La Vita... di agility_e (/viewuser.php?uid=1641)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il Risveglio ***
Capitolo 3: *** L'Assemblea... ***
Capitolo 4: *** L'Agguato dei Mangiamorte ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
FANFICTION DI AGILITY_E
Nota...
Salve a tutti! Se siete arrivati fin qui, vuol dire che almeno le prime due
righe della fic volete leggerla...quindi non vi rubo tempo! Vi dico solo una
cosa: il racconto è ambientato dopo il periodo scolastico di Harry, Ron e
Hermione. Ed è il continuato della mia one-shot: La mia Morte... Agility_e
Consiglio: LEGGETE LE FIC DI KARMENSITA! La mia sorellina virtuale...è una
gran scrittrice...giurateci pure che farà successo! XD
PROLOGO
Mille pensieri si mescolavano nella mente confusa e preoccupata di Harry,
intrecciandosi l'un l'altro, e creando solo che confusione maggiore all'ex
Grifondoro.
Si trovava nel parchetto di Privet Drive, dove era solito andare a sfogarsi,
e pensare, nella sua vita con i Dursley: sopratutto nel periodo scolastico. Era
all'incirca la vigilia di Natale. La neve cadeva lentamente, e a piccole fave,
una qui...una la...
Un unico grande lampione, proprio sopra la sua testa, illuminava uno sprazzo
circolare di luce, su cui Harry si trovava esattamente nel centro.
Tutto bianco. Armoniosamente, e romanticamente bianco. Non si scorgevano
neanche le ombre delle altalene del parchetto, ne di qualche cartello stradale,
o magari un mozzicone di sigaretta...nulla. Solo, uno spazio circolare di neve,
illuminato fortemente da un alto lampione. E ivi Harry pensava.
Gli occhi socchiusi, mentre il mento era lievemente rivolto verso l'alto. Le
mani erano aperte verso l'insù...l'espressione del viso rilassata.
Era buio pesto, a parte la luce del lampione, ed era una delle sere invernali
più fredde che si fossero mai viste a Privet Drive da anni, e Harry indossava
semplicemente una felpa blu scura, impregnata di neve, e acqua fredda,
ghiacciata...ma non sembrava preoccuparsene...anzi, aveva l'aria di essersene
rimasto li impalato da molte ore, dato che le impronte che mostravano il suo
arrivo, erano scomparse sotto le nuove ondate di neve fresca, e la sua
espressione era pacata...
Ormai gli arrivava alle caviglie. Un paradiso bianco, nel luogo dove più era
stato umiliato...un posto incantato, dove il pensiero accellerava la sua
velocità maggiormente a quella del cuore, che viceversa smetteva a poco a poco
di battere...un leggero sussulto nel petto di Harry...
Era tranquillo e razionale da come non lo era da anni...le preoccupazioni e i
suoi affanni erano ancora ben presenti nella sua mente, ma piuttosto che
infastidirlo o preoccuparlo, lo lasciavano indifferente.
E sempre, in quella posizione strana, rimaneva immobile a pensare.
Forme, immagini e colori, gli attraversavano la mente fugacemente, sotto
quella meraviglia bianca. Vedeva e percepiva ogni suono. Una formica camminava
nella neve, interperrita, implcabile...poi non si mosse più...
Un uccellino molto lontano spiccava il volo verso un albero su cui ripararsi
dalla neve, stridendo acutamente indignato...il suo eco volteggiò nell'aria per
qualche secondo, prima di spengnersi con una leggera vibrazione...
Era il padrone. Poteva sentire un cane mugulare sotto la neve a due miglia di
distanza, o le persone cantare nelle case li vicine...era lui il capo sovrano di
tutto...e immerso in quello spiazzo di neve, aspettava, implacato...
Ad un tratto nello spiazzo, si sentì come uno frusciare nella neve. Prima,
eccheggiava, come lontano, a tratti più lento, ad altri velocizzando il
passo...due paia di scarpe attraversavano la neve li, nei paraggi...Harry non se
ne curò...
Ma poi, i passi parvero farsi sempre più forti, finchè il loro rumore nella
neve, non divenne quasi insopportabile alle orecchie sensibili di Harry...
Poi i passi si fermarono. Erano giunti in prossimità del semicerchio di neve
su cui Harry faceva da centro...un passo e sarebbe entrato, Harry lo percepevia...sentiva
la sua indecisione, come se temesse qualcosa, o qualcuno...poi una voce parlò.
- Salve Harry Potter -.
Era la voce grave di un uomo di circa quarant'anni. Era come tonante.
Harry s'accorse che le sue orecchie erano diventate velocemente, quasi sorde,
o comunque...attutivano i suoni. Di fatto udiva semplicemente quella voce, forte
nei suoi timpani, mentre non sentiva più, i suoni di qualche persona che
attraversava la strada, o una macchina che procedeva a piccola velocità...
Eccheggiava dura come la roccia, e armoniosa...aveva un qualcosa di saggio,
come se stesse ascoltando qualcuno che lo conosceva gia, che quasi...lo avesse
incontrato apposta...
Harry aprì finalmente gli occhi. Voltò lentamente la testa verso la
direzione da cui proveniva la voce. C'era come un'ombra, ferma immobile...l'uomo
non era ancora entrato nel raggio del lampione, e se ne stava si immobile,
invisibile, eppure percepibile...dava una strana sensazione. Come di essere
inferiori a lui.
- Non credevo che ti avrei trovato qui, Harry. Così presto -.
Harry era sicuro di non aver mai incontrato una persona che possedesse una
voce così...non la conosceva, fine della storia. Eppure lui, gli rivolgeva la
parola come se fosse un amico d'infanzia, oppure una persona conosciuta...e
Harry, senza saperne il motivo, capiva che quell'uomo si stava
divertendo...percepiva il suo stato d'ebbrezza intrinseco di una calma
platonica, quasi irreale...quasi vedeva il suo sorriso...
Ma Harry, ora era lui il padrone. Socchiuse nuovamente la voce, e alzando
nuovamente il viso verso il cielo, rimase in quella posizione.
La voce sospirò.
- Sai, mi rattrista molto, averti incontrato a questo punto della tua vita.
Stavi per farcela -.
Harry rimase in quella posizione, e tirò su col naso. Non rispose.
La voce ne sembrò deliziata.
- Vedi, tu non sei al parco comunale numero quattro di Privet Drive come
credi d'essere, invece. Tu - disse puntando un braccio contro Harry, entrando
dentro il fascio di luce del lampione, in modo che si vedesse solo quello -
rivivi questo posto, perchè è stato il tuo rifugio e la tua fonte di speranza
per molte estati, Harry -.
Quella voce aveva qualcosa di suadente, quasi emozionante. La sensazione di
purezza e libertà che Harry aveva provato fino a qualche minuto fa, era
frammentata da una strana eccitazione. La voce, eliminando ogni altro minimo
rumore, che non fosse quello della neve che cadeva per terra, riprese a parlare,
sempre tenendo alto il braccio puntato contro Harry.
- Perchè ti ostini? Sai, ho notato spesso, quando ti osservavo vivere le tue
avventure, che tu non ti arrendi mai. Per molti dei tuoi nemici, e anche amici,
questo era irritante -.
Harry aprì gli occhi, ma non degnò di un solo sguardo, l'ombra che appena
s'intravedeva nel buio.
Tirò su col naso prima di rispondere. - A quanto pare lei sa molte cose -.
Il braccio si abbassò, ma l'uomo che aveva quella voce così magnifica
rimase nell'ombra.
- Questo è vero - rispose con semplicità.
Harry rimase nella sua posizione, gli occhi aperti. - E lei non mi dice
perchè mi sta disturbando, e sopratutto chi è. Questo è irritante -. Lanciò
un'occhiata furtiva verso l'ombra.
L'uomo ridacchiò. - Anche questo è vero - si limitò a rispondere.
Harry posò le braccia lungo i fianchi, e si voltò verso quella voce. Piegò
di lato la testa, poi socchiuse gli occhi, e ispirò profondamente e lentamente
prima di riaprirli.
- Allora mi dica - gli disse freddamente Harry.
La voce rise ancora. - Cosa, Harry? -.
Harry non s'arrabbiò, mantenne sempre il tono di voce freddo e formale che
aveva usato anche prima. - Chi è lei? -.
L'uomo sospirò. Harry vide chiaramente, l'uomo scuotere il capo. Poi
finalmente, lui entrò nel fascio di luce.
Era un normalissimo uomo Babbano di una certa età. Era anche lui vestito
precariamente per una nevicata così forte, ma, a differenza di Harry, non era
ne bagnato, ne vagamente infreddolito o intorpidito. Si limitava a sorridere.
Harry se l'era aspettato che la voce avesse quell'aspetto di finta sicurezza
e gentilezza...in realtà, lo stava prendendo in giro...lo stava umiliando di
nuovo, in quel parco di merda.
Harry decise, che era meglio riformulare la domanda con calma, prima di
arrabbiarsi con quel tizio. - Chi è lei? - chiese freddamente.
Lui annuì con espressione vaga. Poi guardò Harry con espressione quasi
triste.
- Vedi Harry. Questo...cioè il nostro incontro, nella realtà non è
accaduto. Io non sono nessuno, e se tu provi a ricordare, come sei finito fin
qua...probabilmente non avrai più domande da pormi. Avanti, prova -.
Harry lo osservò seccato. Aveva ragione, quel vecchiaccio disutile stava
mettendo in scena quella grande panzana solo per divertirsi sotto la
neve...probabilmente era uno svitato che si divertiva così: importunando la
gente.
- Io credo che stia farneticando - rispose Harry con un tono che era l'esatto
opposto dello stato del suo carattere in quel momento: calmo e pacato.
L'uomo ridacchiò, con quella risata grave e fastidiosa. Piegò la testa a
destra e non rispose.
Harry mugulò il suo stato di rabbia e inquietudine. Poi si rivolse all'uomo.
- Vede non sono un indovino io, ne un chiromante di merda, come sicuramente
sarà lei. Vede per me non è un bel momento, e preferirei rimanere da solo,
chiaro? - gli disse, gli occhi che mandavano tuoni.
Ma l'uomo si limitò a sorridere sornione. - Certo lo so che non è un bel
momento per te, Harry - rispose con estrema semplicità.
Harry lo mandò a fanculo rapidamente, e senza motivo, si sentì anche in
colpa. Per fortuna l'uomo non sembrò offeso a questo suo sfogo di rabbia, anzi
sorrise comprensivo. - Sfogati, Harry, ne avrai bisogno - disse con lo stesso
tono di voce.
Harry si era stufato. Con la voce che lievemente aveva preso una brutta
piega, brutta per l'uomo, gli rispose. - O, mi dice che cazzo vuole. O io la
picchio, qui, in mezzo alla neve, così magari si congela e la trovano domani
mattina...che ne dice? Si può fare? - rispose.
L'uomo smise di annuire. Poi guardò un orologio da polso, e si voltò verso
di Harry con un sorriso. - Credo che hai ragione - disse pacato - Non ci rimane
molto tempo -.
Harry lo osservò con un'espressione quasi omicida. - Tempo per cosa?
Vecchiaccio di merda? Eh? - disse vagamente alterato.
L'uomo non se la prese male, anzi, sorrise sempre di più. Poi, incrociando
le braccia gli rispose. - Non so se ti ricordi veramente cosa ti ha condotto
qui...ma siccome non c'arrivi, ti do un indizio. Voldemort -.
Ora Harry sapeva tutto. Sospirò, voltando la testa di lato, non mostrare
all'uomo che aveva ceduto, e che stava piangendo. Poi, quando ebbe finito, e ci
vollero pochi minuti, si voltò verso il vecchio. - Sono morto, vero? - disse in
tono sommesso.
Il vecchio lo guardò con un'occhiata indecifrabile. - Quasi. Io sono qua per
aiutarti a scegliere -.
Harry lo osservò vagamente perplesso. - Scegliere cosa? - rispose.
L'uomo lo squadrò da capo ai piedi prima di rispondere.
- Decidere se vuoi tornare in vita come fantasma, o...proseguire -.
Harry scoppiò a piangere. Non riuscì a rispondere.
Il vecchio annuì comprensivo. - Tutti fanni così - mormorò quasi a se
stesso.
Harry alzò il capo, mentre gli occhi si gonfiavano di lacrime.
- Non ho altra scelta? - chiese in un mormorio sfocato, triste e colmo di
tutta la disperazione umana.
L'uomo sospirò. - Un'altra scelta ce l'hai - disse - Vuoi saperla? -.
Harry annuì.
L'uomo proseguì. - Tornare in vita. Vita vera, no fantasma. Però, se
dovessi morire un'altra volta, non potrai neanche più andare nel paradiso, o
nell'inferno, o nella qualsiasi cosa ci sia al di la...io non la conosco...-.
Harry sembrò aumentare di tristezza. Scivolò sopra la neve, e sedendosi con
le gambe piegate, e il capo tra le mani, pensò. Dopo cinque minuti diede la sua
risposta.
- Vado avanti -.
L'uomo scosse il capo. - No. Voglio darti un'altra possibilità. Sconfiggi
Voldemort, e la prossima volta che morrai, ci rincontreremo, e potrai scegliere
di continuare...muori senza averlo ucciso, e purtroppo svanirai come la
polvere...a te la scelta. Che mi dici? -.
Harry rispose senza esitazione. - Combatto naturale -.
L'uomo sorrise, avvicindadosi a Harry, gli chiuse le palpebre a Harry che
scomparve, poi, con dei fruscii, uscì dallo spazio sotto il lampione, che si
spense.
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Ammetto che questa è la fic che ho iniziato meglio, almeno per me. Salute.!!
Dedicata a Karmensita, sei un mito
e
a Erika
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Capitolo 2 *** Il Risveglio ***
FANFICTION DI AGILITY_E
Note...
Bene, qui non ho niente da dire oggi! Solo una piccola cosa: Karmensita.
Costei è una ragazza magnifica, amante della musica e della buona cucina. Ogni
giorno, sospira, davanti alla sua fininestra candida come la neve, e pensa...che
cosa secondo voi??!! FF! fresche nuove e MAGNIFICHE! Andate nel suo link, nella
sezione autori, o cercate il suo nome nella sezione "cerca". Vedrete
che scrive veramente bene. Agility_e
CAPITOLO 1 " Il Risveglio... "
Fu come cadere in un immenso pozzo nero. Cadeva, cadeva, ad una velocità
quasi incredibile, nei tunnel dei suoi pensieri, nelle cavità del suo
spirito...
E come quando un piccolo bambino viene alla luce, dopo tanti mesi di agonie,
Harry riprese il possesso del suo corpo.
Sentì l'aria fresca e umida penetrare nella sua gola, e il petto si mosse
appena percettibilmente, sotto le percosse di questo nuovo vento, portatore di
vita.
Mosse appena il capo all'indietro, mentre sentiva la mani aprirsi leggermente
e di scatto. Prese velocemente coscienza dello stato del suo corpo: si sentiva
totalmente immerso in un bagno sporco e sudicio di sudore, madido dappertutto, i
capelli che sembravano incollati.
Sentiva tutto un dolore nel corpo, mentre alcune ossa scricchiolavano, quasi
come protesta, dopo tanto tempo che non venivano adoperate.
Riusciva a sentire perfettamente quello che accadeva intorno a lui: alcune
voci preoccupate e tristi mormoravano piano delle parole a Harry
incomprensibili.
Incredibile ma vero: l'uomo aveva ragione, aveva avuto un'altra occasione di
potercela fare, di poter uccidere il suo maggior nemico...di vendicare migliaia
di vittime innocenti, ora ricordate da qualche tomba o articolo di
giornale...aveva di nuovo una vita. E non doveva farsela scappare.
Decise che era meglio aprire gli occhi, ma appena li ebbe spalancati, li
richiuse dolorosamente, mugulando qualche parola. Mentre cercava di far
raggiungere la sua mano agli occhi, per togliersi il dolore che gli era
pervenuto, aveva come sentito un gran silenzio farsi intorno a lui.
Poi spalancò di nuovo gli occhi, più lentamente, voltando la testa e
destra, in modo che i raggi del sole lo colpissero marginalmente, e sentì un
urletto stridulo venire dall'altro lato della stanza in cui si trovava.
- Oddio dottore...è vivo! Presto Hermione, chiama qualcuno, veloce! -.
Aveva parlato una voce di una donna vecchia, gracchiante, ma in un certo
senso...imponente.
Le rispose un'altra voce, questa volta di ragazza giovane, che tremava per
l'emozione.
- Vado subito...ehm...un medico! -.
Dei passi uscirono dalla stanza velocemente, mentre una mano calda afferrava
la sua rachitica, e infreddolita.
Non riusciva e vedere un bel niente. Non aveva i suoi occhiali, era per
quello, presumibilmente che non riusciva a vedere la donna che aveva davanti.
Vedva solo delle immagini grotteste muoversi animatamente, ofuscate, e senza
distinzione l'una dall'altra.
Ad ogni modo, Harry aveva capito di chi era la voce di donna che aveva udito
appena sveglio.
- Molly... - mugulò con voce roca, prima di cominciare a tossicchiare
rabbiosamente.
A parlare gli bruciava la gola, per il momento, e questo gli faceva torcere
le budella: doveva parlare assolutamente con qualcuno, preferibilmente con
Hermione...
La signora Weasley cacciò un urletto isterico, e prese a fare dei goffi
saltelli per la stanza con gli occhi che gli uscivano dalle orbite. - Oh mio
dio! Oh mio dio! Harry non ti sforzare! Harry...mi racc...Ma questo dottore
viene si o no... -.
Era troppo agitata da non riuscire a stare in silenzio, ne ferma sul posto, e
sopratutto premeva la mano di Harry molto forte, tanto che questa era diventata
sul rossiccio scuro. Harry continuò a tossire per altri minuti, la gola
bruciante, mentre ad ogni colpo di tosse del moro, la signora Weasley sembrava
aumentare di preoccupazione, e continuava con le sue imprecazioni a mezza voce,
gli occhi fuori dalle orbite.
Finalmente Hermione fece la sua entrata con un curatore. La signora Weasley
si fece velocemente da parte, osservando i controlli del medico sul ragazzo.
Hermione si torceva le mani in un angolo della stanza, boccheggiante in attesa
di qualche novità.
Il medico controllò noiosamente Harry, e spense il suo eccesso di tosse con
un colpo della bacchetta, e sistemò il bruciore del ragazzo con un liquido
verde preso da una fiaschetta nella sua tasca. Ne versò qualche goccia nella
gola di Harry, e prese a muovere tutte le articolazioni del corpo, con massaggi
stimolanti, e colpetti della bacchetta. Alla fine, rivolgendo un sorriso
rassicurante alla signora Weasley, le disse.
- E' sano come un pesce! Certo che si salva sempre eh?? -.
La signora Weasley diede un altro urletto identico ai primi due, mentre
insieme a Hermione improvvisava una sorta di balletto isterico e febbrile, sotto
gli occhi di Harry che intanto aveva ripreso un po' della sua forza, e si era
tirato su nel lettino con i gomiti.
Prima di parlare si schiarì la gola. - Ehi...molly....Herm...- non ebbe il
tempo di finire la frase.
Hermione e la signora Weasley, gli si erano letteralmente gettate sopra, e lo
abbracciavo sommamente, dandogli qualche bacetto sulla guancia, e
accarezzandogli la caviglia, o il petto, chiedendogli come stava...e tutte due
ripetevano insistentemente "Oh mio Dio" mentre il medico, con un
sorrisone, cercava di calmarle.
- Vi prego signore...gli farete male se lo strapazzate così...andiamo
signorina, non faccia così, abbiamo avuto dei casi peggiori, è stato anche
troppo fortunato il ragazzo...-.
Ma Hermione e la signora Weasley non riuscirono a calmarsi, se non dopo un
quarto d'ora, frammentato nei momenti in cui cercavano di abbracciare
contemporeanamente Harry con affetto, ad altri in cui scoppiavano a piangere, ad
altri in cui borbottavano rabbiose e preoccupate.
Poi, quando sembrava che finalmente avessero messo il loro spirito in pace,
si sedettero su due sedie che erano poste vicino al letto di Harry, e con gli
occhi ancora rossi per le lacrime, e la voce tremante per l'emozione, presero a
parlare al ragazzo.
- Oh Harry! Eravamo così preoccupate...-.
Harry sorrise teneramente alle due donne. Le osservò: Hermione aveva delle
enormi borse nere sotto gli occhi, segno che non dormiva da giorni, mentre la
signora Weasley sembrava dimagrita di qualche chilo. Si erano consumate
nell'attesa...
Harry le osservò. - Quindi - gli disse - Sono...stato in coma?? -.
Molly annuì con aria grave, mentre gli occhi gli si riempivano ancora di
lacrime e minacciavano un altro piagnisteo...
- Eravamo così preoccupate... - ripetè Hermione con voce strozzata e
sommessa.
Rimasero per qualche secondo a squadrarsi, Harry con un gran sorriso nelle
labbra, mentre le due rosse, fremevano di eccitazione e anche un po' di
preoccupazione...
Harry piegò la testa di lato. - Bhè, mi fa piacere che voi due, siate qui!
Credevo di morire...da solo...-.
Hermione girò la testa di lato, morsicandosi le labbra e socchiudendo
lentamente gli occhi...stava piangendo.
Le lacrime sulle guance di Molly scendevano implacabili, mentre rispondeva
con lo sguardo atterrito. - Si...vedi...tutti pensavano che saresti morto... -
sussurrò, la voce spenta.
Harry le osservò. Quanto gli volevano bene, quelle due donne. Quanto
soffrivano loro due per lui, quanto pativano per quel coma...Harry si rese conto
in quel momento, di quanto fossero state importanti per lui, Hermione e Molly,
nella sua vita. Quanto avessero significato...quanto avessero sacrificato per
lui.
Senza nemmeno rendersene conto, prese anche lui a piangere. Ignorava i vari
dolori che provava in tutte le parti del corpo, le conseguenze di tutte le
torture subite...non riusciva nemmeno a sentire il forte mal di testa che lo
stava affliggendo...anzi, sentiva che insieme a quelle due donne avrebbe potuto
sconfiggere tutti i signori oscuri dell'universo...tutti i mangiamorte del
mondo...con onore e coraggio...piangeva con loro, in un muto silenzio fraterno.
Molly si alzò dalla sedia, e abbracciò Harry teneramente, mentre Hermione
gli prendeva una mano tra le sue e l'accarezzava. Il pianto s'intensificò.
Harry si sentiva svuotato da una piacevole sensazione di vuoto, dentro di
se...aveva eliminato ogni rancore, ogni ostilità dal suo cuore, con un
abbraccio...con una carezza...assieme alle due persone che più aveva di
care...e mentre restava, muto, in quell'abbraccio senza fine, il suo pensiero
andava a Ron...a Ginny...a Fred e George...
Con loro non avrebbe più parlato...con loro non avrebbe mai più potuto
condividere un momento così bello, come quello che stava vivendo con Molly e
Hermione...non li avrebbe mai più sentiti parlare, sussurrare, ridere,
piangere...persone rimaste nella memoria delle persone, per la loro amicizia, e
per il loro coraggio, ora sprofondate nell'oblio...
Quel pensiero fu troppo forte da sopportare per Harry. Il suo pianto
aumentò, e svenne nel letto del reparto medico del Ministero, mentre le due
rosse strillavano di paura...
-------------------------------------------
- Ma, professore, lei sa come...come, ci...è riuscito? -.
Dei passi lungo un corridoio lugubre. Eccheggiavano nelle pareti.
- No. Questa volta ha sconvolto ogni previsione... -.
- Ma, mi domando...se per caso ha dei poteri particolari che gli ha trasmesso
il signore Oscuro quando... -.
Un sospiro seccato.
- Quante volte vuoi che te lo ripeta? Voldemort, non gli passato nessun
potere quel giorno...a parte il dono del parlare con i Serpenti... -.
- E, a lei...le sembra un...dono?? -.
- Certo. Molti lo considerano qualcosa di malvagio e oscuro. Però, come lei
ben sa, Caramell, Voldemort usa in molti modi i serpenti...nelle pozioni,
perfino negli incantesimi...quello che Harry possiede è un dono che gli è
stato utile in molte occasioni...come ben ricorderà... -.
- Si si...certo. E deve per forza dire quel nome...? -.
- E' indispensabile. Vede: se ha paura di nominare il nome del suo maggior
nemico...pensa di poter, minimamente scontrarti con lui con onore? Io non
credo... -.
Un sospiro triste e malinconico.
- Si, credo che abbia ragione, Albus -.
Silente e Caramell stavano camminando verso l'Ufficio Misteri. Avevano appena
raggiuto l'ascensore, e ora stavano scendendo verso l'ultimo piano.
- Ora - proseguì Silente - Dobbiamo organizzare delle squadre. Creare un
esercito, che sia in grado di reggere l'urto contro quello dei Mangiamorte. E
dobbiamo farlo subito. Voldemort - Caramel sussultò - non perderà tempo. Ora
che crede di aver ucciso Harry, comincerà subito a distruggere le cose che ha
noi sono più care. Hosmehade, Diagon Alley. Minerà l'intera sicurezza magica e
Babbana, creando dei vuoti nella nostra socetà. Credo, Caramell, che dovremo
chiedere aiuto a loro... -.
Caramell sussultò ancora di più. Osservò Silente con immensa paura, mentre
una goccia di sudore gli scivolava lungo la fronte. Lo sguardo di Silente era
risoluto.
Passarono diversi minuti in cui rimasero in silenzio. Poi Caramell parlò.
- Chi, Silente? -.
- Lo sai a chi mi riferisco... -.
Caramell scosse la testa velocemente. - Ma lo sai che potremo rovinarci con
le nostre mani? Eh? Non sono affidabili...insomma...sono...solo nei casi più
disperati! -.
Silente annuì. - Noi siamo in un caso disperato. Hogwarts è non c'è più
-.
----------------------------------
Harry stava sognando nel suo lettino.
Macchie grigie si muovevano nella sua mente...non prendevano forma ne
colore...sentiva chiare e distinte, le note argentine di una risata acuta nella
sua mente...
Si muoveva nel sonno agitato. Vide, velocemente, i riflessi di una porta
semi-aperta. C'era tutto buio, mentre una luce blu, quasi irreale penetrava
dalla fessura della porta...poi vide dei volti...
Erano rovinati e mutilati. Alcuni avevano la bocca spalancata...altri ancora
avevano l'espressione beata di uno che dorme...altri mancavano di occhi,
naso...erano tutti verdognoli...e le immagini si muovevano a una velocità
impressionante nella mente di Harry...sussultava, e si muoveva...
E poi, il volto di Ron, mutilato, usurpato, di una colore simile al
vomito...passò davanti a Harry...e poi un uomo vecchio conosciuto gli sorrise
in un parchetto dolce, sotto un lampione a Privet Drive...un'altra
possibilità...non andare oltre...
Ma lui voleva andare oltre...voleva rivedere tutte le persone morte, a lui
care...non c'era più vita dentro il suo cuore senza Ron...Ginny...
E poi lo vide: migliaia di quelle persone che prima aveva visto, sempre di un
colorito verdognolo, disposte a cerchio....in mezzo a quel cerchio spettrale di
figure immobili che ondeggiavano su uno sfondo nero...quasi, volanti...una
figura si ergeva alta e immobile...l'unica ad essere colorata di una sfumatura
quasi umana...si voltò verso Harry...e gli puntò un braccio contro...
Harry si svegliò...
FINE CAPITOLO 1!!!!!
Vi dico solo una cosa...quelle persone nel sogno di Harry sono
morti...grazie! Agility_e
|
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Capitolo 3 *** L'Assemblea... ***
FANFICTION DI AGILITY_E
Note: vi dico solo Karmensita..avete gia capito vero?? Se no...basta che
cerchiate la signorina in questione negli autori...grazie!! XD Agility_e
CAPITOLO 2 " L'Assemblea... "
Quartier Generale del U.M.O.F. . Harry sedeva, lo sguardo corrucciato su una
sedia scomoda e vecchia, in una piccola stanzetta di attesa. La stanza era
piccola, e a forma di cubo. La parete era di un consunto verde oliva, mentre il
pavimento era fatto di tavole di legno sudicie e imbrattate di umidità, che
facevano a botte con il colore delle pareti. Si trovavano due porte: erano poste
in modo che una guardasse in faccia le altre, così da occupare due pareti,
mentre le due rimanenti, erano occupate da due quadri della stessa grandezza. In
uno, dove come sfondo c'era una grande collina verde, quasi sempre un cavallo
brucava l'erba, mentre nell'altro, si vedeva solamente l'ombra di una sedia, su
un pavimento impolverato.
Una finestra, vicino a una delle due porte, mostrava un paesaggio tetro,
tipicamente autunnale: la nebbia s'alzava e s'abbassava lentamente, mossa da un
leggero venticello che abbracciava Londra. Qualche persona camminava per i
marciapiedi imbottiti di giubotti e impermeabili, alcuni portavano a spasso il
proprio cane, altri semplicemente camminavano in quella Londra così malinconica
e nostalgica. Ogni tanto, qualche rombo di macchina passava per la strada,
rompendo rovinosamente la calma quasi platonica che c'era quella mattina.
Era mattina presto. Harry non era assonnato, come gli accadeva spesso ogni
mattino, anzi: i suoi occhi si muovevano febbrili per la stanza come se fossero
in cerca d'ispirazione; il ginocchio destro tremolava leggermente, mentre i
piedi erano poggiati nella punta, tesi come un violino. Aveva il busto piegato
in avanti, con gli avambracci poggiati sulle coscie, e sostegno del corpo: le
mani tra i capelli.
Il silenzio che dominava quella scena era irreale, per gli standard di
Londra, e non serviva affatto a Harry per placare la sua irrequietezza. UMOF.
Unione tra Ministero e Ordine della Fenice.
All'inizio Harry si era chiesto che cosa potesse servire creare quella sigla:
insomma, una volta scoperto il ritorno di Voldemort, comunque le due entità si
erano unite nella lotta contro il male. Poi aveva capito: la guerra necessitava
dei compiti divisi e ben amministrati. L'esercito del bene, doveva avere delle
divisioni, e ognuna di esse, avrebbe dovuto occuparsi di qualche importante
settore, compito...o chissà che altro.
Ecco quindi l'esigenza di creare quella sigla. Infatti, il Ministero, e
l'Ordine della Fenice, erano considerate due associazioni differenti, che
combattevano certo per la stessa causa, ma di fatto, erano divise. Quindi,
quella sigla stava a testimoniare l'alleanza tra le due...qual'ora fosse venuta
a mancare sarebbe stata la fine.
E l'umore di Harry non migliorava: anzi s'incupiva ad ogni istante, sempre di
più.
Era stato convocato da Silente, con molta urgenza, ad un'udienza
importantissima tra i delegati del Ministero e dell'Ordine.
I minuti passavano quieti, lasciando Harry testo e incupito. Sentiva delle
voci dalla porta alla sua destra, erano concitate e sembrava che qualcuno stesse
urlando: non c'era neanche l'accordo comune tra le fazioni del bene...
Poi la porta venne aperta da Percy Weasley, che con uno strano cipiglio fece
cenno di entrare a Harry.
Si trovava in una comunissima stanza per le udienze, e, disposti a
semicerchio, si trovavano gli spalti dove sedevano numerosi maghie streghe. Gli
spalti, erano divisi in due parti: evidentemente una parte per i membri del
ministero, e l'altra per i membri dell'Ordine. Dall'altra parte delle seggiole,
si trovava un lungo tavolo di legno scuro, dove dietro sedevano Albus Silente,
Malocchio Moody, Caramell, e qualche mago di cui non conosceva il nome.
Tutta la sala osservò Harry mentra gli passava davanti incerto, e andava a
sedersi vicino a Silente, che gi aveva fatto un cenno non appena entrato.
- Ecco - disse Silente con voce tonante, zittendo tutti i mormorii che
s'erano accesi alla sua entrata - Ora che è arrivato il Maresciallo di primo
grado Potter, possiamo discutere di alcuni punti chiave -.
Nuovi mormorii, questa volta più quieti e tranquilli, s'alzarono quando
Silente ebbe finito di parlare, per poi rispegnersi non appena ebbe ripreso a
parlare.
- Compagni - fece una leggera pausa - Sappiamo tutti troppo bene, come questa
questa guerra ci stia finendo. Dura da troppi anni! Sono sei anni che
combattiamo contro questi odiati mangiamorte...sei anni che vediamo morire i
nostri compagni, che cerchiamo qualcuno che li rimpiazzi, per poi veder morire
anche loro...è un circolo di morte! Come possiamo, noi, vincere colui, il quale
solo pronunciare il nome ci fa paura? Certo, ci siamo divisi i compiti: ora la
divisione A del Ministero si occupa della logistica, mentre il nostro reparto,
dell'Ordine, quello B si occupa dello spionaggio e della cattura dei mangiamorte.
Abbiamo migliaia di uomini che combattono tutti i giorni nei punti dove i
Mangiamorte attaccano! Velocemente accorrono nei luoghi dove preparano i loro
assalti...e muoiono. SEMPRE! Vogliamo capire che dobbiamo trovare qualcosa, o
qualcuno, che ci possa aiutare...che ci possa permettere di compiere la mossa
decisiva e finale: la morte di Voldemort - cupi mormorii concitati, mentre molte
delle persone presenti si guardavano allibite.
Harry vide Malocchio Moody annnuire soddisfatto del discorso di Silente, e
mentre questi tornava a sedere, lo sentì mormorare - Bel discorso Silente.
Tanto quelle fighe la non c'hanno le nostre palle... -.
Silente gli lanciò uno sguardo d'ammonimento, lanciando un'occhiata
eloquente a Moody, indicando il capo di Caramell. Moody capì al volo, e dopo
aver schioccato la lingua infastidito, rimase imbronciato, rivolto verso le
tribune.
Il mormorio non si spense subito, ma continuò per qualche minuto ,
fastidioso e iroso come il suono di una vespa che vola che ronza, e continua a
ronzare imfermabile.
Alla fine Caramell ordinò il silenzio. Rimase titubante qualche secondo, poi
con fare incerto si alzò dalla sedia.
- Voglio rispondere ad Albus - disse con voce tremante - Allora...tu devi
capire una cosa: noi, per fare questo tuo miracoloso assalto alla fortezza di
Voldemort, non abbiamo ne le forze disponibili, e mai ne avremo! I mangiamorte
hanno tanti più uomini, senza contare che dalla loro parte hanno l'aiuto
micidiale dei Dissennatori, e qualche gruppo di giganti: e sappiamo tutti che
anche se non sono tanti, sono sempre degli orribili mostri... - cupi mormorii d'assanso,
questa volta, per Caramell. Hagrdi strinse le labbra.
Caramell continuò. - E poi, di grazia, se la tua arroganza sopraffine e il
tuo intelletto sublime ce lo permettono, non mi dispiacerebbe sentire quale
sarebbe la cosa o qualcuno che ci potrebbe aiutare...sentiamo, forza...SONO
TUTT'ORECCHI! -.
Si sedette rosso in viso e un po' scosso: la sua espressione era tronfia, di
chi pensa aver fatto centro, o comunque di aver zittito il suo avversario.
Silente sorrise maliziosamente, e si alzò, spegnendo immediatamente il
brusio che si era formato nuovamente alla fine della risposta di Caramell.
- Vedete, ci penso da due anni, all'incirca, ed è da una settimana che sono
convinto di una cosa: la mia idea, questa che sto per esporvi, è realizzabile,
e prego chiunque sia scettico verso i miei confronti, di attendere la fine del
mio discorso prima di interrompermi. Ora, di grazia vi rispondo - i suoi occhi
mandarono dei bagliori verso Caramell, che incrociò le braccia come un piccolo
e ottuso bambino, alla quale viene proibito un gelato.
Proseguì. - Almeno una volta nella vostra vita, o a Hogwarts o magari in
altri luoghi, avrete visto un fantasma. Essi non sono ne vivi ne morti:
semplicemente ripercorrono i luoghi della loro vita, in un corpo che non è
altro che una meschina imitazione della vita. Vagano irrequieti: non conoscono i
meandri oscuri e sconosciuti della morte, e si consumano, mentalmente per così
dire, a questo pensiero: sarebbe stato meglio andare avanti, oppure la decisione
migliore è quella di vivere, seppure sotto forma di fantasma? Voi, conoscete
solamente i fantasmi. I veri morti no. Non li avete mai visti, ne li vedrete mai
durante la vostra permanenza nella terra...ma io sono convinto, che potremo
usare la loro forza come baluardo...cioè, voglio dire...usiamo la loro forza, e
il loro spirito: e vinceremo la guerra. Cerchiamo altre soluzioni, rimaniamo in
questo periodo di stallo, senza cercare aiuti drastici...e periremo -.
Il silenzio che seguì questa esclamazione era quasi irrale, e somigliava
perfettamente al silenzio che precede le risate prima di una battuta. Solo che
nessuno rise.
Harry poteva scorgere centinaia di visi, in quelle seggiole, splancare la
bocca attoniti, mentre la loro mente provava solo a immaginare, cosa
significavano le parole di Silente.
Questo, tornò al suo posto, e piegò leggermente la testa a destra,
permettendo così a Moody, che si era avvicinato a Silente, di dirgli i suoi
pensieri.
- Questo mi fa capire molte cose. E' da un anno che spesso sei pensieroso, e
sempre più taciturno: non era da te. Ora hai capito. Come quando hai cercato di
creare una pozione che ti avrebbe permesso di essere immortale per qualche
giorno...hai la stessa luce negli occhi -.
Silente strinse gli occhi rabbiosamente. - Allora speriamo che questa volta
il mio piano funzioni meglio di quella volta - disse quasi a se stesso.
Moody non trovò di che dire, e tornò al suo posto, con un mezzo ghigno nel
viso butterato e colmo di un sorprendente numero di cicatrici.
Intanto, i membri dell' UMOF rimanevano sempre in silenzio, attoniti.
Dopo qualche secondo, Caramell si alzò titubante. Non aveva sorrisi
compiaciuti nel volto. - Bene Silente. Mi avevi gia esposto le tue idee a
riguardo. Sii più esplicito, davanti a tutta l'assemblea: come faremo a
intercedere con i morti? Ce lo spieghi? -.
L'asprezza nella sua voce era quasi esplicita e desiderata dal ministro della
magia inglese.
Silente lanciò un'occhiata in tralice a Harry, prima di alzarsi in piedi e
rispondere alla domanda di Caramell.
- Harry Potter. Sappiamo tutti, quale sia stata la sua grande fortuna,
recentemente. Sopravissuto, ad un incantesimo mortale, ad un metro di distanza,
dopo ore di supplizi e pene: l'abbiamo trovato vivo. In coma, e ormai in fin di
vita. Nello stato in cui si trovava, Harry in quei dolorosi istanti, viene
definito da molti studiosi nel reparto degli Indicibili, in Omnies, in
tutto. Sono state fatte delle ricerche, e ancora vengono fatte...se tutto è
andato bene...allora Harry si è trovato davanti agli occhi, durante il coma, ad
un intercexor. Un intercessore. Esso, ipotizzando, ha la funzione unica e
inimitabile, di chiedere a un morente, quale sarà il suo futuro: fantasma...o
la morte. Pensiamo che Harry, possa collegarsi nuovamente con esso...che possa
entrare nel suo mondo...
E' una cosa incerta, senza alcuna sicurezza...ma faremo dei tentativi...noi
dobbiamo allearci, con i morti. Fine della questione. Aggiorniamo la prossima
seduta a mercoledì 26. Non ho altro da aggiungere -.
E mentre tutti i funzionari dellUMOF, uscivano dalla stanza con lo sguardo
incredulo, meditabondo e alcuni totalmente perso...Harry vide in un secondo un
sorriso.
Un uomo gli sorrideva nella sua mente. Come un velocissimo flash.
Prova Harry, ormai non ti resta che provare.
FINE CAPITOLO!!! Agility_e
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Capitolo 4 *** L'Agguato dei Mangiamorte ***
FANFICTION DI AGILITY_E
Note: che vi posso dire...leggete e recensite. Agility_e
CAPITOLO 3 " L'agguato dei Mangiamorte "
Un lieve venticello accarezzava con le sue spire la bella città di Londra,
muovendo dolcemente gli alberi e i graziosi cespugli dei vari giardini pubblici.
Il cielo era nuvoloso e sfumato di varie tonalità di grigio chiaro. Tutto
presagiva pioggia e temporale, e il clima era decisamente triste e malinconico:
rispecchiava perfettamente i sentimenti che in quel momento stava provando Harry.
Ormai era stufo. Non ce la faceva più. Da quando aveva un anno, aveva dovuto
confrontarsi sempre con paure e angoscie più grandi di lui. Aveva sempre dovuto
combattere, ogni anno della sua vita, per colpa del fato: era un
predestinato...e non gli piaceva per niente. Dover sopportare sempre, di
continuo, le pressioni di tutti i tuoi amici, e di tutte le persone che ti
stanno attorno, sentendosi dire "tutto dipende da te" oppure "è
una situazione delicata...affidiamo le nostre vite nelle tue mani" e altro
ancora. Un peso gravava il cuore di Harry...gli riempiva di occhi le lacrime.
Perchè a lui? Cosa mai aveva fatto per meritare ventidue anni di sofferenze
e atroci dubbi...di morte, di torture...con l'angoscia di trovare sempre un
coltello nel buio, o un nemico, pronto a ucciderti...perchè a lui?
Uno alla volta, Voldemort aveva ucciso tutte le persone che gli gravavano
attorno, e che lui amava...facendogli odiare la vita stessa...a diciotto anni,
la morte di Ron...aveva perfino tentato il suicidio...
Erano quei momenti...quei momenti, in cui i mangiamorte compievano altri
delitti, altre azioni orribili...altre scelleratezze...in cui tutto l'odio che
aveva provato dentro gli si riversava nel cuore, fin dentro l'anima...e dopo era
infermabile. L'ultima volta in cui si era trovato di fronte a un gruppo di
mangiamorte...li aveva uccisi tutti...ma lui non era contento...li aveva
torturati, seviziati, tagliati, ustionati sempre più, infierendo nelle membra
ormai prive della vita...
Stava diventando un debole. Un attimo prima si ritrovava a sfogare la sua ira
e tutte le sue angoscie, contro i suoi nemici...l'attimo dopo era accasciato a
terra, le mani nei capelli, la bocca spalancata in un urlo senza fine, ne
nome...tutti i morti che aveva visto, che aveva provocato lui stesso...ecco
perchè lo torturavano nei suoi sogni.
Li aveva rivisti la notte dell'assemblea. Sempre la stessa immagine. Un
cerchio di morti, verdi, spettrali...ognuno con le sue ferite, con le sue
mutilazioni...e in mezzo a loro una grande figura imponente...un uomo...gli
aleggiava intorno un'aura bianca di mistero e crudeltà infinita...in ogni
sogno, si voltava verso di Harry, e gli puntava un braccio contro, prima che
questo si svegliasse...
- Harry? -.
Hermione gli era appena venuta incontro con un pesante cappotto rosso opaco.
Harry alzò il viso velocemente e la guardò negli occhi: si rese conto solo
in quel momento di avere le lacrime agli occhi.
Si voltò da un'altra parte, in modo che Hermione non lo vedesse (anche se
ormai lo aveva gia visto) e fece finta di osservare corrucciato un uccellino che
zompettava in uno spiazzo d'erba.
- Ciao Hermione - rispose freddamente.
Lei lo guardò, un po' preoccupata, un po' incredula.
- Ti senti bene Harry? -.
Harry si voltò rabbioso verso di lei, cercando di mantenere la calma.
- Si si. Non ti preoccupare -.
Lei lo guardò dubbiosa. - Non mi pare proprio -.
- E inveve è proprio così! - rispose con veemenza Harry.
Lei incrociò le braccia e lo guardò con cipiglio serio.
- Harry, noi abbiamo sempre parlato dei nostri problemi...perchè non vuoi
più? -.
Harry si voltò nuovamente da un'altra parte. Non rispose.
Hermione fece un altro tentativo.
- Harry tu hai dei problemi -.
Harry non rispose.
- Avanti! Lo so! Ti conosco troppo bene! Stai perfino piangendo... -.
Harry la guardò negli occhi, con un lampo di furore nel viso.
- Non sto piangendo! Hai capito? -.
Hermione sospirò. - E va bene. Non stai piangendo. Allora dimmi cos'è che
ti preoccupa - concluse con semplicità.
Harry s'arrabbiò un po' di più. - Ma lo vuoi capire?? Non sono arrabbiato,
ne turbato...vai a scocciare qualcun'altro -.
Si voltò e fece qualche passo incerto verso il giardinetto umido e bagnato.
Hermione gli corse dietro.
- No! Tu sei arrabbiato eccome! Perchè non vuoi più confidarti Harry? Ti
farebbe bene.. -.
Harry si voltò a guardarla rabbiosamente negli occhi, mentre continuava a
indietreggiare. - Lo so io cos'è che mi farebbe bene...STARE SOLO!! Mi hai
capito? Vai via! -. E si voltò nuovamente.
Lei gli corse vicino sdrucciolando sull'erba bagnata. Aveva delle lacrime
agli occhi. La disperazione del suo amico, e la sua rabbia non gli erano
indifferenti...erano come un calcio negli stinchi.
- Ma perchè sei così ottuso? E' forse colpa mia se Voldemort ha ucciso Ron?
Se ha ucciso Sirius? Se ha ucciso Luna, o Ginny? -.
Harry si voltò indietro e raggiunse Hermione con un balzo, che colta
all'improvviso non riuscì ad evitare la risposta rabbiosa di Harry.
La schiaffeggiò duramente: con la sinistra, la teneva per il collo, e con la
destra la picchiava nella guancia. - NON LO DIRE MAI PIU'! Mi hai capito?? EH??
TROIA?? Non lo dire mai più... -.
Poi si fermò. Aveva visto lo sguardo incredulo e spaventato di Hermione
mentre la picchiava, e poi aveva visto il suo viso malformato dai
colpi...piangeva, singhiozzava istericamente.
Harry la mollò. Scivolò a terra in ginocchio, mentre Hermione davanti di se
scivolava lentamente a terra, continuando a piangere, e osservare harry con gli
occhi spalancati.
Harry si avvicinò a gattoni a Hermione. Lei fece per indietreggiare, il
mento tremolante, ma Harry l'aveva gia presa.
L'abbracciò. E lei subito contraccambiò quel gran segno d'affetto. In
ginocchio, sul prato bagnato di un grazioso giardinetto di Londra, i corpi
vicini l'uno con l'altro.
Hermione piangeva istericamente, avvinghiandosi a lui come se fosse l'ultimo
appiglio rimastogli per andare avanti. Harry la stringeva forte al suo petto,
baciandole teneramente la fronte, e accarezzandole la schiena...e quando tutta
la spirale di pensieri offuscata e confusa, che da anni vorticava nella sua
testa, esplose in una fitta dolorosa di ricordi, e l'unico motivo di rimanere in
vita per lui fu Hermione...tutto divenne troppo per contenersi ancora a
lungo...scoppiò a piangere.
-----------------------------------------------------
Lontano circa cento miglia dal punto in cui si trovavano Harry e Hermione, un
gruppo di persone, che faceva parte dell'Ordine, si stava avvicinando
furtivamente verso una casa diroccata sulla sommità di una collina.
Erano disposti in una formazione particolare, e ovviamente, travestiti da
babbani, in modo da non essere riconosciuti. Pioveva dolcemente, e il paesino in
cui si trovavano era talmente bello, che il cuore dei soldati dell'ordine, era
quasi leggero. Nonostante ciò, erano allerta, e non osavano distrarsi neanche
per un momento.
Lupin e Antony, un ex-auror, che aveva deciso di unirsi al gruppo cappeggiato
da Silente, camminavano lentamente parlottando piano, mentre si dirigevano vero
la sommità della collina: vestiti con due impermeabili, somigliavano in tutto e
per tutto a due babbani.
In cima alla collina, una casa diroccata: secondo gli abitanti del luogo non
era usata da molti anni, circa dalla fine della seconda guerra mondiale...era
giunta notizia però, che certe notti provenissero dei rumori da li
dentro...delle urla strazianti e peggio ancora.
Erano iniziate così le ricerche dei lupi gruppi ministeriali che
avevano lo scopo di informare i membri di spionaggio dell'Ordine, prima delle
missioni. Così cinque uomini ben addestrati, posti ognuno su un posto
differente da cui fosse possibile udire quello che accadeva all'interno della
spelonca, e osservarla...avevano osservato per più di un mese la casa. Poi
erano tornati con notizie promettenti: c'erano dei mangiamorte all'interno.
Ulteriori ricerche avevano dimostrato, che quella spelonca era la dimora dove
venivano custoditi tutti i dati che le spie dei Mangiamorte avevano raccolto.
Lupin ora era davanti alla porta della casa...alzò la bacchetta, mentre
Antony si guardava intorno pronto a proteggere l'amico, e sotto di loro gli
altri membri dell'ordine che partecipavano alla missione controllavano che non
arrivassero nemici.
E mentre stava per spalancare la porta...si sentirono delle urla belluine
provenire da poco lontano, e degli incantesimi volare tutt'intorno a loro.
Antony cadde a terra, senza vita.
Lupin s'accasciò a terra, e preso uno strano oggetto dalla forma circolare e
premuto il bottone che ivi si trovava...urlò - E' una trappola, rinforzi, sono
in troppi... -.
-----------------------------------
Lupin era ancora vivo quando arrivarono i rinforzi. Intorno a lui si
trovavano molti corpi senza vita di mangiamorte: li aveva uccisi tutti lui.
Ormai lo stavano soppraffando, erano rimasti in quindici contro uno, e tutti
stavano salendo sulla cima della collina pronti a ucciderlo.
Lupin era praticamente sdraiato a terra, mentre decine di getti e sprazzi di
luci blu, verdi e rosse gli passavano sopra la testa o infrangendosi a pochi
passi da lui, e cercava, non appena scorgeva qualche gamba o avvertiva la
presenza nemica, di uccidere più mangiamorte nemici.
Aveva molti tagli nel corpo, dove gli incantesimi nemici lo avevano colpito
di taglio, senza provovargli la morte.
Si era ormai rassegnato al peggio, e stava per drizzarsi in piedi, almeno per
morire da eroe, quando da sotto, nella base della collinetta, una ventina di
uomini del ministero attaccarono i nemici. Colti alla sprovvista, e per di più
alle spalle, la prima raffica di incantesimi li trafissero facilmente,
uccidendone la metà: i rimanenti si accucciarono pronti a rispondere al fuoco
nemico.
Sia i membri del ministero erano accucciati a terra, sia i mangiamorte, e si
sparavano incantesimi rotolando a terra per evitare i colpi nemici, o parandoli
con la bacchetta. Lo spazio tra le due fazioni era un misto di tanti colori che
veloci passavano ognuno per la loro parte, illuminando di arcobaleno tutto il
paesaggio circostante.
Caddero due uomini del ministero. Un altro uomo, questa volta dell'ordine e
che era venuto in soccorso di Lupin, si materializzò dietro i mangiamorte e ne
uccise uno. Un altro nemico stava per ucciderlo alle spalle, ma Lupin gli aveva
scagliato un incantesimo mortale. Alcuni mangiamorte di voltarono per
fronteggiare i nemici dietro alla spalle e furono colpiti dai membri del
ministero, che vedendo il numero dei loro nemici farsi sempre minore, s'alzarono
in piedi e caricarono i nemici.
Un membro del ministero fu trafitto da un incantesimo: cadde a terra dopo un
gran volo, e prese a contorcersi e a urlare in maniera maniacale a terra prima
di tacere per sempre...
Due mangiamorte avevano cominciato a duellare con un membro del ministero, e
Lupin ne uccise uno alle spalle. Un altro mangiamorte spuntò fuori quasi dal
nulla e lanciò un incantesimo a Lupin che si buttò a terra per schivarlo. Un
altro membro dell'Ordine uccise il mangiamorte, e fu trafitto a sua volta da un
raggio verde.
La lotta infuriava colpo su colpo, mentre i membri del ministero avevano
sempre di più la meglio...quando arrivarono i rinforzi dei Mangiamorte.
Lupin prese di nuovo il suo arnese, e chiamò di nuovo aiuto.
- Siamo in difficoltà! Venti mangiamorte contro un uomo dell'UMOF...veloci!
-.
Una scarica di centinaia di incantesimi attraversò la valle, scontrandosi a
metà strada con quella lanciata dai membri del ministero.
FINE CAPITOLO 3!!! Agility_e
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