Il silenzio della bambola innocente

di lmpaoli94
(/viewuser.php?uid=975081)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuore che batte, rintocchi di orologio, lacrime di sangue ***
Capitolo 2: *** La paura di sentirsi soli ***
Capitolo 3: *** Seguire la voce: uno scherzo di cattivo gusto ***



Capitolo 1
*** Cuore che batte, rintocchi di orologio, lacrime di sangue ***


Fuori la città, dentro un villaggio sconosciuto immerso da una nebbia che non ha nessuna intenzione di diradarsi.
Il sole viene offuscato dalle nuvole mentre il nervosismo sta prendendo il sopravvento.
Paura, timore di non poter tornare indietro.
Un caso che poteva essere come gli altri, ma invece…
< Shinichi, perché non mi ripeti dove siamo? >
< Mi dispiace Ran, ma credo di averlo dimenticato. >
< Si può sapere come avete avuto questo contatto? > domandò invece Kazuha.
< Da un membro della polizia di Osaka. Ma ha voluto rimanere anonimo. Chi9ssà perché. >
< E questo non vi da’ da pensare? > domandò insistente Kazuha ad Heiji.
< Kazuha, non mi dire che hai paura di questo luogo. >
> Certo che ho paura! Sembra di essere a Silent Hill. L’avete visto quel film horror? >
< Ecco che cosa dovresti fare: smettere di guardare film horror. >
< Non è colpa mia se sono così reali! >
< Certo che lo sono. Altrimenti lo spettatore come te non si spaventerebbe mai. >
“Kazuha, Ran e i loro timori. In fondo avevano ragione a sentirsi a disagio.”
Camminavano senza avere una meta ed io non potei che non pensare alla mia Ran.
“Perché ha insistito nel venire con noi? Sa che io ed Heiji preferiamo lavorare da soli. Eppure non riesco a capire…”
Ci eravamo riappacificati dopo tutto quello che era successo.
Non voglio parlarne proprio adesso, sappiate solamente che io e Ran non siamo stati così uniti e felici prima d’ora.
ma la visione di quella nebbia e il silenzio surreale stavano per mettere in luce paure che pensavamo di non avere.
< Heiji, almeno potevi sapere il punto preciso di risolvere questo caso, non trovi? >
< Non pensavo che questo villaggio fosse così vasto. Ma credo che siamo vicini. >
< L’hai detto anche venti minuti fa’. >
< Sei già stanca di camminare, Kazuha? >
< No. sono stanca di rimanere in questa città fantasma. >
< Nessuno ti ha obbligato a venire, sai? >
< Se non mi volevi, potevi dirmelo subito prima di partire. >
Odiavo sentire due persone che litigavano, soprattutto quando pensavo intensamente.
> Litigare non servirà a niente in questo frangente > feci io con tono rude < Quindi perché non la smettete? >
< Scusami, Shinichi. Vorrei che Kazuha potesse essere silenziosa come Ran. >
< Silenzioso non vuol dire che io non abbia paura. >
< Ma almeno li trattieni dentro di te… Sto parlando dei tuoi timori, ovviamente. >
< Forse perché Shinichi riesce a comprendermi. A differenza tua… >
< Adesso fate silenzio! > li interruppi bruscamente < Forse siamo arrivati. >
Vedendo una villa abbandonata mentre la nebbia era molto più… non so come definirla in quel momento.
Avanzavo a piccoli passi mentre il mio cuore batteva incessantemente.
Non riuscivo a capire i miei pensieri che balenavano nella mia mente, ma in quel momento era l’ultima cosa che mi potesse interessare.
I passi erano ben definiti nella mia mente e appena spalancai la porta mentre Ran mi diceva di stare attento, ecco che sentii l’unico rumore possibile in quell’ingresso.
Il rintocco di un orologio immerso nel silenzio più profondo.
Sono sincero: avevo una paura matta di entrare, ma dovevo arrivare in fondo a quella situazione.
Respiri profondi mentre tutti gli altri rimanevano in religioso silenzio.
“Parlate, dannazione! Per la prima volta nella mia vita io non so che fare! E per di più, ho paura…”
Suspense, timori ricoperti dal buio.
Non riuscivo nemmeno a sapere che ore fossero a causa dell’oscurità.
< Heiji, sei riuscito a scoprire che ore sono? >
< NO, Shinichi. Non sono riuscito a contare i rintocchi. >
< Bene. Mi fa piacere. >
< Ragazzi, che cosa ne dite di lasciare questo posto prima che sia troppo tardi? > propose Kazuha mentre tremava come una foglia.
> Kazuha, adesso smettila. Siamo appena arrivati e… >
Sentii un rumore sordo che attirò la mia attenzione in fondo a quella sala buia.
Ran, che non ce la faceva più a sopportare quel buio, se ne andò fuori pensando che qualcosa l’avrebbe pituta confortare, ma si sentiva come immersa in un film horror dove gli spasmi della morte stavano scandendo la sua fine.
Cercando di confortarla prendendola tra le mie braccia, Ran mi scansò e mi gettò a terra con uno sguardo da far raggelare il sangue.
Non volevo che si trasformasse in una donna dai mille timori, ma da detective, dovevo arrivare in fondo a quella situazione.
Dicendo ad Heiji che avrei controllato quelle scale che portavano al piano di sopra, il mio collega e fedele compagnia insistette nel non lasciarmi solo.
< Tu pensa a Ran e Kazuha. Io me la caverò benissimo da solo. >
< Oh, grazie tante! Siamo qui per risolvere il caso di un corpo scomparso oppure no? >
< Kazuha e Ran sono molto più importanti in questo frangente. >
< Allora vedi di farmi compagnia, caro il mio detective. >
Ma la mia attenzione non riusciva a spostarsi verso di loro, ma verso quel sangue fresco che sgorgava tra quelle scale di legno che emanavano un rumore infernale.
Heiji non si era accorto di tutto questo perciò fu molto difficile per me distaccarmi da lui.
Sentivo solo i pianti e i lamenti di Ran e Kazuha, ma io ero certo e sicuro che avrei trovato qualcosa in mezzo a quel buio.
Quando rinvenni una piccola luce in fondo a quel corridoio immenso, subito mi ricredetti.
Riuscii solo a vedere una stanza vuota, illuminata da una fioca candela appesa al soffitto.
“Ma chi potrebbe averla accesa? Questo vuol dire che non siamo soli in questa casa.”
I fantasmi non potevano essere perché ancora oggi non credevo al paranormale.
C’è sempre una buona ragione su quello che ci accade intorno e quella candela non poteva essere l’eccezione alla regola.
Mentre mi lasciavo trasportare da quella fioca luce, vidi una bambola seduta su una sedia.
Aveva lo sguardo sorridente, dei bei lunghi capelli mori e uno sguardo che non potevo pensare che mi avrebbe fatto raggelare il sangue.
Eppure quando la vidi più attentamente, riuscii a scorgere quel sangue che avevo visto poco tempo fa’.
“Quegli occhi… il sangue proviene dai suoi occhi. Sta piangendo!”
Non avevo mai visto niente di simile nella mia vita, eppure sapevo che quel caso non sarebbe stato semplice da risolvere.
Un orologio, una candela, una bambola che piange sangue.
In mezzo a questa situazione senza una valida spiegazione, io dovevo uscirne, altrimenti sarei stato imprigionato per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La paura di sentirsi soli ***


Heiji, Ran e Kazuha non mi avrebbero mai aiutato in quel frangente.
La paura che qualcosa potesse succedere da un momento all’altro era più reale di quanto potessi immaginare.
Lo sguardo di quella bambola suscitava in me un’agonia che non potevo reprimere, non capendo ancora che il peggio sarebbe venuto da lì a poco.
Sentendo dietro di me la porta della stanza sbattere all’improvviso, cercai di mantenere la calma chiudendo gli occhi.
“E’ solo un brutto incubo” mi dicevo “Presto mi sveglierò e sarà tutto passato.”
Ma le voci nella mia mente erano molto diverse.
Soprattutto quando una voce femminile bisognosa d’attenzione attirò in me un senso di repressione e di timore.
< Non andartene proprio adesso. Non è ancora il momento. >
Inizialmente non capii chi stava parlando, ma quando mi voltai verso la bambola avevo la mente più lucida.
Oppure stavo impazzendo, dipende da quale prospettiva si vuole vedere.
perché sentir parlare una semplice bambola, non è poi così normale.
< Non è vero. Tu non puoi… >
< Non fare l’ingenuo pauroso, Shinichi. Non è proprio da te. >
In quel momento mi sarei anche gettato fuori dalla finestra pur di sfuggire da quella situazione.
Ma la paura mi bloccava e mi faceva pensare cose fuori dal normale.
< Una bambola non può parlare. Questo è impossibile. >
< Ma io non sono una semplice bambola, Shinichi. >
mentre la luce della candela diventò inspiegabilmente più forte e luminosa, quella bambola smise di piangere sangue e mi guardò con sorriso più disteso.
< Sono solo uno spirito di una bambina che ha bisogno d’attenzione. E tu sei l’unico che può davvero darmele. >
Che cosa mai poteva volere quella bambola da me?
< Io non voglio… tutto questo è surreale… >
< Non ti preoccupare, Shinichi. Ti prometto che non impazzirai. >
Provai ad aprire la porta dopo che si era schiantata violentemente, ma niente. sembrava che qualcosa la bloccasse.
< Voglio uscire da qui. Immediatamente. >
< Che fretta hai? >
< Voglio tornare dai miei amici. >
< I tuoi amici non se ne andranno senza di te. Promesso. >
< Che cosa puoi volere da me? >
< Non vuoi conoscere la mia storia? >
< Sinceramente… >
< Lo so. Hai solo paura che io ti possa fare del male… Ma come posso fartene se non riesco nemmeno a muovermi? Sono una bambola. Te ne sei dimenticato? >
Quella creatura si stava prendendo gioco di me ed io non facevo niente per controbattere.
L’unica cosa che in quel momento mi rilassava è che continuavo a fissare ogni suo singolo movimento e soppesare ogni sua singola parola.
< Tu non puoi parlare da sola. Qualcun altro lo sta facendo per te! >
< Tu e le tue convinzioni, Shinichi. Credevo che tu fossi molto più intelligente di adesso. >
< E con ciò? >
< Nessuno può liberarmi dal mio male, ma sicuramente puoi trovarmi un altro posto più bello e interessante di questo. >
< Trovarti un altro posto? E dove? >
< Magari a casa tua… Alla tua fidanzata gli piacciono le bambola? >
“Sicuramente non quelle che parlano.”
< Oh, che sbafdata. Non mi sono nemmeno presentata: il mio nome è Okiku. Piacere di conoscerti, Shinichi. >
< Ma tu come fai a sapere il mio nome? >
< So molte cose di te: che sei fidanzato con Ran, tu e il tuo amico Heiji avete risolto casi al limite dell’impossibile e che sei un bravissimo detective… Ma non ti preoccupare: questa volta non ci saranno casi da risolvere. Se ti ho condotto fino a qui, è perché volevo vederti dal vivo. >
< E adesso che mi vedi che cosa vuoi da me? >
< Allora vedo che non mi ascolti > rispose la bambola risentita < Voglio un altro luogo diverso da questo. E sarai tu che mi porterai via. >
< Solo questo? >
< Il mio spirito non permetterà mai che io lasci questo posto. Non dare niente per scontato, giovane detective. Potresti rischiare anche di morirci qua dentro. >
< Non è nelle mie priorità, Okiku. >
< Lo so, Shinichi. Ma ti prometto che non ti accadrà niente di male se farai quello che ti dico. >
Mentre quella bambola mi parlava, Heiji dall’altra parte mi bussava incessantemente alla porta.
< Shinichi?! Sei là dentro? >
Non riuscivo a rispondergli per paura di far arrabbiare quella bambola.
Ero come se fossi immerso in un incubo in cui non potevo risvegliarmi.
E la cosa peggiore, è che era tutto reale. Tremendamente reale.
< Avanti Shinichi, perché non gli rispondi? Se saremo in due il gioco sarà molto più divertente. >
< Ma a cosa vorresti giocare? No0n capisco. >
< Tu apri al tuo amico. Te lo rivelerò subito dopo. >
Acconsentendo alla sua richiesta, non avrei mai creduto che il suo gioco era poter uscire da quella dannata casa immersa nel buio.
> Shinichi! Allora sei qua dentro! >
< Entra, Heiji, vedi di non fare domande. >
Dal mio sguardo, Heiji capì subito che c’era qualcosa che non andava.
< Hai scoperto qualcosa di interessante? >
< Purtroppo sì. >
< Che cosa vuoi dire? >
< Guarda davanti a te. >
Vedendo la piccola bambola, Heiji non riusciva a capire a cosa mi potessi riferire di così interessante, ma quando anche lui la sentì parlare, il suo sangue si raggelò come era capitato a me.
< Molto bene, ragazzi. Volete salvare le vostre anime? Oppure volete fare la mia stessa identica fine? La morte è solo il passaggio in un’altra vita. Piena di fatti interessanti. Non vi dovete poi preoccupare così tanto. >
Ci parlava come se fossimo due pazzi senza riuscire a capire che l’unica pazza era proprio lei.
< Shinichi, tu la stai sentendo vero? > mi domandò Heiji con la voce che gli tremava dallo spavento.
< Evita di interromperla. Non vorrei che… >
< Allora giovani detective: siete pronti per uscire dal buio delle vostre paure? L’ultima luce della vostra speranza sta per spegnersi. >
E nel dire ciò, anche la luce della candela si dissolse nel buio di quella casa, mentre le nostre paure diventavano ancor più reali.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Seguire la voce: uno scherzo di cattivo gusto ***


Io ed Heiji non eravamo per niente pronti.
Come potevamo affrontare una prova al buio senza sapere che cosa ne fosse del nostro futuro?
< Heiji, che fine hanno fatto Ran e Kazuha? >
< Stanno bene. Di loro non c’è da preoccuparsi. >
Basta. Non mi aveva voluto dirmi altro.
Ma perché non riuscivo ad essere in pensiero per loro? Era come se non m’interessasse niente, troppo impegnato a pensare a cosa la bambola aveva in serbo per noi.
Eravamo ancora mobili sui nostri passi mentre il buio era ancora molto insistente.
< Non possiamo camminare nel buio, Shinichi. È impossibile. >
Heiji era molto più preoccupato di me.
Non riuscivo più a riconoscerlo: avevo solo la percezione di sentire solo i battiti del nostro cuore, un chiaro segnale che eravamo sempre in vita.
Ma quanto poteva andare avanti questa situazione?
< Shinichi, mi prometti che rimarrai sempre vicino a me? >
“Nessuno mi aveva mai rivolto quella parola. A malapena Ran, da quello che ricordo… Caro Heiji, non puoi perdere il tuo coraggio proprio adesso.”
< Non preoccuparti, Heiji. Andrà tutto bene. >
< Questo vuol dire che succederà qualcosa di molto grave, vero? >
< Ad esempio? Cosa ti viene in mente? >
< Non lo so. Tutte le mie paure stanno affollando la mia mente. Non riesco a pensare lucidamente. >
“Questo l’avevo già capito.”
Ma in quel momento non potevo stringergli la mano. Era fin troppo imbarazzante anche per me.
Sentivo il suo respiro forte, affannoso.
La bambola stava facendo il suo gioco contro di noi: voleva spaventarci e ci stava riuscendo in maniera disarmante.
< Miei cari detective, uscite da questa stanza se ne avete il coraggio. >
In quel momento mi balzò in mente un’idea che andava contro la nostra missione: perché dovevamo lasciare quella stanza?
< Okiku, perché non ci dici semplicemente che cosa vuoi? >
< Ma te l’ho appena detto, detective. Io voglio voi. >
< Vuoi forse trasformarci in delle bambole solo per il piacere di farti compagnia? > domandò Heiji.
Il potere dell’occulto e del wodoo andava ben
No, quella bambola non voleva trasformarci a sua immagine e somiglianza.
Voleva solo giocare. Ma perché giocare immersi nel buio? E se le sue lacrime di sangue gli permettevano di vedere nel buio?
< Shinichi, forse se facciamo qualche passo indietro… >
< NO, Heiji! > gridai tutto d’un fiato < non muoverti. >
< Ma cosa ti prende? Dobbiamo uscire da questa casa, no? >
< E’ quello che la Okiku vorrebbe. Ma non ci faremo trarre in inganno per così poco. >
< Okiku? Mi vuoi forse dire che quella bambola ha un nome? >
< Certo che ho un nome, sciocco > fece Okiku con tono risoluto < Ti conviene ascoltare il tuo compagno nonché migliore amico se vuoi sopravvivere. Altrimenti… >
< No! non voglio ascoltarti! >
Ormai l’unica certezza era proprio su Heiji: era impazzito del tutto.

 

Il silenzio si era rotto in mezzo a quell’oscurità a causa di quella bambola che voleva spaventarci in tutte le maniere.
Heiji, che aveva perso totalmente il controllo di sé stesso, stava cominciando ad urlare come un forsennato cercando una pietà che non sarebbe mai arrivata.
< Heiji, adesso smettila! Ti stai rendendo ridicolo. >
Non avrei mai usato quelle parole in quel frangente, ma il mio compagno non mi aveva lasciato altra scelta.
Non riconoscendolo più, mi aveva fatto tirare fuori quel detective autoritario che non sono mai stato.
< Shinichi! Voglio il tuo aiuto! >
“Ho capito, Heiji!” pensai esasperato “Ma cosa credi che io possa fare in questa situazione? Un bel niente!”
Avevo ormai capito che quella bambola non aveva nessuna intenzione di giocare con noi, ma voleva farci soffrire.
I suoi bisbigli erano davvero inconfutabili e opprimenti, tanto che dovetti chiudermi le orecchie per non poterli sentire.
ma ormai quella bambola mi era entrata nella mia mente con tutta la sua cattiveria e il suo bisogno di farmi soffrire la stava facendo divertire.
Vedevo quelle lacrime di sangue sgorgare a comando come se fosse una cosa naturale, senza che io potessi credere che era tutta una situazione che non mi sarei mai potuto immaginare.
Heiji, correndo nel buio in mezzo a quella stanza, inciampò terribilmente battendo la tresta.
< Heiji, come stai? Tutto bene? >
Ormai sapevo già la risposta ma quello che mi era rimasto era proprio aiutare il mio amico detective.
< Shinichi, dobbiamo andarcene alla svelta. >
< Non possiamo. Questa bambola ce lo sta impedendo. >
Un vortice di potere sovrannaturale mentre il vento e i tuoni erano come un effetto ottico reale, la consapevolezza che la magia esisteva davvero mi rendeva alquanto illuso di aver vissuto in un mondo in cui la percezione del tempo e dello spazio non esiste.
Non la smetteva di fissarci, mentre al suo interno sentivo dei gridolini e delle risate soddisfatte per quello che aveva fatto.
Heiji, che ormai aveva perso il lume della ragione, si fece coraggio (oppure per disperazione) e si alzò da terra per prendere in mano quella bambola.
< Adesso devi smetterla! Che cosa diavolo vuoi da noi?! >
< Heiji, ma cosa… >
< Questa bambola ha finito di prenderci gioco di noi. Dobbiamo strappare la sua folle anima incastonata dentro di lei. >
< ma come? Faresti del male ad una bambola innocente? > gli domandò l’oggetto con tono strappalacrime.
< Tu vuoi farci del male. Ed io non ti permetterò che tu… >
Improvvisamente, la bambola prese fuoco come se il fuoco ricoprisse quell’anima dannata, mentre la mia paura divenne sempre più presente.
I residui di quella creatura maledetta stavano bruciando proprio dinanzi ai nostri occhi, consapevoli che quello era il momento necessario per scappare.
Camminando nel buio e stando molto attenti a dove potessimo mettere i piedi, io ed Heiji riuscimmo a trovare la porta d’uscita della casa.
< Finalmente! Ce l’abbiamo quasi fatta. >
“Hai detto bene, Heiji. Quasi.”
Perché nonostante la bambola non era più un problema che potesse attanagliare la nostra povera anima, due figure che ci aspettavano all’uscita non attendevano altro che prendersi gioco di noi.

 

La luce stava inondando i nostri occhi.
Eravamo accecati da tale impatto, tanto che non riuscivamo a capire che cosa stava succedendo.
L’oscurità era sparita del tutto, ma ero assolutamente convinto che non eravamo tornati alla normalità.
La minaccia di quella bambola era ancora viva nei nostri occhi, tanto che lo spavento che ci aveva indotto quella luce misteriosa si sarebbe trasformato in un momento di gioia rabbiosa.
Gioia rabbiosa perché tutto era finito e quel momento che sanciva quasi la nostra condanna a morte, in realtà era uno stupido scherzo di Ran e Kazuha.
< Ma che significa? Perché tieni in braccio quella bambola, Ran? >
< Perché tu ed Heiji ci siete cascati come due polli > fece Kazuha con tono divertito
“Perché dannazione ci stava prendendo in giro?”
< Credo che voi due ci dobbiate alcune spiegazioni. >
E fu in quel momento che le due ragazze raccontavano i loro momenti in cui si erano presi gioco di noi.
Dal rumore di quella porta d’ingresso di quella villa abbandonata che scricchiolava, fino al momento della nostra fuga.
Una stupida bambola radiocomandata da una voce esterna: e quella voce era quella di Ran.
Io, da detective quale ero, non ero riuscito a riconoscere la voce contraffatta della mia fidanzata.
Il loro piano diabolico per farci prendere un colpo aveva funzionato incredibilmente ed io ed Heiji non potemmo che essere ammutoliti.
< Siete delle pazze! Potevate ucciderci! >
< Oh, come sei melodrammatico Heiji. Non lo vedi che sei ancora tutto intero? >
< Ho perso anni della mia vita a causa di quella casa e di quella bambola! >continuava ancora a sbraitare < E voi pensate che io ve la faccia passare liscia? Io e Shinichi… >
< No, Heiji. Noi non faremo proprio niente > replicai con voce ferma.
< Shinichi, ma cosa stai dicendo? >
< Uno scherzo è sempre uno scherzo. E poi ci stiamo avvicinando ad halloween. Te lo sei dimenticato. >
< Ma cosa vuoi che me ne importi di halloween?! Quelle due ragazze… >
< Si sono presi gioco di noi. E hanno fatto bene. >
Heiji mi fissava con sguardo confuso mentre cercava un totale appoggio su di me che non sarebbe mai arrivato.
< Shinichi, tu non puoi farmi questo. >
Mentre Ran sembrava ammirata dalla mia indifferenza, sapevo che alla fine dovevo vendicarmi di lei in qualche modo.
< Shinichi, non sei arrabbiato con me? >
Il suo tono innocente era davvero snervante per qualsiasi persona, ma io mantenni flebile la mia calma, in attesa di una vendetta che non sarebbe tardata ad arrivare.
< Quella bambola ha davvero uno sguardo inquietante. Dove l’hai presa? >
< E’ di mia madre. Ha molti più anni di me. Ma guarda! Sembra nuova. >
< Certo, come no. >
“Dannata bambola. Le tue maledizioni e i tuoi scherzi non verranno mai dimenticate.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4049667