Lo spiraglio universale

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La malaria del pregiudizio ***
Capitolo 2: *** Gli sguardi vicini ***
Capitolo 3: *** L'indifferenza degli adulti ***
Capitolo 4: *** Gli occhi dicono molto di più delle parole ***



Capitolo 1
*** La malaria del pregiudizio ***


Essere diversi può essere bello.
Essere per quello che siamo può renderci diversi dalla massa.
Sentirsi una persona accettata ci rende la vita felice e spensierata per essere vissuta.
ma quello che circonda il mondo malevolo da dietro le spalle può nascondere delle brutte sorprese.
Qui non centra la spensieratezza dell’infanzia o dal credere che c’è qualcuno che ti vuole davvero bene.
Qui centra un ragazzino che mentre cerca di tornare a casa, viene isolato per colpa delle voci malevole che alcuni compagni della sua stessa scuola dove cerca di imparare per un futuro migliore, gli hanno dato del “diverso”.
Isolato perché ha due mamme e gli occhi guardinghi degli altri genitori bigotti non hanno fatto altro che peggiorare una situazione già critica.
Tutto questo le mamme di Gabriele, ovvero Veronica e Azzurra, non sospettano niente di quello che il loro stesso figlio può nascondere nel suo piccolo cuore.
Il piccolo non vede l’ora ogni giorno di tornare a casa per dimenticare tutto questo.
Non riesce a capire che il male si insinua dentro colui che li circonda e dentro quella piccola mente che ancora sta crescendo.
In fondo il piccolo Gabriele non ha fatto niente di male, ma quei sorrisi concitati mischiati da chi ti vuole fare del male, non può che dare fastidio al bambino.
Un bambino innocente che presto lascerà le elementari per approdare alle medie, un mondo reale molto diverso da quello che adesso è circondato.
Deve studiare la vita, ma a piccoli passi.
Quella vita che può regalarti soddisfazioni ma allo stesso tempo del dispiacere, soprattutto quando hai avut un inizio di vita difficile.
Orfano e gettato nel dimenticatoio più totale, una volta che Veronica e Azzurra si erano sposate, hanno coronato il loro sogno di avere un bambino per costruire una famiglia felice.
In fondo le due donne quando l’hanno visto per la prima volta hanno avuto subito una bella impressione.
Il piccolo Gabriele giocava con gli altri bambini a nascondino e una volta che Azzurra s’imbatté contro Gabriele, non poteva che sorridergli e dirgli quanto potesse essere carino.
< Grazie, sei molto gentile a dire questo. Ma io non ti conosco. >
< Mi chiamo Azzurra. Mentre tu come ti chiami? >
< Gabriele. Ma vedi di non farmi scoprire perché stiamo giocando a nascondino. >
< Ok. Scusa. >
La giovane Azzurra si stava divertendo un mondo a giocare con quel bambino
Grazie a lei Bariele riuscì a non essere scoperto e ad essere salvo in quel gioco che voleva dire furbizia e attenzione
Ma Azzurra aveva deciso che il coraggio di quel bambino era tutto quello che mostrava nel suo essere e nel suo carattere.
Un bambino che non si da’ per vinto per nessuna cosa al mondo e il modo in cui se ne era innamorata l’aveva spinta a convincere la sua dolce metà che era proprio lui il bambino perfetto per costrire una famiglia.
Dopo quel momento erano trascorsi più di cinque anni e Gabriele non era stato mai così felice da dire che poteva contare su una vera famiglia.
L’orfanotrofio era una famiglia diversa. Una grande famiglia in cui ognuno di loro faceva la loro parte, ma in quella tristezza in cui quei bambini avevano perso i genitori o erano stati abbandonati, non si poteva davvero essere felici.
Nel cuore di Gabriele c’era sempre stato quel desiderio inconfessabile di avere una famiglia vera e adesso che dopo tante peripezie e tante preghiere l’aveva finalmente trovata, adesso doveva guardarsi intorno dalle cattive persone che volevano solo il male.
Volevano solo gettare quell’odio che un bambino come lui non può davvero difendersi e non c’era desiderio più grande che tutto ciò potesse non esistere.
Gabriele vedeva il mondo con gli occhi di un bambino quale era e lui non sapeva ancora che cosa fosse la cattiveria.
I suoi amici più stretti che più avanti avrebbe capito che non erano davvero buoni amici, lo avevano abbandonato a sé stesso come avevano fatto i suoi genitori biologici.
Ma Gabriele doveva cercare di guardare avanti e cercare quel conforto di una famiglia cercando di confessare le sue più grandi pene.
Ma quel povero bambino non riusciva a parlare di una cosa molto più grande di lui, e una volta giunto alla sua abitazione, si rinchiuse in camera sua dicendo alla sua famiglia che aveva molte cose per cui studiare.
ma Veronica, che aveva lo sguardo molto più attento della sua dolce metà, capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava nel cuore di Gabriele.
All’inizio poteva credere che avesse trascorso una giornata difficile causata da una verifica o da un interrogazione andata male, ma appena vide gli occhi lucidi del suo bambino, capì subito che non era così.
< Gabriele, cosa ti succede? Perché piangi? >
All’inizio il bambino non proferì parola, nascondendosi sotto il cuscino per evitare di essere guardato fisso dalla sua mamma, ma l’insistenza di Veronica lo spinse a confessare.
< A scuola mi prendono in giro, mamma. >
< E perché fanno una cosa del genere? Che è successo? >
< Tutti i miei compagni e i miei amici che conoscono hanno una mamma e un papà e non riescono a capire come io possa avere due mamme e nessun papà. Vorresti per favore dirmelo, mamma? >
Veronica non riuscì a trovare quelle parole a freddo per cercare di descrivere una famiglia diversa da tutte le altre normali.
Ma in fondo nel cuore di Gabriele, poteva percepire il vero amore di una famiglia normale che ognuno di noi desidererebbe più di qualsiasi altra cosa.
< Gabriele, il destino ti ha dato in dono una famiglia speciale e molto diversa dalle altre. Tu sai molto bene che io e Azzurra ci amiamo e ci vogliamo bene e noi non abbiamo mai avuto bisogno di un uomo per far creare una coppia uguale alle altre. Io e Azzurra ci siamo innamorate e nel corso degli anni abbiamo cercato un bambino speciale che potesse entrare a far parte delle nostre vite. E indovina un po’? quel bambino sei tu. >
< Ma allora perché tutta l’altra gente non capisce? >
< Perché non conosce quanto noi siamo speciali. Tu vedi di non ascoltare quelle brutte parole che possano disturbarti. Vedrai che io e Azzurra faremo di tutto per risolvere questa situazione. >
< E in che modo? >
< Lascia fare ai grandi. Questo è un loro problema. >
< Va bene. >
< Adesso però promettimi una cosa: smettila di piangere, ok? >
< Va bene, mamma. Ti voglio tanto bene. >
< Anch’io te ne voglio, piccolo mio. >
Stringendo quel bambino e quell’amore che li circondava, adesso per Veronica e Azzurra si presentava un pericolo molto diverso che però prima o poi gli si sarebbe presentato.
E senza cercare di passare dalla parte del torto, le due donne avrebbero fatto la loro guerra silenziose.
Una accanto all’altra evitando quei pregiudizi.
E mentre Veronica trascinò il suo bambino in cucina a fare i compiti, Azzurra si dilettava a preparare la cena.
< Tesoro, cos’è quello sguardo afflitto? Va tutto bene? >
< Purtroppo no, Azzurra. Dobbiamo parlare. Di quella cosa. >

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Capitolo 2
*** Gli sguardi vicini ***


Azzurra aveva sempre avuto anch'ella un rapporto speciale con suo figlio.
L'aveva visto crescere, aveva imparato ad amarlo e insieme all'aiuto della sua dolce metà aveva imparato che il migliore amore era rimanergli vicino.
Una coppia affiatata come quella delle due donne in cui spingeva il giovane bambino a crescere in un mondo dorato, fatto però da una gabbia che non avrebbe mai trovato la resistenza necessaria per quel mondo truce e complicato che si trovava fuori dalla sua casa.
Un mondo difficile che solo ora con i suoi occhi vispi stava imparando a conoscere, mentre le due donne cercavano l'unico modo necessario che potevano conoscere nell'aiutare quel bambino ad continuare ad essere speciale in modo che tutti i suoi compagni potessero vederlo.
E mentre Gabriele era impegnato a fare i compiti di scuola per l'indomani, Azzurra era determinata a parlare con la preside per cercare un chiarimento e buttare via quell'ombra oscura che si era abbattuta sul loro bambino.
< Credi davvero che ci potrà aiutare, Azzurra? >
< E' il docente più importante della scuola. Se non ci aiuta lei, allora vuol dire che siamo soli, Veronica. E l'unico modo per proteggere nostro figlio è fare in modo che non vada più a scuola. >
< Ma stai scherzando, vero?! Non possiamo permettere che ciò avvenga. >
< Lo so. Ma io non posso permettere che nostro figlio venga schernito a causa di alcuni bambini stupidi che parlano per i loro stessi genitori. >
< Forse sarebbe meglio parlare con loro. Che ne dici? >
< Certo. A meno che non siano tanti o troppi quei genitori che insegnano i loro figli a schernire un povero bambino innocente. >
< Il mondo non può essere così crudele, Azzurra. Non lo posso credere. >
< Invece è così, Veronica. E purtroppo ci troviamo in questa società che non è ancora pronta ad accogliere due lesbiche che si possono permettere una famiglia e hanno un bambino da crescere. >
< Credi che a Gabriele manchi una figura maschile che lo cresca? >
< Assolutamente no. Noi gli diamo l'amore necessario affinchè il nostro bambino cresca sano e giusto. >
< Ma se ciò non servisse? Cioè, se nel corso degli anni quando andrò alle superiori all'università questo problema peggiorasse? >
< Noi due speriamo di no, Veronica. Ma faremo di tutto per stargli vicino ed evitare che tutto ciò accada. >
< Adesso possiamo stargli vicino perchè è ancora piccolo. Ma quando crescerà, sarà tutto diverso. Non potremmo proteggerlo per sempre. >
< Perchè pensi ad un futuro prossimo troppo lontano da adesso? >
< Perchè voglio che sia felice, Azzurra! >
< E lo sarà! Devi credere nel destino! >
< Sinceramente adesso non so più a cosa credere. Sono afflitta da questa cosa e non so davvero come uscirne. >
< Dovevamo mettere in conto che tutto ciò sarebbe successo, sai? >
< Lo so. Ma non riesco ancora a crederci. Va bene? >
< Domani parleremo con la preside e vedremo cosa possiamo fare. D'accordo? >
< Spero che ciò serva, altrimenti potremmo constatare l'idea che dovremmo fargli cambiare scuola. >
< Sarebbe indifferente perchè i pregiudizi sono ovunque. >
< Allora nostro figlio non andrà più a scuola. >
< Smettiamola di dire sciocchezze e vediamo cosa succede. Domani. >

 

Facendo in modo che suo figlio potesse dormire sogni sereni a differenza delle due donne, Azzurra e Veronica accompagnarono loro figlio alla scuola in attesa di parlare con la preside.
< Perchè mi avete accompagnato? > domandò Gabriele.
< Perchè dobbiamo parlare con una persona molto importante > disse Veronica con tono sincero < Buona giornata, piccolo mio. E divertiti a scuola. >
< Spero che tu abbia ragione, mamma. >
Quella malinconia e quella tristezza non poté passare minimamente inosservato alle due donne che vedevano in loro figlio quell'infelicità che non poteva nascondere.
Ma andare avanti in una vita complicata doveva spingerla a ricercare un mondo migliore per la loro stessa famiglia, senza guardare in faccia a nessuno.

 

Una volta giunte nell'ufficio della preside, la donna fu molto contenta di conoscere i genitori del piccolo Gabriele.
Era già venuta a conoscenza del problema che riguardava Gabriele e che persisteva nella scuola, e con le sue forze e la sua influenza, avrebbe combattuto quel pregiudizio che poteva davvero mettere in cattiva luce quell'istituto scolastico dove i bambini camminavano in quella vita che li avrebbe portati nel mondo reale.
< Ormai è appurato che il problema dei pregiudizi non vengono direttamente dai bambini, ma dagli stessi genitori. Se il problema continuasse ad avvenire, propongo di organizzare una riunione in aula magna per discutere di questo problema. Almeno uno dei genitori dei loro stessi figli avrebbe dovuto presentarsi per discutere di questa realtà opprimente che riguardava tutti. >
le poche parole che la preside manifestò nei confronti di Azzurra e Veronica mostrò un vivido interesse nei loro cuori e nelle loro sembianze di madre che gli fecero capire che non erano minimamente sole.
< Ma se tutto ciò non potesse risolvere tale problema? > domandò Veronica.
< Dobbiamo sperare ed essere forti. Io per prima ho un bambino che va all'università ed è accerchiato dai pregiudizi, dal bullismo e dalle gelosie di altri. Mi sono confidata con i docenti di tali istituti e alla fine abbiamo isolato tutti coloro che mettevano in piedi tale problema e finalmente mio figlio poteva dirsi felice nell'andare a scuola. >
< Quindi il nostro problema simile... >
< Sì signore, ha riguardato anche me. E non posso rimanere a guardare inerme mentre il vostro bambino viene colpito da tali pregiudizi. Non riesco ancora a capire che i bambini di tale età possano essere davvero crudeli. >
< E per di più con il passare degli anni se non si fa' qualcosa, quei bambini che diventyaranno persone adulte, saranno sempre più cattive. >
Ha detto bene, Azzurra. Ed è per questo che dobbiamo affrettarci per eliminare il problema alla radice. Finché sia troppo tardi. >
< Mi tolga una curiosità signora preside > fece Veronica < Ma lei da quanto tempo sa che nostro figlio viene preso in giro? >
< Da alcune settimane. >
< E perchè non ne ha mai parlato con noi? >
< Dovevo attendere che i tempi maturassero. All'inizio erano pochi elementi che con punizioni e severi richiami hanno allontanato parzialmente tale problema, ma poi le malelingue sono cresciute e prima che la situazione potesse sfuggirmi di mano, ho provato insieme agli altri docenti di eliminare questa sorta di bullismo. >
< Sa che doveva parlarne principalmente con noi, vero? >
< Ha ragione, infatti ho sbagliato. Voglio sempre evitare che la mia scuola incorra in qualche scandalo atto a far deflagrare o affossare questo mondo infantile dove i bambini guardano con occhi innocenti. E spero sempre con tutte le mie forze che tutto ciò un giorno possa scomparire per sempre, ma la società in cui viviamo è spietata sotto molti aspetti. >
< Ora che ha anche detto di non perdere tempo, dovremmo unirci. È l'unico modo. >
< Cercherò insieme al vostro aiuto di arginare il problema sperando che vada tutto in una bolla di sapone. >
Ma tutto ciò non si realizzò minimamente a causa di un compagno di scuola di Gabriele che con le sue prese in giro era stato ricoperto di pugni da Gabriele sancendo uno scandalo che gli adulti non potevano rimanere inermi.
< Il problema sta sfuggendo di mano, preside. >
< Lo so, signora Veronica. Parlerò con i bambini e poi con il genitore di questo ragazzo. E se ciò non si risolvesse minimamente, costruirò una protesta che la mia scuola non avrebbe mai visto. >

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Capitolo 3
*** L'indifferenza degli adulti ***


L'incontro.
Perchè serve veramente? Perchè Gabriele doveva vedere gli occhi di quegli adulti che non sanno minimamente il vero significato e il senso della vita?
Non riusciva a sopportarlo.
E anche se ho solo dieci anni, vorrei andarmene da questo mondo e trasferirsi con la sua famiglia in un luogo in cui sarebbe stato accettato.
Un luogo che mi amava per quello che ero. E per quello che era la mia famiglia.
Si trovava al cospetto della preside che ki fissava con occhi guardinghi.
Gabriele era ferito ma solo nell'orgoglio. Era riuscito a difendermi da quel bullo del suo compagno che non mi aveva mai sopportato.
Non so se per gelosia e invidia (questo non lo scoprirò mai), ma sta di fatto che per la prima volta nella sua vita, Gabriele aveva fatto la voce grossa facendosi finalmente sentire, ma purtroppo facendolo nel modo sbagliato.
< Gabriele, sai che picchiare qualcuno ti getta dalla parte del torto. Sempre. Tu ti sei difeso dalle ingiurie e dalla cattiveria di quel ragazzo. Ma perchè non venire subito qua da me a parlarmene? >
< E rischiare che quel ragazzo la facesse franca? Assolutamente no. So che incorrerò in guai molto pi+ grandi di me, ma non m'interessa. Adesso devono smetterla di prendermi in giro. >
Ero sotto anche gli occhi guardinghi dei miei genitori che per nessuna cosa al mondo mi avrebbero mai abbandonato.
Anzi, Azzurra si avvicinò a me abbracciandomi mentre alcune lacrime sgorgavano sul suo viso.
Non volevo vederla soffrire.
Non volevo vederla conciata in quel modo.
Volevo soltanto aiutarla e renderla felice e questo periodo così oscuro che ci aveva segnato per sempre, ci spingeva ad essere quello che in realtà non siamo.
< Signora Preside, che cosa rischia mia figlio? >
< Se i genitori del bambino non sporgeranno denuncia, se la potrebbe cavare con una sospensione. Altrimenti rischia addirittura l'espulsione. >
Veronica non ebbe il coraggio di controbattere.
Quelle parole furono troppo dure anche per una come lei che con quella disgrazia avrebbe crepato per sempre le radici di una famiglia che voleva essere lasciata in pace una volta per tutte e che presto ci saremmo confrontati in una realtà molto più grande di noi.
< Signora Preside, se per lei non c'è altro, noi andremmo. >
< Certo. Ci vediamo nei prossimi giorni per cercare di arginare questa dannata pandemia che viene definita indifferenza. >
< Sto cominciando a pensare che non succederà niente che possa cambiare le cose. >
< Perchè dice così, Veronica? >
< Perchè conosco il mondo sociale in cui viviamo. E non sarà sufficiente alzare la voce. L'indifferenza è troppo grande. E poi devo pensare a mio figlio ed evitare che tutto ciò si realizzi. Nessuno tra qui presenti vuokle che venga espulso. Sarebbe una sconfitta per tutti. Anche per la stessa scuola. >
La preside non riuscì a dire niente, limitandosi a fare un cenno d'assenso con la testa.
< Ne usciremo. Assieme. Dovete capire che voi non sarete mai da soli finché ci sarò io qui. >
< La ringrazio > replicò Veronica prendendo tra le braccia un'Azzurra distrutta dal dolore e trascinando

 

I giorni dopo furono come un macigno da superare.
Il piccolo Gabriele non aveva nessuna intenzione di tornare a scuola, ma facendosi forza mentre aveva tutti gli occhi addosso, lo spingeva a chiudersi a riccio e rimanere in quell'indifferenza in cui si stava purtroppo abituando.
Ma una volta giunto il giorno fatidico della riunione tra i genitori e i bambini nell'aula magna della scuola per parlare di una piaga sociale che non poteva rimanere ancora all'oscuro, Gabriele sentì dentro di sé una sorta di rinascita.
Una sorta di speranza che doveva essere assolutamente scritta in quegli occhi oscuri che i genitori si guardavano a vicenda.
E una volta che il bambino s'imbatté nella madre di quel compagno di scuola che aveva picchiato, la resa dei conti non poteva più tardare.
Inizialmente il bambino era solo mentre le sue madri cercavano di riscuotere i consensi e di far cadere una volta per tutte quei pregiudizi che colpivano il loro bambino.
Con grande sorpresa le due donne capirono che in fin dei conti, quella gente non aveva così una mente bigotta e malvagia, ma vedere e carpire quell'amore che spingeva le due donne ad amare il loro unico figlio, fecero cambiare non poche idee a quelle persone.
Ma tutto ciò doveva essere ancora scritto.
Doveva essere carpito verso quella donna di quel bambino che Gabriele aveva deciso di danneggiare gettandosi nella parte del torto e confrontandosi contro una realtà che poteva essere molto più grande di lui.
< Sei tu, Gabriele? >
< Sì, Signora. E io so chi è lei. >
< Credo che noi due dobbiamo parlare. >
< Sicuramente. Non aspettavo altro. >

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Capitolo 4
*** Gli occhi dicono molto di più delle parole ***


Gabriele fissava quella donna con sguardo innocente.
Sapeva molto bene di essere però dalla parte del torto, ma la sua bontà manifestata subito dal primo momento, lo avrebbe sicuramente aiutato.
< Signora, io non so cosa dire. So di aver sbagliato. >
< Antonella. Chiamami Antonella. >
< Preferisco chiamarla signora per una questione di rispetto. >
< Tu sei un bravo bambino. Lo capisco subito da come ti atteggi. Le tue madri dovrebbero essere contento di te. >
< Lo siamo. >
La voce in coro di Azzurra e Veronica interruppe quella conversazione prima che ai loro occhi potesse improvvisamente degenerare. >
< Buongiorno. Scusate, ma avevo bisogno di parlare con il vostro bambino. >
< Parlerà nel momento opportuno > fece Azzurra con tono ferreo < Adesso dobbiamo andare. Ci stanno aspettando in aula magna. >
< mamma, per favore. Stavamo parlando. >
< Tesoro, parlerai nel momento opportuno. Adesso andiamo. >
< NO! >
La voce dirompente del bambino lasciò interdetta la povera Azzurra.
< Gabriele, cosa fai? Hai intenzione di mancarmi di rispetto? >
< Non lo farebbe mai > rispose Antonella con voce melliflua.
< Lei ne stia fuori. Non sono faccende che la riguardano. >
< Ho bisogno di parlare con questa signora. Da solo. Per cercare di fargli capire cosa mi ha spinto e tutto il dolore che mi porto dentro per quello che ho fatto. >
< E di quello che hanno fatto a te non pensi? >
< Lo farò più tardi, mamma. Davvero. >
Azzurra si fidava ciecamente delle parole del suo bambino e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, ma il piccolo e soprattutto Veronica, sapevano bene che l'unico modo per cercare di far placare gli animi è ascoltare le parole di un bambino.
< Azzurra, Gabriele sa cosa vuole fare. Lasciamolo parlare. >
< E se questa donna... >
< Ti fidi di nostro figlio? Oppure no? >
Azzurra in quel momento non sapeva cosa rispondere.
Ma vedere gli occhi pieni di coraggio e di forza di volontà mentre il fuoco era ben acceso nell'animo del piccolo, gli fecero capire molto presto che Veronica aveva assolutamente ragione.
< Va bene. Lasciamo che ci parli... Tesoro, noi ti aspettiamo in aula magna. Ti prego di non metterci troppo. >
< Prenderò tutto il momento necessario. Anche perchè non sono ancora giunti tutti i genitori. >
< E tu come fai a saperlo? >
< Ne conosco alcuni che non vedo... Ma adesso non è questo l'importante. >
Per la prima volta in una situazione simile, Azzurra e Veronica si fidarono del loro bambino lasciandolo in compagnia di quella donna.
Una donna che aveva saputo educare un bambino purtroppo violento, ma che dal cuore suo sapeva benissimo che non era una cattiva persona.
< Signora Antonella, mi dica cosa aveva da dirmi. >
Mettendosi in ginocchio di fronte a lui, la donna non poté fare altro che abbracciarlo e di chiedergli scusa per come suo figlio si era comportato.
< Signora, non capisco. Sono io che ho sbagliato > replicò Gabriele cercando di non soffocare dall'abbraccio della donna.
< Avete sbagliato insieme. Ma visto che ho già abbracciato mio figlio, adesso volevo abbracciare te. >
< Signora, lei... >
< Io non posso pensare che il giudizio di un bambino venga macchiato per colpa dei genitori. Noi adulti siamo quelli che dovrebbero capire molte cose rispetto ai bambini, ma certe volte ci comportiamo peggio di loro.
I nostri bambini sono la nostra immagine e somiglianza che non deve essere minimamente macchiata da questi fatti.
Io non so che parole dire e vorrei che il nostro mondo... >
< Purtroppo Signora non possiamo cambiare il corso degli eventi > fece Gabriele interrompendola < E mi scusi se ho preso la parola io, ma insieme potremmo essere forti nel cambiare il nostro destino. Non dipende solo da noi bambini ma da noi adulti. E vorrei tanto che tutto ciò si possa realizzare. Ma le mie madre non hanno tutti i privilegi che avrebbero una mamma e un papà che hanno un figlio o più mentre cercano di mandare avanti una famiglia tra tante difficoltà.
Anche le mie madri hanno molta difficoltà. Dal primo momento che m i hanno visto e adottato, le mie madri non mi hanno mai fatto mancare niente. Ed io non posso fare altro che ringraziarle.
Ringraziare il buon Dio perchè al mondo mi ha fatto incontrare delle brave donne come loro.
Ringraziare ogni giorno che mi sveglio e vedo gli sguardi concitati e pieni d'amore che la mia famiglia mi dimostra ogni giorno.
Io non posso far altro che ringraziare.
E mi dispiace essere troppo ripetitivo, ma non riesco a trovare altre parole. >
< Sai Gabriele, io non ho mai conosciuto un bambino così speciale come te. >
< Invece sì che l'ha conosciuto, signora: si tratta di suo figlio. >
< Hai ragione. >
mentre quell'incontro fui sancito ancora una volta da un abbraccio sincero, Gabriele si fece trascinare mano nella mano con quella donna tra lo stupore generale.
Tutti i genitori presenti chiedevano che fossero state le sue madri a fare in modo che il bambino potesse entrare in scena, ma non fu così.
E mentre l'applauso si levò proprio solo da Azzurra e Veronica, toccò proprio a Gabriele togliere lo sguardo sorpreso e imbarazzato che si dipingeva negli occhi degli adulti.
Gabriele prese un foglietto che teneva nascosto nel suo giacchetto, aprendolo tra gli sguardi curiosi dei presenti.
< Ho voluto scrivere qualche parola questa notte in modo che voi mi possiate ascoltare. Spero di essere abbastanza chiaro in modo che voi possiate capire le mie ragione. >
Un silenzio profondo e il giovane bambino cominciò a parlare accanto proprio a quella donna di cui aveva fatto appena conoscenza
< Siamo stati portati su questo mondo per un solo compito: vivere in mezzo a tutti noi avendo rispetto per il prossimo.
E visto che purtroppo da qualche tempo a questa parte tale rispetto è tramutato in odio e in irragionevolezza, ho creduto bene che il modo per cercare il nostro amore in questo universo, è parlare verso coloro che adesso stanno in silenzio e che non mi sopportano.
Solo perchè ho due mamme invece che una mamma e un papà, ciò non vuol dire che io non abbia dei diritti come voi.
Voglio vivere felice in questo mondo e lo voglio fare con le mie madri finché il tempo me lo permetterà.
Perchè io crescerò e un giorno di questi diventerò un adulto come voi, sperando di essere speciale come un bambino e responsabile come una persona grande come credo fermamente che lo siate tutti voi,
ma per fare ciò dipende tutto da voi: dalle persone che mi circondano e da quelle persone che non mi comprendono e che vivono nell'indifferenza.
Io dovrei cancellare tale sentimento, ma tra i miei occhi sarà impossibile.
Spero però che dentro la vostra indifferenza, voi possiate amare un bambino sconosciuto che sta cercando quegli attimi di gloria che sicuramente in tale momento avrebbe sicuramente evitato.
Ma la parola adesso sta a voi. E in quel silenzio concitato che mi fate capire che voi stiate ascoltando in silenzio, io prego la vostra anima di cambiare. In meglio. >
E subito dopo aver piegato quel foglietto e averlo riposto dentro il suo giubbotto, un applauso concitato si levò in tutta l'aula magna mentre il sorriso sincero si dipinse sul volto del giovane bambino.
Un applauso che duro svariati minuti mentre Antonella attirò la sua attenzione dicendole che ce l'aveva fatta.
< Non sono stato solo io > fece il bambino < Ma ringrazio tutti voi. Coloro che vogliono bene alla vita e in fondo al loro cuore amano il prossimo. Amano me. >
E mentre Azzurra e Veronica raggiunsero il suo bambino congratulandosi con lui, vollero sapere com'era possibile che un bambino di soli dieci anni abbia potuto scrivere un simile discorso da solo.
< Certe volte le parole escono da soli mentre gli occhi attenti scandiscono tali momenti > spiegò il bambino < Ma se sono riuscito a trovare tali parole, è solo grazie a voi. >
< Tesoro mio. Ti amiamo tantissimo. >
E mentre l'applauso non accennava a finire, Gabriele si sentiva amato come non mai.
E per la prima volta nella sua esistenza, anche rispettato da quegli adulti sconosciuti che avevano gettato i loro stessi figli nell'indifferenza e in una spirale proibita che nessuno mai avrebbe potuto credere possibile.

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