La lettera

di Hinata_Dincht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Ripetizioni ***
Capitolo 3: *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo 4: *** Lezioni di volo ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


Chiusosi la porta alle spalle, Kei Tsukishima sussultò leggermente nel notare la figura di Tetsurou Kuroo appoggiata al muro, in evidente attesa di qualcuno.
Kei si sistemò nervosamente gli occhiali e salutò con un semplice cenno del capo e un mormorio inudibile.
Tetsurou si illuminò nel riconoscerlo, ed un piccolo sorriso sghembo si formò sul suo volto – Tsukki! – Gli battè una mano sulla spalla. – Non è che hai visto Kenma? -
- No. - rispose piccato Kei, prendendo le distanze dall’altro.
- Hai controllato sotto i cuscini del divano? Di solito si nasconde lì. -
- Perché non entri e lo cerchi tu stesso? - le labbra di Kei si mossero involontariamente in un ghigno – O hai paura di non saper rispondere all’indovinello? -
Tetsurou si lasciò scappare una mezza risata. – Oh, Tsukki! Mi sembra molto rude entrare nelle Sale Comuni altrui senza essere invitato, è un comportamento che non si addice per nulla alla mia Casa. -.
Divertito, Kei sbuffò dal naso al pensiero di tutte le volte che i Grifondoro erano sgattaiolati in qualche area del castello a loro preclusa, che fosse giorno oppure notte.
C’era stata quella volta in cui, a San Valentino, Ryuunosuke aveva aspettato che uno studente di Cornovero entrasse nella torre per sgattaiolare dentro ed evitare l’indovinello – non ci sarebbero state speranze per lui, altrimenti. Una volta all’interno aveva usato un incantesimo di amplificazione per decantare il suo amore a Kiyoko, che per tutta risposta non aveva staccato gli occhi dal libro sulla Storia di Hogwarts che stava leggendo.
C’erano poi state le innumerevoli sortite notturne di Shouyou Hinata per introdursi nelle segrete di Serpeverde, di cui tutti erano venuti a sapere una volta che il custode notturno lo aveva beccato di fronte al dipinto della Signora Grassa, dimentico della parola d’ordine.
Fra i Corvonero, pochi avevano visitato le Sale Comuni delle altre Case. Keiji andava spesso nel seminterrato a dare ripetizioni di Incantesimi a Koutaro, ma a quanto Kei ne sapesse, era sempre stato scortato all’interno, non si era mai introdotto.
Kei, da parte sua, non aveva mai avuto il coraggio – o la motivazione - di lasciare la torre di Corvonero e, sebbene Tadashi fosse stato smistato in Tassorosso, i loro incontri si svolgevano sempre al di fuori delle proprie Sale Comuni, più comunemente in Biblioteca.
In ogni caso, sebbene Kei non l’avrebbe mai ammesso, era fermamente convinto che a Tetsurou non mancasse nè l’ardire nè l’acume per entrare nella torre di Corvonero, ma che se ne stesse lì fuori ad aspettare per sua precisa volontà. Non era nemmeno una sua personale convinzione, ma più un dato di fatto. Infatti, girava voce che il Cappello Parlante si fosse preso un bel po’ di tempo a pensare seduto sulla testa di Tetsurou, smistandolo infine in Grifondoro, seppure Corvonero sarebbe potuta essere un’altra valida Casa per lui.
Tetsurou sbuffò scontento, scuotendo così Kei dai suoi pensieri.
- Peccato che tu non l’abbia visto, volevo consegnargli la lettera che mi è arrivata via gufo dai suoi genitori. -
Kei strinse le labbra, infastidito. Kenma e Tetsurou avevano un legame speciale, non c’era ombra di dubbio: erano cresciuti insieme, essendo le loro famiglie vicine di casa in un sobborgo di Londra. Fatto abbastanza curioso, considerando che Tetsurou fosse nato da una famiglia di maghi Purosangue e Kenma da Babbani. Tornando alla lettera, ragionava Kei, probabilmente i genitori di Kenma avevano chiesto al padre di Tetsurou di mandare un Gufo per loro, non essendo pratici di lettere e animali rapaci. Eppure c’era quel pensiero intrusivo che si insinuava nel suo cervello e lo disturbava: il loro, era un legame speciale.
Dopo un momento di silenzio, Kei si decise a sputare fuori: – Kenma dovrebbe uscire a momenti, se non vuole fare tardi per l’allenamento. -
Aveva già fatto qualche passo per raggiungere le scale quando la voce di Tetsurou lo raggiunse: - Perché non lo aspetti per scendere al campo? -
Kei lo guardò di sottecchi mentre l’altro si ravviava i capelli con una mano.
- Perché mai dovrei aspettarlo? Non sono mica sua madre. - sbottò infine infastidito.
- E dai, Tsukki! Aspettalo mentre chiacchieriamo un po’. -
Kei spostò il peso da un piede all’altro, sulle spine. Una piccola parte di sè era compiaciuta dalla proposta ricevuta, quasi lusingata; ma l’altra, che tendeva a prendere il sopravvento, doveva ancora accettare la sua inspiegabile attrazione per Tetsurou Kuroo.
Kei aveva ricordi di Tetsurou già dal primo anno per via di Kenma. Non che Kei e Kenma fossero conoscenti, ben che meno amici, all’epoca – avevano pur sempre un anno di differenza -, ma Tetsurou gironzolava spesso vicino alla torre Ovest, dove un Grifondoro certamente attirava l’attenzione. Più tardi durante l’anno, un Kei undicenne era sinceramente rimasto colpito da Tetsurou, quando l’aveva visto giocare la sua prima partita di Quidditch da titolare in qualità di Portiere. Il suo interesse si sarebbe fermato ad una mera stima sportiva se non fosse che, al terzo anno, Kei decise di entrare nella squadra di Quidditch di Corvonero.
Il capitano Kita ne aveva riconosciuto non solo la forma fisica ma anche gli incredibili riflessi e la capacità predittiva e gli aveva assegnato l’importante compito di difendere i tre cerchi blu e bronzo*. In altre parole, aveva assegnato a Kei il ruolo di Portiere.
Tetsurou era venuto a sapere da Kenma, che giocava come Cercatore per Corvonero, che un nuovo portiere era stato scelto ed aveva insistito per conoscerlo.
Fu così che un giorno in biblioteca, fra una lezione di Pozioni ed una di Trasfigurazione, uno scocciato Kenma aveva presentato Tetsurou a Kei e viceversa. Kei era rimasto turbato dalla valanga di parole che l’altro gli aveva vomitato addosso – fra cui uno spassionato elogio alla funzione del Portiere - e ancor di più dalla promessa che gli aveva estorto di allenarsi insieme. Kei aveva finito con l’entrare in ritardo alla lezione di Trasfigurazione, causando la perdita di cinque punti ai Corvonero.
Furono gli allenamenti con Tetsurou che diedero il colpo finale a Kei. Non erano frequenti, poiché di solito il campo era prenotato dalle Case e perché gli orari di Kei e Tetsurou raramente combaciavano. In più, Tetsorou, essendo al quinto anno, era impegnato con la preparazione dei G.U.F.O., a cui dedicava tanto tempo quanto al Quidditch. Il primo incontro fu un mezzo fiasco, con una ritirata nella Torre Ovest da parte di Kei, che, troppo nervoso, non aveva parato neppure un colpo di Pluffa. Tuttavia, dopo una serie di insistenti bigliettini incantati lanciati da Tetsurou attraverso i tavoli di Grifondoro e Corvonero nella Sala Grande, e finiti nel té mattutino di Kei, questi aveva deciso di dare una seconda possibilità ai loro allenamenti privati.
Indubbiamente imparò moltissimo da Tetsurou, dall’equilibrio perfetto sulla scopa, agli slanci per rispondere alle finte; ma imparò moltissimo anche di Tetsurou. Per esempio, quanto fosse gentile, determinato e appassionato; ma anche intelligente, spiritoso e un po’ infantile quando veniva battuto. Con l’incedere dell’anno, Kei si ritrovò a bramare i loro rari incontri, iniziando però ad avere sospetti sulle sottostanti motivazioni.
Al quarto anno, quando agli allenamenti privati si aggiunsero anche Keiji, come Battitore, e Koutaro come Cacciatore, Kei provò un’intensa frustrazione al riguardo perché i loro incontri avevamo perso l’accezione di privato. Questo aggiunto al fatto che l’adolescenza aveva duramente colpito Kei, furono una conferma ai suoi sospetti: Tetsurou non era solamente una persona che stimava, ma era una persona per cui provava attrazione.
Da quel momento in poi, Kei aveva preso le distanze dai loro allenamenti e, più in generale, da Tetsurou. Aveva deciso di rigettare completamente la sua epifania e chiudersi nel bozzolo piuttosto che affrontare un argomento così spinoso con se stesso e con Testurou; il quale, perdipiù, era uno degli studenti che vantava più fangirl ad Hogwarts. Come risultato, al quinto e presente anno di Kei, non avevano avuto nessun allenamento privato.
Fu dunque con una certa esitazione che Kei, invece di scappare all’interazione con Tetsorou, decise di rimanere e torturarsi, seppur dolcemente, con una conversazione.
- Dunque, come vanno gli allenamenti? - chiese Tetsurou con un sorriso.
- Bene - sbuffò Kei, distogliendo lo sguardo. – Sono le partite che vanno male. -
Tetsurou scoppiò in una delle sue risate sguaiate. – Sì, nell’ultimo incontro, i Serpeverde vi hanno decisamente stracciato! La combo Kageyama-Oikawa non perdona. Perdipiù, i fratelli Miya hanno tentato più volte di buttarti giù con i Bolidi, se non sbaglio. -  
- Prestavi molta attenzione- insinuò Kei, al che ricevette come risposta un’alzatina di spalle divertita. - Almeno, non abbiamo fatto la vostra figuraccia contro i Tassorosso. -
- Non so di che parli. -  rispose Tetsurou noncurante controllandosi le unghie.
- Parlo del fatto che quell’idiota di Hinata non sa contare e ha preso il boccino facendo finire la partita a favore dei Tassorosso- sogghignò Kei. In quella partita, Koutaro da solo aveva segnato 160 punti, per la felicità di Keiji che era seduto sugli spalti accanto a Kei. Quando Shouyou aveva afferato il boccino facedo finire la partita con 190 a 200 per i Tassorosso, Kei non aveva potuto trattenere una risatina compiaciuta, rinforzata poi dalla visione della faccia pietrificata di Tetsurou.
- Sì, Shouyou avrebbe dovuto studiare un po’ di più alla scuola dei Babbani. - sospirò Tetsurou. Poi all’improvviso sogghignò: – A proposito di studiare, ho sentito che hai qualche problema in Trasfigurazione. -
Colto di sopresa, Kei si irrigidì, sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Non so chi te l’abbia riferito, ma i miei incantesimi di Trasfigurazione funzionano benissimo-.
- Ho sentito che la tua coppa aveva ancora le piume**. - insinuò Tetsurou.
- Non sapevo che tu fossi un esperto in Trasfigurazione di uccelli. - s’impettì Kei.
Tetsurou tacque per un momento, poi sorrise sornione e disse soltanto: - Sono del settimo anno, è ovvio che io ne sappia di più di Trasfigurazione d’uccelli. -
Kei si inalberò confuso per un momento, ma l’apertura della porta della torre interruppe il loro scambio di battute. Kenma Kozume ne uscì svogliatamente, con una borsa sportiva in una mano e la sua Firebolt nell’altra, e li salutò non particolarmente sorpreso di vederli parlare lì.
- Oh, Kenma! Ti aspettavo per darti questa lettera da parte dei tuoi genitori. -
Tetsurou gli porse una busta biaca con ceralacca rossa. Kenma la guardò inespressivo per qualche secondo e poi borbottò un “grazie”.
Tetsurou si congedò, non prima di aver lanciato una frecciatina a Kei: - Se vuoi delle ripetizioni di Trasfigurazione, sai dove trovarmi! -
Kenma guardò interrogativo Kei, mentre questi incassava il colpo.
Si avviarono lungo le scale in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Una volta all’aperto, Kei rabbrividì per i venti freddi di novembre che servirono però a calmarlo dopo la frustrante conversazione avuta con Tetsorou.
- Sai, - disse all’improvviso Kenma, - questo è l’ultimo anno di Tetsurou. -
Kei gli lanciò un’occhiata, facendosi attento.
- I miei genitori mi mandano una lettera alla settimana, la domenica- continuò Kenma. Kei fece una smorfia, confuso dal salto di argomenti: ma dove voleva andare a parare?
- Una volta alla settimana, consegnano una lettera al padre di Tetsurou che manda un gufo ad Hogwarts- proseguì, iniziando a scartare la busta che teneva ancora in mano. – Questa è la quinta lettera che ricevo questa settimana. -
Kei si fermò e si voltò verso di lui, con l’espressione più confusa del mondo: perché diavolo Kenma gli stava raccontando dei suoi scambi epistolari con i genitori?
- Kuroo non aspetta me, fuori dalla porta. - esplicitò Kenma, sventolandogli il contenuto della busta sotto il naso: un foglio bianco.
Pian piano, la realizzazione si fece strada nella testa di Kei.
- Certo che sei lento per essere un Corvonero - sbuffò Kenma, che ormai lo aveva lasciato indietro di qualche passo. – È il suo ultimo anno! –
Kei lo raggiunse qualche minuto più tardi.

Durante tutto l’allenamento di Quidditch, parò sì e no tre lanci. Era troppo impegnato a pianificare come intrufolarsi nella Torre di Grifondoro per prendere ripetizioni di Trasfigurazione di uccelli.
 


* nel libro, i colori di Corvonero sono blu e bronzo.
**si riferisce a Feraverto: incantesimo per trasformare animali in coppe piene di acqua.
 
Salve a tutti/e!
Questa è la mia prima storia di Haikyuu e sono secoli che non scrivo, quindi abbiate doppiamente pietà di me. Piccola nota: ho deciso di chiamare i personaggi principalmente per nome perché li ho inseriti in un contesto più occidentale.
Spero che questa piccola one-shot vi piaccia! Vi leggo nei commenti :)

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Capitolo 2
*** Ripetizioni ***


Kenma prese un sorso di succo di zucca e spostò il cavallo, il quale distrusse la regina di Tetsurou.

- Non è divertente se non ti impegni. – sbuffò, guardando di sottecchi l’amico. – Scacco matto. –

Tetsurou alzò le mani a mo’ di scuse, e fece cadere il proprio re in segno di sconfitta.

Kenma osservò sovrappensiero la scacchiera che magicamente si ripuliva dai detriti della partita.

- Allora, vuoi dirmi perché siamo veramente qui? - si decise a chiedere. Non era abituato al silenzio di Tetsurou. – Perché di certo non è per giocare a scacchi. –

Tetsurou sussultò, prima di aprirsi in un sorriso poco convinto: - Ci deve essere una ragione per passare del tempo con… -, ma fu interrotto dall’ennesimo sbuffo di Kenma.

- Per favore, taglia corto. -

Tetsurou, in evidente difficoltà, si grattava il capo cercando una maniera per iniziare il discorso.

Kenma sospirò di nuovo: - Si tratta per caso di Tsukishima? –

Allarmato, Tetsurou si guardò intorno per accertarsi che nessuno stesse origliando la loro conversazione; per sua fortuna, la Sala Grande non era ancora affollata e solo qualche capannello di studenti sedeva a distanza di sicurezza, chiacchierando nell’attesa della cena.

- Come fai a saperlo? – borbottò Tetsurou, adocchiando un gruppetto di Corvonero che aveva appena varcato la soglia. Falso allarme: erano del primo o secondo anno.

Kenma alzò un sopracciglio, scettico – Senti, vuoi dirmi di cosa si tratta esattamente? –

Tetsurou spostò finalmente lo sguardo su di lui.

- Non so da dove cominciare. -

- Dall’inizio. Per esempio, cos’era quella storia delle ripetizioni di Trasfigurazione? –

Tetsurou si lasciò sfuggire una risata. – Ho sentito dire che Kei ha qualche problema con Trasfigurazione. –

- Da chi l’hai sentito dire? –

- Da Keiji. –

- Da Keiji, che l’ha saputo da Bokuto, il quale ne parlava con Tadashi al tavolo dei Tassorosso? –

Tetsurou sorrise sornione. – Ogni tanto il tuo acume mi terrorizza. –

Kenma tacque per un momento senza commentare. - Ebbene? –

Tetsurou prese un lungo respiro prima di iniziare a raccontare. Ebbene, una settimana prima, Kei si era inaspettatamente presentato davanti all’aula di Difesa contro le Arti Oscure quando i Grifondoro e i Tassorosso del settimo anno ne stavano uscendo. Koutaro era rimasto così felicemente sorpreso di vederlo lì che, se non ci fosse stato Koushi a trascinarlo di peso verso la lezione successiva, Kei e Tetsurou non avrebbero avuto alcuna chance di parlare. Nei pochi minuti a disposizione, con la sua solita aria strafottente che tanto stuzzicava Tetsurou, Kei gli aveva detto che avrebbe accettato un paio di ripetizioni di Trasfigurazione, aggiungendo con un sorrisetto arrogante che lui avrebbe potuto ricambiare con qualche lezioncina di volo. Si riferiva al fatto accaduto il weekend precedente, durante la partita Serpeverde contro Grifondoro, quando Atsumu Miya aveva centrato con un Bolide lo stomaco di Tetsurou, facendolo quasi cadere dalla scopa. Il Kuroo fanclub aveva protestato fortissimo a questo atto spudoratamente vile perpetrato dalla squadra di Serpeverde, ma l’arbitro non aveva segnalato alcuna infrazione. Tetsurou aveva incassato bene la frecciatina, accettando le lezioncine di volo a condizione che Kei riuscisse a trasfigurare la sua coppa senza ombra di piume. Kei aveva sbuffato, nascondendo male l’aria divertita, ed era scappato con la scusa di avere Erbologia con i Serpeverde e non voleva assolutamente rischiare di sedersi di fianco a Kageyama. Se ne era andato così velocemente che Tetsurou non aveva avuto nemmeno il tempo di chiedere la data e il luogo.

Dunque, Tetsurou aveva aspettato diligentemente la cena nella Sala Grande e, dopo uno scambio di bigliettini incantati, che avevano rischiato più volte di essere intercettati dalle grinfie curiose di Ryuunosuke e Shouyou, si erano accordati per vedersi la sera seguente nella Sala dei Trofei alle nove di sera.

Kenma alzò un sopracciglio, scettico: - Perché nella Sala dei Trofei? -

Tetsurou lo fissò seriamente e rispose: - Non potevo certo invitarlo nella Sala Comune dei Grifondoro! Non oso pensare alla punizione che Daichi mi avrebbe rifilato se non mi avesse trovato a letto, ma davanti al caminetto a trasfigurare animali con un Corvonero. – rabbrividì. – E poi, nessuno va più nella Sala dei Trofei da quell’incidente. -

Kenma dovette dargli ragione. L’anno precedente, Tora e Ryuunosuke, ubriachi di Whiskey Incendiario, si erano introdotti di notte scortati da Tetsurou, nella Sala dei Trofei per rubare la Coppa di Quidditch da poco assegnata ai Serpeverde. Poco stabili sulle gambe, avevano finito col fare un chiasso tremendo urtando contro mobili e ferraglia, richiamando sul posto il custode notturno. Tetsurou li aveva salvati all’ultimo, rinchiudendoli all’interno di un paio di armature medioevali e facendoli fluttuare minacciosamente verso il povero custode, il quale se l’era data a gambe impaurito. Il giorno seguente, né Tora, né Ryuunosuke avevano alcuna memoria dell’accaduto, ma in tutta la scuola si mormorava già che nella Stanza dei Trofei si annidassero due entità maligne.

- Ok, vai al punto. Cos’è successo la sera dell’incontro? – chiese Kenma, sbuffando.

- Cosa vuoi che sia successo? – borbottò Tetsurou.

Durante la cena, quella sera, Tetsurou aveva dovuto pagare Tora con dieci Cioccorane perché distraesse Daichi dando fuoco alla tovaglia. Con questo diversivo, era sgattaiolato verso l’uscita, dove si era imbattuto in Koutaro. Per fortuna, questi non gli aveva prestato troppa attenzione, immerso com’era in una fitta conversazione di strategia di gioco con Asahi e Noya. Aveva dunque raggiunto il terzo piano, dove Kei lo stava aspettando con gufo in spalla, indispettito dal suo leggero ritardo. Dopo aver ribattuto qualcosa – “Non è forse vero che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere?”, “No.” -, Tetsurou aveva proceduto col fraternizzare con il gufo di Kei, un esemplare piccolo, di un bruno scuro e dagli occhi dorati. Aveva scherzato sul fatto che Kei ed il gufo si assomigliassero per via dell’espressione imbronciata, al che si era beccato una doppia occhiata truce. Si era poi esibito in una chiara dimostrazione delle sue capacità trasfigurando vari oggetti nella stanza nei più disparati uccelli, dal fenicottero al pavone al tacchino – “Ah, è questo che intendevi quando dicevi di essere un esperto di Trasfigurazione di uccelli.” –, ma ben presto aveva dovuto farli tornare della loro forma originaria per via del crescente numero di piume e starnazzi. Quindi, fattosi più serio, Tetsurou aveva mostrato l’incantesimo di Feraverto, trasformando il gufo di Kei in un’elegante coppa dal bordo basso e ampio. Tetsurou omise di raccontare a Kenma che, fra un tentativo e l’altro, Kei gli aveva chiesto con una certa strafottenza se quello fosse il luogo in cui portava le ragazze del fanclub per fare colpo.

- No.- aveva risposto Tetsurou, correggendogli la posizione della mano. – Questo posto è un po’ troppo tetro per fare colpo. Preferisco un luogo un po’ più caloroso, diciamo, più accogliente. Tipo lo spogliatoio della squadra. –

Era stata una spacconata esagerata: nello spogliatoio, ci aveva portato una sola ragazza, al quarto anno, e mentre era impegnato in un alquanto umido bacio era stato beccato in flagrante dai compagni. Insomma, non proprio il momento più splendido della sua adolescenza.

- Le vuoi praticamente prendere per asfissia. – aveva commentato acido l’altro.

- Il testosterone funziona sempre. – aveva ammiccato Tetsurou e all’improvviso, con un colpo secco di bacchetta, Kei aveva trasfigurato il gufo in un perfetto calice alto.

– E niente, – tagliò corto Tetsurou – quando l’incantesimo gli è riuscito, se l’è filata con la scusa di avere una lezione di Divinazione molto presto, e se ne è andato a dormire. –

Kenma lo fissò prima di sospirare pesantemente, mentre il ricordo della suddetta sera si affacciava alla sua mente. Quando tutti erano già a letto, Kenma si era sistemato sul divano della Sala Comune, nascosto sotto ad una montagna di cuscini, a giocare con la sua Switch – artefatto Babbano che non aveva potuto abbandonare – e all’improvviso Kei si era palesato con passi pesanti e imprecazioni borbottate a fior di labbra. Con un gesto violento della bacchetta aveva spento il fuoco che ancora scoppiettava nel camino per poi dirigersi verso il Dormitorio. Sul momento non si era fatto troppe domande, ma tutto cominciava ad avere un senso.

- Mi dreni di tutte le forze, Kuro. – borbottò Kenma.

Tetsurou lo fissò irritato in attesa che continuasse.

- Mi sembra che tu non sia onesto con te stesso. Perché non hai fatto la prima mossa? –

Tetsurou, punto sul vivo, si drizzò sulla panca. – È che…-

Kenma gli fece cenno di continuare ad elaborare con la mano.

– È che non so come si fa, con i ragazzi. – lo disse senza guardare Kenma in faccia. Loro non parlavano mai di quelle cose. Forse Tetsurou aveva menzionato un paio di ragazze in passato, ma non era mai sceso nei dettagli; Kenma, da parte sua, non si era mai espresso in merito ad un interesse romantico per qualsivoglia essere umano. Il fatto che Kenma fosse a conoscenza dell’interesse di Tetsurou per Kei era un effetto collaterale della faccenda delle finte lettere, ma non ne avevano mai parlato apertamente. Non prima di allora.

- E quale sarà mai questa gran differenza? – sbuffò Kenma.

- Non so come si flirta con un ragazzo! – sibilò fra i denti Tetsurou, controllando ancora una volta che nessuno fosse abbastanza vicino da sentirli.

- Flirta come se fosse una ragazza. –

Tetsurou alzò gli occhi al cielo: la faceva facile, lui. – Ok, mettiamo che io ci provi normalmente, che io faccia lo spavaldo. Di solito riesco a capire se una ragazza ci sta da come risponde ai miei flirt. –

- Per esempio? – lo interruppe Kenma.

- Per esempio, se la ragazza s’imbarazza o arrossisce … -

- Tsukishima si sistemerebbe gli occhiali. –

- O se ride in maniera esagerata a quello che dico… -

- Tsukishima ti risponderebbe con una battuta acida per stuzzicarti. –

Tetsurou guardò l’amico con gli occhi sbarrati, cercando di computare quello gli era appena stato detto.

Kenma si alzò dalla panca e, impacchettando la sua scacchiera, pacatamente disse: - Smettila di cercare scuse. –

Tetsurou stava ancora fissando le venature del tavolo quando la voce di Kenma lo riscosse dai suoi pensieri: - Tsukishima è il primo della classe in Trasfigurazione, sta pure seguendo il corso per diventare Animagus. La cosa delle piume, gli è successa una volta sola, al terzo anno se non ricordo male. Quello che ha qualche difficoltà con l’Incantesimo è Tadashi. –

Tetsurou sgranò gli occhi.

- Non serve un Serpeverde per ingannarti. – sbuffò Kenma allontanandosi dal tavolo di Grifondoro per andare a sedersi a quello di Corvonero, vicino a Keiji.

Anche se, ragionava Kenma, se Keiji e Kei non fossero stati così intelligenti, sarebbero sicuramente finiti in Serpeverde.

***

 

Ciao a tutti/e!

Non ho resistito all’idea di ampliare un po’ la one-shot che avevo scritto e, ahimè, mi sono imbarcata in una mini-long (sperando che rimanga mini).

Piccolo appunto sulla Sala dei Trofei: sinceramente non mi ricordo se effettivamente le coppe di Quidditch vengano tenute lì, ma facciamo che è così.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio ancora moltissimo chi ha recensito la storia, apprezzo molto il vostro supporto.

Alla prossima ;>

 

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Capitolo 3
*** Corsa contro il tempo ***


– Mi sembra di vedere un pollo. Stramazzato a terra. No, no, aspetta. – Tobio girò di centottanta gradi la tazzina, fissandola intensamente. – Forse è un corvo che vola. Secondo te, che vuol dire? –

Kei prese la tazzina con le foglie di tè, ci guardò dentro per qualche istante e poi la posò sul piattino.

– Secondo me vuol dire che sei un idiota. – bisbigliò con un ghigno.

Se uno sguardo avesse potuto uccidere, Kei sarebbe morto all’istante. A salvarlo da una fattura Orcovolante fu l’insegnante che dichiarò la lezione finita.

Tobio, borbottando improperi a fior di labbra, si alzò, raccolse i suoi libri e se ne andò, sotto lo sguardo sornione di Kei. Questi scese la scala a pioli* in coda agli altri studenti con ancora un sorriso soddisfatto stampato in faccia, quando la visione di Tetsurou nel corridoio fece mancare al cuore un battito e al piede l’ultimo gradino, risultando in un atterraggio goffo. Imprecando mentalmente, gli si fece incontro.

– Tsukki! – lo salutò radiosamente l’altro. Kei notò sulla faccia di Tetsurou un incipit di occhiaie e capelli più arruffati del solito e si domandò se l’aria leggermente sfatta fosse il risultato di una delle balordaggini notturne dei Grifondoro o l’intensificarsi dello studio in vista dei M.A.G.O..

– Che vuoi? – chiese scorbutico, pentendosi istantaneamente del suo tono immotivatamente scontroso. Dopo l’incontro nella Sala dei Trofei, Kei aveva speso ogni fibra del suo essere per evitare Tetsurou, ritrovandosi una volta costretto a rifugiarsi nel bagno delle ragazze del secondo piano pur di non scontrarvisi nel corridoio. Era ancora irritato dalla sua stessa reazione spropositata alla conversazione che avevano avuto riguardo ai luoghi che Tetsurou usava per “fare colpo”. Da una parte, si era risentito del fatto che Tetsurou avesse scelto un posto a sua detta “tetro” per il loro incontro, e dall’altra si era infuriato con sé stesso per essersi illuso di avere una chance con lui. Non poteva credere di aver ceduto così stupidamente alle insinuazioni di Kenma e aver tentato una parziale apertura verso Tetsurou, dopo tutti gli anni passati a fortificare con fatica la sua chiusura totale, strato di mattoni dopo l’altro. Inoltre, nel calderone di emozioni che lo tormentava, capeggiava la vergogna di aver reagito in maniera così stizzita di fronte all’evidente eterosessualità di Tetsurou, scappando come un cane rabbioso nella torre Ovest. E a coronare questi sentimenti negativi, c’era l’amara consapevolezza dell’ingiusto trattamento che stava riservando a Tetsurou per aver spazzato i castelli in aria che si era costruito da sé.

Fu quindi sollevato dalla risata di Tetsurou di fronte alla sua scontrosità.

– È proprio vero che non ti si può parlare di mattina. – commentò l’altro, sorridendo sornione.

Kei si sistemò gli occhiali sul naso, cercando di nascondere la vergogna. Si irrigidì quando Tetsurou gli passò il braccio intorno al collo, conducendolo giù per le scale a passo veloce.

– Allora, a quando queste lezioncine di volo? –

Kei lo guardò stralunato, mentre con la coda dell’occhio a malapena si accorgeva delle persone che gli passavano a fianco.

Tetsurou liberò il braccio, allargando il sorriso. – Non ti ricordi? Se tu avessi trasfigurato una coppa senza l’ombra di piume, avrei accettato delle lezioni di volo da te. –

Kei dovette allargare il passo per stargli dietro.

– Domenica giocherete la prossima partita, vero? – proseguì Tetsurou, facendo da spartiacque nel corridoio gremito di studenti. – Dunque, prima di domenica non sarà possibile. Facciamo la settimana prossima, mercoledì alle sei. Ho controllato, il campo è libero. –

Kei annuì soltanto, affrettandosi per non rischiare di perdere il filo del discorso fra il chiacchiericcio assordante.

Quando Tetsurou si fermò di colpo, Kei gli finì quasi addosso. Non si era reso conto di essere arrivato di fronte all’aula di Incantesimi dove avrebbe avuto la lezione successiva.

– Devo scappare, domenica verrò a vedervi giocare! –

Detto questo, Tetsurou gli scoccò un ultimo sorriso, si voltò e partì di gran carriera verso il piano inferiore, lasciando Kei frastornato a capire cosa fosse appena accaduto.

Tuttavia, non riuscì a darsi una spiegazione convincente e i seguenti due giorni passarono in un caos generale a cui faticosamente riuscì a mettere le briglie. In un tormento interiore crescente, sbottava più facilmente con gli altri e sbagliava gli incantesimi durante le lezioni che a malapena seguiva. Il sabato fu una tortura passata come sulle spine, fra il letto, la Sala Comune e la Sala Grande, dove evitava il più possibile le conversazioni, scegliendo accuratamente il proprio posto a fianco di persone silenziose, come il capitano Kita o Kenma. Fortunatamente, Tadashi non cercò di approcciarlo, probabilmente teso per la partita del giorno seguente.

La nebbia che aveva nella mente si dipanò soltanto il giorno seguente, quando si ritrovò stretto in un abbraccio circolare con i suoi compagni di squadra, vestito in blu e bronzo. Una sensazione calda si diffuse nel petto quando incontrò il sorriso determinato degli altri Corvonero, e i muscoli si tesero nell’insolita urgenza di scendere in campo.

– Il piano è chiaro a tutti? – chiese pacatamente Kita, facendo passare lo sguardo da un volto all’altro. – Bene, allora andiamo! –

Detto questo, uscirono allo scoperto sotto lo scrosciante applauso delle tifoserie blu e bronzo. Mentre sfilava a mascella serrata dietro ad Aran e prendeva il volo per posizionarsi di fronte ai cerchi, tutto in lui urlava: “Guardami!”. Fu solo quando gli inconfondibili “Hey! Hey! Hey!” esplosero nell’aria insieme ad urla impazzite sugli spalti nero e gialli che la tensione si chetò per dare spazio ad una concentrazione assoluta. La presenza ingombrante di Koutaro, sorridente e ammiccante in mezzo al campo, lo faceva tremare e gli inumidiva le mani. Strinse forte il manico della scopa e cominciò a studiare la formazione avversaria. Di fianco a Koutaro, Tadashi, nominato Cacciatore del Tassorosso a settembre, sembrava che stesse per vomitare il pranzo. Poco più indietro, Asahi, terzo Cacciatore, così comicamente grosso sulla sua scopa, riceveva pacche incoraggianti da Morisuke e Noya, i due Battitori. Vicino agli anelli avversari, Kei riusciva a malapena a distinguere Koushi e la novellina Cercatrice, Yachi.

Il fischio d’inizio giunse come d’improvviso e le palle furono in campo. Kei incontrò brevemente lo sguardo di Kenma, prima che questi prendesse quota, scambiandosi un breve cenno: era iniziata.

La Pluffa fu subito in possesso di Koutaro.

Kei non ebbe tempo di spaventarsi della sua espressione esaltata, come di una belva che ha localizzato la sua preda, che subito se lo ritrovò in area di tiro. Ma ecco all’improvviso che un Bolide, tatticamente direzionato da Kita, sfiorò la spalla di Koutaro nel momento stesso in cui la Pluffa stava per lasciare la sua mano: fu sufficiente per smorzare l’attacco. Kei si lanciò verso l’anello di sinistra, tendendosi con tutto il suo corpo ed il suo spirito, riuscendo a bloccare la Pluffa con l’avambraccio, facendola rimbalzare e poi precipitare. Con un tuffo, Akane si fiondò a recuperarla, seguita senza successo da Asahi. Mentre la Pluffa passava da Aran a Kiyoko verso i cerchi avversari, Kei prese un profondo respiro per calmarsi: seppure il colpo di Koutaro si fosse fiaccato grazie all’interferenza del Bolide, era riuscito a malapena a pararlo.

Tuttavia, il piano del capitano Kita si stava già mettendo in moto ed il compito di Kei era di parare i primi tre tiri di Koutaro. Secondo le stime di Keiji e Kita, il suo morale ne avrebbe risentito così tanto da lasciare loro almeno una decina di minuti di calma, evitando quindi di subire continuamente il suo attacco. Per questo motivo, il capitano Kita avrebbe supportato Kei dall’alto, reindirizzando i Bolidi specificamente verso Koutaro in una vera e propria missione di disturbo. Keiji, invece, aveva come target i Battitori avversari che, seppur minuti, avevano una velocità e una precisione pericolose e che, insieme a Koutaro, costituivano la minaccia principale. Akane era stata incaricata di recuperare velocemente la Pluffa quando le ricezioni di Kei si facevano sporche e di passarla subito ad Aran o Kiyoko, le due punte di lancia della formazione. Infine, le loro chance di vittoria stavano nelle mani di Kenma, che avrebbe dovuto afferrare il boccino velocemente, prima che il morale di Koutaro si riprendesse. Una corsa contro il tempo; per quanto fragile, questo era l’unico piano con cui avrebbero potuto sconfiggere la potenza d’attacco dei Tassorosso.

La Pluffa era di nuovo caduta in mano avversaria con un niente di fatto, e si stava dirigendo ad una velocità impressionante, stretta fra le grosse braccia di Asahi, verso Kei, il quale però non staccava gli occhi da Koutaro. Il Bolide questa volta arrivò con anticipo, tagliando la traiettoria di Koutaro che dovette virare verso l’alto. Kei si accorse troppo tardi che la Pluffa era passata dalle mani di Asahi a quelle di Tadashi, il quale l’aveva reindirizzata verso il cerchio di destra. Si lanciò verso di esso e sebbene fosse riuscito a sfiorare la Pluffa con la punta delle dita, questo non fu abbastanza per fermarla: i primi dieci punti furono assegnati a Tassorosso.

– Scusa, Tsukki! – gli gridò Tadashi, mentre si allontanava con un ampio cerchio dalla zona di tiro.

“Sta’ zitto, Tadashi!” pensò inviperito Kei, facendo schioccare la lingua in segno di disappunto.

Il vantaggio dei Tassorosso non durò a lungo, perché Akane e Kiyoko, passandosi velocemente la Pluffa erano arrivate in area di tiro senza nessuna interferenza – Kei non avrebbe saputo dire se fosse stato grazie al supporto di Keiji o perché Noya e Morisuke non volessero colpire le due ragazze con dei Bolidi – e con un preciso lancio, Kiyoko aveva centrato l’anello di sinistra. Dagli spalti blu e bronzo si doveva ancora levare un boato di vittoria che la Pluffa era tornata già in possesso di Koutaro, il quale si era lanciato in una carica solitaria. Kei si lasciò scappare un sorriso: stava cadendo nella loro trappola. Aran e Keiji iniziarono a stringere su di Koutaro, obbligandolo ad un lancio lungo, intercettato prontamente da Kei. Il capitano dei Tassorosso si lasciò sfuggire un’imprecazione a denti stretti, gettando un’occhiata ferina a Kei, che non si scompose.

“Ancora una.” pensò.

Tuttavia, non riuscì a fermare la carica successiva e quando Koutaro segnò levando le mani in aria, a Kei si strinse lo stomaco.  

All’improvviso, l’arbitro fischiò e tutti si guardarono intorno, stralunati. In alto, vicino ad una Yachi sull’orlo delle lacrime, Kenma teneva stretto il Boccino d’oro, mostrandolo ai compagni.

Fu la partita più breve della stagione, un totale di sette minuti e trentanove secondi, che finì con un venti a centosessanta per i Corvonero.

Kei non si rese conto di essere sceso a terra fino a che una pacca sulla spalla non lo risvegliò: il capitano Kita gli stava sorridendo con la sua solita aria pacata e incoraggiante. Davanti a loro, Akane e Kiyoko si stringevano in un abbraccio, l’una in lacrime e l’altra con un sorriso a trentadue denti, mentre Aran si complimentava con Kenma. Keiji, invece, in disparte, non aveva la faccia di uno che aveva appena vinto e sembrava essere immerso in pensieri ingarbugliati. Kei, seguendo il suo sguardo, notò come stesse fissando intensamente la schiena di Koutaro, il quale, suo malgrado, stava cercando di rasserenare gli altri Tassorosso. All’improvviso, la folla blu e bronzo irruppe nel campo per festeggiare la squadra vincente e Kei si ritrovò assediato da studenti adoranti del primo e secondo anno; Kenma cercava di svincolare da un gruppo insistente del settimo anno e fu salvato da Keiji e Aran che se lo caricarono in spalla per mostrarlo alla folla a debita distanza. Mentre un paio di studentesse gli si aggrappavano alla divisa esigendo attenzione con urletti acuti, Kei si sentì picchiettare ad una spalla. Quando si voltò, il cuore gli balzò in petto nel vedere il sorriso sghembo di Tetsurou ed ebbe l’impulso impellente di schiantare tutte le ragazzine pur di godere di quel contatto in santa pace.

– Bella partita, anche se corta! – esclamò Tetsurou al di sopra degli schiamazzi. – Ci si vede mercoledì. –

Detto questo, si voltò e si fece strada fra la folla per raggiungere Koutaro. Un’ansia inattesa pervase il petto di Kei in una morsa che gli bloccò l’espansione dei polmoni, mentre fissava la nuca di Tetsurou che si allontanava lentamente, ma inesorabilmente. Lo colpì allora il pensiero che Tetsurou non sarebbe stato lì a sorridergli, l’anno seguente, e una disperata e indefinita necessità iniziò a divorarlo da dentro. Era una corsa contro il tempo.

***

Kei, seduto sul divano fra Kenma e Keiji, osservava allibito Akane che si scatenava al ritmo di rock Babbano con Kiyoko. Non riusciva a spiegarsi dove trovassero le forze per muoversi. Sebbene la partita fosse durata pochi minuti, la tensione ed il nervosismo l’avevano drenato di tutte le forze: sentiva i tendini doloranti per la contrazione prolungata e la testa gli ciondolava spesso verso la spalla di Keiji.

La squadra di Quidditch era rimasta da sola nella Sala Comune, insieme a pochi altri studenti, qualcuno immerso in un libro, altri in baci nascosti dalle ombre create dal lampeggiare delle fiamme nel caminetto. Kenma sedeva con le ginocchia al petto, apparentemente assorto in una nuova impresa con la sua Switch; Keiji, invece, si limitava ad incitare Akane e Kiyoko, divertito; Aran ed il capitano Kita, accoccolati su due poltrone in disparte, chiacchieravano pacatamente, Kei non avrebbe saputo dire di cosa.

Combattuto se trascinarsi verso il letto senza farsi notare o se addormentarsi comodamente sul divano – Keiji avrebbe dovuto trasportarlo in braccio nel dormitorio con l’aiuto di qualcun altro –, Kei si ridestò all’improvviso quando la porta della Sala Comune si schiuse con un sonoro clock. I compagni, sull’attenti, si scambiarono uno sguardo interrogativo quando nessuno entrò. Con la bacchetta alla mano, Akane fu la prima ad avvicinarsi all’ingresso, seguita pochi passi più indietro da Aran. Spalancò la porta e saltò nel buio del corridoio, scomparendo per qualche secondo denso di tensione, per poi ricomparire con due bottiglie alla mano ed una faccia interdetta.

– È Whiskey Incendiario! – esclamò, alzando le spalle.

Un’improvvisa intuizione fece scattare le gambe di Kei verso l’uscita buia dove, dopo aver borbottato un “Lumos!”, la luce irradiata dalla sua bacchetta illuminò il corridoio. Gli sembrò di vedere un paio di mantelli che scomparivano giù per la scala, ma quando andò a controllare non trovò nessuno.

Tornato in Sala Comune, guardò stralunato il bicchiere pieno di un liquido color ambrato che Keiji gli stava porgendo.

– Kuro e gli altri verrebbero espulsi se li beccassero a contrabbandare bottiglie a scuola. – borbottò Kenma fissando il suo calice con un’espressione combattuta.

– Io non ho visto niente. – sorrise il capitano Kita, avviandosi verso il dormitorio insieme ad Aran e ad un’imbronciata Akane a cui era stato vietato categoricamente di toccare il contenuto delle bottiglie.

Una volta soli, i restanti membri della squadra di Quidditch unirono i bicchieri in un brindisi alla vittoria prima di buttare giù il liquido rovente. Mentre Kei stringeva forte gli occhi al sapore pungente, pregò che il Whiskey Incendiario gli desse il coraggio di un Grifondoro.

***

* La scala a pioli si riferisce al fatto che l'Aula di Divinazione è una specie di solaio a cui si accede attraverso una botola.

Ciao a tutti/e,

scusate il ritardo, ero a gozzovigliare in vacanza! Questo capitolo è un po’ un filler, ma non ho saputo resistere alla tentazione di cimentarmi nell’impresa di descrivere una scena sportiva. Spero di essere riuscita a rendere la scena (almeno un pochino!). Mi ci vorrà del tempo per scrivere il quarto (e ultimo?) capitolo, ma spero di aggiornare in un paio di settimane.

A presto ;>

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Capitolo 4
*** Lezioni di volo ***


 Vai da qualche parte? – chiese Keiji, senza staccare gli occhi dal suo tomo di Rune Antiche.

 Allenamento. Giù al campo. Con Kuroo. – borbottò sbrigativamente Kei, prendendo la porta della Sala Comune prima di dover dare ulteriori spiegazioni. Non che Keiji fosse il tipo da auto–invitarsi; piuttosto, Kei temeva che avrebbe potuto intuire il suo innaturale nervosismo ed indagare oltre. Cercava di camminare in maniera pacata per i corridoi del castello, senza affrettarsi, ma la stretta spasmodica sul manico della scopa avrebbe tradito la sua tensione di fronte ad un occhio attento.

Aveva speso gli ultimi giorni, passati lentamente come una tortura, ad ascoltare Tadashi parlare di Yachi (era il massimo che potesse fare per consolarlo dopo la partita di domenica), a stuzzicare Shouyou e Tobio durante le lezioni (senza alcun particolare motivo) e ad evitare con tutto sé stesso di guardare il tavolo dei Grifondoro durante i pasti: la sua tattica era quella di fare l’indifferente, anche se in cuor suo smaniava di trovare fra le fila i capelli spettinati di Tetsurou. Tuttavia, a pochi minuti dal loro incontro, non riusciva più a contenere l’irrequietezza ed il cervello fumava nel tentativo di mantenere le sue aspettative basse ripetendogli che quello era solo un allenamento, sebbene qualche pensiero speranzoso sfuggisse al suo controllo come una ciocca di capelli ribelli.

Quando, uscito all’aperto, finalmente vide in lontananza la figura di Tetsurou con la scopa appoggiata alla spalla, un formicolio familiare gli si diffuse al ventre e le mani iniziarono a sudargli. Le farfalle gli morirono presto in pancia quando l’altro lo incitò ad iniziare il riscaldamento per evitare di congelare al vento freddo di fine novembre. Fecero dieci giri di campo correndo, altri dieci di corsa calciata e, quando Kei pensava avrebbe sputato fuori un polmone, iniziarono con i piegamenti, lasciandolo profondamente disturbato dalla sua inferiorità fisica – ogni due flessioni di Tetsurou, lui ne faceva mezza. Dopo un’ora di tortura, Kei si sentiva accaldato malgrado il freddo e la debole pioggerellina. Quando Tetsurou si offrì di fare dei lanci per lui, Kei sbuffò divertito.

 Pensavo sarei stato io a dare delle lezioni a te. – constatò, lanciando un incantesimo per impermeabilizzare gli occhiali sportivi.

 Certo, così puoi mostrarmi come si para, maestro. – cantilenò l’altro, sfoggiando un ghigno sbilenco che colpì Kei direttamente appena sopra lo sterno.

L’estasi durò ben poco perché Tetsurou cominciò a lanciare spietatamente la Pluffa alternativamente a destra e a sinistra, senza una tregua, correggendo Kei dove sbagliava ed esultando quando riusciva a bloccare la palla con entrambe le mani. Col passare dei minuti i tiri si fecero sempre più potenti ed azzardati, costringendo Kei a virate rocambolesche ed estenuanti.

Quando Kei ormai aveva iniziato a considerare l’idea di fingere uno svenimento pur di avere una pausa, Tetsurou gli fece segno di scendere a terra, dove gli offrì qualche Zuccotto di Zucca sgraffignato durante il pranzo e del succo alla mela per reintegrare gli zuccheri.

A disagio nei suoi vestiti bagnati – più dal sudore che dalla pioggia –  e con i muscoli indolenziti dall’allenamento, Kei masticava a fatica, a debita distanza da Tetsurou, bramando solo una doccia ed il letto: quel sentimento che gli si rimestava da giorni nel petto era morto e sepolto dalla stanchezza e aveva lasciato lo spazio ad un mero desiderio di sopravvivenza.

Fu così che si mise a seguire docilmente Tetsurou, il quale si era proposto di riaccompagnarlo alla torre di Corvonero, per i corridoi deserti del castello – gli altri studenti dovevano essere ancora a cena o già ritirati nelle Sale Comuni, Kei non avrebbe saputo dirlo con sicurezza avendo perso completamente il senso del tempo. Non protestò nemmeno quando, al quarto piano, le scale cambiarono e Tetsurou prese la via più lunga, tant’era privo di forze. All’improvviso, Tetsurou si fermò davanti ad una statua, la fissò a lungo prima di voltarsi verso Kei e domandare: –  Ti va di fare un bagno? –

Kei si irrigidì all’istante, fissando gli occhi sulla statua che raffigurava Boris il Basito; dunque, la porta a fianco doveva essere quella del Bagno dei Prefetti. Kei non ci era mai stato, ma ne aveva sentito spettegolare parecchio; girava soprattutto la voce che il capitano dei Serpeverde, Oikawa, lo considerasse di sua proprietà e che Hajime Iwaizumi, sebbene non fosse ufficialmente autorizzato ad entrare, dovesse puntualmente trascinarlo fuori a forza.

 Avanti, farà bene ai nostri muscoli! – esclamò Tetsurou, accompagnandolo a mani aperte verso la porta.

Un brivido gli corse lungo la schiena quando Tetsurou si sporse verso la statua sussurrando la parola d’ordine “Porco rosso!” e si ritrovarono a varcare la soglia. La stanza era esattamente come gliel’avevano descritta Keiji e Kiyoko, dolcemente illuminata da un candelabro, con un’enorme vasca rettangolare in centro dove luccicavano un centinaio di rubinetti dorati.

Chiusa la porta, con un colpo di bacchetta Tetsurou azionò i rubinetti, da cui eruttò acqua colorata. Un profumo di legno di pino, mandorle e qualche nota di miele di castagno pervasero l’aria, mentre una schiuma soffice iniziava ad infittirsi sul pelo dell’acqua. Inebriato e frastornato dalla fragranza, Kei rimase imbambolato in mezzo alla stanza, a fissare i riverberi colorati delle bolle di schiuma; nemmeno si accorse che Tetsurou gli aveva già preso la scopa di mano per poggiarla insieme alla propria al muro.

 Che vuoi fare, il bagno da vestito? – lo punzecchiò Tetsurou, che aveva già fatto cadere la casacca a terra ed era intento a togliersi la maglia.

L’inaspettata vista della pelle ambrata di Tetsurou spinse Kei a togliersi velocemente gli occhiali, ringraziando per una volta la sua penosa miopia: il cervello non avrebbe retto.

 E tu girati! – sbottò allora, scatenando la risata dell’altro.

Voltandosi, Kei iniziò a togliersi uno strato alla volta, piegando accuratamente ogni indumento e riponendolo ordinatamente sul pavimento, dando così il tempo al suo cervello di rimbalzare fra un pensiero impanicato all’altro. Sfilatosi infine i pantaloni, giunse alla conclusione che tenere una distanza minima di quattro metri da Tetsurou ed evitare di metterlo a fuoco fosse la decisione più saggia per prevenire certe reazioni incontrollate.

Il rumore di uno scroscio d’acqua gli segnalò l’entrata in vasca del compagno, quindi chiese: –  Sei ancora girato? –

 Sì, Tsukki. – rispose Tetsurou, divertito. Allora, Kei si avvicinò al bordo della vasca, si tolse velocemente i boxer, rischiando di perdere l’equilibrio, e poi si lasciò cadere in acqua, al sicuro sotto uno spesso strato di schiuma. Dopo essersi assicurato che Tetsurou fosse solo un’indistinguibile massa rosa e nera dall’altra parte della vasca, rilassò i muscoli e si immerse completamente, prima di rispuntare in superficie. La temperatura dell’acqua era piacevolmente calda, avvolgente, ed il profumo dei bagnoschiuma gli solleticava il naso. Dopotutto, non era stata un’idea così cattiva.

Uno sbuffo divertito riportò l’attenzione al suo problema principale.

 Che c’è? – chiese sospettoso, stringendo gli occhi per mettere a fuoco, vizio incontrollabile che maledisse.

 Niente, sembri a tuo agio in acqua. – rispose l’altro, probabilmente con un’alzata di spalle (Kei non poteva vederlo, ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco). – Come stanno i muscoli ora? –

 Penso non riuscirei ad alzare le braccia nemmeno sotto l’effetto della Maledizione Imperius. –

Tetsurou rise, e Kei pensò che suonasse benissimo in quella stanza piastrellata.

 Che esagerazione! –

 Facile per te, te ne stavi lì a lanciare la Pluffa come un cieco che gioca a freccette. – sbuffò Kei.

 Come si gioca a freccette? – domandò incerto Tetsurou, come se stesse scavando nella memoria per ricordare qualcosa di lontano. Kei provò vergogna, spiegandogli brevemente il gioco; gli capitava ancora di avere qualche scivolone e menzionare qualcosa della sua infanzia da Nato Babbano e Tetsurou, sebbene fosse cresciuto in un sobborgo di Londra in mezzo a Babbani, apparteneva pur sempre ad una famiglia di maghi.

 Sembra divertente, dovremmo giocarci ogni tanto. – mugugnò Tetsurou, scivolando più a fondo nella vasca e sospirando, chiaramente apprezzando l’acqua calda.

Un silenzio rilassato calò fra i due e Kei pensò che Tetsurou dovesse essere veramente stremato per aver perso la voglia di parlare; il che gli ricordò la settimana precedente, quando l’aveva visto con le occhiaie fuori dall’Aula di Divinazione, e un’improvvisa curiosità lo colse.

 Sembri molto stanco, ultimamente. – azzardò noncurante, giocando con la schiuma di fronte a lui.

 Oh, Tsukki! Ti preoccupi per me? –

Sebbene non lo vedesse, Kei avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo in quel modo – le labbra un po’ sghembe, a mostrare in maniera irregolare i denti bianchi, le palpebre calate, ma lo sguardo affilato –  ed il solo pensiero gli fece formicolare pericolosamente il basso ventre.

 Tanto quanto mi preoccupo per la tutela delle Acromantule. – mentì.

 Sei crudele, Tsukki. Mi spezzi il cuore. –

 Ti spezzo qualcos’altro, se non la pianti. –

Tetsurou rise ancora. – Ti riferisci alla scorsa settimana? –

Kei annuì.

 Diciamo che c’è stato un piccolo incidente, la sera del mio compleanno. – ridacchiò Tetsurou.

A Kei venne voglia di affogarsi. Il suo compleanno? Perché Kenma o Keiji non avevano detto nulla? Con un certo sforzo, respinse l’istinto di ficcare la testa sotto l’acqua e stette ad ascoltare la storia.

Ebbene, la settima precedente, la squadra di Grifondoro si era riunita nella Sala Comune per festeggiare il compleanno di Tetsurou, in maniera sobria e controllata, al contrario dei precedenti 17 novembre, passati fra partite clandestine di Quidditch al chiaro di luna e party nelle cucine del castello insieme agli Elfi domestici. Ad un certo punto della serata, Tetsurou si era messo a scartare i regali e, fra un album di fotografie incantate che lo figuravano insieme agli altri membri della squadra, un maglione di lana giallo con le iniziali KT in rosso (da parte di Keiji e Koutaro) ed un paio di biglietti per una partita di Quidditch (da parte di Kenma), aveva trovato anche un’anonima scatola di cioccolatini. Il fatto era che – e Tetsurou lo disse ridacchiando – il cioccolato non gli piaceva molto; dunque, aveva donato il contenuto della scatola ai compagni di squadra, che avevano apprezzato assai la decisione.

 Il primo a mostrarne gli effetti è stato Daichi. – sospirò Tetsurou al ricordo.

All’improvviso, l’intera squadra di Grifondoro, escluso il festeggiato, aveva iniziato a parlare di Koutaro Bokuto, elogiandone la prestanza atletica, il sorriso smagliante, i muscoli possenti…

 … ed il culo. – concluse Tetsurou.

Kei si lasciò sfuggire una risata, incredulo. Per una volta si trovava d’accordo con dei Grifondoro.

Tetsurou aveva continuato a raccontare che la situazione era precipitata quando i compagni di squadra, come sotto il controllo di un cervello collettivo, si erano decisi ad invadere la Sala Comune dei Tassorosso per stanare il soggetto della loro ossessione.

 Ho dovuto chiedere aiuto a Keiji e Kenma. Quando sono arrivati, avevo già iniziato a Pietrificare Shouyou e Ryu per impedire loro di uscire. – ridacchiò, –  Io mi sono occupato di Hajime e Daichi e ho affidato gli altri a Kenma e Keiji. Credimi, è stata una notte davvero lunga. Ho dovuto rispondere a domande sul colore preferito di Koutaro o sul suo tipo ideale di ragazzo. –

Kei riusciva quasi a vedere Keiji con i nervi a fior di pelle che faceva ingollare Pozioni Soporifere ai giocatori del Grifondoro, mentre Tetsurou gestiva un pigiama party con gli altri del settimo anno.

 Chi è stato il genio a mettere un filtro d’amore nei cioccolatini? –

 Non ne sono sicuro, ma penso sia stato Oikawa, a giudicare dalla faccia che ha fatto a colazione il mattino dopo. – dichiarò Tetsurou con l’aria di chi la sa lunga.

 Cos’hai fatto per meritarti questo dispetto? –

 Esistere? Ad Oikawa non servono veramente delle motivazioni per darmi fastidio. –

Kei gli dovette dare ragione: aveva l’impressione che Oikawa si sentisse in costante rivalità con i capitani delle altre squadre di Quidditch e in particolare con Tetsurou, probabilmente per via del numero di ragazze che militavano nel Kuroo fanclub.

 In più, non sono riuscito a recuperare il sonno, dato che ho dovuto studiare durante le notti successive per riuscire a vedere la tua partita, domenica. – aveva aggiunto Tetsurou in maniera disinvolta; al che, Kei si era sentito lusingato dal fatto che si fosse riferito alla partita come “sua” e non “loro”.

 Non hai sprecato troppo tempo, visto che è durata meno di dieci minuti. – commentò allora per nascondere il suo compiacimento.

 No, ma ho impiegato diverse ore a risollevare il morale di Koutaro. – rise Tetsurou, prima di farsi serio: – Sai, penso davvero che sia uno dei giocatori più talentuosi di Hogwarts, al momento. Deve solo lavorare sulla gestione delle proprie emozioni. –

 Gli ci vorrebbe un po’ della razionalità di Keiji. – concordò Kei, appoggiandosi coi gomiti al bordo della vasca e fissando lo sguardo sul soffitto sfuocato della stanza. – Se riuscisse a migliorare questo tratto di sé, avrebbe sicuramente possibilità di diventare un giocatore professionista. –  Dando voce ad una sua curiosità sopita, chiese allora: –  È quello che vuoi fare anche tu quando esci da qui? –

 Non penso di avere abbastanza talento per diventare un professionista. – rispose Tetsurou, pensieroso, e Kei dovette trattenersi dal protestare. – No, penso mi piacerebbe fare in modo che più gente possibile si emozioni assistendo a delle partite di Quidditch. –

Tetsurou continuò spiegando che avrebbe voluto lavorare per il Ministero della Magia, nell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici; tuttavia, le posizioni scarseggiavano e la competizione era spietata. Per questo motivo, doveva assolutamente uscire da Hogwarts con il massimo dei voti e stava già preparando la candidatura per assicurarsi uno stage all’Ufficio per la Coppa del Mondo dell’anno seguente. Kei rimase affascinato dall’entusiasmo di Tetsurou, catturato dalla sua forza gravitazionale.

 E tu che vorresti fare una volta uscito da qui? –

La domanda innocente innervosì Kei, indeciso se raccontare o meno le sue ambizioni.

 Il Magizoologo. – borbottò alla fine.

Il silenzio di Tetsurou lo aveva incoraggiato a proseguire, quindi aveva spiegato di controvoglia – e con un malcelato imbarazzo –  che da bambino, ancora ignaro del Mondo Magico, era affascinato dai dinosauri e avrebbe voluto diventare un paleontologo. Tuttavia, una volta approdato ad Hogwarts, la sua visione si era ampliata scoprendo l’esistenza delle Creature Magiche, ed era rimasto esaltato soprattutto dai Draghi.

 Quante cose non so su di te, Tsukki! – esclamò sinceramente sorpreso Tetsurou. – Quindi, fammi pensare, devi ottenere buoni voti in Pozioni, Erbologia e Cura delle Creature Magiche. –

 Devo dimostrare di cavarmela anche in Volo e Incantesimi. –

Dopo qualche momento di silenzio, Tetsurou aggiunse con uno strano tono di voce: –  Immagino che sia per questa ragione che stai prendendo lezioni per diventare un Animagus. –

Con la sensazione di camminare su una china scivolosa, Kei rispose cautamente: –  Sì, generalmente le Creature Magiche si trovano più a loro agio con gli animali. –

 Quindi devi avere Eccezionale anche in Trasfigurazione. – aveva puntualizzato Tetsurou, prima che la sua figura indefinita sparisse sotto il pelo dell’acqua.

Il nervosismo di Kei sfociò in panico quando vide Tetsurou affiorare a qualche passo da lui, non più macchia indistinta, ma mezzobusto nitido.

 Mi chiedo come mai tu abbia voluto prendere delle ripetizioni di Trasfigurazione. –

Kei si sentiva inchiodato al bordo della vasca, sovrastato, con il cervello che lavorava furiosamente per processare stimoli visivi come i capelli bagnati di Tetsurou, le sue spalle larghe, il busto definito, il neo solitario che spuntava sulla clavicola, la cicatrice sull’avambraccio sinistro e altri infiniti dettagli.

 Mi è venuto il dubbio che tu gradisca la mia presenza. – insinuò Tetsurou con un sorriso, avvicinandosi ulteriormente.

 Preferirei la compagnia di un branco di Schiopodi Sparacoda. – mentì debolmente Kei con il cuore che ormai gli scoppiava in petto, portandosi istintivamente due dita al naso a sistemare occhiali inesistenti. Al gesto, il sorriso di Tetsurou si allargò: –  Proprio come pensavo. –

Kei si ritrovò una mano dietro la nuca, salda e bollente contro i suoi capelli bagnati, e un istante dopo il viso di Tetsurou si abbassava per incontrare le sue labbra. Inondate da un impeto sconosciuto, le mani di Kei erano corse alle spalle di Tetsurou, avvinghiandosi quasi con urgenza, mentre la bocca si schiudeva per assaggiare avidamente ogni centimetro di quelle labbra tanto desiderate. Un sapore dolce gli esplose sulla lingua quando questa si scontrò bramosa con quella di Tetsurou, un sapore che si sorprese potesse creare un’immediata dipendenza. Un guizzo quasi doloroso al basso ventre lo indusse a staccarsi, spaventato, e rimase col fiatone a fissare sconcertato gli occhi sgranati e pericolosamente avidi di Tetsurou. Incapace di sostenere il contatto visivo, si voltò. Uno scroscio d’acqua, un movimento di vestiti ed un fiotto di aria calda secca gli segnalarono che Tetsurou era uscito, si era rivestito ed asciugato in questo ordine bizzarro.

Kei si era allora azzardato a cercarlo con lo sguardo: con suo sollievo, Tetsurou stava sorridendo.

 Ci si vede domani in Sala Grande, Kei. – cantilenò.

Kei, con la gola secca, scoprì di non essere in grado di vocalizzare la sua risposta, quindi annuì e basta.

Quando Tetsurou aveva afferrato la sua scopa ed aveva preso la porta, Kei si era lasciato sprofondare nell’acqua calda. Sarebbe passato parecchio tempo prima che riguadagnasse la padronanza di sé stesso ed uscisse dal Bagno dei Prefetti.

***

Tetsurou si appoggiò alla statua di Boris il Basito, incapace di calmare gli stimoli sensoriali che gli scuotevano il corpo: le mani tremavano leggermente, le labbra fremevano gonfie, il cuore martellava impazzito ed il basso ventre pulsava dolorosamente. Quando era arrivato il momento di baciare Kei, aveva temuto di realizzare, nell’atto, che i suoi sentimenti platonici non incontravano i suoi gusti carnali. Tuttavia, l’esatto opposto si era verificato: non solo il bacio gli era piaciuto ai limiti del consentito, ma era dovuto letteralmente scappare per trattenersi dal perdere completamente il controllo. La sola immagine del trasporto sul volto di Kei aumentava pericolosamente il fremito all’inguine in una dolce tortura che reclamava la sua attenzione.

L’improvvisa comparsa di una presenza nel corridoio indusse Tetsurou a darsi un minimo di contegno: raddrizzò la schiena, riavviò i capelli e si schiarì la voce.

 Oya! – lo salutò Koutaro.

 Hey. – rispose Tetsurou, sorridendo. – Grazie per aver fatto la guardia al Bagno. –

 Non ti preoccupare. Ho dovuto solo Confondere Oikawa e scacciare Yachi. – ridacchiò Koutaro, tendendo all’amico una mappa del castello su cui alcune scritte si muovevano pigramente. – Comunque, di cos’è che dovevi parlare con Tsukki? –

Tetsurou ghignò, intascandosi la mappa: –  Lo scoprirai presto. –

***

Entrato nella Sala Comune dei Corvonero – solo al terzo tentativo aveva imbroccato la risposta all’indovinello, tanto era vuota la sua testa – , Kei era andato a sedersi sul divano fra Keiji, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato qualche ora prima, e Kenma, intento a provare pigramente qualche incantesimo di Trasfigurazione sulle pedine della sua scacchiera magica.

Con la testa incapace di concepire pensieri complessi, Kei seguiva il movimento ipnotizzante delle fiamme nel camino cercando di minimizzare il subbuglio viscerale che lo sconquassava, ma non appena frammenti di quello che era appena successo riaffioravano –  come i capelli neri di Tetsurou che sgocciolavano sulla sua guancia mentre scendeva a baciarlo –  una vampata di calore lo avviluppava ed era punto e a capo.

 Come è andato l’allenamento? –

Kei si voltò a guardare stranito Keiji, il quale aveva alzato appena gli occhi dal libro per porgergli la domanda innocente. Kei sentì lo stomaco fare una capriola all’indietro e le mani iniziarono a sudargli, mentre il cervello si saturava di immagini di Tetsurou – il neo sulla clavicola, il sorriso sardonico, il busto definito, gli occhi avidi, la cicatrice sull’avambraccio sinistro.

 Bene, credo. – borbottò, prima di tornare a fissare scombussolato le fiamme.

Imbambolato com’era, non notò nemmeno Kenma e Keiji scambiarsi un cinque alle sue spalle.

 

***

Ciao a tutti/e!

Siamo finalmente arrivati alla chiusura. È stata dura finire questo capitolo, avrei voluto inserire così tante back stories! Ma è già una soddisfazione essere riuscita a finire questa minilong.

Se nelle prossime settimane proverò ancora questa dirompente necessità di aggiungere dettagli, vi ritroverete qualche one– shot :P

A presto ;>

 

 

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