Innamorato di una groupie

di TinkerBell_Neverland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelosia ***
Capitolo 2: *** Si stà separando, tu sai il perchè ***
Capitolo 3: *** Tom Smettila! ***
Capitolo 4: *** Sentimenti Nascosti ***
Capitolo 5: *** Difficile Scelta ***
Capitolo 6: *** Scusami! ***
Capitolo 7: *** Al chiaro di Luna ***
Capitolo 8: *** La fine di tutto? ***
Capitolo 9: *** Portami con te, notte sola. ***
Capitolo 10: *** Vi prego! Vi prego! ***
Capitolo 11: *** Un emozione sconosciuta ***
Capitolo 12: *** Non sei una groupie ***
Capitolo 13: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 14: *** Ora di cambiamenti 1° tappa ***
Capitolo 15: *** Ora di cambiamenti 2° tappa ***
Capitolo 16: *** Ora di cambiamenti 3° tappa ***
Capitolo 17: *** Perchè lo ami? ***
Capitolo 18: *** PAUSA INTERROTTA ***



Capitolo 1
*** Gelosia ***


INNAMORATO DI UNA GROUPIE

1 - GELOSIA


Era da tempo che io e Tom ci conoscevamo...
Solita storia.
Andavo ai concerti, mi portava a letto e il mattimo seguente si dimenticava tutto..
Come se non fosse mai accaduto nulla.
Ero la sua Groupie preferita. Già... ero solita essere conosciuta come una ragazza giocherellona.
A lui andava bene così, e a me pure.
Non mi aveva mai dato il suo numero, non mi aveva mai baciato in bocca, ci divertavamo... ma ne parole dolci, ne baci, ne coccole.
"Solo una groupie" mi diceva.
Quella sera fu come le altre... Aveva fatto un'ottima esibizione.
Abituata a passare gratis ovunque... salì le scale dell'hotel. Sapevo di trovarlo nella Souit.
Bussai alla porta... "Caren?" chise lui da dietro la porta.
"No sono Jess..." risposi.
Mi venne ad aprire.. non so perchè ma a sentire il nome di un'altra ragazza, dentro me si accese un enorme fuoco... non ci feci caso, in quell'ultimo mese mi scambiava spesso con un'altra.
"Ah ok, ciao Jess... entra." Mi fece segno di passare.
Come ogni volta partì alla riscossa, mi sbattè sul letto, e velocemente mi tolse ogni cosa.
Mi divertii come tutte le altre volte ma... non so perchè, lui era strano, era diverso.
Non aveva detto parola, non aveva accennato sorrisi maliziosi. Tutto come automatico.
Continuò ansimando, mi baciò tutto il corpo, mi tolse le mutande e penetrò in me.
Mentre i miei gridolini di piacere lo facevano andare in un estremo senso di totale ccitazione, io sentivo una strana sensazione invadermi.
Solo quando quella serata finì, capii tutto.
Mi salutò, tornai a casa dopo un bacio sulla guancia.. "Sei sempre l'esperto" gli dicevo alla fine, e mi voltavo per tornare a casa.
Due passi dall'Hotel.
Chiamai il taxi e gli dissi di condurmi a villa Madama vicino al porto. Rimasi ad osservare le onde del mare che si infrangevano e dentro me continuavo a chiedermi "Starò facendo la cosa giusta?"
Una domanda che mi assillava ormai da tempo, e ultimamente quando mi trovavo su quella porta, in quell'Hotel la mia voglia era di fuggire....
Sentire il nome di quella ragazza mi aveva provocato gelosia. Non ero come quelle ragazze che non volevano credere ai sentimenti. Io ero sincera e onesta. Se provavo una cosa la vivevo, ma quella gelosia piano piano mi mangiava dentro senza farmi respirare.
Chi era Caren?
Passai metà della notte su quella staccionata sotto villa Madama, i miei dormivano sicuramente e il mare era così bello.
Quando tornai a casa erano le 4 di notte, l'indomani sarebbe stato migliore.


Mi svegliai il giorno dopo e decisi di fare due passi in centro. Passai per diversi negozi, mi innamorai di molti vestiti.
Avrei tanto voluto che Tom mi aiutasse a scegliere.. ma non l'avrebbe fatto. Non era per lui fare shopping.
Dopo tutti i mesi passati assieme, nello stesso letto, ero arrivata a conoscerlo.
Solo quando passai per la strada dietro l'angolo mi accorsi di una coppietta strana.
Lui aveva il cappuccio, gli occhiali ma portava comunque enormi vestiti, come quelli di Tom.
Lei era alta, con i capelli lisci e biondi. Gli occhi chiari e le gambe lunghe. Non molto diversa da me, solo forse per i capelli. I miei erano ricci e scuri.
Non si davano la mano ma lei sembrava stargli appiccicata e lui rideva a battute che purtroppo a causa della lontananza non riuscivo a sentire.
Mi accorsi solo dopo di una cosa. Lui aveva un piercing sul labbro, ma non era ciò che mi sconvolse. Io conoscevo Tom, avevo studiato ogni suo movimento.
Si sfregò le mani e successivamente si toccò i pantaloni, gesto abituale... Si sistemò le scarpe e fece il nodo sbagliato.
Era riconoscibile solo da chi lo conosceva molto bene e l'aveva studiato nei dettagli.
Non era capace di fare un nodo.
Era Tom ne ero sicura, ma cosa ci faceva in centro con una ragazza?!
Forse non fu il mio comportamento migliore ma nulla m'impedì di seguirlo.
Entrò nel negozio in cui poco prima avevo comprato il vestito per la sera successiva...
Cercai di fare finta di nulla, mi misi di spalle a guardare un capo, qualche metro di distanza da loro...
"Signorina non andava bene il vestito?" Mi voltai, il commesso parlava con me... "Ehm, si si andava benissimo grazie. Stò soltanto guardando altro." Sorrisi gentilmente sperando che se ne andasse e così fù.. In lontananza delle risate riempivano l'aria.
"Ahahah smettila. Non lo metterò mai è ridicolo!" La ragazza rideva divertita e lui le mostrava un capo molto vistoso, tipico da Tom Kaulitz.
"Stasera deve essere perfetta. Ci divertiremo" Annunciava il vocione della star.
Non riuscii a sentire altro, rimisi il capo al suo posto e uscii dal negozio.
Non riuscivo a crederci.. come era potuto accadere?
Ero gelosa, terribilmente gelosa...e come se non bastasse a lui non gli interessava.
Ma quella ragazzina non la passava liscia....

Note dell'autrice:

Ciaoo. Io sono Elyon, sono nuova, ho postato la mia prima ff per farmi conoscere ^^
Sono accettati consigli, critiche e opinioni perchè aiutano a crescere.
Spero vi piaccia.**

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Capitolo 2
*** Si stà separando, tu sai il perchè ***


2 - SI STA' SEPARANDO, TU SAI IL PERCHE'

Già quello era l'inizio della mia storia... Patetica vero?
Ho voluto raccontarvelo perchè è come è iniziato tutto.
Ero la solita groupie in cerca di un ragazzo famoso con cui fare sesso. Non mi sarei mai immaginata di innamorarmene. Purtroppo era così ma.. lui seguiva un'altra.
Continuiamo con la storia...


La sera stessa decisi, presa dalla rabbia e la gelosia, di presentarmi all'Hotel.
Si lo so, forse una decisione affrettata ma in quel momento non so cosa mi prese.
Mi misi il vestito preso al negozio e salii di corsa le scale.
Mi fermai alla porta. Lo dovevo fare?
Non sapevo cosa mi avrebbe portato a fare quel gesto. Magari era solo un'altra groupie, una senza importanza. Magari un'amica e non facevano nulla di sbagliato.
Ma come mi spiegavo gli insoliti comportamenti di Tom?
Ero piena di confusione, non sapevo come comportarmi.
Alla fine chi ero per comandare sui sentimenti di una Star?
Mi bloccai alla porta. Non so cosa mi trattenne, ma decisi di andarmene.
Era stata certamente una decisione affrettata. Nella mia testa continuavano a scorrere pensieri e immagini insopportabili, tanto che dal mio viso scese una lacrima.
Quando mi incamminai per le scale, una voce mi fermò. "Ehi... Jess!"
Conoscevo molto bene quella voce, mi fermai.. ma non era la voce che volevo sentire.
Mi voltai e come avevo pensato era il fratello.. "Hey Bill!" Salutai sorridendo.
Lui uscì dalla stanza e mi venne incontro.
"Ti ha dato buca stasera mio fratello?" lui sorrise ma in me una voce iniziò a urlare <>
"Ehm...eggià." mentii. Dovevo farlo.
"Be allora non ti dispiacerà fare due passi con me vero?" domandò lui gentilmente. Era insolito che Bill me lo chiedesse ma sembrava un pò giù di morale.
"Assolutamente! Andiamo..."
Lasciammo l'Hotel e ci incamminammo al parco di fronte.
"Allora Bill? Come mai questo strano comportamento?" iniziai il discorso.
"Hey, non è strano! E'.. è solo che, avevo bisogno di parlare con qualcuno. Mio fratello ultimamente non mi ascolta molto." fece una smorfia come di nostalgia poi ci sedemmo sulla panchina.
"Bill senti io, io... mi sono innamorata di Tom!" non so perchè lo feci, ma in quel momento dovevo dirlo a qualcuno. Lui mi sembrava la persona più adatta.
"Oh mio Dio!" esclamò il ragazzo con gli occhi sbarrati.
"Cosa?" in quel momento mi spaventai della reazione.
"Di chi?" chiese.."Di Tom?" aggiunse "Si" risposi io in cerca di una motivazione.
"Perchè? cosa c'è?"domandai sempre più sconcertata..
"Niente... è che, è che..." voltò lo sguardo verso la luna per cercare le parole, poi continuò..." E' che Tom..."
"Non sa amare vero?" finii la sua frase ma a quanto pare sbagliando.
"No, non è questo. Tom sa amare.. e anche tanto! Solo che, ha paura"
La sua frase terminò lì.
In me nacque solievo ma allo stesso tempo stupore... tanto stupore.
Di cosa aveva paura?
"Lui ha sofferto spesso Jess. Ha paura di amare. Si comporta così per reprimere i sentimenti. Lui sa amare, sa amare veramente molto. E ti posso assicurare che ama davvero bene. Ti fa sentire importante, ti da uns acco di attenzioni.. ma, ha paura. Ogni passo che fa, ogni gesto che compie, ogni sentimento che prova, è come se lo minacciasse. O lo agredisse. Non so come mai, ma l'unico modo per conquistarlo è capirlo. Se lo capirai, lui ti darà fiducia."
Come se avesse letto nel pensiero la mai domanda... quella risposta fu più che accettata e più che compresa. Era quello che mi serviva di sapere. Bill mi aveva dato una mano enorme. Non mi sentii per niente delusa di averlo detto a lui.
"Grazie.." gli dissi dolcemente.
"E di cosa Jess? Sei un'amica giusto?! E comunque tu non sei una groupie, sei un ragazza come le altre. Groupie è solo un nome. Non rovinarti così. Togli quella maschera... dimostragli che hai dei sentimenti. Capiscilo. Tu lo conosci meglio di qualsiasi altra ragazza. Ci passi molto tempo insieme.. e ora si stà separando. Lo sai il perchè, lo sai dentro te."
Bill sembrava più saggio che mai. Non l'avevo mai sentito dire certe parole, nessuno lo conosceva in quel modo.
Si, il ragazzo dolce, pronto a darti amore, ma, wow. Ero davvero affascinata.
Ciò a cui pensai però erano le parole su Tom. Sicuramente aveva ragione, lo conoscevo molto bene. Dovevo dargli ascolto ma.. come agire?
Ora sapevo comprendere il comportamento ma.. Cosa significa "Si stà separando e tu sai il perchè, lo sai dentro te."?
Era la frase che mi aveva lasciato più in dubbio quella sera. Cosa significava?
Dovevo scoprirlo....

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao ragazze!!! Spero tanto che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto... purtroppo siamo ancora alle "presentaazioni" diciamo. Spero comunque che andando avanti non vi deluda.

Vi ringrazio infinitamente a tutte quante. Molto anche alla non-fan che mi ha stupita o.O Wooo proprio non me l'aspettavo. Grazie mille, spero di non deluderti^^ e non deludere nessun'altro ovvio xDD

Beh che dire altro? Leggete e commentate. Grazie ancora **


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Capitolo 3
*** Tom Smettila! ***


3° - TOM SMETTILA!

Era davvero strano sentirmi dire quelle parole da Bill.
Ma non sapevo cosa mi aspettava la sera dopo.


Il mattino seguente feci ciò che dovevo fare.
Incontrai la mia amica Joi e andammo insieme a mangiare fuori.
Le raccontai tutto, in fin dei conti lei sapeva sempre tutto.
"Gli piaci!" esclamò lei d'un tratto.
"Che? A chi? Scusami nn ti capisco." davvero non capivo.
"Piaci a Tom bacca!"
"Io? Ahahahahahah" quando scoppiai in una risata tutta la gente del tavolo affianco si mise a fissarmi.
"Perchè ridi? Scema! Io sono seria". E lei era davvero seria. Mi guardava seriamente senza un accenno di sorriso sulle labbra.
"Eddai, non scherzare. Non posso piacere a Tom. Sono una groupie. Lui si porta a letto tutte e basta!"
"Si ma Bill ha detto... si stà separando e tu sai il perchè. Quale altro motivo potrebbe essere?"
"Non lo so, ma sicuramente non quello che dici tu!"
Lei iniziò a guardarmi torva, convinta della sua deduzione..
"Lo conosco. Non gli piaccio!"
Non so perchè ma in quel momento mi sentii come in torto. Probabilmente ero solo dispiaciuta del fatto di aver discusso di questo con Joi.
Dovevo superare tutto io, non sopportavo l'idea di illudermi, e neanchedi fare stupidaggini.
Continuammo a mangiare, le chiesi del suo nuovo ragazzo e il pomeriggio passò in una velocità incredibile. Passeggiammo su e giù per il parco. La sera tornai a casa. Come se non bastasse mi aspettavano le infuriate di mia madre.
"Dove sei stata? Perchè non avverti mai quando esci? Non è un'albergo questa casa! Chi ti credi di essere! E non sbattere quella porta! Rispondi quando ti parlo"

E si lo facevo sempre. Ogni volta che iniziava le sbattevo la porta in faccia. Non che lo facessi apposta.
Io cercavo un buon rapporto con mia madre ma mio padre non c'era mai stato, la mia infanzia era stata orribile, amici ne avevo due, facevo la groupie e mia mamma non faceva che urlarmi dietro. Non non riuscivo a sopportare ogni sfuriata.


"Chissà da chi ho preso" sussurrai tra me e me. Guardai l'ora e dopo cena decisi di uscire. Di nuovo. Si, non mi interessava cosa pensasse di me mia madre.
Mi diressi alla locanda di Boe, la locanda degli ubriaconi, sperando di trovare qualcuno con cui passare la serata.
"Ehi zucchero! Cosa ordini?" Mi chiese il barista. Mi conosceva molto bene, diciamo che ero quasi sempre in quel locale.
"Dammi il solito" esclamai voltandomi sulla pista
"Subito piccola." Il barista si voltò per prendere un bicchiere di Sex On the Bich e subito si intromise un ragazzo, probabilmente sbronzo.
"Ehi, piccola a chi? Non chiamarla più così.. lei è la mia piccola"
Riconoscevo quella voce. La conoscevo benissimo. Si forse non nel modo migliore, a sospiri e chiamate di piacere... Però la conoscevo.
Sotto quel cappuccio e quegli occhiali da divo si nascondeva il mio Tom.
"Tom cosa ci fai qui?" chiesi sempre più stupita.
"Che ci fai tu qui piccola?" Non mi aveva mai chiamato così. Nonostante fosse ubriaco, sentirmi chiamare piccola mi fece venire i brividi. Non l'aveva mai detto ma da sbronzo era più dolce del solito.
"Tom sei ubriaco, torna a casa." Gli dissi altamente preoccupata.
"Io non sono ubriaco" Scoppiò in una risata e cadde dallo sgabello.
"Tom per favore" lo aiutai a risedersi dopo di chè insistetti "Torna a casa, Tom cazzo!"
"Io stò bene non ti devi preoccupare."
Continuava imperterrito a negare, ma quanto mai continuai ad insistere. Non potevo sapere che si sarebbe arrabbiato.
"Tom dai ti accompagno"
"Non insistere troia! Io faccio quello che voglio!"
Quelle parole mi oltrepassarono il petto. Ma subito dopo mi tornò in mente che era ubriaco, diceva cose che forse non intendeva dire. O almeno lo speravo fermamente.
"Tom cosa ti succede? Come hai fatto a ridurti così?" Io ero più che preoccupata, intanto che cercavo di calmarlo pensavo ad un modo per farlo tornare a casa.
"Vuoi divertirti eh? Vuoi divertirti con me troia? Non mi capirai mai.Vuoi venire a letto con me eh?"
la sua voce era sarcastica, ma nonostante lo pensasse spesso, sentirselo dire era totalmente diverso. Quasi mi feriva. Mi vennero gli occhi lucidi, ma feci la forte. Forse accettare sarebbe stato l'unico modo per portarlo a casa.
"Se desideri." cedetti
"Cosa significa se desideri?" La sua espressione si trasformò.
"Si, si.. andiamo. Mi voglio divertire. Non vedo l'ora!"
Fu più facile di quanto pensai. Ci dirigemmo verso casa con la sua macchina. Guidai io.
Arrivati in Hotel lui prese le chiave in tasca e aprì la stanza.
Iniziò a baciarmi, a stringermi e a toccarmi ovunque violentemente.
Appena entrammo mi sbattè forte sul letto e si catapultò su di me.
All'inizio mi lasciai andare poi qualcosa mi trattenne. La sua stretta era troppo forte, le sue mani troppo violente. Diceva cose insensate, mi trattava male.
Non era il modo in cui volevo farlo con lui. Era ubriaco, non sapeva cosa faceva e per lo più, non riuscivo più a fare sesso con lui, nonostante la sbronza. C'era qualcosa che mi bloccava.
Forse il fatto di vederlo in modo diverso, con altri occhi.
Comunque non credo sarei riuscita ad andarmene quella sera, neanche se avessi voluto.
Prese la maglietta e me la tolse, tutto d'un fiato mi fece scivolare la gonna. Fu molto veloce. Cercavo di alzarmi ma appena mi trovavo seduta mi sbatteva sul letto.
"Tom smettila!" urlai. Lui non si fermò.. mi guardò e disse "Hai dettto che volevi! Ora fallo con me!"
Era deciso, non riuscivo a fermarlo. Ubriaco, probabilmente non si sarebbe più ricordato nulla.
Dopo avermi tolto le mutande penetrò in me violentemente, senza precauzioni, senza prima scaldarmi. Mi fece un dolore assurdo. In quel momento mi sentii morire.
Una lacrime, due, tre... iniziai a lacrimare sempre di più.
"Tom!" Il mio urlo fu così forte che nella stanza irruppe Bill.
"Tom che cazzo stai facendo? Lasciala stare!" In quel momento quelle parole mi sembrarono partire da un angelo. La salvezza.
Quando uscì da me mi sentii molto più sollevata...
Bill era riuscito a fermarlo.
Quando mi accorsi di essere nuda davanti a Bill mi prese un improvviso rossore sulle guance. Imbarazzata, si tanto. Ma anche molto preoccupata per Tom, che cadde a terra e appena vide l'espressione delusa in volto a suo fratello si calmò.
"Jess vieni con me" Bill mi diede un asciugamano e mi allungò la mano.
Non spiaccicai parola.. non dissi nulla. Volevo andarmene e basta.
Perchè si era comportato così? Cosa gli avevo fatto?
"Bill...ho paura." Mi tremava la voce. In quel momento ciò che desideravo era solo un abbraccio.
"Shh" Mi fece sedere sul suo letto, identico a quello nella camera di Tom e mi abbracciò. "Ora tranquillizzati, io sono qui." Mi sussurrò nell'orecchio e io scoppiai a piangere. Mi stringeva forte come una bambina che ha appena subito un trauma.
Continuava ad avvolgermi e mi dondolava. Quando vide che smisi di piangere mi guardò negli occhi. "Era ubriaco?" mi chiese.
"Si, tanto." risposi più tranquilla di prima.
"Lo sapevo, sarà stato per colpa di Caren."
Quel nome mi era familiare. Spalancai gli occhi. "Chi è Caren Bill? Perchè tutte le volte che entro nella stanza di Tom mi scambia per lei. Perchè si comporta in modo strano? Perchè va in giro con donne che non conosco?" Continuavo a fare domande come se da un momento all'altro dovesse pendermi un altra crisi di pianto.
"Quando l'hai visto con una ragazza?" mi chiese stupido e forse un pò preoccupato.
"Uhm... ieri. Era in centro, li ho visti entrare in un negozio".
"La ragazza era bionda? Alta?"
"Si"
Si alzò e iniziò a parlare sottovoce. "Cos'è successo Bill?"
"Nulla" mi rispose. "Non ti preoccupare" aggiunse.
"Cosa?? Non ti preoccupare? Cazzo Bill, Io sono innamorata di Tom, lo vedo in giro con un altra ragazza, si ubriaca e mi violenta. E io non mi devo preoccupare? Sono l'unica che qui non sa assolutamente niente e la risposta che mi date tutti è Nulla! Sono stanca Bill, e ho paura."
In quel momento mi prese per mano, mi diede i vestiti che aveva preso dalla camera di suo fratello e quando mi rivestii, mi portò nella camera opposto alla sua.
Ero spaventata, non capivo ciò che faceva. Dove mi portava?
Ero confusa, non capivo più nulla.
 
NOTE DELL'AUTRICE:
 
Oooook. Eccomi ancora qui^^
Grazie mille ancora per tutti i comemnti che mi lasciate e i preferiti **
Vi voglio tanto bene xDD
Spero vi piaccia anche questo!!! Fatemi sapere ;)
Bacioni enormemente enormi.
Elyon

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Capitolo 4
*** Sentimenti Nascosti ***


4 - SENTIMENTI NASCOSTI

"Bill dove mi porti?"
"Dalla risposta alle tue preoccupazioni" fu l'unica cosa che rispose lui.
Suonò il campanello. Dopo ben 10 secondi, se non sbaglio, aprì una ragazza.
Bionda, liscia, con gli occhi chiari, alta e in intimo.
"Bill!!!" Abbracciò il ragazzo sensualmente e gli diede due baci sulle guance.
La sua voce era quasi nauseante, da gallina. La riconobbi, era la stessa che stava con Tom il giorno prima.
"E tu sei?" mi rivolse parola con una smorfia, quasi gli facessero schifo i miei vestiti.
"Io sono Jessica." Non capivo perchè Bill mi avesse portato da lei, ma non ero mai stata molto educata percui avevo una voglia irrefrenabile di tirarle un cazzotto in faccia.
"Caren, sei stata con Tom ieri?" domandò Bill con tono leggermente arrabbiato. Non l'avevo mai visto così.
"Uhm.. si perchè?" lei fece finta di nulla.
"Anche oggi Caren?" continuò Bill sempre più irritato.
"Si, si, si. Ma che ti prende Bill? Calmati. Che è successo?"
"Come se non lo sapessi." sbuffò il ragazzo, alto 10 centimetri in più di lei.
Lei continuò a guardarlo storta, quando mi rivolse lo sguardo fece cenno ad una leggera preoccupazione, poi aggiunse "Si è ubriacato?" chiese con la faccia da bimba innocente.

Quanto la odiavo!!!

"Si, si è ubriacato! E tutto per colpa tua! Questa ragazza si deve subire le sue violenze e i suoi sfoghi solo per colpa tua" La voce di Bill aumentava sempre di più.
"Bill calmati!" La ragazza ebbe il coraggio di commentare.
"Calmati? Non dire a me calmati! Dove sei quando lui si comporta così? Ma non lo comprendi almeno un minimo? E' mio fratello. Abbi rispetto se non per lui, almeno per me e per lei!"
Iniziava ad urlare.
"Hey, io questa neanche la conosco, non è la mia specialità avere rispetto per le ragazze che non sono alla mia altezza." Sottolineò la parola Questa con fare strafottente. Mi guardò di nuovo schifata dopo di che chiuse la porta in faccia a Bill.
Non mi feci curiosa di osservare lo sguardo della Star, ma qualcosa mi disse che era mooolto, ma moolto, ma moolto arrabbiato.
"Ehm, va bene Bill, grazie ma.. non ho bisogno di lei per sentirmi meglio." Gli misi un braccio intorno alle spalle e lo riportai in camera. Sembrava lui più demoralizzato di me.
Non parlammo per quasi tutta la sera. Io misi in ordine la mia valigia che fortunatamente avevo lasciato da Bill per il maggior spazio e mi feci una doccia. "Non ti dispiace vero Bill?"
"No, no assolutamente fai pure." Non mi guardò, tornò in stanza a guardare la tv.
"Grazie e calmo, non preoccuparti. Grazie di tutto, sei un angelo!"
Finalmente mi infilai nella doccia. Era difficile per me pensare alla serata che avevo passato. Era stato intensa e avevo avuto davvero tanta paura.
Bill iniziò a cantare di sottofondo. Ogni cosa mi scivolò via.
Non capivo però il comportamente di Tom, sicuramente quella ragazza c'entrava qualcosa.
Bill era stato davvero carino e ogni suo sforzo non sapevo come ripagarlo.
Mi sentivo sola e innamorata della persona sbagliata.

Quando uscii dalla stanza, Bill mi fissò per un'istante.
"Wow" esclamò..
"Bill?"
"Si, scusami. E' che, hai davvero un bel corpo." Il complimento mi fece arrossire. Tom non me ne faceva mai.
In effetti ne sentivo la mancanza.
"Grazie"
"Ehi, dormi qui stanotte." Continuò lui.
"E'? C-cosa? Bill cosa stai dicendo? E poi dove dormirei?" la mia reazione era evidente. Alquanto meravigliata.
"Qui, con me. tranquilla io non faccio nulla. E' che sei spaventata e non mi va di farti tornare a casa da sola. Ovviamente se vuoi. Non ti obbligo. Comunque so che sei innamorata di Tom, non farei nulla io." Sembrava sincero.
Accettai fidandomi dell'istinto. Era sincero e poi, ero innamorata di Tom.
Mi misi una cannottiera d'intimo e le culotte, per essere il meno svestita possibile. Entrambi poco dopo ci infilammo sotto le coperte.
Avevo un sonno pazzesco e l'essere lì mi fece sentire moolto sollevata e sicura.
D'un tratto sentii un sospiro e il ragazzo accanto a me si avvicinò. In quel momento mille pensieri mi invasero la mente. Credo più panico e incertezza all'insaputa dei suoi gesti che a quanto sembrava fossero innocenti.
Si avvicinò e mi diede un leggero bacio sulla fronte.
Mi sentivo sicura, protetta, terribilmente bene. Credo che fu quello che mi spinse. Non pensai, chiusi gli occhi, mi avvicinai sempre di più, lui non si muoveva. Piano e lentamente gli sfiorai le labbra. Iniziai dopo poco ad assaporarle. Iniziammo a sentirci uniti, nello stesso letto, entrambi presi. Non sapevo se lui provava qualcosa per me ma non sembrava disgustato da ciò che ci trasportava. Anzi, mi tolse la cannottiera e iniziai ad ansimare. Credo che in quel momento nella mia testa comparse Tom. Invece di bloccarmi andai avanti, come se fosse lui, Tom, a guidarmi. Nel buio della stanza, solo la luce della luna faceva breccia sul suo sguardo. Gli illuminava gli occhi, gli stessi del fratello. Uguali, identici... sembrava lui. Ma l'unica differenza è che non avevo mai fatto sesso così dolcemente con Tom.
Gli sfilai i boxer.
Ero trasportata dalla sensazione del momento.
Mi ero così fatta male prima che ora non vedevo l'ora di sentirmi finalmente sicura e coccolata. Non pensavo, ero guidata e spinta dalle emozioni. Se avessi ragionato non l'avrei mai fatto. Più che altro per non ferire Bill. Io non amavo lui. Ma era talmente dolce che sentirmi desiderata era davvero una droga.
Mi misi sopra di lui, le sue carezze mi facevano rabbrividire. Ansimai di piacere e lui mi penetrò. Il suo sguardo era colmo di eccitazione. Attraverso il riflesso della luna bianca riuscivo ad osservare ben poco ma ero sicura che stesse provando un emozione enorme.
Sembrava come se l'avesse fatto solo una volta e fosse ancora inesperto. Tom al contrario era più deciso e sicuro. Ma era così dolce Bill che avvertii la sua insicurezza e la convertii. Se lui era insicuro allora ero certa che non mi stava usando.
Sapevo sul conto di Bill. Sapevo tutto. E non lo faceva così con la prima che capitava.
La cosa che mi spaventava era proprio questa. Non volevo che si innamorasse di me.
Purtroppo però i miei pensieri erano arrivati tardi. La notte passava e entrambi provavamo enormi sentimenti che prima non erano stati celati.
Lui provava qualcosa di più di un'amicizia ed io ero riuscita ad ottenere le mie voglie nascoste.
Quando mi ristesi accanto, lui iniziò a sfiorarmi tutto il corpo. Mi baciò il collo, il seno, la pancia e arrivò in fondo quando decise di ripenetrare in me. Mi aprì le gambe ed entrò. Dolcemente.
Era un modo di fare sesso che non avevo mai provato.
Ma qualcosa mi disse che per lui non era sesso ma amore.
Continuò ad entrare e uscire lentamente quasi fossi delicata e quandò uscì lo baciai sulle labbra.
Tom non l'avevo mai baciato sulle labbra,mi chiedevo se il sapore fosse lo stesso e se anche lui quando provava amore lo faceva nello stesso modo.
Solo dopo mi accorsi che non facevo altro che pensare a Tom. "Grazie"ripetei in fine.
"Scusa" mi disse lui.
Non capii il motivo di scusarsi.
"Perchè Bill?"
"Scusami... perchè non dovevo. Scusami perchè ho detto che non sarebbe successo nulla. Sei innamorata di Tom e sicuramente non avrai provato nulla ora."
"E invece è proprio qui che ti sbagli. Grazie perchè mi hai fatto trovare le emozioni che cercavo. Solo grazie a te ho capito che devo smetterla con la storia della groupie. Ciò di cui sono in cerca è amore e credo che Tom non possa darmelo. Mi hai dato amore Bill stasera. Grazie, perchè sei stato... meraviglioso! mi hai fatto sentire protetta e al sicuro. E non sai quanto io te ne sia grata. Purtroppo hai ragione..." aspettai prima di continuare per cercare la sua espressione. Ma non riuscii ad individuarla "...non provo sentimenti per te. Non ho fatto che pensare a Tom, ma di una cosa sono certa. Sei davvero un angelo bill. Ti voglio veramente bene."
Quelle parole mi uscivano veramente dal cuore. Avevo detto tutto ciò che pensavo davvero. Mi spiaceva ferirlo ma era la verità, ed io ero sempre sincera. Credo che ci rimase male perchè poco dopo mi disse. "Ti amo Jess".
 
NOTE DELL'AUTRICE:
 
Si oddio.. lei sembra un po' una ragazza facile eh?! Però dai cercate di comprenderla xDDD
Comunque vi ringrazio ancora una volta per i commenti!
Tokietta94 sono contenta che la mia storia ti piaccia e soprattutto che mi continuerai a commentare o.o Grazie mille per il commento! Ah si grazie anche a hiba_kaulitz_emogirl (ho visto la tua presentazione nel sito. Mi piace tanto e ti capisco ^^). E poi ovviamente ringrazio loro che mi seguono sempreee... streghettathebest ; dark483 e fragolottina.
E un bacione enormemente enorme alla mia migliore amica ** Little_Illusion. Grazie Amy! **

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Capitolo 5
*** Difficile Scelta ***


5 - DIFFICILE SCELTA

Non potevo crederci, ero costernata, disorientata, persa... confusa.
Non credevo alle parole che avevo appena udito.
Cioè insomma, com'era possibile? Bill mi amava? No. Non era vero... o più che altro non volevo che lo fosse!


"Bill io" non sapevo davvero cosa dire. Le parole non mi uscivano. La mia paura costante era di ferirlo e sicuramente passando la notte insieme non avevo fato altro che pegiorare la situazione.
"Io, io, o Dio santo! Che disastro!" sussurrai tutto tra me e me, ma credo che lo sentii.
"Ehm, non dire nulla." Credo che neanche lui avesse più parole.
"Non so cosa mi è preso scusami. Oddio, scusami davvero."
Per alleviare la tensione che probabilmente si occupava anche di lui, mascherò una risatina soffocata.
Intanto si intravidero le poche luci dell'alba. Probabilmente avevo passato tanto tempo a quel locale e in camera di Tom. Cercai di distogliere subito il pensiero.
"Bill, davvero non so che dirti." tornai al presente.
L'imbarazzo avevo preso parte dell'aria nella stanza. Nessuno dei due parlava. Non so perchè avevo tanta voglia di baciarlo ma, avevo paura che un'altra volta avrei visto Tom.
Non sapevo cosa fare. Non sapevo a chi affidarmi.
Bill mi aveva dato emozioni fortissime, mi aveva dato ciò che cercavo, mi aiutava sempre, mi aveva aperto gli occhi e mi avevo fatto sentire protetta e al sicuro. Era davvero stato un angelo.
Tom non aveva fatto altro che trattarmi come una groupie, si vedeva con un'altra, mi trascurava, si sfogava su di me quando era ubriaco. Sicuramente più chiuso di Bill era difficile da capire. Ma lo amavo nonostante tutto anche se non potevo essere sicura che poi Tom sarebbe cambiato.
Se invece non mi avesse ascoltato? Se non avesse dato ascolto ai miei sentimenti?
Come potevo essere sicura che non avrei sofferto.
Bill era li, mi era affianco, mi amava ed era pronto a restarmi vicino forse sempre. Mi fidavo di lui e dopo la sera precedente credo cecamente. Si magari non avrei avuto una vita molto desiderata accanto alla persona amata, ma avrei avuto ciò che cercavo.
D'un tratto lo baciai, iniziai ad accarezzargli il viso, le guance e la sua pelle morbida. Lui portò le mani sui miei fianchi. "Ti voglio Jess. Ti desidero." mi sussurrò.
Facendo così non faceva altro che spingermi oltre. Mi teneva stretta, non mi lasciava tempo per respirare. Quasi mi teneva sotto anestetico. La sua energia mi trasportava, sempre di più. Il suo respiro era una droga, come il fratello. "Tom!" urlai. Sarei stata un'ipocrita. Di fianco a Bill avrei avuto tutto ciò che desideravo tranne una cosa... Tom.
Io volevo Tom e stare con Bill significava fingere un'amore che non provavo. O più che altro, provavo per l'altra parte di lui.
Non mi sembrava giusto almeno nei confronti di Bill.
Presi la mia vestaglia e uscii dalla camera. Mi diressi verso quella di Tom e la aprì di scatto. Era aperta perchè ci eravamo dimenticati di chiuderla, per fortuna nessuna fan accanita era stata in grado di trovare la sua souit. "Tom" chiamai più volte. Solo dopo mi accorsi che era in bagno. Stava seduto a terra con la testa al muro, vicino al gabinetto. Probabilmente, -anzi confermai l'idea dopo che osservai nel water- aveva vomitato tutto.
Doveva essere a posto ora.
Cercai di alzarlo e stenderlo sul letto ma era pesante per me. Nella stanza entrò Bill "Aspetta, ti do' una mano" accorse subito senza pensare a ciò che era successo prima.
"Grazie". Insieme lo alzammo e velocemente lo spostammo sul letto matrimoniale accanto al bagno.
"Dio, quanto pesi Tom!" Commentò il fratello. "Ehi, guarda che non pesa tanto più di te. Ciò che ha in più sono solo i muscoli." Lui mi squadrò dopo di che scoppiamo a ridere entrambi.
Le nostre risate furono così forti che fecero svegliare il ragazzo stordito.
Bill mi guardava con gli occhi di un innamorato e dentro di me nasceva sempre di più un grande senso di colpa. Alla fine era colpa mia, non avevo dovuto fare l'amore con Bill.
"Jess" iniziò a sussurrare Tom mezzo in coma.
"Si, sono qui Tom." Mi avvicinai subito e mi misi a sedere di fianco tenendogli la mano.
"Che - che cosa è successo?" era ancora assonnato.
"Non hai passato una buona notte." Dincendoglielo quasi mi vennero le lacrime agli occhi. A guardarlo, mi tornarono in mente le immagini e il dolore della sera prima.
Non riuscivo a rimanere li a lungo. Mi scese una lacrima che bagnò la mano di Tom.
"Ehi perchè piangi?" subito cercò di sgranare gli occhi e mettersi seduto, tutto lentamente.
Continuava a sbattere le palpebre.
"Nulla!" Lui mi guardava con occhi stupiti. Si vedeva lontano un miglio che non capiva il mio comportamento. Ancora una volta si era dimenticato tutto.
"Nulla davvero" ripetei asciugandomi le lacrime. Mi alzai e andai in bagno a sciaquarmi la faccia.
Iniziai a udire voci di sottofondo, dal bagno. Erano Bill e Tom che parlavano. Probabilmente Bill gli stava spiegando com'era andata. D'un tratto avvertì brividi salirmi lungo la schiena al solo pensiero della reazione di Tom. Lo conoscevo. Credo che si sarebbe infuriato.
Paura. Tanta paura si impossessava di me. Non volevo vedere il suo sguardo, ma non potevo neanche stare chiusa in bagno tutto il tempo.
Decisi. Mi feci forza e uscii dal bagno. Guardai prima Bill negli occhi. I suoi erano tristi, malinconici, quasi dispiaciuti forse. Poi mi voltai verso Tom.
I loro occhi erano fissi su di me, soprattutto quelli di Tom.
Era in piedi, immobile vicino alla stanga del letto a baldacchino. Non diceva nulla, mi guardava e basta. Quei minuti di silenzio furono interminabili.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Che dire se non... Grazie mille?! ** Grazie, grazie grazie e ancora grazie. Sono davvero contenta che vi piaccia.^^

Elyon


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Capitolo 6
*** Scusami! ***


6 - SCUSAMI!

 

Mi sentivo come un pesce fuor d'acqua.

Anzi no, mi sentivo come chiusa nella boccia di vetro... senz'acqua.

Non sapevo cosa dire, non sapevo come reagire.

Volevo soltanto scappare e non guardarlo più. Anche perchè appena lo guardavo in faccia vedevo un'altra persona e mi tornavano in mente i bruttissimi ricordi della sera prima.

 

Bill ci lasciò soli, fece un sospiro e uscì dalla stanza senza dire nulla.

Solo in quel momento mi accorsi di quanto imbarazzo aleggiava nella stanza.

"Scusami!" parlò all'improvviso Tom. Credo lo pretendesse anche perchè non lo avevo mai sentito scusarsi con nessuno. Si sentì cadere e si sedette sul letto con le mani unite avanti a lui.

Non risposi, non aggiunsi nulla, non avevo parole.

"Mi dispiace" continuò lui abbassando la testa. Mirava e rimirava le sue mani con fare imbarazzato, credo avesse paura di guardarmi.

Decisi di avvicinarmi a lui lentamente, mi feci forza.

"Tom" solo al nome iniziarono a scivolarmi lacrime su tutto il viso. "Promettimi che non lo farai più." Mi misi in ginocchio davanti a lui e cercai il suo sguardo. Quando finalmente ebbi i suoi occhi spaventati dritti nei miei dissi "Ho avuto paura Tom "

Si leccò le labbra e morse il piercing con tanta violenza che sembrò volesse staccarlo.

Credo che ormai non c'era più nulla da dire, gli sguardi dicevano tutto e l'istinto mi spinse a proseguire regalandogli un abbraccio.

Guardarlo non se ne parlava, ricordare era difficile e dimenticare credo vietato, ma visto che il suo rimpianto mi sembrava sincero cercai di dargli quel minimo di comprensione che mi era rimasta.

Glielo offri senza pensare alle conseguenze. Esito un po’ prima, forse per lo stupore. Poi sentii le sue mani calde sulla mia schiena che stringevano, sempre più forti mi schiacciavano al suo petto.

Ma ora come reagivo? Mi sentivo spaventata, leggermente spenta ma soprattutto tanto e tanto confusa. Bill mi entrava nei pensieri come nulla fosse.

Amavo Tom certo, ma qualcosa mi aveva risvegliata.

"Tom senti non parliamone più" conclusi la faccenda. Le prime luci dell'alba si facevano sempre più evidenti e piano piano schiarivano la stanza di una luce mattutina.

"No senti io, davvero scusami, è l'unica cosa che riesco a dirti. Non so cosa mi è preso, cioè, oddio" soffocò una risatina probabilmente disgustato di se stesso. Si voltò e tirò un pugno al letto.

"Tom! Ok va bene basta. Ho capito. Va bene. Ora tranquillo però" cercavo di tranquillizzarlo ma sembrava più difficile che addomesticare un leone.

"Tranquillo" sorrise di nuovo in tono beffardo.

"Ehm, io ora vado." dissi di fretta. Non volevo rimanere un attimo in più a vedere le sue reazioni, a subirmi altri sfoghi. L'avrei fatto, davvero, ma non quella sera.

"No ti prego!" Si alzò e mi venne in contro stringendomi il polso. "Ti prego resta con me" vidi gli occhi lucidi in volto ma si trattenne.

"Tom io, senti, veramente non so che dirti e, sinceramente stare qui non... ecco non, aiuta diciamo. Più che altro non aiuta me. Devo, ehm, ancora, come dire, riprendermi" sembrava andassi in cerca di parole perse al vento. Come un ago in un pagliaio, persa, confusa, smarrita e spaventata.

"Scusa" ripetè l'ennesima volta. Questa volta mi guardò negli occhi. Quasi mi imbarazzai dall'intensità del momento. Rimasi decisamente stupita. I suoi occhi mi parlavano più di chiunque altro.

"Ok ho capito. Grazie per le tue scuse. Ora, per favore, lasciami andare"

Non aggiunse altro, lo guardai un ultimo istante in attesa che mi bloccasse, ma non successe. Aprì la porta e senza voltarmi la richiusi. Rimasi un secondo lì appoggiata a pensare.

Ammetto forse che una parte di me avevo l'irrefrenabile voglia di tornare in quella stanza ma l'altra mi diceva << smettila! >> e non sapevo come reagire. Avrei voluto che mi avesse trattenuto, per sentire di nuovo quel respiro affannoso sul mio viso o rivedere soltanto quegli occhi lucidi a me sconosciuti prima d'ora. Risentire quelle mani forti stringermi sempre di più quasi fino a farmi smettere di respirare. Lo amavo più di me stessa ma credo non fosse possibile.

Mi misi l'anima in pace e volta pagina. L'indomani sarebbe stato un altro giorno.

Preferivo non pensare...

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Capitolo 7
*** Al chiaro di Luna ***


7 - AL CHIARO DI LUNA

 

Com'era potuto succedere?

Dio solo sapeva come mi sentivo in quel momento.

 

Non riuscii a dormire quella notte, appena chiudevo gli occhi vedevo lui con la ragazza, al locale e nel letto, sopra di me. Un viso che non avevo mai visto, cattivo e divertito contemporaneamente. Il mio Tom che piangeva.

Avevo visto due parti di Tom che non conosceva nessuno!

Come potevo dormire?

Alle quattro di notte decisi di fare quattro passi. Uscii dalla finestra, scesi la scala che calava dal balcone e mi diressi a Villa Madama, come sempre.

Mi tranquillizzava stare al porto. Vedere come le onde potessero risvegliare in me la voglia di libertà. Sbattevano contro gli con costante violenza. Un'onda, due onde, scrash...

Violente, violente, violente... mi tornò in mente Tom.

"No basta!" mi misi ad urlare cercando di scacciare quelle immagini.

Scoppiai a piangere sul molo.

Non sapevo perchè ma avevo tanto bisogno di sfogarmi.

Poco dopo mi accorsi si una presenza. Qualcuno si sedette di fianco a me.

Mi voltai, al riflesso della luna riconobbi solo gli occhi.

"Bill?" chiesi anche se incerta.

"No, Tom" rispose una voce bassa e triste.

Non so che mi prese ma quasi mi spaventai. "Tom perchè sei qui?".

Non so se avevo tanta voglia di rimaner lì con lui.

"Io" soffocò un'altra risatina e continuò a fissare la luna "Sapevo di trovarti qui" ammise.

Come? Mi seguiva? Co0me faceva a sapere che era il posto in cui andavo quasi ogni notte insonne? Come poteva immaginarlo? Non avevo mai riferito nulla di simile...

Video il mio sguardo sconcertato e si affrettò a spiegare.

"Uhm, vengo anch'io ultimamente e, qualcuno mi ha rubato il posto."

Ero meravigliata. Veniva anche lui? E perchè non l'avevo mai visto?

"Perchè non ti avvicinavi mai?" chiesi curiosa.

"Eh no, i paparazzi avrebbero avuto un buon articolo. <>"

Sapevo che mentivo, si leggeva nei suoi occhi. Anche se era un ottima motivazione non la bevvi.

"Di la verità Tom." notò nel mio sguardo la mia stanchezza nel dover continuare a credere alle sue bugie.

"Ok" si arrese. Prese dei minuti di tempo in cui regnò il silenzio. "Eri persa nei pensieri. Non volevo distrarti. Sei bella quando pensi."

 

Non chiedetemi il perchè ma in quel momento scoppiai a ridere.

 

"Perchè ridi?" mi guardò stupito.

Tornai seria, come lui. Non scherzava. Non capii come mai reagissi in quel modo ai suoi complimenti. Li aspettavo da una vita ma non li capivo.

"Non sono bella di solito?" cercai di fare la fredda. Anche se con un sorriso nascosto dietro la luna.

"Certo che lo sei " aggiunse senza arrendersi "Ma qui lo sei molto di più"

"Ah si giusto, o non mi porteresti a letto" reagii male lo so. Ma era l'unico modo per tirargli fuori ogni cosa. Essere fredda mi aiutava a reagire e a non cascare di nuovo in sfoghi temporanei. Per lo più davanti a lui!

Era sarcastico ciò che avevo detto in quel momento, ma volevo che venisse preso seriamente. Io al contrario suo ero una bravissima attrice quando volevo.

"Lo sai come sono fatto e credo che tu mi conosca molto bene. Più di chiunque altro. Il fatto che..." non lo lasciai finire di parlare. "Aspetta!" dissi di fretta.

Quelle parole mi fecero venire in mente la discussione con Bill.

 

Togli quella maschera. Dimostragli che hai dei sentimenti. Capiscilo. Tu lo conosci meglio di qualsiasi altra ragazza. Ci passi molto tempo insieme e ora si stà separando. Lo sai il perchè, lo sai dentro te!

 

Era arrivato il momento di scoprirlo quel perchè.

"Tom perchè ti stai separando in questi giorni? Cosa succede? Non ti riconosco più" Conclusi lì le mie domande. Gliele proposi con sguardo incuriosito e anche un pò deluso.

Finalmente potevo mettere a posto i miei pensieri.

"Ehm, complicazioni" fu l'unica cosa che disse.

Non so perchè ma non fui stupita della sua breve e falsa risposta.

"Complicazioni? Di che tipo?" non era il momento di cedere. Ottenevo sempre ciò che volevo.

"Oddio, è difficile da spiegare, cioè insomma..."

"Tom! Quando sarai pronto a dirmi tutto chiamami." Mi alzai e feci per alzarmi ma lui mi fece risedere. Mi bloccò per il braccio delicatamente e quando vide che ero pronta ad ascoltare iniziò a parlare. Ma non disse ciò che volevo sentire.

"Senti io." Non era pronto, glielo si leggeva negli occhi. Non capii ciò che succedeva, sentivo dentro tanta preoccupazione come se tanto spavento lo sovrastasse. Non fui ad arrendermi quella sera ma fu lui che diede lo stop alle nostre conversazioni. "Senti sei solo una groupie io non ti devo nessuna spiegazione ragazza". Voltò lo sguardo verso la il mare, sotto di noi. Osservava le onde che poco prima avevano attirato la mia attenzione.

"Va bene Tom, io sono solo una groupie. Allora quando sarai pronto ad usufruire ancora di me per i tuoi stupidi giochetti chiamami. Ma non chiamarmi per nient'altro. Sono solo una groupie!"

Mi alzai e mi misi incammino verso casa. A piedi. Non mi fermò quella volta.

Non sapevo se stessi facendo la cosa giusta, non sapevo se l'avrei mai rivisto. Non capivo la sua reazione, come potevo comprendere il significato delle parole di Bill se lui non si sforzava neanche un minimo di collaborare.

"Jess!" all'inizio urlò poi la sua voce si fece come stufa. "Jess senti aspetta, scusami"

In quel momento mi voltai. Ero talmente arrabbiata per le sue parole che niente mi fermava.

"Sono stanca delle tue scuse Tom. L'hai detto tu no? Sono solo una groupie, non mi devi spiegazioni. Però per favore, la prossima volta che mi stai per violentare dimmelo così mi preparo e me ne vado."

Quelle parole non colpirono solo lui che rimase zitto, ma fecero breccia anche in me. Le immagini tornavano vive, i sensi di colpa arrivavano a valanghe. Una stretta allo stomaco non mi permise di continuare a camminare. Mi piegai in due.

Quando mi ritrovai a terra, in ginocchio, sentii il dolore perforare sempre di più. "Tom... " chiamai all'istante. Lui se ne accorse in ritardo forse perchè era perso ancora nelle parole taglienti che avevano colpito entrambi.

Credo che urlò il mio nome ma non ci feci caso. Vidi soltanto dei passi sfuocati correre verso di me. "Jess oddio che succede?" mi alzò e mi prese in braccio.

Si in effetti ero molto leggera, ma lui aveva sempre avuto una grande forza che mi attirava. "Tom ti prego portami a casa" sussurrai solamente quello. Nella sua testa sicuramente volavano un sacco di pensieri chissà di quale tipo. Non specificai quale casa ma ovunque mi portava sarebbe stata casa se assieme a lui.

In quel momento, il dolore al ventre non cessava, misi da parte ogni pensiero orribile, dimenticai tutte le parole. Mi strinsi a lui con la testa sul petto e un braccio intorno al collo.

Mi sentii sicura, in braccio alla persona che amavo.

Lui mi strinse sempre più forte e corse verso il taxi. Disse così veloce la destinazione che non ci feci neanche caso. Non mi interessava neanche saperlo.

Una volta sul taxi abbassò il viso per guardarmi. Era così vicino alle mie labbra che quasi avrebbe potuto baciarmi. Una grande voglia di poggiare le mie labbra sulle sue si impossessò di me. Lui si avvicinò tanto da sentire il suo respiro sul viso. I miei occhi guardavano sfuocati ogni sua espressione. I suoi erano quasi socchiusi, persi nell'intensità della situazione.

Si avvicinò sempre di più e sentii il suo respiro diventare sempre più affannoso. Io mi dimenavo nel dolore che mi procurava lo stomaco. Lottavo con tutta me stessa per non perdere di vista la situazione.

Mi strinse sempre di più a lui, il mio viso rimaneva sempre appoggiato al suo petto, stremato. I miei occhi si socchiudevano piano piano per sentire quel respiro ovunque. Si prolungava sempre di più, non riuscivo a pensare ad altro anche se le fitte continuavano a tormentarmi e non smettevano di farsi sentire. Sempre più potenti.

Lo vidi, chiuse gli occhi e si avvicinò.

Proprio in quel momento una fitta terribile oltrepassò il mio corpo. Mi piegai e urlai dal dolore.

"Hey, calma ti prego." Tutto era svanito. Non ci eravamo baciati, quella maledetta fitta aveva rovinato tutto. Non riuscii a pensare ad altro. Sentii la voce del guidatore annunciare l'arrivo e Tom mi strinse per prepararsi ad uscire dal mezzo.

Non gli diede nemmeno i soldi. Mi stupii senza capire cosa stesse succedendo.

Mi strinsi sempre di più e quando ci dirigemmo fuori iniziai a vedere luci accecanti che iniziavano a darmi fastidio agli occhi.

Ripensai al bacio che non c'era stato, risentii il suo respiro affannoso sul mio viso. Questa volta era preoccupato, parlava con una donna. Chi era? La sua voce era agitata.

Ormai i miei sensi non mi davano più tregua, sentivo il dolore e la stanchezza invadermi.

"Resisti, io sono qui.." mi sussurrò Tom alle orecchie.

Combattei contro me stessa il più che potei. Per lui.

Ma non ci riuscii, chiusi gli occhi e iniziai a sognare...

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

dark483: Grazie per seguirmi sempre e recensire!!!! Ti vu biiiii <3

Anche fragolottina ovviamente!!!!! Eh, eh, eh.... Caren è molto importante u.u E' diciamo "l'antagonista". Comunque Bill non ha detto nulal sul fatto che hanno fatto l'amore... vedremo se lo scoprirà U_U Grazie anche per la similitudine!!! Visto che mi sento spesso così mi è uscita facilmente xDDD

 

E poi ringrazio le mie compagne di classe dolcissime che leggono da casa la mia storia e continuano a seguirla!! Solo che sono stordite e non si iscrivono ahahahaha. Va be dai le commentano a scuola. Ciao Ale e Giadaaaa!!!! E forse la mia prof di inglese se se lo è ricordato u.u

 

 

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Capitolo 8
*** La fine di tutto? ***


8 - LA FINE DI TUTTO?

 

Correvo sul molo, vicino alle rocce pericolose e ripide. Andavo in contro a qualcosa, davanti a me c'era solo la luna che illuminava il paesaggio irrequieto. Mi sembrava di vagare nel vuoto più assoluto, senza riferimenti, immagini o luoghi con cui potessi ricostruire il mio cammino. Le onde si infrangevano continuamente sugli scogli sotto i miei piedi, e violente rompevano il suono del silenzio.

Quando mi fermai il molo si trasformò in una camera d'albergo.

Muri alti e imponenti, bella, con una vista spettacolare sul mare. Una suite.

Ero nella camera di Bill. La riconobbi dalle valigie, i trucchi sul comodino. Ordinata ed elegante.

Fuori dalla finestra di nuovo la luna piena, sottolineava qualcosa, forse la mia incessante ricerca. O suggeriva qualcosa, qualcosa di misterioso ai miei occhi.

Un luogo per ognuno. Il molo per Tom, la stanza per Bill.

I luoghi in cui entrambi mi avevano donato amore.

D'un tratto mi si posero davanti due stanze. Camminavo lungo il corridoio illuminato dalle poche finestre ai lati, nel quale faceva breccia il riflesso della luna. Due porte, uguali, identiche, di fronte a me.

Senza pensare, seguii l'istinto e scelsi la porta di destra. Nello spalancarsi, lentamente, sentii cigolarsi intorno alla maniglia. Era stata usata più volte.

Mi persi nel buio della stanza oscura e nel suono soave di una voce salvatrice.

 

"Jess! Jess!"

I miei occhi lentamente si sforzavano per aprirsi. Ma ancora sentivo tanta stanchezza. Avrei voluto dormire per un intero mese, non vedere quei volti e ricominciare tutto da capo.

La voce squillante continuava ad agitarsi.

Di sottofondo, come a ritmo, un suono acuto e monotono sottolineava il battito del mio cuore.

Iniziai a spaventarmi anch'io. Riaprii gli occhi lentissimamente. Ogni forma nella stanza era sfuocata e in movimento.

Tutta causa dell'effetto dormi-veglia.

Davanti a me un viso famigliare mi guardava con occhi sbarrati in attesa forse di una risposta. Credo fosse l'origine della voce squillante.

Lo riconobbi poco dopo quando tutto iniziò a farsi più nitido.

"Jess! Grazie al cielo, stai bene?" si tranquillizzò e si avvicinò per stamparmi un bacio sulla guancia.

"Bill?" mi stupii della mia voce terrificante. Rauca, stanca, lenta...

Solo una preoccupazione avevo in quel momento, mi affrettai a chiedere senza badare alla voce. "Dov'è Tom?"

La sua espressione cambiò. Da allegra che era a vedermi probabilmente conscia, tornò ad essere triste e pensierosa. "Credo sia fuori." rispose lentamente senza guardarmi.

"Scusami Bill."

Mi resi conto di essere stata un pò troppo diretta. Avrei potuto dargli retta prima a lui visto che rimaneva lì ad assistermi.

Anche se una parte di me continuava a richiedere la presenza di un' altra persona mi sforzai di parlare con lui. Gli chiesi cos'era successo e non finii di chiederlo che entrò nella stanza un uomo. Alto, nero, tutto vestito di bianco. Portava una cartellina in mano e dei fiaconcini probabilmente di medicine.

"Allora si è svegliata finalmente! Non fa altro che dormire" rise il medico avvicinandosi a me.

"Sono il Dottor Michael e tu sei..." lesse il nome sulla cartellina "Jessica giusto?"

Annuii con la testa.

"Allora, ragazzo può uscire dalla stanza? Dovrei parlare con la paziente un secondo" aggiunse il dottore rivolgendosi a Bill.

"Va bene dottore" non disse più nulla e uscii dalla stanza.

"Cos'ho dottore?" chiesi. Mi meravigliai. La voce era molto meglio di prima. Mi stavo riprendendo piano piano.

"Uhm, siamo ancora in dubbio. Potrebbe essere un virus influenzale che colpisce lo stomaco. Non è niente di così preoccupante. Solo qualche medicina e tutto passa in qualche settimana." Sorrise di nuovo.

"Medicine? Le odio" sbottai. Ma non dissi altro. Non volevo che ricapitassero quei fortissimi dolori.

"Ma perchè questi fili? Sto’ bene no?" Mi ero già accorta dei tubicini legati al corpo. Uno partiva dal braccio destro l'altro era stampato sul mio petto, sopra il cuore.

"Si ma li abbiamo messi per essere aggiornati del suo stato. Si calmi, ora va tutto bene. Prenda questa" Mi allungò una pastiglia con dell'acqua. La presi subito senza dire nulla.

Lui nel frattempo staccò il filo del braccio. "Nel pomeriggio verrà rilasciata. Pensavamo fosse più grave ma abbiamo constato che è tutto a posto".

"Grazie dottore, le posso chiedere un favore?" chiesi gentilmente senza lasciar troppo nell'occhio.

"Si mi dica." rispose curioso appoggiando il filo sul comodino più lontano.

"Mi può dire come hanno reagito i ragazzi qui fuori? Si sono preoccupati tanto?" Io cercavo di rimanere calma, spensierata, come se non fosse nulla di che’, ma la mia voce nascondeva preoccupazione.

"Be, il ragazzo che c'era qui dentro è arrivato stamattina presto. Non è da tanto che è qui mentre l'altro..."

"Si? Chi? Quello con i rasta?" chiesi interrompendolo. Non era certo il modo migliore di nascondere la mia agitazione.

"Si lui, è stato tutta la notte qui. Non si è alzato minimamente. Credo che abbia pianto ma non ne sono sicuro, non si faceva vedere."

Alla fine di quelle parole mi venne una stretta al cuore. L'elettrocardiogramma iniziava ad andare più accellerato, come d'altro canto il mio cuore.

"Posso togliermi una curiosità io ora?"

"Certo" risposi immediata.

"Si chiama Tom?" chiese il dottore con faccia maliziosa. Non capii il motivo della domanda. Magari lo conosceva, voleva soltanto essere sicuro che fosse proprio lui. Credo comunque che ne fossero informati i medici che loro stavano qui. La domanda sembrava troppo personale per essere chiesta a me. Non poteva farne appello a loro? Non capivo, ma risposi lo stesso.

"Si, perchè?" mi affrettai a chiedere il motivo. Non volevo che mi sfuggisse.

"Lei continuava a ripetere il suo nome nel sonno."

I miei occhi si spalancarono. Sbalorditi. Come poteva essere? Mi ricordavo il mio sogno, non avevo fatto il nome di Tom.

Poi mi ricordai che il dottore mi aveva detto che continuavo a dormire. In una notte si fanno più di 6 sogni percui era possibile che non mi ricordassi il sogno riguardante Tom.

"C-Come...?" non finii la mia domanda, il dottore sorrise e uscii dalla stanza.

Rimasi a pensare tra me e me guardando il soffitto, pensavo ai motivi che mi avevano spinto ad innamorarmi di lui.

Non era mai stato una ragazzo serio, ci avevo fatto sesso e basta. Probabilmente il continuo vedersi, lo studiare le sue mosse ogni giorno tanto da diventare parte della mia vita. Il passare dietro ai concerti davanti alla file i ragazze in coda. Si, forse un po’ da egoista ma mi faceva sentire importante.

Il fatto di essere la sua groupie preferita, di volere sempre me. Quando entravano altre nella sua stanza mi sentivo tradita.

E da cosa? chiederete. Be non so. Ero così innamorata della sua voce, sedotta dal suo corpo e abbagliata dal suo viso che faceva parte di me. Lo sentivo parte della mia vita e sapevo che se se ne fosse dovuto andare non sarei più stata la stessa.

Poco dopo mi accorsi di una figura appoggiata all'uscio della porta.

Vestiti larghi, treccine lunghe sulle spalle, un cappello in testa.. chi se non lui?!

Ci fissammo per due buoni minuti, mi sembrava di non averlo mai visto.

 

Come un nuovo inizio...  o la fine?

 

Si avvicinò sempre più lento, nel suo sguardo nascondeva i sentimenti frustati e forse leggermente agitati.

Si sedette sul letto accanto a me. Non diceva nulla, non pronunciava saluti o frasi. Sembrava ancora in pensiero per qualcosa. Qualcosa che nascondeva.

"Che c'è Tom?" chiesi d'un tratto spiazzandolo.

"Nulla, stai bene?" mentì. Glielo si leggeva negli occhi.

"Io si ma tu..."

Non finii la frase, si avvicinò per darmi un bacio. Ancora come sull'auto sentivo il suo respiro sulle labbra. Non le aveva ancora appoggiate. Già andavo in estasi. Un anestetico pronto ad immobilizzarmi.

Poi velocemente spostò il viso più su. Appoggiò le sue labbra sulla mia fronte.

Non capii la reazione, voleva baciarmi oppure no? Era la seconda volta che succedeva.

Ogni volta si bloccava.

Però credo che ora, forse, mi bastasse questo.

Si allontanò da me e stando sempre seduto si voltò verso l' elettrocardiografo. Il suono acuto e monotono era accellerato di chissà quanti battiti al minuto. Più di prima con il dottore. Il sangue pulsava ancora nelle vene. Il cuore non la smetteva di agitarsi tu-tum tu-tum tu-tum, veloce, forte. Quasi volesse perforare il petto.

Con un sorriso sghembo e malizioso si voltò verso di me. Tutto finii quando mi accorsi che mi prendeva in giro, contento di avermi procurato quella sensazione.

Poi tutto tornò serio. Sembrava che in quella stanza aleggiasse il silenzio. Nessuno diceva nulla. Gi sguardi erano causa di tutto.

Poi udii una frase che mi spiazzò in due. La frase che avrebbe segnato la fine di ogni cosa.

"Noi partiamo Jess" disse senza guardarmi negli occhi.

Ci misi un po’ per realizzare ciò che aveva detto. Quando riuscii finalmente a comprendere il mio cuore e il cardiogramma stesso rischiavano di esplodere.

"Cosa?" chiesi con un filo di voce pronta a rincorrerlo se fosse stato necessario.

"Hai capito, ora per favore calmati. Devi riposarti, il tuo cuore lavora troppo." Mi mise una mano sul petto.

"Questo perchè tu dici stupidaggini! Stai scherzando ti prego, dimmi che stai scherzando" imprecai Tom, implorai il cielo che tutto fosse un malinteso. Non se ne sarebbe andato.

Mi guardò serio, il suo sguardo era addolorato.

"Lo sai che non posso venire ora! Non alla fine della scuola! Non potete partire ora. Tom hai detto che saresti stato qui tutta l'estate. Ti prego dimmi che scherzi!" le mie parole scorrevano come fiumi insieme alle lacrime che cominciavano a bagnare la sua mano.

"Ti prego" ripetei sussurrando il suo nome.

"Non posso. Devo andare"

Furono le ultime parole che udii. Quella sera avrei voluto morire. Avrei voluto che tutto mi crollasse addosso senza lasciarmi via di fuga. Cancellare il suo viso come su una lavagnetta bianca e nera. Dimenticare il passato, ricominciare da capo ma... probabilmente rimaneva una speranza, pronta a dissolversi da un momento all'altro.

Schiacciata dalle sue parole, umiliata dall'amore. Come potevo continuare?

Avrei dato la vita per sentirmi dire <>

Ma quella notte i miei incubi sarebbero stati i peggiori... 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

dark483: Oh grazie mille. Addirittura mitica non me l'aspettavo. Grazie grazie grazie. Anche per seguirmi sempre. ** tivvubè

hiba_kaulitz_emogirl: figurati non ti preoccupare!!! Mi fa piacere che sei tornata a commentare^^ Grazie anche a te! ** tvbine

fragolottina: ahahah l'influenza suina.... uhm, sarebbe una buona idea xD No be scherzo. Grazie per il commento....e beh che dire, non ti resta che scoprirlo leggendo i miei capitoli^^ e comuqnue si hai proprio ragione Tom è proprio dolce dietro quello strato di strafottenza fasullo. Beh spero ti sia paiciuto anche questo.

Grazie a tutte quante. E ovviamente ancora grazie alle mie compagne di classe che mi seguono da casa xD Ciao Ale, ciao Giada.... vi voglio tanto bene!

Bacioni

Elyon

 

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Capitolo 9
*** Portami con te, notte sola. ***


9 - PORTAMI CON TE, NOTTE SOLA

Mi sentivo morire...


Nella stanza irruppe Bill "Tom sono arrivati Georg e Gustav". Rivolse uno sguardo prima al fratello poi a me triste.
Tom si voltò verso di me, allungò la mano tremante e mi sfiorò la guancia sinistra. Mi guardava negli occhi lucidi, come se mi stesse dicendo addio attraverso lo sguardo. Non potevo sopportarlo. Sembrava di perdere da un momento all'altro una parte di me.
Voltò di scatto la testa ritraendo la mano per portarsela agli occhi. Non vidi completamente ma sembrava si stesse asciugando il viso. Non ci feci molto caso. Completamente spaventata dalla mancanza e il vuoto che mi stava lasciando andandosene mi misi seduta e velocissimamente gli stampai un bacio sulle labbra. Lui rimase freddo, immobile e non chiuse occhi. Solo io sembravo provare qualcosa. Non disse nulla, mi guardò un'ultima volta. Ero agitatissima di ciò che sarebbe successo. Sull'orlo di un burrone rischiavo di precipitare.
"Partiamo domani alle 17" fu l'ultima cosa che disse.
Non capii il motivo di quell'avviso. Perchè me lo diceva? Partiva, non lo vedevo più. Voleva sottolineare il fatto che se ne andava dicendomi la data? Soffrivo il doppio. Mi feci forte. Non mostrai altri sentimenti in più. Anche se sicura che il mio sguardo esprimesse ogni cosa, lo lasciai andare. Lasciai andare il suo polso e lui uscì dalla stanza.
Ma non solo dalla stanza... uscì dalla mia vita.
Portavo in me una grandissima voglia di fuggire.
Guardavo le pareti della stanza ma probabilmente non era Ciò che osservavo davvero.
Attraverso immagini impresse nella mente pensavo a un modo per poter fare qualche passo indietro da quel burrone che piano piano mi trascinava giù.
Le sue labbra sul mio corpo, la sua voce che mi sussurrava “sarai mia stanotte”… Il suo viso angelico pronto a mostrare ogni diverso tratto del suo comportamento che ormai nascondeva da mesi.
Mi chiesi com’era possibile che tutto questo era accaduto, cosa sperava di ottenere?
Voleva farmi arrabbiare? O dimostrare che io non potessi andare avanti senza lui?
Già, tutte cose da bambina.
E io stavo a piagnucolare come una stupida.
Forse perché una parte di me sperava che da un momento all’altro potesse rientrare da quella porta, stamparmi finalmente il bacio che aspettavo sulle mie labbra, stringermi forte e dirmi “non voglio perderti”.
Tutti sogni irrealizzabili. Tom Kaulitz? No, non lui.
Me lo sarei aspettata da Bill ma Tom… no. Assolutamente.
Eppure qualcosa dentro me tentava di scoppiare e una confusione mi opprimeva come stessi per esplodere da un momento all’altro.
“Solo una groupie” ripetei tra me e me voltandomi sul fianco.
Cosa significava? Tentanto con constante violenta di trovare qualcosa di utile in quei ricordi morbosi e privi di senso per una persona che non sapeva guardare. Gli avevo dato amore per tutto il tempo.
Volevo giocare, volevo provare.

[“Farò la groupie di Tom!” dissi ridendo a Joi
“Se, va be, perché speri di farcela?” mi aveva risposto lei scettica.
“Perché no?” ero sempre stata una sognatrice piena di speranza.
“Neanche le groupie riescono facilmente ad avere i permessi. Per lo più dovresti seguirlo ovunque. In tutto il mondo. Ogni tour, ogni spostamento.”
“Lo farò!” dissi sorridento compiaciuta.
“Jess ma stai scherzando? Cosa speri di ottenere? Saresti soltanto una groupie! Una stupida groupie che fa sesso e Basta. Non si innamorerà di te”
Io non ascoltavo. Lei non era mai stat d’accordo con la mia idea. Pensava fosse un’idiozia. Continuava a convincermi di non dare il mio corpo così, me ne sarei pentita. E io non l’ascoltavo.
“Rischierai di soffrire Jess, ti conosco. Tu ami troppo facilmente. Ti spezzerebbe il cuore” mi aveva ripetuto più volte. Era vero, forse. Ma volevo cambiare.
Ero testarda percui non mi lasciare convincere con poco.]


Saresti solo una Groupie – aveva detto Joi
Sei solo una groupie – mi aveva detto Tom.


Come potevo tornare indietro? I miei errori ormai li avevo compiuti. Ma non potevo starmene lì impalata ad espattare e sperare che otrnasse un giorno. Cosa avrei fatto al prossimo tour? Sarei salita nella sua camera e gli avrei detto “eccomi!” come una volta? No ora era tutto diverso. Il mio compito era cambiato. Avevo mostrato ciò che provavo e forse avevo sbagliato.
Ma Bill? Bill credeva ancora in me… insomma mi amava! La confusione non faceva altro che riempire ogni parte debole in me. E al posto di quella, l’amore di Bill si trasformava in egoismo puro. Pronta a usare lui per avere Tom. Questo non era giusto. Non per Bill. Io per lo più sarei stata davvero cattiva sia con lui che con me stessa. Avanti a chi volevo farlo credere? Ero una brava attrice si, ma avevo anch’io una coscienza.
Comunque sia nulla avrebbe avvicinato Tom. Era tipico del suo essere donnaiolo. Non si innamorava. Non dava se stesso e in certi sensi non lo sopportavo quando faceva così. Sembrava non amasse nessuno.

<>

Tornarono in mente le parole di Bill. Si, forse amava lui perché era il fratello. Parte di lui.
Come potevo entrare nella sua vita?
Sentii una lieve fitta allo stomaco. Probabilmente ancora l’influenza che cercava di liberarsi dal mio corpo.
Quella fitta mi riportò a immagini realmente accadute. Il taxi, le labbra di Tom, il suo respiro sul mio viso… i suoi occhi puntati nei miei.
Senza accorgermi allungai le labbra come se stessi davvero per baciarlo e dargli ciiò che non era successo. Sembravo una stupida.
In fondo chi voleva sperare ancora? La mia causa era persa, lui se ne era andato e probabilmente non avrei più avuto il coraggio di ripresentarmi alla sua camera.
Io ero soltanto una groupie!

<>

Bill iniziò a ripeterlmelo nella testa come un timer fissato bene nel cervello pronto ad esplodere quando meno me lo sarei aspettato. Più che altro sarebbe esploso nel momento in cui la mia mente non riusciva più a mettere a fuoco tutti quei pensieri confusi, privi di senso.
Ero io o l’amore che parlava?
Ero o non ero una groupie?
Piangere o ridere? Vivere o morire?
Buttarmi o non buttarmi da quel burrone. Dio se solo avessi potuto scappare.
Sarei fuggita da ogni cosa, lontana da tutto e da tutti. Dimostrare con una nuova vita che potevo essere migliore. Dare all’uomo dei miei sogni un amore eterno. Avrei davvero potuto farlo ma non sarei mai scappata da me stessa. Mai!
Chiusi gli occhi in attesa che il buio venisse a prendermi…
“Portami con te, notte sola!” ordinai a ciò che mi circondava. Sussurrai piano forse spaventata dalle mie stesse parole.
Mi addormentai tra le ali di un sogno…


La luce diveniva sempre più scura, il buio mi avvolgeva stretto in quella stanza vuota.
Poi una finestra mostrò i chiari riflessi della luna che cercava di darmi un po’ di speranza in più. Proprio ciò che mi serviva.
La sensazione di vuoto in me era grande, come sempre mi sentivo smarrita e sola.
La stanza era sempre quella di Bill, ricca di eleganza e accogliente fino dimostrarmi lo stesso calore che Bill mi aveva donato. Rivivi quella notte tra le sue braccia. Sicura, protetta, capita…
Mi aveva dato amore e avevo risposto con gratitudine, nulla più.
Eppure le sue braccia mi stringevano piene di affetto, le sue labbra non lasciavano parte del mio corpo che non fosse stata sfiorata. I suoi occhi al riflesso della luna…
Il viso iniziò a cambiare mostrando quei pochi tratti differenti e quei pochi dettagli minimi che lasciavano spazio ad un nuovo sguardo. I capelli piano piano si restringeva lasciando scivolare sul cuscino treccine lunghe e perfette. Il piercing sulla lingua che prima assaporava la mia, si spostava sul labbro inferiore. Continuava a muoversi malizioso e lo sguardo si trasformava in famelico.
Le reazione del corpo diventavano sempre più violente e in me nasceva paura lacerante.
“No” iniziai a urlare e cercai di fuggire da quelle immagini riflesse avanti a me. Fuggire da ogni piccola cosa che mi faceva stare male.
Ero stufa di inseguire ciò che non si curava della mia presenza.
Corsi più che potei fino a che la luce non mi accecò gli occhi.


La luce del sole filtrava tra le taparelle della stanza d’ospedale.
Le voci agitate in corridoio sottolineavano la costante speranza che una vita fosse risparmiata.
Come potevo proseguire ora?
La mia incrollabile sofferenza marciva sotto maschere nobili…
NOTE DELL'AUTRICE:
Grazie ancra per tutte le ragazze che mi seguono **
Baci enormi
Ell

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Capitolo 10
*** Vi prego! Vi prego! ***


10 – VI PREGO! VI PREGO!

"Com’è possibile Joi? Come ha potuto farlo? Insomma, non lo so. Sembra che tra noi non ci sia mai stato niente!" Andandosene non aveva lasciato in me rabbia ma furia. Mi sentivo bruciare dentro. Tradita forse, ma non ne conoscevo il motivo.

"Ma tra voi non c’è mai stato davvero niente!" rise la mia amica cercando di alleviare la tensione.

"Non è il momento di ridere Joi. Non mi sembra proprio il momento di scherzare"

"Come no? Non ti sembra di prenderla un po’ troppo sul serio Jess?" Era tornata seria. In effetti forse aveva ragione. In fondo però qualcosa mi opprimeva, mi chiudeva in una stanza senz’aria al solo pensiero che lui non ci fosse più. Che io non potessi più passare quella porta d’hotel.

"Come dovrei prenderla secondo te? La persona che amo mi ha lasciata" crollai sul divano di casa presa da un impeto di tristezza.

Ah si, dimenticavo, nel frattempo Joi era venuta a prendermi all’ospedale e mi aveva riportato a casa…

La discussione andava avanti per tutto il viaggio, i miei sfoghi la facevano impazzire.

Ormai era abituata.

"Ma non siete mai stati insieme Jess!" alzò gli occhi al cielo. Credo stesse iniziando a perdere la pazienza.

"Senti cerca di capirmi" conclusi la faccenda. Odiavo non essere capita. Peggio che essere lasciata. No, forse no ma sicuramente fastidioso!

"Io ti capisco Jess…" lentamente mi venne incontro e si sedette accanto a me.

"Ascoltami,cosa ti avevo detto tanto tempo fa?" mi chiese dolcemente cercando di calmare le acque.

"Uff, non lo so, cioè insomma non è la stessa cosa." Cercavo di fuggire a ciò che presto mi sarei dovuta subire. Come sempre pronta ad essere zittita. Ormai era una situazione abituale. Ero stufa di cedere.

"Lo sai benissimo. Non vuoi che io ti faccia vedere le cose chiaramente. Preferisci crogiolarti nella sofferenza perché è ciò che il tuo corpo e la tua mente vogliono fare ora. Non è giusto Jess! Non è giusto semplicemente perché ragioni col cuore. Non dico che sia sbagliato ma in certi momenti bisognerebbe guardarsi e capire che forse reagire è la scelta migliore!Seguire la logica…"

Mi conosceva troppo bene. Ma lei ero troppo materialista e la predica non finì lì.

"Sentimi ti prego" aggiunse guardandomi "Tu lo sapevi benissimo che te ne saresti innamorata. E io ti avevo avvisato fin dal principio. Ti conosco Jess, puoi essere forte, ragionevole e anche una buona attrice, ma l’amore è più forte. Io capisco, è una cosa fortissima quella che provi. Sicuramente. Ma non puoi lasciarti sfuggire tutto. Continua ciò che facevi senza lasciarti andare. Sapevi fin dall’inizio che lui era fatto così e non avrebbe ricambiato"

"Quindi mi stai dicendo di mollare tutto?"

"Non lo so, non lo so Jess, questo devi deciderlo tu ma… o continui a giocare o ti siedi in panchina ad aspettare che il coach reagisca."

Purtroppo era la verità e potevo capire ciò che diceva forse perché era ciò che pensavo anch’io. Avevo una scelta davanti. Continuare scherzando, facendo finta che non fosse accaduto nulla in me, oppure mettermi da parte e vedere se lui mi avrebbe cercato. Ero molto scettica sull’ultima opzione. Era proprio ciò che mi mandava in confusione. Ecco perché le due porte nei miei sogni. Dovevo prendere una decisione. Ero arrivata alla soluzione sbagliata. Pensavo che le due porte fossero Bill e Tom e invece non era ciò che mi aspettavo.

Potevo rincorrerlo a vita, ma Tom non mi avrebbe mai rivolto lo sguardo. Allora perché perdere tempo?! Aveva ragione Joi, dovevo sedermi in panchina. Forse era meglio così.

"Hai ragione, grazie!" la strinsi in un abbraccio fortissimo. Un abbraccio che ultimamente avevo lasciato da parte quasi dimenticandolo. Era sempre pronta ad aiutarmi nonostante i suoi pensieri fossero molto spesso diversi dai miei. Ma l’amavo nonostante i "difetti" o le "incomprensioni". Era un’amica.

"Io ci sono sempre Jess. Ma tieni aperti gli occhi ti prego." Mi supplicò con lo sguardo. "Te lo prometto!" esclamai sorridendo.

Avevo bisogno di un sorriso. Anche nei momenti peggiori sapeva risollevarmi.

Era l’unica cosa in cui potevo trovare appiglio. Sincero e ripagante.

In quel momento mi squillò il telefono. La suoneria dei Paramore risuonò nella stanza. Tom non aveva il mio numero e nemmeno motivo percui chiamarmi, Bill men che meno, Joi era affianco a me. Chi avevo tralasciato?

Mi venne un nodo in gola, strinsi forte i pungi e risposi

"Pronto mamma?" non ero sicura che la mia voce avrebbe cambiato la reazione infuriata di mia madre. D’altro canto aveva ragione. Ero sparita così senza dire nulla, in ospedale, con persone famose, fuori tutta la notte. Forse non andavamo molto d’accordo ma era pur sempre mia madre.

La liquidai in pochi minuti pronta ad andarmene da quella stanza il più presto possibile. "Io devo andare" sussurrò Joi piano per non disturbare la discussione di mia amdre ma quello fu un ottimo pretesto per riattaccare. "Scusami mamma ma io ora devo andare" chiusi il telefono senza tener conto delle conseguenze che avrei pagato.

La mia vita era un continuo cambiamento e lei non faceva parte di nessuno di questi. Le volevo bene, certo, era mia madre ma non c’era mai stata e non era il momento adatto per farmi sentire in colpa.

"Joi dove vai?" chiesi incuriosita dal suo insolito comportamento.

"Uh nulla di che devo portare delle cose a mio fratello ma sarò qui entro cena. Ci vediamo più tardi."

"Ok" conclusi la conversazione.

"Non vuoi venire?"

"No davvero, preferisco rimanere un pochino da sola."

"Attenta però, deconcentrati un po’, esci, fai un giro."

"Ok ok, vai" non avevo proprio intenzione di continuare con quelle inutili prediche che mi assillavano da tutto il giorno. Ero testarda e orgogliosa, sicuramente non avrei ceduto facilmente. Annuii sorridendo per non lasciare alcun dubbio e in pochi istanti Joi uscii di casa.

Sprofondata nel divano, incurante dei consigli, iniziai ad immergermi di nuovo tra i pensieri che invece di risollevarmi mi portavano sempre più giù, nella sofferenza totale. Quasi arrivai alle lacrime ma mi fermai quando vidi gli occhi lucidi riflessi nello specchio davanti a me.

Stanca di tutto ciò che mi circondava decisi di uscire per non perdermi quel poco tempo che mi rimaneva e fuggire almeno per un istante dal resto del mondo. Guardai l'orario per accertarmi del ritorno e solo dopo, quando guardai una seconda volta, mi accorsi che mancavano solo dieci minuti alle 17.

Iniziò a prendermi il panico e l'agitazione. Faceva su e giù, avanti e indietro per la stanza come se dovessi pensare a come innescare una bomba al piano sopra. Facevo piani su piani e cercavo di rimettere in ordine quelle poche domande che frullavano nella mia testa confuse, in cerca di risposte.

Solo dopo, con grande menefreghismo, decisi di non seguire la testa. Seguii l'istinto. Priva di pensieri e confusioni che ormai avevo riposto da parte, corsi il più veloce che potei alla macchina. "Vi prego, vi prego" mimavo con le labbra quelle parole mentre la macchina, come sempre, non ne voleva sapere nulla di partire. Tirai un pugno sul volante e quasi senza speranze, all'ultimo secondo si accese. "Grazie!" esclamai sorridente. Quel poco che poteva servirmi un sorriso in quell'attimo di adrenalina pura.

Partì subito schiacciando pesantemente l'acceleratore. Sgommai un due o tre volte quando mi accorsi del traffico che non faceva altro che ritardare i miei sforzi. Sembrava che il destino si fosse messo dalla parte opposto alla mia. Non voleva che io arrivassi in tempo all'aereoporto. Ma non mi davo per vinta, non in quel momento.

Le macchine rimanevano quasi ferme in coda, si muovevano con un andamento lentissimo che sottolineava maggiormente la mia tensione e l'adrenalina pura che in quel momento tentava di scoppiare.

Parcheggiai in una via affianco alla strada, in seconda fila. Fanculo alle macchine, scesi dall'auto e iniziai a correre. Dovevo assolutamente arrivare in tempo. Anche solo per un piccolo saluto. I pensieri rimaneva fermi in profondità e lottavo con me stessa per non farli risalire o mi avrebbero probabilmente bloccata. Il mio cuore in quel momento mi guidava. Per fortuna l'areoporto non era lontano. Ancora solo poche vie. Dopotutto ero arrivata prima alla campestre di scuola, potevo farcela. Mi fermai due secondi per riprendere fiato, mirai la lunghezza della piccola via che mi mancava. Erano le 16.57, mancavano 3 minuti. Mi raccolsi i capelli e partii come una furia. Le braccia si muovevano avanti indietro, le gambe correvano il più veloce possibile e intanto il cuore accellerava alimentato dall'agitazione e la forza che piano piano veniva sovrastata dalla stanchezza.

"Vi prego, vi prego" ripetei tra me e me all'entrata dell'edificio.

Salii di nuovo le scale di corsa, i passanti guardavano strabiliati. Alcuni mi parlavano dietro ma non curavo nulla. Ogni mio pensiero in quel momento era all'unisono con le parole che mi uscivano dalla bocca. L'unica cosa che riuscivo a pensare davvero era... dovevo arrivare in tempo!

Vi prego! Vi prego!

NOTE DELL'AUTRICE:

hiba_kaulitz_emogirl: Già già stà soffrendo molto e non ci credete se questa storia vi dico che è verosimile. Percui diciamo che cerco di descriverla anche ascoltando me stessa, attraverso le esperienze vissute. Grazie milel comunque! Sono contenta che ti piaccia! Speriamo anche il prossimooo.... ** Ti vi bi <3

fragolottina: Uhuh sisi quella frase piace molto anche a me, tanto che l'ho messa anche come messaggio personale di msn. E rispecchia molte cose nella realtà di oggi. Ah comunque tranquilla.. si se ne va, ma la storia mica finisce quiiii ihih. Vediamo il prossimooo ** Ti vu be <3

bimbadolce: oooooh, tu sei nuova? Oddio non mi ricordo. Anche perchè prima non mettevo tutti i nomi. Comunque grazie mille e tranquilla. Jess non è vendicativa ora perchè rischia... lo sarà quando la via sarà libera ;) xD Grazie per il commento!

Sono contenta che almeno voi mi seguiate ancora. Baci enormi a tutte!!! <3

Elyon

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Capitolo 11
*** Un emozione sconosciuta ***


11 – UN EMOZIONE SCONOSCIUTA

 

Nel frattempo Tom Kaulitz e la band…

 

“Ma non è possibile! Così arriveremo in ritardo alla premier. Capitano sempre tutte a noi” esclamò Gustav sbuffando.

“E dai chissà quanti problemi” Il chitarrista sembrava non ascoltarlo, perso nei suoi pensieri.

“Oi ma ci vuoi spiegare che hai in questi giorni?” disse Georg alzandosi in piedi verso il ragazzo che sfoggiava le nuove treccine.

“Lasciatelo stare” Da dietro il gruppo, spuntò la testa del gemello rasta che triste si precipitò alla toilette.

I ragazzi si arresero, Gustav si rimise le cuffie e Georg continuò con il suo cruciverba.

Assente dal mondo Tom si guardava una treccina che cadeva sulla spalla e immerso nei pensieri cercava risposta a molti dubbi nella sua testa.

Dopo pochi secondi anche lui decise di alzarsi e fare un giro. Si diresse verso il bar quando una grossa mano lo respinse.

“Tom dove vuoi andare?” un omone grande e grosso bloccava il passaggio. Vestito di scuro con gli occhiali e lì a fianco le valige della band. I bodyguards erano ovunque.

“Al bar Saki,non ti preoccupare” l’aria del giovane era strana. Non faceva le solite battute, non mostrata risatine ironiche o momenti di pazzia. Nulla. Al grosso uomo sorse un dubbio.

“Tom cosa ti succede?” chiese sperando che la risposta fosse una questione semplice da risolvere.

Il chitarrista sbuffò “Anche tu ti ci metti con questa storia. Non ho niente” concluse il giovane.

Saki continuava a mostrare il viso, corrucciato e preoccupato.

Si scambiarono più volte lo sguardo quando Tom cedette. Doveva rivelare tutto a qualcuno.

“Una ragazza” si arrese il giovane. Si sedette sulla prima sedia lì a fianco e con lui l’omone.

“Lo sai che è difficile che una cosa del genere possa essere seria, vero?” Saki cercava conferma nel suo sguardo che tutto d’un tratto era diventato ancora più serio.

“Lo so, è proprio per questo che sono a pezzi. Sono convinto che sarebbe perfetta ma… no, non è possibile!” il ragazzo cercò di rialzarsi ma l’omone in nero lo fermò e lo rimise a sedere.

“Senti, non è mio compito dirti questo ma… uff, ok, parlale. E’pur sempre una ragazza, non farla soffrire. Poi se è amore…”

“No oddio, non ci spingiamo oltre! Non lo so se è amore. Non ne ho la minima idea di cosa significa.” Le parole di Tom erano diventate frenetiche. “E’ presto per dire che è amore ma, sicuramente mi piace. Non lo so Saki lei, lei è lei. Cioè, la penso sempre, aspetto che entri nella mia stanza. Mi piace quando mi stà accanto e, oddio il suo profumo è unico. Il suo respiro sul mio viso.” Iniziava a divagarsi troppo.

“Si ehm Tom non mi interessa della tua vita sessuale.” Esclamò sarcastico il manager.

“Scusami”

“Ma allora perché non ci stai già insieme?” chiese Bill che spuntò da dietro la colonna del bar.

“Tu cosa ci facevi lì dietro spione?” Tom iniziava ad arrabbiarsi.

“No no non arrabbiarti ti prego. Non l’ho fatto apposta.” Il rasta cercava scuse per tornare al discorso.

“So di chi parli” continuò Bill e con un gesto premuroso si sedette affianco al fratello.

L’espressione di Tom diceva tutto. Scuro in viso non sapeva se dare ascolto alla collera, alla tristezza o alla curiosità.

“Jessica vero?” chiese il cantate anche lui triste in viso.

“Si ma…” venne interrotto.

“Non perderla Tom” annuii leggermente Bill

“Ma cosa stai dicendo? Non l’ho mai avuta”

L’espressione di Bill sembrava parlasse. Entrambi i gemelli sapevano comprendersi con uno sguardo. Si capivano lontano chilometri, figuriamoci vicini a centimetri.

“L’hai sempre avuta Tom” concluse la faccenda Bill.

“E tu come fai a saperlo?” l’espressione di Tom cambiò deciso ad ascoltare la curiosità che faceva breccia nello sguardo ansioso.

“Me l’ha detto quella sera” evitò il discorso delle sere precedenti riguardanti alla violenza e agli alcolici di cui aveva abusato.

“Ah, sono stato davvero uno stupido!” Il giovane con le treccine nere guardò il pavimento e si tirò un pugno sulla fronte.

“Ti ha detto qualcos’altro?” continuò sempre più in ansia.

“Pensa solo a te, neanche dopo la serata che abbiamo passato gliel’ho fatto dimenticare.”

Subito dopo la frase sussurrata Bill si tappò la bocca con lo sguardo spaventato.

“Dimenticare cosa? Quale notte?” Tom sembrava non capire. Anche se una mezza idea gli solcava il viso faceva finta di non darle ascolto.

“Tom, senti, davvero, io… non volevo. E’ che tu non sembravi innamorato e io volevo soltanto darle un po’ di comprensione e sicurezza. L’hai sempre trattata…” non finì la frase, scuro in volto Tom iniziò ad arrabbiarsi e lo interrompe’.

“L’ho sempre trattata come Bill? Finisci la frase. Come un groupie? E’ ciò che voleva essere non l’avevo scelto io quel suo “lavoro” o come diavolo si chiama. Lo ha sempre saputo che avremmo fatto solo sesso e basta.” Lo sguardo era adirato.

“No non volevo dire quello” Il gemello cercava di difendersi al meglio ma sembrava che il coltello dalla parte del manico, questa volta, ce l’avesse Tom.

“Male.. giusto volevi dire male. L’ho sempre trattata male. Sai Bill non siamo tutti perfetti come te. Non ho mai creduto all’amore e lo sai molto bene. Lo sanno tutti che non mi innamoro quasi mai ma quando rischio di caderci torno indietro perché? Non lo so mi spiace non lo so. Ma so che l’ho sempre trattata come lei e tutti gli altri si aspettassero. Mi spiace se non sono tenero e dolce come te e se non so darle protezione, sicurezza e amore come fai tu. Ma sai, anch’io ho un cuore e non posso pagare per tutta la vita il fatto di non saperlo usare.”

Tra i due sorgeva lotta e rivalità per una ragazza che aveva scombinato ogni cosa nei sentimenti di quei due ragazzi indifesi.

“Non è vero che tu non sai amare Tom. Lo sai fare eccome. E non volevo dire questo. Arrivi sempre alle conclusioni sbagliate” Il rasta sembrava essersi calmato e la tranquillità tornò anche nello sguardo del gemello che cercò tra i suoi pensieri una via di fuga.

“Scusami Bill.” Aggiunse Tom, poi continuò preoccupato “Voglio chiederti soltanto una cosa. Per favore rispondi sincero fratello”

Il cantante annuì lentamente.

“Hai fatto l’amore con lei?” chiese con un filo di voce. Sperava che la risposta fosse negativa e che tutto potesse finire in fretta. Sperava che ogni suo dubbio venisse dissipato e che ogni cosa tornasse al suo posto. Ma la risposta non fu quella sperata.

“Si. La amo” rispose Bill cercando lo sguardo infranto del fratello. A quelle parole un dolore lacerante penetrò in Tom e come sotto anestetico si alzò dalla sedia.

“Grazie per la risposta sincera Bill”.

Il rasta ancora seduto non disse nulla. Non lo trattenne, non lo inseguì. Sapeva di doverlo lasciare solo. Sapeva di averlo fatto soffrire, ma era la verità. Non poteva mentire a lungo. Non a suo fratello.

Tom iniziò a camminare verso le scale principali quando di corsa si pose davanti a lui una biondina, alta e bella con degli occhi stupendi.

“Caren cosa vuoi qui?” Il viso di Tom al vederla non era lo stesso di sempre. Non era il viso che portava a letto.

“Sono venuta a salutarti. Come non ti fa piacere?”

“Si ok ciao Caren.” Fece per andarsene ma la bionda lo fermò.

“Ma come? Non ti interessa più di quello che c’è stato tra di noi?” lo sguardo di lei sembrava  infranto falsamente. Nel suo viso si notava la grande voglia di successo e fama che l’avrebbe aspettata affianco alla giovane star dei Tokio Hotel. Mostrava un amore inesistente che li aveva accompagnati in quei giorni. Tom se ne accorse.

“Di cosa mi dovrebbe interessare? Del sesso che c’è stato? Non sei l’unica che mi sono portato a letto. Non ti mettere in testa strane idee. Sei come tutte le altre. Tra me e te non c’è proprio nulla. Ora se non ti dispiace devo andare.” Cercò di concludere lì ma la biondina sembrava non volerlo.

“Si mi dispiace. Tom non puoi essere così strafottente.”

“Oh si invece che posso!” fece per andarsene ma Caren lo trattenne per il braccio, si voltò indietro di sfuggita e come presa dall’invidia e la gelosia si pose davanti alla star.

Con un abile mossa da professionista gli stampò un bacio sulle labbra.

Lui fece per respingerla ma lei teneva duro. Ancora con gli occhi aperti e immobile scrutava qualcuno davanti a lui che potesse aiutarlo ma, i bodyguards erano assieme alla band e lui aveva detto a Saki di non preoccuparsi e non seguirlo.

D’un tratto avanti a lui, lì sull’ultimo scalino, che prendeva fiato, vide una figura molto familiare. Scrutava con gli occhi il posto mentre riprendendo fiato cercava qualcosa.

Era lei…

 

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Capitolo 12
*** Non sei una groupie ***


12 - NON SEI UNA GROUPIE.

Torniamo a me… ragazza sfortunata.

Davanti a me vidi un’altra rampa di scale. Dovevo assolutamente sbrigarmi.

Percorsi in pochi tratti che mi mancavano per arrivare a destinazione e iniziai ad ansimare sempre più "Ti prego fa che non siano ancora partiti".

Ma anche se continuavo a convincermi, in fondo la speranza svaniva sempre più.

Continuai senza dare ascolto ai miei pensieri e arrivai sull’ultimo gradino della grande scala. Mi voltai a destra, piegata in due per respirare, c’erano due vecchietti seduti su delle poltrone e una famiglia che camminava verso l’imbarco. A sinistra delle persone si dirigevano verso un gruppo di ragazzi coperti da grandi omoni vestiti in nero. Come i Bodyguards. Già, erano proprio loro. Riconobbi Saki,feci per avvicinarmi al gruppo ma molto lentamente. Ancora il cuore cercava di scoppiare, ma non quando due secondi dopo vidi un ragazzo molto familiare. Alto, vestiva largo con un cappello in testa e treccine che gli coprivano le spalle. Davanti a lui di spalle una ragazza alta poco meno di lui e bionda appoggiava le sue labbra su quelle della star.

Lui teneva le mani sui fianchi di quella che, presupposi, fosse Caren.

Come aveva potuto? Allora tra di loro c’era qualcosa di più.

Aveva sempre detto "I baci in bocca no, sono troppo importanti." Eppure l’aveva baciata.

Le soluzioni ai miei dubbi arrivarono veloci come fulmini tutte in quel momento. Il motivo percui si comportava in modo strano, i momenti in cui usciva con quella ragazza.

Era la sua ragazza. Una voragine mi penetrò nel petto, forte spazzava via ogni cosa. Una fitta allo stomaco come avessi perso l’amore della mia vita. Non potevo sopportarlo. Alla visione mi scesero le lacrime. Mi voltai e feci per andarmene.

Non dovevo rimanere lì o tutto si sarebbe complicato. Credevo che tra noi non fosse tutto inutile ma mi sbagliavo. Joi aveva sempre avuto ragione!

L’unica cosa che mi rimaneva da fare era arrendermi.

Feci per andarmene, mi mossi sul primo scalino. Sentii un urlo dietro di me e subito dopo una mano mi strinse il polso delicatamente.

E se non fosse stato chi pensavo? Dovevo girarmi? Non potevo sopportare un’altra illusione.

Mi voltai molto lentamente. Quegli occhi color nocciola davano colore ad ogni cosa. Mi perdevo nel suo sguardo ogni volta che ero a pochi centimetri dal suo viso.

Ancora sul mio volto le lacrime scorrevano veloci prese da un attacco isterico di sconfitta.

"Odio vederti piangere" mi sussurrò il ragazzo dei miei sogni all’orecchio. Bastavano i gesti e gli sguardi. Le parole erano futili. Allungò una mano verso di me e con un gesto delicato mi asciugò le guance bagnate.

"Non andartene ti prego". I suoi occhi mi guardavano intensi e comunicavano alla mia anima come nessun altro era in grado di fare.

Guardai prima lui poi mi rivolsi verso Caren immersa in quelle lacrime che la rendevano ancora più falsa di quanto non lo fosse già.

"Ma…" esclamai stupita dalla mia stessa voce rotta e debole.

Di fronte alla sua, possente e supplicante, mi irrigidii impaurita di un’unica frase che in quel momento avrebbe fatto crollare qualsiasi cosa. Mi interruppe serio. "Lei non è niente, non esiste! E’ una groupie stupida e groupie rimarrà." Gli crebbi alla parola niente ma cosa significava ciò che aveva detto dopo.

Abbassai lo sguardo e sussurrai "E io cosa sono Tom?" cercando di non usare troppo la voce per non dimostrare la mia debolezza e la forte emozione che ancora si scatenava in me come un uragano.

"Tu non sei una groupie, non lo sei mai stata!" si interruppe qualche secondo poi alzandomi lo sguardo aggiunse "… almeno non per me"

Qualcosa mi penetrò il petto fino a farmi restare senza fiato. Un’altra fitta mi prese lo stomaco e proprio mentre le mie gambe cedevano, le sue mani calde mi avvolsero i fianchi. Senza accorgermene in un attimo fui in braccio a lui.

Non cercai altro che protezione e conforto, volevo rimanere lì così e se avessi potuto l’avrei fatto per sempre.

Si sedette tenedomi come un bimbo in grembo alla madre. Tenevo la testa appoggiata al suo petto e sentivo il suo viso accanto al mio. La sua guancia mi scaldava la fronte.

"Sei bollente" sussurrò poco dopo preoccupato.

"No, non è vero, non è niente, mi passerà tra poco." Mi auto convinsi che le mie parole fossero vere.

Dimenticandomi di ogni cosa ma rimanendo seduta sulle sue gambe, gli chiesi come mai non era ancora partito.

"L’aereo ha ritardato" rispose sorridendo. Mi chiesi il motivo del suo buon umore e non mi feci scrupoli nel chiederlo.

"Perché sorridi?"

Mi fissò per un istante sembrato interminabile e d'improvviso mi diede un bacio sulla guancia. Arrossai per qualche secondo senza mettere bene a fuoco ciò che stava per succedere. Si accorse del silenzio, a conseguenza del suo gesto, e si affrettò a rispondere.

"se l’aereo non avesse ritardato ora non ti avrei sulle mie gambe".

Con il suo solito fare malizioso, mosse il piercing con la lingua.

Capii il suo intento.

"Scemo" dissi ridendo. Feci per alzarmi con mio grande dispiacere ma la forza di gravità mi sbatte’ di nuovo sopra lui disorientata e sempre più debole.

"Hai l’influenza" ribadì lui serio.

"Non ho l’influenza" risposi indispettita cercando di autoconvincermi. Non volevo andarmene!

"Si, ti dico che ce l’hai" continuò intestardendosi.

"No, non è vero"

"Ma sei bollente"

"Avrò un po’ di caldo, tutto qui" non volevo dargliela vinta. Non era la prima volta che discutevamo e alla fine vincevo sempre io.

"Ma…" cercò di aggiungere qualcosa e io lo interruppi "No qualsiasi cosa tu stia per dire non…"

Non riuscii a finire la frase. Pensavo di vincere ma questa volta mi dovetti arrendere.

Vidi i suoi occhi socchiudersi e veloce, senza porre indugi, sentii le sue labbra calde sulle mie.

Non mi aveva mai baciato, non mi aveva mai protetta e in quel momento avevo tutto ciò che di lì a qualche mese avevo ardemente desiderato.

Il cuore a mille e un sorriso che se non fosse stato occupato probabilmente sarebbe esploso in tutto il viso.

Felice come non mai!

Un momento che sicuramente mi sarebbe rimasto impresso sempre.

Tra le mie labbra e le sue una sensazione di caldo mi invase.

Prima il corpo, poi il cuore.

Le mie labbra scoppiavano ardenti, probabilmente a causa della febbre che io stessa mi ero imposta di credere.

Il mio amore cresceva al solo pensiero che due minuti prima ero una groupie qualsiasi innamorata della persona sbagliata. Una groupie fallita.

Mi aveva detto "non sei una groupie" e non potevo far altro che dargli ascolto.

Sentivo il piercing freddo fare contatto con le labbra calde e i brividi mi percorsero tutto il corpo.

Quando si staccò i suoi occhi guardarono in un secondo prima me, poi imbarazzati, il pavimento.

"Grazie" esclamai ignara di ciò che provasse lui in quell’istante.

Io ero sopra le nuvole, volteggiavo allegra come un aquilone in cerca del vento.

"Grazie a te" concluse lui. Non feci in tempo a rispondere che di corsa arrivò Bill.

"Ciao Jess!!!" aveva il fiatone mentre urlava. "Sei venuta a salutarci"

"Già" esclamai sorridendo e vista la nostra posizione si scusò e si voltò per andarsene.

"No fa niente rimani pure" dissi, anche se lo sguardo di Tom mi fulminò.

Gli tirai un pugno al braccio che mi teneva il fianco, con la poca forza che mi rimaneva, e continuai a guardare il rasta.

"No davvero vado, devo riferire delle cose a Georg e Gustav." Credo fossero scuse perché appena intravide lo sguardo di Tom si voltò e se ne andò.

"Perché, povero?" chiesi cercando di soffocare una risata che tentava di scoppiare.

"Voglio stare con te quel poco che mi resta" esclamò senza guardarmi negli occhi. Era imbarazzato nel dire cose che non era abituato a provare.

In braccio a lui mi rispresi piano piano anche se mi sentivo fiacca al solo pensiero di camminare.

"Non voglio che parti" aggiunsi infine triste.

"Nemmeno io voglio, ma devo farlo. Siamo ospiti ad un programma e non possiamo mancare"

"Quando torni?" il mio sguardo era preoccupato.

"Non so, forse tra un mese, forse meno" fece quasi fatica a pronunciare quelle parole.

"Poi vorrai vedermi ancora?" feci quella domanda senza pensare e successivamente mi sentii ridicola per averla fatta.

"Ti aspetterò fuori dalla stanza dell’Hotel" sorrise.

"Attento, potresti innamorarti di me" mentre pronunciavo quelle parole mi sentii come svenire.

I miei occhi si stavano socchiudendo lentamente. Cercai di resistere e tenermi sveglia.

Ma più lottavo più il sonno si prendeva gioco di me, crudele.

"Non c’è pericolo tranquillo. Sono sempre il sex gott" esclamò ridendo e nascondendomi qualcosa. Già il Dio del sesso, me ne ero dimenticata per un attimo.

I miei occhi rimasero aperti di un millimetro, le ciglia rendevano opaca e scura la vista che piano svaniva.

"Baciami" esclamai infine.

L’ultima cosa che sentii furono le sue labbra appoggiarsi sulle mie, delicate, il suo respiro e il cuore che veloce accelerava.

Bum-bum Bum-bum…

Il buio.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

SkyIsSoBlue: Oh sono davvero contenta che ti sia fatta sentireeee ** Grazie mille per il commento e per seguirmi ovviamente u.u Ora purtroppo ci saranno dei capitoli un pò pesantucci per la suspense. Spero di non perdervi...li ho messi come in ogni libro, e poi servono^^. Grazie comnunque per il "stupenda" e "fantastica" grazie davvero ** Spero di non deluderti.

hiba_kalitz_emogirl: wooooow ogni volta che arrivo vedo una tua recensione sempre più lunga. Ahahaha. Ti adoro ragazza mia ** Mi segui sempre, sei meravigliosa xD Sono davvero davvero contenta che ti piaccia. Ovviamente appena avrò tempo leggerò una tua storia. Guarda ti dico che è da settimane che devo leggere quella della mia migliore amica "hass in meine herz" solo che non ho ancora trovato molto tempo. Ti prometto che appena finirò... ti lascerò tutte le recensioni ^^. Dopo tutto è il minimo che possa fare....tivibi <3 **

 

Elyon

 

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Capitolo 13
*** Sogno o realtà? ***


13 – REALTA’ O SOGNO?

Il mattino dopo, incredula, quasi non riuscii a svegliarmi…

Piano cercai di aprire gli occhi ma pesanti le palpebre ricadevano e chiedevano pietà nello stare ancora un po’ chiuse e continuare a sognare quei bellissimi momenti che desideravo da tempo.

Tom mi baciava, sentivo il suo respiro sul mio, le sue labbra calde, il piercing freddo.

Un sogno. Ma sembrava così reale.

Avevo un vago ricordo, come fosse successo davvero… ma no che pensavo?! Non era minimamente possibile.

Lo sognavo così spesso che ormai non distinguevo più realtà da sogno.

Ancora a fatica cercai di aprire gli occhi e di alzarmi

"A – a – a non ti alzare! Non stai ancora molto bene" conoscevo quella voce, ma non era quella che volevo sentire.

"Joi" sussurrai mezza addormentata.

"Già, non sono ancora il tuo principe azzurro purtroppo." Scherzò e la sentii sedersi accanto a me, sul letto. Con una mano estrasse il termometro da sotto la mia maglietta "39! Stai proprio male, e pensare che si è anche abbassata da ieri" disse preoccupata. Non osavo pensare quanto lo fosse stata il giorno prima, anche se del giorno prima in effetti avevo vaghi ricordi. Come quando ti svegli dopo un bellissimo sogno.

"Scusa e quando mi hai messo il termometro?" chiesi cercando a fatica di finire la domanda

"10 minuti fa. Ti ho chiesto anche se volevi il tè e mi hai detto di si. Solo che ormai si è raffreddato. Continui a dormire" fece una smorfia ironica e si alzò dal letto.

"Vado a preparare qualcosa per dopo. Oggi non vai da nessuna parte, sei sotto le mie cure" sbandierò il suo solito sorrisino malvagio e fece per uscire dalla stanza. Solo dopo qualcosa la trattenne e si voltò ancora verso me; con aria vaga disse "Solo una cosa non riesco ancora a capire. Chi era quel tipo tutto nero che ti ha portato a casa ieri. <> ha detto. Chi sarà questo amico. Tu ti ricordi qualcosa?"

Vaghi ricordi nella mia mente. Uno tutto nero? E chi era? Un amico? Come faceva a sapere di Joi? Con chi sono stata ieri? E soprattutto… dove?

Feci cenno di no con la testa. Lei si diresse in cucina senza dire nulla e io mi immersi nei pensieri.

Cercavo di ricordare con la massima intensità ma più mi avvicinavo più mi addormentavo perché sognavo me in braccio a Tom. Il che era impossibile fosse successo. Uff, avrei voluto tanto che la febbre finisse così magari avrei avuto le idee più chiare.

Mi riaddormentai.

Praticamente dormii tutto il giorno, ma ne fui contenta quando riuscii ad alzarmi dal letto. Mi controllai la febbre : 37.7. Molto meglio!

Feci per alzarmi, dovevo mangiare qualcosa.

Presi una vestaglia e me la misi intorno poi mi diressi verso la cucina. Joi non c’era, probabilmente era uscita per prendere qualcosa. La mattina avevo sentito spesso la porta di casa aprirsi e chiudersi ma stava in giro per poco. Mi era molto vicina e gliene ero grata.

I miei dubbi sul giorno prima sarebbero stati risolti con calma quando mi sarei ripresa, in quel momento non avevo proprio voglia di ragionare. Mi scoppiava la testa.

Andai in bagno e mi bagnai il viso per tentare di svegliarmi il più possibile, poi tornai in camera mia.

Non riuscivo a stare in piedi per troppo tempo. Mi sedetti al letto e appoggiai le mani dietro di me. Solo girando lo sguardo mi accorsi che dalla tasca dei pantaloni usciva qualcosa di poco famigliare. Mi avvicinai per guardare meglio. Era una catenella d’argento. La tirai fuori ma attaccato non c’era nulla. Una semplice catenella d’argento, nulla di più. O il ciondolo era caduto oppure… oppure?

Quella catenella di chi era? Mi ricordava qualcosa ma non riuscivo a render nitide le mie memorie.

"Perché tieni una catenella senza ciondolo?" avevo chiesto io un po’ di tempo fa ad un ragazzo.

I ricordi iniziavano a farsi avanti. Tutto mi tornò più chiaro pochi secondi dopo.

"Perché non ho ancora trovato un ciondolo che mi piace e poi trovo che mi stia bene così lo stesso. No?" aveva risposto Tom Kaulitz.

Ma certo! Era di Tom. Ora mi ricordavo tutto. Ma perché avevo la sua catenella?

Poco dopo entrò in casa Joi e vedendomi sveglia iniziò a parlare.

"Tesoro! Sei sveglia. Bene, bene significa che stai meglio. Sai chi ho incontrato fuori? Non ci crederai mai!!!" non provai neanche ad indovinare sapevo che la risposta mi sarebbe arrivata subito. "Caren!!! La nostra vecchia compagna delle elementari!"

Non realizzai subito ma al suono di quel nome il mio cuore accellerò e forte scoppiava di rabbia. Feci una smorfia.

"Ma non sai quanto è cambiata! Mi ha riconosciuto lei se no col cavolo che me la ricordavo. Abbiamo parlato tanto sai? Oddio mi sembra sempre la stessa, cioè la ragazza <> di sempre. Però insomma, si è grandi, si dimenticano le litigate avute da piccoli. Anche se un po’ mi ha riportato indietro nel tempo nel vederla eh…"

Non smetteva più di parlare ma vista la mia faccia si bloccò.

Mi era tornato in mente tutto. Non era un sogno. Non era la febbre. Era tutto vero. Ma Caren…

"Si è fatta bionda vero?" chiesi io di fretta. Speravo non fosse lei ma qualcosa mi diceva che mi sbagliavo.

"Si! Come fai a saperlo? Ti ha fermato anche a te?"

"No. E’ alta? Magra? Una bella ragazza? Si atteggia?"

"Si, si, si. Te lo detto, ha sempre il suo solito fare da <>"

Una fitta d’odio mi invase lo stomaco.

"Stalle lontana ti prego" dissi a Joi preoccupata.

"Perché? Mi è sembrata così amichevole. Gli ho parlato anche di te, sai? Vorrebbe incontrarti."

"Cosa??? Stai scherzando??? Perché gli hai parlato di me? Ok sono fritta." Mi accasciai sul letto e vidi la sua espressione cambiare in un baleno. Da contenta mise il muso offeso.

"Cosa ho fatto?" chiese preoccupata

"Nulla mi hai soltanto dato in pasto agli squali" esclamai rassegnata.

Non sapevo più cosa fare.

"è successo qualcosa ieri?" chiese sottovoce

"Ti odio. Sai sempre dove andare a parare" mi misi a ridere. "Comunque si"

"Ah quindi ti sei ricordata. Spero non ci sia di mezzo quello sbruffone"

Sapevo a chi si riferiva con la parola sbruffone.

"Ehm, in realtà" cercai di scusarmi con gli occhi. Lei non voleva sentirne parlare ma se voleva la verità doveva ascoltare.

"Vai parla" mi incitò sospirando arresa.

Le raccontai tutta la storia da capo a fine, mi guardava come un bambino che ascolta le storie d’avventura.

Fu contenta alle parole che mi aveva detto Tom il giorno prima anche se un po’ incredula, e nonostante il suo sguardo notai solo alla fine che mi erano scese le lacrime nel ricordare il finale della mia storia.

Ma finale o inizio?

 

NOTE DELL'AUTRICE:

fragolottina: Hai proprio ragione, non è solo influenza..ma niente di grave tranquilla^^ Comunque si deve morire sul più bello perchè così mette l'attesaaaaaa. Ahahaha Grazie per il commento e per seguirmi ** bacioni enormemente enormi. <3

hiba_kaulitz_emogirl: non mi dispiace per niente se mi chiami Elyon, ormai sono abituata.^^ E ovviamente contenta che ti piaccia ** Tranquilla che i commenti lunghi non mi fanno altro se non Piacerissimo!!!! E sono ugualmente contenta di aver raggiunto il mio scopo, ovvero farti arrivare le emozioni. Era proprio ciò che volevo fare con la storia. Continua pure a dirmi le stesse cose che tanto non mi spiace per niente. Sentirsele ripetere mi da forza ovviamente per continuare. Sono stramegasupercontenta che ti piaccia davvero. Apena potrò, prometto che leggerò, è il minimo. ** E comunque non ti preoccupare anch'io ho iniziato a 12 anni e a furia di scrivere e a furia di critiche ora sonoa rrivata a questo punto. Spero buono ovviamente. xD Grazie ancora per i commenti ** Crazie Mile (in stile Tom Kaulitz XD) Baci tvb <3

SkyIsSoBlue: Sono felice che nont i diano fastidio quei momenti. Molte persone quando arriva quel punto lasciano tutto. Di solito è più difficile che succeda con un libro perchè leggi tutto d'un fiato. Ma qui sui forum si posta un capitolo ogni tanto e quindi poi la voglia se ne va. Beh grazie allora per continuare a seguirmi ** Non puoi che rendermi felice <3 Grazie grazie grazie.

BimbaDolce: Si il battito alla fine è sempre stata una cosa fighissima che mi ha sempre stupito in alcuni libri che avevo letto. Ammetto che forse è un pò rubato ma mi piace davvero tanto....e poi è semplice e in quelle 3 lettere esprime tutto. Oddio la smetto di parlare che poi mostro la mia logorroicità xD se si dice così xD Grazie per il commento cara **

 

 

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Capitolo 14
*** Ora di cambiamenti 1° tappa ***


14 - ORA DI CAMBIAMENTI 1° TAPPA

 

Non volevo pensare a Caren in quel momento.

Ritornai coi pensieri alla catenella di Tom.

Non mi ricordavo di avergliela tolta percui pensai che fosse stato lui a lasciarla nei miei pantaloni.

"Devi tranquillizzarti ora, non stai ancora bene. Riposati e poi domani pensiamo a tutto." finii il discorso Joi.

Annuii e aspettai. Perchè non mi rimaneva altro. Non sapevo cosa fare.

Non sapevo cosa sarebbe successo e Tom non potevo rintracciarlo in nessuno modo.

In quel momento un lampo di genio mi balenò in testa. Se mi aveva lasciato la catenella allora può darsi che...

Presi il cellulare e iniziai a spulciarlo da cima a fondo partendo dalla rubrica.

Nome per nome. Li conoscevo tutti.

Niente. Neanche un numero nuovo. Neanche un Tom salvato. Nulla di nulla.

Avevo pensato che forse mi avesse lasciato il suo numero per rintracciarlo ma, mi sbagliavo. Peccato.

Poi ripensai alle parole del giorno prima "attento potresti innamorarti di me" "Non c’è pericolo tranquilla, sono sempre il Sex Gott".

Non avrei mai avuto il suo cuore. Cos'era un bacio dopotutto? Nulla. Si forse importante dato da lui ma... non si sarebbe mai innamorato di me.

Mi stesi di nuovo immersa nei miei pensieri.

Non facevo altro. Pensare, pensare, pensare. E miravo e rimiravo la catenella tra le mie mani tenendola con cura, attenta a non perderla. Doveva rimanermi affianco. Era sua. Era l'unica cosa che mi rimaneva di lui.

Senza accorgermene chiusi gli occhi lentamente.

In me affiorarono tutti i ricordi.

La sera in cui mi aveva scambiata per Caren, le sue mani delicate che mi prendevano. I suoi comportamenti più strani del solito. Le mie memorie si fecero più profonde. Le sue mani possenti sulle mie braccia. Quello sguardo maligno e ubriaco in viso. Il suo respiro affannoso e l'odore di alcohol. La sua stretta sempre più violenta.

Aprii gli occhi di scatto. Mi accorsi di avere il fiatone e corsi in bagno a sciacquarmi la faccia.

Quel giorno me lo ricorderò per sempre. Purtroppo. Nonostante io sapessi che lui non l'aveva fatto volontariamente non potevo che pensarci e aver paura. Già, perchè quando mi stringeva la paura affiorava e un po’ di rossore si impadroniva di me. Spaventata cercavo di non ricordare.

Mi toccai con l'indice il punto in cui mi era rimasto il livido sui fianchi. Mi era quasi andato via il dolore fisico, ma quello interno se ne andava difficilmente.

Mi aveva umiliata, usata e maltrattata. Ma quante cose si fanno per amore? La prima cosa... perdonare.

Probabilmente non avrei mai dimenticato ma provare a rimuovere era la cosa migliore da fare.

Ora, era meglio dormire e svegliarmi come nuova.

Infatti fu quello che feci quel giorno. Dovevo riposarmi per riprendermi del tutto.

Mi alzai soltanto la sera per cenare assieme a Joi. Più tardi ci guardammo un film, con la coperta e la testa sulle sue gambe, e verso mezzanotte ricominciai a dormire.

Tenevo sempre la catenella di Tom al collo e spesso rimanevo a fissare il vuoto immersa nei soliti pensieri.

Il giorno dopo mi svegliai a mezzogiorno. Dormii 12 ore precise.

Come pensavo... mi sentii nuova.

Era ora di cambiamenti.

Senza pensare, mi alzai dal letto mi vestii e uscii di casa. Dovevo trovare un modo per sentirlo. Qualsiasi modo. Avrei fatto di tutto per lui.

Presi l'auto che stranamente era posta in garage, parcheggiata ottimamente.

Non sapevo dove stessi andando, non avevo una metà.

Involontariamente i miei pensieri si spostarono sull’auto parcheggiata. Non feci problemi nel pensare che probabilmente l’aveva portata un bodyguard o comunque qualcuno della sicurezza. Saki. No Saki non era possibile doveva rimanere insieme a loro a proteggerli.

Al nome Saki mi venne un idea improvvisa. Io avevo parlato con lui svariate volte e lui sicuramente aveva i contatti per rintracciare Tom. L’unico problema era che non sapevo come rintracciare neanche il manager e non mi veniva in mente nessuno della sicurezza che fosse qui dov’ero io se non là con loro, in viaggio.

“No aspetta” sussurrai tra me e me. “Toby!!!” esclamai felice.

Dovevo sbrigarmi.

Misi in moto la macchina e partii di corsa. Qualche paesino più in là avrei trovato chi cercavo.

Dopo poco suonai al campanello.

“Ciao Jessica!” salutò sorridente Toby.

“Ciao Toby! Come stai?” chiesi entrando.

Non avevo problemi. Io e Toby eravamo molto amici. Era lui il mio primo contatto con il quale ero riuscita a conoscere Tom. Collega di mio padre, amministratore nella Universal.

“E’ da un po’ che non ci si vede. Comunque bene dai. Tu invece?” mi fece accomodare sul divano e si diresse nella stanza accanto. La cucina.

“Diciamo non molto bene. Sono appena uscita da una leggera influenza.”

Leggera, sorrisi tra me.

“Mi spiace” disse cambiando tono di voce e portando in sala due bicchieri di tè fresco. Sapeva anche i miei gusti. Forse ero dalla persona giusta.

“Ma sei venuta a chiedermi qualcosa vero?” domandò guardandomi dall’alto in basso.

“Già” mi imbarazzai. Detta così sembrava che io andassi da lui solo per chiedergli favori.

Non era così! O almeno credo.

Sorrisi.

“Mi sono innamorata di Tom” risposi tutta d’un fiato.

“Ah un bel problema. Ma ormai l’hai conosciuto. I contatti te li ho dati” bevve il suo tè tutto d’un colpo. Mirando il tavolino in mezzo a noi mi accorsi di non aver ancora toccato il mio bicchiere. Avevo tanta sete ma ero terribilmente presa dalla situazione che neanche ci pensavo. Cercai di tranquillizzarmi, sorseggiai il mio tè poi aggiunsi.

“Si ecco. Però non proprio tutti. Io, ehm, mi chiedevo, se tu avessi il suo, ecco, numero”

Quando ripensai alle mie parole mi sentii ridicola per la tanta fatica che avevo impiegato nel dire quella frase.

“Ma scusa a cosa ti serve? Sei sempre nella sua stanza. Non credo che a lui piaccia il fatto che tu lo disturbi quando lavora” si alzò e si diresse verso un mobile lì a fianco a noi, proprio sotto le scale che portavano alla piano superiore.

“Ehm no no no. E’, insomma, è una lunga storia da spiegare. Ti prego puoi darmelo senza chiedere? Ti prego” cercai di implorare il più possibile.

Non rispose subito. Vidi che tra le mani sfogliava un agendina minuscola. Sfogliava e sfogliava ma non si fermava mai. Intanto dondolava la testa in segno negativo.

“Anche se volessi. Non posso.” Chiuse l’agenda, la ripose nel cassetto e si voltò tornando verso di me. “Oh lo so che il tuo lavoro..:” non finii la frase che mi interruppe dispiaciuto. “Jess non ce l’ho”.

Il mio sguardo perso tutte le speranze che prima mostrava in uno spiraglio di luce. Cercavo con disinvoltura di non piangere o comunque di non fare la tragica. Dovevo aspettare? Alla fine quanto tempo sarebbe stato?

Tanto, troppo tempo.

“Però” aggiunse poco dopo. I miei occhi si illuminarono speranzosi “conosco qualcuno che può avercelo del cantante”

Ma certo, attraverso Bill sarei arrivata a Tom. Mi imbarazzava un po’ l’idea di dover chiamare Bill e dirgli che volevo parlare con Tom ma… se era l’unico modo!

Carpe diem e leb die sekunde dicevano i gemelli.

Mi prese le mani e dentro ci posò un foglietto. Lo aprii e tra le righe lessi il nome di una via.

“Grazie, grazie, grazie! Ti voglio bene” esclamai tutta contenta. Bevvi l’ultimo sorso veloce e saltellando mi diressi alla porta.

“Vienimi a trovarmi qualche volta, ma senza riservare favori da chiedermi” sbuffò scherzoso.

“Certo! Grazie ancora!” gli diedi un bacio sulla guancia e uscii di corsa verso l’auto parcheggiata lì davanti.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

SkyIsSoBlue: No no non hai capito male!!! Mi spiace per averti, anzi avervi, fatto aspettare così tanto!!!

Solo che sono stata amle e er un periodo il mio pc non mi apriva più il sito -.-

Bah comunque spero di farmi perdonare al più presto **

 

hiba_kaulitz_emogirl: Scusami tantissimo anche a te per averti fatto aspettare!!! Mi spiace tanto tanto. Comunque sono contenta che ti piaccia.... non abbandonatemi ora XD E non dire grazie per come scrivo, purtroppo non sono ancora convinta di questo xD ma ti ringrazio comunque per i mille commenti che mi fai.

Baci ti vi bi <3

 

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Capitolo 15
*** Ora di cambiamenti 2° tappa ***


15° - ORA DI CAMBIAMENTI 2° TAPPA

 

Già, ero tornata la solita me. Speranzosa e piena di voglie.

L'unico problema è che poi... non sapevo fermarmi.

 

Presi l'auto e mi diressi nel luogo indicato sul foglietto leggermente stroppicciato.

Cercai di immaginarmi quale altro uomo mi attendesse.

Aveva detto collega giusto? O mi ricordavo male.

Beh comunque credo sarebbe stato più difficile. Non lo conoscevo.

Tanto valeva provare.

 

E quando Jessica vuole qualcosa, fa di tutto per ottenerla.

 

Feci fatica a trovare la strada. Era una via che non conoscevo e lontana, di qualche paesino sconosciuto.

Non ci feci troppo caso. Cercai i numerini sui cancelli delle ville, poste nella via che mi aveva indicato Toby.

65, 68... 70. Eccola! Parcheggiai la macchina sulle quattro frecce già convinta che avrei impiegato poco tempo. Leggermente imbarazzata e nervosa mi feci avanti e suonai il campanello.

Il cuore pulsava veloce agitato. Non sapevo come chiederglielo, non sapevo come presentarmi. Mi sembrava di andare da uno sconosciuto.

Beh oddio... in effetti era uno sconosciuto!!!

"Chi è?" rispose un uomo aprendo la porta di casa.

Ci misi un attimo per rispondere. Pensavo al modo più consono di presentarmi.

"Mi chiamo Jessica e mi manda il suo collega Toby" cercavo di sembrare il più tranquilla e naturale possibile.

Lo sguardo leggermente scettico m fece capire dell'uomo un po’ freddo e difficile che poteva essere.

Ciò nonostante mi venne ad aprire. Spalancò la porta e fece segno di passare anche se curioso mi teneva sott'occhio.

Entrata una vista meravigliosa mi si aprii davanti. Era una casa davvero bella. Davanti a me un salotto enorme con un tavolo al centro e un candelabro che pendeva dal soffitto di quelli in stile antico. In fondo, dietro al tavolo, non vi era parete ma una grande porta finestra che dava sul giardino nella quale nel mezzo si ergeva un bellissimo salice piangente. Lo avevo sempre amato. E dietro a questo una piccola casetta di legno. Di fianco a me a sinistra vi erano delle scale a chiocciola che salivano al piano superiore. E probabilmente come minimo ci sarebbe stata anche la mansarda e la soffitta. Amavo quella casa.

"Allora mi dica" interruppe la mia visuale l'uomo, posizionandosi davanti ai miei occhi.

"Ehm, si mi scusi" ricomincia ad immergermi nei pensieri per tentare di collegare bene le parole con il concetto. Non era difficile ma non volevo sembrare una di quelle tante fan che pregano i produttori, ecc. E non volevo fare brutta impressione subito partendo in quarta come fossi ossessionata da ogni cosa riguardasse loro.

Riuscii a spiegarmi come si deve. Mi guardava come se nel mio sguardo tentasse di scovare la sincerità. Faceva finta di nulla ma si notava la poca fiducia. E pensavo fosse normale.

"Capisco che ora darmi fiducia è un po’ presto essendo sconosciuta, ma davvero è importante. Gliene sarei grata"

"Uhm" emesse un verso pensieroso. Con la mano si toccava il mento e successivamente passava la mano tra i capelli. Mi guardò per un istante e lesse il me la speranza. Si alzò, si girò una volta su se stesso lentamente pensando. L'agitazione, l'adrenalina e l'ansia scoppiavano in me.

 

Ti prego, ti prego, ti prego.

 

Ripeteva una voce dentro me e mimavo con le labbra le parole che ormai risuonavano come una canto.

Intanto si era voltato e vidi la sua espressione cambiare. Non so dire se in meglio in peggio. Non era decifrabile. Però la speranza cresceva quando vidi che aprii la bocca per parlare.

"Signorina, non so nemmeno come si chiama. Come posso sapere che non è una truffa?"

In effetti, se devo essere sincera, aveva ragione. Ma come spiegarglielo se non così?!

"Lo so, lo so. E' vero e le do' pienamente ragione. Presentarmi qui forse non è stata la cosa migliore che ho fatto e sicuramente darmi fiducia non è possibile. Ma la prego, almeno dia fiducia a Toby. Può chiamarlo, può chiedergli come stanno le cose. Le dirà tutto. Io voglio solo un numero. Nulla più"

"Anche se volessi dartelo, anche se dovessi chissà per quale assurdo motivo, fidarmi. Non potrei. Non posso. Il lavoro me lo vieta. Rischierei. Sinceramente di rischiare per una persona che non conosco e di cui non ho neanche mai sentito parlare, non mi va. Provi a mettersi nei miei panni".

Quelle parole mi crollarono addosso e aleggiarono per un po’ dentro me prima di essere elaborate e comprese. Dovevo lasciare stare. Tutto. Aveva ragione. Era triste come cosa ma... aveva davvero ragione. Dovevo andarmene.

"Ok, mi scusi per averla disturbata. Grazie per avermi almeno ascoltata e ospitata. Arrivederci".

Mi incamminai spedita verso la porta cercando di non voltarmi più. Preferito lasciare tutto com'era e dimenticarmi delle fatiche perse.

Spalancai la porta che era rimasta socchiusa e feci quei pochi scalini per tornare alla macchina. "Aspetti" udii proprio mentre stavo aprendo la portiera.

Agile come una tigre mi voltai con occhi spalancati. Non dissi nulla. Sull'uscio della porta l'uomo mi aveva fermato ancora in ciabatte. Percorse il piccolo giardinetto sugli scalini e mi venne vicino.

"Ho detto che io non posso. Ma qualcun'altro si."

Non era possibile. Sembrava un giallo. Dovevo inseguire delle tracce per arrivare ad un numero. Tanto valeva non fare più nulla. Ma non mi diedi per vinta. Chiesi che intendeva dire e mi porse un biglietto simile a quello di Toby con scritta una via. "Fa il suo stesso lavoro. E' una signorina come lei. Credo che la ragazza sia al corrente di tutto. Chissà magari diventerete amiche" non mi rivolse alta parola. Senza lasciarmi il tempo di rispondere e ringraziare, si voltò e chiuse il cancello ritornando al fresco nella sua dolce villa.

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

 

Yuki_89: wooooow che bella una nuona recensatrice XD (oddio non so come si dice ahahha). Grazie mille per seguirla. Mi ha fatto piacere il tuo commento. ^^ Baci cara *-*

SkyIsSoBlue2: Ma figurati per il ritardo!!!! Anziii... scusami tu per il mio ritardo nel postare. Scusate è che in stì giorni ho davvero tantissime cose da fare. Sorryyyy. Spero di farmi perdonare al più presto! ** Grazie mille sempre per i complimenti!!!!

hiba_kaulitz_emogirl: Anch'io di solito in estate scrivo tanti capitoliiii.. Perchè sono rilassata e ho tempo epr stare con me stessa e pensare. Questi li ho già scritti.. ono arrivata al 24° capitolo. La storia ormai è molto avanti lì. Tom e Jess.... beh non vi dico. XD Comunque è che ho tante cose da fare, scuola, famiglia, amici e il computer lo uso più raramente e se lo uso è per amministrare il mio forum^^ Comuqnue sono davvero contenta che non mi avete abbandonato. Grazie mille ancora *-*

 

Non smetterò mai di ringraziarvi.

Ell

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Capitolo 16
*** Ora di cambiamenti 3° tappa ***


16° - ORA DI CAMBIAMENTI 3° TAPPA

 

E qui ricominciava un altro viaggio, sperando vivamente che fosse l’ultimo.

Chissà chi era la ragazza che faceva il mio stesso lavoro.

Mi chiedevo chi fosse ma non avevo ancora realizzato che facesse la groupie proprio di Tom. Legata alla star, con addirittura il suo numero. Allora doveva essere importante questa ragazza.

Mi venne un presentimento terribile.

Ma non credo fosse possibile. Per un minuto avevo quasi pensato che…

No, no. Non volevo minimamente alludere ad una cosa simile!

Continuai a guardare la strada avanti a me cercando disperatamente la via che, speravo, mi avrebbe dato finalmente ciò che volevo.

Se la ragazza era simpatica potevo sempre tenermela come buona amica.

Rallentai cercando un posto dove sostare che fosse davanti alla piccola villetta. Proprio in quel momento sentii una botta alla mia auto che proveniva dal bagagliaio. Senza scoraggiarmi troppo osservai nello specchietto retrovisore. Un’altra auto mi aveva leggermente tampinato. Scesi cercando di stare il più calma possibile. Non era il momento di sentirsi su di giri.

“Mi scusi!!!” sentii uscire una voce familiare dal finestrino. Quando spalancò mi accorsi della presenza altamente femminile. Sotto la portiera spuntavano due gambe lunghe e magre con tacchi altissimi. Quando scese dall’auto potei finalmente guardarla negli occhi. Non ci potevo credere.

Alta quanto me, portava una minigonna di jeans che le arrivava appena sotto il sedere, una maglietta rossa scollata che mostrava i “gioielli” che teneva al petto. Grossi e finti. Dalle spalle calavano i lunghi capelli biondi, lisci come seta, e nel salire, dopo le labbra rosse accese e un abbondante trucco intorno agli occhi terribilmente azzurri, notai una fascia intorno ai capelli. Una fascia che non era sua. Una fascia che conoscevo come conoscevo lei. Nel vedermi in faccia la sua espressione cambiò vorticosamente.

La ragazza mi venne incontro con passo deciso. “Tu!” esclamò e rise. Una ristata così falsa non l’avevo mai sentita.

“Tu” sospirai sotto voce cercando di resistere.

I miei dubbi che prima pensavo impossibili o più che altro poco probabili, ora avevano trovato risposta di fronte ai miei occhi. Come pensavo era proprio lei… Caren.

“Ahah, Tom ha ancora usufruito di te, ti sei stufata e per caso sei venuta a dirmi che me lo cedi?” Quel filo di strafottenza non lo sopportai.

“No. Sono venuta per prendermelo.” Cercavo di rimanere il più calma possibile. Da un momento all’altro avrei potuto fare una strage.

“Che povera ragazzina illusa” continuò a ridere “Amica mia, Tom non sarà mai tuo. Sei una troietta da quattro soldi come tutte quelle che si porta a letto.” All’inizio di quella frase iniziai a stringere i pugni ma poi mi resi conto che il gioco era mio. Era la solita stupida ragazzina senza cervello.

“Uno, non mi reputo tua amica percui non chiamarmi così. Due, sei anche tu una di quelle giusto? Allora facendo parte della stessa categoria perché non ci scambiamo favori?” sorrisi educata e ironica.

Ci mise un po’ per rispondere. Credo pensasse al fatto di essersi incastrata da sola.

“I favori non li faccio a chi non è alla mia altezza. Questa cosa l’ho già detta a Bill e mi pare ci fossi anche tu, no?!”

“Già ma…” aspettai un po’ prima di rispondere. Litigare non serviva a nulla se non a peggiorare le cose. E visto che la groupie con i contatti era lei dovevo trovare un modo per averli. “Senti, siamo partite con il piede sbagliato. Sono qui per chiederti un favore. Giuro che non ti parlerò mai più, ti chiedo solo una piccola cosa”. Ero carina il più possibile. La gentilezza la sapevo tirar fuori ed io sapevo essere una brava attrice quando volevo.

“Mai!” esclamò irritata probabilmente dal mio cambiamento d’umore e la mia furbizia.

“Vedi, io n o n  f a c c i o  f a v o r i alle persone come te!” marcò quelle parole e capii che non c’era scampo. Dovevo trovare un altro modo.

“L’ignoranza a questo mondo è tanta ma mai ad un livello evoluto come il tuo! Hai paura che il tuo caro pupazzo delle notti solitarie ti sia rubato? O è invidia?”

“Non sono invidiosa di mocciose che vanno a letto con il mio ragazzo”

“Se lo consideri tuo ragazzo allora devi amarlo davvero tanto. Mi chiedo come mai non dici niente sul fatto che vada a letto con tutte.” La mia pazienza stava diminuendo. Il suo sorrisino falso, riciclato e sarcastico mi faceva venire la nausea. L’irritazione diveniva esagerata.

“Solo che con me fa l’amore, con le mocciose come te si sfoga quando è ubriaco.” Povera illusa. Concluse con l’ennesima risatina.

Una grossa ferita si riaprii nel ricordare quelle immagini e le sensazioni che aveva procurato quella sera. Non era giusto, giocava sleale.

Non trovavo risposta. Uno a uno. Eravamo pari.

“Io, non...” la mia fatica nel rispondere si notava palesemente.

“Ahah, non sai cosa dire mocciosa? Tom non vuole nulla da te se non usarti”

“E credi che con te non sia lo stesso?” sorrisi compiaciuta. Due a uno. In quel momento si avvicinò velocemente e senza neanche accorgermene mi spinse. Dondolai ma cercai di rimanere in piedi. Lei non sapeva che avevo fatto due anni di boxing.

Le feci un trabocchetto tipico, stessi la mano facendogli credere di tirargli una schiaffo. Lei si parò con entrambe le mani e velocissimamente le sferrai un pugno in pancia. Non ero mai stata molto educata.

Mentre rimaneva leggermente piegata in due vidi dalla tasca dei pantaloni uscirle il cellulare. Lo afferrai senza farmi vedere e silenziosa mi voltai per andarmene.

Mi dispiaceva? No. Non avevo neanche i rimorsi.

Fiera di me, anche se un po’ preoccupata perché mi scoprisse, misi in moto la macchina e partii in quarta.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ahahah a rileggere questo capitolo mi metto sempre molto a ridere! Vedete questa storia l'ho scritta pensando ad esperienze personali realmente accadute. Ovviamente qui sono romanzate e anche inventate alcune ma tutte ispirate a qualcosa di reale. Come Caren ad esempio.^^ Caren è una agazza del mio paese (ovviamente qui si chiama in un altro modo) che non ho mai sopportato e che mi rubava sempre i ragazzi solamente per il suo caratteraccio da strafottente... anche se loro venivano dietro a me. E' una cosa che ho sempre odiato ma solo perchè lei era la tipica comanidna che ha in mano il potere. Beh, io ero (e sono tutt'ora) esattamente l'opposto... libera, sognatrice e che vive e lascia vivere. Ho molta pazienza e non mi ha mai visto nessuno arribbiata! Neanche la mia amigliore amica... è davvero difficile. E per lo più lascio correre la stupidità perchè so che il mondo ne è pieno e quindi ci devo convivere. Comunque sia, questo capitolo mi fa ridere perchè è una scena che ho sempre immaginato. Ogni volta speravo succedesse e queste parole mi sono uscite davvero spontanee.^^

 

ringrazio di cuore davvero tutte quelle che mi hanno commentato. hiba_kaulitz_emogirl anche se ti prolunghi non mi dispiace ^^ E sono contenta che a tutte voi piaccia. Grazie anche per seguirmi a tutte le altre (SkyIsSoBlue e le ragazze che seguono anche senza commentare. Quindi anche a tutte quelle che mi aggiungono ai preferiti ovvio u.u) e grazie a Devil96 che se non sbaglio è la prima volta che commenta (oddio se sbaglio dillo xD magari nonr icordo.. il che è moooolto probabile ahah).

 

Grazie di nuovo a tutte e continuate seguire e recensire^^

Ell

 

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Capitolo 17
*** Perchè lo ami? ***


17 - PERCHE' LO AMI?

 

La mia odissea era finalmente finita...

Facevo fatica a crederlo.

Ora avevo solo la paura che mi denunciasse per il telefono.

Probabilmente non se ne sarebbe neanche accorta.

 

"Cosa hai fatto???" urlò Joi preoccupatissima. "Sono delusa Jess, arrivare a tanto per un ragazzo che ti usa e basta!"

"Ma Joi io..." cercai di intrommetermi ma la sua voce sovrastava la mia così tacqui fino alla fine.

"Smettila di comportarti come una bambina! Ti rendi conto di cosa sei arrivata a fare? E' una povera ragazza che anche lei lotta per avere ciò che desideri tu. Non si arrivano alle mani, non si rubano cose altrui. Lo sai che non sono santarellina ma adesso è troppo Jess. Cavolo! Ma chi è stò ragazzo? Chi è? Lo conosci? Credi di conoscerlo ma molto probabilmente sei a conoscenza di un solo pelo che costituisce il suo corpo"

Ci fu un secondo di silnezio in cui entrambe ci guardammo negli occhi e lei si tranquillizzò. Poi sussurrò qualcosa che non riuscii a comprendere. "Cosa?" chiesi  per piacere di ripetere e lo fece. "Perchè lo ami Jess?"

Quella domanda mi mozzò il fiato per dei buoni secondi. Non sapevo cosa rispondere e quella era forse l'ultima domanda che mi sarei aspettata. Non ci avevo mai pensato. Qualcosa mi aveva riscosso e non riuscivo ad identificarlo. Perchè lo amavo? Domanda davvero difficile. Quella sera non avrebbe avuto risposta e lo notò subito dalla mia espressione confusa.

"Jess, fanno parte di un altro mondo. Credi davvero che a loro importa di te? Hanno una loro vita, fama, successo, soldi e tutto ciò che vogliono. Odio dirlo e lo sai ma... sei una delle tante. Forse non per me, ma per loro credo di si. Senza di te continuerebbero lo stesso"

La interruppi involontariamente sussurrando sottovoce, tra me e me "Ma non il contrario"

 

Ed era proprio così non potevo andare avanti senza, e al solo pensarci anche ora mi chiedo come abbia fatto a separarmici. Ogni suo respiro era ormai parte di me, non lo avrei mai dimenticato.

 

"Escine ti prego" mi disse d'un tratto abbracciandomi. "Non vai da nessuna parte"

"Ma lo sai che io non mi arrendo facilmente" aggiunsi da ragazza testarda che ero.

"Ma per una volta, non potresti riuscire a convincerti che ciò con cui giochi è più grande di te?". Dai suoi occhi si leggeva la speranza e la convinzione che voleva porre in me. Darmi forza. Tanto valeva riportare il telefono.

Forse aveva ragione, dovevo arrendermi. C'era riuscita.

 

Ero stanca e finii per darle retta.

Almeno credevo... ma non ne ero convinta.

 

"Vado a letto, sono stanca" le dissi dirigendomi in camera mia. Sapevo che ancora una volta mi sarei persa tra quei pensieri futili e costanti che ripetevano cose che ormai vedevo e rivedevo ogni giorno. Ad ogni respiro vivevo quegli attimi indimenticabili nella mia mente.

"Ok ci vediamo domani, buona notte tesoro". Da sotto la scala che portava al piano superiore, mi mandava un bacio con la mano. Stava immobile lì e, conoscendola, pensava e sperava di non avermi fatto soffrire con quelle parole.

 

Volete sapere la realtà? Non lo sapevo neanche io.

 

Erano parole che mi ripetevo ogni santo giorno sperando e illudendomi che tutto si sarebbe sistemato come volevo. Ottimista e con una crescita costante di speranza nel petto. Sognavo ad occhi aperti e nutrivo le illusioni. Emozioni all'insaputa di un lui che non mi dava ciò che cercavo.

Non mi ero mai chiesta se lui non mi volesse? No... era arrivato il momento di farlo.

Chiusi gli occhi e mi persi nel meraviglioso, e allo stesso tempo temibile, regno dei sogni.

 

Mi svegliai di soprassalto il mattino dopo. L'ultima immagine che mi ricordavo era un aereo che decollava.Io ero giù da quell'aereo. Sopra esso... le mie illusioni.

Automatic, Automatic, You're automatic... La mia sveglia.

Mi allungai per spegnerla. Cercai di allungare più che potei il braccio ma il cellulare cadde a terra.

"Ma dove diavolo è?" sporsi il viso giù dal letto per guardare sotto.

And you heart like an engine...

Poi lo vidi, a pochi centimetri da me. Li di fianco qualcosa che luccicava leggermente.

Presi entrambi. Il cellulare e... la catenella di Tom. Cosa ci faceva sotto il letto? Probabilmente mi era caduta la notte o il giorno prima. Spensi la sveglia e mi misi al collo la collana d'argento. Al contatto con la catenella mi sembrava quasi di essere legata a Tom in qualche modo. Come se una parte di lui fosse rimasta assieme a me mentre era via.

Il mio occhio cadde istintivamente sul comodino affianco al letto. Sopra era poggiato il cellulare di Caren. Quello invece era una presenza alquanto fastidiosa. Sorrisi tra me, forse nel rivedere nella mia mente quelle scene del giorno prima. Un pò sentendomi orgogliosa del mio lavoro. Risi come una stupida tornando all'espressione della ragazza colpita dal mio cazzotto. Era da malvagi? No neanche tanto. Alla fine lei faceva di peggio... credo.

Una voglia irresistibile mi diceva di spulciare il suo telefono e magari chiamare Tom, ma ripensai immediatamente alle parole di Caren. Se dovevo riportarlo almeno non volevo neanche illudermi o soffrire il doppio quando me ne sarei liberata.

Però almeno segnare il numero... no.

No. Non era giusto. Velocemente presi il cellulare e senza pensare lo chiusi nel cassetto cercando di non pensarci. Mi alzai, mi misi una vestaglia e sistemai il letto. Non so come, il mio sguardo cadeva sempre sul cassetto.

"Ah basta!" esclamai stremata. Sbuffai e uscii dalla camera chiudendomi la porta alle spalle.

Ma insomma cosa stavo facendo? Avevo compiuto un'odissea per avere quel numero, avevo fatto male ad una ragazza e avevo rubato un telefono. Non credo potessero paragonarmi ad Ulisse ma comunque la mia fatica e la mia volontà d'animo ce l'avevo messa.

Oh, al diavolo le buone maniere e tutto quanto! Ormai ero in gioco.

Rientrai come un fulmine nella stanza e mi diressi al cassetto. Presi il cellulare e iniziai a scorrere la rubrica da cima a fondo. Prima cercai sulla T ma non pensai che molto probabilmente l'avrebbe rinominato in un altro modo. Poi me ne accorsi quando scorrendo indietro vidi "Sex Gott" comparire sullo schermo.

"Eccolo!!!" Le mie urla di felicità ricoprirono la stanza. Ridendo tra me e me presa dall'emozione mi tappai la bocca con la mano cercando di soffocare la goia. L'avrei sentito.

Ma un altro problema sussisteva. Cosa gli dicevo? Come spiegavo il fatto di avere il suo numero? E se lui non lo voleva? Se lo disturbavo? Cosa mi avrebbe detto?

Senza rendermene conto per sbaglio partì la chiamata. "No no no no no!" balbettai freneticamente e con il pollice schiacciai mlle volte il tasto rosso per terminare ogni cosa. Almeno non con il cellulare di Caren!

Presi il mio telefono e mi salvai il suo numero nella rubrica. Rodevo al solo pensiero che avrei sentito la sua voce di nuovo. Mi mancava parecchio. Non immaginava nemmeno tutto quello che avevo fatto in quei tre gironi di sua assenza.

Beh, alla fine non li avevo passato così male. Sprizzavo felicità da tutti i pori. Sembrava che avessi in mano il gioiello più bello. Non capii cosa mi capitava, era solo un numero. Un semplicissimo numero.

Non tornai sui pensieri di prima. Il mio istinto e la mia voglia irrefrenabile di sentirlo mi aveva sempre portato a buttarmi a capofitto nelle situazioni senza pensare alle conseguenze.

 

E come avete notato, lo facevo spesso.

 

Il telefono squillava. Tuuuu, tuuuu, tuuuuu. Gli squilli erano lunghi ma nessuno rispondeva.

Forse stava facendo qualcosa, probabilmente non sentiva il telefono. Avrà avuto scuramente un buon motivo per non rispondere insomma.

 

Cercavo scuse per non rimanerci male.

 

Mi sedetti sul letto afflitta e sperai tra i pensieri che tutto andasse bene.

 

Aspettavo, non so precisamente cosa, ma aspettavo.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Uhuh e qui inizia il bello... ciò che aspettavate.

Mi spiace, pensavo di averlo già postato. Anzi a dire il vero ne ero proprio convinta ma mi sono confusa XD

Alloraaaaaaa.... poi ovviamente ditemi com'è. Da qui inizia a svolgersi in "meglio" la vicenda. La parte noiosa è passata. ^^

Scusatemi se stasera non vi cito e non vi rispondo ma sono davvero stanca e stò scrivendo il 25° capitoloooo *-* tutto per voi!!! Percui.... GRAZIE a SkyIsSoBlue, furimmerjetzt (sei nuova? o.O), devil96 (scusamiiiiii non ti avevo riconosciuto XD Beh meglioc osì che non mi hai abbandonato *-*), hiba_kaulitz_emogirl (non vincevo proprio sempre io ma va beh XD)..... e ovviamente a tutte le persone che mi seguono e che mi hanno tra i preferiti. Danke schon, danke schon, danke schon... CRAZIE MILE!!! XD

Notte ragazze... vi voglio bene.

Ell

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Capitolo 18
*** PAUSA INTERROTTA ***


Mi scuso ufficialmente, per i problemi morali che ho causato. Sono Sempre Elyon.... e purtroppo ho abbandonato questo sito molti anni fa a causa di vari problemi. Che non sto a elencare. Oltre all'impossibilità di postare (problemi per pc), all'impossibilità di connettermi, successivamente si è aggiunta la perdita di tutti i file (rottura della chiavetta) e come se non bastasse ho avuto il blocco dello scrittore per due anni. Due lunghissimi anni nel quale a prendere in mano un apenna e un foglio bianco mi veniva da piangere per il nervoso. Mi è passato tutto da poco e sto rifacendo nuove store, sto cercando di rimettermi in ordine e ho pensato.... di riscrivere questa storia, perchè sono cambiata. Ho recuperato alcuni capitoli, che per a chi interessa, posso tranquillamente postare ma posso anche dire di voler rifare tutto, Ovviamente migliorandola!!! Come posso ;) anche per me stessa. Mi scuso davvero con tutto il cuore perchè so che è orribile quando ci si mette emotivamente in una storia e si interrompe il corso delle emozioni in questo modo orribile. Sto studiando psicologia e voglio creare una storia che coinvolga in maniera ancora più travolgente e interessante. La posterò rifatta tra un pò di tempo, per ora, per chi vorrà recensire.... potrà dirmi se preferisce che io posti gli ultimi capitoli non postati (non tutti purtroppo) e poi rileggerla successivamente (Rifatta oppure continuata diversamente). Ovvio che per chi è affezionato a questo stile potrà benissimo dirmi di continuarla così e mi sforzerò per concluderla così come posso per poi dedicarmi interamente al rifacimento. Ora la parola a voi. Davvero scusatemi!!!!!!!! Chiedo umilmente persone, Elyon

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