva semplicemente di non sentire, cosìì ribadì scadendo le parole, ma lei continuò dicendo” Potresti poi buttare lì per lì il nome di Mitsubashi, dicendo che hai sentito che lui sul campo è un vero esperto... e che volevi chiedere aiuto a lui per questo lavoretto, ma che non sai come rintracciarlo...”

“No!” affermai inviperito.

“Abbiamo fatto un patto, tu sei il mio Hachiko” disse accarezzandomi la testa in punta di piedi.

Sorrideva mentre mi trattava come un cane, ma la cosa più penosa era che non mi dispiaceva, essere il suo Hachiko.

Dopo un po' allontanò la mano e il suo sguardo si spostò verso il mio collo, tastò delicatamente con la mano il punto in cui mi aveva morso e baciato.

“Ti è rimasto il segno” disse con nonchalance togliendo la mano.

Il mio cuore batteva all' unisono, poi ripensai alla sua testa e soltanto in quell' istante, mi resi conto che non aveva più le bende che le avevo messo.

.”Come va la testa, ti sanguina ancora?”

“No, è tutto apposto” disse con noncuranza.

Non ne ero affatto convinto, così volli testare per averne la certezza, tastai la sua piccola testa con estrema delicatezza e con la minuziosa attenzione di un medico.

Naoki mi lasciò fare, ma con un broncio impresso sul volto “Invece di perderci in queste stupidaggini, perché non andiamo da qualche parte...in un posto dove possiamo individuare persone che fanno film porno...”

“Ti ho già detto...”

Naoki mi interruppe “ Dovevo immaginarmelo, sei come tutti gli altri uomini!”

“D' accordo” dissi rassegnandomi.

“Così mi piaci!” disse ridendo, prendendomi con impeto per il colletto della camicia per darmi un bacio sulle labbra.

Arrossì colto alla sprovvista, ero rimasto con gli occhi sbarrati, mentre Naoki aveva gli occhi appena socchiusi.

La gente commentava guadandoci, anche darsi un bacio in pubblico non era sintomo di buona educazione, “ma in questo caso al diavolo la buona educazione!” pensai incurante di tutto il resto che mi circondasse. Era stato un semplice sfioramento di labbra, che era durato pochi istanti, ma mi aveva emozionato come un bacio vero e proprio.

Naoki parve insensibile a ciò , il bacio non sembrava averle provocato la mia stessa emozione e come se nulla fosse accaduto riprese a parlare del suo piano.Non riuscì a interrompere i miei pensieri riguardanti quel bacio e ad interessarmi al suo piano, proprio non ci riuscivo dopo un bacio come quello, che non era di per sé nulla di speciale, ma che dentro di me diventava qualcosa di unico da sconvolgermi completamente.

Così sentivo Naoki parlare, ma non la stavo affatto ascoltando, guardavo la sue labbra color porpora muoversi in un modo così seducente e dolce allo stesso tempo.

“Ei, mi stai ascoltando!” affermò lei agitandosi.

“Si, si” dissi mentendo.

“Allora ho finito, quindi adesso possiamo incamminarci...sai già quello che devi fare!”

“Hai già finito?” le chiesi stupito.

“Si, è da circa un'ora che parlo!”

Non mi ero affatto accorto dello scorrere del tempo, ero stato distratto dai miei pensieri e dalle sue labbra, ma poi ci pensai un attimo, Naoki aveva parlato per un'ora ed io non avevo ascoltato neppure una parola di quel che mi avesse detto... E adesso?

“Naoki io...” affermai balbettando.

“Si?” mi chiese con vorace curiosità.

“Oh niente” affermai non volendo ammettere quella scomoda verità: Non l' avevo ascoltata, chissà come avrebbe reagito se glie lo avessi detto, di sicuro la mia incolumità sarebbe stata messa a rischio da quella sconvolgente verità.

Camminavamo e camminavamo, non ne potevo più i miei piedi chiedevano venia, se soltanto avessero potuto parlare, loro avrebbero gridato dal dolore, e forse persino Naoki avrebbe mostrato pietà per loro, risparmiandogli quella millesima fatica.

Ci dirigemmo in un vicolo molto buio e malfamato, vi erano dei brutti ceffi, alcuni avevano delle cicatrici che ornavano il loro viso, avevano tutta l' aria di essere degli yakuza.

Sussultai quando incrociai lo sguardo di uno di essi, aveva la barba ispida e gli occhi di un nero molto scuro da farmi accapponare la pelle, sembravano due vortici oscuri pronti a risucchiarmi nell' oblio. Una delle mie solite stupide fobie? Non sapevo dirlo con certezza, ma preferì comunque evitare quello sguardo, ma fortunatamente quell' uomo se ne andò.

Naoki si fermò improvvisamente, mi fermai pure io, prima di aprir bocca si guardò intorno e vedendo che i brutti ceffi erano lontani e non la avevano neppure vista, Naoki sussurrò “ Questa strada è il ritrovo di molti criminali, qui si mettono d'accordo, tu devi fingere di essere uno di loro” disse infilandomi la pistola nella tasca dei pantaloni.

“Naoki, ma io...”

“Shhh zitto abbassa la voce vuoi per caso che ci scoprano?” bisbigliò.

“Vado via prima che mi vedano, ti aspetterò fuori da questo vicolo” affermò.

“Aspetta, io...”

Ma era troppo tardi Naoki se ne era già andata e mi ritrovavo in mezzo a una decina di Yakuza che parlavano dei loro illegali affari.

Maledì Naoki e maledì me stesso per essermi lasciato convincere a fare una cosa tanto pericolosa, ma ormai era troppo tardi per cambiar 'idea, quei tipi mi videro e furono incuriositi dalla mia presenza, ero la novità del circolo.

La loro espressione però non era abbastanza convinta, dovevo avere tutta l' aria di quel che ero: uno sfigato, incapace di far del male a qualcuno, mica avevo il loro stesso portamento deciso e scaltro!

“Tu sei nuovo?”chiese un omaccione alto due metri.

“Si” balbettai.

“Possiamo fidarci di questo? Magari è stato mandato qui dalla polizia”

“No, ma che polizia! Così mi offendete! Paragonarmi a quei luridi sbirri ma state scherzando!” affermai cercando di fare la voce da duro, per quel che mi riusciva, ma con scarsi risultati.

“Io sono...Aisenawa Banjo...sono entrato da poco nell' ambiente, sono senza un lavoro e così non avendo scelta vorrei buttarmi nel porno...” affermai improvvisando abilmente.

Era incredibile,ma la paura alle volte mi rendeva abile a mentire.

L' omaccione si voltò da un' altra parte riprendendo il discorso che stava facendo in precedenza, era poco interessato a quel che avessi da dire, ma ciò nonostante io continuai il mio discorso:

“E ho sentito che c'è un certo Mitsubashi che è un esperto nel campo...è soltanto una diceria? Perché vorrei lavorare con lui, sapete come potrei contattarlo?”

“Si, quello stronzo di Mitsubashi, si è fatto tanti di quei soldi lavorando per Miamoto Osae, si è vero si occupa di pornografia, ma più che altro addesca le ragazze” disse uno voltandosi all' istante, mentre gli altri erano tornati ai loro affari scarsamente interessati a quel che avessi da dire.

“Ma che cosa fa per Miamoto Osae?”

“Te l' ho già detto, adesca le ragazze!”

“Comunque Mitsubashi frequenta sempre un locale la sera tardi si chiama Luna piena “

“Ah, bene, grazie mille” dissi tagliando subito corto, volevo andarmene da lì, ma senza destare sospetti, così finsi di avere un impegno importante.

Questo yakuza, era molto giovane per essere un vero Yakuza, infatti sicuramente non lo era, doveva essere un criminale di serie b, infatti fu l' unico ad avere una qualche considerazione di me, mentre gli altri non mi rivolsero neppure la parola e ne fui sollevato, perché gli altri erano dei tipi veramente pericolosi e dotati di un certo acume, mentre il ragazzo era ingenuo e per nulla sospettoso nei miei confronti.

Quando stavo svoltando per andarmene, un Yakuza mi guardò malevolo “ Te ne vai così presto? Non è molto educato!”

Il ragazzo intervenne in mia difesa “Ha già detto che ha un impegno urgente”

“Koitsu sei un'idiota! Questo qui sono sicuro che è uno della polizia!” gridò attirando l' attenzione degli altri criminali.

“Polizia? Dove? Dove?” chiese un criminale allarmato e gli altri fecero lo stesso, chiedendo spiegazioni a quel Yakuza che voleva firmare la mia condanna a morte.

Ero atterrito e morto dalla paura, tutti i criminali adesso erano tutti davanti a me, tutti che mi guardavano e che mi sbarravano la strada, non appena lo Yakuza malpensante espose la sua teoria agli altri.

Un membro della polizia io? Dovevano avere una bassa stima della polizia giapponese per affermare un' assurdità simile.

Non si poteva negare però, che fossi più vicino ad essere un poliziotto che un criminale, ma scambiarmi per uno della polizia mi sembrava piuttosto azzardato, era anche un bel complimento, ma in quel momento non potei gustarmelo a pieno, perché riuscivo a leggere nella loro mente cosa pensassero di fare e sintetizzandolo in in una frase volevano sbarazzarsi dello sbirro.

“Sentite non sono affatto uno sbirro” affermai.

“E come facciamo ad esserne sicuri?” continuò quel dannato Yakuza malpensante, mi guardava con uno sguardo cattivo, da causarmi i brividi.

Incominciavo a chiedermi se Naoki, fosse nei paraggi e se si fosse accorta che le cose si fossero messe male, sperai che venisse a tirarmi fuori dai guai ma aveva detto che mi avrebbe aspettato in quella panchina e da lì non poteva accorgersi di quel che stava succedendo.

Pensai ad un modo per uscire da quella maledetta situazione, mi imposi di pensare,ma non c'era niente che potessi fare, ero nella merda fino al collo e così mi rassegnai, ma in preda ad un raptus, mi ricordai che Naoki aveva posato una pistola nella tasca dei miei pantaloni.

Nonostante ciò, bisognava trovare il momento opportuno per tirare fuori l' arma, perché se si fossero accorti prima delle mie intenzioni, mi avrebbero fatto fuori in un lasso di tempo molto breve.

L' adrenalina saliva, si faceva sempre più forte, bloccando le mie mani indecise.

I criminali mi guardavano lividi e intimidatori, mentre io in mezzo a tutte quelle orribili facce cercavo di trovare il coraggio giusto per tirare fuori l' arma.

L' adrenalina continuava a salire, ancora più forte, ancora più di dirompente da offuscarmi la vista e la mente, lo sapevo, non ce l' avrei fatta come al solito.

No, non poteva davvero finire così, dissi sforzando gli occhi e la mente, cercando di contenere l' adrenalina, doveva essere quello l' istinto di sopravvivenza:

Quella ostinata e irragionevole voglia di vivere che tirava fuori il coraggio anche nel più debole e vile fra gli uomini, per farli resistere, per farli sopravvivere in quel mondo che non è fatto per i più deboli.

Tirai fuori la pistola, puntandola subito contro quel Yakuza che voleva firmare la mia condanna a morte, mentre feci ciò respirai affannosamente, cercando di mantenere la calma, anche se non era facile dato che loro erano in tanti, mentre io ero uno solo e peraltro non avevo il sangue freddo di un serial killer.

Non avevo alcuna intenzione di sparare, volevo soltanto andarmene, uscire da lì sano e salvo, ma ero sicuro che non sarebbe stato possibile, che nel peggiore dei casi sarei stato costretto a mancare alla mia promessa fatta a Dio.

Tutti mi puntarono la loro pistola, come avevo previsto, ero uno solo contro tutti, ero davvero nei casini! Rimpiansi di non aver fatto qualche corso di judo o di qualche altra arte marziale, per potermene uscire con qualche mossa alla Jackie Chan, ci voleva una mossa di quelle per poter uscire vivo da tutto quel trambusto..

Bestemmiai e inveii contro Naoki che doveva sedere quietamente in quella panchina, senza nutrire il minimo dubbio che io fossi in pericolo.

Ma di colpo, qualcuno sparò da lontano, ma nessuno riuscì a vedere chi fosse e dopo un po' si udì la sirena della polizia, così tutti i criminali sobbalzarono della preoccupazione incominciando a scappare,senza capire la provenienza di quella sirena.

Lo yakuza sorrise sadicamente “I tuoi amichetti sono venuti a salvarti il culo, ma la prossima volta non sarai così fortunato!”

Subito dopo se ne andò, posai l' arma nella tasca dei pantaloni, sollevato più che mai, perché ero salvo senza aver dovuto neppure rincorrere a quell' arma.

Una ragazza sbucò fuori dal vicoletto divertita disse “ Ci converrà tagliare la corda”

Era proprio Naoki, mi soffermai sulla sua figura più volte credendo che fosse un miraggio o un sogno, ma era reale più che mai.

Raccolse il telefonino che aveva poggiato in un punto del vicoletto e lo fece smettere di suonare, non era stata una vera sirena a suonare, ma semplicemente il telefonino di Naoki.

Si era spostata più volte con il telefonino, in varie zone del vicoletto, per mandare in confusione i criminali.

Ero incredulo, non pensavo che dei criminali come quelli si potessero lasciar fregare da un trucchetto simile, ma per il resto avevo salva la vita, perciò meglio per me che ci fossero cascati.

“Avresti potuto salvarmi la vita prima!” affermai canzonandola, dopotutto se avevo rischiato la vita era stato per colpa sua.

“Di che ti lamenti! Ti ho salvato la vita, dovresti ringraziarmi!”

“Ma tu guarda, mi hai cacciato tu in questo guaio!”

“No, ti ci sei cacciato da solo elargendo quel patto, ma possiamo anche annullarlo...stabilendo che è come dico io gli uomini non sono fedeli”

“Già con le tue richieste pericolose tutti gli uomini sarebbero infedeli!

Nessun uomo, andrebbe incontro alla morte per dimostrare fedeltà...ad una donna”obiettai.

“Infatti a me piacciono gli uomini straordinari, non i soliti pappamolle!”disse stuzzicandomi.

Non risposi alla provocazione, ma incominciai a pensare, nonostante quello che avevo passato, ne ero uscito vivo e avevo scoperto il ruolo di Mitsubashi nella faccenda e la colpevolezza di Miamoto Osae che tuttora mi lasciava spiazzato.

Un uomo politico come lui, mi era sempre parso così onesto e con dei valori saldi e invece tutte le mie convinzioni svanivano, aveva avuto ragione Naoki ed io come uno stupido mi ero lasciato abbindolare dalle sue false promesse e parole,parole,parole, tutte menzogne per convincere la gente a votarlo come primo ministro.

“Avevi ragione, Miamoto Osae è il molestatore, mentre Mitsubashi è l' adescatore” affermai sconfortato.

“Che altro sai?”

“Mitsubashi frequenta un locale notturno chiamato Luna piena”

“Mi compiaccio sei stato davvero molto bravo!” disse sorridendo, ancora una volta con quel sorriso di cui divenivo preda.

Mi voltai per esserne immune, ma la voglia di vederla sorridere, era troppo forte per desistere, così finì per voltarmi e alla fine cedetti come al solito.

Inaspettatamente tutto il rancore che provavo nei suoi confronti per avermi fatto rischiare la vita e per non avermi salvato prima , spariva come se non l' avessi mai provato.

Il suo sorriso d' angelo, era più pericoloso della sua stessa arma, perché con il suo sorriso mi convinceva a fare tutto quello che voleva, senza pentimento e rancore.

Pensandoci fino in fondo, non avevo fatto una cosa brutta, avevo rischiato la vita per vendicare una ragazza che era morta e che aveva subito delle violenze, ripensai a quell' orrido video e soffermandomi sulle scene più cruente, pensai “ quella ragazza merita giustizia”.

Stavo ancora andando contro il mio stesso io, contro quello che avevo detto a Naoki tempo fa, ma ormai ci ero dentro la questione, non proprio dentro ,perché non ero io ad aver subito violenze, però ero vicino ad una persona che le aveva subite e capii che dopo una cosa del genere la vita di una persona cambia drasticamente.

Naoki sorrideva a volte si mostrava allegra, ma spesso e volentieri sembrava triste, sommersa da una tristezza, che non la si percepiva con facilità, ma altre volte si era mostrata in modo evidente e devastante.

Poi la guardai attentamente, il suo sorriso si corrucciò, era divenuta triste, come avevo pensato che fosse il più delle volte, ma forse era soltanto una mia impressione.

“Voglio bere!” disse rozzamente con le vocali aperte.

Era un caso disperato, totalmente dipendente dall' alcool, allora di colpo capì beveva per dimenticare, beveva perché era triste, voleva alleviare le sue sofferenze ubriacandosi, era questo quello che faceva.

Naoki mi trascinò verso un locale che vendeva alcolici, ma io la trascinai via, lei si lagnò liberandosi dalla mia stretta “ Ma che ti piglia?”

“Naoki, l' alcool non risolverà i tuoi problemi!”

“ E tu pensi di poterli risolvere!” affermò con estremo sarcasmo.

Non mi diede affatto ascolto e in men che non si dica si fiondò in quel locale, tracannò 4, 5, 6...dopo un po' persi il conto del numero dei bicchieri che prese.

Mi sentivo impotente, nonostante le dicessi di non farlo, che parlavo per il suo stesso bene, lei continuava a pigliare bicchieri, come se le mie parole la invogliassero ancor di più a bere.

E ancora dovevamo andare a lavoro, ma andare a lavoro con Naoki in quello stato non era affatto una buona idea, era totalmente fuori controllo, così la portai a casa portandomela in braccio.

Vedendola ridotta in quello stato pietoso, capì che era proprio come avevo pensato, beveva per alleviare le sue sofferenze.

La strinsi forte a me piangendo, avrei voluto fare qualcosa di più, ma l' unico cosa che seppi fare “era piangere con lei” per il suo stesso dolore.

Dopo mi calmai e la porta nella sua stanza, Naimi che aveva assistito al mio pianto e aveva visto la Naoki ubriaca che tenevo fra le braccia, chiese una qualche spiegazione.

Le risposi freddamente dicendo “Ha soltanto bevuto come al solito”

“E perché piangevi?”

“Naimi, non credo sia il momento...” affermai.

Naimi osservò Naoki addormentata fra le mie braccia, incominciò a dimenarsi e ad agitarsi gridando come al solito, questa volta però non invocavo il nome di suo fratello, ma quello di suo padre.

“Io non volevo, papà!” il suo era un urlo disperato.

La scossi per svegliarla, sperando che così la smettesse di agitarsi davanti agli occhi di Naimi che sembravano stupiti da tanta agitazione e allo stesso tempo preoccupata.

“Posso fare qualcosa, Naoki sembra stare davvero male...”

“No, è tutto regolare...quando beve è sempre così”

“Ne sei sicuro?” chiese Naimi insistendo.

“Si, sicurissimo torna nella tua stanza”

Naimi tornò nella sua stanza rassegnata, mentre io posai delicatamente sul letto Naoki, sperando che la smettesse di gridare e ad agitarsi, ma non smise di farlo così mi sdraiai nel letto accanto a lei stringendola forte sperando che così si acquietasse, ma non ottenni il risultato sperato.

Naoki si risvegliò tra le mie braccia ancora ubriaca e disorientata, sembrò essersi calmata, non urlò più, ma prese a vomitare, tutto l' alcool che aveva bevuto.

Mi aveva vomitato addosso, ero lurido di vomito, ma non mi allontanai da lei inorridito, in altre occasioni e con altre persone lo avrei fatto, ero sempre stato un tipo molto schifiltoso, ma quello non era il momento per farlo, nonostante il fetore che sentivo, le rimasi comunque accanto stringendo le narici per non sentire quella puzza.

Quando smise di vomitare, sembrò aver preso un po' di lucidità e disse flebilmente “ Imou perdonami”.

Sapevo che quel perdonami non si riferisse soltanto al fatto di aver bevuto, ma ad una serie di comportamenti che aveva sempre tenuto nei miei confronti, ovvero quel tira e molla, quel passaggio da calore e freddezza che teneva sempre con me.

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Capitolo 18
*** 18 capitolo-20 marzo 2009 ***


20 marzo 2009

Mi risvegliai con del vomito sulla maglietta e una ragazza ancora con i postumi della sbornia.

“Accidenti...quel sakè mi ha proprio ucciso”

“Te l' avevo detto di non bere “ dissi alzandomi dal letto per cambiarmi i vestiti sporchi di vomito.

“I vestiti di Saichi sono in quell' armadio” disse indicandomeli con il dito.

“Vado a cambiarmi” dissi prendendo dei vestiti a casaccio da quell' armadio.

“Potresti farlo anche qui, ti ho già visto nudo” disse ridendo.

Imbarazzato corsi subito in bagno, l' idea che qualcuno mi avesse visto nudo mi metteva a disagio, non ero un ragazzo bello da vedere nudo, non avevo né un bel corpo e ne muscoli, ero gracile e senza neanche un pelo sul corpo.

Dopo un po' tornai da Naoki, sembrava stare davvero male, chissà quanti bicchieri di sakè avesse bevuto, non osavo immaginarmelo.

“Ti vado a fare un caffè”

“Aspetta...volevo dirti...”

“Adesso sei tu quella che non finisce le parole” affermai ridendo.

“Devi avermi contagiato” rise anche lei.

“E' soltanto che...prima che facessimo quello stupido patto...anzi ancora prima, quando ti ho visto nel tuo ufficio...ho capito che di te potevo fidarmi”

“Sul serio?” le chiesi sorpreso.

“E' per questo che non so come comportarmi con te, sei buono tanto da sembrare stupido...è questo mi spaventa”

Ricollegai la sua frase con quel che aveva detto Saichi, ovvero che sua sorella aveva scarsa fiducia negli uomini, doveva essere per questo che era spaventata, aveva paura di fidarsi di me, aveva paura che anch'io la deludessi come suo padre e forse come altri uomini avevano fatto.

“Fidati di me e non ti deluderò” le dissi dolcemente.

Naoki si alzò dal letto e si avvicinò a me sorridendo, mi abbracciò rimanendo in silenzio, ricambiai l' abbraccio stringendo i suoi morbidi fianchi.

Dopo di ciò, andai a farle il caffè, chiedendole di rimettersi a letto dato che non sembrava nelle condizioni di stare alzata, ma lei non era il tipo che desse ascolto ai miei consigli così me la ritrovai in cucina a tenermi compagnia mentre facevo il caffè.

Accese il televisore e mise il telegiornale, per sentire una qualche notizia.

“Miamoto Osae oggi è andato ad Okinawa per una conferenza nel quale c'erano moltissimi politici e molti cittadini hanno potuto porgergli delle domande su come intenderebbe migliorare il paese nel caso in cui diventi primo ministro”

“Glie la farei io una bella domanda a questo pervertito!” affermò furiosa.

“Naoki, dovresti rilassarti un attimo e dimenticarti per un po' questa faccenda” affermai porgendogli la tazzina di caffè.

“Quell' uomo potrebbe diventare primo ministro e tu mi dici di non pensarci!”

“Invece di pensare sempre a vendette, perché per una volta non ti rilassi...”

Presi il telecomando e cambiai canale, misi un canale di musica sapendo che a Naoki piacesse molto ballare.

Ma non sembrò aver intuito il mio gesto e tentò di sottrarmi il telecomando sbraitandomi contro, ma io ero più alto di lei e avevo le braccia anche molto più lunghe così non riuscì a prendere il telecomando.

Sembrava un cagnolino che saltellava per prendere un pezzo di bistecca, era davvero troppo buffa.

“Ridami il telecomando, oh te la faccio pagare!”

“Prova a prenderlo, mia piccola Hachiko!”

“Ei, sei tu l' Hachiko non io”

“Adesso dona più a te!” le risposi divertito.

Ci azzuffavamo proprio come due ragazzini, non sembravamo affatto un' assassina e il suo ostaggio, ma ormai non potevo neppure definirmi un ostaggio dopotutto ero stato io a voler rimanere al suo fianco.

Incominciai a ballare, consapevole di essere ridicolo, ma sapevo anche che quella volta che avevo ballato insieme a lei, lei si era divertita molto, per il mio strano modo di ballare.

“Oddio, ma che stai facendo” disse scoppiando a ridere.

Incominciai a muovermi convulsamente, sembravo un uomo in preda ad attacchi epilettici e lei riprese a ridere, senza fermarsi.

Si era persino dimenticata del telecomando, di Miamoto Osae e di tutto il resto, incredibile non sapevo che ballare male, mi sarebbe servito a qualcosa.

“Dovresti andare in un circo!” affermò continuando a ridere.

“Ei non esageriamo!”esclamai lievemente infastidito.

Lei continuò a ridere, mentre io perdevo la faccia e la mia dignità, ma bisognava pur fare qualche sacrificio per far tornare il buonumore a Naoki.

“Sei bella quando ridi” dissi pronunciando quelle parole con estrema goffaggine.

“Ah, quindi sarei brutta quando non lo faccio?” chiese divertita.

“Non intendevo questo!” affermai diventando ancora più goffo.


Non sapevo dire se io e lei potevamo definirci una coppia, anche se mi stava dando la sua fiducia, ciò non significava che stessimo insieme, significava soltanto che dall' estraneo ostaggio, sarei diventato una sorta di amico o confidente come Iketsu, per poi cercare di salire ad un gradino superiore ovvero il fidanzato.


“Banjo, forse seguirò il tuo consiglio dopotutto rilassarsi un po' non dovrebbe farmi male”

“Stai dicendo sul serio?” chiesi incredulo.

“Si, per oggi niente vendette!” affermò.

“Ok, allora adesso posso tornarmene a dormire!” affermai contento, ero davvero molto stanco, Naoki mi aveva dato un bel da fare ieri notte, dato che si agitava durante la notte e poi mi aveva pure vomitato addosso e non era facile pigliar sonno in mezzo a quel fetore.

“No, niente affatto”

“Perchè non posso dormire?” chiesi deluso.

“Ho voglia di uscire e tu mi devi accompagnare!”

“ D'accordo...” affermai sorpreso dalla richiesta.

“Ah,mi fa male la testa!” affermò dopo aver finito il suo caffè.

“Sicura di poter uscire in queste condizioni!”

“Devo per forza, oggi è la mia giornata di relax devo approfittarne!” disse con una certa contentezza che non le avevo mai visto prima d'ora.

“Ma potresti anche rilassarti gli altri giorni”

“Questo lo dici tu, perché non hai un debito grosso come quello che ho io”

“E non credere che fare il commercialista fosse rilassante...”

“Ah, me lo immagino che noia...fare tutti quei calcoli, non farebbe per me...mi perderei in mezzo a tutti quei numeri”

Naoki andò a cambiarsi e subito dopo uscimmo da casa, non avevo idea di dove volesse andare, ma poi riconobbi il quartiere, si trattava di Shibuya il quartiere delle kogals e delle ganguro.

“Che vuoi fare?” le chiesi sorpreso.

“Voglio dare un 'occhiata alle vetrine dei negozi”

Rimasi sorpreso, Naoki non era il tipo di ragazza che si interessasse alla moda e a tutte quelle sciocchezze, ma quel giorno sembrava volersi comportare non più da assassina, ma da ragazza comune, come quella volta, che era diventata così dolce da non sembrare neppure lei.

“Questo qui ti piace?” chiese Naoki davanti ad una vetrina di intimo femminile.

Rimasi imbarazzato, quello che Naoki indicava era un baby doll rosa molto trasparente.

“Ma ecco...” affermai diventando rosso.

“Secondo te come mi starebbe?” chiese divertita dal mio imbarazzo.

“Non saprei” balbettai arrossendo.

“Sai a casa ne ho uno simile però è nero, se vuoi te lo faccio vedere”

“Ecco...”

“Per caso non ti va?” chiese lei facendo gli occhioni tristi.

“Mi farebbe veramente molto piacere vedere il tuo babydoll!” dissi urlando senza accorgermene.

I passanti si voltarono verso di me guardandomi male, Naoki disse gridando “ Quest'uomo è un pervertito!”

Tutti i passanti si voltarono verso di me, alcuni volevano addirittura chiamare la polizia e altri mi gridavano di smetterla di importunare “quella povera” ragazza.

Solo dopo che un tizio stava ben pensando di prendermi a pugni Naoki disse “Ma stavo soltanto scherzando, lui è il mio ragazzo!”

I passanti rimasero sorpresi dalla sua affermazione e tornarono alle loro faccende un po' scocciati perché Naoki li aveva allarmati per niente.

“Ma che cosa ti è saltato in testa?” le chiesi alterato.

“Dai non ti arrabbiare, è stato divertente!” disse ridendo.

“Peccato che l' abbia trovato divertente soltanto tu” affermai stremato, mi ero affaticato molto a dare spiegazioni e a dire che non ero un pervertito.

“Adesso sai che vorrei fare?”

“Provo a indovinare...vorresti farmi arrestare gridando che sono un terrorista?”

“No, vorrei soltanto mangiare del sukiyaki”

“Sul serio non vuoi farmi arrestare?”

Ma no, stupido!”disse ridendo.

“Il sukiyaki...uhm conosco un posto che lo fa buono e lo vende a buon prezzo”

“Bene, andiamo!”

Io e Naoki mangiammo sukiyaki parlando del più e del meno, la gente che ci osservava pensava veramente che fossimo due fidanzatini.

Naoki sapeva comportarsi anche a modo, non era sempre sgarbata e maleducata, notai il modo in cui mangiò quel sukiyaki, non sembrava la stessa ragazza che si sporcava sempre la bocca di riso.

Ancora una volta, mi confondeva con questi suoi strani cambiamenti, così decisi di chiederle una qualche spiegazione “Come mai mangi con tanta eleganza?”

“Il sukiyaki è molto buono e merita eleganza”

“Gli altri piatti no?”
“Il riso in scatola fa schifo perciò...”

“Sei proprio strana, pensavo che tu non conoscessi le buone maniere, invece le cambi in base al cibo che mangi”

“Guarda che conosco più buone maniere di te, dimentichi che mio padre era un compositore e un direttore d'orchestra molto famoso!”

“Si, in effetti dovresti essere una ragazza di buona famiglia”

“Si, ho ricevuto un educazione molto rigida...ed è per questo che sono così”

Che intendi dire?”

“ L' educazione rigida non è mai una buona cosa... viene sempre una gran voglia di andare contro le regole che ti impongono... mi piace infrangere tutto quel che mi hanno insegnato”

“Ti capisco, anch'io ho ricevuto una rigida educazione e spesso avrei voglia di infrangere una serie di regole, ma non ho mai il coraggio di farlo, dopotutto non sono quel tipo di persona”

“Sai fare qualche bravata, non è grave e alcune ci aiutano a crescere”

“Una volta con Saichi abbiamo rubato in un supermercato, è stato davvero divertente, peccato che non ci eravamo accorti delle telecamere ...ma è stato comunque divertente, abbiamo finto di soffrire di cleptomania...”

“Che cosa avevate rubato?”

“Ma delle sciocchezze, delle pinzette per capelli e un lucida labbra.. e tu hai mai rubacchiato qualcosa?”

“No, mai!” affermai.

“Sul serio, dai tutti nella vita abbiamo commesso qualche bravata anche tu lo avrai fatto... tipo saltare le lezioni e cose di questo tipo...”

“Una volta....”

Naoki era tutto orecchi, si aspettava chissà quale bravata, ma non appena le dissi quel che avevo fatto, rimase a dir poco delusa.

“Una volta non ho ascoltato la prof e ho pensato ai fatti miei”

“Ma, questa non è una bravata!” affermò delusa.

“Non sono un tipo entusiasmante, mi spiace”

“Non è che tu non sia entusiasmante, è che ti prendi troppo sul serio, sei il classico giapponese precisino...”

“Anzi a pensarci bene ho rubato quella torta al bar....”

“Già, ma se non ti avessi convinto io non lo avresti mai fatto”

“Questo è vero, ma sono fatto così....”

“Mi è venuta un'idea” disse Naoki bisbigliando.

“Non appena finiamo di mangiare prendiamo e ce ne scappiamo senza pagare”

“Naoki tu sei matta, non possiamo...”

“Sono senza soldi” affermò.

“E lo dici adesso? Avresti dovuto pensarci prima!”

“Banjo non essere il solito puritano”

“Sei tu ad essere troppo anticonformista”

“Oddio che parolone, ma poi anti che? Non dire queste parolacce che non capisco!”

“Anticonformista non è una parolaccia! Significa una persona che va contro i costumi correnti”

“Ah, quindi è perché non indosso vestiti alla moda che sarei anticofomoba”

“Anticonformista! E poi che centra volevo dire i costumi non nel senso di vestiti, ma di...ah, lascia perdere!”

“Stavo scherzando, lo so perfettamente che significa anticonformista...è soltanto divertente farti uscire pazzo!”

Dopo aver finito il nostro sukiyaki, Naoki si alzò dal tavolo pronta a svignarsela mentre io ero piuttosto esitante.

“Non fare lo stupido, così ci farei scoprire!” disse bisbigliando.

Alla fine ce la svignammo, il cameriere non appena si accorse che eravamo usciti dal locale senza pagare, ci inseguì mentre io e Naoki correvamo in preda all' adrenalina.

Ci fermammo soltanto quando fummo certi di averlo seminato e scoppiamo a ridere nello stesso momento.

“Non faccio queste cose....da quando Saichi...”

“Ah, quindi lo facevi sempre con lui?” chiesi dispiaciuto, ma anche un po' deluso.

Più che deluso, nutrivo una forte gelosia nei confronti di Saichi, nonostante non volessi provarla, era inevitabile per me provarla perché lui era stato davvero importante per Naoki e incominciavo a chiedermi se davvero l' amore di Saichi fosse unilaterale.

Quando parlava di lui, non sembrava parlasse di un fratello, sembrava come se lui fosse il suo innamorato, perché Naoki aveva praticamente fatto tutto con suo fratello, ogni esperienza e bravata, qualunque stupidaggine l' aveva commessa con Saichi.

Incominciavo a chiedermi se loro due non l' avessero fatto...Oddio ma cosa andavo pensando, era suo fratello! Naoki non avrebbe mai potuto fare una cosa simile, dal diario di Saichi si intuiva che fosse contro quel rapporto incestuoso, ma ci pensai su, quella era soltanto la prima pagina del diario.

“Si, Saichi era un bravo ragazzo come te, però era un tipo che si lasciava trasportare....sopratutto da me....”

“Allora non sei mai stata una brava ragazza!”

“Dipende cosa intendi tu per brava ragazza, fare queste bravate non significa essere una cattiva ragazza! Sono solamente delle bravate giovanili nulla di più!”

“Oddio se ti sentisse mio padre!”

“Allora menomale che non mi sente il signor Kikuchi” .

Mi soffermai su quel signor Kikuchi l' aveva detto risentita, con lo stesso tono di voce con il quale pronunciava il nome di Miamoto Osae.

“Sembra che tu ce l' abbia con mio padre”

“Già ma la cosa assurda e che dovresti essere tu quello che dovrebbe odiarlo”

Sapevo perfettamente cosa intendesse Naoki, ma finsi di non capire perché in realtà avrei tanto voluto non comprendere, anzi non volevo affatto parlarne, perché sapevo perfettamente che non era stato un buon padre.

Ma non avrei mai potuto serbargli rancore, non riuscivo a farlo, senza colpevolizzare me stesso per il suo comportamento.

Inoltre non potevo dire con certezza, che lui fosse stato un cattivo padre, perché non era come quello di Naoki, non aveva fatto violenza su di me in modo evidente,.

La sua violenza era ben celata, una violenza di tipo psicologico, che si nascondeva con facilità, sotto l' aspetto di un padre, che volesse soltanto il meglio per suo figlio.

Dopotutto doveva essere per forza così, era mio padre e non era stato né cattivo né buono, era un padre come tanti, un padre qualunque che si trova spesso in molte famiglie. Il classico padre che lavorando troppo è assente nella vita dei propri figli,. ma che ha la faccia tosta di avere grandi pretese nei loro confronti.

C'era soltanto una macchia, un punto oscuro, anzi due che Naoki conosceva bene e che utilizzò per mettere in cattiva luce mio padre.

“Lui ti ha buttato giù da un' altalena...e poi adesso neppure denuncia la tua scomparsa!” affermò scossa.

“E' stato soltanto un incidente non avrei dovuto raccontartelo”

“Si, ma la mancata denuncia come la giustifichi?”

“E' un padre molto rigido sarà un po' arrabbiato...perchè avrà scoperto che ho perso il lavoro...ma primo o poi denuncerà la mia scomparsa...”

“Già come no! Se avessi un padre che stesse così in pensiero non penso che saresti rimasto con me!”

“Non capisco perchè cerchi di interferire con l' opinione che io ho di mio padre”

“Sto soltanto cercando di aprirti gli occhi una volta e per tutte”

“ Gli occhi da cosa? Mio padre è semplicemente un padre come tanti altri... lui non mi ha fatto nulla di fisico...”

Naoki assunse un espressione triste, quando affermai quel nulla di fisico, si limitò a dire “ Sai...forse non dovrei dirtelo, ma da quello che mi hai detto , non mi pare che si sia comportato da padre con te, e potrebbe anche essere che lui non lo sia...”

“Le tue opinioni sono fondate soltanto da due cose sgradevoli che ho detto su di lui, o forse da tre, ma mio padre ha fatto davvero tante cose per me...”

“Tipo cosa?” chiese per mettermi in difficoltà.

“Tipo....” affermai rendendomi conto che non c'era proprio nulla che lui avesse mai fatto per me.

“Bè ecco lui...mi ha cresciuto...”affermai.

“Sai quello lo fanno un po' quasi tutti padri persino i più molesti”

“Mi ha sempre portato alle parate”

Era vero mi aveva sempre portato alle parate, ma mi lasciava lì da solo, mentre parlottava con qualche ragazza molto più giovane di lui.

Alle volte tornavo da lui piangendo perché non mi andava di stare solo e lui si lagnava dicendo che ero un vero scocciatore della peggior specie e veniva forzatamente con me a fare i giochi della parata.

“Tutti i padri portano i figli alle parate, per fingersi padri affettuosi di fronte agli altri e non lasciar trapelare niente...è un metodo molto usato!”

“Adesso basta mi stai infastidendo, sembra che ti piaccia dimostrare di non essere l' unica a non aver avuto un buon padre”

“Ah, quindi pensi che dica queste cose perché me ne compiaccio”

Ancora una volta i nostri discorsi sfociarono in una violenta lite, Naoki si arrabbiò molto. Mi urlò contro “Non capisco davvero perché perdo il mio tempo con un idiota come te”

Tornammo a casa senza rivolgerci la parola, Naimi sembrò non essersi accorta di nulla e affermò “ Dove siete andati di bello?”

“Da nessuna parte!” avevamo risposto in coro in tono aggressivo.

“D'accordo scusate” rispose intimorita dai nostri sguardi.

Ci rintanammo ognuno nella propria stanza, ero arrabbiato, non avevo alcuna intenzione di ascoltare un' assassina che volesse mettermi contro il mio stesso padre.

Lei cosa poteva mai saperne dei rapporti umani e sopratutto del rapporto che avevo con mio padre!Giudicava tutto e tutti come se lei fosse onnisciente, mi dava proprio sui nervi.

Non poteva avere ragione, pensai intestardendomi, mio padre doveva per forza volermi bene , ma non trovavo qualcosa che lo dimostrasse e questo mi faceva più rabbia.

E poi affermare che lui non fosse il mio vero padre, ma come si permetteva a dire assurdità simili, poi ci pensai su non era la prima persona che lo avesse detto.

Una volta dei ragazzini alle elementari, mi punzecchiarono dicendo “ Sei un bastardo, è risaputo, che tua madre se la fa con il fioraio coreano, che vende fiori vicino la scuola”

Quella frase mi fece alterare. Fu l' unica volta che persi veramente la calma in vita mia, corsi verso di loro spingendo furiosamente tutti i banchi, che mi ostacolassero il tragitto, raggiunsi uno di loro, tirandolo per il colletto della divisa scolastica.

Lui riuscì faticosamente a liberarsi spaventato, mentre gli altri ragazzini mi osservavano increduli e intimoriti.

Ero sempre stato un tipo pacifico, remissivo, non avevo mai reagito di fronte ad alcun tipo di offesa e avevo sempre evitato le risse, ma quella volta non ero riuscito a controllarmi, avevano toccato il mio punto debole:la mia cara e adoratissima mamma . Tutti mi guardavano scioccati, come se fossi stato posseduto dal demonio, un cambiamento simile lo si poteva giustificare soltanto con le superstizioni.

Ci pensai su “Il fioraio coreano”,rammentai le parole di Naoki “I tuoi occhi sono come quelli di questo cantante...sai questo gruppo è coreano”

“Coreano, coreano” quell' aggettivo rimbombava nella mia testa, senza che riuscissi a zittirlo, non volevo più pensarci, era soltanto tutta colpa di Naoki che mi metteva delle strane idee nella testa.

Mio padre, non poteva essere in realtà quel fioraio! Era fuori questione, non poteva essere, mia madre non avrebbe mai tradito il mio presunto padre.

No, mia madre non era quel tipo di donna, ma pensandoci bene, mi ricordai che andava spesso da quel fioraio, perché lei aveva un vero debole per i fiori.

Amava ogni tipo di fiore, infatti mio padre glie ne regalò un paio per il suo compleanno e anche lui li comprava da quel fioraio.

Avevano stretto un rapporto molto amichevole con quell' uomo, tanto che lo invitarono al loro matrimonio, ma ero sempre stato sicuro che mio padre in realtà non lo vedesse di buon occhio, ma che si sforzasse molto per farselo piacere, soltanto perché a mia madre piaceva molto rimanere in sua compagnia parlando di fiori.

Pensare ad un tradimento era eccessivo, eppure quella era la sola ragione che giustificasse la sua mancanza di affetto nei miei confronti.

Impulsivamente pensai “ Devo assolutamente vedere quell' uomo!”

Così andai filato verso la porta di casa, per uscire, ma Naoki mi fermò chiedendo freddamente “Dove stai andando?”

“Non è come pensi, non ho intenzione di scappare”

“Ah, per quel che mi riguarda puoi fare quel che ti pare!”

“Anzi Naoki voglio che tu venga con me!”

“Scordatelo!” affermò infuriata.

“Senti, mi dispiace... per prima!” affermai sinceramente dispiaciuto.

Dopotutto, aveva ragione da vendere, lui non era stato un buon padre, ma io non volendo ammettere la verità , mi ostinavo a voler credere a quello che volevo per non soffrirne.

Ero stato davvero stupido, Naoki aveva parlato per il mio bene ed io me le ero presa con lei, con l' unica persona alla quale importasse qualcosa di Imou Kikuchi.

Inoltre avevamo passato una bella mattinata insieme ed io avevo rovinato tutto per non ammettere quella scomoda verità, che mi feriva più di qualunque altra cosa.

“Pensi che con un semplice mi dispiace si aggiusti sempre tutto!”

“No, però ci ho riflettuto su e forse hai ragione, lui potrebbe non essere davvero mio padre”affermai sconvolto.

“Ma che stai dicendo! Banjo riguardo questa mi affermazione e ad altre... devo aver esagerato...ero soltanto un po' alterata perché ti ostini sempre a prendere tutto quel che dice come se fosse legge divina!”

“ No, ma forse potresti aver ragione”

“Mi dispiace, ho detto delle cose brutte su tuo padre.... dopotutto neppure lo conosco” affermò preoccupata dai miei dubbi.

Rimasi sorpreso, era la seconda volta che si scusava, anche ieri lo aveva fatto, ma poteva attribuirsi ai postumi dell' alcool.

Non avevo avuto la certezza che quello di ieri fosse stato “un perdonami conscio”, però lo avevo accettato come tale.

Ma quest'altro era conscio, senza alcun ombra di dubbio ed era “un perdonami” che neppure mi meritavo, perché ero stato io a sbagliare, lei aveva soltanto agito per il mio bene, per aprirmi gli occhi di fronte la schiacciante verità, che avevo rinnegato troppo spesso.

“Non devi scusarti, hai perfettamente ragione, lui non è un buon padre” affermai angosciato.

“ No, sicuramente è come dici tu...primo o poi denuncerà la tua scomparsa” disse stringendomi la mano per rincuorarmi.

“No, ti sbagli! Lui non lo farà mai e forse ho scoperto anche il motivo!”

“Di cosa stai parlando?” chiese preoccupata.

“ Vieni con me e forse capirai” affermai agitato.

Naoki alla fine si decise a venire con me, pur non avendo alcuna idea di dove stessimo andando, ma sapeva perfettamente che non l' avrei di certo portata in qualche posto strano come di solito faceva lei.

Il sole quel giorno batteva più forte del dovuto, faceva veramente caldo, io e Naoki arrivammo nei paraggi della mia ex scuola media sudati e stremati.

Mi chiedevo se vi fosse ancora la bancarella di quel fioraio, sperai di si, dovevo togliermi quel dubbio, ma allo stesso tempo non volevo, perché temevo che fosse tutto vero, che quell' uomo fosse mio padre.

“Questa è la mia ex scuola delle medie” affermai.

“Ah, mi hai portato qui per questa sciocchezza...potevi dirmelo prima, invece di farmi stare in ansia per tutto il tragitto”

“No, non siamo venuti qui per farti vedere la mia scuola media, sono stupido ma non fino a questo punto!”

“E allora perché?” chiese ansiosa.

“Perchè qui c'è la risposta ai miei dubbi” affermai turbato.

Proseguì, ricordando il punto esatto, dove si trovasse la bancarella del fioraio, Naoki mi seguì senza dire nulla.

Dopo un po' tra i marciapiedi, le macchine parcheggiate, scorsi quella bancarella bianca con delle tendine colorate di un rosa antico, era proprio quella bancarella.

Naoki mi seguì perplessa, ma decise di non farmi domande per il momento, giunti davanti la bancarella mi bloccai di colpo.

Scorsi la figura del fioraio che stava dando l' acqua alle piante, adesso non sapevo davvero che fare, lui non ci aveva ancora visto, il suo sguardo era fermo sulle piante di cui si prendeva tanta cura.

Ma di colpo sollevò il capo, come se avesse intuito che vi fosse qualche altra presenza oltre le sue piante.

I nostri sguardi si incrociarono, rimasi immobile e in silenzio senza dire una parola, lui fece lo stesso.

Mentre Naoki osservò un vasetto con delle viole e dopo scrutò gli altri tipi di fiori, si soffermò su delle meravigliose ortensie.

“Quanti bei fiori” disse Naoki spezzando il nostro silenzio.

“Siete venuti a comprare dei fiori?” chiese l' uomo sorridente nascondendo lo stupore iniziale.

“Si, il mio Imou mi vizia sempre e siccome avevo una gran voglia di avere dei bei fiori profumati da mettere in cucina...”

“Ma che cosa stava dicendo?” pensai sorpreso, ma dopotutto ringraziai Naoki per essersi inventata una storia simile, perché altrimenti non avrei saputo che altro fare, non ero neppure in grado di spiccicare una parola.

“Sei Imou Kikuchi?” chiese diventando serio in viso.

“Si, mi chiamo così...ma come fa a conoscermi?” chiesi fingendomi sorpreso.

“Tua madre comprava sempre i fiori qui....”

“Ah, capisco...” affermai senza avere il coraggio di porgergli qualche domanda.

Mi soffermai sui suoi capelli neri arruffati, assomigliavano tanto ai miei, anche i lineamenti erano così familiari e i suoi occhi erano della stessa forma mia e del mio stesso orribile colore, di un castano giallastro, sembravano gli occhi di un gatto.

Che strano effetto vedere la mia stessa identica copia, ma più invecchiata di una qualche decina d' anni, era come se avessi preso una macchina del tempo e fossi andato a vedere il me stesso del futuro.

Ma purtroppo non esisteva alcuna macchina del tempo, quell' uomo non era il me stesso del futuro, ma era....

No, non poteva essere, rifiutavo di credere che quell' uomo fosse mio padre, nonostante la lampante somiglianza che ci fosse fra me e lui.

Mi soffermai sull' espressione di Naoki, scrutava me e quell' uomo, prima si soffermò su uno e poi sull' altro come se ci stesse confrontando.

“Dunque lei è la ragazza di Kikuchi?” chiese curioso.

“ Si, più o meno” rispose Naoki sorridendo.

“Dunque signorina che fiori vuole?”

“Non lo so, Imou tu che ne pensi?”

Soltanto in quell' istante, mi ricordai una cosa, delle lettere nascoste su dei vasi dove vi erano dei gigli bianchi.

Vasi che venivano ridati al fioraio con dentro una lettera di risposta.

Quand' ero piccola non avevo mai compreso quel baratto di vasi con le lettere, ma adesso lo compresi chiaramente.

Così risposi alla domanda di Naoki con agitazione dicendo “ Gigli bianchi”.

Volevo che capisse che fossi al corrente di tutto, ma non perché ne fossi felice, felice di aver ritrovato il mio vero padre, ma perché ero furibondo.

Adesso sapevo perché il mio presunto padre mi avesse sempre odiato, io ero il frutto di un tradimento di sua moglie.

Ritrovarsi tutte le volte sotto gli occhi un figlio illegittimo, che aveva riconosciuto come proprio, doveva essere doloroso, difficile da sopportare., ma allora perché aveva accettato di riconoscermi come suo figlio?

“Gigli bianchi” ribadì atterrito.

Naoki non sembrò comprendere perché il fioraio avesse reagito così di fronte a quella risposta, ma non disse nulla,rimase immobile a fissarci.

Il fioraio prese un mazzolino di gigli bianchi, porgendoli frettolosamente a Naoki, voleva che ce ne andassimo in fretta.

Ma io non avevo alcuna intenzione di farlo, ero furibondo “perché nessuno mi aveva detto niente e perché mia madre aveva fatto una cosa del genere?” Mi chiesi senza trovare alcuna risposta.

L'uomo nella fretta lasciò cadere degli gigli per terra, Naoki si chinò per raccoglierli, io in quello stesso istante mi avvicinai ancora di più all' uomo.

“Perchè? Gli urlai contro.

“Capisco che tu sia sconvolto, ma non giudicare male tua madre per quel che ha fatto...lei è sempre stata una brava persona” disse trattenendo a stento le lacrime.

Naoki diede i soldi all' uomo per i gigli, fortunatamente sembrò averli portati con sé , ma lui li rifiutò, mentre io non volli più guardare in faccia quell'uomo.

Tutto quello che avevo pensato e temuto, si era alla fine rivelata veritiero, ma c'erano tante cose che tuttora non capivo perché mia madre, una persona come lei aveva tradito mio padre e perché lui mi aveva riconosciuto come suo figlio?

Dopo mi soffermai su quell'uomo,di per sé non era cattivo, era tale e quale a me, ma lo era comunque stato, aveva sedotto una donna sposata e aveva fatto un figlio con lei senza neppure prendersene le responsabilità, aveva lasciato che lo facesse il marito.

No, non potevo considerarlo davvero mio padre, il mio vero padre era Kikuchi Ojo e adesso ne ero più che sicuro e nonostante non fosse stato affettuoso, mi aveva accettato come suo figlio e mi aveva cresciuto come tale, adesso avevo un vero motivo per volergli bene.

Tornati a casa, ripensai ancora a quella gran brutta storia, Naoki mi tenne compagnia senza dir nulla, sembrava avesse capito tutto, dopotutto chiunque guardandoci avrebbe intuito che fossimo padre e figlio.

Anche la sera Naoki volle tenermi compagnia, non disse comunque nulla, non c'erano parole adatte per una situazione come quella, lo sapeva benissimo anche lei, ma la sua compagnia mi confortava, nonostante rimanesse in silenzio guardando un punto in precisato della stanza.

Tutte e due stavamo sicuramente pensando a quella scoperta, a quel fioraio, ma nessuno osava dir qualcosa, così ci addormentammo insieme stanchi dei nostri comuni pensieri.

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Capitolo 19
*** 19 capitolo-21 marzo 2009 ***


Capitolo che mi ha dato un bel da fare, ho cercato di renderlo il più chiaro possibile, speriamo bene, in caso lo revisionerò!



21 MARZO 2009



Era il giorno in cui Naoki avrebbe saldato quel debito, così la mia vita non sarebbe stata più in pericolo.
Mi svegliai di cattivo umore, stavo ancora pensando alla giornata di ieri, che pessima scoperta, che situazione inverosimile quasi da soap opera. Già mi immaginavo la scena:Io recitavo dicendo “No, perché io sono il il figlio, del padre, del marito, del nipote”...Ah, ma possibile che anche i momenti simili mi mettessi a fare del sarcasmo!

Quando mi alzai cercai di fare meno rumore possibile, perché Naoki stava ancora dormendo,ma non vedendo il secchio poggiato sul pavimento,ci infilai un piede sopra capitombolando per terra.
“Ma che cos'è questo casino?” chiese Naoki con la voce ovattata dal sonno.
“Niente non ho visto il secchio e sono caduto” affermai.
“Sei sempre il solito...” affermò scocciata.
Mi alzai da terra, lamentandomi per il dolore, mentre Naoki si stiracchiava nel letto, ma dopo un po' il campanello suonò.
“Ma che palle!” affermò Naoki.
“Se vuoi vado io”
“No, vado io, saranno i yakuza, gli do i loro soldi così la piantano di rompere”
Naoki si alzò assonata lagnandosi, perché il campanello suonava con insistenza, io la seguii.
“Ma tu sei la mia ombra!” disse accennando un sorriso.
Prima di aprire guardò dallo spioncino, dopo di ciò disse “Noichi, ancora lui ma che vuole!”
Aprì la porta scocciata.
Noichi era vestito in modo impeccabile, con un completo blu scuro ben stirato, i suoi capelli neri esageratamente lisci , la sua pelle era molto chiara, come di solito piace a noi giapponesi, ma ero sicuro che non fosse il suo vero colore.
L' altro giorno la sua pelle mi era parsa molto più scura, doveva aver messo qualche cipria ed emanava un profumo nauseabondo.
Ci teneva molto al suo aspetto esteriore, non era di certo come me, che oltre ad essere brutto per mia natura, avevo un aspetto molto trascurato.
“Che cosa vuoi?” chiese Naoki adirata.
“Sei ancora arrabbiata per quel gioiello falso?” chiese ridendo con un espressione inquietante, che non avevo mai visto a nessuno prima d'ora.
“Secondo te?”chiese lei.
“Ma lo sai che con questa camicia da notte sei veramente. sexy” disse viscidamente, toccando le maniche.
Era una camicia da notte nera molto corta che lasciava intravedere la forma del seno.
“Non mi toccare” affermò Naoki alterata riportando le sue mani al loro posto.
Potresti almeno farmi entrare!”
“Prima dimmi che cosa vuoi!”
“Mi hanno mandato i Yakuza a cui devi i soldi”
“Hanno lasciato a te il compito di ritirarli?”
“Esattamente!”
“ E secondo te io darei i soldi ad uno come te, non mi posso fidare, neanche li consegneresti ai Yakuza”
“Ecco quello che mi piace di più di te, che ti posso fregare una volta ma due volte di seguito no!” disse con un ghigno.
“Chiunque diffiderebbe da uno come te”
“Ma perché non mi fai entrare? Sai non è educato lasciare gli ospiti fuori casa!”
“Non sei affatto un ospite!”
Naimi comparve improvvisamente davanti l' ingresso, guardòfuori la porta in modo interrogativo.
“Chi è questo?” chiese Naimi avvicinandosi per vederlo meglio.
Naoki rispose “Un mio amico...di vecchia data!”
“Piacere io sono Naimi” disse lei sorridendogli dolcemente.
Naimi come al solito non perdeva tempo, non appena vedeva un ragazzo doveva abbordarlo, era più forte di lei.
“Hai davvero un buon profumo!”
Noichi disse malevolo”Ma che bella ragazza”
“Comunque adesso vado, devo andare a lavorare” affermò Naimi salutando e uscendo dalla porta di casa.

“Ma chi è quella puttanella?” chiese con una certa cattiveria impressa sul volto.
“Non sono affari tuoi!”
“Sai Naoki so perfettamente quali sono le tue intenzioni...”
“Ah, e quali sarebbero?”
“Uccidere Miamoto Osae, un pesce grosso!” disse lui soddisfatto.
“Ti crea qualche problema? Miamoto Osae è connesso con la yakuza?”
“No, figurati di quell' idiota mi importa ben poco...anzi penso che per te sia tutta fatica sprecata... altre persone mirano alla sua testa!”
“La yakuza?”
“Si,incredibile ma a volte le tue intenzioni coincidono con quelle della yakuza, dopotutto non sei tanto diversa da noi”
“Non dire cazzate! Io non uccido perché me lo ordinano!”
“Già , tu uccidi per dei nobili motivi, ti atteggi da paladina della giustizia”
“Faccio soltanto quello che ritengo giusto”
“Ma sei un soggetto interessante, invece di cercare degli incarichi che ti fruttino dei soldi , tu rischi di cacciarti in altri casini ammazzando Miamoto Osae, per una che ormai è morta e ...che non è in grado di ripagarti, per il tuo lavoro”
“Che vuoi farci, io ho una coscienza da seguire, tu invece hai i yakuza”
Noichi rispose alla provocazione, “ Seguo gli ordini perché mi piacciono. Uccidere è il mio passatempo preferito”.
Mi soffermai su quella frase “ Uccidere è il mio passatempo preferito” in quel momento le sue pupille si erano eccessivamente dilatate, conferendogli un aspetto da psicotico.
“Vedi siamo davvero molto diversi io e te...”
“Già perché tu non ne trai soddisfazione?Vuoi forse farmi credere che non ti piace uccidere! Non fare la santarellina, solo perché c'è quest'idiota che ascolta i nostri discorsi” disse indicandomi con quell' espressione da psicopatico.
“Quando un essere umano schiaccia uno scarafaggio...non si pone il problema di averlo fatto, perché è un essere repellente e ne trae persino soddisfazione.
Per me è la stessa cosa con gli esseri umani,non trarrei mai soddisfazione ad uccidere una farfalla, ma amo schiacciare gli scarafaggi” disse Naoki seria in viso.
Le sue parole mi spiazzarono, non sapevo se il suo ragionamento fosse giusto o sbagliato, il me stesso di un tempo avrebbe detto che uccidere un uomo è sempre comunque sbagliato , ma adesso non sapevo più cosa pensare.
“L' essere umano è di per sé un essere repellente, perciò uccido chiunque senza esitazione”rispose Noichi facendo spallucce.
“Vedi, siamo davvero molto diversi” affermò Naoki con non chalance.
“E'' forse è proprio questo che mi piace di te...che sei molta diversa da me!” affermò in tono suadente.
“Invece per me è il contrario, è proprio questo che disprezzo di te!”affermò con indignazione.
“Mi chiedo sempre perché tu non abbia mai cercato di uccidermi fino ad ora, che cosa te lo impedisce?” le chiese incuriosito.
“Quando ci siamo conosciuti... hai salvato la vita alla mia famiglia, posticipando il pagamento dei debiti a un altro mese, mentre tutti gli altri yakuza pensavano già di farci fuori, tu ti sei messo contro tutti gli altri. Ancora oggi, mi chiedo, perché un' uomo come te sia stato così gentile ”
“Non illuderti che io abbia avuto buon cuore! E' stato soltanto perché tuo padre suonava divinamente, ho ancora tutti i suoi cd. Non potevo permettere che il mio compositore preferito morisse”
“Ora capisco perché continui a perseguitarmi, vuoi vendicarti perché ho fatto fuori il tuo compositore preferito?”
“Più o meno, ma ci sono altre ragioni” affermò.
Naoki sbadigliò dicendo acidamente“Non le voglio neppure sapere, voglio soltanto che tu te ne vada a fare in culo”
“Non essere così cattiva, così mi ferisci!” affermò malevolo mostrando un coltello.
Seguivo la scena preoccupato, ma non volevo rimanere con le mani in mano come al solito, volevo fare qualcosa, volevo proteggerla!
Ma non sapevo come fare, poi mi venne un'idea, andai nell' altra stanza a passi felpati per prendere la pistola di Naoki.
Noichi non si accorse di niente, così ritornai con l' arma fra le mani e glie la puntai contro.
“Che cosa speri di fare? Spararmi?”chiese concitato.
Avrei tanto voluto sparargli, non lo sopportavo, non sopportavo l' atteggiamento che tenesse con Naoki.
Inoltre era un' assassino spietato, nessuno avrebbe sofferto per la sua morte, sarebbe stata una liberazione per tutti e come diceva Naoki, lui equivaleva ad uno scarafaggio. Tuttavia non potevo farlo, ero vincolato da quel patto fatto a Dio.
E se lo avessi fatto, sapevo che me ne sarei pentito per il resto dei miei giorni, nonostante fosse una persona crudele.
Io non ero come Naoki, non sarei mai riuscito a trarre soddisfazione dalla morte di un'altra persona nonostante fosse cattiva, abominevole e repellente.
Non avrei mai potuto trarne godimento personale, perché ero troppo buono, ma questo mio modo di essere non mi piaceva, perché in una società come la nostra essere buoni, è soltanto una gran seccatura,dato che tutti se ne approfittano sempre, ed essere buono diviene sinonimo di stupidità.
“Vattene!”gli gridai.
“Ma fammi il piacere, scommetto che non sai neppure come si usa!”
Le parole di Noichi, mi facevano infuriare, mi ricordavano quanto fossi stanco di me stesso, del mio carattere, di quanto volessi essere diverso.
Anche davanti a quel fioraio, avrei voluto reagire in maniera diversa, avrei tanto voluto buttare giù tutti quei vasi, avrei voluto devastare quella bancarella, strappare quelle tende rosa antico e poi dargli un pugno in faccia, perché mi aveva abbondato, aveva abbondato suo figlio lasciando che lo crescesse il marito della sua amante.
Ci stavo ripensando, stavo proprio pensando di sparargli, per vincere contro me stesso, contro la mia stessa natura di perdente.
“Noichi, adesso basta, faresti meglio ad andartene” affermò Naoki risentita.
“ No, è troppo divertente, questo crede di potermi fare paura!”
“Io smetterei di provocare” affermò Naoki rendendosi conto, che stessi considerando l' idea di sparargli.
Noichi chiuse la porta di casa,e poi si avvicinò pericolosamente a Naoki con quel coltello fra le mani.
Naoki era preoccupata, ma non dal coltello impugnato da Noichi, ma dall' arma che tenevo io fra le mani.
Rimasi stranito dalla sua apprensione, lei che aveva detto di aver visto in me un potenziale assassino, che mi aveva insegnato a sparare per farmi diventare tale e quale a lei, adesso si preoccupava perché fossi vicino a diventarlo?
Naoki avvicinandosi a lui disse ambiguamente“ Noichi posa quel coltello e andiamo nella mia stanza”
Noichi abbassò la guardia, stava posando il coltello nella tasca, ma Naoki in quel medesimo istante si avvicinò ancora di più, togliendogli il coltello dalle mani con violenza.
Adesso era lei che glie lo puntava contro dicendo “Noichi, esci da casa mia alla svelta!”
“Sai credo che dovrai rivedere la tua decisione di non uccidere chi ti ha salvato la vita, perché tornerò presto, prima di quanto tu creda!”
“Sai non pensavo fossi così disperato in fatto di donne”
“Non è questione di disperazione, nutro una certa ossessione nei tuoi confronti!”
“Vedi di fartela passare alla svelta, perché potrei davvero decidere di ucciderti.
Stai diventando seccante, prima almeno mi eri utile...mi passavi delle informazioni, adesso sei del tutto inutile!”
“Non sei per nulla carina, prima mi usi e poi mi getti?” affermò sferzante.
“Nutro bassa considerazione degli uomini, sopratutto per quelli come te!”
“Bene, il tuo disprezzo mi eccita!” affermò concitato.
Naoki avvicinò il coltello al suo busto, gridandogli contro di andarsene, che altrimenti lo avrebbe ucciso.
Noichi se ne andò ridendo, aveva una risata isterica e uno sguardo psicolabile.
Naoki chiuse la porta di casa sollevata, anch'io feci un sospiro di sollievo, la presenza di quell' uomo mi metteva i brividi, parlava di uccidere come se fosse un divertimento, sembrava aver perduto tutta la sua umanità, sempre se l' avesse mai avuta.
Aveva uno sguardo quasi felino, lo stesso sguardo di una tigre quando si prepara ad uccidere la sua preda.
Persino Naoki sembrò aver provato una certa ansia, udendo le sue parole e guardandolo negli occhi, ma non volle darlo a vedere, perché come una tigre lui avrebbe divorato la preda spaventata.
Mentre una preda temeraria che riesce a farsi rispettare dal suo predatore, era una preda più gustosa e degna di essere mangiata più avanti.
Così Naoki ritardava il momento della sua morte, senza rendersene conto, perché a lei non importava affatto di morire, anzi sperava che comportandosi in quel modo Noichi avrebbe posto fine alla sua esistenza, mentre invece otteneva l' effetto contrario.
Dopo di ciò i miei pensieri si soffermarono su quella sgradevole scoperta, non riuscivo a togliermi dalla testa quel viso, quei lineamenti e quegli occhi castano giallastri simili ai miei e quel sorriso ingenuo così uguale al mio.
Naoki si rese conto del mio turbamento e mi chiese “Stai pensando a tuo padre?”
“No, a quel fioraio”
“Si, ma quell' uomo è tuo padre no?”
“Di sangue, per il resto mio padre è Kikuchi Ojo”
“ Sai non penso che quel fioraio sia una cattiva persona”
“Nessuno dice che lo sia, ma non è degno di essere chiamato padre”
“Il tuo giudizio è avventato, ti soffermi su quel che ha fatto senza valutarne le ragioni”
“E che ragioni potrebbe mai avere un uomo per abbandonare suo figlio?”
“C'è ne possono essere diverse... Potrebbe anche essere come dici tu, ma prima di reputarlo male, non credi che dovresti accertartene?”
“E che cosa dovrei fare?”
“Dovresti parlarci, anche perché...” affermò turbata.
“Anche perché?” le chiesi curioso.
“No, niente soltanto una stupidaggine” affermò lei.
“Dimmelo!” affermai teso, temevo fosse al corrente di qualcosa che volesse tacermi.
“No, è soltanto una mia dea.... Il fatto che tua madre tradisse Kikuchi Ojo e la sua uccisione, pensavo potessero avere un qualche collegamento...”
“Aspetta vuoi dire che Kikuchi Ojo, l' uomo che mi ha cresciuto potrebbe aver ucciso mia madre?”chiesi alterato per le sue assurde accuse.
“No, questo l' hai detto tu...io sto soltanto dicendo che potrebbe esserci un collegamento” affermò Naoki.
Aveva ragione ero stato io stesso ad accusare Kikuchi Ojo e non sapevo neppure io il perché.
Ripensai al giorno del funerale di mia madre, non aveva versato una lacrima, non aveva neppure fatto un discorso per ricordala, non aveva voluto dire nulla, si limitò a posare un vaso di orchidee sulla sua tomba.
Mi ricordai anche, che ogni giorno andavamo nella sua tomba, non pianse neppure in uno di quei giorni.
Io di solito, recitavo sempre una preghiera per lei, mentre lui posava un vaso di orchidee e controllava che non vi fossero altri fiori.
Ricordo che una volta vide dei gigli bianchi posati sulla tomba e si infuriò gettandoli via, quando ero piccolo non compresi questa sua reazione, ma adesso mi era più chiaro quel suo comportamento.
Ma non poteva essere stato lui ad ucciderla, nonostante non avesse mai pianto per la sua morte, andava a trovarla ogni giorno.
Però era strano, si comportava come se mia madre fosse ancora viva, infatti a volte questo suo atteggiamento mi preoccupò, nonostante avessi dieci anni, compresi che qualcosa non andava.
Apparecchiava sempre per tre persone tuttora lo faceva, nonostante mia madre fosse morta da molto tempo e a volte parlava solo, credendo di parlare con mia madre.
Quando da piccolo ,chiesi se la mamma fosse andata in cielo, lui si infuriò dicendo che la mamma fosse ancora qui con noi, ma che io non potessi vederla perché ero solo un lurido bastardo e adesso comprendevo perché mi avesse definito così.
Davanti le altre persone si fingeva consapevole della morte di mia madre, ma quando eravamo soli, il suo atteggiamento lo avrei definito psicolabile, anche per questo motivo decisi di andare a vivere da solo, mi faceva male vederlo così.
Avevo pensato di portarlo dallo psicologo, ma mio padre si arrabbiò molto quando glie lo consigliai, se avesse potuto mi avrebbe alzato le mani, ma qualcosa glie lo impediva, forse la presunta presenza di mia madre.
Questo suo comportamento folle, da una parte mi piaceva, perché dimostrava che avesse amato molto mia madre, da non riuscire a farsene una ragione, proprio per questo avevo ragione di credere che non l' avesse uccisa lui,ma che fosse statoil mio vero padre ad ucciderla, ma non potevo esserne certo, non del tutto, perché non mi sembrava un uomo in grado di uccidere qualcuno.
Aveva la mia stessa faccia e il mio stesso sorriso, incolpando lui era come se incolpassi me stesso, perché eravamo davvero due gocce d'acqua, anche alcune nostre espressioni erano simili.
“Naoki hai ragione...devo andare da quell'uomo!” affermai ansioso.

Così percorremmo per la seconda volta quella strada, passammo di fronte la mia scuola media, richiamando alla mia mente tanti brutti ricordi.
Ragazzini che mi costringevano a farmi fare i loro compiti a casa, minacciando di picchiarmi se non lo avessi fatto e altri ancora che fregavano i miei risparmi, poi ci pensai su, avevo avuto anche dei ricordi belli, qualcuno mi era stato amico per un po' di tempo, prima che gli altri cominciassero a prenderli in giro, perché frequentassero uno come me.
Mi guardai intorno, c'era poca gente per le strade e nella mia ex scuola media, proveniva un gran fracasso, erano i ragazzini e le ragazzine che passeggiavano nel giardino della scuola, doveva essere l' orario della ricreazione.
Arrivati davanti la bancarella del fioraio, mi fermai di colpo, le mie gambe erano incapaci di muoversi e il mio cuore sussultò.
“Dai, andiamo!” affermò Naoki.
“Non posso farlo, e se fosse lui l' assassino di mia madre?”
“Non potrebbe ucciderti davanti a tutte queste persone e poi lì vicino mi pare ci sia una stazione di polizia”
Mi incamminai con scarso entusiasmo, volevo sapere, ma allo stesso tempo avrei preferito non sapere.
E non capivo, se fosse meglio essere a conoscenza di tutta la storia ,oppure non conoscerla affatto, dopotutto ormai che importanza poteva avere?
Mia madre era morta e lui non mi aveva cresciuto come se fossi suo figlio, quindi avrei semplicemente dovuto fare come avevo sempre fatto, ritenere mio padre Kikuchi Ojo e dimenticarmi l' esistenza di quel fioraio coreano, ma nonostante volessi farlo, c'era qualcosa che me lo impediva.
Nella bancarella, non c'era anima viva, c'era soltanto il fioraio che come al solito dava l' acqua alle piante.
“Ciao!” disse posando l' annaffiatore, rimase sorpreso dalla nostra visita , ma stranamente la sua voce, sembrava felice di rivedermi.
Mi accorsi del suo accento un po' coreano,ieri non ci avevo neppure fatto caso, l' idea che potesse essere mio padre, mi aveva messo molta agitazione e mi aveva impedito di farci tanto caso.
“Salve!” affermai con freddezza.
Notando la mia freddezza, sembrò intuire il motivo della mia visita, così si fece improvvisamente serio.
“Immagino che tu vorrai delle spiegazioni...”
“Si, credo che lei mi debba molte spiegazioni!”
“Non c'è bisogno che tu mi dia del lei, dopotutto sono tuo padre” affermò lui accennando un sorriso affettuoso.
“Non ho alcuna intenzione di considerarla come tale!” affermai sprezzante.
“Imou!” affermò Naoki per porre fine a quel mio modo di fare, ma non avevo alcuna intenzione di essere gentile con quell'uomo.
“Non fa niente, capisco perfettamente che tu sia arrabbiato...Non mi sono comportato bene nei tuoi confronti”
“No, lei non è proprio esistito nella mia vita, anzi vorrei continuare a fare come se lei non fossi mai esistito, ma...”
“Imou...lascia che ti spieghi”
“Non mi chiami Imou, non penso di averle concesso tutta questa confidenza!”
“Si, mi scusi, Kikuchi” affermò con estremo disagio..
Lui cominciò a raccontarmi tutta la faccenda:
Ho conosciuto tua madre, prima che lei si sposasse con l'uomo che ti ha cresciuto.
Avrei potuto rivelarle sin da subito i miei sentimenti, così ci saremmo evitati un destino come quello che ci fu riservato,ma non lo feci, perché ero troppo timido e troppo inesperto in fatto di donne.
Inoltre lei era fidanzata con lui, lo amava moltissimo, diceva che era bello come i fiori. Era davvero un bell'uomo da giovane, Kkuchi Ojo, mentre io non potevo neppure avvicinarmi lontanamente a lui, inoltre io ero un semplice venditore di fiori ambulante mentre lui lavorava in un impresa d' assicurazioni.
Tua madre però si mostrò sempre gentile con me.
A volte mi aiutò persino ad annaffiare le piante e a togliere le erbacce, nonostante io la supplicassi di lasciar stare, perché non potevo farmi aiutare da una cliente, lei però insisteva ed io alla fine cedevo.
Ma le sue erano delle semplici cortesie, non era affatto innamorata di me, amava alla follia Kikuchi Ojo ed ero sicuro che non avrebbe mai corrisposto i miei sentimenti.
In fondo mi andava bene così, perché sapevo che non avrei mai potuto renderla felice, la mia situazione economica non è mai stata delle migliori, il mio lavoro frutta poco.
Se fosse stata un'altra donna, non avrei ritento la mia situazione economica un problema, ma tua madre era una donna molto spendacciona, infatti era tra le mie clienti migliori, si poteva quasi dire che fosse lei a darmi i soldi per vivere, comprava un centinaio di fiori e piante, senza crearsi alcun problema riguardo i prezzi.
Così molto spesso le feci qualche sconto, perché quella situazione mi imbarazzava molto, ma lei rifiutava.
Poi le cose cambiarono quando Kikuchi Ojo e tua madre si sposarono,lui non era più lo stesso, non era più il ragazzo affettuoso di cui tua madre si era innamorata, era sempre indaffarato con il lavoro e tua madre era una donna che richiedeva costantemente attenzioni.
Ma tuttavia lei non volle fargliene una colpa, dopotutto lavorava tanto anche per poter mantenere lei.
Ma per quanto cercasse di non pensarci e di rimanere soddisfatta del suo matrimonio, tua madre finiva col divenirne sempre più insoddisfatta, fino a che non mi raccontò tutto. Voleva lasciarlo, ma le mancava il coraggio.
Tutte le volte che aveva pensato di parlargliene, lui era tornato stanco dal lavoro e lei non voleva stressarlo ulteriormente con le sue pretese.
Io la consolavo, la rincuoravo, quando piangeva e si sentiva oppressa da quell' amore che ormai fra loro due sembrava essere svanito.
Le dissi che aveva comunque la domenica da passare piacevolmente con suo marito, ma lei mi rispose che la domenica preferiva rilassarsi, rimanendo sdraiato nel letto fino a tardi e poi si si metteva al computer, senza voler saper niente di nessuno.
Così un giorno, infuriata perché il marito non le desse le attenzioni che volesse, mi invitò una domenica al cinema.
Era stato piacevole, così finì che ogni domenica uscissimo insieme e che quasi tutti i giorni venisse a comprare fiori e a darmi una mano con le piante.
Un giorno disse di amarmi e che avrebbe voluto che venissi a casa sua dopo il lavoro, lo feci senza lasciarmelo ripete re due volte, pensando che non potesse succedere nulla di sconveniente.
Ma alla fine successe, io e tua madre ci lasciamo troppo andare, alla passione del momento.
Kikuchi nutriva dei sospetti alimentati dai vicini, che dicevano di aver incrociato sua moglie con un uomo nell' ascensore di casa, ma pensò che fossero soltanto stupide voci, sua moglie lo amava ne era certo.
Quando tua madre scoprì di essere incinta decise di lasciare tuo padre, essendo sicura che il figlio fosse il mio, ma tuo padre non gli volle concedere il divorzio e quando si parlava di una cosa del genere diveniva aggressivo.
Così continuammo a vederci di nascosto, ma tuo padre essendo sospettoso cercò di passare meno tempo a lavoro e di stare di più con sua moglie, cosa che avrebbe dovuto fare molto prima, per non compromettere il suo matrimonio.
Era troppo tardi,ormai tua madre era innamorata di me e aspettava un figlio mio, nulla sarebbe stato più come prima e quando la moglie gli disse “sono incinta”, lui capì perfettamente che quel figlio non fosse il suo, doveva averlo ben inteso, perché il loro ultimo rapporto sessuale risaliva alla notte di miele ed era passato troppo tempo da quella volta, ma finse di non capire e riconobbe quel figlio come suo.
Tua madre si arrese, perché lui non voleva concedergli il divorzio e minacciava di uccidermi se lo avessi fatto, così il nostro rapporto divenne sempre più segreto, ci vedevamo sempre più di rado, lei andava da un altro fioraio per non farsi scoprire dal marito.
Comprava sempre dei gigli bianchi nel quale ci infilava le sue lettere, al marito diceva di portarli alla madre che era anche vero, perché ne comprava due mazzi uno per la madre e un altro per me.
Mentre il nostro rapporto proseguiva, tu crescevi e lei mi faceva sapere sempre notizie su di te, la tua prima parola, il tuo primo dentino, eravamo proprio felici come una vera famiglia e ti volevo molto bene nonostante ti vedessi poco.
Il marito non sembrò più sospettare di lei, ma non tollerava quel figlio che non era suo, avrebbe voluto sbarazzarsene e avere un figlio suo .
Così propose più di una volta a tua madre di ricominciare da capo, di fare un figlio insieme, lasciando quel bambino alle cure di un orfanotrofio.
Tua madre non accettò mai, si rifiutò, così tuo padre disse di aver detto una stupidaggine, scusandosi e promettendo che ti avrebbe cresciuto come se fossi stato suo figlio, lo fece, ti tratto come se fossi suo figlio.
Io in quel periodo cominciavo ad avere sempre meno clienti e a diventare sempre più povero.
Mentre tua madre stava decidendo di scappare insieme a me di nascosto, ma io le dissi che non potevamo farlo e stroncai ogni legame con lei, non avevo i soldi per crescere un bambino e il nostro rapporto si era rivelato troppo complicato.
Lei nonostante tutto continuò a mandarmi dei vasi con dei gigli bianchi, ma io glie li rispedì indietro, volevo soltanto che lei fosse felice, perché io non potevo darle felicità, ma miseria.
Non seppi più niente di lei, fino al giorno del suo funerale, molti suoi conoscenti vennero a comprare dei fiori da me,dicendo che lei parlava sempre bene di me e dei miei fiori, avevano parlato di una donna che aveva tutte le caratteristiche di tua madre.
Inoltre c'erano alcuni conoscenti che avevo già visto al matrimonio, quindi chiesi in preda all' agitazione “State parlando della signora Kikuchi Kaname?”
“Si, è morta quattro giorni fa, la polizia sta ancora indagando sul suo omicidio e oggi c'è il suo funerale”
“Omicidio?” chiesi sconvolto.
“Si, l' hanno accoltellata alle spalle, in casa...” affermò la sorella di tua madre piangendo.
Dopo questa scoperta, non sapevo che fare e alla fine continuai a svolgere il mio lavoro e a tenerti d'occhio quando andavi a scuola, ti riconobbi subito, eri identico a me.
Un giorno andai da tuo padre per chiedergli la tua tutela, ma lui non aveva alcuna intenzione di darmela e per ottenerla avrei dovuto chiamare un avvocato ed eseguire pratiche troppo complicate e costose, che non avrei mai potuto permettermi, così alla fine ci rinunciai.
Ascoltai la sua storia rimanendo stupefatto, non riuscì a riservargli rancore, lui aveva tentato di avere la mia tutela,ma con scarsi risultanti, sembrava essere sinceramente dispiaciuto da ciò, ma poi disse accennando un sorriso “Dopotutto, è stato meglio così, non avrei potuto darti molto, mentre Kikuchi Ojo ti ha dato pure un lavoro, fai il commercialista grazie ad un suo amico vero?”
“Come fai a sapere queste cose?” gli chiesi.
“Volevo informarmi sulla carriera di mio figlio, così facendo un giro sotto casa tua e parlando un po' con i vicini ho scoperto che facevi il commercialista”
“Riguardo la morte di mia madre non sai nient'altro?”
“Avevano indagato su Kikuchi Ojo ma questo lo sai anche tu, ma non avevano alcuna prova per incriminarlo”
“No, veramente non sapevo che avessero indagato su di lui, lui me l' ha tenuto nascosto...”
“Eri piccolo, non aveva intenzione di farti preoccupare immagino”
“Quindi tu non credi che sia stato lui?”
“Non lo so” balbettò, sembrava che quel discorso lo preoccupasse.
Naoki non parlava, ma ascoltava con molta attenzione, ma dopo di ciò io preferii andare, tutta quella storia mi aveva scombussolato, ma lo salutai senza alcun rancore, con la stessa cordialità che si dà a un estraneo e non ad un padre, dopotutto mi dovevo ancora abituare all' idea, che quell'uomo fosse mio padre e non era facile.
Ritornati a casa, Naoki fece una chiamata disse agli Yakuza di venire a casa così gli avrebbe restituito i soldi e di non far venire Noichi in loro vece.
Gli Yakuza arrivano in poco tempo, li riconoscevo, erano gli stessi yakuza che mi avevano picchiato e c'era il più corpulento, quello che aveva sbattuto la testa di Naoki contro il muro.
Ricordando ciò, mi rammentai di nuovo quella scena: la mia piccola testa che veniva sbattuto contro il muro bianco, che si riempiva di sangue, non riuscivo a vedere nient'altro che il mio sangue spiaccicato sul muro, ma sentivo quell' odore familiare, quella mano che stringeva la mia testa, scaraventandola contro quel muro e poi nient'altro, dovevo aver perso i sensi in quel momento.
Mi concentrai su quell' odore familiare, avrei voluto riconoscerlo, forse odore di fiori oppure di tabacco, chi dei due era il colpevole Kikuchi Ojo o mio padre?

Naoki diede i soldi agli yakuza e tutto si concluse bene, un debito era stato finalmente saldato e Naoki sembrava soddisfatta, mentre io rimanevo ancora turbato dalle mie scoperte e dai miei dubbi.
Avrei tanto voluto saper individuare quell' odore, saperlo riconoscere, ma non mi era chiaro che odore fosse e inoltre da un ' odore non avrei potuto individuare con certezza il colpevole.
Dovevamo andare al bar, ci andai nonostante non ne avessi alcuna voglia, volevo soltanto fare qualcosa che mi tenesse la testa impegnata, così mi diedi molto da fare con il lavoro.
Stavo diventando veloce quasi quanto Johan nel servire i clienti, infatti quel giorno nessuno si lamentò per le ordinazioni e notai con piacere che Naoki non beveva sakè, ma si limitava a ingurgitare qualche torta e a bere un po' di coca cola.
Dopo il lavoro si era fatto buio e Naoki mi disse di andare a quel locale “la luna piena”, allora capì subito le sue intenzioni, voleva che incontrassi Mitsubashi.
“Ma idea di che faccia abbia questo tizio?” le chiesi.
“Ho fatto delle ricerche su internet” disse porgendomi una sua foto.
Era l'uomo più brutto che io avessi mai visto, aveva gli occhi storti,il mento troppo pronunciato e i suoi lineamenti erano troppo marcati, da dargli un aspetto severo.
Lo riconobbi subito, non appena entrammo nel locale, il piano era questo: dovevo far finta di voler girare un film porno, ma dovevo fare finta che il nostro incontro fosse avvenuto per caso e che non sapessi nulla del suo lavoro.
Mi sedetti al bancone del locale dove vi era seduto lui, Naoki si sedette in un tavolo vicino al bancone, dovevamo far credere a tutti che non conoscessimo.
Mitsubashi stava parlando con il barista riguardo la politica, poi mi vide, nel momento in cui mi sedetti accanto a lui e incominciò a farmi delle domande.
“Di questo locale conosco tutti, ma a te non ti ho mai visto...è la prima volta che vieni qui?”
“Si” affermai ordinando con scarso entusiasmo una birra.
Naoki diceva che dovevo sembrare convincente e non dovevo sembrare il bravo ragazzo che ero, quindi dovevo tracannare birra e fare anche cattivi commenti sulle ragazze che c'erano nel locale.
Anche nel modo di sedermi, dovevo sembrare un duro quindi mi sedetti su quello sgabello con le gambe larghe, ma per un momento stavo per perdere l' equilibrio, menomale che non persi l' equilibrio e che Mitsubashi non si accorse della mia mancata caduta.
Lasciai il bicchiere poggiato sul bancone, non potevo bere subito, altrimenti mi sarei ubriacato e avrei rischiato di far cedere la copertura, dato che ero astemio.
“Non bevi la tua birra?” chiese lui.
“No, mi piace gustarmela calda!”
Mi guardai intorno e incominciai a fare qualche commento su qualche ragazza, cercai di tirare il peggio di me stesso, cercando di fargli credere che io e lui eravamo della stessa pasta e che quindi di me si potesse fidare.
Feci come mi aveva detto Naoki, ovvero dissi di essere un regista fallito, che per ora si accontentava di girare film amatoriali, ma che per ora c'era poca richiesta e allora mi ero dato ai film porno amatoriali e ammisi che erano molto più divertenti dei film veri e propri.
Seguivo alla perfezione il copione che Naoki, mi aveva dato, così Mitsubashi sembrò diventare quasi mio amico, ci scambiammo i numeri di telefono, io gli diedi quello di Naoki che me lo aveva scritto su un foglietto.
“Non ricordo mai il numero” affermai tirando fuori il foglietto.
Stavo per andarmene quando Mitsubashi mi fermò dicendo “E la birra non la bevi, adesso dovrebbe essere a temperatura ambiente”
Bevevo la birra avidamente a malincuore sapendo che da lì a poco, avrei perso lucidità e che il piano di Naoki potesse saltare.
“Sono un po' stanco, credo che me ne andrò a casa!” disse Mitsubashi salutandomi.
Se ne andò ancora prima che la birra facesse effetto su di me, che fortuna pensai, ma dopo di ciò persi del tutto il controllo delle mie azioni.
Naoki mi raggiunse, io cercai di mantenermi lucido ma era tutto inutile e gridai strascicando le parole “Bella pupattola”
Barcollavo, e a fatica riuscivo a reggermi, Naoki mi sostenne riportandomi a casa, ma non ricordo cosa successe dopo.

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Capitolo 20
*** 20 capitolo-22 maezo 2009 ***


Ho modificato il titolo in “Naoki- romantic ni violence” omaggiando Le “Hangry & Angry” che hanno scritto una canzone con questo titolo.

22 marzo 2009

Mi svegliai con un forte mal di testa, nel letto di Naoki che dormiva di fianco a me, prima di alzarmi mi accorsi di essere nudo e di indossare soltanto i boxer.

Cercai di fare mente locale su cosa potesse essere successo, ma non mi ricordavo proprio nulla, tuttavia la situazione era piuttosto ambigua da lasciar pensare solo ad una cosa, no non poteva essere!

Possibile che avessi fatto l' amore con Naoki nel mio stato di ubriachezza e che me ne fossi dimenticato?

Naoki si svegliò e si voltò verso di me, guardandomi con uno sguardo molto assonato. “Ieri ti sei dato molto da fare!” disse maliziosamente.

Arrossì chiedendo “ Che cosa...ho fatto?” Non mi ricordo niente”

“Bravo dopo una notte come quella...osi pure dimenticare!” affermò irritata.

“No, aspetta quindi noi due ieri...”

“Idiota, lo sapevo che avresti pensato male! Stavo semplicemente dicendo che non facevi altro che strillare e ti sei tolto i vestiti dicendo che faceva caldo”

“Non è colpa mia se sei così ambigua...” dissi alzandomi dal letto, dimenticandomi che fossi soltanto in boxer.

Mi rinfilai nel letto coprendomi con il lenzuolo, Naoki mi scoprì ed io mi ricoprì stringendolo fra le mani.

“Ma di cosa ti vergogni ti ho già visto nudo” affermò.

“Già quindi non c'è bisogno che mi veda altre volte in queste deplorevoli condizioni”

“E se mi togliessi i vestiti, saresti meno inibito?”

“No, sarebbe anche peggio”

Naoki si tolse la camicia da notte rimanendo in intimo, non capivo davvero che cosa stesse cercando di fare.

Provai un misto di disagio e piacere, dopotutto mi piaceva vedere il suo corpo scoperto, a quale uomo non sarebbe piaciuto?

Mi soffermai sul suo piccolo seno, così soffice e sfortunatamente coperto da quel reggiseno di pizzo nero.

Il mio sguardo si abbassava avidamente, contemplando il suo corpo da ogni sfaccettatura, cercando di non farmi scoprire dai suoi occhi.

Mi vergognavo del mio stesso comportamento, che si sarebbe potuto semplicemente definire “Hentai”, ma non riuscivo a controllare i miei impulsi, ero pur sempre un uomo no?

Lei mi scrutò incominciando a lamentarsi di se stessa:

“ Sono piatta come una tavola, ho le gambe grasse e guarda quante smagliature e la cellulite...Se soltanto mangiassi meno carne in scatola e più pesce come i giapponesi fanno...a quest'ora non sarei ridotta così, ah poi nel sedere non ne parliamo” e in quell' istante si tolse le mutandine di pizzo nero per mostrare il sedere..

Io paonazzo in viso, cercavo di concentrare la mia attenzione da qualche altra parte, ma era tutto inutile, i miei occhi volevano vedere, e che visione! Nonostante i difetti che avesse elencato fossero ben evidenti, mi piaceva lo stesso, rendevano il suo corpo ancora più bello , ma poi mi soffermai tristemente sulle bruciature e i lividi sparsi su ogni punto del suo corpo.

.“Adesso togli quel lenzuolo!”affermò risoluta.

“Non ne ho alcuna intenzione!” le risposi altrettanto risoluto.

“ Non hai compreso affatto il senso di quel che ho fatto” affermò delusa.

“In effetti no, per niente!”

“Il senso è che nessuno è perfetto, quindi togliti quel cazzo di lenzuolo e piantala di essere tanto complessato!” mi canzonò.

“Non voglio” affermai mentre Naoki me lo toglieva con la forza.

“Queste si chiamano molestie!” affermai imbarazzato, rendendomi conto che era riuscita a prelevarmi il lenzuolo.

Naoki guardò il mio corpo coperto dalle mie sole mani con scarsi risultati,

Naoki affermò:“Non hai alcuna malformazione come avevo già notato e non sei neanche grasso,e anche se fosse...qual'è il problema? Se sono venuta a letto con te, vuol dire che la visione del tuo corpo non mi ha creato alcun problema.

Dopo una lunga pausa nel quale osservò il mio corpo con accurata attenzione, aggiunse: “Adesso adolescente mio, puoi anche riprenderti il lenzuolo o vestirti...”

“Naoki grazie!” affermai sentendomi meno a disagio.

Le sue parole erano state come una ventata d'aria fresca, mi avevano fatto sentire meglio, adesso mi sentivo più sicuro di me.

“Vado a farmi un caffè” disse abbandonando la stanza.

Mi alzai dal letto per prendere i vestiti dall' armadio di Saichi, ma notando uno specchio appeso ad una parete, decisi di pararmici davanti per vedere il mio corpo.

Era vero, non ero grasso e non avevo alcuna malformazione, anche se ero gracile e privo di peli sul petto, non ero poi tanto male, dopotutto c'era gente messa peggio di me.

Dopo un po' presi dei vestiti dall' armadio di Saichi, certo che tra lei e la sorella in fatto di vestire “erano messi bene” tutti e due.

Aveva delle magliette nere con dei teschi e altra roba da metallari, jeans mezzi strappati e altra roba strana, cercai la maglietta più anonima che potesse avere, ma con scarsi risultati, era una peggiore dell' altra.

Dopo un po' il mio sguardo si spostò verso un' anta dell' armadio, c'era una foto attaccata con dello scotch: Saichi su un palco con degli altri ragazzi che suonavano batteria, chitarra e basso, mentre Saichi curvo impugnava un microfono, mentre si scorgeva una folla in visibilio.

Osservai Saichi, la sua figura spiccava più delle altre, nonostante avessero lo stesso abbigliamento: giacche di pelle e pantaloni con le borchie, lui risaltava all' occhio più di tutti, dopotutto il cantante è la figura più emblematica di una band musicale.

“Che cosa stai facendo?” chiese Naoki.

Sobbalzai dallo spavento, non mi ero accorto del suo arrivo, spostai il mio sguardo su di lei, con il cuore ancora pulsante per la sua improvvisa comparsa

“Niente” affermai chiudendo l' armadio.

“Guardavi quella foto?”

“Si, scusa forse non avrei dovuto...” affermai in completa soggezione.

“A lui piaceva molto cantare...” affermò nostalgica.

“Doveva essere davvero un tipo in gamba, suonava il violino, il pianoforte e sapeva pure cantare” affermai con ammirazione.

“No, ti sbagli, era davvero stonato...riuscì a migliorare la sua voce con delle lezioni di canto, ma la sua voce rimase sempre inadatta. Lui però era un tipo ostinato, quando una cosa gli piaceva non si fermava di fronte a niente” disse ricordando suo fratello con venerazione e nostalgia.

“Eppure in quel concerto c'era un mucchio di gente!”

“Un sacco di amici degli amici, era un concerto gratuito, non aveva alcuno scopo di lucro. Quella band era stata creata con il semplice scopo di divertirsi e non erano neppure tanto famosi...lì conoscevano soltanto alcuni ragazzi del quartiere dove abitavamo”

“Ah, quindi prima non abitavate qui”

“Certo che no, abitavamo in una villa, c'è la passavamo bene grazie al lavoro di mio padre” disse afflitta, rimpiangendo quei giorni.

Riaprì l' armadio, ricordandomi di essere ancora nudo, avevo superato l' imbarazzo tanto da dimenticarmene.

Era impensabile per uno come me dimenticarsi di essere nudo, per giunta di fronte ad una ragazza, io che da anni evitava i bagni pubblici, perché l' idea di farmi un bagno caldo con gente estranea, anche di sesso maschile che potesse vedermi, anche solo di sfuggita nudo, non mi piaceva affatto e per quella stessa ragione, avevo sempre evitato i bagni termali.

Se ci fosse stata una classifica, come quella sugli anime più venduti e sui videogiochi, riguardo il ragazzo più complessato di tutto il Giappone, io avrei raggiunto sicuramente il podio, peccato se fosse esistita, sarei almeno arrivato primo in qualcosa, pensai a malincuore.

Mentre mi stavo rivestendo, Naoki teneva quella sua solita espressione assorta e severa, che le avevo visto parecchie volte,sembrava pensasse a qualcosa di serio, che fosse Miamoto Osae il centro dei suoi pensieri, oppure Saichi o quel grosso debito?

Naoki si schiarì la voce, dicendo “Pensavo, che adesso sia perfettamente chiaro chi sia stato ad uccidere tua madre”

“Chiaro?” le chiesi disorientato.

“Vuoi dire...che ti ostini a difendere Kikuchi Ojo?”

“Allora era come pensavo tu credi veramente che sia stato lui!”affermai stravolto.

“Prima non ne ero molto sicura, ma sentendo la storia di tuo padre, sembra fin troppo chiaro,dopotutto Kikuchi Ojo ha minacciato di uccidere tuo padre, quindi mi sembra più propenso ad un omicidio”

“E' arrivato il detective Conan con le sue teorie campate in aria!” affermai schernendola con cattiveria.

“ In effetti non c'è il movente, dopotutto se fosse stato per gelosia, avrebbe ucciso tua madre prima. Inoltre tua madre e tuo padre avevano rotto ogni legame, nonostante lei si ostinasse a mandargli lettere...”

“Non ho alcuna voglia di parlare di questa storia, mia madre è morta non mi serve a nulla sapere chi è stato...”

“E allora perché hai chiesto ulteriori informazioni a tuo padre sulla sua morte? Anzi te lo dico io perché...tu vuoi sapere chi è stato e nutri dei dubbi su quell' uomo non puoi negarlo”

“Si, ma se avesse ucciso lui mia madre, il solo movente sarebbe stato per gelosia, che poi non è neanche tanto provabile, dato che la relazione tra i due si era conclusa, ma se avesse ucciso per questa ragione, avrebbe dovuto uccidere il frutto del loro tradimento”

“In effetti che ti abbia risparmiato è davvero strano”

“Non può essere stato lui” affermai volendo concludere al più presto quel discorso.

“Ma quando tornerai a casa tua, stai ben attento a Kikuchi Ojo”

“Tornare a casa?” chiesi sbigottito.

“Certamente, adesso non sei più in pericolo per quel debito, hai ben poche ragioni per rimanere con un'assassina...a parte quella cosa di Miamoto Osae, infatti credo che sistemato Miamoto, tu possa tornartene a casa”

“Non ho alcuna intenzione di tornare a casa!” affermai irato.

“Capisco che vivere con un' assassina rende la tua vita più interessante di quanto prima non lo sia stata, ma temo che possa succedere l' irreparabile...”

“E che cosa sarebbe l' irreparabile?” le chiesi agitato.

Naoki non volle rispondere alla mia domanda, ma si limitò a dire “ Sai non sta a me rendere la tua vita interessante, ma sta a te farlo”

“Che intendi dire?”

“Che non c'è bisogno che tu decida di rimanere con un'assassina per cambiare la tua vita, ma hai semplicemente bisogno di tornare nella tua quotidiana vita per eliminare o cambiare le cose che non vanno”

“Credi che sia così semplice?” le chiesi irato.

“No, infatti per questo ti ho fatto una schema da seguire” disse prendendo un foglio poggiato su uno scaffale.

Me lo diede evitando di guardarmi in faccia, dicendo che di sicuro con quello schema, la mia vita non sarebbe stata straordinaria, ma meno quotidiana e più interessante.

Lessi quello schema con scetticismo.

1 COSA DA FARE: scegliere un lavoro che ti piaccia, senza badare ai guadagni e a tutto il resto.

2 COSA DA FARE: Prendere lezioni di violino.

3 Forse la più importante e non so neppure perché l' abbia messa al terzo posto, non lasciare mai che qualcuno prenda in mano la tua vita, perché è tua e di nessun altro.

4 Di solito le donne cercano sicurezze, quindi non amano gli uomini insicuri, quindi se vuoi piacere davvero ad una donna devi essere più sicuro di te stesso, l' aspetto fisico conta, ma relativamente.

5 Se qualcuno minaccia di ucciderti, contattami e risolverò il tuo problema.

6 Frequenta qualche palestra o fai qualche corso di nuoto, di qualsiasi cosa, sai lì puoi avere la possibilità di conoscere molta gente.

7 Fai qualche scemenza una volta tanto.

8 Allaccia i rapporti con il tuo vero padre.

9


“Ma che diamine significa?” affermai infastidito.

“Questa è la lista delle cose che renderanno la tua vita più interessante”

“A me pare proprio una buffonata e poi manca la nona cosa da fare”

“Si, devo ancora finirla” disse riprendendosela..

“E poi quand'è che avresti scritto quest'idiozia?”

“Ieri notte, mentre eri ubriaco e strillavi, non riuscendo a dormire... ho fatto questo schema”

Non capivo perché me la stessi prendendo tanto, dopotutto stava soltanto cercando di aiutarmi.

Eppure non mi piaceva quel suo modo di aiutarmi, sembrava come se in realtà se ne stesse lavando le mani, come se volesse semplicemente farmi uscire dalla sua vita al più presto, e avesse eretto quello schema, solo con lo scopo di sbarazzarsi di me, facendomi credere che glie ne importasse qualcosa.

Non volevo uscire dalla vita di Naoki perché era come se facesse parte di me, come se la sua vita ormai fosse anche la mia, perché ne ero follemente innamorato, ma lei non sembrava affatto comprendere i miei sentimenti

Così pensai che forse avrei dovuto parlargliene, ma lei non voleva darmi ascolto.

“Naoki io devo dirti una cosa” affermai goffamente come al solito.

“No, non dire niente!” disse fulminandomi con lo sguardo.

“Ma io ti...” affermai non riuscendo a finire quella frase.

“Cretinate, è soltanto perché io ci sto...che tu credi di essere innamorato”

“Non è affatto così” insistetti.

Naoki invece di cacciarmi, uscì lei dalla sua stessa stanza dirigendosi in cucina, la seguì insistendo su quel punto, ma lei continuava a non volermi dare ascolto, si rifiutava di prendermi sul serio e non appena a pronunciai quelle parole tutte d' un fiato, lei finse di non avermi affatto udito, dopotutto quel ti amo lo avevo sussurrato.

Così alzai il tono della voce pronunciando per la seconda volta un timido ti amo, ma la sua reazione fu una sonora risata.

“Tu non hai idea di cosa sia l' amore” si affrettò a rispondermi ancora ridendo.

“Ah, e tu lo sai?” affermai mettendola in difficoltà.

“Sei noioso!” affermò scocciata.

Dopo quel discorso io e lei, piombammo nel più completo mutismo, nessuno dei due aveva intenzione di parlare, eravamo tutti e due con lo sguardo assorto, tutti e due pensavamo, mi chiedevo se stessimo pensando la stessa cosa.

Io che avrei dovuto riflettere su mio padre, su Kikuchi Ojo o sulla morte di mia madre, pensavo a tutt'altro, riflettevo su come la mia vita fosse cambiata da quando avessi incontrato Naoki.

Ripensai a quanto mi fossi divertito scappando insieme a lei da quel locale senza pagare, di quanto mi piacesse il suo sorriso, di quella volta che avevamo ballato il valzer insieme, della nostra prima volta insieme e di quanto fosse dolce senza volerlo dare a vedere. Chi se non Naoki mi aveva baciato e aveva cercato di alleviare le mie insicurezze, e chi se non lei aveva costruito una lista per migliorare la mia vita

Mi resi conto in quel medesimo istante di essere stato sempre al centro delle sue attenzioni, forse era questo che mi era sempre piaciuto, essere oggetto delle attenzioni di qualcuno, dopotutto prima di Naoki nessuno mi aveva dedicato così tante attenzioni.

Dopo il lavoro tornammo a casa, il telefonino di Naoki suonò ripetutamente era Mitsubashi.

Naoki mi disse di rispondergli, mentre prendeva carta e penna per elencarmi le cose da dirgli.

Io ribadivo ad alta voce le parole di Mitsubashi, come mi aveva ordinato lei, fingendo di non sentire bene e che volessi essere certo di aver capito.

Invece quello era un modo per comunicare a Naoki le cose che mi diceva e che mi chiedesse, così mi avrebbe trascritto su quel foglio cosa avrei dovuto rispondergli.

Mitsubashi voleva vedermi domani a quel locale “La luna piena”disse di avermi trovato un cliente disposto a pagarmi profumatamente.

Io e Naoki sperammo che l' uomo in questione, fosse Miamoto Osae, però sembrava troppo azzardato per un uomo politico, farsi riprendere con una telecamera in certe situazioni da uno come, che non conosceva bene, a chiunque sarebbe venuto il sospetto che volessi incastrarlo, quindi nutrivo forti dubbi.

Cercai di addormentarmi, scacciando via ogni pensiero dalla mia mente.

Ero solo nel mio letto, senza Naoki a tenermi compagnia e che scaldasse il mio letto, esso diveniva freddo e ostile, persino scomodo, così finì per rigirarmi più volte, cercando una posizione comoda per pigliar sonno, ma era tutto inutile, soltanto dopo ben due ore riuscì ad addormentarmi.

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Capitolo 21
*** 21 capitolo- 23 marzo 2009 ***


Mi scuso con i lettori (ammesso che ci siano, no qualcuno c'è!)se ho fatto un po' di confusione sbagliando il nome di un personaggio di mia stessa invenzione e questo è un vero è proprio colmo, ma il fatto che i nomi giapponesi sono difficili un po' da ricordare comunque “Mitsubashi” e “Hitsubashi” sono la stessa persona, comunque per ora torna ad essere Hitsubashi in caso di altre modifiche e sviste da parte mia vi fornirò chiarimenti.


Ah, e ringrazio coloro che mi seguono anche quelli che loggono solo per caso e poi fuggono!=)

23 marzo 2009

Mi svegliai con Naoki intenta a fissarmi, chissà da quant'era che era lì a guardarmi senza avermi neppure svegliato.

“Bene ti sei svegliato” affermò scrutandomi.

Io distolsi lo sguardo ricordandomi di quanto fosse avvenuto in precedenza, io lo avevo detto ti amo e lei non mi aveva preso sul serio, ma come aveva potuto essere così insensibile?

“Ah, quindi sei arrabbiato con me” affermò.

“Come potrei non esserlo, non mi prendi seriamente...”

“E come potrei farlo...e anche se ti credessi...non sei corrisposto!” affermò severamente.

“Ah, in effetti avrei dovuto immaginarmelo” esclamai ferito tenendo lo sguardo basso.

Era la mia prima dichiarazione e il mio primo rifiuto, non era stata una bella esperienza, inoltre mi sentivo terribilmente a disagio, perché per un istante mi ero illuso che avesse corrisposto i miei sentimenti.

Dopo un po' busso il campanello, Naoki andò ad aprire lasciandomi solo e depresso nella mia stanza, decisi di andare pure io a vedere chi era.

Camminavo lentamente quasi barcollante per lo choc di essere stato rifiutato sopratutto con quella freddezza.

Alla porta era Iketsu con un sorriso smagliante, mentre io e Naoki non sembravamo affatto di buon umore, dovevamo essere tutti e due depressi per quella spiacevole vicenda, dopotutto rifiutare qualcuno non era neppure facile, pensai osservandola, sembrava sentirsi in colpa, ma poi ci pensai su “Ma ben gli sta!”

“Vedo che siete davvero molto felici di vedermi” disse ironico, guardando le nostre facce.

“Che vuoi?” le chiese sgarbata.

“Siamo di malumore?” chiese Iketsu guardando prima lei e poi me.

“No, è soltanto che non mi aspettavo visite”

“Ma fammi entrare e offrimi qualcosa!” affermò lui.

Naoki lo fece entrare di malavoglia, evitando di incrociare il mio sguardo.

“Vuoi qualcosa da mangiare o qualcosa da bere?”

“Offrimi una birra!” affermò lui.

Naoki aprì il frigorifero, prese una lattina e la lanciò nella sua direzione, Iketsu la prese prontamente spostando il suo sguardo verso Naoki che richiudeva il frigorifero.

“Tu non bevi?” le chiese Iketsu sorpreso.

“No, vorrei smettere” le rispose.

“Come tu? La mia celebre compagna di bevute, smette di bere!” affermò sbigottito.

“Si, esagero spesso con l' alcool perciò...”

“Si, infatti non a caso ti avevo nominato spugna, bè fai bene...”

Iketsu mi guardava incuriosito e mi chiese di sedermi vicino a lui, Naoki gli volse delle occhiatacce.

Mi sedetti di fronte a lui, Iketsu sembrava volesse dirmi qualcosa, ma la presenza di Naoki sembrava glie lo impedisse.

“Ma Iketsu che sei venuto a fare?” chiese lei.

“Sono venuto a vedere come stava la mia cara amica Naoki” affermò offeso, dato che lei vedeva in lui sempre secondi fini.

“Naoki facciamo una partitina a poker ti va?” propose lui.

“La nostra ultima partita risale a quando ho compiuto 18 anni” affermò sorridendo.

“Si, quindi mi voglio rifare!”

“Dimentichi che non sono brava a poker” affermò lei scocciata.

“Ed è questo il bello, che ti batto sempre senza sforzo mentre con gli altri mi scervello troppo per batterli”

Naoki prese le carte poggiate su un mobiletto della cucina.

Iketsu si rivolse a me “ E tu non giochi?”

Non rifiutai l' invito, dopotutto ero sempre stato bravo a poker e in tutti quegli altri giochi di carte, ma ero molto più bravo nello Shogi (scacchi giapponesi)perché era un gioco più di logica.

Mi osservarono stupiti, li avevo battuti senza troppi problemi, Iketsu cominciò a battere le mani “Wow mi hai battuto con una certa facilità. sei proprio bravo!” anche Naoki sembrò essere parecchio stupita dalle mie risorse nascoste, ma non volle perdersi in complimenti.

“Me la cavo meglio con gli scacchi giapponesi.” affermai.

“Bene, Naoki piglia lo shogi”

Naoki prese il gioco da tavola, Iketsu mi lanciò uno sguardo di sfida, avrebbe tanto voluto riuscire a battermi, ma era tutto inutile, gli scacchi giapponesi erano la mia specialità e dopo una partita durata all' incirca un'ora giungemmo alla parità, avremo potuto fare l' aise ( la patta d'accordo), ma nessuno dei due voleva farlo,.

Io ero certo di poterlo battere, non perché fossi sicuro di me stesso e delle mie grandi capacità, ma ero convinto delle sue indiscusse incapacità, faceva delle mosse piuttosto azzardate, mentre con il poker mi aveva davvero dato filo da torcere.

Naoki ci osservava commentando le mosse dell' uno e dell'altro, ma anche lei sembrava capirne ben poco di shogi, sul più bello io riuscì a fregarlo facendo scacco matto.

“Ma come cazzo fai?” chiese Iketsu stupefatto, sembrava scervellarsi molto, sul modo in cui fossi riuscito a batterlo.

“E' tutta questione di logica, è come la matematica...”

“ Tu sei un fanatico della matematica?”chiese Iketsu incuriosito.

“No, ma me la sono sempre cavata con i numeri...”

“Io con i numeri non sono mai andata d'accordo...ho dovuto prendere lezioni private ma non ci ho capito niente lo stesso” affermò Naoki rivolgendosi più a Iketsu che a me.

“La nostra Naoki non è mai stata una grande cervellona!” affermò Iketsu beffardamente.

“Si , e te con la matematica come te la cavavi?” chiese Naoki stuzzicandolo.

“Non me la cavavo egregiamente, ma si me la cavavo..”

Naoki e Iketsu si lanciavano delle occhiate furtive, come al solito non compresi quel loro linguaggio.

“Naoki mi presti Imou per un po'?” chiese lui, come se chiedesse in prestito un oggetto della casa.

“Che devi farci?”rispose lei, come se fossi davvero una sua proprietà.

“Niente, solo discorsi da uomini...”

“Non voglio essere tenuta fuori dai vostri discorsi da uomini!” affermò infastidita.

“Avanti, Naoki voglio soltanto portarlo a donne...non sarai mica gelosa?”

“Figuriamoci” affermò scettica.

“Allora me lo presti?”

“Portalo dove ti pare!” affermò lei con tono strafottente.

Seguii Iketsu perplesso e con scarso entusiasmo, non avevo alcuna voglia di andare a donne, ma nonostante tutto non mi rifiutai di seguirlo.

Iketsu mi condusse in un locale, incominciò a tracannare del sakè e poi disse ridendo “ Bene adesso siamo soli!”

“Senti io...” affermai pensandoci su, non volevo andare a letto con altre donne.

“Non ho alcuna intenzione di andare a donne” dissi completando la frase.

Lui scosse la testa dicendo “Non avevo alcuna intenzione di farlo, era soltanto un pretesto per rimanere da solo con te”

“E perché?”

“Per chiederti cos'erano quelle facce scure...cos'è successo?”

“Niente” affermai, non volevo parlare del rifiuto subito.

“Ho il diritto di saperlo, sono un amico di Naoki e mi preoccupo per lei perciò...”

“Nulla di grave, è soltanto che lei...”

“Non corrisponde i tuoi sentimenti?” mi chiese interrompendomi.

“E' così evidente?”

“No, io direi il contrario, vedi se c'è una cosa che Naoki non ammetterà mai è quella di essere innamorata di un uomo...lei si ostina a voler seguire ciecamente la ragione, un sentimento come l' amore da lei è ritenuto parecchio dannoso”

“Quindi tu pensi che io sia corrisposto?” chiesi cercando conferma.

“Si, ma devi essere paziente con lei, non ha avuto una vita facile, cerca di capirla per anni ha vissuto reprimendo ogni suo sentimento, ostinandosi a non innamorarsi mai e poi arrivi tu...e hai la pretesa di smontare la barriera difensiva che ha creato”

“Capisco, perfettamente cosa intendi, ma lei vuole tagliare i ponti con me riportandomi a casa mia”

“Non lo farà mai, credimi la conosco piuttosto bene...non riuscirà mai a privarsi di qualcosa che le piace, da questo punto di vista è come una bambina viziata”

Guardai Iketsu pensieroso, prima non lo sopportavo, pensavo che tra lui e Naoki ci fosse qualcosa,inoltre si era preso gioco di me definendomi uno sfigato, ma pensandoci non mi era antipatico, era un tipo molto alla mano e sembrava tenerci sul serio a Naoki.

Il telefonino di Iketsu incominciò a squillare ininterrottamente, lui rispose svogliatamente , sembrava una chiamata di lavoro, il suo tono era piuttosto scocciato “Va bene ho capito, arrivo subito...” affermò per terminare la chiamata.

“Ti riporto a casa” disse facendomi un mezzo sorriso.

Ritornammo a casa, Naoki ci aprì la porta stava guardando la tv in cucina.

“Avete fatto così presto?” chiese sospettosa.

“Le donne di questi tempi sono molto sbrigative” affermò lui ridendo.

“Ah, capisco” affermò con distaccato interesse.

Iketsu disse di dover sbrigare delle faccende importanti e che per tale ragione dovesse andare. Naoki lo fermò dicendo “Devo chiederti una cosa”.

“Dimmi pure “

“Mi serve una telecamera, anzi meglio due, non me le potresti procurare?”

“Vedrò di procurartele, ma non nutrire grandi aspettative...”

Dopo aver salutato Iketsu, Naoki si voltò verso di me, aveva un espressione indefinibile, avrei tanto voluto sapere cosa le passasse per la testa.

“Ah, sicuramente non mi procurerà quelle telecamere” esclamò ad alta voce.

“A che ti servono le telecamere?”

“Hai detto Hitsubashi di essere un regista fallito che vuole girare un film porno perciò...”

“Ma a che ci servono le telecamere?”

“Per incastrare Miamoto Osae”

“Ma in che modo?” le chiesi allarmato.

Non sapevo perché ma avevo uno strano presentimento, i piani di Naoki suscitavano in me una certa preoccupazione, così chiesi spiegazioni, ma lei scrollò le spalle, non voleva affatto darmi dei chiarimenti.

Dopo un po' mi trascinò fuori di casa, non avevo idea di dove volesse andare e forse neppure mi interessava, stavo ancora pensando al rifiuto subito.

Quel silenzio mi metteva agitazione, perché Naoki non diceva niente?

Avrei tanto voluto che dicesse qualcosa o che mi rivolgesse quel suo solito sorriso, ma non voleva affatto parlarmi.

Cercai di spezzare quel fastidioso silenzio parlando del tempo, sembrava essere una bella giornata, ma Naoki continuò ad ignorarmi, evitava persino di incrociare il mio sguardo.

Pensai che magari fosse arrabbiata perché subito dopo averle confessato i miei sentimenti,mi ero lasciato trascinare da Iketsu per andare a donnacce, ma no non poteva essere, Naoki non era quel tipo di donna, non sarebbe mai stata gelosa di me e poi se non avesse voluto, non mi avrebbe mai lasciato andare.

Ci pensai su, Naoki anche se fosse stata gelosa, non avrebbe potuto ammetterlo, perché ammettere la propria gelosia, era come ammettere che provasse qualcosa.

Eravamo giunti a Shibuya, ormai sembrava la sua metà preferita, diedi uno sguardo alla statua di Hachiko, come lui era in attesa del padrone rimanendogli sempre e comunque fedele, anch'io avrei dovuto aspettare Naoki, ma la mia era un attesa ben diversa.

Aspettavo il prevaricare del sentimento sulla ragione, alla quale Naoki preferiva dare ascolto più di ogni altra cosa.

Tanti uomini nel passato furono colti dal dubbio, perché non sapevano se abbandonarsi al sentimento oppure seguire sempre e comunque la ragione.

Alcuni ritenevano che la ragione era la sola via della felicità, mentre altri pensavano che lo fosse il sentimento, ma vi fu chi si oppose, credendo che dovessero persistere tutte e due con equilibrio.

Ma spesso l' uomo non sa quando è il momento opportuno di seguire l' uno o l' altro,per tale ragione l' uomo non raggiunge pienamente la felicità, perché non è in grado di dosare bene queste due varianti.

Pensandoci mi chiesi se io stesso riuscissi a dosarle, naturalmente no, non ci riuscivo, ma riflettei ancora su quel punto.

In quel momento cosa stavo facendo?

Stavo seguendo ciecamente il sentimento, riconobbi il mio errore, ma senza pentimento, perché gli uomini sono fatti così da sempre, amano commettere gli stessi errori, nonostante siano già a conoscenza, delle conseguenze che ne deriveranno, tramite la testimonianza di altri uomini che hanno commesso il loro stesso sbaglio,però loro vogliono sentire quei danni sulla loro stessa pelle, altrimenti non capiscono davvero quanto qualcosa sia sbagliato.

Ma ci riflettei ancora con calma, chi poteva dire che in quel momento io stessi sbagliando, che avrei dovuto ragionarci sopra e dirmi “Imou questa donna è un' assassina e non è degna del tuo amore”chi poteva dirlo con assoluta certezza? Nessuno poteva farlo, anzi si qualcuno poteva e quel qualcuno ero io, mi diedi dello stupido nutrendo ancora dubbi in merito.

Ripensai alla lettera di Saichi “falle abbandonare la vita che ha scelto di seguire”certamente Naoki era diventata quel che era, perché nessun uomo l' aveva mai amata a parte Saichi e perché ogni persona a cui avesse voluto bene fosse morta causandogli un profondo dolore, in particolare suo padre era stato colui che le aveva lasciato una ferita più lancinante delle altre.

Quindi era piuttosto ragionevole per lei, seguire una vita di morte e di vendette dove non vi fosse spazio per l' amore perché esso aveva lasciato delle ferite troppo grandi, da imporsi di non provare un sentimento come quello per nessun uomo.

Quindi Naoki era come quegli uomini del passato, come quelli ostinati a seguire la via della ragione, ma il punto è che l' intelletto può anche coglierci in fallo, ma questo naturalmente anche il sentimento.

Seguivo Naoki pensando queste cose, “chissà dove stavamo andando?” Pensai.

Dopo un po' trovai la risposta a questo mio quesito, mi stava portando in un negozio di roba tecnologica.

Dato che il Giappone, è il paese della tecnologia, nei negozi c'era di tutto e di più, strumentalizzazioni e macchinari di ogni genere, “certo che se ne inventano di tutti i colori!” pensai osservando un' aspirapolvere telecomandata.

Non avrei mai potuto comprare un aspirapolvere telecomandata, come si poteva fare una cosa del genere? Era un vero affronto a noi malati dell' ordine, che ci rilassiamo sistemando la nostra casa , lessi quello che c'era scritto nella confezione “Vi farà sprecare meno energie” ma io volevo sprecare energie quando passavo l' aspirapolvere e pulivo, perché la domenica era noiosa e l' unica cosa che mi potesse rilassare era pulire casa.

Mi faceva sentire appagato perché dopo una dura fatica casa mia splendeva e c'era quel rigoroso ordine che tanto amavo, così passava la mia giornata libera di lavoro, che rimaneva comunque insignificante, mentre adesso ogni giorno sembrava acquistare la sua importanza.

Poi osservai con quale interesse Naoki osservava quell' aspirapolvere, allora capì a chi potesse servire, sicuramente per una come lei andava più che bene: una donna che non ha alcuna intenzione di pulire casa propria e che non si rilassa affatto a fare questo genere di cose.

Dopo un po' il suo interesse si soffermò in altri scaffali del negozio dove vi erano delle telecamere, Naoki le guardava come oggetti sconosciuti che non avesse mai visto prima d'ora.

Leggeva il foglietto nel quale c'era tutta la descrizione di ciascuna telecamera, ma sembrava non capirci molto di telecamere, sembrò voler optare per le più economiche, ma poi si decise a chiedere aiuto ad un commesso.

Lui si dimostrò piuttosto cordiale e incominciò a spiegare le varie opzioni di ogni telecamera, cercando di parlare un giapponese comprensibile per Naoki, perché per lei la tecnologia era tabù.

“Signorina ma mi dica a che le serve ed io le consiglierò la più consona a quel che deve riprendere”

“Ecco vede io e il mio ragazzo dobbiamo fare un film porno”

L' uomo corrucciò la fronte e guardò Naoki malamente, poi il suo sguardo si rivolse verso di me con una certa severità.

Io ero piuttosto a disagio e cercai di far capire all'uomo che non era proprio così, che Naoki si era spiegata male, ma lui non sembrava essere un tipo comprensivo, e sopratutto per nulla aperto a quel genere di perversioni.

“Farete meglio a cambiare negozio!” disse senza volermi neppure ascoltare.

“Se lei non scopa con sua moglie da molto tempo non è colpa nostra!” gli rispose lei con impertinenza.

“Come scusi... che ha detto?” chiese l'uomo furibondo.

“Ha sentito perfettamente!”

“Uscite immediatamente dal mio negozio!” affermò rosso dalla rabbia.

“Voglio soltanto comprare delle telecamere!” insistette lei.

“Naoki ecco... adesso è meglio che c'è ne andiamo!” le suggerii, ma lei come al solito era piuttosto testarda e così alla fine il commesso chiamò la sicurezza per cacciarci via dal negozio.

Due esseri corpulenti,persino più grossi di Iketsu ci sollevarono letteralmente da terra per sbatterci fuori dall' uscita, Naoki faceva la voce grossa persino con quei due,ma non ottenne l' effetto sperato dato che al confronto sembrava. una bambina

Naoki si lamentò con l'uomo che la teneva “Mettimi subito giù!”, l'uomo la buttò per terra senza farselo ripetere due volte, anche quello che reggeva me come se fossi un salame, mollò la presa lasciandomi cadere violentemente per terra.

Naoki si rialzò da terra nello stesso momento in cui mi rialzai io, le chiesi se stesse bene e se si fosse fatta male, lei mi rispose che stava perfettamente bene, ma che fosse semplicemente arrabbiata con quell' idiota di commesso.

“Ma a te sembrano cose da dire!” la canzonai.

“E' stato lui a chiedermi a cosa mi servisse!”si difese.

“Si, ma non sempre bisogna dire tutta la verità...che poi non è neppure la verità, visto che... non dobbiamo fare noi due quel genere di film”

“Ah, ma se lo vuoi fare basta dirlo!”affermò burlandosi di me.

“Ma che dici, santo cielo!” affermai imbarazzatissimo.

Mi accorsi soltanto dopo, che aveva ripreso a palarmi normalmente, dimenticandosi di quanto fosse accaduto quella mattina.

“Dai scommetto che ti piacerebbe!” continuò lei per mettermi in imbarazzo.

“Non è affatto vero!” affermai rosso di vergogna.

Dopo un po', andammo al lavoro, sembrava un giorno di lavoro come tutti gli altri, ma dovetti subito ricredermi, davanti al bar trovammo appesi una serie di fogli di giornale:

“Kiba Kiyoshi, famoso compositore e direttore d'orchestra viene ucciso dalla figlia” c'era anche una foto di Naoki sul giornale.

Naoki rimase immobile davanti l' entrata ad osservare tutti quei fogli appesi, poi entrò dentro il locale come se fosse impazzita, la seguì preoccupato.

Nel locale quel giorno non c'era il proprietario,questo spiegava molte cose, perchè se il proprietario fosse stato presente, non si sarebbero mai azzardate a fare una cosa tanto meschina, per paura di perdere il lavoro.

“Chi è stato?” urlò furibonda osservando Johan e le altre ragazze del personale.

“Stanno per arrivare i clienti” affermò Makuto Azume, una cameriera che aveva detto di aver visto la faccia di Naoki sul giornale e che aveva informato le altre, sconcertata della sua assunzione nel locale.

Ero sicuro che fosse stata lei, ne ero più che certo e anche Naoki era della mia stessa opinione, le andò vicino gridandole contro “Sei stata tu non è vero?”

“Ti conviene andare a togliere quei fogli in gran fretta, se non vuoi che tutti i clienti siano al corrente del tuo piccolo segreto!” affermò divertita.

Naoki non sembrò volergliela dare vinta e disse “Che lo sappiano tutti non mi importa...ma anche se tu non hai mai ucciso nessuno, non credere di essere una brava persona!”

“Sentirsi dire una cosa del genere da una come te...risulta essere un vero complimento!”

Naoki si avvicinò a lei furiosa, sembrava volerle alzare le mani, io la tenni ferma, per evitare che la picchiasse.

“Vuoi uccidere anche me?” chiese acidamente.

“Adesso basta stai zitta , credo che tu abbia già fatto abbastanza” dissi accanendomi contro di lei, mentre tenevo ancora ferma Naoki stringendola da dietro.

Naoki si calmò, così la lasciai libera mentre tutto il personale, era rimasto esterrefatto da quel che era successo.

Ma ciò che mi faceva più rabbia è che tutti reputassero male Naoki, ma riguardo Makuto nessuno parlava del suo pessimo comportamento.

Prima che arrivavano i clienti, decisi di togliere tutti quei fogli di giornale appesi all' entrata, ma Naoki mi fermò dicendo “Lascia perdere non mi importa!”

“Ne sei sicura?” le chiesi costernato.

“Si, lascia tutto per com'è!” affermò facendo un sorriso forzato.

Arrivarono i clienti, a nessuno di loro sfuggì quell' articolo di giornale attaccato all' entrata, guardarono pure la foto della ragazza.

Quando entrarono nel locale e si fecero servire, tutti ricollegarono il viso ritratto in quella foto con quello di Naoki e incominciarono tutti a diventare impertinenti e cattivi nei suoi confronti.

Io osservavo Naoki ammirando il suo coraggio e quanta forza d' animo avesse, perché fece finta di niente, non voleva dare soddisfazione a Makuto.

Continuava il suo lavoro, mantenendo la calma, rimanendo indifferente alle domande impertinenti e al cattivo comportamento dei clienti, alcuni preferirono andarsene anzi che farsi servire da un'assassina.

Naoki dopo un po' si rintanò in cucina, mentre Makuto era bella indaffarata a servire i clienti, io la seguì.

Era di spalle, non riuscivo a vederla bene, "cosa faceva lì in un angolo ben nascosta dal personale?" mi chiesi.Forse stava ingurgitando qualche torta o stava tracannando del sakè pensai, ma quando la raggiunsi mi resi conto che stava piangendo di nascosto.

“Stai piangendo?” le domandai preoccupato e pronto a consolarla.

Naoki asciugò le lacrime prima di voltarsi e in un singhiozzo strozzato disse“No, mi è soltanto... entrata una cosa negli occhi”

Mi avvicinai per abbracciarla, ma lei mi respinse dicendo “Non ti preoccupare, va davvero tutto bene... non mi importa niente di quello che gli altri pensano” ma le lacrime scesero di nuovo dal suo viso, senza che riuscisse a fermarle.

Osservai il suo viso ormai pieno di lacrime, aveva cercato di trattenerle, ma non ci era riuscita, per quanto cercasse di farsi forza, stava soffrendo, ma ero sicuro che non era per Makuto che stese piangendo, ma che piangesse per le cose passate,Makuto era soltanto un'altra cosa sgradevole che si aggiungeva alle altre.

Mi riavvicinai a lei, questa volta non mi respinse, ma rimase immobile con i suoi occhi pieni di lacrime che mi guardavano speranzosi, come se io fossi il loro solo e unico conforto.

Chinai la testa, incominciando a baciare le sue guance umide di pianto, sentivo il contatto delle mie labbra con il suo viso umido e caldo, era una piacevole sensazione, speravo lo fosse anche per lei e che servisse a calmarla almeno un po'.

Smise di singhiozzare, sembrò calmarsi così smisi di baciarla, ma lei nel momento in cui mi fermai, mi strinse forte per il colletto della camicia, invitandomi a chinare la testa e a riprendere quel che stessi facendo.

Le rivolsi il mio classico sorriso da ebete, lei ricambiò con il suo sorriso da ragazzina che amavo tanto, così ricominciai a baciarle le guance.

Le sue labbra tremanti non facevano altro che supplicarmi di baciarla, ma divertito ripensai al nostro primo bacio. Quella volta aveva detto “Baci veramente da schifo!”così volli essere un po' cattivo.

Lasciai che le sue labbra desiderose continuassero a cercare le mie per un bel po' di tempo, non appena le sue si avvicinavano per rubarmi un bacio, le mie si allontanavamo.

Naoki avvicinò ancora di più le labbra, io in tutta risposta sollevai la testa per impedirle di raggiungere le mie.

Così si mise in punta di piedi, ma fu tutto inutile, era troppo bassa, allora mi strinse di nuovo forte, per il colletto.

Aveva ragione Iketsu era una bambina viziata,riusciva a prendersi quello che voleva ricorrendo anche alla forza, pensai chinando la testa per evitare lo strangolamento.

Sentivo le sue labbra premere contro le mie con un fervore mai percepito prima, l' avevo fatta impazzire per bene pensai soddisfatto.

Poi tentò di insinuare la sua lingua dentro la mia bocca, questa volta non feci tanto il difficile, socchiusi le labbra, lasciando entrare la sua calda lingua, che accarezzava la mia con accesso ardore.

Quel bacio mi tolse il fiato, tanto da volermi spingere un po' più in là, allora aveva ragione Naoki: “Gli uomini pensano solo ad una cosa!”, così cercai di contenermi, dopotutto eravamo nella cucina del locale, anche se in un angolo appartato.

Qualcuno tossì forte per interromperci, era Johan piuttosto in soggezione:

“Non era mia intenzione interrompervi, però... ci sono molti clienti... che aspettano le loro ordinazioni!”

Mi staccai velocemente dalle labbra di Naoki, ero imbarazzatissimo, mentre lei con disinvoltura si dirigeva fuori dalla cucina, per andare a servire i clienti che la trattavano peggio di prima, ma la guardai meglio, questa volta non gli importava davvero della loro opinione.

Sorrisi osservandola, non era più la ragazza nascosta in cucina che piangeva , adesso era una Naoki tenace e determinata, dura come una pietra che non può essere scalfita.

Mi chiedevo se non fosse anche un po' merito mio, ma mi diedi mentalmente dello sciocco, volevo prendermi meriti non miei, ma dovuti alla sua grande forza d'animo.

Makuto parlava alle sue spalle, alzando la voce per farsi sentire da quest'ultima, ma Naoki si comportava come se davvero non esistesse, mentre lei parecchio infastidita dal suo comportamento, continuava a farle dispetti, senza ottenere il risultato sperato.

Mi chiedevo se primo o poi, non si fosse stancata a farle i dispetti, ma Makuto sembrava davvero non volersi rassegnare. Era una di quelle che non trovava di meglio da fare che far del male agli altri, senza una vera ragione. L' assassinio del padre di Naoki, sembrava soltanto un suo diabolico pretesto per far passare il tempo.

Oltre ai molestatori, anche persone come quelle sarebbero state da uccidere pensai, ma non si possono uccidere tutti quelli che ci fanno del male, anzi in teoria non si dovrebbe uccidere, ma alle volte la polizia non fa bene il suo lavoro,si può uccidere per questa ragione, è davvero giusto farlo?

Continuavo a chiedermi se il modo di fare di Naoki fosse giusto o sbagliato, ma ricordando la gente che aveva ucciso, non riuscì più a provare tanto dispiacere per loro, erano molestatori e assassini della peggior specie, che facevano del male a gente innocente per soldi o senza una vera e propria ragione.

Quel giorno staccammo presto dal lavoro. Io e Naoki stavamo tornando a casa quando il suo telefonino prese a squillare.Naoki rispose, sembrava non avere la più pallida idea di chi fosse, ma aveva tutta l' aria di essere un nuovo incarico.

“Chi era?” le chiesi.

“Una donna mi ha affidato un lavoro, ma diverso dai soliti”

“In che senso?”

“Non devo uccidere nessuno”

“E come mai?”

“E' una questione di furti, in pratica lei lavora per una rivista di moda... e un'altra che lavora nel suo stesso posto di lavoro le ha rubato le idee passandole per sue, quindi adesso lei vuole che io rubi le sue idee”

“Quindi non accetti soltanto omicidi?”

“No, accetto ogni tipo di vendetta che mi commissionano,però deve equivalare al male che l' altra persona ha fatto”

“Che intendi?”

“Per esempio se una persona mi chiede di uccidere un uomo perché gli ha ucciso il gatto non posso assolutamente farlo. Ma potrei in quel caso uccidere il suo di gatto se ce l'ha, anche se poveretto il gatto che colpa ne ha, se il suo padrone ha ucciso il gatto di quel tizio...Menomale che un incarico simile non me l' abbiano mai affidato, mi metterebbe davvero in difficoltà...uccidere un innocente gatto”

“Comunque non credo che una situazione come questa sia possibile, perché se uno ha un gatto significa che li ama, quindi non avrebbe ragione di uccidere il gatto di un altro”

“Ottima osservazione” affermò compiaciuta.

Arrivati a casa, ci stiracchiammo sul letto per un po', aspettando l'ora in cui avevo l' appuntamento con Hitsubashi al locale “La luna piena”.

Mi chiedevo se Naoki corrispondesse davvero i miei sentimenti come aveva detto Iketsu, mi aveva dato un bacio così travolgente da togliermi il fiato, doveva pur significare qualcosa.

Giunta l' ora dell' incontro con Hitsubashi, uscimmo di casa, come la volta scorsa facevamo finta di non conoscerci, io al bancone con Hitsubashi facendo lo spavaldo e fingendomi un duro che non ero, mentre Naoki sedeva al tavolo un po' più distante, per non dare troppo nell' occhio.

“Vedi, Banjo...conosco una persona che è interessata al tuo mestiere però....questa persona potrebbe perdere la faccia se si scoprisse in giro, quindi ci tengo al tuo silenzio, ma credo di potermi fidare di te”

“Ma certamente” affermai rassicurante, non mi era difficile esserlo.

“Bene, meglio così perché nel caso in cui mancassi di fiducia e si sapesse la cosa in giro, ti ucciderei...” mi disse all' orecchio in tono spregevole.

Mi giunse un puzzo di alcool e di fumo alle narici, non appena la sua bocca si accostò al mio orecchio, ma oltre a quei maleodoranti odori, si aggiungeva un tanfo, che non avevo mai sentito a nessun uomo prima d'ora.

Avevo paura ,tanto per cambiare, ma questa volta poteva dirsi un timore giustificato, dato che le intenzioni di Naoki erano quelle di incastrare Miamoto Osae, quindi non ero stato affatto di parola con Hitsubashi, se ci avesse scoperto ci avrebbe fatto fuori!.

Concluso quell' incontro, mi sentii più sollevato, anche se la situazione era sempre piuttosto allarmante anche perché Naoki non voleva proprio dirmi come avesse intenzione di incastrare Miamoto Osae e questo mi impensieriva più di ogni cosa.

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Capitolo 22
*** 22 capitolo-24 marzo 2009 ***


Perdonate questo capitolo “auto conclusivo”non molto utile ai fini della storia, ma devo aver subito troppo l' influenza di “Gintama”, comunque il prossimo sarà più serio e riguarderà quel piano per incastrare Miamoto Osae, quando meno ve l' aspettate tornerà serio, molto più di quanto crediate...forse anche troppo! Per adesso ridetevela...perchè il prossimo non penso sarà tanto divertente,ma molto drammatico!

24 marzo 2009

La vita è tutta una gran bella commedia o forse no?

In quale modo un' assassina può incastrare un futuro primo ministro? Futuro primo ministro, perché ormai era scontata la sua vittoria alle elezioni, tutti lo stimavano e lo acclamavano e Naoki bolliva dalla rabbia davanti al televisore, accorgendosi che la gente si lasciava abbindolare da quell'uomo.

“Sono tutti così idioti, non ci posso credere, si stanno tutti facendo prendere per il culo da quello lì” disse lanciando una lattina di coca cola contro il televisore.

“Naoki qual'è il tuo piano?” le chiesi ancora preoccupato.

“Lo capirai presto, non mi va di parlartene...devi fare solo quello che ti dico”

“No, non posso se prima non mi dici cosa hai in mente” affermai agitato.

“Tranquillo la tua vita non è in pericolo, se tu eseguirai alla perfezione quello che ti dico” disse seria in viso.

“Che significa?” domandai allarmato.

Naimi comparve nella stanza, lamentandosi perché in frigo non c'era nulla di buono da mangiare, così Naoki le diede i soldi per fare la spesa, ma Naimi continuò a lagnarsi “Ma perché dovrei andarci io? E poi da sola non è giusto!”

Così Naoki spostò lo sguardo su di me, io feci il vago sapevo già quali erano le sue intenzioni, poi le espose chiaramente:“accompagnala tu”.

Io risposi seccamente con un va bene, non che mi dispiacesse accompagnare una bella ragazza a fare la spesa, ma sapevo bene che Naimi utilizzava ogni pretesto per avventarsi a me come una sanguisuga.

Scesi da casa, ci recammo nel supermercato più vicino della zona, Naimi si lamentò per una seconda volta “Se soltanto Naoki avesse una cucina, potrei cucinarti tante cose buone!” Pensai anch'io una cosa del genere, anch'io avrei potuto cucinare un sacco di prelibatezze, ma purtroppo Naoki non aveva una cucina e di certo non avrebbe potuto permettersela , aveva un debito, non poteva effettuare spese inutili, così ripensai a quel violino, quella si che era stata una spesa inutile.

Era stata molto carina, ma alla fine aveva ragione mio padre pensai demoralizzato, non ero fatto per i strumenti musicali, non era nel mio dna, avevo a malapena imparato a suonare qualche nota.

Naimi prese il carrello e cominciò a chiedere dei miei pareri su quel che prendeva, ma a me importava poco di quel che mangiavamo, per ora la mia testa era altrove.

Stavo cercando di capire quale fosse il piano di Naoki e per quanto mi sforzassi, non riuscivo davvero a capire cosa avesse in mente, però ripensai ad una cosa, perché non voleva che Hitsubashi sapesse che io e lei ci conoscevamo?Perché ogni volta dovevamo fingere di non conoscerci?

Ero molto in pensiero, ma non per la mia incolumità, ma per la sua, dato che lei non se ne curava affatto, poteva esserci a rischio la sua vita e forse per questo voleva tenermi all' oscuro del suo piano.

Naimi aveva fatto una spesa piuttosto abbondante, pensai dovesse essere piuttosto affamata per aver riempito così tanto il carrello.

Usciti dal supermercato avevamo quattro sacchetti da portare, Naimi stava prendendo i più pesanti, la fermai dicendo che quelli li avrei portati io, lasciando a lei quelli più leggeri, Naimi mi ringraziò sorridendo della mia cortesia, ma erano gentilezze che avrei rivolto a chiunque. Dopotutto nel mio condominio, avevo la fama del ragazzo che aiutava le vecchie raggrinzite a portare la spesa fino a casa, chissà come facevano adesso, mi dispiacei per loro, erano sempre così grate del mio aiuto.

Tornati a casa, mi recai nella mia stanza, ma Naoki non era più lì.

Così andai a cercarla, era nella sua stanza, aveva tirato fuori da uno scatolone un

giradischi e un disco in vinile.

“Che cosa vuoi?” chiese freddamente.

“Che stai facendo?”

“Non ti riguarda” affermò scocciata.

Naoki cercò di mettere in funzione il giradischi, ma non sembrava riuscirci e cominciò a sbattere il giradischi contro il muro, aveva dei modi davvero bizzarri per far funzionare le cose, il suo metodo come pensavo non si rivelò efficace, stava ricominciando a sbatterlo ma la fermai dicendole che così non lo avrebbe aggiustato affatto, ma che lo avrebbe rotto.

Naoki mi guardò dicendo “ Ma certo, tu te ne intendi di questi stupidi macchinari, pensaci tu!”

Ci misi mano, non c'era nulla di rotto, infilai il disco in vinile pigiando un pulsante, il disco incominciò a girare normalmente così il suono di violini e di pianoforti si sparse nella stanza.

“Io è da mezzora che ci provo, ma niente!” affermò mordendosi un labbro.

“Ma lo avevi infilato il disco?”le chiesi.

“Non sono stupida certo che lo avevo infilato!”

“ Allora perché non era dentro il giradischi...”

“Ah, e va bene... non lo avevo infilato!”ammise con svogliatezza.

“Quindi anche Naoki è sbadata” affermai gongolante.

“Voglio sentire il brano, quindi stai zitto!” affermò scocciata non volendo darmi soddisfazione.

Osservai la custodia del disco poggiata sul tavolo, per vedere di cosa si trattava, era un disco in vinile di suo padre, aveva composto lui quei brani.

Stavamo ascoltando la prima traccia “Naoko”rilessi quel nome, dunque quel brano l' aveva dedicato a lei, prima di bere e di perdere sua moglie.

Naoki si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi rilassata dalla melodia, io rimasi fermo ad osservarla ascoltando quel brano che prima era lento, poi improvvisamente diventava frenetico e vivace, poi si concludeva tornando al ritmo iniziale calmo e dolce.

Una lacrima le rigò il viso, si asciugò velocemente l' occhio, chiedendomi di spegnere il giradischi, lo feci in gran fretta, non volevo che piangesse.

Così si alzò dal letto accedendo lo stereo, questa volta mise una canzone metal dove il cantante sembrava urlare, più che cantare, mi tappai le orecchie per non sentire quel fracasso, Naoki accortasi del mio gesto abbassò il volume, sembrava tornata al suo solito umore.

“Vuoi qualcosa?” chiese freddamente.

Il suo era un modo carino per cacciarmi dalla sua stanza, ma finsi di non capire non volevo andarmene, mi piaceva stare lì, nonostante fosse poco comunicativa.

Mi bastava semplicemente rimanere lì fermo ad osservarla, mentre scuoteva la sua testolina seguendo il ritmo incalzante della musica.

Naoki non fece ulteriori obbiezioni, ma mi propose di sedermi e di non rimanere in piedi come uno stoccafisso.

Mi fece spazio nel letto, così mi sedetti accanto a lei, Naoki tornò a seguire il ritmo della musica senza darmi importanza.

“Naoki non vuoi proprio dirmi cosa hai in mente riguardo Miamoto Osae?”

Lei assunse un 'aria seccata domandando“Perchè ti dai tanta pena per quell'uomo?”

“E' che mi sembra molto pericolosa tutta questa storia”

“Sei il solito fifone ti ho già detto che non hai nulla da temere. Ti ho dato la mia parola, non metterò a rischio la tua vita...”

“Si, ma la tua?”

Naoki fece spallucce dicendo “Non deve rientrare tra le tue preoccupazioni”

“C'è di mezzo la tua incolumità?”le domandai in apprensione.

Naoki non volle rispondermi, aveva un espressione vaga, allora capì che era proprio come pensavo.

“Mi dispiace non credo di poterti aiutare!” affermai con fermezza.

“Intendi mancare alla nostra promessa?”

“No, però...”

“Vado farmi una doccia” disse tagliando corto.

“Aspetta!”

“Vuoi forse tenermi compagnia?” chiese in tono provocante.

“No, ma che dici!” risposi arrossendo.

Naoki uscì dalla stanza, lasciandomi solo con i miei pensieri.

Non voleva che mi preoccupassi per lei, ma non potevo farne a meno, Hitsubashi era stato piuttosto chiaro, avrebbe ucciso chiunque avesse tentato di incastrare Miamoto Osae.

Naoki dopo un po' fu di ritorno con indosso solo il suo accappatoio, mi scusai pronto ad uscire, Naoki mi guardò stranita come se fossi davvero un tipo strambo.

“Mi hai già visto nuda, piantala” affermò togliendosi l' accappatoio.

“Ma non indossi proprio niente” affermai imbarazzatissimo.

“Sai com'è sono appena uscita dalla doccia!”disse spigliata.

Scappai via dalla stanza, ero troppo imbarazzato nonostante non fosse la prima volta che la vedessi nuda, udì le risa di Naoki fuori dalla porta, ero sicura che l' avesse fatto apposta, si divertiva a mettermi a disagio, almeno la facevo ridere pensai come consolazione.

Dopo un po' bussò il campanello, Naoki uscì dalla stanza sembrava essersi vestita in gran fretta per andare ad aprire, la seguì come al solito.

Era una cliente di Naoki, la osservai bene, era una ragazza comune, di una bellezza per nulla appariscente.

Naoki come al solito, con le clienti si perdeva sempre in svariate cortesie, le fece il caffè e prese un pacco di biscotti.

La ragazza rifiutò molto gentilmente, Naoki le disse di non fare complimenti, ma la ragazza continuò a rifiutare, alla fine si mise a mangiare lei stessa i biscotti.

“Buoni questi biscotti che ha comprato Naimi” disse parlando con la bocca piena.

La cliente la guardava stralunata, sembrava stesse trattenendo una risata, mentre io la osservavo chiedendomi se davvero conoscesse le buone maniere.

“Quindi devo rubare le idee di questa sua collega, ma sa come si chiama e dove abita?”disse continuando a ruminare.

La ragazza rispose alle domande di Naoki, si era ben informata su colei che aveva usato le sue idee, facendole proprie, per ottenere la promozione che in realtà spettava a lei.

“Bene me ne occuperò oggi, ma se le ha rubato le idee significa che lei non deve averne di interessanti”

“No, in realtà ha sempre creato degli articoli di moda così interessanti.

Non capisco davvero perché abbia rubato la mia sola idea buona. Non ho mai fatto dei buoni articoli, ma finalmente ne avevo creato uno interessante, parlando delle gothic lolita e delle kanguro e di tante mode contrastanti fra di loro.

Mi ero impegnata davvero tanto, ci avevo davvero messo tutta me stessa, avevo rivisto le parole, il modo di scrivere una decina di volte, ma il giorno seguente ecco che spunta lei con il mio articolo, doveva sicuramente averlo preso dal computer del' ufficio. Non riusci a dire nulla, nonostante avessi tanto voluto gridare che quella era una mia idea, ma ero sicura che nessuno mi avrebbe creduto, perché io non avevo la fama di fare dei bei articoli come lei”

“Capisco, perfettamente! Non si preoccupi le farò avere la sua meritata promozione!” affermò Naoki sorridendole.

“Posso chiederle una cosa?” chiese la ragazza, osservando lo squallido abbigliamento di Naoki.

Aveva messo un vestito davvero brutto, il più brutto che le avessi mai visto e il più squallido, era davvero troppo corto e scollato, inoltre era di un tessuto scadente e sfibrato, per non parlare della fantasia di quel vestito, aveva dei grossi quadrati gialli e rossi, erano di una tonalità così smorta da renderlo eccessivamente scialbo.

Sicuramente le voleva fare qualche critica, per il suo pessimo abbigliamento, così mi avvicinai a Naoki, pronto a tenerla, perché avrebbe potuto alzarle le mani per le sue impertinenti critiche, ma che sarebbero state più che giustificate.

“Si dica pure!” affermò Naoki con il suo sorriso di cordialità.

“Ma dove ha comprato quel vestito? E' davvero molto bello! Mi piace davvero un sacco! Si può fare scattare una foto? vorrei metterlo in un mio articolo!”disse estasiata.

Rimasi sbigottito dalle parole della ragazza, la stava sicuramente prendendo in giro, come poteva una donna che scriveva articoli di moda dire una cosa come quella, persino un non intenditore avrebbe detto che quel vestito facesse schifo.

Naoki sembrava stupita quanto me, rispose dicendo “Veramente l' ho comprato al mercato dell' usato, mi è costato soltanto 660 yen”( in euro sarebbero più o meno 5 euro)

“davvero così poco? Poi le sta così bene, potrei scattarle una foto, potrei farla diventare famosa!”disse la donna estasiata più di prima.

“No, grazie, non mi piace l' idea di comparire sulle riviste...la mia faccia è già abbastanza nota per altre cose...” rispose Naoki rifiutando con gentilezza l' offerta.

Non ci potevo credere, stava dicendo sul serio, ora capivo perché non aveva mai scritto dei buoni articoli, quella donna non aveva affatto buon gusto, non ne capiva un fico secco di moda.

Dopo un po' la donna se ne andò, Naoki riprese a mangiare i biscotti comprati da Naimi, allungai la mano per mangiarne qualcuno pure io, lei mi guardò minacciosa dicendo ”Cosa hai intenzione di fare!”

“Voglio soltanto assaggiarne uno”

“Scordatelo, è l' unica cosa mangiabile che ci sia in questa casa!”

“Ma ho fame” protestai.

“Pigliati il riso in scatola o qualche altra cosa, ma i biscotti non si toccano dobbiamo lasciarne anche alcuni a Naimi”

“Guarda che sei tu quella che deve lasciarli a Naimi, io neanche ne ho mangiato uno”

Naoki continuò ad ingozzarsi di biscotti, altro che lasciarne a Naimi se li pappo tutti e quando Naimi comparve chiedendo che fine avessero fatto i biscotti indovinate a chi diede la colpa?

“Io te l' avevo detto di non finirti tutti i biscotti, Banjo sei sempre il solito ingordo!”

“Ma se non ho assaggiato neppure uno!”protestai.

Naimi mi guardò storto dando credito alle parole di Naoki, se ne uscì di casa davvero molto arrabbiata per i biscotti.

Ma stavano davvero tutti male, prima quella donna con un pessimo gusto e poi Naimi che se la prendeva tanto per dei biscotti che neppure avevo mangiato.

Naoki buttò la busta di biscotti soddisfatta dicendo “ Erano davvero molto buoni, avevano quella crema al cioccolato e quel retrogusto, niente davvero squisiti!”

“Ah, ma lo fai apposta!” affermai con l' acquolina in bocca.

Aprì il frigo speranzoso, c'era soltanto quell' orribile cibo in scatola, non c'era proprio nulla di commestibile, così richiusi il frigo molto deluso, ma lo stomaco continuava a brontolare rumorosamente, così mangiai a malincuore quel cibo in scatola e le altre cose che aveva comprato Naimi, faceva tutto così terribilmente schifo.

Naoki aveva intenzione di svolgere quell' incarico proprio in quel momento, così mi trascinò fuori dalla porta senza darmi il tempo di finire, mi lamentai, non avevo neppure finito di ingerire quelle disgustose cibarie.

Eravamo giunti di fronte quell' appartamento,fortunatamente abitava al primo piano e la finestra era così bassa che chiunque avrebbe potuto entrarci.

Naoki sbuffò dicendo “Che noia quest'incarico è davvero troppo facile!”

“Dovresti esserne contenta e invece ti lamenti!” affermai ragionevolmente

“Ah, accertati che in casa non ci sia nessuno” mi ordinò.

Bussai alla porta con insistenza, ma non aprì nessuno, sicuramente doveva essere a lavoro, così Naoki prese un sasso e lo lancio alla finestra.

La finestra si ruppe, così riuscimmo ad entrare dentro casa, aveva davvero una bella casa, molto accogliente,pulita e ordinata, non riuscivo a far meno di notare quei particolari, vivendo a casa di Naoki che era piuttosto carente di. pulizia e ordine

Naoki prese a mangiucchiarsi le unghia guardandosi intorno, poi andò spedita verso la cucina,rimasi perplesso, non poteva aver messo i suoi articoli in cucina, dovevano essere sicuramente nella sua stanza a e allora perché stava andando in cucina?

La seguì con lo sguardo, la vidi aprire il frigo, stava pensando ancora a mangiare, era davvero un pozzo senza fondo.

“Non dobbiamo farci scoprire, ma se mangi le cose che ha in frigo le verrà qualche sospetto!”

“Sto soltanto vedendo che cosa tiene in frigo”

“Che cosa potrà mai tenere dentro un frigo...il cibo no?”

“Ma se mi mangio uno di quelli tu pensi che se ne accorgerà?”

“Naoki certo che se ne accorgerà una persona che vive da sola si accorge se nel suo frigo manca qualcosa che lei stessa non si è mangiata!”

Naoki si arrese chiudendo il frigo, così ci recammo dentro la stanza della ragazza alla ricerca del suo nuovo articolo.

Aveva una stanza piena di libri, di dischi e di manga, doveva essere un otaku, pensai osservando i vari gashapon. (pupazzetto di plastica raffigurante un personaggio di anime, manga o videogiochi. Si trovano in capsule di plastica in distributori automatici ed hanno un costo variabile).

Naoki più che dare un'occhiata agli articoli poggiati sulla scrivania, si soffermava sui dischi della ragazza, ad un certo puntò strillò “Ah, l' edizione limitata del cd dei plastic tree non ci credo!”

“Naoki ma non dovevamo prendere il suo nuovo articolo e andarcene?”

“Si, aspetta” disse osservando i vari dischi e guardando anche i manga che teneva, mentre io sbuffavo chiedendomi se davvero quella fosse un' assassina.

“Shimotsuma monogatori ( In italiano Kamikaze girl)questo film l' ho sempre voluto vedere” affermò tenendo la custodia tra le mani.

“Si, ma siamo qui per un altro motivo” affermai disperato, mentre Naoki continuava spulciare dvd e cd musicali senza volermi dare ascolto.

Mise il film che le interessava,le feci notare che la padrona di casa sarebbe potuta arrivare da un momento all' altro., ma era come se parlassi solo, non mi dava affatto ascolto, era troppo concentrata a guardare il film, così rassegnato lo guardai pure io.

Dopo essersi vista il film, sembrò decidersi a prendere l' articolo per andarcene, ma in quel medesimo istante sentimmo il rumore della porta di casa che si apriva, così ci infilammo subito sotto il letto.

Non si vedeva un bel niente, inoltre si stava stretti lì sotto, i miei capelli si erano impigliati nella rete del letto, che male! Ed era tutta colpa di Naoki che aveva perso tempo.

La ragazza entrò nella sua stanza e si buttò nel letto, così la rete si infilzò ancora di più nella mia testa, mentre Naoki non sembrava avere il mio stesso problema perchè era più gracile e stava perfettamente bene in quello spazio stretto.

Dopo un po' si sentì un rumore di tasti del telefono.

“I suoi figli mi hanno di nuovo rotto la finestra giocando a football!”disse la ragazza lamentandosi.

Dopo un po' bussò il campanello di casa, ah, fantastico c'era qualcun altro che sbucava, così non avremo più potuto tornarcene a casa.

Dopo un po' udimmo una voce maschile insieme a quella della ragazza, stavano parlando del più e e del meno, dopo un po' si buttarono tutti e due nel letto, era facilmente presumibile cosa quei due stessero facendo, respirando affannosamente in quel letto ormai cigolante che mi massacrava la testa.

Mi scappò un gemito di dolore che si confondeva con quello dei due piccioncini che se la spassavano alla grande, “Ma che cosa è stato?” chiese la ragazza mentre Naoki mi tappava la bocca con la mano.

“Io non ho sentito niente” rispose il ragazzo.

“Ah, sarà stata soltanto una mia impressione” disse la voce femminile.

Dopo si alzarono dal letto, io esultavo di gioia perché la mia testa aveva davvero sopportato abbastanza e Naoki tolse la sua mano dalla mia bocca.

“Io me ne vado” disse il ragazzo freddamente.

“Perchè?” chiese la ragazza invitandolo a restare.

“Non ho più nulla da fare qui!” rispose mancando di tatto.

“Che vuol dire?” chiese lei stupita.

“ Quello che mi serviva me lo sono preso, non mi sei più utile... Hai scritto un articolo davvero pessimo riguardo la mia band musicale che non mi ha fatto raggiungere il successo che speravo, sei stata completamente inutile!”

“Vuoi dire che sei stato con me, soltanto per questo motivo?”

“Certamente, non potrei mai stare con una ragazza tanto brutta!”

Si sentirono i singhiozzi della ragazza, che con la voce strozzata dal pianto disse “Allora quando mi hai chiesto di rubare quell' articolo...”

“E' stato soltanto perché così il tuo capo ti avrebbe dato libero spazio così da poter scrivere un articolo sul mio gruppo musicale”

“Fai veramente schifo!” disse la ragazza urlandogli contro.

In quel medesimo istante una porta si chiuse, il ragazzo doveva essersene andato, mentre la ragazza continuava a singhiozzare.

Dunque era così che stavano le cose, la ragazza era stata ingannata per questo motivo aveva rubato quell' articolo, lei non lo avrebbe mai fatto se il suo ragazzo non l' avesse spinta a farlo.

Non c'è la facevo più a rimanere sotto quel letto, stavo troppo stretto, inoltre la ragazza sembrava non volersene uscire, nonostante le arrivasse qualche chiamata di una qualche festa organizzata da qualcuno, io mi imbestialivo chiedendomi perché diamine non ci andasse, persino Naoki cominciava a non poterne più di stare lì sotto.

Alla fine ci addormentammo lì, sconfitti da quella ragazza che non aveva alcuna intenzione di uscire, inutile dire che stare sotto quel letto a dormire era davvero scomodissimo, inoltre l' aria era davvero poca e diventava sempre più irrespirabile, temevo di morire sotto quel letto, avevo sempre sofferto di claustrofobia, una delle tante cose di cui soffrivo che finivano con fobia.

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Capitolo 23
*** 23 capitolo-25 marzo 2009 (1 parte) ***


Capitolo molto drammatico con tematiche molto pesanti, ma lo scopo è quello di portarvi a riflettere e a sensibilizzare riguardo la violenza...Spero di non venir fraintesa e di riuscire nell' intento perché lo scopo è quello...ah, ho preferito dividere questa giornata in 2 parti, pubblicherò la seconda quando la finirò perché è abbastanza impegnativo, non è facile trovare le parole giuste...

25 marzo 2009 (1 parte)

Naoki mi diede una pacca sulla spalla, mi svegliai con la schiena dolorante e le gambe atrofizzate, sentì la proprietaria russare beata.

Naoki uscì dal letto cercando di fare meno rumore possibile, mentre io con i capelli incastrati alla rete tentavo di liberarmi, alla fine riuscì a venir fuori da quel letto.

Naoki prese l' edizione limitata dell' album dei plastic tree., ma l' articolo lo lasciò posato sulla scrivania.

“Naoki!” bisbigliai rimproverandola.

“D'accordo ok, lo poso” mormorò rassegnata.

Uscimmo dalla finestra in gran fretta temendo che potesse svegliarsi.

Io mi chiesi perché non aveva preso l' articolo, così per soddisfare la mia curiosità glie lo domandai.

“Non posso di certo prendermela con una ragazza che è stata ingannata da un uomo..io vendico questo genere di donne...non posso vendicarmi di una di loro”

“Si, ma l' incarico era questo no?”

“Si,ma penso che sia molto pentita di quel che ha fatto, sicuramente domani dirà a tutti che l' idea non era sua e si scuserà con la mia cliente...”

“Ma come fai ad esserne così sicura?”

“Non ne sono sicura è soltanto una vana speranza”

“Ma se non fosse così?”

“ Pazienza, ma penso che abbia già ricevuto quel che si merita”

Naoki si riferiva al modo in cui l' avesse trattata quel ragazzo, l' aveva usata per diventare famoso e dopo esserci andato a letto per un'ultima volta, aveva persino, avuto il coraggio di dire pure che fosse brutta.

Ritornati a casa, mi buttai nel letto avevo ancora la schiena che mi doleva, mai più dormire sotto un letto pensai.

Dopo un po' entrò Naoki nella stanza porgendomi il suo telefonino che squillava, era Hisubashi risposi con poca convinzione, non volevo aiutare Naoki con il suo piano.

Naoki mi scrisse su un foglietto che cosa avrei dovuto dire, io come al solito finsi di non sentire bene, ripetendo le parole che lui diceva, aveva detto che per girare quel film porno potevamo fare anche oggi e mi chiedeva se potevo.

Naoki mi scrisse un “si” sul foglietto, io rimasi in silenzio, mentre lei agitava il foglio vicino ai miei occhi per farmi dire quel si, ma io ero confuso, significava che avrei dovuto girare quel film per davvero?

Naoki continuò ad agitare quel foglio, mentre al telefono Hitsubashi attendeva una risposta, chiedendomi se fossi ancora in linea, così incerto risposi con un si.

Conclusa la chiamata chiesi una qualche spiegazione, ma Naoki non aveva intenzione di spiegarsi, continuava a non volermi dire cosa avesse in mente

“No, adesso tu mi dici che cosa cazzo hai in mente?”chiesi alterato.

Incominciavo ad arrabbiarmi sul serio, perché mi teneva all' oscuro di tutto, ma ciò nonostante pretendeva che le reggessi il gioco.

Naoki aprì bocca rassegnata, ma con un espressione turbata, perché era sicura che non avrei approvato quel piano.

“Tu andrai con Hitsubashi, io camminerò vicino a voi, lasciandomi adescare da lui, tu farai il video con la censura al viso di Miamoto Osae, ma quando abbassa la guardia metti un'altra telecamera piccola ben nascosta che lo riprende con il viso incensurato”

“Aspetta il piano è ...che ti fai violentare da Miamoto Osae... per poterlo incastrare?”affermai in preda al panico, sperando che fosse tutto uno scherzo.

Ma la sua espressione era così seria da farmi rabbrividire, indietreggiai spaventato, la voce mi tremava “Non puoi chiedermi...di fare...una cosa simile”

“Me lo hai promesso, posso chiederti qualunque cosa tranne di uccidere qualcuno” rispose decisa.

Osservai scombussolato quegli occhi color nocciola imperturbabili, erano privi di emozione, come se non si stesse parlando del suo corpo, ma di quello di una persona che neppure conosceva e di cui non le importava.

Mi ero già reso conto una volta, di quanto Naoki avesse così poca considerazione di se stessa e del suo corpo, il giorno in cui Noichi le propose di barattarlo con quel gioiello falso, ma adesso la situazione era ben diversa, era ancora più grave.

Ricordavo quel video, quella ragazza che piangeva disperata e urlava, tentando di liberarsi dalla stretta dell'uomo che continuava a toccarla e a farle male facendole sbattere la testa contro il muro e prendendola a pugni e a schiaffi, tenendole le gambe divaricate,mentre lei continuava a piangere con la testa sanguinante.

Lui rideva tra lividi e sangue, mentre continuava a sentirsi l' urlo soffocato della ragazza che diventava sempre più flebile, persino le lacrime erano ormai finite, non aveva più lacrime per piangere.

Ormai la speranza di essere liberata era svanita e subiva rimanendo inerme,come se il suo corpo fosse ormai privo di vita.

Guardavo Naoki con un espressione cupa sul volto, la vista si annebbiava e non sentivo più le gambe, persino la voce era soffocata, non riuscivo a parlare, avrei voluto lanciare un urlo affranto, ma al contempo burrascoso, che si accanisse contro l' incoscienza di Naoki, ma per quanto mi sforzassi non ero in grado di parlare.

Ripensavo a quel video, egoisticamente adesso comprendevo di più il dolore di quella ragazza, perché adesso quel viso nella mia mente diventava quello di Naoki, di una persona che conoscevo e quindi assumeva più importanza, un importanza che mi disgustava, perché se non fosse stato così, la mia preoccupazione non sarebbe cresciuta.


Tutti gli esseri umani si abituano irrimediabilmente alla violenza finendo per accettarla, come se fosse qualcosa che fa parte della vita e di cui non si può fare a meno.

Anche la violenza più devastante viene osservata con apatia, rimanendo immobili, senza far nulla per abbatterla, ma limitandosi a spegnere la tv o a cambiare canale.

Io stesso in passato avevo cambiato canale di fronte a una notizia che non mi piaceva, quanto volte lo si fa, senza pensare che non stiamo semplicemente cambiando un canale, ma che stiamo scappando dalla crudezza della vita, fregandocene di quelle persone che hanno subito e che sono state meno fortunate di noi, ma un giorno potrebbe capitare anche a noi...Ma no, a noi non capiterà mai, perché noi siamo “i più fortunati”, perciò viviamo la nostra vita superficialmente, curandoci solo dei fatti esterni, che ci riguardano in prima persona.Il resto del mondo non conta, gli altri possono farsi guerra, uccidersi scannarsi, l' importante è che noi rimaniamo vivi e vegeti con il nostro stipendio.

Persino i telegiornali per aumentare gli ascolti, decidono di rendere la vita meno cruda, alternando una notizia cattiva con una buona.

Certo è vero nella vita succedono anche tante belle cose, tipo l' attrice del momento riceve il grammy awards, subito dopo una cattiva notizia: ragazza sconosciuta viene molestata, ma che cos'è che un telespettatore ricorderà ben volentieri il grammy awards o la ragazza sconosciuta?

Sentivo la voce di Naoki che urlava il mio nome spaventata, mi risvegliai ritrovandomi disteso per terra.

Ero svenuto insieme alle mie riflessioni di cui nessuno si sarebbe curato, speravo che Naoki rinunciasse a quella follia, ma i suoi occhi erano decisi più che mai.

Nessuno poteva fermarla, perché lei era una di quelle meno fortunate, finita sui giornali, che aveva perso se stessa da tempo, era per questo che vendicava gli altri, voleva uccidere tutti coloro che erano come suo padre, perché era come se lui non fosse mai morto, ma che vivesse dentro di lei in forma di dolore.

Voleva alleviare quel dolore e l unico modo che aveva trovato per farlo era uccidere tutti coloro che fossero come lui.

Sperava così di riuscire ad “ucciderlo”, ma era tutto inutile, avrebbe potuto uccidere tutti i molestatori del mondo, ma non avrebbe mai potuto cancellare quella ferita, essa sarebbe morta con lei.

“Ti prego Naoki” la supplicai flebilmente.

Naoki mi accarezzò la testa con dolcezza, ma il suo sguardo era risoluto, non avrebbe mai rinunciato ad incastrare Miamoto Osae, nonostante significasse subire di nuovo una violenza.

Mi tornò la voce, non sarei più stato a guardare mentre si autodistruggeva, non potevo farlo, così le gridai contro “Non puoi! Non te lo permetterò mai!”

Naoki mi guardò con freddezza dicendo “Credi di potermi fermare? Agirò anche senza il tuo aiuto”

Mi alzai da terra osservando i suoi occhi e la sua espressione distaccata, come se non le importasse nulla della mia approvazione.

Avrei tanto voluto leggere nel suo volto un briciolo di ostentazione e di paura, ma non c'era niente, il suo sguardo era vuoto, privo di umanità.

“D'accordo, ti aiuterò” dissi con incertezza.

In realtà non volevo davvero aiutarla, ma sapevo che se non lo avessi fatto, avrebbe agito da sola e sarebbe stato molto peggio, così pensai di accettare cercando un modo per sabotare il suo piano.

Naoki prese il telefonino componendo un numero, pronunciò il nome di Iketsu dicendo: “Ascolta prima di questo pomeriggio,mi servono quelle telecamere una grande e una piccola che si possa tenere nascosta”

Avevo l' appuntamento con Hitsubashi alle 16:00 e Naoki stava curando tutto nei minimi dettagli, mentre io cercavo un modo per fermarla.

Ci pensai su, chiedendomi se Iketsu fosse al corrente del suo piano, no lui di certo come me non avrebbe approvato.

Dovevo raccontargli tutto, forse lui era l' unico che potesse davvero fermarla, tra loro due c'era più intesa, si conoscevano da molto più tempo, sicuramente a lui avrebbe dato ascolto pensai.

Aspettai speranzoso l' arrivo di Iketsu, aveva il suo consueto sorriso stampato sulle labbra, diede le telecamere a Naoki con inconsapevolezza, non aveva idea di cosa dovesse farci, ma presto lo avrei messo al corrente di tutto.

Naoki era andata un attimo in bagno, pensai che quello fosse il momento buono per parlare, ma Iketsu disse ad alta voce, per far in modo che anche Naoki la sentisse dal bagno “Io devo andare ho un impegno urgente di lavoro”

Naoki lo salutò urlando dal bagno,mentre io cercai di fermarlo dicendo “Iketsu devo dirti una cosa”

Iketsu purtroppo non sembrò capire l' importanza di quello che dovevo dirgli, credeva ci fosse stato un semplice battibecco con Naoki e si limitò a rispondermi “Non ti preoccupare si sistemerà tutto, dalle tempo!”

“No, ecco non è così semplice” affermai sperando che mi desse ascolto, ma era già uscito fuori dalla porta di casa.

Alle 16:00 mi incontrai con Hitsubashi, aveva preparato tutto, si era messo d'accordo con Miamoto Osae, avremmo girato tutto in una villa che aveva vicino al mare, io annuivo con scarso interesse.

Hitsubashi non sembrò far caso al mio scarso entusiasmo, lui rideva soddisfatto dicendo che anche questo nuovo video avrebbe fruttato un sacco di soldi.

Io nel frattempo pensavo a quanto la gente fosse meschina e a quanto fosse disposta a tutto per dei semplici pezzi di carta, poi pensai a Miamoto Osae lui era già ricco, non gli bastavano i suoi soldi, ne voleva altri ancora? E poi perché voleva ottenerli in quel modo, perché doveva molestare le ragazze, lui poteva avere tutte le donne che voleva, era ricco perché doveva per forza usare la violenza?

Pensavo al suo eccitamento in quel video, era sempre così soddisfatto di quello che stesse facendo, come se quella ragazza fosse soltanto un semplice oggetto: poteva farle tutto quel che voleva, senza curarsene, tanto lui era il famoso Miamoto Osae, poteva permetterselo, poteva usufruire delle vite degli altri come voleva.

Ero furioso, tratteni a stento le lacrime di rabbia che volevano venir fuori.

Non dovevo piangere, non potevo.

Dovevo riflettere sul da farsi, su cosa poter fare per fermare Naoki e Miamoto Osae, ma non mi veniva in mente niente.

Volevo che il tempo si fermasse in quell' istante,anzi avrei voluto tornare indietro, alla giornata di ieri così divertente e oziosa.

Volevo vedere Naoki sorridente e spensierata, quel suo innocente sorriso, che sembrava non essersi lasciato assopire dalle violenze ricevute.

Ma mi ero sbagliato Naoki soffriva più di quanto io credessi, più di quanto avessi potuto immaginare e mi sentivo così impotente.

“Adesso manca solo una cosa da fare...scegliere la ragazza” affermò Hitsubashi con una risata piena di cattiveria.

Quell'uomo mi disgustava, il suo alito puzzava di alcool e di fumo.

E poi sentivo quel tanfo indecifrabile, non riuscivo davvero a capire cosa fosse, forse era talmente sudicio e sporco dentro da puzzare anche fuori.

Hitsubashi si guardò intorno, anch'io lo feci, scontrandomi con lo sguardo di Naoki. Si era seduta su una panchina davanti la nostra per farsi scegliere da Hitsubashi.

Egoisticamente sperai che Hitsubashi soffermasse l' interesse verso qualcun'altra, sapevo che era meschino e abominevole quel mio irrefrenabile desiderio.

Infatti quello che realmente avrei voluto, era che Miamoto Osae non molestasse nessuno, ma sapevo che non sarebbe stato così e che dovendo scegliere, andava bene chiunque tranne Naoki, lei aveva già sofferto abbastanza.

Mi accorsi con sollievo che Hitsubashi non affondava il suo sguardo su Naoki, così seguì il suo sguardo per sapere chi sarebbe stata la vittima.

Era soltanto una bambina di all' incirca 5 anni che giocava con una bambola su un' altra panchina più distante, era talmente piccola e dolce con quel sorriso graziosamente fanciullesco.

Come si poteva fare del male ad una creaturina così piccola e graziosa? Non riuscivo davvero a spiegarmelo, certi pensieri così impuri non potevano essere fatti su quella creaturina così innocente.

Mi diedi la colpa di ciò che era successo, avevo tanto desiderato che Hitsubashi scegliesse un'altra ragazza, lo avevo desiderato con tutto me stesso ed era quello che era successo.Ma non potevo lasciare che una bambina ne pagasse le conseguenze, la vedevo giocare con la sua bambola così ingenua,innocente e indifesa, non potevo davvero lasciare che subisse tanta violenza.

Ma non potevo lasciare, che soffermasse la sua attenzione su Naoki, però non potevo abbandonare quella bambina ad un destino così crudele, così sarebbe diventata quello che adesso era Naoki.

Per salvare la bambina ero ancora in tempo, ma per Naoki era troppo tardi.

Non potevo salvarla anche se avessi tanto voluto farlo, era già stata ferita e non da Miamoto Osae, ma dal suo stesso padre.

Aveva già perso se stessa, mentre quella bambina dentro di sé era ancora intatta: piena di fiducia, di innocenza e di ingenuità. Lei poteva avere la felicità, quella che era stata strappata via a Naoki.

Così mi decisi, la mia non fu una decisione facile, ma fu l' unica scelta ragionevole che potessi fare in quel momento.

La mia scelta era sacrificare Naoki per un'altra vita, per una che sicuramente, inconsapevole del mio gesto avrei reso felice.

“C'è una molto più interessante!” affermai rozzamente indicando Naoki che si era voltata da un'altra parte, fingendo di non sentire i nostri discorsi.

Hitsubashi così spostò il suo interesse verso Naoki, aveva deciso anche lui, ma senza troppe difficoltà,mentre io avrei voluto piangere per aver fatto una scelta simile, ma

guardai la bambina per un'ultima volta con una flebile speranza.

Le parlai mentalmente “Piccolina sii felice, perché tu avresti potuto essere un' altra vittima e invece sei stata fortunata”

Naoki si alzò dalla panchina, camminò a passi lenti verso una strada desolata, aspettava che Hitsubashi la prendesse alle spalle.

Io e Hitsubashi la seguimmo, io rallentai il passo, sperando che lo facesse anche lui per far in modo che perdesse ogni traccia di Naoki, ma non lo fece così mi arresi e lo seguì accelerando il passo.

Stringeva Naoki da dietro, lei fingeva di volersi liberare, si dimenava, ma dopo un po' Hitsubashi tirò fuori una polverina bianca che le strofinò sul naso per addormentarla.

Aiutai Hitsubashi ad infilare Naoki nella sua macchina, feci come mi ordinò la legai e le misi una benda nera agli occhi.

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Capitolo 24
*** 24 capitolo- 25 marzo (2 parte) ***


25 marzo 2009 (2 parte)

Arrivati presso la casa al mare, scendemmo dalla macchina.

Io tirai fuori la telecamera, tenendo nascosta quella piccola sulla tasca dei pantaloni.

Hitsubashi prese Naoki, tenendola come un sacco di patate, tanto da farle sbattere la testa contro un muro.

Io osservavo impotente, mentre avrei voluto gridargli contro, che stava tenendo una persona e che avrebbe dovuto starci attento.

Continuò a strattonare il corpo di Naoki, da una parte all'altra per tutto il tragitto.

Non potendone più, proposi a Hitsubashi di fare uno scambio:lui avrebbe portato la telecamera ed io Naoki.

Lui rimase stranito dalla mia proposta, tuttavia accettò senza fare troppo storie, pensando che fossi interessato alla ragazza e che cercassi una scusa per metterle le mani addosso, così disse “Se vuoi dopo il video ti ci puoi divertire tu...”

A stento trattenni il disgusto e la rabbia, cercai di rispondere con un pacato “No, grazie”, ma non riuscì a nascondere il fastidio,così Hitsubashi stupito rispose “Perchè te la prendi, volevo soltanto essere gentile!”.

Giustificai la mia reazione dicendo che ero fidanzato e che non potevo fare cose di questo genere, mentre tenevo Naoki fra le mie braccia con la delicatezza che meritava, sperando che saremo usciti presto da quell' incubo.

Dentro casa ci accolse Miamoto Osae con un sorriso fastidioso, avrei tanto voluto mollargli un pugno, per spaccargli la faccia, non ero mai stato così furioso in vita mia.

Mi fece posare Naoki su un divano di pelle, mentre incominciavo a dare un' occhiata alla casa: era una villa degna di un politico, piena di tante cose costose e inutili.

M presentai, mentre lui si limitò ad affermare, con arroganza e presunzione “Immagino che tu sappia chi sia io, lo sanno tutti chi sono” poi aggiunse con tono minaccioso “quindi mi raccomando, quello che avverrà in questa casa, non deve uscire da qui!”

Annui cercando di apparire convincente, mentre Hitsubashi chiedeva dove poter posare la telecamera, Miamoto gli disse di posarla nella camera da letto, che lì avremmo girato il video.

Hitsubashi dopo aver posato la telecamera se ne andò, lasciando detto che andava a farsi un giro e che presto sarebbe tornato.

Miamoto incominciava a porgermi delle domande riguardo al prezzo del video compreso con il montaggio, io rispondevo sparando una cifra a caso, di certo non mi importava dei soldi, l' unica cosa che volevo era che non le mettesse le mani addosso.

Miamoto guardò torbidamente Naoki sdraiata sul divano di casa sua, si avvicinò a lei, incominciando a scuoterla con violenza per svegliarla.

Osservavo, frenando la mia irritazione e il mio dispiacere, non riuscivo a sopportare che la mia Naoki venisse picchiata brutalmente.

“Dove sono?” chiese con voce tremante, ancora bendata e legata.

Miamoto non rispose alla sua domanda, ma cominciò a ridere sadicamente, poi mi disse di andare nella sua stanza per iniziare.

Lui portò Naoki dentro la stanza, la buttò con violenza sul letto matrimoniale, mentre io incominciavo ad agitarmi, non riuscivo più a contenermi, da lì a poco Naoki sarebbe stata molestata ed io non potevo stare a guardare.

Incominciai a mettere in funzione la telecamera, mentre Miamoto le metteva le mani addosso, era un essere così viscido.

Mi voltai da un'altra parte perché quella visione mi era insopportabile, c'erano un sacco di oggetti costosissimi, un televisore ultrapiatto al plasma e tante altre belle cose, poi delle bustine con una serie di coltellini, pinze, forbicine, fruste e tante altri oggetti.

Mi voltai di nuovo dalla loro direzione, lui mi disse “Puoi cominciare”con un espressione divertita, mentre io con uno sguardo vuoto accendevo la telecamera.

Miamoto era di spalle, ormai sopra Naoki che le strappava i vestiti di dosso, sentivo il rumore degli strappi e vedevo il corpo di Naoki diventare sempre più scoperto.

La rabbia e il dolore si impadronivano sempre più di me, ma che cosa potevo fare?

L'unica cosa che potei fare,era mettere quella telecamera nascosta, per non rendere vano il suo sacrificio, pensai questo trattenendo a stento le lacrime di rabbia.

Poi Miamoto si fermò,prese una sigaretta se la mise alle labbra e l' accese, incominciando ad aspirarla con foga.

Era arrabbiato perché Naoki non lo divertiva come avrebbe voluto:

Subiva pacatamente, senza una reazione, non tentava neppure di liberarsi e questo non lo divertiva affatto.

Lui voleva sentire la sua voce affranta dal dolore e il suo corpo che tentava inutilmente di liberarsi da lui, ma che alla fine non ci riusciva, perché solo in quel modo brutale e terribile lui si sentiva forte e appagato.

Per dare “più enfasi” al suo stupro, decise di slegarle le mani, ma Naoki rimase inerme, non cercava di liberarsi, così si infuriò.

Si tolse la sigaretta ancora accesa, dalla bocca, e la premette contro il suo braccio, Naoki urlò per il dolore, tentando di liberarsi,ma Miamoto l' era addosso e la teneva ferma con il suo corpo.

Miamoto rise forte, mentre Naoki continuava ad urlare avvilita per l'ustione.

Io sentivo l' urlo di Naoki riecheggiare nella mia testa, era come un tormento che parlava alla mia coscienza.

Non potevo stare lì a guardare, dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa fare, così continuai rassegnato a recitare la mia parte.

La mia attenzione si soffermò su quel rossore impresso sulla candida pelle di Naoki, volevo reagire, volevo fermare Miamoto Osae.

Ma cosa poteva mai fare un essere inutile come me?

Non ero un eroe, ero semplicemente un ragazzo comune.

Miamoto voleva premere la sigaretta accesa per tutto il corpo di Naoki, inoltre le urlò contro delle porcherie, mentre stava per premerle la sigaretta su un altro punto del corpo.

Sentivo il suo ghigno sadico e le sue parole così vili e inumane dentro la mia testa, non potevo sopportare oltre,così il mio sguardo si soffermò per una seconda volta su quelle bustine: c'erano dentro dei coltelli.

Raggiunsi quello scaffale e presi una bustina dalla quale estrassi un coltello, lo impugnai ormai pieno di rabbia senza ragionare.

Mi accostai al letto, stringendo forte, nel palmo della mia mano destra il coltello, nel frattempo Miamoto continuava a compiacersi delle urla disperate di Naoki.

Lui era di spalle non poteva vedermi, mentre con impeto trafiggevo la sua schiena con quel coltello.

Udì con soddisfazione un gemito di dolore, volevo che provasse lo stesso dolore di Naoki.

In pochi istanti, il suo corpo si accasciò sopra quello di Naoki, senza produrre alcun movimento e suono.

Non ero consapevole di cosa fosse successo e neppure ci pensavo, l' unica mia preoccupazione era di liberare Naoki da quell' orrido peso.

Le tolsi di dosso Miamoto, scaraventandolo per terra con una brutalità che non mi apparteneva.

Si udì un tonfo, era il corpo sanguinante di Miamoto, con un coltello sulla schiena, finito sul pavimento bianco e freddo.

Ma Naoki essendo bendata, non sapeva cosa fosse, così non sentendo più Miamoto sopra di lei, chiese preoccupata “Che succede?”

Soffermai il mio sguardo verso i suoi vestiti strappati, erano stati ridotti in brandelli, la coprì delicatamente con il lenzuolo del letto.

“Naoki ora ti liberò” affermai.

Le tolsi la benda dagli occhi, lei mi guardò con un espressione confusa, in quell' istante io abbozzai un sorriso nel vederla sana e salva, con solo un ' ustione al braccio.

Naoki non ricambiò il sorriso, era ancora spaesata, non capiva cosa fosse successo, del resto neanch'io ne ero consapevole, sapevo di aver colpito Miamoto, ma non pensavo di averlo ucciso.

I suoi occhi color nocciola fissarono sconvolti le mie mani, non capendo perché fosse sconvolta, le guardai anch'io erano sporche di sangue.

“Che cosa hai fatto?” chiese Naoki allarmata.

“Non lo so...” risposi tremando.

Abbassai lo sguardo, verso il corpo che giaceva sul pavimento,in preda al panico scesi dal letto, incominciando a scuotere il cadavere, sperando che si risvegliasse.

Naoki non riusciva a vedere il corpo di Miamoto perché era ancora sdraiata con le mani legate, così incominciò a chiedermi cosa stessi facendo, io tornai verso di lei agitato, sciolsi le corde che le stringevano le mani.

“Hai ucciso Miamoto?” chiese scossa.

“Io non volevo...” affermai stravolto.

Naoki si alzò dal letto, ignara che il corpo di Miamoto fosse lì, lo pestò con i piedi, chinò la testa verso il cadavere e accorgendosi di averci camminato sopra, spostò i piedi sul pavimento con disinvoltura.

“Tra un po' dovrebbe tornare Hitsubashi, cosa facciamo?” le chiesi allarmato.

“Ci penso io” disse prendendo un' altro coltello.

Naoki uscì dalla stanza, quando tornò aveva il coltello sporco di sangue,ma nel suo volto non vi era alcuna preoccupazione per quello che avesse fatto, l' unica cosa a preoccuparla, era cosa farne dei cadaveri.

Prese il telefonino e compose un numero, chiamò Iketsu, lui era il solo che poteva aiutarla a sbarazzarsi di quei cadaveri, gli spiegò tutta la situazione e in poco tempo accorse in nostro aiuto.

Venne con due uomini più corpulenti di lui erano della yakuza,

Iketsu gli disse di portarsi via i cadaveri in un posto dove nessuno avrebbe cercato e di renderli irriconoscibili .

I due dissero che il giorno seguente sarebbero venuti a ritirare le armi che gli aveva promesso in cambio, Iketsu scosse il capo in segno di assenso.

Diede a Naoki dei vestiti da mettersi, così si rivestì, mentre Iketsu puliva le macchie di sangue che vi erano per terra, io nel frattempo, rimanevo immobile osservando il vuoto.

Avevo ucciso una persona, questa volta non era stato come gli Shimotsu non avevo spinto qualcuno al suicidio, io lo avevo ucciso con le mie mani.

Guardai le mani sporche di sangue tremando di paura, era un timore diverso, da tutti quelli che avevo provato sino ad ora, ero spaventato da me stesso, da quello che avevo fatto per proteggere Naoki.

Ricordavo ancora quel ghigno sadico e il suo compiacimento, mentre era intento a far del male a Naoki, non riuscivo a provare alcun rimorso, tuttavia sapevo di aver fatto qualcosa di sbagliato e l'idea che non provassi rimorso, mi faceva rabbrividire più di ogni altra cosa.

“Io devo costituirmi” affermai con agitazione.

Iketsu e Naoki si voltarono verso di me,non condividevano affatto la mia decisione, ma io ero sicuro che quella fosse l' unica soluzione: pagare per quello che avevo fatto.

“Non dire cazzate!” affermò Iketsu grattandosi la testa con una certa tranquillità impressa sul viso, spostai il mio sguardo verso Naoki anche lei era calma, sembrava soltanto un po' preoccupata dalla mia affermazione, ma non lo era per tutto quello che era successo. Dopotutto era un' assassina, quella situazione corrispondeva ad una sua tipica giornata di lavoro.

Capì solo allora, quanto il mio punto di vista fosse diverso dal suo, e che due punti di vista così differenti non potessero in alcun modo combaciare.

“Andiamoci a lavare le mani” propose Naoki, con un' inquietante calma, come se ci dovessimo lavare le mani prima di un pasto e non perché avevamo ucciso delle persone.

Ci recammo al bagno, lei aprì il rubinetto, accostò le mani al getto d'acqua prendendo del sapone poggiato al lavello e incominciò a strofinarle per bene.

Non appena finì, mi accostai io al getto d'acqua per lavarmi le mani, lei rimase ferma ad osservarmi.

“Mi dispiace per quello che è successo” affermò addolorata.

Presi il sapone e lo sparsi nelle mie mani, il sapone si mischiava con quel liquido rossastro, incominciai a strofinarle con disperata violenza, volendo cancellare dalla mia mente l' accaduto.

Ma per quanto mi sforzassi, ricordavo ogni cosa: io che mi avvicinavo a quello scaffale estraendo un coltello da una bustina poi mi avvicinavo a Miamoto pronto ad ucciderlo, senza alcuna esitazione.

Era come la scena di un film sanguinolento, quell' uomo che si avvicinava al corpo di Miamoto colpendolo alle spalle, non ero io, non poteva essere vero, non potevo essere stato così crudele, lo avevo ucciso così a sangue freddo.

Tornati a casa, rimasi in silenzio, non parlai neppure con Naimi.

Mi chiusi nella mia stanza senza volerne più uscire, non avevo voglia di vedere nessuno, ero troppo depresso e scioccato, non mangiai neppure e non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte.

Rivedevo il cadavere di Miamoto dappertutto sia quando chiudevo gli occhi e sia quando li riaprivo, la sua immagine era ancora così viva nella mia memoria.

Mi sembrò persino di vederlo nella stanza, sentivo il suo ghigno e vedevo il suo sguardo maligno e vendicativo, rivolto verso di me che mi gridava contro “Tu mi hai ucciso, mi hai accoltellato alle spalle, vigliacco!”

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Capitolo 25
*** 25 capitolo-26 marzo 2009 ***


26 marzo 2009

L'amore può diventare un ossessione pericolosa


Non avevo dormito bene, mi risvegliai con gli occhi ancora affaticati, così mi rimisi a dormire, mentre sentivo la porta della stanza aprirsi, doveva essere soltanto una mia impressione pensai.

Dopo un po' sentì qualcosa di caldo che mi sfiorava il viso, riaprì gli occhi e vidi Naoki che mi accarezzava.

Provai un brivido di terrore, non sapevo perché ma d'improvviso rammentai quella volta: “In te vedo un potenziale assassino” poi altri eventi mi riaffioravano alla mente: quando mi insegnò a sparare e poi quel sogno così reale, come se fosse accaduto veramente: io che uccidevo Hitsubashi perché me lo aveva ordinato, ma nella realtà le cose erano andate diversamente.

Io avevo ucciso un uomo, ma non era Hitsubashi, ma Miamoto Osae per proteggerla e non era stata lei a chiedermelo, avevo agito di mia iniziativa.

Anche se lo sguardo di Naoki era dispiaciuto, riuscivo a intravedere un sorriso soddisfatto da quell'espressione di circostanza.

Era lo stesso sorriso che aveva nel sogno, mentre mi costringeva ad uccidere Hitsubashi.

Improvvisamente tutto mi fu chiaro, Naoki aveva progettato tutto, aveva previsto che io uccidessi Miamoto Osae era quello che lei voleva, voleva che lo uccidessi con le mie mani, voleva che diventassi un assassino come lei per trascinarmi nella sua stessa dannazione.

Tremai senza accorgermene, Naoki mi guardò stupita “Che hai Imou?” chiese allarmata, con quella sua espressione dolce di cui ero vittima.

“Tu volevi che io uccidessi Miamoto Osae?” le chiesi agitato.

Lei mi guardò con stupore, ma non volle rispondermi, ma la sua risposta era racchiusa nei suoi occhi color nocciola ed era un si.

“Allora tu avevi progettato tutto per spingermi ad ucciderlo?” chiesi scosso.

“Io non ho progettato niente, sapevo soltanto che lo avresti fatto, me lo sentivo e volevo vedere se lo avresti fatto” affermò Naoki con eccessiva calma.

“Ah, quindi il tuo era tutto un esperimento, volevi vedere quanto avrebbe retto la mia indole assassina?”domandai furioso e terrorizzato allo stesso tempo.

“No, volevo vedere fino a che punto mi ami” affermò volgendomi il suo sorriso da ragazzina, ma questa volta non avrei sorriso come un ebete, una parte di me avrebbe voluto farlo e fregarsene di Miamoto Osae, ma la mia coscienza mi diceva che tutto questo era dannatamente sbagliato e che Naoki non era normale.

“Tu volevi vedere fino a che punto ti amassi?” le chiesi piangendo di rabbia.

“Imou, capisco che ti senta in colpa, ma hai fatto la cosa giusta perché io ti amo” affermò con una gioia che mi spaventava.

Lei era pazza, ora capivo come stessero veramente le cose, mi faceva uccidere un uomo per mettere alla prova il mio amore, no, non poteva essere normale e per quanto l' amassi non avrei mai potuto perdonarla.

“Tu mi ami e per questo mi hai fatto uccidere un uomo?” urlai tremando dalla paura e dalla rabbia.

“Si, volevo essere certa del tuo amore e poi era l'unico modo per stare insieme... Continuando ad essere il bravo ragazzo ed io un' assassina non avremo mai potuto stare insieme, perché saremo sempre comunque stati troppo diversi” il suo tono continuava ad essere pacato.

“Tu mi hai fatto uccidere una persona!” urlai sconvolto, con il corpo che mi tremava, mi stavo sentendo male, mi mancava il respiro.

“Hai soltanto ucciso uno scarafaggio” affermò incurante.

“Tu mi fai paura” urlai sussultando.

“Vedi la verità è che non sono stata io ad uccidere mio padre, ma è stato Saichi, non credevo che mi amasse veramente così gli chiesi di darmi una dimostrazione del suo amore e lui allora...uccise mio padre”

Rimasi allibito da quella verità, che giustificava in parte il suo folle comportamento, ma nonostante tutto non potevo perdonarla.

Io non ero un assassino, adesso ne ero più certo e non avrei mai potuto esserlo, perché gli occhi di Miamoto Osae erano ancora impressi nella mia mente e non li avrei mai dimenticati.

“Voglio tornare a casa mia!” gridai.

I suoi occhi color nocciola erano supplichevoli, mi chiedevano di restare, erano quelle stesse iridi che avevo amato, ma adesso non le volevo più vedere.

Tuttavia ero ancora sensibile a quegli occhi, lei lo sapeva bene e continuava a fissarmi rimanendo in silenzio per impormi di restare con il suo solo sguardo.

Io mi voltai da un'altra parte, urlando per una seconda volta che volevo tornare a casa, ma lei si parò davanti ai miei occhi per costringermi a guardarla.

Io distolsi ancora una volta lo sguardo urlando di nuovo che volevo andarmene e che non volevo mai più vederla, lei allora mi guardò con un espressione triste e rassegnata

“D' accordo vai, torna a casa tua!avevo ragione sei come tutti gli altri uomini!” affermò urlando disperata.

In quell' istante la osservai era la Naoki di cui mi ero innamorato, non potevo abbandonarla, ma poi ripensai a quanto fosse successo,no, lei mi stava semplicemente ingannando per farmi restare, ma guardando le lacrime rigarle il viso il dubbio mi pervase ancora una volta.

Era uno di quei momenti, in cui la ragione entra in conflitto con il sentimento,dovevo seguire ciecamente quel sentimento assurdo e folle oppure dovevo semplicemente dare ascolto alla mia ragione?


Stavo cedendo ai suoi occhi senza accorgermene, lasciavo che si avvicinasse a me e che mi abbracciasse, ma la mia mente continuava ad essere combattuta, la ragione mi diceva che stavo sbagliando, che non potevo amare una persona come lei, che era tremendamente folle e sbagliato, ma il cuore batteva forte all'impazzata, non appena mi stringeva forte a sé.

“Tu mi hai fatto uccidere una persona” ribadii mentre ricevevo passivamente il suo abbraccio.

“Mi dispiace” affermò sinceramente addolorata.

Ma quel mi dispiace non era abbastanza per il dolore che stavo provando, il rimorso mi attanagliava la mente e il cuore, paradossalmente lo stesso cuore che batteva per Naoki, stava soffrendo per il reato di cui mi ero macchiato per lei.

Vedevo Miamoto di fronte a noi, ci osservava con i suoi occhi vendicativi e rabbiosi, la sua immagine era così viva e reale da causarmi un forte brivido.

Fremetti dal terrore tra le braccia di Naoki, mentre lui avanzava verso la nostra direzione perdendo sangue dalla schiena.

Il pavimento era sporco di quel liquido rossastro, mentre lui continuava ad accelerare il passo con quella poca forza che gli rimaneva in corpo, non riusciva a proseguire a causa della ferita che gli doleva, ma non si voleva arrendere perché lui era Miamoto Osae, il grande politico, lui era così forte, non poteva lasciarsi sconfiggere da uno stupido bamboccio come me.

Riuscivo a sentire persino i suoi pensieri,mentre cercava inutilmente di raggiungermi, per potersi vendicare della ferita subita, poi lo vidi ansimante e con gli occhi tristi non reclamava più la vendetta.

“Io...ho sempre creduto di essere forte e indistruttibile e invece...tu bamboccio mi hai ucciso!” affermò angosciato, guardandomi negli occhi rassegnato dal suo triste destino.

Ascoltavo le sue parole rimanendo in silenzio, era pentito per tutte le cose ignobili che aveva fatto in vita, si diede persino dello stupido perché aveva davvero creduto di essere quasi un Dio, di potersi togliere ogni sfizio senza pagarne le conseguenze.

“Eccomi qui Dio, io non ti ho mai ascoltato e tu mi hai mandato questo bamboccio per vendicarti di me...”

Miamoto Osae piangeva pronunciando quelle parole, ma un sorriso di gratitudine si impresse nel suo volto, mi ringraziava perché adesso aveva trovato pace nel suo animo, senza vivere più con quel tormento che lo aveva assillato per tutta la vita.

Il suo tormento era quell' insoddisfazione che cercava di placare, perché lui aveva ricevuto tutto dalla vita, donne, ricchezza e poteva fare tutto senza porsi alcun limite morale, ogni cosa che lui desiderava gli veniva servito su un piatto d'argento grazie alla sua ricchezza.

Non era mai stato onesto con se stesso, aveva sempre creduto di amare l' idea che tutti lo assecondassero e che potesse fare tutto quello che voleva, perché questo lo faceva sentire forte, ma in realtà non era così, l' idea di poter fare tutto non gli piaceva come credeva, perché cominciava sempre a fare cose più immorali e sbagliate sperando primo o poi di trovare un limite anche lui, come tutti gli esseri umani, invece non aveva trovato niente e nessuno, che riuscisse a fermarlo prima di incontrare me.

Miamoto scomparve come un fantasma, incominciai a chiedermi se fosse stata solo una mia allucinazione o se fosse stato reale, no doveva essere stato un semplice abbaglio causato dall' agitazione.

Sentivo il corpo di Naoki premere contro il mio, continuando a stringermi forte, ma improvvisamente sciolse l' abbraccio, in quel medesimo istante i miei occhi si chiusero e caddi per terra.

Mi risvegliai con un forte mal di testa e con Naoki che era piuttosto preoccupata per la mia salute, ma io rimasi indifferente ad ogni suo gesto dolce, perché non potevo dimenticare quello che mi aveva fatto.

Così d' improvviso mi decisi, mi alzai dal letto, deciso più che mai a tornarmene a casa. Naoki si arrabbiò dicendomi che dovevo ancora riprendermi, ma io non le diedi ascolto e andai spedito verso la porta di casa, ormai senza alcuna esitazione ed evitando il suo sguardo, perché ero sicuro che stesse cercando di persuadermi a restare.

Quando si accorse che ormai ero fermo sulla mia decisione, si parò davanti a me per fermarmi davanti la porta di casa.

In quel momento mi puntò la pistola contro, ma non con cattiveria, il suo sguardo era supplichevole e disperato, come se quella fosse l' ultima cosa che avrebbe mai voluto fare e che l' avessi costretta io a compiere quel gesto tanto meschino.

“Vuoi spararmi, sparami!” le urlai contro, non avevo più paura di quell' arma, perché se dovevo scegliere tra vivere come un criminale e morire, preferivo quest'ultima possibilità.

“Che succede?” chiese Naimi.

Naoki riuscì a nascondere appena in tempo la pistola, mentre io la spinsi con violenza via dalla porta facendola cadere per terra, così da potermene andare una volta e per tutte.

Ormai ero fuori dalla porta e fuori dalla sua vita, c'ero riuscito per davvero pensai con un certo rimpianto.

No, non dovevo rimpiangere niente, era l' unica cosa giusta da fare, ma sentivo dietro di me dei passi era Naoki.

“Lasciami andare!” le urlai spaventato.

“Non posso farlo, io ti amo!” disse con le lacrime agli occhi.

Mi spaventava il suo amore, anche se da una parte mi rendeva felice, dall' altra mi rendeva irrequieto, perché la rendevano folle e ossessiva, ero sicuro che non mi avrebbe mai lasciato andare con tanta facilità.

“Non ti lascerò mai andare via, perché tu ami me ed io amo te, vuoi forse negare di amarmi?”

“Io non posso amarti, è tutto così sbagliato!” le urlai contro, ma lei non si arrendeva, qualunque cosa le dicessi rimaneva ferma sulla sua decisione, non mi avrebbe mai lasciato andare.

Accelerai il passo cercando di seminarla, ma lei continuava a seguirmi, incominciavo a provare sempre più paura, così mi trovai costretto a fare una cosa che non avrei mai voluto fare: andare alla stazione di polizia più vicina.

Naoki così smise di seguirmi ed io me ne tornai a casa, nella mia vecchia e adorata casa, sarei tornato ad essere il solito Imou Kikuchi, un giapponese dedito al lavoro e a nient'altro.

Osservai il mio quartiere, ogni rumore alle mie orecchie mi suonava talmente familiare tra i quali vi erano le urla dei bambini dei vicini, poi guardai le strade e i palazzi, quel grattacielo blu come mi era mancato e dire che non mi era mai piaciuto, ma in quel istante rivedendolo provai un' inspiegabile calma

Entrai nel portone di casa, era tutto come lo avevo lasciato, i quadri di Hiroshige( un pittore giapponese realmente esistente)erano ancora sul pianerottolo di casa mia .

La porta che era davanti a quella mia, si aprì, uscì fuori una vecchietta sdentata che mi salutò chiedendomi che fine avessi fatto e che si era impensierita per me.

Io feci il vago dicendo che ero partito per un paio di giorni per affari di lavoro, lei mi sorrise contenta perché si era seriamente preoccupata per la mia salute, pensava mi fosse successo qualcosa di grave e aveva chiesto informazioni agli altri vicini, ma loro le avevano risposto che non ne sapevano niente.

Era una delle tante vecchiette, che aiutavo sempre a portare la spesa ed era pure la mia vicina più affezionata, mentre gli altri si mostravano sempre un po' diffidenti o erano troppo presi da altre cose per curarsi del proprio vicino di casa.

La salutai trattenendo una lacrima, era l' unica persona che sembrava essersi preoccupata per la mia assenza, quando aveva detto quelle parole, mi ero sentito circondato da un calore, che avrebbe dovuto darmi un familiare e non una semplice vicina di casa.

Ripensai a Naoki, sapevo che non dovevo più pensarci tuttavia mi ossessionava, mi cercava e mi perseguitava anche nei pensieri.

Poi ci pensai su, lei sapeva dove abitavo, ero sicuro che sarebbe venuta per riportarmi a casa sua, pensai questo con timore, ma se da una parte ne ero spaventato, dall' altra volevo che lei venisse, che continuasse a supplicarmi e ad insistere dimostrando quanto realmente mi amava.

Continuavo ad essere circondato da sentimenti e da sensazioni contraddittorie, da lì a poco avrei rischiato di impazzire, ma dopo un po' sentì il campanello suonare.

In preda all' agitazione e al dubbio mi chiesi se fosse lei, continuando a provare quei sentimenti contrastanti che non avrebbero dovuto coesistere, così mi avvicinai lentamente alla porta guardando dallo spioncino, era lei riconoscevo il suo viso grazioso e i suoi capelli color sangue.

Una persona normale cosa avrebbe fatto? Cercai di concentrarmi pensando a cosa avrebbe fatto una persona normale cercando di non lasciarmi sopraffare e confondere dalle mie sensazioni, ma sentivo il mio cuore che batteva fortissimo, mentre la guardavo dallo spioncino, no non potevo farlo, non dovevo aprire quella porta nonostante la tentazione fosse forte.

In preda all' agitazione, cercai di fare chiarezza, dovevo chiamare la polizia una persona normale avrebbe fatto questo, ma non appena presi il cordless fra le mani non riuscì a comporre il numero, le mie mani erano immobile mentre udivo il campanello che suonava con insistenza.

Rimase dietro quella porta per tutto il giorno, ancora una volta ero un suo ostaggio, ma questa volta nella mia stessa casa, non aveva alcuna intenzione di andarsene.

Ancora una volta provai a comporre il numero della polizia, ma per quanto ci provassi non ci riuscivo, finivo per rimanere fermo a spiarla dallo spioncino anch'io nel suo stesso modo ossessivo, rendendomi conto che quel mio comportamento era folle quasi quanto il suo.

Cercai di controllarmi, ma non ci riuscivo, l' amavo e per quanto cercassi di reprimere quel sentimento non ci riuscivo, così ripresi a guardarla dallo spioncino, ormai si era fatta notte e c'era la luce del pianerottolo ancora accesa, ma non intravidi la figura di Naoki, così in preda ad uno scatto di follia aprì la porta di casa addolorato dal fatto che se ne fosse andata, ma invece la trovai lì distesa sul pavimento freddo davanti la mia porta.

Tornai ad essere spaventato, anche se una parte di me era contenta che fosse lì, l'altra continuava a pensare che fosse tutto così folle.

Nessuna ragazza sarebbe stata così ossessiva e determinata, nessuna ragazza normale amava nel modo in cui mi amasse lei.

Presi una coperta per coprirla perché quella notte faceva veramente molto freddo e dopo

rientrai a casa addormentandomi anch'io davanti la porta, l' unica cosa che ci separava era quella porta, anzi no, non era questo a separarci per davvero, non lo sapevo neanch'io cosa fosse, forse la nostre menti erano a separarci: io ero una persona normale mentre lei era disturbata, ma non riuscivo davvero a odiarla per quello che avesse fatto, le sue azioni acquisivano tutte un senso, l' unica cosa che non mi spiegavo era perché stesse diventando così ossessiva nei miei confronti.

Ripensai ancora a quello che mi aveva detto:” in realtà Saichi ha ucciso mio padre”, cosa aveva voluto comunicarmi con quella frase?

Cercai di andare affondo al senso vero e proprio di quella verità, forse aveva semplicemente voluto giustificare il suo comportamento, perché l' unica dimostrazione pratica dell' amore per lei era quella:uccidere qualcuno per proteggerla.

Dopotutto Saichi era stato l' unico uomo di cui si era fidata, forse proprio per quel suo gesto estremo e insano, ma ciò nonostante Naoki non lo aveva ricambiato e Saichi come aveva reagito di fronte al suo rifiuto, dopo che lui aveva fatto qualcosa di così folle per dimostrarle il suo amore?

Sapevo che si era drogato, ma forse c'erano delle cose che non conoscevo, dopotutto non avevo mai conosciuto Saichi per davvero e avevo soltanto letto si e no due pagine del suo diario, quindi in realtà non ero conoscenza di tutto quello che in realtà fosse avvenuto tra lei e Naoki.

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Capitolo 26
*** 26 capitolo- 27 marzo 2009 ***


Siamo quasi vicini alla fine di questa storia, come andrà a finire? Penso che il prossimo capitolo sarà quello decisivo...la cosa bella di essere la scrittrice di qualcosa è sapere prima degli altri cosa succederà, mi sento una veggente!=)

27 marzo 2009

Mi destò dal mio sonno il suono di un violino, era “la campanella” di Paganini che risuonava fuori dalla porta di casa.

Guardai dallo spioncino era Naoki che stava suonando, guardai il mio orologio da polso erano solo le 3 del mattino, di questo passo avrebbe svegliato tutto il vicinato, così aprì la porta infuriato.

Lei sollevò lo sguardo verso di me sorridendo e continuò a suonare, mentre io la guardavo con disapprovazione.

“Cosa hai intenzione di fare? Disturbare tutto il vicinato?” le chiesi infuriato.

Lei continuò a suonare dicendo “ Smetterò solo quando tornerai a casa con me!”

“Tu non sei normale” le urlai contro per contrastare il brano di Paganini.

“E tu credi di esserlo? Ti ricordo che tu sei quello che è voluto rimanere al fianco di un' assassina e che ha ucciso un uomo per proteggerla” affermò ironica.

“Ho commesso degli errori e me ne pento...” affermai cercando di apparire freddo e distaccato.

Naoki gettò il violino per terra e si avvicinò a me, io indietreggiai, non volevo che si avvicinasse troppo, altrimenti sarebbe riuscita a persuadermi.

“Lasciami in pace” le urlai contro.

“D'accordo” disse prima di andarsene, porgendomi il violino che mi aveva comprato e il diario di Saichi e poi mi diede quel quel cd degli Ynot.

Dal diario cadde un foglio,era una lettera di Naoki, così la presi e la lessi:“Continuerai ad avercela con me,?Non vuoi proprio capire che ti amo! Torna a casa con me, io ti insegnerò tutto quello che serve per diventare un assassino privo di rimorso”

Rilessi la lettera una decina di volta, avrei tanto voluto tornare a casa di Naoki ma non potevo, mi imponeva una vita che non mi apparteneva fatta di morte e di vendette, ma non ero fatto per queste cose, adesso ne ero più che certo.

Mi recai nella mia stanza posando il diario di Saichi sulla scrivania, osservai la stanza era così ordinata e pulita come l' avevo lasciata, non aveva nulla a che vedere con la stanza di Naoki.

Posai il cd degli Ynot sulla lettera y, tutti i miei cd seguivano un rigoroso ordine alfabetico , avevo pochi cd con quella lettera.

Mi buttai sul letto osservando un punto in precisato della stanza, ero depresso, non riuscivo a fare a meno di pensare a lei.

La mia casa vuota non mi era di conforto, mi faceva sentire così solo e triste, così aprì il diario di Saichi trovai un'altra fogliettino era quello schema che Naoki mi aveva fatto quando voleva che me ne andassi.

“.Ecco la lista delle cose da fare per rendere la tua vita più interessante.”

Erano le stesse cose che avevo letto in precedenza, poi però mi soffermai sulla nove, l' aveva aggiunta forse da poco “ 9 non dimenticarmi” “ 10 non voglio che tu te ne vada”.

Senza accorgermene incominciai a piangere, avrei tanto voluto tornare più di quanto lei credesse, ma non mi lasciava altra scelta, possibile che non capisse quello che provavo?

“Non voglio che tu te ne vada” lo rilessi diverse volte, ma nonostante tutto sapevo di non poterlo fare, non poteva chiedermi di diventare come lei.

Il suo amore era ossessivo ed egoista, non si curava affatto dei miei sentimenti, pensava solo a se stessa, non si curava dei miei sensi di colpa, ma nonostante tutto non riuscivo a smettere di pensare a lei, quel suo modo di amare per certi aspetti la rendevano più dolce, perché era come una bambina che amava in un modo così ingenuo da diventare egoista e ossessiva, ma non lo faceva di proposito, non se ne rendeva affatto conto.

Alla fine lessi il diario di Saichi, mi soffermai sulle giornate più importanti, il giorno della morte della madre di Naoki:


Oggi io e Naoko siamo usciti con la mamma per andare a fare la spesa, sarebbe stata una giornata come tante altre pensavamo io e Naoko.

Lei non ama andare al supermercato con la mamma, preferisce di gran lunga stare a casa,infatti mia madre l' ha praticamente obbligata a venire.

Non ho mai capito perché Naoko sia così ostile nei confronti della mamma, forse perché non l' asseconda mai come fa sempre papà, infatti questo diventa spesso motivo di lite tra i miei genitori, perché secondo mia madre la vizia troppo.

Ogni sua richiesta viene sempre soddisfatta, dice sempre che Naoko è la sua principessina, quindi tutto quello che lei chiede diventa un ordine che mio padre soddisfa ben volentieri.

A volte penso anch'io che la vizi troppo, però come si può non farlo, anch'io farei lo stesso, perché vedere il suo sorriso è più importante di qualunque altra cosa.

Naoko sbuffò tutto il tempo, mentre mia madre le dava a parlare per evitare che facesse il muso lungo, ma lei continuava ad assumere quell' espressione imbronciata e anche un po' buffa.

Mia madre era esasperata e ringraziava il cielo che non fossi come Naoko, infatti lei per quanto si sforzasse di non fare favoritismi, alla fine finiva per apprezzare di più me, perché ero il figlio meno problematico, calmo e pacato, mentre Naoko era per così dire la più vivace e la più difficile, ogni cosa doveva andare come diceva lei altrimenti non andava bene.

Naoko vide un libro che le piaceva così ordinò a mia madre di comprarglielo, mia madre glie lo avrebbe anche comprato se glie lo avesse chiesto con cortesia mettendoci “un per favore”, ma Naoki non era il tipo da chiedere, lei ordinava e basta.

Così non gli comprò il libro, quindi Naoko divenne ancora più imbronciata nonostante avesse ormai all' incirca sedici anni, continuava a comportarsi come una bambina viziata e mia madre tentava soltanto di porre fine a quel suo modo di fare per il suo bene, ma Naoko non voleva capirlo.

Avevamo finito di fare la spesa, così giunti in macchina aiutai mia madre a posare la spesa dentro il bagagliaio.

Invece Naoko salì in macchina, senza volerci dare alcun aiuto, così mia madre si arrabbiò, urlandole contro che avrebbe dovuto prendermi come esempio, ma Naoko non le dava neppure ascolto e si mise gli auricolari alle orecchie per non sentirla.

Mia madre aveva i nervi a fior di pelle e mentre guidava talvolta dava un' occhiata a Naoko che era seduta nel posto davanti perché stava più comoda, mentre io ero seduto nel posto dietro.

Canticchiava una qualche canzone incurante dello sguardo di mia madre, così lei tornò a guardare la strada, ma in quello stesso istante una macchina ci venne addosso senza che mia madre avesse il tempo di fare nulla.

Quella macchina che ci aveva investito era scappata via, senza prestarci alcun soccorso, se soltanto l' avesse fatto forse mia madre si sarebbe salvata.

Fortunatamente almeno Naoko non si era fatta niente, di solito non si allaccia mai le cinture perché dice che le stringono troppo la pancia, ma oggi stranamente se l' era allacciate. Purtroppo mia madre non è stata così fortunata come lei ed è morta, quando mia sorella chiamò l' ospedale, riuscendo ad uscire dalla macchina era troppo tardi.

E' stato un giorno veramente triste, ancora non ci credo che mia madre sia morta, neanche Naoko è riuscita ad accettare quello che è successo, si sente un po' colpevole perché aveva sempre avuto un rapporto conflittuale con lei. Inoltre pensava che se avesse chiamato prima l' ambulanza forse mia madre sarebbe ancora viva, anche mio padre non l' ha presa bene, nonostante cerchi di farci coraggio, in realtà è stravolto pure lui da quello che è successo.


E poi lessi il giorno in cui morì il padre di Naoki, solo in quell' istante scoprì come erano andate davvero le cose.


Dimostrami che mi ami!” mi disse una volta mia sorella non volendo credere a quello che provassi per lei, così senza pensarci due volte, mi avvicinai a mio padre, se quello poteva ancora chiamarsi padre, era così invecchiato e il suo alito puzzava di alcool.

Mi faceva schifo, aveva abusato di Naoko più volte a causa dell' alcool e nonostante ripetesse sempre che primo o poi avrebbe smesso non lo faceva mai.

Avevo detto a Naoko di denunciarlo.

Una volta l' avevo portata alla centrale di polizia, ma lei se ne andò rifiutandosi di farlo, non voleva, perché nonostante tutto si ostinava a volergli bene.

Così quel giorno ripensai alle parole di Naoko e guardando mio padre che si avvicinava pronto ad abusare di lei per la quindicesima volta mi decisi a dimostrarle il mio amore.

Presi un coltello da cucina e lo ferii mentre cercava di afferrare Naoko per poterle fare del male, Naoko pianse ritenendo che fosse tutta colpa sua perché io le dissi che in questo modo le avevo dimostrato il mio amore.

La polizia arrivò a casa nostra, era stata chiamata dai vicini che avevano sentito dei rumori, Naoko aveva toccato l' arma del delitto per confondere le impronte digitali, infatti espose la sua versione dei fatti alla polizia dicendo che era stata lei ad uccidere mio padre. E' sempre stata così protettiva nei miei confronti, non sopporto davvero questo suo comportamento, ci togliamo soltanto un anno e mi tratta come se fossi un bambino.


Scorrendo le altre pagine del diario, il rapporto tra lui e Naoko si poteva definire perfettamente non corrisposto da lei, le voleva molto bene ma come una sorella, mentre lui l' amava ossessivamente e le stava sempre dietro e finiva per assecondandola, proponendosi quasi come un sostituto del padre.

Ma Naoko lo trattava come un bambino nonostante avesse solo un anno in meno di lei, così si occupava di lui e si preoccupava dei suoi studi, mentre lei aveva abbandonato i suoi per mandare avanti la casa, ma dopo furono costretti a cambiare casa a causa dei debiti del padre.

Naoki ne aveva passate veramente tante, era stata pure in prigione per un reato non commesso, anche se per poco tempo ed era stata maltrattata dai suoi parenti che la ritenevano un' assassina, che non aveva alcun diritto di far parte della loro famiglia. Dovevo essere comprensivo con lei, anche se quello che mi aveva fatto non poteva definirsi normale, non potevo abbandonarla, dovevo aiutarla a trovare se stessa, perché mi stava chiedendo disperatamente aiuto inconsapevolmente.

Ma come potevo aiutarla senza lasciare che mi trascinasse nell' oblio insieme a lei?

No, non dovevo più pensarci, dovevo smetterla di lasciarmi ossessionare da lei così riposai il diario dalla scrivania e uscì di casa per distrarmi.

Camminai senza una metà, chiedendomi che cosa stesse facendo mio padre, non quello vero, ma Kikuchi Ojo colui che mi aveva cresciuto, continuavo a chiedermi perché non avesse denunciato la mia scomparsa.

Così senza pensarci troppo mi recai a casa sua, mi aprì con scarso entusiasmo, era freddo e distaccato come al solito non accennò neppure un saluto, ma si limitò a guardarmi con sguardo severo chiedendomi “Che vuoi?”

Non mi vedeva da giorni, non era stato in pensiero per me? Lui che mi aveva cresciuto non si preoccupava per me, mentre una vicina di casa con cui scambiavo si e no un saluto stava in ansia per me e la mia salute pensai rattristato.

Stava fumando la sua pipa, ripensavo al signor Poirot e mi scappò un sorriso, mentre lui continuava a guardarmi con severità sembrava non vedesse l' ora che sparissi dalla sua vista.

Mi fece entrare forzatamente, stava facendo colazione, aveva apparecchiato come al solito per due, l' altro pasto era per mia madre anche se era morta.

“Ti serve qualcosa?” chiese lui.

“No, volevo soltanto vedere come stai”

“Come vedi sto benissimo!” affermò senza neppure guardarmi negli occhi.

“Papà, tu...” affermai bloccandomi, avrei tanto voluto chiedergli se mi voleva bene, ma la domanda suonava stupida e impertinente e avevo persino paura di conoscere la sua risposta.

“Hai interrotto la mia colazione, se non hai niente da dirmi ti conviene andartene...”

“Lo sai che ho perso il lavoro?” gli chiesi per rimanere un po' di più in sua compagnia, era l' unico modo che avevo per suscitare il suo interesse, anche se ero sicuro che si fosse arrabbiato, non mi importava, perché il fatto che si infuriasse pensavo corrispondesse al fatto che ci tenesse alla mia carriera e quindi significava che mi voleva bene.

“Si, che lo so, sei un essere inutile e dire che ho fatto tanto per farti avere quel lavoro!” mi urlò contro.

“Mi dispiace” affermai scusandomi.

“Sparisci, non ti voglio più vedere fino a quando non avrai trovato un lavoro!” affermò buttandomi fuori di casa con violenza.

“Si, papà sto bene anch'io” sussurrai fuori dalla porta, trattenendo a stento le lacrime, confermando quello che avevo pensato a casa di Naoki, lui mi odiava, non ero suo figlio e non mi avrebbe mai amato.

Dopo mi diressi a casa di mia cugina, lei sicuramente non mi avrebbe accolto con lo stesso “entusiasmo” di mio padre, a lei sicuramente dovevo essere mancato e poi mi ricordai la data del suo matrimonio era il 20 marzo, non c'ero andato e adesso? Di certo non potevo spiegarle tutta la verità, che ero stato tenuto come ostaggio da un'assassina.

Izuko aprì la porta, era molto sorpresa di vedermi, ma era molto contenta di rivedermi, dopotutto io e lei abbiamo sempre avuto un legame molto forte.

Sin da piccoli giocavamo sempre insieme, mentre i nostri genitori giocavano a carte o parlavano di affari di lavoro, io l' avevo sempre amata sin da piccolo, ma non avevo mai avuto il coraggio di confessarle i miei sentimenti, per lei ero solo il suo cuginetto imbranato e dolce, ma rivendendola mi resi conto che le cose erano cambiate, il mio cuore non batteva più per lei.

“Non sai quanto io ti abbia cercato, ma che diamine di fine hai fatto? Mi hai spaventato a morte...tuo padre mi ha detto che sei partito ad Hokkaido, ti sono persino venuta a cercare ad Hokkaido...”

“Sul serio?” le chiesi sorpreso.

“Si” affermò sorridendo.

“Ma come mai abiti ancora qui? Non ti sei sposata?”le chiesi sorpreso.

“E come potevo farlo, ero troppo in pensiero per te...non potevo sposarmi senza la presenza del mio cuginetto”

“Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo che partivo...e quindi come è finita con il tuo uomo?”

“Si , è arrabbiato un po', ma credo abbia capito...”

“Avresti dovuto sposarti anche senza di me, dopotutto la mia presenza non era affatto necessaria!”

“Vedi, quando non ti ho visto ho capito tutto, ho capito che non potevo sposarmi, perché io ti amo Imouchan!”disse con agitazione e dolcezza.

La guardai perplesso ed esterrefatto, prima Naoki e adesso pure lei, prima non mi volevano e mi sdegnavano e adesso mi amavano?

Le donne sono tutte pazze pensai, cercando di venirne a capo, la sua confessione mi faceva molto piacere, ma non corrispondevo più i suoi sentimenti le cose erano cambiate.

Cercai un modo delicato per dirle come stavano le cose, lei non la prese bene, ma tuttavia non aveva intenzione di infuriarsi con me, pensava che la colpa dopotutto fosse sua avrebbe dovuto capire prima i suoi sentimenti e non giocare con i miei come aveva sempre fatto, fingendo di non esserne a conoscenza.

Così almeno quella visita si concluse tutto sommato bene, ma quando uscì da casa sua mi ritrovai davanti gli occhi Naoki che mi scrutava, sembrava arrabbiata.

“Tu che ci fai qui?le chiesi sorpreso.

“E tu che ci fai qui?” mi chiese lei furiosa.

“Mi hai seguito?” le chiesi altrettanto arrabbiato.

“E per lei che non vuoi stare con me?” chiese incollerita, cercando di contenere le lacrime.

“Naoki tu adesso devi lasciarmi in pace, non dico di non amarti, dico semplicemente che devi farmi respirare, mi sento soffocare!” affermai urlando.

“Prima però non ti sentivi soffocare come mai hai cambiato improvvisamente idea?”

“Perchè devo fare chiarezza...e se tu mi stai addosso non riuscirò mai a capire cosa veramente voglio”

Naoki se ne andò rassegnata e ferita, mi dispiaceva vederla così, ma non potevo comportarmi in un altro modo, stava diventando troppo insistente e pressante ed io ero ancora confuso, non sapevo cosa avrei dovuto fare e il suo comportamento non mi era affatto di aiuto.

Tornai verso casa, ma ad accogliarmi c'era quell'uomo che mi estorceva denaro con la forza, aveva un coltello fra le mani, non appena lo vidi mi misi a correre a più non posso, ma lui riuscì a raggiungermi.

“Dammi i tuoi soldi” affermò lui minaccioso.

Mi toccai le tasche avevo la mancia che mi era rimasta del bar, ma erano ben pochi spiccioli, ma glie li detti tremando di paura sperando che non mi facesse del male.

“E tu speri che con questi soli spiccioli io mi accontenti?” disse lui minaccioso tirandomeli con violenza addosso.

“Io non ho altro... ho perso il lavoro” farfugliai terrorizzato.

“Allora sai adesso cosa succede?” mi chiese lui sadicamente.

“No” risposi tremando.

“Adesso tu muori” disse con un ghigno folle e sadico.

Cercai di scappare, ma non ci riuscì prima che riuscissi a farlo mi afferrò da dietro puntandomi il coltello alla gola.

L'unica persona che avrebbe potuto tirarmi fuori dai guai era Naoki, ma lei doveva essersene andata via, dopo il modo in cui l' avevo trattata, non poteva aver continuato a pedinarmi, così mi rassegnai al mio destino.

Mi preparavo a morire, sperando che il coltello alla gola non mi avrebbe fatto tanto male, ma avvertivo già un dolore lancinante mentre premeva quel coltello contro la mia gola con violenza.

Chiusi gli occhi pensando a Naoki, le dissi mentalmente addio, ma mentre mi preparavo a morire, sentì la sua voce, no era soltanto una mia impressione.

“Lascialo andare se non vuoi che ti ammazzi!” affermò lei puntandogli la pistola da dietro.

L'uomo mi lasciò andare, ma Naoki continuò a puntarle la pistola, era arrabbiata sembrava decisa a volerlo fare fuori e poi disse “Chi è che ti manda?”

Lui guardava Naoki incespicando un nessuno, ma Naoki non sembrava volergli credere così gli porse per una seconda volta quella domanda, allora si arrese dicendo “E' stato Kikuchi Ojo”

Rimasi incredulo e ferito da quella risposta, l uomo che mi aveva cresciuto, era lui a mandare quell'uomo che mi prelevava i soldi e che mi minacciava e che adesso aveva tentato di uccidermi.

Naoki mi osservò chiedendomi “Adesso capisci perché ti dicevo di stare attento a Kikuchi Ojo?”

La guardai, ancora scioccato da quella scomoda verità, adesso era tutto così chiaro Kikuchi Ojo aveva ucciso mia madre e mi aveva tenuto in vita semplicemente per sfruttarmi al meglio, infatti mandava quell'uomo a prelevarsi i miei soldi ecco perché ci teneva tanto alla mia carriera.

Naoki lasciò andare l'uomo dicendogli che se ci avrebbe provato un'altra volta lo avrebbe di sicuro ucciso, lui se ne andò spaventato.

Ringraziai Naoki, se non altro anche se continuava a seguirmi, questa volta il suo pedinamento mi era stato di aiuto.

“Che cosa dovrei fare?” le chiesi ancora sotto choc.

“Tu non devi fare niente, non riuscirà mai ad ammazzarti non glie lo permetterò!”

“Si, ma non voglio che usi i tuoi metodi, penso che userò i miei...chiamerò la polizia!”

Naoki scoppiò a ridere dicendo “Fai come credi, ma non servirà a niente, la polizia lo arresterà quando ti avrà già ammazzato!”

“Ah, non può essere deve pur servire a qualcosa la polizia!” affermai.

Percorremmo la strada di casa mia, ero ancora in ansia per quello che era successo così la pregai di tenermi compagnia per tutto il giorno, lei non voleva affatto accettare la mia proposta, era arrabbiata per come l' avessi trattata prima.

“ Sei veramente un bastardo, prima mi maltratti e ci provi con un'altra e poi mi chiedi di farti compagnia perché sei un fifone!”

“Mi dispiace, non mi sono comportato bene e ti sono grato per quello che hai fatto, e poi non ci ho provato con nessuna ragazza quella è mia cugina”

“La cara Izuko quella di cui sei tanto innamorato...”

“Lo ero, ora non più...”

“Bene e che vuoi fare?”

“Nulla di che stare un po' a casa...”

“Non credere che venga a letto con te dopo un simile comportamento”

Sembrava tornato tutto come prima, lei che mi respingeva ed io che la desideravo, sorrisi pensando questo scordandomi di Miamoto Osae e di tutto il resto.

Naoki entrò a casa mia, rimanendo stupefatta,inoltre lessi nella sua espressione un po' d'invidia ed un certo imbarazzo che non le avevo mai visto prima d'ora, forse perché casa sua era tutto il contrario.

“Questa è casa tua, ma è bellissima è così ordinata e pulita non sembra la casa di un uomo che vive da solo...”

Naoki esagerava, casa mia non era bellissima,ma nella media, certo bisognava pur capirla la mia casa al confronto con la sua era una reggia, quindi il suo stupore era abbastanza giustificato.

“Voglio vedere la tua stanza” affermò superandomi.

Era maleducata come al solito, ma mi faceva ridere, era troppo carina con quell' espressione meravigliata mentre guardava e toccava ogni oggetto di casa mia con accesso interesse senza chiedere il permesso, di solito mi sarei infuriato perché nessuno doveva toccare le mie cose, perché ogni oggetto della casa seguiva un ordine ben preciso di cui ero a conoscenza soltanto io e se mi mettevano qualcosa fuori posto mi infuriavo.

Naoki fece quello che non avrebbe dovuto,aveva disordinato tutto senza rendersene neppure conto, ma stranamente riuscì a mantenermi calmo, la lasciavo fare incurante di tutto, poi la accolsi nella mia stanza.

Lei scoppiò a ridere “Ma le pareti sono rosa...”

“Ora non incominciare con la storia che il rosa è un colore femminile, mi piace e così le ho fatte rosa punto!”

“Sicuro di non avere qualche tendenza?” incominciò a stuzzicarmi come al solito, sembrava tornato tutto come prima, ero contento ma sapevo che non sarebbe durata per molto perché primo o poi se ne sarebbe andata.

Ci pensa su, una soluzione c'era, lei voleva farmi diventare come lei, ma se le avrei chiesto io di abbandonare il suo mondo di morte e vendette per abbracciare il mio, lei cosa avrebbe risposto?

Dopotutto nonostante la mia coscienza fosse a pezzi per Miamoto Osae dovevo riconoscere che non riuscivo a fare a meno di lei, così la ragione incominciava a scontrarsi con il sentimento, ritenendo che la soluzione ideale fosse farle abbandonare il suo mondo per farla vivere nel mio.

“Naoki se io ti chiedessi di smettere di fare l' assassina per stare con me, tu cosa mi risponderesti?” le chiesi mentre stava scombinando l' ordine alfabetico dei miei dischi.

Naoki rimase stupita dalla mia proposta, così tanto che un cd finì sul pavimento, si chinò per riprenderlo e riposarlo nello scaffale, poi dopo un po' mi guardò negli occhi con un espressione decisa disse “ Ti direi di no!”

“Perchè?” le chiesi dispiaciuto.

“Perchè?” ribadì lei infuriata.

“Non capisco davvero il motivo del tuo no...” dissi insistendo su quel punto.

“Perché...io non posso vivere come te, come qualsiasi persona normale, ho un debito di

55.000.000 yen e poi non posso perché le vendette sono l' unico senso della mia intera esistenza”

“E allora chiedi a me di stravolgere la mia vita per rimanere al tuo fianco? Lo sai sei molto egoista e viziata...”affermai arrabbiato.

“Ah, e tu non sei egoista, mi chiedi di abbondare quello che sono per te?”

“E' diverso, lo sai perfettamente che la cosa è diversa, io penso anche al tuo bene...non è bello quello che fai ed è anche molto pericoloso....”

“E che cosa dovrei fare?”

“Lasciare che ripaghi io il tuo debito, ora non ho quei soldi, ma cercherò un lavoro,inoltre mia nonna mi ha lasciato in eredità dei soldi nel testamento...”

“No, non mi servono i tuoi soldi” affermò sdegnata.

“D'accordo, mi arrendo, ma per oggi non ho alcuna voglia di litigare, penso che sarà anche l' ultima che ci vedremo” affermai con una certa angoscia.

“Quindi non hai intenzione di tornare con me?” chiese lei con un espressione cupa.

“Pensi che io non abbia considerato la tua idea? Io l' ho considerata, ho vissuto quello che significa essere un criminale, ma tu neppure ci hai provato ad entrare nel mio mondo perché sei troppo egoista!”le invei contro.

Naoki cambiò bruscamente discorso, non aveva il coraggio di controbattere perché sapevo che avevo ragione, lo capivo dalla sua espressione.

Alla fine cambiammo discorso e così passammo una bella giornata scordandoci di quella sfuriata, le avevo fatto mangiare una zuppa di soba preparata da me, avevo pure provato a spiegarle come si cucinava, ma Naoki non era per nulla pratica in cucina.

“Cucini divinamente” disse toccandosi il pancione che si era gonfiato per tutta quella zuppa che aveva avidamente ingurgitato, rubandomi anche la mia dal piatto.

“Che strana assassina” pensai, per quanto cercassi di tenerla lontana dalla mia vita non ci riuscivo, inoltre notai che era come se ci fosse una netta distinzione tra lei e il suo lavoro,adesso non era la Naoki che mi aveva fatto uccidere quell'uomo, era la Naoki di sempre, quella che avevo amato.

Ma se non abbandonava il suo lavoro, mi trovavo costretto a rinunciare per sempre a lei,possibile che non lo capisse?

Io l' amavo e volevo trascinarla via da quel mondo orribile che aveva scelto, anche per il suo bene, perché non voleva comprenderlo, perché era così dannatamente testarda?

Parlammo per tutto il giorno del più e del meno, delle cose di cui parlano tutti gli esseri umani, di cinema, di musica, di letteratura, strano a dirsi ma Naoki era ben informata su tutti quegli argomenti, aveva tutti i requisiti per essere una persona normale, a parte il fatto che non sapesse cucinare e che non amasse fare le pulizie, ma quelle erano delle cose secondarie e che si potevano anche tralasciare, dopotutto se avremo vissuto insieme, avrei potuto fare io quelle attività come facevo vivendo da solo.

L'unico problema era che lei non volesse, doveva soltanto volerlo ed io avrei fatto qualunque cosa. Mi sarei accollato qualunque cosa mi avrebbe chiesto, se avesse rinunciato ad essere un 'assassina, avremo potuto anche avere dieci bambini oppure una trentina, anche senza sposarci nonostante dessi molta importanza al matrimonio e non mi piacesse l' idea di avere figli al di fuori da esso.

Si era ormai fatta l' ora di cena e ripresi a cucinare, lei apparecchiò la tavola poi quando ci sedemmo per mangiare, non mangiò siubito, ma rimase immobile a fissarmi mentre mangiavo.

Il suo sguardo attento che mi scrutava mentre impugnavo le mie bacchette, mi metteva a disagio, così arrossii chiedendole se c'era qualcosa che non andava, lei rispose semplicemente che le piaceva il modo in cui mangiavo.

Dopo la cena Naoki se ne stava per andare a casa, ma io la fermai chiedendole se poteva dormire a casa mia, usando come scusa quell'uomo con il coltello, dopotutto era vero, ero ancora terrorizzato da quell'uomo, ma oltre a quello non volevo che se ne andasse, avrei voluto che rimanesse lì con me per sempre, ma sapevo che non avrebbe accettato, così mi limitai a proporle di rimanere solo per la notte.

Pensavo che Naoki avrebbe rifiutato invece stranamente accettò, così le feci vedere la stanza per gli ospiti e le diedi una mia maglietta per dormire, ma lei non sembrava d'accordo e mi chiese “ E se dormo con te ti crea forse qualche problema?”

“No, affatto ho un letto da una piazza e mezzo come hai visto...c'è posto per tutti e due” affermai goffamente.

Eravamo ormai dentro la mia stanza, così le dissi che per cambiarsi poteva andare in bagno, ma Naoki sbuffò dicendo “Sei noioso!” e cominciò a togliersi i vestiti davanti a me, così mi voltai.

“Se tutte le volte che mi spoglio distogli lo sguardo oppure te ne scappi, potrei anche offendermi e pensare di avere un corpo orribile e grasso...”

“No, non è affatto così...” affermai imbarazzato.

“E allora com'è?” chiese lei parandosi davanti ai miei occhi.

“Tu stai cercando di persuadermi a tornare con te...usi la seduzione in modo così subdolo”

“No, voglio semplicemente fare l' amore con te per un'ultima volta, giuro non c'è nulla di subdolo!” sembrava sincera mentre pronunciava queste parole, poi mi concentrai su quella frase “ voglio semplicemente fare l'amore con te”non aveva mai usato quel termine di solito diceva scopare, andare a letto, ma mai fare l' amore.

Così concentrai lo sguardo verso il suo corpo, era bello come lo ricordavo nelle sue imperfezioni e così senza pensarci troppo la baciai con travolgente passione, pronto ad assecondare la sua richiesta senza pormi troppi scrupoli e problemi.

Questa volta era meno imbranato e più sicuro di me, volevo che fosse qualcosa di intenso e memorabile sia per me che per lei e dovevo esserci riuscito, dato che Naoki ansimava e gemeva sopra di me.

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Capitolo 27
*** 27 capitolo- 28 marzo 2009 ***


28 marzo 2009

Mi svegliai, Naoki stava ancora dormendo, rimasi a fissarla era davvero bella mentre dormiva, così serena e beata che era una vera delizia guardarla.

Naoki fece un rumoroso sbadiglio, non si mise neppure una mano alla bocca, era la solita maleducata pensai ridendo, mentre lei mi guardava facendo una smorfia da bambina “Che cosa hai da ridere?”

Io dicevo un niente, perché sapevo che se avesse voluto me l' avrebbe date di santa ragione o forse no, lei mi scrutò dicendo “I miei complimenti Imou, ma siamo sicuri che era la tua seconda volta....perchè mi sembravi troppo esperto...”

Io ero imbarazzatissimo come al solito, mentre mi affrettavo a rispondere con un certo che era la mia seconda volta, allora Naoki mi sorrise dolcemente, sembrava contenta della mia risposta.

“Quindi non facevi finta?” le chiesi incerto.

“Ma no che non facevo finta, non saprei mai fingere così bene...” affermò ridendo.

Sembrava che nessuno dei due volesse smettere di guardarsi e di parlarsi, volevamo sfruttare al meglio i pochi minuti che ci rimanevano da passare insieme, ma i minuti passavano velocemente e il ticchettio dell' orologio rimbombava nella mia testa.

Avrei tanto voluto che il tempo si fermasse per rimanere lì nel letto con lei a parlare o rimanere lì immobili semplicemente a fissarci nel silenzio di quella stanza, ma il tempo purtroppo non lo si può fermare perché è più forte di noi.

Naoki diede uno sguardo all' orologio stava pensando che si era fatto ormai tardi e che era meglio tornarsene a casa, ma io in quell' istante mi avvicinai a lei per distrarla dal tempo e da qualsiasi altro pensiero che le passasse per la testa e la strinsi forte a me.

Naoki mi lasciò fare e poi disse “Sai quando faccio l' amore con te c'è una cosa che mi colpisce in particolare e sai qual'è?”

“No” affermai lievemente imbarazzato, sciogliendo il nostro abbraccio.

“Il modo in cui mi tocchi, non sei mai precipitoso, procedi sempre lentamente e con estrema dolcezza, non ti importa di arrivare subito a dove tutti gli uomini vogliono arrivare, tu non tralasci mai niente...”

“Semplicemente perché non c'è nulla da tralasciare, hai un corpo bellissimo, non vedo perché dovrei tralasciare qualcosa!”

“Ah, ma piantala di fare l' adulatore!” affermò lei ridendo.

“Naoki resta con me!” affermai supplichevole.

Naoki evitò di incrociare i miei occhi e disse “Non posso farlo, anzi credo che sia tempo che io me ne vada!” disse alzandosi dal letto per rivestirsi.

Ma mentre cercavo di fermarla suonò il campanello,così mi rivestii anch'io e andai ad aprire mentre lei si infilava il suo vestito.

Aprì la porta senza guardare dallo spioncino, era Kikuchi Ojo con la sua classica espressione severa sul viso, tremai di paura chiedendogli “Che vuoi?”

Lui non rispose continuò a fissarmi malevolmente, mentre Naoki arrivò e seguì la scena parandosi davanti a me per proteggermi da lui.

Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma Naoki sembrava aver inteso le sue intenzioni, mentre io continuavo ad essere spaventato e preoccupato.

“Togliti dai piedi” urlò Kikuchi Ojo contro Naoki spingendola per terra con violenza, mentre si avvicinava a me tirando fuori da una tasca un coltello.

“Avrei dovuto farlo molto tempo fa...ma sono ancora in tempo....” disse serio in viso.

“La mamma non vorrebbe che tu facessi una cosa come questa...”

“Tua madre è morta non può farmi niente!” disse lui ridendo.

“Non per te, tu la vedi, lei ti ossessiona non è così? Se mi uccidi continuerà a farlo!” gli dissi in preda all' agitazione mentre Naoki si rialzava da terra.

Kikuchi Ojo non voleva ascoltarmi era pronto ad affondare il suo coltello su di me, così chiusi gli occhi e mi preparai a morire, ma quando riaprì gli occhi ritrovai Naoki davanti a me che aveva ricevuto il colpo che avrei dovuto ricevere io.

Con il coltello ancora sulla pancia sparò a Kikuchi Ojo facendolo cadere a terra, poi si tolse il coltello sanguinante gemendo di dolore.

Perse l' equilibrio e finì per terra mentre si toccava la ferita ancora dolorante, così spaventato e preoccupato presi il cordless per chiamare l' ospedale, ma Naoki mi sussurrò con quel filo di voce che le rimaneva “Non serve, è troppo tardi sto per morire...” diceva in tono grave.

“Non dire scemenze” dissi infuriandomi e trattenendo le lacrime.

Chiamai l' ambulanza in completa agitazione, ma siccome sembrava metterci troppo tempo, mi decisi a portare Naoki in ospedale io stesso, la caricai in macchina e arrivammo in ospedale.

Litigai con quasi tutto il personale che ci faceva aspettare e perdeva troppo tempo per poterla curare, ma alla fine le curarono la ferita, avevano detto che fortunatamente la ferita non era stata troppo profonda, ma che aveva bisogno un po' di riposo, ma dopo andai a casa lasciando sola Naoki dovevo occuparmi di Kikuchi Ojo, così feci portare anche lui in ospedale non era morto, era soltanto ferito e lo avrebbe arrestato non appena si sarebbe ripreso del tutto.

Subito dopo tornai di corsa da Naoki, la vidi dolorante nel letto si lamentava per la ferita subita e sembrava stupita di vedermi.

“Dunque non sono morta?” chiese lei guardando le mura bianche dell' ospedale e soffermando subito l' attenzione su di me.

“Ci tieni così' tanto a morire?”le chiesi arrabbiato.

“Si, quelle come me possono trovare la vera felicità solo con la morte”

“Con me non sei felice?” le chiesi furioso.

“Si, ma la felicità è così breve...è destinata a svanire...”

“Si, è vero però tu la rendi più breve di quanto sia... se tu vivessi con me, saremo felici, certo non ti prometto la felicità assoluta, ma le cose saranno decisamente migliori di come sono adesso...”

“Tu non capisci, io non posso fare a meno di uccidere...” disse sussultando per il dolore.

“Non ti sforzare...”

“Tu puoi farne a meno...puoi cambiare, hai bisogno solo di accettare l' aiuto degli altri per cambiare in meglio...”

“Ormai è troppo tardi non provo alcun rimorso quando li uccido...”

“Solo perché sei accecata dal dolore che provi dentro, devi soltanto lasciare che qualcuno allievi le tue sofferenze...”

“E tu puoi farlo?” chiese lei infastidita.

“No, posso aiutarti in parte, ma ci sono dei posti che aiutano le ragazze come te a reintegrarsi nella società...”

“Mi stai chiedendo di farmi rinchiudere in un manicomio?” mi chiese lei arrabbiata e tossendo per lo sforzo fatto.

“Non agitarti” le risposi preoccupato.

“Rispondi alla mia domanda” mi chiese irritata.

“Non si chiama manicomio...”

“Qualunque sia il nome, non cambia molto no?”domandò con la stessa irritazione.

“Invece è diverso, molto diverso, nessuno ti tratterebbe male...e se lo fanno mi chiami e ti tirerei subito fuori da quel postaccio”

“Stai scherzando?” chiese scioccata.

“No, non sto scherzando, mi rendo conto solo ora che è vero non puoi smettere di essere un' assassina, ma non vuoi neanche continuare ad esserlo per quanto tu non voglia ammetterlo a te stessa, ma non è per colpa tua e per quello che ti è successo che sei così...ma puoi cambiare, migliorare e poi potremmo essere felici insieme...”

“Tu sei completamente pazzo!” mi urlò contro.

“ Ti ho detto di non sforzarti, ti fa male avvilirti così, forse sarà meglio parlarne quando ti sarai ripresa...”

“Non ho alcuna intenzione di stare ad ascoltarti!” mi inveii contro.


Spero che il finale sia di vostro gradimento!


Epilogo:


In poche settimane Naoki guarii del tutto, si era ostinata a non ascoltarmi, ma Iketsu sembrava anche lui sostenere la mia idea, così Naoki cedette e in pochi giorni frequentò una clinica se così la si poteva chiamare, non era una vera e propria clinica.

Era un posto davvero molto allegro, avevano le pareti tutte colorate e ogni ragazza svolgeva qualche mansione, avevano anche delle ore di studio, dei momenti di svago e delle ore in cui parlavano con uno psicologo.

Naoki si stava ambientando e ogni giorno mi faceva avere sue notizie per lettera, rispondevo sempre a ogni sua lettera con la viva speranza che quando sarebbe uscita da quella clinica, avremmo potuto vivere insieme ed essere felici come una vera coppia.

Il suo psicologo mi faceva avere sempre notizie e diceva che non aveva nulla di tanto grave, aveva dei traumi ancora presenti, che diffidava sempre un po' degli altri e che le aveva confessato di avere una gran paura delle macchine, perché l' ultima volta che era salita in una macchina sua madre era morta, inoltre il suo odio per le persone che ferivano gli altri era un po' preoccupante, ma sembrava che piano piano riuscisse e provare meno rancore e ad essere più fiduciosa verso gli altri.

Si era fatta persino delle amiche, anche loro avevano passato le sue stesse cose e quindi si capivano alla perfezione e tutte erano speranzose speravano un giorno di riuscire a vivere come tutte le altre ragazze.

Riguardo Miamoto Osae, la sua scomparsa rimase sempre un mistero per tutti, nessuno sapeva cosa fosse realmente accaduto e avevano dedicato un concerto in suo onore, per la sua bontà d' animo e per tutte le grandi cose che aveva sempre fatto e detto, insomma nessuno aveva davvero idea di chi fosse veramente quel Miamoto, ma ben presto anche lui finì nel dimenticatoio, venendo sostituito da un altro politico che mi sembrava anche peggio di Miamoto.

Naimi invece la incontrai una volta per strada, mi salutò allegramente continuava a provarci con tutti gli uomini perché non poteva di certo lasciarsi scappare tutti quei fascini, ma nonostante tutto, era felice e questo era quello che contava.

Iketsu mi rintracciò un giorno per chiedermi notizie di Naoki, dopo essersi accertato che le cose andavano bene in quella clinica e che stava migliorando, mi disse un addio, perché non credeva che avremmo più potuto vederci, perché io ero una persona rispettabile mentre lui un vero e proprio criminale e avrebbe continuato ad esserlo e a tradire sua moglie, nonostante l' amasse alla follia.

Io seguivo la lista che mi aveva fatto Naoki e per la prima volta trovai un lavoro che mi gratificasse, facevo il cuoco in un ristorante, cucinavo favolose zuppe di soba e altre cose buone.

Nel tempo libero andavo a correre per rilassarmi, a volte conoscevo qualche ragazzo che correva anche lui, ma per quanto cercassi di rendere la mia vita interessante non tralasciando alcun punto di quella lista, non c'era nulla che avrebbe reso la mia vita interessante quanto Naoki, infatti il punto che seguivo senza sforzo era il numero 9 : Non dimenticarmi.

Non avrei mai dimenticato e l' avrei aspettata anche per tutta la vita se fosse stato necessario, perché grazie a lei la mia vita adesso acquistava un senso che prima non avevo trovato e talvolta vado da un fioraio coreano a comprare gigli bianchi e ci scambiammo qualche parola, lui si dimostra sempre gentile e affettuoso come un vero padre dovrebbe essere.

Riguardo il debito di Naoki, in realtà quel debito non era mai esistito, era stata un invenzione di Noichi per ricattare Naoki, perché tutti i debiti di suo padre in realtà erano stati saldati, così mi disse Noichi divertito, quel tipo mi preoccupava, ma ben presto fu lontano dalle mie preoccupazioni, perché venne ucciso dai suoi superiori yakuza che sembravano essersi stancato di lui, buffo lui seguiva ciecamente i loro ordini e loro in cambio lo ammazzavano?

Izuko accalappiò un altro uomo, adesso ne ero sicuro, non era mai stata innamorata di me, voleva soltanto un uomo che si sarebbe lasciato sottomettere da lei, inoltre era stata fortunata oltre che un bonaccione era pure pieno di soldi, la sua unica pecca era che era brutto e vecchio, ma durante il matrimonio sembrava veramente soddisfatta del suo acquisto,nonostante avesse perso la dentiera, mentre stava pronunciando le fatidiche parole “Si, lo voglio” era stata davvero una scena molto comica, peccato che non c'era Naoki presente, si sarebbe sicuramente divertita.

Mentre l' uomo tentava disperatamente di rimettersi la dentiera, mia cugina tratteneva a fatica il disgusto, ma il suo disgusto venne ripagato con una bella villa e una gran bella piscina, eh si che persona superficiale è la mia cuginetta, però mi faceva pena perché ero sicuro che ben presto se ne sarebbe pentita, ma forse doveva aver riflettuto anche a questa evenienza, per quello doveva esserselo preso vecchio, così era più vicino alla morte, nel caso in cui se ne fosse stancata.

Non credo ci sia altro da aggiungere,ah soltanto una cosa, a quanto pare Naoki tra breve potrebbe essere rimessa da quella clinica e mi ha promesso che mi darà delle lezioni di volino, non appena verrà a vivere con me, io in cambio le darò delle lezioni di cucina, inoltre mi ha detto in una sua lettera che vorrebbe lavorare in un' associazione contro la violenza sulle donne, nessuna associazione pericolosa, fanno solo delle manifestazioni e organizzano dei raduni, per affrontare l' argomento con delle testimonianze di molte ragazze che hanno subito degli abusi e danno degli aiuti a molte di queste.

Ah, non sono mancato alle volontà di Saichi, adesso dovrebbe essere contento e in pace nella sua tomba.

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