Into the unknown

di SamBluefire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Il viaggiatore ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: L'allenamento. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Conto in sospeso. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Caverne glaciali. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Zanne. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Caccia al ladro. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Rispetto. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Linea di fuoco. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Il sangue è potere. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Il laboratorio. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Doma doma doma. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Spade danzanti. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Canto della rivolta. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: La sfida più grande ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Il viaggiatore ***



HOLLOW KNIGHT – INTO THE UNKNOWN
 
Capitolo 1: Il forestiero.

Il vento soffia impetuoso, la sabbia e la polvere annebbiano la vista, gli unici rifugi che si possono trovare nelle lande desolate sono i gusci vuoti di insetti morti ormai da tempo.
Il deserto si è sempre dimostrato un genitore severo coi propri figli, a volte è un luogo adatto a tutti, altre volte invece solo uno sopravvive.
Da giorni, se non addirittura settimane, un insetto giovane adulto vagò senza meta per quelle lande, dall’aspetto sembrava un ricettacolo dal corpo nero tranne la testa completamente bianca, dalla testa spuntavano quattro corna partivano dai lati della testa e si allungavano all’indietro, le due esterne si curvavano verso il basso mentre le due interne verso l’alto, a contornare gli occhi neri erano presenti delle strane macchie blu scuro che davano l’impressione di trucco sugli occhi, anche se in realtà era così di natura, l’unica cosa che aveva indosso era un mantello azzurrino e portava sulle spalle uno zaino rattoppato.
Questo viaggiatore non sembrava cercare un posto ben preciso, continua ad andare dritto davanti a se a testa alta, di tanto in tanto si guardava ai lati nel caso scorgesse qualcosa di utile o interessante, l’unica direzione dove non si girava era dietro di se.

Quando vide un palo di ferro che porta sulla sommità un sigillo simile a un insetto con una corona, capì di essere vicino a una civiltà o a ciò che ne rimaneva, l’unico ostacolo era un muro di pietra alto a occhio e croce qualche centinaio di metri.
Ma prima ancora che potesse iniziare a scalare il muro, il terreno sotto i suoi piedi crollò facendo cadere l’insetto in quello che sembrava un abisso. La caduta si trasformò presto in uno scivolo che ha fatto volare il viaggiatore in maniera incontrollata e confusionaria, fece scendere il viaggiatore per chissà quanti metri.
Quando la caduta terminò, il viaggiatore un po’ dolorante cercò di rialzarsi, quando ci riuscì si mise a cercare con lo sguardo il suo zaino, nel mentre si accorse di essere caduto una caverna dall’ambiente rigoglioso, piante, muschi, fiori e spine crescevano rigogliose in quell’ambiente.
Quando il viaggiatore trovò lo zaino fece un balzo indietro per lo spavento, per terra erano presenti molteplici cadaveri di insetti dall’aria minacciosa, sembravano delle mantidi dall’aspetto.
Tra i cadaveri spiccava quello di un cavaliere donna in una armatura bianca, che questi insetti si siano combattuti fino alla morte? Ed erano tutte queste mantidi contro quel cavaliere? Per quanto il viaggiatore fosse curioso di sapere cosa fosse successo, in quella caverna non si sentiva al sicuro, prese lo zaino e si accorse che durante la caduta si era strappata una spalliera, così se lo mise a tracolla con l’unica spalliera sana e si mise subito alla ricerca di una via d’uscita.
Proseguì verso l’unica via disponibile, ma tenendo aperti bene gli occhi per una via che conducesse verso l’alto, avanzò per diversi metri, quando si ritrovò davanti un edificio coi vetri sfondati e quasi tutti i muri ricoperti dalla vegetazione, all’interno vide un’altra scena che gli tolse il fiato per lo stupore: erano presenti i corpi di due insetti uno era donna cicala in carne con il volto coperto da un cappuccio e aveva con se una mazza ottenuta probabilmente dalle zanne una gigantesca bestia antica, l’altro era la mantide più grande che avesse mai visto in vita sua, così grande da far sembrare le mantidi che aveva visto prima dei ragazzini.
Il viaggiatore si mosse cautamente nella paura che si potesse svegliare, poi prese un po’ di coraggio e si avvicinò al corpo della mantide… … …nessun battito cardiaco.

Lui per scherzare disse alla mantide “Non sei più vivo, vero?” quando vide meglio il corpo della mantide e vide che il suo cranio era rotto mentre il resto del corpo era ricoperto di cicatrici e tagli, probabilmente dovuti a qualche scontro passato contro degli insetti armati di aculei o altre armi da taglio.
Il viaggiatore decise di essere rimasto lì abbastanza e che fosse arrivato il momento di rimettersi in marcia, ma il suo sguardo non poteva fare a meno di finire sugli artigli della mantide, sembravano affilati e resistenti, si mise a cercare nello zaino qualcosa di affilato, finché non tirò fuori un coltello, come arma era insulsa ma era utile per le piccole cose come tagliare la carne o la vegetazione infestante lungo la sua via.
Iniziò a tagliare i polsi della mantide finché non ottenne i suoi artigli giganti, lui pensava di usarli come difesa, ma erano troppo grandi e pesanti, più di quanto pensasse, si potevano sollevare e trasportare ma erano inadatte a combattere per un insetto della sua stazza, così tolse il mantello che copriva il capo e il busto della mantide e lo usò per avvolgere quei giganteschi artigli modo che non facessero danni nello zaino, dopo la fatica fatta per ottenerli non ci avrebbe rinunciato facilmente, così decise di conservarli finché non avrebbe trovato un fabbro che avrebbe potuto rimodellarli per trasformarli in armi più adatte a lui.
Vide dei passaggi sul pavimento, essendo l’unica via percorribile iniziò a scendere ma tenendo sempre gli occhi bene aperti per vie verso l’alto e eventuali nemici, man mano che proseguiva verso la sua via gli capitò di incrociare mantidi come quelle che vide prima, ma vive, gli capitò di vedere anche strani “esseri” avvolti da foglie e muschi, per sicurezza li ha sempre evitati muovendosi piano e di cespuglio in cespuglio. Ma il vero problema era l’orientamento, aveva una bussola ma non avendo la mappa non poteva sapere dove si trovasse e per questo motivo si ritrovò a fare avanti e indietro, indietro avanti a salire e scendere piattaforme e foglie in modo quasi isterico senza arrivare da nessuna parte.

Poi qualcosa catturò la sua attenzione, un cartello, un cartello che sembrava portare da qualcuno visto che aveva il simbolo di un insetto.
Non avendo altre traccie da seguire seguì la direzione del cartello, lungo il cammino ne trovò un altro identico e poi un altro ancora finché non raggiunse, un’altra zona ben costruita, era diversa dall’edificio della mantide gigante, aveva una panchina, un palo con una campanella e si vedeva un lungo e buio tunnel scavato nella roccia da chissà quale bestia grande poco meno della mantide gigante.
Non sapendo come muoversi e per paura che l’artefice di quel tunnel tornasse, il viaggiatore iniziò a muoversi per andarsene, ma urtò la campanella che si mise a suonare facendo riecheggiare il suo dolce suono per tutto il tunnel.
Poco dopo dal tunnel iniziarono a sentirsi dei passi pesanti sempre più veloci e vicini, qualunque cosa fosse era bello grosso, e potenzialmente pericolo. Dal tunnel fece la sua comparsa un coleottero molto grande con una folta barba grigio chiaro che gli ricopriva quasi tutta la faccia, sulla schiena portava una vecchia sella e quando si fermò lo si potè udire il suo respiro affannoso e pesante come se fosse senza fiato, la sua voce era simile a quella di una persona che ha passato anni preda del vizio del fumo.
“Sei stato tu a chiamarmi?” chiese il coleottero, il viaggiatore annuì “Dove vuoi che ti porti?” il viaggiatore fu visibilmente confuso dalla sua domanda e chiese al coleottero cosa intendeva “Prima che il regno cadesse, noi coleotteri avevamo il compito di trasportare i viaggiatori come te per tutto il regno, ormai sono rimasto solo io, sarò vecchio e stanco ma finché sono vivo continuerò a correre per chi ha bisogno di me.” disse il coleottero con orgoglio e tristezza insieme, il viaggiatore si riprese dallo shock iniziale e gli venne un’illuminazione “Sai dirmi se c’è una città o un villaggio da queste parti?” “Nelle caverne fungine c’è un villaggio di mantidi.” il viaggiatore scartò subito quest’ipotesi, visti gli artigli nello zaino “C’è solo quello?” “A Nidoscuro vive una tribù di ragni.” scartò anche quest’ipotesi “C’è niente che non si abitato da insetti che potrebbero considerarmi la loro cena?” il coleottero si passò una zampa tra la barba e confermò l’esistenza di due posti sicuri e abitati “La città delle lacrime e Pulveria, sono abitati da insetti tranquilli.” il viaggiatore decise di andare alla città delle lacrime come prima tappa dove potesse trovare un fabbro, l’unica pecca è che alla città ci sono due stazioni distanti dal centro abitato e che per un certo lasso di tempo se la sarebbe dovuta fare a piedi.
Il viaggiatore accettò comunque di andarci, il coleottero disse al viaggiatore che quando sarebbe arrivato alla stazione si sarebbe dovuto mettere alla ricerca di una città dove piove sempre.

Raggiunta la stazione del magazzino in groppa al coleottero, il viaggiatore seguì la strada in discesa, visto la presenza di cartelli che indicavano la direzione per la città, scese ogni volta che poteva, mischiando fortuna e istinto quando si ritrovava davanti un bivio riusciva a trovare una strada che alla fine lo portò in un lungo corridoio dal pavimento vetrato da cui si ammirava la città della pioggia sotto i suoi piedi.
L’unica domanda che confondeva il viaggiatore era: come è possibile che stesse piovendo? siamo sotto terra. Non trovando risposte alle sue domande continuò lungo la sua strada finché finalmente non trovò un negozio aperto poco prima del centro città.
Il proprietario del negozio sembrava una cicala, la sua barba era così lunga che toccava terra e la sua postura curva lo facevano sembrare più anziano di quanto in realtà non fosse, il viaggiatore entrò all’interno del negozio e vide esposti sugli scaffali merci molto varie.
“Salve, scusi il disturbo ma, posso chiederle un’informazione?”chiese il viaggiatore con educazione “Che cosa vuoi sapere?” “Mi sa dire dove posso trovare un fabbro?” “Hmmm, ho brutte notizie per te, l’unico fabbro che viveva da queste parti se ne andato.” rispose il mercante con tono annoiato “Andato? Andato dove?” “Non lo so, quel vecchio bacucco aveva un ossessione per creare un 'aculeo perfetto' o almeno questo era quello che diceva, viveva come un eremita nella sua fucina dove passava le giornate a battere metalli bollenti e usciva solo per fare poche provviste alimentari… poi un giorno pochi mesi fa, è sparito, senza lasciare traccia… forse ha abbandonato le armi e ha deciso di dedicarsi a altro oppure è semplicemente morto, chi può dirlo.” “Aspetti un secondo, non ci sono altri fabbri in città?” “No, quel vecchio era l’unico… … …se ti può interessare, se hai delle reliquie con te, magari in quello zaino potresti vendermele… hai la mia parola che pagherò profumatamente per quelle.” “Reliquie? Oh no, a dire il vero non ho niente che possa essere una reliquia.” “Allora tu non servi a niente per me e io non servo a niente a te, va via ora!” che maleducato, pensò il viaggiatore mentre lasciava il negozio e si rimetteva in marcia. L’unica altra opzione disponibile a quel punto era l’altra città, o villaggio di cui gli aveva parlato il coleottero: Pulveria.

Per sfizio il viaggiatore decise che avrebbe preso il passaggio del coleottero all’altra stazione vicino la città, così avrebbe avuto una scusa per esplorare un po’ in giro.
La città delle lacrime faceva davvero venir voglia di… beh, piangere, la strade deserte e silenziose erano deprimenti, la fredda pioggia rendeva tutto ancora più ancora più triste e desolante.
Al centro della piazza principale vi era una fontana con quattro statue, tre statue che circondavano la statua più grande di tutte, che rappresentava la figura di un insetto dall’aria importante, sulla fontana erano incise le seguenti parole:
In memoria del cavaliere vacuo.
Nella cripta oscura, molto lontano.
Grazie al suo sacrificio, Nidosacro vivrà in eterno.
Evidentemente era il tributo a questo fantomatico cavaliere, lungo il tragitto verso la stazione del re, la via era piena di cadaveri di vecchie guardie che un tempo difendevano la città, molti dei cadaveri portavano segni di spada sia sulla palle che sulle armature.
Le tormentottere come avvoltoi consumavano i cadaveri con gusto, regnando per tutta la via verso la stazione tanti erano i cadaveri che hanno permesso alle tormentottere di prosperare. Molte parti della stazione del re sono state vandalizzate nel corso degli anni, solo una panchina e un campanella erano rimaste intatte per fortuna o per il volere di qualcuno, richiamò il coleottero e si rimise in viaggio, sta volta per Pulveria.

La stazione di Pulveria era molto più piccola di tutte le altre, c’era solo un ascensore che portava verso l’alto, al viaggiatore s’illuminarono gli occhi quando si rese conto che Pulveria era in superficie.
All’esterno della stazione vide due insetti impegnati in una conversazione, un maschio e una femmina, la ragazza era uno scarabeo un po’ paffutella ma comunque molto carina, ascoltava con attenzione il suo amico, il quale sembrava appartenere alla stessa specie del viaggiatore, ma più basso, po’ curvo con la schiena, l’espressione stanca costantemente in volto e un voce profonda a indicare che era più adulto di quel che sembrava.
Parlavano a proposito di un’arena dove lui ne è uscito vincitore con un souvenir: l’armatura di un suo avversario morto in battaglia.
Il viaggiatore si avvicinò ai due insetti e chiese “Ehm scusatemi, -i due insetti rivolgono la loro attenzione su di lui- salve, ehm, posso chieder-” il viaggiatore non potè finire la frase che l’insetto ricettacolo si mise a sgridarlo “Come ti permetti di interrompermi mentre parlo! Non vedi che ho da fare insetto semplice?! Oppure vuoi farti come nemico Zote il potente?!” disse l’insetto con tono sicuro mentre la ragazza scarabeo lo guardavo con occhi sognanti “No, certo che no… è solo che sono appena arrivato, e stavo cercando un fabbro, sapete dirmi dov’è?” chiese il viaggiatore con calma e gentilezza, alla quale l’insetto che disse di chiamarsi Zote rispose con arroganza e sgarbo “Un fabbro? Tsk, e che te ne fai di un fabbro? Sei per caso uno di quegli insetti rammolliti che non sanno badare a se stessi senza una corazza, uno scudo o un aculeo? Che perdente… lascia che Zote il potente ti dia un consiglio, un vero guerriero si accontenta di quello che ha a disposizione per difendersi, perchè anche a costo di accontentarsi di scarti di arma sa come badare a se stesso… guarda me, non ho mai chiesto niente a nessuno eppure sono un cavaliere di grande fama… ora sparisci o ti farò vedere perché la mia arma si chiama: Sterminatrice.” disse Zote sguainò il suo aculeo, (Ma… quell’arma è fatta di legno.) pensò il viaggiatore guardando l’arma di Zote, ma decise di farsi indietro e andare a chiedere a qualcun’altro di un po’ più educato. Di fianco alla stazione c’era una panchina dove un insetto anziano si stava riposando, provò a chiedere a lui.
“Mi scusi signore, -disse il viaggiatore ottenendo l’attenzione dell’anziano- scusi, non volevo disturbarla, volevo solo chiederle un informazione.” l’anziano insetto rispose con calma “Dimmi pure giovanotto, come posso aiutarti?” “Mi sa dire se c’è un fabbro in questo villaggio?” l’anziano ci pensò per qualche secondo, poi rispose “No, mi spiace, da quando sono arrivato qui tanti anni fa, non ho mai visto qualcuno che si occupasse di questa mansione.” il viaggiatore rimase un po’ deluso dalla risposta dell’anziano, si scusò per il disturbo e si rimise in marcia, quando venne fermato dalla voce dall’anziano.
“Aspetta un attimo giovanotto, forse qui non c’è un fabbro, ma non puoi andartene così senza meta, non so se in una delle città del sottosuolo sono presenti dei fabbri ma se posso darti un consiglio… io non entrerei nel sottosuolo e rischiare il guscio. Ma, vedi quella casa che sembra che ha un paio di occhiali sul tetto?” il viaggiatore rivolse il suo sguardo nella direzione che indicò l’anziano e la vide vicino alla stazione, “In quella casa ragazzo mio, ci vivono un cartografo e sua moglie, sono arrivati qui mesi fa da un altro villaggio lontano dal nostro… puoi chiedere a loro una mappa che ti possa portare ad un villaggio che sicuramente ha un fabbro.” il viaggiatore ringraziò l’anziano insetto con gioia e si diresse subito alla casa dei mercanti lasciando il vecchietto al suo riposo.
Nella casa erano presenti due insetti: uno era un insetto grasso con una lunga proboscide che stava dormendo beatamente nel suo letto, l’altro era una donna dall’aspetto simile a un grillo, molto più alta e magra dell’insetto addormentato, aveva un espressione annoiata perennemente in volto.
“Posso aiutarti?” chiese la donna “Ehm sì, ho sentito dire che vendete mappe, mi può dare la mappa di un villaggio che ha un fabbro, per favore.” la donna fece una smorfia “Mi dispiace, ma è Cornifer il cartografo e che si ricorda tutti i posti che abbiamo mappato con i loro dettagli e adesso… non è disponibile.” quindi l’insetto addormentato si chiama: Cornifer. “Oh, ehm, sembra esausto.” commentò il viaggiatore “E’ sempre così, arriviamo in una città, si mette a mappare come un ossesso le caverne e le varie zone, io resto qui a vendere i nostri articoli ai nostri clienti e quando ha finito, crolla sul letto esausto… ascolta, forse non avrò una memoria formidabile come quella di Corny, ma se cerchi una mappa che possa portarti ad un altro villaggio ne abbiamo quante ne vuoi qui, -si mise a frugare tra le casse in cerca di qualcosa, per poi estrarre una mappa- questa ad esempio è stata fatta nell’ultimo villaggio che abbiamo visitato prima di arrivare qui… è un po’ lontano, ma è molto più popolato e vivace di questo villaggio polveroso.” il viaggiatore diede un’occhiata alla mappa, dopo un minuto di riflessione decise di acquistarla “Grazie mille, sono 110 Geo.” disse la signora e il viaggiatore le diede i Geo richiesti, purtroppo con questa mossa si ritrovò senza soldi, ma almeno ora aveva pista per la sua prossima meta.

Il viaggiatore si mise in marcia quasi subito, dopo essersi orientato con l’ausilio della sua bussola e trovato la direzione da seguire si diresse verso nord-ovest.
La signora mercante evidentemente scherzava quando disse: è un po’ lontano. Da quando il viaggiatore si era rimesso in viaggio il paesaggio non della sua via era sempre deserto, vuoto e deprimente. Con carcasse di insetti lungo il cammino, il vento che polveroso e accecante che faceva perdere l’orientamento… lungo la via il viaggiatore notò un particolare preoccupante, la temperatura si stava abbassando sempre di più.
Man mano che proseguiva la polvere sotto i suoi piedi diventava fredda, sempre più fredda finché alla fine non si ritrovò immerso nella neve.
Mentre marciava con l’anima in spalla il suo corpo tremava come una foglia, il vento gli sputava in faccia la neve e le sue scorte di cibo diminuirono anche se razionava le dosi.
Alla fine gran parte del suo cibo finì, lasciandolo con solo una borsa di uova marce, non un alimento insolito per gli insetti o altre creature ma non il cibo preferito del viaggiatore.
Sono passate tre settimane da quando è partito verso il villaggio di cui parlava la mercante e ancora non c’erano segni di civiltà, avrebbe voluto avere un mantello più pesante da indossare ma non avendolo dovette stringere i denti e continuare a camminare anche se i piedi erano così freddi e rigidi che sembravano essere sul punto di rompersi come ghiaccio.
La tempesta di neve imperversava, il vento gridava come a reclamare il suo dominio in quelle terre ancora più ostili del deserto, e il viaggiatore pensò di essere arrivato a quel punto poco prima della fine, quando vide in lontananza quello che sembrava un grosso arco di pietra in mezzo al nulla.
Ricontrollando la mappa, vide che l’ingresso del villaggio che cercava era proprio quell’arco in mezzo al niente.

Il viaggiatore con una scarica di adrenalina e rinnovato vigore si mise a correre verso l’arco fino a passarci all’interno, una volta superato si ritrovò davanti un cartello con su scritto: Benvenuti a Gelia. E guardandosi meglio intorno vide le ombre delle case del villaggio e per fortuna una delle case aveva ancora le luci accese e si sentivano delle voci, il viaggiatore non perse tempo e si diresse verso l’abitazione e con le poche forze rimaste bussò alla porta.

Nessuna risposta per circa un minuto, bussò ancora più forte e frettolosamente finché alla fine un insetto non venne ad aprire la porta, guardando dentro si potevano vedere diversi insetti ridere, cantare, bere alcolici, ecc. l’abitazione era una locanda e al viaggiatore faceva comodo in quel momento, ma non aveva abbastanza Geo per potersi permettere del cibo o un posto per dormire, ma ciò non gli impediva di entrare a scaldarsi mentre aspettava la fine della tempesta.

Mentre si esaminava l’ambiente della calda locanda, lo sguardo del viaggiatore si incrociò con quello dell’insetto che a detta degli altri clienti era il proprietario della locanda, uno scarafaggio morbosamente obeso, con indosso un grembiule sporco sopra ad una semplice canotta leggera, la sua corta barba alla vista ispida lo rendeva intimidatorio, la sua voce roca appesantita dall’età gli davano l’aria di un insetto con il quale è meglio non scherzare e il fatto che avesse una protesi alla gamba lasciava intendere che nel corso della vita quell’insetto avesse un passato da combattente… oppure semplicemente sfortunato.
Lo scarafaggio chiamò il viaggiatore invitandolo ad avvicinarsi al bancone dove stava lui, quando il viaggiatore si avvicinò il locandiere disse “Non credo di averti mai visto da queste parti ragazzo, chi sei e che fai qui?” “Sono solo un viaggiatore, sono entrato solo perché sono stato preso alla sprovvista dalla tempesta e non sono attrezzato per affrontarla.” concluse tirando su col naso “Me ne sono accorto, bene… che vuoi che ti porti?” “Oh no niente grazie, ho nello zaino da mangiare e poi… non ho Geo, -lo scarafaggio lo guardò poco sorpreso- posso rimanere qui in attesa che calmi il tempo?” il viaggiatore sudava freddo mentre il locandiere lo fissava con un espressione scontenta, lo scarafaggio prese un respiro profondo col naso e le sue antenne si posarono sullo zaino del viaggiatore, poi di prepotenza prese lo zaino e si mise a cercare qualcosa, finché non tirò fuori la busta con le uova marce.
Il locandiere ne prese una e la mangiò in un boccone, poi si rivolse al viaggiatore, gli ridiede lo zaino e gli disse “Aspetta qui.” il locandiere si trascinò verso la cucina e ci restò per circa un quarto d’ora quando si presentò con piattone del “piatto della casa”. Non si capiva esattamente cosa fosse, era un piatto di carne arrosto con un contorno che sembrava sabbia all’apparenza, “Consideralo uno scambio equo ragazzo.” disse lo scarafaggio, il viaggiatore decise di assaggiare il piatto, era buonissimo, dopo giorni passati a mangiare solo uova marce finalmente del vero cibo, il viaggiatore mangiò ogni boccone di quel piatto come se fosse in preda alla frenesia alimentare finché il piatto non fu completamente vuoto. “Vedo che hai gradito, -disse il locandiere mentre portava via il piatto- ma dimmi una cosa, per quale motivo un ragazzino mal equipaggiato è venuto nel villaggio del freddo?” “Oh ehm, mi sembrava un’ottima tappa per il mio viaggio… e poi sto cercando un fabbro, ce ne uno qui?” l’espressione del locandiere finalmente cambiò, da impassibile e annoiato a sorpreso e preoccupato.
“Sei venuto a cercare un fabbro, per chiedergli chissà che cosa pur non avendo Geo?” chiese il locandiere “Potrei pur sempre lavorare per qualcuno finché non raggiungo un numero adeguato per pagare il fabbro.” il locandiere scosse la testa “Sarebbe una buona idea, ma c’è un problema, qui le uniche persone che assumono sono molto spesso in cerca di cavalieri, guerrieri, insetti forti! Perché i loro bisogni non sono qui in superficie… ma nelle caverne sotto di noi. E tu non mi sembri un guerriero… e anche se riuscissi a trovare un lavoretto per mettere da parte Geo guadagneresti abbastanza da poter mangiare e dormire qui, ma non per commissionare qualcosa al fabbro… che a proposito di lui… vedi quella vespa rossa al tavolo infondo?” l’insetto in questione si stava scolando un grosso boccale pieno di alcol, indossava un mantello giallo con una pelliccia bianca cucita all’interno e sul colletto e portava sulla schiena una lancia bianca “Quello è il fabbro del villaggio, lo so lo so non sembra ma è così, hai mai sentito parlare del maestro Xox? -il viaggiatore scosse la testa in segno di negazione- lui era un maestro d’aculeo molto forte, si diceva che avesse imparato dal gran maestro d’aculeo in persona, anzi che avesse dedicato tutta la vita all’aculeo… una volta divenuto maestro iniziò a viaggiare per il mondo in cerca di allievi validi e forti e l’ultima meta del suo viaggio è stato proprio Gelia… io ero poco più giovane di te quando arrivò, fui tra i suoi primi allievi e c’era anche quella vespa… lui divenne il suo migliore allievo mentre io il secondo… e poi un brutto giorno l’allievo prediletto sfidò il maestro in un duello mortale, lui lo considerava la prova finale per vedere se l’allievo avesse effettivamente superato il maestro… la vespa uscì vincitore mentre il corpo e la vecchia casa non che dojo del maestro venne abbandonata nel dimenticatoio… da allora nessuno abita in quella catapecchia, ma soprattutto, lui si specializzò come ‘fabbro guerriero’ per citarlo… un fabbro a cui ti conviene pagare fino all’ultimo Geo per avere l’arma o l’armatura che vuoi, oppure lo devi sfidare a duello… se vinci otterrai quello che vuoi gratis, se perdi… perdi tutto.” il viaggiatore ascoltò con religioso silenzio tutta la storia e un brivido gli percorse per tutta la schiena mentre la sua mente iniziò subito a riempirsi di dubbi e preoccupazioni.
“Mi dispiace distruggere le speranze ragazzo, ma qualcuno doveva avvisarti dei pericoli di questo villaggio, e del suo fabbro spietato sia negli affari che in battaglia… io lo so.” concluse facendo segno sulla sua protesi, il viaggiatore si accucciò con le braccia sul bancone e mormorò “Che cosa faccio adesso?” non cercava una risposta dal locandiere, parlava a se stesso, provava a mettere insieme le idee e a trovare da solo una soluzione.
Il locandiere vedendo il viaggiatore triste e deluso di aver fatto un viaggio pericoloso e inutile provò pena per il viaggiatore e provò a farsi venire in mente un’idea per tirargli su il morale, quando un voce lo chiamo “Troll!” si girò e vide la vespa rossa che si avvicinò con un paio di Geo medio-grandi “Grazie per il DDT, ci vediamo la prossima.” la vespa posò i Geo sul bancone e fece per andarsene, quando… “Aspetta un secondo Gazan!” lo chiamò il locandiere, Gazan si girò e vide Troll riempire un boccale di DDT e lo posò sul bancone “Vedi mio… vecchio amico… questo giovanotto ha pagato per offriti qualche altro boccale e fare due chiacchiere per parlare di ‘affari’ se ti può interessare.” il viaggiatore rivolse il suo sguardo verso Troll confuso, il quale gli fece l’occhiolino.
Gazan si sedette e iniziò a sorseggiare quella bevanda alcolica per poi rivolgere un pigro, ma comunque alterato sguardo verso il viaggiatore “Tu credi di essere intelligente vero? Pensi di potermi corrompere con dell’alcol per farmi fare i tuoi comodi? Tsk non sai con chi hai a che fare insetto semplice.” “Significa che non mi aiuterai?” chiese il viaggiatore e la vespa rispose “no”, al che Troll s’intromise aggiungendo “Bestia, che peccato… mi sa che ti ho sopravvalutato Gazan, infondo non sei all’altezza del ‘progetto speciale’ di questo ragazzo.” ovviamente era una bugia, Troll non sapeva nulla dei progetti del viaggiatore, ma sapeva come convincere Gazan a fare quello che voleva, anche se questo fece alterare Gazan, “IO!?!? Non sarei all’altezza, del progetto di questo… COSO!!! Ora ti faccio vedere io Troll. -rivolge nuovamente la sua attenzione verso il viaggiatore- Che cosa vuoi?!” il viaggiatore prese lo zaino e tirò fuori gli artigli giganti della mantide.
Sia Troll che Gazan rimasero a bocca aperta al vedere quegli artigli “Quando ho trovato il cadavere di una mantide gigante, i suoi artigli hanno catturato la mia attenzione… pensavo di usarli come armi, ma sono troppo pesanti e scomode da maneggiare, così ho pensato che magari un abile fabbro le avrebbe potuto riforgiare in delle armi più adatte a me.” Gazan guardò gli artigli, sentì il loro peso, testò la resistenza e affilatezza… e poi disse “Bestia Troll, avevi ragione questa SI che è una bella sfida.” disse Gazan mentre Troll forzò un sorriso, Gazan aggiunse “Ok Troll, se riesco a fare qualcosa di bello con questi, tu mi dovrai offrire gratuitamente i tuoi alcolici ogni volta che entro qui.” “Scordatelo! Ti concedo solo una settimana di consumo gratuito.” “Due mesi.” “Una settimana!” “Un mese!” “Ultima offerta 10 giorni!” “ANDATA!!!” “Aspetta, guarda che se perdi mi dovrai fare una protesi nuova capito.” Gazan annuì con fretta per mettersi subito a lavoro, invitò persino il viaggiatore a vedere come svolgeva il suo lavoro, poco prima che il giovane insetto seguisse Gazan alla sua bottega si girò per ringraziare il locandiere il quale prima gli fece l’occhiolino, poi, gli disse “Stai pronto a correre.” il viaggiatore all’iniziò non capì ma quando venne richiamato da Gazan, dovette affrettarsi per raggiungerlo.

A pochi metri di distanza dalla locanda di Troll c’era la bottega di Gazan, appena entrati Gazan accese torce e lumi, mostrando le innumerevoli armi e armature esposte e appese ad attacca panni e al muro.
Vi erano armi di tutti i tipi: lance, mazze, picche, martelli, kunai, aculei e asce.
Per tutta la lunghezza di un muro c’erano solo vasi contenti minerali usati per forgiare le armi, al centro della stanza c’era un incudine ammaccato e di fianco un grande fucina.
Gazan si tolse il mantello, prese un paio di guanti di pelle scuri e un grambiule di pelle dello stesso colore con una tasca al centro pieno di martelli e pinze, poi scelse uno stampo che fosse più o meno della stessa misura degli artigli.
Prese un po’ di legno secco e carbone, lo mise al centro della fucina, con delle pietre focaie accese il fuoco e vi posò gli artigli.
Dai vasi dei minerali prese: 10 pezzi di minerale terreo, 6 pezzi di pietra arenaria, 2 pezzi di pietra calcarea e un pugno abbondante di pezzi di ossidiana.
Quando gli artigli si ammorbidirono abbastanza per il calore li tolse dal fuoco, li mise sull’incudine e cominciò a martellare con vigore gli artigli finché non divennero piatti.
Riprese lo stampo e fece un altro piccolo paragone di dimensioni, subito dopo ricominciò a martellare gli artigli per ridurne di poco le dimensioni, poi mise a sciogliere i pezzi presi dai vasi in un calderone a parte. Mentre cercava di ridurre sempre di più le dimensioni, per sbaglio ruppe gli artigli che si sbriciolarono in piccoli pezzi… ma quando riposò lo sguardo sul calderone dei minerali, prese i pezzi degli artigli e li mise nel calderone.
Quando tutto fu sciolto, mise il contenuto rovente nello stampo anzi, gli stampi, perché ne prese un altro uguale mentre i minerali e gli artigli erano lasciati fondere. Versò metà in uno stampo e l’altra metà nell’altro, fece in modo che il materiale rovente di ciascuno stampo si focalizzasse solo su un lato dello stampo.
Quando si raffreddò un pochino, Gazan ruppe gli stampi liberandone il contenuto per poi rimetterlo sul fuoco, ammorbidirlo un pochino, e iniziare nuovamente a martellare per le rifiniture finali.
Dopo una lucidata veloce e sistemata l’impugnatura, prese una custodia adatta e mostro al cliente il risultato: due scimitarre gemelle che si possono unire in un’unica scimitarra per occupare meno spazio nella fodera. Gazan pieno di orgoglio diede le armi al viaggiatore, il quale le osservava con gioia perché finalmente pronte e con ammirazione per l’ottimo lavoro svolto.
Quando il viaggiatore si rivolse a Gazan per ringraziarlo, lui si era cambiato rimettendosi il mantello e impugnò la sua lancia “Ora è il momento di pagare.” disse Gazan “P-p-pagare?” disse sorpreso il viaggiatore “Aspetta ma io… io ti ho offerto da bere.” “Hai pagato Troll per offrirmi bere, ma ora devi pagarmi per aver forgiato le tue scimitarre… e se non hai Geo, affrontami e se mi batti il non dovrai pagare.” in quel momento nella testa del viaggiatore solo una parola regnava sovrana “SCAPPA” e con una botta di adrenalina si mise a correre fuori dalla bottega nonostante la tempesta, senza guardarsi indietro proseguì per la sua via, ma Gazan con gli corse dietro e lo raggiunse in poco tempo e nel tentativo di colpirlo con la lancia a finito per strappare l’unica spalliera integra dello zaino del viaggiatore.
Provò più volte a infilzarlo con la lancia ma ha finito solo per strappargli il mantello e procurargli un taglio profondo sul braccio sinistro.
Dopo quel colpo il viaggiatore si ritrovò ben presto a terra infreddolito e prossimo a fare una brutta fine, ma poco prima che Gazan gli diede il colpo di grazia, qualcosa nella vespa gli impedì di proseguire, una fitta profonda allo stomaco lo fece contorcere finché non cadde in ginocchio davanti al viaggiatore per poi vomitare tutto il DDT che aveva bevuto ad oltranza alla locanda.
Il viaggiatore ne approfittò per ricominciare a correre, quando Gazan smise di vomitare si accorse di aver perso la sua preda… ma aveva lasciato indietro il suo zaino, così lo prese pensando che se non morirà per il freddo sarebbe tornato per lo zaino.

Il viaggiatore non smise di correre finché il villaggio non era lontano abbastanza da essere a malapena un punto lontano, ma la verità era che il viaggiatore non aveva idea di dov’era finito, in preda al panico si era messo a correre alla cieca e ora, era perso.
La corsa lo fece sudare come non aveva mai fatto in vita sua e il clima freddo misto al suo mantello rovinato lo stavano facendo congelare.
La neve e il vento soffiavano così forte che mancava poco che il viaggiatore prendesse il volo, con passo lento continuava ad avanzare, si ripeteva nella testa “Finchè vai anche solo dritto arriverai in un posto migliore” anche se si trovava in mezzo al nulla e non sapeva dove stesse andando, non poteva e non doveva fermarsi o sarebbe morto.

Passo dopo passo, prossimo a perdere i sensi, la presa sul fodero con le scimitarre si alleggeriva sempre più, gli occhi pesanti e la volontà che lo abbandonava.
Ma all’ultimo passo il suo volto sbatté contro qualcosa, sembrava un muro, sforzandosi di mettere a fuoco la vista riuscì a capire cosa si trovava di fronte, una casa.

Si guardò attorno, non c’erano altre case, non era tornato a Gelia, per fortuna.
Si mise a cercare una porta e quando la trovò vide che la porta era semi aperta, lui entrò di fretta e furia e chiuse la porta serrandola con asse di legno.
Si accasciò a terra senza forze, ma felice, era salvo, ma quella sensazione si fermò quando senti passi pesanti che avvicinavano.
Il viaggiatore si alzò di scatto e si voltò verso la fonte dei passi, una figura molto alta, se il viaggiatore avesse avuto un gemello nemmeno salendogli in testa avrebbe raggiunto l’altezza di quell’insetto.
Nonostante era avvolta in un mantello grigio di pelliccia si capì che era una donna dai lineamenti del suo corpo, non si capiva che razza di insetto era: il suo volto era coperto da una maschera con tre corna a corona, da dietro le corna finte si vedevano un paio di corna vere, una folta, disordinata e sporca chioma rossa spuntava da dietro le corna, quattro occhi, avambracci e stinchi completamente ricoperti di un’ispida pelliccia viola, le mani sembravano artigli giganti e un’armatura rossa a coprirle il busto.
Il viaggiatore in un secondo si ritrovò a balbettare nel tentativo di ragionare pacificamente con quella figura intimidatoria “M-m-m-mi s-scusi per l-l-l’intrusione signora, n-n-non sono attrezzato per affrontare la t-tempesta.” la donna rispose con un semplice “Lo vedo” con un tono in espressivo “P-p-posso restare? Finché non passa la tempesta?” chiese il viaggiatore, la donna non rispose gli diede le spalle e si diresse verso un tavolo con sopra quello che sembrava un… corpo? Il viaggiatore si guardò meglio attorno, dei deboli lumi illuminavano l’ambiente, il pavimento era ricoperto di polvere e i muri ricoperti di ragnatele, erano presenti delle casse piene di armi la maggior parte aghi e aculei.
Prima non aveva visto male sul tavolo c’era effettivamente il corpo di un insetto e la donna aveva preso una sedia e si era seduta davanti al tavolo, non stava facendo niente, lo guardava con quello sguardo vuoto, il viaggiatore si avvicinò per guardare con attenzione di che insetto si trattasse.
Sei zampe come gambe, due come braccia, un grosso addome, una maschera che gli copriva il volto, ma si notavano la presenza di sei occhi in volto la maggior parte del corpo era ricoperto di in ispido pelo scuro scolorito, indossava un mantello blu scuro rovinato, pieno di graffi e strappi.
Riconobbe l’insetto dopo qualche minuto, era un ragno dei cunicoli, tutto il suo corpo era ricoperto di tagli e graffi ormai seccati e dov’era situato il cuore vi era un buco molto profondo… non puzzava di putrefazione il corpo evidentemente era in uno stato di conservazione sotto sale o in alcol per evitare che marcisca e l’odore appesti l’aria della casa.
Il viaggiatore chiese alla donna “Chi è lui?” lei non rispose “Come si chiama?” lei continuò ad ignorarlo “Perchè vive in questa vecchia casa?” ancora una volta nessuna risposta.
Il viaggiatore capì che la donna le avrebbe dato risposte di alcun tipo, così ritornò vicino all’ingresso dove c’era più spazio, estrasse le scimitarre e cominciò ad agitarle. La donna si accorse di quello che stava facendo il suo “ospite” e quando per sbaglio a lui scivolò la spada dalle mani e volò nella sua direzione, lei fermò la spada, prendendola al volo con due dita.
Il viaggiatore era sorpreso della prontezza di riflessi della donna, ma mortificato del suo errore che avrebbe potuto farle male o peggio, la donna si alzò dal suo posto e diede un’occhiata alla spada “Ottima fattura, buona l’affilatezza, leggera eppure resistente… -rivolge il suo sguardo verso il proprietario della spada- cosa stavi facendo esattamente?” “I-i-io mi allenavo.” balbettò il viaggiatore “Ti allenavi con la spada senza sapere come si fa? Impressionante.” disse sarcastica la donna con tono saccente “L-lei sa come si usano?” chiese il viaggiatore.
La donna impugnò entrambe le spade chiese al suo ospite di prendere dei sassi e di lanciarglieli contro con tutta la forza che possiede in corpo, lui ubbidì, e lei con precisione e in un certo senso eleganza respinse o affettò i sassi che le arrivavano addosso senza fatica.
Il viaggiatore rimase a bocca aperta mentre lei restituiva le spade e si rimetteva seduta al suo posto, lui la raggiunse e le chiese “Dove hai imparato ad usare le spade in quel modo?” questa volta lei rispose “Da sola.” lui la guardò confuso e chiese di spiegarsi meglio “Sono autodidatta… ci ho messo anni a diventare brava.” “…puoi insegnarmi?” chiese il viaggiatore a bassa voce, lei rispose secca “No.” “Per favore, io… farò qualsiasi cosa tu voglia, ma ti prego insegnami.” disse il viaggiatore, al che la donna rispose “Sei proprio un essere senza orgoglio, o rispetto per te stesso, sei disposto a farti schiacciare per avere quello che vuoi… sembri essere a un passo all’essere adulto, dovresti comportarti come tale.” “Ma sei così brava, potresti essere una grande maestra d’aculeo.” “Hai detto la parola giusta… ‘potresti’ perché non lo sono e non lo sarò… e lui è il motivo.” disse indicando il ragno “Lui… era il maestro Xox, grande maestro d’aculeo e poi tradito dal suo migliore allievo.” “Temi che possa essere come Gazan? Ma io non sono come lui.” “Dicono tutti così.” “Come puoi generalizzare così?! Tu non sai niente di me, l’unica cosa su cui hai ragione è che non so come usare queste scimitarre… io non so niente di te, ma mi sembri un insetto molto triste.” lei rivolse uno sguardo curioso verso il viaggiatore “Io non so che cosa hai passato con lui -disse indicando il Xox- ma se stai aspettando che si rialzi, ti stai solo dimenticando di vivere.” lei si alzò alterata dalle parole del viaggiatore e con la mano lo prese per il mento prima di ringhiargli contro “Smettila! Smettila di provare a scavare nella mia testa per capire come convincermi a fare qualcosa che non voglio.” lei lo lascia andare facendolo cadere “Guardami attentamente, vivo nella casa che apparteneva a un vecchio bastardo morto, senza lavoro e isolata dal resto del mondo… se vuoi un maestro vero vai a cercare uno vero! Uno con schiere di allievi, non dovresti affidarti al primo mostro che hai incontrato che sa maneggiare una spada.” la donna si rimise a sedere mentre il viaggiatore lentamente si rialzò, “Io se non imparo a combattere con la spada, sono morto, tu non ne hai bisogno ma sembri più morta di me…” il viaggiatore ritornò nella zona dell’ingresso ma non per improvvisare nuovamente a usare le spade, si sedette sulla finestra e iniziò a guardare le neve trasportata dal vento mentre quest’ultimo ululava furioso.

Mezz’ora dopo, il viaggiatore si era addormentato lì, la donna invece era ancora sveglia, si tolse un attimo la maschera per massaggiarsi gli occhi e quando finì si rimise la maschera.
Poco prima di andare al piano di sopra per dormire un po’ anche lei, il suo sguardo si posò su un ago grande quasi quanto lei che sporgeva dalle casse.
Anche se era abituata a quell’arma fuori posto, solo in quel momento le sembrò effettivamente un problema, si avvicinò per prenderlo e metterlo in un posto più adatto, quando lo impugnò vide il suo riflesso nell’ago e pensò “Ho un aspetto terribile” si vedeva come l’ombra dell’insetto che era prima, poco prima di mettersi a cercare un nuovo posto per l’ago vide una scritta incisa sull’impugnatura dell’arma… diceva: coloro che non condividono la propria forza, non impareranno mai.
Non l’aveva mai notata prima, forse perché era la prima volta che impugnava quell’arma, guardando in direzione del suo ospite sentì le parole che le disse poco tempo prima rimbombarle nella testa, lei era già morta, dentro.

Il giorno dopo la tempesta era finalmente cessata, il suolo era completamente ricoperto di neve, l’aria era gelida e si poteva vedere il respiro congelato quando si espirava dalla bocca.
Il viaggiatore si svegliò di mala voglia, aveva dormito seduto e la schiena gli doleva e lui stesso si sentiva poco riposato, quando si “svegliò” rivolse lo sguardo verso la donna, la quale stava meditando sul pavimento.
Il viaggiatore visto lo schiarimento del clima, prese la custodia con le sue scimitarre e si preparò a partire “Grazie per l’ospitalità… addio.” disse il viaggiatore mantenendo l’educazione nei confronti della donna, anche se lei rimase a testa bassa al suo posto senza rispondere.
Ma poco prima di lasciare la casa lei disse una parola “Naila.” il viaggiatore si girò verso lei confuso, a quel punto lei si alzò e disse “Il mio nome: è Naila.” fece un passo in avanti “Quella tua richiesta di ieri sera… sei ancora sicuro di volere che ti insegni a combattere?” chiese con un tono serio e deciso mentre passo dopo passo si avvicinava lentamente al viaggiatore fino ad essere a pochi passi da lui, il quale dopo un attimo di sorpresa rispose positivamente.
Naila aggiunse “Da ora in poi voglio che tu mi chiami…” prima che lei concludesse la frase alle sue spalle, l’ago che ieri sera impugnò si mosse da solo e si lanciò contro Naila minacciandola di colpirla alle spalle, ma lei senza girarsi lo prese al volo sull’elsa facendo risuonare come un diapason le vibrazioni dell’ago, il viaggiatore spaventato fece un passo indietro mentre Naila continuò “...Maestra Naila -lo punta con la lama dell’ago- se vuoi imparare a combattere sotto la mia guida, da te mi aspetto il massimo.” lo sguardo del viaggiatore s’illuminò di ammirazione e fece un inchino in segno di rispetto.

“Prima di iniziare ragazzo, dimmi, qual’è il tuo nome?” “Mi chiamo Mas.”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: L'allenamento. ***


Capitolo 2: L’allenamento.

 
 

Naila prima di iniziare l’allenamento di Mas disse: che doveva equipaggiarsi come si deve. Così diede a Mas un nuovo mantello, tutto grigio con la pelliccia cucita sul colletto e all’interno, per farsi soffrire meno il freddo e una corazza uguale a quella che indossava lei.

Dopo che Mas si cambiò, Naila gli disse di seguirla, i due corsero, corsero e corsero finché a Mas non c’era più fiato nei polmoni mentre Naila sembrava ancora carica per continuare a correre “Perchè… stiamo… correndo così?” chiese Mas già stanco “Non devi imparare solo ad impugnare un’arma, devi anche allenare il corpo… e andare a caccia con una mattutina è buono sia come allenamento base che per trovare cibo… faresti bene a riprenderti in fretta perché non ci fermeremo finché non troveremo una preda e se non la troviamo non mangeremo, sono stata chiara?!” disse Naila con tono alto e serio, Mas annuì nervosamente prima si riprendere la corsa.
Dopo qualche minuto finalmente trovarono qualcosa: un moscobue. Che volava pigramente a neanche un metro di altezza, Naila con un colpo secco di ago lo abbatté e iniziò ad affettarlo, una parte della carne l’ha data a Mas col compito di portarla a casa l’altra parte l’avrebbe portata lei.
Quando i due furono pronti a tornare indietro, Naila impose a Mas non solo di correre ma di saltellare mentre lo fa, per tutta la strada fino a casa.

Una volta tornati Mas era completamente esausto e affamato, così i due si affrettarono ad accendere un falò e cominciare ad arrostire la carne, non era saporita come il piatto che il giorno prima aveva mangiato alla taverna di Troll ma era pur sempre meglio di niente.
Non mangiarono tutta la carne, ne risparmiarono un po’ per il resto della giornata, finito di mangiare Naila rientrò in casa e diede a Mas due bastoni di legno di dimensioni simili alle sue scimitarre “Non sei ancora pronto per usare le spade, imparerai le basi con quei bastoni, giusto per evitare che ti faccia troppo male.” disse Naila mentre mostrava a Mas la posizione di difesa base per il tipo di arma di Mas.
Ovviamente Mas la sbagliò e Naila lo corresse dopo avergli dato una botta con l’elsa dell’ago, Mas fece pratica per tutta la mattinata con la sua maestra e dopo pranzo iniziarono un altro tipo di allenamento, composto da una lunga serie di piegamenti e flessioni.
Finito i piegamenti e le flessioni i due si presero una pausa di meditazione, l’unica regola era rilassare il corpo, ma non troppo più tardi avrebbero continuato gli allenamenti sulle pose e i movimenti da fare con la spada.

Scesa la sera i due si sedettero intorno al fuoco e mentre mangiavano, Mas per gioco mostrò a Naila una danza improvvisata con i suoi bastoni d’allenamento pensando di far ridere la maestra, senza riuscirci, lei preferì rientrare in casa e preparare un’amaca dove Mas avrebbe potuto dormire.

Il giorno dopo si svegliarono più presto per cominciare la caccia e gli allenamenti, corsero, cacciarono, rientrarono per mangiare, poi pratica con i bastoni, poi piegamenti e flessioni, meditazione e per il resto del giorno ancora pratica coi bastoni prima di cena.
Il giorno dopo ancora di nuovo sveglia presto, corsa, caccia, cibo, pratica, piegamenti, meditazione, pratica, cibo e sonno.
Per diversi mesi fu questa la routine di Mas e Naila, lei diceva che era bene imparare le tecniche di lotta mentre si sviluppa un po’ forza con allenamenti base, per irrobustire il corpo e fargli imparare come muoversi in automatica in maniera istintiva quando sarebbe giunto il momento.
Mas quasi ogni sera provava a movimentare la serata facendo battute, raccontando storie e ballando goffamente cercando di divertire la maestra, non era per compiacerla voleva solo ridere e divertirsi oltre ad allenarsi e chissà da quanto tempo Naila non rideva.

Anche se Mas non riusciva a farla ridere, aveva notato che in certo senso Naila si stava ammorbidendo, un pomeriggio prima di meditare Naila lasciò l’ago nella sua cassa e vedendo una sagoma a forma di ago in mezzo a un mucchio di polvere le fece capire che fosse arrivato il momento di dare una pulita alla casa e allievo a maestra passarono la giornata a pulire.
Una sera di tempesta faceva particolarmente freddo anche dentro casa, e Naila prima di andare a dormire vide Mas sonnecchiare sulla sua amaca e pensando che potesse prendere freddo glitolse il mantello, per poi metterglielo addosso come una coperta.
Un giorno i due mentre cacciavano trovarono un fiume da cui procurarsi acqua da bere e, in un certo senso per darsi una lavata, Mas si fece un bagno senza pensarci due volte mentre Naila si lavò solo i capelli, a fine lavaggio i suoi capelli lucenti e morbidi come non lo erano da tanto tempo la rendevano in un certo senso bella.
E una sera finalmente Mas riuscì a farla ridere, facendo un imitazione improvvisata di un insetto che aveva conosciuto a Pulveria: Zote.

Dall’inizio dell’allenamento di Mas passò precisamente un anno, e stava iniziando a notare i risultati, i suoi piedi lo portavano ogni giorno sempre più lontano e correva sempre più veloce, mentre con i bastoni divenne così abile in difesa e attacco che Naila lo giudicò pronto per cominciare ad allenarsi “seriamente” utilizzando le sue scimitarre “Mi raccomando Mas, ricordalo sempre queste sono spade doppie… le due metà della stessa arma, non considerarle separate perché non lo sono, sono due diverse parti della stessa unità.” le disse Naila quando finalmente potè estrarle dalla fodera, finalmente anche lui avrebbe potuto cacciare con lei, infatti quel giorno trovarono un branco di Terravori e insieme ne uccisero in tutto una decina per colazione, pranzo e cena.

Il giorno dopo Naila quando svegliò il suo allievo, gli diede una notizia che emozionò non poco Mas “Mio caro studente, c’è una cosa che ho dimenticato di dirti ieri… ora che puoi allenarti con le tue spade, credo sia anche giunto il momento di insegnarti il mio stile di lotta, le mie tecniche segrete e di iniziare a fare pratica con duelli amichevoli.”

Dopo la caccia e aver mangiato, si ritrovarono l’uno difronte all’altro, Mas si mise in posizione di guardia e così fece Naila.
L’aria sembrava più pesante per Mas, abituato a scappare cercava di imporre al suo corpo di non correre, non era un combattimento serio non sarebbe morto anche in caso di sconfitta.
Cercando di regolare respiro e battito cardiaco Mas faceva respiri profondi e calmi, quando si sentì pronto fece cenno a Naila di iniziare, la quale non aveva mosso un dito vista l’ansia dell’allievo e aspettava che fosse lui a darle il via.
Naila impugnato il suo ago lo lanciò come una lancia contro Mas, lui si difese con prontezza, deviando l’ago con uno scontro di spade, ma a quella distanza ravvicinata, notò un filo molto sottile che rifletteva la luce legato all’elsa dall’ago e che la sua origine era proprio Naila.
Infatti Naila riavvolse il filo fino a re impugnare l’ago e a darsi alla carica contro Mas, lei decise di optare per un fendete dall’alto verso il basso, Mas parò il colpo ma non vide il piede di Naila che invece lo colpì con violenza nello stomaco, facendo perdere a Mas la prese sulle scimitarre e lo fece volare di un paio di metri.

Naila resasi conto di aver usato troppo forza raggiunse Mas con filo di preoccupazione dentro di se, “Mas? Stai bene?” Mas si teneva la mano sulla parte colpita e la sua voce era alterata dal dolore, “Sto bene, ma mi hai fatto molto male.” disse Mas “Oh bestia, scusami ho usato troppa forza.” rispose Naila mentre aiutava il suo studente a rimettersi in piedi, Mas si teneva ancora la mano sulla parte dolorante ma riuscì a formulare “Perchè quel calcio?” “Vedi Mas, a parte il mio errore di prima, questa è una base della prossima lezione, in tutte le arti del combattimento c’è un punto d’incontro, non utilizzare mai sin da subito e sempre il 100% della propria forza, bisogna colpire in dei punti sensibili con attacchi meno forti del tuo massimo per indebolire lentamente il nemico finché non comincia a vacillare e SOLO allora bisogna dare un colpo secco, e lo stesso peso del tuo avversario diventerà la sua rovina… per quanto riguarda il calcio di prima, è la base della mia tecnica, usare l’arma per difendersi dall’arma del nemico e come distrazione, ogni combattimento con un avversario armato bisogna tenere d’occhio l’arma per evitarla o difendersi, ma senza rendercene conto entrambi apriamo dei spazi che sono dei bersagli perfetti con un pugno con la mano libera, oppure, un calcio.” “Ho capito! Con la spada ti difendi ma con il resto del corpo combatti e quando è stanco il colpo di grazia.” esultò Mas ottenendo degli elogi dalla sua maestra.
Allievo e maestra passarono la mattinata a lavorare sulla difesa e l’offesa cercando di tradurre lo stile armato con ago di Naila nello stile di armato con scimitarre gemelle per Mas, dopo pranzo Naila fece una lezione a Mas sull’importanza del prendersi cura regolarmente delle proprie armi, lucidarle, affilarle e in buono stato.
Quella sera, mentre cucinavano la carne cacciata, Mas si rese conto che Naila sembrava giù di morale, forse stava ripensando al calcio di quella mattina, così Mas si alzò e per tranquillizzare la maestra si mise a canticchiare e a ballare un motivetto inventato sul momento per dimostrare alla maestra di stare bene e che non si doveva preoccupare.
Naila all’inizio non era convinta delle parole di Mas, ma poi lui la prese per le mani, la fece alzare e la incoraggiò ad unirsi a lui nella canzone improvvisata e nel ballo.

Caldo e freddo,
piacere e dolore
con te non è un problema l’odore,
o le botte che prendo.

Una grande forza
ti guida in ogni mossa,
e dei nemici rimangono solo le ossa
tu sei buona sotto questa dura scorza.

Con le tue potenzialità
non è un problema se sbagli
l’importante è che non ti abbagli
se vivere in tranquillità.

Alla fine Naila non potè fare a meno di ridacchiare e unirsi al balletto di Mas, i due quella sera non mangiarono preferendo passare il tempo cantando e ballando finché la stanchezza non iniziò a farsi sentire e convincerli a dichiarare finita la giornata e andare a dormire.
Il giorno dopo solo Mas sembrò alzarsi pieno di energie e pronto a iniziare la giornata, Naila invece era visibilmente assonnata e stanca “Vuoi dormire un altro po’?” chiese Mas, Naila annuì e anche se Mas non poteva vedere la faccia di Naila per via della sua maschera, per lui era evidente che Naila stava sorridendo “Erano anni che non mi divertivo così.” disse Naila “Eheheh immagino, riposati ancora un po’, vado io a caccia.” disse Mas mentre Naila si sdraiava di nuovo sulla sua amaca, poco prima che Mas uscisse di casa si rivolse di nuovo a Naila per dirle un’altra cosa “Lo sai… sei molto più felice di quanto tu fossi un anno fa, hai una aria molto più viva adesso.” e con questa frase, Mas uscì.
Naila aprì gli occhi ripensando alle parole di Mas, prese il suo ago, si tolse la maschera e si diede un’occhiata “Un’aria più viva?” questa frase rimbombava nella testa di Naila, più guardava il suo riflesso più pensava all’ultima volta che lo aveva fatto e riteneva di avere un aspetto orribile, e che effettivamente sembrava e si sentiva di nuovo viva come quando era più giovane.
Ma poi una domanda le sorse spontanea “Ma perché mi sono ero ridotta così?” e in un secondo le venne la risposta… in quel momento qualcosa in Naila si ruppe.

Un’ora dopo, quando Mas tornò con il cacciato, lui non vedeva l’ora di cominciare una nuova sessione di allenamento, ma quando aprì la porta vide una scena che lo lasciò a bocca aperta: la casa era a soqquadro, tutte le armi presenti in casa conficcate sulle colonne portanti o sui muri della casa, sui pavimenti e le pareti c’erano segni di artigli misti a sangue, pugni e calci, Naila era in piedi al centro della stanza, stava tremando, il suo respiro era affannato, dalle mani ferite e piene di schegge sembravano estremamente doloranti.
Mas non capì, perché Naila aveva fatto una cosa simile, anche se fosse in preda in un impeto di rabbia, poi Mas guardandola meglio, vide che non era avvolta dal mantello e che non indossava la sua maschera.

Il suo volto bianco, zanne ben visibili dalla bocca anche se chiusa, occhi rossi come i capelli e dalla schiena si potevano notare un paio di ali di farfalla.
Naila era una farfalla? No, le farfalle non hanno la pelliccia, una falena?
No no, le falene hanno la pelliccia solo intorno al collo e poi, falene e farfalle non hanno corna, zanne e artigli.
Ma allora che cos’era?

La confusione regnava nella mente di Mas mentre Naila ringhiava come un animale, sembrava sul punto di esplodere tanto tremava e prossima a fare strage, ma quando il suo sguardo si posò su Mas, la rabbia svanì, sembrò essere tornata in se.
Provò a parlare, ma non emise una parola, allungò una mano in segno di pace, ma quando vide il sangue su di essa e anche sull’altra mano, il suo respiro si fece veloce e singhiozzante finché alla fine lei non cadde in ginocchio, in lacrime.

Naila si copriva il volto con le mani, mentre continuava singhiozzare non faceva che ripete “Lo sapevo, avevano ragione, sono un mostro.” Mas non aveva mai visto Naila così, era la seconda volta che la sentiva darsi del mostro.
Mas si avvicinò alla sua maestra lentamente, per la prima volta Naila sembrava… fragile, Mas voleva dirle qualcosa, voleva farla stare meglio, ma non trovava le parole, aveva paura che se si fosse espresso male e se non avesse trovato le parole giuste l’avrebbe ferita ancora di più.
Mas prese da terra il mantello di Naila e glielo mise sulle spalle, Mas non disse nulla per tutto il tempo, si limitò a ad abbracciarla.

Naila riprese la sua maschera, si coprì il volto e ricambiò l’abbraccio, anche se le facevano tremendamente male le mani.
“Scusami Mas… forse avrei fatto meglio a non tenerti all’oscuro di tutto… questo.” disse Naila indicando se stessa, Mas non rispose, la fissò con attenzione e preoccupazione, Naila prese coraggio e decise di dirgli tutta la verità riguardo lei stessa, dal passato fino alloro incontro.
“Mas… hai mai sentito parlare della valle incantata? Quella valle è la culla ancestrale di tutte le farfalle, tutte le farfalle nascono e crescono lì, poi c’è chi se ne va per un motivo o per un altro e c’è chi rimane… una cosa che forse non sai sulle farfalle, è la loro cultura del diverso, nella valle incantata sono ammesse solo le farfalle, gli altri insetti non sono ammessi… la farfalle notoriamente non sono guerriere, ma un insetto indesiderato nella valle deve sparire con le buone o con le cattive… lo stesso valeva per gli ibridi, chi nasce ibrido viene visto come un abominio in quella terra, infatti io sono una ragnarfalla… mia madre era una farfalla, mio padre un ragno… più di quarantanni fa un ragno dei cunicoli maestro d’aculeo arrivò nella valle, riuscì a trovare una donna gentile disposto a ospitarlo e dargli uno spazio dove potesse mettere su la sua palestra e insegnare l’arte dell’aculeo… per due anni i due insetti vissero sotto lo stesso tetto, e si avvicinarono, molto, fino al giorno in cui il ragno visto il numero di studenti praticamente inesistente, decise di riprendere il suo viaggio verso nuove mete… l’unica cosa che non sapeva quando è partito, era che la farfalla aveva deposto un uovo avvolto nella seta poco dopo la sua partenza… quando i genitori di quella farfalla lo vennero a sapere dell’accaduto, non furono clementi con la loro figlia, aveva dato asilo a un mostruoso ragno, si era concessa a lui, è stata sedotta e abbandonata mentre aspettava suo figlio… lei voleva dare via l’uovo, ma i suoi genitori non glielo permisero, le dissero che se voleva la redenzione per le sue azioni avrebbe dovuto prendersi le sue responsabilità, aspettare che nascesse il cucciolo e crescerlo da sola fino a che non avrebbe raggiunto l’età adulta e avrebbe lasciato la valle… mesi dopo nacqui io, il mostro della valle, la ragnarfalla… l’unico abitante della vale che nonostante le ali non può volare, a quanto pare il mio corpo mezzo ragno è troppo pesante per permettere alle mie ali di farmi volare come le altre farfalle, molti mi consideravano solo un altro fenomeno da baraccone per il circo dell’aurora, non sono il primo ibrido di quella terra, un tipo strano mezzo pipistrello mezzo farfalla lo fondò per dare una casa e uno scopo a tutti gli ibridi ripudiati dalla società e la terra loro madre, nostra madre, lui ospitava anche farfalle normali che volevano viaggiare o che avessero delle malformazioni o mutilazioni per dare di nuovo splendore anche a loro… un uomo dal cuore d’oro, ma io non ho mai amato il circo, sembrava che non avessi una vocazione o un posto nel mondo, quando era piccola l’unico mio desiderio era rendere mia madre felice, provavo a ballare ma non avevo grazia, provavo a cantare ma ero stonata, provavo a suonare ma tutto ciò che toccavo si distruggeva… per mia madre ero solo un peso e una delusione, disperatamente volevo vederla fiera di me, ho represso me stessa solo per compiacerla… ma niente la rendeva felice. Poi una sera mentre pulivo la soffitta trovai una cassa piena di pergamene, erano tutte firmate da un certo: Xox. E raffiguravano movimenti, pose e gesti per combattere con l’aculeo… aspettai che mia madre si addormentò e passai tutta la notte a leggere quelle pergamene, e poi un giorno come tanti decisi di smettere leggere e provare… nella valle c’era uno spiazzo segreto vicino alla discarica, completamente isolato, perfetto per passare del tempo per conto mio e con potenziali materiali d’allenamento… usando vecchi bastoni come aculei e altri rifiuti come bersagli o manichini d’allenamento imparavo a combattere, e con il tempo ciò che imparavo dalle pergamene ho imparato a farlo meglio, rielaboravo le tecniche, creavo il mio stile, avevo trovato qualcosa in cui ero brava… ma dovevo tenerlo segreto, mia madre non lo avrebbe approvato e io sentivo che dopo anni passati a cercare in vano di compiacerla, mi meritavo di essere felice a modo mio. Riuscì a tenerlo segreto fino al mio ultimo anno prima di diventare adulta, mia madre mi scoprì, non disse nulla, se non: sei proprio come lui. Aspettammo di tornare a casa prima di parlare seriamente di molte cose che mia madre mi ha tenuto segreto… lei mi disse tutto quella sera, da come il maestro Xox fosse in realtà mio padre, di come la mia nascita indesiderata e il suo abbandono le rovinò la vita e che i miei nonni le hanno imposto di crescermi finché non fossi diventata adulta… quella sera dopo il discorso di mia madre ci mettemmo a fare le valigie, le mie valigie, il momento che lei aveva atteso per anni era finalmente arrivato, io non ero più una sua responsabilità, e io sapendo che chissà dove per il mondo avevo un padre dal quale avevo ereditato la passione per l’arte del combattimento mi dava una ragione di vita per mettermi in viaggio e recuperare il tempo perduto. Nel corso della vita imparai a nascondere il mio aspetto sotto maschere e mantelli, per quanto il mio obbiettivo fosse chiaro, non avevo idea di dove trovare Xox, passai tre anni a girovagare in cerca di un indizio su di lui, visitai quattro villaggi ma solo al quinto finalmente trovai un indizio, una donna vespa mi disse di averlo visto anni prima del mio arrivo e che se ne fosse andato lasciandola da sola con due gemelli figli suoi, quando lasciai quel villaggio la storia si ripetette più volte… in tutti i villaggi in cui Xox era stato e ha inaugurato la sua attività ci restava per pochi anni, si trovava un’amante o due partiva quando veniva a sapere di star per diventare genitore… dall’inizio del mio viaggio erano passati diciassette anni e ancora non lo avevo trovato, ormai i miei sogni di ricominciare con lui era belli che finiti, ma continuavo ad andare avanti… tanto non avevo nessun posto dove andare… che inconsciamente mi volevo illudere che tutte le sue amanti che ha avuto nel corso degli anni lo avessero frainteso, che si sbagliassero… quando poi arrivai a Gelia e venni a sapere di quello che gli accadde anni fa, corsi a cercare la sua casa, e quando la trovai e vidi lui… morto… … …” Naila sentì nuovamente la tristezza e le lacrime pronte a scendere “Il resto è storia… ho perso un anno a guardare il suo cadavere, quasi diciotto anni a inseguire un sogno che era stato strangolato nella culla anni prima, che in preda alla disperazione ho seguito… per poter essere finalmente felice… ho fatto tutto questo per niente…” Naila si rimise a piangere lacrime amare, mentre Mas le stava accanto in segno di consolazione.

Quando Naila finalmente smise di piangere, Mas le prese le mani e molto lentamente, MOLTO lentamente si impegno a rimuovere le schegge, purtroppo non aveva alcun tipo di preparazione medica o ingredienti medicinali si limitò a prendere dalle pareti la seta di ragno, raccoglierla e usarla come bende per fasciarle le mani e fermare lo scorrimento di sangue.
Quel giorno allievo e maestra non si allenarono per niente, mettere in ordine la mente di Naila aveva la precedenza, così i due si rimboccarono le mani e iniziarono a mettere in ordine la casa… pulirono dalla polvere, dalle ragnatele e dal sangue pareti e pavimenti, ma soprattutto, decisero che il corpo di Xox è stato lì anche fin troppo.

I due portarono il corpo fuori casa, Mas avendo le mani sane, si mise a scavare fino a ottenere una tomba che non fosse perfetta ma abbastanza da contenere Xox.
I due lo seppellirono lì, dopo interminabili minuti di silenzio passati in preghiera, Naila finalmente prese parola e intonò una canzone d’addio:

Per anni ti ho cercato
per mille notti ti ho sognato
volevo solo dirti: ti voglio bene.
Ma mi hai avvelenato col tuo sangue nelle vene.

In una speranza ho vissuto
in un mondo che rifiuto
padre perché mi hai lasciato?
Mia madre non ha amato,
nessuno mi ha amava
e mi chiedevo se a qualcuno interessava,
padre perché mi hai lasciato?
Padre perché ci hai abbandonato?
Padre perché te ne andato?

Padre, addio.
Padre, addio.

I due insetti restarono lì fino all’abbassamento delle temperature e dovettero per forza rientrare in casa, Mas non salì sulla sua amaca, non voleva lasciare sola la sua maestra nel suo momento più buio, i due dormirono nella stessa amaca quella sera.
Il giorno dopo Mas e Naila non si alzarono per allenarsi, Naila era ancora sconvolta e le serviva più tempo, decisero di prendersi di tempo per far guarire le mani di Naila e per lasciare che lei parlasse dei suoi problemi i maniera un po’ più aperta, che desse sfogo ha pensieri e frasi che si portava dentro da troppo tempo.

Da quel giorno passò un altro anno… Naila continuò a insegnare a Mas i suoi segreti, Mas continuò ad aiutare Naila a liberarsi la coscienza dai suoi dubbi e le sue emozioni represse, finché un giorno finalmente, Naila non disse a Mas le seguenti parole “Hai imparato bene le mie tecniche, hai imparato tutti i miei segreti… ormai non ho più nulla da insegnarti.” Mas rispose “Non hai più nulla da insegnarmi? Credi che io sia pronto solo per questo? Io sento di avere ancora bisogno di te maestra.” Naila si abbassò all’altezza di Mas “Io so, che sei pronto, anche se tu non lo vedi… se ne vuoi la conferma, torna a Gelia, c’è qualcuno che aspetta.” Mas sussultò alle parole della sua insegnante “Ma io ho paura.” “Ed io ti ho insegnato a trasformarla in forza, e in coraggio, è tempo che tu affronti il tuo passato Mas… so che non mi deluderai.” “Sei… sei sicura?” chiese Mas, Naila si tolse la maschera mostrando a Mas il sorriso più sincero e orgoglio che potesse mostrare “Quando lasciai la valle incantata, pensai di essere alla ricerca del genitore che non ho mai avuto, ma il destino ha voluto che trovassi il figlio che ha riempito il vuoto che avevo dentro… spero che tu non mi consideri troppo sfacciata per queste mie parole, ma è così che ho imparato a vederti in questi due anni… e so che qualsiasi cosa tu farai la fuori, sarai grande… ora va e rendimi fiera figliolo.” concluse Naila abbracciando forte Mas, il quale ricambiò l’abbraccio con un forte desiderio di non lasciarla, ma lui sapeva che lei aveva ragione.

Quando i due si lasciarono, fecero un inchino in segno di rispetto tra di loro… e Mas si incamminò, verso il villaggio del freddo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Conto in sospeso. ***




Capitolo 3: Conto in sospeso.

Lungo la via per raggiungere Gelia, Mas era solo con i suoi pensieri, vorrebbe scappare e si ripete mentalmente che è una pessima idea, ma il suo corpo si muoveva da solo come ad andare ad affrontare la sfida che la sua maestra gli ha affidato nonostante le paure di Mas.
Arrivato a metà strada un leggero vento freddo si alzò dalle spalle di Mas, come a volergli dire di proseguire, anzi, lo spingeva più velocemente verso la direzione del villaggio.

Quando finalmente raggiunse il villaggio, il suo primo pensiero era quello di ammirarlo, due anni fa lo vide a malapena attraverso una feroce tempesta e per non morire congelato e in seguito infilzato dal fabbro locale, ed è dovuto scappare.
Rimase lì a guardare il villaggio in silenzio, a studiarlo con lo sguardo come se volesse stampare nella sua mente la sua immagine, ogni singolo dettaglio conta, non si lasciava sfuggire nemmeno le facce degli abitanti… solo che a un certo punto, Gazan dalla sua bottega fece la sua comparsa, era diretto alla locanda di Troll ma quando per caso il suo sguardo incrociò quello di Mas, lui fermò.
Dato il suo alcolismo, per lui era difficile riconoscere le facce o ricordare eventi particolari in generale, ma quando vide Mas una sensazione di familiarità colpì Gazan, lui si avvicinò lentamente a Mas per permettersi di pensare e sforzarsi di ricordare.
Poi vide la custodia con le scimitarre che portava sulle spalle e in un secondo Gazan riconobbe l’insetto difronte a se, “Oh oh che cosa abbiamo qui?” disse Gazan “Vedo che sei tornato stronzetto.” per Mas fu semplice ignorare l’insulto, ma non lo sguardo di Gazan che si trasformava in un ghigno mentre sguainava la sua lancia “Il mio nome è Mas… sono passati due anni, credo che possiamo seppellire l’ascia di guerra.” “Lo sarà solo se pagherai il tuo debito, oppure se mi prendo la tua testa… quelle tue corna saranno utili per forgiarmi un elmo, sai ti devo ringraziare per la tua richiesta di due anni fa mi hai ispirato a migliorare la mia tecnica di fabbro, e a non sprecare le parti del corpo dei miei avversari.” Mas sguainò le scimitarre e si mise in posizione di guardia “Vedo che hai maturato un paio di palle in questi due anni… ma non basterà.” Gazan in un secondo raggiunse Mas con un balzo e minacciò di infilzarlo, ma Mas si difese parando il colpo e respingendo l’aggressore, Gazan si rilanciò all’attacco cercando di colpire Mas con un fendente dall’alto.
Mas lo bloccò, Gazan continua feroce con i suoi attacchi continui cercando di ridurre il più possibile la distanza tra lui e Mas così da poterlo finire alla prima occasione, più le loro armi si scontravano più il rumore della battaglia si intensificava attirando gli insetti abitanti del villaggio che incuriositi uscivano dalle loro case per vedere cosa stava accadendo, la difesa di Mas si rivelò molto più alta di quella di Gazan e quando quest’ultimo provò a colpirlo di nuovo dall’alto, Mas senza accorgersene fece una giravolta evitando l’attacco e poi diede una gomitata in faccia a Gazan.
La mossa di Mas non era molto forte, ma avendo colpito Gazan alla mascella lo ha destabilizzato abbastanza, quando Gazan si riprese dalla botta guardò Mas stupito mentre si massaggiava il punto colpito, Mas era incredulo di ciò che aveva appena fatto, per Gazan quello era solo un colpo fortunato e ricominciò ad attaccare.

Mas parava, rifletteva e evitava gli attacchi grazie ai suoi riflessi misti a un istinto che aveva sviluppato con Naila ogni volta che i due si combattevano amichevolmente.
Dopo l’ennesimo affondo andato a vuoto di Gazan, Mas gli diede un calcio al fianco per destabilizzarlo e subito dopo gli diede un altro calcio mirando allo stomaco, Gazan dopo il colpo sibuto fece un balzo per mettere distanza tra lui e il suo nemico, riprendere fiato e far passare almeno un pochino il dolore.
Mas era incredulo del suo operato, una strana sensazione di forza sentiva crescere in lui e allo stesso tempo i suoi pensieri negativi si facevano sempre meno frequenti lasciando il posto a pensieri positivi, che fosse orgoglio? O magari era arroganza? Mas mandò via queste domande inutili al momento perché il suo incontro non era ancora finito, Gazan si stava rialzando, se davvero aveva la forza e la tecnica per vincere doveva sfruttarla per finire l’incontro.
Gazan frustrato si mise ad insultare Mas dandogli dell’imbroglione prima di lanciarsi alla carica, più Gazan attaccava, più Mas si difendeva e contrattaccava come Naila gli aveva insegnato, Gazan eseguiva un affondo, Mas parava e subito dopo diede un pugno a Gazan, Gazan ci riprova ma Mas gli affonda il ginocchio nello stomaco e inizia una serie di pugni alternati con delle gomitate.

Lo scontro si stava facendo duro, Mas sin dall’inizio ha rimediato solo qualche graffio mentre Gazan aveva subito diversi colpi che più volte lo hanno destabilizzato, e la sua pazienza è giunta al limite, Gazan si tolse il mantello liberando le ali e iniziare a ronzare.
Con Gazan che dominava il cielo, la velocità della vespa è aumentata a dismisura, Mas a fatica riusciva a parare i colpi e con Gazan a mezz’aria non poteva colpirlo in nessun modo.
La situazione si era ribaltata, Mas subiva colpi su colpi, la folla li osservava in silenzio, Troll si mise la testa tra le mani pensando di aver fallito nel suo intento proprio quando pensava di averlo salvato e Gazan rideva mentre tendeva agguati e i suoi attacchi si avvicinavano sempre più pericolosamente ai punti vitali di Mas.

Soddisfatto di aver ribaltato la situazione, Gazan pensò di finire il suo avversario dando uno spettacolo indimenticabile al villaggio che stava assistendo allo scontro, con il suo ultimo agguato ha afferrato Mas alle spalle e lo ha sollevato in aria di diversi metri, quando lasciò cadere Mas lui si lanciò in picchiata per attaccarlo ripetutamente mirando di proposito alle parti non vitali per poi finirlo quando avrebbe toccato terra.
Quando Mas era semi-svenuto e prossimo a colpire il suolo pensò che fosse finita, il suo senso dell’udito lo aveva abbandonato, sentiva solo un fischio continuo e acuto mentre il vento fortissimo soffiava sulla sua faccia, ma quando per un secondo, solo per un secondo riuscì ad aprire gli occhi, da quell’altezza con lo sguardo riuscì a individuare Naila nascosta dietro a una casa, che avesse seguito tutta la battaglia senza che lui se ne fosse accorto?
Perché era lì?
Mas non riusciva a capire, ma più la fissava più sentiva in lui crescere una sensazione mai provata prima e vista la presenza della sua maestra, lui si impose di non perdere l’incontro, non poteva deluderla, lei ha fatto tanto per lui, non poteva permettersi di perdere.
Rimise a fuoco la vista, strinse con tutte le sue forze le scimitarre e aguzzò l’udito, quando il ronzio delle ali di Gazan sarebbe stato abbastanza vicino a lui lo avrebbe colpito.
Mas concentrò tutta la sua attenzione sul suo senso dell’udito, il ronzio di Gazan si faceva sempre più vicino, sempre più rombante, sempre più forte e alla fine fece avvitamento che deviò la lancia di Gazan e lo colpì con violenza sulla schiena scaraventandolo al suolo.
Gazan si schiantò rumorosamente mentre Mas riuscì ad atterrare in piedi, quando Gazan si rialzò provò a rialzarsi in volo ma non ci riusciva e guardando si meglio le spalle si rese conto che la mossa di Mas gli aveva tagliato le ali lasciando una gigantesca e profonda cicatrice sulla schiena.
Gazan inorridito gli strillò contro “COME HAI OSATO?!?! LE ALI DI UNA VESPA SONO IL SUO ORGOGLIO UNA MOSSA DEL GENERE E’ UN INSULTO A TUTTA LA MIA SPECIE!!! TI UCCIDERÒ’ PER QUESTO!!!” Gazan corse alla carica con fretta e furia mentre Mas rimase fermo e impassibile, al massimo più determinato di prima a vincere questa lotta.
Colpo dopo colpo nessuno dei due dava segni di resa, finché Mas non diede a Gazan un pugno dritto sul muso e quando Gazan si ritrovò a indietreggiare e in ginocchio, Mas capì che era giunto il momento del colpo di grazia, con un colpo secco delle sue scimitarre spezzò la lancia di Gazan e con una veloce giravolta diede un altro calcio estremamente violento allo stomaco di Gazan facendolo arretrare, subito dopo Mas cominciò riempirlo di pugni finché Gazan esausto cadde atterra.
Quando Gazan provò a rialzarsi, Mas gli saltò addosso per tenerlo giù e con le sue scimitarre chiuse a forbice al collo di Gazan in segno di minaccia.

Gazan era paralizzato dalla paura, a Mas sarebbe bastato un secondo per staccargli la testa, più i due si guardavano negli occhi più Gazan aveva paura che lo avrebbe fatto, quella per Gazan era la prima volta dopo tanto tempo che assaporava la paura.
Gazan sentiva il cuore battergli così forte da sentirlo in gola, ogni volta che prova a dire qualcosa per convincere Mas a non ucciderlo le parole gli morivano in bocca e riusciva solo a fare uscire dei versi incomprensibili, lui odiava quella sensazione di impotenza, odiava vedere aver perso sia il suo orgoglio che la sua forza in una volta sola, ma soprattutto, odiava ammettere con il suo avversario era più forte di lui.
Mas dopo lunghi attimi di silenzio decise di lasciare stare lo sconfitto e di rinfoderare le spade, ormai a quel punto era chiaro di aver vinto, Gazan si alzò incredulo, era sicuro che lo avrebbe ucciso dopo che lui ha provato più volte ad ucciderlo durante lo scontro.
Mas rivolse il suo sguardo dove ha visto la sua maestra prima e vedendo che se n’era andata, lui mise in cammino per raggiungere la casa di Naila mentre alle sue spalle tutto il villaggio di Gelia esultò per la lotta emozionante e per la vittoria dello sfidante verso il fabbro guerriero.

Mas quando si ritrovò davanti alla casa di Naila, la vide mentre puliva il porticato con un sorriso soddisfatto in volto, Mas si avvicinò e le disse “Maestra… prima hai assistito alla mia lotta… perché?” Naila smise di pulire e rispose “Volevo fare il tifo per il mio allievo, l’unica cosa che non mi aspettavo era che tu mi scoprissi.” “Allora è un bene che l’ho fatto… mi ha dato la carica per vincere.” Naila arrossì leggermente “Oh che dolce, hai vinto per me… sai, stavo pensando, che forse avrei potuto inaugurare la mia attività di maestra d’aculeo, visto il buono lavoro che ho fatto con te.” confessò Naila “Davvero?” “Ho avuto la conferma che come maestra ho fatto un lavoro migliore di mio padre, sento che è questa la mia strada, il mio destino, condividere la mia forza con gli altri per imparare sempre di più.” “Ovunque andrò farò sapere a tutti dell’esistenza di una maestra d’aculeo migliore del mondo.” disse Mas con energia, anche se se n’è pentito subito dopo essendo ancora un po’ ferito dal suo primo incontro.
Naila lo fece entrare in casa e con la sua seta ha provveduto alle ferite di Mas come meglio poteva, una volta finito, Mas lasciò nuovamente la sua maestra per tornare a Gelia.

Raggiunse il villaggio, ad attenderlo c’era Troll con le zampe incrociate e un espressione simile a una smorfia, Mas si avvicinò “Ciao.” disse Mas mentre Troll rimase serio “Hai dato spettacolo stamattina, bravo, era ora che qualcuno rimettesse a posto Gazan -si gira la bottega di Gazan- guardalo, tutte le sue convinzioni sparite come le sue ali… ci sei andato pesante giovanotto.” “Cercavo di non farmi uccidere.” disse Mas frettolosamente come se stesse cercando una scusa per le sue azioni.
“Non ho detto che hai fatto male, ma che ti sei fatto notare… e non so se dirti che è una buona cosa.” disse Troll lasciando Mas confuso, lo scarafaggio invitò Mas nella locanda per parlare in privato.
Troll offrì a Mas da bere ma lui rifiutò perché non beveva alcolici, così i due si sedettero ad un tavolo vicino a un muro dov’era appesa e incorniciata una vecchia mappa che raffigurava un dedalo di caverne sotterrane che si estendeva fino a chissà che profondità.
Troll ticchettava le dita sul tavolo nervosamente cercando di farsi in poco tempo un discorso mentale che potesse suonare convincente “Stammi a sentire ragazzo, probabilmente tu in questo momento ti senti forte per aver battuto Gazan-” Mas lo interruppe “Beh ecco, io ho-” “Non interrompermi! Lo hai battuto e ora ti senti forte, ma ti conviene non abbassare la guardia perché Gazan è solo un assaggio di quello che potresti incontrare… -Troll si tolse la protesi e la usò per indicare vari punto sulla vecchia mappa che aveva appesa- vedi questo pezzo di carta? Lo comprai un bel po’ di tempo fa da una coppia di mercanti che ora non sono più qui a Gelia-” Mas lo interruppe di nuovo “Forse so di chi parli, credo di averli incontrati a…” “Ragazzo!! quello che sto cercando di dirti è che l’insetto che ha disegnato questa è stato l’unico in… ANNI… che si è avventurato nelle caverne e ne è uscito vivo… lui riscosse un enorme successo, vendette mappe a tutti gli insetti interessati del villaggio, cioè principalmente insetti che volevano mettere le zampe sulle ricchezze che possibilmente qualcuno può ottenere se si avventura la sotto a suo rischio e pericolo… c’è chi si è avventurato e non è più tornato, e poi c’è chi non si è avventurato ma ha mandato qualcun’altro promettendogli più Geo di quanti in realtà non possiede e quel qualcun’altro non è più tornato… quello che sto cercando di dire è che ora hai un bersaglio dietro la schiena, quegli sciacalli si lanciano addosso a chiunque possa sembrare anche lontanamente un guerriero per convincerlo ad avventurarsi in quelle maledette caverne, se ne incontri qualcuno, per il tuo bene, non ascoltarlo… nessuno ha idea di cosa ci sia sotto di noi.” Mas guardando meglio la mappa notò che la parte più bassa era strappata, e gli venne spontaneo chiedere “Il cartografo non ha detto niente riguardo ciò che ha visto? Non ha descritto niente dell’ambiente lì sotto?” “Da quel che ho capito è per lo più ghiaccio e pietra… per quanto riguarda le creature che lo abitano, non ha mai accennato nulla se non che sono aggressive la maggior parte.” disse Troll con tono secco.

Mas lasciò la locanda di Troll poco dopo che lui finì il discorso, e guardandosi meglio intorno poteva notare gli altri insetti del villaggio parlare e spettegolare riguardo lo scontro tra il fabbro locale e un forestiero, e poi, più di qualcuno stava guardando Mas in modo… strano… Troll aveva ragione, era diventato un bersaglio.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Caverne glaciali. ***


Capitolo 4: Caverne glaciali.

Dalla lotta tra Mas e Gazan passò una settimana e Mas da giorni veniva assillato da insetti del villaggio che lo tormentavano per avventurarsi nel sottosuolo e esplorare, ma Mas tenne bene a mente le parole di Troll e non lasciò che la sua vittoria su Gazan gli desse troppo alla testa.
Ma era inevitabile, molti cercavano di avvicinarsi o attendevano che lui passasse vicino a loro per potergli parlare di “lavori” che avevano per lui, erano sempre le stesse:
“Ho sentito dire che nelle caverne glaciali ci sono bestie di carne e ghiaccio, tu che sei forte puoi portarmi le testa di uno di loro per appenderlo come trofeo?”
“Tempo fa un ladro ha usato quelle caverne per nascondere il suo bottino, lui è morto, ma il tesoro è rimasto, puoi recuperarlo? Poi facciamo a metà.”
eccetera.

Mas era prossimo a lasciar perdere quel branco di insetti avidi ed egoisti e stava da tempo progettando di riprendere col suo viaggio, ora che sapeva difendersi da solo, anche senza lo zaino o la bussola poteva viaggiare senza dover temere di essere attaccato e poteva procurarsi da mangiare cacciando.
A quel punto poteva anche lasciare Gelia e proseguire il suo viaggio senza meta in giro per il mondo, non aveva mai recuperato il vecchio zaino perché Gazan lo ha trasformato in un sacco della spazzatura e ha buttato tutta la roba di Mas pensando che fosse morto e che lui non se ne sarebbe comunque fatto niente, ma ciò non lo avrebbe fermato, se ne sarebbe andato lo stesso.
Mas aveva già salutato la sua maestra e Troll ed era già in viaggio verso ovest guardando con positività al futuro che lo attende, quando riuscì ad allontanarsi di qualche chilometro sentì qualcuno alle spalle chiamarlo, era una donna insetto della sua stessa specie, con le corna spezzate, vestiva con un mantello bianco di pelliccia e indossava un pendente con una gemma viola sulla testa.
Sembrava senza fiato, lo aveva raggiunto correndo dopo tutto, lui la guardò con uno sguardo annoiato mentre lei riprendeva fiato “Bestia quanto sei veloce… e pensare che stavi solamente camminando.” disse lei con tono scherzoso mentre Mas restò serio “Ascolta, mi dispiace dare fastidio alla gente, soprattutto quelle armate, ma ho seriamente bisogno di aiuto per una cosa importante.” “Non andrò nelle caverne a cercare ipotetici tesori o creature.” rispose secco Mas “No no, non voglio questo, quello che voglio chiederti è una cosa di vitale importanza per tutto il villaggio… non ci sono medici nel villaggio!” Mas finalmente cambiò espressione mentre continuava ad ascoltare la ragazza ricettacolo “Hai mai sentito parlare delle sorgenti? Sono delle pozze d’acqua calda che sembrano spuntare dal terreno, non sono solo delle fonti termali sono delle fonti curative.” disse lei indicando le sue corna e i graffi che Mas aveva rimediato dallo scontro con Gazan “Quelle sorgenti vengono usate principalmente per curare i feriti, come te, se ci fai il bagno le ferite cicatrizzeranno più in fretta del normale, il motivo per cui non ci sono curatori è perché c’era una fonte d’acqua termale curativa proprio qui vicino, il problema è che è prosciugata da anni ormai e credo la fonte del problema sia… sotto terra… so che praticamente tutti ti hanno rotto le scatole con la richiesta di andare in caverna e rischiare la pelle, ma questa è una richiesta seria, hai idea di quanti sono morti combattendo contro Gazan quando si potevano ancora salvare? O di quanti ancora siano morti assiderati e non hanno trovato rifugio in tempo? Ti prego… se trovi un modo per far ripartire la fonte potrai farti un bagno e far cicatrizzare più in fretta le tue ferite e in più aiuteresti tutto il villaggio e altri eventuali viaggiatori feriti… questo è un motivo serio a differenza della maggior parte delle richieste che hai ricevuto fino ad ora, è per una buona causa… ti prego.” Mas chiese un minuto o due per riflettere, effettivamente il fatto che non ci siano curatori è un problema, e una fonte che possa far guarire in fretta le ferite dei viaggiatori o degli abitanti è utile…
“Cosa ti fa credere che io possa fare qualcosa per far tornare l’acqua?” chiese Mas, la ragazza alla domanda non seppe che rispondere, Mas era sul punto di andarsene, quando lei lo richiamò “Aspetta!… ...puoi almeno andare a controllare e vedere cosa è successo?” Mas non rispose, continuò a camminare.

Quando raggiunse una distanza tale da riuscire a vedere l’intero villaggio in lontananza, decise di fermarsi a guardare il vuoto mentre era perso nei suoi pensieri.
Dovrei aiutarli?
Come posso, IO, far tornare una sorgente d’acqua magica?
Ormai ho vissuto per due anni qui, è tempo che torni a viaggiare… giusto?
Mas si faceva mentalmente queste domande provando a cercare risposte sulla sua prossima mossa, guardandosi meglio attorno poteva vedere anche l’ingresso alle caverne e subito di fianco lo spiazzo dove la sorgente si sgorgava.
Mas non sapeva che fare, il suo egoismo gli diceva che non ne valeva la pena rischiare la pelle per degli insetti che conosceva a malapena, ma un’altra parte di lui gli diceva che non era giusto lasciali in quello stato, senza sorgente curativa e con un fabbro mutilato molto predisposto alla violenza.
Senza rendersene conto Mas rimase lì immobile perso nei suoi pensieri dando il tempo alla ragazza di prima di rintracciarlo nuovamente, sta volta lei non disse niente, si limitò a riprendere fiato per la corsa fatta per raggiungerlo e a dargli la sua copia della mappa del sottosuolo, nel caso cambiasse idea.

Scese la notte e con essa il freddo, Troll lo ospitava con piacere nella locanda anche se lui non prendeva stanze o ordinava da mangiare, infondo gli faceva piacere la sua compagnia e Mas quando aveva dei dubbi si rivolgeva soprattutto a lui, ma solo per avere dei consigli, del resto cercava di essere il più indipendente possibile, solo che a volte gli veniva molto difficile e per questo ci metteva sempre tanto tempo a fare scelte importanti.
Quella sera passò la maggior parte del tempo a guardare la mappa, non avendo più la bussola doveva andare a sorte e a memoria per riuscire a capire come muoversi, ma perché lo stava facendo? Non aveva accettato l’incarico, e anche Troll gli aveva detto senza giri di parole “Questo non è un tuo problema.” e aveva ragione, ma per quanto Mas fosse d’accordo che tutti hanno i loro problemi e che non tutti sono risolvibili, come poteva Mas andarsene lasciarli così.

Alla fine Mas decise di arrendersi al fatto che non se ne sarebbe andato tanto presto da Gelia senza prima aver capito perché si è esaurita la sorgente curativa, il giorno dopo prese la mappa e le spade e si diresse alle caverne glaciali, o meglio prima passo dallo spiazzo dove prima sgorgava l’acqua e diede un occhiata a tutta la zona in cerca di una possibile buco da cui potesse sgorgare l’acqua e vedere se aveva delle anomalie.
Poi si diresse all’entrata ricoperta di neve della caverna, si avvolse nel suo mantello e iniziò la sua esplorazione…
la caverna all’interno era anche più fredda dell’esterno, i piedi di Mas anche se si erano abituati a camminare nella neve e al freddo, avevano i brividi e il vapore del suo fiato era così denso che si accecava da solo quando respirava, l’illuminazione non era un grosso problema per leggere la mappa il problema era orientarsi senza bussola.
Mas girò a vuoto a lungo tra quelle gallerie di roccia gelida, sarà passata più di un’ora probabilmente, l’unica cosa certa era che lui stava scendendo parecchio in profondità da quando era entrato e più scendeva più aveva l’impressione di perdersi, non c’erano segnali o altre forme di vita quindi questa volta era davvero perso.
Anche se era da solo in quella claustrofobica via, Mas aveva la costante sensazione di essere osservato, soprattutto quando si trovava in degli spiazzi ampi e con delle sporgenze lungo le pareti, come se qualcuno lo stesse seguendo, un predatore pronto a fare un agguato.

Quando Mas raggiunse quello che sembrava un lungo ponte di pietra sospeso sul nulla, ad ogni passo l’eco dei suoi passi riecheggiava per tutta la caverna mentre la sensazione di essere seguito s’intensificò, arrivato a metà ponte Mas si fermò, aspettò che tornasse il silenzio, poi si mosse più lentamente…
tre passi avanti e poi di nuovo fermo…
altri tre passi avanti cercando essere più delicato per fare meno rumore e poi fermo di nuovo…



un passo…
e invece si è girato di 180 gradi sguainando le spade e ritrovarsi davanti a un numeroso gruppo di scorpioni.
Avevano tutti una corazza blu scuro a proteggere il corpo con sopra uno stemma che raffigurava una chela e una spada, la punta della coda sulle spalle come ad averla pronta come arma di riserva, si potevano vedere chiaramente tre diversi tipi di scorpioni: i più piccoli grandi quanto Mas erano armati di aculeo, gli intermedi erano leggermente più grandi e avevano spada e scudo a portata di mano mentre i più grandi non avevano spade o scudi, usavano le loro chele come mezzo di offesa o di difesa.
Solo uno era diverso dagli altri scorpioni, alto quanto gli intermedi, indossava un mantello e un cappuccio di colore nero, era armato con una falce e aveva una cicatrice a croce sotto l’occhio sinistro, sembrava essere il capo.
Infatti quando lo scorpione incappucciato diede l’ordine di attaccare tutti gli altri si lanciarono all’attacco, Mas fece resistenza, cinque tra i più piccoli provarono a circondarlo, due provarono ad attaccarlo dai lati ma Mas li bloccò e li respinse, gli altri tre si lanciarono in un attacco frontale che venne bloccato prontamente e subito dopo Mas con un gioco di gambe fece cadere i suoi aggressori facendo perdere loro l’equilibrio e subito dopo fare un paio di balzi indietro per mettere un po’ di distanza tra lui e il resto degli aggressori.
Altri tre piccoli scorpioni affiancati da tre intermedi partirono alla carica di Mas, lui riuscì a tenere a bada i tre più piccoli, ma i tre intermedi erano decisamente più difficili, se uno di loro attaccava gli altri due difendevano l’uno che attaccava, e ben presto altri intermedi affiancati dai più grandi si fecero avanti per mettere in difficoltà Mas, il quale in quella situazione non poteva fare molto se non ritirarsi e scappare lungo il ponte.
Ma alcuni degli scorpioni avevano la capacità di aderire sulle superfici lisce senza cadere, si sono messe a correre sulla parte esterna del ponte per fare spazio ai loro alleati e allo stesso tempo inseguire l’obbiettivo, infatti gli scorpioni chiusero le vie di fuga a Mas.
Quando Mas pensò di essere spacciato fece un salto altissimo e si mise a correre sulle schiene, spalle e teste dei suoi aggressori, ma uno degli scorpioni più grandi quando sentì il peso di Mas sulle spalle, mosse la sua coda per colpirlo con violenza e farlo tornare al centro del ponte.
Mas cadde di fianco e l’impatto deve aver colpito una ferita dal suo scontro con Gazan visto il dolore ingiustificatamente elevato per una semplice botta, mentre provava a tirarsi su sentì un dolore pungente sul braccio destro, e quando si guardo vide il pungiglione conficcato nella sua spalla e poteva sentire la disgustosa sensazione del veleno scorrere e entrare in circolo dalla ferita.
E guardando indietro, vide che il proprietario del pungiglione era niente di meno che il capo in persona che per tutto il tempo era rimasto in disparte, probabilmente stava aspettando il momento giusto per avvelenarlo, prima ancora che rimosse il pungiglione dal braccio, Mas potè sentire le sue palpebre pesanti e il respiro pesante mentre la sua vista si faceva nera… sempre più nera, fino al buio più totale.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Zanne. ***


Capitolo 5: Zanne.

Suono di passi, tanti passi, un esercito che marcia che fa sentire il suo passaggio, disturbando chi nei paraggi voleva riposare e spaventando le creature più piccole che li vedevano passare e Mas non era un eccezione.
Quando finalmente l’effetto del veleno si era affievolito potè sentire le forze tornargli dopo un sonno turbolento dovuto al mal di testa, il suo corpo indolenzito e intorpidito, Mas riaprì gli occhi con pigrizia mentre il suo corpo dondolava a destra e a sinistra.
Quando mise a fuoco la vista vide di essere legato e trasportato come un sacco di patate da uno degli scorpioni grandi, e guardò davanti a se vide lo scorpione che lo aveva punto sogghignare con soddisfazione, “Vedo che ti sei svegliato, bene.” disse lo scorpione “Dove mi state portando?” disse Mas “Fa silenzio intruso, non ti è permesso parlare se non sei interpellato, per quanto riguarda la tua domanda…” lo scorpione indicò la direzione davanti a lui, Mas con un po’ di fatica riuscì a trovare un’angolazione che gli permise di vedere nella direzione indicata e vedere alte mura a chiuse a cerchio con alte torri leggermente curve verso l’interno.

Quando passarono attraverso l’entrata principale Mas potè vedere meglio quel posto, era una cittadella piena di scorpioni, i quali al passaggio del gruppo che trasportava Mas si facevano da parte per farli passare e li portavano rispetto, riguardando meglio le torri che si notavano all’esterno vide che non erano torri, erano con le punte appuntite e non avevano nessun punto di vedetta o entrata che conduceva a delle scale per salire sulle mura.
E riguardando avanti si potè vedere quello che sembrava un castello, fatto della stessa roccia di nera delle pareti e il soffitto della caverna, e guardando meglio quell’edificio, non era costruito mattone per mattone, era stato scolpito dalle pareti della caverna.
Quanti anni di lavoro ci saranno voluti per scolpire e levigare un intero castello di dimensioni titaniche come quello?
Portava con orgoglio stendardi e bandiere con sopra il simbolo che gli scorpioni avevano sulle armature, evidentemente lo stavano portando dal loro sovrano… ma perché?
Dopo aver attraversato l’entrata e percorso un lungo corridoio pieno di guardie di rango superiore a quelle che avevano catturato Mas, vi era una porta color argento vivo con sopra incisioni che sembravano colpi di arma da taglio, ma la cosa più sconvolgente erano le dimensioni esageratamente spropositate della porta.
Lo scorpione con la cicatrice si fece largo tra i suoi sottoposti e con le sue sole forze aprì senza fatica l’enorme portone, quella era la stanza del trono, vi era un gigantesco trono di pietra su cui era seduto il re degli scorpioni.

Se due anni fa Mas aveva visto il corpo della mantide più grande del mondo, in quel momento aveva visto lo scorpione più grande mai esistito evidentemente il castello e il resto dell’ambiente era stata costruita su misura.
Il re era completamente avvolto in un mantello bianco, non si poteva vedere il suo volto, solo le chele e la coda che riempiva metà dello spazio della stanza.
Seduto, mezzo addormentato sulle gambe del re, vi era uno scorpione molto più piccolo e minuto, avvolto in un mantello giallo oro, sotto il mantello aveva un’armatura uguale a quella dei soldati e aveva un malformazione alla chela sinistra essendo più piccola della destra.
Lo scorpione con la cicatrice schiarì la gola e prese parola “Chiedo scusa per l’intrusione principe Smùtok…” lo scorpione sembrò riprendersi dal suo stato di stasi “…mi dispiace disturbarla…” “Parli generale Plague.” disse il principe “Abbiamo trovato questo intruso che si aggirava per le caverne, è l’unico insetto non autoctono delle caverne glaciali avvistato dall’arrivo del bandito.”
Bandito?
“Solo lui?” Mas prese parola “Chiedo scusa vostra altezza ma credo che ci sia stato un errore, io non sono un…” Mas non potè finire la frase che il principe scese dal trono e ruggì “Non mi interessa!!! Da quando quel bandito è arrivato c’è il caos in città! E più di una persona è rimasta ferita del suo operato… siamo arrivati a un punto che non possiamo ignorare quel bandito… per questo ho ammesso la legge di catturare tutti gli insetti non appartenenti alle caverne, ogni singolo individuo è un potenziale sospettato o addirittura colpevole, potrai anche non essere o avere niente a che fare col bandito ma questo sarò io a deciderlo a seconda di come ti comporterai per tutto il tempo che starai qui… portatelo via.” emise il principe mentre ritornava sul trono.
Mentre le guardie portavano il loro prigioniero nelle segrete del palazzo, Mas iniziò a ragionare su quanto accaduto.

Se lui è il principe, perché il padre, il re, non ha detto niente?
È una situazione di crisi ma non ha senso far rinchiudere tutti gli insetti non appartenenti alle caverne.
Quel principe non mi sembra una persona molta tranquilla, non mi conviene irritarlo, forse se faccio come dicono e dico la verità riconosceranno di aver commesso un errore.

Mas venne rinchiuso nella prigione personale del castello, era una gabbia di metallo sospesa sul nulla, l’abisso sotto di Mas era così profondo da sembrare infinito.
Quando Mas venne rinchiuso, la guardia che lo ha rinchiuso tirò una leva che azionò il meccanismo che permetteva alle gabbie sospese di avvicinarsi o allontanarsi dal bordo.
Mas guardando in lontananza il punto dove lo hanno messo in gabbia, notò che quella parte dell’abisso aveva un aspetto strano, non sembrava roccia, era più simile a un vecchio e gigantesco carapace.
Il generale Plague diede un’occhiata alla spade di Mas e ne riconobbe l’ottima fattura, era quasi tentato tenerle per se, ma la sua lealtà al volere del suo sovrano veniva prima… e a proposito del suo sovrano, quando ripassò dalla sala del trono per fare rapporto, quando vide dall’uscio della porta il principe difronte al padre.
“Oh padre, da quando non ci sei più Zanne è l’ombra di quello che era un tempo, quel misterioso bandito fa quello che va e viene dal castello come se fosse casa sua, il popolo ne soffre e si aspetta che io risolva il problema, ma sono ancora un ragazzino, non so cosa fare e ora ho sulla coscienza la vita di diverse guardie tra cui… Akela… Plague dice che mi sarà sempre fedele e che sa che farò la cosa giusta, provo a pensare a quello che avresti fatto tu, ma credo di aver fatto un casino e che nel bene o nel male resterò nella tua ombra… Smùtok, il principe dimenticato… verrò ricordato così.” Plague conosceva il principe prima che lui diventasse generale, per lui Smùtok era come un fratello minore da proteggere, che vorrebbe fare la cosa giusta ma non sa qual’è, e da quando il re morì sul suo trono una responsabilità e una pressione troppo grande per lui da sopportare finì sulle sue spalle.
Plague fece irruzione nella stanza attirando l’attenzione di Smùtok, il principe abbassò lo sguardo in segno di vergogna mentre Plague si avvicinava al suo amico per posargli la chela sulle spalle in segno di supporto.
“Smùtok… in questo castello ho due ruoli: generale dell’esercito e come tuo amico. Ma ultimamente mi consideri solo come generale, stai cercando di allontanarti da me per soffrire di meno? So che tra te e Akela c’era un legame speciale, e so che da quando lei è stata ferita che per te le cose non hanno fatto altro che peggiorare emotivamente.” “Vorrei aver passato più tempo con mio padre e avergli chiesto come poter essere un buon re, forse mi avrebbe dato dei consigli che mi avrebbero facilitato questo momento di crisi.” “Non cambiare argomento.” “… Io la amo, e si è fatta male per proteggere degli stupidi Geo… e io l’ho permesso, se si risvegliasse sono sicuro che mi odierebbe e non vorrà più vedermi… e me lo merito.” Plague sbuffò scocciato “Allontanarti da tutte le persone a cui vuoi bene non ti farà stare meglio! Finirai solo col soffrire di più quando anche loro se ne andranno.” concluse Plague prima di lasciare la stanza.

Mas non aveva molto da fare nella sua gabbia, poteva guardarsi intorno per studiare il paesaggio, poteva tenersi in allenamento con flessioni e altri esercizi ma la maggior parte del tempo lo passava meditando, calmando la mente e cercando di ignorare la fame.
Da quanto tempo lo hanno imprigionato?
Mas ha sempre ipotizzato che ogni volta che si risveglia da suo sonno è passato un giorno, anche se a volte è difficile misurare il tempo visto che per la fame le sue ore di sonno si riducevano sempre più.
Poi un giorno mentre meditava, gli sembrò che il suo senso dell’udito si fosse in qualche modo evoluto, riusciva a individuare la posizione di diversi insetti capaci di volare in mezzo al nulla e seguiva i loro movimenti, e senza rendersene conto era diventato capace di individuare ogni singolo scorpione all’interno del palazzo e seguirne i movimenti… all’inizio questo dono appena scoperto gli sembrò strano, com’era possibile che Mas all’improvviso fosse capace di una cosa del genere?
Mas non seppe trovare risposta a questa domanda, ma una cosa che aveva notato essere migliorata per davvero da quando aveva iniziato a fare meditazione isolato in quella gabbia era la sua capacità di attenzione, era diventato più attento a ciò che gli succedeva intorno e questo suo fare attenzione ai dettagli sonori si era sviluppato più di tutti per vie delle lunghe ore di silenzio assordante di quell’abisso che divorava tutto su cui era sospeso.
Più il tempo passava più Mas sentiva crescere questa abilità, unita al fatto che s’imponeva di mantenere la calma e di non agitarsi gli dava maggiore controllo sulle sue emozioni e di non lasciarsi ingannare da una mente prossima alla follia, ma a un certo punto gli sembrò di aver percepito un enorme flusso d’acqua… che percorreva diverse crepe tra le rocce in un percorso ben preciso che partiva dal basso e risaliva fino addirittura a raggiungere una parte al di fuori del suo campo di percezione.

Per Mas che ha passato il tempo isolato nella sua gabbia era difficile capire da quanto lui era lì, ma per tutti gli altri erano passate due settimane, e per chi soffriva, questo è passato ancora più tempo.
Nel pieno pomeriggio del quindicesimo giorno, diversi scorpioni tra cui il principe, vennero ad azionare il meccanismo che avvicinava e allontanava le gabbie dei prigionieri e richiamarono proprio la gabbia di Mas.
Quando venne liberato Mas, il principe disse semplicemente “Sei libero di andare.” lasciando Mas confuso “Mi scusi, cosa?!” esclamò Mas, per poi aggiungere “Perchè mi liberate solo ora? Cosa le ha fatto cambiare idea?” il principe si mise in cammino verso i corridoi del castello, mentre Mas lo seguiva lentamente affiancato da delle guardie.
“L’ultima volta che il bandito ha attaccato il castello ha ferito mortalmente diverse guardie, abbiamo provato a guarirle d’allora, solo una si è salvata e stamattina ha riaperto gli occhi… lei ha dato una descrizione dettagliata del bandito, così ora sappiamo a chi di preciso dare la caccia… quindi ora sei libero di andare.” disse il principe, Mas mentre camminava si chiedeva: come si può salvare qualcuno sul punto di morire? E poi decise di concentrarsi sul suo senso dell’udito potenziato e come stesse eco-localizzando tutto il castello si mise alla ricerca di una potenziale sala della magia o esclusivamente destinata ai curatori.
Ma l’unica cosa che trovò fu una sala grande come una piscina olimpionica da cui incessantemente dalle pareti fluiva acqua.
Il principe fece restituire le spade di Mas e subito dopo venne scortato all’esterno del castello, il generale Plague se occupò e a differenza del principe ebbe la maturità di ammettere il suo errore nei confronti di Mas, “Mi dispiace di averti punto e rapito -disse il generale mentre Mas non disse nulla offeso- posso sapere per quale motivo ti sei messo a vagare per le caverne del nostro territorio?” “Cercavo una sorgente d’acqua magica che cura le ferite per un villaggio fuori dalle caverne.” Plague rispose con nonchalance “Non mi sorprende, abbiamo preso noi quell’acqua.” lasciando Mas di sasso, dopo lunghi attimi di silenzio Mas prese parola “In che senso ‘avete preso voi l’acqua’?” “Per il volere del re Obor… ha usato tutta la sua forza per scatenare frane a ripetizione che prima ci hanno fatto scoprire l’abisso che ha trasformato nella prigione, ma con il tempo è riuscito a far deviare i corsi d’acqua termale per farli arrivare nel palazzo e poi ha dedicato un’intera stanza all’acqua.” a Mas venne subito in mente la stanza che aveva captato più un’idea per aiutare il villaggio, quindi si fermò di colpo e invertì la marcia e corse per raggiungere il principe e parlargli.

Mas corse come un forsennato fino all’enorme portone della stanza del trono, provò ad aprirlo ma era troppo pesante per lui e mentre cercava di aprirlo venne raggiunto dal generale Plague.
“Cosa pensi di fare?” chiese Plague visibilmente irritato “Devo parlare col re, devo convincerlo a far ritornare la sorgente anche a Gelia.” rispose Mas mentre cercava di aprire la porta “Re Obor non può fare più nulla.” “Perchè no?” “So che non sembra, ma il re è morto… è morto sul trono, come hai potuto tu stesso vedere, il re era un gigante, non abbiamo potuto fare niente per lui nemmeno il funerale tanto è pesante e poi il principe non vuole rischiare di ferire il corpo anche se ormai non può più sentire nulla.” “Non si può fare proprio niente?” chiese Mas, Plague si mise la chela sul mento per pensare ma non gli venne in mente niente, proprio in quel momento dietro di loro apparve una donna guardia scorpione, con una cicatrice sul sopraccigli sinistro.
“Akela, che fai qui? Ti credevo ancora in convalescenza.” disse Plague “Sono stata a letto per troppo tempo, Smùtok è consumato dai sensi di colpa anche se il mio compito è proprio proteggere lui e questo castello.” rispose Akela “Non ti sei ancora ripresa, la tua saluta viene prima del tuo lavoro.” “Il mio principe sta soffrendo perché pensa che ora io lo odio, devo dirgli e dimostrargli che non è così.” “Conosco Smutok da prima che tu pendessi posto tra le guardie reali, lui è il mio migliore amico e ti dico che per il suo bene PER ORA devi lasciarlo solo!” mentre Plague e Akela discutevano, Mas vide un passaggio a lato della porta, probabilmente era stato progettato per gli scorpioni più piccoli del re, Mas lo percorse e si ritrovò nella sala del trono dove un principe Smùtok guardava e parlava al corpo del padre come se potesse rispondergli.

Il principe si accorse di Mas quasi subito “Che fai tu ancora qui?!” chiese il principe visibilmente arrabbiato “Prima di andare via, vostra altezza, ho un richiesta da farle, il villaggio di Gelia situato in superficie ha uno spiazzo dove prima sorgeva una sorgente termale curativa, ho saputo che vostro padre ha deviato i corsi d’acqua per farli arrivare qui a palazzo, potete per favore far ritornare l’acqua a Gelia?” chiese Mas cercando di mantenere la calma e di suonare convincente “Non credo di poter fare qualcosa, nessuno era forte anche solo la metà di mio padre.” “Per favore gli insetti di Gelia hanno bisogno delle proprietà curative di quella sorgente.” “Te l’ho detto anche volendo non credo di poter fare molto e poi in questo momento abbiamo problemi più gravi.” “Tutti fissati con questo bandito! Bene! Allora facciamo un patto, se io vi aiuto a catturare quel bandito che tanto vi ossessiona VOI dovete impegnarvi per far ritornare l’acqua a Gelia!” disse Mas alterato “Come osi parlarmi così?! Questi non sono affari tuoi e l’acqua ce la teniamo, e ora vattene se non vuoi tornare in prigione e a vita!” “Minacciate pure altezza, tanto non la situazione non cambierà per voi e il suo popolo, e poi so che alla fine mi darete una possibilità, anche perché so come convincerla… l’orgoglio è una debolezza che abbiamo tutti mi basta sfiorarlo leggermente per convincervi a fare a come voglio.” Smùtok gridò alle guardie di raggiungerlo, in poco tempo la stanza si riempì di guardie e dal portone fecero la loro comparsa anche Plague e Akela “Rispeditelo in prigione!!!” ruggì il principe, mentre le guardie circondavano Mas lui disse “Rinchiudetemi tanto il piccolo principe non sa fare niente chiedere a papino aiuto.”
...
...
...
In quel momento per tutti sembrò che il tempo si fosse fermato, nessuno si muoveva, tutti fissavano Mas sbigottiti, aveva appena insultato il principe e il re senza pudore, e ora… cosa succederà?

Il principe sembrava sul punto di esplodere, in lacrime e dalla rabbia non aveva importanza, sta di fatto che lui non si sarebbe mostrato debole difronte a nessuno, prese un respiro profondo e si avvicinò a Mas “Credo che la situazione ci sia sfuggita di mano, non sei d’accordo?” chiese Smùtok con tono di voce basso “Pensi veramente di essere in grado di catturare da solo un ladro che nemmeno tutti i presenti insieme sono stati in grado di fermarlo, catturarlo o scoprire dove si nasconde?” “Mi basta che mi diate un’occasione e se riesco nell’impresa v’impegnerete a far ritornare le sorgenti a Gelia.” rispose Mas “Molto bene… affare fatto, se vuoi unirti a questa caccia al ladro accomodati pure ma non contare sul nostro aiuto… mi hai pur sempre insultato il re, e mi hai fatto arrabbiare come mai prima, dovrai cavartela da solo…” disse il principe dando il via libera a Mas per uscire e cominciare la sua missione “…ah un’ultima cosa, se ti azzardi a tornare qui a mani vuote… ti conviene non tornare mai più, perché ti farò crocifiggere all’entrata della cittadella.” Mas non disse nulla, semplicemente si mise in cammino verso l’uscita del castello, lasciando il principe e le sue guardie da soli nella sala del trono “Non avete del lavoro da fare voi?!” urlò il principe indicando a tutte le guardie di tornare ognuno al proprio posto… solo quando era nuovamente da solo lasciò andare le lacrime che stava trattenendo.

Mas riuscì a raggiungere l’uscita della cittadella ed era prossimo ad andarsene, quando un voce femminile lo richiamò, era Akela “Non c’era bisogno di fare lo stronzo prima.” disse lei rimproverando Mas “Mi ha fatto arrabbiare, mi ha rinchiuso per due settimane e non aveva intenzione di aiutarmi con la sorgente di cui Gelia ha bisogno dato che non ci sono guaritori in quel villaggio!” rispose Mas “Smùtok ha sbagliato con te ma questo non significa che devi sbagliare con lui, in cosa gli sei superiore ferendolo emotivamente e prendendotela con un avversario che non può difendersi?”
Mas rimase in silenzio, Akela aveva ragione e lui si stava vergognando delle sue azioni “Lo sapevo.” commentò Akela “Ascolta, tu non mi sembri un cattivo insetto e devi sapere che neanche il principe lo è… avete entrambi agito male, tu per impulso lui perché è perso in ogni senso… anche se lui non ti perdonerà tanto presto io voglio farlo e voglio aiutarti, ho visto il bandito, lui è molto alto, tutto nero, non parla gli unici versi che escono dalla sua bocca sono risate, veste con un mantello rosso ed è armato con dei bracciali speciali, sono arrotolati sugli avambracci e hanno dei kunai legati all’estremità esterna, è con quelli che il bandito combatte e si sposta da una parte all’altra dondolando per le caverne… vorrei poter fare di più per aiutarti ma la mia priorità è il mio principe.” disse Akela prima di ritornare al castello, Mas si allontanò ulteriormente finché non si ritrovò lontano dalla cittadella degli scorpioni, nella sua testa cercava di farsi un’immagine mentale del bandito con le informazioni ricevute da Akela, pur di non pensare al suo comportamento vergognoso nei confronti del principe Smùtok, motivo in più per trovare questo fantomatico bandito.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Caccia al ladro. ***


Capitolo 6: A caccia del ladro.

Un bandito che nemmeno i potenti scorpioni riescono a gestire è decisamente un boccone enorme per un insetto come Mas, ma per colpa di uno scatto d’ira ora era coinvolto nell’ennesima situazione che non gli riguarda, da quando si era rimesso a vagare per le caverne ha pensato soprattutto a quello che ha detto e ha provato a giustificarsi.

Ho pazientato per due settimane in gabbia a fare la fame, dopo essere stato attaccato e rapito ingiustamente è normale che perdessi le staffe.

Mas continuò a cercare scuse per se stesso sul suo comportamento e più ci pensava più aveva l’impressione che qualcosa era cambiato in lui, cambiato, in male… non aveva mai reagito in maniera così aggressiva prima, non era stupido sapeva che evitare la violenza era il modo più veloce e sicuro per evitare i problemi.
Ormai era dentro e l’unica cosa che poteva fare era rispettare gli accordi, ma prima, doveva mangiare e rimediare una bussola per potersi orientare in quelle gelide caverne, decise di prendersi un po’ di tempo prima di iniziare la caccia al bandito e dare la caccia a qualche bestia abitante delle caverne e portarla a dei collezionisti di Gelia per rimediare dei Geo.
Trovò una creatura simile a un mille piedi, ma possedeva una corazza simile che all’apparenza ricordava del ghiaccio, senza occhi e con delle mandibole estremamente lunghe e affilate.
Ogni volta che Mas contraeva un muscolo la bestia si muoveva verso la sua direzione, sapeva usare l’elettro-locazione, ma Mas con pazienza e il giusto tempismo riesce prima tagliare le mandibole alla bestia e subito dopo ad abbatterla.
Mas cercò di caricarsi sulle spalle la bestia per trasportarla meglio, il problema però era il peso considerevole della creatura, Mas dovette farsi forza come meglio poteva per poter trasportare quell’animale fuori dalle caverne con se.
Sfruttando l’udito migliorato man mano che proseguiva verso la sua via è riuscito a trovare un percorso che portava quanto meno fuori dalle caverne, anche se ha impiegato ore per raggiungere l’uscita.

Una volta fuori, Mas si rese conto di essere a pochi passi da Gelia, aveva trovato un nuovo passaggio per accedere alle caverne.
Gli abitanti del villaggio, o meglio, solo chi era fuori in quel momento rimasero sorpresi nel vedere Mas tornare di nuovo al villaggio e con un trofeo di caccia per di più.
I collezionisti del villaggio corsero subito da lui con sacchi pieni di Geo per acquistare il corpo della bestia, si accanirono su Mas e iniziarono a urlare prezzi sempre più alti per il corpo della bestia.
Alla fine lo vendette per mille Geo visto che molti hanno provato a fare offerte al di fuori dei loro limiti economici, decise di venderlo a l’unico che aveva effettivamente tutti i Geo della sua offerta.
Ovviamente la prima cosa che Mas fece con quei Geo fu andare a mangiare alla locanda di Troll, il quale quando lo vide entrare nella locanda fece uno sguardo torvo.
“Vedo che è un vizio il tuo… ignorare i consigli, sparire e poi riapparire.” disse Troll mentre Mas prendeva posto a un tavolo “Il solito?” chiese Troll con tono basso, Mas annuì.
Poco tempo dopo Troll portò il cibo a Mas e si sedette con lui al tavolo per parlare, Mas dopo diversi bocconi prese parola “So che sarebbe stato meglio se me ne fossi stato lontano dalle caverne glaciali, ma volevo dare un’occhiata sono pur sempre un esploratore, e poi Gelia ha bisogno dell’ac-” Mas venne interrotto da Troll “QUESTI… non sono… affari tuoi, bestia! Ne ho abbastanza, io come filosofia di vita ho solo quella di non morire andando di proposito a mettermi nei guai, e se posso cerco di evitare che qualcun altro finisca nei guai… tu sei l’ennesimo insetto che aiuto e puntualmente vengo ignorato, con la differenza che tu torni sempre.” “Beh molti direbbero che una cosa positiva.” “NO! Non lo è, questa vita è tutto un ripetersi, non impara mai niente nessuno… come io consiglio e vengo ignorato ci sono degli stupidi insetti di poter vincere il destino, di poterlo cambiare solo per poi fallendo miseramente, si paragonano a eminenti grandi eroi del passato o di terre lontane che li hanno ispirati a combattere, che hanno lottato con coraggio solo per poi morire a un passo della riuscita della loro missione… e il risultato è che sono tutti morti… non importa per cosa o come il risultato è che sono morti… come chiunque non decida di percorrere quella strada, solo che vivono di meno dei fermi.” Mas smise di mangiare per dimostrare che stava prestando attenzione, mentre Troll continuò il suo discorso “Io onestamente non capisco gli insetti come te, dite di voler vivere al meglio mettendovi in pericolo quando potreste essere felici allo stesso modo con una vita tranquilla e più lunga, lontana dai pericoli di questo mondo… ma sai cosa? Ho finito le idee, essere ignorato da insetti diversi ogni volta hai la fortuna di non doverli più vedere per essere ignorato come un povero idiota un’altra volta, così non hanno la soddisfazione di dirti ‘te l’avevo detto’ fieri del loro operato, umiliandoti, ma ora capisco che il problema non sono loro o te, sono io che mi prendo troppe confidenze, da ora in poi ragazzo tu ed io siamo estranei, tu pensa alla tua vita ed io alla mia… spero che tu capisca il mio messaggio e rispetti la mia decisione… chiamami quando hai finito di mangiare.” concluse Troll prima di alzarsi dal tavolo e trascinarsi dietro il bancone, Mas avrebbe voluto richiamarlo per poter esporre i suoi pensieri, ma non fece niente, ancora una volta non seppe che dire o fare se non rispettare le scelte di Troll.
Quando finì il suo pasto e pagato il locandiere, Mas si diresse subito a cercare un negozio dove potesse trovare una bussola nuova.
Una volta trovo il negozio perse una bussola e una piuma per riscrivere alcuni passaggi, poi l’aiuto della mappa che le diede la ragazza ricettacolo di settimane fa e iniziò a ricostruire il percorso che ha seguito fino a Zanne.
Quando tutto fu pronto, per Mas fu il momento di ritornare sottoterra e iniziare seriamente la sua ricerca.
Scese il più possibile fino a raggiungere l’altezza del ponte dove è stato attaccato dal generale Plague e i suoi soldati, pensava che usando la terra degli scorpioni come punto di riferimento avrebbe avuto più possibilità di trovare una traccia del bandito e usarla per trovare un percorso per il suo nascondiglio, ma per colpa di quella “piccola” disputa col principe Smùtok era costretto a tenersi a distanza e in un certo senso, improvvisare.

Una settimana dopo, Mas era ancora in caverna, giornalmente usciva dalle caverne con delle prede da vendere per poter mangiare da Troll, anche se lui continuava a non parlagli più in modo amichevole come prima.
Trovare quel ladro era decisamente più difficile del previsto, Mas anche se faceva attenzione col suo udito super sviluppato non riusciva a sentire niente che sembrava riconducibile al bandito, ogni passo, ogni salto che sentiva poteva essere di qualsiasi altro insetto o bestia che abita in caverna, ogni volta che trovava traccie di arma da taglio aveva sempre il dubbio che potesse essere un segno lasciato per sbaglio durante una sua battaglia precedente contro altri insetti, oppure che fosse di uno degli scorpioni che sembravano essere gli unici altri insetti capaci di parlare delle caverne.
Mentre Mas riorganizzava le idee guardava la sua mappa con nervoso, l’aveva in parte scritta, cancellata e riscritta per tenerla sempre aggiornata sui suoi spostamenti e le zone esplorate che prima non erano segnate, eppure ancora niente di utile.
Quando per un attimo distolse lo sguardo dalla mappa, la sua attenzione si posò su un insetto più piccolo che strisciava di fianco a lui in quel momento, si diresse verso una crepa tra delle rocce e ci strisciò in mezzo per poi sparire dalla vista di Mas, e in quel momento a Mas venne in mente un dubbio, e se ci fossero strade nascoste tra le caverne? Strade a cui solo pochi determinati individui possono accedervi per un motivo o per un altro.
Mas raccolse la mappa e si rimise in viaggio per ricontrollare nuovamente tutte le zone esplorate per fare delle ricerche più approfondite, si mise subito in viaggio per raggiungere uno dei pochi vicoli ciechi presenti nelle caverne considerandoli i punti più ovvi dove un potenziale passaggio segreto potesse trovarsi, in tutto c’erano tre vicoli ciechi, nel primo nella parte più profonda a sud est delle caverne non era presente nessun passaggio, nel secondo nella poco prima del ponte trovò una parte incrinata che tremava ogni volta che Mas faceva pressione, con dei colpi secchi di spada abbatté il muro trovando una stanza con dei bozzoli naturali di Geo, Mas li estrasse per metterli da parte, poi si diresse all’ultimo vicolo cieco, una zona a ovest sul piano superiore alla città degli scorpioni.
Pur troppo anche quella stanza non aveva niente, riestrasse la mappa e ricominciò a studiare la sua prossima mossa, forse doveva cercare passaggi segreti in tutti i tunnel e stanze delle caverne, ma ci avrebbe impiegato delle ore a controllarle tutte se non addirittura giorni.
La sua domanda era sempre la stessa di prima, come può un ladro apparire e sparire in poco tempo?
Aveva già controllato le stanze e gli spiazzi delle caverne vicine a Zanne e non ha trovato nulla, anche perché le guardie scorpione lo avrebbero già trovato, quindi si stava nascondendo da qualche altra parte, vicino ma poco visibile.

Mas ripercorse la strada fino al ponte, perché era l’unica strada che portava a Zanne e quel ponte era l’unica via per arrivarci vicino, a Mas non entusiasmava l’idea di riavvicinarsi a Zanne e ancora meno al ponte ripensando alla prima volta che lo ha percorso.
Forse bisognava partire dalla bersaglio principale del bandito per trovare effettivamente delle traccie lasciate da lui, ma più si avvicinava più c’era il rischio di finire nei guai col principe, non gli piaceva quando non aveva possibilità di scelta per raggiungere un determinato obbiettivo, ma quella era una situazione nella quale aveva le mani legate.

Mas si fermò all’inizio del ponte, guardò i muri ai lati della caverna dalla quale era uscito per essere sicuro di essere solo, poi si sedette sulla parte esterna del parapetto del ponte per guardare l’ambiente vuoto che lo circondava con tristezza e angoscia, quando si rialzò dal parapetto vide che c’erano dei buchi profondi su quasi tutto il lato del parapetto, i buchi non erano intenzionali, sembravano scavati a forza con una piccozza o uno strumento per scalare, lo sapeva perché gli insetti con la capacità di scalare le superfici senza cadere non lasciano segni del loro passaggio, ma chi può essere così pazzo e stupido da mettersi a percorrere un ponte in quel modo col rischio di cadere?
Qualcuno che non vuole farsi notare… e far sparire le sue traccie in fretta se venisse scoperto, Mas c’era riuscito aveva trovato la traccia che stava cercando, a quel punto doveva solo seguire le traccie stando attento a non cadere.
Percorse tutto il ponte tenendo d’occhio la scia di buchi fino alla fine del ponte, dove a quel punto… finivano… l’unica traccia che aveva trovato si fermava lì, non c’erano segni di scalate da nessun’altra parte se non sul ponte.
Mas si fermò a ragionare, se non ci sono più segni si scalata e arrampicata, poteva essere risalito sul ponte e fare il resto della strada a piedi oppure è sceso ancora di più, ma sotto non c’era niente se non il vuoto e il buio.

In quel momento fece la sua comparsa dalle caverne il generale Plague con una lanterna, era da solo e aveva un espressione scocciata in volto.
“Stai pensando di buttarti giù?” chiese Plague guardando Mas in piedi sul parapetto, Mas con un balzo ritorno all’interno del ponte “Perchè sei qui? Sei troppo vicino a Zanne e se il principe ti vede… beh sai che ti farà.” disse Plague “Sto indagando, ho chiesto di partecipare alla caccia a ladro per riportare la sorgente a Gelia ed è quello che farò… ma prima devo catturare il bandito.” disse Mas, Plague fece una smorfia e disse “Buona fortuna, per tutte le caverne ho mandato i miei soldati e ancora non lo abbiamo trovato, cosa ti fa credere che tu lo troverai?” “Dovevo almeno provare… e poi, penso di aver trovato una traccia ma non ne sono sicuro.” rispose Mas tornando a guardare l’abisso dal parapetto.
C’era definitivamente qualcosa che non convinceva Mas riguardo alle traccie che si fermavano lì, provò a guardare sulla parete della caverna, si concentrò soprattutto sui punti più bui… e lì gli venne un’idea, prese a forza la lanterna di Plague e la scagliò contro la parete buia e quando la lanterna si ruppe liberando i piccoli insetti lampiridi che conteneva, si poté vedere chiaramente un buco enorme scavato nella roccia in un punto cieco del ponte.
Mas e Plague incrociarono i loro sguardi per qualche circa un minuto, prima che Mas estrasse le spade e si lanciò contro il muro conficcando le lame nella roccia con tutta la forza che aveva per poter scalare la parete a modo suo, mentre Plague con un piccolo balzo si attaccò alla parete e iniziò a percorrerla.
Plague raggiunse il buco per primo mentre Mas lo fece con i suoi tempi, il buco era molto profondo e buio, man mano che si procedeva al suo interno si potevano udire sempre più chiaramente il suono di risate in lontananza.

Una volta raggiunta la fine del lungo tunnel, si arrivava a una stanza gigantesca piena solo ed esclusivamente di Geo, ma non in bozzoli come è possibile trovarli in natura, c’erano collinette di Geo raggruppati e appoggiati alle pareti, insieme a forzieri e casse probabilmente anche quelli pieni di Geo.
Le risate che si udivano lungo il tunnel si erano fermate nel momento in cui i due insetti misero piede nella stanza, quel silenzio improvviso era…
inquietante, se quella era la tana del bandito…
dov’era il bandito?



Plague si avvicinò a una delle collinette di Geo pensando a quanto è stato sciocco a non aver capito prima che il bandito si nascondeva sotto di loro, e mentre si toglieva il mantello per usarlo per raccogliere i Geo, la collinetta esplose rivelando una figura alta e nera come la pece avvolta in un mantello rosso, che con un colpo scagliò Plague contro un muro.
La figura fece un ululato e poi ricominciò a ridere come un ossesso, Mas dopo un’istante di paura, sguainò le spade e si mise in posizione di guardia mentre il bandito impugnò i kunai che teneva legati ai suoi bracciali e cominciò a farli roteare, lanciò uno dei kunai contro Mas, il quale si difese bene e vide che il kunai ritornò dal suo padrone proprio come Naila aveva legato il suo ago alla sua seta, quando il bandito provò ad attaccare di nuovo con la stessa tattica, Mas evitò l’attacco e con le spade colpì il filo che legava i kunai al bandito ma la corda non si tagliò.
Di che cosa erano fatti quei bracciali per non essere tagliati dalle scimitarre di Mas?
Ma non c’era tempo per fermarsi a pensare, il bandito fece un salto molto alto e lanciò uno dei kunai contro una parte del soffitto e si conficcò in quel punto, poi il bandito iniziò a dondolare per la stanza grazie ai suoi kunai.
Mentre il bandito dondolava, rideva, come sempre, e continuò a ridere anche quando provò a schiacciare Mas con il suo peso, ma Mas si scansò il fretta e si preparò ad attaccarlo con le sue scimitarre, ma il bandito impugnava ancora i suoi kunai e parò senza fatica le spade di Mas, e anche se Mas era riuscito a dargli una ginocchiata in faccia, il bandito subito dopo aver subito il colpo diede a Mas un pugno così forte che lo fece volare di qualche metro, Plague in quel momento si riprese dalla botta e lo punse alle spalle con la coda, ma il bandito sembrò non risentire alcun effetto del veleno, e quando provò a dare un altro pugno in faccia a Plague, lui con le sue chele fermò prima una mano e poi l’altra iniziando una vera e propria prova di forza contro il bandito, dimostrando di avere una forza uguale o superiore a quella del suo avversario.
Mas provò ad attaccarlo alle spalle mentre era impegnato con Plague, ma un secondo prima che lo colpisse con le spade, il bandito sollevò Plague da terra e lo usò per colpire Mas.
Dopo aver allontanato Mas con la forza di nuovo, il bandito prese Plague per la coda e la conficcò con forza nel muro bloccandolo lì, e quando ricominciò a roteare i suoi kunai, li lanciò contro Plague sapendo che non poteva scappare.
Plague si agitava e si dimenava mentre cercava di evitare i continui attacchi del bandito, quando Mas si riprese, strinse la sua presa sulle scimitarre e corse in soccorso di Plague, ma il bandito interruppe i suoi attacchi e ricominciò a dondolare aiutato dai suoi kunai fino a raggiungere Mas e tagliargli la strada col suo corpo e subito dopo a cercare di accoltellarlo con i kunai, Mas si fermò giusto in tempo e evitò il colpo, ma era solo il primo di una lunga serie di attacchi continui e ugualmente forti.
Ma che cos’era questo bandito?
Perché non parlava?
Come faceva ad essere così forte e resistente?
Alla fine Mas fu costretto ad arretrare per evitare di venire pugnalato, ma questo non fermò il bandito che cominciò a tirare frustate con i suoi bracciali e kunai per non dare a Mas neanche il tempo di respirare.
Alla fine con un ultimo colpo di frusta dei suoi bracciali fece rimbalzare i kunai a terra, colpendo proprio ai polsi di Mas facendogli perdere la presa sulle scimitarre, e con un balzo lo raggiunse e r-impugnò i suoi kunai per accoltellare una volta per tutte Mas.
Ma Mas non si arrese e a mani nude afferrò i kunai dalla parte della lama, le mani gli facevano male, sanguinavano e si ferivano sempre di più mentre teneva strette tra le mani quelle piccole lame e la forte presa del bandito non aiutava.
Ma Mas resisteva, anche se non sapeva per quanto, dopo un minuto di sudata resistenza, il bandito decise di usare la testa e colpì Mas con una serie di testate con il solo scopo di far perdere la concentrazione a Mas, oppure semplicemente per continuare a fargli male finché gli spaccava il cranio.
Ad ogni testata lui rideva di gusto, mentre Mas era in ginocchio davanti a lui e sentiva la perdere sempre più lucidità ad ogni testata, finché a Mas non venne un’idea dell’ultimo minuto.
Quando il bandito era prossimo a colpirlo con l’ennesima testata, Mas spostò la testa in modo che il bandito non colpisse Mas, ma le sue corna, infatti il bandito senza rendersene conto si ritrovò con un occhio bucato da un dei corni di Mas.
Il bandito nonostante il dolore continuava a ridere, ma il fatto che anche lui sentiva dolore era evidente visto che cercava disperatamente di separare il corno di Mas dall’occhio.
Alla fine mollò la presa sui kunai, prese la testa di Mas e lo staccò a forza dal suo occhio lasciando cadere per terra un viscido e disgustoso liquido nero, mentre il bandito teneva le mani sulla faccia in segno di dolore Mas legò i suoi bracciali per limitarlo mentre cercava di recuperare le scimitarre, mentre il bandito si dimenava per il dolore e allo stesso tempo cercava di sciogliere il nodo, Mas recuperò le sue spade e si mise a caricare il bandito.

Mas fece un balzo molto alto per fare un assalto dall’alto, quando il bandito riuscì a sciogliere il nodo cercò di colpire al volo Mas… Ma ha calcolato male i tempi e non colpì Mas mentre quest’ultimo con le sue spade tagliò di netto le braccia del bandito.
Il bandito continuava a ridere come un folle mentre dalle braccia fiumi di quel liquido nero che aveva in corpo fuori uscivano incessantemente, finché all’improvviso la sua risata non si fece più flebile, fino a diventare solo, silenzio.
E pochi secondi dopo il bandito cadde atterra e il suo corpo si liquidò mescolandosi al resto di quella melma nera fuori uscita dal suo corpo, solo il suo mantello rimase, quando Mas spostò lo sguardo e vide Plague che cercava di liberarsi si precipitò da lui, ma la sua attenzione venne catturata da due piccoli oggetti lì per terra, anche le braccia che aveva tagliato si erano liquidate lasciando solo i bracciali con i kunai.
Mas li fissò per un po’ e gli venne la stessa sensazione che due anni fa aveva avuto con gli artigli della mantide gigante, così prese i bracciali e li indossò.
Dopo aver faticato per liberare Plague, il generale ringraziò Mas per il suo coraggio e si offrì di aiutarlo visto che era ferito.
Con l’aiuto di Plague, Mas riuscì ad uscire dalla tana e incamminarsi verso Zanne, aveva portato a termine la sua parte dell’accordo quindi non doveva più preoccuparsi di venire crocifisso dal principe, ma continuava a imperversare una domanda senza risposta: Che cos’era il bandito?
Non aveva mai visto niente di simile, non sembrava ne un insetto ne una bestia, da dove è spuntato un essere così forte e pazzo fino al midollo?

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Rispetto. ***


Capitolo 7: Rispetto.

Fuori dalla tana del bandito e risaliti sul ponte, Mas cominciò a camminare con le sue gambe fino a Zanne affiancato dal generale Plague, il quale era ancora incredulo da come Mas avesse trovato il rifugio del bandito e lo avesse sconfitto, lui che da anni è sempre stato considerato lo scorpione più forte di tutti dopo il re Obor.
“Sei stato incredibile prima.” disse Plague, poi aggiunse “In una settimana hai fatto davvero più di noi… ma non sono sicuro che il principe ti possa perdonare dopo ciò che hai detto.” “Ho solo avuto fortuna, ho fatto avanti e indietro per tutte le caverne per giorni per trovarlo, onestamente non credo di meritare tale fortuna…” concluse Mas abbassando lo sguardo, rimase in silenzio per tutto il tragitto fino al castello, il principe avrebbe voluto mantenere la promessa ma Plague garantì che Mas aveva tenuto fede al suo accordo, fece organizzare una squadra gli diede le indicazioni sulla caverna nascosta sotto il ponte per recuperare i Geo rubati e infine accompagnò Mas nella sala termale con tutta l’acqua curativa.

Mas s’immerse completamente nell’acqua calda di quell’enorme piscina con addosso il mantello, l’armatura, le spade nella fodera e i suoi nuovi bracciali ottenuti dal ladro.
Mas ipotizzò parecchio sul perché quella stanza fosse così grande, lui pensò che fosse fatta apposta per i soldati, se molte persone sono ferite possono essere curate tutte allo stesso tempo oppure era strutturato così per via delle dimensioni del re Obor quando era in vita.
Mas dopo circa un munito passato a mollo nell’acqua potè sentire il dolore abbandonare il suo corpo, guardare le proprie mani guarire in minuto dai tagli lasciati dai kunai dava una sensazione di soddisfazione mista a impressione, le capacità curative di quella sorgente era utile quindi la sensazione di disagio causata dalla rigenerazione accelerata lo abbandonò presto.
Anche da completamente guarito Mas rimase li a mollo per ancora qualche minuto, aveva bisogno di rilassarsi e godersi quel bagno caldo finché poteva, mentre galleggiava rilassato in acqua fece la sua comparsa nella stanza il principe Smùtok e Mas si mise in fretta piedi per portargli rispetto.
“Le informazioni date dal generale Plague si sono rivelate vere.” disse il principe mantenendo un tono controllato e un atteggiamento pacato, poi aggiunse “Quindi hai tenuto fede alla parola data… mi hai aiutato a sbarazzarmi del bandito e recuperato la merce rubata, odio ammetterlo ma sei stato bravo.” disse mantenendo lo stesso tono “Grazie altezza, ma è stato solo un colpo di fortuna immeritata… ma parlando d’altro, riguardo ciò che ho detto…” Mas venne fermato dal principe che alzò la mano in segno di fare silenzio “Non voglio parlare di quello del passato e non voglio le tue scuse… voglio che tu ascolti quello che ho da dire, TU non mi piaci… ma ti rispetto, ammetto che sei forte, ma non ti dirò altro di ‘bello’ come ‘ora che hai risolto questo problema è tutto risolto e possiamo essere amici’ solo perché il tuo ego sente il bisogno di sentirselo dire, ammetto solo ciò che è vero… rispetterò la mia parte dell’accordo come tu hai fatto con la tua, ma dopo questo… non voglio più vederti, sentiti libero di venire a Zanne quando vuoi per un rifugio o del cibo… ma non venire da me per altri accordi o favori, non voglio vederti mai più… questo è tutto.” concluse il principe mentre si riavvolgeva nel suo mantello dorato e usciva dalla stanza, lasciando Mas da solo con i suoi pensieri.

Quando Mas uscì dalla stanza si concentrò sul suo udito come aveva fatto in prigione, ma non riusciva più a sentire nulla, come se avesse perso quella sua strana abilità, voleva sentire come il principe si sarebbe organizzato per far tornare la sorgente a Gelia.
Mas mentre si incamminava verso l’uscita allungò di proposito la sua strada fino per passare dalla sala del trono e origliare le conversazioni del principe, lo sentì parlare con tre scorpioni specializzati nello scavare, ma prima che Mas potesse sentire altro, venne sorpreso da Akela che si era rimessa in sesto del tutto ed era tornata al suo ruolo di guardia reale.
“Hai forse paura che non rispettasse i patti?” chiese Akela “No certo che no, ero solo curioso di sapere come avrebbe agito.” rispose Mas leggermente in panicato, prima che Mas potesse correre via, Akela lo fermò con la sua coda e bussò alla porta della sala del trono.
Akela entrò e disse “Mio principe le ho portato il viaggiatore come mi avete comandato.” Smùtok lodò Akela e subito dopo si rivolse a Mas “Questi scorpioni sono degli escavatori, scaveranno una via per la sorgente fino al tuo villaggio, ma prima devi guidarli al villaggio così che possano iniziare preparare un piano di lavoro.” Mas venne liberato dalla presa di Akela e annuì, e subito dopo Mas e la squadra di escavatori lasciarono la stanza.

“Va tutto bene mio principe?” chiese Akela, Smùtok non rispose, si mise la chela più grande in volto e scosse la testa, lui era stanco emotivamente e sentiva che lo stress lo stava consumando, eppure il problema principale di Zanne era passato e la merce rubata è stata recuperata, quindi perché era nervoso adesso? Smùtok si mise a fissare il corpo senza vita del padre mentre Akela si avvicinava a lui lentamente, e quando fu a un passo da lui chiese “Le manca molto vostro padre?” Smùtok fece un respiro profondo “So che è difficile lasciare andare qualcuno, specie quando è ancora qui… visibile.” disse Akela ma Smùtok la fermò “Non è questo, sì mi manca… ma non è la nostalgia il problema… continuò a pensare che lui al mio posto avrebbe fatto di meglio, ho impiegato mesi a cercare un lad- no ma che dico, tu, le altre guardie e i soldati avete cercato il ladro per mesi mentre io sono rimasto qui ad essere un inutile… peso! E poi il primo insetto venuto dal nulla da solo ha trovato il nascondiglio del ladro e lo ha battuto… mi sento il più inutile dei principi, come non merito di essere considerato re adesso, non merito di essere ricordato… non ho fatto nulla di buono per il mio popolo.” “Mio principe… Smùtok non fare così, io e Plague ti conosciamo da prima che ci arruolassimo per diventare guardie e soldati, per tuo padre era importante che crescessi con il tuo popolo per conoscerlo ed essere il re meritava… e il fatto che ti preoccupi per tutti a Zanne ne è la prova, hai agito male ma questo non ti identifica come cattivo, tutti in questo castello e per le strade sanno chi sei veramente… se davvero pensassero che sei un pessimo sovrano ti avrebbero sostituito con qualcun’altro da anni ormai.” “Sei sempre stata pessima a improvvisare discorsi incoraggianti.” “E non sono mai stata brava neanche a mentire… arruolarmi per diventare guardia reale è stata la migliore decisione che potessi prendere per essere vicino a te anche quando saresti salito sul trono… tu hai imparato ad amare il tuo popolo e io ho imparato ad amare te.” Akela diede un bacio sulla guancia a Smùtok mentre quest’ultimo finalmente sembrò mostrare serenamente e onestamente un sorriso, almeno alla sua amata.

Mas condusse gli escavatori fuori dalle caverne glaciali e subito dopo allo spiazzo dove prima sorgeva la sorgente, gli escavatori si divisero in due squadre, per scavare fino a trovare l’origine della sorgente, tracciare il percorso che deve seguire e impiantare delle tubature per far scorrere l’acqua dove loro volevano.
Mas rimase ad aspettare davanti allo spiazzo per vedere se sarebbe tornata effettivamente l’acqua, il lavoro degli scorpioni escavatori fu lungo, scavare nella roccia è un lavoro faticoso e difficile ma con un po’ di pazienza e volontà, alla fine furono in grado di far ritornare la sorgente termale a Gelia.
Quando gli escavatori finirono il lavoro si incamminarono subito per Zanne, Mas decise di fare un ultimo tentativo con Troll prima di incamminarsi verso chissà dove, da quando lui e Troll litigarono Mas ha provato più volte a tornare da lui per riallacciare i rapporti, ma Troll era testardo e si rifiutava di parlare con Mas se non come un locandiere ad un cliente.
Alla fine Mas decise di lasciar perdere, era evidente che Troll non voleva essere di nuovo suo amico, quindi Mas si limitò a sedersi a un tavolo, ordinare da mangiare e organizzare la sua prossima destinazione.
Decise di seguire la sorte per decidere dove andare, posò la bussola sul tavolo e decise che a seconda di dove avrebbe puntato l’ago Mas avrebbe deciso quale direzione prendere per proseguire il viaggio.
Mentre mangiava ed era perso nei suoi pensieri, un grosso insetto stercorario si sedette di fronte a lui con un grande sorriso stampato in faccia, lo riconobbe era il collezionista più ricco della città, l’unico che rispettava ogni offerta che faceva a Mas per le prede che portava.
“Come va socio?” disse lo stercorario “Non siamo soci.” rispose Mas “E dai, non fare così, tu con la tua forza ti sei dimostrato il guerriero migliore che Gelia abbia mai visto, tutto il villaggio ti ammira e ti rispetta e grazie a me non fai la fame… in effetti il nostro è un rapporto simbiotico tu cacci le bestie, io ti pago e le faccio imbalsamare.” “Per prima cosa il tuo ragionamento non ha senso, non c’è niente di simbiotico visto che sono io che rischio la vita in quelle fredde caverne… secondo io non sono un guerriero, sono un viaggiatore! E tra non molto me ne andrò.” disse Mas con tono alterato mentre il sorriso dell’insetto svanì “Andartene? E dove?” chiese lui “Ovunque, tanto non ha importanza, sono rimasto a Gelia fin troppo.” rispose Mas “Non puoi andartene, sono sicuro che in quelle caverne c’è ancora molto altro per me e per te… dov’è il tuo spirito dell’avventura?” “E’ stanco! Come lo sono io, ora voglio solo mangiare prima di rimettermi ‘all’avventura’ ma deciderò IO quale sarà la mia prossima avventura.” disse Mas “Non ti permetterò di andartene.” disse lo stercorario con tono minaccioso mentre Mas continuava a mangiare con calma il suo pasto, aveva ormai perso il senso di paura dopo tutto quello che vissuto, o almeno questo era quello che pensava lui, ma su una cosa era sicuro quell’insetto non gli faceva paura.
Non aveva il fisico adatto a lottare e non aveva neanche un aculeo con lui, come poteva costringere Mas a restare contro la sua volontà?
Mas stava per rispondergli male, ma si fermò un secondo prima di dire qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire, dopo quello che successo con il principe scorpione ha giurato a se stesso che non avrebbe mai più commesso una bassezza del genere, neanche se alterato, quindi rimase pacato e continuò a mangiare ignorando il grosso insetto.

Mas si risvegliò dopo… quanto tempo?
Quando aveva perso i sensi?
Dov’era?
Cosa stava succedendo?
Queste e molte altre domande vorticavano nella testa di Mas mentre un forte mal di testa regnava sovrano, poi alzando lo sguardo vide l’insetto stercorario con cui stava parlando e in un istante si ricordò cos’era successo.
Mentre mangiava qualcuno lo ha attaccato alle spalle facendogli perdere i sensi con una botta in testa, guardandosi bene intorno vide di essere nelle caverne glaciali, legato ad una sedia e in compagnia soltanto dello stercorario e di Gazan.
Dopo pochi attimi di sorpresa, l’espressione di Mas cambiò in una smorfia scocciata mentre l’insetto sghignazzava e la vespa lo guardava con uno sguardo truce.
“Non dovresti colpire qualcuno alla testa, la vittima rimane confusa e non sente più alcun…” Mas non potè finire la frase che Gazan gli diede un cazzotto in faccia, l’insetto lo rimproverò per questo “Gazan! Non ti ho dato il via!” disse lui e Gazan si limitò a roteare gli occhi mentre Mas aggiunse “…visto… quindi lui ti ha assunto come picchiatore?” chiese Mas a Gazan mentre quest’ultimo stava per dargli un altro cazzotto, ma venne fermato dallo stercorario che prese parola “Sì, l’ho assunto per aiutarmi a convincerti a collaborare con me con le buone, o con le cattive.” “Posso dire che è contro producente il tuo modo di agire? E perché mi hai portato qui?” lo stercorario sghignazzò mentre indicava a Mas di guardarsi sotto i piedi e notare di essere a un passo dal cadere dal ponte poco prima di Zanne “Mi sembrava il luogo perfetto per minacciare e suonare convincente… quell’abisso è a dir poco infinito, se cadessi, lo faresti per sempre e anche se effettivamente avesse un fondo e tu lo toccassi… non potrai comunque tornare in superficie mai più… nessuno sa quali mostri e pericoli esistano negli abissi del mondo.” Mas aggrottò la fronte “Allora sei disposto a collaborare?” chiese lo stercorario, ma senza che nessuno se ne accorgesse Mas estrasse i kunai che teneva nascosti nei bracciali del collezionista e iniziò a tagliare la corda in silenzio la corda, e per guadagnare tempo cercò di allungare il discorso “E se sopravvivessi e tornassi in superficie che farai a quel punto? Pagherai Gazan per combattermi dopo che le ha già prese da me?” Gazan era sul punto di strangolarlo quando venne fermato di nuovo dallo stercorario “Calmati! Sta cercando solo di farti arrabbiare e farti fare un passo falso, per il resto sta bluffando…” Mas interruppe l’insetto “Quindi Gazan è qui solo per fare scena? Per proteggerti il guscio mentre sei nell’unico posto dove un signore come te non metterebbe mai piede? Oppure è qui per…” Mas venne fermato dall’ennesimo pugno di Gazan, che sta volta non venne fermato dallo stercorario e lo prese per il colletto del mantello “Io sono qui per vendicare le mie ali… non me ne frega niente di aver perso il nostro scontro… mi frega che per colpa tua ora non posso più volare, non sono più una vespa senza le mie ali, sembro una stupida formica!!!” ruggì Gazan mentre l’insetto riuscì a fermarlo prima che facesse qualcosa di stupido “Ti ho detto che ti avrei dato IO il via di fare qualsiasi cosa a lui se necessario!” disse l’insetto mentre Mas disse “In realtà le formiche sono più toste di quello che pensi, se fossi in te sarebbe bello essere paragonato a un insetto così evoluto, sorprendente e intelligente.” Gazan chiese con tono rabbioso “Stai dicendo che le vespe sono stupide?! O inferiori alle formiche?!” “Api, vespe è formiche sono cugine, per questo alcune formiche hanno le ali un tempo erano come le api e le vespe.” “Questo lo sapevo già, il punto è… che hai osato insultarmi!” ringhiò Gazan “Ti senti insultato da un osservazione oggettiva? Dovresti lavorare sul controllo della rabbia.” Gazan spinse via lo stercorario e corse verso Mas dandogli un altro pugno, più forte dei precedenti e che spinse Mas verso il precipizio.
Lo stercorario fece in tempo solo a vedere l’immagine di Mas sparire nell’oscurità di quell’abisso mentre il respiro affannoso di Gazan si poteva udire con non poca fatica, lo stercorario si rivolse furioso a Gazan “IDIOTA!!! Ma dove ce l’hai il cervello?! Lo hai scordato in bottega?!” Gazan non rispose mentre il suo respiro si stabilizzava “Ti avevo detto che dovevi aiutarmi a convincerlo a lavorare per me! Non di ucciderlo se non avesse collaborato.” disse l’insetto “Non mi interessa, quello stronzetto se lo è meritato per avermi umiliato e mutilato.” rispose Gazan “Già perché ora sei il fabbro mutilato, quello che si accontenta di tutti i lavori possibili tranne il suo perché ha perso una volta, che ora pur di non morire di fame, o dovrei dire sete visto che tutti i tuoi Geo li spendi in alcol?!” Gazan ricominciò a ringhiare “E’ inutile che ti scaldi, dopo questa bravata hai perso quel poco di rispetto che si poteva nutrire nei tuoi confronti, un po’ come io ora ho perso L’UNICO insetto abbastanza forte da abbattere le bestie che abitano questa schifosa caverna e portarmi materiale per fare soldi.” “Perchè io ti faccio schifo?” “Sì perché tu non sei nessuno! Sei solo un ubriacone che gioca a fare l’eroe col mantello al vento, lui… era davvero qualcuno, lo ha dimostrato quando ti ha tagliato le ali… lui merita veramente rispetto.” concluse l’insetto prima di girarsi e incamminarsi verso l’uscita.

Mas nonostante la velocità a cui stava cadendo riuscì finalmente a tagliare la corda, ma aveva raggiunto una profondità davvero elevata, guardando in alto non si vedeva più il ponte mentre guardando in basso si continuava a non vedere il fondo, e stava ancora cadendo.
In quel momento Mas si ricordò di come il bandito lottasse dondolando da una parte all’altra con i suoi kunai, e senza pensarci due volte Mas iniziò a far roteare uno dei kunai e quando si sentì pronto, lo lanciò contro una parete.
Il kunai s’incastro con successo e la caduta di Mas venne interrotta, anche se l’atterraggio poteva venire meglio, dato che si è schiantato contro la parete.
Dopo essersi ripreso dalla botta, Mas guardò in alto e vide il kunai incastrato dove lo aveva lanciato, non avendo altre opzioni, Mas si aggrappò alla parete e estrasse l’altro kunai e cominciò a scalare la parete, prima riavvolgendo poco alla volta la corda del kunai che ha lanciato prima, poi una volta ripreso quel kunai ha usato entrambi i kunai per scalare la parete, avrebbe voluto volteggiare come come faceva il bandito, ma non avendo esperienza con quelle armi e le tecniche del bandito preferì evitare di fare qualcosa di stupido.
Il tempo passava, Mas continuava ad arrampicarsi, lui era stanco di scalare, gli vennero le vesciche alle mani, voleva tanto riposarsi ma non era nemmeno arrivato vicino a un punto dove si potesse vedere il ponte almeno in lontananza, era quasi tentato di chiudere gli occhi e lasciarsi cadere, tanto non sarebbe morto se avesse toccato il fondo infondo era pur sempre un insetto.
Quando il suo sguardo si rivolse verso il basso, vide che sulla parete opposta c’era una buca molto simile a quella che il bandito ha utilizzato come nascondiglio, a Mas venne un dubbio e dopo aver lanciato uno dei suoi kunai contro la parete opposta e dondolato dall’altra parte, scese fino all’altezza della buca e guardandola da vicino vide che anche quella buca era un tunnel, lungo e buio ma puntava verso l’alto, forse una via d’uscita… poteva portare d’ovunque, era troppo in basso per essere collegato in qualche modo a Zanne, e se fosse un vicolo cieco?
Mas non amava l’idea di finire chissà dove col rischio di finire per l’ennesima volta nei guai o di essere coinvolto in affari che non gli riguardavano.
Ma era anche vero che era l’unica via che poteva seguire, visto che l’altra era si sicura, ma lunga e stancante, quindi Mas fece un respiro profondo…
chiuse gli occhi…
con i kunai stretti tra le mani, iniziò a camminare seguendo il percorso, la via era vuota, nessun possibile animale che avesse scavato quella galleria sembrava essere nelle vicinanze o presente, anzi non c’era nessuno se non Mas in quel lungo tunnel, il silenzio di quel tunnel era assordante e Mas non poteva non paragonare la sensazione che provava in momento a quella del periodo in cui era prigioniero nella prigione degli scorpioni.
Più camminava più sentiva il silenzio dargli fastidio, voleva urlare, voleva uscire al più presto da quella galleria ma ogni volta si fermava dal farlo, prendeva dei respiri profondi e si concedeva cinque minuti di pausa per meditare.

Dopo aver passato ore a camminare, finalmente vide una luce in lontananza, si era abituato così tanto al buoi che quella luce leggera gli sembrò accecante, ma corse comunque verso di essa, proveniva da una crepa del soffitto, Mas diede una sbirciata e vide che proveniva da dei lumi.
Mas sguainò le spade le usò per sfondare la crepa e passare attraverso di essa, la prima cosa che fece in quella nuova zona fu prendere una boccata d’aria come se fosse rimasto in apnea fino a quel momento.
Si guardò attorno, in tutta la zona sembrava… nevicare?
No, non era neve, aveva un colore verde chiarissimo, così chiaro da sembrare bianco, non era freddo al tatto sembrava più carta, ma una carta così fragile che il solo toccarla con troppa forza la polverizzava, cadeva e si posava su tutto l’ambiente, vuoto, fino a ricoprire tutto.
Ma la cosa che catturò di più l’attenzione di Mas fu la presenza di un’abitazione in quel punto sperduto nel nulla, era molto vecchia e sembrava abbandonata, a chi verrebbe in mente di vivere lì sotto isolati da tutto e da tutti?
Di fianco alla casa c’erano due rocce levigate, ma guardando meglio togliendo la strana neve da esse, vide che in realtà erano due tombe, su un c’era scritto: qui giace Dehina, il bene di questo mondo vuoto. L’altra invece diceva: qui giace il Fantasma senza nome, colui che non merita di essere dimenticato. Che fossero un coppia che viveva qui?
Mentre Mas cercava di capire chi fossero e dove si trovasse, dalla casa uscì una ragazza, era della stessa specie di Mas, sembrava più grande di età, anche se Mas la superava in altezza, aveva una gonna di tela e una mantella blu sulle spalle e aveva solo un paio di corna a mandibola rivolte verso l’alto.
Mas e lei si fissarono per un secondo interrogativi, poi la ragazza prese parola, la sua voce leggera era soave e dolce, quasi ammaliante come quella di una sirena “Buona sera.” disse lei “Buona sera anche a lei signorina, mi scusi per l’intrusione… il fatto è che mi sono perso… e in un certo senso mi hanno gettato qua giù contro la mia volontà.” disse Mas cercando di sembrare il più amichevole possibile vista che anche lei sembrò molto gentile.
“Ma quale intrusione? Per me è un piacere avere ospiti… sono sempre qui da sola, mi farebbe piacere un po’ di compagnia.” la ragazza invitò Mas ad entrare in casa mentre lei passava dal pozzo a prendere un po’ d’acqua.
La casa era vecchia, il legno era scricchiolante e fastidioso, ma l’ambiente era pulito, si vede che lei ci teneva a tenere in buono stato la casa.
Quando lei rientrò accese un fuoco e offrì a Mas una tazza di tè, Mas accettò con piacere mentre lei preparò la caraffa con l’acqua e le foglie al gelsomino, intanto che l’acqua bolliva lei si presentò “Ti prego di perdonare la mia maleducazione, io mi chiamo Hala.” disse lei “Piacere di conoscerti Hala, io sono Mas, il viaggiatore.” disse Mas con orgoglio “E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho incontrato un viaggiatore… l’ultima volta ero molto piccola e mia nonna era ancora viva.” commentò Hala “Vostra nonna?” “Sì, è stata lei a costruire questa casetta, tanto tempo fa, abbiamo viaggiato per tutto il reame di Internia finché alla fine non abbiamo trovato questa terra di nessuno e l’abbiamo resa la nostra casa.” “Internia? Che cos’è Internia?” chiese Mas, mentre lei tolse l’acqua dal fuoco e servì il tè nelle tazze “E’ una leggenda che è esistita… devi sapere che in questo momento noi siamo all’interno di un antico carapace appartenuto a un Uroverme che è morto qui, col passare degli anni diversi popoli e insetti vagabondi che hanno osato scavare e avventurarsi qui hanno fatto di questo cadavere la loro casa, noi siamo nel punto più basso del carapace e sopra di noi ci sono diverse fazioni che si dividono le terre e le risorse…” Mas sorseggiò il suo tè facendo attenzione a non scottarsi e alla storia di Hala e subito gli venne in mente ciò che vide dalla prigione del castello degli scorpioni, e capì perché la loro città si chiama “Zanne” e anche che c’era effettivamente una via d’uscita… ma che avrebbe dovuto sudare per raggiungerla.
“Ma adesso basta parlare di questo reame, parlami di te, se sei un viaggiatore avrai visto molti luoghi e conosciuto insetti diversi.” disse Hala “Beh si, ma sono solo all’inizio del mio viaggio, non ho molto da raccontarti… ma posso comunque farti compagnia e fare due chiacchiere con te se vuoi.” Mas e Hala parlarono amichevolmente per ore, parlarono di tutto, delle loro speranze per il futuro, le loro ansie, di come entrambi vorrebbero essere di più di quello che sono ora.
Hala invitò Mas a dormire a casa sua e Mas accettò, dopo aver passato ore prima a scalare e poi a camminare, doveva riposarsi, e Hala non gli permise di dormi sul pavimento preferendo dividere il letto con lui…

Quando Mas si svegliò, Hala non c’era, poi la vide fuori a pregare davanti alle tombe.
“Ben svegliato.” disse Hala raggiante “Grazie, stai onorando i tuoi nonni?” “Oh no, io ho solo avuto mia nonna… l’altro, era un insetto che… la prima volta che siamo venuti qui abbiamo trovato questo insetto tutto bianco che… era già morto… nessun nome… e sembrava essere completamente solo in mezzo a questo nulla, la nonna si rifiutò di lasciarlo lì così e gli fece un funerale come giusto che sia… non avendo, o meglio, non sapendo il suo nome lo ha battezzato ‘Fantasma’ e da quel giorno in poi dedicava cinque minuti a parlare con lui… anche se era morto la nonna gli parlava per non lasciarlo solo, per parlare dopo anni di silenzio e solitudine, non sempre capivo la nonna, ma c’era un motivo se si chiamava Dehina, lei era troppo buona per questo mondo.” disse lei un leggero e triste sorriso in volto.

“Sei proprio sicura di non volerti unire a me nel mio viaggio?” chiese Mas “Non potrei mai lasciare da sola la nonna… o ciò che mi ha lasciato, non è molto e so che non è un gran che… ma mi rende felice la quiete di questo posto mentre prendo cura della casa della nonna.” disse Hala, poi aggiunse “Per me è stato un piacere conoscere un insetto come te Mas… grazie per essere stato mio amico per un giorno.” Mas e Hala si sorrisero a vicenda, e si strinsero in un abbraccio che nessuno dei due sembrò voler spezzare per non lasciarlo subito ritornare alla sua via solitaria.
Quando i due si separarono, nessuno disse niente, solo si voltarono e mentre Hala tornò alla sua casetta, Mas si rimise in viaggio verso l’ignoto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Linea di fuoco. ***


Capitolo 8: Linea di fuoco.

Era incredibile, Mas aveva sentito moltissime storie sui mitici Urovermi, di come fossero esseri semi-divini che un tempo abitavano in tutto il mondo, dalla loro misteriosa estinzione e di come fossero molto più grandi di qualsiasi altra bestia che sia mai esistita nel loro mondo prima e dopo, ma non si aspettava che fosse così grande da poter ospitare interi regni al loro interno, se non addirittura ecosistemi.
Nonostante fosse all’interno di un cadavere gigante, morto da millenni, non sentiva odore di putrefazione, ne altri tipi di cattivi odori, ammirando il paesaggio potè notare che in diversi tipo di piante si erano sviluppate, e li gli venne la stessa domanda che fece due anni fa nella zona della mantide gigante.
Cosa ci fanno alberi e piante sotto terra?
Non avendo idea di dove stesse andando, Mas si arrampicò sull’albero più grande che potesse trovare e studiare meglio la zona, era difficile con tutta quella roba che cadeva da tutte le parti, si stupì nuovamente delle dimensioni dell’Uroverme, solo quella zona si estendeva per chilometri sia in orizzontale che in verticale, non sembrava per niente il vecchio cadavere di una bestia, ma sul dove andare, non trovò niente se non alberi e muschi decise di rivolgersi alla sorte.
Estrasse la bussola e si diresse verso nord-est, intorno a lui non sembrava esserci nient’altro, nemmeno un insetto selvatico o una bestia che potesse cacciare, decise di prendersi cinque minuti di pausa e magari imparare come usare a pieno i bracciali kunai usando delle piccole piante come bersagli.

Continuò così per due giorni, camminava per ore nella direzione indicata dalla bussola, quando faceva una pausa faceva pratica con i bracciali kunai, non era bravo come il bandito ma almeno sapeva usarli per frustare e scalare superfici, poi alla fine trovò una parte che sembrava dove si poteva “toccare” il carapace dell’antico Uroverme.
Su tutta la parete cresceva una rampicante, ma non era come le altre, sembrava una rete di legno, come se gli alberi si fossero alzati e intrecciati e poi si sono estesi verso l’alto.
Guardando in alto a Mas venne un’idea, se il carapace era in verticale la soluzione per uscire era salire, impugnò i kunai e scalò la rampicalbero fino a raggiungere la fine, man mano che saliva riusciva a scorgere quello che sembrava il soffitto di quella zona, sembrava terra, ma non ne era sicuro, quando arrivò vicino al punto di toccarla potè vedere anche quelli che sembravano dei corpi, non si riusciva a capire che razza di creature fossero, non sembravano insetti, sta di fatto che era disturbante vedere come quei cadaveri ormai fossilizzati sorreggevano quello che sembrava il limite di quel piccolo mondo.

La rampicalbero nel corso degli anni si era estesa al punto da penetrare quel “limite” e si estendeva fino al piano superiore, Mas senza pensarci due volte di arrampicò fino alla fine della pianta che… era fossilizzato?
C’erano evidenti segni di bruciature sul punto in cui si fermava e tutta la zona era terra bruciata con tanto di fiamme blu su alcune piante, non sembrava una zona vulcanica, la temperatura era sorprendentemente bassa per esserlo e anche avvicinandosi a uno di quei fuochi non si percepiva calore, anzi, sentiva ancora più freddo.
Mas si avvolse più che poteva nel suo mantello per proteggersi dal freddo, provò ad esplorare, all’orizzonte gli sembrava di vedere una densa nebbia azzurra che limitava la visuale, poteva essere solo un effetto ottico dovuto all’aria fredda e al fatto che faceva fatica a tenere gli occhi aperti, ma il vero problema era che la visuale di Mas era ridotta… e poi gli ritornò una sensazione familiare… quella di essere seguito da qualcuno.

Mas faceva il possibile per tenere gli occhi aperti, riscaldandoli frequentemente con le mani e accelerò il passo per non farsi prendere da chiunque lo stai seguendo.
Si guardava costantemente alle spalle per vedere se aveva qualcuno alle spalle, freneticamente spostava lo sguardo ai lati in cerca di un rifugio, ma in torno a lui non c’era niente se non una landa desolata e fredda.
Solo quando alla fine si stancò di correre e si fermò per prendere fiato, Mas sentì il ruggito di un… no, non di uno, di diverse bestie appartenenti alla stessa specie, quando Mas si girò, vide una schiera di creature alte e squamose simili a lucertole, ma bipedi, con grandi artigli sulle zampe anteriori e posteriori, denti affilati e sporgenti, occhi verdi smeraldo, una cresta di piume in testa e sulle braccia facendoli sembrare creature alate e a coprirli nelle zone importanti erano ricoperti di quelle stesse piume, ma a guardarle meglio non erano piume erano le stesse fiamme azzurre che di tanto in tanto si vedevano in giro per quelle terre… tutto di loro gridava che erano dei predatori.

Mas con una botta di adrenalina ricominciò a correre a perdifiato, mollò la presa sul mantello, in quel momento la sua preoccupazione più grande non era il freddo, era non morire.
Ma quelle specie di rettili infuocati erano molto veloci, in poco tempo hanno raggiunto Mas e hanno cercato più e più volte di azzannarlo, graffiarlo e di tagliargli la strada, sembrava che stessero giocando visto che lo avevano accerchiato ma continuavano a correre insieme a lui più o meno alla stessa velocità per restargli sempre attaccato.
Mas estrasse i kunai e fermò di colpo di correre, confondendo gli inseguitori che alcuni continuarono a correre per poi fermarsi, altri cadevano per la frenata brusca, ma in sostanza tutti lo raggiunsero per accerchiarlo di nuovo, Mas cominciò a farli roteare e ad urlare, cercava apparire minaccioso e di spaventarli, oppure gridava agli aggressori che non si sarebbe fatto mangiare facilmente, se sarebbe morto in bocca a delle bestie di fuoco freddo avrebbe venduto cara la pelle.
Il branco ruggì in risposta alle grida di Mas e senza paura, uno dopo l’altro si lanciarono in battaglia, Mas li teneva a distanza frustando, non voleva permettere a loro di avvicinarsi, ma era più complicata la situazione, Mas ben presto si ritrovò nuovamente circondato e sta volta non stavano giocando, iniziarono a emettere dei suoni simili a ululati mentre le loro fiamme azzurre si facevano più intense sia di luminosità che di volume avvolgendo completamente la figura delle bestie, vedere le ombre di selvaggi predatori avvolte dalle fiamme era un’ottima strategia per sembrare minacciosi, e non solo.
Quando uno provò ad attaccare Mas, lui provò a bloccarlo coi kunai, ma non era abbastanza veloce e così provò a difendersi dandogli un pugno sul muso, ma lui si ritrovò con la mano ustionata, ma il dolore che sentiva non era da ustione era da congelamento, anche se i segni che aveva sulle mani erano simili a una bruciatura.
Mas potè definirli mentalmente solo come dei predatori perfetti, veloci, coordinati, forti, aggressivi e con una difesa impenetrabile per via del loro manto di fuoco freddo.
Quei predatori iniziarono ad attaccare con più membri del gruppo allo stesso tempo, Mas saltava, faceva capriole, scivolate tutto tranne attaccare, si concentrava solo sullo schivare, se uno di quei predatori riuscisse ad azzannarlo con tutto il corpo avvolto dal fuoco freddo è probabile che Mas ci sarebbe morto.
In un secondo l’istinto di sopravvivenza di Mas si trasformò in disperazione, e ignorando il dolore alla mano impugnò le spade e iniziò a reagire agli attacchi degli aggressori, ogni volta che uno o più attaccanti erano troppo vicini Mas faceva degli avvitamenti con le spade fermando l’attacco e ferendoli, ma quei predatori erano duri a morire, anche se si facevano delle ferite gravi loro si rialzavano solo avrebbero agito con molta meno intensità rispetto a prima.
Dopo diversi minuti di questa specie di danza tra spade e fiamme, nessuno riusciva più a muoversi, la terra era macchiata di sangue proprio come il mantello e il volto di Mas mentre quest’ultimo si teneva la mano su un fianco su cui era stato colpito, i predatori se pur doloranti non mollavano anche se le loro fiamme si erano affievolite mentre fiumi di sangue sgorgavano dai loro corpi.
Era evidente per tutti che tra preda e predatore non ci sarebbero stati vincitori o vinti, specie se avessero continuato in quelle condizioni, fu solo quando due membri del gruppo caddero a terra mentre le loro fiamme si spensero che decisero di ritirarsi e di correre verso sud-ovest, ma prima che sparissero, un membro rimase indietro e rivolgendosi a Mas disse “Ammettiamo che sei forte… ma la prossima volta che ci incontreremo sarai la nostra cena.” per poi correre e ricongiungersi con col suo gruppo.

Mas rimase stranito, non si aspettava che sapessero parlare, rinfoderò le spade e preso dalla stanchezza si sedette a terra, e quasi subito dopo si sdraiò e fissò verso l’alto per un tempo imprecisato, pensava di morire di fatica prima che loro o si stancassero o lo masticassero.
Il cuore martellava nel petto mentre si chiedeva: dove fosse finito questa volta? Quando il battito cardiaco di Mas si stabilizzò e riprese fiato, cercò di rialzarsi facendo attenzione non fare pressione sulle ferite, non sapendo dove andare provò a ripercorrere i suoi passi per ritrovare la strada che stava seguendo prima di essere inseguito e cacciato.
Mentre cercava di ritrovare la via vide dei fuochi fatui in lontananza, roteavano tra di loro come in una danza spirituale, Mas si sforzò per aguzzare la vista, l’ultima cosa che voleva era che fosse un trucco di qualche altra bestia di fuoco freddo, ma da quella distanza non riusciva a capire da dove provenissero.
Decise di lasciarle perdere e di andare dritto verso ovest, mentre camminava non poteva fare a meno di pensare a quei predatori, com’era possibile che esistessero creature simili… aveva sentito dire di tutto e di più sul mondo così grande e così pieno di misteri, di magia e bestie di ogni tipo, ma da una parte non aveva mai sentito di esseri di fuoco freddo, e a pensarci bene era normale, nessuno proveniente dall’esterno ha messo piede ad Internia da quando gli scorpioni hanno costruito la loro cittadella tra le zanne dell’Uroverme chiudendo l’entrata principale, che i primi colonizzatori di quel piano di Internia si fossero evoluti o sviluppato una magia che ha modificato del tutto la fisionomia degli abitanti di questo piano?
Mas odiava ammetterlo, ma era davvero curioso di scoprire la storia dietro quel piano, nell’ultimo non ha trovato alcun indizio che raccontasse la sua storia.

Mentre vagava per le terre vide che la nebbia azzurra che limitava la visuale stava lentamente cambiando colore man mano che si avvicinava ed essa, quando fu abbastanza vicino, vide che la nebbia era diventata di colore arancione, e più si avvicinava sentiva la temperatura alzarsi. Mas tirò un sospiro di sollievo quando finalmente sentì il calore avvolgere il suo corpo come in un grande abbraccio, guardando dritto vide che le fiamme che di tanto in tanto vedeva per terra bruciare avevano assunto un colore normale, e anche avvicinandosi la temperatura era normale.
Era incredibile, sembrava esserci una linea invisibile, dove a est c’era un freddo mostruoso con fiamme fredde, mentre a ovest un caldo atroce con fiamme normali.
Solo sulla linea di mezzo si stava bene, determinato a trovare una via verso il piano superiore, Mas decise di spostarsi restando sulla linea di divisione, magari se avesse raggiunto il confine del carapace in quel punto l’arrampicalbero aveva continuato a crescere grazie alla giusta temperatura, ricordandosi che i predatori erano andati a sud, lui decise di andare a nord.
Mentre camminava lungo la via temperata, vide nella zona calda delle fiammelle volare, non sembravano dei fuochi fatui come quelli che vide prima, sembravano più delle lanterne di carta lasciate a galleggiare nell’aria come se fossero meduse, mentre riguardando nella zona fredda, si vedevano di nuovo quei fuochi fatui fluttuare in una armoniosa danza, inutile negarlo era l’evento più bello che Mas avesse mai visto in vita sua, era come essere nel bel mezzo di due spettacoli diversi che si esibivano e lui potesse ammirare entrambi.

Mentre era perso nei suoi pensieri ammirando le fiamme di entrambe le parti, sentì un verso molto familiare…
i predatori di prima, erano loro, ma apparvero all’improvviso da davanti correndo come matti, ma c’era qualcosa di diverso in loro, le loro fiamme erano rosse non azzurre, a Mas bastò un secondo per capire la situazione, questi nuovi avversari si comportavano diversamente dai loro parenti freddi, se quelli freddi aspettavano un momento di debolezza della preda per attaccare, loro la attaccavano senza fare imboscate o aspettando il momento giusto.
Mas estrasse le spade pensando che avrebbero fatto come la loro contro parte, ma si sbagliava, due di loro con un ruggito lungo e prolungato lanciarono delle lingue di fuoco che chiusero Mas in un anello di fuoco, le fiamme erano alte e il calore era intenso, Mas stava sudando più di quanto avesse mai fatto in vita sua mentre da oltre quel muro di fuoco apparivano quei predatori di fuoco che cercavano di fare degli assalti a Mas.
Ogni volta che uno di quegli esseri saltava fuori all’improvviso, poi spariva di nuovo tra le fiamme per fare spazio ad uno o più membri del suo gruppo, uno è riuscito a ferire Mas, prima dandogli un calcio rotante che catapulta Mas contro le pareti del cerchio di fuoco e Mas riesce a frenare in tempo la sua caduta, ma dal fuoco apparve un predatore che azzannò Mas alla mano sinistra e cercò di trascinarlo a forza nel fuoco, Mas si ustionò la mano sinistra ma riescì a liberarsi dando una spadata tra capo e collo all’aggressore.
Se prima era nella padella, ora era nella brace, Mas era fritto in tutti i sensi, stare troppo vicino alle fiamme era un bersaglio facile per un agguato, stare al centro non era meglio visto che comunque era stancante combattere in mezzo al fuoco visto il calore che lo faceva disidratare in fretta, e lentamente sempre e comunque l’ossigeno veniva consumato rendendo difficile anche respirare, se Mas era più o meno abituato al freddo grazie agli allenamenti fatti a Gelia, non poteva dire lo stesso delle temperature roventi, infatti Mas stava lentamente perdendo conoscenza per il calore eccessivo, la mancanza d’aria e la disidratazione, resistente più che potè, finché alla fine non divenne tutto buio.





Era morto?
Era questa la fine?
O era solo svenuto?
Gli occhi di Mas si riaprirono lentamente, sentiva dolore ovunque, lo stavano mangiando vivo?
No, anche se Mas era ammaccato era vivo, e non stava venendo sbranato e dilaniato, quei predatori lo avevano catturato e lo stavano portando chissà dove.
La temperatura era stabile tra caldo e freddo, quindi era ancora nella linea di mezzo, ma forse doveva chiamarla “linea di fuoco” visto gli abitanti della zona, a parte questo dettaglio sembrava che quei predatori caldi lo stessero portando da qualcuno se non lo hanno mangiato dopo che ha perso i sensi.
Mas ci aveva visto giusto, un po’ come avevano fatto gli scorpioni, anche loro portarono Mas a casa loro dove viveva il capo branco, Mas vide la parete del carapace e insieme ad essa il resto del branco dei suoi rapitori, c’erano pozze d’acqua sparse per la zona insieme a delle bruciature che venivano usate per delimitare lo spazio personale dei vari membri del branco, sulla parete si poteva vedere il vertice dell’arrampicalabero tutto bruciato, era stato modificato per farlo sembrare un trono per l’alpha… un esemplare molto più grande degli altri, non aveva un cresta di fuoco come gli altri, aveva una criniera infuocata a incoronala.
“Grande Infernua, abbiamo trovato un intruso.” disse il membro che stava trascinando Mas, Mas lo riconobbe era quello che gli ha morso la mano a cui gli dato una spadata.
Infernua si alzò da suo trono di cenere e fuoco, Mas venne gettato a terra, mentre lui cercava di alzarsi, Infernua con il piede gli fece alzare lo sguardo e i due si poterono studiare guardandosi negli occhi.
“E’ la prima volta che vedo qualcosa di simile, lo abbiamo portato per offrirtelo in dono, come pasto o come schiavo.” disse il predatore con orgoglio per poi concludere con un inchino al suo alpha, Infernua si abbassò all’altezza di Mas e lo studiò, vide il suo mantello, la sua armatura, i bracciali e le scimitarre, ma non alzò un dito su di lui.
Invece si rialzò e si rivolse al predatore che gli portò Mas, mentre quest’ultimo perse il sorriso, Infernua iniziò a girargli intorno mentre gli fece un discorsetto “Sei stato bravo piccolo, mi hai portato qualcosa di davvero interessante, di mai visto prima, di così… evoluto.” il predatore sembrò dimenticarsi di come respirare quando Infernua gli mise gli artigli sulle spalle mentre lei continua va il suo discorso “Sei stato bravo a portarmelo vivo, perché se fosse morto -lei strinse la presa degli artigli quasi a farli entrare nella carne- ti avrei fatto affogare.” lei lasciò perdere la presa e si rivolse a Mas mostrandogli un sorriso compiaciuto “Ti prego di perdonare questi bambini, volevano solo per dimostrare la loro lealtà a me.” Infernua allungò la mano per aiutare Mas ad alzarsi poi chiese “Sai parlare?” Mas annuì “Come ti chiami?” “Mas… che cosa volete da me?” “Vieni dall’esterno vero? Forse puoi aiutarci ad uscire da qui.” Mas non capiva di cosa stesse parlando Infernua, finché lei non iniziò a raccontargli una storia che riguardava pressoché non solo il suo branco ma tutta Internia “Devi sapere mio caro amico, che un tempo a Internia esisteva una tribù di gorgoni, creature dall’aspetto rettiliano, erano considerati le creature più deboli e QUASI del tutto inutili in questo angolo del mondo, non erano forti e non possedevano proprietà speciali come altri insetti o bestie ma erano ottimi lavoratori, vennero sfruttati per anni per portare terra, piante e risorse all’interno del vecchio corpo dell’Uroverme pensa sono stati loro anche a costruire le fondamenta dei vari piani, legando i loro corpi tra di loro in una specie di rete e poi usati per tenere sulle spalle terra e roccia per dividere i vari piani dei nove regni all’interno di questo cadavere… infatti sono stati costretti a vivere in uno dei punti più bassi del cadavere, non hanno costruito solo le fondamenta dei vari piani, ma anche tutte le città che ci sono ai piani superiori e anche gli ascensori che permettevano il passaggio da un piano all’altro e ovviamente anche una città per loro in questo piano… i gorgoni erano perennemente sfruttati e infelici e tutto s’intensificò quando qualcuno ha bloccato l’uscita dalle fauci, imprigionandoci tutti qui, tutti i piani iniziarono a collaborare sfruttando al massimo la terre coltivabili per il cibo, le bestie allevabili e condividendole con tutti… non erano liberi ma non soffrivano più di tanto, finché i gorgoni non ne ebbero abbastanza di stare in fondo alla catena alimentare e decisero che avrebbero organizzato sia una selezione naturale, che un colpo di stato, per arrivare in cima… ma come potevano dei piccoli e deboli gorgoni risalire questa catena di punto in bianco? Tutti a Internia erano più grossi, forti e con poteri speciali a differenza dei gorgoni, anche se erano in tanti, da soli contro sette regni sarebbe stata un’impresa a dirla buona, un suicidio a dirla cattiva… così decisero di rivolgersi ad un aiuto esterno, di pregare un essere superiore, un dio, e chiedergli di renderli POTENTI… con l’aiuto di un dio ce l’avrebbero fatta, ma i gorgoni erano divisi, su chi chiedere aiuto… metà voleva il favore di un signore del fuoco, l’altra metà di un re del gelo… inutile dire che non furono mai tutti d’accordo e come degli idioti si ritrovarono a combattere una guerra civile, durante la guerra i rappresentanti delle varie divisioni prepararono un rituale per evocare il rispettivo dio… e quando vennero evocati, ci fu l’apocalisse… il solo evocarli ha distrutto tutto, non si è salvata la città, non si sono salvati gli ascensori di questo piano, non si sono salvati i gorgoni… o meglio, solo una gorgone si salvò, una gorgone di nome Naga rimase da sola in un mondo distrutto, isolata da tutta Internia e dal resto del mondo… ma c’era una speranza, gli dei evocati ascoltarono le sue preghiere di dare ai gorgoni la forza di ribaltare la gerarchia di Internia, e loro la scelsero come matriarca di un nuovo inizio per la specie dei gorgoni… evoluti, entrambi si accoppiarono con lei, e lei diede alla luce due gorgoni semidei… uno di fuoco freddo che chiamò Hotza e uno di fuoco che chiamò Infernua.” Mas ascoltò prestando molta attenzione alla storia, e quando sentì che lei era una semidea spalancò gli occhi per la sorpresa.
“Hai capito bene mio caro amico, io sono una semidea, sono molto più vecchia di quello che pensi e con mia sorella condivido il dono dell’elemento dei nostri padri e la partenogenesi ci permise di creare le nostre fazioni… da anni ci dividiamo questo piano schifoso, mentre i nostri figli si sbranano a vicenda per non morire di fame… i nostri genitori sono tornati da dove sono venuti, abbandonandoci dopo la nostra nascita e non ci hanno mai aiutato da quando siamo noi a comandare, in questo posto non c’è niente che possiamo costruire per scavarci una via d’uscita, per costruirci una casa decente, o un modo per adempiere al motivo della nostra nascita… ma con te qui, forse c’è una possibilità per farci uscire.” concluse Infernua con un ghigno in volto mentre Mas iniziò a indietreggiare “Sono lusingato di essere considerato la soluzione ai vostri problemi, ma credo che stiate commettendo un errore, io non ho niente che possa aiutarvi a uscire di qui.” disse Mas cercando di mantenere la calma.
I figli di Infernua gli chiusero le vie di fuga “Non dire sciocchezze, sarai anche un insetto semplice, ma sono sicura che anche tu puoi tornarci utile… e a giudicare le condizioni della tua mano destra, hai già conosciuto mia sorella o qualcuno dei suoi figli.” “Si li ho incontrati, i figli di vostra sorella mi hanno attaccato ma sono riuscito a scacciarli… però insisto, io non sono niente di speciale.” disse Mas mentre sudava freddo “Vuoi andartene anche tu da qui, vero?” chiese Infernua “Facciamo un accordo amico mio, tu ci aiuti a risalire il corpo dell’Uroverme e tu puoi uscire con noi… vivo.” Infernua allungò la mano aspettando che Mas gliela stringesse, Mas sapeva che non sarebbe cambiato nulla solo perché lui li avrebbe aiutati e che Infernua non gli stava dando la possibilità di rifiutare o di modificare gli accordi che lei ha stabilito, ma forse poteva superarli in intelligenza, ma doveva sperare di avere molta fortuna.
Mas accettò pur non stringendole la mano viste le ferite subite su entrambe le mani, Infernua compiaciuta della decisione di Mas sorrise con piacere, Mas provò a farsi venire in mente delle idee che potessero aiutare in un modo o in un altro, modo che aiutasse Infernua e che non la convinsero a non considerare Mas uno spuntino.
Lui aveva dei kunai e delle spade che avrebbe potuto usare per scalare la parte… no, il guscio anche se antico era comunque troppo duro per essere anche solo scalfito dalle armi di Mas o gli artigli dei gorgoni, se magari lo avessero lanciato abbastanza in alto da raggiungere il soffito di quel piano poi avrebbe potuto calare una corda e… no anche questo piano non andava bene, i suoi bracciali non si estendono così tanto, e poi come avrebbe fatto a resistere mentre una tribù di bestie più pesanti di lui si arrampicavano sulla corda?
E se avessero concentrato tutti insieme la loro potenza di fuoco in un punto per sciogliere il guscio dell’Uroverme, no, sarebbero già usciti se l’avessero fatto.
Magari se le due sorelle semidee avessero unito le forze avrebbero una possibilità… ma perché le due sorelle vivevano lontane?
Forse non si piacciono?
Quando un paio di figli di Infernua corsero di fianco a Mas alzarono una corrente d’aria che fece sollevare leggermente il mantello di Mas, lui se ne accorse, e gli venne un’idea, forse non avrebbe funzionato e in un certo senso era davvero l’idea più stupida che abbia mai avuto in vita, nemmeno Mas riusciva a credere di star considerando l’idea.
“Forse ho avuto un’idea, ma avremo bisogno di aiuto e una quantità insana di fortuna.” disse Mas “Ogni idea è meglio di niente amico mio, ora dimmi tutto.” rispose Infernua “Per funzionare ci serve… vostra sorella.” la semidea guardò Mas confusa “Cosa centra mia sorella? Io e lei non ci parliamo da anni.” “Per quale motivo?” “Non ci sopportiamo.” disse Infernua con tono secco “Capisco, però se uniste le forze, forse trovare una via d’uscita diventerebbe più facile.” disse Mas “Ci abbiamo già provato e proprio sul perché non ha funzionato che ora viviamo separate definitivamente.” “Giusto… ma prima non avevate me ad aiutarvi no?” Infernua guardò Mas poco convinta “La prego abbia pietà… lei vuole che vi aiuti, ma se volete che vi aiuti dovete aiutare me… e io ho bisogno dell’aiuto di tutti per potervi portare via di qui.” precisò Mas, Infernua guardò prima Mas, poi il suo branco… poi sospirò…
decise di dare una possibilità a Mas, ma prima tutti avevano bisogno di riposo, decisero che sarebbero partiti dopo che tutti si sarebbero un buona notte di sonno restauratore.

Quando si risvegliò si accorse di essere trasportato dal branco del fuoco lungo la linea di fuoco, Mas scese e cominciò a camminare fianco a fianco con il gorgone che lo stava trasportando, “Che cosa è successo?” chiese Mas confuso “Hai dormito per giorni e noi non riuscivamo a svegliarti, il resto lo hai visto.” effettivamente Mas prima di addormentarsi era stanchissimo, non aveva mangiato nulla dall’ultima volta che è stato alla locanda di Troll e aveva bruciato moltissime energie da quanto è entrato ad Internia, il fatto che ha dormito più del dovuto non lo sorprendeva e se doveva essere onesto con se stesso, era ancora assonnato.

Quando alla fine raggiunsero l’estremità dove dimorava la fazione di Hotza, le due fazioni iniziarono a ringhiarsi a vicenda, mentre la semidea del fuoco freddo scese dal suo trono e si avvicinò alla sorella, erano uguali le due sorelle, solo che Hotza are avvolta da fiamme fredde.
Le due sorelle si guardarono con aria di sfida, Hotza incrociò le braccia come se aspettasse che la sorella le diede una scusa valida su questa invasione di territorio, mentre Infernua cercava di mantenere una bella espressione sul volto.
Entrambe stavano fremendo per combattere, ma Infernua fece cenno alla sorella di calmarsi e fece silenziare il suo branco con un ruggito, Hotza fece lo stesso e quando tornò il silenzio le due poterono parlare.
“Cosa vuoi sorella?” sibilò Hotza “Vedi, sorella, forse c’è un modo per uscire… ma abbiamo bisogno del tuo aiuto e del tuo branco.” disse Infernua arrivando subito al punto “Ci abbiamo già provato, tante volte e abbiamo fallito.” “Sta volta sarà diverso.” “Abbiamo provato a fare una scala di gorgoni salendo uno sopra l’altro e siamo caduti rovinosamente di faccia sulle rocce.” disse Hotza “Perchè devi sempre riesumare quella vecchia storia?! Non è stato peggiore di quella dove hai provato a bruciare la corazza dell’Uroverme.” fece notare Infernua “Anche quella è stata una tua idea.” “Non è vero!” “L’idea di allearci è stata mia, ma sei sempre stata tu, sia ad avere idea stupide che a rovinare tutto.” disse Hotza in segno di rimprovero “Non è vero, sei tu che mi scarichi sempre addosso la colpa dei tuoi fallimenti!” disse Infernua alterata, poi la sua attenzione venne catturata dall’arrampicalbero che faceva da trono a Hotza che superava almeno del doppio quello di Infernua “Che successo a quella pianta? Prima non era così.” disse Infernua “Quello è il mio piano a lungo termine che ho attuato quando abbiamo smesso di parlarci.” disse Hotza con un ghigno soddisfatto “Quella storia sul lasciare crescere quella stupida pianta? Ti avevo detto che era un’idea ridicola, ci vuole troppo tempo!” “Questo perché tu non sai aspettare!” man mano che le due semidee litigavano tra di loro, anche i rispettivi branchi ricominciarono a ringhiare e a far ardere le proprie fiamme con più intensità, Mas ci aveva visto giusto, l’astio tra le due sorelle era molto superiore di come Infernua lo ha fatto sembrare, ed era sorprendente di come solo la presenza della sorella ha fatto perdere la compostezza di Infernua.
Mas si slacciò il mantello e si tenne pronto, mentre le due sorelle litigavano con un tono sempre più alto, le temperature si alzavano e l’una invadeva lo spazio personale dell’altra punzecchiandosi come solo due sorelle potevano fare, questo ricordò a Mas i tempi dell’infanzia quando litigava coi suoi fratelli per qualsiasi cosa, ma quando i branchi ricominciarono a ruggire, Mas riprese la concentrazione e si fece da parte e si preparò per quando si sarebbe scatenato l’inferno.

Alla fine le due sorelle passarono dal litigare al picchiarsi e le due fazioni iniziarono ad attaccarsi tra loro, Mas ammirò lo scontro da una distanza di sicurezza, abbastanza da non essere coinvolto nella zuffa ma comunque vicino per il momento propizio che stava aspettando, i gorgoni sembravano non essersi accorti di lui, più andava avanti il conflitto più le fiamme e le diverse temperature si alzavano in nuvole di vapore che salivano verso l’alto.
Mas teneva il mantello come un paracadute e poco alla volta lo faceva gonfiare con il vapore, finché alla fine non iniziò a volare come una mongolfiera, ma volava troppo poco, lui senza volerlo aveva iniziato a fluttuare sopra ai gorgoni ma questo non era abbastanza per andare più in alto.
Le due semidee erano i membri che sprigionavano le fiamme più potenti, che sferravano i colpi più forti e che emanavano più vapore degli altri, quando le due si ritrovarono ad una distanza estremamente ravvicinata entrambe presero un profondo respiro e riempirono le loro bocce di fiamme.
Mas sgranò gli occhi quando le due scatenarono un’esplosione gigantesca che si estendeva per chilometri, che scaraventò Mas verso l’alto.

Quando Mas riaprì gli occhi per lo spavento, si accorse di poter vedere il soffito del piano, anche se distanziava comunque di qualche metro.
Mas lanciò uno dei kunai contro il soffitto pregando mentalmente di farlo incastrare prima che lui cadesse di nuovo verso il basso, ma soprattutto che il kunai s’incastrasse e poter iniziare a scalare.
Mentre Mas precipitava, la sua caduta venne interrotta dal kunai che si era incastrato tra i denti di uno scheletro che sporgeva dal soffitto, Mas dopo aver lasciato un sospiro di sollievo, si rimise il mantello sulle spalle e iniziò ad arrampicarsi fino a raggiungere il kunai.
Ma dopo diversi tentativi falliti dovuti al dolore alle mani, decise di provare a fare una cosa che non ha mai fatto, era stato fortunato ad arrivare fino a quel punto, forse aveva una possibilità di riuscirci, iniziò a dondolare in una direzione, prese il secondo kunai e iniziò a farlò roteare e quando si sentì pronto lo lanciò, il kunai si incastrò con successo mentre il primo si sfilò facendo dondolare Mas da una parte all’altra.
Mas continuò così, dondolando coi kunai fino a raggiungere la parete del carapace, con lo sguardo si mise a cercare qualcosa, qualsiasi cosa sembrasse un buco, Infernua gli ha detto che i vari piani erano collegati da un ascensore, se si fosse sbrigato a trovare la via d’accesso al piano superiore si sarebbe salvato.
Non sapendo dove si trovava quello che stava cercando ricominciò a dondolare, ma, seguendo la parete della corazza, sperando che si trovasse a raso muro l’ascensore.
Mas non seppe dire quanto tempo aveva passato a dondolare, ma la fortuna non lo aveva abbandonato e infatti alla fine aveva raggiunto quello che sembrava il passaggio per il prossimo piano e senza pensarci due volte si infilò nel buco e passò dal dondolare all’arrampicarsi coi suoi kunai.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Il sangue è potere. ***



Capitolo 9: Il sangue è potere.

La soffice terra delle fondamenta dei vari piani era perfetta per potersi arrampicare, ma le mani ustionate rendevano quella scalata un agonia, per colpa del dolore rischiò di cadere diverse volte, ma riuscì a tenere duro fino alla fine della scalata.
Mas si sdraiò e guardò il vuoto per un po’, era davvero stanco, ultimamente aveva fatto anche fin troppi sforzi fisici eccessivi e ora le sue braccia erano indolenzite, visto il traguardo raggiunto decise di riposarsi un po’ prima di esplorare quel piano, giusto cinque minuti di pausa, ma ben presto venne colto dalla stanchezza e prima che se ne accorgesse iniziò a sognare.
Nei suoi sogni apparvero i gorgoni prima dell’evoluzione, città lussureggianti, bestie spaventose e due figure nere che lo chiamavano.

Quando Mas riprese conoscenza, anche se ancora assonnato cercò di farsi forza, sta volta era nel bel mezzo di una città deserta, le strade erano vuote, la città aveva uno stile architettonico neogotico, molto ottocentesca, dava l’idea di una città molto vecchia.
Guardando meglio il buco da cui era entrato, quello non era il passaggio dell’ascensore era solo un buco formatosi li da un crollo del passato, questo significava che doveva rimettersi a camminare e trovare una via per il prossimo piano.
Il silenzio di quelle stradine spettrali dava costantemente l’impressione di essere osservato, o pedinato, anche se sta volta era sicuro di essere solo stavolta.
Ne era sicuro, se qualcuno avesse voluto attaccarlo lo avrebbe fatto mentre era svenuto, l’eco leggero dei suoi stessi passi lo facevano impazzire pensando che fossero i passi di qualcun’altro, per le strade si potevano notare le statue che rappresentavano meduse, mantidi e altri insetti che non conosceva sembravano dei tributi a delle figure importanti di quella città quando era abitata, tutte in perfetto stile neogotico, aumentando ancora di più il senso di inquietudine che assaliva Mas in quella città.
Mas camminò il più possibile seguendo le vie, in quella città c’erano per lo più scuole, biblioteche e università, visti i cartelli mezzi sbiaditi che pendolavano sull’entrate delle varie abitazioni, forse era una città che dava massima importanza all’istruzione.
Senza rendersene conto raggiunse quella che sembrava la piazza principale della città, il pavimento della piazza era un enorme mosaico fatto con vari tipi di pietra che raffigurava un donna mantide orchidea, tra le zampe aveva delle pergamene, una con sopra inciso un sigillo che ricordava una maschera, altra un sigillo che ricordava un amuleto di cui aveva solo visto un’illuminazione in una pergamena molto tempo fa.
Anche se di quel tipo di arte non se ne intendeva, dovette ammettere che quel mosaico era bellissimo, chissà quanto tempo ci avranno messo per farlo?
Su una delle pietre che determinano il contorno del mosaico c’erano incise la seguenti parole:

 
la magia è un dono degli dei
usarla ci connette a loro
per raggiungere il panteon
affronteremo l’ignoto e la paura
per la gloria della città della magia

                                                  -Sahira.

Quell’incisione spiegava molti dettagli della città, tuttavia non spiegava perché fosse deserta, se quella era una città di maghi…
dov’erano i maghi?
Perché era tutto silenzioso?
Per quanto desiderava uscire da Internia, dovette ammettere che era bello esplorare quel regno in decadenza, scoprire i suoi segreti e ricostruire la sua storia… per quanto potesse potenzialmente metterlo in pericolo.

Mas ipotizzò che se dove si trovava era il centro esatto di quel piano, qualunque direzione avrebbe deciso di proseguire ci avrebbe messo giorni a raggiungere il carapace.
Anche se non aveva idea di dove cercare l’ascensore, trovare la via per uscire non sembrava più difficile del piano precedente, qui la città era ancora intatta e lo stile neogotico che puntava verso l’alto poteva tornargli utile.
Fece roteare uno dei suoi kunai e lo lanciò su uno dei palazzi, il kunai s’incastrò con successo e Mas iniziò una nuova scalata, raggiunto il tetto del palazzo la visibilità aumentò abbastanza da vedere buona parte della città e con fatica anche il soffitto del piano, era salito più in alto del previsto.
Da quell’altezza individuò un palazzo, più alto di quello dove si trovava Mas, che aveva una stanza con le luci accese, luci rosso cremisi, forse effettivamente c’era qualcuno, anche se quella luce non era rassicurante.
Decise che l’avrebbe ignorata, non era nelle condizioni di combattere se quel qualcuno era un nemico, e poi una città grande come quella la rendeva perfetta per esercitarsi a volteggiare con i kunai.
Per Mas quella situazione era diversa da quella del piano precedente, poteva provare quanto gli pareva con disinvoltura visto che non rischiava di finire di nuovo in mezzo a dei gorgoni minacciosi e aveva più punti d’appoggio.
Era come volare per un insetto privo di ali, una sensazione che mai pensò che avrebbe provato in vita sua, ma mentre dondolava tra un palazzo all’altro intravide una figura incappucciata che lo guardava dal basso, dal buoi di un vicolo.
Mas interruppe quello che stava facendo per scendere e assicurarsi di non aver avuto un inganno della mente, quando raggiunse il vicolo dove di parve di aver visto qualcuno, non vide nessuno.

Ma poi dal nulla sentì una mano sulla spalla, il battito cardiaco di Mas accelerò all’improvviso, il suo respiro si fece udibile mentre cercava con tutto se stesso di non dare di matto, con calma si girò e si trovò davanti un insetto più alto di lui avvolto in un mantello rosso, non riusciva a capire a che razza apparteneva.
Mas fece dei piccoli passi indietro e farsi trovare pronto per un possibile inseguimento, l’insetto non fece nulla, lo fissava con un ampio sorriso, Mas decise comunque di scappare, ma non fece in tempo ad uscire dal vicolo che accadde qualcosa di strano al suo corpo, si sentì paralizzato, come se tutti i suoi muscoli si fossero contratti all’improvviso… e non obbedissero più ai suoi ordini.

Contro la sua volontà si girò verso l’insetto incappucciato, gli stava facendo cenno di seguirlo, e Mas che lo volesse o meno non ha cominciato a seguirlo verso chissà dove.
I due camminarono per qualche ora, fino a raggiungere il palazzo con l’inquietante luce rossa proveniente da una delle stanze più alte.
Mas cercò di ribellarsi per tutto il tempo e più il tempo passava più non capiva perché il suo corpo non gli obbediva, quell’essere è rimasto muto per tutto il viaggio rendendo Mas sempre più spaventato non facendogli capire che cosa avesse in mente di fare.
Una volta dentro il palazzo presero l’ascensore con le vetrate da cui si poteva vedere la città in tutta la sua magnificenza, illuminata da dei piccoli lumi sparsi per le strade, mentre i palazzi silenzioso, spaventosi e maestosi si estendevano alti e fiera su quel piano.

Quando l’ascensore si fermò, ovviamente sul piano con le luci rosse, Mas potè notare che erano delle meduse morte bioluminescenti che emanavano quella luce rossa inquietante che faceva gelare il sangue a Mas, la stanza era sporca, schizzi di sangue essiccato sul pavimento e sulle pareti, in un angolo della stanza c’era presente quello sembrava un gigantesco stampo, simile a quello che usano i fabbri ma la forma dello stampo ricordava una creatura umanoide molto alta e per finire sulla parete davanti a lui c’erano diverse lavagne con sopra scritte formule, piani e altri progetti strani, di fianco alle lavagne c’era una teca con all’interno delle creaturine piccole e viscide, Mas ci mise un po’ a capire che cosa fossero… erano sanguisughe.
Il misterioso insetto aprì la teca, prese due sanguisughe che cominciarono a succhiargli il sangue dalle mani e lui con nonchalance strinse la presa sulle sanguisughe finché esse non esplosero tra le sue mani sporcandole di sangue.
Mas deglutì quando quell’insetto si diresse verso di lui, gli prese le mani, Mas all’iniziò soffrì per il dolore dovuto alle ustioni, ma presto cominciò a sentire sollievo, sempre più sollievo finché non si accorse che le ustioni alle mani erano guarite.
Quando l’insetto lasciò le mani di Mas, lui si tolse il cappuccio, rivelando una mantide con il volto macchiato di sangue essiccato, e il suo volto sembrava inoltre, mezzo sciolto. “Va meglio?” chiese la mantide con una la sua voce sibilante, Mas annuì “Grazie.” “E’ passato tanto tempo dall’ultima volta, che ho visto qualcuno sveglio.” disse la mantide mentre sfoggiava un sorriso distorto “Sveglio?” la mantide sghignazzò mentre si fece strada fino alla finestra indicando tutta la città.
“Tanti anni fa, quando l’entrata di Internia è stata sigillata chiudendoci tutti qui dentro, alla maga suprema apparve in sogno quella che per lei era la profezia della fine del regno di Internia… preoccupata da questo sogno premonitore consultò diversi maghi della città, maghi che avevano origini da un altro regno lontano, che a detta loro, stava per morire… com’è che avevano detto che si chiamava? Nidosacro? Boh, quei maghi erano delle falene esperte nella magia delle essenze dei sogni, loro interpretarono quella visione come un’apocalisse preannunciata proprio come quella del loro regno di origine… forse erano scappati dal loro regno per sfuggire alla morte, ma la morte li ha raggiunti comunque… e hanno coinvolto tutti gli altri insetti di Internia… per evitare la fine, hanno suggerito separare il corpo fisico e il corpo spirituale di tutta la città, per continuare a vivere in eterno nella terra dei sogni.” la mantide si rivolse di nuovo a Mas “Stanno tutti dormendo d’allora, e come risultato, sono solo IO adesso il signore di questa città addormentata.” “Perchè non ti sei addormentato?” chiese Mas “Lo hai già visto il motivo, ho preferito perfezionare la mia magia personale invece che seguire la massa e sono rimasto indietro… quasi tutti sapevano usare magia delle anime o magia delle essenze in questa città… io volevo trovare una magia nuova… una magia di cui IO sarei stato creatore e maestro… la magia del sangue.” Mas da un lato era sorpreso, dall’altro disgustato, non fece alcun commento, si sforzò di non vomitare, lo ringraziò per l’aiuto e cercò di andarsene.
Ma la mantide gli bloccò la strada “Dove pensi di andare mio araldo?” disse la mantide, perché lo ha chiamato araldo?
“Non posso lasciarti andare via.” Mas cominciò a indietreggiare e di nascosto a sfilare i kunai “Non puoi andartene senza il mio permesso… e dono.” “Dono?” “Quando la mia magia fu pronta l’unica cosa che mi mancava era un allievo, un portavoce della mia arte che l’avrebbe fatta conoscere e diffondere, abbastanza da farmi riconoscere come mago supremo.” “Potresti andare negli altri piani e…” Mas venne interrotto dalla mantide “L’ho già fatto, e tutti i piani superiori mi hanno bandito a vita dai loro piani… costringendomi a tornare qui, e marcire da solo… ecco perché tu devi essere il mio araldo, sei la mia sola possibilità di diventare mago supremo.” la mantide cominciò a avvicinarsi a Mas con fare minaccioso “Io sono un esploratore, non un apprendista stregone… grazie per l’offerta ma devo rifiutare.” la mantide allargò un sorriso “Non te lo sto offrendo.” mentre i suoi artigli iniziarono a sporgere dalle sue zampe.

Mas capì subito che intenzioni aveva la mantide e sapendo del suo potere si affrettò a lanciargli addosso i suoi bracciali kunai, nonostante la mantide non sembrasse un grande lottatore evitò agilmente i kunai, ma Mas li riavvolse in fretta e cominciò a frustare.
La mantide cominciò a saltare per tutta la stanza e ad ogni balzo si avvicinava sempre di più a Mas, fino ad arrivare a un passo da lui e a dargli un’artigliata, Mas fece un balzo indietro per evitare l’attacco, anche se si ritrovò con un taglio sulla guancia.
La mantide ricominciò a sghignazzare mentre Mas riavvolse i kunai e i bracciali, per poi sfoderare le spade “Uh, giochiamo pesante.” commentò la mantide prima di scoppiare a ridere di gusto mentre riprendeva ad attaccare con i suoi artigli.
La mantide combatteva letteralmente a mani nude contro le spade di Mas, era evidente che qualcosa nella sua psiche non andava se si ostinava a combattere delle spade con i suoi artigli, che per quanto forti non gli impedivano di provare dolore dopo ogni scontro con le spade, eppure per quanto soffriva per via di questa decisione, sorrideva.
Mas non riusciva a capire il suo avversario, se aveva il potere di immobilizzare Mas controllando il suo sangue, perché non lo stava facendo?
Perché combatteva per il solo scopo di farsi male?
Mas dopo aver parato un man rovescio diede alla mantide un calcio sul fianco facendolo destabilizzare, e mentre era in ginocchio Mas cominciò a riempirlo di pugni, per poi dargli un calcio abbastanza forte da mettere una certa distanza tra i due.
La mantide si rialzò dolorante, senza smettere di sghignazzare, poi Mas notò che il sangue che fuoriusciva dalle ferite delle mani aveva iniziato a brillare, la mantide iniziò ad agitare le mani in modo che il sangue schizzasse dalle sue mani e quegli schizzi di sangue anziché spargersi per tutta la stanza si diressero tutti verso Mas.
Lui si spostò e aveva fatto bene a non farsi toccare da quel sangue, quando tocco una delle colonne della stanza il sangue ha affettato la colonna, la mantide con la sua magia aveva trasformato il suo stesso sangue in un’arma affilata come una spada.

“Adesso lo capisci? Con il sangue si può fare tutto! Guarire, combattere, comandare e molto altro ancora.” disse la mantide mentre tese la sua zampa verso Mas, e lui si senti come afferrato da una forza invisibile che lo trascinò tra le mani del suo avversario.
Il quale con un pugno poderoso lo fece volare, per poi afferrarlo con la sua magia, riavvicinare Mas a se a dargli un altro pugno, ripeté la sequenza abbastanza da far venire il mal di stomaco a Mas.
Quando Mas in perse la presa delle sue spade, al che la mantide decise di essere soddisfatto, afferrò Mas per il collo e gli disse “Visto? Potrei distruggerti in un secondo con questa magia, se volessi… ora dimmi, adesso che ti ho dato un dimostrazione visiva di ciò che potresti fare con questa magia… ti ho convinto ad essere il mio araldo?” Mas non rispose perché ancora intontito per essere stato usato come uno yo-yo dal suo avversario, quando si riprese, non disse nulla, si limitò a dare una ginocchiata alla faccia della mantide.
Quando la mantide mollò Mas, lui ricominciò a colpirlo con pugni e calci decidendo di rinunciare alle armi da taglio, mai sia ricominciasse a trasformare il sangue in lame, dopo diversi colpi incassati, la mantide fermò la mano di Mas e cominciò a rispondere agli attacchi allo stesso modo di Mas, solo che ora era lui avvantaggiato avendo i suoi artigli naturali.
I colpi di entrambi si eguagliavano in quanto a forza fisica, anche se Mas sapeva che prima o poi il suo avversario avrebbe ricominciato a controllare il suo sangue e per lui le cose sarebbero diventati difficili, doveva sbrigarsi a concludere quella lotta il prima possibile.
Alla fine liberò di nuovo i kunai e ricominciò a farli roteare, ma invece di mirare alla mantide, Mas mirò alle sue spade, per recuperarle e una volta impugnate, fare un affondo che trafisse il suo avversario.

Mas non riuscì a crederci, a ciò che aveva appena fatto, e a ciò che aveva fatto la mantide, anzi, ciò che la mantide non ha fatto.
Gli ha dato il tempo di caricare e di trafiggerlo pur avendo tutto lo spazio e il tempo per schivare o contrattaccare, si era lasciato trafiggere volontariamente.
Cadde in ginocchio, vomitò sangue, dopo i primi secondi di stupore e dolore, il suo sorriso ritornò e afferrò i polsi di Mas e fece pressione per far entrare le spade più in profondità nella carne, si avvicinò all’orecchio di Mas e gli sussurrò “Fammi provare qualcosa di nuovo.”
A quel punto la mantide estrasse le spade con ferocia facendo schizzare fiumi di sangue dal suo corpo, con la sua magia, quel sangue fresco non si sparse da nessuna parte, afferrò la testa di Mas con forza e con la sua magia indirizzò il sangue su di lui, Mas pensò volesse affettarlo come aveva fatto con le colonne della stanza, ma invece di affettarlo entrarono nei suoi occhi.

Quando la mantide lo lasciò andare, Mas sentì un forte dolore alla testa, quando il dolore si affievolì, provò ad aprire gli occhi, la sua visione era completamente rossa, ma piano piano la sua visione ritornò normale.
Anche se quell’esperienza non lo aveva apparentemente ferito è stato comunque qualcosa di traumatizzante, quando vide la mantide, egli era a terra che continuava a tossire sangue mentre usava la sua magia per curarsi le ferite.
La mantide sorrise a Mas prima di sibilare “Ha funzionato?” Mas non capì in primo momento che cosa volesse dire “Il mio sangue ti ha trasmesso i suoi segreti?” Mas si mise la testa le mani per un secondo e… effettivamente la mantide aveva ragione, ora sapeva come usare la magia del sangue sia per combattere che per curare e la usò subito per curare le sue ferite.
La mantide tra un colpo di tosse e l’altro rise fragorosamente “C’è l’ho fatta!!! coff* la mia magia può fare veramente tutto!!! coff* coff* anche insegnare a gli altri la propria conoscenza… prima non avevo niente e nessuno di intelligente con cui provare… se fosse possibile…” Mas rimase stupito, anche se era per lo più schifato da quanto era successo, la mantide anche se si era curata era comunque molto debole, evidentemente aveva perso troppo sangue.
“Non dovresti forzare gli insetti a…” “Però ti tornerà utile se vuoi lasciare Internia… me lo ha detto il tuo sangue che intenzioni hai… e anche quante ne hai passate… ai piani successivi ti mangeranno vivo se non hai un modo per curarti o per difenderti coff* coff*… coff* coff*… non so se sopravviverò araldo, ma sono felice che almeno un insetto abbia imparato, che il sangue è potere.” “Non volevo impararlo.” “Ormai è troppo tardi, se è l’accesso al piano successivo che stai cercando… alla piazza centrale della città… c’è un rompicapo che se risolto ti aprirà la via verso l’alto…” la mantide chiuse gli occhi, non era morto, era solo stanco, Mas ancora sconvolto da quanto era successo non disse nulla, semplicemente si diresse verso l’uscita e subito dopo, alla piazza.

Mas ci mise il suo tempo a raggiungere la piazza, nel frattempo provò a processare l’evento traumatico appena vissuto, anche se non sapeva come fare togliersi dalla testa il fatto che il sangue di un mago pazzo gli fosse entrato negli occhi… e anche se aveva ottenuto un nuovo potere, utile e incredibile, non n’era entusiasta.
Raggiunta la piazza, iniziò a ispezionare il mosaico della maga suprema, provò a fare pressione su tutte le pietre che sporgevano del mosaico pensando che fossero dei pulsanti, ma non ottenne risultati, diede un’occhiata da vicino alle pergamene pensando che fossero importanti, ma non vide nulla d’insolito, ne in una ne nell’altra.
Forse la soluzione all’enigma non era un pulsante o una leva segreta, forse lo stava approcciando nel modo sbagliato, l’unico dettaglio rilevante era l’incisione con la citazione della maga suprema.
In un secondo a Mas venne un’idea, se quella in origine era una città di maghi forse il modo per salire era una magia?
Forse doveva dire una parola magica?
Forse doveva lanciare un incantesimo?
Ragionò per un po’, però guardando l’incisione, notò che non c’era scritto il nome della città, da nessuna parte della città c’era un riferimento al suo nome, nemmeno la mantide gli disse niente a riguardo e così Mas dedusse che la risposta era il nome della città.
Ma come si poteva chiamare una città di maghi?
Mas provò ad improvvisare diversi nomi che suonassero mistici, come “Magicae” “Maho” “Mahika” ma nessuno funzionò, sarebbe andato avanti all’infinito a meno che qualcuno non gli dicesse la parola magica per lui, in quel momento gli venne in mente che la mantide con la sua magia gli ha tramesso la sua conoscenza, magari gli aveva già dato la soluzione, ma non riusciva a trovare nulla tra le conoscenze ricevute che potessero aiutarlo, l’unica cosa che gli rimbombava nella testa quando provava a concentrarsi sulla parola era “Sahira” il nome della maga suprema…
ma perché?



“Sahira.” disse Mas a voce alta e sembrò che tutto il piano avesse iniziato a tremare mentre le piastre che contornavano la piazza s’illuminarono all’improvviso, in lontananza si udì un forte rumore, come quello di un gigantesco portone che si apriva mentre le piastre iniziarono a levitare formando una scala a chiocciola sospesa sul nulla, che portava verso l’alto.
Mas dopo qualche secondo di stupore, iniziò a percorrere le scale… e a salire.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Il laboratorio. ***


Capitolo 10: Il laboratorio.

Quella scalinata era qualcosa di stancante, ma era più comodo di scalare una parete, Mas non capiva perché non ci fosse un ascensore tra quei piani, non poteva essere crollato con la caduta della città dei gorgoni e di certo non ci poteva essere solo un ascensore in tutto un gigantesco regno.
Mentre saliva provava a ipotizzare delle risposte, e quella che gettonava di più era che i vari piani non fossero collegati da un solo ed unico ascensore, per permettere ai visitatori di ammirare le bellezza dei vari piani, scoprire la cultura sviluppata in quel piano, prendersi del tempo da sprecare volutamente per vedere delle città che sembravano dei mondi a parte.

Quando finalmente raggiunse la fine delle scale, Mas vide che sul soffitto del piano c’era un buco con il contorno di metello, quando lo varcò si ritrovò in un piano che… era più buio di quanto dovrebbe, nell’ultimo piano visitato per le strade vi erano dei lumi che illuminavano un pochino l’ambiente, lì i lumi erano molti di meno.
Cos’era successo lì?
Mentre le scale sparirono per ritornare al loro posto il buco si chiuse da solo, mentre un forte rumore di macchinari provenienti da non si sa dove rimbombavano per la zona, quando il rumore si fermò, Mas ricominciò a guardarsi attorno e a cercare di studiare il luogo e di scoprirne i segreti.
Tutto l’ambiente era metallico, dal pavimento che sembrava ricoprire tutto il piano a qualsiasi altra superficie presente, mentre esaminava l’ambiente un fortissimo rumore in lontananza rimbombò per il piano facendo più casino del meccanismo della portone.
Sembrava il ruggito di una bestia, più grande di qualsiasi cosa abbia mai visto in vita sua, ma non era un ruggito normale, il suono sembrava più… metallico.

Mas prontamente sfilò i kunai e iniziò a farli roteare, non per prepararsi a combattere di nuovo, ma per evitare lo scontro, lanciò i kunai verso l’alto nella speranza di farli incastrare dove il proprietario del ruggito non avrebbe potuto raggiungerlo.
La fortuna non lo aveva abbandonato, quando i kunai s’incastrarono iniziò a salire e a salire, quella fredda parete metallica faceva veramente al caso suo… ma mentre saliva, sentì il suono stridulo di qualcosa che grattava contro il metallo, in modo ripetuto e fastidioso, Mas si girò verso la fonte del rumore e dalle ombre apparve una creatura che era davvero enorme, con gli occhi così rossi e luminescenti da essere infuocati, quel mostro simile a un enorme serpente ferreo emise lo stesso ruggito metallico che aveva sentito prima.
Mas imprecò mentalmente facendo attenzione a non fare rumore, muoversi troppo avrebbe di sicuro attirato l’attenzione del mostro… non c’erano altri termini per descrivere ciò che stava vedendo, una bestia di metallo con fiammanti occhi rossi che ruggisce così forte da far tremare l’ambiente circostante era così assurdo da non poter esistere veramente.
Ma da quale mente malata è nato un mostro simile?
Mas non poteva permettersi di essere visto, quel coso sembrava fortissimo, Mas era stanco sia mentalmente che fisicamente e non era sicuro di riuscire ad abbattere un mostro di metallo.
Il serpente si guardò in giro, stava cercando qualcosa, ad ogni movimento le scaglie metalliche grattavano col pavimento e tra di loro generando dei rumori striduli che facevano facevano venire i brividi.
Quando alla fine il serpente se ne andò Mas esalò un sospiro di sollievo, non si era neanche accorto di essere rimasto in apnea fino a quel momento, non si mosse finché non sentì il suono di quel serpente abbastanza lontano da essere impercettibile.

Mas scese dal suo punto d’appoggio facendo molta attenzione ad atterrare in punta di piedi per non fare rumore, non sapendo se fossero presenti altri mostri simili nel piano, Mas decise di mettersi alla ricerca della via per salire per andarsene il prima possibile.
Con una delle spade estrasse un lume dal suo punto d’appoggio, facendo attenzione a non romperlo per utilizzarlo come lanterna e avere un minimo di luce che gli potesse illuminare la via.
Decise di andare nella direzione opposta al serpente, decise di non correre per risparmiare energie e mantenere alto il silenzio, ad ogni singolo rumore a Mas saltava il cuore in gola e copriva il lume col mantello prima di mettersi a correre di qualche metro.
Lungo il suo cammino inquieto, trovò una luce azzurra in lontananza che illuminava più dei lumi l’angolo in cui si trovava, Mas si avvicinò con cautela, da vicino vide che era un’enorme vasca trasparente piena d’acqua illuminata da delle lampade interne alla vasca, così luminose da rendere la vasca luminosa, in torno ad essa c’erano scrivanie mezze distrutte con tutti gli utensili d’ufficio, anche essi rotti, sparsi per il pavimento.
Ma cos’era quel posto?
Cosa stava succedendo?
O cosa era successo?
Non c’era nessuno e Mas era disperatamente alla ricerca di risposte, mentre era distratto, sentì alle spalle il suono di un colpo simile ad una capocciata.
Mas si spaventò per un secondo sentendo il suono dell’impatto e guardandosi alle spalle vide nella vasca un’altra creatura, era molto grosso, sembrava un cetaceo, non si riusciva a capire se fosse ricoperto di piume o di spine, quelle che sembravano pinne erano così grandi da sembrare delle ali, ne aveva in tutto quattro, anche quell’animale aveva degli occhi rosso fiammanti.
Prendeva a testate il vetro che lo separava da Mas con l’intento di sfondarlo, spalancava la sua bocca e la premeva sul vetro come a cercare di mordere Mas anche se non poteva.
Era bello da vedere, spaventoso, ma bello visto che almeno quello era rinchiuso e si poteva ammirare in sicurezza, ma la domanda: da dove saltano fuori questi animali? In natura e non, nessuno ha mai visto o sentito parlare di creature simili.

Mas dopo aver passato un minuto ad ammirare il cetaceo, decise di ritornare nelle zone più buie, si allontanò il minimo indispensabile da convincere l’animale nella vasca a perdere interesse in Mas, per il resto restò la luminosità di quella vasca era utile.
Mas mentre camminava, sbatté contro un piccolo piano rialzato, sembrava una stradina rettilinea, seguendo la direzione della stradina ogni tanto s’imbatteva in quello che sembrava un palo di ferro, ma troppo grande per essere un semplice palo.
Proseguì finché non si accorse che c’era un piano rialzato, se ne accorse perché solo in un punto c’erano ancora dei lumi che lo illuminavano, Mas raggiunse il piano rialzato con l’aiuto dei suoi bracciali kunai e vide che sulla piattaforma c’era una casetta, e anche che il resto della piattaforma sembrava per la maggior parte distrutta.

Mas entrò nella casetta un po’ per cercare riparo, un po’ per cercare risposte su questo piano e… non era messo bene, ma decisamente meglio di ciò che c’era all’esterno.
Tutto polveroso, un vecchio letto in un angolo con vicino una cassettiera, sul muro erano appesi dei vecchi progetti per lo più sbiaditi e strappati e infine una scrivania ancora intatta.
Mas guardò dentro i cassetti, era davvero difficile aprirli senza fare rumore… apparentemente non c’era niente in nessuno di essi, quando ispezionò la scrivania in uno dei cassetti trovò quello che sembrava un libro, o un diario, si sedette sul letto si mise acconto il lume e iniziò a leggere.

 
Finalmente ho ottenuto la mia seconda laurea, sono ufficialmente parte del progetto “Libertà” inizierò domani a lavorare con tutti i miei coetanei e i veterani che ci hanno insegnato tutto quello che so, da ora in poi sarò io e questo diario per tenere annotati tutti i progressi dal mio punto di vista… oltre che per scopo personale.
Ero piccolo quando le fauci dell’Uroverme sono state sigillate, ricordo quel giorno come se fosse ieri, la nostra città vista venne distrutta per costruire un laboratorio grande quanto tutto il piano e l’unico desiderio che avevano gli adulti era riaprire le fauci, tutti si impegnavano per costruire e progettare nuove tecnologie che ci potessero tornare utili, non so se nel mondo esterno sono andati avanti tecnologicamente, ma di sicuro la nostra comunità, o almeno in questo piano, era ed è molto avanzata.
Io anche se ero piccolo mi resi conto della gravità della situazione e decisi di dare il massimo per aiutare tutti, a scuola ero lo studente più ambizioso, laborioso e studioso per essere al meglio del mio meglio per il bene di tutti quando mi avrebbero ritenuto pronto. Dopo una laurea in meccanica come i miei genitori decisi di prendere una laurea in biologia genetica in quanto mia materia preferita.
Dopo anni di fatica finalmente sono pronto, ho promesso a tutti che non li avrei delusi.
Parola di dottor Darius.

 
Giorno 1
 
Sono stato alla mia prima riunione di laboratorio, il capo scienziato ha presentato me e tutti i miei coetanei ai veterani, ogni veterano avrebbe fatto da mentore a due dei nuovi arrivati, le squadre vennero formate e io finì in squadra con un insetto che non conoscevo: Deus. A detta sua aveva un dottorato in chimica e in meccanica, il veterano a noi assegnato era il dottor Periclis, considerato da anni il membro più inquietante della nostra comunità con quel suo occhio vitreo che sostituiva quello che perse anni fa.
Poi il capo chiese a tutti i novizi se durante i loro studi fossero riusciti a rivoluzionare alcune delle tecniche, o a migliorare progetti già proposti con nuovi elementi prima non considerati.
Subito dopo ci venne chiesto di proporre un’idea che potesse essere considerata “potenzialmente” in grado di farci uscire.
Un vecchio collega di Deus suggerì un composizione chimica che potesse far esplodere il blocco delle fauci con una bomba, l’idea era buona ma troppo pericolosa, i suoi dati indicavano l’instabilità e il numero di rischio troppo alto anche solo teoretico.
Deus suggerì di rendere il laboratorio anche una fabbrica automatica che costruisce degli automi programmati per combattere e distruggere, un esercito praticamente immortale per affrontare qualsiasi cosa abbia chiuso le fauci, considerando che potesse essere un potenziale nemico.
L’idea venne approvata a metà, una fabbrica automatizzata era comoda per risparmiarci gran parte del lavoro, per cosa l’avremmo usata ne avremmo discusso in futuro, io proposi di usare i campioni di DNA che nel corso degli anni erano stati conservati e coltivati in vitro delle poche creature e piante esterne a Internia che possediamo, insieme a quello delle creature che abitavano Internia per dare vita a qualcosa di nuovo.
Il motivo per cui mi sono specializzato in biologia è perché sono interessato al mistero della nascita, molti insetti di diverse specie tendono ad accoppiarsi ed avere figli ibridi, che nonostante alcuni dettagli, riescono a vivere quasi senza problemi.
Io proposi di creare da zero una creatura, unendo i DNA di alcune bestie antiche, che stando ai registri molte erano seconde solo all’Uroverme, con il DNA di altre creature o piante potevamo creare la bestia più forte mai esista che avrebbe riaperto l’ingresso di Internia.
La mia idea venne considerata: interessante. Dato che la maggior parte delle idee proposte sono piaciute al capo scienziato, lui stabilì che tutti, o quasi, avrebbero lavorato per un anno ai propri progetti e chi fosse riuscito a portare un prototipo funzionante avrebbe ricevuto il supporto di tutti gli scienziati per realizzare la versione finale del progetto vincitore.
Deus si è subito messo all’opera per costruire la fabbrica automatica con molti altri nostri colleghi, io ho avuto ai campioni di DNA, ho preso uno di una bestia antica, uno di una pianta e qualcuno di diverse bestie minori per riparare i codici danneggiati del DNA antico e farlo combaciare con tipi di DNA.
Con quello che mi è stato premesso di usare ho iniziato a calcolare e progettare le possibili varianti che potrei ottenere, per il momento mi sono limitato a dieci varianti, fratellastre, devo solo preparare l’attrezzatura adeguata e potrò iniziare.
Spero che vada tutto bene.
Dottor Darius.
 
Giorno 7
Non scritto niente in questi giorni per concentrarmi solo ed unicamente sui miei esperimenti, il dottor Periclis passava regolarmente metà giornata ad aiutare Deus con la costruzione della fabbrica e l’altra metà con me.
È davvero molto ligio nel rispettare le norme di sicurezza, igiene e delle regole in generale, con me mi ha aiutato a preparare una sorta di culla per i miei esperimenti, ha preso una teca poco più piccola della mia scrivania e la riempì d’acqua, poi abbiamo impiantato un neon speciale adatto alla crescita delle piante, un piccolo generatore per il riciclaggio dell’acqua per tenerla sempre pulita e un termoregolatore per farsi che resti della stessa temperatura per tenere gli embrioni al caldo.
Oggi abbiamo finito di costruire la teca, e abbiamo iniziato con gli esperimenti di ibridazione genetica.
Il dottor Periclis mi sgrida sempre quando mi rilasso troppo, è molto severo, ma non posso non ammettere che ha il mio rispetto.
Dottor Darius.

Giorno 16

Oggi ho finalmente il tempo di scrivere, è successo di tutto dall’ultima volta che ho annotato qualcosa sul diario.
Per prima cosa Deus mi ha chiesto di collaborare per il suo progetto visto che anche io avevo studiato meccanica, ho accettato, in fondo mi era simpatico, forse un po’ iperattivo e fantasioso ma non era male, di sicuro più amichevole del nostro mentore.
Il progetto che lui ha battezzato “Corazza infernale” era si fantasioso ma anche fattibile, aveva l’idea di base dell’automa, e visto su carta sembrava si potesse fare, per un prototipo di piccole dimensioni però, la versione finale dovrebbe essere quasi una ventina di metri.
Vederci collaborare ha reso il dottor Periclis contento, lui dice sempre “Dobbiamo essere più coordinati di un formicaio” vederlo felice mi ha fatto piacere.
Per quanto riguarda il mio esperimento, il dottor Periclis mi è stato di grande aiuto, i miei dieci embrioni ibridi sono pronti, ci vuole ancora molto affinché si sviluppino completamente, ma ora arriva la parte più facile ho dato a tutti la capacità di nutrirsi attraverso la fotosintesi delle piante affinché possano essere autonome nel nutrimento, tecnicamente dobbiamo solo aspettare che nascano.
Dottor Darius.

 
Giorno 30
 
La costruzione della fabbrica sembra essere il progetto che sviluppa con maggiore velocità ed efficienza, Deus si sta dannando per rendere il suo Corazza infernale perfetto, ha costruito metà del piccolo prototipo, sembra un verme di ferro per il momento, ma voglio prima vederlo completo prima di giudicarlo.
I miei esperimenti continuano, ho pensato iniziare una nuova combinazione di geni, ma prima ho preferito aspettare, prima voleva vedere se almeno uno dei miei embrioni riesca a raggiungere la fase finale dello sviluppo.
Questo era quello che ho pensato mentre li controllavo al microscopio, per il momento sono innocui, e sono l’esperimento che sognavo di fare da una vita, mi chiedo come saranno quando nasceranno.
Dottor Darius.

Giorno 57

Oggi ho assistito al processo di segmentazione degli embrioni, mi sento quasi come un genitore in dolce attesa, quasi.
Questi feti più li guardo crescere più m’immagino il più grande successo della storia della genetica.
O almeno era questo quello che pensavo, prima di vedere uno degli embrioni divorare uno dei suoi fratelli, questo non doveva succedere, non capisco perché uno di loro ha avuto l’istinto di mangiare se può farne a meno.
Ho fatto richiesta per delle altre teche che potessi usare per la mia ricerca, mi sono state negate.
Deus ha cercato di consolarmi a modo suo, mi ha coinvolto nel suo progetto, gli ho dato dei suggerimenti per rendere i movimenti dell’automa più fluidi e dinamici, il problema principale che continuava a persistere era una fonte energetica che lo alimenta e come farlo obbedire ai comandi.
Almeno lui procede senza dubbi.
Dottor Darius.

Giorno 69

Oggi un’altro feto è stato mangiato, sono abbastanza grandi da poterli vedere chiaramente senza problemi, hanno sviluppato una struttura ossea, sono ancora delle dimensioni di una mano, ma stando ai miei calcoli da adulti saranno così grandi da fare impressione.
Avrei voluto salvare anche gli altri, ma le circostanze me lo hanno impedito.
Dottor Darius.

Giorno 81

Nella teca sempre lo stesso feto ha mangiato un altro dei suoi fratelli oggi, tutti hanno sviluppato degli quattro arti simili a pinne nella parte anteriore del corpo, un pinna dorsale e una coda.
Sono abbastanza grandi da essere ancora tenuti in mano, ma so già che presto le cose cambieranno.
Deus è in crisi perché ancora non riesce a risolvere i problemi che ha il suo piccolo prototipo, è sempre più stressato.
Dottor Darius.

Giorno 100

Sarà strano e forse è insano, ma oggi sono rimasti sei e sempre lo stesso feto è stato a mangiare, lo considero il mio prediletto, mi fa paura perché mangia quando non dovrebbe, ma vederlo così vivace prima ancora di essere nato… è come se stesse cercando di dimostrare di essere il migliore.
Il loro sviluppo procede senza problemi, le loro pinne sono diventate più grandi, la coda si è allungata e il colore, di molti di loro è cambiato diventando un rosa molto scuro.
Dottor Darius.

Giorno 129

Il mio prediletto ha ricordato a tutti di essere il migliore, mangiando un altro dei suoi fratelli.
Sono tutti diventati più grandi, il dottor Periclis mi ha confidato di essere preoccupato per Deus, ha provato di tutto per aiutarlo ma Deus era isterico per far funzionare quel verme metallico.
Abbiamo cominciato a prendere le distanze da lui, non di nostra volontà, ma è successo, non ho detto al dottor Periclis che cosa ha fatto il mio feto preferito.
Dottor Darius.

Giorno 145

Non manca molto prima della loro nascita, ne sono sicuro, si muovono sempre di più anche se stanno dormendo.
Ovviamente un altro feto è stato mangiato dal mio campione, ho deciso di dargli un nome, dato che di questo passo lui rimarrà solo nella vasca e che è un prototipo, ho deciso di chiamarlo: Proto. Lui è più grande degli altri, posso tenerlo in braccio, ma non è ancora pronto, la pelle di praticamente tutti è diventata nera, solo Proto sembra avere delle macchie verde scuro sulle pinne, dietro la pinna dorsale e poco prima dell’estremità della coda. Forse si è sviluppato più in fretta degli altri?
Dottor Darius.

Giorno 171

Tre è il numero perfetto dicono, proprio come i feti rimasti, oggi hanno fatto qualcosa di nuovo, hanno cominciato a far galleggiare la parte superiore della testa fuori dall’acqua.
Lo hanno fatto tutti, forse è segno che sono quasi pronti? Deus è ufficialmente impazzito, è sceso al piano inferiore per chiedere aiuto ai… “maghi” mi chiedo che cosa hanno di speciale, quella che loro chiamano “magia” è solo un’altra forma di scienza.
Dottor Deus.

Giorno 187

Sono rimasti in due, sono sempre più grossi e so già che sarà Proto a vincere, oggi hanno fatto qualcosa di inaspettato, i due embrioni hanno iniziato a respirare.
Sulla loro testa si è aperto un buco da cui fuori esce aria, è stato il rilevatore della CO2 a darmi la conferma, non sono ancora nati ma già sono impressionanti.
Deus non è ancora tornato dal piano inferiore.
Dottor Darius.

Giorno 202

Ciò che ho predetto è successo, Proto ora è il solo re della vasca, è davvero grande adesso, circa un metro e mezzo.
Le sue pinne anteriori sono un metro l’una adesso, forse si evolveranno per diventare delle ali? Rendendo Proto in grado sia di nuotare, respirare aria e volare, se i miei calcoli sono corretti, potrei sbagliarmi infondo è prototipo, potrebbe averle ma non potrebbero funzionare.
Deus è tornato ieri e non era da solo, con lui c’era un tipo strano, probabilmente un mago, disse di chiamarsi: Nemo. E di essere esperto della magia delle anime.
Perché? Perché arrivare a piegarsi ai capricci della magia e del mito?
Dottor Darius.

Giorno 230

Non è successo nulla di impressionante, Proto è cresciuto ancora, non si è svegliato e forse è meglio non disturbarlo finché non sarà sveglio.
Per quanto riguarda Deus e il suo nuovo “amico”, mi preoccupano, e non solo io.
Tutti gli scienziati del laboratorio hanno cominciato ad evitare Deus e Nemo, il capo scienziato ha provato più volte ha convincere Deus che unire la superstizione e la scienza era una pessima idea, ma Deus non ne ha voluto sapere, ha continuato a sperimentare con Nemo.
Quell’insetto non me la racconta giusta.
Dottor Darius.

Giorno 272

Il motivo per cui non ho riportato nulla fino ad esso era perché non è accaduto nulla, di relativamente nuovo da annotare.
Deus e Nemo continuano a fare squadra, Proto ha continuato a crescere, la fabbrica è praticamente finita, ci hanno aggiunto dei bracci meccanici che si spartiscono il lavoro, il dottor Periclis ha insistito per vedere a che punto è Proto.
È rimasto di stucco quando ha saputo che ha mangiato i suoi fratelli mentre dormiva e che era cresciuto fino a questo punto, all’inizio mi sembrava spaventato, ma poi mi sorriso e mi ha detto di essere fiero del lavoro svolto.
Evidentemente gli ho dato maggiori soddisfazioni visto che sono rimasto coi piedi per terra.
Dottor Darius.

Giorno 303

Proto ha raggiunto i due metri e mezzo di grandezza, riempie quasi tutta la vasca, di questo passo mi ci vorrà una vasca più grande, spero che si svegli presto, è quasi passato un anno e devo portare un prototipo funzionante.
Sulle macchie di Proto si sono sviluppati dei fili semi-rigidi, li ho toccati, e mi sono fatto male, erano spine.
Credo che Proto si sia messo a sognare, ho visto che si agitava mentre dormiva.
Ti prego svegliati presto.
Dottor Darius.


Giorno 365


Oggi ho avuto l’ansia per tutto il giorno, Proto non si è ancora svegliato e il capo scienziato doveva vedere e valutare i lavori di tutti.
Con sorpresa di tutti Deus e Nemo ce l’hanno fatta, Nemo con la sua magia e una piccola modifica al progetto originale hanno fatto funzionare il prototipo di corazza infernale.
Si muoveva con fluidità come un animale vero, grazie a me, e come fonte energetica aveva un’anima.
Il capo scienziato lo ha visto come la possibilità che finalmente due mondi estremamente diversi come quelli di Deus e Nemo si possono unire e collaborare, il dottor Periclis non era d’accordo per niente e nemmeno io.
Poi è arrivato il mio turno, hanno visto Proto, e quando gli detto che non era ancora pronto il capo scienziato ha mostrato indignazione all’inizio.
Ma il dottor Periclis è riuscito a convincerlo che non era ancora fallito, dopo tutto non era una macchina e che se voleva vedere almeno questo prototipo completo, doveva aiutarmi.
Hanno deciso di considerarmi ancora in corso, e quando hanno saputo che Proto era destinato a diventare ancora più grande di così hanno cominciato a progettare una vasca gigantesca per poterlo contenere.
Io e Deus, stranamente siamo stati i soli che hanno “superato” quel test, anche se continuo ad avere una brutta sensazione su quegli automi striscianti.
Dottor Darius.

Giorno 397

Da quando Deus e Nemo hanno strabiliato tutti gli scienziati con il loro prototipo di successo, hanno scritto, cancellato e riscritto i progetti di Deus sul progetto “corazza infernale”, per quando si metteranno a costruire le versioni più grandi con l’ausilio della fabbrica.
Una seconda squadra capitanata del dottor Periclis invece si è messa lavorare sulle dimensioni della nuova vasca di Proto, hanno già installato sotto la base un generatore separato da quello principale per fare in modo che avesse sempre corrente elettrica che alimentasse i neon.
Io non dovendo fare praticamente niente, ho revisionato i miei progetti vedendo se posso migliorarli per esperimenti futuri.
Proto è cresciuto pochissimo ultimamente, ma cominciato ad agitarsi sempre di più nel sonno, credo che si stia per svegliare, nel frattempo ho deciso di battezzare questa mia creazione col nome scientifico: Leviathan Hamatis Orcus. Se va male, non so se avrò un’altra possibilità, ti prego Prot svegliati, vivi.
Dottor Darius.

Giorno 423

Proto ha raggiunto i tre metri di lunghezza, le spine sul suo corpo hanno cominciato a somigliare a delle piume, il suo cuore batte forte e stabile, ma ancora non si vuole svegliare.
Nemo oggi è partito per gli altri piani dicendo di aver bisogno di procurarsi degli ingredienti per delle magie necessarie per il corazza infernale.
Ho una brutta sensazione.
Dottor Darius.

Giorno 446

Ieri hanno finalmente finito di costriure la vasca, l’hanno costriuta con del vetro riforzato, modo che non potesse esse danneggiato o sfondato facilmente, nel caso Proto si riveli aggressivo.
Che a proposito di Proto, stamattina mi sono svegliato con degli strani fischi, acuti e fastidiosi, e quando mi sono svegliato, Proto mi stava fissando.
Ce l’avevo fatta! Proto era completato, era nato, ed era bellissimo.
Tutti gli scienziati sono venuti a vederlo e lo hanno considerato un successo, anche se tecnicamente siamo solo all’inizio far nascere una creatura.
Ho fatto riempire subito la vasca nuova per darla a lui, quando fu finalmente pronta, con l’aiuto di diversi scienziati abbiamo preso la pesante vasca di Proto e lo abbiamo trasportato fino alle vicinanze della vasca nuova, Proto appena l’ha vista ha fatto un salto incredibile che lo fece atterrare, o meglio tuffare, nella vasca nuova.
Era perfetta e lui piaceva molto, emetteva in continuazione dei vocalizzi che sembravano risate, mentre faceva per gioco dei tuffi dove si spanciava volontariamente sulla superficie dell’acqua.
Era divertente vederlo giocare nella sua nuova casa, da domani inizieranno gli esami veri e una sessione di allenamento per addestrare Proto.
Dottor Darius.

Giorno 447

Non ho chiuso occhio per tutta la notte, dalla sua vasca Proto continuava ha vocalizzare rumorosamente, come se stesse piangendo.
Evidentemente come tutti i cuccioli non poteva restare da solo molto senza sentire il bisogno di compagnia, in effetti era solo li dentro, se non si fosse mangiato i suoi fratellastri per lo meno avrebbe compagnia ora.
Gli ho fatto compagnia finchè non si è addormentato, quando cercavo di ritornare nel mio letto, lui mi richiamava con i suoi fischi.
Ho raccolto una della sue spine e l’ho esaminata per avere un’idea precisa di quale fosse il suo codice genetico, per il resto dovevo solo vederlo crescere e vedere se andava bene e nel caso ripetere l’esperimento usando come base il DNA di Proto e modificarlo in modo che ci torni più utile.
Ho provato ad addestrare Proto, ma lui non era molto propenso ad seguire i miei comandi, continuava a fare suoni simili a risate e pernacchie, spesso si allontanava per giocare a modo suo.
Sarà più dura del previsto.
Dottor Darius.

Giorno 463

È stata dura abbituarsi alla nuova routine che mi era stata imposta da Proto, in compenso ho imparato molto su di lui, a lui non piaceva stare solo, io ho imparato a dormire sulla mia scrivania vicina alla vasca dove lui potesse vedermi e dormire tranquillo, anche se lui non dorme come me, sembra che dorma con un occhio aperto e ogni sera fa a turno per far dormire gli occhi, sono riuscito a trovare un modo per addestrarlo, trasformando l’esercizio in un gioco.
In pratica dovevo convincerlo a imitare quello che facevo io a modo suo, e il risultato è che lo stavo addestrando per il suo futuro.
Proto sembrava fidarsi di me e solo di me, Finalmente facciamo progressi.
Dottor Darius.

Giorno 484

In questi giorni non è successo molto d’interessante, Proto è cresciuto di un metro e gli sono spuntati i denti, il nostro addestramento/gioco continua, impara molto in fretta e questo è buono per quello che è il suo scopo e posso insegnargli subito degli esercizi più complicati.
Nemo ha fatto ritorno oggi e Deus e tutti i suoi collaboratori hanno finalmente iniziato a costruire seriamente, stavano aspettando solo a lui per iniziare.
Onestamente sperava che non tornasse.
Dottor Darius.

Giorno 506

Proto è cresciuto ancora, ha raggiunto i sette metri, peserà almeno più di una tonnellata adesso, ha smesso di piangere quando mi allontano e sparisco dalla sua vista, sembra essere maturato al punto da poter dormire da solo.
Continua a fischiarmi e fare strani versi, credo sia il suo modo di comunicare, non capisco cosa sta cercando di dirmi.
Tra un esercizio e l’altro più volte lo visto lasciar perdere e nuotare altrove.
Deus e i suoi fino ad ora hanno costriuto solo una piccola parte dello scheletro di un esemplare di corazza infernale.
E ora che ci penso, è da quando hanno vinto che non vedo il loro piccolo prototipo, che fine ha fatto?
Dottor Darius.

Giorno 540

Proto ha raggiunto i dieci metri e mezzo, fa dei salti che fanno sembrare che stia volando, il mio campione cresce in fretta ma sta anche diventando un ribelle, sta saltando gli allenamenti sempre più spesso e più volte i miei collaboratori mi hanno segnalato che ha cominciato a prendere a testate il vetro come a volerlo sfondare.
Deus ha completato solo metà dello scheletro di un corazza infernale, stando ai loro progetti il risultato finale dovrebbe essere grande alemno il doppio di quanto è grande adesso Proto.
Dottor Darius.

Giorno 579

Proto ha raggiunto i tredici metri, continua non volersi allenare, allo scheletro del corazza infernale manca solo la testa e saranno pronti a costruire la corazza esterna, l’equipaggiamento da battaglia e le anime che lo animeranno.
Sono preoccupato per Proto, di questo passo qualcuno chiederà di sopprimerlo.
Dottor Darius.

Giorno 608

È terribile, è assolutamente terribile Proto è fuori controllo, adesso è diciassette metri di lunghezza e almeno dieci tonnellate di peso a occhio e croce.
Ho provato a parlargli, ma mi ignora, è continua farsi male da solo prendendo a testate le pareti, sara anche grande e grosso e forte ma quei vetri sono stati struttirati apposta per non essere abbattuti, nemmeno un cannone li butterebbe giù.
Tralasciando i miei problemi con Proto, la fabbrica è stata finalmente ultimata, costruisce con successo qualsiasi cosa, l’hanno sfruttata per costriure altri nove scheletri di corazza infernale a tempo di record.
Nemo e Deus sorridono vedendo il loro successo, sono geloso di loro e odio ammetterlo.
Dottor Darius.

Giorno 656

Proto da quando ha raggiunto i venticinque metri ha smesso di cresce, credo che sia adulto ora, ma la vera cosa che mi ha lasciato sconcertato, è stato che mentre dei miei colleghi attraversavano un ponte sospeso sopra la sua vasca, lui è saltato fuori e si è spanciato sul ponte facendolo crollare, e mentre i miei colleghi cercavano di nuotare fuori dalla sua vasca, ma Proto glielo ha impedito prendendoli a colpi di coda così forti che li facevano volare in aria, e quando si stancò di giocare con loro li trascinati uno ad uno sott’acqua, e in quel punto l’acqua divenne scura e rossa.
È ufficiale, Proto va soppresso, il lavoro di quasi due anni buttati nella spazzatura, mentre Deus era sul punto di completare i suoi automi.
Hanno provato a sparare su Proto, nonostante la mole lui è molto veloce, quei pochi proittili che lo hanno colpito sembravano avergli fatto il solletico.
Aveva la sua pelle è più dura del previsto, venne deciso di non usare più i ponti sospesi che passano da sopra la sua vasca per evitare incidenti.
Ogni volta che passo davanti alla vasca di Proto, lo vedo apparirmi davanti, i suoi occhi rossi sono concentrati su di me, ho paura della mia creazione.
Dottor Darius.

Giorno 697

Deus e Nemo hanno completato i dieci corazza infernale, sembravano delle bestie più spaventose del loro prototipo, hanno una carica d’anima mostruosamente alta.
È normale essendo più grandi e pesanti, ma quegli automi striscianti non mi piaccono, non so come potrebbe andare a finire, se ci condurranno alla libertà rendendo il mio lavoro inutile, oppure non ci porteranno a niente.
Dottor Darius.

 
Il diario si fermò lì, come se il dottore avesse smesso di scrivere, volente o dolente.
A Mas non ci volle molto per capire cosa fosse successo dopo, qualcosa è andato terribilmente male e ora erano tutti morti, tranne le loro creazioni. Rileggiendo il diario, notò che fece riferimento ad un generatore che forniva a tutto il piano energia e la teneva illuminata, se fosse riuscito a trovarlo avrebbe potuto farsi luce.
Il problema era che non sapeva dov’era e come arrivarci senza che Proto o il serpente ferreo cercassero di sbranarlo.
Quando Mas mise il muso fuori si assicurò che non ci fosse nessuno fuori, e in punta di piedi cercò qualche altro edificio ancora intatto, sperando di trovare qualcosa che gli potesse tornare utile, proseguì lungo il muro pensando che avrebbe avuto più possibilità di trovare qualcosa e mentre si muoveva, non poteva non notare che qualcuno lo stava fissando dalla sua vasca.

Mas entrò in sei diversi edifici, ma non trovò nulla se non vecchie carte, polvere e tristezza.
Il settimo edificio che trovò si trovò su un piano più in alto degli altri, per raggiungerlo dovette salire su una scala arrugginita.
Mentre Mas la saliva dalle ombre apparve il serpente ferreo che lo attaccò, Mas in preda al panico cercò di salire il più possibile per evitarlo, ma quel mostro era persistente e anche se non poteva arrampicarsi aveva comiciato a colpire la scala a suon di testate per romperla, oppure per far cadere Mas.
Alla fine Mas sfilò uno dei suoi kunai e lo fece roteare per poi lanciarlo e sperare che s’incastrasse da qualche parte si concentra e lo lancia, per fortuna si lega a qualcosa e Mas comincia ad arrampicarsi sulla corda mentre la scala crollò sotto i colpi pesanti del serpente.
Quando Mas raggiunse il piano più alto si abbassò per vedere il serpente e assicurarsi che non facesse scherzi, il serpente non fece nulla ruggì furioso e poi se ne andò. Mas sdraiò sul freddo pavimento di quella piattaforma dopo aver fatto un sospiro di sollievo, non poteva praticamente mai stare in pace.

Mas entrò e vide vecchi macchinari ovunque, forse aveva trovato la stanza del generatore ma non ne era sicuro, in fondo alla stanza c’era solo quello che ricordava una grossa cupola di vetro, occupava tutta la superficie del muro.
C’era solo una leva di fronte ad essa, Mas non se ne intendeva di tecnologia o di scienza in generale, ma se non provava a fare niente sarebbe rimasto fermo, con tutta la forza che aveva nelle braccia iniziò a spingere la leva arrugginita... quando riuscì a spingerla dall’altro lato, non sentì niente, nessun suono di macchinari.
Ma una luce attirò la sua attenzione, all’interno della cupola apparvero dal nulla tantissimi sciami di lumide statica, quei piccoli sciami tutti inisieme iniziarono ad emettere sempre più luce quasi da essere acciecante.
Quando gli occhi di Mas si riadattarono alla luce, vide che la cupola all’interno aveva du antenne che fungevano da parafulmine, che assorbivano l’elettricità sprigionata dai lumide e man mano tutta la stanza si accese... no, non era solo quella stanza, tutto il piano da che era cupo e tetro si era illuminato.

Con la luce di nuovo ripristinata la ricerca della via per il piano superiore si semplificava, il problema che restava erano i mostri metallici e Proto che evrebbero fatto di tutto per attaccare Mas.
Perchè erano aggressivi?
Mentre Mas ragionava, si accorse che sul muro era appesa la planimetria del piano, c’era elencato tutto, il numero di edifici abitabili, le piattaforme artificiali e la posizione degli ascensori.
Quello più vicino era situato, dall’altra parte della vasca di Proto... Mas guardò la vasca, Proto non era in vista, guardò sotto la piattaforma, sembrava non esserci nessuno.
Tornare al piano terra significava essere un bersaglio facile per il o i serpenti ferrei, se si fosse messo a percorrere il ponte sospeso sulla vasca di Proto, lui lo avrebbe fatto crollare.

Mas notò che sopra il ponte sospeso c’erano dei tubi, una lunga e complicata rete di tubi che si espandevano per buona parte del piano.
Forse poteva usare quelli come ponte? Mas fece roteare uno dei suoi kunai e lo lanciò per farlo conficcare su un tubo, essendo vecchio e inutilizzato non doveva preoccuparsi che da esso uscisse chissà quale strana sostanza, Mas iniziò ad arrampicarsi facendo attenzione a non cadere o ad avvicinarsi troppo alla vasca di Proto.
Mentre saliva, da quall’altezza potè vedere due diversi esemplari di quel serpente ferroe dandogli la conferma che ce n’era più di uno, cercavano di saltare per mordere Mas, ma non si potevano allungare più di tanto, per un attimo a Mas scivolò la mano sulla corda e per poco no precipitò.

Continuò ad arrampicarsi fino a toccare i tubi, mentre saliva sopra essi, vide Proto che dall’acqua lo fissava, si era affacciato, e lo fissava.
Dopo interminabili minuti passati a fissarsi, Mas si mise a camminare, la polvere rendeva quei tubi più scivolosi del previsto, ad ogni passo quei passi sembravano dare segni di cedimento, ogni mossa sbagliata avrebbe potuto far crollare tutto.
Quando raggiunse metà della strada, Proto dall’acqua fece un salto, un salto che superò l’altezza della rete di tubi e si lasciò schiantare sui tubi bloccando la strada a Mas e subito dopo causò il crollo dei tubi.

Mas cadde in acqua con diversi tubi, una parte del ponte sospeso e Proto, Mas in preda al panico iniziò a nuotare sperando di riuscire a uscire dalla vasca.
Ma all’improvviso sentì sulla schiena una enorme e ruvida lingua, pochi secondi dopo, Proto prese in bocca Mas e lo sputò in alto, quando Mas iniziò a cadere lui saltò fuori dall’acqua e diede una codata a Mas catapultandolo a qualche metro più avanti.
A Proto ci volle meno di un minuto per raggiungere Mas, con la bocca lo prese per il mantello e iniziò ad agitarlo finchè il mantello non gli scivolò dalla bocca lanciando Mas qualche metro indietro. Mentre Mas cercava di riprendere fiato, Proto alle spalle gli diede una altro colpo di coda che lo catapultò in alto.
Mas stanco di essere usato come giocattolo dal leviatano spinato, sfilò i suoi kunai e ne lanciò uno facendolo conficcare su un tubo permettendo a Mas di dondolare, Proto saltò fuori dall’acqua a fauci aperte ma Mas riuscì ad evitarlo e continuando a dondolare alternando i kunai riuscì a farsi strada per attraversare la vasca.
Proto lo inseguì saltando ogni volta che poteva, Mas doveva stare attento, un errore e sarebbe finito in bocca al mostro marino, ma con concentrazione, tempismo e fortuna è riuscito ad arrivare dall’altro lato della vasca e a uscire dalla traiettoria di Proto.

Quando Mas rimise i piedi per terra, vide Proto sbuffare dal suo sfiatatoio prima di r’immergersi e fissarlo attraverso il vetro.
Mas sentì in lontananza un altro suono, i ruggiti metallici che fanno i serpenti, si mise a cercare l’ascensore con lo sguardo.
Il chiasso che quei mostri dagli occhi infernali faceva sempre più forte da ogni direzione, dov’era l’ascensore?!
Poi guardando il pavimento vide un cerchio perfetto in mezzo al pavimento, al centro c’era un pulsante.
Mas ci salì sopra e premette il pulsante, quel cerchio iniziò a tremare, quando i serpenti metallici vedro Mas sfrecciarono come treni nella sua direzione.

Ma prima che potessero mordere Mas o la piattaforma, essa partì verso l’alto ad una velocità molto elevanta, Mas non riusciva muoversi tanto erano veloci e la paura di cadere di bocca a quei mostri.

Anche se viaggiare a quella velocità non gli piaceva una cosa era certa: stava salendo al quinto piano.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Doma doma doma. ***



Capitolo 11: Doma doma doma.

Silenzio.
Buio.
Stanchezza.
Una visione in loop di tutta le volte che aveva rischiato la vita nelle ultime settimane era tutto ciò che passava per la testa di Mas, più un odore pungente, che si faceva sempre più forte.
Mas aprì lentamente gli occhi, quando si era addormentato?
La testa gli faceva male, gli girava, forse aveva dormito più del dovuto, il fatto che non mangiava da molto tempo aggravava la sua stanchezza.
Quando mise a fuoco la sua vista, notò di essere in un letto di paglia in quello che sembrava un granaio, dalla porta principale entrò una figura grande e grossa, era uno stercorario col guscio rossiccio.
Aveva una barba scura a coprirgli parte della faccia, indossava un cappello di paglia e un paio di vecchie bretelle, quando vide Mas si mise a ridere di gioia e si avvicinò a lui a braccia aperte “Ahahahah sei sveglio finalmente doma, per un attimo ho temuto il peggio doma.” disse lui mentre strinse Mas in un abbraccio “Ehm, grazie? Ma chi è lei?” chiese Mas “Dammi del tu ragazzo doma, io sono Fofò doma, i miei figli ti hanno trovato svenuto vicino al nostro campo e... doma, li hai fatto spaventare tutti pensavamo fossi morto doma.” questo stercorario sembrava molto più amichevole e gentile dell’ultimo con cui Mas ha avuto a che fare, “Grazie per l’aiuto, e, scusate lo spavento è che ne ho passate tante nei piani inferiori... ah io sono Mas a proposito.” “Doma?! Sei stato nei piani inferiori? Doma doma ecco perchè sei apparso all’improvviso nel nostro campo -lo stomaco di Mas iniziò a brontolare rumorosamente- ahahahah vedo che sei affamato ragazzo, dai alzati, siamo in ritardo per il pranzo doma.” Mas fece una faccia mezza schifata “Ahahahah tranquillo non è quello che pensi solo perchè sono uno stercorario doma, sei stanco e hai bisogno di mangiare, quindi seguimi doma.” Fofò prese Mas per mano e lo trascinò con se, lungo tutto il cammino Mas notò che tutto il pavimento di quel piano era rigoglioso, puzzolente, ma rigoglioso, pieno di piante commestibili e non, le case che si vedevano all’orizzonte erano simili a dei grossi gusci di lumaca fatti di pietra, come quelli che aveva visto due anni fa a Pulveria.
Lungo la strada per la casa di Fofò, i due incontrarono altri due stercorari che sembravano dei contadini come lui, erano tutti amichevoli e sorridenti, ridevano spesso ed erano molto gentili.

Quando arrivarono alla casa di Fofò ad accoglierlo arrivarono rotolando due piccoli stercorari, i suoi figli, mentre nella cucina della casa c’era una donna, sempre stercorario, che accolse Mas sorridendo.
Quella allegra famiglia era composta da Fofò come capo famiglia, sua moglie Sora, il primo genito Coros e il secondo genito Geric.
La famiglia sembrava felice di accogliere Mas in casa loro e averlo a pranzo, Sora servì a tutti una ciotola di zuppa calda fatta in casa, poi come secondo una frittata di uova marce che per quanto Mas non le amasse, Sora era riuscita a renderle gradevoli da mangiare con quella sua ricetta.
Coros e Geric per tutto il tempo del pranzo fecero delle domande a Mas sulle armi che si portava dietro, da dove venisse e le avventure che ha vissuto nei piani inferiori, Mas era lieto di raccontare a dei bambini e ai loro genitori delle sue esperienze, che per quanto per lui sono state terrificanti, non potè fare a meno di farle sembrare eroiche, epiche come le avventure che chiunque sognerebbe di vivere.

Finito il pranzo, i bambini chiesero a Mas di far vedere loro la sua bravura con le armi, lui si esibì con i suoi kunai facendoli roteare e colpire dei piccoli bersargli creati dai bambini.
Per quanto Mas non fosse specializzato in quel tipo di arma, aveva imparato a maneggiarli abbastanza bene e ai bambini piaceva come lui mostrava la sua abilità con le armi.
Non avevano una vita molto eccitante vivendo per lo più come contadini, ma sembravano genuinamente felici nella loro vita di umiltà e semplicità, Mas invidiava il loro poter essere felici con quel poco che hanno, lui per trovare la felicità ha dovuto lasciare la sua casa.

La famiglia ospitò Mas per una settimana e lui per tutto il tempo si rese utile aiutando in casa, badando ai bambini e aiutando Fofò con il lavoro nei campi, a quanto pare la maggior parte del cibo veniva prodotto in quel piano e gli stercorari lo dividevano molto volentieri con gli altri piani... o meglio, quelli superiori dove c’è ancora qualcuno vivo.
Poi un giorno Fofò invice di lavorare, invitò Mas a fare due passi con lui e la sua famiglia, gli stercorari da prima che le fauci venissero siggillate avevano costruito un’arena dei combattimenti dove i più grossi e i più forti si dilettavano in scontri corpo a corpo per intrattenere chi non partecipava.
Non erano scontri mortali, era solo un gioco per distrarsi una volta ogni tanto dal lavoro e la noia di tutti i giorni, come lo descrisse Fofò.
In tutto il piano erano sparse delle arene fatte di roccia e sterco, la più grande e la più importante era al centro preciso del piano dove solo i campioni dei campioni potevano lottarci.
Nella società degli stercorari non esisteno capi, reali o nobili, fuori dalle arene sono tutti allo stesso livello e lavorano la terra e vivono in casette umili, un popolo che lavora per se stesso principalmente, la loro colletivizzazione e generosità sembrava inciso a fuoco nella loro natura.
Stando a Fofò, prima della chiusa delle fauci erano pochi gli stercorari che lasciarono quella terra perchè inseguivano altri interessi.
Evidentemente lo stercorario di Gelia era stanco di vivere in quel modo e ha trovato gioia nei beni materiali, un giorno Mas e Fofò si ritrovarono in una conversazione particolare “Perchè non usare delle macchine che vi possano facilitare il lavoro nei campi?” chiese Mas “Ci abbiamo provato doma, abbiamo provato a chiedere al piano inferiore dove ci sono gli insetti più intelligenti doma, ma loro hanno detto di avere cose più urgenti a cui pensare che alle richieste di qualche ‘sporco stercorario’ doma.” rispose Fofò “Ma senza di voi non avrebbero più ricevuto cibo, non potevate minacciarli di così per convincerli?” Fofò guardò Mas con confusione, sorpresa e delusione “Ragazzo doma, come puoi chiedere una cosa simile? Solo perchè loro hanno sbagliato con noi, non significa che noi dovevamo sbagliare con loro doma.” disse Fofò, Mas imbarazzato abbassò lo sguardo, al che Fofò gli diede una pacca sulla spalla in segno di amicizia lasciando intendere a Mas che non se l’era presa.

La prima volta che Mas vide uno di quelli scontri, dovette dire che quegli insetti erano molto più forti di quanto sembrino, con uno stile di combattimento che non si limitava al corpo a corpo, ma univa rotolate, immersioni nello sterco e lancio di palle di sterco, tutto unito alle risate degli scarabei che trattavano come un gioco quella battaglia.
Mas non potè non ridere con tutti gli altri, era la prima volta che vedeva qualcuno combattere non per autodifesa o sopravvivenza, i figli di Fofò gli consigliarono di partecipare, ma Mas rifiutò.
Lui non aveva possibilità contro quei giganti gentili e poi lui era tipo da arma bianca, non poteva rischiare di fare del male a qualcuno.

Finita quella giornata, mentre tutti rientravano a casa, Fofò sentì qualcuno chiamarlo da lontano, uno stercorario più alto di lui con il guscio bianco.
“Soru doma, amico mio, cosa ti porta qui? Doma.” disse Fofò “Ho sentito dire che ti sei fatto un nuovo amico che è un vero guerriero, volevo conoscerlo.” disse Soru, Mas si fece avanti “Sì sono io, mi chiamo Mas, e sono un viaggiatore, ora mi sto riposando per il mio lungo viaggio ma presto ripartirò, devo raggiungere il quarto piano.” ai figli di Fofò non piacque quella notizia, si erano affezionati a Mas, ma lui non poteva restare li per sempre “La strada che porta al quarto piano è al confine estermo a sud, lì c’è una scala a chiocciola che si arrampica su tutta la parete del guscio fino al piano successivo.” disse Soru, Mas rigraziò, al che Soru aggiunse “Aspetta, non sono venuto qui solo per poterti finalmente conoscerti prima che te ne vada... io sono un lottatore, come lo era mio fratello, devo onorarlo confrontandomi con altri combattenti e imparare da loro... ti andrebbe di affrontarmi nell’arena domani?” chiese Soru “Combatterti? Non posso farlo, non sono un gran lottatore senza le mie armi.” rispose Mas “E che problema c’è? Combatterai con le tue spade.” “Cosa?! Ma potrei farti male!” Soru si diede dei colpi sul guscio “Questo corpo è più resistende di quello che credi, non basterà una spada a mettermi K.O. un avversario come te quando mi ricapita?” Mas guardò prima Fofò e la sua famiglia che pregavano con lo sguardo di accettare la sfida, alla fine è stato convinto dall’entusiasmo di Soru e il giorno dopo si incontrarono all’arena più vicina alla casa si Fofò.

Il giorno corrente Mas seguì Soru ad un entrata secondaria dell’arena, che lo condusse ad una zona dove i vari combattenti si poteva preparare prima di entrare in azione.
Mas e Soru rimasero in attesa per diverse ore prima che l’annunciatore chiamasse i loro nomi, entrambi vennero accolti con calore nell’arena dagli spettatori “Il primo sfidante è un volto noto a tutti per la sua forza e valore, ecco a voi Soru il campione bianco.” Soru si presentò al pubblico battendo il petto e gridando l’urlo di battaglia di famiglia “Ed ora... preparatevi, proveniente da luoghi sconosciuti, sempre in cerca di emozioni forti e nuovi mondi, signore e signori, Mas il cavaliere pellegrino.” tecnicamente Mas non era un cavaliere e quello che faceva non era pellegrinaggio, e non si era mai definito così, ma gli piaceva come suonava detto dall’annunciatore, lui salutò il pubblico alzando il pugno al cielo.
Entrambi i contendenti si studiavano con lo sguardo, Mas ipotizzò che lo stile di combattimento di Soru sarebbe stato simile a quello della maggior parte degli altri stercorari a cui ha assistito le lotte, d’altro canto Soru era impaziente di vedere Mas combattere avendo uno stile diverso da chiunque abbia mai visto.

Quando ricevettero il via di combattere, Mas sfoderò i kunai e iniziò a farli roteare mentre Soru si tuffò di testa nello sterco che faceva parte del pavimento e iniziò a scavare, per lui attaccare da sottoterra gli sembrava la scelta migliore per iniziare una lotta con un avversario nuovo.
Mas non rimase fermo, non sapendo da dove avrebbe potuto colpire pensò si muoversi il più possibile per essere un bersaglio difficile, ma Soru da sotto terra sentiva tutti gli spostamenti di Mas dalla superficie e molto velocemente lo seguiva scavando come un matto.
Ogni volta che emergeva tagliava la strada a Mas e cercava di colpirlo con un pugno, Mas essendo più piccolo e agile poteva evitare i suoi colpi ma Soru si rituffava nella terra e ricomiciava la l’inseguimento.
Mas si rese conto subito che la sua strategia si rivelò fallacea, così quando Soru provò a colpirlo dopo avergli di nuovo tagliato la strada, Mas fece un salto che gli consentì di evitare il colpo ma anche di colpire Soru con una ginocchiata sul muso, al che Soru provò a cambiare strategia prendendo lo sterco farci delle palle e lanciare con forza addosso a Mas.
Mas ricominciò a roteare i suoi kunai e li lanciò contro le palle di sterco, i kunai s’incastrarono e Mas rialnciò a Soru due delle diverse palle che gli aveva lanciato addosso, Soru con un pugno ne distrusse una ma l’altra gli si spiaccicò in faccia facendo ridere la platea.
Soru si tolse lo sterco dalla faccia e ridacchio, poi mise a correre in direzione di Mas, per quanto grande e grosso era davvero veloce, Mas se lo ritrovò alle spalle senza che se ne accorgesse e lì Soru diede uno scappellotto fece volare Mas di diversi metri facendolo atterrare di faccia nello sterco.
Quando mas si rialzò vide Soru correre di nuovo nella sua direzione, ma stavolta riuscì a togliersi dalla tragliettoria di Soru e lo vide correre a tutta velocità per tutta l’arena, non a caso lo hanno definito il “campione”.
Durante la corsa, Soru si tuffò in mezzo allo sterco per sparire sotto di esso, Mas rimese fermo e in con la guardia alzata, quando all’improvviso dalle sue spalle saltò fuori Suro che con quel balzo raggiunse un’altezza inaspettata e si lasciò cadere su di Mas.
Mas si tolse di mezzo velocemente, ma Soru si reimmerse nello sterco e ripetè diverse volte questo su modo di fare agguati per sorprendere e schiacciare Mas, ma al trentottesimo tentativo, Soru appare alle sue spalle ma Mas si girò prontamente e diede un calcio alle gambe dello stercorario facendogli perdere l’equilibrio e quando Soru si ritrovò in ginocchio, Mas gli diede prima un paio di pugni, poi attaccò alle sue mandibbole e poi comiciò a dare una serie di testate a Soru.
Soru stanco di prendere capocciate si appallottolò su se stesso e iniziò a rotolare con Mas che si dovette improvvisare equilibrista su di lui.
Mas non seppe come, ma mentre Soru rotolava è riuscito a saltare, con quel salto Mas cadde dal suo avversario mentre quest’ultimo iniziò a rimbalzare per l’arena colpendo con il suo enorme corpo Mas, quando Soru si fermò si mise in una posizione di guardia e sfidò apertamente Mas ad uno scontro a mani nude.
Mas riavvolse i kunai e si mise in posizione, i due corsero l’uno contro l’altro e iniziarono a scambiarsi pugni su pugni, Mas era convinto che i suoi piccoli pugni non facessero molto male al suo avversario, ma del resto anche Soru si stava trattenendo per non fare del troppo male a Mas essendo più piccolo e debole di lui.
Quando Soru decise di concludere l’incontro, smise di dare pugni e diede un colpo di pancia a Mas che lo spinse di qualche metro indietro, urlò il grido di battaglia della sua famiglia battendo il petto e diede un colpo poderoso al terreno, un colpo così forte che fece tremare l’arena e sollevò praticamente un’onda di terra e sterco che travolse Mas.
Quando l’arena smise di tremare si vide che l’unico insetto presente era Soru, Mas era a terra, tutto ricoperto di sterco e terra.
Mas cercò di rialzarsi, ma venne raggiunto da Soru, il quale gli allungò il braccio per dare una mano a Mas a rialzarsi.
I due insetti si fissarono per un po’, poi Mas fece un inchino in segno di resa e rispetto verso Soru, il quale gli fece alzare la testa e poi alzò il braccio di Mas al cielo e lo fece vedere a tutti gli spettatori, i quali carichi per l’emozionante battaglia appena assistita esultarono, fischiavano e urlavano i nomi di Soru e Mas.

Soru e Mas uscirono dall’arena ridendo e ripensando al loro scontro campale “Sei stato gentile a non voler usare le tue armi per ferirmi, spero di non averti colpito troppo forte prima, se vuoi posso insegnarti alcune delle mie tecniche ma prima dovresti mettere su un po’ di peso.” disse Soru “No no, sto bene così, sei davvero un combattente eccezionale.” disse Mas ridacchiando.
Presto i due insetti vennero raggiunti da Fofò e la sua famiglia che fecero i complimenti a entrambi per la loro lotta “Doma è stato uno dei combattimenti migliori che io abbia mai visto doma.” disse Fofò “Grazie amico mio, il tuo piccolo amico è un grande guerriero... è un peccato doverci dire addio.” disse Soru rivolto a Mas, il quale disse “È stato bello, ma soprattutto è stato un piacere, era da tanto che non incontravo degli insetti così amichevoli, il periodo che ho passato qui... è stato bellissimo.” Mas saluto gli stercorari e loro tristemente e lentamente salutarono Mas, mentre quest’ultimo si diresse verso sud.

A Mas ci vollero due-tre giorni di cammino per arrivare all’estremo sud, capì di essere arrivato quando da lontano fu in grado di vedere parte delle scale a chiocciola.
Prima di salire quella lunga scalinata si guardò indietro dove diversi stercorari lo salutavano amichevolmente, ripensò a Fofò e la sua famiglia, i primi amici che si fa a Internia ed è costretto a dovergli dire addio per continuare il suo viaggio, sapeva che loro non l’avrebbero seguito perchè la loro casa era lì, ma avrebbe tanto voluto non dovegli dire addio così presto.
Mentre saliva le scale, pensò alle serate tutti insieme a mangiare ridere e giocare coi bambini, da quanto tempo non si sentiva così... non aveva neanche la parola adatta a descrivere il suo sentimento.

Quella gigantesca e faticosa scalata era paragonabile a diverse di quelle che ha fatto nel corso del suo viaggio a Internia, avrebbe preferito che ci fosse un ascensore in tutti i piani... ma così non avrebbe conosciuto Fofò e la sua famiglia, mentre Mas ragionava su questi suoi pensieri contrastanti dei vari modi in cui i vari piani sono collegati si ritrovò ad un portone che sporgeva dal soffitto.
Davanti al portone c’erano due insetti molto alti, un maschio e una femmina, avevano la pelle di un colore rosso acceso, indossavano una corazza nera a striscie blu scuro e le loro faccie erano nascoste da dei cappucci, però si potevano vedere chiaramente gli occhi e un paio di antenne spuntare dal cappuccio, erano armati di lancie fatte d’ossa... strane, erano ossa nere.

“Cosa fai quassù pulce?!” disse la guadia maschio quando vide Mas “Salve, io sono solo un viaggiatore e vorrei-” “Nessuno ha il permesso di passare, tranne noi, nessuno può entrare nel formicaio come se fosse niente fosse.” dissero entrambe le guardie interrompendo Mas “Ma... io devo raggiungere la cima dell’Uroverme, e questa è l’unica via verso l’alto, non abbiate paura vi prometto che-” “Non hai capito, non puoi passare punto e basta e... -cominciò ad annuasare qualcosa nell’aria- Oh bestia puzzi come quei stercorari qua sotto.” disse la guardia, Mas si annusa il mantello sotto le ascelle “Beh ho vissuto un po’ insieme a loro, ho lottato in una delle loro arene è normale che ora io-” Mas venne interrotto per l’ennesima volta, perchè la guardia femmina con la sua lancia ha preso Mas per il mantello “Ecco un altro motivo per cui non puoi entrare, sparisci puzzone!!!” gridò lei prima di lanciare Mas giù dal parapetto delle scale facendolo cadere nel vuoto.

Mas si schiantò al suolo, ma grazie al suo corpo da insetto quella caduta non è stata mortale, è atterrato in piedi, anche se non gli è comunque piaciuto essere gettato in un precipizio.
Una donna stercorario che lo ha visto cadere lo raggiunse preoccupato “Oh dei cielo stai bene?” chiese lei “Sì tranquilla... ma chi sono quei butta fuori in cima alle scale?” disse Mas “Oh, loro... al piano di sopra c’è un formicaio, quelle formiche sono probabilmente le formiche più cattive che il mondo abbia mai visto.” disse la donna “Ora che ci penso anche quei due hanno detto che c’era un formicaio lassù, che tipo di formiche sono?” chiese Mas “Nessuno conosce bene i dettegli che riguardano quei prepotenti, so solo che si fanno chiamare: Formiche Mortem Insusurrans. Loro la fanno da padroni, hanno conquistato il quarto, il terzo e il secondo piano... non hanno toccato i piani inferiori perchè gli sono utili così come sono, noi produciamo cibo e sappiamo lavorare la terra, gli scienziati al piano inferiore potevano costruire un modo per riaprire le fauci, la città dei maghi è utile per la loro cultura e magia e i gorgoni erano degli ottimi schiavi.” “Loro non sanno fare nulla di quello che fanno tutti qui e ai piani inferiori?” “Questo non lo so, una cosa è certa, sono tantissime, sono forti, aggressive e coordinate, non so da dove provengano formiche come loro ma è terrificante.” “Aspetta un minuto, hai detto che hanno conquistato il quarto, il terzo e il secondo piano di Internia... cosa c’è al primo?” “C’è la dimora del conquistatore, il fondatore di Internia, io non l’ho mai visto, nessuno lo ha mai visto... ma dicono che sia un dio sceso in terra... altri invece che sia stato lui ad uccidere l’Uroverme e a trasformare il suo guscio indistruttibile nel suo regno.” “Immagino tu non sappia come arrivarci... vabbè ci penserò quando dovrò raggiungere quel piano, ora devo trovare il modo di accedere al formicaio.” ragionò Mas “Aspetta aspetta, vuoi entrare nella dimora del conquistatore? Ma è proibito.” “Se voglio trovare una via d’uscita da Internia devo risalire il corpo dell’Uroverme fino in cima.” “E ci farai uscire tutti?” la donna si mise a guardare Mas con occhi sognanti, lui non rispose, non sapeva cosa dirle a quel punto, ma lei aveva un’idea per fargli accedere al formicaio.
Per prima cosa Mas doveva darsi una lavata per togliere l’odore di sterco dal corpo, dal mantello, l’armatura e le armi.

Stando alla donna stercorario, le formiche fanno il pieno di rifornimenti alimentari una volta ogni, non meglio specificato periodo di tempo.
Per questo ogni agricoltore doveva pagare una tassa in cibo cercando di riempire un carro che le formiche venivano a prendere quando venivano a fare rifornimento, il piano della donna era di nascondere Mas nel suo carro con il suo pagamento, a Mas non sembrava una buona idea, le formiche si sarebbero subito accorte della sua presenza con il loro olfatto.
Per questo lei si è data da fare per lavare via l’odore di sterco da Mas e lo ha rassicurato dicendogli che le formiche sono sì forti e minacciose, ma troppo arroganti, non si aspetterebbero che qualche insetto si nascondesse nel cibo per entrare nel loro formicaio, lei poteva aiutarlo solo fino a quel punto, una volta dentro, doveva cavarsela da solo.

Mas stette a casa di quella stercoraria così innocente e gentile che ha deciso di aiutarlo, non ha mai avuto il coraggio di dirle che non aveva idea di come aiutarli, anche se avesse raggiunto il primo piano non aveva idea di come aprire le fauci.
Ogni giorno lui si assicurava di non puzzare, di non lavorare troppo per tenere nascosto il suo odore naturale e di aiutare la donna a preparare il suo carro per quando sarebbero venute le formiche...
...
...
...
...
...
attese due settimane, quando finalmete, le formiche arrivarono, ad annunciare il loro arrivo ogni volta era un suono di gong proveniente da un gruppo di formiche scelte per raccogliere le tasse, tutti gli stercorari si chiusero nelle loro case, mentre Mas si nascose in mezzo al fieno nella parte più profonda, dove non potessero vederlo.
Mas rimase in attesa e immobile nel fieno, sperando di farsi scoprire, per l’ansia non ha osato muovere un muscolo, ha trattenuto il fiato e ha pregato mentalmente che tutto andasse bene.
Riprese a respirare quando sentì il carro muoversi, anche se Mas è rimasto fermo fino a quel punto, decise di muoversi per poter avere una visuale migliore sull’esterno... e per dare un ultimo saluto silenzioso al piano degli scarabei stercorari, sarebbe davvero riuscito a liberare tutti?

Non lo sapeva, l’unica cosa certa era che a quel punto la sua preoccupazione più grande era il formicaio delle Mortem Insusurrans.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Spade danzanti. ***


Capitolo 12: Spade danzanti.

Mas si era pentito delle sue scelte, tra tutti i posti in cui nascondersi aveva scelto il più scomodo, la parte più difficile era restare immobile per tutto il tragitto, le formiche non parlavano molto, o meglio, comunicavano tramite le loro antenne e la loro intelligenza collettiva scambiandosi i pensieri instaurando delle conversazioni silenziose, per gli altri insetti.
La strada era lunga, specie alla velocità con cui si muovevano i carri per evitare di perdere la merce, Mas senza volerlo si addormentò cullato nel carro.

Si risvegliò diverse volte, ma evando ancora sonno, si riaddormentò praticamente subito, solo quando si sentì di nuovo fresco e riposato Mas si risvegliò.
Queste eccessive ore di sonno, stavano cominciando a diventare preoccupanti, si stava stressando troppo e non aveva il tempo di processarlo... quando Mas si svegliò, subito gli vennero in mente le formiche.
Sbirciando attraverso il fieno poteva vedere com’era la situazione e valutare la prossima mossa, apparente era riuscito ad entrare nel formicaio e le formiche lo avevano portato in una stanza del formicaio che veniva usata come dispensa.

All’entrata della stanza non sembravano esserci guardie, preso dalla fame prese alcune verdure e le mangiò crude, non la scelta più salutare ma aveva bisogno di mangiare prima di iniziare a farsi strada fino in cima.
Se da una parte era più facile salire grazie alle gallerie scavate dalle formiche, dall’altro era più difficile: non conosceva la planimetria del formicaio, dal nulla potevano apparire delle formiche e essere visto da una sola di loro significava essere scoperto da tutte le formiche, ma soprattutto la strada era molto più lungha di tutti gli altri piani. Quando Mas si mise in marcia, cercò di muoversi raso muro e passo lento, molto lento, doveva fare affidamento a tutta la sua attenzione e al suo udito per essere pronto a reagire.

Mas pocedette per una ventina di minuti senza problemi, nessuna formica in vista, la galleria era davvero lunga, era quasi rilassante, ma doveva restare concentrato e infatti, finalmente avvertì qualcosa.
C’era un incrocio sulla sinistra del tunnel, dove formiche molti grandi simili a ragni, con quattro gambe e quattro braccia frustavano quelle che sembravano delle... termiti.
Che ci fanno delle termiti in un formicaio?
Le formiche le stavano sfruttando per scavare gallerie per il fomicaio e per renderlo solido come un termitaio.

Facendo molta attenzione a non essere individuato dalle formiche, Mas superò l’incrocio e si mise a correre per mettere distanza tra lui e quelle formiche, per fortuna o per sfortuna il suo cammino lo portò ad un bivio, al tunnel di sinistra si potevano udire diverse voci in lontananza miste a un fastidioso ronzio, mentre a destra regnava il silenzio.
Mas decise di andare a destra.

Mentre Mas camminava, notò un suono che si faceva sempre più forte, ma che non riusciava a capire quale fosse la fonte.
Finchè non raggiunse la fine del corridoio che lo conduceva all’entrata di una stanza che sembrava più grande delle altre, dalla quale provenivano i suoni che ha udito prima misto a diverse voci.
Spinto dalla curiosità decise di sbirciare nella camera, ciò che vide lo lasciò di stucco, Mas sapeva che negli alveari e formicai c’è una sola femmina che è in grado di riprodursi che depone tutte le uova.
In quella camera c’erano ad occhi e croce decine di formiche regine, che si accoppiavano lascivamente con più maschi per garantire maggiori variabilità genetica e che producevano a ritmo industriale sempre più uova.
Di sicuro non si Mas non si aspettava niente del genere e in quel momento gli vennero in mente diverse domande, tipo:
Com’è possibile che ci sono più regine in un formicaio?
In giro per questo formicaio gigantesco ci saranno altre camere così?
Non rischieranno un boom demografico indesiderato con tutte quelle formiche?
Eccetera.

Con passi leggeri all’indietro, finchè alla fine non si girò di scatto e si mise a correre a perdifiato per tutto il corridoio fino a raggiungere di nuovo il bivio e correre senza pensarci due volte nel corridoio di sinistra.
Infondo a quel tunnel, vi trovò un’altra camera, ma non c’erano formiche... c’erano api e bombi... era una cucina, ed erano tutti indaffarati dall’estrarre miele da dei fiori che hanno coltivato in quella stanza e il preparare tantissimi piatti con il miele e i prodotti coltivati dagli stecorari.
Termiti, api, bombi che cosa ha che non va questo formicaio?
Mas commise un errore stavolta, nel suo correre si è dimenticato di rimanere furtivo e praticamente tutti gli insetti di quella stanza lo videro davanti alla loro cucina mentre li guardava confuso.

Un bombo poco più alto di lui lasciò quello che stava facendo e disse “Chi sei tu?” Mas non rispose, ma sentì alle sue spalle delle voci, e nella fretta corse in cucina e si nascose in un angolo buio lontano dalla porta.
In tanto due formiche simili e vestiti come i butta fuori dell’ingresso del formicaio si rivolsero alle api e i bombi, “Che fate tutti fermi?” disse uno di loro “Ah ehm ecco, noi... ci siamo distratti un secondo.” disse il bombo che ha fatto la domanda a Mas “E che cosa vi ha distratto?” lui non rispose e lo stesso fecero le altre api e bombi mentre ritornavano a lavoro, la formica prese il povero bombo per la faccia, lo fissò dritto negli occhi e disse “Stammi a sentire ciccione, se non vuoi diventare tu il piatto del giorno ti conviene non distrarti più sul lavoro e lo stesso vale anche per i tuoi colleghi qui... mi sono spiegato? -il bombo annuì frettolosamente- Ora muoviti tutti nel formicaio hanno fame.” concluse la formica lasciando cadere il bombo mentre si ritirò col suo compagno per andare altrove.
Appena li vide sparire per i tunnel quel bombo richiamò Mas “Puoi uscire se ne sono andati.” Mas uscì dal nascondiglio “Grazie per avermi coperto, ma ti sei messo guai per colpa mia.” disse Mas mentre si avvicinava al bombo, “Tranquillo ci sono abituato... ci siamo, abituati tutti alla loro prepotenza... ma tu chi sei e come sei entrato qui?” chiese il bombo “Sono solo un viaggiatore, sono entrato per sbaglio ad Internia e adesso cerco di uscire risalendo il corpo dell’Uroverme.” disse Mas lasciando stupiti bombi e api che iniziarono a vociferare su di lui, al che un’ape con un fischio acuto ottenne l’attenzione di api e bombi.
“Calmatevi tutti, a lui ci penso io, voi tornate a lavorare prima che qualche altra formica si presenti dai tunnel.” tutti si calmarono e obbedirono mentre lei invitò Mas a mettersi in un punto più distante dell’entrata delle cucine, “Uscire da Internia è una bella impresa.” commentò l’ape “Ma è possibile, sì?” “Io e tutti i presenti siamo nati e cresciuti qui, non so se qualcuno è riuscito ad uscire ma so che è possibile raggiungere il primo piano... il difficile è raggiungerlo.” disse l’ape “Quindi non sai nulla riguardo al piano del conquistatore? -l’ape scosse la testa- Almeno puoi rispondere ad alcune domande che mi sono venute mentre esploravo il formicaio? -lei annuì- Perchè in un formicaio ci sono termiti, api e bombi? Perchè ci sono più regine? E perchè quelle regine producono così tante formiche?” chiese Mas “Il motivo per cui ci sono altri insetti qui è perchè quando le formiche hanno conquistato il terzo e il secondo piano non hanno ucciso tutti gli insetti che li abitavano, pensando che potessero tornare utili li hanno presi come schiavi... tutti, noi api insieme ai bombi produciamo miele e cuciniamo per quasi tutti, ci sono altre cucine in giro da qualche parte nel formicaio come questa, le termiti costruisco e scavano, mentre vespe, calabroni, vermi, ragni e persino crudefauci sono confinati nell’arena per combattere come gladiatori per intrattenere le formiche... il motivo per cui ci sono più regine è perchè un giorno una regina particolare ha fatto la sua comparsa e ha cominciato a deporre uova dalle quali nascono solo regine, e quelle regine hanno si sono messe a produrre sempre più formiche per questo impero, sul perchè vogliano sempre più formiche non lo so.” Mas era soddisfatto di aver ottenuto delle risposte a quasi tutte le sue domande, ma ora la domanda era “Come faccio a raggiungere il primo piano?” “Perdonami amico, ma il formicaio è strutturato per essere esplorato solo da chi ha accesso all’intelligenza collettiva delle formiche, solo loro si possono orientare senza perdersi.” Mas per un secondo rimase deluso dalla risposta dell’ape, a quel punto l’unico modo possibile per raggiungere la cima era andare a sorte.

Mas ringraziò le api e i bombi per la loro gentilezza e si rimise in marcia in cerca di altre strade, anche se non era piacevole tornare indietro doveva farlo per trovare qualche altra strada, Mas non era sicuro di aver trovato un’altra strada che lo potesse portave in alto ma era meglio di niente.
La sua strada era lunga e confusionaria, cercando di mantenere un basso profilo avanzava, ogni volta che sentiva delle voci si nascondeva negli angoli più bui, continuò con questo ritmo per ore e ore senza sapere se stava salendo.
Quando a un incrocio, si scontrò con una formica di dimensioni poco più ridotte delle sue, a Mas venne il panico e si mise subito a correre mentre quella formica aveva dato l’allarme alle altre e gli stava correndo dietro, ogni volta che Mas si guardava alle spalle vedeva che il numero di formiche che lo seguivano aumentavano sempre di più, riempivano tutto lo spazio del tunnel sul pavimento, le pareti e il soffitto.
Mas ogni volta che poteva, svoltava all’improvviso ad ogni incricio pensando di confondere le formiche, ma non riusciva seminarle, continuò a correre finchè anche da davanti a lui non apparvero tante altre formiche di ogni forma e dimensioni lungo la sua via.
Mas accerchiato e stanco non seppe che fare, mentre da ogni direzione orde e orde senza fine di formiche lo circondarono fino a chiuderlo in una morsa dalla quale non potè fuggire.
Mas pensò che sarebbe morto quando tutte quelle formiche si accanirono su di lui, ma non lo uccisero, lo immobilizzarono e lo scortarono un punto ben preciso, dove?
Nell’arena del formicaio, così grande da far impallidire qualsiasi arena abbia mai visto in vita sua, tutta in terra, roccia e ossa, dagli spalti vi erano milioni di formiche che ringhiavano, fischiavano e gridavano.
Su un angolo degli spalti molto vicini all’arena vi erano solo regine, e dietro di loro uno spazio vuoto estremamente ampio che comprendeva tutto il muro fino al soffitto.
Ma prima ancora che Mas potesse farsi delle domande, tutta l’arena iniziò a tremare, un terremo spaventoso che per fortuna non ha fatto crollare niente, mentre dalle spalle delle regine apparve dal basso come una demone che sorge dagl’inferi… lei.

Una figura così grande da superare persino il re scorpione forse, una formica così grande da sembrare irreale, indossava a coronarle la testa una corona d’ossa con dei teschi di insetti appartenenti alla specie di Mas che fungevano da gemme per la corona, dalla schiena spuntavano diverse paia di ali che si piegavano su di lei formando un vestito semi-trasparente, il suo sguardo serio metteva tensione a chi la guardava specie per via delle sue dimensioni.
Nonostante fosse terrificante avere di fronte una figura così imponente… Mas dovette ammettere che quella formica era bellissima… come una dea.
Se le sotto di lei c’erano delle regine, lei era l’imperatrice, autorità suprema del formicaio, e ora Mas doveva rispondere direttamente a lei.

La voce dell’imperatrice era abbastanza forte da risuonare per tutta l’arena “Ecco una cosa che non si vede tutti i giorni… un insetto minuscolo che gioca a fare il furbo entrando nel MIO nido, chi sei? Come sei entrato? E che cosa credi di fare… qui?” chiese l’imperatrice, Mas dopo qualche attimo di stupore cercò di schiarirsi la voce per darle forza per essere sentito da tutti “I miei ossequi, sono solo un esploratore, sto cercando di arrivare al primo piano!” rispose Mas, dopo lunghi attimi di silenzio tutte le formiche iniziarono a ridere.
“Pensi che sia così facile raggiungere la residenza del conquistatore? Sciocco bambino, nemmeno noi riusciamo a raggiungerlo, non esiste un passaggio o una via di comunicazione tra il secondo e il terzo piano… da quando ci siamo espansi abbiamo cercato in tutti i modi di entrare nel primo piano e conquistarlo, ma non ci siamo riusciti.” disse l’imperatrice “Ma non hai risposto a una domanda… come. Sei. Entrato?” Mas non rispose, non voleva rischiare di mettere nei guai i suoi amici stercorari, al che l’imperatrice allungò le sue antenne per verso la platea di suoi sotto posti, che iniziarono a comunicare tutti tra di loro con la mente.
Quando tutto finì “Quindi sei stato al piano inferiore… con quei disgustosi stercorari… -si rivolse alle sue formiche- mandate loro un messaggio, che venga raddoppiata l’offerta in cibo.” Mas provò a chiederle di avere pietà, ma lei lo zittì “Hai fatto male i tuoi calcoli, IO so ogni cosa in questo nido, IO vedo ogni cosa in questo nido… gli intrusi e i trasgressori non sono ammessi nel mio impero, loro verranno puniti come giusto che sia… quanto a te… che cosa me ne faccio di te?” lei si mise a pensare mentre le sue antenne ci collegavano con le menti delle regine e delle altre formiche, quando finì di pensare, “Bambini miei, cantate per me.” disse l’imperatrice mentre sul suo volto si formava un sorriso che metteva in mostra i suoi denti affilati, tutte le formiche degli spalti e le regine iniziarono ad intonare un coro dal suono onirico, non aveva un testo, era come se le formiche più piccole diventassero degli strumenti musicali viventi mentre le regine delle cantanti di fondo per la voce più importante, quella dell’imperatrice.

O spade danzate
per questa regina
lo sorte è vicina,
ne avverte la scia.
O lame scarlatte
di sangue macchiate,
rapite la vita
e portatela via.

O spade nell’arena
nella danza eterna,
turbine di grida
questa sfida si continua.
Ed un cavaliere
soffre di piacere,
canta, danza e lotta
lui dinanzi ad una flotta.

Al fato non sottrarti
lui saprà trovarti
alzati e combatti
mentre intoni questi canti.

Quando la canzone si concluse, l’imperatrice posò il suo sguardo su Mas, sporco di sangue, suo e delle formiche che lo hanno attaccato per tutto il tempo della canzone.
Quasi a ritmo di danza ha combattuto con i suoi avversari che come un fiume gli sono andati contro con le armi bene in vista, quando il canto si fermò, anche la battaglia si concluse.
Mas rivolse uno sguardo stanco all’imperatrice mentre riprendeva fiato, lei gli sorrise e prese parola “Abbiamo un nuovo campione… congratulazioni piccolo, ti sei meritato di vivere un altro giorno… ma soprattutto di vivere qui, come gladiatore.” lei schioccò le dita e venne aperto per Mas un cancello che sembrava portare in una stanza sotterranea, Mas rivolse uno sguardo confuso all’imperatrice “Ti conviene accettare questo posto che ti è stato offerto, hai l’onore di vivere per combattere per il mio piacere…” “Ho possibilità di scelta?” “…no piccolo, se non l’hai ancora capito, le tue scelte non contano.” Mas guardò l’imperatrice e subito dopo le formiche rimaste in vita nell’arena che lo guardavano come si guarda un dolce, alla fine Mas entrò nel cancello che si chiuse subito dopo alle sue spalle.

Mas seguì il percorso fino a trovare un enorme spiazzo dove dormivano diversi insetti, c’erano vermi corazzati, ragni, vespe e calabroni.
Lungo le pareti si potevano notare delle gabbie che contenevano diverse bestie feroci, come i crudefauci, garopodi e obedane.
Ogni gruppo di insetti era separato gli uni dagli altri, ogni singolo insetto in quella fossa aveva più cicatrici di quante ne dovrebbe avere più di qualcuno aveva delle mutilazioni.
Alcuni passavano il tempo riposandosi, altri affilando le loro armi, altri ancora meditando… al centro della stanza c’era una panchina di ferro dove si riposava… una formica?
Una formica Mortem Insusurrans, indossava solo un mantello nero strappato, a coprirle metà volto c’erano delle bende sporche e aveva con se un aculeo… mentre se ne stava lì su quella panchina persa nei suoi pensieri, si accorse della presenza di Mas.
“Un nuovo arrivato… bello.” commentò la formica “Ehm, ciao… che cosa-” “Ci faccio qui? IO che sono una formica come quelle che hanno chiuso tutti dentro? Perché dicono tutti così? Questa è la mia punizione… mi sono ribellata all’imperatrice e cercato di prendere il comando, ma ho fallito e mi hanno rinchiusa qui per combattere per il piacere dei miei fratelli e sorelle… contento?” Mas rimase in silenzio per qualche minuto “Posso sedermi?” chiese Mas con tono calmo “Fa come ti pare.” Mas si sedette e poi rivolse il suo sguardo verso il soffitto, ripensando all’imperatrice “Non è giusto.” commentò lui “Niente di tutto questo è giusto.” rispose la formica “Io posso capire che abbia voluto punirmi per essermi intrufolato, ma non è giusto che se la prenda anche con gli stercorari al piano inferiore… loro non hanno fatto niente di male.” disse Mas “*bleah* stercorari, schifosi insetti-mangia cacca.” commentò la formica.
“Perchè ti sei intrufolato qui dentro?” chiese lei “Sto cercando di uscire da Internia, e per questo sto risalendo il corpo dell’Uroverme fino alla cima, per raggiungere il primo piano devo per forza passare dal formicaio.” rispose Mas “Solo? Pensi davvero in piccolo… il conquistatore è un essere invincibile e di conseguenza lui lascia entrare solo un essere infinitamente potente come lui, io prima di ribellarmi ero uno dei soldati più forti che questo impero abbia mai visto… volevo accedervi, ma quando l’imperatrice ha visto nella mia testa il mio modo di pensare mi ha considerato… instabile… e allora che mi sono ribellata, pensavo che se l’avessi sconfitta il conquistatore dall’alto mi avrebbe visto e giudicata degna, e detto tra noi due… se fossi io al comando le cose in questo impero sarebbero migliori.” Mas la ascoltò in religioso silenzio “Wow vorrei avere la metà della tua autostima…” commentò Mas “Io mi chiamo Six.” disse la formica “Mas.” “Piacere… anche se non ha importanza… in questo formicaio le scelte personali non contano, ho deciso di essere gentile con te solo perché non so se uno dei due morirà la prossima volta che apriranno quel cancello, o ci costringeranno a combattere l’uno contro l’altro.” disse la formica con tono rassegnato in quel momento delle formiche guerriere entrarono nella stanza e presero dalle gabbie alcune bestie, e costrinsero diversi insetti a svegliarsi e a prepararsi alla lotta, anche Six venne sorteggiata per combattere.

“E’ stato un piacere Mas.” disse Six prima di dirigersi verso l’uscita.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Canto della rivolta. ***


Capitolo 13: Canto della rivolta.

Dai sotterranei si poteva sentire tutto, carni che si squarciavano, ossa che si rompevano e grida di disperati.
Si poteva sentire, che l’imperatrice e le sue formiche si erano messe a cantare una nuova canzone ma non si riuscivano a capire le parole da lì.
Quando tutto finì, vennero scortati i sopravvissuti nei sotterranei, tra questi c’era Six e un garopode che stava masticando qualcosa, quello che sembrava il residuo di un braccio… sembrava che stesse dando un ultimo e macabro saluto a chiunque ci fosse nella fossa prima di sparire tra le fauci della bestia. Six riprese il suo posto sulla panchina con un sguardo annoiato, Mas non disse nulla, si limitò a guardarla sedersi e subito dopo fissare il soffitto pensando “Ora come me ne esco?”

Il tempo passa, passano giorni, i giorni diventano settimane e molto probabilmente saranno passati mesi da quando Mas è entrato nel formicaio, ci ha vissuto così tanto che ha capito come è organizzata l’arena e il sotterraneo, c’erano solo due pasti al giorno, principalmente una brodaglia verdognola dall’odore e dal sapore strano, sembrava fatto di avanzi scaduti e altri elementi non commestibili, in occasioni speciali venivano servite delle grosse bistecche crude ricavate dalle bestie che morivano nell’arena… oppure da qualche altro insetto caduto in battaglia.
Dato che le razioni erano limitate, ogni fazione mandava un solo elemento che prendeva una razione per tutti e poi la divideva con tutti.
Six era fortunata essendo l’unica formica, ma quando Mas arrivò e decise di farle compagnia decise di dividere il suo cibo con lui, anche se non era un granché il rancio.
La scelta dei gladiatori era completamente casuale, a seconda del volere dell’imperatrice venivano scelti i gladiatori, ogni battaglia durava una canzone dell’imperatrice e chi restava vivo a fine canzone restava vivo fino alla prossima volta.
Dopo la prima volta che Mas e Six si affrontarono nell’arena, all’imperatrice venne sempre più spesso di farli combattere nella stessa battaglia perché quei due insetti si eguagliavano in termini di forza, molto spesso le battaglie finivano con solo loro due al centro dell’arena.
Tutti li consideravano dei “rivali irriducibili” visto che nessuno dei due prevaleva sull’altro.

Col passare del tempo i due si sono avvicinati molto, parlavano sempre più spesso “Senti… visto che tu vieni dall’esterno, com’è il mondo la fuori?” chiese una volta Six e Mas rispose “Non è molto diverso dalle caverne, il cielo è perennemente nero, supponiamo che i giorni passano solo quando ci svegliamo, molte città in superficie sono fredde e tristi… casa mia era così, il villaggio di Pulveria era così e anche Gelia sopra di noi… l’unica cosa davvero diversa da Internia e l’aria più fresca e il vento.” “Hai cominciato a viaggiare per trovare un posto allegro e luminoso?” “No, è per un motivo personale il mio viaggio.”

L’imperatrice cantava di gioia ogni volta che Mas e Six entravano nell’arena e per lottare, ogni volta sperava di vedere il vincitore assoluto tra quei due insetti anche se ogni volta non vinceva nessuno.
Una sera che venne abbattuta una bestia nell’arena, poco prima che Mas diede un morso alla sua metà, vide che alcuni ragni piuttosto piccoli non avevano ricevuto la loro porzione di carne dalla divisione della bistecca, Mas si alzò e cedette la sua porzione di carne a quei ragnetti, tutte le fazioni lo guardavano mentre i ragnetti iniziarono a mangiare.
Six lo rimproverò per la sua azione, ma a lui non importava era comunque stanco di mangiare avanzi e aveva più sonno che fame.

Quando Mas si svegliò dopo diverse ore di dormita, vide che i ragnetti che aveva sfamato il giorno prima avevano preso il suo mantello strappato e rovinato e lo stavano riparando con le loro tele, il loro lavoro era approssimativo ma era lo stesso un pensiero carino da parte di quei bambini.
“E’ nostro ringraziamento per la carne di ieri sera.” disse uno di loro, dal tono di voce e dal comportamento di quei ragnetti… sembravano dei bambini “Grazie…” disse Mas mentre quei ragnetti ritornavano dalla loro fazione, Mas sentì il cuore piangere vedendo dei bambini probabilmente nati in quella squallida fossa, non poteva non immedesimarsi in loro.

I giorni erano tutti uguali, sveglia, dopo mangiato la maggior parte del tempo non succedeva niente, prima di cena venivano selezionati i gladiatori che dovevano combattere e dopo la lotta si mangiava e si dormiva.
Era davvero noioso vivere così, persino i bambini sembravano così depressi da non voler improvvisare dei giochi per ammazzare la noia.
Per Mas parlare con Six aiutava a sfogare la coscienza, dando sfogo alle sue aspettative per il futuro, quali sono i suoi rimpianti, le sue insicurezze, Six era brava ad ascoltare ma non si esprimeva mai troppo su certi argomenti, le uniche volte in cui si esprimeva era per l’atteggiamento troppo gentile di Mas verso gli altri insetti che abitavano la fossa.
Quando altri insetti sopravvivevano nell’arena insieme a loro due, Mas cercava di aiutarli a reggersi in piedi per tornare nella fossa.

Poi tutto cambiò quando Six dopo l’ennesimo scontro nell’arena vide Mas curare le ferite di una vespa con la sua magia, era la prima volta che glielo vedeva fare.
“Non sapevo sapessi usare la magia.” disse Six con stupore “Non la sopporto, non la volevo… ma sono stato costretto a impararla da una mantide pazza.” rispose Mas “Però è utile.” “Sì ma… mi spaventa questa magia, mi ricorda quel pazzo con il sorriso deforme… e poi il sangue mi fa più impressione di quello che sembra.” Six si mise la zampa sul mento “Di un po’ amico… questa tua magia… cos’altro sa fare?” chiese lei “Ehm, trasforma il sangue in un arma, a seconda del sangue di chi posso trasmette informazioni, curare le ferite e controllare i corpi.” Six sgranò gli occhi “Puoi fare quello e non hai mai fatto niente?!” “Non mi piace usarla, è terrificante, è…” “E’ la chiave per ribaltare la nostra situazione.” disse Six con enfasi “Sarà anche potente ma le formiche sono forti, molte sono grosse ma soprattutto sono tantissime non credo di poterle controllare tutte.” disse Mas “E chi ha mai detto di ‘controllarle tutte’ basta tenere ferma l’imperatrice… pensaci, se muore le tutte le formiche faranno a gara per salire al potere… mentre tutti si faranno la guerra tra di loro per ripristinare il tassello più importante dell’intelligenza collettiva, NOI possiamo uccidere tutte le formiche senza più la loro cooperazione… o meglio ancora… possiamo essere riconosciuti come esseri dalla forza superiore e avere accesso al primo piano… e incontrare il conquistatore.” “Six… io non sono convinto, voglio andarmene da qui come chiunque altro, ma non c’è un altro modo?” “Non sei convinto? Mas non c’è più tempo per le mezze misure, da quando sono qui per non impazzire tra una battaglia a l’altra ho contato il tempo e forse non te ne sei accorto ma sei in gabbia da sette mesi, quasi otto, tu potrai anche avere più pazienza di me e dire che ti serve tempo… IO HO ASPETTATO A SUFFICIENZA… PER DODICI ANNI…” il tono isterico di Six sconvolse Mas e tutti gli altri insetti, tirò un respiro profondo “…Ascolta, io sono la chiave per cambiare la situazione del formicaio, ma tu, sei la chiave per la libertà di tutti… aprici la via, e io cambierò il mondo… è il nostro destino.” “Io non credo nel destino… ma credo che tu abbia ragione… qual’è il piano?” disse Mas.

Quando le formiche guardia vennero a prendere i gladiatori scelti per combattere, Mas usò il suo potere per paralizzarli mentre con calma gli altri insetti prendevano le chiavi del cancello e delle gabbie.
Dopo essersi presi una “piccola vendetta” contro le formiche tutti risalirono il corridoio verso l’arena, tutti tranne i bambini, mentre vespe, ragni, vermi corazzati, calabroni e bestie feroci capeggiate da Six e Mas corsero verso l’uscita. Una volta fuori, le bestie si sono lanciate sugli spalti contro le formiche più piccole, quelle che provavano ad attaccare le regine o l’imperatrice venivano stritolate da quest’ultima, senza che facesse troppa pressione nella presa.

Nell’arena si scatenò l’inferno, le vespe e i calabroni ronzavano per l’arena attaccando dall’alto, mentre gli insetti sprovvisti di ali combattevano in squadre compatte chiuse a cerchio, ma sembravano comunque un pugno di insetti contro milioni di formiche di variabili dimensioni armate fino ai denti e agguerrite, Mas sapeva che il suo obbiettivo era l’imperatrice, ma preferiva aiutare gli altri insetti.
Six avanzava senza paura con il suo aculeo e ricordando ai suoi fratelli e sorelle chi era la più forte, ad ogni uccisione si avvicinava sempre di più all’imperatrice, la quale osservava la battaglia con noia e disgusto.
Quando Six fu abbastanza vicina, le regine lasciarono i loro posti per ronzare e combattere, pur essendo disarmate erano comunque molto più grandi di Six e la maggior parte degli insetti nell’arena, potevano schiacciare chiunque come insetti.
Six venne intercettata e per poco non finì in bocca a una regina, Mas non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato grato di avere la magia del sangue, lo stava aiutando più del previsto, anche se in realtà stava aiutando gli altri soprattutto Six quando lo richiedeva.
Grazie al potere di Mas le formiche cadevano come mosche, le regine presenti vennero decapitate dall’aculeo di Six e un piccolo aiuto da parte di Mas, l’imperatrice si rese conto del potere di Mas e riconoscendone il pericolo lasciò il posto e si avvicinò all’arena per scagliare un pugno abbastanza grande e potente da schiacciare tutti.
Mas si accorse subito dell’intento dell’imperatrice e le cose incontro, poco prima che avvenne l’impatto lui diede un pugno al pugno dell’imperatrice e lì utilizzò la sua magia per paralizzare l’imperatrice.

Six ne approfittò per salire sul gigantesco braccio dell’imperatrice e lo percorse a tutta velocità con l’aculeo pronto per colpirla alla gola, ma l’incantesimo di Mas non durò abbastanza a lungo e quando Six era circa metà braccio l’imperatrice riottenne la capacità di muoversi e subito si mosse per fermarla.
L’imperatrice cercava da tutti i costi di togliersi di dosso Six, ma lei con il suo aculeo conficcato nella carne dell’imperatrice si teneva stretta a lei, Mas fece un altro incantesimo per dare il tempo a Six di correre fino alla fine del braccio e sferrare il colpo finale mirando alla gola.
Il colpo andò a segno, ma l’imperatrice si accorse a malapena dell’aculeo sul collo come se le avesse fatto solo un graffietto.
L’imperatrice riuscì finalmente a prendere Six per l’antenna, spalancò la bocca per ingoiare Six, ma venne nuovamente immobilizzata da Mas, il quale non rimase fermo, con l’aiuto di un calabrone volò fino all’altezza del braccio dell’imperatrice e con le spade le tagliò di nettò pollice e indice.
L’imperatrice urlò di dolore mentre Mas e Six caddero, ma grazie al calabrone i due non raggiunsero il suolo e poterono continuare l’attacco, ma prima ancora che potessero fare qualcosa l’imperatrice li strinse tutti e tre nella sua mano sana.

Lei voleva stritolarli ma Mas con la sua magia riuscì a fermarla per un tempo limitato, il problema era che non c’erano vie di fuga e Mas non poteva tenerla ferma per sempre.
In quel momento si sentì un nuovo urlo proveniente dall’imperatrice, diverse bestie e insetti avevano deciso di lasciar perdere le formiche più piccole e di assaltare tutti insieme l’imperatrice.

Le vespe e i calabroni la pungevano coi i loro aculei, le bestie e i ragni si arrampicavano lungo le gambe, strappavano a morsi le ali e mordevano con tutta la loro forza la carne dell’imperatrice, man mano che salivano sempre più in alto sulla formica imperatrice si intensificavano morsi, graffi e calore visto che anche le formiche più piccole hanno cominciato a risalire l’imperatrice per liberarla dalle bestie che l’assalivano.
Quando l’incantesimo si Mas perse potenza lui conficcò uno dei suoi kunai nella mano dell’imperatrice e quando la mano si aprì leggermente i tre insetti scapparono risalendo la mano fino al braccio.
Mentre Mas correva lungo il braccio affiancato da Six lui roteava il suo kunai e usando la magia trasformò il sangue sul kunai in una sega circolare di sangue.
Mas riuscì ad accecare l’imperatrice all’occhio destro, Six corse puntando lo stesso punto che aveva colpito in precedenza causando un danno più grave del precedente, e subito dopo fu il turno di Mas che a spade sguainate corse puntando lo stesso identico punto per darle il colpo finale.

Il colpo di Mas fu così da far finalmente sanguinare l’imperatrice e a farla destabilizzare, infatti con tutte quelle ferite alle gambe dopo quel colpo iniziò a cadere come un albero abbattuto. La caduta dell’imperatrice fece tramare tutta l’arena, il suo enorme corpo schiacciò a morte diverse bestie tra cui dei crudefauci, dei garopodi, alcuni ragni, vermi e formiche.
Mas e Six atterrarono di faccia e di fianco, ma comunque con pochi danni mentre l’imperatrice provava a parlare e chiedere “aiuto” ma dalla sua bocca uscivano solo versi che morivano nella bocca, annegati dal suo sangue.

La vista dell’imperatrice faceva fatica a mettere a fuoco, ma la perdita di sangue e il dolore rendevano difficile il restare svegli, da quel poco che riuscì a vedere, una si stava avvicinando a lei lentamente ma decisa.
Mentre si avvicinava l’imperatrice la riconosceva, era Six, e guardandosi meglio attorno vide i corpi senza vita di diverse sue formiche insieme a quelli dei loro nemici, mentre sempre più formiche continuavano ad arrivare dagli angoli più lontani del formicaio e venire intercettati dai loro nemici rimasti in vita, mentre Six si avvicinò al punto da essere chiaramente visibile.

L’imperatrice chiuse gli occhi mentre Six allargò un sorriso e iniziò mordere la carne dell’imperatrice, lì dove l’aveva colpita con l’aculeo e morso dopo morso si faceva sempre più strada nel corpo finché l’imperatrice non esalò il suo ultimo respiro.





silenzio, le formiche si fermarono quando l’imperatrice morì, tutti si fermarono, anzi, tutto si fermò compreso il tempo.
Tutti guardavano il corpo privo di vita mentre le formiche senza il pilastro della loro mente collettiva non sapevano più cosa fare, gli insetti ancora vivi sembravano pronti a continuare a fare un massacro, solo Mas era concentrato su Six la quale uscì dal corpo dell’imperatrice, il suo corpo era avvolto da un’aura bianca che si faceva sempre più intensa.
Six stava concentrando mentre una sensazione cresceva in lei, una sensazione di forza, la terra sembrava tremare mentre il corpo di Six si faceva sempre più bianco e brillante e allo stesso tempo il corpo senza vita dell’imperatrice lentamente diventava polvere.

Quando la luce svanì, si potè vedere Six senza più le bende sulla testa, mostrando la cicatrice che solcava il suo viso, dalla sua schiena spuntarono due paia di ali che si avvolsero per coprirle il petto e pube.
Si avvicinò a ciò che restava della corona dell’imperatrice, estrasse un teschio e lo indossò come una corona… lei alzò la braccia al cielo come a emulare l’imperatrice morta mentre le formiche si focalizzarono tutte su di lei e si misero in ginocchio per venerarla.

Anche gli altri insetti la guardavano, confusi da ciò che era appena successo, quasi non credevano a quanto successo.
Six si avvicinò lentamente, ad ogni passo ogni singolo insetto sentiva crescere una sensazione di ansia simile a quella che trasmetteva l’imperatrice, Mas prese parola “Quella era magia delle anime?” “Sì, del sangue dell’imperatrice ho macchiato il mio aculeo, della sua carne mi sono nutrita e la sua anima mi ha donato tutti i suoi poteri… ora tutti devono obbedire a me!” disse soddisfatta Six, tutti gli insetti esultavano per il risultato ottenuto una donna ragno si fece avanti e chiese “Significa che riavremo la libertà e il nostro piano?” Six non rispose, anche se si poteva notare un ghigno sempre più ampio in volto.

Tutti smisero di festeggiare, tutti facevano dei passi indietro, ma la stanza si era riempita di formiche, se prima basta che perdessero abbastanza tempo per uccidere l’imperatrice, ora non avevano vie di scampo se non tornare nella fossa scortati da diverse decine di formiche, tutti tranne Mas.
Lui era incredulo, mentre Six si avvicinava fino ad essere a un passo da lui, “Non guardami così Mas… dovresti essere felice.” commentò Six, Mas balbettò “S-S-Six… ci hai traditi.” “Oh Mas, io non vi ho tradito, sono sempre stata chiara sulle mie intenzioni: salire al potere e amministrare meglio questo formicaio… ma soprattutto raggiungere il primo piano. Del resto non mi è mai importato più di tanto.” “Non intendi fare nulla per aiutarli?” chiese Mas “Non credo sia possibile, i loro piani non esistono più… ormai questa è loro casa… e questo è il loro posto del mondo.” “Fammi capire bene… ti abbiamo aiutata a uccidere l’imperatrice, fatto una rivoluzione che poteva costarci tantissimo, solo perché TU potessi creare una dittatura uguale e opposta a quella dell’imperatrice?!” Six si avvicinò ulteriormente a Mas “La situazione mi costringe all’autoritarismo momentaneo… vedrai che verrò ricordata generosamente… e tu, amico mio… potresti fare molto per questa comunità, al mio fianco.” gli diede un bacio sulla guancia, Mas l’allontanò “Non voglio fare parte di tutto questo!” ruggì Mas “Permettimi di ricordarti una regola del formicaio: le tue scelte non contano niente. Collabora… o muori.” “Non mi unirò mai a voi! Non voglio niente di tutto questo! Come puoi pretendere che ti aiuti ancora dopo tutto questo?! Preferisco morire che essere tuo complice o qualsiasi altra cosa tu avessi in mente, checche ne strilli istericamente!” le formiche già con lance e aculei sguainati e puntati su Mas.
Six con uno sguardo seccato fece cenno alle formiche presenti di farsi da parte, voleva risolvere la situazione da sola…



quando rimasero solo loro due nell’arena, Six sguainò l’aculeo e aggiunse “Se la metti così, dovrò convincerti con la forza.” Mas con sguardo deciso e la rabbia che continuava a salire in lui sguainò le scimitarre e disse “Balliamo… e intendo dire: COMINCIAMO AD AMMAZZARCI A VICENDA!!!”

I due insetti iniziarono uno scontro di spade così violento che a confronto ad ogni loro sfida precedente non era niente, il suono di spade che si scontrano, era così forte da risuonare per tutti i corridoi del formicaio attirando l’attenzione delle formiche, le termiti, i bombi e le api.
Ad ogni scontro di spade, Mas provava a colpire Six nei punti non protetti, ma Six aveva combattuto abbastanza spesso con Mas da capire il suo stile di lotta e ad ogni colpo subito rispondeva a sua volta con un pugno o un calcio dove Mas meno se lo aspettava.
Six a un certo punto della battaglia spiegò le ali e iniziò a ronzare, salì di pochi metri sopra Mas e si preparò ad un attacco aereo, ma non come quello di Gazan, era l’incantesimo: Impeto devastante. Mas si tolse subito di mezzo per evitare il colpo e mentre Six era a terra lui provò ad con un attacco dall’alto con le sue spade. Lei prontamente parò il colpo con il suo aculeo e si preparò a utilizzare un altro incantesimo delle anime: Spiriti urlanti. Quegli pseudo fantasmi travolsero Mas respingendolo, dopo qualche secondo di confusione Mas si riprese e per poco non venne trafitto dall’aculeo della sua avversaria.
Questo scontro era diverso dai precedenti, sia perché Six non aveva mai mostrato di essere capace di usare la magia delle anime, che dall’assenza della voce dell’imperatrice che accompagnava le battaglie con canti suadenti che indicavano anche la fine degli scontri, lì erano solo loro due in un combattimento all’ultimo sangue… ma se Six voleva uccidere Mas perché non si faceva aiutare dalle altre formiche ora che le aveva sotto controllo?
Poi Mas si ricordò delle parole di Six “dovrò convincerti con la forza” e capì le intenzioni di Six.
E se pur di convincerlo aveva intenzione di sfoggiare quella sua magia, lasciò intendere che faceva sul serio, Mas a quel punto decise di mettere da parte le sue morali e utilizzò su di lei la magia del sangue.
Prima la bloccò, la colpì con una serie di pugni fino ad atterrarla e prima che si potesse alzare, come ha fatto con Gazan mesi prima, fece una chiusa a forbice intorno alla testa di Six pensando di fermarla.
Ma lei usò di nuovo gli “spiriti urlanti” e respinse Mas, poi riprese il suo aculeo e ricominciò ad assediare Mas, lui avendo perso le spade passò a difendersi con i kunai, bloccando gli attacchi, e provando a tirare frustare che tenessero a distanza Six, la quale rispose ricominciando a volare.
Mas provò a colpirla con i suoi kunai, ma la velocità di Six era troppa per poter essere gestita, mentre Mas cercava di colpirla, lei lo attaccava a tutta velocità con l’aculeo, solo quando faceva “l’impeto devastante” Mas poteva evitarla e avere una chance si attaccarla.

Lottare a lungo era faticoso, entrambi erano stanchi, Six aveva smesso di volare, Mas era visibilmente stanco ma nessuno voleva rinunciare.
Mas prese le sue scimitarre e le conficcò a terra, poi si tolse i kunai e li mise affianco le scimitarre, lo sguardo di Six s’illuminò pensando di averlo finalmente convinto, ma Mas si mise in posizione di guardia e aggiunse “Se davvero vuoi me, facciamolo combattendo pulito… basta spade, basta magie e basta volare.” Six rimase stupita dalla scelta di Mas, ma alla fine conficcò il suo aculeo a terra e lo raggiunse facendo schioccare le mani.
I due cominciarono uno scontro corpo a corpo, dove nessuno avrebbe capito chi avrebbe vinto, pugno dopo pugno il dolore nel corpo di entrambi si faceva strada, mentre la pazienza di Six non faceva che diminuire… come si era ridotta e si era messa a fare per convincere Mas.
Alla fine ne ebbe abbastanza e decise che lo avrebbe ucciso e basta e si preparò a lanciare un incantesimo: Spirito vendicativo. Ma poco prima che lo lanciasse Mas le diede un pugno alla bocca dello stomaco, fermandola e quel punto aggiunse “Hai infranto le regole.” lei rispose dandogli un pugno in faccia, lui subì il colpo e rispose con un pugno a sua volta, un pugno così forte che distrusse il teschio che Six stava indossando e la atterrò.
Mas non era sicuro, di averla uccisa, ma il suo pugno l’aveva sicuramente messa al tappeto, non si muoveva più e non reagiva.

Stremato, stanco e furioso dentro, riprese le sue armi, scese nei sotterranei e uccise tutte le formiche che erano di guardia, liberò nuovamente i prigionieri.
Loro corsero subito fuori, trovando il corpo privo di coscienza di Six, dopo qualche secondo di sorpresa e stupore rivolsero lo sguardo su di Mas, il quale disse con un tono privo di emozione “E’ tutta vostra.” il resto è storia.

Le formiche di nuovo in subbuglio non sapevano che fare, operaie, guerriere e regine lasciarono i loro posti per iniziare una battaglia di tutti contro tutti a cui la più forte sarebbe diventata la nuova imperatrice.
Mas si avventurò nuovamente per i corridoi e tunnel del formicaio non dovendo più temere le formiche per un po’, non avendo idea di come raggiungere il primo piano si limitò a camminare a vuoto e cercare strade che portassero verso l’alto.
Mentre camminava da ogni direzione si sentivano le voci di formiche che combattevano, oggetti che si rompevano e vite che si spezzavano, ma a Mas non interessavano, era perso nei suoi pensieri, su come il tradimento di Six fosse l’ultima goccia.
La vita gli stava passando davanti agli occhi, e più ripensava alle sue scelte passate più si sentiva sul punto di esplodere, a quel punto non gli importava più di niente, voleva solo andarsene.
Mas passò tre settimane a camminare, non si fermò a dormire, voleva solo uscire o morire, camminava, saliva e combatteva le formiche, ma gli sembrava di non andare da nessuna parte.
Alla fine la stanchezza stava iniziando a giocargli dei brutti scherzi, spesso cadeva e quando si rialzava sentiva i piedi doloranti chiedere pietà e quando gli sembrò di vedere degli insetti appartenenti alla sua specie capì di essere oltrepassato il limite, e si lasciò cadere in tutti i sensi.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: La sfida più grande ***


Capitolo 14: la prova più grande.

Questo perdere i sensi in preda alla stanchezza da una parte stava diventando un’abitudine, dall’altra una preoccupazione, anche se Mas non ci pensava più di tanto era innegabile che questi suoi sbalzi di energia erano reali, dormiva sempre più del dovuto e quando si svegliava restava sveglio forse per giorni.
Pensò di essere morto nel momento in cui chiuse gli occhi nel mezzo di uno dei tunnel del formicaio, o che sarebbe per lo meno morto di lì a breve, eppure era ancora vivo e se ne rendeva conto solo perché stava sognando.
Nei suoi sogni vedeva meduse ballare nel cielo, cuccioli di ragno che piantano fiori e una casa in mezzo al nulla…

Quando finalmente riaprì gli occhi si ritrovò accecato da una luce bianchissima, ci mise un po’ a mettere a fuoco la vista e a ricordare la sua identità e gli eventi del suo recente passato.
Guardandosi bene a torno, si rese conto che il pavimento sotto i suoi piedi era di marmo, un marmo liscio e pulito, anche il resto dell’ambiente era completamente bianco, non si capiva da dove venisse l’illuminazione o se fosse semplicemente tutto quel bianco a dare l’illusione che ci fosse luce.

Non avendo molte opzioni sul dove andare, cosa fare, o come ci fosse finito lì, decise di mettersi a camminare in cerca di… qualcosa, qualsiasi cosa, purché gli facesse capire cosa fosse successo.
Camminò per un periodo di tempo indefinito, continuò ad andare dritto nella direzione scelta, finché non lo vide, in mezzo a tutto quel nulla, un tempio di marmo, con delle strane radici rosate che spuntavano dal terreno intorno al perimetro, all’interno vi era un lungo tappeto nero con delle decorazioni giallo oro su tutto il contorno, sembrava che indicasse la strada da seguire.
Per resto in quel tempio non sembrò esserci niente, giusto le stesse radici rosate di prima ma piantate in dei vasi all’interno, Mas seguì il tappeto fino a trovare una stanza con all’interno quattro insetti, tutti appartenenti alla sua specie, il primo era un maschio, aveva le corna a corona, portava un’armatura grigio chiaro molto tendente al bianco, il suo mantello era rosso nella parte interna e bianco nella parte esterna ed era armato con un quello che sembrava un arco in seta di ragno e il suo aspetto aveva un che di familiare.
Il secondo era anche esso maschio, ma più corpulento, due paia di corna rivolte in avanti, la sua corazza rossa era ricavata da parti del corpo altri insetti, il suo era mantello rosso scuro quasi nero, indossava un collare con una catena spezzata e la sua arma un aculeo di pietra lavica ancora rovente, non si riusciva a capire come restasse intatta ma lo faceva.
La terza era una femmina, più alto dei primi due, le sue corna erano curve verso il basso e le incorniciavano il viso, aveva braccia e gambe piene di cicatrici, indossava degli stracci verdi a coprirle le parti interessate, sulle spalle aveva un mantello di spine che non si capiva come facesse a indossarlo, non era armata aveva con se due dischi di metallo.
L’ultima era femmina, alta quanto Mas, le sue corna erano spezzate e aveva del trucco viola scuro dove prima le aveva, aveva una cicatrice a croce in mezzo alla fronte, a coprirla c’era un velo semi-trasparente nero e era armata di due falcetti.
Quei quattro cavalieri se ne stavano in mezzo alla stanza davanti a un portone, un portone che sembrava condurre a un’altra stanza nera come la pece, il tappeto che Mas stava seguendo portava proprio in quel nero assoluto.
Mas guardò gli altri cavalieri e loro guardarono lui, poi gli indicarono il portone, Mas ingoiò un groppo di saliva e a passo lento si avvicinò al portone.

Passo dopo passo sentiva la paura crescere, in quel nero non si riusciva a vedere niente e ciò che terrorizzava Mas era che non sapeva cosa sarebbe successo una volta nella stanza.
Quando, era a un passo dall’entrare vide sei enormi occhi aprirono all’improvviso in mezzo a quell’oscurità e un potente ruggito che fece tremare la stanza fermò l’avanzata di Mas.
Quando il ruggito si fermò, Mas era paralizzato dalla paura mentre quegli occhi lo fissavano, e dalla stanza nera si udì una voce profondissima e terrificante “Benvenuto guerriero, anche tu hai conquistato l’accesso nella dimora del conquistatore.” disse la voce “Questa è la dimora del conquistatore? Questo è il primo piano di Internia? Ma come ci sono finito? pensavo di essere morto… sono morto?” chiese Mas confuso “No guerriero, ti ho teletrasportato io qui con una magia.” rispose il conquistatore “Puoi teletrasportare gli insetti? Allora puoi farmi uscire da Internia… ma… un secondo, perché io ho ottenuto l’accesso alla tua dimora invece di altri? Se puoi teletrasportarti perché te ne stai rinchiuso qui?” “Hai ottenuto l’accesso perché hai conquistato tutti i piani di Internia, sei partito dal basso e sei risalito fino al secondo piano, hai conquistato quei piani non in senso letterale… hai appreso le loro storie, sopravvissuto ai loro pericoli e sei andato avanti per la tua strada… perché la volontà più importante di tutte è la propria, e questo è il motivo della perché vivo qui così… sono IO a volerlo.” gli disse il conquistatore “Ho sentito dire dagli stercorari che sei un dio sceso in terra, e che hai ucciso tu l’Uroverme per trasformarlo in Internia, è vero?” “No… io sì semi-divino e sono un degli esseri più antichi di Internia, ma non sono stato io ad uccidere l’Uroverme tanti anni fa… lui andò incontro a una metamorfosi che ha reso quell’essere gigantesco un essere minuscolo, più piccolo di te… quel pallido essere sapeva che la sua specie si stava estinguendo, non sapendo che fare accettò il destino e prima di esiliarsi nel profondo del suo corpo ha donato il suo vecchio corpo a me e io l’ho reso una casa per chiunque volesse… ma poi le zanne vennero sigillate e quasi tutti gli abitanti finirono in subbuglio.” “Puoi farmi uscire da Internia?” “Ho il potere di farlo, ma non lo farò, se vuoi un mio favore… dovrai guadagnartelo affrontando una prova, proprio come loro.” concluse il conquistatore indicando i quattro cavalieri “Va bene, sono pronto ad affrontarla.” disse Mas convinto “Por, Muto, Velenia, Iluna… avvicinatevi.” i quattro cavalieri si mossero e si misero in riga fianco a fianco assieme a Mas.

“Le sfide più importanti che qualcuno può affrontare nella vita, sono quelle che si vincono contro se stessi.” disse il conquistatore prima di far uscire dall’oscurità un braccio oscuro e ossuto, che posandosi sulla testa di Mas lo catapultò in tutto un altro luogo.

Mas era confuso, era finito all’esterno, ma non in un luogo qualsiasi, un villaggio a lui molto familiare… casa sua.
Un villaggio grande abbastanza da ospitare molti insetti, ma che restava lo stesso uno di quei luoghi dove tutti conoscono tutti, un villaggio abitato solo da insetti della specie di Mas, un villaggio.
Non era cambiato affatto dall’ultima volta che Mas lo aveva visto, tetro, tranquillo ma accogliente per chi non era un problema l’ambiente di quel luogo.
Era felice di rivedere i suoi genitori, suo fratello, sua sorella e gli altri abitanti, amici, conoscenti e persino insetti di cui non sapeva nemmeno i nomi, sua madre si avvicinò a lui, lui pensò che lo volesse abbracciare perciò le venne in contro ma lei lo fermò a un passo di distanza tra i due “Te ne sei andato…” disse sua madre “Ci hai abbandonato…” aggiunse suo apparso all’improvviso alle sue spalle “Oh lo sappiamo noi perché te ne sei andato, giusto Kappa?” disse sua sorella apparendo all’improvviso e lo stesso fece Kappa “Già Necare, non sei mai stato il fratello migliore, troppo occupato a credere di essere un perdente.” disse Kappa “Fratello, sorella, io-” Mas provò a dire qualcosa quando sua madre lo interruppe “Dovevi essere un esempio per loro, dovevi prenderti cura di loro.” “L-loro non avevano bisogno di me… i-i-io non sono mai riuscito a fare la metà di ciò che sanno fare loro.” disse Mas “E per questo alla fine hai preferito scappare…” disse suo padre “…lasciandoci col dubbio che non avremo mai più rivisto uno dei nostri figli.” “Avanti fratello dimmi… sei soddisfatto della tua scelta?” chiese Necare con un tono dolce ma inquietante al tempo stesso, mentre il respiro di Mas si faceva affannato e la sua mente veniva assalito dai sensi di colpa per la sua partenza improvvisa, lasciando a tutti i suoi cari credere che fosse morto perché non riusciva ad essere apposto con se stesso. Mas si ritrovò in ginocchio ad ascoltare i suoi familiari continuare a fargli domande sulla sua scelta egoista, mentre cercava di dire a tutti “Scusa” e di come si fosse sempre sentito inferiore ai suoi fratellini ma non lo ha mai ammesso prima.

Prima che Mas se ne rese conto, non si trovava più al suo villaggio, ma si trovava nel quinto piano ma era diverso, le case erano bruciate, le coltivazioni devastate e gli abitanti in catene e costretti a lavorare più del dovuto per le formiche.
Vide la donna che lo aiuto ad entrare nel formicaio venire frustata a sangue un po’ per punizione per aver aiutato Mas, un po’ per farla lavorare come tutti. Mas urlò “Lasciala stare!” e provò a fermare la formica che la stava frustando correndole addosso, ma prima che la toccasse si ritrovò a casa di Fofò.
Lui era senza più un braccio e comunque obbligato a lavorare, i bambini erano tenuti in delle gabbie e sua moglie non era da nessuna parte… sentì la voce di Fofò “Doma… perché ci hai fatto questo?… Doma pensavo fossimo amici.” “Non volevo… non volevo che finisse così, non lo avrei mai permesso… scusami…” Fofò non rispese, rimase con lo sguardo basso sul suo campo “…Fo ti supplico… SCUSAMI!!! Non volevo…” disse Mas mentre un dolore come un freddo coltello nel petto si diffondeva in lui e le lacrime iniziarono a scorrere a fiumi, poi rialzando lo sguardo si ritrovò di nuovo nel formicaio, nell’arena per la precisione dove una nuova imperatrice cantava con tutte le sue formiche mentre nell’arena si massacravano gli insetti che aveva conosciuto lì e nel mezzo dello scontro c’erano anche i bambini che gli avevano ricucito il mantello, provò a correre per farsi largo tra gli insetti e raggiungere quei bambini indifesi e salvarli, al meno loro… ma anche se correva a perdifiato non si muoveva dal suo posto mentre un crudefauci furioso caricò i bambini e li massacrò.

Quando ritornò il silenzio, Mas si guardò bene attorno, era da solo, in mezzo al nulla, un vuoto bianco infinito, e poi dal nulla apparvero due insetti appartenenti alla sua specie, una ragazzina con delle piccole corna, delle scie viola sulle guance e in mezzo alla fronte, avvolta in un mantello lilla e un medaglione che sembrava una maschera, l’altro era una un ragazzo con le corna alte, ma solo sul lato destro perché quelle sul lato sinistro erano spezzate, in mezzo alla fronte e sul lato sinistro della testa aveva delle crepe che lui aveva colorato di rosso, portava con se un grosso aculeo ed era avvolto in un mantello grigio scuro.
Mas li riconobbe erano Kappa e Necare, Kappa estrasse il suo aculeo, e caricò Mas a tutta velocità, Mas con le sue scimitarre parò il colpo, “Oh… belle spadine fratello, ma le sai usare?” disse Kappa che ferocemente iniziò a agitare il suo aculeo con l’intento di ferire suo fratello, Mas parava e arretrava per evitare i colpi ma Kappa continuava a inseguirlo e attaccarlo come una bestia.
Poi dalla distanza vennero entrambi i fratelli travolti da uno spirito vendicativo, Necare aveva deciso di unirsi alla lotta e lanciare le sue magie sul fratellone, dopo quella magia raggiunse Mas per provare a colpirlo con un’altra magia: impeto devastante.
Colpendo in pieno Mas e subito dopo venne colpito da un poderoso colpo d’aculeo di Kappa.
“Ma guardati, non riesci nemmeno a difendere te stesso, non mi sorprende che noi non abbiamo mai preso d’esempio… così triste, così debole, così deludente.” disse Kappa mentre premeva il suo piede sulla testa di Mas, Necare si fece avanti “Ci hai delusi fratellone…” disse lei prima di lanciare un’altra magia… una magia mai vista usare da lei, una magia dell’abisso: grido dell’abisso. La cui esplosione consumò tutti i presenti…





Mas crollò a terra esausto, così come tutti gli altri cavalieri affianco a lui, ma cos’era successo?
È stata tutta un’illusione?
La voce del conquistatore si fece sentire e disse a tutti che hanno fallito la prova di nuovo, tranne Mas ovviamente, così li rimandò fuori dal suo tempio prima di chiudere gli occhi.
Mas seguì i quattro cavalieri all’esterno del tempio e li vide, che estrassero le armi e iniziarono ad allenarsi.
Mas non capì molto ma poi l’insetto in armatura bianca gli disse “Sfodera le spade.” e la ragazza con le falci iniziò a dirigersi verso di lui a passo lento, poi all’improvviso la sua marcia divenne una corsa e Mas estrasse le sue spade per parare il colpo, e i due si ritrovarono in uno scontro di spade dove il suono stridulo del metallo che graffiava sull’altro metallo rimbombava per tutto il piano.
Poi mentre Mas si difendeva il cavaliere in armatura rossa si lanciò suoi due facendoli separare dando due pugni in faccia ad entrambi facendoli volare di qualche metro, quello per Mas era uno dei pugni più forti che lui abbia mai incassato.
Solo che non potè permettersi il tempo di riprendersi perché sia l’insetto rosso che la ragazza ricoperta di spine lo stavano caricando.
I dischi metallici che la ragazza aveva con se non erano solo dischi, erano delle armi con delle lame simili a quelle di una sega nascoste quando non deve combattere, Mas dovette tenere a bada quei due insetti in una volta anche se a volte i due si colpivano tra loro, infatti alla fine quando Mas si tolse di mezzo loro continuarono a combattere tra di loro mentre il cavaliere bianco lanciava frecce cercando di prendere sia la ragazza con le falci e quando vide che Mas era immobile iniziò a mirare anche a lui.
Mas passò ore alternando con chi combattere, il cavaliere bianco era complicato da gestire visto che combatteva a distanza e in combattimento ravvicinato il suo arco era utile per parare i colpi di spada e sapeva usarlo per disarmare, il cavaliere rosso era il più forte fisicamente, ottimo sia in attacco che in difesa, la ragazza di spine era la più veloce, le armi erano davvero complicate da gestire e il suo mantello di spine la rendeva difficile da colpire senza farsi male, mentre ragazza con le corna spezzate era molto aggressiva non era niente come gli altri tre ma combatterla e vedere che sapeva tenere testa a Mas e agli altri tre tutti insieme la rendeva eccezionale come combattente.

Dopo ore di combattimento, tutti si presero una pausa, c’è chi meditava, chi sonnecchiava e chi mangiava qualcosa.
Ma restava comunque una piccola pausa prima di ricominciare a lottare, Mas provò diverse volte a socializzare con loro ma la maggior parte delle volte lo ignoravano, solo la ragazza con le falci una volta si è degnata di parlagli e fu schietta e precisa “Ascolta, abbiamo tutti faticato per arrivare qui, l’ultimo ostacolo verso la libertà è la prova del conquistatore… ormai l’unica cosa che importa e provare a superarla, ogni giorno noi ci esercitiamo per riprovare la sfida… finché non la superiamo.” disse lei.
Da quanto tempo erano lì per essere così focalizzati su questo obiettivo?

Il tempo passava e Mas non sapeva da quanto tempo era lì, allenarsi con quei quattro cavalieri aveva migliorato anche lui col tempo, l’unica pecca era che lui avrebbe voluto qualcuno con cui parlare.
Dopo sette giorni i cinque si rivolsero di nuovo al conquistatore, e lui li sottopose di nuovo alla sua prova “Le sfide più importanti sono quelle che si vincono contro se stessi.” disse il conquistatore prima di iniziare la prova, come la volta scorsa.
Mas si ritrovò di nuovo a casa sua a subire l’ira dei familiari che aveva lasciato, subito dopo a vedere che i suoi amici stercorari soffrivano per averlo aiutato e l’arena delle formiche dove combattevano tutti gli insetti che aveva conosciuto nella fossa dei gladiatori… e in fine un combattimento tra lui contro Kappa e Necare, ancora una volta li dovette affrontare e non riuscì a fare niente se non resistere a loro attacchi.
Mas fallì di nuovo la sfida, così come gli altri e subito dopo aver messo il piede fuori i cinque ricominciarono ad allenarsi in maniera spartana combattendo tra di loro.

Dopo altri sette giorni, riprovarono la sfida, e ancora una volta nessuno la superò. Passarono altri sette giorni ad allenarsi, prima di riprovare la sfida, la fallirono di nuovo e ricominciarono ad allenarsi.
Trascorsi altri sette giorni come tradizione, tentarono la sfida, ma nessuno ebbe successo.

Dopo l’ennesima sfida fallita, Mas decise non allenarsi, si sedette nell’ingresso del tempio e si mise a guardare il vuoto, non cercava niente voleva solo rilassarsi. “Ehi giovanotto, cosa credi di fare?” disse l’insetto in armatura rosso, Mas si girò sorpreso nella sua direzione e notò che tutti lo stavano fissando “Ehm, non stavo facendo niente, avevo solo bisogno di rilassarmi.” rispose Mas con tono calmo “Ah molto interesssssante, sssssarebbe bello ssssse avesssssimo il tempo, ma ogni sssssecondo che perdiamo non lo riavremo.” sibilò la ragazza ricoperta di spine “Ma non ci corre dietro nessuno.” disse Mas lasciando tutti confusi “Io sono qui da settimane, voi da non so quanto… non c’è nessuno qui se non noi e il conquistatore, non dobbiamo preoccuparci di cibo o acqua, lui teletrasporta tutto ciò di cui abbiamo bisogno qui, e possiamo tentare la prova ogni volta che vogliamo e quante volte vogliamo… per ciò crede che cinque minuti per essere noi stessi ce li possiamo permettere.” concluse Mas lasciando tutti di stucco, però dovettero ammettere che lui aveva ragione e che effettivamente ne avevano bisogno.

Tutti si sedettero a cerchio, così da poter parlare tutti insieme in pace e tranquillità “Da quando siamo qui, non ci siamo fermati a parlare come fanno gli insetti normali, non so nemmeno i vostri nomi.” disse Mas “Perdona la nostra maleducazione… noi siamo qui da così tanto che abbiamo dimenticato le buone maniere, io sono Por il grigio principe.” il corpulento insetto con l’armatura rossa pure si presentò “Io sono Muto, l’anima ardente.” la ragazza avvolta dalle spine sibilò “Mi chiamo Velenia… la ssssspina ossssscura.” e alla fine anche la ragazza coi falcetti si fece avanti e si presentò “Iluna, la mietitrice.”
Tutti i cavalieri iniziarono a fissare Mas come attendendo qualcosa “Oh ehm io sono Mas… Mas e basta.” “Non puoi essere solo te stesso.” commento Por “E perché no?” “Sei giunto fino a qui, è un onore destinato a pochi, se dovremo entrare nella leggenda dobbiamo distinguerci avere un titolo che descriva la nostra gloria prima di passare alla storia.” “E tu saresti il grigio principe… perché?” chiese Mas “Perchè sono grigio e ho un valore invidiabile.” rispose Por facendo ridacchiare Muto “Che hai da ridere tu? Lo sai che è vero, tu sei l’anima ardente, questo è un titolo ridicolo, poi perché?” Muto rispose “La mia determinazione è come un fuoco, ogni volta che mi sento il fuoco dentro sento di poter vincere ogni sfida, questo è il senso del mio titolo.” Muto e Por iniziarono a discutere su chi avesse il titolo più ridicolo a volte facendo battute per prendere in giro l’altro.
“Due idioti.” commentò Iluna “Va bene ve bene ho capito, calmatevi adesso… non credo che ci sia niente di male nell’avere un titolo che vi descriva o che vi dia un senso di sopraelevazione, è che volevo sapere vi fate chiamare così… e poi io, non credo di avere un titolo che mi possa descrivere appieno.” disse Mas al che Por gli disse “Oh non ti preoccupare prima o poi troverai un qualcosa di adatto, magari ti posso aiutare io, vediamo… che ne pensi di: Mas il blu-visionario?” tutti si misero a ridere, tranne Por “Ah sì? Allora provate voi a trovargli un titolo decente.” disse Por a tutti i presenti, Muto propose “Mas lo spirito guerriero.” Velenia “Masssss mantello dell’oscurità.” Iluna “Il cavaliere pellegrino.” Mas rispose a tutte queste proposte “Ahahaha sono tutte molto belle davvero… ma non sono convinto di ‘trovarmi’ un titolo adesso… …è stato divertente però, dai adesso che facciamo?”

Quelli che dovevano essere cinque minuti prima di allenarsi, si trasformarono i ore, loro continuarono a parlare di eventi e personaggi divertenti incontrati nel mondo esterno prima di finire a Internia, passarono tutto il tempo di quella giornata e il giorno dopo a ridere, mangiare e chiacchierare.
Poi al terzo giorno decisero di fare un gioco: momenti migliori e peggiori. Era per lo più per continuare a parlare e condividere le emozioni che avevano represso da un bel po’ di tempo.
“Penso che fosse quando ho vinto la mia prima battaglia, il mio aculeo era meno della metà di quello che è adesso, ma grazie a quella vittoria mi sono potuto permettere di renderlo la meraviglia che è adesso.” disse Muto “Impressionante, ma ora tocca a me, il mio momento migliore è stato la prima volta che ho baciato una ragazza.” disse Por con orgoglio, poi lui continuò “Ma non sapevo che quella scelta mi avrebbe portato anche al mio momento peggiore, la litigata più feroce e violenta che io abbia mai avuto con mio fratello per poi non rivederlo mai più.” “Non hai ucciso tuo fratello vero?” chiese Mas “Bestia no, lui se ne andato per la sua strada in cerca di gloria, successo e potere… che a detto sua non avrebbe mai ottenuto se continuava a viaggiare con me… anche se era spaventosamente più scarso di me… ora non so se sta bene o se è ancora vivo.” concluse Por con tono triste “Nah ssssse vuoi un mio parere il parenti sssssono una piaga.” disse Velenia “Non è così!” “Sssssì invece, ecco il mio momento peggiore, non ho mai conosssssciuto i miei genitori a prendersi cura di me c’erano sssssolo mia sssssorella e mio fratello maggiori e loro sssssono il motivo per cui ho sssssempre quesssssto mantello ssssspinato addossssso… ecco perché il mio momento migliore è quando me ne sssssono andata di casssssa, dopo aver sssssacrificato l’infanzia con loro avevo finalmente la libertà.” al che Muto s’impose “Crescere con dei pessimi parenti non è un sacrificio.” “Sssssi che lo è.” “No invece, e io lo so.” “Che cosssssa puoi hai aver mai sssssacrificato tu?” “Ok, il mio momento peggiore è stato quando sono stato reclutato a forza nell’esercito e ho combattuto una guerra per il volere del duce della mia patria, ho visto molti compagni morire, compagni che potevo salvare ma il mio generale mi impose di lasciarli perdere per concentrarmi solo ed esclusivamente sulla vittoria che dovevamo donare alla patria… una vittoria che non abbiamo mai avuto perchè perdemmo miseramente, i sopravvissuti vennero catturati ma solo io scappai… la mia vigliaccheria mi ha forzato a lasciarli li mentre io mi mettevo al sicuro… da allora ho giurato a me stesso che non mi avrei mai più commesso bassezze simili.” concluse Muto con tono severo mentre Velenia sbuffò.
“Dai ragazzi, se ci mettiamo a litigare per chi ha avuto l’esperienza peggiore andremo avanti per sempre, non è un competizione stiamo solo condividendo le nostre vite.” disse Mas cercando di calmare Muto e Velenia, al che Por gli chiese “Che ci dici di te? Momento migliore?” “Oh ehm… il me bambino direbbe la prima volta che sono stato al circo, ma adesso credo che il mio momento migliore sia stato poco tempo fa, ho conosciuto una maestra d’aculeo straordinaria… bella come una farfalla ma forte come un ragno, ho conosciuto la maestra Naila per due anni e i ricordi che ho con lei sono sia belli che tristi, ma imparare a usare le mie spade sotto la sua guida è stato bello, mi è piaciuto di quell’esperienza.” “Quindi il tuo momento migliore è quando prendi lezioni per usare una spada?” chiese Iluna “Credo che fosse il provare qualcosa di nuovo che mi ha colpito di quel momento… e tu Iluna, hai qualcosa da condividere?” “…quando ero più piccola scoprì la mia matrigna tradire mio padre… lei mi obbligò a chiudere la bocca, minacciando di mangiarmi, da quando quella donna era entrate nella mia vita ogni giorno era il peggiore della mia vita e le sue minacce di trasformarmi nel suo prossimo pasto mi facevano rigare dritto e obbedire ai suoi ordini… ma quel giorno persi la pazienza, mi poteva andare anche bene che trattasse male me, ma non poteva fare la stessa cosa con mio padre… le dissi di ‘no’ e lei si lanciò addosso a me per cercare di divorarmi, corsi, lei mi inseguiva urlando come e ruggendo come una bestia, poi trovai le falci che usavamo papà usava per il nostro raccolto e le usai per difendere me stessa… era una questione di vita o di morte, e ne uscì vincitrice, ma mio padre, nel momento in cui l’ho uccisa lui ritornò a casa e… ho provato a spiegargli perché lo avevo fatto, ma non mi ha voluto ascoltare e mi ha cacciato di casa…” Por osò chiedere “E’ il momento migliore? O il peggiore?” e lei rispose “Entrambi… tu piuttosto, pellegrino, hai detto solo il momento migliore… il peggiore?” chiese Iluna.
Mas si grattò la testa e si mise a pensare “Bestia, non lo so, da quando sono arrivato a Gelia quasi tre anni fa ho me ne sono successe di tutti i colori… ma nessuna mi sembra veramente il mio momento peggiore, onestamente per quanto banale… grazie alla sfida del conquistatore ho capito qual’è il mio momento peggiore…” “La sua prova?” “…sì, io sono nato un posto chiamato: Enom. Noto ai pochi che ne conoscono l’esistenza come: la città dimenticata. Una città dove tutti conoscono tutti… tranne me, io sono sempre stato piuttosto introverso come insetto, non mi era facile fare amicizia o socializzare in generale, per tutti ero l’insetto invisibile della cittadina, avevo pochi amici, ma la vera parte peggiore era che non lì io non stava bene… con me stesso, sono il primo di tre figli, ho un fratellino e un sorellina, mi è sempre stato detto di trattarli bene, di insegnare a loro tutto ciò che so, di fare il fratello maggiore… ma la verità era che loro non avevano niente da imparare da me, loro erano migliori di me a mani basse, se io conoscevo giusto due, massimo tre insetti, loro sembravano conoscere tutta la città… mio fratello amante delle emozioni forti e dei duelli prese sin da piccolissimo lezioni sull’arte dell’aculeo, mia sorella preferiva le arti mistiche e studiava la magia, mentre io, il massimo che sapevo fare era scrivere bene… sentivo che se loro riuscivano a fare tutto quello da soli, avevo fallito il mio compito come fratello maggiore, mi sono inasprito… mi sono chiuso in me, e quando raggiunsi la maggiore età, qualcosa si ruppe in me… pensai di aver sprecato gli anni della libertà infantile scrivendo, cancellando, riscrivendo… i miei fratelli avevano già un’idea chiara di quale fosse il loro posto nel mondo… mentre per me… sembrava non esserci niente… e per questo alla fine me ne sono andato e non mi sono mai guardato indietro… e a guardare indietro ciò che ho fatto, ho commesso solo errori, non ho migliorato la mia vita, al massimo ho rovinato quella degli altri.” concluse Mas, tutti lo ascoltarono in religioso silenzio, nessuno osò fiatare per circa un minuto.

Poi Mas disse “Wow… sapete, io mi sento meglio adesso.” “In che sssssenso?” chiese Velenia “Non vi sentite più leggeri dopo aver dato sfogo a ciò che avevate dentro?” dopo qualche minuto, tutti sorrisero, effettivamente Mas aveva ragione, erano anni che tutti si sentivano il bisogno di parlare a cuore aperto con qualcuno, di parlare.
Mas nel rialzarsi da terra rivolse uno sguardo al portone del conquistatore, poi i suoi compagni e chiese “Vogliamo provare?”

Ormai avevano capito tutti in che consisteva la sfida, “le sfide più grandi sono quelle che si vincono contro se stessi” quei cinque insetti, dovevano affrontare il passato che li tormentava, i demoni che non hanno mai affrontato a viso aperto e dimostrare di essere più forti delle loro paure.
Ognuno in un secondo si ritrovò nel suo spazio meta-fisico dove doveva affrontare le proprie paure: Por l’aver perso suo fratello per una questione di orgoglio, Muto gli orrori della guerra, Velenia la casa che fu la sua prigione con i suoi fratelli, Iluna la matrigna che ha ucciso e l’odio di suo padre e Mas la delusione della sua famiglia, dei suoi amici e il fallimento con i suoi fratelli.

Era paragonabile a subire cento coltellate sentire l’odio dei propri cari, e doverli affrontare… Mas tenne lo sguardo basso mentre subiva i colpi emotivi di quella prova, quando poi arrivò il momento di combattere Kappa e Necare.
“Ma guardalo, non riesce nemmeno a guardarci tanto gli facciamo paura.” commentò Kappa “No… semplicemente, l’ho capito, ho capito questa sfida… affrontare le conseguenze dei miei errori commessi in passato, il presente, e infine il futuro… quando ci rivedremo… vorrei evitarlo come avrei voluto evitare molte altre cose, ma ci sono cosa che sfuggono al nostro controllo, questo è quel tipo di destino al quale non sfugge, il così detto fato… e io non voglio più scappare.” concluse Mas sfoderando le sue scimitarre.
Kappa come sempre attaccò per primo, ma stavolta Mas gli corse incontro e i due fecero scontrare le armi, entrambi paravano, attaccavano e schivavano, Mas ben presto cominciò a rispondere agli attacchi come la sua maestra gli aveva insegnato.
Para un colpo e poi calcio al fianco, para un altro colpo e poi pugno, para un altro colpo e altro pugno, prima che potesse colpire Kappa ulteriormente Necare decise di intervenire e con balzo altissimo si mise sopra i due fratelli, e da lì il suo corpo divenne tutto nero e usò una magia dell’abisso: tenebra discendente. E per poco non colpì Mas, dopo quella magia, entrambi i fratelli iniziarono a caricare il loro fratellone con aculeo e magia pronte.
Mas era pronto, evitò lo spirito vendicativo di Necare e parò il colpo di Kappa e gli diede una ginocchiata da sotto il mento verso l’alto e subito dopo per impedire a Necare di farle fare altre magie a cominciato a cominciato a concentrare tutti i suoi attacchi su di lei.
Ma mentre teneva a bada Necare, Kappa si riprese e diede un pugno a Mas un pugno così forte che gli fece perdere la presa sulle spade, Necare le prese subito per lasciare Mas disarmato e Kappa con il suo aculeo si preparò a dare il colpo di grazia al fratello.
Ma Mas prese i suoi kunai e parò il colpo del fratello e subito dopo gli diede un calcio in faccia facendogli perdere la presa sull’aculeo, Kappa e Necare si misero in posizione di guardia mentre Mas cambiò stile di lotta iniziando a frustare.
Necare provò a fermarlo con le spade che aveva preso, ma lei non sapeva combattere con le spade, infatti dopo pochi colpi Mas riuscì a recuperare le scimitarre, anche se Necare lanciò un grido dell’abisso a distanza ravvicinata.

La mossa fece male a Mas, ma lui non aveva intenzione di arrendersi si rimise in piedi e posò il suo sguardo su suo fratello e sua sorella, si mise in posizione di guardia e si preparò ad accoglierli, Necare provò a fargli un altro incantesimo a distanza ravvicinata ma Mas lo evitò e diede un calcio a sua sorella mettendo una breve distanza tra i due, poi quando Kappa provo a colpirlo con un attacco a ciclone, Mas si mise a girare come una trottola con le sue spade facendo scontare le armi ogni volta che i due erano troppo vicini e quando Kappa si fermò, Mas affondò un pugno nel suo stomaco e poi uno in faccia.
Necare lanciò un altro spirito vendicativo, ma Mas con le sue spade e un colpo secco dissipò la magia, rinfoderò le spade e sguainò di nuovo i kunai e cominciò a lanciarli contro Necare, alternando frustate e magie i due erano alla pari, quando Kappa provò ad attaccare Mas alle spalle tenendolo fermò, Necare caricò un altro spirito vendicativo, Mas venne colpito e anche Kappa, ma entrambi si rialzarono.

“Ma che succede?” chiese Necare confusa “Perchè non cadi?” chiese Kappa “Ho scoperto di essere testardo, mi serviva solo una motivazione per esserlo… vi voglio bene fratellini, e se voglio rivedervi per davvero… devo uscire da qui.” Mas passò la sua mano sulle spade e le macchiò col suo sangue, poi le mise a croce e iniziò a correre verso Kappa e Necare, lei lanciò un altro spirito vendicativo, mentre Mas contrattaccò con una croce insanguinata che si annullò in una piccola esplosione contro lo spirito vendicativo.
Ma dal fumo dell’esplosione uscì Kappa pronto a colpire e i due fermarono l’avanzata dell’altro con un nuovo scontro di spade, mentre Necare si preparava a lanciare un altro incantesimo.
Come all’inizio del duello, lei fece un balzò altissimo per poi scagliarsi sui suoi fratelli con una tenebra discendente ma stavolta, Mas diede prese Kappa di peso e lo lanciò via mentre con calcio acrobatico colpì Necare e fermò il suo incantesimo.
Accerchiato da entrambi i suoi fratelli, Mas sembrava non avere più speranze, Kappa era pronto usare su di lui l’accatto più potente che potesse fare e lo stesso valeva per Necare e la sua magia.
Entrambi corsero verso Mas, lui non si mosse, quando furono entrambi abbastanza vicini, Kappa lanciò l’attacco potente mentre Necare il grido dell’abisso.
Ma entrambi si ritrovarono con le mani bloccate da Mas, Kappa perse la presa sull’aculeo, Necare guardava suo fratello confusa su cosa volesse fare.

Mas non si mosse per circa un minuto, poi lasciò la presa sulle mani dei suoi fratellini trasformando la presa in un abbraccio. Strinse a se Kappa e Necare, poi mormorò “Vi voglio bene.” e dopo qualche secondo di esitazione e confusione da parte di entrambi, Kappa e Necare ricambiarono l’abbraccio.
Poi tutti stanchi si lasciarono cadere di schiena sul freddo pavimento “Quindi adesso non hai più paura?” chiese Necare “No… l’ho affrontata… ma non l’ho vinta.” rispose Mas “Sai Mas… anche se noi non siamo quelli veri, anche noi ti vogliamo bene fratellone.” disse Kappa “Ci manchi, manchi a mamma e papà, e siamo tutti preoccupati per te.” aggiunse Necare “Ho cominciato il mio viaggio per capire me stesso, non sono sicuro di riuscirci, ma una cosa la so… un giorno ritornerò.” concluse Mas con un sorriso soddisfatto prima di chiudere gli occhi…





Mas riaprì gli occhi, in un secondo si ritrovò accecato dalla luce innaturale presente in quel piano, quando gli occhi si abituarono, vide di essere circondato dai suoi compagni e tutti e cinque erano osservati dal conquistatore.
“Da questo momento, non siete solo i primi cinque insetti che hanno ottenuto l’accesso alla mia dimora… siete i primi ad aver superato la sfida che v’impediva di diventare la versione migliore di voi stessi… da questo momento voi siete dei conquistatori come me, Por il potente grigio, Muto il cuore di fuoco, Velenia la rosa senza spine, Iluna la tetra spadaccina e Mas il saggio errante… vi siete guadagnati, la libertà.” concluse il conquistatore e in un secondo i cinque insetti vennero accecati e avvolti dalla luce e tutto divenne bianco.

Quando la luce si affievolì, tutti si resero conto di essere all’interno di una cittadella, all’interno di Zanne.
Dopo qualche primo secondo di stupore, i cinque insetti si fecero strada fino all’esterno della cittadella, una volta superato il ponte essersi fatto strada fino all’uscita delle caverne glaciali… tutti si lasciarono andare in un urlo di gioia, erano tutti felici, finalmente all’esterno e finalmente poterono ognuno continuare il proprio viaggio.
Ma prima, Mas aveva un conto in sospeso, lui e i quattro conquistatori si diressero verso Gelia dove vennero accolti da diversi insetti che li guardavano con curiosità e paura “Chi non muore si rivede.” commentò Troll con un ghigno in volto, mentre a Gazan caddero sia la mascella che il ferro rovente che stava lavorando.
Mas e i conquistatori passarono per il centro del villaggio, fino a superarlo, tutti li osservavano con curiosità, Mas si fermò all’improvviso, si rivolse verso il villaggio, fece un inchino e disse “Grazie per l’ospitalità.” poi riprese a camminare per la sua strada.

Quando i quattro si allontanarono abbastanza dal villaggio da non riuscire più a vederlo… “Quindi… da qui in poi è un addio.” disse Iluna “Per quanto sia stato bello, vorrei ritrovare mio fratello…” disse Por “Io non ho un posto dove andare o qualcuno da cercare, ti va se vengo con te?” chiese Muto “…se non ti da fastidio.” “Io voglio un posssssto dove mettere radici, un possssto che sssssia caldo.” disse Velenia “E voi due?” chiese Muto “Io non ho bisogno di una casa… mi serve una guida, qualcuno di cui possa fidarmi.” disse Iluna “Io come te non ho una meta… voglio fare ciò che ho fatto per aver l’accesso alla dimora del conquistatore: esplorare e imparare. E per questo scopo un posto vale l’altro.” “In quesssssto cassssso… è ssssstato un piacere.” disse Velenia prima di allontanarsi verso sud-ovest “Rosa senza spine, è il suo carattere ad essere spinato.” commentò Por “Buona fortuna la fuori.” disse Muto ai suoi due amici prima che insieme a Por si diressero verso sud-est.

Mas si diresse verso nord e Iluna lo seguì “Ti riferivi a me quando dicevi di ‘aver bisogno di una guida’?” chiese Mas “Sei il saggio errante… non sarai un eroe, ma sei qualcuno su cui si può fare affidamento… e poi sarà meno desolante vagare in compagnia… allora, dove siamo diretti saggio?” chiese Iluna, Mas tirò fuori la sua bussola e rispose “Verso l’ignoto.”

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