La lettera di Hinata_Dincht (/viewuser.php?uid=58133)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Ripetizioni ***
Capitolo 3: *** Corsa contro il tempo ***
Capitolo 4: *** Lezioni di volo ***
Capitolo 1 *** La lettera ***
Chiusosi la porta alle spalle, Kei Tsukishima sussultò leggermente nel notare la figura di Tetsurou Kuroo appoggiata al muro, in evidente attesa di qualcuno.
Kei si sistemò nervosamente gli occhiali e salutò con un semplice cenno del capo e un mormorio inudibile.
Tetsurou si illuminò nel riconoscerlo, ed un piccolo sorriso sghembo si formò sul suo volto – Tsukki! – Gli battè una mano sulla spalla. – Non è che hai visto Kenma? -
- No. - rispose piccato Kei, prendendo le distanze dall’altro.
- Hai controllato sotto i cuscini del divano? Di solito si nasconde lì. -
- Perché non entri e lo cerchi tu stesso? - le labbra di Kei si mossero involontariamente in un ghigno – O hai paura di non saper rispondere all’indovinello? -
Tetsurou si lasciò scappare una mezza risata. – Oh, Tsukki! Mi sembra molto rude entrare nelle Sale Comuni altrui senza essere invitato, è un comportamento che non si addice per nulla alla mia Casa. -.
Divertito, Kei sbuffò dal naso al pensiero di tutte le volte che i Grifondoro erano sgattaiolati in qualche area del castello a loro preclusa, che fosse giorno oppure notte.
C’era stata quella volta in cui, a San Valentino, Ryuunosuke aveva aspettato che uno studente di Cornovero entrasse nella torre per sgattaiolare dentro ed evitare l’indovinello – non ci sarebbero state speranze per lui, altrimenti. Una volta all’interno aveva usato un incantesimo di amplificazione per decantare il suo amore a Kiyoko, che per tutta risposta non aveva staccato gli occhi dal libro sulla Storia di Hogwarts che stava leggendo.
C’erano poi state le innumerevoli sortite notturne di Shouyou Hinata per introdursi nelle segrete di Serpeverde, di cui tutti erano venuti a sapere una volta che il custode notturno lo aveva beccato di fronte al dipinto della Signora Grassa, dimentico della parola d’ordine.
Fra i Corvonero, pochi avevano visitato le Sale Comuni delle altre Case. Keiji andava spesso nel seminterrato a dare ripetizioni di Incantesimi a Koutaro, ma a quanto Kei ne sapesse, era sempre stato scortato all’interno, non si era mai introdotto.
Kei, da parte sua, non aveva mai avuto il coraggio – o la motivazione - di lasciare la torre di Corvonero e, sebbene Tadashi fosse stato smistato in Tassorosso, i loro incontri si svolgevano sempre al di fuori delle proprie Sale Comuni, più comunemente in Biblioteca.
In ogni caso, sebbene Kei non l’avrebbe mai ammesso, era fermamente convinto che a Tetsurou non mancasse nè l’ardire nè l’acume per entrare nella torre di Corvonero, ma che se ne stesse lì fuori ad aspettare per sua precisa volontà. Non era nemmeno una sua personale convinzione, ma più un dato di fatto. Infatti, girava voce che il Cappello Parlante si fosse preso un bel po’ di tempo a pensare seduto sulla testa di Tetsurou, smistandolo infine in Grifondoro, seppure Corvonero sarebbe potuta essere un’altra valida Casa per lui.
Tetsurou sbuffò scontento, scuotendo così Kei dai suoi pensieri.
- Peccato che tu non l’abbia visto, volevo consegnargli la lettera che mi è arrivata via gufo dai suoi genitori. -
Kei strinse le labbra, infastidito. Kenma e Tetsurou avevano un legame speciale, non c’era ombra di dubbio: erano cresciuti insieme, essendo le loro famiglie vicine di casa in un sobborgo di Londra. Fatto abbastanza curioso, considerando che Tetsurou fosse nato da una famiglia di maghi Purosangue e Kenma da Babbani. Tornando alla lettera, ragionava Kei, probabilmente i genitori di Kenma avevano chiesto al padre di Tetsurou di mandare un Gufo per loro, non essendo pratici di lettere e animali rapaci. Eppure c’era quel pensiero intrusivo che si insinuava nel suo cervello e lo disturbava: il loro, era un legame speciale.
Dopo un momento di silenzio, Kei si decise a sputare fuori: – Kenma dovrebbe uscire a momenti, se non vuole fare tardi per l’allenamento. -
Aveva già fatto qualche passo per raggiungere le scale quando la voce di Tetsurou lo raggiunse: - Perché non lo aspetti per scendere al campo? -
Kei lo guardò di sottecchi mentre l’altro si ravviava i capelli con una mano.
- Perché mai dovrei aspettarlo? Non sono mica sua madre. - sbottò infine infastidito.
- E dai, Tsukki! Aspettalo mentre chiacchieriamo un po’. -
Kei spostò il peso da un piede all’altro, sulle spine. Una piccola parte di sè era compiaciuta dalla proposta ricevuta, quasi lusingata; ma l’altra, che tendeva a prendere il sopravvento, doveva ancora accettare la sua inspiegabile attrazione per Tetsurou Kuroo.
Kei aveva ricordi di Tetsurou già dal primo anno per via di Kenma. Non che Kei e Kenma fossero conoscenti, ben che meno amici, all’epoca – avevano pur sempre un anno di differenza -, ma Tetsurou gironzolava spesso vicino alla torre Ovest, dove un Grifondoro certamente attirava l’attenzione. Più tardi durante l’anno, un Kei undicenne era sinceramente rimasto colpito da Tetsurou, quando l’aveva visto giocare la sua prima partita di Quidditch da titolare in qualità di Portiere. Il suo interesse si sarebbe fermato ad una mera stima sportiva se non fosse che, al terzo anno, Kei decise di entrare nella squadra di Quidditch di Corvonero.
Il capitano Kita ne aveva riconosciuto non solo la forma fisica ma anche gli incredibili riflessi e la capacità predittiva e gli aveva assegnato l’importante compito di difendere i tre cerchi blu e bronzo*. In altre parole, aveva assegnato a Kei il ruolo di Portiere.
Tetsurou era venuto a sapere da Kenma, che giocava come Cercatore per Corvonero, che un nuovo portiere era stato scelto ed aveva insistito per conoscerlo.
Fu così che un giorno in biblioteca, fra una lezione di Pozioni ed una di Trasfigurazione, uno scocciato Kenma aveva presentato Tetsurou a Kei e viceversa. Kei era rimasto turbato dalla valanga di parole che l’altro gli aveva vomitato addosso – fra cui uno spassionato elogio alla funzione del Portiere - e ancor di più dalla promessa che gli aveva estorto di allenarsi insieme. Kei aveva finito con l’entrare in ritardo alla lezione di Trasfigurazione, causando la perdita di cinque punti ai Corvonero.
Furono gli allenamenti con Tetsurou che diedero il colpo finale a Kei. Non erano frequenti, poiché di solito il campo era prenotato dalle Case e perché gli orari di Kei e Tetsurou raramente combaciavano. In più, Tetsorou, essendo al quinto anno, era impegnato con la preparazione dei G.U.F.O., a cui dedicava tanto tempo quanto al Quidditch. Il primo incontro fu un mezzo fiasco, con una ritirata nella Torre Ovest da parte di Kei, che, troppo nervoso, non aveva parato neppure un colpo di Pluffa. Tuttavia, dopo una serie di insistenti bigliettini incantati lanciati da Tetsurou attraverso i tavoli di Grifondoro e Corvonero nella Sala Grande, e finiti nel té mattutino di Kei, questi aveva deciso di dare una seconda possibilità ai loro allenamenti privati.
Indubbiamente imparò moltissimo da Tetsurou, dall’equilibrio perfetto sulla scopa, agli slanci per rispondere alle finte; ma imparò moltissimo anche di Tetsurou. Per esempio, quanto fosse gentile, determinato e appassionato; ma anche intelligente, spiritoso e un po’ infantile quando veniva battuto. Con l’incedere dell’anno, Kei si ritrovò a bramare i loro rari incontri, iniziando però ad avere sospetti sulle sottostanti motivazioni.
Al quarto anno, quando agli allenamenti privati si aggiunsero anche Keiji, come Battitore, e Koutaro come Cacciatore, Kei provò un’intensa frustrazione al riguardo perché i loro incontri avevamo perso l’accezione di privato. Questo aggiunto al fatto che l’adolescenza aveva duramente colpito Kei, furono una conferma ai suoi sospetti: Tetsurou non era solamente una persona che stimava, ma era una persona per cui provava attrazione.
Da quel momento in poi, Kei aveva preso le distanze dai loro allenamenti e, più in generale, da Tetsurou. Aveva deciso di rigettare completamente la sua epifania e chiudersi nel bozzolo piuttosto che affrontare un argomento così spinoso con se stesso e con Testurou; il quale, perdipiù, era uno degli studenti che vantava più fangirl ad Hogwarts. Come risultato, al quinto e presente anno di Kei, non avevano avuto nessun allenamento privato.
Fu dunque con una certa esitazione che Kei, invece di scappare all’interazione con Tetsorou, decise di rimanere e torturarsi, seppur dolcemente, con una conversazione.
- Dunque, come vanno gli allenamenti? - chiese Tetsurou con un sorriso.
- Bene - sbuffò Kei, distogliendo lo sguardo. – Sono le partite che vanno male. -
Tetsurou scoppiò in una delle sue risate sguaiate. – Sì, nell’ultimo incontro, i Serpeverde vi hanno decisamente stracciato! La combo Kageyama-Oikawa non perdona. Perdipiù, i fratelli Miya hanno tentato più volte di buttarti giù con i Bolidi, se non sbaglio. -
- Prestavi molta attenzione- insinuò Kei, al che ricevette come risposta un’alzatina di spalle divertita. - Almeno, non abbiamo fatto la vostra figuraccia contro i Tassorosso. -
- Non so di che parli. - rispose Tetsurou noncurante controllandosi le unghie.
- Parlo del fatto che quell’idiota di Hinata non sa contare e ha preso il boccino facendo finire la partita a favore dei Tassorosso- sogghignò Kei. In quella partita, Koutaro da solo aveva segnato 160 punti, per la felicità di Keiji che era seduto sugli spalti accanto a Kei. Quando Shouyou aveva afferato il boccino facedo finire la partita con 190 a 200 per i Tassorosso, Kei non aveva potuto trattenere una risatina compiaciuta, rinforzata poi dalla visione della faccia pietrificata di Tetsurou.
- Sì, Shouyou avrebbe dovuto studiare un po’ di più alla scuola dei Babbani. - sospirò Tetsurou. Poi all’improvviso sogghignò: – A proposito di studiare, ho sentito che hai qualche problema in Trasfigurazione. -
Colto di sopresa, Kei si irrigidì, sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Non so chi te l’abbia riferito, ma i miei incantesimi di Trasfigurazione funzionano benissimo-.
- Ho sentito che la tua coppa aveva ancora le piume**. - insinuò Tetsurou.
- Non sapevo che tu fossi un esperto in Trasfigurazione di uccelli. - s’impettì Kei.
Tetsurou tacque per un momento, poi sorrise sornione e disse soltanto: - Sono del settimo anno, è ovvio che io ne sappia di più di Trasfigurazione d’uccelli. -
Kei si inalberò confuso per un momento, ma l’apertura della porta della torre interruppe il loro scambio di battute. Kenma Kozume ne uscì svogliatamente, con una borsa sportiva in una mano e la sua Firebolt nell’altra, e li salutò non particolarmente sorpreso di vederli parlare lì.
- Oh, Kenma! Ti aspettavo per darti questa lettera da parte dei tuoi genitori. -
Tetsurou gli porse una busta biaca con ceralacca rossa. Kenma la guardò inespressivo per qualche secondo e poi borbottò un “grazie”.
Tetsurou si congedò, non prima di aver lanciato una frecciatina a Kei: - Se vuoi delle ripetizioni di Trasfigurazione, sai dove trovarmi! -
Kenma guardò interrogativo Kei, mentre questi incassava il colpo.
Si avviarono lungo le scale in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Una volta all’aperto, Kei rabbrividì per i venti freddi di novembre che servirono però a calmarlo dopo la frustrante conversazione avuta con Tetsorou.
- Sai, - disse all’improvviso Kenma, - questo è l’ultimo anno di Tetsurou. -
Kei gli lanciò un’occhiata, facendosi attento.
- I miei genitori mi mandano una lettera alla settimana, la domenica- continuò Kenma. Kei fece una smorfia, confuso dal salto di argomenti: ma dove voleva andare a parare?
- Una volta alla settimana, consegnano una lettera al padre di Tetsurou che manda un gufo ad Hogwarts- proseguì, iniziando a scartare la busta che teneva ancora in mano. – Questa è la quinta lettera che ricevo questa settimana. -
Kei si fermò e si voltò verso di lui, con l’espressione più confusa del mondo: perché diavolo Kenma gli stava raccontando dei suoi scambi epistolari con i genitori?
- Kuroo non aspetta me, fuori dalla porta. - esplicitò Kenma, sventolandogli il contenuto della busta sotto il naso: un foglio bianco.
Pian piano, la realizzazione si fece strada nella testa di Kei.
- Certo che sei lento per essere un Corvonero - sbuffò Kenma, che ormai lo aveva lasciato indietro di qualche passo. – È il suo ultimo anno! –
Kei lo raggiunse qualche minuto più tardi.
Durante tutto l’allenamento di Quidditch, parò sì e no tre lanci. Era troppo impegnato a pianificare come intrufolarsi nella Torre di Grifondoro per prendere ripetizioni di Trasfigurazione di uccelli.
* nel libro, i colori di Corvonero sono blu e bronzo.
**si riferisce a Feraverto: incantesimo per trasformare animali in coppe piene di acqua.
Salve a tutti/e!
Questa è la mia prima storia di Haikyuu e sono secoli che non scrivo, quindi abbiate doppiamente pietà di me. Piccola nota: ho deciso di chiamare i personaggi principalmente per nome perché li ho inseriti in un contesto più occidentale.
Spero che questa piccola one-shot vi piaccia! Vi leggo nei commenti :)
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Capitolo 2 *** Ripetizioni ***
Kenma prese
un sorso di succo di zucca e spostò il cavallo, il quale
distrusse la regina di Tetsurou.
- Non è
divertente se non ti impegni. – sbuffò, guardando
di sottecchi l’amico. – Scacco matto. –
Tetsurou
alzò le mani a mo’ di scuse, e fece cadere il
proprio re in segno di sconfitta.
Kenma osservò
sovrappensiero la scacchiera che magicamente si ripuliva dai detriti
della partita.
- Allora, vuoi dirmi
perché siamo veramente qui? - si decise a chiedere. Non era
abituato al silenzio di Tetsurou. – Perché di
certo non è per giocare a scacchi. –
Tetsurou
sussultò, prima di aprirsi in un sorriso poco convinto: - Ci
deve essere una ragione per passare del tempo con… -, ma fu
interrotto dall’ennesimo sbuffo di Kenma.
- Per favore, taglia
corto. -
Tetsurou, in evidente
difficoltà, si grattava il capo cercando una maniera per
iniziare il discorso.
Kenma sospirò
di nuovo: - Si tratta per caso di Tsukishima? –
Allarmato, Tetsurou
si guardò intorno per accertarsi che nessuno stesse
origliando la loro conversazione; per sua fortuna, la Sala Grande non
era ancora affollata e solo qualche capannello di studenti sedeva a
distanza di sicurezza, chiacchierando nell’attesa della cena.
- Come fai a saperlo?
– borbottò Tetsurou, adocchiando un gruppetto di Corvonero che
aveva appena varcato la soglia. Falso allarme: erano del primo o
secondo anno.
Kenma alzò
un sopracciglio, scettico – Senti, vuoi dirmi di cosa si
tratta esattamente? –
Tetsurou
spostò finalmente lo sguardo su di lui.
- Non so da dove
cominciare. -
-
Dall’inizio. Per esempio, cos’era quella storia
delle ripetizioni di Trasfigurazione? –
Tetsurou si
lasciò sfuggire una risata. – Ho sentito dire che
Kei ha qualche problema con Trasfigurazione. –
- Da chi
l’hai sentito dire? –
- Da Keiji. –
- Da Keiji, che l’ha saputo
da Bokuto,
il quale ne parlava con Tadashi al tavolo dei Tassorosso? –
Tetsurou sorrise
sornione. – Ogni tanto il tuo acume mi terrorizza. –
Kenma tacque
per un momento senza commentare. - Ebbene? –
Tetsurou prese un
lungo respiro prima di iniziare a raccontare. Ebbene, una settimana
prima, Kei si era inaspettatamente presentato davanti
all’aula di Difesa contro le Arti Oscure quando i Grifondoro e
i Tassorosso del
settimo anno ne stavano uscendo. Koutaro era
rimasto così felicemente sorpreso di vederlo lì
che, se non ci fosse stato Koushi a
trascinarlo di peso verso la lezione successiva, Kei e Tetsurou non
avrebbero avuto alcuna chance di parlare. Nei pochi minuti a
disposizione, con la sua solita aria strafottente che tanto stuzzicava
Tetsurou, Kei gli aveva detto che avrebbe accettato un paio di
ripetizioni di Trasfigurazione, aggiungendo con un sorrisetto arrogante
che lui avrebbe potuto ricambiare con qualche lezioncina di volo. Si
riferiva al fatto accaduto il weekend precedente,
durante la partita Serpeverde contro Grifondoro, quando Atsumu Miya aveva
centrato con un Bolide lo stomaco di Tetsurou, facendolo quasi cadere
dalla scopa. Il Kuroo fanclub aveva
protestato fortissimo a questo atto spudoratamente vile perpetrato
dalla squadra di Serpeverde, ma
l’arbitro non aveva segnalato alcuna infrazione. Tetsurou
aveva incassato bene la frecciatina, accettando le lezioncine di volo a
condizione che Kei riuscisse a trasfigurare la sua coppa senza ombra di
piume. Kei aveva sbuffato, nascondendo male l’aria divertita,
ed era scappato con la scusa di avere Erbologia con
i Serpeverde e
non voleva assolutamente rischiare di sedersi di fianco a Kageyama. Se ne era andato
così velocemente che Tetsurou non aveva avuto nemmeno il
tempo di chiedere la data e il luogo.
Dunque, Tetsurou
aveva aspettato diligentemente la cena nella Sala Grande e, dopo uno
scambio di bigliettini incantati, che avevano rischiato più
volte di essere intercettati dalle grinfie curiose di Ryuunosuke e Shouyou, si erano accordati per
vedersi la sera seguente nella Sala dei Trofei alle nove di sera.
Kenma alzò
un sopracciglio, scettico: - Perché nella Sala dei Trofei? -
Tetsurou lo
fissò seriamente e rispose: - Non potevo certo invitarlo
nella Sala Comune dei Grifondoro! Non oso pensare alla
punizione che Daichi mi
avrebbe rifilato se non mi avesse trovato a letto, ma davanti al
caminetto a trasfigurare animali con un Corvonero. –
rabbrividì. – E poi, nessuno va più
nella Sala dei Trofei da quell’incidente. -
Kenma dovette
dargli ragione. L’anno precedente, Tora e Ryuunosuke, ubriachi di Whiskey
Incendiario, si erano introdotti di notte scortati da Tetsurou, nella
Sala dei Trofei per rubare la Coppa di Quidditch da
poco assegnata ai Serpeverde. Poco stabili sulle
gambe, avevano finito col fare un chiasso tremendo urtando contro
mobili e ferraglia, richiamando sul posto il custode notturno. Tetsurou
li aveva salvati all’ultimo, rinchiudendoli
all’interno di un paio di armature medioevali e facendoli
fluttuare minacciosamente verso il povero custode, il quale se
l’era data a gambe impaurito. Il giorno seguente,
né Tora, né Ryuunosuke avevano
alcuna memoria dell’accaduto, ma in tutta la scuola si
mormorava già che nella Stanza dei Trofei si annidassero due
entità maligne.
- Ok, vai al punto.
Cos’è successo la sera dell’incontro?
– chiese Kenma, sbuffando.
- Cosa vuoi che sia
successo? – borbottò Tetsurou.
Durante la cena,
quella sera, Tetsurou aveva dovuto pagare Tora con dieci Cioccorane perché
distraesse Daichi dando
fuoco alla tovaglia. Con questo diversivo, era sgattaiolato verso
l’uscita, dove si era imbattuto in Koutaro. Per fortuna, questi non
gli aveva prestato troppa attenzione, immerso com’era in una
fitta conversazione di strategia di gioco con Asahi e Noya. Aveva dunque raggiunto il
terzo piano, dove Kei lo stava aspettando con gufo in spalla,
indispettito dal suo leggero ritardo. Dopo aver ribattuto qualcosa
– “Non è forse vero che
l’attesa del piacere è essa stessa il
piacere?”, “No.” -, Tetsurou aveva
proceduto col fraternizzare con il gufo di Kei, un esemplare piccolo,
di un bruno scuro e dagli occhi dorati. Aveva scherzato sul fatto che
Kei ed il gufo si assomigliassero per via dell’espressione
imbronciata, al che si era beccato una doppia occhiata truce. Si era
poi esibito in una chiara dimostrazione delle sue capacità
trasfigurando vari oggetti nella stanza nei più disparati
uccelli, dal fenicottero al pavone al tacchino –
“Ah, è questo che intendevi quando dicevi di
essere un esperto di Trasfigurazione di uccelli.”
–, ma ben presto aveva dovuto farli tornare della loro forma
originaria per via del crescente numero di piume e starnazzi. Quindi,
fattosi più serio, Tetsurou aveva mostrato
l’incantesimo di Feraverto, trasformando il gufo
di Kei in un’elegante coppa dal bordo basso e ampio. Tetsurou
omise di raccontare a Kenma che,
fra un tentativo e l’altro, Kei gli aveva chiesto con una
certa strafottenza se quello fosse il luogo in cui portava le ragazze
del fanclub per fare colpo.
- No.- aveva risposto
Tetsurou, correggendogli la posizione della mano. – Questo
posto è un po’ troppo tetro per fare colpo.
Preferisco un luogo un po’ più caloroso,
diciamo, più accogliente. Tipo
lo spogliatoio della squadra. –
Era stata una
spacconata esagerata: nello spogliatoio, ci aveva portato una sola
ragazza, al quarto anno, e mentre era impegnato in un alquanto umido
bacio era stato beccato in flagrante dai compagni. Insomma, non proprio
il momento più splendido della sua adolescenza.
- Le vuoi
praticamente prendere per asfissia. – aveva commentato acido
l’altro.
- Il testosterone
funziona sempre. – aveva ammiccato Tetsurou e
all’improvviso, con un colpo secco di bacchetta, Kei aveva
trasfigurato il gufo in un perfetto calice alto.
– E niente,
– tagliò corto Tetsurou – quando
l’incantesimo gli è riuscito, se
l’è filata con la scusa di avere una lezione di
Divinazione molto presto, e se ne è andato a dormire.
–
Kenma lo
fissò prima di sospirare pesantemente, mentre il ricordo
della suddetta sera si affacciava alla sua mente. Quando tutti erano
già a letto, Kenma si
era sistemato sul divano della Sala Comune, nascosto sotto ad una
montagna di cuscini, a giocare con la sua Switch – artefatto
Babbano che non aveva potuto abbandonare – e
all’improvviso Kei si era palesato con passi pesanti e
imprecazioni borbottate a fior di labbra. Con un gesto violento della
bacchetta aveva spento il fuoco che ancora scoppiettava nel camino per
poi dirigersi verso il Dormitorio. Sul momento non si era fatto troppe
domande, ma tutto cominciava ad avere un senso.
- Mi dreni di tutte
le forze, Kuro.
– borbottò Kenma.
Tetsurou lo
fissò irritato in attesa che continuasse.
- Mi sembra che tu
non sia onesto con te stesso. Perché non hai fatto la prima
mossa? –
Tetsurou, punto sul
vivo, si drizzò sulla panca. – È
che…-
Kenma gli
fece cenno di continuare ad elaborare con la mano.
–
È che non so come si fa, con i ragazzi. – lo disse
senza guardare Kenma in
faccia. Loro non parlavano mai di quelle cose. Forse Tetsurou aveva
menzionato un paio di ragazze in passato, ma non era mai sceso nei
dettagli; Kenma,
da parte sua, non si era mai espresso in merito ad un interesse
romantico per qualsivoglia essere umano. Il fatto che Kenma fosse
a conoscenza dell’interesse di Tetsurou per Kei era un
effetto collaterale della faccenda delle finte lettere, ma non ne
avevano mai parlato apertamente. Non prima di allora.
- E quale
sarà mai questa gran differenza? –
sbuffò Kenma.
- Non so come si
flirta con un ragazzo! – sibilò fra i denti
Tetsurou, controllando ancora una volta che nessuno fosse abbastanza
vicino da sentirli.
- Flirta come se
fosse una ragazza. –
Tetsurou
alzò gli occhi al cielo: la faceva facile, lui. –
Ok, mettiamo che io ci provi normalmente, che io faccia lo spavaldo. Di
solito riesco a capire se una ragazza ci sta da come risponde ai miei
flirt. –
- Per esempio?
– lo interruppe Kenma.
- Per esempio, se la
ragazza s’imbarazza o arrossisce … -
- Tsukishima si
sistemerebbe gli occhiali. –
- O se ride in
maniera esagerata a quello che dico… -
- Tsukishima ti
risponderebbe con una battuta acida per stuzzicarti. –
Tetsurou
guardò l’amico con gli occhi sbarrati, cercando di
computare quello gli era appena stato detto.
Kenma si
alzò dalla panca e, impacchettando la sua scacchiera,
pacatamente disse: - Smettila di cercare scuse. –
Tetsurou stava ancora
fissando le venature del tavolo quando la voce di Kenma lo
riscosse dai suoi pensieri: - Tsukishima è
il primo della classe in Trasfigurazione, sta pure seguendo il corso
per diventare Animagus.
La cosa delle piume, gli è successa una volta sola, al terzo
anno se non ricordo male. Quello che ha qualche difficoltà
con l’Incantesimo è Tadashi. –
Tetsurou
sgranò gli occhi.
- Non serve un Serpeverde per
ingannarti. – sbuffò Kenma allontanandosi
dal tavolo di Grifondoro per
andare a sedersi a quello di Corvonero, vicino a Keiji.
Anche se, ragionava Kenma, se Keiji e
Kei non fossero stati così intelligenti, sarebbero
sicuramente finiti in Serpeverde.
***
Ciao a tutti/e!
Non ho resistito
all’idea di ampliare un po’ la one-shot che avevo
scritto e, ahimè, mi sono imbarcata in una mini-long
(sperando che rimanga mini).
Piccolo appunto sulla
Sala dei Trofei: sinceramente non mi ricordo se effettivamente le coppe
di Quidditch vengano
tenute lì, ma facciamo che è così.
Spero che questo
capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio ancora moltissimo chi ha recensito
la storia, apprezzo molto il vostro supporto.
Alla prossima
;>
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Capitolo 3 *** Corsa contro il tempo ***
–
Mi sembra di vedere un pollo. Stramazzato a terra. No, no, aspetta.
– Tobio
girò di centottanta gradi la tazzina, fissandola
intensamente. – Forse è un
corvo che vola. Secondo te, che vuol dire? –
Kei
prese la tazzina con le foglie di tè, ci guardò
dentro per qualche istante e
poi la posò sul piattino.
–
Secondo me vuol dire che sei un idiota. –
bisbigliò con un ghigno.
Se
uno sguardo avesse potuto uccidere, Kei sarebbe morto
all’istante. A salvarlo
da una fattura Orcovolante fu l’insegnante che
dichiarò la lezione finita.
Tobio,
borbottando improperi a fior di labbra, si alzò, raccolse i
suoi libri e se ne
andò, sotto lo sguardo sornione di Kei. Questi scese la
scala a pioli* in coda
agli altri studenti con ancora un sorriso soddisfatto stampato in
faccia, quando
la visione di Tetsurou nel corridoio fece mancare al cuore un battito e
al
piede l’ultimo gradino, risultando in un atterraggio goffo.
Imprecando
mentalmente, gli si fece incontro.
–
Tsukki! – lo salutò radiosamente
l’altro. Kei notò sulla faccia di Tetsurou un
incipit di occhiaie e capelli più arruffati del solito e si
domandò se l’aria
leggermente sfatta fosse il risultato di una delle balordaggini
notturne dei
Grifondoro o l’intensificarsi dello studio in vista dei
M.A.G.O..
–
Che vuoi? – chiese scorbutico, pentendosi istantaneamente del
suo tono immotivatamente
scontroso. Dopo l’incontro nella Sala dei Trofei, Kei aveva
speso ogni fibra
del suo essere per evitare Tetsurou, ritrovandosi una volta costretto a
rifugiarsi nel bagno delle ragazze del secondo piano pur di non
scontrarvisi
nel corridoio. Era ancora irritato dalla sua stessa reazione
spropositata alla
conversazione che avevano avuto riguardo ai luoghi che Tetsurou usava
per “fare
colpo”. Da una parte, si era risentito del fatto che Tetsurou
avesse scelto un
posto a sua detta “tetro” per il loro incontro, e
dall’altra si era infuriato
con sé stesso per essersi illuso di avere una chance con
lui. Non poteva
credere di aver ceduto così stupidamente alle insinuazioni
di Kenma e aver
tentato una parziale apertura verso Tetsurou, dopo tutti gli anni
passati a fortificare
con fatica la sua chiusura totale, strato di mattoni dopo
l’altro. Inoltre, nel
calderone di emozioni che lo tormentava, capeggiava la vergogna di aver
reagito
in maniera così stizzita di fronte all’evidente
eterosessualità di Tetsurou,
scappando come un cane rabbioso nella torre Ovest. E a coronare questi
sentimenti
negativi, c’era l’amara consapevolezza
dell’ingiusto trattamento che stava
riservando a Tetsurou per aver spazzato i castelli in aria che si era
costruito
da sé.
Fu
quindi sollevato dalla risata di Tetsurou di fronte alla sua
scontrosità.
–
È proprio vero che non ti si può parlare di
mattina. – commentò l’altro,
sorridendo sornione.
Kei
si sistemò gli occhiali sul naso, cercando di nascondere la
vergogna. Si irrigidì
quando Tetsurou gli passò il braccio intorno al collo,
conducendolo giù per le
scale a passo veloce.
–
Allora, a quando queste lezioncine di volo? –
Kei
lo guardò stralunato, mentre con la coda
dell’occhio a malapena si accorgeva
delle persone che gli passavano a fianco.
Tetsurou
liberò il braccio, allargando il sorriso. – Non ti
ricordi? Se tu avessi
trasfigurato una coppa senza l’ombra di piume, avrei
accettato delle lezioni di
volo da te. –
Kei
dovette allargare il passo per stargli dietro.
–
Domenica giocherete la prossima partita, vero? –
proseguì Tetsurou, facendo da
spartiacque nel corridoio gremito di studenti. – Dunque,
prima di domenica non
sarà possibile. Facciamo la settimana prossima,
mercoledì alle sei. Ho
controllato, il campo è libero. –
Kei
annuì soltanto, affrettandosi per non rischiare di perdere
il filo del discorso
fra il chiacchiericcio assordante.
Quando
Tetsurou si fermò di colpo, Kei gli finì quasi
addosso. Non si era reso conto
di essere arrivato di fronte all’aula di Incantesimi dove
avrebbe avuto la
lezione successiva.
–
Devo scappare, domenica verrò a vedervi giocare! –
Detto
questo, Tetsurou gli scoccò un ultimo sorriso, si
voltò e partì di gran
carriera verso il piano inferiore, lasciando Kei frastornato a capire
cosa
fosse appena accaduto.
Tuttavia,
non riuscì a darsi una spiegazione convincente e i seguenti
due giorni
passarono in un caos generale a cui faticosamente riuscì a
mettere le briglie.
In un tormento interiore crescente, sbottava più facilmente
con gli altri e
sbagliava gli incantesimi durante le lezioni che a malapena seguiva. Il
sabato
fu una tortura passata come sulle spine, fra il letto, la Sala Comune e
la Sala
Grande, dove evitava il più possibile le conversazioni,
scegliendo
accuratamente il proprio posto a fianco di persone silenziose, come il
capitano
Kita o Kenma. Fortunatamente, Tadashi non cercò di
approcciarlo, probabilmente
teso per la partita del giorno seguente.
La
nebbia che aveva nella mente si dipanò soltanto il giorno
seguente, quando si
ritrovò stretto in un abbraccio circolare con i suoi
compagni di squadra,
vestito in blu e bronzo. Una sensazione calda si diffuse nel petto
quando
incontrò il sorriso determinato degli altri Corvonero, e i
muscoli si tesero
nell’insolita urgenza di scendere in campo.
–
Il piano è chiaro a tutti? – chiese pacatamente
Kita, facendo passare lo
sguardo da un volto all’altro. – Bene, allora
andiamo! –
Detto
questo, uscirono allo scoperto sotto lo scrosciante applauso delle
tifoserie
blu e bronzo. Mentre sfilava a mascella serrata dietro ad Aran e
prendeva il
volo per posizionarsi di fronte ai cerchi, tutto in lui urlava:
“Guardami!”. Fu
solo quando gli inconfondibili “Hey! Hey! Hey!”
esplosero nell’aria insieme ad
urla impazzite sugli spalti nero e gialli che la tensione si
chetò per dare
spazio ad una concentrazione assoluta. La presenza ingombrante di
Koutaro,
sorridente e ammiccante in mezzo al campo, lo faceva tremare e gli
inumidiva le
mani. Strinse forte il manico della scopa e cominciò a
studiare la formazione
avversaria. Di fianco a Koutaro, Tadashi, nominato Cacciatore del
Tassorosso a
settembre, sembrava che stesse per vomitare il pranzo. Poco
più indietro, Asahi,
terzo Cacciatore, così comicamente grosso sulla sua scopa,
riceveva pacche incoraggianti
da Morisuke e Noya, i due Battitori. Vicino agli anelli avversari, Kei
riusciva
a malapena a distinguere Koushi e la novellina Cercatrice, Yachi.
Il
fischio d’inizio giunse come d’improvviso e le
palle furono in campo. Kei incontrò
brevemente lo sguardo di Kenma, prima che questi prendesse quota,
scambiandosi
un breve cenno: era iniziata.
La
Pluffa fu subito in possesso di Koutaro.
Kei
non ebbe tempo di spaventarsi della sua espressione esaltata, come di
una belva
che ha localizzato la sua preda, che subito se lo ritrovò in
area di tiro. Ma
ecco all’improvviso che un Bolide, tatticamente direzionato
da Kita, sfiorò la
spalla di Koutaro nel momento stesso in cui la Pluffa stava per
lasciare la sua
mano: fu sufficiente per smorzare l’attacco. Kei si
lanciò verso l’anello di
sinistra, tendendosi con tutto il suo corpo ed il suo spirito,
riuscendo a
bloccare la Pluffa con l’avambraccio, facendola rimbalzare e
poi precipitare.
Con un tuffo, Akane si fiondò a recuperarla, seguita senza
successo da Asahi.
Mentre la Pluffa passava da Aran a Kiyoko verso i cerchi avversari, Kei
prese
un profondo respiro per calmarsi: seppure il colpo di Koutaro si fosse
fiaccato
grazie all’interferenza del Bolide, era riuscito a malapena a
pararlo.
Tuttavia,
il piano del capitano Kita si stava già mettendo in moto ed
il compito di Kei
era di parare i primi tre tiri di Koutaro. Secondo le stime di Keiji e
Kita, il
suo morale ne avrebbe risentito così tanto da lasciare loro
almeno una decina
di minuti di calma, evitando quindi di subire continuamente il suo
attacco. Per
questo motivo, il capitano Kita avrebbe supportato Kei
dall’alto,
reindirizzando i Bolidi specificamente verso Koutaro in una vera e
propria
missione di disturbo. Keiji, invece, aveva come target i Battitori
avversari
che, seppur minuti, avevano una velocità e una precisione
pericolose e che,
insieme a Koutaro, costituivano la minaccia principale. Akane era stata
incaricata di recuperare velocemente la Pluffa quando le ricezioni di
Kei si
facevano sporche e di passarla subito ad Aran o Kiyoko, le due punte di
lancia
della formazione. Infine, le loro chance di vittoria stavano nelle mani
di
Kenma, che avrebbe dovuto afferrare il boccino velocemente, prima che
il morale
di Koutaro si riprendesse. Una corsa contro il tempo; per quanto
fragile,
questo era l’unico piano con cui avrebbero potuto sconfiggere
la potenza d’attacco
dei Tassorosso.
La
Pluffa era di nuovo caduta in mano avversaria con un niente di fatto, e
si
stava dirigendo ad una velocità impressionante, stretta fra
le grosse braccia
di Asahi, verso Kei, il quale però non staccava gli occhi da
Koutaro. Il Bolide
questa volta arrivò con anticipo, tagliando la traiettoria
di Koutaro che
dovette virare verso l’alto. Kei si accorse troppo tardi che
la Pluffa era
passata dalle mani di Asahi a quelle di Tadashi, il quale
l’aveva reindirizzata
verso il cerchio di destra. Si lanciò verso di esso e
sebbene fosse riuscito a
sfiorare la Pluffa con la punta delle dita, questo non fu abbastanza
per
fermarla: i primi dieci punti furono assegnati a Tassorosso.
–
Scusa, Tsukki! – gli gridò Tadashi, mentre si
allontanava con un ampio cerchio
dalla zona di tiro.
“Sta’
zitto, Tadashi!” pensò inviperito Kei, facendo
schioccare la lingua in segno di
disappunto.
Il
vantaggio dei Tassorosso non durò a lungo, perché
Akane e Kiyoko, passandosi
velocemente la Pluffa erano arrivate in area di tiro senza nessuna
interferenza
– Kei non avrebbe saputo dire se fosse stato grazie al
supporto di Keiji o
perché Noya e Morisuke non volessero colpire le due ragazze
con dei Bolidi – e
con un preciso lancio, Kiyoko aveva centrato l’anello di
sinistra. Dagli spalti
blu e bronzo si doveva ancora levare un boato di vittoria che la Pluffa
era
tornata già in possesso di Koutaro, il quale si era lanciato
in una carica
solitaria. Kei si lasciò scappare un sorriso: stava cadendo
nella loro
trappola. Aran e Keiji iniziarono a stringere su di Koutaro,
obbligandolo ad un
lancio lungo, intercettato prontamente da Kei. Il capitano dei
Tassorosso si
lasciò sfuggire un’imprecazione a denti stretti,
gettando un’occhiata ferina a
Kei, che non si scompose.
“Ancora
una.” pensò.
Tuttavia,
non riuscì a fermare la carica successiva e quando Koutaro
segnò levando le
mani in aria, a Kei si strinse lo stomaco.
All’improvviso,
l’arbitro fischiò e tutti si guardarono intorno,
stralunati. In alto, vicino ad
una Yachi sull’orlo delle lacrime, Kenma teneva stretto il
Boccino d’oro,
mostrandolo ai compagni.
Fu
la partita più breve della stagione, un totale di sette
minuti e trentanove
secondi, che finì con un venti a centosessanta per i
Corvonero.
Kei
non si rese conto di essere sceso a terra fino a che una pacca sulla
spalla non
lo risvegliò: il capitano Kita gli stava sorridendo con la
sua solita aria
pacata e incoraggiante. Davanti a loro, Akane e Kiyoko si stringevano
in un
abbraccio, l’una in lacrime e l’altra con un
sorriso a trentadue denti, mentre
Aran si complimentava con Kenma. Keiji, invece, in disparte, non aveva
la
faccia di uno che aveva appena vinto e sembrava essere immerso in
pensieri
ingarbugliati. Kei, seguendo il suo sguardo, notò come
stesse fissando
intensamente la schiena di Koutaro, il quale, suo malgrado, stava
cercando di
rasserenare gli altri Tassorosso. All’improvviso, la folla
blu e bronzo irruppe
nel campo per festeggiare la squadra vincente e Kei si
ritrovò assediato da
studenti adoranti del primo e secondo anno; Kenma cercava di svincolare
da un
gruppo insistente del settimo anno e fu salvato da Keiji e Aran che se
lo
caricarono in spalla per mostrarlo alla folla a debita distanza. Mentre
un paio
di studentesse gli si aggrappavano alla divisa esigendo attenzione con
urletti
acuti, Kei si sentì picchiettare ad una spalla. Quando si
voltò, il cuore gli
balzò in petto nel vedere il sorriso sghembo di Tetsurou ed
ebbe l’impulso
impellente di schiantare tutte le ragazzine pur di godere di quel
contatto in
santa pace.
–
Bella partita, anche se corta! – esclamò Tetsurou
al di sopra degli schiamazzi.
– Ci si vede mercoledì. –
Detto
questo, si voltò e si fece strada fra la folla per
raggiungere Koutaro.
Un’ansia inattesa pervase il petto di Kei in una morsa che
gli bloccò
l’espansione dei polmoni, mentre fissava la nuca di Tetsurou
che si allontanava
lentamente, ma inesorabilmente. Lo colpì allora il pensiero
che Tetsurou non
sarebbe stato lì a sorridergli, l’anno seguente, e
una disperata e indefinita
necessità iniziò a divorarlo da dentro. Era una
corsa contro il tempo.
***
Kei,
seduto sul divano fra Kenma e Keiji, osservava allibito Akane che si
scatenava
al ritmo di rock Babbano con Kiyoko. Non riusciva a spiegarsi dove
trovassero
le forze per muoversi. Sebbene la partita fosse durata pochi minuti, la
tensione ed il nervosismo l’avevano drenato di tutte le
forze: sentiva i
tendini doloranti per la contrazione prolungata e la testa gli
ciondolava spesso
verso la spalla di Keiji.
La
squadra di Quidditch era rimasta da sola nella Sala Comune, insieme a
pochi
altri studenti, qualcuno immerso in un libro, altri in baci nascosti
dalle ombre
create dal lampeggiare delle fiamme nel caminetto. Kenma sedeva con le
ginocchia al petto, apparentemente assorto in una nuova impresa con la
sua
Switch; Keiji, invece, si limitava ad incitare Akane e Kiyoko,
divertito; Aran
ed il capitano Kita, accoccolati su due poltrone in disparte,
chiacchieravano
pacatamente, Kei non avrebbe saputo dire di cosa.
Combattuto
se trascinarsi verso il letto senza farsi notare o se addormentarsi
comodamente
sul divano – Keiji avrebbe dovuto trasportarlo in braccio nel
dormitorio con
l’aiuto di qualcun altro –, Kei si
ridestò all’improvviso quando la porta della
Sala Comune si schiuse con un sonoro clock. I
compagni, sull’attenti, si
scambiarono uno sguardo interrogativo quando nessuno entrò.
Con la bacchetta
alla mano, Akane fu la prima ad avvicinarsi all’ingresso,
seguita pochi passi
più indietro da Aran. Spalancò la porta e
saltò nel buio del corridoio,
scomparendo per qualche secondo denso di tensione, per poi ricomparire
con due
bottiglie alla mano ed una faccia interdetta.
–
È Whiskey Incendiario! – esclamò,
alzando le spalle.
Un’improvvisa
intuizione fece scattare le gambe di Kei verso l’uscita buia
dove, dopo aver
borbottato un “Lumos!”, la luce irradiata dalla sua
bacchetta illuminò il
corridoio. Gli sembrò di vedere un paio di mantelli che
scomparivano giù per la
scala, ma quando andò a controllare non trovò
nessuno.
Tornato
in Sala Comune, guardò stralunato il bicchiere pieno di un
liquido color
ambrato che Keiji gli stava porgendo.
–
Kuro e gli altri verrebbero espulsi se li beccassero a contrabbandare
bottiglie
a scuola. – borbottò Kenma fissando il suo calice
con un’espressione
combattuta.
–
Io non ho visto niente. – sorrise il capitano Kita,
avviandosi verso il
dormitorio insieme ad Aran e ad un’imbronciata Akane a cui
era stato vietato categoricamente
di toccare il contenuto delle bottiglie.
Una
volta soli, i restanti membri della squadra di Quidditch unirono i
bicchieri in
un brindisi alla vittoria prima di buttare giù il liquido
rovente. Mentre Kei
stringeva forte gli occhi al sapore pungente, pregò che il
Whiskey Incendiario
gli desse il coraggio di un Grifondoro.
***
* La scala a pioli
si riferisce al fatto che l'Aula di Divinazione è una specie
di solaio a cui si accede attraverso una botola.
Ciao
a tutti/e,
scusate
il ritardo, ero a gozzovigliare in vacanza! Questo capitolo
è un po’ un filler,
ma non ho saputo resistere alla tentazione di cimentarmi
nell’impresa di descrivere
una scena sportiva. Spero di essere riuscita a rendere la scena (almeno
un pochino!).
Mi ci vorrà del tempo per scrivere il quarto (e ultimo?)
capitolo, ma spero di
aggiornare in un paio di settimane.
A
presto ;>
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Capitolo 4 *** Lezioni di volo ***
– Vai da qualche parte?
– chiese Keiji, senza
staccare gli occhi dal suo tomo di Rune Antiche.
–
Allenamento.
Giù al campo. Con Kuroo. –
borbottò sbrigativamente Kei, prendendo la porta della Sala
Comune prima di
dover dare ulteriori spiegazioni. Non che Keiji fosse il tipo da
auto–invitarsi;
piuttosto, Kei temeva che avrebbe potuto intuire il suo innaturale
nervosismo
ed indagare oltre. Cercava di camminare in maniera pacata per i
corridoi del
castello, senza affrettarsi, ma la stretta spasmodica sul manico della
scopa
avrebbe tradito la sua tensione di fronte ad un occhio attento.
Aveva
speso gli ultimi giorni, passati lentamente come una tortura, ad
ascoltare
Tadashi parlare di Yachi (era il massimo che
potesse fare per consolarlo
dopo la partita di domenica), a stuzzicare Shouyou e Tobio durante le
lezioni (senza
alcun particolare motivo) e ad evitare con tutto sé stesso
di guardare il
tavolo dei Grifondoro durante i pasti: la sua tattica era quella di
fare
l’indifferente, anche se in cuor suo smaniava di trovare fra
le fila i capelli
spettinati di Tetsurou. Tuttavia, a pochi minuti dal loro incontro, non
riusciva più a contenere l’irrequietezza ed il
cervello fumava nel tentativo di
mantenere le sue aspettative basse ripetendogli che quello era
solo un
allenamento, sebbene qualche pensiero speranzoso sfuggisse al
suo controllo
come una ciocca di capelli ribelli.
Quando,
uscito all’aperto, finalmente vide in lontananza la figura di
Tetsurou con la
scopa appoggiata alla spalla, un formicolio familiare gli si diffuse al
ventre
e le mani iniziarono a sudargli. Le farfalle gli morirono presto in
pancia
quando l’altro lo incitò ad iniziare il
riscaldamento per evitare di congelare
al vento freddo di fine novembre. Fecero dieci giri di campo correndo,
altri
dieci di corsa calciata e, quando Kei pensava avrebbe sputato fuori un
polmone,
iniziarono con i piegamenti, lasciandolo profondamente disturbato dalla
sua
inferiorità fisica – ogni due flessioni di
Tetsurou, lui ne faceva mezza. Dopo
un’ora di tortura, Kei si sentiva accaldato malgrado il
freddo e la debole
pioggerellina. Quando Tetsurou si offrì di fare dei lanci
per lui, Kei sbuffò
divertito.
–
Pensavo sarei stato io
a dare
delle lezioni a te. –
constatò, lanciando un incantesimo per
impermeabilizzare gli occhiali sportivi.
–
Certo,
così puoi mostrarmi come si para,
maestro. – cantilenò
l’altro, sfoggiando un ghigno sbilenco che colpì
Kei direttamente appena sopra lo sterno.
L’estasi
durò ben poco perché Tetsurou cominciò
a lanciare spietatamente la Pluffa
alternativamente a destra e a sinistra, senza una tregua, correggendo
Kei dove
sbagliava ed esultando quando riusciva a bloccare la palla con entrambe
le
mani. Col passare dei minuti i tiri si fecero sempre più
potenti ed azzardati,
costringendo Kei a virate rocambolesche ed estenuanti.
Quando
Kei ormai aveva iniziato a considerare l’idea di fingere uno
svenimento pur di
avere una pausa, Tetsurou gli fece segno di scendere a terra, dove gli
offrì
qualche Zuccotto di Zucca sgraffignato durante il pranzo e del succo
alla mela
per reintegrare gli zuccheri.
A
disagio nei suoi vestiti bagnati – più dal sudore
che dalla pioggia – e
con i muscoli indolenziti dall’allenamento,
Kei masticava a fatica, a debita distanza da Tetsurou, bramando solo
una doccia
ed il letto: quel sentimento che gli si rimestava da giorni nel petto
era morto
e sepolto dalla stanchezza e aveva lasciato lo spazio ad un mero
desiderio di
sopravvivenza.
Fu
così che si mise a seguire docilmente Tetsurou, il quale si
era proposto di
riaccompagnarlo alla torre di Corvonero, per i corridoi deserti del
castello –
gli altri studenti dovevano essere ancora a cena o già
ritirati nelle Sale
Comuni, Kei non avrebbe saputo dirlo con sicurezza avendo perso
completamente
il senso del tempo. Non protestò nemmeno quando, al quarto
piano, le scale
cambiarono e Tetsurou prese la via più lunga,
tant’era privo di forze.
All’improvviso, Tetsurou si fermò davanti ad una
statua, la fissò a lungo prima
di voltarsi verso Kei e domandare: – Ti
va di fare un bagno? –
Kei
si irrigidì all’istante, fissando gli occhi sulla
statua che raffigurava Boris
il Basito; dunque, la porta a fianco doveva essere quella del Bagno dei
Prefetti. Kei non ci era mai stato, ma ne aveva sentito spettegolare
parecchio;
girava soprattutto la voce che il capitano dei Serpeverde, Oikawa, lo
considerasse di sua proprietà e che Hajime Iwaizumi, sebbene
non fosse
ufficialmente autorizzato ad entrare, dovesse puntualmente trascinarlo
fuori a
forza.
–
Avanti,
farà bene ai nostri muscoli! –
esclamò Tetsurou, accompagnandolo a mani aperte verso la
porta.
Un
brivido gli corse lungo la schiena quando Tetsurou si sporse verso la
statua
sussurrando la parola d’ordine “Porco
rosso!” e si ritrovarono a varcare la
soglia. La stanza era esattamente come gliel’avevano
descritta Keiji e Kiyoko,
dolcemente illuminata da un candelabro, con un’enorme vasca
rettangolare in
centro dove luccicavano un centinaio di rubinetti dorati.
Chiusa
la porta, con un colpo di bacchetta Tetsurou azionò i
rubinetti, da cui eruttò
acqua colorata. Un profumo di legno di pino, mandorle e qualche nota di
miele
di castagno pervasero l’aria, mentre una schiuma soffice
iniziava ad infittirsi
sul pelo dell’acqua. Inebriato e frastornato dalla fragranza,
Kei rimase
imbambolato in mezzo alla stanza, a fissare i riverberi colorati delle
bolle di
schiuma; nemmeno si accorse che Tetsurou gli aveva già preso
la scopa di mano
per poggiarla insieme alla propria al muro.
–
Che vuoi fare, il
bagno da vestito? – lo
punzecchiò Tetsurou, che aveva già fatto cadere
la casacca a terra ed era
intento a togliersi la maglia.
L’inaspettata
vista della pelle ambrata di Tetsurou spinse Kei a togliersi
velocemente gli
occhiali, ringraziando per una volta la sua penosa miopia: il cervello
non
avrebbe retto.
–
E tu girati!
– sbottò allora, scatenando
la risata dell’altro.
Voltandosi,
Kei iniziò a togliersi uno strato alla volta, piegando
accuratamente ogni
indumento e riponendolo ordinatamente sul pavimento, dando
così il tempo al suo
cervello di rimbalzare fra un pensiero impanicato all’altro.
Sfilatosi infine i
pantaloni, giunse alla conclusione che tenere una distanza minima di
quattro
metri da Tetsurou ed evitare di metterlo a fuoco fosse la decisione
più saggia
per prevenire certe reazioni incontrollate.
Il
rumore di uno scroscio d’acqua gli segnalò
l’entrata in vasca del compagno,
quindi chiese: – Sei
ancora girato? –
–
Sì,
Tsukki. – rispose Tetsurou, divertito.
Allora, Kei si avvicinò al bordo della vasca, si tolse
velocemente i boxer,
rischiando di perdere l’equilibrio, e poi si
lasciò cadere in acqua, al sicuro
sotto uno spesso strato di schiuma. Dopo essersi assicurato che
Tetsurou fosse
solo un’indistinguibile massa rosa e nera
dall’altra parte della vasca, rilassò
i muscoli e si immerse completamente, prima di rispuntare in
superficie. La
temperatura dell’acqua era piacevolmente calda, avvolgente,
ed il profumo dei
bagnoschiuma gli solleticava il naso. Dopotutto, non era stata
un’idea così cattiva.
Uno
sbuffo divertito riportò l’attenzione al suo
problema principale.
–
Che
c’è? – chiese sospettoso, stringendo
gli occhi per mettere a fuoco, vizio incontrollabile che maledisse.
–
Niente, sembri a tuo
agio in acqua. –
rispose l’altro, probabilmente con un’alzata di
spalle (Kei non poteva vederlo,
ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco). – Come stanno i
muscoli ora? –
–
Penso non riuscirei
ad alzare le braccia
nemmeno sotto l’effetto della Maledizione Imperius.
–
Tetsurou
rise, e Kei pensò che suonasse benissimo in quella stanza
piastrellata.
–
Che esagerazione!
–
–
Facile per te, te ne
stavi lì a lanciare
la Pluffa come un cieco che gioca a freccette. –
sbuffò Kei.
–
Come si gioca a
freccette? – domandò
incerto Tetsurou, come se stesse scavando nella memoria per ricordare
qualcosa
di lontano. Kei provò vergogna, spiegandogli brevemente il
gioco; gli capitava
ancora di avere qualche scivolone e menzionare qualcosa della sua
infanzia da Nato
Babbano e Tetsurou, sebbene fosse cresciuto in un sobborgo di Londra in
mezzo a
Babbani, apparteneva pur sempre ad una famiglia di maghi.
–
Sembra divertente,
dovremmo giocarci
ogni tanto. – mugugnò Tetsurou, scivolando
più a fondo nella vasca e
sospirando, chiaramente apprezzando l’acqua calda.
Un
silenzio rilassato calò fra i due e Kei pensò che
Tetsurou dovesse essere
veramente stremato per aver perso la voglia di parlare; il che gli
ricordò la
settimana precedente, quando l’aveva visto con le occhiaie
fuori dall’Aula di Divinazione,
e un’improvvisa curiosità lo colse.
–
Sembri molto stanco,
ultimamente. –
azzardò noncurante, giocando con la schiuma di fronte a lui.
–
Oh, Tsukki! Ti
preoccupi per me? –
Sebbene
non lo vedesse, Kei avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo in quel
modo
– le labbra un po’ sghembe, a mostrare in maniera
irregolare i denti bianchi,
le palpebre calate, ma lo sguardo affilato – ed il solo pensiero gli fece
formicolare
pericolosamente il basso ventre.
–
Tanto quanto mi
preoccupo per la tutela
delle Acromantule. – mentì.
–
Sei crudele, Tsukki.
Mi spezzi il cuore.
–
–
Ti spezzo
qualcos’altro, se non la
pianti. –
Tetsurou
rise ancora. – Ti riferisci alla scorsa settimana?
–
Kei
annuì.
–
Diciamo che
c’è stato un piccolo incidente,
la sera del mio compleanno. – ridacchiò
Tetsurou.
A
Kei venne voglia di affogarsi. Il suo compleanno? Perché
Kenma o Keiji
non avevano detto nulla? Con un certo sforzo, respinse
l’istinto di ficcare la
testa sotto l’acqua e stette ad ascoltare la storia.
Ebbene,
la settima precedente, la squadra di Grifondoro si era riunita nella
Sala
Comune per festeggiare il compleanno di Tetsurou, in maniera sobria e
controllata, al contrario dei precedenti 17 novembre, passati fra
partite
clandestine di Quidditch al chiaro di luna e party nelle cucine del
castello
insieme agli Elfi domestici. Ad un certo punto della serata, Tetsurou
si era
messo a scartare i regali e, fra un album di fotografie incantate che
lo
figuravano insieme agli altri membri della squadra, un maglione di lana
giallo
con le iniziali KT in rosso (da parte di Keiji e Koutaro) ed un paio di
biglietti per una partita di Quidditch (da parte di Kenma), aveva
trovato anche
un’anonima scatola di cioccolatini. Il fatto era che
– e Tetsurou lo disse
ridacchiando – il cioccolato non gli piaceva molto; dunque,
aveva donato il
contenuto della scatola ai compagni di squadra, che avevano apprezzato
assai la
decisione.
–
Il primo a mostrarne
gli effetti è stato
Daichi. – sospirò Tetsurou al ricordo.
All’improvviso,
l’intera squadra di Grifondoro, escluso il festeggiato, aveva
iniziato a
parlare di Koutaro Bokuto, elogiandone la prestanza atletica, il
sorriso
smagliante, i muscoli possenti…
–
… ed il
culo. – concluse Tetsurou.
Kei
si lasciò sfuggire una risata, incredulo. Per una volta si
trovava d’accordo
con dei Grifondoro.
Tetsurou
aveva continuato a raccontare che la situazione era precipitata quando
i compagni
di squadra, come sotto il controllo di un cervello collettivo, si erano
decisi
ad invadere la Sala Comune dei Tassorosso per stanare il soggetto della
loro ossessione.
–
Ho dovuto chiedere
aiuto a Keiji e
Kenma. Quando sono arrivati, avevo già iniziato a
Pietrificare Shouyou e Ryu
per impedire loro di uscire. – ridacchiò,
– Io mi
sono occupato di Hajime e Daichi e ho
affidato gli altri a Kenma e Keiji. Credimi, è stata una
notte davvero lunga.
Ho dovuto rispondere a domande sul colore preferito di
Koutaro o sul suo
tipo ideale di ragazzo. –
Kei
riusciva quasi a vedere Keiji con i nervi a fior di
pelle che faceva
ingollare Pozioni Soporifere ai giocatori del Grifondoro, mentre
Tetsurou
gestiva un pigiama party con gli altri del settimo anno.
–
Chi è
stato il genio a mettere un filtro
d’amore nei cioccolatini? –
–
Non ne sono sicuro,
ma penso sia stato
Oikawa, a giudicare dalla faccia che ha fatto a colazione il mattino
dopo. –
dichiarò Tetsurou con l’aria di chi la sa lunga.
–
Cos’hai
fatto per meritarti questo
dispetto? –
–
Esistere? Ad Oikawa
non servono
veramente delle motivazioni per darmi fastidio. –
Kei
gli dovette dare ragione: aveva l’impressione che Oikawa si
sentisse in
costante rivalità con i capitani delle altre squadre di
Quidditch e in
particolare con Tetsurou, probabilmente per via del numero di ragazze
che militavano
nel Kuroo fanclub.
–
In più,
non sono riuscito a recuperare
il sonno, dato che ho dovuto studiare durante le notti successive per
riuscire
a vedere la tua partita, domenica. –
aveva aggiunto Tetsurou in maniera
disinvolta; al che, Kei si era sentito lusingato dal fatto che si fosse
riferito alla partita come “sua” e non
“loro”.
–
Non hai sprecato
troppo tempo, visto che
è durata meno di dieci minuti. –
commentò allora per nascondere il suo
compiacimento.
–
No, ma ho impiegato
diverse ore a risollevare
il morale di Koutaro. – rise Tetsurou, prima di farsi serio:
– Sai, penso
davvero che sia uno dei giocatori più talentuosi di
Hogwarts, al momento. Deve
solo lavorare sulla gestione delle proprie emozioni. –
–
Gli ci vorrebbe un
po’ della razionalità
di Keiji. – concordò Kei, appoggiandosi coi gomiti
al bordo della vasca e
fissando lo sguardo sul soffitto sfuocato della stanza. – Se
riuscisse a
migliorare questo tratto di sé, avrebbe sicuramente
possibilità di diventare un
giocatore professionista. – Dando
voce
ad una sua curiosità sopita, chiese allora: – È quello che vuoi
fare anche tu quando esci da
qui? –
–
Non penso di avere
abbastanza talento
per diventare un professionista. – rispose Tetsurou,
pensieroso, e Kei dovette
trattenersi dal protestare. – No, penso mi piacerebbe fare in
modo che più
gente possibile si emozioni assistendo a delle partite di Quidditch.
–
Tetsurou
continuò spiegando che avrebbe voluto lavorare per il
Ministero della Magia,
nell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici; tuttavia, le
posizioni
scarseggiavano e la competizione era spietata. Per questo motivo,
doveva assolutamente
uscire da Hogwarts con il massimo dei voti e stava già
preparando la
candidatura per assicurarsi uno stage all’Ufficio per la
Coppa del Mondo
dell’anno seguente. Kei rimase affascinato
dall’entusiasmo di Tetsurou,
catturato dalla sua forza gravitazionale.
–
E tu che vorresti
fare una volta uscito
da qui? –
La
domanda innocente innervosì Kei, indeciso se raccontare o
meno le sue
ambizioni.
–
Il Magizoologo.
– borbottò alla fine.
Il
silenzio di Tetsurou lo aveva incoraggiato a proseguire, quindi aveva
spiegato
di controvoglia – e con un malcelato imbarazzo – che da bambino, ancora
ignaro del Mondo Magico,
era affascinato dai dinosauri e avrebbe voluto diventare un
paleontologo.
Tuttavia, una volta approdato ad Hogwarts, la sua visione si era
ampliata scoprendo
l’esistenza delle Creature Magiche, ed era rimasto esaltato
soprattutto dai
Draghi.
–
Quante cose non so
su di te, Tsukki! –
esclamò sinceramente sorpreso Tetsurou. – Quindi,
fammi pensare, devi ottenere
buoni voti in Pozioni, Erbologia e Cura delle Creature Magiche.
–
–
Devo dimostrare di
cavarmela anche in
Volo e Incantesimi. –
Dopo
qualche momento di silenzio, Tetsurou aggiunse con uno strano tono di
voce: – Immagino
che sia per questa ragione che stai
prendendo lezioni per diventare un Animagus. –
Con
la sensazione di camminare su una china scivolosa, Kei rispose
cautamente: – Sì,
generalmente le Creature Magiche si
trovano più a loro agio con gli animali. –
–
Quindi devi avere
Eccezionale anche in
Trasfigurazione. – aveva puntualizzato Tetsurou, prima che la
sua figura indefinita
sparisse sotto il pelo dell’acqua.
Il
nervosismo di Kei sfociò in panico quando vide Tetsurou
affiorare a qualche
passo da lui, non più macchia indistinta, ma mezzobusto
nitido.
–
Mi chiedo come mai
tu abbia voluto
prendere delle ripetizioni di Trasfigurazione. –
Kei
si sentiva inchiodato al bordo della vasca, sovrastato, con il cervello
che
lavorava furiosamente per processare stimoli visivi come i capelli
bagnati di
Tetsurou, le sue spalle larghe, il busto definito, il neo solitario che
spuntava sulla clavicola, la cicatrice sull’avambraccio
sinistro e altri
infiniti dettagli.
–
Mi è
venuto il dubbio che tu gradisca la
mia presenza. – insinuò Tetsurou con un sorriso,
avvicinandosi ulteriormente.
–
Preferirei la
compagnia di un branco di
Schiopodi Sparacoda. – mentì debolmente Kei con il
cuore che ormai gli
scoppiava in petto, portandosi istintivamente due dita al naso a
sistemare
occhiali inesistenti. Al gesto, il sorriso di Tetsurou si
allargò: – Proprio
come pensavo. –
Kei
si ritrovò una mano dietro la nuca, salda e bollente contro
i suoi capelli
bagnati, e un istante dopo il viso di Tetsurou si abbassava per
incontrare le
sue labbra. Inondate da un impeto sconosciuto, le mani di Kei erano
corse alle
spalle di Tetsurou, avvinghiandosi quasi con urgenza, mentre la bocca
si
schiudeva per assaggiare avidamente ogni centimetro di quelle labbra
tanto
desiderate. Un sapore dolce gli esplose sulla lingua quando questa si
scontrò
bramosa con quella di Tetsurou, un sapore che si sorprese potesse
creare un’immediata
dipendenza. Un guizzo quasi doloroso al basso ventre lo indusse a
staccarsi,
spaventato, e rimase col fiatone a fissare sconcertato gli occhi
sgranati e
pericolosamente avidi di Tetsurou. Incapace di sostenere il contatto
visivo, si
voltò. Uno scroscio d’acqua, un movimento di
vestiti ed un fiotto di aria calda
secca gli segnalarono che Tetsurou era uscito, si era rivestito ed
asciugato in
questo ordine bizzarro.
Kei
si era allora azzardato a cercarlo con lo sguardo: con suo sollievo,
Tetsurou
stava sorridendo.
–
Ci si vede domani in
Sala Grande, Kei.
– cantilenò.
Kei,
con la gola secca, scoprì di non essere in grado di
vocalizzare la sua
risposta, quindi annuì e basta.
Quando
Tetsurou aveva afferrato la sua scopa ed aveva preso la porta, Kei si
era
lasciato sprofondare nell’acqua calda. Sarebbe passato
parecchio tempo prima che
riguadagnasse la padronanza di sé stesso ed uscisse dal
Bagno dei Prefetti.
***
Tetsurou
si appoggiò alla statua di Boris il Basito, incapace di
calmare gli stimoli
sensoriali che gli scuotevano il corpo: le mani tremavano leggermente,
le
labbra fremevano gonfie, il cuore martellava impazzito ed il basso
ventre pulsava
dolorosamente. Quando era arrivato il momento di baciare Kei, aveva
temuto di realizzare,
nell’atto, che i suoi sentimenti platonici non incontravano i
suoi gusti
carnali. Tuttavia, l’esatto opposto si era verificato: non
solo il bacio gli
era piaciuto ai limiti del consentito, ma era dovuto letteralmente
scappare per trattenersi dal perdere completamente il controllo. La
sola immagine
del trasporto sul volto di Kei aumentava pericolosamente il fremito
all’inguine
in una dolce tortura che reclamava la sua attenzione.
L’improvvisa
comparsa di una presenza nel corridoio indusse Tetsurou a darsi un
minimo di
contegno: raddrizzò la schiena, riavviò i capelli
e si schiarì la voce.
–
Oya! – lo
salutò Koutaro.
–
Hey. –
rispose Tetsurou, sorridendo. –
Grazie per aver fatto la guardia al Bagno. –
–
Non ti preoccupare.
Ho dovuto solo Confondere
Oikawa e scacciare Yachi. – ridacchiò Koutaro,
tendendo all’amico una mappa del
castello su cui alcune scritte si muovevano pigramente. –
Comunque, di cos’è
che dovevi parlare con Tsukki? –
Tetsurou
ghignò, intascandosi la mappa: – Lo
scoprirai presto. –
***
Entrato
nella Sala Comune dei Corvonero – solo al terzo tentativo
aveva imbroccato la
risposta all’indovinello, tanto era vuota la sua testa
– , Kei era andato a
sedersi sul divano fra Keiji, nella stessa posizione in cui
l’aveva lasciato qualche
ora prima, e Kenma, intento a provare pigramente qualche incantesimo di
Trasfigurazione
sulle pedine della sua scacchiera magica.
Con
la testa incapace di concepire pensieri complessi, Kei seguiva il
movimento
ipnotizzante delle fiamme nel camino cercando di minimizzare il
subbuglio viscerale
che lo sconquassava, ma non appena frammenti di quello che era appena
successo
riaffioravano – come
i capelli neri di
Tetsurou che sgocciolavano sulla sua guancia mentre scendeva a baciarlo
– una
vampata di calore lo avviluppava ed era
punto e a capo.
–
Come è
andato l’allenamento? –
Kei
si voltò a guardare stranito Keiji, il quale aveva alzato
appena gli occhi dal libro
per porgergli la domanda innocente. Kei sentì lo stomaco
fare una capriola all’indietro
e le mani iniziarono a sudargli, mentre il cervello si saturava di
immagini di
Tetsurou – il neo sulla clavicola, il sorriso sardonico, il
busto definito, gli
occhi avidi, la cicatrice sull’avambraccio sinistro.
–
Bene, credo.
– borbottò, prima di
tornare a fissare scombussolato le fiamme.
Imbambolato
com’era, non notò nemmeno Kenma e Keiji scambiarsi
un cinque alle sue spalle.
***
Ciao
a tutti/e!
Siamo
finalmente arrivati alla chiusura. È stata dura finire
questo capitolo, avrei voluto
inserire così tante back stories! Ma è
già una soddisfazione essere riuscita a
finire questa minilong.
Se
nelle prossime settimane proverò ancora questa dirompente
necessità di
aggiungere dettagli, vi ritroverete qualche one– shot :P
A
presto ;>
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