Melville

di __eryn__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Melville ***
Capitolo 3: *** Ricordi perduti ***
Capitolo 4: *** Fuochi Fatui ***
Capitolo 5: *** La scelta ***
Capitolo 6: *** L'inizio di una nuova avventura ***
Capitolo 7: *** Il vascello pirata ***
Capitolo 8: *** Irurel ***
Capitolo 9: *** Nicole, l'apprendista strega ***
Capitolo 10: *** L'Ordine delle Streghe ***
Capitolo 11: *** Il Bosco Sacro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
POV: ???

<< Aiden... >> 
La voglia di riempire questo vuoto... 
<< Suoni qualcosa per me? >> 
Fare tutto di nuovo.
<< Ehi... >>
La mia vita ora è una tela insulsa.
Bianca, per dipingere emozioni ancora sconosciute. 
<< Perché non entri in casa? >>
In realtà questo vuoto un po' lo temo...
La pura essenza del nulla.
Essa contorce dentro e fa sentire soffocati.
<< Ti piace stare qui? >>
Non uccide per continuare a tormentare ogni mente innocente.
<< Vieni a giocare con noi? >>
Quale è l'antidoto? Mi chiedo, e una possibile risposta volteggia nel mia testa. 
Per colmare questo precipizio incolore bisogna inserire ciò che l'ha causato, almeno così credo.
<< Aiden... >>
Il vuoto non è altro che un abisso che risucchia dentro ogni forza.
<< Resterai con me per sempre? >>
D'altra parte, però, c'è l'affascinante mistero del vuoto, così profondo e buio.
<< Non dobbiamo allontanarci mai, ricordi? >>
Il misterioso vortice nero racchiude ciò che è importante e non lo racconta a nessuno.
<< Perché sei triste? >>
E noi rubiamo ad esso le cose che riusciamo a scoprire.
<< Aiden... >>
Sentiamo il bisogno di riempire questo enorme buco oscuro dentro di noi. 
<< Resteremo amici per sempre? >>
 
Io non ricordo più nulla, né di me, né degli altri.
Sento solo la voce di una giovane fanciulla... e lei chiama Aiden.
Chi è Aiden?
Perché a volte parla con me al plurale?
Chi c'è con noi?
C'è Aiden?
Chi è questa ragazza che sussurra nella mia testa? 
 
Queste incognite ricorrenti mi tolgono il respiro.
Cammino lento di fronte a questo campo di grano cercando senza frutto una luce calda di ricordi, ma la stanchezza rallenta ancora di più questo mio affannoso respiro. 
Mi dirigo da solo e stremato sentendo le spighe graffiare il mio fiebile corpo. 
Mi domando ancora se quella voce non sia solo una illusione di una mente contorta. 
Volgo lo sguardo verso il basso dove al mio collo porto una collana incastonata in un' ocarina in legno.
Un materiale che amo, che sento di amare. 
Con l'acqua si ammorbidisce e diventa più debole e con il fuoco brucia lentamente per poi diventare nulla. 
Esso sente più emozioni di quanto io ne senta ormai da un tempo sconosciuto persino a me stesso. 
La mia serenità la trovo in quegli attimi in cui ci sono io e la mia ocarina ed inizio a suonare una melodia, unico suono che mi dà la pace. 
Uniche note ancora impresse nella mia memoria. 
 
Non ho un nome, non conosco la mia età.
Che aspetto ho? Cosa sono? 
Non ho un posto dove andare e non so da dove provengo. 
Non conosco nulla di me stesso.
Non so la ragione per cui io abbia dimenticato ogni cosa.
Perché mi ritrovo qui? Sto forse scappando da qualcosa? A quale scopo sono arrivato dove sono ora?
Cosa stavo facendo prima di perdere ogni mio ricordo?
 
Un enigmatico e sospetto silenzio aleggia intorno a me.
Non c'è alcun suono, non c'è vento né pioggia.
Nessuna goccia che mi cosparga di acqua il corpo per purificarlo e rinfrescarlo. 
Nessun filo d'aria che permetta ai miei capelli e ai miei vestiti di danzare su melodie veloci e impavide.
Bensì esiste un sole scottante che con i suoi raggi bollenti quasi brucia la mia delicata e pallida pelle.
Vorrei che i miei occhi in un modo sconosciuto possano catturare quella immensa luce, preda di qualunque anima perduta e oscura.
 
Per una ragione il cui senso è stato sparso in un universo tinto di domande, mi sento perso.
Sono circondato da queste spighe e il gracchiare dei corvi inizia a risuonarmi nelle orecchie.
Un suono che apparentemente sembra reale ma più mi guardo intorno e più le piccole macchie nere diventano un tutt'uno con lo sfondo color grano.
Il caldo diventa sempre più soffocante e sento la superficie delle mia pelle scottare sempre più forte.
I miei passi diventano ancora più lenti fino a fermarsi.
Sento il mio corpo diventare pesante e le ginocchia iniziano a tremare.
Non so cosa mi stia prendendo.
Non conosco il motivo per il quale questo caldo mi stesse uccidendo.
La vista si annebbia lentamente ma strizzando gli occhi riesco a percepire delle forme e dei colori.
Vedo... un uomo.
Un anziano signore sta uscendo dalla sua casa. 
Sta camminando, ma non verso di me.
Vorrei chiamarlo ma nessun sussurro esce dalla mia bocca.
Sento l'aria mancare e i colori cancellarsi con macchie scure e sfocate.
Nessun suono ancora una volta... 
Finalmente c'è stato un attimo di silenzio persino nella mia testa non appena inizio a sentire le forze abbandonarmi. 



ANGOLO AUTRICE
Buongiorno a tutti cari lettori e lettrici, mi presento: sono Eryn!
Grazie per aver letto questo prologo e per esservi interessati alla storia.
Scrivo storie da quando ne ho memoria e i racconti mi hanno seguito fino ad oggi, inventando tantissimi personaggi con una storia diversa da raccontare.
A volte, però, arriva quel momento in cui le nostre certezze non sono più così sicure, all'improvviso non sappiamo più chi siamo e ci sentiamo persi, ed è in quel preciso istante che bisogna guardarsi indietro per ripercorrere chi eravamo e in che modo siamo arrivati ad essere quel che siamo diventati ora e ricordarci il motivo di tali scelte. 
Questa storia tratta proprio di questo, attraverso la perdita della memoria del protagonista ricostruiremo chi è davvero e come ha affrontato le sue scelte per capire cosa è diventato e cresciuto.
Fatemi sapere qualche vostra opinione tramite una recensione :) A presto

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Capitolo 2
*** Melville ***


CAPITOLO 1 

MELVILLE

 
POV: MELVILLE

<< Ehi ragazzo! >>
Una voce maschile stavolta...
<< Stai bene?? >>
Anziana e gentile...
<< Ragazzino svegliati! >>
Apro piano gli occhi e noto la luce divampante del sole che mi illumina da cima a fondo.
Alzo lo sguardo verso quel vecchio signore piegato in avanti verso di me.
Strizzo gli occhi e inizio a scrutare quel suo viso. 
È pieno di rughe, il naso grosso, grandi sopracciglia argentate rivolte verso il basso, l'espressione preoccupata con la quale mi fissa... mi fa sentire strano. 
Mi porge la mano, ha tanti calli, vedo le vene che sporgono dalla pelle.
Rimango fermo a guardarlo alternando il mio sguardo tra i suoi occhi e quella mano. 
Sto per indietreggiare con la mia ma lui comincia nuovamente a parlare. 
<< Non ti farò del male, vorrei aiutarti >> 
Il suo tono di voce cerca di rassicurarmi ma continuo a non dire nulla. 
Non conosco la mia tonalità di voce, probabilmente perché fino ad ora non ho mai parlato, o forse solo sussurrato. 
<< Mi chiamo Cedric >> Si presenta sorridendo dolcemente. 
Poggio la mano sulla sua ma non gli guardo gli occhi fino a quando non mi domanda: << Come ti chiami? >>
Le mie sopracciglia si abbassano rivelando un'espressione triste.
Chi sono? 
Non ho nome... 
Non ho qualcosa con cui mi possa identificare. 
Dietro un nome esiste la persona e i suoi ricordi.
Quale è il mio? 
È stato dopo aver formulato queste domande che ho iniziato a parlare a bassa voce.
<< Non me lo ricordo >>
Lui mi fissa in modo strano, confuso.
C'è stato un attimo di silenzio... meno di un minuto ma quei preziosi secondi gli sono bastati per capire la mia situazione. 
<< Hai perso la memoria? >>
A quel punto annuisco.
<< Non hai un posto dove andare? >>
Mi chiede ancora preoccupato per me.
Scuoto la testa in cenno di "no", e il mio sguardo si posa sulla piccola casa di fronte a questo infinito campo di grano.
L'anziano si volta nella mia stessa direzione per poi guardarmi negli occhi di cui non conosco il colore.
<< Puoi stare da me per un po' >>
<< Davvero? >> Domando quasi incredulo ma poi mi chiedo: sto facendo la scelta giusta? 
Sto dando la mia fiducia a questo uomo. 
Fiducia? 
Che cos'è la fiducia? 
Mi posso fidare davvero di lui? 
Può essa paragonarsi all'azione di salire su un albero? 
Ci si arrampica ma basta un attimo per finire a terra. 
O come tenere l'acqua con le mani chiuse a coppa, puoi trattenerla ma può sempre scivolare via in un batter d'occhio. 
Quale sarà la mia scelta? 
E se invece fosse proprio la casualità, la coincidenza, scelta dal destino ad incontrarmi con questo signore? 
Il mio fato inizia a scrivere il diario della mia avventura e il finale sarà deciso da questa mia prima azione. 
Però, ora, comincio a chiedermi se io abbia paura del destino. 
Fino a questo momento sembrava che io volessi scappare da lui ma è arrivato. 
Forse puntuale. 
E se invece lo avessi chiamato io? 
Se, appunto, fossi stato io ad aprirgli la porta? 
E se fosse stato lui a donarmi questi scenari? 
Due, o infinite porte di cui io al momento non dispongo della chiave. 
Ora mi domando... ma ho una scelta? 
Sono io a decidere o il destino ha già scelto per me? 
Sono una pedina nel perverso gioco del fato o sono io a muovere la mia vita? 
Proprio mentre cercavo una risposta nel labirinto intriseco di scelte, l'anziano signore mi parla nuovamente. 
<< Certo >> Mi dice sorridendo con gli occhi e mi tira su da terra.
<< Posso darti io un nome? >> Mi chiede e io annuisco senza dire niente.
<< Ti piace Melville? >>
Muovo la testa dall'alto verso il basso per fargli cenno che mi piace.
 
Melville...
Carino, sì.
 
Mi reco vicino a lui che cammina verso casa sua.
È lento e sembra zoppicare un po', vorrei chiedergli cosa avesse fatto alla gamba ma non mi uscì la voce. 
Apre la porta con un delicato gesto della mano spingendo piano la maniglia verso il basso.
Entro e vengo pervaso da un forte odore di legna bruciata, un buon profumo.  
La prima cosa che faccio è quella di guardarmi intorno.
L'atrio è piccolo, ordinato.
Percorro il lungo corridoio che sembra portare alle varie stanze. 
I muri sono in legno, man mano che cammino lentamente e un po' incerto, li accarezzo trascinando il palmo su esso.
Una della porte si affaccia a quella che dovrebbe essere una sala.
C'è una poltrona con davanti un tavolo piccolo e un divano.
Ci sono degli sgabelli bassi sparsi sul pavimento, una piccola cucina, delle mensole in legno, e un camino. 
Sopra quest'ultimo tiene delle foto di quello che forse dovrebbe essere suo nipote, e altre foto con altri parenti.
Ha una famiglia.
Cos'è una famiglia?
Non ricordo di aver mai sentito il calore di una madre o un abbraccio di un padre.
O il conforto di una sorella o un fratello.
O l'affetto dei nonni né la generosità degli zii.
Io non ho nessuno con me, nessuno  da ricordare.
Sono soltanto triste... solo e triste.
 
Continuo a camminare per il corridoio ma vengo catturato da qualcosa situata alla mia destra, ma non appena mi volto per vedere di cosa si tratta faccio un balzo indietro. 
C'è uno specchio che riflette quello che dovrei essere... io? 
Quello è il momento in cui mi sono guardato per la prima volta, in cui mi sono potuto riconoscere in un corpo. 
Mi guardo attraverso quel vetro, e noto che la mia forma fisica non è il massimo. 
Sono magro, tanto magro. 
Da quanto non mangio? 
Il mio corpo è piccolo, pare di un mocciosetto quattordicenne, i miei capelli castani e ondulati sul collo sono sporchi di terra, polvere e anche di... sale? 
Cosa significa questo? Ho attraversato il mare? Perché? 
Mi avvicino allo specchio notando con i miei occhi color ambra che sul mio viso ci sono dei fili corti, sembrano quelli di una spiga di grano ma più provo a tirarla via, più mi fa male. 
Sembrano essere incollate alla mia pelle lentigginosa. 
Ho delle occhiaie paurose... 
Da quanto non dormo? 
Mi sorgono mille domande... ma nessuna risposta. 
Continuo a guardarmi allo specchio e più fisso il mio riflesso e più non mi piace. 
Un'espressione quasi disgustata appare sul mio viso contorcendo la bocca e aggrottando le sopracciglia. 
<< Melville >> La mia attenzione viene distratta non appena sento l'anziano signore chiamare il mio nome, così mi giro verso di lui.
<< Se vuoi puoi usare il bagno, ti ho preparato la vasca con l'acqua calda e ho messo un cambio, i tuoi vestiti sono sporchi, ci penserò io a lavarli, non preoccuparti >>
Sento di non meritare la sua gentilezza, ma non potendo fare altro al momento, decido di accettare il suo generoso gesto.
Mi dirigo in bagno e chiudo la porta con la maniglia.
Mi spoglio lentamente della mia maglietta mostrando il mio petto rigato dalle costole.
Faccio lo stesso con gli altri miei indumenti e poi cammino scalzo verso la vasca. 
Prima di entrarci tocco con le dita l'acqua, è una sensazione così piacevole che inizio ad accarezzarla dolcemente muovendo la mano da un lato ad un altro.
Mi domando perché Cedric fa tutto questo per me...
Gli ricorderò qualcuno? Il nipote?
Magari gli faccio pena o prova semplicemente compassione per me.
Dopo un sospiro decido di immergere il corpo nell'acqua che odora di un dolce profumo di cocco e vengo pervaso da una sensazione di calore molto piacevole. 
Chiudo gli occhi e abbandono qualsiasi energia rimasta. 
... 
Entro in una dimensione surreale, una realtà irrazionale e irraggiungibile se non chiudendo gli occhi. 
Un sogno apre le porte all'inconscio lasciando che un mio ricordo vi si conduca al suo interno. 
Non c'è la presenza di alcuna immagine definita, si sentono solo due voci parlare tra di loro con un tono ovattato. 
<< Papà aspetta! Non è come credi! >> Esclama la stessa voce femminile che mi insegue nella testa. 
<< Sì, invece! Lo sapevo che ci avrebbe portato solo sventure! È per questo che non l'ho mai mostrato a gli abitanti del borgo! La nostra reputazione sarebbe finita! Nessuno ci poteva guardare più con gli stessi occhi >> Tuona una voce adulta, maschile e roca. 
<< Non voglio che lo mandi via! >> la ragazza tossisce, sembra ammalata. 
<< È colpa sua se stai così! Deve andarsene e deve nascondere di averci conosciuto, così staremo bene tutti quanti! >> Ribatte lui con un tono alto. 
<< Lui non lo sarà >>
<< A me importa solo che tu guarisca. Lui dovrà andarsene, non ci porterà più disgrazie. Lo sai che non è un ragazzo qualunque... >>
... 
Sento bussare alla porta e mi sveglio di soprassalto.
Non mi ero accorto di essermi addormentato.
Esco dalla vasca e mi metto un asciugamano intorno al corpo.
Apro piano la porta e mi scuso con lui in imbarazzo.
<< Tranquillo Melville, non volevo rimproverarti! Solo che non ti sentivo più e temevo che ti fossi addormentato >>
<< In realtà è successo... mi dispiace >>
<< Ma no! Non serve scusarti. Mettiti pure il cambio che ti ho piegato, ti ho preparato una zuppa calda per darti un po' di energie, sembri non mangiare da un po' >> Mi dice guardandomi preoccupato e io lo ringrazio.
Ritorno in bagno e mi metto la mantellina color ocra con delle bizzarre decorazioni a forma di zucca e i pantaloncini corti scuri.
Mi allaccio gli stivali marroni e mi dirigo nella sala dove ad aspettarmi c'è Cedric.
<< Grazie per il pasto >> Gli dico subito dopo essermi seduto sulla sedia. 
L'anziano mi sorride. 
Inizio a mangiare e la prima cucchiaiata di zuppa entra nella mia bocca.
È buonissima. 


ANGOLO AUTRICE
Buongiorno a tutti cari lettori e lettrici!
Ecco il primo capitolo della storia, spero che vi sia piaciuto, in caso fatemelo sapere con una recensione che mi fa molto piacere leggerle.
Vi scrivo il mio account instagram dove pubblico i miei disegni riguardanti i personaggi delle storia, così se volete potete darci una occhiata https://www.instagram.com/elykyo_melville/
A presto!

 

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Capitolo 3
*** Ricordi perduti ***


CAPITOLO 2

RICORDI PERDUTI

 
POV: MELVILLE

Sono passati cinque mesi da quando ho deciso di convivere con Cedric.
L'anziano e gentile signore si è offerto volontario nel prendermi sotto la sua protezione fino a quando io non riesca a recuperare la mia memoria. 
Già... i miei ricordi. 
Sembra che più io resti qui, più loro cercano di evitarmi, svanendo invece di tornarmi alla mia mente. 
Si stanno oscurando giorno per giorno e io non riconosco il motivo. 
Li sto perdendo... la voce di quella ragazza non la ricordo quasi più. 
È sempre più silenziosa, sussurra con un tono invisibile. 
Vengo assalito costantemente dalla paura di perdere la mia identità. 
Chi sono io? 
Da dove provengo? 
Perché sono qui? 
Continuo a suonare la mia ocarina, quella melodia in particolare così che non svanisca dalla mia memoria. 
Ancora non conosco la verità dietro queste melodiose note musicali. 
È un suono dolce, così armonico, familiare. 
Io penso che la musica non sia umana, è una misteriosa magia. Essa sembra che parli al posto nostro, raccontando una storia composta solo da uno spartito scritto nei minimi particolari. 
Copre ogni silenzio dell'atmosfera che ci circonda quotidianamente. 
Quello che ho scoperto è che la musica mette in contatto gli altri e chi la suona, ma non solo, a volte ti isola con te stesso parlandoti con note sognanti portandoti in un luogo sperduto della memoria e ti immerge in un mondo illusorio nella tua testa. 
Si considera, quindi, un rifugio. 
È sia chiarezza che disordine, un'eterna evanescente nota del caos. 
Eppure nonostante io la continui a soffiare dalla mia ocarina, ci sono momenti in cui mi sento avvolto da una straziante malinconia, come se inavvertitamente riuscissi a sentire la soffocante amarezza che si cela in una ferita. 
Una lacerazione non fisica, ma mentale.
Invade la mia testa e mi costringe ad abbassare le mie sopracciglia in una triste curva. 
 
Ho iniziato ad occuparmi dell'orto, mi assicuro che le zucche possano crescere ma i corvi sono spaventati da me e la comunità del piccolo paese non mi vede di buon occhio.
Non ne conosco il motivo.
Sarà per via di questi fili di grano che sporgono dal mio viso?
O magari sono i miei occhi ambrati a far loro paura?
Sto vivendo di incognite da quando mi trovo qui.
Domande che spero possano trovare delle risposte, ed è a proposito di queste che mi rivolgo alla luna.
Lei, però, si dimostra continuamente impassibile.
Mi guarda, so che lo fa, o semplicemente me ne convinco soltanto.
L'immenso satellite non dà alcuna soluzione, nessun parere.
Forse sto solo sbagliando il ragionamento.
Probabilmente siamo noi attraverso la propria percezione che generiamo la luna stessa, ognuno attraverso una prospettiva diversa mentre la guardiamo.
Di conseguenza non ha mai una risposta che risolva completamente la nostra richiesta, perché ogni giorno ce ne sarà una diversa, simile probabilmente, ma che non ci appagherà per sempre.
Concludendo non avrò mai un responso preciso che mi convinca del tutto dato che la sua prospettiva muta continuamente.
Con questo non sto dicendo che la luna sia un elemento negativo per me.
Quasi mi costringe ad una solitudine dettata dalla finzione, perché in realtà durante la notte non sono solo.
Ci sono io e lei, la luna.
In quel momento aleggia intorno a noi una pace profonda, silenzi in cui le ho detto tutto senza aprire la bocca, la mia ombra tormentata da infinite e stressanti domande viene assorbita dalla tranquillità della notte in cui tutto si confonde, si sfuma, si sfoca, diventa impreciso, nebuloso, e tutte le forme diventano un tutt'uno con essa. 
La luna rimane una compagna silente nella notte che, a differenza del sole, unisce tutte le sagome nel silenzio senza separarle con la sua potente luce. 
Ci sono tante cose da dire anche sulla stella madre del sistema solare, lei procede attraverso diverse fasi della giornata e in ognuna di esse riesce a connettersi con noi ma parlandoci senza filtri, non si nasconde in alcuna quiete, ma con la sua irrefrenabile chiarezza ci fa riflettere. 
Quando vi è l'alba, il sole ci risveglia, prende il sopravvento sul buio della notte. Ci fa mettere un punto ai pensieri dettati alla luna. Ci fa pensare ad un cambiamento che vogliamo fare nella nostra giornata. 
L'alba è l'ispirazione, la voglia di attuare un'azione che per il momento resta soltanto nella propria testa. 
Quando arriva il mezzogiorno esso brucia più forte, è il momento in cui il lavoro diventa più intenso e ci serve la carica e l'energia della luce provocata dai raggi del sole. 
La sua benedizione trasmette la carica all'orto, lasciando che le zucche si illuminino sotto la sua luce, esse si caricano sia dell'energia del sole che di quella di colui che ha perseguito il lavoro per loro, nonché il sottoscritto.
Infine c'è il tramonto, la fase in cui mi ritrovo ora. 
L'attimo in cui bisogna fare i conti della giornata che abbiamo trascorso, analizzando se abbiamo superato tutti gli obiettivi prefissati durante il giorno, specchiarsi e domandarsi in che modo abbiamo svolto il nostro lavoro e se possiamo migliorarlo.
 
In questo momento mi ritrovo seduto sulla staccionata in legno, circondato dalle spighe di grano e dalle zucche aranciastre.
Ed è in quel preciso istante che la vedo, quella figura considerata eterea, con la pelle abbronzata macchiata di chiazze rosee.
I suoi folti capelli castani le incorniciano la testa come una aureola luminosa che brilla attraverso un nastro giallo che le ricade agli angoli del viso. 
I suoi occhi color arancio dettano le infinite sfumature della spiritualità e sotto di essi ci sono disegnate due piccole sagome di un sole raggiante color oro. 
La sua faccia è cosparsa di lentiggini e un rossetto scuro le colora le labbra.
Sui suoi vestiti domati dai colori caldi, vi sono numerosi ciondoli e disegni che ricordano la forma della stella madre del sistema solare, ornati sui guanti, sulla cintura, sulle calze ed infine sulle scarpe.
<< Ciao Melville, come è andata la giornata? >> Mi chiede Sol, lo spirito del sole, avvicinandosi a me e il suono dei suoi tacchi riecheggia per tutto il campo attraverso un immaginario eco.
<< Come le altre >> Le rispondo con un tono basso della voce per poi abbassare lo sguardo per guardare altrove.
Me la ritrovo di fronte e riesco a percepire il suo calore a pochi centimetri di distanza.
<< È riuscita a scoprire qualcosa sul mio passato? >> Stavolta sono io a fare la domanda, a quel punto la guardo in viso fissandolole le pupille bianche per essere sicuro di avere una risposta sincera da parte sua.
"Le mani sono le prime a parlare, poi c'è la sincerità negli occhi" 
Cedric mi ha consigliato di vedere sempre gli occhi della persona con cui sto avendo una conversazione, soprattutto se seria come questa. 
Attraverso il loro colore e il loro movimento percepisco la finzione contraddistinguendola dalla verità, o almeno ci provo. 
<< Purtroppo no, come ben ti ho detto l'unica a sapere della tua memoria è Moon. Io mi occupo principalmente del lavoro e delle energie, è lei che riguarda l'animo delle persone >> Sospira per poi grattarsi la nuca.
Comincio a muovere le gambe nervosamente avanti e indietro, so bene che Moon, lo spirito della luna, non si farà vedere nemmeno oggi.
Sono ormai cinque mesi che l'aspetto ma ci ho quasi perso le speranze.
Vorrei non buttarmi giù neanche stavolta ma ogni giorno che passa mi diviene difficile trattenermi all'impulso di rattristarmi.
Senza accorgermene stringo forte la staccionata spingendo con le unghie e inizio a mordere compulsivamente il mio labbro inferiore tirandone via una piccola parte di pelle. 
Un sapore terribile mi fa assumere un'espressione disgustata facendomi capire che sto continuando ad ingoiare il sangue che sta uscendo dalla lesione che mi sono appena procurato sul labbro.
<< Melville! >> Mi chiama preoccupata e io strofino lentamente il palmo sulla mia bocca per pulirmi senza dire niente. 
<< Vedrai che ricorderai ogni cosa, ne sono certa >> Mi sussurra con un tono delicato per poi poggiare la mano sulla mia spalla per confortarmi.
<< Grazie Sol >> La ringrazio con un tono basso della voce e sorrido dolcemente... ma non la guardo negli occhi. 

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Capitolo 4
*** Fuochi Fatui ***


CAPITOLO 3

FUOCHI FATUI

 
POV: MELVILLE
 
Sono rimasto fuori, su quella staccionata in legno, mentre l'aria umida della notte mi accarezza la pelle.
Alzo lo sguardo verso la luna e un lungo sospiro esce dalla mia bocca.
Comincio a mordere la crosta sulle mie labbra e strizzo gli occhi mentre la luce dell'immenso satellite fa brillare le miei iridi.
Vorrei entrare in casa, sento freddo.
Credo di avere le guance rosse, le mani screpolate, la punta del naso mi si irrigidisce come cubetti di ghiaccio e inizio a percepire il vento pizzicare la mia pelle. 
Sto gelando, i miei pantaloncini corti scoprono le gambe che mi tremano dal gelo, eppure siamo solo alla fine dell'estate.
È una insolita situazione. 
Non c'è nessuno a scaldarmi qui fuori. 
Cedric mi aveva detto di rientrare ma non l'ho voluto ascoltare. 
Poco fa è venuto da me portandomi una mantellina calda che mi ha poggiato sulle spalle. 
È così buono e gentile... 
È una persona calda... mentre io credo di essere l'esatto opposto. 
Non che non mi preoccupi, ma credo di sentirmi vuoto. Le mie emozioni non sono così sincere e visibili come le sue. 
Lui è un libro aperto e mentre io faccio fatica persino a far leggere il titolo in copertina. 
... 
Questo freddo non riesco a coprirlo con nessun ricordo caldo. 
È così misterioso, un enigmatico gelo dell'estate.
Eppure deve esserci qualcosa, non credo sia naturale questo fenomeno.
Decido di guardarmi intorno e strizzando la vista inizio a notare qualcosa che brilla.
Scendo dalla staccionata con un balzo in avanti e tento di avvicinarmi a quella che sembra essere una piccola fiammella bluastra fluttuare a mezz'aria.
Sento le gambe tremare ad ogni passo incerto, ma proprio quando vedo per bene di cosa si tratta, scopro che non è una sola fiammella, ma un centinaio, come se creassero un percorso da seguire.
Mi nascondo dietro un albero non appena riesco ad identificare quelli che sembrano assomigliare a dei fuochi fatui.
Anzi... lo sono.
Sol me ne ha parlato, essi sono le anime che si avvicinano alle persone in punto di morte per accompagnarle in un viaggio verso l'aldilà. 
Mi immobilizzo e le mie pupille si rimpiccioliscono.
Sento un'adrenalina irrefrenabile che percorre tutto il mio corpo.
In quel momento credevo di essermi pietrificato.
Cosa significa questo? Perché riesco a vedere i fuochi fatui?
Che io sappia possono essere visti solo da coloro che stanno per fare una fine terribile.
Io... sto morendo?
Sono già morto?
Che cosa sono?
Sono uno spirito?
No! Io non voglio morire! Non sono morto.
Non seguirò quel sentiero.
Sto per girare i tacchi e mi allontano lentamente dall'albero... ma qualcosa mi ferma... una voce.
Essa pare spirituale e mi sussurra vicina all'orecchio: << Perché scappi dalla verità? >>
Mi volto indietro guardando quel percorso con gli occhi gelati dalla paura. 
Verità? Di cosa parlava? Chi era? Non è la solita voce che mi accompagnava nella testa mesi fa. 
Alzo lo sguardo verso la luna, in quel momento è crescente. 
Questo significa che sta passando dalla fase di oscurità a quella della luce, mostra scoperta e chiarezza. 
Vuole dire che c'è una nuova vita che sta crescendo dentro di noi... o un ottenimento di qualcosa.
Tendo nuovamente gli occhi verso il sentiero.
Luna crescente... nuovi inizi... i fuochi fatui...
Un percorso di una nuova vita.
Cosa sta per morire dentro di me?
Perché devo attraversare questa strada che mi condurrà alla morte?
<< Hai paura, Melville? >> Di nuovo quella voce femminile e spirituale.
Paura? Ne ho tanta... ma se fosse un modo per ritrovare la mia memoria? Se fosse la luna a volerlo?
So che restando qui sto solo perdendo i pochi ricordi che tengo.
Decido di fare il primo passo e mi avvicino ai fuochi fatui.
Essi sussurrano in una lingua che non conosco, questo rende la situazione ancora più inquietante.
Sembrano quasi lamenti, altri ridono con un tono basso.
Continuo a camminare seguendo perfettamente la traiettoria, scanso dei rami che si oppongono al mio percorso e non mi fermo.
Mi guardo intorno, nonostante mi trovo in questo piccolo villaggio già da qualche mese non mi sono mai accorto di questa strada.
Quando finalmente essa si interrompe vedo una sagoma eterea danzare vicino a delle rocce bluastre inseguita da spore luminose e fosforescenti.
È una figura femminile, porta due alte corna grigiastre e le orecchie a punta come quelle di un cerbiatto.
I suoi lunghi capelli danzanti sono colorati di un lilla brillante misto ad un enigmatico indaco.
I suoi occhi sono anch'essi misteriosi come lo stesso colore della notte mentre sulle guance vi sono disegnate delle lune incolori.
La sua pelle è cosparsa di stelle e costellazioni che ricordano i segni zodiacali, mentre a rivestirle il dorso e le gambe è il vestito viola che trasporta con sé un mantello argentato e splendente.
Ha le fasi lunari impresse sulle clavicole e una gigantesca luna fluttua sulla sua testa mentre scendono da essa delle stelle luminose.
La guardo girarsi verso di me e quelle labbra tinte di viola si arcuano in un sorriso.
La vedo avvicinarsi mentre io non riesco nemmeno a fare un passo quando vorrei soltanto indietreggiare.
<< Scusami se ti ho fatto aspettare a lungo >> Poggia la sua mano fredda sulla mia guancia e io sobbalzo.
<< Tu... sei Moon? >> Le domando incredulo, quasi non riesco a crederci. Finalmente potrò avere le risposte alle mie domande e scoprirò chi sono davvero.
<< Sì >> Annuisce sorridendo dolcemente inclinando leggermente la testa verso la spalla.
<< Tu puoi dirmi chi sono? Io non ricordo nulla, ho perso tutti i miei ricordi e Sol mi ha detto che tu sei l'unica che può aiutarmi! >> Le prendo le mani stringendole alle mie esclamando con un tono emozionato, finalmente sto per scoprire la verità.
<< Io posso aiutarti ma devo prima avvisarti su una cosa... >>
La presa si allenta e le mie sopracciglia si piegano mostrando un cenno interrogativo e preoccupato.
<< Affronterai un percorso che ti porterà alla scoperta dei tuoi ricordi, ma sappi che una volta che riconoscerai la verità, il te attuale e il te del passato moriranno >> Mi sussurra guardandomi seriosa negli occhi.
<< Il me del passato e il me attuale... moriranno? >> Mi domando sbalordito e una sensazione di inquietudine e timore inizia a tormentare la mia mente.
Inzio a sentire un'ansia mista all'angoscia al solo pensiero che quel che sono ora e quel che ero moriranno insieme e non saprò come rinasceró...
Che persona potrei diventare una volta che avrò acquisito i miei sconosciuti ricordi? 

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Capitolo 5
*** La scelta ***


CAPITOLO 4

LA SCELTA

 
POV: MELVILLE
 
<< Accetto >> 
Il mio tono inizialmente è incerto poi ha acquisito decisione ed ho esclamato quella parola.
Ho accettato quello che sembra essere uno scambio: far cessare di esistere me stesso del passato e quel che sono ora per far nascere un nuovo Melville, nel bene o nel male... 
Lei mi continua a guardare con uno sguardo che pare essere preoccupato per quello che dovrò andare ad affrontare, poi però mi sorride.
Mi ha consigliato di intraprendere un viaggio oltremare e andare al borgo di Irurel. 
Da quel che so è piuttosto lontano, ci posso arrivare soltanto con una nave, ma soltanto laggiù posso trovare quello che cerco. 
 
È mattino, è già passata la nottata e continuo a pensare alla conversazione avvenuta ieri con Moon.
Mi ritrovo sul letto, sdraiato supino su quelle lenzuola bianche e profumate di girasoli.
Poggio l'avambraccio sugli occhi per poi sospirare.
Perché mi sento così in ansia?
Finalmente so come trovare le risposte alle mie domande ma mi sento agitato.
Dovrò abbandonare questo posto, dopo cinque mesi che sono qui lascerò Cedric e la sua bontà al villaggio Arindel e intraprenderó un viaggio da solo...di nuovo.
Me ne dovrò andare con la stessa compagnia con cui sono arrivato, nient'altro che me stesso, colui che dovrà terminare la sua esistenza.
Sono pronto ad affrontare questa decisione? Sono davvero determinato ad andarmene?
Mi siedo sul letto e guardo fuori la finestra aperta. 
Uno spiraglio d'aria solletica le mie guance e fa muovere i miei capelli facendoli scendere sulle spalle. 
Magari se esco un po' troverò la volontà di farlo...
E se invece me ne pentissi e decidessi di restare? Non troverò mai la mia memoria ma ne costruiró una qui... però d'altra parte non è quello che voglio davvero.
Sono rimasto ad Arindel per cercare le risposte sui miei ricordi, non di crearmene dei nuovi abbandonando quelli che avevo.
Scanso la coperta e mi reco in bagno per darmi una sciacquata sul viso.
Alzo lo sguardo e mi guardo allo specchio e quello che vedo riflesso è il me stesso attuale.
Rispetto a cinque mesi fa ho un colorito molto meno pallido, non sono più soltanto pelle ed ossa, i miei occhi non sono spenti ma brillano come la buccia del limone, e i miei capelli si sono allungati un po'.
Mi prendo una piccola ciocca castana e la faccio ruotare sull'indice.
Forse dovrei tagliarli...
Sto per prendere le forbici posate su un armadietto ma poi mi fermo.
Che sto facendo? Non è il momento di pensare al mio aspetto fisico.
Devo pensare alla mia decisione.
Partire oppure no?
Sospiro ed esco dal bagno.
Cammino verso l'ingresso ma sentendomi chiamare da Cedric mi volto indietro.
<< Melville, stai bene? >> Mi chiede preoccupato notando che stavo camminando lento e con lo sguardo abbassato.
Lui non sa ancora nulla riguardo la sera scorsa.
<< Sto bene >> Sorrido chiudendo gli occhi.
<< Sei sicuro? >> Mi domanda e io annuisco avvicinandomi alla porta.
<< Sto bene, davvero. Non preoccuparti >> Spingo la maniglia verso il basso e apro la porta.
<< Mi faccio un giro >> Continuo a dire per poi uscire di casa.
Cammino passando oltre il campo di grano, ho deciso di andare al centro del villaggio.
Guardo basso e mi accarezzo nervosamente il braccio.
Irurel... che posto sarà?
Da quel che so dovrebbe esserci un castello e di conseguenza un re che lo governa.
Chissà che tipo di persone ci sono lì... non so se ne conosco qualcuna.
Se qualcuno mi salutasse io come dovrei rispondere?
Forse se vedono che non li riconosco crederanno che io non voglia parlare con loro e li allontaneró da me...
Come dovrò comportarmi?
<< Bene! Tocca a te! Devi prendere un oggetto e dirci cosa ti ricorda! >>
Mi volto verso quella voce infantile provenire da un gruppetto di bambini seduti a cerchio e in mezzo vi erano dei giocattoli e alcuni indumenti.
<< Questa scatola mi ricorda quando giocando a nascondino mi ci sono nascosto e nessuno mi ha trovato! E ho vinto! >>
<< Tocca a me! Questo supereroe mi ricorda quando...! >>
Sorrido mentre li guardo, loro sì che saranno pieni di ricordi da raccontare.
Li continuo ad ascoltare ma ogni oggetto che vedo nelle loro mani non mi rimanda alcun ricordo della mia memoria... fino a quando non vedo uno di loro prendere una sciarpa decorata. 
Improvvisamente una voce si fionda nella mia testa, la stessa voce femminile e gentile che sentivo non appena sono arrivato ad Arindel: << Tienila, anche la natura affronta il freddo e noi faremo lo stesso aiutandoci a vicenda! >> 
Nella mia mente si palesa la visione di quel gesto, c'è una ragazzina dai lunghi capelli dorati che avvolge una sciarpa rossa al collo di Melville del passato. 
Ha gli occhi azzurri, la pelle rosea e il suo vestito celeste e infantile la rendono una bambina vivace e dolce.
Ma proprio quando stavo per capire altro su di lei analizzando quel frammento della mia memoria, quella visione scompare magicamente. 
Quella è stata la prima volta, dopo cinque mesi, che oltre alla voce, la mia testa ha prodotto un ricordo con delle figure umane. 
Finalmente ho dato un corpo a quella voce che mi ha accompagnato per tutto il percorso fino ad arrivare a Cedric. 
Ora ho un motivo in più per intraprendere il viaggio alla ricerca dei miei ricordi. 
So chi devo trovare, l'unica che sicuramente può darmi le risposte che cerco, la sola con cui potrò contraccambiare il suo saluto e che saprà chiamarmi con il mio vero nome. 
Affronterò questa avventura, non voglio tirarmi indietro. 
È il momento di darsi da fare e ottenere la mia memoria perduta. 

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Capitolo 6
*** L'inizio di una nuova avventura ***


Capitolo 5
 
L'INIZIO DI UNA NUOVA AVVENTURA
 
POV: MELVILLE

<< Quindi è questa la tua decisione >> Afferma Cedric poggiando le braccia sui braccioli della poltrona.
Io annuisco massaggiandomi il braccio per timore della sua reazione. 
Non voglio rattristarlo, lo so che poi sarà nuovamente solo a casa... so che conosce le persone di Arindel ma anche senza di me potrà sentirsi comunque in compagnia?
Forse è vero che sono freddo, che non mi identifico come una persona calda, io sono preoccupato per lui ma non voglio diventare un peso e ho un obiettivo da raggiungere.
<< M-mi dispiace! >> Piego la schiena in avanti e strizzo gli occhi tremando con le gambe.
<< Melville, perché ti stai scusando? >> Mi domanda curvando le sopracciglia.
<< Perché... perché ti lascerò solo! Tu sei stato così gentile con me e io non ti sto contraccambiando abbastanza! Anzi me ne sto andando >> I miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime, lo ammetto, mi ci sono affezionato a lui.
Sapeva sempre come tirarmi su il morale quando mi sentivo solo e triste.
Era Cedric ad occuparsi di me. 
Sono stato come un nipote, mi ha sempre trattato bene, ha avuto così tanta pazienza con me nonostante il primo mese non ho praticamente mai parlato. 
Lui c'è stato per me... chi ci sarà ad Irurel per me? 
<< Melville tu mi hai reso molto felice, sono stato bene in tua compagnia ma non devi preoccuparti per me! Andrò a fare più partite di scacchi al centro di Arindel! Le vincerò tutte, vedrai >> Cedric sorride e si alza dalla poltrona. 
Si avvicina a me e mi accarezza la spalla, a quel punto torno io a parlargli. 
<< La verità è che non voglio lasciarti. Se solo tu... >>
Se solo potesse venire con me...
So che non può... la sua vita è qui ad Arindel, non voglio creargli un peso...
<< Melville... >> Mi sussurra mentre io cerco di asciugare continuamente le lacrime che scendono sulle mie guance arrossate. 
<< Scusami Cedric... >> Singhiozzo e lui mi abbraccia mentre io lo stringo forte a me.
<< Non serve scusarti, dico davvero. Voglio che procedi verso il tuo obbiettivo. Io credo in te, sono sicuro che troverai la tua memoria >>
Mi accarezza la schiena dolcemente mentre ho lasciato che le mie lacrime bollenti parlino al posto mio. 
 
Si è fatto pomeriggio e sono già a diversi passi lontano dalla casa di Cedric.
Mi guardo indietro notando in lontananza il campo di grano dove ho passato gran parte delle mie serate.
Mi tornano le lacrime a gli occhi, un miscuglio di emozioni si stanno scatenando nella mia testa, sia per quanto riguarda la lontananza da Cedric e Arindel, sia perché sto per iniziare la mia avventura.
Finalmente so dove devo incominciare a cercare i miei ricordi.
Un passo dopo l'altro vengo pervaso da una strana adrenalina, quasi piacevole in realtà.
 
Sono arrivato al porto e faccio la fila per i passeggeri.
Per fortuna non ho tante persone davanti.
Sento una morsa allo stomaco, si contorce e l'ansia inizia a salire.
Non appena metterò piede su quella nave non potrò tornare indietro.
Percepisco arrivare la nausea, il cuore mi batte forte, sembra sfondare il petto. 
Credo di avere le vertigini, incombono i primi capogiri, così mi poggio alla parete di pietra mentre attendo il mio turno.
Il mio respiro è strano... Penso di essere in affanno...
<< Quattrocentocinquanta rupie >>
<< Cosa?! >> Esclamo con un balzo mentre l'agente mi guarda dall'alto.
<< Quattrocentocinquanta rupie o niente sbarco per te >>
Io non ho tutte queste rupie!
E ora come faccio? Non accetta nemmeno il pagamento a rate.
<< Spostati e fai continuare la fila >> Dice lui con un tono secco della voce e mi scansa con un colpetto in avanti sulla spalla con la sua mano.
Devo pensare in fretta a delle soluzioni...
Tornare indietro e chiedere le rupie in più a Cedric è fuori discussione.
Potrei restare qui e lavorare finché non potrò permettermi il viaggio ma non posso aspettare ulteriormente.
I miei ricordi sono sempre più lontani, non posso restare ancora qui.
Mi allontano dalla nave e mi guardo intorno stringendo la mia ocarina.
Improvvisamente mi si illumina un' idea. 
So che non si fa... ma l'unico modo che mi è venuto in mente in quel momento è quello di intrufolarmi e nascondermi.
Mi sovviene il ricordo del bambino che ho visto stamattina, lo stesso che ha detto di essersi nascosto in una scatola e durante il gioco di nascondino nessuno lo aveva visto.
Tutte le navi dovrebbero portare a Irurel, di conseguenza riesco ad entrare in uno dei barili e attendo di essere caricato.
Resto rannicchiato e in silenzio.
Sento l'adrenalina a mille e il cuore esplodere.
Ma cosa sto facendo? Cedric non mi ha insegnato questo... 
Questa mia azione non è buona. 
Perché mi sto comportando così? 
Non ho il coraggio di uscire da qui...
Sento l'aria mancare, faccio fatica a respirare ma non posso permettermi di fare rumore, così spingo le mani sulla mia bocca mentre le lacrime iniziano ad offuscarmi la vista. 
Che cosa potrebbe succedere se mai mi scoprissero?
Non faccio in tempo a rispondermi che mi sento sollevare da un grosso uomo che dopo un "Ohissà" mi ha tirato su e mi fa poggiare sul suolo di quel che potrebbe essere una nave.
Hanno messo il barile sul suolo, sono sul naviglio. 
Ora non posso tornare indietro. 
Spero di non avere il mal di mare.
Cerco di mettermi un po' più comodo e mi accorgo che il barile ha un piccolo foro.
Tento di sbirciare avvicinando il viso a quel buco ovale e mi accorgo che qualcosa non va.
Le persone che camminano trascinando i barili sono vestiti in un modo diverso da quelli che ho visto nell'altra nave.
Hanno delle bandane rosse e altre blu, stivali neri e camicette strappate con le maniche larghe.
Alcuni di loro portano dei tatuaggi, altri degli orecchini.
Molti di loro hanno delle sciabole che tengono nel fodero posto sulle loro cinture, altri tengono una bandiera nera e su di essa vi è disegnato un teschio bianco con una benda.
Li sento cantare... nominano leggende del mare e ora mi accorgo di essere in una trappola.
Questa non è una nave... ma un vascello di pirati!
Spingo le mani sulla bocca per cercare di non far uscire alcun lamento e i miei occhi sono spalancati nel guardare quella spaventosa realtà.
Ho paura... ora che faccio? 
Devo scappare, fuggire da qui al più presto! 
<< Ciurma! È ora di salpare! >> 
Ad esclamare è la voce di una piratessa. 
Cerco di fissarla dalla fessura, porta la pelle abbronzata e lentigginosa, i suoi capelli lunghi e castani le ricadono disordinati sulla schiena, porta un cappello nero alto con un piccolo teschio grigio. 
È decorata di gioielli, probabilmente rubati, i suoi orecchini sono grandi e tondi color oro mentre al collo porta una collana di perle brillanti e due conchiglie rosa. 
Veste in modo bizzarro, un corpetto blu sopra una camicetta bianca con le maniche larghe e sui polsi dei polsini stretti anch'essi color oro. 
I suoi larghi pantaloncini color mare sono strappati sulle ginocchia mentre i piedi sono nascosti da alti stivali marroni. 
Come gli altri pirati ha una cintura sotto i fianchi e vi sono cucite delle tasche, cosa ci nasconderà? Oggetti rubati? 
 
Devo uscire dal barile, ora che siamo salpati sarà anche più difficile stare in equilibrio.
Dovrò anche sbrigarmi a nuotare, se aspetto ancora la distanza tra il vascello e Arindel sarà sempre maggiore!
Ma come fare? Se alzo il coperchio del barile qualcuno mi noterà, sono in troppi.
Potrei rotolare con il barile ma sarebbe troppo sospetto.
Non riesco a pensare ad altre soluzioni che improvvisamente il barile perde l'equilibrio rovesciandosi sul suolo e il coperchio... si apre.
Scivolo fuori sbattendo la faccia a terra e mi lamento per il dolore.
Poggio le mani per coprire il naso da cui ha cominciato a colare il sangue, poi alzo lo sguardo ritrovandomi davanti alla piratessa che mi analizza dall'alto con i suoi occhi scuri.
<< Ma guarda un po'... abbiamo un gamberetto di mare a bordo >> Mi fissa con un sorrisetto inquietante sul viso e la vedo prendere qualcosa dalla cintura.
Sento il vociferio dei pirati e continuo a restare immobile. 
Non riesco a dire una parola... sono pietrificato dalla paura.
Sento le gambe e le braccia tremare, il cuore sta scoppiando, il mio respiro è veloce e le mie pupille si sono rimpicciolite dal terrore di morire.
Sento nuovamente la nausea salire alle stelle e i suoni esterni comincio a sentirli sdoppiati. 
La mia vista è un po' offuscata ma riesco perfettamente a vedere la piratessa puntarmi una pistola davanti a me. 
La bocca dell'arma si poggia sulla mia fronte e il sorriso della ragazza diventa ancora più spaventoso.



 

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Capitolo 7
*** Il vascello pirata ***


CAPITOLO 6 

IL VASCELLO PIRATA

 
POV: MELVILLE

È tutto cessato all'improvviso...
Non vedo nulla, è tutto completamente inghiottito da un vortice nero di inquietudine.
Tenebra... buio... oscurità. 
Essa sta rapendo ogni cosa, forma, odori.
Da quanto ho perso conoscenza? 
Sono per caso... morto? 
Ricordo solo un poderoso colpo alla testa. 
Una percossa incredibilmente potente da farmi perdere conoscenza. 
Inizio a pensare alla scelta che ho fatto, quella sbagliata. 
Perché mi sono voluto intrufolare di nascosto? 
Una cattiva azione conduce ad una situazione pericolosa che comporterà delle conseguenze, è questo l'insegnamento di Cedric. 
Perché non l'ho voluto seguire? 
Ero così determinato a scoprire l'identità dei miei ricordi che la mia parte razionale mi ha abbandonato in quell'istante. 
Ho voluto seguire il mio irragionevole istinto. 
Sono stato uno sciocco. 
Ho paura di non riuscire più a svegliarmi. 
Cosa succederà d'ora in avanti? 
Ora che non c'è Cedric con me chi mi consolerà facendomi sentire al sicuro? 
Vi prego... qualcuno mi svegli da questo incubo. 
Voglio svegliarmi! Guardare la luce del sole di Arindel e credere che tutto questo non sia reale! 
È solo un brutto sogno... soltanto un sogno terribile...
Non è reale! 
Qualcuno mi svegli!
<< Hai fatto un brutto sogno? >> 
Improvvisamente un sussurro piacevole riecheggia nella mia mente. 
Questa voce... la riconosco. 
Apro gli occhi mentre le tenebre continuano ad ovvolgere lo sfondo. 
Ma la vedo, lei è lì, la graziosa ragazza dai lunghi capelli dorati. 
<< Non preoccuparti, a volte capita anche a me. Però è tutto passato ora >> Sorride, il suo viso è così aggraziato, pulito e dolce.
<< Non pensarci più, ok? >> La sua piccola mano si poggia sulla mia guancia, è calda. 
Me l'accarezza delicatamente e continua a sorridere dolcemente, come se volesse cullarmi in un sogno bellissimo da cui non vorrei mai svegliarmi. 
Ma proprio quando apro nuovamente gli occhi che ritorno alla vera realtà. 
Mi ritrovo legato alla base dell'altissima asta in legno su cui danza dal vento la bandiera nera e strappata dei pirati. 
Sento un gran mal di testa, la sento scoppiare.
Strizzo gli occhi e non appena alzo lo sguardo noto la piratessa avvicinarsi a me con la sua sciabola in mano.
<< Finalmente ti sei svegliato >> Mi dice con un tono intrinseco di arroganza.
<< Ce ne hai messo di tempo >> Continua a dirmi e mi alza il viso tenendomi dal mento costringendomi a fissarla negli occhi marroni.
<< Ringrazia che non ho sparato un colpo altrimenti saresti già morto. Ti ho colpito con la fondina, ma la prossima volta non sarai così fortunato >>
Vorrei pregarla di liberarmi ma dubito fortemente che mi voglia ascoltare.
Mi sento un codardo... sto tremando. 
Il mio respiro è in affanno mentre sento i veloci battiti del mio cuore che sembrano oltrepassare il mio petto, pulsazione dopo pulsazione. 
Volto lo sguardo altrove ma lei me lo riporta come un precedenza, mi prende le guance con una mano e me le stringe forte così da non poter cambiare nuovamente direzione. 
<< Perché eri nel mio vascello? >> Mi domanda guardandomi seriosa.
<< Dovevo andare ad Irurel ma non credevo che questa fosse una nave dei pirati >> Le rispondo intimorito per la sua reazione.
<< Ad Irurel hai detto? >> Mi chiede per poi guardare i suoi compagni.
<< Lì ci hanno esiliati... >> Continua lei con un tono arrabbiato e basso. 
<< Daiana, che ne facciamo di lui? >>
<< Vediamo se può esserci utile >> Dice lei tornando a guardarmi.
<< Tu vuoi salva la vita, non è così? >> 
Ovvio che voglio vivere ma so che mi proporrà qualcosa in cambio... e non mi piacerà.
<< Dovrai "prendere in prestito" una cosetta del principe di Irurel, un oggetto che porta spesso con sé ed è pieno zeppo di cristalli. Si porta sul capo ed è color oro >>
<< L-La corona? >> Domando incredulo e la piratessa comincia a ridere.
<< Esatto! Sei perspicace! Portaci la sua corona e noi ti porteremo ad Irurel sano e salvo >> Mi guarda negli occhi per poi cambiare espressione, diventando sadica e inquietante.
<< Se non accetterai o peggio, ci tradirai, ti ucciderò >> Esclama per poi graffiarmi la guancia con la sua sciabola e un rivolo di sangue scivola fin sotto il mento.
Sono terrorizzato.
Non posso che accettare quello che mi è stato detto di fare.
Non voglio morire.
Ho paura.
Sono solo.
Di nuovo.
Cedric, però, mi ha detto che devo essere buono. 
Non devo accettare l'incarico. 
Non voglio sbagliare una seconda volta. 
<< N-non posso farlo! Potrei morire per mano del principe! >> Balbetto guardandola paralizzato dal terrore. 
<< Quindi stai rifiutando la mia offerta >> 
La vedo prendere con uno scatto della mano la sua pistola e con un colpo secco spara alla mia gamba. 
Urlo un grido straziante di dolore, le lacrime si fiondano dai miei occhi come una cascata infinita mentre il dolore lancinante continua a farmi strillare. 
Vedo uscire il sangue a fiotti dalla ferita e continuo a piangere e a lamentarmi rumorosamente. 
Non riesco a chiudere la bocca per sfogare il dolore e sento scivolare dalle mie labbra la saliva che cade a terra.
<< Ti ripeto la domanda, per essere un po' più chiara >> Mi dice seriosa afferrandomi per i capelli e facendomi alzare il volto verso di lei.
<< Vuoi vivere o morire? >> Mi chiede con la pistola ancora in mano.
<< Voglio vivere!! Voglio vivere!!! >> Strillo mentre sento le lacrime continuare a gocciolare sulle guance.
<< Ottima scelta >> Sorride e lascia la presa ai miei capelli e il mio viso ricade verso il basso mentre respiro affannosamente.
Più continuo a fissare quella ferita sulla coscia e più mi viene da lacrimare e vomitare.
Ho il terrore di cosa possa succedere da adesso in poi...
Sul serio devo commettere un atto di delinquenza per poter vivere?
Ora sono legato a questa banda di pirati...
Cosa potrebbe succedere se ritrovandomi a rubare la corona mi scoprisse il principe?
Mi farà tagliare la testa... ma se mi rifiutassi di compiere la missione sarà Daiana ad uccidermi con un colpo di pistola...
Sono sincero... non mi sarei mai aspettato che allontanandomi da Arindel potesse accadermi questo. 

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Capitolo 8
*** Irurel ***


CAPITOLO 7

IRUREL

POV: MELVILLE

Sono passate già diverse ore ed è calata già la sera.
Non ho mangiato nulla da quando sono a bordo del vascello, mi brontola lo stomaco e la ferita sulla gamba non è ancora stata medicata. 
Strizzo gli occhi per il dolore e tiro su con il naso singhiozzando.
Il vascello si è fermato e alzo lo sguardo vedendo Daiana avvicinarsi a me.
<< Siamo arrivati, sai quello che devi fare >> Mi sussurra slegandomi dal pennone in legno.
<< Avrai qualche giorno di tempo. Se non ci consegnerai la corona ti cercheremo >>
<< Ma avevi detto che siete stati esiliati da Irurel >> Le dico con un tono basso.
<< Lo so, infatti come metterai piede in mare sarai nelle nostre mani, e poi nessuno ci vieta di farti un agguato, noi pirati non rispettiamo nessuna regola >> Si rialza e mi sorride con cattiveria. 
<< D-Devo prima curare la ferita >> 
<< Lo farai, ma non qui. Portami la corona del principe >> 
Letteralmente mi caccia dal vascello tramite un ponticello e i suoi seguaci mi spingono ad attraversarlo. 
Cerco di camminare ma il foro sulla gamba mi costringe a cadere a terra. 
Tento di rialzarmi lentamente e ricomincio a barcollare. 
Finalmente metto piede nel borgo di Irurel. 
<< Issiamo l'ancora!! >> Alza la voce Daiana e in battibaleno sono già scomparsi nella nebbia del mare.
Inizio di nuovo a camminare ma nuovamente cado a terra e le mie mani si poggiano sulla riva macchiandosi di sabbia dorata.
Improvvisamente spalanco gli occhi, vedo il mio riflesso nell'acqua limpida e mi accorgo di avere la tempia colorata di rosso e il sangue si era seccato ricoprendo metà del mio viso.
Vi poggio lentamente le dita per toccare quella sensazione ruvida e la mia espressione non si degna di modificarsi. 
Tutto quel sangue dovuto a quell'impatto con la pistola che mi fece svenire mi fa rabbrividire ancora adesso. 
Spingo le mani sulle labbra sentendo salire la nausea e il senso di vomito tenta di fuoriuscire dalla bocca.
La forza di resistere a quel cumulo immenso di emozioni è cessata in un batter d'occhio e mi ritrovo a piangere, tutta l'adrenalina che ho cercato di trattenere fino ad ora e la stanchezza per il viaggio si stanno sfogando con le mie urla e con queste lacrime che scendono interrottamente. 
Stringo il terreno con le mie mani e strizzo gli occhi completamente fradici e gonfi.
<< E-Ehi! >> Sento un balbettio e tutto si ferma improvvisamente. 
Mi volto lentamente indietro, e le gambe che mi tremano un po'. 
Che altra sventura può capitarmi adesso? 
Cos'altro devo patire? 
In che altro modo il destino vuole punirmi ancora? 
<< Ma... cosa... >> 
Sussurra quella figura poggiandosi le mani sulla bocca non appena mi guarda sorpresa. Ha cominciato a fissarmi il sangue sul viso con i suoi occhi scuri contornati da folte ciglia che si spalancano in uno sguardo preoccupato. 
Sembra una ragazza della mia età, un caschetto rosa le incornicia il viso armonioso. 
È vestita con un indumento viola che le copre dal petto fino a metà delle cosce, le gambe sono coperte delle calze retinate che finiscono dalle ginocchia in giù nei suoi stivali grigi. 
Alzo lo sguardo notando che sulla testa porta un grande cappello da strega e una lanterna volteggia incastrata sulla punta del copricapo. 
<< Che cosa ti è successo?? Sono stati loro? >> Lei comincia a correre verso di me con un'espressione impietosita.
Io la guardo confuso e le domando: << Loro... chi? >>
<< I pirati! Li ho visti! Sei sceso dal loro vascello. Non mi sono avvicinata perché credevo che fossi uno di loro... >> Si accovaccia davanti a me poi abbassa lo sguardo notando il foro sulla mia gamba.
<< L-La tua gamba... >>
Giro lo sguardo altrove e mi mordo fortemente il labbro inferiore.
<< Dobbiamo medicarla! Vieni con me >> Si alza da terra e mi porge la sua mano per far alzare anche a me, così l'afferro e mi ritrovo davanti a lei.
Provo a fare pochi passi ma il dolore lancinante che sento supera ogni limite di sopportazione.
Lei si accorge delle mie difficoltà e decide di aiutarmi a camminare prendendomi il braccio e lo porta sulle sue spalle così da avere un appoggio.
In quel momento sono così vicino a lei da riuscire a sentire un dolce profumo di mela rossa avvolgerle il collo. 
<< Non voglio pesarti >> Le dico dispiaciuto mentre continuo a zoppicare lentamente.
<< Non dirlo neanche. Il proiettile era uscito, vero? >>
A quel punto spalanco gli occhi, non ricordo di aver visto la pallottola uscire dalla mia gamba, non c'era nulla sul pavimento del vascello se non il mio sangue.
Scuoto la testa in cenno di "no" e comincio ad agitarmi.
<< Che cosa?! Andiamo a casa mia, bisogna toglierlo prima che possa ferirti ulteriormente! >>
Dopo aver detto così, iniziamo ad avviarci verso un sentiero rigoglioso di piante e un muretto in pietra ci accompagna nella stessa direzione. 
Farò bene a fidarmi di lei? 
Sembra determinata ad aiutarmi. 
Non credo sia una brutta persona, anzi, forse potrebbe cooperare con me per orientarmi in questo borgo... no, meglio di no, non voglio metterla in mezzo alla mia confusionaria e folle storia. 
Arriviamo nel suo appartamento e non appena spalanca la porta mi accorgo che il pavimento è pieno zeppo di libri e sulle mensole dominano ampolle, amuleti ed erbe di qualsiasi tipo. 
Mi fa sedere su una sedia in legno e la vedo correre da una donna bendata con dei lunghi capelli rosa. 
Guardare quella figura alta e adulta mi fa uno strano effetto... sento un'aura invisibile ma molto potente avvolgerla. 
Sembra una dea, è maestosa, pare eterea e magica. 
<< Mamma! Dove abbiamo messo la pozione antidolorifico di Rachel?? >> Domanda l'adolescente cercando in affanno negli scaffali quella fiala. 
<< Ecco, tieni. Che sta succedendo? >> Chiede la donna vedendomi preoccupata e porge alla ragazza la pozione. 
<< I pirati! Sono tornati e lo hanno ferito, bisogna togliergli il proiettile dalla ferita! >> Esclama la più bassa avvicinandosi a me con la fiala in vetro e delle piccole pinze. 
Ingoio un nodo di saliva che sembra non terminare mai. 
Farà un male assurdo... 
Ammetto di essere un po' in ansia e comincio a sudare freddo. 
Mi fa bere quel liquido giallognolo da quella fialetta e la mia bocca si piega in una smorfia disgustata. 
Aveva un sapore terribile. 
La vedo accovacciarsi davanti a me e una sensazione di preoccupazione inizia a tremare sul mio corpo. 
<< Farà un po' male... >> Mi guarda con le sopracciglia abbassate.
<< Tu guarda altrove >> Continua a dire e decido di voltare lo sguardo verso la donna bendata che si accinge ad uscire dalla stanza.
Strizzo gli occhi per l'agitazione e inizio a sentire il materiale metallico entrare nel foro.
Un dolore lancinante mi costringe a spalancare le iridi ambrate e la sensazione di nausea mi obbliga a tapparmi fortemente la bocca spingendo il palmo di entrambe le mani sulle labbra screpolate dai miei stessi morsi.
Sento l'adrenalina pungermi come una scossa sulla schiena e mi sale fin sulle spalle irrigidendole come statue.
Cerco di soffocare i gemiti ma non è così semplice, la sofferenza è davvero tanta.
Stringo le dita dei piedi e mi viene difficile restare calmo.
Percepisco un fuoco bruciare sotto la pelle, un ardente fiamma incandescente colare dal foro e scivola sulla coscia fino a gocciolare sul pavimento. 
Riesco a sentire il mio stesso respiro, è ansimante, e la mia vista comincia ad annebbiarsi, tutte le figure si stanno sfumano tra di loro. 
I suoni esterni diventano ovattati ma riesco a sentire un passo veloce avvicinarsi a noi e la stessa donna bendata che chiama la ragazza dicendole di fermarsi.


ANGOLO AUTRICE
Buongiorno a tutti cari lettori e lettrici! 
Sono tornata nel mio spazietto a fine capitolo.
Ammetto che solitamente nelle mie precedenti storie scrivevo capitoli davvero lunghissimi, con quest'altra invece sto cambiando un po' per sperimentazione e per mettermi nuovamente alla prova.

Parlando di questo capitolo: finalmente Melville si trova a Irurel! 
Non vedo l'ora di farvi conoscere i vari personaggi che abitano nel borgo, sono davvero curiosa di sapere a quale personaggio vi affezionerete!
Un rigraziamento prima di concludere va a Rick73, grazie ancora per il tuo supporto e per aver messo la storia nella cartella delle seguite! Significa molto per me. 

Grazie a tutti per la pazienza di leggere fino a qui! Fatemi sapere cosa ne pensate di Melville e qualche vostra considerazione che mi fa sempre molto piacere leggere!
Al prossimo capitolo, a presto!

 


 

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Capitolo 9
*** Nicole, l'apprendista strega ***


CAPITOLO 8

NICOLE, L'APPRENDISTA STREGA

 
POV: MELVILLE

Le infinite sfumature di azzurro ricoprono il cielo limpido e splendente mentre il sole illumina il mite e tranquillo paesaggio dell'estate.
Si sente appena quello che sembra essere un venticello caldo appiccicarsi sulle nostre magliette a maniche corte.
Tutti i fiori paiono immobili mentre il prato su cui sono sdraiato sembra respirare tranquillamente quella giornata.
Il suono armonioso del ruscello dona un senso di pace e serenità che rassicura ogni creatura. 
La luce della nostra gigantesca stella scotta sulla pelle ma non così tanto da dare fastidio.
Vedo volare una coccinella vicino a me e avvicino la mia mano.
L'insetto si posa delicatamente e comincia a solleticarmi le dita.
Si racconta che le sue piccole macchiette nere a forma rotonda rappresentino i mesi in cui si sarà baciati dalla fortuna.
Chissà se sia davvero così.
<< Guarda che ho creato!! >> Esclama la dolce ragazza dai lunghi capelli dorati correndo verso di me.
Mi siedo piano e mi ritrovo sulla testa una ghirlanda di fiori coloratissimi e profumati. 
<< Ti piace? >> Mi domanda sorridendo, inclinando un po' il busto e mettendosi le mani dietro la schiena.
<< Moltissimo >> Le sorrido anche io e la chiamo per nome con un suono muto ed io ne vedo solo il labiale. 
<< Lo sapevo! Hai visto come sono brava? >> Letteralmente mi salta addosso e improvvisamente quella bellissima visione del ricordo scompare...
 
Mi siedo di soprassalto ritrovandomi su un letto.
Un altro frammento della mia memoria... sono sicuro che restando in questo borgo troverò tutti i pezzi del puzzle.
Mi guardo intorno e noto che la stanza è ricoperta di teli scuri con delle costellazioni, amuleti con diverse e fantastiche forme e dimensioni, sulla scrivania ci sono numerosi incensi e cristalli di qualsiasi colore. 
Ci sono tantissimi libri di conoscenza sulla stregoneria e incantesimi. 
Allora quella ragazza è veramente una strega.
Noto aprirsi la porta e la vedo entrare nella stanza. 
<< Ah, ti sei svegliato >> 
Si avvicina a me un po' intimorita e si massaggia il braccio. 
<< Scusami per... prima. Non avevo capito che mia madre voleva darti un infuso per farti addormentare, così non avresti sentito niente. Mi dispiace davvero >> Continua a dire a bassa voce e ora che ci faccio caso mi accorgo che la ferita alla gamba è stata bendata. 
<< Non preoccuparti, anzi ti ringrazio per averla medicata >> Le sorrido e lei arrossisce sulle guance. 
<< Mi presento, sono Nicole >> 
<< Piacere Nicole, io sono... >>
Mi fermo per un attimo, con quale nome mi presento? Non ricordo il mio originario... potrei descrivermi come: << Melville >>
<< È un bel nome >> Mi sorride dolcemente e quel sorriso mi ricorda la ragazza che è apparsa nei miei ricordi. 
<< Puoi restare a dormire qui per stanotte, sembri molto stanco >>
<< Ti ringrazio Nicole >> 
Sento la porta dell'atrio aprirsi, è arrivato qualcuno in casa. Udisco una voce maschile chiamare il nome della ragazza di fronte a me e vedo Nicole sobbalzare. 
<< È arrivato mio padre, gli spiegherò tutto io, non preoccuparti >> Mi dice arrossendo nuovamente sulle guance per poi uscire dalla stanza. 
Sembra una ragazza davvero gentile e onesta. 
Credo che lei non mi abbia mai visto prima d'ora. 
Per un attimo ripenso alla figura di sua madre, quella signora che pare tanto potente... anche lei sarà una strega? 
Perché era bendata sugli occhi? 
Perché continuava a fissarmi quasi sospettosa? 
Però nonostante questo sembrava volesse aiutarmi anche lei... 
Piuttosto devo ringraziarla. 
Mi alzo lentamente da quelle morbide e calde lenzuola profumate di lavanda e cammino piano verso la porta.
Passo di fronte ad uno specchio incastonato sul muro e mi accorgo che il sangue sul mio viso è stato pulito. 
Poggio la mano sulla guancia continuando a guardarmi, il mio viso appare diverso da quando sono partito, sembra ancora sconvolto per quello che è accaduto e sulla tempia c'è un livido violaceo ben evidente. 
Mi ritorna alla mente il ricordo di Daiana sul vascello pirata, a quel colpo che mi diede con la fondina della pistola e mi si gela il sangue. 
Ho paura di rivederla ancora... so che accadrà se non le consegnerò la corona del principe. 
Vuole che rispetti il patto... ma non ho idea di come continuerò ad accettarlo e a fingere che andrà bene. 
Altri dubbi si instaurano nella mente. 
Come farò a prendere la corona? Non so nemmeno dove sia il castello.
Un lungo sospiro esce dalla mia bocca e ritorno ad avvicinarmi alla porta ma proprio quando sto per aprirla sento parlare Nicole con sua madre e mi fermo poggiando la mano sulla maniglia giallastra. 
<< Non ne sono pienamente sicura... ma penso che lui sia quel che temo... >> Sento sussurrare la donna adulta. 
<< Vuoi dirmi che Melville è... >>
<< Nicole, lo sai che non mi piace quando si pronuncia quella parola in questa casa >> La zittisce con un tono secco della voce. 
<< Ma... non sembra pericoloso >>
<< Lo so... questo è vero, anzi è anche piuttosto fragile ma ricorda che molte delle volte l'aspetto fisico inganna >> 
Di cosa stanno parlando? Perché sembrano temere di me? 
Di quale parola hanno paura? Perché non si può pronunciare in casa? 
Cosa potrebbero sapere di me? 
Ancora una volta mille domande spuntano fuori sulla mia identità. 
Non faccio nemmeno in tempo a rispondermi che vedo la porta aprirsi e proprio di fronte a me appare Nicole ed entrambi ci guardiamo con gli occhi spalancati dalla sorpresa. 
C'è un silenzio abbastanza imbarazzante e mi gratto nervosamente la nuca voltando lo sguardo altrove. 
Forse questo potrebbe essere il momento giusto chiederle delle informazioni sulla missione che mi è stata incaricata, così non le sembrerò che stessi origliando. 
<< Tu... sai per caso dove posso trovare il castello? >> 
<< È a nord della cittadella, perché me lo chiedi? Non dirmi che quello sbruffone del Principe vuole vederti! >> Esclama con un tono un po' irritato. 
<< S-Sbruffone? >> Le domando incerto, non credo ci sia un buon rapporto tra i due.
<< Sì, esatto! Si vanta tantissimo, per questo non lo sopporto. Vuole avere gli occhi di tutti addosso >> La vedo sedersi sul letto e incrocia le braccia per poi accavallare le gambe. 
<< Però... è anche un tipo pericoloso, se non vuoi guai non metterti contro di lui >> Sospira e io mi avvicino a lei per poi sedermi di fianco. 
<< Altrimenti che può succedere? >> Le chiedo preoccupato, sono sempre più terrorizzato da quello che dovrò affrontare domani. 
<< Devi sapere che lui adotta tre regole: la prima è per chi mente, lui lo sa quando gli dici le bugie e a coloro che gli mentono fa tagliare la lingua, per chi ruba fa amputare le mani ed infine... per chi disobbedisce o peggio, lo tradisce, fa mutilare la testa. È stato suo padre a tramandargli questo precetto >>
Inizio a sudare e abbasso lo sguardo guardandomi le mani che stringo in pugni. 
Questo principe è davvero un tipo temibile... devo stargli alla larga. 
Dovrò cercare di non farmi scoprire in nessuna maniera possibile.
Ho paura... 
Le mie gambe stanno tremando. 
Percepisco il battito del mio cuore accelerare, sempre di più. 
Sento un cappio invisibile stritolarmi il collo, lo stomaco si sta contorcendo di nuovo. 
Comincio a mordere il labbro inferiore togliendomi l'ennesima crosta mentre gratto fortemente il palmo della mano in ansia. 
<< Melville >> Nicole mi chiama e poggia la mano sulla mia costringendomi a fermarmi nel lacerarmi ulteriormente. 
<< Che ti prende? >>
<< Ho paura Nicole... >> Singhiozzo e cerco di asciugarmi con i guanti marroni gli occhi arrossati dalle lacrime. 
<< Non preoccuparti Melville, se tu non ti metti contro il Principe Paul puoi stare tranquillo >>
È quello il problema... io non posso non fare nulla, ho quel maledetto incarico da portare a termine. 
<< Sì, hai ragione >> Tiro su con il naso fingendo una postura più rilassata ma continuo ad avere il tremolio ovunque. 
<< Sai... io non credo di averti mai visto prima >> Mi guarda scrutandomi il viso.
<< Vengo dal villaggio Arindel >> Sospiro e decido di dirle tutta la verità: << In realtà... ho perso la memoria cinque mesi fa, non ne conosco la ragione. A dire il vero Melville non è nemmeno il mio reale nome perché non lo ricordo, quello che ti ho rivelato mi è stato dato da un signore che mi ha accolto con sé >> 
Faccio una piccola pausa e Nicole mi guarda stupita. 
<< Lo spirito della Luna mi ha detto che solo venendo qui avrei avuto modo di ricordare. Le uniche cose che attualmente riesco a riportare alla memoria sono la voce di una ragazzina con i capelli biondi e la melodia suonata con l'ocarina >>
<< Quindi tu sei in qualche modo legato a Irurel ma non sai come >>
<< Esatto >> Annuisco e mi volto verso di lei.
<< Il problema è che io non so assolutamente nulla su questo posto, non sapevo nemmeno che ci fossero delle streghe come te >>
<< Beh... in realtà sono ancora un'apprendista >> Si gratta in imbarazzo la tempia con l'indice.
<< Però vorrei diventare una strega potente come mia madre e il mio obiettivo è quello di far parte dell'Ordine per ripulirlo dalla corruzione! >> Esclama con un tono deciso alzando un pugno al cielo.
Quanto entusiasmo... sono impressionato.
<< L'Ordine? >> Le domando incuriosito e piuttosto confuso.
<< Credo che dovrò spiegarti diverse cose... >>

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Capitolo 10
*** L'Ordine delle Streghe ***


CAPITOLO 9

L'ORDINE DELLE STREGHE
POV: MELVILLE
 
Nicole si mette comoda, rilassa le spalle e poggia sul materasso entrambe le gambe vestite ancora con le calze retinate mettendosene una sopra l'altra con i piedi sovrapposti al livello dei talloni.
<< L'Ordine non è altro che una grande organizzazione di cui fanno parte solo le streghe più potenti, il loro compito è quello di prestarsi alle esigenze che vengono loro comunicate. Ad esempio una donna incinta si reca dall'Ordine per farsi dare un incantesimo di protezione >>
<< Incantesimo? Tu sai realizzare la magia? >> Le domando mettendomi comodo anche io poggiando le mani sulle caviglie. 
<< Non la chiamerei proprio "magia". Non necessitiamo di incantesimi "magici" ma il nostro potere è inteso come incanto della vita e potere personale sfruttando le energie naturali. Propiziare la fertilità attraverso ingredienti e procedimenti è un tipo di incantesimo >>
Rimango sorpreso da quello che mi ha spiegato, a quanto pare la stregoneria è molto più complessa di quel che pensassi. 
<< Lavoriamo sulle energia, quelle che attirano e respingono forze uguali o contrarie, la chiamerei connessione energetica con chi sta praticando l'incantesimo! Si passa l'energia dalla mano attiva a quella recettiva >> 
Contraggo le sopracciglia con cenno interrogativo, ammetto di essermi perso.
Energie? Mano attiva e recettiva? 
<< Anche gli alchimisti usano gli stessi prodotti naturali delle streghe ma a differenza nostra sono considerati dei maghi perché loro creano pozioni magiche come antidoti, pozioni curative, ma anche bombe soporifere o accecanti e sono al servizio del re e della corte reale. Le streghe, invece, eseguono rituali per la protezione, fertilità e per esercitare le proprie energie tramite le proprietà di cristalli e erbe con l'aiuto anche delle fasi lunari e solari, divinazione >>
<< Wow... >> 
Sono meravigliato, Irurel sembra abitare da persone straordinarie.
Il mestiere della strega sembra essere molto complicato da come me lo ha descritto. 
<< Prima hai detto che vorresti ripulire l'Ordine dalla corruzione, cosa intendevi? >> Le chiedo e lei sospira.
<< Come ti dicevo l'Ordine è corrotto e le Streghe Supreme stanno adoperando degli incantesimi proibiti e pericolosi pur di allietare una tra le richieste degli abitanti di Irurel >>
<< Perché lo fanno? >>
<< Ottima domanda, secondo loro sono incantesimi che solo le streghe più anziane e con più esperienza possono insegnare >> Nicole si schiarisce la voce e continua a spiegare: << Sanno di avere la conoscenza delle formule proibite perché sono state tramandate da generazioni in generazioni. Nonostante sono incantesimi intollerabili le Supreme non vogliono disperdere questa loro grande conoscenza. Secondo la decisione da loro presa le apprendiste devono prendere esempio da loro così da continuare a tramandare le formule più antiche >>
<< In pratica se ne vantano >> Un sorrisetto di incredulità compare involontariamente sul mio viso e incrocio le braccia.
<< Esatto, quasi si esaltano di avere questo sapere ed è per questo che vogliono insegnare quanto siano grandi i loro poteri per far vedere che sono delle streghe molto potenti. Vogliono mantenere la conoscenza di tutte le formule e tramandare anche quelle alle giovani streghe. Secondo me, però, puoi mostrare la tua enorme competenza degli incantesimi anche senza usufruire delle maledizioni! >> La vedo stringere le mani in pugni. Sembra davvero arrabbiata contro il pensiero delle Supreme. 
<< Fortunatamente ora sono in poche ad adottare la formula proibita, molte apprendiste hanno capito che la magia occulta senza la legge dell'energia porta solo guai >> Sospira per poi continuare: << C'è un motivo per cui sono proibite, solo noi streghe conosciamo gli effetti negativi che procurano le maledizioni. Purtroppo non posso svelartele >>
<< Non importa, avranno sicuramente un esito molto pericoloso per preoccupartene così tanto >>
Nicole annuisce per poi guardarmi fisso negli occhi ambrati.
Noto che ha aggrottato la fronte e uno sguardo perplesso di stampa sul suo viso.
La guardo mostrando un cenno interrogativo, perché mi sta fissando improvvisamente?
La vedo avvicinarsi a me e i miei occhi si spalancano con un'espressione sorpresa e le mie guance si tingono di rosso per l'imbarazzo.
La sento toccare con le dita uno di quei misteriosi fili color ocra che sono appiccicati sulla mia guancia e lo tira leggermente facendomi gemere piano. 
<< Ti fanno male? >>
<< In realtà no... è come se facessero parte di me, però non si estraggono >> Faccio le spallucce. 
<< Che strano... chissà se mia madre ne sa qualcosa >>
<< Che intendi? >> Le domando incuriosito. 
<< Magari conosce qualche formula per levarteli, oppure possiamo chiedere all'alchimista! >> Esclama saltando giù dal letto con un balzo più che deciso. 
Ad interrompere la sua intraprendenza è il suono del mio stomaco, uno o più brontolii. 
Il mio viso si colora di rosso fuoco per la vergogna e mi copro il ventre con le braccia.
<< Non hai mangiato? >>
<< Ehm... veramente no, o meglio, prima di essere catturato da Daiana avevo mangiato a casa di... >>
Non riesco a dire il suo nome.
Non sento di essere più degno di nominare Cedric.
Ho cancellato dalla mia testa tutti i suoi buoni insegnamenti e dovrò continuare a farlo per rubare la corona al principe.
Mi manca... mi manca il mio unico punto di riferimento.
<< Melville... tutto bene? >> Alzo lo sguardo verso di lei e mi accorgo che mi guarda preoccupata.
Cerco di estrapolare il movito per cui ha iniziato a fissarmi negli occhi con quello sguardo e, poggiandomi una mano sulla guancia, mi accorgo che è completamente bagnata.
Sto piangendo? 
<< Ah... ahah, scusami >> Mi asciugo le lacrime con i guanti.
<< Non devi scusarti! >> Lei si avvicina nuovamente a me e mi abbraccia stretto a lei. 
Uno strano e piacevole calore si sta infondendo su di me.
È una sensazione gradevole... mi sento all'improvviso più tranquillo.
Mi accorgo che le lacrime si sono fermate e lentamente Nicole fa qualche passo indietro.
<< Non sei solo, d'ora in poi ti aiuterò a ritrovare la tua memoria. Sempre se vuoi necessitare del mio aiuto! >> Il suo viso diventa bordeaux e io le sorrido con le guance ancora rosse.
<< Grazie, Nicole >>
Sentiamo bussare alla porta e ad entrare è sua madre.
<< La cena è pronta, venite a mangiare >> Sorride per poi uscire dalla stanza.
Entrambi scendiamo dal letto e ci dirigiamo verso la sala da pranzo e la mia vista si posa sul tavolo ben apparecchiato.
Mi siedo vicino a Nicole e sua madre ci porge una porzione di zuppa di zucca ciascuno e delle fette di pane appena tagliate.
Il profumo di quel piatto è così aromatico e inebriante che mi invita volentieri a immergere il cucchiaio nella zuppa. 
Avvicino le labbra e mando giù, un inebriante e squisito sapore si sparge in tutta la bocca. 
È così delicata, davvero buona. 
<< Vedo che ti piace >> A parlare è la madre di Nicole e mi volto verso di lei notando il suo dolce sorriso. 
<< S-sì! >> Esclamo con un tono un po' in imbarazzo. 
È la prima volta che mi ritrovo seduto a tavola con più di una persona. 
Noto gli occhi dell'apprendista strega guardare sua madre e poi fissare me per quale secondo. 
A cosa starà pensando? 
Forse il discorso di sua madre quando le parlava di me la starà influenzendo su ciò che pensa? 
<< Mi fa piacere sentirtelo dire >>
<< Susan, questa volta ti sei davvero superata! >> Alza la voce il padre di Nicole con un certo entusiasmo. 
<< Grazie, Ethan caro >> 
Si scambiano un bacio, poi mi volto verso Nicole. 
<< Ne avevi mai mangiata una? >> Mi chiede l'apprendista indicando la zuppa. 
<< Con la zucca mai, ne ho mangiate con i legumi, con i funghi, con il farro, con il pesto, carciofi... mi piacciono molto >> 
<< Te le preparava l'anziano signore che ti ha accolto da lui? >> Mi domanda incuriosita e io annuisco soltanto. 
<< Un giorno voglio preparartela una anche io, così mi dirai cosa ne pensi >>
<< Volentieri >> Le sorrido dolcemente e Nicole arrossisce sulle guance sorridendo anche lei. 
<< Scommetto che se ci fosse stato Caleb a tavola ti avrebbe detto di non avvelenarlo con la tua cucina! Ahahah! >> 
<< Papà! Anche a tavola devi nominare "quello"? >> Esclama diventando completamente bordeaux. 
<< Piuttosto di Caleb, suo padre ci ha portato il miele! >> Parla Ethan porgendo un barattolo di miele e serve a tutti un cucchiaino. 
<< Chi è Caleb? >> Domando incuriosito e Nicole mi risponde con un tono secco: << Un cretino >>
Sua madre sospira rassegnata per poi guardarmi e dirmi: << È un ragazzo giovane come voi, intraprendente, dinamico e soprattutto testardo come Nicole >>
<< Non è giovane! È più vecchio di me di un anno! >>
<< Un anno, che sarà mai! >> Ridacchia suo padre e lei torna con il viso rosso a mangiare il miele. 
Assaggio anche io quell'aroma delicato e dolce. 
È buonissimo. 
Ha un colore così particolare. 
<< Siamo solo amici >> Precisa Nicole con un tono impacciato. 
<< "Amici" >> 
<< Mamma! Ti ci metti anche tu? Melville non pensare male, è solo un bamboccio! >>
Il suo imbarazzo mi fa sorridere. 
L'atmosfera che si prolunga durante la serata è così tranquilla da farmi dimenticare delle preoccupazioni.
Mi accorgo del forte legame tra Nicole e i suoi genitori, sembrano molto uniti.
Lei ha incominciato a raccontare ciò che ha studiato oggi citando il Grimorio, che, da come lo ha descritto, credo si stia riferendo al suo libro di incantesimi.
Vederli così uniti da quel calore familiare mi fa pensare a Cedric. 
Proprio in quell'istante sento di avere un disperato bisogno di una famiglia.
Qualcuno che mi protegga, soprattutto per quello che mi aspetterà domani. 
 

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Capitolo 11
*** Il Bosco Sacro ***


CAPITOLO 10

IL BOSCO SACRO
POV: MELVILLE
 
Quell' allegra melodia suonata con l'ocarina riecheggia le sue note davanti una piccola casa. 
Sono io a soffiare quell'armonia di suoni e mi ritrovo seduto su un ceppo d'albero tagliato. 
Apro gli occhi e mi volto indietro sentendomi chiamare. 
<< La puoi suonare di nuovo? >> A rivolgermi la parola è la ragazza dai lunghi capelli dorati, la stessa fanciulla che mi appare nella mia memoria. 
<< Sì, certo >> Le sorrido. 
Suono nuovamente quella melodia chiudendo gli occhi e rilassando le spalle. 
<< Te l'ho insegnata io, ricordi? >> Mi chiede ballando con movimenti leggiadri.
Io annuisco continuando a reggere l'ocarina tra le mani. 
<< Oggi sono stata al centro del borgo di Irurel, hanno allestito delle bellissime decorazioni! C'è il festival della musica oggi! >>
Lascio la presa e la mia ocarina rimane sospesa a mezz'aria tramite il gancio incastonato alla collana. 
<< È un vero peccato che mio padre non voglia portarti con noi... >> Sospira per poi fermarsi di fronte a me. 
<< Non importa, resterò qui >>
<< E non ti annoierai? >>
Faccio cenno di no con la testa e poggio le mani sulle gambe. 
<< A proposito di mio padre... >> Il suo tono è diventato più dispiaciuto e guarda basso. 
<< È vero che... che ti ha rimproverato ieri? Era molto arrabbiato >> 
Spalanco gli occhi e rivolgo lo sguardo altrove, come se in quel momento fossi sorpreso nel comprendere che lei sapesse qualcosa riguardo quella pesante conversazione. 
<< Perché non gli hai detto che ero stata io a chiederti di accompagnarmi? >> 
Non le rispondo e continuo a non guardarla. 
<< Dovevi dirglielo che ti avevo chiesto io di portarmi a vedere il Bosco Sacro! >> 
<< Ho sbagliato io, Carol. Lui non vuole che lascio l'orto e soprattutto non tollera che mi allontani da solo con te >> 
<< Ma io volevo stare con te! Lui non capisce, tu non sei pericoloso! >> 
Quell'ultima parola mi fa tremare. 
Il cuore si ferma e rimango a fissarla con gli occhi spalancati. 
 
Mi sveglio di soprassalto sedendomi improvvisamente sulle lenzuola. 
Mi accorgo di ansimare e poggio la mano sulla fronte sentendomela calda e un po' bagnata dal sudore. 
Carol? 
L'ho chiamata per nome? 
Quello è davvero il suo nome? 
Come faccio a conoscere quella ragazza? 
In che rapporti siamo? 
Perché suo padre sembra così severo con me? 
E se fossimo fratellastri? Notando le sue caratteristiche, lei è completamente diversa da me. 
E se,invece, fossimo semplicemente amici? 
Allora se quest'ultima affermazione fosse vera perché abitavo con loro?
Ha nominato il Bosco Sacro, che cos'è? Come facevo a sapere dove si trovasse? E se invece mi ci avesse portato lei? 
Sospiro e abbasso lentamente le coperte sotto l'addome. 
Spero di ritrovare le risposte a queste mie domande. 
C'è silenzio nella stanza, si sente solo un leggero vociferio nelle altre camere e sicuramente si tratta della voce di Nicole. 
Chissà che starà dicendo, non riesco a decifrare. 
Non so se ha parlato di nuovo di me a sua madre... 
Quella donna sembra conoscere qualcosa riguardo il sottoscritto... ma cosa? 
Potrei chiederglielo o sembrerò sgarbato? 
Forse ho solamente capito male ieri... probabilmente non stavano davvero parlando di me. 
Ad interrompere i miei punti interrogativi è un suono... o meglio, un gracchiare. 
Mi guardo intorno per capire da dove proviene quel verso e non appena si ripete capisco da che parte voltarmi. 
Mi giro sulla destra mi accorgo di quella figura completamente nera poggiata con gli artigli argentati sul comodino in legno. 
Sembra trattarsi di una creatura alata, un corvo con tre occhi scarlatti e due piccole corna da capra grigie, stesso colore del suo grosso becco appuntito. 
Gracchia nuovamente e quell'animale inquietante mi fissa con quelle sue iridi infernali facendomi rabbrividire. 
Da dove sbuca? Che cosa vuole da me?! 
I miei occhi si fanno microscopici dalla paura non appena lo vedo aprire le ali. 
Il suo verso si fa più forte e i suoi artigli paiono allargarsi. 
Mi vuole attaccare? 
Fa per volare proprio verso di me e dalla mia bocca esce un grido spontaneo e le mie braccia mi difendono il viso. 
A quel punto sento la porta spalancarsi e noto che quel "corvo" non era volato verso di me, ma verso Nicole. 
La creatura alata si è appena posato sulla sua spalla e lei sembra accarezzargli le piume corvine. 
<< Bibury! Ecco dove ti eri cacciato! >> 
<< B-Bibury? >> Chiedo confuso sentendo ancora il mio cuore battere forte dallo spavento. 
<< Il mio famiglio ti ha spaventato? Bibury, lui è Melville, non è un nemico!! È mio amico >> 
Non capisco... 
Famiglio? 
Eppure ieri sono sicuro di non aver visto quel volatile, chissà da dove è spuntato fuori...
<< Mi dispiace se ti ha spaventato, è molto protettivo con me, lui è buono >> 
<< N-non fa niente! >> Agito le braccia in imbarazzo. 
Espiro un sospiro cercando di calmarmi.
Mi ritorna alla memoria quel sogno, così mi viene da chiederle: << Nicole, che cos'è il Bosco Sacro? >>
Lei mi guarda abbastanza stupita allargando le iridi castane.
<< Come fai a sapere del Bosco? >>
<< Poco fa ho fatto un sogno e una ragazza l'ha nominato >>
Nicole si siede vicino a me e si sistema la gonna. 
<< Ad Irurel tutto ciò che viene collegato alla natura si raccoglie nella parola "Sacralità" >>
Si schiarisce la voce per poi continuare: << Il Bosco Sacro è, appunto, un luogo di sacralità che ci fa connettere con la natura attraverso delle passeggiate circondati dal verde. Lì è dove si assiste alla vita, si vede una natura dormiente e che si risveglia, il processo della rinascita >>
Che forza... sono meravigliato. 
<< L'amore che abbiamo per il Bosco lo dimostriamo con dei piccoli gesti di cura e da questo incontro la natura ricambia la gentilezza donandoci un'esperienza che coinvolge la poesia, un ballo, un disegno o una musica >>
Un gesto di cura per ricevere un gesto di creatività, è un concetto molto interiore con la natura, mi piace... forse dovrò fare anche io qualcosa per lei. 
<< Ma, soprattutto, il Bosco Sacro custodisce il Santuario dell'Ordine >>
<< Quell' "Ordine"? >> Domando assumendo un'espressione più che sorpresa. 
<< Sì, esatto >> 
Non me lo aspettavo... 
Deglutisco con una leggera agitazione. 
<< Che farai ora, Melville? >> Mi domanda con un velo di preoccupazione sul volto ed io scendo dal letto. 
<< Voglio scoprire di più sulla mia memoria. Andrò in giro per Irurel >> Le dico sistemandomi la mantella per poi allacciarmi i bottoni. 
<< Se sentirai di aver bisogno di me non esitare a tornare qui >>
<< Va bene. Ti ringrazio per tutto, Nicole >> 
 
 
Ancora non riesco a credere di trovarmi ad Irurel.
È un borgo davvero magnifico, ovunque mi giro sembra di vedere un quadro meraviglioso.
La natura regna sovrana tramite le vaste vallate da dove sorreggono delle piccole case, alcune costruite con la pietra, sono coloratissime Nelle strettoie ci sono le varie piante molto curate e di diverse forme e sfumature ch regalano nell'aria un dolcissimo profumo e il vento lo conduce in ogni angolo del paese.
L'incanto e la magia di ogni piccolo spazio è davvero incredibile, passando per le strade continuo a vedere così tante persone intenzionate a sistemare i loro banconi, c'è chi vende della frutta, delle stoffe, dei libri, gioielli, di tutto e di più.
Ci sono anche delle piccole creature alate che si divertono a rincorrersi vicino alla grande fontana dove dei bambini si divertono a giocare a rincorrersi e a ridere gioiosamente.
Non mancano le taverne da dove si può sentire una musica suonata con il violino, e le locande che ospitano dei viaggiatori, li vedo uscire con uno zainetto sulle spalle.
C'è sicuramente una prevalenza di tinta verdeggiante a dominare il paese, il villaggio sembra molto tranquillo ma c'è qualcosa che non mi convince appieno.
Un alone di mistero aleggia intorno a questo paese, e soprattutto, dove si trova il Bosco Sacro? Dove posso trovare Carol? 
Cerco di guardarmi intorno e il mio sguardo si rivolge a nord e lì vedo il castello di cui mi parlava Nicole la scorsa sera.
Cammino lungo quel sentiero e le gambe iniziano un po' a tremare.
Me ne ero quasi dimenticato... ho un incarico da compiere.
Non riesco a far finta di nulla, ho paura che Daiana possa trovarmi. 
Devo rubare la corona del principe. 
Come farò a riconoscerla? Ma soprattutto... dove la posso trovare? 
Continuo a camminare e finalmente vedo più da vicino l'immenso castello. 
Come farò ad entrare senza farmi vedere?
Ci saranno maghi ovunque a fare da guardia... 
Devo trovare una strategia... 

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