Maybe it's fate volume 3

di annapuff
(/viewuser.php?uid=1009094)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: BROKEN GLASSES ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: OCEAN ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 SOMEONE FROM THE PAST ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: YUN-HEE ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5: UPDATES ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6: BATHTUB AND BALCONIES ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7: AN APPROACH AND A BREAKAGE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8: POST CONCERT ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9: POST CONCERT PT2 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10: WE TRY ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 SUSPECT ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12: DISASTER ANNOUNCED ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13: LET THEM GROW ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 OPPA MARRY ME ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 MOON MEET THE SUN ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 MOON LEAVE THE SUN ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 WHAT HAPPEN? ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18:NECKLACE ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19: CHOICE ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20: SEOUL= PROBLEM ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21: BAD NEWS AND GOOD NEWS ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22: READY FOR THE RISTORANT ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23: ESCAPE RISTORANT ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 24 CONSEGUENCE ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 25 I LOVE HER ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 26 THE OWN LIFE ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 27 CLARIFICATION ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 28 LAST KISS AND FIRST KISS ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 29 MAGIC OINTMENT ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 30 SEUL AGAIN ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO 31 MANOR ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 32: ANNOUNCEMENT ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 33: JISOO ALIAS JIWOON ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 34 MOONCHILD ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 35 WHERE IS ISABEL? ***
Capitolo 36: *** APITOLO 36: ACTION ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 37 IN THE MIDDLE ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 38 BROKEN INSIDE ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 39 CURTAINS ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 40 BRUISE ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 41: SECRET PLANE ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 42 SOME CITY ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 43: STRANGE ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO 44: I'M NOT A VICTIM ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO 45: THE ICE QUEEN IS RETURNING ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO 46 DANGER 2.0 ***
Capitolo 47: *** CAPITOLO 47: STAIRS ***
Capitolo 48: *** CAPITOLO 48: THE SILENCE BEFORE THE NOISE ***
Capitolo 49: *** CAPITOLO 49 DNA ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: BROKEN GLASSES ***


CAPITOLO 1:  BROKEN GLASSES

07 MARZO 2017
Isabel si muoveva titubante tra i corridoi bianchi, le luci erano soffuse e i pavimenti avevano una moquette azzurra, sulle pareti foto di praterie e di colline di fiori, aveva scorto anche qualche lago con delle ninfee.
Win-hoo non era entra con lei all'istituto, Isabel voleva evitare al povero ragazzo di dover incontrare quella pazza della madre. 
"Siamo quasi arrivati" disse il ragazzo in tenuta azzurra e bianca. Aveva detto di chiamarsi Michael, era un bel ragazzo e si occupava personalmente di sua madre oltre agli altri specialisti. 
"Perfetto" rispose Isabel, anche solo per aprire bocca, in quel luogo era tutto così tranquillo, silenzioso e candido. 
Tutto così ovattato.
Sembrava di stare in una sorta di paradiso quieto. 
Si sentiva terribilmente a disagio nel trovarsi lì.
"Devo avvertirla, troverà sua madre cambiata rispetto all'ultima volta." Disse il ragazzo incerto, fermandosi davanti alla stanza in cui sarebbero dovuti entrare.
"Oddio… non ricordo l'ultima volta in cui ho visto mia madre…” disse sovrappensiero, il ragazzo la guardò stranito per via di quell’esclamazione.
“Oh! Si, deve essere più o meno quattro anni fa. Era tornata ubriaca alle quattro del mattino con quel cretino con cui poi se né venuta qui." Disse Isabel pensierosa, riflettendo su quando potesse essere realmente l'ultima volta in cui l’aveva vista. 
"Oh si è quella!” esclamò di nuovo, si era ricordata tutta la scena improvvisamente.  “Hanno rotto un vaso entrando in casa e altre cose gli ho trovati a scopare sul tavolo." Disse Isabel con una risata sarcastica sul finale, era stata quella l’ultima volta in cui si erano incontrate.
"Oh.. molto esuberante" disse lui incerto.
"Molto fastidiosa. Quelle poche volte che la vedevo era così. O c'era lui con cui amoreggiava in qualche angolo della casa o veniva in camera mia senza neanche bussare e mi mostrava i suoi nuovi acquisti, poi diceva di aver preso anche qualcosa per me, un qualche vestito o trucco. Dopo di che avvertiva che non ci sarebbe stata per dei giorni." Raccontò Isabel con un’alzata di spalle, come se i ricordi non le facessero alcun effetto.
"Come se mi cambiasse qualcosa che partisse, non c'era mai." Disse contrita lei guardando la porta, non vedeva la madre da quattro anni e neanche la sentiva, lei non chiamava mai e Isabel faceva altrettanto. Era stata realmente quella l'ultima volta in cui si erano incontrate, in una giornata di novembre, poi non l'aveva vista più. Non si era neanche accorta dell'assenza della donna, fino a quando prima di Natale non era arrivato a sorpresa il segretario Park, per dirle che doveva andare a Seul perché la madre non sarebbe tornata da lei. Isabel aveva riso a quella direttiva, ma alla fine aveva dovuto fare i bagagli e andarsene. Era stata una stupida, sarebbe dovuta scappare anche lei a casa di qualche amico, poi sarebbe divenuta maggiorenne ad aprile e sarebbe stata tranquilla al sicuro, lontana da tutto quello che era successo a Seul.  Era stata un’ingenua pensava che a Seul avrebbe trovato il giusto posto per lei, l’America non l’aveva mai sentita sua fino infondo, ma sarebbe stata meglio quella alla prigione in cui era finita.
“Mi dispiace, deve essere gravoso per lei venire qui e doversi occupare di sua madre, ma le fa tanto onore, avere ancora amore nei confronti di lei e il perdono.”
“Cosa? Io non ho nessun genere di amore nei suoi confronti, e non l’ho perdonata di nulla. Lei era riuscita a scappare poteva farsi una vita, e invece si è trovata amanti anche peggiori di mio padre, specie l’ultimo che l’ha ridotta così.” Disse lei con biasimo, sua madre si era liberata dalla prigione in cui era finita per sua volontà, ci era riuscita, per finire in un’altra prigione quella della dipendenza da sostanze e alcool.
“Le persone che hanno una dipendenza non scelgono di averla, ci cadono perché per molti la sostanza è l’unica via di uscita al dolore.”
“Lei non capisce, non può capirmi non mi conosce, e non conosce la mia storia. Apra questa porta, così che io possa far vedere a mia madre che sono qui, così come ha chiesto” disse lei contrita, sviando sul discorso, non le andava di discutere con un infermiere appena conosciuto che non sapeva nulla di nulla.
“Non credo di poterlo fare, lei è arrabbiata con sua madre, e io devo proteggere la mia paziente” disse severamente, incrociando le braccia al petto e sistemandosi davanti la porta.
“Non farò niente, non dirò niente. Mi faccio vedere e poi vado via.” Disse lei con uno sbuffò, sapeva che sarebbe stato difficile, ma non pensava che avrebbe dovuto affrontare anche professionisti iper protettivi. 
“No mi dispiace, non posso proprio, penso che bisognerebbe cambiare strategia d’intervento” disse lui piccato.
“Cosa vuol dire?” disse Isabel guardandolo con orrore.
“Penso sia giusto fare prima dei colloqui, ho bisogno di sapere se la sua presenza sia idonea al percorso che sua madre sta intraprendendo”
“Cosa? Io dovrei fare dei colloqui?” chiese lei con uno sbuffo, non credendo alle parole del ragazzo, “Lei pensa che io non possa essere idonea, sinceramente malgrado tutti i miei problemi sono la più sana in famiglia”
“Questo io non lo posso sapere, mi dispiace, ma non le farò incontrare sua madre, se questo sarà d’intralciò alla terapia”
“Lei non capisce, io non sono qui perché voglio, o per prendermi cura di lei, io sono qui perché è stata appunto mia madre a volermi, in tutta onesta non mi importa neanche cosa voglia da me, sinceramente mi ha causato solo problematiche e mi ha sempre voluto evitare, non sono mai stata sua figlia, non mi ha mai voluto” disse Isabel con tono fermo nella voce.
“Non la farò entrare”
“Oh che diamine, se fosse per me non entrerei, ma io devo. Se non la incontro e non mettiamo fine a questa storia, ci saranno delle conseguenze per me. Sinceramente la mia vita fa già abbastanza schifo, non ho voglia di altri casini.” Disse con irritazione.
“Sono irremovibile, l’unica possibilità che ha per vedere sua madre e fare dei colloqui con uno psichiatra all’interno della struttura ,che mi certifichi che lei non causerà problematiche. Ha troppa rabbia e rancore nei confronti della mia paziente, e la signora non ha bisogno di ciò, bensì di un clima tranquillo e amorevole per poter stare meglio” disse lui rimanendo fermo sulla sua posizione, mentre Isabel lo sguardava sconvolta e faceva no con la testa.
“Non voglio fare dei colloqui con il vostro psichiatra” disse lei inorridita.  
“Allora l’accompagno fuori, potrà tornare solo e quando sarà disposta a collaborare” disse piccato il ragazzo, lei lo sguardò sconvolta, annuì con il capo.
“Perfetto, le può almeno dire che sono venuta fin qui, così almeno lo saprà, e le dica anche che siete voi a non farmi entrare” disse Isabel con rabbia sbattendo un piede a terra.
“No, mi dispiace, non credo le farebbe bene, sapere che lei non vuole collaborare con la terapia ed esserle di aiuto”
“Oh God! Vado via… ho capito” disse Isabel a denti stretti per poi voltare le spalle al ragazzo e percorrere il corridoio con grandi falcate e uscire fuori da quel posto orrido.
 
13 MARZO 2017
Isabel camminava per i giardini dell’istituto accompagnata da un uomo americano con cui stava ridendo sorridendo ampliamente e con cui si sentiva a proprio agio.
Era riuscita ad arginare la problematica dei colloqui con lo psichiatra del centro, chiamando il proprio di Psichiatra e raccontandoli tutta la questione.
Oliver Miller dopo aver affrontato vari colloqui con lei, al telefono e dopo aver parlato con il presidente dell’istituto, era giunto alla decisione di andare all’Hawaii per sostenere Isabel in quella spiacevole situazione che stava affrontando e avrebbe dovuto affrontare. 
Il signor Miller, era consapevole del fatto che durante la terapia che avevano affrontato in quegli anni, che era stata a volte un po’ altalenante, l’argomento madre era stato per molte volte evitato. Isabel aveva sempre fatto fatica a parlarne, diceva che non ricordava poi molto della sua infanzia. Per tutta la prima permanenza a Seul che era durata dalla sua nascita all’ottavo anno di vita, aveva descritto la madre come assente, infatti da bambina aveva passato molto più tempo con le varie tutrici che con lei. Quando si erano trasferiti all’improvviso in America, Isabel aveva descritto come la madre fosse sempre stata depressa e chiusa in una camera, aveva raccontato di alcuni momenti in cui aveva assistito alla violenza verbale e fisica del padre nei confronti della donna, ma non era riuscita a collegare esattamente l’arco temporale, aveva anche di sfuggita menzionato un tentato suicidio della donna in una vasca da bagno. I ricordi della ragazza erano stati sempre offuscati, come se il suo cervello lì avesse volontariamente rimossi per proteggerla.
Erano stati questi ricordi celati a convincere il dottor Miller a raggiungere la ragazza e a proporle di fare una terapia più continuativa, ogni qualvolta che avrebbe incontrato la madre. Temeva difatti, che Isabel avesse parecchi ricordi traumatici assopiti e che sarebbero potuti emergere, creandole un di scompenso psicologico. Allertato da questo fattore di rischio, non avrebbe mai voluto lasciarla sola, ad affrontare dei possibili traumi repressi. Per il dottore, Isabel era un caso delicato a cui si era affezionato, il legame che si era creato tra di loro era solido, ed era consapevole che sarebbe stato difficile per un altro terapista riuscire a entrare in contatto con lei, molto restia agli estrani e capace di costruire muri altissimi per tenere la gente a distanza.
Arrivarono all’interno della struttura e il dottore si recò in una stanza da solo per poter parlare di nuovo con il presidente, Isabel si ritrovò ad dover aspettare insieme all’infermiere che aveva incontrato la prima volta nell’istituto, che continuava a guardarla in modo guardingo. 
“Sei hai un qualche problema, puoi anche dirlo” disse lei sbuffando con le braccia incrociate al petto, tamburellando con un piede.  
“No alcuno, sono solo preoccupato per la situazione” disse il ragazzo indeciso.
“Non accadrà nulla, non può diventare più pazza di quanto lo è già” sospirò Isabel
“Sua madre non è pazza, ha solo avuto una vita difficile” difese la sua paziente il ragazzo e anche in maniera fin troppo agguerrita.
“Non è l’unica.” Disse Isabel tra i denti, leggermente innervosita dal modo che aveva il giovane di difendere sua madre a spada tratta.
Il silenzio tornò a farsi largo fra entrambi, che incominciarono ad ignorarsi visibilmente, lei innervosita e lui ormai fin troppo guardingo nei confronti della ragazza.
Dopo un altro paio di minuti il dottor Miller fece il suo ritorno insieme al responsabile della struttura.
“Bene, direi che possiamo incominciare la visita” disse il responsabile.
“Io continuo a non esserne sicuro” disse la sua Michael, mentre Isabel vicino a lui sbuffava visibilmente.
“Comprendo i tuoi timori, ma io e il dottor Miller abbiamo parlato molto riguardo la situazione e pensiamo entrambi che non ci siano problemi a far incontrare la signora con Isabel” disse tranquillamente il responsabile, Michael si ritrovò così a dover annuire leggermente contrario a quella decisione e fece strada sia al dottor Miller che a Isabel verso la parte della struttura dove stava la donna.
Isabel si ritrovò così a percorre di nuovo quei corridoi angelici, fino alla porta della stanza di sua madre.
Si fermarono tutti e tre davanti alla porta, Michael guardò per un attimo la ragazza ancora indeciso su farla entrare e con uno sbuffò alla fine decise di aprire la porta della camera.
Il dottor Miller poggiò con delicatezza una mano sulla spalla di Isabel per infonderle forza e coraggio, lei fece dei primi passi incerti, prese forza e si diresse verso l’interno della camera.
“Signora Claudia c’è qui sua figlia per lei” disse Michael chiamando la donna che era seduta a un tavolino vicino alla finestra e si stava contemplando in uno specchio mentre si aggiustava delle ciocche di capelli andandole a posizionare dietre l’orecchio.
Con lentezza disarmante la donna si voltò verso Isabel e rimase immobile a osservarla.
“Sei cresciuta” disse con tono piatto.
“Si sono passati quattro anni” rispose Isabel con uno sbuffo.
“Così tanti?” chiese la donna, incominciando a giocare con una ciocca di capelli biondo argento.
“Ti trovo piuttosto bene” esclamò Isabel incrociando le braccia al petto, leggermente infastidita nel trovarla in ottima forma, da come aveva parlato Michael doveva essere più che moribonda, non sembrava per nulla essere in remissiva da una dipendenza.
“Questa clinica mi sta aiutando” sorrise la donna, alzandosi finalmente in piedi e continuando ad osservare la figlia incuriosita, fece due passi decisi verso Michael e gli poggiò una mano sul braccio “Qui sono tutti molto gentile e dolci” fece gli occhi languii al ragazzo che sorrise leggermente imbarazzato.
“Waoo, spendo i miei soldi per farti avere proprio il servizio completo, trucco parrucco e chissà che altro” disse Isabel con tono irritato nella voce, per poi fulminare Michael con lo sguardo, il ragazzo abbassò lo sguardo a disagio per via dell’accusa della ragazza.
“Isabel direi che non è il caso di arrivare a conclusioni troppo affrettate” la rimproverò il dottore, dopo aver visto uno sguardo sofferente in Michael.
“Oh! Lei chi è?” cinguettò Claudia amabilmente, lasciando improvvisamente il braccio di Michael e mostrando attenzione all’uomo dietro di Isabel.
“Il mio terapista, sai com’è tu e il tuo ex marito mi avete un po’ incasinato la testa” disse lei sprezzante.
“Dovresti chiamarlo padre, sbaglio o appena sei andata a Seul ti ha dato di tutto e di più”
“Sbagli…. Non so cosa vi siete detti nell’ultimo incontro che avete avuto, onestamente poco mi importa. Sia di te che di lui” disse lei con tono oltraggiato.
“Sei arrabbiata…” disse con voce sottile la donna.
“Beh sai com’è sono qui contro la mia volontà e in più ti pago questo magnifico posto, non sembra che tu ne abbia bisogno a quanto sto notando.” Isabel si sentiva sempre più pronta allo scoppio, non riusciva minimamente a provare a essere educata, solo la presenza della donna la faceva irritare al massimo.
“Dovrebbe pagarla lui la clinica” disse incerta Claudia, abbassando leggermente lo sguardo sulle proprie mani a disagio.
“Lui non vuole avere niente a che fare, mi ha mandato qui per tenerti buona. Cosa vuoi?” chiese Isabel in maniera diretta, c’erano stati fin troppo preamboli ed era stanca di stare lì, vedere sua madre che sembrava stare in perfetta forma la faceva innervosire. Si era convinta che l’avrebbe trovata uno stralcio dato tutti i preamboli fatti per incontrarla, invece sembrava fosse uscita da una Beauty farm.
“Come sei scontrosa, lo sei sempre stata, irruenta e scontrosa, veramente poco accomodante” disse la donna tornando a guardarla riluttante.
“Tu e lui dite le stesse identiche cose, solo che lui aggiunge molti più insulti coloriti. Mi domando come mai abbiate divorziato, eravate perfetti per stare insieme” provocò Isabel con voce sprezzante, sentiva la rabbia salire sempre di più, era stata costretta ad andare lì e lei la stava anche criticando.
“Non mi accumulare a lui, io non sono per niente come lui” disse con rabbia la donna cambiando il suo tono civettuolo e indurendolo. Guardò Isabel con gli occhi sgranati e incominciò a torturarsi le mani in preda a un nervoso.
“Dici? Di assente lo sei stata, sempre presa dai tuoi affari, sempre presa a pensare a come fare per divertiti, sempre ubriaca, assente!” scandì le frasi con rabbia mentre la continuava a guardarecon biasimo e rancore, la odiava, per essere stata sempre messa da parte, una madre avrebbe dovuto amare la propria figlia, proteggerla, lei non aveva mai fatto nulla del genere.
“Non mi ubriacavo per divertirmi avevo una dipendenza” disse tentennante la donna.
“Si, come vuoi, non sono qui per questo, sai le riunioni di famiglia non fanno per me. Sono venuta perché mi volevi. Cosa vuoi?” chiese Isabel tornando di nuovo al nocciolo della questione.
“Volevo darti una cosa, poiché sei così sgarbata: non te la darò… forse con il tempo appena diventerai leggermente carina nei miei confronti” disse la donna.
“Dovrei essere carina con colei che mi ha spedito come pacco postale da mio padre senza pensare alle conseguenze? Certo speraci!” disse lei con rabbia, girando i tacchi e uscendo da quella stanza, il dottore che non era intervenuto per nulla, lasciando a Isabel il suo spazio, guardò un attimo Michael e raggiunse la ragazza che stava andando via a passi di marcia.
Michael si voltò a guardare Claudia che si afflosciò sulla sedia e incominciò a ridere singhiozzando in maniera isterica, sopraffatta dal dolore. L’infermiere prese un gran respiro e incominciò a consolare la sua paziente. Consapevole che la donna avesse reagito così solo per difesa, sapendo poi tutta la sua storia.  Le diede qualche pacca di incoraggiamento, mentre guardava la porta con sguardo scettico, in fin dei conti la ragazza non aveva tutti i torti, peccato che non sapesse tutto quello che fosse successo alla madre per farla comportarsi in quella maniera provocatoria.
 
“Isabel…. hai deciso di farmi perdere i chili di troppo che ho?” disse il dottore ironico mentre provava a tenere il passo della ragazza, Isabel alla frase si bloccò di colpo e si voltò a guardarlo.
“Scusami” disse lei chinando il capo, alzò lo sguardo su di lui aveva gli occhi lucidi.
“Sono così incazzata, da come la proteggevano… pensavo di trovarla non so tipo assente, dolorante, triste, non lo so… invece era lì tutta truccata, ben vestita, aveva anche i gioielli in bella vista, l’hai notata la collana di diamanti al collo?” Disse Isabel con voce strozzata e leggermente isterica. 
“Andiamo a casa, e ne parliamo meglio lì” provò ad esortarla il dottore.
“Non c’è molto di cui parlare, ci devo ritornare, per avere le informazioni che voglio, per far si che dice a mio padre che non ci saranno problemi. Devo tornare, e sinceramente di fare la falsa e la carina anche con lei non mi va per niente, provo troppo rabbia per come sono stata trattata e stata abbandonata. Non è vero che non mi fa male! Mi fa male! È ingiusto! È tutto così dannatamente ingiusto!” disse tutto in maniera veloce, cercando di non tentennare troppo con la voce che non voleva poi molto venire fuori, ma che invece le uscì straziante.
Sentiva le mani tremanti, e aveva un enorme groppo in gola, avrebbe tanto voluto vomitare.
Si passò una mano sulla bocca, cercando di buttar giù un rigurgito.
“Devi vomitare?” chiese gentilmente il dottore affiancandola, Isabel fece no con la testa.
“Voglio solo che questa storia finisca, mi aiuti a finirla” lo pregò guardandolo supplice..
“Cercheremo un modo per farla finire, te lo prometto, ora andiamo via hai bisogno di aria fresca” sorrise affabile, lei annuì con la testa e si fece guidare fuori da quel finto paradiso in cui era finita.
 
15 MARZO 2017
Isabel si avviò a passo svelto verso il cortile del giardino, aveva puntato al gazebo, dove sapeva ci fosse lei.
Salì i tre gradini e si andò a sedersi senza troppe cerimonie su una sedia in acciaio battuto. Incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente, senza sapere bene come incominciare il discorso.
La madre si era fermata dal fare il solitario, aveva alzato gli occhi e guardato la figlia indecisa, dopo di che aveva disfatto il proprio solitario e aveva incominciato a immischiare le carte.
“Ti ricordi la scopa?” chiese la donna con voce vellutata, incominciando a distribuire le carte.
“Vagamente” rispose mentre prendeva le carte e le studiava, cercando di ricordare i meccanismi di quel gioco, giocato ogni tanto quando aveva sei e sette anni.
“Ci giocavamo, io e te.” disse sempre con voce soffice, continuando ad osservare la figlia.
“Beh dubito che io ci giocassi con il tuo ex marito, è un gioco Italiano” sbuffò Isabel, prendendo un sette e un tre con un dieci da terra.
“Mi hanno fatto notare…. Michael mi ha fatto notare e anche alcuni terapisti che forse sono stata troppo controproducente quando sei venuta l’altro giorno” provò a dire la donna a disagio.
“Mi darai quello per cui sono venuta qui?” chiese Isabel alzando lo sguardo su di lei sperando di mettere fine al tutto.
“No, non subito.” Disse la donna leggermente indecisa.
“Che cosa vuoi in cambio? Altri soldi? Una casa?  Dei vestiti?” chiese Isabel sperando in una richiesta di qualcosa e in uno scambio.
“Che tu sia più gentile” provò a dire la donna facendosi forza.
“No. Neanche se volessi ci riuscirei, no.” Disse Isabel piccata.
“Allora, penso che ci dovremmo vedere altre volte fino a che non cambierai atteggiamento” disse la donna prendendo da terra e facendo scopa.
“Rimarrò in eterno qui immagino?” disse Isabel sprezzante.
“Se è quello che vuoi”
“No, non lo voglio! Non voglio stare qui, non voglio dover vedere te!” disse con rabbia lasciando andare le proprie carte e facendo un casino con quelle sul tavolo immischiandole tutte.  
“Preferisci Seul? Ti ho visto sulle riviste, sui social, sembri essere perfetta per quel mondo” disse Claudia con voce leggermente spezzata, lasciando andare le carte la partita ormai era andata, Isabel aveva immischiato tutto, nessuna delle due avrebbe vinto, ma d'altronde entrambe perdevano sempre.
“Lo devo essere, e no per mia volontà. Non preferisco Seul. Quel posto è una prigione” disse Isabel tra i denti scuotendo leggermente il capo, la madre sbiancò a quell’affermazione e provò ad avvicinarsi con una mano alla figlia per poterla accarezzare, ma Isabel assottigliò gli occhi e levò la mano dal tavolo per non lasciarsi toccare. Claudia abbassò il capo colpevole e la ragazza voltò il suo sguardo di lato, le faceva male tutto quello, era la prima volta di cui avesse memoria che la madre provava a fare un gesto materno nei suoi confronti.
“Non sei libera?” chiese Claudia dopo il silenzio durato, un bel po’ di minuti.
“Tu lo eri?” chiese Isabel senza guardarla, aveva il cuore in gola e non riusciva del tutto a parlare.
“No, mai stata, lui mi ha tenuta prigioniera, io non ero libera. Sono stata una stupida” disse tentennando, stringendo con le mani il proprio vestito e guardando la figlia sperando in uno sguardo da parte sua.
Isabel scrollòle spalle e continuò a guardare altrove.
“Avrei preferito non incontrarlo mai” si fece sfuggire Claudia soffocando malamente un singhiozzo.
Isabel si alzò in piedi all’udire quel singhiozzo, rimase ferma dando le spalle alla madre,  ferma a contemplare il giardino.
“Vorrei anche io che non lo avessi mai incontrato, così non sarei mai nata” disse con tono secco, si passò una mano sul viso asciugandosi le lacrime che alla fine avevano incominciato a inumidirle le guance.
“Isabel…” sussurrò la madre alzandosi.
“Vado via, ci vediamo domani” disse secca e con uno scatto e tenendo le distanze da quella donna si allontanò di nuovo da lei. 
Claudia si accasciò sulla sedia si prese la testa tra le mani e ricominciò a piangere in maniera isterica.
Isabel incominciò a correre per il parco, cercando di ignorare i singhiozzi della madre che arrivavano al suo udito. 
 
20 MARZO 2017
Isabel dopo l’ultimo incontro aveva dovuto sviscerare il tutto con il dottore, e avevano entrambi convenuto che era meglio che lei ci andasse leggera con le visite alla madre, per non rischiare in qualche esplosione emotiva.
Dopo un paio di giorni passati a sentirsi come se fosse una bomba ad orologeria, pronta a esplodere e a portare con sé diversi morti e feriti. Aveva optato insieme al dottore e Win-hoo di andare a Chicago per poter incominciare a parlare con il responsabile del museo per la mostra che voleva come ricordo di Do-yoon.
Avevano deciso ciò, poiché lei dopo quell’incontro con la madre era sempre instabile, sempre più nervosa, l’insonnia era tornata e i pensieri non volevano darle pace.  Il dottore aveva anche deciso di prescriverle qualche farmaco rilassante, niente di troppo pesante, ma neanche quello faceva l’effetto desiderato. 
Isabel nonostante il provare a impegnarsi per la mostra e il viaggio, si sentiva perennemente in uno stato di ansia e in un continuo conflitto con se stessa, specie per via della terapia, il dottore, infatti, provava a farla ragionare su cosa avesse potuto portare la madre a comportarsi  come aveva fatto nel corso della vita. Questa ricerca di risposte stava scatenando pian piano alcuni ricordi che lei cercava in tutti i modi di combattere cancellandoli. 
Era in continue crisi di nervi fatte di pianti incontrollati, perché per quanto provasse a cancellare il tutti i ricordi quelli tornavano combattivi a farsi largo nel profondo della notte, sotto forma dei peggiori incubi.
Urla, parole di odio, sangue, vetri rotti, lividi. Erano i protagonisti dei suoi incubi insieme alle due figure, quelle di suo padre e di sua madre. 
Si era rifugiata nell’odio verso sua madre per tutti quegli anni, perché era l’unico modo per sopravvivere al fatto che non fosse stata: abbasta forte per poterla aiutare, i ricordi, di come da piccola ci aveva provato a fermare suo padre diventavano sempre più vividi nella sua mente.
 
INIZIO MARZO 2000
"Pensavi realmente di potermi fottere?" Urlò l’uomo con rabbia in contemporanea un  vaso si andava a scagliare sul pavimento andando in mille pezzi.
"Tu mi tradisci da una vita è colpa tua!" urlò la donna rimanendo immobile davanti alla furia del marito, ma tremante per via di tutta la rabbia che lui stava mostrando.
"Tu! È colpa tua! Che non capisci come funziona la vita. Tu hai confabulato contro di me! Cosa credevi di fare? Sei solo una lurida puttana!” urlò lui lanciando in aria un tavolino di bambù che si andò a scontrare contro il muro.
"Io non ho fatto nulla! Sono chiusa in questa casa senza fare nulla!" provò a giustificarsi la donna in lacrime e con gli occhi sgranati per via del terrore.
"Chiusa?? Esci fai shopping sperperi tutti i miei soldi e ti scopi kim Jung-ko. Ti farò vedere io come sarai chiusa qui dentro in eterno!” e dicendo così si andò a frantumare un altro un portafoto di cristallo per terra, lasciando altri pezzi di vetri sul pavimento.
Isabel era accovacciata sulle scale stringeva la ringhiera di mogano con le sue esili mani, osservava tutto in silenzio, senza riuscire a muovere un muscolo e senza farsi notare dai genitori.
"Smettila di rompere oggetti!" Strillò la donna, l'uomo si voltò a guardarla con furia e in uno scatto repentino le fu addosso spingendola contro una vetrinetta antica di cristallo. Fu talmente forte l'urto: che le due ante delle vetrinetta si ruppero, i vetri incominciarono a cadere a terra come piccole gocce di una cascata.
Isabel riuscì a osservare tutto dal punto in cui si trovava, era alle loro spalle.  La bambina trattenne un urlo a fatica, lasciando andare la ringhiera e tappandosi la bocca con le mani tremanti. Vide il padre strattonare la madre su quella vetrinetta rotta, fece un salto, alzandosi in piedi sul gradino e incominciò a correre giù.
Correva veloce con le lacrime agli occhi, i capelli neri che fluttuavano in aria sembravano il mantello di un supereroe in volo.
Arrivò in un attimo e si appiglio al braccio del padre per cercare di fermare il prossimo schiaffo diretto alla donna.
"Aboji fermati  ti prego!!" Urlò la ragazzina in modo straziante e impaurito, "Lasciala le fai male!" Urlò sempre più impaurita, mentre l'uomo con la mano libera stava stringendo il collo della donna che stava diventando bluastra in volto.
Con un brusco gesto del braccio si libero della ragazzina facendola cadere a terra, Isabel cadde su i vari vetri con un grande tonfo, i capelli le finirono in faccia. Provò a rialzarsi a fatica poggiando le mani a terra ma era tutto pieno di vetri rotti e quindi rimase immobile.
Vide il padre liberare la madre da quella stratta, la donna cadde a terra in ginocchio sui vetri rotti boccheggiando in cerca di aria.  
La donna poggiò le mani a terra, finendo sui vetri e tagliandosi tutta, il sangue si unì al vetro, mentre lei tossiva per riprendere fiato, anche le gambe perdevano sangue per via dei tagli afflitti dai vetri rotti.
Isabel guardò il sangue imbrattare i vetri e il pavimento con terrore, l’odore ferroso di ferro le arrivò dritto alla narici causandole il voltastomaco.
"Tua madre si è  comportata molto male." Disse Kim Joon-bin con tono severo guardando la figlia.
Isabel continuava a rimanere immobile a terra seduta, con i capelli in disordine e il vestito sgualcito, continuava ad osservare il sangue immischiarsi ai vetri rotti, il tutto brillava per via della luce proveniente dalla finestra.
Non singhiozzava, aveva pianto solo un attimo, le lacrime si erano improvvisamente fermate, non osava guardare suo padre, rimanendo completamente ferma aspettando un cenno proveniente dall’uomo che le dava il consenso di aiutare la madre.
"Occupati tu di lei e ricorda non mi si deve mai disubbidire."  La ragazzina annuì all'ordine con la testa china,  aspetto che il padre uscisse dalla stanza dopodiché non curante dei vari vetri si precipito dalla madre che era ancora inginocchiata a terra con vari spasmi che singhiozzava, troppo scossa per quel atto di violenza.  
 
Angolo dell’autrice:
Vi avevo detto che sarei tornata di sabato ed eccomi qui con questo capitolo!
Cazzo sto aprendo di merda questo 3 volume.
Una parte di me sperava di non dover trattare tutto questo periodo della vita di Isabel, perché a essere sincera mi ammazza. Sapevo in linea generale la storia dei genitori, e la personalità di Claudia e cosa porta Claudia a essere una madre assente.
Mettere per iscritto Claudia è molto arduo.
Speravo di concludere in un capitolo tutte le visite alla clinica, ma mi è difficilissimo farlo.
Sinceramente non so quanto possa piacere tutta questa parte, che di certo oscura molto Yoongi. La questione è che: se io non la scrivo o passo avanti sintetizzando un alle Hawaii è successo che… non sono convinta che renderebbe a pieno i fatti delicati che andrò a trattare. Hanno bisogno di spazio, spero di non annoiarvi con tutto ciò!
Il Flashback è fatto un po’ apposta per farvi capire meglio la situazione che vivevano entrambe.
Ho voluto ribadire che a Isabel manchino alcuni ricordi o che essi siano confusionari nella sua mente, involontariamente gli ha celati per protezione, ma il sensore paura e allerta rimane (questo spiega il perché lei abbia paura del padre e anche tanta, e che questa paura riaffiori nel momento in cui lui le tira il primo schiaffo, che è il pomeriggio dell’ultimo incontro con Yoongi).
C’è anche il ritorno del dottor Miller per aiutare la storia e fare da tramite e spiegare come Isabel funzioni.
Scusate il mio commento lunghissimo ma ci tenevo a sottolineare alcune cose, ho sempre paura di non riuscirmi a spiegare bene nei capitoli baci!
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: OCEAN ***


CAPITOLO 2: OCEAN

25 MARZO 2017
Isabel e Win-hoo erano appena tornati da Chicago, il dottor Miller era dovuto rimanere all’istituto per via di un’emergenza, e avrebbe raggiunto la ragazza appena avesse risolto la situazione al centro. 
Isabel aveva comunque detto alla clinica, dove stava sua madre che il giorno dopo si sarebbe recata di nuovo da lei, malgrado l’assenza del dottore.
Win-hoo si era proposto di accompagnarla, ma Isabel aveva rifiutato, non voleva pesare troppo sulle spalle del povero assistente, che comunque aveva il suo bel da fare, con i corsi che stava seguendo alle Hawaii. Il lavoro era diminuito parecchio e così sarebbe stato per tutto il tempo in cui sarebbero dovuti rimanendo lì, per questo motivo Win-hoo stava seguendo un paio di corsi per migliorare nel suo lavoro, Isabel gli aveva detto che era comunque molto bravo, ma aveva apprezzato quel mettersi alla prova e lo aveva spronato a seguire le lezioni il più possibile e a concentrarsi sugli studi. 
D'altronde lei era sempre in continua formazione e ogni qualvolta che c’era un qualche nuovo seminario, se aveva l’agenda libera, cercava di seguirli.
Finalmente erano ritornati alla propria villa, dopo aver disfatto le valige, Isabel si avviò tranquillamente verso la stanza del suo assistente per proporli di andare a mangiare fuori, aveva il bisogno di evadere un pochino e la compagnia di Win-hoo l’avrebbe aiutata a pensare il meno possibile, e ad evitare l’ansia per l’indomani.
Trovò la porta semi aperta della camera e senza troppe cerimonio entrò al suo interno, trovando Win-hoo che dormiva profondamente sul proprio letto senza essersi neanche svestito.
Sorrise a quella visione e dopo di che chiuse la porta, l’avrebbe lasciato riposare e sarebbe andata a cena da sola, si avviò verso l’uscita di casa, per poter andare a uno dei suoi ristoranti preferiti da quando era arrivata lì.
 
Isabel si trovava seduta a ristorante, come sempre il cameriere ormai divenuto quasi un amico, per via delle volte in cui lei era andata lì, le aveva dato il suo solito posto vicino alla vetrata. Le piaceva quel posto, anche se costoso, aveva una veranda al chiuso con aria fresca che dava sul mare e sul tramonto. Isabel adorava andare lì a mangiare e a osservare le luci di sfumature arancioni, rossastre e gialle che si rifletteva sul blu celeste dell’oceano.  
Sorseggiava il suo vino tranquillamente, provando a svuotare la mente, contemplando quel panorama che tanto la rilassava.
Vicino al suo tavolo un ragazzo di trent’anni si stava accomodando in solitudine, appena si fu seduto e avesse ordinato il suo bicchiere di vino, guardò anche lui il panorama, dopo di che si voltò a guardare un po' intorno, per osservare la gente agli altri tavoli. Con lo sguardo incuriosito, si soffermò sulla ragazza sola e il suo calice, riconoscendola all’istante.
Si alzò dal suo posto a sedere e si avviò verso di lei, per poterla salutare.
Isabel era intenta a bere, con la mente altrove, persa in quel vasto oceano che aveva di fronte a lei.
“Signorina Kim?” chiamò il ragazzo, lei all'udire il suo nome sembrò come destarsi dai suoi pensieri, si voltò verso di lui, lo guardò confusa, non le sembrava conoscerlo, non si ricordava di lui.
"Chung-Hee, ci siamo incontrati al suo hotel" provò a farle ricordare lui.  
"Oh si?" Chiese lei con espressione confusa sul volto, era stata presa alla sprovvista e non era riuscita a non esprimersi con la espressioni facciali.
"Si, non si ricorda?" Sorrise lui e  lei si sentì per un attimo  arrossire, nessuno a parte Yoongi era stato capace di crearle un di scompenso tale.
Capì improvvisamente chi fosse il bel ragazzo di fronte a lei, era quello che aveva fermato suo fratello all’hotel, il ragazzo che le aveva trasmesso calma e protezione, quello di cui avrebbe dovuto indagare. Alla fine non aveva mai indagato su di lui per via dei troppi impegni e pensieri. Lo guardò di nuovo incuriosita, era veramente bello, sentiva sempre di più le guance colorirsi per via dell’imbarazzo.
“Oh… si, sei il ragazzo che ha fermato mio fratello all’hotel” disse lei, si alzò poi e fece un leggero inchino come saluto.
Lui sorrise a quel modo formale della ragazza, “Non c’è bisogno di inchinare la testa” disse con gentilezza.
Lei alzò gli occhi e lo guardò di nuovo e si lasciò sfuggire un sorriso.
“Sei sola?” chiese lui guardandosi un attimo intorno.
“Si, sono qui per affari di lavoro, e il mio assistente era stanco, ho deciso di venire a cenare comunque qui, anche se sola” spiegò lei sorridendo, senza ben capire il perché avesse appena riferito tante informazioni a una persona quasi del tutto sconosciuta, lei che non era consona a parlare troppo con gli estrani, almeno che non ne fosse obbligata.
“Ti dispiace se mi unisco a te? Potremmo cenare insieme” sorrise lui affabile.
“Oh… ehm, certo perché no, ma offro io, per sdebitarmi per quello che hai fatto in Hotel, sei stato molto gentile a prender le mie difese senza neanche conoscermi” disse lei riconoscente e accettando la proposta, si stavano entrambi dando del tu, e lei non se ne era minimamente accorta, aveva solo seguito il modo di parlare di lui.
“Ah…. Dovrei rifiutare che tu paghi il conto” disse lui con galanteria, in fin de conti non era vera che aveva difeso una sconosciuta.
“Non puoi sono in debito” disse lei agguerrita, facendo no con il dito indice. lui ridacchiò a quel modo di fare.
“Mmmh” fece finta di pensare a cosa dirle prendendo tempo, mentre la osservava quasi rapito, aveva sempre amato i suoi occhi.
“Okay, accetto, d'altronde ci stiamo dando già del tu come dei vecchi amici” sorrise lui affabile.
“Oh!” esclamò lei “Non mi ero accorta del tu, mi dispiace molto” disse lei chinando il capo e dandosi della stupida per non essersi accorta dell’errore.
“Non è un problema, te l’ho dato dall’inizio e tu hai solo cavalcato l’onda, direi che come metafora ci sta, dato il posto in cui siamo” sorrise sempre più ampliamente lui, e lei si lasciò andare, a quella specie di battuta pessima, con un enorme risata.
“Beh, ti ho fatto ridere direi che sto guadagnando punti” disse lui
“Ne avevi già parecchi dopo il fatto dell’hotel” annuì lei
“Sai, pensavo che mi avresti contatto in qualche modo, ma ho visto che non l’hai fatto, devo dire che ci sono rimasto leggermente male, mi aspettavo un grazie” disse lui la verità ma in modo scherzoso.
“Tranquilla, questo non ha rotto il mio povero cuore, l’ha solo un po’ scheggiato” rise lui.
“Addirittura sono stata capace di scheggiarlo?” disse lei incredula, stando a quel gioco appena iniziato da lui.
“Eh si, penso proprio che tu abbia ragione, è doveroso che mi offri la cena, che dici ci accomodiamo? Dubito che tu voglia passare tutta la serata in piedi” continuava ad avere un tono scherzoso e per nulla fastidioso, Isabel continuava a sorridere a quel modo di fare, annuì e si rimise a sedere, fece anche lui lo stesso nel posto libero senza staccare gli occhi dalla ragazza.
“Chiamo un cameriere, così ti versa del vino, questo è molto buono” disse lei  con gentilezza.
Il cameriere arrivò con dell’altro vino ordinarono entrambi da mangiare e tornarono a chiacchierare appena il cameriere fosso andato via con le ordinazioni.
 
“Sai quasi non ti riconoscevo, hai cambiato capelli” riaprì il discorso lui.
“Oh, si ho deciso di mettere l’exstesion, incominciavo a non riuscire a gestirli troppo corti.” Ridacchiò le passandosi una mano tra le ciocche finte di capelli.
“Allora hai optato per una parrucca?” la prese in giro lui.
“Si, almeno fino a quando non ricrescono di loro spontanea volontà, penso di aver sbagliato a Gennaio a tagliarli corti, grande errore!” esclamò lei continuando a ridacchiare.
“Ti stavano comunque molto bene” sorrise lui gentile e lei arrossì di nuovo.
“Allora….” Disse leggermente a disagio lei “mmh.. come mai eri nel mio hotel quel famoso giorno?” chiese lei con curiosità
“Non lo sai?” chiese lui confuso.
“Cosa dovrei sapere?”  chiese lei confusa
“Il tuo cuoco aveva dato il preavviso, a fine mese lascia insieme al suo staff personale” spiegò lui, lei spalancò la bocca decisamente sorpresa dall’informazione.
“COSA?” trillò lei boccheggiando. “Aigoo! io sono bloccata qua! Come diavolo si fa ora è un bel casino! Scusami ma devo chiamare Chin-hae e capire la situazione, immediatamente!” trillò lei cercando con fretta il telefono nella borsa.
“La situazione è già risolta” disse lui accostandosi a lei e bloccandole un braccio per fermarla dalla ricerca del telefono.
“Sono Ceo di un’azienda che fornisce staff per cucine di alto lusso, insieme a ristoranti, catering e quant’altro.”
“Quindi?” chiese lei confusa
“Siamo entrati in trattative, vi fornirò io il tutto per il reparto ristorazione, e una mia persona fidata gestirà il ristorante” disse lui tranquillamente “Non ne sapevi nulla?” chiese confuso “C’è la tua firma sul contratto” disse lui incredulo del fatto che lei non fosse al corrente di nulla.
“Ah…” disse a corto di parole per poi rabbuiarsi un attimo, cercando di fare mente locale a quel dettaglio sul ristorante dell’hotel, chiedendosi se fosse possibile che le fosse sfuggito di mente.
“Niente?” chiese lui guardandola attentamente cercando di capire se stesse arrivando o no alla soluzione del dilemma.
“No… ho saltato l’ultima riunione… si occupa di tutto Chin-hae, io il massimo che faccio e recuperare eventi o sponsorizzazioni per l’hotel, non lo faccio neanche io a essere sincera, ma lo fa Win-hoo il mio assistente personale.”
“Ora comprendo, beh immagino tu lavori già molto nell’azienda di famiglia” disse lui
“Si però dovrebbero dirmi se ci sono problemi” disse lei sbuffando leggermente “Anche se sono stata parecchio impegnata di recente con i preparativi per venire qui” disse in modo riflessivo.
“Comunque è tutto risolto, non dovresti farti un problema al momento” sorrise lui gentile.
“Si, direi che ne ho abbastanza di problemi” sospirò lei, lui la guardò incuriosito e sorrise.
“Tipo tuo fratello”
“Aigoo, che idiota che è” alzò gli occhi al cielo irritata.
“Sempre stato anche a scuola” annuì lui ridacchiando.  
“Ah! Andavate insieme a scuola?” chiese lei incuriosita,  cercando di ricordare se mai l’avesse mai visto a casa a Seul da piccola, c’erano spesso ragazzini più grandi o almeno così ricordava.  
“Si, ci conosciamo da anni, le nostra famiglie sono amiche da secoli si può dire” sorrise affabile lui, la osservò sperando che lei si ricordasse di un qualcosa.
“Oh comprendo!” esclamò lei, pensando che mai avrebbe potuto collegare lui a uno di quei ragazzini, non ricordava neanche i nomi, c’era solo uno che le stava simpatico, ma lo chiamava oppa, quindi non sapeva il nome. “Ecco perché ti è stato a sentire” annuì con decisione lei.
“eh si… ti andrebbe altro vino?” chiese poi lui afferrando la bottiglia per versare un altro bicchiere ad entrambi, e lei annuì ringraziando.
A quanto pare, non si ricordava per niente di lui, ma questo non creava un problema a Chung-hee. Il ragazzo sapeva che prima o poi lei avrebbe avuto un lampo di genio ricordandosi di lui e di quando era piccola. Le sorrise affabile mentre le versava del vino, non credeva che la ragazza si sarebbe fatta avvicinare così facilmente, sapeva della sua fama dell’essere la regina dei ghiacci e una persona molto diffidente. 
Cenarono con tranquillità chiacchierando un po’ dei rispettivi lavori, e lui le spiegò che ogni tanto faceva dei viaggi per il mondo per assaggiare varie cucine e poter scoprire i segreti culinari stranieri, anche se era Ceo di un’azienda, delegava quasi tutto al consiglio amministrativo e tecnico, così che lui potesse prendere solo parte alle situazioni più importanti, e per il resto dedicarsi a ricerche sul campo. Le raccontò anche di come adorasse il cibo, e dei vari corsi di cucina, e che prima che morisse il padre, era solito fare lo chef.
 Isabel lo ascoltava rapita, assimilando ogni singola parola, sembrava che lui avesse una vita colma di esperienze e anche divertenti, con interesse passò il tempo della cena ad ascoltarlo.
 
Finita la cena, lui si offrì di accompagnarla a casa, e lei accettò con piacere, arrivati, lui scese dalla macchina, e andò ad aprirle lo sportello e l’accompagno fino alla porta di casa. 
“Domani c’è un evento sulla spiaggia, fanno un falò e ci sono delle bancarelle, ti va di accompagnarmi?” chiese lui davanti alla porta di casa di lei.
“è un evento in costume da bagno?” chiese lei incuriosita.  
“Più o meno, so che alcuni faranno un bagno di notte”
“Oh sembra interessante” disse con allegria.
“L’evento o il bagno di notte?” chiese lui con una risata.
“Entrambi, mi piacerebbe fare anche il bagno di notte” disse lei con interesse.
“Allora direi che il caso che ci mettiamo anche i costumi non credi?”
“Non ho ancora detto di sì” disse lei arricciando il naso e trattenendo una risata.
“Non c’era bisogno che lo dicessi, tanto la risposta è quella la so” ammiccò lui lei fece per ribattere ma lui parlò per primo “è meglio che io vada si è fatto tardi, è stato un piacere passare la serata con te Isabel” sorrise lui, si avvicinò a lei e le posò un leggero bacio sulla fronte.
“Passa una buona notte” disse sorridendole di nuovo.
“Anche tu…” tentennò lei rossa in viso, leggermente incredula per via del gesto, non fece in tempo a dire niente che lui, si voltò e si avviò verso la macchina, prima di salire all’interno si voltò un attimo verso di lei.
“Ti passo a prendere alle 19! Fatti trovare pronta e con costume da bagno” senza aspettare risposta, entrò nella vettura e andò via facendo retromarcia.
Isabel rimase immobile vicino alla porta ad osservare la macchina andare via, si passo le mani sulle guance, scottava. Sicuramente aveva le gote estremamente rosse.
Appena la macchina fu fuori dal suo raggio visivo, con un sorriso stampato in volto, si voltò ed entrò in casa.
Si sentiva leggermente euforica, e sentiva il cuore battere all’impazzata. Si portò una mano al centro del petto.
Non era mai successo, che per un’intera sera lei si scordasse improvvisamente chi fosse, e tutta la sua vita. Il dolce sorriso di Chung-hee era stato capace di farle dimenticare tutto.
 
26 MARZO 2017
Isabel si trovava davanti a una tela bianca e un piccolo laghetto di fronte a lei nel parco in cui era, la tavolozza di colori era a suo fianco, come anche sua madre che stava già dipingendo da un po’.
Con il responsabile del caso e altri professionisti si era deciso che probabilmente fare un’attività insieme avrebbe potuto aiutare le due donne a trovare un modo più sano per comunicare.
“Non dipingi?” domandò Claudia con il pennello fermo a mezz’aria e voltandosi a guardare la figlia.
“Non ho ispirazione” disse lei continuando a fissare la tela bianca di fronte a lei.
“Forse perché non l’hai mai fatto” disse la donna insicura.
Isabel si voltò a guardarla interrogativa “Dubito che tu sappia cosa io sappia fare o meno” disse lei confusa.
“Tuo padre non ha mai voluto che ti iscrivessi a un corso di pittura, secondo il suo parere, il taekwondo era meglio. Fortificava il carattere e insegnava il rispetto” disse la donna, per poi tornare con rabbia verso la sua tela e incominciare a dare pennellate decise.
“Comprendo... il carattere me l’ha fortificato, ma dubito che mio padre intendesse ciò che è realmente avvenuto. Per quanto riguarda il rispetto… lasciamo stare, penso avrebbe molto da ridere al riguardo” disse lei con voce piatta, cercando di non dare troppa importanza a quel genere di critiche.
“Ha detto che sei irriverente come me, che gli anni che hai passato con me ti hanno fatto crescere allo stato bravo, che non conosci né l’educazione né il rispetto, però ha anche detto che ora che stai con lui, forse stai imparando qualcosa, ed è tutto merito suo.” Disse la donna con rabbia nella voce.
“Oh certo, se lo dice lui… dovresti aver capito che quello che dice sono solo menzogne” disse Isabel incominciando a dipingere “Dagli anni con lui avrai pur capito qualcosa”
“Che ogni cosa che dice è per sminuire gli altri ed esaltare se stesso, dice le cose per ferire e farti crollare, è molto subdolo, cerca in tutti i modi di piegare chiunque stia con lui, deve essere solo lui a comandare” si lasciò andare alla spiegazione la donna con la fronte corrucciata.
 “Disturbo Narcisistico sadico, te l’avranno spiegato i terapisti” disse Isabel con uno sbuffò.
“Si. Abbiamo lavorato molto su questo. Ho difficoltà però, ad accettare che non sono sbagliata” disse la donna con tono triste e tentennando.
“mmh, sarà” disse Isabel a corto di parole, la madre si voltò a guardarla sperando in una qualche parola di conforto ma questo non avvenne, Isabel aveva di nuovo lasciato il pennello e stava di nuovo guardando la tela in cerca di ispirazione o di risposte.
“Volevo iscriverti a un corso di pittura, provai a proporlo, quando eri piccola, più o meno ai tuoi cinque anni. Facevi già tanti corsi, tuo padre voleva che tu diventassi perfetta per il suo mondo. Mi disse che la pittura non ne poteva far parte, che non ti sarebbe servito a niente, solo gli squattrinati fanno pittura, disse, io ero una squattrinata, pitturavo prima di conoscerlo.” Raccontò la donna, fece una pausa aspettandosi una qualche reazione, ma poi decise di continuare a parlare. “Avrei voluto farlo con te il corso, ma non è stato possibile, mi sarebbe piaciuto passarti un qualcosa di bello che conoscevo. Io non potevo pitturare a Seul, lui non voleva. In America, quando ci siamo ritrasferiti, non ne avevo più voglia, pensavo che non fossi degna della pittura.” Disse con voce lieve la donna, per poi tornare a dipingere e zittendosi. 
Isabel si voltò a guardarla di nuovo, sentiva l’odio affievolirsi nei suoi confronti, non riusciva a vederla come una madre, ma almeno la stava provando a vedere come una povera vittima.
“Mi sarebbe piaciuto dipingere già da piccola” disse Isabel “ Ho seguito un corso a Chicago, ma non te l’ho mai detto, ma a Seul non ho mai dipinto, avrei potuto vivendo da sola, ma non so… mi sento strana quando lo faccio. Penso sia una buona terapia, almeno in clinica tre anni fa mi ha aiutata molto.” spiegò la ragazza.
“Hai fatto un corso?” chiese la donna stupita.
“Si, trovai in soffitta dei dipinti nella casa di Chicago, mi piacquero e decisi di voler imparare, ti ho preso i soldi dal portafogli, ma quelli te li rubavo sempre” disse Isabel facendo spallucce.
“Sono miei, i dipinti… ti ho detto pitturavo, quando l’ho conosciuto, è stato in un museo era per una mostra di dipinti e in quella mostra stava un mio dipinto avevo vinto un concorso alle superiori e il premio era di esporlo.”
“Avevi diciassette anni no? Minorenne?” Chiese Isabel
“Si…. Ero molto giovane, requisito essenziale” disse la donna tra i denti, enfatizzando le ultime parole. Isabel se ne accorse e la guardò leggermente confusa, la madre stringeva con forza il pennello quasi a spezzarlo. 
“Immagino lui sia stato molto gentile e ti abbia riempito di complimenti”
“Si, è stato così, comprò il mio dipinto per molti soldi. Fino a quando non siamo andati a Seul io ero più o meno libera  di poter dipingere in casa, è per quello che hai trovato i dipinti” spiegò la donna.
“A Seul non eri libera”
“No, arrivai che ero incinta, di poco, facemmo un matrimonio in fretta e io non decisi nulla, decise tutto la sorella di tuo nonno, non so se te la ricordi” raccontò la donna.
“Oh si, è ancora viva, penso che viva grazie al disprezzo o ha venduto l’anima al diavolo, l’ho incontrata al matrimonio di Jung-ju, ho parlato con lei per pochi minuti, che donna orripilante” disse Isabel con un verso di disgusto.
“Si, decisamente… comandava su tutto, e nei primi periodi era venuta ad abitare con noi.” Raccontò la donna.
“Comprendo, forse ti farà piacere sapere che ha avuto un leggero infarto mentre gridava contro uno dei domestici” disse Isabel ricordandosi del fatto e che il padre aveva provato ad obbligarla ad andare a trovare quella vecchia megera in ospedale, era riuscita a svincolare solo perchè Jung-ju aveva fatto un danno e come punizione c’era andato lui a nome della famiglia.
“Immagino non sia morta” disse la donna sovrappensiero.
“No, chi la uccide a quella megera” disse Isabel con una risata.
“In quella famiglia sono tutti pessimi, tranne tuo zio, ma immagino che tu non lo possa vedere mai” disse lei incerta ricordandosi dell’uomo e di come fosse gentile.
“No, mai, so che hanno litigato e non so bene per cosa, non vuole che io abbia rapporti con lui. Ma sta bene, è un tipo apposto” disse Isabel
“L’hai visto?” chiese Claudia titubante.
“Lo vai a spifferare?” chiese Isabel alzando un sopracciglio e guardandola con far indagatore.
“No, dubito sentirò tuo padre di nuovo” disse la donna “E penso sia una cosa ottima” disse annuendo, scossa dal ricordo dell’ultimo incontro con lui.
“Si l’ho visto una volta, mi ha aiutato con una faccenda, nessuno sa nulla”
“mmh… doveva prendere lui l’azienda, ma secondo tuo nonno non era degno, tuo padre era dello stesso avviso, disprezzava suo fratello, povero Jeong-Sang, tutto questo perché è gay” sospirò lei
“Ah….ora comprendo molte cose” disse Isabel, per niente stupita per quella novità, aveva intuito la sessualità dello zio.
“Ah non credo, tuo padre l’ha minacciato che se non gli avesse ceduto l’azienda o lo avrebbe detto a tutti della sua… lui l’ha chiamata malattia. Si così la chiamò” disse con rabbia nella voce.
“Forse è stato meglio così almeno si è potuto allontanare dalla famiglia” disse schiettamente Isabel.
“Si forse è meglio così” rispose la donna, tra entrambi calò di nuovo il silenzio, entrambe prese dai loro pensieri.
Non parlarono oltre durante quell’incontro, continuarono a dipingere.
Avevano avuto la loro prima conversazione seria, senza rancore e astio.
Isabel andò via dalla clinica alleggerita, dal peso che sempre portava, e con il pensiero che forse poteva fare un nuovo tentativo nell’instaurare una sottospecie di rapporto con la madre, che non fosse solo di odio. 
Si avviò verso casa, così da potersi preparare per la serata che le aspettava, Chung-hee sarebbe passato a prenderla, e lei per la prima volta provava cosa voleva dire sentirsi in nervosa e con le farfalle nello stomaco per un appuntamento. 
 
26 MARZO ORE 23:00 NOTTE
Si trovavano seduti su un muretto di pietra davanti alla spiaggia coperti da delle asciugamani, e guardavano in silenzio il vasto oceano e la luna riflettersi su di esso.
“Direi che è stato divertente” ridacchiò Chung-hee.
“Direi di sì, non ho mai fatto nulla del genere, è stata una bella esperienza”
“Mai fatto il bagno di notte?” chiese lui guardandola stupito “Ma la tua casa da sul mare o sbaglio?”
“Si, ma da sola avevo un po’ di timore a farlo, tutto troppo oscuro” si lasciò sfuggire a quella confidenza lei.
“Comprensibile, sono felice che tu abbia fatto questa prima esperienza con me” sorrise lui “Con la speranza di poterne avere altre di prime esperienze in futuro”
“Penso che ne avremo se tu vorrai” disse lei in modo spontaneo.
“Direi che possiamo incominciare da domani che dici ti va?”
“Cosa proponi?” chiese lei voltandosi incuriosita.
“Allora, io ho in programma dei giri a molti ristoranti e anche per dei chioschi in questi giorni, potresti venire a mangiare con me. Ho anche una cena in cui si cucina con uno chef stellato e poi si mangia quello che si è cucinato”
“Quindi hai un programma tutto a base di cibo?” ridacchiò lei.
“Ah no, ho altro volevo andare a fare l’attività della gabbia in acqua con gli squali da fuori che nuotano, e nuotare con le tartarughe, ma si anche un giro in elicottero” sorrise lui, “Non dire niente! Indovino io la cosa che ti piace di più” scherzò lui e lei incominciò a ridere.
“Okay vai indovina cosa mi piacerebbe fare di più di queste attività? Voglio proprio vedere se indovini!” esclamò lei  con entusiasmo.
“Gli squali ne sono certo!” esclamò lui con fierezza sapeva di aver azzeccato la risposta, gli occhi di lei si erano illuminati quando aveva riferito di quell’attività, per giusta risposta Isabel incominciò a ridere di gusto, talmente tanto da far alzare le guance e far diventare i suoi occhi grandi quasi due fessure a mezzaluna.
“Ammettilo sono bravissimo a indovinare!” esclamò lui incominciando a ridere, facendosi contagiare dalla risata di lei che annuiva con la testa.
“Si, sei stato bravo!” si complimentò.
“Quindi i miei programmi ti ispirano un po’?” chiese lui, sperando in un sì come risposta.
“Si direi che mi ispirano parecchio!” annuì lei.
“Di solito viaggio sempre da solo, e decido nei posti in cui vado di fare più esperienze possibili, anche quelle piuttosto particolari. Però a volte mi piacerebbe farle con qualcuno, gradirei molto la tua compagnia” sorrise lui voltando verso di lei a guardarla negli occhi, lei sorrise in imbarazzo con gli occhi che le brillavano, avrebbe tanto voluto fare esperienze diverse, vivere libera, e viaggiare per i posti, ma tra tutti i problemi, il lavoro e la depressione non aveva mai avuto tempo.
“Ti unirai a me?” chiese lui sperando in un sì.
Isabel avrebbe dovuto dedicare quel tempo a risolvere la problematica madre e a prendere quello di cui aveva bisogno, ma era così tuto stressante e faticoso. Aveva passato due serate con Chung-hee e si sentiva bene in sua compagnia, molto spensierata e allegra, si sentiva un’altra persona.   
“Si, mi unirò” disse lei sorridendo ampliamente, d'altronde il padre le aveva detto che doveva rimanere lì fino a che ce n’era bisogno, non aveva limiti di tempo. Merita infondo qualche attimo di felicità.
“Buono allora organizzeremo, rimango qui per una decina di giorni, dovrei ripartire giorno cinque aprile, tu quanto ti fermi?” chiese lui così da potersi organizzare.
“Oh.. io non ho ancora una data di ritorno” sospirò lei, pensando che molto probabilmente ci sarebbe voluto non meno di un mese per arrivare al suo obiettivo. 
“Allora, organizzeremo per i giorni della mia permanenza, così diventerai la mia compagna d’avventura!”
“Penso sia perfetto!” esclamò lei entusiasta come una bambina a cui veniva regalo un qualcosa di bello.
Lui sorrise di conseguenza ridacchiando, notando l’espressione di lei la stessa di quando aveva avuto sette anni ed erano andati allo zoo insieme, peccato che lei non si ricordasse di lui e del loro passato.
“Mmh, dicono che lo zoo da queste parti sia molto bello, potremmo andare anche lì tu che ne dici?” provò a proporre lui con la speranza che lei collegasse.
“Uh si! Adoro andare a vedere gli animali! L’ultima volta che ci sono andata è stato per il mio compleanno” sorrise lei entusiasta, lui pensò che lei si fosse ricordata di quella giornata con lui e sorrise felice.
“Ti sei divertita molto immagino”
“Mhh… ero sola, ma è stato molto rilassante, poi prima di far ritorno a casa ho visto un negozio di animali e ho preso lì la mia Nabi… che sarebbe il mio cane” disse lei con allegria, mentre lui spalancava la bocca, e poi scuoteva leggermente la testa ridacchiando, e capendo che lei si riferisse ad altro.
“Perché ti fa ridere?” chiese lei confusa arricciando il naso.
“Non so ridendo di te tranquilla, rido per l’allegria con cui l’hai detto. Devi amare molto il tuo cane!” esclamò lui, cercando di non fare figuracce.
“Oh si è carinissima, te la presento uno di questi giorni!” esclamò lei con l’amore negli occhi verso il suo cane.
“Affare fatto! Mi piacciono i cani”
“Perfetto! Che dici, andiamo da qualche parte, qui c’è parecchia umidità non vorrei che ci ammalassimo dato i costumi bagnati” disse lei con tranquillità.
“Vuoi che ti riaccompagno a casa?” chiese lui in modo gentile.
“Ah essere sincera non sono stanca e qui sembra ci sia molta vita notturna” disse lei voltandosi dalla parte della strada osservando i passanti e i vari schiamazzi sorridendo appena.
“Il mio albergo è qui vicino, possiamo andarci a cambiare e riuscire se vuoi” propose lui, lei continuò a guardare la strada e i passanti, pensando un attimo alla sua proposta.
“Si.” Disse lei, forse si stava sbagliando, forse lui si sarebbe dimostrato un farabutto, forse nella stanza dall’albergo si sarebbe potuto approfittare di lei. Potevano esserci molti forse, e dubbi in tutta quella situazione. La realtà dei fatti era però che lei non ne aveva affatto. Anzi si fidava di lui e non aveva nessun pensiero per la testa e questa era la prima volta che avveniva un qualcosa del genere, lei che era diventa schiva e malfidente su chiunque si avvicinava a lei, specie da quando aveva fatto la sua entrata in società.
Saltò in piedi e sorrise a Chung-hee porgendoli la mano “andiamo?” chiese, lui annuì afferrò la mano e la guidò vero il suo hotel.
 
27 MARZO 00:30 HONOLULU
27 MARZO 19:30 SEUL
“Isabel il tuo telefono squilla” urlò Chung-hee dalla stanza verso la porta del bagno, Isabel uscì fuori con i vestiti cambiati “Okay ora rispondo!” esclamò lei, prese il telefono dalla borsa e vide il numero sul display, sorrise leggermente e sospirò.
Era lui, si erano scambiati un paio di messaggi, da quando era arrivata ad Honolulu, e stranamente lui non si era adirato con lei: per non averlo avvertito che sarebbe andata via.
La situazione era comunque molto tesa, e lei non sapeva quando sarebbero tornati quelli di una volta.
“Pronto Dash?” rispose lei tentennando, poi si voltò a guardare Chung-hee che era vicino alla finestra e si stava accendendo una sigaretta.
“Ehi, so che è tardi da te ma ti devo parlare” disse lui con voce tentennante al telefono.
“Oh… è successo qualcosa?” chiese lei sospettosa.
“Si, sto per prendere un aereo e andare a Los Angeles”
“Uh se vieni in America, forse puoi passare anche dalle Hawaii… come mai vai a Los Angeles?” chiese poi lei.
“è successa una cosa a uno dei bts, mi hanno chiamato per una mano… non andare in panico ora ti racconto”
“Lui?” tentennò lei diede uno sguardo fugace a Chung-hee che si era avvicinato e le stava passando una sigaretta.
“Ora ti dico, ma siediti ti prego”
“Okay va bene. Aspetta un secondo” Disse lei guardò un attimo Chung-hee indecisa su cosa fare.
“Puoi andare a parlare in camera da letto, così hai un po’ di privacy, puoi fumare anche lì tranquilla.”
“Penso ci vorrà un po’” disse lei indecisa guardando il telefono che aveva in mano.
“Non è un problema io aspetto di qui” sorrise lui, le diede un leggero bacio sulla guancia e lei arrossì di nuovo. “Guardo la tv intanto” e dicendo questo prese il telecomando allontanandosi da lei e andando a sedere.
“Grazie” disse lei sorridendogli prima di entrare in camera da letto e riprendere il telefono per poter parlare con Dashimen e scoprire cosa stesse succedendo.  
 
Angolo dell’autrice:
Si ho aggiornato qualche ora prima, ma dettagli è quasi sabato!
Allora forse probabilmente settimana prossima se tutto va secondo i miei piani aggiorno un paio di volte, mercoledì e sabato…ma dipende se non trovate nulla mercoledì allora nada!
Comunque io ve l’avevo detto che Chung-hee tornava! Odiatelo, amatelo… non lo so! Io non lo so! Ho sentimenti contrastanti ^_^
Il primo capitolo è stato un po’ pesante ho cercato di alleggerire un po’ con la situazione madre, che comunque andrà avanti per un bel po’… direi che sta uscendo fuori il padre di Isabel com’ è… uno schifo ma lo sapevamo no? Ahhahah
E giustamente dopo aver alleggerito…beh batosta finale… Dashimen va dai bts cosa sarà mai successo? Lo scoprirete nel prossimo capitolo dedicato interamente a loro!
Io  non vedo l’ora!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 SOMEONE FROM THE PAST ***


CAPITOLO 3 SOMEONE FROM THE PAST
 
9 ORE PRIMA DALLA CHIAMATA CON ISABEL
27 MARZO 2017 10:00 SEUL
26 MARZO 2017 21:00  NEW YORK AMERICA
Dashimen si trovava steso nel suo letto russava pesante, era in uno stato pessimo, la sera prima aveva bevuto come sempre, al solito tavolo che occupava sempre quando andava ai vari party nella suite privata, si era avvicinato a lui anche una ragazza per provarci e lui l’aveva cacciata in malo modo. 
Da quando erano tutti partiti, tra una bevuta e un rimprovero da parte di suo zio, gli unici momenti che gli davano un po’ di gioia: erano quelli quando il telefono squillava e si ritrovava in orari strani a parlare con Hoseok, che era in Tour in America.
Il telefono incominciò a squillare, destando il ragazzo dal suo sonno. Saltò immediatamente seduto sul letto, e cercò di afferrare il telefono che era stato lasciato da lui a terra.
Rispose subito senza neanche vedere chi fosse a chiamarlo.
“Dashimen?” disse la voce rotta al telefono.
“Hoseok?” rispose dubbioso il ragazzo, per via della voce strana al telefono.  
“Senti, ho bisogno di te” disse singhiozzando leggermente.
“Che succede stai bene?” chiese in modo frettoloso Dashimen, ritrovandosi immediatamente sveglio per via di quelle parole. Saltò in piedi velocemente e incominciò a camminare per la stanza in cerca di un po’ d’acqua, aveva la bocca incredibilmente secca.
“Io si, ma Jimin no” disse te tentennando Hoseok.
“Cosa è successo? Un qualche incidente?” chiese in panico Dashimen, per poi afferrare una bottiglietta e bere di fretta.
“Io…scu-sa…” incominciò a singhiozzare J-hope non riuscendo a parlare e a dire quello che realmente stesse succedendo.
“Hob-ah?” chiamò Dashimen con voce di panico, per via dei singhiozzi. Era del tutto sveglio, e in un stato già di preoccupazione latente.
 
Yoongi vicino a Hoseok gli poggiò una mano sulla spalla e gli fece segno di farsi passare il telefono per poter parlare con Dashimen.  Hobi a quanto sembrasse non era nella condizione di reggere una conversazione, Namjoon si avvicinò a Hoseok e lo fece sedere su una poltrona, aspettando che la crisi di nervi e di pianto passasse. Tra tutti era quello che aveva reagito peggio rispetto la situazione, ad esclusione di Jimin che si era chiuso volontariamente in camera e non aveva fatto entrare nessuno.
L’essere stato rifiutato aveva causato una crisi isterica in Hoseok.
 
“Hoseok? Che è successo? Jimin è vivo?” urlò intanto Dashimen al telefono, che stava già pensando al peggio. Si avviò verso la cucina, quasi correndo con il telefono attaccato all’orecchio, aveva bisogno di caffè, così da poter affrontare al meglio qualunque problematica si fosse creata in America.
“Si è vivo, non è successo nulla di grave” disse di fretta Yoongi al telefono, per evitare di far preoccupare troppo il ragazzo.
“Oh, Yoongi-ah! Ma che sta succedendo? Perché Hoseok singhiozza? Jimin cosa?” chiese velocemente, non sicuro che la faccenda non fosse grave come aveva appena esordito il rapper, Hoseok singhiozzava ed era raro sentirlo in quello stato.  
“Hoseok l’ha presa un po’ male, stiamo provando a mantenere tutti la calma, ma Jimin al momento si è chiuso in camera e non sappiamo realmente come stia. Ti spiego cosa è successo.” disse Yoongi per poi fare un sonoro respiro.
 
Incominciò a spiegargli la situazione con fretta, mentre Dashimen dall’altra parte del telefono annuiva e si versava del caffè pronto a concentrarsi su la qualunque informazione che li sarebbe arrivata all’orecchio.  
 
“Mmh, capisco, Ho una persona nella polizia di Los Angeles la contatto, e prendo il primo volo per venire da voi” disse Dashimen dopo aver sentito tutto l’accaduto e dopo essersi rilassato, non sembrava essere realmente qualcosa di grave.
“Penso che l’agenzia stia già avvisando tutti i vari distretti, sia di Los Angeles e di Anaheim dove faremo il concerto.” Riferì Yoongi, seduto sul letto mentre fissava Hoseok leggermente preoccupato.
“Si immagino, però se mi avete chiamato ci sarà un motivo” rispose piccato Dashimen.
“Si pensavamo che potevi trovare questa persona, non so aiutare con le indagini” disse incerto Yoongi, in fin dei conti Dashimen gli aveva già aiutati con situazioni riguardanti le fan.
“Ho appena prenotato il volo, tranquillo sono al corrente di dove vi trovate, dovrei arrivare domani sera, sistemo un paio di cose e corro a Incheon il volo è in serata, non ne ho trovati altri.” Disse con fretta, aveva prenotato nel momento in cui Yoongi gli aveva spiegando tutto nei dettagli.
“Intanto ne approfitto per chiamare il mio contatto a Los Angeles” disse mentre si continuava a muovere frettolosamente per la camera, cercando un borsone dove lanciare un paio di vestiti dentro, era meglio partire con un bagaglio a mano così da non perdere troppo tempo.
“Non puoi fare tutto da lì? Non sei occupato con il lavoro?” chiese Yoongi, non voleva disturbarlo per una cosa del genere, c’era già la polizia alle prese con tutto.
“No ad entrambe, e poi Yoongi ho già prenotato mentre mi stavi raccontando tutto” disse Dashimen cercando di non sembrare scontroso nella voce.
“Capisco, e che non vorrei crearti troppo disturbo” provò a giustificare le sue domande Yoongi, il rapper guardò Hoseok seduto sulla poltrona con Namjoon vicino a lui, che gli dava leggere pacche sulla spalla per consolarlo.  Hoseok lo guardava con una luce di speranza negli occhi, come se vedesse nell’arrivo di Dashimen la fine di quei problemi.  Sospirò mentre guardava i suoi due amici, leggermente indeciso sulla scelta che avessero appena preso, di chiamare Dashimen e del renderlo partecipe dei loro casini.
“Nessun disturbo, sto arrivando.” Disse frettolosamente Dashimen, aveva visto  Hoseok piangere poche volte, non gli piaceva sentirlo in quello stato ed essere consapevole di stare lontano da lui, sembrava essere realmente in crisi per quello che stesse succedendo a Jimin,
“Potrebbe essere comunque un brutto scherzo, tipo un pesce d’aprile” provò a dire Yoongi, “Potresti venire a vuoto qui” continuò a dire il rapper, disturbare Dashimen secondo lui era fin troppo, ma Hoseok aveva insistito tanto preso dal panico.
“Non importa, ho tempo libero, anzi anche fin troppo. Ti devo lasciare che chiamo Los Angeles e vado all’aeroporto.” Disse per poi chiudere il telefono.
Yoongi sospirò con il telefono in mano e la chiamata chiusa si voltò verso Hoseok che sembrava aver smesso di singhiozzare isterico.
“Dashimen arriverà domani.” Disse serio
“Si?” balbettò Hoseok, non pensando che sarebbe realmente andato da loro, però questa nuova informazione lo stava facendo sentire improvvisamente molto più rassicurato.  
“Ah… dice che ha già prenotato l’aereo, e che chiama qualcuno a Los Angeles, ci pensa lui.” sospirò Yoongi sedendosi sul letto.
“Se Dashimen trova anche questa pazza, farò di tutto per convincerlo a lavorare da noi” esclamò Namjoon dando qualche colpo sulla spalla a Hoseok.
“Ora che si fa?” chiese invece il ragazzo con voce tremolante.
“Cerchiamo di stare vicino a Jimin in qualche modo.” Sospirò Yoongi scuotendo leggermente la testa, speravano tutti che quella situazione si risolvesse il prima possibile.
 
NELLO STESSO MOMENTO (NEW YORK)
Aveva tirato le coperte fin sopra la testa e teneva stretto il cuscino a sé, come se fosse uno scudo che l’avrebbe potuto difendere, sapeva che non era uno scudo, era solo un soffice cuscino, che non gli avrebbe dato alcuna protezione.
Piangeva da ore e non riusciva a far smettere le lacrime di cader giù. I singhiozzi gli portavano varie scosse per tutto il corpo, ed erano sempre più forti.
Vedeva tutto nero, non c’era nessuna luce davanti a lui, solo oscurità e sofferenza.
Strinse di più il cuscino, si odiava per essere così debole, per non capire cosa avesse fatto di male per meritare una cosa del genere. Aveva faticato tanto in quegli anni, si era migliorato tanto.
Era stato tutto inutile.
Le diete estreme non lo avevano aiutato, le ore infinite ad allenarsi neanche.
Aveva puntato alla perfezione, all’essere perfetto, per poter piacere a tutti. 
La realtà era che: rimaneva sempre il solito ragazzino con le guance paffute, che piangeva nel bagno dopo essere stato rimproverato dal manager perché: non riusciva a tenere il passo degli altri membri del gruppo.
Era sempre quel ragazzino, pur quanto s’impegnasse a essere perfetto non ci riusciva, aveva rischiato di non debuttare perché troppo incapace e debole.  Ci era riuscito per un soffio, e pensava sempre di non meritare di essere un Bts. 
Non era abbastanza, lo sapeva bene e ne aveva avuto la conferma negli anni.
Aveva provato a fare il forte quando era arrivata la notizia, aveva detto ai suoi membri, compagni, amici che non era un problema, che sicuramente era un qualche scherzo di qualche cretino.  Aveva provato a riderci su e a fare del sarcasmo.
Nessuno gli aveva creduto, avevano sentito tutti il suo cuore rompersi e andare in mille pezzi, frantumandosi sul pavimento.
Aveva provato a fare il forte, ma era debole e lo sapeva benissimo. 
Qualunque cosa facesse per arrivare alla perfezione, non funzionava. 
Stava raggiungendo la fama, e il successo con la consapevolezza che tutto ciò era merito dei suoi compagni, lui non aveva fatto niente, non era niente, e ne stava avendo la dimostrazione sempre più.
Non riceveva solo amore dai suoi fan, anzi riceveva critiche, insulti, commenti negativi.

Le guance di Jimin sono così paffute potrebbe risolvere con una plastica.
Jimin è così grasso dovrebbe fare più esercizio fisico.
Che mani tozze che ha! Sembrano quelle di un bambino baffuto.

Commenti negativi, che  provava ad ignorare. Provava a fare come gli altri, a concentrarsi solo su quelli positivi, ma non ci riusciva, era impossibile. Rimanevano nella sua testa solo quelli cattivi.
Si sentiva tremendamente inadatto, non era buono a nulla. Nella sua testa rimbombavano solo voci di critiche.
Con la mente tornò indietro nel tempo a quell’orrendo giorno del diciotto agosto duemila quindici:  quando a Osaka era caduto dal palco sbattendo la testa a terra, svenendo, si era svegliato in ospedale e la prima cosa che aveva fatto era stato chiedere come avessero reagito i fan, aveva paura delle critiche, degli insulti, dell’opinioni negative che la gente gli avrebbe rivolto per quel momento di debolezza che aveva avuto. 
Aveva letto inizialmente commenti di preoccupazione da parte degli army, si era sentito in colpa per averli fatti preoccupare, ma ne era rimasto anche felice, se si preoccupavano voleva dire solo che ci tenevano a lui e tenevano alla sua salute. 
Poi aveva trovato quei commenti, quegli orrendi commenti che lo avevano spezzato, lo avevano distrutto.

-Wow cadere apposta per far girare il proprio nome;
-Sono rimasto scioccata/o perchè pensavo fosse Jimin delle AOASono contenta/o non sia così;
-Svenire per aver trattenuto il respiro non è un po’ troppo; È fisicamente più debole di una ragazza. Allenati *sbuffa*;
-Hai fatto un fanmeating scalando una montagna? Che monte hai tentato di -scalare?;
-Parlo seriamente. Non mi importa se è ferito o meno ma avete presente gli EXO, inchinatevi a 180 gradi, okay?;
-“Non è davvero troppo;
-Anche questo… Sono senza parole;
-Wow! Ho scoperto che sono famosi per ‘sajaegi’. Meritano una punizione;
-Wow c’è gente che pensava sarebbe morto o qualcosa del genere. Si è fatto un po’ male, piantatela di farne una tragedia.*


Era come tornare indietro, si sentiva nello stesso modo anche peggio, perché i commenti questa volta erano stati peggiori. Non erano insulti, non erano critiche, questa volta erano minacce di morte. Era proprio così, era talmente pessimo che qualcuno aveva deciso addirittura di ucciderlo durante un concerto.

Il bussare di qualcuno alla porta fece si che: Jimin si accucciasse di più all’interno del suo riparo fatto di piumoni, non voleva vedere nessuno, non voleva farsi vedere da nessuno in uno stato così pessimo. 
Chiunque continuava a bussare, probabilmente ci avrebbe rinunciato e l’avrebbe lasciato in pace, avrebbe tanto voluto urlare un “VAI VIA”, ma le parole non volevano venir fuori, era come se avesse un blocco alla gola, che non gli permetteva di poter parlare.
Dopo un po’ l’incestante bussare finì, e lui si ritrovò a stringere di più il cuscino tra le braccia, era solo, per quanto non avesse mai voluto vedere più nessuno, in quel momento avere la certezza che nessuno fosse realmente entrato nella sua camera, lo faceva sentire anche peggio di come già si sentiva.
La porta si aprì senza far rumore e si richiuse di nuovo, nella stanza si sentivano solo il singhiozzare straziante di Jimin, dei passi incerti e leggiadri percorsero tutta la stanza fino ad arrivare a letto.
“Jimin?” disse una voce leggera e molto soffice.
“Taehyung mi ha fatto entrare, dice che forse posso esserti d’aiuto” disse con titubanza.
“Aigoo! no tu no” trillò Jimin singhiozzando.
“Perché no? Non può essere peggio di quando quel cretino del bullo della scuola ti la versato a suo dire per sbaglio il succo d’uva in testa” disse mantenendo la voce delicata, trattenne uno sbuffò infastidito, per via del non rispondere del ragazzo sotto le coperte.  
“Jimin ti ho visto piangere nello spogliatoio con i vestiti macchiati di viola per succo. Lo avevi definito come il momento più imbarazzante della tua vita, io penso che sia stato il momento in cui ti ho parlato per la prima volta, senza alcun imbarazzo poiché il tuo lo fosse abbastanza per entrambi, e d’allora ti sei appiccicato a me come una piovra” provò a celare una risata.
“Questo è peggio” provò a dire Jimin, ma il ricordo di quel momento lo aveva fatto smettere di singhiozzare.
“Perché è peggio? Perché una pazza fissata con gli exo ha scritto minacce di morte? Sai chi riceve minacce di morte, le persone importanti! È solo invidiosa per il tuo talento, e sicuramente una malata di mente, Jimin hai tante fan che ti amano, e anche tante persone, i tuoi amici sono preoccupati”
“E tu? Tu sei preoccupata?” chiese lui ancora sotto le coperte e tentennando con la voce.
“Si, Jimin, io sono sempre preoccupata per te, anche se tu non mi rivolgi la parola da quando ho iniziato a lavorare qui due mesi fa” disse con un leggero risentimento.
Jimin si tolse le coperte dalla faccia, e la guardò con gli occhi rossi e i capelli arruffati. Si sentiva terribilmente in imbarazzo per lo stato in cui fosse, si sentiva in imbarazzo sotto il suo sguardo. Si sentiva anche in colpa per averla evitata per tutto quel tempo.
“Perché non parli più con me?” chiese lei triste. “Pensavo fossimo amici” disse la ragazza con gli occhi lucidi.
“Yun-hee lo siamo!” esclamò lui cercando di liberarsi dalle coperte, ma avendo il risultato di una caduta per terra.
“Aigoo!” esclamò lei precipitandosi ad aiutarlo. “Buono ti libero io!” esclamò provando a levarli le coperte dalle gambe. 
Nel cercare di liberarlo si ritrovò anche lei per terra vicino a lui.
“Libero!” esclamò lei per poi tornare a guardarlo.
“Aigoo! È tutto sempre più imbarazzante!” disse lui coprendosi con le mani la faccia.
Lei lo guardò leggermente preoccupata.
“Jimin, sono io, dai ti avrò visto cadere dalle sedie o inciampare non so quante volte. Per non dimenticare di quando inciampando, mi hai trascinata con te sopra un cespuglio” disse lei scuotendo leggermente il capo al ricordo.
Lui tolse le mani dalla faccia e si ritrovò a guardare i suoi occhi.
“Scusami” disse poi abbassando il capo.
“Per la caduta nei cespugli?” chiese lei confusa “è storia vecchia” disse lei alzando gli occhi al cielo, poi con una mano si avvicinò al mento del ragazzo per alzarli il volto.
“Jimin?” chiamò con tono preoccupato.
“Ero in imbarazzo, e non sapevo cosa dirti, sono rimasto sconvolto quando quella sera ti ho incontrato alle macchinette in agenzia” disse lui guardandola, era cresciuta sembrava molto più donna, d’altronde erano passati tre anni dall’ultima volta in cui si erano visti.
“Si l’avevo notato” disse lei tentennando.
“Era stata una giornata un po’ piena” disse lui cercando di giustificarsi, avrebbe voluto voltare di nuovo il capo, ma lei aveva posato la sua mano sulla sua guancia e ciò gli stava trasmettendo tanto calore, era una bella sensazione, il tocco di lei.  
“Lo so, avete incontrato Isabel di sfuggita in un ascensore” disse lei, accarezzandoli una mano con dolcezza.  
“Tu come lo sai?” chiese lui sconvolto, indietreggiando leggermente con la testa e lei tolse la mano dalla sua guancia come se ne fosse stata scottata.
Yun-hee rimase un attimo ferma a guardarlo, si morse un labbro indecisa, non le piacevano i segreti e per via di Isabel ne aveva fin troppi, decise di dire la verità, almeno per quella volta.
“È stata lei il giorno prima a farmi fare un colloquio con la vostra agenzia, e mi hanno chiesto subito di prendere posto a lavoro. Quando mi hai incontrato, era il mio primo giorno di lavoro, e sono stata sempre io a far entrare Isabel quella sera” disse la verità lei continuando il discorso. Si morse di nuovo il labbro dubbiosa e incerta di quell’informazione appena detta, ma non era brava a celare la verità, a parte una che ma gli avrebbe detto, il suo piccolo segreto.
“Tu e noona siete in contatto? Sei rimasta in contatto con lei e no con me!” esclamò lui oltraggiato.
“Jimin tu sei sempre così occupato e la nostra corrispondenza si era affievolita” disse lei scuotendo il capo, leggermente sorpresa per via di quell’accusa appena ricevuta.
“Certo che si è affievolita, tu ti sei fidanzata con un Giapponese!” l’accusò lui.
“Ero fidanzata” sottolineo lei “E comunque sarebbe successo che prima o poi saremmo usciti con qualcuno, tu non frequenti nessuno?” chiese lei celando la curiosità per quella informazione che tanto bramava.
“No! Nessuno!”
“Ah…. Non dirlo come se fosse una cosa brutta, è normale fidanzarsi ed avere delle relazioni” lo ribeccò lei.
“Si dovrebbe essere normale, ma per noi è difficile” disse abbassando di nuovo il capo.
“Per voi? Intendi voi idol” chiese lei confusa.
“Si lo sapresti se non avresti rinunciato” disse lui guardandola in malo modo.
“Jimin ancora? Ce l’hai con me per aver deciso diversamente della mia vita?” chiese lei sbalordita.
“Avremmo potuto affrontare tutto insieme!” disse lui accusandola.
“Aigoo, puoi affrontare tutto con i tuoi compagni, non era una vita che volevo! Ne abbiamo discusso molto, io volevo studiare, sapere le lingue! Non ballare e cantare, non è mai stato per me” si alterò leggermente la ragazza, guardandolo incredula.
“Sarebbe stato più semplice” sussurrò lui, abbassando di nuovo il capo, sentendosi a disagio sotto lo sguardo di rimproverò di Yun-hee.
“No, non credo, penso che non ci saremmo potuti vedere per via dei vari contratti, penso che ci saremmo allontanati comunque” disse lei seria  in volto.
“Come mai noona ti ha fatto fare un colloquio qui?” chiese poi lui guardandola con sospetto, sentendosi ancora incredulo che le due ragazze si sentissero.
“Ci siamo incontrate a gennaio, lei era tornata dall’America e io ero già in Corea da un paio di mesi, sono tornata a casa per mio padre, avevo bisogno di un lavoro e ho chiesto a lei, mi ha detto di no in azienda, perché… non è un bel ambiente, però mi aveva offerto un posto in Hotel” incominciò a raccontare lei.
“E come mai non sei lì?” chiese confuso.
“Perché dopo il nostro incontro a quanto pare ha cambiato idea, ha fatto un paio di chiamate e il giorno dopo ho avuto il posto da voi.  Aveva detto che vi conoscevo già ed ero una persona fidata e non avrei creato problemi, poi il mio curriculum era buono, in Giappone facevo l’interprete per un gruppo di Idol”
“Eh si… gruppo di Idol di cui faceva parte il tuo fidanzato” sbuffò lui.
“Ex” sottolineo lei di nuovo.
“Quello che sia” disse il ragazzo con il broncio.
“Aigoo… qual è il problema?”
“Nessuno… a preferito un idol giapponese a…”
“A?” chiese lei spalancando gli occhi inizialmente e poi fessurandoli.
“A… Taehyung!” esclamò lui.
“Aigo! Pensavo fossi diventato più intelligente, sbagliavo! Ti avevo detto che non mi piaceva e io non piacevo a lui!” esclamò lei risentita che lui tirasse fuori anche quel episodio passato.
“Secondo me sareste stati perfetti l’uno per altro!” Jimin incrociò le braccia al petto come un bambino che faceva i capricci.  
“Beh io l’ho detto che tu non sei intelligente, dovresti smetterla di fare teorie così sbagliate” disse lei mettendosi a sedere meglio, appoggiando la schiena al letto e incrociando le braccia al petto contrariata.
“Sei venuta qui per consolarmi o per insultarmi?” disse lui risentito.
“Io volevo aiutarti e metterti un po’ di sale in zucca, ma tu dici scemenze… non ci posso fare nulla.”
“Sale in zucca?” chiese lui confuso.
“Si tipo farti capire che non devi abbatterti per un commento come quello che hai ricevuto… quante problematiche ti sei creato in questa testolina” disse lei toccandoli la testa con il dito indice.
“Non molte” mentì lui tirando su con il naso.
“Ah, quindi il fortino in cui ti ho trovato, non era il fortino della depressione e della vergogna insensata” disse lei scuotendo la testa.
“NO! Era il fortino del: devo pensare, tu hai interrotto il mio momento riflessione”
“No, io ho bloccato il tuo momento: mi maltratto e penso di essere uno schifo e inadeguato. Aigoo Jimin si vede dalla tua faccia che te ne sei detto di cotte e crude da solo. Non ti bastano gli haters? Devi farlo anche tu con te stesso!”
“Io….” incominciò a piangere di nuovo.
“No! Scusami non volevo essere così dura! No ti prego non piangere di nuovo, che ti imbarazzi e poi cadi! Per favore smettila!!” disse lei con voce da panico.
“Hai ragione, mi sono maltrattato, faccio schifo!” trillò il ragazzo.
“Aigo, no! Non fai schifo, hai solo il vizio di buttarti un po’ giù da solo. Hai solo bisogno che qualcuno ogni tanto ti dica che vai bene così come sei. Infondo abbiamo bisogno tutti di qualcuno del genere” provò a rassicurarlo lei.
“Pensi realmente che sono stupido?” chiese lui piangendo e guardandola un attimo di nuovo.
“No! Jimin no! Ti prendevo in giro, cercavo di smorzare un po’!” trillò lei per poi abbracciarlo di slanciò.
“Jimin, tu vai bene così come sei! Te l’ho sempre detto. Prova a credermi, per una volta, fidati di me” disse lei mentre lui si stringeva a lei.
“Ci provo” disse lui cercando di far smettere i singhiozzi, rimasero per un attimo in silenzio abbracciati, così che lui potesse mettere fine alle lacrime.
“Sai penso che a ti piaccia molto il mio moccio, ogni volta che piango mi abbracci” disse lui rimanendo in quell’abbraccio e sussurrandole la frase all’orecchio.
“Allora vedila così se mi può piacere una cosa così orrenda come il tuo moccio, pensa a quante cose non orrende possono piacermi di te” si dichiarò lei senza volerlo.
“Sono felice che tu sia tornata nella mia vita” sussurrò lui “Mi sei mancata Yun-hee”
“Anche tu piccolo Jimin mi sei mancato” annuì lei.
 
ALCUNE ORE DOPO (NEW YORK)
“Ehi, non dovevate stare con Jimin voi due?” chiese Namjoon confuso, vedendo i più piccoli entrare nella stanza dall’albergo.
“È in buone mani” disse Taehyung sorridendo ampliamente.
“Con Jin?” chiese Hoseok ancora leggermente scosso.
“No, Jin è da qualche parte con il manager” disse Jungkook scrollando le spalle.
“Quindi con chi sta?” chiese Yoongi confuso guardandosi in torno, se Jin stava con il manager e tutti erano lì, non aveva la più pallida idea di chi potesse stare con Jimin.
“Con Yun-hee, ci penserà lei!” esclamò Taehyung sorridendo sempre di più.
“Chi?” chiesero in coro i tre rapper non sapendo di chi fosse il nome.
“L’interprete nuova?” chiese Namjoon confuso, ricordando improvvisamente di aver sentito quel nome riferito alla nuova ragazza dello staff, quella che parlava a macchinetta e a una velocità assurda in inglese super fluente, da avergli fatto dubitare della sua bravura.  
“Si” disse Jungkook andandosi a sedere sul letto e sospirando sdraiandosi a peso morto su di esso.  
Taehyung scosse la testa nel guardare la reazione del più piccolo.
“Perché si trova con l’interprete?” chiese Yoongi ancora più confuso.
“Aigoo! Ma non avete capito chi è? Non l’avete riconosciuta?” chiese Taehyung, continuando a scuotere la testa con disapprovazione.
“No, chi è?” chiese Namjoon confuso.
“La compagna di banco di Jimin! È stata assunta un paio di mesi fa!” esclamò allegro Taehyung  saltellando leggermente da un piede all’altro.
“Aigoo! Yun-hee? Quella Yun-hee?” urlò Yoongi in panico ricordando l’ultimo incontro con lei, era stato pessimo.
“Si quella…” disse Taehyung guardando il più grande con rimproverò.
“Aigoo! Che imbarazzo!”
“Perché non l’hai riconosciuta o per l’ultima volta che l’hai vista?” chiese Taehyung.
“Per entrambi! Ma specie per l’ultima volta! Dovrei scusarmi sono stato orrendo, le ho urlato da ubriaco in una maniera orripilante! Che coglione che sono stato!”
“Aigoo, ho capito chi è! Ma aspetta tu non ci eri uscito?” chiese Hoseok indicando Taehyung.
“Si… colpa di Jimin, si era convinto che io le piacessi!” esclamò Taehyung, quando la realtà era che a lei piaceva proprio Jimin, e solo lui era al corrente di ciò.
“Ma a te piaceva?” chiese Jungkook saltando seduto sul letto e facendo saettare lo sguardo sul ragazzo.
“No… anche se ora è molto più bella!” disse sorridendo.
“Lo era anche prima!” esclamò Jungkook diventando rosso in viso e tutti lo guardarono allarmati.
“Spero per te, che tu non abbia una cotta, perché quando Jimin capirà i suoi sentimenti, finirà con lei” disse Taehyung indicandolo con l’indice e facendo di no con esso.
“Non ho una cotta!” esclamò irritato.
“Mmh…nel caso fattela passare. È la sua compagna di banco, ci finirà insieme così com’è successo tra Yoongi e Isabel” annuì Taehyung e a quella frase Hoseok spalancò gli occhi, forse sarebbe veramente finito anche lui con Dashimen era il suo compagno di banco.
“Aigo! Com’è il padre di lei?” chiese Yoongi saltando per aria.
“Ha un tumore… e fa la chemio” disse Jungkook e Taehyung lo guardò con interesse, poiché il più piccolo era informato di una situazione del genere.
“Ah ottimo! Se dovesse morire, non creerà nessun problema” esclamò Yoongi, lasciandosi andare a un sospiro di sollievo.
“Ma che cazzo dici!” urlò Namjoon, lanciandoli una bottiglietta d’acqua mezza vuota.
 “Io… scusa pensavo al padre di Isabel!” esclamò risentito per via della bottiglietta che l’era arrivata addosso, incominciò a giocare con essa a disagio.
“Lei vuole molto bene al padre! Hyung ha ragione Namjoon come ti viene di dire una cosa del genere!” Anche il minore rivolse a Yoongi uno sguardo di rimprovero.
“Aish! Dai sapete cosa intendevo! Ho solo sbagliato a parlare!” si difese lui, schiacciando leggermente la bottiglietta.  
“Tu come lo sai del padre?” Taehyung si rivolse a Jungkook.
“Abbiamo preso un caffè… una o più di una volta.” Disse facendo spallucce.
“Jungkook!” urlò Taehyung.
“Che cosa vuoi? Non c’è nulla di male a prendere un caffè con noona Yun-hee! Se l’avessi preso con Noona Isabel non mi avresti urlato contro!” disse risentito dall’accusa.
“Ha ragione” annuì Yoongi con la testa.
“Mmh, secondo me l’ha Taehyung.” Annuì Hoseok guardando il più piccolo, era evidente la sua cotta.
“Anche se fosse, Jimin non è mai stato interessato a lei!” trillò con voce acuta, in sua difesa Jungkook.
“Dimmi che non ci hai fatto nulla!” lo pregò Taehyung.
“Aigoo, hai deciso che a ogni tour devi fregare le ragazze a Jimin?” disse Yoongi con una risata simile a un rantolo.
“Ragazzi no! Nessuno fa casini del genere!” sentenziò Namjoon scuotendo il capo e guardando tutti con terrore.
“Aigoo, smettetela!  Non è la sua ragazza, facciamo così chiederò a Jimin se è interessato se dirà di no, allora gli chiederò il permesso!”
“Non se ne parla! Tu non chiedi nulla a nessuno e ti fai da parte, fidati di me, finiranno insieme è la maledizione dei compagni di banco!” urlò Taehyung
“Ehi, ma io non avevo una ragazza come compagna di banco!” disse sconvolto Namjoon.
“Sei destinato a stare solo come me”
“Tu hai la fidanzata!” esclamò Jungkook rivoltò a Taehyung.
“eh?” chiese Tae confuso.
“Aigoo non ti puoi dimenticare di Soo-hee!” gli andò contro Jungkook.
“Beh è un po’ tappezzeria, non si nota nella stanza, una lampada è più espressiva, almeno è utile a fare luce” disse Yoongi pensieroso, per poi mostrare un sorriso gengivale, tutti si voltarono a guardarlo con facce di diniego.
“Hyung cazzo! Sei pessimo!” disse Namjoon guardandolo sconvolto, “Come fai a dire cose crudeli senza rendertene conto!” gli urlò contro mentre Hoseok incominciava a ridere.
“Che fai? Se ridi quello continua a dire qualunque cosa li passi per la testa, senza un minimo di tatto!”
“Non è colpa mia, non dire che non ha ragione, anche Taehyung se la dimentica in giro. Qualche giorno fa l’ho trovata nella hall che lo aspettava e indovina?” disse indicando Taehyung “Lui dormiva profondamente da ore!” esclamò Hoseok.
“Okay, questa è una situazione che va risolta!” disse Namjoon guardando Taehyung con rimproverò.
“La mia? Quella di Jk innamorato della futura ragazza di Jimin ha la precedenza!” trillò Taehyung.
“Non sono innamorato!” si difese il più piccolo.
“Perché siamo un ammasso di casini?” chiese Yoongi dando voce ai pensieri.
“Ehi parla per te!” disse Namjoon.
“Ti ricordo che tu stai con una sposata!”
Namjoon fece per ribattere ma si fermò per via del bussare della porta.
“Vado io!” esclamò Taehyung saltellando verso la porta.
 
“Oh sei tu!” esclamò appena aperta la porta, “Entra così ci racconti come sta” disse Taehyung facendola entrare.
“Ehm ciao a tutti” disse Yun-hee chinando leggermente il capo.
“Ciao!” esclamarono tutti con voci troppo alte rispetto al solito.
“Tutto bene?” chiese lei guardandoli stranita.
“Oh si! C’è sola una pazza con una pistola che vuole uccidere Jimin, cosa da tutti i giorni!” esclamò Yoongi ridendo falsamente, facendo leggermente impallidire la ragazza che lo guardò stranita.  
“Tu hai problemi seri! Smettila di parlare a sproposito!” urlò Namjoon verso il maggiore.
“Hai bevuto anche questa volta?” chiese Yun-hee guardando Yoongi scuotendo la testa.
“No! Completamente sobrio!” ammiccò Yoongi.
“Allora hai bisogno di mangiare o diventi un gattino scorbutico” annuì seria lei.
“Gattino?” disse Yoongi confuso, “Aigoo! Lo diceva sempre Isabel!”
“Oh… non ti è passata noto” disse lei alzando gli occhi al cielo.
“Tu non eri timida e tutta gentile un tempo?” chiese assottigliando gli occhi.
“Unnie ha detto di trattarti in questo modo, così la prossima volta eviti di urlami contro da ubriaco, ah.. e di assicurarmi che mangi” disse scuotendo la testa .
“Aigoo!” fece un salto talmente ampio da avvicinarsi a lei e poi afferrarla.
“Tu! Sei in contatto con lei”
“Sei troppo vicino….” Disse lei a disagio.
“Rispondi!”
“Si, mi ha fatto venire lei a lavorare qui, Oppa molla la presa dalle mie spalle” disse rossa in viso, era un misto tra imbarazzata e adirata.
“Cosa? Isabel! Aigoo sei una spia! Ammettilo” le puntò il dito contro, mentre lei lo guardava leggermente irritata. 
“Non sono una spia, smettila.  Aigoo salti per aria quando si tratta di lei, non ti passerà mai!” esclamò lei scuotendo il capo e pensando che fossero simili tutti e due.
“Aigoo, ti ha mandato a dirmi di dimenticarla? Sei un messaggero quindi!”
“No, Oppa… non sento Unnie da quando è partita per le Hawaii, a differenza tua non ci ho parlato neanche in aeroporto, dato che ero da un’altra parte.”
“Mmh…” staccò la presa da lei e la osservò perplesso.
“Hai il suo numero? Me lo dai!” sorrise.
“No. Non ti do un bel niente” disse incrociando le braccia al petto.
“Perché dai, in onore dei vecchi tempi e dei passaggi in macchina a casa!” esclamò lui.
“Hyung, lasciala in pace” disse Jungkook avvicinandosi, Taehyung lo squadrò perplesso, era un casino abnorme, il piccolo era cotto, e lo si notava anche fin troppo.
“Vecchi tempi? Mi hai urlato contro l’ultima volta!” disse lei irritata.
“Aish! Non volevo! Ero ubriaco!”
“Queste non mi sembrano scuse Oppa!” lui la guardò con gli occhi languii e poi sbuffò e si mise in ginocchio.
“Ti prego perdonami”
“Non te l’ho do comunque il numero, non avrei neanche dovuto dirti che siamo in contatto” sbuffò lei.
“Sei diventata cattiva!” esclamò Yoongi per poi alzarsi e andare a sedersi altrove.
“Hyung sei tu che sei sgarbato” disse Jungkook prendendo di nuovo le difese della ragazza, e Taehyung lo guardò di nuovo con uno sguardo ammonitore.
“Wao! Sei cambiata parecchio!” disse Namjoon cambiando il discorso.
“Eh?” lei lo guardò confusa
“Eri molto timida, parlavi pochissimo, almeno lo facevi solo con Jimin o Taehyung” disse lui sorridendo gentile.
“Ah… sì diciamo che ho lavorato un po’ con il mio imbarazzo, poi devo parlare per fare il mio lavoro, ed essere sciolta nel linguaggio” sorrise lei.
“Beh direi che stai facendo un ottimo lavoro, chiedono sempre a te di tradurre o sistemare qualcosa in lingua” si complimentò il Leader.
“Tutti questi complimenti sono perché non mi avete riconosciuta no?” chiese lei sospettosa.
“Ehm… si, ma sei cambiata! Hai i capelli lunghi!” esclamò Hoseok.
“Uhm perdonati, si sono cambiata parecchio… Jimin dorme comunque sembra stare meglio, ha distrutto il fortino dell’autocommiserazione”
“Ah… si era fatto il fortino con le coperte e cuscini?” chiese Hoseok titubante.
“Si, ma è stato distrutto, dovrebbe stare meglio, almeno è crollato. Stateli accanto” disse a mo’ di ordine, guardando poi tutti i ragazzi.
“Certo che staremo accanto a Jimin!” disse Yoongi.
“Ottimo, ho fatto quello che mi avevi chiesto” disse lei rivolta a Taehyung.
“Vai già via?”  chiese Jungkook confuso.
“Oh si, ho una fame atroce non ho mangiato nulla” disse lei pensierosa “Comunque forse è meglio se ci va qualcuno a dormire con lui, così non si dovesse sentire solo” disse lei indicando Taehyung.
“Potevi rimanere tu a dormire con lui” ammiccò Tae in risposta, facendola diventare immediatamente rosso fuoco sulle guance.
“Taehyung…. Vuoi morire?”  chiese lei assottigliando lo sguardo.
“La mia morte sarà valsa per via del rossore che ti ho causato in faccia” gongolò lui tranquillo, per poi dare un leggero sguardo a Jungkook che aveva incrociato le braccia al petto e aveva il broncio. 
“TaeTae…” fece qualche passo verso di lui “Si imbarazzerebbe chiunque al tuo tipo in provocazione!” gli urlò contro dandoli un pugno sul braccio.
“Ahia! Noona ti ha insegnato cose che non doveva!” urlò lui sconvolto dal gesto.
“Aigoo.. è sempre colpa di Isabel!” esclamò Yoongi sorridendo ampliamente pieno d’orgoglio, mentre gli altri due rapper scuotevano la testa con disapprovazione.
“Ha insegnato bene, smettila di mettermi in imbarazzo!” disse lei dandoli un altro schiaffetto.
“Mi piaceva di più la Yun-hee timida e dolce!” esclamò lui incominciando a massaggiarsi il braccio colpito due volte.
“Ops… non è un mio problema, vado a mangiare divento nervosa come il gattino se non mangio” disse lei sorridendo verso Yoongi mentre lui la guardava imbronciato, “Non mi chiamare gattino!” esclamò lui irritato.
“Vado! Ciao Bangtan, alla prossima tragedia!” esclamò lei ignorando Yoongi e dirigendosi verso la porta.
“Noona aspetta!” esclamò Jungkook facendo un salto in avanti, lei si voltò a guardarlo sorridente “Si Jungkookie?” disse in modo gentile.
“Ti accompagno a mangiare, ho una fame anche io!” esclamò lui sperando in un sì.
“Oh… si va bene andiamo! Ciao a tutti, tenente d’occhio Jimin!” e così dicendo uscì fuori dalla stanza con Jungkook che salutò tutti sorridendo ampliamente e lasciandoli di sasso.
 
Angolo dell’autrice:
*La serie di commenti con l’asterisco sono commenti veri del web risalente al giorno del 18 agosto 2015
Questo nuovo volume è pieno di nuovi acquisti! Prima Chung-hee e ora Yun-hee.
Penso di adorarla!  Lei era un pezzo che mi mancava, ma rivedendo tutti i volumi c’è sempre stata anche se non menzionata è un po’ come la Dashimen della situazione.
Il giorno in cui Jimin la rincontra è quando Isabel si trova nello studio di Namjoon, Non so se ricordate ma la 95 line era in giro a indagare su Jungkook: In quel famoso capitolo avrei dovuto inserire un pezzo di loro due che gironzolavano e poi beccavano Jungkook nel parcheggio e lo vedevano far salire una ragazza in macchina “Isabel”, ci doveva essere una litigata tra Jimin e Jungkook.
Ho avuto talmente tanti problemi a scriverlo che alla fine ho rinunciato e la storia è cambiata. Finalmente dopo mesi capisco il perché, Jimin e Tae non sono mai arrivati nel parcheggio hanno incontrato lei che ha fatto sviare il percorso che avrebbero dovuto fare.
Ero talmente concentrata su altri avvenimenti che mi è sfuggita come personaggio…. Non ho parole.
(Ho il terrore che lei mi vada a scombussolare la cronologia… però non riesco ad evitare di inserirla)
Comunque sia Isabel la conosce anche fin troppo bene. Yoongi anche la conosce sbroccò contro di lei da ubriaco, dopo che Isabel l’aveva lasciato per telefono.
Si può dire che la conoscono tutti, specie Tae con cui ci è anche uscita! Ahhahaha
Mi si è aperto un mondo! Voi non potete capire cosa è successo e quanto materiale io ora abbia su Jimin e Yun-hee. Detto questo spero di dar luce a uno spin-off…
Ci si legge sabato, con il capitolo sempre sui bts! 
Bacioni! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO 4: YUN-HEE ***


CAPITOLO 4:  YUN-HEE
 
27 MARZO 2017 00:45 HONOLULU
Isabel era entrata nella stanza da letto, aveva chiuso la porta e si era avvicinata alla finestra per fumare e parlare con Dashimen, aveva ascoltato tutto il fatto senza proferire parola e aveva annuito di tanto in tanto.
“Tienimi al corrente di come sta, e se risolvete” disse con voce piatta.
“Certo, ti chiamo appena ho delle novità, se non hai mie notizie, però non ti allarmare, mi aspettano molte ore di volo” sbuffò lui mentre dava un’occhiata al tabellone per l’aereo.
“Immagino… a che ora dovresti arrivare?” chiese lei.
“Per le quattro dovrei arrivare a Los Angeles, dopo di che prendo un altro volo per Chicago.” La informò lui, avrebbe dovuto affrontare parecchie di ore di volo per arrivare dall’altra parte del mondo.
“Comprendo con i fusi orari sarà un macello, ma tu puoi chiamarmi a qualunque orario lo sai, non ti fare problemi” disse lei
“mmh… certo, lì come va la situazione?” chiese lui leggermente preoccupato, il tono di lei gli sembrava parecchio distante, la situazione tra entrambi era ancora così tesa, e ciò lo rendeva sempre più nervoso, voleva solo risolvere, ma si sentiva comunque non in grado di riuscirci, qualcosa bloccava per entrambi un ricongiungimento, e non nessuno dei due non capiva realmente quale fosse il vero problema.
“Ci vorrà un po’, però oggi io e mia madre abbiamo parlato, è un passo avanti.” Sospirò lei a disagio.
“Okay, ti lascio andare a dormire”
“Al dire il vero… sono con uno…” disse lei tentennando sul fargli quella confidenza.
“Oh… trovato qualche surfista?” chiese lui ridendo nervoso, pensando che lei si fosse data di nuovo al sesso occasionale.  
“No… al dire è vero è coreano, ed è colui che si occuperà del ristorante in hotel, tu sai dello chef che va via?” chiese lei .
“Oh… Chung-hee, hai incontrato lui?” chiese Dashimen stupito.
“Lo conosci?” chiese lei incredula..
“Si, ho concordato gli ultimi termini, sa che sono anche io un socio e che lo sono un po’ fantasma. Chin-hae mi ha raccontato di cosa è successo con tuo fratello, so che Chung-hee è intervenuto e ti ha aiutata” disse lui con un sospiro, lei non gli aveva mai detto dei problemi con il fratello e lui era all’oscuro di quanto fossero gravi, era stata una fortuna che non si fosse trovato quel giorno in Hotel o l’avrebbe ucciso con le sue mani.
“Si… è stato molto gentile… ora dovrei tornare da lui, mi sta aspettando nell’altra stanza” disse a disagio lei.
“Va bene, mi raccomando a te, ci sentiamo presto”
“Fa buon viaggio, ciao Dashimen” disse lei titubante di dover chiudere quella conversazione, sentiva Dashimen parecchio impacciato al telefono, e molto probabilmente solo, forse era una fortuna che andava dai bts, almeno avrebbe avuto un po’ di compagnia e sarebbe stato occupato.
“Ciao” disse il ragazzo chiudendo la chiamata.
Isabel guardò il telefono tristemente, si andò un attimo a sedere sul letto, quella chiamata non ci voleva proprio, ci stava provando ad andare avanti a distrarsi, ma ora sapere di Jimin, e ciò la portava con la testa a Yoongi. 
Non voleva pensare a lui, aveva fin troppi problemi, Yoongi era un peso troppo grande da riuscire a sopportare.
Chiuse un attimo gli occhi.
Prese il telefono e digitò un messaggio.
 
Una pazza ha deciso di minacciare di morte Jimin, ma tu lo saprai già. Penso starà uno schifo, dovresti provare a stargli accanto. Lo so che ti evita, tu ormai sei lì, fai un tentativo.  Così almeno una di noi due starà con l’uomo che ama.
Se hai novità, informami. Ti voglio bene la tua unnie. 
 
Invio il messaggio Yun-hee, forse lei riuscirci a differenza sua poteva a stare con chi amava, doveva solo darsi una mossa.
Isabel sperava che Jimin si accorgesse di quanto tenesse a lei, cosa che negava a se stesso, lei era perfetta per lui e tra l’altro qualcuno merita un lieto fine tra tutti loro.
Si alzò dal letto, si guardò allo specchio e si sistemò una ciocca di capelli, prese un respiro profondo, Chung-hee forse l’avrebbe aiutata a pensare di meno, forse sarebbe potuta andare avanti.
Uscì dalla camera diretta verso di lui, che si voltò subito a guardarla con un ampio dolce sorriso.
“Tutto bene?” chiese osservando il suo viso corrucciato.
“Si, va tutto benissimo” si sforzò di sorridere Isabel.
“Ti va ancora di andare in giro o vuoi che ti riaccompagni a casa?” chiese lui con premura.
“Una passeggiata non sarebbe male” sorrise lei passando una mano sulla fronte leggermente stanca.
“Sicura? Sembri stanca”
“Si sicurissima, mi andrebbe di camminare un po’”
“Vuoi parlare? Stare in silenzio o altro?” chiese lui alzandosi e avvicinandosi a lei.
“Potremmo parlare di quale sarà la prima attività da fare insieme” accennò a un sorriso.
“Perfetto, lasciamo l’albergo e camminiamo organizzando un po’”  sorrise lui, prendendo un poi un paio di felpe da una sedia nel caso avesse fatto troppo umido fuori.
 
FINE NOVEMBRE 2014  FLASHBACK
“Eccoci dormitorio, dolce dormitorio!” esclamò Jimin a disagio di fronte la porta di casa.
“Aspetto fuori, così non ti creo disagio” provò a dire lei, intuendo il suo nervosismo, ma non sapendo a cosa fosse dovuto.
“Ma no! Entra, c’è un po’ di casino, stiamo riempiendo gli scatoloni ci dovremmo trasferire a dicembre, almeno penso! È un altro dormitorio qui vicino, molto più grande! Finalmente non saremo tutti in una solo stanza” rise lui cercando di alleggerire la tensione, sperava che dentro non ci fosse nessuno a creare problemi, tipo Yoongi che nell’ultimo periodo era in uno stato pietoso.
“Dai se è anche in disordine, evito, veramente non voglio crearti problematiche!”
“Ma cosa dici! Nessuna problematica! Poi se c’è Taehyung puoi salutarlo no?” disse lui in modo spontaneo.
“Ah si, Taehyung” disse lei perplessa e a disagio.
“Aigoo! Che idiota mi sono dimenticato di quel fattaccio, non vuoi entrare per lui?” chiese lui ricordandosi di quell’appuntamento andato tremendamente tra i due, cosa che lo aveva stupito, era convinto fossero perfetti per stare insieme.
“Oh no! Io e Taehyung siamo rimasti in buoni rapporti, nessun imbarazzo!” esclamò lei mentendo, erano rimasti in buoni rapporti, ma c’era imbarazzo da parte sua, Taehyung sapeva perfettamente che lei avesse una cotta per Jimin, l’aveva capito in quel fatidico appuntamento andato a male.
“Okay allora entriamo!” sorrise lui sollevato, non voleva che ci fossero problemi tra il suo migliore amico e Yun-hee che era un’amica fantastica.
Lei sospirò sollevata, a quanto sembrava Taehyung aveva tenuto quella cotta per lui, e non aveva spifferato nulla al suo migliore amico. Ormai erano anni che lei era cotta, e ogni volta che si trovava con lui si sentiva sempre più innamorata. Aveva deciso di incontrarlo per salutarlo, aveva preso la decisione di andare in Giappone con lo scambio culturale offerto dall’università. Pensava che stare un anno via l’avrebbe aiutata a dimenticare Jimin per sempre. Era l’unica soluzione che aveva escogitato.
Entrarono entrambi in dormitorio trovando il volume della televisione al massimo, la testa di Yoongi spuntava dal divano.
Jimin guardò per un attimo Yun-hee a disagio, sperò con tutto se stesso che il suo Hyung non stesse in mutande com’era solito fare, si avvicinò leggermente per dare un’occhiata e vide che aveva dei vestiti addosso, sollevato si rivoltò verso Yun-hee sorridendole un attimo.
“Ciao Hyung!” urlò alto per farsi sentire dato il volume al massimo della televisione.
“Si ciao.” Disse in un grugnito Yoongi.
Jimin guardò il tavolino è impallidì. “Sono tutte vuote? Le hai bevuto tutte tu?” chiese con voce di panico, mentre provava a contare tutte le lattine di birra, erano sette in totale.
Yoongi si alzò dal divano arrancando leggermente e ruttò sonoramente. 
Yun-hee sgranò gli occhi a disagio, poi abbassò lo sguardo.
Sapeva della rottura.
“Ehm Hyung, non sono solo, c’è qualcuno con me” provò a dire Jimin, Yoongi annuì con il capo e si voltò verso la porta e rimase immobile a fissare la ragazza che era rimasta all’entrata.
“Ciao Yoongi Oppa” disse lei a disagio provando a sorridergli incerta.
“Ah… sei tu! Ancora vi frequentate vuoi due?” chiese con rabbia Yoongi.
“Ehm si, siamo amici, dovresti scusarti per il rutto, è stato maleducato.”
“Me ne frego, è casa mia e lei non dovrebbe essere in dormitorio” disse con far accusatorio.
“Siamo passati solo a lasciare il mio telefono…”disse a disagio “Scusalo è un periodaccio” disse Jimin a disagio scusandosi con Yun-hee per il comportamento di Yoongi.
“Tranquillo, capisco”
“Lei parla con te immagino!” l’accusò Yoongi e Yun-hee saltò sul posto spaventata vedendo Yoongi che stava provando ad avvicinarsi.
“Hyung! La spaventi!” disse Jimin mettendosi in mezzo.
“Ci parli con lei?” chiese con rabbia urlando contro la povera ragazza.
“No, non vedo Unnie da parecchio” disse lei tentennando e mentendo, aveva visto Isabel da poco e sapeva che anche lei non stava poi tanto bene.
“Tu menti! Sei identica a lei!” disse Yoongi con rabbia.
“Hyung smettila, Yun-hee non dice bugie. Se ha detto che non vede Isabel da tanto è così!”
“La difendi?  Ti do un consiglio ragazzino! ” biascico Yoongi “Tieniti alla larga dalle compagne di banco che poi ti ritroverai come me, lasciato per un qualunque Ha-rin!” urlò Yoongi, pieno di rabbia.
“Ti aspetto fuori” trillò la ragazza per poi fare marcia indietro e uscire fuori.
“Brava vai via! Fai come lei scappa via!” urlò Yoongi tirando un calcio a uno scatolone.
“Aigoo!” urlò Jimin, “Stai fuori di testa!” disse sconvolto.
“No, sei tu fuori di testa! Cosa ci fai con quella, ti spezzerà il cuore e finirai come me! Non hai imparato niente da tutta questa faccenda?”
“Si, ho imparato che non bisogna esagerare con l’alcool, che se no si sparano stronzate! Cazzo Hyung tu non stai bene!”
“Si non sto bene! Te ne sei accorto ora?” disse con rabbia lanciando un altro scatolone.
“Aigoo! Smettila di lanciare i cartoni! Cazzo vatti a fare una doccia o buttati in un letto, stai sbronzo marcio e vaneggi!” urlò Jimin adirato.
“Non ti rivolgere così verso di me ragazzino! Sono più grande”
“Peccato che tu ti stia comportando da stronzo e no da Hyung!Cazzo! Così non va!” urlò Jimin adirato.
“Si non va un cazzo! Sparisci ragazzino, vai dalla tua bella, così ti rovinerà la vita e capirai cosa significa! Cosa si prova!”  e si allontanò da lui.
“Perfetto fai quello che vuoi, ammazzati di alcool. Stronzo!” gli urlò contro Jimin mentre lo vedeva ondeggiare verso il bagno.
Jimin rimase immobile a fissarlo fino a che non fosse sparito nel bagno sbattendo la porta.
“Cazzo.” Disse con rabbia e poi si avviò verso la porta di casa per raggiungere di nuovo Yun-hee.
 
“Tutto bene?” chiese lei a disagio, era leggermente appoggiata al muro di fronte ben distante dalla porta.
“No.” Disse arrabbiato Jimin.
“Tranquillo, comprendo ha il cuore a pezzi, ed è ubriaco” disse lei dispiaciuta, facendo qualche passo per avvicinarsi a lui.
“Penso che dovremmo rimandare, devo occuparmi di lui” disse controvoglia Jimin.
“Capisco… mi sembra giusto che tu lo faccia, te l’avrei detto io” disse lei.
“Giusto non so, dopo le cose che ha detto, vorrei solo tirarli un bel pugno in faccia”
“Dai Jimin, non fare così!” disse lei avvicinandosi e accarezzandoli un braccio con affetto.
“è stravolto, sicuramente non pensa nulla di quello che ha detto, non essere arrabbiato” provò a dire lei.
“Ti ha trattato malissimo non doveva farlo!” esclamò con rabbia e lei lo abbracciò di slancio.
“Non è importante, non arrabbiarti a causa mia”
“Sono arrabbiato per tante cose, cazzo Noona ci ha lasciato nella merda” disse lui con rabbia rimanendo abbracciato a lei, Yun-hee fece per staccarsi, ma lui si aggrappò di più a lei.
“No, non lasciarmi, abbracciami ancora un po’” singhiozzò lui.
“Jimin ma tu piangi?” chiese lei stringendolo di più.
“Odio vedere Yoongi così stravolto, odio che noona ci abbia lasciato. Questo periodo fa schifo! Ero felice oggi di vedermi con te, pensavo che avrei potuto passare una giornata spensierata”
“Riorganizziamo in settimana, tranquillo, dai è un periodo si risolverà”
“aigoo, che imbarazzo ti sto smoccolando addosso” disse lui staccandosi da lei rosso in viso per l’imbarazzo.
“Non è la prima volta” sorrise gentile lei e gli accarezzò una guancia.
“Eh si, tu mi hai visto anche nei momenti di crisi.” Annuì lui, mentre Yun-hee continuava a sorridergli dolcemente, si avvicinò a lui e diede un leggero bacio sulla guancia, e lo riabbracciò di nuovo.
“Si risolverà tutto, si risolve sempre tutto” lo strinse a lei, e lui si lasciò stringere a sua volta.
“Ehm… scusate non volevamo interrompere” disse Taehyung  tossicchiando leggermente con Namjoon vicino rosso in viso per via della scena.
I due ragazzi fecero un salto e si staccarono da quell’abbraccio colmo di sentimenti.
“Ehmm.. Ciao” disse Yun-hee in imbarazzo rossa in viso.
Taehyung ammiccò nella sua direzione sorridendo ampliamente, si voltò a guardare Jimin e il suo sorriso si affievolì notando gli occhi arrossati dell’amico.
“Cosa è successo?” chiese lui inorridito.
“Yoongi, è un po’ ubriaco” disse Yun-hee dato il silenzio di Jimin, “Penso che abbia bisogno di voi” disse lei incerta.
“Aigoo che ha combinato ora?” esclamò il leader terrorizzato.
“Tanto male?” chiese Taehyung guardando Jimin che annuì.
“è meglio che io vada, ci vediamo Jimin, tienimi aggiornata su Yoongi okay?” disse lei voltandosi verso il ragazzo.
“Si, ti chiamo più tardi o domani.”
“Perfetto” sorrise dolcemente e gli accarezzò un braccio.
“Ciao ragazzi, buona fortuna” disse inchinando la testa e poi andando via.
 
Yun-hee lasciò il dormitorio, leggermente con timore, probabilmente non si sarebbero più rivisti e lei avrebbe dovuto comunicargli la notizia della sua partenza tramite messaggio. Si fermò fuori da dormitorio, guardò la palazzina con occhi tristi, forse stava sbagliando ad andare via, Jimin poteva avere bisogno di lei, ma non poteva cambiare idea, ormai la decisione era stata presa.
Sospirò e prese il telefono, digitò con fretta un messaggio.
 
 
Yun-hee: Unnie sei a casa?
Isabel: Si, arrivata da poco
Yun-hee: Posso venire da te?
Isabel: Preparò il gukbap, è il tuo piatto preferito!
Yun-hee: perfetto, tempo dell’autobus a dopo Unnie.
 
Ore dopo
Avevano finito entrambe di mangiare erano sedute sul divano a bere delle birre,  Yun-hee faceva tranquillamente le coccole a Nabi, mentre Isabel aveva lasciato la birra, per poter fumare una sigaretta.
“Parlerai?” chiese Isabel alzandosi per prendere il posacenere.
“Non so quanto sia giusto dirti” disse lei indecisa continuando ad accarezzare il cane.
“Immagino tu abbia incontrato il gattino” disse Isabel voltata di spalle avvicinandosi alla finestra.
“Si…” sospirò Yun-hee, non poteva dirle di come lui stesse realmente, o la sua Unnie sarebbe stata peggio.
“Con Jimin? Pensavo ci avresti passato la serata, tipo sareste andati a mangiare e poi a bere al fiume Han, come ti avevo consigliata” disse Isabel sospirando e voltandosi a guardarla.
“Ah… mi ci sono vista per poco, come puoi ben notare ho cenato con te e sto bevendo sul tuo morbido divano”
“Ha reagito tanto male al fatto che vai via?” chiese Isabel pensando che fosse quello il problema del perché la sua amica fosse sul suo divano e no al fiume in quell’istante.
“Non gli ho detto nulla, non ho avuto l’occasione” scosse la testa lei per poi fare un altro sorso alla birra.
“MA… Yun-hee parti fra cinque giorni!” trillò Isabel facendo cadere la cenere della sigaretta a terra, per poi borbottare per via della sporcizia.
“Non mi guardare con rimprovero! Tra le due sono io la più responsabile, non ti si addice quello sguardo unnie!” l’accusò Yun-hee.
“Perché non gli hai detto nulla?” chiese sbuffando, mentre si chinava a terra a raccogliere la cenere con un pezzo di carta, irritata. 
“Perché c’è stato un contrattempo e sono andava via, per lasciarli il suo spazio”
Isabel la guardò con una smorfia sul viso, scosse la testa.
“Yoongi?” chiese tentennando, aveva capito dallo sguardo triste di Yun-hee che il contrattempo fosse lui.
“Unnie ma sei sicura che sia la scelta giusta? Tu stai male, e lui… puoi immaginare”
“Aigoo, Yun lo sai, io non posso farci nulla, è meglio così” sbuffò Isabel.
“Dovresti parlare con lui e dirgli la verità!”
“Ah si? Allora perché non prendiamo la mia macchina e andiamo al dormitorio? Io dico la verità a Yoongi e tu a Jimin ci stai?” propose infastidita Isabel, sapendo già la risposta della più piccola.
“Aigoo, Unnie non è lo stesso!  Io ho una cotta per lui, e lui neanche mi vede per quella che sono! Mi ha organizzato un incontro con Taehyung! Che più che un appuntamento era tanto un baby sitting!” disse lei irritata gesticolando. 
“Beh tanto baby sitting non è stato, dato ciò che è successo!” le puntò il dito contro Isabel.
“Non mi ci fare pensare! Tra altro sembra tanto svampito e immerso nei suoi mondi strani, cosa che poi in realtà non è! Omo! Che vergogna!” si nascose il viso per l’imbarazzo.
“Dai non ha spifferato il segreto, per una volta che avrebbe dovuto, se Tae parlasse stareste insieme e tu non staresti per partire in Giappone per non so quanto tempo. Devi andarci per forza?”
“Si, Unnie smettila! Io non piaccio a Jimin, e sto troppo male quando lo vedo!”
“Se solo tu dicessi la verità” la ribeccò lei.
“Se solo la dicessi anche tu!”
“Aish! Sono una pessima sorella ti ho insegnato male!” brontolò Isabel spegnendo la sigaretta.
“è meglio così… Unnie?”
“Cosa?” chiese Isabel tentennando sapeva  cosa stava per dire la ragazza.
“Lui sta molto male” disse tentennando.
“Gli passerà… andrà meglio” e così dicendo, si andò a lanciare sul divano sbuffando.
“Se lo dici tu… a te non sembra andare meglio” scosse la testa Yun-hee.
“Sai io vivo in prigione” sbuffò lei, Yun-hee si avvicinò a Isabel e le diede un bacio sulla guancia.
“Prendo altro da bere” annuì alzandosi.
“Dormi qui?” chiese Isabel guardandola con gli occhioni.
“Si Unnie, berremo fino al nostro svenimento, parleremo di quegli e due e poi piangeremo, non potrei mai avere la forza di tornare a casa in bus.”
“Direi che è un ottimo programma” sorrise triste Isabel per poi spalancare le braccia, Yun-hee ricambiò il sorriso triste e si avvicinò ad abbracciarla.
“Puoi sempre venirmi a trovarmi in Giappone” disse dandole un bacio in fronte.
“Si… lo so” sorrise lei, le sarebbe mancata la sua sorellina.
 
27 MARZO 2017 21:00 CHICAGO
Yun-hee si trovava seduta nella Hall dell’albergo con alcuni moduli, pronta a controllare che tutto fosse in ordine, non le andava poi molto di lavorare in camera, le sue compagne chiacchieravano sempre e fin troppo per i suoi gusti.
Si era domandata se fosse vero quello che avevano detto i ragazzi, inerente al fatto che fosse cambiata, un tempo sarebbe rimasta in camera e avrebbe ascoltato il tutto in silenzio, facendo finta di essere interessata alla conversazione, pur non essendolo, non sarebbe mai andata via per non sembrare sgarbata. Stava realizzando che aveva ormai atteggiamenti che un tempo, non avrebbe mai messo in atto.
Forse Yoongi aveva ragione, aveva preso alcune caratteristiche di Isabel, o forse cosa più vera si stava dimostrando sempre di più per quella che era. 
Al tempo delle superiori non si era mai sentita adatta a quel posto, alla carriera da Idol, per quello era sempre in imbarazzo e insicura.  Era riuscita a instaurare un rapporto con Jimin, perché anche in lui aveva visto dell’imbarazzo e delle insicurezze, specie nel primo periodo dove anche il ragazzo era sempre solo a scuola e non riusciva a farsi degli amici per via del suo accento di Busan.  Ma anche per instaurare quel rapporto ci aveva messo un’eternità.

Rapporto, che aveva provato a chiudere andando via in Giappone.
Si era fidanzata con un Idol e solo perché quel tipo di professione le ricordava Jimin. Aveva fatto finta di essere innamorata, di essere la perfetta fidanzata, aveva instaurato una relazione piena di bugie, aveva detto quell’ Aishitemasu, ti amo in Giapponese, pur essendo da sempre innamorata di un altro. 
Isabel l’aveva mandata a lavorare lì così almeno una delle due avrebbe potuto realizzare il proprio sogno: stare con la persona che amava. Sapeva che l’aveva fatto per quel motivo, e ne aveva avuta la conferma al messaggio che lei le aveva mandato quella mattina, dove aveva chiesto anche come stesse Jimin.
Yun-hee le aveva risposto raccontando in breve qualcosa di quello che si era detta con il ragazzo, le aveva anche chiesto se volesse informazioni su Yoongi, convinta che la risposta sarebbe stata positiva, invece aveva ricevuto solamente: un è meglio di no. Era stato strano leggerlo, Yun-hee si era convinta che dopo che si fossero incontrati, forse lei avrebbe potuto cambiare idea e dire finalmente a Yoongi la verità. A quanto sembrava si era fatta un pensiero del tutto sbagliato, Isabel, che conosceva bene, era di nuovo in fase di diniego e stava provando per l’ennesima volta a mettere la parola fine a quel rapporto.
Lo sapeva bene, infondo era quello che facevano entrambe, dire che prima o poi quell’amore che tanto provavano sarebbe scomparso in futuro.

“Ciao piccola scout che fai qui?” disse Dashimen lasciando a terra il borsone, provocando un gran rumore e sedendosi vicino a lei sorridendo stanco.
“Omo! Che spavento!” esclamò la ragazza saltando per aria, sgranò gli occhi per osservarlo meglio.
“Interrotto qualche pensiero profondo?” rise lui.
“Tu che ci fai qui?” chiese lei sbalordita.
“L’ho chiesto prima io, tocca a te rispondere, o non puoi dato che forse sei diventata la stalker di Jimin” ridacchiò lui.
“Idiota, non sono una stalker, io ci lavoro alla big-hit!” esclamò lei irritata.
“E da quando?” chiese lui confuso, gli era sfuggito quell’informazione essenziale.
“Da quando Isabel mi ha fatto assumere, da gennaio. Dash che fai qui?” richiese lei aspettandosi una risposta.
“Aigoo, quella pazza, ti ha fatto entrare alla big-hit per avere informazioni su di lui, è assurda! Gennaio hai detto? Cavolo li sa mantenere bene i segreti” sbuffò lui con irritazione.
“Ancora ai ferri corti? Non avevate risolto?” chiese lei insospettita, dal suo atteggiamento.
“Si avevamo, ma poi è successo un pasticcio, sai com’è Yoongi voleva delle informazioni su Isabel, e tadà sono entrato io in ballo” disse lui spalancando prima le braccia e poi indicandosi.
“Eh? Non ho capito nulla, che c’entri tu con oppa?” chiese lei confusa.
“Lunga storia… quante informazioni le dai? Immagino tutti gli spostamenti del rapper”
“Non mi ha mai chiesto nulla, direi che con la distanza se la sta cavando piuttosto bene a parte il problema aeroporto” disse lei facendo spallucce.
“Eh?”
“Si sono incontrati per casualità, il giorno della partenza, tutto sommato è andato okay… almeno penso, non mi sono trovata a guardarli, lei mi ha scritto che era tutto okay” raccontò Yun-hee poi sorrise “Bene, io ti ho spiegato ora spiega tu… sei venuto a dare informazioni a Oppa su Isabel? Sono parecchie ore di volo”
“Ah no… sono venuto per la tua crush… non so se sai dei messaggi di minacce di omicidio”
“Si… l’ha presa un tantino maluccio, ma se ne sta occupando la polizia, e tu non mi sembri un poliziotto” disse lei guardandolo con un cipiglio alzato.
“Si, ma conosco alcuni distretti, e il capo di quello di Los Angels, quindi eccomi qua per dare una mano. In più ho già acchiappato la pazza di Jungkook, direi che potrei acchiappare anche questa” sorrise lui facendo un po’ lo sbruffone.
“Oh…. Jungkook mi aveva detto di un certo Dashimen, che aveva risolto il suo problema…non pensavo fossi tu!” disse lei sbalordita “aigoo…. com’è piccolo il mondo”
“Si direi proprio di si! Voi vi conoscete!” esclamò Tae con allegria da dietro il divano, facendo spaventare i ragazzi.
“Yah! Tu ragazzino perché sei sempre ovunque!” esclamò Dashimen guardandolo sconvolto.
“Chiamalo destino?” disse sorridendo ampliamente.
“Chiamalo se ti prendo, ti ammazzo!” disse irritato Dashimen mostrandoli il pugno.
“Omo… non eravamo diventati amici?” disse perplesso grattandosi la testa.
“Sai essere fastidioso” disse Yun-hee guardandolo in malo modo “Chi ti ha insegnato a spaventare la gente?” sbuffò lei.
“Nessuno… waoo comunque ci sono veramente tante coincidenze… sarà il destino dei compagni di banco!” sorrise ampliamente.
“Di cosa stai parlando?” chiese Dashimen non avendo capito nulla e guardando Yun-hee in cerca di risposte, ma anche la ragazza sembrava alquanto confusa.
“Semplice te lo spiego, Isabel e Yoongi erano compagni di banco e sono destinati a stare insieme, alla fine torneranno insieme… dopo di che tu e Hoseok siete stati compagni di banco e finirete anche voi con lo stare insieme, e infine lei che è stracotta di Jimin finirà con lui” sorrise sempre di più, mentre i due ragazzi seduti sul divano lo guardavano come si guarda uno che vaneggia.
“Cosa?” trillò Yun-hee indicando tremante Dashimen.
“Aigoo! tu! Perché non stai mai zitto!” Dashimen si rivolse a Taehyung con rimprovero.
“Oh mamma…. No dai! Sei serio? Perché non l’hai detto a Chicago l’anno scorso!” disse lei ridendo e poi dandoli un pugno leggero sul braccio.  
“Isabel non lo sa”
“Perché?” chiese lei sconvolta.
“Perché si arrabbierebbe! Dai! Lei non può stare con Yoongi figurati come la prenderebbe se dovesse accadere un qualcosa tra me e Hoseok”
“Aigoo sei proprio scemo, oltre che saccente e arrogante” sbuffò lei.
“Yah, sono più grande!”
“Yah… sbaglio o per te non conta la differenza d’età? E comunque ho ragione!” disse lei, per poi fargli una linguaccia.
“Vi conoscete proprio bene!” sorrise ampliamente Taehyung.
“Al dire il vero no. Abbiamo passato solo quindici giorni nella stessa casa in America” sbuffò Dashimen facendole poi una smorfia.
“E non siamo mai andati d’accordo, avevamo due modi diversi di vedere la situazione, e anche due modi diversi di comportarci con Isabel nello stato in cui era” spiegò Yun-hee sembrando molto una professorina, Taehyung la guardò stranito non capendo a che stato si riferisse “Isabel era in lutto per la morte di Do-yoon” decise di sottolineare Yun-hee, per poi far saettare lo sguardo su Dashimen che guardava tutto forche loro due.
“Lei lo sa” disse Yun-hee continuando a puntare gli occhi sul ragazzo.
“Cosa?” chiese Dashimen titubante.
“Pensa che l’unicorno sia Hoseok, infatti, sono più stupita del fatto che lei ci sia arrivata, senza alcuna prova, perché quelle che ha sono solo prove circostanziali.”
“Aigoo, quando l’hai vista l’ultima volta?” chiese lui in preda all’ansia pur celandola.
“Mmmh… dopo che aveva litigato con te, quando era andata alla big hit, ma di te e Hoseok me l’ha detto quando è ritornata a Seul” disse incerta la ragazza “Non ci siamo più viste è stata parecchio impegnata dopo, solo chiamate… ehm sei sicuro che va bene che io ti dica tutto questo davanti a lui?” chiese poi indicando Taehyung che era appoggiato alla spalliera del divano in mezzo tra loro due e sorrideva ascoltando tutto.
“Ah… era talmente silenzioso che mi sono dimenticato di lui” disse guardandolo incerto. “Lui a quanto pare ha il magico potere di sapere tutto” sbuffò il ragazzo.
“Quindi? Tutti sanno che tu conosci Isabel?” chiese lei confusa.
“No, solo io! Come solo io so di Hoseok. Come solo io so della tua cotta.” Sorrise Tae “Yoongi sospettava che lui conoscesse Isabel, ma ha sviato tutto dicendo che conosce Win-hoo!”
“Oh… direi che non è il caso che si sappia che ci conosciamo non credi? Potrebbero arrivare a collegare te a Unnie” disse lei perplessa.
“Si non devono sapere neanche di me e Hoseok!” esclamò lui per poi tapparsi la bocca con una mano e guardarsi intorno.
“Dovevi pensarci prima a guardarti intorno” disse Taehyung ammiccando ampliamente.
“Tu! Devi tenere il segreto su di me e lei” disse guardandolo con lo sguardo minaccioso.
“Ti ho detto che non mi fai paura…. Comunque mi difenderebbe Yoongi”
“Aigoo” lo guardò con un sopracciglio alzato, come a dire che non aveva per niente paura del rapper, Taehyung ghignò, rispondendo con uno sguardo di sfida.
“Se fossi in te, mi preoccuperei di una possibile reazione di Isabel, diventa aggressiva se qualcuno gli fa del male” disse con tono di sfida Taehyung, mentre in sottofondo si andava a espandere sempre più la risata di Yun-hee.
“Ti mette K.o. lo sai anche tu, specie con il pugilato che pratica” rise sempre più la ragazza.
“Terrò il segreto, anche se voglio ribadire la mia posizione a riguardo…. Penso che se tutti dichiarasse la verità, si risolverebbe il tutto”
“Ah… pretendi troppo, Sai quante volte l’ho detto a Unnie?” sbuffò Yun-hee scuotendo il capo.
“Per tutti intendevo anche te, e la tua cotta” disse Taehyung scuotendo il capo.
“Ah!” esclamò Dashimen puntando il dito verso Yun-hee.
“Aigoo, non ho una cotta per lui, Taehyung, sono cresciuta e sono stata anche fidanzata, ti sei sempre sbagliato!” trillò lei incrociando le braccia al petto.
“Bugiarda” tossicchiò Dashimen, che si beccò uno schiaffo sul braccio da parte di lei.
“Ahia smettila di picchiarmi” disse lui guardandola male.
“Tu smettila d’immischiarti in cose che non ti riguardano, e di spalleggiare Taehyung, che poi diventa più insistente di quanto già lo sia” sbuffò lei irritata.
“Aigoo… siete tutti così poco collaborativi, ma un giorno capirete che io ho sempre ragione e tornerete da me a chiedere perdono!” esclamò il ragazzo in modo serioso rimettendosi dritto in piedi.
I due ragazzi seduti lo guardarono scuotendo il capo, consapevoli entrambi dentro di loro che infondo Taehyung avesse ragione su tutto.
“Va bene, direi di concludere qui questa amabile chiacchierata, devo raggiungere gli altri e il vostro manager” disse Dashimen alzandosi in piedi di colpo.
“Vedi di trovare quella pazza, sei qui per questo no?” disse Yun-hee guardandolo guardinga.
“Si, farò del mio meglio, che fai vieni anche tu?” chiese lui
“No, meglio per te che nessuno sappia che ci conosciamo, avrò le mie informazioni in qualche modo” disse lei
“Ah, secondo me dovresti venire per fare da sostegno a Jimin! L’hai aiutato molto ieri, sembra stare meglio, e poi vi ho visto chiacchierare parecchio oggi.” Disse Taehyung con un sorriso splendido e cercando di fare la sua faccia migliore per convincerla.
“Ho del lavoro da ultimare, devo finire qui, e poi dopo dovrei vedere Jungkook, voleva fare una passeggiata” disse lei tranquilla.
“Cosa?” chiese Taehyung scuotendo la testa “Ti piace Jungkook ora?” chiese con una espressione orripilata in viso, per poi guardare Dashimen che aveva raccolto il borsone e si era fermato a osservare la ragazza, non poteva piacerle il più piccolo, lo sapeva bene era stracotta di Jimin aveva trovato lei e Isabel a parlare di loro bevendo quando erano a Chicago ad ottobre.
“No, cosa ti salta in mente! Jungkook è come un fratellino per me, ma voleva fare una passeggiata, ora non dirmi che mi è vietato parlare con lui, per questa idea che hai di me e Jimin in un futuro inesistente!” rispose lei per le rime a Taehyung.
“Aigoo, finirete insieme, e si non dovresti andare in giro di notte con un ragazzo che non ti interessa”
“Aigoo, Taehyung, dovresti imparare veramente a farti gli affari tuoi, è la mia vita non t’immischiare” sbuffò lei innervosita.
“Okay io sento molta rabbia e frustrazione provenire da questo lato del divano, penso sia meglio che andiamo, prima che ti arrivi il computer in testa” disse Dashimen sorridendo a disagio.
“Io lo dico per te!”
“Beh nessuno te l’ha chiesto di intrometterti” disse lei alzandosi in piedi. “Direi che per una volta Dashimen ha ragione, è meglio se andate, ho del lavoro da finire e tu mi stai irritando Taehyung, fatti gli affari tuoi.”
“Poi non dire che non ti avevo avvisata, sei diventata antipatica Yun-hee, prima eri gentile e carina, non rispondevi in questi modi”
“La vita porta a crescere, sono sempre gentile se non mi si punzecchia su questioni che mi irritano. E la questione Jimin è chiusa da parecchio, smettila di riportarla alla luce. Odio quando dico una cosa e non mi si crede. Ma tanto ti conosco Taehyung, non cambierai idea, beh rimani con questa idea, ma non darmi fastidio e non ti intromettere, in cose che non sai” disse con irritazione per poi rimettersi a sedere.
“Okay, andiamo Taehyung, lasciamola tornare a lavoro.” Disse Dashimen per poi avvicinarsi a Taehyung che fissava la spalla di Yun-hee con una faccia stupita, non credendo che fosse possibile che la dolce e timida Yun-hee a cui andava bene sempre tutto, fosse diventata così diretta nel dire le cose. 
“Ehm… si okay” disse lui chinando il capo.
“Ti aggiorniamo dopo in qualche modo, buon lavoro.” Disse Dashimen, Yun-hee rispose con un’alzata di mano per salutare e tornò con la sua attenzione al computer ignorandoli mentre andavano via.
 
“Aigoo, non era così prima” disse Taehyung esterrefatto.
“Ah no?” chiese Dashimen stupito.
“Perché com’era quando l’hai conosciuta?” chiese Taehyung  con fare indagatore.
“Così, era gentile con Win-hoo, e con Isabel con me litigava molto. E non è mai stata timida ha sempre detto la sua, è molto combattiva.”
“Aigoo.. era timida, e non rispondeva mai per le rime, evitava i discorsi”
“Si sarà stancata di evitare i discorsi e avrà deciso di farsi valere” disse Dashimen con una scrollata di spalle.
“Mmh… non mi piace che esce con Jungkook lui è stracotto di lei!” esclamò prima che le porte dell’ascensore si aprirono.
“Forse ha ragione, dovresti farti i fatti tuoi, le cose andranno come devono” disse Dashimen uscendo dall’ascensore e poi facendoli segno di seguirlo, Taehyung sbuffò sonoramente e si trascinò per il corridoio. “Ti faccio strada verso la stanza di Namjoon dovrebbero essere tutti lì” disse con uno sbuffo.
“Andiamo, dai non fare l’arrabbiato, risolverete tu e Yun-hee o molto probabilmente ti troverai con dei lividi”
“Aigoo…” sbuffò di nuovo un attimo prima di aprire la stanza ed entrare insieme a Dashimen.
Era tutto un enorme casino, ma lui ne era certo, prima o poi ognuno avrebbe avuto il suo lieto fine e le coppie si sarebbero ritrovate tutte, lui avrebbe fatto in modo che ognuno si fidanzasse con la propria anima gemella. L’amore non era per lui, ma lui poteva tranquillamente fare il cupido della situazione, avrebbe fatto così, doveva solo elaborare un buon piano.
 
Angolo dell’autrice:
Che dire… so che questo capitolo non manda molto avanti la storia, di per se è più flashback che altro, ma servono a farvi capire lei com’è.
Erano state menzionate un po’ di cose già, come Yoongi ubriaco ed eccolo ve l’ho dato! Lei era piccola e carina, bhe ha uscito le unghie, lo dice lei stessa non voleva fare l’idol e stava in una scuola per idol con Jimin. Poi è stata in giappone lì è cambiata del tutto, più che altro è cresciuta.
Adoro lei con Isabel sa di tanto tenero!
Lei e Dash hanno creato un rapporto strano al tempo in Chicago… capirete.
Si è innervosita molto contro Taehyung, ma perché le fa male che Jimin non la noti e il fatto di essere ancora innamorata.
Lei ci spera…
Questo è il tutto, settimana prossima probabilmente pubblicherò solo sabato!
Questi due capitoli volevo pubblicarli più riavvicinati anche perché collegati!
Baci!
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO 5: UPDATES ***


CAPITOLO 5: UPDATES
 
27 MARZO 2017 23:00 CHICAGO
I bts, il manager e Dashimen avevano appena finito di discutere su gli ultimi aggiornamenti sul caso di Jimin.
“Direi che il caso che ti prenotiamo una stanza qui, o vuoi andare già al commissariato?” chiese il manager a Dashimen.
“Prendo un taxi e vado lì, così vedo come vanno le indagini, non preoccupatevi ho una casa in zona, vado lì poi” disse lui in modo tranquillo.
“Sei sicuro, posso chiamare una delle nostre interpreti per prenotare una camera, così stai più vicino a noi e sei più raggiungibile” provò a proporre Sejin con educazione.  
“Yun-hee è nella hall può fare lei” disse Taehyung con fretta “Jimin vai a dire a Yun-hee di prenotare una stanza” sorrise verso il suo migliore amico, spintonandolo leggermente, Jimin si voltò a guardarlo un attimo in confusione, mentre Jungkook vicino a loro si muoveva a disagio sulla sedia.
“Veramente, non c’è alcun bisogno, vi raggiungo in ogni modo” provò a dire Dashimen, fermando così Jimin che si era alzato ed era rimasto in piedi senza sapere cosa fare, guardando prima la porta e poi il ragazzo in confusione.
“Dashimen, ti siamo molto grati del tuo aiuto, vorremmo che tu fossi il più comodo possibile”
“Sejin-iss, non si preoccupi, ho vissuto a Chicago per anni, direi che so bene come muovermi” disse Dashimen con educazione.
“Nel caso, potrebbe dormire in camera con uno di noi, non ci sarebbero problemi, vero manager?” si intromise di nuovo Taehyung con un sorriso quadrato dipinto sul viso. Dashimen tossicchiò leggermente, consapevole che Taehyung avesse più di un piano in mente, per ricongiungere le coppie che si era creato nella testa.
“Si, se voi volete, si… nessun problema” disse il manager leggermente confuso da quella proposta.
“Nel caso vieni da me, ci conosciamo da parecchio tempo” disse Hoseok sorridendo dolcemente a Dashimen.
“Dashimen, se hai bisogno di riposare però, tranquillo potresti andarci anche domani” provò a dire il manager.
“Nessun problema, forse ho solo bisogno di una doccia, posso da te?” chiese rivolto a Hoseok, che annuì con il capo sorridendo. Dashimen oltre alla doccia aveva bisogno di stare, per un attimo, solo con lui e di poter parlare per sapere come stesse, oltre a un buon sesso, se ci fosse stato il tempo.
“Beh direi che è tutto okay, ora vi lascio, Dashimen sai come contattarmi, per qualunque cosa” disse il manager alzandosi e tutti si alzarono di loro volta per poterlo salutare.
Andato via il manager, Dashimen si ributtò sonoramente sulla poltroncina su cui era seduto.
“Stanco?” chiese Hoseok preoccupato.
“Un po’, ma non ci sono problemi, faccio una doccia, esco da qui mi fermo a mangiare qualcosa e vado al distretto” elenco il suo programma, trattenendo malamente uno sbadiglio.
“Non hai mangiato?” trillò Hoseok con preoccupazione, si voltò verso Yoongi, “Chiama il servizio in camera!” esclamò, Yoongi lo guardò perplesso e si voltò verso Namjoon in cerca d’aiuto, non sarebbe mai riuscito ad affrontare una telefonata in inglese al telefono.
“Non c’è bisogno, c’è un chioschetto sempre aperto di fronte al distretto, poi prendo anche le ciambelle” ridacchiò Dashimen al pensiero del vecchio signor Smith che mangiava sempre ciambelle, lui era uno dei più anziani membri del distretto e lo conosceva bene a Zio Paul.
“Ancora non le abbiamo assaggiate quelle” disse Jin a disagio.
“Ve le porto allora” sorrise Dashimen accondiscendente.
“Ah no! Non era una richiesta, Dash stai facendo fin troppo, figurati il portarci anche il cibo, sei stato gentile a venire fino qui” disse il maggiore.
“Non è un problema, non avevo poi molto da fare” disse sbadigliando di nuovo.
“Il lavoro?” chiese Hoseok.
“Lo sai lo gestisco come voglio” sorrise in risposta.
“Scusami ma hai una casa qui?” chiese poi confuso, sapeva che viveva in un seminterrato, come poteva essere possibile che avesse una casa in una città come Chicago, era un mistero.
“Si, anche a New York ho un appartamento, perché?” chiese confuso da quelle domande.
“Scusami… ma fai un lavoro un po’ illegale o sbaglio?” chiese Namjoon confuso come tutti da quella informazione.
“Ah.. no!” ridacchiò Dashimen “Non è illegale, mio zio ha una società è tutto in regola, i soldi non mi mancano”
“Ah.. ma vivi in quel seminterrato” disse Hoseok a disagio, grattandosi la testa.
“Si, perché mi occupo della sorveglianza anche lì e dei computer e poi mi piace” disse tranquillo, evitando di dare l’informazione che quell’hotel era per un terzo suo, insieme a suo zio e a Isabel. Stranamente Hoseok non aveva collegato l’hotel al vero proprietario e lui faceva finta di nulla.
“Ah…” disse lui confuso a corto di parole.
“Cosa? Pensavi che non avessi molti soldi? Hai visto la mia moto?” ridacchiò lui dandoli un colpetto scherzoso sul braccio, “Non spendo molto e non lo faccio notare, mi piacciono le cose semplici” ridacchiò ancora Dashimen, fin troppo ilare per lo stupore di Hoseok, che quanto pare, si era fatto un’idea così lontana della sua reale situazione economica.
“ah…” ridisse Hoseok, leggermente confuso da quelle informazioni, non aveva mai pensato che Dashimen potesse avere molti soldi.
“La smetti di dire solo ah?” continuò a ridere Dashimen dandoli un altro schiaffetto.
“Scusa e che ne sono rimasto basito, non me lo aspettavo” disse sempre inconfusione.
“Eh vabbè ora lo sai… non sono un pezzette” fece spallucce Dashimen.
“Ma cosa dici! Non ho mai pensato una cosa del genere! E solo che… pensavo.. no lascia stare” disse balbettando, mentre tutti guardavano confusi la scena, sapeva che Dashimen prima di venire a Seul era passato da molte case famiglia, non si aspettava che vivesse nel lusso, anche specie per il posto in cui abitava, era piccolo e con pochi oggetti, se non si calcolava tutta la roba elettronica che avesse, ma aveva sempre pensato che erano cose del lavoro e no sue.  
“Io ho notato la moto, bella moto me la fai provare?” chiese Yoongi cercando di stemperare un po’ il disagio di Hoseok, che aveva fatto appena una gaffe assurda.  
“Mmh… è la mia bimba, non so se te la cederei” poi diede una leggera gomitata a Hoseok. “La smetti” disse.
“Non sto facendo niente!” trillò lui
“Stai pensando, e so a cosa… ho ereditato la casa qui dal mio vecchio tutore, non lo sapevo quando ci siamo conosciuti, l’ho scoperto quando sono tornato in America,  quella di New York l’ho ereditata da Do-yoon, e poi ho sempre lavorato con mio zio, quindi da lì vengono i soldi.” Gli spiegò brevemente Dashimen.
“Do-yoon il fotografo?” chiese Jin saltando in aria per quell’informazione.
“Non hai detto nulla ai tuoi amici?” chiese stranito Dashimen a Yoongi, aspettandosi che tra di loro si dicessero tutto, poi guardò per un attimo Taehyung, alla fine anche il ragazzo aveva tenuto alcuni fatti privati per lui.
“Ehm.. mi sono dimenticato, non ho detto nulla.. eh poi boh.. sai era un argomento un po’ delicato ed era tuo, quindi… non so… ho evitato di dirlo” disse Yoongi a disagio grattandosi il collo.
“Eri amico del fotografo?” chiese Hoseok tremante, pensando che la vita di Dashimen era costellata da persone che erano morte.
“Si.” Disse secco poi lo guardò e alzò gli occhi al cielo.
“Hoseokie smettila, ti stai rattristendo per nulla, ormai mi sono quasi abituato ai funerali” disse con un tono leggermente ironico, cercando di smorzare un pochino.
“Che cosa vuol dire abituato?” chiese Jimin con terrore.
“Aigoo che frase macabra!” Trillò Jin con orrore.
“Ah… ho perso i miei genitori, quando avevo nove anni, e mia sorella quando ne avevo undici. Poi anche il mio tutore all’età di diciassette anni” disse velocemente il ragazzo, era veramente un lungo elenco di morti. Sperava di non aggiungerne altri, era uno dei motivi che lo aveva spinto ad andare lì, oltre a Hoseok leggermente in crisi. Sentire parlare di minacce di morte, lo aveva fatto preoccupare, non voleva che anche Hoseok scoprisse cosa volesse dire perdere qualcuno di caro, e anche se non aveva poi molta confidenza con Jimin, di certo non lo voleva vedere sparato da una pazza. 
“Aigoo, io non ne sapevo nulla!” esclamò Namjoon guardando Hoseok che aveva abbassato la testa.
“Non ne parlo facilmente, Hoseokie lo sa solo perché mi è sfuggito il tutto una volta.” Si fermo dal parlare perché Hoseok vicino a lui fece un singhiozzo, si voltò a guardarlo incredulo.
“Aigoo, perché piangi?” chiese strabuzzando gli occhi.
“Io.. non lo so, ma è orrendo, hai perso anche lui” balbettò Hoseok intristito facendo riferimento a Do-yoon.
“Aigoo non fare così… io sto bene” disse dandoli qualche pacca d’incoraggiamento sulla spalla. “Perché fai così?” chiese non capendo il perché di quelle leggere crisi, aveva pianto anche al telefono, c’era qualcosa che non andava e non capiva cosa.
“Aigoo, Hyung, se dice che sta bene, sarà così. Non c’è bisogno di stare male per gli altri” provò a dire Jimin, aveva saputo che il ballerino aveva pianto, la sera precedente per il suo fatto. Yoongi gli aveva raccontato tutto, anche dell’incontro con Yun-hee quella mattina. Yoongi tra tutti era stato quello che la notte  scorsa era andato a tenergli compagnia. Quando Jimin se l’era ritrovato in camera, non aveva capito poi granché del perché fosse andato da lui, Yoongi lo aveva solo svegliato per farlo andare a dormire nel letto e ci si era buttato anche lui dicendo solo: dormo io con te. Jimin ne era rimasto stupito, il rapper non era solito fare cose del genere, ci pensavano Hoseok o Taehyung, però Jimin non si era fatto poi molte domande a riguardo, era stato comunque rasserenato che fosse Yoongi a tenergli compagnia durante al notte.
“Io mi preoccupo! Anche per te, siete identici dite che state bene, ma non è così” disse singhiozzando, accusando sia Jimin, sia Dashimen, che si scambiarono un’occhiata incerta, erano quasi agli opposti di carattere ed essere paragonati sembrava parecchio strano. 
“Hyung, sono stato male ieri, perché non me l’aspettavo, ma ora sto meglio.” Provò a rassicurarlo.
“Sto bene anche io, Do-yoon è un tasto delicato, ma sto bene, vado avanti!” provò a dire Dashimen continuando a dare leggere pacche al ragazzo, mentre puntava lo sguardo su Yoongi in cerca di risposte sullo stato instabile di Hoseok, il rapper ricambiò lo sguardo, fece segno di diniego con il capo, non sapendo il perché ballerino fosse così sotto stress.
“Certo! Sta bene, o non sarebbe venuto qui, e poi ci siamo noi, che gli riempiamo la vita!” sorrise Taehyung a Dashimen che lo guardò invece con orrore. “Per quanto riguarda Jimin c’è Yun-hee, sai forse dovresti andare a tenerle compagnia, ti farebbe stare meglio” sorrise verso Jimin.
Dashimen invece gli lanciò un’occhiataccia sperando che nessuno cogliesse.
“TaeTae sta lavorando non è il caso che io la disturbi” disse Jimin scuotendo il capo e non capendo perché tutta quell’insistenza.
“Dici che è ancora giù noona?” si lasciò sfuggire quella domanda Jungkook.
“Aigoo non ti ci mettere anche tu, perché volete tutti che io passi del tempo con lei”
“Tutti chi?” chiese Jin confuso.
“Non ho detto nulla.. pensavo di andare a portarle qualche snack, forse avrà fame” disse Jungkook in sua difesa.
“Aigoo, se non ha mangiato non fatela avvicinare a me, o mi richiama gattino” disse Yoongi con una faccia schifata.
“Gattino?” chiese Jin confuso, mentre Jimin rise per via di quel nomignolo che la ragazza aveva usato verso Yoongi, puntando dritta sul tasto dolente del rapper.
“Ieri Yoongi e Yun-hee hanno avuto un piccolo confronto” rise Namjoon al ricordo.  
“Uuhh… in che senso? Non sembra una ragazza che discute con la gente” disse confuso Jin, si era trovato un paio di volte in presenza di Yun-hee con anche Isabel al seguito,  e il divario delle due era molto notevole, Isabel spiccava per la sua esuberanza e Yun-hee per la sua pacatezza.
“A quanto pare invece è cambiata e no solo di aspetto” rispose Hoseok
“Infatti, Jimin non la trovi più bella?” chiese Taehyung sorridente.
“mmh… sarà è sempre la stessa per me” disse pensieroso Jimin “Ehi ci vuoi riprovare con lei?” chiese poi al suo migliore amico, guardandolo con rimprovero. “Perché non sembrava felice del vostro appuntamento, non credo sia il caso. E poi sei fidanzato!” disse Jimin ammonendolo.
“Lui no, qualcun altro si però” tossicchiò Yoongi a bassa voce, ma sempre udibile.
“Eh?” disse di nuovo Jimin, poi si voltò verso il maknae che faceva segno a Yoongi di stare zitto.
“Piace a te?” chiese sorpreso.
“Ehm… no, Hyung.. è la tua migliore amica, ma… niente!” disse tutto rosso in viso.
 
“Non capisco perché ti viene da piangere, in questo gruppo c’è solo da ridere” sussurrò Dashimen all’orecchio di Hoseok che ridacchiò per via del commento. Entrambi seguivano la conversazione presi, specie Dashimen, che era curioso di vedere come fosse Yun-hee in compagnia di quei ragazzi.  
 
“Ti piace!” esclamò Jimin puntandoli il dito.
“Hyung.. io.. ci ho passato un po’ di tempo insieme… eh mi dispiace” disse chinando la testa colpevole, non voleva passare per quello che fregava sempre la ragazza a Jimin, ma Yun-hee gli piaceva da tanto, quando l’aveva rivista ne era stato fin troppo felice, sperava di avere qualche chance ora che era più grande.
“Perché mai? Cavolo! Forse mi ero sbagliato, non le piaceva Tae, ma potresti piacerle tu!” esclamò sorridente.
“Cosa?” disse Taehyung sconvolto, pensando che il suo migliore amico fosse tutto scemo, da non accorgersi che la ragazza fosse perfetta per lui.
“Come?” chiese Jungkook alzando lo sguardo su Jimin, ma non trovandolo più di fianco a lui, infatti il ragazzo si stava dirigendo dall’altra parte della stanza e afferrare degli snack.
 
“Si fa interessante la situazione qui” commentò Dashimen sempre all’orecchio di Hoseok che aveva smesso di piangere e osservava anche lui tutto con interesse.
“Dici che posso prendere anche io un pacco di Snack?” chiese poi, il suo stomaco aveva bisogno di cibo.
“Si certo!” esclamò sorridendo e il ballerino si alzò per prendergli un pacco.  
 
“Tieni, vai da lei!” disse felice, tornando da Jungkook e porgendoli il pacco. 
“Hyung… ma che dici?” trillò Jungkook rosso in viso in imbarazzo, ma sollevato dall’aver appena avuto la sua benedizione.
“Yun-hee è la mia migliore amica, vorrei che stesse con qualcuno di fidato, a quanto pare con Tae è andata male, ma forse con te potrebbe andare bene” annuì con convinzione Jimin.
“Ma a te non piace proprio?” chiese Jungkook confuso per poi guardare Taehyung.
“No… Yun-hee è un’amica, io non la vedo come una ragazza!” esclamò con energia, se si fosse fidanzata con uno del suo gruppo, sarebbe rimasta per sempre nella sua vita e avrebbe riavuto la sua migliore amica, dopo anni di lontananza.
“Aigoo, non dire mai una frase del genere a nessuno” esclamò contrito il leader.
“Aspettate! Ti piace l’amica di Jimin?” chiese Jin confuso, “Sicuro che non piace a te?” indicò Jimin stupito.
“Aigoo perché pensate tutti che mi possa piacere?” si lamentò come un bambino, il ragazzo sbattendo i piedi a terra.
 
“Grazie per gli snack” sorrise Dashimen a Hoseok mangiando dal pacchetto e porgendoli, Hoseok prese anche lui una manciata e si appoggiò di più a Dashimen continuando ad osservare la conversazione tra i suoi membri. Si sentiva rilassato finalmente grazie alla vicinanza di Dashimen. Sembravano in quel momento una vecchia coppia di pettegoli che guardavano i loro amici con interesse tale che si poteva dedicare alla visione di un kdrama.
 
“Perché… pensavo che sareste stati gli Yoongi e Isabel 2.0!” esclamò Jin guardando Yoongi “Senza la tragedia avvenuta dopo, sia chiaro” disse poi, facendo scuotere la testa a Yoongi “Direi, non la auguro a nessuno la mia di tragedia!” esclamò il rapper.
“Aigoo, no! Non penso saremmo mai una coppia!” esclamò Jimin scettico, “Jungkookie secondo me starebbe bene con lei!” esclamò fiducioso e super convinto di quell’idea.
“Aigoo…” Sbuffò Taehyung, contrito da quel modo di fare di Jimin di voler dare Yun-hee a chiunque. Alla fine avrebbe capito di essere cotto di quella ragazza, e sarebbero stati casini, lui già lo sapeva.  
“Posso veramente? Anche perché avevamo deciso di fare una passeggiata sul tardi” disse Jungkook leggermente in imbarazzo.
“Perfetto portale gli snack! Si! Vedrai andrà benone” esclamò su di giri Jimin per poi abbracciarlo.
“Che idiota” disse Taehyung sotto voce, continuando ad essere imbronciato per il tutto.
“Ti avevo detto che andava bene!” disse Jungkook verso Taehyung facendo la linguaccia.
“Eh?” chiese Jimin confuso.
“Taehyung è convinto che sia la tua anima gemella” disse Namjoon sorridendo perfido e spifferando il ragazzo.
“Aigoo no! Ecco perché insisti! Quante volte ti ho detto che è solo un’amica, anche lei non ha interesse per me, dai è partita in Giappone e si era fidanzata con quell’idol!” esclamò Jimin continuando a non capire quanto Yun-hee tenesse a lui.
“Visto nessun destino dei compagni di banco per Jimin” disse Yoongi con un’alzata di spalle.
 
Dashimen e Hoseok si scambiarono un’occhiata a quella frase, e il ballerino si ritrovò ad arrossire, invece Dashimen leggermente in imbarazzo decise che fosse meglio mangiare i suoi snack.
 
“Destino di cosa?” chiese Jimin sconvolto “Che diavolo di teoria strana stai tirando fuori, ora, dalla tua testolina”
“Beh non sembra male, penso sia logico avere una cotta per la propria compagna di banco” disse Jin tranquillo.
“Tu l’avevi?” chiese Namjoon guardandolo esterrefatto.
“No, avevo un maschio come compagno di banco, l’avevo per la vicina di casa” disse ridendo “Ops non ditelo a Yuri per favore, è gelosissima di chiunque!” esclamò leggermente fiero di ciò, amava la gelosia della sua ragazza.
“Hyung non sembri preoccupato della sua gelosia, ci stai gongolando!” esclamò Namjoon dandoli un colpetto.
“Si è bella quando è gelosa” sorrise raggiante “Mi comunica il suo amore”
“è bella perché forse non ti tira i pugni” disse Yoongi scuotendo la testa, ricordando i leggere cazzotti che Isabel era solito darle quando si trattava delle sue fan e di lui che lanciava cuori a tutte.  
“Ed eccolo che ricomincia con Isabel!” Esclamò esausto Jin.
“Non è colpa mia che parlate di compagne di banco da un’ora!” trillò lui imbronciandosi.
“Aigoo, Hyung tu pensi sempre a lei, specie dopo l’aeroporto, sei tornato in fissa!” esclamò Namjoon ormai rassegnato all’idea.
“Ah Dashimen poi appena risolviamo il fatto di Jimin ti devo raccontare le novità” esclamò rivolgendosi a Dashimen sorridente
“Novità? Su lei? Non dovrei essere io a dartele?” chiese finto stranito e ridacchiando nervoso.
“Eh questa non la sai perché è accaduto, l’ho incontrata! Ci ho parlato!” disse sorridendo raggiante. Dashimen rimase fermo a guardarlo un attimo titubante, sembrava veramente raggiante, fece per chiedere di più, ma il telefono nella tasca dei suoi pantaloni incominciò a squillare, si affrettò per prenderlo, sapeva già dalla suoneria chi fosse a chiamare, colei che era stata appena nominata.
Come se fosse destino che quando Yoongi la nominasse lei dovesse apparire.
Rispose al telefono titubante sotto lo sguardo di tutti, sperando in cuor suo di non essere beccato.
 
27 MARZO 2017 HONOLULU 18:30 SERA
“Cosa facciamo mangiamo fuori?” chiese Isabel mentre era al volante della macchina, Win-hoo era passato a prenderla dal centro e lei aveva deciso di guidare per tornare a casa.
“Ehm… al dire il vero… c’è un ragazzo” disse lui titubante.
“Un ragazzo che?” chiese lei sempre con gli occhi fissi sull’asfalto.
“Un ragazzo che ho conosciuto, che mi ha chiesto di uscire stasera” disse titubante il ragazzo e un po’ a disagio.
“Cosa ti metti?” chiese lei sorridente.
“No, ma non ci esco, rimango con te”
“Non ti permettere, esci se ti piace, ti aiuto a scegliere una camicia, no hawaiana che quelle sono orrende!” esclamò lei ridacchiando allegra.
“Non voglio lasciarti sola!” esclamò lui
“Mmh, ieri ti ho lasciato io solo per uscire, quindi direi che è okay non credi?” ridacchiò lei.
“Mh, ma non mi hai detto con chi sei uscita, sola come sempre?” chiese lui confuso specie dal fatto che fosse tornata, anche parecchio tardi.
“Ti ricordi il ragazzo dell’Hotel? Quello che mi ha aiutato con mio fratello?” chiese lei.
“Si, certo!”
“Beh…. L’ho incontrato quando siamo tornati da Chicago e ci sono uscita insieme, è con lui che sono stata ieri”
“Sembrava carino! Come ti sei trovata?” chiese lui incuriosito.
“Molto bene, ho passato due belle serate, al dire il vero lui rimane qui fino al dieci aprile, penso che mi ci vedrò altre volte, vuole fare un paio di attività. Quindi Win-hoo, esci tranquillo con questo ragazzo, senza preoccuparti per me” sorrise lei gentile.
“Ottimo! Direi che è una cosa buona che esci con qualcuno, non l’hai mai fatto da quando ti conosco” disse sorridente il ragazzo pensava sarebbe stata peggio per l’incontro avvenuto con Yoongi, e invece ora stava uscendo con qualcuno, questo era un vero passo avanti.
“Si, lo penso anche io, di solito lo sai ci vado solo a letto…” sospirò lei
“Con lui niente?” chiese stupito il ragazzo.
“No, neanche un bacio, sono andata anche nel suo hotel ieri sera, non ci ha provato minimamente, ne sono rimasta basita”
“Basita in senso positivo?” chiese lui
“Si, molto.”  Sorrise lei raggiante.
“Buono, allora esci con lui anche stasera, scrivili!”
“Ah… non so… si mi piacerebbe, con lui non penso, mi sento così leggera” disse lei pensando che fosse così, bastava guardare il suo sorriso da sentirsi in pace.
“Gli mando un messaggio dal tuo telefono, così vi organizzate!” disse lui prendendo la decisione per lei. Win-hoo era convinto del fatto che lei avesse bisogno di qualcuno accanto. La situazione con Yoongi sembrava fin troppo incasinata, l’aveva vista spegnersi del tutto dopo quell’incontro all’aeroporto. Era stato come se lei si fosse persa, per un attimo, nella sua vita passata, e poi aveva realizzato di non poterlo più fare. Forse il provare a spronarla sull’andare avanti, per una nuova strada l’avrebbe aiutata, specie con tutte le situazioni createsi con la madre.
“Mmh… forse si, mi aiuterebbe a pensare di meno, specie alla situazione creatasi dai bts” disse lei pensierosa mentre parcheggiava l’auto, vicino casa.
“Cosa?” chiese Win-hoo confuso, non capendo cosa c’entrassero i bts in quel momento.
“Dash sta andando da loro, a quanto pare una pazza ha minacciato di sparare a Jimin al concerto che si terrà vicino Los Angeles” disse lei spegnendo la macchina e guardando Win-hoo leggermente preoccupata.
“Dash ti ha chiamata?” chiese lui leggermente stupito, non aveva mai chiamato Isabel in quel mese, solo mandato messaggi sporadici, di solito chiamava lui per sapere le novità.
“Si, ma abbiamo parlato poco, solo il tempo di spiegarmi la situazione, dovrebbe essere a Chicago ora, penso che dovrei chiamarlo, tu che ne pensi?” chiese lei incerta, se chiamare Dashimen o meno.
“Se vuoi chiamarlo per sapere della situazione, fallo. In caso se la risolve puoi chiedergli di venire qui.  Isabel penso che dovresti risolvere con lui, o almeno provarci. Però sinceramente, penso che sia il caso anche che tu esca con Chung-hee, e che non ti faccia prendere troppo mentalmente dai fatti riguardanti i Bts.” Disse serio Win-hoo arrivando al nocciolo della questione.
“Pensi che dovrei chiudere con Yoongi definitamente?” chiese lei aspettando da parte di Win-hoo una soluzione.
“Se me lo stai chiedendo è perché forse sei arrivata al punto di volerlo fare. Vuoi provare a vivere la tua vita?” chiese Win-hoo leggermente incredulo.
“Non voglio finire come mia madre, io non voglio essere succube della situazione, non mi sono mai permessa di essere libera, di andare avanti con la scusa di proteggere lui, non mi sono mai ribellata del tutto a mio padre. Forse potrei provare a vivere la mia vita, forse Chung-hee può essere la soluzione.”
 “La soluzione a cosa?” chiese Win-hoo non capendo a cosa si riferisse.
“Win-hoo, ho il terrore che a breve mio padre mi combini un matrimonio, e se dovesse succedere di trovarmi accanto qualcuno uguale a lui? Se la mia situazione diventasse veramente identica a quella di mia madre?” disse lei leggermente impaurita.
“Quindi cosa pensi? Che in due giorni t’innamorerai di un altro e riuscirai a sposarti con lui? Pensi che tuo padre lo accetterebbe?” chiese Win-hoo stranito, pensando che lei stesse andando troppo oltre con il pensiero.
“No, non lo so. L’unica cosa di cui sono certa è che con Yoongi non potrò mai tornarci, lo amo, lo amerò sempre. Ogni volta che capiterà di incontrarlo, so che mi sentirò sempre sopraffatta dall’amore che provo per lui.”
“mmh… e quindi che decisione stai prendendo?” chiese lui confuso da quel discorso, Isabel a volte era complicata da interpretare.
“Che anche se lo amo, non devo mettere in pausa la mia vita, che forse provare a vivere non sarebbe male, non faccio un torto al nostro amore. Io voglio solo provare a  non vivere di un sogno, che non si avvererà mai. Non mi sono mai interessata ad altre persone, l’ho sempre negato a me stessa. Potevo… potevo innamorarmi di Do-yoon, potevo farlo di Dashimen. Non l’ho fatto, non volevo vivere la mia vita, provare di nuovo quel sentimento forte”
“Cosa c’è di diverso con Chung-hee?” chiese lui
“C’è di diverso che mi sento… forse.. me stessa… forse questo parlare con mia madre, questo vedere lei quanto sia stata male, ricordare alcune cose, mi sta facendo accettare la situazione per quella che è, mi fa credere che forse a differenza di lei, io posso crearmi una vita, no quella che voglio con Yoongi, ma quanto meno una vita alquanto rispettabile nei miei confronti” spiegò lei, lo guardò un po’ a disagio sperando che lui capisse.
“Tutto sommato lui è fidanzato” disse Win-hoo “Lui a differenza tua ci sta provando a vivere, anche se ti ama.” Disse il ragazzo.
“Si, lui ci sta provando, forse ho un dovere anche nei miei confronti. Un po’ come diceva Dashimen quest’inverno, quando mi spronava a vivere. Forse dovrei provarci, penso sia arrivato il momento.”
“Penso sia la scelta esatta, sai anche se provi a uscire con qualcuno, questo non cancellerà ciò che provi per lui”
“Si lo so”
“Va bene, allora scendiamo dalla macchina, mandi un messaggio a Chung-hee provi a uscire con lui, dopo chiami Dashimen, ti fai dire la situazione così stai più tranquilla e dopo di che non ci pensi più esci con questo ragazzo e provi a svagarti senza pensare a tutte le problematiche della tua vita. Penso sia giusto che tu faccia così”
“Si, incominciò a pensare anche io che sia giusto che io possa finalmente accettare un po’ di felicità nella mia vita” sorrise lei gentile, gli accarezzò il braccio, Win-hoo rispose con un sorriso sincero ed entrambi uscirono fuori dalla macchina.
 
 
 
 Angolo dell’autrice:
ciao a tutti eccoci qua… capitolo di passaggio ma dopo i primi 4 un po’ pieni di nuovi personaggi penso ci fosse bisogno di qualcosa di passaggio.
Far interagire 8 persone in una sola scena è stato complicatissimo! Spero di aver dato spazio a tutti.
Isabel è tutta un forse… ma almeno sta provando a reagire in qualche modo, non potrà mai accantonare il passato, ma incomincia a credere di poter vivere un presente.
Ahia ahia!
Detto questo domani (domenica) pubblicherò una nuova FF!
Namjoon io scelgo teeeeeeee! Si è su di lui! è il suo spin off!
Vi dico già che i suoi capitoli saranno molto più corti, perché sinceramente non voglio trovarmi incasinata con le pubblicazioni, anche perché sto revisionando tutto il 2 volume e lo sto pubblicando su Wattpad, non so se volete fare un salto lì lasciò il mio account… non so se l’avevo già fatto @annacapozza1.
Il volume due va di pari passo con lo spin-off di Namjoon!
detto questo baci! prossimo aggiornamento di maybe sarà penso sabato! 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CAPITOLO 6: BATHTUB AND BALCONIES ***


CAPITOLO 6: BATHTUB AND BALCONIES
 
27 MARZO 2017 HONOLULU 20:00 SERA
28 MARZO 2017 00:00 CHICAGO
Isabel aveva aiutato Win-hoo a prepararsi per la sua uscita, e sotto suo consiglio alla fine aveva mandato un messaggio a Chung-hee che aveva risposto quasi immediatamente, proponendoli una cena in un ristorante che aveva scovato, dove preparavano alcuni piatti di ricette Fusion e che non vedeva l’ora di provare.
Isabel si era finita di preparare da poco, si trovava davanti allo specchio a contemplare la sua. Nello specchio si rifletteva dietro di lei anche il letto in un totale  disordine, causato dalla marea di vestiti che lei aveva provato e poi scaraventato sopra.
Nella sua vita non si era mai troppo premurata di come si vestisse o del trucco, aveva i suoi outfit programmati, come anche gli accessori. Il tutto era stato scelto da Do-yoon quando era in vita. L’uomo infatti le aveva insegnato cosa fosse giusto mettere in qualunque situazione, ma quando era morto, ci aveva pensato Win-hoo al guardaroba.
A lei poco importava di cosa indossasse, anche perché la realtà era: che i suoi adorabili vestiti comodi non erano adatti all’ambiente in cui viveva ed era costretta ad utilizzarli solo in casa.
Tutto il suo intero guardaroba era tutto programmato e organizzato, così non darle preoccupazione su cosa dovesse indossare o sul dover essere carina per qualcuno.   Qualunque cosa indossasse andava bene perché scelta da occhio esperto. I suoi abiti erano catalogati in modo che lei fosse unicamente perfetta, per attirare l’attenzione dell’elitè.
Era la prima volta che si ritrovava a voler attirare, ma no quella del mondo bensì quella di qualcuno, non voleva sembrare perfetta, voleva solo provare a essere semplice e carina, se stessa. 
Sorrise riluttante allo specchio, non riuscendo a capire se fosse realmente lei in quei abiti, o se fosse la Isabel Chaebol.
Era tutto così complicato, specialmente capire chi fosse realmente, c’erano troppe definizioni, troppe maschere a circondarla.
Era stata una bambina, attenta alle regole, quella che doveva far tutto quello che gli altri le dicevano.
Era stata una bambina che aveva visto i soprusi di suo padre e la violenza contro sua madre.
Era stata una ragazzina che aveva provato a prendersi cura della propria madre. Fallendo.  
Era stata una ragazzina abbandonata, che aveva perso le speranze e aveva deciso di vivere di fantasie, di dimenticare tutto e provare a vivere di sogni.
Era stata un’adolescente, che passava intere giornate fuori casa, responsabile di se stessa, che cercava un modo per essere libera un giorno, un’adolescente che si era creata un modo e che aveva un progetto.
Era stata un’adolescente, che aveva perso tutti i suoi sogni e si era ritrovata ad andare dall’altra parte del paese, per un ordine imposto dal padre. Dittatore.
Sola per i primi mesi, insicura di cosa sarebbe stata la sua vita, di cosa le avrebbe riservato il futuro, impaurita da un contesto così lontano, da quello a cui si era adattata in America.
In quel contesto però aveva trovato lui.
Era diventata una compagna di banco, era riuscita a farsi un amico, pur non essendo simile ai canoni della società in cui era finita, pur avendo idee del tutto differenti.
Era stata una sorella per altri sei ragazzi, aveva provato amore, gioia e allegria.
Era stata la fidanzata della persona, a suo dire più speciale in tutto il mondo, aveva amato lui con ogni cellula del suo corpo.
Era stata costretta a indossare una maschera, quella della stronza per salvarlo.
Maschera caduta, ormai fin troppe volte davanti a lui, davanti ad altre persone, quelle che la conoscevano bene.
Era stata depressa, triste, sofferente, paranoica.
Era diventata la regina dei ghiacci, lo era tutt’ora per la società di cui faceva parte.
Era stata l’amica per un uomo che le aveva dato tutto, un uomo che si era tolto la vita per un amore impossibile, simile al suo.
Era stata depressa, triste, sofferente, paranoica.
Era stata in via di guarigione, ci aveva provato ad andare avanti, l’aveva fatto per le persone che l’avevano pregata.
Tutto questo essere stata: non era abbastanza.
Tutto ciò che aveva subito, che aveva affrontato, che aveva provato, non era abbastanza a farle avere una definizione di chi fosse realmente.
Molto probabilmente, la realtà era che una definizione non c’è e non ci sarebbe mai stata, perché tutti siamo un qualcosa in un diverso momento, e quel qualcosa può cambiare con il tempo.
Isabel era stata fin troppo, e sapeva che sarebbe stata altro.
In quel preciso momento voleva solo essere una ragazza normale, che usciva con un qualcuno di estraneo alla sua vita, alle sue sofferenze e ai suoi problemi. 
Voleva provare a essere un qualcosa di nuovo, con nuove emozioni.
Voleva provarci, anche se nella sua testa aveva sempre il pensiero di essere fin troppo legata al suo passato, a lui, a loro.
Prese il telefono che aveva poggiato sul comò vicino allo specchio, se lo rigirò tra le mani, incominciò a digitare il suo nome nella rubrica.
Doveva sapere come stesse andando, se Jimin stesse bene, così da poter vivere, provare a uscire il più spensierata possibile.
“Pronto, Dashimen” disse appena il telefono smise di squillare.
“Ehi…” disse lui a disagio.
“Volevo sapere se fossi arrivato, se va tutto bene” chiese lei incerta dato il saluto di lui, incominciò a camminare per la stanza in circolo, leggermente nervosa.  
“Si sono qui, va tutto bene, a breve vado al commissariato a controllare la situazione, sono in hotel.” Disse lui in modo veloce e tentennando di tanto in tanto.
“Oh… sei con loro?” chiese lei percependo un disagio nella voce.
“Si.” Disse lui senza aggiungere altro.
“Oh… va bene, allora chiudo, che è meglio, tienimi aggiornata, Jimin sta bene?” chiese lei poi incerta.
“Si, per il momento si”
“Perfetto, ciao Dashimen, ti lascio a loro” disse lei stringendo con forza il telefono con la mano.
“Ciao” disse lui ma lei chiuse subito il telefono, facendolo cadere poi per terra.
Ti lascio a loro.
Ti lascio a lui.
Aveva ancora quel dubbio, di Hoseok, e avrebbe tanto voluto averne la certezza.
Era riuscita a mandare Yun-hee da Jimin, forse lei avrebbe dato conferma ai suoi sospetti, forse lei avrebbe aiutato Dashimen a stare con chi realmente amava.
Lei non poteva farlo, poteva solo lasciarli andare. 
Stava pian piano intuendo il perché Dashimen non le avesse detto niente. 
Si preoccupava che lei ne avrebbe sofferto, che si sarebbe sentita esclusa e sola.
Lei voleva solo che altre persone non subissero la sorte che lei e Do-yoon avevano avuto.
Per quanto realmente si sentisse sola ed esclusa, non aveva importanza, lei lo sarebbe stata lo stesso.
Avrebbe rinunciato a tutto per far si che le persone a cui volesse bene fossero felici.
Sarebbe rimasta anche da sola, se la sarebbe cavata.
Prese una giacchettina dall’armadio, raccolse il telefono e si diresse verso le scale che portavano al piano inferiore, per aspettare Chung-hee. 
Lei sarebbe andata avanti, se la sarebbe cavata comunque, loro sarebbero stati felice anche senza di lei.
 
02 APRILE 19:00 HONOLULU
Isabel aveva passato la mattinata con Chung-hee erano andati con la gabbia di vetro nell’acqua a vedere gli squali, avrebbe voluto portare con sé anche Win-hoo, ma il ragazzo aveva dovuto seguire delle lezioni per tutto il giorno.
La mattinata era stata molto divertente, le era piaciuto fare un qualcosa di diverso e anche spericolato. 
Più passava il tempo con Chung-hee più si sentiva sempre più leggera.
Con lui si sentiva protetta, ascoltata, parlava a macchinetta di qualunque argomento, e lui contribuiva alla conversazione.
Avevano tanto in comune, e in fin dei conti erano due persone a cui piaceva l’avventura.  Lui faceva tutto quello che lei avrebbe voluto fare, cioè esperienze di diverso tipo a contatto con varie culture e viaggi.
Era stato quello il suo sogno molto tempo addietro, quando viveva a Chicago e sua madre era sempre assente, e suo padre in Corea. In quel periodo della sua adolescenza quando era sempre in giro, sognava di viaggiare per il mondo e scrivere le sue esperienze, sognava di scrivere di viaggi.
Era cresciuta con il mondo dei libri e avrebbe voluto far parte anche lei degli scrittori di quel mondo mettendo per iscritto i suoi pensieri.
L’unico libro che invece aveva in programma di scrivere, non era sulle sue avventure emozionate, bensì di scandali del mondo di cui faceva parte.
Ancora scriveva la sera, e ne stava approfittando molto nei momenti liberi alle Hawaii.
Scrivere l’aiutava a pensare di meno, anche se negli ultimi giorni si era ritrovata a scrivere ben altro. 
Per quanto potesse passare del tempo tranquillo e spensierato con Chung-hee, le sue notti erano ancora piene d’incubi, talmente tanto brutti da farla svegliare e metterli per iscritto. Si sentiva confusa dopo averli letti, non sapeva se fossero reali o solo incubi. Sembravano difatti ricordi del suo passato, brutti ricordi del suo passato, e in tutti c’era sempre sua madre sotto le grinfie di suo padre. 
Un ricordo che la tormentava era sempre quello di una vasca da bagno con sua madre all’interno, l’acqua nera e il sangue che gocciolava sul pavimento. Sapeva che quell’incubo ricorrente era un ricordo, uno dei pochi che non era riuscita a cancellare, malgrado l’impegno.
A quell’incubo se n’era unito un altro, dove c’era un balcone, e una donna bionda pronta a cadere giù.
Quell’incubo però non era sempre uguale, a volte cambiava e lei non ne capiva il perché: c’erano momenti in cui la donna cadeva, altri invece  quella donna era sul pavimento con qualcuno che la salvava, quel qualcuno era minuto e aveva folti e lunghi capelli neri. Isabel era quasi del tutto certo che l’incubo inerente al ricordo era il secondo, dove quell’esserino minuto che salvava la donna cioè sua madre potesse essere lei.
Si era resa conto, in quei giorni che passava con il dottore ad analizzare quegli incubi che: una delle prerogative delle case che aveva comprato era l’assenza del balcone.
Solo la casa di Chicago dove erano stati, aveva avuto il balcone e quella casa non l’aveva scelta lei al tempo, ma Dashimen. Si era ritrovata in piena notte davanti a quel balcone in stato di trance, più di una volta. 
Odiava i balconi, erano sinonimo di suicidio per lei. 
Aveva avuto pensieri suicidi, ma si era sempre trovata distante da compierlo troppo terrorizzata, per quanto avesse voluto mettere fine alla sua vita, non ne aveva mai avuto la forza.
Sua madre invece, ci aveva provato, almeno così pensava di ricordare.
Lei, no, non avrebbe mai potuto causare quell’ulteriore sofferenza a Yoongi.
Era stata quella la ragione principale del perché non si era mai lasciata andare, tra altro il dolore per il suicidio di Do-yoon era stato talmente agognante, che mai avrebbe voluto che qualcuno lo provasse a sua volta.
Dashimen era diventato anche un’altra ragione per non morire, il ragazzo aveva perso talmente tante altre persone, che lei non avrebbe mai potuto recargli di nuovo quello straziante dolore di perdita.
Dashimen, con cui il rapporto era ancora così instabile, a cui avrebbe dovuto porre rimedio. Per quanto l’era difficile ammettere, le mancava terribilmente, le mancava tutto del loro rapporto, anche le litigate. Sapeva che l’unica cosa che poteva fare per porre rimedio a quella situazione: era dirgli che lei sospettava di Hoseok, e rassicurarlo che non avrebbe causato nessun problema il fatto che lui stesse con lui, che invece l’avrebbe resa felice. Per quanto le mancasse, era arrivata alla conclusione che era pronta a lasciarlo andare per il suo bene. Avrebbe rinunciato a lui senza dirglielo, l’avrebbe mandato dritto tra le braccia del ragazzo che amava.
Si era decisa a chiamarlo l’indomani, ormai aveva preso quella decisione, l’avrebbe chiamato e gli avrebbe chiesto di raggiungerlo per parlare di tutto.
Aveva bisogno di risolvere quella situazione, ed era una cosa che poteva fare.
 
Entrò tranquillamente con la macchina dentro la clinica, parcheggiò in un parcheggio libero e si avviò all’ingresso. Ormai conosceva quel posto fin troppo bene.
Raggiunse sua madre verso la zona ristorante, avevano deciso in quella giornata di cenare insieme. Erano ormai giorni che parlavano, senza finire in una litigata, ma sostanzialmente non erano ancora giunte a parlare di argomenti intimi.
Si andò a sedere al tavolo, dove era accomodata la donna.
“Ciao” disse provando ad accennare un sorriso, che le uscì come una smorfia.
“Sono felice che ti sia unita per la cena”
“Bene che si mangia?” chiese lei contemplando il bicchiere d’acqua, le sarebbe servito del vino per reggere un’intera cena con sua madre, aveva preso la decisione di dare un ultimatum alla donna, non poteva rimanere per sempre lì, aveva un lavoro a cui tornare.
 “Oh, non lo so, a breve portano da mangiare” provò a dire la donna un po’ a disagio.
“Comprendo…” disse la ragazza a corto di parole non sapendo se fosse il caso di essere subito diretta o invece intraprendere il discorso a cena inoltrata.
“Non ti ho disturbata da qualche impegno?” chiese la donna, leggermente intimorita da una possibile risposta, si incominciò a lisciare le pieghe delle gonna con far nervoso.
“Ehm… ora ti poni il problema? Sono qui da un mese, ho messo in pausa tutti i miei impegni” disse Isabel con tono ironico, non riuscendo a trattenersi.
“Da quel che mi era sembrato di capire, vivi anche tu in una prigione a Seul, forse qui sei più libera” provò a dire tentennando la donna, che invece sperava di averle fatto del bene.
“Mh.. libertà strano concetto, sono qui sempre perché obbligata, ha poca importanza se passo il tempo in giro. Alla fine dovrò tornare a Seul, e sinceramente spero che accada velocemente, preferisco tornare con le mie gambe e con un risultato. Se dovesse venire lui a riprendermi, perché non sono giunta a un accordo con te, penso che non si metterà bene per me” disse Isabel con riluttanza nella voce, guardando la madre sperando che avesse pietà per lei e la lasciasse andare.
“Non ti farà del male, non può” disse lei con decisione.
“Ah si? Pensi che non me ne abbia mai fatto?” chiese lei con uno sbuffo sprezzante.
“Ti ha fatto del male?” chiese la donna riluttante, non pensava che l’ex marito maltrattasse anche lei.
“Eh? Dai!” esclamò con vemenza la ragazza. “Sei stata sposata con lui, hai subito la violenza sulla tua pelle. Cosa ti fa credere che sia stato dolce nei miei confronti?”
“Io…. non pensavo che avesse potuto toccarti” tremò la donna confusa.
“Ah no? Perché ho il suo stesso sangue? Sono comunque una meticcia, cagna, puttana, uno sbaglio, un errore nella sua vita.” Sputò fuori con disprezzo quegli insulti scandendoli per bene, sotto lo sguardo terrorizzato della donna.
“Mi dispiace” disse tristemente la donna aggrappandosi con le mani alla gonna.
“Aigoo… lo so, ti dispiace… vuoi fare ammenda, è uno dei punti del percorso, sono qui per questo. Era questa la tua richiesta, hai dovuto minacciarlo per farmi arrivare fin qui” disse Isabel con uno sbuffò scuotendo il capo con forza.
“Volevo provare a instaurare un rapporto con te” disse la donna con voce bassa guardando il tavolo, non riuscendo a guardare sua figlia negli occhi.
“Non so se sia possibile… posso comprendere il perché tu abbia avuto alcuni comportamenti, l’esserti lasciata andare più di una volta. Lo percepisco, lo sogno, ti sogno suicidarti sempre e in continuazione.” Sospirò Isabel passandosi una mano tra i capelli con stanchezza.
“Tu hai questi incubi? Sono la causa anche di questo?” disse la donna dandosi la colpa.
“Oh! No!” Trillo immediatamente Isabel sgranando gli occhi  “Non darti la colpa di questo. Ti prego no. Ci manca solo che io peggiori il tuo stato attuale, stai provando a fare progressi, non voglio portarti indietro di duemila passi!” esclamò Isabel correndo ai ripari.
“Io… sto provando a stare bene per te.”
“Non devi farlo per me, ma per te stessa. Fidati non possiamo avere un rapporto, e non è perché io non ho bisogno di una figura genitoriale, ma per la vita che faccio. Vuoi un consiglio, fai ammenda, mandami via, dimenticati di tutto il passato, volta pagina. Dai a mio padre quello che vuole e prova a vivere finalmente libera. Forse tu potrai a differenza mia” disse con sincerità Isabel, forse sua madre poteva salvarsi, forse era la volta buona che lei la poteva salvare, dopo tutti i fallimenti che aveva fatto da bambina.
“Non capisco perché non puoi… non sembri succube come lo ero io per amore, non capisco… perché tu dici a me di vivere libera, quando tu non lo fai” disse sofferente tornando a guardare la figlia cercando una motivazione.
“Io non posso farlo.” Disse schietta Isabel.
“Perché?” chiese la donna in modo acuto, continuando a non capire.
“Perché ha un qualcosa contro di me, che può usare quando vuole. Non sarei venuta qui di mia spontanea volontà… non mi ha dato la scelta. Mi ha imposto di venire da te, per farti calmare e farti promettere che non userai quello che hai contro di lui” cercò di spiegare Isabel.
 “Quindi non mentivi quando hai detto che ti ha costretto?”
“Perché avrei dovuto mentire?” chiese lei sconvolta.
“Che cosa ha contro di te?” chiese intimorita per via della rabbia della ragazza.
“Non sono affari tuoi. Vuoi fare la madre? Vuoi fare ammenda. Dammi quello che lui vuole e facciamo la finita”
“Che cosa ha contro di te?” chiese di nuovo la donna alzando lo sguardo sulla figlia.
“Aigoo!” esclamò Isabel cercando di respirare e di calmarsi, avevano entrambe gli occhi lucidi e si guardavano, entrambi sofferenti.
“Ha lui… ha l’unica persona che io amo. Mi ha fatto lasciare, mi ha minacciato: prima di rovinargli la vita, dopo di togliergli la vita.” Disse Isabel con le lacrime che le scendevano dagli occhi “Felice ora di saperlo?” chiese con rabbia.
“No… io non pensavo…”
“Ho avuto molte volte il pensiero che non fossero minacce reali, che non era in suo potere fargli del male.  Ho un cazzo di presentimento, un qualcosa dentro che mi fa dire che appena compirò un passo falso, la minaccia diventerà reale” provò a dire Isabel, la donna distolse lo sguardo dalla figlia e incominciò a singhiozzare, si alzò di colpo, la guardò con un attimo con gli occhi di sofferenza. “Scusa non sono pronta” disse solamente e scappò via senza guardare in faccia nessuno, lasciando lì la ragazza in lacrime e confusa.
Isabel rimase seduta a guardare il posto vuoto di sua madre, le mancavano dei tasselli, c’era un qualcosa che le mancava, qualcosa che sapeva nel profondo ma che non riusciva a ricordare.
 
FINE APRILE 2000 FLASHBACK
Erano le sette di sera e la sala da pranzo era stata imbandita, la famiglia Kim si era seduta a tavola con la famiglia Choi e il loro figlio, mangiavano tutti con tranquillità.
I due uomini facevano conversazione su vari affari e sulla politica.
Claudia ascoltava la signora Choi chiacchierare di una nuova asta di beneficenza che si sarebbe tenuta a breve e a cui avrebbero dovuto partecipare.
Alla fine del tavolo si trovavano Jung-jo con il figlio dei Choi che mangiavano loro godendosi la cena, Jung-jo parlava a macchinetta con il ragazzo che annuiva di tanto in tanto e che guardava con attenzione la bambina di fronte a lui, Isabel che era in silenzio come sempre in quelle occasioni, così come le era stato insegnato di fare.
La cena fu interrotta improvvisamente dal maggiordomo di casa, che si avvicinò al signor Kim dicendoli che fosse urgente che parlassero in privato. L’uomo si alzò con pacatezza, si scuso un attimo per la futura assenza e seguì il maggiordomo in un'altra stanza.
Claudia, tornò a chiacchierare con i coniugi Choi, dando poca importanza all’atteggiamento del marito, fino a quando l’uomo non tornò da loro con la faccia cupa.
“Chung-oh, lei e sua moglie mi dovete scusare, ma sarà impossibile per me venire a teatro con voi, è successo un imprevisto” disse in modo educato l’uomo
“Oh, non si preoccupi, togliamo il disturbo, faremo un’altra volta. È stata una cena fantastica e lo dice un esperto” rispose in modo educato il signor Choi alzandosi in piedi.
“Non c’è bisogno di annullare, potete andare lo stesso senza di me, Claudia può venire con voi, e il ragazzo può tranquillamente rimanere qui come era stato concordato, sono solo io che non posso trattenermi oltre” provò a dire l’uomo per poi guardare la donna che era ancora seduta e lo contemplava con rancore in viso.
“Non può pensarci qualcun altro? Devi per forza non venire?” disse lei infastidita da quel comportamento, era sempre costretta a partecipare a qualunque cosa controvoglia.
“No, non può pensarci un’altra persona” disse con tono autoritario, fulminandola con lo sguardo.
Isabel alzò lo sguardò dal proprio piatto, osservando il padre con gli occhi fessurati, nell’ultimo periodo ogni volta che si trovava con la madre era sempre violento, guardò per un attimo gli ospiti pensando che forse per quella volta si sarebbe contenuto.
“Che cosa sarà mai di  così urgente a quest’ora” disse la donna contrita.
“Il mio assistente Kim Jung-ko ha avuto un incidente, devo andare in ospedale a controllare come stia.” Disse con tono secco guardando la donna fissa negli occhi, godendo dentro di sé per via dell’espressione sul volto della donna, che cambiò improvvisamente in una maschera di terrore.
Claudia rimase immobile a fissarlo, la paura si faceva strada in lei, posò la propria mano sul suo petto all’altezza del cuore, e abbassò lo sguardo cercando di tenere un contegno, non poteva permettersi sbagli, non poteva permettersi emozioni, specie se quelle erano strazianti dentro di lei.
“Joon-bin, dovresti andare e anche velocemente, capisco è un’emergenza. Rimanderemo a un momento migliore” disse il signor Choi comprensivo.
“Si, sicuramente, ma penso che a mia moglie farebbe piacere venire con voi, ci teneva tanto. No cara?” disse l’uomo rivolgendosi poi alla moglie e tornando a guardarla, Claudia alzò lo sguardo su di lui, lo odiava con tutta se stessa.
Avrebbe solo voluto correre all’ospedale e invece non avrebbe mai potuto.
Sarebbe solo voluta sprofondare tra le lacrime, che volevano farsi largo dai suoi occhi lucidi, ma che stava cercando di trattenere con tutte le sue forze.
Era stanca di recitare, ma doveva farlo o le conseguenze sarebbero state peggiori.
Annuì con la testa, accennando a un sorriso falso.
Isabel vicino a lei provò di nascosto a prenderle una mano da sotto il tavolo, senza riuscirsi, conosceva il volto di quando stava male sua madre, ormai l’aveva imparato a memoria in quell’ultimo mese, in cui era sempre sofferente.
Claudia si alzò in piedi, doveva andare un attimo via da lì, si sentiva soffocare dalle emozioni, la stanza per quanto grande fosse sembrava solo che si stesse rimpicciolendo sempre più come a volerla schiacciare.
“Scusatemi, vado solo un momento in bagno, e poi direi che possiamo andare” disse lei educatamente inchinandosi leggermente per congedarsi per un paio di minuti.
Nel chinarsi, la collana che aveva al collo con una stella come ciondolo, si ruppe improvvisamente e cadde a terra, tintinnando sul pavimento.
Gli occhi della donna si fermarono a guardarla con orrore, si era rotta, pensò che fosse solo un segno, un brutto segno.
Joon-bin se la ritrovò vicino ai propri piedi, si chinò afferrandola, con un ghigno nascosto sul viso, la raccolse e se la rigirò tra le mani.
“Ti è caduta questa tesoro” disse porgendole accessorio, sorridendole falsamente, si avvicinò al viso di lei, facendo finta di aggiustarle dei capelli con fare amorevole e sussurrò al suo orecchio.
“Ti terrò aggiornata appena avrò novità, so che ci tieni” il suo tono era crudele e velenoso.
“Direi che dovresti sbrigarti, non vorrete fare tardi a teatro, ti piacerà lo spettacolo, mettono in atto una tragedia” disse con finta gentilezza posando una mano sul braccio della donna.
“Si, mi sbrigo” disse lei facendo un inchino e poi andando via verso il bagno stringendo con la mano la collana.
Appena la collana era caduta, era stato come se tutto fosse finito, quello era un segno, la sua collana era caduta e lui sicuramente non era sopravvissuto all’incidente.
Lui che le aveva regalato quella collana con la promessa che un giorno lei sarebbe tornata a splendere come una stella.
Lei che secondo lui era piena di luce ormai assopita.
Lui le aveva promesso di renderla felice.
Era tutto finito, lei sarebbe andata a teatro con la testa altrove, immersa nella paura, che lui fosse realmente morto, e non avrebbe potuto far nulla per sottrarsi a tutto ciò.
 
Isabel si trovava sul letto nella camera della madre, era andata lì per aspettare la donna, aveva provato a rimanere sveglia ma la noia dell’attesa aveva fatto sì che lei si fosse addormenta, in quel letto non suo.
La madre finalmente arrivò trascinandosi per la stanza, con mano un biglietto di carta ancora non letto, lasciatole dal marito. Aveva trascorso la serata più infinita della sua vita, senza sapere nulla del suo amante e di come stesse l’uomo.
Rimase per un attimo a contemplare la figlia che dormiva sul letto, non poteva occuparsi anche di lei, aveva altro nella sua testa a tormentarla.
“Isabel” la chiamò scostandola leggermente per farla svegliare.
“Ma-mma?” chiamò la piccola stropicciandosi gli occhi assonnata e cercando di guardare la donna.
“Cosa fai qui?” chiese la donna con tono distante.
“Aspettavo te per sapere come stavi” tentennò la bambina, sgranò gli occhioni e guardando la madre incuriosita.
“Sto bene. Dovresti andare in camera tua” disse secca.
“Posso tenerti compagnia, se vuoi rimango con te?” chiese la bambina con tono lieve e insicura di quella proposta.
“No. Non ti voglio qui, vai in camera tua” disse con tono autoritario e cacciandola, Isabel sbarrò gli occhi, nessuno la voleva, lei ci provava, ma qualunque cosa facesse veniva sempre cacciata da chiunque. Si alzò lentamente dal letto, poggiò i piedi nudi sul pavimento, guardò per un attimo sua madre con tristezza.
Si avviò verso l’uscita della camera, non capendo perché fosse sempre rifiutata da tutti.
La donna le chiuse la porta alle spalle, diede una mandata di chiavi, sospirò passandosi una mano tra i capelli in crisi.
Prese il biglietto e lo aprì con lentezza e paura.
Troppa paura in lei.
 
Nessuno mi manca di rispetto. Mai. 
Avrai solo il lutto a tenerti compagnia, è quello che ti meriti.
 
Il biglietto cadde per terra, come anche il suo cuore in mille pezzi.
Era colpa sua, lei era la causa della sua morte. 
Urlò a pieni polmoni, presa dalla pazzia e dal dolore.
Un dolore troppo grande da poter sopportare, un dolore talmente forte da farla cadere in ginocchio a terra, un dolore che la stava spezzando in due.
Alzò lo sguardo furioso sul quadro appeso alla parete. La rabbia prese il sopravvento immischiandosi con la sofferenza.
Si alzò di scatto avvicinandosi a quel quadro, che raffigurava un ritratto di nozze, lei con un vestito da cerimonia coreano rosa e lui al suo fianco, lei sorrideva, lui aveva la solita faccia senza espressione in volto. Prese il quadro con forza e cominciò a colpire con esso la poltrona di raso verde, fino a che il quadro non fosse del tutto rotto.
"Bastardo!" Urlò talmente forte da farsi male alle corde vocali.
Si avvicinò a letto e cominciò a disfarlo, lanciando tutto sul pavimento con rabbia, strappando con forza le lenzuola di seta indiana bianche e dorate e lasciandole cadere a  terra in frantumi.
Prese i cuscini rossi con i ricami dorati e cominciò a distruggere anche quelli, le piume all'interno incominciarono a riempire la stanza svolazzando per aria.
Salì sul letto si appese al baldacchino con tutte e due le mani, fece leva con le braccia, fece uscire tutta la forza che aveva in sé, urlando di nuovo a pieni polmoni e staccò il baldacchino che cadde a terra per metà  e la colpi sullo zigomo, creandole  uno spacco, il sangue andò ad imbrattare il materasso ormai spoglio.
Fece un salto a terra, non curante del sangue, del dolore o della stanchezza, andò a rovesciare il materasso, continuando a urlare.
 
Dalla porta chiusa della camera si sentivano le urla della bambina che era in corridoio e sbatteva i pugni sulla porta urlando.
"Mamma! Mamma!" urlava Isabel per via dei rumori che stava sentendo dalla porta.
“Mamma fammi entrare!!!” urlò sempre di più la piccola spaventata.
 
"Stai zitta!!"Urlò la donna in preda all'isteria.
 
Isabel continuò a urlare con voce rotta e singhiozzante.
 
La donna andò a rovesciare le due poltroncine con rabbia e incominciò a strappare il tessuto raso, che si andò a immischiare alla seta stracciata.
Continuò così a distruggere la sua camera da letto, con furia e pazzia, mentre si lamentava e piangeva presa dalla disperazione.
Finita di distruggere la propria stanza, cadde  a terra in ginocchio tra i detriti che aveva creato.
Piangendo disperata.
Si alzò a tentoni gattonando per la camera, si sollevò a fatica, stanca mantenendosi alla maniglia della porta chiusa che aprì subito dopo.
 
Isabel continuava a sbattere con forza alla porta, tirando la maniglia cercando di aprila piangendo.
“Isabel?” chiamò il ragazzino avvicinandosi a lei.
“Oppa!” trillò lei piangendo.
“Che succede?” chiese il ragazzino
“Oppa, non lo so! Si è chiusa dentro non mi fa entrare! Piange e urla! Oppa aiutami ti prego” strillò la bimba aggrappandosi alla maglia del ragazzino in cerca d’aiuto.
“Andiamo a chiamare qualcuno che apra la porta” disse lui con fare incoraggiante.
“No, Oppa io rimango qui!”
“Non ti lasciò da sola in lacrime, vieni con me, ti prometto che ti aiuterò” disse lui non volendola lasciare sola, l’abbracciò stringendola a sé, si staccò da lei le prese la mano e la trascinò via da quel posto in cerca d’aiuto. Qualunque cosa stesse succedendo, Chung-hee non l’avrebbe mai lasciato la sua mano, lui si sarebbe preso cura di quella piccola ragazzina.
 
Claudia entrò nel bagno privato della sua camera da letto, sembrava un fantasma camminava come se fluttuasse.
Si sentiva più morta che viva.
Quella vita non le apparteneva, non era più sua, non era più stata sua nel momento in cui aveva detto si a quel matrimonio.
Una bugia, era stata una bugia, pensava che sarebbe stata felice con quell'uomo, era ricco, sembrava sensibile per via del lutto per la moglie appena persa, sembrava desideroso di amore, di farsi amare, di amare.
Era rimasta incinta quasi di proposito, troppo giovane, troppo inesperta.
Pensava che lui l'amava e sempre l'avrebbe amata, pensava di poter essere al sicuro, che lui si sarebbe presa cura di lei, che l'avrebbe trattata come una regina.
Nei primi periodi la chiamava la sua principessa.
Era stata una regina, viveva nel lusso, in case gigantesche, ma senza un re, lui si era stancato di lei, quasi subito dopo il matrimonio.
E lei si era trovata in un paese sconosciuto a vivere solo e unicamente in una villa con un figliastro che la odiava e una bambina piccola, bambina che le era tolta spesso. Bambina che doveva crescere alla coreana, una bambina che doveva essere perfetta per quel mondo.
Sua figlia sarebbe stata perfetta per quel paese in cui lei si era ritrovata a vivere e di cui non avrebbe mai fatto parte, in cui l'avrebbero sempre vista come la straniera.
Sua figlia, non era sua realmente, non le apparteneva, nulla le apparteneva in quel mondo.
Incominciò a far scorrere l'acqua nella vasca e si sedette a terra aspettando che si riempisse tutta.
Rimase ferma ad osservarla.
Prese i sali da bagno e li rovesciò dentro, prese la saponetta nera che avrebbe colorato tutta l'acqua.
Si alzò per andare verso lo specchio, prese uno una spazzola e come un automa incominciò a pettinarsi i lunghi capelli biondi fino a districare tutti i nodi e facendoli diventare liscissimi.
Si guardò allo specchio, prese un batuffolo di cotone lo passò sotto l'acqua e incominciò a tamponare il taglio sul viso.
Aprì la sua trousse di trucchi e incominciò a truccarsi, doveva essere perfetta e bellissima.
Incominciò a truccarsi con calma, l'acqua diventava sempre più gelida e nera nella vasca, ma a lei non importava.
Nulla aveva ormai più importanza.
Si guardò allo specchio era bellissima.
Sarebbe morta bellissima.
Si tolse i suoi vestiti lasciandoli con delicatezza cadere sul pavimento.
Aprì la porta del bagno, per andare verso l'altra porta che dava alla cabina armadio.
Apri l'ultimo cassetto di un comò, lì avvolto nella carta c'era il suo intimo bianco utilizzato solo una volta, per il suo matrimonio. Non aveva avuto niente della sua tradizione italiana, aveva seguito quella coreana, ma si era permessa l'intimo bianco.
Insieme a una sottana di seta fatta di merletti e perline bianche, quella sottana per lei era stata il suo abito da matrimonio di tradizione, era stato tenuto nascosto, solo lei e suo marito l'avevano visto.
Si incominciò a vestire, con quell'intimo così candido, che la faceva sentire pura e pulita.
Apri un cassetto e prese una scatolina la svuotò, all'interno c'erano le perle. Una collana degli orecchini, erano passati di generazione, in generazione. Erano della sua famiglia, unica cosa che le era rimasta.
Gli indossò e incominciò ad accarezzare le perle della collana.
Era arrivato il momento di porre fine alla sua esistenza, era stanca.
Avrebbe raggiunto il suo amore, se non fosse potuta stare con lui in vita, l’avrebbe fatto nella morte.
Entrò nella vasca.
Suo marito non avrebbe vinto.
 
Angolo dell’autrice:
Eccoci qui… capitolo un po’ tosto, almeno lo è stato per me.
Dovevo riprendere la situazione madre, ed eccola con alcune novità!
La storia si muove un po’ al passato, ma serve tornare indietro per capire il futuro!
Isabel sta così in stallo ma almeno è giunta alla conclusione di mettere un fine alla litigata con Dashimen… riuscirà?
Per il resto del Flashback lei ricorda la vasca e il sangue che non vengono menzionati alla fine. Non ricorda il ragazzino.
Penso che da qui si comprenda la paura di Isabel che il padre agisca, lei ho dice ha un presentimento che le minacce non siano false e potrebbe veramente fare del male a Yoongi.
Svelato il mistero.
Ci si legge domani con Namjoon e la settimana prossima baci!
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** CAPITOLO 7: AN APPROACH AND A BREAKAGE ***


CAPITOLO 7: AN APPROACH AND A BREAKAGE
 
02 APRILE 2017 21:30 HONOLULU (23:30 A LOS ANGELES)
 
Isabel al suono della porta, lasciò il bicchiere appena riempito di Rum sul ripiano della cucina e si avviò verso l’entrata per andare a vedere chi fosse a quell’ora.
Sperava di non vedere Win-hoo già di ritorno, il ragazzo aveva di nuovo un appartamento con Nate, se fosse stato lui, ciò avrebbe voluto dire soltanto una cosa: cioè che l’appuntamento era andato male e lei sperava proprio di no, dato che sembravano una coppia carina insieme.
Aprì la porta senza neanche chiedere chi fosse e si trovò di fronte Chung-hee con sempre un ampio sorriso stampato in faccia e un pacchetto tra le mani.
“Non dovresti aprire senza sapere chi sia” rimproverò dolcemente lui, lei arricciò il naso, leggermente stupita nel trovarlo lì.
“Se vuoi richiudo la porta e chiedo?” disse lei facendo la finta di chiuderla, lui le bloccò la mano e incominciò a ridacchiare.
“Non c’è bisogno ormai mi hai visto, e non sono un estraneo”
“Ah non sei un estraneo? Io non credo proprio, com’è che ti chiami?” finse di non ricordarsi di lui.
“Mi chiamo colui che ti ha portato un dolce? Dici che ti ricordi di me? Disse lui alzando il sacchetto all’altezza del suo viso per farglielo vedere.
“OH! Ora ricordo! Ma ciao Chung-hee!” esclamò lei con allegria “Un dolce dici?” chiese lei saltellando allegra e leggermente brilla per via dell’alcool che aveva già ingerito prima. 
“Si, hai detto che la cena era andata male e ti saresti data all’alcool, ho pensato che qualcosa di dolce sarebbe stato un po’ meglio non credi?” sorrise lui gentile.
“Non avevi una cena anche tu?” chiese lei sospettosa.
“Mmh, ho deciso di raggiungerti, dato il tuo messaggio” disse lui, cercando di celare la preoccupazione, l’aveva sentita triste tramite messaggi e aveva deciso subito di raggiungerla.
“Ti sei preoccupato per me?” chiese lei incredula.
“Un po’… mi fai entrare e mangiamo insieme?”
“Si, hai fatto tutta la strada e comprato dei dolci direi che è doveroso farti entrare” disse lei facendosi da parte per farlo entrare in casa.
“Hai giù bevuto immagino, sei rossa in viso” disse lui toccandole con un dito una guancia, con far affettuoso.
“Qualche bicchiere” disse sorridendo mentendo quella quantità effettiva.
“Hai mangiato almeno?” chiese lui sospettoso e scompigliandole i capelli con far affettivo.
“Ehm…mangerò il dolce che hai portato!” esclamò lei con allegria indicando il pacchetto.
“Aigoo…. non puoi mangiare solo il dolce, ti cucino qualcosa io” disse lui
“Ah.. non ho poi molto in casa” disse lei non ricordando cosa realmente avesse nel frigo.
“Qualcosa m’inventerò… fammi strada verso la cucina, se non mangi qualcosa di sostanzioso non ti do il dolce” disse lui rimproverandola e lei fece musetto, incrociò le braccia finta contrariata.
“Va bene… mangerò qualunque cosa tu riuscirai a elaborare…” disse un po’ contro voglia, fece per farli strada, ma si fermò di colpo per poterlo guardare un attimo. Lui ricambiò lo sguardo, incuriosito dal suo atteggiamento, Isabel fece dei passi sicuri verso il ragazzo gli sorrise, si alzò sulle punte e gli diede un leggero bacio sulla guancia. Si allontanò velocemente da lui e incominciò a ridacchiare, per poi voltarsi e fargli strada verso la cucina, leggermente più di buon umore rispetto a prima.
Lui sorrise trovandola buffa e la seguì verso la cucina.
 
Isabel era seduta su uno sgabello appoggiata con la testa all’isola della cucina mentre osservava Chung-hee che sistemava alcuni ingredienti e si metteva a lavoro.
“Avevi detto di non aver molto nel frigorifero” disse l’uomo confuso dalla vastità degli ingredienti trovati.
“Avrà fatto la spesa Win-hoo” disse lei pensierosa.
“Che sarebbe il tuo assistente, ti ha seguito fin qui?” chiese lui incuriosito dal tipo di rapporto che avevano.  
“Si, Win-hoo mi segue un po’ ovunque, si occupa dei miei appuntamenti e della mia agenda, fa anche qualcosina per l’hotel”
“Comprendo quindi siete solo tu e lui?” chiese lui guardandola con curiosità.
“C’è Nabi anche… ma starà da qualche parte nella villa” disse lei facendo spallucce mentre lo osservava con interesse affettare le verdure, era veramente veloce e neanche le guardava.
“Nessun domestico? Nessun altro in casa?” chiese lui confuso, di solito i ragazzi ricchi avevano sempre qualcuno in casa ad occuparsi di essa, lui non era il tipo, ma non aveva mai conosciuto qualcuno del loro ambiente che facesse come lui.
“No… neanche a casa mia, a parte una signora che viene due volte a settimane a pulire, ma quella è più che altro un’esigenza, non stando mai a casa” spiegò lei.
“Qui non ne hai bisogno?” chiese lui osservandosi intorno e comunque trovando la casa pulita.
“No, io e Win-hoo abbiamo anche un orario per le pulizie, le facciamo insieme, qui il tempo libero non manca, non abbiamo bisogno di qualcuno che entri in casa”
“Non avevi da lavorare?” chiese lui insospettito da tutto quel tempo libero.
“Ehm…” disse lei indecisa, posò un attimo gli occhi sulla bottiglia di rum rimasta sul tavolo e sospirò passando una mano tra i capelli nervosa.
“Non proprio… nel senso faccio tutto a distanza, almeno quello che potrei fare, a cui non serve presenza fisica. Non sono qui per lavoro” disse lei incominciando a giocherellare con la sua collana, girandosi il ciondolo tra le dita.
“Ah… se non vuoi parlarne tranquilla” disse lui poggiando il coltello sul tagliere e sorridendole affabile, Isabel lo guardò e ricambiò con un sorriso timido.
“Sono qui per mia madre al dire il vero, è in un centro di recupero. Sono venuta per questo, no per lavoro. Per questo non ti sapevo dire quando sarebbe stato il mio ritorno” ammise lei senza troppi giri di parole.
“Oh…. Mi dispiace… sta molto male?” chiese lui con tono preoccupato.
“Mmh… non ti so dire, sinceramente non la capisco, e sono passati anni dall’ultima volta che l’ho vista”
“Ricordo… sembrava molto infelice” disse lui ricordandosi di quel giorno in cui la donna aveva tentato il suicidio, la madre di Isabel sembrava essere sempre molto triste e assente ogni volta che la incontrava in quell’enorme casa dove andava da ragazzino.
“Oh te la ricordi? Giusto tu veniva a casa nostra? Spesso?” chiese lei leggermente confusa, proprio non riusciva a collegarlo a qualche ragazzino passante di lì.
“Si può dire spesso… tu eri piccola avevi sui sette anni” disse lui sorridendo affabile, cercando di non mostrare quanto lo confondesse che lei non si ricordasse di lui.
“mmh… scusa se non ricordo, ma non ho molti ricordi vividi del passato. Ho dei vuoti e alcuni ricordi sono mescolati, non riesco a metterli in ordine cronologicamente.” Si scuso di nuovo lei, non ricordare il passato stava incominciando a darle problemi e anche un leggero fastidio, più osservava Chung-hee più cercava di capire se fosse quell’Oppa dei biscotti, aveva avuto un flash di un ragazzino che l’aiutava a prendere una scatola di biscotti in cucina in un ripiano più alto, ma nulla di più.
“Vuoi che ti aiuto a ricordare qualcosa?”  chiese lui provando a offrirli il suo aiuto.
“Non so se sia il caso, sinceramente non ho voglia di soffermarmi troppo sul passato, anche se mi ci ritrovo sempre a doverne fare i conti” disse in modo pensieroso, leggermente confusa dal tutto, e molto probabilmente il problema della sua confusione era l’alcool ingerito e no il discorso in se per se. Avrebbe voluto ricordare, ma ne aveva paura.
“Se non si risolve con le questioni in sospeso del passato è difficile poi riuscire ad andare avanti” disse lui serio.
“Tu hai questioni in sospeso?” chiese lei incuriosita dalla frase del ragazzo.
“Ne avevo…”Disse lui rabbuiandosi e tornando a concentrarsi sul cibo.
“Comprendo” disse lei tranquillamente senza chiedere di più, e tornò a guardarlo in silenzio.
“Non mi chiedi nulla?” chiese lui stupito per l’assenza della domanda.
“No, io non amo parlare dei miei affari, quindi evito di chiedere agli altri.” Disse lei con un’alzata di spalle.
“Questioni delicate passate anche tu?”
“MMh a bizzeffe!” esclamò lei ridacchiando.
“Io avevo una questione in sospeso, dovevo far i conti con un dolore e non ne avevo voglia, sono scappato. Nel vero senso della parola, sono andavo via da Seul, in un’università qui in America.”
“Anche io molte volte scappo….” Disse lei tornando un attimo seria per via del discorso di lui.
“Immagino che torni sempre tutto? Almeno con me è stato così, non importasse dove andassi, con chi stessi, tornava sempre tutto alla mente.”
“Si, è così… come hai risolto?” chiese sperando in una soluzione.
“Non so se ho risolto, c’è stato un altro dolore, sono scoppiato, e ho dovuto fare i conti con le mie emozioni e con me stesso. Ho accettato che a volte accadano delle cose e non dipendono da noi, e che per andare avanti bisogna solo accettarle, non si può rimanere fermi, la vita va vissuta.”
“È un buon ragionamento, in teoria.. in pratica è un po’ più complicato”
“Si, nella pratica è complicato, ma ci si può riuscire, bisogna solo amarsi un po’ di più”
“Complicato anche questo” annuì lei con la testa.
“Si, direi che lo è molto specie se non si hanno avuti genitori che ti abbiano mostrato amore, o un fratello che ti faceva i dispetti e ti ignorava da piccola” disse lui ricordando di come lei fosse sola.
“Cavolo! Ci stavi molto a casa mia” disse lei stupita.
“Si, direi di si, e conosco tuo padre e tuo fratello fin troppo bene” alzò gli occhi al cielo il ragazzo infastidito.
“Non ti piacciono?”
“Non penso che i soldi e il potere facciano di un maschio un uomo. Non so se capisco cosa intendo?”
“Mmh.. più o meno” disse lei impacciata, lui ridacchiò a quel modo di fare di lei.
“Sei ancora un po’ ubriaca immagino” disse lui
“Non ho bevuto tanto” si giustificò lei, scuotendo le mani in modo energico.
“Non sei brava a mentire, te lo si legge negli occhi. Direi che sia il caso che la smettiamo con i discorsi seri, tanto avremo tempo in futuro tu che dici?”
“Si… avremo tempo in futuro” abbozzò un sorriso lei.
“Riesci a darmi una mano a cucinare?” chiese lui con allegria.
“Ah… si, ma è bello guardarti all’opera sei così svelto” si complimentò lei.
“Allora direi che puoi rimanere lì ad osservarmi in quel modo sognante che avevi prima che ricominciassimo a parlare” la prese in giro lui.
“Ehi! Non ti stavo guardando sognante” si imbronciò lei.
“Si… certo… ti ho detto che non sai mentire, la tua voce diventa molto acuta” ridacchiò lui prendendola in giro.
“Aigoo… perché la gente non crede mai a quello che dico” sbuffò lei.
“Sei ubriaca”
“Lo sarei se bevessi altro…. Ma non lo sto facendo” disse lei piccata, per poi sorridere comunque.
“Saresti finita per collassare senza di me” disse lui con un cipiglio alzato.
“Può essere, probabile. Mi sono innervosita… dovevo andare a cena con mia madre al centro, obbligata da lei. E non lo so… lei ha avuto una reazione strana e mi la lasciata lì andando via in lacrime. Non so il perché, ho provato a collegare qualcosa di quello che ho detto alla causa di quella crisi. Non ci arrivo”
“Quindi pensavi che l’alcool ti avrebbe dato una rivelazione?” chiese lui scettico.
“No… pensavo avrebbe spento i pensieri, ma non funziona mai.” Disse lei scuotendo la testa in modo buffo e lui la guardò leggermente confuso.
“mmh non capisco se tu ne voglia parlare oppure no?” chiese lui titubante.
“Oh… no, non ne posso parlare, non posso dirti la conversazione” trillò lei.
“Vuoi che cambi discorso?” chiese poi sempre titubante.
“Si, riesci a non farmi pensare?” chiese ridacchiando.
“Aigoo… sei ubriaca” disse lui scuotendo il capo, e poi prendendo una padella per ungendola di olio, alzò di nuovo lo sguardo su di lei.
“Ora dov’è il tuo assistente?” chiese lui cambiando discorso e bloccando la risata di lei.
“Uscito, con qualcuno! Appuntamento!” esclamò allegra.
“Wao, ne sembri molto entusiasta.” Disse lui ridacchiando.
“Si! Tantissimo, se lo merita. Si merita un po’ di svago…. Anche se lui è il tipo da relazione seria, quindi non so bene cosa accadrà.” Disse lei incerta.
“Potrebbe decidersi di trasferirsi qui?” chiese lui.
“Ah non lo so, ma se lo vorrà fare per me andrà bene. Adoro Win-hoo, non è solo un assistente, è una buona spalla, è un amico. Ma l’amore non si dovrebbe mai dire di no” disse lei pensierosa e tornando a giocherellare con la collana al suo collo.
“Ti sei mai innamorata?” chiese lui incuriosito da ciò che aveva detto, lei lo guardò sorridendo appena.
“Non era destino… come hai detto tu a volte, accadono cose che non dipendono da noi” disse lei sorridendo di nuovo tristemente.
“Si a volte è così” annuì lui ricambiando lo stesso sorriso triste.
“Tu?” chiese lei con interesse.
“Si, ma come hai detto tu non era destino. Sono arrivato a pensare che la soluzione migliore sia andare avanti e non chiudersi completamente all’amore. L’ho rifiutato per anni, non mi sono mai dato l’opportunità di provare di nuovo quei sentimenti per un’altra. Sinceramente vorrei poter avere un altro amore nella vita. Voglio potermi risentire come un tempo.” disse lui cercando di essere ottimista.
“Mmh… coprendo” annuì lei poi tornò con lo sguardo basso sulla sua collana.
“A breve e pronto, per la bistecca non serve molto tempo, dove vuoi mangiare?” chiese lui cambiando discorso notando il fatto che lei si fosse ammutolita.
“Fuori! Possiamo andare nella veranda fuori, da sul mare, è bello lì!” disse tornando con il sorriso, provando a cacciare via la tristezza e i pensieri che la stavano tormentando.
“Perfetto e fuori sia!” disse con un sorriso.
“Vado ad apparecchiare, hai detto che è quasi pronto no?” chiese lei
“Si quasi pronto”
“Perfetto, prima vado un attimo in bagno però” annunciò lei saltando in piedi e sorridendo.
“Vai,  io finisco qui” sorrise gentile lui.
 
Lei si avviò verso il bagno, entrò e fece un respiro profondo.
Si voltò verso lo specchio, provò a sorridere, il suo sguardò si posò sul riflesso della sua collana.
Una lacrima le scivolò furtiva, cercò di cacciare via le altre che sarebbero volute scendere.
Sospirò, scuotendo la testa leggermente, con le mani andò al gancio della collana, l’aprì e se la tolse dal collo.
La rigirò tra le mani tremanti.
“Mi dispiace, Yoongi… mi dispiace tanto, ma io devo provarci. Sono stanca di vivere solo di tristezza e rabbia. Voglio qualcosa che mi renda felice” disse guardando la collana, come se stesse guardando lui.
Aprì un cassetto e la posò dentro con cura, e chiuse il peso del suo cuore lì dentro.
Non sapeva se era l’alcool, o il discorso di Chung-hee.
Non sapeva il motivo del perché aveva appena deciso di compiere quella scelta, l’unica cosa che sapeva era che doveva farlo.
 
02 APRILE 2017 23:30 LOS ANGELES (21:30 HONOLULU)
Hoseok si avviò verso la macchina che il manager li aveva segnato, si passò una mano nei capelli appiccicaticci per via del sudore, si sentiva stremato per il concerto appena concluso, ma in lui c’era ancora una leggera scarica di adrenalina.
Aprì lo sportello entrando in macchina brontolando un sonoro sbadiglio.
“Molto stanco?” esclamò una voce vicino a lui. Hoseok saltò sul proprio sedile sbattendo la testa al tettuccio della macchina urlando acutamente.
“Come diavolo fai a spaventarti per ogni cosa?” esclamò il ragazzo ridendo sonoramente per via della scena, Hoseok tornò a sedersi massaggiandosi la testa e invenendo a bassa voce, mentre guardava Dashimen aspettandosi che finisse di ridere.
“Aigoo, quanti insulti coloriti stanno uscendo dalla tua candida boccuccia” disse il ragazzo continuando a ridere, avendo sentito i vari insulti che Hoseok aveva brontolato sottovoce.
“Stronzo” disse a voce più alta guardandolo arrabbiato.
“Non volevo spaventarti!” esclamò Dashimen provando a fare il serio, ma non riuscendoci per via della ridarella, gonfiò le guance cercando di fermare le risa, riuscendoci ben poco.
“Ti odio!” esclamò risentito scuotendo la testa.
“Non è vero!” esclamò a sua volta Dashimen ilare e avvicinandosi a lui con il viso e smettendo di ridere diventando poi improvvisamente serio in volto. “Non puoi odiarmi non te lo permetto” disse ammiccandoli, con la mano afferrò la maglia del ragazzo di fronte a lui e se lo tirò addosso, con altra andò verso la schiena del ragazzo tenendolo ben fermo.
Si ritrovarono faccia a faccia a guardarsi.
“So benissimo cosa fare per non farmi odiare, o diciamo perdonarmi?” disse con voce bassa vicino alle sue labbra, Hoseok sospirò a sentire il fiato del ragazzo così vicino e si leccò il labbro inferiore. Dashimen non riuscì a più trattenersi e lì ficcò la lingua in bocca con irruenza, senza dare a Hoseok il tempo di poter ribattere, tanto non lo avrebbe mai fatto, si desideravano e quella era sicuramente l’unica certezza che entrambi avevano.
Hoseok ricambiò il bacio immediatamente, arrossendo visibilmente sulle guance nel buio dell’automobile che aveva preso a muoversi.
Dashimen lì passò una mano sul collo, si aggrappò ai capelli del ballerino facendoli inclinare la testa all’indietro, si staccò dalle sue labbra e si avventò con voglia a baciarli il mento per poi scendere sul collo e fermarsi con forza sul pomo d’Adamo, mordendolo leggermente, facendo saltare Hoseok che ansimò acutamente, dimenticandosi di dove si trovasse e che ci fosse solo un leggero separé a dividere loro dall’autista che li stava portando in hotel.
Dashimen continuò a baciarlo con forza, lasciando una scia di piccoli morsi fino ad arrivare al lobo dell’orecchio.
“Shh.. non troppo forte non vorrai essere beccato” ridacchiò con voce rauca all’orecchio del ragazzo.
Hoseok all’udire quelle parole, tornò improvvisamente alla realtà, il suo corpo s’irrigidì all’istante.
Dashimen tornò a leccarli l’orecchio aggrappandosi di più ai capelli dandoli un leggero scossone, Hoseok sospirò e scosse la testa.
“Aigoo… che ti prende?” disse immediatamente Dashimen staccandosi da lui e puntandogli gli occhi in faccia.
“C’è l’autista” tentennò Hoseok.
“Beh allora evita i tuoi gridolini?” disse Dashimen tranquillamente provando a tornare a baciarli le labbra, ma Hoseok lo bloccò per le spalle.
“Non penso sia il caso, e se ci becca?”
“è un’autista non se ne frega nulla!” si lamentò Dashimen leggermente frustrato.
“Lo sai che non posso rischiare”
“Sei noioso quando fai così, non ci stavi neanche pensando un attimo fa” disse il ragazzo irritato, allontanandosi dalla presa e incrociando le braccia al petto, posò un attimo gli occhi sul suo pantalone, stringeva terribilmente.
“Aigoo… che strazio” sbuffò sonoramente.
“Dai… non fare l’offeso, possiamo fare appena arriviamo in camera e dopo che mi sarò fatto la doccia, sono anche in uno stato orrendo! Puzzo!” provò ad alleggerire la tensione che si era appena creata tra entrambi.
“Non è mai stato un problema il tuo sudore, dovresti saperlo benissimo, puzzavi di sudore anche alla nostra prima volta”
“Bel modo di ricordarla” Rispose con ironia Hoseok.
“Aigoo.. è così.. dai non me ne faccio problemi, mai fatti. Dovresti rischiare un po’. Fino a due secondi fa lo volevi anche tu, non vedevi l’ora che io lo facessi!” esclamò Dashimen avvicinandosi con una mano al pantalone della tuta del ragazzo e salendo per tutto l’interno coscia, arrivando all’inguine e toccandolo con un ghignò stampato sul viso e leccandosi le labbra.
“Dash no, non fare così” disse cercando di trattenere un sospiro malamente, sentendosi molto eccitato, quella situazione così naturale in macchina, così rischiosa, gli stava scaturendo sempre più voglia.
“Tentenni non sembri essere sicuro di questa tua scelta” provò Dashimen “Lo sai benissimo, che vuoi fare un qualcosa di avventato e rischioso, lo desideri” continuò a dire il ragazzo muovendo la mano sopra il pantalone del ballerino, che chiuse un attimo gli occhi e si lasciò andare a un sospiro. Dashimen ghignò soddisfatto e con un movimento repentino infilò la mano all’interno dei pantaloni.
“Ahia ahia, Hoseok, piccolo Hoseok, hai dimenticato un qualcosa” ridacchiò Dash ritrovatosi a toccare la nudità del ragazzo senza essere dovuto passare prima dai boxer.
Hoseok rabbrividì al tocco gelido.
“Sei ghi-acci-ato” ansimò mentre Dashimen continuava a toccarlo lentamente, stuzzicandolo con la punta dei polpastrelli, muovendoli delicatamente su e giù per tutta l’asta.
“Ora si riscalda la mano, basta un po’ di movimento” soffiò Dashimen, riavvicinandosi alle labbra di Hoseok e intensificando il movimento della mano afferrandolo del tutto e smettendo improvvisamente di essere delicato. 
Hoseok chiuse gli occhi godendosi quel tocco rude che solo Dashimen riusciva ad avere, lo faceva impazzire, talmente tanto da farlo completamente perdere. 
“Che dici continuo? Vuoi unirti a me in questo rischio?” scandì lentamente quelle parole vicino alle labbra del ragazzo, convinto che avrebbe ceduto e si sarebbe lasciato finalmente andare.
La frenata improvvisa della macchina fece sì che Hoseok spalancò gli occhi trovandosi quelli scuri e vogliosi di Dashimen che lo osservavano in attesa di una risposta positiva.
“No… è meglio non rischiare” disse di colpo, non credendo realmente alle proprie parole, con la propria mano andò anche lui all’interno dei propri pantaloni, afferrando quella del ragazzo per toglierla dal suo membro.
Dashimen sgranò gli occhi, levò la sua mano dalla presa di Hoseok e si allontanò di nuovo da lui, si avvicinando di più al finestrino e rivolgendo il proprio sguardo fuori, lontano da Hoseok.
Rifiuto, veniva sempre rifiutato per una piccola possibilità che qualcuno li beccasse.
 
“Non fare l’offeso, non voglio che ci becchino, qualcuno deve pur essere responsabile” provò a dire tentennando Hoseok.
“Stai dicendo che non lo sono?” chiese Dashimen fulminandolo con lo sguardo.
“Sei avventato, lo sei sempre.” disse Hoseok schietto.
“Aigoo, per un po’ di sesso in una macchina? Sei tu che non ti godi la vita, neanche una piccola trasgressione.” Sbuffò irritato Dashimen “È solo sesso, lo fanno tutti”
“Non è vero che non mi godo la vita!” esclamò risentito Hoseok.
“Si, è vero, devi essere sempre così dannatamente perfetto. È questo uno dei motivi del perché hai sbalzi d’umore, quando una cosa non è come pensi sia giusto, entri in crisi. Ti conosco Hoseokie… conosco te e i tuoi schemi. Tutto deve essere in ordine, tutto deve andare come programmato, non esiste rischiò, non esiste il provare qualcosa di nuovo, perché l’incertezza non fa per te. Metti che non è la cosa giusta e sbagli? Tu non puoi permetterti di sbagliare” lo accusò Dashimen, aveva quei pensieri da troppo tempo, aveva messo pezze a colori un po’ ovunque per cercare di far andare bene il rapporto, ma la realtà era che il loro rapporto era sempre così dannatamente instabile.  
“Cosa? non è vero” trillò Hoseok boccheggiando incredulo da quell’accusa appena ricevuta.
“Ah no? Non fai tutto quello che ti viene detto? Non segui i programmi nel dettaglio, cazzo Hoseok nelle tue schedule hai segnato gli orari in cui devi andare in bagno.
È successo un imprevisto con Jimin, che non ti saresti mai aspettato e sei finito in una crisi emotiva, perché non sapevi come risolverlo. Appena ti viene detto un qualcosa di nuovo, e non te lo aspetti entri in crisi” sospirò Dashimen passandosi una mano tra i capelli, era stanco di quella situazione, stanco delle crisi isteriche da prima donna di Hoseok.
“Non è vero! Io ero sotto stress, sto bene ora, anche se c’è sempre questa pazza che lo vuole morto. Come avrei dovuto reagire al fatto che un mio amico ha ricevuto una minaccia di morte?” trillò con panico nella voce il ragazzo.
“Non c’è più la pazza, l’abbiamo presa è al distretto ora. Non hai reagito in quella maniera perché era un tuo amico, ma perché era un imprevisto che tu non avevi calcolato”
“Cosa? L’hai presa? Ci sei riuscito? Visto non è vero che non sapevo risolverlo, ho chiamato te per risolverlo!”
“Quindi è merito tuo?” chiese Dashimen alzando un sopracciglio scettico.
“Beh ti ho chiamato io!” esclamò con convinzione.
“Aigoo… ma ti senti come parli? L’avrebbero presa anche senza il mio aiuto, non dipendeva né da te né da me. A volte ci sono situazioni che devono gestire gli altri. Non possiamo avere tutto sotto controllo, e se qualcosa non va come vogliamo non dobbiamo entrare in panico. Hoseok tu hai un problema, e non lo capisci, sono stato gentile in questi giorni, ho provato a spiegartelo gentilmente. Ma così non va” ci aveva provato, era stato accomodante, ma non aveva raggiunto nessun risultato-.
“Io non ho nessun problema, di cosa stai parlando!”
“Di cosa sto parlando? Del fatto che debba andare tutto come vuoi tu, che devi avere il controllo su tutto, mi hai urlato contro perché ti ho piegato la maglia nel verso sbagliato stamattina!”
“L’ho stai dicendo tu era sbagliato!” si giustificò il ragazzo.
“Sbagliato secondo te! Io le ho sempre piegate in quella maniera. Hoseok non è perché se qualcuno fa le cose diversamente da te vuol dire che sono sbagliate. Non vuol dire che se qualcuno agisce diversamente da come ti è stato insegnato è sbagliato. Non vuol dire che se in un momento di spensieratezza tu decidi di fare un qualcosa di diverso da quello che la gente dice che sia giusto, sia per forza sbagliato”
“Aigoo… smettila” disse riluttante Hoseok .
“Dillo allora… Secondo tutti è sbagliato farlo in un’auto, quindi tu non puoi fare sesso in auto?”
“È solo per il sesso, okay ti accontento ora lo facciamo, forza spogliati” disse Hoseok cercando di mettere fine a quel battibecco che lo faceva sentire instabile.
“Non è il sesso! Possiamo anche non farlo mai se tu non ne hai voglia”
“Spogliati ne ho voglia, ti faccio vedere come so rischiare anche io! Non è la prima volta che trasgredisco, con te l’ho fatto dal principio”
“Trasgredire? No?” rise amaramente Dashimen scuotendo la testa. “Sono questo no? Una trasgressione per le stupide regole che la società ha imposto a tutti? La maggior parte delle persone in Corea pensa che l’essere omosessuale sia una malattia, sia una perversione. Un rischio?”
“No… io no! Cosa stai dicendo!” trillò in preda al panico per via di quell’accusa.
“Quello che pensi davvero, che ti sei posto un rischio con me dal principio, che questo rischio ti sta portando a sbagliare. Perché sei legato agli schemi della società e due uomini insieme è sbagliato” disse con rabbia Dashimen
“Io… non è così, io ci tengo a te!”
“Allora perché non lo dici? Perché appena ti accorgi che siamo un attimo, spensierati davanti agli altri e a nostro agio, ti paralizzi, perché diventi distante improvvisamente? Perché tutti i tuoi amici devono parlare di cotte, di relazioni, ma tu non dici niente! Cazzo due giorni fa stavano facendo commenti su una ragazza e tu ti sei messo a farli con loro, non curante di me vicino a te!” Pezze a colori aveva messo una pezza a colori anche su quella situazione, aveva provato a non darle importanza ma era sempre lì e lo tormentava.
“è complicato! Io non posso dirlo! La mia carriera, tutto quello a cui lavoro, lo sai! È rischioso!”
“È sbagliato. Tu pensi sia sbagliato! Pensi che noi lo siamo, o l’avresti ammesso davanti a tutti!”
“Ti prego smettila! Smettila di mettermi pressione! Io non posso! Dovresti capirmi.” Disse con voce isterica Hoseok.
“Pensavo che avessi deciso di prendere una decisione, pensavo che tu avresti compreso che non fossimo uno sbaglio. Come posso capirti? Io non ci giudico uno sbaglio, io penso che ciò sia normale!”
“Non lo è un maschio e una femmina lo sono!” esclamò Hoseok per poi guardare lo sguardo di Dashimen cambiare da arrabbiato a triste e deluso.
“No! Aspetta io non volevo”
“Invece si. L’hai detto. L’hai ammesso. Chiudiamola qui.”
“Dash io…” provò ad avvicinarsi a lui prendendoli una mano, ma il ragazzo si scostò fulminando con lo sguardo.
“Non ti avvicinare. Abbiamo finito” disse con tono secco e si voltò a guardare il finestrino.
Hoseok soffocò un singhiozzo e si allontanò da lui, si voltò a guardare anche lui il proprio finestrino, aveva appena commesso lo sbaglio più grande della sua vita e lo sapeva bene.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Da una parte abbiamo Isabel che prova ad aprirsi con Chung-hee. Parlano, si scopre che anche lui ha avuto una relazione importate, finita male.
Lei si convince… si toglie la collana! Cazzo come sto male! LA COLLANA!
Vi giuro non so il perché di tutto questo! Io non so più niente perdonatemi!
Passiamo a Dashimen che Hoseok.
La loro litigata può sembrare un po’ campata in aria, ma così non è… mancano dei pezzi e quelli ci saranno nella storia che prima o poi uscirà di loro due.
A voi in questa vi serve sapere solo che litigano di nuovo…
Vi sembreranno un po’ tutti dei deficienti… beh in realtà lo sono hahahh ma penso che nella vita reale un po’ tutta la gente lo sia. A volte si dicono cose e si fanno cose che possono essere sbagliate.
I miei personaggi sbagliano e fanno cose giuste, hanno pregi e difetti.. forse molti più difetti.
Dashimen ha una maschera, sembra che non se ne freghi di niente, ma invece ci sta male, mette pezze spesso su molte cose ed è accomodante, con Hoseok lo è spesso anche se non si vede, poi esplode e dice cose a casaccio molte volte.
Fa lo stesso con Isabel, nota tante cose che non li stanno a genio, se le fa andare bene e poi scoppia da qui le loro litigate. Cerca di proteggerla e lo fa di nascosto.
Hoseok nella vita reale sembra un po’ un maniaco dell’ordine, per me ci sta che vuole  tenere tutto sotto controllo. Quando qualcosa non va secondo i suoi piani ha le crisi di pianto, specie quando è in confusione. Continua a pensare che sia sbagliato. Lo ammette uomo e donna è giusto.
Loro due mi fanno impazzire! Eeeeh sarà la fine?
A sabato prossimo bacioni!

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** CAPITOLO 8: POST CONCERT ***


CAPITOLO 8: POST CONCERT PT.1
 
03 APRILE 2017 00:30 LOS ANGELES (22:30 HONOLULU)

Yun-hee si trovava davanti all’ascensore aspettando che arrivasse, finalmente ci fu il ding e le porte si aprirono. Sgranò leggermente gli occhi alla vista di Dashimen di fronte a lei, con borsone in mano.
“Dove vai?” chiese lei entrando e pigiando il piano disegnato.
“Via.” Disse secco.
“Aigoo, via dove?” disse lei irritata, fulminandolo con un’occhiataccia.
“A casa mia.”
“Casa tua quale? Quella a Chicago? Così lontano? Non vieni alla festicciola dei ragazzi per festeggiare la fine del tour in America?” chiese lei incominciando ad essere confusa del perché lui stesse andando via.
“No.. questo è il piano terra addio!” disse lui cercando di uscire fuori, ma non riuscendoci, Yun-hee l’aveva afferrato con forza, per il cappuccio della felpa e lo stava tirando verso di lei.
“Tu vieni.!” Esclamò lei con ferocia.
“Io non vengo, non puoi obbligarmi, piccola scout!” esclamò lui irritato cercando di liberarsi dalla presa, ma le porte dell’ascensore si chiusero. “E dai cazzo. Molla la presa” sbuffò infastidito dalla piccoletta che continuava a trattenerlo.
“Tu vieni” ordinò lei.
“Tu non mi comandi” si voltò a guardarla in cagnesco.
“Tu vieni o dico a Isabel di Hoseok” lo minacciò lei, sorridendo perfidamente.
“Da quando minacci la gente? Sei un esserino dispettoso lo sai?” sbuffò lui.
“Non ci vado da sola lì! Io non ci volevo andare” si lamentò a gran voce lei, se ci sarebbe andata, anche Dashimen avrebbe subito la stessa sorte.
“Aigoo dì che hai il ciclo, che stai poco bene! Non andarci” esclamò lui innervosito, mentre le porte si aprirono di nuovo al piano disegnato.
“Esci” ordinò lei.
“Ti ho detto che non ci vengo”
“Non possiamo fare su e giù con l’ascensore, Esci parliamo e poi deciderò se mandarti via” disse lei tirandolo per una manica, lui sbuffò e si fece trascinare fuori.
“Perché non vuoi venire?” chiese poi appena si furono rifugiati dietro a un angolo che deva verso le scale antincendio, nessuno li avrebbe mai beccati lì a parlare tra di loro.
“Perché tu non ci vuoi andare?” chiese lui, provando a svincolare la domanda.
“Te l’ho chiesto prima io!”
“Aigoo ti odio piccola scout”
“Odio reciproco.”
Si fissarono per un attimo in silenzio.
“Perfetto, non vedo perché devi obbligarmi, noi neanche possiamo parlare in mezzo alla gente, nessuno sa di noi!” esclamò lui e lei sbuffò sonoramente.
Per quanto non si sopportassero entrambi a vicenda, erano comunque degli alleati, saperlo lì, l’avrebbe fatta sentire più sicura, non l’avrebbe mai ammesso a gran voce a Dashimen, ma così era.
“Non importa, se lo devo subire io, lo farai anche tu!”
“Voglio andare via, aigoo perché non lo capisci!”
“Dammi una motivazione”
“Ho litigato con Hoseok. Contenta?” disse con irritazione nella voce, forse dicendole la verità, sarebbe stata comprensiva e l’avrebbe lasciato andare.
“Bene.. allora vieni e risolvi!”
“Non si risolve questa cosa Yun-hee, è impossibile! Ci ho provato è andata male. Addio” provò a chiudere il discorso lui, allontanandosi da lei.
“Non fare il moccioso, e non scappare” lo rimproverò la ragazza acchiappandolo di nuovo per la felpa.
“Da che pulpito? Tu sei scappata in Giappone da quel che mi hai raccontato!” attaccò lui risentito da quel tipo di rimprovero, ipocrita a suo dire.
“Ed eccomi di nuovo qui, waoo.. grandioso… tu non sei mai scappato da Hoseok? Immagino di si, l’hai conosciuto a scuola, come è possibile che Isabel non ne sappia nulla allora?”
“Okay sono scappato, più di una volta! Contenta? Ci sono anche ritornato più di una volta…. Ma no, questa volta è definitivo” disse incrociando le braccia al petto e sbuffando con il naso, sempre più nervoso.
“Dammi una motivazione!” continuò a chiedere spiegazioni lei.
“Pensa che sia sbagliato, pensa che siamo un errore… io e lui.” disse tra i denti lui, stringendo i pugni con rabbia.
 
Dopo la sfuriata in macchina era calato il silenzio tra di loro, lui non aveva più voluto sentire parole, e Hoseok si era chiuso in se stesso, aveva smesso di piangere e appena erano tornati in hotel, Hoseok si era rifugiato nel bagno, lui invece aveva preso il suo borsone, buttato tutto all’interno ed era scappato senza dire un bel niente.
 
“Cosa? Dai ti guarda con gli occhi a cuoricino non lo pensa” disse lei sconvolta da quella rivelazione.
“Yun ha detto che maschio e femmina sono giusti.” Disse secco e con rabbia.
“Ah.” Disse lei a corto di parole, lo guardò dubbiosa, se era davvero quello il motivo Dashimen aveva tutte le ragione per andare via e non volerlo vedere.
“Posso andare via?” chiese irritato, dato l’assenza di parole da parte di lei.
“Che idiota! Non siete sbagliati perché uomini e vi amate” disse lei ignorando la domanda di lui e sbuffando.
“Io lo so”
“Dovresti capirlo però, tu sei stato molto in America, hai una mentalità più aperta di noi coreani.” Provò a farlo ragionare lei, in fin dei conti era possibile tutta quella confusione in Hoseok.
“Non posso capirlo. Ha detto che siamo sbagliati! Come posso capirlo!”
“Ha paura! Dashimen ha paura, la società scansa le persone che amano come voi! Lui ha il terrore di perdere tutto, un idol gay pensa che scandalo atroce! Sarà più difficile accettarsi. Devi avere pazienza”
“Quindi io devo rimetterci sempre e comunque? Devo essere io a farlo sempre?”
“Non devi rimetterci, devi solo essere paziente. Forse Hoseok ha bisogno di qualcuno che li dica che vada bene essere com’è. Una persona esterna a te” provò a proporre lei.
“Lo vuoi fare tu?” chiese lui con uno sbuffo.
 
Lei si fermò a guardarlo dubbiosa, non sapendo bene cosa fare, non aveva molta confidenza con Hoseok, e tra altro lei non avrebbe saputo niente di loro due.
 
“Taehyung… lui forse può intervenire, è così fissato con le coppie” provò a dire lei incerta.
“Aigoo! farà un casino! Come puoi pensare che possa aiutare!” esclamò lui scuotendo la testa.
“Più di così?” disse lei scettica.
“Aigoo… io voglio andare via, sono talmente incazzato, tu non puoi capire!”
“Hai ragione, non posso capire. Io non sono omosessuale. Posso dirti che hai il mio sostegno” disse lei posandoli una mano sul braccio dolcemente.
“Tu non mi sopporti!” trillò lui, scuotendo di nuovo il capo.
 “Non è vero! Sai qual è il problema? A parte il fatto che a volte sai essere molto saccente e anche egocentrico?” disse lei alzando gli occhi al cielo per via dello sbuffare del ragazzo.  
“Ti sei fatta un pensiero completamente sbagliato su di me” disse contrito per il modo che lei aveva di vederlo.
“Lo so che è una maschera, Dash… ma eri apparso così la prima volta. Lì davanti alla porta di casa, che mi guardavi in quel modo saccente. Poi lo sai, abbiamo litigato per lei, sempre, la pensavamo in maniera diversa”
“La pensiamo in maniera diversa” disse lui sbuffando.
“No, non è vero… o tu non mi avresti capito a Chicago, mi hai capito e ci siamo avvicinati”
“Ricordo…. Tu dopo ti sei allontanata” disse lui risentito.
“Aigoo… Dash… che dovevo fare? Ti conoscevo appena. Eravamo ubriachi stavamo litigando a un certo punto siamo andati d’accordo, Isabel era a dormire.. e lo sai non avremmo dovuto” disse lei in modo frettoloso.
“Ti penti di ciò, è stato un momento per alleggerire la tensione” disse lui scuotendo di nuovo il capo, non era stato veramente niente da parte di entrambi. Lei si era appena lasciata con il fidanzato, avrebbe dovuto fare ritorno a Seul per via del padre, mentre lui aveva perso Do-yoon e faceva i conti con una Isabel instabile
“Lo so… ma sai anche io ho sempre vissuto in Corea o in Giappone. Dove il sesso occasionale non è visto bene. Noi ragazze se non abbiamo il fidanzato fisso, vuol dire che non andiamo bene, o se abbiamo avuto delle esperienze siamo delle facili.” Disse lei scuotendo il capo.
“Ah… che schifo”
“Si, fa schifo. Specie se si è di diverse vedute, non siamo capibili. Io ho una mentalità aperta, ma solo perché in Giappone nel primo periodo avevo amicizie di nazionalità diverse, ho imparato tanto, e scoperto nuovi modi di pensare. Non sono omosessuale, non posso capire del tutto il tuo dolore nel sentirti dire che sei sbagliato, che il tuo modo di amare è sbagliato. Ma posso starti accanto, se tu vorrai. Posso essere un’alleata” disse lei seria.
“Quindi ti sto a genio?” chiese lui con un’alzata di sopracciglio.
“Dash sono venuta a letto con te… mi sento solo in imbarazzo… specie ora che so di Hoseok.” Disse lei con voce lieve posando lo sguardo verso il basso.
“Capisco, non dovresti sentirti in imbarazzo però… te l’ho detto è stato un momento. Lo era anche per te, avevamo solo bisogno di una cosa del genere in un momento critico delle nostre vite.”
“Lo so Dash, ma è tutto un po’ un casino non credi? Tutti questi segreti, il fatto che ci conosciamo tutti, e le situazioni che si sono create, i vari intrecci” disse lei sbuffando tristemente.
“Si lo so, per questo vado via, per non incasinare di più la situazione” sospirò lui
“Dash, non risolvi niente così, anzi capiterà che vi rivedrete prima o poi.  Entra e risolvi con lui. Prima lo fai e meglio sarà per entrambi”
“Non credo sia possibile” disse sconsolato lui,  non credeva che si sarebbe mai potuto risolvere, avrebbe potuto provare a perdonarlo, ma quella frase detta da Hoseok aveva causato una grande spaccatura tra loro due.
 
“Sai ci sarebbe un modo per renderlo possibile… parlare con Isabel dirle tutto, lei conosce Hoseok meglio di me, forse ha una soluzione. Sai probabilmente ti dirà di passarglielo al telefono e ci parlerebbe lei” disse Yun-hee seria, pensando che Isabel avrebbe potuto risolvere il tutto.
“Non può farlo, rischierebbe di far sapere a Yoongi che siamo legati, già il fatto che lo sa Tae, mette ansia.”
“Penso.. che forse Taehyung abbia ragione… questi segreti che tutti abbiamo alla fine verranno fuori, e scateneranno una bufera. Se Isabel avesse detto tutto a Yoongi forse avrebbero sofferto di meno. Forse avrebbero trovato una soluzione” disse lei incerta.
“L’hai mai visto? Kim Joon Bin? Secondo me agirebbe sul serio”
“Dici?” disse lei incredula.
“Si… tu non sai dei lividi di Isabel vero? Delle costole fratturate? Della violenza che subisce?” chiese lui tentennando.
“La picchia? Le fa male?” disse lei sconvolta non credendo realmente a ciò che lui stava finalmente confermando.
“Si. Non lo sapevi?”
“No… lei non me ne ha mai parlato.”
“Immaginavo… non posso coinvolgerla. Non voglio farlo, vorrei solo che stesse il più lontano dai casini”
“Aigoo… sarebbe tutto migliore con lei qui”
“Si, ma non è qui… quindi io che faccio?” chiese poi tornando al discorso di partenza.
“Entri e vedi come va la situazione…. Male che va ti ritroverai con Yoongi che ti parla di Isabel” disse lei ridacchiando, cercando di smorzare un po’ il tutto.
“Aigoo… sta in fissa… specie dopo averla incontrata” disse lui pensieroso con tono leggermente lamentoso.
“Eh si… prima o poi ci sarà una conclusione”
“Si… lo spero. Il problema è che nessuno ha idea di come finirà” disse Lui  leggermente incerto.
“Andiamo va!” disse lei smuovendoli la manica e della felpa e sorridendoli affabile.
“Okay… andiamo provò a vedere se risolvo” sospirò lui.
 

La festicciola era già in atto da un’oretta, Yun-hee aveva notato Dashimen e Hoseok uscire a un certo punto e poi rientrare dopo un bel po’, il viso di Dashimen sembrava essere più rilassato, probabilmente avevano parlato, e forse risolto.
Si sentiva rincuorata da questo, almeno lui aveva concluso qualcosa, lei invece come aveva prospettato stava passando una serata ad annoiarsi a morte. Era un’ora che sentiva parlare Yuri di quanto fosse super strepitoso il suo fidanzato, con la cugina Soo-hee che invece guardava a distanza Taehyung aspettandosi che il ragazzo le desse anche solo un accennò di attenzione, che invece beveva e scherzava con i suoi inseparabili amici.
Non capiva come potesse essere possibile parlare in quel modo del proprio fidanzato da un’ora, senza stancarsi di ciò, lo idolatrava fino alla nausea, Yun-hee aveva la nausea di sentire nominare Seokjin. Era veramente insano il modo in cui la fidanzata parlasse di lui.
 
“Tesoro?” Seokjin chiamò la fidanzata avvicinandosi a loro.
Yun-hee fece un sospiro di sollievo, forse finalmente il maggiore aveva deciso di riprendersi quella pazza ossessionata della sua ragazza e portarla via da lei, rimaneva solo il problema dell’altra ragazzina che con sguardo sofferente continuava a osservare Taehyung.
“Si amore?” disse con voce zuccherosa Yuri sbattendo le ciglia.
“Volevo sapere se andasse tutto bene, mi mancavi” Disse con amore Jin accarezzandole un braccio con far affettuoso.
Yun-hee trattenne un conato di vomito, era raccapricciante il modo di fare dei due, così zuccheroso, si erano anche vestiti da coppia con gli stessi colori, Isabel non avrebbe mai retto un qualcosa del genere. Sentiva nella sua testa i probabili commenti che la ragazza avrebbe potuto fare a gran voce, e trattenne una risata, senza che nessuno se ne accorgesse, sarebbe sembrata una pazza, se avesse incominciato a ridere senza alcun motivo.
Si voltò un attimo e osservò di nuovo Soo-hee vicino a lei, doveva fare qualcosa, Isabela avrebbe agito in quella situazione, era veramente straziante vedere la ragazza in quelle condizioni guardare da lontano il suo innamorato e avere solo occhi per lui che tra l’altro la ignorava. Un po’ la comprendeva era stata così anche lei, sperava in cuor suo di non sembrare ancora così, perché se lo fosse stata si sarebbe sentita terribilmente patetica.
Senza dire una parola si avvicinò al gruppetto dei più piccoli, lasciando le due ragazze con Jin.
 
“Eccoti!” esclamò Jimin sorridente, si alzò in piedi allargando le braccia, convinto che lei lo avrebbe abbracciato.
“Sono sempre stata qui” disse lei guardandolo leggermente confusa, passando oltre le sue braccia e andandosi a sedere tra lui e il più piccolo che si voltò a guardarla sorridendole ampliamente.
“Lo so! Ma non ti sei avvicinata per niente a noi! Stai solo con le ragazze.” Si lamentò con tono infantile Jimin, rimettendosi a sedere e guardandola facendo musetto.
“C’erano i vostri manager fino a poco tempo fa, non mi sembrava il caso di stare troppo vicina a voi” disse lei usando il suo tono da maestrina.
“Sono andati via, puoi stare con noi ora! Finalmente!” esclamò Jimin con allegria abbracciandola, lei diventò rossa in viso e alzò gli occhi provando a fingere fastidio, quando in realtà sentiva solo il cuore fare diverse capriole all’indietro.
“Quanto hai bevuto?” chiese voltandosi lievemente a guardarlo e trovandosi con i visi parecchio vicini.
“Molto!” esclamò allegro con le guance rosse.
“Noona sta un po’ esagerando per via della buona notizia” provò a mettersi in mezzo Jungkook che era rimasto per un attimo imbambolato a guardare Jimin attaccarsi in quella maniera intima alla ragazza.
“Oh si, ho saputo, finalmente è tutto risolto” disse lei sorridendo, poi diede qualche colpetto al braccio di Jimin che era ancora avvinghiato a lei.
“Dai Jimin, staccati” provò a dire, ma la sua voce uscì tremendamente dolce e delicata, mentre sorrideva al ragazzo con far amorevole.
“Bevi un qualcosa con noi per festeggiare!” esclamò lui felice stringendola un po’, lei sorrise timida e fece si con la testa.
Il ragazzo si alzò felice, incominciando a saltellare in giro per la camera per andare a prendere una bottiglia non ancora aperta.
Yun-hee sorrise, nel vedere il suo migliore amico così allegro e spensierato.
Era bello, forse troppo ubriaco, ma pur sempre bello.
 
Taehyung, la osservava non capendo come fosse possibile, che nessuno si accorgesse di quello che lei provasse, e non comprendendo perché lei continuasse a negare tutto.
Puntò gli occhi sul piccolo, che aveva aggrottato la fronte immerso nei suoi pensieri.
Taehyung sbuffò sonoramente, era tutto così tremendamente sbagliato.
 
Jimin tornò da loro e aprì la bottiglia di champagne bagnando leggermente tutti e quattro e in special modo Yun-hee facendola però ridere, Jungkook decise di fare la sua mossa e prendere dei fazzolettini.
“Noona, ti aiuto io, Jimin le hai bagnato il vestito!” rimproverò il piccolo, Jimin si voltò a guardare Yun-hee, ma notò che stava ridendo e si continuò anche lui a ridacchiare versandole da bere.
“Aigoo, è più sui miei vestiti che nel bicchiere” rise lei per via dell’allegria del suo migliore amico, anche se le aveva fatto il bagno con l’alcool, non l’avrebbe mai rimproverato, non poteva, vedendo così felice, finalmente dopo una settimana intera in cui era stato solo tristezza.
“Grazie Jungkookie” disse poi lei prendendo i fazzolettini, e facendo sorridere il maknae di conseguenza.
“Mmh, comunque…” disse lei tentennando leggermente, facendo si che tutta l’attenzione dei ragazzi fosse interamente su di lei, poi indicò Taehyung.
“Tu!” esclamò assottigliando gli occhi.
“Io?” tentennò il ragazzo guardandola con timore, di recente non aveva fatto nulla di male da poter subire in qualche modo le ire della ragazza, ma lo suo sguardo accusatorio, lo faceva dubitare pensando che forse fosse nei guai.
“Devi risolverla” disse lei, per poi prendere un sorso di champagne, tutti e tre i ragazzi la guardarono confusi.  
“Cosa?” chiese Taehyung confuso, per poi voltarsi a guardare i suoi amici in cerca di un aiuto, ma entrambi facevano segno di diniego con il capo, ignari di cosa si riferisse Yun-hee in quel momento.
“Con la tua ragazza…. Tae, ti guarda in cerca di attenzioni e tu sei qui a divertirti per conto tuo, ignorandola. Cavolo mi fa una pena!” disse lei, per poi guardarsi un attimo in torno, preoccupata che qualcuno avesse potuto sentire, non aveva usato un tono molto alto, ma la sua voce aveva squillato sull’ultima frase, pur non volendo. Taehyung la fissò perplesso, si diede una manata in fronte e sbuffò sonoramente, di sottofondo le risate dei suoi amici leggermente brilli.
“Devo proprio?” chiese riluttante, guardò oltre la spalla di Yun-hee, in cerca di quella ragazzina che si era incollata a lui, e la trovò ferma e immobile seduta vicino alla cugina che lo fissava con gli occhini lanugini.
“Si, devi….. se non sei interessato non comprendo perché ci stai insieme” sbuffò lei con rimprovero, continuando a bere e guardandolo scuotendo il capo.
“Aigoo, ho capito… vado un po’ da lei” disse con uno sbuffò, “Non divertitevi troppo senza di me” disse riluttante guardando i tre sul divanetto, indeciso sul lasciarli da soli.
 
Lasciare quella sottospecie di triangolo alla deriva da soli, avrebbe solo causato problemi. Scosse la testa e tornò a guardare quella che tutti sapevano fosse la sua ragazza e che lui comunque non giudicava come tale, non provava niente, non sentiva niente per lei.
Con riluttanza, si allontano dal triangolo sul divano e si trascinò verso la ragazza che lo guardava sempre più sorridente.
Si sforzo di fare il suo solito sorriso quadrato, ma non era sentito, era solo di circostanza. 
“Ehi” disse cercando di non sembrare scortese.
“Taehyung!” esclamò lei, per poi fare subito dopo un enorme sorriso, innamorata, lui sorrise a disagio e la prese per la mano.
“Andiamo, vieni come me” disse secco, non gli piaceva che tutti vedessero lui con lei, si sentiva sempre a disagio, se proprio doveva passare del tempo con lei preferiva farlo in privato.
“Dove andiamo?” chiese lei con voce zuccherosa attaccandosi al suo braccio e guardandolo con gli occhioni.
“In camera mia.” Disse secco, per poi osservarla fare un sospiro, cercò di sorriderle e la trascinò fuori da lì.
 
Yoongi aveva deciso per una volta di non esagerare con l’alcool, aveva passato quasi tutto il tempo della festicciola a parlare con Namjoon e con i manager, era la prima volta dopo tanto tempo che si sentiva rilassato, il tour era andato bene, a parte il piccolo contrattempo con il fattaccio di Jimin, che ringraziando si era risolto nei migliore dei modi.
Era soddisfatto di tutto il lavoro bene fatto, ma per quanto si sentisse rilassato, c’era un qualcosa a tormentarlo.
Non era proprio un tormento, era una specie di speranza, un’occasione.
La sua occasione.
A breve sarebbero partiti per le Hawaii e lui era certo, l’avrebbe trovato lei lì.
Pensava che forse dopo il duro lavoro eseguito, fosse finalmente il tempo di avere una ricompensa.
Doveva vederla, doveva far in modo di incontrarla di nuovo.
Aveva pensato di chiedere l’indirizzo di Isabel a Dashimen, ma appena aveva visto il ragazzo entrare nella stanza, aveva evitato, per via dello sguardo che aveva.
Non sapeva cosa fosse capitato, ma sicuramente era accaduto un qualcosa di strano, perché sembrava parecchio arrabbiato e sofferente.
Aveva rivisto negli occhi del ragazzo, i suoi di quando aveva passato, un anno prima, il periodo del: odio Isabel e non voglio sentirla nominare da nessuno, per me è morta.
Aveva avuto la stessa sensazione, che Dashimen fosse nello stesso stato di sofferenza.    
Forse avrebbe dovuto parlare con lui, in fin dei conti erano amici.
Yoongi era solito parlare di Isabel con il ragazzo, ma aveva provato a fargli qualche domanda su un suo possibile interesse amoroso e se ci fosse qualcuno anche nella sua vita, ma Dashimen si era richiuso nel suo bozzolo, e Yoongi aveva intuito che quel tipo di conversazione fosse un tasto dolente.
Non era il caso, di ammorbarlo con i suoi problemi e i fatti riguardanti Isabel, no quella sera.
Avrebbe provato a chiedere a Yun-hee che in quel momento era con Jimin e Jungkook a bere, sarebbe stato facile convincerla con tutto l’alcool che aveva ingerito.
 
“Io vado via” disse Namjoon interrompendo un attimo il silenzio che si era venuto a creare.
“Di già?” chiese Hoseok leggermente titubante.
“Beh si, siamo tutti un po’ ubriachi, i manager sono andati via, voi neanche parlate” disse Namjoon indicando Hoseok e Dashimen che si erano uniti a loro, ma bevevano in silenzio.
Erano usciti a inizio festicciola per parlare in privato, Dashimen aveva ascolta Hoseok e le sue scuse, aveva detto che lo perdonava e che avrebbe provato a capire. Tra loro però era rimasta tensione, e le cose non sembrassero essere per niente risolte.
 
“Tutto bene?” chiese Yoongi guardando entrambi i ragazzi e soffermandosi su Dashimen, non aveva più l’espressione d’inizio serata, ma sembrava comunque che li fosse passato un treno sopra, così come anche a Hoseok.
“Stanchezza” disse con un grugnito il ragazzo in risposta.
“Si, forse ha ragione Namjoon…è il momento di andare a dormire, l’alcool mi ha acquietato.” Disse Hoseok sbadigliando, incolpando l’alcool per il suo umore sottotono.
“Si, a te fa sempre questo effetto sonnolenza!” esclamò Yoongi cercando di alleggerire un po’ il tutto.
“Dividete sempre la stanza?” chiese Namjoon ai due ragazzi.
“Si si… dormi da me giusto?” chiese Hoseok  soffermandosi con lo sguardo su  Dashimen, che comunque non lo degnava di uno sguardo.
“Si… dove dovrei dormire se no?” rispose Dashimen con torno rude e con uno sbuffo.
“Da me?” fece l’occhiolino Yoongi, per stemperare un po’ la situazione, ridacchiando un po’ nervoso, Dashimen lo guardò leggermente incredulo per via della battuta appena fatta, si aggiusto i capelli passandoci una mano, e s’inclinò leggermente in avanti.
“Aish… rapper, pensavo che non fossi interessato” disse Dashimen con voce rauca guardandolo fisso e stando al gioco.
“Ne avevamo già parlato no?” disse Yoongi ammiccando verso il ragazzo con un ghigno stampato sul viso.
“Di cosa avevate parlato?” chiese Hoseok confuso da quella conversazione e dagli atteggiamenti dei due, sembrava come se ci stessero provando tra di loro, Namjoon anche li guardava confuso grattandosi la testa.
“Ah no… Yoongi una volta aveva organizzato un appuntamento al buio con me” provocò Dashimen “Come avevi detto? Che non avresti nessun problema se ti capitasse di farlo con un uomo?” ricordò il ragazzo.
“Si, ti avevo detto così!” sorrise ampliamente il rapper, sbottonandosi un bottoncino della camicia “Però tu non eri interessato, direi che è meglio se cerco altrove” disse voltandosi verso Namjoon e facendo l’occhiolino.
“Aigoo….no, Yoongi con te mai” sbuffò il ragazzo irritato.
“Ah no perché mai? Non sono abbastanza per i tuoi gusti?” chiese finto risentito posando una mano all’altezza del cuore.
“Mi dispiace, preferirei uno come Taehyung” prese in giro Namjoon ridendo.
“Aigoo… mi stupisco sempre di quanto sia bello, ogni volta lo diventa sempre di più” disse Yoongi pensieroso, facendo un verso di apprezzamento.
“Ma chi Taehyung?” chiese Dashimen strizzando gli occhi confuso, non aveva mai fatto caso alla bellezza del giovane, ma forse dipendeva dagli atteggiamenti infantili che ogni tanto metteva in atto.
“Beh si, è il più bello del gruppo” disse Hoseok con un’alzata di spalle.
“Si, anche il più strano, non lo capisco poi molto quel ragazzo” disse Dashimen scuotendo il capo
“Ah si non sai quanto! Sinceramente non lo capiamo neanche noi” disse Yoongi ridendo. “Però è da ammettere sta imparando come essere sexy, fa certe espressioni da invidia” continuò a commentare Yoongi leggermente invidioso.
“Si, le accalappia tutte, che poi lui neanche se ne accorge delle ragazzine che lo guardano sognanti”  disse Namjoon.
“Come non si accorge della fidanzata e di come lei lo guardi” disse con un verso di amareggiato Hoseok.
“Aigoo…. l’ho vista, ma siete sicuri che è tutto okay? Lei sembra un po’ ossessionata” disse Dashimen leggermente titubante, non le piaceva lo sguardo della ragazza.
“Ma si! È solo una ragazzina innamorata di lui, e più lui la ignora, più quelle piccole attenzioni che le da, la fanno innamorare” provò a spiegare la sua teoria Yoongi, “è sempre così: più le ignori più ti vengono dietro in cerca di qualcosa” sbuffò lui leggermente contrito,  ci era passato ad averle tutte intorno, quando le rifiutava.
“Ah.. eccolo è appena tornato con Soo-hee…” disse Namjoon indicando con il capo la porta che si era aperta e lei due figure che stavano entrando.
“Aigoo… sembra che lei fluttui per aria” tornò a ridere  ilare Yoongi rischiando il soffocamento.
“Dici che?” chiese Hoseok sbarrando gli occhi.
“Si dai… lei sembra felicissima” commentò Yoongi trattenendo i risolini.
“Lei lo guarda sempre così sognante Hyung” rimproverò Namjoon.
“Io la penso come Yoongi” disse Dashimen scambiandosi uno sguardo d’intesa ed entrambi i ragazzi si diedero il cinque in risposta. 
“Cazzo, sai penso veramente che saremmo un bella coppia io e te” disse Yoongi amicandoli ritornando sul discorso precedente.
Hoseok si voltò a guardarli, senza mostrare alcuna espressione in volto, ma altamente irritato da quel discorso che pensava si fosse concluso, aveva visto Yoongi provarci con le ragazze, quello era il suo classico modo di provocare, non sembrava per niente uno scherzo.
“Ah… c’è un piccolo problema” disse Dashimen guardandolo intensamente.
“Non sei interessato agli uomini? Non mi era sembrato di capire questo” disse Yoongi dubbioso, spalancando leggermente la bocca.
“Avevi capito bene… non intendevo questo”
“No, aspetta ti piacciono i ragazzi?” chiese Namjoon sbattendo le palpebre confuso, pensava solo che si stesse scherzando, guardò Hoseok in cerca di una risposta, ma il ragazzo aveva distolto lo sguardo da loro ed era tornato a guardare Taehyung e la sua ragazza con un certo interesse.
“Sorpreso? A essere sincero… non mi dispiace nessuno dei due sessi” disse con un’alzata di spalle Dashimen rispondendo alla domanda.
“Dai però ora siamo più amici, me lo puoi dire con Win-hoo ci sei stato?” chiese Yoongi facendo l’occhiolino, Hoseok assottigliò lo sguardo puntandolo dritto su Dashimen, aspettando di sentire la risposta, per quanto stesse provando a non mostrare la gelosia che provava in quel momento, proprio non ci riusciva.
“Aigoo, no! Non è il mio tipo! Do-yoon… lui era il mio tipo, ma penso lo fosse un po’  di chiunque, era difficile non guardarlo, per me poteva far vacillare anche gli etero convinti.”
“Ci sei stato?” chiese Hoseok tra i denti, fulminandolo con lo sguardo, aveva la sensazione che Dashimen lo stava facendo apposta per farlo innervosire, era una specie di silenziosa vendetta provocatrice, nei suoi confronti. No che non se lo meritasse, sapeva di aver creato una crepa tra loro due, non avrebbe voluto dire quelle cose, aveva provato a scusarsi, Dashimen aveva detto di averlo perdonato, ma sapeva che non fosse vero.   
Yoongi si soffermò un attimo confuso a guardare entrambi attentamente, qualcosa non andava.
“No. Lui era fedele alla vagina” disse con una scrollata di spalle Dashimen, puoi guardò Yoongi e fece una smorfia strana.
“Mi stai per dare una conferma?” chiese lui, intuendo a cosa si riferisse la smorfia di Dashimen.
“Eh?” chiese Namjoon confuso, che era rimasto indietro, perso nei suoi pensieri, non stava seguendo poi molto il discorso, era rimasto basito dalla nuova informazione appena ricevuta e aveva il cervello che andava a mille.
“La vuoi? Lo dovresti sapere… penso sia stata una delle sue migliori, hanno continuato per un po’, almeno fino a quando lei non ha svuotato il sacco su di te.”
“L’amava?” chiese Yoongi leggermente tentennando, non sapendo se esserne geloso, in fin dei conti il fotografo era morto, non poteva essere geloso.
“Mmh… no, le voleva bene. Era un tipo di amore diverso… strano da spiegare” disse leggermente incerto, l’amore tra Do-yoon e Isabel, era molto simile a quello che aveva lui con la ragazza.
“Di chi state parlando?” chiese Namjoon che ancora non aveva capito.
“Di Isabel” sospirò Hoseok, che invece stava seguendo il discorso pur rimanendo zitto.
“Ahhh!” esclamò Namjoon “Oooh! Non ditelo a Jin, o si vanterà per secoli che aveva ragione”
“A proposito lui è veramente innamorato” disse Dashimen guardando il maggiore che si stava baciando con la sua ragazza su un divanetto “Aigoo a breve copulano lì” ridacchiò Dashimen.
“Fanno sempre un’arte” rise Yoongi.
“Buon per lui” annuì Dashimen.
“Dici? A me sa un po’ di frigida… capisci no?” tra lui e Dashimen si era creata una sorta di alchimia da farli intendere alla perfezione, se ne rendeva sempre più conto.
“Si, ma mi sa di più quella di Taehyung, che sta cercando di liberarsi di lei” disse indicandoli con un accennò del capo.
“Mi sa che li sarà difficile, comunque non si fa mai vedere con lei insieme… chissà il perché” disse Hoseok pensieroso.
“Perché non le piace” disse Namjoon scuotendo il capo.
“Secondo me lo infastidisce anche… perché ci sta insieme?” disse Yoongi pensieroso.
“Per Jin… non vuole far rimanere male Jin” disse Hoseok
“Aigoo… beh almeno lo aiuta a svuotarsi” fece spallucce Yoongi e Dashimen incominciò a ridere per via del termine utilizzato.
“Aish! Grande, peccato che tu sia fidanzato, saremmo potuti essere veramente una bella coppia” disse Dashimen ridendo di gusto, Hoseok vicino a lui si ritrovò di nuovo a irrigidirsi per via di quel commento.
“Ahhhh è questo il problema?” provocò Yoongi
“No… quello so che lo risolveresti… il problema è la fidanzata con cui non stai insieme” disse Dashimen.
“Addirittura…mi rifiuti perché amo un’altra? Paura di prenderti una cotta?” continuò a provocare Yoongi di gusto.
“Non gongolare troppo rapper” ridacchiò Dashimen.
“Bene, se voi due volete appartarvi, fatelo senza dircelo… sinceramente non vorrei sapere le vostre prestazioni future, mi bastano quelle che racconta Yoongi sulle donne” sospirò Namjoon scuotendo il capo.
“Aigoo, ti piace proprio vantarti? Pensavo che fosse una cosa che facesse il maggiore” disse Dashimen incuriosito e riferendosi a Jin.
“Non abbiamo mai saputo niente di Jin… quello si vanta solo che è bello, no di cosa fa o meno a letto” ridacchiò Yoongi “ E poi io non mi vanto, parlano gli orgasmi per me”
“Yah! Questo lato di te mi fa impazzire!” si complimentò Dashimen,
“Sai potresti scoprire molti lati di me che potrebbero farti impazzire” ammiccò Yoongi mordendosi il labbro inferiore.
“Sei disposto a farlo in una macchina?” chiese sogghignando Dashimen, Hoseok impallidì vicino a lui, quella era una frecciatina diretta a lui, aveva appena avuto la conferma che Dashimen si stesse vendicando in qualche modo.
“Aigoo! ma con chi pensi di star parlando!” esclamò risentito Yoongi, ma per poi ridere chiassosamente. “Io lo farei ovunque!” esclamò sempre a voce più alta.
“Non è vero c’è un posto in cui non lo faresti” disse Namjoon dandoli una gomitata.
“Ah….mmh” disse indeciso Yoongi.
“Aigoo l’hai fatto in studio?” chiese Hoseok con faccia schifata.
“Ah no… mica mi chiamo Kim Namjoon” disse dando una gomitata all’amico, che lo guardò in malo modo.  
“E in studio che non lo faresti mai?” chiese Dashimen confuso.
“Non faccio entrare nessuna donna, è il mio posto spirituale… ma avevo uno studio a casa di Isabel… beh era casa sua” disse con un ghigno felino sul volto.
“No!” esclamò Namjoon “No! Non dirmi che?” trillò esaltato, strattonandolo per la maglia.
“Si!” esclamò annuendo convinto, e gongolando un bel po’, fece schioccare la lingua continuando ad annuire.
“Cosa?” chiese Hoseok non capendo e cercando una risposta guardando Namjoon.
“Ti sei registrato?” chiese invece Dashimen con un luccichio negli occhi, non credendo a quella rivelazione.
“Forse…” disse lui sorridendo ampliamente.
“Grande!” esclamò Dashimen.
“Cazzo lei lo sa?” chiese Hoseok sconvolto da quella rivelazione.
“Cazzo… è stata lei ha proporlo!” esclamò Yoongi ridendo sguaiatamente per via del ricordo.
 
La ricordava benissimo, era entrata in studio con dei tramezzini preoccupata dal fatto che lui non avesse mangiato niente, e poi si era seduta su di lui, aveva incominciato a fare domande su tutta l’apparecchiatura, e poi aveva sorriso con malizia nello sguardo. Ricordava di come si era avvicinata a lui e li aveva sussurrato nell’orecchio “Puoi registrare qualunque cosa? Anche gli ansimi durante del buon sesso?” lui l’aveva leggermente allontanata, per poterla guardare negli occhi studiandola per bene, per capire se quella fosse una proposta, lei lo aveva guardando con la bocca leggermente aperta, e uno luccichio negli occhi, si era leggermente inumidita le labbra e aveva detto: “Potresti creare una base musicale con i nostri ansimi, modificandoli leggermente così che nessuno lo capirebbe?”  era sembrata la creatura più sexy che avesse mai visto, era rimasto sotto shock, sentendosi sempre più eccitato da quella proposta. Lei si era riavvicinata a lui con il viso, gli aveva lasciato un leggero bacio sulle labbra, aveva incominciato a giocherella con i suoi capelli, rimanendosi vicino al suo viso, e aveva sussurrato: “Yoongi? Ti va di farlo?”. Si era sentito completamente perso, non aveva capito nulla, aveva annuito, si era allontano da lei solo per poter mettere un attimo mani al pc, aveva acceso il microfono e si era rituffato su di lei.
Avevano fatto l’amore e i loro gemiti erano stati tutti registrati. 
 
“La compagna perfetta per te” disse Dashimen ilare e leggermente incredulo che lei avesse fatto una cosa del genere.
“Si, era perfetta, era una di quelle persone che non ti avrebbe mai fatto annoiare se capisci cosa intendo” disse con un ghignò
“Aigoo.. basta.. io non voglio sentire, no cose riguardanti noona! È imbarazzante Hyung!” si lamentò invece Namjoon.
“Non dirò niente, quando mai vi ho parlato di queste cose inerenti a lei, e nessuno mai ascolterà quella registrazione.”
“Grazie…. Almeno questo” disse Hoseok sbuffando.
“Bene dopo questo io vado veramente via” disse Namjoon alzandosi in piedi, Yoongi lo fissò incuriosito.
“Chiamata skype?” chiese con un ghigno.
“Affari miei Hyung…” sospirò Namjoon e Yoongi rise “Beccato”
“Eh?” chiese Dashimen.
“Namjoon ha una vita sessuale con il telefono” spiegò Yoongi con un’alzata di spalle.
“Ahhh…meglio di niente” approvò Dashimen.
“Eh si io vado, buonanotte amici!” esclamò il leader per poi andare via, tutto quel discorso gli aveva fatto venire voglia di chiamare Jisoo, pensando che sarebbe potuto essere figo registrare anche lui i propri ansimi durante un rapporto.
“Detto questo, io ho qualcuno con cui parlare, e devo farlo prima che si ubriaca del tutto” disse invece Yoongi puntando gli occhi su Yun-hee.
“Eh?” chiese Hoseok confuso, Dashimen seguì lo sguardo del rapper che si era posato sulla piccola scout, non capendo perché Yoongi volesse parlare con la ragazzina.
“Eh… devo chiederle delle cose su Isabel, lei ha delle risposte, sono amiche” spiegò Yoongi a Dashimen che annuì con la testa, tornò a guardare Yun-hee non sapendo bene cosa lei avrebbe mai potuto dire al rapper.
“Vado… non divertitevi troppo senza di me voi due” ghignò per poi alzarsi e andar via verso il suo obiettivo, lasciando i due soli.
 
To be continue…
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti!
Ed eccoci qua, mentre Isabel è impegnata con  Chung-hee mezza ubriaca i bts si riuniscono per una festicciola per la fine del tour in America.
Ripartiamo da Dashimen che prova la fuga ma viene fermato da Yun-hee…. Eh si sono successe cose a Chicago in quei mesi che non ho descritto! Isabel va via il 19 agosto 2016 da Seul, e nel secondo volume la rivediamo solo il 18 novembre a Chicago…. Prima di quel momento Yun-hee va lì.
Detto questo Dashimen se le fa tutte XD
Lascio un enorme no-comment sulle rispettive fidanzate di Jin e Tae… in special modo su Tae… no io non lo capisco, almeno no in questa circostanza.
Torna Yoongi! *-* era da un po’ che non mi soffermavo su di lui, e me ne sono accorta solo ora…. Chissà perché!
Il capitolo è diventato chilometrico… sono comunque tutti un po’ alticci… io adoro Yoongi!
Dashimen ha fatto certe frecciatine che io boh… ahi ahi ahia
Il capitolo di Namjoon lo pubblico settimana prossima.
Il prossimo di maybe invece spero venerdì perché sabato non ci sarò!
Baci
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** CAPITOLO 9: POST CONCERT PT2 ***


CAPITOLO 9: POST CONCERT PT2
 
“Yun-hee?” chiamò Yoongi mentre la osservava da un po’ divincolarsi dalla presa di Jimin che si era incollato a lei.
“Mhh… dimmi Oppa” disse lei alzando lo sguardo su di lui e sorridendo tiratamente mentre cercava di placare l’amico aggrappato al suo collo, che le stava cantando nell’orecchio.
“Possiamo parlare un attimo da soli?” chiese lui leggermente a disagio muovendosi da un piede all’altro.
“Se riesci a levarmelo dal collo… certo” disse lei con voce stridula, sbattendo un po’ gli occhi infastidita dall’acuto nel suo orecchio, Yoongi ridacchiò per via di Jimin, passò un attimo con lo sguardo a Jungkook che imbronciato era seduto per terra e giocava con i tappi di bottiglia facendoli saltellare, scosse leggermente il capo e tornò con lo sguardo su Yun-hee che lo guardava supplice.
“Jimin-ah!” esclamò
“Yaaaaaaaaaaaaaaaaaaah” fece un altro acuto Jimin in risposta, facendo di nuovo sbattere gli occhi alla poveretta nelle sue grinfie che si stava subendo tutto quel frastuono, rischiando di diventare sorda per la vita.
“Mi lasci un attimo la tua bella? Devo parlare con lei” disse il rapper, Jimin si staccò da Yun-hee osservandola confuso, poi fece un gran sorriso.
“Ha ragione sei bella!” esclamò allegro, mentre lei sgranava gli occhi a quel complimento e diventava improvvisamente rossa in viso. Jungkook fece saettare gli occhi su entrambi, e sbuffò sonoramente, pensando che la benedizione avuto dall’amico fosse una grandissima falsa e provando rabbia nei confronti del più grande, si rimise in piedi e andò lontano da loro barcollando, non voleva assistere a un minuto di più di loro due insieme. Si avviò sbuffando verso Taehyung che era da poco tornato.
“Tu hai decisamente bevuto troppo” disse lei a disagio, rossa in viso, avevano incominciato a bere insieme a Jungkook ma a differenza loro, lei prima non aveva toccato per niente una goccia d’alcool, si era anche cercata di contenere malgrado l’insistenza del suo migliore amico.
“Non è vero! Io sto benissimooo!” esclamò con voce acuta Jimin “Sono felice!” ridacchiò lui.
Yun-hee si ritrovò a sorridere felice per lui.
“La lasci andare o no?” chiese Yoongi divertito dall’allegria del ragazzo.
“Tutta tua Hyung! Ma trattala bene! Lo sai ci tengo a lei!” esclamò felice Jimin, facendo arrossire ulteriormente Yun-hee che si ripeteva nella testa: che Jimin ci teneva a lei ma solo come amici, niente di più.
Si alzò lentamente per poter seguire Yoongi fuori dalla stanza e parlare in privato come il più grande le aveva chiesto.
 
“Di cosa volevi parlare Oppa?” chiese lei appoggiandosi al muro e incominciando a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Ho bisogno di chiederti un favore” disse lui serio in volto, lei lo guardò tristemente e scosse la testa, sospettava già cosa le avrebbe chiesto.
“Oppa no, non posso. Qualunque cosa riguardi lei, io non posso intromettermi” provò a dire lei con voce ferma.
“Yun-hee… ti prego!” disse supplice pregandola, “Almeno ascolta ciò che ho da chiederti”
“Qualunque cosa sia, io non posso fare nulla” disse triste.
“Non è vero, sei sua amica! Tu ci parli con lei, tu sai molto di più di quello che fai credere” si lamentò il ragazzo a gran voce.
“Oppa… io non so molto in realtà” provò a dire lei, ma le tremò la voce, lei sapeva anche fin troppo.
“Tu sai il perché? Perché non può stare con me? Sai cosa suo padre ha contro di lei?” chiese lui supplice, sperava che almeno lei potesse dargli quella risposta che tanto bramava.
“Si… e non te lo dirò. Non sta a me dirtelo.” Disse secca, rimanendo della sua posizione.
“É per come ti ho urlato contro da ubriaco? Ti stai vendicando? Io non volevo ero stravolto, tu sei capitata in un brutto momento, mi hai ricordato lei! Non sapevo cosa stavo dicendo” si scusò lui per quell’accaduto, ancora si sentiva in imbarazzo per quella faccenda.
“Uhh Oppa, no! Non è per quello! Lo so che stavi male, quanto stava male anche lei, pensi che non ci abbia provato? Che io non abbia detto a Unnie di dirti la verità?” disse lei intenerita dal modo di fare di lui, non si era mai arrabbiata per quella scenata, l’aveva capito. Aveva odiato vedere tutta quella sofferenza.
“Dimmela tu!”
“Yoongi ascoltami attentamente, se io te la dicessi, lei lo saprebbe, allontanerebbe anche me. Io non posso permetterlo, non posso lasciarla sola. Unnie non ha molte persone, non farò questo… l’ho promesso.”  Provò a spiegare lei, guardandolo leggermente riluttante.
“Se tu me lo dicessi, io potrei fare qualcosa! Aiutarla” disse lui cercando di convincerla.
“No, non puoi. Non lo puoi risolvere” disse con tono fermo della voce, senza inutili giri di parole.
“Allora fammela incontrare! Andiamo alle Hawaii domani, lei è lì! Fai in modo che io la incontri! Questo puoi farlo!” chiese lui prendendole le mani tra le sue e pregandole.
“Non la ingannerò, non farò in modo che si ritrovi te davanti, senza che lei se lo aspetti. Però… potrei chiederlo… forse potrei, io ho bisogno di pensarci” disse indecisa Yun-hee, ne avrebbe parlato sicuramente prima con Dashimen, forse insieme sarebbero giunti a una conclusione simile.
“Non posso fare nulla per convincerti?” chiese con la speranza di impietosirla.
“No, devo pensarci” disse lei seria.
“Okay… non metterci troppo però, dai rientriamo” provò a sorridere lui e lasciandole le mani. 
“Sono un po’ stanca, forse è meglio se vado a dormire” disse lei guardando la porta con un leggero terrore, Jimin si sarebbe attaccato di nuovo a lei e non sapeva quanto avrebbe retto.
“Ah… Jimin non lo saluti?” chiese lui con un ghigno, osservandola per bene.
“Se siete fortunati è crollato, non l’avevo mai visto ubriaco.” Disse lei pensierosa, era veramente la prima volta che lo vedeva in quello stato, non era poi molto diverso senza alcool, forse molto più bisogno di affetto.
“Yun?”
“mmh?” disse lei alzando lo sguardo su di lui.
“Ma lui ti piace?” chiese serio.
“No, perché me lo chiedi?” sbiancò lei.
“Curiosità… non so il destino dei compagni di banco”
“Il che?” disse lei strabuzzando gli occhi, e maledicendo nella sua testa Taehyung per quella trovata.
“Teorie di Taehyung… strane, ma non cattive. Sai io e Isabel eravamo compagni di banco” sorrise ampliamente lui.
“Oppa tra te e Isabel è stato una tragedia.” Scosse la testa lei.
“Finirà bene, alla fine andrà bene”
 “Ci credi veramente?” chiese lei tristemente.
“Tu non credi che andrà bene? Non pensi che riuscirò a riprendermela” chiese lui, sperando in una risposta affermativa.
“Non lo so…Oppa non lo so. Sarebbe bello.  Lei tornerebbe a sorridere di nuovo.” Disse accennando a un sorriso.
“Non sorride?” chiese lui con preoccupazione.
“No, come quando era con te” disse lei sorridendoli gentile.
“Non so se esserne felice oppure no, sai la vorrei felice… vorrei che stesse bene”
“Mmh… da quel che so la situazione con la madre non è semplice… non mi ha spiegato nulla, solo che va da lei, che ci prova a parlare e che comunque sta seguendo una terapia anche lei per non crollare. Quindi si può dire che si sta prendendo cura di se stessa. Comunque non è sola, c’è Win-hoo con lei, che è il suo assistente” decise di dargli qualche informazione, le avrebbe date anche a Isabel se solo lei avesse chiesto.
“Si, so chi è Win-hoo, l’ho conosciuto è amico di Dashimen, l’hai conosciuto no?” chiese Yoongi.
“Si, è il ragazzo che ha risolto la faccenda di Jimin, l’ho visto molto con Hoseok… sembrano intimi” disse lei sorridendo appena, e cercando di capire cosa Yoongi sapesse di quella situazioni.
“Si, andavano a scuola insieme. Erano compagni di banco” sorrise lui ignaro di tutto.
“Ah.. il destino dei compagni di banco riguarda anche loro?” chiese lei  strizzando gli occhi dubbiosa, aspettandosi poi una reazione da parte di Yoongi, che la guardava confuso.
“Aigoo… Ehm cosa? Sono due maschi…” esclamò poi sbattendo una mano sulla gamba.
 
Sentì la voce di Isabel nella testa: “ se uno dei membri del gruppo fosse gay secondo te cosa succederebbe?”
Isabel sapeva qualcosa, non faceva domande tanto per farle, aveva sempre una motivazione.
Forse si era sbagliato, forse la prima impressione era stata quella esatta, Hoseok e Dashimen li erano sembrati una coppia di fidanzati che discuteva.
L’atteggiamento dei due era sempre così ambiguo, Hoseok vicino a lui lo era.
Aveva però visto Hoseok andare con molte ragazze, si era convinto che fosse solo  un’amicizia complicata la loro. Incominciava a temere di essersi sbagliato su qualunque cosa.
 
“E non possono stare insieme due maschi?” chiese lei alzando un sopracciglio.
“Si certo che si! Aspetta…. Tu cosa ne pensi? Perché il loro rapporto è strano” esclamò lui guardando Yun-hee, forse lei poteva sapere qualcosa, forse Isabel aveva parlato di Hoseok con lei.
“Io non penso niente… era una battuta la mia, non conosco bene nessuno dei due” mentì lei facendo un’espressione angelica.
“Ah si giusto… penso abbiano litigato di nuovo, litigano spesso. Ma a te non interessa di certo… tu non sei lei… Isabel avrebbe già capito qualcosa, se si fosse trovata con noi” disse pensieroso lui, Isabel aveva le risposte, avrebbe dovuto chiedere a lei, ma ora invece gli toccava dover ragionare su tutto, e ricordare tutti i momenti che aveva visto Hoseok e Dashimen interagire.
“Pensi che abbiano una relazione?” chiese lei fingendosi stranita, dandoli poi ragione mentalmente, Isabel aveva capito tutto pur non essendo presente.
“Io… non lo so…dici? No, dai! A Hoseok piacciono le ragazze, l’altro giorno le commentava con noi…a Dashimen beh a lui piace chiunque, ma sono amici” avrebbe voluto parlare di quella faccenda con un’altra persona, ma non sapeva se Yun-hee fosse quella giusta, in fin dei conti non conosceva tutti così bene.
“Sarebbe un male? Se invece provassero qualcosa di più l’uno per l’altro, cambierebbe qualcosa?” chiese invece lei, continuando a studiare Yoongi e a insinuarli la pulce nell’orecchio.
“No.” Disse immediatamente il ragazzo, poi si passò una mano tra i capelli, leggermente dubbioso da tutto.
“Allora è tutto okay…”
“Ma a te che sensazioni ti danno?” chiese lui in cerca di altri indizi.
“No, idea… ti ho detto non conosco bene nessuno dei due” tergiversò lei, non poteva dire la verità, poteva solo far i modo che il ragazzo aprisse leggermente gli occhi su quella faccenda. Non c’era Isabel a risolvere, probabilmente avrebbe potuto farlo Yoongi.
“Hai ragione!” disse dandosi una manata in fronte, “Fai finta di niente okay?” disse poi.
“Si certo, questa conversazione non è mai avvenuta” disse lei sorridendo ampliamente, lui guardò confuso quell’ampio sorriso e poi scrollo le spalle, qualcosa non tornava, non aveva tutte le risposte.
“Va bene rientriamo che dici?” chiese lui indicandole la porta, lei tentennò e fece no con la testa.
“Devo fare una chiamata a mio padre, e poi decido se entrare” disse sorridendo gentile.
“Come sta?” chiese lui incerto se poterle fare quella domanda.
“Che cosa sai tu?” chiese lei stranita.
“Jungkook ci ha detto di tuo padre” disse lui provando a sorridere affabile.
“Ah… meglio da quando… Isabel paga le spese mediche” disse lei
“Oh… comprendo, se hai bisogno posso contribuire anche io” si propose immediatamente lui, e lei ridacchiò.
“Oppa… tu e Isabel non siete i miei genitori” sorrise gentile.
“Ehm… si, lo so… Beh io entro! Nel caso ci vediamo dopo!” esclamò lui sorridendo a disagio, sarebbe entrato dentro e avrebbe provato a indagare da solo.
 
 
Yun-hee rimase fuori, mentre Yoongi rientrava dentro la stanza.
Prese il telefono tra le mani, indecisa se mandare o no un messaggio. Sarebbe stato tutto diverso con Unnie ancora nella vita dei ragazzi. Si era sempre chiesta come fosse stato il rapporto tra Isabel e ragazzi, probabilmente doveva essere come quello che lei stava creando in quella stessa serata. Lei a differenza di Isabel non aveva mai avuto un rapporto così stretto con tutti loro. Aveva conosciuto solo, Taehyung e Jungkook piuttosto bene e Yoongi  ma unicamente per via di Isabel.
 
Dashimen uscì dalla stanza e rimase fermo a guardare Yun-hee che contemplava il telefono.
“Vuoi chiamare tuo padre?” chiese lui con tono lieve per non farla spaventare.
“Oh, no, già sentito…” disse lei alzando lo sguardo su di lui e poi tornando a guardare il telefono indecisa.
“Sta meglio?” chiese lui guardandola con preoccupazione. 
“Mmh, si, molto… grazie a quello che avete fatto.” disse pensierosa, tornò a disagio con lo sguardo sul ragazzo e accennò a un sorriso.
“Tutto bene?” chiese lui osservandola attentamente, sapeva che lei non stesse bene.
“Si… io si, tu? Risolto con lui?” chiese lei
“Mmh… non molto, abbiamo parlato un attimo, si è scusato gli ho detto va bene”
“Non hai risolto…” sbuffò lei incrociando le braccia al petto e guardandolo con rimprovero.
“No… non molto, le cose non vanno bene. Che serata orrenda” sbuffò appoggiandosi al muro.
“Mmh… Yoongi ha dubbi, su voi due” disse lei a disagio.
“Su?” chiese lui impallidendo.
“Su te e Hoseok me l’ha appena detto.”
“Perché diavolo l’ha detto a te? Aigoo di cosa avete parlato” chiese confuso lui guardandola in cerca di spiegazioni.
“Calmo, ora ti dico!” esclamò lei guardando la porta dietro di lei con una certa ansia, lui se ne accorse e la trascinò via per evitare di incontrare qualcuno.
“Meglio?” chiese lui guardandosi intorno.
“Si, meglio… allora…” prese un respiro profondo, avrebbe dovuto dire tutto, così che entrambi sarebbero giunti a una soluzione.
“Non tergiversare parla!” trillò lui in ansia.
“Vuole incontrare Isabel alle Hawaii” disse seria in volto.
“No. Non se ne parla!” saltò per aria lui, guardandola con rimprovero.
“Non dovremmo chiedere a lei?” chiese invece sbuffando per l’atteggiamento iperprotettivo di Dashimen
“No, non chiediamo niente a lei! Visto siamo in disaccordo su di lei, come sempre!”
“Mannaggia…. Ma probabilmente fare qualcosa può aiutare, non lo so! Forse c’è una soluzione. Dai sarebbe tanto grave? Sono a kilometri dal padre!” farfugliò lei impacciata.
“Io non lo so… aigoo, se tu dirai di no, quello chiederà l’indirizzo a me!” esclamò lui, realizzando la cosa immediatamente.
“E tu non puoi non darlo, a quanto pare sa che sei amico di Win-hoo…. Bel modo di non farti scoprire!” esclamò lei “Amico dell’assistente personale di Isabel persona più vicina a lei non c’era!” lo rimproverò lui.
“Non è colpa mia, mi hanno beccato con lui in un club, ho dovuto dirgli che eravamo amici, non ti sto a raccontare i casini Hoseok pensava che ci stessi insieme!”
“Dash va detto tutto! Va assolutamente detto tutto, o finiremo nei casini! Io non voglio tenere questi segreti, cazzo mi sale l’ansia!” era nel panico, c’era troppa carne al fuoco, a entrambi li sarebbe sfuggita la situazione di mano, avrebbero combinato casini, e prima o poi sarebbe sfuggita qualche informazione.
“A te? Io sono in ansia da un casino di tempo! Non possiamo dirlo! L’ultima volta che ho detto la verità a Isabel lei non mi ha più parlato! Vedi come stanno le cose se ne andata alle Hawaii!”
“Se tu le dicessi di Hoseok, se solo provassi, se le dicessimo di Yoongi che vuole parlare con lei… forse risolveremo!”
“No, non risolviamo niente! Lui non può vederla specie ora.”
“Per la madre? Pensi che sia instabile per la madre?”
“No, non so cosa sta accadendo con quella donna, non so il perché ci stia mettendo tanto a stare lì. Non so il perché sia andata lì! Non so perché ci sia dovuto andare! Io non so nulla!” esclamò lui in crisi, sbattendo i piedi a terra, non capiva e non aveva le risposte a niente, Isabel sembrava così estremamente lontana e questo lo stava mandando ai matti, non poterla tenere sotto controllo, non potersi assicurare che stesse bene, lo faceva sentire a pezzi.
 
“Okay stai in iperventilazione calmati!” disse lei muovendo la mano come a farli vento vicino alla faccia.
“No, non mi calmo! Domani andremo alle Hawaii, e c’è il rischio che si becchino, cazzo lui farà carte false per trovarla” disse in crisi.
“Per questo dico che è meglio avvisarla, chiediamo a lei!” trillò lei cercando i convincerlo di nuovo.
“No, non lo so… e che ultimamente nella sua vita c’è questo tizio Chung-hee” disse con una smorfia schifata.
“Chi?” chiese lei non sapendo nulla a cui si riferisse.
“Uno, che gestirà il ristorante del nostro hotel, a quanto pare l’ha incontrato qui… causalità, bah non penso. Non so chi sia e cosa voglia” disse con disappunto, non si fidava di quel ragazzo, non sapeva chi fosse e come fosse possibile si fosse potuto avvicinare tanto a lei.
“Lei che dice?” chiese Yun-hee confusa “Che fa con questo?” chiese con voce acuta, troppo sconvolta, non pensava ci potesse essere qualcuno di nuovo, nella vita di Isabel.  
“Non lo so, non parliamo, ha solo detto che esce con lui. Win-hoo mi ha detto che si vede ogni giorno, ogni cazzo di giorno!” urlò lui.
“Sta andando veramente avanti? Dici che è possibile?” chiese lei stupita da ciò, non era possibile, Isabel non avrebbe mai dimenticato Yoongi.  Non poteva credere a un qualcosa del genere. No dopo aver visto Isabel piangere per amore.
“Dico che dovrei andare a controllare… non lo so ho una strana sensazione, odio non averla sotto controllo, ma poi ogni volta che ci parlo, mi sento come se mi volesse lontano da lei e quindi evito di correre” disse lui titubante, aveva il terrore di vederla di nuovo, paura che lei lo rifiutasse, l’aveva lasciato da solo, l’aveva abbandonato a Seul.
“Okay… allora andiamo alle Hawaii, e in un momento libero andiamo da lei, vediamo che succede, le chiediamo di sto tizio spuntato dal nulla, e le diciamo di Yoongi!” esclamò lei
“Io… non so se lei mi vorrà!”
“Si le dici che ti dispiace, le spieghi la verità su Hoseok, che non potevi dirle niente prima, lei capirà! Ne sono certa!”
“No… lei, no! Si sentirà più abbandonata di prima. Io non ho il coraggio!” disse Dashimen tremante, non se la sentiva, ancora non riusciva a dirle tutto.
“Aigoo, allora andiamo da lei, vediamo chi è questo Chung-hee e le parliamo di Yoongi”
“E se avesse una ricaduta? E se stesse male?” disse lui tentennando.
“Beh, non è una cosa che possiamo prevedere Dash! Yoongi vuole vederla e l’hai detto tu: farà carte false! E tu non puoi non dare l’indirizzo, se te lo dovesse chiedere, dovrai darlo. La soluzione e chiedere a Isabel se vuole vedere Yoongi” disse Yun-hee seria in volto.
“Aigoo… non lo so” disse scuotendo il capo confuso.
 
“Di cosa state parlando voi due?” chiese biascicando Jimin con Jungkook e V al seguito.
Jungkook guardava la scena sconvolto aveva sentito nominare sia Isabel che Yoongi e un loro probabile incontro.
Taehyung invece guardava tutto con il terrore.
“Aaaah!” urlarono sia Dashimen e Yun-hee per lo spavento, finendo entrambi con le spalle al muro.
“Ho provato ad andare da un’altra parte, ma mi è sfuggito!” esclamò Taehyung dispiaciuto e in panico indicando Jimin.
“Di che cosa parlate?” chiese di nuovo Jimin sbattendo gli occhi confusi.
“Che cosa fate voi due insieme?” chiese invece Jungkook non capendo il perché entrambi stessero nascosti dietro a un angolo a parlare così vicino e del perché parlassero di Isabel.  
 
Yun-hee e Dashimen si scambiarono uno sguardo di terrore, erano stati appena beccati e Jungkook non sembrava del tutto ubriaco da potersi dimenticare l’accaduto appena visto.
“Siamo una coppia!” esclamò Dashimen preso dal panico.
“Cosa?” urlò Yun-hee sconvolta, spalancando la bocca.
 
“Aigoo!” esclamò Taehyung scuotendo il capo, non credendo a cosa si stesse inventando Dashimen, doveva essere veramente in panico per dire una balla del genere.
“Voi due?” chiese Jimin sconvolto, non credendo ai suoi occhi, l’alcool sicuramente li stava dando delle allucinazioni, Jungkook sgranò gli occhi sconvolto.
“Stavate parlando di far incontrare lo Hyung con Noona” disse invece con far accusatorio.
 
“Chi? Di cosa stai parlando? Hai capito male!” incominciò a gesticolare Dashimen in panico “Quale Hyung? Quale Noona! Sei ubriaco ragazzino!” esclamò a disagio Dashimen, mentre Yun-hee continuava a osservarlo con la bocca spalancata vicina a una crisi di nervi.
“Okay… basta! Basta!” urlò la ragazza in panico, gesticolando animosamente con le mani.
“Non urlare!” trillò Dashimen, per poi fare un salto di lato e scansare uno schiaffo da parte di Yun-hee.
“Come puoi inventarti che siamo una coppia!!!” urlò lei contro di lui.
“Meglio della verità!” disse lui confuso.
“No! Non è meglio! Cosa cazzo stai dicendo! Sei completamente fuori di testa!” urlò in panico lei.
 
“Aigoo…” sbuffò di nuovo Taehyung era tutto così troppo patetico.
“Siete o no una coppia?” chiese Jimin confuso indicandoli.
 
“No!” urlò Yun-hee  mentre Dashimen urlava il contrario.
“Cazzo dici!” la ragazza, si voltò verso di lui e incominciò a colpirlo sul braccio e lui incominciò a lamentarsi per via delle botte.
 
“Dashimen conosce Isabel e anche Yun-hee” disse Taehyung scuotendo il capo, sia Jimin che Jungkook lo guardarono confusi.
 
“Taehyung!” urlò Dashimen contrariato.
 
“Senti ormai il danno è fatto, vi hanno sentito parlare, probabilmente Jimin dimenticherà tutto, è ubriaco marcio” disse indicando il ragazzo che stava contemplando le sue scarpe e scuoteva la testa.
“Jungkook, non se lo dimentica. Dire che state insieme peggiorando le cose non vi salverà” disse sconvolto Taehyung non capendo come Dashimen avesse potuto dire una balla così insensata, dato la sua vicinanza con Hoseok.
“Che cosa vuol dire che tu conosci noona!” chiese invece Jungkook indicando Dashimen tremante.
 
“Te l’avevo detto che prima o poi ci beccavano! Ti avevo detto che sarebbe scoppiata una bomba!” urlò lei in panico.
 
“Yun-hee….” Jimin la guardava con gli occhioni preoccupati, lei si voltò a guardarlo in crisi.
 
Anche gli altri tre ragazzi si voltarono a guardare straniti Jimin che faceva dei passi traballanti.
 
“Va tutto bene… nessuna bomba!” Esclamò con voce infantile avvicinandosi alla ragazza e abbracciandola. “Qui c’è il tuo Jimin che ti dice che andrà tutto bene!” esclamò facendole delle carezze sulla testa, mentre la ragazza rimaneva immobile a boccheggiare confusa da quello che stava succedendo.
 
“È ubriaco marcio” disse Dashimen confuso e guardando la scena con orrore.
Jungkook assottigliò gli occhi per via del gesto di Jimin, scosse il capo con rabbia e puntò gli occhi su Dashimen.
“Conosci Isabel?” disse con rabbia.
“Aigoo… fai quasi paura” disse Dashimen appoggiandosi al muro con la schiena, leggermente atterrito.
“Si… la conosce, e conosce anche Yun-hee.”
“Tu lo sapevi!” il più piccolo urlò contro Taehyung “Non hai detto niente a Yoongi? Lo hyung si confida con lui!” disse indicando Dashimen.
“Non dico nulla a Isabel!” esclamò Dashimen.
 
Intanto Yun-hee continuava a lamentarsi sottovoce mentre Jimin continuava a tenerla stretta e provava a biasciare parole di conforto, che per la ragazza non erano per niente d’aiuto.
 
“Penso che sia meglio andar via di qui” disse Taehyung.
“Oh certo, perché se Yoongi vi becca e scopre la verità sono guai per tuuti voi” lo ribeccò Jungkook.
“Ti prego Jungkook non dire niente, ti spiegheremo tutto! Ma no qui, da un’altra parte”
“Ah ah ah…” fece finta di ridere Jungkook “Voglio vedere se vi becca Yoongi, anzi lo andrei a chiamare io!” disse innervosito.
 
“Jungkookie… ti prego” disse Yun-hee in preda al panico, ancora tenuta stretta da Jimin, “Jimin lasciami per piacere” provò a dire al ragazzo che si staccò da lei e la guardò sorridendo gentile e ubriaco.
Si distaccò da lui e fece dei passi incerti verso il più piccolo che la guardava incerto.
Gli prese le mani tra le sue.
“Ti prego, parliamone in un posto privato, ti spieghiamo tutto, dopo deciderai sei dirlo a Yoongi o meno, ma prima prova a darci l’opportunità di spiegare” provò a dire lei con gli occhi velati da lacrime, doveva assolutamente convincerlo a tenere il segreto.
“mmh” disse indeciso contemplano le sue mani tenute strette dalla ragazza.
“Dai jungkookieeee ti sta pregando!” esclamò Jimin sorridente.
Taehyung che stava guardando Jungkook trattenendo il respiro, si voltò a guardare Jimin scuotendo la testa, era veramente ubriaco marcio, e non stava capendo un bel niente, l’indomani sarebbe stato tragico e avrebbe dovuto spiegargli tutto.
“Io… solo perché me lo chiedi tu” disse provando a fare la voce matura, Yun-hee si sciolse in un sorriso e lo abbracciò con slancio.
Dashimen tornò a respirare, probabilmente la piccola cotta che il ragazzino aveva per Yun-hee avrebbe giovato la loro causa, guardò per un attimo Yun-hee che si stava staccando da Jungkook rossa in viso, pensando che la ragazza non avesse la minima idea di cosa il più piccolo potesse provare per lei, e lui non sarebbe stato sicuramente chi le avrebbe dato l’informazione.
“Andiamo in camera mia, così mettiamo Jimin a letto e ne parliamo” disse Taehyung fiducioso che avrebbero risolto la faccenda senza far si che Yoongi scoprisse tutto. Annuirono tutti tranne Jimin che stava saltellando allegro e si avviarono verso la camera del ragazzo per poter dare tutte le informazioni a Jungkook, che aveva completamente cambiato umore, per via dell’abbraccio appena ricevuto dalla ragazza.
 
ANGOLO AUTRICE:
Capitolo un po’ più corto del precedente….Ma mi stavano facendo venire mal di testa tutti XD
Ricomincia da dove l’avevamo lasciato Yoongi che va a parlare con Yun-hee… Jimin è una piovra!
Conversazione interessante… sarà riuscita Yun-hee a mettere la pulce nell’orecchio a Yoongi?
Poi abbiamo Yun-hee e Dashimen che vengono beccati… ma entrambi stanno per esplodere!
Jimin ubriaco e Jungkook poco corrompibile… XD
Per il resto ora siamo a quota tre su sette che sanno di Dashimen collegato a Isabel e Yun-hee.
Solo Tae e Yun-hee sanno di Hoseok e Dashimen… Isabel sospetta (è certa ciò le manca la prova) , Yoongi sospetta e Namjoon….. eh eh
Baci a sabato prossimo!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** CAPITOLO 10: WE TRY ***


CAPITOLO 10: WE TRY
 
04 APRILE 2017 02:00 HONOLULU
(04:00 LOS ANGELES)
 
Isabel si mosse piano, con una mano andò in cerca del telefono che stava squillando, lo afferrò dal tavolino e si mise a sedere, cercando di fare piano.
“Pronto?” ripose con voce bassa.
“Ehi, ti ho svegliata?” chiese Dashimen tentennando al telefono.
“Si… puoi aspettare un attimo?” chiese lei mentre si voltava a guardare il ragazzo che dormiva vicino a lei, si alzò in piedi, cercando di fare poco rumore.
 
“Si ehm… okay” disse in ansia Dashimen, si voltò a guardare il restante delle persone nella stanza, Yun-hee cercò di farli coraggio sorridendoli appena, mentre Jungkook e Taehyung che erano seduti sul divano guardavano fissi il telefono che Dashimen aveva tra le mani.  
 
“È già mattina?” bofonchiò Chung-hee assonnato, Isabel saltò leggermente sul posto e si voltò a guardarlo, sperava di non averlo svegliato.  
“No, no. È notte, tranquillo dormi” disse con tono dolce.  
“Forse dovrei tornare a casa” provò a dire lui con voce lieve, ancora nel mondo dei sogni.
“No, tranquillo, puoi rimanere a dormire qui, non ci sono problemi” disse lei chinandosi leggermente e dando un bacio leggero sulla fronte del ragazzo.
“Tu dove vai?” chiese lui con voce impastata.
“Un attimo a parlare al telefono, poi torno” sorrise gentile anche se lui era rimasto con gli occhi chiusi e non poteva vedere il sorriso.
“Mmh… va bene” disse in uno sbadiglio.
 
Dashimen a sentire la conversazione guardò Yun-hee come a dirle che sicuramente fosse la voce di Chung-hee quella che avevano appena udito.
Taehyung sgranò gli occhi e si voltò a guardare Jungkook preoccupato, entrambi increduli che Isabel fosse con un altro ragazzo. Dashimen aveva raccontato tutto ai due ragazzi dopo che Jimin fosse crollato, ed entrambi non aveva potuto credere che Isabel potesse aver deciso di andare avanti.
Rimasero comunque tutti e quattro in silenzio, aspettando che la ragazza dicesse qualcosa e si rivolgesse a Dashimen.
 
Isabel incominciò a camminare in punta di piedi dirigendosi verso la cucina.
“Isabel?” chiamò Dashimen dato il silenzio.
“Un attimo prendo del caffè avanzato, stavo dormendo, sono un po’ fusa” disse lei con voce lieve.
“Non sembrava Win-hoo” tentennò Dashimen riferendosi alla voce udita.
 
Avevano bisogno tutti di conferme.
 
“Non lo era, non penso sia tornato a casa…” sospirò Isabel per poi versarsi una tazzina di caffè freddo, che era avanzato, lo bevve tutto di un sorso e poso la tazzina nel lavandino.
“Di chi era la voce allora?” chiese con sospetto Dashimen, voleva che lei dicesse il nome dell’uomo ad alta voce.
“Di Chung-hee… ci siamo addormentati” disse lei tranquillamente, camminando leggiadra verso l’uscita della casa che dava sulla spiaggia.
Nel tragitto afferrò una leggera vestaglia che era appoggiata su una sedia.
 
“Ah… Chung-hee, quello del ristorante sempre?” chiese con tono amaro Dashimen leggermente infastidito, non era l’unico a provare fastidio, tutti nella stanza avevano la stessa sensazione.
 
“Aspetta un attimo” disse lei posando il telefono sul tavolo per due secondi e infilandosi la vestaglietta, riprese il telefono e si avviò verso l’uscita.
Socchiuse la porta alle sue spalle e si andò a sedere su una delle sedie di ferro battuto che devano sul mare.
Tremò leggermente per via dell’umidità.
Prese un grande respiro, non sentiva Dashimen da un paio di giorni, ed era strano che la chiamasse a notte fonda. Si sentiva leggermente in ansia, odiava non essere informata di quello che accadeva, ma sapeva che doveva farsene una ragione.
Posò il telefono all’orecchio, udendo del chiacchiericcio di sottofondo e intuendo che il ragazzo non fosse solo.
Con la mano libera andò verso il collo, trovando però vuoto.
Chiuse gli occhi per una frazione di secondo.
Sperava con tutta se stessa che quelli con Dashimen fossero solo Tae e Yun-hee, ma qualcosa le faceva credere che non fosse così.
Doveva tornare a parlare, non poteva continuare a tergiversare in quel silenzio che le stava solo provocando più ansia.
Prese un altro grande respiro, forse l’aveva chiamata per dirle che si fosse tutto risolto con la situazione di Jimin. Forse il motivo era solo quello, non c’era bisogno di temere che fosse un qualcosa riguardante Yoongi.
Probabilmente il ragazzo a quell’ora stava dormendo, nella sua stanza dall’albergo.
 
“Ci sono, ora sono fuori, è successo qualcosa? Jimin sta bene?” chiese subito lei, continuando a convincersi nella sua testa: che lui l’avesse chiamata solo per quello.
 
“Si, Jimin sta bene” disse il ragazzo puntando gli occhi sul letto e guardando per un attimo Jimin che stava sonoramente dormendo lì sopra, ignaro di tutto quello che stesse succedendo.
“Abbiamo rintracciato l’artefice delle minacce, è tutto risolto” continuò Dashimen leggermente soddisfatto.
 
“Mmh… immagino ore fa… potevi avvertirmi” disse lei con uno sbuffo, afferrò il pacchetto di sigarette rimaste sul tavolino e ne prese una.
Ansia.
Aveva capito che non fosse quello il motivo della telefonata.
 
“Scusami, è stata una serataccia, c’è stato un concerto e poi una festicciola, non ho avuto tempo per avvisarti” disse lui scusandosi, dopo la litigata con Hoseok si era completamente dimenticato di avvisarla. Le sue scuse sembravano banali, aveva il timore che lei rispondesse a tono.
 
“Non è un problema, l’importante è che abbiate risolto, e lui sia al sicuro.” Disse invece Isabel, mordendosi la lingua. Dubitava che Dashimen non avesse avuto un attimo libero per mandarle uno stupido sms.
 
“Oh.. si è al sicuro non ti preoccupare” disse lui tornando a guardare il letto, mentre Jungkook tratteneva una risolino e veniva fulminato da Yun-hee lì vicino che li faceva segno di stare zitto.
 
“Come mai mi hai chiamato così tardi?” chiese lei con tono frettoloso.
Teneva tra le dita tremanti la sigaretta, a rischio che le cadesse da un momento all’altro.
Sapeva che qualcosa non andasse.
C’era anche Jungkook lì, aveva riconosciuto il risolino.
Dove c’era Jungkook c’era Taehyung e dove c’erano loro due c’era anche Jimin.
 
“Senti devo dirti una cosa” disse Dashimen leggermente titubante, guardando per un momento Yun-hee che li fece segno di continuare.
“Jungkook e Jimin ti hanno beccato?” chiese lei diretta, pensando che fosse quello che cercava di dirle il ragazzo.
 
“Cosa?” trillò Dashimen guardando i due ragazzi che strabuzzarono gli occhi, increduli che Isabel li avesse riconosciuti.
 
“Sento del chiacchiericcio in lontananza, oh sentito un ehh? Sembrava di Jungkook, e ho sentito anche la sua risata soffocata. Se sta lui vuol dire che c’è anche Jimin” disse lei concisa, avrebbe riconosciuto le voci dei ragazzi anche a distanza.
 
“Ehm… cazzo” esclamò stupito Dashimen, per poi fulminare il più piccolo con lo sguardo, mentre lui invece incominciò a ridere senza alcun problema, poiché Isabel li avesse già scoperti.
 
“Lo prendo per un si… dubito che TaeTae abbia svuotato il sacco… quindi com’è successo? Chi sa di te collegato a me?” incominciò a fare domande lei.
 
“Solo i più piccoli, ma non sono convinto di Jimin, era piuttosto ubriaco. Dorme da ore”  disse Dashimen con tono colpevole, mentre Yun-hee vicino a lei sospirava, scuotendo la testa.
 
“Mmh… Yun-hee è lì? Ho sentito il suo sospiro” disse lei, nulla le sarebbe mai sfuggito.
 
Alla frase detta da Isabel sia Jungkook che Taehyung tornarono a ridere, era stupefacente il modo in cui Isabel riuscisse a riconoscere tutti. Yun-hee alzò gli occhi al cielo infastidita dal modo di fare dei più piccoli e si fece coraggio avvicinandosi al telefono.  
“Ciao Unnie” disse tentennando la ragazza.
 
“Se siete in vivavoce è normale che riconosco le persone. Immagino, che vi abbiano beccato a parlare”  disse lei indovinando anche il come si fossero fatti beccare.
“Ehm… si.” Disse Yun-hee a disagio, guardò Dashimen e con il labiale pronunciò le parole: è un fottuto genio.
 
“Mi avete svegliata per dirmi questo?” chiese lei, leggermente infastidita, se fosse stato solo quello il motivo, avrebbero tranquillamente potuto aspettare che fosse giorno per entrambi, non sembrava fosse urgente, potevano sbrigarsela sicuramente da soli senza il suo aiuto.
 
“Jungkook vuole dire tutto a Yoongi” disse Dashimen con voce irritata, tornando con lo sguardo sul più piccolo, che fece una smorfia rivolta a lui.
Jungkook sapeva bene, che Isabel l’avrebbe convinto a non dire nulla, voleva solo che lui e Taehyung potessero sentirla per un attimo al telefono.
 
“Il coniglietto non dirà nulla, perché sa che se lo fa: Yoongi poi farà pressione per incontrarmi in qualche maniera, e io non posso incontrarlo. Jungkookie non ho risolto, io non posso fare nulla” disse lei cercando di rimanere con un tono fermo della voce.
 
“Noona… non è giusto. Lo sai bene, lo Hyung si confida con Dashimen” disse Jungkook risentito avvicinandosi al telefono, e cogliendo al volo l’opportunità di parlare con lei.
 
“Non mi dice niente. Neanche Yun-hee mi da informazioni. È Yoongi che riceve le informazioni su di me.” Disse lei schietta.
 
“Non ti dicono nulla?” s’intromise Taehyung.
 
“No, perché io non chiedo.” Rispose Isabel.
 
“Mmh… noona chi è questo Chung-hee?” chiese poi con tono infastidito Taehyung, approfittandone della situazione, avevano tutti bisogno di risposte, in ballo c’erano troppe cose, e lui non avrebbe permesso a nessuno di intromettersi: nel destino dei compagni di banco.
 
“Ehm… affari miei. Ora se abbiamo finito io chiudere il telefono” disse lei cercando di mettere fine al disagio di quella conversazione con più persone.
Non poteva permettersi di pensare a Yoongi, aveva deciso di andare avanti.
Non poteva neanche dire a loro cosa stava combinano, tanto meno a Taehyung, colui che sperava più di tutti che lei si ricongiungesse con il ragazzo.
 
“Dobbiamo dirti una cosa!”  esclamò Yun-hee, bloccandola prima che lei chiudesse il telefono.
“Cosa?” trillò lei, pensava che fosse finita lì, che il problema fosse solo Jungkook, ma a quanto sembrava c’era dell’altro.
 
Dall’altra parte del telefono calò il silenzio, tutti e quattro i ragazzi si stavano guardando riluttanti.
Avevano deciso insieme di dire a Isabel la verità sul fatto che: Yoongi volesse vederla.
L’aver appena avuto la conferma che molto probabilmente lei stesse provando ad andare avanti, aveva causato in tutti dubbi atroci su dire o meno di Yoongi.
 
Isabel rimase in attesa che qualcuno parlasse.
Incominciò a giocare nervosa con l’accendino facendolo roteare tra le dita.
Incominciava a sospettare che quello che avessero da dire fosse grave.
Incominciava a temere che fosse qualcosa riguardante proprio Yoongi, poiché nessuno dei ragazzi  proferiva parola.  
“Allora?” trillò lei, soffocando uno sbuffò, quel silenzio le stava dando ansia.
 
“Domani dovremmo venire tutti alle Hawaii” si fece coraggio Yun-hee incominciando a parlare.  
 
“Come?” trillò incredula lei, l’accendino le sfuggì dalle mani cadendo a terra.
Loro, tutti loro sarebbero andati nello stesso posto in cui si trovava lei.
Lui sarebbe stato di nuovo vicinissimo.
 
"Lo so, andrà bene vedrai. Poi alle Hawaii c'è il mare, so che ti piace. Saremmo dovuti andare, me lo chiedevi spesso." 
Lui le aveva detto così, lui sapeva che lei fosse lì.
 
"Forse in futuro?" Lui le aveva chiesto se sarebbero potuti andare a mare insieme.
"No, non credo sia possibile"  Lei aveva risposto in quel modo.
Domani lui sarebbe arrivato alle Hawaii, sarebbe potuto diventare possibile invece.
 
Scosse la testa, non poteva renderlo possibile.
 
“Si, i ragazzi devono girare un programma.” Continuò a tergiversare Yun-hee leggermente indecisa se dire tutto o meno.
“Noona” chiamò Tae innervosito da tutto, si avvicinò e sfilò il telefono dalle mani della ragazza.
Era il momento di dire la verità, trovava stupido tergiversare, avrebbero dovuto dire di quella proposta e convincere Isabel a vedersi con Yoongi e anche con tutti loro. Era la loro opportunità.
 
“Si?” disse lei tremante, sospettava cosa Taehyung le avrebbe detto.
 
“Yoongi ha chiesto a Yun-hee di farvi incontrare” disse senza giri di parole.
 
Isabel si alzò di scatto in piedi e incominciò a camminare nervosa, dirigendosi verso la staccionata che separava la casa dal mare.
Guardò la spiaggia scura davanti a sé, si passò la mano libera tra i capelli e sospirò.
Non poteva incontrarlo. Stava da poco decidendo di andare avanti, non poteva fare niente di avventato che la riportasse di nuovo indietro.
 
“Noona?” chiamò Taehyung.
 
“Non posso.” Disse con tono stabile, lo sguardo fisso davanti a lei.
Appena arrivata alle Hawaii aveva fatto un sogno, di lei e Yoongi sulla spiaggia, e lui che le accarezzava il polso e la guardava colmo d’amore, e lei che ricambiava lo sguardo con la stessa intensità.
Quel sogno sarebbe potuto diventare realtà, se solo lei avesse deciso di seguire il cuore e no la sua testa.
 
“Noona… per favore” provò a pregarla il ragazzo, doveva convincerla.
 
“No. Yun-hee?” chiamò poi la ragazza.
Non poteva seguire il cuore. Doveva ragione, non farsi prendere dagli eventi.
Doveva anche non farsi influenzare specialmente da Taehyung che aveva un grande ascendente su di lei.
 
“Si Unnie?” Rispose riluttante e leggermente nervosa Yun-hee. Afferrando il telefono dalle mani di Taehyung.
 
“Mandami le schedule dei ragazzi e i posti dove andranno, così che io possa evitarli. Puoi dire a Yoongi che mi hai chiesto se volessi vederlo, e puoi risponderli che non sono più alle Hawaii” disse lei senza giri di parole.
Quello che aveva fatto era solo un sogno, e tale sarebbe rimasto.
Non si sarebbero visti, non avrebbe rischiato.
Ci stava provando ad andare avanti, sarebbe stata forte non avrebbe tentennato.
 
Dashimen aveva fatto di tutto per tenere Isabel lontano da Yoongi, proteggendola da padre. Non poteva credere però che lei scegliesse di non vederlo, in fin dei conti  sarebbero stati al sicuro alle Hawaii. C’era qualcosa che lo turbava, non riusciva a credere che Isabel stesse realmente andando avanti. 
Dashimen si scambiò un’occhiata d’intesa con Yun-hee, le dava il via libera per provare a convincere Isabel. 
Per quanto il ragazzo pensasse che sarebbe stato un rischio farli incontrare, ormai era talmente amico a Yoongi che incominciava a patteggiare per lui, e sapere che ci fosse un bellimbusto che poteva prendere il posto del ragazzo, lo innervosiva parecchio.
“Unnie, forse potresti pensarci un attimo? Senza prendere decisioni affrettate” disse la ragazza provando a convincerla.
 
“Non devo pensare a nulla.  Forse con un rifiuto del genere, lui finalmente deciderà di andare avanti. È l’unica alternativa che ho. Non cambio pensiero” disse lei cercando di essere forte.
 
“Non credo sai?” prese parola Dashimen sputando quelle parole con astio.
 
“Cosa non credi?” chiese lei scettica, non capendo a cosa si riferisse, sentendosi colpita dal tono utilizzato e percependo che il ragazzo provasse rabbia nei suoi confronti.  
 
“Vi siete incontrati all’aeroporto. Lo sai benissimo che lui non andrà avanti, come anche tu non vai avanti” disse Dashimen con rabbia.
 
“Io sto andando avanti.” Provò a dire lei.
 
“E con chi? Con il tizio che sta dormendo a casa tua? Neanche lo conosci! Cosa ne sai di lui? Conosce tuo fratello, probabilmente non ha buone intenzioni, e tu passi ogni giorno con questo bellimbusto” disse con rabbia il ragazzo, mentre tutti puntavano gli occhi su di lui basiti da quel colpo di testa.
 
“Dashimen… non parlare di cose che non sai” disse lei con rabbia rispondendoli per le rime.
 
“Cose che non so? Sei tu che non parli con me. Se non so le cose è colpa tua” disse con risentimento il ragazzo.
“Si. Perché tu vai a dire tutto a lui.  Immagino che tu li abbia già detto di Chung-hee” lo rimproverò lei con rabbia.
 
“No. Non ho detto nulla, perché dovrei spezzarli il cuore? Tanto lo sappiamo tutte e due è solo una bella scopata” disse con risentimento della voce il ragazzo.
 
“Convinto tu. Pensala come vuoi.  Io chiudo, è tardi non mi va di discutere con te a quest’ora tarda.” Disse lei provando a chiudere il discorso. Cercava di mantenere la calma non voleva esplodere con Dashimen, no al telefono con altri ascoltatori.
 
“Non è finita qui. Parleremo ora che verrò lì.” L’avvertì il ragazzo.
 
“Okay, preparò le munizioni” disse lei sarcastica.
 
“Unnie per favore, non arrabbiarti” provò a dire Yun-hee, preoccupata dal tono di voce della ragazza.
 
“Non mi sto arrabbiando, sono solo stanca. Voglio dormire. Per favore fai in modo che io non lo incontri” Isabel si passò una mano sulla fronte, diede le spalle al mare e incominciò ad avviarsi verso l’entrata di casa.
 
“Va bene, riferirò il tuo messaggio, però ti vengo a trovare con Dashimen va bene?” chiese la ragazza sperando che lei non la rifiutasse. Era rischioso lasciare entrambi da soli, rischiavano di chiudere la loro amicizia.
 
“Se ci tieni a sentire me e Dash arrabbiarci, puoi venire.” Disse con uno sbuffò la ragazza mentre Dashimen brontolava sottovoce innervosito dal modo di fare di lei.
 
“Possiamo venire anche noi?” chiese Taehyung speranzoso.
“Tae…no mi dispiace, se vieni qui, sono convinta che porteresti Yoongi, no” disse lei cercando di non tentennare, avrebbe tanto voluto che andassero tutti da lei, ma non poteva farlo, si stava obbligando a non cedere. L’aveva promesso a se stessa, che avrebbe chiuso.
“Mmh… se ti prometto di no?” chiese lui
“No, tae… meglio non rischiare, mi dispiace” provò ad addolcire il tono di voce.
“Ma…” provò a dire il ragazzo, Jungkook vicino a lui posò una mano sul suo braccio.
“Tae ha detto di no, lascia perdere, lo sai è cocciuta non la convinci. E poi dovresti fare i conti con il senso di colpa di averla vista, sai Yoongi come reagirebbe nel sapere che tu l’hai incontrata e lui no?” provò a farlo ragionare.
“Aigo.. non è giusto” sbuffò Taehyung, che però non si sarebbe perso d’animo e avrebbe escogitato un qualche piano.
 
“Ha ragione Jungkook, è meglio così. Ora vado, è tardi” disse Isabel provando a richiudere quella telefonata, che tanto la stava stressando.
 
“Va bene, buonanotte Unnie, ti avviso su tutto” provò a dire Yun-hee, leggermente avvilita da come le cose avessero deciso di andare.
 
Tutti salutarono Isabel e la ragazza chiuse la chiamata.
Poggiò il telefono sul tavolino, e si rimise a sedere.
Si prese la testa tra le mani, in crisi.
Non doveva piangere, non poteva lasciarsi andare a quelle emozioni.
Era stanca di soffrire per lui.
Non poteva incontrarlo.
Lei non voleva più vivere nel passato.
 
“Isabel?” chiamò Chung-hee vicino alla porta finestra.
“Oh!” esclamò lei alzando lo sguardo verso di lui.
“Va tutto bene? Sei qui da un po’” provò a dire lui facendo qualche passo incerto verso di lei.
“Si, va tutto bene, telefonata un po’ complicata, ma ho risolto” provò a essere ottimista davanti a lui.
“Hai finito di parlare?” chiese lui con preoccupazione nel tono di voce.
“Si, si” sussurrò lei.
“Allora che dici rientri? Fa un po’ freddino, non vorrei tu ti ammalassi.” Disse lui avvicinandosi a lei e sfiorandole un braccio con dolcezza.
“Si, rientriamo. Tolgo la suoneria così nessuno ci sveglia di nuovo” sorrise lei dolcemente mettendosi in piedi.
“Isabel? Sei sicura che vuoi che io rimanga?” disse lui incerto.
“Si, certo, voglio che tu rimanga qui.” disse lei con voce ferma e convinta, non voleva rimanere sola, non voleva che lui se ne andasse.
“Va bene, sembri convincente” sorrise lui le accarezzò i capelli e le diede un leggero bacio sulla fronte, poi la tirò a sé e l’abbracciò.
Isabel si lasciò abbracciare, stringendosi a lui.
Chung-hee poteva essere quello che l’avrebbe salvata, sarebbe potuto essere la sua ancora di salvezza.
 
 
Yun- hee lasciò il telefono sul tavolino e si adagiò sul divano scuotendo il capo, confusa dalla situazione.
“Che cretina” bofonchiò a bassa voce Dashimen irritato.
“Se sei suo amico, dovresti saperlo che noona sa essere fin troppo cocciuta” Jungkook ribeccò Dashimen guardandolo in malo modo, si avvicinò al tavolo e afferrò un pacco di snack.
“Non ha tentennato…” sussurrò Yun-hee con voce lieve, guardava un punto fisso del pavimento, in uno stato confuso.
Dashimen si voltò a guardarla incuriosito, Yun-hee aveva ragione, era la prima volta che Isabel non tentennasse.
“È strano… lo so. L’ho notato anche io.”
“Tu non eri contrario al loro incontro?” chiese Yun-hee alzando il capo e guardandolo con sospetto, non sembrava essere più della stessa posizione, lei era al coerente che Dashimen e Isabel in passato aveva litigato parecchio perché lei si fosse incontrata con i ragazzi.
“Si, lo sono ancora. Anche se…” Dashimen la guardò indeciso su cosa dire, non sapeva cosa li stesse prendendo, era sempre stato irremovibile sulla sua posizione. Aveva sempre pensato che non dovessero incontrarsi, che Isabel non doveva cedere all’istinto di vederlo, che incontrarsi avrebbe solo peggiorato le cose.
“Ti senti in colpa” sbuffò Jungkook irritato.
“E per cosa dovrei sentirmi in colpa?” chiese irritato Dashimen, Jungkook l’aveva appena colpito e affondato.
“Per il fatto che passi del tempo con Yoongi, e lei non può. O per il fatto che potresti passare del tempo con Isabel e Yoongi non può” disse tranquillamente, senza guardarlo ma concentrandosi solo sui suoi snack.
“Cazzo” disse con rabbia Dashimen.
“Non risolvi nulla con le parolacce. La situazione è così. Ti trovi in mezzo, senza volerlo, benvenuto nel club” disse Jungkook ridacchiando ironico.
“Che casino” sbuffò Yun-hee.
“Questa situazione finirà male” disse Dashimen crollando sul divano vicino alla ragazza.
“Si specie se ci andrai a litigare. Avete ancora l’ultima litigata in sospeso” disse Yun-hee quasi a rimprovero.
“L’ultima litigata era perché non voleva che diventassi amico a Yoongi e che gli passassi informazioni” ammise la sua colpevolezza Dashimen.
“Visto… senso di colpa. Ci sei diventato amico. Lei è sola ora, dovevi rimanere dalla sua parte. Sai forse dovresti spalleggiarla su questo fatto che non lo vuole incontrare. Lei forse sta provando veramente ad andare avanti. È quello che ha detto che voleva fare” disse la verità Jungkook.
“NO!” esclamò Tae facendoli spaventare tutti.
“No, non la deve spalleggiare, lei non può dimenticarlo! Si sta solo illudendo!” esclamò Taehyung risentito.
“TaeTae… non penso sia un male. Ha sempre detto che non può risolverla la situazione. Penso sia giusto che non si incontrino, ogni volta che ci parlo me ne convinco sempre di più” disse Jungkook con tono esausto, ormai era stanco di essere l’unico a ragionare su quella faccenda.
“No. No! No! Dobbiamo fare qualcosa! Dobbiamo far in modo che si incontrino, lei forse dirà finalmente la verità. Loro due possono convincerla” esclamò combattivo il ragazzo indicando i due sul divano che aveva la faccia da lutto.
“Io vado in camera mia. Non si può ragionare con te. Loro non la convinceranno. Lei non vuole. Fatevene tutti una ragione.” Lasciò il pacco di snack e si alzò dalla sedia irritato.
“Tu dovresti smetterla con i sensi di colpa. Non puoi dire niente a Yoongi e io non dirò nulla. Ma sai forse dovresti capire da che parte stare. Non puoi essere amico di entrambi e mantenere segreti con entrambi. Devi scegliere, o stai con Isabel e l’aiuti a stare lontana. O stai con Yoongi dici la verità e lo aiuti.” Disse con tono secco rivolgendosi a Dashimen e guardandolo in modo minaccioso.
“è complicato! Tu non sai i fatti!”
“Si tutto ciò che riguarda Noona lo è… ma tu dovresti stare con lei, no con Yoongi.  Lei non ha nessuno, specie ora che ha mandato Yun-hee a lavorare qui. Ha solo te. Torna da lei. Lascia perdere Yoongi, se lei deciderà di continuare a uscire con questo nuovo ragazzo, allora stalle accanto e supportala” disse Jungkook schietto nelle parole.
“Cosa? Jungkook come puoi dire che deve supportarla! È un errore, questo nuovo tizio è un errore!” esclamò Taehyung risentito, non capiva come Jungkook potesse lasciar andare Isabel così facilmente, era stato sempre quello che diceva di lasciarla perdere.
“Perché lei non tornerà! Non può! Smettila! Smettila di lottare, non torna. L’ha detto. E non vedo perché non dovrebbe trovare un modo per essere felice insieme a un’altra persona!”
“Perché sono destinati a stare insieme!” esclamò con rabbia Taehyung.
“E chi  lo dice? Tu con le tue teorie? Se erano destinati sarebbero rimasti insieme. Non è così! Accettalo così vivrai meglio. Vado a dormire. Sono quasi le cinque del mattino buonanotte!” urlò Jungkook mettendo fine a quel litigio e andandosene via.
 
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Non pensavo che avrei fatto uscire il capitolo. Ma invece eccolo qui, scritto anche tanto velocemente!
A essere sincera si è scritto un po’ da solo. 
Questi capitolo sono un po’ brevi, ma perché ci sono tanti personaggi nelle scene e devo per forza ridurli o viene mal di testa! 
Isabel ormai ha deciso e sembra irremovibile… però bisogna capire cosa sia successo con Chung-hee.
Promemoria… lei prima di fare sesso con qualcuno si toglie sempre la collana è stato detto più volte. Questa volta però l’ha tolta per sempre (stando a quello che dice lei)
Tae e Jk sono sempre delle stesse posizioni, solo che Jk perde la pazienza ora.
Yun-hee è un po’ in balia degli eventi, fa quello che Isabel chiede, le vuole bene non la tradirebbe.
Dashimen… beh continua con i sensi di colpa su Isabel, con Hoseok va una merda, e in più è indeciso se aiutare Yoongi.  Poveraccio sta sempre lui nella merda.
Dashimen lo amo, e si lo giustificherò sempre nel mio cuore. Ma jungkook ha ragione su tutta la linea a mio avviso.
Baci alla prossima!
Giovedì sarà il mio compleanno se riesco pubblico un capitolo in più! Bacioni!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 SUSPECT ***


CAPITOLO 11 SUSPECT
 
04 APRILE 2017 SUL CIELO DELL’AMERICA
I bts erano in viaggio da un po’ mancava poco all’arrivo alle Hawaii. Sembravano essere quasi tutti di buon umore per quel viaggio, anche se era per lavoro. Quello più di buon umore di tutti era Yoongi, il ragazzo non smetteva di sorridere da quando erano saliti sull’aereo.
“Sorridi parecchio come mai?” chiese Jin rivolgendosi a Suga che guardava fuori dal finestrino con un sorriso stampato in volto.
“Stiamo andando alle Hawaii, questo mi rende molto felice” esclamò euforico lui.
“Pensavo che ti annoiassi a girare i vari programmi, ti piace solo Run bts di solito” disse Jin guardandolo confuso.
“Ah… bon Voyage non è male, ci da l’opportunità di vedere posti” sorrise raggiante il ragazzo.
“Okay…” lo guardò sempre più stranito il più grande, “Molto strano questo buon’umore, ma me lo farò andare bene” disse incerto, osservando inquietato da quel buon’umore improvviso no tipico dell’amico.  
“Tu? Non sembri di buon’umore” disse guardandolo più attentamente.
“Yuri… non comprende il perché lei non possa viaggiare con noi qui, e deve stare in economy” disse facendo spallucce, sbuffando leggermente per quella litigata assurda che avevano avuto, riguardante un paio di ore di volo.
“Forse perché fa parte dello staff? Anche Yun-hee sta in economy” disse Yoongi perplesso, non comprendendo quale fosse il problema.
“Si, ma Dashimen no invece” disse Jin dando un’occhiata a Dashimen che era seduto vicino a Hoseok e guardava fisso fuori dal finestrino, con la mente chissà dove, mentre Hoseok stava vicino a lui e guardava un film con le cuffie e aveva la faccia imbronciata.
“Dashimen ha lavorato gratis per noi, per questo gli hanno offerto il posto in prima classe, non ha voluto accettare soldi per il lavoro svolto, a essere sincero non si fa pagare neanche da me, l’ho a fatto solo le prime volte, dopo ha smesso” disse pensieroso Yoongi.
“Siete diventati parecchio amici o sbaglio?” chiese Jin riluttante al pensiero,  era grato a Dashimen per l’aiuto che dava a tutti loro, ma c’era qualcosa che ogni tanto lo faceva essere sospettoso, il ragazzo sembrasse nascondere segreti. Era una persona con cui aveva difficoltà a relazionarsi, era come se ci fosse una sorta di scudo protettivo che non permetteva agli altri di avvicinarsi.
“Si, direi di si.  Lui non ti piace vero?” chiese Yoongi osservando meglio l’amico.
“Mmh… non è una persona limpida, non capisco perché ci aiuti tanto e perché sia ancora qui con noi, ha smesso di lavorare.” Disse dubbioso.
“È solo molto chiuso, hai sentito: ha avuto molte perdite, penso che eviti di affezionarsi alle persone per non soffrire, ma è affezionato a Hoseok e quindi fa di tutto per aiutarlo, sembra uno che ci tiene molto, anche se non lo da a vedere.”
“Mmh… si anche se sembrano incazzati, non si parlano o sbaglio?” chiese Jin sospettoso, non era la prima volta che notava Hoseok di cattivo umore e che pensasse che la causa fosse Dashimen.
 
“Certo che no… hanno litigato” disse Namjoon infilandosi nel discorso, si era seduto vicino al maggiore senza farsi notare.
“Aigoo da quanto ascolti!” Esclamò Jin  impaurito, voltandosi a guardarlo confuso e trovandoselo vicino.
“Da un po’ mi sono avvicino da poco, Yoongi mi aveva notato!” disse indicando il ragazzo sorridendo.
“Si… l’avevo notato” disse il rapper ghignando.
“Aigoo.. vi odio a tutti e due” disse Jin sbuffando sonoramente.
“Pensi che abbiano litigato?” chiese Yoongi sporgendosi in avanti per guardare i due ragazzi.
“Si… gli ho sentiti stamattina… non sanno essere molto discreti” sbuffò Namjoon pensieroso.
“Che dicevano?” Chiese Yoongi incuriosito, con Jin al centro tra i due che faceva segno di raccontare.  
“Ah… non ho capito molto, Hoseok ha detto cose del tipo: che gli dispiaceva, che non intendeva che fosse uno sbaglio. Che era solo in panico.
“Riferito a cosa?” chiese Jin non capendo.
“Mmh… non so, anche perché Dashimen ha risposto: che aveva capito, che aveva solo bisogno di tempo, che lo aveva perdonato poiché avesse accettato di venire con noi alle Hawaii” continuò a raccontare a bassa voce Namjoon.
“Quindi la colpa è di Hoseok?” chiese Yoongi pensieroso ricordando una delle prime conversazioni che aveva avuto Dashimen.
 
“Non lo so, ma lo scoprirò…  Dashimen non fare del male al mio amico” aveva avvertito Dashimen di non fare del male a Hoseok.
“Yoongi, e se fosse lui a fare del male a me? Forse dovresti domandartelo” Dashimen aveva risposto in quella maniera, insinuando che il problema fosse Hoseok.
Forse i suoi sospetti non erano poi così sbagliati.
 
“Così sembrava…” disse Namjoon leggermente incerto da quella situazione.
“Che cosa pensi avrà fatto Hoseok? Comunque Dashimen sembrava di pessimo umore da ieri sera” disse Yoongi, che aveva notato il malumore la sera precedente.
“Dici? scherzava con te e anche tanto!” disse Namjoon, non capendo che cosa avesse intuito Yoongi a differenza sua.
“Dai ragazzi! Hoseok non fa mai male a nessuno! Come può essere colpa sua?” chiese Jin non credendo che il problema fosse il ballerino e difendendolo a spada tratta.  
“Beh… non so, il loro rapporto sembra fatto di molti problemi, tipo cose non dette chiaramente.” Disse pensieroso Yoongi per poi guardare Namjoon, cercando di intuire cosa l’amico pensasse.
“Mh… non sapevo che a Dashimen piacessero anche i ragazzi” disse stranito il leader guardando Yoongi.
“Cosa?” chiese Jin trillando con la voce.
“Non urlare!” lo ribeccò Namjoon guardandolo con rimprovero.
“Dashimen è molto aperto su molte cose…” provò a spiegare Yoongi per poi guardare di nuovo Namjoon e rivolgersi a lui “Pensi che questo sia un motivo del litigio?” chiese poi incuriosito.
“Non lo so… li ho trovati spesso strani, Hoseok va in panico quando sta con lui, poi a un certo punto sembra rilassarsi… e non so, passano molto tempo insieme.” Disse riluttante il leader.
“Mmh… anche io trovo strano il tutto.” Disse secco Yoongi, forse entrambi avevano lo stesso sospetto.
“Che cosa state insinuando?” chiese Jin guardando entrambi sbalordito da quelle insinuazioni.
“Nulla.. solo che il loro rapporto è strano. Noi non abbiamo relazioni così tra di noi. Sinceramente, a volte sembrano una coppia” disse Yoongi decidendo di dire i suoi dubbi ad alta voce.
“Eh? Ma cosa dici!” lo schiaffeggiò Jin per poi guardare Namjoon che era zitto.
“Nam?” chiamò con voce trillante di panico.
“La litigata di questa mattina sembrava da coppia...” disse con voce lieve Namjoon scuotendo leggermente il capo.
“Dai non può essere! È probabile che Dashimen ci abbia provato una volta con Hoseok e sia stato rifiutato! Forse è questo che li fa sempre litigare! Hobi-ah non è gay!” esclamò Jin convinto di ciò.
“Credi? Perché Isabel aveva un sospetto” disse Yoongi, tirando in ballo la ragazza, era il momento di riferire i suoi sospetti.
“Isabel? Cosa?” chiese sbalordito Jin, non capendo perché saltasse fuori la ragazza nel discorso.
“Si… mi ha chiesto se uno di noi potesse essere gay e cosa avrebbe comportato per la nostra carriera” raccontò Yoongi.
“Quanto tempo fa?” chiese Namjoon stupito dal fatto che Isabel aveva intuito una cosa del genere secoli fa, senza aver visto i due ragazzi insieme.  
“Un bel po’… non ricordo. Ma Isabel non ha mai fatto domande campate in aria… sbaglio o molti di voi si confidavano con lei?” chiese Yoongi per aver conferma.
“Si. Molti lo facevano, dici che si sia confidato con lei?” chiese Namjoon, pensando che potesse essere possibile.
“Ragazzi state vaneggiando” disse Jin non credendo alle parole dei ragazzi.
“Non stiamo vaneggiando, devi osservarli meglio, ti verranno i dubbi anche te!” disse Yoongi irritato dall’atteggiamento contradditorio di Jin.
“Comunque non penso si sia confidato con lei… solo che abbia detto qualcosa e lei abbia intuito.” Disse Yoongi leggermente titubante su tutto.
“Mmh… può essere” disse pensieroso Namjoon.
“Vi darò la conferma, chiederò a lei” disse Yoongi annuendo super convinto che l’avrebbe vista.
“Eh?” dissero in coro Namjoon e Jin per poi scambiarsi uno sguardo incredulo.
“Che cosa hai detto?” trillò Jin incredulo, non credendo realmente a ciò che avesse appena udito.
“Che chiederò a Isabel” sorrise mostrando i denti Yoongi.
“E come accidenti farai?” chiese Jin scuotendo il capo.
“Hawaiiii!” esclamò indicando poi fuori dal finestrino.
“Aigo!” esclamò Namjoon non credendoci.
“È ancora qui?” chiese Jin sbalordito.
“Si! E indovinate chi è in contatto con lei?” sorrise sempre di più.
“La piccolina!” esclamò Jin riferendosi a Yun-hee.
“Se la chiami così, ti ammazza quella, altro che piccolina!” esclamò Yoongi ridendo.
“È cambiata tanto!” esclamò stupito Jin.
“Quindi che accadrà?” chiese Namjoon, in trepida attesa di scoprire cosa Yoongi avesse elaborato per incontrarla.
“Lo chiederà a Isabel, lei sicuramente alla fine cederà! Ne sono convinto, mi vedrò finalmente con lei!” sorrise sempre più di buon umore.
“Tu credi?” chiese Jin scuotendo il capo scettico che una cosa del genere sarebbe potuta avvenire.  
“Mmmh… secondo me dirà di no” disse Rm scuotendo il capo.
“Ah! No! C’è una speranza specie dopo l’aeroporto! Lei avrà sentito quello che ho sentito io. Qui saremo lontani, potremmo finalmente parlare, potrò vederla di nuovo!” esclamò sempre più convinto.
“Se lo dici tu… noi ci prepareremo in caso andasse male” disse Jin guardando Namjoon cercando il suo appoggio.
“Si… lo faremo, compriamo alcool” ridacchiò il leader per stemperare tutto.
“Aish…. Siete pessimi. Io ci credo! Ve lo dimostrerò!” disse combattivo Yoongi.
“Come vuoi tu” scosse di nuovo il capo Jin, e Yoongi gli fece il verso.
Tutti e tre si guardarono e scoppiarono a ridere in contemporanea per via della situazione. La loro vita non sarebbe mai stata tranquilla.
 
Ai sedili dietro c’era la maknae line, che era in ascolto della conversazione dei più grandi, ormai erano diventati tutti e tre bravissimi a spiare i discorsi, ed erano convintissimi che nessuno li avrebbe mai beccati.
“È convintissimo” sussurrò Jungkook vicino agli altri dopo aver sentito il dialogo.
“Io ci sto capendo ben poco” sussurrò Jimin scuotendo il capo.
“Colpa tua che ti sei ubriacato… ti abbiamo spiegato tutto già tre volte” si lamentò Taehyung sottovoce.
“Si, io ho capito… non ho capito cos’è questo fatto tra Dashimen e Hoseok” disse riferendosi al discorso di Yoongi.
Taehyung provò a fare l’espressione più confusa che potesse fare.
“Non l’ho capito neanche io” disse Jungkook pensieroso.
“Ah boh… io non so nulla” disse Taehyung guardando gli altri, con un’espressione di finta confusione.
“Yoongi insinua che siano una coppia” disse Jimin con un’espressione leggermente disgustata sul volto.
“Anche Namjoon lo crede” disse Jungkook pensieroso.
“Qualunque cosa sia non è importante non ci riguarda” tagliò corto il discorso Taehyung volendo svincolare da un possibile futuro pasticcio.
“Perché dobbiamo farci solo gli affari di Yoongi e Isabel e no degli altri?” chiese Jungkook, più che una domanda sembrava un rimprovero il suo.
“Perché… vogliamo bene a noona” esclamò il ragazzo.
“Anche a Hoseok… anche a Namjoon che a quanto pare continua a distanza con la segretaria” disse Jimin piccato.
“Quello non è importante, la segretaria intendo, prima o poi troverà un’altra.” Disse convinto.
“Ah… non ne sarei molto convinto, sembra che gli interessi veramente, che poi rimane sempre il problema che sia sposata”
“Affari suoi.. risolverà! Torniamo a Yoongi!” esclamò cercando di cambiare di nuovo discorso.
“Non c’è poi molto su cui discutere, abbiamo spiegato tutto a Jimin e tra altro non si vedrà mai con lei. Lo sappiamo benissimo”
“No, non lo sappiamo, potrebbe cambiare idea!” esclamò fiducioso Taehyung.
“Quando mai Noona ha cambiato idea?” chiese Jimin perplesso.
“Mai.”
“Possiamo convincere Dashimen, o possiamo seguirli quando vanno da lei… semplice!” disse risoluto Taehyung.
“Tu sei pazzo!” esclamò con rimproverò Jungkook.
“Perché?”
“Perché se noona ci becca e la volta buona che ci ammazza.”
“Lei ci vuole bene, lo sapete siamo i suoi punti deboli!”
“Taehyung…. Ci ammazza.” Disse di nuovo Jimin preoccupato.
“Qualcosa dobbiamo fare, vabbè diciamo a Yoongi di seguirli così ammazza lui, ma almeno si vedono” sorrise sempre più certo del suo piano.
“Si… segue Dashimen? Lo stesso che è amico di Noona e che non dovrebbe esserlo… poi accade che Yoongi ammazza Dashimen, Isabel ammazza Yoongi,  Jin probabilmente ammazzerà Isabel e poi la cosa continuerà secondo me… con tutti morti, ammazzati a vicenda” disse Jimin.
“Aigoo.. a te l’alcool fa male, hai ancora i postumi” disse Jungkook guardandolo turbato per il discorso, che aveva poco senso di per se.
“Ho bevuto veramente tanto ieri… non ricordo nulla” disse confuso, aveva provato a ricordare qualcosa, ma nella testa aveva solo ricordo del dolce profumo di fiori e del viso di Yun-hee molto vicino al suo.
“Eh si… dovresti scusarti con Yun-hee sei stato un po’ appiccicoso ieri” sbuffò Jungkook alzando gli occhi al cielo irritato.
“Cosa? Lei è arrabbiata con me?” chiese preoccupato, con voce trillante.
“No, non è arrabbiata, esagera perché è geloso” sbuffò Taehyung.
“Non sono geloso. Non c’è niente tra me e noona. E comunque lui mi aveva detto che potevo provarci… poi tralasciamo che ci ha provato lui tutta la sera”
“COSA HO FATTO IO?” urlò Jimin, prendendo Jungkook per le spalle e strattonandolo in cerca di risposte.
“Che cosa hai fatto?” chiese Yoongi apparendo con la testa da sopra lo schienale del sedile e ghignando.
“Da quanto ascoltavi?” chiese Taehyung facendo finta di essere solo curioso e per niente preoccupato.
“Non ascoltavo… io non spio di solito, ma lui ha urlato” disse indicando Jimin.
“Era difficile non sentirlo, può darsi che l’abbiano sentito anche in economy”
“Spero tu non abbia fatto qualche pasticcio” trillò Namjoon che era rimasto seduto come Jin, ma in ascolto  anche loro interessati.
“Non ho fatto nessuno pasticcio, almeno credo! Non ci ho provato con lei vero?” chiese in crisi guardando prima Jungkook e poi Taehyung che scuoteva la testa.
“Aaaaah parlate della Yun-heeeeeee, io ho visto che le eri appiccicato cantandole canzoni romantiche all’orecchio” lo prese in giro Yoongi con un sorriso perfido stampato sul volto.
“Aigo!” esclamò esterrefatto.
“Sei stato appicciato a lei tutta la sera” sbuffò Jungkook incrociando le braccia al petto indispettito.
“Omo! Omo! Omo! È lei era arrabbiata?” chiese angosciato.
“No…. Lei ti adora, potresti fare qualunque cosa, non si arrabbierebbe mai con te” disse Taehyung spazientito, continuava a non capire perché fossero tutti tardi nel suo gruppo da non rendersi conto di come dovessero andare realmente i fatti.
“Dici?” chiese, mentre incominciava a mangiarsi le unghie in crisi.
“Dico. Chiedilo a lei se è arrabbiata, ti dirà: no Jiminieeee non ti preoccupare, capisco eri ubriaco va tutto bene” disse imitando la voce di Yun-hee.
“Mmh… forse Taehyung ha ragione! Ha una cotta per te!” disse Yoongi indicando Jimin, con Jungkook che si voltava a guardarlo indispettito.
“Io l’ho sempre detto!” urlò Jin che era ancora in ascolto, per poi incominciare a ridacchiare con Namjoon.
“Queste vostre teorie sono assurde! Vi darò la conferma.” Disse prendendo una posizione.
“Che cosa farai lo chiederai a lei?” chiese Yoongi dubitando che l’amico, avrebbe mai fatto un azione tanto spavalda.
“No, le organizzo un appuntamento con Jungkook! E vi farò vedere che diventeranno una coppia”
“Tu sei proprio scemo” lo insultò Taehyung, remore dell’appuntamento che aveva organizzato anni fa tra lui e la ragazza, che non era andato male anzi di più, sicuramente però poteva confermare che baciava almeno bene, no come So-hee la sua attuale fidanzata.
“Perché dici così?” chiese offendendosi.
“Perché ti devo ricordare com’è andata con me?” disse irritato Taehyung.
“Perché com’è andata?” chiese Jungkook, Taehyung non aveva mai raccontato nulla a proposito, aveva solo detto: che non erano interessati l’uno all’altra.
“Non è andata” disse indispettito.
“Vogliamo i particolari” si intromise di nuovo Yoongi, Taehyung alzò lo sguardo sul maggiore, guardandolo a disagio.
“Aigoo… è stato tanto brutto il bacio?” chiese ridendo.
“L’hai baciata?” trillò Jimin, lo guardò come a volerlo uccidere da un momento all’altro, in ansia aspettando una conferma, qualcosa nel suo stomaco aveva incominciato a dargli fastidio, si disse che molto probabilmente dovette essere l’alcool.
“Ti darebbe tanto fastidio?” ghignò perfido Taehyung, guardandolo aspettandosi una reazione.
“No. Perché dovrebbe?” trillò con voce fina Jimin, leggermente a disagio.
“Perché mi hai incenerito con lo sguardo”
“Si è vero, l’hai fatto!” si unì a quella provocazione Yoongi, felice di farne parte, adorava puzzacchiare un po’ tutti.
“No, mi fa solo male lo stomaco, per via dell’alcool, era uno sguardo di dolore il mio.” Disse titubante per poi alzarsi in piedi.
“Dove vai?” chiese Yoongi.
“In bagno… è urgente” trillò per poi scappare.
“Quello che senti allo stomaco si chiama gelosiaaaaaaa” urlò Yoongi in modo che sentisse.
“Hyung sei pessimo” disse Namjoon soffocando dal ridere.
“Lascia perdere, Yun-hee te l’ho detto dall’inizio” disse Taehyung rivolgendosi a Jungkook.
“L’hai baciata?” chiese assottigliando lo sguardo.
“Affari mie.”
“Anche miei, se la devo baciare in futuro, sai preferirei saperlo”
“Aigoo… tu sei andato a letto con quella per cui Jimin… aveva una cotta se ho baciato Yun-hee non è un problema, lei non mi interessa e io non interesso a lei” disse schietto Taehyung, facendo ammutolire Jungkook, che lo guardò con rabbia.
“Bacia bene?” chiese Yoongi su di giri dalla conversazione, Taehyung alzò di nuovo lo sguardo verso di lui e sorrise.
Jungkook sbuffò sempre più innervosito da quel discorso prese il telefono e le cuffiette per poter sentire la musica così da non dover subire più quel discorso.
Yoongi e Taehyung lo guardarono scuotendo il capo in contemporanea, poi Yoongi sorrise a Taehyung e si rimise a sedere, mentre l’altro si alzava per andare a controllare Jimin se stesse bene.
 
8 APRILE 2017 HAWAII
Dashimen era fermo dietro un albero nel giardino della casa, che i bts aveva preso per girare bon-voyage, aspettado Yun-hee nascosto. Dopo quattro giorni dal loro arrivo alle Hawaii, erano finalmente riusciti a trovare un momento libero, per andare da Isabel. Con la coda dell’occhio vide Yun-hee camminare per il sentiero, si guardava intorno con circospezione, probabilmente per non farsi beccare da qualcuno.
Appena fu a portata di mano, Dashimen saltò fuori dal suo nascondiglio afferrando la poveretta per un braccio, la ragazza fece per urlare per lo spavento, ma Dashimen fu più veloce le tappò la bocca.
“Shh, sono io” disse vicino al suo orecchio, abbracciandola in vita con un braccio, rimanendo dietro di lei, e togliendole piano la mano da sopra la bocca.
“Aigoo, così fai prendere uno spavento alle persone!” lo rimproverò lei, cercando di tenere il tono della voce basso, la stridendo leggermente. Si staccò da lui e come al solito lo colpì con uno schiaffo sul braccio, aggrottando la fronte in modo da incuterli terrore. Dashimen per giusta risposta, ridacchiò sonoramente, non avrebbe mai avuto paura di quella piccola scout.
“Non ridere” lo ammonì lei puntandoli l’indice contro con disapprovazione.
“Okay… cercherò di uno ridere alla tua espressione che dovrebbe…mmh.. non so…incutere terrore?” cercò di trattenere i risolini il ragazzo, sembrando poco convincente.
Lei scosse la testa, in segno di diniego per l’atteggiamento così infantile dell’amico.
“Andiamo? È tardi” disse poi Dashimen prendendole la mano.
“Si, come andiamo?” chiese lei incuriosita.
“Moto”  Ghignò lui, “Ne ho noleggiata una, tranquilla ho anche due caschi” sorrise felice di poter andare finalmente su un veicolo a due ruote e con un buon motore.
“Ah, va bene” disse lei facendo spallucce ed entrambi si avviarono verso l’uscita, senza preoccuparsi minimamente, della possibilità che ci fosse qualcuno ad osservarli.
 
Jin era rimasto immobile vicino l’uscita della casa, ad osservare i due andare via.
Non aveva per niente capito il perché di quella nuova accoppiata.
Era rimasto basito quando aveva visto Dashimen abbracciare in quel modo Yun-hee.
Non credeva a propri occhi, si diede un leggero schiaffo in testa per riprendersi.
Pieno di dubbi, decise di evitare la telefonata che doveva fare alla madre e di andare a indagare.
La situazione era strana, non ricordava che Dashimen conoscesse Yun-hee. Non comprendeva come potessero essere così intimi.
 Pensava di aver perso qualche informazione.
Incominciò a camminare diretto verso la camera di Yoongi, dove era certo avrebbe trovato Hoseok, avrebbe chiesto a lui conferme e riferito tutti i suoi dubbi.
Si bloccò davanti alla porta titubante, indeciso se riferire quello che aveva visto. Forse nessuno era a conoscenza di quel rapporto tra i due ragazzi.
Più ci ragionava sopra a quella situazione, più raggiungeva il pensiero che l’unico motivo del perché quei due fossero amici era uno.
Isabel.
Dashimen riferiva qualunque cosa si trattasse della ragazza, e Yun-hee era legata a lei.
Quel dubbio che aveva sempre avuto, tornò a farsi largo nella sua testa. 
Dashimen conosceva Isabel.
Doveva essere quella la verità, era così semplice.
 
Entrò senza neanche bussare, all’interno della camera, Yoongi e Hoseok si voltarono in contemporanea a guardarlo.
“Ehi Hyung!” salutò con allegria Hoseok, Yoongi vicino a lui alzò la mano in segno di saluto e come al solito grugnì un qualcosa di comprensibile.
“Come mai qui?” chiese Hoseok sempre sorridente.
Jin chiuse la porta alle sue spalle, pensando che fosse meglio non dire nulla di ciò che avesse visto, fino a quando non avrebbe avuto la conferma alla sua teoria.
“Finito di svuotarti per bene?” lo prese in giro Yoongi rantolando.
“Aigoo… pensi solo a una cosa.” sbuffò Jin, guardandolo con disapprovazione.
“Eh… sai l’astinenza” scosse leggermente le spalle Yoongi.
“Ah giusto, sei in relazione fissa con Suran, non puoi andare a letto con chi ti capita” colpì in pieno Jin con una risata di scherno.  
“Aish… cosa stai insinuando?” disse Yoongi con una smorfia sul viso.
“Lo sai. Se vedi Isabel e ci fai qualcosa è come se tradisci Suran.” Lo rimproverò Jin.
“Non ha tutti i torti” disse Hoseok leggermente perplesso.
“Smettetela di farmi sentire in colpa” sbuffò irritato Yoongi.
“Mmh.. novità?” chiese poi Jin, evitando altre ramanzine, cedendo alla curiosità.
“Yun-hee sta andando da Isabel, quando torna, mi darà la conferma” disse con un sorriso stampato sul volto.
“Comprendo” disse Jin distogliendo lo sguardo, aveva appena avuto la conferma ai suoi sospetti, entrambi si conoscevano ed entrambi andavano dalla ragazza.
“Sempre convinto in un si?” chiese Hoseok dubitante.
“Si. Convintissimo” disse sicuro di se stesso.
“Mmh, speriamo in un sì… ma se dovessi vederla cosa hai in mente?” chiese Jin non riuscendo a prevedere i piani del ragazzo.
“Ricordarle che ci amiamo. Le lo dimostrerò e così lei finalmente mi dirà la verità, la convincerò, o non mi schiodo di lì.” Disse con energia.
“È un po’ difficile alla fine dovrai tornare da noi” disse Jin scettico.
“Hyung, non la lascerò, no stavolta. Lei tiene alla mia carriera, tiene a me, mi dirà la verità per non rischiare che io mandi tutto all’aria.”
“Dici che funzionerà?” chiese leggermente insicuro Jhope.
“Deve funzionare, devo tentarle tutte, è la mia opportunità.” Non poteva fallire ci sarebbe riuscito, sarebbe riuscito a incontrarla e a farsi dire tutto.
“Con Suran?” chiese Jin rinominando la ragazza di nuovo.
“Non lo so, io non la amo. Lo so sono uno stronzo.” Disse scuotendo il capo, perdendo l’entusiasmo improvvisamente.
“Non sei stronzo, solo che ami un’altra.” Disse Jhope provando a consolarlo.
“Mmh… ci penserai dopo a lei.” Disse Jin.
“Sto sbagliando?” chiese guardando il maggiore.
“Non lo so. Forse no. Sono leggermente confuso. Io non so bene cosa dirti.”
Disse nel dubbio Jin, quella situazione lo rendeva troppo confuso non sapeva cosa dire, non sapeva da che parte stare.  
“Waoo è la prima volta” disse Yoongi guardandolo stupefatto.
“Io… vorrei che tu la incontrassi, che ci parlassi. Vorrei che tutto si risolvesse, o almeno che tu possa avere l’opportunità di un faccia a faccia con lei. Penso che lei te lo debba.”
“C’è un ma?” chiese Hoseok.
“Ho il terrore che Yoongi finisca con illudersi, che lei lo possa ferire, di nuovo. Lo so che l’amiamo tutti, ma non possiamo fingere che non ci abbia fatto del male”
“Capisco…” sussurrò Yoongi.
“Per questo non l’hai guardata in faccia all’aeroporto?” chiese Hoseok, non sapendo il vero motivo del gesto di Jin  di quando aveva voltato il viso a Isabel. Il maggiore ne aveva parlato solo con Yoongi e non aveva voluto dire niente a nessun altro.
“Si, perché faceva ancora male.” Disse con un leggero risentimento nella voce.
Calò il silenzio tra loro tre, nessuno riuscì a dire più niente.
Jin aveva ragione, lo sapevano tutti, Isabel aveva creato molto dolore in ognuno di loro.
“Mia madre è andata da una sciamana” disse Yoongi facendo finire il silenzio intorno a loro.
“Ah si?” chiese Hoseok incuriosito, “Mia mamma ogni tanto fa dei sogni che potrebbero essere profetici” disse con entusiasmo Hoseok.
“Mia madre è fissata con il futuro, ci va spesso.” Disse Yoongi riluttante, lui non credeva molto in quelle cose.
“Che le ha detto la sciamana?” chiese Jin incuriosito.
“Mmh, roba strana, non l’ho capita, ma me la sono segnata su un foglietto, sembrava figa” disse alzandosi in piedi e prendendo il foglio dal comodino.
“Mmh…” si schiarì la gola e incominciò a leggere “Quando il fuoco incontrerà l’acqua in un giorno di festa. Tutto sembrerà come se il tempo non fosse mai trascorso, ma attenzione per quanto pieno d’amore potrà essere questo incontro, causerà solo l’innalzamento di un grande muro di pietra. Il muro separerà l’acqua e il fuoco, loro proveranno a romperlo, ma solo con l’aiuto del tempo e l’aria come alleato riusciranno a distruggere la pietra.”
“Aigoo… non sembra buona come profezia” disse Jin sbattendo gli occhi atterrito.
“Acqua, fuoco, pietra e aria sono gli elementi, che vogliono dire?” chiese Hoseok.
“Non ne ho idea… mamma dice che di solito  la sciamana è brav, ha predetto il nostro successo e il tour mondiale prima che lo organizzassimo” disse con una scrollata di spalle Yoongi.
“Parlava di un incontro? Credi che sia il tuo con Isabel?” chiese Jin sospettoso.
“Non  ho idea, non capisco perché abbia usato gli elementi. Può essere, però non finisce male dice che si risolve.” Provò a essere positivo Yoongi.
“Strana sta roba…” disse perplesso Hoseok.
“Vabbè era tanto per parlare, non è importante cosa dice una sciamana” provò a dire Yoongi poco convinto.
“Se lo dici tu… non è neanche da te segnarti un qualcosa di cui non ti importa su un foglio” lo ribeccò Jin.
“Mmh, sembrava figo.” Provò a non dare importanza al tutto Yoongi.
“Sarà…”
Bussarono alla porta.
“Avanti!” esclamò Jin.
“Ragazzi, la vostra pausa è finita, abbiamo le riprese, dovete andare in giro, almeno per un paio di ore”
“Okay arriviamo!” esclamò con allegria Hoseok.
“Alziamoci, dobbiamo lavorare” sorrise Yoongi.
“Dashimen viene con noi?” chiese Jin rivolgendosi a Hoseok, continuando con il suo indagare.
“Ah… non credo era andato a dormire, sembrava stanco. Lo lasciò dormire, se lo sveglio senza una buona ragione s’innervosisce.” Disse con tono aspro Hoseok, ormai qualunque cosa facesse, faceva innervosire Dashimen.
“Ah… quindi non lo avvisi che andiamo via?” chiese Jin
“No. Direi di no, mi ha detto di svegliarlo solo per un’emergenza. Tipo la morte di qualcuno” sbuffò il ragazzo con rancore.
“Ha ragione, io farei lo stesso.” Disse Yoongi spalleggiando Dashimen.
“Secondo me dovresti, se si sveglia e non ci trova?” chiese Jin facendo finta di essere preoccupato.
“Chiamerà… o aspetterà. Fidati è meglio così” disse piccato, chiudendo il discorso.  
“Ma avete litigato?” si intromise Yoongi.
“No. Perché avremmo dovuto?” fece finta di essere sorpreso Hoseok, mentendo ai suoi amici.
“Ah.. non so Dashimen sembra strano.” Disse Yoongi, leggermente titubante di aprire quel discorso.
“è sempre così di malumore poi gli passa.” Disse muovendo una mano davanti alla faccia, come a evitare la questione.
“Ragazzi vi muovete!” urlò di nuovo il manager.
“Andiamo non voglio essere richiamato di nuovo” disse Hoseok chiudendo definitamente la conversazione e uscendo dalla porta.
“Andiamo Hyung” disse Yoongi e Jin annuì, avrebbe scoperto di più su tutto.
 
Angolo dell’autrice!
Ciao a tutti!  Fra meno di un’ora è il mio compleanno, arrivano i 30 anni anche per me.
Mi sento molto vicina a Jin in questo particolare periodo dell’anno, dato che siamo nati a 4 giorni di distanza.
Tadà nel capitolo c’è un po’ di Jin ^_^
Capitolo leggero e di passaggio, Dash e Yun-hee finalmente vanno da Isabel.
Jin torno a farsi gli affaracci di tutti….muahhahaah prima o poi doveva tornare a fare la mamma bisbetica!
Yoongi è convinto di incontrarla.
Hoseok e Dash sono ai ferri corti.
Yoongi e Nam hanno sospetti.
E poi jimin è scemo.. si mal di pancia per l’alcool.. credici Jimin.
Ci si legge sabato con un capitolo bomba!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** CAPITOLO 12: DISASTER ANNOUNCED ***


CAPITOLO 12: DISASTER ANNOUNCED
 
8 APRILE 2017 POMERIGGIO HONOLULU
Isabel era tornata a casa dall’istituto. Appena varcata la porta di casa, con molta fretta si avviò verso la cucina, aprì il frigo e prese una bottiglia di vino freddo all’interno, la stappò velocemente, per poi versare il contenuto in un bicchiere.
Bevve il primo sorso, chiudendo gli occhi.
Stringeva il calice con una mano, e con l’altra si reggeva al bancone della cucina.
La testa le scoppiava terribilmente.
La voce di sua madre era rimasta dentro le sue orecchie, come un fischio fastidioso che non se ne voleva andare.
 
“All’inizio pensavo di poterti amare, poi capì, che non ti avrei mai amata”
 
Era quello che la donna le aveva detto, poi le aveva dato il fascicolo che suo padre tanto aveva desiderato.
 
“Questo è quello che volevi, puoi riferire a tuo padre che ho chiuso con questa storia. Ora puoi sparire”  aveva detto così e l’aveva lasciata sola in quell’hall con il fascicolo stretto tra le mani e il vuoto dentro.
 
Aveva creduto che stessero facendo dei passi avanti, si era illusa che forse avrebbe potuto veramente avere una madre, dopo tanti anni.
Era stata una stupida a crederlo, a sperarci anche solo per un istante.
Per quanto si fosse sempre, autoconvinta di non aver bisogno dei genitori, per quanto si fosse persuasa che sarebbe stata bene anche da sola, aveva sempre avuto dentro di se, la tristezza causata dall’assenza di una famiglia.
Si era sempre detta: che andava bene così, che poteva sopravvivere a ciò.
Si era rassegnata a essere sola, a non avere amore.
Si era sempre detta: io non ho bisogno di una famiglia.
Bugia, era solo una bugia.
Una di quelle bugie create, solo per riuscire a vivere meglio e no costantemente con il vuoto causato dal mancato affetto.
Desiderava con tutta se stessa, avere dei genitori che l’amassero.
Desiderava con tutta se stessa, avere la carezza di una madre.
La figura più materna che aveva avuto: era stata la madre di Yoongi, in quel Natale trascorso con la sua famiglia.
In quel Natale si era resa conto, di quanto non avesse mai avuto in vita sua e di quanto desiderasse ricevere quel tocco amorevole, dalla propria madre.
Come sempre aveva mandato via quel pensiero di quel desiderio irrealizzabile, e si era illusa che tutto andasse bene nella sua vita. 
Non era così, non era mai andato tutto bene.
Lei aveva sempre sofferto per quell’assenza d’amore.
 
“All’inizio pensavo di poterti amare, poi capì, che non ti avrei mai amata”  
 
Quelle parole pronunciate dalla donna che l’aveva messa al mondo, avevano appena causato in lei uno squarcio talmente grande, da non sapere come poterlo aggiustare.
Nella sua borsa c’era il fascicolo che era andata a prendere per il padre, lei non l’aveva neanche guardato.
Perché non era importante.
Niente lo era.
 
Continuò a versarsi da bere, sperando che alcool aiutasse a dimenticare, ma sapeva che non l’avrebbe mai aiutata, quel dolce liquido portava soltanto ad annientarla sempre più.
 
L’amore era la causa di tutti i suoi problemi.
La sua assenza.
I suoi genitori non l’avevano mai amata, chi aveva deciso di farla nascere.
Probabilmente era: perché lei non era degna di quel gran sentimento che tanto bramava avere.
Non era destinata a ricevere amore e a darlo a sua volta.
Doveva rassegnarsi a vivere senza, perché inadatta.
Si versò un altro bicchiere, con una nuova consapevolezza, che lei avrebbe dovuto rinunciare a tutto quello che desiderava, perché tanto non l’avrebbe mai potuto ottenere.
Doveva accontentarsi, doveva andare avanti.
 
“Sei tornata!” esclamò Win-hoo entrando in cucina. Isabel lasciò il bicchiere sul banco della cucina, e nascose le mani tremanti dietro la schiena.
“Si, da poco” disse sforzandosi di sorridere gentile.
“Ah meno male! Pensavo facessi tardi, fra un paio di ore Dashimen dovrebbe arrivare” disse sorridendo.
“Ah.. viene oggi?” chiese lei cercando di mantenere un tono calmo della voce, ma tentennando visibilmente.  
“Si, viene oggi ti sei dimenticata? Devi uscire con Chung-hee di nuovo?” chiese lui leggermente stranito che lei si fosse dimenticata di Dashimen.
“Ehm… si doveva venire a cena qui, almeno credo” disse lei confusa, non ricordava di Dashimen, e neanche di Chung-hee.
La sua mente era altrove.
Era persa.  
“Stai bene?” chiese lui guardandola attentamente.
“Si certo, solo un po’ stanca, lo sai quando torno dall’istituto sono sempre stanca” disse lei passandosi una mano tra i capelli nervosa.
“Si, lo so, ma di solito dopo ti vedi sempre con Chung-hee e ti rilassi, sembra aiutare molto il vostro incontro” provò a essere incoraggiante lui.
“Si, aiuta…” disse lei pensierosa.
“Tua madre ancora in silenzio?” chiese lui cercando di farla parlare.
“Si, ancora in silenzio. Non ha parlato molto” disse lei celando parte della verità.
“Beh, almeno non è successo niente di male” sorrise incoraggiante il ragazzo. “Avrà bisogno ancora di un po’ di tempo”
“Si, è così. Ha bisogno di tempo” mentì lei.
Il tempo era finito.
Avrebbe dovuto organizzare il viaggio di ritorno, con quel fascicolo si era chiuso il tutto.
“Che dici ordiamo per stasera? O cucina di nuovo Chung-hee?” chiese lui allegro “Mi piace come cucina!”
“Ehm… no sai, penso che cucinerò io” annuì lei, aveva bisogno di fare qualcosa, forse dedicarsi alla cucina, l’avrebbe calmata e avrebbe mandato via la confusione che aveva nella testa.
“Buono! Sei anche tu bravissima a cucinare e poi ti rilassa tanto!” esclamò propositivo a quell’iniziativa.
“Si, direi che cucinare è una buona alternativa, così tengo la mente occupata” disse la verità la ragazza.
“Nervosa per Dashimen immagino” disse lui pensando che fosse quello il problema.
“Ehm… si un po’, non lo vedo da molto tempo” soffiò lei con voce lieve.
“Dici che dovremmo invitare anche lui a cena?”
“Ehm… non lo so, se vorrà rimanere potrà, spero solo si comporti bene con Chung-hee qui” disse lei impensierita.
“Okay… dai valutiamo appena arriva, vado a farmi una doccia, o hai bisogno d’aiuto?” chiese lui con gentilezza, non era molto convinto di lasciarla sola, sembra nervosa alla vista, e non capiva se il problema fosse Dashimen o il pensiero che Yoongi stesse nello stesso posto in cui si trovavano. Isabel gli aveva raccontato della telefonata e gli aveva fatto promettere di aiutarla a desistere in caso lei avesse voluto vedere il ragazzo.
“Vai pure! Io mi metto a lavoro” trillò lei sorridendo in modo quasi inquietante.
“Okay… vado nel caso mi chiami” disse lui decidendo di lasciarle un attimo il suo spazio.
“Va bene!” trillò lei di nuovo e Win-hoo la lasciò in cucina.
 
ORE DOPO
 Yun-hee e Dashimen erano appena arrivati davanti casa di Isabel, lentamente si avviarono verso la porta, entrambi nervosi nell’incontrarla dopo tanto tempo.
 “Mi sento leggermente nervosa” disse Yun-hee ferma immobile davanti alla porta di casa di Isabel.
“Tu? Io sono quello nervoso” disse Dashimen contrito.
“Che si fa? Entriamo?” chiese lei ignorandolo.
“O ora o mai più!” esclamò con una risata nervosa.
Yun-hee annuì con forza, li poggiò una mano sul braccio per infondergli coraggio e bussò alla porta con forza.
Dopo un attimo di attesa, la porta si aprì rivelando Win-hoo con un ampio sorriso in volto.
“Finalmente ci hai raggiunti!” esclamò con allegria abbracciando Dashimen che rimase quasi immobile al contatto fisico e leggermente in tensione, poi decise di dargli qualche colpo affettuoso sulla spalla.
“Oh! Yun-hee! Come ti trovi con questo individuo!” esclamò Win-hoo distaccandosi da Dashimen e notando la ragazza.
“Lunga storia! C’entrano sempre i bts” disse lei arrossendo leggermente e poi abbracciando il ragazzo per salutarlo.
“I bts?” chiese Win-hoo confuso per poi guardare Dashimen in cerca di risposte.
“Yun-hee lavora alla Big-hit… Isabel l’ha fatta assumere, e come sai io ho raggiunto i ragazzi per aiutare Jimin.” Spiegò Dashimen.
Win-hoo annuì con la testa, leggermente confuso da tutto. “Ah…. Mi ero perso un pezzo mi sa!” esclamò poi con allegria.
“Ehh… mi sa più di uno” sospirò Dashimen.
“Aigoo… riconosco quella faccia…ti prego non farla innervosire” disse Win-hoo con rimprovero.
“Tu sempre dalla sua parte, noto?” disse ironico Dashimen.
“Qualcuno deve pur stare con lei. Era tuo compito” Lo punzecchiò Win-hoo per poi farli passare e facendoli entrare in casa.
“Stare con lei, ti sta facendo diventare un mostro di perfidia” sbuffò Dashimen contrariato, dal modo usato dal ragazzo di punzecchiarlo.  
“Beh non ha tutti i torti… qualcuno deve pur stare con lei” sussurrò appena Yun-hee leggermente in pensiero per Isabel.
“Come va la situazione?” chiese poi rivolta a Win-hoo.
“Non male, almeno da quando… mmh” guardò entrambi i ragazzi che in ansia attendevano che lui finisse la frase.
“Da?” chiese Dashimen con fretta nella voce.
“Da quando c’è Chung-hee… senti, lasciala in pace. Okay, ti conosco so che scoppierai e l’accuserai di qualcosa. Non lo fare” lo avvertì Win-hoo.
“Io non mi fido di questo tipo, devo capire!” esclamò Dashimen agguerrito.
“È una brava persona, lei è felice.” Disse Win-hoo con tono fermo della voce, cercando di essere convincente.
“Ha incantato anche te? waoo deve essere super furbo.” Disse ironico il ragazzo.
“Dash… avevamo concordato che avresti fatto il buono” lo rimproverò Yun-hee con tono esausto della voce.
“Okay va bene… lascio fare a te le domande. Io starò buono e zitto” bofonchiò infastidito il ragazzo.
“Perfetto, lei dov’è?” chiese poi incuriosita la ragazza, guardandosi intorno.
“In cucina, è tornata da un paio di ore dall’istituto, ha provato a parlare con la madre, ma la donna si è chiusa in una sorta di silenzio strano. E Isabel è diventata nervosa, vuole tornare a casa, sta insistendo con la madre per farsi dare quello che le serve, ma non riesce.”
“Vuole tornare a Seul? Dal padre?” chiese Dashimen sbigottito.
“Ah.. no, non vuole stare qui, primo perché c’è Yoongi, secondo perché Chung-hee dopo domani dovrebbe tornare a Seul, e lei vuole tornare con lui.” informò entrambi i ragazzi.
“Addirittura!” esclamò con risentimento.
“Dashimen smettila!” trillò Yun-hee infastidita dal modo infantile che Dashimen stava mostrando, e gli tirò un leggero schiaffo sul braccio.
 
“La smettete di parlare di me e venite di qua!” urlò Isabel dalla cucina.
 
“Sente tutto! Come cavolo fa?” chiese Yun-hee sbigottita.
“Sarà una nuova supereroina con l’udito infallibile” sbuffò Dashimen leggermente inquieto per via della voce della ragazza.
“Andiamo o s’innervosisce…” sospirò Win-hoo facendoli strada verso la cucina.
 
Isabel si trovava in piedi davanti al bancone della cucina, con le mani in pasta. Aveva i capelli raccolti in un ordinato chignon, aveva un po’ di farina sulla guancia e lo sguardò fisso sul proprio lavoro.
Dashimen si bloccò di colpo nel vederla in quello stato, sembra così normale, una ragazza come tante altre, senza alcun problema della vita.
“Ciao stranieri” disse lei alzando lo sguardo su di loro, sforzandosi di sorridere.
“Ciao unnie!” trillò Yun-hee, sorridendole raggiante e avvicinandosi a lei per abbracciarla e stamparle un bacio sulla guancia non sporca di farina. Isabel sorrise spontanea, avvicinò la faccia a Yun-hee e le lasciò un bacio sulla fronte, com’era solita fare.
“Ti abbraccerei, ma rischierei di sporcarti tutta... come stai mio bel fiorellino?” chiese sorridente.
“Si può dire bene!” esclamò allegra Yun-hee, per poi passarle le dita sulla guancia sporca e pulirla dalla farina.
“Buono! Il lavoro ti sta piacendo?” chiese con interesse Isabel, cercando di far conversazione, provando a mandare via i pensieri dalla sua testa, che la stavano facendo annegare nella confusione.  
“Si, è un ottimo lavoro…” disse lei soddisfatta senza menzionare i ragazzi.
Dashimen le guardava con le braccia incrociate al petto e leggermente infastidito dal non essere stato ancora salutato.
Isabel alzò lo sguardo su di lui incerta, non si vedevano da quando avevano litigato a casa di lui e lei gli aveva tirato uno schiaffo. Non si erano più visti, solo sentiti con telefonate brevi, tranne l’ultima che aveva fatto sorgere solo altri problemi tra di loro.
 “A me non saluti?” chiese lui con tono sprezzante nella voce.
“Sei tu che sei rimasto impalato lì” disse lei con un’alzata di spalle in sua difesa.
“Si… è sempre colpa mia.” Sbuffò lui.
“Come stai?” chiese lei ignorando il suo commento sarcastico.
“Non c’è male” rispose lui a disagio.
“Mmh… rimanete a cena? Sto preparando la pasta fresca?” chiese lei sorridente, stava provando con tutta se stessa a fare la gentile.
“Ehm… Dash?” chiese Yun-hee.
“Dai rimanete!” esclamò Win-hoo con allegria intromettendosi nel discorso anche lui.
“Si, dire che si può fare.” Disse lui soffermandosi sull’odore che si percepiva in casa, adorava il sugo che Isabel preparava, si tastò i pantaloni a sentire la vibrazione proveniente dal telefono, lo sfilò e guardò chi fosse a chiamarlo. Scosse la testa irritato.
“Tutto bene?” chiese Yun-hee.
“Si, è solo il ficcanaso” disse lui indispettito andandosi a sedere su uno sgabello e guardando Isabel con un ghigno stampato in volto, lei alzò il sopracciglio scettica.
“Non capisco come possa essere il tuo preferito, sa essere insopportabile” sbuffò Dashimen.
“Taehyung… sa essere una vera piaga alle volte” sospirò Yun-hee scuotendo il capo.
“Taehyung??” chiese incuriosito Win-hoo.
“Si quello” rispose Dashimen.
“Ah giusto, lavorate con loro… beh tu sei tipo una dama di compagnia ormai” ridacchiò Win-hoo.
“A chi è che fai compagnia?” chiese Isabel, con un certo interesse. Illuminandosi improvvisamente, forse Dashimen le avrebbe detto di Hoseok finalmente.
“A nessuno in particolare… anche se il tuo ragazzo ci prova parecchio con me” ammiccò in direzione di Isabel, che inizialmente lo guardò confusa, poi assottigliò lo sguardo realizzando a chi si riferisse.  
“Può provarci… è bravo a letto” disse lei rispondendoli per le rime e punzecchiandolo.
“Si… potrei, siamo giunti alla conclusione: che saremmo potuti essere una coppia perfetta, peccato che lui rimane innamorato di te”  disse con tono infastidito il ragazzo.
“Dash avevi detto che avresti fatto il bravo” disse Yun-hee a rimprovero.
“Sei venuto per ferirmi?” chiese lei tagliente, ignorando la ragazza.
 
In quella giornata era stata ferita abbastanza, non poteva reggere altro dolore.  
 
“No. Lo sai non lo farei mai” disse lui guardandola sconvolta.
“Allora cosa vuoi insinuare?” chiese lei assottigliando lo sguardo.
“Nulla… volevo metterti al corrente della situazione” rispose lui per le rime.
“Bene l’hai fatto, chiudiamola qui” disse lei secca, non voleva sentire parlare di Yoongi e non voleva litigare con nessuno.
 
Non voleva stare male, stava cercando di non pensare a tutto il dolore che l’affliggeva.  
 
“Stai andando avanti?”  chiese lui guardandola come a studiare una qualunque reazione possibile.
“Te l’ho già detto al telefono” disse lei scuotendo il capo e provando a richiudere la conversazione, tornò con lo sguardo alla pasta, prese il coltello e incominciò ad armeggiare, mentre il silenzio calava tra loro quattro.
 
Win-hoo scuoteva il capo, guardando Dashimen con biasimo.
Yun-hee si era azzittita, continuava a non credere che Isabel potesse andare avanti, e il fatto che potesse essere vero la stava terrorizzando.
Dashimen continuava a fissarla, dubbioso da tutto, aveva promesso di stare zitto, ma proprio non ci riusciva. Non sapere le cose, lo stava mandando ai matti, era la prima volta che guardava Isabel e si ritrovava qualcuno di estraneo, era indecifrabile, lui che la capiva sempre immediatamente.
 
“Voglio conoscerlo” disse schietto.
“Viene a cena, stasera, lo conoscerai.” Disse lei piccata alzando lo sguardo su di lui.
“Viene a cena?” trillò Yun-hee sconvolta.
“Si. Viene a casa, così vi renderete conto che sto andando avanti. Puoi andare a riferirlo al tuo amichetto. Puoi anche dirgli che mi conosci, se ti rende il lavoro più semplice”
“Non ti importa? Se gli spezzi il cuore?” disse risentito Dashimen.
Isabel alzò lo sguardo su di lui, prese un respirò profondo, lasciò perdere la pasta e si pulì con nervosismo le mani sul suo grembiule, strofinandole con forza.
“Gli ho già spezzato il cuore.” Disse seria in viso, pensando che fosse vero lei non meritava l’amore, specialmente quello di Yoongi.  
“Lui pensa che tornerete insieme e ne è anche molto convinto, specie dopo averti incontrata” disse lui guardandola basito.
“È stato un incontro causale, non è successo nulla, poi non so cosa ti abbiano raccontato” disse lei con un’alzata di spalle, fingendo non curanza.
“A quanto mi ha raccontato lui, è stato un incontro profondo, almeno per lui.” accentuò la parola lui sottolineando che la cosa non fosse lo stesso per lei, anche se non poteva crederci che lei avesse definitamente chiuso.
“Unnie non lo ami più?” chiese Yun-hee leggermente intimorita dalla futura risposta.
 
Isabel sospirò diede le spalle ad entrambi e si avvicinò al frigo per poter prendere una bottiglia di alcool.
 
“Isabel?” la chiamò Dashimen.
“Dash… lascia perdere, sono affari suoi” provò a mettersi in mezzo Win-hoo che venne fulminato da un’occhiataccia. Percepiva che qualcosa non andava in Isabel sembrava una maschera di apatia, una maschera che probabilmente sarebbe potuta cadere improvvisamente, scatenando un’esplosione di dimensioni cosmiche.
“Dash non ne voglio parlare, devo finire di preparare la cena, Chung-hee sarà qui a breve.  Discorso chiuso” disse lei con tono autoritario, poi bevve tutto di un sorso il vino dal suo bicchiere.
Win-hoo osservò Isabel, mentre si passava una mano sulla fronte. Lei sarebbe esplosa da un momento all’altro lo sapeva.  
Dashimen guardò Yun-hee imbestialito, mentre la ragazza cercava di dirgli, di stare calmo con il labiale.
“Sai che c’è? Non mi starò zitto” disse Dashimen, ignorando l’avvertimento di Yun-hee.
 
Isabel lo guardò sbuffando, innervosita dalla situazione.
La litigata sarebbe arrivata, e probabilmente sarebbe stata anche furiosa.
Si verso un altro bicchiere e con la bottiglia stretta tra le mani tornò verso di loro. Doveva mantenere la calma, sapeva di essere instabile per ciò che era avvenuto con la madre.
 I suoi pensieri erano confusionari, sapeva di essere vicina a un crollo nervoso.
Non poteva litigare, non poteva farsi invadere dalle emozioni.
Lei non le sapeva controllare quando arrivavano come uno Tsunami.
 
“Dash per favore” provò a dire la ragazza, con la speranza che il ragazzo fosse comprensivo e la finisse di provocarla, chiudendo il discorso.   
“No.” Disse secco fulminandola.
 
Qualcosa si mosse in lei, come un’onda piena di rabbia.
Aveva bisogno di tempo per chiarire quello che sentiva, quello che provava.
Lui non le stava dando il tempo.
Lui la stava provocando.
Non capiva, che lei era di nuovo vicina al crollo.
 
“Ragazzi no dai!” provò a dire Yun- hee, osservando entrambi con terrore.
 
Isabel era immobile osservava Dashimen senza proferire parola.
Dashimen era pronto all’attacco.
 
“Ragazzi calmi,  ha ragione Yun-hee non c’è bisogno di litigare!” esclamò Win-hoo muovendo le mani in aria, sperando in una loro resa.
 “Forse hanno ragione, non dovremmo litigare, ti ho chiesto di chiudere il discorso” provò a dire Isabel. 
“Non chiuderò il discorso qui, no senza delle risposte. Non decidi tu!” urlò lui era in preda alla rabbia.
 
Isabel assottigliò lo sguardo, non avrebbe potuto interrompere la litigata, Dashimen era già sul piede di guerra, e lei non riusciva a trattenersi dall’urlargli contro.
Si sentiva così esausta, così in confusione.
Stava perdendo il controllo.
“Parla… vai litiga con me. È quello che vuoi una litigata” si fece sfuggire lei con rabbia.
Voleva la litigata, avrebbero litigato.  
“Sei tu che la stai provocando, con queste nuove azioni insensate che stai mettendo in atto!” disse lui con rabbia.
“Io non sto facendo niente” provò a dire lei, non capendo perché di tutta quella rabbia.
“Ah no? Le tue azioni parlano. Tu stai uscendo con questo tizio, dimenticandoti della persona che ami! Come puoi fare così!” disse lui con rabbia prendendo le parti di Yoongi, che non vedeva l’ora di poterla incontrare. Ogni volta che avevano parlato in quei giorni, l’aveva visto fremere nella speranza di incontrare Isabel.
 
“Io….” provò a dire lei, ma le parole non volevano uscire, la testa le girava, i pensieri erano troppi.
Lei non si stava dimenticando di Yoongi.
Lei era solo stanca.
Lei voleva solo sopravvivere, stare bene.
Però si ritrovava sempre nello stesso stato, in bilico pronta a cadere in quel baratro buio.
 
 “Voglio sapere cosa hai in mente? Che cosa stai combinando con Chung-hee? Ti piace? Hai dimenticato Yoongi? Come può essere possibile tutto questo, con quello che mi ha raccontato lui!” incominciò ad aggredirla lui con tono alterato, Yoongi sperava in un loro ricongiungimento e lei passava il tempo a preparare una cena perfetta per un altro uomo, era una cosa assurda.
 
“Aigoo… cosa sono tutte queste accuse! Cazzo, non ti sei fatto di tutti questi problemi quando mi scopavi, ora ti preoccupi di Yoongi?” attaccò lei, era l’unica via di fuga: attaccare.
Lei cercava solo di non crollare, lei cercava di resistere.
Ipocriti erano tutti degli ipocriti, loro potevano vivere le loro vite.
Yoongi poteva essere fidanzato, e lei invece era chiusa in una prigione.
Aveva deciso di provare a salvarsi e nessuno le era d’appoggio.
Guardò il ragazzo con risentimento, Dashimen doveva essere la sua spalla, ma a quanto sembrava era diventata quella Yoongi.  
 
“Non lo conoscevo prima, appena l’ho conosciuto ti ho detto che era meglio non andare più a letto!” esclamò lui giustificandosi.
“Oh, giusto siete diventati amici per la pelle! Devi farmi il terzo grado e prendere le sue parti?” lo accusò lei continuandola discussione senza badare a Win-hoo e Yun-hee che vicino a loro stavano osservando tutto con preoccupazione. .
“Non ho detto questo! Voglio sapere cosa ti passa per la testa! Mi preoccupo per te!”
“Questo non è preoccuparsi e accusarmi di far qualcosa di male! E farmi sentire in colpa perché Yoongi spera nel tornare insieme! Non fare il falso sei qui perché: ti ha mandato lui, no perché ti preoccupi!” urlò lei.
 
Lui non era lì per aiutarla per prendersi cura di lei. No, era andata a farle la ramanzina.
Non sapeva più cosa pensare.
La testa le faceva male. Aveva anche un leggero senso di nausea.
Voleva uscirne fuori.
 
“Oh perché tu non hai mandato Yun-hee a lavora alla big-hit per lo stesso motivo?” l’accusò lui per poi indicare la ragazza.
“No. Non le ho chiesto niente! Lei te lo può confermare, Yun-hee confermalo!”  disse in panico Isabel guardando la ragazza, che sobbalzò impaurita per via del tono supplice che Isabel aveva usato. Poteva sembrare un ordine quello fatto dalla ragazza ma così non era, voleva solo qualcuno che la spalleggiasse.  
“Dash lo sai che non chiede niente” disse con voce lieve la ragazza che era stata appena tirata in mezzo. 
“Visto lo sai! Che cazzo mi accusi a fare!” urlò lei.
Dashimen guardò Yun-hee per un istante, tornò con lo sguardo su Isabel, pronto all’attacco.
“Ti pace o no?” Chiese lui geloso.
“Si mi piace, e NO. Non ci sono andata a letto, te lo dico perché so che me lo chiederai!” esclamò lei in preda al panico, dicendo tutta la verità.
“L’altra sera stava dormendo qui! Com’è possibile che non ci sei andata a letto?” chiese lui incredulo, granando gli occhi.
“Ci siamo addormentati guardando un film. Non ci siamo neanche mai baciati!” esclamò lei scuotendo il capo.
“Cosa?” boccheggiò lui confuso, ci usciva da un po’ e ancora non ci era andata a letto, non si era ancora baciata, questo era strano.
“No? Non lo hai fatto?” chiese Yun-hee strabiliata, se Isabel non aveva fatto del sesso occasionale con quel ragazzo, se non l’aveva ancora baciato, c’era veramente il rischio che facesse sul serio, si scambiò uno sguardo confuso con Dashimen, entrambi pensavano la stessa cosa.
“Che intenzioni hai?” chiese Dashimen calmando il tono di voce, esterrefatto per quell’informazione.  
“Non lo so! Dash non ne ho idea, è stato uno schifo qui, rivedere mia madre, la terapia, i ricordi che tornano e mi tormentano. I primi giorni, era tutto uno schifo, poi è apparso e mi sono sentita alleggerita. Quando sto con lui non sento nulla di tutto quel dolore, e di quella pressione che mi schiaccia il petto svanisce. Non sono in panico, non ho paura! Quindi non lo so. Vuoi dire questo a Yoongi? Fallo, digli quello che vuoi, ma lasciami in pace a cucinare!” urlò lei, vicino alla crisi.
 
Voleva chiudere quella litigata.
Non voleva pensare, non voleva essere sopraffatta.
Ma ormai lo era, le emozioni si muovevano come onde in tempesta dentro di lei, senza un senso logico.   
 
“Stai andando veramente avanti” disse lui con voce lieve guardandola triste, si voltò a guardare anche Yun-hee, che era terrorizzata per via del dolore che la sua amica provasse in continuazione, lo percepiva dal tono di voce straziante.
“Non lo so, sarebbe un male? Trovare un minimo di felicità sarebbe tanto male? Tu insistevi che dovevo provare a vivere la mia vita a dicembre… perché ora che forse ho deciso di provare a farlo, tu mi devi guardare con biasimo, facendomi sentire in colpa? Perché Dash?”  disse Isabel supplice, sperando che lui smettesse di farla sentire inadatta e in colpa.
 
Gli occhi le erano diventati lucidi, era vicino al pianto. 
 
“Io… e che pensavo invece che non stessi male per Yoongi, sembra completamente scomparso dai tuoi pensieri.” Disse lui con voce lieve, tentennando per via degli occhi lucidi di Isabel.
“Cazzo, ma proprio non vuoi capire? Non posso fare nulla, non posso tornare da lui. Sono stanca, stanca di amarlo e sacrificarmi per lui. Dash non voglio, continuare così. Succube di mio padre, come mia madre. Voglio provare a salvarmi!”  urlò lei sofferente.
“Quindi vuoi innamorarti di un altro?” chiese lui inorridito.
“Voglio provare a vivere.” Disse lei con tono infelice, sperando che lui capisse.
“Stai sbagliando. Lo stai facendo.”
“Ah si? Sto sbagliando? Perché? spiegamelo.” Urlò lei non capendolo.  
“Perché non ti innamorerai mai di un altro, lo sappiamo entrambi, lo sappiamo tutti.”
“Tu mi avevi detto di andare avanti con la mia vita!” lo accusò lei.
“No così!”  urlò lui.
“E come? Mi avevi detto che dovevo stargli lontana, che doveva provare a vivere. Che la verità era che lui non mi avrebbe mai scelta. Avrebbe scelto sempre il suo gruppo. Tu mi hai detto tutte queste cose, mi hai rimproverata fino allo sfinimento.” Urlò lei tormentata dal dolore e dalla confusione.
“Lo so… ma ti stai illudendo così” disse lui.
“Illudendo? Cosa cazzo vuoi che faccia? Che cosa devo fare! Dammi tu la strada giusta da seguire!”
“Dire la verità, forse potete trovare una soluzione” sputò fuori lui quelle parole.
 
Lei inorridì, sgranò gli occhi, le mani le tremavano, strinse con forza la stoffa del grembiule tra le mani, come a volersi aggrappare a qualcosa che la tenesse a galla e non la facesse sprofondare del tutto.  
Non poteva dire la verità.
Lui lo sapeva che il rischio era troppo.
Lui l’aveva sempre spalleggiata.
Dashimen non capiva più il suo dolore.
Ormai spalleggiava Yoongi.
“Cazzo! Ti ha convinto veramente! Non esiste!” la rabbia incominciò a prevalere sulla sofferenza che stava provando.
“La dirò io, tutta!” disse lui minacciandola.
“Sei un ipocrita. Lo sai vero.” Disse con tono lieve ma tagliente.
 
Era un ipocrita, le aveva detto di stare lontano da Yoongi, sempre, l’aveva rimproverata.
Lui invece faceva tutto quello che voleva.
Ora la minacciava di dire anche la verità a lui.
Verità, che Dashimen era il primo a non averla detta a lei.
Era un ipocrita.
 
“Cosa?” chiese lui sconvolto.
“Lo sei. Vattene.” Disse lei indicando la porta, non lo voleva più vedere, doveva andarsene via.
“NO. Io voglio aiutarti”
“Non mi stai aiutando, dovresti essere la mia spalla, la mia persona. Invece stai diventando quella di Yoongi. Vai da lui.” disse con rabbia.
“Io…” lui balbetto sconvolto, non poteva cacciarlo veramente.
“Non ti voglio più nella mia vita. Devi andare via.” Disse lei scandendo le parole con rancore.
“Isabel stai esagerando!” Esclamò Yun-hee cercando di fermare la ragazza.
“Sei anche tu dalla sua parte?” chiese lei accusandola, guardandola con orrore.
“Io voglio che tu stia bene, solo questo” tentennò lei, provando ad accarezzarle un braccio, ma lei si scostò.
“Allora lasciatemi prendere le mie scelte da sola. Lasciatemi provare a vivere.”
“Non è vita quella che ti vuoi creare con questo tipo che conosci da quanto? Una settimana!” l’aggredì di nuovo Dashimen in panico.
“Io la vita che voglio non la posso avere! Quando  CAZZO lo capirai!” urlò lei.
 “Unnie forse dicendo la verità?” provò a dire Yun-hee, Isabel si voltò a guardarla.
“Okay… sei anche tu dalla sua parte. Andate via. Cena annullata. Farò per conto mio, siete solo d’intralcio a tutto” disse lei togliendosi con le mani tremanti il grembiule e lanciandolo sul tavolo, per poi urtare la bottiglia di vino con il braccio, che cadde a terra in mille pezzi sporcando il pavimento.
“NO! Unnie no!”  si aggrappò a lei fermandola.
Isabel si voltò a guardarla, in viso solo la rabbia.
“Tornate dai bts, vivete le vostre vite, dimenticatemi. Io proverò a vivere la mia di vita. Da sola.” Disse lei si allontanò da Yun-hee, diede un ultimo sguardo a Dash scuotendo il capo e corse via, lontano da loro e dal dolore.
 
SERA
Yoongi si trovava solo nella verandina della casa, Yun-hee era appena andata via in lacrime, l’aveva lasciato da solo.
Isabel aveva deciso di chiudere anche con la ragazza.
Isabel si stava facendo una vita con un altro ragazzo.
Isabel stava provando ad andare avanti.
Non l’avrebbe vista.
Si era illuso, che ci sarebbe riuscito.
Ora era lì, senza sapere cosa fare.
Senza sapere quale sarebbe stato il prossimo passo.
Era lì nella confusione più totale.
 
Dashimen si avvicinò a Yoongi.
Si sedette vicino a lui con uno sbuffò e avvicinò un foglietto di carta al suo viso attirando la sua attenzione.
“Mmh?” disse il rapper di cattivo umore.
“Vai da lei.” Disse Dashimen lasciandoli il foglietto.
“Cosa?” lo guardò stupito, prendendo il foglietto in mano e trovandoci l’indirizzo.
“Come hai fatto?” chiese Yoongi strabiliato.
“Non chiedere, vai e riprenditela.” Disse il ragazzo secco.
“Ora?” chiese lui incerto.
“No… ora non penso sia il caso.  Domani passerà la giornata con lui da qualche parte, ma la riporterà a casa verso sera. Vai domani, è il suo compleanno no?” disse.
“Dash…. Ma come cavolo fai a sapere tutte queste cose?” chiese Yoongi con sospetto, stringendo in mano il foglietto.
“Aigoo.. ti ho detto di non chiedere. Fai finta di nulla, non dire a nessuno che te l’ho passato io l’indirizzo, specie a quella piccoletta.” Disse riferendosi a Yun-hee.
“La conosci?” chiese Yoongi perplesso.
“Yoongi ti ho detto di non fare domande. Smettila. Ti sto dicendo di andare da lei, ti sto dando l’indirizzo. Fai finta che la incontri da qualche parte, e che l’hai seguita fino a casa.” Disse innervosito, incominciava a dubitare di se stesso e di quello che stava facendo.
“Che cosa è successo? Che cosa sta succedendo?” boccheggiò Yoongi sempre più confuso, fissava Dashimen, atterrito, rendendosi conto che l’amico non stava per niente bene.
“Aigoo.. cazzo vuoi fare quello che ti ho detto, senza fare domande? La ami? Se si valla a riprendere ed elimina quel bellimbusto apparso da chissà dove. Non ti devo dire altro.” Disse con rabbia, per poi andare via lasciandolo confuso a guardare l’indirizzò sul biglietto che stringeva tra le mani.
Non capiva cosa fosse successo. Fino a due secondi prima aveva perso la speranza di incontrare Isabel.
Ora aveva in mano il suo indirizzo.
“Fanculo” disse a denti stretti.
Sarebbe andato da lei, avrebbe seguito il consiglio di Dashimen, non avrebbe fatto domande al ragazzo, che sembrava in crisi per chissà cosa.  
Lui avrebbe pensato solo a se stesso e a Isabel per una volta.
Sarebbe andato da lei e se la sarebbe ripresa.
Infischiandosene del padre di lei, e di questo nuovo ragazzo spuntato da chissà dove.
Lei era sua.
 
Angolo dell’autrice:
Io vi avevo detto che era un capitolo bomba!
La prima parte mi ha distrutta. Devo ammetterlo sono stata malissimo quando l’ho scritta.
Isabel è in crollo… completamente in crollo. Ogni volta che pensa di avere controllo sulla sua vita, lo perde.
Comunque manda via i suoi due amici più cari.
Eh…
Dashimen per me fa una grande bastardata…. Non si fa così, non si agisce alle spalle delle persone, e non si prendono scelte apposto degli altri.
Io lo amo. Per me sbaglia con Isabel, Win-hoo ha ragione, Isabel ha bisogno di parlare con calma, di essere messa al corrente, e no di persone che la controllano e hanno da ridire su tutto. Tra l’altro persone che mentono. Dashimen continua a non dirle la verità su Hoseok.
Isabel da parte sua sbaglia anche, ma mettiamo il fatto che è stata anche presa in una giornata di merda, io questa le la perdono.
Bene è tutto ci si legge sabato prossimo!
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** CAPITOLO 13: LET THEM GROW ***


CAPITOLO 13: LET THEM GROW
 
08 APRILE 2017 SERA 21:00
Jin era rimasto in silenzio, nascosto dietro a un angolo, aveva ascoltato tutto. Pian piano senza farsi notare, incominciò a seguire Dashimen verso l’esterno della casa.
Vide il ragazzo uscire oltre il cancelletto e fermarsi vicino alla moto noleggiata.
Lo vide prendere un qualcosa di rettangolare, dal cruscotto della moto e incominciare ad armeggiare.
Con tutta la tranquillità del mondo, il ragazzo si appoggiò al muro dietro di lui e si accese una sigaretta.
Jin lo osservava, scuotendo il capo con diniego.
Era il momento di vedersela con lui. Era il momento di fare il maggiore e mettere le tutto in chiaro.
“Dashimen” chiamò con voce rauca Jin avvicinandosi.
Il ragazzo si voltò lentamente verso di lui, fece un tiro alla sigaretta, e un cenno con il capo per salutarlo.
“Dobbiamo parlare” disse Jin con tono fermo della voce.
“Possiamo domani? Sono distrutto” rispose Dashimen con tono esausto, per poi fare un tiro alla sigaretta. .
“Che cosa hai dato a Yoongi” disse con rabbia.
“Non sono affari tuoi cosa do a Yoongi” disse con tono di sfida Dashimen, facendo saettare lo sguardo sul maggiore.
“Si invece. Gli hai dato il suo indirizzo. Non avresti dovuto”
“Decido io cosa faccio o meno!” rispose con aria di sfida Dashimen.
“Ah si? Decidi tu sulla vita di Isabel? Chi ti credi di essere per avere tanto potere?”
“Aigoo… senti la ramanzina da te non me la subisco. Ti ripeto non sono affari tuoi” disse con rabbia il ragazzo.
“E io ti dico di si.  Yoongi è mio amico, e tu sei uno stronzo, che si sta intromettendo in fatti che non lo riguardano. Cos’è? Ti piace tanto vedere gli altri soffrire” lo provocò Jin con furia.
“Tu … non mi conosci non parlare come se mi conoscessi!” disse Dashimen con rabbia lanciò la sigaretta, e si avvicinò alla moto per andare via, ma Jin lo bloccò con forza per il braccio.
Dashimen lo guardò con rabbia, pronto ad agire, ma il maggiore fu più veloce, lo spinse contro il muro addossandosi a lui bloccandoli il collo con il braccio.
“Tu non vai da nessuna parte” disse con rabbia.
Si sfidarono per un paio di minuti, senza proferire parola entrambi, studiandosi per bene. Dashimen chiuse gli occhi rassegnato.
“Va bene, lasciami andare però” disse con tono lieve.
Jin lo lasciò andare, ma non schiodandosi dal posto, continuava ad osservare il ragazzo con rabbia.
“Non pensavo fossi capace di agire in modo aggressivo” sospirò Dashimen.
“Vuoi parlare o no?” disse con rabbia Jin.
“Che cosa vuoi sapere?” chiese con tono stanco, e infastidito. Era talmente travolto per la giornata passata che non aveva più la voglia di lottare.
“Tutto. O giuro che farò in modo che non ti avvicinerai mai più a uno di noi”
“La conosco.” Disse con uno sbuffo, irritato. Jin voleva sapere tutto e lui gli avrebbe detto tutto, ormai aveva perso.
“L’avevo capito, tu e Yun-hee non siete stati molto discreti oggi pomeriggio”
“Ah… beccati di nuovo. A Yun-hee verrà una crisi di nervi.” Disse con preoccupazione il ragazzo abbassando il capo. 
“Beccati di nuovo?” chiese confuso Jin assottigliando lo sguardo.
“Ti levi, sei troppo vicino.” Non amava quando la gente li stava a un palmo dal naso, e il maggiore non sembrava neanche avere buone intenzioni.
Preoccupati della rabbia delle persone calme, così diceva sempre il suo tutore.
“No.”
“Non vado da nessuna parte, ti spiegherò. Sono stanco di custodire tutti questi segreti.” Scosse il capo Dashimen, Jin fece qualche passo indietro, continuando ad osservarlo con astio.
“La conosco da un paio di anni. Sono suo amico, o almeno lo ero fino a questa sera. Io mi sono preso cura di lei, ho provato a starle accanto. Non volevo venire da Yoongi, non volevo passarli informazioni su di lei, sapevo che Isabel si sarebbe arrabbiata. Non avevo altra scelta”
“Si ha sempre una scelta.”
“No invece, io per quanto le sono amico, sono comunque un fantasma, il padre non sa di me. Mio zio invece è socio dell’albergo. Non poteva venire lui a dare informazioni a Yoongi, doveva essere una persona legata a lei, che la proteggeva. È toccato a me”
“Potevi rifiutarti!” urlò Jin con astio, pensando che fossero solo tutte scuse quelle del ragazzo.
“Pensi che non abbia provato?” Urlò il ragazzo, odiava essere finito così invischiato in quella storia  “Se avessimo detto no. Non credi che Yoongi si sarebbe rivolto a qualcun altro? Un investigatore che probabilmente l’avrebbe dovuta seguire, e che sarebbe potuto essere beccato dal padre.”
“Perché non hai detto che la conoscevi?” chiese con voce dura.
“Perché non volevo essere coinvolto… io dovevo solo dare delle informazioni, ma Hoseok… la vera ragione del perché sono rimasto e del perché sono venuto è lui.” ammise lui, era la prima volta che lo diceva a voce alta, che ammetteva il suo tornaconto personale in quella faccenda.
“Cosa c’è tra te e Hobi?” chiese tentennando, forse Yoongi e Namjoon avevano ragione, forse quella era più di un’amicizia.
“Non sta a me dirtelo.”
“Siete una coppia?” insistette Jin.
“Ti ho detto che non sta a me dirtelo.”
“Okay…” decise di non indagare oltre, il tono del ragazzo sembrava non solo arrabbiato, ma anche triste.
“Perché hai dato l’indirizzo a Yoongi se sei amico di Isabel, perché l’hai fatto se lei non vuole incontrarlo?” continuò con le sue domande il maggiore, avrebbe avuto tutte le risposte, a costo di passare la notte in mezzo alla strada con quel ragazzo, fino a che non avesse svuotato il sacco.
“Perché c’è un altro. Perché si sta illudendo di andare avanti. Sta di nuovo in fase di negazione. Prima o poi le scoppierà tutto in faccia, ci saranno danni. Lei crollerà di nuovo. Sta sbagliando tutto.” Disse con rabbia e convinto di aver ragione.
“Non sta a te deciderlo. Non vedi nel futuro. Non sta a te decidere, intrometterti nel loro destino. Se lei non può vederlo, e vuole dopo anni provare a vivere una vita, non sta a te fermarla.” Scosse il capo Jin, Isabel aveva fatto di tutto per stare lontana, e probabilmente era per proteggere tutti, quel futuro incontro avrebbe causato solo danni, specie perché non voluto dalla ragazza.
“Come puoi dire una cosa del genere? Non pensi a Yoongi?”  fece saettare lo sguardo in piena confusione sul maggiore, non capiva come potesse dire una cosa del genere, prendere le difese di Isabel, quando era lei che stava sbagliando tutto in quella storia.
“Forse se lei va avanti, lo incomincerà a fare anche lui. Non dipende da noi, ma da loro.  Se lei aveva detto di no, Yoongi doveva stare a ciò.” Disse con tono autorevole.
“Io…. penso che debbano parlarsi, penso che lei debba dire la verità”
“Che tu sai, immagino anche Yun-hee.” Lo accusò Jin.
“Mi sono affezionato a Yoongi, all’inizio mi stava antipatico, pensavo fosse lui il problema… io… l’ho vista stare male, in pessime condizioni, per l’amore che prova per lui. Pensavo che Yoongi… invece, vivesse la sua vita, come se non gli importasse di lei.” Disse con rabbia nella voce, si era odiato per aver pensato male del ragazzo.
“Yoongi pensa sempre a lei.” Disse con tono secco Jin.
“L’ho capito. Conoscendo Yoongi, l’ho capito. È giusto che si vedano.” Disse triste.
“Non dovevi intrometterti. Dashimen non dovevi farlo.” Lo rimproverò.
“Tu non l’hai mai vista crollare! Tu non ci sei stato dopo la morte di Do-yoon. Aveva ogni notte gli incubi, sognava Yoongi morire come Do-yoon. Tu non ci sei stato!” urlò straziato dal dolore, era stato un periodo orrendo, difficile da dimenticare. Quelle notti dove la sentiva urlare dilaniata dal dolore.
“Lei non me l’ha permesso, non l’ha permesso a nessuno!” urlò Jin di sua volta, non era colpa loro se non si erano potuti prendersi cura di lei.
“Lo so,  mi dispiace. Doveva prendersi cura Yoongi di lei. Lui era la sua famiglia. Sono diventato io la famiglia di Isabel, io ho preso il suo posto. Un posto che non voglio, perché so che non mi appartiene!”
“La ami?” chiese tentennando, qualcosa nelle parole del ragazzo gli comunicavano che lui l’amasse, e anche fin troppo.  
“Si, la amo, lei è la mia famiglia, e mi odia. Mi odierà perché ho appena dato il suo indirizzo a Yoongi, mi odia perché sa che le nascondo qualcosa.”
“Non avresti dovuto darle l’indirizzo, se lei ha solo te, dovresti stare lì. No qui” continuò a rimproverarlo Jin, lui poteva stare con Isabel prendersi cura di lei, e invece stava con loro, al posto che apparteneva a lei. 
“Qui c’è Hoseok….” Sussurrò con gli occhi lucidi.
“Allora Yoongi ha ragione c’è qualcosa tra te e lui” soffiò Jin, osservando gli occhi del ragazzo.
“Cazzo, che casino!” esclamò Dashimen scivolando piano con la schiena contro il muro e incominciando a singhiozzare.
“Aigoo… no, non fare così” disse con voce bassa Jin, non pensava che avrebbe mai visto Dashimen piangere, si piegò per avvicinarsi a lui.
“Dashimen.”
“Ti avevo detto che non volevo parlare” gli urlò contro.
“Cosa c’è tra te e il mio amico?” chiese di nuovo, rimanendo fermo sulle ginocchia e osservando il ragazzo.
“Lui…. pensa che sia sbagliato, il nostro rapporto. Non ne ha parlato con nessuno di voi…. Si vergogna di me, di lui… di tutto. Cazzo. Io vorrei lasciarlo, ci ho provato tante volte, ma torno sempre da lui.” balbettò Dashimen per via dei singhiozzi.
“Cazzo.” Disse Jin, pensando che fosse tutto vero, e Isabel lo sapeva sicuramente.
“Isabel lo sa?” chiese incerto.
“No… lei non lo sa, lo sospetta. Non ho il coraggio di dirle che amo Hoseok, non ho il coraggio di dirle che sono qui per amore, che tra l’altro va uno schifo! Non posso dirle che io a differenza sua potrei stare con chi amo, ma che non ci sto perché siamo entrambi due idioti!” urlò con rabbia lui.
“Comprendo.” Disse Jin sposandosi e poi sedendosi vicino al ragazzo appoggiando le spalle al muro.
“Hoseok sa di te e Isabel?” chiese incerto.
“No… lo sa Taehyung, lui sa anche di me e Hoseok, ci ha sentiti parlare una volta.”
“Taehyung?” chiese stupito.
“Si… ha risposto al mio telefono prima che partisse per il tour, ha parlato con Isabel…e le ha promesso di non dire nulla che io la conoscevo.”
“Se lo sa Taehyung probabilmente anche gli altri e due” disse Jin scuotendo il capo.
“L’hanno scoperto da poco, hanno beccato me e Yun-hee parlare… ma non sanno di Hoseok.” Ormai aveva svuotato il sacco su tutto, si sentiva finalmente leggermente libero dal peso che portava.
“Che casino… tu e Yun-hee come vi conoscete?” chiese ancora Jin, si sarebbe fatto dire tutto, doveva essere al corrente di tutto.
“Dopo la morte di Do-yoon siamo andati a Chicago, dopo un paio di mesi Yun-hee è venuta per controllare Isabel, è stata un po’ con noi.”
“C’è altro?” chiese di nuovo Jin.
“Nulla, a parte il segreto di Isabel, non ci dovrebbero essere altri segreti. È tutto qui nero su bianco” sussurrò Dashimen, ormai sfinito.
“Entriamo dentro” disse in modo secco Jin.
“Cosa? finisce qui?” Dashimen si voltò a guardarlo, senza capire bene cosa avesse in mente il maggiore.
“No, ora entriamo e parliamo con Hoseok, tutti e due, gli racconti tutto, e voi due sistemate la faccenda una volta per tutte.”
“No.” Disse con terrore Dashimen.
“Si, invece… non volevo crederci quando Namjoon e Yoongi hanno fatto insinuazioni su di voi. Non sapevo come mi sentivo a riguardo. Ci ho ragionato molto sopra, sono giunto alla conclusione: che non ha importanza come io mi senta, o come si sentirebbe qualcun altro del gruppo. Quello che è importante è che Hoseok sia felice.” Disse sinceramente.
“Hoseok non lo è, io non lo sono. Lui non si accetta, non accetta quello che c’è tra noi. Pensa sia sbagliato.” Scosse la testa con rabbia Dashimen sbattendo un pugno sull’asfalto.
“Per questo io vengo con te, così ne parliamo e lui forse capirà che non ha importanza cosa pensiamo noi, e che non lo abbandoneremo mai.”
“No… non sta a te, non puoi risolverlo. Deve farlo lui.”
“Ah… quindi tu e Hoseok dovete cavarvela da soli, ma invece Isabel non può farlo. Ci deve essere qualcuno che prenda le scelte al posto suo?” chiese riluttante Jin.
“Non capisci!”
“No, non capisco… forse perché io l’ho sempre lasciata libera di scegliere, io mi fido di lei, e se dice che non può incontrare Yoongi, se dice di no, ha le sue buone ragioni.” Disse schietto Jin.
“Tu non l’hai vista stare male!”
“Tu non hai visto Yoongi stare male, e ti sei intromesso. Quest’incontro non credo che farà bene ad entrambi, probabilmente farà stare male tutti, perché lo sappiamo Isabel non può tornare da lui o l’avrebbe già fatto.”
“Deve dirgli la verità!”
“Avrebbe dovuto, anni fa. Non l’ha fatto, ha deciso di non farlo. Non sta a te forzarla, non sta a nessuno di noi.”  Disse con tono severo.
“Yoongi era così convinto che l’avrebbe vista…. Io non volevo deluderlo”
“Si, Yoongi ne era convinto. E ora andrà da lei, passerà tutta la notte a rimuginarci sopra e ma andrà  comunque da lei domani. Toccherà a noi poi raccogliere i pezzi dopo.”
“Io…”
“Se andrà male, dovrai tornare da lei. Perché sarà a pezzi. Pensi di riuscirci?” chiese lui sbattendoli la verità in faccia.
“Lei non mi vorrà!” disse il ragazzo in sua difesa con voce stridula.
“Se non vuoi che ti aiuto con Hoseok, allora tornerai da lei. Me ne frego se dovrai strisciare per il suo perdono. Lo farai e ti prenderai cura di lei, dato che noi non possiamo.”
“Io… va bene… lo farò” disse con voce lieve, poco convinto di quella decisione.
“Alziamoci, o rimani qui, se hai bisogno di stare solo a riflettere. Io devo rietrare.” Disse Jin mettendosi in piedi.
“Manterrai il segreto?” chiese Dashimen alzando lo sguardo supplice verso il ragazzo.
“Si. Non dire ai ragazzini che io so. Me la vedrò io, non stare troppo a farti problemi qui fuori. Appena sei pronto entra e vai da Hoseok, forse riuscite a risolvere” disse secco Jin, per poi voltarsi e andare via.
Probabilmente era stato piuttosto duro con Dashimen, ma poco gli importava, non avrebbe dovuto dare quell’indirizzo a Yoongi, ne era convinto. Si sarebbero prospettate tragedie in futuro. Alzò il passo diretto verso camera di Namjoon, avrebbe detto tutto a lui.
 
21:00
Yun-hee dopo aver parlato con Yoongi era corsa via in lacrime.
Si sentiva in colpa, per essere stata lei a dire la verità al ragazzo.
Si sentiva dilaniata dal dolore, Isabel aveva chiuso con lei.
Continuò a correre per i vari corridoi dell’hotel, senza una metà ben precisa. Non poteva tornare in camera sua in quelle condizioni, no, con le altre ragazze all’interno.
Voleva stare solo con una persona, voleva che lui si prendesse cura di lei.
Arrivò alla porta della sua camera e tentennando bussò alla porta.
Dopo un po’ Jimin apparve aprendo la porta, aveva i capelli bagnati appiccicati alla fronte, una t-shirt bianca e un paio di pantaloncini messi al rovescio per la fretta.
“Yun-hee?” disse il nome della ragazza tentennando, accorgendosi delle lacrime sul suo viso.
Yun-hee gli si tuffò contro, abbracciandolo e incominciando a singhiozzare isterica.
“Entriamo” disse lui con voce sottile, si legò a lei con un braccio e la portò dentro per poi chiudere la porta.
Lei continuò a singhiozzare senza staccarsi dal corpo del ragazzo, che pian piano con passi leggeri cercava di farla avvicinare al letto per farla sedere.
Si avvicinarono al letto, lui mise una mano sotto le sue gambe e la prese in braccio. La tenne stretta a sé per non farla cadere e si sedette sul letto con la ragazza sopra le sue gambe.
Yun-hee si strinse di più a lui nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, continuava a singhiozzare senza riuscire a fermarsi. 
Lui rimase così e tenerla incollato a lui, mentre con una mano continuava a farle delle carezze leggere sulla spalla. 
Non riusciva a dire nulla, sapeva solo che lei aveva bisogno di lui, e per nessun motivo l’avrebbe lasciata andare.
 
23:00
Jin si trovava davanti a una porta a sbattere il pugno con forza.
“Chi è?” chiese Namjoon con voce trillante e in panico.
“Seokjin! Aprìi!” esclamò il ragazzo continuando a bussare.
“Torna dopoooo!” urlò il leader con il fiatone.
“Non posso è urgente!” esclamò Jin con furia.
“Aigoo, dai!” si lamentò il leader.
“Namjoon muoviti!”
“5 minuti!”
Jin sbuffò e si appoggiò al muro con la schiena, era tutto un tremendo casino, aveva bisogno dell’aiuto del leader per risolvere il tutto. La porta si aprì, Jin si voltò a guardare Namjoon che era in uno stato sconvolto.
“Ah… skype?” chiese con un ghignò sul volto.
“Sembri Yoongi a momenti… si mi hai interrotto. Ti odio.” Disse con risentimento.
 “Finisci dopo, questo è importante.” Disse Jin di fretta per poi entrare in camera di Namjoon, che si chiuse la porta alle spalle.
“Spero per te che qualcuno stia morendo!” lo rimproverò Namjoon incrociando le braccia al petto e guardandolo infastidito.
“Più o meno… siediti di spiego.” Disse facendoli segno sul letto, Namjoon tirò un sospiro e si sedette, cercando di stare calmo e ascoltando concentrato tutto quello che il maggiore aveva da dirgli.
 
“Okay…” disse a corto di parole, era tutto un enorme macello, da non riuscire a crederci.
“Che si fa?” chiese Jin aspettando un lampo di genio proveniente dal maggiore.
“Io opterei di lanciare tutti nel vulcano, sarebbe un bello spettacolo” disse Namjoon cercando di essere ottimista.
“Non è il momento di fare dell’ironia. Abbiamo Dashimen in crisi, probabilmente una Yun-hee piangente in giro per la casa. I tre piccoli mostriciattoli che sanno tutto di tutti ed elaborano piani malefici. Hoseok in crisi perché è innamorato di un maschio e infine Yoongi…. Che starà da qualche parte a rimuginare sull’andare o meno da Isabel.” fece l’elenco Jin.
“Yoongi andrà da Isabel… lo sappiamo entrambi, specie ora che lei sta uscendo con uno.”
“Tu dici?” chiese scettico, sapeva che lui sarebbe andato da lei, ma quell’imprevisto di un nuovo ragazzo nella vita di Isabel lo stava facendo dubitare.
“Si. È cambiato, ora ha più coraggio, andrà da lei e le ricorderà che non può andare avanti”
“Non è giusto.”
“Non è affar nostro… noi possiamo solo raccogliere i pezzi ed essere di supporto, tocca a loro due prendere le scelte.”
“Si lo so, se solo Dashimen non si fosse fatto coivolgere. Ma sappiamo entrambi che tutto ciò sarà un casino assurdo. Come quello tra Dashimen e Hoseok.” Disse conciso Jin.
“Affari loro… Prima o poi Hoseok parlerà, non può portarsi questo segreto ancora per molto. Sono già cinque anni, penso che questa storia vada avanti dalle superiori, da quando l’ha conosciuto. Quello che possiamo fare e parlare degli omosessuali ogni tanto, e parlarne bene. Forse si convincerà che non è un problema e ne parlerà prima o poi.” Disse un po’ incerto il leader, non convinto che ciò sarebbe bastato.
“E intanto Dashimen continua a stare male…” soffiò Jin, anche se aveva trattato Dashimen con freddezza, era comunque dispiaciuto per lui.
“Non ti stava antipatico?” chiese aggrottando la fronte.
“Si, ma è un disastro anche lui, ho un debole per i disastri.” Scrollò le spalle il maggiore.
“Questo è perché sei il fratello maggiore.” Sorrise gentile Namjoon.
“Con i mostriciattoli che si fa?” chiese Jin.
“Lasciali credere di essere gli unici a sapere. Per Yun-hee penso che Jimin si occuperà di lei.” Disse con un’alzata di spalle.
“Jungkook?” chiese Jin con preoccupazione.
“Jungkook…. Capirà che non è destino. Sono giovani, lasciali fare.” Disse con un’alzata di spalle.
“Mi stai cercando di liquidare?” chiese lui assottigliando lo sguardo.
“No, Hyung… tanto ormai è andata la chiamata. Sto solo pensando che forse sia giusto vivere un po’ le nostre vite, e fare qualche casino.”
“Come il tuo di casino personale.” Bofonchiò Jin, trattenendo una risatina.
“Si… come il mio. Capiremo come risolvere i nostri problemi, quali sono le cose giuste. Cresceremo tutti, ma ci servono le esperienze, e lo sai non abbiamo molti modi per farne, siamo sempre così stracolmi di lavoro. Vivere per noi è difficile.”
Disse tristemente.
“Si, vivere per noi è difficile.” Disse Jin scuotendo il capo.
“Per te no, sembra vada tutto bene.” chiese guardandolo leggermente incerto.
“Si va bene… ma sai io non le ho mai parlato di Isabel…” disse con tono leggero Jin, Isabel era stata una parte fondamentale nelle loro vita, e lo era tutt’ora.
“Oh… forse non l’hai fatto perché fa male, e pensi che non capirebbe.” Disse Namjoon leggermente impensierito.
“Si, forse è per questo…” sussurrò Jin per poi sdraiarsi sul letto.
“Aigoo.. non dormirai qui?” disse irritato.
“Ci rimango poco, poi vado via… possiamo stare anche in silenzio.” Disse sbadigliando, facendo ridere Namjoon.
“Perché ridi?” chiese scettico.
“Perché passi troppo tempo con Yoongi, ti sei abituato al silenzio in camera.”
“Si, direi di si” sorrise Jin e anche Namjoon si sdraio sul letto, rimasero entrambi in silenzio a guardare il soffitto, ognuno preso dai propri pensieri.
 
23:00
STESSO MOMENTO
Isabel era a terra chiusa nella sua camera da letto.
Intorno a lei tutto il fascicolo aperto.
L’aveva letto tutto.
Prese tra le mani la foto di una ragazzina che doveva avere all’incirca quindici anni.
Min Jiwoon.
Le sembrava familiare, ma non conosceva nessuno con quel nome.
Lasciò perdere la foto di quella ragazzina, e ne prese un'altra.
Incidente auto, una macchina a fuoco.
Aveva sempre avuto ragione a temere suo padre.
Un viscido, uomo crudele, che non si poteva fermare.
Lasciò la foto e riprese la lettera tra le mani, per poterla rileggere.
 
Mia cara figlia.
Questo era il fascicolo che volevi, ma volevo allegarti una lettera per poterti spiegare nel dettaglio il tutto.
Non riesco a dirtelo di persona, le parole fanno fatica a uscire dalla mia bocca.
Non posso guardarti negli occhi e dirti tutta la verità.
Se devo essere sincera, non voglio vederti mai più.
È stato uno sbaglio farti venire qui.
Ho capito che tu potresti avere lo stesso destino che ho avuto io.
Per questo in questa lettera di do un consiglio.
Dimentica l’amore per quel ragazzo, vai avanti. Trova qualcuno dell’elitè di Seul, che non sia come tuo padre. Perché prima o poi dovrai sposarti.
Se lo ami, dimenticalo.
Perché te lo garantisco io, lui lo ucciderà e non lo farà solo perché non sei stata agli ordini, ma perché così avrà pienamente potere su di te.
Ti avevo detto: Seul per me è stata una prigione, fino a quando non ho incominciato a innamorarmi di Kim Jung- ko, l’assistente di tuo padre.
Insieme sognavamo di andare via, lui mi avrebbe portato via.
Eravamo certi di cosa tuo padre faceva, sapevamo il suo reato.
Eravamo vicini ad incastrarlo, ci abbiamo messo mesi per trovare tutte le prove.
Mesi di piani.
Nel fascicolo è scritto tutto, e ci sono le prove, come anche un cd, dove troverai dei video incriminanti.
Tutte queste prove però non ti serviranno a molto, manca la prova più importante. La testimonianza di una ragazza, serve quella per incastrarlo. La giovane è stata intercettata da tuo padre.
Non so cosa sia accaduto, so che è sparita.
La ragazza in questione aveva quindici anni, ed era una Escort minorenne.
Tuo padre passava molto tempo con lei.
Noi lo sapevamo, e l’avevamo avvicinata, eravamo vicini, molto vicini a incastrarlo.
Non so come sia successo, forse siamo stati poco attenti. Forse ci siamo fatti prendere da una possibile vittoria, eravamo euforici, eravamo vicini a vincere.
Questo ci ha danneggiato, perché tuo padre ci ha scoperti.
Ha ucciso il suo assistente.
Ha ucciso l’uomo che amavo, facendolo passare per un incidente d’auto.
Non ci sono prove, ma io so che è stato lui.
Non ho il coraggio di raccontarti tutta la storia dal vivo. Non voglio più doverla riviverla.
Mi dispiace per tutta la sofferenza che ti ho causato.
Addio tua madre.
 
 
Isabel ripiegò la lettera.
Inclinò la testa all’indietro appoggiandola al materasso.
Chiuse gli occhi, stringendoli con forza.
Aveva un dolore atroce alle tempie, con le dita andò a massaggiarle leggermente.
Inclinò la testa in avanti prendendosi i capelli tra le mani.
Suo padre aveva commesso un omicidio di cui non aveva prove, probabilmente anche altri.
E andava con Escort minorenni.
Disgusto.
Provava solo disgusto per quell’uomo.
Non comprendeva com’era possibile che lei fosse nata da una bestia simile.
Non c’erano altre definizioni, suo padre era una bestia.
Lasciò tutto com’era e si andò a sedere sul letto. Aprì un cassetto del comodino e prese un flacone al suo interno.
Prese un paio di pillole, le ingoio e si sdraio sul letto.
Aveva bisogno di dormire.
Le scoppiava la testa.
Era tutto troppo da sopportare.
 
 
Angolo dell’autrice:
Jin…. Jin jin jin jin e mariajinnnnnnnn!
Doveva farsi un po’ i cazzi degli altri, era da un po’che non aveva tutto sotto controllo muaahahahhahah.
È tornato all’attacco ha indagato per 30 minuti e si è fatto dire tutto.
Bene, direi che lui ha sintetizzato il tutto alla perfezione.
Isabel legge il fascicolo.
Za zammmmmm, pensavate che il padre fosse uno spicco di santo… la madre lo dice in una conversazione… che l’età era un requisito importante.
Kim joon-bin si è sposato all’età di 20 anni con una donna più grande di lui in un matrimonio combinato, la prima moglie muore ottobre 1991… gennaio 1992 incontra Claudia che è minorenne, Claudia ad agosto rimane incita, Isabel nasce prematura di un mese.
Si sposano a novembre, dopo i 18anni di Claudia, in Corea.
Quando Claudia ha 20 anni e Isabel 2, la donna per lui non è più giovane.
Claudia incomincia l'adulterio nel 1997… dicembre 1999 rintracciano la ragazzina MIN JIWOO. Ci sono voluti mesi per convincerla a testimoniare dovevano andare a sporgere denuncia, ma Kim joon-bin fa uccidere l’assistente.
Si trasferiscono in America.
Nel 2004 muore il padre di Kim-joon bin e torna solo lui in Corea, minaccia il fratello per l’omosessualità com’ è stato detto da Claudia e prende l’azienda.
2005 Isabel incontra Dashimen… mesi dopo i genitori divorziano.
Questo è tutto ci si legge venerdì prossimo!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 OPPA MARRY ME ***


CAPITOLO 14 OPPA MARRY ME

09 APRILE 2017
Isabel non aveva dormito poi molto, il giorno prima era stato piuttosto devastante per lei.
Per quanto avrebbe voluto chiudersi in una stanza e non uscirne mai più, si era obbligata ad alzarsi e a prepararsi per uscire.
Era il suo compleanno, e da quando si era lasciata con Yoongi, non l’aveva mai festeggiato.
Chung-hee però aveva insistito tanto, e lei aveva acconsentito, non poteva tirarsi indietro, specie perché la sera prima aveva annullato la cena.

Il ragazzo fu puntale com’era solito fare, Isabel si sforzò di sorridere ed entrò in macchina.
Lui le augurò buon compleanno, sempre con un dolce sorriso stampato sul volto, e lei sorrise leggermente in imbarazzo, ringraziando a bassa voce.
Parlarono del più e del meno, fino a quando non arrivarono alla loro destinazione.
Chung-hee aveva organizzato una giornata allo Zoo, uno dei posti in cui Isabel sarebbe andata volentieri.
Con il passare del tempo riuscì a rilassarsi del tutto, e a chiudere la mente ai brutti pensieri.
Era tutto un enorme casino, la madre che le aveva detto di non averla mai amata, poi tutto il fascicolo con quelle informazioni. La litigata con Dashimen e l’aver mandato sia lui e Yun-hee, via da casa sua.
L’aver chiuso con loro non era stata la migliore delle scelte, ma aveva bisogno di spazio e di non essere controllata e criticata da chiunque.
Chung-hee era la soluzione ai suoi problemi, con lui poteva finalmente rilassarsi ed essere spensierata.
Lui non la controllava e non stava a metter naso nei suoi affari personali. Lui le dava lo spazio che le serviva.
 
Mentre camminava accanto a Chung-hee per lo zoo, osservando gli animali, lei era continua ad avere dei flash nella sua testa, ricordi che non riusciva a capire se fossero suoi o no.
Vedeva il volto di un ragazzino che sorrideva e la teneva stretta per mano mentre camminavano.
Quel ragazzino era lo stesso, che ogni tanto le dava i biscotti e passava  il tempo con lei, nell’enorme casa a Seul, di quando era piccola.
Incominciava a ricordare di come lui l’aveva portata allo zoo, il giorno del suo settimo compleanno, così come stava facendo Chung-hee in quel momento. 
Ricordava il suo splendido, rassicuramene sorriso e di come assomigliasse molto a quello di Chung-hee.
Quel ragazzino che ogni tanto le teneva compagnia, andava in classe con suo fratello proprio come Chung-hee, molto probabilmente potevano essere la stessa persona.
Non era la prima volta che aveva quel dubbio, aveva sempre sentito Chung-hee come una persona che già conoscesse.
 
Dopo ore di giri fecero finalmente una pausa, per mangiare qualcosa.
Isabel si trovava seduta a un tavolino, mentre aspettava Chung-hee che tornasse con del cibo.
Guardava le fototessere che aveva tra le mani, erano simili ad altre foto.
Cercava di impegnarsi con tutta se stessa, provando a ricordare, dove le avesse viste.
Finalmente ricordò di nuovo.
Ricordava di quando riponeva quelle foto, dentro una scimmia di Peluche, dove aveva creato un piccolo posto segreto e l’aveva cucito.
La scimmia peluche però non era più in suo possesso, l’aveva regata a Dashimen anni prima.
Probabilmente avrebbe trovato ancora le foto all’interno, nascoste, e avrebbe potuto metterle a confronto con quelle appena scattate, per capire se fosse Chung-hee l’oppa dei suoi ricordi.

“Preso da mangiare” disse con allegria Chung-hee, avvicinandosi al tavolino.
“Omo! Hot dog e patatine! Fantastico!” esclamò lei.
Lui posò tutto sul tavolino e sorrise.
“Siamo venuti bene in foto” disse il ragazzo sorridendo dando un’occhiata alle foto.
“Si, siamo venuti proprio bene!” Esclamò lei mentre incominciava a mangiucchiare le patatine.
“Mmh” disse lui pensieroso.
“Tutto bene?” chiese lei guardandolo incuriosita.
“Non ricordi proprio?” chiese lui provando a sondare il terreno.
“Ehm….” Disse lei incerta, incominciando a pensare che fosse realmente lui il ragazzino dei suoi ricordi.
“Devo farti vedere una cosa” disse lui alzandosi in piedi e prendendo il portafoglio dalla tasca di dietro dei pantaloni, lo aprì e tirò fuori delle fototessere, e le passò a lei.
“Uh….” Disse lei prendendo le foto tra le mani, erano le stesse che dovevano stare nella scimmia di peluche, aveva ragione era lui l’oppa dei suoi ricordi, quelli erano loro due allo zoo.
“Ricordi qualcosa?” chiese lui guardandolo leggermente insicuro.
“Si… sei tu! Ecco perché mi eri familiare!” esclamò lei con entusiasmo.  
“Ah… allora ricordi che ci conoscevamo?” chiese lui sbalordito, pensava che lei non ricordasse veramente niente.
“Aigoo… tu sei l’oppa scomparso!” esclamò lei con la fotografia tra le mani.
“Oppa scomparso?” chiese lui confuso.
“Si, sei scomparso o no?” ridacchiò lei.  
“Si, ma no per mio volere!” ridacchiò anche lui, sentendosi sollevato, lei si ricordava.
“Si lo so, oddio sono passati tanti anni, sei stato così carino con me, come ho fatto non riconoscerti!” chiese lei stupita, guardando la foto, incominciava a ricordare quel giorno allo zoo, era stato uno dei suoi giorni più felici a Seul.
“Beh siamo cresciuti entrambi, e tu probabilmente non ricordavi il mio nome”
“Eh no, tu eri Oppa! Era quello il tuo nome” disse lei convinta di aver ragione.  
“Mi dispiace non sono tornato ai tuoi venti anni, ti ricordi ti avevo fatto una promessa?” disse lui scuotendo il capo.
“Oh…” disse lei diventando improvvisamente rossa in viso.
“Si te la ricordi” ridacchiò lui e toccandole leggermente la guancia arrossata.
“Si, ricordo… comunque non preoccuparti per non essere tornato ai miei vent’anni, io ero piuttosto impegnata in quel periodo” annuì con la testa lei, non lo avrebbe mai preso in considerazione. in quel periodo era fidanzata con Yoongi.
“Ero in America… sono tornato a Seul solo due anni fa.” Spiegò lui.
“Comprendo…. Per la morte di tuo padre no?” chiese lei pensando fosse per quello.
“Si per quello, però ci siamo incontrati un paio di volte prima” disse lui sorridendole appena, cercando di mandar via il ricordo doloroso di suo padre.
“Ah si? E quando?” chiese lei sorpresa.
“Mmmmh, alla tua laurea, al matrimonio di tuo fratello, anche al club di Do-yoon, e al suo funerale” disse lui tranquillamente.
“Oh… conoscevi Do-yoon?” chiese lei scossa, non le piaceva quando lo nominavano. Lei provava sempre a dimenticare.
“Si… eravamo amici… prima che io andassi all’università in America. Uscivamo tutti insieme.” Annuì lui, anche quel ricordo faceva male.
“Ah… non ti ha mai presentato, Do-yoon mi ha presentato tutte le sue conoscenze” disse lei perplessa non capendo come fosse possibile il fatto.
“Lo so. Ho chiesto io di non farlo, gli ho detto che ti conoscevo già… tu sembravi piuttosto impegnata, sempre nel tuo mondo, eri poco avvicinabile. Non sembravi la ragazzina che aveva conosciuto.”
“Oh… regina dei ghiacci, mi chiamano così” disse lei in un sussurrò.
“Si… inizialmente pensavo fossi fidanzata con Do-yoon, lui mi disse di no, ma al club vidi che andavi con parecchi uomini.” Spiegò lui, leggermente insicuro di uscire quel discorso.
“È per questo che non mi hai ancora baciata?” chiese lei così di getto. Sorrise leggermente a disagio arricciando il naso.  
“Ti avevo promesso un matrimonio, no una notte folle” la punzecchiò lui e lei rise alla battuta.
“Mi sposeresti davvero?” chiese lei facendosi improvvisamente seria.
“Che dici se ne riparliamo ai tuoi ventisette anni… sei ancora un po’ giovane” disse lui serio in volto.
Lei lo guardò confusa, non capendo molto cosa lui volesse intendere con quell’affermazione, il ragazzo si rese conto del suo sguardo incerto.
“Vorrei continuare a conoscerti meglio, se per te va bene?” chiese lui sorridendole gentile.
“Vuoi farlo davvero? Anche se sai che sono andata a letto con molti ragazzi? Anche se potrei avere degli scheletri nell’armadio?” non poteva credere che lui l’avrebbe veramente fatto.
“Si, lo farei comunque, ti avevo promesso che ti avrei protetta e trattata bene”
“Oppa… avevo sette anni… ero una bambina sola in una casa enorme senza nessun’affetto. Sei stato l’unico a essere gentile con me. Ricordo i biscotti e che ogni tanto venivi da me e ti mettevi a disegnare. Non eri tenuto a farlo, io non ero nulla per te, solo una mocciosa. Non sei tenuto a volermi conoscere solo per una promessa vecchia anni luce” spiegò lei titubante, aveva sempre avuto ragione a pensare che fosse un bravo ragazzo e così era, voleva mantenere una promessa data a una bambina.
“Lo voglio fare, perché m’interessi davvero.” Disse lui dolcemente prendendole una mano tra le sue con affetto.
“Penso che tu meriti di meglio di me, sarei solo un peso. La mia vita non è semplice, io non sono una persona semplice. Ho talmente tanti casini, specie nella mia testa. Tu hai conosciuto una Isabel diversa in queste settimane.” Tentennò lei, sentiva delle leggere farfalle nello stomaco.
“Non credo sai… per quanto tu possa sembrare spensierata, si vede sempre che sei triste. Sono al coerente di come sia tuo padre, di come trattava tua madre.” disse lui serio in volto, mentre continuava a tenerle le mani.
“Fin troppe…” disse lei scuotendo leggermente il capo.
“Ti ricordi che tua mamma ha tentato di uccidersi?” chiese lui con tono lieve, insicuro di porle quella domanda.
“Si… tu come lo sai?” chiese lei sconvolta. “Ricordo le urla, e la vasca… molto sangue, il gelo… ricordo il gelo che mi accerchiava e poi il calore di qualcosa che lo mandava via. Ricordo che era tutto così bagnato.” Disse lei cercando di sforzarsi nel ricordare.
“Ero lì…quella notte, ma non ho fatto in tempo a coprirti la visuale. Ho provato a portarti via da quella scena, ma tu non volevi andare via, piangevi.” Le raccontò lui, mentre le accarezzava leggerla la mano.
“Tu… eri lì?” chiese lei tremante, guardandolo stupita.
“Si. Dopo un paio di settimane siete andati via. Vi siete trasferiti.”
“Si… dovrebbe essere così” disse pensierosa lei, doveva essere il suicidio che la madre aveva provato a fare, per via della morte dell’assistente, probabilmente si erano trasferiti per far calmare le acque e per far si che suo padre non fosse beccato per l’omicidio in questione.
“Direi che non il caso di parlare di faccende così tristi il giorno del tuo compleanno” provò a dire lui, tentennando dato lo sguardo leggermente perso di lei.
Lei annuì con la testa, e accennò a un sorriso. Lui le accarezzò la guancia dolcemente.
“Continuiamo a mangiare, poi facciamo un altro giro va bene?”
“Si va benissimo!” si sforzò di sorridere lei, avrebbe provato a non pensare a nulla di triste.
Avrebbe provato a godersi la giornata, voleva veramente provare a essere felice.
 
 FLASHBACK 2000
“Oppa! Una a me una a te!” disse la piccola Isabel, dividendo la foto in due metà.
“Bravissima, così entrambi abbiamo un ricordo, che dici vuoi mangiare ora?” chiese lui gentile.
“Si voglio mangiare lo zucchero filato!” esclamò allegra saltellando con le trecce che le svolazzavano in aria.
“Zucchero filato sia!” esclamò con allegria.
“Oppa? Ma posso farti una domanda?” chiese lei guardandolo con un musetto dolce
“Si chiedimi pure?”
“Perché passi molto tempo con me? Io non sono la tua vera sorella, dovrebbe passare questo tempo mio fratello con me… ma lui mi odia, ogni tanto viene e mi tira i capelli, io non lo so perché…” disse lei triste.
“Perché sei simpatica, e tuo fratello è un po’ idiota, quindi mi prendo io cura di te”
“Oppa tu mi piaci tanto!” disse lei legandosi al braccio di lui, Chung-hee le sorrise scompigliandole i capelli.
“Oppa ma quando divento grande mi sposi?” chiese lei guardandolo sorridente.
“Ah… forse cambierai idea quando sarai grande”
“Mmh, non credo tu sei l’unico che mi tratta bene! Sono sicura che non sarai cattivo come mio papà, lui urla e tratta male la mamma, anche se lei non è tanto una mamma, non la vedo mai. Però le urla io le sento, loro urlano tanto. Lui è cattivo le fa male, la sento piangere”
“Io ti tratterò sempre bene, quando vorrai ti aiuterò”
“Oppa allora se dici così mi sposi io ne sono sicura!”  sorrise lei, lui rise a quel modo di insistere.
“Sei piccola per il matrimonio e anche io, andiamo a prendere lo zucchero filato, forza!”
“Va bene! Ne parliamo quando però?” chiese lei sorridendo
“Quando tu avrai… mmh venti anni?” provò lui.
“Aigoo! Manca tanto! Però va bene. Promettimelo.”
“Te lo prometto”
 
PRESENT DAY SERA
Jin e Yoongi stavano camminando per le vie della città, Jin controllava la mappa incerto sulla via da seguire, aveva il terrore che si fossero persi.  
“Hai capito se è la parte giusta?” chiese Yoongi leggermente preoccupato.
“Si, la via dovrebbe essere questa” disse leggermente titubante Jin.
“Non ne sembri convinto… non lo stai facendo di proposito vero?” chiese Yoongi  leggermente sospettoso.
“Cosa?” chiese Jin guardandolo confuso, alzando lo sguardo da quella mappa indecifrabile.
“Perderci!” esclamò Yoongi.
“Perché dovrei far in modo di perderci?” chiese sconvolto il ragazzo, per poi tornare a studiare la mappa, pensando che probabilmente fossero sulla via esatta, ma non avendone la certezza.  
“Perché lo so che non vuoi che ci vado.”
“Ah… non arriverei a farci vagare per la città per ore.” Scosse il capo Jin.
“Da te mi aspetto qualunque cosa!” esclamò Yoongi, con tenacia, pensando che probabilmente fosse così.
“Mh… non sono molto convinto di tutto questo, ma non ti ostacolerò. Promessa di Hyung”
Yoongi alzò leggermente il sopracciglio scettico, rantolò a disagio.
“Va bene… mi fido” disse riluttante.
“Giriamo di qua! È questa la via giusta!” esclamò Jin indicando un cartello e ignorando il fatto che il minore non si fidasse di lui.
“Speriamo sia il vincolo giusto.”
“Non capisco perché hai chiesto a me di accompagnarti, se non ti fidi.” Brontolò Jin., era convinto l’avrebbe chiesto a Hoseok.
“In caso io dovessi scavalcare.” chiese lui provando a fare una voce convincente.
“Ti sembro un sollevatore pesi? Quello che si allena è Jk, dovevi chiedere a lui!”  si lamentò  sconvolto Jin.
“Dai sarebbe umiliante chiedere al piccolo, e poi sei l’unico che sa che ho ci sto andando.”
“Come mai l’hai detto solo a me?” chiese, esterrefatto da quella rivelazione.
“Ah… non so bene il perché, pensavo fosse giusto dirlo prima a te. No perché tu sei il più grande, anzi, forse sì. Non lo so” disse indeciso non sapeva perché di quella scelta ma li era sembrata quella più giusta.
“Ah… Tocca sempre a me la patata bollente…” rispose Jin con tono sarcastico.
“Sei il più grande!” sorrise ampliamente Yoongi.
“Farò finta che è un modo per dirmi che ti appoggi a me”
“Se lo dici tu…” soffiò Yoongi, leggermente in imbarazzo per quella conversazione.
“Giriamo di qui, dovrebbe essere da questa parte” cambiò discorso il più grande.  
“Comunque penso che tu sei pazzo! Lei non ti darà le risposte che vuoi.” disse lui scuotendo la testa.
“Lo so, ma vorrei avere di più che una chiacchierata”
“Eh di grazia cosa di più vorresti?” lo guardò con gli occhi stretti in due fessure.
“Ah qualcosa!” incominciò a fischiettare piano Yoongi leggermente ilare.
“Aigoo, ammettilo hai bisogno di svuotarti” disse Jin scuotendo la testa a rimprovero e strattonandolo per la spalla. 
“Ehi! Tu staresti nel mio stesso modo se non ci fosse Yuri qui!” lo accusò Yoongi sapendo di tutte le attività in camera che il più grande faceva, era l’unico nel loro gruppo che stava passando il tour a rilassarsi davvero. 
“Yoongi!” disse lui prendendolo per le spalle e fissandolo negli occhi.
“Seokjin!” disse il nome dell’amico con la stessa tonalità a rimprovero usata dal più grande.
“Suran… se vai da Isabel e succede qualcosa con lei, come la metti con Suran?” chiese Jin.
“Non lo so, penso che la lascerei in ogni caso...” sussurrò lui.
“E se invece ti dovesse respingere? Se Isabel non volesse incontrarti? Perché devi costringerla? Lo sai in questi anni ha fatto tanto per tenersi lontana.”
“Eh..” lo guardò con indecisione, poi prese un respiro profondo e si fece coraggio per parlare.
“Io… mi sento perso ogni tanto. È passato tanto tempo da quando non mi trovo da solo con Isabel… e mi è capitato di pensare che questo amore che continuo a portare avanti, sia solo una mia fissazione. Non so se mi spiego.” Disse lui titubante.
Si era chiesto se l’amasse davvero, e se non fosse solo tutto frutto della sua mente, aveva bisogno di più, i ricordi forse non erano abbastanza. Il sapere che lei stesse andando avanti, lo stava facendo impazzire da tutta la giornata. Odiava saperla in giro a festeggiare il suo compleanno con un altro.
“Ah…” riuscì solo a dire Jin guardandolo titubante su cosa fosse meglio dire.
“Ah? Tu di solito hai sempre qualcosa da dire a riguardo, com’ è possibile che te ne esci solo con un Ah!” lo guardò sconvolto Yoongi, aspettandosi un qualche consiglio da parte dell’amico.
“E…. non lo so, anche io a volte ho pensato che tu ti fossi solo fissato con lei, come se vorresti riaverla perché non la puoi avere. Forse la vedi come una perdita personale e continui a sbatterci la testa in questa maniera, non dico che non ci tieni, ma siete cresciuti entrambi e sono passati gli anni, forse il vostro rapporto se dovesse iniziare di nuovo non sarebbe quello di un tempo, forse potrebbe essere diverso. Penso che abbiate idealizzato un po’ troppo. Anche se devo dire che vedervi all’aeroporto sembrava come se nulla fosse cambiato.” Jin si sentiva estremamente a disagio, aveva capito a cosa fosse dovuto il discorso di Yoongi, ma aspettava solo che lui si confidasse.
“Hyung… ho bisogno di avere una conferma al fatto che io la ami ancora…” disse con voce bassa, non aveva ancora detto a Jin che lei stesse andando avanti.
“Se invece non ti prendessi questa conferma? E se lasciassi correre? Forse può essere che ne esci fuori. Io voglio bene a Isabel, ma non so, penso che forse non era destino, che doveva andare così. Forse siete legati a un’altra persona.” Provò a dire Jin sperando che lui parlasse.
“aigo… io… ho solo bisogno di lei, di sentire che mi ami… io Hyung…. Yun-hee mi ha detto che si vede con uno nuovo e che sta andando avanti” disse poi con tono affranto.  
“Quindi non dubiti del tuo di amore? Ma di quello di Isabel?” chiese Jin capendo ora realmente il discorso fatto dal più piccolo.
“…. Si…. Io cazzo, devo andare da lei!”
“Beh dire che puoi andarci ora” disse indicando la casa di fronte a loro.
“È quella?” chiese tentennando
“Si.. andiamo a citofonare” disse Jin dandoli una spintarella.
 
Avevano provato a citofonare, ma nessuno aveva risposto, alla fine avevano deciso entrambi di sedersi dietro una siepe e aspettare il suo ritorno.
Continuarono a chiacchierare un po’ di altro che non riguardasse Isabel, per evitare che Yoongi scoppiasse per via dell’ansia.
Le luci di una vettura si fecero largo tra il cespuglio accecandoli leggermente.
Yoongi si scostò leggermente per osservare meglio, la macchina che si fermò nel vialetto.
Lui sussultò, leggermente quando la vide scendere dalla vettura.
“è lei” sussurrò Jin nell’orecchio di Yoongi che annuì rimanendo immobile a osservare la situazione.
 
“Siamo arrivati” sorrise Chung-hee.
“Si, parti fra poco vero?” chiese lei, mentre si torturava una ciocca di capelli arricciandola tra le dita.
“Si fra un paio di ore” disse lui leggermente a disagio.
“Grazie per il braccialetto che mi hai regalato, è veramente carino” esclamò poi lei leggermente a disagio guardando il suo polso e il braccialetto con un cuoricino come ciondolo.
“La prossima volta ti regalo qualcosa di più costoso!” scherzò lui con una risata.
“Oh no, mi piacciono le cose delle bancarelle a poco prezzo, lo so che vesto sempre con le varie etichette, ma non è una cosa che apprezzo, lo faccio perché devo” spiegò lei con un sorriso ampio per via del regalo, aveva veramente apprezzato il gesto.
“Allora solo cose delle bancarelle!” ridacchiò lei.
“è perfetto!”
“Ci rivediamo a Seul?” chiese lui poi leggermente insicuro di una risposta positiva.
“Si, penso di tornare a breve, dovrei avere finito qui” annuì lei con la testa.
“Ottimo! Allora mi avvisi quando torni, così usciamo a cena se ti va, ti porto in uno dei miei ristoranti”
“Mi farebbe veramente piacere” sorrise dolcemente lei, avrebbero continuato a uscire insieme e a conoscersi, era la scelta migliore da fare.
“Ora è meglio che io vada o rischio di perdere l’aereo” disse lui facendo qualche passo verso di lei che lo guardava leggermente rossa in viso per via dell’imbarazzo.
“Si dovresti andare” sussurrò con voce lieve lei, guardandolo con gli occhi che brillavano.
“Si dovrei” disse lui facendo un altro passo verso di lei accorciando la distanza e guardandola intensamente.
 
“Non si stanno per baciare vero?” trillò con voce bassa Jin vicino all’orecchio di Yoongi.
“No.” Disse Yoongi tra i denti non distogliendo lo sguardo dalla scena, il ragazzo era fin troppo vicino a Isabel, veramente troppo, non avrebbe mai voluto vedere quella scena, sembrava una classica scena di qualche film romantico, gli dava il disgusto.
Continuò ad osservare, anche se avrebbe voluto chiudere gli occhi, vide quel ragazzo passare una mano sulla guancia di Isabel e avvicinarsi con il viso a quello della ragazza.
Gelosia, provava un’immensa gelosia, e non solo: era invidioso che qualcuno potesse fare quel gesto, che a lui era stata negato in tutti quegli anni.
Rimase immobile, nascosto dietro i cespugli, con Jin vicino a lui che tratteneva il respiro.
Avrebbe voluto con un salto uscire fuori dal suo nascondiglio, andare da lei, allontanare quel ragazzo da lei.
Se si fosse trovato in un’altra epoca, l’avrebbe sfidato a duello, si faceva così per conquistare il cuore della propria amata.
Ma lui non era di un’altra epoca, lui non era un cavaliere, lui era un nessuno.
Non aveva alcun diritto sulla sua vita, non era il suo fidanzato, non lo era ormai da tre anni. Non poteva pretendere niente.
Il suo cuore però era andato in mille pezzi troppe volte a causa di Isabel, pensava di aver già provato la sofferenza allo stato puro, ma in quel momento mentre l’osservava da lontano, baciarsi con un altro, capiva realmente cosa volesse dire stare male per lei.
Non era per il bacio in se per se, sapeva che Isabel fosse andata con altri uomini, non ne aveva mai sofferto, d'altronde aveva fatto anche lui lo stesso in passato.
Il problema era che in quel momento Isabel stava facendo sul serio, stava realmente pensando di crearsi un qualcosa di nuovo, con un altro uomo, che non era lui.
Li osservò mentre si staccavano e sapeva per certo, anche se non la vedeva bene in faccia, che lei stava sorridendo arrossita.
Lei provava qualcosa per quel ragazzo, ne era certo.
Lui era lì nascosto in un cespuglio, di nuovo confuso non sapendo cosa fare e perché fosse lì.
Forse era stato tutto uno sbaglio.
 
Dopo che Isabel fosse entrata e la macchina fosse andata via, Jin si alzò in piedi di scatto, portandosi le mani tra i capelli sconvolto.
Guardò Yoongi che si trovava ancora immobile, a guardare il punto in cui i due si erano baciati.
“Yoongi…” chiamò con voce lieve.
Il ragazzo si alzò a tentoni, scuotendo il capo affranto.
“Andiamo via.” Disse secco, sorpassando il maggiore e uscendo dal nascondiglio, per trovarsi di nuovo sul marciapiede.
“Cosa?” tentennò Jin guardandolo orripilato.
“Andiamo via.” Disse di nuovo con gli occhi tristi.
“Sei scemo?” disse con irritazione Jin, guardandolo come se fosse impazzito del tutto.
“Che cosa dovrei fare? Andare da lei, come potrei dopo quello che ho visto”
“Era un bacio, non è entrato con lei è andato via!” esclamò Jin non credendo al fatto che Yoongi stesse rinunciando.
“L’hai detto tu, lei ha fatto di tutto per tenermi lontano.” Sospirò Yoongi.
“Si… ma ora tu sei qui. A pochi metri da lei. È la tua occasione”
“Ho perso la mia occasione quando mi ha lasciato, quando le ho permesso di andare via da me” disse con tono affranto, ormai era tutto finito. Poteva solo ritirarsi.
“No. Non è così. Hai avuto l’indirizzo, sei qui. Puoi prenderti un’altra occasione!”
“Hyung cosa stai dicendo? Sei sempre stato contrario” disse Yoongi con voce piatta.
“Lo so, ma non voglio che tu poi lo rimpianga. Che tu rimpianga di non essere andato da lei. Vai, litiga con lei, facci l’amore. Non lo so fa qualcosa!” urlò Jin attaccandosi alle spalle di Yoongi e scuotendolo.
“Lo devi fare. O passerai giornate intere ad avercela con te stesso per aver perso l’opportunità!” disse la verità Jin sapeva che sarebbe finito così, e non l’avrebbe permesso.
“Hyung… io non credo” sussurrò.
“Cazzo! Yoongi, diventa Agust D! Spacca tutto! Liberati dalle catene e vai da lei! Dai fuoco alla casa!” urlò Jin cercando di continuare a spronandolo.
“Hyung… hai ragione.” Disse Yoongi.
“Ottima scelta!” urlò Jin dando il cinque al suo amico e continuarlo a dargli coraggio.
Yoongi sorrise, era il motivo del perché aveva detto tutto a Jin, sapeva che se si sarebbe tirato indietro, lui l’avrebbe fatto andare da lei anche a calci in culo. Per quanto Jin si era detto sempre contrario, sapeva che voleva solo il meglio per lui.
“Scusate?” una voce interruppe il loro darsi il cinque.
Jin e Yoongi si voltarono a guardare chi avesse parlato, ed entrambi sgranarono gli occhi.
Davanti a loro c’era il ragazzo che Isabel aveva appena baciato, che li guardava con un’espressione confusa sul volto, e una giacchettina tenuta stretta in mano.
 
Angolo dell’autrice:
è periodo natalizio! Giustamente io ci vado giù con i casini e le tragedie varie!
Cazzo qui in questa FF è sempre festa … mi stupisco da sola di cosa sto scrivendo… rimango esterrefatta anche  io dai colpi di scena. I personaggi hanno vita propria… fanno tutto da soli!
Lei si è ricordata di lui finalmente,  e lui vuole sposarla in un futuro.. qui ha 24 anni Isabel… a voi il conto di quando avrà 27 anni…
Lui conosce Do-yoon (mi mancaaaaaaaaaa, questo perché ho finito di revisionare tutta la sua parte del 2 volume, mi fa male al cuore!)
Bene e ora? Cosa accadrà isabel si è baciata con Chung-hee… avrà scelto? Veramente si sta dimenticando di Min Suga? eeeeeeeeeh
Che cosa farà ora il nostro Yoongi che ha visto tutto.  Andrà da lei o andrà via?
Cosa accadrà con Chung-hee?
Ci sarà questo incontro????
Si questa volta sono stata stronza lo so.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 MOON MEET THE SUN ***


CAPITOLO 15 MOON MEET THE SUN
 
09 APRILE 2017 ORE 21:00
Yoongi e Jin si scambiarono uno sguardo di terrore, nessuno osava parlare con il ragazzo, erano stati appena beccati ad urlare sul ciglio della strada.
“Va tutto bene? Vi ho sentito urlare e mi sono preoccupato” disse Chung-hee sorridendo appena, e guardandoli con la fronte aggrottata.
“Oh! Si tutto benissimo!” esclamò con voce trillante Yoongi preso dal panico.
“C’eravamo persi! Ma abbiamo capito dove siamo!” inventò il maggiore di getto.
“Ah… esultavate per questo?” chiese stranito il ragazzo.
“Si giusto per questo!” annuì Yoongi, la voglia di prendere Jin per il braccio e scappare era forte in lui, non pensava avrebbe mai incontrato il nuovo ragazzo di Isabel, che tra l’altro sembrava anche molto maturo e affascinante.
“Comprendo… posso farvi una domanda?” chiese incuriosito.
“Ehm… certo!” trillò Jin sbattendo gli occhi a disagio, aveva il terrore che domandasse se stessero andando da Isabel.
“Fate parte dei bts?” chiese lui sorridendo.
“Oh!” disse Yoongi sgranando gli occhi, confuso dalla domanda.
“Ehm si… Kim Seokjin detto Jin, e lui è Min Yoongi detto Suga”
“Si, si vi conosco, mia cugina è vostra fan, l’ho accompagnata al vostro concerto a Seul” sorrise con piacere Chung-hee. “Siete veramente molto bravi, tu sei August D vero?” chiese il ragazzo rivolgendosi a Yoongi che lo guardò sempre più sconvolto.
“Ehm… si” disse balbettando in imbarazzo passandosi una mano sul collo, aveva fatica a deglutire come se avesse un groppo in gola.
“Mi piace molto il tuo Mix-tape, l’ho veramente adorato!” esclamò Chung-hee senza alcun imbarazzo.
“Oh… ehm grazie, è molto gentile.” Disse a disagio, stava parlando con il presunto fidanzato di Isabel, che tra l’altro era anche suo fan. Questo lo rendeva anche meno detestabile.
“Io sono Chung-hee, molto piacere” sorrise gentile il ragazzo porgendo la mano.
Yoongi la guardò in confusione e poi decise di stringerla anche se riluttante.
“Piacere” disse accennando a un sorriso imbarazzato, anche Jin strinse la mano al ragazzo sorridendo anche lui, con le orecchie che li andavano a fuoco, quella situazione era decisamente destabilizzante. 
“So che per voi è difficile uscire per via delle fan, io ho un po’ di ristoranti a Seul, uno in particolare è gestito da mia cugina, anche se lei non è molto grande, ha solo ventidue anni è molto brava nel suo lavoro, se volete vi do l’indirizzo, a lei farebbe piacere incontrarvi” sorrise affabile il ragazzo, la cugina usciva veramente pazza per loro, doveva come minimo provarci.
“Oh… noi non possiamo incontrare i fan senza permesso, e uscire in posti con troppa gente.”
“Si, immaginavo, ma io ho delle salette private, e nessuno verrebbe a sapere mai niente. Non siete obbligati, sia chiaro, era per offrivi un posto dove si mangia bene, e lontano dai fan e le telecamere” spiegò lui.
“Si prendiamo l’indirizzo!” esclamò Yoongi invece, gli amici tieniteli stretti e i nemici ancora di più, così diceva Michael Corleone nel film IL PADRINO, e aveva perfettamente ragione.
“Cosa?” chiese Jin esterrefatto.
“Non sarebbe male andare a mangiare in un posto riservato, lui può darcelo, poi è un mio fan!” esclamò gongolando falsamente sul posto.
“Oh… ehm si, forse non è una cattiva idea” disse leggermente a disagio Jin, non capendo molto cosa stesse pensando l’amico.
“Vi lascio il mio numero di telefono, ah se volete vi do un passaggio, vado verso l’aeroporto, se avete bisogno ho un po’ tempo” sorrise  gentile come sempre Chung-hee.
“Vada per il numero, il passaggio, non si preoccupi, noi ci facciamo un’altra passeggiata, così da goderci il nostro tempo libero alle Hawaii.” Disse Yoongi sorridendo falsamente.
“Oh, va bene come volete” disse il ragazzo per poi armeggiare con il portafoglio e prese un bigliettino da visita porgendoglielo.
“Questo è il numero privato del lavoro, a cui rispondo solo io, se avete bisogno di un ristorante chiamate senza alcun problema” sorrise gentile. Yoongi prese il bigliettino sorridente.
“Ora scusatemi, devo andare, mi ha fatto veramente piacere conoscervi, spero possiate conoscere anche mia cugina. E comunque il tuo mix tape spacca!” sorrise a Yoongi porgendoli il pugno, il ragazzo ghignò e batte il pugno contro quello di Chung-hee.
“Ah quasi dimenticavo, devo restituire la giacca alla mia ragazza, è stato in piacere! Buona passeggiata e buon riposo!” disse per poi inchinarsi salutando e dirigersi verso casa di Isabel.

“Cammina.” Disse Yoongi prendendo Jin per il braccio e incominciando a camminare ad andamento veloce, per raggiungere un vicolo nascosto.
“Non capisco perché ti sei preso il suo numero?” lo accusò Jin nascosto nel vicolo insieme a Yoongi.
“Meglio tenersi i nemici vicino.” sussurrò con far cospiratorio.
“Avversario…” disse Jin scuotendo il capo.
“Sai non sembrava male” disse poi leggermente indeciso.
“Aigoo… non dire così. Si non era per niente male.” Disse innervosito Yoongi, tamburellando con il piede.
“Eh… che si fa?” chiese Jin con il terrore che lui volesse andare via.
“Vado da lei.  Aspetto che va via.. aspetto un bel po’ non si sa mai ritorni.” Disse convinto del tutto di quella scelta.
“Il biglietto da visita è meglio che lo tenga io” disse lui annuendo.
“Hai perfettamente ragione.”  Disse dandoli il biglietto e poi sedendosi a terra sbuffando.
“Ah… ci sediamo a terra? Perfetto. Comunque che faccio ti aspetto o vado via dopo che sei andato da lei?” chiese Jin sedendosi anche lui per terra, avrebbe dovuto lavare tutto per via della sporcizia e il sudore per la camminata.
“Forse è meglio che vai?” disse titubante Yoongi, non sapeva quanto tempo avrebbe potuto avere per stare con lei.
“Nel caso mi chiami ti vengo a riprendere… dici che faccio in tempo a chiedere un passaggio a quel tizio?” chiese poi prendendolo in giro.
“Se ci provi,  i poliziotti domani troveranno il tuo cadavere in questo vicolo” assottigliò lo sguardo Yoongi e Jin si lasciò andare a una grassa risata dandoli alcuni colpetti, alleggerendo però la tensione.
 
Dopo aver aperto la porta ed essersi ritrovata Chung-hee di nuovo di fronte a lei con il suo giacchettino, Isabel l’aveva salutato nuovamente e l’aveva baciato di nuovo. Chiuse la porta, si avviò verso il salone si sedette sul divano, Nabi saltò vicino a lei addossandosi per avere le coccole.
Isabel prese la cucciola in braccio, e incominciò ad accarezzarla con una mano, mentre con l’altra si sfiorò le labbra.
Sospirò per poi passarsi la mano sulla guancia accaldata.
Baciare Chung-hee, non era stato come baciare tutti gli altri.
Era sempre insignificante baciare tutti quegli estrani. Lo faceva solo per non pensare, come anche il sesso con loro non voleva dire niente.
Era sesso, e basta, senza neanche i preliminari, non gli aveva mai fatti.
Non si era mai fatta toccare davvero da qualcuno.
Do-yoon e Dashimen erano stati un’eccezione, ma di loro si fidava, provava comunque un sentimento per loro.
Baciare Chung-hee, non era stato come un bacio con Do-yoon e Dashimen.
Era stato completamente diverso. 
Non capiva.
Inclinò la testa all’indietro confusa.
Era arrossita. Con Dashimen non era mai arrossita, stessa cosa con il fotografo.
 Sbuffò sonoramente, facendo spaventare Nabi che si spostò da vicino a lei allottandosi indignata.  
Isabel si mise in piedi con un salto, aveva bisogno di una doccia, Ghiacciata.
Sentiva immensamente caldo.
Si avviò verso il piano superiore, salendo i gradini due alla volta.
Passò vicino al comò e si tolse il bracciale che Chung-hee le aveva regalato, lo posò sul mobile.
Rimase ferma a guardare il piccolo porta gioie e lo aprì.
Afferrò la collana.
“Cazzo.” Disse con rabbia.
Le piaceva Chung-hee, e anche tanto, aveva sentito il cuore palpitare.
Nel momento in cui aveva risentito il campanello suonare, aveva sussultato.
Una parte di sé aveva pensato che qualcuno avesse dato il suo indirizzo a Yoongi.
Il pensiero si era fatto largo già da quella mattina, ma quando non lo aveva visto suonare alla porta di casa in mattinata, quando si era trovata Chung-hee davanti a lei, aveva capito.
Doveva uscire con quel ragazzo e andare avanti.
L’aveva baciato.
L’aveva ribaciato anche una seconda volta, quando il capannello era suonato, ed era di nuovo lui con il suo giacchetto in mano. 
Aveva creduto di nuovo, per una frazione di secondo, che lui sarebbe andato da lei.
Ciò non era avvenuto.
Lei aveva detto: no a quell’incontro.
Nessuno aveva dato il suo indirizzo a Yoongi.
Lui non sarebbe mai andato da lei.
Sarebbe andata avanti, doveva andare avanti.
Era la cosa giusta, doveva tenere Yoongi a debita distanza, o il padre avrebbe agito.
Non poteva rischiare, come aveva rischiato sua madre.
Non poteva perdere l’amore della sua vita.
Sua madre era impazzita, Do-yoon si era suicidato.
Lei non voleva fare la fine di nessuno dei due.
Per quanto lo amasse. Avrebbe avuto una relazione nuova, con qualcuno che il padre avrebbe approvato.
Chung-hee andava bene.
Sarebbe andato bene.
Il suo cuore però, non la smetteva di sanguinare.
Il suo cuore non avrebbe mai smesso di amare un altro.
Rimise la collana apposto, custodendola con cura, guardò per un attimo il braccialetto e sorrise triste, lo lasciò sul comò.
Si avviò in bagno, con al polso l’unico gioiello che non avrebbe mai tolto, il braccialetto di Do-yoon, quello poteva rimanere sempre al suo polso sinistro.
 
 
Dopo la doccia, decise di andare in spiaggia. Camminava più leggiadra e rilassata,  aveva indosso solo un leggero vestitino con cui dormiva, bianco di pizzo, e leggermente trasparente.
I capelli non erano stati asciugati del tutto, ma faceva caldo, e non aveva per niente la minima pazienza di stare ore ed ore ad asciugarli.
Voleva solo andare a camminare vicino al bagnasciuga, per potersi bagnare i piedi con l’acqua salata.
Le leggere onde che le accarezzavano i piedi, la facevano sempre sentire rilassata, era come se il mare avesse il potere di prendere tutti i suoi dolori e portarli via con sé.
Camminava tra la sabbia, quando un forte tonfo di qualcosa di pesante, che cadeva schiantandosi al suolo, la fece saltare per aria spaventata.
Si voltò verso la sua destra, cercando di capire quale fosse la causa del rumore e rimase quasi immobile, pietrificata sul posto.
Una sagoma si stava alzando dalla sabbia e sembrava essere una persona.
Qualche ladro probabilmente.
Isabel tremò, ma non riuscì a scappare, per quanto avesse paura che fosse un male intenzionato, c’era qualcosa che non la faceva fuggire a gambe levate.
La persona incominciò a camminare verso di lei.
Pensò che forse poteva non essere un ladro, forse poteva essere veramente lui.
“Isabel?” chiamò con voce lieve.
“Come?” chiese lei confusa sbattendo le palpebre diverse volte, la voce sembrava quella di Yoongi.
“Sono io, Yoongi” disse il ragazzo.
Per giusta risposta alla paura che l’aveva invasa e tenuta immobilizzata, Isabel incominciò a ridere istericamente, cominciando a pensare di avere anche le allucinazioni ormai.
Non poteva essere veramente lui, non poteva essere vero.
Yoongi fece altri passi verso di lei mostrandosi alla luce di un lampione, e la guardò confuso per via della risata nervosa, che usciva dalla bocca della ragazza.
“Sei scemo?” disse lei tra le risate, “Pensavo fossi un ladro!” lo rimproverò lei continuando a ridacchiare, in uno stato di semi shock.
“Se pensavi che fossi un ladro perché, non sei scappata?” chiese lui confuso, avvicinandosi di più a lei per poterla guardare meglio.
“Non è ho idea….” Disse lei sorridendo e guardandolo.
“Beh meglio per me che non sei scappata, a chiamare la polizia, o sarebbero stati guai seri” disse  lui annuendo con il capo.
“Che cosa fai qui?” chiese lei, mostrando lo stupore sul suo viso nel averlo di fronte a lei.
“Come Romeo, uso il mantello della notte per far visita alla mia Giulietta” fece la sua battuta lui.
“Finiscono morti entrambi…non dovremmo paragonarci a loro” disse lei ancora ilare.
“Si forse non dovremmo.” Disse lui annuendo con il capo.
Si zittirono entrambi, guardandosi negli occhi.
 
La luna si rifletteva sul mare, dando modo ad entrambi di riuscirsi a vedere bene in viso.
Si specchiarono, l’uno negli occhi dell’altra.
C’erano solo loro e niente aveva importanza.
 
Yoongi fece un paio di passi verso di lei sorridendo appena, le prese il polso con delicatezza e incominciò ad accarezzarglielo lentamente.
Isabel si ritrovò ad essere incatenata con gli occhi  di lui, lui che aveva  incominciato ad accarezzarle il polso in modo di leggero.
Sul volto un accenno di sorriso da parte di entrambi.
Gli occhi del ragazzo che la stavano guardando sembravano brillare di un’intensità tale da stordirla di più.
“Mi sei mancata” sussurrò lui avvicinandosi al suo viso.
“Mi manchi sempre, in continuazione” balbettò lei, mentre lui incominciò ad accarezzarle il braccio. 
“Lo sai è la stessa cosa per me, l’amarti ancora” disse sempre lei, mentre continuava a specchiarsi negli occhi di lui e con una mano andava per afferrarsi la collana, non trovandola.
Lui fece finta di non badare all’assenza del gioiello al suo collo, le prese l’altra mano nella sua, e l’avvicinò alle proprie labbra baciandola con delicatezza.   
“Lo so, ci ameremo sempre non importa ciò che accade, non importa se rimaniamo distanti. La troveremo una soluzione. La troverai? Io aspetterò. Se tu non dovessi trovarla, lo sai io mi sto impegnando, diventerò ricco e potente così potrò proteggerti” disse lui, con una mano si allontanò dal suo braccio per accarezzarle il viso e asciugarle le lacrime.
“Ti amo Isabel, ti salverò da tuo padre” disse lui con coraggio, per poi avvicinarsi e baciarla in modo delicato.
Lei si lasciò baciare, con le mani andò sui fianchi di lui, per poterlo avvicinare al proprio corpo.
“Mi manca fare l’amore con te” disse lei staccandosi dalle sue labbra, per un attimo e guardandolo dritto negli occhi.
“Certo, gli altri non saranno mai alla mia altezza, io sono sensazionale” rise lui vantandosi un po’.
“Come sei diventato egocentrico” lo prese in giro lei con una risata.
“Mi manca fare l’amore con te” sussurrò lui baciandola di nuovo e lei si fece coinvolgere in quel bacio.
“Allora facciamo l’amore, siccome manca ad entrambi” disse lei vicino alle sue labbra.
“Le conseguenze non ti preoccupano?” chiese lui sapendo che ci sarebbero state conseguenze.
“Si, mi preoccupano sempre, o sarei tornata da te, o avrei fatto di tutto per vederti” rispose lei leggermente impaurita.
“Forse questa volta non ci saranno? Forse nessuno lo scoprirà, siamo solo io e te  su questa spiaggia desolata, lontano miglia e miglia da Seul, da lui” provò a convincerla lui dandole forza.
Lei lo guardò incerta.
Lui continuò a sorriderle incoraggiante, le sfiorò la guancia e poi poggiò le sue labbra con delicatezza su quelle di lei.
Ricambiò il bacio e in quel bacio le preoccupazioni sembrarono scivolare via dal suo corpo, per poi cadere sulla sabbia e diventare granelli, che piano piano incominciarono a rotolare per raggiungere il mare e perdersi nella profondità dell’oceano, rimanendo disperse lì nei fondali e per non farne mai più ritorno.
 
Lei si staccò da lui confusa, con la testa che le girava per la troppa emozione e eccitazione.
“Cosa?” chiese lui dato lo sguardo interrogativo di lei. 
“È un sogno?” chiese, sbattendo le palpebre, non poteva essere reale, doveva essere sicuramente un sogno.  
“No, sono vero, tu sei vera… siamo io e te” disse lui provando a essere convincente.
“Io questa cosa l’ho sognata sai?” disse lei inclinando leggermente il capo.
“Hai fatto un sogno erotico su noi due?” la provocò lui, mentre le accarezzava la schiena e ammiccava.
“No, tutta la conversazione di prima, l’ho sognata” disse lei confusa, ricordava di un sogno simile fatto appena arrivata alle Hawaii.
“Io ti sogno spesso” disse lui ammiccandole leggermente.
“Sogni conversazioni o sesso?” chiese lei sogghignando e sospettando già la sua risposta.
“Mmh, non te lo dico” ridacchiò lui per poi tornare a baciarla, ma lei fermò il bacio, continuando a guardarlo interrogativo.
“Yoongi come fai a essere qui?” chiese lei tornando al discorso principale.
“Segreto...” sorrise lui accattivante.
“Yoongi…” disse lei, divincolando il suo polso, cercando di prendere le distante, ma lui l’afferrò per la vita, senza lasciarla scappare. 
“Siamo io e te, soli, non c’è nessuno. Nessuno può vederci, nessuno può ascoltarci. Non andare via. Sono riuscito a venire fin qui” disse lui vicino alle sue labbra, incominciò ad accarezzarle la schiena, insinuandosi sotto il suo vestito, e toccando la sua pelle nuda con una mano. 
“Non credo io riesca a risolvere sai? Gli anni passano così velocemente, la nostra relazione sembra così lontana” sospirò lei guardandolo tristemente.
“Si, sembra sia passato un eternità, ma ora che ci stiamo guardando negli occhi senza nessuno intorno ti sembra così lontana lo stesso?” chiese lui che sentiva come se fossero ancora quelli di un tempo.
“No, ogni volta che ti guardo è come se tutto scomparisse, come se non avesse niente più importanza” disse lei non riuscendo a trattenere un singhiozzo.
“Non piangere, no ora che siamo insieme” disse lui asciugandole di nuovo le lacrime.
“Yoongi, mi dispiace tanto…. Io ti amo, ti amerò sempre,” provò a dire lei.
“Allora, smettiamola di discutere per una volta, e facciamo quello che tanto desideriamo fare” provò a convincerla lui.
“Solo per questa volta?” chiese lei.
“Si, ti prometto che sarà solo per questa volta”  acconsentì lui mentendole, lei lo guardò rasserenata e lo baciò con slancio.
Incominciarono a baciarsi, sempre con più foga, bisognosi l’uno dell’altro.
Avevano bisogno di assaporarsi.
Dopo tanto tempo, finalmente riuscivano a sentirsi di nuovo completi.
Lei si avvinghiò ai capelli di lui, mentre lui incominciò a morderle le labbra umide, e infuocate.
Yoongi fece più presa sulla sua vita per far aderire di più i loro corpi, aveva bisogno di più, sempre di più.
Incominciò ad accarezzare il suo corpo, gli era mancata la soffice pelle della ragazza, e l’aveva desiderata da tempo.
Lei si staccò da lui con il fiatone, appoggiando la fronte sulla sua, cercando di riequilibrare il respiro, ispirò il suo profumo, gli era mancato terribilmente.
Si guardarono per un istante, lei sorrise gli passò una mano sulla guancia, accarezzandolo dolcemente, specchiandosi nei suoi occhi, così familiari.
 
“Già affannata?” ghignò lui prendendola leggermente in giro.
 
Lei ridacchiò, felice, e riavvicinò di nuovo le labbra a quelle del ragazzo, gli morse il labbro con forza, lui sussultò leggermente, per poi ricambiare il morso, incominciando a succhiarle il labbro inferiore.
Lei incominciò a sbottonarli la camicia, affrettandosi, aveva bisogno di toccare la pelle candida e dolce di lui.
Lui l’aiutò a sfilarsela, mentre lei si allontanava dalle sue labbra, scendendo piano con lentezza per tutta la linea del mento, fino ad arrivare al collo. Con la punta della lingua incominciò a leccare leggermente, mentre lui inclinava la testa all’indietro gemendo con voce rauca.
Incominciò a mordicchiarli la clavicola, mentre con le mani gli accarezzava il petto. Scese giù lentamente, continuando a baciare e leccare ogni parte del suo corpo, assaporandolo completamente.
“Isabel, vai troppo veloce” sussultò lui, per poi concedersi a un altro ansimo mentre lei affondava i denti sul suo capezzolo e incominciava a succhiare.
“Facciamo piano dopo…” sussurrò lei.
“Dopo?” chiese interrogativo, aveva la testa che gli girava per la troppa eccitazione, mentre sentiva le mani della ragazza, sbottonare i pantaloni e tirare tutto giù.
“Isabel” ansimò il nome della ragazza, mentre sentì la punta della lingua muoversi sul suo pube.
“Devo farmi perdonare” sussurrò lei tra un bacio e l’altro, mentre continuava a scendere.
Con le dita percosse leggera tutta la lunghezza, posò piano la lingua sulla punta, la mosse piano risalendo.
Yoongi non riuscì a trattenere un mugolio di piacere, che fuoriuscì dalla sua bocca quasi serrata, con i denti si stava mordendo con forza il labbro inferiore, beandosi di quella sensazione di piacere che la lingua di Isabel gli stava provocando, la ragazza stava andando ancora, leggera con una lentezza tale da farlo impazzire.
Continuava a leccare, senza perdersi nessun punto, e lasciava leggeri baci, salendo e scendendo lentamente, fino a quando, non decise di aver bisogno di sentirlo di più, appoggiò di nuovo le labbra sulla punta del suo pene, incominciando a succhiare in quell’unico punto.
Lui infilò una mano tra i suoi capelli, inclinando la testa all’indietro, mentre il suo corpo diventava più caldo e aveva leggeri piacevoli, spasmi.
Isabel aprì di più la bocca, con l’aiuto della mano, incominciò a spingerlo sempre più affondo dentro di lei.
L’era mancato terribilmente quell’atto, non l’aveva mai più fatto, non era mai riuscita ad avere un rapporto orale con un’altra persona.
L’aveva sempre evitato.
Era un qualcosa che giudicava troppo intima, non l’avrebbe mai potuto fare con qualcuno per cui non provasse un sentimento forte.
Il sesso era solo sesso, ma quello specifico atto, lei l’aveva sempre visto come amore puro.
Yoongi incominciò ad ansimare sempre più, non riuscendosi più a controllare, sentiva caldo, il sudore gli stava colando per tutta la fronte. Si trovava in una sensazione di estasi pura, nessuno gli aveva mai fatto provare quel senso di piacere, così com’era in grado di fare Isabel.
L’unica cosa che poteva fare era rimanere in piedi, tremante, sempre più eccitato e lasciar fare a lei. Lei sapeva come fare, lui non aveva bisogno di darle direttive, non aveva bisogno di spingere con la sua mano la sua testa, sempre più affondo come faceva con le altre.
Non aveva bisogno di mettere forza, no, lo faceva lei, sapeva quando era il momento di andare più veloce, sapeva cosa a lui faceva impazzire.
Avrebbe tanto voluto che quel momento durasse per sempre, sentiva le pareti della bocca di Isabel contrarsi e stringere sempre di più il suo membro.
Faceva caldo, estremamente caldo, ed era piacevole.
Chiuse gli occhi stringendoli forte.
“Oh… Isabel” rantolò con voce rauca, mentre il suo corpo tremava, raggiungendo l’apice di quel momento e venendo dentro la bocca della ragazza.
Isabel ingoiò tutto il suo liquido caldo, reggendosi con le mani ai glutei del ragazzo, si staccò leggermente, leccando ogni minima goccia, non ne avrebbe lasciata neanche una vagare in solitaria, assaporare il suo sapore, era una goduria per il suo palato, le era mancato.
Yoongi cadde in ginocchio, continuando ad ansimarne, con gli occhi serrati. 
Lei era di fronte a lui, anch’essa in ginocchio, lo osservava con un luccichio intenso.
Era lui, era veramente lui e stava di fronte a lei, si leccò le labbra, senza staccare gli occhi dal ragazzo, in attesa che lui la guardasse.
Yoongi aprì gli occhi ritrovandosela di fronte.
Era lei, era veramente lei.
“Perdonata?” sussurrò lei lievemente, lui scosse la testa leggermente in imbarazzo, li era mancato terribilmente, il suo sguardo malizioso  e soddisfatto per la prestazione appena effettuata, li era veramente mancato.
Scosse la testa, si avvicinò la lei, con una mano andò dietro al suo collo, strattonandola per farla avvicinare.
“Questo era solo l’inizio” sogghignò lui.
Lei emise un risolino, mezza compiaciuta, “Vuoi altro Min Yoongi?” provocò avvicinandosi e leccandoli le labbra con malizia.
“Si, mi prederò altro, mi prederò talmente tanto stanotte, che dovrà bastarmi per tutti gli anni in cui non abbiamo fatto nulla” sussurrò lui con voce rauca, per poi fiondarsi sulle sue labbra in maniera violenta e passionale.
 
Isabel interruppe il bacio.
“Puoi aspettare almeno di andare in camera?” chiese guardandolo interrogativa.
“Vuoi andare lì? Vedi che rischio di distruggertela”
“Sono ricca, ricopro tutto” disse lei ridendo.
“Si, hai ragione. Portami via da questo mare di sabbia, pizzica” disse lui con una smorfia sul viso, che la fece ridacchiare.
“Per quello ho detto di andare via da qui, per quanto romantico possa essere farlo su una spiaggia, penso sia anche alquanto fastidioso.” Disse lei convinta, rimettendosi in piedi e porgendoli una mano per farlo rialzare.
Lui si mise in piedi e si risistemo le mutande e i pantaloni su, alzò lo sguardo su di lei, la luna illuminava tutta, e risplendeva sul suo candido leggero vestito bianco di pizzo.
“Sembri una sposa” disse lui con lo sguardo intenerito.  
Lei alzò un sopracciglio a quel commento e ridacchiò di nuovo, rossa in viso.
“Le spose non hanno i miei capelli scombinati” disse lei passandosi una mano tra i capelli e cercando di aggiustarli.
Lui si avvicinò le tolse la mano dalla testa, così da poterli aggiustare lui.
“Dovresti dirmi che io sembro uno sposo”
“Con quella camicia Hawaiana direi proprio di no” disse prendendolo in giro.
“aigoo.. non sei cambiata, non ti si può dire niente di romantico che rispondi subito ironica”
“Ti ho detto che quando dici queste cose mi fai venire solo la voglia di saltarti addosso.” Sorrise lei sempre in modo malizioso, posando la sua mano sul suo pacco da sopra i pantaloni.
“Se fai così, non arriviamo in camera” la rimproverò lui scherzosamente.
“Ah no? Non riesci a resistere?” sogghignò lei provocandolo.
“Isabel. Muoviti!” diede l’ordine lui, togliendole la mano da sopra i suoi pantaloni e trascinandola via, verso l’entrata di casa.
 
Salirono le scale spintonandosi e baciandosi, fermandosi quasi a ogni gradino. Arrivarono in camera di lei, continuando a baciarsi con foga e ridendo, ubriachi ma no di alcool, ubriachi d’amore.
Isabel chiuse la porta alle loro spalle, sbattendolo con forza, non fece in tempo a voltarsi per guardarlo, che lui gli fu addosso, spintonandola sulla porta e bloccandola.
Le afferrò le mani e le portò sopra la testa, tenendole strette, con velocità si fiondò sul collo di lei, tirandole un morso.
Lei ansimò, eccitata, non aspettandosi una tale e improvvisa furia.
Lasciò andare la presa sulle mani della ragazza e andò verso l’orlo del vestito, lo strinse con forza, e con uno strattone lo tirò su, fino a sfilarglielo dalla testa.
Lei tornò sulle sue labbra con violenza. 
Non voleva perdersi neanche un bacio.
Con le mani tornò di nuovo a sbottonargli i pantaloni, non aveva bisogno di passare per la camicia, quella ormai era dispersa da qualche parte sulle scale insieme alle scarpe del ragazzo.
“Avevi detto che saremo andati lenti dopo” sussurrò Yoongi, staccandosi dalle labbra di lei e andando a leccarle il collo.
“Infatti ci sarà un altro dopO” trillò lei, urlando poi per via di un altro morso da parte del ragazzo.
Yoongi ghignò vicino al collo della ragazza e tornò a mordicchiare tutta la spalla.
“Mi fai togl--ieeere i tuo-i ii pantaaaaa- loni?” provò a dire lei a tremante mentre si faceva scappare leggeri urletti.
Lui rise si staccò da lei leggermente, le ammiccò e con un movimento repentino, si tolse tutto insieme, per poi calciarlo via.
“Contenta?” disse con malizia nella voce.
“Si” soffiò lei sulle sue labbra.
Yoongi posò le mani sui fianchi di Isabel, e la strattonò con forza.
“Tu hai ancora queste” disse a rimprovero.
“Toglimele” provocò lei mordendoli di nuovo il labbro.
Con la lingua tornò sul corpo di lei passando al centro del seno, per poi andare sempre più giù. Morse il bordino degli slip, e poi con le mani e in un colpo deciso, le sfilò.
Le morse l’interno coscia, quasi con rabbia mentre lei urlava di paciere.
Risalì su di nuovo, e tornò a baciarla fece aderire il loro bacini, con uno strattone le sollevo una gamba facendola aderire al suo corpo, Isabel alzò anche l’altra, avvinghiandosi a lui.
La prese in braccio e incominciò a indietreggiare fino al letto.
La lanciò di peso su di esso, si fece largo tra le sue gambe che lei allargo prontamente.
“Cazzo” Disse lui all’orecchio di lei.
“Cazzo scopami.” Sorrise lascivamente lei.
Lui ghignò di nuovo contro la sua pelle ed entrò dentro di lei facendola urlare di piacere, non si aspettava minimamente che lui sarebbe entrato così bruscamente.
Incominciò a muoversi dentro di lei, con forza e sempre più voglia di sentirla urlare.
Isabel si avvinghiò a lui e li strattonò i capelli, muovendosi sotto di lui con la stessa velocità.
Erano entrambi accaldati e sudati, continuavano a muoversi e a divorarsi le labbra, come se fosse il loro unico scopo nella vita.
Lui affondava sempre di più in lei, e lei ansima sempre di più, si sentiva in balia di un mare in tempesta.
Lui era il suo mare, era la sua tempesta.
Lui riusciva a farle perdere qualunque tipo di ragione.
Era la sua adrenalina allo stato puro.
Nessuno sarebbe mai stato lui.
Yoongi sentiva le pareti di Isabel contrarsi sempre di più, la guardava con intensità.
Era bellissima.
Come aveva resistito tutti quegli anni senza averla con se nel suo letto, era proprio in mistero.
Aveva tenuto duro, e finalmente lei era di nuovo sua.
Non c’era nessuno a dividerli.
Erano loro e questo valeva tutto.
Entrambi vennero a distanza di pochi secondi l’uno dall’altra.
Lui si accasciò contro il suo corpo esausto, lei respiro pienamente, abbracciandolo con più forza.
“Dopo questo posso anche morire felice” sussurrò lui con voce rauca.
“Si, hai perfettamente ragione.” Acconsentì lei.
Lo baciò leggera.
“Ti amo” disse vicino alle sue labbra.
“Ti amo anche io” sussurrò lui, si tolse da dentro di lei con lentezza, si sdraio di lato e se la tirò contro, per poter abbracciare di nuove e tenerla incollata a lei,
“Piccola pausa e poi altro Round” sussurrò lui all’orecchio di lei.
Lei rise vicino al corpo nudo di lui e annuì con la testa.
Cercano entrambi di regolarizzare il respiro, rimanendo entrambi incollati.
Era come essere in paradiso.
Erano felici entrambi, ignari di come l’inferno era sempre in attesa, dietro l’angolo.
Erano talmente tanto felici di essersi ritrovati, che avevano dimenticato qualunque cosa del mondo reale, anche com’era fatto un preservativo.
 
 Angolo dell’autrice:
Buon Nataleeeeeeeee!
E buon regalo di compleanno a Isabel!
Eh si… è successo! Ci lavoro da non so quanto tempo saranno più di due mesi a quest’incontro. Sono stremata! Ma ci sono riuscita, l’ho finalmente pubblicato e sono libera!
Vi mando un bacione e auguri a tutti!!! <3 <3
Passo e chiudo ci si legge venerdì prossimo!
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 MOON LEAVE THE SUN ***


CAPITOLO 16:  MOON LEAVE THE SUN

10 APRILE 2017 MATTINA PRESTO
Yoongi si rigirò da un lato, con la mano si mosse tastando il letto, strizzò infastidito gli occhi, e con calma gli aprì.
Rimase immobile sdraiato sul letto a vedere il posto vuoto vicino a lui, sospirò richiudendo gli occhi e si mise in pancia su, si coprì il volto con le mani e scosse la testa come a scacciare un qualche pensiero che lo infastidiva.
Questa volta era sembrato reale, non poteva essere un sogno.
L’avrebbero chiuso in qualche istituto psichiatrico, avrebbero pensato tutti che fosse pazzo, dato che aveva incominciato a scambiare i sogni con la realtà.
Si stropicciò gli occhi e decise di mettersi a sedere, ancora confuso.
La pelle di lei, il suo odore, il suo tocco, non poteva essere un sogno di nuovo, si rifiutava di crederlo.
Aprì gli occhi e si guardò intorno, leggermente spaesato.
Quella non era la stanza della casa che condivideva alle Hawaii con i ragazzi.
Si voltò di lato e la vide, sorrise spontaneamente.
Non era stato un sogno, non era impazzito, e non stava confondendo la realtà.
Lui si trovava veramente da lei, avevano fatto veramente l’amore.
Lei era lì, seduta su un divanetto vicino alla finestra, persa nei suoi pensieri a guardare il panorama che aveva di fronte.
Si alzò cautamente, con passi felpati si avvicinò a lei, inclinò leggermente la testa per poterla guardare meglio.
Era bellissima, con le prime luci del mattino che si riflettevano su di lei.
Ai suoi occhi sarebbe stata sempre bellissima.

“Amore” sussurrò lui, aspettando che lei si voltasse a guardarlo, Isabel sobbalzò, sgranò gli occhi e lo osservò confusa.
“Non mi hai mai chiamata amore…” disse con voce lieve, lui si grattò la testa a disagio e scrollò le spalle.
“Ho sempre pensato che sarebbe stato strano dirlo, invece sembra così naturale, a parte la tua reazione” disse lui guardandola imbarazzato, lei sorrise gentile e inclinò leggermente la testa di lato per osservarlo.
“Posso sedermi?” chiese lui avvicinandosi al divanetto. Isabel annuì si fece più avanti, lui si mise dietro di lei e si avvinghiò con le gambe al suo corpo tirandola più stretta, poi l’abbracciò, posando la testa su una spalla tra i suoi capelli, ispirò il profumo di gelsomini che tanto amava e li mancava.
Lei si lasciò stringere appoggiando la schiena sul suo petto, lui posò una mano sulle sue e con l’altra andò ad accarezzarli una gamba con leggerezza, chiuse gli occhi, beandosi un attimo del calore che i loro corpi emanavano.
“Mi mancava tutto ciò” disse lui al suo orecchio,  lasciandole un bacio leggero.
Lei sospirò senza riuscire a dire niente, riaprì gli occhi e tornò a contemplare il mare dalla sua finestra.
“Rimpianti?” chiese lui stringendola di più.
“Fin troppi” sussurrò, scuotendo leggermente il capo.
“Per stanotte intendevo…” disse lui con voce leggermente tremolante.
“No. Lo desideravo tanto. Non rimpiangerò l’aver fatto l’amore con te, non rimpiangerò mai nessuna delle volte in cui l’ho fatto”
“Ma… immagino che stai per mandarmi via” disse lui con voce lieve, sapeva che lei l’avrebbe fatto, che le cose non erano cambiare, la strinse di più all’udire un singhiozzò proveniente dalla ragazza.
“Ti prego non piangere, amore mio, no, non piangere” disse lui muovendosi leggermente in modo da spostare lievemente Isabel, così da poterla guardare negli occhi.
“Ehi” sussurrò passandole una mano sulle guance e asciugandole leggermente le lacrime.
“Mi sento terribilmente in colpa, per quello che ti ho fatto” sussurrò lei.
“Lo so che stavi solo cercando di proteggere entrambi. Non so quanto sia grave la situazione, mi sono rassegnato al fatto che tu non mi dirai niente. Ma comprendo che qualunque tua scelta, sia stata fatta  è stata per salvarci da qualcosa. Non avresti mai potuto farmi male intenzionalmente”
“Yoongi… io la situazione non la posso risolvere…” singhiozzò lei.
“Quindi cosa vuoi che facciamo? Che ci dimentichiamo l’uno dell’altro?” chiese lui guardandola con orrore.
Mai avrebbero potuto farlo.
“Dovremmo…. Dovremmo provarci, sono stanca. Sono tremendamente stanca  di vivere di tristezza, di essere così tremendamente sola. Mi dispiace tanto” singhiozzò lei nascondendo poi il volto tra le mani.
“Ehi… no, smettila di piangere, io voglio solo saperti felice” provò lui a confortarla, provò a toglierle le mani dal volto per guardarla in viso, lei si mosse di scatto, cercando di divincolarsi dal suo contatto, Yoongi capì che volesse alzarsi e si allontanò da lei per permetterle di farlo.

“Cazzo!” urlò lei con le lacrime, in piedi di fronte a lui.
“Cazzo. Questo amore fa talmente male, da lacerarmi dentro!” disse con voce rauca e rotta.
“Lo so.” Disse lui con tono fermo, lei lo guardò scuotendo la testa.
“Stanotte non ha fatto male. Stanotte eravamo noi” disse lui continuando a guardarla.  
“Non c’è un noi… non c’è più questo noi da tanto tempo. Ci sei tu che vai avanti con la tua vita amandomi e non avendomi. Io che provo a sopravvivere amandoti e non avendoti.”
“Scappa… vieni via con me. Vieni da me, dì a tuo padre che ti licenzi. Ti porto via. Ora in tour con me” disse lui alzandosi.
“Non posso andare via, non posso venire con te” era talmente tentata a farlo, a fuggire dalla sua vita, ma sapeva che era impossibile.
“Aigoo… Isabel se non mi dici la verità, io come posso aiutarti? Come posso riprenderti?” la guardò incredulo, fece dei passi provando a riavvicinarsi a lei.  
“Non puoi… semplice è così. Cazzo Yoongi non ci sono alternative!” trillò lei.
“Si invece, si potremmo farlo in segreto? Trovare un posto.. un modo di riuscire a contattarci senza che lui lo sappia. Yun-hee può fare da tramite?” provò a proporre lui, prendendole il viso tra le mani e guardandola.
“Non metterò a rischio Yun-hee. Lei non è alla big hit per fare da tramite, non le ho trovato il lavoro per questo” il suo sguardo cambiò improvvisamente diventando più duro. Non avrebbe mai messo a rischio la sua sorellina, non avrebbe mai potuto fare.
“Perché l’hai mandata?”  chiese lui non capendo il motivo di quell’azione.
“Perché i ragazzi hanno bisogno di un’altra Isabel… lei può amarli, come io li amavo, lei può aiutarvi, starvi accanto. Non vi vedrà mai come Idol, vi vedrà come quelli che siete” spiegò lei con voce tremolante, sapendo che lui non avrebbe capito.   
“Quindi sarebbe una tua sostituta?” chiese lui con orrore, distaccandosi leggermente da lei “Per loro sarebbe così? E io che dovrei fare?” chiese lui con rabbia.
“Tu hai Suran” disse lei chiudendo per un attimo gli occhi e riaprendoli, odiava saperlo fidanzato con quella ragazza.

“Io non la AMO” disse lui a risentito “IO AMO SOLO TE” urlò a pieni polmoni.

“Ci stai insieme però e anche da parecchio, hai una relazione stabile con lei. Incidi anche canzoni! Cazzo lei è perfetta! È dannatamente perfetta per te!” urlò anche lei.
“E quindi quel bellimbusto con cui stai? Quello sarebbe dannatamente perfetto per te?” chiese lui con un leggero sentimento nella voce.
“Co-saaa” tentennò lei, sgranando gli occhi.
“Ti ho vista,  ti ho vista con lui, ti ho vista baciarti con lui.”  Ammise con rabbia.

Lei rimase un attimo immobile a guardalo, gli aveva fatto di nuovo male.
Lui l’aveva vista baciare un altro.

“Io… è così complicato”  fece dei passi indietro, ma Yoongi si avvicinò di nuovo a lei.
“Sembravi felice, quando ti ha baciata, ti ha regalato anche un braccialetto, ho sentito quando lo ringraziavi del regalo.” disse lui  avvicinandosi prendendole il polso, ma non trovando  solo un Tiffany con diamanti.
“Che non è questo” disse lui accarezzandole il polso e toccando il bracciale, rialzò lo sguardo su di lei interrogativo, non capendo a chi appartenesse quel bracciale. Non era del nuovo ragazzo, non aveva niente di lui con sé, ma talaltro lei non aveva neanche più la sua collana. 
“Questo è di Do-yoon” sussurrò lei guardandolo dubbiosa.
“Oh… mi dispiace per lui, non lo conoscevo bene. Capisco perché è al tuo polso” disse lui comprendendo il perché lei non si distaccasse dal dono.
“Non posso toglierlo” sussurrò colpevole.
“Non ti sto rimproverando, preferisco vedere al tuo polso il bracciale di Do-yoon che quello di quel tizio”
“Yoongi….” Sussurrò lei dispiaciuta.
“Sai Do-yoon mi ha scritto” disse lui ricordandosi della lettera.
“Ti ha scritto? Quando?” chiese lei confusa, non ne sapeva nulla, Do-yoon era sempre stato fin troppo criptico nelle sue azioni, anche per lei che lo conosceva bene.
“Dopo la sua morte, oltre la tua lettera ne ha scritta una per me” disse lui, tornando a guardarla negli occhi.
“Che cosa ha scritto?”  chiese lei in panico, pensando che l’uomo avrebbe sicuramente detto tutta la verità.
“Di resistere, mi ha raccontato la sua storia, e ha detto: che le nostre sono simili. Ho capito, l’ho sempre saputo, non hai preso tu questa scelta. Che cosa ha fatto tuo padre per convincerti a lasciarmi? Perché lo so anche solo guardandoti per un attimo che tu mi ami ancora. Stanotte è stata la conferma.” Avrebbe avuto le sue risposte, alla fine dei conti lui era andato lì per quello, per sapere finalmente la verità.
“Yoongi… no. Io cazzo!” provò a divincolarsi lei, guardandolo impaurita.
“Ti prego, dimmi la verità” disse lui supplice prendendole le mani e stringendole.

Lei rimase ferma a guardarlo, suo padre aveva l’amore che provava per lui a ricattarla, aveva quello.
Aveva Yoongi.

“Isabel di qualcosa!” urlò lui facendosi prendere dalla rabbia.
“Dovresti andare via” tentennò lei.
“Cazzo, eri tu quella che diceva che dovevamo parlare, che se io non ti dicevo le cose limpidamente impazzivi! Come pensi che mi senta da tutti questi anni per via dei tuoi segreti!” l’accusò lui, doveva dirgli la verità, se la meritava.
“Non avrei dovuto, avrei dovuto mandarti via ieri!” esclamò lei a corto di parole.
 “È così che finisce? È la nostra fine? Che cosa è stato stanotte: un addio!” urlò lui.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto!” provò a scusarsi di nuovo lei, vicino alle lacrime. Era tutto così immensamente doloroso.
“Vaffanculo Isabel! Non m’interessano le tue scuse, cazzo! Stai rovinando tutto!” le lasciò le mani con rabbia e scosse la testa, distogliendo lo sguardo.

Doveva assolutamente calmarsi, sapeva che non avrebbe concluso, poi molto urlandole in faccia .
Faceva male.
Era tutto così immensamente doloroso.

“Io? io sto rovinando tutto? È già tutto rovinato! Il modo in cui ti ho lasciato, il non averti risposto per mesi, l’averti ignorato, evitato… le bugie, l’averti detto di aver preferito Ha-rin!” urlò lei in preda al senso di colpa.
“Che cosa credi: che non sapevo il male che ti stavo infliggendo? Dicendoti che sceglievo lui, di cui tu avevi tremila dubbi! Il sentirti inadatto perché non ricco a differenza sua! Cazzo ti ho toccato nel profondo! Ti ho ferito nel profondo!” urlò lei sempre di più, diragnata dai suoi sensi di colpa.

Non si sarebbe mai perdonata per quello che gli aveva fatto.
Non avrebbe mai potuto aggiustare tutto quel dolore.

Lui la guardò scuotendo il capo.
Capiva che lei si sentiva in colpa.
Era tutto immensamente doloroso, lo era per entrambi.  

“Se io non fossi andato via quel giorno, se non mi fossi fatto da parte, ho anche io le miei colpe. Avevi un labbro rotto, e sapevo che non era stata una caduta, eri strana quell’ultimo giorno. Io non ho indagato, non ho fatto nulla!” sapeva di avere delle colpe anche lui, ci conviveva da tre anni.
“Che cosa avresti voluto fare? Che cosa avresti potuto fare? Ti ho alzato un muro di cemento! Io l’ho deciso! La colpa è mia!”
“Si. Lo è” disse lui secco “È questo che vuoi sentirti dire.  È colpa tua: ti saresti dovuta fidare di me, avresti dovuto capire che avrei fatto di tutto per te, dovresti saperlo che farei di tutto per te. Non avresti dovuto tenere il segreto. Avresti dovuto parlare!” l’accusò lui, era quello che lei voleva sentirsi dire e lui lo stava dicendo.
“Hai ragione. Yoongi io non sono abbastanza, non ti merito. Non merito il tuo amore, e non ho più le energie per continuare a sopportare tutto questo.” Disse lei con voce vuota, guardandolo supplice.
“Che cosa vuol dire che non meriti il mio amore? Da quando sei tu a pensare così, ero io a pensare di non essere abbastanza, e tu mi hai sempre confortato in questo.”

Lui la guardò confuso, non capendo come fosse possibile che si fossero invertite le parti.
Lei era stata sempre il suo sostegno, non era mai stata così fragile.

“Infatti tu sei troppo. Sono io che non vado bene, l’ho dimostrato in questi anni, ferendosi sempre di più”
“Puoi rimediare, puoi dirmi la verità.” Disse secco.

Lei si mosse piano e si andò a sedere sul letto prendendosi la testa tra le mani.
Lui la guardò affranto. Non sapendo cosa poter fare per farsi dire quel segreto.
Odiava il vederla stare così male, il suo dolore sembra peggiore di quello che provava lui.
Non sembrava più la sua Isabel, la ragazza sempre allegra, spensierata.
Quella ragazza così forte da demolire qualunque ostacolo di fronte a lei.
Lei era stata sempre il suo sostegno.
Solo guardandola si rendeva conto, che era necessario che lui diventasse la sua forza.

“Isabel, parla con me. Sono io. Ti capirò e ci sarò qualunque cosa sia. È arrivato il momento che insieme, prendiamo una decisione, perché se noti questo fare scelte separate non porta da nessuna parte. Siamo sempre al solito punto” disse lui sedendosi vicino a lei sul letto e accarezzandole la spalla.  
“I miei genitori non si sono mai amati, loro non mi hanno mai amata.” Disse lei con un soffio di voce, lui si avvicinò a lei e prese la sua mano stringendola forte.  
“Mio padre mi ha mandata qui, per recuperare informazioni che potrebbero danneggiarlo, informazioni che ha mia madre. Ho le informazioni” disse lei con un soffio di voce.
“okay… è possono aiutarci?” chiese lui confuso, non capendo bene dove lei volesse arrivare con quel discorso. Non aveva mai dato a vedere che soffrisse tanto per la sua famiglia, era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce.
“Non credo, anzi ho paura: che quello che lui ha fatto in passato ,lo possa rifare. Lui sembrava molto preoccupato quando mi ha mandata qui, è stata la prima volta che l’ho visto impaurito da qualcosa. Sono venuta qui per questo, facendo finta di aiutarlo, ma per recuperarle” spiegò lei.
“Bene le hai, possiamo leggerle e usarle” disse lui convincente, forse c’era un modo di poter risolvere tutto, lei lo aveva.
“Le ho già lette…”
“Quindi?” chiese lui, sperando che avessero qualcosa di utile.
“Non voglio essere come loro, non voglio ricorrere alle minacce. Non voglio essere sporca oltre che rotta.” Disse lei voltando il viso verso di lui e scuotendo leggermente il capo.

Non poteva cadere così in basso, non ne aveva la forza.

“Mi sporco io le mani, lo faccio io. Ti aiuto io” disse lui, l’avrebbe fatto lui. Avrebbe fatto qualunque cosa per riprendersela.
“Non voglio che ti distruggi per colpa mia. Yoongi… io non vado bene. Qualunque cosa faccia genera sofferenza, sono causa di disastri.”
“Non è vero, tu sei gioia, sei il mio sole, il mio tutto.” Provò a dire lui.
“Come posso esserlo, se non so neanche chi sono ormai. Sai ho sempre celato il dolore che mi portavo dentro per l’assenza d’amore da parte dei miei genitori. Non ti ho mai detto di quanto io mi sentissi sola.” Disse con tono dispiaciuto.  
“Ci sono io con te, posso darti io tutto l’amore di cui hai bisogno. Devi dirmi la verità, dobbiamo lottare insieme.” provò a convincerla lui.

Avrebbe fatto di tutto per lei.
Toccava a lui farlo.

“Non posso lottare… perché la mia mente è rotta. Non sto bene, Yoongi non sono lucida. Ho solo nella testa la voce di mia madre che mi dice che non mi ha mai amata.”

Lui la guardò incredulo, era difficile da accettare che lei stesse in quello stato di sofferenza, era difficile, vederla così distrutta.
Sembrava completamente un’altra persona.

“Pensavi di risolvere con lei?” chiese lui titubante.
“Non lo so, forse si una parte di me piccola e tenuta nascosta lo sperava.” Ammise lei.
“Sono loro che non ti meritano. Lei non va bene, no tu” provò a farla ragionare lui.
“Non riesco a convincermene. Non sono convinta che io non sia il problema.”
“Non lo sei!” non era lei il problema, lo era la sua famiglia che l’aveva ridotta così.
“Invece si, sono un problema. E lo sarei diventata per te.” disse chinando il volto di nuovo.
“Stai per dirmi la verità?” chiese lui leggermente incerto, forse finalmente lei gli avrebbe detto la verità.
Isabel annuì con la testa bassa, singhiozzando leggermente.  
“Si sarebbe messo in mezzo, vi avrebbe chiuso tutte le porte, non vi sareste potuti esibire. Vi avrebbe rovinati. Vuoi la verità… è questa. Mi ha minacciata, ha minacciato Bang Si-hyuk” disse lei alzando lo sguardo su di lui.
“Perché… perché non mi hai detto che era questo il motivo” chiese lui sconvolto.
“Perché non ti avrei mai messo nella condizione di scegliere. Ho scelto io per entrambi. Questa è la verità. Io sarei stata il problema della tua carriera, sarei stata d’intralcio.” chiese lei tremante.
“No, è lui che ti ha minacciata, e lui che è crudele”
“Ti amo tantissimo, sei così buono con me, lo sei sempre stato, anche ora dopo tutto il male che ti ho fatto, tu continui a giustificare i miei comportamenti.” Disse lei lasciandoli le mani e alzandosi in piedi, era difficile dire tutto.
“Lo farò sempre, combatteremo insieme” disse lui convinto, alzandosi anche lui in piedi.
“No, dovresti smetterla. Sono una causa persa, ti porterò solo altro dolore. Non puoi salvarmi. Nessuno può. Io posso solo sopravvivere, ma senza vivere veramente.” Lei si voltò a guardarlo.

Non si sarebbe mai salvata, e non avrebbe portato affondo lui con lei.
Non l’avrebbe mai permesso.

“Non dire così non devi arrenderti”
“Non mi posso arrendere, perché ho già perso in partenza.” Rise amaramente lei, scuotendo il capo.

Sapeva che lui non avrebbe capito.

“Non è vero, ci sarà un modo. Io lo troverò, ora stai rinunciando, solo perché stai male. Perché non sai dove trovare la forza. Ma io sarò la tua forza. Io sono qui con te.” fece alcuni passi lui verso di lui per poterla riafferrare.
“Non puoi essere la mia forza. Non più, il problema non è la tua carriera ora, il problema è che le minacce sono cambiate”
“Che cosa vuol dire?” chiese lui titubante.
 “Se ti scopre vicino a me, ti ammazza, pone fine alla tua vita, ti ritroverai sul fondo del fiume. No Yoongi ora le minacce sono queste.” Disse lei con una leggera rabbia nella voce.  
“Ho i soldi ora, il successo, i bodyguard, non può farmi niente! Non può farmi niente!” urlò lui.
“Non ne sarei così sicura”
“Lo denuncio, lo faccio arrestare” disse combattivo.
“Pensi che non abbia amici nella polizia? Pensi che non possa cavarsela. Yoongi, se tu fossi veramente al sicuro, io lo saprei, Hitman me lo direbbe. Non lo sei, non lo siete. Cazzo non siete a prova di proiettile, siete un bersaglio. Jimin lo è stato per queste settimane per via di una pazza psicolabile”  urlò lei.

Lui continuava a non capire, continuava a voler lottare.
Lei ormai aveva accettato che avevano perso.
Non avrebbero mai potuto vincere.

“Non ho paura, l’ho sfidato una volta lo rifarò. Andrò da lui, io combatterò.”
“NO!” urlò lei.
“No. Tu non farai un cazzo, te ne andrai da qui, vivrai la tua vita, lontano da me al sicuro da me!”
“Non farò come Do-yoon… non avremo lo stesso destino” disse lui agguerrito.
“Si non lo avremo, nessuno dei due si suiciderà. L’abbiamo promesso anni fa, era un gioco mentre parlavamo di romeo e giulietta, ma era una promessa, nessuno si ammazza se l’altro muore.” Disse lei.
“No, non puoi pensare che io mi stia ancora fermo, no dopo aver scoperto la verità! No ora che ho potere!”
“Non hai il suo potere, non farei in tempo a scappare che sarei già morta. Cazzo ci ammazzerà entrambi!”  trillò lei impaurita.

Doveva farlo ragionare, farli capire il rischio.
Non poteva combattere, non potevano vincere.

“Io ti amo!”
“Allora rinuncia a me, ti prego, rinuncia a me! Chiudiamola qui, perché io non la sopporto più tutto questo terrore, io non sopporto più tutto questo dolore. Vivo nella paura che ti possa succedere qualcosa! Ti prego non fare nulla, non voglio che tu faccia qualcosa” si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani, guardandolo sempre più supplice.
“Come faccio? Come potrei fare a lasciarti andare ora che ti ho di nuovo con me?” disse lui sconvolto, non poteva lasciarla.
“Lo fai se mi ami. Se mi hai veramente amato, lo fai. Lasci a me questo peso da portare, lasci a me le conseguenza delle mie scelte”
“Vuoi questo?” chiese lui titubante.
“Ti voglio vivo.”
“Non posso fare nulla? Sei sicura?” chiese lui in crisi, lei credeva che non c’erano alternative, che non avrebbero potuto batterlo.
“Sicura. Vivi la tua vita con Suran” disse lei.
“E tu la vivrai con lui? Vuoi che io accetti questo?” incredulo.
“Si. Voglio che lo accetti” si, allontanò da lui.

Si mosse lenta per la stanza fino ad arrivare al comò, prese la collana da lì e si avvicinò a lui porgendogliela.

“No, non la prendo” disse lui con orrore nel volto.
“Invece si. Poni fine a tutto questo. Liberami” disse lei provando a dargli la collana.
“Liberami dal peso che porto, liberami da questa sofferenza. Accetta che sia la fine, accettalo.” Chiese supplice.

Dovevano finirla solo così si sarebbero salvati.

“Non posso, no ti prego non farmi anche questo, non togliermi la speranza” disse lui scuotendo il capo.

La guardava con orrore, non poteva essere la fine, no di nuovo.
Sentiva gli occhi pizzicargli, e inumidirsi.
Non poteva crederci.

“L’hai chiesta tu la verità, te l’ho detta dopo tanto tempo. “ sussurrò lei, lo guardò triste.
“Ti prego  non piangere, ti prego finiamola.”  Disse avvicinandosi a lui e passandoli con mano leggera sulla guancia.
“Non puoi smettere di amarmi, non te lo concedo” disse lui con le lacrime agli occhi.
“Non smetterò mai di amarti, non lo farò. Ma così non posso andare avanti, Yoongi cerca di capirmi” provò a convincerlo lei.

Lui la guardò piangendo e se la tirò a sé, stringendola forte, continuando a piangere.
Era così dannatamente ingiusto.
Alla fine si sarebbe vendicato su di lui. 
Si aggrappò a lei, così come Isabel stava facendo con lui.
Lei poteva credere che fosse la fine, voleva quello.
Lui le avrebbe dato quello che voleva.
Non era più la sua ragazza, non era più la sua Isabel.
Era solo una persona così fragile, che andava in pezzi e viveva costantemente nella paura e nella sofferenza.
Se falle credere che fosse finita, l’avrebbe fatto in modo che stesse meglio, lui l’avrebbe fatto.
Doveva farlo, era l’unico modo per farla sopravvivere.

“Va bene… non ti cercherò più…  io andrò avanti con la mia vita” disse lui con le lacrime agli occhi, staccandosi da lei.
Era la morte per entrambi, per il momento poteva essere così.
“Ti amo. Perdonami” disse lei baciandolo.
“Ti perdonerò sempre prima che tu me lo chieda. Ti amo. Va bene così, è l’unica soluzione” sussurrò lui tenendola stretta a lui.

Si staccarono guardandosi negli occhi, lei gli riporse la collana.
Lui la prese.

“Sicura?” chiese tentennando, stringendo quel pegno d’amore.
“Sicura.” Disse lei continuando a piangere.

Si avvicinò a lei, le diede un leggero bacio sulla fronte, le accarezzò i capelli, e si separò da lei, raccolse i suoi vestiti dal pavimento, mentre la sentiva singhiozzare immobile di spalle.
Era l’unica cosa che poteva fare, lasciarle credere che lui andasse avanti.
Se la sarebbe ripresa, avrebbe lavorato duramente per trovare una soluzione.
Avrebbe lottato lui per entrambi e in segreto.
Si avviò con passi lenti verso la porta della camera.
L’aprì e uscì da quella camera, consapevole che la stava lasciando da sola nel dolore.
Sperava con tutto se stesso, che lei riuscisse a sopravvivere senza impazzire del tutto. Aveva visto suoi occhi, erano talmente pieni di terrore e di sofferenza che era difficile riuscire a guardarli.
Non aveva più la speranza, non aveva più la voglia di vivere.
Lui lo sapeva.
 
SERA
Jin si trovava davanti alla villa, a fare avanti e dietro.
Sbuffava innervosito e parlava da solo ad alta voce, lamentandosi della situazione.
Jin era stato l’unico con cui Yoongi si fosse confidato.
Nessuno sapeva nulla, solo lui.
Il motivo era perché sapeva bene che Yoongi non voleva far preoccupare nessuno, non voleva dire a nessuno il motivo del perché Isabel aveva chiuso con lui, e in special modo non voleva dire a nessuno di aver messo la parola fine.
Jin non riusciva a crederci che fosse realmente la fine. Il fatto che lei gli avesse ridato la collana, voleva dire quello.
Sapeva che Yoongi aveva solo finto di stare bene. sapeva che il ragazzo fosse fin troppo preoccupato per lei.
Guardò la casa con indecisione, non era certo se andare a suonare il campanello o andare in ritirata.
Era un tremendo sbaglio essere lì davanti.
Non era troppo da lui agire d’istinto. Non aveva progettato il suo doversi recare lì, era solo salito in macchina.
Era certo che lei stesse male, e quell’idiota di Dashimen era introvabile da tutta la giornata.
“Sono il più grande. Tocca a me controllare tutto.” Cercò di darsi forza con frasi motivazionali.
Doveva controllare che lei stesse bene. Doveva provarci, anche se aveva il terrore che lei lo cacciasse via.
 
Isabel si trovava seduta fuori ad osservare l’oceano, con lo sguardo perso.
Jin rimase per un attimo immobile a guardarla, sembrava così piccola e indifesa, immobile stretta nella sua vestaglietta, raggomitolata su quella sedia a guardare il mare.
Il posacenere sul tavolino ricolmo di sigarette e la bottiglia mezza vuota di alcool con il bicchiere vuoto vicino.
Deglutì a vuoto, e si fece coraggio, avvicinandosi piano al tavolino.

“Il tuo assistente mi ha fatto entrare.” Disse Jin accomodandosi su una sedia, vicino a lei, senza neanche chiedere il permesso.
 “Ti ho portato della cioccolata, ma penso si sia sciolta” disse leggermente impacciato, lasciando la tavoletta di cioccolato sul tavolino, e anche la collana con la luna.
Lei posò gli occhi sul tavolo notando la collana.
“Me la rimanda lui?” chiese con tono piatto.
“No, non sa che sono qui, e non sa che l’ho presa.” Disse leggermente in imbarazzo.
“Non la posso riprendere.” Disse lei trattenendo un singhiozzo a stento.
“Dovresti… penso che ti sia d’aiuto. È parte di te” disse Jin spostando leggermente la collana ed avvicinandola a lei.
“Lo so. Ma, non posso più.”
“Mmh.” Disse solo il ragazzo, per poi far calare il silenzio tra loro due.
C’era imbarazzo, lei ancora non lo aveva guardato in faccia, e lui non sapeva più come comportarsi, non voleva rischiare di essere trattato come l’ultima volta. Era passato tanto tempo da quando erano amici, da quando erano legati. Sentiva la pesatezza di quegli anni di assenza.
“Avresti dovuto dirmelo” ruppe il silenzio Jin, cercando di addolcire il più possibile il tono della voce.
“L’avresti tenuto lontano da me?” chiese lei, guardandolo finalmente per la prima volta.  
“Si. L’avrei fatto. Avrei mantenuto il segreto. Tu avresti condiviso il peso.”
“Mi dispiace per come ti ho trattato” sorrise triste lei, con gli occhi lucidi.
“Beh capisco….”
“No, non dovresti capire, e scusarmi. Giustificate qualunque cosa io faccia, anche se vi causa dolore” disse duramente.
“Questo è perché: sei parte della famiglia” disse lui sorridendole e avvicinando la mano, lei tolse la mano dalla sua gamba e afferrò quella di Jin, le era mancato immensamente quel tocco da fratello maggiore che lui sapeva darle, sapeva di protezione.
“Lo sarete sempre, ma solo nel mio cuore” disse lei tristemente.
“Comprendo. Grazie, per averlo protetto, grazie per averci protetto, le minacce sono anche a noi vero?” chiese pensando che fosse così, e lei annuì con la testa.
“Ho chiesto un po’ ai miei genitori, l’estate scorsa, a proposito di tuo padre”  disse lui tentennando, non sapeva se raccontargli che sapeva fin troppo della sua famiglia. Sapeva cose che non aveva detto a nessuno. Non aveva mai avuto il coraggio di dire quando il padre della fosse crudele.
“Immagino ti abbiano detto tante belle cose” disse ironica lei.
“Immagini bene, hanno detto di evitarti.” Annuì con il capo Jin, ricordava suo nonno lo aveva messo in guardia, aveva detto che doveva tenersi lontano da quella famiglia fin troppo potente e marcia all’inverosimile.
“Allora perché sei qui?” chiese lei stupita che andasse contro il volere dei suoi.
“Perché sei sola. Volevo controllare come stessi.”  Disse lui con dolcezza.
“Grazie, per volermi ancora bene.”  sorrise lei gentile colma d’amore e stringendoli la mano un po’ di più.

“Che cosa farai ora?” chiese lui.  
“Andrò avanti con Chung-hee… è la scelta giusta. Proverò a superare tutto, ma almeno starò con qualcuno che forse si potrà prendere cura di me. Non mi è rimasto nessuno.” Disse lei con voce piatta, scuotendo leggermente il capo.
“Penso sia la scelta giusta, se lui si prenderà cura di te, e tuo padre ti lascerà un po’ in pace allora direi che è meglio così” acconsentì lui.
“Lo pensi davvero?”
“Voglio che tu sia al sicuro. Isabel… so che picchiava tua madre, sai i domestici parlano. A casa di mio nonno c’è una signora che lavorava per voi un tempo. Quindi i miei mi hanno detto molte cose, perché le sanno.”  Disse titubante lui, sapeva che la madre aveva tentato il suicidio quando Isabel era piccola.
“Penso che molti sappiano che non sia una brava persona, ma nessuno si ribella, in azienda sanno anche di quando mi ha fatto del male, nessuno ha mai potuto fare nulla, hanno troppo paura.” Il suo tono era rassegnato ormai.
“Mi dispiace, per tutto quello che passi con lui. Mi dispiace, ho convinto io Yoongi a raggiungerti, non inizialmente, ma eravamo qui fuori e lui ti ha visto baciare Chung-hee e non voleva più entrare.”
“Tu l’hai convinto?” chiese lei.
“Si, era arrivato fin qui, non volevo che rimpiangesse per sempre un’occasione persa.”
“Sai sempre qual è la cosa giusta da fare Oppa.” Annuì lei con il capo.
“Ci siamo addolcite vedo?” ridacchiò Jin a disagio per il complimento.
“È la stanchezza che mi rende gentile” provò a scherzare anche lei.
“O la lontananza.” Disse lui tristemente.
“Si, molto probabilmente” annuì.

“Non posso fare nulla?” chiese lui titubante, sapeva che non poteva, ma forse lei aveva bisogno di qualcosa.  
“Si… qualcosa si.” Disse lei dopo averci pensato un attimo.
“Cosa?” chiese speranzoso.
“Accetta Dashimen, accetta che faccia parte delle vostre vite, includilo. Fidati di lui” disse lei tristemente.
“Aigo.. e io che pensavo di rimandartelo.” Scosse la testa lui.
“Sapete tutti che è collegato a me?” chiese lei incerta, immaginava che fosse stato Dashimen a dare l’indirizzo a Yoongi e che avesse svuotato il sacco su tutto.
“Mmh… no, i più piccoli lo sanno, e non avevano detto niente. Io l’ho beccato, ma l’ho raccontato solo a Namjoon, avevo bisogno di discutere con qualcuno d’intelligente”
“Quindi Hoseok e Yoongi no?” chiese lei confusa.
“No, ma dubito che ormai Yoongi non lo sospetti, Dashimen gli ha dato l’indirizzo.”
“Immaginavo è un impiccione, dovrebbe smetterla di intromettersi.” Disse lei con voce stanca, non aveva neanche la forza di essere arrabbiata.
“Yoongi pensa che ci sia qualcosa tra Hoseok e Dashimen.. tu ne sai qualcosa?” chiese, troppo curioso.  
“No, non mi ha mai detto la verità, pensa che mi ferirà. Sai vorrei tanto che Dashimen fosse felice con la persona che ama, e anche Yun-hee. Ma non riesco a sopportarlo, per quanto io voglia bene entrambi, la loro felicità mi porta solo sofferenza, e invidia nei loro riguardi. Perché io non posso fare nulla per avere la persona che amo” disse lei straziata dal dolore.
“Capisco…” sussurrò lui pensando che forse la decisione di Isabel di allontanarsi di tutto era l’unica soluzione possibile. Lui voleva solo che lei stesse bene, sapeva che non sarebbe mai stata felice nella sua prigione, ma poteva sperare che almeno non si lasciasse andare del tutto.
“Ti prenderai cura di tutti? So che lo fai già, e so che è chiederti tanto di prenderti cura anche di lui”  disse lei guardandolo speranzosa.
“Lo farò, quando mai mi sono tirato indietro?” chiese lui si avvicinò e l’abbracciò.
“Ti voglio bene oppa. Grazie per essere venuto” disse lei quasi in un sussurro, facendosi stringere.
“Ti voglio bene anche io, sorellina mia” sarebbe stata dura doverla lasciare veramente, ma aveva fatto bene ad andare da lei.
 
NOTTE
Era uscito di nascosto con Dashimen, entrambi stavano su un muretto a guardare il mare, in silenzio.
“Servirebbe una canna” disse Dashimen sovrappensiero per smorzare un po’ il momento.
“E poi come mi riaccompagni alla villa?” ridacchiò Yoongi.
“Ah… giusto ho la moto, divertito a guidarla?” chiese il ragazzo, sperava di averlo fatto stare meglio con quel gesto.  
“Mh.. direi che ha migliorato la mia giornata.” Disse sospirando.
“Ora che farai?” chiese con curiosità.
“Non lo so, mi sono ripreso la collana, sono andato di nuovo via.” Disse incerto, non sapeva bene cosa avrebbe fatto, quale sarebbe stata la prossima mossa.
“Pensavo che avresti fatto di più” disse Dashimen osservandolo perplesso.
“Non potevo Dash, era in uno stato…” non riusciva a spiegare come l’avesse trovata, distrutta era l’unica parola che aveva in mente.
“Tanto critico?” chiese Dashimen cercando di non tentennare con la voce, preoccupato per la ragazza, e pensando che forse avesse sbagliato a intromettersi.
“Si. Era l’unica scelta che io potessi fare, ti ho spiegato tutto” disse con voce lieve, aveva deciso di confidarsi con Dashimen, più che altro per informarlo. Era quasi certo che fossero amici, ma non osava chiedere, non aveva poi molta importanza il rapporto tra loro due, non erano affari suoi.
“Si, ma non capisco una cosa, perché sei qui con me a parlarne e no con i tuoi amici?” chiese lui confuso dal dover essere la sua spalla.
“Non lo so, non volevo fargli preoccupare, non sanno che sono andato da lei, non sanno nulla.” Disse Yoongi sospirando, aveva detto solo a Jin il tutto, e gli aveva fatto giurare di non dire niente a nessuno, era meglio tenere il segreto di Isabel solo per lui.  
“Non hai detto nulla a nessuno?” chiese stupito Dashimen, muovendosi leggermente sul muretto per prendere il pacchetto di sigarette.
“Solo a Jin, Penso che ora sia da lei. L’ho cercato ma Yuri mi ha detto che è uscito non sapeva dove. ” disse scuotendo le spalle, poi avvicinò la mano a Dashimen facendoli segno di dargli una sigaretta.
“Non dovresti fumare” disse dandoli lo stesso una cicca.
“Ogni tanto capita, non lo faccio spesso.” Sospirò lui prendendo la sigaretta, aveva bisogno di liberarsi del nervoso che portava dentro.
“Perché Jin è da lei?” chiese non capendo che cosa potesse andar a fare lì.
“Sa che è sola, voleva forse dargli supporto, non sono certo sia da lei” disse confuso Yoongi per poi accendersi la sigaretta e fare un profondo tiro.
“Strano tipo, come la fidanzata anche” disse Dashimen pensieroso.
“La fidanzata dici?” chiese Yoongi leggermente confuso, voltandosi a guardarlo incuriosito.
“Si, come quella di Tae anche quella è strana”
“Sai, lei di solito non parla con me, Yuri intendo. Oggi però non la finiva, mi stava tampinando. Mi ha chiesto di tenerle compagnia. Bah.” Disse stranito.
“Compagnia in che senso?” chiese Dashimen aggrottando la fronte.
“Penso per parlare, non credo ci fosse un altro senso. Anche se fosse, non mi andava proprio di parlare ed essere gentile con lei” scosse il capo Yoongi, pensando che fosse comunque strano il comportamento di quella ragazza.
“Direi che non è importante” sbuffò Dashimen.
“Si, penso che ora poco abbia importanza ormai.” Annuì Yoongi.
“Andrà meglio, starai meglio” provò a confortarlo Dashimen dandoli qualche pacca sulla spalla.
“Si, almeno devo far finta, per il bene di tutti. Comunque tu che fai ci segui in tour?” chiese guardandolo e aspettandosi una risposta affermativa.
“Si, verrò in tour”
“Buono quando avrò bisogno, verrò a dar fastidio a te” annuì Yoongi sforzandosi di ridere.
“E io ti accoglierò con una bottiglia di alcool, e forse anche una canna.” Annuì Dashimen mettendoli un braccio sulla spalla con far giocoso.
“Si, saremmo stati una coppia fantastica” ghignò Yoongi, provando a ridere di nuovo.
Non avrebbe mai smesso di lottare, quello che si era creato era solo un altro ostacolo da superare, con il tempo ce l’avrebbe fatta, per il momento era giusto provare a fare così.
Doveva provare andare avanti, e doveva far credere a lei che così stesse facendo.
 
Angolo dell’autrice:
Ah! Finalmente ho chiuso questa parte narrativa! Che liberazione, come se io avessi partorito due gemelli.
Sono estremamente distrutta. Quindi non dico nulla e vado a nascondermi sotto il piumone continuando a piangere come una pazza.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 WHAT HAPPEN? ***


CAPITOLO 17 WHAT HAPPEN?
26 APRILE 2017
Isabel sarebbe dovuta ritornare quasi immediatamente a Seul, dopo aver avuto il fascicolo dalla madre, però aveva deciso per una volta di procrastinare.
Aveva bisogno di tempo, specie dopo essere stata con Yoongi.
Si era recata a Chicago senza informare il padre, ed era andata alla clinica, per quasi due settimane.
Win-hoo era rimasto alle Hawaii leggermente riluttante, ma alla fine non aveva voluto imporre la sua presenza alla ragazza, che per una volta aveva preso la scelta giusta, fare terapia e sviscerare tutto con il dottor Miller.
Isabel, non si poteva considerare in ottima forma, ma aveva accettato gli avvenimenti, e anche se sofferente, aveva deciso di mandare avanti la sua decisione.
Avrebbe sempre avuto un vuoto nella sua vita, ma ormai aveva condiviso il peso del suo segreto, ed era finalmente libera dal suo fardello.
Il ventisei aprile, fece finalmente ritorno a Seul, pronta a tornare alla vita di tutti i giorni.

Appena arrivata a casa, per prima cosa si reco dal padre a lasciare l’originale del fascicolo, a cui però aveva fatto una copia segreta e già lasciata nelle mani sicura di Chin-hae.
Entrò nell’ufficio del padre, dopo aver ricevuto il permesso.
“Ti c’è voluto un bel po’” disse l’uomo senza degnarla di uno sguardo.
Lei trattenne uno sbuffo risentito, era tornata alla sua prigione. Era di nuovo nelle grinfie di suo padre.
Si avvicinò alla scrivania con andamento lento, cercando di non far prevalere l’irritazione nel trovarsi lì.
“La tua ex moglie, sa essere una persona difficile” disse schietta lasciando il fascicolo sul tavolo.
Lui alzò gli occhi su di lei per una frazione di secondo.
“Non avevi i capelli corti?” chiese riluttante.
Isabel si fece sfuggire uno sbuffo risata, e lo guardò esterrefatta.
“Si, fai caso hai miei capelli? Da quando?” chiese lei stupita.
“Non avevo apprezzato il taglio” disse tagliente.
“Quando mai apprezzi qualcosa?” chiese lei con ironia nella voce, scuotendo il capo leggermente.
“Hai da dirmi qualcosa?” chiese poi lui.
Lei s’ immobilizzò ad osservarlo, cercando di avere l’espressione più neutra possibile.
“Dovrei riferirti qualcosa?” chiese lei con voce ferma.
Stava per muovere la sua mano verso il collo, dove un tempo c’era la sua collana, ma era riuscita a rimanere immobile continuando ad osservare il padre, cercando di non far aumentare il panico. Suo padre non poteva sapere di Yoongi, era impossibile che fosse arrivato anche a quello.
“Choi Chung-hee” sibilo il nome del ragazzo.
Isabel lo guardò con finto stupore in volto.
Si sentiva profondamente sollevata, poiché si stava riferendo a lui e no a Yoongi.
“Ah…” disse solo, non sapendo bene come rispondere. Trovava in quel preciso momento suo padre fin troppo criptico, non aveva il minimo sentore di come avesse potuto reagire a Chung-hee.
“Strano, mia figlia che non ha niente da dire, non è da te” disse lui sbalordito, ridacchiando.
“Che cosa dovrei dire?” chiese lei con un’alzata di spalle, continuando a rimanere impassibile.  
“Nulla, è un’ottima scelta. L’Hawaii ti hanno fatto bene. Prendi il whiskey dalla vetrinetta. Ti sei meritata un bicchiere.” Alla fine decise di approvare quella scelta, concedendole un premio.
“Cosa?” disse lei, spalancando la bocca, sconvolta senza riuscire a trattenere lo stupore a quel consenso.
“Choi Chung-hee è venuto da me a parlare, ragazzo giudizioso e molto educato. Mi ha detto che è intenzionato a uscire con te. Gli ho dato l’autorizzazione. Hai scelto bene, la sua famiglia è molto in alto nella scala gerarchica ed importante.”
“È venuto da te?” chiese lei sempre più stupita.
“Si.” Disse lui guardandola come se fosse stupida.
“Prendo il Whiskey.” Disse lei voltandosi e dirigendosi verso la vetrinetta, leggermente scossa.
Chung-hee aveva agito con molta furbizia andare prima da suo padre, sicuramente anche con qualche regalo, a chiedere il permesso, era stata una mossa giusta.
Era arrivata al punto di non ritorno, non sarebbe mai potuta tornare indietro.
 
Prese la bottiglia di Whiskey uno dei più costosi naturalmente.
Portò i due bicchieri e la bottiglia sul tavolino, perché il padre si era spostato sul divano, e verso l’alcool, porgendo il bicchiere.
“Quindi approvi?” chiese lei insicura, non credendoci.
“Si. Ti sto dando anche il Whiskey. Aigoo, te ne intendi hai preso la bottiglia più costosa” annuì lui sorseggiando dal suo bicchiere.
“Certo. Non sono tuo figlio” rispose lei con tono sprezzante.
“Quell’incompetente, riesce a scegliere sempre la bottiglia meno costosa” scosse il capo con diniego l’uomo.
“Non puoi sposarti però” disse poi studiandola attentamente.
“Non era nei miei piani.” Disse secca lei, celando l’orrore a quella possibile situazione futura, il matrimonio era l’ultimo dei suoi piani.
“Perfetto, direi che hai messo giudizio finalmente. Fra tre c’è il party per l’anniversario dell’azienda, devi venire.” Disse lui informandola di ciò.
“Devo portare anche lui?” chiese lei alzando leggermente il sopracciglio.
“Si. Direi di si.” Sogghignò l’uomo “Se hai finito, puoi andare.”
“Torno a lavoro lunedì” disse lei per poi bere l’ultimo goccio di alcool e alzarsi.
“Come vuoi.” Disse lui non infierendo stranamente e lasciandola andare.
Isabel uscì fuori dall’ufficio del padre, leggermente incredula dall’atteggiamento dell’uomo.
Scosse la testa e prese il telefono per mandare un paio di messaggi e si avviò per lasciare l’azienda, aveva altro da fare.
 
ORE DOPO
Isabel si trovava nell’ufficio di Chin-hae, entrambi stavano parlando del fascicolo del padre e delle ricerche che aveva provato a fare l’uomo.
“Non trovo nulla su questa ragazzina, almeno non nel mio database, ma penso perché non faccia parte dell’elitè di Seul” le disse Chin-hae, che aveva avuto comunque poco tempo per fare delle ricerche.
“Forse è una perdita di tempo?” chiese lei indecisa.
“Non lo so, sicuramente è rischioso rintracciarla. Se mai dovesse essere ancora viva.” Disse lui scettico, pensando che il signor Kim si fosse liberato di quella ragazza, cosa molto probabile, aveva fatto la stessa cosa con il suo segretario personale.
“Sull’incidente d’auto nessuna prova contro mio padre vero?” chiese Isabel, sperando in qualcosa.
“No, il rapporto dice un guasto ai freni, e tuo padre era a casa quella sera. Niente può essere collegato a lui. A parte il biglietto, ma non è una prova attendibile” disse lui prendendo il biglietto tra le mani e passandolo alla ragazza.
“Dici che ho fatto bene a non darlo a mio padre?” chiese lei guardando il biglietto e rileggendo la scritta.

nessuno mi manca di rispetto. Mai. 
Avrai solo il lutto a tenerti compagnia, è quello che ti meriti.

“Non penso che se ne accorgerà. Non è utile, non c’è scritto molto, e non c’è una data.” Scosse il capo Chin-hae.
“L’unica prova e la testimonianza di quella ragazza, che non si sa dove sia?” chiese lei per avere conferma.
“Si. Sarà dura trovarla. Sicura di volerlo fare?” chiese lui, osservando la ragazza impensierito.
“No, non ne sono sicura, vorrei solo parlare con lei. Capire. Forse può essere utile per il mio libro, tu che ne pensi?” chiese lei credendo molto al parere dell’uomo, Chin-hae non era solo un socio, era una delle persone su cui ormai faceva affidamento per qualunque cosa.
“Pensavo che avresti voluto chiudere con il libro… Dashimen mi ha chiamato” disse lui indeciso di comunicarle quell’ informazione.
“Ti ha detto di Yoongi, immagino lui sappia tutto”
“Si, Yoongi si è confidato con lui, mi ha raccontato anche della vostra litigata…”
“Comprendo. Ti eri fatto l’idea che avrei rinunciato a tutto?” chiese lei poco convinta.
“Si, Dashimen ha detto che aveva deciso di andare avanti.”
“Mmh… questo non significa che io non voglia vendicarmi. E non voglia prendermi tutto. Rinunciare a lui e provare ad andare avanti, non cambia l’obiettivo. Non voglio vivere come se stessi camminando sulle uova sempre e comunque.” Provò a spiegare lei.
“Lo vuoi fare per te stessa?” chiese lui strizzando gli occhi, non credendole poi molto, lei non aveva mai combattuto per se stessa, ma unicamente per quel ragazzo, così come Do-yoon aveva fatto a sua volta in passato.
“Ci voglio provare…. Ah Chin-hae, non ho il dossier di Chung-hee, perché non sta nel materiale di Do-yoon?” chiese poi lei con interesse.
“Non c’è neanche il mio o Dashimen se hai notato… sono fascicoli che Do-yoon non voleva, sapeva tutto. Stessa cosa per me, sai che sono tutti miei, non avevo bisogno di quello di Chung-hee”
“Perché lo conoscevi anche tu?” chiese lei titubante.
“Sai che Do-yoon conosceva Chung-hee?” chiese stupito.
“Si, me l’ha detto lui, Chung-hee intendo”
“Ah.. comunque si lo conosco anche io, no bene come Do-yoon. C’è stato il periodo in cui Do-yoon era sempre bersagliato dalle minacce di suo fratello, e diciamo che… un giorno non era messo molto bene. Degli uomini si sono accaniti contro di lui. L’ho dovuto portare via.” Disse chiudendo per un attimo gli occhi al solo dover ricordare quel terribile giorno.
“Sapevamo che Chung-hee era andato via in America. Il migliore amico di Do-yoon, mi ha chiesto di rintracciarlo per allontanare Do-yoon per un po’.”finì di spiegare l’uomo.
“Mmh… sarebbe?” chiese lei confusa, non sapendo di quest’altro amico, Do-yoon le aveva tenuto nascosto fin troppo bene i suoi amici.
“Il reporter di cui non ti ha dato il contatto, era il migliore amico di Do-yoon…non ti dirò il nome, Do-yoon non voleva che lo sconoscessi”
“Chin-hae? Sai per caso cosa stava scritto sulla lettera di Yoongi?” chiese poi lei assottigliando lo sguardo.
L’uomo si fermò ad osservarla incuriosito.
“No…” sussurrò.
Lei aggrottò la fronte pensierosa.
“A cosa stai pensando?” chiese l’uomo, riconoscendo lo sguardo della ragazza che voleva dire solo che: avesse la testa in moto.
“Do-yoon ha scritto a Yoongi, ha lasciato persone di fiducia a me, ma no il suo migliore amico, no il reporter” insinuò lei.
“Mmh…. Sei più intuitiva di quanto ti giudicasse Do-yoon…” sospirò lui per poi sorriderle complice.
“È l’unico motivo di come sia entrato in contatto con te e Dashimen, tu mi hai detto di non aver mai visto Yoongi di persona, c’è un tramite.” Disse lei come se fosse tutto così scontato.
“Non avrai quel tramite, lui non voleva.” Disse.
“Non m’importa…. Però ho un altro dubbio. Questo tramite  che ormai ho capito è il reporter, se sta da Yoongi è al corrente della storia, quindi anche Chung-hee?” chiese lei con sospetto.
 “Io conosco la tua storia dal principio, Dashimen anche perché ha dovuto indagare. Ma sono certo che il migliore amico di Do-yoon, l’abbia saputa tutta per intero il giorno prima della sua morte, Chung-hee non c’era durante il discorso, è venuto dopo a trovare Do-yoon, ma non so di cosa abbiano parlato.”
“Comprendo… Chung-hee è andato da mio padre, ha chiesto il consenso ad avere una relazione con me” disse lei nervosa, abbassando lo sguardo per un attimo sulle sue mani. Si posse leggermente sulla sedia a disagio sporgendosi e sul tavolo e afferrando il pacchetto di sigarette di Chin-hae.
“Direi che è tardi per tirarti indietro ora…” sospirò lui dopo un attimo di riflessione a quell’informazione.
“Si, immagino di si. Ho bisogno che la notizia trapeli, Porterò Chung-hee al party aziendale con me.”  Disse lei prendendo coraggio e passando una sigaretta a Chin-hae, che era intento a studiarla.
“Non credi di correre un po’ troppo?” chiese lui titubante.
“Non lo so, ma è l’unico modo perché Yoongi si renda conto che io stia andando avanti. Mio padre con questo lo lascerà stare. In sordina indagheremo su quella ragazza del fascicolo.”  Disse lei con convinzione nella voce.
“Hai qualcos’altro in mano tua?” chiese poi Chin-hae
“Alcuni illeciti della succursale di Chicago. Scambio di soldi, nulla d’importante.”
“Meglio di niente, abbiamo sempre quegli appalti che ha corrotto nella lista di reati.”
“Si, ma è sempre poco.”
“Penso che tu ti debba dedicare a tuo fratello, lo so che è faticoso per te, ma dobbiamo eliminare prima lui.” disse conciso Chin-hae.
“Ci proverò… Vado ora, devo vedermi con Chung-hee”
“Isabel…”
“Si?” disse lei in piedi, lo guardò sapeva cosa stava per chiederli, l’unica cosa di cui non avevano parlato.
Gli avrebbe chiesto di lui.
“Chiamalo, fallo tornare, lui può aiutarti con le ricerche.”
“È con Hoseok, sta bene con lui. Forse lui riuscirà a differenza mia ad avere il suo amore” disse con tono deciso lei, non avrebbe richiamato Dashimen, l’avrebbe lasciato fuori dalla sua vita.
“Te l’ha detto finalmente?” chiese con un sorriso.
“No, ma lo so che è lì per lui, non sono scema” disse lei sorridendo appena.
“Dovresti risolvere, non puoi stare sola”  disse l’uomo scuotendo il capo, pensando che i due ragazzini avrebbero dovuto risolvere tra di loro, sapeva di quanto soffrissero entrambi a stare lontani, anche se lo celavano tutti e due piuttosto bene. 
“Non sono sola, va bene così. Vado ora.” Sorrise tristemente lei, per poi andare veramente via.
Chin-hae guardò la porta scuotendo di nuovo il capo. Prese il telefono sulla scrivania e incominciò a digitare un messaggio.
-Dobbiamo parlare, della ragazzina e del tuo amico Chung-hee-
Lasciò andare il telefono, pensando che dovevano mettere fine a quella relazione sul nascere, e Hae-eun doveva far ragionare il suo amico, allontanandolo dalla ragazzina.
 
29 APRILE 2017
La sala era gremita di gente, c’erano veramente tante persone per l’anniversario dell’azienda, suo padre a quanto sembrasse aveva deciso di fare proprio le cose in grande.
Prima del party, aveva parlato con il padre che le aveva ordinato di parlare con le persone solo se fosse stato strettamente necessario, lei aveva acconsentito come sempre davanti a lui, per continuare a tenere i rapporti pacifici.
Lei era arrivata con Chung-hee, alcuni giorni prima avevano parlato di suo padre e di come sarebbero andate le cose tra loro due.
Erano giunti a conclusione che sarebbero stati una coppia, e che avrebbero mandato avanti la conoscenza iniziata alle Hawaii. 
Lei di conseguenza aveva messo il braccialetto di Chung-hee al polso come a suggellare quella proposta.

Era quasi a metà party, il numero di bicchieri di Champagne era in contabile, era riuscita a bere ogni qualvolta che Chung-hee si era distratto abbastanza.
Si trovava al tavolo del buffet, per prendere un altro bicchiere, dato l’assenza del ragazzo che stava parlano di affari con alcuni uomini.
A un certo punto, una mano si posò delicatamente sulla sua spalla, come una carezza leggera.
Isabel si voltò, per capire chi fosse, super convinta che quel tocco non fosse quello del suo attuale ragazzo.
Rimase quasi freddata sul posto, mentre guardava la donna di fronte a sé.
Quasi non riconoscendola, vestita di Gucci e tutta agghindata per il party.
Posò per un attimo lo sguardo sulla mano sinistra della donna, soffermandosi sull’anulare, spoglio dalla fede.
Rialzò lo sguardo su di lei incerto, mentre la donna di fronte a lei sorrideva tranquilla.
“Signorina Kim, che piacere incontrarla di nuovo” soffiò lei sorridendo appena.
“Signorina Park” disse in un sussurrò.
“Non sembravi essere una persona che rimane stupita dagli eventi” disse Jisoo continuandole a sorriderle, si spostò leggermente avvicinandosi al tavolo per prendere un bicchiere di Champagne anche lei.
“Come mai è qui?” chiese con sospetto.
“Sono stata invitata.” Disse lei per poi bere un sorso.
“Spero che il party sia di suo gradimento” provò a dire gentile Isabel, ma non riuscendoci poi molto. Continuava a non capire come lei potesse essere lì.
“Le va di uscire fuori?” chiese Jisoo, continuando a sorriderle affabile.
“Si, così mi potrà dire chi l’ha invitata” sorrise a sua volta Isabel in modo falso.
“Certo, con piacere” disse la donna per poi far strada a Isabel che la seguì, continuandola fissarla in modo sospettoso.
Si era completamente dimenticata dell’esistenza di Park Jisoo, e non aveva la minima idea di chi l’avesse mai potuta invitare lì, la famiglia Kang non era tra gli invitati, erano persone di poco conto.  Famiglia con cui molto probabilmente Jisoo aveva tagliato tutti i ponti, dato l’assenza della fede.

Finalmente arrivarono fuori, Isabel armeggiò con la sua piccola borsa tirando fuori un pacchetto di sigarette, guardò Jisoo di fronte a lei leggermente appoggiata al cornicione del balcone, dove aveva poggiato il suo flûte di champagne.
“Sigaretta?” provò a fare la persona educata Isabel, Jisoo tornò a puntare gli occhi sulla ragazza e annuì con il capo e accettò la sigaretta.
“È la prima volta che mi trovo a un party del genere, immaginavo grandi cose, è un po’ deludente” disse la donna pensierosa, per poi accendersi la sigaretta.
“Ha divorziato?” chiese Isabel, lasciando stare le buone maniere.
“Si… un mesetto fa, ho dovuto.” Disse con tono leggermente tremolante.
“Per lui?” chiese Isabel stupita, riferendosi a Namjoon.
Jisoo, rimase in silenzio a contemplare il giardino di sotto, e cominciò a fumare, leggermente nervosa.
“Signorina Park?” chiese Isabel con decisione nella voce.
“ Unnie… puoi chiamarmi unnie.” Disse lei tornando ad osservare Isabel che la guardava con disappunto.
“Non credo sia il caso…” disse Isabel leggermente indecisa.
“Non ti ho fatto nulla di male, non capisco perché mi tratti in modo scontroso, come se fossi più importante di me” disse tra i denti Jisoo, infastidita dal comportamento della ragazza.
“Non mi fido, di te.”
“Per lui? Non gli farei del male.” Disse schietta.
“La tua storia personale, mi fa pensare di sì. Il signor Kang era molto ricco, e pronto al matrimonio con un’altra prima che arrivassi tu e lo ingannasti.” Sputò fuori Isabel con rabbia.
“Tu non sai i fatti, non c’eri.” Soffiò Jisoo, assottigliando lo sguardo.
“Ah no? Non ti sei approfittata di lui una sera da ubriachi e sei rimasta incinta?” sibilò Isabel per poi darsi a una risata sarcastica. “Ah, no! Scusami non eri rimasta incinta, hai solo finto. Come hai finto di perdere un bambino mai esistito.” Disse con disprezzò la ragazza.
Jisoo rimase ferma a guardarla con odio, lasciò andare la sigaretta e distolse lo sguardo.
“Devo continuare? Vuoi parlare di come hai ottenuto il lavoro alla Big-hit?”
“No. Non c’è bisogno. A quanto sembra hai una idea chiara di me.” Disse tra i denti la donna, continuando a guardare altrove e stringendo con forza il flûte di champagne.
Isabel aggrottò la fronte, leggermente interdetta dal tono di voce usato dalla donna, non sembrava adirata con lei per le insinuazioni, e neanche infastidita, sembrava essere rassegnata e a tratti triste. Rimase in silenzio a corto di parole, qualcosa non andava, qualcosa non era chiaro come pensava.
Rimasero così ognuna nel proprio silenzio, immerse nei propri pensieri.
Isabel si mosse leggermente e si appoggiò anche lei al cornicione del balcone, guardò Jisoo per un attimo che contemplava di sotto.
Sentì un brivido di terrore farsi largo per tutta la colonna vertebrale, e il ricordo di sua madre con gli occhi vacui e i capelli al vento vicino a un balcone, si fece largo nella sua mente.
Deglutì a vuoto, continuando a guardare la donna al suo fianco con i capelli scuri e gli stessi occhi di sua madre, spenti, vuoti.
Una voce arrivò alle spalle delle due donne facendole sobbalzare entrambe.

“Ecco qui le mie due donne proferite” disse con voce viscida Kim Joon Bin avvicinandosi a loro con un sigaro in mano pronto ad accenderlo.
Isabel guardò prima il padre e poi Jisoo, leggermente sconcertata.
“Vedo che ti sei presentata da sola a mia figlia, pensavo che l’avremmo fatto insieme.” Disse l’uomo avvicinandosi a Jisoo e poggiandole una mano sulla spalla, come a segnarne il possesso.
Isabel sgranò gli occhi e guardò entrambi con orrore.
“Io.. sono fan di Isabel sui social, non ho resistito. Mi dispiace” si scusò Jisoo, con tono fermo della voce, guardando negli occhi l’uomo e sorridendo appena, cercando di avere un’espressione dispiaciuta sul viso.
“Oh! Non lo sapevo, Isabel continua ad avere sempre più successo di recente.” Disse con tono rude, leggermente infastidito dalla popolarità della figlia.
Isabel in risposta fece un sorriso falso.
“Si è solo presentata. Non ha detto nulla di quello che sto vedendo di fronte a me. Cos’è questa novità?” chiese con tono sprezzante.
“Ah, pensavo ti fossi presentata come la mia compagna” si rivolse a Jisoo, ignorando la figlia.
“No… mi sono solo presentata, stavamo parlando di vestiti. Non le avrei dato la notizia senza di te” annuì con il capo in modo servizievole.
Isabel guardava con sospetto la scena di fronte a lei, e leggermente atterrita, senza sapere bene cosa stesse succedendo. Pensando però che quella situazione non avrebbe portato a  nulla di buono, e in special modo a lei.
“Sei stata brava, veramente brava” disse l’uomo stringendo di più la presa sulla spalla di Jisoo che continuò a sorridere impassibile.
“Quindi?” chiese infastidita Isabel, volendo delle risposte.
“Ho rincontrato Park Jisoo, mentre eri alle Hawaii, lei è una vecchia conoscenza, e dall’ora abbiamo deciso di frequentarci. Ho pensato che ti servisse una figura materna, dato che tua madre non è stata all’altezza, così come si è voluto dimostrare nell’ultimo periodo”
“Non credi che io sia un po’ troppo grande per essere in cerca di una figura materna” disse lei sprezzante, e inorridita. Si passava con Jisoo all’incirca una decina di anni, era troppo giovane per farle da madre, e anche per stare con suo padre.
“Allora sarà una tua amica, te ne serve una, non ne hai nessuna.” Disse sogghignando in modo sprezzante.
Isabel guardò Jisoo di nuovo cercando di capire cosa la donna stesse realmente combinando, ma non riuscì a incontrare il suo sguardo poiché era a testa bassa, e stava contemplando le sue mani che teneva strette all’altezza del grembo.
“Grazie per questa offerta, ma sono piuttosto impegnata per avere amicizie.”
“Ah troveremo un modo per farti liberare e uscire qualche volta con Jisoo. Cara, ti piacerebbe passare del tempo con la mia adorata figlia?” chiese lui
“Certo.” Risposte secca Jisoo, alzando di nuovo lo sguardo e sorridendo a disagio, senza però guardare di nuovo Isabel.

“Joon Bin! Ecco dov’eri, la stavamo cercando, entri, entri, ti ho portato un whisky per la sua collezione” disse un uomo arrivando e interrompendo improvvisamente l’assurdo quadretto familiare che si era venuto a creare.
“Oh, Chang-so,  vecchio furbastro, immagino che vuoi assaggiarlo con me” rise il signor Kim rivolgendosi all’uomo che l’aveva chiamato.
“Ah, mi conosci bene amico mio” ridacchiò l’uomo.
Isabel continuava a guardare tutto inorridita dalla situazione, senza aver bene capito come fosse possibile che tutto ciò si fosse venuto a creare.
“Bene direi di entrare, fumerò dopo il sigaro. Jisoo, mi fai compagnia dentro?” chiese rivolto alla donna al suo fianco che continuava a rimanere immobile.
“Certo con molto piacere” sorrise lei in modo amorevole.
“Isabel?” chiamò il padre.
“Io andrò a cercare Chung-hee” disse la ragazza, che voleva solo correre in bagno per informare Chin-hae degli avvenimenti appena scoperti.
“Perfetto vai dal tuo ragazzo, ti farò avere il numero di Jisoo così potrete incontrarvi per un thè”
“Perfetto!” trillò Isabel falsamente e salutando tutti con un cenno del capo.

“Aigoo, tua figlia si è fidanzata?” chiese Chang-so strabiliato, mentre faceva strada verso l’interno e Isabel rimaneva un attimo fuori in ascolto.
“Si, con Choi Chung-hee, non potevo dirgli di no” disse con solennità il signor Kim.
“Aigoo, mi sa che sono arrivato in ritardo, ti avrei proposto qualcosa con mio figlio Chang-Dae- hyun, lo ricordi giusto?” disse il signor Chang.
“Ah.. a saperlo prima, ormai ho dato la mia approvazione” disse desolato il signor Kim, posando poi la mano sul fianco di Jisoo e facendo strada verso l’interno.
 
Isabel rimase ferma con la fronte aggrottata, esterrefatta dalla situazione. Si appoggiò con la schiena al cornicione sbattendo un paio di volte gli occhi.
Ne sarebbe venuta a capo in qualche modo. Chiuse gli occhi stanca e inclinò leggermente la testa all’indietro.
Il nome Chang-Dae-hyung risuonava nella sua testa, ne aveva già sentito parlare, forse in qualche specie di affare fatto in azienda.
Sospirò, stanca, scuotendo il capo.
Si passò una mano sul collo, toccando la collana di diamanti per un attimo, per poi far penzolare il suo braccio contro il suo corpo.
Quella non era la sua collana.
Se la sarebbe dovuta riprendere, invece aveva detto a Jin di tenersela.
Anche se sofferente era stata la scelta giusta, specie con Jisoo al fianco di suo padre, sicuramente ciò non avrebbe portato niente di buono.
“Isabel?” chiamò Chung-hee avvicinandosi a lei.
Isabel si rimise dritta e aprì gli occhi per guardarlo.
“Tutto bene?” chiese lui con tono preoccupato.
“Si, tutto bene, prendevo un po’ d’aria, mi sentivo un po’ soffocare dentro” sorrise gentile lei.
Lui si avvicinò e le prese la mano tra le sue con far rassicurante.
“Riesci a resistere ancora per un’oretta? Poi proviamo ad andare via, è ancora un po’ presto” disse lui cercando di confortarla.
“Si dovrei riuscirci” annuì lei.
Lui si avvicinò a lei, e le diede un leggero bacio sulle labbra, erano soli in balcone poteva tranquillamente farlo.
“Forza resisti, ci sono io con te” sorrise lui con dolcezza.
“Si ci sei tu con me, forse è il caso di rientrare” sorrise lei con dolcezza e prendendolo per mano.
Entrambi rientrarono dentro insieme, come una coppia vera e propria.
 
Chung-hee e Isabel continuarono a passare la serata vicini, parlando con chi capitava, però la ragazza si trovava con la mente un po’altrove.
Con lo sguardo cercava sempre di tener d’occhio suo padre e Jisoo, cercando di comprendere al meglio come fosse stata possibile quell’unione.
La serata stava quasi volgendo a termine, e i bicchieri di Champagne erano notevolmente aumentati, creando preoccupazione nel ragazzo che cercava di sorreggerla al suo fianco.
“Vado un attimo in bagno” disse Isabel con tono leggermente piatto e provando a sorridere a Chung-hee.
“Va bene, dopo andiamo via, direi che hai bevuto fin troppo” provò a dire il ragazzo.
“Oh, si portami via da qui ti prego” disse lei scuotendo leggermente il capo.
“Si, ti porto via,” disse lui lasciandole la mano e osservandola da lontano mentre la vedeva recarsi verso il bagno, e stranamente mantenendo l’equilibrio.
La guardò con preoccupazione, pensando che il livello di alcool doveva far stramazzare al suolo, invece sembrava stranamente sobria.
Appena lei sparì dalla sua vista, si voltò incrociando lo sguardo di Hae-eun, anche solo con uno sguardo entrambi si capirono alla perfezione, e Chung-Hee decise di lasciare la sala per dirigersi verso il terrazzo.
 
“Ehi, ci sono veramente molte foto tue e della ragazzina” disse Hae-eun avvicinandosi al cornicione dove Chung-hee era appoggiato.
Cercando di non attirare troppo l’attenzione su di loro.  
Hae-eun si appoggiò con le spalle, con lo sguardo fisso verso il salone, senza far capire a nessuno intorno, a lui che stessero avendo una conversazione, mentre Chung-hee rimaneva con lo sguardo fisso sul giardino di fronte a lui, appoggiato con i gomiti al cornicione.
“Vuoi pubblicarle?” sussurrò.
“Non lo farei mai senza il tuo consenso, lo sai”
“Puoi farlo, se non crea problemi a lei, lo sai non m’importa molto” disse continuando a rimanere con lo sguardo fisso sul giardino.
“Non dovrebbe crearle problemi, il padre ti ha dato l’autorizzazione.” Disse secco Hae-eun, con un leggero tono di risentimento nella voce, che Chung-hee colse subito.
“Dovrei chiederti come lo sai, ma sinceramente non m’importa neanche di questo”
“Sono lontani i tempi di quando ti importava qualcosa” gli rispose piccato Hae-eun, scrollando le spalle infastidito.
“Cosa non approvi?” chiese con tono neutro, sapendo che sarebbe arrivata la ramanzina.
“Dovresti trovarti qualcun’altra. Ti spezzerà il cuore.” Disse con tono rude.
“Dubito che il mio cuore si possa spezzare di nuovo. Non amerò mai, come ho amato Ae-cha. Dovresti saperlo”  sospirò lui leggermente irritato, da dover ribadire fatti di cui l’amico era al coerente.  
“Si lo so… ma ci tieni alla ragazzina, e non dovresti. Conosci la sua famiglia, conosci il padre.”
“Mi ha dato l’autorizzazione. Non mi accadrà niente.” Disse risentito.
“Lei è innamorata di un altro. E a differenza tua, lui è vivo e vegeto.”
“Non tornerà mai con questo, lo sappiamo entrambi come finiscono queste storie d’amore.  Tua cugina e Do-yoon sono stati la prova.” Disse con rabbia Chung-hee guardandolo per un attimo di sbieco.
“Proprio non vuoi capire, cazzo tu e Do-yoon siete simili.” Sbuffò Hae-eun “Sempre pronti a rincorrere le principesse chiuse in una torre, ti rovinerai a stare con lei.”
Chung-hee si voltò a guardarlo del tutto, assottigliando gli occhi.
“Non ho poi molto da perdere, non credi?” disse con aria di sufficienza.  
“Ah no? Hai un cazzo di vita. Invece hai deciso di correre dietro a quella ragazzina, solo perché cosa? Ti fa tenerezza?” disse con tono sprezzante.
“Sbaglio o sei anche tu immischiato in tutto questo?” chiese pungente, sapendo che lui c’entrasse qualcosa con tutto ciò che riguardasse Isabel.  
“Io non ci rimetterò un bel niente. Non sono invischiato come stai facendo tu. Continuo a non capire il perché di questo” lo aggredì Hae-eun.
“Lo stesso che spinge te a manovrare i fili, me l’ha chiesto Do-yoon.”
“Giusto qualunque cosa lui chiedeva, dovevamo accettarla. Do-yoon è morto. Non gli dobbiamo niente a nostro discapito.”  Disse con rancore il ragazzo.
“Hae-eun non è il luogo di discutere.” Provò a tagliare corto la discussione Chung-hee.
“Lasciala.  Non tocca a te prenderti cura di lei. Non è compito tuo. Ti affezionerai sempre di più, e se mai lei dovesse riuscire a tornare da quel ragazzo, ti lascerà con il cuore spezzato.”
“Ti ho detto che non accadrà.”
“Cazzo, accadrà, perché lui non lascerà correre, se la riprenderà, no ora, ma accadrà. Lei ti lascerà, anche se questo dovesse accadere fra una ventina di anni.”
“Hae-eun ti ho detto che non sono affari tuoi, ci penso io a me stesso”
“Certo, come hai fatto scappandotene in America, lasciandoci tutti. Hai pensato a te stesso. Così come ha fatto Do-yoon suicidandosi.” Disse con risentimento, scuotendo il capo, con disapprovazione.
“La vita è mia, come quella di Do-yoon era sua, scelta sua.”
“Ah giusto tu ci capisci di queste cose no? Ti sei suicidato anche tu andandotene.”
“Sei ancora arrabbiato con me? Non riuscivo a rimanere qui. Non volevo più stare qui. Tutto, dannatamente tutto mi ricordava lei. Non puoi capire.”
“Giusto, io non posso capire, cosa ne so io d’amore.” Sbuffò innervosito Hae-eun.
“Non fare così.” Disse innervosito a sua volta Chung-hee.
“Pubblicherò le foto. Vado via. Io la mia parte l’ho fatta.” Disse Hae-eun per poi dare un colpo di spalle a Chung-hee.
“Hae-eun?” chiamò bloccandoli il braccio, il ragazzo si voltò a guardarlo scuotendo il capo.
“Cosa?” chiese con rabbia.
“Chi è questo lui?” chiese schietto.
“Ah…. E poi dici che non t’innamorerai di nuovo. Ci perderai la testa con quella. Non te lo dico. Scoprilo da solo.” E con uno scossone fece in modo che Chung-hee lasciò la presa e si allontanò da lui con passo veloce.

30 APRILE MATTINA
Hae-eun si trovava nel suo studio, tra le mani le varie foto del party aziendale fatte da alcuni fotografi, in special modo quelle fatte dal suo fidato fotografo, che a quei tipi di eventi aveva l’obbligo di seguire Isabel Kim.
Secondo Chin-hae era il caso di pubblicare di Isabel e Chung-hee.
Sbuffò innervosito, non era per niente d’accordo con quel piano, pensava che Chung-hee si sarebbe solo rovinato insieme a quella ragazza.
Se solo tutti lo avessero ascoltato, sarebbero successi meno disastri nella loro vite.
Prese l’altra foto in mano, guardando confuso, e prevedendo altre problematiche in vista.
Prese il telefono e compose il numero.
“Salve, Bang si-hyuk, sono Hae-eun” disse al telefono.
“Mio caro ragazzo a cosa devo il piacere” rispose con gentilezza Hit-man.
“Volevo darle aggiornamenti, Isabel si è presentata al party aziendale con un compagno, dovremmo far uscire le foto su una possibile relazione”
“Mi stai chiedendo un consiglio di nuovo?” chiese riluttante.
“Volevo chiederle se per le andasse bene, dato l’ultima vicenda tra Yoongi e Isabel, di cui le avevo informato.”
“Ah… il loro incontro? Beh da quello che mi avevi riferito, la signorina Kim sta cercando di andare avanti. Forse è il caso che lo faccia anche Yoongi.” Disse serio.
“Pubblico allora, comunque ho altro, la vostra segretaria era al party” disse serio Hae-eun giocherellando con la foto tra le mani.
“Park Jisoo? Che faceva al party dell’azienda dei Kim?” chiese sconvolto.
“Non ho idea, ma ho un paio di foto, dove parla sia con Isabel che con il signor Kim, sinceramente sembravano intimi, la mano del signor Kim si è posata molte volte sulla vita della sua segretaria.”
“Sempre in cerca di un pesce più grosso da acchiappare… dovrei licenziarla?”
“Non credo sia il caso, vedremo come si evolveranno le cose, lei cerchi di tenere il ragazzo sempre al sicuro.”
“Come sempre, spero che si possa risolvere il tutto prima o poi” disse Hit-man.
“Forse, se la ragazzina si decidesse realmente ad andare avanti, avremmo una chance di  non vederli ammazzati”
“Si,  ma il rischio è alto? O il signor Kim si è calmato a riguardo?”
“Ha dato il suo consenso a questa nuova coppia. Direi che i ragazzi non sono più nel suo mirino.”
“Comprendo, appena ha altro mi chiami”
“Come sempre, vado a mandare in stampa l’articolo e dare il consenso alla notizia, al prossimo aggiornamento” disse Hae-eun chiudendo il telefono.
Guardò le foto, scettico, Chung-hee non si sarebbe dovuto immischiare, sperava in cuor suo che quella faccenda non finisse come quella di Do-yoon, che non era stata per niente semplice da gestire.
 
Angolo dell’autrice:
ZA za zammmmmmmm!
Sono riuscita a pubblicare a miracolo! Vi avverto in anticipo che probabilmente la settimana prossima non so se riuscirò a pubblicare. Questo Weekend non ci sarò e da lunedì probabilmente torno a lavorare… e io non ho il prossimo capitolo! Però troverò una soluzione appena capirò meglio il ritmo lavorativo.
Questo è uno di quei capitoli un po’ d’inizio… abbiamo chiuso con le hawaii..  vediamo che altri disastri succedono a Seul.
Isabel torna, parla con il padre e scopre di Chung-hee e che è già andato da lui. 
Non si può tornare indietro ormai. 
Piccolo siparietto con il mio zio preferito, e alcune spiegazioni sul passato di Do-yoon... torna sempre è un mio punto fisso! 
Ed ecco il party che io tanto aspettavo! 
E come ospite d'onore abbiamo LA SEGRETARIA! 
Park Jisoo ha divorziato ed eccola affianco dell'uomo più odiabile di questa fanfiction… si, io lo so da quando l’ho inserita ma dettagli ^_^
Altra chiacchierata di quel che resta della vecchia banda Chun-hee VS Aeu-eun eeeeeh Spero un giorno di avere un'illuminazione e buttare tutto per i iscritto la loro generazione quanto mi piacerebbe! 
P.s. Bang hit man, lui sa sempre tutto e vede tutto, e viene informato da tutto! 
Ci si legge appena posso! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** CAPITOLO 18:NECKLACE ***


CAPITOLO 18:NECKLACE

06 MAGGIO 2017 FILLIPPINE

J-hope e Yoongi avevano appena concluso la live, lo staff che gli aveva seguiti era uscito fuori dalla loro camera d’albergo e entrambi aveva tirato un sospiro stanco.
“Forse abbiamo mangiato troppo” disse J-hope tastandosi la pancia.
“Mmh… direi che inizierò domani la mia dieta” disse con tono affranto Yoongi.
“Hyung sono giorni che la posticipi” ridacchiò Hoseok appoggiando la testa sulla spalla del maggiore.
“Facciamo qualcosa? Sono leggermente annoiato” disse sbadigliando sonoramente.
“Hyung dovremmo andare a dormire…”
“Ah… beviamoci una birra, Dashimen che fine ha fatto?” chiese per pura curiosità senza guardarlo in volto.
“In giro… penso si annoi qui in tour, anche se sta lavorando un po’ su alcune cose, non so lo vedo sempre dare una mano a qualcuno”
“Comprendo… appena finiremo qui, hanno detto che dovremmo ritornare a Seul, lui che farà rimarrà lì?” chiese, poi leggermente titubante di fare quella domanda.
“Non ho idea… sinceramente non lo so.” Disse scuotendo il capo, la situazione tra lui e Dashimen sembrava essere tranquilla, anche se lui percepiva un senso si allarme.
“Mmh… sai avevo provato a dire ai manager di non tornare a Seul” sospirò Yoongi.
“Perché mai?” chiese Hoseok confuso.
“Perché… hai visto che ci sono delle foto su internet di Isabel e il suo nuovo compagno? C’è anche uno scatto fotografico, dove sono con suo padre.” Disse con voce rauca e leggermente sottotono.
“Mi dispiace, che tu non l’abbia incontrata alle Hawaii, ne eri così convinto, però ho apprezzato che non ti sia abbattuto” provò a essere di supporto Hoseok.
Yoongi si voltò a guardarlo leggermente in colpa, con le mani andò al suo collo per poi prendere la catenina della sua collana e scoprire il ciondolo nascosto sotto la maglietta.
Hoseok che lo guardò, strabuzzò gli occhi per lo stupore, riconoscendo l’accessorio.
“Come?” chiese confuso.
“Me l’ha ridata… alle Hawaii siamo stati insieme e me l’ha ridata…” sospirò triste per poi sganciare la collana dal suo collo e stringerla tra la mano.
“Non hai detto nulla.” Disse Hoseok con tono piatto e leggermente stupito dal segreto nascosto.
“Lo so… ma non puoi farmi la predica”
“Avevi bisogno di tempo?” chiese invece Hoseok.
“Si… come anche tu hai bisogno di tempo” disse Yoongi inclinando il capo all’indietro e chiudendo gli occhi stanco.
“Io…?” tentennò Hoseok non capendo a cosa si riferisse.
“Si… tu. Senti non dobbiamo parlane per forza. Non ha importanza, quando vorrai me lo dirai.” Disse schietto, ma senza degnarlo di uno sguardo.
“Non ho niente da dirti…” tentennò Hoseok.
“Oh… tu hai tanto da dirmi, tranquillo non ho mai parlato con Dashimen, no di te… e io amo Isabel. Quindi non pensare che mi possa interessare.” Gli diede una leggera botta sulla spalla, Hoseok lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
“Io… cosa stai dicendo?” chiese tremante.
“Hob-ah…” si voltò a guardarlo serio in volto, forse non era il momento per parlarne, forse doveva dargli veramente del tempo, ma qualcosa gli stava dicendo di essere diretto in quel momento. Sapeva per certo che Hoseok fosse geloso del rapporto suo e di Dashimen, lo aveva notato mentre lo guardava arrabbiato ogni qualvolta che parlava con il ragazzo.
“Sono convinto che Dashimen conosca Isabel, solo così poteva recuperare l’indirizzo. Sono convinto che lui debba stare con lei in questo momento, invece è qui, per te. Io e Dashimen parliamo solo di Isabel. Smettila di essere geloso” disse serio.
“Io geloso perché dovrei esserlo.” Chiese sconvolto, lo sapeva anche lui di essere geloso del loro rapporto, ma non pensava che qualcuno potesse essersene accorto. Specie perché lui stentava a capire cosa realmente provasse.  
“Hoseok dovresti smetterla di pensare che sia sbagliato. Se lo ami, non ha importanza. Non ne avrà per nessuno di noi. Sei e sarai sempre tu.” Disse sorridendoli con amore.
“Io…”
“Va bene, la chiudo qui, ma io non posso stare con Isabel. Tu dovresti poter stare con una persona che ti ami, vaffanculo al fatto che sia un maschio.” Disse alzandosi.
“Dove vai?” chiese Hoseok confuso.
“A dormire, così posso dire a Dashimen di raggiungerti. Risolvi, c’è ancora tensione tra voi due, la percepisco. Risolvi per stare meglio. Vado” disse schiettamente.
Prese il telefono dal tavolino, si mise la collana nei pantaloni, guardò per un attimo Hoseok che era immobile sul divano, senza riuscire a dire niente.
“Buonanotte, amico” sorrise gentile e andò via lasciando il ragazzo da solo con i suoi pensieri.

Appena la porta si chiuse Hoseok si sdraio di pancia sotto sul divano, facendo sprofondare la testa e chiudendo gli occhi stretti.
Le parole di Yoongi erano state come una doccia ghiacciata, non gli aveva neanche dato modo di rispondere, di dire qualcosa o tanto meno pensare a qualcosa.
Yoongi sapeva meglio di lui cosa provava per Dashimen. 
Yoongi riusciva ad accettarlo a parlarne in maniera così tranquilla e diretta e invece lui aveva paura per ogni cosa, e continuava a pensare che fosse così dannatamente tutto sbagliato.
 
Yoongi chiuse la porta alle sue spalle, rimase fermo per un attimo, appoggiandosi con la schiena. Sperava di aver aiutato entrambi con quelle frasi, l’aveva fatto di proposito a dirle senza dargli modo di rispondere. Solo così poteva pensare che Hoseok avrebbe incominciato a ragionare. Sicuramente ne avrebbero parlato di nuovo, ma per il momento era abbastanza anche solo quella chiacchierata.  
Infilò la mano nella tasca e riprese in mano la collana di Isabel contemplandola, vedere la foto con Chung-hee sui tabloide lo aveva reso altamente irritato e arrabbiato. Non si sarebbe mai aspettato che lei sarebbe realmente andata avanti, aveva sbagliato a cedere, aveva sbagliato di nuovo a lasciarla andare.
Sarebbe stata dura, potersela riprendere, specie con l’intera Corea al coerente della relazione della ragazza.
Incominciò a camminare per il corridoio dell’hotel con la mente altrove, continuando a stringere la collana in mano, cerando nella sua testa una possibile soluzione.
Sarebbe tornato a Seul, e non era certo se avrebbe dovuto agire di nuovo o lasciare tutto com’era.
Di una cosa era certo, era geloso.
Geloso che quel tipo era con lei, che aveva l’approvazione di suo padre. Probabilmente sarebbe dovuto andare al ristorante, avrebbe tanto voluto parlare con lui e dirgli chiaramente di togliersi da piedi.
Voltò un angolo, e senza neanche accorgersene si andò a scontrare con qualcuno.

“Ahia!” Esclamò la voce.
“Omo! Scusa!” esclamò Yoongi immediatamente dopo lo scontro, la collana li cadde per terra.
Lui rimase immobile, mentre la ragazza di fronte a lui la raccoglieva.
“Testa fra le nuvole?” chiese prendendo la collana “Carina” disse guardando la collana che aveva raccolto.
“Oh.. scusami non volevo urtarti” tornò a scusarsi Yoongi.
“Non preoccuparti Yoongi, è stato un urto leggero” sorrise la ragazza guardando prima lui e poi la collana in mano.
“Ehm… vai da Jin hyung?” chiese a disagio osservando Yuri di fronte a lui che ancora teneva la collana stretta in una mano.
“Si, vado da lui… ma sicuramente lo troverò a giocare ai videogames” sbuffò con tono rassegnato.
“Ah… appena ti vedrà, fidati che lascerà tutto per stare con te” provò a essere gentile Yoongi.
“Mmh… ne dubito” sussurrò lei.
“Ah non dovresti, lui stravede per te!” esclamò Yoongi.
“mmh… a volte mi sento un po’ data per scontata, ma non dovrei parlarne con te, scusa non avrei dovuto dirtelo” trillò lei poggiando la mano libera sulla sua bocca.
“Ti sentirai così per via degli impegni che abbiamo, può succedere… che una nostra fidanzata provi ciò” disse pensieroso lui, non doveva essere facile per nessuno essere la fidanzata di un Idol.
“È successo anche a Suran?” indagò lei.
“Io e Suran non passiamo molto tempo insieme… tra tour e lavoro, la nostra relazione è diversa dalla vostra” spiegò Yoongi.
“Non sembra molto stabile” insinuò lei, guardandolo in cerca di un confronto. “La ami?” chiese poi.
“Io… ci sto bene” disse lui, leggermente titubante, non riusciva proprio a dire che amava Suran, per quanto aveva provato a impegnarsi, proprio non riusciva a farlo.
“Stare bene non significa amarla” disse lei piccata, incrociando le braccia al petto.
“Saranno affari miei” provò a dire lui con tono sarcastico e aggrottando la fronte confuso da quella chiacchierata.

Non era la prima volta che Yuri nell’ultimo periodo si avvicinava a lui, e faceva domande personali senza che lui ne capisse il motivo.
Trovava strano quel tipo di avvicinamento.
Dopo la sua rottura con Isabel era come se tutti avevano convenuto, senza dirlo troppo apertamente, che era meglio non fare amicizia con le fidanzate degli altri membri. Non si era mai parlato di ciò, era una di quelle cose che tutti sapeva, ma che non era stata mai detta.
Namjoon era stato il primo a mettere in campo quella regola e loro tutti lo avevano seguito a ruota, era capitato che Suran e Yuri avessero passato del tempo con loro, ma nessuno dei ragazzi aveva mai provato a instaurare un rapporto con loro.
Anche Hoseok con cui lui era uscito parecchie volte ad appuntamenti a quattro, aveva sempre tenuto le distanze da Suran.
Nessuno aveva mai pensato di rimanere solo a chiacchierare con la fidanzata di un altro. 
Sembrava una cosa inaccettabile.

“Non volevo intromettermi scusa…” chinò il capo lei dato il tono utilizzato da lui.
“Se hai problemi con Jin hyung dovresti parlarne con lui, ripeto abbiamo modi diversi di vivere una relazione, quindi non potrei aiutarti. Ora scusami ma devo andare.” Disse secco, non preoccupandosi di essere sgarbato.
Chinò il capo e andò via salutando.
Yuri salutò a sua volta e si allontanò da lui leggermente titubante, appena Yoongi fu sparito, aprì la mano destra e osservò la collana.
Sorrise e la mise nella sua borsetta, si avviò verso camera del maggiore.
 
Yoongi si era fatto da poco la doccia, era tornato in camera mentre con una mano si strofinava i capelli con forza.
Lasciò andare l’asciugamano per terra e si avvicinò ai suoi pantaloni, mise la mano nella tasca in cerca della collana da potersi rimettere al collo.
Frugò in entrambe le tasche, senza trovarla.
Si guardò intorno con ansia e incominciò a cercare ovunque in preda al panico.
Non poteva averla persa, l’aveva messa in tasca, ricordava bene.
Continuò a rivoluzionare la camera cercando ovunque.  Senza trovarla da nessuna parte. 
 
Si sedette per terra stremato.
Non poteva averla perduta, non poteva permettersi di perdere il suo pegno d’amore, avrebbe dovuto conservare quella collana fino a che lei non lo sarebbe andato a riprende.
Si rimise in piedi di fretta, pensando che probabilmente li fosse caduta nel corridoio.
Si vesti con le prime robe che trovò per terra e corse via dalla camera.
Incominciò a controllare ogni angolo del pavimento della strada che aveva percorso, ma della collana nessuna traccia.
Si fermò all’angolo, dove aveva incontrato Yuri.
Gli era caduta lì la collana e la ragazza l’aveva raccolta, ma non le l’aveva mai restituita.
Incominciò a correre sempre più veloce diretto dal suo Hyung per potersi riprendere il suo gioiello.
 
Bussò la porta come a volerla buttare giù.
Jin gli aprì la porta guardandolo confuso.
“Tutto bene?” chiese perplesso.
“La collana! Yuri ha la mia collana!” esclamò con il fiato corto.
“Cosa?” chiese titubante Jin, non avendo capito poi molto.
“Collana, Yuri!” esclamò Yoongi facendo in modo di farsi strada fra Jin e la porta.
Il più grande si scostò leggermente sbattendo gli occhi confuso e chiuse la porta seguendo Yoongi all’interno della sua camera.
Yuri era sdraiata sul letto in pancia giù con il sedere leggermente sporgente, si era tolta la felpa rimanendo in leggins e canottiera e si stava facendo dei selfi con il telefono facendo sporgere le labbra a forma di bacio e ammiccando alla fotocamera.
Yoongi si bloccò a guardarla aggrottando la fronte, Jin dietro di lui guardò sempre confuso l’amico.
“La mia collana.” Disse avvicinandosi al letto e mettendo la mano di fronte a lui.
“Cosa?” trillò lei alzando il capo e lasciando il telefono.
“Hai raccolto la mia collana. Non me l’hai ridata.” Disse secco, fulminandola con lo sguardo.
La ragazza si mosse leggermente per potersi mettere a sedere in una posizione più comoda, si scostò leggermente i capelli passandoli da un lato e scoprendo la parte sinistra del collo.
“Te l’ho ridata” disse con voce lieve e vezzeggiata.
“Non me l’hai ridata.” Disse lui secco.
“Yoongi… non è che ti stai confondendo?” provò a intromettersi Jin avvicinandosi, leggermente interdetto dalla situazione.
“Si, te l’ho ridata” continuò a dire lei con voce lieve e mordendosi leggermente il labbro a disagio.
“Aigoo. ti ho detto di no. L’hai raccolta e non me l’hai ridata. Dammi la collana” ringhiò Yoongi non capendo perché lei stesse mentendo.
“Oppa?” lei si voltò a chiamare Jin con voce leggermente impaurita.
“Yoongi… sei sicuro che non te l’abbia ridata?” chiese il ragazzo mettendo una mano sulla spalla di Yoongi per calmarlo.
“CAZZO. Si ne sono convinto. Non mi ha ridato un bel niente. Voglio la mia collana.” Urlò con decisione lui, era vicino a una crisi isterica, doveva riavere la sua collana, doveva riavere l’unica cosa di tanto importante per lui. Doveva riavere Isabel.
“Forse ti è caduta…” provò a dire Jin, guardando la fidanzata leggermente confuso. “Sicura che non l’hai messa in borsa? O in tasca istintivamente?” chiese con tono dolce rivolgendosi alla fidanzata che rimaneva immobile sul letto continuando a mordersi le labbra.
Lei annuì con l’espressione più confusa che poteva fare.
“Perché fai così! Che cosa vuoi da me? Ridammi la collana!” urlò Yoongi su tutte le furie, avvicinandosi pericolosamente alla ragazza.
Lei slittò dietro cercando di mettere più distanza, impaurita dal comportamento del ragazzo, continuando a guardare entrambi in confusione, e cercando con lo sguardò l’aiuto di Jin.
“Yoongi.” Lo bloccò Jin esterrefatto bloccandolo per le spalle.
“Ti giuro che se non mi ridà la collana, ti lascio senza fidanzata. Ti dico che ce l’ha lei!” urlò il ragazzo con rabbia.
“Okay… ti devi calmare, capisco che perderla ti fa entrare in crisi, ma se dice di non averla, sarà così. Andiamo a cercarla” provò a essere comprensivo Jin.
“L’ho cercata ovunque. Solo lei può averla!” disse indicandola con un dito, arrabbiato come una bestia.
“Ma lei dice di non averla, Yoongi perché dovrebbe mentirti?” chiese Jin confuso.
“E io che ne so! È la tua fidanzata, che è una ladra. Ridammi ciò che è mio, stupida che non sei altro!” urlò contro la ragazza Yoongi, facendo altri passi ma venendo bloccato da Jin che si mise di fronte a lui bloccandoli la strada.
“Stai esagerando. Calmati ora.” Disse Jin con voce autoritario, bloccandolo di nuovo.
“Okay, prendi la sua borsa, ti farò vedere che l’avrà messa lì.” Disse con rabbia per poi voltandosi in cerca della borsa in giro per la stanza.
“Yuri, amore posso controllare nella borsa?” chiese Jin con gentilezza.
“Non ti fidi di me?” tremolò lei guardandolo con gli occhi lucidi.
“Si io mi fido e mi dispiace dovertelo chiedere, ma per Yoongi quella collana è importante.”
“Vedi tergiversa! Ha la mia collana.” Continuò ad accusarla con rabbia Yoongi.
“Puoi controllare…. Ma io non ce l’ho” disse lei alzandosi in piedi tremante e avvicinandosi alla borsa sul comodino, per poterla prendere.
Yoongi continuò a guardarla con odio, sapeva che l’aveva lei, e non capiva il perché non le la volesse ridare, era la sua collana.
Jin si avvicinò a lei per prendere la borsa, l’aprì e la svuotò sul letto.
Tra tutti gli oggetti, non c’era nessuna collana.
“Ti ho detto che non l’ho presa… Oppa avresti dovuto credermi” disse con voce infantile lei.
“Yoongi non è qui…” disse il maggiore alzando lo sguardo sul ragazzo che continuava a guardare Yuri, in modo sospettoso.
“L’avrà nascosta da qualche parte. Ti dico che ha la mia collana.”
“Yoongi, non ha nascosto niente, sei paranoico. Ti aiuto a cercarla per l’Hotel ma ti dico che non ce l’ha.” Si offrì di aiutarlo, così da poterlo calmare. Più lo guardava più aveva il sensore che Yoongi stava esplodendo. Sapeva che alla fine avrebbe fatto il pazzo dopo gli ultimi avvenimenti, era stato fin troppo calmo.
“Se vengo a scoprire che la nascondi giuro che te ne faccio pentire.” Disse con rabbia, guardò anche Jin gelidamente e si allontanò da entrambi uscendo fuori dalla stanza.
“Dove stai andando!” esclamò Jin esterrefatto ma come risposta ebbe solo il tonfo della porta che era stata sbattuta malamente e con rabbia dal ragazzo.  
 
Yoongi andò via dalla camera di Jin sbattendo la porta, adirato come non mai con il suo Hyung e con quella ladra e bugiarda della sua fidanzata, era super convinto che la ragazza avesse rubato la sua collana.
Rimase fermo in corridoio guardandosi intorno, senza sapere bene cosa fare, dove andare.
Doveva recuperare la sua collana, doveva riaverla.
Era come se avesse appena perso il suo cuore, la sua speranza.

“Tutto bene?” chiese Yun-hee fermandosi nel corridoio e osservando Yoongi che sembrava sul punto di una crisi di nervi.
“No.” Disse alzando lo sguardo verso la ragazza.
Doveva provare a non esplodere, ma proprio non ci riusciva, sembrava tutto troppo.
Si era impegnato tanto a non farsi sovrastare dagli eventi, a non stare male.
Si era detto: che era solo un altro ostacolo, che stava facendo bene a lasciare libera Isabel. Si era detto che: appena lei fosse stata meglio, lui sarebbe tornato all’attacco.
Quelle foto, la collana persa, tutti gli avvenimenti.
Tutto li faceva pensare che fosse la veramente la fine, e che doveva farsene una ragione, che non avrebbe dovuto continuare a lottare.
“Non va bene un cazzo.” Disse con voce rotta.
Yun-hee lo guardò con preoccupazione provò a fare dei passi verso di lui.
“Vaffanculo.” Disse Yoongi per poi sedersi per terra e incominciare a singhiozzare isterico.
Stava male, aveva soffocato il dolore per un mese e ora stava male di nuovo. Non ce la faceva a fare il forte, non era da lui essere una persona positiva, alla fine tornava sempre a essere inghiottito da quel baratro oscuro.
La depressione tornava a prenderlo, sempre così all’improvviso, senza che lui se ne rendesse conto.
Lui lottava, lottava sempre di più.
Però cadeva.
Solo si sentiva tremendamente solo, in quella lotta continuava contro il destino, contro la sofferenza che gli straziava il cuore.
Yun-hee lo guardò sconvolta e si avvicinò velocemente a lui accovacciandosi a terra.
“Oppa….” Sussurrò lei vicino a lui.
“Ho perso la collana…” sussurrò lui, alzò il volto colpo di lacrime, guardò Yun-hee in cerca di aiuto.
Isabel aveva mandato la ragazza come aiuto, forse Yun-hee avrebbe potuto aiutarlo. La ragazza conosceva bene Isabel, meglio di chiunque nel gruppo, lei aveva sempre saputo la verità su di lei.
“Se mi dici com’è fatta ti aiuto a cercarla, non c’è bisogno di piangere per una collana.” Provò a dire lei confusa non capendo di cosa lui stesse parlando.
“È la collana di Isabel.” disse lui singhiozzando.
Lei s’immobilizzò, sgranando gli occhi.
Lui continuava a singhiozzare, convintissimo che la fidanzata di Jin avesse la sua collana, non credeva di averla persa.
Yun-hee continuava a rimanere immobile, accovacciata, mentre cercava di ragionare su quello che il ragazzo le avesse appena detto.
“Hai visto unnie?” disse con voce lieve, toccandoli leggermente una gamba per dargli conforto.
 Si sentiva leggermente disordinata da quell’informazione.
Yoongi si era incontrato con Isabel e nessuno ne aveva parlato, probabilmente nessuno ne sapeva qualcosa.
“Si…. Mi ha dato la collana, io non la trovo, l’avevo fino a poco fa” singhiozzò lui.
Yun-hee continuava a osservarlo con preoccupazione, se Isabel gli aveva dato la collana voleva significare solo una cosa, l’aver chiuso definitamente con lui.
Le foto con Chung-hee uscite un po’ di giorni addietro, dovevano significare solo che stesse andando realmente avanti.
“Cosa ti ha detto, quando vi siete visti?” chiese lei titubante, sospettando già quale fosse stato l’atteggiamento di Isabel, che aveva deciso così improvvisamente di chiudere con chiunque appartenesse al suo passato.
Lui alzò guardò Yun-hee, e scosse il capo.
“Tutto… la vera ragione… e mi ha chiesto di lasciarla sola.” Disse colmo di sofferenza.
“Tu l’hai fatto riprendendoti la collana, ma solo per accontentarla immagino” scosse la testa Yun-hee, incredula che Isabel avesse realmente svuotato il sacco e gli avesse detto la verità.
“Si… perché stava male… ma io non voglio rinunciare a lei. Ora non trovo più la collana! Come faccio? Cosa le do quando ritornerò da lei!” chiese in crisi, guardandola in cerca di una soluzione.  
“La ritroveremo… ora ci alziamo e la cerchiamo” provò a dire lei incoraggiante.
“Ho visto ovunque… l’ha rubata la fidanzata di Jin” disse con rabbia il ragazzo sbattendo un pugno a terra.
“Cosa?” chiese lei confusa.
“Si, Jin non mi crede, ma io ne sono convinto… ce l’ha lei.” Disse con rabbia.
“Mmh… perché dovrebbe rubarti la collana?” chiese lei sempre più confusa, Yoongi sembrava come essere impazzito, ma se diceva una cosa quella era sicuramente vera, non era il tipo che diceva bugie.
“Non lo so! Sono giorni che prova a parlare con me.. e ci siamo scontrati, lei ha preso la mia collana da terra e non me l’ha ridata.”
“Mh… comprendo.” Disse lei in modo pensieroso, incominciando a sospettare della ragazza di Jin, di cui aveva già una cattiva opinione.
“Non dirlo come se fossi pazzo… Jin pensa che io sia uscito pazzo e che l’abbia accusata perché sono in crisi per averla persa. Ma so di cosa parlo!”
“Non penso che tu sia pazzo… lei non mi piace. La riprenderemo e capiremo cosa vuole da te, per ora tieniti a distanza da lei.” Disse seria in volto Yun-hee, continuando ad accarezzarli la gamba, lei si fidava di Yoongi.  
“Ma… come faccio senza?” chiese lui non capendo come lei potesse riprendersi la collana, o come poteva fare senza recuperarla subito.
“Ci provi, lo so che è importante per te, e il vostro pegno d’amore. Però senza di essa non vuol dire che sia tutto finito.”  Provò a consolarlo anche lei, cercando di essere convincente, temeva da quando aveva visto Isabel che fosse realmente arrivata la fine.
“Sembra come se lo fosse, specie dopo le foto che ho visto.” Disse lui scuotendo il capo, quelle foto gli avevano fatto male, non l’aveva detto a nessuno, ma era stato così.
“Appena torniamo a Seul vado da lei, anche se non mi vuole più nella sua vita, io proverò ad andare da lei.” Disse agguerrita, avrebbe fatto ragionare la sua unnie, avrebbe trovato una soluzione a tutto.
Non avrebbe smesso di lottare, non poteva essere la fine, nessuno di loro avrebbe mai rinunciato a Isabel.
“Non è vero che non ti vuole…. Ti ha mandata qui per prendere il suo posto, lei ti vuole bene”
“Ti ha detto questo? Aigoo… Isabel è di un complicato assurdo.” Scosse la testa lei.
“Lo dici a me?” chiese lui con una risatina nervosa.
“Forza alzati…. Andiamo, non puoi rimanere a terra a piangerti addosso… ti prometto che ti riprenderò la collana.”
“Come farai?”  chiese lui non credendo che avrebbe trovato un modo.
“Qualcosa m’inventerò…. Quella Yuri non mi piace proprio.” Disse lei con risentimento per poi guardare un attimo la porta della stanza di Jin dove all’interno c’era la ragazza.
“Neanche a me..” sussurrò lui tra i denti e provando ad rialzarsi.
“La riprenderemo sia la collana, sia Isabel. Ci riusciremo Yoongi. Io sono con te.” disse seria in volto e combattiva.
Era il momento di provare a combattere, e no di piangersi addosso. Anche lei doveva finirla di essere triste per aver perso Isabel, sarebbero tornati a Seul, lei sarebbe andata a fare due chiacchiere con la sua Unnie e questa volta avrebbe fatto uscire fuori il suo carattere forte.
Avrebbe aiutato Yoongi. Doveva farlo.
 
07 MAGGIO 2017 MATTINA

Yun-hee, si trovava a prima mattina a bussare alla porta di una stanza dell’hotel, ad aprirla anche fin troppo velocemente fu Taehyung con i capelli spettinati e gli occhi semichiusi.
“Fammi entrare” disse senza giri di parole.
“Mmh..” rispose assonato il ragazzo spostandosi per farla entrare e senza domandare nulla del perché lei si trovasse lì di prima mattina.
“Muoviti ad azionare il cervello, dobbiamo parlare e ho bisogno del tuo cervello” disse lei andandosi a sedere sul letto e aspettando che il ragazzo incominciasse a connettere il cervello.
Taehyung aprì gli occhi un po’ di più guardandola confuso, si grattò la pancia, sbadigliando, scosse il capo e annuì mettendosi a sedere vicino a lei.
“Sei qui perché ci hai ripensato?” chiese lui.
“Ripensato a cosa?” chiese lei confusa, non capendo di cosa stesse parlando.
“Hai capito che sei cotta di me” la stuzzicò lui sorridendo ampliamente, incominciando a essere quasi sveglio del tutto.
“Sai essere un genio, ma anche un terribile idiota” sbuffò lei innervosita, dandoli un colpo sul braccio.
“Ahia… perché mi colpisci sempre!” si lamentò lui.
“Perché dici scemenze.” Sbuffò lei.
“Scherzavo… tu non mi piaci” disse poi con un’alzata di spalle, mentre lei alzava gli occhi al cielo infastidita.
“Va bene. Senti devi entrare in camera di Soo-hee” disse schietta.
“Perché? Che vuoi da lei?” chiese lui non capendo.
“Yuri ha la collana di Isabel.” disse schiettamente.
“Eh? Yun-hee… io non sto capendo, mi manca qualche passaggio… cosa mi sono perso?” chiese lui non avendo capito un bel niente del discorso.
“Okay ora ti spiego… ma tu svegliati perché devi capire tutto e alla svelta”
Lui annuì si mise in posizione di ascolto e provò a concentrarsi sulle ultime informazioni.
Yun-hee raccontò tutto per filo e per segno, anche perché la sera prima era rimasta da sola in compagnia di Yoongi dopo averlo aiutato, e il ragazzo si era confidato del tutto con lei.
Dopo aver parlato con Taehyung, avrebbe fatto in modo di trovare Dashimen senza creare problemi a nessuno e avrebbe dovuto chiedere anche il suo aiuto. Era il momento di investigare su questa Yuri, c’era qualcosa che non andava in lei, e gli ultimi avvicinamenti a Yoongi erano fin troppo strani e sospettosi.
Tutti insieme avrebbero ripreso la collana e convinto Isabel a fare un passo indietro nella sua scelta.
Avrebbero tutti, risolto la situazione, perchè solo uniti potevano vincere.
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti, capitolo molto breve lo so….
Questo è… e io non ci sto capendo poi  molto.
Detto questo ci si legge penso molto probabilmente sabato prossimo se tutto va secondo i miei piani!
Bacioni! 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** CAPITOLO 19: CHOICE ***


CAPITOLO 19: CHOICE

14 MAGGIO 2017 FILIPPINE SERA
Yun-hee, Dashimen e Taehyung si trovavano tutti in una saletta privata dell’albergo nelle Filippine, per potersi aggiornare sulla situazione e di come avrebbero dovuto agire appena arrivati a Seul il giorno dopo.
“Non hai trovato nulla quindi?” chiese Yun-hee con tono irritato, incrociando le braccia al petto e sbuffando leggermente.
“Nada, de Nada… dovrei accedere al suo computer per capire di più, mi serve l’indirizzo IP, oltre a smanettare sui social, non trovo nulla. Potrei trovare qualcosa andando a indagare da uno dei computer della Big-hit, lì sicuramente ci saranno i dati anagrafici” spiegò Dashimen.
“Allora ti faccio entrare io, in settimana, così può accederci!” esclamò Taehyung con allegria, felice di far parte di un piano.
Yun-hee guardò Taehyung, irritata da tutta quella positività, erano a un punto morto, a meno che il ragazzo non avesse recuperato la collana.
“Tu invece? La collana?” chiese immediatamente, sperando che il buon umore fosse dettato da quello.
“Ho provato diverse volte a chiederle di farmi entrare in camera, mi ha sempre detto di no, vuole sempre venire nella mia. Soo-hee dice che la cugina non ama la gente vicino ai suoi effetti personali. Trova sempre scuse” disse imbronciato Taehyung inclinando improvvisamente il suo solito sorriso.  Era stato estenuante per lui provare a convincerla, la ragazzina era stata irremovibile, e lui era rimasto basito dal quell’atteggiamento,  non credendo possibile una cosa del genere dato che lei pendeva dalle sue labbra.  
“Siamo a un punto morto quindi?” sbuffò Yun-hee, innervosita, aveva promesso a Yoongi che avrebbe recuperato la collana, ma ancora non erano riusciti in nulla, non avevano un bel niente in mano.
“Si… ma Yoongi è sicuro della collana rubata?” chiese Dashimen poco convinto, pensando che il rapper stesse solo avendo un crollo emotivo.
“Si, ne è sicuro, anche tu hai detto che Yuri non ti piaceva!” esclamò Yun-hee guardandolo esterrefatta data l’insinuazione.
“Si, non mi piace nessuna delle due.” Disse Dashimen per poi guardare Taehyung riluttante, “Scusa” disse a disagio verso il ragazzo.
“Non ti scusare, anche io trovo strana Soo-hee: mi guarda come se fossi un Dio… mi mette a disagio, però non comprendo perché mi abbia detto di no ad entrare in stanza” disse Taehyung leggermente pensieroso.  
“Dovresti lasciarla amico” Dashimen diede qualche pacca d’incoraggiamento sulla spalla al più piccolo.
“NO! Non può lasciarla fino a che non riprendiamo la collana!” urlò Yun-hee in crisi guardando entrambi con orrore.
“Non la lascio… tranquilla non entrare in crisi, che poi picchi entrambi” disse Taehyung con finto terrore, prendendo un cuscino e usandolo come arma di difesa.
“Tranquillo tanto si scaglia prima su di me” disse Dashimen scuotendo il capo, sapendo che Yun-hee avrebbe preso prima lui di mira.
“Domani torniamo a Seul…” sospirò Yun-hee pensierosa, ignorando lo scambio di battute tra i due ragazzi.
“Non me lo ricordare ti prego” disse Dashimen con tono lugubre, avrebbe dovuto fare i conti con suo zio che era adirato con lui per via dell’indirizzo dato a Yoongi, e ancora non sapeva cosa fare con Isabel, se andare a trovarla oppure lasciar correre tutto facendo finta di niente, come un codardo.
“Aigo… io vi odio sapete. Voi potete andare a trovarla e invece siete così riluttanti all’idea, al posto vostro io correrei da lei” disse Taehyung rimproverandoli, avendo intuito immediatamente quale fosse il problema che affiggeva entrambi.
Anche se Isabel aveva detto di aver chiuso con entrambi i ragazzi, Taehyung sapeva perfettamente che la ragazza aveva  solo preso una scelta maniera avventata. Bastava solo che loro andassero da lei così da poter risolvere.
“Taehyung è complicato!” disse Dashimen con tono lugubre, mentre il ragazzo vicino a lui sbuffava.
“Cosa è complicato?” esclamò Jimin arrivando dietro il divanetto dove era seduta Yun-hee, che sobbalzò  per la sorpresa. 
"Che fate?? Riunione segreta senza di me!" chiese poi con finto fare accusatorio  per poi accomodarsi vicino a Yun-hee che lo guardava leggermente stupita nel trovarlo lì.  
"Più o meno" rispose Dashimen con aria annoiata. 
Jimin fece un broncio, si sedette meglio sul divano, mettendo una certa distanza strategica tra lui e la ragazza. 
"Ah! Che cattivi, dovrei essere incluso anch’io nelle riunioni!" Esclamò con disappunto, continuando a fare il broncio. 
"Non fare così... ultimamente dici di essere sempre impegnato, è normale che perdi i pezzi" disse Yun-hee provando a toccarli leggermente  il braccio, ma Jimin si scostò immediatamente.
"Io e Jungkook abbiamo delle cose da fare" spiegò lui senza entrare troppo nei dettagli.
Yun-hee riposo la mano sulle sue gambe e incominciò a giocherellare nervosa con un braccialetto al suo polso e chinò la testa, per evitare di guardare Jimin.
 
Il ragazzo dopo la sera che lei era andata da lui in lacrime, aveva di nuovo preso le distanze, era più di un mese che la situazione era così instabile e lei non ne capiva il motivo, pensava solo che fosse stata troppo avventata ad andare a cercare in quel tremendo giorno e a rimanere a dormire in camera con lui.  Aveva comunque provato a far finta di nulla, ma la situazione la stava rendendo sempre più nervosa e triste.
 
Dashimen percepì una certa tensione e si voltò immediatamente a guardare Tae in cerca di spiegazioni.
Taehyung però non ricambiò lo sguardo del ragazzo, poiché guardava l’amico scuotendo la testa con disapprovazione, trovava il comportamento di Jimin fin troppo esagerato.  Erano di nuovo al punto di partenza e la colpa era di Jungkook, che aveva deciso di mettersi in mezzo in quella probabile coppia.
 
"Impegnato a fare cosa?" Chiese Dashimen poiché nessuno parlava. 
"Affari nostri." Tagliò corto Jimin.
"Io vado..." disse improvvisamente  Yun-hee alzandosi in piedi, beccandosi un'occhiataccia da Dashimen, che ignorò.
"No, rimani.. ora arriva Jungkook! Così ci aggiornate ad entrambi!" Esclamò Jimin con voce squillante, cercando di fermarla.
 
Aveva promesso a Jungkook di aiutarlo a conquistare la sua migliore amica, specie dopo la litigata che avevano avuto un mese addietro. Jungkook era andato in camera di Jimin con Taehyung, per chiedere se andassero insieme da Yun-hee e chiedere com’era andata la giornata con Isabel. I due ragazzi però avevano visto Yun-hee dormire profondamente nel letto di Jimin, perciò erano finiti a litigare.
Jimin aveva provato a spiegarsi, ma Jungkook era stato irremovibile, quindi si era dovuto allontanare da Yun-hee per dimostrare la sua innocenza e che non ci fosse niente tra lui e lei.
 
"Possono aggiornarvi loro... ho altro da fare" rispose Yun-hee frettolosamente, senza neanche guardarlo negli occhi e volendosi solo allontanare da lui, che le stava spezzando nuovamente il cuore con i sui comportamenti evitanti.   
Senza aspettare risposta si allontanò da loro, a passo veloce.
Dashimen la guardò con preoccupazione, diede un colpetto a Taehyung vicino a lui.
"Pensaci tu." Disse con tono secco. Si alzò immediatamente per seguire la ragazza, guardando però per un attimo Jimin in malo modo.
 
"Piccola scout!" Esclamò con il fiatone bloccandola da dietro.
"Dashimen smettila di acchiapparmi così!" Trillò lei irritata cercando divincolandosi.
"Dai e divertente specie perché t’imbarazzi!!" Esclamò lui ridendo cercando di smorzare un po’ la tensione della ragazza.
"Dashimen l'ultima volta siamo stati beccati da oppa Jin con questo tuo modo di fare" disse lei sempre irritata.
"Come siamo permalose" disse lui staccandosi e affiancandola cominciando a camminare con lei vicino.
"Mi spieghi che succede con Jimin?" chiese poi subito dopo.
"Ah boh... sta riprendendo le distanze da me..."  sospirò lei triste
"Mmh... stranamente Taehyung non è venuto a spifferarmi nulla" disse pensieroso, pensando che il ragazzo dovesse sapere tutto.
"Aigoo tu e Taehyung siete diventati amici intimi!" Disse lei  sconvolta dall'accoppiata appena creatasi, che poteva diventare una bomba a orologeria.
"Anche tu sei andata subito da lui... nessuno sapeva dell'incontro dei due" l’accusò Dashimen, ormai erano un trio loro tre insieme.  
"A parte te....” disse con tono sprezzante “Aigoo Dash, li sai custodire bene i segreti." Lo rimproverò lei, non aveva ancora digerito che lui le avesse mentito, e non le avesse detto dell’indirizzo dato a Yoongi.
"Non potevo dirtelo, anche perché hai visto: appena l'hai saputo sei venuta a puntare il dito dritto contro di me" disse lui fingendo di imbronciarsi.
"Per l’amor del cielo, era prevedibile che tu avresti fatto qualche stronzata..  che poi voglio proprio capire cosa hai concluso?" disse lei scuotendo il capo.
"Beh si sono visti... lui ha concluso sicuramente qualcosa" annuì lui seriamente.
"Oh maschi” si lamentò lei, giudicando il genere maschile come altamente idiota. “Fatto sta che ora lui è in uno stato pessimo." Continuò a rimproverarlo lei.
"Se non avesse perso la collana, non starebbe così" rispose pungente Dashimen.
"Perso... lei l'ha rubata" disse con rabbia la ragazza, non sopportava Yuri, la trovava veramente falsa.
"Aigoo... è quello che dice Yoongi." Disse lui.
"Da quando non ti fidi di lui?" chiese lei sconvolta, dandoli un colpetto, indignata.
"Non è che non mi fido... ma lui stava reprimendo il dolore, illudendosi che fosse solo un momento quello di Isabel. Lei ha scelto davvero, le foto confermano..." disse lui insicuro.
"Nessuno di noi crede che lei sia certa della scelta, neanche tu credi che lei possa andare avanti.... io andrò da lei appena tornati!" esclamò con tenacia lei.
"Io non so più che pensare... non la comprendo più, prima mi era semplice capirla, ora non più... Yun-hee ho parlato con il suo terapista..." sussurrò Dashimen.
"Che ha detto?" trillò lei.
"Aigoo non mi rimproveri?" chiese sconvolto lui.
"No, Dash... perché sono più interessata a sapere, come lei stia. Sinceramente è colpa sua se dobbiamo rivolgerci ad altri per capirla, dato che ci ha tagliato fuori..." disse con rabbia lei, lo sconforto per la scelta di Isabel di tagliarla fuori dalla sua vita, si era trasformato in rabbia, Yun-hee era decisamente pronta a farsi valere, e a far in modo che la situazione cambiasse.
"Mi sono rivolto io, non tu..." disse lui, leggermente atterrito dai cambi repentini di umore della ragazza.
"Lo avrei fatto io se avessi avuto il numero..." sbuffò lei innervosita.
"Tu di solito non t’intrometti, perché questo cambio di rotta?" chiese lui incuriosito.
"Perché non sopporto più l'essere messa da parte, senza un valido motivo." Disse tenacia lei.
"Jimin di nuovo..." disse a bassa voce Dashimen.
"No. Non è lui. È Isabel il problema!" lo guardò in malo modo lei.
"Qui siete tutti una banda di matti..." scosse la testa lui.
"Come se tu e il tuo tipo non diate problemi...." lo guardò ironica lei.
"Non mi sembra di dare problemi a qualcuno." 
"Certo tu sei l'altro che non parla" sbuffo lei innervosita.
"Come se tu parlassi di Jimin." Sbuffò irritato lui.  
"Jimin ed io siamo amici... lui si comporta di nuovo strano... ed io non ci posso fare nulla. Non è colpa mia, se è uno così umorale." scosse la testa lei con rassegnazione.
"Giusto" sospirò lui con tono rassegnato, era meglio chiudere la discussione dandole ragione.
"Il terapista? " tornò  al discorso la ragazza.
"Eh... dice che è la strada giusta da seguire, che è buono che lei provi ad andare avanti e ad accettare la vita che ha. Che le farà  bene." Disse tentennando Dashimen. 
"Stiamo sbagliando?" Chiese Yun-hee, fermandosi di colpo sul posto.
"Forse si.... forse ho sbagliato tutto, ho sbagliato a forzarla... avrei dovuto spalleggiarla. Lei ha ragione le ho urlato tante volte che: sarebbe dovuta andare avanti, essere più egoista. Improvvisamente ho cambiato fazione, sono diventato amico a Yoongi. Lei ha avuto ragione ad accusarmi." Disse Dashimen tristemente.
"Dovremmo stare con lei e no qui vero?" chiese lei titubante.
"A essere sincero non lo so... dove dovemmo stare. A me sembra come se io non sia adatto a nessun posto. Non mi sentivo adatto in America perché immigrato, a Seul non mi sentivo adatto per la mia mentalità aperta." Incominciò ad aprirsi lui.
"Ma a Seul ci sono Isabel e Hoseok..." tentenno lei, leggermente incredula dal discorso appena iniziato dal ragazzo.
"Lo so, ma il padre di Isabel non sa della mia esistenza, ci potrebbero essere ripercussioni. Hoseok... non ha detto a nessuno di noi, è come se io non mi sentissi adatto, a lui. Non mi sento parte di nessun posto. " Era come se Dashimen avesse da poco realizzato che: si sentisse come un nomade che viaggia senza una metà da raggiungere, sempre in cerca di un  posto dove sentirsi a casa, e non trovandolo. 
Yun-hee guardò Dashimen tristemente, si affianco a lui e poggiò la testa sul suo braccio con far affettivo. 
"Dash... non so bene cosa dirti... ma siamo una squadra... quindi almeno posso darti la conferma che fai parte di ciò" disse lei dolcemente alzando lo sguardo su di lui, che la guardò sorridendo triste. 
"Non credo andrò da Isabel.... come non credo di riseguirvi in tour dopo Seul... penso di aver bisogno di un po' di tempo per chiarirmi le idee." Disse lui con dispiacere. 
"Va bene.. mi toccherà stare con Taehyung allora." Provò a fare dell’ ironia lei, scaturendo una risata in lui.
"Aigoo chi l'avrebbe detto... destinati alla compagnia di Taehyung."  Scherzò anche lui sull’argomento.
"Ho una bottiglia in camera... beviamo e saliamo sopra nella terrazza dell'hotel." Asserti lei con un sorriso.
"Waoo, piccola scout mi sorprende la tua spavalderia!" 
"Ti va o no?" chiese sorridendoli.
"Si" disse Dashimen ammiccandole.
 
15 MAGGIO MATTINA SEUL
Isabel beveva il suo caffè con calma, guardava il pezzo di dolce davanti a sé, con intensità tale da averlo già nello stomaco, o molto probabilmente lo stava fissando per non guardare la persona di fronte a se.
Il silenzio regnava al loro tavolo, le due donne avevano aperto bocca solo per ordinare e si erano azzittite entrambe.
Quell’appuntamento alla caffetteria non era per niente voluto da entrambe le parte e ciò si poteva notare visibilmente.
“Quanto tempo dovrebbe durare tutto ciò?” chiese Jisoo, parlando finalmente dopo eternità di silenzio.
“Non ho idea.” Rispose secca Isabel.
“Forse dovremmo provare a parlare?” chiese leggermente a disagio la donna.
Isabel alzò lo sguardo su di lei, leggermente indecisa su cosa dire.
“Vuoi parlare?” chiese con tono amaro.
“Forse potremmo, avere una conversazione civile, se solo tu provassi a non trasmettere tanto rifiuto” disse riluttante la donna, distogliendo lo sguardo da Isabel subito dopo.
“Dubito… continuo a non capire il perché di tutto ciò.” Disse Isabel con tono piccato.
“Comprendo…”
“L’hai lasciato?” chiese poi schiettamente Isabel, guardandola in cagnesco.
“No… torna oggi dal tour” disse lei sospirando.
“Devi lasciarlo, se hai deciso di mandare avanti quest’assurda relazione con mio padre.” Disse sotto forma di minaccia guardandola con odio.
“Tu non capisci” sospirò lei.
“Si, io non capisco come ti ritrovi a stare con mio padre, vecchia conoscenza quando vi sareste mai conosciuti?” chiese con astio lei.
“Non capiresti, se te lo raccontasti…” disse lei indecisa.
“Allora non raccontare, non spiegare.  Fa quello che vuoi. Ma non trascinare Namjoon nella tua merda.” Disse velenosa Isabel, provando a chiudere la conversazione, irritata dal modo di fare di Jisoo.  
“Non lo farò… anche se non mi credi, io ci tengo a lui.” disse lei titubante, alzando lo sguardo verso la ragazza.
“Ah si? E lo dimostri così?” chiese lei piccata.
“Ti ho detto che è complicato, non posso lasciare tuo padre.” Si lasciò sfuggire Jisoo.
Isabel assottigliò lo sguardo, non riusciva veramente a inquadrala come persona, sembrava essere solo interessata ai soldi. Il fascicolo, dov’era raccontata la sua storia e di come aveva accalappiato un uomo facoltoso, la faceva pensare male.
C’era un però, sembrava come se Jisoo fosse in trappola per via degli eventi, senza una via d’uscita.
Sembrava ci fosse altro.
Forse se Isabel fosse stata più gentile, avrebbe potuto farla parlare, ma proprio non ci riusciva ad essere cordiale con lei.
“Allora devi lasciare Namjoon.” Disse secca Isabel.
Jisoo rimase immobile a guardare Isabel, chinò il capo.
“È meglio che io vada.” Disse in modo frettoloso alzandosi dalla sua sedia, Isabel si alzò a sua volta e le afferrò il polso con violenza.
“Ti avevo già avvertita, non voglio che fai del male a Namjoon.”
“Cosa ti importa? Perché un’amica che neanche può vederlo, si preoccupa tanto per lui?” chiese Jisoo alzando lo sguardo su Isabel e digrignando i denti innervosita.
“Perché anche se non posso essergli accanto, lui rimane la mia famiglia.” Disse Isabel con far protettivo.
“Non ho paura delle tue minacce.” Provò a tagliar corto la donna, cercando di svincolare il polso.
“Invece dovresti… sai io non ho nulla da perdere. Non mi è rimasto niente. La mia vita non vale poi tanto, comunque sia non permetterò a nessuno di far del male a Namjoon e a nessuno del gruppo. Ti conviene lasciarlo.”
“Sai anch’ io non ho nulla da perdere nella mia vita. Io non ho mai avuto niente. Giochiamo alla pari. Deciderò io se lasciarlo o no. È la mia vita, e non sarà una mocciosa a farmi tremare di paura.” Disse con rabbia Jisoo, e con un violento strattone fece in modo che Isabel lasciasse la presa sul suo polso, si allontanò da lei e con passi pensanti andò via lasciando la ragazza immobile sul posto.
Isabel sospirò, si rimise a sedere prendendosi la testa fra le mani.
Avrebbe dovuto tenersi alla larga dai fatti riguardanti i bts, lei stava andando avanti.
Almeno ci stava provando.
Si passò una mano sul petto vicino al collo, accarezzandolo. 
Anche senza collana non avrebbe mai potuto dimenticare, loro sarebbero stati sempre parte di lei, tutti loro, e lei li avrebbe sempre voluti proteggere.
 
15 MAGGIO 2017 SEUL POMERIGGIO
Isabel si trovava davanti la porta dell’appartamento di Dashimen, con il fascicolo di suo padre stretto tra le braccia, Chin-hae l’aveva chiamata quella mattina per dirle che Dashimen era tornato, cosa che lei già aveva saputo da Jisoo.
Aveva bisogno di Dashimen, e delle sue doti informatiche.
Il loro rapporto però era ormai spezzato, e si sentiva completamente una sciocca a trovarsi lì da quasi trenta minuti cercando il coraggio di chiedergli aiuto.
Si fece coraggio e bussò alla porta, sarebbe potuta direttamente entrare, ma decise di evitare, lasciando intatta la distanza tra entrambi.
“Si?” aprì la porta Dashimen per poi spalancare la bocca alla vista di Isabel di fronte a lui.
“Ch—e… cos-a?” balbettò lui non riuscendo a credere ai suoi occhi che lei fosse di fronte a lui.
“Io… non sono qui per noi. Ho solo bisogno del tuo aiuto.” Provò a dire lei mantenendo un tono fermo della voce.
“Non sei qui per noi?” chiese lui titubante, l’averla vista di fronte a lui gli aveva fatto credere per un attimo di averla riavuta nella sua vita.
“No. Rimango della mia decisione. Tuo zio non riesce ad aiutarmi, ha detto di chiedere a te.” sbuffò lei, sapeva benissimo che fosse solo un modo per fargli fare pace.
“Mio zio non riesce?” chiese lui stupito, non credendoci poi molto.
“È una scusa per farmi venire da te, pensa che faremo pace.” Disse lei piccata.
“E non sarà così?” chiese lui alzando un sopracciglio, se lei era lì e aveva ceduto a suo zio, forse c’era una speranza.  
“Gli hai dato il mio indirizzo.” Disse lei con astio.  
“Lo so, ero arrabbiato.”
“Lo so, ti sei vendicato, non ti sono stata ad ascoltare e tu hai agito contro il mio volere di nuovo.” Disse con tono presuntuoso lei.
“Non avresti dovuto allontanarmi. Lo avevi promesso.” Disse lui non riuscendo a trattenersi, lei aveva rotto la promessa.
“Mi aiuti o no?” chiese lei cambiando discorso, non era pronta a fare pace con lui, ma si sentiva in colpa di aver dovuto mettere fine a quell’amicizia, lei voleva bene a Dashimen, ma ormai era certa che era la scelta giusta per entrambi.
“Faremo pace?” chiese lui speranzoso.
“No, Dashimen no. Non avresti dovuto farlo.” Disse secca, per poi voltarsi e far per andare via, capendo che lui non l’avrebbe aiutata.
“Dove vai?” chiese lui tremolante, non voleva vederla andare via.
“Via… non mi aiuterai lo so, a meno che io non ti perdoni, e non è nei miei piani.” Disse lei con una scrollata di spalle.
“Io ti voglio bene.” disse lui con il cuore a pezzi, sperando che ciò le facesse cambiare idea.  
Lei lo guardò con rancore misto a tristezza.
“Anche io, ma non cambia  la mia decisione.” Provò a dire con decisione.
“Va bene… farò come ha fatto lui, mi farò andare bene la tua decisione, hai solo bisogno di tempo.” Provò a dire lui.
“Come lui?” tentennò lei.
“Lui non ha rinunciato a te. Lo sai, ti ha solo dato un accontentino.” Disse schietto Dashimen.
Lei rise amaramente, scosse la testa, stanca della situazione.
“Non sarei dovuta venire. Fai finta di non avermi vista. Costringerò tuo zio ad aiutarmi.” Disse con rabbia lei, non voleva sentirsi sbattere quella verità in piena faccia, anche se lo sapeva anche lei, lui l’aveva solo accontentata. Nessuno dei due era andato avanti in quegli anni, difficilmente avrebbero potuto rinunciare improvvisamente al loro amore.
“No, aspetta.” Lui la raggiunse e la bloccò.
“Ti aiuto, non parleremo di lui, o di noi o di qualunque cosa. Prometto che rispetterò le tue scelte. Ti aiuto, entra in casa.” Disse cercando di essere convincente.
“Me ne pentirò già lo so. Andiamo, dentro, offrimi da bere così ti spiego tutto”
“Si certo!” esclamò lui facendole strada verso l’appartamento, convinto che forse passare del tempo insieme avrebbe fatto si che tutto si sarebbe risolto.  
 
Dashimen si era messo già a smanettare al suo computer dopo un paio di bicchieri di vodka e una spiegazione e lo studio di tutto il fascicolo.
Isabel sarebbe voluta tornare a casa propria, ma lui l’aveva convinta a rimanere, dicendo che ci avrebbe messo poco a trovare delle informazioni.
“Hai trovato qualcosa?”  chiese mentre camminava avanti e dietro per la stanza e versava un altro paio di bicchieri ad entrambi.
“Penso sia questa la ragazzina che cercavi” disse facendosi da parte, lei si avvicinò al computer per osservare meglio.  
“La foto ce l’ho!” disse lei con voce lamentosa.
“C’è un articolo di giornale, stupida leggi” disse lui infastidito dal comportamento di lei.
“Il signore Min Si-woo,  arrestato per produzione illegale di filmografia pornografica, la figlia è scomparsa, indagato per la scomparsa della ragazzina minorenne” lesse lei, per poi fermarsi immobile ad osservare la notizia con un’espressione disgustata sul volto.
“Riesci ad accedere alle udienze e alle cause di lui?” chiese lei.
“Ci vorrà un po’… sai dovrei hackerare un paio di sistemi giuridici” disse lui leggermente incerto.
“A cosa ti servono tutte queste informazioni, non ti basta il fascicolo?” chiese lui sempre più confuso, lei lo guardò indecisa e poi si sedette vicino a lui.
“Mia madre aveva una storia con il segretario di mio padre, ed entrambi avevano trovato tutte le informazioni che sono nel fascicolo che ti ho dato con le foto. Informazioni che mio padre non vuole si sappiano”
“Si fin qui ci sono arrivato, ma non è la stessa cosa per cui lo minacciava Do-yoon?” chiese lui confuso pensando che fosse uno degli assi della manica del fotografo.
“No, Do-yoon lo minacciava per quello che mi hai detto tu, e per altri fatti illeciti dell’azienda. Di questa cosa delle ragazzine minorenni non la sapeva nessuno”
“Scusa perché il segretario non ha denunciato a tuo padre?” chiese lui, consapevole che li mancasse qualche pezzo.
“Lo stava per fare, aveva trovato questa ragazzina che era pronta a testimoniare in cambio di molti soldi, mia madre si era accordata con lei. Solo che mio padre ha scoperto tutto, e il segretario è morto in un misterioso incidente dove: i freni dell’auto non funzionavano, è morto anche l’autista.” Spiegò lei, guardando con preoccupazione Dashimen.  
“Tuo padre l’ha fatto fuori?” chiese sconcertato.
“Si, te ne stupisci? Io no, ho sempre pensato che le sue minacce si sarebbero compiute se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Non m’impaurisco tanto per!”  si lamentò lei.
Dashimen rimase fermo a guardarla, leggermente titubante. Forse Isabel aveva avuto ragione ad essere tanto impaurita.
“Mmh sai l’anno in cui è morto il segretario?” chiese lui con una pessima idea nella testa.
“Duemila… perché?” chiese lei mentre osservava Dashimen armeggiare con il computer.
“Stesso anno in cui il padre della ragazzina è stato arrestato e lei è scomparsa!” esclamò lui indicando poi l’articolo di giornale.
“Aigoo, dici che ha ucciso anche una minorenne? Ti prego dimmi di no! Non può essere tanto un mostro” disse lei sconvolta, non poteva credere che avesse ucciso una ragazzina, che tra altro si era portato pure a letto.
“Di essere mostro lo è: si fa le minorenni e ha ucciso un uomo” disse basito Dashimen.
“Si, ma andare a letto con una ragazzina e poi ucciderla? Dai sarebbe impensabile! Non voglio crederci! Non voglio!” trillò lei, non voleva credere a tanto.
“Cazzo forse dovresti realmente scappare Isabel… tutto ciò non mi piace” disse lui pensieroso.
“Dobbiamo trovare la ragazza, dobbiamo farlo!” disse lei saltando in piedi all’improvviso e facendo spaventare Dashimen.  
“E come vuoi che la trovi!” chiese lui spalancando la bocca, non credendo che potesse arrivare a fare tanto.
“Ah boh, un modo lo troverai, hai trovato la pazza che stalkerava Jungkook e anche i proprietari delle minacce di morte per Jimin!”
“Isabel avevo degli account da hackerare, avevo dei computer… non posso trovare una ragazzina scomparsa che nessuno ha mai trovato e che probabilmente ora si trova in qualche fosse e di lei sono rimaste solo le ossa e i capelli!” strillò lui sconvolto, non comprendendo la pazzia della ragazza.
“Puoi trovare altre foto, non so… la scuola, dove andava, l’annuario! Le impronte digitali? Forse ha cambiato nome! Forse trovi le impronte su un'altra persona! Anzi, cerca il padre, forse è in galera possiamo andare da lui!” incominciò a proporre una serie d’idee lei.
“Tu sei impazzita! No! È troppo pericoloso non andrai in una prigione solo per indagare, perché ti è venuta la voglia” disse lui sconvolto, reputando il tutto fin troppo rischioso.
“Tu non capisci, se io trovo questa persona e con questo fascicolo tra le mie mani, io potrei denunciare mio padre, forse posso usare il piano di mia madre per liberarmi di lui!” esclamò lei su di giri, come se fosse tremendamente fatta di qualche sostanza.
“Aigoo, sei pazza! Non puoi usare tutto questo! No! Isabel è pericoloso, se ha ucciso questa ragazza, cosa ti fa pensare che non ucciderà te in un momento X facendolo sembrare un incidente?” chiese lui sconvolto.
“Quindi dovrei stare ferma? Non fare niente? Ho una bomba tra le mani, pronta a farla esplodere!” disse lei sconvolta, sapeva che lui non avrebbe capito.
“No, non hai niente, solo un fascicolo e se io decido di non aiutarti, tu non hai niente e io decido così” disse lui fermamente, non avrebbe mai aiutata a farla ammazzare dal padre.
Era stato tutto un errore, farle incontrare Yoongi, avrebbe dovuto continuare a tenerla alla larga da lui. Le minacce del padre di lei sembravano essere sempre più terrificanti, dopo le ultime informazioni ricevute.
Si sentiva tremendamente in colpa, aveva capito di aver sbagliato.
“Cosa? Non puoi farmi questo! Quando si tratta dei bts, quando Yoongi ti chiama scappi e lo aiuti!”
“Non era pericoloso per loro, ho aiutato i ragazzi per una buona ragione! Jungkook aveva una pazza che lo seguiva e Jimin ha avuto minacce di morte! Isabel erano a rischio vita! Tu ti metti a rischio vita, se ti aiuto!” urlò lui in preda a una crisi di nervi.
“Me lo devi Dashimen, me lo devi!”
“Perché dovrei dovertelo? Hai detto che non siamo più amici, ti ho trovato quello che potevo, non ti aiuterò in altro.” Disse lui schietto.
“Sei assurdo! Ho finalmente tra le mani qualcosa per sconfiggere mio padre, per poter essere libera. E tu non vuoi aiutarmi!” disse lei con astio.
“Ammettilo che vuoi farlo per riprenderti Yoongi.” Disse lui alzando un sopracciglio convinto delle sue parole, era quello il motivo perché lei voleva agire. Lui lo sapeva bene, ed era stata colpa sua e colpa del suo mettersi in mezzo.
“Cosa?” chiese lei tentennante.
“Ammetti che non stai andando avanti, che vuoi liberarti di tuo padre, che non è vero quello che hai detto a Yoongi. Ammettilo che stai ancora lottando, anche se a lui hai detto che non ci riuscivi più!” l’accusò lui, volendo sentirglielo dire.
“Non sto lottando per lui. Sto lottando per me.” Disse lei con rabbia.
“Non l’hai mai fatto, o saresti andata avanti con la tua vita anni fa. Sei ancora qui, a lottare per lui.”
“Non capisci? Non lo riavrò mai. Sinceramente non so neanche se ne uscirò viva, so che quello che voglio fare è rischioso, ma non è importante se rischierò la mia vita.”
“Forse non è importante per te! Ma lo è per me e per altre persone. Non ti aiuterò se rischierai di essere scoperta e ammazzata da tuo padre.” Disse lui con rabbia.
“E per questo che ti ho detto che non possiamo essere amici. Non posso avere legami se voglio mandare avanti il piano di Do-yoon, e devo accettare che lo devo fare per me, e no per amore.” Disse lei sempre più ferma nelle sue convinzioni.
“Non ti aiuterò… ti farai ammazzare. Non voglio questo.”
“Perfetto, confermi che non sarei dovuta venire, prendo il fascicolo e vado via.” Disse lei.
“No, aspetta!”
“No.. Dashimen no.  Non vuoi aiutarmi, quindi non vedo perché io debba rimanere qui.” E così dicendo riprese i suoi effetti personali e andò via lasciando Dashimen ancora da solo.
Dashimen in preda alla rabbia diede un calcio al divano.
Doveva parlare con Yoongi, dire la verità al ragazzo, forse insieme avrebbero potuto trovare un modo, forse avrebbero potuto incastrare loro il padre di Isabel, senza mettere la ragazza in pericolo.
L’unico modo per salvarlo era agire prima di lei, così che non rischiasse niente.
Era arrivato il momento di dire la verità a Yoongi.
 
Angolo dell’autrice:
Capitolo un po’ di passaggio… e non doveva essere così lungo.
Niente Yoongi che sarà chissà dove a piangere.
Abbiamo Yun-hee… si Jimin fa il rincretinito di nuovo.
Dashimen protagonista! Con isabel che è sempre un casino. comunque mi mancavano isa e Dash! 
E la segretariaaaaaa! Si sembra campata in aria, ma nella mia logica ci sta.
È tutto collegato!
Baci a sabato o domenica prossima!  
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** CAPITOLO 20: SEOUL= PROBLEM ***


CAPITOLO 20: SEOUL= PROBLEM

15 MAGGIO 2017 SERA
I bts erano rientrati dalle Filippine quello stesso pomeriggio, ed si erano recati immediatamente in agenzia per poter lavorare ad alcune progetti che avevano.
Era molro tardi quando tutti e sette finalmente si trovavano a casa ognuno nelle proprio stanze, pronti per riposare un po’ di ore prima della giornata impegnativa che li avrebbe attesi il giorno dopo.
“Hai svuotato la valigia?” chiese Jin rientrando in camera dopo la doccia appena fatta e chiudendo la porta.
“No, lo farò quando mi andrà.” Rispose Yoongi con astio nella voce, era sdraiato sul letto e guardava il soffitto, cercando di ignorare il suo compagno di stanza, con cui ormai aveva un rapporto cordiale solo davanti alle telecamere e allo staff.
“Sei ancora arrabbiato con me?” chiese Jin leggermente stufo della situazione.
“Si. Finché non mi crederai.”
“Yoongi non puoi fare così! Prova a metterti nei miei panni? Cosa avrei dovuto fare, la collana non c’era da nessuna parte” provò a dire Jin con tono esausto.
“Avresti dovuto avere fiducia in me, mi guardi ancora come se fossi pazzo.” Disse Yoongi imbronciato, mettendosi a sedere sul letto e fissando il maggiore con risentimento.
“Non sei pazzo, e solo che…”  Jin non riuscì a finire la frase per via di Yoongi che urlò subito dopo bloccandolo.
“Cosa? Che ti fidi più di lei che di me!” lo accusò Yoongi.
“Io la amo!”
“Oh ti prego, ti sei solo costruito un castello di carte che alla fine cadranno, lo sai benissimo. Lo sai che c’è qualcosa che non va in lei!” lo continuò ad aggredire il ragazzo saltando subito in piedi.
“Non è vero Yuri è perfetta!” esclamò Jin con voce alta.
“Ah si? E perché mai non è mai con noi?” disse con una risata di scherno.
“Lo sai il perché! Non devo spiegartelo, lo sai!”
“Non le hai mai detto di Isabel, non ti fidi di lei o le avresti detto tutto” lo accusò Yoongi.
“Io….” Jin lo guardò rimanendo senza parole, non sapendo per niente come rispondere a quell’accusa.
“Lo sai, c’è qualcosa che non va, sia in lei che nella cugina, che tra altro Tae non sopporta, ma non la lascia a causa tua! Non vuoi crederci perché ti illudi che a te vada bene a differenza di tutti noi!” lo accusò sempre di più Yoongi, ormai erano ai ferri corti ed era difficile, poter tornare a andare d’accordo, solo un miracolo avrebbe potuto salvare il loro rapporto.  
“Non sai di cosa parli! Io non mi illudo, sono convinto della mia relazione, le chiedere di convivere a fine Tour!” esclamò il più grande.
“Cosa farai? Sei del tutto impazzito? Vuoi vivere con quella pazza e falsa della tua fidanzata”  trillò basito Yoongi non credendo che il maggiore avesse in mente una idea così assurda.
“Yoongi smettila di avercela con chiunque e puntare il dito! Sei tornato insopportabile! Pensavo che fossi cresciuto, e invece sei sempre il solito ragazzino!” cercò di difendersi Jin.
“Tu invece sei sempre quello che crede di avere sempre ragione, il solito hyung assillante!”
“Bene, se sono tanto assillante non mi parlare più!” gli urlò contro Jin, era estremamente stufo dei capricci di Yoongi, che avrebbe dovuto essere come lui il maggiore di tutti quei ragazzini. Un tempo poteva dire di contare sull’amico, ma ormai non era più così, si era reso conto che Yoongi creava più problemi di tutti messi insieme.
“Perfetto, me ne vado da Hoseok!” urlò di rimando Yoongi, per poi girarsi e andarsene via sbattendo la porta.
Jin si sedette sul letto affranto, continuando a guardare la porta chiusa ormai.
Era tutto così difficile, tutto così stressante.
Quella situazione della collana, dell’accusa alla sua fidanzata, non aveva poi molto senso nella sua testa.  
Si trovava a essere combattuto, e cercava di capire il perché Yoongi avesse tutti quei sospetti in lei, aveva più di un tarlo nella testa.
Non voleva però credere che la persona con cui stava insieme ormai da un anno, non potesse essere quella che credeva.
Proprio non voleva avere anche lui un fallimento d’amore, almeno uno di loro doveva riuscirci.

16 MAGGIO 2017
Yoongi e Hoseok si trovavano davanti al portone, del palazzo, dove stava il vecchio appartamento di Isabel.
Dashimen aveva mandato un messaggio a Yoongi dicendo di raggiungerlo lì con Hoseok, e di dirigersi direttamente dal portiere che li avrebbe dato tutte le indicazioni necessarie.
“Siamo fermi qui da circa dieci minuti, che dici entreremo?” chiese Hoseok leggermente nervoso, non sapeva cosa aspettarsi e non capiva il perché si trovassero lì.
“Mi fa strano entrare qui… dopo così tanto tempo.”
“Senti… ma non è che: è un’idea tua quella di vederci qui con Dashimen?” chiese il ragazzo titubante.
“No, perché dovrebbe essere mia?” chiese Yoongi guardandolo confuso.
“Per quello che mi hai detto l’ultima volta.” Disse guardando altrove in modo impacciato, dopo quello che Yoongi li aveva urlato durante il tour nelle Filippine, erano stati così tanto impegnati da non aver più affrontato l’argomento.
Era come se quella chiacchierata non fosse mai avvenuta, era come se fosse ferma del limbo a ondeggiare lì dentro senza riuscire a uscirne.
“Ah… tu non ne hai parlato più, pensavo che alla fine saresti venuto a parlarmi. Ho pensato che non fossi ancora pronto. Tranquillo non ti ho fatto nessuna imboscata. Non ho detto che so di voi due a Dashimen.” Disse tranquillo Yoongi per poi tornare a guardare il portone a disagio.
“Non me la sento di parlarne, ancora non sono pronto” provò a sussurrare Hoseok.
“Allora continueremo a far finta di nulla, anche se credo che tu stia sbagliando, il passato torna sempre a perseguitarci! Vedi: dove mi trovo io. Anzi vedi dove ti trovi tu, immagino che sia iniziato tutto quando andavate a scuola, e all’improvviso Dashimen è ricomparso” disse con un’alzata di spalle.
“Si, per colpa tua.” Brontolò Hoseok.
“No, dai la colpa a Isabel.” disse discolpandosi Yoongi, provando a ridacchiare ma non riuscendoci poi molto, si sentiva sempre più nervoso nell’essere lì.
“Quindi che si fa? Entriamo?” chiese Hoseok cambiando discorso.
“Si, anche se non capisco perché l’appuntamento sia qui” disse Yoongi riluttante per poi fare comunque qualche passo in avanti e raggiungere il portone, Hoseok dietro di lui lo seguì immediatamente, leggermente confuso dalla situazione, ma sollevato che non fosse un’imboscata per lui.
 
“Salve buon sera” disse Yoongi entrando nel palazzo e avvicinandosi al portiere.
“Salve! Min Yoongi giusto? ” disse il portiere sorpreso.
“Si, sono io… ci siamo già conosciuti” provò a dire Yoongi leggermente a disagio, mentre si massaggiava il collo nervoso. “Lui è un mio amico Jung Hoseok” disse presentando anche J-hope vicino a lui.
“Ma certo che ci siamo già conosciuti! Ricordo benissimo veniva sempre a trovare la signorina Kim, di turno trovava sempre me” sorrise il portiere in modo gentile.
“Oh… mi fa piacere che si ricordi di me, mi ha mandato un amico, un certo Kyo Dashimen, dicendomi di rivolgermi a lei” spiegò Yoongi con voce tremante.
“Oh si certo, mi ha detto di riferirle che può tranquillamente entrare nell’appartamento della signorina Kim”
 “Cosa? Veramente? Aveva ordinato anni fa di non farmi salire.” Esclamò Yoongi sorpreso, per poi sbattere gli occhi, confuso
“Oh, ma è stato solo per poco, un mesetto, poi ha revocato l’ordine dicendomi che se lei fosse mai venuto qui, avrei potuto farla salire, anche perché il pin è sempre lo stesso per entrare. ” Disse sorridente e affabile.
“Un attimo ma non si era trasferita?” chiese scosso, era certo che Isabel non abitasse più in quella casa, lui aveva fatto anche una proposta per comprarla addietro, ma il prezzo era troppo alto e aveva dovuto rinunciare,Yoongi strabuzzando gli occhi e guardando Hoseok vicino a lui che era immobile perplesso dalla situazione.
“No, non ha mai venduto, ma questo è un segreto, pensavo che lei lo sapesse, che voi due avesse risolto” disse stranito il portiere, per poi prendere un foglio e rileggere il messaggio che li era stato lasciato da Dashimen.
“La casa è intestata a Kyo Dashimen, ma rimane di proprietà di Isabel, il ragazzo mi ha chiamato oggi, dicendomi che può entrare”
“La casa è di Dashimen?” chiese Hoseok confuso, entrambi i ragazzi si scambiarono uno sguardo scettico e confuso.
“Si, fa solo da presta nome, comunque potete già salire lui ha lasciato detto che arriverà in ritardo” disse tranquillamente il portiere.
 “Grazie, le sono molto grato, non è che per causalità Isabel è in casa?” chiese poi Yoongi, ormai aveva capito che Dashimen conosceva Isabel, poteva essere che avesse organizzato un incontro.
“No, penso sia all’altro appartamento non viene molto qui, solo qualche Weekend e sola, non è mai entrato nessuno qui per lei, a parte Dashimen” disse pensieroso.
“Capisco, grazie mille, allora noi saliamo sopra nell’appartamento.” Disse leggermente basito da quello che stava accadendo.  
“Ehm Signor Min Yoongi? Potrei chiedere a lei e il suo amico, un autografo per mia figlia?” chiese poi l’uomo, leggermente a disagio.
“Ohh, certo mi dia un foglio e una penna” disse a disagio, quel portinaio lo conosceva da una vita, ricordava ancora la prima volta che l’aveva incontrato quando era andato a casa della ragazza alle cinque e mezza la mattina e lo aveva fissato male, poi tutte le volte che c’era lei, o si recava da solo e poi c’era stato quel giorno  in cui dispiaciuto il signore dovette cacciarlo via.
Dopo che entrambi i ragazzi avessero firmato, salutarono gentilmente, e si avviarono verso l’appartamento.

Salirono nell’ascensore in silenzio ognuno perso nei propri pensieri, si arrivarono davanti la porta dell’appartamento, Yoongi si voltò verso la sua destra, trovando la pianta sempre al solito posso, sorrise nel vederla piena di foglie verdi .
“Ricordi il pin?” chiese Hoseok a disagio.
“Dovrebbe essere il giorno in cui ci siamo baciati per la prima volta” disse lui avvicinandosi al tastierino numerico, digitò la data e la porta diede lo scatto dell’apertura.
“Potevi sempre entrare?” chiese Hoseok sbigottito.
“Ah quanto sembra…” sospirò lui entrando in casa e insieme a J-hope che lo seguì.
“Yoongi… io sto impazzendo, perché la casa è intestata a Dashimen?” chiese j-hope mentre Yoongi apriva l’armadio per prendere le ciabatte con i loro nomi, come se fosse un’azione del tutto naturale.
“Perché il tuo caro amichetto, ci ha sempre mentito, è sempre stato amico di Isabel.” disse con voce ferma, era anche lui un po’ in ansia specie nel doversi trovare in quella casa, ma cercava di resistere, e di nascondere per bene le sue emozioni.Conosceva piuttosto bene Hoseok da sapere che lui fosse già in panico per entrambi.
“Tu lo sapevi?” chiese con orrore J-hope.
“No, ma l’ho sempre sospettato, ho avuto la conferma quando mi ha dato l’indirizzo delle Hawaii. Quel giorno Yun-hee era andata da Isabel, ed è tornata in lacrime dicendomi che lei non mi voleva vedere e che aveva deciso di chiudere con tutto il suo passato. Dopo un po’ è arrivato Dashimen da me e mi ha dato l’indirizzo mi ha detto di non fare domane, e sembrava molto provato.” Raccontò Yoongi, aveva avuto la certezza in quel momento dell’amicizia tra i due, Dashimen sembrava averla presa troppo sul personale, per essere una persona esterna agli eventi.
“Non mi ha mai detto niente, avrebbe dovuto!” esclamò Hoseok risentito.
“Si, avrebbe dovuto specie per quello che c’è tra voi due. Però avrà avuto i suoi motivi per non farlo” provò a dire Yoongi, pensava che il motivo potesse essere: solo Isabel.
“Non sei arrabbiato con lui? Perché non lo sei? Io lo sono!” esclamò con voce trillante Hoseok mentre osservava Yoongi allibito per via della sua tranquillità.
“Perché io non ho una cotta per lui, e perché ho la sensazione che Isabel l’abbia mandato” disse tranquillamente Yoongi incominciando a camminare per il soggiorno, Hoseok alzò gli occhi al cielo, per via dell’atteggiamento di Yoongi e lo seguì subito dopo.
“Sei troppo tranquillo.” Si lamentò il ragazzo, trovando ingiusto il fatto che lui volesse solo scoppiare, mentre l’amico gironzolava per casa come se non ci fosse nessun dramma in atto.
“Ah… non lo sono, appena vedrò il tuo amichetto, farò di tutto per avere le mie informazioni.” Disse secco continuando a guardare la stanza con interesse.
“È rimasto tutto identico” disse confuso grattandosi la testa.
“Non veniamo qua da quando abbiamo incontrato quel cretino di Ha-rin, o sbaglio?” chiese Hoseok.
“Ah io no, ci sono tornato” sospirò Yoongi continuando a gironzolare per il soggiorno, si avvicinò al divano, dove sopra c’era qualche indumento spiegazzato e incominciò a piegarli e metterli in ordine.
“Ti sembra il momento di mettere in ordine?” chiese Hoseok dopo essere rimasto per un attimo fermo ad osservarlo.
“È sempre stata così disordinata” sospirò Yoongi, ripensando a tutte le volte che aveva messo in ordine i vestiti e i capotti lasciati da Isabel sul divano.
“Quando sei tornato qui?” chiese Hoseok.
“Mmh… in una giornata di pioggia, prima che mi chiamasse per lasciarmi, sono rimasto qui tutta la notte, ma lei non è rincasata. Ci sono ritornato, ma lei mi aveva tolto l’autorizzazione” sospirò lui.
“Ah… non lo avevi mai detto!”
“Penso che ci siano cose che a volte non ci diciamo” disse Yoongi tornando sullo sguardo su di lui e provando a sorriderli.
“Ehm.. si, direi di si” disse il ragazzo abbassando un po’ il capo, sentendosi in colpa per i suoi segreti.
“Andiamo a vedere lo studio com’è rimasto” disse Yoongi con curiosità, Hoseok annuì e lo seguì per lo studio.
 
Anche lo studio era rimasto uguale, le foto erano tutte al loro posto, e stranamente non c’era alcuno strato di polvere per la stanza.
Yoongi cominciò a guardarsi intorno, si avvicinò la scrivania trovando però il suo quaderno nero posato su di essa, lo prese tra le mani e lo aprì.
“Penso di recente che lei sia venuta qua” disse subito dopo.
“Cosa te lo fa dire?” chiese Hoseok che era rimasto vicino la porta leggermente a disagio dall’entrare in quella camera, che sembrava una specie di santuario.
“Niente polvere, da nessuna parte, penso pulisca lei, non credo che farebbe entrare qualcuno qui, ci sono troppe cose nostre” disse Yoongi, stringendo il quaderno al petto un  po’ a disagio.
“Aigoo, Hyung… sinceramente, so che la casa è di Isabel, ma sembra invece di stare a casa di una coppia sposata.” Disse Hoseok mentre contemplava una cornice sulla libreria, nella foto c’erano Yoongi e Isabel sorridenti.
“Non hai tutti i torti, questa è casa nostra, penso che lei l’abbia sempre considerata tale” disse con tristezza nella voce.
“Come crede di poter andare avanti senza di te, se continua a tenersi questa casa ricordo?” chiese Hoseok stranito.
“Non credo possa, anche se ci sono foto sue e di quel nuovo ragazzo ovunque, anche se mi ha ridato la collana, e mi ha mandato via. Io non credo possa andare avanti, un po’ come me. Siamo entrambi bloccati e non riusciremo mai ad andare avanti” disse sempre con tono triste Yoongi.
“Che dici torniamo in soggiorno?” chiese Hoseok, leggermente incerto su cosa dire.
“Voglio vedere la camera da letto” disse Yoongi invece, era curioso di vedere se anche lì fosse rimasto tutto identico. Hoseok annuì con il capo ed entrambi si avviarono nell’altra stanza.  

Yoongi aprì la porta e rimase un attimo paralizzato con Hoseok vicino.
La stanza era l’unica ad essere stata cambiata.
“Aigoo!” esclamò Hoseok basito da quello che stava osservando.
“Sono tutte cose nostre?” chiese Yoongi spalancando gli occhi stupefatto.
C’erano poster del loro gruppo ovunque, la libreria non era più stracolma dei tomi dell’università, ma aveva al suo interno tutti i loro volumi rilasciati e varie figurine dei bts attaccati, c’era addirittura un poster enorme di loro sette che aleggiava sopra il letto.
Yoongi fece dei passi indecisi, avvicinandosi al letto, era del tutto sconvolto, non avrebbe mai pensato che la stanza di Isabel fosse mai potuta diventare quella di un’army.
Si sedette perplesso sul letto, trovando una felpa accartocciata, la prese in mano, era sua, ogni volta che andava da lei, la trovava sempre con la sua felpa, l’indumento li era stato rubato quel giorno di capodanno, quando si erano baciati quando per una giornata intera erano stati una vera e propria coppia e avevano deciso di avere quel momento, e lei con tutta la dolcezza del mondo li aveva rubato la felpa, se la strinse al petto odorava di lei.
“Questa è mia” disse mentre continuava a stringerla.
“Hyung, questa stanza fa quasi paura… se non fosse di Isabel scapperei via alla velocità della luce. Non potrà mai dimenticarti, aigoo, ha tutto di noi” disse sconvolto Hoseok rimanendo sempre incollato alla porta e guardando a distanza.
“É sempre stata un po’ stravagante, ma penso che tutte queste cose comunicano che le manchiamo tutti, no solo io.” disse sospirando e alzandosi dal letto per avvicinarsi alla scrivania. Prese in mano la cornice con una loro foto, la guardò sorridente.
“Hyung.. io davvero non capisco come tu possa stare qui in maniera tranquilla, mi sta venendo il magone. Mi sento malissimo” disse Hoseok con voce lieve, continuava a non avere la forza di entrare lì dentro.
“Anche a me, qui non ci dovrebbero essere cose del nostro gruppo, ci dovrebbero essere oggetti miei” disse lui posando la foto, e poi prendendo tra le mani un lucchetto. Lo guardò incuriosito rigirandoselo tra le mani,  era il lucchetto che avevano messo alla torre Hasan, c’era anche la chiave attaccata. Sfilò la chiave senza aprilo, lasciò il lucchetto sulla scrivania.
“Hyung che fai?” chiese Hoseok non capendo cosa stesse facendo l’amico di spalle.
“Isabel ha staccato il nostro lucchetto dalla torre” disse triste.
“Avevate messo un lucchetto da innamorati?” chiese stupito, sapendo che Yoongi non era uno da fare gesti romantici.
“Si… ma eravamo ancora amici.” Disse lui mentre si rigirava la chiave tra le mani.
Guardò attentamente la chiave, odiava il fatto di non avere molto di lei.
Chiuse gli occhi un attimo e si mise la chiave in tasca.
Se lei doveva avere il lucchetto, la chiave sicuramente aspettava a lui.
Aprì gli occhi e guardò di nuovo la scrivania e la loro foto, improvvisamente si accorse che vicino alla loro cornice ce n’era un’altra.
Incominciò a ridere di gusto.
Prese la cornice tra le mani, continuando a ridere, Dashimen e Isabel che facevano le smorfie in un selfie.
Dashimen era sempre stato amico di Isabel era la conferma, e a giudicare dalla foto lo era anche parecchio stretto.
Si voltò a guardare Hoseok che invece lo guardava con preoccupazione sul viso, e si avvicinò al ragazzo porgendoli la cornice.
“È stato beccato” disse Yoongi ridendo.
“Cazzo! Sono veramente amici!” esclamò Hoseok sconvolto mentre osservava la fotografia.
“Eh si, penso che Dashimen avrà tanto da raccontare, torniamo in soggiorno, con la foto, così appena arriva, le la mostriamo la foto” rise lui, dando un colpetto sulla spalla a Hoseok, e facendoli segno di lasciare la stanza.
 
Dashimen arrivò a casa di Isabel, quasi di corsa, aveva fatto un atroce ritardo, per via di un’altra discussione con suo zio riguardante la ragazza.
Aprì la porta dell’appartamento della ragazza si guardò intorno e individuò i due ragazzi che si erano appena zittiti, fermi sul divano che lo aspettavano.
“Scusate il ritardo” disse con voce stanca.
“Tutto bene?” chiese Yoongi studiandolo per bene e trovandolo leggermente stanco.
“Si… giornataccia” sospirò Dashimen, mentre si toglieva le scarpe lasciandole malamente per terra e li raggiungeva vicino ai divani.
Si bloccò di colpo davanti alla foto sul tavolino messa in bella mostra.
“Si… immaginavo lo scoprissi” disse rivolto a Yoongi.
“L’avevo capito quando mi hai dato l’indirizzo” disse Yoongi con un’ alzata di spalle.
“Ci devi una spiegazione!” esclamò invece Hoseok guardandolo in malo modo.
“Si… vi ho fatto venire qui, per dirvi tutto” disse Dashimen scuotendo leggermente la testa e andandosi a sedere anche lui su un divano.
“Meglio tardi che mai” disse con tono ironico Hoseok, Yoongi lo guardò leggermente con preoccupazione, per via della rabbia dell’amico, che era sicuramente fin troppa.
“Come mai hai scelto ora di dirci tutto?” chiese Yoongi invece con curiosità.
“Perché da solo non riesco a decidere una cosa, ho bisogno di te” disse rivoltò a Yoongi.
“Di me, per cosa?”
“Che cosa sta succedendo Dashimen!” esclamò invece Hoseok .
“Se non mi aggredisci ,vi spiego tutto! Perché sei incazzato con me?” chiese il ragazzo non capendo tutta quella rabbia proveniente da Hoseok.
“Perché? Conosci Isabel, sei suo amico, e non mi hai mai detto niente! Almeno a me dovevi dirlo!” esclamò Hoseok indignato.
“Okay… Hob-ah se non ti calmi sarà difficile che lui ci spieghi tutto, lascialo parlare, poi litigherete e farete pace. Ma no qui, no a casa mia!” disse ammiccando a Hoseok che ammutolì improvvisamente per via della frecciatina.
“Eh?” chiese Dashimen boccheggiando.
“Niente, le vostre cose non sono importanti, non ora, parla di lei e di tutto quello che mi devi dire” disse Yoongi gesticolando con la mano.
“Va bene…” disse riluttante Dashimen guardando entrambi i ragazzi in confusione e sospettando che Yoongi sapesse qualcosa.
Dashimen incominciò a parlare raccontando tutto dal principio menzionando anche il rapporto tra lui e Yun-hee. L’unica cosa che evitò di dire fu: che era andato a letto con entrambe le ragazze, quella era un segreto che si sarebbe portato con se fin nella tomba. La parte più difficile da raccontare però fu l’ultimo avvenimento che si era venuto a creare.
Yoongi e Hoseok ascoltarono tutto con attenzione, leggermente preoccupati dalla situazione.
“Hai deciso di non aiutarla?” chiese Yoongi riferendosi al discorso del Fasciolo.
“E se finisse nei guai? Sembra rischioso!” esclamò Dashimen atterrito.
“Aigoo… perché è tutto così complicato?”  si lamentò Hoseok scuotendo diverse volte il capo.
“Vuoi che io ti dica di indagare?” chiese Yoongi perplesso, ignorando il commento di Hoseok.
Dashimen alzò lo sguardo sul rapper, sembrava essere riluttante a chiederli quello che li frullava per la testa.
“Vuoi che lo facciamo insieme?” chiese Yoongi cambiando domanda.
“Si… tu non dovresti fare poi molto, solo aiutarmi nelle decisioni.  L’idea di Isabel non è male di indagare su questo fascicolo e passato del padre, forse avendo le prove, trovando questa ragazza si potrebbe realmente incastrarlo”
“Isabel non voleva che io partecipassi a ciò… mi ero proposto di leggerlo e di escogitare un piano. Mi ha detto che era inutile, che lei non avrebbe usato nulla, non si sarebbe macchiata la coscienza.” Disse perplesso Yoongi.
“Cosa? è perché è andata da lui a chiedere aiuto, se ti ha detto che non voleva utilizzare tutto questo materiale?” chiese Hoseok confuso indicando il tavolino con il fascicolo e le foto sparse ovunque.  
“Perché sta provando ancora a proteggermi, forse pensa che sia molto rischioso, che potrebbe rimetterci la vita per il padre?” provò a supporre Yoongi.
“Si, anche se a me ha detto, che lo sta facendo per se stessa. Pensa che potrebbe rischiare la vita, per questo si sta prendendo le distanze da te.” disse Dashimen.
“Ma lo fa comunque per lui!” esclamò Hoseok.
“Certo che si ma non lo ammetterà mai, o non agirebbe, per paura che morire e far del male a Yoongi” spiegò Dashimen scuotendo il capo, trovando assurdo tutto il modo di ragionare della ragazza.
“Va bene. Tu indaga, su quello che ti ha detto lei, ma non le dire nulla, riferisci a me, e dopo vedremo come agire. Prima ci servono le informazioni e le prove.”
“È una pazzia! E se poi il padre dovrebbe scoprirvi? Cosa accadrebbe a voi? È più possibile che uccida voi e no la sua stessa figlia!” esclamò Hoseok indignato.
“Devo fare qualcosa, per ora stiamo solo indagando. Non ci succederà nulla” provò a dire Yoongi, non erano ancora a nulla, non c’era bisogno di avere già paura del signor Kim.
“A me non importa di rischiare la mia vita” disse Dashimen scrollando le spalle, tranquillo.
“Importa a me!” gli urlò contro Hoseok.
“Quando mai?” disse ironico Dashimen sfidandolo con lo sguardo.
“Sempre.”  disse fulminandolo Hoseok.
“Okay… io in questo non ci voglio mettere naso. Se dovete arrabbiarvi e fare pace a modo vostro, non in questa casa, Dashimen ha un hotel a quanto pare andate lì” disse con un sorriso gengivale Yoongi raggelando tutti e due immediatamente.
“Cosa?” chiese Dashimen.
“Avevi detto che ne avremmo parlato a mio tempo, che non avresti detto niente a lui!” disse Hoseok adirandosi con Yoongi.
“Si… ma voi siete così scontati, vi si legge in faccia che avete bisogno di svuotarvi a vicenda! Da quanto non lo fate?” chiese Yoongi con una risatina stridula.
“Lui sa?” disse Dashimen esterrefatto, “Hai finalmente detto di noi a qualcuno?” chiese sorridendo incredulo, mentre Hoseok boccheggiava senza saper bene cosa dire.
“Si mi ha detto tutto, e gli ho detto che secondo me state bene insieme, se la smettete di litigare per cose stupide!” esclamò Yoongi, intuendo che il vero problema tra entrambi fosse veramente Hoseok e il suo non dire niente a nessuno. Era una bugia quella appena detta, ma forse così avrebbe aiutato l’amico ad uscirne vivo, e no mangiato da Dashimen.
“L’hai detto finalmente a qualcuno?” disse Dashimen con voce lieve e il cuore a mille, non credendoci a quel miracolo. Dopo tanto tempo, Hoseok si stava finalmente accettando e stava incominciando a parlare con qualcuno.
“Ehm… si..” tentennò Hoseok, provando a sorridere in imbarazzo, Dashimen si tuffò su di lui e lo abbracciò.
Hoseok ricambiò lievemente l’abbraccio un po’ scosso, guardando Yoongi da sopra la spalla di Dashimen con una faccia da panico.
Yoongi fece spallucce e sorrise ampliamente, pensando che forse almeno a loro due sarebbe andata bene, forse avrebbero potuto risolvere.
 
16 MAGGIO 2017 SERA
Isabel si girò di fianco toccando leggermente qualcuno sul braccio.
“Amore” disse con voce lieve, l’uomo vicino a lei però non si mosse al suo richiamo.
“Amore, svegliati, tocca a te!” esclamò con voce più squillante scuotendolo.
“Cosa? Chi? Perché!” saltò per aria l’uomo per via dello spavento.
“Tocca a te!” si lamentò lei con voce trillante, tirandoli un leggero calcio da sotto le coperte.
“Ahia! Non mi dare i calci” si lamentò lui con voce impastata dal sonno.
“Se ti alzassi e andassi da tuo figlio, io non dovrei tirarti i calci” brontolò lei infastidita.
“Aigoo, perché piange sempre?”  si lamentò l’uomo mettendosi seduto e afferrando il baby monitor, con una smorfia sul viso.
“Tale padre, tale figlio” si lamentò lei tirando poi le coperte fin sopra la testa.
“Io non piango! Sei tu la frignona tra noi due”
“Non ti sento! È il tuo turno, occupati di tuo figlio”
“È anche tuo!”
“Io ci sono andata prima da lui” trillò lei sempre nascosta da sotto le coperte.
“Si, va bene… come la metti è sempre colpa mia” disse lui mettendosi in piedi e alzandosi dal letto, trascinandosi lento per la stanza per raggiungere quella del bambino.
Isabel si scoprì la faccia, e si mise a sedere sul letto, guardando la porta, il pianto del neonato era appena cessato dal baby monitor. 
Sorrise per un attimo, felice del fatto che finalmente fossero insieme, e che dopo tante peripezie erano riusciti a crearsi una famiglia, una pazza famiglia, ma colma d’amore e gioia.
Rimase ferma ad aspettare che lui tornasse.
Sembrava come se stesse passando un’eternità, c’era troppo silenzio in casa, e lui non tornava.
Titubante si alzò dal letto.
Si incominciò a muovere scalza per la casa, provò ad accedere la luce del corridoio, ma stranamente quella non si accese.
Qualcosa non andava, lo sentiva dentro di sé, era come se tutta la felicità che stava provando fino a un attimo fa, fosse stata improvvisamente risucchiata via.
Più si muoveva per quel corridoio, più sentiva l’angoscia invaderla.
Sentiva freddo, fin troppo freddo, come se stesse su sulla cima di un monte in mezzo a una tempesta di neve.  
Arrivò davanti la porta della cameretta del bambino, non c’era nessuno.
Solo una piccola lucina da camera era accesa.
Si avvicinò impaurita al lettino, della sua dolce creatura, si sporse leggermente.
Non c’era nessuno all’interno, solo una grande macchia rossa di sangue a imbrattare la candida copertina color giallo chiaro e celeste cielo.
Con lentezza toccò, la stoffa della coperta, e la prese tra le mani, sporcandosi si sangue.
Si voltò verso la porta con gli occhi sbarrati.
“Yoongi dove sei?!” urlò a pieni polmoni, per poi far cadere la coperta a terra e correre verso la porta alla ricercata di suo marito.
La porta si chiuse improvvisamente, prima che lei arrivasse a sorpassarla.
 
“Yoongi!” urlò di nuovo Isabel, mettendosi seduta sul letto e spalancando gli occhi.
Tremava tutta, ed era tutta appiccicosa.
Era stato solamente un incubo, ma era sembrato così reale.
Si passò una mano sulla fronte, e un’altra verso il suo stomaco, che le doleva terribilmente.
Un bruciore atroce si fece largo per tutta la bocca dello stomaco. Strinse forte gli occhi per poterlo sopportare.
Si alzò velocemente correre in bagno, erano tre giorni che stava male con lo stomaco, e non ne capiva il motivo, per la prima volta in vita sua si era messa anche in malattia.
Proprio non riusciva a stare meglio.
Aveva solamente la nausea, e il bisogno di vomitare, anche se il suo stomaco era vuoto.
Vomitò di nuovo, e si sedette sul freddo pavimento del bagno.
Qualcosa non andava, quella che stava avendo non sembrava una comune influenza.
Aveva pensato che poteva trattarsi di attacchi di panico, ma continuava a temere che non fosse neanche quella la causa.
Chiuse gli occhi, stringendoli forte.
“Non ti sento! È il tuo turno, occupati di tuo figlio.” La sua voce, del sogno nella sua testa.
Figlio.
Spalancò gli occhi, quasi sotto shock, si tasto lo stomaco, con preoccupazione.
Non poteva essere incinta, era impossibile, lei usava la pillola anticoncezionale. L’aveva incominciata a usare quasi da subito, ogni tanto la interrompeva durante l’uso di psicofarmaci.
Nell’ultimo periodo anche se aveva preso antidepressivi, non l’aveva mai interrotta.
Scosse la testa, in confusione.
Era troppo stanca per riuscire a ragionare, troppo malata.
Non poteva esserlo, non era una cosa possibile.
L’ultima persona con cui aveva fatto sesso, era solo una.
Yoongi.
Si alzò a fatica, sempre sotto shock e ritornò a tentoni e un po’ traballante verso il letto.
Ci si sdraiò, e incominciò ad accarezzarsi lo stomaco.
Un bambino, se fosse stato così, sarebbero stati solo guai tremendi.
Avrebbe comprato un test di gravidanza e chiamato il medico per un analisi più curata, doveva risolvere immediatamente quel problema.
Chiuse gli occhi sperando con tutta se stessa di non essere incinta.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Non sono morta! Lo so non ho pubblicato la settimana scorsa, ma con il lavoro non riuscivo a scrivere…. Non vi prometto che vedrete un capitolo la settimana prossima.. perché ho veramente poco tempo, e vorrei dedicarmi di più ai capitoli, o finisco per odiare quello che scrivo come questo.
Che poi sto capitolo è una cavolata per l’amor del cielo.., ma proprio non ci riuscivo.
Non mi piace, mi annoia, almeno fino alla parte finale.
Comunque ora tutti sanno tutto (beh più o meno, jimin e jungkook non sanno di Hoseok e Dashimen, ma non è fondamentale)… ringraziando il cielo! Ero stanca dei segreti!
Segreti… se lei è realmente incinta ecco che ci sarà un altro fottuto segreto.
Era prevedibile, vi avevo scritto che si erano dimenticati il preservativo, era messo apposta!
Detto questo ho solo sa dire: Jin riprenditi con il cervello!
Bene passo e chiudo alla prossima!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** CAPITOLO 21: BAD NEWS AND GOOD NEWS ***


CAPITOLO 21: BAD NEWS AND GOOD NEWS
 
18 MAGGIO 2017 MATTINA
Isabel faceva avanti e dietro roteando intorno ai divani, guardava il timer con insistenza, sembrava come se il tempo avesse deciso di giocare a nascondino con lei.  
Doveva aspettare quindici minuti, ma quelli sembravano essersi triplicati.
Sbuffava e continuava a muoversi intorno, in preda a un’attaccò di nervi. Se il tempo non fosse passato velocemente, avrebbe rischiato di impazzire.
Nabi era ferma immobile sul tappeto e la osservava con la testa inclinata.
Isabel guardò con astio l’orologio appeso al muro, le lancette sembravano essere ferme, come a prendersi gioco di lei. 
“Aigoo! Muovetevi!” urlò verso le lancette, pensando di star sicuramente diventando pazza. 
Nabi incominciò ad abbaiare fortemente per via dell’urlo della padrona.
Isabel posò lo sguardo su di lei e si andò a sedere sul tappeto, la cucciola le salì sulle gambe e incominciò a leccarle la mano.
La strinse a sé, cercando l’affetto del suo cane, e provando a tranquillizzarsi.
Come sempre era sola, è Nabi era l’unica che riusciva a starle accanto fino, infondo.
Era tremendamente difficile stare calma, e provare a non farsi prendere dal panico.
Il giorno prima si era recata dal suo medico di fiducia, per fare le analisi che sarebbero state pronta solo il giorno dopo, il medico le aveva consigliato di non fare nessun test di gravidanza, perché il risultato poteva non essere certo, specie per la sua situazione medica.
Il medico le aveva anche assicurato che le possibilità che lei fosse realmente incinta, fossero altamente scarse per via dei suoi trascorsi con l’anoressia, e il fatto che il ciclo anche con la pillola a volta non fosse del tutto puntuale, in più c’era anche da tenere in considerazione  l’uso di farmaci che la ragazza utilizzava.
Lei però per via del troppo panico e ansia, non aveva ascoltato nulla di ciò che il medico le avesse consigliato, e aveva comprato uno stupido test di gravidanza che era sul tavolino capovolto.
 
 
Il timer suonò, Nabi abbaio con forza e scese dalle gambe di Isabel, la ragazza prese il bastoncino e lo guardò, lo ripose di nuovo sul tavolo e si distese sul folto tappeto chiudendo gli occhi.
Dopo un’eternità, parlò ad alta voce:” Non può essere vero”  si riavvicinò al tavolino e prese quel bastoncino bianco tra le mani tremanti e ricontrollò l’esito, pensando che forse avesse avuto solo un allucinazione.
Si rese conto che così non era.  
C’è un più ed era anche bello evidente.
Era incinta.
La questione era che non poteva essere di Chung-hee, ma solo di Yoongi.
Incominciò a invenire nella sua testa contro il dottore che le aveva rassicurato che la probabilità di una gravidanza fosse assai rara per via della sua condizione medica.
Era sicuramente nei guai, doveva inventarsi qualcosa.
Si passò la mano sulla pancia, accarezzandola dolcemente, non voleva abortire, non poteva minimamente pensare di togliere la vita alla creatura sua e di Yoongi.
Non poteva però dirlo al ragazzo.
Se il padre avesse scoperto che fosse di Yoongi, la situazione sarebbe stata tremenda, se anche le fan lo avessero scoperto, ci sarebbe stata la fine della sua carriera.
Era in una situazione dove, qualunque scelta che avesse potuto prendere, sarebbe sicuramente stata pessima e dura da affrontare.
Si ristese sul tappeto, con Nabi vicino che le poggiò il musetto sulla pancia. Incominciò a singhiozzare, lentamente e in modo leggero, senza nessuna crisi isterica.
Era solamente sotto shock. 
 
Un figlio doveva essere una buona notizia per chiunque, per lei era solo la fine di tutto, e l’inizio di una nuova tragedia all’orizzonte.
 
18 MAGGIO 2017 POMERIGGIO
Per i bts giorno diciotto maggio, era un dì che mai avrebbero potuto dimenticare, al sorgere del sole c’era stato l’arrivo dei manager in casa, che li avevano buttati giù dal letto, per poterli comunicare la migliore notizia al mondo.
Erano stati nominati come Social Artist ai Billboard Awards in America.
Erano il primo gruppo Coreano ad essere riusciti ad arrivare così in alto.
Nello stupore e la felicità più totale, si erano comunque dovuti preparare tutti per andare in agenzia e portare a termine tutta l’infinita d’impegni che avevano in programma, ma in quella giornata l’avevano fatto con molta più energia, sentendosi sempre più forte e volendo fare sempre meglio per farsi valere.
 
Era tardo pomeriggio, quando tutti i ragazzi finalmente, trovarono un attimo di pausa per essere da soli e parlare della notizia, avendo da poco finito di registrare il Festa.
"Ma voi ci credete??" Disse Jimin con le lacrime agli occhi.
"È  così surreale" sospirò il leader che si era seduto sul divano in sala relax e ancora cercava di realizzare la notizia avuta a prima mattina.
"Siamo stati grandi!" Esclamò Jin con orgoglio, soddisfatto di tutto il loro lavoro in quei quattro anni, tutta quella fatica stava finalmente portando risultati.
"Siamo sempre più vicini, il Billboard è solo il punto di partenza." Disse Yoongi con voce velata e con gli occhi ancora spalancati dallo stupore.
"Usciamo a festeggiare?" Chiese Tae, che aveva passato tutta la  giornata a non credere che la notizia fosse vera.
"Direi di si, ci siamo meritati una cena fuori! Voi che dite?" Sorrise splendidamente Hoseok.
"Ristorante? Io ne avrei uno da provare! “Esclamò Yoongi con un luccichio negli occhi.

Jin si voltò a guardarlo scuotendo il capo, voleva dire la sua ma cercò di trattenersi. I rapporti tra lui e Yoongi erano ancora ai ferri corti, anche se quella mattina per via della notizia, entrambi i ragazzi si erano ritrovati legati in mucchio di corpi e braccia appartenenti agli altri membri. In quel momento si erano guardati per una frazione di secondo, ed entrambi avevano accennato a un sorriso, che voleva dire: mettiamo gli screzi tra noi da parte, per il bene di tutti.

"Ah si? Ma dici che i manager approverebbero??" Chiese Jimin titubante.
"Conosco il proprietario, ci darà una saletta privata se lo chiamo." Fece un sorriso gengivale Yoongi, era un’ottima scusa per poter incontrare di nuovo il ragazzo di Isabel e capire meglio la situazione.
"Ah bene! Allora avremo anche la nostra privacy, avvertiamo i manager e facciamo venire anche loro, meritano di festeggiare, quanto noi!" esclamò Namjoon con felicità.
"Chiamiamo anche pd-nim?" Chiese Jungkook sorridendo ampliamente.
"Si possiamo chiedere anche lui, ci ha scritto sul gruppo per congratularsi." Annuì il leader con orgoglio per via di quel messaggio avuto, volevano dire tanto le congratulazioni di Hit-man.
"Allora lo chiediamo anche a Yun-hee sarà fiera di noi! Forse anche Dashimen, che ne pensi hyung?" Esclamò Taehyung pieno di positività, voleva rendere anche loro partecipi di quella felicità, pensava che forse quella gioia avrebbe fatto in modo che Yun-hee e Jimin si potessero ritrovare di nuovo a parlare.

"Vi va bene se invito Dashimen?" Chiese Hoseok provando a sorridere affabile, Yoongi lo guardò di sbieco, cercando di capire se avessero risolto il breve litigio di qualche giorno prima.
"Certo che si! Ormai fa parte del gruppo!" Esclamò Namjoon sorridente.

"Bene, allora Jimin dovresti avvisare Yun-hee" disse Taehyung con un sorriso birichino sul volto.
"Ehm forse è meglio se l'avvisa Jungkook" rispose il ragazzo
 sforzandosi di sorridere e dando una pacca d’incoraggiamento al ragazzino vicino a lui, che accennò anche lui a un sorriso insicuro.
La situazione tra i tre ormai era traballante, Jimin evitava Yun-hee, nascondendo il suo dolore, avrebbe voluto passare del tempo con la sua migliore amica, ma evitava per non infastidire il più piccolo.
Di conseguenza, Yun-hee evitava entrambi.
Jungkook non capiva il perché stesse ricevendo anche lui quel trattamento schivo della ragazza, e nell'ultimo periodo stava incominciando anche lui a convincersi che lei fosse innamorata di Jimin, e che non lo avrebbe mai visto con un qualcosa di più che un fratello minore.
"Forse, dovresti tu hyung, noona Yun-hee mi evita" disse con voce lieve Jungkook leggermente sottotono, si sentiva triste per via della situazione.
"Da quando? A me non sembra! Dai invitala tu!" Trillò Jimin cercando di essere incoraggiante verso il più piccolo.
"La chiamo io." esordì Taehyung con tono piccato, leggermente nervoso per i modi dei due, in special modo di quelle di Jimin, con cui ormai litigava spesso.

"Tu dovresti invitare la tua fidanzata" sbuffò Jin in direzione di Taehyung che si voltò a guardarlo alzando gli occhi al cielo, voleva chiudere con Soo-hee, ma ancora non poteva farlo per via della collana.
"Quindi devo dedurre che verrà anche la tua di fidanzata" assottigliò lo sguardo Yoongi verso il maggiore, precedendo una possibile risposta da parte di Taehyung e intromettendosi lui nel discorso.
Yoongi non aveva la minima intenzione di uscire a ristorante per festeggiare quel traguardo, con gente che non sopportava e di cui aveva un’opinione decisamente pessima.

"Non posso non invitarla, se invitiamo tutta questa gente" disse con ovvietà Jin.
“Mh, tienila lontana da me.” Disse secco Yoongi, mordendosi la lingua per non dire realmente quello che pensava, nessuno sapeva della collana o che lui si fosse visto con Isabel. Almeno solo Hoseok sapeva di Isabel, ma no del furto.
Tutti i ragazzi si scambiarono delle occhiate confuse.
Tranne Taehyung che osservava Yoongi di fronte a lui, indeciso se intervenire nella discussione e dire a tutti quello che lui sapeva. Il Ragazzo incominciava a non sopportare più tutti quei segreti, voleva solo mettere tutto nero su bianco.
 
“Che cosa sta succedendo? Da un po’ di tempo,sembrate arrabbiati voi due… pensavo fosse perché alle Hawaii tu non fossi riuscito a vederti con Isabel, e avesse litigato per questo.” Provò a dire la sua ipotesi il leader, rivolgendosi a Yoongi.
“Non è questo.” Rispose invece Jin con aria abbattuta.
“La sua fidanzata è una ladra.” Disse invece in modo velenoso Yoongi, non riuscendo a trattenersi.
“Devi smettertela di prendertela con lei, non ce l’aveva la collana, non posso andare a casa sua a frugare ovunque, solo per una tua paranoia!” esclamò Jin saltando di nuovo per aria.
“Non è una mia paranoia!” esclamò Yoongi.
“Ragazzi non cominciate a litigare, parliamone insieme, e spiegate” disse Namjoon guardando entrambi i due ragazzi, non comprendendo il perché degli animi così alterati dato la bella notizia e la bella giornata che stavano avendo.
“Qualcuno parla?” chiese Jimin titubante dato il silenzio di tutti.
“Perché ce l’hai con la sua fidanzata?” chiese Jungkook a Yoongi, come tutti anche lui era molto confuso da quella situazione imprevista.
 
Yoongi, guardava solo Jin in cagnesco, senza proferire parola.
Il silenzio calò tra tutti, che aspettavano che qualcuno parlasse.
 
“Basta. Basta! Così non va bene, stiamo portando tutti avanti troppi segreti! Io sono stufo!” urlò Taehyung saltando in piedi, e attirando l’attenzione su di lui.
“Voi tre piccoletti, ne avete tanti” disse il leader guardandoli con rimprovero.
“Lo so.” Disse Taehyung, in modo piccato, lo sapeva fin troppo bene di avere troppi segreti ed era il momento di svuotare il sacco o non ne sarebbero usciti più vivi.
“Che cosa fai incominci a parlare tu?” chiese Namjoon guardando il ragazzo, aspettando che qualcuno parlasse di tutto.
“Dashimen è amico di Isabel e anche di Yun-hee, ma penso che lo sappiate tutti.” Disse Taehyung guardando uno per uno i suoi compagni.
“Mmh, Jin l’ha scoperto e me l’ha detto, abbiamo provato a tenerci fuori.” Spiegò Namjoon per poi guardare Hoseok leggermente titubante, non sapendo se lui fosse a conoscenza di questo segreto oppure no.
“Allora lo sapete tutti” disse Taehyung guardando Yoongi, sapeva che Dashimen era andato a dire tutta la verità, si erano sentiti per chiamata, per via delle indagini sulla fidanzata di Jin, di cui ancora non era uscito niente di losco.  
 
“Si… abbiamo parlato con Dashimen qualche giorno fa, è tutto okay” annuì il rapper.
“Ci ha detto tutto, tutto. Grazie per avercelo detto.” Disse Hoseok con una voce leggermente velata di risentimento, aveva promesso che non si sarebbe arrabbiato con nessuno, ma il fatto che lui e Yoongi fossero stati gli ultimi a essere resi partecipi di quella situazione lo faceva sentire, fin troppo irritato. 
“Io e Jin volevamo tenerci alla larga.” Disse Namjoon incerto, e sentendosi leggermente in colpa per Hoseok.
“Sei il mio migliore amico, avresti dovuto dirmelo.”
“Eh… lo so, ma tu e Dashimen litigate spesso, io sinceramente non voglio essere messo in mezzo anche nei tuoi affari personali. Il segreto era di Dashimen e lui è tuo amico, doveva essere lui onesto.” Provò a giustificare il suo aver taciuto qualunque cosa.
“Tutto sommato, il tuo ragionamento non fa una piega… ma lasciamo stare.” Alla fine Hoseok incrociò le braccia al petto, e lasciò correre anche su quella situazione.
“Hyung… non ti offendere dai” provò a dire Jimin leggermente dispiaciuto, per lo torto che Hoseok aveva ricevuto da tutti.
“Hoseok, l’importante è saperlo ora.” Disse Yoongi con tono autoritario, avevano parlato fin troppo rispetto a quella faccenda ed erano giunti a conclusione, che era meglio evitare qualunque tipo di litigio.
 
“Bene, quindi ora cosa è questa faccenda con la tua fidanzata?” chiese Namjoon incerto, guardando Jin in cerca di risposte.
Jin però taceva come anche Yoongi, entrambi avevano chinato la testa, nessuno dei due osava parlare.
 
Taehyung scosse la testa di nuovo, e sbuffò sonoramente attirando di nuovo l’attenzione di tutti su di lui.
 “Yoongi si è visto con noona alle Hawaii, e lei ha messo fine a tutto, gli ha ridato la collana, lo hyung ha perso la collana, pensa che la fidanzata di Jin hyung l’abbia rubata” disse Taehyung, finendo un po’ tentennando dato che Yoongi si era voltato immediatamente a guardo in malo modo.  
“Yun-hee?” chiese Yoongi al ragazzo, scuotendo la testa con disapprovazione, solo lei avrebbe potuto parlare con lui di ciò.
“Si.. mi ha raccontato tutto, non prendetela con lei. Voleva che io provassi a recuperare la collana in camera di So-hee, ma lei non me l’ha permesso. Ho provato a recuperarla, non ci sono riuscito.” Disse Taehyung, come a spiegare il perché sapesse tutto e a giustificare l’azione di Yun-hee di aver spifferato tutto.
 
Jin fece per parlare, ma fu preceduto da Jimin che guardava il suo amico indispettito per via del rapporto che aveva con Yun-hee.
“Aspetta, tu sapevi che si erano visti e non hai detto nulla!” esclamò Jimin infastidito.
“Sei infastidito per il segreto, o perché Yun-hee è venuta da me?” chiese Taehyung in modo scontroso.
“È la mia migliore amica!” disse Jimin risentito, lei sarebbe dovuta andare da lui no da Taehyung con cui ormai aveva stretto sempre più un’amicizia di cui sia lui e il maknae non erano a conoscenza.
“Aigoo, migliore amica che ignori, avrei dovuto spiegarti la situazione, ma io e te abbiamo rilitigato perché le stai facendo del male.” Disse Taehyung prendendo le difese di Yun-hee con fin troppo sentimento, da far boccheggiare Jimin, che incominciava a essere sempre più confuso rispetto alle dinamiche.  
Jungkook rimase ad ascoltarli in silenzio, senza riuscire a dire niente, quella situazione di Yun-hee stava diventando ingestibile, e stava incominciando realmente a pensare di mettere i suoi sentimenti da parte.
 
“Perché litigate tutti con tutti!” esclamò Namjoon super irritato dalla situazione e sbattendo la mano sul tavolo.
Tutti si fermarono di colpo a guardare il leader, sorpresi da quel modo di fare.
“A te tutto bene?” chiese Jin titubante.
“Si, va tutto bene, ma voi continuate a litigare, ragazzi non possiamo fare ogni mese una riunione! Tra altro oggi dovevamo essere felici per questa notizia! Stiamo parlando  di nuovo di problemi” disse con risentimento.
 
“I problemi ci sono!” esclamò Yoongi guardando male Jin.
“Smettila di avercela con me!” gli urlò contro.
 
“ Basta! Voi due o risolvete ora, questo strano fatto o vi chiudo da qualche parte e butto via la chiave.” Disse il leader rivolto ai due maggiori, si voltò a guardare i più piccoli.
“Risolvete la questione Yun-hee, non potete litigare per una ragazza, ormai non si capisce più chi sia interessato a lei. Tra l’altro quella poveretta sembra avere un aspetto pessimo, e immagino sia per colpa tua” disse rivolto prima a tutti e tre i più piccoli e poi a Jimin che boccheggio.
“È colpa di Noona Isabel che ha chiuso con lei!” urlò Jimin per poi guardare Yoongi, con curiosità.
Namjoon anche guardò il ragazzo leggermente incuriosito.
“Non hai detto nulla a nessuno.” Disse con rammarico nella voce.
“Io… non volevo..” disse Yoongi.
“Farci preoccupare di nuovo? Alla fine penso che i fatti vengano sempre a galla. Teniamo tutti dei segreti, ma non siamo tanti bravi” disse Namjoon con tono sconfortato.
“Così non va” disse con rabbia Hoseok, proprio non riusciva malgrado i buoni propositi a non avercela con tutti.  
“Non molto, perché finiamo sempre con l’urlarci in faccia, e ultimamente non sembriamo un gruppo. Ragazzi dobbiamo risolvere tutti questi problemi, ma io ora non ne ho voglia, voglio solo uscire e festeggiare questa notizia” provò a dire Namjoon.
“Quindi andiamo solo noi?” chiese Taehyung, ritirando la sua proposta iniziale dell’invito ad altra gente, per poi guardare Jin e Yoongi, aspettando una loro reazione.
 
“Non parlerò con Yuri… non dirò niente, per il momento farò finta che lei non abbia fatto nulla, e non mi intrometterò.” Provò a dire Yoongi.
“Lo stai dicendo per calmare gli animi, per il gruppo o perché sai che ho un qualcosa che tu vuoi” disse Jin sogghignando, aveva lui il biglietto da visita di Chung-hee, solo lui poteva prenotare il ristorante.
“Per tutte e tre le motivazioni?” disse con un sorriso falso Yoongi.
“Che cosa hai tu?” chiese Namjoon non capendo neanche questo di discoro.
“Il numero del ristorante dove vuole andare.” Disse schiettamente.
“Non sarà?” chiese Taehyung confuso, ma avendo già fatto il ragionamento in testa quasi alla velocità della luce.
“Si, è quello del ragazzo di Isabel, ho il suo numero” sorrise in modo smagliante.
“Io ho il suo numero, non tu” gli fece il verso Jin.
 
“Ho capito… da qui non si esce vivi. Sono esausto, vedetevela voi, organizzate voi. Io ho altro da fare. Fatemi sapere a che conclusione arrivate” disse il leader mettendosi in piedi.
“Cosa?” chiese Jungkook esterrefatto che Namjoon li lasciasse soli durante una discussione che sarebbe stata infinita e non avrebbe portato a nulla.
“Qualcuno troverà una soluzione e non sarò io quello, a me non importa, mi avete fatto passare la voglia di qualunque cosa. Addio” e così dicendo li lasciò tutti da soli.
“Non ci sopporta neanche più lui” disse Jimin triste.
“Sinceramente sono stanco anch’ io, direi che Yoongi e Jin possono risolverla da soli” disse Hoseok sorridendo tiratamente e alzandosi anche lui per andare via e lasciare anche lui quel compito ingrato ai più grandi.
I tre più piccoli si scambiarono un’occhiata preoccupata, loro sarebbero rimasti lì, e avrebbero finito con il dover dividere i due più grandi che sembravano solo volersi azzannare a vicenda.
 
TARDO POMERIGGIO
Alla fine i ragazzi erano tutti riusciti a trovare una soluzione, Yoongi avrebbe sopportato la presenza di Yuri, facendo finta di nulla e non l’avrebbe più accusata di furto.
La maknae line, aveva pensato che sarebbe stata tragica, ma alla fine i due più grandi si erano accordati.
Taehyung, era stato quello che aveva avvisato Yun-hee, aveva provato a convincerla in tutti i modi ad andare a ristorante con loro, aveva provato anche a impietosirla, ma lei aveva rifiutato tutte le volte, fino al momento in cui non si era innervosita e gli aveva chiuso il telefono in faccia.
Taehyung aveva cercato di non farsi troppo prendere dal nervoso, aveva scrollato le spalle, aveva compreso l’atteggiamento di Yun-hee, che sapeva, fosse sempre più in crisi per colpa del suo migliore amico. Aveva chiamato Dashimen e aveva raccontato tutto, al ragazzo che alla fine aveva deciso di andare direttamente lui da Yun-hee per controllare come stesse e provarla a convincerla ad andare al ristorante con tutti loro.
 
Dashimen si trovava davanti la porta dell’appartamento di Yun-hee, fischiettava a disagio, mentre aspettava che qualcuno rispondesse al campanello.
Non gli piaceva molto il quartiere dove la ragazza abitava, sembrava non essere un posto sicuro, non capiva perché lei continuasse a insistere a voler vivere lì, poteva tranquillamente spostarsi in un posto molto più rispettabile, invece non aveva mai voluto accettare altri soldi.
La porta finalmente si aprì e Dashimen sorrise alla signora davanti a lui.
“Salve, buonasera, sono qui per Yun-hee, è in casa?” chiese provando a essere gentile.
“Lei è?” chiese la signora, che doveva essere colei che si occupava del padre della ragazza.
“Dashimen, un suo amico” sorrise cortese.
“Un attimo che vado a chiamare Yun” disse la donna per poi chiudere comunque la porta e non farlo entrare.
Dashimen rimase leggermente basito dalla poca ospitalità della donna, si allontanò leggermente dalla porta, appoggiandosi al muretto del terrazzo, in attesa che la piccola scout uscisse fuori.
La porta si riaprì e Yun-hee comparve con addosso dei vestiti da casa usati, i capelli un po’ arruffati, aveva l’aria di una persona che aveva appena finito di fare un grande sforzo fisico, e che era stanca per questo.
“Ciao piccola scout” provò a sorridere gentile lui.
“Dashimen no, non è giornata, lo so perché sei qui” disse lei senza giri di parole, passandosi una mano sulla fronte sudata.
“Sono qui per controllare come stai” provò a dire lui facendo dei passi verso di lei, accennò a un sorriso imbarazzato, le accarezzò una guancia.
“Stanca…” soffiò lei.
“Lo so.” Disse lui e improvvisamente se la tirò contro per poterla stringere forte.
Yun-hee rimase immobile in quella stretta, era un qualcosa di cui aveva bisogno, un po’ di calore umano, ogni volta tornare a casa, la faceva sentire così estremamente sola e prosciugata, come se quel posto riuscisse a prendersi tutto di lei, lasciandola con un vuoto immenso dentro.
Lei si staccò da lui dopo un po’ e sorrise triste.
“Non mi convincerai a venire” disse con tono flebile.
“Possiamo sempre non andare a ristorante e uscire soli io e te” provò a proporre lui  con dolcezza.
“Dash sono sfinita, è tutta la giornata che mi occupo delle commissioni di casa, tra documenti, pagamenti, e l’aiutare l’hajumma con mio padre.” Sussurrò lei.
“Immaginavo, lo so che quando torni a Seul non hai un momento per riposarti, tua madre non c’è neanche questa volta?” chiese lui interessandosi a lei.
“No, non c’è, appena io torno, si trova tutti gli impegni possibili per non stare in questa casa. Dovrei capire…da quando mio padre si è ammalato, lei si è data molto da fare, ha rinunciato a tanto per aiutarlo, per stargli accanto. Dovrei capire il perché quando torno io, sparisca e lasci le responsabilità a me, ha bisogno anche lei di staccare.”  Disse lei con tono trascinato e triste.
“Ma non è giusto” disse lui sapendo che realmente Yun-hee soffrisse per ciò e non era vero che capiva sua madre.
“Vorrei poterla vedere di più, ma lei mi evita, ma questo anche da prima che mio padre si ammalasse, i rapporti tra me e lei sono diventati gelidi, da quando ho deciso di non proseguire per la strada, che lei pensava fosse giusta per me” disse lei con rammarico, sapeva era tutto iniziato in quel momento, quando lei aveva deciso di prendere in mano la sua vita.  
“Ballerina?” chiese lui scuotendo leggermente il capo.
“Si, ballerina come lei, lei non è diventata famosa, sperava che lo diventassi io. Lo sai Dash io non l’ho mai voluto. È da quel momento quando ho deciso per me stessa che lei ha preso le distanze, poi sono andata via in Giappone, mio padre si è ammalato e non so… qui è tutto un po’ un casino, ogni qual volta che ritorno mi sembra come se  io non riuscissi a respirare” si incominciò a sfogare con lui, le veniva così naturale farlo, sapeva che Dashimen ci sarebbe stato e avrebbe compreso.
“Lo so…. Ed è tutta la giornata che sei in casa, dovresti svagarti, appena hai saputo che saremmo tornati a Seul, non so è come se da una parte tu ti fossi spenta, ma da un’altra tu fossi solo arrabbiata.”  Provò a dire lui accarezzandole i capelli con dolcezza, lei annuì, spostandosi vicino al muretto del balcone e appoggiandosi.
“Sono arrabbiata, per tante cose, per la situazione qui, per Jimin e Jungkook… io non so cosa fare, no dopo che mi hai detto che il piccolo ha una cotta per me, e poi c’è il fatto che io vorrei andare da Isabel, ma non saprei quando. Domani partiamo, non ho tempo, specie perché devo sbrigare tutte le faccende di casa.” Disse lei velocemente e con tono sempre più esausto.
“Non avrei dovuto dirti di Jungkook… mi dispiace, non pensavo che ti avrebbe dato altro a cui pensare.” Disse lui dispiaciuto veramente. Le aveva spifferato tutto quando quella sera nelle Filippine avevano deciso di passare la serata a bere in terrazzo, avevano parlato di tante cose e lui non aveva resistito a non dirle i fatti come realmente stessero.
“Hai fatto bene invece, almeno così ora non rischio di darli false speranze, e solo che mi sento una stupida, sono sempre stata così carina con lui e ci ho passato tanto tempo, non vorrei averlo illuso in qualcosa, ma per me è come un fratellino. Non potrei mai guardarlo in un altro modo.” Disse lei sentendosi in colpa.
“Lo so che per te è così, non hai fatto nulla di sbagliato, non devi sentirti stupida.” Provò a dire lui cercando di essere di conforto.
“Sei gentile Dash, ma non verrò comunque stasera, c’è troppa carne al fuoco, io non so come comportarmi. Non me la sento di vedere Jimin, lui mi evita. Sinceramente tra tutti i casini della mia vita, Jimin è quello che mi fa più male in assoluto.”
“L’amore, fa sempre questo effetto” disse con tristezza Dashimen.
“Amore? Sono una grandissima idiota,  ho altro di cui occuparmi, ho altro a cui pensare, invece cosa faccio? Piango, piango per lui, sto male per lui” disse lei con rabbia verso se stessa. Aveva i suoi problemi in famiglia, il lavoro, Isabel a cui pensare, e invece si ritrovava sempre con la testa a lui, a piangere per lui.
“Siamo tutti idioti in amore, vedi Isabel… e tutto quello che sta combinando, anche lei ha tanti problemi, ma alla fine l’unico vero suo problema è l’amore per Yoongi, tutto perde importanza paragonato a quello. Posso dire la stessa cosa per me, ne ho passate tante, ma ogni volta che la situazione va male con Hoseok, mi dimentico di tutti i guai, di tutto quello che ho affrontato, e sto veramente malissimo per lui.” disse lui scuotendo il capo,  si era sempre dato dello stupido, ogni qualvolta che aveva sofferto per Hoseok, sapeva che nel mondo c’erano problematiche  più gravi rispetto a quelle di una relazione.
“È assurdo”  sospirò lei stanca.
“È amore, non è capibile o spiegabile, arriva ti entra dentro e non se ne va, ti fa provare tante emozioni, senza averne controllo, tutto il resto sembra sparire e diventare insignificante al confronto.” Provò a dire lui, pieno di emozioni.
“Cosa dovrei fare? Tu cosa stai facendo?”
“Io.. a me va un po’ meglio, ora che Hoseok ha detto di noi a Yoongi, mi sento più rilassato, fosse per me direi tutto a tutti, e vedrei come va, ma c’è lui e devo rispettare i suoi tempi anche se sono molto più lenti dei mie.”
“Non mi stai aiutando… aspetta Hoseok ha svuotato il sacco?”  chiese lei stupita non sapendo niente degli ultimi avvenimenti, da quando erano tornati, aveva lavorato da casa e non si era vista con nessuno, per poter badare al padre.
“Ehm… si dovrei aggiornarti su molte cose” disse lui sorridente.
“Aigoo… non si può stare un po’ distanti che succedono sempre casini” sbuffò lei.
“Senti facciamo così… entriamo dentro, mi offri una birra, chiacchieriamo, ti racconto le novità, cerchiamo di risolvere la questione Jimin, e poi decidiamo se andare al ristorante o rimanere solo noi due a finire la serata.”
Lei si voltò a guardarlo, e si ritrovò ad annuire.
“Facciamo che è meglio se mi do una ripulita e usciamo io e te… anche in un parco andrebbe bene, così mi racconti tutti, scusa ma preferisco che non stiamo troppo dentro casa.” Provò a proporre lei.
“Mi sembra un’idea magnifica, ti aggiorno su tutto, e poi decideremo insieme se farci come sempre coinvolgere o per una volta pensare solo a noi stessi.”
“Insieme?” chiese lei con fiducia in lui.
“SI, insieme” sorrise lui e se la ritirò vicino per poterla abbracciare nuovamente.
 
Angolo dell’autrice:
Questo capitolo doveva essere uno a bomba….
Parte a bomba, diventa una partita da tennis con i bts che discutono… spero di non vi avervi creato troppo mal di testa, le scene di gruppo sono così… questi stronzetti vogliono dire la loro!
E poi finisce con piccolo siparietto dei miei amori preferiti, non previsto… perché di scaletta dovevamo andare a ristorante… e invece Yun e Dash volevano farvi un saluto!
Alla prossima! Bacioniii!
Se ne vedranno delle belle… che la cena sia con noi!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** CAPITOLO 22: READY FOR THE RISTORANT ***


CAPITOLO 22: READY FOR THE RISTORANT
 
TARDO POMERIGGIO
Jimin camminava avanti e dietro per la sua stanza, aveva solo l’asciugamano bagnato a coprirlo, a ogni passo per la sua camera lasciava delle piccole goccioline di acqua sul pavimento, oltre che sul telefono che teneva stretto in mano.
Guardava i messaggi con Yun-hee con aria criptica, non si scrivevano da troppo tempo.
La colpa come sempre, era sua.
Sarebbe dovuto essere lui quello ad invitarla al ristorante, invece aveva lasciato quel compito a Taehyung.
Era veramente pessimo, si stava comportando da grandissimo stronzo con lei e lo sapeva bene.
Avrebbe dovuto averla chiamata in mattinata per condividere la buona notizia.
Di solito si fa così: Quando si ha una buona notizia la si comunica a chi si vuole bene. 
Lui però non l’aveva fatto.
Non la chiamava, non le mandava messaggi, la ignorava. 
Era un pessimo amico, lo sapeva bene.
La cosa peggiore era che non solo faceva del male a Yun-hee, ma anche a se stesso. Continuava a punirsi, costringendosi a fare quello che non voleva.
La realtà dei fatti era che lui, voleva solo poter parlare sempre con lei, condividere tutto con lei.
Pensava di aver riavuto la sua migliore amica, ma non era così, se la stava facendo scappare, e solo perché aveva promesso a Jungkook che si sarebbe fatto da parte.
Jimin ormai si trovava in una confusione totale, sapeva che stava sbagliando ogni tipo di azione, ma comunque non riusciva a porre rimedio, non riusciva a uscirne fuori.
Lasciò il telefono sulla scrivania e incominciò ad asciugarsi.
Sperava che Taehyung fosse riuscito a convincere Yun-hee e che lei sarebbe apparsa alla cena, anche se la ignorava almeno l’avrebbe potuta guardarla da lontano.
Si sdraio sul letto bagnando tutto i capelli, e si prese la testa tra le mani.
“Perché sono scemo!” urlò con voce alta, si rannicchiò di lato e puntò lo sguardo sulla foto che aveva sul comodino.
Le mancava terribilmente, come sempre.
 
Jungkook stava camminando nel corridoi, si era fermato un attimo ad origliare dietro la porta della camera di Jimin,  e aveva sentito il ragazzo urlare da solo.
Si era allontanato dalla porta, grugnendo infastidito.
Era giunto il momento di risolvere quella situazione, proseguì dritto verso la camera di Taehyung con cui aveva un assoluto bisogno di parlare prima di andare a cena.
“Posso entrare?” chiese Jungkook dopo aver bussato alla porta della camera.
“Si entra.” Disse Tae con voce squillante e un po’ovattata, dato che si stava infilando il maglioncino rischiando di rimanerci incastrato, per via della fretta.
Jungkook entrò e chiuse la porta alle sue spalle, si andò a sedere sul letto, mentre attendeva che il suo Hyung uscisse vincitore dalla lotta contro il maglione.
“Aigoo… forse sono ingrassato… non mi entrava.” Disse con il fiatone Tae per poi guardare Jungkook con far indagatore.
“Forse sei tu che sei un po’ imbranato” lo prese in giro Jungkook con voce leggermente trillante.
“Sei venuto a dirmi che siamo tutti pronti?” chiese Tae ignorando la presa in giro.
“Volevo parlare con te…” disse lui con tono lieve.
“A proposito?” chiese sospettoso Taehyung.
“Tu e Yun-hee sembrate essere sempre più intimi, la difendi a spada tratta. Io lo so, sai i segreti di tutti dato che  parliamo con te, però per favore, dimmelo chiaramente lei ti ha detto che è innamorata di Jimin?” chiese Jungkook con voce dura, voleva la verità, e Taehyung la sapeva sicuramente.
“Non sta a me dire le cose di Yun” disse pensieroso Taehyung e leggermente incerto, se avesse detto la verità, forse avrebbe veramente risolto quel grande problema.
“Lo so. Sono sue le emozioni, ma se me lo dici, io mi faccio da parte ed evito di complicare di più la situazione. Yun-hee è sempre stata carina con me, ma non risponde più ai messaggi, lo fa a singhiozzo, da quando siamo tornati le ho chiesto di vederci ogni tanto in agenzia per una pausa, ma mi ha detto che non è a lavoro. Io non capisco se ho fatto qualcosa per infastidirla. Vorrei la verità, e tu sei mio amico dovresti dirmela” cercò di farsi coraggio Jungkook dicendo tutto quello che li passava per la testa, si sentiva così terribilmente frustrato per quella situazione, e non voleva creare nessun problema a nessuno.
“Quando uscimmo anni fa, ci fu qualcosa tra me e lei” incominciò a parlare Taehyung sedendosi sul letto.
“Ci baciammo, e andammo un po’ oltre, non abbiamo fatto l’amore. Te lo sottolineo.
Non l’abbiamo fatto solo perché lei mi ha chiamato Jimin.” Disse la verità Taehyung su quel ricordo passato.
“Lo avresti fatto con lei?” chiese Jungkook dopo un attimo di silenzio.
“Non lo so, non so neanche come sia possibile che io e lei ci siamo ritrovati in quella situazione, eravamo usciti, siamo andati a vedere un film, sai le stanzette che si prenotano con il letto e la televisione gigante?”
“Si… non ci sono mai stato” disse lui pensieroso, sapeva che quasi tutti i suoi coetanei portavano le ragazze lì, con la scusa del film da vedere da soli.
“Eh… boh non so forse eravamo a disagio, è successo. Mi piaceva Yun-hee, l’ho sempre trovata molto carina” disse leggermente a disagio Taehyung.
“Avevi una cotta quindi…” sospirò Jungkook.
“Non lo so, sinceramente non capisco se qualcuno mi piaccia realmente o no, ho sempre pensato che dovessi provare qualcosa me ne accorgerei. Ne abbiamo già parlato no? Ti ho detto che per Soo-hee non provavo niente.”
“Lei non ti piace, Hyung lo si capisce, non la sopporti proprio. Ma con Yun-hee ci stai sempre, forse mi stai dicendo di no per te e non per Jimin.”
“Cosa? no! Sono sicuro, anche se c’è stato qualcosa tra me è Yun, lei è un’amica, come Noona Isabel! Non ho mai provato quel tipo di sentimento travolgente che prova Yoongi.” Disse lui saltando per aria, non provava niente per Yun-hee ne era super convinto.
“Quel sentimento travolgente, non sembra provarlo nessuno di noi, anche Jin non sembra preso quanto Yoongi, nessuno lo sembra confrontato con lui.”
“Non lo so… ma non provo niente per Yun, lo so, ne sono convinto. Lo saprei!” esclamò agguerrito Taehyung.
“A me piace… ma non mi hai detto se lei è ancora innamorata di Jimin, oppure no.” Disse Jungkook tornando a chiedere quello per cui era andato lui.
“Si, lo è. Sempre, è andata via in Giappone, è stata fidanzata, ma è rimasta sempre innamorata di lui. Lo sarà sempre, non guarderà altri.”
“Perché non lo dici a Jimin, è il tuo migliore amico, dovresti averglielo già detto in passato.” Lo rimproverò Taehyung.
“Non posso dire il segreto di Yun-hee, le lo promisi a quell’appuntamento. Deve essere lei a dirlo. Perché Jimin non ci arriverà mai.”
“E se Jimin non ci arriva perché non prova nulla per lei? Se Jimin fosse realmente certo di provare solo amicizia? Se fosse questa la verità?”
“Non lo è!” esclamò Taehyung.
“Lui dice che non la ama, che non la vede come una ragazza.  Ha provato a farti fidanzare con lei, e ora sta spingendo me.”
“Jimin ci arriverà… è solo lento.”
“Hyung.. non ne sono sicuro. Comunque sia, lascerò perdere, se lei ama un altro, non voglio immischiarmi, e non voglio farle del male.” Disse alzandosi in piedi.
“Mi dispiace…” provò a dire Taehyung.
“Va bene comunque. Spero solo che lei non soffri troppo.” Disse con una scrollata di spalle per poi andare via e lasciare Taehyung di nuovo solo.
Taehyung si distese sul letto sospirando, stanco.
L’amore era una fottuta incognita per lui.
 
Namjoon si trovava in balcone, si era un attimo rifugiato lì, per via delle stanze e i bagni quasi del tutto occupati, era raro trovare nel loro dormitorio un piccolo posto dove riuscire a stare un attimo nella propria privacy.
Guardava il telefono aspettando che lei lo richiamasse, Jisoo, gli aveva detto di aspettare cinque minuti, e quelli erano già terminati da dieci.
Sbuffò infastidito, dal dover aspettare ancora, ma non osava comporre il numero e chiamare per non disturbarla, in fin dei conti lui non sapeva se lei fosse a casa con il marito in quel momento, e una cosa che era sicura, lui non si voleva assolutamente far beccare dall’uomo.
Il telefono squillò,  e sorrise ampliamente e rispose immediatamente.
“Pronto” disse con voce allegra.
“Ciao Namjoon, scusa ero un attimo impegnata.” Si scusò lei.
“Tranquilla nessun problema, volevo solo sapere se saresti potuta venire anche tu alla cena” provò a richiedere lui.
Dopo aver concluso con il gruppo, e aver lasciato i ragazzi, Namjoon si era recato da lei ed erano riusciti a ricavarsi un po’ di tempo per stare soli e parlare un attimo nel suo studio.
Lui aveva pensato di invitarla alla cena, non vedendo niente di male nel fatto che lei sarebbe potuta andarci in veste di segretaria di Pd-nim. Lei aveva promesso, che ci avrebbe pensato e parlato un attimo con Hit man.
“Mi sarebbe piaciuto tanto, avremmo potuto condividere questo momento insieme, anche se con distacco. Ma si è venuto a creare un imprevisto e non posso proprio liberarmi” disse lei con tono triste.
Jisoo si trovava in una grande stanza, con un letto matrimoniale e guardava il vestito che aveva da poco posato sul letto, il vestito che avrebbe dovuto indossare a breve per uscire con il signor Kim, che l’aveva invitata a cena, come ormai ogni sera negli ultimi mesi.
“Oh… tuo marito immagino” disse Namjoon con sconforto nella voce.
“Ehm.. si, direi proprio che è per lui.” disse lei guardandosi però la mano sinistra e l’assenza della sua fede a cui non era ancora abituata.
“Capisco, lo so, deve essere difficile per te. Festeggeremo un’altra volta. Io penso che andrò nel mio appartamento, t’inviterei nel cuore della notte, ma dubito che tu possa venire” ridacchiò lui per via della sua idea assurda.
“Oh, sarebbe un’idea molto bella, se non avessi lui” disse con tono rammaricato lei.
“Lo so… va bene, io ci ho provato! Lo sai ci proverò sempre” cercò di rimanere di buon’umore Namjoon.
“E a me fa molto piacere che tu ci provi sempre, sei molto dolce con me, mi dispiace per tutti questi problemi” provò a scusarsi lei con tono triste.
“Sapevo che eri sposata, non devi scusarti. La situazione la sappiamo entrambi e va bene così” provò a non farla sentire in colpa lui.
“Potrei passare in mattinata, non so portarti la colazione e accompagnarti in agenzia, così almeno da riuscire a vederci soli prima che riparti” provò a proporre lei, sperando di riuscire almeno in quello.
“Penso sia un’idea magnifica! Ti aspetto domani mattina, il pin della porta lo sai”
“Si, verrò domani mattina, passa una buona serata e  divertiti anche senza di me” disse lei gentilmente.
 “Proverò a divertirmi, ma so che sentirò comunque la tua mancanza” disse con voce sdolcinata.
“Anche io la sento sempre, ora vado ciao Namjoonie” disse con amore lei.
“Ciao, anche a te tesoro.” Chiuse la chiamata lui, si rimise il telefono in tasca e sospirò.
Avrebbe voluto di più, ma andava comunque bene così, si faceva bastare ciò che aveva.
 
Hoseok stava sdraiato sul letto di Yoongi aspettando che l’amico si finisse di aggiustare i capelli.
“Dashimen mi ha detto che forse non viene.” Disse sospirando.
“Perché no?” chiese Yoongi confuso.
“Dice che per ora sta con Yun-hee e che se la convince ci raggiungono.” Sospirò irritato di nuovo Hoseok.
“Sai… penso che abbiano veramente un rapporto stretto.” Disse Yoongi pensieroso.
“Così sembra, non ci avrei mai creduto…”
“Strano, Dashimen è sempre sembrato così schivo, però in quella fotografia trovata a casa di Isabel sembrava completamente un'altra persona.” Disse Yoongi con un leggero tono infastidito.
“Geloso del loro rapporto?” chiese Hoseok, mentre provava a mettersi seduto a fatica e apriva le orecchie, per sentire meglio, lui era geloso del rapporto che Dashimen avrebbe potuto avere con noona.
“Mmh… forse si, sono geloso di chiunque si avvicini a lei.” Disse schietto.
“Di noi non lo sei mai stato” provò a dire Hoseok, Yoongi si voltò a guardarlo con la faccia di marmo, arricciò il naso pensieroso.
“Forse a volte lo sono stato. Siete voi però… quindi è okay?” provò a dire.
“Aigoo… non sembri tanto convinto della tua affermazione.” Prese il cuscino dietro di lui e lo lanciò a Yoongi che slittò di lato schivandolo, con una risata sommessa.
“Mi sono reso conto con il passare degli anni, che voi eravate tutti vicini a lei, in modi che io non credevo. Non ne ero a conoscenza, non pensavo inizialmente che avesse costruito dei legami tanto stretti.” Provò a dire lui in modo serio.
“Lo sapevi che parlavamo tutti con Noona, ci siamo tutti confidati.” Disse lui leggermente confuso dal discorso di Yoongi, non avrebbe mai pensato che il maggiore potesse essere geloso di loro e di Isabel.
“Hoseok? Ma avevi detto a Isabel che ti piaceva un ragazzo?” chiese il rapper, aveva ancora quel dubbio nella testa, e voleva quella risposta.
“Cosa! No! Ancora sono in crisi per questo!” trillò Hoseok completamente confuso da quella domanda.
“Lei lo sapeva… qualcosa le avrai detto, mi chiese se uno di noi fosse interessato agli uomini” spiegò Yoongi, raccogliendo il cuscino e andandosi a sedere vicino all’amico sul letto.
“Ehm… le dissi della mia prima volta… ma no che era un maschio!” trillò con enfasi, era impossibile che Isabel avesse capito, o forse si, Isabel era sempre brava a capirli.
“Avrai sbagliato a dire qualcosa, io avevo i dubbi a causa sua e di quella vecchissima insinuazione.”
“Se ci fosse stata lei, forse sarebbe stato tutto più semplice”  sospirò Hoseok, consapevole che forse ne avrebbe realmente parlato con lei, e che Isabel non l’avrebbe mai fatto sentire sbagliato. Isabel non faceva sentire nessuno sbagliato.
“Si, probabilmente… ma lei non c’è, sta con quel bellimbusto” sbuffò irritato Yoongi.
“Non capisco cosa vuoi andare a ricercare andando nel suo ristorante” disse confuso Hoseok, non capendo realmente le motivazione del più grande.
“Non vado a ricercare nulla, ma penso che i nemici è meglio tenerseli stretti” sbuffò innervosito.
“Sai chi dovresti tenerti stretto? Suran! Viene anche lei no?” chiese Hoseok confuso da non averla sentita nominare negli inviti.
“Suran è in Giappone… non ci siamo visti in questi giorni, è lì per lavoro.” Disse Yoongi con un sorriso sghembo.
“Ah… ci stai ancora insieme?” chiese Hoseok sbattendo gli occhi.
“Si… almeno così sembrerebbe.” grugnì infastidito Yoongi.
“Dovresti lasciarla, l’hai tradita” disse piccato.
“Non è un vero tradimento, ho solo fatto l’amore con Isabel” per lui non contava come tradimento, la sua vera fidanzata nella testa era sempre Isabel, nel caso era lui che la tradiva con Suran da tanto tempo.
“È un tradimento.”  Disse piccato Hoseok.
“Isabel sta con quel tizio.” Disse lui a sua difesa.
“Isabel ha anche richiuso con te.” continuò a dire la sua Hoseok.
“Ti sembra che abbia chiuso dopo aver visto casa sua?” chiese Yoongi alzando un sopracciglio scettico.
“Aigoo… che casino.” Sbuffò Hoseok, rinunciando a far ragionare Yoongi sulla questione Suran.  “Comunque sono curioso di vedere questo ragazzo.” Disse con un luccichio negli occhi.
“Se Jin ha davvero prenotato lì.” grugnì Yoongi, non credendo che il maggiore l’avesse realmente fatto.
La porta si aprì senza il consenso di nessuno e apparì Jin quasi come evocato mentalmente.
“Fra trenta minuti abbiamo la prenotazione a ristorante.” Disse con tono secco.
“Ah… te l’hanno confermata?” chiese Yoongi incuriosito.
“Si, Chung-hee  mi ha richiamato ora per conferma, anche se era scontato che ci avrebbe dato il tavolo, ha detto che ci accoglierà sua cugina, che è la vice manager, e se in caso possiamo lasciarle un autografo, perché è nostra fan, ma mai ci chiederà di farglielo. Dice che è molto professionale”  raccontò comunque tutta la conversazione, anche se non aveva poi molta voglia di continuare a parlare con Yoongi.
“Hai parlato molto con lui.” disse con rancore Yoongi.
“Il giusto. Vado a prendere Yuri e Soo-hee, ci vediamo direttamente lì… non fate tardi.”  E dicendo così si chiuse la porta alle spalle andando via.
“Dovresti provare a esser più comprensivo” rimproverò Hoseok.
“Io? La sua fidanzata è una ladra.”  Disse con rabbia.
“Si, ma lui non c’era durante il furto, non puoi pretendere che mandi tutto all’aria per una collana. È un anno che è fidanzato con lei. Prova a metterti nei suoi panni. Tu manderesti tutto all’aria con Isabel se la situazione fosse invertita?” provò di nuovo a farlo ragionare.
“Isabel non è una ladra”
“Aigoo, sei proprio una testa dura, sai essere così cocciuto.” Sbuffò irritato Hoseok mettendosi in piedi.
“Ho ragione.”
“No, non hai ragione. Ma tanto non cambierai idea. Andiamo a ristorante.” Disse con irritazione Hoseok.
“Va bene.” grugnì Yoongi infastidito.
 
SERA
Chung-hee aveva chiamato sua cugina Hye-ri, dicendole che avrebbe dovuto riservare tutto il piano vip del ristorante, per via di alcuni ospiti importanti che avevano prenotato all’ultimo momento.
Hye-ri come al solito aveva sbuffato a quel tipo di richiesta all’ultimo minuto, aveva anche pesato che il cugino fosse uscito completamente fuori di testa, ma alla fine pur controvoglia si era messa al lavoro per poter aggiustare tutte le prenotazioni e le varie sale.  
Come sempre aveva portato i suoi compiti a termini, anche fin troppo velocemente, aveva preparato tutto, nella stanza per le quattordici persone vip.
Non aveva chiesto neanche chi fossero questi famosi vip, era un’informazione che non le avrebbe di certo cambiato la vita.
Lei lavorava, studiava e odiava il mondo a prescindere, o almeno così lasciava credere.  Era sempre stata così schietta e anche schiva nelle sue cose, che nessuno era riuscito a rompere il muro di protezione che aveva innalzato e che ormai l’accerchiava del tutto.
L’unica scelta che aveva fatto dopo il diploma avvenuto mesi primi, era quella di continuare a lavorare nell’azienda di famiglia, che era passata ormai di mano a Chung-hee l’unico uomo rimasto della famiglia.
Scelta fatta per via di suo zio con cui aveva passato la maggior parte del suo tempo, specie dopo la fuga di Chung-hee. Hye-ri era cresciuta nella famiglia del cugino perché aveva perso entrambi i genitori quando era piccola.
 
Poco prima dell’orario della prenotazione, le arrivò il messaggio del cugino, dove la informava chi sarebbero stati gli ospiti vip.
Si trovava con un paio di dipendenti, nel parcheggio privato del ristorante, ad aspettare che tutti i vip arrivassero,  si torturava le mani leggermente nervosa.
Per la prima volta nella sua vita, si sentì cedere alle emozioni, lei che le schivava come di solito si evitava una malattia mortale.
Cercò con tutta se stessa di ritrovare il suo autocontrollo, era al lavoro e non poteva lasciarsi andare alla felicità di conoscerli. Lei era la persona più professionale del mondo, e così si sarebbe comportata, li avrebbe serviti come un qualunque cliente, senza soffermarsi troppo nel guardarli.
Si voltò un attimo verso una porta a vetri, e si rese conto che aveva la treccia  non del tutto ordinata, incominciò nell’attesa a riaggiustare i capelli con le mani tremanti, alla fine però decise che fosse meglio lasciare i capelli completamente liberi.
“Signorina Choi si stanno avvicinando” disse uno dei dipendenti alla ragazza, facendola leggermente saltare sul posto.
“Oh.. si, ho qualcosa fuori posto?” chiese lei con voce trillante.
“No, signorina è perfetta” sorrise il ragazzo, leggermente a disagio nel sentire la voce di Hye-ri trillare in quella maniera.
Hye-ri prese un respiro profondo, si mise dritta con il corpo, posizionò le braccia dietro la schiena, sarebbe stata super professionale.
I manager, pd-nim, i bts con le loro varie ragazze al seguito arrivarono diretti verso Hye-ri che provò a sorridere, e s’inchinò.
“Benvenuti!” esclamò, cercando di trovare il suo tono composto, “Io sono Hye-ri la vice manager del ristorante, vi scorterò alla vostra zona vip, per qualunque cosa, non vi fate problemi a chiamarmi” sorrise lei.
“È un piacere, sei molto giovane” disse con gentilezza Pd-nim osservando la ragazzina, che doveva avere l’età di Jungkook.
“Si, ho vent’anni, ma sono sempre stata al ristorante fin da piccola, in più seguo dei corsi all’università, sono capace di fare il mio lavoro” sorrise lei dimostrandosi fiera di se stessa e anche leggermente sfacciata nel dire le cose.
“Vi faccio strada seguitemi pure” sorrise di nuovo facendo un ampio inchino.
“Mi scusi, non siamo tutti, un paio di amici tarderanno ad arrivare” disse Hoseok prima che la ragazza si girasse per farli strada.
“Oh.. comprendo nessun problema” sorrise lei, si affiancò a uno dei ragazzi che lavorava con lei e gli sussurrò vicino di aspettare le ultime due persone che sarebbero dovute arrivare a breve.
“Aspetterà lui, appena arriveranno, saranno accompagnati sopra” sorrise lei informando i suoi ospiti, “Ora se volete seguirmi” sorrise di nuovo, continuando a essere professionale.
 
Hye-ri scortò tutti, verso la sala privata continuando a sorridere, si fece da parte per far entrare tutti, accostandosi alla porta, gli ultimi ad entrare furono Taehyung, Jin, Yuri e Soo-hee. 
Hye-ri guardò interdetta la ragazzina, che appena ebbe varcato la porta, si strinse al braccio di Taehyung che saltò sul posto, stupito da quel comportamento.
Taehyung guardò per una frazione di secondo Soo-hee, con un’espressione irritata sul volto, cosa che Hye-ri notò immediatamente.
"Questa è la sala, accomodatevi pure con calma, appena le ultime due persone mancanti vi raggiungeranno, vi manderò un cameriere. " disse la ragazza suonando molto professionale, e ignorando Soe-hee che era di fronte a lei e si stringeva di più a Taehyung come a voler far sapere al mondo intero il suo possesso.
Tutti ringraziarono, e lei inchinò leggermente il capo, fece segno ai due ragazzi dello staff che erano con lei di andare fuori e fece anche lei per andare.
Qualcosa dentro di Hye-ri prese il sopravvento, non poteva realmente ignorare quello che aveva visto.
Si bloccò sul posto e puntò lo sguardo su Soo-hee che passava la borsa a Taehyung che la guardava confuso, non capendo il gesto.  
Soo-hee però non guardava Taehyung come sempre, anzi aveva lo sguardo dritto davanti a sé puntato su Hye-ri.
Entrambe le ragazze si guardarono sfidandosi, Hye-ri sorrise come un gatto.
"Soo-hee!" Esclamò con finta allegria, la ragazza saltò leggermente sul posto, sorpresa che Hye-ri  avesse realmente osato chiamarla.
Yuri si voltò a guardare la scena esterrefatta e indignata. Si mosse lenta per avvicinarsi alla cugina, lasciando la mano di Jin che la guardò in preda alla confusione per il gesto.
"Sei tu vero?" Chiese Hye-ri, con finta gentilezza facendo dei passi sicuri verso di Soo-hee.
"Si, Hye-ri, è  un piacere vederti, vedo con piacere che lavori con la tua famiglia!" Disse con tono mieloso Soo-hee, rossa in viso.
Taehyung per la prima volta, guardò la sua fidanzata con curiosità, per poi voltare lo sguardo sulla ragazzina che sorrideva, e rimanendo un attimo incredulo.
Il sorriso della ragazza era furbo, simile a quello che faceva lui, quando capiva qualcosa prima di tutti, o quando aveva in testa una qualche strana teoria.
Si riconobbe in lei, vedeva in lei un suo simile.
Rimase con la faccia di marmo nel guardarla, ma dentro di sé sentiva lo stomaco in subbuglio.
Lei era bellissima.  
"Si, ho deciso di lavorare qui! Mi piace molto, ma sono curiosa di te, raccontami come stai?" Disse con voce finta zuccherosa, avvicinandosi un altro po’ a lei.
Taehyung, sgranò leggermente gli occhi stupito dal tono di voce della ragazza, era stato cordiale e professionale per tutto il tempo, ma ora mentre parlava con la sua ragazza il tono di voce di Hye-ri aveva un non so che di strano.  
"Io molto bene grazie." Disse piccata Soo-hee.
"Omo! Ma raccontami un po', come ci sei finita a una cena con tutti i bts!" Esclamò puntando subito alla domanda che bramava fare, dall’istante in cui l’aveva vista vicino a Taehyung.
"Ehm…." Disse incerta lei, guardando per un attimo Taehyung, che come sempre non la degnava di uno sguardo, anzi era fin troppo preso da colei che aveva di fronte a lui.
"Lavora con me alla big-hit" si intromise Yuri con voce sprezzante, spalleggiando immediatamente la cugina, e affiancandola del tutto.
"Omo! Sono così stupita!" Esclamò con finto stupore, incominciando a ondeggiare da un piede all'altro.
"Sbaglio o le fantastiche cugine Chang non hanno un patrimonio talmente ampio da poter non lavorare per generazioni?" disse con una punta di sarcasmo della tono di voce, per poi  sorridere raggiante, per averle inchiodate. 
Taehyung aprì le orecchie a quel cognome Chang, non ricordava che fosse quello giusto, inclinò la testa di lato osservando meglio Hye-ri, non trovando alcuna motivazione al perché la ragazza avesse dovuto dire un cognome differente.
"Abbiamo deciso di mandare avanti la nostra passione, si styles e male up artist" disse Yuri in modo saccente.
"Oh è giusto, con i bts, che brave!" Sorrise sempre più tiratamente Hye-ri tanto da sembrare lo stregatto  di Alice nel paese delle meraviglie e di aver beccato panco  pinco sul fatto.
Taehyung continuava ad osservarla sempre più incuriosito, aveva notato come lei avesse sottolineato la parola BTS. Si sentiva sempre meno sicuro su Soo-hee, quel sensore che aveva ogni tanto di sentirsi violato dallo sguardo della ragazza, si stava facendo di nuovo prepotenza di lui. Aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa ad infastidirlo e farlo sentire vulnerabile nello sguardo di Soo-hee, qualcosa che non andava, e quella ragazza di fronte a lui, stava facendo aumentare le sue preoccupazioni, come anche la sua voglia di scoprire di più. 
"Grazie" annuì Yuri fulminandola.
Jin vicino a lei, la guardò sconcertato, era la prima volta che sentiva la sua ragazza con un tono duro di voce, sembrava quasi un altra persona, aveva perso ogni briciola della sua tenerezza in un istante.
Tutto lo sguardo del gruppo era puntato sulle tre ragazze con curiosità.
Taehyung continuava a non staccare gli occhi da Hye-ri, incuriosito dal suo sorriso accattivante e furbo, sembrava come se si stesse divertendo in quella situazione, e che avesse molto da dire. 
Taehyung fremeva, sperando che la ragazzina parlasse di più. Guardò alle spalle di lei e vicino alla porta c'erano Dashimen e Yun-hee che erano rimasti fermi a osservare la situazione leggermente confusi da tutto.
"Vi lascio alla vostra cena, per qualunque cosa potete chiamarmi, è stato un piacere rivedere entrambe, e notare come la vostra passione si stia realizzando." Disse con tono finto dolce, lievemente sbeffeggiante.
Hye-ri, con disappunto di Taehyung che voleva sapere di più, si voltò e fece per lasciare la sala, si fermò un attimo rendendosi conto che ci fossero due nuovi arrivati e sorrise cordiale verso di loro. . 
"Immagino voi siate gli ultimi arrivati,  accomodatevi pure, vi mando immediatamente il cameriere con da bere e i menu" sorrise a loro e si inchinò di nuovo. 
Dashimen e Yun-hee salutarono anche loro inchinandosi leggermente, videro la ragazza andare via e si scambiarono un’occhiata complice.
La ragazzina aveva detto cugine Chang, e quel cognome non era quello che loro conoscevano.
Si andarono a sedere anche loro riluttanti, salutando tutta la sala.
 
Jin si voltò verso la sua fidanzata sbattendo le palpebre.
“Come la conoscete?” chiese in cerca di risposte.
“Oh… Hye- ri, veniva a scuola con noi, in classe con Soo-hee, è sempre stata una ragazza disturbata. Sola e violenta con tutti.” Disse Yuri cercando di addolcire il tono di voce nella voce, e cercando di sembrare compassionevole, ma non riuscendoci del tutto.
“Disturbata?” chiese Taehyung confuso, voltandosi di scatto a guardare Yuri in cerca di risposte.
“Si, ha perso i genitori da piccola, poverina, a scuola abbiamo provato a esserle amiche,  ma lei lanciava gli oggetti, non ha mai voluto avvicinarsi a nessuno.” Spiegò Soo-hee con voce lieve e finta tentennante.
“Oh… non sembrava disturbata però” disse con voce dura Taehyung, a lui non sembrava per niente male come ragazza, anzi lo aveva impressionato.  
“Oh si! Lo è eccome! Non ci ha mai rivolto la parola, non capisco, forse è cambiata ma non credo, ci siamo diplomate insieme, negli ultimi anni a scuola non ha mai parlato con nessuno, tutti la evitavamo.” Disse con paura Soo-hee avvicinandosi a Taehyung e aggrappandosi al suo braccio in cerca di protezione.
“Beh se si evita una persona come puoi pensare che sia gentile?” chiese Taehyung con voce innervosita, guardando in malo modo la sua ragazza e poi il suo braccio tra le sue grinfie.
“Io… non lo so, ma lei non voleva far parte del gruppo, lei non ha mai voluto stare con noi” trillò lei spaventata dal tono di Taehyung.
“Mmh. Non credo che una persona sarebbe vice manager di un ristorante se fosse disturbata come avete detto voi.” Disse Taehyung piccatamene.
“È pur sempre l’azienda di famiglia.” Disse Yuri tornando in difesa della cugina.
“Okay, forse non è il caso di parlare ora. Taehyung, non sono affari nostri, sediamoci tutti a mangiare” disse Jin con tono autoritario, guardando prima il più piccolo e poi Pd-nim e i manager che erano si erano già seduti al tavolo e osservavano la scena con un leggero interesse.
“Va bene.” disse seccamente, si voltò a guardare Dashimen e Yun-hee che erano andati dall’altra parte del tavolo per sedersi vicino a Hoseok e Yoongi.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa che voleva dire: poi ne parliamo, si abbiamo notato anche noi il cognome diverso.
Si sedettero tutti pronti a poter ordinare e a festeggiare la giornata, anche se nella sala si respirava parecchia aria pensante.
 
Hye-ri era rimasta per un attimo vicino la porta chiusa per origliare. Aveva stretto i pugni al sentirsi chiamare persona disturbata, da quelle due megere, ma si era quasi per un attimo paralizzata a sentir Taehyung difenderla a spada tratta senza neanche averla mai conosciuta.
Scrollò le spalle, e si massaggiò il collo.
Non stavano più parlando, poteva smettere di origliare, andò via strisciando i piedi, con rabbia.
Senza dire niente a nessuno, si andò a chiudere nel suo ufficio, aveva bisogno di respirare un attimo, di trovare il suo autocontrollo che aveva perso.
Non aveva potuto resistere nel dire la sua, non dopo aver visto il braccio di quella viscida di Soo-hee attaccato a Taehyung.
La voce calda di Taehyung era l’unica cosa che la rendeva felice, quando l’aveva sentita per la prima volta, si era sentita per la prima volta meno sola al mondo.
Non aveva mai creduto che sarebbe potuta diventare fan di qualche Idol.
Lei non era fan quasi di niente, non interesse nelle persone famose, o nell’elitè anche se ne faceva parte.
Soo-hee e la cugina, erano delle arpie, e delle bullette, lo erano sempre state a scuola con chiunque.
Vederle lì insieme a quei ragazzi, che sembravano tutti molto gentili e carini, le aveva fatto montare la rabbia, tutta quella che aveva tenuto dentro durante gli anni di scuola.
Diede una manata alla scrivania, e scosse la testa con forza.
Non erano affari suoi, lei aveva la sua vita, e gli anni della scuola erano finiti, aveva scelto come vivere la sua vita.
Non si sarebbe intromessa più di quanto aveva già fatto.
Sarebbe rimasta estranea, come lo era sempre stata.
Si prese la testa tra le mani per regolarizzare il respiro, e si ritrovò a sorridere per Taehyung, lui l’aveva difesa.
 
Bussarono alla porta del suo ufficio.
Hye-ri chiuse gli occhi forte, prese un grande ultimo respiro.
“Avanti” disse con voce neutra.
“Come mai qui dentro?” chiese con un sorriso splendente Chung-hee entrando nell’ufficio.
“Avevo bisogno di controllare una cosa” sorrise falsamente lei.
“Sistemato tutto con gli ospiti?” chiese lui gentilmente, curioso della reazione della cugina.
“Si, sono stati sistemati, come qualunque ospite.” Disse lei con ovvietà.
“Aigoo… Hye-ri, potresti anche mostrare un po’ di buon umore, sei loro fan! È raro vederti fan di qualcosa” esclamò lui, pensando di aver fatto un regalo alla cugina, con quella prenotazione.
“Sto lavorando, non devo mostrare le mie emozioni.” Disse piccata lei alzandosi in piedi, si avvicinò a lui guardandolo incuriosita .
“Come mai qui?” chiese lei in modo sospettoso.
“Ho portato Isabel per una cena, volevo presentartela” sorrise lui felice.
“Oh… la portata per me o per presentarle i bts?” chiese lei pensando che quel regalo fosse per la nuova fidanzata e no per lei.
“Entrambe?” provò a dire lui in modo convincente.
“Sei un falso, stai cercando di farti bello ai suoi occhi” lo stuzzicò lei, era felice però di saperlo con qualcuno, forse lui poteva trovare di nuovo la felicità.
“Forse un pochino, mi piace Isabel, penso che piacerà anche a te” disse con enfasi.
“Dai social sembra una che odia tutti, proprio il mio tipo.” Disse lei ghignando leggermente.
“Ah… penso che odi solo elitè di cui faccia parte, anche se è molto sola.”
“Aigoo, me la stai presentando perché lo sono anche io?” disse lei in modo piccato.
“Perché penso che potreste andare d’accordo.” Disse lui con tono convincente.
“Vedremo, non ti assicuro niente, lo sai non mi piace avere amiche.” Disse piccata.
“Va bene! vieni andiamo, te la presento, mangi con noi?”
“Devo lavorare Chung-hee”
“Ci sono tante persone, puoi fermarti per un’ora a conoscerla!” esclamò prendendola a braccetto e tirandola fuori dal suo ufficio.
Hye-ri si lasciò trascinare, sbuffando leggermente.
Era curiosa, però di conoscere questa ragazza, che sembrava aver rapito il cuore di suo cugino, nessuno avrebbe mai pensato che Chung-hee si sarebbe mai interessato a qualcun altro, no dopo quel fattaccio avvenuto ai suoi diciotto anni.
 
Angolo dell’autrice:
Sono covizzata da una settimana e in malattia… sto bene. Ma indovinate chi si è messa d’impegno? Iooooo! Sto scrivendo tantissimo e ne sono felicissima, avevo veramente tanto bisogno di passare del tempo con i miei incasinati personaggi.
HO FATTO IL PROFILO IG 


https://www.instagram.com/maybeitsfatevol.123/ 

VE LO LASCIO IN CASO VORRESTE SEGUIRMI, MI FAREBBE PIACERE! 


Tornando al capitolo!
Piccole parentesi per ognuno di loro.
Jimin in crisi, vorrebbe ma non può perché è lento.
Jungkook fa il maturo e chiede. Tae da le risposte.
Namjoon e la segretaria, piccola chiacchiera per farvi capire come va tra loro due… a parte i segreti di lei e il signor kim… va bene non credete?
Hoseok e Yoongi ormai Sope for ever, anche se litigarella .
Jin… poverino cosa sto combinando a questo povero angelo.  
Mi dispiace tantissimo, ma penso che sia giusto che un po’ tutti soffrano.
Per il resto niente Isabel…. ehm ehm..
Nuovo personaggio Hye-ri! Io già l’adoro… un’altra a cui beh ho dato un passato allegro no?
Collegata alle due cugine…. Capiremo! 
Eh si Chung-hee porta Isabel a cena per presentarle i bts ahaahahahah
Isabel è al ristorante, tutti sono al ristorante! TUTTI!
NON VEDEVO L’ORA DI TRATTARE CIÒ MUAHAHAHAHHAH
QUESTO COVID MI HA RESO CRUDELEEEEEEEEE!
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** CAPITOLO 23: ESCAPE RISTORANT ***


 CAPITOLO 23: ESCAPE RISTORANT

 SERA

Isabel si trovava in una piccola saletta privata, con una bella vetrata che dava sulla strada, a cui si era appoggiata per poter guardare fuori e cercare di non pensare troppo al turbinio di preoccupazioni che aveva nella sua testa.
Chung-hee era passato a prenderla qualche ora prima, dicendole che le avrebbe fatto bene uscire per una cena, specie dopo gli ultimi giorni di digiuno.
Digiuno che lei aveva fatto per le nausee, che aveva scoperto non fossero dovute a una qualche malattia, ma ad altro.
Aveva detto di sì a Chung-hee per uscire perché sperava che prendendo un po’ d’aria, avrebbe potuto avere un lampo di genio su come risolvere la situazione .
Per quanto si stesse impegnando a riflettere, aveva la mente completamente fissa su solo una possibile soluzione.
Prendere Nabi, recarsi da Chin-hae e mettere il piano iniziale di Do-yoon in atto.
La fuga.
Incominciò a camminare per stanza leggermente in ansia, guardò la bottiglia sul tavolo e il bicchiere pieno di vino che il cameriere le aveva versato.
Non poteva bere, avrebbe tanto voluto potersi perdere nell’alcool, ma non poteva farlo.
Si passò la mano sulla pancia accarezzandola leggermente.
La fuga.
Aveva sempre quel piano, c’erano i documenti già pronti, la casa di Do-yoon segreta, la nuova identità.
Aveva tutto, doveva solo dire di sì a Chin-hae, ci avrebbe pensato lui.
La fuga.
Sembrava quella la sua unica alternativa.
La sua e quella del bambino.
Aveva una nuova responsabilità, doveva prendere la scelta giusta per il bambino, lei e Yoongi venivano meno d’importanza.
Il bambino aveva la priorità, sapeva che Yoongi avrebbe voluto così.
 
Chung-hee tornò nella saletta, lei si voltò all’istante sorridendo tiratamente.
Avrebbe pensato dopo al piano da attuare, avrebbe continuato a far finta di niente ancora per un po’, avrebbe continuato a temporeggiare.
“Tesoro scusa l’averti fatto attendere” disse lui con dolcezza nella voce.
“Va tutto benissimo, non è un problema” disse lei cercando di essere accondiscendente come sempre.
“Sono andato a chiamare mia cugina, volevo presentartela” sorrise lui per poi farsi da parte e far entrare anche Hye-ri nella stanza.
Isabel sorrise di più e fece dei passi per avvicinarsi alla ragazzina.
“Ciao devi essere Hye-ri, Chung mi ha parlato tanto di te, sono felice di conoscerti” disse con gentilezza.
“Piacere mio, anche mio cugino mi ha parlato di te” sorrise lei gentile e porgendole la mano.
“Rimani a cena con noi?” chiese con gentilezza Isabel, pensando che aver avuto un’altra persona a cena, avrebbe sicuramente aiutato a farla pensare di meno.
Sorrise di nuovo verso la ragazzina di fronte a lei, sembrava così piccola, ma allo stesso tempo percepiva che dovesse avere una buona forza dentro. Aveva il suo stesso sguardo di quando aveva avuto vent’anni, uno sguardo furbo e indagatore.
“Oh… io avrei da lavorare, Chung-hee ha fatto venire dei Vip importanti qui al ristorante, è un po’ una giornata piena.”  Provò a scusare in maniera cordiale Hye-ri, sperando di non risultare sgarbata, aveva solo voglia di tornare veloce a lavorare e aveva bisogno di tenere tutto sotto controllo.
“Può pensarci lo staff!” esclamò Chung-hee, poggiando un braccio sulla spalla della ragazzina.
“Si sicuramente, ma io voglio controllare che tutto vada bene” disse con tenacia lei, staccandosi dalla presa del cugino e fulminandolo con lo sguardo.  
“Se si sente più sicura a controllare tutto, non dovresti obbligarla a cenare con noi” disse Isabel guardando la ragazzina con molta stima, non si aspettava che rispondesse per le rime, erano rari i coreani che lo facessero con qualcuno di più grande.
“Lo dice anche lei!” esclamò Hye-ri leggermente stupida che Isabel stesse prendendo le sue difese, senza neanche conoscerla.
“Isabel è una stacanovista, non si ferma mai, lavorerebbe sempre se fosse per lei, stranamente si è presa un po’ di giorni perché stava male.”  Disse con rimproverò il ragazzo.
“Mi hanno costretto a prenderli… dicevano che non potevo continuare a vomitare in un secchio in ufficio. Rendeva tutti un po’ nervosi.” Sbuffò lei irritata, gesticolando con le mani.
“Sei andata a lavoro anche vomitando?” chiese stupita Hye-ri.
“Si, ma mi hanno cacciata, apposto di apprezzare la mia buona volontà.” Disse lei con un leggero tono di sarcasmo nella voce.
“Aigoo, la penso come te! Un mesetto fa, avevo la febbre alta ed ero qui. Mi hanno mandata via a forza, nel vero senso della parola! É venuto il signor Min il responsabile della sala principale con due guardie e scortarmi a casa mia! Inaudito! Io non stavo facendo nulla di male, ero chiusa nel mio ufficio e sorvegliavo tutto con le telecamere e walkie talkie!” incominciò lei a raccontare con entusiasmo, avendo appena trovato una alleata.  
“E ti hanno mandata via? Dal tuo ristorante!” esclamò Isabel presa dalla conversazione.
“Eri malata!”  urlò Chung-hee verso la cugina.
“Si, ma ero in ufficio, ho installato anche una brandina, potevo riposare lì, non uscivo, non andavo a tossicchiare sui clienti rischiando di perderli.” Disse lei con tono irritato.
“Hai una brandina in ufficio? Aigoo.. sai forse dovrei prenderne una anche io, di solito ogni tanto capita che dormo sulla scrivania, fa un malissimo il collo” disse con entusiasmo Isabel.
“Oh si, dovresti, anche il mio collo ne doleva!”  le consiglio con allegria Hye-ri.
“Da quanto lavori qui?” chiese Isabel con interesse.  
“Ufficialmente da quando zio si è ammalato, ma non potevo fare tutto da sola, perché minorenne, però questo è il mio ristorante.” Disse lei con orgoglio, guardando il cugino con un leggero risentimento.
“Non guardami così, hai tuoi ventidue anni passerà a te, è nelle volontà di mio padre, non posso accelerare i tempi.” Sbuffò il ragazzo.
“Waoo! Diventa tutto, e tu quanti anni hai?” chiese Isabel con curiosità.
“Venti!” esclamò con allegria.
“Waoo!  Sei giovanissimaaaa! Ti sei diplomata da poco?” chiese con curiosità Isabel.
“Si, vado già all’università, no che ne avrei bisogno, però ne seguo una privata inerente alla ristorazione”  incominciò a raccontare di se Hye-ri, le piaceva Isabel, non era la solita ragazza omologata alla massa.
“Sei un piccolo genio!” esclamò con allegria Isabel trovando la cugina di Chung-hee veramente molto interessante.
“Piccolo genio incompreso, e senza nessuno” disse sotto voce Chung-hee.
“Anche tu non hai amici. Smettila di rimproverarmi per la mia scarsa vita sociale.”
“Perché la rimproveri! Lei fa quello che le piace! Dovresti essere fiero di lei!” disse lei difendendo a spada tratta la ragazza.
“Perché è una ragazzina e dovrebbe uscire e divertirsi fare cose da ragazzina, avrà una vita per lavorare”
“Avrà una vita anche per divertirsi e lo farà quando vorrà… aigoo, con chi vuoi che esca, qualcuno della nostra elitè? Le ho viste le ragazzine della sua età, sono tutte antipatiche e piene di loro stesse, nessuna figlia chaebol pensa a lavorare, tanto hanno le eredità dei genitori!” esclamò Isabel indignata continuando a stare dalla parte di Hye-ri, che aveva incominciato a sorridere sempre di più per via dell’appoggio di Isabel.
“Okay… ho sbagliato a farvi incontrare”
“Invece hai fatto bene, Isabel è approvata!” esclamò la ragazza con allegria.
“Avevo bisogno dell’approvazione?” incominciò a ridere divertita Isabel.
“No… non m’importa realmente con cui lui sta, è abbastanza grande da doversela saper cavare da solo.” Disse schietta la ragazza.
“Quindi… torni a lavorare o ti fermi con noi?” chiese Isabel poi non capendo se la ragazza era rimasta della stessa idea.
“Mi piacerebbe rimanere, tu sembri una persona con cui andrei d’accordo… però”
“Il lavoro chiama, hai più bisogno di tenere tutto sotto controllo, comprendo. Anche fin troppo, ma possiamo organizzare un’altra volta” disse accondiscendente Isabel, pensando che non sarebbe stato male passare del tempo con quella ragazza.
“è sgarbato che tu vada via” disse Chung-hee invece guardando entrambe con rimprovero.
“Lo è se lei pensa che lo sai, ma non lo pensa”
“Isabel fa la gentile”
“Isabel, sa parlare per se stessa. Non vedo perché dovrei mentire, se lei sente il bisogno di lavorare, dovrebbe farlo. Io non obbligo nessuno a fare quello che non vuole. È una delle mie regole. E poi ci sarà modo, dato che insisti tanto che io diventi sua amica. Che tra altro non dovresti insistere ma lasciarci il nostro spazio.” Disse piccata Isabel per poi sorridere comunque, e forse un po’ in modo falso.
“Waoo! Io l’adoro!” disse con entusiasmo Hye-ri saltellando sul posto, Isabel sembrava tutto ciò che lei sarebbe tanto voluta essere, una persona schietta e diretta che non si curava delle regole di rispetto che la loro società aveva.
“Okay… mi faccio da parte, come vuoi” disse lui leggermente atterrito dalla ragazza, sapeva del suo carattere pungente, ma se era rivolto a lui un po’ lo terrorizzava.
“Perfetto, allora vado a lavorare, organizziamo in settimana se ti va” disse Hye-ri rivolta a Isabel che annuì con foga e sorrise felice.
 
Hye-ri uscì dalla saletta privata lasciando la coppia da sola, per potersi dirigere al piano di sotto, e controllare se anche nelle altre sale, tutto era perfetto come al solito.
“Scusami?” chiamò una voce calda a bassa alle sue spalle.
Hye-ri sentì un brivido percorrigliele per tutta la colonna vertebrale, con una lentezza assurda si voltò, per vedere chi l’avesse chiamata, anche se aveva già riconosciuto la voce.
“Si?” disse con un filo di voce tremante.
“Hye-ri giusto?” chiese Taehyung facendo qualche balzò per avvicinarsi e lei e mostrare il suo migliore sorriso quadrato.
“Si, vi serve qualcosa in sala?” chiese lei cercando di mantenere la voce e ferma.
“Oh… ehm no! È tutto perfetto, il cibo è anche molto buono!” esclamò con allegria Taehyung.
“È un piacere sentirtelo dire” si lasciò andare a un sorriso la ragazza.
“Volevo chiederti dov’è il bagno” disse improvvisamente Taehyung leggermente a disagio, non era quella la domanda che avrebbe voluto farle.
“Si, certo, la seconda porta sulla sinistra” disse lei inchinandosi leggermente per poi far per andare.
“Ehm.. aspetta!” trillò lui preso dal panico nel vederla andare via.
“Si?” chiese lei incuriosita da lui, osservandolo attentamente.
“Mi chiamo Kim Taehyung! Piacere!” esclamò porgendole la mano, Hye-ri guardò la mano tesa davanti a lei e la strinse leggermente riluttante.
“Piacere mio” disse alzando lo sguardo su di lui e sciogliendosi improvvisamente in un sorriso, le guance le si colorarono immediatamente di rosso.
“Scusa, non voglio essere inopportuno, ma tu conosci Soo-hee giusto?” chiese lui con curiosità.
“Ehm… si, andavamo a scuola insieme” disse lei balbettando leggermente, pensando che aveva decisamente sbagliato a intromettersi.
“Mmh.. che tipo è?” chiese sorridendo in modo ammaliante Taehyung .
“Scusami, ma non mi piace parlare delle persone che non sono presenti.” Provò a dire lei, per uscire da quella conversazione, Taehyung sembrava pronto a indagare su qualcosa, leggeva nei suoi occhi un luccichio strano.
“Si.. giusto hai ragione, non avrei dovuto chiedertelo….” Disse lui in modo pensieroso, cercando nella sua testa un modo per farla parlare, aveva provato a chiedere in modo ammaliante, ma forse il suo sorriso non faceva effetto su di lei.
“Tranquillo è tutto okay” provò a essere comunque gentile lei, anche se in quel momento si sentiva solo braccata dal ragazzo per avere delle informazioni, su quella che doveva essere la sua ragazza.
“Però… tu hai detto Chang” disse lui con tono convincente.  
“Ehm.. è il loro cognome” disse lei perplessa, non capendo quale fosse il punto del discorso.
“Sei sicura, perché io so che è Park” disse con convinzione.
“No, è Chang.” Disse convinta Hye-ri strizzando leggermente gli occhi con sospetto.
“Aigoo… ne sei sicura?”
“Perché dovrei mentirti?” chiese lei incrociando le braccia al petto, leggermente indignata.
“Perché dovrebbero mentire loro sul cognome” incominciò a provocarla Taehyung, aveva capito che era una che a cui non piaceva essere provocata, forse così si sarebbe fatta scappare qualche informazione .
“E io che ne so, non è la mia fidanzata!” disse lei facendoli il verso.
“Non è la mia fidanzata!” disse lui irritato, anche se alla fine lo era per tutti tranne che per lui.
“Ti era incollata al braccio, una che fa così è la fidanzata” disse lei guardandolo sconvolta.
“Ah l’hai notato?” ammiccò lui facendo un passo per avvicinarsi a lei.
“Era difficile non farlo… ti era incollata” disse lei con ovvietà, rimanendo immobile al suo posto.
“Gelosa?” provocò lui sorridendole suadente e facendo qualche passo verso di lei, accorciando del tutto la distanza.
“Cosa? Perché dovrei essere gelosa di te?” chiese lei trillante, non si conoscevano e lui insinuava una cosa del genere, doveva essere del tutto pazzo per rivolgersi così a un’estranea.
“Perché sono bello!” disse lui ridacchiando.
“Aigoo… io starei lavorando” disse lei sconvolta e boccheggiando leggermente.
“Si, ma puoi pur sempre dedicarmi altri due minuti per rispondere ad alcune mie domande sono pur sempre un ospite del tuo ristorante, un ospite molto bello” continuò lui a provocarla.
“Ti ho già detto dov’è il bagno” disse lei confusa, non capendo a cos’altro dovesse rispondere, provò a fare dei passi indietro rimettendo la giusta distanza tra di loro, si sentiva stranamente molto insicura, e non era da lei sentirsi tale.
“Non devo andare in bagno, ho bisogno di informazioni su Soo-hee, e tu la conosci”
“Direi che la conosci meglio tu, è la tua ragazza” disse lei in modo puntiglioso.  
“Aigoo.. io non posso andare da lei, mi direbbe bugie, tu sembri una persona onesta.” Provò a fare anche un complimento per potersela aggraziare per bene.
“Se pensi che la tua ragazza ti dica bugie, perché ci stai insieme?” chiese lei sempre più incerta sulla piega che stava prendendo la conversazione.
“Tu non sai i fatti….” L’accusò lui, imbronciandosi improvvisamente, capendo che lei non le avrebbe dato le risposte, ormai le aveva provate tutte.
“Certo che non li so, io non vi conosco?” disse abilita lei.
“mmh…. Hai ragione. Non sai le cose. Mmh sei sicura che sia Chang?” provò a provocarla un’ultima volta.
“Aigoo si! Sicura! Chi se le dimentica quelle due stronze!” trillò lei innervosita, per poi bloccarsi di colpo, sgranare gli occhi e tapparsi la bocca.
“Stronze?” chiese boccheggiando Taehyung, era riuscito a farle dire qualcosa, ma non pensava che se ne sarebbe uscita con un insulto così colorito.
“No! io ho detto struzze, no stronze! Hai sbagliato a sentire!” trillò lei in panico incominciando a saltare sul posto. Per quanto odiasse quelle e due non avrebbe voluto cadere così in basso a parlar male, lei si era sempre tenuta a distanza dai pettegolezzi cattivi.
“Non  hai detto struzze!” disse puntandole il dito contro.  
“Okay! Calmiamoci tutti e due e respiriamo!” esclamò lei con gli occhi super spalancati, cercando di ritrovare il contegno, che ormai aveva perso del tutto.
“Io sono calmo! Se tu che hai chiamato la gente stronze” disse lui cercando di essere convincente, evitando di ridere. C’era qualcosa in lei che lo faceva terribilmente aver voglia di scoppiare in una fragorosa risata.
“Io non voglio rientrare in qualunque cosa sia questo” disse lei incominciando a gesticolare a disagio “Dire che tu ora vai in bagno e io torno al mio lavoro, questa conversazione non è mai avvenuta” provò a dire lei con tono squillante e veloce, si voltò per andare via, ma Taehyung la afferrò dal polso.
“Ormai ci sei dentro hai parlato! Hai detto Chang e stronze!” disse lui tenendola ferma e avvicinando il viso a quello della ragazza, lei cercò di divincolarsi, sentendosi sempre più accaldata, ma lui le posò una mano sul fianco e l’altra, verso l’estremità della schiena, così da poterla tenere più stretta a lui.
“Io…” balbettò lei sempre più panico, diventò quasi di pietra, non osava fare un singolo movimento, così bloccata da Taehyung che li soffiava sul viso vicinissimo e la teneva ancorata a lui.
“Appartengono all’elitè?” chiese con voce bassa, soffiandole in faccia e continuando a guardarla fissa degli occhi.
“Si, azienda di elettrodomestici a basso consumo, la HS group, è una delle più grandi su quel marchio” disse lei tremante, pensando che sarebbe svenuta da un momento all’altro.
“Cosa? Sono delle chaebol anche loro?” chiese Taehyung sconvolto, non credendo che fosse possibile una cosa del genere.
“Si…” disse lei rimanendo immobile.
“Ah… strano, tutto strano.” Disse lui aggrottando la fronte in modo pensieroso, qualcosa non tornava, o almeno ora tornava il cambio di cognome. Quello che non era capibile: era il perché due chaebol stessero a lavorare nella loro agenzia.
“Per passione intendevi noi bts?” chiese lui assottigliando gli occhi.
“Io… no non lo so, dovresti parlare con la tua ragazza di questo” disse lei continuando a tremare con la voce, c’era veramente tanto troppo contatto tra i loro corpi e lui sembrava non rendersene conto, era la prima volta però per Hye-ri che si trovasse ad essere tanto vicina a qualcuno.
“MMh.”
“Puoi continuare a pensare, ma lasciando la presa su di me?” chiese lei con gli occhi spalancati.
“Eh?” chiese lui, poi si rese conto che era attaccato a lei e al suo corpo, e la lasciò subito, come se ne fosse stato appena scottato.
“Io…. mi dispiace, non mi ero reso conto di averti afferrata così” disse lui a disagio incominciando a grattarsi la testa e guardandola con gli occhioni da cucciolo.
“Ehm.. okay.. beh io ora vado” disse lei velocemente, lui non fece neanche in tempo a fermarla che lei aveva incominciato a correre come una pazza per allontanarsi il più possibile da lui.
“Ops…. Forse ho esagerato, stupido Taehyung” disse il ragazzo dandosi una manata da solo in testa, scosse il capo, e poi sorrise nel vedere Hye-ri voltare l’angolo e scomparire dalla sua vista.
Aveva molto a cui pensare, e ricavato anche molte informazioni. Si sarebbe scusato con Hye-ri, avrebbe trovato un modo più avanti, con la scusa di rivederla, lei li piaceva e anche tanto.
Si avviò verso il bagno, aveva bisogno di un momento con se stesso per riflettere su tutto. 
 
Chung-hee e Isabel, avevano finito da poco la prima portata, mangiavano in tranquillità, almeno Isabel si sforzava di mangiare un qualcosa.
“Tesoro se sicura che va tutto bene, non sarai ancora malata?” chiese con amore Chung-hee.
“No, va tutto bene, ma non ho molto fame, è un vero peccato perché il cibo sembra favoloso” sorrise lei, prese il bicchiere d’acqua e incominciò a sorseggiare, avrebbe tanto voluto del vino.
“Non hai bevuto neanche il vino”
“Mmh… preferisco evitare per un po’” disse lei impensierita.
“Comprendo…” disse lui leggermente perplesso, poi sorrise di nuovo gentilmente, e lei ricambiò il sorriso.
“Se hai finito, vorrei presentarti qualcuno ti va?" Chiese con dolcezza accarezzandole la mano posata sul tavolo.
"Si certo, non c'è alcun problema" sorrise lei, lui le fece segno di alzarsi e annuì.
Isabel si passò distrattamente la mano sullo stomaco, pensando che forse aveva sbagliato a mangiare, sentiva di nuovo di avere una leggera nausea. 
"Dobbiamo andare in un'altra zona vip" disse lui sorridendole e facendole strada.
"Vuoi presentarmi un vip?" Chiese lei incuriosita, facendo finta di apprezzare quel gesto, sinceramente non le importava poi molto di conoscere qualcuno di famoso. 
"Oh più di uno, ti piaceranno moltissimo!" Esclamò lui con allegria, con lei al suo fianco che si sforzava di sorridere. 
Lei annuì distrattamente, si fece prendere per mano da Chung-hee  e guidare verso l’altra zona vip, nel lato opposto del corridoio.
 
"Arrivati, vieni entriamo" disse lui vicino a un grande separé.
"Non dovresti prima chiedere se per loro vada bene?" Chiese lei confusa.
"Sono ragazzi alla mano, e poi farò uno sconto." Sorrise lui poggiandole una mano sulla schiena e facendola entrare.
Isabel sorpasso la tenda del separé con Chung-hee, cercando di sorridere e di interpretare come sempre la persona carina e gentile. 
 
Si bloccò immediatamente sul posto, raggelando improvvisamente, il suo sguardo si posò sulla grande tavolata e in particolar modo su Dashimen e Hoseok seduti vicino, che erano quelli di fronte a lei.
Entrambi si guardarono per una frazione di secondo, con il terrore negli occhi, il sorriso di Isabel si increspò  immediatamente.
Aveva appena avuto la sua conferma, ma non era importante, c'era altro a preoccuparla. 
Il suo sguardo si posò per una frazione di secondo su Yun-hee che aveva spalancato la bocca, sconvolta nel trovarsi di fronte a sé la sua unnie.
Isabel deglutì a vuoto, più guardava la tavolata più sgranava i suoi occhi, incredula di trovarsi davanti a tutti loro, c’erano addirittura i manager e Pd-nim.
Come se una calamità la chiamasse, voltò immediatamente la testa in direzione di lui.
L'unico oltre a Jin che si fosse alzato in piedi.
Si guardarono, entrambi sotto shock senza sapere bene cosa dire, cosa fare. 
"Isabel…" Chiamò Chung-hee sfiorando la spalla per richiamare la sua attenzione, le aveva rivolto la parola, ma lei sembrava come se fosse assente. 
“Isabel? Va tutto bene?” chiese di nuovo.
La ragazza sobbalzò, guardò Chung-hee e accennò a un sorriso tirato. 
“SI!” trillò con voce stridula, facendo si che l’attenzione di tutta la tavolata fosse sempre di più su di lei, si sentiva osservata da chiunque.
Era in trappola in quella stanzetta per vip, dove c’era il suo passato, il suo presente, e il suo futuro dentro la sua pancia. 
“Sorpresa? Ti ho sentito ascoltarli, sei una loro fan no?” chiese lui con interesse, e soddisfatto di averla sorpresa. 
“Si… sorpresa come non mai” disse lei balbettando, sentiva la salivazione mancarle, sentiva come se le gambe stessero per diventare di gelatina.
Faceva fatica a mantenersi in piedi da sola.
Non osava tornare con lo sguardo a Yoongi, non voleva guardare nessuno nella stanza.
Avrebbe voluto solo evaporare improvvisamente.  
“Jin ha detto che non c’è alcun problema per loro nel presentarsi.” Disse con allegria Chung-hee.
“Ah… ma veramente?” disse lei con voce trillante e con ironia poco percettibile, si voltò a guardare sconvolta Jin e il ragazzo sorrise tiratamente a disagio. 
“Io e lui ci conosciamo…” disse indicandolo. 
“Ah si? non lo sapevo!” esclamò Chung-hee sorpreso. 
“Oh.. si lo avevo messo in contatto con Do-yoon un per servizio fotografico" disse lei mandando avanti quella bugia inventata secoli prima. 
“Si, Io  e Isabel ci conosciamo già” disse Jin leggermente scosso, guardò per un attimo Yoongi in cerca di aiuto, o di un qualche piano per uscire da quella situazione alquanto spinosa.
Yoongi però era rimasto anche lui immobile ad osservare Isabel leggermente preoccupato, le sembrava come se la ragazza fosse malata, sembrava stare peggio rispetto il loro ultimo incontro.
“Beh ora potrai conoscere tutti, sei felice?” chiese di nuovo.
“Estasiata” sussurrò Isabel per poi mordersi il labbro nervosamente, alzò di nuovo lo sguardo su Yoongi, uno sguardo terrorizzato. 
Yoongi la guardò sorridendo a disagio, era andato solo per conoscere meglio Chung-hee, non avrebbe mai pensato di poter incontrare Isabel per causalità del fato.
Era così, loro erano destinati a stare insieme, il destino stava solo lanciando un altro segnale per farglielo capire.
Hye-ri entrò nella stanza quasi con il fiatone, interrompendo le presentazioni sul nascere.
“Chung-hee, ecco dove sei!” disse con il fiato corto, reggendosi una costola per lo sforzo di aver fatto le scale due a due di corsa.
“Si?” chiese Chung-hee guardandola stranita.
“C’è il signor Kim giù alla reception, vuole un tavolo, ma non abbiamo tavoli liberi” disse lei cercando di rimettersi dritta con la schiena.
“Il signor Kim quale? Ci saranno un immensità di signor Kim in tutta la Corea” disse Chung-hee leggermente indispettivo.
“Il padre di Isabel.” rispose sbuffando Hye-ri, guardando poi la ragazza.
“Chi?” disse acutamente Isabel, sbiancando notevolmente.
“Tuo padre, vuole un tavolo, non so cosa fare, non sembra uno a cui si possa dire di no.” spiegò la ragazza.
“Vado io, a sistemare, gli diamo il nostro prive, noi abbiamo finito di cenare, no Isabel?” chiese Chung-hee rivolto alla ragazza che era completamente immobile sul posto e fissava solo Yoongi con paura.
“Isabel?” chiamò Chung-hee.
“SI?” disse lei con voce trillante.
“Gli diamo il nostro prive?” chiese di nuovo Chung-hee.
“Si.” Disse con voce più trillante.
“Stai bene?” chiese insospettito dal tono di voce.
“Si.” Trillò di nuovo.
“Ne parliamo dopo, ora arrivo” disse Chung-hee confuso per poi guardare la cugina che lo intimava di andare velocemente giù.
 
Chung-hee uscì fuori dalla stanza e Isabel rimase immobile al suo posto, riusciva solo a fissare Yoongi con il volto dipinto di puro terrore. 
 
“Stai bene sembri molto pallida?” chiese Hye-ri avvicinandosi piano a lei.
“Si.” Disse di nuovo lei.
 
“Penso sia ufficialmente andata” sussurrò Dashimen e Yun-hee con voce leggermente isterica.
“Che facciamo?” chiese lei sottovoce in panico, per via di Isabel che continuava solo a dire si e ad non muoversi dal suo posto e continuare a fissare Yoongi con la morte negli occhi.
 
“Isabel?” chiamò Yoongi provando a fare dei passi verso di lei.
Isabel, chiuse un’istante gli occhi, maledicendo le nausee e quel bastoncino bianco con la positività che era apparsa quella mattina. 
Un crampo le strinse lo stomaco. 
Suo padre era a un passo da loro.
Lei e Yoongi e tutto il gruppo erano nello stesso posto. 
Lei era fottutamente incinta e il bambino era di Yoongi. 
Lei era fidanzata con Chung-hee.
Lei aveva un fottuto attacco di panico, e il cervello del tutto annebbiato.
Lei era fidanzata con Chung-hee, si trovava al suo ristorante con tutti i ragazzi e Yoongi, era incinta di quest’ultimo, il padre era giù e a un passo da loro e lei stava iperventilando, aveva un attacco di panico, non ragionava più, ormai il suo cervello era off.
Sentiva caldo, tremendamente caldo, aveva paura a fare un qualunque passo, non credendo che le sue gambe avrebbero potuto non cedere per lo sforzo.
 
“Isabel, Che si fa?” chiese Yoongi rivolgendosi a lei cercando di non trasmettere il suo panico. 
 
Erano tutti in panico, tranne So-hee e Yuri che erano ignare di tutto il disastro che si stava svolgendo, o almeno così dovevano essere. 
Hye-ri guardava Yoongi e Isabel sbattendo le palpebre confusa, poi voltò lo sguardo verso Taehyung che la guardava inorridito.
 
Isabel scosse la testa, senza riuscire a proferire parola, il suo volto diventò un’espressione di puro disgusto. 
Stava provando a trattenere il vomito. 
Voleva vomitare, e non sapeva se fosse per via del bambino o per l’ansia e il panico di quel momento. 
Sgranò gli occhi, le era proprio impossibile continuare a ributtare giù il conato.
Si voltò verso il tavolo, individuò il secchiello del ghiaccio, dove all’interno c’era una bottiglia di vino. 
Si avvicinò al tavolo velocemente, sotto lo sguardo stranito di tutti che non capivano cosa stesse facendo poiché non proferiva parola. 
Afferrò il secchiello, diede la bottiglia al povero Taehyung seduto lì vicino, che si ritrovò schizzato dal ghiaccio e distolse lo sguardo da Hye-ri per potersi concentrare sulla sua noona, che sembrava completamente uscita fuori di testa.
Isabel fece alcuni passi per distanziarsi dalla tavola, così da poter vomitare all’interno del cestello. 
 
Yun-hee e Dashimen si scambiarono uno sguardo d’intesa e preoccupato per un paio di secondi, per poi tornare a guardare Isabel, che continuava a riversare nel secchiello. Jin fece dei leggeri passi verso di lei, per volerla aiutare, ma Yoongi lo trattenne, se il padre fosse entrato, sarebbero stati guai seri per tutti. 
Taehyung si era alzato in piedi, ma non era riuscito a muoversi perché Yun-hee aveva urlato: “Tae no.” con voce squillante.
 
“Che schifo…” ansimò Isabel stravolta. 
“Stai bene?” chiese Yoongi a bassa voce, titubante di poter parlare ma proprio non si era trattenuto, non sembrava stare per niente bene, lei stava male.  
“No…” sospirò lei affannata, guardò il suo vomito mischiato al ghiaccio e fece un verso stridulo di disgusto scuotendo la testa. 
 
“Mi sa che l’influenza non ti è passata” disse Hye-ri avvicinandosi cautamente a lei.
Isabel non fece in tempo a commentare perché interrotta proprio dall’unica persona che non sarebbe mai dovuta entrare in quella stanza.
“Che cosa stai combinando?” urlò il signore Kim,  e tutti nella stanza raggelando tutti.
Pd-nim, insieme ai manager, si alzarono sedutastante in piedi, pronti a intervenire in caso di futura tragedia, erano stati zitti per tutti gli avvenimenti, ma erano loro gli adulti, e avrebbero agito da tali.
 
Isabel alzò lo sguardo su di lui, sembrava stremata per via dello sforzo, i capelli leggermente disordinati e appiccicati alla fronte sudaticcia, lo sguardo offuscato.
Le guance erano tinte di rosso e aveva un paio di goccioline di sudore che le scendevano dalla fronte. 
Fece dei passi traballanti verso suo padre lo guardò, fiacca. 
“Io… ho solo vomitato” disse con aria sfinita, si avvicinò a lui e li porse il secchiello, il padre lo afferrò senza capire bene cosa stesse succedendo. 
“Cosa?” chiese in uno stato di confusione, poi guardò il secchiello con aria disgustata. 
“Se permetti, andrei in bagno… non penso di aver finito” disse lei sconvolta. 
“Hai vomitato di nuovo?” chiese Chung-hee avvicinandosi alla ragazza con preoccupazione, lei annuì con il capo. 
“Avevi detto che stavi meglio…” disse lui sempre più preoccupato per lei. 
“A quanto sembra non è così” rispose con tono trascinato, guardò il padre con gli occhi semi chiusi e arrossati. 
“Non ci ho parlato” disse con voce lieve, per poi uscire dalla saletta senza degnare nessuno del suo sguardo. 
Qualunque cosa sarebbe avvenuta dopo, non le riguardava, in quel momento doveva solo andare a rimettere il resto che aveva nel suo stomaco.
 
Angolo dell’autrice:
Si ho pubblicato prima perché aveva saltato una pubblicazione un po’ di tempo fa! Baciiiiii!
Io ve l’avevo detto che ne succedevano di belle…
Ripartiamo da dove avevamo lasciato, Hye-ri che dice di si per incontrare Isabel.
Queste e due in una stanza da sole non dovrebbero mai finirci. Sono pazze!
Continuiamo sempre con Hye-ri e Tae che la becca casualmente in corridoio. Tipo io brodo di giuggiole, lui è completamente fuori, ma quando non lo è? si comportata troppo ambiguo.
Adoro come litigano, come se si conoscessero da una vita.
Tae non è mai stato spontaneo con le ragazze, anzi lui non le guarda neanche. Pensa sempre che l’amore non è fatto per lui.
Con Soo-hee aveva tanti problemi all’inizio, aveva bisogno di alcool per reggere una conversazione.
Con Hye-ri, invece Taehyung parte a razzo… come se la conoscesse da una vita!
Eh eh. Ha già capito che gli piace non sa in che modo, ma gli piace.
§Per la parte finale… incolpate i miei incubi… vi giuro ho sognato tutta la scena del cestello del ghiaccio e Isabel che lo porge al padre, ahahhahha
Detto questo… ora so cazzi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** CAPITOLO 24 CONSEGUENCE ***


CAPITOLO 24 CONSEGUENCE

SERA
Isabel spalancò la porta del bagno, e si tuffò dentro antibagno, dove stavano i lavelli.
Jisoo era ferma davanti allo specchio, pallida in volto, si voltò di scatto per lo spavento e vide Isabel correre e aprire una delle porte dei bagni e tuffarsi dentro.
Jisoo, rimase quasi immobile, leggermente sotto shock, appena incominciò a sentire Isabel vomitare, fu come se si fosse improvvisamente destata del tutto.
Fece dei passi lenti verso il bagno, aprì un po’ di più la porta trovando la ragazza in ginocchio con la testa china sul water.
Sospirò nel vederla così prese un po’di carta igienica e aspettò che la ragazza finisse.
Isabel finì e si sedette per terra appoggiando la schiena al muro laterale.
“Tieni” disse Jisoo, passandole la carta, poi si avvicinò all’altro muro e tirò lo scarico. 
"Andiamo ti do una mano" Provò a dire Jisoo con tono preoccupato.
"Io non mi fido di te" disse Isabel con il fiatone, alzò lo sguardo su di lei, voleva apparire minacciosa, ma sapeva perfettamente che nello stato in cui fosse avrebbe potuto incutere solo pena, e anche fin troppa.
"Anche io non mi fido di te, e non mi sei per niente simpatica, dato come mi tratti." Disse con voce dura Jisoo. "Ma, non sono un mostro, e tu sei una ragazzina. Stai male hai bisogno di aiuto" disse porgendole la mano.
"Ho bisogno di stare altri cinque minuti qui per terra" disse Isabel prendendosi la testa fra le mani. 
"Va bene, ma poi ti porto a casa" 
"Sei a cena con mio padre non puoi andartene" Provò a dire Isabel con voce lieve. 
"Correrò il rischio, qualcosa m’inventerò... Isabel, so che c'è Namjoon e non posso rimanere qui, e penso che anche tu non voglia rimanere qui" 
"Quindi non vuoi aiutarmi, stai scappando da Nam, non l'hai lasciato" sospirò stanca Isabel, avrebbe voluto prendersela con lei, ma era troppo distrutta per farlo.
"Anche tu vuoi scappare da Yoongi" disse lei porgendole la mano.
"Cosa ti ha detto Namjoon..." Chiese lei guardandola inorridita, lei sapeva di Yoongi, era un pasticcio.
"Nulla, ma tuo padre voleva che tenevo sotto controllo la big hit, e mi ha chiesto di riferirgli se incontravi Yoongi, ha detto che ha un conto in sospeso con lui, immagino non lo accetti come tuo fidanzato" sospiro Jisoo, passandosi una mano tra i capelli.
"Tu sai..." disse lei incominciando a piangere isterica.  
Jisoo rimase un attimo basita nel guardare Isabel in quella crisi di pianto. 
"Ragazzina... " disse piegandosi per poterla guardare.
"Che non ci piacciamo è assodato, ma non è il momento di una crisi di nervi, non so cosa stia accadendo, ma penso che sia meglio per entrambe andare via." Provò a dire Jisoo duramente e provando ad alzarla.
"Isabel!" Urlò dato l'assenza di collaborazione, ma la ragazza continuava a piangere isterica.
"Non ho mai riferito niente, non sa di te alla big hit. Non sa niente. Ora alzati, e andiamo via da questo ristorante." 
"Perché non gli hai detto nulla?" Chiese tentennando non credendo alla donna.
"Perché non ne avevo motivo. Non avrei ricavato niente, non posso ricavare niente che voglio da questa situazione. Isabel, andiamo via." Provò a ridere Jisoo guardandola quasi supplice, Isabel ricambio uno sguardo confuso, e le afferrò la mano.
“Fai un piccolo sforzo, almeno fino a casa, poi crolli quanto vuoi.”
“Se tu vai via, lui si arrabbierà con te” disse Isabel guardandola incerta.
“Lo so. Non ha importanza, può fare quello che vuole. Tu devi andare via, perché penso che in questo momento lui sia furibondo con te. Eri lì con loro. Io devo andare via, perché non sono riuscita a lasciare Nam, e non voglio che mi becchi, gli farei solo del male” disse lei provando a essere convincente.
“Va bene.. hai ragione andiamo” disse con tono esausto.
“Reggiti a me, per favore” disse compassionevole mettendo una mano sulla vita della ragazza e scortandola fuori dal bagno.
 
Il padre di Isabel guardò sconvolto Chung-hee in cerca di risposte.
“Aigo… è di nuovo malata” disse con tono preoccupato Chung-hee.
“Perché mia figlia si trovava qui?” chiese con rabbia Joon-bin, fulminando il giovane vicino a lui.  
“Oh, è fan dei bts, volevo presentarli, pensavo le sarebbe piaciuta come sorpresa” provò a dire Chung-hee leggermente confuso dalla rabbia dell’uomo.
“Era qui perché il destino lo vuole.” disse Yoongi facendo dei passi verso Kim Joon- bin con aria di sfida, “É un piacere rivederla signor Kim” disse Yoongi con tono falso e impregnato di rancore nella voce e facendo un inchino profondo.
“Di nuovo tu. Il ragazzo di Daegu.” Disse con risentimento l’uomo, guardandolo dall’alto al basso.
Chung-hee guardò entrambi leggermente confuso, dal fatto che si conoscessero.
“Si di nuovo io. Come le avevo promesso sto mandando avanti la mia carriera con il mio duro lavoro. Oggi ci troviamo tutti qui, perché siamo stati nominati ai Billboard in America per un premio. Siamo i primi in tutta la Corea ad avere questo riconoscimento” incominciò a vantarsi della loro ultima conquista.
“Non cambia nulla. Io rimango della mia idea. Puoi impegnarti quanto vuoi ragazzo. Tu non andrai mai bene.” disse con disprezzo il signor Kim.
Chung-hee sbiancò improvvisamente, capendo chi fosse il ragazzo con cui Isabel non poteva stare insieme, era quel rapper di fronte a lui. Ora capiva il perché l’aveva trovato in piena notte davanti casa di Isabel alle Hawaii.
“Io sono l’unico ad andare bene. Sa il perché? Perché sua figlia mi ama, e io amo lei.” disse tra i denti Yoongi, si sarebbe fatto valere, avrebbe finalmente avuto la sua vittoria. Il signor Kim doveva rendersi conto che lui era sempre nei pareggi e pronto a combattere, per ciò che era suo.
“Forse non sei a conoscenza che mia figlia ha una relazione con Choi Chung-hee, dubito ti ami ancora, lei ha capito quale sia il suo posto.” Disse con convinzione, per poi avvicinarsi a Chung-hee e mettendo un braccio sulla spalla dell’uomo.
Chung-hee continuava a guardare Yoongi stupefatto dalla rivelazione che aveva appena scoperto.
Diventò quasi di pietra al tocco del padre di Isabel che aveva stretto la mano sulla sua spalla.
Quell’uomo era capace di incutere paura a chiunque.
“Sta con lui solo a causa sua. Solo perché lei continua a minacciarla.” Disse con rabbia Yoongi.
 
Jin dietro di Yoongi, guardò Pd-nim in cerca d’aiuto, pensando che il suo amico, avesse del tutto perso la testa per rivolgersi così al padre di Isabel. 
Nella stanza regnava il silenzio, erano tutti terrorizzati da ciò che stava avvenendo lì dentro.
Yuri e Soo-hee guardavano la scena con avidità di sapere di più.
Hye-ri aveva la fronte aggrottata, e cercava di capire qualcosa in tutto quel trambusto, guardò per un momento Taehyung che era immobile e tratteneva il fiato.
Erano tutti impauriti.
Sapevano tutti che quello che Yoongi stava facendo non avrebbe portato niente di buono, ma nessuno aveva il coraggio di interrompere quella conversazione in atto.
 
“Ah si? Vuoi che la chiamiamo così chiediamo conferma a lei? Mia figlia non ti ama, dovresti lasciarla perdere.” Disse con tono secco e sicuro di sé.
“Perché se no cosa fa? Mi fa ritrovare sul fondo del fiume Han?” ridacchiò Yoongi, facendo gelare tutti nella stanza, stava esagerando, lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe mai fatto vedere debole. Lui non aveva paura.
“Se fossi in te non mi provocherei troppo ragazzino.” Disse mostrando una leggero tono di rabbia nella voce. Fece dei passi verso Yoongi per incuterli terrore.
“Yoongi basta.” Disse Pd-nim mettendo una mano sulla spalla del ragazzo, non per bloccarlo, ma per far vedere al signor Kim che c’erano altri adulti nella stanza pronti a difendere il ragazzo.
“Lei è un uomo crudele, non le importa niente di sua figlia. Non la ama. La sfrutta soltanto! Come può essere così perfido. È sua figlia dovrebbe amarla, dovrebbe volerla felice.” Urlò Yoongi non fermandosi, era stufo di dover aver a che fare con quell’uomo, lo odiava con tutto se stesso.
Era tutta colpa sua se Isabel soffriva terribilmente da anni, se era diventata solo il fantasma di se stessa, se aveva la morte negli occhi.
Isabel era sola a causa di quell’uomo, aveva distanziato tutti per proteggerli da lui.
Da una bestia.  
“Mia figlia è felicemente fidanzata. Tu non puoi sapere come sta, sbaglio o non dovresti avere contatti con lei da anni.” Soffiò il signor Kim.
“Ha appena vomitato in un secchiello del ghiaccio! Anche se non la vedo da anni, io lo so! Lei non sta bene!” disse con rabbia Yoongi, se solo avesse avuto l’opportunità gli avrebbe volentieri tirato un bel gancio destro in pieno viso.
“Incominci seriamente a stancarmi ragazzino. Sono stato chiaro in passato, voi due non starete mai insieme. Dovresti smetterla di correre dietro a chi non sarà mai alla tua altezza.” Disse con aria di sufficienza l’uomo, allontanandosi da Chung-hee e facendo dei passi avvicinandosi a Yoongi che lo guardava con la furia omicida negli occhi.
“Io sono alla sua altezza, lo sto dimostrando ogni giorno sempre di più.” Disse a denti stretti Yoongi.
Decido io chi è alla sua altezza. Tu non lo sei. Non ha sangue puro nelle vene, non appartieni a nessuna famiglia importante. Puoi sforzarti quanto vuoi, rimarrai solo un idol. Non vedrò la mia unica figlia con un cantante da strapazzo.” Continuò a insultarlo con perfidia nella voce.
“Sapevo che non avrei mai avuto la sua approvazione. Sa una cosa, non importa neanche poi molto del parare di un viscido come lei.  Io diventerò potente. Io riprenderò Isabel, sarò talmente tanto forte, da poterla tenere al sicuro. Non sarà oggi. Ma lo giuro sulla mia vita, non mi arrenderò mai.” Disse con orgoglio e fiducia nelle sue parole.
Il padre di Isabel incominciò a ridere a gran voce, facendo impallidire tutti nella stanza, era come sentire la risata cattiva di qualche villian dei film. Sembrava che avesse lo stesso ghigno di Scar che uccide Mufasa nel re leone.
“Mia figlia sarà la tua rovina” disse con perfidia lui sogghignando malignamente.
“Prima sarò io la sua di rovina. È una promessa e io mantengo sempre le mie promesse” disse con tenacia Yoongi credendo fermamente che lo avrebbe sconfitto.
“Puoi provarci ragazzo, a tuo rischio e pericolo.” Disse senza alcuna preoccupazione, lui non si sarebbe mai potuto impaurire per uno sciocco ragazzino Idol, senza alcun valore.
“Signor Kim, forse è il caso di andare via, a vedere Isabel come stia” provò a dire Chung-hee provando mettere fine a quella conversazione spinosa, sapeva che Yoongi con quel  modo di provocare stava scavando la fossa sia lui che a Isabel. 
Conosceva fin troppo bene Kim Joon-bin, era al coerente che poteva essere anche peggiore del padre di Do-yoon, che era stato tremendo con il suo amico e con Bong-cha.  
“Si direi che ho perso fin troppo del mio tempo dietro a un ragazzino.” Disse tornando impassibile e sogghignando in direzione del ragazzo.
“Passi una buona serata.” Disse Yoongi in modo tagliente fessurando lo sguardo.
“Anche tutti voi.” Disse con tono di scherno il signor Kim, voltò lo sguardo su Hit-man.
“Se fossi in lei non punterei tutto su di loro.” Disse sprezzante per poi girare i tacchi e uscire dalla sala privata.
Chung-hee si bloccò per un attimo guardando Yoongi quasi impassibile, e poi seguì il signor Kim.
 
“Hai appena sfidato il padre di Isabel apertamente?” disse Jin allibito trillando con la voce.
“Io… Cazzo.” Disse sgranando gli occhi e guardando prima Jin e poi Pd-nim.
“Cazzo? Sei del tutto impazzito!” trillò in crisi Jin.
“Pd-nim io.. non ho ragionato” provò a scusarsi Yoongi, aveva veramente affrontato il signor Kim , ora ci sarebbero state solo conseguenze.
“Lo so… ormai il danno è fatto, capiremo un domani se ci saranno delle conseguenze.” Disse cercando di non sembrare troppo preoccupato a riguardo.
“Conseguenze? Ci saranno delle conseguenze!” urlò Dashimen che era in piedi e immobile e osservava Yoongi con la paura dipinta sul volto.
“Dash…” provò a chiamarlo Yun-hee tremante e tirandolo per la manica della maglia.
“Dannazione.” Disse tra i denti Dashimen dando un pugno al tavolo per la rabbia che stava provando.
“Io… non le farà del male vero?” chiese con tono atterrito, realizzando improvvisamente di aver potuto mettere in pericolo Isabel, con quelle sue provocazioni.
“Spero che quel bellimbusto aggiusti la situazione. Te la sei giocata ora. Non lo lascerà mai per te.” disse con rabbia Dashimen, Yoongi l’aveva combinata grossa, e la persona che avrebbe subito le conseguenze era solo Isabel, che si era trovata invischiata in quella situazione per causalità del fato.
Dashimen si sentiva così terribilmente agitato e arrabbiato, non capiva perché il destino fosse così perfido nei confronti della sua amica.
 
Hye-ri era immobile a guardare tutti, e in particolar modo Taehyung che anche se stava ascoltando la conversazione era tornato con lo sguardo a lei.
Hye-ri fece un colpo di tosse attirando l’attenzione su tutti.
“Quel bellimbusto è il padrone del ristorante ed è anche mio cugino” disse tagliente guardando Dashimen e facendo raggelare tutti nella stanza.
Dashimen si voltò a guardare la ragazza, deglutendo a vuoto, non aveva fatto caso che lei fosse nella stanza e avesse assistito a tutto.
Era un’estranea che ora sapeva fin troppo di tutti loro.
“Signorina Hye-ri, ci dispiace molto per questo trambusto” provò a scusarsi Pd-nim.
Hye-ri lo guardò confusa, e poi puntò gli occhi su Yoongi guardandolo in malo modo.
“Non è carino andare nel ristorante dell’uomo a cui vuoi fregare la ragazza.” Disse tagliente.
“Io non frego nessuno a nessuno. Isabel è la mia ragazza!” esclamò Yoongi allibito dall’accusa.
“Cosa?  Forse lo era, stando alla discussione che avete avuto un attimo fa, Isabel si è presentata come la fidanzata di mio cugino oggi.” Disse lei confusa non capendo come lui potesse continuare a considerare qualcuno suo quando palese fosse di qualcun altro.
“L’ho già detto a suo padre, Isabel e io siamo destinati a stare insieme.”
“Forse è il caso che andiate tutti, via dal mio ristorante. Non permetterò a nessuno di far del male a mio cugino, la cena è offerta. Andate via però” disse lei irritata dalla situazione, decidendola di chiuderla immediatamente, le sembrava di ascoltare un pazzo, e con i pazzi era meglio non discutere oltre.
Hye-ri si voltò a guardare un attimo Taehyung con risentimento e andò via lasciando la sala.
 
Suo cugino aveva sofferto già troppo per amore, un amore finito in tragedia che lo aveva portato lontano da chiunque, lontano da lei e dalla sua famiglia.
Non avrebbe mai voluto vedere suo cugino di nuovo in quella sofferenza, e andar via di nuovo, non ora che da due anni lo aveva ritrovato.
La situazione andava decisamente risolta, avrebbe parlato con Isabel e dopo di che avrebbe capito se convincere il cugino a lasciarla o meno, si avviò verso il bagno sperando di trovarla.
Aprì la porta trovandosi davanti a sé Isabel sorretta da una bella donna al suo fianco.
“Sembri stare peggio” disse con poco tatto Hye-ri guardandola con preoccupazione.
“Devo andare via da qui” disse con il fiato corto Isabel, ancora non del tutto al pieno delle sue forze.
“Immagino senza incontrare nessuno, tra il tuo ex, mio cugino e tuo padre” disse lei puntigliosa.
“Hye-ri…. Ti prego, è complicato”
“Si l’avevo notato. Vi accompagno fuori, Chung-hee probabilmente sta tenendo occupato tuo padre, ma i bts penso che a breve andranno via, dovete sbrigarvi” acconsentì alla fine ad aiutarla, le faceva troppo pena, era bianca cadaverica, e appena riusciva a reggersi in piedi.
“Puoi riferire al signor Kim che ho accompagnato la figlia via che sta poco bene e mi prederò io cura di lei?” chiese Jisoo, mentre aiutava Isabel a camminare con passo veloce e seguivano entrambe Hye-ri verso un’uscita secondaria del ristorante.
“Si… riferirò io.”
“Sembri arrabbiata?” chiese Isabel, percependo dell’astio dal tono di voce di Hye-ri.
“Quel Suga continua a dire che sei la sua ragazza.” Disse con rabbia Hye-ri.
“Oh… ha parlato con mio padre?” chiese tremante, mentre continuavano a incamminare.
“Si. L’ha combinata bella grossa. Penso ti spiegherà Chung-hee. Isabel spero per te che non farai soffrire mio cugino.” Disse Hye-ri fermandosi di colpo prima dell’uscita e voltandosi a guardarla.
“Io… mi dispiace. Ma con Yoongi è finita.” Disse lei balbettando appena.
“Beh lui non la pensa così. Il destino dice che starete insieme prima o poi.” Scimmiottò il tono di voce di Yoongi.
“Lui si sbaglia, il destino non ci vuole insieme. Io lo so, ormai ne sono consapevole e pronta ad andare avanti” provò a dire Isabel cercando di essere convincente. 
Jisoo vicino a lei la guardò tristemente, sentendosi in pena per lei.
“Lo spero. Non voglio che lui soffra. Sulla destra troverete delle macchine con autista sono a disposizione per gli ospiti del ristorante, per tornare a casa in caso di eccesso di alcool, forse è meglio se andiate” disse cercando di non sembrare troppo dura e indicando le auto.
“Grazie, sei stata molto gentile” disse Isabel con sentimento.
“Di nulla.”
“Grazie. Andiamo Isabel, veloce prima che qualcuno ci veda” disse Jisoo cercando di aiutarla ad andare più veloce, dovevano andare via, prima di essere beccate.
 
Chung-hee e il signor Kim si trovavano in una stanza privata del ristorante per poter parlare un attimo da soli riguardo la situazione.
“Signor Kim, le posso giurare che non ero a conoscenza dei trascorsi tra sua figlia e quel gruppo” disse solennemente Chung-hee prendendo una bottiglia da un mobiletto e due bicchieri per versare dell’alcool a entrambi.
“Ne sei sicuro?” disse con tono rude Joon-Bin.
“Sicurissimo, non l’avrei mai fatta incontrare. Non sarà un suo ex a mettersi tra di noi.” Disse con tono fermo.
“Lei sapeva che stava andando da loro?” chiese Joon-Bin indagando, per poi prendere il bicchiere e incominciare a sorseggiare.
“No, lei non lo sapeva, probabilmente mi avrebbe detto di no. Sono sicuro che Isabel stia andando avanti. Lo sta facendo con me.” Si sedette e guardò il signor Kim negli occhi, rimanendo con sguardo fisso e sicuro di sé.
“Non deve mai più avvicinarsi a quel rapper. Sono stato chiaro.” Disse con severità.
“Non è nei miei piani. Perché dovrei vedere una cosa del genere. Ci tengo a ciò che mio e non permetto a nessuno di toccare le mie cose.” Disse con tono duro.
“Tu ragazzo, mi stupisci. Non pensavo che fossi diventato così.” Disse con una punta di orgoglio il signor Kim, assottigliando leggermente lo sguardo per studiare meglio il ragazzo di fronte a lui, che rimaneva impassibile.
“Per forza di cose.  Sono stato all’estero, ho fatto molte esperienze. So come va il mondo. Come so che chi ha il potere vince su tutto.” Chung-hee sapeva benissimo come raggirare le persone come il signor Kim, sapeva che bisognava solo farli credere che fossero uguali e meschini alla stessa maniera.
“Ottimo. Ma non basta. Mia figlia avrà comunque delle ripercussioni, doveva dirti di no appena li aveva visti, non rimanere a ciarlare.”
“Signor Kim, le posso dire che non ha parlato con nessuno di loro, eravamo appena arrivati, lì quando sono stato chiamato per venire da lei. Isabel non ha avuto il tempo di dire nulla. E Penso che dopo non abbia potuto parlare con nessuno, poiché ha vomitato e si è sentita male.”
“Salvo che non era un qualche diversivo.” Disse il signor Kim. “Conosco mia figlia è fin troppo intelligente.” Disse con invidia.
“No, signor Kim è impossibile, ha mangiato poco a cena, diceva di avere ancora la nausea, lo sa ha preso dei giorni di malattia, perché lei l’ha dovuta mandare a casa, siccome vomitava in un secchio a lavoro.”
“Giusto. Hai ragione, stava male da giorni, dubito che abbia avuto le forze per inventarsi qualcosa.” Disse leggermente riluttante per poi muovere il bicchiere sul tavolo e far cenno al ragazzo di riempirlo nuovamente.
Chung-hee riempì di nuovo entrambi i bicchieri, aspettando che il signor Kim dicesse qualcosa, e cercando di pensare a cosa potersi inventare per evitare che Isabel subisse i soprusi del padre.
“Così non va. Lei ha comunque troppe libertà, e io sono stanco di doverle mettere un investigatore privato di nuovo alle calcagna. Non sono certo che non si sia incontrata altre volte di nascosto con questo ragazzo.” Disse perplesso.
“Posso tenerla io sotto controllo.” Disse Chung-hee.
“E come? Non state sempre insieme.”
“Posso dirle di venire a vivere con me, metterle un mio autista fidato, toglierle la macchina. Si muoverà sotto scorta per venire a lavoro, e per il restante solo se ci sarò io con lei.” Chung-hee sapeva che il signor Kim lo stava mettendo alla prova, per capire di che pasta fosse. Quello che aveva proposto era l’unico modo per non togliere realmente tutta la libertà alla ragazza.
“Ci penserai tu?” chiese con un leggero stupore.
“Si, se vuole anche per le ripercussioni, diventerò suo marito un domani, è giusto che lei sappia come si debba comportare.”  Disse con sicurezza nella voce Chung-hee.
“Penso che tu sia stata la scelta giusta. Benvenuto in famiglia. Ora direi che è il caso che io mi dedichi a una buona cena con la mia compagna.” Acconsentì il signor Kim.
“Si, avrà il servizio migliore” disse Chung-hee alzandosi in piedi.
“Non avevo dubbi. Voglio che mandi via quel gruppo, ora.”
“Certo sarà fatto, le faccio strada.” Disse facendoli segno di andare.
Chung-hee aprì la porta ritrovandosi, sua cugina di fronte a lui che attendeva che uscisse.
“Hye-ri? Va tutto bene?”
“Si… ho detto ai bts di andare via, ho pensato che al padre di Isabel avrebbe fatto piacere.” Disse lei rimanendo con sguardo fermo, senza osare osservare l’uomo ma concentrandosi solo su Chung-hee.
“Oh… tua cugina sa il fatto suo, brava ragazzina.”
“Grazie… signor Kim però devo dirle una cosa, la sua compagna è dovuta andare via, ha portato Isabel a casa, dove mi ha detto che avrebbe chiamato un medico, stava molto male, le abbiamo misurato la febbre che era molto alta. La sua compagna non se la sentiva di lasciarla sola in quelle condizioni, e ha pregato di dirle che le dispiace molto, ma che è sicura che lei avrebbe capito, poiché Isabel è sua figlia.” Spiegò tutto Hye-ri, inventando un po’ e peggiorando la situazione in modo che sembrasse critica.
“Comprendo, ho trovato proprio una buona compagna, che si prende cura dei miei figli, direi che mangerò solo, almeno che Chung-hee tu non sia disponibile.”
“Certo, ho già mangiato, ma le farò comunque compagnia, Hye-ri l’accompagnerà nella sala privata, mentre io andrò ad accertarmi che i bts siano andati veramente via. Non vorrei che lei li incontrasse di nuovo, non vorrei darle questa seccatura.” Disse con un tono solenne.
“Dire che è perfetto ti aspetterò nella sala”
Hye-ri sorrise cordiale e fece strada al signor Kim, mentre Chung-hee rimaneva immobile aspettando che fosse sparito dalla sua vista.
Appena fu andato via, sospirò rumorosamente, e si appoggiò un attimo al muro chiudendo gli occhi.
Scosse la testa, cercando di darsi un contegno, stavano giocando tutti con il fuoco, ed Isabel era riuscita a scappare, Min Yoongi era stato un folle a sfidarlo così apertamente.
Sarebbe stato tutto complicato, e sperava di avere la collaborazione di Isabel per gestire la situazione, o se la sarebbero visti tutti male.
Cercò di mettersi dritto, doveva vedere se trovava Yoongi e scambiare due parole con lui, e dopo avrebbe dovuto far ancora buon viso a cattivo gioco e continuare con la sua recita davanti il padre di Isabel.
Maledetto Do-yoon, lui e l’averli giurato che si sarebbe preso cura della ragazzina, Hae-eun aveva avuto ragione si sarebbe dovuto tenere a distanza.
Incominciò a percorre il corridoio per andare verso la sala privata dove c’erano i bts e sperare che non fossero andati via.
 
Entrò appena in tempo nel trovare all’interno della stanza ancora Yoongi con Dashimen che erano rimasti lì forse ad attendere lui.
“Immagino tu sia rimasto qui per parlare con me.” disse Chung-hee puntando gli occhi sul ragazzo.
“Io…” provò a dire Yoongi guardandolo con far colpevole, aveva esagerato, non aveva minimamente pensato. Cercò di ricomporsi un attimo mettendosi dritto con la schiena, si scambiò uno sguardo con Dashimen vicino a lui che era impassibile e che cercava di non far notare quanto fosse preoccupato per tutta la questione.
“Sei qui per questo, per parlare con me suppongo” disse Chung-hee guardando entrambi i ragazzi.
“Io… non avrei dovuto portare tutti qui.” Disse con aria sempre più colpevole.
“Sapevi chi ero, se non sei qui per parlare con me, perché sei venuto?” chiese confuso Chung-hee, non capendo cosa realmente il ragazzo volesse da lui.
“Volevo capire come tu fossi. Sei la concorrenza.” Disse agguerrito Yoongi, tornando sicuro di sè.
Dashimen vicino a lui scosse la testa alzando gli occhi al cielo, erano nei pasticci e Yoongi continuava a essere così spavaldo, si permetteva anche il lusso di sfidare Chung-hee di cui loro non sapevano quasi nulla.
“Non sono la concorrenza. Sono l’unica opportunità che Isabel ha per non essere sola, e non costretta a sposare qualcuno come suo padre.  L’hai combinata grossa oggi.”  Lo rimproverò Chung-hee, incrociando le braccia al petto.
“Lei sta bene?” chiese Dashimen con tono preoccupato, aveva bisogno di chiedere, di sapere come stesse la sua amica, e Yoongi stava facendo solo perdere tempo sfidando il ragazzo di fronte a loro. Non era il momento di sfidare qualcuno, ma solo di ricavare informazioni.
“È a casa sua ora, per ora è al sicuro. Tu cosa fai con loro?” chiese rivolto a Dashimen, confuso nel trovarlo lì, conosceva Dashimen avevano stilato il contratto insieme per l’hotel e sapeva che era amico di Isabel, li aveva visti ai vari party di Do-yoon nell’hotel. Lui era a conoscenza del loro rapporto.
“Storia lunga” disse Dashimen a disagio.
“Tieni lontano quel ragazzo, perché ora a causa sua, Isabel dovrà rinunciare alla sua libertà per un bel po’ e l’unico modo per tenere a bada il padre. È convinto che lei lo continui a vedere in segreto. Cosa che è accaduta a quanto ho capito.” Disse con rabbia Chung-hee guardando prima Dashimen e poi Yoongi.
“Che cosa vuol dire rinunciare alla sua libertà?” chiese Yoongi atterrito.
“Vuol dire che non sarà libera di fare nulla, se non andare a lavoro e stare con me. È andata bene che non si accanirà su di lei. Tu hai la tua agenzia a proteggerti per le stronzate che fai, lei ha solo me.” Disse con astio Chung-hee.
“Tu non capisci, tu non sai cosa stiamo passando io e lei per via di suo padre, tutti questi anni atroci senza poter stare insieme, le sue minacce, Isabel che ha dovuto mentirmi. Lei mi ama ancora.” Provò a dire Yoongi con voce tremante provando a continuare a essere spavaldo, non avrebbe smesso di combattere, l’avrebbe fatto fino alla fine.
“Probabilmente ti amerà sempre, ma non starà con te. Hai sentito il signor Kim, agirà… siete fortunati che passate la maggior parte del tempo in tour e state diventando famosi. Lei non sarà fortunata come te.”
“Io non mi arrendo.” Lo sfido con lo sguardo Yoongi.
Dashimen guardava entrambi riluttante, senza sapere bene cosa fare o dire, nella confusione più totale avrebbe voluto spalleggiare Yoongi, ma aveva il terrore che quello che il ragazzo aveva fatto in quella giornata avesse rovinato tutto e incasinato di più la situazione.
“E allora farai la stessa fine di Do-yoon.  Tu non fai parte del nostro mondo, non lo conosci, non sai le atrocità che succedono tra quelli dell’elitè, i reati che fanno per avere sempre più soldi e potere. Tu non sei a conoscenza. Io si.” Disse con tono severo Chung- hee.
“Non importa” disse con rabbia Yoongi
“Non ti importa di Isabel? Se la ami lasciala perdere. Perché finirà come Bong-cha la ex di Do-yoon chiusa in una cazzo di casa con un marito che la picchia e la stupra  ogni cazzo giorno, chiusa senza poter vedere nessuno. Patirà quello che ha patito Do-yoon, suo fratello lo aveva massacrato di botte, non stava rimanendo più niente di lui. Io e Hae-eun ci abbiamo messo mesi a convincerlo a smettere di lottare, perché se no sarebbero morti entrambi.” Urlò Chung-hee preso improvvisamente dalla rabbia del momento, non avrebbe mai voluto vedere qualcun altro subire quelle sorti. Isabel non lo meritava, nessuno meritava ciò.
“Chung-hee ti prego smettila” disse Dashimen con il cuore che stava scoppiando dentro la cassa toracica e gli occhi lucidi, sentire parlare di ciò che aveva passato Do-yoon, lo faceva tremare di paura, e sentiva il cuore lacerarsi sempre di più per via del dolore nel sentire nominare il fotografo.  
“Allora fa qualcosa, sei amico di Isabel lo so. Smettetela, se la volete salvare, smettetela di fare i ragazzini.” Disse con la voce impregnata di dolore mista a rabbia
“Non posso rinunciare a lei. Non posso.” Disse Yoongi con gli occhi pieni di lacrime anche lui.
“Allora sei un egoista come lo è stato Do-yoon. Finirete ammazzati entrambi.”  E dicendo così andò via dalla stanza lasciando entrambi da soli.
Entrambi i ragazzi rimasero in silenzio a guardare la porta e la stanza ormai vuota.
“andiamo via.” Disse secco Dashimen.
“Sto sbagliando?” chiese riluttante Yoongi.
“Si. Andiamo via, ne parliamo al tuo dormitorio, ho bisogno di pensare.” Disse Dashimen con voce tremante e passandosi una mano sugli occhi. Do-yoon era sempre un colpo al cuore per lui.
Yoongi annuì leggermente colpevole, e abbassò il capo, seguendo Dashimen fuori da quel maledetto ristorante.
 
FLASHBACK 15 AGOSTO 2016
Chung-hee si trovava seduto su un divano di pelle rossa e contemplava in silenzio l’uomo di fronte a lui che era seduto su un altro divano, aveva il volto girato verso sinistra e guardava le spesse tende nere tirate a nascondere la grande vetrata.
Erano entrambi in silenzio, Chung-hee si torturava le mani, non sapendo cosa fare o dire, Chin-hae lo aveva chiamato e lo aveva pregato di andare da Do-yoon per convincerlo a non fare niente di avventato.
“Parlerai?” chiese Do-yoon con voce sommessa.
“Non so cosa dirti, sinceramente è stupido quello che stai pensando di fare.” Disse con un pizzico di risentimento nel tono della voce.
“Io così non vivo più.” Rispose con voce piatta il fotografo.
“Pensi che io non sappia cosa voglio dire?” disse tagliente Chung-hee guardandolo con rimprovero.
“Tu capirai il perché” disse voltandosi a guardarlo.
“No. perché io non ho mai pensato a farlo.”
“Giusto sei scappato via.” Fece spallucce Do-yoon, tornando a guardare le tende scure di lato.
“Era l’unica scelta che avevo per sopravvivere. Io l’amavo, ma lei non avrebbe mai voluto la mia morte. Stessa cosa per Bong-cha.” Provò a convincerlo.
“È l’unico modo per stare con lei.”
“Do-yoon tu stai completamente fuori di testa, e lo capisco è il dolore che parla. Ma ci sono modi per superarlo.” Sbuffò irritato Chung-hee, sapeva che Do-yoon era talmente tanto cocciuto.
“Tu l’hai superato? Tu vivi a pieno la tua vita? Ti sei innamorato di nuovo di un’altra?” lo punzecchiò Do-yoon con una risata pregna di dolore.
“No, non ho mai voluto amare un’altra.  Ma neanche rinunciare alla mia vita.”
“Io… non lo farò…”
“Si non lo farai perché Chin-hae non ti permetterà di farlo, non ti perderà d’occhio neanche un momento.” Disse serio.
“Lo so… però io ho bisogno di un favore da te.” disse tornando con lo sguardo a lui provando a essere convincente.
“Non ti recupero nessuna pillola.” Disse secco.
“Non è questo… riguarda la ragazzina.” Disse Do-yoon.
“La ragazzina? Isabel Kim?” chiese leggermente stupito, avevano già chiarito in passato che Chung-hee non si sarebbe avvicinato a lei.
“Si… tu la conosci, anche se non ti sei ripresentato a lei.  Conosci la sua famiglia.”
“Si, probabilmente è anche peggio della tua e di quella di Bong-cha. Cosa ti serve?” chiese perplesso, conosceva Do-yoon fin troppo bene da sapere che gli avrebbe chiesto una qualche assurdità.
Do-yoon si alzò di colpo dal divano per raggiungere un mobile e prendere un foglio con una lista di nomi.
“Questa lista, sono tutti i ragazzi dell’elitè con famiglie potenti, i primi geniti, che ancora non sono sposati” disse dando la lista a Chung-hee.
“Il padre vuole farla sposare?” chiese mentre guardava il foglio con sospetto e trovando il suo nome come secondo della lista.
“Lei è innamorata di un ragazzo, che il padre non approva, sono anni che lotta contro il padre, ha dovuto lasciare questo ragazzo, per le minacce. E puoi immaginare, cosa lei deve subire a causa di quell’uomo.” Incominciò a spiegare Do-yoon, tornandosi a sedere e chiudendo leggermente gli occhi per via della stanchezza che aveva con sé.
“Sua madre tentò il suicidio. Quando Isabel era piccola, parlava spesso con me, mi raccontò che il padre faceva del male alla madre, quindi si, so di cosa parli e di cosa è capace.” Disse con tono fermo Chung-hee.
“Ci sei anche tu nella lista, io no perché non andrei mai bene, per il padre ho troppi scandali e non ho la tua eredità dalla mia parte.”
“Che cosa stai cercando di dirmi Do-yoon?” disse con dubbio.
“Che non so se lei riuscirà a vincere…. Io non ho vinto, dubito che possa riuscirci lei, e non ho la forza di aiutarla, non posso più lottare.” Disse con tono colpevole Do-yoon, aveva promesso di aiutarla, ma non aveva più le forze di aiutare qualcuno.
“Mi stai dicendo che la devo sposare?” chiese riluttante e guardandolo allibito.
“Lo so è chiederti tanto, ma vedi il primo nome della lista.  Il padre farà di tutto per farla finire con quel ragazzo. Non posso permetterlo, io lo conosco e anche tu.”
“Chang…. Non era quel pazzo che dava fuoco agli animali?” chiese inorridito, sperando che non fosse lui ma un altro Chang.
“Si, frequenta i miei party privati, lo sai faccio entrare i massimi dell’elitè, posso assicurarti che con le ragazze con cui va non è per niente un gentiluomo.” Disse con disgusto nella voce.
“Mi stai chiedendo troppo, cosa mi dai in cambio.” Disse schietto.
“Cosa vuoi?”
“Che ti vai a ricoverare in un centro.  E lotti per la tua vita.”
“Va bene lo farò. Ma tu devi prenderti cura di lei, devi avvicinarti a lei e conoscerla, me lo prometti, mentre sarò via ti prenderai cura di lei al mio posto?” chiese supplice.
“Si, ma tu poi tornerai, e lo farai tu, ci penserò io a lei per il momento.” Disse leggermente provato.
“Grazie” sospirò Do-yoon.
“Una promessa è una promessa. Non ti azzardare a suicidare o io verrò meno.”  Disse pur sapendo che non sarebbe mai venuto meno, ricordava bene Isabel da piccola, e non avrebbe permesso che sarebbe finita con quel Chang, non poteva non aiutarla, si era tenuto distante per troppo tempo.
“Non lo farò, te lo prometto, non posso mettere a rischio Isabel” disse serio Do-yoon.
 
Angolo dell’autrice:
eeeh…. Questa è la vita.
Jisoo aiuta Isabel a scappare, per scappare anche lei da Namjoon.
Yoongi affronta il padre di Isabel… conseguenze ne avremo?
Eh Chung-hee ha provato a riparare tutto, ma come la prenderà Isabel questa nuova reclusione?
Hye-ri, anche se vive un po’ nel suo mondo, non significa che non conosca l’alta società di cui fa parte, sa come vanno le cose tra i potenti, manda via i bts perché è l’unica scelta ragionevole.
Chung-hee è suo cugino, è normale che deve essere dalla sua parte.
Le racconta belle grosse al padre di Isabel ma tutto per proteggere le due donne.
Chung-hee vs Yoongi… è stato duro con il ragazzo, ma non ha altra scelta.
 
Il flashback spiega cosa ha promesso a Do-yoon... la morte di Do-yoon è stata dichiarata suicidio ma vi ricordo io non ho mai messo il momento, non ho mai detto com’è morto e specificato la situazione. Lui dichiara nelle lettere che si è suicidato. Lettere scritte prima di Chung-hee, il giorno prima che incontra Chin-hae.
La morte di Do-yoon è sempre stata trattata dal punto di vista di Isabel.
Chang… questo cognome esce fuori… e non è la prima volta oltre alle due cugine… è stato nominato in altre due capitoli… non vi dirò quali, ma solo che uno è in questo volume e l’altro invece nel 2 volume!
Muahahahahah
Ci si legge sabato prossimo!

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** CAPITOLO 25 I LOVE HER ***


CAPITOLO 25 I LOVE HER
18 MAGGIO 2017 22:00
Erano appena usciti dal ristorante tutti tranne Dashimen e Yoongi che erano rimasti a parlare con Chung-hee per capire se Isabel stesse bene.
Jungkook e Jimin camminavano vicini e in silenzio.
“Yun-hee sicuramente non sta bene” disse improvvisamente Jungkook.
“Dovresti andare da lei” disse Jimin con lo sguardo fisso sulle sue scarpe.
“È la tua migliore amica, ha bisogno di te. No di me. Jimin vai da lei” disse secco Jungkook.
“Ma è la tua occasione!” trillò lui alzando lo sguardo sul più piccolo e fermandosi improvvisamente al centro del parcheggio.
“Jimin, da quando hai deciso di prendere le distanze da lei per me, si vede che Yun-hee ne soffre. Non voglio che stia male, lei ha bisogno di te. Quindi vai.” Disse schietto.
“Sicuro?” chiese con voce tremolante.
“Si. Vai.” Disse con decisione.
“Okay va bene, grazie!” esclamò Jimin scompigliando i capelli del più piccolo e dirigendosi verso la ragazza che era rimasta indietro.
Jungkook lo guardò andare via, pensando che forse Taehyung aveva ragione, Jimin era solo lento, si corre in quel modo solo dalla persona che si ama.
 
Jimin si accosto a Yun-hee che camminava lenta, voltandosi ogni attimo a guardare verso la porta, sarebbe voluta rimanere anche lei, ma avevano optato tutti che fosse meglio non attirare fin troppa attenzione, dopo tutto quello che era successo.
Jimin le prese una mano di nascosto da tutti e la strinse.
La ragazza si bloccò di colpo, e si voltò a guardarlo con aria confusa.
“Ti accompagno io a casa” disse con un soffio nella voce, stringendo di più la mano della ragazza.
“Posso aspettare Dashimen qui, mi accompagna lui” disse lei con voce lieve, leggermente indecisa.
“Prendiamo una macchina privata, ti accompagno io, si è alzato vento, non vorrei che ti ammalassi in moto, domani dobbiamo partire. E poi non ti lascio da sola in un parcheggio” provò a dire lui con far protettivo nei suoi confronti.
“Dashimen ha i giubbotti di pelle, mi copro bene, non mi accadrà niente mentre aspetto.” provò a dire lei cercando di tenere la voce ferma, ma non riuscendoci poi tanto.
“Yun…” sussurrò con voce amorevole, con la mano libera le sfiorò una guancia.
“Cosa?” chiese lei tentennante, proprio non riusciva a capire il perché del suo improvviso cambio di comportamento, e si sentiva sempre più destabilizzata da lui.
“Sono un idiota, lo so. Come so che dopo aver visto Isabel in quello stato, tu sei preoccupata per la tua amica, so che vorresti correre da lei, ma hai paura di farlo. Non voglio lasciarti sola.” Disse lui con preoccupazione nella voce.
“Starò comunque da sola a casa a pensare a lei, il viaggio in macchina non mi aiuterà a stare meglio” disse con voce lieve, tutto sembrava darle solo preoccupazioni, aveva la testa che le scoppiava e il cuore a mille. Aveva sempre il cuore a mille quando lui si rivolgeva a lei con tono dolce.
“Allora vieni con me in dormitorio, stai con me.” Propose immediatamente lui.
“Cosa?” chiese lei confusa, strabuzzando gli occhi. Il cuore continuava a batterle, talmente tanto da stordirla.
“Si, stai con me, dormi con me, l’abbiamo già fatto alle Hawaii, sei già stata con me di notte” disse lui, provando a essere convincente, non voleva lasciarla.
“E dopo hai incominciato a ignorarmi.” Disse lei piccata, lasciando improvvisamente la sua mano, e facendo dei passi indietro.
Faceva male.
I comportamenti di Jimin così altalenanti la facevano star sempre peggio.
Non riusciva più a tollerare tutto, lui andava via spezzandole il cuore e tornava facendo il carino. Ogni volta che lui tornava, lei come sempre li diceva di si, perché la speranza che lui si rendesse conto di amarla, cresceva sempre di più in lei.
 “Lo so, sono sempre un idiota. Però a volte ragiono di nuovo, e ora sto ragionando”  sorrise timido lui.
“Ah si?” disse lei incrociando le braccia al petto, infastidita.
“Si. Non lo farò più. Non mi allontanerò più. Te lo prometto!” esclamò lui prendendo entrambe le sue mani e tenendole strette tra le sue.
“Jimin, ti allontani sempre, io non lo so perché lo fai. Ma non è la prima volta” provò a rimproverarlo lei, ma la sua voce uscì come una supplica, voleva una spiegazione, ne aveva urgentemente bisogno, così non poteva continuare ad andare avanti.
“Io… ogni volta che penso di perderti, mi allontano” provò a spiegare riluttante Jimin.
“Jimin non ha molto senso quello che stai dicendo”  disse lei confusa.  
“Lo so… ma ho sempre paura di perderti, e non voglio che accada, quindi prendo le distanze sempre, pensando che così non soffrirò tanto. Ma ci sto male, volevo chiamarti subito questa mattina per darti la notizia dei Billboard, ma non l’ho fatto”
“Jimin… tu mi confondi, queste altalene nel nostro rapporto sono così sfibranti. Io non riesco a continuare ad andare avanti così.” Disse lei con voce infelice, sperando che lui finalmente capisse quanto le stesse facendo male, e la smettesse con i comportamenti insensati.
“Lo so, è tutta colpa mia, ma mi comporterò meglio, da ora in poi esisterai solo tu. Promesso” provò a dire lui, cercando di essere convincente.
“Mi è difficile fidarmi” disse con un filo di voce, sapendo che però si sarebbe fidata di nuovo di lui, e che sarebbe stata sempre lì ad aspettarlo.
“Lo so, te lo dimostrerò.” Disse lui fiducioso, la tirò a se e la strinse forte, lasciandole un sonoro bacio sulla guancia.
Lei arrossi del tutto sul viso, sentendosi accaldata, le farfalle nel suo stomaco stavano creando un tornado dentro.  
Jimin le aveva appena detto che sarebbe esistita solo lui per lei, e che lo avrebbe dimostrato.
Strinse di più la mano del ragazzo sorridendo appena emozionata, pensando che forse si sarebbe finalmente risolto tutto tra di loro, e che lui probabilmente si stava rendendo conto che la amasse.
“Andiamo?” chiese lui con lo sguardo da cucciolo.
“Si, andiamo” disse lei abbassando lo sguardo per l’imbarazzo, lui la prese per mano sorridendo, questa volta non avrebbe più sbagliato.
 
Taehyung, lasciò Soo-hee al suo destino di tornare con Jin e Yuri, e si avviò a passo veloce verso la macchina di Pd-nim e dei manager.
“Posso tornare con voi?” chiese appena raggiunti e facendoli spaventare.
“Si certo…” disse perplesso Sejin guardandolo con sospetto.
“Grazie!” esclamò con allegria il ragazzo inchinandosi e sorridendo ampliamente.
“Vuoi parlarci di qualcosa ragazzo?” chiese Pd-nim, conoscendo sorriso di Taehyung che voleva dire solo guai.
“Si. Mi piacerebbe sottoporvi un mio problema” sorrise ampliamente.
“Aigoo… non pensi che abbiamo avuto parecchie emozioni per oggi ragazzino?” disse Hobeom ridendo, e scompigliandoli i capelli con affetto.
“Ehm… si, però è urgente questa cosa!” disse lui guardando il suo manager sorridendo solo come lui sapeva fare.
“Entra in macchina e parliamone” Pd-nim sorrise accondiscendente, dando una pacca d’incoraggiamento a Taehyung.
Taehyung raccontò a tutti loro i suoi sospetti sulle due cugine dal cognome diverso, e anche di come Yoongi fosse convinto che Yuri avesse rubato la collana di Isabel.
Raccontò veramente tutto e anche le sue preoccupazioni.
“Taehyung, non dovresti continuare una relazione, solo per recuperare una collana” lo riproverò Sejin, guardandolo scuotendo il capo.
“Lo so! Ma lo hyung ha bisogno di riaverla” disse agguerrito.
“Ora è più comprensibile perché Yoongi abbia agito così.” Disse Pd-nim pensieroso.
“Pd-nim, non stava dando alcun problema fino a questo momento, non avevamo capito la situazione” provò a scusarsi Hobeom, erano stai ignari di tutto quello che fosse successo sotto il loro naso alle Hawaii.
“Yoongi è diventato più furbo, ha imparato a recitare bene l’assenza di dolore.” Disse Pd-nim.
“Pd-nim il problema non è Yoongi hyung! Sono loro due e le loro bugie! Hanno qualcosa in mente, ne sono sicuro!” esclamò agguerrito il ragazzo.
“Ragioneremo sul da farsi. Noi, senza di te” provò a dire Pd-nim.
“Ma…” provò a dire Taehyung, ma venne fulminato dallo sguardo di tutti nella macchina.
“Farò il buono, va bene.”
“Prova a fidarti di noi, risolveremo. Non è un tuo problema” provò a dire Hobeom guardandolo con preoccupazione.
Taehyung annuì e chinò il capo, sperando che veramente avrebbe agito e risolto la situazione. Si sentiva un po’ in colpa per Jin, ma sapeva che era la cosa migliore da fare dire tutta la verità. Dovevano assolutamente capire se Yuri e Soo-hee fossero delle buone persone o solo delle pazze, non voleva che Jin soffrisse, ma sentiva che il peggio stava arrivando.
 
Namjoon, Jungkook e Hoseok erano fermi davanti alla loro macchina, perché Hoseok stentava ad entrare.
“Dai Hob-ah, entra in macchina tocca a te guidare” disse Namjoon tamburellando con il piede in agitazione.
“Non pensi che sarebbe il caso di aspettarli?” chiese Hoseok riluttante.
“Torneranno con la moto di Dashimen, e penso che entrambi verranno in dormitorio per aggiornarci” disse Namjoon sicuro che i due ragazzi avrebbero fatto così.
“Sono nervoso, Yoongi l’ha combinata grossa, e Dashimen sembrava furente.” Disse impensierito.
“Dashimen è molto protettivo con Isabel, anche se ultimamente sono ai ferri corti” spiegò Jungkook.
“Appunto, io lo conosco, se li saltano i nervi potrebbe addirittura picchiare Yoongi”
“Mi sa che se lo merita.” Disse a bassa voce Namjoon scuotendo la testa.
“Non ha pensato minimamente alle conseguenze, dice di amarla, ma la mette sempre nei guai. Questa situazione fa schifo. Noona sembrava anche stare veramente male”
Disse Jungkook con rabbia.
“Hai ragione” disse Namjoon guardando il più piccolo, che riguardo la situazione Yoongi e Isabel aveva sempre ragione.
“Okay, Yoongi ha sbagliato ma l’ha fatto per amore” provò a difenderlo Hoseok .
“Doveva lasciarla andare per amore. Isabel è sempre stata chiara a riguardo.” Disse Jungkook con tono arrogante.
“Oh lo pensi tu!” disse Hoseok riluttante.
“Che cosa vuol dire?” chiese Namjoon non capendo.
“Il vecchio appartamento di Isabel è intestato a Dashimen ma rimane suo. Indovinate un po’ è rimasto identico! Il pin è il giorno del loro primo bacio, e ci sono ancora tutte le cose di Yoongi lì.”  Disse con un ghignò sul volto Hoseok.
“Aigoo, non è vero!” esclamò Namjoon sconvolto.
“Oh si, camera sua sembra il museo dei nostri gadget, è tutta piena di cose nostre! Se fosse stata un’altra ragazza io mi sarei preoccupato, sembra una pazza fan!”
“Aigoo… siete entrati in casa sua!” rimproverò Jungkook.
“No, è di Dashimen”
“Scusanti, l’hai detto prima che rimane di Isabel, non dovevate entrare lì!” esclamò Jungkook con biasimo nella voce.
“Ah… primo Yoongi ha ancora l’autorizzazione per entrare, secondo dai la colpa a Dashimen si è voluto incontrare con noi lì, per dirci tutto.” Disse Hoseok discolpandosi del tutto.
“Siete tutti così cocciuti, io entro in macchina, almeno aspetto seduto” sbuffò sonoramente Jungkook irritato da tutti quei fatti e del tutto di cattivo umore.
“Non ha tutti i torti… entriamo e andiamo a casa, è inutile aspettare.” Provò a dire Namjoon.
“Okay va bene… spero che abbiamo delle birre in frigo.” Disse lasciando stare il suo voler aspettare lì.
“Penso che finiremo tutti con il bere, entra che guidi tu” disse Namjoon dando una pacca sulla spalla all’amico.
 
18 MAGGIO 2017 23:00
Isabel si trovava sul divano con Nabi vicino, aspettando che Jisoo, finisse di preparare il porrige di riso, che si era soliti dare a chi stava male.
“Ecco, è pronto, mangia un pochino” disse lei con gentilezza porgendole il vassoio con la ciotola e un cucchiaio.
“Grazie…” sospirò Isabel provando ad assaggiare il cibo.
“Lo so che non vuoi mangiare per le nausee e per tutto il vomito, ma penso che tu abbia bisogno di ingerire qualcosa” provò a dire Jisoo osservandola con preoccupazione in volto.
“Wow… è buono, sei brava” disse Isabel con stupore dopo aver fatto il primo boccone.
“Ho sempre cucinato per me stessa, da quando ero piccola” disse Jisoo con un’alzata di spalle come se fosse una cosa da nulla.
“Grazie… per l’aiuto” provò a dire Isabel, cercando di essere gentile, in fin dei conti Jisoo era l’unica persona che la stava aiutando in quel momento.
“Non c’è di che non potevo lasciarti nel bagno nel tuo vomito.” Disse Jisoo per poi guardare sul tavolino il bastoncino bianco del test di gravidanza.
“Oh… sei incinta?” chiese guardandola sbigottita.
“Ehm…. Avevo dimenticato di toglierlo” disse Isabel guardando con orrore il bastoncino sul tavolo, rimasto lì dalla mattina.
Calò per un attimo il silenzio tra lei due, Isabel tornò con lo sguardo alla sua ciotola, avrebbe dovuto mangiare ma aveva lo stomaco che si stava contorcendo su se stesso.
“Mangia… ti farà bene, se sei incinta devi farlo. Le nausee sono normali” provò a suggerirle Jisoo, toccando per un attimo il basso ventre distrattamente.
“Mi è passata la fame” disse Isabel scuotendo il capo.
“Mangia. Devi farlo, se no per te, almeno per quell’esserino dentro di te. Forza sforzati” provò a dire Jisoo incoraggiante, ma Isabel si era improvvisamente azzittita e continuava a guardare la ciotola.
“Isabel, non dirò niente a tuo padre.” Disse schietta Jisoo.
“Continuo a non capire il perché?” disse con indecisione guardando di nuovo la donna immobile sul suo divano.
“Te l’ho detto non ne ricaverei niente. Anzi probabilmente mi userebbe come tua balia, e sinceramente non voglio farlo.” Disse scuotendo il capo.
“Io non faccio nulla di male… cerco di comportarmi bene, non troveresti nulla” provò a dire lei, mentendo spudoratamente.
“Sei incinta… penso che tu abbia fatto un qualcosa che tuo padre non approverebbe, c’è tuo fratello che aspetta. Tu non sei sposata. Penso tu sappia che ci saranno delle conseguenze, appena si noterà, a meno che…..” Disse Jisoo guardandola con inquietudine.
“Non posso.” Disse Isabel guardandola con orrore.
“Immaginavo… beh se è di Chung-hee, direi che probabilmente passerà un po’ oltre, ti ha dato il suo consenso no?” chiese Jisoo tentennando guardando Isabel cercando di capire cosa pensasse.
La ragazza la guardò con gli occhi lucidi, e tremante.
“Non è suo…”sussurrò Jisoo, guardandola con pena, e pensando che fosse realmente nei guai grossi, il padre si sarebbe vendicato e anche molto.
“No… non lo è” disse con voce spezzata.
“Oh… non piangerai di nuovo vero?” chiese leggermente intimorita di ritrovarsi di nuovo Isabel in una crisi di pianto di fronte a lei, non era brava con le crisi delle altre persone.
“No… anche se mi sento morire dentro, non so cosa fare” disse con rabbia sommessa Isabel scuotendo il capo, ancora stentava a credere che fosse incinta, e vedere Yoongi di fronte a sé qualche ora prima l’aveva scossa parecchio, si trovava in un mare di confusione.
 “Allora devi fingere che sia di Chung-hee, non hai alternative” disse Jisoo, quasi con tono di voce gentile, ma comunque duro.
“Non sono mai andata a letto con lui… Non posso. Come posso farli credere che è suo. Quando non lo è?” trillò lei scuotendo il capo, era in crisi, aveva solo un piano: la fuga.  
“Fallo in questi giorni, non penso tu sia di molto… ma.. forse non mi risponderai” disse sospirando nervosa “è di lui?” chiese poi riferendosi a Yoongi.  
“Non penso che io debba parlarne con te” trillò Isabel quasi in panico.
“Oh… puoi sempre minacciarmi, che se lo dico a qualcuno, tu dirai di me e Namjoon a tuo padre. Mi sembra strano che tu oggi non mi abbia ancora minacciata.” disse perplessa Jisoo, non capendo perché ancora Isabel non era giunta a farle delle minacce vere e proprie ma solo ad avvertirla.
“Io… non volevo minacciarti all’epoca, okay… forse volevo impaurirti, ma non ti avrei mai causato realmente problemi.”
“Beh se volevi impaurirmi ci sei riuscita. Pensavo che avrei perso Namjoon…”
“Tu non ci dovresti stare con Namjoon, hai deciso di stare con mio padre!” trillò Isabel, era ancora turbata da quella situazione, che non riusciva a capire.  
“A volte capita nella vita di non aver scelta, tu dovresti saperne qualcosa, Per quanto quello che sto per dire ti farà forse ribrezzo, io e te siamo più simili di quanto credi” Disse lei scuotendo il capo, trovando un po’ assurdo che fosse realmente così.
“Io…non prenderei mai in giro la persona che amo”
“Ma Chung-hee si, stai con lui amando un altro, di cui sei incinta, e con cui non potrai stare, perché le ripercussioni sarebbero troppe. Tuo padre non è un uomo semplice.” Disse schietta lei .
“Io… non vorrei prendere in giro Chung-hee, io… sono così confusa”  trattenne un singhiozzo.
“Non hai molto da essere confusa… se hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa devi fare, te lo dico io: fai sesso con Chung-hee di che il bambino e suo. Rimani con lui, sembra un brav’uomo, almeno non ti guarda come un suo possesso ma ti considera come una persona.” Era l’unica alternativa che Isabel potesse avere, la vita sapeva essere una grande puttana e Jisoo lo sapeva bene, a volte non si avevano scelte, e bisognava solo provare a salvarsi, dal mondo che cerca sempre di spezzarti.
“E Yoongi? Cosa faccio il figlio è suo” disse sconvolta da quel tipo di consiglio.
“Lui ha la sua carriera, non farà il padre.  Fidati, ti è andata bene, poteva andarti peggio.” Disse lei con tristezza nella voce.
“A te non sembra essere andata male” disse Isabel.
“Ah no? Sto con tuo padre.  Pensi che io non sappia come sia l’uomo che ho al mio fianco. Pensi che realmente qualcuna starebbe con lui, sapendo chi sia realmente” disse con un leggero tono di rabbia nella voce.
“E tu lo sai?” chiese incerta Isabel.
“Si… io lo so bene. O non sarei qui a provare a darti una mano. Se Namjoon ci tiene tanto a te, mi fido del suo giudizio. Pensavo fossi come tuo padre, ma mi sono resa conto che la tua è una maschera. Sei una vittima, e io le so riconoscere bene le vittime.”
“Non mi sembra che tu sia una vittima ti è solo andata male con il tuo ex marito, avevi solo scelto male.”
“Io non ho scelto il mio ex marito, qualunque cosa tu sappia è quello che hanno raccontato in giro. Sai che ho finto una gravidanza, per farmi sposare, mi sembra che tu me l’abbia insinuato in passato.” Jisoo, odiava le persone, sapevano essere veramente fin troppo crudeli.
“Si.”
“La gente mente… dovresti averlo già imparato.” Disse con un leggero tono di rabbia.
“Allora dimmi la tua versione”
“Perché se te la dico mi crederai?  Dubito, pensi che io sia una minaccia. Pensi che sfrutto Namjoon per chissà cosa, che sto con tuo padre per soldi. Che ho finto una gravidanza solo per sposarmi uno ricco. Pensi che io sia una pessima persona che vuole solo salire nella scala gerarchica.”
“È quello che dai a vedere” provò a dire Isabel.
“E tu dai a vedere che sei la regina dei ghiacci, che snobbi tutti, e che non hai sentimenti. Sei realmente così?”
“Io…” provò a ribattere Isabel ma si fermò al suono del telefono, Jisoo si mosse per prendere il telefono dalla borsa, vide il mittente e sospirò nervosa.
“Pronto Joon-bin?” disse al telefono.
Isabel impallidì a sentire il nome di suo padre e guardò Jisoo con terrore.
“Oh.. si, abbiamo chiamato il medico, ha detto che è un’influenza e gastroenterite. Isabel pensava di stare meglio, ma non è così. Ora sta provando a mangiare qualcosina, a breve l’aiuto ad andare nel letto” inventò sul momento Jisoo guardando Isabel impassibile.
“Si, comprendo… sono veramente dispiaciuta dell’essere andata via, ma pensavo che fosse meglio così, non poteva tornare a casa da sola e stava troppo male per rimanere lì ad aspettare che voi finisse di parlare.” Provò a dire lei cercando di essere convincente.
“Se preferisci, rimango qui, così l’aiuto in caso di bisogno….. perfetto domani sera possiamo riandare a cena come abbiamo programmato….. grazie tesoro, sei stato veramente comprensivo. Parlo un po’ con lei ci penso io.” cercò di addolcire il tono di voce Jisoo, mentre continuava a parlare al telefono e a sentire quello che Joon-bin aveva da riferirle.  
“Oh… si nel pomeriggio potrei aiutarla, le lo comunico io o aspetto che lo faccia Chung-hee?” Jisoo si morse leggermente il labbro inferiore mentre ascoltava attenta ciò che lui le stava dicendo.
“Sta molto male… dubito abbia potuto parlare con loro.  Anche se non fosse stata malata non credo si fermerebbe a parlare con lui. Te l’ho detto io non ho mai visto Isabel in agenzia, o sentito parlare di lei. Poi mio caro, qui è pieno di foto di Isabel e Chung-hee, penso che lei sia veramente innamorata di lui.” cercò di essere convincente, provando ad aiutare Isabel.
“Si, penso che sia la scelta migliore che tu possa fare, penso basti il trasferimento, non hai bisogno di stressarti anche per questo con tutto quello che fai. Penso che dovremmo partire per il weekend così che tu possa rilassarti, e non pensare più a questa faccenda. È solo un ragazzino che non sa di cosa parla.” continuò a provare a convincerlo.
“Si, direi che va bene, ci penso io al tuo stress, lascia fare a me, mi occuperò anche di Isabel, devo pur aiutarti in qualche modo……. Goditi la serata, ti chiamò domani per aggiornarti…... Ti amo” disse per poi chiudere la telefonata.
“Che cosa succede?” chiese Isabel tremante.
“Hai dell’alcool vero?” chiese Jisoo alzandosi in piedi.
“Si nella vetrinetta lì di fronte con i bicchieri” disse lei confusa guardando Jisoo in attesa di risposte, aveva ascoltato tutta la conversazione, ed era stato chiaro che Jisoo stesse cercando di aiutarla per qualche ignoto motivo a lei stessa.  
“Grazie.” Disse Jisoo dirigendosi verso la vetrinetta.
Isabel rimase sul divano aspettando che la donna si decidesse a parlare.
“Nei prossimi giorni, tranne che in questo weekend dovrò aiutarti con il trasloco… non guardarmi così, non vai da tuo padre, ma da Chung-hee” disse cercando di essere rassicurante per poi bere un sorso di Rum.
“In che senso?” aggrottò la fronte Isabel non avendo capito il perché dovesse traslocare da Chung-hee.
“Nel senso che Chung-hee ha proposto questa alternativa, almeno così tuo padre non ti toccherà, mi ha detto di riferirti che Chung-hee passerà domani mattina e ti spiegherà tutto.”
“Non vuole parlare con me?” chiese lei con terrore riferendosi al padre.
“No, l’ho convinto a partire per il weekend e domani sera lo tengo occupato. Probabilmente non si accanirà su di te.” sospirò Jisoo passandosi una mano sul collo stremata, non era semplice dover fingere ogni istante della sua vita.
“Gli hai raccontato parecchie bugie…”
“Si, ma già quella piccoletta del ristorante aveva detto che ti avevo accompagnata a casa perché ti avevamo misurato la febbre ed era altissima, ho solo cavalcato l’onda e dubito che andrai a dire che non sei realmente malata” disse facendo spallucce finendo il bicchiere in un ultimo sorso.
“Certo, che no.” disse con orrore Isabel.
“Prova a mangiare il tuo porrige… poi ti aiuto andare a letto. Mi verso un altro bicchiere, e ti butto quel bastoncino.” Disse indicando con il capo il bastoncino.
“Io… forse ti ho giudicata male” provò a dire Isabel per poi tornare a concentrarsi sulla sua ciotola.
“Si. È sicuramente così, ma non importa. Sono abituata a  essere guardata dall’alto in basso.” Disse Jisoo con rammarico, mettendo fine alla loro conversazione.
 
ORE 23:00
Yoongi e Dashimen entrarono in dormitorio leggermente spostati, non avevano parlato per il tragitto, anche perché impossibilitati per via del viaggio in moto. Erano saliti anche in dormitorio in silenzio ognuno perso nei propri pensieri.
“Finalmente siete qui!” saltò dal divano J-hope guardando i due che si stavano dirigendo verso il divano con aria abbattuta.
 
“Isabel?” chiese Yun-hee guardando Dashimen, in cerca di risposte, aveva atteso fin troppo per avere novità.  
“Non lo so… Chung-hee ha detto che potrà andare solo a lavoro e si potrà muovere solo con lui. Il signor Kim penso non abbia gradito per niente il tutto.” Disse Dashimen andandosi a sedere vicino a lei, che staccò la mano da Jimin per afferrare quella di Dashimen.
 
Sia Jimin che Hoseok guardarono il gesto confusi, ma non dissero niente dato la situazione in atto.
 
“Vado domani mattina” disse lei stringendo forte la presa.
 “Si forse è meglio, non credo che potrà venire in hotel tanto facilmente.” Disse lui con il magone in corpo, strinse di più la mano di Yun-hee. Ormai sapevano farsi forza a vicenda, erano loro due contro tutti.
“Dash… forse il caso di non smetterla con le ricerche” disse lei tentennando, era a conoscenza del piano dei due ragazzi, Dashimen le aveva raccontato tutto, poteva sembrare un buon piano indagare su quel fascicolo, ma al momento la situazione sembrava fin troppo ingarbugliata, e lei pensava che sarebbe stato meglio per tutti farsi un attimo da parte e rimanere fermi.
“Penso di si.” Disse guardandola negli occhi, Dashimen sapeva che entrambi avevano il terrore che Isabel fosse solo l’inizio del suo calvario, l’averla vista in quello stato, vomitare in preda al panico, aveva terrorizzato entrambi, sembrava essere così esposta e vulnerabile.
Loro l’avevano vista lasciarsi andare durante la morte di Do-yoon, pensavano di aver visto il peggio, ma si stavano rendendo conto che il peggio non era ancora arrivato del tutto. Era giusto per il momento stare fermi e cercare di comprendere come sarebbe andato il tutto, così da non rischiare altre ripercussioni sulla ragazza.  
 
“No, non possiamo!” esclamò Yoongi guardando entrambi con orrore.
“Tu non hai diritto di voto, specie dopo oggi.” Dashimen fece saettare lo sguardo su Yoongi.
“Tu avresti fatto la stessa cosa.” lo ribeccò Yoongi.
“No, Yoongi. Non l’avrei fatto. Non ti saresti dovuto mettere in mezzo, non avresti dovuto provocarlo.”  Disse con rabbia il ragazzo, era molto furioso verso il rapper, non si sarebbe dovuto intromettere così apertamente, avrebbe dovuto ignorare il padre di Isabel.
“Ha ragione, se la prenderà con te.” disse Hoseok preoccupato, “Io non ero d’accordo con il vostro piano, e sinceramente ora lo sono anche meno.” Hoseok guardò Yoongi provando a farlo ragionare, ma poi abbassò subito lo sguardo dato l’occhiataccia che l’amico li stava riservando.
“Non  puoi non prendere le miei parti!” esclamò Yoongi su tutte le furie.
“Hyung sei indifendibile, l’hai fatta grossa, l’hai sfidato davanti a tutti. Gli hai mancato di rispetto e insultato.” Provò a intromettersi anche  Namjoon scuotendo il capo scoraggiato.  
“Io volevo farli capire che non sono debole.” Disse agguerrito, anche dopo le parole di Chung-hee, non avrebbe lasciato perdere, avrebbe continuato a lottare facendo vedere a tutti che era abbastanza.
“Perfetto… e chi ne pagherà le conseguenze? L’hai sentito Chung-hee!” esclamò Dashimen saltando in piedi.
“Io… Isabel riuscirà a cavarsela. Lo so.” Disse lui, cercando di convincere anche se stesso, che Isabel non avrebbe corso rischi.
“No, non lo sai! Avevi detto che non riuscivi a riconoscerla quando l’hai rincontrata, che ti sembrava una persona annientata! Lei non se la caverà. Lei non sta bene.” urlò Dashimen in preda alla furia.
“Invece, lo so mi fido di lei! So che riuscirà a stare bene, che lotterà comunque!” lui si fidava del loro amore, era l’unica certezza che aveva nella vita.
“L’unica maniera per cavarsela è con Chung-hee!” Urlò sempre di più Dashimen scuotendo il capo, e pensando che Yoongi si stesse solo illudendo. Si erano tutti illusi, avevano pensato tutti che ci sarebbe stata una soluzione, ma Dashimen aveva appena realizzato che si fossero tutti sbagliati. Isabel era stata furba aveva trovato un modo per salvarsi e lui l’aveva intralciata, solo per aiutare Yoongi, perdendo di vista tutto.
“Non puoi dire questo!” continuò a urlare con forza Yoongi, guardò tutti nella stanza, cercando l’appoggio di qualcuno, ma intuì che nessuno sarebbe stato dalla sua parte.
“Ah no? Quali alternative abbiamo? Quali alternative avete? Meglio con lui che con qualche pazzo! L’hai sentito, hai sentito cosa accade, la storia di Do-yoon dovrebbe essere d’insegnamento.”
“Dici così solo perché ti stai facendo influenzare dalla paura, vi state facendo influenzare tutti dalla paura.” Erano tutti terrorizzati dalle conseguenze, lo leggeva sulle faccia ad ognuno di loro, ma se si facevano prendere dalla paura non avrebbero mai vinto.
“Yoongi non ho paura, sono fottutamente terrorizzato cazzo! Tu non sai i fatti!” urlò in preda alla paura Dashimen. Era vero aveva paura.
“Cosa altro non so? C’è altro che non mi hai detto?” trillò Yoongi confuso, pensava di essere a conoscenza di tutto.
“Tutte le ripercussioni, le costole rotte, i lividi, il suo zoppicare, il labbro spaccato, l’occhio nero, il leggero trauma cranico! Si, non ti ho detto tutto quello che lui fa, come avrei potuto dirtele, non voglio neanche pensare a ciò che ho visto sul suo corpo!” urlò in preda alla furia Dashimen facendo gelare tutti nel soggiorno.
“Di cosa stai parlando?” chiese tremante Taehyung guardandolo con gli occhi sgranati, per poi guardare per un attimo Jungkook che come lui e Jimin non avevano osato fare un fiato.  
“Non è vero! Non le fa del male veramente?” urlò Yoongi guardandolo con orrore.
“Si, invece, lo fa anche per delle piccole cose! Si è calmato nell’ultimo periodo solo perché lei è stata sempre distante, perché seguiva gli ordini, perché ha scelto qualcuno che lui approva!”  disse tutto Dashimen.
“Quando? Quando le ha fatto del male?” chiese Yoongi guardandolo con orrore, non voleva crederci, non voleva avere quella certezza.
“Aigoo… ogni volta che c’eravate voi di mezzo! Do-yoon l’ha scoperto e aveva qualcosa per ricattarlo, ma Do-yoon è morto! Secondo te perché è andata via dopo la sua morte, perché scriverti quella lettera? Perché era in uno stato pietoso, perché aveva subito le ripercussioni del padre, che l’ha mandata via, per colpa tua! Perché Do-yoon ha fatto pubblicare quella maledetta lettera!” urlò sempre più in preda alla rabbia, il ricordo di lei in quello stato distrutto che bussava alla sua porta, era uno dei ricordi più dolorosi che avesse. 
“Dovevi dirmelo! Avresti dovuto dirmelo!” boccheggiò Yoongi, incominciando a percepire anche lui la paura.
“Che cosa avresti fatto? Non saresti corso da lei? Che cosa avresti fatto?” continuò a urlare Dashimen, senza riuscire a fermare il turbino di emozioni che gli stavano scoppiando dentro lo stomaco.
“Forse non l’avrei sfidato, sapendo che lei ne avrebbe pagato le conseguenze!”
“Oh per l’amor del cielo, non vedevi l’ora di sfidarlo, di incontrarlo!”
“È colpa tua, se fossi stato onesto, io avrei agito diversamente!” si accanì contro di lui Yoongi.
“Si è fottutamente colpa mia! Dovrei stare con lei, no qui con voi. Avrei dovuto rimanere dalla sua parte! Anzi avrei dovuto portarla via un anno fa, saremmo dovuti fuggire insieme!”
“Cosa? cosa stai dicendo!” urlò Yoongi guardandolo esterrefatto.
“Che io avrei potuto salvarla da questo cazzo di destino di merda, dal padre! Lei non ha mai voluto: vivi per lui ma no con lui! Stronzate! Ti ha sempre protetto, si è sempre sacrificata per te, per la tua carriera per l’amore che prova per te!” sapeva che aveva sbagliato tutto, avrebbe dovuto fuggire con lei, in quel giorno a Chicago, quando lei aveva quel livido sullo zigomo, avrebbe dovuto costringerla ad andare via.
Aveva avuto molto occasioni per portarla via, ma non l’aveva mai fatto.
“La ami?” chiese tremante guardandolo con stupore, realizzando che forse, il loro rapporto era di più di una semplice amicizia. La rabbia di Dashimen, la paura che stava dimostrando, e i sensi di colpa che si percepiva dalle sue parole, sembravano per Yoongi troppo simili a ciò che provava lui.
Sembrava che l’amasse tanto quanto lui.
“Si. Avrei lasciato qualunque cosa per lei.” Rispose senza esitazioni e convinto delle sue parole.
Il volto di Yoongi si trasformò in una maschera d’orrore mista a rabbia, e senza neanche rendersene conto, senza dare il tempo a nessuno di intervenire lì fu addosso.
Entrambi i ragazzi caddero per terra con un grande tonfo e Yoongi incominciò a colpire Dashimen con tutte le sue forze, completamente annebbiato dalla rabbia.
 
Yun-hee strillò acutamente, saltando in piedi, e guardando la scena sconvolta, fece per andare a separare i due, ma Jimin anche lui era saltato in piedi e l’aveva presa per la vita trascinandola via.
Hoseok era rimasto sul divano immobile da solo, guardava con orrore i due ragazzi per terra senza riuscire a fare un movimento.
Si era rotto qualcosa in lui. 
Le parole di Dashimen avevano appena causato uno squarcio enorme nel suo cuore, pensava di essere lui l’amore di Dashimen e invece il ragazzo aveva appena ammesso che amava Isabel.
Il mondo gli era appena crollato addosso, e lui ormai era sotterrato dalle macerie. 
 
Jungkook dopo un primo attimo di smarrimento, aveva ripreso coscienza, e si era fatto largo nel soggiorno, spostando il tavolino che finì rivoltato per terra e correndo per fermare i due ragazzi che stavano rotolando per terra continuando a darsi colpi. Namjoon e Taehyung seguirono immediatamente Jungkook per poterlo aiutare a dividere i due.
 
Nello stesso istante Jin varcò la porta di casa, sentì i vari schiamazzi e le urla e impensierito corse veloce verso il soggiorno.
Si trovò a guardare Jungkook e Namjoon che erano in piedi e tenevano stretto Yoongi con un labbro spaccato e i capelli tutti scompigliati, e dall’altra parte c’era Taehyung in mezzo che provava a bloccare Dashimen che urlava parolacce verso il rapper.
 
“Che diavolo sta succedendo?” urlò sbigottito Jin sconvolto dalla situazione.
“Quello stronzo, è innamorato di Isabel! Io ti ammazzo Dashimen.”
“Forza fatti avanti, vediamo chi ne esce vincitore” provocò Dashimen con rabbia provando a fare dei passi, ma venendo bloccato da Taehyung.
“Hyung smettila!” gli urlò in faccia Taehyung sconvolto.
“No che non la smetto! Lui non va bene per lei! L’ho sempre saputo!”
“E andresti bene tu? Tu? Mi prendi per culo? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme!” gli urlò contro Yoongi guardandolo con rancore.
“No, non vado bene neanche io! Perché Isabel preferisce amare un coglione come te, che non sa tenere a freno la lingua!” urlò di rimando Dashimen.
“Cazzo! Mi hai preso in giro per tutto questo tempo! Lo sapevo che c’era altro!”
“Tu non sai niente! Tu non sai il rapporto che ho con lei! Rapporto che ho mandato all’aria per aiutare te!”
“Perché l’avresti fatto se sei innamorato di lei!” urlò sempre di più Yoongi.
“Perché anche se la amo, non potrei stare con lei, amiamo entrambi altre due persone lo sai! La amo come una sorella! Cazzo non mi hai fatto finire neanche di parlare” disse stremato e con voce rauca Dashimen, aveva urlato fin troppo, non aveva più la forza di far uscire la voce.
“Immagino che la sorella te la sei portata a letto!” urlò contro Yoongi.
Dashimen fece dei passi indietro allontanandosi da Taehyung che lo stava fermando.
“Te la sei scopata!” urlò Yoongi imbestialito guardandolo con disprezzo.  
“È stato prima di conoscerti… le ho detto che dovevamo smettere” disse a bassa voce Dashimen.
“Cazzo! Come puoi essermi amico? Come cazzo fai!” disse con sempre più rabbia Yoongi divincolandosi dalla presa dei due ragazzi.
 
Yun-hee si staccò da Jimin, e si frappose tra tutti loro voltandosi verso Yoongi.
“Smettila.” Disse secca.
“Sei dalla sua parte?” chiese schifato.
“Devi smetterla di perdere il controllo, non sai il loro rapporto, Dashimen è stato accanto a Isabel per molto tempo. Qualunque cosa sia successa è passato. Oppa anche tu stai con altre persone.” Disse lei agguerrita, difendendo a spada tratta Dashimen, non avrebbe permesso a nessuno di ferirlo, lui non lo meritava.
“Non è la stessa cosa!”
“Non c’è niente tra loro due. Dashimen è venuto ad aiutare te, le è andato contro, hanno litigato a causa tua. Potresti perdonalo per qualcosa che ha fatto in passato, in un passato in cui non ti conosceva.” Provò a farlo ragionare lei.
“No.”
“Sai essere così cocciuto, così spavaldo, e a volte testa di cazzo. Esplodi per un niente, facendo del male alle persone, senza pensare alle conseguenze. In questo momento tu e Dashimen non avete valore. Isabel ce l’ha, è per colpa tua è nei guai. Datti una regolata, smettila di fare il ragazzino e calmati per una volta, perché così incasini solo di più la situazione.” Disse schietta lei guardandolo con rimprovero.
 
Yoongi si azzittì improvvisamente guardandola sconvolta, afflosciò le braccia verso il corpo.
Namjoon e Jungkook lasciarono la presa su di lui, che si trascinò verso il divano e si riandò a sedere di nuovo al suo posto vicino a Hoseok che era immobile senza fare un fiato.
Yoongi si presa la testa fra le mani e incominciò a singhiozzare piano, facendo calare il silenzio in tutta la stanza.
 
Yun-hee lo guardò scuotendo il capo, si voltò verso Dashimen che respirava affannoso e fissava Yoongi colpevole.
“Andiamo via.” Disse lei sorpassando Taehyung e accostandosi a Dashimen.
Dashimen guardò Yun-hee triste.
“Io non volevo…” provò a dire.
“Lo so… sei solo preoccupato per lei, come lo siamo tutti. Siamo anche tutti stanchi e sconvolti per oggi, ci serve del riposo, domani andrà meglio” disse lei prendendogli la mano, infondendoli forza.
“Yoongi…” sussurrò Dashimen a corto di parole.
Yoongi alzò la testa per guardarlo con gli occhi inondati di lacrime e scuotendo la testa.
Hoseok prese la mano di Yoongi, e alzò lo sguardo su Dashimen.
“Vattene.” Disse con odio nella voce.
“Okay.” Disse Dashimen a corto di parole, questa volta aveva sbagliato lui nel loro rapporto, forse era realmente la fine della loro relazione segreta.
Lasciò la mano di Yun-hee, che però la riprese.
“Vengo con te.” disse lei per poi trascinare Dashimen via e lasciare i bts da soli, loro due erano in più in quel gruppo, e lei non avrebbe mai lasciato Dashimen così distrutto da solo, erano alleati, e sempre lo sarebbero stati.
 
Angolo dell’autrice:
Volevo avvisarvi che sono in pari anche su Wattpad se vi è più comodo leggermi lì! bacioni! 
Capitolo molto lungo…. Non era così lungo… ma la revisione mi ha portato a dover ampliare i pensieri dei ragazzi.
Devo ammetterlo…. Mi è sfuggita la situazione di mano, non credevo che Dashimen e Yoongi arrivassero a questo punto…
Hanno vita propria ormai!
Sono completamente sconvolta dagli eventi… mi rifugio nel mio nascondiglio! Addio
 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** CAPITOLO 26 THE OWN LIFE ***


CAPITOLO 26 THE OWN LIFE

19 MAGGIO 00:00
La porta si chiuse echeggiando anche nel soggiorno.
“Stai  bene?” chiese Jin avvicinandosi con passi leggeri da dietro il divano, poggiando una mano sulla spalla di Yoongi.
“No ci posso credere…” disse avvilito Yoongi si voltò a guardare Jin scuotendo la testa.
“Cazzo che casino…”  disse in un sussurrò Namjoon guardando con preoccupazione prima Yoongi e poi Hoseok che si stava alzando in silenzio.
“Dove vai?” chiese Jin al ragazzo.
“A prendere una bottiglia di soju” disse con voce piatta.
“Hyung ma a te non piace” disse Jimin confuso dal suo atteggiamento.  
“Si, ma ho bisogno di qualcosa di forte.” Rispose scuotendo le spalle e afflosciandole e andando via con aria sbattuta.
“Come siete arrivati ad azzuffarvi?” chiese Jin perplesso guardando la nuca di Yoongi che era china e mantenuta dalle sue mani intrecciate nei cappelli.
“Dashimen si è innervosito perché ha paura che a noona possa succedere qualcosa di brutto… ha parlato di ripercussioni passate, il padre le fa del male” provò a spiegare Jungkook dato il silenzio proveniente da tutti.
“Ah… vi ha spiegato nei dettagli?” chiese titubante, lui sapeva delle ripercussioni e Isabel alle Hawaii gli aveva dato quella conferma, ma non aveva mai avuto la forza di dire qualcosa a riguardo agli altri.
“Ha elencato un po’ di cose non belle… costole rotte, che zoppicava, occhio nero… un trauma cranico, avevo ragione a temere il peggio.” Sussurrò con voce vacillante Jungkook per poi andare a sedersi sul divano dove prima stavano seduti Jimin e Yun-hee.
Jimin si sedette vicino a lui pallido in volto, sconvolto come tutti.
“Perché Yun è andata via con lui?” chiese guardando Taehyung in cerca di risposte.
“Sarà andato a letto anche con lei” disse Taehyung con una voce rauca e assottigliando lo sguardo arrabbiato anche lui, Yoongi alzò lo sguardo su di lui confuso dal sentirlo arrabbiato, Taehyung non si arrabbiava spesso.
“Lo dici perché lo pensi, o perché sei arrabbiato anche tu?” chiese Yoongi con far indagatore.
“Non lo so. Sono esausto… io vado a dormire. Dovremmo andare tutti a dormire.” Disse secco e si voltò per andare via dalla stanza.
“Che gli è preso?” chiese Namjoon stranito, non capendo perché Taehyung fosse tanto arrabbiato.
“Sono molto amici Tae e Dashimen… li trovo sempre a chiacchierare con Yun.” Disse Jimin come a spiegare il tutto, facendo spallucce, non avendo neanche lui capito il perché Tae avesse reagito così.
“Vado a dormire anche io…” disse Jungkook alzandosi e guardando Jimin con a farli segno.
“Si vengo con te… dormiamo da Tae?” chiese poi, e Jungkook annuì.
 
Rimasero in soggiorno solo Namjoon Jin e Yoongi aspettando che Hoseok tornasse. Jin fece il giro dei divani e andò verso il tavolino rovesciato incominciando ad aggiustare il tutto in silenzio, anche Namjoon si mosse lento per aiutarlo, guardando ogni tanto Yoongi che era seduto sul divano con lo sguardo perso nel vuoto.
Hoseok tornò con un paio di birre si sedette vicino a Yoongi, e lì posò la birra ghiacciata sul braccio per destarlo un attimo.
“Non c’era soju?” chiese prendendo la birra che il ragazzo li stava porgendo.
“Mi è caduta l’ultima bottiglia… stavo ripulendo per questo c’ho messo un po’ a tornare” disse scuotendo la testa stanco.
“Ah… ti sei tagliato?” chiese Yoongi preoccupato e Hoseok stanco scosse la testa.
“Penso siano andati a letto prima che Dashimen tornasse nelle nostre vite” disse Namjoon mettendosi dritto con la schiena e guardando Hoseok.
Il ragazzo alzò la testa verso Namjoon e aggrottò la fronte perplesso.
“Dovresti parlare con lui, domani però… dovreste provare a risolvere” si rivolse sempre sa Hoseok.
“Stai parlando con me?” chiese titubante.
“Si, parla con te.” disse Jin esausto “Ci dispiace non averti detto niente di Dashimen che conosceva Isabel… ma dicendotelo avremmo dovuto svuotare il sacco anche su altro.”
“Cosa vuol dire?” chiese perplesso Hoseok guardando entrambi e girando il volto per guardare Yoongi in cerca di risposte ma anche il rapper non stava capendo di cosa stessero parlando.
“Lo sappiamo… Hoseok lo sappiamo entrambi” disse Namjoon guardandolo fisso negli occhi. “Lo sapevo da tanto tempo… o almeno l’ho sempre sospettato.”
“Non… non è vero… di cosa stai parlando?” tremò Hoseok, non poteva credere che anche loro fossero a conoscenza del suo segreto, stava per essere sopraffatto dal panico, con la mente era già altrove a immaginare vari scenari dove loro gli dicevano che era malato, e che avrebbe dovuto lasciare il gruppo.
“Per noi non ci sono problemi. Non ci saranno problemi, sei e rimarrai sempre il nostro amico. Ti vogliamo bene. Ma Namjoon ha ragione… domani vai a parlare con Dashimen. Ci tiene veramente a te.” Disse Jin, provando a sorridere incoraggiante.
Hoseok sgranò gli occhi, stupido dalle parole del più grande, si era già immaginato a fare la valigia e a dover lasciare tutti, invece loro gli avevano appena detto che non ci fosse nessun problema.
“Ha scopato con Isabel!” disse con rabbia Yoongi.
“Tu non hai mai fatto sesso con altre persone per avere un po’ di conforto?” chiese Namjoon guardandolo scuotendo il capo, “Facciamo tutti degli sbagli. Dashimen e Isabel avranno avuto il loro rapporto, l’ha detto è come una sorella, e si è preso cura di lei durante tutto il periodo in cui lei ha subito abusi.” Disse Namjoon.
“Ha detto anche a me che la ama… ma è un amore un po’ diverso da quello che provi tu. Dashimen si vede che è una persona molto sola, e Isabel lo è diventata. Si saranno trovati in quel momento. Ma entrambi hanno deciso di non proseguire perché amano altre persone. Amano voi due.” Continuò a spiegare Jin aiutando Namjoon.
“Io…. sono un abominio..” sussurrò Hoseok, ancora non convinto che non fosse sbagliato.
“No, sei scemo. Perché pensi di essere sbagliato. Non lo sei.  Devi convincertene. Capisco perché non ne hai parlato con noi. Ti vergognavi, io mi vergognavo di dirvi che mi piaceva una donna più grande di me e sposata. Ma non mi avete giudicato. Noi non giudicheremo te perché ti piace un ragazzo, che tra altro ha la tua età e non è sposato.” Provò a dire Namjoon.
Hoseok lo guardò con gli occhi lucidi e sorrise appena per via delle parole di conforto dei suoi amici, non lo vedevano sbagliato, forse avevano ragione lui non lo era. Aveva ancora dubbi a riguardo, ma si sentiva molto più sollevato a riguardo.
“Io sto con una con un cognome diverso, e che ruba le collane dei miei amici.” Disse Jin scuotendo il capo e lasciandosi andare a una risata nervosa guardando Yoongi.
“Mi credi?” chiese stupito.
“Si… prima al telefono ho parlato con i manager … ci aveva già parlato Taehyung ha raccontato tutto della collana. Yuri non mi ha mai detto il suo vero cognome… fa parte di una famiglia chaebol molto conosciuta e di potere, non quanto quella di Isabel ma comunque influente. L’agenzia lo sapeva, ma io non ne sapevo nulla. Se ha mentito su una cosa così, l’avrà fatto anche sulla collana.” Spiegò Jin deglutendo a vuoto e facendo una pausa.
“Non verranno in tour, ho chiesto ai manager di non farle venire, ma di non farla passare come una mia idea, ho bisogno di tempo.”
“Mi dispiace Hyung.”  Provò a dire Yoongi, non gli piaceva Yuri, ma era comunque dispiaciuto che Jin stesse passando un brutto momento, non se lo meritava.
Nessuno di loro merita di soffrire in quel modo per amore, invece erano tutti sulla stessa barca.
“Pensavo che sarebbe andata bene, che fossi riuscito a trovare il mio vero amore. Non volevo andasse male come a te. Yoongi mi dispiace per Isabel… sapevo delle ripercussioni, si vocifera e lei me le ha confermate. Non voleva che tu lo sapessi. Non voleva farti preoccupare. Le minacce sono su tutti, no solo su di te. Lasciala andare ti prego.” Chiese supplice, guardandolo con la speranza che finalmente lasciasse perdere il tutto, era arrivata l’ora di chiudere tutto.
“Non posso.” Disse con un filo di voce.
“Allora faremo tutti una fine tremenda.” Disse Jin per poi scuotere le spalle e incominciare ad avviarsi verso la sua stanza da letto, si voltò un attimo verso Hoseok.
“Parla con Dashimen domani, risolvi. Fai pace, chiudi… non lo so ma almeno parlaci” disse poi prima di andare via, con aria abbattuta, stanco di dover discutere, e di dover affrontare problemi.
Namjoon si andò a sedere su il divano di lato a quello dei ragazzi e sospiro, stremato.
“Dovrei lasciar perdere?” chiese Yoongi guardando Namjoon.
“Dovresti… non lo so. Penso che dovremmo pensare ai Billboard ed essere felici. Continuare il tour e poi vedere come va la situazione.  Dubito che la potrai incontrarla a breve e non puoi chiedere a Dashimen, che ora vive in uno stato di paura. Se prima ti spalleggiava, ora penso che non farà più nulla e solo per paura. Giustificata.” Provò a dire Namjoon.
“E io? Dovrei andare a parlarci?” chiese titubante J-hope.
“Tu dovresti accettarti prima di tutto e si andare a chiarire.” Annuì con il capo Namjoon, poi si mosse leggermente scomodo sul divano per prendere il cellulare dai pantaloni che vibrava.
Sbloccò il telefono trovando un messaggio da Jisoo.
- Se ti va posso raggiungerti già ora a casa?-
Namjoon cercò di trattenere un sorriso per rispetto degli altri tue che stavano uno straccio e lo fissavano un po’ incuriositi.
“Jisoo?” chiese Yoongi alzando un sopracciglio.
“Si… ma le dico di no, rimango con voi” sorrise gentile.
“Ah… Namjoon se puoi vederti, vai da lei, almeno qualcuno di noi finirà la serata in bellezza. Noi ce la caveremo” provò a dire Yoongi.
“Non voglio lasciarvi soli, non me la sento di andare da lei sapendo tutti voi distrutti.”
“Invece dovresti andare, non la vedrai per un bel po’. Tu che puoi vai.” Disse Yoongi incoraggiante.
“Siete sicuri?”
“Si… Nam parleremo domani, e poi penso che una dormita farà bene ad entrambi” disse Hoseok appoggiando la testa sulla spalla di Yoongi.
“Si… noi due andiamo a dormire, nel caso parliamo un po’ tra di noi. Dormiamo insieme?” chiese Yoongi a Hoseok.
“Come?” incominciò a ridere isterico Hoseok versando un po’ di birra per terra.
“Aigoo… che vai pensando!” trillò Yoongi dandoli un colpetto. “Anche se non sarebbe male come idea, pareggeremo i conti”
“Aigoo… ma che dite voi due… andate a dormire!” li rimproverò Namjoon ma ridendo comunque.
“Sai le facce di entrambi?” disse Hoseok ridacchiando.
“Io non ne voglio sapere niente.” Disse Namjoon alzandosi.
“Vai a svuotarti tu che puoi!” esclamò Yoongi.
“Aigoo… incorreggibili, cercate di non stare troppo giù, vado a farmi una doccia, ho tempo prima che mi passi a prendere”
E così dicendo lasciò i suoi due amici rapper sul divano e finire le birre, prese il telefono e incominciò a scrivere un messaggio a Jisoo.
 
-Sono al dormitorio, se mi passi a prendere andiamo insieme nel mio appartamento-
 
Jisoo lesse il messaggio e sorrise rispose velocemente con un: si e un cuore vicino.
Si voltò a guardare Isabel che si era addormentata nel letto, stava rischiando ad andare da Namjoon, lasciandola sola, ma aveva bisogno di lui, aveva bisogno di sentirsi amata almeno un'altra notte.
Si avviò con passi leggeri verso il soggiorno dopo aver spento la luce ed essersi assicurata che Nabi fosse tranquilla nel letto di Isabel.
Si avvicinò al tavolino e prese il bastoncino del test di gravidanza.
Lo girò e lo guardò confusa.
C’era un meno sullo specchietto, era negativo.
Sbatte sconvolta gli occhi, Isabel aveva detto che era positivo, sembrava convinta di essere incinta.
Era strana come cosa, forse le nausee le lo stavano facendo credere e aveva sbagliato a guardare il test.
Tornò in camera di Isabel poggiò il test sul comodino e ci lasciò un bigliettino con scritto: guarda meglio è negativo, chiama il medico domani e controlla con un ecografia, andrà bene.
Lasciò tutto e si avviò via per andare da Namjoon, alla fine la giornata non era stata tanto tragica. 
 
19 MAGGIO 2017 MATTINA
 APPARTAMENTO NAMJOON
Namjoon abbracciò Jisoo da dietro, poggiò la sua testa tra i suoi capelli, ispirandone il dolce profumo, la strinse di più a sé.
Sarebbero di nuovo tutti partiti in serata, e lei gli sarebbe mancata terribilmente.
“Sei sveglia?” sussurrò mentre le baciava la tempia di lato.
“Si, non lasciarmi” disse lei rannicchiandosi di più e prendendoli le mani, facendo in modo che lui la stringesse di più.
“No, non ti lascio” sussurrò lui baciandole una guancia con dolcezza.
Per quanto la sua situazione poteva sembrare grave, poiché stesse con una donna sposata, alla fine dei conti era quello che del gruppo se la passava meglio di chiunque.
Amava Jisoo, e da quel poco tempo che passavano insieme, comunque riusciva a ricavare momenti sensazionali, e non solo dovuti al sesso, ma a tutte le emozioni che c’erano intorno a loro.
Ormai ne era sempre più certo, amava quella donna, e ogni volta che era con lei si sentiva come se fosse il vero Namjoon, e non il solito Rap monster, leader e rapper dei bts.
 
Jisoo si fece stringere di più, chiuse gli occhi in due fessure, stringendoli forte per impedire alle lacrime di scendere giù.
Si era veramente innamorata, di uno splendido ragazzo a cui sicuramente avrebbe spezzato il cuore.
Erano mesi che pensava a come uscire dal pasticcio in cui era finita con il signor Kim, ma non trovava soluzioni, avrebbe dovuto dire tutta la verità a Namjoon, avrebbe dovuto confidarsi con lui.
La paura di essere guardata con ribrezzo era troppa.
Lui era così giovane, aveva vissuto sempre in maniera agiata, sempre circondato di persone che si prendevano cura di lui, non poteva capire quanto la vita era stata difficile per lei.
Non avrebbe mai potuto comprendere le scelte che lei era stata costretta a prendere, le azioni che aveva dovuto fare per salvarsi la vita, e che l’avevano portata al punto in cui era.
Non avrebbe mai avuto la vita che voleva, non avrebbe mai avuto la sua libertà.
Aveva provato a prendersela, a prendersi quell’amore che le era stato sempre negato, e sapeva che l’avrebbe perso.
Sapeva che l’avrebbe distrutto.
Non voleva far del male a Namjoon, ma ciò sarebbe avvenuto e lei non aveva il potere per evitarlo.
 
BIG-HIT
Jin si trovava fuori dall’ufficio dei manager per aspettare che Yuri e Soo-hee uscissero, sapeva bene cosa stava succedendo lì dentro, e sapeva che sarebbe stata dura il dover parlare con la ragazza, ma era comunque lì a fare un ultimo sforzo.
Forse avrebbe direttamente dovuto affrontarla, ma non ne aveva la forza, non aveva più la forza di far qualunque cosa.
Voleva essere felice, lo voleva con tutto se stesso, ma iniziava a sentire la stanchezza e il peso della sua vita.
Questo nuovo dramma nella sua vita, era un qualcosa in più che non desiderava, e non era pronto ad affrontarlo.
Avrebbe fatto correre, fino a che non sarebbe arrivato a una conclusione ben elaborata.
Si diceva che aveva bisogno di tempo, per pensare bene al tutto, ma lo sapeva infondo con quella richiesta fatta ai manager di non far andare in tour la sua fidanzata con lui, stava solo cercando una via di fuga, posticipando il tutto a un futuro possibilmente molto lontano.
Prese il telefono e mandò un messaggio a Taehyung, sarebbe dovuto andare con lui alla Big-hit ma nel letto del ragazzo aveva trovato solo Jimin e Jungkook che dormivano profondamente. Jin aveva provato a cercarlo per tutta casa, ma non aveva trovato il ragazzo, aveva provato a chiamarlo ma non aveva avuto risposta.
Quello che stava mandando era solo uno di una serie di troppi messaggi scritti in quella mattinata a cui ancora non aveva avuto risposta.
Si sedette su una sedia e si presa la testa tra le mani, doveva fare un ultimo sforzo, doveva reggere solo per un altro po’.
 
STRADA
Taehyung girava solo per una via di negozi tutto incappucciato, a fargli compagnia solo le sue cuffiette e una playlist di musica blues nelle orecchie.
Aveva deciso di uscire da solo, di allontanarsi da tutto.
Non aveva voglia di pensare a nulla di problematico, a nulla che gli poteva causa tormento.
Era deluso da ciò che era successo, dai comportamenti sia di Dashimen che di Yoongi.
Dashimen sempre così schivo, avevamo omesso fin troppi particolari che avrebbero dovuto sapere.
Yoongi invece così istintivo aveva solo peggiorato la situazione di Isabel, che avrebbe subito delle ripercussioni.
Era la prima volta che Taehyung si sentiva così arreso davanti agli eventi che erano avvenuti.
Non sapeva più cosa fosse giusto fare, o giusto sperare.
Non aveva mai perso la speranza nel vedere ricongiunti Yoongi e Isabel, aveva sempre creduto che il loro amore avrebbe vinto sopra tutte le avversità.
Amore, lui non ne conosceva la vera essenza, lo aveva visto solo in altre persone.
Aveva sempre pensato che non fosse per lui, che quel sentimento forte non gli appartenesse.
Tutto ciò l’aveva sempre pensato, fino alla sera prima.
Si fermò a guardare un negozio con dei peluche in vetrina ce n’era uno buffo di un alieno verde.
Sorrise da sotto la mascherina, gli assomigliava quell’alieno, era così diverso dagli altri, così estraneo a tutti.
Il telefono vibrò nella tasca dei pantaloni, lo prese per guardare chi fosse.
Chiuse gli occhi per un attimo dopo aver visto l’ennesima chiamata persa di Jin.
L’aveva combinata grossa e lo sapeva, aveva sbagliato su tutto.
Soo-hee non era mai stata adatta a lui, ed era ingiusto che lui ci stesse insieme solo per far felice il suo Hyung o per recuperare una collana.
Guardò di nuovo la vetrina e si accorse che vicino all’alieno verde, c’era un altro alieno rosa.
Sorrise nel vederli insieme vicini, e improvvisamente si ritrovò a pensare al sorriso furbo di Hye-ri che aveva fatto breccia nel suo cuore.
Era la prima volta che gli succedeva di vedere una ragazza e di sentirsi scombussolato.
Aveva solo voglia di vederla di nuovo, di capire cosa fosse quel turbinio di emozioni che sentiva dentro.
Per quanto tutto fosse stato estremamente disastroso la sera prima, lui però aveva trovato un qualcosa di positivo nella serata.
Lei era stata il suo qualcosa di positivo, il sorriso di lei, il suo andare in panico dopo aver detto stronze, il fatto che lui l’avesse acchiappata per la vita senza rendersene conto.
Non era mai stato così spontaneo con una ragazza, non aveva mai dato importanza alle ragazze, non gli interessavano.
Lei invece, lo aveva colpito. 
Annuì con il capo, mentre continuava a guardare i due alieni in vetrina, e si avviò verso l’entrata del negozio, li avrebbe comprati, loro erano il suo segno del destino che li diceva che doveva provarci, doveva capire di più su Hye-ri.
 
APPARTAMENTO DASH
Dashimen camminava con aria sbattuta per il suo appartamento, tenendo strette tra le mani due tazze colme di caffè, alzò lo sguardo per osservare Yun-hee seduta sul divano, i capelli leggermente scomposti e gli occhi semi chiusi che sembravano aver voglia solo di dormire per altre ore.
“Il tuo divano è scomodissimo” disse Yun-hee massaggiandosi il collo indolenzito.
“Ti avevo detto di dormire con me nel letto” sbuffò innervosito Dashimen passando alla ragazza una tazza di caffè, che prese velocemente.
“Non credo che fosse il caso”  disse lei con voce lieve.
“Oh giusto, mi sono bastate quelle che mi ha dato Yoongi, è meglio evitare una scazzottata anche con Jimin” disse Dashimen passandosi una mano tra i capelli sempre più indispettito da tutto.
“Fai tanto il duro ora, ma io lo so che ti senti uno schifo” disse lei alzando gli occhi al cielo, sapeva che Dashimen non stava bene, ma che provava a fare il forte.
“È più forte di me. Lo so che non dovrei fare il forte, e quello che non se ne frega nulla, specie davanti a te che mi conosci bene. Mi sento così tanto schiacciato dagli eventi. Sono consapevole che ieri ho solo peggiorato tutto.” Disse con voce affranta il ragazzo.
“Oh… penso che abbiate tutti peggiorato tutto. Yoongi fronteggiando il padre di lei, e tu fronteggiando Yoongi. L’avete fatto per lo stesso motivo, Lei.” disse lei piccata.
“Pensiamo sempre di fare il meglio per lei, e sbagliamo entrambi sempre, causando più problemi di quanti già ci siano” disse lui con tono depresso.
“Si… forse è il caso di lasciare Isabel badare a se stessa da sola. Lo so che vederla ieri in quello stato, ti ha causato preoccupazione, la stessa che ho io. Ho un magone per quanto riguarda lei, e vorrei solo scappare a trovarla e ad assicurarmi che stia bene”
“Io ho sensi di colpa, ho sbagliato tutto.” Sbuffò lui con una leggera rabbia verso di se stesso.
“No, hai fatto quello che ti sentivi di fare, non importa se hai sbagliato, in quel momento sentivi giusto comportarti così, e l’hai fatto.” provò a giustificarlo lei, e a fargli tornare il buon umore, con sicuramente degli scarsi risultati.
“Ma ora ci sono delle conseguenze” disse tre i denti Dashimen.
“Ci saranno sempre delle conseguenze, le azioni, qualunque esse siano lo comportano. Aggiusterai tutto con Isabel, e probabilmente anche con Yoongi e Hoseok.” Provò a essere propositiva lei, almeno uno dei due doveva provare a essere positivo, o sarebbero entrambi caduti in una depressione tale da non riuscire a uscirne.
“Dubito… non mi perdoneranno mai, specialmente Hoseok. Questa volta è tutta colpa mia. Ho rovinato io il nostro rapporto.” Disse con voce abbattuta, cercando di non farsi prendere dalla disperazione, avrebbe voluto scoppiare a piangere, sentiva un peso atroce al petto.
“Se ti ama passerà oltre, tu devi dimostrarli solo che ci tieni a lui, come hai sempre fatto.” Disse lei accarezzandoli un braccio, pensando che se fosse vero amore, entrambi avrebbero trovato una soluzione alla fine.
“Non credo che potrò farlo, mi dispiace Yun-hee, ma non verrò con voi in tour, penso sia giusto tenermi alla larga per il momento. Penso che io debba prima risolvere con Isabel. Se non risolvo con lei, se non chiarisco tutto, io continuerò a vivere male.” disse lui con voce straziante, sentiva sempre di più gli occhi pizzicarli, ma non avrebbe pianto, lui non piangeva mai davanti alle persone, doveva essere forte e tenere a bada le emozioni.
“Mmh… come vuoi. Rimanendo qui, sai però che rischi che vi allontaniate di più tu e lui”
“Lo so… ma è un rischio che devo correre, per me e Isabel.” disse incerto, pensando che aveva avuto ragione in passato, quando aveva pensato che non avrebbe potuto avere entrambi nella sua vita. Doveva decidere, e in quel momento sapeva che avrebbe dovuto scegliere Isabel, si sentiva tremendamente in colpa, avrebbe dovuto scegliere lei sin dal principio.
“Dash… sei sicuro di non amarla più di una sorella? Sei sicuro di non essere innamorato di lei?” chiese Yun-hee tentennando, incominciava ad avere dubbi sul loro rapporto, li aveva avuti già la sera prima quando Dashimen era scoppiato in quel modo.
“No… non ne sono più tanto sicuro.”  Disse lui prendendosi la testa tra le mani in crisi, era così dannatamente confuso dalla situazione, non sapeva più cosa pensare a riguardo. Sapeva solo che ora l’unica persona importante per lui era Isabel, che il non poterle essere vicino lo stava straziando internamente, che non averla nella sua vita lo faceva sentire come se nulla avesse importanza.
“Vado da lei… le dico di passare da te, dovete parlare, risolvere. Penso tu sia confuso perché siete litigati, penso sia questo il problema. Se solo risolvesse, penso che tu faresti più chiarezza nei tuoi sentimenti” disse lei, provando a non sembrare titubante.
“Si, hai ragione ho bisogno di parlare con lei. Ho bisogno di lei in questo momento” sussurrò lui tristemente.
Yun-hee annuì con la testa, e continuò ad accarezzarli il braccio con affetto. Sembrava tutto critico ormai, e lei incominciava a sentirsi sempre più inquieta per quanto riguardasse tutta la situazione.
 
APPARTAMENTO ISABEL PRIMA DEL PRANZO
Isabel si svegliò sentendo rumori per casa, si alzò riluttante dal letto e si avviò verso la cucina.
Rimase ferma guardando la sagoma minuta che era di spalle e indaffarata ai fornelli, capì immediatamente che non era Jisoo la ragazza nella sua cucina.
Sorrise, riconoscendola subito, e riconoscendo la sua sbadataggine nel cucinare, le erano appena sfuggite le bacchette dalle mani e la ragazzina si stava chinando per prenderle da terra.
“Sai fare tante cose, ma cucinare non è per te” sorrise Isabel  con far amorevole.
“Lo so, sei tu quella brava tra noi due” disse Yun-hee tornando in piedi e sorridendole dolcemente come sempre.   
“Cucino io, spostati” provò a dire lei, avvicinandosi alla ragazza.  
“Tu stai male, non dovresti affaticarti” la rimproverò subito Yun-hee guardandola con preoccupazione.
“Sto meglio ora, sei qui per controllare come sto?” chiese sorridendo comunque gentile.
“Direi…hai vomitato in un secchiello del ghiaccio davanti a parecchie persone, e poi so che sei andata via, quasi in fuga.” Disse lei pensierosa.
“Il tuo alleato come mai non è qui?” chiese lei voltandosi un po’ in giro cercandolo, si sarebbe aspettata di vedere anche Dashimen lì, ma di lui non c’era traccia, non c’era stato neanche un messaggio o una chiamata persa.
“Abbiamo pensato che fosse meglio non rischiare, se tuo padre becca me qui, io passerei inosservata perché una ragazza” spiegò lei.
“Mio padre non viene mai qui… anche se fosse, penso di essermi salvata in calcio d’angolo.” Disse lei leggermente perplessa.
“Ah si? Il principe azzurro ha risolto per te?” chiese lei riferendosi a Chung-hee, Yun-hee non sapeva ancora bene cosa pensare a riguardo, avrebbe tanto voluto rivedere Isabel con Yoongi, ma incominciava ad avere sempre più dubbi a riguardo. Non sapeva più da che parte stare.  
“Penso… dovrebbe passare più tardi per dirmi tutto.” Disse triste per poi incominciare a cucinare, togliendo da quel compito Yun-hee.
“Vuoi sapere cosa è successo?” chiese riluttante, voleva raccontarle tutto, ma avrebbe comunque rispettato il suo volere.
“Voglio fare colazione con la mia sorellina, che, anche se io l’ho cacciata malamente è tornata da me” disse Isabel guardandola con gli occhi lucidi.
“Ti voglio bene lo sai.” Disse la ragazzina accarezzandole un braccio.
“Anche io, grazie per non aver dato retta alla mia richiesta” disse Isabel avvicinandosi a lei e stringendola forte.
“Mi sei mancata, e odio saperti sola. Isabel… non avresti dovuto farmi andare a lavorare lì. Avresti dovuto tenermi con te in Hotel, non saresti stata sola.” Provò a dire, continuava a non capire perché Isabel rinunciasse sempre a tutto.
“Sei sprecata in un hotel…. E Jimin si accorgerà che ti ama.  Io lo so che è così.” Sorrise lei incoraggiante, voleva quello per lei, la voleva felice con il ragazzo che amava, e non avrebbe mai cambiato opinione a riguardo.
“Lo dice anche Dashimen…” sospirò lei
“Come sta? Penso che sia terrorizzato da ieri… lui è sempre così apprensivo nei miei riguardi.” disse lei, si sentiva a disagio, sapeva con certezza che lui era preoccupato per lei, e il fatto che non avesse chiamato la faceva stare sulle spine, e la faceva sentire tremendamente in colpa nei suoi riguardi.
“Sta con un occhio nero, uno zigomo spaccato, e un labbro anche” disse lei scuotendo la testa, poi guardò Isabel che aveva sgranato gli occhi impaurita.
“Non è stato tuo padre… Dashimen non ti avrebbe messo a rischio. È una testa calda lo sappiamo bene, ma non rischierebbe per te. Yoongi a differenza sua non ragiona a volte e si fa prendere dal momento.” Spiegò velocemente Yun-hee.
“Cosa? perché Dashimen è mal messo?” aggrottò la fronte in cerca di risposte, non capiva perché Dashimen fosse pieno di lividi.
“Perché Yoongi ha sfidato tuo padre apertamente, e Chung-hee dopo ha spiegato ad entrambi che tu hai perso la tua libertà… ha menzionato anche Do-yoon… e Dashimen non ha reagito alquanto bene.” disse con tono preoccupato la ragazza.
“Si sono picchiati Dashimen e Yoongi?” Chiese lei stupita pensando che Dashimen avesse potuto fare a cazzotti solo con Yoongi.
“Oh… a Dash è sfuggito che ti ama, e che ti avrebbe dovuto portare lontano.” Spiegò lei indecisa, incominciando a giocare con il braccialetto al suo polpo, leggermente a disagio nel dover dire tutto a Isabel, in special modo i sentimenti di Dashimen che erano diventati così confusi.
 “C’era anche Hoseok?” chiese lei sempre più esterrefatta da tutto, spense immediatamente  i fornelli, o avrebbe rischiato di dare fuoco alla cucina.
“Si… è uscito fuori che tu e Dash avete fatto sesso…” disse mordendosi il labbro sempre più a disagio.
“Oh…”
“Isabel… devi risolvere con lui, perché rimarrà qui e non partirà con noi” provò a dire Yun-hee.
“Cosa? ma deve risolvere con Hoseok! Se ha detto che siamo stati insieme, e che mi ama davanti a tutti. Hoseok sarà confuso! Saranno ai ferri corti ora!” trillò lei, non avrebbe mai voluto che il loro rapporto avesse avuto problemi a causa sua.
“Ti ha detto la verità?” boccheggiò Yun-hee, stupita, Dashimen non le aveva riferito nulla.
“Ma no! Non mi ha detto un bel niente, lo so, ormai è così palese la cosa. Non può rimanere qui” trillò lei con una risata nervosa.
“E ma lo farà per te… penso che stia affrontando un brutto crollo, Isabel non ce la fa più senza di te. Gli manchi troppo, è ha il terrore che ti possa succedere qualcosa per colpa di Yoongi. ”disse Yun-hee guardandola sempre più preoccupata per la situazione.
“Non succederà nulla… io sono al sicuro.” Provò a essere rassicurante.
“Isabel?” chiamò incerta lei.
“Cosa?” chiese lei confusa.
“Lui non sa più come prova, è combattuto, pensa di amarti. Lo so benissimo che non è così. Se fosse stato realmente innamorato di te, avrebbe fatto di tutto per stare con te. Non ha mai fatto niente, o non ti ha proposto niente.”  Provò a rassicurarla Yun-hee dato la faccia sconvolta di Isabel che la guardava non avendo ben chiara la situazione.
“Che cosa vuol dire pensa di amarmi?” chiese lei aggrottando la fronte confusa e boccheggiando, sempre più perplessa, Dashimen amava Hoseok non poteva amare lei.  
“Ti ho detto è confuso, sta male perché non fate più parte uno della vita dell’altra. E pensa che il dolore che prova sia perché ti ama troppo.”
“Lui ama Hoseok… lo so che è così. È andato da Yoongi con la mia scusa per rivedere lui. Non ne abbiamo parlato, ma io lo so che è così. Gli avevo detto io di risolvere con il ragazzo che amava. L’ha fatto! Stanno insieme no?” trillò lei con voce acuta agitandosi tutta, si sentiva super perplessa non aveva mai avuto la certezza che avesse funzionato tra loro due, aveva solo pensato che Dashimen fosse rimasto in tour perché avesse creato una relazione con Hoseok.
“Ah… è complicato… nessuno sa di loro. Ciò causa problemi, Hoseok non si accetta. Stava incominciando in questi giorni, ma solo perché Yoongi si è messo in mezzo” continuò a spiegarle Yun-hee.  
“Nessuno sa di loro due? Nessuno del gruppo? No aspetta Jin lo sa ne sono sicura!” trillò lei.
“Si… anche Yoongi lo sa, e Taehyung ma solo perché è un ficcanaso e gli ha beccati. Hoseok però non sa che tutte queste persone inclusa me lo sappiamo, penso sappia solo di Yoongi che l’ha affrontato.” Disse lei leggermente indecisa sul fatto che tutto quadrasse oppure no.
“Quindi Hoseok non accetta che sia gay… e loro sono una coppia in segreto?” chiese lei cercando di tenere il passo.
“Si.”
“Cazzo. Hoseok è sempre stato gay… sempre, io lo so. Mmh…” disse pensierosa
“Cosa?”
“Se Dashimen ha detto che mi ama, e che siamo andati a letto insieme. Hoseok sarà più confuso del previsto sulla sua sessualità. Penserà che il loro essere è una perversione” provò a ipotizzare Isabel con certezza.
“Mmh… non ci avevo pensato”
“aigoo… Dash non può essere innamorato di me, lui non lo è. Ne sono convinta.  Appena ha rincontrato Hoseok ha chiuso con me, non era per Yoongi, quella era una scusa.” Disse lei con tono leggermente canzonatore.
“Isabel devi andarci a parlare” trillò Yun-hee con urgenza.
“Lo so… a che ora partite?” chiese lei titubante.
“In serata per le 19 abbiamo appuntamento in agenzia per muoverci tutti insieme”
“Cazzo… è quasi ora di pranzo, e io aspetto il dottore, e poi dovrebbe passare Chung-hee”
“Il dottore stai ancora male?”
“Non proprio…. Ehm… Forse sono incinta… molto probabilmente.. il test era positivo e ho le nausee, mi fa male il seno.” Disse abbassando leggermente lo sguardo, era ancora convinta di essere incinta, non aveva mai visto il test di gravidanza lasciato da Jisoo con il biglietto incluso.
“È di Chung-hee?” chiese Yun-hee titubante, non era certa di voler sapere di chi fosse, guardò Isabel che era immobile di fronte a lei, e capì subito di chi potesse essere il bambino.
“No. È di Yoongi. Se il medico mi darà la certezza io andrò via. Ho deciso ormai.  Scappò… non voglio le ripercussioni, non voglio abortire, e non lo dirò a Yoongi, non costringerò Chung-hee a crescerlo. Vado via, mi creo una nuova vita e crescerò mio figlio.” Disse velocemente Isabel guardandola con tristezza negli occhi, ma con anche della forza, era certa l’avrebbe trovata la forza. L’avrebbe fatto se fosse stata realmente incinta come credeva.
“Isabel… non puoi farlo!” Yun-hee la guardava sotto shock non riuscendo a credere a ciò che Isabel avesse appena detto, Isabel non poteva scappare via, non poteva sparire nel nulla ne avrebbero sofferto in troppi, già soffrivano tutti non avendola nella loro vita.
“Si invece è l’unica alternativa… non ne ho altre, sto impazzendo da ieri mattina. E sinceramente non mi importa di cosa accadrà, di cosa farà mio padre. Mi sta a cuore  solo il bene del bambino.” disse lei con forza nella voce, ormai si era convinta, avrebbe intrapreso quella strada.
“Cosa farò? Come posso tenere un segreto così grande?”  trillò Yun-hee con gli occhi sempre più spalancati, boccheggiando in crisi, non poteva tenere un segreto così grande, non poteva mentire così a Yoongi.
“Puoi.. perché te lo chiedo per favore, perché mi vuoi bene e io avevo bisogno di dirlo almeno a qualcuno di cui mi fido” Isabel le afferrò le mani supplice.
“Ho promesso a Yoongi che lo avrei aiutato a riprenderti…” sussurrò lei scoraggiata, non avrebbe mai potuto mantenere quella promessa. 
“Perché? Perché gli hai fatto una promessa simile?”
“Perché stava male, era distrutto… e io volevo infonderli coraggio” disse in panico Yun-hee guardandola sconvolta.
“Yoongi dovrebbe smetterla veramente…. Io ho preso la mia scelta. Se sarò incinta andrò via”
“E se tu non lo fossi? Cosa farai?” chiese lei pur immaginando la risposta.
 “Allora continuerò con Chung-hee, è l’unica soluzione, ne sono certa. Sempre se lui continuerà a volermi dopo ieri” Non era sicura di come Chung-hee avesse preso la situazione, sapeva che l’aveva di certo aiutata con suo padre, ma non lo voleva costringere a rimanere con lei, no ora che lui sapeva che una parte di sé avrebbe sempre amato Yoongi.
“Lo ami?”
“Mi sto affezionando, mi piace e mi sento al sicuro con lui, si prende cura di me.”
“Con il fascicolo?” chiese lei
“Oh… Dashimen è diventato un vero chiacchierone. Il fascicolo… lo lascio perdere. Per il momento, devo risolvere questi problemi. Che confusione! Non ci sto capendo più niente”
“Oh… si è veramente una grande confusione. Cerchiamo di pensare a una cosa per volta, prima vediamo come va con il medico, e poi prenderai realmente le tue decisioni” provò a essere incoraggiante Yun-hee sorridendole gentile.
“Si… vedo il dottore, capisco che sta succedendo, parlo con Chung-hee e poi provo ad andare da Dashimen, spero solo di fare in tempo, così lo convinco a partire con Hoseok” disse lei con voce tentennante, non era molto sicura di riuscire a fare tutto per tempo, ma doveva provare ad aiutare Dashimen, doveva risolvere i suoi pasticci. Lei non poteva stare con Yoongi, ormai l’aveva accettato, ma avrebbe fatto in modo che Dashimen avrebbe avuto il suo lieto fine.
“Era il campanello?” chiese Yun-hee.
“Si… è arrivato il dottore, rimani con me?” chiese Isabel incominciando a sentire il nervosismo farsi largo in lei.
“Si, ogni volta che tu lo vorrai io ci sarò. Sei mia sorella.”
“Ti voglio bene piccola mia”
“Anche io unnie” disse stringendole la mano con forza.
 
Angolo dell’autrice:
Siamo sempre al post ristorante… manca poco alla partenza dei ragazzi e ognuno di loro fa ciò che può per fare chiarezza sulle proprie situazioni.
Abbiamo la botta di Hoseok e Yoongi che vanno a dormire, provando a non essere troppo abbattuti… chissà che decisioni riusciranno a prendere, chissà se entrambi riusciranno a perdonare Dashimen.
Abbiamo Namjoon che va da Jisoo e per un momento vengono mostrati i pensieri della segretaria…
Lieve passaggio di Jin che incomincia a sentire la stanchezza della vita.
Taehyung amo quando mi soffermo su di lui, e amo il fatto che lui arrivi anche subito al fatto che lei gli piace, no come tutti gli altri che sono lenti (per tutti gli altri intendo Jimin)
Pezzo Yun e Dashimen con lui in crisi ormai esistenziale.
Isabel… il test era negativo come ha visto Jisoo, lei è convinta di vederlo positivo.
Yun-hee arriva ad aggiornarla. Isabel sa di dover scappare ma prima deve risolvere con Dashimen! FINALMENTE RISOLVERANNO LO SPERO!
Arriva il dottore!
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** CAPITOLO 27 CLARIFICATION ***


CAPITOLO 27 CLARIFICATION
 
ORA DI PRANZO
Chung-hee era davanti la porta di casa di Isabel, pronto a citofonare quando vide la porta spalancarsi e uscire un uomo.
“Salve” salutò con garbo, l’uomo saluto a sua volta passando oltre.
Chung-hee guardò la porta di casa aperta e Isabel che era immobile sull’uscio della porta e si stringeva nella sua vestaglietta.
“Ciao” disse con voce lieve la ragazza, sembrando leggermente scossa.  
“Ciao” disse Chung-hee leggermente abbattuto.
“Entri?” chiese lei facendosi da parte, lui annuì ed entrò in casa.
“C’è una mia amica… te la presento” disse con voce sottile Isabel, prese delle ciabatte e le passò al ragazzo che ringrazio.
“Si va benissimo.”  Annuì lui, si percepiva che da parte di entrambi ci fosse molto disagio.
In silenzio entrambi si avviarono verso il soggiorno dove c’era Yun-hee che era seduta sul divano con Nabi. La ragazza, appena vide arrivare Isabel con Chung-hee si alzò all’istante in piedi, lasciando il cane.
“Buongiorno, piacere Min Yun-hee” disse con garbo la ragazza.
“Piacere mio, Choi Chung-hee” disse il ragazzo porgendole la mano.
“Forse è il caso che io vada… devo ancora preparare la valigia per partire”  sorrise timidamente lei, pensando che fosse meglio, lasciare i due da soli.
“Non andare via per me” provò a dire Chung-hee.
“Devo veramente andare, ero passare per salutarla”  sorrise a disagio la ragazzina.
“Come preferisci” disse Chung-hee facendo un leggero inchino per saluto.
“Mi fai sapere per quella storia?” chiese lei con tono preoccupato rivolgendosi a Isabel.
“Appena finisco dal dottore, ti mando un messaggio per tranquillizzarti, ma lui dice che è sicuro che non sia possibile” tentò di sorridere Isabel, il dottore le aveva detto che le analisi erano negative, che il test che aveva fatto poteva essere un falso positivo, ma che era meglio per rassicurarla fare un ecografia all’utero, così da darle la certezza assoluta che non fosse realmente incinta.
“Va bene… dico qualcosa a lui?” chiese lei incerta, si riferiva a Yoongi, lo sapevano entrambe. Guardò un attimo Chung-hee, che ascoltava  la conversazione con interesse.  
“Si… che rimango della mia posizione. Che non cambio idea.” Disse lei con voce triste, ma decisa.
“Lo dirò… posso dire che sei al sicuro vero? È preoccupato di aver combinato un pasticcio” Yun-hee non sapeva bene come avrebbe potuto sostenere una conversazione con Yoongi, era la seconda volta in cui si trovava costretta a dover dire al ragazzo che fosse realmente la fine con Isabel.
“Si, dì che Chung-hee si sta prendendo cura di me, e che va bene così” disse lei sorridendo appena, non aveva la forza di guardare Chung-hee nella stanza.
Chung-hee aveva intuito che parlasse di Yoongi e che quella ragazzina minuta doveva far parte del gruppo dei bts.
“Lo farò.” Disse sorridendo comprensiva guardò Chung-hee “Prenditi cura della mia unnie lei è speciale”  si avvicinò a Isabel per poterla abbracciare stretta e dopo di che andò via dall’appartamento.
Chung-hee e Isabel aspettarono di sentire la porta chiudersi, poi si guardarono un attimo con indecisione.
“Dobbiamo parlare” disse Chung-hee il suo tono era stanco, e anche piuttosto preoccupato.
“Lo so… mi dispiace” disse lei con un filo di voce, andandosi a sedere sul divano e abbassando il capo, non avrebbe mai voluto far del male a Chung-hee sembrava veramente una brava persona. Quando aveva deciso di incominciare a uscire con lui, era perché fosse realmente convinta di aver chiuso con Yoongi.  
“Lo sapevo… che c’era un altro, non che fosse lui. Avrei dovuto immaginarlo l’ho trovato davanti casa tua il giorno del tuo compleanno” disse Chung-hee sedendosi stanco sul divano vicino a lei che lo guardava tristemente.
 “Oh… se vuoi lasciarmi lo capisco” disse lei con  voce lieve, si sentiva completamente in colpa, era sempre lei a far soffrire le persone che volevano prendersi cura di lei. Aveva sempre pensato di essere brava instaurare dei rapporti con le persone, ma si stava rendendo sempre più conto, che invece era un totale fallimento, e che portava solo sofferenza nelle vite delle persone che provavano a volerle bene.
“No…non potrei farlo, tuo padre se la prenderebbe con te” disse serio in volto, avrebbe voluto prenderle una mano per incoraggiarla, ma evitò quel contatto, che probabilmente avrebbe confuso entrambi.  
“Chung-hee non sei costretto a stare con me, solo perché ho un padre così. Io non voglio costringerti.” Disse lei scuotendo il capo, e chiudendo gli occhi un attimo, le doleva la testa che pulsava senza darle tregua.
“Non mi stai costringendo, la scelta è stata mia dal principio, sapevo la situazione, e le conseguenze. Isabel…. mi ha chiesto Do-yoon di avvicinarmi a te” disse la verità Chung-hee, con la mano si avvicinò alla gamba della ragazza e le accarezzò leggermente la coscia, non riuscendo a resistere al voglia di contatto. Avrebbe voluto stringerla e dirle che avrebbero trovato una soluzione, sembrava così abbattuta.
“Cosa?” chiese lei perplessa.
“Prima di morire, abbiamo parlato e io ho provato a convincerlo a ricoverarsi in cambio mi sarei preso cura di te” spiegò lui.
“Ma lui non si è ricoverato” disse lei confusa, Do-yoon non aveva mantenuto la promessa,  Chung-hee invece si.
“Lo so… e tu sei andata via dopo il funerale. Quando ti ho rivista ho deciso che avrei comunque mantenuto la promessa. Non mi sento costretto, ma Isabel voglio che da ora in poi ci sia onestà, o potremmo vedercela brutta” l’avrebbe comunque protetta, quando aveva parlato con il padre la sera prima, l’aveva fatto istintivamente. Sapeva che non avrebbe mai potuto lasciarla al suo destino.
“Perché… lo fai solo per Do-yoon?” chiese lei confusa.
“Non lo so… ci tengo a te, ci tenevo quando eravamo piccoli, io non vorrei che ti succedesse niente di brutto, non potrei farmi da parte e guardare” disse lui con sicurezza nella voce.
“Sei veramente un bravo ragazzo e io sono pessima… del tutto pessima” disse lei con un singhiozzò.
“No, non lo sei, sei solo innamorata di qualcuno con cui non puoi stare, e hai avuto la sfortuna di avere lui come padre” provò a dire lui in modo comprensivo, si avvicinò di più a lei e la tirò a se sul divano per poterla stringere e comunicarle che lui sarebbe stato lì a proteggerla.
 
Lei incominciò a singhiozzare stringendosi con le mani forte la camicia di lui che stava macchiando con le sue lacrime.
Aveva la certezza che lui si sarebbe preso cura di lei, che ci sarebbe sempre stato. Era la scelta migliore, sarebbe stata al sicuro, e probabilmente con il passare del tempo sarebbe potuta tornare a essere felice.
L’amore che provava per Yoongi aveva solo causato fin troppo sofferenze in entrambi e anche nelle persone che li avevano circondati.
L’amore non dovrebbe creare tutto lo strazio che loro avevano patito, l’amore doveva portare felicità, doveva essere sicurezza.
Se avesse dovuto mettere su una bilancia i momenti felici da una parte e quelli dei dolori dall’altra, sapeva con certezza che il piano dove erano appoggiati i dolori avrebbe pesato di più.
Non era giusto.
L’amore non doveva essere solo patimento.
Lei non era più disposta a soffrire così.
 
“Jisoo mi ha detto che devo trasferirmi da te, cosa vuol dire?” chiese lei titubante staccandosi leggermente da lui e alzando il volto per guardarlo.
“Tuo padre voleva metterti di nuovo un investigatore privato alle calcagna e beh immagini le altre ripercussioni, gli ho detto che ci avrei pensato io e che saresti venuta a vivere da me. Per un po’ forse è meglio se fai tutto con me” disse lui tristemente.  
“Oh… sei sicuro?”
“Non penso ci sia altra scelta.”
“Io ne avrei una….” Disse lei titubante, non voleva che Chung-hee si sentisse obbligato.
“Sarebbe?” chiese lui perplesso, aveva pensato tutta la notte a delle possibili soluzioni ma non n’era venuto a capo.  
“Do-yoon aveva una casa segreta a Los Angeles, è tutto pronto io potrei andare via, e crearmi un’identità falsa. Potrei liberarti da questo peso.”
“Non sei un peso per me…. Se vuoi vivere una nuova vita, per me puoi farlo. Ma non devi farlo per me. Ti ho detto io rimarrò nella tua vita se tu me lo permetterai.” Disse lui accarezzandole una guancia con affetto, si specchiò negli occhi tristi di lei, volendo solo che essi diventassero felici. Isabel sorrise leggermente tra le lacrime e si avvicinò alle labbra del ragazzo, posando un leggero bacio su di esse.
Si staccò velocemente lo guardò sempre triste.
“Hai detto che dobbiamo essere onesti…” tentennò lei, avrebbe dovuto dirgli del rischio del bambino.
“Si, hai qualcosa da dirmi?” chiese lui, accarezzandole i capelli e cercando di darle forza.
“Chung-hee…. Io non so come dirtelo, ma penso ci sia ancora il rischio che io sia incinta” disse lei con voce lieve e impregnata di vergogna.
Chung-hee era certo che un’altra persona al posto suo, non sarebbe stata comprensiva.
Nello stesso giorno in cui si erano baciati per la prima volta, lei poi aveva sicuramente visto lui che girava davanti casa sua alle Hawaii. Lei lo aveva visto e ci era andata a letto.
Doveva sentirsi, arrabbiato e tradito, ma la realtà era che non si sentiva così.
Lui dopo averle dato il giacchettino e averla baciata, nel momento in cui era entrato in macchina aveva solo pensato ad Ae-cha. Era stata la prima volta in cui aveva baciato una ragazza e aveva provato un sentimento, non aveva mai provato niente con tutte le altre. Baciando Isabel aveva provato qualcosa di forte e si era sentito come se avesse tradito il ricordo di Ae-cha, si era sentito tremendamente in colpa.
Sapeva che anche Isabel iniziando quella relazione con lui doveva sentirsi tremendamente in colpa, sapeva che lui per lei non era uno dei tanti ragazzi che erano passati nelle sua vita, era consapevole che lei provasse qualcosa.
Entrambi provavano qualcosa, ma quel che sentivano non sarebbe mai stato paragonabile all’amore che lui aveva sempre provato per Ae-cha e a quello che Isabel provava per Yoongi.
 
“Per questo vomitavi, non sei malata giusto?” chiese lui suonando comunque comprensivo.
“Si… se lo sono, e ne avrò conferma fra un paio di ore quando raggiungerò il dottore in studio, io andrò via. Non posso costringerti a crescerlo come tuo, o mentire a lui.” provò a farsi coraggio mentre gli diceva la verità.
“Comprendo… non posso venire con te a Los Angeles, saresti sola lì” provò a dire lui incerto.
“Lo so… va bene lo stesso. Il dottore però non pensa che io lo sia, pensa sia una gravidanza isterica” il dottore aveva usato quelle parole, e lei ne era rimasta leggermente confusa, non capiva perché il suo corpo le stesse facendo una cosa del genere.
“Facciamo così… aspettiamo di saperlo, se sei incinta, vai via, perché questo è il tuo volere. Se non lo sei, deciderai tu, se rimanere qui con me, io ci sarò. In questo caso, ti trasferisci da me, e proviamo a condurre le nostre vite insieme”
“Non voglio obbligarti”
“Non lo stai facendo. Lo sto decidendo io.”
“Sicuro?” chiese lei guardandolo poco convinta.
“Sicuro.” Disse lui, e la riabbracciò di nuovo tenendola stretta a lui.
 
 
Isabel e Chung-hee si trovavano in macchina di ritorno dal medico, erano entrambi in silenzio.
Chung-hee parcheggiò nel parcheggio privato dell’hotel e spense il motore dell’auto.
Con delicatezza prese la mano di Isabel stringendola forte.
“Forse dovremmo parlare” disse Chung-hee accarezzandole la mano con far amorevole.
“Non c’è molto da dire” disse lei con un’alzata di spalle.
“Vorrei capire cosa tu provi in questo momento” provò a spronarla lui.
“Io… non lo so… sollevata?” disse arricciando il naso poco convinta della sua risposta.
“Forse è il caso che vai in terapia Isabel… il dottore l’ha consigliata”
“Ho il mio psichiatra, ma è in America, chiamerò lui domani per poterne parlare” disse lei accennando a un sorriso rassicurante.
“Potremmo andare a Chicago, non so fra un paio di settimane ci organizziamo e partiamo, così lo vedi anche di persona, penso sia meglio” provò a proporre lui.
“Sempre se mio padre ci lascerà partire… dovrà avvenire quando i Bts non sono in America, dovrebbero partire stasera per i Billboard” disse lei.
“Allora ci andremo quando loro saranno di nuovo in Asia… Isabel?” aveva bisogno di saperla sicura di quella decisione.  
“Si?”
“Sei sicura di voler continuare questa relazione?”
“Non sono incinta… non vedo perché ora dovrei scappare, causando solo dei problemi, mio padre potrebbe prendersela con te o pensare che io sia andata via con Yoongi.” disse lei convinta che sarebbe accaduto un qualcosa del genere, avrebbe rischiato solo per un figlio, non le sembrava il caso di rischiare per niente.
“Va bene, ora ti accompagno da Dashimen, e ti aspetto nell’ufficio di Chin-hae, devo parlare con lui di alcune cose.” Disse gentile Chung-hee.
“Perfetto, proverò a fare velocemente, mi dispiace di questo contrattempo, ma devo assolutamente parlare con lui e risolvere una questione, poi andremo a casa tua e a cena con mio padre come richiesto da lui.”
“Okay andiamo.” Disse lui ed entrambi uscirono dalla macchina.
 
APPARTAMENTO DASHIMEN
Isabel entrò in casa di Dashimen, senza neanche bussare come sempre.
Rimase per un istante appoggiata alla porta ad osservarlo.
Il ragazzo era immobile sul divano e sembrava essere in una sorta di stato catatonico, talmente forte da non essersi neanche accorto che lei fosse entrata in casa.
“Possiamo essere di nuovo amici.” Disse lei con voce squillante, spaventandolo a morte.
“Cosa?” boccheggiò lui guardandola spaesato non avendo recepito la frase.
“Ah sei vivo allora” disse lei con un leggero ghigno sul voltò, scalciò le sue scarpe e si mosse per andare a sedersi sul divano.
“Cosa fai qui? Non è rischioso per te?” chiese lui con gli occhi spalancati e guardandola sconvolto.
“Non importa, se sia rischioso oppure no” disse lei facendo spallucce, poi guardò il tavolino di fronte a lei cercando di capire se le lattine di birra fossero abbastanza per far si che Dashimen fosse completamente ubriaco.
“Non sono ubriaco” disse lui con un soffio di voce,  avendo notato dove si fosse posato lo sguardo di lei .
“mmh…” disse lei voltandosi a guardarlo con aria corrucciata. “Ero io quella che stava male, ma tra noi due sembri tu star peggio” disse con tono preoccupato, sfiorandoli lo zigomo con le dita.
“Deve aver fatto male” disse lei soffermandosi vicino al cerchio scuro che lui aveva intorno all’occhio e tracciandone il contorno con la punta delle dita in maniera leggera.
“Non abbastanza” sussurrò lui rimanendo immobile a guardarla, e trovandola come sempre bellissima.
Lei si distaccò da lui, appoggiò la schiena al divano e rivolse il suo sguardo al soffitto, si sentiva irrequieta, non sapeva bene cosa dire e di cosa avrebbero dovuto parlare.
“Come mai sei qui?” chiese titubante, facendosi coraggio, era felice di averla lì vicino a lui sul suo divano, era come se tutto fosse tornato alla normalità.
“Mmh.. perché ti conosco, so che sei preoccupato per me. Mi sono stupita questa mattina quando non ho trovato chiamate e messaggi. Ho parlato con Yun, mi ha detto tutto”  disse lei cercando di essere sicura di se stessa ma sospirando a fine frase.
“Tutto cosa?” chiese lui con voce da panico.
“Dash.” Lei si voltò a guardarlo. “Basta bugie, basta omissioni. Pensavo che prima o poi me l’avresti detto, ma mi sto rendendo conto che non lo farai mai.” Disse lei con tono stanco, ma lasciandosi andare a un sorriso incoraggiante.
“Di cosa stai parlando?”  tentennò lui, chiese pur sapendo a cosa lei si stesse riferendo.
“Il magico unicorno. Dashimen sei un idiota” disse lei scrollando le spalle e arricciando il naso.
“Ah sei qui per insultarmi?” chiese lui alzando un sopracciglio.
“No.. sono qui per dirti di partire con loro in tour, di lasciar perdere me, di stare con lui”
“Isabel.” disse lui prendendole una mano e guardandola intensamente negli occhi.
“No….” sbuffò lei alzando gli occhi al cielo “No. Non guardarmi con la faccia da piccolo cucciolo abbandonato e innamorato. Non sei innamorato di me” disse con decisione.
“Non ne sono così sicuro” lui strinse di più le mani di lei tra lei sue.
“Se fossi innamorato di me, non saresti andato da Yoongi, ci sei andato perché avresti incontrato Hoseok. È questa la verità”
“Con lui non funziona” sospirò lui tristemente.  
“Fallo funzionare. E smettila di avere sensi di colpa verso di me, o di pensare di amarmi”
“Isabel sono così confuso!” trillò lui prendendosi la testa tra le mani.
Isabel lo guardò studiandolo per bene, arricciò il naso perplessa.
Si avvicinò lenta a lui, gli alzò il mento con due dita e gli accarezzò una guancia gentilmente, e posò con delicatezza le labbra su quelle di lui.
Entrambi rimasero immobili con le labbra incollate, ma senza approfondire il bacio.
Lei si staccò piano da lui, continuando a guardarlo con dolcezza.
“Provi quello che provi quando baci lui?” chiese lei posandoli una mano sul petto all’altezza del cuore.
“Scappiamo via… vieni via con me.” Disse lui cercando di trattenere le lacrime e pregandola con lo sguardo. Aveva rovinato tutto, sapeva di aver perso Hoseok per sempre, sarebbe rimasto solo, come lo era sempre stato, aveva bisogno di Isabel.
“Dash… non hai risposto. Chi tra me e lui ti causa le farfalle nello stomaco? Con chi ti vedi passare la vecchiaia per in futuro. Chi vorresti stringere ogni giorno? Chi vorresti che varcasse la porta di casa a fine giornata? Con chi faresti l’amore in ogni momento della giornata?” chiese lei con un lieve sorriso, sapeva la risposta, la sapevano entrambi.
“Jung Hoseok”
“Allora perché proponi a me di andare via? Lui è l’amore della tua vita. No io.” disse lei scuotendo la testa.
“Io non voglio vederti in una prigione, io voglio il meglio per te, ti voglio libera.”
“Non deve essere una tua preoccupazione, non più. Ho scelto io il mio destino. Rimarrò con Chung-hee, un domani mi sposerò con lui. Vivrò la mia vita con un uomo che ci tiene a me, e con il tempo mi innamorerò di lui. Sarò al sicuro, e avrò una buona vita. Non sono un tuo problema” disse lei cercando di essere convincente, non era più un problema di Dashimen, lui poteva tranquillamente vivere il proprio amore senza sensi di colpa verso di lei.
“Non voglio lasciarti andare, non voglio far finta di nulla, non lottare più per te.” sussurrò lui guardandola triste.  
“Non c’è più niente per cui lottare, io starò bene. È il momento che prendo in mano la mia vita, che faccia ciò che è giusto. Yoongi non è giusto per me, quella relazione non potrà più esserci.”
“Comprendo…”
“Non cercherai di farmi cambiare idea?” chiese lei studiandolo per bene.
“No… ho sbagliato tutto, dovevo lasciarti fare, non voglio che tuo padre si accanisca su di te. Preferisco questa soluzione, non sarai del tutto felice ma almeno sarai al sicuro. Mi dispiace che sia andata così” disse sempre più sconsolato, era veramente dispiaciuto per tutto, e sapeva che le parole non bastavano a comunicare il tutto.
“Anche a me… ma sapevo che era la fine, l’avevo deciso alle Hawaii quando hai fatto in modo che lo incontrassi. Gli ho ridato la collana, gli ho detto la verità è stato giusto così, ho messo la parola fine.”
“Non mi sarei dovuto intromettere, sarei dovuto rimanere della mia posizione, avrei dovuto continuare a dirti di stargli lontana… non avrei dovuto farvi incontrare”
“Ti sei fatto prendere dalla situazione, hai capito che non ero l’unica a soffrire, che soffriva anche lui. Volevi provare a sperare anche tu.” Disse guardandolo indecisa se dire tutto quello che realmente pensasse, prese un grande respiro e si fece coraggio.
“Volevi che a me andasse bene, così che tu potessi essere libero di amare Hoseok senza sentirti in colpa.” Alla fine come sempre si ritrovò a dire il proprio pensiero.
“Io… ho rovinato tutto” sussurrò Dashimen ormai fin troppo consapevole di ciò.
“E proponi di scappare con me perché non vuoi affrontare il problema, tu parti oggi con loro, e vai da lui a risolvere. ” disse lei con decisione.
“Anche tu scappi..”
 “Ah dove vuoi che vada io?  io sono in una prigione non ho molte alternative, Yoongi dovrebbe farsene una ragione”
“Sei sicura?” chiese lui incerto, sperava ancora che tra lei e Yoongi ci potesse essere un alternativa.
“Si. Dash sono certa di questa decisione, e ieri è stata la conferma a tutto” disse lei per poi voltare la testa al suono di qualcuno che batteva contro la porta.
“La porta. Strano, non viene mai nessuno qui oltre te” disse Dashimen perplesso.
“Sarà Chung-hee, forse è venuto a controllare, vado ad aprire, tu prepara la valigia” disse lei accennando a un sorriso incoraggiante.  
“Isabel te l’ho detto io non vado.”
“Vuoi vedere che rischio di accompagnarti in agenzia e ti lancio dal finestrino della macchina?”  ridacchiò lei stemperando la tensione che si percepiva, si avviò ad aprire la porta.
“Non puoi avvicinarti lì specie perché ci sarà Yoongi, anzi penso che ti sia andata bene”
“A volte per amore si fanno cose folli” sogghignò lei per poi aprire la porta.
 “Cazzo.” Disse con voce lieve guardando le due persone davanti a lei.
Il suo amore folle era di fronte a lei.
“Isabel!” esclamò Yoongi stupefatto di trovarla lì di fronte a lui.
“Non è Chung-hee… è il tuo fidanzato e il mio ex” disse lei con ironia, gonfiando le guance a disagio e facendosi da parte per farli entrare.
Era la prima volta che lo chiamava in quel modo, non l’aveva mai fatto.
“Entrate o no?” disse tamburellando con un piede per terra mettendoli fretta.
“Si… ehm certo” disse a disagio Hoseok grattandosi la testa e tuffandosi dentro l’appartamento seguito a ruota da Yoongi che si fermò a guardarla ghignando ampliamente.
Isabel lo spinse per farlo entrare dato che stava andando troppo lento per poterla fissare, e poi chiuse la porta.
“Non mi piace che mi chiami ex fidanzato” disse lui mettendo il broncio.
“È quello che sei. L’avevamo già chiarito o sbaglio?” disse lei incrociando le braccia sotto il seno facendolo risaltare di più.
“Si e penso che tu sbagli…” ammiccò lui facendo dei passi verso di lei sovrastandola.
Hoseok e Dashimen rimasero impassibili, ad osservare la scena davanti a loro. Per Dashimen era la prima volta che vedeva entrambi insieme.
“Ti è rimasta la sfrontatezza che hai avuto ieri nell’affrontare mio padre” sbuffò lei alzando lo sguardo al cielo.
“Si. Mi sono fatto valere” disse lui con orgoglio e spavalderia, in realtà stava facendo il gradasso solo per nascondere come realmente stava, cioè in pensiero per lei.
“Direi che io e te risolviamo in cucina, e lasciamo un attimo di spazio a loro due così si chiariscono”  disse lei, distanziandosi da lui e muovendosi per il soggiorno, si fermò per un attimo a guardare Dashimen .
“Risolvi con Hoseok. Fatti aiutare a fare la valigia e parti. Non ho bisogno della balia e me la caverò da sola.” Disse secca si voltò a guardare i due ragazzi pensierosa. Yoongi sorrideva ampliamente ghignando come uno sbruffone e Hoseok invece sembrava un fantasma, era pallido in viso, e sembrava come se volesse stare da tutt’altra parte che in quell’appartamento.
Isabel accennò a un sorriso, decise di tornare indietro avvicinandosi al ballerino e guardandolo attentamente.
“Forse è meglio se parliamo un attimo io e te” disse lei addolcendo il tono della voce, Yoongi poteva tranquillamente aspettare, lei aveva bisogno di dire a Hoseok la verità su tutto.
“Io… ehm” disse indeciso guardò Yoongi per un attimo “Ti dispiace se parlo con lei prima di te?” chiese tentennando.
“No, solo se lei mi promette che parlerà con me” disse guardando Isabel, pensando che lei stesse trovando una scusa per evitarlo.
“Si parleremo, dobbiamo chiarire anche io e te, ma voglio dare la precedenza a Hoseok per un attimo.” Disse guardandolo duramente.
“Tutta tua, basta che non ci fai sesso anche tu” disse con tono tagliente guardando Dashimen che sbuffò scuotendo il capo.
“Idiota” disse lei scuotendo il capo, poi tornò a guardare Hoseok, “Vieni in cucina con me” disse prendendolo per mano e trascinandolo via.
 
Yoongi guardò Dashimen con irritazione, ma si andò a sedere vicino a lui sul divano, si sporse leggermente sul tavolino di fronte a lui prendendo una lattina chiusa di birra, come se fosse la sua.
“Come mai siete qui?” chiese Dashimen titubante non capiva perché fossero andati da lui.
“È tutta la giornata che Hoseok aspetta un tuo messaggio, una chiamata, un qualcosa che gli comunichi che ti dispiace e che lo ami, ma tu sai essere un grande stronzo a volte, e non hai mandato nulla.” Disse con tono irritato Yoongi, erano stati tutta la giornata insieme lui e Hoseok,  a guardare il telefono, alla fine Yoongi innervosito aveva preso Hoseok di peso e costretto ad andare da Dashimen per chiarire.
Per quanto fosse arrabbiato per quello che aveva scoperto, non avrebbe mai voluto che Hoseok partisse senza chiarire con Dashimen.
Era la cosa migliore da fare per loro, loro che potevano farlo a differenza sua.
Aveva deciso di mettere da parte il rancore che aveva verso Dashimen, tutto per Hoseok.
“Io… non sapevo se farlo, ieri sembrava la fine.” Disse con voce lieve e battuta Dashimen.
“Ti rifaccio la domanda… la ami?” chiese Yoongi guardando la porta chiusa della cucina di fronte a lui, senza riuscire a guardarlo in faccia.
“Amo Hoseok” disse Dashimen tenendo il tono fermo della voce, stava pian piano ammettendo a tutti che amasse Hoseok, ma non aveva mai detto quelle parole al diretto interessato.  
“Se Hob-ah riuscirà a perdonarti, penso che potrei provarci anche io.” disse serio Yoongi, gli sarebbe voluto del tempo, ma sapeva che ci avrebbe messo una pietra sopra, voleva provare a comprendere Dashimen, ma sapeva che gli serviva tempo.
“Mi ha baciato prima… ma l’ha fatto per farmi capire che io amo Hoseok”
“Aigo… spero per te che sia l’ultima volta, o ti faccio anche l’altro occhio nero”  si voltò a guardarlo con uno sguardo minaccioso.
“Affrontare il padre di Isabel ti ha reso più sicuro di te o sbaglio” lo punzecchiò Dashimen leggermente irritato dall’atteggiamento del ragazzo.
“Sarà… non pensavo che l’avrei rivista tanto presto” disse lui tornando ad osservare la porta della cucina, voleva parlare con lei, e anche velocemente, ne aveva bisogno, ma sapeva che doveva attendere per il bene di Hoseok.
“Penso che neanche lei se lo aspettasse…”
“Ha detto qualcosa?” chiese Yoongi in cerca d’informazioni come sempre.
“Te lo dirà lei” sussurrò Dashimen a disagio.
“Mmh… non credo finirà bene, da come mi ha guardato e dal tono che ha usato, ribadirà che ha chiuso.”
“Quante volte te lo dovrà dire perché tu lo accetti?” 
“Non esiste un numero… non lo accetterò mai. E ormai so che tu non sei più dalla mia parte” disse lui convinto.
“Non posso esserlo più… non avrei mai dovuto farlo, avrei dovuto appoggiarla”
“Mmh… sbagliate tutti, e un giorno ve lo dimostrerò.” Rispose agguerrito.
“Si, sei diventato più spavaldo, ma attento perché state rischiando per entrambi con questo atteggiamento.” Sapeva che Yoongi stava rischiando per entrambi, lo rispettava tanto per questo, per il suo voler continuare a lottare, ma Isabel aveva smesso, era arrivata a una conclusione, e probabilmente l’alternativa migliore era quella di lasciarla decidere per se stessa.  
“Sarà… ma sono stanco di stare fermo.” Disse con un leggero velo di rabbia nella voce.
“Capiremo, solo dopo che parlerete cosa accadrà” disse con rammarico, entrambi si azzittirono e tornarono con lo sguardo sulla porta chiusa in attesa di parlare con i loro amori.
 
Isabel aveva chiuso la porta alle loro spalle, si avvicinò lenta al frigo prendendo un paio di lattine di birra.
“Beviamo?” chiese lei sorridendo.
“Si, forse è il caso, mi serve un po’ di coraggio per affrontare tutto” disse Hoseok leggermente in imbarazzo.
“Era lui anche al tempo?” chiese Isabel passandoli la lattina.
“Cosa significa?” chiese Hoseok leggermente confuso.
“La persona di cui eri innamorato, e che era partita per l’America, la persona che non sapevi come gestire, quella con cui poteva essere tutto un disastro, la persona di cui non potevi innamorarti, quella di cui mi hai parlato dopo il debutto” disse lei seria riferendosi a una loro conversazione passata.
“Che collegamento hai tirato fuori?” chiese lui sconvolto, non credendo al fatto che lei fosse arrivata fino a quella conversazione e che avesse sempre saputo, non era possibile che lei sapesse che fosse un ragazzo, la persona di cui aveva parlato.
“Dashimen parte parecchio per l’America, e poi dubito che tu ti possa innamorare di un ragazzo…sai le fan e tutto il concetto che ruota intorno a voi idol dove dovete essere desiderabili e single, dei perfetti principi azzurri” disse lei concisa.
“Era lui…” soffio a disagio Hoseok
“Dovresti dirglielo, dovresti dirgli che lo ami… penso che tu non l’abbia mai fatto.” disse lei studiandolo attentamente.
“Isabel tu non sei la persona adatta a darmi questi consigli d’amore, ami Yoongi e stai con Chung-hee” disse lui.
“Io non posso mollare tutto e tornare da Yoongi… non posso, specialmente dopo ieri. La situazione è diventata sempre più ingestibile” disse seria, avrebbe dovuto affrontare di nuovo la situazione con Yoongi e avrebbe dovuto trovare la forza, cosa che le mancava, per quanto si stesse dimostrando forte davanti a tutti loro, si sentiva spezzata in quella giornata.
“Stai perdendo la speranza?” chiese lui triste.
“Penso che questa speranza sia stata solo un’illusione. Hoseok ormai sapete tutto, anche la violenza che ho subito. Non voglio dover avere altre ripercussioni, e non credo reggerei, sono debole ultimamente.” Disse lei con tono duro, doveva provare a essere forte e a mostrarsi tale, doveva sembrare convinta della sua scelta.
“Comprendo… mi dispiace, specie perché dovrai parlare di nuovo con Yoongi, e non penso che sarà semplice”  disse lui studiandola attentamente, e percependo che lei stesse solo recitando di nuovo la parte della forte.
“Dispiace anche a me. Ma non siamo qui chiusi in questa minuscola cucina per parlare di me, ma di te” tornò al discorso principale lei, dovevano assolutamente parlare del rapporto di Hoseok con Dashimen, aveva finalmente la possibilità di poter dire la sua e aggiustare la situazione.
“Io.. non so bene cosa dire”
“Allora te lo dico io. Accettati. Perché non c’è niente di sbagliato in te, odio il fatto di non essere stata presente nella tua vita, ti sarei potuta stare accanto e avrei potuto aiutarti con tutto ciò. Ti sei sempre fidato di me e dei miei consigli, sono l’unica persona a cui ai parlato di lui” disse senza troppi giri di parole, doveva arrivare al punto e affrontare l’argomento, e non essere troppo dolce, Hoseok in quel momento aveva bisogno solo di qualcuno che gli dicesse come stessero realmente le cose.
“Non ti avevo parlato di lui” disse lui confuso, gli aveva parlato di una persona, non aveva mai detto maschio o usato il maschile.
“Hoseok… avevi usato il maschile, non te l’ho mai sottolineato, ho fatto finta di nulla pensando che avremmo avuto tempo in futuro per parlarne. Il tempo non c’è stato, mi è stato portato via troppo velocemente.” Sospirò lei leggermente affranta, per poi soffermarsi sull’espressione stupita di Hoseok che sembrava come se fosse appena caduto da un pero.
“Non ho lasciato solo Yoongi ma tutti voi. Vi amo alla follia, siete sempre stati tutto per me, e a un certo punto Dashimen ha preso il vostro posto, non so come sia successo, è diventato l’unica persona fondamentale della mia vita.  Non mi riconoscevo più, indossavo una maschera sempre e in continuazione. Poi con lui sono potuta tornare me stessa.”  Incominciò a spiegare che tipo di rapporto aveva con Dashimen, doveva aiutarli a chiarire, aveva solo quell’obiettivo nella testa. Era l’unica cosa che avrebbe dovuto fare, prima di andare realmente avanti con la sua vita.
“Io.. non so se posso perdonarlo, mi ha mentito sul vostro rapporto, e ieri ha detto che ti ama, che è stato con te a letto” disse Hoseok oltraggiato, era difficile poter perdonare una cosa del genere, passare oltre. Isabel era l’amore di Yoongi, quello di Dashimen era un tradimento in piena regola.
“Hoseokie lo amo anche io, ma entrambi sappiamo che è impossibile stare insieme, ho pensato tante volte di provare con Dashimen, di andare via con lui e creare una vita insieme. Ha fatto anche lui lo stesso pensiero” disse con onesta lei, era inutile nascondere le cose, non avrebbe mai dovuto dire tutte le bugie dette in passato. Orami aveva capito la verità era l’unica alternativa a tutto, così da poter chiudere definitamente.
“Forse avreste dovuto farlo, forse siete in tempo” provò a dire Hoseok, mettendola alla prova.
“No. Perché lui ama te. Io non te l’avrei mai tolto. Mi sarei potuta accontentare di un amore non appieno come quello che provo con Yoongi che io giudico il vero amore. Mi sto accontentando di stare con Chung-hee, anche se mi sento in colpa, perché so che non l’amerò mai a pieno. Ma non posso toglierlo a te, non posso togliervi la possibilità di stare insieme.” Disse lei guardandolo addolcendo leggermente lo sguardo.
“Continuo a pensare che non sia giusto, che il nostro rapporto non vada bene” scosse la testa Hoseok, ancora non riusciva ad accettarsi, e pensava che non sarebbe mai riuscito a farlo.
“Perché siete due maschi? Hoseok, lui ti perdona per questi pensieri, sono sicura che soffra tanto perché tu non accetti questo vostro amore. Tu dovresti perdonarlo per le bugie su di me”
“Non è la stessa cosa!” trillò il ragazzo.
“Lo so… Dashimen non ti ha detto niente, perché non voleva metterti in mezzo, perché nessuno avrebbe dovuto sapere il nostro essere collegati. Dashimen non ti ha detto niente perché si sentiva in colpa nei miei confronti.” Continuò a prendere le difese del suo amico.
“E io? vedi non mi ha detto niente a causa tua!” urlò lui, loro starebbero stati bene  insieme a differenza sua, non sarebbe potuto stare con un ragazzo, non avrebbe mai dovuto iniziare nulla.
“Tu?  Se ti avesse detto che era venuto a letto con me, tu saresti impazzito, avresti pensato che io e lui fossimo giusti perché uomo e donna, avresti pensato che quello che avete voi è solo una perversione. Ed è ciò che pensi ora.” Disse lei come se gli stesse leggendo nel pensiero.
“Io…. non è vero” boccheggiò lui, la guardò esterrefatto, Isabel era sempre stata brava a comprendere le persone.
“No? non ci hai rimuginato sopra?  Hoseok non ti accetti, non accetti quello che avete voi due, non riesci ad accettare che sia vero amore il vostro.” Disse lei incominciando a perdere la pazienza.
“Basta non voglio più parlare con te, non comprendi la situazione tu non puoi comprenderla!” incominciò ad andarle contro lui, non voleva parlare di tutta quella confusione, voleva solo chiudere tutto, era stanco di rimuginare tutto, e non avrebbe detto ad Isabel che aveva ragione, che era arrivata a ciò che lui sentiva prima che lui stesso fosse riuscito a capirlo.
“Tu non vuoi parlare con me perché sai che ti sto dicendo la verità,  è detta da me fa più male.” urlò anche lei di conseguenza.
“Isabel Smettila!”  disse lui tappandosi le orecchie.
“No.” disse secca lei avvicinandosi a lui e provando a toglierli le mani delle orecchie. “Ora tu mi ascolti. Lui può averti mentito su di me, ma tu menti a tutti sul fatto che sei GAY. Perché Hoseok lo sei, e te ne vergogni, o ti saresti confidato con i ragazzi che sono la tua famiglia.” Gli disse lei prendendoli la faccia tra le mani e guardandolo fisso negli occhi.
“IO non lo sono!” urlò lui distaccandosi da lei.
“Si lo sei, Hoseok lo sei, se non c’era Dash forse sarebbe stato un altro. Ti piacciono i ragazzi.” continuò lei a ribadire il concetto.
“No. non mi piacciono”
“Aigoo, sei mai venuto con una ragazza?” chiese lei ridendo amaramente.
“Non ne parlerò con te! non sono affari tuoi” trillò lui sconvolto.
“Non riesci a fare sesso con le ragazze, my love ti piacciono i maschi. E fanculo chiunque dica che sia sbagliato, malato, errato. Accettati, e accetta l’amore che provi per lui. Perché per amore sei venuto fin qui a risolvere!” continuò lei senza fermarsi. Hoseok sembrava confuso, in preda a una crisi isterica, ma lei avrebbe continuato a dire tutta la verità fino a che lui non l’avesse accettata.
“Mi ha trascinato Yoongi!”
“Si, perché Yoongi sa com’è l’amore. Ha messo la rabbia da parte, nei confronti di Dashimen per te, per darvi una mano.”  Disse lei concisa, conoscendo fin troppo bene Yoongi.
 “È difficile! È difficile accettarlo!” urlò lui a pieni polmoni guardandola scoraggiato, era così dannatamente difficile e neanche lui ne capiva il perché. 
“Posso immaginare…” disse lei addolcendo il tono di voce, triste per lui “Penso che il vostro tempo stia scadendo, se non lo perdoni e non incominci ad accettare che lo ami, lo perderai, lui non ti seguirà in tour, è quello che vuoi?” chiese lei riavvicinandosi a lui e prendendoli una mano tra le sue.
“Forse… è la cosa migliore” tentennò lui.
“Voi potete stare insieme, non vedo perché non farlo se avete la possibilità, ti stai facendo troppi problemi inesistenti, dovresti provare a vivertela veramente e anche a fregartene del giudizio altrui.” Disse con tono sia duro che addolcito, guardandolo sconsolata negli occhi.  
“Ho bisogno di tempo.”
“Spero che tu non ci metta troppo, perché non voglio che lui continui a stare male per te, o che decida improvvisamente di andare avanti”
“Non posso farci nulla, è la mia scelta” provò a dire lui, ma la voce gli tremò di nuovo.
“Non la condivido, ma comprenderò, dal altronde tu non comprenderai la mia scelta di chiudere definitamente con Yoongi e di stare con un altro, ma mi è sembrato di capire che lo accetterai.”
“Si lo accetterò e starò accanto a Yoongi… penso che dovremmo parlare con i nostri rispettivi” disse lui facendo coraggio.
“Si.. dovremmo” sussurrò lei.
“Mi dispiace se sono stata dura, ma penso che ti serva questo, ti serva qualcuno che ti dica come stiano le cose.” Sussurrò al suo orecchio.
“Ho paura che sia sbagliato”
“Mio piccolo Hoseokie se è amore non è mai sbagliato. Lo capirai con il tempo.” Sorrise affabile lei avvicinandosi a lui e abbracciandolo stretto a sé.
 
FLASHBACK 12 AGOSTO 2013
“Sono negato a cucinare..” sospirò Hoseok mentre cercava di aprire una lattina.  
“Tranquillo non è difficile” disse Isabel sorridendo allegra, mentre prendeva il necessario che mancava.
“Noona?” chiamò a disagio lui, dopo aver aperto la lattina, e rimanendo con lo sguardo su di essa.
“Si, vuoi dirmi qualcosa?” chiese lei perplessa aggrottando la fronte.
“Un consiglio…” disse lui con voce flebile.
“Ti sei innamorato di una principessa anche tu?” chiese lei ridacchiando.
“Jin… ha parlato con te?” chiese alzando gli occhi al cielo.
“Yes, ogni tanto mi chiamava diceva: Isabel mi sono innamorato!” disse imitando la voce euforica di Jin e saltellando sul posto come un’esaltata.
“Aigoo, succede ogni mese e di una tizia diversa… non lo sopportiamo più” scosse al testa Hoseok.
“Non ho idea di come fate, immagina me che ero in Giappone e mi arriva la chiamata tutta felice rispondo e quell’Oppa neanche chiede come sto e subito incomincia a parlare di tizie random” rise lei, facendo dello spirito.
“Aigoo, ogni tanto lo hyung agisce senza pensare” rise lui.
“ci sono abituata, beh raccontami” disse lei sorridendo e concentrandosi su di lui.  
“Non è una principessa” disse lui annuendo serio.
“Meglio… meglio per me, non mi piacciono le principesse e per te non ne voglio una così” disse lei con tono duro.
“Per Jin vanno bene?” chiese lui perplesso.
“Si lui è una principessa” rise lei facendo ridere Hoseok di conseguenza.
“Vabbè comunque penso mi piaccia questa persona, c’è stato qualcosa… ma è partita per l’America” disse lui leggermente dubbioso su tutto.
“aigoo.. quando torna?” chiese lei arricciando le labbra.
“Non lo so, non so niente”
“Non hai un numero di telefono?” chiese lei volendo più informazioni.
“Si, mi ha scritto ma io non ho risposto” disse lui con tono triste.
“Perché mai??”
“Io…. Non voglio una relazione a distanza, e non penso che reggerei…e poi un casino… ci sono andato a letto e poi è stato tutto così confuso, io non me l’ha aspettavo… Noona un disastro!” disse lui un po’ urlando e un po’ abbassando la voce preoccupato che gli altri lo sentissero.
“È stato un disastro il sesso?” chiese lei schietta.
“Noona!”
“Che vuoi… non ho capito è così o no?” chiese lei arricciando il naso confusa.
“No, è stato bello…era la mia prima volta non me l’aspettavo in quella maniera, è stato naturale…” disse lui rosso in viso per via dell’imbarazzo, specie di parlare di una cosa del genere con una ragazza.
“Aigoo, senti è normale essere impauriti la prima volta, specie se la persona con chi vorresti iniziare una relazione va via e non sai quando tornerà, ma secondo me se provi qualcosa almeno dovresti parlarci per messaggi o chiamate provarci anche a rimanere in contatto e poi non so un  domani quando torna vedi come va…” provò a essere positiva lei
“Se avessi combinato un disastro? È partito poco prima del debutto e non ho mai risposto a niente” disse lui suonando colpevole.
“Beh se prova anche questa persona qualcosa per te, allora accetterà le tue scuse se sono sincere” annuì lei guardandolo sorridendo, aveva notato anche il fatto che avesse parlato al maschile, ma non voleva dirlo a Hoseok aveva paura di farlo entrare in panico.
“Ho paura che sia sbagliato”
“Mio piccolo Hoseokie se è amore non è mai sbagliato. Lo capirai con il tempo.” Sorrise affabile lei avvicinandosi a lui e abbracciandolo stretto a sé.
 
Angolo dell’autrice:
Aggiornamento extra.. aggiorno anche venerdì, la settimana prossima però non lo so se ci riuscirò!
Tornando al capitolo….
Ve lo aspettavate? No… perché era veramente impossibile che potesse capitare che si sarebbero visti di nuovo tutti e così presto!
Spero di avervi stupiti!
Questo è un altro di capitolo bomba che sto sfornando… cazzo quante cose succedono in neanche due giorni ahahahh.
Lei ha una gravidanza isterica in atto, verrà spiegato più avanti il perché è accaduto, ( spiegato in maniera psicologica, ma penso siate abituati al fatto che mi soffermi sul lato psicologico! Spero di trattarlo bene e anche in modo semplice da capirlo!)
Risolve con Chung-hee e mettono le cose in chiaro!
Risolve con Dashimen, ed era anche l’ora, forse è apparso veloce, ma Isabel ha avuto molto tempo per pensare a tutto, e aveva perdonato Dashimen per la bugia già alle Hawaii malgrado l’essersi arrabbiata, era arrabbiata perché lui non parlava.
Arrivano i due rapper!
Si io lo sapevo! O almeno ci sto lavorando da tanto a questo incontro a 4 ^_^
Hoseok aveva bisogno di Isabel.. ma era una cosa detta da Yun-hee, aveva detto che forse Isabel avrebbe aiutato. Anche Yoongi doveva parlare con Isabel dei suoi sospetti, poi non l’ha mai fatto!
Eh si Isabel sa essere anche dura… piccolo flashback di collegamento, eh si quel povero di Jin viene sempre preso in giro!
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** CAPITOLO 28 LAST KISS AND FIRST KISS ***


CAPITOLO 28 LAST KISS AND FIRST KISS

-2.5 ORE ALLA PARTENZA 16:30 POMERIGGIO
Hoseok e Yoongi si erano appena dati il cambio, Yoongi era entrato in cucina e Hoseok si era andato ad accomodare sul divano vicino a Dashimen.
Il ragazzo aveva sospirato rumorosamente aveva inclinato la testa all’indietro sulla spalliera e chiuso gli occhi in due fessure strette.
La conversazione con Isabel lo aveva destabilizzato, gli scoppiava tremendamente la testa, con le dita andò verso le tempie e incominciò a massaggiarle piano, cercando un attimo di sollievo a quel martellare nella sua testa.
Dashimen vicino a lui, beveva la sua birra tenendola in una mano tremante, aspettava che il ballerino vicino a lui incominciasse la conversazione. Sentiva l’ansia accerchiarlo come una fitta nebbia, da cui era impossibile uscirne.
“Ho bisogno di tempo” disse Hoseok, le sue braccia si afflosciarono contro il corpo.
“Comprendo…” sussurrò Dashimen senza saper bene cosa dire, le parole facevano fatica a uscire, e il suo cervello non era più in grado si formulare un pensiero coerente, era completamento annebbiato.
“Appena Yoongi Hyung finisce andiamo via, non penso ci vorrà molto.” Disse con un sospiro Hoseok, guardò per un attimo la porta con inquietudine, sarebbe stata dura, lo sapeva bene.
“Tra me e te quindi finisce qui?” chiese Dashimen vacillando con la voce, con le proprie braccia andò a stringere il proprio corpo, come segno di protezione verso se stesso, aveva paura che quella era la fine, aveva la certezza che fosse così.
“Tra me e te ci sono troppe cose non dette, tu hai i tuoi segreti e sono fin troppi, ogni volta che parli mi sembra di non conoscerti, scopro sempre cose nuove. Pensavo di saperti leggere come un libro letto mille volte, pensavo di capirti. Mi sto rendendo conto che invece non ho mai compreso nulla di te.” Hoseok stava facendo fatica a dire tutte quelle cose, ma erano pensieri che si era fatto di tanto in tanto, si era chiesto chi fosse realmente la persona con cui stava.
“Io lo so che ti ho tenuto nascosto molte cose, ma non sapevo come dirti di Isabel, non sapevo come avresti reagito, ho sempre il terrore che per ogni cosa io ti dica tu possa andare in panico” in quel momento era lui a essere in panico.
“Però lo hai detto agli altri, lo sapevano tutti prima di me, che la conoscevi” disse con voce debole, non aveva la forza di arrabbiarsi, di urlare, non aveva la forza di fare niente, si sentiva così svuotato e così tremendamente in confusione.
“Non l’ho detto io. Mi hanno scoperto loro” disse con voce fina Dashimen.
“Avresti dovuto dirmelo, dopo che ti hanno scoperto, avresti dovuto dirmelo dall’inizio. La realtà è che tu non ti fidi di me.” Hoseok voltò la testa per guardarlo, gli occhi di Dashimen era colmi di paura e lui lo percepiva. Sapeva anche che i propri occhi erano tristi, perché sapeva che era la fine di tutto quel rapporto. Rapporto che non sarebbe mai dovuto essere, un rapporto colmo di problematiche, confusione e disagio.
“Si… hai ragione non mi fido di te, e dipende tutto dal fatto che tu non riesci a dire agli altri di noi” disse con rammarico Dashimen.
“Non scaricare la colpa su di me, non me lo merito. Lo so che il mio non accettarmi ti causa problemi, lo so che questo è uno dei nostri problemi principali, ma tu non riesci a rendermi le cose più semplici, con tutte le tue omissioni. Come potrei lasciami andare completamente, accettarmi completamente, se tu sei il primo a rendere questo rapporto così confuso” chiese lui con voce triste.
“Io non lo rendo confuso, io ti ho sempre detto, che per me non è sbagliato” disse lui con forza.
“Si… però poi vai a letto con le ragazze, con Isabel… sei andato a letto con la mia noona, con l’amore del mio migliore amico. Ho in mente la vostra foto, trovata a casa di Isabel, che mi tormenta. Lì sei allegro spensierato, fai anche le smorfie. Sembrate una coppia, una coppia formato da un maschio e una femmina. Sembrate giusti.”
“Io e Isabel non siamo giusti, non staremo mai insieme, è stato un momento… sono sicuro che lei ti ha spiegato il perché! Io non credevo che ti avrei rivisto, tu te n’eri andato di nuovo, senza un messaggio, senza una chiamata.” Disse lui, sembrava così supplice con il suo tono di voce, a tratti anche patetico, si sentiva così, patetico a dover pregarlo di crederli.
“Di cosa stai parlando?” chiese non capendo.
“Ti ricordi che c’eravamo rincontrati in un club? E che ci siamo visti altre volte? Poi sei sparito, abbiamo rifatto l’amore e sei sparito. Non ti ho più trovato quella mattina” tornò al loro passato, passato che era stato così altalenante e incerto per entrambi, fatto di tira e molla, di sesso occasionale, un passato dove nessuno dei due aveva mai messo le cose in chiaro.
“Avevi detto che saresti ripartito per l’America, pensavo che volessi dire che fosse una cosa di una notte” disse Hoseok oltraggiato, non capendo di cosa lo stesse accusando, non era colpa sua se si erano ripersi di vista.
“Per me non è mai stata una cosa di una notte. Sei sparito di nuovo, non hai risposto ai miei messaggi, e poi qualche giorno prima di partire mi sono visto con Isabel, e siamo andati a letto insieme. Con lei la situazione era chiara, con lei era una cosa di una notte”
“Quindi è stata solo una cosa di una notte con lei?” chiese Hoseok confuso alzando un sopracciglio.
“No… io sono partito, e poi lei è venuta in America  ed è risuccesso di andare a letto, e ricapitato altre volte. Ma tu non facevi parte della mia vita, non ne hai mai voluto far parte…non puoi avercela con me per questo motivo” non erano mai stati una coppia, lui non aveva fatto niente di male ne era certo, l’unico sbaglio era stato omettere tutto.
“Sapevi che era mia amica? Sapevi di Yoongi?”
“Yoongi non lo conoscevo.  Io e te non parlavamo. Non pensavo ci saremmo rivisti. Non pensavo che tu mi avresti mai risposto di nuovo. Quel giorno che mi è arrivato il tuo messaggio ero così confuso, non me lo aspettavo. Ne parlai anche con lei, senza dire chi tu fossi, lei mi consigliò di riprovarci con te una volta tornati a Seul, lo ha fatto anche se andavamo a letto insieme. Questo vuol dire che non era importante” disse lui riferendosi al sesso con Isabel.
“Dashimen hai detto di amarla che saresti dovuto scappare via con lei.”
“Non l’ho mai fatto, ti ho detto amiamo altre persone. Io amo te!” esclamò Dashimen supplice nel dire quelle parole tanto importanti, parole mai dette a nessuno, parole mai dette neanche a lui, era la prima volta che gli diceva chiaramente cosa provava.  
“Io…” provò a dire qualcosa Hoseok ma le parole non volevano uscire, Dashimen si avvicinò a lui lo prese per dietro la nuca e lo baciò.
Era un bacio supplica, un bacio pieno di sentimento.
Un bacio straziante che voleva solo dire: riproviamoci, ti prego, ho bisogno solo di questo.
Lui l’amava, e l’avrebbe amato per sempre.
Hoseok si staccò da lui lo guardo negli occhi. “Io non ti amo.” Disse.
 
Yoongi aveva chiuso la porta alle sue spalle, aveva voltato il viso verso di lei e accennato a un sorriso, rimanendo come sempre incantato a guardarla.
Isabel si trovava seduta sul tavolo, le sue gambe ondeggiavano velocemente, e con le dita giocherellava con la linguetta della lattina di birra che teneva in mano, recitava l’alfabeto in lingua inglese a bassa voce come un mantra per farla sentire più calma.
“Stai un po’ meglio rispetto ieri?” chiese lui a disagio facendo dei passi verso di lei.
La linguetta della lattina si staccò, e Isabel alzò lo sguardo su di lui, inclinò la testa e lo osservò con interesse, mentre posava la lattina sul tavolo, e stringeva con l’altra mano la linguetta.
C
Era uscita la lettera C e non la Y.
“Si… sembra che io abbia risolto i miei malesseri” annuì con il capo lei, non aveva risolto niente, il suo corpo avrebbe portato quei sintomi ancora per un po’, aveva detto a Chung-hee che si sentiva sollevata al sapere che non fosse incinta, la verità era che si sentiva solo irrequieta, e confusa a riguardo, sapeva che avrebbe dovuto farci i conti più avanti, e avrebbe dovuto affrontare il tutto e in special modo il perché fosse successa una cosa del genere. Avrebbe dovuto affrontare il problema alla radice per stare meglio e far cessare i sintomi.
“Non pensavo ti avrei rivista così presto, pensavo che ci sarebbe voluto del tempo, ma penso che il destino abbia deciso  il nostro incontro. Non importa cosa accade, se noti siamo sempre destinati a incrociarci.” Disse lui cercando di essere incoraggiante, e provando a dimostrale che lui era lì e continuava a credere nel loro amore.
“Destino? Parli di lui, come un qualcosa di benevolo che patteggi per noi e per il nostro amore. Io invece a differenza tua lo considero completamente diverso. Questo destino sa essere crudele e si fa beffe di entrambi.” Disse lei con una risata amara, tutto era una sbeffa, inclusa quella gravidanza isterica, era tutto un gioco malsano, che il destino stava mettendo in atto e lei ne era la vittima.
“Perché dici così? Perché ogni volta che t’incontro sembra che tu non abbia più speranza” disse lui guardandola triste, e anche leggermente scoraggiato dall’atteggiamento di lei.
“Perché la speranza illude solo le persone, questa speranza ci sta conducendo solo a star peggio e lo sai” il suo tono era diventato improvvisamente duro, si sentiva sempre più sfibrata, non poteva continuare così, a ribadire le stesse cose e a sentirlo dire il contrario. Quella storia stava continuando ad andare avanti solo perché lui continuava imperterrito a voler lottare per un qualcosa che era già stato perso in partenza.
“Quello che io so, e che tutte queste avversità servono solo a renderci più forti, a far si che il nostro amore lo sia. Verrà la primavera anche per noi e ci renderemo conto che ne sarà valsa la pena.” Le prese la mano, stringendola forte e sorridendole comunque malgrado il tono di lei fosse stato così secco. La conosceva bene da sapere che lei non avrebbe rinunciato, aveva solo bisogno di crederci di nuovo.
“Yoongi non siamo in una vostra canzone…. Siamo nel mondo reale, dove molte volte i sogni non diventano realtà.”
“Io credo nelle parole che scrivo, credo che anche se l’inizio sia stato misero, il nostro finale sarà prosperoso.” Disse lui citando uno dei suoi versi.
Si, ti odio. Anche se mi hai abbandonato, non è passato un giorno che io non ti abbia pensato. In realtà mi manchi. Ma ti dimenticherò, perché così farà meno male. Piuttosto che fartene una colpa.” Disse lei guardandolo fisso negli occhi e citando il suo pezzo in Sping Day, lui doveva dimenticarla, così avrebbe fatto meno male e doveva rendersene conto e accettarlo.
“Io scelgo la strofa che ti ho detto prima.”
“Io penso che invece tu dovresti, scegliere le strofe che ti sto dicendo io. Perché sono quelle che rispecchiano meglio la realtà dei fatti.”
“No. ti avevo detto che ti avrei lasciata in pace, ma sappiamo entrambi che stavo mettendo.” ribadì lui con forza.
“Io speravo che tu invece avessi capito, che avresti compreso che non ne vale più la pena di mandare avanti tutta questa sofferenza. Per un qualcosa di cui non si ha certezza. Io non ti ho mai dato la certezza che avrei risolto che sarei tornata da te” continuò invece a ribadire la sua lei, guardandolo fisso negli occhi.
“Si invece… mi hai detto che saresti tornata, e io ti ho promesso che se non ci saresti riuscita, sarei tornato a riprenderti.” Disse lui, ricordando quella promessa fatta anni fa prima che lei partisse per il Giappone.
“Promessa fatta anni fa, quando tutto non era così dannatamente complicato. Promessa fatta, in un momento di ignoranza, perché io ignoravo che le minacce di mio padre potevano diventare così. Non mi sarei mai avvicinata a te, se avessi saputo dall’inizio a cosa saremmo andati incontro.” Incominciava a rimpiangere tutto, tutte le scelte compiute.
“Io si. rifarei tutto dall’inizio, malgrado la sofferenza, malgrado il non poterti avere con me ogni giorno.  Rifarei tutto, rivivrei quegli attimi di felicità con te.” e dicendo così si tuffò sulle sua labbra, senza darle il tempo di rispondere.
Le avrebbe dimostrato tutto con quel bacio.
Era un bacio supplica, un bacio pieno di sentimento.
Un bacio straziante che voleva solo dire: lottiamo ancora, ti prego, ho bisogno solo di questo.
Lui l’amava, e l’avrebbe amata per sempre.
Lei gli poggiò le mani sulle sue spalle e si distaccò con il corpo da lui indietreggiando con la schiena.
“Se io avessi una macchina del tempo, tornerei indietro nel tempo e farei in modo di non averti mai incontrato.” Disse lei convinta delle sue parole.
“Non puoi pensarlo davvero.” Tremò lui, guardandola non credendole.
“Si. Lo penso, ne sono certa.  Non voglio amarti più. Vorrei non averti mai amato. Farò di tutto per non amarti più, non importa quanto tu voglia lottare per entrambi. Io non voglio più lottare. Non credo ne valga la pena. ”
Stavano perdendo la guerra, e lei era stanca di perdere ogni volta sempre di più.
Le sembrava come se avesse dato tutto.
Avevano bisogno l’uno dell’altra, ma era tutto diventato più difficile da sopportare. In passato, sarebbero morti l’uno per l’altra, ma la situazione stava cambiando.
Lei non credeva più che ne valesse la pena.
“Non ci credi. Lo sappiamo entrambi.”
“Se vuoi illuderti, allora fallo, ma io non lo farò, non vivrò di sogni o di favolette. Fallo tu Yoongi. Io mi tirò indietro. Ho preso la mia scelta, l’avevo fatto nel momento in cui ho baciato Chung-hee. Tu, quella sera alle Hawaii, il nostro stare insieme, mi ha solo fatto accettare che io debba andare avanti.” Era l’unica scelta da compiere.
“Cosa? non è vero.” Non poteva crederci, non ci avrebbe mai creduto.
“Si. puoi non credermi non m’importa.”  Lo spinse delicatamente, così da poter scendere dal tavolo.
Lui l’afferrò dal polso guardandola con risentimento.
“È la mia scelta. Starò con Chung-hee, mi trasferisco da lui e inizio una convivenza. Ne abbiamo parlato, e abbiamo deciso insieme che va bene. Tu sarai solo un ricordo in un domani quando mi sposerò e crescerò i figli che avrò con lui. Io scelgo lui no te.” Era seria nelle sue parole. Era la fine.
“Non puoi farmi questo” disse lui guardandola minaccioso, non le lo avrebbe permesso, mai e poi mai.
“Io non ti sto facendo nulla, l’avevo già scelto alle Hawaii. Sono anni che non stiamo insieme. Dicendoti la verità ho messo finalmente fine a questo rapporto. Io non ti amo.”
Yoongi le lasciò il polso e voltò il viso di lato, non riusciva più a guardarla in volto.
“Vai al diavolo Isabel.” disse con rabbia tra i denti, la sorpasso senza degnarla di uno sguardo, aprì la porta e uscì, lasciandola  lì dentro.
 
“Ti aspetto in macchina.” Disse rivoltò a Hoseok che era immobile sul divano e si era voltato a guardare Yoongi.
“Non c’è bisogno, ho finito anche io di parlare” disse Hoseok alzandosi dal divano.
“Non abbiamo finito” provò a trattenerlo Dashimen alzandosi in piedi.
“Penso di averti detto tutto con un non ti amo… non ho altro da dirti.” Disse secco Hoseok guardò Yoongi che aveva la faccia arrabbiata e lo raggiunse per andare via.
Isabel si era avvicinata all’uscio della porta e stava guardando i due ragazzi andare via, Dashimen si voltò a guardarla triste.
Appena la porta fu chiusa, il ragazzo sprofondò sul divano.
“Lui ha solo bisogno di tempo” provò a dire lei voleva sembrare incoraggiante, ma sapeva di non poterci riuscire.
“E tu?” chiese lui titubante.
“Io ho finito il mio tempo. Il tempo mio e di Yoongi è terminato.” Disse lei con tono secco, non sembrando per niente turbata delle sue parole, ma del tutto convinta.
“Penso sia terminato anche quello mio e di Hoseok” disse lui con un soffio di voce.
“No… per voi c’è ancora speranza. Quando torneranno, lui verrà da te” disse lei sempre con convinzione
“Come lo sai?” lui aggrottò la fronte confuso.
“Perché ti ama dalle superiori, mi aveva detto che gli piaceva una persona, con cui l’aveva fatto per la prima volta, nel parlare si è tradito ha usato il maschile. Eri tu, eri la sua prima volta” disse lei.
“Non vuol dire niente”
“Si invece… perché va avanti da quel momento. E voi avete solo voi stessi a intralciarvi, non altro come me, che ho mio padre.”
“Gli hai detto che non lo ami più, solo così poteva andare via arrabbiato in quel modo.” Disse lui riferendosi a Yoongi.
“Si gli ho detto che scelgo di non amarlo più. Che non lo amo più.”
“Ho detto ti amo a Hoseok e lui mi ha detto che non mi ama.” Disse lui con voce lieve, capiva perfettamente come doveva sentirsi Yoongi, a pezzi. Lui era a pezzi.
“La prima volta che l’ho detto a Yoongi lui non ha risposto. Ognuno è fatto a suo modo con i suoi tempi. Hoseok ha detto che ha bisogno di tempo” ribadì il concetto lei.
“Sono stanco di queste altalene.”
“Lo so… anche io, sono stanca di dover rivedere sempre Yoongi, ogni volta che sono certa di aver messo un fine a tutto, lui riappare. Il destino sembra veramente farsi gioco di me” disse lei con un velo di rabbia nella sua voce.
“Si è proprio accanito su di te” annuì con il capo lui.
“Si direi di si… riesci a resistere senza di me? Dovrei tornare da Chung-hee che è qui in Hotel.” Disse lei sospirando, non avrebbe voluto lasciarlo ma sapeva che per quel giorno non aveva altra scelta, era stata fin troppo tempo via, e aveva incontrato l’unica persona che non si sarebbe dovuta più avvicinare a lei, rischiando di nuovo.
“Si… berrò e collasserò” fece spallucce lui.
“Se dici così mi fai stare male…” disse lei con apprensione.
“Tu devi andare, non voglio che rischi per me” sospirò lui, avrebbe voluto averla con se, ma sapeva che non si poteva fare per quella volta.
“Si… io devo andare, mio padre ha chiamato Chung-hee prima che venissimo qui, e vuole che andiamo a cena con lui.” disse lei, era angosciata per quella cena, avrebbe preferito non incontrare suo padre.
“Ci saranno ripercussioni?” chiese impaurito lui, pensando al peggio.
“Non credo ci sarà Chung-hee non mi lascerà sola neanche un attimo”
“Allora vai…”
“Vuoi un abbraccio o rischi di smoccolarmi addosso?” chiese lei cercando di smorzare un po’ la tensione.
“forse è meglio di no, rischierei di piangere e non voglio farlo”
“Ti farebbe bene, tu non piangi mai… neanche per Do-yoon ti ho mai visto piangere…”
“Non è da me.” Disse lui con uno sbuffò.
Lei scosse la testa e con ampie falcate, si avvicinò al divano per andarsi a sedere vicino a lui.
“Dovresti andare via”
“Tu hai bisogno di me” disse lei guardandolo negli occhi, gli accarezzò i capelli con dolcezza, si avvicinò alla fronte di Dashimen baciandola con far protettivo, lui si tuffò su di lei abbracciandola, aggrappandosi a lei con tutte lei sue forza e incominciò a singhiozzare isterico.
Lei lo strinse sempre di più sentendosi straziata dal dolore di Dashimen.
L’amore, era la cosa più complicata del mondo.

ORE 17:30 -1,5 ora alla partenza
Jimin si trovava fermo su un lurido terrazzino, a guardare la porta davanti a sé, leggermente titubante se suonare il campanello oppure no.
Era come sempre colpa di Taehyung, dopo un’animata conversazione con lui, Jimin era giunto alla conclusione di seguire i consigli, più che consigli le minacce, del suo migliore amico.
Era colpa sua, se si trovava immobile davanti alla porta di casa di Yun-hee, casa che a quanto sembrava aveva pareti troppo sottili, da cui si poteva udire tutto quello che succedeva al suo interno. Una casa che tra l’altro si trovava in un quartiere povero della periferia di Seul. Un quartiere in cui non pensava che Yun-hee potesse vivere.
Si sentiva agitato, e preoccupato sia per il luogo in cui stava e sia perché sentiva tutto quello che stava succedendo all’interno di quell’appartamento, la sua migliore amica urlava contro qualcuno, litigando ostilmente.
Lui come sempre si trovava in una situazione spinosa, dove si pentiva della scelta fatta, e dove il panico aumentava dentro di lui.
Avrebbe voluto tornare indietro, scappare da lì, come un codardo, sapeva però che se non avrebbe dato un passaggio a Yun-hee in agenzia, avrebbe dovuto affrontare il viaggio in aereo più orrendo della sua vita, con Taehyung che gli avrebbe dato il tormento per tutto il volo.
Si guardò intorno con angoscia, era tardi e avrebbe dovuto suonare quel maledetto campanello, fermare le urla di Yun-hee e andare velocemente in agenzia, prese un respiro profondo, cercando il coraggio verso di sé, non riuscì però a fare alcun passo verso la porta che quella sì aprì con forza, mostrando una bella donna, con un fisico da ballerina, e il viso contratto dalla rabbia.
Jimin si attaccò al cornicione con tutto il corpo, guardando la donna di fronte a sé come se guardasse una Dea, era veramente una donna bellissima.
Inchinò leggermente il capo per saluto, ma la donna non lo degnò di uno sguardo, gli passò di fianco senza averlo minimamente notato, lasciando una scia di gelo dietro di sé.
“Non puoi andare via! Devi accompagnarmi in agenzia!” urlò Yun-hee affacciandosi alla porta con aria stanca e molto adirata, urlando dietro la donna che ormai aveva voltato l’angolo sparendo di corsa dalla vista della ragazza.
“Cazzo.” Urlò tra i denti la ragazza, stringendo i pugni con forza, chiuse gli occhi inclinando leggermente la testa all’indietro, e portò una mano al centro del petto, cercando di ritrovare il controllo del suo respiro. Sarebbe dovuta andare in agenzia, ed era in ritardo, non sarebbe mai arrivata in orario dovendo prendere tre mezzi per arrivarci.
Jimin era sbiancato stava cercando di fondersi con la ringhiera dietro di lui, aveva gli occhi completamente sbarrati, non aveva mai visto la sua Yun-hee in quello stato.
Fece qualche passo incerto verso la ragazza, si sentiva tremendamente smarrito e anche inquieto per lei, aveva anche paura solo di dire il suo nome ed attirare la sua attenzione, non sapendo quale tipo di reazione lei avrebbe potuto avere.
Yun-hee sbuffò rumorosamente, sbattendo un piede a terra facendo sobbalzare Jimin che sgranò ancora di più gli occhi, Yun-hee si passò una mano sulla fronte e aprì gli occhi, tornando a guardare con rabbia la strada che aveva percorso la madre scappando da lei.
Jimin era completamente immobilizzato, non aveva idea di quale comportamento sarebbe stato più consono mettere in atto, sapeva solo che appena lei si sarebbe accorta di lui, sarebbe stato tutto assolutamente imbarazzante.
Il ragazzo sentì il naso pizzicargli terribilmente, cercò di trattenere il fiato, sapeva che stava per fare uno starnuto, come sapeva che non era il momento per farlo.
Alla fine non riuscì a impedirlo e si ritrovò a starnutire.
Yun-hee al suono dello starnuto vicino a lei si voltò subito di lato, sgranò gli occhi nel trovarsi di fronte a se Jimin.
“Jimin?” chiese dubbiosa e stupita nel trovarlo di fronte casa sua.
“Scusa..” disse lui con il capo chino.
“Cosa ci fai qui?” trillò lei incredula.
“Sono venuto a prenderti per andare all’aeroporto” disse lui accennando a un sorriso imbarazzato.
“Ah…” sussurrò lei perplessa e a disagio, pensando che sicuramente Jimin aveva visto tutta la fuga di sua madre.
“Mi dispiace non volevo essere inopportuno” disse lui tremendamente in imbarazzo.
“Va bene… vieni entra dentro, così prendiamo la valigia e andiamo” disse lei cercando di cambiare argomento togliendolo dall’imbarazzo. Non avrebbe mai voluto che Jimin vedesse quella parte della sua vita, ma ormai era lì, il fatto positivo era che però non avrebbe fatto tardi in agenzia.
“Ehm sicuro che posso entrare?” chiese lui titubante.
“Si.. non c’è nessuno, avrai visto mia madre andare via. Si quella era mia madre” disse lei annuendo con il capo.  
“Ah… ehm si l’ho notata, sembrava aver fretta” disse lui a disagio dondolando da un piede all’altro.
“Si.. come sempre ha fretta di fuggire da me.” Sbuffò lei irritata, alzando gli occhi al cielo.
Jimin deglutì a vuoto, a corto di parole e la seguì dentro il piccolo appartamento, leggermente a disagio di trovarsi lì, non era mai stato a casa di Yun-hee e non si sarebbe mai aspettato che vivesse in un posto del genere.
“Molto carina” provò a dire con gentilezza.
“Non è carina, è piccola, ci siamo trasferiti qui da poco, per via della malattia di mio padre, lui ha dovuto lasciare il lavoro e le spese mediche erano troppe.” Spiegò lei aprendo una porta ed entrando in una piccola stanza, che sembrava più che altro uno sgabuzzino con un materasso e nient’altro.
Jimin rimase fermo vicino all’uscio della porta guardando la piccola stanza, con il
letto minuscolo, e poi piena di scatoloni, non c’era neanche poi molto spazio per poter camminare.  
Osservò con attenzione tutti gli scatoloni che avevano delle scritte segnate con un pennarello nero, le scritte riportavano i nomi delle stagioni, e in uno invece c’era scritto: libri.
“Devo prendere le ultime cose e poi andiamo” disse lei avvicinandosi allo scatolone con su scritto primavera e prendendo un altro paio di magliette per poi metterle nella valigia che era posizionata sul letto, dato il pochissimo spazio della stanza,
“Mmh.. vuoi una mano?” chiese lui a disagio, incominciando a mordicchiarsi le unghie.
“No, ho finito e andiamo, devo solo controllare di aver preso tutto” disse lei con tono pacato, per poi guardare la valigia con indecisione, controllò tutto scrollando leggermente le spalle, aveva preso tutto, non che poi ci fosse molto da dover prendere, con un gesto deciso chiuse la valigia.
Jimin fece due passi, verso di lei, con la mano andò alla valigia della ragazza per poterla prendere.
“Faccio io” disse lui a disagio, si sentiva come un pesce fuor d’acqua, non sarebbe mai dovuto andare lì, non senza invito di lei, era come se si fosse intrufolato nella vita della ragazza senza il suo permesso.
“Non c’è bisogno, posso fare da sola” provò a dire lei mostrando la sua forza e mantenendo la sicurezza.
“Per favore, lasciami fare qualcosa” disse lui a disagio.
“Non ti aspettavi questo?” chiese lei guardandolo attentamente.
“Io… non avevo idea” rispose lui con tono basso.
“Non è male, alla fine non è importante dove si vive, io sono stata via per tanto, non utilizzavo quasi nulla di quello che avevo, e voi siete sempre in tour e io con voi, non mi serve poi molto” disse lei come se non fosse per niente un problema.
“Se hai bisogno di soldi, io potrei..” provò a dire lui in imbarazzo, ma bloccandosi sempre a disagio dato lo sguardo di lei.
“Non ho problemi di soldi” disse lei con decisione.
“Lo so che le spese mediche possono essere tante, non vorrei che tu fossi in difficoltà, Lo dico perché ci tengo a te, non voglio farti la caritàm voglio solo saperti al sicuro, e non nei guai” provò a fare il gentile lui, provando a diventare il principe azzurro che l’avrebbe salvata.
“Non sono nei guai… non ho debiti ospedalieri, e mio padre ha le cure ottimali, c’è anche una signora che si prende cura di lui. Non devi preoccuparti” disse lei cercando di non sembrare troppo dura con le sue parole, ma volendo solo dimostrare la sua forza.
“Se dovesse servirti aiuto però me lo dirai?” chiese lui lasciando perdere la valigia e prendendole le mani.
“Jimin non è un tuo problema, e non deve esserlo. So cavarmela da sola” provò a dire lei con forza nella voce, non era poi tanto vero che se la cavasse da sola, se non fosse stato per Isabel e Dashimen lei sarebbe ricolma di debiti, e suo padre senza un aiuto. Pagavano tutto loro, lei e sua madre pensavano all’affitto, il cibo e le bollette.
“Io questo lo so. So che sei forte e sai cavartela da sola. Sei una delle persone più intelligenti che conosca. Ho molta stima di te. Non voglio però saperti in difficoltà perché una persona splendida come te non se lo merita. Io ci tengo tanto a te”
Yun-hee rimase immobile, con le mani strette in quelli di Jimin, lo guardava senza sapere cosa dire. Era ingiusto, che lui le dicesse delle frasi così romantiche, senza che fossero una coppia, era ingiusto che lei lo amasse tanto e che non lo avrebbe mai potuto avere come voleva, e che si doveva accontentare di lui in quel modo.
“Ci tengo veramente a te” ribadì lui il concetto, con una mano andò verso la guancia della ragazza accarezzandola dolcemente, sorrise leggermente timido e in imbarazzo.
Voleva poterla avere per sempre nella sua vita, voleva potersi prendere cura di lei, starle accanto in ogni momento. Voleva poter essere la persona su cui lei avrebbe potuto contare.
Senza pensarci più di tanto, Jimin per la prima volta agì d’istinto, seguendo solo il suo cuore che in quel momento gli stava urlando di prendersi Yun-hee e tenerla per sempre con lui.
Si avvicinò al suo volto e con delicatezza posò le sue labbra su quelle della ragazza in un bacio puro e casto.
 
18:00 -1 ora alla partenza
Taehyung era appena entrato tutto incappucciato nel Ristorante di Hye-ri, si era fatto accompagnare da Jimin, non proprio al ristorante ma nelle vicinanze, perché non volveva ancora dire a nessuno il suo piccolo segreto.
Con tranquillità e in andamento rilassato, si avvicinò alla reception e abbassò leggermente la mascherina.
“Salve, sono qui per incontrare Hye-ri” disse sorridente e cordiale.
“Ehm… lei è?” chiese l’uomo dietro il bancone.
“Un suo amico!” esclamò con allegria.
L’uomo lo guardò stranito, erano anni che lavorava lì e non era mai venuto nessun amico per Hye-ri.
“Il suo nome” disse riluttante.
“Ah… Kim Taehyung, lei sa chi sono, ieri ero a cena nella zona vip” sorrise raggiante il ragazzo.
“Un attimo che vado a chiamarla.” Disse scettico, muovendosi a passo veloce per andare dalla vice manager.
Taehyung riportò la mascherina sopra la bocca e incominciò a guardarsi intorno con interesse, la sera prima erano passati da un’altra entrata riservata ai vip, non aveva mai visto l’ingresso principale. Sembrava proprio un bel ristorante di lusso, ma anche molto giovanile.
Incominciò a fischiettare nervoso, mentre con una mano stringeva forte la busta di carta che aveva con sé.
Aveva pochissimo tempo, per stare lì, sarebbe dovuto andare all’aeroporto per la partenza, avevano tutti appuntamento a meno di un ora in agenzia per partire insieme.
“Ciao.” Disse Hye-ri arrivando alle spalle di Taehyung che era intento a guardare un quadro sul muro.
“Oh ciao!” esclamò con allegria il ragazzo voltandosi a guardarla e sorridendo da dietro la mascherina.
“Dimenticato qualcosa ieri?” chiese lei confusa nel trovarlo lì.
“Ehm no, volevo un attimo scambiare quattro chiacchiere con te, se hai tempo” disse provando a essere convincente.
“Mhh… va bene, forse e meglio se andiamo nel mio ufficio così non rischi di essere riconosciuto.” Disse lei guardandosi intorno con circospezione.
“Perfetto!” esclamò lui, lei sorrise a disagio e gli fece strada.
Entrarono nell’ufficio, e Hye-ri lo fece accomodare, si andò a sedere al suo solito posto, leggermente in ansia di averlo lì, e in special modo di trovarsi di nuova sola con lui, tra altro in un posto chiuso, dove nessuno sarebbe mai potuto entrare.
“Ti ho portato un regalo!” esclamò con allegria dopo essersi tolto la mascherina ed averla poggiata sul tavolo, prese la busta che aveva posato un attimo a terra e la porse alla ragazza.
“Ehm a cosa devo?” chiese lei riluttante prendendo la busta tra le mani e guardandola perplessa.
“Oggi riparto, vado in America, come avrai sentito ieri sera, e poi continueremo il tour, ho pensato che quel regalo ti avrebbe ricordato di me!” disse con allegria.
“oh… ma io non posso accettarlo” disse lei riluttante senza neanche aprilo e lasciandolo immediatamente.
“Perché no? I regali si accettano” annuì con forza lui.
“Perché la situazione di ieri era un disastro cosmico… Suga è l’ex di Isabel, che sta con mio cugino, e tu sei fidanzato con Soo-hee. Io non posso accettare regali da un ragazzo fidanzato” disse lei spingendo la busta verso di lui.
“Ma… non è proprio la mia fidanzata, ti ho detto ieri è complicato” disse lui con convinzione, lei avrebbe accettato il suo regalo, lo aveva comprato appositamente pensando a lei.
“Tutto quello che vi circonda sembra complicato dato ieri” disse lei incerta.
“Si.. siamo un po’ tutti pieni di problemi, e immagina che di tempo ne abbiamo pochissimo.” Provò a fare dell’ironia lui ridacchiando nervoso.
“Taehyung non posso accettarlo”  disse lei duramente.
“Per via di Yoongi?” chiese incerto lui.
“Certo! Lui vuole la ragazza di mio cugino.”  
“Era la sua ragazza prima, non sono fidanzati solo per colpa di quell’orrendo uomo.” Disse con rabbia Taehyung, riferendosi al padre di Isabel, era la prima volta che aveva incontrato quell’uomo, pieno di energie negative e ricolmo di cattiveria, non gli era piaciuto per nulla.
“Chung-hee è mio cugino. È lui il fidanzato di Isabel ora. ” disse lei  prendendo come sempre le parti della sua famiglia.
“Ehm… lo so, ma non va bene per Isabel!” trillò lui esasperato.
“Cosa? mio cugino va benissimo per Isabel! tu non lo conosci, lui la ama.” Disse agguerrita lei, guardandolo con stizza.
“Ehm… okay capisco che vuoi difendere tuo cugino, ma Isabel e Yoongi sono destinati a stare insieme.” Ribadì il concetto lui, certo di quello che stesse dicendo.
“Non mi sembra dato i rapporti. Lei ha scelto Chung-hee!”
“Solo per suo padre” disse sempre più esasperato lui,  cercando di convincerla del contrario.
“Taehyung dovresti andare via. Non capisco perché sei qui. Vi avevo detto ieri di andarvene. Ma tu sei tornato e senza invito.” Disse lei con avversione nella voce.
“Io… volevo farti un regalo, parlare con te….” provò a dire lui, leggermente ferito dal tono di voce utilizzato dalla ragazza, e dal suo rifiuto così schietto.
“Di cosa? di nuovo della tua fidanzata? O vuoi dirmi che mio cugino non è abbastanza, come hai già sottolineato?” disse lei sempre più stizzita.
“Ehm… volevo conoscerti meglio mi piaci!”
“Cosa? Tu non mi conosci! Sei fidanzato Taehyung!” esclamò lei allibita spalancando la bocca, incredula da ciò che lui le stesse dicendo, e trovandolo estremamente assurdo.
“Infatti voglio poterlo fare!” disse lui con energia.
“Taehyung no, non esiste.” Decreto lei.
“Perché?” chiese lui imbronciandosi immediatamente.
“Te l’ho già spiegato.”
“Io sto con Soo-hee solo perché devo recuperare una cosa da lei, non perché mi piace non mi è mai piaciuta, ha qualcosa di strano. È sospettosa, non mi sento mai a mio agio vicino a lei, non mi piace averla intorno.” Incominciò a spiegare lui sperando che lei capisse.
“Questo discorso è così contorto.” Disse lei sempre più confusa.
“La cugina Yuri ha rubato la collana di Yoongi, collana che era di Isabel, io continuo a stare con Soo-hee solo per recuperarla.” Disse lui provando a farsi intendere meglio e sperando che lei lo capisse .
“Non capisco perché mi stai dicendo queste cose. Taehyung io non voglio saperne niente, specie di Suga e Isabel. Lei sta con mio cugino. Lui è innamorato. Non voglio che soffra.” Trillò lei, stanca di quel battibecco in atto,
“Allora digli di lasciare Isabel. Lei è innamorata di Yoongi!”
“Isabel sembra una brava persona, non credo che illuderebbe qualcuno. Io non voglio intromettermi!” disse lei oltraggiata guardandolo incredula, continuava a non capire come fosse finita in quel tipo di situazione.
“Ma potresti dare una mano a tutti” disse lui sorridendo affabile, continuando a provare a convincerla.
“Io? Taehyung, tu sei completamente fuori di testa, te l’hanno mai detto?” chiese lei sempre più esterrefatta dal comportamento di lui.
“Si… mi hanno sempre detto che sono strano, con idee strane, e teorie incomprensibili per tutti, ma sai alla fine ogni mia sensazione è sempre giusta.”
“Non mi interessa. Io non voglio far parte di questa cosa. Qualunque cosa sia. Devi andare via.” Si alzò dalla sedia e lo guardò intimandoli di uscire.
“Ma… perché non vuoi darmi una chance” disse lui con tono lamentoso.
“Aigoo.. ma sei tonto? Te l’ho spiegato.” Trillò lei scuotendo il capo, trovando tutto estremamente stressante.
“Okay… va bene vado via. Solo perché non ho molto tempo, devo andare in aeroporto. Ma tornerò.” Disse sorridendo ammaliante.
“Aigo… no. Tu  qui non torni.” Disse lei facendo il giro della scrivania per poi andare alla porta e aprirla.
“Fuori.” Disse con tono duro.
Taehyung, sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Scosse la testa con diniego, guardò un attimo il regalo sulla scrivania, non se lo sarebbe mai ripreso.
Si alzò e raggiunse Hye-ri.
Si fermò davanti a lei, con la sua migliore faccia da poker face.
“Taehyung, per favore vai” disse lei rimanendo immobile.
“Si. Ma te l’ho detto tornerò, e ti convincerò a volermi conoscere” disse lui super convinto delle sue parole.
“E io ti dirò di no, sempre.” disse lei con convinzione.
“Sempre è un tempo così lungo, non mi piace” disse lui facendo il labbruccio e guardandola con occhi preganti.
“Non mi convinci, neanche se fai quella faccia carina” disse lei incrociando le braccia al petto.
“Ti convincerò. Lo so.” Fece un sorrisetto furbo e poi si avvicinò a lei e stampò un bacio leggero sulle labbra di qualche secondo.
“Vado! Ciao ci vediamo al mio ritorno!” sorrise e scappò via saltellando e ridacchiando, come un bambino che aveva appena fatto una malefatta.
 
Angolo autrice:
Probabilmente pubblicherò venerdì prossimo ma in caso di mancanza scusatemi!
Bene è ufficialmente finito il momento ristorante e post!
Pensavamo sia io che loro di non uscirne vivi! Beh tutto sommato siamo tutti vivi.
Abbiamo Yoongi beh… non so come lui stia penso con le penne arruffate!
Hoseok… ha bisogno di tempo.. quel non ti amo è straziante.
Isabel va per la sua strada ormai! Lo so volete il lieto fine, ma per ora è così io penso sia anche giusto ciò che lei stia facendo, è stanca di stare in balia degli eventi, e di considerarsi vittima, Chung-hee è una sua scelta, qualunque saranno le conseguenze lei le dovrà accettare un domani. La gravidanza isterica verrà spiegata, don’t Worry.
Dashimen.. beh lui è nel periodo nero ormai, capiremo come ne uscirà.
Jimin e Yun-hee… una gioia finalmente? Grazie! Ci siamo riusciti, è stata un’impresa assurda… Jimin sta diventando il personaggio che mi sta portando alla voglia matta di diventare un’assassina.
Tae Tae.. muahahahaha lui è veloce come un treno asiatico ad alta velocità! Due giorni e già fa capire cosa vuole!  È anche il personaggio che si scrive più velocemente, conduce lui il gioco!
Bene ora partono tutti per I Billboard! E per la fine del tour… sono divisi!
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** CAPITOLO 29 MAGIC OINTMENT ***


CAPITOLO 29 MAGIC OINTMENT (POMATA MAGICA)

04  LUGLIO 2017 NOTTE
Isabel si trovava sul divano di casa, dopo una tremenda giornata.
Lei e Chung-hee erano andati a casa di suo fratello per il compleanno di quest’ultimo. Era stata una festa per intimi, con le varie famiglie, inclusa quella di Ha-rin che aveva un odio verso di lei talmente ampio che era impossibile descrivere. La odiavano tantissimo, sia per aver mandato il proprio piccolo figlio in esilio in America, sia perché era accompagnata di Chung-hee che come sempre in quelle situazioni non l’aveva lasciata solo per un attimo, sempre così estremamente protettivo nei suoi riguardi.
Lei si era sempre sentita come un pesce fuor d’acqua in quegli eventi che racchiudevano tutta la famiglia, ma l’appoggio di Chung-hee aveva sicuramente alleggerito il tutto. Per una volta non era stata lei a subire tutto lo stress dell’evento, bensì Jisoo, che ormai era sempre più presente nella vita dei Kim e che lo sarebbe stata sempre di più. Durante quella piccola festicciola così intima, il padre di Isabel aveva fatto la tanto inaspettata proposta di matrimonio alla donna.
Isabel che nell’ultimo periodo aveva passato molto tempo con Jisoo, aveva percepito che la donna pur provando a rimanere composta, non aveva gradito quella proposta,
L’aveva vista sbiancare e tremare nel dire quel , che avrebbe comportato la sua condanna a morte. A Isabel le era sembrata come un animale braccato, senza via di uscita, consapevole che il futuro accanto al signor Kim, non sarebbe stato mai di amore fiori e dolcezza, ma solo patimento.
Aveva accettato il tutto, pur trovandosi sotto shock, perché non si poteva rifiutare la proposta di matrimonio del signor Kim, nessuno avrebbe mai potuto osare farlo.
Per quanto tutto poteva sembrare tragico, Isabel sapeva che quella non era la sua tragedia, e che non doveva farsi coinvolgere in fatti troppo vicini a suo padre. Non aveva ancora bene capito come quella relazione si fosse venuta a creare, e come fosse possibile che Jisoo si fosse trovata immischiata in tutto ciò, ma non erano sue problematiche.
Lei aveva altri problemi a cui pensare.
Dopo aver visto sua cognata a quella festa mostrare una leggera pancia dovuta alla sua gravidanza, Isabel si era sentita circondata da una debbia densa fatta di tristezza.
Stava facendo ancora fatica a far i conti con quello che era successo, le era stato difficile capire quale fosse stato il motivo scatenante della sua gravidanza isterica e ancora stava cercando di superare il tutto, il suo corpo stava reagendo diminuendo il gonfiore addominale, ma questo comunque non rendeva più semplice il decorso di tutto.
Potevano volerci mesi prima che ciò passasse e già ne erano passati quasi due dalla diagnosi.
Continuava comunque a fare le sedute con lo psichiatra anche a distanza,  anche sé l’essere stata per inizio Giungo a Chicago per due settimane in seduta dal vivo aveva aiutato molto. Era riuscita a poter stare per tanto tempo, solo grazie a Chung-hee che con la scusa di volersi allargare di più oltre oceano con i suoi ristoranti, era riuscito a convincere il signor Kim a far andare Isabel con lui.
Chung-hee che ormai era diventato di sostegno per Isabel e che la supportava in ogni occasione, il ragazzo ormai era un faro fisso nella tempesta in cui Isabel era immersa.
La ragazza però si stava impegnando, ed era riuscita ad ammettere, che per quanto la possibilità di un bambino sarebbe potuta essere un problema, lei avrebbe tanto desiderato essere madre del figlio suo e di Yoongi.
Aveva ammesso anche di essere di nuovo depressa, che molto probabilmente aveva sbagliato le dosi farmacologiche.

Aveva compreso le motivazioni che avevano portato il suo corpo a reagire in quella maniera: l’incontro con sua madre, e l’aver chiuso con Yoongi erano stati i fattori scatenanti. 
Il: non ti ho mai voluta da parte di sua madre, il non ti ho mai amato che la madre le aveva rivolto, aveva creato una forte spaccatura nella sua mente,  tanto da voler diventare  lei stessa una madre, così da poter dimostrare di essere migliore della propria, così da poter far vedere che lei era capace di amare.
Scegliere un altro uomo, avere la consapevolezza di non poter avere più un futuro con Yoongi, avevano molto probabilmente riportato in superfice una frase detta da Ha-rin molto tempo addietro:

“Rimani incinta, così tuo padre è costretto a farci stare insieme”

Una frase che per lei era stata assurda, un’idea che aveva giudicato insana, ma che molto probabilmente era rimasta dentro di lei, assopita.
Anche se al tempo, razionalmente aveva pensato che rimanere incinta di Yoongi non avrebbe portato a niente, la sua mente aveva fatto un ragionamento del tutto opposto, a lei nascosto.
Tutto ciò, tutti i traumi, il far i conti con il passato e il dover chiudere con tutto, aveva portato il corpo a reagire dandole illusione di essere incinta, così da darle un briciolo di speranza, che lei e Yoongi sarebbero stati insieme per via di un bambino.
Speranza, che non portava mai a niente di buono, ma solo a illudersi.
Aveva tutti questi problemi ad accerchiarla, questi pensieri, che la portavano sempre a sentirsi dentro un baratro profondo e scuro. Non aveva il tempo e la forza di pensare anche ai problemi delle altre persone, o al tragico destino che si era scagliato su la donna, un destino che Isabel sapeva l’avrebbe portata a far la stessa sorte della madre.
Lei non poteva aiutarla, per quanto nell’ultimo periodo si era resa conto che non fosse poi così tremenda come persona.
Lei non poteva aiutare nessuno, anche perché non riusciva neanche ad aiutare se stessa, a uscire dalla depressione.

Pensava a tutto Chung-hee, che si era rivelato essere veramente un ragazzo di buon cuore e premuroso.
Chung-hee con cui viveva ormai, e con cui passava ogni momento della sua giornata a parte quando era in ufficio a lavorare.
Chung-hee che aveva anche accettato la sua amicizia con Dashimen, e che aveva coinvolto il ragazzo ad andare con loro a Chicago, così che lei avesse potuto avere più sostegno possibile.
Chung-hee che in quel momento era appena apparso in soggiorno con un sorriso gentile, si era accomodato sul divano e le aveva passato un vasetto di gelato con due cucchiaini.
“Ti va un po’ di gelato?” chiese lui con affetto.
“Dopo questa giornata direi che è un’ottima idea mangiare qualcosa di dolce” sorrise lei grata di quel gesto.  
“Giornataccia, odio queste riunioni di famiglia, ma so che siamo costretti ad andare”  sbuffò lui porgendole un cucchiaino.
“Si… grazie che ci sei sempre e mi appoggi, sono felice di avere te con me” disse lei colma di amore e gratitudine nei confronti del suo ragazzo.
“Volevo proporti una cosa… però non so come la prenderai” disse lui incerto se farle quella proposto o meno.
“Dimmi pure” disse lei alzando lo sguardo su di lui e distogliendo l’attenzione dal gelato, aveva mangiato solo una cucchiaiata, ma lasciò il barattolino sul tavolino, dato l’espressione seria di Chung-hee.
“Pensavo che fosse meglio per entrambi, partire per un po’ di giorni” provò a proporre lui.
“Come mai? Per via di stasera e della proposta di matrimonio?” chiese lei non capendo il collegamento.
“No, la proposta di matrimonio di tuo padre, non c’entra nulla. Domani dovrebbero tornare i bts dal loro tour, penso che sia meglio non rischiare incontri” disse con voce piatta, ma con una punta di preoccupazione.
“Lo so… dopo domani ho un pranzo con Yun-hee in Hotel” disse lei pensierosa, non le andava poi molto di scappare solo perché lui stava tornando in città.
“Si, me l’avevi detto… comunque ci penserai a questa mia proposta? Potremmo approfittarne e farci un viaggio, ti farebbe bene un distacco da questo posto, da tuo padre e da tutto”
“Si, prometto che ci penserò” disse lei sorridendo gentile.
“Mangiamo il gelato e andiamo a dormire, domani ti aspetta una giornata faticosa”
“Te ne avevo parlato?” chiese lei confusa, non ricordava di avergli detto che suo padre le aveva dato l’ordine di licenziare un po’ di persone, un po’ come punizione per non si sa quale motivo.
“Me ne ha parlato Win-hoo, che tra l’altro ti verrà a prender domani mattina”  la informò lui.
“Ah… non dovevi accompagnarmi tu, sempre e ovunque?” chiese lei esterrefatta da quella novità.
“Sono mesi che lo faccio, direi che sia abbastanza non credi? Pensavo che potevamo provare a vedere cosa succede se ti prendi un po’ di libertà in più” disse lui studiandola per bene. “Non vuoi? La tua faccia ha una strana espressione” disse lui non capendola.
“Mi piace… andare a lavoro con te, andiamo sempre in quella caffetteria a fare colazione all’americana… però va bene se non lo facciamo più” disse lei tentennante, abbassando lo sguardo sulle sue mani che stringevano i pantaloncini del pigiama.
Lui rimase ad osservarla, cercando di leggere tra le righe, molte volte trovava difficile capirla del tutto. “Isabel? Vuoi che continuo ad accompagnarti”
“Se a te non va, possiamo fare come vuoi” disse lei con tono piatto.
“Isabel, non ho detto che non mi piace, pensavo volessi riperdere un po’ in mano la tua vita, non voglio soffocarti, non mi piacciono le relazioni morbose, questo non significa che non mi piace stare con te. Non voglio che mi fraintendi” disse lui avvicinandosi di più a lei e alzandole il mento con due dita, così che lei potesse guardarlo in volto.
“La nostra relazione è morbosa?”
“No, non lo è… ma non voglio che ti senti in gabbia anche con me.” Disse lui gentile.
“Possiamo continuare con le colazioni?” chiese lei leggermente intimorita dal ricevere un rifiuto.
“Si, piacciono anche a me” sorrise lui avvicinandosi a lei e baciandola tra il capelli.
“Va bene” disse con voce lieve, lui se la tirò più avvicino e l’abbracciò.
“Quello che abbiamo, anche se è complicato e difficile alle volte, mi piace tanto. Isabel sto bene con te, e non sono importanti i problemi, gli risolviamo. Gli stiamo risolvendo, sta andando meglio. Comprendo che oggi sia stato difficile, per via di tua cognata, ma andrà meglio con il tempo” disse lui tenendola stretta tra le sue braccia e facendola ondeggiare leggermente in modo rassicurante.
“Si, va già meglio, rispetto a due mesi fa non trovi?” chiese lei continuando a rimanere al sicuro tra le sue braccia e aspettando solo una conferma.
“Si, va già meglio” disse lui baciandole la testa con affetto.
“Mangiamo il gelato e andiamo a letto?” chiese lei alzando il volto per guardarlo, lui sorrise gentile e le diede un leggero bacio sulle labbra, che lei ricambiò timidamente.
 
MATTINA PRESTO 5:30
Isabel si trovava in piedi a girovagare per la cucina, aveva dormito solo per un paio di ore, e l’insonnia si era fatta largo in lei.
Mentre gironzolava, guardava con insistenza l’acqua sul pentolino del soggiorno, aspettando che si riscaldasse per potersi fare una camomilla, per rilassarsi.
Si passò la mano sulla pancia accarezzandola leggermente, il gonfiore stava sempre più diminuendo, e incominciava a sentirsi sollevata.
Si avvicinò al fornello, spense il fuoco e verso l’acqua bollente in una tazza gialla a forma di papera dove all’interno c’era la bustina di camomilla. Soffiò leggera sul fumo e incominciò a giocare con il filo della bustina di camomilla, facendo in modo che saltellasse e girasse nell’acqua, rimanendo per un momento incantata dal movimento.
Sbatte gli occhi un paio di volte, tolse la bustina afferrò la tazza calda e si avviò verso il soggiorno per andarsi a mettere sul divano.
Si accomodò tranquilla, fece per fare il primo sorso della sua camomilla, e si scottò la lingua per quanto fosse bollente, e anche per via del suono del campanello che l’aveva improvvisamente sorpresa.
Tenne stretta la tazza, per non rischiare di farla cadere.
Alzò lo sguardo verso l’orologio al pendolo sul muro, segnava le cinque e mezzo del mattino.

Pensò che solo un pazzo potesse suonare a casa della gente a quell’ora.*


Rimase immobile, pensando che forse non avesse sentito bene.

Il campanello suonò di nuovo, strizzò gli occhi confusa.*

Lasciò la tazza e si avviò verso la porta per capire chi fosse.
Non poteva essere la vicina incapace di crescere i figli, poiché aveva lasciato quell’appartamento da molti anni. Molto probabilmente non poteva essere neanche lui, che al momento era sicuramente su un aereo di ritorno.
 
Aprì la porta e si trovò davanti a se Jisoo tremante e con il trucco tutto sfatto, che si teneva a mala pena in piedi tremante, la guardò per un attimo capendo immediatamente la situazione, e con un cennò del capo la invitò ad entrare.
“Seguimi in soggiorno” disse con filo di voce Isabel e la donna la seguì in silenzio, a corto di parole, non aveva neanche la forza di spiegare.
Si avviarono in soggiorno e Isabel l’aiutò a sedersi.
 “Vuoi che chiamo il medico?” chiese lei con voce gentile.
“No… non c’è bisogno non è nulla di che” disse lei.
“Come sei riuscita a fuggire e venire qui?” chiese Isabel, dubitando che suo padre l’avesse lasciata andare così tranquillamente.
“Mi ha detto lui di venire, qui.  Ha detto che tu sapevi come far passare i lividi” disse con voce sottile e trattenendo un singhiozzo.
“Che stronzo… vado a prendere la mia cassetta del pronto soccorso. Rimani qui” disse cercando di mantenere un tono di voce calmo, per non far vedere che fosse preoccupata.

Isabel si avviò a prendere il necessario in cucina leggermente perplessa dalla situazione, non sapeva perché suo padre avesse deciso di punire Jisoo, le era sembrato che la donna si fosse comportata bene e avesse accettato la proposta senza tentennamenti.
“Isabel?” chiamò Chung-hee che era appena sceso le scale e l’aveva fermata prima che entrasse in cucina.
“Oh.. ti sei svegliato” disse lei dispiaciuta.
“Chi era alla porta?” chiese lui confuso, dal fatto che fosse mattina presto.
“Jisoo… è nel nostro soggiorno, ha avuto dei problemi con mio padre” disse con voce triste la ragazza, mordendosi il labbro inferiore a disagio.
“Ti serve una mano?” chiese lui avvicinandosi a lei.
“No, faccio io, si sentirà in imbarazzo, forse è meglio se non la vedi.” Disse lei seria in volto, sapeva benissimo che quando si subivano abusi e violenza, dentro se stessi nasceva un senso di vergogna e di inadeguatezza, si aveva solo la voglia di scomparire da tutti e da tutto.  Dentro se stessi nasceva la consapevolezza di non essere abbastanza forti, e il timore che qualcuno si potesse accorgere di quanto fragili si fosse realmente.
“Come preferisci, se hai bisogno mi trovi di sopra” disse lui, baciandole con dolcezza la fronte.
“Grazie, ma penso di riuscire a cavarmela. Torna a letto tranquillo”
Lui annuì e lei si avviò verso la cucina per prendere tutto il necessario.
 
Tornò in Soggiorno, trovando Jisoo che guardava il vuoto e che era rannicchiata sul divano.
“La mia pomata fa miracoli. È magica. Ti aiuterà a stare megliodisse Isabel sorridendole gentile, dopo averle sfiorato con delicatezza una gamba per attirare la sua attenzione.
Jisoo alzò lo sguardo su di lei con gli occhi lucidi, annuì con la testa, senza riuscire a dire una parola, con le mani andò ai suoi capelli per poterli tirare sopra la testa e legarli scoprendo il collo.
“Ahia.. le strette al collo fanno sempre male, ha una presa forte, e non si riesce a trattenere” disse Isabel con un leggero tono di sarcasmo e disprezzo nella voce.
Jisoo annuì, abbassando lo sguardo sulle sue mani che ora stringevano il suo esile vestito.
Isabel prese il tubicino della pomata e incominciò ad applicarla sul rossore del collo, senza più dire nulla, lasciando la donna per un attimo persa nei suoi pensieri.
Jisoo, rimase immobile a farsi applicare la pomata, troppo sotto shock. Era certa che in qualche modo sarebbe sopravvissuta, che lui non l’avrebbe malmenata, era certa di sapere bene come ingannarlo. Pensava di essere forte, di essere diventata una brava giocatrice nel gioco della vita, invece si era resa conto di aver fatto un passo falso, aveva sbagliato il suo gioco, e tutto per via dei sentimenti che provava per Namjoon. 
Non avrebbe mai potuto rifiutare la proposta di matrimonio, e non l’aveva rifiutata, si era mostrata anche felice sul momento, emozionata, aveva recitato bene la sua parte.
Una volta ritornata a casa aveva però vacillato, dopo averlo soddisfatto sessualmente, dopo aver tenuto duro. Quando pensava che la giornata fosse finita e lei finalmente avrebbe potuto avere per un attimo del riposo, lui le aveva dato un ordine, e lei aveva vacillato.
Aveva detto di no.
Non si diceva di no al signor Kim.
Quel suo piccolo no, al suo ordine di lasciare il suo lavoro alla Big-hit aveva comportato la sua furia.
Lei ora si trovava sul divano di Isabel, con la ragazza che provava a darle una mano.

 “Alza la maglietta” disse Isabel accarezzandole dolcemente un braccio.
“Perché?” chiese tremante.
“Gli piace dare dei colpi all’addome, dubito che ti abbia messo solo le mani al collo” disse Isabel, consapevole di dove a suo padre piacesse colpire.
Jisoo annuì con il capo, e con un’espressione sofferente sul volto, alzò leggermente la maglietta mentre Isabel la fissava con una faccia corrucciata e incominciò a spalmare la pomata sull’addome della ragazza.
“Lo so è ghiacciata, dopo ti devi alzare un attimo che ti fascio”  disse con gentilezza.
“Aveva ragione a dirmi di venire da te” disse con tono triste, trovando Isabel molto migliorata nel saper come trattare certe felice.
“Carino, ti ha dato un consiglio utile, dopo averti ridotta così.” Sbuffò con ironia Isabel.
“Sono in trappola” sussurrò Jisoo affranta. Lo era, non aveva via di fuga.
“Perché gli hai detto di sì? Non dico alla proposta di matrimonio, quella non l’avresti potuta evitare. Perché gli hai detto di sì a iniziare una relazione con lui?”
“Non avevo altra scelta” disse senza guardarla negli occhi.
“Non è una risposta chiara” disse Isabel alzando lo sguardo incerto su di lei.
“Non posso dirtelo”
“Come vuoi” disse con una scrollata di spalle “Alzati ti fascio, dopo ti do delle medicine, puoi riposare nella stanza degli ospiti” disse Isabel seria in volto, comprendendo che non era il momento di fare altre domande.
Jisoo si alzò a fatica, e Isabel si avvicinò per darle una mano.
Jisoo guardò Isabel negli occhi, con gli occhi colmi di lacrime, voleva dirle la verità, ma se ne vergognava troppo, non sapeva se avrebbe mai capito, anche se in quel momento vedendola prendersi cura di lei, le ricordava la dolce bambina che l’aveva aiutata in passato, senza far domande.

Isabel ricambiò lo sguardo cercando di essere più comprensibile possibile, si avvicinò a prendere le garze sul tavolino.
Guardò per un attimo la pomata, aveva sempre avuto nella sua vita scorte di pomate, anche da piccola era consona a nascondere i tubetti un po’ ovunque in caso fossero serviti a sua madre per via delle violenze di suo padre.
Tornò con lo sguardo a Jisoo che stava in piedi a fatica e aveva gli occhi chiusi, e in quel momento ebbe la sensazione che Jisoo fosse qualcuno di conosciuto in passato.
 
MARZO 2000
Jisoo si guardava intorno a disagio, la donna con cui aveva appena parlato, l’aveva lasciata un attimo da sola in quell’enorme casa, che trasudava lusso da tutti gli angoli.
Era stata a disagio per tutto, e tremava di paura. La situazione in cui si trovava sembrava rischiosa, non pensava che sarebbe mai arrivata a quel punto. Le veniva da piangere, ma stava cercando di sembrare forte, davanti a tutto.
Si torturava le mani, consapevole che non sarebbe dovuta stare lì, se lui avesse scoperto che sua moglie l’avesse contattata da giorni  e la stava pressando per denunciare tutto, avrebbero tutti fatto una fine tremenda.
Lui era il peggiore dei suoi clienti, era quello che si divertiva a legarla, a darle cinghiate per tutto il corpo mentre lei rimaneva inerme e nuda in piedi in una lussuosa stanza di un albergo di lusso che mai si sarebbe potuta permettere.
Lui era il peggiore, ma era anche quello che pagava meglio, e suo padre la mandava sempre da lui.
Suo padre un uomo meschino, che la faceva vivere nello squallore, nella perversione e la utilizzava per i suoi sporchi traffici, i film porno con le ragazzine non erano abbastanza da farlo guadagnare, e ciò lo aveva portato a utilizzare lei vendendola a uomini facoltosi. Vendendo tutto di lei.
La porta di un mobile di fronte a lei si aprì improvvisamente, da farla spaventare e trattenere un urlo.
Qualcuno di molto piccolo, con lunghissimi capelli neri, uscì fuori dal mobile, scrollandosi tutta, come un piccolo animaletto coccoloso.
Jisoo rimase paralizzata sul divano a guardare la piccola ragazzina mettersi dritta in piedi e sistemarsi i capelli, che le erano finiti su tutta la faccia.
“Ciao!” esclamò con voce trillante, per poi guardarsi intorno con circospezione.
Jisoo, continuò a rimanere immobile osservando la ragazzina che saltellando come un coniglio si stava avvicinando a lei.
“Hai per caso visto un ragazzino girare qui nei dintorni?” chiese lei incuriosita, Jisoo scosse la testa in segno di diniego.
“Sicura? Sono nascosta da un bel po’ penso di essermi anche addormentata lì dentro”
“Perché eri nascosta?” chiese titubante Jisoo, continuando a osservare la ragazzina e cercando di capire se fosse reale o un fantasma.
“è mio fratello” sbuffò lei innervosita “Ogni tanto gioca alla caccia a Isabel… che sarei io.” disse lei scuotendo la testa.
“Ah! Giocate a nascondino?” chiese Jisoo confusa, non sembrava felice di quel gioco.
“No, lui mi insegue e poi mi fa male. incomincia a chiamarmi da lontano cercandomi, e poi in silenzio cerca di acchiapparmi, come un cacciatore acchiapperebbe la sua preda.” Disse lei seria in volto.
“Oh…” disse lei senza parole.
“Si.. però casa è grande ci sono molti nascondigli, quello è uno dei miei preferiti, non mi trova mai, ne ho un altro in cucina sempre in un mobile…” disse lei poi con faccia pensierosa. “Anzi! È quello della cucina il mio preferito!” esclamò con un sorriso sghembo.  “Lì ho le riserve di cibo!” annuì con il capo convinta.
“Oh…” disse leggermente scossa Jisoo, non sapendo bene cosa dire.
“Tu chi sei? Omo mandano quell’arpia di tata via e fanno venire te? sembri carina!” esclamò con un sorriso.
“Oh.. ehm no”
“Ah… pensavo che eri qui per me… però si forse non lo sei, mio padre non assumerebbe mai una vestita come te.”
“Ah si?” disse lei un po’ risentita, e chiudendosi un po’ in se stessa con il corpo, cercando di nasconderle lo strappo nella maglietta sulla parte sinistra laterale.
“Si… a me piace però. Solo che a loro piace questo stile” disse indicando l’abito pomposo che aveva indosso.
“Oh comprendo” annuì Jisoo.
“Sei carina a me piaci!” esclamò con allegria “è un vero peccato, vorrei tanto qualcuno che stesse con me, la tata è grande, e antipatica…. Mi dice che devo stare seduta composta, che devo mangiare composta, che devo stare immobile tipo statua. E mi da le bacchettate. Tu non sembri una da bacchettate”
“No, non mi piacciono le bacchettate”
“Si vede sembri carina” disse Isabel sorridendo carinamente, per poi inclinare il capo verso sinistra e osservare meglio la ragazza sul suo divano.
“Ti sei fatta male?” chiese osservando il collo della ragazza.
“Ehm.. non è niente” provò a dire Jisoo passandosi una mano sul collo pieno di lividi, lividi inferti dal padre della ragazzina di fronte a lei, che oltre che ad abusare di lei, gli piaceva strangolarla quasi fino al suo svenimento.
“A me sembrano lividi… ho una pomata, vieni!” esclamò la bimba avvicinandosi e provando a perderle una mano, che Jisoo, provò a nascondere.
“Hai paura?” chiese Isabel facendo dei passi indietro.
“io non dovrei essere qui” disse con voce tremante guardandosi intorno, e provando ad alzarsi.
“Ti do la pomata e ti accompagno fuori?” chiese Isabel titubante allontanandosi di nuovo e lasciandole spazio.
“Io…”
“Hai paura del mio papà?” chiese lei
“Io… no… non lo conosco!”
“mmh… meglio per te! mio papà non è bello, cattivo!” disse Isabel incrociando le braccia e sbuffando, “Come mio fratello!”
“Io… devo andare” disse tremante.
“Ti fai dare la pomata prima?” chiese Isabel.
“Ehm va bene” disse chinando leggermente il capo, Isabel la prese per mano stringendo forte.
“La mia pomata fa miracoli! È magica”
“Ti credo… ma poi mi aiuti ad andare via?” chiese tremante.
“Si tipo piano segreto? Sono brava a non farmi notare qui, se rimani legata a me diventerai un fantasma come me!”
“Si tipo piano segreto!”
“va bene unnie! Non preoccuparti non ci vedrà nessuno, e uscirai da questa casa! Io mi chiamo Isabel tu come ti chiami?” chiese poi sorridendole mentre faceva dondolare il suo braccio facendo dondolare anche quello della ragazza.
“Io.. Jiwoon…” disse sorridendo per la prima volta.
“Bel nome! Andiamo unnie!” esclamò con allegria poi sorrise guardandola e con il dito indice sulla bocca fece “shhh” e la trascinò via dal soggiorno.
 
Angolo dell’autrice:
Le frasi in corsivo con l’asterisco sono identiche a quelle del capitolo 7 del primo volume XD  quando yoongi va allo stesso identico orario a casa di Isabel e fa cadere la pianta!
Capitolo un po’ di stallo… lo so ma quando finisco una storline, poi vi tocca il pippone di cosa sia successo nei mesi antecedenti.
Siamo 2 mesi avanti rispetto al ristorante. Isabel sta andando avanti, sta affrontando la sua gravidanza isterica, spiegato il perché sia venuta. Chung-hee è sempre con lei.
Il signor Kim ha fatto la proposta a Jisoo, (con cui Isabel ha comunque passato del tempo e diciamo, e con la donna si è creato un rapporto pacifico) .
Jisoo dice no a lasciare il lavoro, per Namjoon ed ecco le ripercussioni.
Più flashback!
Penso sia chiaro chi sia Jisoo ora.
Troverete il capitolo più corto rispetto ai miei soliti, ma penso che sia abbastanza per via delle tematiche trattate!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** CAPITOLO 30 SEUL AGAIN ***


CAPITOLO 30 SEUL AGAIN

4 GIUGNO 2017 POMERIGGIO
Yoongi, Namjoon e Hoseok dopo aver lasciato l’aeroporto si erano diretti tutti e tre in agenzia per controllare una canzone a cui avevano lavorato durante in tour, mentre si trovavano nei vari alberghi.
Dopo aver vinto i Billboard, e finalmente finito la metà del Tour, tutti e tre i ragazzi stavano puntando a far meglio e a lavorare duramente. Namjoon aveva come sempre spalleggiato entrambi, e aveva compreso il perché di tutto quell’ossessione del lavoro.
Hoseok e Yoongi per quanto provassero a far finta di nulla, con un sovraccaricarsi di lavoro, lo stavano facendo solo perché volevano pensare il meno possibile alle questioni d’amore.  
Il fatto di trovarsi di nuovo a Seoul, rendeva entrambi inquieti.
Si trovavano tutti e tre nello studio di Namjoon già da un paio di ore.
“Ragazzi pausa” disse Namjoon sospirando.
“Già stanco?” lo prese in giro Yoongi dandoli una leggera spinta.  
“Vorrei chiamare un attimo Jisoo, so che è malata, e vorrei controllare come stia” disse stiracchiandosi e facendo schioccare il collo.
“Ah… quindi non ti vedi con lei stasera?” chiese Hoseok con un luccichio negli occhi.
“Dire proprio di no” guardò attentamente l’amico e sospirò “Non ti fare strane idee, non rimaniamo tutta la notte a lavorare, domani mattina ho del lavoro da fare con Pdoog, non posso non dormire” lo rimproverò scherzosamente il leader, sapendo che Hoseok non aveva per niente voglia di tornare a casa e stare solo con i suoi pensieri.
“Rimaniamo io e te?” chiese Hoseok a Yoongi che stava fissando perplesso lo schermo del computer.
“Ehm… io dovrei vedermi con Suran…” disse con voce quasi sussurrata, per poi mordersi l’interno della guancia a disagio.
“Ah..” esclamarono Namjoon e Hoseok contemporaneamente scambiandosi uno sguardo scettico.
“Io non ho chiuso con lei, e ci siamo visti a giugno in quei tre giorni che eravamo tornati qui.” Spiegò il rapper a disagio.
“Pensavamo che avessi chiuso con lei” disse Namjoon scambiandosi sempre uno sguardo con Hoseok al suoi fianco, che credeva lo stesso.
“No… non ci sono riuscito, forse è meglio così” disse con voce bassa.
“Non ci credi neanche tu” disse Hoseok, scuotendo il capo.
“Domani dovrei vedermi con Dashimen” disse di colpo Yoongi guardando l’amico.
“Perché mai?” chiese Hoseok indurendo l’espressione del viso.
“Dobbiamo parlare di alcune cose. Lo sai che lo sentivo durante il tour, anche se non volevi sapere di cosa parlavamo” disse con una scrollata di spalle.
“Aigoo.. Yoongi pensavo che avessi voltato pagina dopo l’ultimo incontro con lei.” Si intromise Namjoon guardandolo con orrore.
“Non chiuderà mai lo sappiamo entrambi, per questo dico che doveva chiudere con Suran” disse piccato Hoseok.
“Sei una mina vagante pronta a esplodere, combinerai solo disastri e lo sai!” lo accusò Namjoon.
“Io… ho un piano!” esclamò Yoongi.
“Non lo voglio sapere!” esclamò Namjoon irritato dalla situazione.
“Non guardare me non voglio saperlo neanche io, ho chiuso con tutta quella faccenda. Non voglio sapere niente di Isabel e Dashimen. Non avresti dovuto dirmi che ti vedi con lui” disse seccato Hoseok guardandolo in malo modo, ormai era sicuro di aver chiuso, o almeno provava a convincersi, appena atterrati a Seul aveva solo avuto il pensiero di volerlo rivedere.
“Pensavo che volevi approfittarne per incontrarlo” provò a dire Yoongi.
“No. Sinceramente non capisco come tu possa passare sopra a quello che è successo. Io questa non la perdono. Non ne voglio sapere nulla.” Provò a fare il forte, e a far notare che gli era veramente passata.
“Aigoo stai sbagliando” sbuffò spazientito Yoongi.
“Aigoo state sbagliando entrambi. E detto questo io vi lascio, chiamo Jisoo e torno a casa.” Disse Namjoon alzandosi guardando torvi entrambi.
 “Mi lasci solo con lui?” chiese Hoseok indicando Yoongi.
“Sope for ever no?” disse con un accetto inglese per poi fare una falsa risata, prese il telefono e uscì dal suo studio lasciando i due da soli.
“No. Non ne voglio riparlare” disse Hoseok che stava guardando la porta chiusa da cui era appena uscito Namjoon, ma sapeva che Yoongi era in attesa probabilmente con una faccia addolcita per arruffianarlo e parlare con lui del suo futuro piano.
“Aigoo.. nessuno vuole parlare più con me!” disse con voce lamentosa.
“Si, abbiamo tutti deciso di chiudere, anche Taehyung… se ha deciso lui di non parlare più della questione, vuol dire solo una cosa” disse piccato Hoseok.  
“Cazzo.” Disse Yoongi sprofondando di più sulla sedia in cui era e prendendosi la testa tra le mani.
SERA
Jimin aveva convinto Yun-hee e fare un giro in macchina dopo essere arrivati a Seul, così da poter passare del tempo insieme e soli, senza nessuna distrazione.
Dopo essere stati insieme per ore a chiacchierare e a baciarsi, alla fine Jimin anche se riluttante, aveva accompagnato Yun-hee a casa.
Si trovavano entrambi davanti la porta di casa della ragazza.
“Sei sicura di non voler venireda noi?” chiese Jimin in imbarazzo.
“Si sicura, voglio stare con la mia famiglia in special modo con mio padre” disse lei sorridendo gentile.
“Mmh… allora non ci vedremo poi tanto in questi giorni?” chiese lui spalancando la bocca incredulo.
“Jimin siamo stati per due mesi sempre insieme, qualche giorno di distanza non farà la differenza” disse lei guardandolo arricciando il naso e trovandolo fin troppo melodrammatico.
“Omo! Ma io sento già la tua mancanza!” esclamò lui per poi abbracciarla come se stesse abbracciando un peluche gigante, facendola ridere felice.
“Non mi staccherò da te!” esclamò nel suo orecchio ridendole a gran voce, facendola ridacchiare di conseguenza.
“Dai, Jimin non fare così! Devo entrare in casa, e tu dovresti andare un po’ a riposarti domani devi svegliarti presto per registrare!” esclamò lei cercando di farlo staccare, ma con pochi risultati.
“Mi stacco solo se prometti che vieni a trovarmi!” esclamò lui sorridendole vicino alla faccia e stampandole un bacio sulla guancia in modo giocoso.
“Jimin.. vedrò se riesco, ma non ti prometto niente, ho un po’ di cose da fare” disse lei sorridendo comunque allegra.
“Ma dai!!!” cantinellò lui facendo il musetto come un bambino “Quali cose ci sono più importanti che stare con il tuo ragazzo?!” esclamò con finto risentimento, continuando a giocare con lei.
Yun-hee lo guardò leggermente triste, cambiando improvvisamente espressione del volto.
“Perché hai cambiato sguardo?” chiese lui confuso.
“Hai detto il mio ragazzo, ma non lo abbiamo detto a nessuno che stiamo insieme” disse lei leggermente perplessa.
“Io… ti ho spiegato il perché” provò a dire lui in modo impacciato.
“Dovremmo dirlo alla fine, domani dovrei vedermi con Isabel e Dashimen, posso dirlo almeno a loro?” chiese lei, avrebbe voluto dire tutto a Isabel subito, ma aveva evitato per ovvi motivi.
“Ehm… non lo so.” Disse lui incerto, non voleva che loro sapessero, non voleva che ci fossero più legami con loro, ogni volta che entrambi apparivano, si creavano fin troppe turbolenze nel gruppo.
“Jimin?” disse assottigliando lo sguardo.
“Devi per forza vederti con loro? Non è meglio prendere le distanze, dopo tutto quello che è accaduto?” alla fine si fece coraggio provando a dire il suo pensiero.
“No. Sono miei amici.” Disse lei guardandolo allibita.
“Quel Dashimen non mi è mai piaciuto, io sapevo che nascondeva qualcosa! Hai visto che ha combinato? Ha tradito tutti!” trillò lui.
“Jimin a volte sai essere veramente scemo. Mollami. Entro in casa si è fatto tardi!” disse lei con tono secco cercando di farlo staccare da lei.
“No dai! Non possiamo separarci arrabbiati” piagnucolò lui.
“Invece sì. Perché lo decido io. Domani mi vedo con loro anche se tu non vuoi. Vai a riposarti.” Disse piccata, guardandolo in malo modo.
“No! Non fare così! Non voglio che mi lasci in questo stato!”
Lei lo guardò arrabbiata gli diede un bacio veloce sulle labbra. “Buonanotte Jimin” aprì la porta scappando dentro casa, lasciando impallato lì a guardare la porta chiusa.
 
Jimin entrò a casa con l’aria abbattuta. Jin che era sul divano in compagnia di Yuri e Soo-hee si voltò di scatto per guardare se fosse Taehyung di ritorno.
“Ah… dov’è Tae?” chiese, deluso alla vista di Jimin da solo.
“E io cosa dovrei saperne?” chiese stranito grattandosi la testa.
“Non è venuto con te ad accompagnare Yun?” chiese turbato.  
“No. Sono andato solo.” Rispose con tono scontroso, risentito da come la ragazza gli avesse detto ciao.
“Ah… puoi chiamarlo? A me non risponde” chiese con tono supplice.
Jimin si voltò a guardare le due ragazze sul divano, cercò di non far trasparire nessuna emozione, annuì con il capo. Jimin era certo che Taehyung non avrebbe mai risposto a nessuno e che probabilmente il ragazzo era fuggito in qualche suo nascondiglio segreto, proprio per non vedere Soo-hee, probabilmente era in casa appallottolato in qualche credenza.
“Sicuro che non è in casa?” chiese poi aggrottando la fronte.
“Si.. ne sono convinto, aveva detto che veniva con te ad accompagnare Yun a casa e poi mi raggiungeva qui” disse con astio, avrebbe dovuto capirlo che era una delle solite scuse di Taehyung per non parlare con Soo-hee, aveva usato scuse del genere per tutto il viaggio, per non chiamarla.
“Eh? Strano… provo a chiamarlo, vado in camera, in caso di novità ti dico!”
“Non vuoi rimanere qui?” chiese cercando di non trillare con la voce, guardandolo supplice.
“Ehm… ho bisogno di una doccia e di riposo, mi dispiace. Ciao ragazze!” e con un sorriso falso ma smagliante, Jimin si voltò e corse quasi via dalla stanza lasciando Jin al suo destino.
 
“Ehm… mi dispiace, Soo-hee, ma non so proprio, dove possa essere finito, ero convinto che fosse con Jimin” disse con tono colpevole.
“Non ti preoccupare Oppa, non è colpa tua” provò a essere gentile lei.
“È Taehyung che dovrebbe vergognarsi per come la tratta! Jin Oppa dovresti dirgli qualcosa! Sta ferendo Soo-hee!” strillò Yuri con rabbia.
“Ehm… non sono responsabile del comportamento dei miei amici” provò a dire lui a disagio “Non credo che Taehyung, la voglia ferire, lui è un po’ sbadato, con la testa sempre in movimento, a volte non fa caso alle cose” provò a giustificare l’amico, pur sapendo benissimo, che Taehyung lo stesse facendo di proposito ad evitare Soo-hee, sicuramente avendo in testa qualche piano malefico.
“Così non va! No, non va! Non solo non possiamo seguirvi in tour, poi lui torna e non corre subito da Soo-hee! Dovrebbe correre da lei è la sua fidanzata” disse lei agguerrita.
“Dai Yuri, non fare così, forse avrà avuto un contrattempo, vedrai che Taehyung arriverà! Io ci credo, lo so che mi ama, è fatto così con le testa molto fra le nuvole” provò a dire Soo-hee con voce lieve e dannatamente zuccherosa.
“Yuri tesoro calmati, anche Soo-hee non è arrabbiato, prometto che parlerò con Taehyung” provò a rassicurarla lui, facendo un sorriso impacciato e sorridendo anche Soo-hee.
“No, che non mi calmo!” trillò lei.
Jin la guardò con rassegnazione e si sedette sul divano, provando a chiudere le orecchie, intuendo che fosse inutile continuare a discutere, tanto lei non si sarebbe calmata e avrebbe continuato a invenire contro Taehyung.
La guardò aggrottando un attimo la fronte, era un anno che era fidanzato con Yuri e incominciava a notare nuovi aspetti della sua ragazza che non aveva mai mostrato, si sentiva sempre meno fiducioso nei suoi confronti e incominciava a piacergli sempre di meno.
 
Taehyung si aggirava di fronte al ristorante di Hye-ri, leggermente insicuro se entrare e chiedere se ci fosse un posto per cenare.
Durante il tour aveva pensato spesso a lei, l’aveva cercata sui social senza risultati, ma aveva trovato il sito del ristorante dove aveva trovato una foto della ragazza, che aveva immediatamente salvato e custodito nel suo cellulare.
Aveva anche atteso per due mesi un messaggio che non era mai arrivato, per una volta le sue certezze erano venute meno, lui che sapeva carpire le mosse di tutti, si era convinto che Hye-ri gli avrebbe scritto un messaggio, dato il numero lasciato insieme ai due pupazzetti.
Ciò non era avvenuto, non era arrivato nessun messaggio, ma questo non lo aveva scoraggiato, anzi era pronto a combattere e a farsi valere.
Era pronto a convincere Hye-ri a dargli una chance, era pronto anche a perseguitarla fino allo sfinimento. Avrebbe fatto di tutto per passare dei momenti con lei e per conoscerla meglio, no che ne avesse poi molto bisogno, pensava già di sapere tutto di lei, aveva quel sensore che fosse lei quella giusta.
Lui era talmente testardo, da sapere che alla fine lei avrebbe ceduto, e si sarebbe resa conto che sarebbero stati perfetti insieme.
Si annusò di nascosto le ascelle, avrebbe dovuto fare una doccia prima di presentarsi lì, ma sapeva che a casa stava Jin con Soo-hee, e lui non aveva la ben che minima voglia di vedere quella che a tutti gli effetti era la sua fidanzata.
Prese un respiro profondo, doveva entrare e parlare con lei, doveva andare da lei.
 
05 LUGLIO 2017 05:30
Yoongi si era svegliato presto erano le cinque del mattino, era rimasto disteso sul letto a guardare il soffitto, con Suran che dormiva profondamente vicino a lui, ma lui come sempre era con la mente altrove.
Si alzò dal letto deciso ad andare via, incominciò a camminare lento dirigendosi verso il bagno.
Gocce di sangue visibili solamente a lui, cadevano lente e facevano un leggero rumore udibile solo a lui.  
Se io avessi una macchina del tempo, tornerei indietro nel tempo e farei in modo di non averti mai incontrato.
Era stato come ricevere una coltellata in pieno petto.
E il sangue cadeva lento, posandosi sul pavimento.
Non voglio amarti più. Vorrei non averti mai amato. Farò di tutto per non amarti più, non importa quanto tu voglia lottare per entrambi. Io non voglio più lottare. Non credo ne valga la pena.
Lei aveva continuato a infliggergli altre coltellate.
E il sangue aveva continuato a cadere.
Tu sarai solo un ricordo in un domani quando mi sposerò e crescerò i figli che avrò con lui. Io scelgo lui, no te.
Coltellate, erano state tutte coltellate inflitte al suo corpo. Lei continuava a infliggerli coltellate, e lui continuava a gocciolare sangue, e perdere parti di sé.
Erano mesi che gocciolava sangue, e non riusciva a far nulla per farlo smettere di scendere.
Era arrabbiato, sapeva che solo la rabbia dentro di sé l’avrebbe fatto resistere a tutto quel dolore, sapeva che doveva utilizzare quella rabbia per continuare a lottare in segreto. Ormai era solo, nessuno più era dalla sua parte, avevano tutti rinunciato a immischiarsi in quella faccenda. Avevano tutti preso le distanze. Lui si era isolato, aveva deciso di far finta di nulla, che niente fosse successo, che non c’era nessun sangue a imbrattare il pavimento dove lui continuava a camminare in circolo, cercando una soluzione.
Soluzione che non trovava, soluzione che non c’era.
Poteva solo arrendersi.
Tutti pensavano che si fosse arreso ormai.
Era quella la vera illusione, non la speranza.
La speranza avrebbe continuato a dimenarsi in lui, e non gli avrebbe permesso di arrendersi.
Dopo essersi lavato il viso, si avviò in silenzio di nuovo nella stanza da letto, doveva andarsene da lì, aveva bisogno di agire.
Era di nuovo a Seul, avrebbe tenuto le distanze da Isabel solo per non causarle più problemi di quanti già avesse, ma avrebbe comunque agito, l’aveva già fatto a distanza durante il tour, senza che nessuno se ne fosse agito.
Aveva agito, ed era il momento di continuare con il suo piano.
Si vestì velocemente, andò in soggiorno per prendere il borsone che aveva nascosto in un mobile, e lasciò il suo appartamento, senza curarsi della ragazza che era nel suo letto a dormire, non era carino da parte sua andare via così, ma proprio non riusciva più a stare fermo e far finta di nulla.
 
Arrivato a destinazione, come sempre aveva trovato il solito portiere ad accoglierlo, ci aveva anche scambiato due chiacchiere, così da potergli alleggerire il turno notturno che era quasi al termine.
Avevano chiacchierato di quella prima volta in cui si erano incontrati, di quando lui era stato così istintivo e si era recato in quello stesso stabile in quello stesso orario. Un orario improponibile, le cinque e mezzo del mattino.
Si avviò verso il suo appartamento, perché anche se era intestato a Dashimen, era il suo l’appartamento, era la casa sua e di Isabel.
01-01-2013 digitò il pin ed entrò.
Si ritrovò a respirare di nuovo dopo aver trattenuto il fiato per tanti mesi.
Le gocce di sangue si erano fermate, non cadevano più.
Era a casa.
Poggiò il suo borsone per terra, e guardò la serie di scatoloni nell’ingresso, non ricordava di avere ordinato così tante cose, leggermente frastornato, lasciò le sue scarpe nell’armadio, prese le sue solite ciabatte, e decise di mettersi subito a lavoro, aveva tanto da fare.
 
Dopo ore e ore di spostamenti di mobili, e di duro lavoro per arredare casa di nuovo, si lanciò sul divano con un grande sospiro misto a un grugnito.
Si sentiva soddisfatto, era riuscito a spargere pezzetti di se per tutta la casa, aveva anche comprato una stampate, e stampato tutte le foto sue e di Isabel che erano custodite del computer della sua stanza studio.
Aveva lasciato se stesso ovunque e aveva anche pulito tutto, si era reso conto che Isabel nell’ultimo periodo non era passata da quella casa, ma sapeva che alla fine sarebbe tornata, perché lei l’aveva promesso: sarebbe tornata sempre.
Ad attenderla in quel loro appartamento, ci sarebbe stato lui, se non in persona, ci sarebbero stati i suoi oggetti personali, e le loro foto.
Lei non sarebbe mai potuta andare avanti con la sua vita, e lui era diventato talmente cocciuto e spavaldo, si era intestardito tanto, le avrebbe ricordato sempre che era lui il suo destino, alla fine lei avrebbe dovuto ritrattare e dire che era vero che l’amava ancora.
Prese un attimo il telefono e incominciò a digitare un messaggio.
Ti aspetto nell’appartamento di Isabel.
 
05 GIUGNO 2017 ORA DI PRANZO
Isabel, Dashimen e Yun-hee si trovavano al ristorante dell’hotel a chiacchierare durante il pranzo, e ad aggiornarsi degli ultimi eventi personali.
Gli argomenti Bts, Yoongi e Hoseok non erano stati ancora minimamente menzionati, nessuno di loro sapeva se fosse il caso di farlo o meno.
“Il tuo telefono continua a fare bip” disse Isabel a un certo punto, dopo aver osservato attentamente Yun-hee che era intenta a mangiare e continuava a ignorare il telefono.
“Chi stai ignorando?” chiese Dashimen con alzata di sopracciglio incuriosito.
“Ti prego non dirmi che hai detto a Taehyung che sei venuta qui e sta cercando informazioni” disse Isabel, pensando che solo Tae potesse insistere in quella maniera.
“No, non è Taehyung, che tra l’altro è strano ultimamente. È sembrato depresso per tutto il tour, strano da lui.” disse lei pensierosa, Taehyung si era isolato molto di più nell’ultimo periodo, lei aveva provato a passare del tempo con il ragazzo, ma Jimin le aveva fatto una scenata di gelosia in privato, lei si era innervosita, avevano litigato come sempre, però lei non aveva lottato per Taehyung, si era fatta da parte.
“Forse senza di me ci si diverte di meno” disse Dashimen con ironia, facendo ridacchiare entrambe le ragazze.
“Mmh.. non lo so, è strano, più del normale” disse lei in pensiero.
“Ti prego, togli la suoneria o rispondi” disse Isabel sentendo l’ennesimo bip del telefono.
“La suoneria mi serve, se mi chiama mio padre o dal lavoro, non posso toglierla!” trillò lei per poi guardare il telefono sul tavolo, con astio.
“Allora rispondi a chiunque ti mandi tutti questi messaggi! Non è Yoongi vero?” chiese titubante Isabel, e nominando colui che non avrebbe dovuto nominare mai più nella sua vita.
Dashimen si voltò a guardare Isabel incuriosito, non parlavano più di Yoongi, non dopo l’ultimo incontro, era come se fosse scomparso dalla loro vita, o almeno da quella di Isabel, dato che lui continuava a tenersi in contatto, ma questa volta non in segreto, aveva raccontato a Isabel della sua messaggistica, lei aveva solo annuito e detto  che andava bene così, l’importate era che lei non ne sapesse nulla.
“È Jimin” sbuffò Yun-hee cercando di fingersi irritata, ma non riuscendoci poi molto poiché aveva sorriso spontaneamente.
Isabel e Dashimen si scambiarono uno sguardo di sintonia.
“Jiminnnnn” trillò Isabel vezzeggiando il suo tono di voce.
“Ah!” esclamò Dashimen puntandole il dito.
“Stiamo insieme… ma nessuno lo sa.” Disse lei con tono basso, quasi in un sussurro.
“COSA!” esclamarono entrambi all’unisono, boccheggiando per lo stupore, Isabel addirittura saltò in piedi sconvolta.
“Quando cavolo avevi intenzione di dirlo, è un ora che siamo a pranzo!” urlò Isabel con rimprovero, incredula per la notizia appena sentita.
“Che cosa vuol dire che non lo sa nessuno? Perché lo state nascondendo? Non porta  niente nascondere le cose! Io dovrei essere d’esempio!” esclamò Dashimen in preda al panico.
“Lo so che non porta a niente nascondere le cose, ma lui vuole così! Aigoo calmatevi entrambi, non è nulla di che!” provò a dire lei con voce di panico e agitando le mani facendo segno ad entrambi di calmarsi.
“Nulla di che?  Mi prendi in giro? Sono anni che lo ami, finalmente state insieme, e tu non mandi un messaggio dopo averlo slinguazzato?” la rimproverò Isabel basita da quel comportamento.
“Non essere volgare!” trillò scherzosamente Dashimen dando un colpetto a Isabel e incominciando a ridere per via della faccia della ragazza.
“Non mi sembrava carino farlo, lui aveva chiuso con Hoseok e tu.. beh non stavi molto bene!” trillò lei in sua difesa.
“Io non sto mai bene! E lui risolverà con Hoseok, se solo si decidesse a mandare un messaggio!” guardò con rimproverò Dashimen.
“No! Dopo il suo non ti amo, come potrei mandare un messaggio? Sei del tutto pazza!” la guardò alzando gli occhi al cielo irritato, per poi tornare con lo sguardo al suo telefono che faceva bip.
Anche le ragazze puntarono gli occhi sul telefono di Dashimen, avevano avuto tutti e tre la sensazione che potesse essere Hoseok ad aver inviato un messaggio.
“Controlla chi è!” esclamò Isabel sulle spine.
“Mmh.” Disse Dashimen, prese il telefono con le mani tremanti, e lesse il messaggio, per poi sbuffare, “Devo andare” disse con tono sconfortato.
“Chi è?” chiese Yun confusa.
Dashimen guardò Isabel sospirando profondamente.
“Lui?” chiese lei tentennando, pensando a Yoongi.  
“Si, avevamo appuntamento, devo andare. Se vuoi, ti dirò?” provò a dire lui.
“No, ma fatti aiutare a risolvere con Hoseok.” rispose lei secca.
“Ci provo… vado bellezze, mi aggiornate un’altra volta” disse con tono depresso e alzandosi, salutò le due ragazze dando ad entrambe un bacio sulla guancia e andò via.
“Lui? Yoongi?” chiese Yun-hee.
“Si…parlano, non so di cosa, non lo voglio sapere.” Disse lei alzando gli occhi al cielo.
“Parlano icuramentedi te s. Nessuno più sta a sentire Yoongi, hanno voltato pagina, anche Taehyung non ti nomina più.” La informò Yun.
“Dici che c’entro io con il fatto che Taehyung sia più strano del solito?” chiese Isabel confusa.
“Non lo so.. tu, Dashimen, la fidanzata… un po’ tutto penso” disse lei incerta, non sapendo il vero motivo del perché Taehyung fosse stato così strano nell’ultimo periodo.
“Ah… Alla fine con quella ragazzina che gli aveva presentato Oppa Jin si è fidanzato?” chiese lei incuriosita e sorridendo.
“Ah… non c’è niente da sorridere, a Taehyung lei non piace, sinceramente sia lei sia la cugina, che è la fidanzata di Oppa Jin, non piacciono a nessuno.” Disse schiettamente Yun-hee scuotendo il capo, guardò Isabel indecisa se raccontarle della collana, non le aveva mai detto nulla a tal proposito.
“Ah si? Che hanno di strano, aspetta se a Taetae non piace perché ci sta insieme?” chiese lei stranita, Tae non faceva mai ciò che non sentiva giusto di fare.
“Ah… non so se dirtelo o meno… è una situazione complicata, dove nessuno sinceramente ci ha capito poi molto. E tra l’altro questa situazione sta destabilizzando tutti, anche se nessuno ne parla più. È come se sia rimasta in sospeso, senza aver trovato una conclusione” disse lei perplessa, nessuno aveva più fatto cennò a niente durante il tour, nessuno aveva parlato di nessuna problematica. C’era tanta tensione tra tutti loro, ma  nessuno si era mosso per risolverla, sembrava come se a tutti andasse bene per una volta far finta di nulla.
“Yun… non ho capito un accidenti” disse Isabel boccheggiando confusa e aggrottando la fronte.
“La fidanzata di Jin… Yuri” disse con faccia schifata “Pensiamo tutti che abbia rubato la tua collana” disse lei incerta.
“La mia collana?” chiese Isabel spalancando la bocca e toccandosi il collo scoperto.
“Si.. Yoongi ne è sicuro… Tae continua a stare con la cugina per recuperarla…  ma il fatto che nessuno delle due è venuta in tour, non so bene cosa sia successo, non lo so…. Sono solo al coerente che entrambe conoscevano la ragazza del ristorante, e che lei le ha chiamate Chang… e questo non era il cognome di cui noi eravamo a conoscenza” disse Yun-hee.
Isabel rimase un attimo in silenzio, cercando di collegare tutti i pezzettini, ma non capendo poi molto, non comprendeva cosa c’entrasse la sua collana e perché fosse sparita.
“Mmh… ci sono tanti Chang.. hai detto Yuri e l’altra come si chiama?” chiese lei incuriosita.
“Soo-hee…”
“Mmh… come fa Hye-ri a conoscerle?” chiese Isabel, sempre più turbata, a riguardo.
“Stessa scuola a quanto sembrava” fece spallucce Yun-hee.
“Hye-ri è andata a scuola privata, fa parte dei Chaebol… quindi anche loro suppongo, se hanno dato un altro cognome…Chang… i Chang sono tanti. Erano al ristorante? Aigoo non ricordo poi molto, non ho badato ad altre facce… mannaggia!” trillò lei.
“Pensi di poterle conoscere?” chiese Yun leggermente incredula.
“Può essere… conosco tante persone. Dovrei vederle. Ma perché ha preso la mia collana, se è fidanzata con Jin?” chiese lei non capendo, le faceva male il fatto che qualcuno avesse la sua collana, ma stava cercando di non darlo a vedere.
“Non lo so, non lo sa nessuno. Lei continua a dire di non averla presa, e Yoongi continua ad accusarla. Jin ha preso le sue parti, ma dopo la rivelazione del cognome, non so il perché loro non sono venute in tour. Taehyung mi ha detto che sono comunque sempre entrambi fidanzati e sembra come se Jin stesse prendendo tempo, forse è confuso” provò a spiegare lei quelle poche informazioni che aveva.
“Indagherò appena avrò del tempo libero, nel caso ti faccio sapere… ora lasciamo perdere tutto questo e raccontami di Jiminieeeeeee” disse lei sorridendole ammiccandole e facendola arrossire violentemente sulle guance.
Isabel si mise in posizione d’ascolto aspettando che Yun-hee incominciasse a raccontarle tutto.
Era felice per la sua amica, finalmente c’era una notizia positiva in tanto schifo che tutti avevano vissuto, voleva essere felice per la sua amica.
Non poteva stare male per una collana, non poteva permettersi di stare male per Yoongi.
Voleva essere felice per la sua amica, non voleva più farsi coinvolgere da altri fatti.
 
Angolo autrice:
Capitolo di passaggio, tornano tutti! Dopo il tour a far finta di niente dei problemi i bts ora si ritroveranno a dover far i conti con tutto!
Namjoon per il momento è quello più stabile.. giustamente non sa cosa incombe su di lui.
Hoseok Nega il tutto come sempre.
Yoongi fa quel che li pare, e tutti lo ignorano.
Jin cerca di capire come far funzionare le cose, ma è frustrato, Taehyung neanche aiuta dato che va girando per i fatti suoi.
Jimin e Yun stanno insieme ma nessuno lo sa!
Isabel ora sa anche della collana!
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** CAPITOLO 31 MANOR ***


CAPITOLO 31 MANOR
05 LUGLIO 2017  POMERIGGIO
Dashimen entrò nell’appartamento, si guardò intorno cercando Yoongi, appena lo vide sul divano a dormire, scosse la testa, oltre ad aver fatto una corsa per raggiungerlo, avrebbe anche dovuto svegliarlo.
Si fermò un attimo a guardare l’appartamento, ritrovandolo cambiato e pieno di oggetti nuovi, di foto di Isabel e Yoongi un po’ ovunque. Con sguardo orripilato guardo per un attimo di nuovo Yoongi sconvolto, pensando che solo lui avesse potuto modificare quel posto in quella maniera.
Dopo un momento di smarrimento, decise che fosse giusto svegliare il rapper, lo scosse leggermente, senza alcun risultato.
“Yah! Rapper svegliati!” urlò Dashimen vicino all’orecchio del ragazzo steso sul divano.  
“Aigoo! Sei pazzo!” Yoongi si svegliò improvvisamente per poi guardarlo in malo modo, per il brutto risveglio.
“Mi dici di venire qui e ti trovo a dormire” sbuffò spazientito Dashimen.
“Ero stanco… ho lavorato molto” disse Yoongi tramite uno sbadiglio.
Dashimen si guardò di nuovo intorno agghiacciato, pensando che ormai Yoongi avesse completamente perso il senno della ragione. Si mise a sedere su una poltroncina, che a quanto sembrasse fosse nuova e avesse occupato il posto di un’altra, finita non si sa dove.
“Che hai scoperto?” chiese Yoongi senza perdersi in preamboli e andando al punto del perché entrambi si trovassero lì.
“Eh?” chiese Dashimen ancora leggermente scosso di come fosse l’appartamento.
“Che cosa hai scoperto sul fascicolo… sono due mesi che fai ricerche per trovare quella ragazza!” trillò Yoongi mettendoli fretta.
“Ah.. io continuo a pensare che questo tuo voler fare ricerche non porterà a nulla” come sempre Dashimen provò a dire la sua, consapevole che quel indagare di Yoongi avrebbe portato solo altri guai.
“Non m’importa il tuo parere, io voglio solo le informazioni che ti ho chiesto. Me le devi o sbaglio?” disse con tono rude il ragazzo.
“Per quanto ancora giocherai la carta del: te lo devo per farmi perdonare?” sbuffò innervosito Dashimen, erano due mesi che Yoongi continuava a ricattarlo in quel modo per ricevere il suo perdono, e lui stava a tutto ciò annuendo e senza lamentarsi.
“Puoi sempre non stare al gioco, e andartene.” Ghignò Yoongi, consapevole che Dashimen avrebbe comunque continuato e non l’avrebbe lasciato da solo.
“Lei si arrabbierà” disse con tono triste Dashimen, Isabel non voleva sapere niente delle loro telefonate o di cosa Yoongi avesse in mente, ma sapeva che se mai avrebbe scoperto qualcosa, si sarebbe arrabbiata di nuovo.
“Lei sta fingendo di vivere una nuova vita. Affari miei se io continuo a trovare una possibile soluzione.”
“è stata chiara!” trillò lui.
“Aigoo. Ti ripeto affari miei. Mi dai le informazioni? O sei venuto solo per farmi perdere le staffe” disse con tono stizzito il rapper, scuotendo la testa, non era lì per ricevere delle ramanzine, ma solo per avere delle informazioni e trovare una soluzione.
“Yoongi sei diventato insopportabile te l’hanno detto?”  
“Si sono una persona orrenda. Nessuno mi dice più niente, nessuno vuole sentire più niente per quanto riguarda Isabel. Sei rimasto solo tu perché devi farti perdonare e perché speri che metterò una buona parola con Hoseok.” Lo provocò Yoongi.
“Non spero niente. Lo so che è finita”
“Falso… illuditi, come si illude anche Hoseok. Siete tutti dei falsi, dite che state bene che volete andare avanti con le vostre vite, che avete chiuso. Tutti falsi tu Hoseok e Isabel.” disse con rabbia il rapper fulminandolo di nuovo con lo sguardo.
Dashimen rimase immobile ad osservare Yoongi, sospirò e scosse la testa, non avrebbe reagito alle sue provocazione, non voleva litigare.
“La ragazza è viva… nel duemilasei, è andata a visitare il padre in carcere, quello stesso giorno, di sera però il padre è morto, di lei non si sa nulla.” Disse cambiando il discorso e comunicandoli le informazioni che voleva.
“Ah.. vedi basta parlare di qualcosa che non vuoi sentire e mi dai le informazioni.” Sogghignò Yoongi.
“Siamo qui per questo. Perché vuoi le informazioni. Puoi smetterla di fare lo stronzo.”
“Okay… beh come hai scoperto tutto ciò?”
“Sono andato nel carcere a chiedere al direttore a nome della società investigativa di mio zio, e dopo un bel po’ di soldi e una guardia corrotta, sono riuscito ad avere delle informazioni…” spiegò Dashimen.
“Ah beh… forse è meglio se non so dei tuoi sporchi traffici” disse pensieroso Yoongi.
“Volevi delle informazioni, per averle devi solo corrompere le persone, semplice. Comunque a parte un vecchio video sgranato e la firma di lei sul un vecchio e lurido quaderno delle visite non c’è altro.”
“Quindi non abbiamo nulla?” disse con risentimento.
“Le impronte digitali che si lasciano nel database del carcere, di solito le chiedono anche hai visitatori”
“E che facciamo?” chiese sperando per un attimo in qualcosa.
“Nulla.. perché non c’è il riscontro su nessun’altro.”
“Non abbiamo nulla…” grugnì Yoongi.
“Lei è viva. Buona fortuna a rintracciarla. Vuoi vedere il video? ”
“Lo hai qui?” chiese indeciso Yoongi, non credeva che il video avrebbe potuto aiutare in qualche maniera.
“No… è a casa sul computer”
“Ah.. non credo mi possa aiutare molto, e tu non puoi andare in giro a cercare qualcuno di somigliante a lei” disse soppesando comunque l’idea, sarebbe stato divertente vedere Dashimen girare con una foto sgranata alla ricerca della ragazza.
“Non la riconoscerei comunque il video è vecchio e sgranato!” disse guardandolo con orrore.  
“E come diavolo la rintracciamo?” disse sottolineando l’ultima parola, erano insieme in quell’indagine e Dashimen non poteva tirarsi indietro.
“Non è un problema mio.” Disse con rabbia.
“Si invece siamo insieme in questo.”
“Non voglio che lei si arrabbi!”
“Aigoo… Isabel di qua, Isabel si arrabbierà, tutti hanno paura di Isabel. Dopo che si arrabbia, si calma. Siete di nuovo amici? Lascia perdere Isabel.” canzonò il rapper stizzito per via della situazione.
“Cosa diavolo vai dicendo? Come faccio a non tenerla in considerazione!” Dashimen stava incominciando ad alterarsi, non comprendeva più il modo di fare di Yoongi e il suo essere così cocciuto a riguardo, da non tenere più in considerazione il volere della ragazza.
“Non lo fai e basta. Che altro hai riguardo tutto ciò?” lo ignorò di nuovo chiedendo quello che voleva.
“Solo questo” sbuffò irritato Dashimen
“Quindi non abbiamo nulla.” grugnì di nuovo Yoongi.
“Io te l’avevo detto che avremmo fatto un buco nell’acqua…”
“Cazzo.” Sbuffò con rabbia il rapper, per poi zittirsi improvvisamente.
Quel fascicolo era l’unica cosa che avevano contro il padre di Isabel, e non era abbastanza senza la ragazza che avrebbe dovuto denunciare il tutto, la ragazza che era viva ma scomparsa dalla faccia della terra.
“Hai rimodernato casa di Isabel?” chiese Dashimen per uscire dal silenzio in cui erano appena caduti.
“Si è casa mia” disse con irritazione.
“Aigoo… sei completamente uscito fuori di testa?” chiese lui con gli occhi spalancati.
“No. Lo sappiamo tutti che non è vero che non mi ama. Alla fine tornerà qui e capirà che è casa nostra e sempre lo sarà, sto portando tutto qui. Venderò il mio appartamento attuale e vivrò qui.”
“Non puoi farlo!” Dashimen lo sguardò sconvolto.
“Si invece. Ho deciso e non sarai tu a impedirmelo. Devi farti perdonare, sei qui anche perché mi devi dare la casa, dato che in due mesi di indagini hai trovato nulla.”
“Cosa? non posso vederti la casa!” disse allibito.
“Si invece, Isabel non lo saprà mai. Se non è intestata a lei deve essere intestata a me.”
“NO, Yoongi non se ne parla!”
“Bene rimarrò qui abusivamente, prova a cacciarmi?” lo stuzzicò lui.
“Lei si arrabbierà” disse con aria rassegnata.
“Ancora con questo fatto. Falla arrabbiare! Poi le passerà.” Sbuffò lui.
Yoongi si mise comodo sul suo divano e incominciò a fischiettare, sorridendo perfidamente a Dashimen che lo guardò atterrito pensando che Yoongi ormai fosse completamente impazzito, e che nessuno ormai sarebbe stato in grado di fermarlo.
 
TARDO POMERIGGIO
Isabel dopo aver passato il pranzo con Yun-hee a farsi raccontare tutta la love story in atto, si diresse a casa per controllare come Jisoo stesse.
Il giorno prima Jisoo aveva sempre del tutto dormito, e non avevano avuto alcun modo per parlare. Lei avrebbe voluto sapere di più sul perché fosse andata a casa sua di mattina presto ridotta in quello stato dal padre. Aveva però deciso di dare almeno un paio di giorni di tregua alla ragazza, e lasciarla riposare.
Entrò nella stanza degli ospiti, individuò Jisoo seduta sul letto con la spalla appoggiata al muro dietro di lei che guardava il muro davanti a lei come sotto shock.
“Ciao” disse Isabel timidamente.
“Oh… ciao” accennò a un sorriso di cortesia.
“Chung-hee ha detto che ti ha lasciato da mangiare per il pranzo” disse Isabel guardando la scrivania e il piatto del tutto pieno.
“Non ho molta fame” disse con tono depresso Jisoo.
“Mmh comprendo, ma dovresti sforzarti per via degli antidolorifici”
“Lo so…”
“Mio padre quando dovrebbe tornare?” provò a chiedere Isabel, sapeva che l’uomo il giorno prima era partito per lavoro, aveva avvisato Chung-hee di tenere entrambe le ragazze sotto controllo.
“Se vuoi che vada via, lo faccio” disse lei con un tono abbattuto della voce.
“Non ho detto questo… puoi rimanere quanto vuoi, ma quando torna devi tornare da lui” provò a non essere troppo severa lei.
“Fra tre giorni… giorno otto dovrebbe essere di ritorno”
“Jisoo ho bisogno che mi dici perché si è accanito su di te… pensavo che andasse tutto bene” provò a chiedere Isabel, andandosi a sedere sul letto vicino alla ragazza.
“Andava bene. Io ho solo fatto un piccolo errore” sussurrò Jisoo.
“Cioè?” chiese Isabel.
“Mi ha ordinato di lasciare il lavoro alla Big-hit, ha detto che non mi serve un lavoro, che non servo lì… perché tu non tornerai da Yoongi… e posso non andare a lavoro” disse con tono tremante la ragazza.
“Oh…. Non hai lasciato Namjoon” disse Isabel capendo che lei avesse rifiutato quell’ordine per il ragazzo.
“Io… non riesco…” trattenne un singhiozzo Jisoo.
“Ci ho messo mesi… prima di dire a Yoongi che non potevamo stare più insieme, penso che questo abbia solo peggiorato le cose… io non riuscivo a lasciarlo, anche solo sapere cosa stesse facendo, avere un messaggio, mi faceva illudere di stare ancora con lui, ma era solo per egoismo, intanto io gli causavo più dolore”
“Non riesco ad affrontarlo, non posso guardare il viso di Namjoon i suoi dolci occhi e dirgli che è finita… io non riesco” singhiozzò Jisoo sofferente.
“Lo comprendo più di quanto pensi, non l’ho mai lasciato guardandolo in faccia… mai. Mi ci sono voluti anni per dirgli basta. E penso che non sia bastato, l’ultima volta che gli ho detto che non avremmo avuto mai un futuro, che io pensavo di averlo con un’altra persona, mi ha mandata al diavolo. Ma lo conosco era la rabbia del momento, lui non si rassegnerà. Se l’avessi lasciato subito dicendoli tutto in faccia, forse non saremmo arrivati a questo punto.” Disse con tono scoraggiato Isabel.
“Namjoon non insisterà… lo so, mi lascerà andare, non sembra cocciuto come Yoongi, ma non voglio crearli del dolore, so che gli spegnerei il sorriso. Non voglio essere causa di ciò” disse Jisoo tristemente.
“Ma non puoi neanche sposarti e continuare con Namjoon… ti avevo detto che dovevi lasciarlo… hai visto cosa ha fatto mio padre per un tuo no al lasciare il lavoro” disse tristemente Isabel e anche leggermente impaurita.
“Se in futuro mio padre dovesse scoprire di Namjoon, si accanirà anche contro di lui. Ha già Yoongi in lista nera, che poi è assurdo che un uomo come lui si accanisca contro un ragazzo. Non ho mai capito il perché di tutto questo accanimento.” Disse Isabel scuotendo la testa, era veramente assurdo l’accanimento del padre e lei continuava a non trovarne una ragione.  
“Tuo padre… ha paura di invecchiare, per questo ce l’ha a morte con Yoongi. Lo vede giovane e motivato, con molte energie. Qualunque persona giovane per lui è una minaccia.”
“E se la prende un ragazzo? Con me?” chiese lei confusa.
“Tu sei sua figlia, sei di sua proprietà, così come lo era tua madre, siete degli oggetti, non vi considera come persone. Non considera neanche me come una persona. Però tu a differenza mia e di tua madre, sei una minaccia. La gente ti ama, anche se sei la regina dei ghiacci, i tuoi social vanno bene, e sei brava nel tuo lavoro, molto più di lui.” spiegò Jisoo con tono monocorde.
“Continuo a non capire il perché tanto accanimento”
“Perché pensa che tu ti prederai tutto un domani, che se ci sarà uno come Yoongi al tuo fianco, avrai la strada più facilitata. In più non vuole che la sua eredità va a uno qualcuno che viene da un piccolo paesino. Non penso voglia che vada neanche a te, perché sei di razza mista”
“Io non l’ho mai voluta, volevo solo una cosa” disse agguerrita Isabel, lei voleva solo essere lasciata in pace e stare con Yoongi, non avrebbe voluto altro nella vita.
“Lo so, ma questi sono i fatti. Lui è così, vede ovunque minacce e pensa di dover essere il padrone del mondo.” Disse Jisoo.
“Come ha fatto a convincerti ad avere una relazione con lui?” chiese Isabel.
“Io… non capiresti” disse la donna abbassando lo sguardo.
“Prova a spiegarmi?” provò a convincerla lei.
“Non riesco… non voglio pensare a quella parte del mio passato, non voglio doverla rivivere raccontandola a qualcuno.” Scosse la testa stringendo forte gli occhi, cercando di mandar via i brutti pensieri.
“Quando lo hai conosciuto? Puoi dirmi almeno questo?” chiese Isabel sempre più supplice.
“A quindici anni… l’ho conosciuto a quell’età, e ogni volta che penso di essermi liberata di lui, lui riappare, ogni volta che penso di aver voltato pagina, lui torna a riprendermi. Non pensavo sarebbe tornato ora che ho trent’anni, pensavo di essere troppo vecchia per i suoi standard… invece non è così, non del tutto.” Rassegnazione, c’era solo quello nel tono della ragazza. Era rassegnata al suo orrendo destino.
Isabel rimase un attimo in silenzio, cercando di collegare le poche informazioni che le stava dando.
Sgranò gli occhi guardando Jisoo con orrore, non credendo che potesse essere lei.
“Sono stanca, penso che dormirò” provò a dire Jisoo dato lo sguardo di Isabel che le incuteva paura.
“Si.. dovresti riposare, forse dovresti mangiare un pochino” provò a dire Isabel addolcendo il tono di voce.
“Non ne ho voglia”
“Va bene… hai messo la pomata all’addome o hai bisogno di un aiuto?” chiese lei gentile.
“Già fatto, ho preso anche le medicine”
“Va bene… ti lascio riposare, passo più tardi per la cena, ora esco un attimo di casa” disse Isabel alzandosi.
“Va bene… puoi uscire senza Chung-hee?” chiese Jisoo guardandola confusa.
“Non lo so, ma lui è in viaggio, quindi… devo andare solo in hotel per lavoro” disse Isabel con alzata di spalle, Jisoo annuì con la testa e Isabel si avviò lenta verso la porta per uscire, ma si voltò un attimo a guardare Jisoo.
“Lo ami?” chiese con tono triste.
“Si… penso sia l’unico che io abbia mai amato.”
Isabel annuì triste e andò via lasciandola sola.
 
Isabel entrò come sempre senza bussare in casa di Dashimen, trovandola però vuota senza il ragazzo.
Sbuffò innervosita, aspettandosi di trovarlo lì, aveva bisogno di vedere il fascicolo di Jiwoon, della ragazza del fascicolo, doveva cercare di capire se quella ragazza sparita da anni fosse realmente Jisoo. Il dubbio la stava tormentando, Jisoo aveva detto che aveva conosciuto suo padre all’età di quindici anni la stessa della ragazzina.
Prese il telefono e cominciò a chiamare Dashimen senza ricevere alcuna risposta.
Sbuffò sempre più innervosita e si andò a sedere sul divano in attesa del ragazzo, ormai era lì tanto valeva aspettarlo, era inutile andare al suo vecchio appartamento per recuperare il fascicolo dalla cassaforte, e in più non voleva tornare lì, no ora che si era convinta ad aver chiuso con Yoongi. Non poteva permettersi di ritornare nella loro casa, e non poteva cedere alla tristezza, doveva essere forte e doveva avere il cervello concentrato senza distrazioni per avere le sue risposte su Jisoo.
 
Dashimen entrò nel suo appartamento, lanciò le scarpe in malo modo e si stiracchio.
Il pomeriggio con il rapper era stato estenuante.
Si avviò con andamento lento verso il proprio divano, aveva bisogno di sdraiarsi e cacciare via il suo malumore, arrivato al divano, si bloccò di colpo sgranando gli occhi.
Déjà-vu, sul divano a dormire non c’era il rapper ma Isabel.
Scosse la testa alla vista di quella scena, quei due erano più simili di quanto pensasse, ed era orrendo che non potessero stare insieme.
La scosse leggermente, senza alcun risultato.
“Yah! Isabel svegliati!” urlò Dashimen vicino all’orecchio della ragazza stesa sul divano. 
“Aigoo! Sei pazzo!” Isabel si svegliò improvvisamente, per poi guardarlo in malo modo, per il brutto risveglio.
Dashimen avrebbe voluto ridere, ma si ritrovò a scuotere solo il capo.
Déjà-vu, avevano reagito anche nella stessa maniera.
“Che cosa fai qui principessa?” chiese lui con un’alzata di sopracciglio, guardandola incuriosito.
Isabel si mise a sedere, lenta, sul divano, si stropicciò gli occhi, ancora assonata.
“Ti devo chiedere una cosa” disse lei mentre sbadigliava.
“Sono tutt’orecchie… anche se molto stanco, non so quanto io possa essere recettivo”
Isabel si bloccò a guardarlo studiandolo attentamente, sospirò profondamente, per poi arricciare le labbra indecisa se chiedere o meno. Alla fine decise di non chiedere, era meglio non sapere.
“Okay… ricordi il fascicolo di mio padre?” chiese lei andando subito al punto.
Dashimen aggrottò la fronte confuso.
“Si… bhe?” chiese stranito.
“Non hai fatto ricerche a proposito vero?” chiese lei, studiandolo attentamente, strizzò gli occhi ed ebbe la certezza che Dashimen aveva fatto delle ricerche a riguardo.
“Okay dammi quello che hai!” disse lei.
“Ehm okay, ma perché ti servono informazioni? Avevi detto che non volevi sapere più niente” chiese lui con sospetto, lei aveva chiuso con qualunque cosa, e non capiva il perché di quel rinnovato interesse sul fascicolo.
“Devo controllare una cosa, devo rivedere tutto quello che abbiamo anche il fascicolo, immagino tu abbia la copia, la mia è nel vecchio appartamento, e sinceramente non ho molta voglia di andarci…”
“Da quanto non ci vai?” chiese lui cambiando discorso mentre prendeva tutto dallo zaino, era stato un colpo di fortuna il fatto che lei non fosse andata nel suo appartamento, forse era meglio se non ci avrebbe mai rimesso piede.
“Ci sono andata appena tornata dalle Hawaii… perché?” chiese lei non capendo quella domanda.
“Oh.. curiosità... ecco il tutto e le mie nuove ricerche vuoi che ti spieghi qualcosa?”
“Si…” disse accennando a un sorriso.
Entrambi si sedettero a terra mettendo tutto il materiale sul piccolo tavolino, che di solito era riservato alle birre, e incominciarono a rivedere tutto insieme.
 
“Su questo documento sta scritto che c’era un altro visitatore quel giorno” disse lei indicando il documento.
“Si.. ma non c’era il nome è stato cancellato, vedi?” disse indicando il pastrocchio sul foglio e il nome del visitatore cancellato.
“Ma tu hai solo la ripresa di lei o anche altro?” chiese lei sperando che avesse tutto.
“Ho il nastro di tutta la giornata, non potevo prendere solo un pezzo” disse lui scrollando le spalle.
“Okay… voglio vederlo!”
“Vuoi vedere tutto il nastro? Perché mai? non capirai chi è l’altro visitatore, non c’è segnato neanche l’orario della visita, non ci sono documenti. A che serve?”
“Hai detto che il padre di Jiwoon è morto quello stesso giorno” disse lei avendo già delle teorie in merito nella testa.  
“Si, per un infarto”
“E ti sembra una causalità? La figlia dopo anni in cui è data per dispersa, torna per un giorno tipo fantasma, lo stesso giorno in cui è morto lui? In più c’è un altro visitatore” disse lei con la convinzione che fosse tutto fin troppo sospetto.
“Pensi che la figlia sia tornata dal mondo dei morti per ucciderlo?” chiese lui guardandola con orrore.
“Non siamo in un film horror, che ti salta in mente!” disse lei spazientita sbattendoli la penna che aveva tra le mani sulla testa.
“Ahia!” si lamentò lui tastandosi la testa.
“Quello che penso è che: o la figlia l’ha ammazzato… e come darle torto, la faceva prostituire a quindici anni… o è stata la persona subito dopo” espose le sue teorie.
“Ah… beh si questo ha più senso” disse lui pensieroso.
“Hai il video o no?” chiese lei mettendoli fretta.
“Si… sul computer… alzati te lo mostro” disse lui alzandosi leggermente confuso, non stava capendo poi molto il perché lei stesse tornando su quelle ricerche e cosa avesse nella sua testa, sicuramente doveva avere una qualche pista, un qualcosa di più di quello che avevano lui e Yoongi che era pressoché niente.
Visionarono il nastro mettendolo molto più veloce, Isabel era concentratissima sulla visione del video, mentre Dashimen invece scuoteva la testa pensando che non avrebbero mai capito chi potesse essere l’altro visitatore, anche perché in quella giornata c’erano stati visitatori per altri detenuti.
“Fermo!” disse lei urlando a gran voce.
“Cosa?” disse lui bloccando il video immediatamente.
“È lei la ragazza?” disse indicando lo schermo.
“Si… è l’unica donna entrata in tutta la giornata” annuì lui.
“Puoi ingrandire?” chiese lei speranzosa che lui lo potesse fare.
“Isabel ha la mascherina e il cappello cosa diavolo pensi di capire?” disse lui scuotendo il capo, non avrebbe mai potuto capire chi fosse solo dagli occhi e anche perché  l’immagine era sgranata.
“Shh! Tu ingrandisci l’immagine a me lascia il compito di guardare!” esclamò lei in modo scontroso.
Lui fece come richiesto sbuffando, e pensando che sia lei che Yoongi fossero dei dittatori con il loro modo di pretendere le cose.
“Okay… rimetti play voglio vedere quando lei esce e gli altri visitatori” disse lei contemplando lo schermo concentrata.
Dashimen eseguì il tutto senza dire più nulla e continuando a sbuffare, pensando solo che aveva a che fare con dei matti.
Continuarono a vedere il video dopo un po’ di minuti che la ragazza fosse uscita, entrò per un’altra visita: un uomo. Isabel fece bloccare di nuovo il video, cercando di guardare meglio l’uomo. 
“È lui l’altro visitatore del padre” disse lei con decisione.
“Come lo sai?” chiese lui guardandola con sospetto.
“Perché è il segretario di mio padre, il signor Park, ne sono convinta.” Disse con certezza lei.
“Omo! Che vuol dire? Che c’entra il segretario di tuo padre?” chiese lui continuando a non capire il tutto. Guardava Isabel che continuava a guardare lo schermo e non proferiva parole.
“Isabel?” chiamò Dashimen scuotendola.
“Io devo andare!” trillò lei con voce stridula saltando in piedi.
“Cosa dove?” disse lui guardandola esterrefatto.
“Non dire niente a lui. Lo so che stai continuando a indagare per causa sua! Non dire niente di questo promettimelo!” disse lei prendendogli le mani tra le sue e pregandolo.
“Cosa?” boccheggiò Dashimen non capendo la reazione di panico di lei.
“Non devi dire niente a Yoongi. Me la vedo io!”
“Tu sai qualcosa?” chiese lui stralunato, non riusciva a starle dietro, gli mancavano dei pezzi, pezzi che lei aveva.
“Forse. Non ne sono sicura, ma non dire niente!” disse continuando a pregarlo.
“Okay non dirò niente, ma spiegami”
“No, devo andare!” urlò lei per poi staccarsi da lui e incominciare a raccattare le sue cose per andare via.
“Isabel mi stai spaventando! Cosa sta succedendo?” chiese lui atterrito.
“Devo andare in un posto a controllare una cosa, ti spiegherò appena avrò le mie conferme!” disse lei con far frettoloso, si avvicinò a lui gli stampò un bacio sulla guancia e scappò via lasciando Dashimen confuso nella stanza.
 
SERA
Isabel aveva guidato per un’ora circa, dopo aver maledetto nella sua testa il traffico di Seul, e dopo essere uscita dalla città, finalmente si stava avvicinando alla sua meta.
Frenò davanti il grande cancello in ferro nero, guardò in alto sul cancello i due falchi di marmo rabbrividendo, mentre stringeva il volante con tutte le sue forze.
In quella enorme villa, viveva la sua prozia, più non si sa quanta gente a servire ogni capriccio della di quella perfida e disgustosa donna.
Odiava andare in quella villa. Da quando abitava a Seoul c’era andata solo in pochi momenti, una delle volte era stata quando suo padre gli aveva detto per la prima volta che Yoongi non andava bene per lei, ma che poteva rimanergli amica per quel momento.
Un’altra era stata quando le aveva ordinato di partire per il Giappone.
Odiava quella villa, aveva solo spiacevoli ricordi, specie perché era la villa della sua infanzia, quella dove lei e sua madre erano costrette a stare prima di trasferirsi in America.
Sospiro provando a farsi coraggio, doveva per forza entrare e cercare la risposta, solo quella casa le la poteva dare.  
Aprì il finestrino della vettura per poi accostarsi all’interfono e far presente che fosse lei e che aveva bisogno di entrare in casa.
 
Parcheggiò l’auto nel viale, vicino all’entrata, si avviò verso il portone fermandosi  per un attimo a guardare le due colonne di marmo e l’entrata della casa.
Odiava veramente quel posto le trasmetteva solo angoscia.
Ad attenderla c’era uno dei domestici, che le disse che sua zia era già a dormire, Isabel spiegò al signore che non aveva bisogno di lei, ma solo di andare nella stanza della sorveglianza per visionare tutti i video che avevano conservato, leggermente stranito il domestico la guidò fino alla stanza.
Isabel ringraziò, e incominciò a parlare con l’addetto alla sicurezza della stanza, un tipo molto corpulento, che sgranocchiava patatine annoiato a morte di far quel lavoro super pagato, ma che non dava alcuna gioia.
Dopo aver spiegato il tutto e che le serviva visionare dei video inerenti all’estate del duemilacinque, il signore le spiegò come dovesse fare e lei si mise subito a lavoro.
I Video della sorveglianza erano tutti in una stanza collegata a quella dei monitor ed erano veramente tantissimi, l’unica cosa positiva era che erano tutti in ordine per data, e che tutti i video erano stati conservati, lei sarebbe riuscita a trovare quello giusto, a costo di passare tutta la notte a revisionarli. 
Così incominciò a prendere tutti quelli di agosto, accese uno dei computer e incominciò a controllarli tutti in un assordante silenzio scandito solo dal masticare dell’addetto alla sicurezza.
 
Si erano fatte le quattro del mattino, quando finalmente lei riuscì a trovare il video che le serviva.
Nel video c’era lei all’età di dodici anni, che ritornava da un’uscita fatta da sola a Seoul con solo un autista ad accompagnarla, aveva delle buste in mano e stava rientrando a casa.
Il duemilacinque era stata l’estate in cui lei e sua madre avevano raggiunto suo padre sotto ordine di quest’ultimo, ignare di quello che sarebbe successo dopo.
Era stata l’estate della firma del divorzio dei suoi.
Isabel guardò il video con interesse, sapeva che lei si sarebbe fermata per parlare con una ragazza, e così la vide.
Bloccò il video, provò a ingrandire l’immagine.
Era lei che parlava con Jisoo.
Ricordava quel giorno e quella ragazza, che stava andando via da casa sua, l’aveva fermata chiamandola e chiedendole se lei fosse Isabel.
Ricordava di essere rimasta stranita dal fatto che una ragazza più grande di lei la conoscesse, com’era rimasta stranita quando la ragazza le aveva detto: “ sei cresciuta tanto, prenditi cura di te”
Ricordava di come non aveva fatto neanche in tempo a chiederle niente che lei era andata via con il segretario Park che le aveva interrotte.
Aveva accantonato quell’incontro durato attimi, perché per lei non era stato importante,  il ricordo di quella giornata era fatto di urla dei suoi genitori che litigavano in casa.
Lei e Jisoo si erano già viste, e Isabel era convinta che quella Jisoo fosse la stessa nel video della sorveglianza della prigione del duemilasei.
Jisoo era Jiwoon, doveva esserlo per forza, entrambe avevano conosciuto suo padre a quindici anni. Jisoo era costretta a stare con suo padre, probabilmente perché fosse in debito per l’omicidio del padre di lei.
Si passò una mano tra i capelli mentre continuava a osservare il video in pausa sulla figura di Jisoo vicino a lei d’adolescente, nella stanza risuonava solo il russare del vigilante, che dormiva da ore.
Isabel sentiva di essere arrivata alla soluzione, di aver trovato quella ragazzina che aveva cambiato nome, tutto tornava.
Probabilmente suo padre aveva rintracciato Jisoo per accaparrarsi ancora il suo silenzio dato le minacce di sua madre di mostrare il fascicolo al mondo.
Aveva bisogno di un’altra conferma, non poteva andare da Jisoo e accusarla di essere stata una prostituta minorenne nel suo passato.  
Aveva bisogno di altro, rimase incantata ad osservare il video sempre bloccato, ricordava quella breve conversazione, Jisoo sembrava conoscerla già da prima. Forse probabilmente si erano incontrare già in passato, ma lei non aveva poi molti ricordi del periodi dell’infanzia a Seoul, a parte quelli che aveva riacquistato alle Hawaii.
Scosse la testa sbuffando. Probabilmente avrebbe dovuto revisionare tutti i video del duemila, forse Jisoo sarebbe apparsa di nuovo vicino al portone, forse avrebbe potuto vederla all’età dei quindici anni.
 
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! 
Che dire… Yoongi sta cercando in tutti i modo un qualcosa per continuare a combattere per il suo amore.
Isabel ha un riscontro anche se breve con Jisoo che continua a non dire la verità, ma tanto basta che Isabel collega i pezzi, che tra altro sono tutti nella sua testa, solo che ricorda poco.
Vi lascio la cronologia così che capiate meglio il tutto:
1999 inverno Claudia e il segretario scoprono che il signor kim va con le ragazzine, entrambi cercando di far un piano per incastrarlo.
2000 Marzo: c’è il ricordo di Jisoo/ Jiwoon con Isabel piccola che le da la pomata, qualche giorno dopo, c’è il padre che picchia Claudia e Isabel prova a fermarlo.
Aprile c’è il compleanno di Isabel con Chung-hee, a fine aprile la morte del segretario.
Giugno 2000 partono per l’America.
Fine 2000 c’è un altro tentato suicidio di Claudia da un balcone, Isabel dice che sogna questo e non sa se reale, perché nel sogno salva la donna e a volte lei cade giù. (paura dei balconi di Isabel, e quando incontra Jisoo al party aziendale vicino al balcone le ricorda la madre)
2001 non è stato mai detto la mamma di Isabel si ricovera in un centro, Isabel sta in collegio sa poco e niente.
2004 la madre viene dimessa.
2005 Il padre torna a seul per prendere l’azienda di famiglia, Isabel incontra Dashimen al distretto di polizia, lei dice che chiamerà il padre per la cauzione della madre.
2005 estate isabel e Claudia vanno a Seul, Isabel incontra Jisoo entra in casa i genitori litigano, c’è il divorzio.
Isabel torna in America con la madre fino a dicembre 2010.
2006 jisoo con il segretario vanno in carcere morte del padre di Jisoo.
2007 Jisoo si sposa con il signore Kang, rimane incinta, Tutti credono che la gravidanza sia finta Do-yoon ha scritto questo nel fascicolo. (kang, Jisoo, Do-yoon la sua fidanzata e il reporter hanno tutti la stessa età, tutti alla stessa università. Chung-hee è un anno più piccolo ed è in America)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** CAPITOLO 32: ANNOUNCEMENT ***


CAPITOLO 32: ANNOUNCEMENT
08 LUGLIO 2017 MATTINA
Isabel stava camminando per i corridoi dell’azienda, cercando di mantenere la calma e non farsi prendere dal nervosismo, suo padre era tornato da solo un paio di ore e già l’aveva richiesta nel suo ufficio.
Salutò con un cennò del capo il segretario Park che si mosse velocemente per farla entrare, per poi lasciare soli entrambi.
Isabel si andò a sedere di fronte alla scrivania del padre, aspettando che l’uomo parlasse.
Il signor Kim continuava a stare in silenzio, non aveva degnato la figlia di alcun cenno, e stava armeggiando con un taglia sigari in mano.
Isabel sapeva bene che quel non parlare del padre era fatto apposta per farla innervosire, e sapeva bene anche che non doveva perdere la pazienza.
Dopo aver armeggiato con il sigaro e acceso, finalmente dopo minuti interminabili di silenzio scandito solo dal rintoccare delle lancette di un vecchio orologio a cucù di legno, il signor Kim alzò lo sguardo sulla figlia, sogghignando.
Isabel continuava a guardarlo impassibile, non mostrando alcun tipo di espressione, in attesa di sapere cosa lui volesse da lei.
“Devi organizzare il mio matrimonio” disse secco il signor Kim.
Isabel aggrottò lo sguardo, ma non disse niente aspettando che lui continuasse.
“Per giorno venti luglio.” Disse con tono autoritario.
“Il venti luglio è fra dodici giorni” disse lei con voce piatta.
“Lo so.”
“Lei è incinta?”  chiese Isabel con uno sbuffo.
“No.” disse lui secco, continuando a fumare il suo sigaro.
“Allora perché tutta questa fretta?” chiese lei non capendone il motivo, non poteva essere al coerente delle ricerche che lei stava facendo, la fretta non poteva essere conducibile a ciò.
“Perché così ho deciso. Prenditi dei giorni, farà qualcun altro il tuo lavoro. E con Jisoo organizzate il matrimonio.  Hai un hotel, e il tuo ragazzo gestisce ristoranti, ti sarà semplice organizzare tutto”
“Immagino tu non voglia il mio parere a riguardo, ma solo che io porti a termine i tuoi ordini” disse lei con tono stizzito.
“Si. Comunica anche a Jisoo, che uscirà un articolo sul nostro matrimonio con la data.” Sorrise lui perfido.
“Perfetto. Altro?” chiese lei con tono seccato.
“Puoi dirle anche che non c’è bisogno che torni a lavoro, risolvo io.” comunicò lui.
“Perché devo dire io tutte queste cose alla tua futura moglie?” chiese lei non capendo.
“Non ho voglia di parlare con lei. Fa come ti è stato detto e basta.”
“Va bene è tutto?” disse lei in modo sbrigativo, voleva lasciare la stanza con lui e anche in fretta, non sembrava di buon umore, e non  voleva trovarsi anche lei in una situazione in cui lui l’aggrediva.
“Si puoi andare. Isabel voglio le cose in grande e in maniera elegante”
“Sarà fatto.” Disse lei alzandosi e con tono seccato della voce, con un inchino accennato poi si diresse verso la porta.
“Isabel.” chiamò di nuovo lui prima che lei aprisse la porta.
“Cosa?” chiese lei voltandosi a guardarlo.
“Tieni d’occhio Jisoo.  Saprò se andrà dove non dovrebbe, e la colpa ricadrà su di te.”
“E dove dovrebbe andare?” chiese lei guardandolo in confusione.
“Dove anche tu non dovresti andare.”
Lei lo guardò aggrottando la fronte. “Non ho idea di cosa tu stia parlano, potresti essere più chiaro?” chiese lei fingendo di non capire, qualcosa le faceva pensare che lui si stesse riferendo ai bts.
“No. sei intelligente puoi arrivarci benissimo da sola. Ora vattene.”
Isabel lo guardò impassibile e senza dire più nulla si avviò via da lì.
 
Dopo essere uscita dall’ufficio, come sempre salutò il segretario Park, sparita dalla vista dell’uomo, incominciò a percorrere con passo molto veloce il corridoio diretta a uno degli ascensori.
Prese l’ascensore, andò verso il suo ufficio per disporre ordine al suo staff e comunicare che sarebbe stata reperibile ma non in ufficio per un bel po’ di giorni.
Con molta fretta, cercò di prendere tutti i suoi effetti il più veloce possibile e di correre all’appartamento di suo padre, dove sapeva ci sarebbe stata Jisoo, da poco tornata lì.
Doveva andare da lei e comunicarle tutto, e anche le sue preoccupazioni.
Sembrava come se suo padre sapesse di Namjoon. 
 
Arrivata all’appartamento, Jisoo la fece entrare ed entrambe si andarono a sedere sul divano.
Jisoo era ancora in uno stato quasi simil-catatonico, ascoltò tutto senza dire una parola, e annuendo di tanto in tanto.
Sembrava una di quelle persone pronte al patibolo.
Sembrava come se non avesse più le forze per lottare.
Sembrava come se il signor Kim avesse risucchiato tutte le energie della donna.
Più Isabel la osservava, mentre continuava ad aggiornarla su tutto, più rivedeva in Jisoo sua madre. Non era riuscita a salvare Claudia, e sentiva che non avrebbe potuto salvare Jisoo.
“Jisoo?” chiamò Isabel dopo che avesse finito di riferirle tutto.
“Cosa?” chiese lei con voce stanca, chiudendo gli occhi un attimo.
“Cosa intendi fare?” chiese la ragazza.
“Non credo di riuscire.” Disse Jisoo con voce piatta e senza più energia.
“Jisoo, dobbiamo organizzare il matrimonio, posso fare tutto io. Ti aiuto io” provò a sembrare incoraggiante Isabel.
“Non voglio.” Disse lei guardandola impaurita.
“Hai un’altra scelta?” chiese pur sapendo quale sarebbe stata la risposta.
“No. Non ho altre scelte, solo subire il tutto” disse la donna con lo sguardo vuoto rivolto verso il pavimento.
“Con Namjoon?” provò a chiedere lei.
Jisoo alzò lo sguardo su Isabel e incominciò a singhiozzare isterica.
Jisoo lo sapeva era la fine, la fine di tutto. Non avrebbe mai rivisto Namjoon e il suo dolce sorriso, non sarebbe mai più stata felice. Quei pochi momenti passati con il ragazzo erano stati i più spensierati di tutta la sua vita, ed erano durati veramente fin troppo poco.
Non era stata fortunata, la vita per lei aveva avuto in servo solo un atroce destino. Non si sarebbe mai salvata, e non aveva neanche più la forza per sopravvivere.
Aveva perso tutto quello che aveva provato a conquistare.
Si era sforzata tanto, e alla fine tutti gli sforzi per provare ad avere un minimo di soddisfazione dalla propria vita erano stati tutti vani.
Pensava che sarebbe stato meglio non lottare affatto. Aver lottato le aveva solo dato l’illusione di poter essere felice. Lei non era destinata a ciò.
Isabel si avvicinò a lei sull’altro divano si sedette vicino, e abbracciò Jisoo, tenendola stretta, aspettando che la crisi finisse.
Non venne respinta dalla donna, anzi Jisoo si strinse a lei come in cerca di protezione, quella che Isabel avrebbe voluto dare a sua madre, ma che mai aveva potuto. Era stata respinta sempre, ogni volta che aveva provato a fare un gesto verso la donna, era stata allontanata.
Forse avrebbe potuto aiutare Jisoo, forse con lei ci sarebbe riuscita.
Forse per quella volta il destino poteva essere compassionevole.
 
POMERIGGIO
Dashimen e Win-hoo si trovavano entrambi a casa di Dash, erano giorno che erano chiusi lì dentro, per via di Isabel che aveva chiesto il favore di revisionare molti e anche fin troppi video della sorveglianza della villa in cui la ragazza aveva vissuto durante la sua infanzia a Seoul.
“Sono tre giorni che revisioniamo questi video” si lamentò Win-hoo a gran voce.
“Non troveremo mai quello che lei vuole, è impossibile!” esclamò Dashimen bloccando il video dell’entrata della villa di Isabel inerente a febbraio duemila.
“Ma si può sapere cosa sta cercando?” chiese Win-hoo cercando di capirci qualcosa del perché di quella ricerca assurda di Isabel.
“Sta cercando la ragazzina del fascicolo del padre” disse scuotendo la testa “Che tra l’altro neanche è sicura che ci sia mai andata in questa fottutissima villa.” Spiegò Dashimen con tono sia annoiato che arrabbiato.
“Ah.. vorrei chiedere altro ma evito, non ne voglio sapere niente!” trillò Win-hoo guardandolo con orrore, se voleva sopravvivere a tutto era sempre meglio per lui sapere meno, l’aveva imparato ormai. 
“Non c’è poi molto da sapere, lei non ha spiegato neanche a me cosa sta andando a cercare… Penso tu abbia sbagliato tutto amico mio” disse con rammarico Dashimen dando qualche pacca di incoraggiamento a Win-hoo sulla spalla.
“Che cosa ho sbagliato?” chiese Win-hoo confuso.
“Dovevi trasferirti tu da Nate… avevi la possibilità di scappare da tutta questa pazzia e invece rischierai di farci entrare anche lui” disse scuotendo la testa.
“Ah no! lui non saprà niente di niente! Lo terrò al sicuro in una scatola di cristallo!” disse con far protettivo.
“Aigoo… ti sei innamorato vedo!” lo prese in giro Dashimen dandoli un colpetto e ammiccandoli.
“Shh… ho il terrore che quando verrà qui andrà tutto alla malora, Seul porta sfiga nelle storie d’amore” disse guardando con intensità.
“No, siamo io e Isabel sfigati… pensa un po’ Yun-hee dopo tanti anni è riuscita a fidanzarsi con Jimin, anche se penso che la situazione vada un po’ male… mmh si mi sa che è Seul il problema”
“No ti prego non dire così! Sono già in panico che viene qui!” disse con voce isterica Win-hoo.
“Fra quanto dovrebbe venire?” chiese lui con interesse.
“Fra un paio di settimane, il tempo che finisce il contratto di lavoro che ha, abbiamo già preparato tutti i pacchi e spediti, stanno pian piano invadendo il mio appartamento”
“Ah manca poco! Sono sicuro che andrà bene!” esclamò provando a essere ottimista sorridendo.
“Aigoo, il tuo sorriso è inquietante, se volevi rassicurarmi, fidati non ci stai riuscendo” disse con rimprovero.
“Scusa.. non sono molto ottimista in fatto d’amore.. ma viene e poi cosa fa?” chiese incuriosito, nell’ultimo periodo lui e Win-hoo non avevano passato poi molto tempo insieme, anche perché il ragazzo era partito per un bel po’ alle Hawaii, per stare con Nate, e aveva lavorato a distanza per Isabel. Era stata Isabel a spronarlo ad andare lì.
“A settembre ha il test della lingua, e nel frattempo lavorerà in Hotel come social media management, comunque la nostra lingua la sa parlare e scrivere gli serve solo l’attestato”
“Ah quindi rimarrà in Hotel?”
“Per il momento, non è molto sicuro di quale lavoro voglia realmente fare, proverà con quello, Isabel ha detto che in caso parleranno più avanti per trovare un lavoro adatto a lui.”
“Waoo, Isabel è stata molto gentile, almeno con qualcuno, dato che a noi a dato questo compito orrendo di guardare video di un giardino!” esclamò leggermente irritato dalla situazione, si mosse al computer e tolse il cd che avevano appena finito di vedere.
“Isabel ha detto che per lei potevo anche trasferirmi, che le sarebbe dispiaciuto, ma che non dovevo sentirmi costretto a rimanere al suo fianco.” Annuì con il capo Win-hoo, sentendosi grato di lavorare per la ragazza, anche se lei era circondata di problemi.
“È fatta così vorrebbe tutti felici e innamorati, questo è perché non può stare con Yoongi.”
“La settimana scorsa mi sono fermato a cena da loro… devo dirti che sembrano veramente una bella coppia. Cucinavano e ridevano e scherzavano, sembravano entrambi felici” lo informò Win-hoo guardandolo un po’ titubante.
“L’ho notato anche io, quando tu eri alle Hawaii e noi siamo andati a Chicago. Lui si è preso cura di lei per ogni cosa, e quando non andava a fare terapia, si premurava sempre di organizzare qualche attività da fare anche fuori Chicago. Per quanto lei stesse male per tutto il fatto della gravidanza isterica, vicino a lui era comunque molto rilassata e sembrava riuscire a stare meglio” disse lui leggermente pensieroso.
“Amico mio, penso che sia meglio così.” Disse annuendo con la testa.
“Cazzo!” urlò Dashimen facendo saltare per aria Win-hoo vicino a lui.
“Cosa?” trillò il ragazzo guardandolo in malo modo per lo spavento.
“Eccola! E lì!” disse indicando lo schermo e mettendo pausa.
“Aveva ragione allora e dire che la ragazza era andata in quella villa” trillò con allegria Win-hoo.
“Le mando un messaggio così appena può ci raggiunge, può essere che ci darà anche qualche risposta!” esclamò Dashimen.
-abbiamo trovato il video della ragazza, raggiungici appena puoi-
La risposta al messaggio arrivò quasi immediatamente.
-Sono in Hotel, arrivo subito, per qualunque cosa non menzionare i video, ho bisogno di un altro favore. Non vengo sola.-
Dashimen e Win-hoo guardarono la risposta di Isabel sempre più confusi, sospirarono entrambi accasciandosi di più sulle proprie sedie, qualcosa in quel messaggio dava ansia ad entrambi, nessuno dei due stava capendo cosa stesse succedendo e del perché Isabel fosse così criptica, speravano entrambi di avere delle risposte, dovevano solo aspettare la ragazza.
 
POMERIGGIO
Namjoon e Yoongi erano diretti verso l’ufficio di pd-nim per chiedere al capo se avesse un attimo da dedicare a loro e la produzione di una canzone per il prossimo album che sarebbe uscito a settembre.
Entrarono nella saletta dove c’era la scrivania di Jisoo vuota.
“Ancora malata?” chiese Yoongi.
“Si… ci siamo sentiti solo tramite messaggi, dice che non ha voce per parlare” disse il leader guardando la scrivania vuota, impensierito.
“Ma cosa ha di preciso?” chiese Yoongi con interesse.
“Influenza, non so bene, è già da parecchio che sta così, le ho detto di richiamare il medico” disse con un sospiro Namjoon, mentre mi mordeva l’interno della guancia inquieto per la sua ragazza.
“E il marito?” chiese Yoongi.
“Non so… penso a casa con lei”
“Namjoon… non credi che sia il momento di parlare un po’ meglio con lei riguardo la situazione… tu sembri parecchio preso” provò a dire Yoongi guardando l’amico sentendosi leggermente in imbarazzo.
“Mh.. a me va bene così. Dai bussiamo” disse chiudendo il discorso e facendo dei passi verso la porta dell’ufficio di Pd-nim.
 
“Voglio parlare con lei!” urlò Pd-nim da dentro la stanza.
 
Namjoon si fermò di colpo sentendo il loro capo urlare e si voltò a guardare Yoongi che strizzò gli occhi incuriosito.
 
“Non c’è bisogno che lei parli con Jisoo.  La decisione è stata presa da lei, sono solo io a comunicarla”
“Io le ripeto che voglio parlare con la ragazza, voglio sapere se sta bene”
 
Namjoon sbiancò improvvisamente e si avvicinò lentamente alla porta cercando di poter udire di più, si avvicinò anche Yoongi, trovando la voce che stava parlando familiare.
 
“Ciò non potrà avvenire.”
“È una mia dipendente ne ho tutto il diritto”
“Allora la provi a chiamare. Ma i fatti sono questi, Jisoo non lavorerà più per lei. Può pure farle causa, non sarà un problema, vuole un assegno posso farlo tranquillamente ora.”
“Non voglio denunciare la ragazza, non ho bisogno dei suoi soldi.”
“Si me l’aveva chiarito quel ragazzino, che si crede sempre più potente. A credersi tanto potenti senza una vera ragione si rischia solo di incasinare le cose. Il suo leader deve ringraziare il suo amico.”
 
Yoongi sbiancò, lui aveva appena capito di chi fosse la voce, come non ci fosse arrivato, immediatamente, era un mistero, solo un uomo aveva una voce così viscida.
Si sentiva comunque confuso, era certo che quello dentro fosse il padre di Isabel, ma non capiva del perché stessero parlando di Jisoo. Guardò Namjoon vicino a lui che sembrava al quanto confuso da tutto.
Namjoon era, invece, convinto che dentro ci fosse il marito di Jisoo ed era ignaro di tutto, e non stava capendo a cosa si stesse riferendo, si sentiva anche angosciato, l’uomo aveva detto leader, probabilmente sapeva della loro tresca, erano tutti nei pasticci.
 
“Ora la lascio, ho altro da fare.” Disse con tono secco.
 
Yoongi a sentire quella frase prese Namjoon per una manica e lo tirò più lontano dalla porta.
Era meglio non farsi beccare a spiare.
La porta si aprì e davanti ai due ragazzi e apparse il padre di Isabel.
Namjoon strabuzzò gli occhi esterrefatto da trovare quell’uomo lì.
Non capiva perché il padre di Isabel stesse parlando di Jisoo. Guardò Yoongi al suo fianco che aveva fessurato gli occhi e stringeva i pugni con rabbia.
Yoongi vicino a lui fece qualche passo e si frappose tra Namjoon e il padre della ragazza.
Namjoon sentì sempre di più l’angoscia farsi largo in lui, insieme alla confusione che accresceva. Il modo di fare di Yoongi era protettivo nei suoi riguardi e lui non ne stava capendo il motivo.
“Che fa lei nella mia agenzia?” disse Yoongi con voce sprezzante, pronto a combattere di nuovo e a farsi valere.
“Non sono affari tuoi di cosa io faccia ragazzino.” Disse il signor Kim guardando con odio.
“Invece si, se si presenta sul mio luogo di lavoro.”
“Sa dovrebbe proprio tenere a bada i suoi ragazzini.” Disse con tono sprezzante voltandosi verso Pd-nim che si era avvicinato a loro e guardava Yoongi e Namjoon con timore.
“Lei non dovrebbe mettere piedi qui. Cosa altro vuole dalla nostra vita? Non le basta aver rovinato quella mia e di Isabel? Ora lo fa con altri?” disse Yoongi spavaldo continuando a fronteggiarlo impavido.
“Siete voi che vi state immischiando in cose che non dovreste.  State alla larga dai miei affari e vi andrà tutto bene.” disse sotto forma di minaccia. 
“Isabel è affar mio. ” Disse combattivo il rapper.
“Isabel è mia figlia e di mia proprietà.  Continui a perseverare? Sei solo un illuso. Non ti è ancora chiaro il tuo posto? Sai mia figlia ha capito il suo.” Sentenzio lui.
“Il mio posto è quello di dove mi trovo al momento. Continuerò a farmi valere, lei non mi fa paura.”
“Non ho bisogno di farti paura. Perché dovrei? Alla fine dei conti vinco io.” disse con una risata perfida.
“Forse è il caso che lei vada via.” Disse Pd-nim intromettendosi nel discorso e avvicinandosi all’uomo. 
“Si dire, di aver perso fin troppo tempo.” Disse con tono scontroso, incominciando ad avviarsi verso l’uscita della saletta.
Yoongi lo seguì con lo sguardo per tutta la camminata, pronto ad attaccare in caso avrebbe dovuto continuare a farsi valere.
Namjoon dietro di lui era immobile come una statua, sempre più confuso dalla situazione, continuava a sentirsi angosciato.
“Kim Namjoon?”  il signor Kim chiamò il ragazzo, che si voltò a guardarlo stupito dal fatto che si rivolgesse a lui.
“Ho vinto io.” disse prima di varcare la porta e scomparire dalla vista di tutti.
Hit-Man era raggelato sul posto, e aveva sbarrato gli occhi.
“Che cosa ha vinto?” chiese Yoongi con rabbia.
“Non lo so… io non ho capito.” Disse Namjoon guardando poi il capo.
“Lo odio”  disse Yoongi con rabbia, si voltò a guarda il loro capo in cerca di spiegazioni.
“Entrate nel mio ufficio” disse con tono serio voltandosi e camminando verso la sua scrivania.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso, non avendo capito nulla di quello che era appena successo.
In silenzio entrarono nella stanza chiusero la porta alle loro spalle e si accomodarono.
Hit man aveva preso un giornale tra le mani e lo osservava concentrato, alzò lo sguardo su Namjoon, indeciso se essere lui a dargli quella notizia.
Grugnì a gran voce, doveva parlare lui con loro, era il suo compito.
 
SERA
Pd-nim aveva spiegato tutto ai due ragazzi, che erano rimasti leggermente in Shock, uno shock in cui Namjoon si ritrovava e da cui non riusciva a uscirne.
Appena avevano finito entrambi di parlare con il loro capo, Namjoon aveva provato a chiamare Jisoo senza alcun risultato.
Yoongi alla fine, aveva deciso di portare il ragazzo a casa, e di posticipare tutti i loro impegni.
Aveva mandato un messaggio sul gruppo dicendo a tutti di raggiungerli a casa e anche velocemente.
I bts si trovavano nel soggiorno di casa loro, Namjoon era seduto sul divano in uno stato di Shock, sul tavolo c’era la rivista con la foto di Jisoo e del signor Kim e la  notizia del loro futuro matrimonio.
Nella stanza regnava il silenzio, nessuno comprendeva il come poteva essere accaduta una cosa del genere, nessuno aveva parole di conforto, e nessuno aveva una risposta a tutto ciò.
Yun-hee continuava a provare a chiamare Isabel con il telefono, c’era anche lei insieme ai ragazzi, Jimin quando era tornato a casa con lei aveva trovato tutti loro in silenzio, Taehyung aveva deciso di spiegare tutto ad entrambi che erano rimasti leggermente sotto shock specie la ragazza che non sapeva della relazione tra Namjoon e la segretaria di Pd-nim.
“Non risponde… è inutile che io continui a chiamare, mi richiamerà lei quando potrà” provò a dire Yun-hee leggermente scoraggiata da non poterli aiutare di più.
“Hai fatto il possibile” disse Jimin sorridendole gentile e prendendole una mano tra le sue.
“Tu non ne sai proprio nulla?” provò a richiedere Jin, non capiva come lei non fosse al coerente di niente dato la vicinanza a Isabel.
“No… io e Isabel non abbiamo mai parlato di Namjoon, non ne sapevo niente” disse lei guardandolo a disagio, e stringendo di più la mano di Jimin.
“Namjoon perché non provi a richiamare Jisoo?” chiese Jin leggermente titubante.
“Non risponde” disse secco, continuando a guardare le proprie mani e nessuno negli occhi.
“Tutto questo è assurdo” disse ad alta voce Jungkook che era vicino al leader come cucciolo di cane che guardava il suo padrone con preoccupazione dipinta in viso.  Tutti si ritrovarono ad annuire, concordi con il più piccolo.
“Aigoo, io mi sento veramente confuso, come diavolo ha fatto quello stronzo del padre di Isabel a incontrare Jisoo e a fidanzarsi!” esclamò Yoongi che si era andato a sedere sul divano vicino Tae.
“E se chiamassimo Dashimen?” chiese Taehyung dopo averci pensato un po’ sopra, avevano tutti bisogno di risposte, per quanto fosse contrario a comunicare con il ragazzo, non vedeva altra scelta. Taehyung che precedentemente era diventato molto amico di Dashimen, dopo aver scoperto che fosse andato a letto con Isabel, aveva tagliato tutte le comunicazione, non aveva neanche voluto parlare, era come se avesse completamente cancellato il ragazzo.
“Giusto! Lui forse saprà di più di Yun!” esclamò Yoongi guardando la ragazza a disagio, che scrollo le spalle dispiaciuta da non poter aiutare nessuno.
“Non so…  potrebbe non sapere nulla così come me.” Disse Yun-hee incerta.
“Beh provare non costa niente!” esclamò Yoongi.
“Chiamalo” disse Jin mettendoli fretta e guardando un attimo Namjoon che continuava a stare zitto e a non dire nulla riguardante il tutto.
Hoseok che era seduto dall’altra parte del divano vicino al suo migliore amico, guardò Yoongi accennando a cennò positivo del capo.
“Vuoi chiamarlo tu?” chiese Yoongi,
“No. Sei l’unico che parla con lui, fallo tu o può farlo Yun-hee” disse schietto.
Yun-hee sospirò triste e Yoongi la guardò per un attimo intuendo che lei sapesse di Dash e Hoseok.
“Secondo me sarebbe più propenso a parlare con te” provò a dire Jin cercando di convincerlo, pensando che da quella tragedia si poteva almeno trarre qualcosa di buono.
 “Io non parlo con lui” disse Hoseok, guardando il maggiore con irritazione.
Jin lo guardò scuotendo il capo e si voltò verso Yoongi “Fai tu?” chiese leggermente incerto.
“Tu pensi che non ne sappia niente? Perché io ho incontrato Dashimen giorni fa.. non mi ha detto niente” Yoongi si rivolse a Yun-hee, se Jisoo stava con il padre di Isabel, Dashimen avrebbe dovuto saperlo per forza, ma non aveva mai detto nulla, forse era all’oscuro e Yun-hee poteva aver ragione.
La ragazza guardò Yoongi e scrollò le spalle.
“Beh ora sicuramente sa qualcosa, forse ha parlato con Isabel… sono di nuovo in buoni rapporti no?” chiese Jin, erano un po’ all’oscuro tutti delle varie situazioni, solo Yoongi del gruppo parlava con Dashimen, nessuno si era tenuto in contatto, avevano deciso tutti di chiudere con qualunque cosa riguardasse Isabel.
Jin guardò sia Yun che Yoongi in cerca di informazioni.
“Si.. sono in buoni rapporti, stanno spesso insieme, almeno quando lei va in hotel.” Disse Yun-hee “ci siamo visti un po’ di tempo fa, per un pranzo, lo stesso giorno in cui ti sei visto tu con lui” disse la ragazza indicando Yoongi.
“Provo a chiamarlo Namjoon ti va bene se lo chiamo?” chiese Yoongi 
“Non ne vale la pena, non importa. Lei non risponde, ha lasciato il lavoro, e sta con quel bastardo! Isabel aveva ragione a Jisoo piacciono gli uomini di successo! E io a quanto pare non lo sono abbastanza” soffio con rabbia il ragazzo.
“Aigoo, ti dai le colpe? La stronza è lei!” saltò in aria Jin “Isabel, secondo me l’ammazza” disse con un moto di orgoglio nella voce.
“Isabel sapeva tutto, non mi ha detto nulla!” disse Rm scuotendo la testa e con rabbia. “Ha provato ad avvisarmi, ma poi non mi ha detto tutto! Avrebbe dovuto!” disse tra i denti, continuando a tenere i pugni serrati e lo sguardo fisso sul pavimento.
“Namjoon la scelta è tua… se vuoi delle risposte chiamo Dashimen e chiedo a lui, se hai deciso invece che non vuoi sapere nulla, rispetteremo il tuo volere” disse Yoongi.
“Non lo so… provaci” disse con tono piatto, ma stringendo con forza i suoi pantaloni della tuta con entrambi le mani.
Yoongi prese il telefono e digitò il numero sperando che il ragazzo rispondesse.
 
“Pronto?” disse Dashimen con voce tentennante.
“Dash… senti avevo bisogno di chiederti una cosa” disse Yoongi facendosi coraggio.
Dashimen che si trovava a casa sua si voltò di lato e guardò la ragazza in piedi con la birra in mano che lo stava osservando con curiosità.
“Chiedi pure Yoongi” disse facendo il nome del ragazzo, così che lei capisse con chi stesse parlando.
“Sai per caso qualcosa riguardante la situazione del padre di Isabel con la segretaria di Pd-nim?” chiese immediatamente senza giri di parole.
“Cosa?” disse Dashimen cercando di sembrare confuso, guardò Isabel di fronte a lui e con il labiale pronunciò il nome di Jisoo.
“Nega” disse lei sottovoce.
“Il padre di Isabel si deve sposare con la segretaria del nostro Pd-nim… tu non sai niente di questo?”
“Cosa? Cos’ è questa novità? Io non so di un matrimonio o che il padre di Isabel frequenti qualcuno” disse lui provando a essere convincente.
“Ah… mi sa che Yun aveva ragione a dire che eri all’oscuro” disse Yoongi, convinto dalle parole di Dashimen.
“Senti… proverò a chiedere a Isabel, ma come mai vi interessa questo fatto? Pensi che il padre di Isabel si sia avvicinato alla segretaria per spiarti?” suppose Dashimen, che guardò Isabel che invece faceva segno di diniego con il capo, Dashimen in risposta alzò gli occhi al cielo, continuando a non aver chiaro la situazione.
“Ehm.. sai non ci avevo pensato… eravamo tutti preoccupati per altro” disse Yoongi incerto se dire a Dashimen la verità.
“Su cosa siete preoccupati?” provò a chiedere Dashimen spinto da Isabel che aveva preso un foglio e aveva scritto su esso: recupera informazioni su Namjoon.
“Diciamo che la segretaria di Pd-nim.. Jisoo ha una relazione con Namjoon, è una cosa di cui non parliamo di solito, per questo non ne sai niente.”
“Davvero?” disse cercando di sembrare stupito.
“Si… e oggi il padre di Isabel è venuto in agenzia con le dimissioni di Jisoo e con una rivista, dove c’era una foto loro e l’annuncio del matrimonio” continuò a spiegare Yoongi.
“Cazzo. Io proverò a capire che sta succedendo, Isabel dovrebbe essere qui in Hotel.. al dire il vero l’ho vista con una donna… forse è lei?”
“Isabel che sta con Jisoo? Dici? Può essere! Puoi andare da Isabel? Non so forse passarmela al telefono così le chiedo di Jisoo!” incominciò a chiedere Yoongi.
“Sai quella dove ci manda a me e te, se le dico che sei al telefono e vuoi parlare con lei!” disse risentito Dashimen guardando Isabel che scuoteva la testa e alzava gli occhi al cielo.
“Ah per Namjoon forse farà un’eccezione”
“Non credo.  Senti chiudo e vado a cercarla se so novità vi dico.” Disse velocemente cercando di chiudere quella conversazione che stava diventando sempre più scomoda.
“Chiamami!”
“Si lo farò ciao rapper!” disse e chiuse il telefono.
Dashimen, poggiò il telefono sul tavolino e stramazzò sul divano, guardando Isabel che era sempre in piedi e aspettava notizie.
Lei sospirò passandosi una mano tra i capelli, stanca dalla giornata, e in preoccupazione per Namjoon, si avviò anche lei verso il divano per crollarci sopra.
Aveva bisogno di un attimo per riflettere e capire quale fosse la strategia migliore da attuare.
 
Angolo autrice:
Sto prendendo il razzo! Ho tagliato un casino di parti XD ahahah ma penso che sia meglio così per far andare tutto più veloce, anche perché gli eventi saranno tutti di corsa!
Questo capitolo è stato difficile da scrivere ma per me lo sono tutti quelli con il signor Kim!
Namjoon sa…. Povero cuore!
Ci si legge venerdì prossimo!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** CAPITOLO 33: JISOO ALIAS JIWOON ***


CAPITOLO 33: JISOO ALIAS JIWOON
08 LUGLIO 2017 SERA
Ore prima che Dashimen avesse ricevuto la telefonata da Yoongi, Isabel si era presentata a casa del ragazzo insieme a Jisoo in stato catatonico.
Dashimen e Win-hoo erano rimasti leggermente stupiti di trovare Isabel in compagnia della donna. Sapevano della relazione che quest’ultima avesse con il padre della ragazza e anche di Namjoon, Isabel ne aveva parlato con entrambi.
Avevano fatto accomodare Jisoo sul divano e Win-hoo le aveva preparato un thè rilassante. Isabel aveva detto hai ragazzi che aveva urgenza di sapere se il telefono della donna fosse sotto controllo e anche l’auto.
Dashimen aveva annuito e si era messo al lavoro, armeggiando con i computer aveva anche deciso di controllare l’auto di Isabel per sicurezza.
Jisoo era rimasta sul divano di Dashimen senza proferire parola mentre Isabel Win-hoo e Dashimen si erano adoperati per scoprire qualcosa.
Dopo aver lavorato assiduamente, Dashimen era riuscito a mettere in sicurezza il cellulare, in caso che la donna avesse voluto chiamare Namjoon.
Jisoo non aveva detto niente, lo aveva solo ripreso tra le mani. Alla fine Isabel aveva optato per far andare la donna in una stanza dell’hotel a riposare per un po’, avrebbero dovuto incominciare i preparativi per il matrimonio, ma aveva deciso di slittare tutto all’indomani, e dare del tempo a Jisoo.
Aveva mandato appena in tempo Jisoo con Win-hoo a sorvegliarla, via da casa di Dashimen, che il telefono del ragazzo aveva squillato per via di una chiamata di Yoongi.
 
Sia Isabel che Dashimen si trovavano sul divano in silenzio a riflettere entrambi.
“Tuo padre è andato in agenzia.” Disse lui guardando Isabel che spalancò la bocca.
“Cosa?” disse incredula, si voltò a guardarlo in cerca di più informazioni.
“Si per portare le dimissioni di Jisoo e anche la rivista, ha incontrato Namjoon e Yoongi.” le riferì lui.
“Cazzo. Allora lo sa veramente di Namjoon.” Sospirò lei passando una mano tra i capelli e alzandosi in piedi nervosa. Suo padre era arrivato a Namjoon prima di loro, ormai il ragazzo sapeva tutto, per Jisoo sarebbe stato molto più difficile dovergli dare una spiegazione.
“Che si fa?” chiese Dashimen.
“Non lo so… non ho idea” disse lei mentre incominciava a girare per la stanza cercando di pensare alla prossima mossa.
“Non potete andare da lui, se è quello che stai pensando. Rimane la problematica della macchina” disse lui mentre la osservava con preoccupazione.  
“Siamo seguite entrambi no?”
“Si, vi sta di nuovo sorvegliando, però a te solo quando stai con lei e non so da quando.” Disse lui incerto.
“Non credo da molto, non controllavo più da quando ha ordinato a Chung-hee di fare tutto con me. Alle Hawaii anche non ero controllata. Se avesse saputo di qualche mio incontro con il gruppo o di me in agenzia, avrei avuto delle ripercussioni, non c’è stato nulla. Non mi aggredisce da quando è morto Do-yoon.”
“Giusto. Poi ti ha spedito in America, quando ti ha chiesto di tornare era perché avevi risolto lo scandalo di tuo fratello, e poi ti ha chiesto di andare da tua madre e doveva tenerti buona per recuperare quel fascicolo.”
“Si… andava bene, malgrado il tutto stavo riuscendo a passare inosservata. È ricominciato tutto con quell’incontro al ristorante.”
“Beh non proprio hai detto che tornata dalle Hawaii hai trovato Jisoo al suo fianco. Può essere che si è fidanzato con lei per spiarvi!” esclamò lui ribadendo la teoria esposta al telefono minuti prima a Yoongi.
“Non è per questo” disse lei seria in volto.
“E allora perché l’ha fatto? Jisoo lavora lì! Sicuramente ti ha tenuto sotto controllo tramite lei!” continuò impavido lui.
“No, ti dico.” Disse lei scuotendo la testa.
“Isabel… io non ci sto capendo niente, perché ti trovi con lei?  Perché l’hai ospitata in casa in questi giorni? Tu la odiavi! Dai è una serpe, ha finto una gravidanza per sposarsi con un ricco!” esclamò Dashimen guardandola stranito, continuavano a mancargli dei pezzi e non capiva quali fossero, non capiva perché Isabel avesse improvvisamente preso a cuore quella donna.
“Non è così”
“Aigoo, che ha fatto? Ha raggirato anche te? credi realmente che stia male, alla sua recita?”
“Dashimen… Jisoo è Jiwoon.” Disse lei guardandolo tristemente.
“Cosa?” chiese lui esterrefatto “ di cosa accidenti stai parlando?”
“Se la mia teoria è giusta, lui ha contatto Jisoo quando io ero alle Hawaii, ha agito così in caso io non avessi trovato il fascicolo. Minacciandola sicuramente, non so se sul rilevare la sua vera identità o dire che lei ha ucciso suo padre.”  Disse lei scrollando le spalle, avrebbe dovuto parlare con Jisoo di tutto, chiedere a lei e affrontarla. Non riusciva a farlo, vedendola in quello stato, le ricordava troppo sua madre.
“Sei sicura che sia realmente lei?” chiese Dashimen incerto.
“Si… molto certa. Penso che lei ami molto Namjoon.” Provò a dire Isabel, non sembrando per niente dubbiosa, si era ricreduta, stava incominciando a capire il tutto meglio.
“Aigoo… non credo che Namjoon stia bene al momento… Yoongi sembrava preoccupato! Dovrei andare da loro e dire tutto!” disse in modo combattivo.
“No… non dirai la verità su Jisoo. Non spetta a te e neanche a me” disse lei avvicinandosi a lui e bloccandoli la strada dato che si fosse già alzato in piedi pronto a correre al dormitorio.
“Ma Namjoon! Isabel ha il diritto di sapere!”
“No. Non ha il diritto… a meno che non lo decida lei. Namjoon sapeva di stare con una donna sposata e piena di segreti. È scoppiata una bomba, che Jisoo poteva evitare se l’avesse lasciato quando le l’ho detto io. Non l’ha fatto perché non ha avuto il coraggio.” Spiegò lei sbuffando innervosita.
“Quindi giustifichiamo Jisoo, quando Namjoon sta male?”
“Non la sto giustificando… ognuno di noi è responsabile delle proprie scelte. Ma non la biasimo, se si è aggrappata a Namjoon per avere degli attimi di felicità. Io ho fatto lo stesso con Yoongi.” disse lei suonando molto compassionevole, alla fine dei conti non erano molto diverse entrambe, Jisoo aveva avuto ragione, le l’aveva già detto.
“È diverso!”
“No… non lo è. Lei si è innamorata di lui, ma mio padre si è messo in mezzo. È identica la situazione.”
“Lei era sposata!”
“Non credo che il suo matrimonio fosse reale.”
“Certo che no! Si è sposata perché ha finto di essere incinta!” continuò ad accusare la donna Dashimen.
“È solo quello che è scritto sul fascicolo… voci di corridoio. Non sappiamo i fatti.”
“Isabel ha ucciso un uomo!”
“Sarà stato il segretario di mio padre a ucciderlo. Dashimen perché non sei ragionevole?” chiese lei guardandolo con rimproverò.
“Tu non ti fidavi, ti stai facendo raggirare da quando ti ha aiutata al ristorante!”
“Non ha detto niente che credevo che fossi incinta, non ha mai detto niente di quando sono andata alla Big-hit, non ha detto niente che sono un’azionista.” Alla fine dei fatti era così, Jisoo non aveva mai detto nessuno dei suoi segreti a suo padre, non l’aveva mai messa nei pasticci.
“Cazzo. È tutto così surreale! Cosa si fa?” chiese lui in panico.
“Organizzo il matrimonio, per ora, non posso sottrarmi.” Disse lei seria in volto.
“Che cosa faccio con Namjoon? Yoongi prima o poi richiamerà” trillò lui infastidito.
“Tergiversa. Di che non mi hai vista”
“Isabel non so neanche come lui abbia fatto a credermi che io non sappia niente! Non posso continuare a mentire!” lui  la guardava boccheggiando, non capendo l’atteggiamento della ragazza che continuava a sembrava tranquilla e  per niente scossa dagli eventi.
“Allora dì che sono impegnata, che non ti ho dato risposte, che appena avrò chiara la situazione ti dirò, che sto investigando! Non lo so! Inventa delle balle, ma non dire la verità!” esclamò lei.
“TI ODIO!”
“Non abbiamo alternativa… non condividere informazioni con Yoongi!” disse seria.
“Va bene.. va bene…” alla fine decise di acconsentire tornandosi a sedere sul divano.
“Ora vado… porto Jisoo a casa, e cerco di capire se riesce a parlare con me” disse lei sbuffando.
Andò via da casa di Dashimen lasciando il ragazzo innervosito e senza aver un buono piano in mente su cosa dire al leader.
 
09 LUGLIO 2017 POMERIGGIO
Isabel andò di nuovo prendere Jisoo, era pomeriggio inoltrato ed entrambe le donne si trovavano in una sala privata dell’hotel per organizzare il matrimonio. La sera prima Isabel aveva raccontato tutto a Jisoo di quello che era successo. La donna non aveva fatto un fiato si era fatta accompagnare a casa, Isabel le aveva dato dell’altro tempo, anche se era consapevole che il tempo stesse scadendo sempre più.
Jisoo però in quel pomeriggio sembrava si fosse ripresa, e stava aiutando Isabel con i preparativi, come se niente fosse, e senza riuscire a far parola riguardo Namjoon.
 “Jisoo….”  Chiamò Isabel a un certo punto guardando prima il telefono sul tavolo in cui appariva la terza telefonata da parte di Namjoon e poi guardando lei.
“Non riesco a concentrarmi, il cellulare continua a squillare” disse lei con lo sguardo fisso sul tavolo.
“Potresti chiamarlo e spiegare, il telefono è al sicuro” provò a convincerla.
“Sono una vigliacca… non riesco ad affrontarlo!” esclamò lei scuotendo il capo, e finalmente incominciando a parlare di Namjoon.
“Dovrai pur dirgli la verità” disse Isabel, continuando il discorso, dovevano parlarne, Namjoon continuava a chiamare a cercare risposte, e lei non poteva pretendere che il ragazzo continuasse a patire.
“Non capirebbe, cosa dovrei dirgli? Che mi sposo con tuo padre? Non posso dirgli il vero motivo!” trillò la donna, con aria confusa.
“Per me capirebbe… se solo tu fossi sincera capirebbe” provò a essere incoraggiante.
Jisoo la guardò confusa.
“Tu non sai! Non capiresti neanche tu” l’accusò Jisoo, per poi voltare il viso di lato, non aveva il coraggio di continuare a guardare Isabel.
“Jiwoon…” disse Isabel guardandola tristemente.
“Cosa? Come mi hai chiamata?” la guardò inorridita boccheggiando, pensava di aver sentito male, non poteva averla chiamata con il suo vero nome.
“Con il tuo nome… mi dispiace tanto…” disse lei provando a prenderle una mano per darle conforto.
“Tu sai?” chiese tremante.
“Non tutto… ho collegato quando mi hai detto l’età di quando l’hai conosciuto. Ho un fascicolo, con lo scandalo inerente a quegli anni, ho le prove di tutto, quelle che aveva mia madre, so che dovevi denunciarlo e testimoniare”
“Tu non pensi che io sia una brutta persona? Pensi di capire?” chiese tremante lei, con un tono simile a una supplica.
“Io… penso che la vita sia stata molto ingiusta nei tuoi riguardi, non mi è chiaro il tutto, potrei capirti di più se solo tu mi dicessi tutto. Sono stata orrenda nei tuoi confronti, non ho mai voluto sentire ragioni.  Ora però sono pronta ad ascoltare la storia.” Provò a dire lei incoraggiante.
“Fa male.” disse Jisoo con un filo di voce stringendo la mano di Isabel.
“Lo so.” Annuì Isabel con il capo, continuando a tenere stretta la mano di Jisoo.
Jisoo fece un respiro profondo e con gli occhi inondati di lacrime incominciò a raccontare tutta la storia a Isabel:  incominciando da suo padre di come lui la trattava e la vendeva agli uomini così che potessero fare di tutto con il suo corpo.

Raccontò di come fosse la preferita di Kim Joon-bin, e di alcune cose che lui le faceva.
I lacci che la tenevano stretta e stringevano forte sui polsi e le caviglie, fino a crearle dei solchi nella pelle.
Del buio, di quanto fosse sempre buio, perché al signor Kim piaceva bendarle gli occhi, per poi toglierle la benda, a quasi fine del rapporto quando oltre a trivellarle il corpo con spinte aggressive e furiose, si accaniva con le sue grosse mani sul suo collo esile, portandola quasi all’asfissia totale.
Era quello il momento in cui lui aveva il culmine dell’eccitazione, il momento dove lei era in bilico tra la vita e la morte, cercando aria disperatamente, con gli occhi sgranati. Rimaneva immobile però perché talmente schiacciata dal peso dell’uomo da non potersi neanche a dimenarsi.
Il tutto finiva quando lei era vicino al cedere e chiudeva gli occhi, lui veniva dentro di lei, si sfilava dalla sua femminilità sempre con violenza e  lei era libera di ritrovare l’ossigeno che le era stato tolto.
Lui si rivestiva, mentre lei rimaneva inerme con gli occhi chiusi, con nessuna più forza in lei. Quando sentiva la porta chiudersi con violenza, era il momento in cui si rannicchiava su se stessa coprendosi con un esile lenzuolo.
Rimaneva in quella stanza per ore.
Si trascinava in doccia, e cercava di togliere l’odore acro di quel sesso violento, di quell’aggressione sul suo corpo.
Quell’odore pungente, anche se andava via, rimaneva nella sua testa, da farla sentire sempre sporca, sempre un rifiuto.
 
“Dovevo farlo, mio padre mi obbligava a farlo, se non fossi andata con quegli uomini a pagamento mi avrebbe fatto del male. Le prime volte che provai a rifiutarmi mi ha sempre picchiata. Ero stanca di essere picchiata e cedetti al suo volere, incominciai  prostituirmi come lui voleva.” Aveva detto Jisoo chiudendo gli occhi per via della rabbia nei confronti di suo padre che ancora era viva in lei.
 
Le raccontò di come Claudia con Kim Jung-ko, il suo amante la rintracciarono, dei mesi di pressione che erano susseguiti, e delle varie proposte che le avevano fatto per convincerla a denunciare il tutto.
Raccontò di quel giorno in cui Claudia l’aveva portata in quella grande villa al di fuori di Seul, di quando lei e Isabel si erano conosciute per la prima volta e di come il signor Kim avesse scoperto tutto.
Era stata lei a dire tutto all’uomo, impaurita dal fatto che Isabel e il fratello della ragazza che era in casa, avessero potuto dire tutto all’uomo.
Aveva raccontato tutto con la speranza che lui fosse misericordioso nei suoi confronti, e così era avvenuto.
Lei anche se ancora una quindicenne, era riuscita a convincerlo della sua innocenza nel piano di Claudia, e aveva giurato che sempre gli sarebbe rimasta fedele.
L’uomo aveva fatto in modo di eliminare il suo assistente, era stata lei a manomettere i freni della macchina, in cambio il signor Kim l’aveva premiata mandando suo padre in prigione.
La famiglia Kim era andata in America, e Jisoo che aveva cambiato nome sotto ordine di lui, lo aveva raggiunto dopo un paio di giorni, lui aveva affittato un appartamento e lei era stata lì per anni, mantenuta da lui, e abusata da lui.
Per quegli anni si era comportata come una perfetta amante, e lui a suo modo si era preso cura di lei.

Aggressore e vittima.
Padrone e schiava.
Uomo e amante.
Lei alla fine si era innamorata.
 
“Mi ero innamorata di un mostro, ma lui mi aveva salvato da mio padre, lui non mi aveva picchiata per essere stata in contatto con Claudia. No, lui mi aveva portato via da quella casa fatiscente fatta di miseria, lui mi aveva portato in America in un bell’appartamento. Io ero diventata l’amante perfetta. Quella che li faceva trovare tutto quello che voleva. Avevo capito cosa gli piaceva e lo servivo in qualunque modo. Venivo premiata.” Aveva detto a Isabel durante il racconto.
Isabel aveva annuito con il capo capendo, e aveva chiesto come venisse premiata.
 
Jisoo continuò a raccontare, che lui le aveva permesso di andare a scuola, di essere quasi una ragazza normale, non una ragazzina che era costretta a vendersi agli uomini. Era normale, aveva vestiti costosi, viveva nel lusso del suo appartamento, era libera di uscire anche per una passeggiata.
La vita in America non era stata male, a parte il suo padrone che l’andava trovare e lei che continuava a servirlo.
Tutto era cambiato quando il padre del signor Kim era morto, e lui era dovuto tornare in Corea di nuovo, lei l’aveva dovuto seguire, ed era finita a vivere nella villa patronale, fino a quando nell’estate del duemila e quindici, Isabel e sua madre erano dovute tornare in Corea anche loro.
Claudia da ubriaca aveva di nuovo minacciato il signor Kim di dire tutto quello che lui aveva fatto. Erano state delle minacce fatte da una povera donna che ormai aveva perso del tutto il senno della ragione, sempre ubriaca, che non aveva più alcune possibilità nella vita.
Era stato in quel giorno, dove si erano trovati tutti nella villa esclusa Isabel, in quel fatidico giorno Claudia aveva provato tra le lacrime e gli strilli a convincere Jisoo a unirsi a lei e a combattere, il signor Kim si era scagliato contro la donna. Jisoo non era riuscita a muovere un muscolo davanti alla scena di violenza, era stata però portata via segretario.
Aveva incontrato Isabel di ritorno.
C’era stato il divorzio.
Dopo l’episodio nella villa patronale, dopo aver visto Claudia in quello stato, urlare in modo straziante e poi avere le ripercussioni da parte dell’uomo, in Jisoo era scattato qualcosa aveva incominciato ad avere paura di finire come la donna. Pian piano aveva incominciato a distaccarsi da lui, si era iscritta all’università, le stava provando tutte per scappare.
Aveva incominciato a intuire che il signor Kim non era mai stato il suo salvatore, che la stava solo usando a suo piacimento, che tutto quello che le aveva dato, la libertà da suo padre, una bella casa, i vestiti costosi erano stati solo un modo per tenerla in ostaggio. 
Era in trappola e non sapeva come uscirne, non sapeva cosa fare.
 
“Vedere tua madre in quello stato mi ha fatto sentire terribilmente in colpa. Ho pensato molte volte che se l’avessimo realmente denunciato le cose sarebbero potute cambiare, forse sarebbero potute andare meglio. Ma ero una ragazzina, che viveva con un padre violento, e che andava a letto per soldi con una persona potente e violenta. Io avevo paura. Non volevo essere messa in mezzo nei problemi di tua madre.”  Aveva detto tramite i singhiozzi.
 
Raccontò che dopo un anno e mezzo dal divorzio, quasi alla fine dei duemila sei, si erano venuti a creare una serie di eventi.
Erano uscite delle foto del signor Kim con una donna al suo fianco che era lei, ciò aveva portato a uno scandalo.
Il signor Kim però si era incontrato con i media e tramite un’intervista aveva dichiarato di come distrutto dalla morte della prima moglie, si era lasciato consolare da Claudia e sedurre, che lei rimase incinta, ed era stato un illuso che aveva pensato di aver ritrovato l’amore, ma che in realtà non fosse così perché la donna aveva puntato solo al suo patrimoni. Aveva raccontato anche ai media di come lei l’avesse tradito ripetute volte, e stanco aveva chiesto il divorzio.  E che era alla ricerca dell’amore.*
Jisoo aveva avuto la certezza, e la paura che lui avrebbe fatto di tutto per sposarla e mettere fine a quello scandalo.
Lei non voleva finire sposata con lui, non voleva finire come Claudia.
Aveva il terrore di ciò.  
In quei mesi di terrore per il suo futuro, Jisoo però conobbe Kang Min-ki che era però ufficialmente fidanzato Min-ae.  
Lui anche se fidanzato le aveva fatto una corte spietata, promettendole che avrebbe lasciato la sua attuale fidanzata e si sarebbe preso cura di lei per sempre.
 
“Sono stata una sciocca anche in quell’occasione. Pensavo di poter essere salvata da un altro uomo, ho voluto crederlo. Una sera uscì con lui e mi fece ubriacare, non volevo farlo, non volevo finirci a letto, avevo sempre paura che tuo padre lo venisse a scoprire. Min-ki però mi costrinse, provai a scappare, ma non ci riuscì. Lui mi inchiodò al muro in un vicolo vicino al posto in cui eravamo andati a mangiare.” Aveva detto lei tremante tra i singhiozzi.
Sul volto di Isabel si era venuta a creare una smorfia di disgusto, per via dell’atteggiamento di Min-ki e le aveva fatto segno di continuare passandole dei fazzoletti.
 
Jisoo continuò il racconto.
Le spiegò che era vero che fosse rimasta incinta, che era andata da lui a dirlo, ma il ragazzo si era messo a ridere.
 
“Ricordo la sua risata… si faceva beffe di me” aveva detto con rabbia la ragazza stringendo i pugni.
 
Continuò a raccontare che lui non l’aveva mai voluta realmente, che non era mai stato innamorato di lei, voleva solo una cosa.
Lei si era ritrovata così: incinta e ancora con il signor Kim. Aveva solo una soluzione dire che fosse dell’uomo, ma lui sapeva già di quello che era successo con Kang Min-ki.
Lei lo pregò di crederle, di credere al fatto che il ragazzo avesse solo abusato di lei,  che lei aveva fatto uno sbaglio per colpa dell’alcool.
Lo supplicò.
Nulla funzionò.
Ci fu la punizione.
 
Il signor Kim si scagliò contro di lei, e per assicurarsi il suo silenzio le ordinò di andare in carcere da suo padre.

“Andrai da tuo padre, così capirai quanto sei fortunata a trovare me. E lo ucciderai, così da ricordarti che sono io a dettare le regole.” Così lui le aveva ordinato.

Nei suoi incubi peggiori, lei si ritrovava sempre con il signor Kim che le ordinava ciò, il segretario che la portava in quel carcere e lei che faceva ingoiare a suo padre quelle pillole a forza.
I suoi peggiori incubi erano davvero avvenuti.
Quella punizione però non era stata abbastanza.
Lui non avrebbe mai potuto accettare il figlio di un altro.
Costrinse la famiglia Kang ad accettarla, andò a ricattarli e lei fu mandata lì.
 
“Mi ero liberata di lui, lui non mi volle più vedere.  Finì per stare con Min-ki, ma lui non mi voleva, mi accusava di avergli rovinato la vita, come anche la sua famiglia. Speravo almeno che avendo un figlio sarei potuta essere amata da qualcuno. Persi il bambino.” Incominciò a singhiozzare sempre di più lei, tra tutte le cose che le erano accadute nella vita quella era la più atroce di tutte, quella che mai avrebbe potuto superare.
“Era falsa allora la voce che avessi finto la gravidanza?” chiese Isabel confusa.
“Si. Fu la sorella di lui a spargere la voce, voleva l’azienda di famiglia.” disse lei con rabbia.
“Così sei rimasta comunque con lui?” chiese Isabel.
“Non avevo niente, solo un’identità falsa, non avevo soldi, non avevo una casa e tuo padre non mi avrebbe ripresa. Il divorzio era visto anche in malo modo, mai avrebbero permesso un’azione del genere.” Disse Jisoo con rabbia.
“Comprendo… però poi l’azienda è passata a tua cognata molto tempo dopo o sbaglio?”
“Si, quando mio marito la stava facendo fallire, anni dopo. Feci la cameriera per un po’, poi due anni fa incontrai un vecchio amico di scuola che mi presentò Bang Si-hyuk, e lui mi prese a lavorare, fu molto gentile, con me.” Accennò a un sorriso, Si-hyuk era sempre stato un brav’uomo.
“Ti eri innamorata di lui? so che avete avuto una relazione” chiese ancora Isabel.
“No, non mi ero innamorata, mi sono innamorata di Namjoon, solo di lui veramente. Il giorno in cui l’ho visto per la prima volta. Era così impacciato e a disagio, sembrava come se non avesse mai conosciuto il male, come se mai avrebbe potuto fare del male. Sembrava puro, essenzialmente puro.” Disse lei trattenendo malamente un singhiozzo.
“Gli devi la verità… Jisoo merita di saperla” provò di nuovo a convincerla lei.
“Isabel… non voglio, non voglio che lui abbia pena di me, o pensi che io sia una persona sporca. Non voglio. Preferisco che pensi che sia una stronza che ricerca solo la ricchezza. Io…”Jisoo non finì la frase guardò in basso verso il suo ventre trattenendo un altro singhiozzo malamente.
“Che cosa avresti fatto se fossi stata realmente incinta? Alla fine avevi trovato una soluzione?” chiese Jisoo tremante.
“No… non l’avevo trovata” disse Isabel guardando Jisoo e mentendole, la studiò per un attimo “Sei incinta?” chiese subito dopo.
“No.” disse lei secca.
Isabel la guardò ancora per un attimo, non sembrava la verità, Jisoo era stata sincera per tutto il racconto ma in quel momento non lo sembrava per niente.
“Ho una lettera… puoi consegnarla a Namjoon… quel Dashimen è amico loro, l’ho visto in agenzia. Puoi darla a lui?” chiese lei supplice, incominciando a frugare nella sua borsa con ansia in cerca della busta.
“Si posso. Le la farò consegnare domani.” Disse lei annuendo.
“Sono un po’ stanca, forse è il caso che io torni a casa” disse con voce stanca mentre le porgeva la busta con mani tremanti.
“Si finisco io qui, forse è il caso.” Disse seria in volto.
“Mi odi?” chiese lei, aveva bisogno che qualcuno, almeno una persona nella sua vista capisse.
“No… sono solo arrabbiata, ma non con te. Con questo destino che sembra andare contro tutti. Vorrei poter trovare una soluzione a tutto questo.” Disse con decisione lei.
“L’unica soluzione è ucciderlo. Lo sai anche tu”
“Non ho il coraggio di farlo. Tu?” chiese Isabel guardandola con circospezione.
“Io… sono troppo provata oggi, per prendere una decisione del genere. Non credo che potrei.” Disse lei distogliendo lo sguardo da Isabel e rivolgendolo di nuovo verso il suo ventre.
“Ti chiamo una macchina” disse Isabel. “E penserò a una soluzione. La troverò.” Disse con rabbia.
Doveva parlare con una persona, Chin-hae, lui poteva darle una mano, era la persona di cui si fidava più di tutti, quella meno immischiata in tutto, era l’unica persona che non si poteva far coinvolgere dalle emozioni.
Guardò la lettera sul tavolo con curiosità, forse avrebbe potuto leggerla appena Jisoo se ne fosse andata.
 
 
10 LUGLIO POMERIGGIO
Dashimen si trovava davanti alla porta di casa del dormitorio dei ragazzi.
Isabel gli aveva raccontato tutto la sera prima come lo aveva fatto anche con suo zio. Lei aveva un piano, che a lui non piaceva per niente, ma che sapeva si sarebbe fatto coinvolgere.
Al momento era già coinvolto dato che si trovava lì davanti quella porta aperta con la lettera in mano e davanti a lui c’era Hoseok che gli aveva appena aperto.
Erano entrambi in silenzio e a disagio, senza saper bene come comportarsi o cosa dirsi a vicenda.
Hoseok lo stava guardando impassibile, anche se rivederlo dopo mesi e mesi, stava scaturendo in lui fin troppe emozioni, per quanto avesse ignorato il tutto e riposto i suoi sentimenti in una parte in fondo al suo cuore, solo a guardarlo essi avevano deciso di dimenarsi in lui come un vulcano pronto a esplodere e a sputare lava ovunque.
“C’è Namjoon?” chiese dopo il troppo silenzio, distolse lo sguardo da Hoseok, lo sguardo del ballerino così freddo e schivo lo faceva sentire uno dei peggiori dei rifiuti al mondo.
“Si entra” disse Hoseok con tono fermo della voce, continuando a mostrare freddezza.
Dashimen fece un leggero inchino del capo come si era soliti fare con gli estranei, ed entrò nell’appartamento, Hoseok gli porse delle ciabatte e in seguito lo guidò fino al salotto, dove su i divani c’erano seduti Namjoon, Yoongi e Jin.
Tutti i ragazzi alzarono il capo e lo rivolsero verso il nuovo arrivato.
Namjoon aveva gli occhi rossi e stava tirando su con il naso, guardava Dashimen con la speranza di ricevere finalmente delle risposte, voleva parlare, chiedere, ma la voce non voleva venire fuori, era come se qualcuno premesse sulle sue corde vocali, stringendo talmente forte da non riuscire a permetterli di far uscire alcun suono.
“Novità?” chiese immediatamente Yoongi che era saltato in piedi alla vista del ragazzo e lo guardando fremendo nell’avere delle notizie.
Dashimen annuì con il capo e si avvicinò a Namjoon in silenzio, lo guardò con serietà e gli porse una lettera.
“Chi l’ha scritta?” disse Namjoon con voce rauca, che stentava fuori a venire.
“Jisoo” disse solamente Dashimen.
Namjoon a sentire il nome della ragazza, afferrò la lettera si alzò dal divano e senza dire niente si trascinò via dalla stanza con le spalle ricurve.
Rimasero tutti fermi a guardarsi tra di loro, a disagio.
“Ti va qualcosa da bere?” chiese Yoongi dopo un leggero colpo di tosse.
“Ehm… non penso sia il caso” tentennò Dashimen dopo aver dato uno sguardo furtivo a Hoseok che non lo guardava e che si era accostato a Jin.
Jin diede una leggera gomita al ballerino guardandolo infastidito, Hoseok alzò gli occhi al cielo e si lanciò sul divano sprofondandoci.
“Rimani.” Disse secco.
 
 
Angolo autrice:
Serviva un  capitolo dove veniva raccontata tutta la storia, ho evitato i dialoghi per una volta, o sarebbe stato infinito. 
Beh ora sapete tutto quello che è accaduto a Jisoo.
“Mmh poi c’è stato un altro scandalo lo avevano fotografato con una donna molto più giovane, additandolo come traditore, ma lui smentì tutto dicendo che la moglie rimasta in America con la figlia lo tradiva da parecchio e che avevano firmato le carte del divorzio, e che lui era una povera vittima.”* Questa frase è stata detta nel volume 1 da uno dello staff che ha raccontato la storia del signor Kim ai ragazzi nel capitolo 55. La donna di cui parlava era Jisoo.
Non so se l’avete notato ma sono stati riprese spesso cose del primo volume! Ogni tanto mi diverto a farlo! XD
Aspettatevelo!
 A voi il pensiero su Jisoo… io comunque adoro il suo personaggio per me è stata una rivelazione… ^_^
Isabel ha un piano? Per questo va cauta?  Cosa ha in mente quella pazza? Eeeh
Settimana prossima forse ci saranno 2 aggiornamenti, ma non ne sono sicura, dipende tutto da questi 4 giorni di vacanza!
 se siete interessati vi ricordo che ho anche il profilo Wattpad annacapozza1 
Ho creato anche la pagina di Instagram! maybeitsfate123
Baci! 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** CAPITOLO 34 MOONCHILD ***


CAPITOLO 34 MOONCHILD  

10 LUGLIO 2017  POMERIGGIO
“Sono preoccupato… è un ora che è chiuso lì con quella lettera” disse Jin posando la seconda birra sul tavolino.
“Tu sei sicuro di non sapere altro?” indagò di nuovo Yoongi.
“No… lei non mi ha detto niente. A parte che ha scoperto tutto quando è tornata dalle Hawaii” fece spallucce Dashimen.
“Scusa ha scoperto di Jisoo e di suo padre quando è tornata dalle Hawaii e in tutti questi mesi non ti ha detto nulla?” lo accusò Hoseok credendo impossibile che Dashimen non sapesse realmente niente di tutta la storia.
“Abbiamo fatto pace quel giorno che siete venuti a casa mia… e diciamo che dopo abbiamo avuto altro a cui pensare.” Disse senza guardarlo negli occhi.
“Altro?” chiese Jin confuso, guardo Yoongi e Hoseok indicò prima uno poi l’altro.
“Ehm… Chung-hee ha portato di nuovo Isabel alla clinica di Chicago, dal suo psichiatra. Non hai detto niente a nessuno?” si voltò a guardare Yoongi.
“No… non vogliono sentire parlare di Isabel” con una scrollata di spalle.
“Perché è dovuta ritornare in clinica?” chiese spaventato Jin.
“Ehm… gravidanza isterica..” sospirò triste Dashimen. “Pensava di essere incinta quando vi ha incontrato al ristorante, ma non era così, il suo cervello ha solo creato i sintomi, non è mai stata incinta. Diciamo che quei mesi sono stati un po’ instabili. Non abbiamo parlato di voi. Anche perché c’era sempre Chung-hee non l’ha mai lasciata sola.”
“Forse è vero non sai niente” disse Hoseok, comunque incerto guardò di nuovo Dashimen che ricambiò il suo sguardo.
“Mi dispiace” disse in un sussulto Dashimen.
“Lo so.” Rispose distogliendo lo sguardo Hoseok.
“Di quell’altro fatto novità?” chiese Yoongi a Dashimen.
“Ehm… si. Ho pensato che potesse aspettare…”
“Beh intanto che aspettiamo Namjoon puoi dirmi, ormai sei qui” disse Yoongi con un’alzata di spalle.
“Sbaglio o davanti a loro non si dovrebbe parlare di Isabel?” chiese indicando gli altri con un cenno del capo.
“Aigoo… che diavolo state combinando voi due?” chiese Jin “Non vi sembra che abbiamo fin troppi problemi?”
“Quei due ancora indagano su quel fascicolo” disse Hoseok scuotendo il capo.
“Ragazzi no! Yoongi no. Abbiamo fin troppi problemi, questo fatto di Jisoo e Namjoon ha la precedenza su qualunque cosa tu abbia in mente! È rischioso, specie dopo quello che ha appena fatto il padre di Isabel. Ha dato la colpa a te nell’ufficio di pd-nim del perché sta con Jisoo!” disse Jin contrariato da tutto.
“Un motivo in più per cercare un modo per fermarlo. Non gli basta aver distrutto me e Isabel, se l’è presa con un altro di noi.”
“Ragazzi non ricominciate a litigare. Comunque sia non sappiamo i fatti e di come Jisoo si trovi con lui, può essere che sia colpa anche della ragazza!” disse la sua Hoseok.
“Non m’importa. Sarà comunque colpa del padre di Isabel e io sono pronto a tutto per annientarlo.”
“Anche metterti contro noi?” chiese Jin con rabbia.
“io…”tentennò Yoongi guardando il maggiore negli occhi, aveva dato gli ultimi quattro anni interi per il gruppo, Isabel lo aveva lasciato per dare la chance a tutti di una carriera senza che il padre li facesse fallire.
Lui aveva perso lei per il gruppo, per il suo sogno.
Ormai erano sempre più influenti, poteva per un attimo dedicarsi a riprendersi ciò che aveva perso. LEI.
“Il fascicolo è inutile” disse Dashimen mentre guardava i due scontrarsi a suon di occhiatacce.  
“Cosa?” tremolò Yoongi voltandosi a guardarlo.
“Ho trovato la ragazza… o almeno, so che fine abbia fatto” disse cercando di sembrare triste.
“E perché dici che sia inutile?” chiese Yoongi confuso dal tono di voce di Dashimen.
“Perché è morta. Incidente d’auto dopo aver lasciato il carcere, l’ho trovato per caso, mi era sfuggito nelle ricerche” mentì Dashimen sembrando anche convincente.
“Cosa?” strabuzzò Yoongi per poi tornare a sedersi sul divano.
“Si. È tutto inutile. Non abbiamo niente per sconfiggerlo. E Isabel non scapperà per raggiungere te, perché penserà di mettervi sempre in pericolo. Mi dispiace Yoongi penso sia finita per tutti. Per te, per Namjoon, per me anche” disse alzandosi in piedi e guardando un attimo Hoseok.
“È finita per noi vero?” chiese Dashimen non riuscendo a resistere dal far la domanda.
“Io…” tentennò per un attimo Hoseok con lo sguardo basso, poi rivolse i suoi occhi verso Dashimen, intensificando lo sguardo.
 Non riusciva a fidarsi, non riusciva a far finta che quello che avesse fatto non fosse grave per lui lo era.
Non riusciva a perdonarlo.
Aveva la sensazione che Dashimen avrebbe continuato a mentire per Isabel, aveva la sensazione che lo stesse facendo in quel momento.
“Si è finita.” Disse secco Hoseok guardandolo dritto negli occhi.  
“Allora abbiamo chiuso io e il vostro gruppo…” disse Dashimen con tono fermo della voce per poi voltarsi e guardare Yoongi.
“Yoongi non sono più in debito e non ti servirei a niente per le ricerche.”
“Ci sarà un modo, lo troveremo in insieme, non puoi chiudere anche con me!” esclamò Yoongi non capendo il perché stesse chiudendo anche con lui, era stato parecchio antipatico di recente, non pensava che Dashimen avrebbe avuto il coraggio di chiudere la loro amicizia.
“Non c’è il modo, io non lo trovo, Isabel non trova, anche per questo fatto di Namjoon non credo abbia delle risposte, o una soluzione.”
“Non puoi andartene via, io e te siamo amici!” cercò di fermarlo Yoongi le sue parole suonarono come una supplica.
“No… non lo siamo, Yoongi tu mi odi perché sai che sono stato con lei, non passerai mai oltre a questo, così come ha confermato anche Hoseok. E io non passerò tutta la vita a provare a farmi perdonare. Non voglio più venire qui o vedere nessuno di voi.” Disse cercando di sembrare forte, ma avendo il cuore spezzato.
“Dash… aspetta, parliamone. Noi ci teniamo a te!” provò a dire Jin per poi guardare Hoseok facendoli segno di dire qualcosa.
“No. Voi siete un gruppo.  Io sono in più. Vado via, spero che Namjoon possa stare meglio, probabilmente non vale la pena la sofferenza che prova per amore. Probabilmente non vale a niente soffrire per amore.” E così dicendo andò via da casa loro, lasciando tutti i e tre i ragazzi confusi.
 
Dashimen uscì dall’appartamento dei ragazzi e si stava avviando verso il parcheggio sotterraneo per riprendere la sua moto e andare via da quel posto a tutta velocità.
Si bloccò per un attimo chiudendo gli occhi, e soffocando un singhiozzo.
Se solo Hoseok l’avesse perdonato.
Le cose sarebbe potute andare diversamente.
Hoseok non aveva intenzione di averlo con sé, non aveva intenzioni di lottare per il loro amore.
Lui non avrebbe lottato più per Hoseok e per nessun altro di caro a lui.
Avrebbe lottato per Isabel.
Prese un respiro profondo e tirò fuori dalla tasca il cellulare per chiamare la ragazza.
 
Un po’ più avanti del ragazzo intento a chiamare Isabel, la maknae line aveva appena parcheggiato. Tutti e tre i ragazzi stavano scendendo dall’auto, in uno strano silenzio. Erano di cattivo umore anche loro e preoccupati per via del loro Leader a cui tenevano fin troppo.
Jimin si bloccò di colpo individuando di fronte a lui Dashimen, con un gesto veloce, acchiappò i suoi due amici per le maglie e li tirò con forza indietro.
Entrambi i ragazzi fecero un leggero verso strozzato fino a che non finirono per terra.
 “Shh, c’è Dashimen” disse a bassa voce Jimin con far cospiratorio, accucciandosi anche lui vicino alla macchina.
“Perché ci nascondiamo?” chiese Jungkook guardandolo non capendo il motivo del nascondino appena improvvisato.
“Perché non voglio incontrarlo. Shh se no ci scopre” sporgendosi leggermente per osservare il ragazzo.
Taehyung tirò Jimin per il cappuccio della felpa per farlo tornare a terra e prendere il suo posto per spiare il ragazzo assottigliando gli occhi con espressione seria sul viso
 
Dashimen si era appena fermato al centro della strada, poco vicino alla sua moto e stava parlando al telefono.
“Gli ho detto della ragazza, che è morta” disse con tono scontroso al telefono.
“Si, ho anche detto che non mi vedranno più.” Disse con rabbia.
“No, Isabel… non incominciare. Lui non mi ama. E non vuole vedermi più, non mi guarda neanche in faccia, se lo fa ha uno sguardo gelido. Non voglio più incontrare nessuno di loro.”
 
Jimin e Jungkook si guardarono straniti, non capendo a chi Dashimen si stesse riferendo, mentre Taehyung continuava a guardare il ragazzo cercando di non guardare i suoi di amici poiché sapesse tutto.
 
“Smettila di insistere. Mi hai costretto anche a mentire su tutto. Non ho il coraggio di vederli e continuare a mentire, in più penso che io sia l’unica soluzione per quella cosa che hai in mente.” Disse con irritazione.
 
“Sta mentendo di nuovo?” provò a dire Jimin a bassa voce, e Jungkook gli fece segno di stare zitto e che ne avrebbero parlato dopo.
Taehyung invece assottigliò ancora di più gli occhi cercando di concentrarsi su ogni minima parola.
 
“No Isabel, se hai intenzione di farlo, anche se non sono d’accordo con ciò. Posso farlo solo io, non può andare da sola, e non puoi mandare Win-hoo con Nate o solo Nate, non far rientrare anche quel ragazzo nei tuoi piani.  Ci vado io. Ora ti lascio, torno a casa per sistemare tutti i documenti e parlare meglio con mio zio.” Disse con rabbia.
“Isabel… sei impazzita? Che cosa vuol dire non c’è fretta?” esclamò sempre più nervoso Dashimen.
“Parla con lei CAZZO.  Non puoi organizzare piani, se non parli con la diretta interessata. No, Isabel non me ne frega un cazzo, che la questione sia delicata. Parlaci. Se lei dice si, allora proseguiremo. Ti ripeto io non sono d’accordo ma lo farò.” Disse con tono autoritario e adirato, mentre sbuffava sonoramente impazientito.
“Ci vediamo in Hotel. Muoviti a tornare.” E così dicendo chiuse la chiamata.
Dashimen sbuffò sonoramente avvicinandosi alla sua moto le tirò un calcio per il nervoso, facendola cadere provocando un grande rumore che risuonò nel parcheggio.
 
La maknae line trattenne il fiato continuando a rimanere nascosti dietro la macchina guardandosi impauriti e confusi.
 
“Maledizione.” Disse tra i denti Dashimen risollevò la moto da terra, e la guardò con irritazione, l’aveva ammaccata. 
Chiuse gli occhi stringendoli forte per cercare di ritrovare la calma.
Non aveva la minima voglia di rischiare la sua vita per un’estranea, non aveva la minima voglia di mentire a tutti, ma ormai aveva chiuso con loro.
Isabel continuava ad avere un maledetto ascendente su di lui, e lui continuava a volerla aiutare in tutto. 
Se fossero stati scoperti, avrebbero tutti fatto una fine terribile, e solo per provare a salvare una donna, che si era rovinata la vita da sola.
Salì sulla propria moto, pronto ad andare via da lì per raggiungere suo zio e incominciare realmente a lavorare sull’idea di Isabel.
 
Tutti e tre i ragazzi si guardarono interrogativi, era chiaro solo che Dashimen aveva mentito di nuovo e costretto di nuovo da Isabel.
Appena la moto fu sfrecciata via tutti e tre si alzarono e incominciarono a corre come dei razzi da poter andare dai propri Hyung a raccontare tutto.
 
 
Isabel chiuse il telefono e lo appoggiò sul divanetto ricoperto di sete bianca su cui era seduta, guardò fuori dalla finestra dell’atelier si era già fatta sera. 
Un altro giorno stava per finire, e loro avevano poco tempo. Lei aveva poco tempo per salvare Jisoo. Avrebbe dovuto parlarle e dire cosa avesse in mente, ma aveva paura che lei rifiutasse quel tipo d’aiuto, troppo terrorizzata da suo padre.
Era l’unica soluzione, non avrebbe permesso a Jisoo di fare la stessa fine di sua madre, la storia non si sarebbe ripetuta. Lei avrebbe fermato quel ciclo, avrebbe fermato il destino. 
“Jisoo?” chiamò con aria leggermente scocciata, erano trenta minuti che la ragazza era chiusa nel camerino con la stilista dell’atelier di abiti da sposa e ancora non era uscita.
“Jisoo ti prego esci, un vestito vale l’altro”
Jisoo uscì seguita dalla donna.
“Ah beh… è questo il vestito che vuole che metti?” chiese Isabel alzandosi e andando da lei per osservare meglio il vestito, trovando strano che non fosse tradizionale.
“Si.”
“Ti sta bene… ti sei guardata allo specchio?”
“No ancora…” disse chiudendo gli occhi.
“Le sta splendidamente dovrebbe guardarsi!” trillò la donna con entusiasmo.
“Forza, guardati, così possiamo toglierlo e andare ad organizzare le altre cose, mancano dieci giorni alle nozze.” Disse con fretta.

Jisoo si voltò verso lo specchio per potersi osservare, rimase immobile con gli occhi sgranati a osservare il suo riflesso, non riuscendosi a riconoscere.
Quella non era lei, aveva perso l’ultima parte di se stessa che ancora la teneva a galla. Sembrava uno spettro.
Non aveva una soluzione, ora che si vedeva con quell’abito bianco, tutto sembrava così reale.

Siamo nati per essere tristi, tristi, tristi.
Era stanca di essere triste.

Soffriamo per essere felici, felici, felici, felici.
Aveva sofferto troppo, per essere un attimo felice con lui.

Dici che vuoi morire, ma ti sforzi ancora di più di vivere.
Dici che vuoi lasciarti andare, ma aggiungi un’altra zavorra.

Quante volte aveva detto di voler morire e invece si era sforzata di vivere, aggiungendo un altro peso alla sua vita.

In realtà è il nostro destino, sai
Sorridere nel dolore senza fine, sai
Il destino era il dover sorridere nel dolore senza fine, ma lei non riusciva a sorridere in quel dolore, non aveva più la forza.

Il momento in cui dici “libertà”
Non esiste la libertà, sai.
Lo sai?

Non esisteva la libertà.
Si, lei lo sapeva bene, la libertà non esisteva, e lei sarebbe rimasta per sempre prigioniera.
Si sarebbe sentita sempre soffocare.

Era rimasta immobile per diversi minuti a guardarsi allo specchio, Isabel era rimasta immobile ad osservarla cercando di capire cosa stesse succedendo nella mente della ragazza.
“Soffoco toglimelo!” urlò con voce stridula Jisoo mentre si tastava il petto e respirava affannosamente.
Isabel corse da lei. E incominciò a slacciare il vestito, capendo immediatamente che Jisoo stesse avendo un attacco di panico.
“Toglilooooo” urlò stridula Jisoo ansimando con forza.
“Ci sto provando!” esclamò Isabel cercando di slacciare il corpetto da dietro ma senza risultato.
“Ti prego!” singhiozzò Jisoo in preda a una crisi, non respirava, era troppo, non riusciva a trovare l’aria.
L’aria che c’era non era abbastanza.
Cadde a terra sulle sue ginocchia che erano diventate gelatina.
“Liberami!” disse tra le lacrime prendendosi la testa tra le mani e singhiozzando.
Isabel si allontanò per un attimo da Jisoo guardandola sgranando gli occhi, incominciò a guardarsi intorno cercando un qualcosa che potesse aiutarla a liberarla il corsetto non voleva venire via.
Intanto la donna dell’atelier si era messa di fronte a Jisoo che piangeva e continuava ad avere il respiro affannoso, e cercava di aiutarla con scarsi risultati.
Isabel vide delle forbici su un tavolo e corse, le afferrò con forza e tornò da Jisoo velocemente.
“Cosa intende fare!” trillò la donna guardando Isabel orripilata.
“Si tolga di mezzo!” urlò come una furia spintonando la donna per terra per farsi spazio.
Si avvicinò a Jisoo.
“Non muoverti ora te lo tolgo.”
“NO! COSTA TANTISSIMO!” urlò la donna sconvolta.
“FANCULO I SOLDI!” urlò Isabel e con le forbici andò a tagliare i fili del corsetto per sfilarlo.
“Isabel toglilo… ti prego” continuava a dire Jisoo in preda ai singhiozzi isterici.
“Sto facendo!” urlò Isabel mentre la donna continuava a starnazzare la vicino, ma Isabel non la sentiva, aveva di fronte a lei solo quella stoffa bianca e cercava di stracciarla tutta per liberare Jisoo, i singhiozzi della ragazza risuonavano nella sua mente con un fischio stridulo e fastidioso talmente alto da provocare solo e solamente dolore.
Con forza incominciò a strappare anche con le mani, e a togliere tutto il vestito dal corpo di Jisoo, lasciandola sola con addosso una sottoveste bianca di seta, fatta di merletti e perline*.
“Tolto” disse Isabel con il fiatone, con una mano andò ad alzare il mento di Jisoo per farsi guardare negli occhi.
“L’ho tolto, non c’è più.” Provò a essere incoraggiante.
“No è ancora qui, non andrà via.” Disse lei con voce lieve e guardandola con gli occhi sgranati.
“Allora andrai via tu.” Disse Isabel facendosi coraggio e abbracciando la donna con forza incominciando ad accarezzarle i capelli. “Andrà tutto bene, ci penso io. risolverò io” disse con voce lieve continuando a stringerla mentre Jisoo continuava a singhiozzare isterica.
Isabel chiuse gli occhi continuando a tenere tra le sue braccia Jisoo.
 
La figura di sua madre a terra nel bagno, il sangue a imbrattare la leggera sottana di seta bianca fatta di merletti e perline, che era tutta bagnata.
Le due domestiche che cercavano di fermare l’emorragia dai polsi, e il sangue che continuava a imbrattare tutto, l’altro domestico che provava a fare la rianimazione.
Lei che voleva urlare ma non riusciva, guardava la scena immobile tenuta stretta da Chung-hee ragazzino.
 
Non avrebbe permesso che la stessa scena si fosse ripresentata davanti ai suoi occhi.  Non avrebbe trovato Jisoo nello stesso stato.
L’avrebbe mandata via.
Aveva già avuto l’idea il giorno prima dopo il racconto della ragazza, dopo averla vista tastarsi il ventre.
Anche se lei le aveva detto di non esserlo, Isabel aveva il sensore che avesse mentito. 
Ormai aveva deciso, e Dashimen aveva acconsentito ad aiutarla, come anche Chin-hae a cui aveva esposto il suo piano e raccontato tutto.
Doveva solo convincere Jisoo.
 
NOTTE
A turno i ragazzi durante la serata erano entrati in camera sua per vedere come Namjoon stesse, lui aveva risposto a tutti nella stessa maniera.
“Sto bene, voglio stare solo” non aveva guardato nessuno di loro in volto e loro avevano tutti annuito ed erano andati via a disagio senza saper bene cosa fare.
Lui aveva ignorato ogni cosa, era rimasto disteso sul suo letto a guardare il soffitto, la lettera tenuta stretta tra le sue mani appoggiate sul suo petto.
Era notte inoltrata e Namjoon aveva deciso di lasciare la sua stanza.
Aveva bisogno di cambiare luogo.
Aveva bisogno di camminare e capire che fosse ancora vivo.
Come un fantasma incominciò a camminare per il dormitorio.
“Ehi…” disse Yoongi facendo spuntare la propria testa dal divano e guardando il leader.
“Ehi..” disse con voce piatta il ragazzo, “Pensavo che dormisse tutti”
“Stavi scappando?” chiese Yoongi guardandolo attentamente.
“Io.. non lo so..” disse lui indeciso.
“Ti va un giretto in macchina?” chiese sorridendo gentile.
“Si…. ho bisogno di uscire da qui”
 “Conosco un posto, è lontano… ma ci si può arrivare tranquillamente, non c’è nessuno e si vedono le stelle e la luna anche bella grande” disse alzandosi dal divano e raggiungendolo.
“Nessuno sta in questo posto?”
“No nessuno, non penso lo conosca qualcuno, ti va di dare Moonchild?” disse avvicinandosi a lui e mettendoli un braccio sulla spalla facendoli coraggio.
“Si mi va” disse annuendo con il capo.
Entrambi si avviarono verso il parcheggio sotterraneo per poter raggiungere la macchina.
Entrambi in silenzio.
Yoongi non aveva parole di conforto, sapeva che in quei momenti, quando si aveva il cuore spezzato le parole non servivano poi a molto.
Serviva il tempo, e lui non sapeva neanche quanto tempo, dato che era il primo ancora a non aver trovato pace per il suo folle amore.
Dopo più di un’ora di viaggio in silenzio e solo con la musica di sottofondo, entrambi arrivarono quasi a destinazione.
“Siamo quasi arrivati dobbiamo andare su quella collina…” disse Yoongi per poi  incominciare a rallentare con l’auto, strizzando gli occhi confuso cercando di guardare meglio la stradina di campagna.
“Hyung.. fermati sembra ci sia una macchina lì” disse Namjoon indicando i fari accessi dell’auto un po’ distante da loro parcheggiata sulla collina che l’amico aveva indicato.
Yoongi accostò l’auto sulla stradina di campagna spegnendo le luci.
“È stata una buona idea, ma mi sa che non la potrai mettere in atto” disse Namjoon con un’alzata di spalle.
“Mmh..” disse pensieroso, poi aprì lo sportello dell’auto e uscì.
“Che fai?” Trillò Namjoon confuso sporgendosi verso l’altro sedile.  
“Cerco di capire una cosa aspetta un attimo…” disse con fare criptico, affacciandosi un attimo dentro la macchina.
“Cosa? Hyung se viene un’auto mi prende in pieno, non dovresti lasciare l’auto qui e con me dentro. Okay che mi va di schifo…ma non voglio morire” disse con voce acuta Namjoon.
“Beh ti va un po’ meglio se fai del sarcasmo, lugubre ma pur sempre sarcasmo.” Provò a ridacchiare Yoongi guardandolo con il suo solito sorriso gommoso.  
“Hyung… ti prego torna in auto e andiamo via, apprezzo l’impegno di tirarmi su di morale, sto già meglio” provò a convincerlo Namjoon.
“Mmh.. mhh” disse Yoongi guardando Namjoon e scuotendo il capo, si volto per guardare la collina e la macchina con i fari accesi parcheggiata lì.
Sembrava ci fosse solo quella, e nient’altro in vista.  Avrebbe voluto avere una vista supersonica per guardare fino a lassù, ma non l’aveva.
Era un rischio, specie con Namjoon così in panico dentro la macchina che si era improvvisamente azzittito.
Doveva rischiare, doveva farlo. Aveva una sensazione allo stomaco che gli diceva che doveva arrivare fin lassù.
Anche se erano in piena estate faceva frescolino, c’era un leggero venticello, che lo faceva tremare leggermente,  chiuse un attimo gli occhi.
 
“E tu come ci sei arrivata fin qui?” chiese lui stranito cercando di guardare meglio fuori dal finestrino, sembravano essere in aperta collina, era tutto così estremamente buio.
“Ogni tanto faccio il pieno alla macchina e vado girando, specie nei Weekend” disse lei con un’alzata di spalle.
“Da sola?” chiese lui preoccupato.
“Nooooo, ma che dici? Vado in comitiva” disse lei sarcastica scuotendo la testa, “Pabo!” la rimproverò lui dandole un colpetto al braccio.
“Qui non ci sono mai venuta di notte da sola. Ci venivo di giorno, in primavera è sempre pieno di fiori, l’ho scoperto l’anno scorso”  spiegò lei per tranquillizzarlo.
“Ah, strano, ma non mi stupisco delle tue stranezze” disse lui con un’alzata di spalle.
“Yes! Scendiamo vediamo le stelle!” esclamò slacciandoli la cintura ed entrambi scesero dalla macchina per poi sedersi a terra sulla collinetta dove stavano, rimasero vicini, e in silenzio a contemplare il cielo.
 
Aprì di nuovo gli occhi, decidendo che doveva andare fino a lì, doveva provarci.
“Namjoon… io penso che invece dovremmo andare avanti.” Disse entrando di nuovo nel veicolo.
“Cosa? Yoongi non essere testardo… c’è qualcuno e potrebbe essere chiunque” disse lui guardandolo come se fosse impazzito, tra i due doveva essere lui quello che non ragionava dopo la lettera, invece era Yoongi che sembrava aver perso il senno.
“Mmh.. non so di quante persone sono a conoscenza di questo posto. Per certo lo conosce una persona. Ci sono venuto altre volte ma non ho mai visto nessuno. Voglio vedere se è questa persona” disse con far sospettoso.
“Di cosa stai parlando? Hyung…. Non ci servono più guai di quanti già abbiamo”
“Fidati di me, ho una sensazione” annuì con il capo.
“Aigoo… se è un assassino e ci ammazza, io ti ammazzerò!” trillò Namjoon con disappunto.
“Se ci ha ucciso l’assassino, non puoi ammazzarmi di nuovo” disse con una risatina Yoongi rimettendo in moto, senza accedere i fanali della macchina e incominciando a seguire la strada fino alla collina.
“Assurdo… moriremo entrambi” disse Namjoon scuotendo la testa ma assottigliando lo sguardo guardando la strada.
La macchina si fermò prima di quella già parcheggiata.
La figura nera di una persona apparse semi nascosta da veicolo.
Yoongi aprì lo sportello della macchina uscendo immediatamente.
La figura, si mostrò un po’ di più.
Rimasero per un attimo a studiarsi da lontano senza dire una parola.
 
“Mi sei mancata” esclamò lui rompendo il silenzio e tirandola a sé per stringerla di più.
“Vorrei che il tempo si bloccasse” sussurrò lei con voce lieve.
“Lo stesso vale per me, vorrei poter stare così con te per sempre”
 
Namjoon uscì anche lui dalla macchina, fece il giro da dietro per raggiungere Yoongi e accostarsi a lui in silenzio.
Guardò stranito chi fosse davanti a loro.
La persona fece qualche passo per avvicinarsi e alzò il cappuccio della felpa.
Namjoon strabuzzò gli occhi e guardò per un attimo il maggiore vicino a lui, incredulo del fatto che lui avesse capito anche da lontano che la persona sulla collina potesse essere realmente lei.
“Isabel.” disse Namjoon con un filo di voce, Yoongi guardò Namjoon e annuì.
“Isabel?” chiamò con voce più alta.
 “Che fate voi qui?” chiese lei sconvolta, avvicinandosi ad entrambi i ragazzi e mettendosi davanti alla luce dei fari della macchina per farsi guardare meglio.
“Passeggiata notturna al chiaro di luna, io e Namjoon abbiamo deciso di fidanzarci” fece del sarcasmo Yoongi e Namjoon scosse la testa, consapevole che il sarcasmo fosse dovuto al nervoso, Yoongi faceva sempre così.
“Ottimo, abbiamo risolto tutti i problemi del mondo con questa scelta” disse lei rispondendo con sarcasmo.
Tra i tre calò improvvisamente il silenzio, Isabel si era voltata verso Namjoon e stava provando a studiare nel buio.
“Mi dispiace che stai male” disse lei con voce lieve.
“Sapevi tutto? Quel giorno quando sei venuta in agenzia, lo sapevi?” chiese lui in cerca di una conferma.
“No… non lo sapevo. Dashimen ti ha portato la lettera, vero?” chiese lei pensando che fosse per quello il motivo della loro passeggiata notturna su una collina sperduta al di fuori di Seoul.
“Si… non dice molto.” Annuì con il capo Namjoon.
“Lo so… l’ho letta… non avrei dovuto, ma ero preoccupata” disse lei non per niente colpevole di aver letto quella lettera anche se privata.
Yoongi guardò entrambi confuso, non capendo perché quel modo di andare così con calma e cautela di entrambi.
“Quindi che sta succedendo?” chiese Yoongi fremendo rivolgendosi a Isabel.
“Quello che sta scritto nella lettera, Namjoon se vorrà te lo dirà…” disse lei tornando un attimo con lo sguardo a Yoongi.
“Sai cosa sta succedendo?” chiese Yoongi voltandosi verso l’amico “Hai avuto delle risposte” decise di chiedere finalmente, non era solito intromettersi, aveva deciso di lasciare a Namjoon il suo spazio, di rimanere al suo fianco anche se in silenzio, ma ormai il discorso era venuto fuori, non poteva evitare di far domande.
“Si. ho avuto una risposta.” Disse secco Namjoon, tornò con lo sguardo a Isabel.
“Dovresti andare… noi non dovremmo avvicinarci a te, nel caso lui lo scoprisse”
“Ma che stai dicendo? Lei è qui può spiegarti tutto!” saltò in aria Yoongi, lei era lì non c’era nessuno si trovavano kilometri lontani da Seoul, potevano parlare con lei senza alcun problema e invece Namjoon le diceva di andare via.
“Yoongi sposta la macchina.” Disse lei duramente, facendo dei passi verso di loro per avvicinarsi di più.
“No. Voglio capire cosa sta succedendo, perché Jisoo sta con tuo padre! Perché?”
“Vuoi che lo spieghi io o lo fai tu? Se non parlo non mi farà mai andare via.” Disse lei seria in volto, rivolgendosi a Namjoon.
“Mi dispiace noona… mi dispiace che ti sia capitato un padre così orrendo” disse Namjoon chinando il capo.
“Mi dispiace… che ci sia finito tu di mezzo. Non avrei voluto questo.” Disse lei sembrando realmente dispiaciuta.
“Che sta succedendo?” trillò Yoongi.
“Il padre di Isabel ha pagato Jisoo per venirti a spiare in agenzia… non mi ha mai amato. Mi ha solo usato, alla fine dopo il ristorante, il padre di Isabel ha deciso di sposarla per fare un dispetto ad entrambi. Era furioso con te” disse secco Namjoon stringendo i pugni con forza. “C’era scritto questo sulla lettera. Che è stata tutta una menzogna. Non mi ha mai amato, mi ha solo usato. Lei si sposerà con lui e vivrà una vita fatta di ricchezze, lo preferisce. Io ero solo un mezzo per arrivare a ciò” disse Namjoon tra i denti, sentiva il cuore spezzarsi sempre di più dentro di sé, ammettere la verità ad alta voce, faceva più male di quando l’aveva letta su quel pezzo di carta.
Era così tremendo, quella storia d’amore era più dolorosa di quanto era stata quella con Bo-ra.
Aveva vissuto in una fantasia per mesi e mesi, aveva creduto che lei lo amasse veramente, invece era stato solo tutto veramente falso.
Fake love.

“Cosa?” Yoongi guardò sconvolto Namjoon che aveva chinato il volto e cercava di essere forte per non piangere.
Con sguardo incredulo si rivolse verso Isabel “È veramente così?” chiese Yoongi boccheggiando.
“È quello che Jisoo ha detto.” Disse Isabel con tono secco.
“Tu hai un piano? Le la farai pagare per quello che ha fatto. Tu farai qualcosa?” chiese lui facendo dei passi verso di lei che indietreggiò.
“Sposta l’auto Yoongi.”
“No. Isabel!”
“Yoongi non farò niente.” Disse lei per poi guardare Namjoon. “Mi dispiace, io non posso far nulla.” Continuando a mandare avanti la recita, era stata una fortuna che lei avesse letto quella lettera o non avrebbe potuto recitare così tranquillamente.
Per quanto volesse dire la verità a Namjoon, non poteva permetterselo, almeno non fino a che non avrebbe trovato una soluzione effettiva, fino a che non avesse risolto tutto.
Se Namjoon avesse saputo tutta la verità, lei ne era certa, lui avrebbe lottato per Jisoo.
C’era già Yoongi ad andare contro suo padre, non poteva rischiare che anche Namjoon finisse sulla lista nera.
“Lo so.”  Disse Namjoon.
“Non posso fare niente di più di quello che sto già facendo. Questo è quello che lei ha deciso, ha deciso di dirti questo. Io non posso toccarla, posso solo organizzare questo matrimonio così come mi è stato ordinato” disse lei duramente, cercando di nascondere sempre di più le emozioni.
“Che diavolo ti sta succedendo? Sei completamente impazzita! Tu che non fai niente? Tu che non lotti per noi, per un mio amico, per me! Per la tua famiglia.” Yoongi la guardò allibito, quel discorso era tutto completamente assurdo, e non per niente da lei.
“Sto facendo quello che devo per la mia vera famiglia. Yoongi sposta l’auto, devo andare via.”
Yoongi assottigliò lo sguardò, e con uno scatto si avvicinò a lei afferrandola per le spalle.
“COSA DIAVOLO VUOL DIRE!” le urlò inviperito.
Lei rimase immobile sgranando gli occhi. “Quello che ho detto.”
“Come puoi comportarti così! Come puoi far finta di niente, quando tuo padre ha deciso di distruggere la vita di tutti noi!” le urlò contro accecato dalla rabbia.
“Se tu non ti fossi intestardito, se tu non lo avessi sfidato apertamente, se avessi lasciato correre…” provò a dire lei.
“IO? Stai dando la colpa a me di quello che sta succedendo? Come ti permetti. Io sto facendo tutto questo per te! CAZZO” urlò lui arrabbiato.
“Yoongi devi smetterla.” Disse lei seria in volto.
“NO! CAZZO NO!”
“Hyung… ha ragione dovresti smetterla” disse Namjoon facendosi coraggio e avvicinandosi a lui, e afferrandoli il braccio così da poterlo staccare dalla ragazza.
“Fatti da parte. Yoongi te l’ho già detto. È inutile, qualunque cosa tu faccia è inutile. Abbiamo perso.  Devi smetterla di lottare o perderemo sempre di più”
In quel momento l’incontro con Yoongi e Namjoon era un altro imprevisto arrivato per destabilizzarla, lui doveva farsi da parte, o avrebbe reso tutto sempre più difficile. Era già tutto tremendamente complicato.
Non poteva permettersi di farsi prendere dalle emozioni, di farsi sovrastare, doveva rimanere tutta di un pezzo o non avrebbe potuto salvare Jisoo.
“Chi sei tu?  Io non ti riconosco più! Non sei più Isabel!”
“Non lo sono più da tanto tempo…” provò a dire lei.
“Falsa. Falsa. Sei falsa.” Urlò lui riavvicinandosi al viso di Isabel.
Lei chiuse gli occhi, qualunque decisione prendeva, portava sempre sofferenza. Il suo continuare a mentire sperando di alleggerire la situazione, continuava a non funzionare.
Forse stava sbagliando di nuovo a non dire tutto, a reggere il gioco di Jisoo.
Il terrore che potesse succedere qualcosa di peggiore, però era sempre ad accerchiarla a soffocarla a farle vedere il peggio.  
“Hyung… andiamo via..” provò a dire Namjoon tenendolo stretto per un braccio e cercando di allontanarlo da lei, ma Yoongi si divincolo e si fiondò su Isabel facendola sbattere sul cofano della macchina, intrappolandola lì.
“Ti odio! Ti odio!”  incominciò a urlare in faccia, straziato dal dolore, ogni volta che la incontrava si faceva sempre tutto più insopportabile, l’atteggiamento di lei così freddo, così distante, lo faceva sentire sempre più un perdente.
“Hyung.. lasciala non è colpa sua! Yoongi!” urlò Namjoon esterrefatto dalla reazione.
“È tutta colpa tua! Tua che non reagisci! Tu hai deciso di perdere. Io non perderò a causa tua!” continuò a urlarle in faccia mentre lei rimaneva completamente immobile senza fare un fiato.
“Fa qualcosa! Cazzo reagisci Isabel!” urlò ancora lui dando un pugno al cofano della macchina.
“No. fatti da parte.” Disse lei assottigliando gli occhi.
“Mai.”
“Perché non vuoi capire? Perché vuoi continuare questa storia? Perché non vuoi trovare pace? Yoongi lasciami!” disse lei tra i denti.
“No. Non ti lascerò andare, continuerò a starti con il fiato sul collo. Continuerò fino a che non ammetterai che non è vero che non tieni a noi, che noi siamo più la tua famiglia. Io continuerò fino all’infinito, fino a quando non tornerai.” Disse lui combattivo come sempre.
“Mollami. Yoongi mollami! Cazzo!” si divincolò lei.
“Cazzo! Perché non vuoi capire! Perché non vuoi capire che tutto quello collegato a me porta solo problemi. È colpa di mio padre questa situazione, se Namjoon sta in questo stato. È fottutamente colpa mia!”
“Noona non è vero” provò a dire Namjoon dispiaciuto, lui non aveva mai pensato che fosse colpa di lei.
“Si. Hai letto la lettera. È collegato tutto a me. Fatevi da parte.” Guardò Yoongi “Devi farti da parte.”
“No. Voglio che tu lotti.”
“Non voglio lottare. Te l’ho già detto non ne vale la pena. Smettila di perseguitarmi!”
“Io ti amo.” Provò a convincerla di nuovo con quelle parole.
“Allora accetta la realtà. Lasciami libera.”
“Hyung. Basta. Lasciala andare, smettila. Guardami” disse avvicinandosi di nuovo al maggiore e facendo in modo che lo guardasse negli occhi.
“Ti prego andiamo via, non ce la faccio. Non sopporto vedere voi in questo stato, ora che sono distrutto. Ti prego.” Disse supplice.
“io…”
“Ti prego. Sono rotto dentro, in questo momento. Io capisco che tu voglia lottare per lei, ma è la fine. Se la prenderà con gli altri, se tu continui, lui non si fermerà. Hyung ho paura. Guardò Isabel è la paura aumenta, vedo lei che ha smesso di lottare e capisco che lo sta facendo per proteggerci, lo fa da tanto tempo. Lasciala proteggerci a suo modo. Lascia andare Noona. Ti prego!” disse straziato.
Yoongi si voltò a guardare Isabel con gli occhi lucidi.
“Non è giusto.” Disse con voce spezzata.
“Sposta l’auto Yoongi fammi andare via.” Disse lei secca. Guardò entrambi scuotendo il capo e si allontanò da lì  per entrare in macchina.
“Isabel!” urlò dilaniato Yoongi.
“È FINITA.” Disse lei ed entrò in macchina.
 
Angolo autrice:
Date la colpa di tutto ciò a moonchild di Rm e ad Amygdala di Yoongi… mi hanno distrutta.
Le parti in corsivo del pezzo di Jisoo sono di moonchild giustamente.
In più c’è il ricordo che perseguita sempre Isabel del tentato suicidio della madre, quello è la parte scatenante di tutto che fa in modo che Isabel voglia salvare Jisoo.
La problematica è sempre quella, non ha salvato la madre quindi si intestardisce che deve salvare Jisoo.
Qualcuno deve pur sfuggire a questo destino che si sta accanendo su tutti.
Detto questo… io odio Yoongi e Isabel… specie quando si incontrano e io non l’avevo programmato. 
Le parti in corsivo del pezzo della collina sono riferite al capitolo 27 del primo volume.
Yoongi non molla ormai è ossessionato, lei cerca di rimanere calma e mandare avanti qualunque cosa abbia in testa. Mente perché continua a pensare che così protegge tutti, se loro sapessero la verità vorrebbero mettersi in mezzo, lei lo sa che Namjoon a sapere tutto capirebbe, non vuole rischiare… come sempre è la paura che le fa fare questa scelta.
Namjoon ha perso, lo sa, ed è distrutto anche se cerca di non darlo a vedere.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** CAPITOLO 35 WHERE IS ISABEL? ***


CAPITOLO 35 WHERE IS ISABEL?
11 LUGLIO 02:00 NOTTE
Dashimen si tolse le cuffioni dalle orecchie, e sbatte un paio di volte gli occhi, si voltò verso la porta, pensando di aver sentito qualcuno bussare. Fece spallucce dato nessun rumore, fece per rimettersi le cuffie ma qualcuno bussò di nuovo.
Stranito si alzò lasciando le cuffie sulla tastiera del computer ed andò ad aprire.
“Chung-hee?” chiese stupito di trovarlo a quell’ora davanti la porta di casa sua.
“Isabel è qui?” chiese lui con far frettoloso.
“No… è andata via un paio di ore fa… ha detto che tornava a casa.”
“Non è tornata, sono due ore che l’aspetto, avevamo concordato che se faceva più tardi di mezzanotte mandava un messaggio, ma non ha mandato nulla” il suo tono era preoccupato, Isabel avvisava sempre del ritardo, era la prima volta che non mandava un messaggio.
“Aigoo… non è che sta in qualche ufficio sopra a continuare con i preparativi del matrimonio?”
“No, ho chiesto, tuo zio neanche c’è… non è in hotel… pensavo fosse da te”
“Mmh… no, è andata via un paio di ore fa… ricordo bene, ha detto che era distrutta aveva bisogno di staccare”
“Questo matrimonio la sta stressando, ho chiesto anche a Hye-ri di darle una mano con il menù e la gestione del catering, so che Win-hoo sta pensando a tant’altro… ma lei sembra sempre così agitata” disse preoccupato Chung-hee.
“Non avete parlato molto di recente vero?” chiese Dashimen, convinto che lei non avesse detto niente a Chung-hee della situazione.
“No.. di cosa avremmo dovuto parlare, è successo qualcosa?” chiese lui confuso.
“Mmh.. dovresti parlare con lei, chiederle cosa sta succedendo.” Disse lui indeciso se essere lui stesso a raccontare tutto a Chung-hee, in fin dei conti Isabel aveva detto solo di mentire a Yoongi.
“Dashimen.” Disse secco assottigliando gli occhi. “Dimmi cosa sta succedendo, immediatamente” disse con far minaccioso.
“Aigoo…. perché diventate tutti così aggressivi quando volete sapere qualcosa da me” disse lui sbuffando sonoramente.
“Dashimen.” Lo richiamò lui.
“Okay va bene… hai la macchina?” chiese lui.
“Si perché?”
“Penso di sapere dove lei sia… ti racconto tutto per strada.” Disse serio, pensando che forse Chung-hee avrebbe potuto portare un po’ di raziocinio a tutto, e probabilmente far cambiare idea a Isabel sul possibile salvataggio di Jisoo, a cui lui stava partecipando controvoglia.
Chung-hee annuì con il capo, ed entrambi lasciarono l’appartamento per potersi dirigere nel luogo che Dashimen pensava fosse Isabel.
 
Si trovavano entrambi davanti alla porta del vecchio appartamento della ragazza, Dashimen aveva raccontato tutta la storia del fascicolo di Jisoo, sperando di non aver saltato dei particolari. Gli aveva anche raccontato dei piani di Isabel di mandarla via, e a anche della relazione che la donna aveva avuto con Kim Namjoon nell’ultimo anno.
Chung-hee aveva ascoltato tutto in estremo silenzio, annuendo con il capo di tanto in tanto, ma senza dire la propria sulla vicenda.
“Devo avvertirti… potrebbe un po’ sconvolgerti.” Disse Dashimen dando un’occhiata furtiva alla porta davanti a sé.
“Non m’importa di cosa ci sia dentro… voglio solo trovare Isabel e farla desistere da questo assurdo piano, che porterà solo conseguenze disastrose per lei.” Disse con rabbia Chung-hee, stava cercando di parlare il meno possibile, consapevole del fatto che fosse totalmente arrabbiato.  
“Mmh.. senti, secondo me a te importa cosa ci sia qui dentro. O chi potrebbe esserci oltre a lei” disse Dashimen in imbarazzo.
“Che cosa intendi dire?” disse lui sgranando gli occhi, “Lei ha detto che ha chiuso con lui” disse con convinzione Chung-hee, guardandolo con sospetto.
“Si è così è…. Non lo vede, non comunica con lui… ma c’è un ma…”
“Non tergiversare ragazzino mi sta facendo alterare sempre di più.”
“Aigoo… hai veramente un pessimo carattere, pensavo fossi una persona gentile” fece dell’ironia, per via del disagio che percepiva.
“Non lo sono quando mi girano. Parla.”
“Yoongi sa di questo appartamento e diciamo che ha l’autorizzazione ad entrare quando vuole. Non si sono mai visti” sottolineo lui dato lo sguardo assassino di Chung-hee “Però Yoongi entra qui, e diciamo che dopo quell’incontro al ristorante… beh… non sta molto bene.” provò a spiegare in modo impacciato.
“Che cosa vuol dire che non sta molto bene… perché non parli chiaro e velocemente?” disse sempre più alterato.
“Vuol dire che ha perso la testa, ha solo l’obiettivo di riprendersi Isabel. Specie perché sai del loro ultimo incontro a casa mia”
“Si. Lo so, lei mi ha detto tutto, almeno penso sia tutto.”
“Penso sia stata onesta… ha di nuovo chiuso con lui, questa volta forse è stata anche un po’ cattiva. Detto questo, lui si è intestardito, e ha deciso di rimodernare tutta casa”
“Cosa? Che vuol dire?”  chiese sentendosi confuso, non capendo bene il ragionamento.
“Vuol dire che ha reso questo appartamento” disse indicando la porta, “Come un perfetto appartamento per loro come coppia. E ha deciso di venire qui a vivere, anche se sta in dormitorio, pensa che prima o poi lei tornerà.”
“Questo è uno scherzo?” disse lui strabuzzando gli occhi.
“No..” disse sorridendo a disagio Dashimen.
“Aigoo.. questa è pazzia. Apri questa dannata porta!” disse lui su tutte le furie.
“Okay… ma io ti ho avvisato dentro potrebbero esserci loro. Ma no per colpa di Isabel.” provò a difendere la sua amica.
Aprì la porta ed entrambi entrarono.
Trovando tutto buio e nessuno all’interno.
“uuuh… è andata bene, non c’è nessuno quindi non si sono incontrati.” Disse sollevato Dashimen sorridendo ampliamente e passandosi una mano sulla fronte.
“Rimane il problema di dove sia lei!” urlò Chung-hee incominciando a camminare per la casa.
“Non ho idea…” disse perplesso, continuando ad osservare Chung-hee leggermente a disagio, non era stata poi una grande idea averlo portato lì.
“Questa casa è orripilante.” Disse lui guardando tutte le foto di Yoongi e Isabel sistemate in giro in qualunque minimo spazio che poteva essere libero, si avvicinò al divano e prese una felpa tra le mani. “Lui vive veramente qui?” chiese strabuzzando gli occhi.
“Ah… non lo so penso che potrebbe venire in qualunque momento.” disse scrollando le spalle.
“Vado a controllare se è in camera…”
“A quella è opera di Isabel, lui non ha messo mano lì, se non conti la cabina armadio con i suoi vestiti.” sorrise incoraggiante Dashimen.
“Quel sorriso mi inquieta.” Disse a disagio e guardandolo con un’espressione disgustata sul viso per poi lasciarlo lì da solo e andare a controllare la casa.
 
Dashimen sospirò profondamente e si avviò verso la cucina per prendere qualcosa da bere, si sentiva in ansia, anche se cercava di non darlo a vedere.
Chung-hee sembrava parecchio inviperito da tutta la situazione, e come dargli torto, anche lui pensava che Isabel si stesse intromettendo in qualcosa in cui non avrebbe dovuto, che stava rischiando tutto per qualcuno che probabilmente non lo meritava.
Prese il telefono dalla tasca e compose il numero di telefono, probabilmente lei poteva essere da Yun-hee.
“Pronto.. ti ho svegliata?” chiese Dashimen.
“Si… dormivo..” disse con voce trascinata la ragazza.
“Ah… allora Isabel non è da te?” chiese Dashimen arrivando subito al punto del discorso. .
“Cosa?” trillò improvvisamente Yun-hee del tutto sveglia.
“Chung-hee non la trova… è preoccupato, lei non ha scritto e ha il telefono staccato.” Le comunicò lui con voce piatta, come se non fosse un qualcosa di preoccupante.
“Hai provato al vecchio appartamento?” chiese lei.
“Si.. ci sono ora con Chung-hee… a cui ho dovuto spiegare tutto quello che sta succedendo, e non l’ha presa bene.” disse suonando leggermente preoccupato.
“Che sta succedendo?” chiese lei in confusione.
“Ah… tutto il fatto di Namjoon…”
“Io non so nulla… hai detto a Yoongi che non sapevi nulla!” trillò lei con far accusatorio.
“Ah.. pensavo che Isabel avesse parlato con te!” trillò lui, era convinto che Isabel si fosse confidata con Yun-hee, dato che si erano viste in serata.
“No.  Mi ha detto che non può dirmi niente perché non vuole che io menta a Jimin. Ha cambiato discorso, vuoi dirmi tu cosa sta succedendo?” chiese lei con far indagatorio.
“No. Tu lo dirai a Jimin.” Disse secco lui “Anzi a Taehyung, immagino che lui voglia investigare” sapeva che tra tutti oltre a Yoongi sarebbe stato il ragazzino quello pronto a investigare lui viveva per scoprire la verità su casi misteriosi.
“Certo che lo dirò a Jimin… mi sta pressando per scoprire qualcosa, lo dirò anche Tae, mi ha mandato ventimila messaggi non li sopporto più. Nell’ultimo si è innervosito e mi ha detto che indagherà per fatti suoi.”
“Ah.. ottimo, un altro che non si sa fare i fatti propri. Lo sapevo io” disse con tono lamentoso Dashimen.
 
“Aspetta un attimo” disse improvvisamente dato che Chung-hee fosse entrato in cucina.
“Andiamo via. Qui non c’è.” Disse secco.
“Ahia mi sa che la camera non ti è piaciuta” disse Dashimen con una smorfia.
“È Isabel al telefono?” chiese solamente lui alzando gli occhi al cielo, la camera non gli era piaciuta, come del resto tutta la casa segreta, futuro covo per innamorati.
Follia.
Quell’appartamento era una follia.
“No, Yun-hee… non è da lei.” Gli comunicò Dashimen continuando a guardarlo impensierito.
“Andiamo, proviamo a vedere nella vecchia casa di Do-yoon fuori Seul” disse secco Chung-hee, voleva lasciare quell’appartamento il più in fretta possibile e trovare Isabel.
“Stai scherzando? Dobbiamo andare fino a lì?” chiese orripilato, ci sarebbe voluta più di un’ora di viaggio e sicuramente lei non sarebbe stata lì, non c’era mai andata dopo la morte di Do-yoon, non era un posto che le piaceva.
“Non saprei dove altro andare! C’è solo quell’altro posto, dove potrebbe stare a meno che tu non conosca qualcos’altro.” Trillò di cattivo umore Chung-hee.
“Non lo so..”  disse perplesso
 
“Dash!” trillò Yun-hee al telefono.
“Ah… senti Yun ti chiamo dopo, anzi ti mando un messaggio quando la troviamo…” trillò Dashimen, si era dimenticato di a vere la ragazza al telefono.
“Dash… se è sparita non è preoccupante la cosa?” chiese lei in ansia.
“Non so, quanto possa essere preoccupante… a meno che lei non abbia deciso di andare dai bts… tu non potresti andare lì?” chiese lui, pensando che fosse più probabile che lei avesse raggiunto Namjoon in studio come l’ultima volta.
“Dovrei andare alle due di notte nel dormitorio dei bts?” chiese lei sconvolta.
“Giusto, non hai la macchina..” disse perplesso Dashimen.
 
“Dille che la passiamo a prendere noi, e che l’accompagniamo lì…” disse Chung-hee facendoli segno di uscire dalla casa.
 
“Chung-hee ha detto che passiamo a prenderti così vai tu a controllare”
“Siete completamente impazziti? È piena notte! Dormono!” trillò lei allibita, non poteva andare in piena notte a casa dei ragazzi gli avrebbe fatto prendere un colpo al cuore, e se Yoongi avesse saputo che Isabel fosse sparita, avrebbe potuto causare un putiferio.
“Che cosa vuoi che facciamo? Lei non si trova!” trillò Dashimen “Prova a chiamare Jimin e chiedere se l’ha vista, noi ti passiamo a prendere passiamo prima in agenzia forse è andata di nuovo lì!” esclamò Dashimen.
“Aigoo.. questa storia mi sta facendo uscire pazza.” Disse lei con tono abbattuto.
 
 “Dashimen vuoi muoverti!” urlò Chung-hee che era pronto ad andare e pensava che stessero perdendo solo tempo.
“Si!” trillò affrettandosi ad uscire dall’appartamento.
“Arriviamo tu preparati” disse al telefono velocemente per poi chiudere la chiamata  e con Chung-hee si avviarono fuori da quella casa per andare a cercare Isabel altrove.
 
11 LUGLIO 03:30 NOTTE
Namjoon e Yoongi rientrarono in casa entrambi in silenzio, dopo che Isabel fosse entrata in macchina, Namjoon aveva fatto lo stesso entrando in quella del ragazzo.
Yoongi era rimasto per un attimo immobile per poi alla fine decidere di nuovo costretto dagli eventi, di perdere.
Era rientrato in macchina aveva fatto marcia indietro e con Namjoon in silenzio al suo fianco, avevano lasciato quella collina.
 
“Forse è il caso di andare a dormire” disse Namjoon dopo aver posato le scarpe nella scarpiera.
“Io… Namjoon… non ho avuto per niente tatto” disse con tono abbattuto Yoongi.
“Sono abituato… sei un bravo Hyung, però quando si tratta di Isabel perdi sempre la ragione, lo so.” Provò a essere comprensivo Namjoon.
“Lei rimane così impassibile… ed io esplodo” provò a spiegarsi Yoongi,  un po’ impacciato. 
“Penso che lei stia facendo il possibile entro i suoi limiti” annuì Namjoon con il capo, e tentando di sorridere gentile.
“Io penso che abbia smesso di lottare, che stia andando avanti. Anche se c’è una parte di me che pensa che ci abbia mentito di nuovo.” Disse leggermente perplesso, aveva ragionato molto su tutte le parole della ragazza, sul suo sguardo, c’era qualcosa di terribilmente strano in lei.
“Yoongi.. sinceramente, non credo di poter essere d’aiuto. Penso che abbia ragione, dovremmo vivere le nostre vite, lontano da lei.”
“L’hai detto tu, non è colpa di Isabel, sono le azioni di Jisoo e di quel viscido”
“Si… ma ne sono andato di mezzo io, pensavi che sarebbe potuto succedere?” gli chiese con tono triste.
“No.. io non credevo…”
“Allora te lo chiedo per favore un’altra volta, evita qualunque cosa. Hai perso, avete perso, io ho perso.” Disse rassegnato ormai al tutto, era l’unica cosa di cui era certo ormai, avevano perso tutti.
“Non posso crederci.. non voglio… non capisco perché tu abbia mollato, ti fidi di una lettera? Non vuoi un faccia a faccia con Jisoo? Non pensi di meritartelo?” cercò di farlo reagire Yoongi, guardava il suo amico e si rivedeva in lui come quando aveva mollato tutto in passato, come quando si era rassegnato.
“Non voglio niente. Voglio solo dimenticare tutta questa merda.” Era così voleva solo dimenticare, cancellare l’ultimo anno passato con lei, voleva non averla mai conosciuta, si era reso conto di essere stato solo un burattino nelle mani di quella donna che aveva amato, di quella donna per cui era cambiato, per cui avrebbe dato tutto.
“Namjoon dovremmo lottare!”
“No. Hyung io non voglio lottare, voglio far finta che questo sia stato solo un incubo. Non voglio stare male. Non voglio” disse lui scuotendo il capo.
Faceva tremendamente male, pensava fosse reale, ma non lo era mai stato.
Lui era stato un ingenuo, uno stupido in amore.  
“Namjoon…” disse con voce lieve Yoongi avvicinandosi a lui.
“Hyung… no! Non posso. Non voglio stare male.” urlò straziante guardandolo in cerca di aiuto.
“Lo so.. ma non puoi reprimere il dolore, è lì”
“No. Cazzo che stronza.” Disse lui incominciando a piangere e cadendo in ginocchio sul pavimento.
Yoongi si chinò anche lui sul pavimento per stringerlo.
“Mi dispiace tanto… è colpa mia” disse incominciando a piangere anche lui.
 
15 MINUTI PRIMA
“In agenzia non c’è… ho chiesto alla guardia se ci fosse pd-nim, lui non c’è… e se lei fosse entrata mi ha detto di no, ma per sicurezza ho controllato sia lo studio di Rm che di Yoongi” disse Yun-hee con l’affannò appena fu entrata in macchina.
“Jimin non risponde?” chiese Dashimen.
“No, Taehyung neanche risponde… ho provato pure a scrivere a Jungkook, niente” disse lei scuotendo il capo.
“Non stavano in agenzia?” chiese Chung-hee rimettendo in moto e avviandosi verso l’appartamento dei bts.
“No…ho controllato” disse lei con tono dispiaciuto, sicuramente erano tutti a casa a dormire.
“Allora non resta che andare da loro.” Disse secco Chung-hee continuando a guidare.
“Se non è lì? Dove si va poi?” chiese Yun-hee in panico, non credendo probabile che Isabel fosse andata nel covo del gatto.
“Casa vecchia di Doo-yoon, non vedo altri posti.  Ho controllato in azienda, in hotel. Abbiamo controllato nel vecchio appartamento, alla Big-hit, manca solo il dormitorio” disse Chung-hee, cercando di non suonare troppo preoccupato, per quanto trovarla da Yoongi avrebbe comportato serie problematiche, per quanto sapere che lei si fosse vista con lui, gli faceva male, sperava comunque di trovarla lì e al sicuro.
“Incominciò a sentirmi sempre più in ansia” trillò Yun-hee tornando a guardare il proprio cellulare.  
“Dove cazzo può essere finita!” esclamò Dashimen alterato aveva mandato un messaggio a Yoongi e l’aveva provato a chiamare, ma anche il suo telefono risultava spento.
“E se il padre le abbia fatto del male? Se stesse da lui?” chiese Yun-hee, dando vita al pensiero che anche i ragazzi si erano già fatti, ma che non avevano avuto il coraggio di dire ad alta voce.
C’era una remota possibilità che il signor Kim avesse già capito il piano di Isabel e che avesse già agito di conseguenza.
“Non credo. Ma se fosse quello il caso… non potremmo fare nulla” disse Chung-hee.
“Come no? non puoi andare a casa di lui?” chiese Yun-hee sempre più atterrita.
“Non posso rischiare! Metti che lui non sa che lei sia scomparsa? Rischieremo solo di metterla nei guai, è l’unica cosa che non possiamo fare” disse leggermente titubante il ragazzo, aveva già pensato di andare dal padre di lei, ma aveva subito accantonato l’idea, cercando di non pensare al peggio.
“Salgo solo io dai bts?” chiese Yun-hee incerta.
“No, vengo anche io” disse Dashimen combattivo.
“Anche io.” disse secco Chung-hee.
“Cosa? No tu non puoi venire!” Lo guardò con orrore Dashimen.
“Si, parlo io con lui.” disse con far autoritario e sia Yun che Dashimen si scambiarono uno sguardo fin troppo preoccupato.
Parcheggiarono, dopo che Dashimen avesse mostrato il pass per l’accesso. 
Tutti e tre salirono di corsa, per raggiungere l’appartamento dei ragazzi.
Chung-hee si sentiva completamente in balia degli eventi, anche se stava provando a non mostrare che fosse in panico, aveva il terrore che fosse successo qualcosa di terribile a Isabel e aveva la sensazione che non l’avrebbe trovata neanche lì.
Guardò la porta dell’appartamento con ansia, se lei non fosse stata lì, avrebbe dovuto spiegare tutto a Yoongi, e sicuramente il ragazzo avrebbe voluto sapere di più e essere parte attiva di quel ritrovamento. Avrebbe combattuto per Isabel e avrebbe fatto di tutto per ritrovarla.
Essere stato nell’appartamento di prima, l’aveva fatto sentire come se non appartenesse al posto che aveva deciso di occupare. Come se fosse parassita nella vita di Isabel.
Quella non era la relazione che avrebbe dovuto vivere, quella era la relazione di Isabel e Yoongi, la sua di relazione ormai era finita da fin troppo tempo e non l’avrebbe mai potuta riavere indietro.
“Busso?” chiese Dashimen a disagio vedendo che Chung-hee sembrava indeciso.
“Se non fosse qui?” chiese Yun-hee preoccupata.
“Non lo so… ma lui vorrà sicuramente sapere che sta succedendo. Forse è stata una cattiva idea venire qui” disse impensierito Chung-hee.
“Sono anche le tre e mezza del mattino… verrà un infarto a tutti” disse Yun-hee sempre più preoccupata.
“Maledizione” disse a denti stretti Chung-hee per poi suonare il campanello della casa, qualcosa si sarebbe inventato sul momento.
Rimasero tutte e tre fermi ad aspettare che la porta si aprì.
 
Yoongi aprì la porta, con gli occhi rossi, l’espressione distrutta sul viso e i capelli arruffati.
Guardò con curiosità Chung-hee di fronte a lui, leggermente stranito di trovarlo lì, poi rivolse lo sguardo agli altri e due.
“Hyung chi è?” chiese Namjoon da dentro l’appartamento con voce rauca, per via del pianto appena fatto.
“Guai in vista.” Disse Yoongi, per poi farsi da parte e far entrare gli ospiti.
Li fece strada fino al soggiorno dove c’era Namjoon leggermente preoccupato per via della frase dell’amico.
“Come mai qui?” chiese a Chung-hee guardandolo a disagio.
“Non trovo Isabel. Sai dov’è?” chiese senza giri di parole.
“Aigoo te la sei persa?” ghignò Yoongi sfidandolo.
“Ragazzino, fai poco lo spavaldo. Sai qualcosa oppure no?” chiese con astio Chung-hee.
“Oppa siamo preoccupati, la stiamo cercando da ore.” Si intromise Yun-hee guardando il ragazzo supplice.
“Non è qui.” Disse schietto. “Pensavate che sarebbe venuta qui? Perché mai dovrebbe? È stata chiara, fin troppo” disse con rabbia reduce dell’incontro avuto qualche ora prima.
“È stato inutile venire qui, lui non sa niente” disse Chung-hee sbuffando, infastidito, fece segno ai due di andare via.
“Ti fidi tanto eh?” incominciò a stuzzicare Yoongi “Hai pensato che fosse venuta da me, noto che avete una relazione molto solida” sogghignò continuando a provocare.
“Hyung che stai facendo?” chiese inorridito Namjoon, non comprendendo perché improvvisamente lo stesse sfidando.
Chung-hee si voltò a guardarlo fulminandolo.
“Tu sai qualcosa. O saresti preoccupato a sapere che è scomparsa.” Disse Chung-hee con aria di sfida.
“Ah… sarà in giro da qualche parte. O forse è scappata da te” ridacchiò Yoongi, continuando a stuzzicandolo, lui sapeva che Isabel stava bene, e in giro con la macchina, probabilmente era già tornata a casa.
Vedere però Chung-hee con le piume drizzate, gli dava una piccola gioia, per una volta non era lui all’oscuro dei fatti riguardanti la ragazza.
“Yoongi smettila! Cosa sai?” si mise in mezzo Dashimen e guardandolo in cerca di informazioni.
“Perché dovrei dirtelo, sbaglio o oggi hai chiuso con tutti noi. Ohh ma guarda un po’ sei tornato qui, non riesci a stare neanche un po’ di ore senza di noi” incominciò a provocare anche Dashimen per via del risentimento che provava nei suoi confronti. Vederlo accanto a Chung-hee e non dalla sua parte lo stava facendo irritare.
“Hyung. Cazzo smettila” disse Namjoon avvicinandosi all’amico e dandoli un colpetto.
Yoongi fece un sorriso sghembo verso Namjoon sospirando leggermente.
“A noona ogni tanto piace fare giri in macchina, forse aveva bisogno di schiarirsi le idee, tornerà sicuramente a casa, non dovreste essere tanto preoccupati sa badare a se stessa” provò a dire Namjoon, cercando di ignorare l’amico.
“Questo non mi rassicura. L’avete vista o no? Ho bisogno di avere delle conferme” disse con fermezza guardando entrambi, era certo che Yoongi sapesse qualcosa o non sarebbe stato così calmo al sapere che la ragazza fosse sparita.  
“Perché? Dove credi potrebbe essere? Ha chiuso con me, non vedo perché dovrebbe avere qualche guaio con il padre o essere nei pasticci.” disse Yoongi con tono sarcastico.
Dashimen e Chung-hee si scambiarono un’occhiata preoccupata.
“Namjoon è venuta da te per caso? Come quella volta nel tuo studio?” provò a chiedere Dashimen suonando preoccupato.
“Perché sarebbe dovuta venire da me? Mi ha fatto recapitare quella lettera da te.” chiese lui confuso, incominciando a sentirsi anche lui preoccupato, Isabel stava bene quando l’avevano incontrata.
Sia Chung-hee che Dashimen continuarono a guardarsi, entrambi avevano avuto il sospetto che Isabel presa dai sensi di colpa fosse andata da Namjoon per dirgli la verità e forse  ad informarlo del piano.
Entrambi però avevano sbagliato teoria.
“Andiamo alla vecchia villa di Do-yoon. Forse è lì” disse Chung-hee scrollando le spalle, non credendo comunque che l’avrebbe trovata, la paura che il padre fosse arrivato a lei aumentava sempre di più.
Fecero per muoversi andandosene via, Yun-hee però si fermò a guardare Yoongi leggermente irritata dal suo comportamento.
“Yoongi l’avete vista o no?” chiese Yun-hee con cipiglio alzato da rimprovero.  
“Perché sembrate così preoccupati?” chiese invece Yoongi, diventando improvvisamente serio, e mettendo via la sua sfacciataggine, pensando che con le provocazioni non sarebbe arrivato a nulla.
Non poteva farli andare via lui aveva delle risposte che loro volevano, come anche era il contrario, era certo loro sapevano altro.
Dashimen si voltò a guardare entrambi i rapper, indeciso se dire o meno qualcosa, sapeva che se non avrebbe dato qualche informazioni Yoongi non si sarebbe mai sbilanciato.
Sbuffò sonoramente, quella situazione era assurda.
“Sta cercando di mandare via Jisoo e impedire il matrimonio. Siamo preoccupati perché non la troviamo e pensiamo che il padre l’abbia scoperta.” Disse Dashimen guardando Namjoon.
“Cosa? Perché lo sta facendo?” trillò con voce acuta Namjoon guardò in confusione Dashimen, Isabel aveva detto che stava organizzando il matrimonio. Guardò Yoongi in cerca di risposte, ma il rapper era con lo sguardo assottigliato e aveva il cervello completamente in movimento.
“Ha le sue ragioni. Non posso dirti altro, lei non vuole. Pensavamo fosse venuta qui per raccontarti tutto, ma così non è, o sbaglio? L’avete vista?” richiese Dashimen cercando di metterli fretta, Chung-hee vicino a lui osservava Yoongi con astio.
“Si. l’abbiamo vista.” Disse Yoongi serio. “Visto, bastava dirmi qualcosa per farmi dare una risposta” ghignò di nuovo il ragazzo.
“Quindi è venuta qui? Quando è andata via?” chiese Chung-hee con fretta.
“Non è venuta qui. Neanche in agenzia, l’abbiamo incontrata per puro caso.” Disse Namjoon, perplesso dalla situazione.
“Dove?” chiese Dashimen confuso.
“Fuori Seoul, in un posto dove siamo andati tanti anni fa. Isabel era consona fare dei giri con la macchina, era sola i primi anni qui, passava il tempo solo con me e a volte con tutto il gruppo, per il restante studiava e poi lavorava in azienda, ma ogni tanto le piaceva uscire di casa e cercare posti fuori Seoul dove stare sola ma non sentendosi sola.” Spiegò Yoongi, fissando Chung-hee intensamente, come a provargli che lui la conosceva meglio di chiunque altro e che non poteva essere sostituito da nessuno.
“Sarà sicuramente ritornata a casa” disse Namjoon provando a essere gentile dato il modo di fare di Yoongi.
“Namjoon… penso che la lettera fosse tutta una bugia” disse Yoongi pensieroso guardando Dashimen poi e assottigliando gli occhi.
“Non guardarmi così” disse Dashimen gesticolando.
“Che cosa sai? Che cosa sta succedendo? Dashimen parla.” Lo intimò Yoongi facendo dei passi verso di loro.
 
Yun-hee guardava tutti con confusione, sbuffò e decise di farsi da parte andando a sedere su un divano e a fare da spettatrice poiché fosse ignara di qualunque cosa.
 
“Lei cosa vi ha detto?” chiese invece Chung-hee facendo un passo in avanti e fronteggiando Yoongi, che sbuffò infastidito.
“Le solite cose, che seguirà gli ordini del padre, che non può fare nulla, che ha chiuso con me, di farmi da parte. Che la lettera è quello che Jisoo ha deciso di dire.” Disse Yoongi con tono lamentoso.
“Isabel sa giocare con le parole se vuole farti credere un qualcosa te lo fa credere ormai. Calibra bene le parole. Ha testualmente detto: Non posso fare niente di più di quello che sto già facendo. Questo è quello che lei ha deciso, ha deciso di dirti questo. Io non posso toccarla, posso solo organizzare questo matrimonio così come mi è stato ordinato.” riferì le sue parole, parole a cui aveva pensato per tutto il viaggio di ritorno.
Qualunque cosa Isabel avesse detto l’era sembrata strana, non aveva mai confermato che le parole di Jisoo fossero vere, aveva sottolineato che era quello che la donna avesse deciso di dire.
“È quello che sta facendo organizzare il matrimonio” annuì Dashimen.
“mmhf e sta facendo altro, l’avete detto voi sta cercando anche di fermarlo mandandola via.” Sorrise sornione Yoongi.
“Si. Pensavamo fosse venuta a dirvi tutto, ma a quanto sembra non vi ha detto niente, ha continuato a sostenere le parole di Jisoo.” Disse Dashimen, scuotendo il capo.
“Si ha detto che Jisoo ha deciso di scrivere ciò nella lettera. Non ha detto che è il vero. Ho insinuato che era impossibile che lei non stesse facendo nulla per sistemare tutto, che non stesse lottando per noi la sua famiglia. Lei ha risposto solo: Sto facendo quello che devo per la mia vera famiglia. Poi mi ha detto di spostare l’auto che voleva andare via.” Riferì Yoongi sogghignando.
“Siamo sempre stati noi la sua vera famiglia.” Disse lanciando uno sguardo di sfida a Chung-hee che alzò gli occhi al cielo, sempre più infastidito dal modo di fare del rapper.
“Aigoo.. ti ha detto comunque di farti da parte o no?” disse Dashimen.
“Si.”
“Allora fatti da parte non sono affari che ti riguardando.” Disse serio Chung-hee.
“Forse tu non hai capito, che tutto ciò che riguarda lei continuerà a riguardare me. E per quanto lei possa dirmi che non lotta più per me, per quanto lei possa continuare a dire che ha scelto te. La verità è sempre una e sempre sarà una.  Ogni volta che ci saremo noi di mezzo, ogni volta che suo padre toccherà uno di noi, lei proverà ad aggiustare le cose. Alla fine troverà in modo di liberarsi di lui.” disse convinto Yoongi e sul piede di guerra, loro sapevano tutto e Isabel aveva solo sviato come sempre prendendo tempo. 
Non sarebbe mai andata in quel posto da sola, no in un posto così importante per lei, a meno che non avesse il bisogno di stare sola per mettere i pensieri in ordine.  
 
“Tu proprio non vuoi capire. Che l’unico modo per liberarsi di quell’uomo è con l’ammazzarlo. Isabel non sarà mai disposta a fare ciò.” Sputò con rabbia Chung-hee.
“Può sbatterlo in prigione. Può trovare un modo per denunciarlo e farlo andare in prigione, c’è sempre questo modo.” disse Yoongi.
“Non c’è più Yoongi te l’ho detto. L’unica informazione che potevamo avere per mandarlo in prigione e far scoppiare uno scandalo, non l’abbiamo più.” Disse Dashimen.
“Troverà altro, io lo so.”
“Aigoo. Sei così testardo e spavaldo, pensi di sapere come andrà il tutto. Ma ti sbagli. Lei non risolverà, lo sa, l’ha accettato. Sta andando avanti.”
“E allora perché mandare via Jisoo, perché intromettersi in ciò? Perché non organizzare solo il matrimonio per il padre come le ha ordinato? Se sta facendo altro se sta mandando via Jisoo, è perché c’è altro, e uno dei principali motivi è Namjoon. L’avete detto voi. Pensavate che fosse venuta a dire la verità a Namjoon, quindi quello che ha scritto Jisoo è falso.” Assordì Yoongi sempre con un ghignò stampato in volto.
 
Namjoon vicino a lui boccheggiava confuso dalle parole dell’amico. Fino a poche ore prima era convinto che Jisoo l’avesse usato per tutto quel tempo, ora invece si trovava a dubitare di quella lettera e delle parole della donna.
Sapeva che Yoongi aveva ragione, Isabel non avrebbe mai mandato via Jisoo al sicuro da qualche parte se pensasse che fosse una cattiva persona. Isabel aiutava solo le persone che ne avevano bisogno.
 
“Lei ti ha detto di farti da parte.” Disse Dashimen serio continuando a ribadire il concetto.
“Non seguo quello che dice lei. Mi consoci dovresti saperlo.”
“Abbiamo sbagliato a venire, non dovevamo” disse Chung-hee.
“No, perché mi hai dato delle informazioni che lei ha cercato di tenermi nascoste” disse Yoongi sorridendo.
 
“Un attimo… Hyung… io mi sento confuso.” Disse Namjoon aggrappandosi al braccio di Yoongi.
“Nam la lettera è falsa, non è quella la verità. Isabel se sta facendo qualcosa per mandare via Jisoo penso sia per proteggerla.”
“Hyung… Isabel non si è mai fidata di Jisoo… perché ora dovrebbe farlo, perché dovrebbe aiutarla a sfuggire a un matrimonio?”
“Forse è successo qualcosa che le ha fatto cambiare idea… Namjoon penso che ti saresti accorto se fosse stato tutto falso.  Anche Pd-nim si sarebbe accorto ti avrebbe avvertito. C’è speranza ancora, forse non ti ha realmente preso in giro e usato.” Provò a essere incoraggiante Yoongi, toccandoli un braccio con far rassicurante.
“Hyung… no, non alleggerire il dolore che porto dentro. Ti prego.” Disse Namjoon con voce rotta, gli scoppiava la testa, si sentiva stremato da tutti gli eventi e in una totale confusione, da cui sapeva non ne sarebbe uscito facilmente.
Guardò Dashimen sapendo che lui aveva le risposte, ma non osava chiedere, aveva paura di sapere, aveva il terrore di starci più male di quanto già stesse.
 
“Dashimen. Tu sai la verità. Sei nostro amico. Cazzo conosci Namjoon e Hoseok prima di Isabel. Dovresti stare dalla nostra parte, renderci partecipi. Namjoon sta male. Se hai delle informazioni che potrebbero farlo stare meglio, diccele.” Disse con rabbia Yoongi, era vicino di nuovo a dare un pugno a Dashimen, avrebbe tanto voluto darlo anche a Chung-hee.
“Non posso. Non ora.” Disse guardando dispiaciuto Namjoon.
“La lettera? Sono frottole quelle scritte?” chiese Namjoon titubante.
“Si. Di questo sono certo. Isabel ne è certa.” Annuì dicendoli almeno quello.
“Perché dirmi una bugia del genere? La verità può essere peggio?” chiese tremante Namjoon, non poteva essere peggiore la verità.
“Non lo so. Io…. Namjoon mi dispiace, veramente. Anche a Isabel dispiacerà tantissimo che ci sia finito in mezzo. Sta provando a fare il possibile.” provò a dire Dashimen veramente dispiaciuto da non poter dire di più.
“Mentendo di nuovo.” Soffiò Yoongi arrabbiato.
“Si. Non voleva farvi immischiare.” Disse con durezza.
“Ecco perché insisteva a che dovevo farmi da parte. Non funziona… non funzionerà mai. Se continuiamo a lottare separatamente non funzionerà mai” disse Yoongi con rabbia.
“Non lo decido io. Decide lei, il padre è suo. Yoongi non riguarda più solo te, è un qualcosa di più grande.” Provò a convincerlo.
“Fatevi da parte. Per una volta fatevi da parte. Se potrà vi farà sapere lei la verità.” Disse Chung-hee cercando di chiudere la discussione, si era fatto tardi, stavano perdendo tempo, e solo incasinando il tutto di più.
“Cazzo. Siete tutti così assolutamente assurdi.”
“Hyung… io mi fido di lei.” Disse Namjoon, bloccandolo di nuovo.
“Pensi che ti farà sapere?” chiese Yoongi.
“Si, penso che troverà un modo per dirmi tutto, quando avrà sistemato tutto. Penso stia facendo il massimo”
“Andiamo… Può essere che sia ritornata a casa, vi accompagno alle vostre case e poi vado a controllare se è tornata” disse Chung-hee guardando sia Dashimen e Yun che era ancora sul divano ad osservare tutto.
“Io rimango qui.” Disse lei.
“Come vuoi. Andiamo Dashimen” disse Chung-hee.
“Si ma vengo a casa con te.” disse Dashimen, si rivolse verso Yun-hee. “Ti mando un messaggio appena la troviamo.” Disse annuendo con il capo.
“Va bene…” disse lei con noto irritato.
“Non essere anche tu arrabbiata con me, se lei non vuole dirti la verità non posso farlo io.” provò a scusarsi Dashimen.
“Stronzate e lo sai benissimo. Io e te dovremmo spalleggiarci a vicenda. Me lo avresti detto se la situazione non fosse quella che è.”
“Tu lo dirai a lui, che lo dirà a Yoongi. Tanto vale che io dica tutto? Ma non posso farlo.”
“Perché?” trillò lei non capendo.
“Perché non riguarda voi. E non potreste fare nulla, a meno che non venga in mente a qualcuno di fare qualche salvataggio in extremis e di incasinare la situazione più di quanto lo sia. Se lei ha scelto come sempre di tenervi all’oscuro avrà le sue buone ragioni. Non lo aveva detto neanche a me.” Disse Chung-hee guardando Yoongi.
“Siete inutili, andatevene.” Disse Yoongi indicandoli la porta.
Dashimen e Chung-hee si guardarono e andarono via lasciando i due rapper da soli con Yun-hee che aveva lo sguardo di una persona imbestialita e ferita da quel tradimento.
 
 Angolo dell’autrice:
Capitolo incasinato! Ahaahhahah
Isabel non ha mandato un messaggio a Chung-hee ed ha incasinato il mondo.
Faccia a faccia di nuovo tra Chung-hee e Yoongi…
Detto questo è un capitolo di passaggio, vedremo un po’ cosa accadrà in futuro.
Povera Yun  svegliata e sballottata ovunque e ignara di tutto.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** APITOLO 36: ACTION ***


CAPITOLO 36: ACTION

11 LUGLIO 2017 04:30 DEL MATTINO
Dopo che i due ragazzi se ne fossero andati dalla collina, Isabel era rimasta nella macchina guardando solo il cielo nero pieno di stelle di fronte a lei.
Era rimasta lì per quasi due ore, senza muoversi, senza piangere, senza pensare.
Era sempre doloroso.
Yoongi lo era sempre.
Talmente tanto da riuscire a farla annullare completamente.
Non sapeva se stesse facendo il possibile, pensava di aver sbagliato di nuovo a tenere dei segreti. 
Namjoon sembrava distrutto da tutto, ma lei aveva avuto lo strano presentimento che le parole della lettera non fossero realmente inventate da Jisoo ma da suo padre. 
Non poteva permettersi di fare dei passi falsi, e troppa gente con le informazioni non avrebbe portato niente di buono, doveva agire velocemente e senza farsi beccare almeno fino a che lei non fosse stata al sicuro sul suolo Americano.
Era consapevole del fatto che appena suo padre avesse saputo della scomparsa di Jisoo sarebbe andata dritta da lei.
Sapeva che avrebbe avuto le ripercussioni, ed era comunque pronta a subirle senza alcun problema. 
Aveva il terrore che le avesse potute avere anche Namjoon, che suo padre sarebbe potuto andare da lui. Per ciò meno avesse saputo, meno fossero stati tutti coinvolti, più li avrebbe potuti tenere al sicuro.
Anche Bang Si-hyuk pensava che fosse meglio che nessuno sapesse nulla fino a piano eseguito o almeno così gli aveva riferito Chin-hae.
 
Isabel entrò in casa e si diresse verso la cucina, per bere un bicchiere d’acqua e poi dirigersi verso la camera da letto, aveva bisogno di almeno un paio di ore di sonno. Era sfinita.
Improvvisamente sentì la porta di casa aprirsi e del vociare in lontananza, lasciò il bicchiere d’acqua e si avviò verso ingresso.
Dashimen con Chung-hee erano appena entrati in casa.
“Cazzo.” Disse lei ad alta voce, dopo aver incontrato lo sguardo di Chung-hee di rimprovero.
“Mi sono dimenticata di avvertire che facevo tardi.” Disse titubante, guardando i due in panico.  
“Ti sei dimenticata?” disse lui con irritazione nella voce.
“Sei arrabbiato lo capisco…” provò a dire lei, poi guardò Dashimen confusa dal trovarlo lì, si diede una manata sulla fronte.
“Mi avete cercata per tutta la notte immagino?” disse lei dispiaciuta.
“Si.” disse secco Chung-hee.
“Sto bene, mi dispiace averti fatto preoccupare… il telefono era scarico ed io ero convinta di averti avvisato…. Mi sono completamente scordata.” Provò a sembrare con tutta se stessa dispiaciuta.
“Dove sei stata?” chiese Chung-hee
Dashimen rimaneva in silenzio facendosi da parte nel discorso, pensando che non fosse il caso di intromettersi tra di loro.
“Avevo bisogno di fare un giro con la macchina, di guidare in qualche stradina deserta fuori dalla confusione di Seul. Prima lo facevo spesso, poi ho incominciato ad evitare dopo la morte di Do-yoon, ogni tanto andavo anche con lui in giro in quel modo. Guidavo con la musica e lui era seduto vicino a me. Lo facevamo in silenzio, era un modo per svuotare la testa.” disse lei sembrando realmente dispiaciuta.
“Comprendo. Avresti dovuto avvisarmi.” Disse sempre con tono duro.
“Mi dispiace veramente.”
“Devi dirmi altro?” chiese lui, Isabel lo guardò bloccandosi improvvisamente poi dirotto lo sguardo su Dashimen, leggermente perplessa.
“Non guardare lui.” disse con tono duro Chung-hee.
“Io… dovrei dirti qualcosa?” chiese lei dubitante.
“Si. più di qualcosa.” Disse lui secco.
“Che gli hai detto?” trillò lei sulla difensiva rivolgendosi a Dashimen angosciata.
“Non guardare Dashimen non rivolgerti a lui. Non riguarda cosa lui mi abbia riferito. Riguarda il fatto che non dovevano essere segreti.” Continuò a rimproverarla lui.
“Ho incontrato Yoongi. Ma non è stato voluto! Non pensavo che andasse nel posto dove vado a pensare!” trillò subito lei in panico.
“Lo so che hai incontrato Yoongi, dopo aver fatto lo sbruffone per un po’ha svuotato il sacco.” Disse infastidito.
Lei lo guardò inorridendo “Cosa?” tremolò.
Loro si erano incontrati, Chung-hee e Yoongi si erano visti.
Panico.
“Hai capito.” Disse secco lui.
“Io vi lascio.. direi che vado nella stanza degli ospiti a riposare.” Disse Dashimen, pensando che fosse meglio lasciarli discutere da soli, e scappare da quel posto e dai quei due.
“Si forse è il caso” disse Chung-hee non distogliendo lo sguardo da Isabel che invece lo guardava spaesata.
Isabel stava avendo la certezza, che avrebbe visto Chung-hee per la prima volta arrabbiato.
Dashimen passò vicino a lei lentamente e le diede un leggero bacio sulla guancia, si avvicinò all’orecchio della ragazza e sussurrò: “Sa dell’appartamento”.
Isabel si voltò a guardarlo sempre più inorridita.
“Sorry baby” e così dicendo si diede alla fuga.
 
“Vuoi dirmi cosa diavolo sta succedendo?” disse lui guardandola in malo modo.
“Io.. ehm.. posso spiegare tutto.”
“Mi ha spiegato tuto Dashimen.  Di Jisoo, del fascicolo di tuo padre, del fatto che hai chiesto a Chin-hae di cambiare i tuoi documenti falsi per darli a lei e falla fuggire nella casa segreta a Los Angeles.” L’accusò lui.
“Cazzo.” Disse lei in un sussurrò.
“Cazzo? Sai dire solo questo? Ti rendi conto, di cosa stai facendo?” urlò lui sia adirato che turbato da quella situazione.
“Io… non posso… non voglio lasciarla a mio padre” tentennò lei.
“Perché? Perché Namjoon è innamorato di lei? Per via dei Bts? Avevi detto che avevi chiuso.”
“Non è per Namjoon…”
“Ah no? Perché Yoongi pensa di si.”
“Che cosa gli avete detto?” chiese lei.
“Nulla solo che stai cercando di far andare via Jisoo, non abbiamo detto chi lei sia, dovevamo dire qualcosa siamo piombati a casa loro per cercarti!” disse sulla difensiva.
“Perché andare da lui?” trillò lei con voce acutissima, lei aveva fatto di nuovo di tutto per sembrare una stronza e loro erano piombati da lui e gli avevano dato delle informazioni che non avrebbe dovuto avere.
“Perché eri sparita! Cazzo. Pensavo che tuo padre ti avesse beccata, dato che stai cospirando contro di lui. Sono andato da lui perché in quel maledetto appartamento degli orrori tu non c’eri.” Disse lui pieno di rabbia, ma anche di dolore. Quell’appartamento faceva male, non avrebbe mai pensato che ci sarebbe potuto rimanere male, che lei avrebbe ferito.
“Mi dispiace.. veramente tanto, io non ho pensato.”
“No Isabel, tu non stai pensando, non stai ragionando. Ti sei intestardita con questa questione di Jisoo, perché ha a che fare con loro. Tu non andrai avanti, non vuoi andare avanti. Puoi dire tutto quello che vuoi sia a me o a lui. Ma sappiamo la verità.”
Isabel si zittì, era una delle rare volte in cui si trovava a corto di parole, sarebbe stato anche stupido dirgli che si sbagliava, che era vero che lei volesse andare avanti.
Non aveva la forza di guardare Chung-hee, troppo consapevole che stava sbagliando con lui, che gli stava causando solo dolore. Cosa che non meritava per niente al mondo.
“Direi che basti così. Andiamo a dormire, almeno un paio di ore.” Disse lui facendo dei passi verso di lei.
“Isabel andiamo a dormire.” Disse secco.
Lei alzò lo sguardo su di lui, mortificata.
“Lui vive nel tuo vecchio appartamento. L’ha modificato tutto. Non lascerà perdere, mai e poi mai.” La informò anche solo per vedere la sua reazione.
Isabel impallidì e sgranò gli occhi.
Le sue labbra s’incurvarono verso giù e chiuse gli occhi, cercando di non piangere.
“Mi stai lasciando?” chiese lei riaprendo gli occhi e guardandolo fisso.
“No. Vorrei farlo. Direi che è il caso di andare a dormire. Ne riparleremo domani.”
La sorpasso per dirigersi verso le scale che portavano al piano superiore.
 
Lei rimase immobile per un po’ assorta nei suoi pensieri e in conflitto come sempre con se stessa.
sono costantemente allo stesso punto della melodia
Sono bloccato sul simbolo di ripetizione
Al punto fermo, sto ripetendo per conto mio su questo spartito scritto.
 
Era sempre lì bloccata sul segno della ripetizione.
Sempre la stessa strofa, sempre lo stesso pezzo.
Nulla di nuovo.
Più continuava a far resistenza, più si faceva coinvolgere dagli eventi.
Tutto portava sempre a lui, tutto si collegava in qualche modo sempre a lui.
Lui che aveva incontrato di nuovo per la causalità del fato.
Lui che insisteva su voler sapere tutto.
Let me Know
 
 
POMERIGGIO
Isabel e Jisoo si trovavano come sempre in una stanza dell’hotel quella che ormai utilizzavano per organizzare il matrimonio.
“Sembri stare male.” disse Jisoo dopo parecchie ore che lavoravano in assoluto silenzio.
“Sono solo di cattivo umore.” Disse Isabel con voce piatta, quella stessa mattina si era alzata e non aveva trovato Chung-hee in casa, ma solo Dashimen con cui era andata in hotel insieme, e con cui comunque non aveva parlato granché entrambi a disagio per gli avvenimenti della notte passata.
“Comprendo..” sussurrò lei, anche di cattivo umore ma per diversi motivi.  
“Jisoo?” chiamò Isabel alzando lo sguardo su di lei, la guardava con decisione.
“Si dimmi?” chiese lei titubante, dato l’espressione seria di Isabel.
“La lettera, era opera tua o te l’ha obbligata mio padre?” chiese lei con tono secco, aveva bisogno di quell’informazione.
“Tuo padre… sai qualcosa di Namjoon?” chiese lei tremante, non voleva fare quella domanda, era meglio non sapere, ma non era riuscita a resistere.
“Devastato. La verità sarebbe meglio” provò a dire Isabel sentendosi ipocrita, lei era la prima a mentire come via di fuga.
“Dire la verità non cambierà le mie sorti non credi?” disse sbuffando leggermente e incominciando a giocare nervosa con una ciocca di capelli.
“Non hai avuto il pensiero di denunciarlo? Di mandare avanti il piano di mia madre? Io potrei aiutarti” provò a convincerla lei, sapeva che doveva provarci, Dashimen aveva insistito su ciò, e lei doveva almeno fare un tentativo.
“Non voglio.” Disse secca lei.
“Jisoo… cosa hai da perdere? Non credi che sia meglio andare contro di lui che finire come mia madre? Vuoi veramente fare la stessa fine?” chiese lei incredula, non capendo poi molto cosa avesse ancora da perdere.
“Io… Isabel ho un po’ di soldi da parte, stavo pensando di scappare…” disse lei, sentiva un groppo in gola, e aveva paura a dirle una cosa del genere, ormai però le aveva detto tutto, era un po’ inutile nasconderle anche ciò. D’istinto andò ad accarezzarsi la pancia, cosa che Isabel notò di nuovo.  
“Sei incinta?” richiese Isabel, ma questa volta assottigliando lo sguardo, con tono non per niente gentile, ma deciso nel voler sapere la verità.
“Si. Non so di chi sia” era titubante a dire anche ciò, la guardò comunque negli occhi, provando a mostrare che fosse comunque forte, malgrado si sentisse solo persa ormai.
“Allora tieni nella tua borsa i soldi che hai da parte e tutto ciò che sia utile e da trasportare velocemente.” Disse lei concisa.
“Cosa? Di cosa stai parlando?” la guardò in confusione.
“Sto parlando che ti mando via, a te e chiunque ci sia nel tuo utero, non permetterò a mio padre di crescere un altro figlio. Quell’uomo non sarebbe mai dovuto diventare genitore.” Disse lei con astio nella voce.
“Non puoi farlo!” trillò lei, anche se da una parte sperava che Isabel l’aiutasse, doveva comunque rifiutare, lei stava provando da sola a trovare una via di fuga.
“Si invece, e lo farò. Comunque dobbiamo organizzare lo stesso il matrimonio.” Disse guardando un attimo il suo block notes con l’elenco di cose da fare.
“Isabel! Se la prenderà con te!” trillò di nuovo lei, voleva scappare, aveva bisogno di aiuto, ma non voleva comunque che lei rischiasse.
“Pazienza. Tanto se la prendono tutti con me.” Disse lei con un’alzata di spalle.
“Non voglio che ti metta nei pasticci” continuò lei.  
“Ormai lo sono, stavo già pensando di farti andare via. Ho già organizzato tutto.”
“Cosa?” chiese lei sconvolta.
“Si, ho già un piano. Rivedo mia mamma in te, e non voglio che fai la stessa fine. Namjoon tra l’altro se sapesse tutto agirebbe anche lui ne sono convinta. In più sei incinta, ho un altro motivo per dover agire.”
“Isabel lo sai che non è tua responsabilità”
“Si, ma sento di avere un obbligo morale in ciò. Non riuscirei a sopportare il vederti subire tutto quello che ha subito mia mamma. Non posso permetterlo.” Disse suonando molto sul piede di guerra, era pronta a lottare.
“Lui se la prenderà con te.”
“Si, ne sono consapevole, e non solo lui. Sono successi avvenimenti che mi hanno già messo nei pasticci, Chung-hee è arrabbiatissimo con me, probabilmente mi lascerà, e io so per certa che subirò l’ira di mio padre.”  disse lei con alzata di spalle.
“Isabel… ti massacrerà se dovesse capire che ci sei tu dietro la mia scomparsa.” Trillò sempre più impaurita.
“Hai detto che volevi scappare, se lo fai per conto tuo ti troverà e comunque se la prederebbe comunque con me. La cosa migliore è che tu sia pronta e che segua il mio piano, almeno sarai al sicuro.”
“Io… posso non scappare… posso rimanere qui.”
“Hai detto che non vuoi denunciarlo. Non ti metteresti mai a rischio” disse lei indicando la sua pancia.
“Un figlio viene prima di tutto, non so se sia mio fratello, o figlio di Namjoon. Ma un bambino, una nuova vita viene prima di tutto.”
“Posso sempre abortire..” trillò lei.
“O mio padre può scoprire che sei incinta e farti fare un test del Dna a sorpresa. Indovina cosa accadrebbe se non fosse suo.”
“Non voglio pensarci.” Disse lei sgranando gli occhi orripilata dai possibili scenari.
“Appunto. Tu vai via. Il caso è chiuso.” Disse secca.
“Io…”tentennò lei, voleva dirle grazie, ma le parole non riuscivano a venir fuori, non si sentiva comunque ancora al sicuro.
“Appena te ne vai dirò tutto a Namjoon in un modo o nell’altro. Deve sapere.”
“Non puoi dirgli del bambino!” la guardò sconvolta.
“Non dirò del bambino. Non sappiamo di chi sia. Sarebbe solo peggio verrebbe a cercarti, non posso permetterlo” disse lei sembrando sicura di ciò che stesse facendo.
Realmente non era sicura di niente, e si stava odiando profondamente per via dei segreti, questa volta più delle altre.
Non voleva mentire a Namjoon, non voleva dover tenere un segreto così grande. Non voleva fare Dio con le vita degli altri, avrebbe tanto voluto scaricare quel peso su qualcun altro, e forse avrebbe potuto.

ORE DOPO
Isabel si trovava nell’ufficio di Chin-hae con anche Dashimen al seguito, avevano deciso di incontrarsi per rivedere tutto il piano e gli ultimi aggiornamenti.
 “Quindi procediamo?” chiese Chin-hae leggermente perplesso, non convinto che la scelta di Isabel di mettere in atto il suo piano fosse la migliore. Tutti come anche lui speravano che lei avrebbe desistito alla fine, ma ormai la ragazza aveva detto tutto a Jisoo.
“Dopo domani, in serata… ci servono i biglietti.” disse lei con sicurezza.
“Già presi. Dopo domani non c’è il servizio fotografico?” chiese Dashimen confuso di quella data per agire.  
“Si, domani mattina, lei farà in modo di sembrare felice e  tutto. La sera la facciamo andare via.”
“Con l’investigatore?” chiese Chin-hae
“Abbiamo già corrotto uno dei camerieri della caffetteria di fronte, lui va sempre a prendere da mangiare lì alle diciannove, prende anche un ice americano. Gli mettiamo un sedativo dentro, tempo mezz’ora e si addormenterà dentro la sua macchina.” Lo informò lei, che aveva già parlato con Win-hoo sarebbe stato Nate a passare tutto al cameriere della caffetteria e ad indicarli l’uomo.
“E se lui vorrebbe vedere i video della sorveglianza, avete pensato a cosa fare?” chiese di nuovo Chin-hae.
“Si, Jisoo indosserà gli stessi vestiti sia domani che dopo domani, e domani andrà via da qui verso le venti. Dashimen modificherà il video di dopo domani e inserirà quella parte dove esce. Intanto lei uscirà realmente con Dashimen dal parcheggio sotterraneo.” Annuì Isabel, avevano pensato anche a quella possibilità così da crearsi un alibi.
“Ci riuscite con i tempi?”  chiese dubbioso.
“A fare il video, dovrei riuscirci…” disse Dashimen leggermente insicuro, sapeva che quella era l’unica pecca del piano.
“Aigoo, mostra più sicurezza… nel caso che non riesci c’è l’altro informatico dell’hotel lo stai istruendo vero?” trillò lei, sapendo che avevano anche pensato a quello.
“Non è molto bravo…” disse lui scettico.
“Quindi se non dovesse riuscirci sareste nella merda o sbaglio?” chiese Chin-hae.
“Si.” disse Dashimen.
“Me lo dici solo ora?” trillò lei guardandolo sconvolta.
“Eh… pensavo che lui ce l’avrebbe fatta… ma dubito. Dici che è importante?”
“Si, se non ha più Chung-hee a spalleggiarla” disse Chin-hae guardando Isabel con rimprovero.
“Avrei un’altra persona in caso, può manomettere i video.” Disse lei schietta, ignorando la frecciatina da parte dell’uomo.
“Chi?” chiese Dashimen esterrefatto, lui era il suo informatico di fiducia, non pensava ne avesse un altro.  
“Qualcuno, andrebbe pagato e anche molto. Lo chiamo.”
Dashimen e Chin-hae si scambiarono un’occhiata stranita, non capendo a chi si stesse riferendo.
“Ti fidi?” chiese Chin-hae.
“Mmh, è un tipo strano, schivo, però io gli sto simpatica” disse lei continuando a contemplare l’idea se chiamarlo o meno, si sentivano raramente, l’ultimo messaggio risaliva a mesi fa quando lui le aveva fatto le congratulazioni per la notizia del suo essere in coppia con Chung-hee, si sarebbero dovuti incontrare ma Isabel per via di tutti i problemi non aveva più risposto all’invito.  Lei però non sapeva neanche se fosse in Corea al momento, tra l’altro lui non era solito frequentare l’élite.
“Ottimo se io non dovessi riuscirci, allora staremo tutti nelle mani di questo tipo strano” disse con tono ironico Dashimen.
“Anche tu sei un tipo strano, però ci fidiamo di te” disse lei con alzata di spalle.
“Aigoo… può andare più di una cosa storta mi sa.” Disse Chin-hae sospirando mentre Dashimen lanciava un foglio appallottolato ad Isabel che lo schivava e faceva la linguaccia a sua volta.
“In primis il fatto che voi due siate dei ragazzini” disse guardandoli con rimprovero ed entrambi sorrisero con la faccia da finti innocenti.
“A parte il video non può andare storto niente, i documenti sono pronti, all’inserimento nel database Americano ci penserà Dashimen una volta in America con lei” disse Isabel con convinzione, tornando seria.
“Si Jennifer, mi farà accedere al server del FBI, ha detto che con il suo informatico potrò inserire Jisoo con i dati falsi e con la nascita in America, sembrerà una cittadina Americana. Ci penserò una volta lì.” Disse serio Dashimen, aveva spiegato tutto a Jennifer per telefono, e lei era stata felice di aiutarlo, avrebbero usato il portale sulle vittime da abusi familiare e protezione.
Jennifer era la compagna del suo tutore, avevano passato solo tre anni, insieme come una famiglia, fino alla morte del dell’uomo. Dashimen però non era rimasto con lei, pensando che sarebbe stato meglio a scappare per fuggire alla rete degli affidi, dato che al tempo fosse minorenne. Aveva preferito scappare in Corea per cercare Chin-hae. Ignaro che lei avrebbe anche se non sposata preso il suo affidamento.
La donna però era riuscita ad rintracciarlo dopo un paio di mesi.
Dopo il suo diploma gli aveva proposto un apprendistato nel distretto come informatico, e lui aveva accettato, pensando di non sentirsi abbastanza a casa a Seul, poiché Hoseok aveva da poco debuttato ed era il suo unico amico, con cui però si vedeva poco.
Anche dopo essere stato con Hoseok, aveva comunque deciso di andare in America.
Aveva un forte legame con Jennifer, e sapeva che per loro era l’unica persona in grado di aiutarli e di far si che il piano fosse portato a termine.
“Quindi avete tutto sotto controllo?” disse Chin-hae sempre insicuro di tutto.
“Continui a dubitare.” Disse Isabel guardandolo riluttante.
“Sono preoccupato per il dopo, lei andrà via con Dashimen che l’aiuterà in tutto. Tu rimarrai qui però.”
“Lo so. Si accanirà su di me. Verrà a trovarmi e mi darà al colpa.” Disse lei con tono annoiato, ormai lo aveva ripetuto fino alla morte, se non le fosse successo niente probabilmente ne sarebbe stata anche delusa.
“Potrebbe andare di nuovo alla Big-hit dopo essere passata da te.” intimò lui.
“Non avevi parlato con Bang Si-hyuk?” chiese lei strabuzzando gli occhi.
“Si, lui parlerà con il ragazzo a piano concluso per farli sapere che aumenterà la sicurezza su tutti loro.”
“Allora dov’è il problema, loro saranno al sicuro.” Disse lei perplessa.
“Il problema è che tu non lo sarai. Questo sta cercando di dire mio zio.” Disse Dashimen innervosito.
“Io non lo sarei stata a prescindere. Jisoo aveva già in mente di scappare, l’ho scoperto oggi, se l’avesse fatto da sola, avrebbe avuto veramente poche chance di non essere trovata, e lui se la sarebbe presa comunque con me.” Disse lei come se fosse ovvio il tutto.
“Questo vizio di voler salvare le persone era l’unica cosa che non dovevi imparare da Do-yoon.” Sbuffò  Chin-hae, era finito da preoccuparsi di un pazzo a una pazza.
“Lo avevo da prima di incontrare lui, solo che ora ho le possibilità reali di salvare qualcuno. Non posso continuare a perdere contro di lui.” disse lei con una leggera rabbia.
“Perdi comunque perché se la prenderà con te!” trillò Dashimen.
“Ti ho detto: lo avrebbe fatto in qualunque modo, prima o poi avrebbe trovato un modo per farmi scontare qualcosa. Se devo avere le ripercussioni, almeno che sia perché ho realmente causato un danno a lui e no perché apprezzo la cena del cuoco.” Disse lei con tono stizzito.
“Su questo non so come rispondere.” Disse Dashimen perplesso, rabbrividendo al ricordo di quella vicenda.
“Lasciando perdere tutto questo battibecco… sappiamo che se la prenderà con te, che è stato tranquillo solo perché a quanto sembra ha un’altra vittima, e perché tu sei protetta da Chung-hee. O almeno lo eri fino a ieri sera.” Disse Chin-hae guardandola con biasimo.
“Stamattina, non era in casa. Lo so che ho sbagliato… quando mai non sbaglio? Non posso costringerlo a perdonarmi e a tenermi al sicuro.”
“Oh invece devi.” Disse Dashimen fulminandola con lo sguardo.
“Come credi che io debba fare?” disse lei sempre più innervosita.
“Vai da lui, chiedi il suo perdono, chiedi il suo aiuto, fa la principessa che ha bisogno di essere salvata dal suo principe. Piangi… scopatelo. Fa qualcosa.” Disse lui saltando in piedi.
Lei sbiancò leggermente, per poi aggrottare la fronte e assottigliare lo sguardo.
“Se tu avessi evitato di mostrarli quel dannato appartamento!” esclamò lei alzandosi in piedi a sua volta.
“Eri sparita! Non mi avrebbe mai permesso di andare in giro da solo a cercarti. Cazzo era furioso e anche scontroso. Fa qualcosa.”
“Con che coraggio dovrei chiederli di aiutarmi, con tutto quello che ho combinato? Dai è ragionevole anche che mi lasciasse del tutto.”
“Fai in modo di non farti lasciare. Compratelo con del sesso, fai il necessario. Recita una parte.”
“Ha ragione, devi convincerlo. Specie con il rischio del video mancante, la parola di Chung-hee potrà migliorare la tua di situazione, potrà dire che è stato con te e ha visto Jisoo lasciare l’hotel con la macchina privata.” Chin-hae  si intromise nel discorso ma in maniera più quieta e ragionevole.  
“Va bene…. proverò ad andare a parlarci, dovrebbe essere al ristorante di Hye-ri.” Disse lei annuendo ma indecisa su come realmente agire.
“Meglio se ci parli a casa.”
“Non lo comprerò con del sesso,non lo farò!”
“Aigoo.. non ti costa niente con tutti quelli che ti sei portata a letto.”
“No. Dash. No.”
“Non ci credo… non l’hai ancora fatto con lui?” chiese lui non credendoci realmente a una cosa del genere, lei abbassò il capo e negò.
“Ah… ecco perché è scorbutico” disse lui scuotendo il capo.
“Vai da lui e parlaci, non devi farci per forza sesso se non vuoi” disse più comprensivo Chin-hae dopo aver dato un’occhiataccia al nipote.
“Si… proverò” disse lei.

SERA
Taehyung era appena uscito dalla sua camera, si fermò un attivo davanti a quella di Jimin e avvicinò il suo orecchio alla porta, no che ce ne fosse proprio bisogno dato le urla udibili un po’ ovunque.

“Sei completamento impazzito?” Yun-hee urlava imbestialita.
“È l’unico modo, li dici che ci siamo lasciati così ti daranno le informazioni.”
“Tu sei scemo se credi che ci cascheranno a una balla del genere!” urlò Yun-hee con sarcasmo nella voce.
“Si se andrai lì a piangere, e sembrando distrutta!” continuò a insistere lui.
“Ti sembro un’attrice?” trillò lei.
“Beh potresti provarci, è per il bene di Namjoon per avere delle informazioni!”
“Aigoo, è talmente tanto incasinato il tutto che manco solo io che vado a fingere che ci siamo lasciati! Lasciati poi.. grande parolona dato che continui a non dire a nessuno che stiamo insieme!” urlò lei indignata.

“Ah ah!” urlò Taehyung spalancando la porta e indicandoli.
Sia Jimin che Yun-hee urlarono spaventati a morte.
“Sei impazzito! Ti sembrano modi?!” urlò Yun- hee avvicinandosi minacciosa a lui.
“Ehi ehi! Jimin-ah tieni a bada la tua donna, prima che mi uccida!” incominciò a ridere lui gongolando.
“Farebbe bene a ucciderti! Come ti viene di piombare qui in questo modo!” squittì Jimin arrabbiato.
“Come viene a voi in mente di non dire che siete fidanzati!” esclamò lui indignato, guardandoli poi sorridendo perfido.
Yun-hee si bloccò a un passo da lui prima di colpirlo, sentendosi un attimo sollevata, finalmente qualcuno lo aveva scoperto, e quel qualcuno era Taehyung che avrebbe fatto fare il giro della notizia alla velocità della luce, finalmente erano finiti i segreti.
“Io.. ehm… ops!” disse Jimin in  preda al panico.
“Dovevate dirlo! E comunque è inutile andare da Isabel e Dashimen non diranno niente a nessuno, neanche se lei fingerà di non stare con te. Isabel non ci crederà mai, il tuo piano fa acqua da tutte le parti!”
“Visto la pensa anche lui così! È inutile dobbiamo aspettare, così come ha detto Namjoon, lui pensa che lei ci dirà tutto quando avrà sistemato! Lui si fida!” continuò lei a insistere.
“Io no! Isabel dice sempre bugie, non verrà a cercarci e a dirci la verità! Dovremmo scoprirla da soli la verità!”
“Di che parlate! Oh Yun-hee sei di nuovo qui” disse Jungkook affacciandosi verso la camera e trovando tutti.
“Ahia… fossi in voi direi il vostro segreto a Jungkook… prima di complicare di più la situazione di quanto lo sia già!” sorrise Taehyung.
“Che segreto?” chiese Jungkook stralunato.
Jimin e Yun-hee si guardarono per un attimo a disagio senza sapere bene cosa fare.
“Te lo diranno loro, io vi devo lasciare ho un appuntamento!” esclamò Sorridente e allegro per via di aver scoperto la nuova coppia in atto.
“Oh esci con Soo-hee, finalmente, così Jin hyung almeno si tranquillizza un po’, dato tutti i disastri di questi giorni” disse Jungkook sorridente.
“Ma sei pazzo? Io non ci voglio uscire con quella pazza da solo, ci sono uscito qualche giorno fa, c’era sempre Jin hyung con quell’arpia di Yuri. Io ho fatto la mia parte. Ora per via della tragedia di Namjoon ho una scusa bella e buona per non vederla!” disse ridacchiando e divertito per tutto.
“Non dovresti usare le tragedie degli altri per scampare ai tuoi doveri!” disse Yun-hee scuotendo il capo.
“Aspetta allora con chi esci?” chiese Jimin esterrefatto.
“Affari miei! Se riesco scopro anche qualcosa in più rispetto alle informazioni quasi inesistenti che ci ha dato Yun!” sorrise verso la ragazza.
“Congratulazioni, gli sai mantenere bene i segreti!” disse facendo l’occhiolino a Yun-hee per poi lasciarli tutti e tre al loro destino, sarebbe stato divertente vederli raccontare tutto a Jungkook, ma lui aveva di meglio da fare, doveva andare in missione, ed era tutto su di giri per ciò, o anche per la bottiglia di soju bevuta.  
 
Taehyung era arrivato al suo luogo di appuntamento e come sempre si era fermato a contemplare il solito quadro attaccato alla parete, con intensità tale da esserci immerso niente.
Sobbalzò improvvisamente quando la voce trillante e stupita di una ragazza disse il suo nome.
Taehyung si voltò a guardarla sorridendo da dietro la mascherina.
Sembrava più bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista, sembrava anche più informa, o almeno non aveva la faccia in un secchiello del ghiaccio in cui aveva vomitato.
“Ciao Noona!” esclamò con tono allegro per poi guardarsi intorno con circospezione.
“Tae che fai qui?” chiese lei confusa, guardandosi anche lei intorno preoccupata che ci fosse Yoongi.
“Io… ehm…” disse a disagio nascondendo poi i fiori che aveva in mano dietro la schiena.
“Tae?” chiese lei sbalordita dal gesto di nascondere i fiori.
“Io… non sono qui per te” disse lui abbassando la testa, sulla difensiva. 
“E per chi staresti qui? Perché nascondi dei fiori?” chiese lei sbalordita.
“Io… ehm, aspetto Hye-ri..” disse lui in imbarazzo.
“Cosa?” chiese lei esterrefatta.
“Si… vengo da un po’ qui, per parlare con lei, ma non mi da poi molte attenzioni” disse alzando lo sguardo e accennando a un sorriso imbarazzato.
“Aigoo… sei uno stalker” disse lei cercando di camuffare una risatina.
“Non sono uno stalker! Non essere cattiva noona” disse lui imbronciandosi.
“Ma non sei fidanzato?” chiese Isabel leggermente confusa, Yun-hee le aveva detto a pranzo che Taehyung era fidanzato.
“Ehm.. sto risolvendo!”
“Taehyung… Hye-ri sa che sei fidanzato?” chiese lei studiandolo attentamente.
“Si… dici che mi evita per questo?”
“Taehyung non puoi provarci con una se sei fidanzato” disse lei scuotendo il capo.
“Ma la situazione è complicata, sto risolvendo!” disse lui sorridendo.
“Taehyung, lasciala… non dovresti stare con una che non ti interessa solo per recuperare una stupida collana”
“Tu sai!”
“Si… Yun-hee mi ha detto, lasciala Tae, se ti piace Hye-ri, Lascia la tua ragazza, o fidati che non avrai possibilità con lei. Sinceramente anche lasciandola non so quanta possibilità tu possa avere” disse lei pensierosa.
“Noona non essere così pessimista! Nessuno può resistermi!”
“Si, di questo non ho dubbi… ma Hye-ri diciamo che è complicata, non le piacciono le persone, è un po’ come Yoongi” disse lei perplessa.
“Ah… ha bisogno di tempo, capito! Noona?” disse poi guardandola un po’ a disagio.
“Si?” chiese lei
“Namjoon sta male….”
“Lo so. Io sto provando ad aggiustare tutto”
“Vuole delle risposte.. puoi dirmi qualcosa?” chiese lui supplice sapeva che era un tentativo vano, dato gli ultimi avvenimenti.
“No… al momento no.”
“Mmh… comprendo…”
“Cosa ti salta nella tua testolina?”
“Nulla… non sto facendo nulla.”
“Tae… non chiederle aiuto per carpire informazioni, non lo fare.”
“Perché non sa nulla?” chiese lui assottigliando lo sguardo.
“Si non sa nulla, e poi potrebbe pensare che tu la stia usando…”
“ah.. si un po’ lo pensa, me l’ha detto.”
“Se ti interessa allora non parlare di me con lei, non menzionarmi, non dirle di tutte le cose che succedono, prima cerca di conoscerla, ma con calma… lo so che per te è difficile fare le cose con calma”
“Perché non mi dici di lasciar perdere? Non causerebbe dei problemi a te e Chung-hee?”
“Si causerebbe problemi… uno del gruppo che si fidanza con la cugina del mio fidanzato. Mio padre avrebbe altro dalla sua parte se dovesse saperlo.”
“mmh… ci avevo pensato”
“Tu pensi sempre a tutto, però mi sa che questo pensiero l’hai messo subito da parte no?” disse lei sorridendo appena
“Si… a me piace.”
“Lo vedo o non saresti qui a perseguitarla… quante volte sei venuto?” chiese lei guardandolo di sottecchi.
“Mmh.. tre o quattro da quando siamo tornati”
“Quante volte ci hai realmente parlato?”
“Mmh.. discorsi lunghi più di cinque minuti? Forse uno ma perché la stavo infastidendo” sorrise sbruffone lui.
Isabel lo guardò e non riuscì a trattenere un risolino. “Buona fortuna…”
“Quindi non mi dici di lasciar perdere?”
“No. non mi va… ho troppo per la testa, e anche se te lo dicessi tu non mi ascolteresti quindi, perché perdere tempo?”
“Dovresti fare così con Yoongi… tutto quello che dici non ascolta”
“Ci penserò un’altra volta a lui… detto questo io devo andare a cercare Chung-hee…” disse lei con tono stanco.
“Mmh… capisco…”
“Signore il suo tavolo è pronto” disse un uomo avvicinandosi e guardandolo con irritazione.
Isabel rimase per un attimo immobile mordendosi il labbro inferiore per trattenere una risata.
“Oh.. grazie!” trillò Tae vicino al signore che lo guardò con astio.
“Buona cena bella voce” disse lei sorridendo.
“Buoni piani malefici noona” sorrise lui sempre da dietro la mascherina per poi seguire l’uomo. Tae si fermò un attimo di nuovo per guardare Isabel.
“Noona?” chiamò un attimo.
“Si?”
“Lei lo ama a Namjoon?” chiese lui sapendo che gli avrebbe detto la verità.
“si.” disse lei annuendo con il capo.
Taehyung annuì a sua volta e poi andò via con l’uomo che continuava a guardarlo indispettito.

Angolo autrice:
sto ripubblicando perché sono un pochino avanti con la scrittura… e non so l’ultima parte di Tae mi ha messo di buon umore nel bel mezzo dei casini che ci sono in questa fanfitcion! Meno male che c’è lui! Bene il piano è vicino alla realizzazione e Isabel pensa di cavarsela! Vedremo cosa riuscirà a combinare!

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** CAPITOLO 37 IN THE MIDDLE ***


CAPITOLO 37 IN THE MIDDLE

11 LUGLIO 2017SERA
Isabel si avviò con passo spedito verso l’ufficio privato di Hye-ri dove fosse sicura avrebbe trovato Chung-hee.
Bussò alla porta aspettando che qualcuno l’aprisse.
“Ehi.. ciao Unnie” disse Hye-ri con un cennò del capo “Se lo cerchi è qui” disse voltandosi a guardare il cugino seduto alla scrivania con aria affrante.
“Vi lascio” e dicendo così sorrise a disagio lasciando la stanza.
Chung-hee aspettò che la porta si fosse chiuse e che entrambi fossero soli.
“Ciao.” Disse lei a disagio.
“Ciao, come mai qui?” chiese lui studiandola attentamente.
“So che sei arrabbiato con me, e che probabilmente mi odi.” Disse lei facendo qualche passo avvicinandosi di più.
“Io non ti odio Isabel” disse lui con aria leggermente affranta.
“Dovresti, ti è legittimato farlo, sei in questa situazione con me che sono una pazza totale, pronta a rischiare qualunque cosa ogni volta che mi venga l’istinto di farlo.” Disse lei anche in maniera un po’ autoironica, cercando di smorzare un po’ la tensione.
Lui la guardò in malo modo, e lei sospirò a disagio stringendo le braccia al suo corpo.  “Probabilmente hai anche ragione al fatto che io mi sia intestardita a mandare via Jisoo per Namjoon.” Disse lei sempre un po’ a disagio ma ritornando seria.  
“È così… no probabilmente.” Disse lui duramente.
“Lei è incinta.” Disse Isabel, non lo aveva detto agli altri ma a lui poteva dirlo.
“Cosa?” boccheggiò lui stranito.
“Penso che mio padre lo sappia anche per questo le nozze, non sappiamo, però di chi sia il figlio. Comunque non l’ho detto a nessuno solo a te.”
“Vuoi mandarla via perché è incinta?” chiese lui, guardandola con circospezione, pensando che stesse usando questa nuova informazione come scusante alle sue azioni.
“Voglio mandarla via per tante ragioni: per la sua storia, la causa di tutta la sua orrenda vita è mio padre, io mi ci rivedo in lei. Namjoon è una ragione in più. Il bambino lo è.  Anche far perdere mio padre per una volta.” Incominciò ad elencare lei facendo altri passi e avvicinandosi di più.
“Se vuoi vincere contro tuo padre, non dovresti con un piano suicida per un’estranea che conosci da alcuni mesi. Lo sai, sarai tu la prima persona che pagherà le conseguenza per la fuga della donna.” Disse lui sempre con rimprovero.
“Lo so. Come so che avrei dovuto dirti tutto dall’inizio e cercare il tuo sostegno. Capirò se non mi vorrai stare accanto e proteggere, capirò se ti farai da parte.” Si andò a sedere di fronte a lui.
“Perché non me l’hai detto dal principio? Non ti fidi di me?” chiese lui con un leggero risentimento nella voce.
“Perché sapevo che mi avresti potuto far cambiare idea. Ormai è tutto organizzato, non cambierò idea.”
“Anche se questo vorrà dire perdermi?” disse lui guardandola fissa negli occhi.
Lei ingoiò a vuoto, e voltò lo sguardo di lato concentrandosi sull’acquario di Hye-ri pieno di pesci colorati, che nuotavano con tranquillità e spensieratezza senza alcun problema.
“Vorrei poterti dire che interromperei tutto. Forse l’avrei fatto se non avessi avuto la conferma di un bambino. Se fosse mio fratello non vorrei che crescesse con mio padre, se fosse figlio di Namjoon vorrei che fosse in salvo anche.” Disse lei sicura delle sue parole, ormai era certa che lui se ne sarebbe andato, era certa di averlo perso.
“Non so veramente cosa dirti.” Disse lui con tono affranto e comunque in conflitto con se stesso.
“Non devi dirmi niente.  Dopo domani agiremo, Dashimen e io abbiamo già organizzato tutto. Puoi tenerti alla larga dall’hotel, e da tutto ciò. Far finta di non sapere niente. Quando tutto sarà finito e lei sparita, mio padre verrà a cercarmi. Farà quello che deve e io subirò le conseguenze. Tu dopo potrai usare quello che ho fatto come scusa per lasciarmi, potrai dire a mio padre che non mi vuoi, che sono irresponsabile, troppo caparbia e sfacciata e non andrei bene come moglie. Sarai libero.”  Disse lei con sicurezza nella voce, aveva pensato durante al viaggio in macchina, a un modo sicuro per far si che Chung-hee la lasciasse senza avere delle conseguenze personali.
“Quindi dovrei lasciarti nelle mani di tuo padre da sola a subire tutto. Dovrei lasciarti così si accanirebbe di più su di te?” disse lui guardandola con orrore.
“Si, sei esonerato dalla promessa fatta a Do-yoon. Non avresti dovuto portarla a termine, era uno scambio lui non si suicidava e tu badavi a me. Non devi farlo, non gli devi niente. Lui è morto. Doveva prendersi lui cura di me, l’aveva promesso lui. Ha scelto altro, e ha lasciato questo compito a te, senza averne diritto, usando un’amicizia e un bene che c’era tra voi.” Disse lei con durezza, Do-yoon si era messo in mezzo e quella volta aveva decisamente sbagliato, anche se a fin di bene.
“Lo sai che non l’ho fatto solo per lui.” disse lui di slanciò preso comunque dal sentimento che provasse per lei.
“Eravamo dei ragazzini, io ero piccola, non sapevo neanche di cosa parlavo. Non mi devi niente Chung-hee, e non dovresti continuare a stare con me. Io sono così, probabilmente farò altro più avanti, ti mentirei di nuovo. Probabilmente non andrò mai avanti. Lui sarà sempre uno spettro che aleggia nella nostra relazione, specie ora che sai che vive nel mio appartamento, specie ora che hai visto quel posto.”
“Allora se non andrai mai avanti, perché sei venuta qui?” disse lui confuso nel trovarla di fronte a lui a fare tutto quel discorso di cui non vedeva un senso.
“Perché ho sbagliato e ti ho fatto del male, e meriti le mie scuse più sincere, e che io ammetta i miei errori. Potrei dirti che non lo farò di nuovo, potrei prometterlo, ma non voglio fare una promessa che probabilmente non manterrò.” Disse lei seria, prese un respiro profondo mentre continuava a guardarlo.
“Ci tengo a te, mi piace la nostra vita insieme, quando ti ho incontrato alle Hawaii mi sono sentita bene, quasi del tutto me stessa. Mi sono fidata subito di te, ho creduto di poter essere felice con te. Penso di poterlo esserlo con te.” disse lei con sentimento.
“Ma? C’è un ma… che sarai sempre innamorata di lui e che quando si tratterà di loro tornerai da loro ad aiutarli e a proteggerli.” Disse lui con voce triste, era così lei sarebbe sempre tornata da lui.
“Loro sono la mia vera famiglia. Nessuno deve fargli del male. Mio padre con tutto questo giochetto ha voluto colpire Namjoon che in tutto questo non c’entrava nulla. Non è giusto. Io mi sono allontanata per proteggerli.” Disse lei seria.
“E io cosa sono per te?” chiese lui leggermente infastidito, anche Yoongi aveva sottolineato che loro erano la famiglia di Isabel.
“La persona che sarebbe adatta a me, con cui avere un futuro felice, se non avessi conosciuto Yoongi, se io solo riuscissi a non amarlo più. Penso di amare anche te, ma no in quel modo straziante in cui amo lui.” disse seria lei, era vero si era affezionata a lui, gli voleva bene, ma non avrebbe mai provato quell’amore ardente che provava per Yoongi.
“Capisco… ho bisogno di pensare, di tempo” disse lui leggermente a disagio.
“Cosa?” chiese lei confusa.
“Non credo di volerti lasciar andare. Non credo di potere.” Disse lui triste. Era la verità non riusciva a lasciarla, per quanto lei gli stesse facendo del male, lui non riusciva a lasciarla al suo destino, non riusciva a farsi da parte.
“Andiamo a casa?” chiese lei leggermente scossa, avevano entrambi bisogno di riposare.
“Si… andiamo a casa” disse lui alzandosi, e annuendo con il capo.

SERA
Isabel si trovava seduta sul divano di casa, Chung-hee era in doccia, avevano cenato in silenzio e non si erano rivolti poi molto la parola.
Lei non poteva comunque credere al fatto che probabilmente lui non l’avrebbe lasciata e avrebbe continuato a proteggerla. Lei gli stava offrendo su un piatto d’argento la possibilità di andare via, di non doversi subire lei come peso, lui invece sembrava voler rimanere.
Prese il telefono che era posato sul divano e se lo rigirò tra le mani.
Avrebbe dovuto concentrarsi sul piano, non pensare a cosa provasse in quel momento. I sentimenti, le emozioni non la facevano mai ragionare limpidamente, la confondevano sempre, e non era il momento di essere confusi ma solo di agire e portare al termine la missione.
Prese il telefono e digitò il numero che avrebbe dovuto chiamare.
“Pronto Ji-hoo” disse lei appena dall’altra parte rispose il ragazzo.
“Yah Isabel Kim che mi chiama, a cosa devo l’onore?” disse il ragazzo ridacchiando e prendendola in giro.
“Lo so, non mi faccio sentire da molto, ma la mia vita è un po’ sempre incasinata.” Si provò a scusare lei.
“Se mi chiami dubito che sia per una rimpatriata.” Disse lui scherzosamente.
“No, non lo è… ho bisogno di un favore” disse lei.
“Mmh… di solito non chiedi favori, sai cavartela sempre da sola.” Disse lui con voce stranita.
“Lo so. Ma forse non riesco, ti pagherei è logico.”
“Aigoo.. addirittura.” Esclamò lui ridacchiando.
“Sei qui o in Giappone?” chiese lei sperando che lui fosse in Corea.
“Qui lo sapresti se mi mandassi un messaggio ogni tanto” continuò a scherzare lui.
“Aigoo, ti ho risposto l’ultima volta.” Trillò lei facendosi contagiare dal modo di fare di lui.
“Si e sei risparita, ti avevo chiesto se ti andava di uscire”
“Sono andata fuori città per un po’ e non sono stata bene” si scusò lei.
“Stai meglio?” chiese lui sospettoso.
“Si, sto meglio… allora mi fai questo favore?” chiese lei con fretta. 
“Quanta fretta… comunque si, senza che mi paghi. Cosa ti serve?”
“Devi modificare i video della sorveglianza del mio hotel attaccare un frame in un altro video senza che nessuno si accorgi di nulla” disse lei
“Mmh… per fare una cosa del genere e fatta bene ci vogliono un paio di ore lo sai?”
“Si, e la persona che dovrebbe farlo ha trenta minuti di tempo, dubitiamo che riesca a farlo”
“Ti chiederei altro, ma so che hai tutti i tuoi piccoli sporchi segreti.” Disse lui con una risata.
“Puoi farlo?” chiese lei
“Si… ci vediamo domani?” chiese lui.
“Non domani, dopo domani verso le ventuno nel mio albergo.” Disse lei.
“cerco di liberarmi.”
“Grazie ti devo un favore” e così dicendo chiuse la chiamata.
Appoggiò il telefono sul divano, chiamare Ji-hoo poteva essere un rischio, specie perché non faceva parte della sua cerchia di persone fidate, e in particolar modo per i precedenti che avevano.  

13 LUGLIO MATTINA
Isabel e Win-hoo osservavano attentamente il servizio fotografico per il matrimonio, Dae-jung* stava facendo proprio un ottimo lavoro, quasi ai livelli di Do-yoon, molto probabilmente avrebbe anche superato il suo maestro.
Chung-hee si accostò a lei poggiandole delicatamente una mano sul fianco, lei si voltò a guardarlo stupita di trovarlo lì al suo fianco, dopo aver parlato due giorni prima a ristorante, non si erano rivolti la parola di nuovo, lui si era chiuso in un silenzio e lei lo aveva lasciato stare, dandoli tutto il tempo di cui avesse bisogno.
“Come mai qui?” chiese lei in un sussurro.
“Mi sembrava giusto venirti a dare il mio sostegno, e anche l’alibi di cui hai bisogno.” Disse lui serio in volto.
“Chin-hae ti ha convinto?” chiese lei sempre a bassa voce, ma con lo sguardo al servizio fotografico.
“Si, lui e anche un altro amico, con cui ho parlato.” Disse serio.
“Ah… il reporter” disse lei annuendo.
“Che cosa sai tu?” chiese lui sospettoso.
“Nulla, mai visto, neanche il nome, so che esiste. Che eravate un trio con Do-yoon. Probabilmente lo conosco anche ma non saprei dirti chi sia.”
“Ah.. meglio così. Lui preferisce non rientrare in tutto questo” disse schietto.
“Non entrare in tutto questo, non dovresti neanche tu se non vuoi” insistette lei.
“Ho scelto, di rimanere dalla tua parte. È inutile discuterne ancora.” Disse lui.
“Allora stasera vieni con me in hotel?” chiese lei continuando a guardare fissa di fronte a lei.
“Si, passerò tutta la giornata con te, non ti perderò di vista neanche per un momento.” Disse lui stringendo un po’ la presa sul suo fianco.
“Grazie… so di non meritarlo, ma grazie che mi ami così tanto, da passare oltre” disse lei con sentimento, guardandolo per un attimo.
“Non posso farci niente, è così.” Disse lui in modo stizzito, Isabel sapeva che fosse ancora arrabbiato, ma apprezzava che stesse comunque dalla sua parte, entrambi chiusero il discorso e tornarono in silenzio ad osservare il servizio fotografico, con Win-hoo che gli guardava ogni tanto leggermente preoccupato da tutto come sempre.
 
13 LUGLIO POMERIGGIO ore 17:00
“Namjoon…” chiamò Hoseok per la terza volta.
“Cosa?” trillò lui confuso.
“Namjoon se devi stare così vai a casa” disse Hoseok comprensivo.
“Io… sono passati due giorni… ieri ho provato parlare con Pd-nim mi ha detto che non sa nulla” disse con aria affranta.
“Aigoo… sei sempre convinto che Isabel ti farà sapere?” chiese Jin che era seduto sul divanetto e lo guardava impensierito.
“Si… odio dover aspettare.” Si lamentò con voce affranta.
“Io non credo che si farà viva, non credo che ti spiegherà come stiano davvero le cose” disse Jin perplesso.
“Lo farà… era venuta qui a gennaio, troverà un modo per farmi sapere. Ho detto a Yun-hee di non preoccuparsi che non deve intromettersi.”
Hoseok lo guardò leggermente nervoso, e anche lui dubitante del fatto che Isabel avrebbe chiamato, sapeva che c’era solo un modo per sapere tutto, ma non voleva farlo, non si sentiva pronto.
Qualcuno busso alla porta e Jin andò ad aprire.
“ciao Sejiin Hyung” disse al manager.
“Ragazzi vi devo un attimo parlare” disse serio in volto.
Namjoon si voltò a guardarlo stranito, non credendo possibile che il manager potesse sapere qualcosa.
“Entra” disse Jin serio in volto.
“Gli altri?” chiese
“Yoongi a casa, i piccoli in sala prove, dovremmo andare anche noi a breve.” Lo informò Hoseok.
“Ottimo, se andate dite a tutti di tornare a casa, rimanete lì fino a domani” disse con serietà.
“Perché?” chiese Hoseok confuso.
“Perché Pd-nim ha detto di annullare i vostri programmi, che è meglio che non usciate, domani verranno a prendervi delle macchine private, la sorveglianza verrà aumentata per un po’” disse dispiaciuto.
“È per via di Isabel?” chiese Namjoon tremante, se la sorveglianza stava aumentando e loro doveva rimanere a casa, probabilmente era a causa sua, avrebbe mandato via Jisoo quella stessa sera.
“Si… rimanete al sicuro a casa, in special modo tu Namjoon e anche Yoongi… anzi dite anche a Taehyung di non andare dove va spesso, potrebbe rischiare anche lui.”
“Taehyung?” chiese Jin stranito.
“Si… pensa che nessuno sappia niente, ma noi sappiamo dove va, parlate con lui e fatelo desistere da qualunque pazzia abbia in testa, vi lascio… sbrigatevi a tornare a casa.” Disse con decisione, per poi lasciare i ragazzi soli.
“Cosa c’entra Taehyung con Isabel e Jisoo?” chiese Jin guardando il leader in cerca di spiegazioni.
“Non lo so… ma se dobbiamo stare tutti a casa è perché forse ci serve un alibi… penso che Isabel lo farà stasera, il suo piano di far andare via Jisoo..” disse in confusione Namjoon.
“Andiamo allora, chiamiamo i più piccoli e andiamo” disse Jin con fretta, era meglio fare quello che dicevano, e stare a casa ad aspettare che tutto fosse finito.
J-hope seguì i due fuori dallo studio, aveva una strana sensazione, specie per via della telefonata che Taehyung gli era andato a riferire, quella di Dashimen nel parcheggio. Gli aveva detto che Dashimen sembrava innervosito e non per niente d’accordo con il piano di Isabel, ma che era l’unico a poterlo fare, che non poteva andare via sola.
Avevano provato a collegare la telefonata alla notizia che Isabel voleva mandare via Jisoo, e lui ne era quasi certo, sarebbe stato Dashimen a rischiare, solo lui aveva tanti contatti in America da poter tenere la donna al sicuro dal padre di Isabel.
Non capiva perché Isabel stesse facendo una cosa del genere, doveva essere sicuramente perché Jisoo fosse una vittima anche lei, ma sapere che Dashimen avrebbe rischiato, lo faceva sentire troppo preoccupato.
Yoongi era sicuro che qualunque cosa Isabel avesse nella testa era dovuta al fatto che lei si stesse ribellando, che stesse ancora lottando per lui e per tutti loro.
Lui pensava solo che lei avesse perso completamente la testa, e che stesse solo rischiando per via della sua cocciutaggine, e che per di più stesse rischiando anche la vita di Dashimen.

Ore 18:00
“Sei pronta?” chiese Isabel guardando Jisoo.
“Si… anche se mancano due ore.” Disse lei confusa.
“Lo so, a breve scendiamo giù da Dashimen appena da il via che stacca le videocamere per farci passare senza che ci registrano.”
“Perfetto… sei sicura che poi riuscirai a fare il video giusto?” chiese lei con preoccupazione.
“Si, alle nove viene una persona con cui lavorerò a tutto il montaggio le parti di ieri sono state già tagliate, Vanno solo inserite nei posti di oggi dove ci sono i vuoti.”
“Dici che dovrei chiamarlo?” disse con voce lieve Jisoo, avrebbe tanto voluto sentirlo per l’ultima volta.
“No… è troppo rischioso. Più avanti se vorrai vederlo troveremo un modo…” disse impensierita Isabel, sarebbe stato giusto chiamare Namjoon, ma aveva già concordato con Pd-nim che più distanza avrebbero tenuto, meglio sarebbe stato.
“Non potrò vederlo, si vedrà la pancia” disse lei toccandosi il ventre con apprensione.
“Sarà una scelta tua anche fra anni, hai il modo di contattarmi senza che nessuno lo sappia. Ma stai sempre attenta.” Disse lei “Lui proverà a cercarti, ma se siamo fortunate, non arriverà a te, perché sarai già al sicuro.” Disse lei annuendo con il capo.
“Non comprendo perché scendere in Alaska?” disse lei confusa.
"Perché non penserà mai che tu sia andata lì.... Ci devi stare poco, ci vai con i tuoi documenti falsi, così come ti ho detto. E poi  dal Canada passate il confine con una macchina,  al confine ci sarà qualcuno delle forze dell'ordine a prendervi stai tranquilla." Lei e Dashimen avevano pensato a tutto, e lavorato a tutto per giorni, non potevano fallire. L'importante era solo arrivare sull'aereo al sicuro.
 “Sei sicura che non andrà storto nulla?”
“Sicura, qui c’è Chung-hee mi difenderà lui, avrò il mio alibi. Lui si accorgerà solo molto sul tardi che sei sparita, ha una cena con degli amici, e poi andranno a un club. Tu sarai già in volo sull’oceano Pacifico” disse lei rassicurante.
 “Hai lasciato il telefono come ti ho detto a casa?” chiese poi Isabel.
“Si… per non rischiare di essere rintracciata no?” chiese lei.
“Si, ho bisogno dei tuoi veri documenti non puoi averli con te” disse Isabel porgendole la mano.
“Ah no?” chiese lei confusa.
“No servono a me” disse seria in volto.
“Per cosa?” chiese titubante
“Non preoccuparti, ci penso io.”
“Allora aspettiamo solo il via di Dashimen per scendere giù.”chiese di nuovo lei guardandola impaurita.
“Si aspettiamo solo quello.” Disse lei prendendo i documenti di Jisoo, si alzò per posarli sul mobile, Chin-hae gli avrebbe trovati lì. 
 
Ore 18:45
Win-hoo e Nate entrarono nella caffetteria dal retro, leggermente in ansia, Nate si cambiò velocemente mettendosi la divisa di quel locale.
“Sai cosa fare vero?” chiese tremante Win-hoo.
“Si, è semplice, non preoccuparti” cercò di essere rassicurante il ragazzo con un forte accento Americano.
“Sono terrorizzato da questa situazione.” Tremolò Win-hoo.
“Non ci accadrà niente, devo solo mettere un sonnifero dentro il caffè nulla di che, nessuno si accorgerà di nulla.” Disse rassicurante Nate accarezzandoli il viso.
“Tutto quello che lei fa, è una pazzia.”
“Siamo sempre in tempo ad andare di nuovo in America” propose lui sorridendoli.
“Le voglio troppo bene per lasciarla” disse lui scuotendo il capo.
“Allora rimarremo qui e aiuteremo Isabel ogni volta che ce lo chiederà. Io sono d’accordo, mi piace Isabel e poi ti amo” disse Nate dandogli un bacio sulle labbra.
“Ti amo anche io” disse Win-hoo guardandolo veramente innamorato.
“Ora vai devi andare in strada in quel punto per spiare quando si addormenterà.”
“Fa attenzione” disse sorridente nervoso e andando via.

19:15
Chung-hee entrò nella stanza in cui erano Isabel e Jisoo, mentre parlava al telefono.
“Sono qui, puoi staccare le videocamere così veniamo giù” disse il ragazzo al telefono.
“Okay.. allora scendiamo” Chung-hee fece segno a Isabel e Jisoo di prendere tutto.
“Aspetta… ma poi come registrate che uscite dalla stanza voi due?” chiese Jisoo confusa.
“In un modo faremo, nel caso registriamo una scena… non ti preoccupare, noi ce la caveremo, prendi la borsa e andiamo che ti devi cambiare”
“Forza sbrigatevi non può tenerle staccate per sempre.” disse serio Chung-hee-  
“Si andiamo” disse Isabel prendendo la mano di Jisoo dandole coraggio e incominciarono tutti e tre ad andare verso il seminterrato.

19:30
Win-hoo si trovava nascosto dietro una macchina in un vicolo e spiava l’investigatore che continuava a bere il suo ice americano con tranquillità, osservando di tanto in tanto l’entrata dell’hotel.
“Ehi” disse Nate avvicinandosi di soppiatto a Win-hoo che saltò per lo spavento.
“Ancora non si è addormentato..” disse poi nascondendosi ancora di più.
“Isabel l’aveva detto ci potrà volere dai trenta minuti a un’ora”
“Lo so… non comprendo perché il tempo non passi velocemente, mi sembra di essere nascosto qui da giorni.” Sbuffò innervosito Win-hoo
“Dai non farti prendere dal panico, andrà bene” disse rassicurante Nate sorridendoli amorevolmente
Una macchina nera con i finestrini oscurati passò vicino alla coppia nascosta nel vicolo, diretta con gran fretta verso il parcheggio sotterraneo dell’hotel alla fine della stradina.  
Arrivò frenando violentemente.
La persona all’interno aprì quanto bastasse il finestrino per far passare il pass e far si che il cancello si aprisse.
“con questo può entrare qui ogni volta che lo desideri, nessuno ti vedrà o ti farà domande, potrai venire a trovarmi di nascosto da tutti.”
Parcheggiò la macchina, dove c’erano due posti riservati, e in uno c’era una moto, l’altro era vuoto.
Uscì dalla macchina di fretta e con passo spedito e tutto coperto, si avviò verso una porticina che si poteva solo aprire con quel suo pass, così da raggiungere il seminterrato dell’hotel velocemente.
“Da qui si raggiunge il mio appartamento in un baleno senza passare dall’entrata principale”
Lui conosceva bene quella strada, lui sapeva come arrivare a destinazione.
                                
“Siete tutti pronti?” chiese Isabel guardandoli cercando di sembrare tranquilla.
“Beh non si ha molta altra scelta no?” disse Chung-hee guardando Dashimen che gli stava indicando le cartelle, doveva aveva messo i video di Jisoo già tagliati da inserire nel video originale.
“Forse siamo ancora in tempo per non farlo” provò a dire Jisoo con voce tremante.
“No. Ormai abbiamo fatto tutto, dovete solo andare via.” Disse Isabel con tono lamentoso.
“Win-hoo ti manda un messaggio vero?” chiese Dashimen guardandola fisso.
“Si, ma ancora niente.” Disse lei guardando impensierita il telefono e l’orario.
“Se non si addormenta, lo si può fare lo stesso no?” chiese Chung-hee, sperando in un no.  
“Mmh non credo… è meglio che si addormenti. Così ha la colpa, verrebbe filmato dalla telecamera esterna dell’hotel.” Aveva assolutamente bisogno che l’investigatore dormisse o l’altra parte segreta del piano escogitata con Chin-hae non sarebbe andata a buon fine.
 “Non hai pensato al fatto che non ce ne sia solo uno?” Chiese Chung-hee di nuovo dubitante del piano.
“Non c’è, ho controllato ovunque, sono giorni che tengo la situazione sotto controllo e che Dashimen e Nate revisionano i video!” disse lei guardandolo male.
“Okayy… voi due basta litigare… Chung-hee capisco che sei preoccupato, ma ormai stiamo nel bel mezzo di tutto non si può annullare” disse Dashimen serio alzandosi e guardando il suo borsone per terra dove all’interno c’erano sia i suoi indumenti che alcune cose di Jisoo.
Jisoo aveva la testa bassa, non osava guardare nessuno in faccia, sapeva che tutto il rischio che si stavano prendendo era a causa sua, pensava anche di non meritarselo.
Isabel si era dimostrata la stessa ragazzina che l’aveva aiutata anni addietro a scappare, per quanto non si era fidata di lei all’inizio pensando che fosse uguale al padre, Jisoo si era resa conto che era totalmente diversa, e si stava dimostrando fin troppo buona nei suoi confronti.
Isabel e Chung-hee continuavano a guardarsi.
Lui continuava a non essere d’accordo con nulla, si sentiva anche indispettito dal comportamento della ragazza, per quanto avesse detto che le sarebbe stato accanto, lo stava facendo comunque contro voglia.
Isabel sapeva, che Chung-hee avrebbe continuato ad avere da ridire, e che non era per niente d’accordo, in quel momento però non le andava di continuare a litigare con lui, non in un momento tanto delicato del piano.
Il bussare alla porta fece voltare tutti.
“Sicura che hai detto a Win-hoo di mandarti un messaggio e no di venire fino a qui?” chiese Dashimen leggermente stranito.
 “Doveva scrivere… apri” disse lei con vece lieve, preoccupata da chi potesse essere.
Dashimen andò verso la porta titubante, e sbiancò improvvisamente.
“Voglio delle risposte” disse il ragazzo alla porta senza neanche salutare.
“Co—sa fai tu qui?” disse tremante Dashimen.
“Chi è?” trillò Isabel facendosi largo per la stanza “No! che fai qui!” urlò lei nel vederlo.
“Che cosa faccio qui? I manager ci hanno detto di stare a casa, so che stai agendo per mandarla via” disse indicando Jisoo che aveva individuato in piedi al centro della stanza.  
“Hoseok vattene!” trillò Isabel nel panico di vederlo lì, lui non doveva essere da loro, doveva essere a casa con gli altri.
“Di nuovo loro!” esclamò Chung-hee guardando il ballerino sconvolto “Isabel ferma tutto!” le urlò contro.
“No! Non fermo tutto.” Disse con rabbia verso Chung-hee, poi guardò di nuovo Hoseok “Vattene, non è il momento.”
“Isabel non me ne frega niente che non sia il momento. Voglio delle risposte.” Disse con grinta per poi guardare Dashimen. “Stai andando via anche tu?” disse con rabbia.
“Cosa?” tremò Dashimen, confuso nel trovarlo lì, sentiva il cuore palpitare.
Lui era lì e probabilmente solo per lui.
C’era ancora speranza per loro.
“Lo so che sei tu quello che la porta via. Come puoi andare via, sparendo e senza dirmi una parola!” Gli urlò contro Hoseok.
“Tu hai detto che è finita!” trillò Dashimen, non capiva perché lui fosse lì, perché sembrasse così arrabbiato, sperava veramente che fosse per loro.
“Perché tu continui a mentire! A non dirmi come stanno le cose! Per lei!” disse indicando Isabel.
“Hoseok devi andare via.  Tu non dovresti essere qui!” continuò a strillare Isabel in panico.
“E tu dovresti smetterla di mentire quando le questioni riguardano anche noi!” l’accusò Hoseok con rabbia.
Il telefono di Isabel squillò lei si distanziò da Hoseok per vedere se fosse Win-hoo, lesse il messaggio velocemente e guardò Dashimen.
“Dorme, devi andare.” Disse secca per poi guarda Jisoo e farle segno di andare via anche lei.  
 “Io…”tentennò Dashimen facendo saettare lo sguardo da Isabel a Hoseok.
Non era finita, lui era lì.
“Dash devi andare!” disse Isabel avvicinandosi a lui e prendendolo per le spalle.
“Come facciamo con Hoseok?” disse titubante.
“Ci penso io… ma tu devi andare!”
“Lui non va da nessuna parte, no finché non mi dite cosa sta succedendo!” disse Hoseok guardando i due imbestialito e poi con lo sguardo andò verso un borsone per terra, si avvicinò velocemente acchiappandolo prima di Dashimen.
“Hoseok non è il momento!” Si frappose Isabel tra i due “Dai il borsone a Dashimen e fatti da parte” disse guardando con rabbia.
“No. Sono stanco di te, del tuo mentire, dei tuoi sotterfugi. Della situazione! Namjoon aspetta da giorni di sapere qualcosa dopo quella lettera. Chiunque si avvicini a te mente! E siamo sempre noi a pagarne le conseguenze, prima Yoongi, ora Namjoon e anche io. È colpa tua se lui non è onesto con me! Se lui non mi dice niente, tutto perché tu sei da sola, minacciata da tuo padre, indifesa!” Urlò verso di lei stringendo il borsone.
 Lei trasalì un attimo per via di quelle accuse.
Chiuse gli occhi per una frazione di secondo, e poi fulminò Hoseok con lo sguardo.
Era assurdo che lui fosse lì, che l’accusasse di tutto.
Stava rovinando tutto.
“Non abbiamo tempo da perdere a causa tua. Ti fossi ricordato prima di Dashimen. Dovevi venire prima da lui, non ora. Fatti da parte o giuro che ti stendo” disse lei minacciandolo e afferrando il borsone a sua volta.
“Cosa? Sei impazzita!” disse stringendo il borsone di più.
“Molla la presa Hoseok ultimo avvertimento.” Intimò lei.
“No. Ho il diritto di dire la mia.”   
“Idiota.” Ringhiò Isabel tra i denti e si scagliò contro Hoseok.
“Isabel!” urlò Chung-hee raggiungendola, esterrefatto dal comportamento della ragazza.
“Molla la presa dal borsoneeeee!” urlò lei acchiappandolo per i capelli.
Chung-hee si fermò di colpo vedendo lei che tirava i capelli al ragazzo.
“Noona! Mi fai male!” urlò Hoseok mollando la presa dal borsone con gli occhi sgranati e boccheggiando allibito dal suo comportamento.
Isabel afferrò il borsone e lo lanciò a Dashimen.
“Vai ora!”
“Sei impazzita hai tirato i capelli a Hoseok.” Disse Dashimen allibito.
“Tu vai via con Dashimen ora.” Disse con rabbia voltandosi verso Jisoo che era in piedi e bianca cadaverica.  “Andatevene. O giuro che vi ammazzo tutti! Uscite da questo maledetto Hotel del cazzo!” urlò Isabel assottigliando lo sguardo per poi avvicinarsi a Hoseok.
“Ti dirò tutto. Ma tu non fermerai questa cosa. No ora che ci sono dentro fino al collo.” Disse afferrandolo per la maglia e continuando a minacciarlo.
“Non voglio che lui rischi… qualunque cosa tu stia facendo, non dovresti farla.”
“Invece si.  Ti saresti ricordato prima che lo ami. Lui ormai fa quello che mi ha promesso.”
Dashimen guardava Jisoo che era in silenzio.
Sapeva che non poteva tirarsi indietro, ormai lo aveva promesso, e lui manteneva le sue promesse.  
“Andiamo ti porto via.” Disse lui afferrandole la mano.
“Non puoi farlo… se il padre di Isabel ti dovesse beccare…”disse con un groppo in gola Hoseok guardandolo supplice.
“Non mi beccherà.  Te lo prometto, tornerò e aggiusteremo le cose, niente più segreti.” Disse Dashimen avvicinandosi a lui, mentre Isabel si faceva un attimo da parte e incrociava le braccia al petto, infastidita.
“Va bene…” disse scuotendo il capo, per poi guardare Isabel con odio.
Dashimen sorrise gli accarezzò una guancia e lo baciò velocemente sulle labbra.
“Dobbiamo andare ora”
“Okay..” disse in un sussurrò Hoseok chinando il capo e trattenendo un singhiozzo.
Dashimen prese per mano Jisoo e la trascinò di corsa fuori da lì.
Nella stanza calò il gelo, Isabel si mosse lenta per allontanarsi da Hoseok e si andò a sedere sul divano prendendosi la testa tra le mani.
“Voglio delle risposte.”
“Dovevi rimanere in dormitorio.” Disse lei guardandolo con preoccupazione.
“Isabel. tu parlerai con me.” Disse andandosi a sedere vicino a lei e guardandola con rabbia.
Chung-hee sbuffò e si avviò verso la cucina di Dashimen per prendere qualcosa  di forte da bere.
Isabel guardò Hoseok e sospirò, annuendo con il capo.   
 
Angolo autrice:
Siamo nel mezzo del piano, quello organizzato da lei e Dashimen, in più c’è un paino segreto organizzato da lei e Chin-hae.
Isabel e Chung-hee stanno ai ferri corti.
Lei chiama questa persona del passato… no comment.
Momenti veloci dei vari momenti, stanno per portare a termine tutto.
Tadaaaaaà  vi aspettavate Yoongi? no è hoseok che si è svegliato! Buongiorno bell’addormentata!
Ci si legge probabilmente martedì o venerdì dipende!
Bacietti!
 
 

 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** CAPITOLO 38 BROKEN INSIDE ***


CAPITOLO 38 BROKEN INSIDE
FLASHBACK 16 GIUGNO 2013
Isabel si trovava nella veranda della piccola villa in cui vivevano lei e Ha-rin in Giappone.
Nabi, era addormentata vicino, mentre lei cercava di leggere un libro, cercando di non pensare al caos che ci fosse dentro casa.
Dopo essere tornati da Osaka, Ha-rin aveva deciso di invitare tutti i suoi amici a casa e stavano facendo festa con karaoke e varie bevute di alcool.
“Oh.. non pensavo ci fosse qualcuno fuori” disse un ragazzo alla vista di Isabel.
“Qui la musica si sente un po’ di meno, nella mia camera il suono rimbombava dal pavimento.”
“Si… non finirà mai, sono tutti sbronzi, ma li conosco, ne avranno ancora per molto” disse il ragazzo con tono lamentoso, sembrava infastidito dalla situazione.
“Non sembri felice di far parte di questo gruppo?” disse lei studiandolo incuriosita.
“No… sono qui solo perché mio fratello mi costringe. Ho altri interessi a essere sincero.” Sorrise lui per poi andarsi a sedere su una poltroncina di fronte alla ragazza. “Un po’ come te? no?” chiese lui sorridendo.
“Si..” disse lei pensierosa.
“Ti dispiace se rimango? La musica mi sta dando mal di testa” disse lui passandosi una mano tra i capelli stanco.
“Si, puoi rimanere.” Disse lei accennando a un sorriso.
“Ji-hoo, il mio nome. Dubito tu lo sappia” disse lui con una mezza risata.
“Non ho imparato i nomi di nessuno.” Disse lei scrollando le spalle.
“Lo so. Non sembri per niente felice di essere qui. Non dobbiamo parlarne possiamo rimanere in silenzio. Ma mi sembrava giusto che tu sapessi il mio di nome, io conosco il tuo.”
“okay…” disse lei leggermente confusa per poi tornare a leggere il suo libro.
Lui aprì la tracolla che aveva con sè e tirò fuori uno dei suoi fumetti incominciando a leggere anche lui.
13 LUGLIO 2017 ORE 21:00
Isabel e Chung-hee erano ancora a casa di Dashimen, Hoseok li aveva da poco lasciati e loro erano sul divano in silenzio ad aspettare che  Ji-hoo arrivasse, anche lui dall’entrata secondaria guidato da Win-hoo che lo aveva preso a un punto di ritrovo scelto dalla ragazza.
“Buonasera” disse lui sorridendo.
Chung-hee si alzò dal divano in cui era e andò a presentarsi.
“Regina dei ghiacci, è un piacere rivederti” sorrise lui affabile, lei si avvicinò a lui e gli porse la mano per saluto.
Lui la strinse ghignando leggermente, sapeva che quell’essere formale era per via del ragazzo vicino a lei.
“Allora dimmi tutto quello che ti serve e io lo farò. Come solo gli umili servi sanno fare” la prese in giro lui, così da farle sfuggire una risata.
“Quando vuoi sai essere proprio idiota” disse lei sorridendo gentile.
Chung-hee guardò entrambi sgranando gli occhi, non solo c’era Yoongi perennemente nelle loro vite, ora era apparso questo ragazzo con cui Isabel aveva dei precedenti, cosa molto evidente.  
“Da quanto vi conoscete voi due?” chiese Chung-hee con tono stizzito per via del modo in cui lei aveva sorriso ed era arrossita.  
“Primo anno di università no?” disse lui.
“Si, in Giappone” annuì lei sorridendo al ricordo.
“Sono il Ceo della succursale in Giappone della GPD Group azienda informatica, mio padre è il Ceo di quella di qui in Corea” informò del suo rango, anche perché sapeva che sarebbe avvenuta quella domanda.
“Ah allora non abiti qui?” chiese Chung-hee stranito.
“No, in Giappone, mi sono trasferito due anni fa… ogni tanto torno, è stata fortunata Isabel a trovarmi qui” disse lui sorridendo ampliamente.
“Comprendo.” Disse lui guardandolo comunque con sospetto.
“Ci mettiamo a lavoro?” chiese lei scuotendo leggermente una mano come a dirsi di muoversi.
“Quanta fretta” ridacchiò lui per poi incontrare lo sguardo di lei e guardarla con circospezione “Sembri nervosa” disse lui.
“Voglio solo che tutto venga fatto e in fretta possibile” disse lei non celando il nervosismo.
“Okay mi metto a lavoro, mi mostri tu il tutto” disse lui squadrandola da capo a piede.
“No. Ti mostro tutto io.” disse secco Chung-hee guardando in malo modo Isabel, la ragazza incrociò le braccia al petto, infastidita.
“Ti aiuta lui, io prendo qualcosa da bere, forse c’è del rum, ti va?” disse lei gentilmente.
“Quando mai non mi va del rum, penso di essere stato un pirata in una vita passata” scherzò lui.
Lei rise alla battuta e andò a prendere da bere.
 
Lavorarono per ore, alla fine Ji-hoo riuscì a fare un buon lavoro e per di più senza fare domande.
“Bene, direi che nessuno se ne accorgerà” disse lui sorridente.
“Sei stato grandioso!” trillò lei entusiasta del buon lavoro, e felice che un’altra parte del piano era stata portata a termine.
“Perfetto, andiamo a prendere qualcosa da bere?” chiese lui sorridendole in modo ammaliante.
“Ci dispiace, ma noi dobbiamo tornare a casa” disse Chung-hee sempre di malo umore.
“Giuro che la prossima volta ti offro da bere” disse lei cercando di essere gentile.
“Nel giorno del mai immagino” fece del sarcasmo lui.
“Te lo prometto, lo sai che mantengo le promesse.” Disse lei provando a essere convincente e guardandolo un po’ dispiaciuta.
“Rimarrò qui per un po’… ho delle cose da sbrigare, però mi piacerebbe poterti incontrare e parlare con te” disse lui facendosi serio.
“Va tutto bene?” chiese lei guardandolo di sottecchi.
“Più o meno, ma avrei bisogno di un’amica, e tu sei l’unica persona che mi sta simpatica, e di cui mi fido per raccontare qualcosa”
“Ji-hoo mi preoccupi” disse lei avvicinandosi a lui e accarezzandoli un braccio leggermente.
“Non devi, non è tua responsabilità” disse lui annuendo con il capo.
“Dire proprio di no” disse Chung-hee con tono stizzito.
“Okay… la devi smettere di fare così.” Isabel si voltò a guardarlo in cagnesco.
“Tutto ciò è assurdo te ne rendi conto?” disse lui accusandola.
“Vedo che ci sono problemi in paradiso, io vi lascio, così discutete senza pubblico, non mi piacciono le discussioni” disse Ji-hoo guardando Isabel.
“È stato bello vederti anche per un paio di ore” sorrise gentile.
“Ti accompagno all’uscita principale e ti chiamo una macchina” disse lei cercando di essere gentile, ma nervosa per il comportamento di Chung-hee che la stava sempre più infastidendo.
Chung-hee sbuffò vicino a lei, e incominciò ad avviarsi fuori dall’appartamento di Dashimen mettendo distanza.
“Mi dispiace… abbiamo un po’ di problemi” si scusò di nuovo lei dopo che Chung-hee avesse messo parecchia distanza tra loro.
“Penso sia per via di questi video?” chiese lui avendo già capito.
“Si, è perché sto facendo un qualcosa di rischioso.” Disse lei scrollando le spalle.
“Meno si sa di Isabel Kim meglio è… non farò domande. Sinceramente potresti avere di meglio di lui.” disse sottovoce lanciando uno sguardo alla schiena di Chung-hee che stava voltando un angolo.
“Sbaglio o ne avevamo già discusso?” chiese lei.
“Si… eri stata chiara, ma un tentativo va pur sempre fatto” sogghignò lui.
“La situazione è sempre la stessa… non è cambiato molto” disse lei leggermente imbarazzata e arrossendo sulle guance.
“Ahia.. dopo tutti questi anni? Ancora innamorata di lui?” chiese lui stupito.
“Si… anche se sto con Chung-hee” disse lei con decisione.
“Deve essere fortunato questo lui misterioso, mi dispiace, che non riesci ancora a starci insieme.” Disse lui serio.
“Probabilmente non ci starò mai insieme.”
“Non dovresti perdere le speranze, sei o no Isabel Kim?” disse lui ridendo e dandole un colpetto.
“Non dovrei come fai tu?” chiese lei alzando un sopracciglio e ghignando.
“Le ho definitamente perse oggi… sapere che sei ancora innamorata di lui dopo tanti anni, beh sai non sono poi tanto idiota da continuare a provarci.”
“Ci hai provato da quando sei arrivato”
“Ah… si vede che tu non ami quel ragazzo. Ora so il motivo, comunque sia non è che mi struggo per te eh!” ridacchiò lui prendendola in giro.
“A meno male” disse lei sollevata.
“Ma avrei bisogno di parlare comunque con te in privato, avrei bisogno di un’amica” disse lui annuendo con il capo.
“Mmh… dammi un paio di giorni, ti ricontatto. Il tempo di risolvere tutto quello che sta accadendo.”
“Grazie” sorrise sincero lui.
 
13 LUGLIO 2017 22:00
Hoseok si era calmato alla fine di tutto.
Isabel gli aveva raccontato la storia tutta, tralasciando il fattore che fosse incinta.
Lui tra uno stupore e l’altro, aveva stranamente compreso anche fin troppo, si era addirittura ritrovato a piangere nel sentire il racconto.
Comprendeva anche il perché Jisoo non avesse raccontato nulla delle sue verità.
Se la gente poteva giudicare lui in quanto Gay, sicuramente avrebbe giudicato anche lei per tutto il suo passato.
Con le spalle incurvate, aveva lasciando Isabel libera di ultimare il suo piano.
Si trovava davanti alla porta del dormitorio pronto a inserire il pin per entrare.
Voleva ritardare l’incontro di Namjoon.
Aveva il terrore di dovergli raccontare tutto, non credeva di avere la forza.
Si sentiva ricolmo di paura per il fatto che Dashimen stesse rischiando la vita. Sapeva che sarebbe stato in ansia per parecchio, con consapevolezza che non l’avrebbe potuto sentire.
Hoseok entrò nel dormitorio, leggermente frastornato da tutto, si avviò verso il soggiorno sapendo che tutti fossero riuniti lì.
“Ehi” disse con voce strozzata.
“Non eri in camera a dormire?” chiese Jin voltandosi a guardarlo.
“Io…” tentennò facendo slittare lo sguardo da Yoongi e Namjoon.
“Sei uscito? Dove sei andato?” trillò Jimin in panico guardandolo orripilato.
“Hoseok! Avevano detto che non dovevamo muoverci da qui!” rimproverò Jin saltando in piedi.
“Io… non potevo non andare”
“Andare dove?” chiese Yoongi guardandolo con la fronte aggrottata.
“Da lei… da lui…” disse con un filo di voce.
“Senza di me!” urlò Yoongi oltraggiato.  
 
“Hoseok..” chiamò Namjoon con tono preoccupato, ma in cerca di spiegazioni.
“Dashimen la sta portando via… non so dove, ma da qualche parte al sicuro” disse dispiaciuto guardando il suo migliore amico che voleva delle risposte, e lui ne aveva tante.
Chiuse un attimo gli occhi provando a farsi coraggio, ma era talmente tanto preoccupato per Dashimen.
Aveva tanta paura da sentirsi paralizzato.
 
Namjoon annuì con la testa, confuso come non mai, ma consapevole che Jisoo stava andando via per sempre, e che probabilmente lui non avrebbe mai avuto le risposte di cui aveva bisogno e in special modo un faccia a faccia con lei.
 
“Che cosa vuol dire Dashimen la sta portando via?” trillò Yun-hee guardandolo orripilata e impaurita. “Dove sta andando Dashimen!” urlò avvicinandosi a Hoseok in cerca d’ informazioni.
“Non lo so… io.. Isabel aveva un piano per mandare via Jisoo. Era vero… stava agendo stasera, Dashimen è colui che sta rischiando tutto” disse andandosi a sedere su un divano e prendendosi la testa tra le mani.
“Cosa? Come si è permessa Isabel a far rischiare la vita di Dashimen!” urlò Yun-hee imbestialita, continuando a guardare Hoseok che sembrava essere di pessimo umore.
“Yun…?” disse con voce preoccupata Jimin, confuso dalla reazione tanto esagerata della ragazza.
“Cosa?” disse con rabbia fulminandolo con lo sguardo.
“Calmati non c’è bisogno di arrabbiarsi.” tremolo il ragazzo.
“Si invece! Specie perché non so i fatti, odio non saperli! Se il padre di Isabel dovesse scoprire Dashimen ci saranno delle conseguenze e le pagherebbero entrambi, dovevano dirmi tutto!” urlò lei.
Jimin la guardò con apprensione, non sapendo cosa dire, erano giorni che Yun-hee era arrabbiata e di cattivo umore per tutta la questione in atto e lui era quello che ormai si subiva le sue continue urla.
“Forse non l’hanno fatto per tenerti al sicuro, Isabel mente per la nostra protezione” provò a dire Jungkook preoccupato dalla reazione della ragazza e dal fatto che Jimin la guardava boccheggiando senza sapere cosa dire.
 
“L’ha fatto per questo…” disse Hoseok, con voce piatta.
“Perché sei andato? Perché senza di me?” chiese Yoongi sedendosi vicino a Hoseok e guardandolo in cerca di spiegazione.
“I manager hanno prestamente detto che era meglio per te, Namjoon e Taehyung non muovervi da casa… io pensavo che fosse meglio andare da solo… al dire il vero non ho poi pensato molto, io mi sono ritrovato solo in macchina, e al posto di tornare a casa sono andato lì.” Disse leggermente scosso Hoseok.
Yoongi lo guardò annuendo con la testa, comprendendo il perché Hoseok avesse fatto una cosa del genere, sorrise leggermente del fatto che finalmente l’amico stesse incominciando a capire quanto fosse importante Dashimen per lui e che non poteva chiudere. Se il sentimento era così forte in lui e non poteva far finta di niente mettendo a se stesso.
 
“Questa situazione è assurda! Assurda mettere a rischio chiunque solo per salvare lei! Perché lo sta facendo! Io non capisco!” continuò a urlare Yun-hee presa dalla rabbia.
“Isabel ha sempre le sue buone ragioni” disse Yoongi annuendo convinto.
“Oh ti prego… smettila con questa idea che lei stia continuando a lottare per te! Isabel è una pazza, che quando decide di agire lo fa, e non per gli altri, ma solo perché l’ha deciso! È cocciuta e sta rischiando la vita di Dashimen, per un’estranea”
“Non è un’estranea, era la fidanzata di Namjoon” trillò Yoongi guardandola in cagnesco, trovava assurdo che tra tutti fosse lei quella che stesse uscendo di testa per via della situazione.
“Oh, l’amante vorrai dire! Era sposata e poi dopo aver divorziato a quanto sembra è passata al signor Kim, il perfido signor Kim padre di Isabel! Colui che sta rendendo le nostre vite uno schifo, colui che se becca Dashimen far scappare la sua futura sposa, lo ammazza!” urlò lei contro Yoongi.
“Non sai i fatti!” sbuffò Yoongi innervosito.
“A perché tu li sai? Qualcuno di noi li sa? Non mi sembra! Siamo qui rinchiusi sotto consiglio dei manager, perché Isabel ha deciso di fare di testa sua rischiando la vita di tutti!” trillò lei.
“Lo sta facendo perché sa che Namjoon la ama! Perché sta lottando contro suo padre per tutti noi!” continuò a difenderla in modo combattivo Yoongi, lui continuava a non perdere le speranze.
“Aigoo te l’ha detto lei? Non mi sembra! Perché continui a crederci?”
“Dici così perché sei arrabbiata, solo perché sei all’oscuro di tutto e non ti è mai successo! Ti abituerai!” disse Yoongi scrollando le spalle.
Yun-hee lo guardò boccheggiando.
“Fa schifo vero? Non sapere niente di lei. Ormai fai parte di questo gruppo, rimarrai sempre all’oscuro di tutto, così come tutti noi. Hai fatto tu la scelta l’altra sera, non sei andava via con Dashimen e quel fantoccio. Tu hai scelto di rimanere qui.” Disse serio Yoongi. “Ti terrà all’oscuro di qualunque cosa stia facendo, per proteggerti, probabilmente ti eviterà anche in futuro.”
“Non è giusto. Io sono sua amica!”
“Hai scelto Jimin. Fai parte del nostro gruppo, se non ti fossi fidanzata con lui se non fossi venuta qui a lavorare, sapresti tutto. Ma tu sei qui con noi.” La gelò con quel discorso.
 
“Hyung..” disse Jimin guardandolo orripilato.
“Cosa… vuoi dire che non state insieme? Oh ti prego… sparivate sempre durante il tour, la guardi innamorato perso, è stato stupido da parte vostra non dire niente a nessuno di noi” gli accusò ad entrambi.
“Siete fidanzati?” chiese Jin incredulo.
“ehm…”
“Si lo sono, non volevano dire niente per qualche assurdo nobile motivo… ignorateli” sbuffò Taehyung scuotendo la testa.
 
“Aspetta… tu!” disse Jin indicando Taehyung.
“Io cosa?” chiese lui guardandolo stranito.
“Tu hai un segreto! I manager hanno prestamente detto che dovevamo parlare con te!”
“Non so a cosa si stiano rivolgendo…” disse facendo finta di nulla, tutti si voltarono a guardarlo straniti.
“Che stai combinando?” chiese Jungkook invece “Riguarda gli appuntamenti segreti? Dove vai?”
“Ti vedi con Isabel tu sai cosa sta succedendo”? chiese Jin guardandolo con sospetto.
“Io non so niente di quello che sta succedendo… l’unica informazione utile che ho è che Jisoo è veramente innamorata di Namjoon” disse serio in volto.
“Cosa?” trillò Namjoon ritornando nel discorso, si era assentato durante le discussioni perso nei suoi pensieri e nelle sue ansie.  “E come lp sai?” chiese sotto shock.
“L’importante è l’informazione, no come io l’abbia… quello che sicuramente ha informazioni è Hoseok che si è incontrato con Noona.” Disse riportando l’attenzione di tutti sul ballerino.
 
Hoseok era rimasto in silenzio seduto sul divano con la testa tra le mani, cercando di prendere tempo sul dover raccontare tutti.
Hoseok alzò lo sguardo guardo uno per un uno tutti nella stanza e sospirò.
Si fermò con lo sguardo su Namjoon.
“Isabel mi ha raccontato tutto… io so il perché ha deciso di salvare Jisoo…” disse serio.
“Cosa?” trillarono tutti in coro tranne Namjoon che lo guardava impaurito.  
“Namjoon… vuoi che ti racconti tutto?”
“Mi farà del male vero?” chiese lui incerto.
“Dipende da te… ma la storia è non so come dire… io.. è triste… e tu potresti pensare di non averla conosciuta mai realmente. C’è tanto da dire, lei aveva tanti segreti…” disse tremante Hoseok, consapevole che sarebbe stata dura assimilare tutto e comprendere, anche lui comprendeva poco e non sapeva bene come si sentiva a riguardo, sicuramente molto angosciato.
“Voglio sapere.” Disse Namjoon.
Hoseok annuì e intimò tutti di far silenzio, e di non interrompere e così incominciò a raccontare tutto quello che Isabel gli avesse detto.
 
14 LUGLIO 2017 00:30
Isabel si avviò mezza assonnata alla porta, dato il suono del campanello, erano tornati a casa da trenta minuti e lei si era addormentata immediatamente sul divano, mentre Chung-hee era andato a fare la doccia.
“Lei dov’è?” disse con un ringhio il padre, spalancando di più la porta.
Isabel indietreggiò boccheggiando leggermente atterrita, sapeva che lui avrebbe scontato il tutto su di lei.
“Chi?” disse lei provando a far finta di essere confusa.
“Non prendermi in giro!” urlò lui sbattendo la porta dietro di sé, che si andò a chiudere con un tonfo, “Lo sai di chi sto parlando! Lei dov’è?” urlò a gran voce.
Isabel lo guardò sbarrando gli occhi, lo aveva visto spesso arrabbiato, ma in quel momento sembrava fuori di testa.
Un pazzo.
Incominciò a tremare, pensando che questa volta non si sarebbe salvata poi molto.
“Ji-soo?” balbettò lei indietreggiando di nuovo, lui l’afferrò violentemente per il polso e tirandola più vicino a lui.
Con violenza le afferrò la faccia con una mano.
“Si. Jisoo. Dove cazzo è?” sibilò vicino alla faccia di Isabel, che stava provando a scuotere la testa.
Lui la sbatte violentemente contro il muro.
Lei traballò annaspando.
“Non lo so, a casa!” trillò con voce acutissima.
“Non è a casa! Ieri era con te! Dove l’hai messa!”
“È andata a casa, verso le otto di sera, ha lasciato l’albergo con un’auto privata” disse lei velocemente inceppando con le parole.
“Non è a casa! Chiamalo! Ora!” le urlò vicino al volto, per poi sbattere la mano vicino alla testa di Isabel sul muro dietro di lei.
Isabel chiuse gli occhi per un frangente, era spaventata a morte.
“Chi?” tentennò lei guardandolo impaurita.
“Lo sai chi! Chiamalo!”
“Non so di cosa tu stia parlando!” trillò di nuovo lei in panico.
“Kim Namjoon. Chiamalo. Lei starà da lui! E tu sai che è così! Siete diventate amiche, vi aiutate a vicenda a trasgredire i mie comandi!”
“Io non so di cosa stai parlando! Cosa c’entra Kim Namjoon?” chiese lei cercando di sembrare confusa dal tutto.
Lui le diede uno schiaffone e con l’altra mano le afferrò il collo.
“Chiama” disse con tono rude vicino alla sua faccia che boccheggiava.
“soffo-c” provò a dire lei con respiro corto.
Incominciò a scalciare e a spingerlo via, cercando di ritrovare l’aria.
La stretta sul suo collo si stava facendo sempre più forte e sentiva l’ossigeno sempre più mancarle.
Con uno strattone il padre lasciò la presa sul suo collo, facendola crollare a terra.
Isabel cercò di ritrovare aria.
Si portò una mano al collo finalmente libero.
La testa le girava fortemente.
Vedeva tutto appannato per via delle lacrime.
Avrebbe perso i sensi, se lo sentiva.
“Chiamalo.” Ringhiò lui dandole un calcio.
Isabel trattenne un urlo.
Stava ancora cercando di ritrovare l’aria necessaria che le serviva per respirare di nuovo.
La sua faccia si dipinse con una smorfia di atroce dolore.
“Alzati e chiamalo.” Ordinò lui tirandole un altro calcio diretto all’addome, ma colpendo però le sue braccia.
Isabel si accartocciò su se stessa, cercando di proteggersi, mentre ancora faceva fatica a respirare.
Bruciava tutto.
Sentiva le fitte forti bruciarla dall’interno.
Dolore. Acuto. Dolore.
 
Il rumore delle zampette di corsa sul pavimento si udirono per il corridoio insieme all’abbaio di Nabi, che alla velocità della luce si scagliò ringhiando sulla gamba di Kim Joon-in mordendolo alla caviglia.
L’uomo con un calcio si sbarazzò del cane che finì violentemente contro il muro dall’altra parte del corridoio, guaendo dolorante.
Isabel alzò la testa.
Assottigliando lo sguardo.
Con quel poco di forza rimasta e una scarica di adrenalina improvvisa si aggrappò alla gamba del padre.
Gli conficcò le unghie nella carne con tutta la forza che le era rimasta.
“No!” provò a urlare con voce rauca.
Lui le sferrò un altro calciò.
Si ribaltò contro il muro.
Sbatte violentemente la schiena.
Soffocò un urlo.
 
“Che sta succedendo?” urlò Chung-hee correndo per le scale e rimanendo atterrito davanti alla scena di fronte a sé.
Il signor Kim si voltò con sguardo assassino verso di lui.
Chung-hee boccheggiava immobile mentre gocciolava acqua sul pavimento, aveva indosso solo dei pantaloni messi anche al contrario per via della fretta.
Chung-hee guardò prima Isabel a terra con il volto bianco e i capelli scompigliati, poi guardò Nabi che stava provando a rimettersi sulle zampe.
Si fece coraggio e con ampie falcate si avvicinò al signor Kim.
“Non sono affari che ti riguardando, ragazzo.” Disse con tono rude.
“Invece si. Sei a casa mia.” Disse con tono severo Chung-hee facendo altri passi verso di lui.
“Vattene lasciami solo con mia figlia.” Ordinò lui assottigliando lo sguardo.
Isabel ansimava, era sempre a terra, non riusciva ad alzarsi.
Guardava solo Nabi che sembrava dolorante.
Incominciò a singhiozzare silenziosamente.
La sua cucciola che era stata ferita.
“No. Qualunque cosa abbia fatto, la dirai a me prima di agire.”
“Jisoo è andata via. Non la trovo. Sarà da uno di quei cantanti strampalati amici suoi.” Disse con rabbia.
“Isabel è stata tutta la giornata con me, l’ho aiutata con i preparativi, la tua donna è andata via alle otto. Ovunque sia andata, Isabel non c’entra nulla.” Disse duramente Chung-hee, sfidandolo con lo sguardo.
“Si invece, lo so che è colpa sua.” Disse con rabbia.
“No invece, non ti fidi della mia parola? Stai mettendo in dubbio che io non sappia tener d’occhio la mia donna.” Disse con forza Chung-hee per poi continuare. “Ci sono i video dell’hotel, se vuoi possiamo farteli vedere tutti. Dovresti parlare con il tuo investigatore, quello che è sempre fuori l’hotel, forse lui saprà qualcosa.” Disse Chung-hee rimanendo tutto di un pezzo, ma avendo un tono sprezzante.
“Lui dice che non l’ha vista uscire dall’hotel.” Disse secco.
“Andiamo a controllare, ti porto io in Hotel, ti farò vedere che è uscita da lì. Non ti fidi della mia parola?” disse sfidandolo.
“Non mi fido di mia figlia” disse con rabbia.  
“Sono stato con Isabel tutto il tempo, abbiamo continuato a lavorare per la posizione dei tavoli. Abbiamo cenato in Hotel. Sono venuto anche questa mattina a dare una mano al servizio fotografico. Tua figlia sta lavorando ogni giorno per far si che questo matrimonio sia perfetto come tu voglia. Non vedo perché dovrebbe far qualcosa che rovinerebbe il suo lavoro. Lo sai è una perfezionista.”
Il signor Kim si bloccò un attimo e guardò la figlia che era seduta per terra con la schiena poggiata al muro, il viso segnato di lacrime e una smorfia di dolore in volto.
“Chiamalo.” Le ordinò.
“Non ho il numero… non saprei come rintracciarlo” disse lei tremante.
“Non sai nulla?” chiese con rabbia.
“No… io non so nulla, lei non mi piace neanche. Non parla con me di nulla.” Disse tentennando e con l’affanno Isabel.
“Assurdo.”
“Tornerà sicuramente.. non credo sia tanto sciocca da sparire così.” Provò a dire Isabel.
“Dannazione.” Disse con rabbia, guardò Chung-hee “Voglio vedere i video di quando esce e di cosa stesse facendo il mio idiota di investigatore.”
“Ti accompagno in albergo.” disse secco Chung-hee, fece segno a Isabel di alzarsi e lei lo fece a fatica.
“No. Lei è inutile. Rimani qui” ordinò il signor Kim.
Lei annuì con il capo.
I due uomini andarono via lasciandola sola.
Lei si voltò verso Nabi “Amore vieni” la chiamò con voce leggera.
Nabi si avvicinò a lei si mise sopra le sue gambe e leccò la mano.
“Amore mio, mi dispiace tanto” disse Isabel stringendola e incominciando a singhiozzare isterica.
 
14 LUGLIO 2017 01:00
Namjoon si trovava per terra nella sua stanza con la schiena appoggiata alla porta.
Davanti a lui solo una serie di oggetti sparsi, erano illuminati da una piccola lampada che giaceva a terra.
Una lampada rotta.
Divideva la stanza con Taehyung, e non sapeva neanche lui come aveva fatto a distruggere solo la propria parte di stanza.
Guardava le rovine di fronte a se.
Era come se fosse appena passato un tornado da lì.
Era la prima volta che reagiva così violentemente a qualcosa.
Era stato zitto e immobile durante il racconto.
Come se fosse stato accerchiato da una nuvola spessa di fumo grigio fatta essenzialmente da apatia.
Assenza di emozioni.
Aveva ascoltato tutto, costringendo il suo corpo a non provare emozioni.
Nel momento in cui Hoseok aveva detto “è tutto” lui si era alzato e in silenzio se n’era andato via senza rivolgere parola o sguardo a nessuno.
L’emozioni che si erano spente, erano scoppiate in lui appena aveva chiuso la porta alla sue spalle.
Aveva distrutto tutto accecato dal dolore.
Finito quello, era rimasta solo distruzione intorno a lui.
Si trovava fermo senza capire bene come avesse potuto creare un disastro tanto simile, Non si era accorto di nulla.
Era come se tutto fosse diventato totalmente scuro.
 
Sono al buio,
il capo chino sui miei piedi
 
Aveva bisogno di schiarirsi le idee.
Aveva bisogno di uscire da quella stanza.
Aveva bisogno della sua bicicletta, di pedalare veloce con il vento in faccia.
Aveva bisogno di fermarsi vicino al fiume e osservare l’acqua scura del fiume.
Aveva bisogno della pioggia, così da poter piangere in compagnia.
 
Vorrei piovesse tutti i giorni,
Così ci sarebbe qualcuno a pianger per me
Vorrei piovesse tutti i giorni,
Così le persone non mi fisserebbero,
Così l’ombrello coprirebbe questo triste viso,
e la gente, sotto la pioggia, sarebbe impegnata a pensare a se stessa

 
Non c’era la pioggia, e non c’era neanche più lei, ormai era andata via.
Lui non aveva neanche avuto l’opportunità di poter far nulla per aiutarla.
Lui non aveva avuto neanche l’opportunità di dirle che l’amava.
Lei era andata via, e l’aveva lasciato solo con se stesso.
Aveva solo se stesso.
Aveva il disastro intorno a sé, come il disastro nella sua testa. 
Aveva il cuore fatto di piccoli minuscoli pezzi. 
Era distrutto.
 
Dall’altro lato della porta di camera di Namjoon erano seduti sia Yoongi e Hoseok.
Entrambi in silenzio.
Aspettavano che l’amico uscisse.
Aspettavano di poter fare anche un minimo per dargli una mano.
Sapevano entrambi cosa voleva dire soffrire per amore, e avere paura.
 
Yoongi aveva paura che Isabel avesse solo fatto un disastro con quell’azione avventata, che ne avrebbe pagato le conseguenze, per quanto era fino a poco tempo prima speranzoso che lei stesse ancora lottando.
Al momento era solo accerchiato dalla paura totale.
Era lui quello che avrebbe dovuto lottare, lui doveva essere quello a correre rischi. Era sempre lei, a tenerlo all’oscuro di tutto e ad agire, anche se continuava a dirgli che era finita.
 
Hoseok era terrorizzato, che Dashimen sarebbe stato beccato, le parole di Yun-hee risuonavano nella sua testa, se lui fosse stato visto dal signor Kim l’avrebbe pagata e anche tanto.
Si era deciso tardi ad andare da lui, forse avrebbe potuto fermare tutto se fossero stati insieme, forse avrebbe potuto convincerlo a non fare quell’azione suicida.
Se fosse andato tutto male, lui avrebbe rimpianto sempre il non averli detto: ti amo.
 
Erano i tre della rap line, ed erano quelli con la vita amorosa più incasinata e tragica di tutti.
Erano tutti e tre soli nella paura.
 
Angolo autrice:
Canzone Forever Rain… Volevo fare un appunto ho scritto un po’ di capitoli fa moonchild entrambe le canzoni non sono ancora uscite, Mono esce nel 2018 in ottobre.. ma lui ci lavora dal 2016.
*moonchild l’ha fatta sentire a Jisoo ecco perché è nominata.
Forever Rain nasce in quel momento, più avanti ci arriverà.
Detto questo siamo quasi agli sgoccioli.
In questo capitolo appare Ji-hoo… che apparirà di nuovo.. a voi le vostre opinioni, io non mi esprimo. (si è collegato ad Ha-ri, ed è fratello di un suo amico… quello che ci prova con Isabel all’università e che Yoongi vede cap. 48 del 1 volum. Il fratello di Ji-hoo appare anche nel capitolo 49 di capodanno è incollato a Isabel come un polipo) il ricordo invece è dopo il capitolo 26 debut del 1 volume, lei era andata a Osaka con Ha-rin e alcuni amici di lui.
Chung-hee è sempre più nervoso.. ma aiuta Isabel nel momento di bisogno.
Queste ripercussioni sono state menzionate tante volte, che erano palesi, lei aveva detto anche che ci sarebbe rimasta pure delusa se non fossero avvenute XD Non pensava ci sarebbe andato di mezzo il suo cane però.
Bts… tutti sanno di Jimin e Yun… che è nervosa per l’essere all’oscuro e anche impaurita.
Yoongi propositivo non si sa come, continua a fidarsi di Isabel malgrado lei continui a trattarlo di merda.
Rm… beh sarà dura per lui, ha avuto uno scoppio, cosa rara ma anche i più tranquilli possono perdere il proprio autocontrollo.
La rap line è di un sfigata assurdo!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** CAPITOLO 39 CURTAINS ***


CAPITOLO 39 CURTAINS
14 LUGLIO PRIMO POMERIGGIO
Namjoon si trovava in soggiorno con il telefono in mano a sbuffare sonoramente, Yoongi aveva mandato un messaggio qualche minuto prima dicendo a tutti di farsi trovare a casa.
Lui si sentiva tremendamente in ansia, non sapeva cosa aspettarsi, sperava solo che Dashimen e Jisoo non fossero stati beccati dal padre di Isabel.
 
Hoseok si trovava seduto su un divano e si torturava le pellicine delle mani, anche lui in ansia e con lo stesso timore dell’amico.
 
Jin era seduto su una poltrona e armeggiava con il telefono, messaggiando con la sua fidanzata, in una specie di litigata dove lei insisteva nel vedersi e lui diceva che non poteva per impegni importanti, e lei insisteva e lui si innervosiva sempre di più.
 
Jungkook e Taehyung erano in silenzio sul divano. Taehyung guardava il muro leggermente assorto da qualche pensiero, mentre Jungkook mangiava snack per via del nervoso.
La situazione stava facendo essere tutti molto tesi, il non sapere stava diventando la loro tortura.
“Aigoo, c’è questo numero che continua a chiamarmi” disse nervoso Namjoon lanciando il telefono di fronte a lui sul divano rischiando di colpire Jungkook e Taehyung che erano seduti lì.  
“Saeseng anche a te?” chiese Jungkook prendendo il telefono in mano lasciando le patatine e guardando il numero che stava chiamando.
 “Se invece fosse Jisoo?” chiese Taehyung leggermente stralunato.
“Non credo.. chiamerebbe dal telefono di Dashimen non credete?” disse Namjoon stranito, dubitava che fosse lei ed era vietato a tutti di rispondere a numeri sconosciuti, per evitare qualche Saeseng avesse la conferma che fossero i loro.
“Bloccalo!” trillò Jin seduto su una poltroncina.
“Si, dovrei…. Mi sta chiamando a ripetizione da trenta minuti, non solo va tutto una merda, mancava questo disturbo” disse con tono irritato, mentre camminava per la stanza in cerca di qualcosa da distruggere, prese un quaderno da un mobile e si andò a sedere per terra, aveva bisogno di sedersi o avrebbe continuato a girare in tondo per la stanza.
La sera prima era stato tutto così tremendo, dopo aver avuto quello sfogo, alla fine si era addormentato per terra.
La mattina quando si era svegliato aveva visto tutto quel disastro, ma l’aveva lasciato lì.
Aveva aperto la porta e aveva trovato Hoseok e Yoongi addormentati per terra come dei cuccioli di cane, rimasti fuori casa in attesa del padrone che li andasse ad aprire.
Si era leggermente tranquillizzato, e sentito meno solo in tutto quel dolore.
Dopo aver fatto colazione e con il loro aiuto aveva risistemato tutto.
Pensava di stare un po’ meglio, ma l’aver ricevuto quel messaggio da Yoongi lo stava facendo di nuovo sentire estremamente nervoso.
 
Yoongi entrò in soggiorno brontolando come al suo solito, accompagnato da Jimin e Yun-hee come al solito.
“Sono riuscito a far posticipare le registrazioni di oggi fra qualche giorno” disse il rapper incominciando a trascinarsi per la stanza con la fronte corrucciata, guardò per un attimo Namjoon e sospirò.
 Jimin si andò sul divano di fronte al leader e rimase fermo lì ad osservarlo con lo sguardo preoccupato. Yun-hee si sedette vicino a lui e gli prese la mano.
Jin lasciò il telefono e guardò Yoongi in cerca di risposte.
“Novità?” chiese titubante di fare quella domanda.
Namjoon alzò lo sguardo verso Yoongi in cerca di risposte anche lui.
 “Si ha detto di tenerci pronti per una chiamata, mi ha chiesto il numero di Namjoon in caso io non fossi con voi.” Rispose Yun-hee.
“Quindi chiamerà sicuro?” chiese Jin non credendoci.
“Si. Mi ha scritto che sta bene, ma che avrebbe chiamato perché sa che siete preoccupati” disse lei con tono piatto, si era scambiata solo un paio di messaggi con Isabel e lei aveva chiuso subito le comunicazioni lasciandola sempre all’oscuro di tutto.
 “Aigoo deve essere Natale…” disse Yoongi stupefatto dalla posizione che Isabel aveva appena preso, poteva tranquillamente evitare di chiamare poiché tutti loro sapevano già tutta la storia.
Tutti lo guardarono un po’ stralunati, ma alla fine incominciarono a ridere lo stesso tutti tranne Taehyung che incuriosito guardava il telefono di Namjoon che aveva preso dalle mani di Jungkook.
 
“Pronto!” la voce di Tae risuonò in tutta la stanza, rispose al telefono, stanco di vedere quel numero chiamare e pensando che potesse essere Isabel.
“Che fai??” rimproverò Jin e tutti si voltarono verso il ragazzo, che fece segno di far silenzio.
“Pronto? Chi è?” chiese sospettoso .
“TaeTae?” rispose la voce al telefono “Pensavo fosse il numero di Namjoon” disse la voce al telefono.
“Lo è…. Ma non volevamo rispondere pensavamo fosse qualche pazza che avesse trovato il numero, potevi mandare un messaggio dicendo che fossi tu” canzonò Tae.
“Hai ragione… mi dispiace non ho pensato.”
“Immaginavo fossi tu, Yun-hee è arrivata ora e ci ha detto che avresti chiamato Namjoon” disse lui tranquillamente.
 “Isabel!” esclamò Yoongi capendo chi fosse, si avvicinò a Tae e al cellulare.
“Vuoi parlare con Yoongi?” chiese Tae ridacchiando, Yoongi guardava il telefono con ansia.
“Tae non posso parlare con lui, direi che non è il caso” disse lei balbettando leggermente.
“Mmh secondo me dovresti.. approfittane”
 “Tae per favore passami Namjoon, voglio sapere come sta” disse Isabel
“Namjoon noona è la pazza che ti chiama, vuole sapere se stai bene… ah non vuole parlare con te” disse poi rivolto a Yoongi che sbuffò sonoramente e poi si avvicinò al telefono per dire la sua.
“Non succede niente se parli con me un attimo. Se hai chiamato è perché puoi. Non ti nascondere dietro al fatto che sei fidanzata, tanto lo so che è solo un ripiego.” urlò Yoongi al telefono scaturendo le risate di Hoseok e Jimin, Tae invece ne approfittò per mettere il vivavoce.
“eeeeh noona! Non avresti dovuto chiamare” disse Tae ridacchiando
“Testa calda! Sei una testa calda” disse Jungkook avvicinandosi al telefono rimproverandola.
 “Non ti lamentare se poi Yoongi continua a volerti riprendere” disse Taehyung gongolando e aspettando una replica da parte di Isabel che invece era zitta.
“Eh eh non ti lamentare” disse Yoongi scherzandoci.
Stavano cercando un po’ tutti di alleggerire la tensione che si percepiva nell’aria.
“Potevi benissimo non chiamare e comunicare tramite Yun-hee” rincarò la dose Taehyung.
Ridacchiavano un po’ tutti, anche Namjoon sorrise appena, apprezzando il modo di fare dei suoi amici.
 
“Isabel…” provò a chiamare Yoongi facendosi improvvisamente serio dato il silenzio.
“Cosa? ” disse Isabel
“Stai bene?” chiese con voce apprensiva.
“Si. Sono viva e vegeta. Voglio parlare con Namjoon però”
“mmh… va bene ma dopo parli con me?” chiese lui suonando leggermente supplice.
“Per dirti cosa?” disse lei con tono stanco.
“Che non è vero che non stai lottando.”  
“Non l’ho fatto per noi, o avrei fatto di tutto per convincerla a denunciare mio padre. L’ho fatta andare via” rispose lei con voce piatta.
“Beh potresti contattarla e poi denunciare tutto più avanti, in un momento che tuo padre non se lo aspetti.” Disse lui certo che lei avrebbe fatto così un domani.
“Non si può. Jisoo non vuole farlo, non posso convincere le persone a fare cose.”
“Beh un po’ te lo deve, l’hai salvata da un matrimonio con quel Bastardo di tuo padre” disse tra i denti Yoongi.
“Yoongi… è inutile discutere, ho detto che non posso fare nulla, mi passi Namjoon?”
 
“No” rispose Tae
“Tae passami Namjoon” disse con voce dura la ragazza.
“Voglio che parli con lo Hyung.” Disse con tono lamentoso il ragazzo.
“Allora chiudo. Non ha importanza”
 
“Aspetta!” esclamò Yoongi alzando gli occhi al cielo, e scambiandosi un’occhiata con Namjoon che era seduto per terra fin troppo tranquillo ma che aspettava in ansia di poter parlare con Isabel.
“Ho capito, va bene. Non ne parleremo, ti lascerò pensare che tutto sia come vuoi tu, che sia finita. Nulla è cambiato.”
“Menti.” Disse lei secca
“Aigoo. Sei assurda!” trillò lui sbuffando “Non vuoi parlare con me, io provo a venirti incontro e tu mi istighi dicendo che mento. Certo che mento.  Ma in questo momento Namjoon ha la precedenza. Se hai chiamato hai delle informazioni per lui, e io mi farò da parte, come è giusto che sia”
 “Ma perché sono una testa di cazzo, quando si tratta di voi” disse lei lamentandosi con se stessa.
“Lo sei sempreeeeee!” urlò Jin ilare facendosi coinvolgere da quella strana rimpatriata al telefono.
“Aigoo, sono in vivavoce?” disse lei con tono lamentoso.
“Noona vogliamo tutti sentire la tua splendida voce” squittì Jimin, con Yun-hee al suo fianco che stava zitta e sembrava irritata un po’ da tutto.
 
“Namjoon per l’amor del cielo!” urlò gracchiante lei “Prendi il telefono dobbiamo parlare” disse con la voce più affievolita e quasi sofferente.
“Ti passo Namjoon, e parli con lui, nessuno si intrometterà, ti va bene?” disse Yoongi, cercando di non suonare preoccupato per via della voce di lei.
 
“Noona, eccomi, ho il telefono”  disse immediatamente Namjoon afferrando il telefono con le mani tremanti.
“Mi dispiace!” esclamò immediatamente “Immagino che Hoseok ti abbia raccontato tutto” disse lei velocemente.
“Si.. tutta la storia… sinceramente sono molto confuso a riguardo. Non so bene cosa pensare.” Tremolò Namjoon.
“Immaginavo… mi c’ è voluto molto per assimilare tutto e tu sicuramente avrai bisogno di molto tempo” disse seria.
“Ho provato a richiamarla per sapere se stesse bene, ma immagino che abbia buttato il telefono”
“Si, l’ha lasciato a casa di mio padre.” disse lei con tono triste.
“Sai qualcosa, sta bene, sono in salvo?” chiese Namjoon sperando in una risposta affermativa, poco importava tutta la storia, lui voleva solo sapere se lei stesse bene.
“Sono arrivati, ma Dash ha spento il telefono, mi ricontatterà tra un paio di giorni, stanno bene” disse lei con sicurezza.
“Va bene… Isabel non c’è un modo per parlare con lei vero?” chiese lui sperando in una risposta positiva.
“Non lo so… Nam… io non lo so…”
“Isabel… ma sei sicura che non potevate denunciare tutto? Utilizzare il piano di tua madre?” chiese lui incerto guardando per un attimo Yoongi.
“Lei non voleva… e io non volevo mettere a rischio una persona a cui tu tenevi, non ne valeva la pena. Mi dispiace di non averti potuto dire niente quel giorno che ci siamo incontrati, ma meno persone avessero saputo la verità, meglio sarebbe andato il tutto. Lei ora è al sicuro, penso che questo sia quello che conti per te, anche se sarai confuso riguardo tutto.”
“La amo… non m’importa del suo passato, non mi importa di nulla di quello che ha fatto” disse lui con voce rauca soffocando un singhiozzo, sentiva la gola stringersi, e le lacrime vicine.
“Neanche che ha ucciso suo padre?” disse lei
“Ehm.. si forse quello pesa un po’.. ma sono triste ha avuto una vita orrenda… e..” tentennò lui.
“Mio padre ha contribuito a renderla così orrenda.” disse con rabbia lei.
“Se si fosse confidata con me, se mi avesse detto la verità…. Forse le cose sarebbero andate diversamente...io… noona sono così confuso, sembra così irreale… è come se una cascata gelida mi abbia colpito in pieno, e io… veramente non so cosa dire.” Disse lui con voce trascinata.
“Realizzerai, penso che sia meglio così, non credo che una persona con la vita che ha avuto lei sia la persona adatta, io so per certo che lei non ti abbia preso in giro, che ti abbia amato… ma Namjoon io credo che sia giusto che tu stia con una persona un po’ meno complicata e incasinata di lei” disse Isabel non riuscendosi a trattenere.
“Si… ma io la amo… e tutto questo fa male. Sono triste per lei, ma allo stesso tempo mi sento anche preso in giro… e come se io sia stato con una persona completamente diversa… sono molto confuso.” Sospirò lui facendo una pausa, passandosi una mano sulla guancia a asciugandosi alcune lacrime.
“Pensi realmente che sia meglio così? Io vorrei vederla, parlare con lei, forse non è tutto perso. ” disse lui suonando supplice
“Si.. penso che non  fosse la persona giusta per te. Arriverà… questa persona, lei non lo era. Arriverà per tutti voi la persona giusta, il passato, capirai sarà solo d’insegnamento, penso che ti serva del tempo, ma che dovresti provare ad andare avanti…non cercarla, lascia perdere Namjoon”  disse lei sembrano realmente molto triste.
“Noona… forse se la chiamo se ci parlo, posso convincerla!”
“Namjoon… mi dispiace non si farà convincere. Senti se vorrai sentirla più avanti, e lei vorrà, si troverà un modo tramite Dashimen.” Provò a dire lei.
“Noona?” chiamò Hoseok che si era avvicinato a Namjoon.
“Non so quando torna… potrà volerci un po’… ma sono convinta che appena potrà ti contatterà.”
“C’è qualcosa che possiamo fare?” chiese Hoseok con tono colpevole.
“No non credo, è andata così… io non ho altre risposte mi dispiace.”
 
“Isabel?” chiamò Yoongi, c’era qualcosa di strano nella sua voce, sembrava piatta fin troppo.
“Cosa?” disse lei con voce stanca.
“Sei sicura che tu stia bene?” chiese lui sospettoso guardando gli altri.
“Si…. come dovrei stare?” disse con tono secco, sulla difensiva.
“Tuo padre come ha reagito al fatto che Jisoo sia scappata?” chiese Yoongi incerto che lei stesse realmente bene.
“Se l’è vista Chung-hee, ha risolto lui.” disse lei secca.
“Ah…” disse lui.
 “Yoongi-ah… non so più come dirtelo, non lo trovo il modo per tornare. Non so cosa accadrà da ora in poi. Ma per favore smettila di continuare a insistere.” Disse lei sempre con tono stanco e con senza energia.
“No.” disse lui secco, pensando che lei avrebbe ceduto, sembrava vicino al cedere.
“Allora cosa dovremmo fare? Dimmelo tu.” Disse lei seria.
“Io… voglio vederti. Parlare seriamente senza che tu continui a dirmi che non mi ami, senza che tu mi allontani. Dobbiamo parlare onestamente e provare insieme a trovare una soluzione. Questo è quello che dovremmo fare per iniziare.”
 
“Isabel con chi parli” una voce in lontananza maschile arrabbiata arrivò al telefono “Io…devo chiudere” e così chiuse il telefono.
 
“Isabel! Isabel!” urlò con il telefono in mano.   
“Hyung ha chiuso” disse Namjoon con il volto preoccupato.
“Cazzo.” Disse Yoongi sprofondando sul tappeto e chiudendo gli occhi, era convinto che fosse vicino a convincerla.
 
“Con chi parlavi?” chiese Chung-hee guardandola adirato.
“Io…”
“Hai chiamato i bts? Hai chiamato lui?” urlò il ragazzo, Isabel sbiancò per via della reazione che Chung-hee stesse avendo, lui che era sempre così pacato stava perdendo le staffe ed era sempre a causa sua.
“Dovevo parlare con Namjoon” tentennò lei.
“Sei completamente impazzita? Non devi chiamarli! Cazzo ma vuoi finire veramente ammazzata!!” le urlò contro.
“Non mi dire cosa devo e non devo fare.” Trillò lei.
“E certo, tanto comunque vada, farai di testa tua!?”
“Si.”
“Non fare la sciocca, smettila di rischiare la tua vita, quella mia e quella di chiunque! Cazzo, finisce una problematica e ne arriva un’altra! Cosa farai dopo? Cosa altro combinerai!”
“Ah non lo so qualcosa m’inventerò!” disse lei ironica.
“Ti stai comportando da ragazzina. Come puoi non pensare un minimo al tuo bene? Cazzo diventa egoista per una fottuta volta! O ti farai ammazzare!”
“Saranno fatti miei se mi ammazza.” Disse lei con una risata di scherno.
“No, lo sono anche miei che ho deciso di stare con te! cazzo un po’ di considerazione!” disse lui su tutte le furie, passandosi una mano sulla fronte stanco, era stanco di trovarsi in quella situazione e non sapeva come uscirne, non sapeva se ne sarebbe mai uscito.
 “Se non ti va bene la situazione, vattene. Hai l’opportunità di lasciarmi. Vattene via.” Disse lei con rabbia indicando la porta.
“Aigoo… sai essere così cocciuta. Ti ho detto che non ti lascio nelle mani di tuo padre, se dovessi lasciarti in questo momento, lo sai che non finiresti solo con qualche livido.” Disse lui sempre più infuriato guardandolo allibito per via del suo modo di essere così infantile.  
“Non m’importa. Pensi che m’importi? Finirò comunque ammazzata prima o poi!” urlò lei di nuovo, per poi tastarsi l’addome per via del forte bruciore.
“Non ti importa? Ti interessava fino a un po’ di tempo fa. Avevi deciso che avresti fatto di tutto per rimanere al sicuro. Che avevi accettato la tua vita. Avevi detto che volevi stare con me.” Urlò lui, non capendola, la verità era che non l’avrebbe mai capita.
“Tu non vuoi stare con me. Chi vorrebbe stare con me! Da quando hai scoperto il mio piano sei stato contro di me, hai fatto solo finta di accettare la situazione.” Disse lei con rancore.
“Io sto cercando di proteggerti!”
“Non hai capito. Tu non vuoi capire. Nessuno può proteggermi. Ieri è riuscito ad aggredirmi lo stesso anche con te in casa.” Disse lei con rabbia.
“Solo perché non hai fatto aprire la porta a me. Sono riuscito a fermarlo!”
“Non ha importanza se l’hai fermato. Il danno è fatto. Appena potrà si vendicherà, non l’hai convinto che io non c’entro niente. Lui se la prenderà comunque a con me. Se no con questa scusa con un’altra, forse non mi picchierà sotto il tuo tetto. Ciò non toglie che potrà chiamarmi nel suo ufficio e farlo ogni volta che lo vorrà.”
“Se tu non ti fossi intromessa. Se avessi lasciato che lui la sposasse.”
“Oh certo così avrebbe fatto un test del Dna e avrebbe scoperto che probabilmente il bambino non era suo. Sai che bella fine avrebbero fatto!” disse lei con voce velata sempre di sarcasmo.
“Non è tua responsabilità. Era lei che ha accettato, era lei che si trovava nei casini. Le conseguenze sarebbero state sue. Tu hai voluto fare l’eroina, queste sono le conseguenze e le sapevi!”
“LASCIAMI! NON TI STA BENE VATTENE!” urlò lei cacciandolo da lì.
“Vuoi che ti lasci? Vuoi veramente questo?” minacciò lui.
“Fallo.” Intimò lei.
“Sei assurda.” Disse con rabbia, lanciò le medicine sul letto con rabbia e lasciò la stanza sbattendo la porta.
 
Le ore erano passate e Isabel era rimasta a casa da sola, aspettando che Chung-hee tornasse, ma di lui nessuna traccia.
Incominciava a credere che lui se ne fosse andato davvero, che l’avesse lasciata.
Chin-hae se la sarebbe presa con lei, di nuovo.
Lui le aveva detto che doveva per forza tenerlo al suo fianco, che era una delle poche chance che avevano, per far si che lei rischiasse di meno.
A lei ormai poco importava, ormai era in balia dei giochi e avrebbe continuato a giocare. Tutti i buoni propositi di stare buona, di provare a non rischiare la vita erano sfumati.
Il problema non se ne sarebbe andato facendo finta di nulla, aveva avuto la conferma con la sua gravidanza isterica.
Il non poter stare con Yoongi sarebbe stato sempre il suo trauma più grande, il non aver libertà di scegliere e decidere.
Non era solo l’amore, il suo problema.
Era: lo stare chiusa in una prigione.
Avrebbe dovuto richiamare Yoongi, ma aveva evitato, nel caso che Chung-hee fosse tornato.
Era tremendamente stanca di litigare, e aveva bisogno di riposo, specie perché aveva tutto il corpo indolenzito per via delle botte prese.
Zoppicando si diresse verso la porta di casa, per andare via da lì, non voleva continuare a stare in quella casa e non voleva rivedere Chung-hee.
Aveva bisogno di solitudine e dell’unico posto che le avrebbe dato un po’ di calore.
Si sentiva così orrenda come persona.
Lo aveva ferito di nuovo, e avrebbe continuato a farlo.
Così come feriva tutti.
Ormai però poco le importava.
Per quanto fosse stanca, aveva comunque una fiamma che si era riaccesa dentro di sé.
Non importavano le conseguenze subite, aveva avuto la certezza di averlo battuto in qualche modo.
Non aveva finito, era solo all’inizio, avrebbe continuato a creare scompiglio.
 
Entrò nella macchina privata che aveva chiamato e diede l’indirizzo all’autista.
Aveva cercato di evitare il pensiero per tutti quei giorni, ma da quando aveva saputo quella cosa, la curiosità arrivava nei momenti più inopportuni.
Doveva vedere con i suoi occhi.
Arrivata a destinazione, entrò nello stabile salutò il portiere e si diresse verso l’appartamento.
Guardò un attimo la pianta, notato che non fosse morta dato la sua assenza, forse lui l’aveva anche annaffiata.
 
01-01-2013 digitò il pin.
 
Entrò trovando la luce accesa, l’odore di gelsomini arrivò dritto al suo naso, si voltò a guardare un piccolo mobile notando il vaso di gelsomini e girasoli.
Si tolse i sandali lasciandoli giacere per terra e incominciò a camminare scalza.
“Dove sei?” chiese con voce stanca.
Lui apparve dalla cucina sorridente.
Lei si ritrovò a sorridere di conseguenza.
Calore.
Casa.
Amore.
Lui.
“Sapevo saresti venuta.” Disse con allegria, fece per avvicinarsi a e lei e si bloccò di colpo, il suo sorriso si inclinò immediatamente.
“Cazzo.” Disse con un filo di voce.
“Succede questo, anche per le piccole cose.  Non ha la certezza che sia stata io, o avrebbe fatto di peggio. Chung-hee è anche arrivato in tempo ad aiutarmi.” Disse lei camminando lenta sui freddi mattoni di marmo.
“Avevi detto che stavi bene!” disse lui guardandola con un misto tra preoccupazione e rimprovero.
“Sto bene, sono viva” provò a dire lei con uno sbuffò.
“Dov’è Chung-hee? Come hai fatto a venire qui?” chiese lui aspettandosi di ritrovarselo da qualche parte.
“Mi ha lasciata… almeno penso, è andato via dopo che ha capito che vi avevo chiamato.”
“E ora?” chiese lui.
“E ora nulla, sono senza protezione.  Do-yoon è morto, Chung-hee mi ha lasciata, e tu non puoi far molto per proteggermi.”
“È colpa mia vero? Ho incasinato tutto sfidandolo” disse lui suonando poco colpevole.
“No, non credo.. è iniziato da mia mamma che ha provato a minacciarlo, lei penso volesse solo potermi vedere, ha usato il fascicolo. Si sarà spaventato, per quanto sia crudele, e pensa di essere potete, ha sempre il timore che qualcuno possa mettersi contro di lui e sconfiggerlo. Penso sia diventato leggermente paranoico”
“Ti aiuto a camminare..” disse lui avvicinandosi a lei e sorreggendola, pensando che il signor Kim a quanto sembrasse non fosse del tutto indistruttibile.
“Grazie… comunque ti dicevo ha contattato Jisoo quando ero alle Hawaii. Il ristorante non c’entra poi molto”
“Sicuramente non gli è piaciuto il mio essere spavaldo.” Annuì lui non sembrando dispiaciuto.
“Si, sicuramente, può essere che abbia seguito Jisoo e abbia capito che si frequentasse con Namjoon, da lì ha solo cavalcato l’onda. Si è vendicato” disse lei sedendosi a fatica sul divano aiutata da lui.
“Ho cucinato, prendo da mangiare…” disse lui pensieroso.
“Yoongi….” lo chiamò.
Lui si avvicinò a lei e le stampò un bacio sulle labbra. “Troveremo altro, farà un passo falso” disse lui accarezzandole i capelli.
“Predo cibo, hai bisogno di energie” sorrise lui cercando di essere incoraggiante.
Isabel si guardò un po’ intorno spaesata, avevano ragione al dire che lui si fosse trasferito lì.
Chiuse gli occhi, per un attimo, aveva un tremendo mal di testa, e non aveva la più pallida idea di come sarebbero andate le cose da quel momento in poi.
“Preso tutto… dormi?” chiese lui confuso osservandola preoccupato.
Lei aprì gli occhi e fece no con la testa.
“Mangiamo?” chiese lui tranquillo.
“Come fai a far finta di nulla?” chiese lei incuriosita.
“Far come se non fossero passati anni, e tu non fossi piena di ematomi?” chiese lui incerto.
“Far finta che io non ti abbia trattato di merda” disse lei.
“Sono abituato anzi.. mi è difficile credere al fatto che tu sia molto docile in questo momento” disse lui sorridendo a disagio.
“Non so più cosa inventarmi, per tenerti alla larga” disse lei con uno sbuffo, cercando di nascondere il dolore per via del movimento improvviso che aveva appena fatto.
“Non c’è più niente che tu possa fare. Io non mollo”
“Continuo a non capire perché…” sospirò lei.
“Per quanto sia tutto uno schifo in questo momento, è fa tutto realmente schifo. Namjoon è distrutto, Hoseok ha capito di amare Dashimen e ora è in pensiero per lui, Yun-hee e Jimin litigano e stanno insieme da poco, Jin è uscito con quell’arpia della sua fidanzata che non si sa perché non riesce a lasciare, Taehyung fa roba segreta che finirà per incasinare qualcuno. Tu sei mal ridotta, ma penso che sia routine per te.”
“Finirai l’elenco di tragedie e arriverai a un dunque?” chiese lei bloccandolo toccandoli un braccio con leggerezza.  
“Ah si… per quanto sia tutto così confuso e disastroso, penso che io mi meriti un’ora per cenare con te come se i problemi fossero lontani anni luci, fuori da quella porta.” Disse lui concludendo quello che aveva iniziato.
“Non ho capito poi molto, di solito sono io quella dai discorsi complicati, ma annuirò e mangerò” disse lei con un tono ironico.
“Ottimo, un’ora di pausa… io e te e del cibo, dopo parliamo se riesci.” Disse lui studiandola un attimo con apprensione.
“Quella poltrona è orrenda è da vecchi” disse lei con una smorfia di dolore poiché si era piegata per prendere la ciotola di riso.
“Forse era meglio sederci a terra, più vicino al tavolino, comunque a me piace la mia poltrona” disse lui sogghignando.
“Aigoo, hai reso questa casa come quella di due persone anziane, hai cambiato anche le mie tende…” disse lei guardando le tende marroni, con espressione disgustata sul viso, il marrone era veramente un brutto colore.
“Si, le tue era sporche da quanto non le lavavi?” chiese lui ridendo.
“Si lavano le tende?” chiese lei confusa guardandolo sbattendo gli occhi.
“Aigoo… non dici sul serio?”  esclamò lui, trattenendo una risata, lei non poteva dire sul serio.
“Direi che il mio ultimo problema siano le tende non lavate, non trovi?” disse lei scuotendo leggermente il capo, e chiudendo gli occhi per una fitta.
“Mai lavate a quanto sembra” disse lui con sarcasmo.
“Ops” disse lei accennando a un sorriso, ma poi facendo un’altra smorfia di dolore.
“Così non va, ti aiuto a sederti a terra, ti fa troppo male tutto” disse lui impensierito.
“Si aiutami…” disse lei sofferente.
“Aigoo e io speravo di fare del sesso stasera… invece sono diventato infermiere” disse lui provando a fare una battuta, e facendola sedere sul tappeto insieme a lui.
Lei lo guardò stranita e s’imbronciò un attimo.
“Scherzavo… non pensavo di far sesso con te”  disse lui in sua difesa alzando le mani in aria, non avrebbe potuto, era piena di ematomi e di lividi su cui stava cercando di non soffermarsi troppo, anche se era complicato, specie perché il collo di lei era completamente violaceo.
“Lo fai con altre?” chiese lei.
“Con Suran… tu lo fai con Chung-hee.” Disse lui puntiglioso.
“No.” disse lei arricciando le labbra a disagio.
“Cosa?” chiese lui strabuzzando gli occhi.
“Non ho fatto sesso con nessuno dopo di te alle Hawaii” disse lei imbarazzata.
“waooo…” disse lui sconvolto.
“Non gongolare troppo… non so perché non ci riesco più.” Disse lei con il broncio.
“Perché mi ami.” Disse lui con un sorriso gengivale, avvicinandosi leggermente al viso di lei.
Lei assottiglio lo sguardo, fulminandolo “Quindi tu fai sesso e vuol dire che non mi ami?” chiese lei guardandolo con finto astio.
“Lo sai che sei stronza, vero?” chiese lui arruffandole i capelli con far giocoso.
“Perché? che ho detto?” chiese lei finta innocente.
“Non hai detto hai ragione ti amo.” Disse lui suonando saccente.
“Era sottinteso.” Disse lei piccata.
“Dovresti dirmelo. Me lo merito.” Disse con energia.
“Non molto… dato come hai ridotto casa mia.” Lei si guardò di nuovo intorno, le tende marroni erano veramente disgustose.
“Casa nostra.” Puntualizzò lui.
Lei si voltò a guardarlo e sorrise spontaneamente.
“Ti amo.” Disse lei seria addolcendo lo sguardo.
“Lo sapevo. Mi amano tutti.” Prese in giro lui, vendicandosi un pochetto.
“Idiota.” Disse lei sbuffando.
“Vorrei abbracciarti, ma ho il terrore di farti male” disse lui guardandola a disagio.
“Vorrei fare sesso, ma sicuramente mi farà male” disse lei prendendolo in giro.
“Aish sei pessima… veramente pessima” ridacchiò lui.
“Lo so, abbracciami, nel caso muoio tra tue braccia, sarebbe così romantico!” trillò lei ridacchiando.
“Stupida” disse lui ridendo e poi provando ad abbracciarla.
“Cazzo ti ha ridotto malissimo”  sussurrò vicino al suo orecchio.
“Ci ho fatto l’abitudine” disse lei chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da lui.
“Macabra” disse lui incerto.
“Male?” chiese poi.
“No… non fa male niente, neanche dentro.” Disse lei con un leggero sospiro.
“Se tu la smettessi, accettassi e ammettessi che mi ami” disse lui.
“Ti amo, sarà sempre così, vicino a te mi sentirò sempre bene e sempre straziata dal dolore per non poterti avere.”
“Possiamo vederci, qui in questa casa, puoi farlo come hai fatto oggi.” Propose lui vicino all’orecchio di lei.
“E quanto potremmo vederci? Tre volte all’anno?” disse lei staccandosi da lui e studiandolo per bene. “Ti basterebbero? Ti basterebbe vedermi anche per cinque minuti?” chiese lei.
“Mi basterebbero anche secondi… mi accontenterei, anche solo di specchiarmi nei tuoi occhi e vedere che mi ami ancora.” Disse lui dolcemente.
“Yoongi…. me lo farà sposare, e se Chung-hee dovesse realmente lasciarmi mi farà sposare un altro.” Disse lei.
“Parlo io con Chung-hee…”disse lui.
“Che cosa hai in mente?” chiese lei non capendolo.
“Lo sposi… per quanto io possa odiare il fatto di saperti in bianco per un altro, è l’unico modo. Lui lo sa che non siete realmente una coppia, lo sa che ci sarò io sempre e comunque.”
“Yoongi… non possiamo chiederli una cosa del genere sei impazzito?” lo guardò lei orripilata, chiedere a Chung-hee di sposarsi per finta mentre loro continuavano a essere una coppia in segreto era pura follia.
“Perché no? Lo sposi un finto matrimonio e io te troviamo dei modi per stare insieme… c’è il tuo Hotel, il modo in cui entra Hoseok è perfetto!” disse lui sorridente e convintissimo.
“Yoongi…mi ha lasciata… se ne andato. Non ha reagito bene a quello che è successo a cosa ho fatto, non accetterà e io non ho il coraggio di chiederlo” disse lei guardandolo perplessa.
“Allora se tu dovessi sposarti con un altro, io ti verrò lo stesso a trovare, troveremo un modo.”
“Ti conosco… non reggeresti, il sapere che sono sposata con un altro e che io ci vada a letto.”
“Lo farò! Te lo prometto, farò il bravo e non ci faremo beccare, possiamo essere amanti!” disse lui sempre più convinto che tutto avrebbe funzionato.
“Come what may, I will love you, Until my dying day”* canticchiò lei.
“Comunque vada io ti amerò fino al giorno in cui morirò” tradusse lui sorridendo, e accarezzandole i capelli con amore.
“Lei muore alla fine te lo ricordi vero?” disse lei scuotendo leggermente il capo.
“Perché era malata, tu non hai nessuna malattia mortale… sfuggiremo al conte!” fece dell’umorismo lui.
“Sembra tutto così rischioso” disse lei dubitante.
“Lo so… ma io sono pronto a rischiare, tu dopo oggi e le ripercussioni di tuo padre cosa vuoi fare?” chiese lui incerto.
“Non mi è mai importato che mi facesse del male” disse lei sicura di se stessa.
“Io ho i bodyguard, io ho l’agenzia, e per la maggior parte del tempo sono in tour… Isabel io sono al sicuro” cercò di suonare rassicurante lui.
“Fisicamente… ma emotivamente? Vedi Namjoon….” Disse lei triste.
“Non è colpa tua, lo pensa anche lui, tuo padre era ossessionato da Jisoo.. lo è sempre stato dato la storia.”
“Taehyung… rischierebbe lui..” disse lei trovando un altro motivo.
“Tu sai cosa sta combinando?” chiese lui strabuzzando gli occhi.
“Si… si è preso una cotta.” Disse lei arricciando il naso, ma non riuscendo a nascondere un sorriso.
“Ah finalmente lascia quella zavorra di Soo-hee!” esclamò lui felice.
“Gli ho detto di lasciarla, non dovrebbe continuare per trovare una collana” disse lei nominando anche quell’argomento spinoso.
“Sai della collana?” chiese lui granando gli occhi, non avrebbe mai voluto che lei scoprisse che lui l’avesse persa.
“Si… Dai è solo una collana… hai arredato casa per quello no?” disse lei conoscendolo bene, e accarezzandoli una guancia con far affettivo.
“Beh si da quando quella arpia me l’ha rubata, sono un po’ uscito di testa devo ammetterlo” disse lui ammettendo il motivo di tutta quella pazzia, inclinò leggermente la testa, presela mano di Isabel che era sulla sua guancia e la bacio con dolcezza.
“Ora si spiega l’affronto a mio padre e tutta la pazzia” annuì lei, sorridendo amorevole.
“La tua non si spiega però!” disse lui prendendola in giro.
“La mia era con me da quando sono nata, tu dovresti saperlo.” Poi ghignò e provò a imitare la sua voce “Com’è possibile che io sia sempre d’accordo con una pazza euforica come te?”** scimmiottò lei.
“Com’ è possibile che io mi sia innamorato di una pazza euforica come te?” corresse la frase lui ridacchiando, avvicinandosi al viso di lei.
“Brutta cosa questa” disse lei annuendo, e guardandolo fisso negli occhi, lui ridacchiò e la baciò con dolcezza, accarezzandole i capelli.
Sembrava così talmente tutto giusto.
Così normale.
Doveva essere sempre così.  
 
“Di chi è cotto Taehyung?” chiese poi ritornando al discorso.
“Della cugina di Chung-hee, Hye-ri… va al ristorante spesso sperando di parlare con lei, che a quanto pare è solita dargli il due di picche in continuazione” spifferò subito il segreto lei.
“Ah… ecco spiegato perché i manager hanno detto che non doveva muoversi da casa” disse lui comprendendo la situazione.
“Perché Jimin e Yun-hee litigano? L’hai detto prima o sbaglio?”  sorrise lei volendo sapere i pettegolezzi.
“Yun-hee è un po’ nervosetta ultimamente salta per un niente…la colpa è tua e di Dashimen che l’avete un po’ esclusa perché si è fidanzata con lui”
“Ah… ora che l’ha acchiappato finalmente fa di tutto per sabotarsi… classico suo” disse lei annuendo.
 
“Quindi alla fine accetti la mia idea? Ci parlo io con Chung-hee.. anzi penso che verrà qui se non dovesse trovarti in casa” disse lui guardando un attimo la porta impensierito.
“Sarei dovuta fuggire io in America” disse lei indecisa, ci aveva pensato molto a quell’alternativa ma aveva sempre scelto di non scappare e continuare a subire.
Forse sarebbe stato tutto più semplice, ma pur sempre insopportabile.
Scappare non era mai un’alternativa, e lei era scappata fin troppo.
“Eh?”  chiese lui confuso.
“Do-yoon… mi aveva fatto dei documenti falsi e avevo una casa segreta, sarei potuta scappare lì”
“Ah… ecco a cosa si riferiva Dashimen” disse lui aggrottando la fronte e inclinando le labbra.
“Argomento spinoso.. non mi hai detto nulla su di questo” disse lei cercando di risolvere anche quella questione in sospeso tra i due.
“Forse è meglio che io non dica nulla.” Disse lui assottigliando gli occhi.
“Aigoo.. dai io non lo sapevo che vi avrebbe conosciuto e che fosse innamorato di Hoseok… ho avuto il sospetto a un certo punto…ma ne avevo bisogno.”
“Esistono altri modi…” la ribeccò lui.  
“Non è la stessa cosa…” disse lei guardandolo male.
“Sai per essere pari io dovrei farmi Hoseok” disse fermamente lui.
“A me va bene! Posso assistere?” chiese lei scherzandosi su.
“Ah.. lui non vuole. E non posso farmi Dashimen o Hoseok sclererebbe.” Scosse la testa lui per poi guardarla e farle il suo miglior sorriso gengivale.
“Giusto…” disse lei ridacchiando per via della faccia di lui.
“Direi, che devi mangiare ora. Poi ti metto a letto, lavo i piatti e ti raggiungo.. anzi chiamo Chung-hee.” Annuì.
“Perché dovresti?” chiese lei orripilata.
“Perché se no girerà da solo per tutta Seul a cercarti, non vorrei andasse da tuo padre.” Disse lui.
“Aigoo… è tutto così incasinato e per colpa mia” sospirò lei.
“Si.. è colpa tua. Ma dovresti smetterla di colpevolizzarti, alla fine le decisioni che prendi sono pessime, ma pensi che aiutino a salvarci la pelle. Ci ho ragionato molto, il fatto che tu non abbia detto niente di Jisoo era per farla andare via, se Namjoon l’avesse saputo avrebbe fatto qualche follia.”
“Vi limito la libertà di agire. Non è carino.”
“Si.. non lo è. È odioso. Mi fa uscire fuori di testa, vorrei urlarti contro di tutto e di più.  Mi porti allo stremo. Quando mi hai detto che vorresti che niente fosse mai successo, che se avessi avuto una macchina del tempo, avresti cancellato tutto. Beh mi hai dato il colpo di grazia lo sai?” disse lui serio in volto e guardandola con biasimo.
“Lo so, credevo che ti saresti fatto da parte” disse lei.
“Credevi male come sempre. Posso saltare per aria sul momento, provare odio per te. Sono arrivato ad odiarti. Ma poi ci ragiono sempre e alla fine quello che conta è che ti amo” disse lui addolcendo le parole alla fine.
Lei chinò il volto provando a nascondersi dallo sguardo di lui, lui avvicinò una mano al suo mento, facendole alzare il capo.
“È il mio turno. Tocca a me rischiare tutto. Tocca a me proteggerti. Acconsenti a farmi parlare con Chung-hee?” chiese lui con decisione.
“Si. provaci” disse lei sorridendo appena, lui si avvicinò a lei e la riabbracciò di nuovo sprofondando con la testa nei capelli di lei e chiudendo gli occhi.
Finalmente l’aveva convinta.
 
Angolo autrice:
Non so come io sia arrivata a ciò… hanno deciso loro!
*moulin rouge parlano di quel film e della canzone
** la frase in corsivo è del 3 capitolo volume 1

 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** CAPITOLO 40 BRUISE ***


CAPITOLO 40 BRUISE
14 LUGLIO SERA
Yoongi aveva appena finito di lavare i piatti, con decisione si asciugò le mani con uno strofinaccio.
Chinò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi sentendosi un po’ stanco da tutti gli avvenimenti recenti.
Sapeva però che c’erano persone che stavano peggio di lui.
Si avvicinò al ripiano per prendere il telefono di Isabel, sbuffò sonoramente.
“Idiota” disse tra i denti. Aveva provato a chiamare Chung-hee ma lui non aveva per niente risposto.
“Eh meno male che la proteggeva lui” brontolò infastidito, si mosse per la cucina per andare a prendere il proprio telefono, lo avrebbe chiamato con il suo numero forse avrebbe risposto a un numero differente.
Si avviò per un attimo verso la camera da letto.
Si appoggiò con la schiena alla porta e guardò verso il letto.
Ancora non ci credeva che lei avesse finalmente ceduto a tutto, che aveva smesso di mentirgli, che aveva accettato il suo aiuto.
Sembrava così irreale. 
Sapeva che alla fine avrebbero litigato, doveva succedere, avevano parlato ma non avevano risolto poi molto.
I problemi repressi li avrebbero inondati alla fine, dipendeva solo da loro riuscire a galleggiare e a nuotare insieme per tornare al sicuro sulla terra ferma.
Non era il momento per pensare al peggio, aveva bisogno di sorridere anche solo nel guardarla.
Sorrise, e si avviò di nuovo verso il soggiorno per chiamare Chung-hee con il suo telefono.
 
“Pronto” rispose una voce biascicando.
“Chung-hee” disse Yoongi.
“Chi è?” disse con irritazione.
“Sono Yoongi, Min Yoongi.”
“ah… cosa vuoi? Vuoi dirmi che state insieme?” disse con tono sempre più stizzito.
“Si. Siamo nel nostro appartamento” lo informò lui.
“Domani passo a prenderla.” Disse secco Chung-hee.
“Perfetto, penso sia il caso di parlare io e te” disse serio.
“Si. spassatela finché puoi.” E con una risata chiuse il telefono in faccia al rapper.
Yoongi guardò esterrefatto il telefono, si passò una mano sulla fronte.
“Cazzo.” Disse ad alta voce.
Qualcosa gli faceva credere che Chung-hee non li avrebbe aiutati, d'altronde lo sapeva il ragazzo lo odiava.
Si avviò ciabattando verso la camera da letto, voleva solo dormire abbracciato a Isabel.
Finalmente poteva farlo di nuovo, gli era mancato dormire con lei.
 
15 LUGLIO 2017
Chung-hee entrò nell’appartamento senza bussare, aveva un aspetto pessimo gli abiti sicuramente del giorno prima e i capelli pettinati male.
Entrò in cucina come se quella fosse casa propria e rimase un attimo a guardare la coppietta felice che stava facendo colazione in silenzio.
“Oh… buongiorno” disse Yoongi accorgendosi di lui.
“Avete del caffè?” chiese senza neanche salutare.
“Si lo prendo” provò ad alzarsi Isabel dalla sedia.
“Buona faccio io, non ti sforzare” disse Yoongi bloccandola mettendole una mano davanti.
Chung-hee aggrottò la fronte alla vista di quello scenario così amorevole e si andò a sedere vicino a Isabel.
Yoongi tornò con il caffè e le lo porse.
Rimasero in silenzio tutti e tre, a disagio da quella situazione che si era venuta a creare.
Yoongi grugnì leggermente e prese la mano di Isabel per infonderle coraggio, tossicchiò e guardò Chung-hee, che era intento a bere.
“Devo chiederti una cosa” disse Yoongi.
“No. Non rischierò per voi” disse serio Chung-hee alzando lo sguardo su i due ragazzi.
“Lo dici perché non vuoi rischiare o perché sei innamorato di lei?” chiese pungente Yoongi.
“Perché se vi aiuto, finiremo tutti ammazzati.” Disse serio passandosi una mano tra i capelli.
“Allora dovresti farti da parte. Lasciarla. Così rischieremo solo noi.” Gli diede l’ultimatum Yoongi.
“Non posso lasciarla. Non al momento. Il padre vuole che partiamo con lui in serata. Sono venuto solo a riprenderla” informò degli ultimi avvenimenti e ordini del signor Kim.
“Partire? Cosa perché?” trillò Yoongi.
“Per andare alle Hawaii” disse Isabel con un filo di voce, Chung-hee si voltò a guardarla incuriosito.
“Come lo sai?” chiese esterrefatto.
“Perché una ragazza con i documenti di Jisoo è alle Hawaii in questo momento.” Disse lei seria.
“Cosa?” chiese Yoongi, guardò Chung-hee che anche lui sembrava all’oscuro di qualunque cosa sapesse Isabel.
“Si… avrebbe chiamato l’agenzia delle automobili private per controllare il percorso della macchina, e gli avrebbero detto che nessuna macchina era stata chiamata.” Disse seria lei, “Non potevamo rischiare, quindi una macchina è stata chiamata e ha preso questa ragazza che ha mostrato i documenti di Jisoo. È arrivata fino a casa, da lì la telecamera ha solo ripreso la donna che andava da un’altra parte e saliva su un taxi.”
“C’era un altro piano? Aspetta perché modificare i video?” chiese Chung-hee stupefatto.
“Perché sbaglio o mio padre ti ha chiesto di vedere dal momento in cui usciva dalla stanza fino al portone?” disse lei alzando leggermente gli occhi al cielo “Quel pezzo è stato montato nel momento in cui l’altra ragazza sale sulla macchina, con mascherina e capello, Jisoo non ha alcuna mascherina nel video la faccia si vede chiaramente, mio padre doveva vedere la faccia” disse Isabel.
“Non ho visto nessuna scena tagliata di questa presunta ragazza.”
“Certo che no… ti ho mandato a prender da bere in quel momento, nessuno doveva saperlo.”
“Segreti ancora segreti!” si lamentò Chung-hee. “Perché non me l’hai detto?” chiese lui sempre più irritato.
“Perché tu non parlavi con me, e io e Chin-hae abbiamo fatto tutto all’ultimo, nessuno lo sapeva, ma pensavamo che il piano non era abbastanza sicuro.” Si giustificò lei.
“E dopo che è successo?” chiese Yoongi stranito.
“La ragazza è andata all’aeroporto e ha preso un aereo sempre con i documenti di Jisoo.  Non potevamo lasciare il posto vuoto, se lui avesse chiamato l’aeroporto avrebbe scoperto che nessuno fosse salito su quel volo. Tra l’altro abbiamo lasciato il telefono di Jisoo a casa, e all’interno in rubrica c’è il numero di mia madre” disse lei sempre seria in volto.
 “Quindi tuo padre ora vuole andare all’Hawaii da tua madre?” chiese Yoongi confuso.
“Si… penserà che Jisoo sia andata lì per unirsi a lei e denunciarlo. Quando realmente Jisoo e da tutt’altra parte.” Disse lei facendo spallucce.
“E cosa credi che accadrà una volta andati da tua madre?” chiese Chung-hee, che già temeva il peggio.  
“Qualcosa, si vedrà una volta lì. Puoi dirgli che non verrai che hai un impegno lavorativo. Ci vado io da sola.” Disse lei secca per poi prendere la tazza del suo caffè e incominciare a sorseggiare, assorta dai suoi pensieri, avrebbe dovuto recitare alle Hawaii, e doveva pensare bene su come. Non poteva comunque dire tutto a Chung-hee se lui l’avesse accompagnata.
Chung-hee e Yoongi si scambiarono un’occhiata preoccupata, quella faccenda non piaceva a nessuno di loro due, sembrava tutto così rischioso.
“Sospetta di te!” esclamò improvvisamente Chung-hee.
“Si. Sospetterà di chiunque da ora in poi. Diventerà paranoico e farà dei passi falsi.” Disse lei seria, posando la tazza di caffè sul tavolo, guardandosi per un attimo le mani che tremavano leggermente.
“Cosa? Sei impazzita?” Chung-hee continuava a guardarla senza capire dove lei volesse andare a parare.
“No, o forse si.  Ma ho capito dove sbagliavo… non conoscevo il mio nemico, devo studiare il mio nemico per vincere, sto creando del disordine così da confonderlo, in più farò finta di essere inferiore a lui per incoraggiare la sua arroganza, più si arrabbierà più cadrà in confusione.” Disse lei seria, aveva parlato di tutto con Chin-hae e lui ormai era dalla sua parte, l’avrebbe spalleggiata e consigliata sempre.
“Di cosa stai parlando se la prenderà con te!”
“Si… ma alla fine vincerò, lo manderò talmente in confusione che incomincerà a fare dei passi falsi. Conosci il tuo nemico e conosci te stesso, vincerai cento volte senza rischi.*"
“Il tuo piano è farlo impazzire?” chiese Yoongi, trovando il tutto un po’ rischioso, non capiva cosa lei stesse escogitando, però aveva avuto la certezza che lei stesse realmente sempre combattendo per loro.
“Il mio piano è diventare la minaccia di cui ha paura. Jisoo mi ha detto che mio padre ha il terrore di perdere tutto, di invecchiare, se la prende con noi in quanto giovani, pensa che con il tuo sostegno io potrò prendermi tutto. Mi vede come una minaccia a differenza di mio fratello che è un’idiota.” Disse indicando Yoongi con la testa.
“Non hai il suo potere, lo sai.” Disse Chung-hee.
“No, ma ne ho abbastanza. L’ho avuto tramite Do-yoon. Ho stabili un po’ ovunque che mi danno entrate, più i due studi fotografici, Hotel. Investimenti un po’ ovunque. Il mio commercialista è quello di Do-yoon. Ho investito da poco anche nei tuoi ristoranti, che fruttano parecchio. E ci sono le sponsorizzazioni con il lavoro sui social media.” Disse lei con una scrollata di spalle, e non menzionando però tutto quello che realmente avesse dalla sua parte.
“Quanto sei ricca?” chiese Chung-hee.
“Non ho idea, molto più di mio fratello. Monetariamente io potrei salire al potere nell’azienda di famiglia. Mio padre deve solo essere classificato non idoneo. Ho anche la mostra di Do-yoon a settembre, quella farà in modo che io diventi molto più famosa e di conseguenza ricca.” Disse lei, avevano fatto i conti in quei giorni e cercati di capire a che punto lei stesse con il vecchio piano di Do-yoon di prendere sempre più potere.
“Aigoo… mi fai paura.” Disse Yoongi sentendo un misto tra essere terrorizzato ma anche orgoglioso di come lei stesse prendendo sempre più potere.
“Da quanto pianifichi tutte queste cose?” Chung-hee la guardò esterrefatta.
“Dal mio rientro a Gennaio… avrei pianificato meglio se io non fossi stata mandata alle Hawaii per mesi. Tornata dalle Hawaii avrei dovuto fare un po’ di cose, avrei pianificato meglio il tutto ma ho avuto anche una gravidanza isterica e una crisi depressiva.” Disse lei alzando gli occhi al cielo.
“Aspetta se avessi avuto ancora più tempo saresti anche più potente?” chiese Yoongi guardando Chung-hee confuso.
“Si, ora va meglio con gli stabilizzanti dell’umore. Io e il dottore abbiamo trovato la dose adatta e io gli prendo sempre.” annuì lei, per poi alzarsi e andare a prendere la sua borsa per prendere le pillole.
“Quindi anche se avevi deciso di andare avanti con me, non era vero?” chiese lui guardandola con rabbia e cercando di capire cosa stesse facendo con la borsa.
“Lo era… te l’ho detto con gli ormoni sfasati e in corso di una gravidanza isterica. Pensate veramente che tutto il piano per far scappare Jisoo non fosse stato parlato con il terapista?” chiese lei, tornando a sedersi e prendendo il flacone delle pillole aprendolo.
Yoongi la guardò confuso ma le passò comunque l’acqua, e lei fece un segno di ringraziamento con la testa.  
“Aspetta il tuo terapista ti ha detto di farlo?” chiese Chung-hee non credendo che il terapista le avesse realmente detto di intraprendere azione suicide.
“Il mio terapista ha detto che stando ai fatti dovrei realmente agire, che il reale problema è che io non stia reagendo. La gravidanza isterica è stato un campanello d’allarme.” Gli informò lei, dopo aver ingoiato le pillole.
“Non puoi stare bene. Non si guarisce così facilmente” l’accusò Chung-hee.
“Oh certo che non sto bene, non del tutto. Ma quanto basta da rivolgermi alle persone giuste quando mi viene di agire d’istinto.” Disse lei, ogni sua azione veniva sempre prima detta a Chin-hae anzi la maggior parte delle idee venivano da lui.  
“Dashimen è la persona giusta, un altro ragazzino come te?”  l’accusò Chung-hee.
“Chin-Hae è la mia spalla in tutto, Do-yoon mi ha lasciato lui.” disse lei seria.
“Quindi andrai avanti con i tuoi piani, deciderai di agire. Ti sei incontrata con lui per questo. Hai deciso di rischiare tutto.”  Disse Chung-hee sempre più irritato dalla situazione e guardando Yoongi con un leggero astio.
“Io ho sempre rischiato tutto, prima era per la sua protezione. Ha detto che è protetto, se non succederà realmente niente a nessuno di loro dopo questo fatto, allora vorrà dire che sono protetti abbastanza. Anche Bang Si-hyuk è stanco della situazione.  È il momento di agire.” Disse lei tranquillamente.
“Aspetta! Parli con il mio capo?” La scrutò Yoongi.
“No personalmente ci parla Chin-hae o qualcuno che lavora con lui. Non parliamo personalmente per non rischiare.” Li informò ad entrambi.
“Immagino che tu possa contattare in futuro Jisoo quando ti servirà.” Disse Yoongi guardandola in malo modo, aveva mentito di nuovo al telefono.  
“Si. Me lo dovrà.  E testimonierà quando avrà la certezza che non rischierà nulla. Ora rischia, non servirebbe a nulla se lui l’ammazza prima delle denunce.” Annuì lei.
“Quanto materiale hai su tuo padre?” chiese Yoongi, lei aveva scandali ne era sicuro.
“Un po’ di cose, ma anche su mio fratello, ci stiamo lavorando” disse lei ad entrambi.
“Ti giuro… che se non ti amassi tanto, io in questo momento ti ammazzerei.” Disse con rabbia Yoongi.
Lei si voltò a guardarlo alzando gli occhi al cielo infastidita, poi si alzò per prendere una confezione di biscotti antica non si sa quanto da un mobiletto.
“Isabel.”
“Cosa? Non volevo che t’intromettessi. Te l’ho spiegato tante volte, ma sinceramente combattere con te e con mio padre allo stesso momento è sfiancante. Mi distrugge ogni volta che ti vedo e ti dico di farti da parte.” Sbuffò lei.  
“Ecco perché hai deciso miracolosamente ieri di smettere.” L’accusò lui leggermente infastidito.
“Tanto mi raggiungi lo stesso, comunque vada appari nei momenti più critici ,se no tu qualcuno dei tuoi. È impossibile pretendere di lottare da sola.” Disse lei scuotendo il capo e aprendo la busta di biscotti con forza, per poi fare una smorfia di dolore ricordandosi improvvisamente dei forti dolori al corpo che aveva.
Yoongi si alzò e le tolse il pacco di biscotti dalle mani.
“Che fai!” disse lei innervosita.
“Lottare da sola? Non sei capace di vedere neanche la scadenza su un pacco di biscotti… da quanto tempo stanno qui? Vuoi causarti un’intossicazione?” la rimproverò lui con voce acuta.
“Aigoo ho fame e c’è solo quello in questa maledetta casa.” Sbuffò lei cercando di riprendere il pacco.
“Quindi moriamo per i biscotti scaduti?” disse lui ironico, guardandola con riproverò e allontanandole i biscotti.
“So badare a me stessa da sola.” Disse lei secca.
“No.” disse Chung-hee scuotendo il capo.
“Ecco lo dice anche lui.” disse indicandolo.
“Aigoo… avete deciso di andare d’accordo improvvisamente?” disse lei guardandoli con orrore.
“Te lo detto ieri tocca a me ora agire. Quindi ora io e Chung-hee andremo a parlare nel mio studio di te. Mi porto i biscotti prima che li mangi davvero.” Disse lui scuotendo il capo.
“Cosa? non potete decidere della mia vita e confabulare alle mie spalle.” Lei li guardò sconvolta con la bocca spalancata.
“ah no? Tu lo fai.”
“Io non ho confabulato contro nessuno di voi. Questi sono affari miei, i miei conti, la mia ricchezza e tutte le informazioni che conservo da anni.” Alzò gli occhi al cielo lei.
“Okay quello che ci diremo io e Chung-hee saranno affari nostri. Non prendere cibo vecchio di decenni, e cerca di non ammazzarti da sola. Chung-hee andiamo?” chiese il rapper verso il ragazzo.
“Si.” disse stranito per poi alzarsi e seguirlo verso lo studio lasciando Isabel in cucina sola a guardarli in malo modo.
 
 
“Ci troviamo soli, ora possiamo parlare” disse Yoongi serio.
“È impazzita, te ne rendi conto?” disse Chung-hee incominciando a girare per la studio incuriosito.
“Lo è sempre stata, pazza intendo… non deve essere stato semplice per te. Quando si mette una cosa in testa è parecchio caparbia e insopportabile” disse Yoongi, provando a cambiare tattica di approcciò, alla fine Chung-hee non sembrava male, e non sembrava neanche troppo innamorato, forse essendo una persona adulta, avrebbe potuto capire la situazione e aiutarli.
“Il problema sono i segreti. Ci eravamo promessi niente più segreti e che l’avrei spalleggiata in tutto. Ma ha fatto di testa sua.” Disse sbuffando con rabbia.  
“Benvenuto nel mio mondo. Mente per non far rischiare gli altri, e anche perché pensa che da sola ce la possa fare.” Disse Yoongi con uno sbuffo.
“Non pensavo sarebbe stato complicato, quando ho deciso di immischiarmi in tutto questo.” Disse con aria stanca il ragazzo passandosi una mano tra i capelli spettinati.
 “Ci aiuterai?” chiese Yoongi non credendoci.
“Solo perché se io dovessi farmi da parte, arriverebbe qualcuno di peggio, il prossimo sulla lista è Chang Dae-hyun… se Isabel dovesse finire con lui in un matrimonio combinato, farà la stessa fine di Bong-cha, anche peggiore.” Lo informò Chung-hee. Non era mai stato presente durante tutte le ripercussioni di Do-yoon e Bong-cha, ma sapeva i fatti e i racconti.
“La ex di Do-yoon?” chiese confuso Yoongi.
“Si… Dae-hyun è uno psicopatico. Peggio anche del padre di Isabel, non ha morale, non ha limiti. Non c’è niente di umano in lui. Tu non ti rendi conto. Io non posso lasciarla nelle mani di quel tipo, che razza di uomo sarei!” urlò lui, era in trappola si era immischiato in quella situazione e non ne sarebbe mai uscito. Hae-eun il suo amico aveva avuto ragione all’inizio quando gli aveva intimato di farsi da parte.
“Allora aiutaci! Aiutaci a combatterlo a stare insieme.”
“Siete disposti a rischiare le vostre vite? Siete pronti, in caso che uno dei due dovesse morire? Siete pronti ad affrontare il dolore atroce della perdita del proprio amore? Io non credo nessuno a pronto a ciò. Io lo so bene.” scosse le testa Chung-hee chiudendo gli occhi per un attimo.
“Nessuno morirà.” Disse lui fiducioso.
“Lo spero per voi.  Perché non ti auguro di portare il lutto e il senso di colpa per tutta la tua intera esistenza.”
“Tu sai cosa si prova?” chiese Yoongi guardandolo inquieto.  
“Siamo cresciuti insieme… lei era un anno più grande di me, abbiamo fatto le scuole insieme e alle superiori sono entrato a far parte della sua cerchia, cioè quella di Do-yoon. Ci siamo fidanzati molto presto qualche mese prima di Do-yoon e Bong-cha.”
“Lei che fine ha fatto?” chiese Yoongi guardandolo con interesse, ma sospettando la risposta.
“Morta… festeggiavamo il mio diploma, e avevamo organizzato tutto il nostro futuro anche se eravamo giovani. Stavamo tornando da una serata in compagnia degli altri, lei aveva bevuto un po’. Lei e Bong-cha si divertivano sempre quando erano insieme ed esageravano. Io e Do-yoon eravamo molto più responsabili, a essere sinceri non ci piaceva bere. Guidavo io, era verde quindi passai con la macchina, ma c’era un’altra auto e ci venne contro.” Disse sospirando al ricordo.
“Mi dispiace…” disse con voce lieve Yoongi, doveva essere orrendo aver perso la propria fidanzata in quel modo.
“Era tutto organizzato, avrei continuato i miei studi e aiutato mio padre con le aziende, e nel giro di un anno ci saremmo dovuti sposare. Sono andato via dopo quasi un anno dalla morte, ho lasciato tutto, qualunque cosa. Mi era tutto insopportabile. Lo è stato per anni.” Disse lui con tristezza, prese tra le mani la cornice con una foto di Yoongi e Isabel abbracciati.
“Non so cosa dire… veramente mi dispiace”
“Sono passati anni… ma lei è sempre qui. Avevo accettato di aiutare Isabel perché me l’aveva chiesto Do-yoon, non avevo poi molto da perdere, e la conoscevo già, l’avevo conosciuta quando era piccola. Mi sono affezionato a lei, non te lo nego. Sinceramente ho il terrore che io non possa proteggerla come non ho potuto proteggere Ae-cha. Per quello vi dico di smetterla. Ma non lo farete.” Disse con tono abbattuto.
“Dobbiamo provarci, lei non smetterà, continuerà a lottare da sola. Non posso farmi da parte come mi ha chiesto tante volte. Le ha provate tutte per farmi allontanare. Non voglio farlo, non sono un vigliacco. Dovrei essere io a proteggerla, dovrei essere io l’uomo.” Disse Yoongi agguerrito.
“Comprendo le tue motivazioni.” disse guardandolo per un attimo e sapendo cosa fosse a spingere Yoongi a comportarsi in quella maniera. Probabilmente se fosse stato lui al posto del ragazzo le avrebbe provate tutte. Do-yoon le aveva provate tutte.
“Mi aiuterai?” chiese lui avvicinandosi a Chung-hee
“Si, non ho poi molta scelta.” Disse lui porgendoli la cornice.
Yoongi guardò la foto soffermandosi sulla collana di Isabel. 
“Chung-hee? Hai detto che il possibile matrimonio combinato di Isabel potrebbe essere con un certo Chang?” Chiese lui sospettoso.
“Si Chang-Dae-hyun perché? È impossibile che lo conosci. Ha la mia età ed è della mia cerchia.”
“Sai se è imparentato a Yuri e Soo-hee Chang?” chiese lui posando la foto sulla mensola.
“Non ho idea, ha una sorella più piccola, ma è molto più piccola di me.” Disse lui guardandolo stranito.  
“Mmh.. comprendo.” Disse annuendo
“È importante?” chiese Chung-hee non capendo il perché di quella domanda.
“Non lo so… può essere. Ma non è un nostro problema ora. Ora Isabel deve solo sopravvivere al viaggio e dubito che starà buona.”
“Te la lascio per qualche ora, vado a sistemare alcuni affari… prova a convincerla a stare buona.” Disse serio Chung-hee.
“Ottimo, ci siamo appena riappacificati e litigheremo”
“Benvenuto nel mio mondo” Disse serio Chung-hee.
 
Isabel aveva deciso di farsi una doccia, poiché sembrava che i due ci avrebbero messo un’eternità nel confrontarsi.
Scalza e con solo una vecchia t-shirt e dei pantaloncini molto corti si avviò verso il soggiorno trovando Yoongi spaparanzato sul divano intento a fare zapping con il telecomando.
“Chung-hee??” chiese lei rimanendo in piedi e fissandolo.
“Vi vedrete in hotel fra tre ore, ho chiesto al portiere di farci arrivare dei Donuts quelli che ti piacciono” disse lui indicandoli sul tavolino.
“Così evito di ammazzarmi con il cibo scaduto.” Disse lei con un’alzata di sopracciglio e andandosi a sedere sul divano dopo aver afferrato una ciambella piena di glassa rosa.
“Aigoo… come devo fare con te?” brontolò lui-
“Stiamo per litigare…” sbuffò infastidita lei.
“Chung-hee ha accettato, ti rimarrà vicino e ci darà un aiuto. A patto che tu ci dica tutto quello che stai combinando. Siamo noi gli uomini.” Disse con orgoglio lui.
Lei tirò un morso alla ciambella con rabbia, fulminandolo con lo sguardo.
“Aigoo… è questo il problema? Siete voi gli uomini e dovete salvare la povera principessa chiusa nella torre?” beffeggiò lei.
“Isabel dovrei prendermi io cura di te.” disse lui puntiglioso.  
“In quanto maschio della situazione…. Se non c’è un maschio, io povera piccola sopperirò. Pensi che non sappia cavarmela da sola?” l’accusò lei.
“Vedi come sei conciata!” disse lui con rabbia.
“Ah scusa la prossima volta che prova a picchiarmi dico: aspetta Aboji chiamo Yoongi così ve la vedete da uomo a uomo!” fece il verso lei.
“Non capisci!”
“No, sei tu che non capisci. Io ci faccio i conti da anni! Le ripercussioni le ho da anni! Faccio tutto quello che mi dice, mi ammazzo di lavoro. Sopporto quel viscido di mio fratello che pensa di avere anche lui potere su di me! Sono un’altalena tra un livido e una crisi depressiva!” urlò lei guardandolo colma di rabbia, voleva fare l’uomo, era un uomo a ridurla piena di ematomi.
“Se tu non mi avessi evitato, mentito per tutti questi anni!” l’accusò lui, alzandosi in piedi e lanciando il telecomando sul divano.
“Cosa? Cosa avresti potuto fare? Cosa puoi fare ora?” lo interruppe lei alzandosi in piedi e facendo cadere la ciambellina.
“Ti sarei stata accanto! Avrei potuto trovare un modo! Avremmo potuto usare il piano di Do-yoon, ti saresti trasferita e sarei venuto a trovarti!” esordì lui, quel piano poteva essere usato, anche Dashimen aveva detto che voleva portarla via, lui poteva convincere ad andare via.
“Certo! Avrei dovuto perdere, scappare, ritirarmi! E avrei dovuto aspettare te che mi fai visita una volta all’anno in una casa segreta senza una vita!” disse lei sprezzante, ogni volta che aveva fatto quel pensiero, l’aveva poi eliminato dalla sua testa.  
“Che vita hai ora? Che razza di vita hai piena di lividi e di lui che ti aggredisce ogni volta che vuole!” disse lui con rabbia, doveva convincerla ad andare via.
Lei si zittì e lo guardò truce.
Sapeva che la sua non era la vita che voleva, ma sicuramente non poteva scappare e stare in una casa segreta per tutta una vita ad innaffiare i fiori.
“Non scapperò.  Sarei scappata solo per proteggere un figlio. Non ho mai smesso di lottare, neanche nei momenti critici. Anche se mi sono fidanzata con Chung-hee, io continuavo a cercare scandali e cercare di avere più potere.” Disse lei con voce dura.
“Me ne sono accorto… dato quello che hai detto. Non cambia il fatto che dovevi dirmi tutto. Non cambia il fatto che tu mi hai annientato dentro! Hai fatto a pezzi il mio cuore ripetute volte! E ti sei presa i pezzi!” disse lui pieno di dolore, per quanto poteva fingere di non avere del rancore verso di lei, non per molto ancora.
“È la mia battaglia. È mio padre, lui ha minacciato di ammazzarti! Come potevo averti vicino! Come potevo avvicinarmi a te!” urlò lei, guardandolo con rabbia, lui non avrebbe capito, non aveva mai capito il suo sacrificio.
“Lo decido io! Cazzo è la mia vita, lo dovevo decidere! Io dovevo decidere di rischiare per amore. Tu non mi hai mai dato possibilità!” possibilità lui non l’aveva avuta, mai.
“Non eri al sicuro..” disse lei con voce lieve.
“Ora lo sono? Perché ora dovrebbe essere diverso?”
“Perché sono stanca di spezzarti il cuore! Sono stanca di avere i tuoi pezzi di cuore! Sono stanca di provare a farti cambiare idea! Vi incontro ogni maledetta volta! Apparite sempre e mi ricordate di quello che non posso fottutamente avere!” urlò lei facendosi poi male all’addome per lo sforzo, ma cercò di non farlo notare stringendo i denti.
“Puoi avermi! Io sono qui! Avresti sempre potuto avermi qui, io sarei venuto ogni volta!” lui era lì, c’era sempre stato l’aveva sempre amata, anche se lei l’aveva fatto a pezzi, lui non avrebbe mai mollato.
“Non posso tornare indietro…”
“Puoi andare avanti con me. Puoi lasciar fare a me.”
“Cosa dovresti fare?” chiese lei “Cosa potresti fare?”
“Spalleggiarti, supportarti, discutere un piano con te. Rischiare con te. È la mia vita sono i miei sentimenti. Tu non puoi più decidere per me.”
“Deciderai tu per me in quanto maschio? Mi dirai di non rischiare?”
“No, ti appoggerò.”
“Non lo farai… quando mi rivedrai di nuovo con questi lividi, non lo farai. Mi lascerai per proteggermi, ti farai da parte quando vedrai realmente la realtà com’è.” Disse lei con un filo di voce, era così lei lo conosceva bene.
Appena avrebbe scoperto tutta la verità, appena l’avrebbe vista con i suoi occhi, lui le avrebbe detto di smetterla di lottare.
Si allontanò leggermente da lui sorrise triste e incominciò a sfilarsi la maglietta cercando di farsi meno male possibile, si sfilò anche il pantaloncino, faticando un po’.
Rimase davanti a lui nuda con indosso solo gli slip.
“Non è solo il collo Yoongi.” disse lei, passandosi una mano sul collo molto livido.
“Non è solo la guancia” disse lei passandosi una mano sullo zigomo spaccato con l’ematoma.
Yoongi si avvicinò a lei con gli occhi sgranati, non sapeva bene, dove guardare, era ricoperta di lividi.
Il suo corpo era pieno di ematomi d’insolite ampiezze e diversi colori violacei.
Ingoiò a vuoto, con gli occhi lucidi.
Fece un altro passo verso di lei, sapeva che la stava guardando orripilato per via di ciò che aveva davanti, avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma gli era completamente impossibile, non riusciva a credere a ciò che vedevano i suoi occhi non voleva crederci.
“Ci sono anche le vecchie cicatrici… ho delle microfratture alla rotula e dei legamenti lesionati, delle costole sono inclinate, come anche micro fratture alle ossa delle braccia. Per non parlare delle serie di ematomi. Dopo la morte di Do-yoon la ripresa è stata ardua e non solo quella psicologica.” Gli raccontò lei con voce piatta e senza emozioni.
“Sei più viola che bianca” disse lui boccheggiando orripilato.
“Colpisce sempre all’altezza dello stomaco. Non so perché non si è mai venuta a verificare un’emorragia interna.” Disse lei passando con la mano delicatamente su tutto il grande ematoma sulla sua pancia.
“Anche le gambe… di solito colpisce all’altezza delle cosce” disse lei scendendo lateralmente sulla coscia sinistra e voltandosi leggermente per farli guardare il grande ematoma che aveva colorato l’intera coscia come se fosse un tatuaggio, ma quello non lo era.
Yoongi con lo sguardo, seguiva le mani della ragazza che continuavano a mostrarli tutti i vari lividi.
“La schiena non la colpisce mai, sempre se non è troppo furioso, ma sa controllarsi la maggior parte delle volte.” Disse lei per poi toccarsi tutto il fianco e voltarsi per farli vedere gli altri lividi, questa volta la schiena era stata toccata lateralmente.
“Le braccia anche sono completamente a chiazze… sembro un fottuto Dalmata” disse lei mostrandoli anche i vari lividi e provando a toccarli uno a uno con le dita incominciando a indicarli.
Yoongi boccheggiò, e tremò.
Continuava ad avere gli occhi sgranati, era tutto troppo.
“Qui sul fianco sinistro ho una cicatrice… mi ha fatto sbattere contro la scrivania una volta, talmente forte che mi sono lacerata.” Disse lei mostrandoli il fianco.
“Isabel….” disse lui con voce rauca.
“La prima volta che mi è arrivato lo schiaffo: è stato quando mi ha ordinato di lasciarti.” Disse lei scuotendo il capo e chiudendo gli occhi.
“Era stato lui… e tu mi hai mentito.” Con voce lieve.
“Come ti saresti sentito? Ti saresti dato le colpe. Le prendevo più spesso prima di conoscere Do-yoon.  Prima che mi riducesse in uno stato pietoso da non sapere dove andare, non potevo andare in ospedale. Ci ha pensato Do-yoon.” Disse lei con voce lieve.
“Lui mi proteggeva, era l’unico capace a sfidarlo, ad avere del potere. Chung-hee non ha il potere, tu non hai il potere, siete solo un qualcosa che potrebbe usare contro di me alla fine. Ma siete testardi e volete sapere tutto, perché pensate di poter risolvere tutto tenendomi buona.”
“Io… lui ti fa del male! Tu dovresti denunciarlo!” trillò lui orripilato per poi tornare a guardare le braccia di lei i lividi erano veramente tanti.  
“Ah si? Pensi che basterebbe? E pensi che sarei protetta? Che lui finirebbe in galera? Non accadrà.” Disse piccata.
“Io… questo! No, non doveva accadere! No!” strillò lui in panico.
Non doveva accadere.
Lei non doveva subire tutto quello.
Lei non doveva essere così ferita.
Lei non doveva soffrire così.
Era inaccettabile.
Non poteva accettare ciò che aveva davanti ai suoi occhi.   
“Accade… è accaduto tante volte, accadeva anche se facevo un complimento a una cena che a lui non era piaciuta. Inizialmente mi prendeva schiaffi e calci anche per le piccole cose. Venivo sovraccaricata di lavoro. Sono stata più di una volta mandata dove lui voleva.”
“Dovevi dirmi tutto!” disse lui scuotendo la testa e chiudendo gli occhi.
Faceva atrocemente male sapere che lei avesse subito tutto, mentre lui era impegnato nella sua carriera.
“Non sarebbe cambiato nulla… tu avresti avuto questa faccia sconvolta, e poi avresti rimuginato su tutto, ti saresti dato le colpe. E saresti giunto anche tu alla soluzione a cui ero giunta io per salvarti. C’è una differenza.”
“Quale?” chiese lui spalancando gli occhi.
“Che la colpa se mi accade qualcosa non dipende da te. Da lui che decide di prendersela con me  per ogni cosa, e non solo per te. Mi picchierebbe anche senza la tua scusa. Tu a differenza avresti rischiato per colpa mia. Tu non puoi far nulla per farlo smettere, io potevo evitare che se la prendesse con te, stando ai suoi ordini e compiacendolo.” Disse lei tra i denti assottigliando lo sguardo.
“Sono stufa. Anche se mi comporto bene non funziona, tu puoi essere al sicuro. Io non lo sono mai. Sono stufa. Ti sto dicendo che non ti tratterò male, non farò niente più per fermati.  Ma tu non mi intralcerai e non mi starai tra i piedi.” Disse duramente lei.
“No tu non puoi fare niente! Chung-hee ha ragione, non dovresti ribellarti. Devi comportarti bene alle Hawaii!”
“Farò quello che decido io alle Hawaii. Vuoi stare con me in segreto, vuoi sapere tutto, t’informerò di tutto. Ma non m’intralcerai. È il mio corpo e sono i miei lividi. Visto? Avevo ragione appena avresti saputo tutto, avresti incominciato a dirmi che non dovevo agire!” l’accusò lei.
“Io… no ti prego! Non posso vederti così!”
“Non puoi. Ma lo sapevi, sapevi delle ripercussioni, Dashimen te le ha dette. Saperle è una cosa, vederle su il mio corpo è un’altra, non è vero?” disse lei tagliente.
Lui chiuse gli occhi, sentendosi un vigliacco, non riusciva a guardarla, non riusciva a sopportare tutto ciò che aveva davanti.
Lei si avvicinò a lui e gli prese la faccia tra le mani.
“Guardami.” Disse lei con rabbia.
Lui aprì gli occhi lucidi.
“Accadrà lo stesso, e non puoi farci nulla. Accettalo.  Se vuoi provare a stare con me accettalo in silenzio. Stare con me vuol dire sopportare questo. Qualunque sarà la tua scelta, io continuerò con il piano che Do-yoon aveva in mente per riscattarsi. Continuerò non m’importa quanto mi ci voglia. Io lo batterò.” Disse lei combattiva.
“Non ne vale la pena.”
“La mia vita non vale la pena? Non lo faccio solo per me e te.  Lo faccio per avere la mia libertà. Tu volevi che lottavo, tu non volevi che mollavo, hai parlato di speranza fino allo sfinimento. Ora mi dici che non vale la pena?” disse lei con rabbia.
“Non ti avevo vista.” soffiò lui.
“Ah si?” disse lei ridendo isterica.
“Cazzo che idiota che sono, avrei dovuto farti vedere i miei ematomi prima, dovevo fare solo quello per farti desistere.” Disse lei staccandosi da lui e voltandosi, si chinò leggermente per prendere la sua maglietta da terra e potersela rinfilare.
“Ti amo… non voglio che tu subisca ciò”
“Te l’avevo detto, non l’avresti sopportato.” Disse lei sospirando e si andò a sedere sul divano in silenzio.
Dopo minuti di silenzio dove lui era rimasto immobile al centro della stanza guardando solo il pavimento immerso nei suoi pensieri, alla fine si andò a sedere anche Yoongi sul divano.
“Mi dispiace tanto” disse con un filo di voce con cautela si avvicinò per abbracciarla e sprofondare con la testa nell’incavo del suo collo e incominciò a piangere mentre lei lo stringeva a lui e provava a rassicurarlo.
Lei era tornata da lui e lui aveva fatto qualunque cosa per riprendersela.
Nessuno dei due sapeva però se sarebbero andanti avanti o se alla fine si sarebbero separati lo stesso.
L’unica cosa che sapevano è che faceva male e avrebbe fatto male.
 
Angolo dell’autrice…
………….
La devo smettere! Mi faccio male da sola.. devo smetterla.
Ho pianto per tutta la parte finale… questa storia mi sta portando a crolli nervosi.
La frase in corsivo è presa dall’arte della guerra.
Isabel sta cazzutissima. ^_^
Ora è spiegata anche un po’ di storia di Chung-hee e perché è fissato che isabel non deve rischiare, sensi di colpa per la morte della sua ragazza… che poi non è colpa sua, ma è il solito senso di colpa di chi sopravvive.
Yoongi.. beh.. vedremo cosa deciderà di fare.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** CAPITOLO 41: SECRET PLANE ***


CAPITOLO 41: SECRET PLANE
17 LUGLIO 2017 HAWAII
Era pomeriggio inoltrato quando Isabel seguita da Chung-hee e suo padre si diresse verso la clinica privata dove era ricoverata Claudia.
Si avvicinarono alla reception e Isabel provò a sorridere gentile.
“Salve sono Isabel Kim ci siamo già conosciuti”
“Oh signorina Kim…” disse tentennante la receptionist.
“Lui è il signor Kim Joon Bin, e l’altro è il mio compagno Choi Chung-hee, siamo qui per far visita a mia madre se è possibile, o prendere un appuntamento.” Disse la ragazza.
“Quale appuntamento. Io voglio vederla ora.” Disse con rabbia Joon Bin.
“Non dipende da noi, ma da loro e le loro regole. Non credo te la faranno vedere te lo già spiegato.” Provò a dire lei leggermente stanca di dover ripetere sempre la stessa cosa si massaggiò il collo indolenzito e provò a sorridere cordiale alla donna di fronte a lei.
“Chiamo il direttore!” trillò la ragazza guardando Isabel impaurita.
“Grazie mille” disse Isabel.
“Io la devo vedere e anche subito.”
“Prenditela con loro non con me non le faccio io le regole.” Disse Isabel con rabbia, Chung-hee si accosto a lei mettendole una mano sulla spalla.
“Smettila ora.” Disse lui e lei sbuffò ma si zittì comunque, avrebbe continuato dopo a stuzzicarlo.
“Tu.” La voce in inglese arrabbiata di un ragazzo arrivò alle loro spalle.
Isabel si voltò improvvisamente a guardare Michael che le stava andando contro con un passo spedito.
Iniziavano i giochi.
“Michael?” chiese lei con tono sorpreso.
“Cosa diavolo ci fai tu qui!” disse lui urlando con rabbia.
“Sono venuta a incontrare mia madre le devo parlare” disse Isabel guardandolo stupita per via della reazione dell’infermiere.
“Troppo tardi ormai! Tu non incontrerai nessuno!” urlò lui avvicinandosi a lei e afferrandole la maglia.
Isabel strillò leggermente impaurita.
“Che cosa fa! La lasci andare!” Chung-hee si frappose provando a strattonare il ragazzo che levò la presa dalla maglia di Isabel che cadde a terra perdendo l’equilibrio.
Michael sferrò un pugno anche a Chung-hee che perse l’equilibro anche lui cadendo per terra vicino a Isabel che sguardava sotto shock Michael di fronte a lei che a breve si sarebbe riscagliato di nuovo contro.
Il signor Kim rimaneva fermò non sapendo bene se intervenire o meno, d'altronde era sua figlia quella a terra, e solo lui poteva picchiarla.
“Michael!” urlò il direttore apparendo dall’altra parte della stanza.
Michael si fermò immobile e guardò il direttore con rabbia.
“Lei non dovrebbe essere qui!” disse indicando Isabel che era ancora per terra e lo fissava priva di espressione sul volto.
“Michael ci penso io vai via. Dovrei denunciarti per una cosa del genere!” esclamò il direttore, facendo poi segno a due vigilanti di avvicinarsi e scortarlo via.
“Denunciarmi? La colpa è sua, e io dovrei prendermi una denuncia. La colpa è di tutti questi bastardi! Che cosa fate qui? Non dovreste essere qui!” urlò lui, mentre i due vigilanti lo afferravano, cercando di calmarlo.
“Andate via! Bastardi, andrete all’inferno!” urlò ancora il ragazzo mentre cercavano di portarlo via.
Chung-hee guardava tutta la scena sconvolto, mentre aiutava Isabel ad alzarsi che tremava visibilmente impaurita.
“Che cosa sta succedendo qui?” chiese il signor Kim verso il direttore, “Le sembra normale che un suo dipendete si scagli verso mia figlia?” disse lui adirato.
“Dov’è Claudia?” chiese invece Isabel tremando con la voce.
“Seguitemi nel mio ufficio, vi spiegherò tutto, anche il perché di questa reazione esagerata del mio infermiere” disse serio il direttore, guardando il signor Kim che annuì con il capo, mentre pensava a come denunciare tutti e a farla pagare per l’affronto diretto alla sua famiglia. Solo lui poteva punire sua figlia.
“Claudia sta bene?” chiese Isabel dopo essersi voltata un attimo a guardare il punto in cui prima era Michael.
“Vi spiegherò tutto nel mio ufficio, seguitemi” disse con cennò del capo.
Isabel guardò Chung-hee sbattendo le palpebre sembrando inquieta, si attaccò al suo braccio continuando a tremare.
 
“Accomodatevi pure” disse il direttore indicando i divani, mentre si dirigeva a uno schedario per prendere un fascicolo che dopo di che appoggiò sul tavolo di fronte ai divani, si avviò verso un armadietto e prese una scatola che appoggiò sempre sul tavolo.
“Devo vedere la mia ex moglie è urgente” disse con far autoritario il signor Kim.
“Mi dispiace dirle che ciò non potrà avvenire” disse con serietà il diretto mentre prendeva il fascicolo tra le mani, lo apriva e prendeva il primo foglio.
“Lei non ha capito con chi ha che fare” disse con far intimidatorio.
“Se non vuole farla incontrare  te, potrei io” disse Isabel con voce lieve, per poi beccarsi un’occhiataccia dal padre.
“Non può neanche lei signorina Kim.” Disse sempre serioso l’uomo per poi passare il foglio che aveva preso al signor Kim.
Joon-bin lo afferrò riluttante e incominciò a leggero.
“Che c’è scritto?” chiese Isabel cercando di allungare la testa per sbirciare, ma Chung-hee che si trovava al centro tra entrambi la fermò evitando di farla guardare, lui aveva visto la prima dicitura.
Si voltò a guardare Isabel con un’espressione di triste in volto.
“È uno scherzo!” urlò il signor Kim
“Non è uno scherzo. È accaduto due settimane fa” disse con tristezza il direttore.
“Che cosa è accaduto?” trillò Isabel “Dov’è mia madre? L’avete trasferita?” chiese lei guardando il direttore, ma sapendo già cosa le avrebbe detto, l’espressione sul volto dell’uomo sembrava di condoglianze.
“Sua madre, si è suicidata due settimane fa, le mie più sentite condoglianze” disse l’uomo con far professionale.
“Co-sa?” disse tremante Isabel sgranando gli occhi, con una mano andò all’altezza del cuore. “Cosa?” disse con voce leggermente più acuta.
“Come diavolo è potuto succedere! Io pago questo posto!” disse con irritazione il signor Kim.
“Al dire il vero lo paga sua figlia, non sappiamo bene come abbia fatto ad andare sul terrazzo, è stato uno spiacevole incidente” disse dispiaciuto.
“Spiacevole? Io le farò causa!” saltò in aria il signor Kim.
“No aspetti! È colpa mia?” chiese Isabel saltando anche lei in piedi, il padre si voltò a guardarla.
“La scelta è stata di sua madre… noi non sappiamo bene le dinamiche, l’unica cosa che sappiamo e che ha ricevuto una chiamata qualche giorno prima da una donna che si è presentata due giorni fa qui e nulla.” Disse scusandosi.
“Una donna! Chi era?” esclamò Joon Bin
“Era Coreana si chiamava Park Jisoo… mi dispiace non so dirle altro, le abbiamo dato la notizia ed è letteralmente scappata via.” Informò di tutto il direttore.
Chung-hee si voltò a guardare Isabel esterrefatto, non capendo cosa stesse succedendo, Jisoo era con Dashimen in America, non poteva essere stata alle Hawaii.
Isabel era in piedi immobile e bianca come un cadavere, la mano ancora ferma all’altezza del suo petto, sembrava come se facesse fatica a respirare.
“Isabel?” chiamò Chung-hee, anche Joon Bin si voltò a guardarla.
“Cosa ci faceva quella pazza qui?” disse lei, rivolgendosi al padre con rabbia.
“Con chi cazzo sei andato a immischiarti! Cosa cazzo è successo!” scoppiò in piena ira lei guardando il padre con gli occhi assottigliati.
“Io… non lo so..” boccheggiò per la prima volta il signor Kim perdendo ogni sicurezza in se stesso.
“Tu lo sai! È colpa tua!” disse lei per poi provare a lanciarsi contro il padre come una furia per colpirlo.
“Isabel no!” esclamò Chung-hee stranito da tutto, bloccandola però per la vita.
“È colpa tua! L’hai portata alla morte! Sei felice? Era quello che volevi!” incominciò a urlare piangendo con singhiozzi isterici.
“Hai distrutto la sua vita, e finirai con il distruggere la mia!” cominciò a divincolarsi tra le braccia di Chung-hee che provava a tenerla ferma.
“Io… non so perché Jisoo sia venuta qui” provò a dire il padre guardando la figlia con terrore.
“Ti odio! Sei un mostro! Tu menti! Io ti odio!” urlò lei continuando a piangere.
“Isabel calmati ti prego, Isabel non fare così” provò a dire Chung-hee mentre continuava a trattenerla.
“Signor Kim forse è meglio uscire, diamo a sua figlia un momento, la porto dove è seppellita.” Disse il direttore intromettendosi, il signor Kim guardava sua figlia, che continuava a urlare una serie d’insulti verso di lui, la guardava senza sapere bene cosa dire e cosa fare, troppo sotto shock per la reazione di lei.
“Signor Kim mi segua” disse con voce più alta il diretto e il signor Kim alla fine lo seguì fuori da lì.
 
La porta di chiuse alle spalle di Isabel che veniva trattenuta da Chung-hee.
Isabel si bloccò improvvisamente smettendo di piangere.
Chung-hee la lasciò andare guardandola preoccupato.
“Mi dispiace” provò a dire studiandola attentamente.
Lei alzò gli occhi su di lui, e con gli occhi lucidi si andò a sedere sul divano.
“Isabel come ha fatto Jisoo a venire qui?” chiese lui stranito dalla situazione, gli mancava qualche passaggio, altri segreti sicuramente, ma la reazione di Isabel era stata così vera da essere completamente confuso da tutto.
Isabel non rispose si avvicinò e aprì la scatola.
Dentro c’erano alcuni effetti personali inclusa la collana, la prese tra le mani, sganciò il gancetto e poi se la mise al collo.
Il ciondolo a forma di stella sbatté leggermente contro il suo collo e lei con le dita andò a sfiorarlo chiudendo gli occhi.
“Isabel?” chiamò Chung-hee.
“Reggi il gioco finché puoi, per te lei è morta, come per tutti.” Disse lei secca guardandolo fisso negli occhi.
“Tua madre è morta o no?” chiese lui.
“Ti ho detto che per tutti è morta. Usciamo da qui e raggiungiamo il posto dove è sepolta. Hai deciso tu di venire, ora segui il flusso delle cose. Ne parleremo quando lui non sarà nelle vicinanze. Prendi la scatola” Disse lei secca per poi alzarsi.
Chiuse di nuovo gli occhi.
Doveva concentrarsi.
Tirò un grande respiro.
Riaprì gli occhi e fece segno a Chung-hee di seguirla.
SHOW MUST GO ON
Sempre avanti, c’è qualcuno che sappia quel che cerchiamo?
Un altro eroe, un altro irragionevole crimine
Dietro il sipario, nella pantomima
Mantenere la posizione, c’è ancora qualcuno che voglia farlo?
Lo spettacolo deve andare avanti
Lo spettacolo deve andare avanti
Il cuore mi si sta spezzando dentro
Il trucco forse si sta sfaldando
Ma il mio sorriso permane

 
Erano rientrati tutti e tre in hotel e si erano diretti tutti nella suite privata del signor Kim.
Nessuno dei tre proferiva parola, Chung-hee sembrava incredulo da tutto, e non stava capendo poi molto di quello che Isabel stesse combinando.
Isabel aveva posato la scatola degli effetti personali di sua madre su un tavolo e la osservava senza proferire parola.
Il signor Kim stava versando da bere a tutti.
“Dovremo andare in giro a cercarla, prima che combini altri guai.” Disse serio.
Isabel alzò lo sguardò su di lui.
“Che cosa hai detto?” disse tra i denti.
“Che dobbiamo cercare Jisoo.” Ordinò lui.
“Io non cercherò nessuno per te.” disse lei con rabbia.
“Lo farai perché te lo ordino.” Disse lui con tono autoritario.
“Sei veramente una persona crudele, non mi dai neanche del momento per il lutto?” urlò con voce stridula lei.
“Non credo che lei sia morta, può essere che sia scappata con Jisoo!” urlò lui.
“Cosa c’è che non va in te?! Ti hanno fatto vedere la lapide e la cazzo di macchia di sangue sul cemento in giardino nel punto in cui si è buttata! E credi che non sia morta!” tornò a urlare lei.
“Non ho visto il corpo!” urlò lui con rabbia facendo dei passi verso di lei.
“Ah non hai visto il corpo? Affitta una gru vallo a riesumare se non ci credi! Ha lasciato la collana!” disse lei puntandosi il dito sul collo verso la collana.
Il padre la guardò assottigliando gli occhi.
“Non ho idea di quale valore abbia. Ma lei non se l’è mai tolta!” urlò Isabel.
“Dove l’hai presa quella?” chiese lui guardandola con ribrezzo.
“Nella scatola! Nella maledetta scatola con tutti gli effetti personali!” urlò lei cominciando ad aprire la scatola e a tirare fuori gli oggetti come una furia impazzita.
“È morta! È fottutamente morta! Per colpa tua e di quella puttana che volevi sposare!” continuò a urlare lei lanciando gli oggetti che aveva tirato fuori dalla scatola in aria rischiando di colpire il padre ma senza neanche preoccuparsene.
“Quella puttana che l’ha chiamata! E indovina lei si è suicidata! Per una che ti volevi sposare e che ti ha scaricato come si scarica una qualunque persona!” continuò a fare la pazza lei.
“Stai zitta!” urlò lui.
“No no no! Non è colpa mia se sei come tutti, e vieni scaricato come tutti! Sei una persona normale, non sei potente, non sei nulla. Lei ti ha lasciato. E tu sei come tutti quelli lasciati, un povero vecchio che ora va in giro a cercarla! Fallito!”  incominciò a insultarlo lei.
“Come ti permetti, Tu piccola mocciosa.”
“Mi permetto! Tanto sono sempre io a pagare le conseguenze di un pazzo, illuso e fallito che non sa tenersi una donna al suo fianco!”
“Taci! Taci, Taci! Stupida ragazzina che non sa i fatti!” disse lui in preda alla rabbia.
“Isabel! smettila!” urlò Chung-hee raggiungendola e cercando di fermarla ma lei lo scansò spingendolo.
“Non so i fatti! Quello che so è che mi hai ridotto a uno schifo! Mi hai picchiata senza una minima ragione! Ho sgobbato come un mulo per il tuo cazzo di matrimonio! Speso soldi! E tu mi ha aggredita!” disse con rabbia scaraventando la scatola contro un muro.
“Te la trovi da solo la tua PUTTANA!” urlò lei per poi rovesciare una sedia a terra e tirarle un calcio.
“Devi stare zitta.”
“Vai picchiami di nuovo, vai ammazzami! Questo non cambia il fatto che probabilmente ti ha lasciata per qualcuno di più giovane. Probabilmente è tornata a Seul a scoparsi Namjoon!” incominciò a ridere Isabel guardandolo come una pazza esaurita.
Il padre si avvicinò minacciosamente a lei e le tirò uno schiaffone in piena faccia.
Isabel continuò a ridere, il viso inclinato verso sinistra e i capelli a coprirle il volto.
“Ora basta, mi dispiace la porto via, è sconvolta per la morte della madre” provò a dire Chung-hee afferrando Isabel per la vita.
Isabel si divincolò, con una mano spostò i capelli dal volto.
Guardò il padre con odio.
Sputò per terra, vicino a lui.
Sputò sangue.
“Fossi in te mi preoccuperei di chi ti metti accanto e no di me. Ti sono stata fedele come solo un cane sa fare, ti mando avanti tutto, e non mi lamento neanche di non avere un posto come dirigente amministrativo. Ho deciso di stare con una persona che tu avresti approvato. Sto facendo tutto per te. Sputò sangue per te.” disse lei digrignando i denti.
“Tu invece non ti fidi di me. Perché? Perché sono di razza mista? Perché sono donna? Faccio tutto per compiacerti. Sei andato a pensare subito che c’entrassi io con la fuga di quella puttana. IO?” disse lei sputando di nuovo a terra altro sangue, e incominciando a piangere.
“Volevo solo una famiglia, una vita tranquilla. Ho una madre morta. Un fratello idiota che vorrebbe solo farmi stuprare dai suoi amici e assistere. Un padre che non mi accetterà mai, che non si fiderà mai di me perché è paranoico. Io sono l’unica che fa quello che deve, e tu non mi consideri.” Disse lei guardandolo con disprezzo.
“Forse ho esagerato…” disse Joon Bin guardando sua figlia inorridito.
“Dici? perché non vuoi vedere che io farei di tutto per compiacerti?” urlò lei.
“Non c’entri niente con tutto questo?” chiese insicuro per la prima volto Joon Bin.
“Ancora?” disse stremata. “Ancora pensi che io possa tramare contro di te?” disse lei sfiancata.
 “Io… no forse questa volta non c’entri niente” disse lui guardandola serio in volto.
“Sono stanca… posso andare via?” chiese lei con tono affranto.
“si… puoi andare a riposarti.” Disse lui  sotto shock e fece segno a Chung-hee di portarla via.
Chung-hee si affrettò ad affiancare Isabel e a portarla nella loro stanza dell’hotel.
 
Entrarono velocemente e Chung-hee chiuse la porta alle loro spalle.
Isabel si staccò da lui e corse in bagno.
 
“Isabel?” lui si avvicinò alla porta del bagno.
“Prima o poi mi doveva spaccare anche un dente.” Disse lei guardandosi allo specchio con la bocca aperta facendo delle smorfie.
Lo disse come se fosse una cosa da poco, come se non avesse appena avuto nessuna crisi di pazzia.
“Che cosa sta succedendo?” chiese lui sconvolto.
Lei si voltò a guardarlo “ Mi passi l’asciugamano?” chiese per poi tornare al lavandino e sciacquarsi la bocca e sputare ancora del sangue.
“Isabel?” disse con voce greve passandole l’asciugamano.
“Sto bene… non sono impazzita. Era il piano. Te l’avevo detto che bisognava farlo impazzire e diventare più paranoico.” Disse lei asciugandosi la faccia.
“Tua mamma?” chiese lui guardandola fissa negli occhi.
“Sta bene. Nessuno la troverà.” Disse in modo pacato.
“Sono stanca, ho bisogno di riposare, fare la pazza mi ha tolto molte energie.” Disse lei, per poi far per andare via ma lui la bloccò per un braccio.
“Era tutto pianificato?” chiese lui agghiacciato.
“Più o meno… ho improvvisato un po’” disse lei scuotendo la testa e poi passandosi una mano sulla guancia.
“Devi mettere del ghiaccio sulla guancia.” Disse lui con far da rimprovero.
“Non guardarmi così… ti ho detto più di una volta che puoi andartene, e ti sto dando molto chance per farlo. Chung-hee non mi fermerò questo è solo l’inizio.” Disse lei seria.
“Fare la pazza è solo l’inizio?” disse lui con rammarico.
“Mia mamma è salva, Jisoo anche, io probabilmente per un po’ non avrò ripercussioni, probabilmente con la pazzia l’ho convinto. Era tutto già organizzato. Eh si tu dovevi sembrare spaesato, eh si ti ho mentito di nuovo. Te l’avevo detto che probabilmente sarebbe successo. Non devo scusarmi. E non devo darti conto delle mie azioni, azioni studiate a tavolino con Chin-hae.”
“Parlerò con lui una volta tornati a Seul.”
“E lui ti dirà di farti da parte se non ti sta bene.” Disse lei secca “Ho bisogno del ghiaccio e di andarmi a stendere e prendere degli antidolorifici. Fammi passare.”
Lui si scostò riluttante.
“Con Yoongi?”
Lei si voltò a guardarlo indecisa su cosa dire.
“Non lo so. Non credo che ci sarà al mio rientro…” disse lei con tono triste.
“Perché?” chiese lui confuso.
“Perché non si aspettava tutti i lividi sul mio corpo, non li aveva mai visti… penso sia stato un po’ troppo.”
“Secondo me ci sarà… ti ha aspettato per tanti anni, ti ama, lo si vede”
“Waoo… incomincia a starti simpatico?” disse lei con uno sbuffo.
“Penso che entrambi siate degli sprovveduti, forse tu non po’ di meno dato tutti questi piani, che a quanto sembra sono stati ideati con una persona intelligente. Il problema è che non ti sei mai fidata, e io potrei esserti d’aiuto.”
“Tu non sei Do-yoon. Era lui la mia spalla, lo è sempre stata, appena ci siamo ritrovati a dirci i nostri segreti, abbiamo fatto un patto avremmo combattuto insieme, avremmo eseguito il piano insieme in ogni parte. Avremmo sconfitto tutti insieme. Lui aveva un movente, avevamo lo stesso.” Disse lei con voce triste e gli occhi lucidi.
“Io posso aiutarti”
“Tu non hai il mio movente, non vedo perché dovresti rischiare, sei padrone della tua vita.”
“E Yoongi?” chiese lui
“Yoongi può essere padrone della sua vita, Yoongi ha altre sei persone a cui pensare, non è solo. Io e Do-yoon eravamo soli.”
“Non è vero. Ci sono io, Dashimen, Yun-hee e anche Yoongi e i bts che ti vogliono bene!”
“Quindi cosa dovrei fare? Chung-hee hai la risposta? Lo vedi ho provato ad andare avanti con te, ma non ne sono stata capace, c’è sempre lui che ritorna in un modo o nell’altro. Quindi quella di chiudere con il mio passato e crearmi una vita non ha funzionato come scelta. Che cosa dovrei fare suicidarmi? No. Non la do vinta così. Stare con te per finta e vedermi con Yoongi in segreto per tutta la vita?”
“Non è male come alternativa non rischieresti”
“Invece si. Lui se la prende con me sempre. Appena va storto qualcosa  rischierei di essere beccata e si metterebbe male per tutti anche per te. Te l’hai chiesto lui non io.”
“Lo so tu non me l’avresti mai chiesto…”
“Sono stanca vado a riposare un po’, scusami”
“Ti prendo del ghiaccio vai  stenderti” disse lui per poi guardarla andare via.
Non poteva credere al fatto che lei stesse organizzando piani su piani.
Sembrava completamente un’altra persona, non più la ragazza bisognosa di aiuto in crisi depressiva.
La Isabel che aveva di fronte a lui la stava spaventando e anche non poco.
Era più pazza di Do-yoon.
 
Isabel entrò in camera e si andò a sedere sul letto, prese il telefono tra le mani, incominciò a digitare per scrivere un messaggio.
Grazie per il vostro aiuto, appena sarà possibile e al sicuro tornerà da voi. Michael è stato un ottimo attore. Non rispondete, al messaggio. A breve vi manderò una donazione, direi che è il minimo.
Isabel inviò il messaggio lasciò per un attimo il telefono sul letto si sfilò la collanina con la stella facendola penzolare davanti alla sua faccia.
Lei avrebbe ripreso la sua luna, doveva solo concludere il suo piano che era agli sgoccioli.
Continuò a guardare la stella d’oro, si morse un labbro con indecisione, se suo padre non l’avrebbe seguita a Chicago forse lei sarebbe potuta passare a Los Angeles per riconsegnare la collana a sua madre.
 
FLASHBACK
12 LUGLIO 2017 UN GIORNO PRIMA DELLA FUGA DI JISOO.
Era mattina presto e Chin-hae aveva chiamato Isabel nel suo studio per continuare a discutere del piano a tu per tu.
“Hai convinto Chung-hee ieri?” chiese serio l’uomo.
“Non lo so… sembra in conflitto con se stesso, e non voglio forzarlo ad aiutarmi sarebbe scorretto”
“Isabel, mia cara, penso sia arrivato il momento di essere anche scorretti. Abbiamo detto che questo è solo l’inizio. Hai deciso di salvare Jisoo, di andare contro tuo padre.”
“Sono convinta di riprendere il piano di Do-yoon in mano, sono più stabile ora. Voglio farlo a qualunque costo.” Disse lei seria in volto.
“Io ci credo, avevamo interrotto tutto per via della tua gravidanza isterica, ma ora che stai meglio possiamo continuare, anche Bang-si-hyuk è d’accordo, terrà i ragazzi sempre più sotto controllo  e protetti.”
“Quindi tutto questo discorso è per dirmi che dovrei tenermi stretto Chung-hee a qualunque costo, anche in modo scorretto? Usarlo?” chiese lei pungente.
“Chung-hee è stato il primo ad accettare di proteggerti. Ti fai troppi problemi morali, è giunto il momento di non farteli più.” Disse lui scuotendo il capo e guardandola con cipiglio alzato.
“Ci proverò… dubito che tu mi abbia chiamata qui solo per parlare di lui” disse lei studiandolo attentamente.
“Ho un’idea!” disse Chin-hae serio in volto.
“Hai ancora timori per il piano vero?”
“si.. Isabel..”
“La tua amica” disse imitando il segno delle virgolette con le mani “Ha detto che ci sta vero?”
“Si prenderà la macchina e farà finta di essere Jisoo e andrà fino a casa, poi sparirà a piedi.”
“Quindi è okay… lui penserà che Jisoo è in giro a Seul” disse lei annuendo con il capo, non pensando che ci fosse qualcosa che non andasse nel piano.
“Ho preso dei biglietti per le Hawaii” disse lui.
“Per far cosa?” chiese lei incerta.
“Ti spiego il mio piano, tu devi solo dirmi se ti va bene ok?” disse lui sorridendo “Vai… spiega, anche se qualunque cosa tu abbia in mente penso sia stata studiata parecchio” disse lei ghignando.
“Facciamo che Jisoo vada alle Hawaii, potremmo mettere nel suo telefono il numero di tua madre, e questo lo devi fare tu.”
“Okay, in realtà alle Hawaii ci andrebbe questa tua amica?”
“Si,  le pago tutto io, fa finta di andare alle Hawaii e tuo padre sicuramente lo capirà”
“Vuoi fargli credere che Jisoo sia andata da mia mamma?  Per denunciarlo immagino!” trillò lei ghignando “Creiamo lo scompiglio così?” chiese lei.
“Si creiamo un po’ di scompiglio, lui penserà che stanno confabulando contro di lui.”
“Andrà alle Hawaii…. Non manderà me.” Disse lei certa che suo padre non si sarebbe mai fidato e avrebbe pensato che lei centrasse qualcosa anche con quello.
“Si andrà lì.”
“Se la prenderà con mia madre che non saprà niente di niente… potrebbe avere un crollo. Non so se mi va di farlo, non voglio che lei lo rincontri.”
“Isabel ti ho detto è il momento di mettere da parte la morale” la rimproverò.
Isabel sospirò e si morse il labbro a disagio poi annuì con il capo.
“Possiamo far in modo che non trovi tua madre, ne ho parlato con il dottor Miller”
“Trasferimento in un’altra clinica?” chiese lei confusa.
“No, si può creare un documento di morte. Possiamo fingere la sua morte. Tuo padre troverebbe solo che si è suicidata e  che è seppellita lì. Hanno un cimitero in quella clinica per chi non ha parenti.”
“Mia mamma sarebbe libera? Dici che accetterebbe?” chiese lei titubante.
“La convinceranno in clinica”
“E quelli della clinica lo farebbero? Rischierebbero tanto a far risultare una persona morta, dovrebbero anche fare una lapide, e nasconderla!” disse Isabel.
“Il dottor Miller è già lì a spiegare la situazione”
“Chin-hae… domani mandiamo via Jisoo non credi che sia rischioso farlo ora?” leggermente scettica di quel piano studiato all’ultimo.
“Isabel io non sono sicuro del piano, e la situazione tra te e Chung-hee è sul filo del rasoio.”
 “Chin-hae sappiamo cosa accadrà comunque…”
“Si, ma perché non farlo alla grande? Perché non farlo andare subito in paranoia. Temere che qualcuno trami contro di lui, qualcuno che non sia tu”
“Allora devo andare alle Hawaii con lui… e recitare mentre mi dicono che lei è morta. Deve lasciare la collana lì quella con la stella. Lui saprà solo così che è morta davvero, Claudia non si separa mai da quella.” Disse lei soppesando all’idea, che era parecchio incasinata, ma che poteva andare bene.
“Lo dirò al dottor Miller, e farò un bonifico per le spese e il silenzio”
“Usi l’azienda fantasma quella Americana con la casa intestata?” disse lei
“Mmh… si direi di si, è una buona opzione.”
“Fallo allora, fai tutto quello che ti viene in mente, ma non diciamo niente a nessuno, troppa gente sa che la sto facendo scappare. La morte di mia madre deve sembrare vera.” Sentenziò lei.
“Sei sicura di voler fare tutto?” disse lui provocandola leggermente.
“Chin-hae sono sicura. Nessuno deve patire quello che hanno patito mia mamma e Jisoo, quello che subisco io. Nessuno più. L’hai detto tu il dottor Miller è già lì” Disse lei agguerrita.
“Sembri molto più sicura di te. Allora mando avanti tutto. E me la vedo io con Chung-hee.” Disse serio.
“Perfetto… per quell’altro fatto? Novità?” chiese lei.
“È completamente in rosso, a breve penso che proverà a vendere alcune quote dell’azienda.  Probabilmente quando tuo padre andrà in viaggio. Spero lo faccia mentre siate alle Hawaii”
“Come faccio ad averle io?” chiese lei
“Proverà uno degli azionisti a comprale, è uno molto all’apice, ma odia tuo padre è lì da parecchi anni, era molto amico di tuo zio. È dei nostri” disse lui serio.
“É del board?” chiese lei
“No… esterno, come altri.”
“E io come sempre non devo sapere chi siano questi nostri”
“No è più sicuro così”
“Quanti sono? pochi immagino”
“Si… non lo so. Hai quelli di Chicago” disse lui.
“Quelli lo sapevo… Alcuni del Giappone anche”
“Si brava… quelli della Cina non saranno mai dalla tua parte” disse lui.
“Troppo patriarcali, ci inventeremo qualcosa.” Sbuffò lei, odiava gli azionisti della successale in Cina.
“Quindi vuole vendere delle quote, se così accadesse mio padre e quelli del board potrebbero volerlo fuori o sbaglio? Se lui va via dal consiglio d’amministrazione posso fare domanda io per accedervi?” chiese lei.
“Si può esser un’opzione. Stando i fatti di ora tuo padre non lo permetterebbe.”
“Comprendo… mi ci vuole ancora molto per finire nel consiglio”
“Si… ma il tuo voto ha valore.”
“Se prendo le azioni di mio fratello, che comunque non potrà vederle tutte” disse lei seria.
“Si, ma continua a spendere, e tuo padre non li da più soldi.”
“Qualcosa di scandaloso in mano?”
“Si, ma ci sono altri amici suoi di mezzo, aspettiamo un altro po’ per mandare le notizie in giro”
“Perfetto, quando sono alle Hawaii allora fai pubblicare la notizia dell’annullamento del matrimonio, ti lascio anche Win-hoo che ha tutta la documentazione delle spese, ho speso veramente tanto.” Ghignò lei.
“Sperperò di soldi, tuo padre che annulla il matrimonio perché la sua futura moglie è scomparsa, direi che è tanto e ne esce un bello scandalo.”
“Tornati dalle Hawaii passato un mese colpiamo con mio fratello, dopo un po’ facciamo l’annuncio della mostra e dei soldi di beneficienza, articolo più tagliente che dici?” chiese lei
“Si, dove facciamo risaltare il fatto che tu sei quella che aggiusta gli scandali di tuo fratello.”
“Ottimo… se la prenderà di nuovo con me.. si sentirà come se stesse perdendo potere.”
“Devi giocartela bene alle Hawaii, Isabel devi convincerlo che faresti di tutto per la famiglia.”
“Sarà fatto… Abbiamo altro di cui discutere?” chiese lei.
“Si… Yoongi…” tentennò lui nel nominare il ragazzo.
“Non pensavo che l’avrei visto lì, non pensavo ci andasse.” Si giustificò subito lei.
“A quanto sembra accade fin troppo spesso che vi incontriate. Penso accadrà di nuovo dato l’appartamento e al fatto che lui ormai vi acceda a suo piacimento”
“Colpa di tuo nipote quella, non mia.” Disse lei infastidita.
“Isabel… forse è il momento di smetterla di proteggerlo.”
“Che cosa stai dicendo… non posso smetterla.” Disse lei inquieta.
“Si invece, ogni volta che lo incontri per caso ci stai male e fai di tutto per allontanarlo, dopo ragioni poco. Penso sia il caso che tu smetta di lottare contro di lui. Devi essere lucida per lottare contro tuo padre, l’unica soluzione è che appena le acque si calmino, ti incontri con lui e chiarisci smettendo di allontanarlo.”
“Se mio padre lo venisse a scoprire?” chiese lei guardandolo dubbiosa.
“Tuo padre non ha scoperto il tuo rapporto con Dashimen, devi solo stare attenta e anche lui deve. Spiegali come controllare se è seguito, ma dovrebbe saperlo dato le saeseng se scappa da loro saprà come non farsi beccare da tuo padre.”
“Pensi sia la scelta migliore?” chiese lei.
“Si, lasciali credere che ti stia aiutando, avrà meno crolli nervosi. Bang Si-hyuk è preoccupato. Da quello che mi hai detto: che ha rimodernato casa tua si vede che è vicino a crollo nervoso, non è il caso. Ci sarà Namjoon in crisi lo sai.”
“Va bene, quindi dici che posso incontrarmi con loro dopo aver fatto scappare Jisoo per raccontare tutto a Namjoon?” chiese lei fremendo.
“Si.. no con tutti, ma si potrà far in modo che Namjoon venga qui vi potete incontrare nell’appartamento di Dashimen, è molto più sicuro qui, che tu che vada da loro. Eviterai che ci stiano troppo male per tutto e calmerai Yoongi che sembra una mina vagante, potrebbe fare qualcosa di avventato come al ristorante.”
“Quanto rimangono qui a Seoul?” chiese lei dubbiosa.
“Parecchio.. ripartono per un paio di date ad agosto, ma settembre hanno il lancio del nuovo album, staranno qui.”
“Okay… appena ci sarà possibilità allora lo farò. Se credi che io possa permettermelo allora va bene” annuì lei, comunque dubbiosa su tutto, aveva fatto di tutto per tenerlo lontano, un cambio repentino così sarebbe stata dura da fare.
“Isabel devi avvertirmi sempre quando lo incontri, devo saperlo sempre.”
“Sarà fatto, sarai al corrente di tutto, come sempre.”
“Ottimo, direi che abbiamo finito qui, riposati un po’ domani ci sarà da impazzire” sorrise lui gentile e lei annuì.
 
Angolo dell’autrice:
Bene! Lei non è impazzita come potete vedere dal flashback.
Se ha ceduto con Yoongi è perché già l’aveva deciso anzi le lo avevano consigliato.
Ora iniziando i momenti  turbolenti, lei è in movimento, e sta veramente entrando in azione. 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** CAPITOLO 42 SOME CITY ***


CAPITOLO 42 SOME CITY
23 LUGLIO 2017 LOS ANGELES POMERIGGIO
Isabel si trovava di fronte il cancello della grande villa segreta di Los Angeles.
Si sentiva alquanto nervosa, quella sarebbe dovuta essere il suo posto segreto, dove sarebbe dovuta scappare, invece l’aveva ceduta a un’altra.
Sospirò stringendo forte il volante tra le mani, mentre aspettava che il cancello automatico finisse di aprirsi.
Il fatto che avesse ripreso in mano il piano di rivalsa e vendetta, le faceva pensare a Do-yoon sempre più spesso.
Ritrovarsi davanti a quella villa, faceva male, il ricordo di loro due in vacanza e della sua candida voce riecheggiava nella sua testa.
“Ah, no mi dispiace baby, in questa puoi stare solo se ci sono io, domani andiamo insieme all’aeroporto e io torno a Seul e tu vai a Chicago”
“Non capisco il motivo, ma va bene le case sono tue” disse lei facendo spallucce.*
Non aveva mai capito il motivo del perché non era potuta rimanere in quella casa, ora, però lo sapeva, era la casa segreta, Do-yoon l’aveva portata lì solo per fargliela vedere.
Tolse il piede dal freno e si avviò all’interno della grande villa percorrendo lenta il lungo vialetto che portava verso l’entrata della casa.
Si fermò davanti i grandi garage, parcheggiando la macchina in affitto che aveva preso.
Spense il motore e uscì.
Si fermò a guardare la saracinesca di fronte a lei con un sospiro, dentro c’era la Lamborghini, sospirò di nuovo affranta per via del fatto che quella splendida macchina stesse lì a marcire e si avviò verso l’entrata di casa.
Avrebbe parlato con sua madre e Jisoo, e poi con Dashimen sarebbe tornata a casa, dove l’aspettava la continuazione del piano, che era già in atto.
Suo padre l’aveva lasciata alle Hawaii scappando a Seoul, per via di un’intervista su i giornali rilasciata da Jung-so, suo fratello, dove diceva che la futura mogliettina era scappata e che il matrimonio era stato annullato.
La verità era che Jung-so non aveva mai rilasciato spontaneamente nessuna intervista, ma che un reporter, molto giovane mandato da qualcuno della cerchia di Chin-hae, aveva fatto in modo di farlo ubriacare fino a farlo parlare e registrare tutta la conversazione.
Il signor Kim, avvisato da Isabel che recitando sempre la sua parte l’aveva informato di cosa stesse succedendo, era scappato con fretta a Seoul per andare ad arginare i danni.
Isabel nella sua recita, aveva anche promesso all’uomo che avrebbe rilasciato un’intervista parlando del fatto e che avrebbe preso le sue difese ricevendo così in cambio il consenso ad andare a Chicago per organizzare la mostra sperando che quel progetto, avrebbe in seguito allievato un po’ la situazione degli scandali.   
Isabel si era convinta che stesse sempre di più riuscendo a giocare con lui, e che l’avrebbe avuta vinta, il piano era dover screditare suo fratello ed diventare lei una delle persone di fiducia di suo padre così da poter riuscire ad avere finalmente una carica più alta nell’azienda, entrando nel consiglio d’amministrazione.
Isabel però a Chicago c’era stata poco e niente, dato che era tutto già organizzato e  che gli accordi erano stati presi per tenere la mostra per l’anniversario della morte di Do-yoon.
Era riuscita anche Chung-hee a non andare con lei alla villa lasciandolo in albergo, un grande sollievo per lei, dato che il ragazzo continuava a provare a convincerla di fermarsi.
Nessuno però avrebbe potuto fermala più.
Guardò il portone e si fece coraggio, pigiò il pin sul tastierino numerico ed entrò in casa.
“C’è qualcuno?” chiamò a gran voce.
Dal corridoio arrivò immediatamente sua madre con i capelli svolazzanti biondi che andavano da tutte le parti.
“Stai bene!” trillò la donna andandole incontro e abbracciandola.
Isabel rimase ferma in quell’abbraccio, leggermente raggelata da quella reazione così affettiva da parte della donna.
Si staccò leggermente scossa e accennò a un sorriso.
“Grazie del tuo aiuto.” Disse gentile.
“Jiwoon mi ha raccontato tutto! L’hai salvata” disse la donna con gli occhi lucidi.
“Lo so, non avevo molta scelta.” Disse Isabel seria in volto.
“Sei stata più giudiziosa di me.” Disse fiera la donna.
“Il piano ha funzionato, pensa che sei morta, non ti cercherà mai più.” Disse Isabel con dolcezza, “Sei libera ora” sorrise.
“Non credevo di poterlo essere…” sospirò lei sempre con gli occhi lucidi.
“Ti devo la collana” disse Isabel sganciandola e consegnarla “So che per te è stata dura doverla lasciare”
“Era per aiutare te… te lo dovevo.. mi dispiace per come ci siamo salutate l’ultima volta, mi dispiace per la lettera… io ho..” tentennò a disagio la madre provando a scusarsi per tutto.
“Ti sei rivista in me… hai avuto paura. Lo comprendo… mi dispiace per quello che è successo, per tutto quello che ti è capitato. Tu e Jisoo siete due vittime. Ora siete in salvo. Ci sono riuscita.” Sorrise Isabel con gli occhi lucidi, aveva finalmente salvato sua madre, dopo tutti gli sforzi che aveva fatto da bambina, lei ci era riuscita, ora toccava solo alla donna prendersi cura di lei.
“Mi dispiace veramente per le cose che ti ho detto, io ho fatto altra terapia! Sto meglio”
“Ho capito…veramente mamma va bene così, l’importante è che siate al sicuro.” Provò a essere gentile Isabel.
“Il ragazzo quello di cui sei innamorata è la bellezza che sta in cucina in questo momento?” chiese lei incuriosita.
“Oh no… lui è un amico che tornerà con me in Corea. Jisoo dov’è?” chiese Isabel.
“Dorme… era un po’ stanca per le nausee.”
“Devo parlare con Dashimen, prometto che appena sarà possibile tornerai all’istituto.” Sorrise Isabel.
“Va bene.. è di là!” disse indicando la porta.
“Lo so questa è casa mia” sorrise Isabel e si avviò verso la cucina.
 
“Aigoo.. addirittura cuoco provetto sei diventato!” esclamò lei appoggiata alla porta dopo aver osservato Dashimen per un po’.
“Sei viva?” disse lui sorridendo.
“Si… me la sono vista un po’ brutta…” disse lei mordendosi un labbro indecisa.
Lui si avvicinò a lei lentamente.
“Non mi aspettavo tua mamma qui, e il dottor Miller! Mi ha spiegato tutto lui che avevi un altro piano” la rimproverò lui.
Lei sorrise stanca e li passò la mano sulla guancia.
“Troppi segreti, ne avevi troppi con i bts…” disse lei annuendo con la testa.
“Aigoo… ringrazia che ti voglio bene.. novità di loro?” disse lui.
“Ahhh… ti racconto anche tutto quello che è successo con mio padre mettiti comodo.”
“Andiamo in veranda… sperando che tua madre non mi assale, mi sta facendo tantissime avance…” disse orripilato.
E lei incominciò a ridere di gran gusto, sorridendo ampliamente. Dashimen si avvicinò a lei e la tirò a sé per poterla stringere forte a lui.
“Sei stata grande, prometto che non t’intralcerò. Voglio sapere tutto però” disse al suo orecchio.
“Giuri di non dire niente a nessuno?” chiese lei distaccando il volto per guardarlo.
“Si. Io e te. Sarò la tua spalla sempre.”
“E Con Hoseok?” chiese lei.
“Se vorrà starà con me a queste condizioni.”
“Dash… dovresti scegliere lui e no me.” Disse lei comprensiva accarezzandoli una guancia con affetto.
“Si dovrei… ma tu sei tu.” Disse lui dandole un bacio sulla fronte con amore.
Si staccarono entrambi da quell’abbraccio e si diedero la mano per poi dirigersi verso la veranda, e aggiornarsi su tutto.
23 LUGLIO 2017 SEUL MATTINA
LOS ANGELES POMERIGGIO
Yoongi camminava per la stanza, erano le dieci e mezza del mattino ed era sveglio per puro miracolo solo perché doveva parlare con Chung-hee al telefono.
“Cosa mi consigli di fare dato tutti questi avvenimenti?” chiese Yoongi, leggermente intimorito, dalla piega che avesse preso il tutto.
“Non lo so Yoongi… non dipende da me. Ti sto riferendo i fatti. I fatti sono che lei ha dei piani in mente e nessuno la fermerà.” Disse serio Chung-hee e anche leggermente sfinito.
“Ma è riuscita nei suoi intenti no?” disse lui.
“Si, ma con le ripercussioni, è stato solo uno schiaffo, ma c’è stato.” Disse con rabbia Chung-hee.
“Dovresti proteggerla o sbaglio.” Disse contrariato.
“Mi è complicato se non so cosa stia succedendo e mi ha spinto via. La conosci, non si può gestirla. Comunque mi sono informato su quella familiarità la sorella di Chang- dae-hyun, si chiama Soo-hee è del novantasette.”
“Allora sono imparentati…” disse sospirando Yoongi.
“Isabel però non conosce Dae-hyun… quindi non capisco il collegamento.” Disse Chung-hee confuso da quella faccenda.  
“Non lo so… ma ci deve pur essere un collegamento, Soo-hee e la cugina lavorano alla big-hit, e ci hanno mentito sul cognome. Yuri la cugina ha preso la mia collana, che era di Isabel. Dovrà conoscere Isabel per forza, non vedo perché prenderla.” Disse Yoongi confuso.
“Non hai pensato che abbiano un’ossessione per voi? Forse è innamorata di te e ha preso la collana senza sapere il vero valore.”
“Mmh… non lo so, perché fidanzarsi con Jin allora?” chiese stranito Yoongi.
“Sbaglio o tu sei ancora fidanzato?”
“No… ho lasciato Suran qualche giorno fa… non potevo continuare più, non ora che Isabel si è decisa.” Gli riferì.
Era stata parecchio dura dover lasciare Suran, si era sentito veramente male a doverlo fare, anche perché la ragazza pensava che andasse tutto a gonfie vele tra di loro.
Era stato lui a creare quell’illusione, a creare quel rapporto, con i regali, le chiamate, e i loro appuntamenti.
L’aveva illusa e le aveva spezzato il cuore.
“Lo sai che sarà difficile per voi vedervi? Comunque tu conosci un certo Ji-hoo?” chiese Chung-hee invece.
“No, chi è questo ora?” chiese con irritazione Yoongi.
“Un suo amico è venuto per aiutarci con il montaggio dei video, io non l’avevo mai visto ma probabilmente perché vive in Giappone. Ha detto che si conoscono dall’università da quando lei è stata in Giappone per un periodo.”
“Lì ci è andata con quella testa di cazzo di Ha-rin.” Disse con rabbia Yoongi ricordando di quell’orrendo periodo, e di quel viscido si era quasi dimenticato della sua esistenza.
“Chi è Ha-rin?” chiese Chung-hee confuso.
“Uno che è meglio che stia alla larga, la sorella è la moglie del fratello di Isabel. Lui ha un’ossessione per lei, si è messo parecchio in mezzo, alla fine è stato mandato via non so dove.”
“Comprendo fra qualche giorno abbiamo l’aereo e dovremmo tornare, t’informo sul restante.” Disse Chung-hee serio.
“Riesci a farmi parlare con lei?” chiese Yoongi, aveva bisogno di sentirla, e non aveva il suo numero per chiamarla, lei aveva detto che sarebbe stato meglio non rischiare.
“Ora è con Dashimen, appena torna provo a convincerla, comunque se chiami lui dovresti riuscire a parlare con lei” disse Chung-hee.
“Okay, allora chiamo lui, così parlo un attimo con lei, ci sentiamo a breve” disse Yoongi chiudendo la telefonata.
Si passò una mano sulla fronte, stanco.
Voleva parlare con Isabel, pensava che lei l’avrebbe chiamato prima o poi in un modo o nell’altro, invece non aveva ricevuto nessuna telefonata. Era stato costretto a dover chiamare Chung-hee per avere delle informazioni. 
Si sentiva confuso, e aveva paura che Isabel si sarebbe tirata indietro da un momento all’altro o anzi, pensava che lei credesse che l’avrebbe fatto lui alla fine.
“Con chi ha il collegamento Soo-hee?” trillò Taehyung dal divano in cui era seduto, in silenzio e da cui aveva sentito tutto.
“Aigoo.. da quanto tempo sei lì? Aspetta ma tu non dovevi partire?” chiese Yoongi saltando in aria per lo spavento e stranito dal trovarlo lì, non si era accorto di lui preso dai suoi pensieri.
“Da un po’… ho sentito parecchio. No, non torno a Daegu, ho preferito rimanere qui come te, pensavo che tu saresti tornato a casa come gli altri.” disse Taehyung sorridendo a disagio.
“Ehm… no, sono rimasto in caso fosse successo qualcosa. Io ehm…” disse Yoongi balbettando.
Non aveva detto a nessuno di quello che era successo con Isabel, non c’era stato tempo, erano partiti tutti per delle ferie tornando a casa dalle proprie famiglie, tranne Jin che invece aveva deciso di andare a casa di Namjoon per dargli supporto morale, cosa che avrebbe dovuto fare lui.   
“Parlavi con Chung-hee?” chiese Taehyung strizzando gli occhi.
“Ehm… si…” disse impacciato Yoongi passandosi una mano sul collo.
Taehyung lo guardò strizzando gli occhi, concentrato.
“Ti ho sentito dire che hai lasciato Noona Suran, perché Isabel si è decisa.. Hyung?” disse tentennando il ragazzo, non credendo possibile che quello a cui stesse pensando potesse essere vero.
“Io… ehm.. io e Isabel… non so.. si… è più o meno la situazione.. confusa. Ma si. c’è… hai capito?” disse una serie di parole senza senso Yoongi.
Non riusciva a dire ad alta voce che lui e Isabel erano finalmente giunti a una specie di tregua e di risoluzione di tutto, era ancora complicato per lui crederci.
Taehyung lo guardò strabuzzando gli occhi, nonostante il discorso senza alcun senso logico, aveva capito.
Un sorriso ampio apparse sul suo viso e dopo di che si lasciò andare a un urlo acutissimo di gioia estrema.
Saltò dal divano fiondandosi su Yoongi, che trillò leggermente.
“Ci sei riuscito! Ce l’hai fatta! L’hai convinta!” incominciò a urlare all’orecchio di Yoongi, mentre lo stritolava super allegro di ricevere finalmente una buona notizia.
“Devi raccontarmi tutto!” trillò felicissimo per poi stampare un bacio sulla guancia a Yoongi che strabuzzò inizialmente gli occhi e poi scoppiò in una fragorosa risata scaricando tutto lo stress che aveva da giorni.  
Sorrise a Taehyung, sentendo finalmente la felicità manifestarsi in lui.
“Si, ti racconterò tutto.”  Sorrise sempre di più Yoongi, che stava realmente realizzando che aveva raggiunto il suo obiettivo, tornare con Isabel.
 
23 LUGLIO BUSAN POMERIGGIO
Jimin era intento a lasciare baci e morsetti sul collo di Yun-hee che era stesa sul letto e ansimava leggermente mentre gli tirava i capelli e si avvinghiava di più con le gambe al corpo del ragazzo, provandosi a muoversi piano da sotto.
“Jimin, forse dovremmo andare un pochino oltre” provò a proporre lei con voce provocante, mentre inclinava leggermente la testa all’indietro per dare a Jimin più spazio per baciarla.
Il ragazzo bloccò immediatamente i baci e sgranò gli occhi.
“Jimin?” cinguettò lei accarezzandoli una guancia.
“Jimin?” lo richiamò di nuovo dato l’assenza di risposta e il fatto che lui fosse completamente immobile.
“Eh?” disse lui diventando improvvisamente paonazzo in viso per l’imbarazzo.
Lei chiuse gli occhi un attimo per via del nervoso.
Pensando che solo lei potesse innamorarsi di uno così poco reattivo e tardo, da non afferrare al volo la possibilità di fare sesso, qualunque altro ragazzo sarebbe già andato oltre da un pezzo.
“Jimin… hai capito cosa ho detto?” chiese lei provando a essere gentile e comprensiva.
“Io… si. Ho capito.. penso..” disse tentennando sempre più rosso in faccia.
“Ti va bene?” chiese lei studiandolo per bene.
“SI!” trillò lui.
“Allora continuiamo a baciarci?” propose lei gentilmente, e lui annuì tornando a baciarla, ma più impacciato del solito, e in ansia per quello che sarebbe potuto succedere.
Yun-hee provò a intensificare il bacio, con una mano andò sulla schiena del ragazzo facendo si che si addossasse di più contro di lei, con l’altra mano incominciò lenta a insinuarsi verso le parti basse di lui, e a sfiorarlo con delicatezza da sopra gli short.
Aveva l’ansia che lui si potesse bloccare nuovamente, sentiva che Jimin fosse in tensione.
Ormai erano un paio di mesi che si frequentavano e non erano mai andati oltre al bacio, e lei sentiva il bisogno di voler di più, di sentirlo più suo.
Era come se quella relazione non fosse realmente decollata, e si sentisse come se non fossero realmente una coppia.
 
Gli avvenimenti recenti avevano fatto in modo di non dare ad entrambi la possibilità di poter essere spensierati, sentivano tutti e due il peso del dolore degli altri ragazzi del gruppo, e sentivano di non essere del tutto nel giusto.
Si sentivano entrambi in colpa nell’essere felice.
 
Erano lontani da tutti, e lei sperava che con quella distanza potessero finalmente per un momento assaporare degli attimi di felicità come coppia.
 
Jimin fece per togliersi la maglia, si era finalmente rilassato e stava provando anche se in modo impacciato a seguire lei e quello che stavano facendo.
Si sentiva euforico, ma allo stesso tempo terrorizzato, aveva il terrore di non essere all’altezza delle aspettative, aveva il terrore che sarebbe stato una frana in tutto.
 
“Jimin” sussurrò lei sorridendo alla vista del ragazzo seduto sopra di lei senza la maglietta indosso.
 
Lui a quel sentirsi chiamare, sentì come se le sue paure stessero pian piano scomparendo, rimase per alcuni secondi a guardarla, era bellissima, era la sua migliore amica, e stavano insieme, era giunto il momento di diventare realmente uomo per lei.
Sorrise in imbarazzo, ma con amore.
Più guardava Yun-hee più si accorgeva di quanto lei lo amasse.
Per un attimo si diede dell’idiota, avrebbe potuto sempre averla, e invece aveva sempre evitato, era sempre scappato da lei, per poi ritornare.
Si chinò di nuovo per tornare a baciarla con più passione, sorridendo finalmente felice tra le sue labbra.
“Jimin-ahhh!” esclamò una voce spalancando la porta della stanza da letto.
Yun-hee urlò insieme a Jimin che però per staccarsi da lei cadde dal letto andando a sbattere con il fondoschiena sul pavimento di legno.
“Ahia!” esclamò.
“Jungkook…” disse Yun-hee mettendosi seduta e vedendo il ragazzo bloccato sull’uscio della porta.
“Ehm.. non volevo interrompere!”  trillò il ragazzino cercando di trattenere una risata.
“Aigoo! Non ti hanno insegnato a bussare?” si lamentò Jimin a gran voce arrancando sul pavimento cercando di rialzarsi.
“No, Taehyung mi ha detto che bisogna aprire le porte senza bussare per creare un effetto a sorpresa” ridacchiò Jungkook.
“Che cosa fai qui!” lo accusò Jimin.
“Ho una novità! Taehyung mi ha scritto, sta provano a chiamare anche a voi ma non rispondete, quindi ho deciso di venire io a dirvi tutto!” esclamò il ragazzino per poi andarsi a sedere sul letto e sorridere a Yun-hee che cercava di aggiustarsi i capelli leggermente in imbarazzo.
“Novità? Di che tipo?” chiese Jimin sedendosi anche lui sul letto vicino alla ragazza.
“E su Yoongi Hyung e Noona Isabel!” trillò lui.
I due ragazzi si guardarono confusi e poi tornarono con lo sguardo sul più piccolo, che sembrava comunque allegro.
Qualcosa li faceva credere che la novità fosse per una volta un qualcosa di positivo. 
 
24 LUGLIO SERA SEOUL
Taehyung si trovava davanti a un appartamento fischiettando tranquillamente, suonò il campanello, ma non ebbe nessuna risposta.
Prese il telefono e sorrise felice che lei non fosse in casa.
Aveva l’opportunità.
Compose il numero e chiamò velocemente.
“Pronto Soo-hee?” disse con voce melensa al telefono.
“Uhh Oppa! Mi hai chiamata!” trillò lei entusiasta.
“Si.. sono di fronte al tuo appartamento, ma tu non ci sei” disse lui con voce sempre melensa e facendo finta di essere imbronciato.
“Di fronte a casa mia?” trillò lei leggermente in panico.
“Si! Ero venuto a farti una sorpresa! Con un regalo, dove sei?” continuò lui a recitare il ruolo di fidanzato innamorato.
“Io… ehm..” lei disse in panico.
“Non preoccuparti, dammi il pin così ti aspetto dentro, appena torni, andiamo a cena insieme” trillò lui.
“Il pin?” tremò lei.
“Si si, ti aspetto dentro! Devo anche andare in bagno! Non posso farla per strada! Ti aspetto, tu fai con calma” insistette lui senza darle modo di parlare.
“Ehm.. io non so”
“Lasceresti il tuo dolce fidanzato con un regalo fuori al caldo e con la pipì che gli scappa?” trillò lui finto turbato.
“Ehm! Noo!” trillò lei
“Allora fammi entrare in casa” continuò a insistere lui, sarebbe entrato in quella casa a ogni costo.
“Eh.. però non andare girando.. Yuri si innervosisce se sta qualcosa fuori posto! Taehyung promettimelo che vai in bagno e aspetti in soggiorno” trillò lei con voce di panico.
“Certo! Non entrerei mai nelle stanze da letto delle signorine senza permesso! Non vado a gironzolare per le case altrui! Ma devo andare in bagno è urgente!” disse lui cercando di essere sempre più convincente.
“Ehmm”
“Soo-hee? Dai piccola! Dammi il pin, se no sarò costretto ad andare via e non sapremo quando ci potremo rivedere” sapeva che così l’avrebbe convinta.
“Si si! 234590”
“Grazie sei una dolcezza!” e così dicendo le chiuse il telefono in faccia.
 
“Che stupida” disse alzando gli occhi al cielo.
Digitò il pin ed entrò.
Lasciò il mazzo di fiori su il primo mobile libero insieme a un peluche che non aveva neanche scelto lui.
“Ottimo!” sorrise guardandosi intorno.
“Taehyung spia 0095 in azione!” disse a se stesso per poi incominciare a cantarsi la colonna sonora in sottofondo mentre gironzolava per la casa in cerca di indizi.
Incominciò a girare per casa, osservando tutto con interesse.
Dovevano essere veramente tanto ricche, si percepiva lusso da tutte le parti.
Andò verso un corridoio in cerca delle stanze da letto, doveva assolutamente entrare in quella di Yuri, così da recuperare quella collana.
Era giusto recuperarla, Isabel e Yoongi erano tornati insieme in segreto, e lei doveva riavere quella collana.
Aprì la prima porta che si trovò davanti trovando il bagno, avrebbe voluto mettere tutto in disordine solo per far un dispetto alla fidanzata di Jin ma non era il momento di fare troppo lo sciocco.
Richiuse la porta con uno sbuffo e si avviò verso un’altra.
Incominciò a tirare la maniglia ma la porta era chiusa a chiave.
“Stupida porta, perché non ti apri!” disse con rabbia mentre continuava a tirare la maniglia di una porta chiusa.
“Aish serve la chiave! Dove avrà messo la chiave, perché chiudere la propria camera da letto a chiave?” trillò al nulla leggermente indispettito.
Sbuffò e provò ad aprire l’altra camera.
“Questa si apre!” trillò entusiasta.
Spalancò la porta e si bloccò.
Rimase fermo.
Solo i suoi occhi si muovevano, saettavano da una parte all’altra della stanza.
Angoscia.
Era paralizzato dall’angoscia.
Fece dei passi indietro lentamente, non riuscendo però a staccare gli occhi da tutto quello che c’era all’interno della stanza. 
Si aggrappò alla maniglia tenendola stretta e reggendosi a essa.
Era come se anche il suo respiro si fosse bloccato.
Tentennando e lentamente chiuse la porta.
I suoi occhi si posarono sulla porta chiusa e si allontanò immediatamente da lì facendo dei passi indietro e sbattendo contro il muro.
Scivolò lentamente a terra.
Saeseng.
Soo-hee doveva essere per forza una di loro, e sicuramente  lo era anche Yuri.
Doveva essere sicuramente così o non si sarebbe spiegato del perché lei avesse una stanza da letto fatta in quel modo.
Guardò l’altra porta chiusa, con orrore, certo che anche quella fosse piena di foto poster, e qualunque cosa che potesse raffigurare Jin.
Non sapeva però di quanto si stesse sbagliando, se avesse aperto quella porta non avrebbe trovato niente con Jin raffigurante, ma sicuramente altro.
 
24 LUGLIO 2017 SEOUL TARDA SERA
Hye-ri si trovava nel suo ufficio a controllare alcune fatture del ristorante, quando un ragazzo bussò alla porta ed entrò.
“Mi scusi signorina Hye-ri?” chiamò con voce impacciata uno dello staff del ristorante.
“Qualche problema?” chiese lei squadrandolo attentamente.
“Si…. Quel ragazzo che viene qui spesso, non vuole andare via. Ed è ubriaco marcio” disse a disagio il ragazzo.
“Aigoo… maledetto Taehyung! Ci penso io” disse, andando spedita verso la stanza riservata, che era solito il ragazzo occupare da quando era tornato dal tour.
Hye-ri entrò nella stanza a passo di marcia e sul piede di guerra.
“Taehyung!” urlò inviperita.
“Dov’è il mio soju?” chiese balbettando il ragazzo e inceppando nelle parole.
Taehyung si bloccò a guardare Hye-ri e sorrise come un ebete alla vista della ragazza.
“Sei tu!” esclamò provando ad alzarsi e urtando una bottiglia vuota di soju che incominciò a rotolare per il tavolo fino a cadere rovinosamente a terra, ma stranamente senza rompersi.
“Basta soju. Chiama una macchina e torna a casa stiamo chiudendo!” lo rimproverò lei.
“Non puoi trattarmi così! Sono un cliente pagante!” stridulò lui con voce infantile.
“No. Taehyung. Hai bevuto troppo!” si avvicinò lei minacciosamente a lui, incrociando le braccia al petto e guardandolo con far da rimprovero.
“Perché?? Perché mi tratti così male!” si lamentò lui, sbattendo i piedi.
“Aigoo. Taehyung sei ubriaco marcio devi andare via.” intimò lei indicandoli la porta.
“No! Non voglio tornare a casa! Non voglio!” incominciò a lamentarsi sempre di più come un bambino che faceva i capricci.
Hye-ri lo guardò sbuffando innervosita, per via dell’atteggiamento del ragazzo, lo preferiva stalker silenzioso, che così bambino capriccioso e ubriaco.
“IO…” disse lui per poi fare qualche passo inciampando tra i suoi stessi piedi, dritto sopra la ragazza, che provò a sorreggerlo abbracciandolo diventando rossa in viso.
“Ti prego non mi cacciare” piagnucolò lui.
“Taehyung, devi andare a casa” disse lei ma con voce più affievolita.
“Non c’è nessuno a casa… non voglio stare solo… lei sarà lì. No, ti prego devi aiutarmi” balbettò lui in cerca d’aiuto.
“Di cosa stai parlando?” disse lei distaccandolo un po’ per poterlo guardare in viso.
“È pazza.. è pazza… tu non lo sei. Io non so come liberarmene” trillò lui guardandola in cerca d’aiuto e afferrandole la faccia con le mani.
Hye-ri si bloccò studiandolo attentamente e incerta se avesse capito di cosa stesse parlando.
“Ti prego. Lasciami qui… non mandarmi a casa” pregò lui.
“Non posso lasciarti nel ristorante.. stiamo chiudendo..” disse lei con voce lieve, e leggermente dubbiosa su cosa fare, Taehyung sembrava veramente impaurito.
“Ti prego.. non mandarmi via.”
“Io.. sei veramente tanto ubriaco” disse lei indecisa sul da farsi.
Posò le mani su quelle del ragazzo che ancora erano sulla sua faccia e le allontanò delicatamente, senza però lasciarle.
Non poteva metterlo su una macchina e non poteva lasciarlo in mezzo a una strada.
Sembrava veramente la stesse pregando e per una volta non sembrava un trucco per rimorchiarla.
 
“Non lasciarmi” disse lui suonando anche un po’ patetico e stringendo di più le mani di lei, la guardò con gli occhi lucidi. Non voleva andare a casa, non voleva correre il rischio di incontrare Soo-hee, non voleva vederla mai più.
“Facciamo che vieni a casa con me, dormi sul divano e provi a farti passare un po’ la sbornia.” Disse alla fine lei, acconsentendo ad aiutarlo intenerita dal suo modo di fare.
“A casa tua?” tremolo lui per poi staccarsi da lei e sgranare gli occhi.
“Si, non puoi stare qui, e non vuoi andare a casa, non posso lasciarti per strada ridotto così.” Disse lei scuotendo leggermente il capo.
“Camera tua com’è?” chiese lui atterrito.
“Eh?” domando lei confusa dalla domanda.
“Com’è la tua camera?” chiese lui con voce più stridula.
“Una normale stanza da letto… come dovrebbe essere?” chiese sbattendo gli occhi confusa dalla domanda.  
“Quante cose con la mia faccia ci sono?” domando lui guardandola attentamente.
“Eh? Perché dovrei avere cose con la tua faccia… già ti vedo spesso qui, non reggerei ad avere la tua faccia ovunque per casa!” trillò lei guardandolo inquieta.  
“Allora posso venire…” disse lui incerto guardandosi i piedi a disagio.
 
Lei continuò a studiarlo, non capendolo.
Taehyung era una persona fin troppo particolare e le era veramente difficile capirlo. 
Aveva una voce bellissima che le teneva spesso compagnia, ma lei apprezzava il suo essere cantante, non altro.
Aveva però pensato più di una volta che fosse un bel ragazzo, anche dopo che lui l’avesse baciata mesi addietro, però non credeva che si sarebbe mai innamorata di lui, era così fastidioso, come una zanzara che ronza di notte nell’orecchio.
Non poteva negare però che durante i mesi in cui lui era stato in tour, avrebbe tanto voluto mandarli un messaggio.
Non lo aveva mai fatto, nonostante la tentazione, non aveva mai potuto farlo, lei era una persona tranquilla e aveva il timore che avvicinarsi a lui avrebbe comportato avere solo problemi.
“Andiamo” disse lei indecisa, era una pessima idea portarlo a casa sua, non era certa che quel modo di fare non fosse una nuova trovata del ragazzo per darle il tormento ma solo al guardarlo lui sembrava veramente impaurito.
Taehyung annuì con la testa e si avvicinò a lei.
“Farò il buono” disse sorridendolo leggermente rassicurato.
“Lo spero per te.” disse lei seria.
 
25 LUGLIO 2017 POMERIGGIO
Jin e Namjoon si trovavano in un parco vicino casa del rapper, erano un po’ nascosti come sempre, ma avevano deciso di andarsi a fare una camminata per poter sgranchire un po’ le gambe e passare del tempo all’aperto e no sempre chiusi.
 
Si erano diretti a casa di Namjoon e della sua famiglia poco dopo il fattaccio di Jisoo, Namjoon nonostante tutto sembrasse essere a un punto di accettazione, aveva sempre dei momenti in cui si annullava del tutto e rimuginava sui fatti, ma aveva deciso di passare comunque le vacanza a scrivere pezzi per un nuovo album da cui stava lavorando da parecchio tempo.
Il fatto di avere comunque Jin a suo fianco lo faceva sentire meno solo.
 
Si trovavano entrambi su una panchina in silenzio, Namjoon guardava il verde davanti a sé mentre Jin armeggiava come sempre con il suo telefono.
“Namjoon?” chiamò Jin a un certo punto.
“Si, dimmi?”
“Amico, mi dispiace ma penso di dover tornare a Seul…” disse con rammarico, guardandolo dispiaciuto.
“Successo qualcosa con Yuri?” chiese Namjoon voltandosi a guardarlo.
“Si… è tutta la mattina che si lamenta di Taehyung e di una cosa che ha fatto.”
“Jin hyung, forse dovresti suggerire a Taehyung di lasciarla.” provò a dire Namjoon giudizioso come sempre.
“Si… penso che anche io dovrei lasciare Yuri… Taehyung mi ha scritto..” disse pensieroso, non sapeva se fosse il caso di informare il leader di tutto, non se la sentiva di dargli altre preoccupazioni.
“Che sta succedendo? Qualcosa di preoccupante?” chiese Namjoon comprensivo, e consapevole che anche se stava male, la vita andava avanti per tutti.
“Mmh… Taehyung ieri è andato a casa di Soo-hee e Yuri per recuperare quella maledetta collana. Sai non sono mai andato neanche io in quella casa, Yuri non mi ha mai invitato. Comunque sia, è riuscito a entrare, ha visto camera di Soo-hee…” disse a disagio.
“Eh?” chiese in cerca di informazioni Namjoon.
“Ha scritto che è interamente tappezzata di foto sue… che non vuole più vederla e ha paura.” Disse mentre prendeva il telefono e lo passava al leader per farli leggere il messaggio ricevuto qualche minuto fa.
 
“Taehyung non si prende paura tanto facilmente… sembra scosso..” disse il leader con preoccupazione, dopo aver letto il messaggio.
“Io devo tornare e parlare con i manager trovare una soluzione. È tutta colpa mia.” Disse con voce affranta Jin.  
Namjoon lo guardò impensierito.
“No. Non è colpa tua. Non è colpa nostra di nulla, siamo solo un po’ tutti sfortunati in amore.” Disse Namjoon con uno sbuffo.
“Yoongi aveva ragione qualche anno… disse che ci avrebbero visto tutte come solo degli idol…  che non sarebbero mai stata interessate a noi ma ai bts… a quanto sembra è realmente così e ne sto avendo sempre più conferma.”**
“Vuoi fare a cambio con me?” provò a fare del cinico sarcasmo Namjoon.
“Vuoi fare cambio con Yoongi?” chiese Jin con uno sbuffo.
Namjoon lo guardò e incominciò a ridere nervoso.
“Ci farà ammazzare tutti.” Disse con una risata nervosa.
“Dici che lo sa, che Taehyung ieri ha mandato messaggi privati a tutti per avvertirci?” chiese Jin scettico, ignorando le risate nervose del leader.
“No.. non credo.” Disse con una scrollata di  spalle.
“Mmh.. torniamo a casa? Così preparo tutto per tornare a Seul e vedere di sistemare le cose”  propose Jin.
“Si… ma Jin? Poi non dovevi indagare su Yuri chiedendo alla tua famiglia?”
“Ho provato… ma non sanno molto dei vari figli, lo sai i miei non frequentano i posti esclusivi, si tengono sempre un po’ in disparte dagli scandali vari e da quello che accade, mio nonno era più coinvolto, ma mia mamma non vuole” lo informò Jin.
“Forse Isabel potrebbe saperlo? Non credi che prima di lasciarla dovresti parlare con Yoongi?” chiese Namjoon.
“Si… Taehyung ha detto che Yoongi sta indagando.. parlerò con lui appena rientro.” Disse serio.
“Amico…. Io rimango qui, almeno un altro paio di giorni”
“Va bene… è giusto, riposati, che poi fra quattro giorni dobbiamo ricominciare le prove”
“si si… Singapore ci aspetta, andiamo a casa, mi è venuta fame” accennò  a un sorriso Namjoon, tornare a lavoro lo avrebbe sicuramente aiutato a star meglio e a distrarsi da tutto il dolore che aveva dentro.
 
Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti!
Capitolo di passaggio ma anche no! è una via di mezzo.
*il primo asterisco è riferito al capitolo 16 del 2 volume dove Isabel e Do-yoon vanno in vacanza e lui la porta per poco nella casa segreta!
**il secondo asterisco è del capitolo 58 del 1 volume dove Yoongi lascia Minseo e Isabel lascia Ha-rin!
Questo è il capitolo Taehyung è uno spione ha già detto tutto a tutti!
Ha provato a recuperare la collana ma non ce l’ha fatta e si è rifugiato da lei *-*  io adoro Tae e Hye-ri!
Jin tornerà per provare a risolvere questo problema,  Namjoon è in via di guarigione se ne sta facendo una ragione un po’ come sempre!
Jimin e Yun-hee non l’hanno ancora fatto! Eeeh
Isabel non sta evitando Yoongi è solo presa da altro!
 
Vari collegamenti:
Le cugine sono collegate a Chang Dae-hyun che è già stato nominato varie volte.
Ji-hoo il ragazzo che ha aiutato Isabel con il video è collegato al giappone quindi ad Ha-rin… a voi le conclusioni! Io non dico nulla!

 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** CAPITOLO 43: STRANGE ***


CAPITOLO 43: STRANGE
26 LUGLIO 2017 SEOUL POMERIGGIO
J-hope era arrivato in dormitorio quella mattina, aveva parlato con Dashimen il giorno prima e gli aveva detto che tra un paio di giorni sarebbero ritornati sia lui che Isabel.
Aveva deciso di tornare prima per prepararsi psicologicamente a cosa avrebbe dovuto dire, e a come si sarebbe dovuto comportare con Dashimen.
Aveva finalmente accettato la situazione ed era pronto a fare un passo verso il ragazzo e provare a vivere la loro relazione.
Era pomeriggio J-hope guardava il telefono con ansia, avevano concordato con Dashimen che avrebbe chiamato a momenti per far in modo che Yoongi e Isabel parlassero.
Nella stanza c’era anche Jin che sembrava in ansia dato il suo continuo girare in tondo per il soggiorno, lanciando di tanto in tanto occhiate a Yoongi che era già intento a bere nonostante fossero le due e mezza del pomeriggio.
“Ti sembra il momento di bere?” chiese Jin alla fine non riuscendo a trattenersi più dal fare un rimprovero.
“Non posso fumare in casa.” Disse Yoongi con tono piatto.
“Cosa? Da quando fumi?” trillò isterico Jin guardandolo strabuzzando gli occhi.
J-hope scosse la testa, e guardò Yoongi con biasimo, non era il momento di dare un’informazione del genere al maggiore che avrebbe iniziato una super ramanzina.
“Ogni tanto… lo sanno tutti che fumo.” lo guardò con sufficienza Yoongi.
“No, io non lo so! Chi ti da le sigarette? Siamo cantanti non dovremmo fumare” incominciò con la paternale Jin.
“Dashimen” disse Yoongi sorridendo a J-hope.
“Aish! il tuo fidanzato è un buon a nulla, sa combinare solo danni” esclamò spontaneamente Jin indicando con l’indice J-hope.
“Ehm non è il mio fidanzato” disse a disagio J-hope, leggermente incerto, potevano essere fidanzati dopo la sua ultima dichiarazione a Dashimen, si erano sentiti nei giorni passati e avevano chiacchierato un po’ tramite messaggi come due persone normali, potevano essere una coppia e lui poteva non saperlo.
“Vi fidanzerete appena tornerà… sono dettagli!” trillò Jin in ansia.
“Perché sei così in ansia?” chiese Yoongi perplesso.
“Perché… da quello che ha detto Taehyung, la situazione è grave.”
“Lo era da quando ha rubato la collana. Ma tu non hai voluto credermi” ghignò Yoongi beffeggiandolo.
“Smettila di essere così rancoroso. Comunque non ha senso quel furto…io ancora non lo capisco. Spero che Isabel abbia delle risposte” disse guardando poi di nuovo il telefono che era posato sul tavolino.
“Dubito che Isabel le abbia, ha altro per la testa, da quando è partita non ha chiamato, ha solo scritto un messaggio tramite il telefono di Dashimen, con su scritto:  va tutto bene, sono impegnata ci sentiamo quando torno.” Disse con tono lamentoso Yoongi sbuffando e poi facendo un lungo sorso alla sua birra.
“Solo questo? Scusa ma non ha detto che siete tornati insieme?” chiese J-hope confuso.
“Si… almeno credo.” Disse dubbioso.
“Che cosa vuol dire almeno credi? Taehyung ha detto a tutti che state insieme, che hai lasciato Suran!” esclamò Jin.
“Ehm.. lei ha detto che non mi allontanerà più e che potremo provare a vederci in segreto, che proverà a mettermi al corrente… anche sé…”
“Anche sé?” chiese J-hope confuso aggrottando la fronte.
“Anche sé ha detto che non devo intralciarla.” Disse brontolando Yoongi.
“Namjoon ha ragione finiremo tutti ammazzati” sospirò Jin per poi andarsi a sedere sul divano scuotendo la testa con disapprovazione per tutto.
 
“Il telefono!” esclamò J-hope vedendo che si stava illuminando.
Yoongi saltò immediatamente dal divano, versando un po’ di birra sul tappeto senza curarsi di ciò e neanche dell’occhiataccia proveniente dal maggiore.
Raggiunse il telefono con un balzo felino rispondendo velocemente.
“Dashimen!” esclamò Yoongi con rimprovero.
“Isabel…” disse la ragazza al telefono.
“Oh… sei tu” disse con voce lieve e sentendosi improvvisamente a disagio.
“Si… hai intasato di messaggi Dashimen per parlare, ho chiamato come hai detto. Qual è l’urgenza?” chiese lei con voce piatta.
“Anch’io sono felice di sentirti” esclamò Yoongi con tono canzonatorio.
“Yoongi… ti prego non incominciare, sono distrutta, ho un’emicrania pazzesca” disse con voce lamentosa lei.
“Okay.. Jin hyung vuole parlare con te” disse Yoongi con una smorfia.
“Che cosa vuol dire Jin vuole parlare con me? Yoongi… no, ti prego non dirmi che hai detto a tutti che siamo giunti a un accordo!” disse con voce lamentosa.
“No. Ho detto a tutti che stiamo insieme!” disse lui con tono soddisfatto.
“Okay. Senti passami Jin dato che è urgente” disse lei cercando di essere tollerante a proposito.  
“Sembri contrariata.” Disse lui con disappunto.
“Yoongi si da caso che nessuno dovrebbe sapere di me e te…”
“Non lo diranno” urlò lui fermandola subito.
“Ne parliamo in un altro momento, passami Jin per favore” disse lei cercando di chiudere il discorso sul nascere.
“Va bene… hyung tieni il telefono.” Disse brontolando.
“Ehi Pazza!” esclamò Jin leggermente in imbarazzo.
“Oppa… cosa ti serve?” chiese lei.  
“Un consiglio… senti ti spiego.. Taehyung è andato a casa di Soo-hee e di Yuri che sarebbe la mia ragazza, è andato lì per recuperare la tua collana.”
“L’ha trovata?” chiese Isabel velocemente.
“No.. ma  ha visto la camera di Soo-hee pensa che lei sia ossessionata da lui. La camera di Yuri era chiusa a chiave. Isabel siamo preoccupati pensiamo che entrambi siano delle saenseng e vorremmo lasciarle e parlare in agenzia. Però è dubbioso che Yuri abbia rubato proprio la tua collana. Sei sicura di non conoscerla?” chiese lui
“Mmh… Yuri Chang… oltre al suo nome non so nulla, mi servono più informazioni, ci sono tanti Chang!” si lagnò lei.
“Ma avevi detto che avresti indagato?” trillò Jin in panico.
“Cosa non ho indagato su niente.. sono stata impegnata, e poi a chi l’avrei detto scusa?”  chiese lei confusa a riguardo.
“Yoongi sta indagando… non state indagando insieme?” chiese confuso Jin, guardando Yoongi in cerca di risposte e che aveva una faccia colpevole.
“Mettimi in vivavoce!” trillò lei.
“Fatto” disse immediatamente Jin, capendo anche che Yoongi non aveva detto niente a Isabel che stesse indagando.  
“Su cosa stai indagando?” lo sgridò lei.
“Su Yuri e Soo-hee… ho chiesto a Chung-hee se fosse collegato a un certo Chang Dae-hyun, Soo-hee è sua sorella” disse immediatamente Yoongi, ammettendo la sua malefatta.
“Dae-hyun? Quello degli elettrodomestici?” chiese lei confusa.
“Eh? Non lo so… Chung-hee ha detto che non lo conosci e che ha la sua età.”
“Aspetta…” disse lei mettendoli un attimo in attesa.  
 
“Chung-hee? Dae-hyun quello di cui hai parlato con Yoongi è quello degli elettrodomestici a basso consumo?” chiese lei, dopo essere entrata nell’altra stanza della suite in cui erano.
“Ehm… si, perché?” chiese Chung-hee guardandola orripilato.
Dashimen che era anche lui lì, guardò entrambi non sapendo di cosa stessero parlando.
“Lo conosco, o almeno l’ho conosciuto a inizio maggio… avevo concordato di un progetto a febbraio con la sua azienda, ma poi alla fine ci andò mio fratello. A maggio c’era il rinnovo mi serviva la sua firma per l’autorizzazione, l’ho conosciuto.”  Spiegò lei velocemente.
“L’hai conosciuto, che ti ha detto?”  chiese leggermente in ansia Chung-hee guardandola con preoccupazione.
“Se volevo unirmi a lui e alla tizia che gli stava facendo un servizio orale sotto la scrivania. Gli sono piombata in ufficio erano due ore che aspettavo nella sala d’aspetto. Idiota.” Disse lei con sdegno.
“Tu che gli hai risposto?” chiese lui orripilato.
Dashimen seguiva la conversazione, sempre più confuso.
“Che volevo una firma e se non me la dava avrei fatto in modo che la ragazza che era sotto la scrivania lo avrebbe addentato. Ha firmato immediatamente. L’ho salutato e me ne sono andata” disse lei scrollando le spalle.
“Perché Yoongi ti ha chiesto se è collegato a Yuri e Soo-hee?” chiese lei non capendo l’intreccio.
“Ehm… Dae-hyun è ancora single e stando ai criteri di tuo padre sarebbe perfetto per te.” disse la verità Chung-hee pensando che fosse meglio dire così.
“Lo so… Chang So suo padre avrebbe fatto la proposta, ma è arrivato tardi avevamo già annunciato che stavamo insieme… alla festa dell’azienda ricordi?” disse lei.
“Lo sapevi?” trillò lui.
“Si, so chi è lui” disse lei guardandolo come se fosse idiota.
“Non credo che tu sappia tutto.” Disse lui riluttante.
“Di quello che fa alle donzelle? Viene ai miei party… io lo so cosa accade nelle stanze superiori del mio hotel e di quello che fanno i chaebol da me. Chin-hae sa tutto come anch’io. Fino a che non da rogne può venire, è al massimo dei ranghi e poi frequenta quell’idiota di mio fratello ogni tanto.” Disse lei seria.
“Forse sai più di quanto io creda.” Disse sospirando.
“È una famiglia orrenda lo so. Yoongi sei ancora in linea?” disse lei rivolgendosi al telefono, aveva messo il vivavoce così che avessero potuto ascoltare tutto, per non doversi ripetere.
 
“Si… abbiamo sentito tutto.” Disse con voce tentennante lui.
“Se sono imparentati.. beh… le due ragazze non saranno delle sante, mi mandate una foto di loro due così cerco di capire se le ho già viste?” chiese lei sbrigativa.
“Si la mando dal mio telefono su quello di Dashimen.” Trillò Jin con fretta nella voce.
“Okay… attendo allora.” Disse lei leggermente spazientita dal tutto.
“Inviata…” disse Jin
“Controllo!” trillò.
 
Passò il telefono a Dashimen così che potesse entrare  nella messaggistica e inserire il pin per controllarla, Dashimen aveva tutto con i vari pin come anche lei del resto.
“Eccole.” Disse il ragazzo porgendole il telefono.
 
Isabel rimase ferma a guardare la foto con gli occhi fessurati, con un’espressione concertata sul volto.
 
“Non la conosco mi dispiace. Cercherò di informarmi, puoi non lasciarla per il momento?” chiese lei con tono piccato, cercando di nascondere il suo disappunto dopo aver visto la fotografia.
“Ehmmm okay.. però fai in fretta, non so quanto resista Taehyung.” Disse con preoccupazione Jin.
“Si farò in fretta. Devo lasciarvi ora.. Dashimen vi farà sapere quando ci potremmo rincontrare, torniamo giorno ventott’otto di pomeriggio. Eh no, Yoongi in quella giornata non sarà possibile ho molti impegni.” Disse lei seria con il telefono in mano e gli occhi ancora puntati sulla foto e sulla faccia di Yuri.
“Ma ci vedremo vero?” chiese Yoongi
“Si si, devo andare ora…Dashimen vi aggiornerà ciao!” disse e chiuse il telefono.
 
Guardò Dashimen soffiando con il naso, innervosita.
E gli diede il telefono.
“Quella puttana.” Disse con voce piena di rabbia.
“La conosci?” chiese Dashimen.
“Si. certo che la conosco, quell’oca della Chang. Ho bisogno di stare sola, scusate” e dicendo così andò di corsa a chiudersi nella stanza privata dell’Hotel.
“Che diavolo le è preso?” chiese Dashimen guardando Chung-hee.
“Non lo so… dovresti saperlo tu!” esclamò il ragazzo guardando la porta chiusa in panico.
 
Isabel si chiuse in camera e incominciò a girare in circolo, assorta dai pensieri. 
Sapeva che Jin fosse fidanzato da più di un anno con quella ragazza.
Probabilmente da dopo che Ha-rin fosse andato via.
Sbuffò innervosita, non capendo però la situazione.
Se Yuri aveva rubato la sua collana allora sicuramente sapeva cosa volesse dire. 
Ha-rin quell’idiota, probabilmente le aveva raccontato tutto di lei e Yoongi.
Non poteva essere una coincidenza.
Doveva essere per forza per fare un dispetto a lei.
Isabel si fiondò sul letto, prese un cuscino e se lo poso sulla faccia, soffocandoci un urlo.
Aveva fin troppi problemi, la comparsa di Yuri era un qualcosa d’inaspettato un qualcosa che non capiva e cui avrebbe dovuto mettere una fine.
Ha-rin, tutto portava a lui.
 
FLASHBACK  APRILE 2015
“Waoo.. sai non credevo che ci sarebbe riuscito” disse Ji-hoo avvicinandosi a lei e passandole un bicchiere con del rum all’interno.
“È per me?” chiese lei guardandolo di sbieco.
“Si, sei l’unica intelligente con cui parlare qui.” Sorrise il ragazzo.
“E per quanto io sia intelligente, tu  però hai deciso di parlare con me di pettegolezzi.” Disse lei guardandolo con far provocatorio e prendendo il bicchiere che gli stava porgendo.
“Non si fa così a questi party?” chiese lui con una risata di scherno.
“Non ho idea, io mi ubriaco, ma dovresti saperlo, mi hai già vista ubriaca marcia.” Disse lei con un sospiro.
“Si.  Non è un bello spettacolo. Sei finita con lui da ubriaca ammettilo.” Disse lui dandole un colpetto con il braccio.
“Colpita e affondata.” Disse lei con una risata amara.
“Stai attenta però…” disse lui diventando improvvisamente serio.
“A cosa?” chiese lei dirottando subito lo sguardo su di lui.
“A quella che le ronza intorno”
“Ma chi? Quella cretina di Chang Yuri?” chiese lei ridendo di gusto, perché sarebbe dovuta stare attenta a quell’oca era proprio un mistero.
“Non è quel che sembra. E sono amici dall’infanzia.  Prima che ci finissi insieme facevano sesso regolarmente.” Disse lui
“Tu come fai a sapere tutte queste cose?” lei lo guardò incuriosita, lui partecipava rare volte a quei tipi di situazioni.
“Ero anch’io in Giappone con voi, te lo sei dimenticata? E poi faccio parte di questo mondo di merda da prima di te.”
“Ancora per poco o sbaglio?” chiese lei con un ghigno.
“Si. Settimana prossima vado via, come fai a saperlo?” chiese lui.
“Tua madre ha detto che non verrai alla mia laurea si è scusata, era a casa della madre di Ha-rin a prendere un thè e io ero lì, abbiamo parlato.”
“Ah si va un po’ in giro a vantarsi.” Disse infastidito.
“Fa bene. Io lo farei se avessi un figlio come te” lo prese in giro lei, ma anche non troppo, era felice per lui, l’unico sano di mente in quel mondo dell’elitè.
“Cerca di sopravvivere, non farti troppo coinvolgere.” Le consigliò lui cambiando discorso, e dirottandolo di nuovo su di lei.
“Sono già coinvolta… e lo sarò di più a breve.” Disse lei con un’espressione schifata sul volto.
“Ti abbandono, mi sono stancato di questo party.”
“Non puoi andartene, è il compleanno di tuo fratello” disse lei.
“Ho fatto già abbastanza non credi? Sono due ore che sono qui a ubriacarmi.” Ghignò lui.
“È assurdo che tu e Jin-woo siate fratelli.” Disse lei guardando per un attimo la pista da ballo e Yuri nominata prima che sbatteva il suo sedere sul pacco di Jin-woo.
“Sono adottato.” Disse lui con una scrollata di spalle.
“Cosa?” lei lo guardò stupita.
“Si, mia madre era la governante, è morta quando avevo cinque anni, in un incendio a casa loro.”
“Oh cazzo.” Disse lei ad alta voce, poi lo guardò in imbarazzo “Mi dispiace” disse mortificata.
“Tranquilla sono passati tanti anni, comunque mi hanno adottato loro, forse i sensi di colpa.” Disse lui con voce piatta.
“Se lo dici tu.” Disse lei studiandolo attentamente.
“Cosa?” la guardò con sospetto.
“Niente” disse lei sorridendo poi.
“Non ti racconterò la storia.” Disse lui avendola capita.
“E io non te la chiederò.” Disse lei per poi stiracchiarsi leggermente come un gatto sul divanetto in cui era, tornò con lo sguardo sulla pista da ballo anche Ha-rin si era unito a loro, non riuscì a trattenere un’espressione di disgusto.
“Se ti dicessi che è capitato che quei tre abbiano fatto roba insieme?” chiese lui con uno sbuffo.
“Non mi sorprenderebbe. Ma se ciò mi da la scusa di evitarmi del noioso sesso con Ha-rin e di andarmene prima, allora ben venga il sesso a tre tra loro.” Disse lei con un accennò di risata.
“Vuoi andare via?” chiese lui.
“Puoi portarmi via?” lei si voltò a guardarlo con sempre più interesse.
“Si, aspetta qui.” Disse sorridendole.
 
29 LUGLIO 2017 POMERIGGIO
Isabel era in una stanza nel seminterrato dell’hotel, era ferma davanti a una grande lavagna con varie foto e appunti e la guardava assorta.
Una mano si posò delicatamente sulla sua spalla.
Lei però sobbalzò comunque, si voltò a guardare Chin-hae al suo fianco.
“Non capisci il collegamento vero?” chiese Chin-hae indicando la foto di Yuri.
“No. Non capisco perché si sia avvicinata ai bts e abbia preso la mia collana. Non comprendo perché una con i suoi soldi debba andare a lavorare e insinuarsi nella vita di alcuni Idol, da più di un anno.” Disse lei con rabbia.
“Pensi sia un problema?” chiese Chin-hae guardando fisso la foto di Yuri.
“Sicuramente lei mi odia… e probabilmente sa da Ha-rin dell’esistenza di Yoongi.”
“Mmh.. è da tenere d’occhio.” Disse assorto nei suoi pensieri
“Si. Ho appuntamento con Ji-hoo fra un’oretta” disse lei indicando la foto del ragazzo sulla lavagna.
“Ti sei vestita così per lui?” chiese stranito Chin-hae, guardandola da capo a piedi.
“È solo un vestito, non ha niente di che” disse lei scrollando le spalle e dando una fugace occhiata a cosa si era messa, forse era un po’ troppo sexy così.
“Se lo dici tu….” Disse con aria di sufficienza.
“Che cosa stai insinuando?” aggrottò lo sguardo lei.
“Niente, ma se vuoi farci sesso, ci riuscirai sicuramente, non gradirà però il ragazzo con cui ti dovresti vedere ora.” Disse lui sogghignando.
“Quale ragazzo?” chiese lei confusa.
“Ti sei dimenticata di avere appuntamento con un’altra persona.” Disse lui non trattenendo una risata.
“Con?” chiese lei guardandolo stranita.
“Yoongi, ti sta aspettando da Dashimen con Hoseok” Disse lui scuotendo il capo.
“Ah. Cazzo.” Chiuse gli occhi per un momento, si era completamente dimenticata che avevano organizzato per quella giornata di vedersi, era tornata solo il giorno prima ed era stata fin troppo indaffarata, aveva dormito circa tre ore per via del jetlag e quella mattina aveva fatto parecchie commissioni con Win-hoo con cui aveva organizzato tutta l’agenda.
“Dimenticarti dell’amore della tua vita.. strano da parte tua.” La pungolò Chin-hae.
“Ho altro da pensare, che dover badare a lui.” disse lei infastidita, muovendo una mano davanti alla faccia come a voler scacciare una mosca.  
“Non dire di Yuri, meglio lasciarli all’oscuro.”
“Hai informato Bang Si-hyuk?” chiese lei voltandosi seria a guardarlo.
“Si, sta pensando a come liberarsi di lei”
“Omicidio?” chiese lei sorridendo splendidamente.
“Vai da Yoongi, smettila con il sarcasmo non aiuta” scosse la testa Chin-hae con disapprovazione.
“Per una volta, non era sarcasmo. Cazzo quanto la odio.” Sbuffò lei per poi dare una pacca sulla spalla a Chin-hae.
“Sul tavolo c’è il progetto dell’Hotel finito, Richard è interessato a una partership.” Disse lei indicandoli il progetto.
“Darò un’occhiata, ora vai”
“Chin-hae?”
“Cosa baby?”
“Dici che dovrei cambiarmi?” chiese lei con una smorfia perplessa.
“È tardi non faresti in tempo, buona fortuna”
“Cazzo.” e dicendo così lasciò Chin-hae da solo nella stanza segreta.
 
Si avviò, con grandi falcate tintinnanti per via dei tacchi, per il corridoio raggiungendo più veloce possibile l’appartamento di Dashimen, aveva veramente poco tempo a disposizione, sperava che Yoongi se lo sarebbe fatto bastare senza lamentele.
“Ciao!” trillò lei entrando nell’appartamento dove c’erano Dashimen Hoseok e Yoongi seduti sul divano.
Yoongi si alzò in piedi sedutastante e rimase fermo a boccheggiare, guardandola come un pesce bisogno d’acqua per non morire.
 
Dashimen la guardò aggrottando la fronte, mentre Hoseok invece guardava Yoongi trattenendo una risata per via dell’espressione dell’amico.  
“Perché hai le tette al vento?” chiese Dashimen, confuso inclinando la testa di lato e osservandola incuriosito, guardò per un attimo Yoongi, dubitava che lei si fosse vestita così sexy per lui.
Hoseok vicino a Dashimen tossicchiò affogandosi con la birra che stava bevendo non riuscendo più a trattenere le risate.  
 
Yoongi che era ancora in piedi diventò improvvisamente rosso per l’imbarazzo e andò a scompigliarsi i capelli con una mano.  
 
“Ehm… foto… Win-hoo qualche ora fa mi ha fatto delle foto per i social, stiamo sponsorizzando un brand” disse lei passandosi una mano sul collo a disagio.
Era vero che i vestiti le erano stati dati per far pubblicità, avrebbe dovuto cambiarsi ma pensava che rimanere così sexy avrebbe aiutato l’incontro con Ji-hoo e il suo dover chiederli un altro favore.
“E perché non ti sei cambiata?” chiese Dashimen scettico.
“Non avevo tempo!” trillò lei alzando gli occhi al cielo infastidita.
 
“Io ti trovo splendida” disse Yoongi con voce melensa, continuando a guardarla innamorato.
 
“Per citare Severus Piton: potrei vomitare” disse Dashimen scuotendo il capo con una smorfia di disgusto, Hoseok vicino a lui ridacchiò ancora a bassa voce.
Isabel lo fulminò con lo sguardo e incrociò le braccia sotto il seno facendolo risaltare di più, si morse l’interno della guancia a disagio e rimase zitta senza sapere bene cosa dire o cosa fare.
 
“Vuoi qualcosa da bere?” chiese Yoongi facendo dei passi verso di lei accostandosi e accarezzandole la guancia con dolcezza.
“Ehm si… vado a prendere qualcosa dalla cucina.” Disse lei frettolosamente.
“Aspetta” disse lui sussurrando, si avvicinò a lei e lasciò un dolce bacio sulle labbra.
Lei si staccò e accennò a un sorriso.
Anche lui si distanziò guardando tutto il suo corpo, si riavvicinò e le accarezzò il collo con dolcezza.
“Sembri stare meglio, non c’è più traccia dei lividi” sorrise gentile lui, felice di vederla così informa.
Lei s’irrigidì immediatamente.
Commiserazione.
Compassione.
Pietà.
Era quello che percepiva dal suo sguardo.
Si distaccò da lui come scottata da quel contatto.
Lei non era debole e non era una donzella da salvare.
“Vado a prendere da bere” disse accennando a un sorriso tirato.
Yoongi annuì sorridendo sempre amorevole.
 
“Non togli le scarpe?” chiese Dashimen confuso di non averla già vista lanciare i tacchi chilometrici che aveva per aria.
“Ehm.. no, se le tolgo non posso più rimetterle, si rilassa troppo il piede”
“Ci sono una marea di altre tue scarpe qui” disse indicando un mucchio disordinato vicino alla porta.
“Devo rimanere con queste!” trillò lei.
“Aigoo.. calma non fare l’isterica, rimani con quelle, se vuoi soffrire di mal di piedi” disse con tono canzonatorio Dashimen.
“Prendo da bere” disse nervosa lei per poi dirigersi verso la cucina.
 
Yoongi inclinò leggermente la testa per osservarla meglio, leggermente preoccupato per lei come sempre.
“Siediti rapper e smettila di sbavare” disse Dashimen prendendolo in giro.
“Non stavo sbavando… controllavo solo.”
“Cosa che non lasciasse una fetta di culo durante la camminata?” chiese Dashimen ridendo immediatamente subito dopo.
“Smettila di fare commenti inopportuni!” provò a rimproverarlo Hoseok, ma senza metterci abbastanza enfasi, era impossibile essere serio dato l’espressione da pesce lesso di Yoongi.
 
Isabel si trovava in cucina aveva preso una bottiglia di vodka liscia e l’aveva posata sul tavolo.
Era immobile con una mano all’altezza del cuore e gli occhi chiusi, cercando di trovare la concentrazione e la serenità.
Non sapeva come fare, non sapeva come comportarsi.
Si era sentita in pieno panico appena lui l’aveva guardata così innamorato e impensierito per lei.
Voleva apparire forte, ma sotto lo sguardo di lui si era sentita così inerme.
Il fatto che lui avesse menzionato i lividi del suo corpo la faceva sentire debole.
Si sentiva così persa.
Lei non sapeva più come si faceva a stare con la persona che si amava.
Non sapeva come dover essere con Yoongi.
Non era più la ragazzina con gli occhi a cuore che aspettava che lui l’andasse a trovare nel loro appartamento.
Non era più quella ragazzina spensierata.
Le erano successe troppe cose, per riuscire a sembrare felice e innamorata.
Non sapeva come avrebbe potuto far funzionare il tutto.
Non sapeva come avrebbe potuto reggere lo sguardo di Yoongi che era un misto tra sono perdutamente innamorato e preoccupato per te.
Afferrò la bottiglia fece un respiro profondo e si diresse di nuovo verso l’altra stanza.
 
“Tornata!” disse sorridendo fin troppo ampliamente.
Dashimen continuò a guardarla sospettoso, non sembrava la solita Isabel, sembrava più strana del solito.
“Wao.. Vodka.. pensavo avresti preso una birra come noi” provò a fare una battuta Yoongi indicandole poi il posto sull’altro divano affianco a lui.
“Ho bisogno di qualcosa di più forte.” Sorrise tiratamente lei, sentendosi improvvisamente sott’esame.
“Giornata dura?” chiese Yoongi dolcemente, per poi afferrare la bottiglia e versare l’alcool a Isabel.
“Molto impegnativa come sempre” disse lei a disagio, guardando subito dopo Dashimen di fronte a lei che si mordeva il labbro a disagio percependola tutta la tensione di Isabel.
“Oltre alle foto cosa hai fatto? Noi oggi un po’ di prove, ti avevo detto partiamo giorno due per Singapore, dobbiamo esibirci.” Disse lui con tono accomodante cercando di fare conversazione.
“Lavorato, parecchio… e non posso trattenermi troppo, ho altro lavoro da ultimare” disse lei con un sorriso tirato verso Yoongi, per poi bere tutto di un sorso il bicchiere di vodka come se fosse acqua.
 
“Tradotto ceneremo senza di te” disse Dashimen guardandola impensierito, mentre la osservava versarsi altra vodka.
 
“Se devi lavorare non dovresti bere così tanto” provò a dire Yoongi con voce amorevole, posandole una mano sulla gamba da sopra il vestito.
Lei s’irrigidì stringendo un po’ di più il bicchiere. Doveva limitarsi a bere così esageratamente, lui non sapeva fin quanto alcool potesse reggere.
Alzò lo sguardo su di lui che le continuava a sorridere amorevole e fin troppo smielato per i suoi gusti.
Si stampò un sorriso sulla faccia.  
“Si forse dovrei limitarmi” disse continuando a sorridere tiratamente e posando il bicchiere.
 
“Per la cena non mangi con noi?” chiese Dashimen continuando a studiarla.
“No, mi dispiace” disse lei guardando il suo bicchiere posato sul tavolino, aveva un’estrema voglia di bere, sentiva le mani sudare, e sempre più in tensione.
“Non puoi posticipare per noi?” chiese Yoongi prendendole una mano tra le sue e facendo il suo miglior sorriso gommoso.
 
Lei si voltò di nuovo a guardare Dashimen in cerca di una via di fuga.
“Appuntamento a quattro?” disse con voce nervosa il ragazzo e provando a sorridere.
“Vi siete finalmente fidanzati?” disse lei boccheggiando e cambiando discorso voltandosi e sorridendo a Hoseok.
Allontanò le mani sudaticce dalla presa di Yoongi, asciugandosele sul divano senza farsi notare.
“Ehm… penso di si…” disse Hoseok tentennando e guardando in panico Dashimen.
“Ancora tentennate entrambi? Direi che sia anche il momento che iniziate una relazione, si è deciso Jimin a capire che è innamorato di Yun!” esclamò lei continuando con quel discorso, guardò di nuovo il bicchiere, non aveva bisogno di quello, ma della bottiglia intera.
 
“Si, anche Jin qualche giorno fa ti ha chiamato il suo ragazzo!” esclamò Yoongi indicando Dashimen e ghignando.
 
“Cosa aspettate?” disse Isabel dandoli fretta.
“I più piccoli non lo sanno” disse pensieroso Hoseok.
“Aigoo! Se Jin non ha avuto nulla da ridire, non lo avranno neanche Jimin e Jungkook!”
“Pensi che Taehyung direbbe qualcosa, perché non l’hai nominato?” trillò subito Hoseok guardandola orripilata.
“Pensi realmente che Taehyung non lo sappia?” chiese lei scettica.
 
“Lo sa?” esclamò Hoseok boccheggiando e guardando prima Yoongi che sorrise, e Dashimen.
“È stato il primo a scoprirlo ci ha sentito una volta litigare… voleva darmi una mano e provare a ingegnare qualche piano malefico per farti ammettere tutto. Tranquillo gli ho detto di stare buono.” Spiegò Dashimen.
“Ora spiegato perché si era appiccicato a te, e perché è arrabbiato con te” annuì Hoseok.
“Perché è arrabbiato con me?” chiese Dashimen confuso, sapeva che Taehyung si fosse allontanato, ma non pensava che fosse arrabbiato.
“Perché voi due avete fatto sesso” disse Hoseok indicando con il capo prima il suo ragazzo poi Isabel che sbiancò.
 
“Comprendo” disse Dashimen, per poi lasciare la lattina vuota di birra e fiondarsi sul bicchiere di vodka di Isabel.
“Ehi! Quello è mio!”
“Hai detto al tuo ragazzo che è meglio se non bevi, dato che devi lavorare!” disse piccato Dashimen.
“Avevi questo in mente per appuntamento a quattro?” disse lei ironica fulminandolo con lo sguardo.
“No, una cena a base di pollo fritto e chiacchiere, ma tu non sei disponibile per la cena”
“Non è colpa mia, lo sai sono piena d’impegni!” trillò lei in sua difesa.
“Lo so, potevamo fare un’altra volta!” trillò Dashimen.
“Quando? Fatti dare l’agenda da Win-hoo! Vedi dov’è sta un buco libero!” strillò lei.
“ehm…” disse Dashimen trattenendo una risata e lei lo fulminò con lo sguardo ma arrossendo in viso.
 
“Fate sempre così voi due?” chiese Yoongi guardandoli con la fronte aggrottata.
“Anche peggio mi lancia gli oggetti di solito” disse con far drammatico Dashimen
 
“Smettila…” Isabel si interruppe di colpo sentendo il telefono squillare “Scusate un attimo” disse lei per poi  alzarsi e cercare il telefono nella borsa.
“Pronto?” rispose immediatamente.
“Oh sei già qui…. Si dammi un paio di minuti e ti raggiungo, stavo finendo di lavorare a una cosa” disse lei con fretta, dopo di che chiuse il telefono.
 
“Io devo andare.” Disse lei guardandoli leggermente dispiaciuta.
“Di già?” chiese Yoongi esterrefatto.
“Avevo un appuntamento con una persona, ed è già qui.” Disse lei scusandosi.
“Ma! Sei appena tornata, siamo stati insieme pochissimo e neanche soli!” esclamò lui.
“Yoongi ti prego, l’ho appena detto sono impegnatissima.” Disse lei guardandolo riluttante.
“Ma ci vai vestita così? Chi è questa persona?” chiese lui alzandosi in piedi e bloccandola per un polso.
“Si… non avevo tempo per cambiarmi per venire qui, figurati ora che mi sta aspettando”
“Non puoi incontrarti con le persone così!”
 
 
“Se ti può rassicurare, si veste anche più sexy!” trillò Dashimen non aiutando per niente Isabel con quell’informazione.
 
“Cosa?” disse Yoongi allibito boccheggiando, la guardò un attimo di nuovo.
 “Rimanda, ti prego?” chiese Yoongi supplice.
“Yoongi no, è importante devo per forza andare, prometto ci vedremo a breve”
“L’hai detto sei sempre impegnata e noi dobbiamo partire” disse lui accarezzandole il polso.
“Avevi detto che ti sarebbe andato bene vedermi anche per secondi” disse lei leggermente contrariata da quel suo insistere.
“Io… va bene allora.” Acconsentì con aria abbattuta.
“Ci vediamo al tuo ritorno allora!” disse lei cedendo a un sorriso e facendosi lasciare il polso.
“Non mi baci neanche?” chiese lui, con l’aria di un cucciolo bastonato.
Lei lo guardò ,immobilizzandosi sul posto.
“Si certo” disse con fretta e a disagio, si avvicinò a lui e gli stampo un bacio veloce a fior di labbra, toccandolo a mala pena.
“Scappo, ciaooo!” e così dicendo scappò realmente via.  
 
Angolo dell’autrice.
Beneeeeeee scoperto chi è Yuri e a chi è collegata…
Ha-rin! Vi manca questo ragazzo? A me no!
I flashback è dopo il capitolo 53 present and past pt2 (primo volume) dove Isabel è fidanzata con ha-rin, è il suo compleanno e lui se ne esce con la frase se rimani incinta tuo padre è costretto a farci stare insieme… frase che ho ripreso nel capitolo 29 di questo volume.
Gli avvenimenti sono anche prima del capitolo 54 i need you dove lei cambia colore di capelli per sempre! Dopo c’è l’altro capitolo a new world dove lei conosce per la prima volta do-yoon da sobria e c’è la sua laurea! Ji-hoo non ci sta, è già partito per il Giappone!
Yoongi e Isabel escono strani lo so.
Lui fa come se tutto andasse bene almeno ci prova, lei… beh non è abituata ad averlo intorno, e non sa come comportarsi. Ha anche una vita un po’ frenetica… ha bisogno di un tempo di adattamento… beneeee alla prossima.
Che faticaccia questo capitolo..!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** CAPITOLO 44: I'M NOT A VICTIM ***


CAPITOLO 44: I’M NOT A VICTIM
 
FLASHBACK 03 DICEMBRE 2015
Isabel era in una sala d’aspetto seduta su un divano e sorseggiava un thè, mentre aspetta di essere ricevuta per un meeting con l’azienda informatica gpd Group della succursale di Tokyo.
Aveva con sé, la sua ventiquattro ore, con all’interno il pc e il progetto già tutto rilegato.
“Signorina Kim” chiamò una donna.
Lei si alzò sorridendo, lasciando la sua tazza di thè sul tavolino.
“Il signor Park è pronto a vederla” disse in Giapponese, lei annuì e seguì la donna verso un ufficio al piano più alto del grattacielo in cui era.
La donna bussò alla porta, la fece entrare e la presentò ufficialmente.
 
“Grazie, puoi andare” disse il ragazzo verso la segretaria.
Isabel sogghignò davanti al ragazzo di fronte a lei, aspettò che la porta si chiuse, per poi sfogare in una grossa risata.
“Signor Park” disse ironica ridacchiando.
“Signorina Kim” disse lui ridendo.
“Perché nessuno mi ha detto che eri tu la persona con cui dovevo discutere di affari!” trillò lei con tono finto lamentoso.
“Non ne ho idea, io sapevo che saresti venuta tu, anzi ho chiesto di te.”
“Addirittura! Hai chiesto la mia presenza, non pensavo fossi tanto importante da essere richiesta.” Lo provocò lei.
“Per me lo sei, lo sai.”
“Aigoo, il Giappone ti ha reso dolce?” disse lei basita.
“Non fare la stupida, sei una delle poche persone che tollero, e che mi ha dato anche un bel saluto d’addio quando me ne sono andato” ghignò lui.
“Mi ha fatto venire qui perché vuoi un saluto?” disse lei ridacchiando e poi accomodandosi su una sedia di fronte la scrivania del ragazzo che era ancora seduto e la osservava ghignando.
“Beh se ci fosse la possibilità, sicuramente non direi di no.” ammiccò lui.
“Perché mi hai fatta venire?” chiese lei guardandolo incuriosita, accavallando le gambe, mostrando interesse verso di lui.
“Pensavo avessi bisogno di una pausa, ed ero in trattative con la tua azienda”
“Hai saputo che Ha-rin è stato esiliato?” chiese lei con uno sbuffo.
“Si, pensavo c’entrassi tu… so che era un po’ossessionato da te.”
“Aigoo, e tu eri quello che non si interessava ai pettegolezzi.” Disse lei con tono canzonatorio e una smorfia stranita sul volto. I suoi occhi si posarono su un bicchiere di rum sulla scrivania e lo afferrò tranquillamente, consapevole che fosse stato versato per lei.
“Non c’è bisogno di parlare d’affari” disse lui sorridendo dolce poiché lei era a proprio agio lì da lui e stesse facendo come se era a casa sua.
“Ah no?” disse lei sogghignando e facendo ondeggiare un po’ il Rum nel suo bicchiere, si passò la lingua sulle labbra, continuando fissare Ji-hoo.
“No, l’affare è fatto, non mi serve nessuna presentazione o nulla” disse lui mordendosi poi leggermente un labbro.
“Buon per me… allora dove mi porti a cena?” chiese lei sorridendo accattivante.
“In un bel posto, ma la prenotazione è fra due ore, idee di come occupare il tempo?” chiese lui ghignando.
Lei incominciò a ridere di gusto, pensando che aveva proprio bisogno di uno svago, aprì leggermente le gambe, e con il busto si sporse un po’ verso la scrivania.
Si morse il labbro inferiore, non interrompendo il contatto visivo con lui.
“Alcune idee” soffiò lei, per poi sorridere.
“Vengo io da te o vieni tu?”
“Che ne dici se veniamo insieme?” disse lei facendo un leggero broncio, lui rise alla sua frase e si alzò per poi fare il giro della scrivania raggiungendola.
Isabel mosse la sedia lateralmente per ritrovarsi di fronte a lui che l’aveva raggiunta e stava in piedi.
“Facciamo che vieni prima tu” ghignò lui chinandosi con il busto, appoggiò le mani sui braccioli della sedia, e si avvicinò con il viso a quello di Isabel, che continuò a guardarlo lasciva.
“Ottima idea” soffiò, gli afferrò con una mano il colletto della camicia tirandolo a sé per baciarlo vogliosa.
Lui ricambiò il bacio eccitato.
Dopo un po’ si staccò dalle labbra della ragazza, andò verso il collo che lei inclinò all’indietro ansimando leggermente.
Isabel incominciò a sbottonarsi la camicetta bianca, mentre lui continuava a succhiare avido sul suo collo.
Sbottonata tutta la camicetta Isabel andò con una mano sul capo di Ji-hoo, strattonando leggermente i capelli del ragazzo, che la morse sul collo facendola sussultare.
Pian, piano Ji-hoo cominciò a scendere per tutto il suo corpo lasciandole baci sulla pelle ghiacciata, riscaldandola sempre di più.
Isabel continuava ad ansimare, con la testa leggermente inclina all’indietro sulla spalliera della sedia. Con una mano scese verso il lato sinistro, avvicinandosi al suo fianco, fino a raggiungere la cerniera della gonna stretta, così da tirare giù la lampo e aiutare il ragazzo a sfilargliela.
Alzò leggermente il sedere, mentre le mani svelte di Ji-hoo si muovevano per togliere quell’indumento che lanciò a terra senza cura.
“Dovevi mettere meno indumenti” disse lui con voce rauca e sexy, per poi darle un morso sulla coscia da sopra gli stretti collant color neri.
“Strappali” trillò lei nel bel mezzo di un altro ansimo.
Lui non se lo fece ripetere due volte, con le mani andò a tirare i collant strappandoli per bene.  
Le sfilò velocemente le mutandine lanciando anche quelle via.
Isabel allargò di più le gambe, scendendo un po’ di più con il sedere, alzò la gamba destra poggiandola sulla spalla di Ji-hoo, che con avidità si fiondò sulla coscia cominciando a baciarla e a morderla, con la mano sinistra salì sopra per tutto l’addome della ragazza accarezzandola.
Isabel continuava ad ansimare e a tremare, aspettando solo che lui si avvicinasse alla sua intimità, sentiva la sua lingua farsi largo sull’interno coscia.
“Ji-hoo” sospirò mentre chiudeva gli occhi sentendo il contatto della lingua del ragazzo sul suo clitoride.
Lui continuò il suo percorso verso l’intimità di lei, trovandola del tutto già umida, cominciò a dare ampie lappate.
Isabel sollevò anche l’altra gamba, sulla spalla di Ji-hoo, sollevò il sedere, e con le gambe si avvinghiò di più a lui, che continuava a leccarla, mentre si avvinghiava con le mani ai suoi fianchi.
Isabel sentì il calore sempre più farsi largo in lei, e il corpo cominciare a tremare.
Aveva proprio bisogno un perdersi un attimo.
Venne urlando senza curarsi che qualcuno dall’altra parte dell’ufficio la potesse sentire.
Strinse forte gli occhi, e lasciò andare la presa delle gambe, Ji-hoo si liberò da lei staccandosi leggermente e sedendosi a terra continuando a guardarla rilassarsi sempre di più con il suo corpo.
Isabel si passò una mano sulla fronte sudata e riaprì gli occhi cercandolo.
Sorrise al ragazzo che ricambio il sorriso.
 
28 LUGLIO 2017  SERA
Isabel si diresse verso l’ascensore per salire al piano superiore per incontrare Ji-hoo. Entrò nell’ascensore pigiò il tasto e si fermò a guardarsi allo specchio.
Passò una mano tra i capelli, leggermente assorta, con la mano scese sul suo collo e poi verso la scollatura del vestito, aggiustandola leggermente scoprendo di più il suo seno.
Chiuse un attimo gli occhi.
Gli riaprì e pigiò un attimo sul tasto di blocco dell’ascensore.
L’ascensore bloccò la sua salita tra i due piani.
Lei scivolò lentamente a terra.
Si prese la testa fra le mani incominciando a respirare affannosa.
Era stata una cattiva idea decidere di ricominciare con Yoongi, lei non ci riusciva.
Non era capace.
Inclinò la testa all’indietro contro la parete ghiacciata dell’ascensore, sospirando ancora affannosamente.
Doveva alzarsi e andare a incontrare Ji-hoo non aveva tempo per lasciarsi andare al panico, non aveva il tempo per soffermarsi sull’espressione di Yoongi così preoccupata per lei, ma anche così delusa.
Si alzò a fatica e si rispecchiò.
Non sarebbe sembrata un piccolo cucciolo pieno di lividi, bisogno di essere accudito.
Lei era Isabel Kim.
Era la regina dei ghiacci.
Si riavviò di nuovo i capelli e sorrise splendidamente allo specchio.
Con passo calmo e altezzoso si avviò verso il ristorante, dove c’era Ji-hoo ad attenderla.
 
“Scusami se ti ho fatto aspettare” sorrise lei accomodandosi al tavolino dove Ji-hoo era seduto e sorseggiava già un bicchiere di Rum.
“Tranquilla, anzi il fatto che tu sia qui, è un miracolo” sorrise lui per poi guardarla attentamente.
“Sempre diretto… non volevo partire per le Hawaii… affari di famiglia” spiegò lei con voce annoiata e leggermente infastidita come sempre.
“E alla famiglia non si dice mai di no” disse lui con un ghigno.
“No, dovresti saperlo… tu vivi in Giappone per tuo padre.” Disse lei puntigliosa.
“Dato che l’hai nominato, arrivò al punto, prima che mi scappi e mi levi la possibilità di confidarmi” intavolò subito il discorso lui.
“Signorina Kim la sua vodka, e i menù se volete mangiare” li interruppe un attimo il cameriere.
“Grazie mille” sorrise lei gentile al cameriere.
“Waoo…  vodka liscia, ci vai pesantuccia” disse lui con apprezzamento.
“Giornata pesante…. Ho dovuto rilasciare un’intervista per gli ultimi scandali e spalleggiare mio padre, dato l’idiota di fratello che ho” disse lei con uno sbuffo d’irritazione.
“Appunto… padri e fratelli…”
“Stai per confidarmi qualcosa? Avevi detto che avevi bisogno di un’amica?” chiese lei studiandolo per bene, leggermente in allerta dato lo sguardo serio di Ji-hoo.
“Si… hanno diagnosticato la cirrosi epatica a mio padre... gli ho donato un pezzo del mio fegato qualche mese fa… ricordi quando ci dovevamo incontrare ma tu sei dovuta partire di nuovo?” chiese lui.
“Oh… mi dispiace.. io se lo avessi saputo” disse lei poggiando una mano all’altezza del suo petto, leggermente afflitta per lui.
“Avresti rimandato? Parti sempre perché te lo ordina tuo padre, difficilmente puoi dirgli di no. Isabel conosco la situazione.” Disse lui secco lui, non era un estrano sapeva bene com’erano i fatti.  
“Tuo padre sta meglio però?” chiese lei con premura, sfiorandoli la mano che aveva sul tavolo.
“No… anche se si è operato non ha risolto molto e continua a bere, anche se non dovrebbe, gli rimangono dai tre ai sei mesi.” Disse serio.
“Cosa ti serve?” chiese lei assottigliando lo sguardo, non era da loro mostrare debolezza o compassione, non l’avevano mai fatto, allontanò la mano da quella di Ji-hoo e si mise sull’attenti.
“Mio padre ha fatto fare il test del Dna… sono realmente suo figlio. Vorrebbe darmi in mano tutta l’azienda, ma la mia matrigna, si sta intestardendo.” Disse secco lui arrivando al punto.
“Vuole che la abbia Jinwoo… immagino.” Annuì lei, avendo già capito il tutto.
“Si, Isabel. Ha lavorato duramente per tutti questi anni, non è un cattivo uomo, è solo succube di quella donna. Mi ha raccontato tutta la verità prima che io gli donassi il fegato, è stata quella donna ad appiccare l’incendio in casa. A uccidere mia madre.” Disse stringendo i pugni.
“Ji-hoo… non devi raccontarmi la storia. Devi solo dirmi cosa ti serve.” Disse lei seria in volto.
“Screditare mio fratello, ho bisogno di uno scandalo. Forse tu puoi avere qualcosa in mano, Jin-woo, da quando Ha-rin se ne andato, ha sempre frequentato tuo fratello. Forse tu puoi avere qualcosa in mano. Ogni tanto escono notizie su tuo fratello, e dubito che non ci sia il tuo zampino.” Disse lui serio in volto.
“Immagino ti serva anche il mio sostegno. Non so a quanto ammontano le mie azioni da te, ma forse posso influire.” Disse lei aggrottando la fronte incerta, avrebbe dovuto chiamare il commercialista.  
“Dovresti investire altro, non ne hai abbastanza, ho controllato. Era anche questo che volevo chiederti.” Disse lui serio.
“Va bene… ma dovrai recuperare le azioni che tuo padre ha sulla mia di azienda. Se vai al potere, dobbiamo essere alleati e devi rifarmi il favore quando sarà il momento.” disse seria.
Il loro incontro non sembrava tanto una rimpatriata amichevole, ma più un incontro d’affari.
“Non dovresti neanche chiedermelo. Avresti il mio appoggio sempre.” disse lui solenne.
“C’è un’altra cosa... devi trovarmi un party dove va Chang Yuri e dobbiamo andarci.” Disse seria lei, avrebbe potuto anche evitare il vestito sexy, non l’era servito poi a molto, dato la richiesta di Ji-hoo, lei poteva chiedere di tutto.
“Yuri? Perché a che ti serve?” chiese lui con una smorfia disgustata.
“Ha qualcosa di mio e devo riaverlo. Devi anche farle avere notizia che ci sarò io, si frequenta ancora con tuo fratello?” chiese lei incuriosita, non sapeva poi molto di quel gruppetto di Chaebol, lei di solito frequentava sempre gente degli affari, la maggior parte dei ragazzi della sua età andavano a party e in club a spendere i soldi dei propri genitori.
Era così quando usciva con Ha-rin e così era rimasta la situazione.
“Si era in casa l’altro giorno, a una cena. La mia matrigna spera in un loro matrimonio.”
“Beh se facciamo uscire un paio di scandali, allora probabilmente questo matrimonio non avverrà mai.  Hai detto che Jin-woo va ovunque con mio fratello vero?” chiese lei ricordava di averli visti ogni tanto insieme, anche quando mesi addietro suo fratello aveva deciso di distruggere la sua Hall, se non ricordava male doveva esserci anche il ragazzo.
“Si. Ovunque a tutti i party, e con le solite prostitute.”
“Ottimo, fammi sapere solo il party quando e dove. Me la vedo io su tutto.” Sorrise ammiccante lei.
“Okay mi affido a te” sorrise lui alzando il bicchiere per farlo tintinnare con il suo, lei lo seguì e fece lo stesso.
“Ora godiamoci la cena, ho lavorato tantissimo ho bisogno di mangiare” disse lei chiudendo definitamente il discorso affari e rilassandoci leggermente.
Si sentiva bene.
Sorrise al ragazzo gentile.
Finalmente qualcuno che sapeva come lei fosse realmente, e non la giudicasse una principessa da salvare.
“Sei molto sexy…” disse lui poi osservandola meglio.
“Servizio fotografico, non ho avuto il tempo di cambiarmi, ordiniamo?” chiese lei diventando improvvisamente rossa in viso.
“Si certo… problemi in paradiso? Ti fa uscire così con un ragazzo?” chiese lui ridacchiando.
“Non sa che sono uscita con te, e non sa come sono vestita.” Puntualizzò lei ridacchiando, stando al gioco di provocazioni che avevano.
“Oh… devo dedurre qualcosa?” chiese lui sorseggiando poi l’ultimo goccio di rum.
“No, avevi detto che ci avevi messo una pietra sopra” disse lei ridacchiando in modo civettuolo.
“Giusto… non credo ricapiterà quello che è successo in Giappone” ghignò lui.  
“Direi di no, dai ordiamo!” esclamò lei facendo poi segno al cameriere di avvicinarsi, ma ridacchiando comunque, lasciando una sorta di mistero nell’aria, su ciò che sarebbe potuto accadere oppure no.
 
28 LUGLIO 2017  SERA TARDA
Yoongi e Hoseok rientrarono in casa, in soggiorno c’erano solo Jin e Namjoon che gli aspettavano.
“Ehi come sta noona?” chiese Namjoon mostrando interesse.
Yoongi grugnì in risposta e si avviò verso la cucina ondeggiando parecchio.
“Molto sexy, molto indaffarata, molto strana, molto distante.” Disse Hoseok a disagio.
“Ahia… è andato male l’incontro?” chiese Jin
“Incontro? Magari ci fosse stato, l’abbiamo vista dieci minuti e poi è scappata. Yoongi si è scolato tutto l’alcool di casa di Dashimen.” Annuì Hoseok stanco, andandosi a sedere.
“Quanto ubriaco è?” chiese Jin preoccupato.
“Non so neanche perché ancora respiri e non sia stramazzato al suolo.” Fece spallucce il ballerino.
“Vado a controllare” disse Namjoon alzandosi di fretta per andare in cucina.
 
“Hyung?” chiamò incerto.
Yoongi era immobile vicino al lavandino della cucina con lo sguardo perso.
“Hyung?” chiamò di nuovo avvicinandosi a lui e poggiandoli una mano sulla spalla .
“Pensavo che sarei stato felice riavendola. Non lo sono per niente” sospirò inceppando tra le parole.
Namjoon lo guardò triste e li poggiò una mano sulla spalla.
“Ti accompagno in camera, devi dormire” disse con voce comprensiva.
Yoongi annuì triste e si fece scortare da Namjoon in camera.
Namjoon da bravo leader lo aiutò a togliersi i vestiti impregnati di alcool lasciandolo in mutande e lo fece stendere sul letto.
Gli passò un cuscino, che Yoongi afferrò immediatamente e strinse a se.
Gli scompigliò i capelli e lo lasciò solo, sperando che una bella dormita lo avrebbe aiutato a stare meglio.
Con passi lenti si avviò fuori dalla stanza da letto e chiuse la porta alle sue spalle.
Ci si appoggiò con la schiena e chiuse gli occhi stanco.
Le vacanze erano finite, i drammi sarebbero aumentati e lui aveva ancora il cuore a pezzi.
Lui era il leader e non poteva stare male come gli altri.
Lui aveva avuto solo una decina di giorni per stare nel suo dolore.
Doveva accettare tutto e andare avanti da persona matura.
Riaprì gli occhi si fece coraggio e raggiunse gli altri e due in soggiorno così da poter essere aggiornato.
 
07 AGOSTO 2017
Isabel si trovava di nuovo nella sua stanza segreta dell’hotel, aveva finito di parlare con Chin-hae riguardando il piano di screditare suo fratello insieme a quello di Ji-hoo.
Chin-hae era riuscito ad entrare in contatto con le solite prostitute che i due chiamavano spesso, e a corromperle tramite una valanga di soldi.
Aveva corrotto anche tramite conoscenze, a Isabel ignote, i proprietari del club dove sarebbero andati tutti la sera seguente, così da poter avere le registrazioni delle camere private, dove sarebbero andati i ragazzi.
Il piano era semplicemente mettere in atto un finto stupro e far si che le due prostitute denunciassero ciò.
Non poteva andare niente storto, tutti erano stati pagati e Chin-hae aveva pensato a tutto.
L’unica cosa storta era Isabel che sarebbe andata in quel club con Ji-hoo tanto bastasse da incontrare Yuri, a cui era stata data la notizia durante un pranzo di quello stesso giorno, che lei sarebbe andata alla serata.
Appena Jin-hoo e suo fratello sarebbero scomparsi con le prostitute, lei avrebbe affrontato Yuri, che sicuramente sarebbe stata sola, e che avrebbe avuto indosso la sua collana.
Isabel era certa di ciò.
Yuri la odiava, talmente tanto che avrebbe messo quel ninnolo al suo collo solo per farle un dispetto.
 
Bussarono alla porta e Isabel andò ad aprire, pensando che fosse di nuovo Chin-hae e che si fosse dimenticato qualcosa.
“Oh… sei tu?” disse lei incerta, ritrovandosi Dashimen alla porta.
Il ragazzo era partito con i bts a Singapore ed era tornato da un paio di giorni, però non si erano riusciti a vedere e ad aggiornarsi per bene.
“Si… posso entrare nella stanza segreta?” chiese lui cercando di sbirciare dentro.
“No… disordine, tanto disordine” provò a prendere tempo lei.
“Sono abituato al tuo disordine! Dai fammi vedere cosa stai tramando!” trillò lui cercando di convincerla.
“Nulla!” trillò lei sorridendo tiratamente.
“Non me la dai a bere, dai mettimi al corrente!” si lamentò lui con voce infantile.
“No… ho fame perché non andiamo a pranzo?” propose lei.
“Al massimo a cena.. sai com’è sono le nove di sera!” disse lui scuotendo la testa con biasimo.
“Cena? Aigoo! Io che pensavo che fosse ancora orario per pranzare! Visto? Sono a digiuno da tutta la giornata, ti conviene portarmi a cena e anche velocemente prima che io muoia!” disse lei con far drammatico.
“Hai ragione dovresti mangiare, non posso permettere che mi svieni da un momento all’altro, Yoongi se la prenderebbe con me” annuì lui facendo finta di essere accondiscendente.
“Ottimo andiamo!” trillò lei fece per passare, ma lui la tirò per un braccio spingendola verso il corridoio e s’introdusse nella stanza segreta.
“Dash!” urlò lei offesa, mentre perdeva l’equilibrio e cadeva a terra sul suo sedere.
“Ahiaaaaaa!” urlò lei
 
“Così t’impari!” urlò lui da dentro la stanza, incominciando a muoversi e a guardarsi intorno.
C’era solo una parola per descrivere il tutto.
Follia.
Pura follia.
Di una mente machiavellica.
 
 “Ehm…” disse Isabel accostandosi a lui e tossicchiando a disagio.
“Se per te questo è nulla!” strillò lui indicando le tre lavagne e i tavoli pieni di documenti.
“Sono solo appunti, e strategie.” Disse lei come se fosse cosa da poco.
“Per cosa? Rapinare una banca?” chiese lui esterrefatto, con voce stridula.
“Per battere mio padre!” disse lei cercando di suonare convincente.
“Fammi capire come puoi battere tuo padre con la foto di Yuri, dove hai disegnato delle corna e dei baffi e hai usato con bersaglio per le freccette!” trillò lui indicato la foto con alcune freccette infilzate e parecchi buchini.
“Ogni tanto ho bisogno di pensare, ho notato che se lancio le freccette alla sua faccia mi aiuta la concentrazione” disse lei suonando anche carina con la voce.
“Tu sei completamente pazza!” urlò lui per poi indicare la lavagna dove stava segnato giorno otto in rosso. “Che cosa accade domani? Perché sta scritto distruzione?” chiese lui sgomentato.
“Accade che io e Ji-hoo andiamo a un party” disse lei tranquillamente.
“Ahhhh mi è chiaro vai a un party con il tuo nuovo fidanzato” disse lui ironico.
“Eh? Non ci vado con Chung-hee, lui non è neanche qui a Seoul, è andato in America per una succursale di un ristorante. Non so neanche quando torni.” Disse lei facendo spallucce.
“Ah pensavo nominassi Yoongi… ma sembra essere scomparso dai tuoi pensieri”
Lei gonfiò le guance a disagio, poi indicò le lavagne con un dito.
“Ho da fare se non l’hai notato” disse continuando a indicarle.
“Che cosa vuol dire distruzione, cosa farai a questo party? È sicuro? Rischi qualcosa? Che cosa ha partorito la tua mente malefica in quei pochi giorni che sono andato via con i bts?” disse lui in preda al panico prendendola per le spalle e incominciando a scuoterla.
“Aigoo… come sei nervosetto oggi” disse lei prendendolo in giro.
“ISABEL!” le urlò in faccia.
“Non urlare ci sento benissimo” disse lei con tono canzonatorio.
“Smettila di prendermi in giro! Spiega!” disse lui lasciando andare e guardandola con espressione severa.
“Nulla di che dobbiamo solo far in modo che mio fratello e quello di Ji-hoo siano accusati di stupro! Niente d’impegnativo” disse lei con tranquillità, mentre giocherellava con una ciocca di capelli.
“Cosa?” spalancò la bocca lui guardandola allibito.
“Non è niente, abbiamo già tutto organizzato, io vado al party solo perché ci sarà quella puttanella” disse lei indicando la foto.
“Che cosa intendi fare?” chiese lui impaurito.
“Lei sa che ci sarò anche io. Ci scommetto un polmone, indosserà la mia collana. E io le la strapperò.” Disse lei assottigliando lo sguardo.
“Spero che tu non le strappi anche la gola.” Disse lui guardandola atterrito.
“No, non posso, sai com’è famiglie importanti bla bla bla….” Disse lei gesticolando con una mano.
“Non capisco perché la cosa di tuo fratello?” chiese lui preoccupato tornando a guardare la lavagna.
“Perché ha venduto alcune quote dell’azienda, e ho bisogno di uno scandalo bello grosso per farlo uscire, in più anche Ji-hoo ha bisogno di eliminare il suo di fratello per prendersi l’azienda di famiglia, il padre sta morendo.”
“Continuo a non capire… non capisco cosa c’entri tu con questo Ji-hoo.”
“C’entro che se si prende l’azienda di suo padre acquista potere, in più alcune quote della mia d’azienda. C’entra perché mi servono alleati chaebol e a parte magnati della moda, la ristorazione di Chung-hee, non ho molto. Sto espandendo le mie conoscenze” fece l’occhiolino lei.  
“E le tue azioni immagino?” chiese lui.
“Yep!”
“Forse dovresti evitare di prendere la collana da Yuri… si è già infiltrata nella vita dei bts, non vorrei che facesse altro.” Disse lui perplesso.
“Devo comunque andare lì… controllo solo se ce l’ha non la prendo…” disse lei mentendo.
“Lo so che menti e farai di testa tua!” esclamò lui andandosi a sedere su una sedia continuando a guardare le varie lavagne con interesse.
“Può essere…” disse lei con non calanche.
“Isabel… dovresti vederti con Yoongi e raccontarli tutto” disse lui dubbioso.
“No! Vorrebbe intervenire, non posso farlo! Lui non c’entra niente con questa storia!”
“Isabel..” lo chiamò lui con voce greve.
“Cosa?” chiese lei guardandolo attentamente.
“Che cosa sta accadendo?”
“Ti ho appena detto tutto…” disse lei incerta.
“No, Isabel non intendo dei tuoi piani, o della questione Yuri…  Mio zio mi ha detto che stai passando parecchio tempo con questo ragazzo, con Yoongi ti sei vista solo per una decina di minuti e sei sembrata anche distante, quindi mi spieghi cosa sta succedendo, nella tua testa.” chiese lui ma mantenendo un tono pacato della voce, per non rischiare una litigata.
“Io…”
“Isabel te lo sto chiedendo come amico. No, solo perché sono preoccupato. Ma perché so che hai pensieri in testa e hai bisogno di parlarne, ti ascolterò e cercherò di capire” provò a dire lui dolcemente.
“Non dovevo seguire il consiglio di tuo zio! Non dovevo! Io non lo so fare!” incominciò a dire in panico lei.
Lui la raggiunse, prendendo il suo viso tra le mani.
“Respira” disse guardandola fissa, “Sono io, puoi dirmi tutto… cosa non riesci a fare?” disse con tono pacato.
“La fidanzata” sussurrò lei.
“Continua a spiegarmi…” disse lui, accarezzandole le guance.
“Lui mi guarda innamorato… e impensierito, prova a prendermi la mano e io… non riesco a toccarlo… mi sento come se fosse perennemente preoccupato per me…”
“Sei abituata a cavartela da sola…” disse lui.
“Si… io non so come comportarmi”
“Normalmente?” provò a proporre lui, ma la parola gli uscì un po’ ironica.
Lei diventò improvvisamente di pietra e assottigliò lo sguardo.
“Staccati non sei d’aiuto, la tua faccia m’irrita!” disse lei spintonandolo via e scuotendo la testa, lui la tirò per un polso la fece girare e l’abbracciò da dietro tenendola stretta per la vita.
“Se continui a essere così distante, non riuscirai a tornare alla normalità con lui.  Prova a fare un passo, vedilo anche se ti sembra strano”
“Non sono più quella di un tempo… e se dovesse smettere d’amarmi?” chiese lei con voce sottile, mentre lui provava a cullarla leggermente tra le sue braccia.
“E se smettessi tu d’amarlo?” chiese lui al suo orecchio, “Perché sembra come se tu non lo ami più… non hai quello sguardo che brilla.”
“Io…non posso pensarci.” Disse lei staccandosi da lui di colpo.
“Isabel?” chiamò con voce dolce Dashimen.
“No.” Lo guardò supplice. “No ti prego. Io non riesco, come posso godermi questo amore se ho ancora paura? Sto facendo la forte, sto organizzando piani su piani!” disse lei indicando le lavagne.
“Ci sto provando Dashimen! Sembra come se non basti! Come se io non fossi all’altezza. Non posso sentirmi così, non posso sentirmi debole. Lui mi guarda come se fossi un piccolo cucciolo ferito che ha bisogno d’amore!” disse lei con voce acuta.
“Si preoccupa perché ti ama” rispose lui con voce dolce.
“No! Perché pensa che io non me la sappia cavare! Come anche Chung-hee…” incominciò a ridere lei amaramente, “Dovevi vederli insieme a confabulare, a parlare di cosa fosse meglio per me. Sono io l’uomo ha detto” disse lei sprezzante ma allo stesso momento triste.  
“Un uomo che ha visto i miei fottuti lividi e stava morendo di paura.” Disse lei con rabbia. “Mi ha detto che non valeva la pena, la lotta contro mio padre!” urlò lei.
“Sei arrabbiata con lui…”
“Si e non ho il cazzo di diritto di arrabbiarmi, come potrei? Dopo tutto quello che gli ho fatto passare? Come posso? Specie con quel cazzo di sguardo innamorato che ha!”
“Isabel… mi dispiace… ma così non può andare, non puoi evitarlo, non ora che hai detto di si allo stare insieme” provò a dire lui.
“Non lo voglio vedere.  Non voglio essere guardata in quella maniera. Non lo sopporto. Mi ha vista sexy e l’unica cosa che ha detto è stata non c’è più traccia di lividi. Era così fottutamente accondiscendete e amorevole.” Disse lei con rabbia.
“Devi provare a rivederti con lui, questa situazione è strana per entrambi anche lui non sa bene come comportarsi con te. Isabel ha il terrore che tu gli abbia dato un accontentino e che non sia cambiato niente. Ha il terrore che tu non lo ami più.”
“Comunque la si vede è sempre colpa mia vero?”
“Non ho detto questo…”
“Si invece.  Lui non sta bene a causa mia, lui sta sempre male a causa mia. Io sono difettosa, non so come comportarmi, non riesco a essere naturale e averlo vicino mi irrita.” Disse lei con voce spezzata.
“Ehiiii, no” disse lui  prendendola e stringendola di nuovo.
“Non è colpa tua, la situazione è un po’ instabile, è normale che tu ti senta in difficoltà hai passato anni a tenerti alla larga. Ogni cosa ti faceva paura. Ora però stai reagendo sempre di più, non devi pensare che non ce la farai. Io lo so che sei forte.”
“Lui pensa che io non lo sia. Per via dei lividi che gli ho mostrato.” Disse lei triste.
“Lui ora ha paura…” disse Dashimen al suo orecchio “Andrà bene… facciamo che si organizza dopo che tu hai portato al termine il piano di domani va bene?” chiese lui stringendola forte.
“Si va bene” disse lei con voce lieve aggrappandosi un po’ di più alla maglia di Dashimen.
 
Angolo dell’autrice:
Non ho poi molto da dire..
Il ricordo è prima dell’ultimo capitolo del 1 volume, lei era andata a Tokyo per un progetto e poi prima di tornare cambia aereo e va a vedere i bts al concerto, concerto in cui non riesce a stare poi molto.
Serve un po’ per darvi la visione del loro rapporto. 
Isabel è un po’ sotto stress. Dashimen capisce sempre quando c’è qualcosa che non va.
La realtà è che è arrabbiata per quella frase che Yoongi ha detto: sono io l’uomo tocca a me.
Non l’ha digerita. Ha dubbi si di loro, e su come la guarda lui.
Non lo sopporta.
Non poteva essere semplice il loro riavvicinamento… cosa credevate tutto rosa e fiori… si si sperateci…
Per il resto lei ora è in combutta con questo ragazzo e devono sotterrare suo fratello… ci riusciranno? Ah boh
Adoro il fatto che Isabel abbia una foto di yuri e le lancia le freccette! Sta fuori ogni tanto! Ahhaha
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** CAPITOLO 45: THE ICE QUEEN IS RETURNING ***


CAPITOLO 45: THE ICE QUEEN IS RETURNING
07 AGOSTO 2017 NOTTE
Le dita di Hoseok si muovevano lente sul petto nudo di Dashimen accarezzandolo dolcemente.
“Va tutto bene?” chiese con voce flebile
“Si, perché?” chiese Dashimen, mentre gli accarezzava i capelli dolcemente.
“Non è stato il solito sesso, ti ho sentito un po’ distante” disse Hoseok impensierito, alzò leggermente la testa dal petto di Dashimen per guardarlo in volto.
“Pensieri come sempre” disse lui accennando a un timido sorriso che sarebbe dovuto essere rassicurante che però non era.
“Non avevi tutti questi pensieri a Singapore” disse Hoseok scettico si allontanò da lui mettendosi a sedere e studiandolo per bene.
“A Singapore non c’era Isabel…” sospirò Dashimen.
“Non puoi parlarne immagino” disse con un tono leggermente irritato.
“Tu parleresti con Yoongi...”
“È la cosa giusta, lo sai anche tu. Yoongi è il suo ragazzo dovrebbe sapere lui le cose. Tu sei il mio ragazzo.” Disse puntiglioso Hoseok.
“Non posso… non voglio intromettermi. Devono vedersela da soli.” Voleva provare a non intromettersi, provare a essere dalla parte di Isabel, ma sapeva che entrambi avevano bisogno di un aiuto esterno per stare meglio.
“Non riescono! Hai visto anche tu lei come si è comportata quando si sono incontrati. Ha bisogno di parlare con lui, hanno bisogno di chiarirsi. Lo sai anche tu, come sai che lei non lo farà perché è abituata a scappare da lui. Hanno bisogno d’aiuto” insistette Hoseok, non potevano avere anche Yoongi in crisi, c’era già Namjoon che sembrava spento.   
“Aigoo… ho appena fatto sesso con Taehyung…” disse quasi orripilato.
“Non fare lo scemo!” gli diede un leggero schiaffetto Hoseok.
“Scusa, ma sembrava di ascoltare il più piccolo, sono suoi discorsi questi”
“Vogliamo tutti che vada bene, vogliamo tutti riavere noona… abbiamo lasciato correre per tanto tempo, ora non lo faremo più” disse convinto.
“Mmh… lo so che per voi la situazione è pesante, e che siete preoccupati”
“Perfetto! Vado a chiamare Yoongi così parli con lui” sorrise interrompendolo gli diede un bacio veloce e balzò fuori dal letto.
“Aspetta!” trillò Dashimen confuso.
“Metti delle mutande non voglio che ti veda così…” disse lui mentre si infilava un paio a sua volta, poi raccolse una maglia e sogghignò guardando Dashimen.
“Anche una maglia!” disse lanciandoli l’indumento.
“No! Io non ho detto che parlerò con lui” Lo guardò allibito Dashimen.
Hoseok fece finta di niente e scappò fuori dalla stanza da letto per andare a chiamare Yoongi.
 
Hoseok arrivò in soggiorno e si bloccò di colpo vedendo i due più grandi urlarsi contro.
“Te l’ho già detto i manager vogliono che ci comportiamo normalmente!” stava urlando Jin con il viso rosso, e le orecchie in fiamme.
“Aigoo. quindi siamo tutti costretti a venire a un cavolo di party?” disse con voce sprezzante Yoongi.
“Vaffanculo, non venire, ci vado solo con Taehyung!” disse con rabbia Jin, offeso per non avere l’appoggio di Yoongi.
“Certo costringiamo il povero Taehyung ad andare a un party con quella matta di ragazza che gli hai trovato tu!” lo accusò Yoongi.
“Io non lo sapevano che erano matte!” urlò con voce acuta Jin.
 
“Che sta succedendo?” chiese Hoseok urlando a gran voce per farsi sentire.
“Succede che Yuri.. ha invitato tutti a una serata a un club! E indovina il signor maggiore qui vuole  obbligarci ad andare!” disse con rabbia Yoongi.
“Stai esagerando! Ho solo chiesto se potevate venire!” gli urlò contro il maggiore.
“No invece, devi lasciarla!”
“Isabel ha detto di aspettare! Cazzo parla con la tua ragazza e chiedi cosa sta combinando! Io aspetto lei, ma è sparita!” disse con rabbia Jin, avrebbe voluto lasciare Yuri, come avrebbe voluto che Taehyung lasciasse quell’altra matta. Nessuno riusciva a fare niente, tutti erano in attesa di Isabel, che era presa da altro e non stava per nulla pensando a loro.
“Io…”
“Non parla neanche con te? Ti evita? Cazzo Yoongi, non te la prendere con me perché sei nervoso per colpa sua!” lo accusò Jin, era ingiusto che lui come sempre si prendesse tutte le colpe.
“Io…” disse per poi bloccarsi al suono del suo telefono.
“Ho chiesto solo se mi potevate accompagnare! Non voglio stare neanche io solo con lei. Cazzo, sei un egoista di merda!” continuò invece a urlare Jin sotto stress per la situazione.
 “Dov’è il telefono?” trillò invece Yoongi ignorando le parole del maggiore e incominciando a cercare il telefono con ansia.  
“Aigoo..” disse Jin sbuffando innervosito incominciando a cercarlo a sua volta, Hoseok seguì i due e iniziò anche lui a cercare il telefono.
“Eccolo!” trillò Hoseok prendendo il telefono da sotto il divano “Chung-hee” disse a disagio.
“Passamelo veloce!” disse Yoongi afferrando il telefono.
 
“Pronto?”
“Ehi, che diavolo sta facendo Isabel?” chiese immediatamente Chung-hee senza neanche salutare.
“Cosa? Io come faccio a saperlo, non l’ho vista! Non riesco mai a vederla” si lamentò Yoongi a gran voce.
“Non sai di un party a cui va domani? Chin-hae mi ha detto di tornare e andare con lei a questo party!” urlò Chung-hee.  
“E tu sei tornato?” chiese Yoongi confuso.
“Si sono arrivato ora a casa mia, ma di lei nessuna traccia, pensavo fosse con te”
“Io non la vedo… lei dice che è sempre impegnata.” Disse con voce lieve Yoongi.
“Dashimen? Lui sa qualcosa?” disse con tono rude Chung-hee.
 
“Hoseok.. Dashimen dov’è?” chiese Yoongi voltandosi a guardare il ragazzo.
“Qui.” Disse Dashimen che era in piedi dietro di loro e si mordeva un labbro a disagio.
 
“Chung-hee ti metto in vivavoce” disse Yoongi.
 
“Dashimen cosa sta succedendo?” chiese con voce adirata Chung-hee.
“Isabel… è impegnata.” Disse a disagio Dashimen prendendo il telefono in mano da Yoongi.
“Dov’è?” chiese con rabbia.
“Non lo so. Penso in albergo, è lì quando non lavora.” Disse secco Dashimen.
Si rivolgevano tutti sempre con tono autoritario e arrabbiato, incominciava a essere stufo di come la gente si comportava con lui.
“Sai qualcosa di questo party?” continuò a interrogarlo Chung-hee.
“No. Mi dispiace. Non so niente” mentì Dashimen.
 
Hoseok si voltò a guardarlo stranito, “Non ti ha detto niente di niente?” chiese lui non credendoci.
“Abbiamo parlato solo di Yoongi, no dei suoi piani, ha detto che mi aggiornerà quando avrà la situazione sotto controllo, non so nulla.” Fece spallucce Dashimen, continuando a mentire.
Non era il caso di dire i piani di Isabel, la faccenda sembrava delicata, quello che voleva fare a suo fratello sembrava pericoloso.
Era meglio tacere su tutto, se poi suo zio non aveva informato Chung-hee di tutto aveva avuto sicuramente le sue buone ragioni.
 
“E per quale motivo io dovrei andare a questo party secondo tuo zio?” chiese irritato.
“Non ho idea. Chiedi a loro. Io non so nulla.” Disse sempre con tono fermo della voce, stava provando con tutto se stesso a non innervosirsi.
Strinse i pungi, leggermente irritato dai toni.
Se tutti avessero continuato a pretendere da lui informazioni con quel tono da capetti, lui non avrebbe mai detto niente.
 
“Che party è? Non puoi far venire anche me?” chiese Yoongi a Chung-hee intromettendosi nel discorso, e togliendo di mano il telefono a Dashimen, che si allontanò irritato da lui.
“Ti aiuto io a tenerla d’occhio” disse con energia il rapper.  
“Non credo, è all’octagon Club, non fanno entrare molta gente.” Disse Chung-hee sembrando perplesso.
 
“Ehi! È dove Yuri vuole che andiamo!” esclamò Jin ricordando il nome del club.
“Cosa?” chiese Yoongi allibito.
“È il club dove ci ha invitato! Ne sono convinto!” disse esaltato, non sarebbe andato da solo, ora Yoongi lo avrebbe accompagnato sicuramente.  
 
“Mi sa che andremo tutti al party” disse Hoseok guardando i suoi amici nella stanza orripilato, si accostò a Dashimen prendendoli una mano e lo guardò con preoccupazione.
Dashimen era immobile e guardava Yoongi e il telefono con la fronte aggrottata. 
“Ci saremo, Chung-hee e ti aiuteremo a tenere d’occhio la situazione!” esclamò Yoongi sorridendo malefico.
 
Dashimen, scosse la testa, e continuò a guardare Yoongi dubbioso.
Probabilmente avrebbe dovuto avvertire Isabel di quello che stava accadendo.
Yuri sapeva che ci sarebbe stata la ragazza, invitando tutti voleva significare che stesse solo tramando qualcosa.
Il problema era cosa? Lui non ne aveva la più pallida idea.
Sembrava però che le cose sarebbero potute andare storte.
Continuò a sentire la conversazione al telefono, senza intromettersi, provando a non sembrare preoccupato e nervoso, Hoseok vicino a lui però aveva capito lo stato inquieto in cui era e gli stringeva di più la mano come a dargli sostegno in quel momento.  
 
Yoongi chiuse il telefono sogghignando, poi puntò lo sguardo su Dashimen.
“Di cosa hai parlato con Isabel? Hai detto che hai parlato di me” disse con tono di sfida.
“Te lo dirà lei, non spetta a me” disse con voce piatta.
“Lei mi evita se sai qualcosa sei tenuto a dirmelo.” disse incominciando a fare lo sbruffone.
“Tenuto? Stai scherzando?” disse con risentimento Dashimen.
Lo guardò fisso negli occhi, conosceva lo sguardo di Yoongi, provava a fare il gradasso e il forte per comandare.  
Lasciò la mano di Hoseok e fece qualche passo verso Yoongi.
“Sei in debito.” Disse tagliente il rapper.
“Non sono in debito di niente. Ancora con questa storia? È passato. Non puoi minacciarmi sempre con la stessa faccenda.” Disse sempre più in collera Dashimen, non tollerava più il fatto che Yoongi ritirasse fuori sempre la storia questione che lui era andato a letto con Isabel, per ottenere favori.
“Non ti è chiaro che lei è la mia ragazza, no la tua.” Disse con rabbia Yoongi.
“Allora parla con lei e  no come me. Sarà lei a decidere se vedersi con te, lei a decidere se vorrà parlare con te.  Sinceramente penso che tu stia sbagliando ad andare a quel party. Lei non gradirà.” Sputò fuori Dashimen.
“Lei non sa quel che fa! Ha bisogno di me, del mio aiuto.”
“Ah si? Perché sei l’uomo della situazione? Ora comprendo meglio.” Disse con rabbia Dashimen.
 
Hoseok guardò entrambi i ragazzi con preoccupazione, avrebbero litigato, e probabilmente si sarebbero azzuffati. Guardò per un attimo il maggiore che si era seduto su un divano e contemplava la scena, senza fare un fiato, per una volta anche Jin aveva deciso di non intromettersi.
 
“Cosa comprendi?” disse Yoongi con aria di sfida.
“Perché lei è distante, pensavo fossero sue paranoie, che avesse solo paura, invece lo vedo lo sguardo che vede lei. Pensi che sia debole che da sola non se la sappia cavare.”
“Lo pensi anche tu.” Sogghignò Yoongi
“Lo pensavo. Mi sono reso conto che invece sa bene cosa sta facendo. Che il mio starle addosso, non l’aiutava, come non aiuta il tuo essere così preoccupato per lei e guardarla come se fosse una povera e indifesa.” Lo accusò Dashimen con rabbia.
“Lei non sa badare a se stessa! Lo dimostrano i lividi sul suo corpo, è così cocciuta pensa di farcela da sola, ma cadrà!” urlò anche Yoongi inviperito.
“Sai è proprio questo il problema. Il tuo atteggiamento nei suoi confronti, come anche quello di Chung-hee. L’avete vista stare male e ora pensate che non si sappia rialzare e combattere. Per questo evita entrambi e non vi dice le cose. Non vi fidate di lei! Lei non si fiderà di voi, vi vedrà sempre come un intralcio!” sputò fuori con rabbia Dashimen in difesa di Isabel.
“Tu non sai di cosa stai parlando!”
“Io lo so meglio di te, ho fatto la stessa cosa in passato le sono stato addosso, volevo controllarla, decidere per lei.  Solo perché pensavo di far il meglio per lei. Indovina un po’ i risultati? Mi ha lasciato qui ed è andata alle Hawaii senza di me. Stavo mandando all’aria il nostro rapporto solo per controllarla. Non vuole essere controllata. Lascia in pace. Smettila di guardarla come un cucciolo indifeso.” Disse tagliente Dashimen.
“Pensi di conoscerla meglio di me? T’illudi di questo? Io so cosa è meglio per lei. Io la amo.” Urlò su tutte le furie Yoongi in sua difesa.
“Sai cosa è meglio per lei? Allora perché ti evita e non ti dice le cose?” disse saccente Dashimen.
“Perché vuole sempre proteggermi.”
“No Yoongi. Sa che sei protetto dalla tua agenzia.  Non ti parla perché ti sta allontanando. Perché è a disagio con te. Ha fatto così anche con me, ed è andata dritta da Chung-hee perché lui all’inizio non la guardava come una povera indifesa. Indovina, quando lui ha incominciato a provare a proteggerla, che per lei significa che ha provato a comandare sulla sua vita, Isabel l’ha allontanato.”
“Io so cosa fare. So come comportarmi con lei. Quello che dici non ha senso.”
“Perfetto, allora non ascoltarmi. Pensi di sapere tutto! Perfetto, cavatela da solo. Vai al party e continua a guardarla con pena per lei. Vedrai andrà benissimo! Isabel ama quando la gente la guarda con aria compassionevole. Ama essere considerata debole, e ama quando qualcuno è smielato con lei.” Rise amaramente Dashimen scuotendo la testa.
“Hoseok allontana il tuo fidanzato da me o giuro che lo picchio.” Disse con voce rauca Yoongi.
“Vado via da solo. Fa come ti pare… rovina tutto.” Disse con rabbia Dashimen per poi guardare Hoseok che si era riavvicinato a lui e lo guardava apprensivo.
“Non guardarmi così. Ho ragione e lo sai anche tu.” Disse secco.
“Andiamo in camera” disse invece Hoseok prendendoli la mano e portandolo via dalla stanza senza dire una parola.
 
ORE DOPO
Dashimen entrò nella solita Suite riservata ai party dell’hotel, con passo spedito si avvicinò al divanetto, dove suo zio era intento a divertirsi con una delle sue solite ragazze, con cui sicuramente avrebbe concluso la serata in qualche stanza libera.
“Zio.” Disse con tono arrabbiato interrompendo la pomiciata.
Chin-hae staccò leggermente la ragazza che era a cavalcioni su di lui. “Dashimen sono occupato se non lo vedi.” Disse con tono irritato.
“Devo parlarti ora.” Disse secco il ragazzo.
“Dolcezza ti dispiace lasciarmi un minuto con mio nipote?” disse lui con tono lamentoso, fulminando Dashimen che era in piedi con le braccia incrociate al petto.
“Vado a prendere da bere” disse lei sorridendo gentile, diede un leggero bacio sulle labbra di Chin-hae, e si alzò, l’uomo le diede un leggero schiaffetto sul sedere e ammiccò alla giovane. “Faccio subito” disse, lei annuì e li lasciò soli.
“Che cosa vuoi sbrigati ho da fare.”
Dashimen sbuffò per via del tono dello zio e si mise a sedere vicino a lui.
“No, che fai… quando ti siedi vuol dire che hai tanto da parlare.” Brontolò Chin-hae.
“I bts domani vanno al party dove ci sarà Isabel.” disse secco.
“Falli cambiare idea.” Disse secco Chin-hae.
“Non mi vogliono sentire, Yoongi a volte è un grandissimo idiota, vuole andare a tenerla d’occhio, per aiutare Chung-hee. È colpa tua.” Disse con risentimento Dashimen.
“Serviva qualcuno che la fermava, lo sai che si scaglierà contro quella ragazza, e non sappiamo che intenzioni abbia quella Yuri.”
“Potevi dirle di non andare.”
“Pensi che mi ascolti? Si è messa d’accordo con quel ragazzetto” disse e con un movimento del capo indicò un divanetto, dove Isabel era intenta a ridacchiare con il ragazzo in questione che con un mano giocherellava con i capelli della ragazza e con l’altra le accarezzava la gamba nuda.
“Che diavolo sta facendo?” chiese spalancando la bocca Dashimen.
“Mmh.. pensavo che lo volesse manipolare facendo la sexy, penso di essermi sbagliato. Penso si stia solo divertendo, le fanno piacere i complimenti, e non essere vista come una donzella in pericolo.” Disse serio Chin-hae.
“Quella ha bisogno di fare sesso… e mi sa che ci finirà con quel ragazzo.” Disse Dashimen perplesso.
“A proposito di sesso… io vado a farlo.”
“E cosa si fa con i bts?” chiese guardandolo con orrore.
“Falli andare, se ci saranno, probabilmente lei non si scontrerà con quella ragazza per non far vedere che si conoscano.” Disse con un’alzata di spalle e lasciò il ragazzo solo dirigendosi dalla sua bella.
Dashimen si voltò a guardare Isabel che sorrideva e chiacchierava animosamente.
Sfilò il telefono dalla tasca se lo rigirò tra le mani, aprì la fotocamera e scatto un paio di foto.
Le inviò a Yoongi.
-visto, vuole solo essere trattata normalmente, e no come una vittima.  Datti una svegliata, appena hai la possibilità portatela a letto o rischi di perderla. Per il resto affari tuoi.-
Posò il telefono sul tavolino, poi individuò un cameriere chiamandolo per chiederli da bere.
Rimase lì a osservare Isabel, leggermente dubbioso.
Ne aveva passate fin troppe, Dashimen lo sapeva bene, e si sentiva in colpa per non esserle stata accanto nel periodo delle Hawaii, e per essere stato così ossessivo e assillante.
Alla fine comprendeva, Isabel voleva avere solo un po’ di stabilità e provare a essere normale, a vivere una vita tranquilla.
Il destino però si era scagliato contro di lei non dandole la possibilità.
Lui, l’aveva vista fin troppe volte cadere, ma lei si era sempre rialzata, con i suoi tempi.
Sembrava essere ritornata a essere un uragano.
Sembrava la stessa, ma in un certo modo era diversa.
Più consapevole della sua forza, più decisa a voler reagire sul serio.
Era tornata a essere cocciuta e nessuno l’avrebbe potuta fermare o controllare.
Dashimen si sentiva preoccupato per questo, ma incominciava a convincersi che lei se la sarebbe cavata.
 
8 LUGLIO 2017 SERA
Isabel si stava guardando allo specchio aggiustando la scollatura, si passo una mano sul collo scoperto, assottigliando lo sguardo.
Si sarebbe ripreso ciò che era suo, al costo di lasciarla sanguinante a terra.
Lei non aveva di certo paura di quell’oca della Chang, avrebbe dovuto darle meglio la lezione anni fa, anziché fermarsi.
“Isabel?” chiamò Chung-hee vicino all’uscio della porta.
“Si?” disse lei continuando a specchiarsi e cercando di capire se fosse perfetta in quel vestito attillato.
“Ji-hoo è qui, dobbiamo andare al party.” Disse Chung-hee con risentimento, da quando era tornato la sera prima, non aveva avuto molto modo di parlare con lei, e questo lo irritava parecchio, lei dopo le Hawaii aveva alzato un muro e lo stava sempre più allontanando senza un valido motivo.  
“Andare al party? Io devo andare al party” disse lei voltandosi a guardarlo interrogativo.
“Vengo anche io, Chin-hae mi ha fatto tornare per tenerti d’occhio.” Disse lui con voce rude, come a darle un ordine.
“Non ho bisogno della baby sitter, specie di una che porta rancore verso di me, e che confabula alle mie spalle.” Soffiò lei.
“Di cosa stai parlando?” disse lui aggrottando la fronte.
“Ti prego, lo so che qualunque cosa accada, tu lo comunichi a Yoongi. Lui non può agire quindi fai le sue veci.” Incominciò a fare dei passi verso di lui, inchiodandolo con lo sguardo a suo  “La domanda è: chi te lo fa fare? Potevi tranquillamente continuare a stare in America e pensare agli affari tuoi.” Disse lei accorciando del tutto le distanza tra loro due raggiugendolo.
“Mi preoccupo per te. Non vengo per via di Yoongi, ma perché me lo ha chiesto Chin-hae.” Disse lui tra i denti.
Lei si avvicinò ancora di più, passò con delicatezza le dita sulla sua camicia, dal basso verso l’altro, si fermò per giocherellare con uno dei primi bottoncini che era lasciato aperto per far vedere un po’ di petto.
Alzò lo sguardo su di lui, arricciando le labbra, dubbiosa.
“Fatti da parte.” Soffiò.
“No.”
“Continuo a non capire, perché ti sei tanto intestardito a continuare questa messa inscena. Ho provato in tanti modi a dirti di lasciar perdere, ma tu insisti e corri da me. Confabuli con Yoongi, parli di me con lui di tutto.” Disse lei fissandolo negli occhi e continuando ad accarezzarlo da sopra la camicia.
Era bellissima, e in quella bellezza sapeva come provocare e destabilizzare chiunque fosse davanti a lei.  
“Non capisco.” Soffiò avvicinandosi alle sue labbra, facendolo tremare leggermente “Ti annoi tanto e ti diverte stare nei miei drammi? Perché non può essere solo per una questione di promesse fatte a Do-yoon.” Disse sprezzante.
“Isabel.” disse con rabbia bloccandole la mano.
Lei fece due passi indietro continuando a studiandolo, inclinò leggermente la testa di lato, scoprendo il collo.
“Complesso del salvatore.” Disse in uno sbuffò, per poi sogghignare. “Sacrifichi tutto, metti in pausa tutto, per correre in mio aiuto.” Spiegò con voce vezzeggiata.
“Io non te l’ho chiesto.” Il suo sguardo cambiò improvvisamente come anche il suo tono di voce diventando intimidatorio. “Smettila. Perché così ti stai facendo solo del male. Ti stai intestardendo che puoi aiutarmi, salvarmi, o chissà cosa. Smettila.” Disse lei dando uno scossone alla presa sul suo polso e liberandosi, lo sorpasso con un andamento altezzoso, per poi bloccarsi vicino alla porta e girarsi a guardalo mentre lui rimaneva immobile, ma tremante di rabbia.
“Se invece lo stai facendo perché mi ami. Allora smettila di amarmi. Perché non ricambierò mai.” Disse tagliente, freddandolo sempre più, per poi andare via senza farlo dibattere.
La regina dei ghiacci stava tornando.
E solo così avrebbe potuto vincere la battaglia.
 
8 LUGLIO 2017
Yoongi e Jin si trovavano nella loro stanza e si stavano preparando per andare al party, erano in silenzio. Yoongi immerso nei suoi pensieri e Jin ancora adirato con il più piccolo.
“Sei pronto?” chiese Jin con tono stizzito.
“Si.” rispose Yoongi guardandosi un attimo allo specchio e aggiustandosi i capelli con una mano.
“Stai bene?” chiese Jin guardandolo leggermente preoccupato, anche se ancora arrabbiato con lui.
“Chung-hee mi ha chiamato, dice che lei sta andando al party con questo tizio che le gira intorno da giorni.” Disse con rabbia Yoongi.
“Quale tizio?” chiese Jin interrogativo.
Yoongi si mosse per la stanza andando a prendere il telefono sul letto.
Si avvicinò al maggiore e li mostrò la chat aperta di Dashimen con il messaggio e con le fotografie di Isabel, che lui non aveva mai risposto.
“Cazzo.” Disse Jin a corto di parole.
“Forse Dashimen ha ragione, sto sbagliando tutto.” Disse Yoongi con indecisione.
“Forse avete solo bisogno di un po’ d’intimità…” disse Jin diventando improvvisamente rosso sulle orecchie.
“Mi sento così arrabbiato, e anche inutile. Non credevo che mi sarei continuato a sentire in questo modo. È così frustante, il nostro rapporto, lei che mi è diventata incomprensibile. Sono passati tanti anni e io mi ritrovo davanti una persona diversa. Non so che fare.” Disse con tono triste.
“Benvenuto nel mio mondo. Pensavo di aver trovato l’amore, ci sono stato insieme per un anno, per poi scoprire che è una pazza rubatrice di collane e una chaebol. Una persona di cui non so niente, con cui vorrei solo urlare e farmi dire tutta la verità.  Sono arrabbiato da mesi, e faccio finta che la situazione non mi pesi.”
“Hyung… io sono stato ingiusto.”
“Yoongi, siamo abituati alla tua poca sensibilità, quando affronti momenti di crisi.” Disse facendo spallucce, “Risolvi con Isabel, lasciala, fa qualcosa. Perché io ho bisogno di risposte e non posso continuare a stare con Yuri, come non posso costringere Taehyung a starci.” Disse con tono freddo, per poi lasciare la stanza.
 
Jin arrivò in soggiorno trovando Jimin Yun e Jungkook pronti per andare via.
Si fermò di colpo a guardarli straniti.
“Namjoon e Hoseok mi avevano detto che non volevano venire… ma Taehyung dov’è?” chiese guardandosi intorno alla ricerca del ragazzo.
“Ha detto che ci raggiunge lì” disse Jimin facendo spallucce.
“Non verrà…” disse Jungkook dando voce ai suoi pensieri.
“Deve venire. Io non so più cosa inventarmi!” trillò Jin in panico.
“Provo a chiamarlo e a convincerlo” disse Yun-hee guardando preoccupata Jin e avendo il sensore che il maggiore alla fine sarebbe crollato, erano mesi che sembrava così frustrato.
Provò a chiamare, ma il telefono squillò a vuoto, Yun guardò Jimin triste facendo di no con il capo.
“Lo chiamerò tutta la serata, fidati verrà!” provò a essere incoraggiante Jimin mentre Jungkook invece scuoteva la testa.
 
Taehyung posò il telefono sul tavolo, fissando il numero che lo stava chiamando.
“Va tutto bene?” chiese Hye-ri mentre con le bacchette li metteva un pezzettino di pancetta nella ciotolina del riso.
“Si” sorrise impacciato Taehyung, cercando di non mostrarsi preoccupato.
“Taehyung… ultimamente scappi sempre qui da me quando non vuoi affrontare una situazione.” Disse lei con preoccupazione.
“Ci sarebbe una specie di Party.” Disse lui tentennando, doveva andare per forza l’aveva promesso, ma non voleva andarci da solo.
“Un party, ti preoccupa questo?” chiese lei confusa.
“Yuri e Soo-hee hanno invitato tutti noi a questo party in un club super famoso. Jin vuole che ci andiamo.” disse chinando il volto, non aveva il coraggio di guardarla negli occhi.
“Non l’hai ancora lasciata?” chiese lei con tono leggermente triste.
“Noona Isabel, ha detto di non lasciarla, fino a che non scopre chi siano realmente, ha detto che ci penserà lei, ma sembra come se si sia dimenticata di ciò. Il tempo continua a passare e io ogni tanto sono costretto a vedermi con Soo-hee. Costretto a baciarla e a fare il fidanzato.” Disse con tono afflitto, era stanco di quella situazione, non ne poteva più, si sentiva braccato, solo andare a nascondersi da Hye-ri lo aiutava a stare un po’ meglio a non pensare ai problemi.
“Hai detto che Isabel sta provando a scoprire chi sia?” chiese lei confusa.
“Si…noi siamo in qualche modo in contatto con lei, anche se non potremmo esserlo, per via del padre. L’abbiamo avvisata di tutto che sono delle chaebol, della stanza con le mie foto e del furto della collana, pensavamo che lei sapesse chi fossero, pensavamo che le conoscesse” disse con tono lugubre.
“Lei le conosce.” Disse Hye-ri seria in volto.
“Cosa?” chiese lui boccheggiando.
“Si. Yuri per forza, non ho idea di Soo-hee, ma Yuri si, deve conoscerla.” Disse lei convinta.
“Come lo sai?”
“Perché tra Chaebol ci conosciamo quasi tutti, ci sono delle specie di gruppetti come a scuola. E andiamo alle stesse feste.” Disse lei come se fosse ovvio.
“Ma tu non frequenti quella gente” disse lui perplesso.
“No, se posso evitarlo. Ma ci sono volte in cui devo, tipo i grandi eventi, come Capodanno, mio zio voleva che andavo alle feste perché pensava che lavoravo troppo e non avessi amici. Cosa vera.” Spiegò lei.
“Io sono tuo amico” disse lui sorridendo un po’ in imbarazzo.
“Mmh… si può dire di si, sei di nuovo qui a casa mia a cenare con me, e io non sono  a lavoro” disse lei annuendo con il capo in imbarazzo, diventando improvvisamente rossa in viso.
Taehyung sorrise sempre di più, felice che lei almeno avesse ammesso che fossero finalmente amici. Dopo che si era ubriaco nel suo ristorante e lei l’aveva soccorso, era riuscito a fare leggermente brezza nel suo cuore.
Stavano finalmente instaurando un rapporto, anche se lei sembrasse essere ancora un po’ riluttante ad averlo intorno.
“Ci vai ancora a questi party?” chiese lui incuriosito.
“No, da quando mio zio è morto, prima ci andavo solo per farli piacere” rispose lei leggermente triste.
“Hai visto Isabel con Yuri qualche volta?” continuò a indagare lui, ma in modo pacato.
“Si, frequentavano lo stesso gruppo, anche se Isabel sembrava molto annoiata, un po’ come me alle feste.” Disse lei impacciata.
“Perché non dirci che la conosce?” chiese Taehyung perplesso.
“Non ho idea. Io non la conosco bene, non la vedo quasi mai.” Fece spallucce lei.
“Se ti chiedessi di accompagnarmi a quel party?” chiese lui leggermente titubante e in imbarazzo.
“Taehyung… non mi piace quella gente, io ho cercato in tutti i modi di allontanarmi.” Tentennò lei, non le andava di andare in mezzo ai chaebol, come non le andava di lasciarlo solo così abbattuto.
“La conoscevi bene a Soo-hee?” chiese poi sperando che lei si aprisse.
“Si. Taehyung io non voglio parlarne. La scuola non è stata un bel posto per me, lei e le sue amiche non lo sono state.” Disse lei stringendo le bacchette nella mano con forza.
“Che ti hanno fatto?” chiese lui sentendo la rabbia montare.
Lei lasciò andare le bacchette e sospirò chiudendo per un istante gli occhi, poi guardò il ragazzo di fronte a lei, e il suoi occhi dolci.
Alla fine sapeva, che più si sarebbero visti, alla fine lei gli avrebbe raccontato tutto.
Si fece coraggio, ormai avevano toccato l’argomento.
“Mi prendevano in giro, facevano del bullismo perché i miei erano morti ed io ero un’orfana di cui i propri zii avevano avuto pena. Un giorno non ho controllato la rabbia e me la sono presa con Soo-hee. Ci odiamo, a vicenda. Per questo non volevo avvicinarmi a te.” spiegò lei, evitando tutti i particolari di quegli anni e sintetizzando il tutto in un paio di frasi.
“Lei è quella pazza. Non lo sei tu, ha detto che sei disturbata, non l’ho mai pensato. Appena ti ho vista ho pensato che tu fossi bellissima.” Disse lui amorevole. “Mi sono sentito sempre violato dallo sguardo di Soo-hee, non mi sono mai sentito al sicuro, ho iniziato questa relazione per far contento Jin, ho continuato a mandarla avanti per recuperare la collana, e ora perché aspetto noona che faccia qualcosa”
“Comprendo, per tenere contenti i tuoi amici ti stai… come dire… sacrificando?” disse incerta lei.
“Hye-ri… sono stanco di scappare, e non voglio più starci insieme, voglio lasciarla… ma non so come fare. Forse puoi aiutarmi tu?” chiese lui guardandola con gli occhi da cucciolo bisogno.
“Vuoi usarmi come scusa per lasciarla?” chiese lei arricciando le labbra dubbiosa, afferrò una bottiglia di soju aperta e verso il liquido in entrambi bicchieri, pensierosa a riguardo.
“No, se tu non vuoi. Non ti costringerei mai a metterti in mezzo. Però se lei ti ha fatto tanto male durante le scuole, forse tu ora puoi vendicarti.” Disse lui mordendosi un labbro indeciso.
Lei si bloccò a guardarlo leggermente pensierosa su tutto, aveva sofferto tantissimo per colpa di Soo-hee, per tutti gli insulti, si era sempre sentita estranea e non accettata. Aveva evitato qualunque contatto con le persone, con i suoi coetanei, era diffidente su chiunque.
Solo il lavoro le dava gioia, ma nella vita non si poteva vivere solo di quello.
Taehyung con cui stava passando molto tempo nell’ultimo periodo, pian piano stava riuscendo a rompere quel muro che si era creata intorno per proteggersi.
Sarebbe stata una bella rivalsa, dopo anni d’insulti.
Il piano di Taehyung non sembrava essere male, lei avrebbe avuto la sua rivincita, lui si sarebbe liberato di quella matta. 
Si alzò dal suo posto e fece il giro del tavolo per avvicinarsi a lui che si alzò in piedi immediatamente, confuso.
“Vado a cambiarmi. Andiamo al party insieme.” Disse decisa.
“Veramente? Mi aiuterai a lasciarla.” Sorrise lui felice che lei lo stesse aiutando.
“Si. Ma tu non mi lasciare sola, me lo prometti? Andiamo lì la lasci e torniamo qui insieme?” chiese lei con decisione.
“Io non ti lascio. Promesso.” Disse lui con convinzione si avvicinò e le accarezzò dolcemente una guancia, guardandola negli occhi.
Era innamorato di quella ragazza, lo era stato dal primo momento in cui l’aveva vista, e negli ultimi mesi aveva fatto di tutto per avvicinarsi a lei, sembrando addirittura un matto.
La verità era che si poteva diventare folli per amore, e lui era già abbastanza folle di suo.
Lei posò la sua mano su quella di Taehyung e sorrise.
Fece un passo avvicinandosi a lui, si mise in punta di piedi, allungandosi con il collo provando ad avvicinarsi alle sue labbra.
Taehyung con una mano andò sul fondo della sua schiena tirandola di più a sé, chinò il capo, e la bacio.
 
Angolo dell’autrice:
ciao a tutti!  Capitolo stranamente semplice da scrivere per me.
Chung e Yoongi confabulano.
Dashimen è arrabbiato per come lo trattano. P.s. con Hoseok non ci saranno casini! Don’t worry!
Sclera di nuovo con Yoongi, ma loro da quando hanno avuto quella litigata con le botte stanno ancora un po’ sul filo del rasoio.
Non so se vi ricordate com’era Isabel post rottura con Ha-rin beh ora qui la rivedrete in quelle vesti, quando va a casa dei bts a recuperarlo e fa la grande stronza. Capitolo 63 del 1 volume se vi serve!  Mette in atto gli stessi comportamenti con Chung-hee.
Per quello che sta facendo con ji-hoo quando Dashimen la becca…. Beh siate liberi di trarre le vostre conclusioni….
Jin è a pezzi… perderà il controllo? Boh
Per Tae e Hye-ri….. eeeeh beh! Io feliceeeee
 
 
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** CAPITOLO 46 DANGER 2.0 ***


CAPITOLO 46 DANGER 2.0

FLASHBACK  08 LUGLIO 2015
Isabel si trovava all’octagon club, era seduta al bancone, aspettando che la persona con cui si dovesse incontrare arrivasse.
 Da quando aveva rotto con Ha-rin un mese addietro, non era più andata ai club e ai vari party. Aveva capito che frequentare i suoi coetanei non avrebbe portato a niente di utile per il suo piano di riprendersi la sua libertà. 
Aveva bisogno di altro, e stava pian piano con i vari servizi fotografici avvicinandosi di più al famosissimo fotografo Doo-yoon che continuava a chiedere di lei. Sapeva che con il tempo lui l’avrebbe invitata a far parte della sua cerchia, doveva solo continuare ad accontentarlo dicendo si a tutte le proposte di lavoro.
Si rigirò la collana tra le dita, e sbuffò dando un’occhiata all’orologio dorato al centro della parete di alcoolici di fronte a sé.
Erano le undici e mezza di sera e lei aspettava da circa venti minuti Ji-hoo che era tornata dal Giappone per un paio di giorni e le aveva chiesto di incontrarsi per una bevuta. 
“Che cosa fai a questo in questo posto?” trillò con voce squillante una ragazza avvicinandosi a lei.
“Io volevo uscire un po’ è un reato?” rispose con tono sarcastico Isabel, senza neanche degnarla di uno sguardo.
“Non è il posto per te meticcia.” Disse lei con rabbia.
Isabel, posò il bicchiere con delicatezza sul bancone, si voltò a guardare la ragazza in piedi di lato a lei, senza mostrare la ben che minima emozione in volto.
“Aigoo, Yuri… non pensavo potessi essere così, ti ho proprio sottovalutata.” Disse sprezzante Isabel squadrandola e poi ridendo.
“Ti ho detto che te ne devi andare.” Yuri fece dei passi, verso di lei guadandola in modo minaccioso.
“Tu non mi comandi stronza. Fai tanto la principessa, ma a quanto sembra hai anche tu un lato oscuro.” Sibilò Isabel alzandosi in piedi e sfidandola.
“Sei tu a farlo uscire, tu distruggi le persone, le rendi cattive, o patetiche. Ha-rin non si riconosce più a causa tua.” Sputò velenosa e rancorosa Yuri.
“Oh waoo quanto coraggio! Devi proprio tenerci tanto a lui? Dovresti essere felice, del fatto che io mi sia fatta da parte, ora il campo è libero.” Disse con voce finta addolcita, per poi cambiare completamento tono di voce e diventando improvvisamente dura “Prego non c’è di che. Ora sparisci.”
Isabel tornò a sedere cercando di ignorare l’arpia.
Fece per prendere il suo bicchiere per continuare a bere, ma Yuri si avvicinò con una mano ai suoi capelli e li afferrò con forza, Isabel riuscì a voltarsi tanto bastasse, da darle uno strattone e da afferrarle il collo con una mano.
I suoi occhi si erano ridotti a due fessure, mentre guardava Yuri di fronte a lei, che diventava paonazza e con il fiato corto.
Yuri con una mano andò verso il collo di Isabel con l’unico risultato di aggrapparsi alla collana staccandogliela.
La collana con la luna cadde a terra, e nello stesso istante Yuri lasciò la presa sui capelli di Isabel per via delle forze che le stavano venendo meno.
Isabel con uno scossone lasciò andare il collo di Yuri.
“Toccami di nuovo stronza. E io giuro che ti ammazzo. Torna dal tuo amico, ora hai una chance per starci insieme, te lo sei scopato per una vita intera. È ora che si accorga di te non credi?” provocò Isabel, incenerendola con lo sguardo.
“Tu non lo meriti.” Yuri provò a dire con voce tremolante mentre tornava con lo sguardo a Isabel, e con una mano si teneva il collo.
“Io non lo voglio. Sparisci.” Disse disgustata.
“Mi vendicherò. Sappilo.” Disse Yuri mettendosi dritta e guardandola con odio.
“Certo, sto tremando di paura.” Soffiò Isabel con una risata.
“Isabel?” chiamò un ragazzo dietro di Yuri che si stava dirigendo verso di lei.
“Oh ciao Yuri!” esclamò lui con allegria guardando la ragazza.
“Ciao.” Disse con rabbia e andò via sbattendo i piedi per terra.
“Interrotto qualcosa?” chiese lui guardando Yuri andare via furiosa.
“La stronza ha provato a tirarmi i capelli.” disse lei passandosi una mano tra i capelli aggiustandoli.
“Aigoo.. mai tentare di toccare Isabel Kim.” Ridacchiò Ji-hoo, si chinò e raccolse la collana di Isabel e le la porse.
Lei l’afferrò subito, la fisso con intensità, rendendosi conto che da quando a Maggio aveva fatto ufficialmente il suo ingresso nella società dei chaebol, stesse cambiando.
Non sembrava più quella ragazza innamorata, stava pian piano sempre più cambiando, lentamente, e sapeva che sarebbe cambiata di più.
Alzò lo sguardo verso Ji-hoo, mostrandosi fredda come al solito.
“Potevamo incontrarci da un’altra parte.” Disse lei con far annoiato.
“Dovevo vedermi con mio fratello per una cosa.” fece spallucce lui.
“Possiamo andare via?” chiese lei con fretta.
“Non sia mai che uccidi qualcuno, si meglio andare via.” Disse lui porgendole il braccio che lei afferrò, facendosi condurre via da quel locale e lontana da Yuri che era rimasta in quella stanza continuando a guardarla inviperita.
 
08 AGOSTO 2017 PRESENT DAY
Yoongi si trovava al piano superiore della zona vip, che Yuri aveva prenotato, insieme a lui c’erano tutti. Era appoggiato a un cornicione e osservava la pista in basso, sperando di poterla vedere entrare da un momento all’altro.
Erano due ore che era lì come tutti del resto, e aveva collezionato fin troppo bicchieri di alcool nel suo corpo.
Non capiva perché Isabel non si era ancora presentata.
Si sporse un po’ dal cornicione per guardare Chung-hee dall’altra parte del balconcino, anche lui era in una zona vip con un altro ragazzo delle sua età, che Yoongi però non aveva visto bene.
Anche lui come Yoongi guardava la pista con preoccupazione in cerca di Isabel di cui però non c’era nessuna traccia.
“Yoongi” Yuri si era avvicinata a lui e stava porgendo un drink.
Yoongi si voltò a guardarla aggrottando la fronte.
“Un segno di pace, mi dispiace che tu continui ad avercela con me, e che mi eviti” disse lei con tono melenso.
“Se tu non avessi rubato la mia collana” disse Yoongi con astio.
“Io… continuo a non capire perché incolpi a me, sono sempre stata così cordiale con tutti, il fatto che tu continui ad accusarmi di ciò mi ferisce” disse lei con voce triste, poggiò la sua mano all’altezza del cuore e lo continuò a guardare con occhi languii.
“Oh si… io non ci casco alla tua recita.” disse lui con disprezzo, assottigliando lo sguardo, incominciava anche a vederci doppio, non era un buon momento per iniziare una conversazione con lei, stentava ad avere controllo di se stesso e a ragionare in maniera lucida. .
“Non sto recitando, sono sincera” disse lei con gli occhi lucidi, provando a toccarli il braccio, ma Yoongi prese le distanze indietreggiando ondeggiando leggermente e guardandola con odio.
“Come siete state sincere sul vostro cognome e sul fatto che siete chaebol?” Incominciò a pungolarla lui con astio.
“Io..” tremolò  lei
“OH.. lo sa anche il tuo fidanzato chi sei realmente.  Jin è troppo buono perché inizi una litigata. Jin ti ama, anche se sei una ladra e una falsa. Non ho idea di cosa tu e tua cugina vogliate da noi, stai sicura che prima o poi lo scoprirò.” Disse lui minacciandola.
“Noi… volevamo solo provare ad avere una vita normale, non ci piace il mondo in cui viviamo, per questo quando ci hanno assunto abbiamo chiesto di non dire nulla su chi eravamo. La verità è questa, ci vergognavamo del nostro mondo, ci siamo sempre sentite estranee” mentì lei continuando a recitare la sua parte.
“Ti prego, non me la dai a bere. Tu hai qualcosa di viscido, tu e quella pazza di tua cugina che fa finta di piangere perché Taehyung non è venuto.” Disse con rabbia Yoongi, “Stammi alla larga, non vedo l’ora che tutto questa faccenda finisca e Jin si liberi di te.” ringhiò, lasciandola lì e allontanandosi da lei.
 
Yuri guardò verso il basso sulla pista da ballo verso una delle entrate principali.
Lei era lì e l’aveva sicuramente vista parlare con Yoongi.
Il suo piano di prendersi tutto quello che era di Isabel non stava poi funzionando molto. Aveva sbagliato a fidanzarsi con Jin, avrebbe subito dovuto puntare su Yoongi, ma nel periodo in cui era entrata alla Big-hit a lavora, Yoongi era avvicinabile solo se si voleva fare del sesso con lui.
Non guardava nessuna ragazza realmente, e non si sarebbe mai potuto innamorare di qualcuna. La sua unica alternativa era stata ripiegare sul maggiore per riuscire ad avvicinarsi di più a loro.
Con suo rammarico, non era mai riuscita a far parte del gruppo, non ne aveva mai compreso il perché, quindi aveva agito di nuovo, facendo assumere sua cugina, così che anche lei si potesse fidanzare con uno di loro.
Aveva provato in tutti i modi a convincere Soo-hee a puntare su Jimin, che sarebbe stato molto più facile da manovrare, ma sua cugina era sempre stata follemente innamorata di Taehyung.
Taehyung che non si era mai fidato di nessuno delle due e non aveva mai parlato di tutti i segreti che sapeva.
Si guardò intorno cercando Jin, ma di lui nessuna traccia come neanche i più piccoli che erano sulla pista da ballo.
Guardò sua cugina piccola che continuava a singhiozzare per Taehyung e si andò a sedere vicino a lei.
“Smettila di piangere.” Disse con rimprovero guardandola in malo modo.
“Non capisco perché lui si comporti così.”
“Perché sono amici di quella stronza, e tali e quali a lei.” Disse Yuri con rabbia.
“Lei è venuta?” chiese Soo-hee tentennando.
“Si è appena arrivata, penso mi abbia anche visto parlare con lui.”
“Pensi che si vedano ancora?” chiese Soo-hee singhiozzando ancora per Taehyung.
“Si ne sono sicura dopo quello che è successo a ristorante. E anche per come lui ha reagito al furto della collana. Lui è ancora innamorato di lei. Farà un passo falso stasera e io li beccherò.”
“Forse dovresti lasciar perdere… Yuri non ne vale la pena, tutto questo è rischioso.”
“Aigoo, da quando ti sei fidanzata con quello strambo ti sei rammollita, non eri così. Era la leader del tuo gruppo, eri tu a dettare le leggi a decidere chi poteva avere importanza o meno della tua generazione. Torna a essere quella ragazza, perché questa te depressa per amore e smidollata non è d’aiuto.” Disse con rabbia.
“Io lo amo!” trillò lei piangendo, Yuri per giusta risposta le diede un ceffone in pieno viso.
“Riprenditi, non posso badare a te e alle tue debolezze. Devo andare a distruggere la Kim. Appena sarà fatto lasceremo quello stupido lavoro che abbiamo e torneremo alle nostre vite. Lo lascerai, come io lascerò Jin. Quindi smettila.” E aggredendola con quelle parole lasciò anche lei il palchetto per andare a ritrovare Isabel, sperando di trovarla in comportamenti che il padre non avrebbe mai gradito.
 
Yoongi incominciò a camminare per la pista da ballo, ondeggiando fin troppo. Doveva andare via da quel club, era stata una pessima idea andarci, come anche l’esagerare con l’alcool e parlare con Yuri dicendo cose che non avrebbe dovuto dire.
Aveva fatto dei danni irreparabili, e Jin se la sarebbe presa con lui.
Litigate.
Gli aspettavano solo altre litigate, con il maggiore, con Hoseok che aveva preso le parti di Dashimen.
L’unica persona con cui avrebbe voluto litigare in quel momento era solo una.
E lei non era lì.
Era chissà dove con quel ragazzo nuovo.
Probabilmente in qualche stanza di hotel a fare qualunque cosa, probabilmente in quel momento lei lo stava tradendo.
La musica era tanto assordante come anche gli stramazzi della gente che cantava ballava e si divertiva tutta ubriaca.
Doveva andare via dai pensieri che lo stavano facendo diventare paranoico.
Ma i pensieri non si spegnevano, per quanto rumore ci fosse intorno a lui, i pensieri erano più alti, la sua testa scoppiava e i suoi pensieri erano urlati.
Le luci brillanti fosforescenti li stavano dando alla testa.
Doveva andare via da lì.
Sempre con andatura traballante si avviò verso il bancone del bar per ordinare un altro drink, quello che probabilmente gli avrebbe dato il colpo di grazia e lo avrebbe aiutato a spegnere i pensieri.
Si bloccò di colpo, alla vista di lei, seduta al bancone che afferrava il drink che il ragazzo le stava porgendo.
La vide accavallare meglio le gambe, scuotere i capelli, scoprendosi il collo passandoci una mano lentamente, accarezzandolo.
La vide mentre si sporgeva verso di lui per sussurrargli qualcosa vicino all’orecchio. 
Vide lui annuire, bere tutto il bicchiere in un sorso e poggiarlo sul pancone.
Lo vide alzarsi avvicinarsi a lei e sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorriderle vicino al suo volto, accarezzarle leggermente una guancia per poi allontanarsi e lasciarla sola.
 
Il sorriso di Isabel s’inclinò immediatamente, avvicinò il bicchiere alle proprie labbra e fece un lungo sorso, chiudendo gli occhi.
 
Yoongi continuava a guardarla, senza sapere bene cosa fare.
Il suo cuore sempre più trafitto da lame.
Sempre più sanguinante.
Il pensiero di non sentirsi abbastanza all’altezza si fece largo di nuovo nella sua testa.
Erano anni che non si sentiva così, inadatto a stare con lei.
Era come se si fosse di nuovo ripresentata la storia con Ha-rin, che era della sua stessa cerchia sociale, e adatto a lei.
Si sentiva di nuovo come quel ragazzino, povero, senza nulla, con solo un sogno.
Quel ragazzino che viveva nella costante paura di perderla, di perdere qualunque cosa, di fallire in tutto.
"Il problema è che penso di non essere abbastanza per te, di non valere abbastanza, di non essere mai all'altezza per niente e per nessuno. Tu potresti stare con chiunque migliore di me, lui a differenza mia ha i soldi, è simile a te e tuo padre approverebbe. Mi dispiace. Ho paura in ogni momento di perderti, come ho paura di perdere tutto, di fallire in tutto. Mi dispiace se non sono capace di dirti quanto sei importante per me. Ma se dovessi ammettere quanto tengo a te o ad altro e io un giorno dovessi fallire in tutto, io non saprei se mai mi riuscirei a riprendere" aveva detto quelle parole nell'orecchio di Isabel tenendola stretta e soffocando un singhiozzo.
Aveva ammesso più di una volta che l’amasse. 
Stava provando a fare di tutto per lei, ma quel tutto sembrava non essere abbastanza.
Continuò a guardarla mentre sorseggiava il suo bicchiere e di tanto in tanto alzava gli occhi e s’incantava a guardare l’enorme orologio dorato al centro della bacheca degli alcoolici.
"Io non sono come Ha-rin, non sono come quelli della sua cerchia sociale, e non voglio essere così, tu dovresti saperlo. Dovresti sapere che non ti lascerei mai, anche se sei un idiota pieno di paranoie, perché queste tali sono, sei bravo in tante cose, ti impegni in tutto e sei intelligente, sei praticamente un genio, e lotti per il tuo sogno con tutte le tue forze. Hai scelto una strada difficile da intraprendere è normale che tu abbia dubbi e paura. Ma non fallirai, e anche se dovesse succedere che dovresti cadere ti rialzerai. Tu a volte dimentichi che non sei solo, ci sono io, ci sono i ragazzi" erano le parole di Isabel che gli aveva sussurrando mentre continuavano a stringersi in quell’abbraccio.  
Alla fine tutto quello che si erano detti, tutte le parole che avevano avuto un valore sembravano solo un triste ricordo, solo bugie.
Lei era diventata tale e quale a quelli della sua cerchia sociale, lo aveva lasciato, e ora che si erano riuniti lei sembrava non volerlo più realmente.
Lo allontanava, gli mentiva, lo evitava.
Stava con altri.
Probabilmente lo tradiva.
Il suo provare a essere amorevole, incoraggiante.
Il suo preoccuparsi per lei, la infastidivano soltanto.
La vide poggiare il bicchiere sul bancone e alzarsi per andare via.
La seguì in silenzio senza farsi notare, convinto che lei stesse raggiungendo quel ragazzo per tradirlo.
Doveva vederlo con i suoi occhi, e avrebbe dovuto mettere un fine a tutta quella loro storia.
Era stato un illuso nel credere che lei lo avrebbe amato per sempre, che lei sarebbe stata l’amore della sua vita.
Cosa sono per te?
Sento notizie di te dai tuoi amici
Ti voglio uh ti voglio
Tu sei un'imbrogliona, tu sei la criminale che mi ha rubato il cuore
Tu mi hai usato finché non hai preso fuoco
I miei sforzi per vincere il tuo cuore non hanno funzionato
Sono solo un amico per te, sembra che ti piaccia di più
Sono un perdente in amore
 
Arrivato alla porta del bagno, bussò con forza.
“Occupato!” trillò lei da dentro.
Lui continuò a bussare con forza.
“Cazzo ho detto occupato!” disse con voce adirata urlando da dentro.
Yoongi insistette nel bussare, lei doveva aprire.
La porta si spalancò.
“Cazzo. Ma sei coglione?” disse lei urlando senza neanche accorgersi che fosse lui.
Lui l’afferrò con forza  per il polso e la scaraventò dentro il bagno.
Lei urlò stridula.  
“Zitta!” disse lui tappandole la bocca.
La lasciò andare per un attimo così da poter chiudere la porta a chiave.
Si guardò in torno in cerca di quel ragazzo, ma lei era sola lì dentro che lo guardava sconvolta.
“Yoongi? Cosa fai tu qui?” tremò lei facendo un paio di passi verso di lui.
“Dov’è?” chiese lui con rabbia.
“Chi?” chiese lei guardandolo confusa, lui sembrava arrabbiato e anche tanto.
“Quel tizio con cui mi tradisci!” urlò lui facendo dei passi verso di lei con aria minacciosa.
Lei sgranò gli occhi preoccupata e indietreggiò finendo con il sbattere vicino al lavandino.
“Di cosa stai parlando? Io non ti tradisco” mormorò lei, le parole non riuscivano a uscirle dalla bocca, si sentiva come se fosse sotto un treno, non capiva di cosa lui stesse parlando, del perché fosse lì. Il fatto che lui fosse così ubriaco la stava facendo preoccupare e come sempre sentire in colpa.  
“Sei ubriaco?” chiese poi facendosi coraggio, provò ad avvicinarsi a lui per prenderli una mano, ma lui la spintonò verso il muro laterale inchiodandola lì.
 “Si! Sono fottutamente ubriaco ed è colpa tua!” urlò lui, e lei chiuse gli occhi per via del forte urlo.
“Mia?” tremò lei guardandolo senza sapere bene cosa fare, non lo aveva mai visto in quelle condizioni, non si era mai trovato con lui così fuori di sé.
“Si! Cazzo! Mi stai facendo andare ai matti!” disse lui tirando un pugno vicinò al suo volto sul muro dietro di lei.
Isabel sussultò, sgranando gli occhi.
 “Perché sei qui? Perché sei con quel tipo? Chi diavolo è?” continuò ad urlare in faccia.  
“Smettila. Sei ubriaco, non sai cosa stai facendo. Ti porto a casa.” Disse lei provando a scollarselo d’addosso con scarsi risultati.
Lui le bloccò di nuovo i polsi, portandoli sopra la testa, bloccò le sue gambe facendo peso con lei sue, schiacciandola di più contro il muro.
“Te lo scopi?” ringhiò fulminandola con lo sguardo.
Lei lo guardò assottigliando lo sguardo.
“No.” disse con decisione.  
“Non mentirmi.” Le urlò lui portando una mano al suo collo e bloccandola di più, con l’altra continuava a fare presa sui suoi polsi stringendo sempre di più.
“No. Ti ho detto di no. Non mi scopo nessuno. Cazzo hai deciso di ubriacarti per questa stronzata?” urlò lei, incominciando a divincolarsi.
“Non è una stronzata! Sembra come se non sia cambiato nulla tra me e te!”
“Yoongi mollami.  Non è il momento, né il posto dove parlare, andiamo a casa.” Ordinò lei.
Lui non era in sé, doveva portarlo via. 
Avrebbe messo in pausa il piano di recuperare la collana.
Non ne valeva la pena.
Tutto il suo tempo passato a elaborare piani, era tempo che aveva tolto a loro due.
Davanti ai suoi occhi aveva le conseguenze delle sue azioni.   
“È il momento.  Lo è perché sono stanco, io ti amo, e sto provando a dimostrartelo. Ho provato a fare il buono a essere accondiscendente!” urlò lui con gli occhi pieni di lacrime.
“Hai ragione.” Disse lei tremante “Tu ci stai provando. Sono io quella che non ci sta riuscendo” disse lei accondiscendente.
Lui era in quello stato perché lei era così schiva troppo piena da se stessa.
“Lasciami ora, molla la presa, andiamo a casa.” Provò a dire lei.
“No. Lo stai dicendo solo per tenermi buono. Non farò più il buono, non sarò più amorevole e apprensivo con te!” urlò lui, lasciando però la presa sul suo collo, dato che lei aveva cominciato a divincolarsi appena lui aveva incominciano a urlare di nuovo.
“Yoongi di cosa stai parlando?” chiese lei confusa.
“L’unico modo per avere un attimo del tuo tempo è fare il matto, io ci ho provato! Ho provato a starti accanto! Ma a quanto dice Dashimen ti mette a disagio il mio essere apprensivo!”
“Che cosa ha detto Dashimen?” trillò lei guardandolo con orrore.
“Quello che ho appena detto, che il mio guardarti con amore ti mette a disagio. Perfetto, non ti guarderò amorevole.”
“Non è questo il motivo…”
“No? Dashimen ha detto..” provò a dire lui, ma lei incominciò a urlare. “No.” disse con rabbia, “Hai capito male. Mi mette a disagio il fatto che tu pensi che io non me la sappia cavare, che mi guardi con compassione, perché pensi che da sola non ce la farò.”
“Si penso che non ce la farai da sola. Penso che tu mi stia tradendo con quel ragazzo con cui sei venuta! Penso che sei una stronza, che non ha a cuore i miei sentimenti! Hai finto per tanti anni di essere una stronza della tua cerchia sociale, da esserlo diventata! Non sei più la mia Isabel! Io non ti riconosco più!” urlò lui mollando la presa su di lei e allontanandosi, lo aveva detto, aveva appena detto tutto.
 
Lei lo guardò con rabbia e cominciò ad andare all’attacco.
“Vaffanculo Yoongi!” urlò lei.
“Vaffanculo!” urlò lei, cominciò a spintonarlo “Sei fottutamente ubriaco, sei venuto a spiarmi, mi stai addosso perché pensi che io sia debole, e ora fai una scenata di gelosia in un cazzo di bagno!” continuò a darli colpi lei spingendolo.
“Non farei ciò se tu non mi allontanassi.”  Lui le afferrò i polsi per farla smettere.
Lei s’immobilizzò guardandolo tremante di rabbia, lo guardò con aria di sfida.
“Non ti ho tradito. Tu ti fidi di me?” disse lei con aria minacciosa.
“No, non mi fido di te.” disse lui guardandola dritto negli occhi.
“Allora che cazzo ci provi a stare con me? Chi te la fa fare? Non ti fidi? Bene vai via.” Disse lei bloccandosi di colpo.
“Mi stai lasciando?” chiese lui bloccandosi anche lui di colpo.
“Non va. Io non so come fare, e tu sei in questo stato a causa mia. Non va. Non andrà mai bene.” disse triste lei scuotendo il capo.
Erano ormai distrutti, era passato troppo tempo.
Nessuno dei due sapeva più comunicare con l’altro, era talmente difficile, che erano diventate incomprensibili.
Erano diventati come un gomitolo di lana, difficile da sbrogliare. Più provavano a sbrogliarsi, più complicavano il tutto  e il gomitolo diventava sempre più grande, pieno di nodi stretti difficile da slegare.
“Aspetta.. forse ho esagerato” provò a ritrattare lui.
“No. Ti accompagno a casa, sei ubriaco. Qualunque cosa io debba fare oggi può attendere.” Disse lei avvicinandosi a lui e afferrandoli una mano.
Doveva portarlo a casa, badare un attimo a lui. Era lei responsabile della sua sofferenza, era stata lei a ridurlo così.
“Andiamo a casa” disse lei triste.
“No… io non voglio” disse lui abbracciandola e incominciando a piangere.
 Lei si staccò da lui e gli accarezzò una guancia.
“Ti porto a casa” disse lei sorrise triste e lo baciò leggera sulle labbra.
 
Lui si staccò da lei.
“Che cosa avevi da fare qui?” chiese lui, vedendo che lei stesse per una volta mettendo i suoi affari da parte per lui.
“Niente può pensarci qualcun altro, non è un problema tuo.” Disse lei provando a essere dolce.
 
“Ti prego…” disse lui baciandola di nuovo più intensamente.
“Ti prego, devi solo provarci, devi solo dirmi cosa stai facendo. Io mi fiderò di te se parlerai con me” disse lui accarezzandole una guancia e tornando a baciarla.
 “Devi solo dirmi che mi ami… darmi una speranza” tornò a baciarla lui.
“Non voglio finirla, e non voglio sentirmi così. Ti prego risolvi tutto, ti prego amami” disse lui supplice.
 
“Ma io ti amo…” sussurrò lei specchiandosi nei suoi occhi ricolmi di lacrime.
“Io ti amo, ma non so come dimostrarlo, ho vissuto talmente tanto tempo senza di te, ho dovuto fare i conti ogni giorno con la tua assenza. Ho dovuto vivere nella mia solitudine. Io non so come si faccia a stare con te.” disse lei baciandolo di nuovo.
“Ti ferirò di nuovo, starai di nuovo così a causa mia, perché sono un disastro e non so come fare” disse lei triste.
“Ti amo più della mia stessa vita, e sei la mia debolezza. Non posso averne fino a che non avrò finito.” Disse lei baciandolo di nuovo.
 
“Se solo tu provassi a vedere in noi una forza e no una debolezza, tu non ti fidi, io non mi fido. Abbiamo entrambi paura che uno di noi si faccia del male, perché sappiamo quanto possiamo diventare irruenti e non ragionare quando si tratta dell’altro. Sappiamo che possiamo combinare disastri”
“Non sono razionale quando si tratta di te, Yoongi. Ho paura, sono sopravvissuta a stento una volta al dolore dell’averti perso, non sopravvivrei una seconda volta.”
“Non mi perderai, non accadrà più. Te lo prometto.”
Lei si avvicinò a lui e lo tirò di più verso di lei baciandolo, bisognosa di lui.
 
Lui si addossò di più contro di lei intrappolandola di nuovo contro il muro, ma questa volta con più delicatezza, posò sui suoi fianchi incominciando ad accarezzalrla-
 
Lei si aggrappò alle sue spalle, stringendosi sempre di più come se di quello dipendesse la sua vita.
L’era mancato terribilmente toccarlo.
L’era mancato terribilmente il calore della sua pelle.
Si avvicinò al suo orecchio e incominciò a baciarlo con irruenza.  
 
Lui continuò ad accarezzarle il corpo intrappolato in quel vestito.
Dai fianchi, continuò a salire verso l’addome, incominciò a salire sempre di più, posò la mano dietro alla sua schiena, in cerca della cerniera del vestito, tirò giù la cerniera del vestito e incominciò a sfilarglielo, lasciandolo cadere ai suoi piedi. 
Lei gli sbottonò la camicia velocemente, per poi aiutarlo a sfilarla.
Si guardarono un attimo negli occhi, era come se solo con quello sguardo si stavano pian piano ritrovando di nuovo.
Tornarono a baciarsi con foga, presi dall’attimo.
Attaccarono i loro corpi, come se fosse uno solo.
 
Yoongi scese verso il suo collo baciandola lentamente, lasciando piccoli morsi su di esso.
Spostò la mano dietro il suo collo, per farle inclinare la testa di lato.
Dal collo si spostò verso la clavicola, per poi scendere verso l’altro seno e continuare a baciarla dandoli ogni tanto dei piccoli morsetti, arrivò al capezzolo e iniziò a succhiare leggermente.
Aveva bisogno di assaporarla, aveva bisogno di averla subito.
 
Lei si lasciò sfuggire un’ansimo.
Con le mani andò a slacciarli la cerniera del pantalone, infilò una mano nelle mutande, lui fece lo stesso insinuandosi tra gli suoi slip, raggiungendo immediatamente il clitoride. 
 
Tornarono a incollare le loro labbra, con fretta, con voglia, stanchi dell’attesa.
Erano loro due, ci sarebbero state altre litigate, altri momenti no.
Ma erano sempre loro, anche dopo anni, anche se entrambi incasinati.
Si amavano e avevano solo bisogno di provarselo, di ricordarlo all’altro.
Cominciarono a toccandosi in contemporanea.
 
Lei ansimò di nuovo, vicinissima alle sue labbra.
 
Un brivido scosse Yoongi che intensificò il bacio.
Sentiva che lei aveva voglia di lui, così quando lui l’aveva di lei.
Percepiva tutto dai movimenti della ragazza, voleva solo lui e sempre avrebbe voluto solo lui.
 
I loro baci erano sempre più intensi i loro ansimi ammetavano sempre di più.
“Facciamo l’amore?” chiese lui vicino alle sue labbra tra un bacio e l’altro.
“Si” disse lei sorridendo e tornando a baciarlo.
Lui si sfilò i pantaloni come anche le mutande.
Lei si tolse lo slip calciandolo via.
Lui si riaddosso a lei.
Lei prese a strusciarsi contro di lui, intensificando movimenti del bacino.
Yoongi fece entrare la sua erezione, sollevò la gamba di lei stringendo la carne nuda.
Lei sollevò anche l’altra aggrappandosi alla vita di lui.
Lui la sorresse spingendola di più contro il muro mentre lei si aggrappava con le mani alle sue spalle ansimando e tornandolo a baciarlo mordendoli le labbra con foga.
Lei finì di morderlo alzando la testa e appoggiandola al muro nello stesso istante, in cui lui con una spinta decisa entrò del tutto dentro di lei, procurandole un altro ansimo.
La guardò di nuovo negli occhi trovandoli vitrei e capendo che finalmente lei era sua, di nuovo.
Finalmente stava facendo l’amore di nuovo con lei.
Finalmente poteva toccarla, baciarla, averla tutta per lui.
Finalmente poteva sentirsi completo di nuovo, sapendo che anche lei si sentiva nello stesso modo.
Lo sapevano entrambi si completavano e si sarebbero sempre completati.
Continuò così a darle sempre più spinte decise, mentre lei tornava a baciarlo con foga e muovevano il bacino allo stesso ritmo.
Lei inarcò la schiena e lui si addossò di più contro il suo corpo, continuava a muoversi e a baciarla con foga mordendole le labbra.
Lei urlò di piacere sotto il suo tocco, stringendo di più le gambe.
 
Questo era quello di cui aveva bisogno, sentirla sua di nuovo.
Averla di nuovo sua. 
Lui chiuse gli occhi e finalmente si liberò in lei.
I loro ansimi sembrassero fondersi in uno solo.
Era paradiso puro, finalmente raggiunto dopo l’infermo passato.
Yoongi riaprì gli occhi trovando quelli di lei di fronte che lo guardavano.
Questa volta non era un sogno, non si era svegliato nel buio della sua stanza.
Questa volta era veramente lei.
Avrebbero risolto lo sapeva.
 
Angolo autrice:
è stata una faticaccia!
Allora un po’ di note per spiegare: si parte con un altro flashback, stesso locale, stessa data.
Il Flashback è tra il capitolo 58 broken e 59 change del primo volume Periodo in cui Isabel incomincia a farsi la nomea regina dei ghiacci. 
Se vi ricorda il capitolo Danger del primo volume… beh ragazzi è quel sogno ma modificato, e diventato realtà.
Bene su 5 sogni (almeno credo siano 5) due si sono avverati io spero di no anche gli altri XD si ci sono altri sogni ancora e non vi dirò dove.
Beneeeee ci si legge settimana prossima non ho altro da dire.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** CAPITOLO 47: STAIRS ***


CAPITOLO 47: STAIRS
09 LUGLIO 2017 01:00
Yuri era ferma vicino la porta del bagno, cercando di origliare cosa Isabel e Yoongi stessero urlando là dentro, la musica, però era troppo alta da riuscire a capire qualcosa.
Si spostò dalla porta sbuffando innervosita, e si appoggiò al muro, con il telefono in mano pronta a fotografarli appena fossero usciti da quel posto.
Non le importava più di essere beccata, non le importava più di niente. 
Aveva spiato i Bts e Isabel per più di un anno e non aveva concluso niente.  Non gli aveva mai visti insieme, non era riuscita a farsi dire niente da Jin sempre così evasivo su suoi amici. 
Non era riuscita a riportare Ha-rin a casa.
Ce l’avrebbe fatta, e avrebbe distrutto quella perfida.
 
Guardò l’orologio erano passati trenta minuti da quando era lì ad aspettare, era stanca d’attenderli.
Guardò la telecamera nel corridoio e improvvisamente si ricordò che avrebbe potuto accedere ai filmati, bastava solamente fare di nuovo sesso con il ragazzo della sorveglianza, che tra altro era quello che la faceva entrare come vip in quel locale di nascosto, poiché aveva spezzato il povero cuore di quell’idiota del figlio del proprietario.  
Sbuffando innervosita, con una mano andò verso il suo collo verso la catenina, tirò fuori il ciondolo della collana che teneva nascosto sotto il vestito accollato.
Guardò quella luna con rabbia, odiava Isabel, e non vedeva l’ora di farla pagare a lei e al suo grande amore.
Non capiva cosa Isabel Kim potesse avere di così speciale da far in modo che tutti le girassero attorno. 
Proprio non ci arrivava. 
Ed era invidiosa di ciò.
Con passi decisi si allontanò dal quel bagno, li avrebbe comunque inchiodati.
 
Isabel e Yoongi uscirono dal bagno dopo essersi rivestiti.
“Andiamo a casa?” chiese lei sorridendo.
“Non avevi qualcosa da sbrigare?” chiese lui.
“Con te ancora ubriaco direi che non è il caso, andiamo a casa” sorrise lei, non aveva bisogno di una collana per ricordare di amarlo, lei lo amava, sarebbe stato comunque complicato, ma forse aveva smesso di fuggire, forse una soluzione c’era a tutto.
Lui si avvicinò e le prese una mano tra le sue, poi la baciò con delicatezza.
“Se devi fare qualcosa falla, io aspetterò.” Disse lui accondiscendente.
“No, Yoongi è meglio di no” sorrise gentile lei, l’unica cosa che voleva fare era andare a casa loro e dormire con lui.
“Okay come vuoi” disse lui un po’ imbronciato “Dico a Chung-hee che vieni via con me”
“Come ha fatto ad entrare e a far entrare anche te?” chiese lei stranita, per entrare in quel club bisognava prenotare prima e avere delle conoscenze.
“Non siamo entrati con Chung-hee” disse lui a disagio.
“Siamo? Tu e chi?” chiese lei interrogativa, Dashimen non sarebbe potuto entrare in quel club in più, le aveva detto che rimaneva a casa con Hoseok.
“Io, Jin Hyung, Jimin, Yun-hee e Jungkook. Ci hanno invitato Yuri e Soo-hee qui” spiegò lui, lei staccò le mani da lui allontanandosi.
“Che cosa hai detto?” chiese lei con rabbia, cambiando improvvisamente espressione quasi da sembrare folle.
“La fidanzata di Jin” disse lui guardandola stranito “Che ho detto di male?” chiese lui studiandola.
“Basta mi ha stancato.” Disse con rabbia, il presupposto di tornare a casa e non spaccare la faccia a Yuri, era appena svanito del tutto. “Portami al vostro Privè.” Acciuffandoli una mano e tirandolo verso l’uscita del corridoio dei bagni.
“Eh? Fermati” disse lui tirandola per la mano e poi bloccandola per le spalle.
“È la migliore amica di Ha-rin.” Disse lei tra i denti.
“Sapevi chi era!” l’accusò lui sgranando gli occhi.
“Litighiamo dopo, portami da lei.” Disse in un ringhio lei, arrabbiatissima.
“No. aspetta.. perché per fare cosa? Non puoi!” disse lui titubante, gli girava la testa ancora, ma ubriacatezza era un po’ passata tanto da provare a fermarla.
“Si che posso! Andrò da lei la prenderò per i capelli e una volta del tutto mi dirà perché ha deciso di intromettersi nelle vostre vite” disse lei con rabbia cercando di sfuggire alla presa.
“Aspetta! No bloccati! Sei troppo avventata, non stai ragionando” provò a bloccarla lui.
“Ha rubato la mia collana, si è fidanzata con uno di voi come sua cugina. Sapeva che io sarei venuta qui e ha invitato anche tutti voi. Sta tramando qualcosa, non so cosa e non so perché ora. Io avrò le mie risposte.”
“Hai ragione, sta tramando qualcosa, ora io dovrei arrabbiarmi con te perché non hai detto niente e mentito. Lascerò correre. Se tu non andrai da lei in maniera avventata.” Provò a calmarla lui, avrebbe voluto anche lui sistemare Yuri che odiava, ma non era il caso di rischiare.
“Ha la mia collana” disse lei tra i denti.
“Lo so. L’ha rubata a me. Ma ascoltami, se è amica di Ha-rin saprà di noi due non credi?” chiese lui titubante.
“Si, probabilmente lui avrà parlato, me lo fa pensare il fatto che sia venuta da voi.”
“Perfetto, ed è una chaebol, Isabel… e se volesse incastrarti perché stiamo insieme?”  provò a farla ragionare lui.
“Non m’importa. La deve pagare.” Disse lei sul piede di guerra.
“La pagherà, ma non rischiando. Jin non ha mai parlato di te con lei, da noi non sa niente. Non darle la conferma. Ti prego ascoltami” la pregò lui, quello che aveva bevuto tra i due era lui, ma lei sembrava quella che non stesse ragionando troppo presa dalla rabbia.
Lei lo guardò tremante, poi sospiro.
La collana poteva aspettare, non era il caso di rischiare le lo avevano detto in tanti, le lo stava dicendo anche lui che la guardava terrorizzato.
Poteva mettere da parte il suo istinto di voler uccidere Yuri Chang e cedere.
“Va bene andiamo a casa.” Disse alla fine, lui sorrise soddisfatto si avvicinò e le diede un leggero bacio.
“Te ne compro mille di collane!” disse lui sorridendole amorevole.
“Mille non sono un po’ poche?” chiese lei provando a ridere.
“Una montagna?” disse lui ridacchiando, “Ti compro tutte le collane esistenti con la luna che esistono!”
“Promesso?” chiese lei
“Si, anche se non ti servono, hai di nuovo me. Sono io la tua luna, perché tu sei il mio sole”
Lei boccheggiò leggermente stupita dal suo romanticismo, accennò a un sorriso e lo tirò per il colletto della camicia aggrinzita per poterlo baciare di nuovo.
“Bis?” disse lui vicino alle sue labbra.
“Si andiamo a casa” rispose per poi baciarlo di nuovo.
 
Hye-ri e Taehyung erano mano nella mano e stavano camminando nella pista da ballo, cercando di arrivare al privè con scarsi risultati dato il pienone che c’era e la difficoltà di farsi spazio tra i diversi corpi.
Taehyung strinse di più la mano di Hye-ri per non perderla in mezzo alla folla.
Finalmente riuscirono a passare in una parte, dove c’era un po’ di meno gente, si guardarono un attimo e annuirono con il capo, capendosi all’istante.
Era il momento di salire nel privè trovare Soo-hee e porre fine a tutto.  
“Hyung!” esclamò Jungkook ubriaco che stava ballando con Yun e Jimin in un angolo.
“Eccovi!” sorrise Taehyung alla vista dei suoi amici tirò un po’ a se Hye-ri che chinò leggermente il capo in segno di saluto.
Yun fissò la ragazza incuriosita, aveva un’aria familiare ma non ricorda, dove l’avesse conosciuta, guardò Jimin in cerca di risposte ma anche lui sembrava confuso nel vedere il suo migliore amico con una ragazza.
“Tu non sei la ragazza che ci ha cacciato dal ristorante” biascicò Jungkook guardando la ragazza con curiosità.
“Ehm..”
“Si, lei è Hye-ri, la cugina di Chung-hee” disse Taehyung.
“Oh!” esclamò Yun individuando dell’imbarazzo sul viso di Taehyung.
“Perché sei con lei?” chiese Jimin confuso.
“Perché lei sono gli appuntamenti segreti dove va!” esclamò Yun dando una gomitata al suo ragazzo. “Ho ragione?” chiese ridacchiando.
“ehm…”
“Benvenuta nel gruppo io sono Yun-hee” trillò la ragazza avvicinandosi a Hye-ri che le porse la mano presentandosi ufficialmente.
“Bene ora liberiamoci di una delle zavorre!” Trillò entusiasta Yun-hee, ghignando verso Taehyung che mostrò uno dei suoi sorrisi malandrini.
“Oh… noto che non stanno molto simpatiche” disse Hye-ri leggermente a disagio.
“Decisamente no!” trillò Yun.
“Aspetta lascerai Soo-hee?” trillò Jungkook felice.
“Si, basta aspettare Noona, non posso più tollerare questa situazione”
“Ottimo andiamo al privè prima la lasci, prima andrà meglio” sorrise Jimin poi guardò Hye-ri sorridendo dolce.
“Devi essere speciale, lui non guarda le ragazze, se si è interessato a te e perché gli piace davvero” sorrise splendente, Jungkook incominciò a ridacchiare per via dell’espressione imbarazzata della coppia di fronte a lui.
“Andiamo!” disse Yun-hee spintonando il fidanzato “Non è il momento!” disse ridendo felice anche lei, poi sorrise di nuovo a Taehyung felice per lui.
Tutto il gruppo dei più piccoli si avviò verso il piano superiore, finalmente avrebbero messo fine a quel disastro.
Sarebbero dovuti intervenire molto prima, ormai era risaputo che i più grandi erano bravi a prendere solo tempo.
 
Yoongi si bloccò un attimo assottigliando lo sguardo allo strano gruppo che si stava avviando compatto sulle scale.
“Taehyung si è portato Hye-ri al club?” chiese stranito, guardando meglio.
“Eh?” chiese lei confusa bloccandosi anche lei a guardare.
“Che fanno?” chiese, confusa.
“Non ho idea, ma non sarà niente di buono, Isabel, andiamo via.”
“Aspetta…e se combinassero qualche guaio?” chiese lei terrorizzata.
“Se ci immischiamo e tu stai vicino a noi è peggio non credi?”  chiese Yoongi.
“Mmh… aspetta mando un messaggio” disse lei guardando la scalinata dove stava salendo Yun-hee.
 
-Recupera la collana, probabilmente è al suo collo-
 
Yoongi spiò il messaggio leggermente confuso.
“Dici che capirà?” chiese.
“Si. Capirà, andiamo via ora” disse lei con fretta, prendendoli la mano e stringendola forte per poi portandolo via.
 
 
Jin si trovava seduto sul divano, affianco a Soo-hee che continuava a piangere, con molta noia le dava dei leggeri colpetti con la mano sulla schiena, cercando di essere confortevole ma con nessun risultato, poiché anche lui non credeva molto nelle sue parole.
“Ha mandato un messaggio, ha detto che sta arrivando ha trovato un incidente per la strada.” Borbottò il ragazzo.
“Oppa… lui non vuole stare con me!” Singhiozzò Soo-hee.
“Andrà tutto bene sta arrivando” continuò lui a dare dei colpetti, senza alcun minimo di sentimento, era assolutamente vero, lui non voleva stare con lei.
Come stava diventando sempre più vero che anche lui stesso non voleva stare con Yuri.
Soo-he lo abbracciò continuando a singhiozzare isterica sul suo petto.
Lui inerme continuò a dare quelle pacche senza sentimento.
Si sentiva completamente svuotato, e il fatto che stesse confortando una pazza, lo faceva sentire di pessimo umore, ma non vedeva alternative, se non aspettare Isabel che facesse qualcosa.
Yuri apparse di fronte a lui e li guardò con fronte aggrottata.
“Piange per Taehyung” disse lui con voce lieve, rassegnato ormai a tutto, guardò la fidanzata, che sembrava sempre più in collera.
Era assurdo come si potesse vedere una persona con occhi non più innamorati. 
Prima vedeva Yuri perfetta, dolce, amorevole.
Ora che si era disinnamorato e l’incantesimo era finito, la vedeva come un’arpia in preda alla collera pronta a scoppiare da un momento all’altro.
“Com’è possibile che tu non riesca a farti sentire dal tuo amichetto!” urlò lei contro di lui, in uno scoppio d’ira.
Soo-hee si staccò da Jin impaurita, guardandolo dispiaciuta.
“Sono stanco, di te che mi urli per Taehyung.” Disse con rabbia Jin. 
Era stufo marcio, di essere così accondiscendente con tutti, di provare a comprendere tutti, di fare il maggiore della situazione.
Era stufo da mesi e mesi.
Aveva mandato avanti quella relazione per non creare problemi perché intorno a lui c’erano fin troppi di problemi.
Era stufo di aspettare Isabel.
Era stufo di vedere Taehyung in panico che non sapeva cosa fare.
Era stufo di essere rimproverato e trattato come uno zerbino da quella che un tempo aveva considerato l’amore della sua vita, e che invece era completamente un’altra persona, che aveva finto di essere un’altra persona.
“Ti urlo perché così forse incomincerai a fare l’uomo!” urlò lei.
“Vuoi che faccio l’uomo?” disse lui alzandosi e avvicinandosi minaccioso a lei sovrastandola.
“Allora siediti e sta zitta. Smettila di urlami in faccia. O giuro che ti lascio.” Disse con rabbia per poi indicarle il divanetto.
“Cosa?” trillò lei boccheggiando sconvolta.
“Ti ho detto che ti devi sedere e devi stare zitta.” Disse lui con rabbia l’afferrò per le spalle e la spintonò sul divanetto.
“Come ti permetti!” strillò lei oltraggiata.
“Sta  zitta! Sta zitta!” disse lui e la spintonò di nuovo dato che lei aveva provato ad alzarsi e a fronteggiarlo.
“C’è un limite che una persona può sopportare! Questo è il mio limite!” urlò lui in preda a una crisi di nervi, non sopportava più nessuno, non sopportava neanche quella voce da oca che la sua fidanzata continuava ad avere.
 
“Jin hyung?” disse Jimin sconvolto.
Il gruppetto era arrivato al privè e si era fermato sotto shock davanti alla scena che avevano davanti a loro.
Non avevano mai visto Jin in quello stato.
Jin si voltò a guardarli boccheggiando leggermente, aveva perso il controllo di se stesso, non si era mai comportato così con nessuno non aveva mai toccato una donna in vita sua e non pensava che l’avrebbe fatto.
Aveva perso il senno della ragione, sgranò gli occhi guardando un attimo il suo gruppetto e Yuri quasi con dispiacere.
Lui era una brava persona, non poteva cadere così in basso comportandosi in quella maniera maleducata.
 
 
Yoongi e Isabel avevano quasi raggiunto l’uscita della sala principale, diretti nell’altra per andare via dal club.
 “Isabel!” chiamò un ragazzo.
“Oh..” disse lei voltandosi e lasciando immediatamente la mano a Yoongi che si irrigidì improvvisamente.
“Ji-hoo…” disse lei con voce lieve, mentre il ragazzo si avvicinava a lei.
“Stai andando via?” chiese lui appena le fu vicino
“Si.. è meglio che io vada via.” Disse lei dando una fugace occhiata a Yoongi fermo dietro di lei. 
“Hai recuperato la collana?” chiese con gentilezza.
“No, sto andando via forse è meglio. Quella questione è sotto controllo?” chiese lei sbrigativa.
“Si, sotto controllo, sono andate via, qualcuno le sta accompagnando al commissariato.” Sorrise lui, poi si sporse leggermente individuando Yoongi dietro di lei che li stava guardando.
“Uhh.. hai risolto con lui?” chiese poi sorridendo a Yoongi. 
“Ehm.. si” annuì lei, lui sorrise e fece dei passi verso Yoongi studiandolo stranito.
“Ji-hoo piacere mio” disse porgendoli la mano.
Yoongi rimase immobile ad osservare prima la mano del ragazzo e poi Isabel senza sapere cosa fare.
“Piacere?” disse riluttante stringendo la mano del ragazzo. “Isabel?” chiese lui molto confuso.
“Lui lo sa.” Disse lei.
“Aspetta… ma la foto che Dashimen mi ha mandato?” chiese Yoongi.
“Che foto?” chiese lei stranita, mentre Yoongi frugava nella sua tasca per recuperare il telefono.
“Mi ha mandato una foto, dove lui ti sta toccando la coscia.” Disse lui con risentimento passò il telefono a Isabel.
Ji-hoo si sporse per vedere la foto e ridacchiò.
“Eravamo un po’ ubriachi… mi stava parlando di te, e che vi eravate ritrovati, ma che la situazione era strana, scherzando le ho detto di metterti una mano sulla coscia in quel modo e di giocare con i tuoi capelli.” Disse lui scrollando le spalle cercando di non ridere troppo per via della faccia sconvolta di Yoongi.
“Cosa?” chiese lui boccheggiando.
“Se ti può rincuorare, sono fidanzato da un anno. Ogni tanto prendo in giro Isabel perché ci sono dei trascorsi, mi piace provocarla arrossisce spesso.” Disse lui ghignando.
“è un idiota.” Disse Isabel alzando gli occhi al cielo.
“Hai parlato di noi?” chiese lui sconcertato, non credendo che avesse parlato di lui a qualcuno della sua cerchia sociale. 
“Si, mi fido di Ji-hoo, sapeva di te da quando sono andata in Cina, dopo il Giappone, uscimmo a mangiare dei ravioli e gli parlai di te”
“Mi dichiarai, diciamola la verità.” Disse Ji-hoo sorridendo gentile a Yoongi “Mi disse che era fidanza, e mi raccontò un po’ di te. Quando si è fidanzata con Ha-rin non ci credevo neanche io. Ne abbiamo parlato, le ho spiegato un po’ di cose e di come funzionava il nostro mondo.” Disse scrollando le spalle tranquillo.
“Hai detto che ci sono dei trascorsi.” Puntualizzò Yoongi.
“Si… non te lo negherei. Primo perché non mi sento in colpa. Secondo perché sono passati anni. Terzo perché ti ripeto sono fidanzato.”
“Si sta con Yeona, non è male come ragazza, forse un po’ frivola?” disse Isabel titubante.
“Non è frivola, sei tu che non la conosci bene. Comunque quella sera ci ha raggiunti, doveva mandarti una foto anche di me che bacio la mia ragazza.” Disse Ji-hoo ridendo.
“Era collassato sul divano, l’ho portato a casa sua a fine serata, non avrà visto Yeona che si è unita a noi” disse Isabel sbuffando e poi guardando Yoongi leggermente dispiaciuta.
“Sono molto confuso…” disse Yoongi “Io credevo che..” disse indicando entrambi.
“Ti spiegherò tutto, ma è meglio andare via, mio fratello a breve sarà in giro, anche se si fa di cocaina, vorrei evitare che ci beccasse.” Disse lei per poi guardarsi un attimo intorno.
“Si meglio che vai, se vuoi chiedo a Yeona se recupera la collana” disse Ji-hoo tranquillo.
“No, non vorrei che rischiasse, anche se ha già fatto a botte con Yuri, ma è meglio evitare.”
“Eh?” chiese Yoongi.
“Yuri, è andata a letto con il ragazzo di Yeona, figlio del proprietario di questo club, Yeona è andata su tutte le furie, e pensare che è una ragazza molto tranquilla, si è scagliata contro Yuri, peccato me lo sono perso ero in Giappone da lui” disse indicandolo e sbuffando triste.
“Questa Yeona che è la sua fidanzata, è tua amica?”
“Non proprio, uscivamo spesso a cena o a pranzo insieme ad altre ragazze, prima usciva anche Yuri con noi…. Ma Yeona l’ha eliminata dal giro.” Spiegò Isabel.
“Ah.. capisco, immagino che ci sia altro”
“Si ma ti spiego a casa, Ji-hoo noi andiamo via…oh Yeona sta correndo qui” disse lei indicandola con la testa.
“Ji-hoo!” esclamò la ragazza arrivando di corsa e attaccandosi al suo braccio.
“Amore? Che succede?” chiese lui stranito.
“Una ragazzina è caduta dalle scale, hanno chiamato l’ambulanza è meglio andare via!” esclamò agitata.
Isabel sbiancò improvvisamente e guardò Yoongi che aggrottò la fronte.
“Hai visto chi era?” chiese Isabel facendo dei passi verso di lei.
“No, ma stava con il gruppo dei Bts, c’era V che urlava! Ci sono anche loro qui stasera.” Disse con il fiatone la ragazza.
“Taehyung urlava?” chiese Yoongi inserendosi nel discorso e guardandola con terrore.
“Si.. ma tu sei Yoongi…” boccheggiò la ragazza stranita di trovarlo lì.
“Andiamo Yoongi!” disse Isabel con fretta, ma lui la bloccò  e fece no con il capo, guardò Ji-hoo in preda al panico. “Portala via anche con la forza se devi.” Guardò Isabel dispiaciuto e fuggì via provando a farsi largo tra la gente.
Isabel fece per seguirlo ma venne bloccata da Ji-hoo.
“No. Tuo fratello è qui, andiamo via.”
“Che succede?” trillò Yeona guardando i due sconvolta.
“Ti spieghiamo in macchina. Isabel, andiamo.” Disse con tono autorevole.
“Va bene.” disse lei e insieme ai due andò via da quel posto, con il terrore che quella ragazzina fosse la sua Yun-hee.
 
MINUTI PRIMA
“Oppa!” trillò Soo-hee alzandosi e individuando Taehyung, si passò una mano sugli occhi cercando di togliere il residuo delle lacrime e fece dei passi verso di lui.
Hye-ri che era dietro Taehyung che la copriva, fece dei passi avanti affiancandosi al ragazzo e fulminò Soo-hee con lo sguardo.
Soo-hee si bloccò impallidendo.
Il suo sguardo si posò sulle mani dei due, intrecciate, non capendo cosa stesse succedendo.
“Che cosa fai con lei?” disse con voce lieve.
“Ti lascio. Sono innamorato di Hye-ri.” Disse Taehyung stringendo di più la presa.  Finalmente stava mettendo fine a quella faccenda, finalmente si sarebbe liberato di lei, e avrebbe cominciato a poter stare con la ragazza di cui si era realmente innamorato, la ragazza perfetta per lui.
 
Soo-hee guardò la cugina che era immobile sul divano e guardava orripilata la scena.
Umiliazione.
Entrambe erano appena state umiliate.
Yuri si alzò dal divano e si accostò alla cugina.
“Ti avevo detto che non dovevi innamorarti di lui.” disse con voce subdola, era il momento che sua cugina reagisce mostrando la sua vera natura.
“Non è vero! Non sta con lei! Non mi sta lasciando per lei” rispose scuotendo il capo in crisi, guardò la cugina con gli occhi quasi fuori dalle orbite, mentre stringeva con forza l’orlo del suo corto vestito.
Tornò con lo sguardo alla coppia davanti a lei guardandoli incredula, era un incubo non poteva essere reale.
“Si invece. Guarda le loro mani, ti sta lasciando per quella.” Disse Yuri con perfidia nella voce.
“No!” tremò Soo-hee assottigliando lo sguardo e puntandolo su Hye-ri che aveva appena fatto dei passi e si era messa davanti a Taehyung come a proteggerlo.
“Che farai? Continuerai a piangere?” disse Yuri accarezzandole un braccio, “Ti farai soffiare il ragazzo da quella patetica disturbata orfana?” sussurrò velenosa.
 
Yuri si voltò a guardare Jin che la osservava inorridito, la vera natura della sua fidanzata era appena venuta allo scoperto.
“Chi diavolo siete voi?” disse con sconvolto Jin.
“Troppo per voi, lo siamo sempre state.  Pensavo che poteste essere utili. Ma mi sono sbagliata. Non ci si dovrebbe mai immischiare con la spazzatura.” Disse velenosa lei.
 
Yuri si voltò verso la cugina e si avvicinò all’orecchio continuando ad accarezzarle il braccio.
“Agisci.” sussurrò velenosa.
 
Soo-hee sgranò di più gli occhi e con un urlo sovraumano si scagliò contro Hye-ri per far in modo che si staccasse da Taehyung.
Taehyung fu più veloce, tirò Hye-ri via e spinse So-hee a terra, mentre la guardava orripilato. “Non la toccare.” Disse tra i denti con rabbia, nessuno avrebbe fatto del male a Hye-ri.
 “Tu.” Disse con rabbia Yuri con gli occhi pieni di sangue si avvicinò con far minaccioso a Taehyung.
“Come osi, insulso di un ragazzetto.” Disse con rabbia pronta all’attacco.
 
Yun-hee lì vicino assottigliò lo sguardo, lasciò in un baleno la mano di Jimin e fu più veloce di Yuri che non riuscì a scagliarsi verso Taehyung, perché placcata da lei.
“Yun!” strillò Jimin sconvolto.
 
Yun-hee scaraventò Yuri a terra e si mise sopra, dandole un paio di schiaffoni in faccia, con una mano andò al collo di Yuri bloccata per terra, con forza, le staccò la catenina dal collo.
“Mia.” Disse guardando la collana con la luna e il brillantino blu.
Aveva promesso a Yoongi che l’avrebbe recuperata, e finalmente ci era riuscita la collana era nelle sue mani.
Yuri ne approfittò di quel momento di distrazione per invertire le parti, con uno scossone si liberò di Yun-hee spingendola di lato e le fu sopra.
 
“No!” urlò Jungkook che corse immediatamente da loro.
Jimin rimase immobile a guardare la scena orripilato e senza riuscire a muovere un solo muscolo per aiutare la sua ragazza.
 
Nello stesso momento in cui Jungkook si era lanciato per staccare Yuri da Yun-hee, Soo-hee durante la distrazione di tutti si era alzata e si era avvicinata al gruppetto aveva spinto Taehyung che distratto era caduto e si era fiondata su Hye-ri, prendendola per i capelli.
Le due ragazze incominciarono a tirarsi i capelli, Hye-ri dava dei colpi cercando di difendersi, ma Soo-hee per quanto potesse sembrare fragile, sembrava avere la meglio su di lei.
Nella furia di tutto, e nella confusione le due ragazze tra uno spintone e un altro, arrivarono vicino alle scale, dove Soo-hee, mollò la presa dai capelli di Hye-ri, l’acchiappò per il vestito.
Hye-ri si trovava in biblico sul primo gradino e la guardava terrorizzata, cercava di recuperare l’equilibrio e di liberarsi dalla presa, ma Soo-hee non si muoveva di un millimetro.
Soo-hee la guardò per un attimo come una folle “Raggiungi i tuoi genitori” sibilò, e poi la spinse giù dalle scale come una furia impazzita.
Hye-ri a quella frase sgranò di più gli occhi, cercò di aggrapparsi al corrimano, con scarsi risultati.
Taehyung che era dietro di loro, spintonò Soo-hee che cadde di lato.
Cercò di acchiappare Hye-ri, ma non arrivò in tempo la vide cadere nel vuoto delle scale.
Urlò il nome della ragazza sconvolto, mentre la vedeva rotolare per le scale.
Terrore.
Senso di colpa.
L’aveva messa in rischio.
Era tutta colpa sua.
Non l’aveva salvata.
Cominciò a correre per le scale raggiunge il corpo di Hye-ri rivoltò per terra, lei non si muoveva.
La gente intorno cominciò a urlare spaventata.
“Aiutoooo! Aiutatemi!” urlò Taehyung tra i singhiozzi isterici in ginocchio vicino al corpo inerme della sua ragazza.
Era finito tutto.
 
ORE DOPO
Erano andati tutti al dormitorio, tranne Yoongi che aveva fatto salire in macchina Taehyung distrutto e aveva deciso di fare uno strappo alla regola, portandolo da l’unica persona che avrebbe potuto dare un po’ di sollievo al ragazzo.
 
Isabel si trovava sul divano e continuava a tenere stretto Taehyung singhiozzante tra le sue braccia, sperando che si calmasse, ma i singhiozzi e il pianto sembravano non aver alcun fine.
Alzò lo sguardo su Yoongi che era in piedi e guardava la scena preoccupato senza sapere cosa fare, per far in modo che il suo amico potesse stare un po’ meglio.
Yoongi si scambiò un’occhiata con Hoseok, che aveva una tazza di tè in mano.
“Dubito lo berrà… non smette di piangere” disse Yoongi con un sospiro.
Dashimen guardò i due e si avvicinò con cautela a Taehyung inginocchiandosi vicino al divano gli accarezzò i capelli con cura.
“Taehyung, prova a bere un po’ di tè forse i singhiozzi smetteranno” provò a dire con dolcezza.
I singhiozzi però aumentavano e Isabel lo strinse di più a se.
“Ci sono io con te, andrà meglio” disse lei triste.
Isabel guardò per un attimo sul tavolino, dove era posata la sua collana a forma di luna.
Sentendosi tremendamente in colpa.
Tutto quello era successo per una stupida collana.
 
Angolo dell’autrice:
Si ora potete ufficialmente odiarmi!
Mi ritiro.
Lascio solo una nota… ma dato il finale so che non ve ne importerà un cazzo XD
Yeona appare nel primo capitolo del 2 volume!
Detto questo addio vi lascio a vostri insulti!
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** CAPITOLO 48: THE SILENCE BEFORE THE NOISE ***


CAPITOLO 48: THE SILENCE BEFORE THE NOISE
11 AGOSTO 2017
Isabel era intenta a preparare la valigia, non aveva poi molta voglia di partire dato la situazione attuale, erano passati tre giorni dal disastro al club e la tensione era alta in tutti, come anche il morale sottotono.
Lei però aveva altro da fare, e non poteva fermarsi per le emozioni, esse dovevano essere messa da parte, doveva rimanere lucida.
Aveva una mostra da inaugurare a Chicago, l’aveva organizzata per giorno quindici agosto, per l’anniversario della morte di Do-yoon.
Tutti i piani che aveva attuato finora erano stati solo dei test, per capire quanto in là potesse spingersi.
Il piano di salvare Jisoo e di coprire la fuga inscenando anche la morte di sua madre era stato portato a termine e la vittoria era stata schiacciante.
A contribuire alla vittoria era stata anche la notizia uscita un mese fa che il fratello aveva rilasciato un’intervista sul proprio padre mettendolo in cattiva luce, ciò aveva fatto in modo che suo padre fosse diventato più paranoico, infatti nell’ultimo periodo aveva ridotto i compiti di suo fratello tenendolo a distanza dalle varie riunioni.
Isabel sapeva che doveva solo dare il colpo di grazia a suo fratello e farlo fuori del tutto. Il piano attuato con Ji-hoo doveva portare a ciò, ma c’erano stati degli imprevisti a cui avrebbero dovuto porre rimedio.
Il comandante corrotto della polizia: Lee Dong-seok, era stato l’imprevisto, lui che non voleva prendere in considerazione la denuncia delle due prostitute, e che al momento stava anche coprendo tutta la situazione di Hye-ri, non facendola pagare alle cugine Chang.
Dovevano solo eliminare lui, far in modo che tutti sapessero della corruzione e solo così denunciare il tutto.
La mostra dedicata a Do-yoon i dipinti delle varie coppie, erano solo il punto di partenza per un piano molto più ampio che stavano studiando da giorni.
 
Isabel si mosse con calma per la stanza da letto, arrivò al comò aprì l’ultimo cassetto e prese un libro in mano.
Autobiografia di Lee Do-yoon.
Autrice Lee Min-su.
 
Non era quello che avrebbe voluto scrivere, ma sarebbe bastato almeno per quel momento.
Dopo la mostra dove c’erano i vari dipinti di Do-yoon, tra cui il suo e quello di Bong-cha, avrebbero fatto uscire la biografia del fotografo.
Biografia dove c’erano insinuazioni anche sul comandante Lee Dong-seok, uno dei fratelli di Do-yoon che aveva nascosto tutti i soprusi della sua famiglia fatti ai danni del fotografo e della sua ragazza.
 
Isabel ormai lo sapeva bene, non si trattava più solo di distruggere la sua famiglia, ma tutte quelle famiglie corrotte dell’alta società di cui faceva parte.
La sua, quella di Do-yoon e di Bong-cha, quella di Ji-hoo, quella dei Chang, erano solo le prime di una lunga lista che stavano incominciando a stilare.
 
Rimise il libro apposto, e prese un paio di magliette, le sistemò con cura all’interno della valigia e poi la chiuse.
Sospirò passandosi una mano sul collo, afferrando il suo ciondolo e chiuse gli occhi stanca.
Erano stati dei giorni molto pieni e frustrati.
Tutto sarebbe stato anche più frenetico più avanti.
“Sei pronta?” chiese Chung-hee vicino alla porta.
“Non sei costretto a seguirmi, dovresti rimanere.” Disse lei guardandolo dispiaciuta.
 “Vengo. Così evito di pensare.” Disse secco, “Ti aspetto in macchina.” e così dicendo andò via.
Avevano avuto una brutta litigata, dopo la sera del party al club, Chung-hee aveva incolpato lei e i bts di tutto quello che era accaduto, ed era ancora arrabbiato con loro, quasi vicino all’odio.
Non poteva dargli torto, era stata tutta colpa loro, e avrebbero portato tutti il peso di quello che era successo.
Isabel sospirò triste, tolse l’elastico dal suo polso e si lego i capelli con calma, afferrò la valigia togliendola dal letto.
Prese il telefono dal comodino e come per magia in quel momento arrivò immediatamente una chiamata.
“Yoongi-ah?” rispose subito.
“Ehi.. Volevo salutarti prima che partissi…” disse lui con voce lieve.
“Torno fra una settimana…” disse lei sorridendo però felice che lui l’avesse chiamata per un saluto.
“Lo so… ma ero in pausa.” Si giustificò lui un po’ in imbarazzo.
“Hai fatto bene, sono felice di sentirti” disse lei con voce dolce, sembrava per un attimo di essere tornati quelli di tanti anni fa, lui che s’imbarazzava e lei che era di nuovo dolce e rassicurante.
“Dashimen viene con te alla fine?” chiese lui cambiando discorso.
“No, ha deciso che non se la sente… sta venendo Chung-hee…” sospirò lei affranta.
“Oh… non rimane qui? Dovrebbe!” disse Yoongi sorpreso.
“Non lo so.. Yoongi non so il perché viene con me.. senti ma Tae come sta?” chiese lei a disagio.
“Si sta impegnando tanto nelle riprese, penso sia in fase di negazione, come se niente fosse successo” disse preoccupato lui.
“Comprendo… non sarà facile” disse lei sempre più a disagio, odiava non poter stare vicino a Tae, e odiava che loro avessero da lavorare e Tae dovesse far finta di niente.
“Ci siamo noi con lui, e lo controlliamo” provò a dire in modo rassicurante.
“Va bene… Yoongi… devo andare ora” disse lei dispiaciuta di dover chiudere.
“Ci vediamo al tuo ritorno, ti amo”
“Ti amo anche io”  e così dicendo chiuse la chiamata, afferrò la valigia e si avviò per andare via.
 
13 AGOSTO 2017
Il dormitorio dei bts era stranamente troppo tranquillo e il silenzio era ormai di casa, erano giorni che non si sentivano schiamazzi, urla  e litigate varie.
Avevano tutti l’umore sotto i piedi.
“La doccia è libera se qualcuno ci deve andare” disse Namjoon entrando in soggiorno con aria stanca.
“Ci vado io.” disse Jungkook alzandosi riluttante dal divano e trascinandosi di peso in doccia.
“Taehyung?” chiese Namjoon a Yoongi che era lì sul divano seduto.  
“È con Dashimen e Hoseok, più tardi tornano” disse Yoongi sospirando.
“Comprendo…” sussurrò Namjoon andandosi a sedere sul divano vicino a Yoongi, continuando a sospirare.
“Non ne va bene una…” disse Yoongi con risentimento nella voce.
“No… Jin è andato di nuovo in agenzia?”
“Si insieme a Yun-hee continuano a provare a supplicare Pd-nim di farli testimoniare, di far testimoniare tutti i presenti”
“Non li dirà mai di sì… il caso comunque non regge manca la testimone principale” disse Namjoon preoccupato “Isabel ti ha detto qualcosa di nuovo?” chiese poi.
“Il solito… Chung-hee non le parla, anche se stanno insieme a Chicago. Lei non fa pressioni si sta tenendo alla larga. Ma è sicura che Chung-hee abbia fatto un accordo per non sporgere denuncia contro i Chang.”
“Ve lo ha detto Ji-hoo?” chiese Namjoon.
“Si, famiglie potenti.. così ha detto Isabel, faranno in modo che sia un incidente senza andare in denunce, insabbieranno tutto.” Strinse i pugni Yoongi, soldi e potere, così la gente la passava liscia.
“Cazzo… che schifo.” Disse Namjoon con rabbia.
“Eh si… Io vado a riposare, sei sicuro che per quella cosa vada bene?” chiese leggermente riluttante Yoongi.
“Si, l’album è finito, e abbiamo registrato l’ Mv, l’importante che il diciotto ti fai trovare in Giappone” disse con una scrollata di spalle Namjoon.
“Non intendevo per gli impegni lavorativi, con quelli mi sono accordato con i manager… intendevo di lasciare voi per un po’ di giorni.” Disse lui riluttante, non era ancora convinto della scelta che aveva preso.
“Ce la caveremo, Dashimen prenderà il tuo posto nel supporto morale” provò a fare dell’ironia Namjoon.
“OH… beh tanto siamo simili… anzi lui sembra molto più affettivo di me, e non si direbbe a guardarlo”
“eh eh…” disse ridacchiando Namjoon.
“Nam?” chiamò Yoongi
“Cosa?” chiese lui guardandolo dubbioso.
“Tu stai bene?” chiese poi con sentimento.
“Si… ormai è passato no?” disse cercando di sembrare sicuro di sé.
“Mmh… sei molto forte sai. Vado a dormire, buonanotte” gli diede una leggera pacca sulla spalla incoraggiante.
“Buonanotte” disse Namjoon sdraiandosi sul divano.
Si coprì gli occhi con un braccio, sbuffando leggermente, si stese sul divano, cercando di regolarizzare il respiro.
Nessuno di loro stava bene, ognuno aveva i suoi drammi, anche se il suo si era finito, era comunque una ferita aperta che continuava a lacerarli il cuore.
Si sentiva soffocare dagli eventi, si sentiva anche lui stremato, avrebbe tanto voluto rifugiarsi in quella camera d’albergo dove era solito andare con Jisoo, in quel posto dove il tempo sembrava fermarsi e dove non c’era alcun problema.
Quel posto non c’era più, Jisoo non faceva parte più della sua vita, era stato solo un amore di passaggio finito in tragedia, com’era stato anche l’amore con Bo-ra.
Amori di passaggio.
Bo-ra a differenza di Jisoo era stata sempre onesta con lui, sempre così schietta e pura.
Bo-ra che aveva lasciato in quel fatidico giorno in cui aveva incontrato Jisoo al solito parco dove andava, quel giorno in cui l’aveva baciata.
Aveva tradito il suo primo amore, e l’aveva lasciata con la scusa della distanza e che non sopportasse la lontananza.
Tutto perché aveva visto in Jisoo un nuovo posto dove andarsi a rifugiare, per scappare dai problemi e spegnere il cervello.
Amore, non sapeva quale dei due fosse stato reale.
Pensava di non essere in grado di amare realmente e che usasse le relazione solo come scusa per scappare dal presente, dalle troppe pressione, e dai suoi doveri.
Doveri, aveva il dovere di badare al suo gruppo e di prendersi cura di tutti loro, specie in quel momento, dove Tae era devastato dal dolore, e Jin hyung devastato dai sensi di colpa di essersi fatto ingannare da una ragazza che pensasse fosse l’amore della sua vita.
 
Jin e Yun-hee stavano camminando per il parcheggio della big-hit in silenzio, entrambi con aria affranta.
Salirono sul SUV di Jin ed entrambi sospirarono nello stesso istante.
Si guardarono per un momento, capendosi all’istante, era meglio lasciar perdere non avrebbero mai convinto nessuno ad agire.
“Vieni al dormitorio?” chiese Jin mettendo in moto.
“Si… controllo Taehyung come sta…” rispose lei in maniera distratta mentre guardava fuori dal finestrino.
“Allora andiamo direttamente lì.” Disse secco Jin.
Il silenzio calò in macchina, erano entrambi sia molto stanchi sia arrabbiati, per tutti  gli avvenimenti recenti.
“Oppa se vuoi parlare di come ti senti, puoi farlo con me” provò a dire lei in imbarazzo rompendo quel silenzio che si era creato.
“Tranquilla Yun, io sto bene, sono solo arrabbiato, passerà tutta questa rabbia.” Rispose Jin continuando a guardare la strada dritta di fronte a lui, non c’era molto di cui parlare, per quanto avesse provato ad aggiustare tutto, la colpa era solo e unicamente sua, e del fatto che si fosse fatto raggirare da due pazze.
“Forse dovresti sfogarti un po’, puoi farlo con me” disse lei dolcemente.
“No, Yun-hee, preferisco di no. Poi tu hai i tuoi problemi da risolvere.” Disse serio.
“Di cosa stai parlando?” chiese Yun-hee incerta.
“Vieni in agenzia con me da sola, Jimin non ti accompagna” disse lui avendo notato che da dopo il fattaccio successo al club, entrambi non si parlavano.
“Jimin si sta occupando di Taehyung, io sto provando a spalleggiare te, non c’è alcun problema se è questo che stai insinuando” disse lei provando a rimanere salda con la sua bugia,  la realtà era che avevano litigato ferocemente dopo il club, ma non avevano parlato di quello con nessuno, Jimin si era chiuso in un silenzio e la evitava con la scusa che fosse preoccupato per Taehyung.
“Mmmh… se lo dici tu, ma fidati di me, è meglio affrontare subito le problematiche, se no rischiate di finire come me, ho temporeggiato parecchio, e questo è il risultato.” Disse con un leggero astio verso se stesso.
“Oppa non è colpa tua, non è colpa di nessuno.” Provò a dire lei cercando di consolarlo.
“Era la mia ragazza!” disse Jin frenando bruscamente a un semaforo.
Yun-hee sussultò per la brusca frenata e lo guardò leggermente preoccupata, non era giusto che Jin s’incolpasse di tutto, non era colpa sua quello che era successo.
“Tu non potevi sapere che fosse così! Oppa non darti colpe, è inutile che qualcuno di noi si dia le colpe, sono successi una seria di eventi che hanno portato a ciò. Nessuno poteva prevederlo, neanche Isabel ha capito cosa realmente volessero da noi e da lei!”
“Rimarrà un mistero, poiché non posso avvicinarmi a lei stando all’agenzia”
“Oppa è meglio così, hai visto sono delle pazze, quello che è successo a Hye-ri…. È una tragedia ed è solo colpa loro” disse lei con voce tremante soffocando un singhiozzo. Solo il pensare al sorriso di Taehyung di quella sera e di quando li aveva presentato ufficialmente la sua ragazza e poi le sue urla strazianti, le faceva solo sentire una stretta al cuore e anche fin troppo dolorosa.
“Taehyung non si riprenderà mai… sono convinto che si incolpi anche lui” disse Jin con aria affranta ripartendo con la macchina.
“Anche io mi sono data le colpe per essermi messa in mezzo.”
“Forse Chung-hee ha ragione, sia noi sia Isabel siamo una minaccia per tutti.” Disse lui con rabbia.
“Non è vero! Non è colpa nostra. Sono state loro due” provò a dire di nuovo Yun-hee.
Quella era la frase che continuava a ripetersi in tarda notte quando non riusciva a dormire, continuava a ripetere che le colpe erano solo delle due ragazze.
Ma aveva sempre in testa la voce di Jimin che le urlava contro e le dava la colpa di tutto.
“è colpa tua! Se non ti fossi buttata in mezzo per recuperare la collana, Taehyung non avrebbe perso la sua ragazza!” gli aveva urlato così nel bel mezzo di quella feroce litigata.  
Era vero, aveva una parte di colpa, come era vero che ognuno di loro aveva fatto la propria parte.
La colpa era di tutti, se avessero tutti agito in maniera diversa Hye-ri che  tra altro era estranea agli eventi non ne avrebbe pagato le conseguenze.
 
Il silenzio ricalò in macchina, Jin continuò a guidare, volendo solo arrivare a casa più velocemente possibile, voleva solo chiudersi in camera sprofondare nel letto e provare a non pensare, perché i pensieri lo stavano facendo diventare matto.
La rabbia che provava era troppa e non sapeva come sfogarla, avrebbe solamente voluto affrontare Yuri una volta per tutte, ma ormai lei era stata cacciata dalla Big-hit, e messa in lista nera non si sarebbe mai potuta avvicinare a nessuno di loro.
 
Jimin si aggirava per il soggiorno facendo avanti e dietro nervoso.
“Jimin torneranno a breve Hoseok mi ha scritto che sono in macchina” provò a dire Namjoon che era seduto sul divano, Jimin era piombato da poco lì e aveva interrotto i suoi pensieri.
Il rumore della porta che si apriva echeggiò per tutta la stanza, Jimin saltò in aria e come una scheggia impazzita andò incontro al suo migliore amico di ritorno.
“Siete tornati!” trillò Jimin bloccandosi e sorridendo a Taehyung che fece solo un cenno con il capo.
“Va un po’ meglio?” chiese speranzoso, per poi guardare Dashimen e Hoseok dietro Taehyung che facevano no con il capo.
“Hai fame? Mangiamo qualcosa?” provò a dire Jimin affiancandosi al suo migliore amico, che alzò lo sguardo vitreo su di lui.
Jimin continuò a sorridergli gentile e incoraggiante, anche se davanti a se vedeva il vuoto negli occhi di Taehyung, un vuoto causato da dolore puro.
“Devi mangiare qualcosa” provò a incitarlo.
Taehyung fece solo di no con la testa, abbassò lo sguardo sui suoi piedi e si trascinò verso la stanza da letto.
 
Namjoon che era seduto sul divano guardò i ragazzi scuotendo il capo abbattuto.
“Non ha parlato, ci abbiamo provato a farlo parlare, ma niente si è chiuso in silenzio”  spiegò Dashimen sconfortato.
“Durante le riprese sembrava stare bene” disse Jimin sbattendo i piedi per terra.
“Sembriamo tutti stare bene quando ci puntano una telecamera in faccia, è il nostro lavoro, il fatto che siamo un gruppo, ci porta a non crollare del tutto.” Disse Namjoon.
“Anche tu ai concerti stavi bene, nonostante le minacce di morte.” disse Hoseok.  
“Ma non sono mai stato così assente… sembra uno zombie” soffiò con tono inquieto Jimin, erano giorni che Taehyung fingeva di stare bene davanti alle telecamere e che poi si chiudeva in un cupo silenzio con loro, sembrava di aver a che fare con due persone anziché che con una.
“Ognuno reagisce al dolore in maniera differente” disse Hoseok affranto.
“Vado in camera da lui, almeno non lo lascio solo.” Disse Jimin tristemente per poi lasciare la stanza per tornare dal suo migliore amico.
Tra i tre calò il silenzio e l’imbarazzo di non saper bene cosa dire.
“Yoongi domani va lì, tu rimani con noi vero?” chiese Namjoon a Dashimen che guardava un punto indefinito del corridoio leggermente sovrappensiero.
“Si… ma in Giappone non posso venire, devo rimanere qui per alcune faccende di lavoro” disse nervoso.
“Non preoccuparti, stai facendo anche fin troppo in questi giorni per noi.” Disse Hoseok con orgoglio, stringendosi al braccio del suo fidanzato e guardandolo amorevole.
“Ahia… se mi dici così e mi guardi in quel modo, mi farai sentire in colpa per il fatto che ora devo andare via” disse scuotendo leggermente il capo.
Tutti e tre provarono a ridere un po’ forzatamente alla battuta di Dashimen per alleggerire la tensione, si guardarono tutti un po’ a disagio, era difficile provare a essere allegri dopo quello che era successo.
“Tranquillo Jin sta tornando e Yu-hee penso rimarrà.” Disse rassicurante Namjoon.
“Ahhh allora Jimin dormirà con lei, sto io con Taehyung stanotte, puoi andare sentendoti più sollevato”
“Devo ringraziare Yun-hee e il suo trasferimento qui in dormitorio” annuì con convinzione Dashimen facendo ridacchiare tutti e due i ragazzi.
Namjoon però dopo la risata si rabbui per una frazione di secondo.
“Cosa?” disse Dashimen avendo notato quel minimo cambio di espressione.
“Non so… non si parlano. Jimin e Yun-hee, c’è qualcosa che non va.” Disse Namjoon pensieroso.
“Nam… sarà un tuo presentimento, perché con tutto quello che è successo negli ultimi mesi, penso sia normale che si pensi al peggio.” Provò a smorzare un po’ Hoseok per poi guardare il suo fidanzato in cerca di appoggio “No?” chiese a Dashimen.
“Si, sarà così saranno solo impegnati, Jimin ad occuparsi di Taehyung e Yun-hee con la campagna andiamo a testimoniare e inchiodiamo le vipere in prigione” cercò di suonare rassicurante Dashimen.
“Se fossero in prigione, avremmo risolto la maggior parte dei nostri problemi e invece, probabilmente staranno per sempre a piede libero.”
“Probabilmente, ora scusate, ma io devo scappare mio zio mi aspetta per discutere di affari” disse sorridendo gentile, e con espressione di scuse poiché stava interrompendo così  bruscamente il discorso.
“Vai tranquillo” sorrise Namjoon.
Hoseok sorrise a Dashimen leggermente impacciato, non sapendo bene come salutarsi.
“Potete anche darvelo un bacio eh” li prese in giro Namjoon ghignando, almeno loro due sembravano aver chiarito i loro problemi, e quella era già di per sé una vittoria.
Hoseok arrossì e Dashimen gli stampò un leggero bacio. “Fatto! Non ti facevo così pervertito Namjoon” stuzzicò Dashimen.
“Aish! Idiota!” per giusta risposta gli lanciò uno dei cuscini del divano che però beccò Hoseok che boccheggiò confuso.
“Io scappo, buon proseguimento!” e ridendo si diede alla fuga dando però prima una pacca sul sedere a Hoseok, così da lasciare i due rapper lì a ridacchiare.
 
Dashimen camminava con fretta verso il corridoio nel seminterrato dell’hotel diretto alla stanza segreta di Isabel, era in ritardo anche fin troppo, ma non aveva potuto evitarlo, stava cercando di dare tutto il suo supporto al gruppo, e specie a Taehyung.
Si sentiva ancora in colpa per non aver mai capito che il ragazzo fosse stato arrabbiato con lui.
Lui ci teneva a Taehyung, evitava a dirlo, ma era il suo preferito.
Isabel aveva sempre avuto ragione a vedere in Taehyung qualcosa di diverso. Quel qualcosa di diverso che aveva, quel qualcosa di speciale però si stava spegnendo sempre di più in lui. Dashimen non avrebbe mai pensato di vedere scomparire quella luce brillante che solo Taehyung aveva nei suoi occhi.
Era successo, quella luce non c’era più, gli occhi di Taehyung erano completamente vuoti.
Entrò nella stanza senza troppi preamboli e strabuzzò gli occhi confuso.
“Ehi ciao! Ho portato un po’ di cose, non ti dispiace vero?” chiese Ji-hoo girando con la sedia e sorridendogli.
“No, direi di no” disse Dashimen guardando innamorato tutta l’apparecchiatura informatica di fronte a lui.
“Hai dei buoni computer, ma ho portato un altro po’ di cose, e sono gratis”
“Isabel avrebbe dovuto presentarci prima” disse sorridendo allegro.
 “Si avrebbe dovuto, o farmi partecipe da prima di tutti i suoi piani malefici, beh meglio tardi che mai” sorrise amichevole.
“Si. Non è che io mi fidi tanto di te.” disse Dashimen guardandolo di sottecchi.
Isabel aveva presentato i due ragazzi prima di partire, ed erano stati tutti a parlare insieme a Chin-hae di vari piani e di vari progetti futuri.
Lei sarebbe per forza dovuta partire, e Dashimen aveva concordato che avrebbe collaborato lui con Ji-hoo.
Anche Ji-hoo era pronto a tutto come Isabel. I moventi del ragazzo sembravano buoni, vendetta sui chaebol che facevano sempre come se la legge non fosse importante per loro, come se ne potessero sempre sfuggire.
Era motivato a prendersi l’azienda del padre, a far crollare suo fratello un inetto come quello di Isabel, e a incastrare la sua matrigna causa della morta di sua madre.
“Ti fiderai con il passare del tempo, quindi che dici ci mettiamo all’opera e vediamo come far diventare pubblico questo mio sito internet?” chiese ridacchiando pronto al lavoro. Era molto a cui dovevano lavorare, a partire dal sito internet che Ji-hoo aveva creato anni fa, dove erano custoditi tutti i segreti della nuova generazione dei Chaebol.
“Si. Ti farò vedere come sono bravo” disse con aria di sfida ma amichevole.
“Sono proprio curioso, non ho ancora trovato nessuno bravo come me con i computer, anche se il lavoro che avevi fatto per quei video della sorveglianza erano molto buoni, mi hai stupito.”
“E immagino che come informatico tu abbia anche dato uno sbriciata ai miei computer?” disse sapendo che anche lui avrebbe fatto lo stesso.
“Certo… ti ho portato una chiavetta con un nuovo programma di sicurezza, e in fase sperimentale ma ti piacerà”
“Se stai cercando di comprare la mia simpatia, questo è un buon modo” ghignò Dashimen.
“Non ci voleva poi molto mi sa” disse con una risata e una scrollata di spalle.
Dashimen ridacchiò e si andò a sedere vicino a lui pronto a lavorare su un altro computer.
“Per quel fatto dei vostri fratelli novità?” chiese Dashimen.
“Si, io e Chin-hae abbiamo parlato oggi, il comando si rifiuta di prendere le denunce delle due ragazze. Le ha cacciate di nuovo ed è sempre il commissario Lee Dong-seok,.”
“Avete filmato tutto o devo entrare come hacker nel sistema di sorveglianza?” chiese Dashimen, non li piaceva molto dover entrare nei vari sistema di polizia come hacker infin dei conti anche lui aveva fatto parte di quel sistema ma in America.  
“Ho un amico, ci darà lui il materiale di tutto, ma alcuni video dovrai recuperarli tu.”
“Comprendo…. Mio zio sembra sicuro di questo piano.” Disse Dashimen leggermente perplesso, far crollare il comandante della polizia sarebbe stato un rischio, ma suo zio sembrava volerlo fare a tutti i costi, probabilmente per qualche questione in sospeso con l’uomo.
“Isabel è anche sicura, siamo pronti. Se vuoi lì c’è la copia del libro che ha scritto.” Disse voltandosi e indicando un pacco sigillato di cartone.
“Sai non pensavo sarebbe riuscita a scrivere un qualcosa, che dici lo sponsorizziamo con il sito come secondo post?” chiese Dashimen tornando a guardare il computer.
“Si, ma dobbiamo sbrigarci a salvare tutti i post all’interno così che possiamo pubblicarli solo noi e quando vogliamo e cosa vogliamo.”
“Cazzo… quindi tu hai creato questo sito internet, dove tutti i Chaebol potevano registrarsi e dove ognuno di loro pubblicava pettegolezzi e scandali in forma anonima?” chiese stupito cominciando a maneggiare con il computer osservando il sito.
“Si, e loro l’hanno fatto.. che idioti.” Disse Ji-hoo con una risata di scherno.
“Buon per noi, ora abbiamo tanto materiale su chiunque, Isabel ha il materiale su le famiglie” disse Dashimen fiducioso di tutto il materiale che avevano.
“Si.. però le famiglie sono difficili da distruggere, io penso che dovremmo incominciare dai figli, colpiamo prima loro con gli scandali e poi andiamo a ritroso sui genitori.”
“Perfetto… si parte dalla famiglia di Do-yoon quindi, facciamo crollare il capitano che è uno dei suoi fratelli con le insinuazioni nel libro e dopo di che si mandano i video dove caccia le ragazze e facciamo uscire direttamente la notizia sempre su questo sito.” Riepilogò il piano Dashimen.
“Si. Se il capitano del distretto crolla, tutti i suoi casi saranno messi sotto esame, e noi troveremo dello sporco nelle questioni dei chaebol. Utilizzeremo anche il caso della vostra amica quella caduta dalle scale, così da incastrare So-hee e la cugina”
“Mi sembra ottimo il tutto, difficile, ma abbiamo tempo.”
“Si abbiamo tempo. Lavoriamo a questo per iniziare, dobbiamo fare in modo di non perdere neanche il sito se ce lo chiudano e di ripoterlo aprilo”  disse Ji-hoo leggermente dubbioso.
“Per quello nessun problema ci penso io, prendo due birre dal mini frigo, scusa amico ma io lavoro con l’alcool.”
“Mi accontenterò della birra, da domani porto il mio rum” sogghignò Ji-hoo.
Dashimen annuì con il capo e si alzò, avrebbero dovuto lavorare tanto, e lui non avrebbe mai potuto seguire Hoseok nel prossimo tour previsto per ottobre, sperava che sarebbe andato tutto bene.
Sapeva però che tutto quello che stavano facendo sarebbe stato un segreto, meno cose avrebbero saputo i bts, meno avrebbero rischiato di essere immischiati, erano successe già fin troppe catastrofi.
Dashimen ora finalmente capiva Isabel e il voler proteggere a tutti i costi i ragazzi. In ballo c’era fin troppo.  
 
14 AGOSTO 2017
Erano le sei del mattino e Tae si era svegliato presto, aveva lasciato sia Hoseok e Jimin a dormire e si era avviato con passo pesante verso la cucina per bere un po’ d’acqua.
Prima di recarsi in cucina si fermò per un attimo in soggiorno, guardò il divano e rimase un attimo perplesso.
Se non fosse stato dilaniato dal dolore dentro di se si sarebbe intromesso, avrebbe svegliato i due abbracciati sul divano e avrebbe fatto una strigliata a entrambi.
Più li guardava, più si sentiva vuoto.
Non aveva importanza nulla, neanche intervenire per aiutare Jimin a salvare la sua relazione.
Tutti i suoi buoni propositi, le speranze nell’amore, tutto il suo affannarsi era ormai sparito, così come lo era Hye-ri, che non era lì con lui.
Con passo lento e le spalle incurvate andò verso la cucina, le relazioni degli altri non erano affari suoi, niente più aveva realmente importanza.
 
10:00 DEL MATTINO
“Sveglia! Jungkook svegliati!” urlò Jimin.
Jungkook si mosse piano sul divano scuotendo la testa, la persona vicino a lui però si svegliò subito mettendosi a sedere spaventata per via delle urla del suo fidanzato.
“Che cosa succede?” trillò impaurita Yun-hee guardò prima Jimin in piedi di fronte a lei, e Hoseok che lo aveva appena affiancato.
“Avete visto Tae?” trillò in preda al panico Jimin.
Hoseok invece guardava i due sul divano stranito che avessero dormito insieme lì.
“No… noi ci siamo addormentati” disse nervosa Yun-hee.
“Cazzo! Non è in casa, dove può essere andato! Da solo per giunta!” guardò Hoseok vicino a lui in preda al panico.
“Dai forse è andato a fare una passeggiata… non c’è bisogno di preoccuparsi.” Provò a dire Hoseok, non pensando che fosse un problema che Taehyung fosse uscito da solo.
“Perché urlate?” bofonchiò Jungkook stropicciandosi gli occhi e mettendosi a sedere.
“Jimin sta dando di matto” disse Hoseok scuotendo leggermente il capo.
Jungkook guardò Yun-hee strabuzzando gli occhi e si mise in piedi allontanandosi da lei in imbarazzo e in colpa.
“Hyung, ci siamo solo addormentati non è successo niente, non prendertela con Yun-hee” provò a giustificarsi Jungkook.
“Cosa?” aggrottò la fronte Jimin guardandolo sconcertato.
“Ci siamo solo addormentati” disse Jungkook pronto a lottare per difendere la ragazza.
“Tu e Taehyung? Ma se Taetae ha dormito con me! Di che stai parlando” trillò in preda al panico Jimin.
“Sta dando di matto perché non trova Taehyung” disse Yun-hee sbuffando e alzandosi.
“Ah.” Disse Jungkook guardando Jimin scuotendo il capo.
“Ah?” disse Jimin confuso “Di cosa parlavi tu? Secondo te perché dovrei dare di matto se no per Taehyung.”
“Ah… non so forse perché hai trovato me e Yun-hee a dormire sul divano…?” tentennò nel dirlo, scambiando un’occhiata con la ragazza che aveva arricciato le labbra leggermente innervosita.
“No. Non mi importa, puoi dormire quanto vuoi con lei. Io devo andare a cercare Taehyung, lui ha la precedenza.. ” Disse scontroso, fretta Jimin lasciò la stanza scappando versola porta di casa per andare via a cercare il suo migliore amico.
Nella stanza si erano tutti freddati dato la frase detta da Jimin.
Hoseok e Jungkook si scambiarono uno sguardo confuso, pensando entrambi di non aver sentito bene.
Yun-hee si andò a sedere sul divano vicino e nascose la faccia tra le sue mani incominciando a singhiozzare.
“Vai segui Jimin prima che combini qualcosa, rimango io qui” disse Jungkook al suo Hyung per poi andarsi a sedere vicino a Yun-hee e abbracciarla cercando di farla calmare.
Jungkook sapeva che sarebbe stato molto più giusto come fidanzato, era lui che si prendeva cura di lei, che sapeva qualunque cosa, era lui che aveva fermato Yuri da picchiare Yun-hee. Era lui che aveva sentito quella litigata tra i due, che non aveva detto niente a nessuno, che aveva fatto finta di non sapere niente.
Aveva deciso di prendersi cura di Yun-hee cercando di farla parlare per rassicurarla che niente di quello che era successo fosse colpa sua.
Qualunque cosa Jimin facesse nei confronti della ragazza, era solo farla piangere, lui non l’avrebbe mai fatta piangere, lui ci teneva a Yun-hee e si sarebbe preso cura di lei anche al costo di non essere mai ricambiato e di soffrire, ma l’amava troppo.
 
Angolo dell’autrice:
Capitolo di passaggio prima della chiusura!
Si il prossimo è l’ultimo poi andremo al 4 volume!
Si chiudono degli arci narrativi e se ne aprono altri.
Namjoon fa il forte, e decide di riprendere in mano i suoi doveri, lo vediamo parlare con Yoongi e anche con Hoseok e Dashimen. Menzionata anche la sua ex del suo spin off… che è in pausa ma spero di poter riprendere in mano!
Hoseok e Dashimen sono fidanzati, e si può dire che i problemi per questa coppia siano finiti.
Dashimen però sarà indaffarato con Ji-hoo e i vari piani malefici.
Jin si è liberato della fidanzata e farà i conti con la propria rabbia.
Tae è distrutto per Hye-ri, non li importa più di niente.
Jimin e Yun-hee sono in rotta, Jkey prova a raccogliere i pezzi della ragazza.
Isabel parte e va a organizzare la mostra di Do-yoon.
Si ha scritto un libro con un falso nome min su XD Min sugaaaaaaaaa!
Nominato il comandate della polizia imparentato con Do-yoon, è colui che mette a tacere tutti gli scandali.
Di Yuri nessuna menzione… per il momento lei e la cugina si sono salvate in calcio d’angolo.
Ci si legge giovedì! Con l’ultimo capitolo! Chissà se vi lascio in tragedia! XD
 
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** CAPITOLO 49 DNA ***


CAPITOLO 49 DNA

15 AGOSTO 2017 12:00 DEL MATTINO SEOUL
Taehyung era andato come faceva ormai da giorni nel solito posto.
Era seduto in quella stanza bianca, impregnata dell’odore di disinfettante e medicine che gli facevano arricciare il naso.
Odiava quell’odore, ma ciò non lo avrebbe fermato dall’andare sempre lì.
Teneva stretta la mano bianca di Hye-ri tra le sue e la osservava sorridendole innamorato, la osservava in ansia mentre aspettava che aprisse gli occhi.
Erano ormai giorni che andava sempre lì e aspettava.
Inizialmente Chung-hee si era opposto a farlo entrare o farlo avvicinare alla cugina in coma farmacologico.
Isabel però aveva fatto in modo che lui si potesse recare lì.
Così che lui potesse non lasciarla mai, e aggiornarla su tutto quello che succedeva nella sua vita. Aveva fatto delle ricerche e aveva letto che parlare alle persone in coma poteva aiutare a farle risvegliare e non farle sentire sole.
In quella giornata, i dottori avevano finalmente rimosso il respiratore esterno e ridotto i farmaci della sedazione, lei si sarebbe dovuta svegliare a breve.
“Abbiamo finito le riprese da un po’, sono venute bene, ti piacerebbe mv” cominciò a raccontare Taehyung stringendo sempre di più la sua mano.
“Ti piacerebbe anche la canzone, sai non dovrei cantartela in anteprima, nessuno dovrebbe poterla sentire prima dell’uscita…” sussurrò lui sorridendo.
“Potrei fare un’eccezione… penso che questa canzone rispecchi il nostro amore” disse lui avvicinandosi un po’ al viso della ragazza e sistemandole i capelli, cominciò a cantare piano vicino al suo orecchio con la sua voce calda.
Ti ho riconosciuto al primo sguardo,
Come se ci stessimo cercando.
Il DNA nel mio sangue mi dice (che)
Tu sei ció che ho sempre cercato

 
“Sentito cosa dice? Che tu sei quella che ho sempre cercato…” disse cercando di trattenere un singhiozzo.
“Non sapevo cosa fosse l’amore, non l’ho capivo, lo vedevo solo negli altri, pensavo di non essere in grado di capire un qualcosa di così grande” disse singhiozzando.
“Ma sto imparando da quando ti ho vista la prima volta, sto imparando a riconoscerlo. Quindi ho bisogno di te che torni da me, così possiamo imparare insieme cosa sia” disse sempre singhiozzando, le continuò ad accarezzare il volto. Faceva fatica a parlare, i dottori avevano detto che si sarebbe dovuta svegliare, ma lei ancora non lo faceva.
Voleva solo che lei si svegliasse, che tornasse da lui. Era stato così poco tempo con lei, e non poteva perderla.
Non voleva perderla no ora che l’aveva finalmente trovata.
“Io lo so che ti sveglierai” disse dandole un bacio leggero sulle labbra.
Si staccò da lei, ma continuando a guardarla.  
Le lacrime continuavano a scendere veloce.
Lei doveva svegliarsi.
Succedeva sempre così nelle favole, i principi baciavano le principesse e loro si svegliavano dal loro sonno.
Lui l’aveva baciata.
Lei doveva svegliarsi.
Singhiozzò, scuotendo il capo.
Perdendo improvvisamente le speranze.
“Kim Taehyung?” chiamò una voce alle sue spalle.
Taehyung si passò una mano frettolosamente sulle guance e sugli occhi provando ad asciugare le lacrime, si voltò e sorrise alla donna di fronte a lui.
“Salve signora” disse inchinandosi leggermente.
“Sei di nuovo qui?” chiese la donna dolcemente.
“Si… i dottori hanno detto che forse si svegliava oggi” disse lui impacciato.
“Grazie per esserci, mio figlio è partito, penso che abbia trovato una scusa, non è bravo a fare i conti con questo tipo di dolore, penso che stia scappando per non affrontare la realtà, lo fa spesso” disse la donna con voce pacata andando a sedersi dall’altra parte del lettino e osservando la nipote sorridendo appena.
“Io… se per lei va bene, rimango tutta la giornata” provò a dire Taehyung un po’ tremante.
“Va bene per me, ma non hai da lavorare?” chiese lei gentile.
“No, oggi no, ho detto in agenzia che rimango qui” sorrise lui per cortesia.
“Allora va benissimo, mi fa piacere che mi fai compagnia” La zia di Hye-ri si mosse lenta e aggiustò leggermente i capelli della ragazza accarezzandole una guancia con dolcezza.
Taehyung trattenne un singhiozzo.
“Vado un attimo in bagno e torno” disse inchinandosi, la donna fece un segno con il capo e sorrise, poi tornò a concentrarsi sulla nipote.
Taehyung uscì dalla stanza, aveva bisogno di aria.
Si sentiva soffocare, una voce di sé gli stava dicendo che lei non si sarebbe mai svegliata, e lui non riusciva a farla zittire.
Avrebbe tanto voluto farla zittire.
Avrebbe voluto che lei si svegliasse.
Lei però non si svegliava.
 
15 AGOSTO 2017 22:00 CHICAGO
Isabel e Chung-hee si trovavano alla mostra dei dipinti di Do-yoon, si erano separati dopo essersi fatti scattare un paio di foto insieme.
Isabel camminava per la sala guardando ogni singolo quadro a un tratto si bloccò ad osservare meglio dei quadri strizzando gli occhi.
Impallidì improvvisamente.
“Sono io questo.” Disse Chung-hee accostandosi a lei, dopo averla osservata da lontano per tutta la serata.
“Io… ho organizzato la mostra è detto di si hai quadri prima di conoscerti.” Disse lei con dispiacere, non avrebbe mai messo quei dipinti senza la sua autorizzazione.
“Pazienza ormai è fatta.” Disse con uno sbuffo.
“Era lei?” chiese Isabel guardando meglio il ritratto della ragazza da sola.
“Si, era lei Ae-cha” disse lui con un filo di voce.
Isabel si azzittì e lo guardò di nascosto per un attimo, vedeva gli occhi di Chung-hee inumidirsi sempre di più.
Amore che rimane, anche se va via.
Il titolo della mostra affermava proprio la verità, anche se la ragazza di Chung-hee era andata via, morendo, lui l’amava ancora dopo dieci anni.
“Mi dispiace tanto.” Disse Isabel con un filo di voce.
“Perché lei è morta, o per il disastro che hai combinato?”
“Chung-hee” disse lei provando a prenderli una mano, ma lui si scostò.
“Aveva ragione il mio migliore amico a dirmi di starti alla larga, aveva ragione a dirmi che mi avresti spezzato il cuore. Io ero pronto a farmi spezzare il cuore. Ti sono rimasto accanto, ho fatto di tutto per proteggerti. La realtà è che non avrei mai dovuto proteggerti, ma fermarti.” Disse con voce dura.
“Io non volevo che Hye-ri ci finisse di mezzo, non pensavo che potesse succedere una cosa del genere, non l’avrei mai messa in pericolo.” Disse lei suonando supplice.
“Continuerai con i tuoi piani, a pagare le conseguenze saranno tutti quelli che ti circondano. Io in primis. Abbiamo chiuso Isabel. Accompagnarti qui è stata l’ultima cosa che ho fatto per te. Non voglio più vederti.” Disse lui tagliente.
Isabel si ammutolì, le parole non volevano uscire dalla sua bocca, lui aveva ragione ad andare via da lei, ad allontanarsi il più possibile. Chinò il capo e in silenzio si allontanò da lui con passo svelto.
 
Chung-hee rimase fermo davanti ai dipinti che raffiguravano lui e Ae-cha strinse forte i pugni.
Era stato un illuso a credere di poter andare avanti, di poter stare meglio.
Era stato un illuso a credere di potersi innamorare di nuovo, aveva scelto una pessima persona che aveva distrutto tutto.
Una mano gli accarezzò leggermente il braccio con dolcezza.
Chung-hee si voltò di scatto di lato e impallidì, vicino a lui c’era una ragazza tale e quale a Ae-cha, strizzò gli occhi confuso, pensando di avere un’allucinazione.
“Era molto bella” sussurrò una ragazza senza guardarlo e continuando a guardare il dipinto di Ae-cha di fronte a lei. “Dicono che le assomiglio parecchio, ma ho sempre pensato che lei fosse molto più bella di me” sussurrò.
“Bo-ra?” chiese Chung-hee sconvolto di trovarla al suo fianco.
Lei voltò il capo e lo guardò sorridendo. “Manca tanto anche a me” disse con gli occhi lucidi.
“Sei cresciuta parecchio” disse lui con un filo di voce osservando meglio la ragazza di lato a lui, la ricordava molto più piccola.
“Sai Oppa, il tempo passa. Quanti anni sono che non ci vediamo? Dieci?” ridacchiò lei.
“Che cosa fai qui?” chiese lui confuso nel trovarla in quella mostra in America.
“Io, mi ero trasferita a Los Angels per un corso di riprese e montaggio. Il corso è finito, sto ritornando in Corea, ritorno all’agenzia, dove lavoravo prima.” Disse lei sorridendo.
“Oh… e qui? Come mai sei qui?” chiese lui erano a Chicago no a Los Angels, non capiva come la ragazzi si trovasse proprio a quella mostra.
“Ero curiosa, sapevo di questa mostra di Isabel e volevo vederla dal vivo, ho appena sentito che l’hai lasciata.” Disse lei dubbiosa, in quell’anno distante si era persa molto, non era mai tornata in Corea, non ne aveva mai avuto motivo, poiché il suo ex l’aveva lasciata.
“Si, lei non è una bella persona.” Disse Chung-hee con risentimento.
“Mmh, penso che vivere in prigione senza scelte di vita non sia semplice, so che è molto brava a fare la stronza.”
“La conosci?” chiese incredulo.
“No, ma il mio ex ragazzo si, non dovrei dire il suo nome è un Idol, ma a te posso dirlo, si chiama Kim Namjoon” disse lei sorridendo ancora innamorata di lui.
“Oh… lo conosco, conosco tutti loro, quindi tu sai di Isabel perché era fidanzata con Yoongi?”
“Oh..” disse lei guardandolo incuriosita “Yoongi l’ha sempre amata, si è distrutto per lei, tu sai di loro e ti sei fidanzato comunque con lei?” chiese stranita.
“Si, io volevo proteggerla, ma lei non vuole protezione, si è intestardita. È così un disastro, non lo so.” Disse leggermente confuso.
“Ahia, ti sei innamorato…” disse lei dispiaciuta.
“Non posso amarla, no dopo quello che ha fatto” disse lui con rabbia.
“Ti va se andiamo via? Mi racconti qualcosa?” chiese lei affabile, “Forse hai bisogno di un’amica” disse lei con dolcezza.
“Si, ho proprio bisogno di un’amica.” Sorrise lui, per poi fermarsi.
Chung-hee si tastò le tasche e sfilò il cellulare che stava squillando.
“Pronto Mamma?” disse tremante.
Bo-ra rimase ferma a guardarlo, seguiva ancora le notizie della Corea e sapeva che Hye-ri la cugina di Chung-hee era finita in ospedale per una caduta in un club dalle scale, aveva letto la notizia.
Si voltò un attimo per scrutare dietro di lei, e individuò Isabel Kim dall’altra parte della stanza che era appoggiata a un muro bianco vicino al ritratto che doveva raffigurare Yoongi.
Bo-ra la studiò attentamente, confusa dalle parole di Chung-hee.
Ricordava tutti i discorsi di Namjoon sulla ragazza, ricordava Yoongi ciondolare per l’agenzia e provarci con tutte le ragazze, distrutto senza più voglia di provare amore.
Ricordava del panico di Namjoon di quando lei le aveva detto che sarebbe andata via, e del fatto che il ragazzo pensasse che la loro storia d’amore sarebbe finita come quella di Isabel e Yoongi.
Ricordava ogni particolare.
“Bo-ra!” chiamò Chung-hee sorridendo entusiasta con il telefono in mano, lei si voltò a guardarlo e sorrise di conseguenza.
“Vai in Corea, parleremo un’altra volta, dal tuo sorriso immagino che tua cugina stia meglio” disse lei incoraggiante.
“Si, si è svegliata dal coma, sta bene! Grazie, mi avrai portato fortuna tu” disse con allegria e gli occhi lucidi per via della felicità.
“Oh mia sorella probabilmente ha vegliato su di lei.” Sorrise raggiante.
Chung-hee si avvicinò alla ragazza, l’abbracciò stringendola forte, le diede un bacio sulla guancia e scappò via.
Bo-ra sorrise a vederlo correre, felice che la piccola Hye-ri stesse bene, la conosceva.
Si voltò verso Isabel Kim che continuava a studiarla da lontano.
 
Isabel era ferma a guardare Chung-hee parlare con una ragazza molto somigliante alla foto di Ae-cha, lo vide anche sorridere, parlare al telefono e poi dare un bacio sulla guancia alla ragazza e scappare via.
Sembrava entusiasta, forse Hye-ri si era finalmente svegliata.
Cominciò a frugare nella sua borsetta in cerca del telefono.
“Si è svegliata dal coma.” Disse Bo-ra di fronte a lei.
Isabel lasciò perdere la ricerca del telefono e alzò lo sguardo su di lei incuriosita.
“Lee Bo-ra piacere, tu devi essere Isabel Kim” disse lei con educazione porgendole la mano.
“Si.” disse Isabel stringendo la stretta.
“Sei la sorella di Ae-cha?” chiese guardandola meglio, la somiglianza era evidente.
“Si, e anche la ex di Namjoon” disse Bo-ra tranquilla, Isabel strabuzzò gli occhi e la guardò leggermente diffidente, dato quello che aveva appena detto.
“Si riconosce che siete voi due” disse bo-ra indicando  i ritratti.
“Tu sai?” chiese Isabel assottigliando lo sguardo.
“Namjoon mi ha parlato di tutto, di ogni cosa, ero sempre stata curiosa di conoscerti.” Sorrise gentile Bo-ra.
“Mmh… se Namjoon ti ha raccontato tutto deve fidarsi molto di te. Come mai vi siete lasciati?” chiese lei confusa pensando che centrasse Jisoo in quello.
“Un anno fa mi hanno proposto di venire qui in America per un corso di montaggio e riprese, lui mi chiamò un giorno e mi disse che non voleva continuare, che anche se erano passati pochi giorni da quando ero andata via, lui pensava solo a me e al fatto che prima o poi la nostra storia sarebbe finita.” Spiegò lei con un sospiro.
“Oh…” disse Isabel dispiaciuta.
“Namjoon è così complicato, non sembra ma nella sua testa si fa tante paranoie e non parla, sente sempre questo peso di essere il leader di essere sempre così intelligente. Lo conosco, ha pensato che il dolore della nostra distanza non gli avrebbe permesso di concentrarsi sul lavoro. Avrà voluto chiudere pensando che sarebbe stato meglio.”
“Illudendosi?” disse Isabel.
“Non lo so, non ci sentiamo da un anno, io ho accettato la sua scelta e l’ho lasciato andare”
“Anche se lo ami ancora?” Disse Isabel riconoscendo nello sguardo di Bo-ra quello di una ragazza innamorata.
“Beviamo qualcosa e chiacchieriamo?” propose Bo-ra.
“Si, chiacchieriamo, sai mi incuriosisci”
“Anche tu, mi hai sempre incuriosita” sorrise Bo-ra per poi avviarsi insieme a Isabel su dei divanetti.
 
15 AGOSTO 2017 14:00 Seoul
Dopo i vari accertamenti fatti dal dottore, la zia di Hye-ri era uscita dalla stanza per parlare con loro e lasciare i due ragazzi soli per un po’.
Taehyung era fermo seduto sull’estremità della sedia con i gomiti poggiati alle ginocchia e lo sguardo basso.
Hye-ri era in silenzio e lo osservava confusa dal suo letto d’ospedale.
“Tae?” chiamò dopo un po’.
“Si?” trillò lui alzando di scatto la testa.
“Mi dispiace ti sarai spaventato tanto” disse lei con voce lieve, ancora intontita.
“È tutta colpa mia” disse lui con voce stridula.
Lei chiuse gli occhi, stanca ancora e scombussolata per tutto.
“Mi ha spinto Soo-hee dalle scale.” Disse concisa.
“Per colpa mia.”
“No. Tae… sono ancora stanca, anche se ho dormito per giorni. So che dovrei impegnarmi tanto per convincerti che non è colpa tua, ma non ho le forze.”
Lui la guardò stranito e poi abbassò il capo colpevole, stringendo forte la stoffa dei suoi bermuda.
“Riesci a venire sul lettino vicino a me?” disse lei con un po’ di tosse, aveva ancora la gola secca, e la sua voce era parecchio rauca, questo perché non aveva parlato per giorni.
Tae si alzò e per via della tosse le prese immediatamente un bicchiere d’acqua porgendoglielo, con mani tremanti.
Lei sorrise stanca, ma amorevole, bevve un po’ d’acqua e li ridiede il bicchiere.
“Tae… vieni qui, vorrei tanto che mi stringessi a te” disse lei sorridendo appena.
Tae la guardò sgranando gli occhi che diventarono subito lucidi, con calma e stando attento provò a salire sul lettino.
“Abbracciami” sussurrò lei, lui l’abbracciò posando la testa sul petto della ragazza stringendola forte, incominciando a singhiozzare.
“Sto bene, non ti lascio più.” Disse lei accarezzandoli i capelli con amore.
“Te lo prometto, ti perseguiterò come tu hai fatto con me, per il resto delle nostre vite” sussurrò, continuando ad accarezzarlo.
Taehyung, ridacchiò nel pianto, rischiando di strozzarsi.
Alzò la testa.
“Ti amo” disse lui.
“Ti amo anche io” sorrise lei provando a sporsi un po’ di più, lui le accarezzò una guancia con dolcezza e la baciò con delicatezza.
 
16 AGOSTO 2017 00:30 Chicago
La mostra era da poco finita, Bo-ra era andata via dopo la loro chiacchierata, si erano scambiate il numero di telefono per potersi dare appuntamento il giorno seguente e provare a tornare con lo stesso volo a Seul, così da non viaggiare da sole.
Isabel aveva chiesto al direttore del museo di poter rimanere sola per un altro po’ a guardare tutti i dipinti, mentre lo staff delle pulizie metteva tutto in ordine.
Era ferma davanti al ritratto di Do-yoon e lo contemplava assorta.
Probabilmente Do-yoon li stava proteggendo a tutti anche da lassù.
Lei voleva credere ciò.
Voleva credere che lui avesse salvato Hye-ri.
Che lui vegliasse su tutti loro, insieme a Bong-cha.  
Voleva credere che lui fosse felice di essersi ritrovato con il suo amore dopo la morte.
Tirò su col naso passandosi una mano sulla guancia, e raccogliendo una lacrima, lui le mancava terribilmente.
La battaglia che stava intraprendendo, era la loro battaglia.
Se ci fosse stato lui con lei, sarebbe stata più al sicuro, avrebbe avuto una vera spalla su cui contare.
Avrebbe tanto voluto averlo accanto a lei.
Avrebbe tanto voluto potersi rifugiare tra le sue braccia, sentire il calore del suo corpo, sentire la sua calda voce chiamarla: Ragazzina come faceva sempre.
Fece un altro singhiozzò senza riuscire a trattenerlo e coprì la sua bocca con la mano, chiudendo gli occhi e stringendoli forte.
Un anno senza di lui, aveva passato un anno senza lui.
Una mano le toccò leggermente la spalla, per poi stringerla un po’ di più.
“Sei stata brava ragazzina” la voce di Do-yoon al suo orecchio.
Isabel si voltò di scatto con gli occhi pieni di lacrime.
“Oppa?” trillò.
Di fronte a lei c’era solo la stanza vuota.
Nessuna persona.
Nessuna voce.
Nessun tocco.
Solo le fotografie appese ai muri.
Si voltò di nuovo a guardare la fotografia di Do-yoon.
Crollò per terra sulle sue ginocchia, singhiozzando.
Stringeva il suo vestito con le mani e continuava a guardare il volto di Do-yoon.
“Mi manchi terribilmente” disse con voce rauca cominciando a singhiozzare sempre di più, rannicchiandosi di più su se stessa.
Due forti braccia l’abbracciarono improvvisamente stringendola forte come a volerla proteggere da tutto.
“Ci sono io con te, piangi, sfogati” disse Yoongi che era appena arrivato da lei e l’aveva vista crollare per terra piangendo.
Si era chinato a terra e l’aveva immediatamente abbracciata, per tenerla per sempre al sicuro, tra le sue braccia.
“Mi manca terribilmente” le parole uscirono tra un singhiozzo e un altro.
“Lo so, ma ci sono io con te e non ti lascio sola. Non me ne andrò mai più. Farò quello che lui non ha potuto fare, stare con il mio vero amore per sempre” disse lui cominciando a cullarla tra le sue braccia.
“Ti amo Yoongi, grazie per essere venuto” disse lei alzando lo sguardo su di lui e guardandolo negli occhi.
“Ti amo anche io, e non ti lascerò mai più” sussurrò lui baciandola poi sulle labbra.
 
NOTTE
Una coppia, aveva appena finito di fare l’amore, il ragazzo si era sporso verso il comodino prendendo il pacco di sigarette e predendone una.
“Dovresti venire più spesso a farmi visita” disse con un ghigno accendendosi la sigaretta.
La ragazza che si era scostata da lui, incominciò ad accarezzarli i capelli.
 “Penso sia arrivato il momento che tu torni.” disse lei seria mentre si addossava nuda e sudata, e incominciava a baciarli il colo.
“Mi piacerebbe… ma non me lo permetteranno.” Disse lui con risentimento, ciccando poi  nel posacenere sul comodino, lasciando la ragazza continuare quello che stava facendo.
“Sono passati anni. Secondo me riesci a convincerlo. Devi solo dargli le giuste informazioni.” Sussurrò lei al suo orecchio con voce lasciva.
“Non ho informazioni. Non ho niente, come potrei averle stando qui in esilio” disse lui con rabbia, scostandola innervosito da quella conversazione.
Lui era bloccato lì da anni ormai, e non riusciva a tornare a casa, era stato anche trasferito per un periodo in una sede distaccata in Giappone, solo perché Isabel aveva deciso di lavorare nella succursale di Chicago e lui non poteva stare nella sua stessa città.
Isabel Kim, il suo tormento personale.
Colei che lo aveva distrutto, mettendolo in ginocchio.
Colei che ancora avrebbe voluto avere sua per sempre.
Lei incominciò ad accarezzarli il petto, si avvicinò alle sue labbra e lo baciò con foga.
“Io ho delle informazioni” soffiò vicino alle labbra di lui. “Io ho un video che porterà lui a crederti e si scaglierà contro di lei.” Disse lei con far cospiratorio.
“Quale video?” chiese lui guardandola assottigliando lo sguardo.  
“Un video dove lei è con lui vicino a un bagno in un club e lo bacia. Un video di qualche una settimana fa, se tu lo porti, ti farà tornare.” Disse seria lei guardandolo dritto negli occhi.
“Sei seria?” chiese lui non credendoci.
“Si.” soffiò lei per poi baciarlo sulle labbra e incominciare a scendere baciandoli il corpo fino ad andare sempre più giù sul corpo del ragazzo, che ghignò si mise le mani dietro la testa, eccitato più che mai.
Alla fine rimanere in contatto con quell’oca di Yuri e esserli amica da una vita intera aveva dato i suoi risultati.
Sarebbe tornato il suo momento.
Isabel Kim sarebbe stata di nuovo sua, se lei si fosse rifiutata, sarebbe morta per causa sua e insieme a lei anche il suo amore Min Yoongi.
 
Extra
FLASHBACK
15 AGOSTO 2016 SERA TARDA
Doo-yoon aveva appena salutato Chung-hee con cui aveva parlato di tutto a cui aveva promesso che si sarebbe andato a ricoverare.
Incominciò a ciondolare per la stanza guardandosi intorno triste, si fermò a guardare la foto sul muro, di Isabel di spalle vicino al mare che guardava il tramonto, quella fotografia era stata venduta all’asta di beneficienza, ma lui l’aveva recuperata, poco gli era importato dei soldi spesi. Lui voleva avere quel suo scatto e voleva averlo nel suo soggiorno.
“Isabel” disse guardando la foto tristemente, forse lui non avrebbe mai avuto il suo lieto fine, ma lei ancora poteva averlo.
Non era in grado di aiutarla, era troppo immerso in una nube di sofferenza per riuscire a ragionare, aveva bisogno d’aiuto e solo ricoverandosi sarebbe potuto stare meglio.
Si avvicinò con passo lento al tavolino del soggiorno e cominciò a sistemare tutti i vari documenti e i fogli, con lentezza mise tutto in ordine, raccolse tutto e si avviò verso la stanza da letto per mettere tutto in cassaforte.
Con calma cominciò a mettere in ordine tutto, si bloccò un attimo alla vista della sua pistola all’interno della cassaforte.
La prese e se la girò tra le mani, prese anche il caricatore con le pallottole e incominciò a montarla per bene, inserì la sicura però, e poggiò la pistola sul comò guardandola allettato dall’idea.
Tornò a sistemare tutti i suoi documenti.
Finì e tornò con lo sguardo alla pistola, doveva solo metterla in cassaforte, doveva provare a non farsi prendere da quell’idea malata che aveva nella testa, doveva lottare contro quella pazzia che il suo cervello aveva appena partorito.
Alla fine decise di mettere la pistola in tasca.
Dovevano pagare per quello che era successo.
Dovevano tutti pagarla.
 
Do-yoon si trovava nel mezzo dell’entrata della casa patronale di suo fratello.
“Ti ho detto che voglio vederlo” disse con rabbia al maggiordomo che li aveva aperto la porta di casa.
“Il signor Lee Dong-Hwi è al momento occupato, torni a un orario più ragionevole.” Disse duramente l’uomo bloccandoli la strada.
“Non c’è alcun orario ragionevole” disse pieno di rabbia Do-yoon, sfilò la pistola da dietro dei suoi pantaloni, dove l’aveva nascosta e la puntò all’uomo.
“Ora tu mi fai passare, perché io ormai ho perso tutto e non ho paura di perdere altro.” Minacciò mantenendo salda la presa sulla pistola.
Il maggiordomo tremò sgranando gli occhi e si fece di lato.
“è nello studio” disse con voce tremante.
“Se chiami la polizia, lo sparo sicuramente.” Disse Do-yoon passandoli vicino e dandoli una leggere pacca sulla spalla e guardandolo fisso negli occhi, dopo di che si allontanò per raggiungere lo studio.
Non bussò neanche, aprì direttamente la porta puntando lo sguardo su suo fratello che lo guardò incredulo.
“Io e te facciamo i conti ora” disse con rabbia, continuava a tenere stretta la pistola, ma senza puntarla contro il fratello, non aveva mai avuto il coraggio di uccidere un componente della sua famiglia, nonostante tutto il male che li avevano inflitto, non sapeva se realmente ci sarebbe riuscito.
Aveva occhi solo per suo fratello che lo fissava studiandolo per bene.
“Fratellino… sappiamo entrambi che non sei capace di farmi del male” disse con una voce di scherno.  “Sei tante cose ma non un assassino.” Disse con una risata malvagia.
“Tu l’hai uccisa!” ringhiò con rabbia Do-yoon ma senza muoversi di un centimetro guardando solamente suo fratello.
“Una mina vagante. Ti avevo avvisato che dovevi tenerlo sotto controllo” disse una voce viscida.
Do-yoon guardò di lato sulla poltrona di pelle rosso, che suo padre era solito utilizzare come seduta, vicino al camino che al momento era spento.
Non poteva trattarsi di suo padre, l’uomo era morto un paio di anni prima.
Aggrottò la fronte sconvolto di vedere seduto su quella poltrona Kim Joon-bin, che rimaneva tranquillo fumando il suo sigaro.
“Tu.”
“Ragazzino metti giù quell’arma. Sappiamo tutti che non hai la stoffa. Non sarai mai potente, non hai la perfidia adatta” rise Joon-bin.
“Che fa lei qui?” disse tra i denti.
“Tu giri un po’ troppo intorno a mia figlia, e tocca ai tuoi famigliari occuparsi di questo disturbo che mi stai dando.”
“Quando coprivo i suoi scandali, le andava bene che giravo intorno a sua figlia.”
“Si, ma ora tu la stai trascinando nei tuoi di scandali, la mia famiglia deve rimanere immacolata, tu sei un disturbo.”
“Non farà del male a Isabel, non le lo permetterò mai.” Disse con rabbia Do-yoon  perdendo di vista lo scopo per il quale fosse lì e puntando tutta la sua attenzione sul signor Kim di fronte a lui che ancora era tranquillamente seduto come se niente fosse.
“L’unico modo che hai per tenerla al sicuro e allontanarti da lei, a meno che io non decida di accettare la proposta di tuo fratello.” Rise perfido,  si alzò dalla poltrona sfidando con lo sguardo Do-yoon che lo guardava incerto.
“Interessante la tua tragica storia d’amore, simile a quella di mia figlia, parlerete tanto di quel rapper da strapazzo di cui lei continua a essere follemente innamorata. Qualunque cosa abbiate in mente, non funzionerà, anzi probabilmente avrete l’effetto contrario.”
“Io non so di cosa lei stia parlando” continuò a rimanere saldo nella sua bugia, non poteva ammettere che sapesse tutta la storia di Isabel.
“Io penso che tu sappia perfettamente di chi io stia parlando. Stai alla larga da mia figlia, o la tua tragedia potrebbe ripetersi una seconda volta. Tuo fratello è vedovo, forse sarà un po’ troppo grande per mia figlia, ma creando una bella storia non dovrebbe esserci scandalo.”
Do-yoon impallidì, alzò il braccio puntando l’arma contro il padre di Isabel.
Non poteva permetterlo, non poteva permettere che la storia si ripetesse una seconda volta.
Quello era l’unico modo per salvare Isabel.
Crudeltà, perfidia, ricatti, omicidi. Erano le uniche alternative per vincere, lui non si era mai voluto prestare a tanto.
Non pensava che sarebbe mai potuto diventare come loro.
Non aveva mai voluto contemplare quell’alternativa.
Ormai non vedeva altra scelta.
Assottigliò lo sguardo.
Odiava tutti, la sua famiglia, quella di Isabel.
Odiava follemente Kim Joon Bin, che si era accanito ingiustamente sulla propria figlia, una ragazzina innamorata.
Isabel non meritava tutto il dolore che stava subendo.
Con mano tremate, continuava a tenere la pistola, il dito vicino al grilletto.
“Non hai la stoffa ragazzo” rise perfido Kim Joon Bin.
Lo odiava.
Il colpo di pistola partì.
La risata di Kim Joon Bin rimbombò nella stanza.
Il rumore di un vaso in mille pezzi si sentì.
Il corpo di Doo-yoon cadde a terra rimbombando nella stanza.
 
“Ti avevo detto che dovevate eliminare l’erba marcia.” Disse con una risata perfida Joon Bin.
“Ora che si fa?” disse leggermente tremante Lee Dong-Hwi guardando il corpo del fratello svenuto a terra e i pezzi di vaso rotto.
“Si elimina il problema chiama tuo fratello così che si renda utile.” Disse andandosi a risedere sulla poltrona e riprendendo il sigaro in mano per continuare a fumare guardando con un ghignò dipinto in volto il corpo  inerme di Do-yoon.
 
MATTINA PRESTO
L’alba non era ancora sorta, ma mancava poco.
Da un’auto, uscirono in contemporanea Chin-hae, Chung-hee e Hae-eun.
Tutti avevano un’aria seria e corrucciata.
Si bloccarono anche nello stesso momento alla vista dell’auto di Do-yoon nel vialetto di casa.
“Il fatto che l’auto sia di nuovo qui, vuol dire che non si è buttato da qualche ponte” disse Chin-hae con voce stanca, ma comunque velata d’ironia. Si passò una mano sulla fronte sudata, scuotendo leggermente il capo irritato.
“Che idioti che siamo stati, siamo andati in giro per tutta la notte, e lui sarà comodamente su un divano a dormire ubriaco” si lamentò a gran voce Hae-eun irritato per aver passato la notte in bianco.
“Controlliamo che stia bene, così possiamo provare ad andare a dormire” disse Chung-hee leggermente più in ansia rispetto agli altri e due.
Si mossero tutti e tre, ma Chin-hae si bloccò un attimo a osservare l’automobile con gli occhi fessurati, anche se le luci erano spente, udiva il rumore del motore nonostante il vento che c’era. Fece dei passi lenti verso lo sportello, per poi bloccarsi di colpo.
“Chin-hae?” chiamò Hae-eun che si era bloccato anche lui e aveva tirato Chung-hee per una manica per farlo fermare.
Chin-hae non rispose, con un gesto repentino aprì lo sportello della macchina.
“Do-yoon.” Chiamò con voce ferma, ma sapeva solo avendo guardato la scena che lui non si sarebbe svegliato e non avrebbe risposto.
Hae-eun e Chung-hee corsero per raggiungere Chin-hae che era rimasto immobile a guardare la scena di fronte a lui.
“Che succede?” trillò Chung-hee, mentre Hae-eun rimaneva immobile a osservare il corpo di Do-yoon alla guida.
“Chiamo l’ambulanza, la polizia!” urlò Chung-hee in preda al panico.
“No.” disse Chin-hae voltandosi a guadare.
“Come no? perché state fermi? Fate qualcosa!” urlò in preda al panico Chung-hee.
“Non possiamo fare niente è morto.” Disse con tono rude Chin-hae.
“No, non è vero! Perché dovrebbe morire nell’auto!” disse Chung-hee guardandolo incredulo e nel panico.
“Non lo so. Ma non chiamare nessuno.” Disse autoritario, si voltò a guardare Hae-eun che era immobile vicino allo sportello della macchina, guardava il cadavere dell’amico e non riusciva a dire una sola parola.
“Non lo toccare.” Disse rivolò al ragazzo, ma Hae-eun non si mosse di un millimetro.
“Hae-eun.” Disse prendendolo per le spalle e facendo in modo che il ragazzo lo guardasse.
“Non si suiciderebbe così.” Disse secco.
“Lo so.”
“E come diavolo è morto?” urlò Chung-hee in preda al panico, tra i tre era quello che stava rischiando di impazzire, mentre i due rimaneva saldi per niente in panico, o almeno così sembravano.
Hae-eun anche se non lo dava a vedere avrebbe solo voluto uscire fuori di sé, voltò di nuovo lo sguardo verso Do-yoon seduto sul sedile della macchina con gli occhi chiusi, sembrava come se stesse dormendo. Sapeva che non dormiva, non c’era quell’irritante rumore sommesso del respiro pesante. Quel suono che conosceva fin troppo bene. Rimase immobile continuando a guardarlo, mentre gli altri due litigavano a gran voce.
“Non lo so com’è morto. Non chiamare nessuno.” Disse Chin-hae con voce severa.
“Serve la polizia!” urlò Chung-hee.
“No, non serve. Almeno fino a che io non avrò capito com’è morto.” Disse con rabbia.
“La polizia dovrebbe capirlo, no tu! Anche se sei un investigatore, non hai alcun diritto!” gli urlò contro Chung-hee.
“Tu non hai il diritto di parlare, di intrometterti. Fatti da parte ragazzino e fai fare a me” disse con rabbia prendendolo per la maglietta con aria minacciosa.
“Mollami!” trillò Chung-hee.
Hae-eun si voltò a guardare i due, sbuffò sonoramente.
“Chin-hae lascialo.” Disse secco, Chin-hae mollò la presa, continuando a guadare Chung-hee con aria minacciosa.
“Chung-hee smettila. Ha ragione Chin-hae, non chiamiamo nessuno, non ora.” Disse Hae-eun guardandolo l’amico e mettendoli una mano sulla spalla.
“Andiamo a vedere i video delle videocamere muovetevi” disse severo Chin-hae guardando Chung-hee leggermente irritato.
“E Do-yoon lo lasciamo qui?” tremò Chung-hee sconvolto.
“Se vuoi rimanere tu a fare compagnia a un morto rimani qui ma non lo toccare. Non toccare niente.” disse severamente Chin-hae per poi andare via verso l’entrata nella casa.
“Hae-eun” chiamò con voce lieve Chung-hee.
“Il comandate della polizia è suo fratello, lo classificherà come suicidio se deve coprire qualcuno.” Provò a spiegare Hae-eun, sapeva benissimo di tutto quello che il fratello di Do-yoon aveva coperto negli anni, Chin-hae aveva ragione a voler capire prima lui cosa fosse successo, avevano bisogno di avere le prove loro, prima che qualcuno le eliminasse.
“Che stai dicendo! È un suicidio!” urlò Chung-hee.
“Non lo avrebbe fatto, no in una macchina nel suo giardino e neanche in casa. No se c’era il rischio che la ragazzina lo trovasse, conosco Do-yoon meglio di te.”
“Può essersi addormentato ubriaco con il motore acceso!” urlò Chung-hee non capendo di cosa il suo amico stesse parlando.
“Fino a quando non abbiamo le conferme, non chiameremo nessuno!” disse con rabbia, non era il momento di perdere tempo a discutere.
“Hae-eun! È morto!”
“Lo vedo. Piangerò dopo, ora devo rimanere lucido e aiutare Chin-hae, non toccare nulla” e così dicendo si avviò anche lui verso casa.
Chung-hee guardò di nuovo verso la macchina scuotendo la testa, e credendo fermamente che quello fosse un suicidio.  
 
Angolo dell’autrice:

Bene siamo alla fine!!!! 
Potevo andarci molto pesante lo sapete, invece sono stata buona!
Hye-ri si è svegliata e si sono detti ti amo!
Isabel e Yoongi sono una coppia e lui la raggiunge alla mostra per darle il suo supporto!
Torna Bo-ra! Namjoon forse avrà una gioia!
Eh si..  torna anche colui che non volevamo più rivedere!
Il vero cattivo di tutto, o almeno il secondo cattivo oltre al padre di lei!
Torna HA RIN! Vi era mancato? A me no. 
Era prevedibilissimo, ragazzi ve lo avevo nominato parecchie volte XD
Detto questo vedremo cosa succederà….
Ora è anche spiegato il movente di Chin-hae, e di Hae-eun del perché voler far diventare potente Isabel. 
VENDETTAAAAAAAA!
VENDETTA PER LA MORTE INGIUSTA DI MIO MARITO Do-yoon! Che ho fatto ammazzare… eeh ehh eh
Capirete meglio un domani nel 4 volume tutti i sotterfugi, e le cose non dette.
Capirete il ruolo di tutti loro. Non si fa mai niente per niente, a parte Chung-hee che è un fesso e si è messo in mezzo in una cosa in cui non c’entrava nulla.
C’è una conversazione tra Hae-eun e Chung-hee dove li dice di lasciar perdere Isabel. c’è un perché!
A tutto c’è un perché… tranne alla mia mente malata!
Baci a fra un meseeeeeee! Pausaaaaaaaaa!
 
 

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4035569